yu gi oh - nona stagione

di butterflygirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova minaccia ***
Capitolo 2: *** Il ritorno di Atem ***
Capitolo 3: *** Vecchi rivali - parte 1 ***
Capitolo 4: *** Vecchi rivali - parte 2 ***
Capitolo 5: *** Verità ***
Capitolo 6: *** Minaccia all'orizzonte ***
Capitolo 7: *** Il risveglio delle ombre ***
Capitolo 8: *** Il ritorno degli oggetti del millennio ***
Capitolo 9: *** Inizia il gioco ***
Capitolo 10: *** Trame nell'ombra ***
Capitolo 11: *** In agguato ***
Capitolo 12: *** la scogliera ***
Capitolo 13: *** Halloween ***
Capitolo 14: *** la trappola ***
Capitolo 15: *** Il sigillo ***
Capitolo 16: *** Guerra e misteri ***
Capitolo 17: *** Aknadin colpisce ancora ***
Capitolo 18: *** Inizia il torneo ***
Capitolo 19: *** Il primo duello di Lizzie ***
Capitolo 20: *** La vittoria ***
Capitolo 21: *** Il torneo continua ***
Capitolo 22: *** Nella tana del lupo - parte 1 ***
Capitolo 23: *** Nella tana del lupo - parte 2 ***
Capitolo 24: *** Il torneo dei misteri ***
Capitolo 25: *** Sempre più vicino ***
Capitolo 26: *** La vigilia della tempesta ***
Capitolo 27: *** La finale - parte 1 ***
Capitolo 28: *** La finale - parte 2 ***
Capitolo 29: *** Faccia a Faccia ***
Capitolo 30: *** Lo scontro dei faraoni ***
Capitolo 31: *** Il gioco del Destino ***
Capitolo 32: *** Addio ***
Capitolo 33: *** Tra luci e ombre ***
Capitolo 34: *** Primi batticuori ***
Capitolo 35: *** L'escursione ***
Capitolo 36: *** Il casolare ***
Capitolo 37: *** Dubbi e sentimenti ***
Capitolo 38: *** Fuoco e fiamme ***
Capitolo 39: *** Rivelazioni ***
Capitolo 40: *** Scontro diretto ***
Capitolo 41: *** Scontro pericoloso ***
Capitolo 42: *** Oscuro Presagio ***
Capitolo 43: *** Una scomoda realtà - Parte 1 ***
Capitolo 44: *** Una scomoda realtà - Parte 2 ***
Capitolo 45: *** Una scomoda realtà - Parte 3 ***
Capitolo 46: *** Amara Verità ***
Capitolo 47: *** Il cammino del supplizio ***
Capitolo 48: *** Nella tela del ragno ***
Capitolo 49: *** Le fiamme del tormento ***
Capitolo 50: *** Il tormento ***
Capitolo 51: *** Parole oscure, oscuro presagio ***
Capitolo 52: *** L'ombra dell'oscurità ***
Capitolo 53: *** Yugi in pericolo ***
Capitolo 54: *** Contrasti ***
Capitolo 55: *** Spirale di violenza - parte 1 ***
Capitolo 56: *** Spirale di violenza - parte 2 ***
Capitolo 57: *** Spirale di violenza - parte 3 ***
Capitolo 58: *** Spirale di violenza - parte 4 ***
Capitolo 59: *** Una dura realtà ***
Capitolo 60: *** Zona mortale ***
Capitolo 61: *** L'orlo dell'abisso ***
Capitolo 62: *** Il preludio della tempesta ***
Capitolo 63: *** Buon compleanno ***
Capitolo 64: *** Il sangue degli eroi ***
Capitolo 65: *** Il traguardo della sconfitta ***
Capitolo 66: *** Nuvo anno, nuova speranza - parte 1 ***
Capitolo 67: *** Nuovo anno, nuova speranza - parte 2 ***
Capitolo 68: *** L'inizio del nuovo anno ***
Capitolo 69: *** Incompatibili ***
Capitolo 70: *** Tra incubo e illusione ***
Capitolo 71: *** Il momento della verità ***
Capitolo 72: *** La resa dei conti - Parte 1 ***
Capitolo 73: *** La resa dei conti - parte 2 ***
Capitolo 74: *** La resa dei conti - parte 3 ***
Capitolo 75: *** La resa dei conti - parte 4 ***
Capitolo 76: *** La speranza è l'ultima a morire ***
Capitolo 77: *** Chiarimenti ***
Capitolo 78: *** Confessione ***
Capitolo 79: *** Vita difficile ***
Capitolo 80: *** Il ritorno di Yugi ***
Capitolo 81: *** San Valentino ***
Capitolo 82: *** Questioni difficili ***
Capitolo 83: *** Comincia il viaggio per la verità ***
Capitolo 84: *** In Egitto ***
Capitolo 85: *** I segreti del Sigillo ***
Capitolo 86: *** Viaggio nel deserto ***
Capitolo 87: *** Missione di salvataggio ***
Capitolo 88: *** Sulla strada per la verità ***
Capitolo 89: *** Il tempio di Dendera ***
Capitolo 90: *** La verità svelata ***
Capitolo 91: *** La fine del viaggio ***



Capitolo 1
*** Una nuova minaccia ***


Vai mago silente, sferra un attacco diretto ai suoi life points. Il mostro partì all’attacco e colpì il faraone con una potente onda di luce che abbagliò l’intero santuario e i settecento life points che Atem possedeva scesero a zero.
Il faraone era stato sconfitto e Yugi cadde in ginocchio con gli occhi pieni di lacrime, incapace di poter provare soddisfazione e gioia per essere riuscito a batterlo perché nel suo cuore non si celava gioia ma solo sofferenza e dolore perché aveva appena segnato il destino del suo migliore amico.
Il faraone gli si avvicinò e s’inginocchiò davanti a lui mettendogli la mano sulla spalla «Un grande campione come te non deve mai piangere. Hai ottenuto una vittoria straordinaria per entrambi».
«Purtroppo, ero così concentrato nel duello che ho dimenticato la vera posta in gioco. Ora sono costretto a mandarti via per sempre.»
Lo aiutò ad alzarsi e lo guardò negli occhi «La nostra non sarà mai una vera separazione, questo lo sai. Tu mi hai insegnato i valori dell’amicizia ed io ti ho regalato il coraggio e queste cose ci uniranno per sempre».
 
