Backbite; yoonmin|taekook

di minsugasbitch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** first connection. ***
Capitolo 2: *** sharp tongue. ***
Capitolo 3: *** sextape. ***



Capitolo 1
*** first connection. ***


        
1.first connection
L'odore di gomma bruciata, ruggine e sudore, tipico della metro di Seoul, era ormai dentro le sue narici, quando Park Jimin arrivò alla sua fermata. Si guardò attorno, aggiustandosi gli occhiali da lettura nuovi, prima di sedersi su una panchina e aprire il suo portatile. Lo aspettava parecchio lavoro da fare; il caporedattore della rivista "Young", una delle più famose, lì in Corea del Sud, gli aveva raccomandato di avere il suo articolo pronto per quello stesso pomeriggio.

Jimin era ormai incaricato degli articoli più scandalosi sulle celebrità amate dalle ragazzine o dai ragazzini. Non gli piaceva parlare della gente che non conosceva, eppure era quello ciò che il destino aveva riservato per lui. Sperava di poterlo cambiare, un giorno, magari continuando a scrivere il suo romanzo, per poi pubblicarlo e avere successo.
Quell'articolo al quale stava lavorando, tra l'altro, era su un artista fino a due giorni prima a lui sconosciuto, che pareva aver parecchio successo fra il pubblico femminile invece. Si faceva chiamare Agust D, era un rapper di poco calibro, ma stava iniziando a scalare le classifiche grazie al suo gruppo di ammiratrici accanite. Ad essere onesti, a Jimin non faceva impazzire. Era il solito bel faccino, sfruttato dalla propria casa discografica per fare soldi.
Seppure quello fosse il pensiero che aleggiava nella sua mente, era obbligato a parlarne in maniera intima, come se fosse stato il suo confidente più caro e sapesse tutti i dettagli più succosi. Doveva inventarsi una possibile love story fra lui e la cantante Jisoo del famoso gruppo delle Blackpink, solo perché, ad un talent show, i due si erano scambiati un saluto, come persone normali. Questi eterosessuali Jimin non li avrebbe mai capiti.
Era ormai arrivato alla fine del suo articolo, quando la voce robotica annunciò l'arrivo della sua linea. Chiuse velocemente il computer, abbastanza soddisfatto, pronto a rovinarsi con le sue stesse mani.
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Jimin si guardò allo specchio un centinaio di volte. Voleva essere impeccabile: se il suo capo aveva intenzione di dargli un aumento quella sera, ci teneva a non fargli rimpiangere di averglielo dato.
Lisciò un paio di volte la giacca, aggiustò con la mano il ciuffo biondo che ogni tanto ricopriva i suoi occhi grandi e si assicurò che la cinta dei suoi jeans rigorosamente neri fosse ben allacciata. Poi, afferrando le chiavi dell'auto di suo nonno, prestata per l'occasione, si diresse verso il ristorante italiano più elegante di tutta Seoul, nel quale si sarebbe dovuta tenere la cena di lavoro.
Kim Seokjin, il caporedattore della sua rivista, lo aspettava già dentro al ristorante e Jimin, dopo aver chiesto gentilmente alla cameriera di mostrargli il tavolo prenotato, si avviò con passo felino ed elegante al secondo piano, dove una veranda graziosa dava su un laghetto artificiale. Intravide la chioma castana in fondo alla stanza, dove la vista era migliore. Cercando di tenere il suo portamento, Jimin lo raggiunse, e, dopo averlo salutato con un inchino, si sedette sul posto libero proprio di fronte a lui. Sorrise timidamente quando il suo capo gli fece i complimenti per la sua eleganza.
La cameriera portò loro due menù, tinti sulla copertina coi i colori della bandiera italiana.

"Penso proprio che prenderò una parmigiana; tu? Hai già deciso?"
Jimin non aveva molta fame in realtà, era nervoso.
"Prenderò un piatto di spaghetti al sugo, sono i miei preferiti." rise, grattandosi la nuca.
Ordinarono le pietanze e, dopo avergliele servite con del buon vino rosso, la cameriera si dileguò con "buon appetito".
Seokjin bevve un sorso, sorridendo verso il più piccolo.
"Il tuo articolo ha avuto un successone, Jimin, che ne pensi?" Jimin fu colto alla sprovvista, ma non si scompose, semplicemente si schiarì la voce.
"Credo di aver scritto ciò che il pubblico vuol leggere. Sono bravo ad immedesimarmi nella massa, credo sia per questo."
"Sì, lo credo anche io. In molti hanno iniziato a seguire la nostra pagina Facebook e il nostro account Twitter ufficiale, e credo sia merito tuo se in questo periodo la nostra azienda stia acquistando popolarità velocemente, abbiamo avuto un aumento delle vendite del trenta percento in solo due uscite questo mese."
Jimin sorrise di rimando, prendendo un sorso del suo vino, sperando di non ubriacarsi prima che Seokjin potesse proporgli il suo aumento.
"Ed è proprio di questo di cui io volevo-" Seokjin si bloccò, aveva un sopracciglio inarcato, guardava leggermente a destra, dietro il biondo.
Jimin non si voltò per guardare, poteva sembrare scortese da parte sua.
"Kim Seokjin, da quanto tempo!" una voce lo fece sussultare, il suo capo sembrava essere irritato.
Non è il momento adatto per farlo diventare di cattivo umore, signor sconosciuto, si ritrovò a ripensare Jimin.
La figura dietro di lui avanzò, mettendosi letteralmente al tavolo, mostrandosi finalmente. Era un uomo alto, dalle spalle larghe e il naso all'insù. Era sicuro di averlo già visto da qualche altra parte, durante una ricerca per qualche articolo forse.
"Namjoon, stai invecchiando presto, vedo." Seokjin, con il sorriso più falso del mondo, indicò i capelli dell'uomo in piedi, tinti di un grigio argento. 
Jimin per poco non sputò il vino italiano sul tavolo. La reazione dell'altro fu del tutto inaspettata perché, dopo aver rubato un grissino dal tavolo, pizzicò una guancia al suo capo, che sembrò andare su tutte le furie, internamente, ma esternamente erano solo i suoi occhi ad ardere.
"Tu stavi meglio in rosa invece, sembravi una fatina." Seokjin sollevò il fazzoletto di stoffa dalle sue gambe e lo appoggiò sul tavolo, non distogliendo lo sguardo dalla sua parmigiana.
"Cosa ci fai qui, Namjoon?" il tono non era per nulla amichevole, anzi.
"Io e il mio cliente siamo qui per una cena d'affari e avevamo voglia di carbonara." Namjoon sollevò la mano indicando qualche tavolo davanti al loro. 
Jimin, per curiosità, guardò oltre la testa del suo capo e quella di una donna bionda ossigenata, prima di scontrare lo sguardo contro il profilo spigoloso di una figura minuta ma al tempo stesso scura e fine. Quando voltò il capo verso la sua direzione, Jimin capì doveva aveva già visto quel Namjoon.
Seduto a qualche tavolo distante dal suo, con un'aria solitaria e distaccata, vi era il ragazzo sul quale aveva inventato giusto un paio di stronzate giorni prima: Agust D adesso lo stava guardando, e Jimin non poté far altro che sorridere sghembo, a bocca chiusa, prima di dare un boccone al suo piatto preferito.
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Ancora italiano? pensò il ragazzo. Non era la prima volta che il suo produttore discografico lo costringeva a recarsi in quel ristorante. Mentre sistemava al meglio i capelli scuri, si ritrovò a pensare che la volta successiva avrebbe scelto lui il posto più indicato per la cena di affari. Del resto, lui e Namjoon avevano stretto un rapporto che andava oltre a quello di lavoro, si può dire che fossero diventati amici, e Yoongi sapeva di potersi prendere determinate libertà con lui.
Quando i due arrivarono al ristorante, Namjoon si precipitò letteralmente verso il loro tavolo. Yoongi, invece, si prese il suo tempo; odiava andare di fretta. Osservandosi attorno, tutte le attenzioni del ragazzo furono attirate da un paio di gambe fasciate da dei pantaloni scuri. Ad ogni modo, si impose di restare concentrato. Nonostante lui e Namjoon fossero amici, si trattava pur sempre di lavoro, e doveva mostrare la più assoluta serietà. Superando il tavolo del possessore di quelle gambe da urlo, il rapper andò a prendere posto ad un paio di tavoli di distanza, mentre il suo produttore discografico era già intento a sfogliare il menù. Yoongi prese posto, e si mise a leggere il menù, nonostante ormai l'avesse imparato a memoria a causa dello spropositato numero di volte in cui Namjoon l'aveva trascinato lì. D'un tratto, però, la voce dell'altro gli fece distogliere lo sguardo dalla pagina degli antipasti.
"Merda." aveva sussurrato Namjoon, per poi alzarsi di botto dal posto. Yoongi non fece nemmeno in tempo a chiedergli che stesse facendo, poté soltanto osservarlo recarsi verso un altro tavolo. Tavolo che, ovviamente, si rivelò essere quello del ragazzo con le gambe da urlo. Yoongi approfittò della situazione per osservare anche il resto del corpo di quel ragazzo. Biondo, degli occhiali da vista a nascondergli gli occhi grandi, vestito molto elegante, aveva tutta l'aria di essere un perfezionista. Il biondo, proprio in quel momento, alzò gli occhi, puntandoli proprio su di lui. Yoongi non distolse affatto lo sguardo, ma rimase ad osservarlo, la testa piegata leggermente di lato. Fu l'altro, infatti, ad abbassare lo sguardo verso il suo piatto ricolmo di spaghetti -non prima di avergli regalato un mezzo sorriso-, e in quel momento Namjoon tornò a sedersi.

