Partners in Crime di SignorinaEffe87 (/viewuser.php?uid=24849)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just my luck! ***
Capitolo 2: *** Drama queers ***
Capitolo 3: *** Charade ***
Capitolo 4: *** Red rain ***
Capitolo 5: *** Epiphany ***
Capitolo 1 *** Just my luck! ***
PICIefp
Disclaimer: I personaggi di Life on Mars (UK)
non mi appartengono, ahimè; ancora una volta, nessuno sarebbe
tanto pazzo da insinuare che io voglia arricchirmi scrivendo simili
boiate!
Avvertenza: Questa fiction è ambientata dopo la puntata 02x08, pertanto contiene pesanti spoiler su entrambe le stagioni del telefilm (sebbene io non abbia visto gli episodi da 02x03 al Finale, so a grandi linee cosa vi accada).
Inoltre, mi accingo a dissezionare minuziosamente il canon, come riferito nello spin-off Ashes to Ashes,
ma del resto una slash lo richiede; tutti i personaggi, comunque,
resteranno rigorosamente IC- o almeno, me lo auguro vivamente...
Premetto infine che, dovendomi impegnare nella tessitura di una trama
gialla non elementare, sarò costretta a muovermi in un campo a
me noto, ovvero polvere, libri ed anticaglie plurime. Mi auguro che la
coerenza di questa scelta rispetto allo spirito originario del telefilm
risulti credibile nel corso della narrazione e, soprattutto, di
riuscire ad erudire senza annoiare.
Spero che l'ispirazione mi assista fino all'ultima riga dell'ultimo
atto di questo puro accesso di follia, noi ci rileggiamo, come di
consueto, a fine pagina.
Ultimo, ma non ultimo: dedico affettuosamente questa storia a Bluesmoke, fedele lettrice, editor impagabile e puntello della mia autostima- anche se lei si arrabbia, quando lo scrivo.
Buona lettura!
MistralRapsody^^
Act One
Just my luck!
"Ci sono persone, fra le quali mi annovero,
che detestano il lieto fine."
V. Nabokov
"E' stato un gesto davvero molto gentile da parte sua, Sam."
Delilah Purdy smise di zigzagare lestamente fra la calca rumoreggiante
e le botteghe gremite di Market Street, piroettò su se stessa
con l'elastica leggiadria che, in giovinezza, l'aveva resa celebre fra
le file del Royal Ballet ed appuntò i propri occhioni vispi sul
malcapitato ispettore Tyler.
Quest'ultimo, intento a trascinare con fatica un paio di ponderose
borse della spesa, si domandò come diamine facesse quell'arzilla
vecchietta, esile quanto un giunco ed alta un metro ed una lattina di
Coca-cola accartocciata, a sobbarcarsi ogni giorno pesi del genere,
prima di lasciarsi sfuggire un sospiro indulgente: "Non c'è di
che, signorina Purdy."
Non avrebbe potuto risponderle altrimenti, e non soltanto perchè
era un fottuto ingenuo dal cuore tenero, come avrebbe definito la sua
sollecitudine nei confronti dell'anziana vicina un certo bolso, zotico
graduato: la ballerina in pensione era sempre così premurosa da
aiutarlo a rassettare il putrido monolocale in cui ancora si ostinava a
risiedere, tanto abile ai fornelli da cucinare un porridge
in grado di far commuovere le papille gustative del più esigente
dei commensali e abbastanza sorda da poter ascoltare le sue momentanee,
nostalgiche reminescenze del futuro senza il rischio di incappare in
paradossi metatemporali.
Tutto considerato, erano motivi validi per perdonarle anche
un'interminabile mezz'ora passata ad esaminare, con il puntiglio
rigoroso di un analista scientifico, due caschi di banane, esattamente
identici ed entrambi di bell'aspetto, per stabilire quale fosse
opportuno acquistare e, soprattutto, se il venditore non stesse
cercando di truffarla, approfittando della sua età avanzata.
Infatti, e questo Sam lo aveva imparato a proprie spese in quella
manciata di mesi trascorsa dal momento della risoluzione fatale,
scegliere a quale mondo appartenere non contemplava soltanto risvolti
positivi, come la totale scomparsa di voci familiari ultraterrene e di
apparizioni di bimbe demoniache.
"Perdoni la mia indiscrezione, ma è da qualche tempo che non
vedo più quella sua graziosa amica... La signorina Cartwright,
esatto?" indagò ad un tratto Delilah, mentre occhieggiava
pericolosamente in direzione della pescheria.
Ecco, appunto.
Doveva moltissimo ad Annie, e ne era consapevole alla perfezione: se
non l'avesse avuta al proprio fianco, a contrastare le allettanti
sirene del 2006 e a sostenere la sua altalenante fiducia in se stesso,
ora di lui non sarebbe rimasto altro che una sagoma di nastro adesivo
sbiadita nel parcheggio antistante il dipartimento di Polizia di
Manchester, visto e considerato che, appena giunto lì, aveva
avuto la dissennata intuizione di buttarsi dal tetto del palazzo per
poter ritornare a quella che considerava la propria casa.
Tuttavia, nell'istante in cui aveva deciso di saltare per davvero, e
questa volta senza esitazione, non aveva affatto immaginato che
intrattenere una relazione amorosa con quella donna potesse essere
così... dannatamente complicato.
Prima, c'era stata la faccenda del regalo.
D'accordo, lui aveva sempre avuto una memoria pessima in fatto di
ricorrenze, pertanto si poteva presumere che se ne sarebbe dimenticato
comunque, tuttavia di certo non gli si poteva imputare alcuna colpa del
fatto che, proprio il giorno del compleanno di Annie, lui fosse
impegnato ad impedire che Gene Hunt stipasse l'intera comunità
sikh nella prigione cittadina, sulla base della soffiata delirante di
un mitomane riguardo ad un presunto complotto per assassinare il
sindaco, durante la cerimonia di inaugurazione della nuova sinagoga.
Inutile dire che l'oggettiva criticità della situazione
contingente non era servita a salvarlo da una sfuriata leggendaria, per
di più nel bel mezzo della sala mensa, all'ora di pranzo:
qualche recluta ancora fingeva di soffiarsi il naso o sistemarsi le
mostrine sulla divisa per ridacchiare fra sè, quando si
imbatteva in lui nei corridoi del dipartimento.
Poi, era stato il turno dell'incontro con i genitori di lei: a malapena
ventilato, per sua fortuna, altrimenti una simile ilarotragedia sarebbe
stata a buon diritto annoverata fra gli scritti apocrifi di Wodehouse.
Infatti, dopo una settimana impegnata a sfogliare freneticamente
giornali di annunci per appartamenti, perchè Annie riteneva
assurdo che continuasse a vivere in quella misera topaia, e guide
telefoniche con indirizzi di ristoranti di lusso, il campo neutro in
cui avrebbe dovuto avere teatro il dramma imminente, Sam aveva capito
di aver superato la soglia dell'umana sopportazione, quando un
perplesso Chris gli aveva fatto notare come lo avesse spedito presso un
locale di gran classe, ora dismesso ed in vendita, invece che sul luogo
effettivo di una rapina in corso, a qualche isolato di distanza.
Pertanto, aveva cercato un modo diplomatico per comunicare alla
fidanzata che non avrebbe traslocato entro breve e, tantomeno, avrebbe
invitato i signori Cartwright fuori a cena, dilapidando lo stipendio di
alcuni mesi di duro lavoro, ma tutto ciò che era riuscito ad
articolare era stato un mendace e disastroso: "Possiamo rimandare,
tesoro? Ora sono troppo impegnato."
Com'era prevedibile, lei se n'ebbe a male, e non soltanto perchè
mancò poco che lo fulminasse sul posto con il solo brillio
furente delle iridi chiare; tuttavia, non credeva che se la fosse presa
a tal punto: infatti, ultima ma non ultima disgrazia, Annie aveva
iniziato a fare velate allusioni al loro matrimonio.
Sospettando l'avvento di una colossale catastrofe, qualora avesse
assecondato questo suo affrettato desiderio, anche alla luce di quanto
era riuscito a combinare semplicemente per trovarsi una nuova casa in
affitto, Sam stabilì di essere diretto ed impietoso: senza
perdersi nei verbosi preamboli per i quali era noto, le chiese con
disarmante candore come pensava di risolvere l'insormontabile problema
del fatto che lui, in quell'epoca, per l'anagrafe locale, fosse un
bambino di appena quattro anni.
A quel punto, non prima di averlo zittito con un ceffone istintivo e
liberatorio, Annie aveva messo da parte le scenate imbarazzanti e gli
aveva suggerito, per la salvaguardia di ciò che restava della
loro affettuosa amicizia, di non frequentarsi più. E lui ebbe
quasi vergogna del fremito di sollievo che lo colse nel momento in cui
assentì energicamente alla sua proposta.
Questa tragicomica vicenda gli rammentava, al di là di ogni
ragionevole dubbio, di cosa Dio lo avesse privato, in cambio di
un non comune acume investigativo: la capacità di comprendere ed
interpretare la psicologia femminile.
Perchè c'era da scommettere che nessun essere umano di sesso
maschile, neppure quel panzone irascibile e casinista di Gene Hunt,
sarebbe mai riuscito a creargli tanti problemi per simili inezie...
Ma che cazzo andava a pensare, adesso?
Da quando un uomo era sentimentalmente preferibile ad una donna?
"Ahem, io e lei... non stiamo più insieme" ammise con uggiosa
aria di circostanza, dopo aver liquidato in un'alzata di spalle
quell'assurda riflessione.
"Oh, come mi dispiace!" fu la sincera replica di Delilah, la quale poi
aggiunse, per glissare riguardo allo scomodo argomento: "Abbiamo quasi
finito, Sam: dovrebbe soltanto accompagnarmi in banca."
"Lo sa che oggi sono ai suoi ordini, signorina Purdy: ovunque desideri
andare, io la seguirò" ribattè il poliziotto, allegro,
mentre la seguiva, a breve distanza e carico di masserizie varie ed
eventuali, in direzione di Farfield Street.
Al contrario del proprio svettante omologo in Art Decò della
centralissima King Street, che a Sam rammentava inquietantemente uno di
quegli strambi disegni in bianco e nero di Escher, la piccola filiale
della Midland Bank era un edificio poco pretenzioso, un moderno cubo di
mattoni dalla facciata in vetro ed acciaio, in grado di catalizzare i
bollenti raggi del sole d'estate ed i gelidi venti settentrionali
d'inverno. Non appena ebbero oltrepassato la pesante porta d'ingresso,
i due si ritrovarono al centro di una saletta, ingombra di clienti in
attesa ed arredata in maniera sobria, ai limiti
dell'essenzialità, secondo un'opinabile tonalità verde
pisello stinto.
"Si accomodi pure qui, signorina Purdy: penserò io a fare la
fila" le consigliò l'ispettore, indicandole un divanetto
sformato, accanto al quale aveva scaricato quelle armi non
convenzionali, camuffate da innocue borse della spesa. "La
chiamerò quando arriverà il nostro turno.".
"Che giovanotto squisito, non trova?" la sentì commentare,
rivolta al proprio vicino di posto, un ometto stempiato e ben vestito
che, a giudicare dal repentino interesse con cui affondò il viso
grassoccio fra le pagine finanziarie di un quotidiano, non pareva
affatto desideroso di darle corda.
Impegnato a ridacchiare fra sè per l'importuna affabilità
di Delilah, Sam non si avvide di un bimbetto riccioluto, intento,
nonostante i fermi rimproveri della madre, a sgattaiolare vivacemente
fra i presenti con in braccio una voluminosa gabbia coperta da un panno
scuro, finchè non gli schizzò dinanzi a tutta
velocità, facendolo inciampare. E sarebbe di certo rovinato a
terra in maniera assai ingloriosa, se un nerboruto cliente in fila alla
cassa a fianco non l'avesse afferrato per gli avambracci, con lodevole
prontezza di riflessi.
"Per la puttana, si può sapere dove cazzo stava guardan...
TYLER?" ruggì, stupefatto, il suo provvidenziale salvatore,
individuo sciaguratamente familiare, e non solo per la stazzonata
giacca color carta da zucchero, impregnata di fumo, ed i mezzi guanti
da guida in pelle nera che indossava.
"Boss?" balbettò di rimando l'ispettore, altrettanto stranito,
prima che entrambi si domandassero reciprocamente all'unisono: "Che
cazzo ci fai qui?"
"Speravo che mandarti in ferie mi avrebbe risparmiato la vista della
tua immane faccia da culo per almeno una settimana!" osservò in
tono acido Gene Hunt, subito corretto dal proprio petulante sottoposto:
"Stronzate, boss: lo hai fatto perchè avevo accumulato giorni di
riposo sufficienti a fare il giro del mondo in autostop, e non volevi
che quei burocrati impiccioni dei piani alti ti infastidissero con la
solita tirata dei diritti sindacali lesi..."
"Qui di leso ci sarà solo il tuo grugno, se non la pianti
sedutastante di parlare come uno sporco comunista!" gli soffiò
contro l'ispettore capo, intimidatorio, sotto gli sguardi impauriti dei
presenti.
"Piuttosto," proseguì, un ghigno infido che gli aleggiava sul
volto massiccio, "si direbbe che essere piantato da Cartwright abbia
avuto un pessimo effetto sulla tua autostima, se ti abbassi a fartela
con un'inguardabile carampana come quella..."
Per tutta risposta, Sam emise un gemito esasperato, dopo aver colto un
discreto cenno di saluto da parte di Delilah all'indirizzo del
superiore, il quale ricambiò con una smorfia accomodante: "Io
non me la faccio con la signorina Purdy, lei è solo una vicina
che tiene in ordine casa mia e mi prepara la cena, quando sono troppo
occupato a far sì che tu non perseguiti qualche povero
innocente, sull'onda emotiva dei tuoi istinti animali. Essendo in
vacanza, stamattina mi sono offerto di ricambiare la cortesia e di
accompagnarla a sbrigare alcune faccende."
"Basta così, grazie!" lo zittì Gene, disgustato. "Non ho
bisogno nè di carie ai denti, nè di un attacco di diabete
che tengano compagnia alla mia ulcera perforante."
"Comunque, sei qui a compiere qualche azione proficua per le sorti
della collettività, boss, oppure soltanto per ricordarmi come
ogni mattina in cui i miei occhi si posino su di te non possa essere
altro che il prologo di un'esaltante giornata di merda?" lo
incalzò per contro l'ispettore, corrosivo.
"Chris sbaglia a dare il resto persino al parchimetro, Ray è in
malattia ed io avevo una fottuta fretta di pagare queste fottute
bollette!" confessò Hunt, con insolita arrendevolezza, additando
alcune carte stropicciate che gli penzolavano dalla tasca. "Ho
già abbastanza rotture di palle ad avere a che fare con te ogni
dannato giorno, senza bisogno che ci si metta anche la mia dolce spina
nel fianco, a strillarmi dietro perchè ci hanno staccato la
corrente elettrica."
"Così mi offendi, boss" miagolò Tyler, in tono
limpidamente canzonatorio. "Credevo di essere io la tua dolce spina nel
fianco."
"Tu sei la mia dolce spina nel culo,
Sammy boy" chiarì Hunt, con sibilante acrimonia. Frattanto,
attorno ai due si era radunato un esiguo roccolo di curiosi, attratti
da quella tempestosa sticomitia da sceneggiato radiofonico di basso
profilo, che, comunque, contribuiva a dissipare la noia dell'attesa.
"State tranquilli, signore e signori, è tutto a posto: di
solito, non è così amabile..." fu l'ironica
rassicurazione di Sam per i presenti, quindi il poliziotto si
chinò sull'inorridita madre del marmocchio pestifero e le
suggerì, in un bisbiglio cordiale: "Le consiglio caldamente di
tappare le orecchie della sua creatura, se non desidera che, un brutto
giorno, cresca e diventi come il mio capo..."
"Detta così, la fai sembrare una disgrazia inevitabile"
commentò Gene, piuttosto contrariato, per poi pavoneggiarsi con
risibile serietà: "Io sono alto, forte ed affascinante, gli
uomini mi temono e mi invidiano, le donne mi desiderano... Al contrario
di quanto accade a te, Tyler."
Il sottoposto soffocò a stento una risatina nervosa, tutt'altro
che propenso ad inaugurare la settimana di ferie con una rissa in
pubblico, e puntualizzò: "Certo, boss, e sei anche collerico,
manesco, irragionevole: la lista dei tuoi deprecabili difetti è
pressochè interminabile, rischiamo di annoiarci entrambi, prima
che io abbia finito di elencarteli."
La lezione giornaliera di vita negli anni '70 che l'ignaro Sam Tyler
stava per apprendere quella mattina era la concretizzazione
dell'espressione idiomatica ultime parole famose, alla maniera della Manchester criminale del 1973.
Infatti, nell'istante in cui il capo lo agguantò per il bavero
della giacca, intenzionato a farlo tacere o con le buone o, più
probabilmente, con le cattive, una ragazza taciturna e dall'aria raffinata, che era
rimasta nei paraggi durante l'intera discussione,
spiccò un atletico balzo felino ed atterrò di peso sul
bancone della cassa dinanzi a loro, suscitando il furibondo sdegno dei
presenti.
"Faccia la fila, signorina!" tuonò l'apparentemente timida
mammina, subito imitata a pappagallo dal suo fastidioso figlioletto:
"Sì, faccia la fila!"
"Chi ti ha insegnato l'educazione, sgualdrinella sfacciata?" le
abbaiò contro il tarchiato uomo d'affari, che era seduto accanto
a Delilah, dopo aver rivolto un'occhiata ansiosa al proprio orologio da
polso ed essere scattato in piedi, come pungolato da una scossa
elettrica.
"Torna subito al tuo posto, ragazzina, se non vuoi che chiami la
polizia!" le ordinò infine la cassiera, una virago
dall'espressione poco rassicurante, la quale pareva tentata di
rispedirla di persona in mezzo alla stanza con uno schiaffone ben
assestato.
Per tutta risposta, costei le spianò una pistola a pochi
centimetri dal volto e le intimò, alquanto stizzita: "Chiudi il
becco e dammi i soldi, palla di lardo: questa è una rapina!"
Grida di terrorizzato sgomento si alzarono da più parti del
salone, quando altri cinque uomini estrassero le proprie armi da fuoco
e le puntarono contro clienti e dipendenti, affermando in tono
imperioso: "State zitti e fermi, tenete le mani bene in vista sopra la
testa e non vi accadrà nulla!"
Sam finse di obbedire, sollevando appena le braccia con un gesto
esitante, dopo aver intercettato un'eloquente occhiata del capo, che
gli suggeriva di non osare alcunchè fino a nuovo, tacito ordine:
le loro priorità consistevano nel non mettere inutilmente a
rischio l'incolumità degli ostaggi e, soprattutto, evitare che i
malviventi scoprissero la loro vera identità. Tuttavia, proprio
mentre stava esaminando l'ambiente circostante alla ricerca del minimo
margine per un'eventuale reazione, la vocetta senile di Delilah Purdy
ruppe il silenzio convulso sceso sulla scena per dichiarare, con
serafica pacatezza: "Vi consiglio di arrendervi subito, signori, se non
volete che il mio vicino di casa poliziotto ed il suo capo vi
infliggano una sonora sconfitta."
Signore, meditò
afflitto l'ispettore, avvertendo la sinistra, gelida pressione della
canna di una pistola contro la pelle sudata della propria tempia, una folgore dal cielo, in questo preciso momento, sarebbe assai appropriata.
"Sono disarmato" pigolò poi, asserzione veritiera che non gli
risparmiò una sommaria perquisizione da parte del bandito che lo
teneva sotto tiro; quindi, quest'ultimo si rivolse a Gene, asserendo:
"Butta a terra la pistola, o tinteggerò queste fottute pareti
con il suo cervello!"
"Davvero lo faresti, pidocchio?" si stupì Hunt, raggiante di
malcelato sarcasmo. "In quel caso, ti spedirei all'istante una partita
di scotch d'annata e l'indirizzo di un buon avvocato penalista, insieme
alla mia eterna riconoscenza per aver tolto di mezzo il tarlo..."
Il resto della frase gli morì in gola, trasformato in un
grugnito sofferente da una crudele gomitata fra le scapole, sferratagli
a tradimento da un rapinatore segaligno, dopo che costui gli era
scivolato in maniera furtiva alle spalle. L'aggressore lo
osservò vacillare sotto la violenza del colpo, fino a cadere
pesantemente sulle ginocchia, poi gli torse un braccio dietro la
schiena, con un sorrisetto di deviato godimento aleggiante sul volto
affilato, e gli sfilò l'arma dalla fondina, sibilando: "Domando
scusa per la spiccia brutalità dei miei modi, ispettore capo, ma
non ho tempo a sufficienza nè per intraprendere con lei
un'appassionata schermaglia, nè per constatare se si spezzeranno
prima le sue velleità di ribellione o le sue ossa."
"Fottiti, lurido bastardo!" ansimò il poliziotto, in un estremo
sussulto aggressivo, prima di cedere al dolore della stretta ed
abbassare lo sguardo in segno di resa, suo malgrado.
Allora il criminale posò un'occhiata di beffarda alterigia su di
lui e Sam, mentre sentenziava, all'indirizzo dei propri complici:
"Rinchiudeteli nei bagni, tutti quanti: non intendo essere disturbato,
di nuovo."
"I miei complimenti vivissimi, Sammy boy," chiosò Hunt,
lasciandosi sospingere di malavoglia verso i sotterranei dell'edificio,
dopo aver recuperato un granello del proprio orgoglio calpestato per
sbeffeggiare il torvo sottoposto, "per aver mandato la vecchiarda
impicciona al corso di discrezione investigativa di
Pippo!"
*-*
"Avrei dovuto essere nella City già da due ore!" mugugnò
l'affarista, piccato, dopo aver percorso, per l'ennesima volta
nell'arco di pochi minuti, il tratto limitato che divideva la porta dai
lavandini, dove la maggior parte dei presenti si era raggomitolata
contro il muro piastrellato.
L'ispettore capo, appollaiato in precario equilibrio su di un
termosifone spento, sbuffò di rimando, altrettanto scocciato: "E
io avrei dovuto gettare in un canale il cadavere martoriato di quel
figlio di puttana che ha osato pestarmi e fottermi la pistola: la via
per l'Inferno è lastricata di sogni infranti, signore. Ed ora la
pianti sedutastante di passeggiarmi davanti come una fottuta tigre in
gabbia, se non vuole che provi ad usare la sua testaccia calva come
ariete per sfondare quella cazzo di porta!"
"Guarda che erano le buone intenzioni, boss, quelle che lastricavano la
via per l'Inferno" lo contestò Sam, pur sapendo che si trattava
di fiato sprecato: erano rare le occasioni in cui il superiore gli
prestava davvero ascolto e, di solito, lo faceva solo ed esclusivamente
per ritorcere le sue parole contro di lui.
Pertanto, scelse di astrarre la propria mente dalle varie, smozzicate
conversazioni che si svolgevano fra i prigionieri, per dedicarsi ad un
esame lucido ed accurato della stanza: parafrasando ciò che
soleva ripetere il suo mentore cartaceo, l'investigatore forense
tetraplegico Lincoln Rhyme, non esisteva nessuna griglia dalla quale
non potessero essere tratte informazioni vitali a proprio vantaggio.
Inoltre, si augurava vivamente che, di tanto in tanto, Nostra Signora
delle Disgrazie Altrui si stancasse di riversare tutta la sfiga di
questa Terra su di lui solo e gli concedesse la soddisfazione di un
risolutivo colpo di fortuna: perchè la speranza muore, ma
comunque per ultima.
E, infatti, così fu: mentre stava seguendo con sguardo distratto
le fughe delle piastrelle sbreccate, i suoi occhi si soffermarono,
strabuzzanti di incontenibile soddisfazione, su di una stretta,
seminascosta grata del condotto di aerazione, la cosa più
prossima ad un segno divino che gli fosse capitato di vedere da qualche
mese a quella parte.
"Signore, mi scusi," interloquì all'indirizzo dell'uomo
d'affari, il quale era intento a scrutare in cagnesco Hunt, che lo
ricambiava della medesima, silente ostilità, "quella penna che
porta nel taschino è una MontBlanc a sfera? Ed ha il refill in acciaio?"
"Sì, e mi è costata un occhio della testa dal
concessionario di Brompton Road, nella capitale, ispettore" lo prevenne
l'interlocutore, sulla difensiva.
Sam, per tutta risposta, assunse una delle proprie migliori espressioni
da gentiluomo conciliante e cercò di blandirlo: "Oh, ne sono
certo, signore: tuttavia, sono sicuro che non vale neanche lontanamente
la gratificazione che potrebbe darle leggere il suo nome in prima
pagina sul giornale di domani. Già mi immagino le parole
dell'articolo: il benemerito membro
della nostra comunità, l'impavido civile che ha assistito la
polizia nello sventare la rapina alla Midland Bank..."
Gli dispiacque interrompersi all'apice dell'iperbole, non appena
l'affarista gli sventolò sotto il naso la preziosa biro, ma
doveva agire prima che i rapinatori se la svignassero e, soprattutto,
prima che il proprietario dell'oggetto si avvedesse di aver
acconsentito ad un improvvido baratto.
"Visto, che vi avevo detto? Lui ci tirerà fuori di qui!"
trillò gaiamente Delilah, tutta presa a tranquillizzare la
giovane madre e la giunonica cassiera, seguendo con uno sguardo
ammirato il proprio aitante vicino di casa che rovesciava un capiente
bidone della carta straccia e vi si arrampicava sopra per raggiungere
la grata.
"Posso sapere come cazzo ti riescono, certe cose?" lo interrogò
l'ispettore capo, avvicinatosi a lui nel tentativo di indovinare cosa
stesse macchinando in quel suo contorto cervellino da saputello
invertito. "Fa per caso parte di quelle tue... come si chiamano... parti di coltellino svizzero?"
"Molteplici funzioni, boss" sospirò a mezza bocca il sottoposto,
prima di svitare il corpo della penna ed estrarre l'affusolata
cartuccia metallica. "Comunque, si tratta di banale savoir-faire, una debolezza dell'animo tipica di noi effeminati che tu, per sfortuna, non avrai mai..."
"Stai diventando desiderabile come un cactus nelle mutande, Tyler"
constatò Hunt, quindi si volse verso i presenti ed
annunciò, a gran voce: "E' ufficiale: il mio collega ha bisogno
di una sana scopata per placare la sua acidità da zitella
irrecuperabile. C'è qualche spirito suicida disposto a
sacrificarsi per il bene comune? Non mi rivolgo solo alle signore, lui
fa buono tutto...".
"Potresti smetterla per un nanosecondo di fare il coglione
ostruzionista e darmi una mano con queste cazzo di viti?" sbottò
a quel punto Sam, cercando di contenere la rabbia e l'imbarazzo, ma
solo perchè circondato da sconosciuti che potevano farsi un'idea
sbagliata di lui, se si fosse azzuffato con quel grassone intemperante,
e perchè aveva bisogno del grassone intemperante sopracitato per
mettere in atto il proprio piano di parziale evasione.
"Ora ho capito!": i rudi lineamenti di Gene s'illuminarono per
l'improvvisa intuizione. "Intendi usare quell'affare di ferro come
cacciavite per scoperchiare la grata e poi farci passare qualcuno che
vada a chiamare rinforzi."
"Geniale, no?" mugolò Tyler, mentre si portava un dito alla
bocca per tamponare la perdita di sangue, dopo essersi scorticato anche
l'unghia dell'indice: quei trucchetti da strapazzo funzionavano senza
intoppi solo nei polizieschi della Penguin.
"Degno di me, vorrai dire" fu l'immodesta rettifica del capo, il quale
aggiunse, in un impeto di sboccata ammirazione: "Giuro, in momenti come
questi, mi scoperei il tuo cervello, Sammy boy!"
L'ispettore rabbrividì, cercando di impedire al proprio pensiero
visivo di dare corpo a quell'immagine ripugnante, poi fece per
ritornare all'arduo smontaggio, quando il superiore obiettò, a
buon diritto: "Ti sei accorto che nessuno di noi, neppure
quell'insopportabile moccioso, è abbastanza piccolo e snello per
poter entrare in quel condotto, vero?"
"Non ci sono solo esseri umani e facoceri, in questa stanza, boss" lo
liquidò il collega, laconico, scoccando un'occhiata
significativa verso il bambino, il quale, del tutto ignaro di essere
l'oggetto dei loro allusivi propositi, stava parlottando sottovoce con
il contenuto della gabbietta.
Immediatamente, Hunt si avventò sul ragazzino con fare
minaccioso, mostrandogli il distintivo e berciando: "Questa è
un'emergenza di polizia, sgorbietto: consegnami subito l'ammasso di
piume o pelo che tieni chiuso lì dentro, se non vuoi passare il
più brutto quarto d'ora della tua breve vita!"
Mentre Sam valutava sul serio l'ipotesi di autoinfliggersi una morte
lenta e dolorosa, perforandosi un occhio con la cartuccia appuntita o
usandola a mo' di improprio taglierino per recidersi la carotide, la
nuova vittima prediletta dell'ispettore capo piagnucolò un
flebile "Lascia stare la mia Missy, ciccione!" e si accucciò
dietro la sagoma rassicurante della madre.
Quest'ultima, tanto minuta quanto agguerrita, si frappose fra il
proprio cucciolo indifeso e lo spietato predatore a due zampe,
gridando: "La smetta di terrorizzare mio figlio, signore: non riesco
affatto a capacitarmi di come un flaccido, rissoso delinquente della
sua risma sia potuto diventare capo della polizia cittadina!"
"Apra bene le orecchie, signora!" ululò Gene, ribollente d'ira
mal repressa, "Di solito io non alzo le mani sugli uccellini, ma,
considerando gli abnormi baffoni che svettano sotto il suo orribile
naso grifagno, potrei anche fare un'eccezione!"
"Ok, basta, stop, time-out!"
intervenne Tyler, separando i due contendenti un attimo prima
dell'inevitabile svolta tragica; quindi, prese da parte il superiore e
gli sbattè il refill nel palmo aperto, sibilando: "Tu finisci con le viti: delle pubbliche relazioni mi occupo io!"
Ignorando l'improperio da scaricatore di porto con cui il collega
accolse quello scambio di mansioni, sedette sui talloni accanto al
bambino, il quale si aggrappava alla gabbia con la medesima, adamantina
disperazione del naufrago che si tiene a galla grazie ad un'asse
spezzata, e gli chiese, amichevolmente: "Come ti chiami?"
"Gavin" fu la timida risposta del bambino, accompagnata da un
incoraggiante sorriso tirato. Pertanto, l'ispettore decise di passare
alla seconda parte del morbido attacco: "Gavin, la tua Missy è
un coniglietto? Oppure un pappagallino?"
"No, signore, hai sbagliato: Missy è un porcellino d'India" si
affrettò a correggerlo il piccolo, con aria saputa, prima di
indagare, corrucciato: "Il tuo amico cattivo se la vuole mangiare,
vero?"
"Certo che no: il dottore ha detto che deve smetterla con la carne
cruda degli animaletti domestici, perchè fa alzare il
colesterolo" lo rassicurò Sam, di nuovo fingendo di non notare
l'occhiata truce di Hunt che lo trapassava da parte a parte. "Gavin, ho
bisogno che la tua Missy mi aiuti a catturare i rapinatori: dobbiamo
farla scappare dal condotto con un biglietto per i miei colleghi, che
lo leggeranno e verranno a salvarci... Sei disposto ad affidarmela?"
azzardò, in un tono zuccheroso che, per quanto rivoltante, non
mancò di sortire l'effetto auspicato: il bambino aprì lo
sportello della gabbietta e gli posò delicatamente in grembo la
bestiolina, uno scostante gomitolo di pelo nero chiazzato di bianco
che, come primo approccio, cercò subito di mordergli un dito.
"Giura che non le succederà niente di male!" fu l'ultima pretesa
di Gavin, alla quale il poliziotto acconsentì, posandosi la mano
libera sul cuore: "Te lo giuro, parola di lupetto."
"Allora, dottor Dolittle, ci muoviamo o no? Non ho tutta la fottuta
giornata da perdere, chiuso in questo cesso!" interloquì Gene,
sbattendogli dinanzi alla punta delle scarpe la grata scardinata;
quindi, soppesò con uno sguardo di sufficienza l'animale, molto
interessato a rosicchiare il pollice del collega, ed osservò:
"Sicuro di ciò che stai facendo, Tyler? Quello lì
è un porcello impellicciato tascabile, non la dolce Lassie."
"Questo lo so, boss, ma è probabile che, zampettando per le vie
della città, attiri molta più attenzione di un cane
randagio e ci faccia trovare da qualcuno che non siano gli archeologi
della Società dei Dilettanti, quando saremo ormai morti e
mummificati" fu la ragionevole replica del sottoposto, il quale, nel
frattempo, aveva scritto una concisa richiesta di aiuto su di un
fazzolettino di carta e l'aveva legata al collo della bestiola con una
delle proprie stringhe.
A quel punto, si issò di nuovo verso l'imboccatura del condotto
e vi spinse dentro l'animale, non prima di averle mormorato,
avvicinando le labbra alla sua testolina: "Siamo tutti nelle tue zampe,
Missy!"
*-*
"Ispettore capo Litton!"
Correndo come un ossesso, Chris Skelton dribblò senza la minima
difficoltà un paio di goffi energumeni dell'Anticrimine, i quali
tentarono, invano, di acciuffarlo prima che raggiungesse la postazione
del loro superiore, quindi osò l'impresa, ovvero si librò
in avanti con un agile balzo per scavalcare il nastro di delimitazione
della scena del crimine, con il solo, sconsolante risultato di
incespicare rovinosamente e schiantarsi a faccia in giù sul
cemento, sotto gli occhi dei presenti, sconvolti.
"Godwin, hai invitato tu il lombrico?" s'informò l'ispettore
capo, inarcando un sopracciglio ben curato in una smorfia di palese
fastidio, ma non ricevette altro che una perplessa alzata di spalle da
parte del proprio dinoccolato sottoposto.
Frattanto, il giovane agente, all'apparenza incolume, si era rimesso
difficoltosamente in piedi e aveva iniziato a spolverarsi la giacca con
aria noncurante, mentre prendeva tempo per rammentarsi, dopo quella
botta solenne, per quale motivo fosse piombato lì in maniera
tanto tempestiva.
Valutando gli elementi a propria disposizione, secondo il metodo di
ragionamento deduttivo insegnatogli da Sam, c'era almeno una dozzina di
autopattuglie, dislocate tutt'attorno il perimetro della filiale della
Midland Bank, e, quando aveva percorso a rotta di collo London Road,
aveva notato diversi posti blocco ed agenti impegnati a deviare il
traffico veicolare verso percorsi alternativi.
Inoltre, alcuni consistenti gruppi di persone interessate si stavano
assiepando sempre più fittamente nei pressi del cordone di
polizia, tenuti a debita distanza da brutti ceffi armati fino ai denti,
più simili a criminali incalliti che a colleghi di un'altra
sezione investigativa.
Poi, aveva intravisto la Ford Cortina del boss, vuota e parcheggiata in
un punto imprecisato dell'intrico di vicoletti dell'isolato precedente,
indizio inequivocabile che il proprietario non doveva trovarsi troppo
distante.
Infine, c'era quell'odioso pallone gonfiato di Litton, intento a
strillare ordini a chiunque gli capitasse accanto, alla maniera di una
sposina nevrotica nell'imminenza della cerimonia nuziale.
Tutto questo però, nella sua mente ancora annebbiata dalla
dolorosa caduta, non aveva il benchè minimo senso. Pertanto,
scoprì i denti candidi in un sorriso angelico e
s'informò, scoraggiato: "Qualcuno di voi sarebbe così
magnanimo da spiegarmi cos'è questo casino?"
"Abbiamo ricevuto una soffiata anonima, Skelton" esordì il capo
dell'Anticrimine in persona, insospettabilmente affabile, sebbene
continuasse ad osservarlo dall'alto in basso con percepibile disprezzo.
"Ci hanno assicurato che la banda di rapinatori di autobus di Didsbury
è asserragliata lì dentro."
"Ma quella è una banca, non un bus" constatò a quel punto
l'agente, in un tono di ovvietà che non mancò di
suscitare l'immediata replica viscida dell'interlocutore: "Questo lo
so, imbecille: avranno deciso di compiere un salto di qualità e
darsi a crimini più efferati e complessi..."
"Oh, non gli conviene!" sentenziò Chris, come parlando con
assoluta cognizione di causa, prima di rivelare, ingenuamente:
"C'è il boss, lì dentro."
Ecco, sapeva che se lo sarebbe ricordato: era uscito a cercare
l'ispettore capo Gene Hunt, insospettito dall'eccessivo prolungarsi
della sua assenza. Tuttavia, Litton non parve gradire per nulla
ciò che aveva appena udito, poichè mise prepotentemente
da parte la melliflua compostezza per cui era famigerato fra i suoi
detrattori e tuonò, idrofobo, dopo essersi quasi avventato alla
gola dello sventurato poliziotto: "CHE COSA?"
Doveva smetterla di dare ascolto a quella sciocca credulona di sua
madre: gli oroscopi scrivono solo un cumulo di stronzate infondate.
Infatti, sul giornale del mattino assicuravano che i nati sotto il
segno della Bilancia avrebbero ottenuto notevoli gratificazioni sul luogo di lavoro,
ed essere shakerato da uno sputacchiante Litton in piena sindrome
premestruale non era affatto corrispondente al suo personale concetto
di gratificante.
"Sono sei mesi che io ed i miei uomini stiamo appiccicati a quella
masnada di fottuti bastardi come un tafano al sedere di un cavallo
purosangue, ed ora tu, insignificante invertebrato, mi vieni a dire che
quell'ottuso, obeso idiota del tuo boss sta per usurpare di nuovo i
miei meriti?" ululò il capo dell'Anticrimine, torrenziale nella
propria inarrestabile furia, prima di sbatterlo senza tante cerimonie
contro la portiera di un'auto e voltarsi verso il sergente Godwin,
abbaiando: "Entriamo in quella banca. Adesso."
"Non potete farlo!" fu l'indignata opposizione di Chris, il quale
cominciava a focalizzare la situazione con la necessaria
lucidità per supporre che Hunt, ed i clienti e i dipendenti
dell'istitiuto di credito con lui, potessero essere in serio pericolo.
"E se avessero preso degli ostaggi? Metterete a repentaglio la loro
vita solo per una questione di... pubblicità?"
Non era sicuro di aver appena detto le parole più appropriate
per un discorso che ambisse ad entrare nella memoria storica patria,
ma, di certo, Tyler e gli altri sarebbero stati fieri di lui per essere
stato in grado di tener testa agli acerrimi rivali dell'Anticrimine, se
solo avessero potuto sentirlo.
"Abbiamo cercato di negoziare con loro, ma i telefoni sono staccati ed
è come se lì dentro non ci fosse anima viva"
ribattè Godwin, dopo aver rivolto alcuni cenni convenzionali ai
colleghi per avvertirli dell'imminente irruzione. "Comunque,"
precisò poi, irritato, "non ci facciamo venire a dire cosa
dobbiamo o non dobbiamo fare dallo zerbino di Hunt il randagio."
Tacque soltanto quando l'ispettore capo lo falciò con una
velenosa sciabolata d'odio degli occhietti porcini, evidentemente
contrariato dal fatto che i suoi sottoposti gli rubassero le migliori
battute denigratorie riguardanti il proprio odiato rivale e la sua
cricca di scagnozzi fin troppo scaltri.
"Allora, vengo anch'io!" stabilì il giovane agente, cercando di
far apparire come razionale fermezza il velo di paura che gli
ombreggiò il volto al pensiero di trovarsi al centro
dell'azione, in particolar modo agli ordini di quell'assodato coglione
temerario di Litton. Ma tant'è, Ray e, soprattutto, Sam non
avrebbero esitato a fare lo stesso, al suo posto; inoltre, ne aveva
decisamente abbastanza di essere considerato unicamente alla stregua
del pivello del dipartimento, da deridere e punzecchiare come
passatempo giornaliero: quella era la sua occasione di gloria, la sua gratificante occasione di gloria.
Mamma non aveva poi tutti i torti, con quella sua innocua mania dell'oroscopo.
Forse perchè aveva inteso che non sarebbe riuscito a
distoglierlo da quel testardo proposito, l'ispettore capo gli
scaricò di malagrazia un giubbetto antiproiettile fra le mani e
si premurò di consigliargli, serpentino: "Tieni, mammoletta, e
mi raccomando: se devi frapporti su una linea di tiro, cerca di fare in
modo che sia quella dei banditi."
"Non sono sicuro di volerti concedere un tale favore..."
borbottò a denti stretti Chris, mentre tentava di non
impastoiarsi con le cinghie dell'indumento, spiacevole circostanza che
già si verificava ogni maledetta mattina, quando doveva annodare
la cravatta. Colto da un improbabile slancio di paterna sollecitudine,
Godwin rallentò l'andatura e gli aggiustò sbrigativamente
il giubbetto addosso, desideroso piuttosto di non dover tirar fuori
dalla naftalina la divisa per un funerale di Stato che di
familiarizzare con i colleghi della sezione avversa.
Avanzando alla testa di una nutrita compagine di agenti armati, il capo
dell'Anticrimine imbracciò il megafono e diede un ultimo
avvertimento ai rapinatori: "Sono l'ispettore capo Litton: l'edificio
è circondato, gettate le armi ed uscite fuori con le mani
alzate, o saremo costretti a fare irruzione!"