Yugi pensava a quegli attimi e a quelle parole mentre fissava il soffitto della sua camera. Dalla partenza del faraone erano passati quattro mesi ma per lui era un’eternità. I duelli, la scuola, la sua vita improvvisamente erano diventati monotoni e avevano perso quell’alone di divertimento che c’era prima, quando aveva al suo fianco il suo migliore amico, la persona che lo conosceva meglio di chiunque altro, anche meglio dei suoi amici, l’unico di cui si poteva fidare veramente ed era convinto che non lo avrebbe mai tradito per niente al mondo, la presenza che lo confortava ogni volta che si sentiva giù di morale e che sapeva sempre essere lì, dentro di lui, che percepiva il suo stato d’animo e il suo umore e che sapeva sempre come aiutarlo, da cui andava ogni volta che aveva bisogno di parlare con qualcuno, a cui rivolgersi per un consiglio, con cui parlare durante le noiose lezioni scolastiche e strappare anche qualche suggerimento per i compiti e le interrogazioni, che lo proteggeva ogni volta che c’era un pericolo imminente che si stava per abbattere sulla terra. Il faraone era una presenza costante che era entrata a far parte della sua vita il giorno in cui aveva riportato alle origini il puzzle del millennio e che da allora non se ne era mai andato via e che era diventato indispensabile per lui.
Ma adesso era tutto finito, il faraone non c’era più e si sentiva solo, di nuovo solo. Era sicuro che non si sarebbe mai più sentito in quella maniera, abbandonato, triste, con un vuoto dentro che nessuno era in grado di colmare tranne una persona che adesso lo aveva abbandonato in quel mondo dal quale si sentiva estraneo. Sapeva benissimo che non c’era soluzione, che non c’era niente da fare, del resto era il destino. Atem voleva solo una cosa, la libertà, il congedo definito da un mondo che non gli apparteneva più, dal quale si sentiva escluso perché non era il posto in cui in fondo voleva e doveva stare perché gli spiriti avevano solo un posto a cui potevano accedere ed era l’al di la, il regno dei morti, dove in fondo c’era la sua famiglia, i suoi amici e tutti coloro che in vita gli erano stati accanto, che lo avevano aiutato e che avevano perso la vita per proteggerlo nella speranza che potesse salvare il mondo da Zork.
Lui non era nessuno per impedire ad Atem di renderlo libero dalla sua schiavitù terrena perché in fondo era di questo che si parlava.
Se avesse vinto quel duello, Atem sarebbe rimasto con lui ma sarebbe stato prigioniero per altri tremila anni sulla terra e di certo il faraone lo avrebbe guardato solo come un egoista che pensava solo a se stesso, senza che gli importasse qualcosa degli altri. Era stata la decisione giusta vincere quel duello, ma non riusciva proprio ad accettarlo, era difficile, terribilmente difficile, e lo faceva stare male, lo faceva soffrire e ancora una volta gli faceva versare lacrime amare. Si girò su un fianco e si abbandonò all’ennesimo pianto di sofferenza che ormai era diventato il suo nuovo, migliore amico.
 
 
***
 


Il nonno era appostato dietro la porta della stanza di Yugi e ascoltava i suoi singhiozzi. Erano quattro mesi che il faraone era andato via, erano quattro mesi che non era più lo stesso, sembrava essere tornato il ragazzino triste e infelice che era prima, che stava sempre solo perché non aveva amici, che aveva sempre gli occhi pieni di lacrime e di profonde occhiaie nere. Non lo vedeva piangere in quel modo da quando aveva affrontato il faraone in battaglia e lo aveva sconfitto. Sapeva che quel duello avrebbe segnato i loro destini per sempre, destini che si erano intrecciati e uniti il giorno in cui suo nipote aveva risolto il puzzle che il nonno aveva trafugato dalla tomba del faraone sessant’anni prima, ma non aveva idea che le cause successive sarebbero state così disastrose per lui.
Aveva perso la voglia di vivere, di sorridere, di divertirsi durante i suoi duelli e con i suoi amici che, nonostante tutto, facevano qualsiasi cosa per aiutarlo ad affrontare la sofferenza. I primi giorni erano stati piuttosto normali, Yugi sembrava aver accettato la cosa ma poi le cose cambiarono. Era diventato solitario, di poche parole, stava sempre a fissare il deck del faraone, con la testa chissà dove, aveva perfino delle difficoltà a dormire la notte, lo sentiva molto spesso alzarsi e rimanere alzato per ore e piangere.
Poteva anche fare di tutto per nascondere il suo stato d’animo ma lui era suo nonno e sapeva che non andava per niente bene e temeva che la situazione potesse anche peggiorare. Decise di lasciarlo da solo per un po’ e scese a dare una spazzata all’ingresso di casa.
Mentre aveva in mano la scopa, si fermò per un istante a fissare il cielo estivo e limpido della città di Domino sulla sua testa. Andò con la mente al faraone, si chiese se anche lui sentiva la mancanza di Yugi, esattamente come lui sentiva la sua.
«Buon giorno, signor Muto.»
Il nonno si trovò davanti la faccia sorridente di Joey, con la sua solita allegria spesso esagerata «Buon giorno, Joey».
Il ragazzo rivolse lo sguardo verso la casa, esattamente in direzione della finestra «Yugi è già in piedi?».
Il nonno sospirò sconsolato mentre riprese a spazzare. Avrebbe voluto dirgli di sì ma non sapeva come potesse reagire suo nipote se fosse stato disturbato. Così, preferì mentire «Purtroppo non ancora, credo che stia dormendo».
«Ok, lo butto giù dal letto io allora.»
Ma prima che Joey potesse fare un solo passo, venne acchiappato per il colletto della giacca e bloccato prima che potesse correre verso l’entrata della casa. Si girò lentamente e si accorse che era Tristan «Ma che cosa fai?»
Il ragazzo lo tirò indietro e lo fece cadere con le gambe all’aria «Ma insomma Wheeler, non conosci le buone maniere? Non puoi fare irruzione nella stanza di Yugi e pretendere di buttarlo giù dal letto a modo tuo. A quel poverino gli farai venire un infarto!»
Joey lo guardò una faccia contorta dalla rabbia «E immagino che le conosca tu le buone maniere, eh Tristan?»
Anche lui gli urlò contro «Sicuramente più di te!»
Iniziarono a discutere arrivando per fino a sputarsi in faccia qualsiasi cosa mentre il nonno li guardava sconvolto. Quei due riuscivano a litigare anche nei momenti meno opportuni e a fare venire le crisi di nervi anche alle persone più calme e pacifiche.
«Non ci posso credere!»
Il nonno si voltò, trovandosi davanti Tea e Bakura «Ragazzi, che piacere».
«Buon giorno, signor muto» Lo salutò il ragazzo.
L’unica che non ricambiò era Tea. La ragazza si stava arrabbiando e più loro discutevano, più sentiva i nervi cedere finché non ce la fece più e urlò a entrambi «Ora basta, piantatela!»
I due si spaventarono e indietreggiarono per la faccia da iena inferocita di Tea «Ma quando crescerete entrambi?»
Con le teste basse e le voci mortificate, i due esclamarono insieme «Scusa!»
Ma ciò non bastò a farla placare.
Il nonno guardava quel gruppetto di ragazzi con un sorriso sulla faccia. Erano davvero unici, uniti e si volevano molto bene nonostante tutto e si preoccupavano per Yugi ma dubitava che potessero capire il suo stato d’animo appieno. Ognuno di loro doveva qualcosa al faraone ma nessuno di loro aveva avuto con lui il rapporto che aveva avuto con Yugi.
 