"Tu non ci crederai mai," gli disse, "ma quel biondino lì è quello che ha scritto l'articolo su di te, e il moro è il caporedattore della rivista, nonché mio ex." le ultime parole pronunciate dal ragazzo furono più un sussurro, motivo per cui Yoongi decise di non fare domande, non su quello, almeno.
"Fammi capire, il coglione che si è inventato tutte quelle stronzate su di me è lui?" Min Yoongi non voleva crederci. Aveva immaginato l'autore di quell'articolo come una stronza di mezza età insoddisfatta della propria vita; invece, ad aver scritto quelle cose, era uno dei ragazzi più carini che avesse mai visto.
Quando tornò a guardare nella sua direzione, si rese conto che il ragazzo era sparito, così provò il tutto per tutto.
"Fanculo." mormorò, alzandosi dalla sedia. "Vado un attimo in bagno." aggiunse poi, rivolto verso il ragazzo di fronte a lui.
Yoongi fu immensamente felice di ritrovare la figura minuta del biondino non appena aprì le porte del bagno. L'altro, intento a lavarsi le mani, lo guardò attraverso le specchio, solo per un secondo, poi tornò a fissare il lavandino. Yoongi si posizionò proprio al centro del bagno, incrociando le braccia.

"So che sei tu." disse il rapper, facendo attenzione a far trasparire chiaramente tutto il fastidio e il risentimento che stava provando in quel momento.
"Mi scusi?" gli aveva risposto il biondo. Min Yoongi avrebbe voluto prendersi a testate. Un ragazzo del genere non poteva che avere una voce così incredibilmente sexy, ovviamente.
Poi, però, ricordò nuovamente che la figura che aveva davanti, per quanto potesse essere uno spettacolo per gli occhi e le orecchie, era uno stronzo.
Perché i più belli sono anche i più stronzi?
"So che hai scritto tu l'articolo su di me, sei stato tu a diffamarmi."
A quel punto, Park Jimin decise di tirare fuori gli artigli, l'unico modo in cui effettivamente si può fare carriera in un simile ambiente.
"Oh, ti è piaciuto?" chiuse il rubinetto, portando le mani verso il rotolo di carta che si trovava a fianco del lavabo.
"Aish, ma allora sei veramente uno stronzo! Davvero al giorno d'oggi pagano le persone per scrivere cazzate?" Yoongi iniziò a gesticolare, visibilmente infastidito dal ragazzo che aveva davanti. Paparazzi, giornalisti, gente pronta a buttare merda sugli altri solo per il puro desiderio di fama e denaro. Odiava le persone così. Quel biondino rappresentava l'emblema di tutto ciò che più lo schifava dell'ambiente in cui viveva.
"Non saprei, Agust D, lo stai veramente dicendo a me? Quanto ti pagano per scrivere quegli stupidi testi senza senso?" Jimin incrociò le braccia, puntandogli gli occhi addosso.
"Non ho intenzione di perdere tempo con te." disse il moro, ma ciò nonostante non si mosse di un centimetro dalla posizione in cui si trovava. Si stavano studiando.
"Davvero, sentiamo, quale sarebbe il problema? Adesso la gente pensa che stai con una bella ragazza, e allora?" fu a quel punto che il rapper si avvicinò di pochi passi al biondo, che si lasciò andare ad un sussulto, l'elettricità nell'aria era palpabile.
"Sai qual è il problema?" Yoongi continuò ad avanzare verso Jimin, che istintivamente indietreggiò fino a scontrarsi contro il lavandino alle sue spalle. "Il problema, dolcezza, è che a me, le ragazze, nemmeno piacciono." gli disse poi, quando ormai si trovava pericolosamente vicino all'altro. Il biondo, incapace di indietreggiare ulteriormente, mantenne la testa alta in segno di sfida, mentre il rapper gli regalava un sorriso che lasciava scoperte le gengive.
"Okay, ma potresti benissimo restare un idiota per come ti ho dipinto in quello stupido articolo." Jimin cercò disperatamente di arrampicarsi sugli specchi, solo per non dargliela vinta.
Agust D si allontanò dal biondino, che poté finalmente tornare a respirare come si deve. Il rapper gli sorrise, ancora una volta, piegando la testa di lato. Se non avesse pensato che si trattasse di un pallone gonfiato, Jimin avrebbe anche potuto trovarlo sexy. 
"Ti pentirai di avermi sfidato, dolcezza." disse il moro, per poi uscire dalla porta del bagno, lasciandovi all'interno un Park Jimin visibilmente confuso.