Seguì una significativa pausa di silenzio, durante la quale non
si manifestò alcun segno di vita da parte dei presunti
occupanti, più o meno legittimi, del palazzo; quindi, Litton
stese un braccio in avanti, alla maniera di un intrepido comandante di
cavalleria nell'imminenza della carica, ed ordinò ai propri
uomini, galvanizzato: "Entriamo!"
La spessa porta a vetri si frantumò in una miriade di minuscole
schegge vaganti, che si sparsero ribalzando e schizzando in ogni
direzione sul pavimento della sala, quando una coppia di corpulenti
poliziotti l'abbattè a mazzate con un assordante, cristallino
boato.
Chris, che si era prudentemente ricavato un posticino nelle retrovie,
lanciò una rapida occhiata al salone, privo di qualsiasi traccia
di presenze umane, all'infuori di alcune carte scivolate sul pavimento
dai ripiani delle scrivanie e del turbinio vorticoso del pulviscolo
atmosferico al loro passaggio. Una soffocante percezione di panico
crescente gli attanagliò la bocca dello stomaco, facendolo
impallidire.
"Oh mio Dio, H. G. Wells lo aveva predetto..." sussurrò,
fissando ad occhi sbarrati la trasandata desolazione che si stendeva
dinanzi a lui, "I Marziani hanno invaso la Terra e li hanno
polverizzati tutti!"
"Non dire stronzate, poppante!" lo apostrofò in maniera recisa
Godwin, supportato dalle risatine di scherno dei colleghi; tuttavia,
quelle baldanzose espressioni canzonatorie si congelarono sui loro
volti, mutandosi repentinamente in smorfie di autentico terrore,
nell'istante in cui uno straziante grido soprannaturale squarciò
il velo di quiete fremente e riecheggiò, sinistro, all'interno
della stanza vuota.
"Lo avete sentito? Lo avete sentito tutti?" squittì Chris,
appiattendosi contro lo schedario più vicino e borbottando
alcune sommarie invocazioni all'inconoscibile burattinaio celeste che
aveva stabilito l'impietoso scoccare della sua ora fatale.
Il sergente ebbe la forte tentazione di imitarlo, ma si trattenne dopo
essersi avveduto dello sguardo di annoiato compatimento con cui Litton
lo stava osservando, mentre sentenziava: "Se credete che io mi faccia
spaventare come una pavida donnetta da queste puttanate, vi sbagliate
di grosso!"
Nonostante l'ostentata sfrontatezza, non potè però
impedirsi di trasalire a propria volta, quando un secondo, lugubre urlo
invase di nuovo il salone, aleggiando inquietantemente sui presenti.
"Ve... veniva da quella parte!" balbettò, deciso, indicando una
delle grate del sistema di aerazione, in parte divelta, prima di
scuotere verbalmente il proprio titubante sottoposto: "Godwin, per
l'amor di Dio, non stare lì impalato e dammi una mano!"
Seppur con fatica, il sergente riuscì ad issarlo all'altezza
dell'imboccatura del condotto e l'ispettore capo sollevò la
protezione in acciaio, spianando la pistola verso l'oscuro interno
dello stretto cunicolo ed intimando, acre: "Chiunque tu sia, smettila di
prenderci per il culo e vieni fuori con le mani in alto!"
Circolavano versioni contrastanti riguardo agli eventi convulsi che si
succedettero nei momenti immediatamente successivi, la maggior parte
delle quali ingigantite nei dettagli più impensati dal narratore
occasionale di turno, ma tutti concordavano senza equivoci su almeno un
particolare: il sergente Godwin aveva mollato la presa attorno alle
ginocchia del superiore solo nel momento in cui quest'ultimo aveva
cominciato a dimenarsi come un invasato, nel selvaggio, comico
tentativo di liberarsi dal feroce porcellino d'India che, con un
grugnito bellicoso, era balzato fuori dal condotto e gli si era
tenacemente aggrappato ai baffi impomatati.
"Toglietemelo... toglietemelo di dosso subito, se non volete finire a
dirigere il traffico sull'Isola di Man!" pretese in un guaito isterico
Litton, sovrastando con quegli strilli acuti le grasse
risate di dileggio dei sottoposti, finchè Chris, abbastanza
sicuro che i Marziani di sua conoscenza non fossero pallette pelose e
spernacchianti, acciuffò per la collottola l'indomabile
bestiaccia e srotolò il foglietto allegato, per leggerlo a voce alta con aria
interrogativa: "Aiuto, siamo chiusi nel bagno... Bah, non c'è proprio limite alla perfidia di questi alieni!"
Allora, piantò in asso tutta la malassortita, sghignazzante
congrega dell'Anticrimine e si precipitò senza esitazione nei
sotterranei, spalancando la porta dei servizi appena in tempo per
ritrovarsi puntati addosso una ventina di paia d'occhi, piacevolmente
attoniti e traboccanti di genuina gratitudine.
"Missy!" gioì Gavin, staccandosi dal fianco della madre per
recuperare la propria aggressiva amichetta a quattro zampe dalle mani
del poliziotto.
"Chris!" lo riconobbero con simultaneo sollievo Sam e Gene, prima che
il giovane agente si tuffasse verso di loro e li stritolasse in un
abbraccio caloroso, spinto da un irrefrenabile empito di
felicità fanciullesca: "Capo, boss, siete sani e salvi: allora i
Marziani non vi hanno smaterializzati e rinchiusi nelle loro astronavi
come cavie per qualche terribile esperimento!"
"No, ma so dove ti rinchiuderò io se non mi levi subito la
pistola carica dalla terza intercostale, Skelton: in un loculo!"
ringhiò Hunt, dopo essersi sciolto dalla stretta con un tremito
infastidito, intrinsecamente allergico com'era a qualsiasi tipo di
smanceria.
"Come sei entrato? Dove sono i rapinatori?" lo interrogò in
maniera serrata Tyler, ma il collega si affrettò a
tranquillizzarlo, dandogli una pacchetta complice sulla spalla: "Non ti
agitare, capo: non c'è nessuno, di sopra, a parte quegli utili
dementi dell'Anticrimine..."
"Le sue informazioni non sono del tutto corrette, agente"
rettificò Godwin, materializzatosi nel vano della porta con
un'aria un po' provata, ma moderatamente compiaciuta. "Pare che non sia
stato sottratto nulla ed i quattro membri della banda delle rapine agli
autobus di Didsbury erano chiusi nel caveau e legati come tante
salamelle stagionate. Vero, amico?" chiese poi, mentre strattonava uno
dei malviventi, livido ed ammanettato.
"Quattro?" si stupirono l'ispettore capo ed il suo sottoposto,
concordi. "Ma i rapinatori che hanno assaltato la filiale erano sei!
Che fine hanno fatto gli altri due?"
"State parlando dei fottuti Bonnie e Clyde che ce lo hanno messo nel
culo?" soffiò di rimando il bandito, come un gatto accarezzato
contropelo. "Vorrei saperlo anch'io."
CONTINUA...
Dunque, dunque, dunque, qualche considerazione generale prima delle noticine esplicative:
A) Spero di non aver bashato Annie! A voler essere del tutto sinceri,
quella ragazza non riscuote molto la mia simpatia (forse perchè
sono morbosamente attaccata ad un certo Sam...), ma, insomma, chi di
noi fanciulle non avrebbe seriamente preso in considerazione di
strozzare la propria dolce metà se costui si fosse dimenticato
del nostro compleanno, Tyler o non Tyler?
B) Delilah Purdy, Gavin, Missy, il sergente Godwin ed altri personaggi
vari ed eventuali non nominati nel canon sono da considerarsi
invenzioni e proprietà esclusive della sottoscritta, anche se
dubito che qualcuno cerchi di plagiarmi un'ex ballerina classica un po'
tocca ed un detestabile moccioso con annesso porcellino d'India
guerrafondaio.
C) Per quanto poco io abbia visto della seconda stagione, Litton
è pressochè scomparso dalle scene, ma non ho resistito a
riesumarlo per infliggergli l'ennesima, solenne smerdata pubblica!
D) Per l'arduo cimento, mi sono premunita di una sommaria cartina del
centro di Manchester, pertanto eventuali svarioni riguardanti la
geografia cittadina sono imputabili alla mancanza di un'esperienza
autoptica ed al carattere riassuntivo della mia dotazione cartografica.
Lo stesso dicasi riguardo alla mia conoscenza della cultura popolare
degli anni '70: patisco lo sleale svantaggio di non essere stata
anagraficamente disponibile.
E) So cosa vi starete domandando: chi
mai può essere riuscito ad avere il sopravvento in uno scontro
corpo a corpo con Gene il Genio, con Hunt il mastino? Beh, questo lo
scoprirete solo leggendo... Ma posso assicurarvi che non è una
Mary Sue.
Assolutamente non è una Mary Sue. E non solo perchè è un uomo.
F) Anche il repentino sussulto intrepido di Chris, all'inizio, mi
è parso pericolosamente prossimo all'infrazione del carattere,
ma, da quanto ho letto riguardo all'evoluzione del suo personaggio in Ashes to Ashes,
mi sento autorizzata ad includere questo insolito comportamento nel
panorama della sua progressiva maturazione. Infine, non ho idea di che
segno sia Chris Skelton nel canon, perciò mi sono attenuta al
segno zodiacale di Marshall Lancaster, che è, per l'appunto,
della Bilancia.
Detto ciò, passiamo alle (dolenti) note ufficiali:
1) Il Royal Ballet è una delle due compagnie stabili di danza classica della Royal Opera House di Londra.
2) P. G. Wodehouse è uno scrittore umoristico inglese, noto per
gli intrecci plautineggianti delle proprie opere, contenenti, fra gli
altri topoi, fidanzamenti osteggiati e problematici; è stato per me istruttivo scoprire che, nel 1973, era ancora vivo!
3) M. C. Escher è un incisore e grafico olandese, principalmente
conosciuto per le sue rappresentazioni di edifici impossibili; l'opera
che ha ispirato la riflessione di Sam è, in particolare, la
celeberrima Relativity (ci hanno ricavato persino un puzzle da rompercisi la testa, e parlo con cognizione di causa...).
4) La Midland Bank è un istituto di credito realmente esistito,
che è stato assorbito nel 1999 dalla HSBC (Hongkong and Shanghai
Banking Corporation). Modestamente, sono un'esperta, in quanto figlia
di due impiegati di banca.
5) La City è il quartiere eminentemente finanziario di Londra;
Brompton Road, sempre nella capitale, è la via rinomata per la
presenza dei magazzini Harrod's.
6) L'investigatore forense tetraplegico Lincoln Rhyme è il
protagonista di una serie di thriller americani dell'autore Jeffery
Deaver (che io, personalmente, adoro, perchè è pignolo
come me!): molte affermazioni di questo personaggio sono abbastanza in
linea con il pensiero scientifico di Sam. Griglia, nel suo gergo, è un sinonimo di scena del crimine.
7) La Montblanc è una casa produttrice di penne biro e stilografiche di classe.
8) La Penguin Books è una rinomata casa editrice inglese, qui ci
si riferisce in special modo ai tascabili di modesta qualità
letteraria.
9) Il Dottor Dolittle, medico in grado di comunicare con gli animali,
è il protagonista di quattordici libri per ragazzi, scritti fra
il 1920 e il 1952 dallo scrittore inglese Hugh Lofting.
10) La Società dei Dilettanti era un'associazione di archeologi
amatoriali, fondata a Londra nel 1733, che si occupava in special modo
delle prime missioni di esplorazione e recupero di reperti in Asia
Minore; benchè la bibliografia su di loro sia esigua, mi pare di
aver sentito dire da un mio professore che sopravviva ancor oggi come
istituzione puramente commemorativa.
11) H. G. Wells è uno scrittore inglese, pioniere, insieme a
Jules Verne, del genere fantascientifico; un adattamento radiofonico
della sua opera "La Guerra dei Mondi",
nel 1938, causò il panico fra la gente, poichè venne
creduta la radiocronaca autentica di un'invasione marziana alla Terra.
12) L'Isola di Man è situata nel Mar d'Irlanda e presumibilmente
l'evento più movimentato mai avvenuto lì è stata
la caccia al tesoro del 1930, bandita dall'ente di promozione del
turismo locale e basata su un racconto a puntate di Agatha Christie, "L'Oro di Manx".
13) Di nuovo, Pippo, Lassie e Bonnie & Clyde sono troppo famosi per meritare una nota!
@Bluesmoke: carissima, come si
può notare ho cercato di sistemare la questione della
punteggiatura, almeno in questo primo capitolo (alle altre due storie
penserò prossimamente, vista la mia pervicace imbranataggine
con NVU...); il lato buffo della vicenda è che io ho editato
quasi da sola il mio primo romanzo giallo, quindi queste cose le dovrei
sapere... Ma tant'è, le imputo al fuoco sacro della possessione artistica che mi coglie
quando dattiloscrivo.
Confesso che il mio sommo divertimento e provvidenziale antistress da esami universitari è dedicarmi alle
schermaglie deliranti fra questi due soggetti pericolosi, dal momento
che io nasco ufficialmente come dialoghista (o presunta tale...): non
sono certa di riuscire a mantenere alta la tensione comica fino alla
fine, ma lo spero tanto!
Per quanto riguarda la mia personalità pseudoschizoide, in
effetti, ho una latente vena di bastardaggine mascolina che emerge
nel momento in cui mi immedesimo in Hunt, ma, in realtà, la mia
zitellesca nevrastenia cronica mi rende di gran lunga molto più
simile a Tyler. Sta di fatto che amo entrambi alla follia, punto.
Al prossimo atto!^^
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Capitolo 2 *** Drama queers ***
PICIIefp
Act Two
Drama queers
"Quante menzogne vi ci vollero per creare
la fiduciosa verità che qui ci presentate?"
R. Browning
"Una storiella davvero interessante, Nimble."
Litton, ricompostosi in maniera sommaria dopo lo scontro con Missy, si
alzò languidamente dalla sedia, mosse alcuni passi con andatura
ancheggiante attorno alla scrivania, alla quale era ammanettato l'ormai
decaduto capo della banda di Didsbury, e diede un'energica manata sul
ripiano del tavolo, sentenziando in un sibilo scettico: "Raccontamela
ancora una volta, perchè non me la sono bevuta affatto!"
Sam, in piedi poco lontano accanto a Chris, sorbì un lungo sorso
di caffè fumante dalla tazza che il collega gli aveva porto,
osservando quella tediosa pantomima: da più di un'ora, il livido
Trevor Nimble non aveva fatto altro che ripetere, in modo quasi
ossessivo, come la ragazza dall'aria sostenuta ed il furtivo
picchiatore con la faccia da faina avessero agganciato lui ed i suoi
complici in un localaccio malfamato di Cheetham Hill, proponendo loro
di aiutarli a compiere la rapina alla Midland Bank, al termine della
quale avrebbero potuto tenere per sè l'intera refurtiva; la loro
unica pretesa era di arrogarsi il comando delle operazioni.
Inutile dire che i quattro delinquenti avevano accettato di buon grado
un simile patto, convinti di aver sottoscritto il più proficuo
accordo della loro carriera criminale, almeno fino a quando la
machiavellica coppietta non si era rivoltata loro contro, dopo averli
tramortiti ed incaprettati per abbandonarli nel caveau della filiale,
alla mercè della polizia. Infatti, sarebbe stato da ingenui
dubitare che la soffiata anonima non fosse altro che la pennellata
finale di quel capolavoro di altruistica doppiezza.
Tutto questo, tuttavia, senza che il benchè minimo spiraglio di
luce si aprisse sulla possibile identità della doppietta di
curiosi malviventi: quei due sembravano non avere neppure uno straccio
di nome, vero o falso che fosse.
"Mi sto solennemente rompendo le palle" brontolò a quel punto
Hunt, seduto alla scrivania a fianco in compagnia di un giovane agente,
il quale, con infinita cautela, stava cercando di raccogliere la sua
deposizione riguardo all'assalto alla filiale.
All'udire quelle parole, lo sventurato poliziotto spostò uno
sguardo timoroso dalle pagine del taccuino al viso massiccio del
testimone, leggendovi un'espressione a tal punto intrisa d'astio da
persuaderlo a balzare in piedi e suggerire in un pigolio timoroso,
prima di filarsela in tutta fretta: "Forse è opportuno
riprendere più tardi."
"Per quanto io deplori la sua sboccata rozzezza," interloquì
Tyler, dopo aver restituito la tazza al collega ed essersi avvicinato
al luogo dell'interrogatorio, per fronteggiare di persona l'odioso
Litton, "non posso fare a meno di assentire con il boss: riascoltare
ancora una dichiarazione che non cambia neppure nella punteggiatura non
ci aiuterà a soffermare la nostra attenzione sui particolari
pregnanti della vicenda."
"Che genere di particolari?" lo affrontò Godwin, in tono ostile,
attirando immediatamente su di sè una furente occhiata di
disapprovazione del superiore, il quale pareva tollerare sempre meno
quel reiterato furto delle battute topiche.
"Vuoi che ti faccia un esempio banale, sergente?" ribattè
l'ispettore, con scostante affabilità, "Con quale cazzo di mezzo
Bonnie e Clyde se la sono svignata, senza lasciare traccia, sotto i
vostri bei nasini incipriati?"
"Ve l'ho già detto," intervenne Nimble, cupo, mentre cercava di
scostarsi dal volto una ciocca dei lunghi capelli unticci con l'unica
mano libera, "si sono volatilizzati nell'aria, come quei prestigiatori
da marciapiede, che pretendono un penny per far sparire e riapparire
anelli e banconote."
"Certo, come dubitarne?" sghignazzò il capo dell'Anticrimine, in
palese tono di scherno. "Magari, se Skelton il bruco andasse a
spulciare le denunce di furto degli ultimi mesi, scopriremmo anche che
il nostro adorabile duo di benefattori ha fottuto il Tardis ad un certo
Dottor Who!"
"Smettila di prenderci per il culo, feccia" ringhiò il sergente,
questa volta senza suscitare alcuna gelosa riprovazione nel proprio
capo, prima di ribadire il concetto rifilando uno schiaffo in pieno
volto al malvivente.
Sam socchiuse le palpebre e distolse lo sguardo dalla scena, a disagio:
ecco qualcosa a cui non si sarebbe mai abituato, la spiccia
brutalità coercitiva dei loro metodi d'inquisizione.
Nimble, dal canto proprio, si limitò ad incassare stoicamente il
colpo, per poi sputare con sfrontata disinvoltura sulle linde scarpe di
vernice dell'aguzzino, troppo basito persino per reagire all'affronto.
"Merda, avrei voluto togliermi di persona quella soddisfazione"
commentò Gene a denti stretti, quindi s'intromise a propria
volta nell'interrogatorio e indagò, irritato: "Oppure, qualcuna
delle educande debosciate di questo fottuto collegio di campagna sa
dove cazzo è andata a cacciarsi la mia pistola?"
"Oh, quella?" fu la replica di Litton, all'apparenza sorpresa, prima
che costui si chinasse su di un cassetto della scrivania per estrarne
l'arma appena citata e porgerla dalla parte del calcio al detestato
omologo, con una viscida precisazione: "L'ha trovata l'agente Binford
insieme al grazioso mazzolino di fiori di campo, nel caveau. Cerca di averne maggior cura, la prossima volta, collega."
Trasudava l'intero disprezzo del mondo, quella semplice, bisillabica
apposizione conclusiva; tuttavia, l'ispettore capo si limitò ad
impalarlo mentalmente in maniera molto efferata, mentre declinava
l'offerta con una smorfietta sinistra: "Appoggiala sul tavolo: non
intendo maneggiarla finchè non avrà spurgato anche
l'ultimo rivolo della tua sozza bava da lumaca velenosa."
Allora Chris, rimasto fino a quel momento in disparte a giocherellare
con il fondo di caffè della tazza di Sam, riflettè fra
sè, ad alta voce: "Io mi domando chi sia tanto coglione da
rapinare una banca, in pieno giorno, a volto scoperto, quando possiamo
beccarlo con un semplice identikit..."
"Questo era quello che le mie orecchie volevano sentire!"
esclamò di colpo Tyler, trionfante, scompigliando i capelli
dell'agente in un gesto di affettuoso incoraggiamento. "Ricordami che
ti devo un leccalecca, Chris."
"Facciamo progressi, Skelton" osservò Hunt, una limpida nota
caustica che risuonava in ogni singolo accento della sua affermazione.
"Impara a dare la zampetta o a pisciare a comando e potrai ambire
addirittura ad un intero sacchetto di orsetti gommosi."
Poi protestò, stizzito, nell'istante in cui l'ispettore
osò agguantargli un braccio, lo stesso che gli era stato torto
dall'uomo con il grugno da donnola: "Levami subito di dosso quelle
manine ben curate da frocetto, Sammy boy: io non sono una pulce del tuo
fottuto circo!"
Senza curarsi affatto del suo berciare ostile, Sam additò una
vistosa macchia di sostanza oleosa sulla stoffa strinata, più o
meno in corrispondenza del punto in cui si era posata la mano
dell'aggressore, e domandò ai colleghi, in tono di sfida:
"Sapete cos'è questa roba?"
"Rossetto?" azzardò Chris, impaziente di bissare il precedente
successo investigativo, imitato poi da Litton e Godwin, che tentarono
all'unisono, non del tutto convinti: "Senape?"
"No, è cerone"
rivelò Tyler, con aria gongolante. "L'unica ipotesi plausibile,
in effetti: dopotutto, Jack lo Squartatore, circa un secolo fa e con la
metà dei nostri impotenti mezzi, è riuscito a restare
anonimo presumibilmente grazie al medesimo espediente..."
"Questo solo perchè Abberline era un dottorino genialoide con un
pessimo spirito di osservazione!" obiettò Gene, ruvido, dopo
essere riuscito a divincolarsi dalla sua presa per mezzo di una
disonesta gomitata nello sterno, che mandò l'ispettore a
tossicchiare brandelli di polmone contro la parete retrostante.
"Sbatterò in galera quel sudicio figlio di puttana che mi ha
umiliato in pubblico e la sua amabile colombella, a costo di mangiarmi
la chiave perchè marciscano in cella fino alla fine dei loro
miseri giorni!"
"Chi si è permesso di farti una cosa del genere, boss?" si chiese
Chris, in un bisbiglio attonito, non abbastanza flebile però per
non risultare udibile all'ispettore capo, che glissò al riguardo
per mezzo di un inelegante: "Uno che presto sarà la portata
principale di un sontuoso banchetto di larve, Skelton."
"Allora, ti auguro buona caccia, Hunt" si congedò Litton, con un
auspicio falsamente empatico, prima di marciare a passo ambiguo fuori
dall'edificio, seguito a poca distanza da Nimble e Godwin. Quest'ultimo
si premurò di aggiungere, incurante della possibile reazione
indignata del superiore per l'ennesima clausola rubata: "E, mi
raccomando, contiamo su di voi come testi principali della pubblica
accusa."
"Detesto rendermi utile a quel branco di sciacalli..." esalò
Sam, appena riavutosi dall'assaggio giornaliero delle cattive maniere
del superiore, il quale non mancò di sottolineare, acre: "Io li
metterei sotto con la macchina, se solo poi non fossi costretto a
scrostare i loro schifosi brandelli di carne dalla grata del
paraurti...".
Quindi, schioccò le dita ed asserì, rivolto ai due
sottoposti: "Diamoci una mossa: abbiamo un mucchio di rogne da
grattare, prima fra tutte spiegare al mio drago domestico perchè
da domani la famiglia Hunt sarà interdetta dalle pubbliche
utenze."
Aveva appena terminato la frase, quando la loro attenzione venne
calamitata dal vociare concitato di un'accesa discussione, in corso
all'ingresso del palazzo, fra uno stolido poliziotto di guardia ed un
giovanotto in giacca e cravatta, intento a gesticolare nervosamente e
ribadire con insistenza, additando l'interno della banca: "Mi lasci
passare, sono il direttore della filiale."
"Mi dispiace, signore, ma non sono autorizzato a farlo: l'edificio
è sotto sequestro cautelativo delle forze dell'ordine, essendo
appena stato teatro di una rapina..." tentò di dissuaderlo, in
atteggiamento conciliante, ma fermo, l'agente, tuttavia l'uomo smise di
prestargli ascolto, lo schivò con una finta encomiabile e si
gettò correndo a rotta di collo nel salone.
Istintivamente, Sam si sporse in avanti e cercò di fermarlo, ma
ottenne soltanto di ritrovarsi, oltre che gabbato e steso sul
pavimento, stretto in un equivoco abbraccio a Chris, il quale, mosso
dai medesimi intenti, aveva finito per essere dribblato a propria
volta, frapponendosi poi fra il capo e le piastrelle sottostanti.
Comunque, l'involontaria goffaggine dei due poliziotti non fu
sufficiente allo sconosciuto per raggiungere il proprio obiettivo:
infatti, senza premettere una sola intimazione di avvertimento, Gene lo
falciò con un inclemente pugno nello stomaco, lo agguantò
per la collottola prima che potesse accasciarsi a terra e lo
inchiodò alla scrivania a mani alzate, mentre gli frugava nelle
tasche alla ricerca di documenti ed eventuali armi e commentava, con
aria svagata: "Quando hai finito di sverginare il piccolo, Tyler, un
aiuto sarebbe alquanto gradito."
"Sta... state commettendo un grosso errore" fu la debole obiezione a
fiato mozzo del giovane, alla quale però non fece seguito alcun
tentativo di opposizione, finchè l'ispettore, rimessosi in piedi
di scatto con velato imbarazzo, annunciò le sue
generalità, leggendole dal portafoglio aperto che Hunt gli aveva
sciorinato sotto il naso: "Cyrus Ogilvy, nato a Glasgow il 17 settembre
1945, celibe, impiegato... Direi che possiamo fidarci, boss, o pretendi
una conferma più sanguinosa?"
Dal canto proprio, l'ispettore capo rimise in piedi di malagrazia lo
sciagurato bancario e dichiarò, in tono di circostanza: "Spero
che non si sia fatto troppo male."
"Serbo ricordi ben più felici di questo, legati al luogo in cui
ci troviamo..." replicò Ogilvy, nonostante tutto accomodante,
prima di riaggiustarsi gli abiti spiegazzati e riavviarsi l'arruffata
zazzera di capelli color carota che gli incorniciava il volto ovale,
insieme ad una rada barbetta chiara. Poi, riprese, con quella
inflessione tipicamente scozzese che acutizzava tutti i suoni vocalici:
"Stamane mi trovavo alla sede di King Street, per la riunione
amministrativa settimanale, ma, non appena hanno cominciato a circolare
voci contraddittorie su di un assalto alla mia filiale, mi sono
precipitato qui... Scommetto che non è stato rubato nulla, vero?"
I tre poliziotti assentirono con un lieve cenno del capo, tacita
risposta che strappò, con loro evidente stupore, un gemito
afflitto al direttore, il quale si affrettò a spiegare: "Proprio
come temevo: sapevo che avrebbero agito in questo modo, e che
l'avrebbero fatto in mia assenza, perchè se ne avesse notizia
solo quando fosse stato tardi per... Seguitemi di sotto, vi
mostrerò di cosa parlo."
Dopo aver incaricato Chris di sorvegliare la sala principale, Sam e
Gene si accodarono al bancario e si lasciarono guidare lungo lo scalone
che conduceva nei sotterranei dell'istituto di credito, scambiandosi
eloquenti sguardi interrogativi: erano entrambi ansiosi di scoprire
ciò cui il loro flemmatico accompagnatore continuava ad alludere
in tono evasivo, nella speranza che contribuisse a far luce riguardo
alla misteriosa coppia che si era data tanta pena per architettare quel
contorto teatrino di pseudobeneficenza.
"Lotto numero 313" affermò ad un tratto Ogilvy, rompendo il
silenzio che ammantava il corridoio buio in cui stavano camminando,
prima di introdursi nel caveau vero e proprio, un cubicolo di
dimensioni claustrofobiche, fiancheggiato sui tre lati in muratura da
una serie di cassette di sicurezza di varie misure e rischiarato a
malapena da una tremolante luce al neon, che spandeva una luminescenza
febbrile sul tavolaccio di formica al centro del quadrato.
Allora, il direttore si bloccò dinanzi allo sportello
contrassegnato dalla targhetta con la cifra appena citata, introdusse
nella toppa una chiave che aveva estratto dalla tasca e fece scattare
la serratura, permettendo al debole chiarore della lampada di
illuminare l'interno dello scomparto, vuoto.
"Il professor Kidder mi ucciderà, per questo" constatò,
infine, in tono sconsolato, mentre girava sui tacchi per rivelare ai
propri sempre più dubbiosi interlocutori: "Questa cassetta di
sicurezza, fino a qualche ora fa, conteneva il leggendario Cathach di San Columba."
"Impossibile, è custodito alla Royal Irish Academy di Dublino"
fu l'impulsiva rettifica di Sam, che parlava con cognizione di causa.
Infatti, nella propria vita precedente, durante l'interminabile
traversata oceanica che lo avrebbe condotto in Messico, aveva ingannato
il tempo trafficando con i videogiochi caricati sullo schermo
interattivo a disposizione di ogni passeggero, e proprio quella
fatidica domanda gli aveva fatto fare game over ad un passo dalla vittoria in The Millionaire,
cui si erano aggiunti i discreti sbeffeggiamenti della lentigginosa
bibliotecaria irlandese, seduta sul sedile a fianco: questi erano
eventi spiacevoli che reputava indimenticabili, almeno finchè la
sua strada non si era incrociata con quella di un mal noto ciccione
volgare e iracondo.
"Signori," li avvertì il soggetto pericoloso di cui sopra, un
brillio di malcelato fastidio ad accendergli le iridi verdi, "ho sempre
detestato Civilization e quel fottuto damerino ripulito che la presentava, e non intendo ricredermi adesso."
"La prego, cerchi di essere elementare" si raccomandò di rimando
l'ispettore, prima di precisare, a beneficio dello scozzese: "Il mio
capo è andato a scuola unicamente per rubare il pranzo ai
bambini e sbirciare sotto le gonne delle bambine."
"Il giorno in cui vorrò lavorare con una creatura detestabile,
che sputi inutili sentenze con sterile sarcasmo al solo scopo di
dimostrare quant'è funzionale il suo apparato fonatorio,
farò arruolare mia moglie nella polizia, Sammy boy!"
muggì l'ispettore capo, giunto al limite della propria esigua
capacità di sopportazione; nonostante ciò, preferì
rimandare a data da destinarsi il conseguente pestaggio della querula
piattola, quando Ogilvy riprese la parola con un sussiegoso colpetto di
tosse: "Quanto lei sostiene, ispettore, è corretto ed in linea
con la versione che la comunità scientifica ha accettato ormai
da diverso tempo: l'esemplare di Dublino sarebbe nientemeno che il
salterio trascritto di nascosto da San Columba di Iona, durante la sua
permanenza presso il monastero di Moville.
Si narra che il santo stesse copiando senza autorizzazione il libro dei
Salmi, quando Finnian, l'abate di cui era allievo, lo sorprese e
pretese l'immediata restituzione della copia abusiva. Come potete
ragionevolmente prevedere, egli si rifiutò di obbedire e la
diatriba, per quanto insignificante all'apparenza, venne portata
addirittura all'attenzione del re locale, il quale s'illuse di poter
liquidare quella faccenda di poco conto obbligando il monaco colpevole
a consegnare il manoscritto.
La sentenza avversa ed una successiva serie di angherie esercitate dal
sovrano su alcuni membri del suo clan persuasero Columba, di nobile
stirpe, a lavare l'onta subita con il sangue, quindi, armatosi,
dichiarò guerra al sovrano, sbaragliandolo nella celebre
"battaglia del libro" ai piedi del monte Benbulben, che si concluse con
la totale disfatta dell'esercito regio, cui fece riscontro una sola
perdita tra le file dell'armata del santo."
"Fa' attenzione, Sammy boy" interloquì Gene, fra uno sbadiglio
scomposto e l'altro, all'indirizzo del proprio sottoposto: "Guarda che
grandioso puttanaio può saltar fuori, quando si finisce per
riporre troppa fiducia nella masturbazione intensiva per sfogare certi
impulsi naturali..."
"Santissimo Signore Iddio del cielo!" imprecò Sam, dopo aver
affondato il volto paonazzo fra le mani: quel perverso grassone
iconoclasta sarebbe stato capace di riassumere la nobile guerra di
Troia come una zuffa di grechetti arrapati per accaparrarsi il
monopolio sui guadagni di una prostituta d'alto bordo.
Al contrario, il direttore non si scompose per nulla dinanzi alla
disinibita schiettezza dell'ispettore capo, limitandosi ad arricciare
le labbra tumide in un sorrisetto divertito; questo confermava, oltre
ogni ragionevole dubbio, la teoria tyleriana per cui gli scozzesi,
anche quando erano abbastanza sobri da poter intendere e volere,
avevano una coscienza di sè e del mondo circostante personale,
alternativa ed intermittente.
"Tornando al presente, mio cognato Armin... cioè, il professor
Kidder non è mai stato particolarmente persuaso
dell'identificazione, proposta dagli studiosi, del libro conteso con la
copia conservata all'accademia dublinese, per discrepanze cronologiche
e dettagli paleografici con i quali non intendo annoiarvi: vi basti
sapere che, nel corso di una spedizione di scavo, organizzata dal
collegio Corpus Christi di Oxford a Iona, è stato rinvenuto,
miracolosamente scampato all'incendio che aveva raso al suolo la sala
di scrittura in cui era conservato, un salterio mutilo con tutte le
caratteristiche necessarie per poter ambire al riconoscimento ufficiale
e, questa volta, decisivo. Pertanto, in attesa di poter eseguire di
persona gli esami adeguati a dimostrare la propria teoria, il
professore aveva depositato il pregevole manoscritto in questo caveau,
sotto la mia responsabilità... Il resto è storia, una
storia infelice, purtroppo" concluse Ogilvy, facendo spallucce, prima
che Hunt gli facesse notare, poco persuaso: "Ma, se la serratura non
è stata scassinata e la chiave l'aveva lei, come hanno fatto i
ladri ad aprirla e fottersi il libro? Con la forza del pensiero?"
"Le nostre cassette di sicurezza hanno in dotazione due
chiavi" spiegò il bancario, appoggiandosi al bordo del tavolo,
"L'una è quella che mi avete visto usare, l'altra avrebbe dovuto
trovarsi ad Einsiedeln, al sicuro nel taschino del professor Kidder.
Tuttavia, e vi chiedo in anticipo di perdonare la mia franchezza, Armin
è un vanesio chiacchierone e malaccorto, perdutamente innamorato
del suono della propria voce e pronto a spifferare ogni singolo
dettaglio riguardante i suoi progetti accademici a chichessia; quindi,
non mi stupirei affatto se uno dei ladri, soprattutto se di sesso
femminile e di gradevole aspetto, gliela avesse sfilata di dosso prima
che avesse il tempo di dire onciale."
"Che cos'è quello?" interloquì a quel punto Tyler, dopo
che il suo sguardo attento era stato attratto da un repentino
baluginio, proveniente da un angolo scarsamente illuminato della
stanzetta.
Senza attendere una replica dagli interlocutori, si accosciò
accanto al luogo in questione, estrasse un paio di pinzette da una
tasca interna della giacca e sollevò il piccolo cerchietto di
metallo scintillante, stagliandolo contro la luce malaticcia del neon
per scrutare le incisioni sul castone che lo ingrossava al centro:
l'immagine sulla superficie esterna consisteva di uno stemma araldico
con un libro aperto ed un inintelligibile motto in latino, mentre, nel
medesimo punto, all'interno, vi era la bizzarra rappresentazione
stilizzata di un battiporta a forma di naso,
"Preferisco non sapere perchè cazzo te ne vai in giro con arnesi
del genere, limitandomi a rallegrarmi perchè il mio bracchetto
nevrotico ha appena puntato una quaglia ben pasciuta" stabilì
Gene, in una parvenza d'ammirazione, quando lo scozzese si piegò
verso di loro e, dopo un'occhiata cursoria, decretò, sicuro: "E'
un anello collegiale di Oxford, molto simile a quello di mio cognato:
il disegno sul castone rappresenta le insegne della città
universitaria, quello sottostante l'araldica relativa al collegio di
appartenenza, ma di più non so."
"Potrebbero averlo perso i malviventi?" suppose l'ispettore,
trepidante, ovviamente riducendo la lista dei probabili possessori ai
soli Bonnie e Clyde, visto e considerato che Trevor Nimble e la sua
banda di brutti musi, in quella cittadina, avrebbero potuto fare
soltanto i borseggiatori o gli accattoni.
Il direttore si soffermò un attimo a riflettere, stuzzicandosi
la barbetta appuntita fra pollice ed indice, quindi schioccò la
lingua con espressione compiaciuta: "Di sicuro. Nessuno dei miei
dipendenti ha studiato lì e, se fosse stato smarrito da un
cliente, lo avremmo di certo rinvenuto ieri sera durante la
ricognizione quotidiana del caveau: sono molto preciso riguardo a questo genere di formalità, signori..."
Dio, gioì fra sè
Sam, rimirando l'inconfondibile gioiello alla stregua che se fosse
stato il più bramato tesoro di tutti i tempi, quanto amo il principio di Locard!
Si guardò bene dall'esternare un tale apprezzamento nei
confronti del fondatore dell'investigazione forense ad alta voce, onde
evitare che il superiore chiosasse con qualche altra uscita raggelante,
tipo chiedere se la suddetta legge non fosse, per caso, una malattia
venerea in grado di colpire solo i sodomiti.
"Capo, boss, siete ancora vivi?"
La voce gioviale di Chris riecheggiò fra la scabre pareti dello
stretto budello, poi il suo profilo nasuto si stagliò nel vano
della porta, mentre il giovane si guardava attorno con aria un po'
delusa: evidentemente, si aspettava di trovarsi dinanzi il
corrispettivo locale della grotta di Alì Babà, non quella
copia rimpicciolita di un'asettica camera d'ospedale.
S'irrigidì, stupefatto, solo nel momento in cui i suoi occhi
sgranati si posarono sull'anello, che Sam teneva in bella mostra nel
palmo della propria mano: "Dove lo avete trovato?"
"L'hai già visto? Sai di chi è?" lo incalzò in
maniera serrata l'ispettore capo, prima che l'agente lo correggesse,
con espressione scodinzolante: "No, ma so chi ne ha denunciato il furto
tre settimane fa."
*-*
"Boss, il testimone ci aspetta al solito posto."
Terminato quell'annuncio, Sam additò la porta che conduceva al
ripostiglio degli oggetti smarriti, quindi scorse la cartella della
denuncia che Chris gli aveva recuperato, per esporre al superiore le
informazioni basilari sul caso: "Roger Maugham, cinquantenne,
originario di Londra, nessun parente in vita, neanche una multa per
divieto di sosta, anche perchè non guida. Di professione
violinista, abita in un appartamento da scapolo in Oldham Road; grazie
ad una piccola rendita, lasciatagli da un'anziana cugina morta senza
eredi, e all'onorario per impartire lezioni ai giovani musicisti in
erba, può permettersi un tenore di vita dignitoso. Oh, quasi
dimenticavo: ha un coinquilino, un attorino disoccupato di nome Hadrian
Hart..."
"Ah," lo interruppe Hunt, sfoderando un ghigno sadico che non preludeva
ad alcunchè di buono, "Potevi dirlo subito, Sammy boy, che
abbiamo a che fare con una zietta!"
Come recita quell'acronimo di tre lettere che si legge in appendice allo svolgimento di un teorema matematico?
Sì, esatto, CVD: come volevasi dimostrare.
"Può darsi" puntualizzò, accigliato, cercando di apparire
più severo di quanto glielo permettesse il suo carattere
indulgente: detestava recitare il ruolo del fustigatore, ma
tant'è, era il solo, lì dentro, con le credenziali adatte
per insegnare a quel dissacrante tutore del disordine cosa fosse la
salvaguardia delle libertà civili. "Ma mi preme rammentarti che
la sua presunta diversa inclinazione sessuale non ti autorizza a
perseguirlo penalmente, se innocente."
"Tyler, ti ricordo che questo è il mio dipartimento, non un fottuto Speaker's Corner
da cui bandire crociate a tempo perso in difesa dei finocchi tuoi
simili!" si affrettò a ribattere il collega, in atteggiamento
bellicoso.
"Sto solamente dicendo che l'omosessualità non è
nè una patologia psichiatrica, nè una condizione di
minorità" obiettò il sottoposto, benchè sapesse di
star sprecando fiato ed argomentazioni, a discutere con quel flaccido
muro di gomma.
"Infatti, è una piaga sociale... esattamente come lo sei tu,
Sammy boy" fece per zittirlo in tono sbrigativo Gene, ma l'altro
poliziotto, animato da un anelito masochista, ribadì,
irremovibile: "Posso elencarti un sacco di celebrità omosessuali
di ineccepibile statura morale: Oscar Wilde era omosessuale, Batman e
Robin sono omosessuali, John Wayne è omosessuale..."
"Non bestemmiare, scarafaggio!" bofonchiò l'ispettore capo,
alitandogli quell'avvertimento inviperito a pochi millimetri dal volto,
giusto per lasciargli intendere che non avrebbe ottenuto l'ultima
parola nella conversazione se non previo sacrificio di qualche
incisivo, prima di sospingerlo rudemente verso il magazzino e
sentenziare, con lugubre allegria: "Andiamo a farla nera, quella
checca!"
