Tanto nomini nullum par elogium

di QueenOfEvil
(/viewuser.php?uid=872429)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Francesco Guicciardini - Sufficienza ***
Capitolo 2: *** Paolo IV - Orrore ***
Capitolo 3: *** Francesco Bacone - Rispetto ***
Capitolo 4: *** Montesquieu - Disprezzo ***



Capitolo 1
*** Francesco Guicciardini - Sufficienza ***


Tanto nomini nullum par elogium
 




 

1. Francesco Guicciardini - Sufficienza

 


Homo faber fortunae suae1.
Una visione straordinariamente ottimistica della vita, per un autore che aveva etichettato gli uomini con l’appellativo di «tristi»2.
Più leggeva quegli stramaledetti Discorsi3, più gli sembrava di trovare prove di astrazione, non certo della realtà politica di cui Machiavelli tanto amava vantarsi: non c’era possibilità di arginare la potenza distruttiva della sorte -se l’altro avesse vissuto di più, forse, l’avrebbe capito4-, la storia non forniva insegnamenti e l’idea che si potesse studiare l’umanità nel suo insieme, in quanto guidata da leggi, era assurda5.
Intinse la penna nel calamaio e iniziò a comporre le sue Considerazioni6 con un sorriso sottile e una sola parola sulle labbra.
Illuso.








1«
L'uomo è artefice della propria fortuna» Ok, la frase non è di Machiavelli, ma le sue parole sono «Giudico che la fortuna sia arbitra di metà delle azioni nostre, ma che ne lasci governare l'altra metà, o presso, a noi». Mi sembrava comunque un concetto piuttosto analogo.
Qui «Tristi» è da intendere come «Malvagi»: Machiavelli aveva una visione piuttosto pessimistica dell'uomo e dei suoi valori.
3 I Discorsi a cui ho fatto riferimento sono una delle opere principali di Machiavelli Discorsi intorno alla prima Deca di Tito Livio, che Guicciardini ha letto nella loro interezza.
4 Machiavelli è morto il 21 giugno del 1527 e quindi non assistette all'inizio ufficiale delle Guerre d'Italia come invece fece Guicciardini (che assistette anche al Sacco di Roma): la visione della fortuna e della possibilità dell'uomo di oppporsi agli eventi di Guicciardini è quindi irrimediabilmente più pessimistica di quella machiavelliana.
5 Machiavelli seguiva la corrente di pensiero naturalistica, il che lo portava ad affermare che tutti gli uomini agissero secondo precise leggi stabilite e che quindi, oltre all'«esperienza delle cose moderne» fosse necessaria per il politico la «lezione delle antique». Guicciardini invece sostiene l'assenza di messaggi della storia e ritiene che la virtù dell'uomo politico risieda nella «discrezione»
6 Considerazioni intorno ai Discorsi sopra la prima Deca del Machiavelli. Sostanzialmente, Guicciardini ha scritto una lunga ed esaustiva critica ai lavori di Niccolò un paio d'anni dopo la morte di questi.






Eccomi qui, di nuovo:
Niccolò Machiavelli è, forse, la mia figura storica preferita e ho riflettuto a lungo su quale sarebbe stato il tributo migliore possibile: adoro il suo modo di pensare, adoro Il Principe, i Discorsi e anche la Mandragola (sua opera teatrale). Ritengo che si sia a buon diritto conquistato un posto nella nostra memoria vista l'intelligenza (e, purtroppo, anche la sfortuna) avuta in vita e che il modo in cui viene ricordato (con l'aggettivo machiavellico, spesso usato a titolo dispregiativo) non gli renda giustizia.
Saranno quindi una decina di drabble, in cui mi confronterò con teorie diverse riguardo il suo pensiero e personaggi che avranno, indistintamente, le mie simpatie o il mio disprezzo più profondo: non ho fatto distinzioni di alcun genere, ho semplicemente preso alcune delle interpretazioni che, a mio parere, sono risultate più importanti per la storia che le sue opere hanno vissuto fino a noi.
E, a riprova della mia buona fede a questo proposito, devo già subito confessarvi che io Guicciardini lo detesto visceralmente: lui e Machiavelli erano amici (più o meno), ma vi sembra il caso, dico io, di scrivere una dissertazione su quanto lui abbia sbagliato dopo la sua morte? E poi le sue idee politiche sono inutili, checché ne dica la mia insegnante di italiano che lo ama alla follia. Io sto come torre ferma che non crolla (e Dante mi guarda male per appropriazione indebita di versi).
Vi anticipo però già che (come tutte le storie che fanno parte della serie Ad augusta per angusta) ci sarà un capitolo finale dedicato esclusivamente a Machiavelli (con lui come unico personaggio) che non sarà una drabble. Mi sento comunque di metterlo qui perché sarebbe, credo, inutile, scrivere un'altra OS sullo stesso argomento.
Spero che le note siano state utili e che vi sia venuta voglia di leggere anche il resto (e magari commentare per farmi sapere quale è la vostra opinione sul mio caro Niccolò, già che ci siete)
Spero di sentirvi presto!
L_A_B_SH