 
***


Il ragazzino era seduto, faceva colazione o almeno ci stava provando. Non aveva per niente fame e non aveva neanche voglia di uscire con i suoi amici poiché avrebbe preferito passare la giornata a casa per conto suo, ma sentì improvvisamente un rumore di passi che si stavano dirigendo in fretta verso la cucina e con fare scanzonato e allegro, arrivò Joey «Ehi, amico!»
Yugi sospirò «Ciao, Joey».
«Wow, che allegria!» Il suo fu un commento sarcastico, accompagnato da una smorfia che lasciò spazio a un sorriso «Allora usciamo?»
Il ragazzino tornò a guardare la tazza di latte che aveva davanti senza dare a Joey una risposta concreta. Il ragazzo lo guardò per qualche secondo e sbuffò «Allora?»
«Joey, io…» Il ragazzo si sedette come un razzo nella sedia e si mise a fissarlo con un sorriso sulla faccia, come qualcuno che voleva invogliare qualcun altro a parlare «Non ho voglia di uscire».
Joey indietreggiò sconvolto con tutta la sedia e lo fissò come se avesse davanti ad un mostro e urlò «Che cosa?»
La sua espressione, da scandalizzata mutò ad arrabbiata. Si alzò dalla sedia e si mise alle spalle di Yugi, tirò via la sedia all’indietro e afferrò il ragazzino per il colletto della camicia e lo costrinse ad alzarsi e iniziò a spingerlo verso il corridoio «Joey, ma che fai?»
«Ti porto in camera tua, dove ti cambi ed esci con noi» Il tono di Joey non ammetteva repliche di nessun tipo.
«Joey, ti prego.»
Improvvisamente ì, neanche Yugi sapeva come, si ritrovò a essere caricato in spalla da Joey come se fosse un sacco di patate «Joey, mettimi subito giù!»
Iniziò a scalcare e dargli pugni, urlando come un forsennato affinché Joey obbedisse al suo ordine ma lui sembrava non volerlo ascoltare e allora riprovò più forte «Joey Wheeler, ti ordino di mettermi subito giù, mi sta venendo la nausea. Joey!»
Stavolta doveva esserci riuscito perché Joey lo mollò bruscamente e lo fece cadere dando la faccia a terra.
Joey lo fissò e non sapeva se scoppiare a ridere o se trattenersi poiché al povero Yugi gli aveva fatto fare una caduta incredibile e adesso era a terra, con la faccia sul pavimento e si lamentava per il dolore «Scusa, ma era necessario».
Yugi alzò la faccia dal pavimento, infuriato «Necessario un corno, mi hai distrutto la faccia, idiota!»
Si rialzò e si spolverò i vestiti dando le spalle a Joey.
Il ragazzo lo guardava e in fondo doveva ammettere che forse aveva esagerato non poco con Yugi ma proprio non sopportava di vederlo in quello stato. Gli sembrava di rivedere il ragazzino triste e solo che era un tempo, quando lui e Tristan si divertivano a burlarlo anche davanti tutta la scuola, ma adesso le cose erano cambiate. Yugi era cambiato e di certo non in bene. Il faraone aveva lasciato dentro di ognuno di loro un vuoto terribile e in lui soprattutto e questo Joey lo sapeva, ma non poteva accettare che il suo migliore amico si abbattesse in questa maniera «Scusa Yugi, ma non ce la faccio più».
Yugi si voltò verso di lui con espressione interrogativa «A fare cosa ?!»
Joey non lo guardava, il suo viso era batto, i capelli della frangia gli oscuravano gli occhi creando un’ombra sul suo sguardo, fino a quando non lo rialzò «A vederti così, non ce la faccio più! Non posso sopportare che tu stai chiuso qui, ventiquattro ore su ventiquattro, che ti rifiuti di uscire, di parlare con noi, di fare qualsiasi cosa. È frustrante Yugi. So cosa stai provando, io ti capisco ma è finita, il faraone non c’è più, rassegnati. Dai un taglio al passato e vai avanti, solo così puoi voltare pagina definitivamente, lo capisci? Atem non tornerà mai più, fattene una ragione!»
Yugi teneva lo sguardo basso, era immobile, rigido come una statua, non era in grado di reagire alle parole di Joey. Aveva ragione, doveva andare avanti ma come poteva lui sapere cosa significava per lui l’addio del faraone. La verità era che lui non sapeva proprio niente, non poteva capire che tipo di ferita aveva lasciato nel suo cuore, non poteva capire cosa stava passando «Tu non sai niente!»
Joey si ammutolì di colpo «Io…io non so niente?»
La risposta lo aveva spiazzato, ma solo momentaneamente perché la rabbia finì per sopraffarlo. «Come sarebbe che io non so niente?»
Yugi aveva smesso di parlare e Joey, furioso, gli mollò un pugno sulla faccia facendolo cadere «Allora sei proprio deciso a farmi perdere le staffe?! Sei deciso ad andare avanti così? A chiuderti sempre più in te stesso? Sappi che non esiste al mondo solo il tuo caro amico faraone, ci siamo anch’io, Tristan, Bakura, Tea e Duke e siamo tuoi amici e non sopportiamo, io non sopporto, che tu faccia così, che ci escluda dalla tua vita. Ci sono cose che vanno affrontate da soli e cose che vanno affrontate insieme e questa è una di quelle cose che vanno affrontate insieme perché noi possiamo darti una mano. Ma evidentemente tu non vuoi una mano. Perché Yugi Muto non vuole saperne niente dei suoi amici, che stanno male nel vederlo in queste condizioni pietose. Eravamo venuti qua per dirti che non sei solo, che se hai bisogno di noi saprai dove trovarci, ma a quanto pare tu non vuoi avere il nostro aiuto e sai una cosa? Noi non verremo a dartelo. Io non verrò a dartelo».
E detto questo se ne andò, lasciando Yugi solo, nel mezzo del corridoio con gli occhi pieni di lacrime che gli bagnavano le guance. Scese di corsa le scale e oltrepassò Tristan, Tea, Bakura e il nonno «Andiamocene, che Yugi se la cavi da solo»,
Tea lo fermò subito «Aspetta, cosa è successo? Abbiamo sentito le urla!»
«Non è successo niente, semplicemente non voglio sentire parlare di Yugi Muto per un bel pezzo» E detto questo, uscì dal portone e s’incamminò lungo il marciapiede mentre gli altri lo guardavano andare via.
«E adesso, che facciamo?» Domandò Bakura guardando gli altri che come lui non sapevano cosa fare.
Tristan osservò il comportamento di Joey e con fare da studioso, disse: «Deve essere successo qualcosa di veramente tragico per aver ridotto Joey in queste condizioni. Lo conosco da una vita e non l’avevo mai visto così incavolato. Che Yugi gli abbia fatto perdere le staffe? Perché potrebbe essere».
Il nonno sospirò e guardò verso l’entrata, indirizzando lo sguardo basito e incredulo all’indirizzo di suo nipote.
 