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Capitolo 2
*** sharp tongue. ***


                                                                 
Nel caso in cui foste interessate/i, la storia è molto molto più avanti su Wattpad (https://www.wattpad.com/528035871-backbite-yoonmin-taekook-first-connection)

2.sharp tongue

 

Una goccia di sudore scivolò lungo la fronte di Jimin. Erano appena le sette del mattino quando il suo migliore amico lo aveva chiamato per fare una corsa al parco insieme. Jimin era d'accordo col tenersi in forma, gli faceva piacere fare dell'esercizio fisico, ma Taehyung era decisamente più abile e scattante di lui, più abituato per via delle sessioni in palestra che lo mantenevano snello e asciutto per il suo lavoro: non era da tutti sfilare in passerella per Gucci.

"L'ultima serie di addominali e abbiamo finito." annunciò il più piccolo, bevendo un sorso d'acqua dalla sua borraccia, prima di fare qualche allungamento per sciogliere i muscoli.
"Ma non ti stanchi mai?" gli domandò Jimin, seduto sul prato, sfinito e con il respiro pesante.
"Non posso stancarmi con un lavoro così." gli sorrise, prima di prendere posto accanto a lui e guardarlo divertito.
"Com'è andata la cena con il tuo capo?" Taehyung poggiò il mento sulle sue ginocchia osservandolo.
"Bene, credo. Mi ha promesso un aumento e ha detto che il prossimo articolo principale della rivista sarà mio, ma non mi ha ancora spiegato di che si tratta." Jimin guardò dritto davanti a sé, un paio di ciclisti stavano pedalando sul sentiero cementato.
"È grandioso!" esclamò l'altro, forse più entusiasta del diretto interessato.
"Ho anche incontrato il rapper del mio articolo nel bagno del ristorante." sbuffò al pensiero di quell'arrogante, mentre il suo amico drizzò improvvisamente la schiena.
"Agust D!? Davvero? Oh, com'è di presenza? È sempre quel gran figo che si vede in tv?" a Jimin parve di rivedere una di quelle ragazzine impazzite.
"È dieci volte più-" Taehyung lo fermò.
"Bello? Fantastico? Sexy? Stupendo?"
"Stronzo" continuò alzando un sopracciglio.
"Oh andiamo, pensavo ti piacessero i ragazzi con carattere." appunto, pensò Jimin. "E poi, hai scritto cose non vere sul suo conto, penso che sia piuttosto normale che ce l'abbia con te." Taehyung scostò una ciocca dei capelli di Jimin spostandola all'indietro. Era un vizio che non aveva mai perso, sin dai tempi della loro relazione. Un capitolo che era ormai chiuso, ma che Jimin ogni tanto ricordava con nostalgia.
"Credo di sì, ma non penso di provare compassione per una persona del genere, è solo un pallone gonfiato, con un articolo da quattro soldi posso sgonfiarlo immediatamente." Taehyung rise, distendendosi sull'erba ancora bagnata dalla rugiada.
"Sei la solita zitella stressata, Jimin, hai bisogno di rilassarti un po'." gli lanciò uno sguardo ammiccante, ma Jimin non ricambiò; si distese velocemente e, poggiando le mani dietro la testa, tirò un sospiro profondo.
"Ultima serie da 30?"
"Facciamo 25, per te, nonnino."
I due risero sonoramente, svegliando qualche scoiattolo nei dintorni.
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"Per oggi basta così, Jungkook, Yoongi deve essere stanco." Namjoon fece il suo ingresso nello studio fotografico di Jeon Jungkook, muovendo rapidamente le braccia in avanti.
Yoongi guardò il suo manager sollevando la giacca nera che aveva lasciato cadere leggermente giù dalla spalla per il photoshoot dell'album che sarebbe uscito tra qualche mese.
"Va tutto bene, non preoccuparti."
"Namjoon ha ragione, hyung, è da questo pomeriggio che proviamo pose diverse, credo di avere abbastanza materiale su cui lavorare." Jungkook guardò le foto sul display del suo laptop, una volta collegata la sua amata Nikon.
"Io e Hobi andiamo a bere qualcosa questa sera, ti va di venire con noi?" Yoongi si tolse dalle luci, mentre Namjoon lo aiutava a rivestirsi.
"Mi piacerebbe, ma ho del lavoro da fare." Jungkook sorrise, prima di richiudere la sua fotocamera all'interno della custodia, poi indossò la giacca di pelle.
"Se cambi idea, sai dove trovarci, siamo sempre al Dope." Yoongi e il suo manager uscirono dallo studio, salutando Jungkook con un cenno del capo.

Quest'ultimo si limitò a rassettare grossolanamente la confusione che aveva lasciato quel pazzo di Min Yoongi durante il photoshoot. Sembrava tanto cauto e serio durante le sue interviste, che nessuno avrebbe sospettato che quel bambino dispettoso che si divertiva ad infastidirlo durante il suo lavoro fosse lo stesso rapper che appariva agli eventi musicali più importanti in Corea. Jungkook aveva imparato col tempo che Yoongi si comportava in quel modo esclusivamente con le persone che conosceva da tanto tempo e che gli volevano davvero bene, e, nonostante odiasse sistemare il suo studio da tutte le cartacce di merendine e bevande energetiche, era fiero di essere una di queste.
Un po' gli dispiaceva non essere andato insieme a lui ed Hoseok e prendersi una pausa, ma quel giorno iniziava uno dei percorsi più lunghi della sua vita. Nonostante amasse stare dietro la fotocamera, cogliere momenti indelebili della realtà e immortalarli, Jungkook sapeva che poteva salire più in alto. Ogni tanto desiderava trovarsi al posto di Yoongi, poter essere libero di muoversi su quel palco, esprimere se stesso al mondo e far vedere di che pasta era fatto.
Nel giro di un anno, la stessa agenzia del rapper avrebbe riaperto i provini.
Provava lo stesso brano ormai da mesi, ma sapeva che la coreografia che aveva inventato da solo a casa non era abbastanza soddisfacente, seppur avesse seguito dei corsi di danza per anni; serviva un perfezionamento e, per fortuna, in una palestra nelle vicinanze dello studio, uno degli insegnanti, nonché personal trainer, aveva deciso di spendere le sue serate aiutandolo a migliorare i propri passi e provarne di nuovi, quando la palestra avrebbe dovuto chiudere. In seguito, Jungkook avrebbe sborsato una somma più che soddisfacente per quell'uomo.
Una volta arrivato, si cambiò velocemente dentro lo spogliatoio della palestra, optando per una canotta bianca larga, una tuta nera e le sue amate Timberlands. Entrato nella sala principale, aspettandosi di trovare unicamente il suo insegnante, fu sorpreso nel trovare un ragazzo per terra, intento a fare una serie di piegamenti, mentre un'altro con un tesserino al collo, gli teneva le gambe dritte, probabilmente per correggerlo.

