What lurks in the shadows

di Bad Devil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nightfall ***
Capitolo 2: *** Don't Starve ***
Capitolo 3: *** Chester ***
Capitolo 4: *** Hounds ***
Capitolo 5: *** Dagon ***
Capitolo 6: *** Codex Umbra ***
Capitolo 7: *** Crawling Horror ***



Capitolo 1
*** Nightfall ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Nightfall



Quando Edward riaprì gli occhi, si ritrovò in un bosco. La prima cosa che sentì, fu il cinguettio degli uccellini, la seconda fu una forte emicrania. Si portò una mano al volto per scostare i ciuffi rossi, guardandosi poi intorno spaesato. Era... era una landa, senza dubbio. Verde, pacifica e con della fauna non particolarmente stupefacente. Vi erano dei coniglietti vicino a delle tane scavate nel suolo, un mucchio di uccelli e...

"Crane?!"

Si alzò rapidamente da terra, accusando un capogiro non forte abbastanza da fermarlo. Barcollò fino al corpo disteso del villain, esitando prima di premere due dita sul suo collo per accertarsi del battito. L’uomo era vivo, questo era certo, privo di sensi e completamente inerme, ma vivo. Questi non vi impiegò molto a riprendere conoscenza e, come Edward, si portò una mano alla tempia, stordito da una forte emicrania. Le dita pallide e magre si intrecciarono alla massa scarmigliata di ciocche castane, mentre i denti si serravano in una muta espressione di dolore.

"Nygma...?" Si era tirato a sedere, in stato confusionale, gettando occhiate nervose all'ambiente circostanze.
"Dove siamo?" Domandò con tono seccato, scrutando poi il ragazzo con cipiglio severo.

"Mi sono appena svegliato anche io e, per quanto mi dolga ammetterlo, non ne ho idea. L'ultima cosa che ricordo è Arkham."
La bocca dello Spaventapasseri si contrasse in una smorfia seccata e disgustata, per nulla soddisfatto della risposta ricevuta. Si trovavano nella medesima situazione: smarriti e senza nessun recente ricordo.

"Da che parte pensi sia la città?" Edward scrollò le spalle.

"Onestamente? Non nei paraggi. Guardati intorno: questo non è il tipo di ambiente che trovi nei pressi di una città, men che meno quella discarica di Gotham."
Crane decise finalmente di alzarsi, scrutando ancora severamente l'ambiente. Non poteva contestare le parole di Edward, Niente in prossimità di una città poteva essere così quieto, pacifico e incontaminato.

"Stare fermi non ci aiuterà." Disse Jonathan risoluto, iniziando ad incamminarsi verso una direzione. Edward, presto gli fu dietro, non mancando di sottolineare quanto nemmeno andare completamente alla cieca fosse particolarmente consigliabile, ma comunque lo seguì. Meglio perdersi insieme, che da soli.
Dopo quasi un'ora di cammino, il rosso si decise a prendere la parola. Era stato così assorto nei propri pensieri da realizzare solo in quel momento che fosse ormai l'imbrunire.

"Sta per fare notte." Disse semplicemente. Crane si arrestò.

"Quindi?"

"Quindi ci conviene aspettare il giorno, prima di continuare a vagare senza meta nel buio."

L'uomo sembrò considerare le sue parole. "Vorresti passare la notte qui?"

"Preferirei una suite a cinque stelle, ma direi che posso accontentarmi."
Crane sospirò stancamente, puntellandosi un fianco ossuto con la mano. Non sembrava entusiasta, ma al momento non avevano opzioni migliori.
La notte sembrava sempre più prossima, l'oscurità impietosa calava istante dopo istante sempre più rapidamente, forzandolo nella propria decisione.

"Va bene, ma appena fa giorno, con o senza di te io me ne vado." Edward si impettì piccato, replicando aspramente come nemmeno lui gradisse la situazione, ma furono parole al vento. Crane aveva deciso di ignorarlo, prendendo posto su un tronco rovesciato per riposare le stanche membra. Edward si sedette poco dopo al suo fianco, il più distante possibile dalla sua irritante figura, ma almeno il piccolo diverbio sembrava essere cessato.
Mille domande affollavano la sua mente, mille questioni sul come e il perché fossero arrivati lì, ma quando la tenebra calò completamente, furono i sussurri a distrarlo.

"Molto maturo da parte tua." Replicò nervoso, ormai quasi del tutto immerso nell'oscurità. Quei cupi sibili avevano completamente pervaso l'ambiente, andando a sommarsi ad un tetro vociare quasi litanico, ripetuto, ostile e terrificante.

"...li senti anche tu?"

Edward rise.

"Come se non sapessi che sei tu. Piantala. Non funziona."

Una presa forte si serrò sulla spalla del rosso, che in risposta scattò in piedi e avanti di qualche metro, voltandosi adirato, nel buio.

"TI HO DETTO DI SMETTERLA!" I sussurri si facevano sempre più forti, incomprensibili, quasi lo stordivano. La voce di Crane era distante, le sue grida di dolore la coprivano, mentre i colpi si facevano sempre più forti e mirati.
Vi impiegò poco, Edward a comprendere che non ci fosse Crane dietro, ma in ancor meno tempo l'oscurità li divorò entrambi.



Continua...
Cadaveria Ragnarsson




Note:
Grazie per aver letto il primo capitolo!
Lo so... ho un'intera AU Scriddler da completare e molte persone mi hanno contattata personalmente per chiedermi di continuarla...
Vi adoro (davvero! <3) e mi scuso per averne iniziata un'altra senza avervi dato qualcosa di nuovo da leggere... Tempo al tempo, arriveranno capitoli nuovi anche dell'altra.
Spero che questa Starve!AU possa incuriosirvi ed interessarvi, fatemi sapere cosa ne pensate <3

CadaveriaRagnarsson

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Capitolo 2
*** Don't Starve ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Don't Starve



Quando Edward riaprì gli occhi, fu di soprassalto. Spaesato si guardò intorno, riscoprendosi nuovamente disteso su un vasto e rigoglioso manto d'erba. L'emicrania non lo aveva abbandonato e, inconsciamente, il suo sguardo vagò alla ricerca di Crane. Non sapeva spiegarsi cosa fosse accaduto, né se il doloroso trascorso notturno facesse parte di un incubo o di un ricordo, ma sapeva solamente di non volerlo rivivere per nessuna ragione al mondo. Scorse il dottore solo quando questi riemerse dalla fitta boscaglia, fisicamente provato dagli eventi quanto lui.

"Nygma..." chiamò debolmente, in risposta Edward levò una mano.

"Non chiedermelo, non lo so." Replicò prontamente, alzandosi con fatica. Crane aveva taciuto, dopo, segno che quanto avvenuto la notte scorsa fosse stato reale.

"La notte scenderà a breve. Ci serve un fuoco."

Il rosso non ribatté, alzandosi per seguire Crane ovunque andasse, rimuginando sull'intera faccenda; l'uomo sembrava si fosse procurato già diversi rametti di legno. Avendo tacitamente scelto di accamparsi nel luogo in cui si erano risvegliati, l'uomo aveva più volte fatto ritorno allo spiazzo erboso, depositando i vari materiali. Aveva trovato delle rocce di piccole dimensioni, dei legnetti, ma fu Edward a trovare tre pietre focaie. Un bottino un po' scarno, ma sufficiente per permettergli di accendere un piccolo falò. Al calar della notte entrambi gettavano sguardi nervosi al circondario, volgendoli poi l'uno sull'altro. Fu Edward, tuttavia, a spezzare il silenzio.

"Siamo morti, non è vero?" Sussurrò, quasi temesse la risposta. Crane dischiuse le labbra ma non replicò. Non poteva affermarlo con certezza, ma se persino Edward aveva questo sentore, allora erano entrambi della stessa opinione: quella cosa nell'oscurità li aveva massacrati entrambi.
Con l'approcciarsi dell'oscurità, fu il rosso a tentare di preparare un falò. Aveva sfregato legnetti e pietre e, non senza difficoltà, era riuscito a provocare una scintilla e ad alimentare un debole fuocherello. Non fu semplice, né immediato, ma quando scese la notte furono pronti.
Si erano entrambi seduti intorno al fuoco, alimentandolo ogni qual volta la fiamma rischiasse di indebolirsi e spegnersi. Tutto intorno a loro regnava il silenzio, ma i sussurri sembravano lontani. "...hai qualcosa da mangiare?" Domandò il ragazzo, senza distogliere lo sguardo dal fuoco. Crane scosse la testa.