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Paolo IV - Orrore ***







2. Paolo IV - Orrore


 

Appoggiò il volume sul tavolo davanti a lui, una smorfia di disgusto a deformargli il viso.
Mai, da che ne avesse memoria, aveva letto un tale catalogo di nefandezze, proposte immorali e indecenti. Dopo secoli in cui si era tentato di giungere ad un accordo fra Stato e Chiesa, fra religione e politica, quell’uomo, con il suo instrumentum regni1, con la sua golpe ed il suo lione2, minacciava di mettere in dubbio le labili regole faticosamente stabilite.
Folle. Eretico. Demonio.
Non avrebbe mai permesso la diffusione di quelle idee, si ripromise.
E, quando si trattò di approvare l’Index librorum prohibitorum, il nome di Machiavelli spiccava in cima alla lista3.








1Ancora una volta, «instrumentum regni» è una locuzione che Machiavelli riprende, ma non è "originale": la possiamo infatti trovare già in autori classici quali Polibio. Comunque sia il concetto non cambia: la visione che Niccolò aveva della fede (almeno in campo politico, in quello privato non ci è -purtroppo, soprattutto per me- dato saperlo) era prettamente utilitaristica (si vedano capitoli quali il XI e il XII dei Discorsi). Essa doveva essere utilizzata dal Principe un po' come uno stendardo -bello e vuoto- che doveva unire i sudditi e rafforzare l'idea di Stato. La nota comica della situazione (o almeno, per me lo è) è che Machiavelli considerava da questo punto di vista la religione Cristiana assolutamente inutile e preferiva di gran lunga quella Pagana (rimando al capitolo XII dei Discorsi sempre per questo argomento, il cui titolo è «Di quanta importanza sia tenere conto della Religione, e come la Italia, per esserne mancata mediante la Chiesa Romana, è rovinata»): oltre a dissentire con auctoritates quali Sant'Agostino circa l'infinità o meno del mondo, riteneva addirittura che uno dei più grandi mali dell'Italia fosse appunto stato l'avvento del Cristianesimo, dei Papi e dei preti. La sua "simpatia" per la religione cattolica è molto evidente anche nella sua opera teatrale «La Mandragola» in cui il protagonista convince (sì, non solo propone, proprio convince) un prete (dietro lauto compenso, ovviamente) a far abortire una ragazza (XVI secolo, vorrei ricordare) con questa frase (e cito le esatte parole) «E d'altro canto voi non offendete altro che un pezzo di carne non nata, sanza senso (senso qui sta per "anima") che in mille modi si può sperdere» 
2Immagino che il concetto di golpe e lione (furbizia e brutalità) che il Principe deve utilizzare per mantenere il suo dominio sia molto famoso (più per la parvenza di immoralità del pensiero machiavelliano piuttosto che per l'inserimento nel suo contesto, temo), ma rimando comunque, per l'intero capitolo e più in generale per il discorso sulla moralità al Capitolo XVIII del Principe («Quomodo fides a principibus sit servanda/In che modo i principi debbano [più «non debbano» visto il contenuto del capitolo, in realtà] mantenere la parola data»)

3 Quando l'Indice dei libri proibiti venne redatto dall'Inquisizione (correva l'anno 1559), i libri di Machiavelli vennero senza eccezione messi al bando dalla Chiesa (solo trent'anni dopo la sua morte... ma lasciate un po' in pace questo poveraccio, dico io!): altra nota che io trovo personalmente molto divertente è che, nell'elenco, erano presenti anche libri di Erasmo da Rotterdam che, a proposito dell'educazione dei principi, aveva stilato delle regole un tantino diverse «Se vorrai entrare in guerra con altri principi... li vincerai veramente se sarai meno corrotto di loro». 