Non appena ebbero socchiuso la porta dello stanzino, si avvidero che
Maugham, un muscoloso uomo di mezza età dai capelli brizzolati,
invece di restare ad aspettarli inchiodato alla sedia a rigirarsi i
pollici sudaticci e guardarsi attorno con espressione atterrita, si era
messo a passeggiare fra gli scaffali ingombri di cianfrusaglie plurime
e, in quel preciso momento, stava aggiustando le crinoline sudicie di
una bambola di porcellana senza occhi.
Allertato dall'acuto cigolio dei cardini male oliati, appuntò i
propri grandi, sognanti occhi scuri su di loro e li fronteggiò
con insospettabile serenità, come se si fosse trovato nel
salotto di casa, e non in quel sozzo sgabuzzino, stipato di ciarpame:
"Buongiorno, signori: devo ammettere che la mia iniziale sorpresa per
essere stato condotto qui dentro è stata forte, ma,
probabilmente, peccavo di romanticismo al pensiero che gli ambienti di
un distretto di polizia fossero... come dire... più accoglienti."
Sembrava una persona beneducata, dai modi gentili più per indole
che per affettazione, un galantuomo d'altri tempi, di quelli cui si
cede volentieri il posto a sedere sull'autobus, ai quali si
domanderebbe un'informazione con la certezza di essere cortesemente
esauditi, oppure con i quali si intavolerebbe una discussione da
amatori dinanzi a qualche quadro rinomato, in una galleria d'arte.
Inoltre, aveva una voce tenorile e suadente, da parlatore consumato: a
Sam ricordava il limpido acciottolio di un rapido ruscello di campagna
fra i cespugli, o lo sciabordio placido delle onde sulla battigia ai
primi chiarori dell'alba, due suoni rassicuranti.
Due suoni ipnotici.
"La comodità delle infrastrutture degli uffici pubblici,
purtroppo, non è la prima voce di spesa nel bilancio
dell'amministrazione cittadina, signore" fu la blanda replica di Gene,
stillante di falsa condiscendenza, che riportò sulla terraferma
il collega, assorto in quell'estemporanea meditazione riguardante il
teste, il quale ritornò sui propri passi zoppicando
vistosamente, per poi lasciarsi scivolare con qualche difficoltà
sulla sedia e rivolgere loro un sorriso bonario.
Dinanzi a quella candida fiducia, l'ispettore si augurò che Hunt
non lo tartassasse troppo, soprattutto perchè condizionato da
una pertinace omofobia: per quel trippone sbracato, qualsiasi essere
umano di sesso maschile che facesse un uso, anche parco, della buona
creanza non poteva essere altro che un irrecuperabile invertito.
Tuttavia, mentre si accomodava accanto al superiore, ebbe una
momentanea esitazione, nell'attimo in cui gli parve di scorgere un
guizzo, pressochè impercettibile, degli occhi del testimone.
Un guizzo serpentino.
Scrollandosi di dosso quell'insensata inquietudine, Sam
squadernò la cartellina sul tavolo ed esordì, in tono
professionale: "Signor Maugham, alcune settimane fa lei si è
presentato qui per denunciare il furto di un portafogli, di un orologio
da taschino e di un anello collegiale, durante un assalto all'autobus
46 da parte della famigerata banda di Didsbury. Come mai non ha sporto
denuncia direttamente all'Anticrimine, visto che era quel dipartimento
ad occuparsi delle rapine?"
"Ad essere onesti, io sono venuto da voi dopo
aver rilasciato la mia testimonianza agli uomini dell'ispettore capo
Litton" spiegò l'uomo, rilassato e senza accompagnare le proprie
parole con affannati gesticolii di sorta, cosicchè l'ispettore
ebbe modo di osservargli le mani: erano secche, un po' callose, molto
lontane dall'errato stereotipo affusolato e femmineo che tanta fortuna
aveva nei dozzinali romanzetti sentimentali, di certo abbastanza mobili
e lievi per pizzicare sapientemente le corde del suo strumento.
Sarebbero state capaci di atterrare un uomo, o di spezzare un osso?
"Ho avuto modo di osservare il loro metodo di lavoro, mentre svolgevo
il mio dovere di cittadino coscienzioso, e sono costretto ad ammettere
che non li ritenevo molto affidabili, quindi, volendo disperatamente
ritornare in possesso almeno dell'anello, ho preferito replicare la
denuncia."
"Perchè tanto interesse per quel gioiello? E' di particolare
valore?" indagò Hunt, all'erta, prima che il testimone
chiarisse: "Per me, è un oggetto inestimabile, dal quale non mi
sarei mai separato e tutto il denaro del mondo non basterebbe a
ripagarmi di questa perdita... Vedete, signori, quell'anello è
tutto ciò che mi rimane del mio amato fratello maggiore Francis."
Tyler sbirciò di sottecchi la reazione silenziosa del superiore,
in seguito a quella malinconica ammissione: era d'insopprimibile
disappunto. Forse perchè aveva confidato che fosse un pegno,
strappato ad un amante fedifrago, ma nostalgicamente rimpianto, dopo
un'interminabile nottata di amplessi selvaggi, o qualche altra
amenità affine, meglio se condita di oscenità multiple.
"Lasciate che vi riassuma la mia lacrimevole vicenda" iniziò a
raccontare il musicista, un impalpabile velo di tristezza che gli
ombreggiava il volto, fino a quel momento abbastanza ridente: pur
sentendosi in colpa per quel sospetto, Sam non potè impedirsi di
pensare che potesse essere il tocco d'artista di un monologo menzognero
e, almeno a giudicare dal suo atteggiamento circospetto, anche Gene
pareva essere della medesima opinione.
"Sono un uomo di umili origini, i miei genitori erano operai di una
fabbrica tessile locale, i quali, a costo di ammirevoli privazioni,
sono stati capaci di avviare mio fratello alla carriera accademica; per
quanto mi riguarda, sono riuscito a sostenere le spese per gli studi al
conservatorio grazie ad una serie di modesti impieghi, nonostante la
mia menomazione, un brutto ricordo della poliomielite che mi
colpì in tenera età, non mi permettesse di svolgere
lavori pesanti. Quasi tutto pareva procedere per il verso giusto,
finchè non arrivò la guerra.
Io, per ovvi motivi, fui costretto a restare in disparte, mentre
Francis, infiammato di temerario amor patrio, si affiliò
dapprima al gruppo di crittografi che tentavano di decifrare il codice
Enigma, poi, persuasosi di poter essere più utile sul campo,
decise di accollarsi un compito molto delicato e rischioso: si
trasferì in Svizzera e, con il supporto di alcuni lontani
parenti di mia madre lì residenti, si occupava di assicurare un
rifugio sicuro agli ebrei perseguitati dal regime. In particolare,
aveva intessuto una rete di contatti capillari con l'opposizione
sotterranea tedesca, alla quale faceva stipulare regolari passaggi di
proprietà ebraiche, in modo che, al termine del conflitto, i
sopravvissuti non si ritrovassero spossessati di tutti i loro averi, ma
potessero recuperarli dalle famiglie che li avevano riscattati.
Tuttavia, questo gioco non poteva durare a lungo impunemente sotto il
naso del Fuhrer: una notte, tradito da un professore austriaco che
avrebbe dovuto firmare uno degli atti, mentre si trovava in suolo
nemico, venne consegnato alle SS e inghiottito da uno di quegli atroci
campi di sterminio. Non siamo neppure stati in grado di recuperare il
suo cadavere."
S'interruppe, una rabbia sorda, repressa a stento, vibrava fra le note
calde e confortanti della sua parlantina sciolta: Tyler, e un inquieto
Hunt con lui, doveva ammettere che, se si trattava di una recita, la
stava svolgendo in maniera diabolicamente lodevole.
"Mi aveva affidato l'anello prima di partire, sostenendo che non serve
avere una laurea per salvare delle vite. Inutile dire che lo presi in
parola: infatti, quando ci giunsero notizie certe riguardanti la sua
morte, la guerra era ormai finita, pertanto, il solo modo in cui
potessi onorarne il ricordo era assicurando alla giustizia i suoi
assassini, e quel modo si chiama Centro per la documentazione storica ebraica."
"Lei... lei è uno dei volontari al servizio di Simon
Wiesenthal?" intervenne Hunt, visibilmente scosso da quella notizia:
Sam era quasi certo di non averlo visto così sotto tono nei
confronti di un sospettato da quando avevano indagato sul possibile
coinvolgimento del suo venerato mentore, Harry Woolf, negli affari di
un'organizzazione criminale cittadina.
E non era affatto un paragone foriero di sviluppi a loro favorevoli.
"Lo sono stato" confermò il musicista, in tono umile, come se si
fosse trattato delle scelte di un estraneo, o di una trascurabile
inezia. "Dopotutto, non cercavano solo attivisti militanti, e poi io ho
scelto di proseguire il lavoro di mio fratello: sovrintendevo alle
restituzioni patrimoniali, ma, in particolar modo, recuperavo i
possedimenti, il denaro, gli oggetti d'arte e ogni altro bene mobile e
immobile che gli eminenti del regime avevano confiscato alle famiglie
ebraiche, grazie ad una fitta rete di intermediari fra i mercanti
d'arte e, mi duole ammetterlo, i ricettatori."
Allora si schermì, prima di ammettere, serafico: "Mi avevano anche proposto per il CMG, ma ho rifiutato."
"Il Molto Distintivo Ordine di San Michele e San Giorgio? Per la
puttana!" fischiò l'ispettore capo, del tutto interdetto:
qualcuno aveva quasi fatto scacco matto, in quello stanzino putrido, e,
purtroppo, quella mossa decisiva non era toccata a lui.
Dal canto proprio, il collega, che ne aveva abbastanza di barcamenarsi
in maniera disagiata fra un presunto mentitore sopraffino e lo spettro
di un inedito, irresoluto Gene Hunt, stabilì che era giunto il
momento di rimescolare un po' le sorti di quella partita e
azzardò un assalto frontale, gettando sul tavolo la busta di
plastica trasparente contenente il fatidico anello: "E' questo il
cimelio di cui stavamo parlando, signor Maugham?"
"Oh, mio Dio!" fu la spontanea esclamazione di stupore dell'uomo, il
quale tuttavia si guardò bene dal prendere fra le mani l'oggetto
tanto rimpianto. "E' proprio quello di Francis: riconosco il disegno
del battiporta bronzeo a forma di naso del Brazenose College, insegna
araldica semplificata che utilizzano al posto dei complessi blasoni dei
tre fondatori... Come lo avete avuto?"
"E' stato smarrito da uno dei membri della banda di Didsbury, nel corso
di una rapina fallita alla filiale di Farfield Street della Midland
Bank" gli snocciolò in risposta l'ispettore, omettendo qualsiasi
riferimento alla presenza della fantomatica abbinata di delinquenti
gentiluomini.
A confortarlo parzialmente giunse l'insistenza del superiore, che
buttò lì in atteggiamento di simulata noncuranza: "Ha per
caso una qualche idea su come possa essere finito lì?"
"Beh, avranno deciso di tenerlo come trofeo, dopo avermelo sottratto"
suppose il violinista, con formidabile accortezza. "Vedete, signori, si
tratta di un oggetto molto riconoscibile, ed i trafficanti non
accettano volentieri di ricettare qualcosa che può
inequivocabilmente ricondurre a loro... Accadrebbe lo stesso se le
rubassero quella medaglietta, ispettore: rappresenta per caso un San
Cristoforo, patrono dei viaggiatori?"
A quelle parole, Sam si portò istintivamente una mano al collo,
per tastare con i polpastrelli la metallica consistenza dell'oggetto,
sotto la stoffa del colletto sbottonato: quel misterioso contrassegno
gli era comparso addosso al momento del suo rocambolesco arrivo nel
1973 e, da allora, lui non se n'era più separato, ma le persone
attorno a lui non vi facevano pressochè caso: quell'asserzione,
all'apparenza distratta, puzzava di sottile sagacia e di larvato
avvertimento lontano un miglio.
"No, è un San Giuda, patrono delle cause perse" ironizzò
di rimando Hunt, torvo: quell'interrogatorio non stava andando affatto
nel modo in cui si era prefissato di condurlo, pertanto oscillava fra
la belluina tentazione di malmenare a sangue l'effeminato per
estorcergli qualsiasi informazione potesse apparire utile ed il
naturale rispetto per un compatriota dalle indubbie benemerenze.
Ad un tratto, venne malamente distolto dai propri altalenanti propositi
da un infernale baccano, causato dapprima da un convulso trapestio nel
corridoio antistante e, subito dopo, dal sonoro schianto della porta
spalancata, cui fece seguito il turbinoso ingresso nel ripostiglio di
uno sconosciuto urlante: "Questo è un vergognoso abuso di
potere, non avete alcun motivo valido per trattenere qui Rogér!"
Congelati da quella repentina invasione di campo, Sam e Gene alzarono
contemporaneamente lo sguardo verso il nuovo venuto, l'uno fremente
d'interesse, l'altro schiumante di rabbia: si trattava di un ragazzo
sulla ventina, dalla corporatura formosa e ben proporzionata, una
ribelle cascata di boccoli color miele che gli ricadeva morbidamente
sulle tempie e due iridi ambrate accese di incontenibile indignazione.
Se mai un scultore avesse dovuto immortalare nel freddo marmo il
cipiglio furente di un olimpio sdegnoso e bellissimo, offeso dall'empia
superbia di un mortale, si ritrovò a pensare Sam, in un insano
accesso di degenerazione poetica, di certo gli avrebbe dato le
sembianze di quell'ignoto, seducente personaggio.
Un istante dopo, pregò che l'irriverente collega lo ripiombasse
nella squallida materialità contingente con qualche imperitura
battuta lasciva, ma non fu esaudito; tuttavia, si soffermò anche
a riflettere su quanto i movimenti sinuosi di quel giovane efebo, la
sua vocetta squillante e i suoi lineamenti dolci potessero apparire
femminili, con l'ausilio di qualche trucchetto da teatrante.
"Rilasciatelo, immediatamente" ripetè il giovane, aggrottando le
sopracciglia ben disegnate in un'espressione minacciosa e sistemandosi
sulle spalle, con un gesto stizzito, la sciarpetta che gli avvolgeva il
collo sottile, prima che Maugham gli posasse una mano sull'avambraccio
e lo ammonisse, in un miagolio affettuoso: "Hadrian, non saresti dovuto
venire qui: io e i signori stiamo solo facendo una chiacchierata
informale riguardante l'anello di Francis...". Quindi, si rivolse
all'ispettore capo, in tono contrito: "Lo perdoni, ogni tanto si lascia
dominare dal fuoco impetuoso della fanciullezza e diventa
irragionevole."
Per tutta risposta, Hunt insinuò, inquisitorio ed ormai prossimo
a dare in comprensibili escandescenze, visto e considerato che il
controllo della situazione paradossale gli stava inesorabilmente
sfuggendo di mano: "E non è che, oltre a questo, il signor Hart
ha anche il deprecabile passatempo di travestirsi da donna e rapinare
istituti di credito?"
Quella lapidaria stoccata finale ebbe sui presenti, Sam compreso, il
medesimo effetto di una secchiata d'acqua gelida in pieno volto; per un
attimo, un silenzio irreale e soffocante cadde su di loro, la precaria
quiete prima della tempesta, quindi scoppiò il putiferio
generale: Tyler provò ad articolare un'obiezione assennata
dinanzi alla sua incauta esagerazione, Maugham scoppiò in una
risata nervosa che voleva essere riparatoria e Hart, adirato,
strillò in propria altera difesa: "Come si permette di
offendermi in questo modo, bolso cafone irrispettoso? Io sono un
professionista del palcoscenico, non un guitto da operetta, nè
tantomeno un manigoldo da quattro soldi!"
"Sapete che vi dico, signori miei?" chiosò a quel punto
l'ispettore capo, esasperato, mentre raccattava la prova e la
cartelletta e si alzava dalla sedia, "Andatevene tutti a pigliarvelo in
culo, tanto, mi pare di aver capito che l'attività sia di vostro
gradimento, basta che spariate dalla mia vista. Ora!"
Allora, ignorando la successiva sequela di proteste che l'attore gli
vomitò contro, uscì dal ripostiglio con passo marziale e
si rinchiuse, dopo aver sbattuto la porta dietro di sè, nel
proprio ufficio. Il collega fece per imitarlo, ma venne trattenuto da
una cortese perplessità del violinista: "Mi scusi, ispettore,
immagino che, per il momento, non potrò riottenere il mio
anello, giusto?"
"Temo di no: si tratta di un indizio rinvenuto sulla scena di un
crimine, inoltre riguarda un'indagine che non è neppure di
nostra competenza, ma cercheremo di farvene avere notizia quanto prima"
spiegò, lasciando trasparire una certa impazienza che spingesse
l'altro a congedarsi.
In ogni caso, provvide Hart a soddisfare il suo tacito desiderio,
sorreggendo il più anziano compagno per aiutarlo a rialzarsi e
guidandolo fuori dalla stanza, dopo aver promesso, con presuntuosa
acrimonia: "Vi assicuro che questa vicenda non finirà qui:
avrete presto notizie dal nostro legale di fiducia, agenti!"
Non appena furono scomparsi entrambi dal suo campo visivo, l'ispettore
si precipitò nell'ufficio del superiore, il quale, sentendolo
entrare, sollevò appena gli occhi dalle pratiche che stava
fingendo di firmare e gl'intimò, asciutto: "Tyler, quale parte
della parola Vaffanculo non ti è del tutto comprensibile?"
"Boss, guarda che in questa baracca sono io l'adolescente lamentosa e
complessata!" gli rammentò il sottoposto, non del tutto a
proprio agio nel ruolo di puntello dell'autostima altrui. "Comunque, se
può esserti di qualche sollievo, se ne sono andati."
"E speriamo che non ritornino mai più" si affrettò ad
aggiungere Gene, causando un immediato moto d'incredulità in
Sam: "Scusa, stai cercando di farmi capire che non intendi portare
avanti l'indagine? Ma quei due sono Bonnie e Clyde, quelli che ci hanno
smerdati come novellini dementi stamattina, in banca, e adesso
con quella grottesca sceneggiata da telenovela brasiliana!"
Poi, provò a stuzzicarlo dritto al suo tallone d'Achille,
l'immane egocentrismo autocratico, mentre supponeva subdolamente: "Hai
forse qualche problema ad accettare che una zietta possa averti pestato e disarmato, boss?"
"Qui l'unico che ha dei problemi con le donne, con il cervello, con le
preferenze sessuali e, se non ti tappi sedutastante quella ciabatta
rattoppata che ti ostini a chiamare bocca, anche con il pronto soccorso
sei tu, Tyler!" muggì per contro l'ispettore capo, ma il
sottoposto non si lasciò intimidire: "Rovesciarmi addosso ogni
sorta di attacco verbale non ti servirà a farmi desistere,
questa volta... E neanche bersagliarmi con le tue scartoffie!"
insistette, quando un voluminoso pacco di cartellette cartonate prese
inspiegabilmente il volo verso di lui, schiantandosi sul muro alle sue
spalle e svolazzando per tutta la stanza.
"Visto che ti piacciono tanto i filmini mentali, lascia che ne crei uno
tutto per te" decretò a quel punto Hunt, dopo aver
girato attorno alla scrivania per affrontarlo a viso aperto, e a
portata di pugno, "Immagina un'aula di tribunale, piena zeppa di
giornalisti e curiosi, il giorno dell'interrogatorio dell'imputato
Roger finocchietto Maugham per il furto di quel cumulo di cartaccia dal nome impronunciabile e per aver preso parte alla rapina alla Midland Bank.
Abbiamo un eroe del dopoguerra, ex collaboratore dei cacciatori di
nazisti, che ha rifiutato uno dei sei più ambiti riconoscimenti
del Regno Unito, un cittadino modello, dinanzi al quale chiunque abbia
un briciolo di senso civico si inchinerebbe per baciare la terra su cui
cammina, accusato da un poliziotto beone dallo stato di servizio
tutt'altro che immacolato e da quello scassacazzi del suo tirapiedi,
noto per le sue turbe psichiche croniche.
Le prove a carico? Solo un anello del fratello morto, del quale
è stato regolarmente denunciato il furto diverso tempo prima del
ritrovamento sulla scena del crimine, senza contare che avremmo dovuto
consegnarlo all'illegittimo titolare del caso, quel maiale imbellettato
di Litton. Dimenticavo, abbiamo persino la proprompente
femminilità deviata del suo guerresco compagno di letto, che
però, per quanto possa struggersi al riguardo, non è una
donna.
Ora, non credo ci voglia la palla di vetro per sapere che anche un
fottuto avvocatuccio d'ufficio, fresco di studi, c'inculerebbe a morte
senza alcuna possibilità di scampo. E magari tu no, ma io ci
tengo al mio culo, Sammy boy."
"Capisco" asserì Sam, osservando di sottecchi l'espressione
disorientata del superiore, l'unica declinazione della sua variegata ed
eloquente mimica facciale che ancora mancava all'appello. Riusciva a
comprenderne lo stato d'animo: quello sgangherato Wyatt Earp
metropolitano era abituato a riempire di pallottole puttanieri,
trafficanti ed allibratori, non a sfidare in complicati giochi
d'intelligenza uno sfuggente Arsenio Lupin, e uno spavaldo Doc
Halliday, in quel frangente, non gli sarebbe stato di alcun aiuto.
"Quello che ti serve è un Pinkerton," sentenziò allora,
in un marcato tono autoreferenziale, "ed uno maledettamente bravo, per
giunta."
"Non ho bisogno di un fottuto pinguino incravattato che non dorme mai"
obiettò Gene, adamantino nella propria risentita risolutezza,
"perchè non ci sarà nessuna inchiesta!"
Dopodichè, acciuffò il collega per il bavero della
giacca, lo scaraventò di peso fuori dall'ufficio ed
abbaiò contro i presenti, che si erano ammassati lì
attorno per origliare la burrascosa diatriba fra i due: "Signori,
piantatela di starvene lì a mugugnare rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro,
solo per dare l'impressione di lavorare, schiodate quelle chiappone
piatte dalle vostre fottute sedie e filate a sbattere in gattabuia
qualsiasi capellone sovversivo e/o mignotta sfacciata osi guardarvi
storto in mezzo alla strada!"
"Questo vale anche per me?" fu la pietosa resistenza finale
dell'ispettore, quando Hunt soggiunse malevolmente, prima di richiudere
la porta a qualche pericoloso centimetro dal suo naso: "Questo vale
soprattutto per te, Moriarty!"
"Accidenti, non sapevo che il boss avesse preso così male la chiusura di The Goon Show"
commentò Chris, che ciondolava nei paraggi con alcune pratiche
sottobraccio, prima di sporgersi verso Tyler e informarsi, in tono
discreto: "Ehm, capo, quando pensi di darmelo, quel leccalecca?"
*-*
"Da quella parte, nella sala di lettura."
L'ispettore capo Glenn Fletcher si
lasciò scortare dall'agente di guardia attraverso i labirintici
corridoi della Chetham's Library, debolmente rischiarati dal chiarore
pallido delle lampade appese alle pareti. Di tanto in tanto, il
baluginio di un lampo gettava un bagliore macabro sulla scena,
contribuendo a rendere lo scricchiolio dei loro passi sul pavimento di
legno ancor più spettrale, mentre riecheggiava nelle stanze
vuote dell'antico edificio. Oltre le ampie vetrate policrome, una
tempesta perfetta stava inzuppando la città fino al midollo, e
non pareva intenzionata a cessare entro breve: al graduato la pioggia
non dava alcuna noia ed avrebbe fatto spallucce dinanzi a quello
scatenio delle forze naturali, se una prima, vigliacca fitta artritica
non gli avesse trapassato le giunture, nell'imminenza di quel semplice
gesto, ricordandogli che stava diventando vecchio per quelle levatacce.
Finalmente, i due poliziotti
raggiunsero il luogo del delitto, dove un giovane sergente dallo
sguardo vispo stava sorvegliando il lavoro degli uomini della
scientifica: costui, accortosi del loro arrivo, si avvicinò ed
ammonì il superiore, con devota sollecitudine: "Non dovrebbe
strapazzarsi troppo, capo, soprattutto con un tempaccio come questo:
cosa direbbe sua moglie, se sapesse che si trova qui?"
"Non credo che mi piacerebbe
sentirlo, Tyler, ma lei ora non è in città, io non ho
intenzione di rivelarle alcunchè e tu tantomeno, sempre che non
ti vada a genio l'idea di un lungo trasferimento presso le bianche
scogliere di Dover" lo dileggiò bonariamente Fletcher, in
realtà lusingato dalle premure del proprio allievo prediletto:
chiunque avrebbe avuto in futuro l'opportunità di lavorare a
fianco di Sam Tyler, di certo sarebbe stato un uomo molto fortunato.
"Oh, no, per carità: lì
si ammazzano solo per rubarsi la ricetta della più appetitosa
torta di ciliegie o i bulbi di qualche rara pianta ornamentale, e poi
guidano quasi peggio dei Gallesi!" finse di piagnucolare il sergente,
prima di ritornare serio e ribadire: "Comunque, non c'era davvero alcun
bisogno che venisse qui: il patologo sostiene che potrebbe trattarsi di
un banale attacco cardiaco, sebbene non escluda a priori l'ipotesi che
possa essere stato avvelenato."
"La vittima è il
sovrintendente della biblioteca, giusto?" domandò l'ispettore
capo, al che il sottoposto estrasse dalla tasca un taccuino, gonfio di
carte sgualcite e fittamente coperte da una grafia minuta, e lesse
con voce impostata: "Benjamin Trevelyan, sposato con l'ex collega ed
ora direttrice della John Rylands Library Gertrude Trevelyan, che
abbiamo contattato e che dovrebbe arrivare tra poco. Parlando con il
custode, abbiamo scoperto che il professore era solito trattenersi al
lavoro fino a tarda notte, soprattutto quando doveva esaminare i nuovi
acquisti dell'istituzione..."
"C'è qualcosa che non ti
convince, Sam?" lo interruppe il superiore, dopo aver percepito l'ormai
familiare nota scettica nell'esposizione, all'apparenza piana,
dell'assistente: quel giovanotto prometteva bene, e non solo
perchè era stato lui ad insegnargli tutti i trucchi del mestiere.
"Vuole la notizia buona, quella
cattiva o quella pessima, capo?" premise allora il sergente, poi, senza
attendere l'autorizzazione di Fletcher, proseguì in tono
compunto: "La buona notizia è che, probabilmente, la nostra
vittima non trascorreva le proprie serate da solo, almeno in
quest'ultimo periodo: pare che si vedesse, qui in biblioteca, con una
certa Nancy, una procace e matura fioraia che lavora in un negozietto
di Whity Grove, e non escludo che potesse trovarsi in sua compagnia
anche stasera.
La cattiva notizia, che poi sarebbero
tre, è che abbiamo due inspiegabili sparizioni ed un'apparizione
altrettanto immotivata: infatti, ho mandato alcuni agenti a cercare
questa famigerata Nancy nel luogo in cui lavora, e pare che non la
vedano da quasi una settimana; inoltre, è scomparso anche il
prezioso volume sul quale il professore stava lavorando, un'edizione
cinquecentesca veneziana di The Strife of Love in a Dreame, o roba del genere... In compenso, abbiamo rinvenuto questo, vicino al cadavere."
A quel punto, porse all'ispettore
capo una busta trasparente sigillata, contenente un anello con castone:
"Sullivan, della Scientifica, mi ha detto che è un anello
collegiale di Oxford. Il problema è che non è della
vittima, il quale indossa ancora il proprio, che, per inciso, è
di Cambridge, e dubito fortemente che una fioraia possa fregiarsi di
gingilli del genere."
"E la notizia pessima, Tyler?" chiese
il superiore, mentre esaminava il reperto con aria assorta.
L'interlocutore titubò per qualche attimo, prima di rivelare:
"Circolano voci spiacevoli e non del tutto infondate sui coniugi
Trevelyan: pare che siano ladri di libri antichi, signore..."
"Ispettore capo Fletcher, è
arrivata la moglie della vittima" interloquì ad un tratto uno
degli agenti di guardia, oltrepassando la porta della sala di lettura,
"ed è in compagnia di un amico di famiglia, un tale Roger
Maugham..."
"CHI?" urlò Sam, svegliandosi di soprassalto, giusto in tempo
per picchiare una dolorosa capocciata contro il basso tettuccio della
Ford Cortina.
Al suo fianco, al sedile di guida, Hunt sterzò bruscamente,
inveendo contro un anziano pedone che aveva avuto la malaugurata idea
di esigere una precedenza da quel tremendo pirata della strada, e
rispose, con sarcastica naturalezza: "Jimmy Saville, Sammy boy:
continuava a chiedere in regia chi cazzo fosse quel sonnambulo
rompicoglioni che non smetteva di parlargli sopra, mentre cercava di
leggere le notizie della sera."
"Detto da uno che, quando russa, ti fa rimpiangere la vicinanza di una
segheria del Grande Nord in piena attività, suona quasi
offensivo, boss" si accigliò il collega, quindi gettò una
rapida occhiata fuori dal finestrino e s'informò, perplesso:
"Dove stiamo andando e, soprattutto, come ci sono finito dentro la tua
macchina?"
"Smettila di guardarmi con quell'espressione da verginella tremebonda,
come se fossi sul punto di abusare sessualmente di te: me ne guardo
bene!" lo schernì l'ispettore capo, dopo aver bruciato
l'ennesimo semaforo rosso e strombazzato contro chiunque osasse
contestare la sua guida criminosa.
Dal canto proprio, il sottoposto era indeciso se angustiarsi per la
propria autoconservazione, come gli capitava di fare ogni volta che si
trovava a bordo della Ford Cortina con quel pericolo pubblico a piede
libero, oppure ringraziare le divinità di tutti i pantheon che
conosceva per avergli restituito il vecchio, grasso tiranno di sempre,
quello che percuoteva le dita dei sospettati reticenti con la cornetta
del telefono, che sparava giudizi corrosivi e piombo bollente su
chiunque fosse diverso dal suo modo opinabile di vedere il mondo, e
sì, anche quello che lo chiudeva nel bagagliaio dell'auto, solo
perchè non condivideva i suoi legittimi sospetti.
"Ti sto riaccompagnando nella tua tana per topi, Tyler" gli
spiegò il superiore, mentre infrangeva un altro paio di regole
del codice della strada, senza darsene particolare pena, "Se preferivi
restare a dormire sulla scrivania, avresti dovuto appenderti al pisello
un cartello con su scritto Non disturbare."
Scegliendo di sorvolare sul modo in cui quello scorbutico grizzly
biondo potesse averlo trascinato fuori dal dipartimento e caricato sul
sedile del passeggero a peso morto, il poliziotto gli confessò,
con espressione preoccupata: "Bonnie e Clyde lo hanno già
fatto... cioè, lo faranno di nuovo, boss: un criminale ancora
impunito per un libro di valore, ma, la prossima volta, qualcuno
finirà per farsi male"
"Non ci provare, Sammy boy: non sono ancora abbastanza ubriaco per
poter ascoltare queste stronzate senza riempirti di botte" lo
zittì Gene, prima di inchiodare dinanzi al desolato caseggiato
di periferia in cui risiedeva l'ispettore, quindi lo scacciò in
malo modo: "Posso sapere che stai aspettando, ancora? Che ti
porti un bicchiere di latte caldo, ti rimbocchi le coperte e ti dia un
fottuto bacino della buonanotte?"
"Il Signore me ne scampi!" bofonchiò a mezza bocca Sam,
richiudendosi la portiera dietro le spalle e guardandolo sgommare via
con l'acceleratore a tavoletta, quando un'intuizione folgorante lo
colse, costringendolo a precipitarsi in casa.
Riuscì ad inciampare, nell'ordine, nella testiera arrugginita
del letto, in una sedia di legno che non ricordava di avere e persino
in un lieve dislivello fra le fughe delle piastrelle, prima di
concludere che, forse, sarebbe stato opportuno che si decidesse a
cambiare quella stramaledetta lampadina fulminata, e non solo per
l'integrità delle proprie rotule; comunque, fu in grado di
individuare, a tentoni, il telefono, compose un numero a memoria con
febbrile impazienza e attese, finchè una voce femminile
insonnolita non mugugnò, dall'altro capo dell'apparecchio: "Sam,
lo sai che ore sono?"
"Le undici?" provò, contrito, mentre si faceva violenza per
ostentare una certa, autorevole disinvoltura: un semplice abbozzo di
conversazione con Annie, in quel periodo, era capace di smontare ben
più della sua straripante logorrea innata.
"Le undici e mezzo" chiarì la ragazza, piccata, ma senza
polemizzare ulteriormente, "Immagino che si tratti di un'emergenza: in
cosa posso esserti d'aiuto, capo?"
"Tu... hai ancora quel fascicolo di appunti?" le domandò
l'ispettore, quindi, percependo la viva perplessità
dell'interlocutrice, aggiunse, a mo' di sommario chiarimento: "Quello
con le informazioni sul mio mondo d'origine, che ti avevo dato da
leggere non appena sono stato catapultato in questa specie di
Pleistocene urbano dell'investigazione arbitraria."
"Ah, sì, ora ricordo... Credo che sia qui in casa, da qualche
parte" rispose la poliziotta, prima di avvisarlo, in tono di scherzosa
minaccia: "Non pretenderai che mi metta a cercarlo adesso, vero?"
"No, puoi portarmelo domattina, al dipartimento" la
tranquillizzò il superiore, congedandosi con un timido, ma
riconoscente: "Sei un angelo, Annie."
"Sì, un angelo terribilmente assonnato: sogni d'oro, capo"
terminò la giovane a propria volta, e riagganciò.
Se non fosse stato immerso in un'oscurità pressochè
totale, Sam avrebbe potuto vedere, riflesso nello specchio crepato
affisso alla parete di fronte, un sorriso radioso illuminare i suoi
lineamenti fini: per quanto non riuscisse ad allacciare altri brandelli
di memoria alla breve visione che aveva avuto di quel caso futuro, non
dubitava che avrebbe trovato risposte esaustive in quella silloge,
scritta di suo pugno, degli avvenimenti dei trent'anni successivi. E
corroborare le proprie certezze l'avrebbe presumibilmente aiutato nella
sovrumana impresa di far capitolare la pervicace, immotivata
aberrazione del pingue despota per quell'indagine.
"Sa, ispettore Tyler, quando arrivo
in una città, chiedo sempre chi sono le dodici donne più
belle, chi sono i dodici uomini più ricchi e chi è l'uomo
che può farmi impiccare."
Il poliziotto trasalì, reprimendo a stento un grido atterrito,
il quale non avrebbe di certo giovato alla sua già di per
sè malsana posizione, mentre scorgeva, con i nervi a fior di
pelle ed il cuore martellante nelle tempie, il proprio inconfondibile
visitatore dalla voce melodiosa e stentorea veleggiare a passo non
più claudicante verso il cono di luce, che un lampione morente
del marciapiede dirimpetto proiettava attraverso le veneziane sbilenche
della finestrella aperta.
"Stendhal. Davvero notevole, signor Maugham," formulò con
traballante sicumera, riconoscendo la dotta citazione, "ma continuo a
preferire P.D. James, come lettura da comodino."
"La sua colta arguzia le fa onore, ispettore Tyler" si
complimentò di rimando il violinista, sinceramente
impressionato, "soprattutto se confrontata con la spregevole, incolta
bassezza che si compiace del proprio stato meschino dei soggetti con
cui lavora."
"Se li conoscesse meglio, non userebbe definizioni tanto inclementi nei
loro confronti" controbattè Sam, mite, mentre temporeggiava con
ogni singolo senso in allarme per indovinare dove volesse andare a
parare quella sorta di ingannevole cobra antropomorfo che si era
introdotto di soppiatto in casa sua. "Comunque, se desiderava
dissertare di alta letteratura in mia compagnia, poteva semplicemente
chiedermi di offrirle una tazza di thè."
"Ahimè, non sono qui per renderla partecipe di un confronto
così ameno, purtroppo" si dolse a quel punto il musicista,
cosicchè il poliziotto, subodorando l'imminenza di una svolta
non calcolata e rischiosa, ruppe gli indugi per obbedire ad uno dei
dieci
comandamenti inculcatigli dal maestro, questa volta in carne ed
ossa, Glenn Fletcher: diretto con i melliflui, elusivo con gli impulsivi: "E' venuto qui per uccidermi, signor Maugham?"
Per tutta risposta, l'altro scoppiò a ridergli in faccia, dopo
essere venuto meno al proprio consueto atteggiamento meticolosamente
controllato: "Ispettore Tyler, non mi accomuni all'infima marmaglia che
la pagano per perseguire: io sono solito togliere di mezzo soltanto
coloro che sono indegni di far parte di una società che si
autodefinisca civile. E gli idioti di strette vedute con i quali
è impossibile trattare."
"Lusingato di non appartenere a nessuna delle disonorevoli categorie
suddette" dichiarò Sam, pacato, in attesa che l'altro si
decidesse finalmente a scoprire le carte, come accadde: Maugham
piantò i propri scattanti occhi da rettile sul suo volto teso e
propose, in tono di ambigua complicità: "Ispettore Tyler,
l'espressione associazione a delinquere potrebbe suscitare in lei un positivo riscontro?"
CONTINUA...
Miei cari lettori, due sole parole: un parto.
Sì, perchè se voi siete arrivati fino a questo punto
senza maledirmi/suicidarvi/chiudere la pagina internet, significa che
io sono riuscita, quasi a costo della mia vita, a mantenere desta la
vostra attenzione, nonostante i due macroscopici spiegoni
che costituivano l'ossatura di questo capitolo. Comunque, vi posso
assicurare che i prossimi atti (due o tre, a seconda
dell'intensità del prossimo attacco di bulimia narrativa)
saranno più vivaci, purtroppo le parti di transizione sono
necessarie, quando si cerca di imitare l'andamento di un episodio
ufficiale.
Ma ora basta tediarvi con questi inutili scleri da narratrice frustrata!
Prima delle note, una piccola chicca: vi annuncio ufficialmente che
sono riuscita a convincere mia madre a votarsi al Lato Life on Mars
della Forza. Infatti, avendola costretta a leggere il suddetto capitolo
per constatarne il potenziale soporifero su di un ignaro lettore-base,
mi sono sentita rispondere, con mio sommo stupore, che S&G le sono
diventati abbastanza simpatici, asserzione che da un'odiatrice convinta dello slash e purista dell'italico idioma è quantomeno incoraggiante.
Non ho ancora scoperto per chi dei due parteggi, ma conto di riuscirci entro il prossimo atto...
Ed ora, veniamo alle (dolenti) note:
1) Il Tardis è una sorta di astronave/macchina del tempo, a
forma di cabina telefonica d'emergenza della polizia britannica degli
anni cinquanta, utilizzata dall'alieno Dottor Who per i propri viaggi
spazio-temporali, nell'omonimo telefilm inglese dalla storia
pluridecennale. Il lato buffo della vicenda è che John Simm
(a.k.a. Sam Tyler) ha recitato la parte dell'irriducibile nemesi del
Dottore, The Master, in una delle stagioni più recenti della
serie.
2) Anche la battuta del leccalecca non è così casuale
come vorrebbe sembrare: infatti, è una delle frasi distintive
dello scorbutico, anziano ispettore capo Jack Frost, protagonista della
serie poliziesca britannica A touch of Frost,
ancora in corso; uno dei sergenti di fiducia di questo personaggio,
Terry Reid, era interpretato da Robert Glenister, fratello maggiore di
Philip (a.k.a. Gene Hunt).
3) L'asserzione di Sam riguardo al fatto che Jack lo Squartatore usasse
cerone ed altri ritrovati da palcoscenico per non essere riconosciuto
è in linea con la teoria sposata dalla scrittrice ed
investigatrice forense Patricia Cornwell, la quale, nel
romanzo-inchiesta Jack the Ripper- Case closed,
attribuisce anche questo espediente al suo presunto colpevole, il
pittore Walter Sickert. Frederick Abberline è stato uno dei
più acuti e meticolosi investigatori ad occuparsi del caso di
Jack lo Squartatore, appunto.
4) Il Cathach di San Columba
è un salterio insulare di VII sec. d.C., davvero custodito alla
Royal Irish Academy di Dublino: la sua leggendaria storia è
esattamente quella che vi ho narrato per bocca del bancario scozzese.
5) Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, le domande del videogioco di The Millionaire sono davvero
così bastarde, io mi ci sono scornata con lo schermo interattivo
a disposizione del passeggero, mentre volavo a San Francisco. Sappiamo
dallo stesso Sam che è stato in Messico, nell'episodio 01x04.
6) Civilization, presentata dall'azzimato Kenneth Clark, è una serie di documentari storici prodotti dalla BBC negli anni '60.
7) Il Corpus Christi ed il successivo Brazenose College sono due
collegi storici di Oxford: il primo è rinomato per gli studi
classici, in particolare, mentre il secondo deve la sua peculiare
notorietà al curioso battiporta a forma di naso, usato anche
nell'araldica del collegio. Non so se gli anelli collegiali siano fatti
esattamente nel modo in cui li ho descritti, comunque passatemi questa
modesta licenza poetica.
8) Einsiedeln è una cittadina svizzera, particolarmente
frequentata dai filologi e dai paleografisti di tutti i tempi per i
molti manoscritti preziosi custoditi nell'abbazia locale.
9) L'onciale è un'antica scrittura maiuscola, usata dagli amanuensi nei codici manoscritti dal III al VIII secolo d.C.