"Ho visto dei conigli, potremmo prenderne un paio domani." Edward sospirò sconfortato. L'idea di cacciare, con ciò che ne conseguiva, non lo entusiasmava.

"Non abbiamo alternative, immagino." Replicò infine, sconfitto.

Quando giunse l'indomani si alzarono alle prime luci dell'alba, incamminandosi ben presto verso le tane che Crane aveva trovato il giorno prima. Vi era solo una parola nella mente di Edward per descrivere la situazione: ridicolo. Se non Crane che inseguiva i poveri conigli, fino a schiantarsi sulle loro buche alla loro fuga, sentire i loro strilli terrorizzati era decisamente, amaramente, buffo. Edward aveva rinunciato da un po' al compito, seduto su una roccia poco distante per ammirare le strabilianti tecniche di caccia del dottore.
"Guarda, Crane. Ce ne sono ancora tre che non hai spaventato a morte." Lo derise, portandosi una mano allo stomaco. "Comunque il cento per cento in più di quanti ne abbia spaventati tu." Replicò seccato l'uomo, scattando verso l'ennesimo coniglietto e lanciandosi contro di lui. Riuscì a prenderlo, ma nell'impatto col terreno la bestiola ebbe il tempo di saltar dalle sue braccia, darsi slancio sul volto dell'uomo e finalmente raggiungere la tana.
La camicia una volta bianca del dottore, ora era qui e la sporca di terriccio, ma la sua espressione seccata era impagabile. Aveva regalato un'occhiata torva alla tana del coniglio che più degli altri aveva osato umiliarlo, solo per poi incamminarsi verso Edward.

"Pensi di fare qualcosa oltre a startene seduto a sputar sentenze?"

Le labbra di Edward si arricciarono in un sorriso.
"E privarmi di tutto il divertimento? Oh, Jon..."

"Beh divertiti pure, ma di questo passo moriremo di fame." Sentenziò l'uomo superandolo. Edward si impettì.

"Non che lanciarmi a peso morto su degli animali possa risolvere la situazione. Ci servirebbe un'arma... o delle trappole."

"Già, vai a comprarne un paio." Lo schernì, avanzando.

Edward sospirò. "Se riuscissimo a procurarci qualcosa... tipo della paglia, forse potrei provare a costruirne una. Sarà un po' rudimentale, ma-"

"Hm. Puoi essere meno produttivo di star seduto ad intrecciare paglia tutto il giorno?"

"Se hai un'idea migliore - cosa di cui, francamente, dubito - sono tutto orecchi!"
Crane gli riservò un'occhiataccia, proseguendo lungo il sentiero. Edward lo rincorse a passo svelto, seccato.
"Chiaramente. Come immaginavo. Beh, mentre tu salterai tra un coniglio e l'altro come il proverbiale sciocco che sei, io fa-" un piccolo ammasso di terra gli impedì il passo. Un misero, piccolo, insignificante mucchietto di terra lo aveva bloccato, facendolo cadere in avanti e di faccia sul prato. Crane si era voltato, allo strillo che aveva preceduto il tonfo, inarcando un sopracciglio divertito.

"Ti prego... ti prego, continua a tessere le tue lodi!"
Lo provocò, mal trattenendo una risata soddisfatta, ma Edward si era portato una mano al volto per ripulirlo dal terriccio, ostentando indifferenza e superiorità. Volse quindi lo sguardo sulla causa del proprio impedimento, scoprendo una piccola talpa, ora ribaltata. Le labbra si dischiusero in un ghigno.

"Nygma 1, Crane 0." Decretò fiero, raccogliendola in mano e torcendole il collo. Crane rise più forte.

"Sei INCIAMPATO su una talpa?!"

"Nygma 1, Crane 0!" Ripeté a voce più alta.

Jonathan continuò a punzecchiarlo per tutto il tragitto fino al luogo in cui erano accampati e, una volta acceso il fuoco, Edward porse la loro preda al chimico.

"Uhm?"

"Va scuoiata e preparata. Non intendo mangiarla cruda."
Lo sguardo di Jonathan oscillava tra lo stupito e il confuso.

"E vuoi che lo faccia io, perché...?"

"È la mia talpa. Fa la tua parte e potrai averne un pezzo." Jonathan rimase in silenzio, prendendo la talpa e alzando il braccio con cui la reggeva, portandola fuori dalla portata del più giovane.

"Ora è la mia talpa e posso farne ciò che mi pare." Gli fece notare. Lo sguardo oltraggiato di Edward gli strappò un ghigno.

"È la MIA talpa, Jonathan! L'ho catturata io!"

"Ci sei inciampato sopra perché sei troppo scoordinato per camminare e parlare insieme." Ribatté. Edward ringhiò frustrato, provando a scattare per afferrarla, approfittando di un suo attimo di distrazione, ma fallì miseramente nel tentativo.

"Altissimo bastardo." Mormorò a mezza voce.

Crane lo squadrò con superiorità. "Sii gentile Edward... affila una pietra in modo da poter scuoiare il mio pranzo." Il solo pensiero lo disgustava. Pensare di dover tagliare la sua pelle, sporcarsi le mani e... e... Con una smorfia disgustata Edward si sedette al falò, iniziando a scegliere le pietre adatte allo scopo.

"Procurami della paglia, almeno. Pensi di poter fare almeno quello?" Jonathan rimase divertito dall'ostinato orgoglio che il ragazzo continuava a mantenere, decidendo di non stuzzicarlo ulteriormente.

"Vedrò cosa posso fare."

Gran parte della giornata trascorse a quel modo, con il continuo andirivieni di Crane che portava le risorse richieste, insieme a pietre e legnetti, e Edward che aveva affilato diverse pietre per poter creare delle basi per degli utensili. Verso il tardo pomeriggio, il chimico aveva preso in mano la situazione e preparato la talpa per poter essere cucinata. Avevano infilzato i bocconi su dei bastoncini e con molta attenzione (e un paio di piccoli incendi) erano riusciti ad arrostirla per potersi finalmente sfamare. Crane aveva consumato il pasto in silenzio, mentre Edward, visibilmente disgustato, aveva fatto il difficile, commentando quanto tutto quello fosse barbaro. Rosicchiava la sua carne con incertezza, studiandola con i grandi occhi verdi solo per poi morderla e ingoiare con difficoltà.

“Ci sono anche una manciata di semi. Puoi prenderli, se vuoi.” Gli propose il dottore, avendo già in mente di provare a cuocerli per rimpinguare un po’ la propria porzione.

“Mh mh.” Asserì Edward. “Cosa sono, un uccello?”*

L’uomo roteò gli occhi, seccato, decidendo comunque di non insistere né rimproverare l’altro. Ormai stava per calare la tenebra e, per quanto entrambi non fossero entusiasti della situazione, Jonathan iniziò a comprendere quanto fosse necessario cooperare per riuscire a sopravvivere. Non aveva importanza quanto avessero camminato, da nessuna parte sembrava esservi traccia di civiltà. Edward riuscì a sorprenderlo, quella sera, mostrandogli con discreta fierezza come fosse riuscito a limare una pietra da un lato.

"Che cosa sarebbe?" Domandò il chimico. Edward sorrise.

"Credo di poter creare una specie di ascia. Un po' rudimentale ma..."

"Potremmo prendere della legna. Bella idea." Lo lodò. Il rosso si ritrovò spiazzato da quelle parole, ma non di meno si ritrovò a sorridere candidamente, dissimulando per afferrare qualche ciuffo di paglia e iniziare a intrecciarla per formare della corda sottile, ma resistente. Non si era mai ritrovato in una situazione del genere, non era mai stato un boyscout né si era mai documentato particolarmente sulla sopravvivenza all'aperto, ma era bravo ad adattarsi e intelligente a sufficienza da utilizzare le poche risorse in possesso a proprio vantaggio.
La notte scese e ancora una volta fu il fuoco a tenerli al sicuro. Crane ne ebbe la conferma, testando la propria teoria e allontanandosi dal falò quanto sufficiente per l'oscurità di divorarlo. I sussurri si erano manifestati nuovamente, ad intensità crescente, ma al primo dolorosissimo contatto con la tenebra e prima che potesse nuocergli nuovamente, l'uomo era tornato all'accampamento. Edward era rimasto ad intrecciare fili di paglia, in attesa del dottore, e alla vista della ferita sanguinante sul suo braccio, a conferma del pericolo, sospirò sconfortato.