"Ah, tu devi essere Jungkook!" disse poi, guardandolo attraverso lo specchio, prima ancora che potesse salutare e presentarsi. Il moro annuì, grattandosi la nuca, imbarazzato.
Il suo insegnante sembrava incredibilmente giovane, avrà avuto qualche anno in più di lui ma non poi così tanti. Quest'ultimo disse qualcosa al ragazzo che si stava allenando, lasciandolo poi riposare.
"Scusa per il ritardo, non ho neanche finito di spostare gli attrezzi, ma il mio cliente oggi ha deciso di venire più tardi, quindi gli orari si sono sovrapposti. Ma abbiamo quasi finito, non preoccuparti!" gil porse la mano, Jungkook l'afferrò sorridendo.
"Sono Jackson Wang, piacere di conoscerti" disse poi.
"Il piacere è mio!" Jungkook fece un mezzo inchino.
"Ti dispiacerebbe farmi un favore? Terresti le gambe al ragazzo mentre fa l'ultima serie di piegamenti, mentre io finisco di sistemare la sala? Così non perderemo altro tempo." il più piccolo annuì, voltandosi verso la figura che aveva gli occhi puntanti verso di lui già da un pezzo. Aveva finto fino a quel momento di non essersene accorto, ma quegli occhi indiscreti lo stavano facendo sentire a disagio. Si avvicinò al ragazzo abbassandosi sulle ginocchia. Un forte profumo di colonia gli invase le narici, stordendolo. Senza volerlo, Jungkook inalò più forte.
"È Gucci." disse l'altro, sorridendo a bocca chiusa. Jungkook annuì, senza pensare minimamente di far trapelare alcuna emozione dal suo viso. Anche perché, se lo avesse fatto, sarebbe sprofondato dall'imbarazzo.

Era carino, pensò Il moro. Il suo fisico non era troppo muscoloso, era più che altro asciutto e ben proporzionato. Le spalle erano larghe e accentuate da una maglietta dallo scollo largo che gli lasciava la pelle ambrata delle clavicole scoperta. Jungkook lo fissò per un po', aspettando che si girasse per poter fare i suoi piegamenti. Quando lo fece, gli afferrò le gambe con delicatezza all'altezza delle cosce, un po' sopra le ginocchia. Cercava di distogliere il più possibile lo sguardo, ma non era esattamente la posizione adatta per poter ignorare un bel corpo, con delle belle, bellissime, forme. Quando terminarono i piegamenti, Jungkook tolse le mani, alzandosi dalla sua postazione e allontanandosi il più possibile. Il ragazzo, riponendo il tappetino degli esercizi al suo posto, si avvicinò al suo istruttore, e con una pacca sulla spalla, lo ringraziò dell'allenamento.
"È sempre un piacere, Taehyung, ti aspetto dopodomani?" il fotografo sorrise internamente: quel giorno avrebbe fatto in modo di arrivare in anticipo.
Certamente, Jungkook non poteva prevedere che avrebbe rivisto il ragazzo prima di quanto pensasse.
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"Tu cosa?!" la voce di Jimin si fece più acuta del solito sentendo cosa gli aveva appena detto il suo migliore amico.
"Ho un altro pass, Chim, ed è tutto per te." Taehyung aveva assunto un tono divertito, immaginando probabilmente la faccia sconvolta di Jimin dall'altro capo del telefono.
Si trattava di un evento estremamente importante. Banale, forse, per Taehyung, per cui erano diventati ormai come pane quotidiano, ma non per Jimin. Persone di alto calibro si riunivano ad eventi come quello, che era l'occasione perfetta per farsi notare più in fretta, facilitare la propria scalata sociale. Era terreno fertile per persone in cerca di notorietà come Jimin, e non solo.
I due amici si sarebbero incontrati direttamente alla festa.
Dopo aver ringraziato l'amico almeno una dozzina di volte, e averlo anche maledetto per non averlo avvisato prima -data l'imminenza dell'evento che si sarebbe svolto quella stessa sera-, Jimin passò interminabili ore alla disperata ricerca dell'outfit perfetto per la serata.

Quando Taehyung ricevette un messaggio da parte dell'amico che annunciava il suo arrivo, gli rispose subito di incontrarsi di fronte l'ingresso.
Jimin, impeccabile come sempre, scorse l'immagine dell'altro tra la folla. Si fece spazio a suon di "permesso", lievemente spazientito. Il suo sguardo cadde su un fotografo, probabilmente non ufficiale, intento a scattare una foto a nientedimeno che il suo migliore amico.
"Ehi, ce l'hai fatta!" gli disse Taehyung, che nel frattempo l'aveva raggiunto.
"Scusa, Tae, ma ho appena visto un amatoriale scattarti una foto."
"Mh, e allora? Queste cose capitano in continuazione quando sei un modello, Chimmie." il tono di Taehyung appariva calmo come al solito, niente sembrava mai scalfirlo. 
Jimin, che lo conosceva bene, sapeva quanto gli piacessero quel tipo di attenzioni, sentirsi voluto, apprezzato. Era di una bellezza sconvolgente, e ne era totalmente consapevole, non se ne vergognava di certo. Jimin continuò a guardarlo, ma si accorse che gli occhi dell'amico si erano spostati verso qualcosa -o meglio, qualcuno- alle sue spalle.
"Che c'è che non va?" gli chiese.
"Agust D." Dio, che ci fa lui qui?
"Quell'imbecille è qui?" Taehyung tardò a rispondere. Accanto ad Agust D scorse un volto familiare, una conoscenza che aveva avuto il piacere di fare appena il giorno precedente, e che portava un cartellino con il nome del rapper attaccato alla camicia. Il ragazzo incontrato in palestra era il fotografo personale del ragazzo che il suo migliore amico tanto detestava. Com'è piccolo il mondo, si ritrovò a pensare.
Così, senza aggiungere altro, afferrò il polso di Jimin e lo trascinò verso i due.
"Tae, che diavolo stai facendo?" prima ancora di potergli affibbiare una serie di epiteti poco piacevoli, i dei amici erano già di fronte al rapper e il fotografo.
Taehyung si presentò immediatamente ai due come modello della Gucci, il tono estremamente orgoglioso.
"Ci incontriamo di nuovo, dolcezza." gli occhi colmi di rabbia di Jimin non si staccarono da quelli del moro nemmeno per un secondo, mentre lo chiamava ancora una volta in quel modo così fastidioso.
"Non chiamarmi in questo modo." gli disse, infatti.
"Beh, se sapessi come ti chiami. Sembra che tu sappia così tanto sul mio conto, e io così poco su di te." la lingua tagliente di Agust D colpì l'orgoglio di Jimin. 
Voleva per caso sottolineare il fatto che lui fosse famoso e conosciuto, mentre Jimin non era -ancora- nessuno? O il fatto che Jimin avesse finto di sapere tanto su di lui, quando in realtà erano solo una valanga di bugie?
"Non sei tenuto a-"
"Jimin." lo interruppe Taehyung, rivolgendosi al moro, "Il suo nome è Park Jimin."
L'avrebbe ucciso.
"Ci si rivede." mormorò a quel punto il ragazzo accanto al rapper, rivolgendosi a Taehyung.
Solo in quel momento Jimin lo guardò, e lo riconobbe come l'amatoriale che aveva scattato una foto al suo migliore amico proprio qualche minuto prima.
"Ehi, tu hai scattato una foto al mio migliore amico poco fa, non è vero?" il tono accusatorio e abbastanza cattivo di Jimin spinse Jungkook ad abbassare lo sguardo, iniziando a giocare con il laccio della macchina fotografica che teneva in mano. "Hai idea di quanto lo paghino i fotografi professionisti per potergli scattare delle foto? Chi ti credi di essere?"
A quel punto, nello stesso istante in cui Taehyung poggiò una mano sulla spalla dell'amico per dirgli di darsi una calmata, mormorando un "Chimmie, per favore" che arrivò a malapena alle orecchie di Jimin, Yoongi si fece avanti.
"Sì, Chimmie, vedi di abbassare un po' la voce, mh?" il tono divertito del rapper mandò su tutte le furie Jimin, che spostò tutta la sua rabbia su di lui, specialmente dopo averlo sentito chiamarlo in quel modo.
Taehyung, che sembrava abbastanza tranquillo, osservò Jungkook con attenzione. Era un ragazzo attraente, terribilmente attraente. E Jimin aveva decisamente esagerato.
"Posso vederla?" gli chiese, ignorando totalmente gli altri due, intenti a discutere. Jungkook alzò lo sguardo, il palese imbarazzo negli occhi, e annuì titubante. Gli porse la macchina fotografica, rivelando l'ultimo scatto effettuato. La fugacità dello scatto, i colori, la noncuranza con cui Taehyung aveva incoscientemente posato, e il biondo pensò che quella fosse una delle foto più belle che gli avessero mai fatto. Non disse nulla, si limitò a restituirgli la macchina fotografica. "Senti, ragazzo, ce la fai una foto?" una frase che bastò per distruggere l'ego di Jungkook. Taehyung conosceva il suo nome, eppure l'aveva appena chiamato in quel modo, trattandolo come un individuo di serie B, totalmente inferiore a loro, fuori posto. Jungkook, ancora una volta, annuì senza dire nulla.
Jimin e Yoongi, sentendo ciò che aveva detto Taehyung, si interruppero un attimo dall'accesa discussione che stavano avendo.
"Foto? Con lui?!" Jimin indicò il rapper, che intanto lo guardava con le braccia incrociate e un largo sorriso sul volto.
Taehyung, che sapeva bene come provocare a dovere il migliore amico, lo spinse proprio contro Yoongi, avvicinandosi poi a loro. Jimin si ritrovò con il braccio sinistro di Tae attorno al collo, e con la mano destra di Agust D sul fondo della schiena.
Quando Jungkook sollevò nuovamente la macchina fotografica, dopo aver scattato la foto, Jimin tornò immediatamente all'attacco, continuando a scontrarsi con il moro di fronte a lui.
Taehyung, invece, afferrò per un polso il fotografo, allontanandolo da quella scena.
"Andiamo, ti porto da una persona." gli disse.
"Chi?"
"Un fotografo abbastanza importante; siamo amici da anni, potrebbe farti comodo." Jungkook si sentì terribilmente confuso dal comportamento del modello. Un attimo prima lo trattava come una nullità, quello dopo voleva presentarlo ad un importante fotografo.