10) Il principio di Locard, legge-cardine dell'investigazione forense,
postula che non vi possa essere alcuna interazione fra soggetto agente
e scena del crimine, senza che il primo non lasci alcuna traccia sulla
seconda. Anche questo concetto è mutuato dai romanzi di Jeffery
Deaver.
11) Lo Speaker's Corner
è un angolo di Hyde Park, a Londra, nel quale ognuno è
libero di mettersi ad arringare la folla circostante dissertando
riguardo ad un argomento a piacere.
12) Oscar Wilde era omosessuale, e su questo siamo tutti d'accordo;
Batman e Robin sono stati accusati di esserlo, dallo psicologo Fredric
Wertham nel 1954; su John Wayne circolano voci mai smentite... ma non
fatene parola in presenza di Hunt!
13) Il codice Enigma era il sistema di comunicazione cifrato in uso
presso le forze armate tedesche nel corso della Seconda Guerra
Mondiale: venne decrittato da un'equipe multidisciplinare, di stanza in
Inghilterra.
14) Il Centro per la documentazione storica ebraica,
fondato a Vienna da Simon Wiesenthal al termine del secondo conflitto
mondiale, era formato da volontari che si occupavano di rintracciare i
gerarchi nazisti datisi alla macchia.
15) Il sovrintendente Harry Woolf, mentore di Gene Hunt, compare
nell'episodio 02x02, insieme all'omologo di Sam Tyler, Glenn Fletcher,
nominato più avanti.
16) Il Molto Distintivo Ordine di San Michele e San Giorgio è
una delle sei più importanti onorificenze del Regno Unito, e
viene concessa a chi si renda meritevole per conto della Corona
nell'area del Commonwealth o nei confronti di un paese straniero.
Consta di tre gradi (Companion, Knight, Grand Commander), il CMG è quello più basso.
17) Cosa accipicchiolina ci sia sulla medaglietta che porta al collo
Sam è un enigma che mi perseguita dalla prima puntata: ergo, quelle che avete letto sono mie opinabili illazioni al riguardo.
18) Lo sceriffo Wyatt Earp e il dentista Doc Halliday parteciparono
entrambi al leggendario scontro a fuoco all'Ok Corral, presso
Tombstone. Arsenio Lupin è, invece, il proverbiale ladro
gentiluomo.
19) Pinkerton è il nome di un'agenzia investigativa americana,
nonchè servizio di sicurezza privato, fondata nel 1850. I suoi
appartenenti erano riconoscibili per l'abbigliamento scuro ed
impeccabile ed il loro motto recitava, appunto, We never sleep.
20) Rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro e Moriarty sono due tormentoni lanciati dallo show radiofonico surreale della BBC The Goon Show,
trasmesso principalmente negli anni '50 e che aveva, fra gli altri
interpreti, il celebre attore Peter Sellers (la Pantera Rosa vi dice
nulla?).
21) La Chetham's Library è una delle più antiche e famose
biblioteche di Manchester, che avremo modo di conoscere meglio nel
prosieguo della storia. Le bianche scogliere di Dover si trovano nel
Kent, area sud-est dell'Inghilterra. The Strife of Love in a Dreame è il titolo inglese della misteriosa Hypnerotomachia Poliphili,
opera rinascimentale allegorica di autore ignoto (spesso attribuita ad
un gioco intellettuale dei massimi letterati del tempo).
22) A voler essere davvero pignoli, il fascicolo di appunti sul futuro
consegnato da Sam ad Annie nell'episodio pilota avrebbe dovuto
contenere solo riferimenti a fatti storici non ancora avvenuti;
tuttavia, per esigenze narrative, ho deciso di includervi anche
resoconti sulle indagini compiute da Tyler nella sua vita precedente.
23) P.D. James è un'autrice inglese di romanzi gialli, la quale era già attiva al principio degli anni '70.
@Bluesmoke: Carissima, mi fa
piacere che tu abbia apprezzato il primo atto di questa pazzia: mi
è stato abbastanza facile scriverlo, sia perchè ho solo
dovuto riadattare uno spunto abbozzato che avrei dovuto usare per una
fanfiction su C.S.I. New York (in cui la rapina non aveva risvolti
tanto surreali, ma la concatenazione degli eventi era piuttosto
simile), sia perchè ho riso per tutto il tempo, mentre digitavo.
Al contrario che in questo infame capitolo... Ma tant'è, spero
che tu abbia gradito anche questo, sebbene più "dimesso".
Come ho già ripetuto più volte, mi riesce quasi spontaneo
far scornare i due, mettendo a frutto una vena nascosta di
scurrilità grottesca che non sospettavo di avere; pertanto,
orrore e raccapriccio mi colgono, ogni volta in cui odo ventilata
l'ipotesi di un rifacimento italiano di LoM, sia perchè,
qualsiasi attore sceglieranno, non sarà mai all'altezza degli
omologhi inglesi (serie americana docet...
ahimè), sia perchè gli sceneggiatori italiani non sono
geneticamente portati a scrivere certi tipi di battute... finiranno per
buonizzare tutto, come al solito, me tapina!
Comunque, anche questi sono tutti miei inutili scleri.
Concludo premettendo che i prossimi atti potrebbero richiedermi un po'
più di tempo, per quanto riguarda la pubblicazione: infatti, sto
preparando un esame pesante, quindi non riuscirò a
dattiloscrivere se non di sera, ma, in ogni caso, non è prevista
una tempistica millenaria...
Al prossimo atto!^^
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Capitolo 3 *** Charade ***
PICIIIefp
Act Three
Charade
"Why do you leap thus from mood to mood?
Your love and hate both go too far, on whomever centred."
Euripide(*)
"Pronto, boss?"
Sam non si lasciò scoraggiare dalla lunga pausa di silenzio che
seguì le sue parole, dall'altro capo dell'apparecchio: oltre a
scorgere l'ombra corpulenta di Hunt riflessa sui vetri smerigliati
dell'ufficio, vedeva distintamente inequivocabili volute di fumo di
sigaretta salire dall'interno della stanzetta, tradendo la presenza
certa dell'occupante.
Costui, dopo aver intuito che non sarebbe riuscito a levarsi di torno
quella ronzante zecca a due gambe solo con una resistenza passiva,
salmodiò, in tono compunto: "Risponde la segreteria telefonica
del Mago di Oz. Lo stregone, al momento, è assente: sta usando
le proprie inarrivabili doti amatorie per rendere questa giornata
indimenticabile per la Buona Strega del Nord. Lasciate un messaggio
dopo il segnale acustico e sarete richiamati, tutti, tranne
quell'immane scassacazzi dell'ispettrice Dorothy Tyler."
"Oh, Gesù, Giuseppe e Maria!" gemette a mezza bocca il
sottoposto, sconsolato, prima di stabilire che scomodare la Sacra
Famiglia per quell'osceno panzone, oltre a risultare alquanto blasfemo,
sarebbe stato del tutto improduttivo. Quindi, ringhiò di
rimando: "Smettila di fare lo stronzo, è una faccenda grave!"
"Se davvero lo è," dubitò una voce gutturale,
perfettamente udibile anche attraverso le spesse pareti dello studiolo,
"perchè mandi a puttane le sudate tasse della comunità
usando la linea interna, quando ti trovi sì e no ad un tiro di
sputo dal mio ufficio?"
"Perchè mi risulta di non essere persona gradita, all'interno
della tua cittadella a regime dittatoriale, boss" controbattè
l'ispettore, alludendo all'esito lapidario della loro discussione su
Bonnie e Clyde, avvenuta il pomeriggio precedente: possibile che
quell'emotivamente intangibile scimmione avversasse a tal punto
l'improbabile coppietta di ladri da aver rimosso qualsiasi particolare
inerente all'argomento?
"Comunque, non è questo il punto" riprese subito, per poi
rivelare, in un esitante fil di voce: "Ho parlato con Roger Maugham,
ieri sera."
Fu questione di un attimo, un impercettibile spostamento d'aria, un
lieve refolo che gli solleticò lo zigomo, prima che la punta
d'acciaio di una freccetta si conficcasse, con uno schianto assordante,
nel malleabile metallo di scarsa qualità dell'armadio dietro di
lui, nel punto esatto in cui si sarebbe trovata la sua faccia, se un
sibilo sinistro non l'avesse persuaso a balzare di lato, appena in
tempo.
Strabuzzando gli occhi dinanzi alle alette di plastica che ancora
vibravano per il colpo a qualche millimetro dal suo naso a patata,
Tyler impallidì, contrasse le dita attorno alla cornetta del
telefono, camuffò un istintivo gridolino isterico in un singulto
altrettanto alterato e strillò, in maniera non del tutto
mascolina, ma direttamente proporzionale al terrore che l'aveva quasi
sopraffatto: "Che cazzo ti è saltato in mente, boss? Potevi
uccidermi, con quell'affare!"
"Taci!" ululò per tutta risposta Hunt, materializzatosi sulla
porta dell'ufficio con lampanti intenti omicidi che trasparivano da
ogni singolo tratto aggrottato del suo volto. "Mi sto ancora dando del
coglione per aver sbagliato mira!"
Tutte le dannate volte in cui veniva agguantato, strattonato e percosso
da quell'incontrollabile despota, Sam si stupiva di come una tal massa
di grasso cadente e muscoli fuori forma fosse in grado di muoversi in
modo così veloce da coglierlo sempre di sorpresa: forse,
meditò tristemente in quel momento, mentre veniva trascinato
senza alcuna pietà in direzione dello studio, era lui ad avere
riflessi imbarazzanti e prevedibili, alla stregua di un ottantenne
rincitrullito.
"Deduco che il mio esilio forzato dai tuoi tirannici lidi sia appena
finito..." ironizzò, cercando di opporre una strenua quanto vana
resistenza alle mire dell'iracondo ciccione, il quale soffiò,
prima di chiudere la porta alle loro spalle e scagliarlo contro il
mobile più vicino: "Non voglio che qualcuno scivoli sul tuo
lurido sangue e si faccia male, dopo che avrò finito di ridurti
in poltiglia!"
Tyler cozzò contro lo spigolo della scrivania, un atterraggio
traumatico che gli mozzò il fiato in gola, quindi avvertì
la stretta ferrea delle dita tozze di Gene attorno al proprio collo ed
il suo algido muggito che lo avvertiva: "Oggi sono di buonumore, Sammy
boy: ti concedo ben due secondi per darmi una spiegazione ragionevole o
un ultimo, fottuto desiderio, poi perderò il controllo delle mie
azioni."
Senza avere neppure la forza per dimenarsi, l'ispettore esalò,
ricorrendo al poco ossigeno rimastogli nei polmoni: "Vuole che
lavoriamo per lui, boss."
"Merda, questa è una risposta valida" fu costretto ad ammettere
il superiore, con cocente delusione, dopo aver allentato la presa
soffocante dal sottoposto ed avergli permesso di accasciarsi al suolo,
più o meno incolume. Allora, ignorando l'ostentato massaggio al
collo martoriato e lo sguardo colmo di biasimo del collega, si assise
di nuovo, pesantemente, sul proprio cigolante trono e prese a
giocherellare in atteggiamento minaccioso con una seconda freccetta
appuntita: "Esigo un resoconto dettagliato della tua chiacchierata
notturna con quella checca, sempre che, per puro culo, tu non l'abbia
registrata."
"Boss, in casa mia è già un miracolo trovare un barattolo
che non sia infestato da tarme sul piede di guerra, perchè non
c'è nulla da rodere, figurarsi un registratore..." tentò
di giustificarsi il poliziotto, ricevendo a mo' di prevedibile replica
un ruvido: "Sei tu quello che rompe per farcelo portare persino al
cesso, Tyler."
D'accordo, questa se l'era meritata.
Pertanto, incassò stoicamente la stoccata e proseguì nel
proprio racconto: "Non che ci sia molto da dire, boss: credo che abbia
capito di non aver a che fare con dei lobotomizzati irrecuperabili
della serie Litton e co., dunque ha pensato che, se vuole uscire
vincitore e pulito da questa storia, non ha altra scelta che allearsi
con noi."
"E in che cosa consisterebbe questa alleanza?" pretese di sapere
l'ispettore capo, senza curarsi affatto di celare l'enfatica repulsione
che il pensiero di dover avere ancora a che fare con quel paio di
criminali atipici suscitava in lui. "Ci serviranno su di un vassoio
d'argento un'altra mezza sega di delinquente, in cambio di qualche
scartoffia antiquata?"
"All'incirca, hai fatto centro, boss" annuì il sottoposto,
apprezzando quella scurrile, ma efficace capacità di sintesi
più di quanto sarebbe stato opportuno da parte sua. "Noi
scegliamo un malvivente della città, beninteso uno che possieda
qualche rara opera d'arte di valore, preferibilmente libri: loro
dirigono le operazioni di arrembaggio e saccheggio, tenendosi la
refurtiva, mentre noi assicuriamo il cattivo alla giustizia e teniamo
la boccaccia chiusa sui loro illeciti maneggi. Mi ha persino giurato
che lasceranno Manchester, ad affare concluso."
"Certo, e io mi scoperò Anita Pallenberg nell'attico con piscina dell'hotel Majestic"
sbuffò Hunt, assai poco persuaso, prima di obiettare: "A che
punto arriva l'inculata, Sammy boy? No, perchè magari tu ci sei
abituato, ma io preferirei prepararmi psicologicamente alla perdita
della mia seconda verginità, se è proprio inevitabile."
Beh, questa se l'era meritata
un po' meno, ma poteva concedergliela, anche se solo per riuscire a
convincerlo ad imbarcarsi in quella rischiosa e inusuale caccia al
ladro: "Ovviamente, Maugham non è stato esplicito al riguardo,
tuttavia sospetto a ragione che cercheranno di fotterci, nel senso
traslato del termine, prima della fine della storia. Però, se
intendono ucciderci o annientare la nostra reputazione già di
per sè traballante, questo non mi è dato saperlo."
Quindi, arricciò le labbra sottili in un ghigno saputo e
gettò sul tavolo il proprio asso nella manica, augurandosi di
strappare almeno uno strascicato mugugno d'apprezzamento al superiore:
"E' per questo che ho già in mente un piano per batterli sul
tempo ed incastrarli."
Dovette accontentarsi di un folto sopracciglio biondo cenere che
s'inarcava con aria interessata, massima esternazione di stima
possibile nello stato d'animo ancora bellicoso del ciccione.
Perciò, interpretandolo come un tacito invito a chiarire la sua
macchinazione, premise, serio: "Prima di esporti la mia idea, mi devi
promettere che, finchè questa vicenda non sarà risolta ed
archiviata, ti sforzerai di non contestarmi parola per parola e di
attenerti agli accordi presi, boss."
"E poi, pretendi anche che finga di essere il tuo amante, Sammy boy?"
sbottò a quel punto Gene, prima che un tenue velo di rossore
reticente accendesse le guance tonde dell'ispettore, il quale
arretrò di qualche passo verso la porta, nell'illusoria speranza
che il collega facesse di nuovo cilecca con il dardo, mentre
confessava, a disagio: "Beh, ecco, era l'unico modo per persuadere
Maugham a far entrare anche te nell'accordo... Intendo, sostenere che
siamo... intimi."
Ok, tentare di abbatterlo lanciandogli contro la lampada alogena da tavolo era decisamente
eccessivo, ma, dopo quella vergognosa ammissione, Sam aveva addirittura
previsto che l'indomabile panzone potesse scaricargli in corpo, con
deviata gaiezza, l'intero caricatore dell'arma di ordinanza; quindi,
rivedere le proprie tragiche stime al ribasso non gli dispiacque per
nulla e trovò persino un briciolo di coraggio per fare del
blando sarcasmo, dopo aver schivato il voluminoso proiettile: "Mobilia
che prende il volo, freccette impazzite, voci surreali nei telefoni: in
questo dipartimento si verifica un numero impressionante di fenomeni
metapsichici, privi di una spiegazione logica. Forse dovremmo chiamare
quelli di Leap in the dark..."
"Fossi in te, mi preoccuperei piuttosto di chiamare un becchino,
Tyler!" lo fulminò verbalmente il superiore, dopo essere
scattato in piedi ed averlo acciuffato con la consueta, insospettabile
agilità violenta. "Dammi una buona ragione per cui non dovrei
trucidarti all'istante e spargere per le vie della città i tuoi
fottuti resti, detestabile finocchio cialtrone!"
"Perchè ti porto consiglio con devota saggezza, perchè ti
impedisco di brancolare nel buio in preda ai tuoi istinti animaleschi
e, soprattutto, perchè ti ho salvato da morte pressochè
certa non più di sei mesi fa?" pigolò con voce esile il
sottoposto, anche perchè l'incessante scuotimento, a cui
l'ispettore capo lo stava crudelmente sottoponendo, non gli concedeva
di utilizzare un'inflessione meno remissiva.
"Tardive ed insufficienti ammende per aver anche solo osato pensare di
puntarmi contro una pistola, permettendo a Vic Tyler di svignarsela..."
lo liquidò Hunt, urticante, esitando prima di mollargli una
feroce ginocchiata all'inguine quel secondo che fu sufficiente al
collega per giocare l'estrema carta della salvezza: "Dovevo pur vincere
le sue resistenze: Maugham ha una pessima opinione di te, ti reputa
nient'altro che un presuntuoso ignorante che si crogiola con becera
beatitudine nel proprio meschino stato di indegnità morale."
Non erano le precise parole usate dal violinista per tracciare un
crudo, realistico ritratto dell'ispettore capo, tuttavia Sam si
sentì autorizzato a calcare la mano, sia perchè intendeva
colpire nel segno, sia perchè, ogni tanto, un po' di veleno fine
a se stesso voleva poterlo sputare a propria volta.
Comunque, ottenne il risultato desiderato, e con tanto di interessi: il
superiore ritrasse gli artigli paffuti e storse la bocca in una smorfia
di atroce stupore, le narici dilatate e frementi alla stregua di un
toro pronto alla carica e gli occhi chiari iniettati di sangue; pareva
davvero sul punto di massacrare qualcuno, peccato che, notò il
collega con lugubre scorno, il solo olocausto umano disponibile nel
raggio di alcune miglia fosse lui.
"Giuro sulla mia Ford Cortina che quella zietta non vedrà l'alba
di domani per vantarsene con le comari del suo fottuto club del ricamo,
quant'è vero che sono Gene il Genio!" latrò allora
l'altro poliziotto, ben più che determinato a disseppellire
l'ascia di guerra ed adoperarla in modo alquanto sanguinoso sulla
propria nuova, elusiva nemesi, dimentico persino del lato imbarazzante
della mascherata.
L'ispettore, per contro, si morse la lingua a sangue per non lasciar
trasparire la benchè minima traccia di soddisfazione dinanzi
all'ennesimo successo della propria cervellotica lungimiranza, peraltro
conquistato quasi a costo dell'incolumità personale.
"Voglio sapere tutto di quel piano, Tyler, anche quante volte..."
esordì il superiore, dopo aver riassunto un'espressione un po'
meno spaventosa, ed avrebbe presumibilmente concluso l'intimazione con
qualche tipica metafora sboccata, se un discreto colpo di nocche sulla
porta non l'avesse interrotto, facendogli brontolare, invece: "Chi
rompe?"
"Seguire le urla disumane è stato proficuo..." osservò
Annie, in un accenno d'ironia, mentre socchiudeva timidamente la porta
e porgeva una spessa e disordinata cartella d'appunti a Sam, in piedi
accanto allo stipite: "Questo è quello che mi avevi chiesto,
capo: spero possa esserti utile."
"Gentilissima. Come sempre" miagolò il collega, prima di
togliere di mano alla ragazza il fascicolo, ricambiando la cortesia con
uno sguardo intimidito e colpevole, piantato sulle scarpe di entrambi:
per quanto ancora avrebbe recitato la parte dell'adolescente goffo e
balbettante in presenza della propria ex fidanzata?
A levarlo da quella scomoda situazione, benchè non nel modo in
cui avrebbe desiderato, giunse Hunt, il quale si avvide dell'impaccio
fra i due ed interloquì, in un tono stizzito che persuase la
poliziotta a levare subito le tende: "Immagino che l'agente Cartwright
abbia qualcos'altro di urgente da fare... Fuori di qui."
Quindi, con una discrezione del tutto inedita, attese finchè la
giovane non si trovò lontana a sufficienza dallo studio, poi
aggiunse, corrosivo: "Non oso pensare a quali stomachevoli cinguettii
mi toccherebbe sentire, se te la scopassi ancora."
"Di' la verità, boss" affermò Sam, accigliato, sollevando
appena lo sguardo dalle confusionarie carte che stava consultando:
forse i suoi nervi erano stati logorati oltremisura dall'episodio della
freccia e dallo scampato pestaggio, ma aveva la netta sensazione che,
quella mattina, il grassone fosse più intollerante ed
intollerabile del solito. "Tu... hai frequentato una scuola apposita
per diventare... Sì, insomma, non riesco a credere che un essere
umano possa nascere già così!"
Gli venne in mente una valanga di aggettivi dispregiativi, degna di una
lista dell'Oxford Dictionary, tuttavia reputò di aver condensato
in maniera perspicua la propria totale disapprovazione per ogni singolo
tratto concernente la sua pingue persona in quel semplice avverbio.
Dal canto proprio, il superiore si limitò a scrutarlo con
un'occhiata di sufficienza, mentre sentenziava, in atteggiamento
tronfio: "Sai, Tyler, dopo avermi creato, quelli lassù hanno
deciso di buttare via lo stampo."
"Oh, si erano accorti che era difettoso?" non potè impedirsi di
insinuare il collega, pur sapendo che rischiava, come minimo, di
diventare l'ingrediente principale degli spezzatini fantasia, il piatto
del giorno previsto dal menù della mensa. Nonostante ciò,
Gene preferì non raccogliere la temeraria provocazione,
rimettendolo al suo posto con un tutto sommato innocuo: "Davvero
esilarante, sudicio, molesto invertito!"
Poi, insistette, dal momento che riteneva di aver atteso anche con
troppa pazienza di essere messo al corrente del suo progetto: "Allora,
Sammy boy, hai intenzione di illuminare spontaneamente anche me con la
tua sconfinata genialità, oppure dovrò spremere fuori le
informazioni dalla tua testolina di cazzo, dopo averla spaccata in due
come una noce di cocco?"
"La calma è la virtù dei forti, boss" dichiarò
Tyler, evasivo, prima di individuare, con la coda dell'occhio, la
pagina ricercata: la scorse in modo sommario, mentre i contorni della
vicenda, che sarebbe avvenuta all'incirca vent'anni dopo, iniziavano a
farsi più nitidi. Si accorse anche, non senza una punta di
contrariata amarezza, che l'inchiesta era stata condotta in maniera
affrettata, con risultati modesti: Gertrude Trevelyan, la moglie della
vittima, era stata condannata, oltre che per il traffico di libri
antichi, per l'avvelenamento del marito, stroncato da una dose
eccessiva di sonnifero, sebbene lei si fosse sempre proclamata
innocente; nessuno si era preso la briga di cercare ancora la
misteriosa fioraia Nancy, di certo uno degli alter ego femminili di Hart; dell'anello collegiale, poi, neanche il benchè minimo cenno.
Comunque, c'erano abbastanza informazioni perchè il suo contorto
progetto di cattura della spiacevole accoppiata potesse essere messo in
atto con profitto. Quindi, promise al proprio sempre più
scocciato superiore: "Ti spiegherò tutto questa sera, lungo la
strada, quando faremo una visita di cortesia a casa del signor
Maugham... Ti ho già detto che ci aspettano lì per le
otto, vero?"
"No" mugghiò l'ispettore capo, irrigidendosi sulla sedia dinanzi
all'angosciante prospettiva di ritrovarsi faccia a faccia con
quell'ambiguo violinista ed il suo irruente amasio, in un territorio
ignoto e nient'affatto neutrale, perdipiù potendo contare solo
sulla squilibrata fedeltà dello sputasentenze effeminato:
qualcosa di molto simile ad un incubo agghiacciante, per lui.
Intenerito dalla sua titubanza, Sam decise di sbottonarsi un po'
riguardo all'imminente messinscena ed asserì, sibillino,
parafrasando un poeta elisabettiano che aveva sempre, cordialmente
detestato: "Ti concederò una piccola anticipazione di ciò
che intendo fare, boss: e se non possiamo fermare il nostro sole, possiamo almeno farlo correre insieme. A ritroso."
E sì, la freccetta che trapassò da parte a parte il vetro
friabile della porta alle sue spalle, non evirandolo per un pelo, se l'era meritata tutta.
*-*
"Allora, che te ne pare, boss? Non è strabiliante?"
Detto questo, Sam si sistemò meglio sul sedile del passeggero e
rivolse un'occhiata comprensiva all'indirizzo dell'ennesimo, incauto
pedone che aveva osato incrociare la propria strada con quella della
rombante Ford Cortina e del suo scatenato proprietario, finendo per
avere, com'era prevedibile, la peggio.
Al suo fianco, Gene si ritirò per qualche attimo in un mutismo
assorto, dopo aver spedito a male parole il malcapitato passante di cui
sopra in un recesso assai poco accogliente dell'Inferno, quindi
riassunse il minuzioso piano di battaglia con palpabile
perplessità: "Dunque, se ho capito bene, tu hai intenzione di
ricostruire adesso un delitto che si verificherà tra vent'anni,
ad opera dei nostri frocetti domestici preferiti, in modo da agguantare
sia loro, sia un criminale ancora in erba."
"Giusto" assentì il collega, prima di notare, un po'
contrariato, "Mi è parso di cogliere dello scetticismo nelle tue
parole: c'è qualcosa che non ti è del tutto chiara?"
"In effetti, c'è" riprese Hunt, ma dall'inflessione sanguigna
della sua replica, sarebbe stato assennato sospettare che si trattava
di un altro sbeffeggiamento: "Non capisco se sei più coglione
tu, così fottutamente sicuro che questa puttanata
funzionerà, o io che ti do corda e mi trattengo dal farti
rinsavire a calci in culo, Tyler!"
"Basta, ci rinuncio" si arrese l'ispettore, alzando le mani per
sottolineare il tono scorato della propria asserzione: far ragionare
quell'indecente dittatore era una battaglia persa in partenza, condita
di cospicue perdite umane e terminante con la prigionia alla
mercè di un avversario senza scrupoli. "A volte, discutere con
te mi da la medesima soddisfazione di... investire un vigile!"
"Oh, invece deve essere divertente" dissentì per tutta risposta
il superiore, prima di saltare un segnale di stop sotto lo sguardo
attonito e furente dell'impiegato pubblico sopracitato, che si
mutò in subitaneo orrore quando l'auto assassina gli
sfrecciò a pochi millimetri dall'orlo della divisa, sparendo
subito dopo nell'intrico di strade limitrofe. "Non mi è ancora
capitato, ma sarebbe il diversivo adatto per risollevarmi il morale,
adesso."
"Era quello che stavi per fare, idiota!" protestò il sottoposto,
seppur in parte consolato dall'apprendere che, almeno nel corso di
quella critica serata mondana, l'ispettore capo non aveva intenzione di
sfogare i suoi bassi impulsi su di lui: forse, stava provando ad
immedesimarsi nel ruolo del fidanzato- oscillava fra il riso e l'orrore al solo formulare mentalmente quella parola.
Forse, più probabile e meno lusinghiero, aveva bisogno che fosse
vivo, vegeto e con la dentatura in perfetto stato per poter tessere la
loro tela di ragno attorno a Bonnie e Clyde.
"Quante inutili scenate per un passacarte scansafatiche mandato a
scacciar mosche nel bel mezzo di un incrocio!" fu il poco solidale
epitaffio di Gene al riguardo, quindi il poliziotto imboccò
Canal Street con una curva su due ruote e bofonchiò: "Ma dove
cazzo abitano quelle due checche, sul Ben Nevis?"
"L'appartamentino da scapolo in Oldham Road è di
proprietà dell'attoruncolo, Hart, e viene usato come copertura;
in realtà, Maugham ha ereditato da un anziano rabbino una villa
in questa zona della città" gli spiegò l'ispettore,
mentre si sporgeva fuori dal finestrino quanto bastava per esplorare la
strada alla ricerca della palazzina in questione. Si guardò
bene, comunque, dall'abusare a tal punto dell'insolita docilità
dell'orso bipede da rivelargli che quello, in un futuro non così
lontano, sarebbe diventato il cuore del quartiere gay cittadino.
Ad un tratto, però, accortosi che il collega stava marciando a
vuoto e, soprattutto, pericolosamente nei pressi del bordo del canale,
lo avvertì, in ansia: "Boss, prima di incorrere nel
corrispettivo umido della morte di Thelma e Louise, perchè non
ci fermiamo e chiediamo indicazioni a qualcuno?"
Per tutta risposta, il superiore inchiodò con un raccapricciante
stridio di freni, ringhiandogli contro, torvo: "Hunt il mastino non si
abbassa a chiedere la strada a nessuno, ha l'intera piantina di
Manchester stampata a grandezza naturale nella sua testa."
"Beh, in effetti, ho sempre sospettato che ci fosse molto spazio per le
cianfrusaglie, lì dentro..." lo canzonò bonariamente
Tyler, già con una mano in posizione strategica attorno alla
maniglia della portiera per poter scattar fuori dall'auto ad un primo
accenno di reazione belluina. Tuttavia, si trattò di una
precauzione inutile, poichè la rissa venne sedata sul nascere
dall'interloquire melodioso di una vocetta familiare: "I signori si
sono smarriti sul sentiero per il castello di Elsinore?"
Languidamente appoggiato alla fiancata dell'automobile, un succinto
accappatoio di stoffa leggera che gli fasciava il fisico atletico e
l'immancabile sciarpetta svolazzante attorno al collo flessuoso,
Hadrian Hart si scostò un ricciolo ribelle dal volto con un
vezzoso colpo di dita, mentre dichiarava: "Rogér sospettava che
vi sareste persi e, dunque, eccomi qui. Parcheggiate pure, proseguiremo
a piedi: la villa è appena dietro quegli alberi laggiù..."
"Scrosta sedutastante il tuo culetto sodo dal cofano della mia
macchina, mocciosa: ho amputato degli arti per molto meno" gli
sibilò contro Gene, così da non alimentare in lui false
illusioni su una possibile simpatia reciproca.
Per nulla scosso dall'ostilità dell'ospite, l'attore si
limitò ad obbedire, trillando con inopportuna allegria: "Ai suoi
ordini, mon capitaine!"
"Per te, sempre e solo ispettore capo Hunt,
uccellino" ribadì in un borbottio seccato il poliziotto, prima
di ingranare la retromarcia e tamburellare con le dita guantate sul
volante, mentre commentava, chino sull'orecchio del proprio compagno:
"Ho la vomitevole sensazione che abbiamo interrotto qualcosa."
"Che genere di cosa?" trasecolò Sam, impegnato ad assicurarsi
che il guidatore non investisse il giovane durante una delle sue
selvagge manovre di posteggio.
Dinanzi alla risibile ingenuità del collega, il superiore storse
la bocca in una smorfia disincantata, prima di scendere dall'auto:
"Mah, usa la tua fantasia perversa, Tyler: due ziette, sole solette in
una grande casa buia... Di certo, non passeranno il loro tempo libero
giocando a Scarabeo."
"Magari a strip Scarabeo,
boss" ridacchiò il sottoposto di rimando, dopo averlo imitato ed
essersi accodato ad Hart, che procedeva con andatura dinoccolata in
direzione di una coppia di sicomori, le cui fronde ampie e rigogliose
occultavano pressochè per intero l'imponente facciata della
villa. Nonostante ciò, non appena ebbero imboccato il viale
acciottolato d'ingresso, i due investigatori si scambiarono
un'eloquente occhiata stupefatta, domandandosi come diamine avessero
fatto a non vedere immediatamente quella casa.
Innazitutto, i suoi muri erano di un biancore abbacinante, particolare
che le permetteva di risaltare in maniera quasi fastidiosa fra le due
ali di anonimi fabbricati in mattoni rossi, dei quali, inoltre, era
molto più bassa. Le stranezze, comunque, erano appena
cominciate: al termine di tre larghi gradoni che conducevano ad un
portico ben illuminato, quattro snelle colonne doriche sorreggevano un
inequivocabile fregio da tempio greco, sormontato a propria volta da
un'architrave e da un frontone.
"Che cos'è questo schifo?" grugnì subito l'ispettore
capo, trovando nient'affatto gradevole che una fastosa villa palladiana
rompesse la scialba monotonia parallelepipeda dei caseggiati
circostanti.
"Credo che il compianto uomo di fede fosse un estimatore
dell'architettura rinascimentale" cercò di blandirlo Tyler,
piacevolmente colpito da quella peculiare residenza, così affine
allo spirito dei suoi abitanti, ma ottenne come unico risultato quello
di sentirsi declamare all'impronta dal collega, animato da un
improbabile afflato di maledettismo poetico: "Questa baracca è
uno sbaffo di trucco, un occhio strabico o un porro bulboso sul volto
sfatto ed impudico della mia amata ed infedele città."
"Wow, boss, sono esterrefatto: non sapevo che avessi l'X Factor"
lo canzonò con simulata ammirazione il sottoposto, benchè
fosse consapevole che l'altro non gliel'avrebbe fatta passare liscia,
come infatti accadde, nel momento in cui il superiore ribattè,
ghignando: "Già, e ho anche un altro robusto arnese, un po'
più in basso, che potrebbe spalancare per sempre i tuoi
orizzonti, Sammy boy."
Sam non fu mai così felice di raggiungere una porta, in vita propria.
Al paragone del sorprendente ingresso, l'interno si rivelò
essere di una sobrietà a dir poco deludente: ad accoglierli,
oltrepassato il portone, trovarono un ordinario salotto da abitazione
del borghese britannico medio, con tanto di basso tavolino da
caffè, divanetti damascati e l'immancabile scaffale a vetri
delle cineserie. Inoltre, ammassate un po' dappertutto fra le varie
mensole che occupavano le pareti libere della camera, file e file di
libri, ma non i rari incunaboli e cinquecentine che costituivano
l'ambito bottino delle scorribande della coppietta, bensì quei
comuni tomi rilegati in elegante brossura che si suole mettere in bella
vista per impressionare gli ospiti.
Per sincerarsi che fossero esattamente ciò che la copertina
lasciava intendere, l'ispettore prese uno dei più vicini e lo
sfogliò con aria distratta, solo per apprendere che si trattava
della raccolta dei Dialoghi
di Platone. Subito dopo, una carezzevole pressione sulla spalla lo
spinse a spostare lo sguardo su Hart, il quale gli comunicò in
tono cordiale, prima di sparire oltre la porta della sala: "Aspettate
qui, vado a chiamare Rogér."
"Strano tipo di ladri, quello che non espone i propri trofei di caccia"
sentenziò allora il poliziotto, mentre rimetteva a posto il
libro e si voltava verso il collega, intento a far ballonzolare in
maniera alquanto sconsiderata una scintillante ballerina di cristallo
Swarowski nelle proprie manone. Temendo il peggio, si affrettò
ad urlargli contro: "Rimettila immadiatamente al suo posto: quella cosa
è fragi..."
L'ultima sillaba della parola gli morì gorgogliando nel pomo
d'Adamo, mentre i suoi occhi affranti guardavano il piccolo
soprammobile scivolare dalla presa del superiore e sfracellarsi sul
pavimento in una miriade di minuscole schegge tintinnanti.
"Sei... sei... inqualificabile!" gli abbaiò contro, in preda
all'ira: sbriciolare le loro preziose suppellettili non era esattamente
il miglior modo per imbastire una duratura e salda collaborazione
criminale con i padroni di casa. "Al tuo confronto, Attila era un cocco
di mamma introverso ed ubbidiente!"
"Se tu non ti fossi messo a strillare come una bertuccia lunatica,
forse io non l'avrei lasciata cadere!" si difese in atteggiamento
aggressivo il superiore, dopo essersi abbassato per raccattare i
frammenti della statuina ed averli rovesciati nelle palme aperte del
collega, proponendogli con ringhiante sarcasmo: "Ringraziami piuttosto
per averti trovato un passatempo notturno, così la pianterai di
struggerti perchè Cartwright non te la da più."
"Ispettore capo Hunt, ispettore Tyler, buonasera e benvenuti nella mia
umile dimora: spero possiate perdonarmi per avervi fatto attendere."
Avvolto in una raffinata veste da camera di seta scura, un lungo
bastone da passeggio dal pomello d'ottone a forma di levriero nella
mano sinistra, Roger Maugham entrò nella sala e si
accomodò sul divanetto, invitando i propri ospiti a fare
altrettanto con un movimento aggraziato del polso; Hart, invece, che lo
aveva seguito a pochi passi di distanza, si accoccolò sul
tappeto, reclinando dolcemente la testa ricciuta sulle sue ginocchia,
alla maniera di un fedele cagnolino da salotto.
Sam ispezionò di sottecchi la reazione del superiore a quella
scenetta sdolcinata, credendo di leggere sul suo volto schietto uno
sconfinato disgusto; invece, si ritrovò ad intercettare un
duello di sguardi fra le iridi chiare e fiammeggianti di Gene e i
mobili occhi serpentini del violinista, traboccante di una distruttiva
mescolanza di sardonico disprezzo e tenace avversione: bisognava agire
in fretta, la rozza autorità del poliziotto ed il carisma
calcolatore di Maugham non potevano risiedere a lungo nella stessa
stanza senza sfociare in una collisione dagli effetti catastrofici.
Pertanto, prese l'iniziativa ed esordì: "Se nessuno di noi ha
nulla in contrario, direi che possiamo cominciare a discutere del
nostro progetto d'azione."
Ad interromperlo non fu il musicista, come si era prefigurato nella
propria anticipazione mentale della conversazione, bensì Hunt,
il quale scoccò un'aperta occhiata di sfida al proprio subdolo
avversario, mentre s'informava: "Prima di occuparci di affari, mi
piacerebbe sapere per quale motivo un benemerito cacciatore di nazisti
si sia trasformato in un vile ladruncolo di anticaglie polverose."
Maugham non parve scomporsi più di tanto dinanzi a quel primo,
deliberato attacco, curvando le labbra in un sorrisetto arguto, quindi
replicò, sereno: "Effettivamente, agli occhi di un osservatore
superficiale, la mia missione- capirete tra poco perchè ne parlo
in questi termini, all'apparenza immodesti- non si discosta per nulla
dal banale ladrocinio; tuttavia, ciò che mi permette con
orgoglio di distinguermi da qualsiasi ignobile criminale scorrazzi per
le strade di questa e di altre città è, gentili signori,
il movente delle mie azioni."
Non era stata la convivenza con il fascinoso attorino ad affinare le
sue doti istrioniche, quel musicista era un affabulatore nato, capace
di mantenere reattiva o di ammansire, se non di piegare, l'attenzione
dell'ascoltatore in qualsiasi momento: se non fosse stato perfettamente
conscio di quale razza di serpe velenosa si trattasse, Tyler non
dubitava che il violinista sarebbe riuscito a convincerlo persino che
la Terra è piatta, grazie a quella parlantina ingannevole.
"Come voi avrete capito, io dedico la mia esistenza, in massima parte,
al recupero di rari libri antichi" riprese Maugham, poggiando entrambe
le mani sul pomello del bastone, "Ma, signori miei, vi siete mai
davvero soffermati a pensare a cosa sia, in realtà, un libro? E,
badate bene, non sto parlando dei parti mediocri degli altezzosi
scribacchini dei nostri tempi, io penso alle immortali e gloriose opere
della letteratura passata: un libro è una scintilla di genio
messa su carta, è un lampo di creatività materializzato
in un fluire d'inchiostro, è un frammento dell'anima di un
artista, che è stato in grado di eternare la propria
straordinaria umanità e travalicare il tempo di una breve vita
mortale. Seppur portatore di una simile potenza espressiva, tuttavia,
un libro è anche, purtroppo, una creatura fiduciosa ed indifesa,
che rende chiunque partecipe della propria mirabile ricchezza e cade,
troppo spesso, in mani sbagliate. Anzi no, illegittime.
Nel corso della mia collaborazione presso il Centro, ho avuto modo di
notare come i più preziosi tesori siano nelle mani degli
individui più indegni, siano questi dei criminali consumati o,
semplicemente, degli effettivi proprietari tutt'altro che appropriati:
è per questo, signori, che ho deciso di intraprendere la
biasimevole carriera del malfattore, al solo, nobile scopo di
restituire una dignitosa libertà ai luminosi figli degli ingegni
che furono."
"C'è del metodo, in questa follia, non dubitate" chiosò Hart in un guaito vivace, ribadendo la propria ammirazione per l'Amleto per mezzo di quella celeberrima citazione.
Sam dovette concordare fra sè che davvero quell'appassionata
apologia era dominata da una logica stringente. Contorta, ma
innegabilmente stringente; al contrario, Gene, che aveva seguito
l'intero monologo del violinista con espressione a metà fra il
diffidente e l'inebetito, dissentì, impietoso: "Pur in tutta
questa fottuta filosofia, un ladro rimane sempre un ladro."
"Non avevo intenzione di convertirla al mio credo, ispettore capo Hunt"
affermò con viscida condiscendenza Maugham, prima di calare il
pomello del bastone su un'esigua pila di fogli, che Tyler aveva
appoggiato sul tavolino, ed attirarla verso di sè, "Vediamo
quale bersaglio avete scelto, signori..."
Non appena ebbe letto il nome del malvivente da colpire, il battito
delle sue ciglia accelerò impercettibilmente, vivido segno di
sorpresa, manifestata subito dopo con un mellifluo: "Oh, il vice
sovrintendente della Chetham's Library, Benjamin Trevelyan, e quella
dispotica virago del suo superiore, Gertrude Kenyon: sono trafficanti
di libri giovani, assai ambiziosi e circospetti ai limiti della
paranoia. Non sarà una passeggiata..."