 
***
 
Atem, l’unico nome che non voleva per niente sentire nominare era l’unico che gli ronzava nelle orecchie. Come poteva essere stato possibile che lui, un insulso ragazzino di diciotto anni, potesse essere in grado di sconfiggerlo.
Aknadin non riusciva a trovare risposta a questo enigma che per millenni lo stava tormentando. Atem, il suo odiato nipote, un bambino viziato cresciuto nel lusso di un palazzo, adorato da tutti, fosse diventato faraone mentre suo figlio Seth, che era diventato sacerdote con grande fatica, con le sue forze ed era più degno di suo nipote, fosse invece costretto ad essere uno dei suoi servitori quando avrebbe potuto essere re.
Aveva fatto in modo che Seth e Atem diventassero rivali, che si odiassero e nonostante i suoi sforzi quel ragazzino era riuscito a tirare suo figlio dalla sua parte, mettendo un figlio contro il proprio padre. E adesso era relegato nel Regno delle Ombre, per colpa di suo nipote e della fiducia cieca che Seth provava verso di lui oltre che al Ka della ragazza dai capelli bianchi, Kisara, che era riuscita a scacciarlo. Ma tutto questo era accaduto principalmente per colpa di suo nipote.
«Atem, sappi che te la farò pagare alla fine. La prigionia nel regno delle ombre non m’impedirà di poter trovare un sistema per distruggerti come avrei dovuto fare io stesso, con le mie mani, tremila anni fa».
Una fragorosa risata riecheggiò in quell’ambiente tetro e Aknadin iniziò a guardarsi intorno «Chi sei?»
Una voce grossa e inquietante si manifestò «Ho sentito la tua sete di vendetta, Aknadin. Odi tanto tuo nipote da bramare vendetta anche dopo millenni? È una cosa ammirevole. Molti si sarebbero arresi a questo scopo».
«Dimmi chi sei tu?»
«Io sono solo uno spirito, come te, prigioniero in questo posto oscuro e tenebroso per colpa di tuo nipote.»
«Come sarebbe? Qual è il tuo nome, creatura misteriosa.»
La voce scoppiò di nuovo a ridere «Creatura? Non sono altro che una povera anima dannata che vaga in questa dimensione da millenni che brama la libertà e la vendetta. I miei poteri sono sempre più deboli e purtroppo non mi è possibile fuggire da questo posto, ma tu puoi!»
«Cosa? Che significa? Tu vuoi il mio aiuto?»
«Sì Aknadin! Perché tu vuoi il mio. Vedi, io posso aiutarti a vendicarti.»
«E in che modo? Atem è nell’Aldilà, il luogo di accesso alle anime pure ed io sono nel Regno delle Ombre.»
«È vero ma solo in parte. C’è un modo per poterti vendicare di tuo nipote.»
Una luce bianca apparve alle sue spalle e l’immagine prima di Domino e poi di Yugi, si manifestò.
«Questo ragazzino mortale ti è familiare, Aknadin? Riconosci qualcosa in lui?»
Aknadin sbarrò gli occhi. quel ragazzino era identico ad Atem, una somiglianza incredibile che solo una reincarnazione poteva avere «Questo ragazzino è la sua reincarnazione?»
«Non solo. Lui e Atem hanno condiviso il corpo per ben tre anni dal momento in cui questo mortale riuscì a ricomporre il puzzle del millennio e liberò lo spirito di tuo nipote che al suo interno era rimasto imprigionato per ben tremila anni. È la persona cui è più legato. Fallo fuori e potrai vendicare te e anche me.»
E così Atem aveva fatto amicizia con un mortale che altri non era che la sua reincarnazione con cui aveva condiviso il corpo. Era una notizia molto interessante, ma non si fidava di quello spirito misterioso «Quindi è lui che devo fare fuori? Ma come faccio?! Sono intrappolato qui».
Improvvisamente, una scarica di energia oscura lo colpì e un’aura violacea lo avvolse. Stranamente si sentiva pieno di energia.
«Questa è parte della mia energia, l’unica che posso darti. Qui nel regno delle ombre ti sembra intensa ma scoprirai che, raggiunta la terra, lì, questa energia si indebolirà. Sarai costretto a utilizzare dei copri mortali per poter agire nel mondo dei vivi. Quanta più energia vitale sottrarrai agli esseri umani che capiteranno sotto il tuo controllo, tanto più questi poteri si potenzieranno e forse sarai in grado di agire liberamente e indipendentemente dagli umani. Tuttavia c’è una piccola condizione che devi rispettare.»
«Quale condizione?»
«I poteri che ti ho dato non sono un regalo, uno scambio per uno scambio. I miei poteri pe la tua vita al mio servizio per rendermi la libertà, da questo momento in poi. Ricordati che posso rispedirti qui e riprendermi i miei poteri quando più mi aggrada, sono stato chiaro?»
E così doveva servire quello spirito in cambio del potere. Era già stato al servizio di qualcuno tempo fa, che non gli aveva dato niente se non dolore e odio. Dolore perché non lo trattava com’era giusto fare, odio perché era costretto a servire qualcuno che non era degno di portare la corona. Ma quei poteri gli servivano purtroppo e non poteva fare altro che accettare. S’inginocchiò ed esclamò «Accetto, Padrone!»
Improvvisamente, un vortice si aprì alle sue spalle e Aknadin venne da esso risucchiato e finì in quella che sembrava essere una città. Si guardò intorno e sembrava che nessuno potesse vederlo, il suo riflesso non appariva da nessuna parte, tutti lo oltrepassavano come se fosse un fantasma e Aknadin capì che finalmente poteva agire indisturbato senza che nessuno si accorgesse di nulla. Adesso doveva trovare un corpo ospite da possedere e poi cercare il ragazzino.
 
 
***
 
Yugi era seduto su una panchina del parco di Domino e stava sfogliando le carte che componevano il deck del faraone. Era uscito di casa poco dopo i suoi amici e aveva trascorso tutto il giorno fuori e mancavano poche ore al tramonto. Le parole di Joey gli ronzavano ancora nella testa.

Dai un taglio al passato e vai avanti solo così puoi voltare pagina una volta per tutte, lo capisci? Atem non tornerà mai più, fattene una ragione una buona volta.

 Joey aveva ragione, doveva andare avanti ma lui non poteva sapere tutta la storia, non sapeva cosa aveva passato nella sua vita e che cosa aveva significato l’addio del faraone. C’erano delle cose di cui nessuno era a conoscenza, vecchie ferite che non si erano mai rimarginate fino a quando non era arrivato Atem e che, in fondo, neanche lui conosceva perché quella parte della sua vita l’aveva tenuta segreta perfino a lui ed era qualcosa di cui adesso si pentiva amaramente.
«Ti ho trovato, ragazzino!»
Yugi si voltò di scatto verso la figura incappucciata che gli era apparsa davanti «Tu chi sei?»
L’uomo non gli rispose, ma quando alzò lo sguardo, si trovò davanti due occhi vitrei e un simbolo del millennio che splendeva di una luce sinistra posto sulla sua fronte.
 «Chi sei? Non sei umano, vero? Sei uno spirito?» Doveva essere un individuo posseduto da qualche creatura del regno delle ombre perché solo uno spirito poteva possedere in quel modo un essere umano «Che cosa vuoi da me?»
L’uomo non rispose, ma tirò fuori dalla manica del mantello un Duel Disk nel quale inserì il deck.
Yugi intuì subito le sue intenzioni «Vuoi un duello con me? Per quale ragione?»
«Per distruggerti, mortale reincarnazione del faraone Atem.»
Non si lasciò intimorire da quell’uomo. Tirò fuori dallo zaino il suo duel disk e lo mise al polso e poi estrasse dalla tasca l’unico deck che aveva con sé in quel momento, il deck del faraone. Non si separava mai dal deck del suo migliore amico perché era tutto ciò che gli era rimasto di lui, anche se non lo utilizzava mai. Ma adesso doveva utilizzarle, non aveva altre carte con sé. Infilò il deck nell’alloggiamento e attivò il dispositivo «Io sono pronto».
Lo spirito sorrise e dalle sue spalle si espansero delle lingue oscure che avvolsero l’intero ambiente circostante.
Un’ondata di gelo e terrore attraversò la spina dorsale di Yugi che iniziò a tremare come una foglia. Conosceva quella sgradevole sensazione, perché c’era già passato una volta, durante il duello contro Pegasus nel regno dei duellanti e c’era solo un luogo che era in grado di causargli sensazioni simili, il Regno delle Ombre.
Capì quale fosse il suo obiettivo e ne ebbe paura «Dimmi… Chi sei?»
Nessuna risposta da parte dell’uomo.
Voleva dire che lo avrebbe scoperto solo duellando contro di lui, anche se questo significava rischiare la sua vita «Giacché non vuoi rispondere… Accetto la tua sfida!»
 