"Quindi non è stato un incubo... siamo davvero morti." Disse, considerando la cosa "...questa storia non ha senso! Che razza di posto è questo?! Come siamo tornati in vita?! Perché?! Come diamine siamo arrivati qui?!" Sbottò, gettando con rabbia a terra la cordicella di paglia che stava intrecciando. Le sue domande erano tutte prive di risposta, ma riconoscendo la paura nella voce del ragazzo, il dottore decise di provare a calmarlo, contenendo la crisi.

"Edward."

Chiamò con tono fermo, avvicinandosi. La ferita sul braccio bruciava, ma non sembrava richiedere particolari attenzioni, non che potesse occuparsene comunque. Si sedette a terra accanto al ragazzo, posandogli la mano intatta sulla spalla.

"Non ho idea di cosa stia succedendo, ma se qualcuno può venirne a capo, quello sei tu. Cerchiamo di concentrarci sulla sopravvivenza, collaboriamo e cerchiamo un modo per andarcene da qui il prima possibile."

Edward osservò la mano dell'uomo, volgendo poi lo sguardo ai suoi occhi. Sospirò e si portò le mani al volto per iniziare a dare un senso ai propri pensieri, espirando più volte per calmarsi. Crane aveva ragione, non serviva a nulla perdersi d'animo e tormentarsi, eventualmente sarebbero riusciti a capirci qualcosa, in un modo o nell'altro.

"Va bene... va bene." Sussurrò, rialzando lo sguardo su di lui e forzando un sorriso.
"Il primo che trova una via di fuga, porta con sé l'altro?" Propose, tendendo una mano per suggellare l'accordo. Crane non esitò e la strinse nella propria.

"Affare fatto."

Entrambi non riuscirono a prender sonno nemmeno quella notte, ma il loro unico conforto era quello di non essere soli in quell’incubo senza uscita.




Continua...
Cadaveria Ragnarsson




Note:
*“Ci sono anche una manciata di semi. Puoi prenderli, se vuoi.”
“Mh mh.” Asserì Edward. “Cosa sono, un uccello?”
E' una citazione.
Giocando a Don't Starve Together (il multiplayer) sono stata così gentile (as Wigfrid) da portare del cibo al mio gruppo di ingrati. Era inverno, la carne scarseggiava e ho avuto la fortuna di trovare dei semi per la mia amica (as Maxwell).
La sua risposta è stata quella che potete leggere e ammirare. =w=
Grazie a tutte le persone che hanno letto fino a qui, e grazie a La Dama di Picche per aver commentato e per seguirmi sempre <3


CadaveriaRagnarsson

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Capitolo 3
*** Chester ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Chester



L'alba del loro terzo giorno venne accolta con tacito entusiasmo. Entrambi si misero ben preso in marcia per esplorare la zona limitrofa e buona parte del circondario, sfamandosi lungo la via con dei semi e alcune bacche. Non era stato un pasto soddisfacente, né lontanamente capace di fermare i morsi della fame, ma era stato meglio di niente. Crane era riuscito ad abbattere qualche arbusto di piccole dimensioni, ricavando della legna per il falò della notte, mentre Edward aveva scorto qualcosa di ben più atipico. Il cadavere riverso in terra, pulito fino all'osso e con una picca conficcata nel costato, giaceva sulla pianura. Intorno a lui sembravano esservi i suoi miseri averi.

"Crane, da un po' un'occhiata..." Edward ispezionò con attenzione la zona, prima di avvicinarsi con cautela. Raccolse lo zaino e lo aprì, scoprendo al suo interno tre corde, un piccone rudimentale quanto la loro ascia e, quella che a prima vista sembrava una specie di balsamo.
"Ugh. Dalla puzza sembra qualche schifezza omeopatica o new age." Commentò disgustato, ma comunque soddisfatto del bottino. Decise di portare le corde a mano, lasciando spazio all'interno perché Crane potesse riporvi un po' di legna. Fu quest'ultimo a farsi carico dello zaino, mentre il ragazzo raccoglieva la legna e lo aiutava a riporla. A zaino pieno, ne trasportò un po' a mano, ma alla fine, stanco, propose di trovare un'area dove accamparsi successivamente e poter depositare i loro materiali nel frattempo. Quando avvenne l'incontro, era già pomeriggio inoltrato. Edward si era avventurato nel bosco in cerca di cibo, quando a catturare la sua attenzione fu un osso piantato verticalmente nel terreno. La staffa, perché di quello si trattava, era perfettamente pulita e di un bianco candido, sulla cui sommità spiccava uno occhio cremisi. Si guardò intorno più volte, prima di estrarla dal terreno, ma fu solamente dopo averla stretta in mano che notò una forma indefinita, sbavante e di color arancione saltare verso di lui.
"E tu cosa cazzo-" Dimentico di ogni dignità il ragazzo gridò, iniziando a correre nella direzione da cui era arrivato, sperando nell'aiuto di Crane. Questi era accorso al grido del compagno, ma nel vedere la scena si arrestò, serrando la presa sull’ascia. Edward correva a tutta velocità in linea retta, seguito da una sgargiante creatura sbavante. Non intervenne, non percependo un reale pericolo, privilegiando l'osservazione. Edward era in puro panico, con la staffa stretta tra le mani e una marea di imprecazioni sepolte nella gola seguite da grida di aiuto. Quando, a pochi metri dal dottore il ragazzo inciampò, questi si voltò verso la creatura, indietreggiando sull'erba. In preda al terrore, poi, gli lanciò addosso la staffa, colpendolo sulla sommità con un sonoro boink.
Edward aveva continuato ad indietreggiare, ma la creatura si era arrestata, restando sul posto, come in attesa di qualcosa. Ricordava un po' un cane, nell'atteggiamento, sembrava respirare in modo affannoso con la bocca, sebbene fosse priva di occhi, da che ne potesse dire Crane. Con estrema cautela, quest'ultimo gli si avvicinò. Nel non vedere una reazione aggressiva, avanzò ancora e protese una mano verso di essa, sotto lo sguardo incredulo di Edward che continuava a gridargli di "ammazzare quello schifo". Non appena il dottore fu sul punto di sfiorarlo, la creatura spalancò le fauci, ripiegando la parte superiore del corpo all'indietro, come ad aprirsi per mostrare l'interno. Era di natura organica, chiaramente, ma asciutto e... vuoto.

"Che cosa sei?" Gli domandò Crane, notando delle piccole zanne tutte intorno al bordo della cavità, molto piccole e per niente affilate. Iniziava a credere che il terrore di Edward fosse stato tutto causa di un fraintendimento.
"Dammi del cibo." Ordinò al rosso, senza distogliere lo sguardo.

"Oh, certo. Nutriamolo! Inizia con la tua mano, io a quel coso non-"

"Adesso, Edward." Questi rimase a lungo combattuto, ma infine, serrando le labbra in una smorfia seccata, fece come richiesto, dando a Crane una manciata di semi.
Il dottore li ripose attentamente all'interno della cavità della creatura, ma questa si serrò solo parecchi istanti dopo, ritornando chiusa e docile come pocanzi. Quando Crane avvicinò nuovamente la mano, la creatura riaprì le fauci, mostrando i semini intatti.
Solo allora Edward sembrò prendere coraggio e avvicinarsi. Non era aggressiva, nemmeno dopo aver subito un attacco. Non mangiava.

"O non apprezza i semi, e per inciso nemmeno io, oppure..." lo scrutò attentamente, prima di formulare la propria ipotesi. "Potrebbe essere una sorta di mimic?"

"Mimic?"

"Uh... sono creature immaginarie. Si camuffano da oggetti inanimati per attaccare le persone, adescandole con tesori o ricchezze. In questo caso... azzarderei possa essere una specie di scrigno. Un baule portatile, se vogliamo." Jonathan lo guardò annoiato, considerando però le sue parole.
"Potrebbe essere... anche se sicuramente non è di questo mondo." Edward sorrise amaro.

"Credo che la definizione di questo sia molto relativa al momento, Jonathan."
L'uomo non replicò, testando la teoria del ragazzo e riponendo alcuni pezzi di legna al suo interno.