"E' per questo che dobbiamo agire al più presto: sappiamo che
Trevelyan è l'anello debole della catena, e possiamo tendergli
una trappola, ora che la Kenyon si trova all'estero" controbattè
Sam, mescolando informazioni di prima mano a dettagli del caso che
aveva seguito da sergente. Accortosi di aver positivamente catturato
l'attenzione dei propri interlocutori, proseguì
nell'esposizione: "I due devono aver approntato un infallibile
nascondiglio per i libri trafugati, all'interno della stessa
biblioteca; pertanto, il solo modo per indurre il vice sovrintendente
ad uscire allo scoperto è indurlo a credere che alla Chetham's
Library sia conservato un volume di raro valore e sorprenderlo nel
momento in cui tenterà di rubarlo."
"Vedo che ha già scelto il libro che farà da esca,
ispettore: resta da decidere chi si occuperà di che cosa"
dichiarò il violinista, additando le carte sparpagliate dinanzi
a sè, quindi stabilì: "Io non posso espormi: ho insegnato
per qualche tempo alla Chetham School of Music, sono una faccia fin
troppo conosciuta da quelle parti. Credo che la soluzione migliore sia
che lei ed il suo capo interpretiate gli esperti di libri antichi per
agganciare Trevelyan... ammesso e non concesso che non siate anche voi
persone note alla Chetham's."
"Esiste una biblioteca con quel nome, in questa città?" fu la
domanda retorica di rassicurazione che gli rivolse Hunt, in accordo al
copione che lui ed il sottoposto avevano approntato durante il viaggio
in macchina.
Dal canto proprio, Tyler aggiunse, occhieggiando in direzione di Hart,
ancora mollemente raggomitolato ai piedi del proprio maturo compagno:
"E, in un secondo momento, avremo bisogno dell'intervento di una
graziosa signorina per distrarre il nostro solerte bibliotecario."
"Contate pure su di me, non ve ne pentirete!" gioì l'attore,
prima di scattare in piedi con un elastico balzo felino e constatare,
le fini sopracciglia corrugate e la bocca rosseggiante spremuta in
atteggiamento corrucciato: "Rogér, per parlare di lavoro e della
tua assurda filosofia abbiamo ignorato le più elementari regole
dell'ospitalità: forse i signori desideravano prendere qualcosa,
tipo caffè, o thè, o me..."
Nel proferire l'ultima parola, carica di maliziosi sottintesi,
piantò un'occhiata d'impudico interesse sul volto di Sam, il
quale arrossì discretamente e si finse di colpo incuriosito da
un punto imprecisato sulla parete dirimpetto, oltre le teste degli
interlocutori.
Hunt, invece, replicò allo sguardo lascivo del giovanotto con un
brillio diabolico negli occhi verdi che avrebbe annichilito il
più amorale dei delinquenti, mentre protestava: "Per la puttana,
siamo forse in Quaresima? Non intendo tracannare niente che non bruci
le budella... nel senso non criminoso del termine, è ovvio"
precisò poi con aria maligna, all'indirizzo del taciturno
Maugham.
Questi si trincerò dietro la perenne smorfietta saccente e lo
tranquillizzò, in tono amabile: "Non si preoccupi, ispettore
capo, non siamo soliti avvelenare gli ospiti, neppure quando
polverizzano le nostre costose chincaglierie."
"Allora, se ha davvero la coscienza pulita, non le dispiacerà
permettere che Sammy boy accompagni il buon Hart in cucina" si
cautelò di rimando Gene, sforzandosi di trattare in maniera
civile i disprezzati avversari, dopo aver incoraggiato il collega ad
obbedire con un'amichevole pacchetta fra le scapole.
Tyler non era altrettanto convinto che si trattasse di una buona idea,
preoccupato più dalla prospettiva di lasciare faccia a faccia i
due acerrimi rivali che di ritrovarsi da solo in compagnia dell'ambiguo
attorino, il quale accolse la proposta del poliziotto con entusiasmo a
dir poco fanciullesco: senza dar tempo al violinista di ribattere o
all'ispettore di opporsi, artigliò il polso di quest'ultimo e lo
trascinò a viva forza fuori dal salotto, verso il cuore
sconosciuto della villa.
*-*
"Un penny per i tuoi pensieri, Sammy boy."
Con i sensi all'erta per cogliere qualche remoto trapestio di lotta al
di sotto della calma ultraterrena che aleggiava nell'ala est
dell'edificio, chiedendosi se il sangue dei due mortali contendenti
avesse già cominciato ad inzuppare il tappeto buono del
soggiorno di casa Maugham, Sam si riscosse solo nel momento in cui un
sussulto infastidito gli vibrò sottopelle, quando Hadrian
soffermò sul suo volto concentrato le proprie pupille da gatto
ed articolò con voce argentina quello sciocco nomignolo
affibbiatogli, suo malgrado, da Hunt.
Nonostante quella vivace reazione stizzita, che fu lestamente in grado
di dissimulare dietro una maschera di apparente placidità,
replicò, cortese: "Oh, ti assicuro che non lo valgono: mi stavo
domandando per quale motivo pronunci il nome di Maugham alla francese."
Dinanzi alla banalità sconcertante di quell'interrogativo,
l'attore gettò indietro la testa in una risatina gorgheggiante,
prima di spiegare, in tono di limpida ovvietà: "Si da' il caso
che quella donna di scarso intelletto di sua madre lo abbia battezzato
con un nome così dannatamente spigoloso, e io avevo il dovere di
ingentilirlo in qualche modo, nella speranza che sortisse il medesimo
effetto benefico sulla sua indole...". Quindi, buttò lì
con beffarda disinvoltura: "Credevo che persino un ottuso flic come te ci sarebbe arrivato senza problemi; comunque, ora mi sento autorizzato a chiederti perchè chiami boss quel lardoso bracalone con cui, ahimè, te la fai."
"Perchè è oggettivamente il mio superiore e, poi, lusinga
la sua abnorme, egotistica megalomania" fu la schietta dichiarazione
dell'ispettore, il quale poi assunse un'espressione accigliata, solo in
parte dettata dal ruolo che stava interpretando: "Per quanto possa
trovare io stesso riprovevoli molti risvolti del suo carattere, non
sono sicuro di voler tollerare che qualcuno denigri il mio compagno a
sproposito."
Restò sorpreso all'udire una simile inflessione severa nella
propria voce, tanto più nel corso di un'arringa difensiva dello
spregevole panzone, ma ciò ebbe il non scontato effetto di
pungere sul vivo l'interlocutore: Hart si zittì, seppur con
malcelata irritazione, sciolse la stretta attorno al suo avambraccio e
marciò per primo all'interno della cucina.
Tuttavia, il suo distaccato risentimento era destinato a durare poco,
presto sopraffatto dall'impertinente curiosità di approfondire
la conoscenza del poliziotto: infatti, mentre Tyler spalancava a
casaccio alcune delle numerose ante dei mobiletti della dispensa, alla
ricerca di un barattolo di caffè solubile o della scatola delle
bustine del thè, il ragazzo sedette a gambe accavallate sul
tavolo e lo stuzzicò, con infantile insistenza: "Tu non me la
racconti giusta, Sammy boy: secondo me, muori dalla voglia di scoprire
perchè un ragazzino talentuoso ed affascinante abbia deciso di
diventare l'amante ed il complice di uno come Rogér."
"Sono parole tue, non mie" asserì Sam, candidamente evasivo,
cercando di mostrarsi molto meno interessato alla questione di quanto
non lo fosse in realtà; la sua accurata finzione, comunque, non
dissuase l'interlocutore dal proseguire: "Per quanto io possa
assomigliare all'erede ripudiato di una qualche illustre casata di
sangue blu, cresciuto fra cuscini di piume, lenzuola di seta e
precettori solleciti, questa non è nient'altro che una delle
svariate parti che amo recitare per disorientare gli estranei. Hart
è il mio nome d'arte, in realtà, io sono Hadrian
Fernwood."
"Non è l'orfanotrofio di Old Moat?" si stupì il
poliziotto, rivalutando la propria considerazione per la conversazione
in corso: in effetti, lo spauracchio utilizzato per troncare i capricci
dei bambini della generazione cui apparteneva era l'ultimo luogo nel
quale sarebbe andato a collocare i natali del giovane.
"Sì, un posto capace di farti rimpiangere qualsiasi genitore,
per quanto manesco e degenere potesse essere. E' per questo che, appena
ho avuto la consapevolezza delle mie capacità artistiche e
l'occasione per eludere la sorveglianza dei tutori, sono scappato,
senza che nessuno si desse mai pena di sapere se ero ancora vivo o
morto" gli assicurò Hadrian, un velo di livida afflizione che
gli ombreggiava il bel volto dai tratti efebici.
Seppur consapevole del fatto che si trovasse dinanzi un mentitore
consumato, l'ispettore non potè impedirsi di provare
un'istintiva empatia nei suoi confronti: a lui, almeno, era stata
concessa la non trascurabile fortuna di avere l'amorevole dedizione di
sua madre a controbilanciare l'abbandono da parte di un padre
delinquente.
"Tuttavia, immaturo ed ingenuo com'ero, non avrei mai immaginato che la
strada passante per i bassifondi di Manchester non fosse la più
indicata e sicura per approdare agli allori del West End londinese: ero
quasi perduto, quando Rogér mi ha trovato, e ti assicuro che un
randagio sbandato segue docilmente la prima mano che lo accarezza senza
picchiarlo" concluse l'attore, in tono cupo, suscitando nel proprio
interlocutore un inopportuno, seppur insopprimibile, sorriso tirato: un
individuo poco raccomandabile e del tutto impensato, qualche tempo
prima, si era descritto all'incirca con quella medesima frase, in un
memorabile momento di affiatata non belligeranza.
Fraintendendo la sua smorfietta enigmatica, Hart s'indispettì:
"Ma tu non mi credi, stupido sbirro: per la tranquillità della
tua coscienza, preferisci convincerti che sto gigioneggiando come di
consueto, e che mi faccio mantenere da Rogér solo perchè
da lui posso ottenere tutto ciò che desidero, ovvero ogni cosa
bella, rara e che non mi appartiene."
Nell'affermare questo, gettò un secondo, sfrontato sguardo
cupido all'indirizzo di Tyler, che di nuovo si schermì, nel
tentativo di disincagliarsi dall'insidiosa secca in cui la loro
chiacchierata era andata ad arenarsi: "Anche questa volta mi stai
mettendo in bocca frasi che non ho detto."
"Te lo si legge in faccia, che è così: non giocare mai a
poker, Sammy boy, quei benedetti lineamenti troppo sinceri ti farebbero
spennare come un gonzo dopo una sola mano" lo schernì di rimando
Hadrian, mentre si lisciava alcune pieghe dell'accappatoio sulle
ginocchia con un gesto distratto.
Pressochè certo che non sarebbe riuscito a sostenere
un'ulteriore sciabolata disinibita da parte delle sue iridi ambrate,
Sam girò sui tacchi e scostò una delle tendine di lino
ricamate dalla finestra, che si affacciava sul cortiletto interno
dell'abitazione. Anche quest'area, al pari del soggiorno, non destava
particolare scalpore: era occupata in massima parte da aiuole di erba
ben rasata, fiancheggiate da floridi cespugli di rose canine e separate
da vialetti ortogonali in terra battuta; questi convergevano al centro
del giardino, dove faceva bella mostra di sè un piccolo stagno
artificiale, nelle cui acque scure, appena increspate da una frizzante
brezzolina serale, guizzava una mezza dozzina di pesciolini rossi.
Ancora un volta, l'interloquire cristallino di Hart lo strappò
alla sua meticolosa osservazione del territorio nemico: "Ma ora basta
parlare di me: tu devi essere un interessante soggetto di discussione."
"Non quanto potrebbe sembrare" mentì Tyler, già
sospettando sia che non sarebbe stato capace di dissuadere il proprio
interlocutore dall'approfondire quel tema, sia che, ovunque avrebbe
finito per andare a parare il confronto, questa meta non sarebbe stata
affatto di suo gradimento. "La mia vita, nell'ultimo anno, è
stata morbosamente astrusa quanto un racconto mal scritto delle Cronache Marziane."
"Uh, io detesto la fantascienza!" gemette in tono annoiato l'attore,
dopo essersi lasciato mollemente scivolare giù dal tavolo ed
essersi accostato in maniera non del tutto tranquillizzante al
poliziotto. "E' così rigorosa ed asettica, niente di
paragonabile alla straripante vitalità carnale di un
qualsivoglia dramma shakespeariano."
Poi, digrignò i denti alabastrini in un ghigno seducente, prima
di commentare, con disappunto: "Di nuovo, stai cercando di aggirare le
mie domande, Sammy boy: quando arriviamo in una nuova città,
Rogér mi manda in giro per pub, in incognito, ad individuare e
catalogare ogni poliziotto che bazzichi nei pressi dei nostri
obiettivi. Com'è che non ti ho mai notato, prima d'ora?"
"Beh, lavoro molto, detesto gozzovigliare, e non sono il tipo canonico
di persona che ci si volta indietro a guardare una seconda volta, dopo
una prima occhiata di sfuggita" osservò l'ispettore, mentre
metteva in moto ogni singolo ingranaggio del proprio impeccabile
intelletto per prevedere la prossima mossa predatoria dell'attore e,
nei limiti del possibile, approntare un'efficace strategia difensiva.
Tuttavia, tutto ciò che riuscì a fare fu addossarsi
incautamente alla parete retrostante, nel momento in cui il giovane si
fece ancora più vicino: "Non svenderti, solo perchè ti
fai mettere le mani addosso da quel lercio bifolco: io mi volterei, mon petit chou..."
Sam l'aveva imparato, molto tempo prima e a proprie spese, il fatale
pomeriggio di doposcuola in quarta elementare, quando la sua pestifera
compagna di banco, Belinda Finch, l'aveva attirato nel sottoscala con
la patetica scusa di aver nascosto lì uno sfortunato uccellino,
caduto dal nido: se una qualsiasi persona ti si avvicina senza la
benchè minima vergogna a labbra protese ed occhi semichiusi,
puoi stare certo che ha intenzione di baciarti, secondo o contro la tua
volontà. E, questa volta, nessun inavvertito morso alla lingua e
nessun bidello ficcanaso sarebbero giunti in suo soccorso, purtroppo.
"Non... non è una buona idea, Hadrian" esalò a disagio,
cercando disperatamente di suonare autoritario: il suo fisico, la sua
psiche e, soprattutto, la sua indubitabile eterosessualità, se
avevano potuto reggere il primo amplesso acrobatico sotto l'effetto di
stupefacenti ed alcol, di certo non avrebbero potuto sopportare il
primo bacio omosessuale, per quanto ammaliante Hart fosse.
Perchè quel flaccido piantagrane dell'ispettore capo Gene Hunt non c'era mai, quando si aveva davvero bisogno di lui?
"Fottutamente lungo, questo caffè!"
Sam si era sempre considerato un agnostico, sebbene, dopo essere stato
catapultato in quella sregolata terra di frontiera passata, la sua
posizione nei confronti del credo religioso fosse slittata verso una
tiepida fede nella confortante prospettiva che, di tanto in tanto, la
sfortuna decidesse di accanirsi su qualche altro bersaglio,
concedendogli un temporaneo scampo.
Quel salvifico barrito stentoreo era la prova tangibile che Dio
esisteva e, a volte, si ricordava anche della sua scalognata creatura
di nome Sam Tyler.
"Boss!" uggiolò con smodato sollievo il sottoposto, scorgendo la
sagoma taurina del proprio superiore e il profilo un po' curvo di
Maugham stagliarsi nel vano della porta, oltre l'incavo morbido della
spalla di Hart, entrambi apparentemente incolumi dopo la dissertazione
in solitaria.
Dal canto proprio, l'attore, già ritrattosi al solo udire il
verso malevolo dell'ospite, arretrò ancora e rivolse uno sguardo
di smielata innocenza all'indirizzo dell'ispettore capo: "Oh, come mi
dispiace: ci siamo messi a chiacchierare ed il tempo è volato..."
Per tutta risposta, Hunt non lo degnò neppure di un'occhiata in
tralice, mentre lo sorpassava e si piantava dinanzi al proprio collega,
incombendo su di lui con rabbia schiumante: "Sammy boy, tu..."
Come se non gli avesse già abbaiato contro quell'astioso esordio
un'infinità di volte! Di certo, ora avrebbe impiegato i prossimi
dieci minuti per vomitargli addosso alcuni litri di bile ed una sequela
di mortificanti improperi, anche se, almeno per mantenere intatta la
collaborazione con gli ospiti, forse si sarebbe guardato
dall'includervi gli insulti omofobi.
Illuso: non era neppure lontanamente preparato a ciò che stava per succedergli.
Senza proferire alcunchè, Gene lo agguantò per le braccia
esili, lo attrasse a sè con foga brutale e catturò la sua
bocca con la propria, sotto gli occhi sgranati, ma attenti, dei due
padroni di casa. In quel medesimo istante, la personalità
già di per sè tendenzialmente schizoide dell'ispettore
Sam Tyler, un tempo famoso per il suo implacabile raziocinio, si scisse
in via definitiva.
Il volto paonazzo del poliziotto scolorì di colpo, invaso da un
pallore lugubre, il suo corpo asciutto, in preda ad una paralisi
pressochè cadaverica, vacillò contro il torace nerboruto
del collega, una disarticolata, sterile obiezione andò ad
agonizzare nel fetido cavo orale del superiore, mentre il suo sguardo
si affannava ad apparire, più che sconcertato ed atterrito,
indignato, con il solo, desolante risultato di essere ridotto
all'impotenza da una silente intimidazione, danzante nelle iridi
furenti di Hunt, del tipo Azzardati a non darmi corda, o ad emettere un solo fiato, e con le tue vertebre ci farò un fottuto puzzle, Tyler!
La bruciante repulsione per tutto ciò, insieme ad un poco
lodevole impulso ad iscrivere il lubrico grassone al coro delle voci
bianche della Manchester Cathedral per mezzo di una corroborante pedata
là dove gli uomini sono più vulnerabili, era una reazione
comprensibile: d'accordo voler risultare credibili come amanti, ma
l'infame tiranno aveva decisamente passato il segno, anzi, l'aveva
calpestato con la sua abituale, dissacrante noncuranza.
Allora, perchè quelle altre sensazioni, contraddittorie, anzi dissennate?
Ad esempio, perchè, non appena le loro labbra si erano
scontrate, i suoi organi interni avevano deciso, all'unanimità,
di compiere una vivace capriola a rovescio, accompagnata
dall'imperversare caotico di un nugolo di farfalle impazzite
all'altezza della bocca dello stomaco?
Oppure, perchè, quando l'impetuoso trippone, tanto per
infliggere il colpo di grazia alla dignità pericolante del
proprio sottoposto, percorse in punta di dita la curva sinuosa del suo
fianco, con lentezza esasperante, per poi palpargli energicamente una
natica senza alcun ritegno, ogni ulteriore velleità di
ribellione, invece di montare ruggente, si dissolse in un fremito
lancinante, che in nessun modo poteva essere etichettato come ribrezzo?
Di nuovo, perchè, eccezion fatta per una naturale punta di
fastidio, dettata dalla sua innata, e in quella circostanza risibile,
riservatezza, la consapevolezza di avere puntati addosso gli sguardi
critici di Maugham ed Hart, impazienti di valutare la sua prestazione
alla maniera di un'inflessibile giuria da olimpiade, non lo poteva
toccare di meno?
E, tanto per farla breve, perchè quell'aberrante pantomima lo stava ubriacando di un pazzo, innegabile piacere?
Stava ancora annaspando fra un'inebriata rassegnazione ed una
ripugnanza agguerrita, nel momento in cui Gene se lo scrollò di
dosso con brusca insofferenza, prima di stabilire, rivolto agli
indiscreti osservatori: "Signori, lo spettacolo è finito: ora,
dobbiamo proprio andare."
"Mi sembra una decisione saggia, ispettore capo Hunt: domani, una
giornata campale aspetta tutti noi..." assentì il violinista,
dopo aver indicato loro la strada verso l'uscita stendendo in avanti il
braccio che reggeva il bastone.
Benchè innaturalmente rigido nei movimenti, alla stregua di un
automa, e ad uno stadio di lucidità mentale assai prossimo alla
catalessi, Sam fu capace di bofonchiare alcune sommarie parole di
congedo all'indirizzo degli ospiti, prima di trotterellare accanto al
superiore fino alla macchina, con espressione vacua. Lì, si
lasciò cadere stancamente sul sedile e sprofondò in
un'assenza stordita, durante la quale non si curò nè
della guida da pericolo pubblico del collega, nè delle ulteriori
rifiniture del piano messe a punto da Maugham, che si depositarono in
qualche polveroso anfratto del suo cervello, pronte per essere
recuperate quando fosse stato più recettivo.
Tuttavia, quel rassicurante ritiro non poteva proteggerlo a lungo:
infatti, dopo che ebbe sorpassato sulla sinistra alcune auto ferme ad
un semaforo rosso, Hunt sbottò, in tono polemico: "Spero di non
dover mai più marcare il territorio a quel modo, Tyler: sei meno
sensuale di un furetto impagliato."
"Ma... marcare il territorio?" squittì l'ispettore, gli occhi
ridotti a due fessure, mentre avvertiva un sordo risentimento divampare
in corrispondenza del diaframma, galoppare attraverso i nervi
sovreccitati ed erompere, incontenibile, nelle tempie pulsanti.
Nonostante ciò, si fece violenza per mantenere almeno una
parvenza di calma, mentre ribatteva: "Magari dovrei anche ringraziarti,
perchè hai preferito srotolarmi in bocca un palmo e mezzo di
lingua gusto sigaretta senza filtro e dozzinale impuro malto, piuttosto
che pisciarmi su una gamba come un cane in fregola!"
"Non che non ci abbia pensato," ammise Gene, irridente "ma tengo
abbastanza alla sicurezza del mio uccello da non andare a sventolarlo
sotto il naso di quelle checche arrapate. E, comunque, vedi di levarti
dalla faccia quell'irritante espressione da verginella sedotta ed
abbandonata: non sarei stato costretto a farlo, se tu non avessi
troieggiato per tutta la sera con quella puttanella sfacciata!"
A quelle parole, l'ultimo, malfermo pilastro del suo defunto
autocontrollo si sgretolò inesorabilmente e la parte più
avventata di lui finì per soverchiarlo: "E questo che cazzo
sarebbe, boss? La tua irriverente traduzione della parabola della trave
nell'occhio? Un inaudito cicchetto con i controcazzi? O una criptica
scenata di gelosia? Ma che sto dicendo, sono tutte idee troppo
sofisticate per venir partorite dalla tua mente squallida e limitata!"
"Adesso mi hai davvero rotto i coglioni, Tyler" sibilò
l'ispettore capo, un attimo prima di dare libero sfogo al proprio
magmatico furore, "Sono stato il tuo fottuto burattino, ho sopportato
senza dare in escandescenze le farneticazioni di quel pederasta
esaltato e i miagolii della sua repellente mogliettina, e non intendo
fare altrettanto con le tue piazzate da finocchio nevrotico. Scendi
dalla mia macchina, ora!"
Poi, visto che il sottoposto restava immobile al suo posto, a
squadrarlo con gelida disapprovazione, aprì la portiera del lato
del passeggero e lo scaraventò di peso fuori dall'abitacolo,
mandandolo a ruzzolare in maniera ignominiosa sul marciapiede poco
lontano, mentre chiosava, inclemente: "Era un ordine, non un
suggerimento: forse una scampagnata notturna ti aiuterà a
placare i bollenti spiriti, Sammy boy!"
Dopo avergli permesso di sfrecciare via a tutta velocità, in un
mefitico sbuffo di gas di scarico, senza protestare altrimenti, Sam si
rimise difficoltosamente in piedi, guardandosi attorno per capire in
quale zona della città fosse stato scaricato, con risultati poco
incoraggianti: anche qualora si fosse messo a camminare di buona lena,
non avrebbe raggiunto casa propria prima dell'alba. Ma tant'è,
era meglio così, poichè era certo che non sarebbe
comunque riuscito ad addormentarsi, finchè quelle deliranti
farfalle non avessero smesso di prendere a testate le pareti sensibili
del suo stomaco.
CONTINUA...
(*) Questa è la traduzione delle "Troiane" di Euripide, realizzata da E. P. Coleridge nel 1910 e attualmente reperibile sul sito del Perseus Project.
Benchè sia molto libera rispetto al testo originale, ho deciso
di utilizzarla perchè maggiormente adatta al contesto.
Ah, come sono perfida! Troncare un capitolo nel bel mezzo delle seghe
mentali di Tyler è davvero una bastardata, e di certo non
l'ultima che dovrete subire da me nel corso della vicenda (coraggio,
ancora due atti alla fine!).
Oltre ad essermi accorta di aver partorito due insopportabili mostri
(Maugham&Hart), in questo capitolo mi sono giocata del tutto la mia
inesistente credibilità come scrittrice di scene romantiche,
nonchè la mia fidata beta-reader (mia madre), ancora troppo
sensibile per tollerare una slashata così smaccata.
E il momento dell'arduo cimento non è ancora giunto... Ahimè!
Ma ora basta parlare di me, è l'ora delle (dolenti) note:
1) Il Mago di Oz è figura letteraria arcinota, qui tengo a
precisare che mi sono ispirata ad una notizia della fida Wikipedia
(rigorosamente english), la quale sostiene che spesso Hunt apostrofa Tyler con il nomignolo di "Dorothy".
Ora, siccome io ho visto diverse puntate e non ho mai notato
ciò, le ipotesi sono tre: la Wiki scrive cazzate, io sono
audiolesa, il doppiaggio italiano è ignominioso.
2) Non credo ci sia un hotel dall'attico con piscina di nome Majestic,
a Manchester. In compenso, Anita Pallenberg esiste, è una
modella e stilista che, in quegli anni, era la compagna del chitarrista
dei Rolling Stones, Keith Richards.
3) Leap in the dark, nel corso
della sua prima stagione, andata in onda nel 1973, era una serie di
documentari sulle manifestazioni paranormali; a partire dal 1975,
divenne invece una sorta di docu-fiction a tutti gli effetti.
4) Vic Tyler, padre degenere di Sam, episodio 01x07... Non devo aggiungere altro, vero?
5) L'Oxford Dictionary è il vocabolario della lingua inglese, con la "V" maiuscola.
6) L'odiato poeta elisabettiano è Andrew Marvell, la citazione è stata tratta dal romanzo "Possessione", di A. S. Byatt, nell'edizione economica dei tipi di Repubblica.
7) Ben Nevis, la montagna più alta dell'isola britannica, si trova vicino alla cittadina scozzese di Fort William.
8) Non so se fidarmi o meno, ma la mia cartina di Manchester, in
corrispondenza di Canal Street, piazza un'inequivocabile targhetta a
caratteri cubitali con su scritto "Gay Village". Potrei sbagliarmi, ma
nella medesima zona è ambientata la versione inglese del
telefilm "Queer as Folk".
9) Thelma e Louise, protagoniste dell'omonimo e celebre film, terminano
la loro vita con un volo mortale nel Grand Canyon... ok, ora potete
uccidermi per avervi spoilerato il finale.
10) Il castello di Elsinore è teatro della vicenda di Amleto,
dramma shakesperiano cui appartiene la citazione che si trova
più in là nel testo.
11) Non si capisce molto che odio i francesi, vero?
12) Non intendo soffermarmi un solo secondo sugli Swarowski (in quegli anni, un bene di lusso), nè tantomeno sui "Dialoghi" di Platone e sull'architettura palladiana, tanto cara al Settecento inglese.
13) Ho controllato: X Factor
veniva già trasmesso prima che Sam finisse indietro nel tempo,
benchè la sua popolarità sia notevolmente cresciuta solo
dopo il 2006.
14) Avremo modo di conoscere insieme la Chetham's Library e la Chetham School of Music nel prossimo atto.
15) Ad Old Moat non esiste nessun orfanotrofio di nome Fernwood; la
frase di Hunt simile a quella di Hart viene pronunciata nell'episodio
01x02, qualcosa tipo "Gli orfani seguono chiunque" (almeno, nel doppiaggio italiano).
16) "Cronache Marziane"
è il titolo di una celeberrima raccolta di racconti di
fantascienza, scritti dall'autore americano Ray Bradbury negli anni '50.
17) Mon petiti chou significa, letteralmente, "mio piccolo cavolo"
(nel senso della verdura): è una frase che il mio caro padre mi
dice per vezzeggiarmi prendendomi in giro; qui ha esattamente lo stesso
scopo.
18) Belinda Finch è un parto della mia mentuccia bacata, che ama
costellare di improbabili casini sessuali e/o sentimentali la vita di
Sam Tyler.
E, con questo, ho finito: dal momento che la mia fedele Bluesmoke
sembra essersi persa nei meandri della Rete, approfitto di questo
spazio vuoto per ringraziare tutti coloro che seguono silenziosamente
le mie pazze storie su LoM: il vostro supporto mi incoraggia molto,
sappiatelo.
Al prossimo atto!^^*
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Capitolo 4 *** Red rain ***
PICIVefp
Disclaimer: I personaggi di Harry Potter
citati in questo capitolo sono da me usati a scopo di ludibrio, e mi
guardo bene dal volerli sottrarre alla loro legittima creatrice.
Act Four
Red rain
"Eppure, quando arriva l'ultima scena (...),
Se son degni davvero della parte eminente che hanno nel dramma,
Non spezzano i versi per piangere."
W. B. Yeats
"Incredibile."
Sam allargò le braccia ed eseguì una timida piroetta
dinanzi allo specchio, rimirando l'impeccabile operato di Maugham con
lo stesso sguardo emozionato e un po' vanitoso del primo giorno in cui
aveva indossato una divisa da agente semplice: uniti alla sua
espressione da intellettuale mancato, quella giacca di velluto a coste
dalle maniche troppo corte, quei pantaloni di fustagno stropicciati ad
arte e persino quegli inguardabili polacchini giallo senape gli
permettevano di essere simile in tutto e per tutto ad un professorino
trasandato, appena saltato fuori dal volantino pubblicitario illustrato di un
college britannico.
Forse, i pince-nez tondi dalla
bordatura dorata e gli affilati baffetti posticci, che lo facevano
somigliare in maniera terrificante a Richard Roxburgh in Moulin Rouge,
erano forzature evitabili, tuttavia bisognava convenire che quel
violinista, se non avesse votato il proprio genio al crimine,
ora avrebbe anche potuto essere uno dei costumisti più ricercati
di Theatreland.
In attesa di essere raggiunto dai complici, l'ispettore gironzolò nell'auletta quadrata e si
affacciò alla finestra a bifora per gettare un'occhiata distratta al
cortile della Chetham School of Music: i larghi viali lastricati,
ombreggiati da lussureggianti betulle flessuose e fiancheggiati da estese
zone di verde, erano battuti da un turbinoso vento oceanico, il quale
aveva portato con sè un'insolita rigidità del clima ed
una muraglia impenetrabile di nuvoloni plumbei.
Nel timore di un acquazzone imminente, la maggior parte degli studenti
e degli insegnanti che si trovavano a dover attraversare il giardino lo
faceva a testa bassa e con andatura decisa, fermandosi soltanto per
riacciuffare il cappello o gli spartiti strappati loro di mano dalle
raffiche incessanti; al contrario, gli allievi più giovani ed
indisciplinati dell'istituto non perdevano occasione per spintonarsi e sfidarsi in corse a perdifiato fino all'atrio, con
un
vociare squillante che quasi riusciva a sovrastare il possente fischio
del vento.
Nessuno di loro pareva sfiorato dal sospetto che un delittuoso gioco
delle parti stesse per avere inizio fra le mura dell'edificio
adiacente, la severa Chetham's Library, gioco che, in quel momento,
monopolizzava tutte le energie di Tyler: non gli era concessa la benchè minima distrazione, si ripeteva a mo' di
mantra, soprattutto
se implicava il deliberato attentato ai
danni della sua incerta identità sessuale, perpetrato
dall'incorreggibile despota la sera precedente. Per un positivo esito
dell'intrigo, era opportuno che quei vividi, contrastanti ricordi
venissero inghiottiti da un oblio temporaneo, almeno finchè di
quella singolare caccia al ladro non fosse rimasto nient'altro che un
rapporto dattiloscritto, destinato ad essere rosicchiato da generazioni
di topi nell'archivio del CID.
Stava per l'appunto intimando ad un paio di farfalle irrequiete di
piantarla con le planate nel proprio apparato digerente, quando il
baciatore maleodorante fece irruzione nella stanzetta, preceduto
dall'immancabile novena di imprecazioni pomeridiane: "Figlio bastardo
di una troia frigida, verrà il giorno in cui Gene il Genio
giocherà a bowling con le tue ossa marcescenti! Quanto a te, Sammy boy, ridi e morirai!"
"Non posso farlo comunque, boss, rischio che mi si stacchino i baffi
finti" lo tranquillizzò il sottoposto, prima di posare gli occhi
sul suo travestimento e reprimere a stento le risate isteriche che gli
scalpitavano all'altezza della trachea: saturo di malcelati impulsi
ferini, Hunt non necessitava di ulteriori
sollecitazioni per darsi all'omicidio.
Infatti Maugham, con deliberata cattiveria, lo aveva insaccato in un
orrido pastrano svolazzante, che sembrava essere stato candeggiato e
tinto da una massaia incapace, a giudicare dalle chiazze in molteplici
tonalità di grigio smorto sparse per l'intera superficie della
stoffa sdrucita: tutto ciò gli conferiva l'aspetto ridicolo di
un colossale spaventapasseri malvestito, oltre a permettergli la
medesima elasticità di movimenti di un pupazzetto di latta, caricato a
molla. Inoltre, il musicista aveva appiattito e pettinato all'indietro
la sua fluente chioma bionda, intrisa di una dose generosa di
brillantina, perchè i tratti del volto del poliziotto apparissero
ancora più massicci e un candido colletto da reverendo svettasse
attorno al suo collo, enfatizzato dalle ciocche ordinatamente riportate
dietro le orecchie.
"La mucca con la quale hai trascorso un'ardente nottata di sesso sfrenato
era una feticista dei capelli, boss? O forse dovrei chiamarti padre?" lo canzonò il collega, accennando alla capigliatura appiccicosa.
"Fanculo, Tyler!" fu lo sbrigativo grugnito di risposta del superiore,
indice, oltrechè di scarsa fantasia, del fatto che non intendeva
rintuzzare la facile ironia dell'altro, preferendo serbare quella
viscerale incazzatura per la resa dei conti con il violinista. "Cazzo,
sembro uscito da un siparietto di quei fottuti Monty Python: la mia
arpia da salotto pagherebbe per vedermi conciato così. E dire
che pensavo di aver grattato il fondo quando mi hai fatto vestire da
ratto!"
"Era uno scoiattolo, ed era per il tuo bene, boss..." rettificò
Sam, serafico, suscitando l'immediata, scurrile replica
dell'interlocutore: "Anche la visita annuale della prostata è
per il mio bene, Sammy boy, ma ciò non significa affatto che io
urli di gioia ogni volta in cui un costoso dottorino del St. James mi
ficca un dito su per il culo!"
"Credo che un ostentato turpiloquio non sia del tutto in carattere con
il suo personaggio, ispettore capo Hunt" interloquì Maugham con
voce melliflua, un raggiante sorriso da satiro stampato sulla faccia volpina, dopo
aver oltrepassato la porta e claudicato verso di loro,
appoggiandosi al bastone dal pomo d'ottone. "Pronti per il vostro
trionfale debutto, agenti?"
Tyler annuì, in un mugugno privo di entusiasmo, mentre il
violinista gli spostava gli occhialetti a molla dalla radice alla punta
del naso, per poi volgersi verso la propria opera d'arte, intenta ad
accendersi una sigaretta con corrucciata noncuranza, almeno prima che
il suo inclemente creatore gliela levasse di mano insieme all'accendino,
precisando: "Gli uomini di Chiesa non fumano, mio buon sbirro, soprattutto
quelli che si occupano di pregevoli manoscritti antichi. Per oggi
dovrà accontentarsi di questo, temo..." e gli porse un rametto
nodoso e ritorto, che Sam identificò con disgusto come un
bastoncino di liquirizia.
In una qualsiasi altra circostanza, del pazzo che avesse osato sfidare a quel modo
la collera devastante del ciccione non sarebbe rimasto altro che una
lapide spoglia in qualche sperduto cimitero di campagna ed il sentito
compianto dei conoscenti; invece, Gene sottostò all'iniquo
baratto e si cacciò in bocca il legnetto senza reazioni di
sorta, ad eccezione di uno sguardo acceso di recalcitrante ferocia,
alla maniera di un cane affamato che si sia visto sottrarre un
succulento osso animale, in cambio di un surrogato insapore in pelle di
bue.
"Benissimo!" gongolò a quel punto Maugham, facendosi alquanto
esigente: "Mi preme rammentarvi, signori miei, che siete due leziosi e beneducati
accademici della capitale, perciò vedete di sopprimere quella
cacofonica parlata mancunian; inoltre, sappiate che dai miei soci
in affari non accetto alcuna interpretazione che non sia quantomeno da
BAFTA."
"Tutte stronzate!" bofonchiò Hunt con aria di sfida, sputando ad
alcuni millimetri dalla punta delle scarpe del violinista un bolo
vischioso di saliva e fibre masticate di legno dolce; al suo fianco,
Sam proruppe in un gemito abbattuto: "Grazie alla tua inarrivabile
maestria nella sublime arte della dissimulazione, boss, al massimo
possiamo ambire ai Razzies, se qualcuno ha già provveduto ad
inventarli, in questa scombinata era geologica."
Molto meno incline allo scoramento dell'ispettore, il musicista zoppicò tranquillo
fino alla porta socchiusa ed indicò il corridoio antistante con
il puntale del bastone: "Troverete sulla vostra sinistra
il passaggio voltato che conduce allo scalone monumentale d'ingresso della biblioteca; una volta
saliti al secondo piano, dovrete percorrere l'intera Priests' Wing
per raggiungere gli uffici della Sovrintendenza, sempre che non siate
così fortunati da incappare in Benjamin Trevelyan lungo il
vostro itinerario: a quel punto, sapete in che modo agire. Io, nel
frattempo, vi aspetterò qui, fingendo di essere uno dei tanti
spettri errabondi che infestano le stanze vuote della cara, vecchia
Chets."
Quindi, accompagnò le proprie parole con una risatina chioccia,
la quale scortò fuori dalla stanza i due investigatori,
impazienti di
porre una considerevole distanza fra loro e la contentezza serpentina
del delinquente, almeno per qualche tempo.
Stavano camminando lungo lo stretto ambiente a volta, debolmente illuminato
dal chiarore livido della giornata uggiosa e immerso in un placido
silenzio che solo il rumore cadenzato dei loro passi e le furiose folate
di vento contro i vetri delle finestre erano in grado di infrangere,
quando Sam rivolse l'ennesima, mai superflua raccomandazione al
superiore: "Non dimenticare che si tratta di un thè di lavoro
per una transazione di capitale importanza, boss: vedi di non
trasformarlo nella delirante festa di non compleanno del Cappellaio
Matto!"
"Come tu desideri, così sarà, mia dolce Alice" lo
sbeffeggiò di rimando Hunt con un ringhio al vetriolo, prima che
la loro conversazione venisse troncata da un urlo lancinante, che
riecheggiò tra le pareti scabre del corridoio: "Oh, per l'amor
di Dio!"
Anticipato da alcuni tomi gualciti, i quali si sparpagliarono alla rinfusa
fino agli ultimi gradini, un viluppo informe di abiti e membra umane
caracollò con gran fracasso giù per l'imponente scalinata, andando a concludere il
proprio indecoroso ruzzolone dinanzi ai due poliziotti,
comprensibilmente perplessi.
L'ispettore capo scrutò il maldestro individuo dall'alto in
basso, assumendo un atteggiamento da sostenuto gentiluomo londinese che
lo rendeva irresistibilmente esilarante: "Hanno uno strano modo di
camminare, questi cotonai: noi lo facciamo con le braccia lungo i
fianchi, le gambe diritte e salde e i piedi ben piantati sul terreno, giusto,
collega?"
"Coglione" tossì il sottoposto, troppo alterato per mettere
insieme una critica più articolata, quindi si chinò per
aiutare il trentenne ammaccato a rialzarsi, non senza riconoscerlo
all'istante, sebbene lo avesse incontrato una sola volta, vent'anni
dopo e perdipiù cadavere: "Professor Trevelyan?"
Sentendo pronunciare il proprio cognome, il giovane scostò un
ciuffo spiovente color amaranto dagli occhi cisposi e li piantò
con viva curiosità sui nuovi venuti: "Ci conosciamo, signori?"
Sam si soffermò a valutarlo, mentre costui si addossava al
corrimano in pietra per riassettarsi l'appariscente cravattino
arancione e lisciarsi il gilet ciclamino sul fisico canonico da topo di
biblioteca, più gracile che snello: non molto diverso dal
maturo professore che sarebbe diventato, il vice sovrintendente
era uno di
quegli individui eletti che la mezza età non avrebbe imbolsito,
bensì reso assai più affascinanti con qualche ruga
piazzata nei punti giusti del suo allora insignificante viso ovale
dallo sguardo vitreo, peculiarmente anglosassone.