Questo è il primo gioco delle ombre che disputo senza di te, faraone, perciò, se mi stai osservando, ti prometto che vincerò e ti dimostrerò che sono cresciuto e che non ho alcuna paura di affrontare il regno delle ombre e i suoi pericoli. Esattamente come facevi tu quando eri con me. Infondo era questo quello che mi dicevi sempre, no?
Che dovevo imparare a cavarmela da solo in qualsiasi situazione che si sarebbe presentata, perché sapevi che quando avresti varcato quella soglia non saresti mai più tornato. Perciò, se devo accettare il tuo addio, tanto vale che inizio col vincere questo duello.

I due si osservarono per qualche istante e poi esclamarono, insieme: «Combattiamo!»
Yugi estrasse cinque carte iniziali e le osservò, aveva in mano Polimerizzazione, Befomet, Gasel, Moltiplicatore e Defusione.

Maledizione, non sono messo bene. Non ho mostri sufficientemente forti e neanche carte trappola per coprirmi le spalle. Sono allo scoperto e spero tanto che la mia prossima mano sua più fortunata o per me saranno guai.

Purtroppo non aveva scelta e così, prese ‘unica carta che ritenne necessaria a giocare per prima «Inizio il mio turno, mettendo sul terreno Befomet in posizione di difesa»
Il mostro apparve sul terreno di gioco, ma Yugi non aveva altre mosse da poter fare e così si trovò costretto a finire lì «E concludo il mio turno».

Senza carte coperte sono un facile bersaglio, anche se Befomet è in difesa. questa situazione è davvero umiliante.

Aknadin scoppiò a ridere «Che mossa astuta. Un solo mostro sul terreno di gioco e nessuna carta coperta. Davvero patetico».

Questo ragazzino non ha idea di cosa lo attende. Non sa che questo gioco delle ombre sarà la sua fine e che la porta d’ingresso per l’al di là saranno proprio i mostri che giocherà.
Devo dire, però, che questo mortale possiede delle carte davvero interessanti.
Ho fatto la scelta giusta a scegliere questo fallito come corpo ospite, inoltre sento che i miei poteri si stanno fortificando sempre di più. quello spirito aveva ragione, posso trarre dei grandi vantaggi da questa mia nuova condizione.
Vediamo un po’, come posso distruggere questo marmocchio?!



«Comincio mettendo due carte coperte. Poi metto sul terreno Serpente sanguinario in posizione di attacco “alzò la mano nella sua direzione ed esclamò “Serpente sanguinario, attacca Befomet.»
Il mostro, che vantava mille seicento punti di attacco, distrusse Befomet, che si trasformò in schegge. Improvvisamente, il ragazzino fu colto da un terribile dolore al petto, come se fosse stato lacerato da una lama incandescente.
«Il tuo mostro era in difesa e i tuoi life points non hanno subito danni, ma non le tue energie.»
«Che…significa?»
«Questo è un gioco delle ombre, moccioso, e in un gioco delle ombre bisogna pagare sempre un tributo sia che si subiscano danni o che si perda il duello. Il tuo mostro, appena distrutto, si è portato via con sé parte della tua energia vitale. E sarà così per ogni mostro che verrà distrutto da questo momento fino alla fine. Avendo distrutto un mostro avversario, mi è concesso di pescare due carte dal mio deck. “pescò due carte e le aggiunse alla sua mano “Prego, a te la mossa.»

Yugi posò le dita sul suo deck e pescò una carta.

Finalmente una carta magia.

Per prima cosa, prese proprio quella carta e la posò sullo scanner «Innanzi tutto, gioco anfora dell’avidità, che mi consente di pescare due carte dal mio deck».
Poi, pescò altre due carte dal suo deck e sperò con tutto il cuore che si trattasse di qualche carta utile altrimenti le cose si sarebbero messe male per lui.

La giovane maga nera e Watapo, finalmente.

Prese proprio la seconda «Dopo metto sul terreno Watapon e avendolo pescato con una carta magia, posso evocarlo direttamente sul terreno dalla mia mano. Dopo lo sacrifico e al suo posto evoco la Giovane maga nera»
Eseguì tale procedimento e la maga fece la sua apparizione sul terreno tra mille bolle colorate. Poi, puntò il dito contro il serpente e ordino: «Vai Giovane maga nera, distruggi serpente sanguinario!»
La maga partì all’attacco ma Aknadim sollevò dal terreno una carta magia «Attivo la carta magia Maledizione Sanguinaria».
Yugi sbarrò gli occhi quando delle corde viola attaccarono la giovane maga nera e la trascinarono dalla parte di gioco avversaria «Che cosa hai fatto alla mia maga nera?»
«Maledizione Sanguinaria mi permette di prendere un mostro avversario e di controllarlo avendo un mostro sanguinario dalla mia parte del terreno. Ed è ciò che ho fatto con la tua bella maghetta che adesso ti restituisce il colpo».
La maga nera scagliò un colpo di magia contro Yugi che, non avendo mostri sul terreno né carte magia o trappola, fu colpito direttamente ai life points subendo un danno di duemila punti. Un altro colpo al petto lo colpì di sorpresa e stavolta, oltre al dolore, avvertì un sapore amaro in bocca e fu costretto a tossire.
Dalla sua bocca, sputò del sangue che finì per macchiargli i pantaloni «Dannazione!»
«Povero mortale, hai perso metà dei tuoi life points e sei già ridotto male. Dovresti arrenderti finché sei in tempo, sarebbe molto più ragionevole che continuare a farti torturare in quel modo, credimi.»

Questo ragazzino non ha idea dei mostri che ho in mano. Con Angelo sanguinario e Squartatore sanguinario sono in una botte di ferro. Basta solo un’evocazione speciale per poterne evocare uno solo di questi mostri e con le carte giuste, metterò fine alla sua vita.

Yugi si pulì la bocca con la manica della giacca e gli disse «Questo mai, non ho intenzione di arrendermi a un mostro come te!»

È vero sono in svantaggio, ma non mi arrenderò senza prima aver lottato con tutte le mie forze e i miei life points. Sono sicuro di potercela fare e ce la farò. Costi quel che costi.
 
«Tocca a me!» Mise la mano sul suo deck e pescò una carta. Era Distruggi Carte, una carta magia perfetta se voleva provare ad avere qualche possibilità in più e provare a sventare qualche trappola che quel mostro poteva avergli teso «Tocca a me e gioco questa carta, vale a dire Distruggi Carte».
Aknadin sbarrò gli occhi «Non può essere?!»
«Sì che può essere. Ci costringe a distruggere le carte che abbiamo in mano e a pescarne di nuove» E accompagnò tutto con un ghigno.