"Convincilo a seguirti." Disse solamente, posandosi l'ascia su una spalla e tornando a raccogliere risorse. Edward riservò un'occhiata torva, tanto a Crane quanto al misterioso essere vivente, a disagio nel trovarsi da solo con lui. Si spolverò gli abiti e si avvicinò, invitandolo a seguirlo. La creatura non mosse un solo passo.

"Dai?" Insistette, battendosi una mano sulla coscia. "Forza!" Ma non importava quando lo incitasse, la creatura restava ferma sul posto. Fu allora che Edward riprese in mano la staffa e subito notò un cambiamento.
"Oh..." mosse qualche passo e subito la creatura balzò per raggiungerlo.
"È questa che segui..." provò per diversi metri e, a teoria accertata, raggiunse il dottore.

"Avete fatto amicizia?" Gli domandò questi, mentre il rosso, con spocchia e a testa alta lo sorpassava.

"Ovviamente."

Jonathan gli allungò dei pezzi di legna. "Tieni. Fagli portare anche questi."
Edward afferrò il primo ciocco di legno al massimo della distanza, provando quindi ad approcciarsi alla strana creatura. Non sentendosi minacciato, adempì alla mansione senza problemi.
Seguirono Crane per almeno un paio d'ore, dopo. L'infaticabile dottore ebbe pace solo dopo aver, letteralmente, spaccato l'ascia rudimentale che maneggiava, dando fine alle sue mansioni. Entrambi si diressero quindi allo spiazzo scelto per la notte e Edward accese un falò. La creatura si era messa tranquilla accanto ad essa e al primo velo di tenebra si era accucciata sulle zampine, appisolandosi.

"Gli serve un nome." Disse il rosso ad un tratto.

"Scusa?"

"A questo coso. Non possiamo continuare a chiamarlo bestia, o creatura. Gli serve un nome."

"E come vorresti chiamarlo? Eyebone*?"

"Dio, come sei creepy." Edward rimase a lungo in silenzio, sorridendo poi tra sé e sé mentre lo guardava.
"Chester.**"

"...pessimo."

"È perfetto!" Il piccolo battibecco fu breve, quando finalmente le poche bacche furono arrostite, insieme ai semi i due li divisero equamente per nutrirsi. Il pasto era stato meno scarno di quelli precedenti, ma nemmeno lontanamente sufficiente a sostentarli.
Calò la notte, portando con sé sussurri e sciagura. Entrambi furono troppo distratti dal suono di un carillon per notare le oscure mani che sul terreno strisciavano verso il loro fuoco.



Continua...
Cadaveria Ragnarsson




Note:
*Eyebone: in gioco, è il nome della staffa con l'occhio; mentre **Chester è esattamente il nome della creatura piccola e arancione, per l'appunto, una chest portatile. Vi è una variante sotterranea per Chester, trovabile solamente nelle grotte sotterranee: Hutch. E' simile a Chester, ma il suo aspetto ricorda vagamente un pesce abissale. L'oggetto a cui è legato si chiama Star-Sky, un'adorabile boccia con un pesciolino rosso dentro. Perché Starsky e Hutch. Già. Dovevate saperlo.
Vi assicuro, inoltre, che la reazione di Edward non è forzata. Dopo qualche giorno nel mondo di Don't Starve, dove tutto è potenzialmente pronto a uccidervi, vedervi una cosa carina come Chester che vi corre incontro è assolutamente morte. Pur sapendo cosa fosse Chester e avendo tra le mani una katana moddata da 1000 damage a colpo, la prima volta che ho raccolto Star-Sky e ho visto Hutch sono fuggita squittendo "e tu cosa cazzo sei?!". Poi ho realizzato.
Me ne vergogno ancora oggi.

Come al solito grazie a La Dama di Picche per il sostegno e a tutti voi che seguite la storia <3

CadaveriaRagnarsson

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Capitolo 4
*** Hounds ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Hounds



Edward aveva appoggiato la schiena contro una roccia, nervoso, mentre tra le mani rigide stringeva una torcia accesa.
L’imbrunire era ormai prossimo; la notte sarebbe presto calata e loro, stupidamente, si erano lasciati cogliere impreparati. Il suo sguardo aveva ricercato quello del dottore e, nello stesso istante, gli occhi azzurri dell’uomo si erano incatenati ai suoi. Il rosso si era portato un dito alle labbra, intimandogli di tacere, mentre la consapevolezza che qualcosa si stesse avvicinando, diventava sempre più reale. Gli ululati selvaggi erano distanti, quasi impercettibili, ma lo sguardo di Crane non faceva altro che confermargli di non essere il solo ad udirli.

“Corri.”

Non dando tempo all’altro di realizzare l’ordine, il dottore gli aveva stretto un polso, tirandolo verso di sé e iniziando ad allontanarsi da quello che avrebbe potuto essere il loro accampamento per quella notte. Edward non aveva avuto il tempo di rendersi conto dell’intimità del gesto, preso dal pericolo imminente e facendo come richiesto. Gli ululati erano sempre più vicini, feroci, mentre Chester dietro di loro balzava con fatica per raggiungerli nella loro corsa. Fu allora che alle loro spalle, a poco più di una decina di metri, si stagliò un branco di lupi. Erano grossi, affamati, dalla schiena ricurva e ingobbita e le fauci sbavanti.
Occhi bianchi, notò Edward, proprio come tutte le altre creature. Il rosso arrestò la propria corsa, forzando la torcia tra le mani di Crane e cambiando direzione all’improvviso per evitare di incrociarli. Si era fermato un solo istante, sollevando Chester da terra per portarlo più rapidamente con loro, mentre i loro affrettati passi li conducevano verso un territorio ancora inesplorato. Il terreno ora differiva dal rigoglioso manto erboso a cui si erano abituati; era arido e violaceo, macchiato qui e là da qualche zona più chiara. La vegetazione era praticamente inesistente; i pochi e rari alberi erano spogli e spinosi, e tutto intorno a loro sembrava inadatto ad ospitare vita.

“Non fermarti!”

Gli gridò il dottore, guidandolo alla cieca in quel territorio, seguendo quello che istintivamente nel buio gli era parso fosse un sentiero. I lupi alle loro spalle erano veloci, sempre più vicini, ma fu ad un loro guaito doloroso che entrambi si voltarono. Il terreno su cui erano appena passati sembrava stesse ribollendo lentamente, mentre ora, al di fuori di esso, un grosso tentacolo violaceo e spinato si agitava contro il feroce branco. Edward aveva dischiuso le labbra, incapace di replicare, fermando la propria folle corsa per privilegiare l’osservazione. Il tentacolo sferzava dolorosamente i corpi delle bestie feroci e queste iniziarono a cadere, mutilate, in terra. Alcune di queste provarono a raggiungere i due uomini, ma a pochi metri da loro si erse un altro tentacolo, uccidendo definitivamente le bestie superstiti. Ritrovata la calma, rapidamente com’erano sorti si erano ritirati nel terreno, lasciando il suolo intatto.

“...ok?” Sussurrò Edward, ancora incapace di distogliere lo sguardo dal terreno.

“Erano...”

Il più giovane levò una mano, implorando con quel gesto il dottore affinché non ponesse quella dannata domanda. Ogni volta Crane chiedeva conferma dei propri dubbi e incertezze, ma la risposta di Edward era sempre non lo so. Era frustrante e umiliante, per lui, non saper fornire replica a quei quesiti, ma più di ogni altra cosa, quell’incertezza e quella mancanza di conoscenza lo terrorizzavano. Lentamente poggiò Chester in terra, guardingo e dubbioso, notando che la tenebra stesse calando a velocità crescente. Cedettero all’idea di passare la notte in quel ripugnante spiazzo paludoso; attenti a non destare l’ira di quella bestia nel sottosuolo, i due uomini accesero un falò e vi si accamparono, molto stretti tra loro per evitare zone di terreno potenzialmente mortali.
Chester riposava serenamente, a un metro da loro, mentre Edward si era seduto a terra come il dottore, poggiato con la schiena ad un masso, così vicino a lui da sfiorarlo. Gli sembrava di soffocare, come se qualcosa gli stringesse la gola, impedendogli di respirare.

“...stai tremando.” Gli disse debolmente, ma per una volta nelle sue parole non sembrava esservi traccia di compiacimento.