Poi, accortosi che l'interlocutore attendeva ancora una risposta, gli
strinse con discrezione la mano sudaticcia e si presentò: "Non
ancora, ma possiamo rimediare: professor Potter, Harry Potter,
paleografo, e lui è il mio superiore, il reverendo Severus
Snape, sovrintendente della British Library, Fondo Manoscritti
Rinascimentali."
Impressionato dalle loro distintive generalità, il professore
smise di ammonticchiare i libri che aveva
disseminato nel corso della propria disastrosa caduta per prestare
maggior attenzione alle parole dei visitatori, senza dar segno di aver
subodorato l'inganno. Nonostante ciò, controbattè con un
residuo di cautela: "Oh, e cosa ha mai spinto due auguste
personalità della comunità scientifica londinese ad
abbandonare gli agi raffinati della capitale per avventurarsi in questo
malfamato covo di incolti cotonai?"
"Una questione di vita o di morte, collega" lo fulminò Gene, con il
tono di chi vuol lasciar intendere ad un interlocutore troppo spigliato
che la morte della frase idiomatica potrebbe finire per riguardarlo
molto da vicino, se non la piantava sedutastante di abusare della loro
limitata capacità di sopportazione.
"Sappiamo che qui, alla Chetham's Library, custodite una copia a stampa del Mysteriorum Liber Primus Mortlaci,
di John Dee, con annotazioni a margine di Elias Ashmole" riprese Tyler,
con aria professorale, desideroso di aggirare un improvvido rigurgito
di schiettezza del superiore, il quale mostrava già chiari segni
d'insofferenza a portare a termine una frase senza inserirvi indebiti
riferimenti ad organi genitali maschili e ad altre oscenità
correlate.
"Beh, non è un mistero, signori" sbuffò Trevelyan,
annoiato, come se stesse per esporre loro un concetto ovvio quanto
l'alternanza di alba e tramonto. "Qualsiasi moccioso di
Manchester che ami le storie di fantasmi si è sentito
raccontare, almeno ad Halloween, la lugubre vicenda delle carte
maledette del negromante Dee, temute da tutti i sorveglianti della
biblioteca perchè, nottetempo, emetterebbero le strida
agghiaccianti dei defunti strappati all'aldilà dal loro autore,
nonchè la brutta fine in cui incorse il ladruncolo che ebbe la
malaugurata idea di rubarle..."
"Un cumulo di superstizioni idiote, nient'altro che residui del
paganesimo mai debellato" biascicò l'ispettore capo, con
ammirevole sobrietà di linguaggio, subito appoggiato dal vice
sovrintendente: "Ovviamente, reverendo Snape, benchè sappiano
rivelarsi molto comode per evitare che gli studentelli in subbuglio
ormonale scambino le nostre sale per un'alcova gratuita, una volta
calata la sera... Ma immagino che voi, pragmatici ingegni
metropolitani, non siate qui per dare la caccia a qualche spiritello
dispettoso."
Ignorando il larvato disprezzo che spirava nelle asserzioni cerimoniose del
bibliotecario, Sam glissò al riguardo per mezzo
di un laconico: "Infatti: ci mostri il libro, professor Trevelyan, e le
spiegheremo il motivo della nostra visita."
Quand'ebbe finito di parlare, notò un brillio circospetto
animare gli occhietti da rospo dell'altro: evidentemente, il loro
nient'affatto innocente ospite sospettava che quell'eccesso di
reticenza potesse sottintendere qualche movente disonesto, ma, per esserne
sicuro, non aveva altra scelta che soddisfare le loro richieste.
"Lasciate che vi faccia strada, colleghi" acconsentì di buon
grado il giovane, scaricando fra le loro braccia i tomi dispersi, prima
di precederli agilmente su per lo scalone, finchè non
raggiunsero il secondo piano dell'edificio, costituito da un ampio
vestibolo e da due corridoi laterali paralleli, i quali erano occupati
dalla biblioteca vera e propria.
Entrambi presentavano, sulla parete portante esterna, i ritratti dei
prestigiosi personaggi succedutisi alla direzione dell'istituto,
separati da lampade a goccia che emanavano una luminescenza esitante,
mentre, dalla parte opposta, gli scaffali stipati all'inverosimile e i
tavoli da consultazione in legno massiccio erano resi inaccessibili da
robuste cancellate d'acciaio. Gli ambienti culminavano in un alto
soffitto a forma di nave rovesciata, con copertura a capriata, nella
quale si aprivano grandi vetrate, perchè la luce del sole
accarezzasse morbidamente le eleganti cesellature delle mensole ed
incrementasse i bagliori fiochi delle lampadine elettriche.
Notando le occhiate interrogative dei due ospiti, Trevelyan si
premurò di raccontare, mentre sganciava dalla cintura un folto
mazzo di chiavi e trafficava con la serratura di una delle barriere
metalliche: "Nel testamento del ricco mercante Humphrey Chetham,
benemerito mecenate e fondatore dell'istituzione, era scritto che gli
esemplari più rari qui depositati dovessero essere incatenati al
loro supporto, per cautelarsi dai furti. Tuttavia, siccome alla lunga
la ruggine aveva cominciato ad intaccare la pergamena, a metà
del XVIII secolo, l'allora bibliotecario capo decise di far installare
i cancelli che vedete, per salvaguardare la sicurezza dei volumi senza
danneggiarli. I pochi che vengono ancora tenuti in catene sono
costantemente monitorati dai miei collaboratori e si trovano nella sala
di lettura, in cui ci sposteremo tra poco..."
Dopo aver fatto cenno di deporre il loro fardello sul
banco al centro della campata, il vice sovrintendente tolse da uno dei
ripiani un libretto alquanto anonimo, soprattutto se rapportato al
florilegio di leggende che, nel tempo, erano nate attorno al contenuto
ed al suo scrittore, quindi indicò una porticina ad arco ribassato, presso il muro di fondo del corridoio:
"Laggiù potremo parlare in tutta calma: gli esami semestrali si
sono appena conclusi, pertanto non ci saranno universitari, chini su
libri e appunti, da disturbare con le nostre chiacchiere accademiche."
"Era ora, per la puttana" si lamentò Gene, digrignando i denti,
prima di scoppiare in un sonoro starnuto, che rimbombò nella
quiete dell'edificio semideserto con la medesima violenza disturbante
di un colpo d'arma da fuoco. Al suo fianco, un sorrisetto malefico aleggiante a
fior di labbra, il collega si domandò se l'immondo panzone fosse
allergico al pulviscolo dei secoli, o piuttosto a quella cospicua dose
di cultura.
La sala di lettura era identica alla restante parte della biblioteca,
solo più circoscritta ed opprimente, sebbene alcuni finestroni
ogivali fossero stati ritagliati su tre delle sue quattro mura;
dirimpetto al camino,
affiancato da una magnifica pendola di epoca vittoriana e sormontato
dai simboli araldici della famiglia Chetham, vi era una mezza dozzina
di tavoli rotondi, attorno a uno dei quali si accomodarono i tre.
Prima di sedersi, Trevelyan sistemò il volume su un leggio
intarsiato, aprendolo sulla pagina dell'antiporta e dichiarando: "Di
solito, è il mio superiore, la professoressa Kenyon, che si
occupa della gestione di queste situazioni. Tuttavia, da quel poco che
mi hanno rivelato le vostre elusive parole, mi sembra di aver capito
che non potete attendere il suo ritorno dall'Italia... A proposito,
reverendo Snape, non avrebbe dovuto partecipare anche lei al Convegno
Internazionale dei Filologi Romanzi, a Santa Margherita Ligure? Mi
risulta che tutti i sovrintendenti del Regno Unito si trovino
lì, ora."
"Che il Signore me ne scampi e liberi!" ringhiò in maniera
malaccorta l'ispettore capo, cedendo alla propria innata repellenza per
tutto ciò che riguardava gli eruditi; poi, benchè per
nulla toccato dalla sciabolata di disapprovazione che il sottoposto gli
sferrò di sottecchi, si corresse: "Noi preferiamo mandarci un
collaboratore giovane, perchè... come si dice... si tempri."
"E' stata una fortuna che si trovasse ancora con noi, a Londra, quando
è successo: io non avrei proprio saputo che pesci pigliare!"
rincarò la dose Tyler, per mostrarsi più sprovveduto di
quanto non fosse allo sguardo scrutatore del bibliotecario. "Ah, questi
assistenti freschi di studi, sono come il gentil sesso: non si
può vivere nè con loro, nè senza di loro."
Questa volta, Gene si limitò a contribuire alla conversazione
con un brontolio saputo, ruminando in disparte il proprio dolcetto
legnoso, mentre il vice sovrintendente concordava: "Già,
indispensabili, ma problematici... Mi dica, Potter, uno dei suoi
pupilli ha combinato qualche pasticcio irreparabile?"
"La verità è di gran lunga peggiore: quell'oxfordiano
troppo zelante, e con una pernicioso fissazione per l'occultismo, si
è macchiato di un crimine quasi paragonabile all'incendio della
Biblioteca di Alessandria d'Egitto!" si lagnò l'ispettore, con
un'aria melodrammatica da operetta di modeste pretese che non mancò di far storcere
in una smorfia di palese ribrezzo il volto del collega.
Al contrario, Trevelyan si dimostrò assai colpito dal suo
avvilimento, giungendo addirittura a coprirsi la bocca con una mano per
sopprimere un urletto sconvolto, nel momento in cui il poliziotto gli
confessò, funereo, la mancanza dell'inesistente allievo:
"Convinto che il manoscritto autografo del Liber Primusdi
Dee, in possesso della nostra biblioteca, fosse un palinsesto e che
celasse chissà quali segreti esoterici, lo ha spennellato
per intero con acido triidrossibenzoico."
"La... la noce di galla? Barbaro incosciente!" tuonò il vice
sovrintendente, indignato, prima di gettarsi a capofitto in
un'infuocata filippica: "Ma quei tonti palloni gonfiati, che si vantano
di effigiare sul loro blasone un libro aperto perchè sempre
dediti allo studio, non hanno imparato che l'ultravioletto non serve
solo per le lampade abbronzanti?
L'acido gallico avrebbe dovuto sparire dalla dotazione di un paleografo
assennato già da mezzo secolo, quando quel papista ignorante
del cardinal Maj ha distrutto l'unico testimone manoscritto del De Republica di Cicerone giunto fino a noi!
Quella robaccia corrode la pergamena, altera la composizione chimica
degli inchiostri, annerisce le pagine: entro una decina d'anni, il
vostro pregiato codice sarà un ammasso inservibile di cartaccia
bruciacchiata."
La porzione mefistofelica dell'anima bipolare di Sam esultò di
gioia ineffabile, alla vista del professor Benjamin Trevelyan che
s'invischiava nella loro precaria ragnatela; per contro,
Hunt seguì l'intera tirata del bibliotecario con la medesima
espressione irritata che avrebbe avuto se l'altro avesse impiegato gli
ultimi minuti a dir messa in latino. Infine, esasperato, provò a
calmarlo con inedita affabilità, poichè non gli era
permesso farlo con un montante ben assestato: "Non si preoccupi,
abbiamo già provveduto a fornire all'incompetente un assaggio
della sua futura dannazione eterna."
"Una giusta punizione che, comunque, non ci ripagherà della
perdita incalcolabile da noi subita" rimarcò ancora il
sottoposto, mentre il vice sovrintendente si profondeva in una dotta
divagazione letteraria non richiesta, sfogliando le pagine ingiallite e
fragranti del volume: "Come voi di certo saprete, cari colleghi, in
questo testo è descritto il dialogo fra l'occultista John Dee e
l'arcangelo Uriel, presumibilmente un'entità ultraterrena che
aveva invasato il suo collaboratore, il medium
Edward Kelly, durante una seduta spiritica. Nel corso della
conversazione, la voce soprannaturale fornisce al proprio interlocutore
le istruzioni per realizzare la Sigillum Emeth,
forse la più potente Mano di Gloria mai creata: è questo
che attira gli appassionati di paranormale come mosche sul miele."
Accortosi che Gene si era astratto da quella diatriba incomprensibile,
Tyler fece appello a tutto ciò che aveva appreso sull'argomento
dalla lettura di The Invisibles,
augurandosi che il loro fulminato disegnatore scozzese, assillato da
improbabili teorie di complotti governativi, non avesse romanzato in
maniera eccessiva la realtà: "Certo, il talismano che
consente di
oltrepassare i confini fra le varie dimensioni del nostro universo; in
breve, nient'altro che la mano mummificata di un uomo giustiziato senza
colpe, nella quale viene infissa una candela plasmata con il grasso di
un fanciullo morto in fasce, con un capello di vergine come stoppino."
"Davvero un gingillo grazioso, da tenere fra le porcellane del
soggiorno per sbalordire gli ospiti, Potter" polemizzò in
tono acido Hunt, di nuovo partecipe della tediosa schermaglia, quando
Trevelyan obiettò, contrariato: "E' un manufatto molto raro,
reverendo Snape, al punto che ne viene custodito un esemplare,
identificato come quello fabbricato da Dee, in una
teca del British Museum."
Sam assentì con veemenza, sebbene, la sola volta in cui aveva
visitato il museo, avesse trascorso più tempo nella sala delle
antichità egizie e degli Elgin Marbles, invece di cercare, in quel caos organizzato, un arto umano
avvizzito di epoca elisabettiana.
"Signori, tutto ciò è estremamente interessante, ma mi
pare che stiamo perdendo di vista il bandolo della matassa" insistette
l'ispettore capo, tagliando corto per puntare alla scena cruciale della
loro recita. "Abbiamo fatto delle ricerche, professore, e ci risulta
che la sola copia fededegna dell'archetipo distrutto sia quella che
abbiamo in questo momento davanti agli occhi."
Maugham aveva compiuto un'impresa miracolosa, constatò il
collega all'udire la voce roca di Gene pronunciare senza intoppi la
complessa dichiarazione, se era riuscito a cacciargli in quella
testaccia bacata la frase fatidica nel breve lasso di tempo che lui
aveva trascorso in cucina con Hart.
"Questo... questo significa che..." balbettò allora il
bibliotecario, attonito, prima che Tyler terminasse al suo posto:
"Sì, il volume in vostro possesso ora ha un valore inestimabile."
Per quanto fugace, a nessuno dei due poliziotti sfuggì l'ombra
d'incontenibile bramosia che balenò sul volto abulico del vice
sovrintendente, non molto differente da quella di un
leone dallo stomaco gorgogliante che si veda trotterellare dinanzi
un'antilope grassoccia: Trevelyan aveva abboccato, il suo animo di
ladro era impercettibilmente affiorato, ora aveva inizio la fase
più
ardua del progetto, ovvero fregare lui e Bonnie & Clyde prima
che uno qualsiasi degli avversari facesse altrettanto con loro.
A quel punto, l'interlocutore riassunse
l'espressione da gioviale padrone di casa, mentre proponeva: "Immagino
che ora vogliate esaminare il libro per cui avete fatto così
tanta strada, miei esimi colleghi: prendetevi pure tutto il tempo che
vi occorre, io sarò onorato di assistervi durante la vostra
permanenza alla Chetham's... Desiderate per caso una tazza di
thè?"
"Facciamo due: quel treno da pezzenti e questo dannato temporale mi
hanno ridotta in uno stato pietoso!" s'intromise una flautata voce
femminile, la quale causò una vibrante extrasistole
all'ispettore, nel momento in cui il suo sguardo interdetto si
fermò sulla biondina, fradicia ed intirizzita in un attillato
trench color cachi, che aveva appena varcato la soglia della stanza.
Nientemeno che Hadrian Hart in carne, ossa ed insolenti mossette maliziose.
Gene, parimenti basito, sembrava pronto ad archiviare quella
compostezza sofferta per parcheggiare le proprie grinfie animalesche
sullo spudorato uccellino e sul suo infido amante, che non avevano
rispettato gli accordi: niente da eccepire, l'inatteso colpo di mano
del violinista li aveva colti ben più che di sorpresa.
Li aveva messi nella merda, eufemisticamente parlando.
Dal canto proprio, Trevelyan non si era accorto affatto della
sconcertata confusione in cui erano piombati i propri ospiti, impegnato
com'era a spogliare la nuova arrivata con insistenti occhiate sbavanti,
da purosangue accaldato dopo una galoppata impetuosa sotto il sole,
esalando un adorante: "Chi... chi è quella creatura
spettacolare?"
Dunque, quel rovescio delle sorti aveva pur avuto una conseguenza
apprezzabile, il bibliotecario era stato avvinto al primo sguardo dal
fascino provocante di una delle svariate incarnazioni femminili
dell'attorino. Pertanto, Sam decise di corroborare l'efficacia
dell'apparizione semidivina, rivelando con naturalezza disarmante:
"Quella è la mia laureanda di fiducia, Hermione Granger... che
non avrebbe dovuto raggiungerci prima di domattina."
*-*
Dopo aver percorso il corridoio di raccordo con passo marziale,
scomodando a mezza bocca tutti i santi dei primi tre mesi del
calendario, Hunt spalancò la porta dell'aula in un madornale
boato e latrò: "Non erano questi i piani!"
A quella vista, Maugham emise un sospiro atono, mentre allontanava
l'archetto dalle corde del violino, grazie al quale aveva ingannato il
tempo nel corso della lunga attesa, e li posava entrambi sulla
superficie impolverata della cattedra, accanto a sè.
Seguì una greve pausa di silenzio, in cui le note finali del
brano eseguito a memoria andarono lentamente sfumando per cedere il
posto al pesante ansare del poliziotto, al respiro controllato del
musicista, al ticchettio ipnotico di una fitta pioggia sui vetri della
bifora, finchè il violinista prese la parola, sentenziando in
tono disteso: "A giudicare dal modo in cui snuda e fa schioccare le sue
fauci, deduco che l'Autunno del Prete Rosso non eserciti su di lei alcun benefico influsso calmante..."
"Detesto i baciapile, i comunisti e quella fottuta stagione nè
carne, nè pesce, quando sembra che tutte le foglie secche di
questa cazzo di città debbano per forza andare ad ammucchiarsi
sul vialetto d'ingresso del mio garage!" protestò l'ispettore
capo, dando libero sfogo alla propria genuina ignoranza, che gli
permise di guadagnarsi uno scostante sogghigno di superiorità da
parte dell'interlocutore. Poi, tutt'altro che propenso ad offrire il
fianco scoperto per un secondo affondo intellettuale, si
affrettò a chiarire, intimidatorio: "Non provarci neppure, io
non sono un sorcetto qualsiasi che puoi inculare a tuo piacimento con
quella parlantina sciolta da fottuto pifferaio di Hamelin!"
"D'accordo, ho capito l'antifona, cercherò di essere elementare"
replicò Maugham, senza smettere di fissarlo con compiaciuta
alterigia, che non mancava di rendere l'altro, allo stesso tempo,
furente e inquieto. "Vuole sapere perchè ho mandato in scena il
mio adorabile Hadrian con un giorno di anticipo? Bene, la risposta
è tanto scontata che persino un deplorevole buzzurro dall'intelligenza
approssimativa come lei avrebbe potuto prevederla: non abbiamo a
disposizione tutto il tempo prospettato dal suo sagace Sammy boy.
Mi dica, mio buon sbirro, quanto pensa che impiegherà Trevelyan
per scoprire che alla British Library non è successo nulla di
ciò che gli avete fatto credere, sempre che la sua magistrale
interpretazione dello sbracato reverendo Severus Snape non abbia
già provveduto a metterlo sull'avviso?"
Knock out, Geney.
Quello strisciante sodomita dalla linguaccia biforcuta aveva
fottutamente ragione su tutta la linea, ma avrebbe consegnato la Ford
Cortina al miglior sfasciacarrozze di Manchester, si sarebbe inflitto
una settimana d'astinenza da fumo ed alcolici ed avrebbe aderito con
fervente passione al comitato femminista rionale, prima di concedergli
la soddisfazione di approvare a voce alta le sue affermazioni.
"Ciò non toglie che, per merito di questa balorda alzata
d'ingegno, ora il mio collega si sta giocando le palle: Trevelyan
è un trafficante abile, e paranoico... sono parole tue, Maugham" puntualizzò
l'ispettore capo, accigliato, prima di essere interrotto dall'indecifrabile conclusione del musicista: "Il mio piacente efebo si
occuperà di questo ed altro."
In quel medesimo istante, quasi che si trattasse di un effetto scenico
calcolato, un repentino rombo di tuono squassò l'atmosfera di
calma febbrile della stanza e, come preannunciato da un flebile
sfrigolio delle plafoniere, tutte le luci si spensero di colpo,
avvolgendo i due contendenti in un'oscurità innaturale.
"E' opera tua?" fu l'interrogativo nervoso di Hunt, al quale l'altro
oppose una divertita smorfietta lupina, mentre si schermiva: "Lei sopravvaluta
enormemente le mie capacità."
Quindi, il violinista volse un enigmatico sguardo guizzante sulla spaventosa
intemperia che stava imperversando appena oltre la finestra della
camera, per poi constatare, in tono svagato: "Si prepara un'autentica
notte di tregenda, di quelle in cui i sordidi impulsi dell'animo umano
si scatenano per indurre anche gli individui più innocui a
compiere atroci delitti, e i fantasmi dei nostri peccati riemergono
dalle nebbie del passato per tormentarci, senza tregua... Non
è d'accordo con me, mio buon sbirro?"
"Bah, tutte puttanate, buone per metter paura a qualche marmocchietto scassacazzi o ad una donnicciola dai nervi deboli"
si disse l'ispettore capo, scettico: era solo un umido, fottuto giorno
di pioggia, che gli avrebbe conciato da schifo il parabrezza dell'auto.
Ne sei davvero sicuro, Geney?
Era il giorno del suo quinto compleanno, e lui era rannicchiato sul
pavimento, sotto il tavolo della cucina a pianterreno, a singhiozzare
sommessamente pregando di non svegliarlo, mentre si domandava se anche
il papà di Terence gonfiava suo figlio di botte, quando tornava
a casa con le lacrime agli occhi per un ginocchio sbucciato.
E fuori pioveva.
Era una gelida mattina d'inverno, e lui era in piedi nella squallida
stanzetta di un albergo a ore, una topaia lercia in cui persino gli
scarafaggi si rifiutavano di zampettare, ad eccezione di Stu: aveva
riconosciuto a prima vista il suo volto esanime e sfigurato da quella
merda chimica, sebbene fossero trascorsi dieci, interminabili anni dal
loro ultimo scontro, grazie all'identico neo che avevano sull'angolo
destro del labbro superiore.
E fuori pioveva.
Era forse un pomeriggio di sei mesi prima, e lui era riverso accanto a
quei fottuti binari, con una pallottola piantata nella gamba e alla
mercè di uno stronzo dall'ottima mira; si era sentito gelare il
sangue nelle vene, perchè sapeva che sarebbe morto, che, se si
fosse girato, non ci sarebbe stata quell'indispensabile pustola
ambulante di Sammy boy a parargli il culo, non quella volta.
Anche allora, fuori pioveva?
Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a ricordarselo.
Le giornate di pioggia non ti portano una gran fortuna, eh, Geney?
"Non credevo che l'avrei mai detto di un bieco miserabile della sua
risma, ma è stato capace di sorprendermi, mio buon sbirro"
riprese il musicista, come se non si fosse affatto accorto del tacito
turbamento che aveva distorto le fattezze rudi dell'interlocutore. "Sin
dal primo momento in cui le nostre strade si sono incrociate, ho
avvertito nei suoi confronti la medesima, istintiva avversione che un
giardiniere scrupoloso prova verso la tenace gramigna, una mala erbaccia
degna solo di essere estirpata, fintantochè le sue fameliche
radici non hanno ancora corrotto e soffocato quanto di meraviglioso può
sbocciare in questo nostro mondo. Poi, faccio alcune ricerche e scopro,
non senza un pizzico di stupore, che, in fondo, ci assomigliamo."
"Non dire cazzate!" lo schernì Hunt, brutale, "Io sono uno
stallone e tu una checca, io sono sano e tu storpio, e, soprattutto, io
sono un poliziotto e tu una canaglia!"
"Oh, questo suo eccelso sfoggio di tolleranza nei confronti della
diversità d'inclinazioni e delle menomazioni corporee è
la sacrosanta verità" approvò di rimando Maugham, prima
di sussurrare, insinuante: "Però, entrambi abbiamo subito la
straziante perdita di una persona cara."
Oh, ho, e adesso lasciatelo dire fuori dai denti, Geney: sono cazzi amari.
"Ma, di nuovo, un'abissale differenza ci divide in maniera inesorabile"
proseguì il violinista, senza dargli tempo di controbattere o di
seppellirlo sotto una gragnuola di pugni, "perchè io non ho
potuto fare altro che restare a guardare quegli sciacalli esaltati che
immolavano il mio coraggioso Francis sull'altare dei loro ideali deviati,
mentre lei non ha mosso un dito per salvare il suo sventurato fratello dal baratro in
cui l'aveva colpevolmente fatto precipitare."
"Taci, lurido invertito!" ululò il poliziotto, schiumante di
rabbia: cosa non avrebbe dato per smontare pezzo a pezzo i suoi
connotati da rettile, per levargli una volta per tutte quel fottuto
ghigno di beffarda malignità dal muso aguzzo!
E, invece, quasi non era in grado di muoversi, assediato da una frustrante impotenza, torturato da quelle
reminescenze indelebili, come se la sola risata crudele
dell'altro avesse avuto il diabolico potere di far scorrere il tempo a
ritroso, di ritrasformarlo nel bimbetto indifeso che si nascondeva a
piangere in qualche anfratto buio, dopo averle prese di santa follia
dal padre ubriaco.
Dove sono finite la tua oscena baldanza e la tua impagabile faccia di bronzo, adesso, Geney?
"Piccolo, fragile Stu" salmodiò ancora il musicista, in quella
sinistra inflessione innocente che hanno le cantilene per bambini,
godendo della paralizzante irresolutezza dell'avversario. "Scommetto
che lei era il suo fratellone, il suo grande eroe, quello che gli
aggiustava i giocattoli, gli insegnava ad arrampicarsi sugli alberi e
lo difendeva dai teppistelli del quartiere. Misera creaturina ingenua,
non poteva prevedere che l'avrebbe tradito con tale, disinvolta
bestialità."
Questo sguaiato pederasta sta mentendo, Geney.
"E' impossibile salvare chi non vuole essere salvato!" soffiò
a propria discolpa l'ispettore capo, dopo essersi in parte riscosso da
quella stordente malia, con ogni singolo senso all'erta per cogliere
l'attimo decisivo e ridurre in coriandoli il cobra a due gambe.
Quest'ultimo, arroccato nel proprio odioso, deliziato sarcasmo, insistette, impietoso: "Oh, e questa inespugnabile
convinzione le alleggerisce la coscienza, mio buon sbirro? Le permette
di guardarsi allo specchio, giorno dopo giorno, senza provare repulsione per la sua condotta
imperdonabile, anzi, omicida?"
"Ora mi hai davvero rotto il cazzo, zietta!" sbottò il
poliziotto, irato, slanciandosi in direzione dell'avversario con
irruenza belluina.
La sequenza degli eventi successivi fu alquanto nebulosa, e concitata:
si udì un tonfo sordo, uno sfolgorio metallico squarciò
la spessa tenebra che ammantava la scena, Maugham balzò
all'indietro con inaspettata prontezza di riflessi ed altrettanto fece
Hunt, costui solo perchè un subitaneo dolore bruciante gl'invase
il viso, all'altezza dello zigomo.
Dinanzi ai suoi occhi sbarrati, un fiotto di un denso liquido scuro
dall'odore pungente prese a sgorgare dal taglio sulla sua guancia,
gocciolando sui palmi aperti e macchiando la punta del fioretto che
riluceva nella penombra, brandito da Maugham al posto del bastone.
Non vorrei angosciarti, Geney, ma credo che quella roba sia sangue.
"Sorpreso, mio buon sbirro?" ganulò con allegra perfidia il
violinista, mentre gettava lontano la custodia cava in cui aveva tenuto
celata l'arma. "In che modo credeva che uno storpio,
come lei stesso mi ha poco lusinghieramente definito, fosse in grado di
lottare faccia a faccia con i più spietati gerarchi nazisti
latitanti e ritornare incolume in patria per raccontarlo? Grazie ad una
bacchetta magica?"
Ciò premesso, frappose la lama fra sè e l'ispettore capo,
per impedirgli di avanzare oltre, prima di sferzarlo con un colpo di
piatto sulla spalla ed una seconda, malvagia accusa: "Si guardi le
mani, sono sporche dell'unico sangue che avrebbe dovuto essere versato:
lei non è altro che un abietto, vile assassino, capace solo di
distruggere tutto ciò che tocca, di annientare tutti coloro che
ama... Così è stato per Stu, e così sarà
per Sammy boy."
Già, perchè tu lo ami,
Geney, anche se è una detestabile termite, un'emicrania
petulante ed un irriducibile avvocato del diavolo.
E allora, perchè te ne stai
lì impalato, a fiato mozzo, con gli occhi ridotti a due fessure,
e permetti che quella viscida vipera rida di te e ti sventoli il fioretto
sotto il naso, come fosse un matador vittorioso, prossimo a giustiziare il proprio contendente animale,
ferito e stremato, al quale non sarà neppure concesso di
appellarsi alla clemenza dell'arena, in questo duello impari?
Desideri che tutto ricominci da capo?
Desideri che tutto ritorni di nuovo?
Desideri che tutto ti ricordi dieci anni fa?
No?
E allora reagisci, Geney, per la puttana!
Dimostra a quella checca impudente cosa significa davvero avere le palle!
Perchè ci puoi scommettere che Sammy boy, al tuo posto, non esiterebbe un istante a farlo.
"Non tema, il mio seducente amasio pare essersi preso un'infatuazione
adolescenziale per lui, gli offrirà il beneficio di una fine
rapida ed indolore..." decretò Maugham, in una risata carica di
velenosa bonomia, che si strozzò, sostituita da un sussulto
impaurito, non appena l'algido ruggito dell'interlocutore gli
ricacciò in gola il resto della frase: "Prima che ciò
avvenga, dovrò essere morto, e sepolto, ed esorcizzato dal
pinguino più fottutamente in gamba di tutto il Commonwealth,
perchè sta' pur certo, d'Artagnan dei miei stivali nuovi di
zecca, che tornerò dall'oltretomba per appenderti al collo a mo'
di capestro quei tuoi inservibili coglioni flosci, quant'è vero
che sono Hunt il mastino!"
Allora, si abbassò per impugnare la pistola, che portava
allacciata attorno alla caviglia, fra le pieghe dell'abito talare, ma,
ancora una volta, il musicista lo precedette in uno scatto fulmineo ed imprevedibile:
dapprima, lo costrinse a mollare la presa attorno al calcio dell'arma,
percuotendogli il dorso della mano con l'elsa del fioretto, poi,
secondo
l'umiliante copione della loro colluttazione alla Midland Bank, gli
rifilò una spietata gomitata fra le scapole, così da
inchiodarlo supino sul pavimento, inerme e con la lama minacciosamente
puntata al petto.
"Come recita quel popolare adagio, mio buon sbirro?" gli chiese infine il violinista, traboccante di perversa gaiezza. "E' inutile insegnare nuovi trucchi ai vecchi cani, perchè non sono in grado di impararli. E, aggiungo io, non apprendono alcunchè neanche dai loro errori passati."
Un ultimo desiderio, Geney?
"Che tu possa crepare prima di me, pigliainculo psicopatico del cazzo!"
mugghiò Hunt, in un estremo slancio di indomita fierezza: non
avrebbe esalato il proprio ultimo respiro implorando la pietà di
quel sadico finocchio, lui che non aveva mai ceduto neppure da bambino,
quando il padre lo pestava selvaggiamente.
Incurante delle sue vane velleità di ribellione, l'avversario
mormorò, lapidario: "Niente di più improbabile", e spinse
il fioretto fino in fondo.
Fino al cuore.
Un'altra giornata di pioggia da dimenticare, Geney.
*-*
"Si sente bene, professore?"
Per nulla, avrebbe risposto
Sam, se la sua bocca non fosse stata impastata da un inspiegabile
torpore, lo stesso, diffuso in tutte le membra, che gli rese
penosamente difficile rimettersi seduto sul pavimento della sala di
lettura e fronteggiare i propri apprensivi interlocutori, dei quali
riusciva a distinguere solo un'immagine sfocata ed ondeggiante.
Qualcuno voleva prendersi la briga di spiegargli perchè, un
attimo prima, stava osservando con aria assonnata lo stucchevole tubare
di Hart e Trevelyan e, dopo un impercettibile battito di ciglia, senza
nessuna giustificazione apparente, si era risvegliato sulla tolda del
peschereccio di capitan George Clooney, sballottato dai marosi, mentre
la tempesta perfetta si accaniva, scrosciante, sugli ariosi soffitti
della Chetham's Library?
"Ci ha fatto prendere un tale spavento, professor Potter!"
squittì Hadrian, encomiabile nel ruolo di studentessa
sovreccitata e priva d'iniziativa. "Se Benjamin non si fosse accorto
che stava per scivolare giù dalla sedia, avrebbe anche potuto
ferirsi in modo serio."
Avevano impiegato meno tempo del previsto per passare dal formale lei al più intimo tu,
ma forse vi erano stati significativi sviluppi, durante la sua capatina
fra le braccia di Morfeo. Comunque, si issò sulle gambe
traballanti e cercò di mostrarsi sereno, sfoderando un sorriso
stiracchiato: "Un banale colpo di sonno, sono giorni che questo
incidente al Fondo Manoscritti Rinascimentali non mi fa chiudere
occhio..."
"Oh, ci mancava anche questo!" protestò il bibliotecario, nel
momento in cui il rimbombo rabbioso di un tuono in lontananza fece
tremare le vetrate ogivali e la tenue illuminazione elettrica della
camera saltò, immergendoli in una tenebra prematura. "Hermione,
tu resta qui con il professore, io vado a cercare una torcia" si
congedò poi, solleticando la guancia
all'attore con un affettuoso buffetto, prima di dirigersi a tentoni verso la porta.
Sebbene non fosse più il quattordicenne suggestionabile che, dopo esser stato costretto a guardare The Wicker Man
come pegno per una scommessa persa, aveva dormito per due
settimane con la luce del comodino accesa, Sam ringraziò
tacitamente il vice sovrintendente di averlo esonerato
dall'accompagnarlo per gli oscuri ambienti labirintici della
biblioteca, soprattutto mentre le pareti della stanza ballavano
un'indiavolata carola sotto il suo sguardo annebbiato e i fuochi
d'artificio delle grandi occasioni esplodevano nella sua testa
dolorante.
Non si sentiva così debilitato e stordito da quella volta in
cui, ancora in bilico fra passato e futuro, era rimasto vittima di
un'overdose accidentale di farmaci, e si trattava di una pietra di
paragone molto poco promettente.
Non appena si trovarono da soli, cinse l'avambraccio del complice,
forse con energia eccessiva, e lo incalzò, in ansia: "Hadrian,
cosa mi sta succedendo? Perchè non riesco a tenere gli occhi
aperti?"
Per tutta risposta, l'attore gli additò una tazza ancora
fumante, posata sul tavolo in corrispondenza della sua sedia, dopo
averlo rimbrottato in atteggiamento indulgente: "Mon sot flic,
la mammina non ti ha insegnato che non si accettano caramelle dagli
sconosciuti, nè thè ai barbiturici da un furfante in
incognito?"
Se non fosse stato così intorpidito, si sarebbe preso a calci di
persona, a ricompensa della propria illimitata imbecillità
nell'essersi lasciato drogare da Benjamin Trevelyan, il quale aveva la
netta intenzione di mettere a nanna i tre stimati ospiti londinesi ed
impossessarsi del libro di Dee.
A proposito di punizioni, com'è che il dittatore all'ingrasso
non gli aveva ancora sbraitato contro qualche rancoroso
anatema?
"Dov'è il boss?" chiese allora, dopo aver appurato che il superiore non si trovava nei
paraggi, grazie ad una ricognizione sommaria della camera.
Dal canto proprio, Hart si strinse nelle spalle ed assunse
un'espressione vaga: "Non ne ho idea: mi pare di ricordare che il tuo
bestiale bucaniere sia uscito poco fa, bestemmiando,
ma, se non ci hai fatto caso, significa che il sonnifero era già
entrato in circolo. Ad ogni modo, credo che lui non abbia toccato
alcunchè; io, invece, per tua fortuna, ero abbastanza impegnato
a tenere a bada il letterato dalle mani tentacolari per trangugiare la
mia dose."
Tacque, quando Trevelyan ricomparve nel vano d'ingresso, tenendo fra le
mani una scatola di fiammiferi ed alcune candele spente: "Hermione,
saresti così gentile da darmi una mano con questi affari? Sono
sempre stato una frana irrecuperabile, come piccolo esploratore."
Hadrian si affrettò ad obbedire, tuttavia, mentre si sporgeva in
avanti per reggere il moccolo, il cerino con cui il bibliotecario stava
armeggiando sprizzò alcune scintille, una delle quali piovve
fatalmente su una lunga ciocca dei suoi capelli posticci, incendiandoli.
"Oh, mio Dio, qualcuno mi aiuti!" strillò l'attore, con sincero
spavento, prima che il sovrintendente, senza lasciarsi prendere dal
panico, gli strappasse la parrucca di dosso ed estinguesse le fiamme,
pestandola sotto i piedi. Quindi, estrasse una pistola dalla tasca per
puntarla sulla falsa assistente e sull'altrettanto mendace professor
Potter, che aveva assistito all'inevitabile sciagura con aria affranta:
"Avete avuto sfortuna, signori miei: si da il caso che il vero
sovrintendente della sezione manoscritti elisabettiani della British
Library fosse il mio docente di Archivistica, a Cambridge, ed
assomigliasse piuttosto ad uno dei nani di Biancaneve che al gigante
della pianta dei fagioli magici di Jack."
"Ti ringraziamo, sommo Murphy, per averci
rammentato l'imperitura veridicità dei tuoi assiomi. Nei secoli
dei secoli, amen e vaffanculo" imprecò fra sè Sam,
mentre si appuntava l'undicesimo comandamento che avrebbe insegnato a
Chris, se fosse vissuto abbastanza per vedere l'alba del giorno
successivo: Dio è nei dettagli, e l'implosione di un delitto
perfetto lo è ancora di più.
"Gertrude mi aveva avvertito che una banda di travestiti era arrivata in
città per rubarci la piazza e, come al solito, non si è
sbagliata" dichiarò Trevelyan, senza smettere di tenerli sotto
tiro. "Devo decidermi a sposarla, quella geniale ragazza!"
"Lasci perdere: la sua collega farà carriera, le
riserverà la medesima considerazione di uno scendiletto tarmato
e lei finirà per gettarsi fra le braccia della prima donna dagli
occhi suadenti che le capiterà d'incontrare" fu l'ironica
predizione di Tyler, al corrente del tutt'altro che lieto fine della
loro avventura coniugale, prima di giocare la carta dell'approccio
diplomatico: "Professore, sono un ufficiale della polizia
metropolitana: ho prove schiaccianti che dimostrano gli illeciti
maneggi suoi e della professoressa Kenyon, pertanto, se abbassa l'arma
e accetta di trattare, possiamo raggiungere un compromesso vantaggioso
per entrambi."
"Oppure, possiamo risolvere il problema alla vecchia maniera,
lestofante inetto e con un gusto raccapricciante in fatto di moda"
interloquì Hadrian, il quale, approfittando dell'involontaria
diversione offerta dal poliziotto, era sgusciato furtivamente
accanto al vice sovrintendente, per poi mandarlo al tappeto con un
micidiale colpo alla nuca.
Nonostante ciò costituisse per lui una fatica notevole,
l'ispettore si chinò sul bibliotecario, inerte, e lo
immobilizzò per mezzo della cintura dell'impermeabile
dell'attore, mentre quest'ultimo sentenziava, stizzito: "Adesso ci
toccherà svegliarlo per farci dire dove nascondono i libri
rubati, sempre che quella maniacale valchiria della sua socia non abbia
tenuto il segreto per sè, come Rogér."
"Forse non ce ne sarà bisogno" suppose l'interlocutore,
articolando le parole con sempre maggior difficoltà, a mano a
mano che l'effetto del tranquillante si intensificava, dopo essersi
ricordato di un particolare passaggio nel racconto di Trevelyan.
"Prendi le sue chiavi e seguimi: non dimenticarlo mai, se desideri che
qualcosa di prezioso rimanga invisibile, lascia che stia sotto gli
occhi di tutti."
Sorretto attorno alla vita da un braccio di Hadrian, percorse il breve
tratto che li separava da un mobiletto squadrato, posto nell'angolo
ovest della sala di lettura. Esaminò attentamente, a lume di
candela, le tarsie lignee con inserti bronzei, l'iscrizione dedicatoria
in onore del fondatore Chetham vergata su un sottile listello appena al
di sotto del piano d'appoggio e la vetrinetta policroma sul lato destro,
oltre la quale s'intravvedevano dei volumi incatenati. Allora, si fece
consegnare il mazzo tintinnante e provò ad infilare alcune
chiavi, di foggia diversa dalle restanti, nelle serrature delle ante
del mobile: al quarto tentativo, il meccanismo scattò ed il
pannello a ribaltina si spalancò di schianto, investendoli con
uno sbuffo di polvere.
"C'est merveilleux! C'è
il meglio della Scuola del Giardino, qui dentro" esclamò Hart,
ammirato, recuperando il mazzo dalle mani del poliziotto ed iniziando a
liberare dalle catene i tomi trafugati per impilarli sul pavimento
della stanza.