Dopo averlo presentato a diverse persone, tra cui molti fotografi di un certo calibro, i due si avviarono nuovamente verso i rispettivi amici.
"Credevo non ti fosse piaciuta." parlò finalmente. "La foto, dico, credevo non ti fosse piaciuta."
"L'ho amata, a dir la verità." gli rispose Taehyung, fermandosi un attimo e voltandosi verso di lui. Jungkook, che aveva realizzato di essere rimasto in balìa del biondo per tutto il tempo, si sforzò di mantenere il contatto visivo con l'altro. Non voleva passare per un imbranato, perché non lo era affatto, semplicemente il modello lo destabilizzava fino al punto da fargli perdere le parole, l'intraprendenza. Non era mica Yoongi, lui. "Solo.." la voce di Taehyung lo riportò alla realtà. "La prossima volta che vorrai fotografarmi, dovrai soltanto chiederlo, mh?"
Così dicendo, Taehyung gli porse un biglietto su cui erano scritti i suoi recapiti.
"Lo farò sicuramente." gli rispose Jungkook, sorridendogli calorosamente.
"Ne sono più che certo, Jungkook." lo conosceva eccome il suo nome.
Trovarono Yoongi e Jimin esattamente come li avevano lasciati: Jimin intento a sbraitare, Yoongi che se lo stava mangiando con gli occhi. Anche un cieco si sarebbe accorto di tutta quella tensione sessuale, figuriamoci se non lo fecero Taehyung e Jungkook, che infatti si guardarono e scoppiarono a ridere.
"Oh, finalmente! Andiamocene da qua." disse Jimin all'amico non appena lo vide.
Agust D, senza scomporsi, chiese al fotografo se stesse bene, e Jungkook annuì.
"Spero che sia più simpatico del suo amico, almeno." gli disse poi, non curandosi di utilizzare un tono più basso, solo per provocare ulteriormente il ragazzo ancora di fronte a lui.
"Idiota, tieni a freno quella linguaccia."
"Perché dovrei, Jimin? Sono sicuro che, se le dessi un'occasione, apprezzeresti tantissimo la mia lingua e quello che sa fare." l'aveva detto davvero?
A quel punto, il viso di Park Jimin assunse un colorito rosso, un po' per la rabbia che montava dentro di lui e un po' per l'imbarazzo. Jungkook, intanto, scuoteva la testa sconsolato, mentre Taehyung non riuscì a trattenere una risata. Fu così che si congedarono dai due, non appena Jimin lo trascinò via.
"Giuro su Dio che ti ammazzerò, Tae." sibilò a denti stretti quando furono abbastanza lontani. Dietro la figura dell'amico poteva ancora scorgere quella di Agust D, intento a conversare con il fotografo di cui non era sicuro di conoscere il nome. Come se non bastasse, si accorse che gli occhi del rapper erano puntati su di lui. Si guardarono, e Yoongi gli sorrise, per poi leccarsi le labbra. Jimin, a quel punto, tornò a concentrarsi su Taehyung.
"Dai, Chim, vuoi che non sappia che ti sei divertito a litigare in quel modo con Agust D?"
"Quello là è solo un coglione." gli rispose sprezzante.
"Sì, ma quel coglione ti ha scopato con gli occhi dal primo momento in cui ci ha visti."