Allora, che ne pensate del capitolo?
Non vi tedierò con delle note dell'autore lunghe, dato che sono già stata abbastanza logorroica in quelle al testo: vorrei solo sapere cosa ne pensiate della raccolta e se, grazie al mio impegno, anche la reputazione del mio povero Niccolò stia gradualmente migliorando ai vostri occhi. Quell'uomo ha preso bastonate per tutta la sua vita: dimostriamogli un po' di clemenza! (Parlerò più approfonditamente del suo pensiero politico nelle prossime drabbles, comunque).
Alla prossima e, spero, a presto!
L_A_B_SH



 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Francesco Bacone - Rispetto ***


3. Francesco Bacone1 - Rispetto



 

La visione che quell'uomo aveva della vita era… interessante.
Non giusta.
Non equilibrata.
Non condivisibile.
Semplicemente «interessante».
Non poteva di certo accettare la sua filosofia, ma concordava con lui almeno in un particolare, assolutamente fondamentale: il valore dell’induzione2.
«L’esperienza delle cose moderne» nella sua mente si traduceva in esperimenti, dubbi, occhi per guardare una realtà non deformata da pregiudizi sciocchi e limitanti: gli idola tribusspeculaforitheatri3 sì, l’unico modo per abbandonare l’oscurantismo e abbracciare la ragione era vivere nel presente, fidarsi dei propri sensi e di nulla più.
Machiavelli, anche se ricolmo di ammirazione per i classici, lo aveva capito.
Si poteva davvero disprezzare un individuo simile?









Francesco Bacone (vissuto fra il XVI e il XVII secolo a Londra) fu uno dei più ferventi difensori della Rivoluzione Scientifica e ne è lui stesso un esponente, che basò proprio su questi principi la sua filosofia. Le sue opere più importanti sono La nuova Atlantide -in cui parla appunto di una comunità di scienziati dediti alla ricerca della conoscenza in modo indipendente da qualsiasi restrizione (ma che, ancora una volta, prevedeva la religione Cattolica come religione nazionale)-  e il Novum Organum, facente parte di un'opera più ampia mai però completata, che spiega invece i passi per il raggiungimento di un valido metodo scientifico. Lascio qui il link alla sua pagina di Wikipedia, nel caso qualcuno volesse saperne di più sul suo conto.
Bacone considerava l'induzione, quindi la scoperta di nozioni e regole attraverso l'esperienza, assolutamente preponderante nel campo della ricerca, tanto da condannare completamente l'idea di deduzione (ovvero il suo contrario) e tutte le materie derivate: al contrario di altri suoi contemporanei, come Galileo, infatti, rigetta materie come la matematica e si affida esclusivamente ai suoi sensi. Il fatto che proprio Bacone abbia dato un giudizio così positivo sul metodo machiavelliano è, anche in questo caso, abbastanza divertente, nel senso che Machiavelli è diventato famoso per l'utilizzo dei miti nelle sue spiegazioni e in generale amava "ritoccare" alcuni esempi storici per dimostrare quello che voleva lui: nei suoi scritti c'è una mescolanza di deduzione ed induzione, malgrado quest'ultima sia alla fin fine preponderante, ma non bisogna dimenticare di suoi personali modi di interpretare la storia romana (e nei Discorsi c'è più di un esempio in merito) pur di dimostrare quello che voleva lui. Certo, «Lezione delle cose antique» e «esperienza delle moderne», ma a volte leggendolo ho avuto l'impressione che manipolasse un tantino i fatti per arrivare dove voleva lui: è un po' strano, quindi, che Bacone non si sia reso conto di questo sfogliando i suoi libri. Ma probabilmente avrà tratto queste sue conclusioni guardando al procedere dilemmatico e dicotomico che Machiavelli usava per le sue dissertazioni, al modo in cui dava spazio ai ragionamenti logici e all'andamento del periodare che, mai ampolloso, costituisce una serie di affermazioni-esempi dopo l'altra, che poco niente hanno dell'astrazione (anzi, egli ribadisce più di una volta di voler descrivere lo stato delle cose reali, non, come gli utopici, stati ideali e inesistenti): alcune "imprecisioni" dettate dalla necessità, che rientravano quindi più nella deduzione che nell'induzione, si confromavano in ogni caso in una visione realista e priva di oscurantisimi di ciò che osservava. Priva cioè della superstizione e dei pregiudizi (a parte sulla parte femminile della popolazione, ma quello è, purtroppo, un altro discorso) che Bacone stava cercando di estirpare dalla sua gente. Ed è anche vero che Niccolò parlava di «simulare e dissimulare» per arrivare all'obiettivo, quindi suppongo che un po' di inventiva gliela possiamo concedere, no?
3 Bacone distingueva in varie classi le tipologie di errori e abbagli degli uomini che non si avvalgono dell'esperienza e che ricadono, quindi, in strade già tracciate da altri: parlando di idola tribus identifica gli errori che sono propri della razza umana in quanto tale, con gli idola specus quelli dovuti all'ambiente in cui il singolo cresce e alle cose con cui viene a contatto, con gli idola fori quelli derivanti dalla cattiva comprensione del linguaggio altrui e con gli idola theatri quelli causati dalla "finzione scenica" della filosofia, che mette in primo piano miti spacciandoli per veri (anche qui, notevole osservare come Bacone abbia espresso un giudizio discreto su Machiavelli dopo che egli ha portato esempi di mitologia romana...).