Il sacerdote ringhiò inferocito. Era più sveglio di quel che pensava, con una carta era riuscito a mandargli all’aria un piano perfetto ma in fondo non si preoccupava molto. Tutte le sue carte erano strutturate per poter sempre ricorrere a qualche mossa a sorpresa e poi sapeva che c’era una carta nel suo deck, che se pescata, poteva porre fine a quel duello anche se pescarla non era molto facile. Ma aveva intenzione di prolungare le sofferenze di quel moccioso il più allungo possibile. In fondo non poteva resistere allungo. Il suo volto mostrava già segni di debolezza. Tuttavia non poteva opporsi alla carta e così spedì le sue carte al cimitero e ne pescò di nuove.
 
Anche Yugi spedì le sue carte al cimitero e ne pesco cinque nuove ma non si sentì affatto tranquillo. Osservò le cinque carte nuove che aveva in mano e stavolta fu più fortunato di prima. aveva in mano Resuscita mostro, Forza riflessa, Sangan, Marshmallon e Cavaliere della regina.

Adesso si ragiona.

Guardò il sacerdote, soddisfatto «Dopo aver giocato distruggi carte, metto sul terreno di gioco una carta coperta, poi evoco Cavaliere della regina in posizione di attacco che grazie al suo potere speciale mi è concesso prendere dal deck Cavaliere del re e posiziono anche lui in posizione di attacco ma non ho finito. I miei due cavalieri mi consentono di poter evocare anche un terzo cavaliere ed è con grande piacere che gioco Cavaliere del fante. Che ne pare del mio trio di soldati?»
 Eseguì tutte le mosse spiegate e quando i cavalieri furono sul terreno, non poté non compiacersi e farlo noto anche al suo avversario di quella meraviglia. Aveva un esercito di mostri sulla sua parte di gioco, ma non avrebbe spedito all’attacco nessuno di loro. Cavaliere della regina era più debole e doveva essere scartata a priori dal fare un attacco, Cavaliere del re aveva lo stesso numero di punti di attacco del serpente e si sarebbero distrutti a vicenda mentre il cavaliere del fante era più forte ma se lo avesse spedito all’attacco, sarebbe scattata la seconda carta coperta e li poteva esserci di tutto. Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore. Stavolta doveva essere il suo avversario ad attaccarlo «Concludo qui il mio turno, comunque».

 Aknadin studiò la composizione delle carte sul terreno, con attenzione i suoi occhi scrutavano quei solati e le carte in gioco, senza alcuna emozione sul volto, eccetto una piccola nota di scherno nei riguardi di quel ragazzino.
 
Una carta coperta, un mostro più debole, uno pari e uno più forte del mio serpente e sono tutti e tre in posizione di attacco. Non ha voluto rischiare, povero stupido babbeo. Le sue carte sono davvero patetiche, e spera di intimorirmi con quei tre soldatini e una carta coperta e molto probabilmente non sarà neanche così minacciosa.
Ma si, cosa mi costa attaccare il cavaliere della regina?
Tanto sarà lui a perdere un mostro.

Scrollò le spalle, il sorriso divertito divenne un vero sguardo di fuoco «Sei pronto? Serpente sanguinario, distruggi Cavaliere della regina!»
Il mostro partì all’attacco, ma il ragazzino sollevò una carta «Scopro la carta magia Forza riflessa!»
«Che cosa?» Aknadin vide il suo mostro venire distrutto e fu lui, stavolta a subire un danno di mille seicento punti di attacco non che un dolore terribile al petto che lo costrinse a sputare sangue dalla bocca. Aveva appena perso dei life points che adesso erano scesi a duemila quattrocento e ciò era accaduto perché aveva sottovalutato quel moccioso. Aveva sottovalutato la carta coperta e adesso ne pagava le conseguenze anche se era in vantaggio di quattrocento life points rispetto a lui.

Yugi sospirò. Per fortuna aveva sottovalutato la sua carta coperta altrimenti sarebbe stata la fine. Per il momento era riuscito a bloccarlo ma sapeva che era ancora in alto mare per riuscire a sconfiggerlo.
 
Divenne furioso per l’affronto subìto ma adesso era il suo turno e gli avrebbe ripagato il favore che aveva osato fargli «Tocca a me e sappi che la pagherai molto cara!»
Controllò le carte che aveva in mano. Due carte trappola e tre mostri oscurità. Dette uno sguardo e si accorse che aveva in mano Zerato, l’Angelo Caduto.
La carta di cui aveva bisogno era lì, nella sua mano.

Adesso posso fartela pagare, brutto pidocchio. Ti darò una lezione che la ricorderai per l’eternità. Anche se dovrò aspettare qualche altro turno, non ha importanza perché presto sarò in grado di evocarlo e ho anche in mente come fare.

Lo guardò, sorridendo «Bene, adesso attivo la carta coperta Maschera del maledetto».
Il ragazzino sbarrò gli occhi.
«Userò questa carta sul tuo mostro più forte in campo, ovvero Cavaliere del Fante» E un inquietante maschera si posizionò sulla faccia del cavaliere.
«Che effetto ha questa carta?»
«Semplice: questa carta ti costringe a perdere a ogni turno cinquecento life points e impedisce al tuo mostro ad attaccare» Prese dalla mano un altro mostro «Poi metto sul terreno di gioco Sentinella Necro in posizione di attacco».

Fu in difficoltà e aveva anche iniziato a perdere life points a causa della maschera e i suoi duemila punti si ridussero ad essere millecinquecento e improvvisamente un altro dolore al petto lo costrinse a tossire e sputò altro sangue. Cadde in ginocchio con il fiato che gli mancava a causa del terribile dolore che avvertiva.
«Oh scusa, forse avrei dovuto dirti che anche la riduzione dei life points richiede il suo prezzo.»
«Sei… sei un mostro…»
Si sentiva malissimo, aveva la testa che gli girava, un sapore disgustoso in bocca. I suoi pantaloni erano macchiati di sangue e se continuava in quelle condizioni, quel mostro non solo lo avrebbe sconfitto ma lo avrebbe anche ucciso e questo non poteva permetterlo. Si rialzò con grande fatica e cercò di mantenere l’equilibrio poco instabile che aveva. Le sue forze gli venivano sempre meno e non sapeva quanto sarebbe potuto resistere.

Dunque…
Cavaliere del fante non può attaccare e Sentinella Necro ha solo seicento punti di attacco. Basterebbe che io spedissi Cavaliere della regina o del re all’attacco, ma perché si è esposto così ad un attacco diretto?
Sa bene che è un facile bersaglio e non credo che sia così sprovveduto da farsi annientare e tra l’altro non ha neanche carte coperte. È una situazione davvero complicata questa. Se quella carta ha degli effetti speciali, finirò per cascare in qualche trappola.
Che cosa devo fare?
se mi rifiuto di attaccare potrei cascare lo stesso in qualche tranello e se attacco la situazione non cambierebbe lo stesso e sono già a meno della metà dei miei punti. 
 