 

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Capitolo 3
*** sextape. ***


3.sextape

"Quindi sono tre salti a destra e non uno, dico bene?" Jungkook simulò la scena che aveva appena proposto al suo insegnante, che approvò col capo mentre gli aggiustava le braccia nella posizione finale.
Il più piccolo riprovò la coreografia altre due volte. Quando fu stanco abbastanza, ma non ancora convinto, il castano si inumidì le labbra, poggiando le mani sulle ginocchia. Era davvero esausto, ma aveva intenzione di dare il massimo all'audizione. E se tornare a casa con i dolori alle gambe ne era il prezzo, allora era pronto a pagarlo.
"Che ne pensi di aggiungere una body roll fra i due passi? Darebbe un certo effetto e ha il suo perché." Jackson gli mostrò come fare, muovendo i fianchi e il busto a ritmo di musica. Jungkook osservò bene i movimenti del suo insegnante, prima di ripetere i suoi passi a mente.
"Okay, riproviamo, metto indietro la musica." disse poi Jungkook, annuendo più a se stesso che all'altro.
"Taehyung, tu hai finito con i bicipiti? Ti stai trattenendo qui più del dovuto."
"No, ho ancora altre due serie!" annunciò il biondo dall'altra parte della stanza, mentre solleva freneticamente dei pesi.
"Sei sicuro? Non ne hai fatte già quattro?"
Jungkook sorrise fra a sé e sé, mentre era girato di schiena occupato con lo stereo. Kim Taehyung, sei così ovvio, pensò Il castano.
"No, ti sbagli Jackson, adesso torna a fare ciò che stavi facendo e non badare a me." il biondo disse quelle parole così velocemente che pareva non avesse respirato affatto.
"Bene, Jungkook riparti!"

Quest'ultimo, guardandosi allo specchio della sala, iniziò a ripetere con meticolosità i passi da Jackson suggeriti, ma al tempo stesso, voleva aggiungere una spruzzata del suo stile personale.
Gli piaceva fissare lo spettatore dritto negli occhi quando ballava, pensava che avere un contatto diretto con chi lo stava guardando, avrebbe aumentato le possibilità di trasmettergli il messaggio che voleva che arrivasse. E in quel momento, il contatto diretto stava avvenendo sicuramente con quel modello Gucci.
Quando lo aveva visto sfilare tra i presenti in tutta la sua bellezza, il giorno prima, Jungkook era convinto che fosse stato solo uno scherzo della sua immaginazione. Quando realizzò che era davvero lui, non poté non scattargli una foto. Sarebbe stato uno spreco per una qualsiasi persona che si intendesse di fotografia.
Jungkook si concentrò e, andando a ritmo con la canzone, il suo corpo parve cogliere ogni singola nota, mentre passava una mano lungo il busto, seguendo l'onda, che partiva dalla testa e terminava al bacino. Il castano era sicuro che il messaggio che stava trasmettendo stesse arrivando forte e chiaro, soprattutto quando il peso che il modello aveva in mano, cadde a terra, rischiando per poco di fratturargli un piede.
Jackson e Jungkook si girarono verso l'altro, confusi e spaventati da quell'improvviso boato. Taehyung sorrise, asciugandosi il sudore sulla fronte con il dorso della mano.
"Ho finito adesso, ci vediamo Jackson!" poi, afferrando la sua borraccia d'acqua fresca, diede un sorso e si diresse verso gli spogliatoi. Non mi ha neanche salutato, pensò Jungkook. Gli faceva davvero quell'effetto?
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"Per la prima volta nella mia vita, Jimin, non sono riuscito ad affrontare qualcuno, te ne rendi conto?" Jimin si sbatté una mano contro la fronte, sospirando violentemente. Erano ormai venti minuti che Taehyung gli ripeteva quanto fosse stato imbranato e, soprattutto, quanto quel Jungkook avesse avuto intenzione di provocarlo. Jimin, all'ennesimo tentativo di fargli capire che probabilmente stava solamente esagerando come al solito, senza alcun risultato ovviamente, lasciò perdere e si perse mentre cercava di trovare un senso logico al suo monologo.
"Ascolta Taetae, per quanto io ami ascoltarti mentre parli dei muscoli di Jeonbook o come diavolo si chiama, io ho del lavoro da fare. Possiamo parlarne domani?" Taehyung sbuffò dall'altra parte del cellulare.
"Va bene Jiminie, buonanotte." Jimin lo salutò velocemente e, chiudendo la chiamata, lanciò il cellulare sul suo letto, esausto. 
Aveva scritto tutto il giorno e, ormai, aveva solo voglia di dormire, seppure fossero le nove di sera. Si ritagliò del tempo per sé, leggendo vecchie riviste, mentre aspettava che la maschera facciale all'argilla si asciugasse, come una vera single in astinenza senza nessuno con cui uscire il sabato sera. Forse Taehyung aveva ragione, quando lo chiamava zitella. 
Quando accese il suo pc, controllò le sue mail, erano tutte di Seokjin, tranne alcune provenienti da qualche sito sul quale aveva comprato dei vestiti nuovi. Poi, accedendo al suo account Twitter personale, si ritrovò più di venti notifiche che dicevano che circa 600 utenti avevano iniziato a seguirlo. Non si sorprese quando notò che fossero tutti fan account dedicati ad Agust D, ed altri a Jisoo, la ragazza di cui parlava l'articolo.
Solo per pura curiosità, Jimin cliccò sul profilo di una di loro, quella che aveva come icon il ragazzo dai capelli corvini con una coroncina di fiori, regalatagli probabilmente da una fan. Il biondo fece un mezzo sorriso, ovviamente trovando ridicolo.
Iniziò a dare un occhiata ai tweets, concentrandosi particolarmente sulle foto e i video editati dalle fan. Ce n'erano di tutti i gusti: "Agust D a Los Angeles", "soft!Agust D" , "hard!Agust D" - e su quest'ultimo si era concentrato più del dovuto, forse- "Agust D e Jisoo stanno davvero insieme? Analisi!", "Agust D è bisessuale?", "Agust D~ rude boy".