Al contrario, Tyler, esaurito il proprio incarico, si accoccolò sui
talloni e si trincerò dietro un mutismo insonnolito, che
adombrava, in realtà, una crescente inquietudine: dove diamine
era andato a cacciarsi quell'autocrate sovrappeso, perchè non
tornava ad aiutarlo a mettere in atto la parte più delicata
della loro doppia trappola?
Come se avesse indovinato l'oggetto di quelle tetre meditazioni,
l'attore ridacchiò, spremendo la bocca tumida in una smorfietta
malevola: "Non sperarci affatto, joli:
credo che Rogér abbia già dato il fatto suo a quello
zotico crapulone. Ed ora, per quanto me ne dispiaccia, è giunto
anche il tuo turno."
Atterrito da quella rivelazione, Sam tentò di agguantare il
giovane, per quanto glielo permettessero gli arti narcotizzati, ma
l'avversario lo dribblò senza sforzo, incastrandolo fra il
proprio corpo ed il mobile e chiudendogli gli anelli metallici delle
catene attorno ai polsi. Tutt'altro che disposto a capitolare,
l'ispettore prese a dimenarsi in maniera forsennata nei legami
arrugginiti, ottenendo come unico, deprimente risultato di infliggersi
alcune dolorose escoriazioni, e smise soltanto quando l'altro gli
puntò contro la pistola, sottratta a Trevelyan: "I vostri
colleghi faticheranno un po' a capire chi ha sparato a chi, ma, nel
frattempo, noi saremo volati via, molto, molto lontano da qui..."
Era per questo che aveva perso il sonno, urlato al cielo, rischiato la
pelle, lottato senza risparmio, conquistandosi a fatica il rispetto di
quel manipolo di sregolati compagni d'investigazione e del loro lubrico
comandante di ventura, che si era buttato alle spalle un'inappagante
esistenza, che era saltato a cuor leggero dal tetto del palazzo del
dipartimento, per essere imbottito di piombo da un ragazzino disinibito
che, non più tardi della sera prima, aveva cercato di
limonarselo, se non peggio, contro la parete della cucina di villa
Maugham?
Dio, dovevano essere state fottutamente pie ed immacolate le persone
che aveva trucidato nella propria depravata vita precedente,
perchè non sarebbe stato in grado di spiegarsi altrimenti in che
modo si fosse meritato tutto questo!
"Hadrian, ascoltami: non devi farlo" gl'intimò, pregando che i
propri balbettii sconnessi suonassero più prossimi ad un
autorevole suggerimento che ad una supplica frignante. "Non è
troppo tardi, insieme possiamo ancora fermare Maugham e io ti giuro
che..."
"Che cosa, mon pauvre trésor?":
per tutta risposta, Hart gettò indietro la testa ricciuta e
scoppiò in una cinica risata cristallina. "Non sono evaso dal
Purgatorio perchè tu possa rinchiudermi all'Inferno, ispettore
Tyler. Se avessi voluto essere salvato da Rogér, te lo avrei
chiesto, non credi?"
Quindi, avvicinò il proprio viso al suo, bisbigliando in un misto di scherno e tenerezza: "Adieu, mon petit chou",
prima di dargli un casto bacio a labbra chiuse, al quale Sam si
sorprese a reagire con un brivido infastidito lungo la spina dorsale:
la bocca dell'attore era serica e zuccherina, al contrario della
corrispondente fogna putrida del picchiatore legalizzato, ma
così terribilmente fredda, come se neppure una stilla di sangue
caldo la vivificasse.
Ma, forse, questo era solo un parto ingannevole della sua mente, ottusa
dai sonniferi e dalla prospettiva della fine imminente, e poteva star
certo che il suo supplizio oltremondano sarebbe stato avere i malleoli
maciullati da lì all'eternità dall'anima trapassata del tiranno
smodato, per aver osato formulare in punto di morte simili pensieri
melensi, da tremebonda eroina romantica.
E, soprattutto, perchè aveva abbandonato questa invidiabile
valle di lacrime attanagliato dal rimorso di non essere stato capace di
salvare il suo boss, ancora una volta.
"Metti giù quel giocattolo da adulti, cagnetta, se non vuoi che
apra nel tuo bel cranio un buco grande quanto quello che hai fra quelle
chiappette toniche!"
No, questo non poteva essere
altro che un miraggio: infatti, era pressochè impossibile che
quel clone platinato di Beth Ditto, avvolto in una lorda palandrana
sbilenca ed intento a strattonare un malconcio Maugham
attraverso la porta della sala di lettura, fosse davvero l'ispettore
capo Gene Hunt, sebbene avesse berciato quell'ultimatum con la sua familiare voce tenorile, nonchè con la sua inimitabile finezza.
"Boss?" pigolò, titubante, confidando in maniera quasi
disperata nell'infallibilità del proprio acume visivo, anche se appannato dai barbiturici ed ostacolato dal buio pesto.
La conferma non avrebbe potuto essere più incontrovertibile, e
celestiale, suffragata anche dal conseguente riaccendersi di tutte le
luci della camera: "Sammy boy, non guardarmi come se avessi visto
Gesù Cristo redivivo o la Cartwright nuda, arrossire non sarebbe
in carattere con il mio personaggio!"
"Dubito che i pigmenti dell'epidermide delle tue guance siano stati
geneticamente programmati per compiere un'azione così avulsa
dalla tua indole spinosa e mascolina, boss" osservò di rimando
il sottoposto, in preda ad una sorta di felicità adrenalinica.
Al contrario, Hart era rimasto a dir poco annichilito da
quell'epifania travolgente: la sua macabra, giocosa presunzione si
era dileguata, lasciando il posto ad un gelido sconcerto, che gli contraeva istericamente i lineamenti femminei e le dita
affusolate attorno all'impugnatura dell'arma, mentre piagnucolava, alla
stregua di una bambina capricciosa: "Tu... tu dovevi essere morto!"
"Certamente, e quel coglioncello cervellotico di Sammy boy doveva
restare insieme ai suoi amichetti debosciati di Hyde, e tu dovevi
nascere con le tette e la fica: fattene una ragione, dolcezza, la vita
è ingiusta" gli abbaiò contro Hunt, con irridente
empatia, prima di riacciuffare il violinista, il quale aveva cercato
invano di divincolarsi dalle sue spire, e sbatterlo di nuovo a terra,
calpestandogli la colonna vertebrale con il tacco della scarpa:
"Anch'io ho qualcosa da dirti sui
vecchi cani, sontuoso sacco di merda: che non hanno bisogno di imparare
nuovi trucchi, quando possono fotterti senza problemi grazie a quelli
che già sanno!"
Quindi, scagliò in mezzo alla stanza il fioretto, la cui lama
aveva infilzato una delle sue inseparabili fiaschette, identica a
quella che, tempo addietro, aveva fermato il proiettile sparatogli contro da Reg Cole:
"Mi era costata un occhio della testa, per la puttana, ed ora guarda
come me l'ha ridotta quel temperino moscio quanto il tuo cazzo stantio!"
Prostrato dalla sconfitta, e ancor di più dalle percosse, Maugham
non si azzardava a ribattere, limitandosi a sogguardarlo con
un'occhiata dardeggiante ed esterrefatta, che l'ispettore capo
apostrofò per mezzo di un sardonico: "Allora, Ramòn, non
hai ancora capito quanto è pericoloso sfidare un uomo con la pistola?"
"La... lascialo andare, subito" intervenne Hadrian, in un uggiolio
angosciato che si sforzava di apparire imperioso, mentre afferrava Sam
per il bavero della giacca e gli premeva l'imboccatura dell'arma contro
la tempia, imperlata di sudore. "Altrimenti lo uccido."
"Tu non ammazzeresti neppure un moscerino agonizzante, mia divina"
replicò Gene, ruvido, "Non c'è più alcuna speranza
per te, nè tantomeno per il tuo decrepito protettore, quindi
arrenditi e facciamola finita con questo fottuto teatrino,
perchè è chiaro chi di noi due sarà il vincitore
della guerra dei nervi."
Seppur intontito dai narcotici, il poliziotto non potè
fare a meno di notare lo scintillio di lucida disperazione che
saettò nelle iridi feline di Hart, un attimo prima che costui
sentenziasse con distaccata freddezza, mettendo un colpo in canna:
"Fa' come ti pare, mon sale cochon: le carte con cui ti illudi di potermi battere non hanno alcun valore, per me."
"Sudicia sgualdrina irriconoscente!"
Accadde tutto in una convulsa simultaneità, alla stregua della
scena topica di un film d'azione di serie B: il protagonista, in
ostaggio del cattivo, chiude gli occhi, qualcuno spara e a terra
stramazza sempre il più improbabile dei presenti, con qualche
minima variante in base all'estro del regista.
In questo frangente, Tyler stava per serrare le palpebre, rassegnato a
valicare una volta per tutte la soglia dell'altro mondo, ma il
subitaneo grido lacerante di Maugham lo trattenne, appena in tempo per
vedere il violinista balzare in piedi, strappare la pistola di mano ad Hunt
e far fuoco contro Hadrian, il quale vacillò, incredulo, lo
sguardo fisso sulla macchia di sangue che si allargava a
velocità impressionante, in corrispondenza della ferita letale
al ventre.
Un silenzio ultraterreno piombò sui presenti, raggelati in
quell'immutabile fotogramma, finchè non fu lo stesso attore a
parlare, coprendo gli irrefrenabili singhiozzi del musicista, gli
inintelligibili borbottii di Gene e i lamenti spezzati di Sam, per
declamare il solenne epilogo del proprio dramma personale: "Uccidete
l'istrione, nel momento in cui getterà via la sua grottesca
maschera da giullare e il berretto a sonagli del buffone di corte. Rideau."
Poi, si accasciò languidamente sul pavimento, come un burattino
dai fili recisi, con un volto inespressivo dal pallore esangue ed un
vacuo sorriso fasullo dipinto sulle immobili labbra cremisi.
CONTINUA...
Prima di ogni altra cosa,
lasciate che vi chieda umilmente perdono per avervi inflitto tutto
questo, soprattutto quell'orrendo secondo spezzone: per quanto lo
sospettassi, non avevo idea che penetrare la psiche di Hunt, semplice e
contorta allo stesso tempo, potesse costarmi una tale fatica.
Perciò, se leggendo quella parte, avete avuto l'impressione che
il nostro amato grassone stesse dialogando con il suo omino del
cervello, ho fallito miseramente su tutti i fronti; qualsiasi altra
reazione è, invece, ben più che incoraggiante.
Scusate anche per l'immane attesa, ma l'afa micidiale che sta
tormentando la mia città mi ha costretta a lunghe pause forzate,
ed avrò rimesso mano a quanto avete letto almeno dieci volte. E,
comunque, non sono ancora per niente soddisfatta.
Ora, passiamo al resto.
Qualche informazione importante:
A) Tutto ciò che non è stato affermato nel canon sul
passato di Gene Hunt è frutto di una mia personale ed opinabile
interpretazione, pertanto è caldamente sconsigliato
appropriarsene senza il mio consenso. Lo stesso dicasi per i casini
plurimi con cui infarcisco la vita di Sam Tyler, passati e futuri.
B) Piccolo prontuario di paleografia spicciola:
codice, manoscritto e autografo
sono da me usati in questo capitolo come sinonimi e si riferiscono a
testi non realizzati a stampa, ma vergati dalla mano dell'autore o da
quella di un suo scrivano accreditato;
l'archetipo è
il codice, a noi non pervenuto, che i filologi considerano maggiormente
aderente all'opera di pugno dell'autore, mentre i testimoni
sono le copie dell'archetipo a nostra disposizione, più o meno
fededegne a seconda del numero di errori commessi durante la
trascrizione da parte degli amanuensi;
un palinsesto è
un codice le cui pergamene siano state abrase e nascondano, pertanto,
tracce di una più antica scrittura al di sotto delle righe
leggibili;
la noce di galla (acido triidrossibenzoico, acido gallico) è un reagente chimico, utilizzato dai paleografi fino all'invenzione dell'ultravioletto (anni Quaranta) per far riaffiorare gli inchiostri illeggibili, e causa esattamente i problemi elencati da Trevelyan;
l'antiporta è la pagina che, nelle edizioni a stampa, è occupata dal frontespizio e dal titolo completo del libro.
Ringrazio sentitamente per queste nozioni il mio fedele amico, nonchè impagabile compagno di dissertazioni alchemiche, Anacleto, che mi auguro non legga mai questi miei scritti.
C) Traduzioni delle parti in francese, gentilmente betate dalla mia cara Mamysanzo:
Mon sot flic: "mio sciocco sbirro"
C'est merveilleux: "è meraviglioso"
Joli: "carino"
Mon pauvre tresòr: "mio povero tesoro"
Mon petit chou: "mio piccolo cavolo" (repetita iuvant)
Mon sale cochon: "mio sudicio porco" (sic!)
Rideau: "sipario";
D) I riferimenti agli episodi contenuti in questo capitolo sono: la
vicenda di Gene travestito da scoiattolo (02x07); le notizie sulla
famiglia Hunt (02x06); l'operazione sotto copertura per fermare la
rapina al treno dei minatori (02x08); l'overdose di farmaci calmanti di
cui è stato vittima Sam (02x05); il vecchio trucco della
fiaschetta (01x06).
Ed ora esigo che qualcuno mi spieghi perchè Mamma Rai ha
tagliato da un episodio non meglio precisato la spettacolare scena
dell'appostamento nel furgone dei gelati!
*-*
Le solite, dolenti note:
1) Richard Roxburgh è l'attore austrialiano che, in Moulin Rouge, interpretava la parte dell'antagonista;
2) Theatreland è un altro nome del West End londinese;
3) La Chetham School of Music (detta Chets)
e la Chetham's Library sono edifici collegati nel modo descritto nel
testo; eventuali discrepanze rispetto alla planimetria effettiva sono
imputabili alla mia mancanza di visione autoptica dei luoghi in
questione. La vicenda dell'installazione delle cancellate metalliche
è, a grandi linee, quella narrata da Trevelyan;
4) Gene Hunt non ha tutti i torti, visto e considerato che uno dei personaggi del Monty Python's Flying Circus
era il reverendo Arthur Belling, dalla diocesi di St. Loony Up the
Cream Bun and Jam, intenzionato a convertire il prossimo alla pazzia;
5) La scenetta del bastoncino di liquirizia è un mio personale
trauma infantile, perchè mio zio, ancora scapolo, stava cercando
di smettere di fumare e riempiva il frigorifero di mia nonna di
rivoltanti legnetti dolci mangiucchiati;
6) La parlata mancunian
è quella peculiare inflessione utilizzata dagli attori di LoM,
tipica di Manchester, che mi rende pressochè impossibile
comprendere qualcosa nella versione originale dello sceneggiato;
7) I BAFTA sono premi offerti annualmente dalla British Academy of Film
and Television Arts ad attori, registi ed altre opere televisive o
cinematografiche particolarmente meritevoli; i Razzies, invece, sono i
corrispettivi degli Oscar, dati ai film cosiddetti sòle (scusate il francesismo);
8) La parola cotonai è un mio neologismo, ispirato al fatto che a Manchester vi era un'alta concentrazione di industrie tessili;
9) In realtà, alla Chetham's Library è conservata una trascrizione dei primi sessantasette fogli (retro + verso) del Mysteriorum Liber Primus Mortlaci,
realizzata da Elias Ashmole a partire dalle carte originali di Dee, e
non circola nessuna storiella raccapricciante al riguardo fra i
marmocchi della città, da me modellata sull'esempio del teschio
di cristallo conservato al British Museum, spauracchio di tutti i
guardiani notturni per gli inspiegabili bagliori emessi nottetempo.
Tuttavia, avevo bisogno di una motivazione plausibile per cui Sam fosse
al corrente dell'esistenza di un tale libro alla Chetham's, e poi si sa
che gli inglesi sono abbastanza superstiziosi...
10) John Dee, poliedrico intellettuale e consigliere di Elisabetta I,
ed Edward Kelly, sensitivo di modesta estrazione sociale, si occupavano
di negromanzia e, presumibilmente, realizzarono davvero la Mano di
Gloria/Sigillum Emeth, oggi in
mostra al British Museum: secondo la leggenda, il manufatto
permetterebbe di mettersi in comunicazione con i defunti, oppure
consentirebbe a chi lo impugna di immobilizzare quanti si trovino nella
medesima stanza. E, per vostra informazione, gli ingredienti per
crearlo sono proprio quelli elencati da Sam, con varianti minime a
seconda delle fonti;
11) No, non ridete, ho visto con i miei occhi uno dei bandi di
partecipazione al Convegno Internazionale dei Filologi Romanzi e si
teneva esattamente a Santa Margherita Ligure, sebbene sia quasi sicura
che la sede sia itinerante;
12) Il cardinale Angelo Maj, curatore della Biblioteca Ambrosiana di
Milano nel XIX secolo, fu lo scopritore del palinsesto che tramandava
parti del trattato politico del letterato latino Marco Tullio Cicerone De Republica, oggi reso pressochè illeggibile dall'uso smodato della noce di galla da parte del paleografo;
13) The Invisibles è un
fumetto della DC Comics, pubblicato negli anni Novanta, nel quale la
Mano di Gloria riveste un ruolo assai importante nel corso di uno degli
archi narrativi; inoltre, l'ossessiva mescolanza fra passato e futuro
che caratterizza lo svolgimento delle vicende è molto vicina
alla situazione di Sam;
14) Gli Elgin Marbles sono i marmi del Partenone, asportati da Lord
Elgin agli inizi dell'Ottocento, con la complicità del pittore
italiano Lusieri e del reverendo Philip Hunt (se questo non è un segno del destino...), ed al centro di un secolare contenzioso fra Grecia e Regno Unito;
15) Il Prete Rosso è il compositore veneziano Antonio Vivaldi, e l'Autunno fa parte delle celeberrime Quattro Stagioni;
16) George Clooney ha interpretato il ruolo del capitano del
peschereccio in balia della tempesta perfetta, nell'omonimo film del
2000;
17) The Wicker Man è un
film di culto britannico, realizzato nel 1973, che mescola thriller ed
occultismo: la trama è reperibile sulla fida Wikipedia (english, come sempre);
18) Questo lo sanno tutti, Murphy è il teorico
dell'indimostrabile scientificità del pernicioso fenomeno fisico
meglio noto come "sfiga";
19) La Scuola del Giardino è il gruppo di letterati del
Rinascimento fiorentino che si riuniva presso la villa medicea di
Careggi: per esempio, Angelo Poliziano, Marsilio Ficino e Pico della
Mirandola;
20) Beth Ditto è la cantante del gruppo punk-pop Gossip, ed è... beh, piuttosto in carne (oggi sono eufemistica);
21) Il perfido Ramòn è l'antagonista di Clint Eastwood nel film western di Sergio Leone "Per un pugno di dollari",
interpretato da Gian Maria Volontè; sua è la celebre frase "Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, l'uomo con la pistola è già morto".
Il duello finale fra lui e l'Uomo senza Nome (Eastwood, appunto) mi ha
dato lo spunto per lo scontro finale fra Maugham ed Hunt.
*-*
Ed ora, finalmente la mia parte preferita!
@Bluesmoke: in effetti, a
giudicare dall'incremento delle letture, avrei dovuto immaginare che
stavi leggiucchiando in incognito; a questo punto, sarebbe mio preciso
dovere sfuriarti per non aver
recensito, ma siccome al riguardo sono drammaticamente accidiosa
anch'io, eviterò di predicare bene e razzolare malissimo;
@arielerial: sappi che il tuo paragone fra Maugham e Laurence Olivier ne "Il Maratoneta" è appena entrato nella top three dei complimenti che mi sono rimasti nel cuore, insieme a "hai un'ironia austeniana" e "scrivi come un uomo di quarant'anni"; a parte questo, sono perfettamente d'accordo con quanto tu affermi su "Ashes to Ashes",
sembra trasudare banalità da ogni singola scena, ma comunque io
avevo già deciso di non seguirlo, visto e considerato che ho
guardato LoM soprattutto per John Simm (a.k.a. Sam Tyler) e il mio
cinico cuoricino di slasher cronica non è disposto a tollerare
la sua insensata dipartita. Sono anche molto soddisfatta che la mia
slashata ti sembri convincente, è uno dei miei maggiori crucci,
quando scrivo;
Ringrazio di cuore anche tutti coloro che leggono soltanto.
Al prossimo, ultimo atto!^^
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Capitolo 5 *** Epiphany ***
PICVefp
Act Five
Epiphany
"(...) Lo direi un viaggio, lungo o breve, senza uno scopo,
Regolato dalla sola necessità di ritornare entro un certo tempo
Al punto da cui si è partiti."
J. K. Jerome
"In ospedale. Di nuovo."
Disteso supino su un lettaccio dell'astanteria affollata del St. James,
Sam torturava fra le dita un lembo del lenzuolo ruvido per ripristinare
la regolare funzionalità degli arti, dopo la lavanda gastrica,
chiedendosi per quanto ancora la sua vita sarebbe stata un letale
miscuglio fra un episodio di Mike Hammer ed uno di E.R., e, soprattutto, per quanto ancora sarebbe riuscito a sopravvivere a tutto questo.
Avrebbe tanto desiderato poter scivolare in un sonno asettico ed
ovattato, senza sogni, lontano da quella camera chiassosa, ma la
gracchiante caposala, la gemella perfida di Phyllis dalla quale era
stata separata alla nascita per tutelare l'incolumità
dell'intera galassia, glielo aveva proibito categoricamente. Pena la morte
era l'inespressa clausola dell'imposizione, aleggiante nelle parole
dell'infermiera, taglienti e fastidiose come lo stridio di una
fresatrice elettrica.
Quindi, si rigirò stancamente su un fianco e sbirciò
oltre la sagoma del proprio vicino di letto, un muratore taciturno e
abbastanza brillo, rivolgendo un'occhiata assente allo squallido
panorama fuori dalla finestra socchiusa: appena al di sopra dei
palazzoni squadrati, frustuli di un cielo nero pece, privo di stelle,
cominciavano ad intravvedersi fra le nubi grigastre, le quali erano
state disperse dallo stesso vento tumultuoso che le aveva accumulate su
Manchester.
Un subitaneo crampo all'altezza dello sterno lo costrinse a riassumere
la posizione precedente, visto e considerato che aveva trascorso
l'ultima ora e mezza abbarbicato alla tazza del gabinetto, a salutare
vestigia di remoti pranzi di Capodanno a cui neppure si ricordava di
aver partecipato, e non intendeva ripetere l'esperienza entro breve.
Certo, il trattamento disintossicante aveva avuto anche il non
trascurabile risultato di tranquillizzare i coboldi che gli avevano
martellato incessantemente il cervello alla ricerca di diamanti, e di
fare in modo che il suo stomaco non si contorcesse più, alla
stregua dell'otre di una cornamusa maneggiato da un suonatore
incompetente. Tuttavia, ora si trovava in uno stato di spossatezza tale
da non essere pressochè in grado di puntellarsi sui gomiti o
sedersi contro la spalliera del letto per incontrare la propria
immagine nello specchio crepato, appeso sulla parete dirimpetto.
Ma perchè, poi? Sapeva già cosa avrebbe visto: sguardo
inebetito, colorito terreo, occhiaie chilometriche, il volto rozzo del
boss che lo scrutava con un laido sorriso al rovescio...
"Ben svegliato, pulcino mio."
"Oh, Santo Iddio!" trasalì Tyler, scattando in piedi come se il
materasso fosse diventato rovente all'improvviso, e le sue gambe, per
quanto malferme, miracolosamente lo assecondarono.
"Tu mi lusinghi, Sammy boy, non sono ancora così importante" si
schermì con finta modestia l'ispettore capo, addossato al muro
alla maniera di un pingue pistolero
solitario accanto alla porta di un saloon, pronto a crivellare di colpi
i più spietati flagelli del selvaggio West. "Devo ammettere che
i tuoi gridolini da checca in calore cominciavano a mancarmi..."
Mentre un fiotto di sangue ribollente riprendeva ad affluirgli verso il
viso verdognolo, il sottoposto ebbe la sgradevole sensazione che i
malati alle sue spalle stessero sommessamente ridendo di lui, ma
preferì ignorarli e replicare: "Davvero spassoso: comunque, nel
caso ti interessi saperlo, ho abbandonato la SV Grimalkin con una
scialuppa di salvataggio, boss."
All'oscuro del triste destino cui sarebbe andato incontro lo yacht
suddetto durante la funesta Fastnet Race del '79, e, di conseguenza,
del significato della metafora marinaresca usata dall'altro, Hunt
sbattè le palpebre, più irritato che perplesso, prima di
tracannare un sorso di liquido giallastro da una tazza posata sul
comodino e, subito dopo, spruzzarlo diritto in faccia all'ispettore,
insieme ad un'abbondante dose di saliva, con una smorfia di assoluta
repulsione: "Che cazzo è, piscio di vacca?"
"Camomilla, boss" scandì Sam, livido, dominandosi a fatica
dinanzi ai grassi sghignazzamenti dei presenti, i quali si stavano
convincendo di assistere ad un metodo innovativo per ingannare la
snervante attesa in pronto soccorso. "Niente di alcolico, per tua
sfortuna."
"Niente di potabile, vorrai dire" ribattè Gene, indignato,
quindi, incurante della voluminosa medicazione che gli era stata
applicata sullo zigomo ferito, stappò una bottiglia di soluzione
salina e se la versò in testa, liberando i capelli biondo cenere
dalla collosa prigionia della brillantina per poi scrollarsi di dosso
l'acqua in eccesso dimenando il capo, alla stregua di un grosso cane
appena riemerso dalla nuotata in un fosso.
Meditando allettanti pensieri suicidi, il sottoposto si ripulì
con la manica della camicia, poi s'informò, quasi che la calma
ilare scesa sulla scena lo mettesse a disagio più delle uscite
estemporanee del collega: "Non ti vedo particolarmente soddisfatto,
boss: qualcosa non va?"
C'era sempre di che pentirsi, a rivolgere domande del genere al despota
lardoso, il quale, infatti, non deluse le aspettative, sentenziando:
"La conclusione di questo caso è stata inappagante come una
sveltina in un cesso pubblico."
"Perchè tutti gli stramaledetti fricchettoni che bazzicano
questa Piccola Bottega degli Orrori cittadina devolvono fior di
sterline a dei bastardi poco raccomandabili, quando potrebbero avere te
come allucinogeno gratuito?" tuonò l'altro poliziotto, ai limiti
della sopportazione civile, prima che il superiore lo gelasse: "Sai che
non tollero simili cazzate su questo fottuto argomento, blatta
smidollata e supponente."
Accortosi di essere incorso in un madornale errore, Tyler
impallidì più di quanto fosse possibile per il suo viso
già scolorito, si ritirò in un mutismo colpevole ed
attese il doloroso castigo ad occhi bassi, domandandosi a quale osso
portante sarebbe toccato, stavolta... ma la punizione tanto temuta non
arrivò: Hunt lo squadrò per qualche secondo con aria
torva, quindi, placato dalla sua contrizione e più provato dallo
scontro finale con Bonnie & Clyde di quanto avrebbe mai ammesso, si
limitò a strepitare, seccato: "Trevelyan sarà arrestato,
la Kenyon pure, la fatua puttanella diventerà cibo per i vermi e
quella zietta schizzata scoprirà il fantastico mondo delle docce
promiscue, senza la preoccupazione di doversi lavare a secco nel caso
il sapone gli cadesse accidentalmente di mano... Ed io, che ruolo ho
avuto in questo troiaio solenne, a parte salvare il culo ad uno
scassacazzi saputello ed irriconoscente, a rischio della mia unica,
fottuta vita, quando avevo l'irripetibile occasione di sbarazzarmene
una volta per sempre servita su un vassoio d'argento?"
Oh, a quanto pareva, anche il dittatore smisurato aveva qualche
problema a gestire i silenzi significativi; pertanto, recuperata un po'
della propria modica sfrontatezza, il sottoposto controbattè:
"Se è un tentativo di farmi sentire in colpa, non sta molto in
piedi, boss..."
"Anche tu non starai molto in piedi, quando ti avrò fracassato
le fottute rotule a calci, Tyler!" ringhiò di rimando
l'ispettore capo, senza tuttavia dare l'impressione di voler tradurre
in atto il malefico proposito. Allora, il collega riprese, flemmatico:
"Non puoi uccidere tutte le mosche che capitano sulla tua strada con il
lanciafiamme, boss."
"Già" fu costretto ad assentire Gene, prima di passeggiare
nervosamente fino alla porta e commentare, in un fischio ammirato:
"Gran bel culo!"
Fraintendendo quell'esclamazione, l'ispettore osservò: "Beh,
considerando che ci siamo trovati entrambi a meno di un passo da morte
certa, cavarsela con un ricamo sulla guancia, qualche contusione
superficiale ed una nausea da sbornia dei giorni festivi è
quantomeno miracoloso..."
"Veramente" lo contraddisse il superiore, un ghigno derisorio che gli
arricciava le labbra carnose, "mi stavo riferendo a quell'infermierina
tutto sesso che sta cercando di impedire ad un coglione con la faccia
di Skelton di correre per..."
Non terminò mai la frase, poichè in quel preciso istante
il giovane agente apparve dinanzi alle loro facce interrogative, dopo
aver concluso la propria corsa forsennata con un rovinoso scivolone sul
pavimento incerato, degno dell'entrata in casa-base di un consumato
giocatore di baseball; a quella vista, il superiore rettificò,
in tono spassionato: "Mi correggo, è quel coglione di Skelton."
"Oh, Chris!" sospirò Annie, in atteggiamento di materna
rassegnazione, raggiungendolo ed aiutandolo a rialzarsi, mentre il
collega balbettava: "Non dovrebbero spargere così tanta cera:
è pericoloso, qualcuno potrebbe farsi male!"
"Chris, siamo in un ospedale, tutti si sono più o meno fatti male,
se si trovano qui dentro" gli fece notare Ray, laconico, dopo aver
aspirato una lunga boccata di fumo dalla sigaretta proprio al di sotto
dell'imperioso segnale No smoking.
"Ragazzi, come mai siete qui?" si stupì Sam: lui ed il boss
avevano stretto il tacito accordo di tenerli fuori da quell'inchiesta
compromettente, pertanto non riusciva a capacitarsi di come avessero
fatto a rintracciarli, e in così breve tempo, perdipiù.
"I bambini si preoccupano, quando mamma e papà spariscono per un
po' senza dare notizie e li lasciano soli soletti" affermò
sventatamente Chris, prima che Hunt lo trapassasse con una sciabolata
furente: "Certo, e i tre porcellini dovrebbero fare altrettanto, quando
il grosso mastino cattivo s'incazza all'udire stronzate di tali
proporzioni!"
Sospettando che non sarebbe stato prudente sottolineare come si
trattasse di un lupo, e non di un mastino, l'agente riassunse un'aria
professionale ed esordì: "Al dipartimento circolavano strane
voci su una vostra operazione sotto copertura e, siccome volevamo
vederci chiaro, abbiamo cominciato a spremere le nostre meningi..."
"Spero non ti sia venuta l'emicrania, Skelton, perchè non te lo
firmo, un giorno di malattia" lo avvertì Gene, quindi Annie
chiarì, al posto del collega: "Ho cominciato a sospettare che
voi due steste architettando qualche azione avventata a nostra
insaputa, sin dalla sera in cui il capo mi ha chiesto di recuperare i
suoi appunti; così, è bastato fare le domande giuste alle
persone giuste per scoprire dove avremmo potuto trovarvi: quell'arzilla
vecchietta è molto meno sorda di quanto tu pensi, Sam."
"Immagino che l'informazione ti sia costata un'indigestione di porridge,
come minimo..." ironizzò Tyler, con una rilassata
spontaneità che non caratterizzava più le loro
conversazioni da alcuni mesi a quella parte, mentre Chris aggiungeva,
in tono compunto: "Però, prima di venire qui, abbiamo fatto i
compiti: Annie ha perquisito l'abitazione di Oldham Road, invece io e
Ray ci siamo occupati della villa a Canal Street; se a qualcuno
interessa, ho anche rischiato di cadere nella fontana... Purtroppo, non
abbiamo rinvenuto la benchè minima traccia dei libri trafugati
da quei due."
"Il tutto senza un regolare mandato, suppongo: è così che
vi ho insegnato a rispettare la procedura, bambini?" li
rimproverò bonariamente l'ispettore, prima che il superiore
decretasse, sbrigativo: "In culo la procedura, Tyler: tanto quelle
cartacce buone per i ratti non ci servono, il pederasta esaltato ha
firmato di suo pugno la condanna all'ergastolo nel momento in cui ha
deciso di aprire a suon di pallottole una presa d'aria nel bel pancino
della sua dolce sposina."
Non condividendo del tutto la cruda disinvoltura con la quale il
collega si riferiva alle circostanze della morte di Hart, Sam stava per
ribattere a tono, quando il sergente, gettando il mozzicone spento nel
terriccio di una pianta poco distante, assunse un'espressione cupa che
non lasciava presagire nulla di piacevole: "Forse, ragazzi, dovremmo
riferire loro anche le brutte notizie."
"Quali, Carling?" sibilò Hunt, algido quanto i gagliardi venti
invernali che battono le distese biancheggianti dei ghiacci artici;
ciò, tuttavia, non dissuase Annie dal comunicare: "Innanzitutto,
Rathbone esige che domattina vi presentiate nel suo ufficio a fornire
una valida giustificazione riguardo al motivo per cui vi siete
introdotti alla Chetham's Library con false generalità, senza
che lui fosse stato precedentemente avvisato delle vostre intenzioni e
vi avesse dato l'autorizzazione a procedere."
"Avevamo fretta" fu la telegrafica dichiarazione di Gene, che, ad ogni
modo, non avrebbe risparmiato loro una lavata di capo leggendaria, ma
il risvolto peggiore della vicenda non era ancora giunto, e
toccò a Chris l'ingrato compito di occuparsene: "Sono arrivate
delle telefonate, boss: telefonate dai piani alti. Parlavano di quel
Maugham, lo lodavano per i formidabili servigi resi alla patria,
sottolineavano quanto l'incarico presso il Centro
potesse aver provato il suo equilibrio psicologico e..." deglutì
sonoramente, poi rivelò, in un mormorio impaurito: "Gli
concederanno l'infermità mentale."
Non esplose subito: dopotutto, anche il Vesuvio, prima di seppellire
Pompei sotto una coltre letale di cenere e lapilli incandescenti, aveva
avvertito gli ignari abitanti della cittadina con qualche brontolio
possente ed alcune scosse di terremoto; nel caso di Hunt, le avvisaglie
della sua imminente eruzione furono lo spasmodico aggrottarsi delle
folte sopracciglia, finchè non divennero simili ad una linea
continua pelosa, ed uno sfavillio fanatico che arse ad un tratto nelle
sue iridi verdi.
Nonostante ciò, restò muto e immoto, fino a quando Annie
non osò capitolare, in tono affranto: "Credo che lo stiano
portando via dall'ospedale proprio adesso: non siamo in grado di
opporci, boss, è la burocrazia."
"IN CULO LA BUROCRAZIA!"
Ci vollero la ragazza, Chris, Ray, un quartetto di nerborute infermiere
ed anche un discreto numero di parenti e pazienti non così
acciaccati per bloccargli braccia, gambe e qualsiasi altra parte del
corpo potesse essergli utile per arrancare fino alla camera in cui era
ricoverato il violinista, mentre berciava un dettagliato elenco di
tutte le donne di malaffare che la famiglia Maugham aveva annoverato
nei suoi rami dai tempi della conquista romana della Britannia, nel
quale l'invettiva più morigerata fu: "Infame bastardo, lurido
figlio di una puttana sifilitica, finocchio psicolabile, avresti potuto
essere un uomo dinanzi al quale mi sarei fermato per togliermi il
cappello e cedere il passo, e invece adesso mi rifiuto di sputarti
addosso perchè darebbe al tuo ributtante muso da serpe una
dignità che non merita!"
Dal canto proprio, Sam abbandonò di corsa il teatro di quella
drammatica sceneggiata, zigzagò per i corridoi del pronto
soccorso dribblando medici e malati, per quanto concessogli dal fisico
debilitato, e rallentò l'andatura solo nel momento in cui scorse
la sagoma familiare del musicista, in piedi presso l'ingresso di una
stanza, fiancheggiato da due agenti in divisa e da un ometto barbuto e
segaligno, dal sorriso viscido.
"Maugham, aspetti, devo parlarle!" gridò, avvicinandosi a loro,
ma l'ultimo membro dell'esiguo drappello gli si parò dinanzi,
affrontandolo in uno scostante avvocatese: "Si fermi, ispettore
investigativo Tyler: il mio cliente è sotto la custodia del suo
superiore, il sovrintendente Rathbone; inoltre, ci risulta che lei sia
stato estromesso dall'indagine, pertanto il succitato non è
tenuto in alcun modo a comunicare con lei, nè tantomento ad
asserire qualcosa che potrebbe essere adoperato contro di lui
nell'opportuna sede legale!"
"Faccia silenzio, Scofield" interloquì una voce stentata, ma
ancora autoritaria, sebbene avesse irrimediabilmente smarrito il
seducente carisma che l'aveva animata fino a quella notte: scostando
gli agenti di guardia con un gesto composto, il violinista
avanzò per fronteggiare il poliziotto, con il consueto passo
dondolante: "Desidera, mio sagace Tyler?"
Non vi era arroganza nelle sue parole, nè timore, solo una
posata stima per un avversario che, comunque, stava per essere
sgominato, in quella disonesta partita a scacchi; Sam lo osservò
per qualche attimo, stentando a riconoscere in quello sguardo spento,
in quel volto invecchiato di colpo, in quei modi gentili senza secondi
fini il delinquente serpentino che lui ed Hunt avevano, invano, cercato
di incastrare: "Dove ha nascosto la refurtiva, anzi, gli antichi volumi
sottratti ai loro illegittimi proprietari?"
"In che lingua glielo devo sillabare, ispettore investigativo Tyler,
perchè capisca che il mio cliente non ha sottratto
alcunchè ad alcuno?" squittì il nevrotico legale, prima
che Maugham lo zittisse di nuovo con un più freddo: "Faccia
silenzio, Scofield" e si rivolgesse all'investigatore, l'ombra della
nota sicurezza ambigua che guizzava nei suoi opachi occhietti da
rettile: "Crede che non abbia intuito le sue intenzioni? Lei è
un libro aperto per chiunque, mio sagace Tyler, tranne che per se
stesso: in nome di che cosa si ostina a perseguitare un vecchio, stanco
assassino storpio, che trascorrerà i pochi anni di vita che gli
rimangono in un Inferno terreno, lacerato dal rimorso di aver rapito al
mondo la sua più radiosa creatura, la sola cosa che avessi mai
amato senza risparmio all'infuori del mio smodato ego?"
Parzialmente immune all'ipnotica eloquenza dell'altro, l'ispettore si
tenne sulla difensiva, poichè sospettava che quell'inquietante
individuo non fosse ancora così inerme come voleva apparire: "In
nome della giustizia, Maugham, una virtù che lei si è
sempre premurato di rimodellare secondo la sua morale deviata, e che
anche ora sta calpestando con deprecabile noncuranza. E, comunque, se
stravedeva davvero per il povero Hadrian, perchè non gli ha mai
confidato il luogo in cui conserva il bottino? Non si affanni a negare,
è stato lui stesso a dirmelo e non ho motivo di dubitare delle
parole di un morto, anche se attore."
Ad un tratto, il violinista ribaltò a bruciapelo i loro ruoli,
passando da inquisito ad inquisitore, mentre lo interrogava con
un'espressione insondabile, e perciò sinistra: "Mi dica un po',
mio sagace Tyler, perchè Ulisse, navigando presso lo scoglio
delle Sirene, tappò le orecchie dei compagni, ma non le proprie?"
Preso in contropiede da quell'imprevista piega della conversazione,
l'ispettore rimase imbambolato, come gli era capitato spesso, ai tempi
del liceo, quando il professore di letteratura lo sorprendeva assorto
nella risoluzione di una complessa reazione chimica o nella
contemplazione dei passerotti saltellanti sul davanzale della finestra
dell'aula; conscio di dover balbettare una risposta all'altezza della
domanda e dell'interlocutore, azzardò, esitante: "Lord Alfred
Tennyson non lo dice, ma suppongo fosse perchè la sua avida sete
di conoscenza non gli avrebbe permesso di privarsi di una simile
esperienza, preclusa a qualsiasi altro uomo, al contrario dei..."
"Al contrario dei suoi marinai, i quali, per quanto leali, non
avrebbero fatto altro che lasciarsi avvincere dalla fascinazione
distruttiva di quelle prodigiose creature e gettarsi in mare, affogando
miseramente" concluse il musicista al suo posto, prima di sentenziare,
con altezzosa serietà: "Il sapere non è per tutti, mio
sagace Tyler, come dimostra lo spregevole balordo alle dipendenze del
quale spreca la sua non comune arguzia..."
"Se mai dovessi rinascere, preferirei mille volte essere Hunt che
Maugham" fu la dura, istintiva replica dell'ispettore, che
riascoltò stupefatto le proprie parole, accolte dall'avversario
con un gioioso ed enigmatico: "Oh, allora era vero."