“Vaffanculo, Crane.” Sbottò il rosso, evitando il suo sguardo.

Contro ogni aspettativa, l’uomo non fece nulla per schernirlo; senza incrociare i suoi occhi gli posò una mano sulla testa, accarezzando in modo impacciato la chioma morbida e rossa. Il fuoco crepitava debolmente dinnanzi al suo sguardo, le fiamme danzavano, mentre intorno a loro sembrava che quel luogo repellente e carico di morte non fosse poi così disabitato. Vi era vita intorno a loro, vita che sembrava combattere strenuamente per restare tale, ma il cui desiderio di sopravvivenza e preservazione sembrava andasse a cozzare contro una dura e ostile realtà.

“E’ normale avere paura, ragazzo mio.” Gli disse in tono calmo e pacato, provando a ignorare quei lamenti terrificanti e quel patetico strisciare, in parte grato al fuoco per non mostrare gli orrori che la palude celava. Accanto a lui, Edward aveva affondato il volto contro le ginocchia e le braccia conserte, cercando di respirare e pregando perché Crane non notasse le sue lacrime. Era inutile provare a negare il proprio terrore, così come era ovvio che il dottore stesso riuscisse a percepirne il suo sinistro palesarsi.

Era oltretutto inutile negare che, il tocco gentile di quella mano sul proprio capo, gli fosse di immenso conforto.




Continua...
Cadaveria Ragnarsson




Note:
Grazie a La Dama di Picche per il sostegno e a tutti voi per la lettura <3

CadaveriaRagnarsson

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Capitolo 5
*** Dagon ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Dagon



L’indomani, alle prime luci dell’alba, la palude si presentò ai loro occhi come il luogo di disabitata desolazione che l’imbrunire aveva mostrato. Sul suolo, le carcasse abbondavano, riverse a terra e dilaniate, mentre a perdita d’occhio si estendeva quel terreno che sembrava potesse ribollire da un momento all’altro, pronto a punire severamente chiunque osasse calpestarlo. Crane si era alzato in silenzio da terra, spolverandosi gli abiti con disinvoltura, mentre al suo fianco il ragazzo sembrava ancora scosso dalla notte trascorsa, quasi non osasse muovere un solo passo.

“Andrà tutto bene.” Gli disse il dottore, senza incrociare il suo sguardo.
A quelle parole, il rosso aveva risposto con un sorriso cortese e forzato.

“Non devi dirlo per forza, non sono un bambino.”

Allora smettila di piangere, avrebbe desiderato replicare, ma privilegiò il silenzio, schiudendo le fauci di Chester per prendere qualcosa da mangiare. Edward si costrinse ad accettare quel boccone di carne cotta, sapendo perfettamente che, nonostante lo stomaco chiuso, la fame l’avrebbe divorato durante il giorno. Lo sguardo vagava distante, quasi volesse studiare con gli occhi verdissimi ciò che la fitta nebbia gli negava. Non vi era molto di più da scoprire, nella palude; nulla oltre alla vegetazione arida e assente, nulla oltre quei pezzi di carne mutilata in terra.

“E’ una casa, quella?” Soffiò debolmente, indicando un punto quasi precluso alla vista dal manto di nebbia.

“...hm?” Il dottore si era sistemato gli occhiali sul naso sottile e un po’ appuntito, aguzzando la vista per scorgere il punto indicato dall’altro.

“...sembra distrutta.”

Con attenzione e a passo sostenuto, Crane si era fatto strada lungo il sentiero, attento ad ogni minimo movimento del terreno affinché gli annunciasse per tempo il pericolo. A pochi metri dall’abitazione, sentì Edward chiamare il suo nome con apprensione. “Jonathan!” aveva pronunciato con timore, mentre sotto di lui il suolo sembrava aprirsi come la notte precedente. Si fece da parte rapidamente, distanziandosi con uno scatto e, quando il tentacolo violaceo riemerse, si ritirò pochi istanti dopo con la stessa velocità con cui era sorto. Più sicuro della propria posizione, il dottore prestò la propria attenzione all’abitazione di fronte a lui.
Forse definirla casa era un eccesso, in quanto la struttura in sé sembrava più simile ad un piccolo capanno per gli attrezzi, appena sufficiente per ospitare un uomo adulto in quello che approssimativamente poteva essere un metro di quadro di spazio. Era in pessime condizioni, diroccata al punto da cadere a pezzi, ma quando provò ad aprire la porta, una creatura bipede e dalla pelle ricoperta di scaglie saltò fuori da essa, aggredendolo. La sua stazza era paragonabile a quella di un uomo di mole imponente, più ampio sulla parte superiore del corpo, che non sulle gambe. Il dorso era ricoperto da una cresta tipica delle creature anfibie e marine, mentre i grandi occhi vacui e privi di palpebre lo osservavano con timore. L’urlo di Edward passò quasi in secondo piano, mentre il dolore per il pugno di quella bestia era riuscito a piegare Crane con le braccia strette allo stomaco. La bestia, quasi ferita dalla luce del sole, si era rifugiata nuovamente in casa, chiudendo la porta con forza e scoraggiando in questo modo il suo curioso invasore a disturbarlo nuovamente. Il dottore era senza parole. Mai aveva visto con i propri occhi qualcosa di così... diverso, e sì che aveva conosciuto Waylon Jones.
Con attenzione fece ritorno da Edward, che lo fissava con la stessa lucidità di un gatto spaventato.

“Stai bene?” Aveva chiesto, scrutandolo con severa apprensione.
“Non avevo idea fosse abitata! Io non- Dagon.” Aveva farfugliato.
“Quello era Dagon.”

“Dagon?”

“Una creatura Lovecraftiana... uomini pesce. Dio. Stai bene?”
Il dottore gli posò una mano sulla spalla, provando a rassicurarlo.

“Respira, Edward.”

“Non ce la posso fare, io... non posso.” Il ragazzo si era portato le mani al volto, piegandosi poi sulle proprie gambe, quasi volesse accucciarsi a terra.

“Non sembrava ostile... devo averlo spaventato.”

“AH! Tu l’hai spaventato. Spaventato, dice.” Borbottò con le mani ancora premute contro il volto.
“Come se davvero qualcosa del genere potesse avere paura di te.”

“Fingerò di ignorare le implicazioni di quest’ultima affermazione, Nygma!” decretò contrariato il più grande, portandosi poi una mano tra i capelli corvini.
“Dobbiamo andare ora, alzati, forza.”

Edward, però, parve non ascoltarlo. Sembrava smarrito nei propri pensieri e timori. Il respiro era affannato, rapido e le mani strette alle proprie spalle sembravano tremare visibilmente. I sintomi, per il dottore, furono fin troppo chiari: un attacco di panico.

“Edward, ascoltami. Riesci a sentirmi?” Si portò alla sua stessa altezza, piegandosi sulle lunghe gambe.
“Ho bisogno che tu mi dica come ti senti.” Il ragazzo alzò il capo, cercando il suo sguardo con il proprio, smarrito.

“...sto morendo. Mi fa male il petto. Non riesco a-” aveva inalato profondamente, ma con difficoltà. “... a respirare. Non riesco a respirare, io non-”

Hush, ragazzo.” Lo ammonì gentilmente il dottore.
“Non stai morendo. Stai avendo un attacco di panico, d’accordo?” Parlava con calma, Crane, provando a rassicurarlo per farlo riprendere.
“Va tutto bene, Edward, cerca di respirare lentamente.”

“Non-”

“Hush.” Lo silenziò di nuovo. “Non parlare, guardami.” Il ragazzo, fece come richiesto, osservando il dottore.
“Guarda.” Inspirò lentamente e, sempre lentamente espirò.
“In questo modo, così.” Gli mostrò nuovamente come respirare, lieto di riuscire almeno a comunicare con lui.
“Stai andando bene.” Lo lodò falsamente, cercando di incoraggiarlo.
“Con calma. Va tutto bene.” Il respiro del ragazzo era ancora corto e rarefatto, quasi spezzato nella sua gola, ma questi almeno sembrava provare ad eseguire i consigli dell’altro.

“So che fa male, ragazzo mio, ma è temporaneo.” Gli disse.
“A breve tutto sarà finito e ti sentirai meglio. Continua a respirare lentamente.”
Dopo qualche minuto, Edward sembrò avere maggior controllo sul proprio respiro.