 
***
 
Joey, Tea, Bakura e Tristan stavano camminando sul marciapiede mentre osservavano il tramonto che colorava di arancione il cielo di Domino.
Tristan si appoggiò allo schienale di una panca che si trovava lì «Dobbiamo ammetterlo, Yugi si comporta davvero in maniera assurda. Siamo suoi amici, è naturale che ci preoccupiamo per lui».
Bakura si fermò accanto alla panca ed esclamò «Forse per, il momento, sarebbe meglio lasciarlo un po’ da solo».
«Ma che dici? È da quattro mesi che va avanti così, per me dovremmo insistere di più.»
Tea si sedette accanto a Tristan «Lo so, ma non serve a niente insistere, la sola cosa da fare è aspettare che sia lui a volersi avvicinare a noi».
Poi si rivolse a Joey che stava appoggiato alla ringhiera «Cosa che una certa persona dovrebbe imparare a capire».
Joey non badò alle parole di Tea. Era preso da altri pensieri in quel momento. Yugi gli aveva detto che non poteva capire, ma non era vero perché anche lui stava passando quello che stava passando. Anche lui avvertiva la mancanza del faraone, del resto era stato lui ad insegnare a Joey a non arrendersi davanti le difficoltà, a non cedere mai alla paura, ad andare fino in fondo e a combattere per ciò a cui si teneva. Aveva lasciato ad ognuno di loro un insegnamento ma anche una ferita che era difficile da rimarginare, ma a modo suo, Joey cercava di andare avanti per quanto il faraone gli mancasse, era arrivato a farsene una ragione, a guardare avanti ed era questo che voleva fare capire a Yugi.
«Joey…» La voce di Tea lo riportò alla realtà.
«Sì, ti ho ascoltata Tea e non sono d’accordo» Tutti e tre rimasero a fissarlo e Joey continuò «Yugi ha bisogno di essere spronato, ha bisogno di essere aiutato e se siamo noi a sperare che sia lui a venirci a cercare possiamo stare freschi. Non può farcela da solo e più fa così più sta male e noi dobbiamo aiutarlo, dobbiamo insistere di più e costringerlo a sfogarsi».
Tristan lo ascoltò e si alzò dalla panca per mettersi accanto a lui «Ah sì? e costringerlo come? Prendendolo e riempiendogli la faccia di pugni come hai fatto tu oggi? Guarda che conosco le tue maniere. Prima le scazzottate e poi le urla».
«E allora? Ho perso la testa» Ora era davvero arrabbiato. Aveva esagerato, nessuno poteva metterlo in dubbio, ma aveva reagito allo stremo delle sue forze e della sua sopportazione «La verità è che vedere Yugi in quello stato mi fa male. È il mio migliore amico, una sorta di fratello minore e ho intenzione di aiutarlo in qualsiasi modo possibile».
«Strano, chi lo avrebbe detto che Joseph Wheeler fosse un sentimentale.»
Senza rendersene conto, Tristan finì tra le grinfie di Joey, con una faccia contorta e pronto a strangolarlo «Ah e così non ho sentimenti, eh? Bada a come parli perché posso farti male».
«Allora dobbiamo organizzare qualcosa per domani. Dobbiamo fare tornare il sorriso a Yugi» Asserì tea, entusiasta.
Bakura annuì «Io sono d’accordo. E voi ragazzi?»
Tristan lasciò due schiaffi sulla faccia di Joey per costringerlo a lasciarlo «Anche io ci sto e tu testa di rapa?»
Joey si strofinò la faccia con le mani e disse «Sì, anch’io!»
 
***
 
«Cosa c’è? Hai paura ad attaccarmi? Sappi che ho appena finito il mio turno!»
Non aveva altra scelta, in modo o in un altro avrebbe comunque rischiato qualcosa «Cavaliere della regina… attacca!»
Il mostro partì all’attacco e distrusse Sentinella Necro, che si distrusse in mille schegge. Aknadin sputò altro sangue e stavolta fu lui a cadere in ginocchio. Era stata una mossa rischiosa che lo stava indebolendo, ma era necessaria per attuare il suo piano anche se significava dimezzare le sue energie
«Sposto i miei mostri in difesa e concludo il turno.»
Aknadin, trasformò la sua espressione di dolore in un’espressione di soddisfazione e scoppiò a ridere. Yugi intuì subito che aveva appena collaborato a fare qualcosa di terribilmente dannoso per lui, non era normale che quel tizio ridesse in quel modo «Perché stai ridendo? Cosa c’è’?»
«Ti ringrazio, pidocchio. Hai appena contribuito alla mia trappola!»

Lo sapevo, ho scatenato qualcosa di terribile. 

«Grazie alle tue ultime mosse, mi hai dato la possibilità di poter attuare una strategia che ti distruggerà e pensare che è tutto merito tuo!»
«Che vuoi dire?» Era terrorizzato, aveva un brutto presentimento.
«Con la distruzione di Sentinella Necro, mi hai dato la possibilità di distruggerti e adesso, posso evocare una creatura devastante. Vieni a me Zerato, l’Angelo Caduto.»
Delle lingue di fuoco demoniaco si materializzarono sul terreno e da un bozzolo oscuro, spuntò una creatura devastante, inquietante e potentissima, un mostro che Yugi non aveva mai visto prima d’ora e che sarebbe stata la sua fine «Che mostro è questo?»
«Ti presento Zerato, l’angelo caduto. Un mostro a ben otto stelle ed evocarlo è stato semplice. Mi bastava solo spedire al cimitero quattro carte oscurità per evocarlo.»
«Tu non hai quattro carte oscurità nel tuo cimitero. Ne ho spedito solo due.»
«Ti sbagli. Con distruggi carte mi hai dato la possibilità di distruggerne altre due e grazie alle tue ultime mosse mi hai dato la possibilità di perderne altre due e il tutto è servito a mettere in campo questo mostro.»
Yugi era impressionato. Aveva messo sul campo un mostro con duemila ottocento punti di attacco e nessuno dei suoi mostri era così potente per riuscire a contrastare la sua forza distruttiva.
«Zerato attacca!»
Cavaliere della regina venne distrutto e un dolore terribile, accompagnato da altro sangue, lo paralizzò facendolo cadere in ginocchio.
«Non ho ancora finito. Scartando una carta posso fare attaccare il mio mostro ancora una volta.»
Anche il cavaliere del re venne distrutto e Yugi sputò altro sangue.
«Adesso ne sacrifico un'altra e così anche cavaliere del fante viene distrutto.»
Anche il suo ultimo mostro venne distrutto e Yugi, stavolta, vomitò tutto il sangue che poteva. Crollò a terra, in preda a nausea, mal di testa, con un terribile sapore di sangue in bocca, incapace di reagire e di muoversi.
«Ho concluso, tocca a te.»
Yugi non aveva idea di cosa fare, di come reagire. Era ormai all’estremo delle sue forze non aveva mostri sul terreno e ormai sentiva che non c’era più niente che potesse salvarlo dalla fine. Non aveva più energie per potersi rialzare, neanche un briciolo di forza. Cercò di raggiungere il suo duel disk ma era pietrificato a terra. Non riusciva ad aprire gli occhi, i polmoni gli bruciavano, i muscoli del suo corpo erano intorpiditi, non riusciva neanche a parlare e avvertiva un fastidioso senso di nausea. C’era solo una cosa che poteva fare, ed era arrendersi, ma non era capace neanche di raggiungere il suo duel disck per poterlo ammettere regolarmente, non poteva fare niente se non piangere «Mi dispiace, Atem. Non ce l’ho fatta».