Sam non seppe mai quale fosse il senso dell'allusione del ladro, o
meglio, nell'occasione in cui lo comprese era impegnato a curarsi di
altro, poichè, in quel momento, i due agenti cinsero gli
avambracci del violinista e lo invitarono a seguirli fuori
dall'edificio, ordine al quale costui si sottomise senza opporre la
benchè minima resistenza, dopo aver scoccato all'indirizzo del
contendente piegato un'irridente occhiata di congedo, rincarata dalle
querule minacce dell'avvocato: "Il sovrintendente Rathbone sarà
informato anche di questo suo abuso, ispettore investigativo Tyler, non
si illuda di restare impunito!"
Il poliziotto stette al centro del corridoio, impotente, a guardare il
gruppetto che si allontanava sempre più, finchè non
divenne altro che un puntino distante e indistinto, disperso nella
folla rumoreggiante ed affannata dell'astanteria. Allora la
frustrazione, la tensione e i dubbi che aveva represso nel corso di
quella massacrante indagine sul filo del rasoio lo aggredirono,
franandogli addosso con la potenza annichilatoria di una slavina: tutto
si era concluso secondo le sue più lugubri previsioni,
l'espediente dell'infermità mentale avrebbe messo a tacere
l'opinione pubblica e permesso agli influenti angeli custodi di Maugham
di insabbiare la faccenda, presto o tardi, e lui e Hunt non avevano uno
straccio di prova a suo carico per impedire questa ingiustizia, a parte
un biglietto di
sola andata per il cimitero della loro professione.
Si sarebbe accasciato su quel pavimento gelido, per prenderlo
selvaggiamente a pugni, oppure si sarebbe arreso ad una crisi di pianto
isterico, se una mano muscolosa non gli avesse agguantato la spalla,
dissipando solo grazie a quel tocco rude ogni suo insensato desiderio
di crogiolarsi nella disperazione della sconfitta: "Sai cosa significa
tutto questo, boss?"
"Certo, Sammy boy" stabilì Gene, dando fondo a tutto il proprio
micidiale repertorio di volgarità per rincuorarlo, nella maniera
spiccia in cui il tremendo individuo in questione era in grado di
assumere atteggiamenti compassionevoli di quel tipo: "Che stiamo
annaspando nella merda, che l'abbiamo preso in culo e che abbiamo
rischiato di farci ammazzare per un cazzo, ma cancelleremo quel ghigno
presuntuoso dal suo fottuto grugno entro domattina, insieme, parola di
Hunt il mastino!"
*-*
"Analizziamo i fatti."
Recuperato il proprio inespugnabile raziocinio, necessario per tentare
il salvataggio delle loro carriere pericolanti, Sam smise di
sbocconcellare una croccante fetta di pane tostato e spostò uno
sguardo stizzito sul superiore, intento a grufolare al di sopra della
quarta scodella di porridge,
dopo averlo reso immangiabile per qualsiasi altro essere vivente ad
eccezione di uno struzzo privo di papille gustative, tagliandolo con
tre dita di scotch dozzinale e spolverandolo con una manciata di pepe
nero.
Almeno, era riuscito ad impedire che si fiondasse a sbevazzare fino al
coma etilico al pub di Nelson, sebbene ciò costituisse una magra
consolazione; Delilah Purdy, invece, non condivideva affatto il suo
pessimismo, mentre veleggiava con leggiadria elfina da un lato
all'altro del cucinino, le piccole orecchie ben tese per non lasciarsi
sfuggire il minimo dettaglio: adorava avere ospiti giovani per la casa,
soprattutto se svolgevano un lavoro avventuroso e intendevano
spazzolare tutte le scorte del suo piatto migliore.
"Chiamate Nexus: un replicante suino ha preso il posto dell'ispettore
capo Gene Hunt!" sbottò ad un tratto Tyler, in un tono di velata
ironia che il compagno non parve gradire, nè capire,
granchè: "Che cazzo vai blaterando, insopportabile tarma?"
Esalato un sospiro paziente, il sottoposto sottolineò: "Sai, sto
cercando di mettere insieme un piano che impedisca a due persone di
nostra conoscenza di essere spedite a far viabilità ai pinguini
sul più romito scoglio delle Falkland vita natural durante, ma
mi riesce alquanto difficoltoso concentrarmi, a fianco di un roditore
ipertrofico dal risucchio raccapricciante. Pertanto, se sei affezionato
al tuo studio puzzolente di fumo e tappezzato di locandine di film
western, smettila di abbuffarti di schifezze e dammi retta!"
"Non è una schifezza, è zuppa d'avena" puntualizzò
Gene, in un risibile amor di precisione che l'altro non potè non
stuzzicare: "Già, e tu non sei un coglione, sei un testicolo!"
"Hai fegato, Tyler, ed anche qualche altro organo interno in esubero"
bofonchiò a denti stretti l'ispettore capo, come se non volesse
farsi sentire dalla loro indiscreta inquilina: "La prossima volta che
vai in una fottuta chiesa, di' una preghiera perchè l'Altissimo
conservi la salute di quella vecchiarda: è solo perchè
non voglio che s'impressioni che non mi mangerò il tuo cuore a
morsi innaffiandolo di salsa Worchester, stasera!"
Le quotazioni dello sbracato tiranno presso il borsino della dea
bendata erano in ribasso, in quel periodo, poichè persino i
più impensati moscerini si permettevano di punzecchiarlo e
passarla liscia: infatti, ebbe a malapena il tempo di terminare la
frase, prima che la ballerina, materializzatasi dietro di lui, gli
torcesse l'orecchio in un crudele scappellotto, rimproverandolo con la
severità affettuosa di una maestrina elementare: "Sarebbe
opportuno che adoperasse la locuzione persona anziana
per descrivere la sottoscritta, la quale concupiva principi ereditari
del Siam e ambasciatori russi di sangue blu, quando lei rodava i suoi
dentini da latte appena spuntati su un tintinnante sonaglino colorato,
giovanotto."
Sam temette di finire strozzato dalla propria stessa saliva, o di
ritrovarsi a sanguinare copiosamente dal naso, mentre si sforzava di
non prorompere in un riso sguaiato dinanzi all'indescrivibile
espressione che distorse le fattezze del collega, troppo basito persino
per pensare di riaggiustare in modo barbaro la vecchia carcassa
dell'impudente avversaria: se ne stette per un interminabile istante
senza proferire parola, la bocca semispalancata, la mano che reggeva il
cucchiaio a mezz'aria e l'altra a tastare la cartilagine lesa, poi
approvò, in un borbottio offeso: "Analizziamo i fatti."
Memore del brutto tiro giocatogli da Trevelyan, l'ispettore
rifiutò con gentile fermezza la tazza di Earl Grey bollente che
l'ospite gli aveva porto e cominciò ad esporre gli indizi a loro
disposizione: "Dunque, Roger Maugham ha l'ossessione del controllo:
ruba celebri manoscritti di valore ai proprietari che non ritiene
idonei, si guarda bene dal condividere il segreto della loro ubicazione
con il suo amante, per il quale pure nutre un sentimento possessivo, ai
limiti della morbosità, tanto da ucciderlo nel momento in cui
quest'ultimo, per scampare alla galera, gli fa credere di non aver mai
ricambiato il suo amore malato ed esclusivo. Questo ci porta a
concludere, quasi con certezza, che il nascondiglio dei libri non
può trovarsi molto lontano da una delle loro due residenze,
poichè il violinista non accetterebbe mai di occultare la
refurtiva in un luogo dove non può costantemente averla
sott'occhio. Individuiamo questo posto, dimostriamo la sua lucida
premeditazione e neppure Rathbone, un MP e il suo maledetto Call Me God
messi assieme potranno salvarlo dalla gattabuia."
"Ma, comunque, dopo questo fottuto giro del mondo in ottanta secondi,
siamo ancora inchiodati al punto di partenza, mio geniale Phileas Fogg
da strapazzo!" si spazientì Hunt, scaraventando il cucchiaino
sul fondo della scodella vuota, senza però proseguire nel
proprio ruggente sfogo, anzi, assumendo un tono insolitamente dimesso,
mentre gli chiedeva: "A proposito di viaggi, dimmi un po', quel
sodomita pazzoide ha fatto anche con te il giochetto delle Sirene?"
"C'è qualcosa che devo sapere sulla vostra conversazione in
solitaria, l'altra sera, nel salotto della villa, boss?" lo
incalzò il sottoposto, sperando di potergli scucire qualsiasi
cosa che somigliasse anche da lontano ad un salvifico appiglio;
benchè trattenuto da un'improbabile reticenza, il superiore si
decise a raccontare: "Dopo avermi imbeccato quella battuta per
Trevelyan, manco fossi la sua cocorita ammaestrata, Maugham mi ha
domandato perchè quel tizio con il nome del botolo spompato che
mi ha convinto a non sputtanarmi mai più lo stipendio alle corse
dei cani, ha impedito al suo equipaggio di ascoltare il loro canto. Io,
ovviamente, l'ho ignorato, pensando che fosse un suo modo perverso di
prendermi per il culo... E' importante?"
"Ancora non lo so" ammise Tyler, pacato, poichè non era
dell'umore adatto per pavoneggiarsi della propria indubitabile
superiorità culturale, nè intendeva scoprire a spese
della propria incolumità se l'altro avrebbe tollerato una tale
sfacciataggine. "Comunque, dovresti mostrare maggior rispetto per un
epico guerriero che ha impiegato dieci anni per fare ritorno a casa."
"Per la puttana, se la sbronza lo riduceva così da schifo,
avrebbe dovuto andare ad ubriacarsi in un pub più vicino!"
osservò Gene, critico, strappando un sofferto mugugno di
sconforto all'interlocutore: "Potrei sprecare il fiato spiegandoti che
il suo viaggio decennale è stato un travagliato cammino di
purificazione dagli orrori della guerra di cui era stato partecipe, una
tragica discesa agli inferi e l'inevitabile sacrificio dei fedeli
compagni ricompensati solo dalla messe di molteplici esperienze
maturate durante l'itinerario verso la sua isola natale, Itaca, ma a
che pro logorare i miei nervi e la mia pazienza con te, che non
contempli alcuna attività formativa che esuli dalla
frequentazione di femmine di piccola virtù, di localacci
famigerati e di bische clandestine?"
"Finito il sermone, reverendo Tyler? Muoio dalla voglia di fare una
partitina a dadi con i tuoi molari!" lo trafisse in tono feroce
l'ispettore capo, stavolta deciso a passare a malevole vie di fatto,
ma, di nuovo, il collega si ritrovò debitore nei confronti della
vicina impicciona, la quale s'intromise nel loro diverbio, miagolando:
"Ho ancora quel ninnolo che mi ha affidato, Sam: crede che potrebbe
servirvi, adesso?"
"Di che parla?" domandò Hunt, abbastanza confuso, ricevendo in
risposta dal sottoposto un sibillino: "Di qualcosa di perduto che
è stato ritrovato, qualcosa di nostro che non ci appartiene e
qualcosa di indispensabile che non possiamo usare.".
Quindi, rivolse un cenno d'intesa a Delilah e costei, prontamente,
rovesciò sul tavolo il contenuto di un barattolo di farina,
affinchè, fra gli sbuffi di polvere candida ed odorosa,
spuntasse una bustina di plastica trasparente contenente l'anello
collegiale del defunto fratello di Maugham.
"Credevo si trovasse nel nostro deposito degli oggetti smarriti, oppure
nell'ufficio di quel porcello lindo e pinto di Litton" dichiarò
Gene, un'inflessione di contenuta sorpresa e segreta delizia per la
constatazione di essere riuscito a traviare anche quel rigoroso
effeminato del suo più fidato scagnozzo. Quest'ultimo, lusingato
da quell'implicito apprezzamento, asserì, evasivo: "Stiamo
parlando dello sgabuzzino lercio in cui transita la peggior feccia
della città, nonchè del detestato collega che venderebbe
sua madre su una bancarella di Market Street, se ciò gli
permettesse di avere in cambio un'onorificenza dal sindaco?"
"Ma perchè proprio in mezzo alla farina?" insistette il
superiore, subito pungolato dall'irriducibile vecchietta: "Mi stupisco
che sia proprio un esperto persecutore di criminali come lei a
domandarmelo: in tanti anni di onorato servizio, non ha ancora capito
che ai delinquenti non piace sporcarsi le mani, giovanotto?"
Sam aveva sempre avuto un rapporto conflittuale con gli scritti di James Joyce.
Forse perchè, quando era stato costretto a studiarli dal pignolo
insegnante di letteratura inglese, era un adolescente schivo e
diffidente, figlio unico maschio di madre separata apprensiva, affetto
da misantropia precoce, la sua vita sociale era pressochè
irrilevante e la matematica un'opinione non condivisibile. Di
conseguenza, l'ultima preoccupazione della sua non invidiabile
esistenza era provare empatica partecipazione alle stucchevoli
disgrazie dei Dubliners, i quali parevano fastidiosamente inclini a lasciarsi cogliere, nei momenti meno indicati, da quella dannata epifania,
un'inservibile presa di coscienza di quanto la loro condizione fosse
miserevole e priva di attrattive. Certo, il professor Fowler aveva
spiegato ai suoi svogliati allievi che poteva verificarsi anche in
senso positivo, cioè permettere ad un individuo di focalizzare
l'illuminante punto di svolta della propria vita, ma non era questo il
caso della malinconica gente di Dublino.
Pertanto, ben oltre il fondo della lista di persone in cui si sarebbe
aspettato di riscontrare un tale fenomeno si piazzava il bieco
autocrate per cui lavorava, dal momento che quel tipo di cervellotica
consapevolezza era più affine al proprio intellettualismo
masturbatorio che alla prosaica animalità di Hunt. Eppure, non
poteva essere altro che un'epifania, quel brillio sanguigno che
scintillò nei suoi occhi strabuzzati e, soprattutto, quella
risata gustosa, di pancia, che gli fece contrarre ogni singolo muscolo
facciale, secondo quel suo modo inconfondibile, come se fosse piuttosto
sul punto di tempestarti di sputi.
La conferma inequivocabile giunse un istante dopo, quando l'ispettore
capo, sotto gli sguardi allibiti di Sam e Delilah, afferrò
quest'ultima per i fianchi esili, la sollevò con la
felicità incontenibile di un bambino che tolga dalla cesta il
cucciolo ricevuto in dono per il compleanno, le stampò un bacio
schioccante sulla punta del nasino alla francese e la rimise a terra,
prima di piroettare goffamente fuori dall'appartamento fischiettando Jerusalem.
"Signorina Purdy" farfugliò Tyler, non appena si riebbe da
quella visione sconcertante, "se ha ancora qualche amico altolocato,
gli telefoni immediatamente: un giorno come questo non può che
essere dichiarato festa nazionale!"
Quindi, fece per trotterellare sulle tracce del superiore, ma la vicina
lo bloccò, posandogli una mano rugosa sul braccio: "Posso almeno
sapere dove state andando?"
Risposero all'unisono, l'uno ancora al centro del cucinino, l'altro
affacciandosi dallo stipite della porta d'ingresso, entrambi
galvanizzati e concordi: "Ad Itaca!"
*-*
"Che lavoro di merda!"
Infangato dalla cintola in giù e inzuppato di acqua torbida fino
al midollo, Hunt proruppe in quell'accesa esternazione di dissenso, non
appena l'ultimo pesciolino rosso ancora guizzante nello stagno di villa
Maugham gli sgusciò fra le gambe divaricate con un agile colpo
di coda, salvo finire catturato dal retino impugnato da Sam, che si era
strategicamente appostato alle spalle del superiore: "Coraggio, boss,
abbiamo affrontato cimenti peggiori, e poi, non lo sai che in Giappone
la caccia al pesce è un passatempo assai gettonato, nelle sagre
di paese?"
"Da quegli odiosi mostriciattoli itterici con il cazzo piccolo non mi
aspettavo niente di meglio!" brontolò l'ispettore capo, mentre
si stravaccava a peso morto su uno sfortunato cespuglio dell'aiuola
accanto, in attesa che la vasca al centro del giardino si prosciugasse
del tutto. Frattanto, il sottoposto aveva gettato la bestiola insieme
ai suoi compagni, in un secchio recuperato dal capiente e confusionario
bagagliaio della Ford Cortina, quindi si era messo a raspare a mani
nude sul fondo melmoso della fontana, all'impaziente ricerca della loro
ultima possibilità di non essere degradati e impacchettati per
qualche improbabile destinazione nella vastità planetaria dei
possedimenti della Corona britannica, perchè avevano mosso
accuse mendaci e tendenziose all'indirizzo di un venerato, e spostato,
eroe nazionale.
Ad un tratto, dopo aver rimirato per qualche tempo in una sonnecchiante
semincoscienza la limpida volta celeste trapunta di stelle che
sovrastava le loro teste, Gene si riscosse dal torpore postprandiale e
protestò, all'indirizzo del collega: "E' ancora lunga questa
caccia al tesoro, Tyler, per la puttana? Non abbiamo tutta la fottuta
notte a disposizione!"
Per tutta risposta, l'altro poliziotto gli scoccò una velenosa
occhiata in tralice, prima di ribattere, spazientito: "Potrebbe
terminare anche adesso, se lo sconcio leviatano che mi comanda a
bacchetta smettesse di ronfare sul prato all'inglese come un pitone in
digestione e si degnasse di aiutarmi, invece di strillare lamentiadi
sconnesse alla stregua di un maiale al macello!"
"Rimangiati sedutastante ciò che hai detto, Sammy boy, o ti
toccherà farlo con la dentatura che ti estirperò a mani
nude!" ululò il superiore di rimando, avventandoglisi addosso
con tale irruenza turbolenta da mandarlo a ruzzolare a gambe all'aria
in quei pochi centimetri di fanghiglia pastosa. Nella caduta, la
colonna vertebrale del malcapitato ispettore cozzò contro
un'invisibile sporgenza del fondo, la quale, invece di strappargli un
mugolio dolente, lo fece trillare di gioia insopprimibile: "Boss, sei
un genio!"
"Lo so, e tu sei un uomo morto che spara un sacco di stronzate al solo
scopo di sottrarsi ad un destino ineluttabile!" gli soffiò
contro Hunt, seppellendo però l'ascia di guerra nel momento in
cui il collega gli mostrò l'oggetto che aveva colpito, uno
spesso anello cordonato di metallo, il quale aveva tutta l'aria di
essere la maniglia di una botola.
"E bravo il mio segugetto ringhioso" si lasciò sfuggire il
superiore, in uno strascicato slancio di approvazione, dopo averlo
allontanato rudemente con uno spintone per chinarsi a ripulire dal
fango i contorni del pannello segreto. "Cosa credi che troveremo, qui
sotto?"
"Tenderei ad escludere la tana del Bianconiglio, la tomba di
Tutankhamon e il giardino segreto della dolce Mary, boss"
scherzò Sam, investito poi da uno sbuffo affaticato da bufalo
inferocito, mentre l'ispettore capo svelleva a viva forza la copertura
della botola, mettendo allo scoperto una sorta di pozzetto
quadrangolare di ragguardevoli dimensioni, dal quale si dipartiva una
stretta scalinata che si perdeva nella fitta oscurità del
passaggio sotterraneo.
"Come infallibile metodo per stabilire chi di noi due scenderà
per primo, preferisci testa o croce o morra cinese?" propose allora al
collega, che, sfoderando un sorrisetto canzonatorio molto poco
rassicurante, controbattè, in maniera serrata: "Rispondi a
questi semplici quesiti, Sammy boy: chi è il più vecchio?
Chi è il più alto in grado? Chi ce l'ha più lungo?"
"Che domanda del cazzo è, boss?" si lamentò il
sottoposto, già subodorando che quella conversazione non lo
avrebbe condotto ad una vittoria verbale, non quella volta. Infatti,
Gene non mancò di obiettare, con quel suo umorismo becero da
bassifondi malfrequentati: "No, Sammy boy, questa è una domanda sul
cazzo: non credevo che mi sarebbe mai capitato di dover correggere
l'ortografia ad un'impettita maestrina del tuo calibro; comunque, come
si dice, prima le signore, Dorothy!"
Ciò sghignazzato, gli sferrò una sonora pacca fra le
scapole; colto alla sprovvista, Tyler vacillò, inarcò il
corpo snello in avanti agitando in modo scomposto braccia e gambe allo
scopo di non perdere l'equilibrio, ma fu tutto inutile, ed umiliante:
entro pochi minuti, si stava massaggiando le ossa ammaccate,
acciambellato sul pavimento polveroso della camera interrata,
maledicendo mentalmente la propria incrollabile fiducia in un
comportamento meno antisportivo da parte del grassone recidivo.
Costui, subito dopo, percorse la breve scalinata con il passo
scenografico e pomposo di una debordante diva d'avanspettacolo sul
viale del tramonto, prima di puntare la torcia verso l'interno della
stanzetta ed osservare, in un tono controllato che però lasciava
trasparire una soddisfazione viscerale, a quella vista: "Mi
toccherà proprio farti avere un fottuto encomio, Sammy boy: ci
hai salvato le chiappe, di nuovo."
Accelerando il battito delle ciglia per abituare gli occhi al buio
circostante, Sam seguì con lo sguardo il fascio di luce
proiettato dal superiore, comprendendo il significato della sua
asserzione, e rimase senza fiato: dinanzi a loro, stipati sulle
innumerabili mensole di un labirintico intrico di scaffali, vi erano
almeno cinquecento fra codici ed incunaboli di incalcolabile valore,
piccoli scrigni traboccanti di gioielli di foggia antica, delicati carillon
francesi del XVII secolo, orologi da taschino di alto artigianato
artistico, icone bizantine incrostate dall'inclemenza del tempo,
pergamene ingiallite diligentemente imbustate sulle quali erano stati
tratteggiati dalla mano degli autori studi dei maggiori dipinti
rinascimentali italiani, dittici romani d'avorio incernierati e vasi
dipinti greci che era sicuro di aver visto, prima di quel momento,
soltanto dietro le vetrine del British Museum, nonchè un
quintetto di statuine dagli occhi sgranati e malinconici, riconoscibili
come i misteriosi, pregevoli scacchi dell'isola di Lewis.
"Questo dovrebbe essere il frutto della rapina alla Midland Bank, il
salterio di San Columba" ipotizzò l'ispettore, dopo aver
indicato un volume aperto dalle peculiari iniziali di capoverso
miniate. Al suo fianco, Hunt frugò in uno dei portagioie ricolmi
fino all'orlo di preziosi e ne estrasse un'elegante collana di rubini
rosso sangue, sentenziando: "Uhm, penso di aver appena deciso cosa
regalare alla mia orchessa del focolare per il nostro prossimo
anniversario di matrimonio."
"Zampe in tasca, boss: quella graziosa cianfrusaglia ha un costo
esorbitante, neanche paragonabile alla statuina di cristallo che hai
sfracellato nel salotto buono di casa Maugham" lo avvisò il
collega, prima di scorgere un gruppetto di fogli a stampa dai margini
carbonizzati e constatare, emozionato: "Per la miseria: quelle sono
pagine originali della perduta Bibbia di William Tyndale. Gli esemplari
superstiti si contano sulle dita di una mano sola, da Christie's non li
batterebbero per meno di una base d'asta di trecentomila sterline!"
"Non userei quelle scartoffie ammuffite neanche per pulirmi il culo" fu
lo sconsiderato epitaffio di Gene al riguardo, il quale liquidò
anche alcune carte coperte da una grafia illeggibile e inframmezzate da
schizzi di arti umani in uno stile prossimo a quello del celebre Codice
Atlantico, affascinato piuttosto dalle raffigurazioni spinte sul fondo
di una coppa attica a figure rosse: "Hai capito, i grechetti invertiti:
pensavo trascorressero la maggior parte del tempo libero ad incularsi
vicendevolmente in allegria, e invece..."
Il sottoposto si concesse di ignorare la restante parte della battuta
triviale, che sospettava sarebbe stata assai cruda ed assai
sciovinista, quando il suo sguardo incuriosito si fermò su
un'opera letteraria carica di reminescenze scolastiche, descritta dal
diligente professor Fowler come il Santo Graal della letteratura
mondiale: "Boss, questo potrebbe piacerti: si chiama Fiore, ed è una scopata lunga duecentotrentadue sonetti."
"Segaioli principianti!" ghignò l'ispettore capo,
tamburellandosi l'ampio torace con espressione vanagloriosa: "La mia
prima volta è durata molto di più, e non ho dubbi che
quel fortunato uccellino ancora ricordi il mio instancabile vigore
sessuale con nostalgico rimpianto!"
Giunse inattesa, in sordina, al termine di quella nottata rocambolesca
ed infinita, in uno scantinato opprimente e gremito di tesori che non
avrebbero sfigurato nei sotterranei di qualsiasi edificio museale di
ragguardevole fama e dimensioni, uno scenario tutt'altro che consono ad
una vicenda apocrifa dei tetri Dublinesi.
Nient'altro che la sua personale, ormai ineludibile, epifania.
Dapprima, si manifestò in modo bizzarro, una sorta di formicolio
progressivo, simile a quello che precede l'indolenzirsi di qualche
parte del corpo nella quale la circolazione sia rallentata, limitato
però al tratto dell'apparato digerente dall'esofago allo stomaco.
Poi, assunse l'aspetto di un deludente deja-vu,
alla stessa maniera in cui si abbozza un'aria di modesta sorpresa
dinanzi alla spiegazione di un trucco da prestigiatore, così
mirabolante nel mistero del suo svolgimento quanto banale nel
disvelamento del suo meccanismo. Era come avere la risposta pronta ad
una domanda sulla punta della lingua, e non essere in grado di
rammentarsela, finchè qualcuno non dava la soluzione al tuo
posto.
Infine, subentrò la fase della ridarella nevrotica,
perchè quella consapevolezza, nella sua totale aberrazione,
nella sua naturale ovvietà, aveva sempre infestato qualche
pertugio polveroso del suo cervello intricato, solo che lui aveva
ostinatamente continuato a non vederla, mentre tutti, attorno a lui, se
n'erano accorti da tempo.
Lo aveva compreso Frank Morgan ed aveva cercato di sgretolarla a
proprio vantaggio, per farlo sentire smarrito, privo di punti di
riferimento, e ritrascinarlo nel mondo futuro cui aveva bramato di fare
ritorno fin dal primo momento di prigionia in quel vivido delirio, ma
al quale, in fondo, non era mai appartenuto davvero, anche se aveva
faticato ad accettarlo.
Lo aveva compreso Roger Maugham, forse troppo tardi per potersene
servire per ostacolarlo più di quanto non fosse egregiamente
stata capace di fare la sua razionale pazzia, e qualche ora prima, al
St. James, aveva cercato di aprirgli gli occhi, in un inusuale atto di
grazia nei confronti di un nemico che reputava annientato in via
definitiva.
Ed era alquanto probabile che lo avessero compreso molte altre persone
più o meno vicine a lui, come Hart, che non aveva mai mancato di
rimarcare la propria gelosa riprovazione al riguardo, o Annie, il cui
violento schiaffo al termine della loro breve, tempestosa relazione,
nascondeva ciò che, allora, non era ancora pronto ad ammettere,
nè a realizzare.
Forse, lo aveva compreso anche lui?
Non osava sperarlo, non osava pensarlo: in ogni caso, dal momento che
era ancora parte integrante del mondo dei meno e non aveva alcuna
frattura multipla, la risposta non doveva essere molto distante dal No.
Oscillando fra l'ebbrezza e l'orrore, si domandò in che modo
potesse rivelarglielo, o almeno lasciarglielo intuire: perchè
con le ragazze, nonostante tutto, era facile; al massimo della loro
furia, potevano sciacquarti la faccia con il contenuto di un calice di champagne,
o defenestrarti in compagnia del mazzo di fiori e dei cioccolatini non
graditi. L'irascibile soggetto sottinteso, come minimo, poteva ficcarti
i suddetti in un certo orifizio poco onorevole del corpo umano, se
quella mattina non si era svegliato con la luna di traverso, la
fiaschetta prosciugata ed il pacchetto di sigarette vuoto.
Sarebbe stato inutilmente pericoloso e notevolmente dissennato quanto
dare una grattatina dietro l'orecchio di un Cerbero idrofobo dalle
unghie incarnite.
Già, perchè, per quanto Sam Tyler potesse vantare una
sfolgorante carriera di parolaio a vanvera, di logorroico a corrente
alternata, nonchè di sputasentenze a piede libero, era certo che
non sarebbe stato in grado di escogitare un modo indolore e perspicuo
per confessare a quell'elefantiaco, flatulento, rissoso, panciuto,
omofobico, lisergico paladino della legge della giungla metropolitana,
il quale, ad ogni fottuto sorgere del sole, lo coinvolgeva in una
versione sbirresca, riveduta e scorretta del Punch & Judy Show, strapazzandolo e malmenandolo finchè non riusciva a renderlo vivo e combattivo quant'altri mai, che si era inesorabilmente innamorato di lui.
Secondo un copione consolidato, quello squinternato juke-box
che era la sua testa, nei momenti di confronto con la sua aggrovigliata
emotività, selezionò la più scialba frase
d'esordio cui avrebbe potuto far ricorso in quella situazione: "Boss,
c'è qualcosa di cui dovrei parlarti... Cristiddio,
ho ascoltato ammissioni di colpevolezza da parte di cinquenni sorpresi
a rubare la marmellata dalla dispensa ben più incisive di questo
abominio!"
Non del tutto conscio dei dissidi interiori fra l'intelletto stringente
e la schizofrenia latente del proprio sottoposto, Hunt gli
piantò il fascio di luce in piena faccia e buttò
lì, in tono di sarcastica leggerezza: "Intendi il fatto che sei
più gaio del Natale, provi un'attrazione devastante per la
conturbante mascolinità ferina del sottoscritto e non vedi l'ora
che ti svergini a sangue sulla prima superficie piana disponibile?
Dimmi qualcosa che non so, Tyler."
In uno strabiliante tripudio intimo di sudori gelidi, sfarfallii
gastrici ed acrobazie ghiandolari, degni della trepidante protagonista
da romanzetto d'appendice che stava avendo il sopravvento sulla sua
personalità di poliziotto intellettualoide e sentimentalmente
assopito, Sam fece il debole tentativo di alzare una mano per
schermarsi gli occhi abbagliati, quando la bestiale anaconda bipede lo
stritolò senza pietà nelle proprie desiderabili spire,
accorciando la distanza fra i loro volti, finchè il suo respiro
pesante da fumatore incallito ed efferato bevitore si raffreddò
a stento sulle labbra dell'altro, dischiuse in una monosillabica
esclamazione esterrefatta: "Ah!"
"Per favore, niente gemiti da segretaria illibata sbattuta sulla
scrivania dal principale arrapato: mi danno ai nervi!" gl'intimò
il superiore, uno scintillio d'irresistibile, criminosa malizia che gli
riluceva nelle iridi chiare, la trionfale nota d'inizio del requiem in
onore dell'agonizzante eterosessualità del sottoposto, il quale,
seppur ostacolato dalla spessa penombra e dalla stordente eccitazione
del momento, non potè fare a meno di avvedersene con sguardo
incredulo, mentre si afflosciava, docile, contro il fisico taurino del
compagno.
"Coglione avvisato, mezzo salvato, Sammy boy" lo mise in guardia Gene,
in un roco bisbiglio complice, prima di deporre l'inopportuna
cavalleria ed infierire con passionale implacabilità su di lui.
"Nel tempo che ci separa dall'alba, sei autorizzato ad usare la tua
linguaccia pedante e bifida solo per svolgere attività estremamente stimolanti!"
FINE
Soddisfatti?
Avete appena finito di leggere la più disfunzionalmente
antiromantica non-dichiarazione d'amore della storia della scrittura
amatoriale!
E, qualsiasi cosa voglia dire ciò che ho appena scritto, non è poco.
Beh, prima di ogni altra cosa, mi scuso con quanti, in fondo, avevano sperato di leggere qualcosa di più... ahem, acceso
fra i due, ma a che ciò avvenisse ostavano due problemi
nient'affatto trascurabili, ovvero la mia congenita incapacità
nel descrivere quelle scene
(non che non ci abbia provato, tuttavia i risultati sono agghiaccianti
ed antierotici in modo a dir poco imbarazzante), ed il preoccupante
pensiero dei livelli stratosferici di perversione e/o turpiloquio cui
potrebbero giungere questi due nel corso dell'atto, soprattutto un
certo ispettore capo di nostra conoscenza...
Comunque, il rating basso avrebbe dovuto evitare di farvi nutrire false speranze.
*-*
Tornando a noi, iniziamo con l'ultima rassegna delle informazioni di servizio:
A) Il sovrintendente Rathbone (ep.01x07) è stato da me
recuperato per evitare di inventare un nuovo personaggio apposito, che
comunque sarebbe stato solo citato. Tutti gli altri che non sono mai
comparsi nel telefilm, lo ripeto a scanso di orecchi da mercante in
circolazione, sono di mia esclusiva proprietà, quindi
appropriatevene e giuro che incorrerete in una sorte orrenda *inserire
occhiata omicida qui*.
B) Avrete di certo avuto una sensazione di deja-vu
nel corso della scenetta fra Hunt e Delilah alla fine del secondo
spezzone, dal momento che ricorda molto da vicino quella presente
nell'ep.02x07; non è stata pigrizia intellettuale: avevo in
mente questo particolare passaggio sin dalla prima stesura della
fiction, e allora non avevo ancora visto l'episodio incriminato.
Comunque, se non posso vantare l'originalità, mi consolo con il
pensiero di essere stata inconsciamente più canon del canon.
C) Epiphany è il
termine con cui sia la mia insegnante d'inglese del liceo, sia il mio
libro di letteratura definivano il momento topico nei racconti dei Dubliners
(vedi nota apposita); non essendo io una particolare estimatrice e/o
esperta degli scritti di Joyce, mi attengo a questa etichetta.
Ovviamente, critiche e rettifiche sono sempre ben accette.
*-*
Ora, le finali, dolenti note:
1) Mike Hammer, serie
televisiva statunitense dalla storia pluridecennale e travagliata, qui
citata in riferimento alla versione degli anni '80 con Stacy Keach
nelle vesti del personaggio principale, ha come protagonista un
investigatore privato rude, misogino e un po' sopra le righe, secondo
la paradigmatica atmosfera hard-boiled.
2) E.R., altra serie
televisiva statunitense, ambientata nel pronto soccorso del County
General Hospital di Chicago e famosa per il fascinoso pediatra
interpretato da George Clooney.
3) I coboldi sono follettini del folklore germanico, che infestano le
miniere allo scopo di disturbare il lavoro dei minatori con
innumerevoli dispetti.
4) L'otre della cornamusa è, in parole povere, il sacco che viene compresso dal suonatore.
5) La Fastnet Race è una competizione velistica britannica,
passata tristemente alla storia per la furiosa tempesta che travolse i
concorrenti nel 1979, all'altezza dell'English Channel, causando
quindici vittime e la distruzione di un gran numero di imbarcazioni; la
SV Grimalkin qui citata è al centro di due libri sull'argomento,
"Fastnet, Force 10" (John Rousmaniere) e "Left for Dead" (Nick Ward).
6) "La Piccola Bottega degli Orrori" è un film americano del 1960, incentrato sulla surreale vicenda di una pianta carnivora e del suo creatore.
7) I primi tentativi di penetrazione romana in Britannia risalgono alla
metà del I sec. a.C., sotto il comando di Cesare, giusto per
dare un'idea di quanto potesse essere lungo l'infame elenco ululato da
Hunt.
8) Alfred, Lord Tennyson, poeta laureato e autore, fra le altre opere, del poema in blank verse "Ulysses",
in cui l'eroe eponimo, invecchiato e riunitosi ai propri cari, continua
a struggersi nel desiderio di ricominciare i propri viaggi per mare. La
motivazione del perchè, nella versione omerica della vicenda,
Ulisse non tappò anche le proprie orecchie durante la
navigazione nei pressi dello scoglio delle Sirene venne data dalla mia
insegnante di greco del liceo e, siccome mi è sempre parsa
alquanto convincente, non ho esitato a servirmene, soprattutto
perchè in bocca ad un personaggio come Maugham...
9) Per chi non fosse un conoscitore del film di Ridley Scott (grazie, Ariel!) "Blade Runner",
Nexus è uno spietato cacciatore di replicanti (macchine in tutto
e per tutto simili all'uomo, schiavizzate dagli umani, che si ribellano
sostituendosi a loro), che lascia sul luogo delle proprie azioni un
origami a forma di cavallo. E sì, proprio quello utilizzato
dall'omonima casa cinematografica.
10) Le isole Falkland sono un possedimento della Corona inglese
dirimpetto all'Argentina, che infatti ne rivendica il possesso; la
guerra fra inglesi ed argentini combattuta in quell'arcipelago fa da
sfondo alla seconda stagione di "Ashes to Ashes".
11) Siam è stato il nome della Thailandia prima del 1939 e, in seguito, fra il 1945 e il 1949.
12) MP è la sigla con cui si indica un membro del parlamento
inglese; Call Me God è l'acrostico scherzoso affibbiato
all'onorificenza rifiutata da Maugham (CMG) nella sit-com britannica
degli anni '80 "Yes, Minster!".
13) Phileas Fogg è il gentiluomo inglese protagonista del celeberrimo "Il Giro del Mondo in Ottanta Giorni" di Jules Verne.
14) The Dubliners è il titolo originale della raccolta di racconti di James Joyce "Gente di Dublino"; inutile sottolineare che condivido l'avversione di Sam per questo scritto.
15) Jerusalem, inno britannico
scritto da Hubert Parry ed ispirato ad un componimento di William
Blake, è considerato una canzone assai patriottica. L'idea mi
è stata data dal meraviglioso "Calendar Girls", il quale, oltre ad essere meritevole di per sè, ha, nel ruolo del fotografo, il nostro noto Philip Glenister.
16) Chi di voi non ha mai visto un anime
in cui, almeno in un episodio, i/le protagonisti/e non si sono
cimentati nella caccia al pesce rosso con il retino durante una qualche
festa tradizionale, alzi la mano!
17) La (non tanto) dolce Mary è la protagonista del romanzo per ragazzi "The Secret Garden" di Frances Hodgson Burnett, autrice degli altrettanto famosi "A Little Princess" e "Little Lord Fauntleroy".
18) Gli scacchi dell'isola di Lewis, rinvenuti nell'omonima isola delle
Ebridi, costituiscono un set da gioco medievale in avorio e sono
conservati in parte al British Museum (Londra) e in parte al Museum of
Scotland (Edinburgo).
19) La Bibbia di William Tyndale è davvero un'opera
d'inestimabile valore, poichè si tratta della prima traduzione
in volgare inglese messa in circolazione ed eseguita a partire dai
testi originali in ebraico, aramaico e greco. Sebbene sia poi stata in
parte riutilizzata per la versioni ufficiali approvate dalla Corona, le
traduzioni originali vennero bruciate al tempo della condanna a morte
del loro autore, pertanto si tratta di pezzi rarissimi e quasi
leggendari (come insegna l'episodio di "Midsomer Murders" The Magician's Nephew).
20) Christie's è la nota casa d'aste londinese.
21) Il Codice Atlantico è la messe di scritti miscellanei di Leonardo da Vinci, un corpus smembrato in tutto il pianeta fra musei e collezionisti privati.
22) Il meticoloso professor Fowler, oltre ad essere un estimatore di
James Joyce, è anche un dantologo all'ennesima potenza come la
sottoscritta, poichè conoscere l'esistenza del Fiore, opera giovanile e vituperata del Sommo Dante Alighieri, è da veri intenditori!
Tuttavia, dopo aver scoperto che era noto anche ad un insegnante della High School
hawaiana (sì, avete letto bene) in cui una mia ex-compagna di
scuola ha svolto uno scambio culturale, non mi sembrava così
campato in aria citarlo... e poi, non potevo perdermi la battutaccia di
Geney al riguardo!
23) Il Punch & Judy Show
è uno spettacolo di marionette molto in voga in Inghilterra, in
cui i due pupazzi protagonisti passano la maggior parte del tempo a
sbeffeggiarsi e pestarsi di santa ragione.
*-*
Che dire? Non credevo sarei arrivata viva a questo punto!
Scherzi a parte, penso che mi prenderò una pausa dalle
vicissitudini di questi due soggetti pericolosi, perchè sono
fantastici, ma anche tanto, tanto impegnativi, e io voglio dare sempre
il meglio, nelle mie opere...
Ciò non significa che io non possa tornare sul luogo del delitto, prima o poi, esami e tesi incombente permettendo!
Quindi, ogni tanto, date un'occhiata al mio profilo autore, potreste trovare delle sorprese...
*-*
Ringrazio di cuore Bluesmoke ed arielerial,
mie fedeli lettrici e recensitrici (ok, non è il termine tecnico
corretto, ma va bene lo stesso): probabilmente, quando leggerete questo
capitolo, io sarò in viaggio per la terra nemica (leggi: in
vacanza in Francia), perciò risponderò alle vostre
recensioni (perchè ci saranno, vero?) una volta tornata, via
messaggio privato.
P. S. per ariel: hai ricevuto la mia mail? Se no, fammi un fischio (informatico) ed appena torno te la rimando.
Un ringraziamento anche a chi ha letto soltanto e a chi leggerà,
nella speranza che anche voi lasciate una piccola traccia del vostro
passaggio in questi lidi...
Siccome sono una frana con i congedi (non è un addio, ma un
arrivederci), vi lascio con la parte finale della citazione usata per
questo capitolo, molto adatta alla circostanza:
"(...) Ci siamo interessati a tante
cose, e spesso ci siamo sentiti un po' stanchi. Ma, dopotutto, ci siamo
divertiti, e ci rincresce che il viaggio sia finito."
Alla prossima!^^*
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