“Ti senti meglio?” La testa rossa si mosse in dissenso, ma era innegabile che la situazione fosse migliorata.

“Puoi farcela. Possiamo farcela a sopravvivere in questo mondo.” Gentilmente scostò una ciocca rossa dalla fronte del ragazzo, quasi imperlata di sudore.
“So che sei forte abbastanza da potercela fare. Respira.”

Il ragazzo annuì debolmente, visibilmente più calmo. Si asciugò la fronte con la manica della camicia, espirando poi definitivamente. Volse un’occhiata stanca al dottore, ma dopo poco gli sorrise appena.
L’uomo ricambiò il gesto per un solo istante, lieto di essere riuscito a calmarlo.

“Ora usciamo di qui, va bene?” Gli propose.
“Lasciamo questo maledetto posto e troviamone uno più tranquillo.” Porse la sua mano al ragazzo, invitandolo a stringerla nella propria per farsi guidare lontano da quel territorio ostile.

Prima se lo sarebbero lasciato alle spalle, prima Edward sarebbe stato meglio.




Continua...
Cadaveria Ragnarsson




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Capitolo 6
*** Codex Umbra ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Codex Umbra



Dopo gli spiacevoli avvenimenti alla palude, Jonathan era stato il primo a offrire al ragazzo un po' di tranquillità. Lo aveva portato nuovamente in un territorio a loro famigliare e, morbidamente, gli aveva suggerito di iniziare a preparare il falò per la notte a venire, in modo da tenerlo occupato e al sicuro. Edward... non era nelle condizioni di affrontare una giornata intensa, non con la possibilità che degli incontri spiacevoli potessero scatenare altri episodi. Crane lo aveva lasciato in compagnia di Chester, al sicuro con tutte le loro risorse, portando con sé l'indispensabile per affrontare un qualche imprevisto. Era tornato alla palude, sui propri passi, decidendo coraggiosamente di raccogliere alcune cose che aveva avuto modo di scorgere quella stessa mattina. Aveva riposto le zampette di rana e le spesse tele di ragno nello zaino, affrettandosi poi a raccogliere, sul quel suolo ribollente, quella che a prima vista sembrava una mazza. Violacea e inchiodata di stecche d'osso, come i tentacoli stessi; sperò fosse almeno altrettanto efficace in caso di minaccia. Poco lontano dalla diroccata abitazione di Dagon, il dottore aveva scorto un grosso bozzolo bianco, troneggiante su un riquadro di terra ricoperta da una sostanza vischiosa e appiccicosa. La calpestò con circospezione, solo per udire un sibilo soffiato e il ticchettio di alcune zampe sul terreno. Era uno degli stessi suoni che la notte precedente avevano avuto modo di udire; scoprirne finalmente la causa lo elettrizzò. Dal bozzolo di tela fece capolino un ragno grosso quanto un gatto, dall'aspetto tondeggiante, ispido e zannuto. Non esitò a colpirlo con la mazza, percependo la sua aggressività, solo per scatenare l'ira di altre due creature presenti nel nido. Il dottore non si diede per vinto e, attaccando con decisione incassò i pochi colpi di quelle bestie, debellandole definitivamente. Queste lasciarono in terra delle tele di seta come quelle raccolte da lui poco prima, insieme a quella che sembrava essere della carne nera e per nulla invitante. Il bozzolo di fronte a lui sussultava, scuotendosi in lievi tremori, ma nulla sembrò pronto a fuoriuscire da esso per attaccarlo ancora. Decise di non distruggerlo, raccogliendo le risorse trovate e fare ritorno da Edward al più presto. Non che fosse... preoccupato. Edward era un uomo adulto e capace di badare a se stesso, ma dopo la nottata trascorsa e l'attacco di panico che aveva seguito, non era certo che fosse totalmente in grado di affrontare un pericolo imminente da solo. Quel mondo era ostile a sufficienza per entrambi, affrontarlo da solo non era in alcun modo saggio. Per quella ragione Crane era tornato in fretta sui propri passi, raggiungendo verso metà giornata quello che sarebbe stato il loro accampamento. Edward era là, seduto in terra accanto a Chester e alla buca per il falò, con le ginocchia così strette al petto da sembrare ancora più esile di quanto già non fosse. Lo sguardo sembrava distante; nervosamente vagava sull'ambiente circostante, come se si sentisse minacciato da qualcosa.

"Va tutto bene?" Aveva chiesto l'uomo, così da attirare la sua attenzione. Edward non aveva posato lo sguardo su di lui un solo istante.

"Tu non le vedi... vero?"
Crane esitò, prima di voltarsi e puntare lo sguardo dove quello di Edward si smarriva.

"...vedo cosa?" Gli occhi del ragazzo non lasciarono mai quel punto indefinito nel vuoto. Deglutì lentamente e infine si sforzò di sorridergli.

"Niente. Hai bisogno di qualcosa?" Domandò più per cortesia che non per reale interesse. Crane fece buon viso a cattivo gioco.

"Ho portato alcune cose dalla palude... visto come sta andando, meglio fare una piccola scorta di tutto." Al solo nominare di quel territorio, Edward fu visibilmente più nervoso.

"È una buona idea... hai fame?"
Crane, ora preso a svuotare lo zaino, scosse la testa.

"Non così tanta. Tra poco andrò ancora un po' in giro." Edward, a quell'affermazione, scattò in piedi.

"Vengo anche io!"

"Non credo sia una buona idea..."

"Non lasciarmi qui con loro!"

"...loro?"
Il rosso si morse le labbra, amareggiato per essersi fatto sfuggire un tale dettaglio.

"Vengo anche io." Disse più calmo.
"Non puoi impedirmelo! Non puoi costringermi a-"
Jonathan rimase a scrutare quegli occhi verdi, pesantemente cerchiati da occhiaie.

"Non voglio obbligarti a fare niente." Disse, sulla difensiva.
"Credevo ti avrebbe fatto meglio riposare ancora un po', tutto qua."

"...non voglio stare solo."

Il dottor Crane sapeva riconoscere la paura, quando la incontrava; aveva dedicato la propria vita agli studi sulle fobie e su come influissero sul comportamento di una persona ed era più che certo che il ragazzo dinanzi a lui fosse spaventato a morte.

"Mi chiedo cosa ti abbia terrorizzato a tal punto da non voler restare solo."

"Non sono-"

"Sì, lo sei. E francamente? Anche molesto. Ricomponiti! Non ho tempo per i tuoi drammi." Era stato duro col ragazzo, volutamente, al fine di provare a spronarlo. Una parte di lui però sapeva che quello non sarebbe stato il modo più adeguato. Edward poteva essere riassunto con una personalità istrionica, gravi mancanze di autostima, fiducia e daddy issues. Probabilmente, il modo più corretto per ottenere dei risultati positivi da lui sarebbe stato incoraggiandolo e rassicurandolo, ma Crane davvero non aveva né tempo né energie per pensare anche solo di provarci.
Dopo quel rimprovero, il ragazzo sembrò ancor più a disagio. Si era morso il labbro inferiore e aveva riavviato i soffici ciuffi ramati, cercando le parole più adeguate e convincenti per chiudere la questione alla svelta e ottenere cosa desiderava. Il dottore, tuttavia, stroncò i suoi pensieri sul nascere.

“Porta una pala. Andiamo a scavare fosse.”

“Una pala? E dove pensi-”

“Creane una. Dovremmo avere una pietra piatta, da qualche parte, no?”
Edward fece per replicare, ma una volta ricordatosi di cosa intendesse, non vi impiegò molto nell’ottenere il risultato sperato in poco più di una ventina di minuti.

“...scavare fosse.” Ripeté, poi, affiancandolo lungo il sentiero nei boschi, seguito da Chester.

“Ieri ho trovato delle lapidi e il terreno era smosso davanti ad esse.”

“Hm.” Cosa può andare storto, pensò mestamente.

Il piccolo cimitero si presentò a loro nascosto dal fitto della boscaglia. Contava poco più di una manciata di tombe, tutte di pietra e uguali, i cui nomi incisi erano stati cancellati dall’usura del tempo. Il ragazzo era rimasto guardingo per tutto il tempo, volgendo gli occhi alle proprie spalle per assicurarsi che nessun nemico li sorprendesse; Crane, tuttavia, era riuscito ad ottenere il meglio da quella che era stata un’idea folle. Avevano trovato cose di poco conto, al loro interno, alcuni giocattoli, dei cavi, degli ingranaggi; in alcune di quelle fosse avevano trovato persino dell’oro, ma fu l’ultima tomba a sorprenderli.