Santo Catilina, le note diventano sempre più lunghe, 
Spero, come al solito, di non avervi annoiato portandovi un altro Francesco (che no, non sarà neanche l'ultimo, purtroppo: evidentemente i nomi al tempo scarseggiavano): questo è un parere leggermente più positivo sul conto di Machiavelli (ho preferito presentare Bacone invece che Campanella proprio per non dovermi dare al vituperio di Niccolò per la terza volta di fila), ma non preoccupatevi: le critiche non sono minimamente finite. Qui ho analizzato il processo mentale del nostro caro autore, ma, fortuna permettendo, nella prossima drabble dovrei finalmente approdare al pensiero politico vero e proprio.
Sì, probabilmente le note saranno molto lunghe anche allora.
Intanto, come al solito, spero commenterete e mi farete sapere il vostro parere,
A presto!
L_A_B_SH

 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Montesquieu - Disprezzo ***





4. Montesquieu - Disprezzo



«Il Principe».
Forse, come titolo, sarebbe stato più appropriato «Il tiranno».
In quelle pagine trovava esplicitati tutti i sintomi più comuni della malattia dello Stato nel suo tempo: l’uso arbitrario della violenza, dell’inganno, della spregiudicatezza e, in generale, degli onori attribuiti a un sovrano1. Come poteva esserci libertà, prosperità, se i poteri non venivano divisi, ma attribuiti a una sola entità, con il diritto di non sottostare alle sue stesse leggi?2
Semplice: non poteva.
E quel libro non si sforzava neanche di negarlo, ma anzi sacrificava il bene dei cittadini per un presunto bene superiore.
Machiavelli era nemico della moralità, del libero pensiero. Ma, soprattutto, era nemico dello Stato.










1Machiavelli riteneva, appunto, che il Principe dovesse «Simulare e dissimulare», non tenere conto della parola data, usare la violenza quando necessario e non preoccuparsi della moralità poiché «I mezzi saranno ritenuti opportuni e da ciascuno lodati». Questo, per quanto riguarda la figura di un tiranno E dello stato repubblicano, in realtà, dato che egli stesso era sostenitore della republlica (ma questo suo lato verrà approfondito nella prossima drabble): essendo gli uomini «tristi» colui che vuole fare in ogni cosa la parte del buono «conviene ruini infra tanti che non sono buoni». La visione sull'umanità di Machiavelli era molto disincantata e, come tale, anche i consigli dati al Principe lo erano altrettanto.
2Come probabilmente saprete già, Montesquieu è tra i primi che, nella sua opera «Lo spirito delle leggi», parla della divisione dei poteri come unico strumento per garantire la libertà dello stato e dell'individuo: malgrado egli stesso riconosca come forma migliore di governo la monarchia costituzionale, infatti, ritiene appunto che sia necessario affiancare il potere esecutivo del sovrano a uno legislativo e uno giudiziario, indipendenti dal primo, in modo tale da garantire i diritti dei singoli. Una visione simile era chiaramente inconciliabile con quella di Machiavelli.





Questa volta le note erano più corte, fortunatamente
Mi scuso per l'attesa lunga due settimane ma ho avuto un periodo abbastanza infernale per quanto riguarda impegni vari, spero ri riuscire ad aggironare con più continuità prossimamente: spero anche che la drabble vi sia piaciuta e vi anticipo che la prossima tratterà di un intellettuale che, per una volta, darà un parere molto positivo sul pensiero machiavelliano.
Nonostante ciò, neanche in quel caso posso dire di essere d'accordo con lui.

Mi auguro di avervi incuriositi e vi incoraggio, come al solito, a lasciarmi le vostre opinioni.
A presto!
L_A_B_SH

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3743656