Jimin arrivò a mezzanotte e mezza, continuando a guardare video su quello stupido rapper che lo faceva spazientire. Non riusciva a fermarsi, ormai gli edit che lo dipingevano come un Dio greco erano diventati i suoi preferiti. Non che gli interessasse davvero, certo, la sua era sola curiosità.
La stessa curiosità che lo spinse ad aprire una pagina il cui link diceva "Love is simple// Yoonseok". Non sapeva a cosa stesse andando in contro, fin quando non capì che si trattava di una breve storia inventata da una fan fra il rapper e il suo migliore amico. Si sentiva incredibilmente stupido, ma continuò comunque a leggere. Jimin riusciva a vedere tutti i dettagli che la scrittrice descriveva: i capelli setosi, la pelle color porcellana a contrasto con il nero intenso delle sue iridi e con il rosso acceso delle labbra piene. Jimin scosse la testa, come a voler cancellare le immagini appena viste, ovviamente non era affatto così come lo descrivevano, era tutto più romanzato e spudoratamente mieloso.
Poi, la storia, che narrava di come questi due si fossero conosciuti al college, prese una svolta improvvisa: Jimin non si aspettava di certo che Yoongi, da un momento all'altro, si inginocchiasse di fronte al suo migliore amico e inglobasse la su virilità fra le sue labbra. Il biondo spalancò gli occhi, scorrendo velocemente sul resto di quella scena. Per qualche ragione a lui oscura, le temperature nella stanza stavano salendo notevolmente. Avrebbe preferito trovarsi in una vasca, sommerso dal ghiaccio.
Jimin sussultò quando lesse che il protagonista si allontanò da Hoseok con uno schiocco. Il biondo riuscì a vedere e in qualche modo a sentire la scena chiaramente ma, purtroppo, non sul migliore amico di Agust D, ma su se stesso. Jimin incrociò le gambe, cercando di ignorare e reprimere quel fastidio che gli solleticava il basso ventre. Quando, nella storia, il moro iniziò a sbottonarsi i pantaloni, Jimin si rifiutò di leggere. C'era un limite a tutto, e di certo non era pronto ad immaginare quell'idiota completamente nudo. No che non lo era, per niente. Non lo sei, giusto, Jimin?, si ritrovò a pensare. Chiuse velocemente la pagina e cercò della buona musica di sottofondo per poter svuotare la sua mente da ciò che gli occhi dell'immaginazione avevano proiettato in essa.
Ma, quando tentò di raggiungere youtube, il computer ebbe una sorta di blackout. Delle scritte bianche codificate iniziarono a riempire l'intero display.
Poi, improvvisamente, esso tornò a funzionare, come se non fosse successo nulla.
Jimin alzò le spalle all'unisono, sperando solamente che non fosse qualche virus, beccato proprio per leggere quella roba.
Poi, lasciando stare l'idea della musica, optò per l'unica soluzione che in quel momento avrebbe potuto ripulirlo dai suoi pensieri: una doccia fredda.
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Era la quinta volta che afferrava il cellulare e componeva sempre lo stesso numero, ed era la quinta volta che quel povero telefono finiva sul pavimento. E Agust D fu sul punto di tirare il suo cellulare per terra una sesta volta, ma le immagini della sera prima gli tornarono in mente. Il modo in cui quella principessina aveva trattato Jungkook, soprattutto. Poi pensò anche a tutti i casini che quel bellissimo ragazzo aveva causato. Yoongi si trovava nell'occhio del ciclone, tutto per colpa di quella -meravigliosa- boccaccia larga. Alla fine, decise di non tirare il telefono. Finalmente, dopo un paio di squilli, Jeon Jungkook rispose al telefono, la voce stanca.
"Hyung, sono appena uscito dalla palestra, che c'è?"
"Vieni a casa mia il prima possibile. Porta il computer, e anche tutta quella merda che usi per fare l'hacker." Yoongi pregò che l'amico non facesse domande.
"Dammi il tempo di tornare a casa e farmi una doccia, Yoongi hyung." sempre così ubbidiente, Jungkook.

"Sei impazzito per caso? Hai ripreso a fumare erba?" Jungkook continuava a fare avanti e indietro per il soggiorno del rapper.
"Cazzo, Kookie, di questo passo scaverai un fosso." perché doveva essere così fottutamente melodrammatico?
"No, hyung, vaffanculo! Sai che non è una cosa da niente." aveva ragione; del resto, si parlava pur sempre di hacking.
"Ti assicuro che non succederà nulla, Kookie. Voglio solo qualcosa per tappargli la bocca una buona volta, e magari anche ricevere delle scuse pubbliche." Yoongi gli poggiò una mano sulla spalla, invitandolo a sedersi nuovamente sul divano nero in pelle del più grande.
"Se vuoi proprio tappargli la bocca, sono sicuro che puoi trovare metodi più divertenti di questo per farlo, Yoongi." e il rapper non poté fare a meno di sorridere per quella battutina. Più passava il tempo, più Jungkook iniziava a somigliargli sempre di più, tanto che adesso si ritrovava a fare le stesse battute che, in un contesto diverso, proprio Yoongi avrebbe fatto.
"Ti prego, Guk, sono disposto a pagarti!"
"Non voglio soldi, hyung, lo sai. Vorrei solo che tu non ti mettessi nei casini. Se dovesse finire male, potresti rimetterci la carriera; senza contare che io potrei finire dietro le sbarre. E per cosa? Per una principessina con un bel culo?" Yoongi doveva riconoscerlo, Jungkook aveva ragione. Eppure, il ragazzo aveva la sensazione che -se anche Jimin fosse venuto a conoscenza della cosa- non avrebbe mai coinvolto la polizia.
"Ehi, pensa alla tua principessina con il bel culo, mh?" lo ammonì.
"Si tratta davvero di questo? Vuoi attirare la sua attenzione? Ti piace?"
"Cazzo, Kookie, se non vuoi aiutarmi allora vattene."
Jungkook, sospirando, aprì il portatile posizionato sul tavolo in vetro di fronte al divano. Non aveva bisogno di dire nulla, Yoongi sapeva già di aver vinto. Sapeva sempre che carte giocare, quali tasti andare a toccare, quello lì.

Fu facile risalire all'indirizzo IP di Jimin, e tutta una serie di cose che Yoongi faticava a comprendere, o semplicemente non gliene fregava un cazzo. La mezzanotte era ormai abbondantemente passata, quando finalmente il piano si mise ufficialmente in moto. Per invogliare l'amico, Yoongi tirò fuori da un mobile una quantità di bottiglie di vodka e whisky spropositate, specialmente per una persona che abitava da sola.

"Ecco fatto!" esclamò Jungkook dopo una mezz'oretta passata a trafficare col portatile, mandando giù per l'ennesima volta il contenuto del bicchiere che l'amico continuava a riempirgli.
La prima cosa che i due controllarono fu la casella postale. Abbonamenti a riviste, pubblicità, niente di particolarmente intrigante. Poi passarono alla cronologia internet, e lì le cose si fecero più interessanti.
Il nome di Agust D appariva su tutte le ricerche più recenti. Video su Youtube, interviste varie per il web, account di fan su Twitter e Facebook, addirittura delle...fanfiction?
"Che cazzo è questa roba?" Yoonseok? C'erano davvero menti così malate da immaginare una possibile relazione tra lui e il suo migliore amico? Il massimo che era accaduto tra i due era stato un bacio scambiato da ubriachi anni e anni prima! Beh, forse. "Ha letto tutta questa roba?" chiese Yoongi, quando lesse casualmente delle cose che lo misero abbastanza a disagio. Non riuscirò più a guardare Hobi negli occhi, pensò.
"Non saprei, hyung, le finestre sono state tutte aperte e chiuse dopo qualche minuto. Magari sta solo cercando di studiare il nemico?" provò Jungkook, continuando a leggere di Yoongi e Hoseok intenti ad avere un rapporto sessuale.
"Magari", lo rimbeccò il più grande, "dovresti smetterla di difenderlo solo perché vuoi portarti a letto il suo migliore amico, e aiutarmi a trovare qualcosa di utile contro di lui!" gli diede una sberla sulla nuca.
Jungkook chiuse la cronologia e spostò la sua attenzione sulla memoria del computer. Diverse foto di Jimin apparvero sullo schermo. Yoongi si avvicinò al piccolo computer, gesto che non passò inosservato agli occhi del fotografo, che ridacchiò. Il più grande buttò giù un altro bicchiere, senza staccare gli occhi dalla figura di Jimin sullo schermo.
Scorrendo tra le foto, i due scorsero un video.
"Frena, che cos'è quello?" Jungkook non rispose, ma si limitò ad aprire il video.
Si udirono immediatamente suoni inconfondibili, e, ingenuamente, il più piccolo pensò di aver semplicemente beccato un porno che Jimin poteva aver scaricato sul suo computer. Yoongi, invece, sembrava aver immediatamente riconosciuto i protagonisti del video.
Quando, dalle piccole casse del computer, iniziò a fuoriuscire la voce rotta di Taehyung mentre chiedeva a Jimin di più, sempre di più, Jungkook dovette mettere in pausa.
"Io non so se voglio vederlo, Yoongi." il rapper lo guardò come se fosse pazzo, e allontanò la sua mano dal computer.
"Giuro su Dio, Guk, se sei diventato etero mi cerco un altro fotografo domani stesso." obbligandolo, ancora una volta, a fare ciò che voleva lui, Jungkook ammaccò nuovamente il tasto centrale, e il video ripartì.