“Un libro?”

La spessa copertina nera e sporca di terriccio mostrava loro quello che, nel tempo, doveva esser stato un uso smodato. Gli angoli di pelle erano consumati, così come le pagine stesse, ingiallite dal tempo e bruciate in alcuni punti. La bocca del dottore si era distorta in una smorfia seccata, mentre Edward sbirciava l’oggetto nelle sue mani.

“Immondizia.” Aveva decretato Crane, gettandolo a terra con disprezzo.

“Come puoi dirlo?” Lo aveva raccolto da terra, sfogliandolo poi con attenzione. Le pagine presentavano poche righe; l’inchiostro nero a volte sembrava esser sbiadito in alcuni punti, ma tutto sommato era leggibile... certo, se si conosceva il latino. Lo richiuse e ricontrollò la copertina, dove in rosso sangue il titolo di esso risaltava, al di sopra della M che occupava tutto lo spazio.

“Codex Umbra.” Lesse.

“Scusa?”

“E’ latino.” Lo sfogliò nuovamente, cercando conferma dei propri dubbi. No, non si era sbagliato, l’intero libro era scritto in latino. Crane lo aveva scrutato con severa apprensione, a quell’informazione.

“Per essere un professore, devo ammettere che la tua preparazione scolastica è lascia molto a desiderare.” Lo punzecchiò Edward, lieto di potersi distrarre con qualcosa.

“Conosco il latino.”

“Ne sono certo.”

"Mi stai dando del bugiardo?"

"No, certo, ma-" Edward si interruppe, ad un tratto.
"C'é scritto che apparteneva a William Carter.*" Scorse l'indice su quelle ormai sbiadite annotazioni a penna.
"San Francisco, 17 aprile 1906.**"

“...riesci davvero a leggerlo?”
Edward aveva iniziato a leggere un paragrafo, qualcosa che sembrava esser simile ad un'introduzione, quando Crane lo fermò.

"Dobbiamo andare. Avremo si e no un'ora di luce, per raggiungere il falò." E sebbene la curiosità lo stesse divorando, Edward si costrinse a richiudere quel tomo e ad incamminarsi al suo fianco. Chester zampettava dietro di loro, fedelissimo, mentre il cielo andava pian piano scurendosi. Arrivarono all'accampamento sani e salvi e, a fuoco acceso, Crane si mise subito a cuocere il cibo per la cena, mentre Edward sembrava fin troppo assorbito dalla lettura di quel tomo. Gli appunti a biro riempivano gli spazi vuoti delle pagine, annotando e correggendo alcune di quelle cose. Conosceva il latino, certo, ma questa lingua era aperta a molteplici interpretazioni... richiedeva tempo. Consumarono lo scarno pasto lentamente, scambiandosi commenti su ciò che Edward gli riferiva.

“C’è una cosa... aspetta-” aveva detto, frugando poi indietro nelle pagine.
“Eccola qui. Fa spesso riferimento ad un oggetto come Ombra Liquida o... ” scorse altre pagine “Carburante per Incubi. Di cosa pensi si tratti?” Gli domandò con candore.

“Di qualcosa che non vorrei trovare.” Disse onesto, stupendo persino se stesso con quell’affermazione. Il ricercatore, lo scienziato, il pazzo in lui avrebbe dato qualunque cosa per scoprire di più sull’argomento, ma l’istinto di sopravvivenza stava avendo la meglio ed era certo non fosse saggio ricercare qualcosa dal nome così evocativo, scritto in un libro trovato in una tomba. Edward aveva sospirato stanco, in risposta, sfogliando altre pagine per farsi un’idea generale di cosa offrisse il testo.

“Dovresti dormire un po’, Edward. Starò io di guardia, se è questo a impensierirti.”

“Non sono stanco.” Mentì l’altro in risposta, sforzandosi di sembrare sincero. Era inutile cercare di nasconderlo, sciocco, eppure il sonno era un lusso a lui ancora precluso, non con quelle cose che lo osservavano continuamente.

“E poi, mi piacerebbe davvero scoprire se questo libro può dirci di più su dove ci troviamo.” Aveva detto la frase con un sorriso sincero, alimentato e incuriosito dalla scoperta. Sembrava totalmente rapito dalla lettura, seduto di spalle al falò per avere luce a sufficienza per continuare.
Crane era rimasto a osservarlo in silenzio, dopo. Troppo turbato e occupato a chiedersi come l'Enigmista riuscisse davvero a leggere da un libro dalle pagine completamente immacolate.




Continua...
Cadaveria Ragnarsson




Note:
*William Carter: in Don't Starve Together è il personaggio in possesso del Codex Umbra, ossia Maxwell. Sebbene nel capitolo multiplayer sia un personaggio giocabile, è comunque considerato il primo antagonista della saga.
**San Francisco, 17 aprire 1906: invece è la data riportata nella plotline, in cui pare che William sia entrato in possesso del libro, conseguentemente all'ultimo spettacolo di magia in cui si è esibito come "Amazing Maxwell". Alla fine di esso, lui e la sua assistente Charlie sono stati risucchiati in esso dalle ombre.

Il consiglio di oggi è: se trovate un libro di magia nera, non giocateci (anche se è estremamente divertente farlo!).

Grazie a La Dama di Picche per il sostegno e a tutti voi per la lettura <3

CadaveriaRagnarsson

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Capitolo 7
*** Crawling Horror ***



Titolo: “What lurks in the shadows”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
Pairing: Pre-Scriddler
Genere: Missing Moments, Slice of Life,
Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
Avvertimenti: Don't Starve AU
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.



Crawling Horror



Edward era completamente impazzito.
Non vi erano mezzi termini per definire la questione, non secondo Crane. Dopo gli sgradevoli incontri alla palude e il ritrovamento del libro, da cui il rosso era diventato praticamente inseparabile, questi era cambiato. Era diverso, smarrito. Lo sguardo, isterico, si perdeva in punti lontani, come minacciato da qualcosa che solo lui poteva vedere o percepire, mentre in alcune occasioni il dottore lo aveva scoperto mentre rispondeva sottovoce a dio solo sa cosa. Era, francamente, inquietante, specie se detto da un uomo che aveva fatto della paura altrui una propria forza.
In più occasioni lo aveva visto rivolgere occhiate disgustate a dei conigli, rimarcando come facesse ad esistere qualcosa di tanto disgustoso, quando fino a pochi giorni prima non aveva espresso nessun parere ostile nei loro confronti. Ma erano, di fatto, disgustosi, visto che ai suoi occhi si presentavano come informi e ispidi batuffoli di pelo nero, ringhianti nella loro codardia. Non aveva condiviso la descrizione col dottore, certo che non gli avrebbe creduto, ma ad entrambi era chiaro che qualcosa fosse cambiato.

"Il cielo è così grigio... Credo che pioverà." Aveva detto mesto, accompagnando ancora una volta l'uomo a procurarsi del legname. Crane si era posato la rudimentale ascia sulla spalla, volgendo lo sguardo al cielo. Un blu così terso e limpido da far sperare in giornate di sole interminabili.

"Non direi." Gli disse, dubbioso ma sicuro della propria affermazione. Edward si era puntellato un fianco, piantando la staffa d'osso in terra.

"Come sarebbe? È terribile, fa schifo." Aveva ribattuto con decisione.

"Di che colore ho gli occhi, Edward?"
Questi, spiazzato dalla domanda, aveva soffocato una risata imbarazzata contro la propria mano.

"Se pensi sia il momento di flirtare..."

"Sono serio." Ribatté il dottore, certo che quel cielo fosse dello stesso colore delle sue iridi. Così pulito e innocente, così atipico e antisonante su una persona come lui.

Edward aveva aggrottato le sopracciglia alla domanda. Sapeva di che colore fossero i suoi occhi: celesti, tendente al blu. Rimase colpito nel constatare che fossero effettivamente dello stesso colore di quel cielo, grigi e spenti.

"Va tutto bene?"

"Io-"

"Sto cercando di essere gentile, Edward. Sappiamo entrambi che qualcosa non va, quindi smetti per un momento di offendere la mia intelligenza e dimmi cosa cazzo ti sta succedendo."
Il ragazzo aveva stretto le labbra, piccato e spalle al muro, conscio di non poter più negare.

"Non lo so... potrebbe essere la mancanza di sonno..." tentò di giustificare, ma Crane lo smentì subito.

"Anche io non dormo, ma non vedo i conigli come viscide creature del sottosuolo" citò.
"Non mi guardo intorno come se fossi inseguito dal demonio."

"...sono le ombre. Sono... sono ovunque! Da giorni mi perseguitano. Strisciano intorno a me... si formano, e deformano... si avvicinano, ma non abbastanza. Sono come quelle del libro... William Carter ha scritto un mucchio di appunti tra le pagine... le ha disegnate e definite."

"Il libro, ma certo." Lo assecondò Crane, portandosi la mano libera a massaggiare una tempia.

"I Crawiling Horror... sono... sempre lì, in attesa."

"Quel dannato libro, avrei dovuto gettarlo via o bruciarlo!"

"Perché lo odi così tanto?!" Sbottò il rosso, non riuscendo a comprendere come un amante della lettura e un accumulatore di libri come Crane potesse manifestare così tanto odio verso uno di essi.

"Perché sono giorni che continui a leggere da un libro vuoto, Edward! Le pagine sono bianche!"
Il ragazzo non replicò subito, soppesando le parole.

"Stai mentendo."

"Quel libro è completamente bianco!" Insistette il dottore. "Da quando lo hai preso stai peggiorando. Stai male, Edward. Getta via quel coso." Insistette. Il ragazzo, tuttavia, sembrava non volesse nemmeno considerare l'idea.

"Mi stai prendendo in giro. Tu non-" non aveva senso, però. Crane non era il tipo da farsi scrupoli nel distorcere la realtà per nuocere al prossimo, ma non lo credeva capace di osare tanto in una situazione tanto drammatica come la loro.
Sarebbe stato controproducente, immotivato.

"Pensi che la tua noia possa dissiparsi in questo modo?" Gli domandò con un ghigno crudele.
"Dovrai fare un di meglio, per raggirarmi."

"Dammi quel libro."

"No."

"Quel libro finirà in cenere, anche se per farlo dovessi strapparlo dalle tue fredde e morte mani!" Minacciò.

"No." Insistette. "È utile, pieno di informazioni su questo posto, non-"

"Finirà con l'ucciderti! Non hai ancora capito che in questo posto non puoi fidarti di nulla?"

"Guarda Chester." Fu la replica del rosso.
"A dispetto delle apparenze, ci ha arrecato più beneficio, che danno."

"Perché non andiamo alla palude a dare il beneficio del dubbio anche al tuo amico Dagon? Mh?" Lo provocò.

"È diverso."

"No, non lo è. Sei solo troppo accecato dalla voglia di conoscenza, per ammettere che ho ragione."

Ad un tratto, però, lo sguardo del ragazzo esitò a lungo oltre le spalle di Crane. Sembrava intimorito, mentre alla cieca la sua mano ricercava e stringeva la presa sulla mazza chiodata d'ossa.
Crane non fu certo di quel che vide, dopo. Se non Edward menare fendenti contro il nulla, era sicuro di aver scorto, in qualche modo, una grossa massa oscura e spinata superarlo per avvicinare il ragazzo. Era grossa, ma non davvero reale, forse intangibile; un ombra in pieno giorno. Doveva averlo colpito, ad un certo punto, dissolvendosi dinnanzi a lui solo per potersi riformare e attaccare nuovamente dalle sue spalle. Edward aveva continuato ad attaccare, agguerrito e spaventato come non mai, agitava l'arma senza sosta, pronto a difendere la propria vita ad ogni costo. Si fermò soltanto diversi istanti dopo, sotto lo sguardo incredulo di Crane, alla vista di un paio di leggere e all'apparenza soffici masse nere che avevano trovato il suolo. Definirle solide era errato; sembravano essere gelatinose, liquide, seppur compatte nella loro massa. Traslucide come la creatura, ma decisamente più tangibili. Edward le scorse a terra e rivolse un sorriso al dottore.

"Nightmare Fuel." Aveva sussurrato, con ora un ghigno folle dipinto sul bel viso.

“Che cos’era?” Riuscì a domandargli Crane diversi istanti dopo, ancora fermo a processare l’ultimo avvenimento. Doveva esserci stato qualcosa, vista la sostanza in terra; doveva esserci stato qualcosa di minaccioso, a pochi metri da lui: Edward la aveva attaccata. Lui, però, non era certo di averla scorta sul serio.
Il ragazzo si era chinato in avanti, raccogliendo sul proprio palmo quella grossa massa oscura, soffice e leggera come schiuma, ma che dentro di sé sembrava potesse racchiudere un immenso e tremendo potenziale.

"Ci credi ora?" Gli domandò con malizia, mostrando la sostanza all’uomo. Lo sguardo era smarrito, forse più di prima, perso in quel venefico liquame.
“Il Codex Umbra può esserci davvero utile...” aggiunse in un soffio.

“Edward-”

“Tutto qui appartiene alle ombre.” Aveva detto, quasi profetico.
“Anche tu ed io.”

“Stai vaneggiando. O queste grandi perle di saggezza vengono da quel tuo amato libro?” lo provocò il dottore, in parte non entusiasta nel dare supporto a quello che poteva solo essere definito come delirio.

“E’ il Loro gioco, ma forse alla fine vinceremo noi.” Replicò ancora il ragazzo, mostrando il Nightmare Fuel nel suo palmo.
Prima che le sue labbra si schiudessero ancora, Crane le aveva colpite con forza con un pugno. Edward aveva accusato malamente il colpo, forte al punto da voltargli il capo. Con dignità si era portato le dita alle labbra, scoprendole bagnate di sangue.

“A cosa devo questo eccesso di civiltà, Jonathan?” Aveva domandato freddamente, a disagio.

“Al fatto che stai delirando, Edward.” Ripeté seccato.
“Ho tollerato questa insensatezza troppo a lungo, non intendo-”

“Hai detto lo stesso delle ombre.”

“Scusa?”

“Hai detto lo stesso delle ombre.” Ripeté.
“Due sere fa; le hai definite insensatezza, hai insinuato che fossi stanco, che me lo stessi immaginando, ma hai visto con i tuoi occhi ora-”

“Non lo so cosa ho visto.” Lo smentì subito il dottore, ancora consumato dal dubbio.
“So solo che questo libro finirà in cenere al più presto, con o senza il tuo permesso.”

“Non puoi bruciare la conoscenza, Jonathan.”

Il dottore si trovava in una brutta posizione. Non si sarebbe mai aspettato di trovarsi dalla parte di chi rispondeva alle verità scomode col fuoco, ma qual era l’alternativa? Permettere a Edward di andare ancora più a fondo e farsi risucchiare anima e corpo in quella follia? No... Non che gli importasse particolarmente, poi, ma nemmeno l’idea di ritrovarsi solo in quel mondo ostile lo entusiasmava. Aveva sempre accolto di buon grado la solitudine; vi era cresciuto e si era plasmato in essa e con essa, senza timori o rimpianti, ma Edward? Aveva bisogno di lui, non sarebbe stato in grado di badare a se stesso nemmeno un istante, non nello stato mentale in cui al momento restava. Sospirò per calmarsi, estraendo poi un fazzoletto di stoffa dalla tasca dei pantaloni, intatto. Aveva messo via la legna raccolta quel pomeriggio, mediamente soddisfatto per aver rimpinguato le loro risorse per i giorni a venire.

“Torniamo indietro. Lungo il sentiero c’era un fiume.” Gli disse, disinteressato.
“Vai a darti una ripulita.”

Estrasse la staffa d’osso da terra, portando con sé Chester e le loro risorse, lasciando Edward qualche metro più indietro.
Il ragazzo sorrise appena, passando gentilmente la stoffa di quel fazzoletto contro la propria pelle lesa, seguendo il dottore verso il loro accampamento.
Ancora non capiva, pensò, bisognava dargli tempo.

Avrebbe ammirato con i propri occhi la grandezza e il potenziale delle incarnazioni d’ombra.




Continua...
Cadaveria Ragnarsson




Note:
Grazie a tutte le persone che hanno letto fino a qui, e grazie a La Dama di Picche per aver commentato e per seguirmi sempre <3


CadaveriaRagnarsson

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