Se la prima parte, costituita da Jimin che aveva il controllo della situazione, con Taehyung che implorava sotto di lui, fu una tortura per Jungkook, di sicuro la seconda parte lo fu per Yoongi. In effetti, entrambi i ragazzi sembravano fin troppo passivi, per questo non si sorpresero quando li videro invertire le posizioni. Jimin, al contrario di Taehyung che era molto più pacato, non smetteva mai di gridare, pregare e ansimare. E quella volta anche Yoongi ebbe l'impulso di mettere in pausa. Forse mai nella sua vita si era eccitato così tanto solo grazie ad un video, di sicuro mai su quello di un ragazzo che conosceva. Comunque, decise di andare avanti. Videro quel video per intero, due volte.

"Quindi," cominciò Jungkook, quando il video finì anche per la seconda volta, "non sono solo amici?" un velo di delusione nella voce. L'alcol aveva iniziato a fare effetto, e Jungkook si sentiva veramente confuso, spossato, e vagamente eccitato.
"No, credimi, sono solo amici. Almeno, adesso lo sono di sicuro." come faceva a sembrare sempre così convinto di ciò che diceva?
"Magari stavano insieme prima. Il video risale all'anno scorso." disse Jungkook, concordando con lui, mentre era intento a fare ancora dei controlli sul materiale ottenuto. Oltre a qualche altra foto di lui e Taehyung insieme, sempre di un anno prima, sembrava che tutto fosse nella norma, assolutamente perfetto.
"Questo è tutto ciò che abbiamo, quindi." disse allora Yoongi con un ghigno. Era decisamente ubriaco.
"Cristo, hyung, non vorrai seriamente usare proprio questo contro di lui. E Taehyung allora? Si ripercuoterebbe anche su di lui!" Jungkook si sollevò di nuovo dal divano, ricominciando a fare avanti e indietro per la stanza. Rispetto a qualche ora prima, però, adesso la sua camminata appariva scoordinata, barcollava, e Yoongi fu sul punto di vomitare soltanto guardandolo.
"Oh, andiamo, mi credi pazzo?" lo sguardo che gli lanciò il più piccolo immediatamente fu una chiara risposta affermativa. "Kookie, non metterei mai in mezzo il suo amico, non mi ha fatto niente. Io voglio lui." rendendosi conto dell'equivocità di ciò che aveva detto -o forse no- si chiarì subito. L'alcol l'aveva tradito. "Intendo, voglio prendermela con lui."
"Se lo dici tu, Yoongi. Io non voglio saperne un cazzo, okay? Sono quasi le due, voglio andare a casa."
"Prima passalo sul mio computer." Jungkook per poco non gli rise in faccia, ma sapeva che se l'avesse fatto si sarebbe beccato uno scappellotto in testa, come al solito. Per quanto fosse ubriaco, sapeva che non bisognava mai istigare Yoongi, specialmente se anche lui non era poi tanto sobrio.
"E cosa vuoi farci, hyung?" la domanda del fotografo era del tutto legittima, ma fu erroneamente interpretata dal più grande, che sembrava ormai incapace di ragionare lucidamente.
"Ammazzarmi di seghe su Jimin, Jungkook, cosa credi che debba farci? Per chi mi hai preso?" ma Yoongi aveva semplicemente messo le mani avanti perché era cosciente che, una volta uscito Jungkook dalla porta di casa sua, probabilmente avrebbe fatto esattamente quello.
"Intendevo, idiota, che intenzioni hai? Vuoi ricattarlo?" oh. Beccato.
"Sì, beh, l'idea sarebbe questa. Devo solo convincerlo a venire qui." fu in quel momento che afferrò il suo cellulare, per comporre il numero di Jimin, trovato tra i dati del computer hackerato.
"Sono sicuro che verrebbe volentieri per te." gli disse Jungkook, rifacendosi a frasi analoghe pronunciate proprio da Jimin nel video che i due avevano appena visto. Solo dopo si accorse che l'amico stringeva il telefono tra le mani, intento a digitare qualcosa. "Che cazzo fai?"
"Jimin, mi aspettavo che non fossi esattamente un tipo silenzioso, ma non immaginavo che un giorno ti avrei sentito gridare il nome del tuo amico modello così forte. Ti allego il mio indirizzo, penso che dovresti passare, ho qualcosa che ti appartiene. Agust D." Yoongi lesse tutto ad alta voce, e prima ancora che Jungkook potesse fermarlo da quella pessima, pessima idea, il rapper inviò il messaggio.
"Cazzo, hyung, tu sei proprio pazzo di quello là."
"Stai zitto, coglione, che ti è venuto duro ancora prima di mettere play per quel Taehyung." Yoongi indicò con l'indice il rigonfiamento nei pantaloni scuri di Jungkook. Aveva proprio sbagliato a non restare in tuta. Non che la situazione nei pantaloni di Yoongi fosse diversa, comunque.
"Davvero, come puoi fare queste cose con il tuo migliore amico?" Yoongi pensò involontariamente ad Hoseok, chissà quante ne avevano combinate quei due senza averne nemmeno memoria. Poi, però, l'immagine di Hoseok svanì, e Yoongi si soffermò troppo sulla figura di Jungkook. Sarebbe stato poi così strano?
Jungkook sembrò interrogarsi sulla stessa cosa.
Fu un attimo. Yoongi afferrò Jungkook per i fianchi e lo spinse nuovamente a sedersi sul divano in pelle. Il più piccolo sapeva che ogni opposizione sarebbe stata inutile, ed era veramente troppo ubriaco per fermarlo, e Yoongi per fermarsi. E poi, in fin dei conti, non gli dispiaceva nemmeno così tanto. Erano secoli che una mano che non fosse la sua non lo toccava, e probabilmente per l'amico era la stessa cosa. Si diedero sollievo a vicenda, quella notte, prima di crollare entrambi sul divano, stanchi morti.
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La testa di Yoongi continuava a pulsare. Chi cazzo è a quest'ora?
Qualcuno continuava a bussare con insistenza. E cosa diavolo ci faceva Jungkook in boxer accanto a lui? Perché erano entrambi mezzi nudi sul divano? Oh merda.
Yoongi afferrò il cellulare rimasto sul tavolino, erano appena le nove del mattino. Poi, come un flash, ricordò cosa aveva combinato qualche ora prima, e intuì chi potesse esserci dietro la porta. Si alzò con lentezza, mollando un calcio a Jungkook per svegliarlo, e andò ad aprire.
"Park Jimin, vedo che hai ricevuto il mio messaggio."

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