 
Aknadim guardava il ragazzino a terra, privo di forza e in una possa di sangue. Era riuscito a compiere il volere del suo padrone, aveva sconfitto il mortale. Improvvisamente, una voce si mise in contatto con lui «La sua vita, prendila!»
Era lo spirito che lo aveva spedito lì «Padrone…»
«Aknadim, uccidilo svelto!»
Annuì e s’incamminò verso il ragazzino, dalla sua mano evocò una sfera oscura, pronto a scagliargliela contro.

Yugi aprì lentamente gli occhi, per quanto potesse farlo e vide delle immagini sfocate, ma riconobbe il duellante che si stava avvicinando verso di lui con dei poteri oscuri in mano. Ormai aveva capito, per lui era finita e nessuno lo avrebbe aiutato.

Era pronto a scagliargli contro la sfera oscura e a risucchiare la sua vita, ma una luce accecante, lo costrinse a indietreggiare e a coprirsi gli occhi «No, non è possibile».

Non capiva più niente, tranne qualcosa, a mala piena riuscì a percepire di essere tra le braccia di qualcuno, non riusciva a capire chi fosse, il mal di testa e la nausea gli offuscavano la vista. La sola cosa che sentiva era che di quella presenza poteva fidarsi. Improvvisamente, tutto iniziò a girare intorno a lui, le immagini si oscurarono e tutto intorno a lui si fece buio.

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Capitolo 2
*** Il ritorno di Atem ***


Yugi aprì gli occhi lentamente. Aveva la testa che gli martellava, gli occhi che gli facevano male, il petto che gli bruciava e un disgustoso sapore amaro in bocca. Si guardò in torno cercando di capire dove fosse e riconobbe il soffitto della sua stanza, illuminato dalla luce notturna.

Ma come faccio ad essere nella mia stanza?!
 
Cercò di alzarsi a mezzo letto ma ogni parte del suo corpo gli faceva male, aveva i muscoli indolenziti e ogni movimento era una tortura ma riuscì comunque a sedersi e si accorse che non portava i vestiti ma il suo pigiama.

Ma come faccio ad avere addosso il pigiama?

Dette uno sguardo in giro e notò che il suo duel disk era stato messo sotto carica e che il deck era stato riposto in maniera corretta dentro la custodia in pelle posta sul comodino. Non aveva idea di cosa fosse accaduto dopo lo scontro, ma su una cosa era certa, suo nonno era un vero disastro con la tecnologia ed era già tanto che sapesse come accendere e far funzionare un duel disk ma per quanto riguardava cavi e fili, non ne combinava una giusta. C’era qualcosa di strano in quella situazione, qualcosa che non gli quadrava e tutto partiva dalla presenza misteriosa che lo aveva soccorso. Ricordava il duello, lo spirito, il sangue, la presenza e poi tutto ciò che era successo dopo era un mistero a cui non trovava risposta ma forse il nonno sapeva chi era stato ad aiutarlo.
Scostò le coperte e cercò di alzarsi ma una volta in piedi, una vertigine lo fece barcollare e andò a sbattere contro il comodino che si spostò con un rumore stridulo e fastidioso che gli causò un gran mal di testa. La stanza iniziò a girare e improvvisamente perse l’equilibrio, non era più in grado di rialzarsi, le orecchie gli fischiarono, gli occhi gli si fecero pesanti e non capì più niente.
Yugi sentiva una voce lontana che lo stava chiamando ma i suoi sensi erano tutti scombussolati per capire inizialmente chi fosse. Cercò di aprire gli occhi e a poco a poco iniziò a vedere qualcosa, un volto a lui familiare anche se non riusciva a mettere bene a fuoco.
«Yugi … Yugi, coraggio apri gli occhi …»
Lentamente aprì gli occhi e le immagini iniziarono a diventare più nitide e improvvisamente capì chi c’era davanti a lui. I suoi occhi diventarono lucidi, sentiva le lacrime che iniziavano a pungergli gli occhi perché davanti a lui c’era proprio lui, c’era il faraone, in carne ed ossa.
«A…Atem…»
«Sì, Yugi. Sono io.»
Cercò di alzarsi facendo leva sui gomiti per sedersi ma ogni tentativo di sollevarsi gli faceva venire la nausea allo stomaco e la testa riprendeva a girare.
«No Yugi, sdraiati non sei in grado di muoverti» Puntò le mani sulle sue spalle, ma riuscì ad opporre resistenza e si buttò tra le sue braccia iniziando a piangere «Va tutto bene, Yugi. È finita adesso».
Non poteva proprio credere che fosse tutto vero, che fosse lì, nella sua stanza, con lui, in carne ed ossa e la cosa lo faceva ridere e piangere allo stesso tempo.
Aveva sperato tante volte che accadesse, che tornasse sulla terra, che fosse di nuovo al suo fianco come prima, alle volte si svegliava e pensava di trovarlo seduto sul suo letto. con la testa chissà dove o seduto alla scrivania del computer. Altre volte invece si svegliava nel cuore della notte sperando di essere finito nel puzzle del millennio per poter andare da lui ma poi tornava con la mente alla realtà, rendendosi conto che il faraone non c’era più e che anche il puzzle era nel posto giusto per lui, sotto terra, fra macerie e sabbia, sprofondato nel sottosuolo con gli altri oggetti del millennio e così perdeva il sonno e ricominciava a piangere.
Ma adesso, vedere di nuovo il faraone, con lui, nella sua stanza, gli riempiva il cuore di gioia perché era tutto quello che voleva, riavere al suo fianco la persona che per tre anni gli aveva fatto da angelo custode, da amico, da fratello maggiore.
«Mi sei mancato, Atem.»
«Anche tu, Yugi. Anche tu mi sei mancato.»
 
Mentre lo abbracciava, si sentì finalmente molto meglio rispetto a quando lo aveva trovato, in quelle condizioni, nel regno delle ombre. Aveva avvertito, per la prima volta, il gelo del terrore nel formulare la terribile idea che Yugi potesse essere morto. Aveva passato quattro mesi a vegliare su di lui, ad osservarlo ogni giorno e aveva sempre desiderato tornare da lui, anche per un giorno, rivedere i suoi amici, rivedere il nonno, ma le leggi dell’oltretomba erano chiare. Gli spiriti non potevano più tornare sulla terra perché avevano concluso il loro compito mortale e la sola cosa che spettava loro era la pace eterna.
All’inizio era ciò che aveva voluto, ciò che voleva da quando aveva ritrovato la sua memoria, ma dire addio ai suoi amici , dire addio a Yugi, che considerava come un fratello minore, dire addio al nonno, era stata la cosa più difficile che avesse mai dovuto fare, e in fondo si domandava se era ciò che aveva sempre voluto era proprio quello, se lasciare la terra era ciò che più voleva al mondo ma non c’era stata altra scelta, era il suo destino.

Domino City era immersa ormai nel buio della notte, le luci dei palazzi sembravano delle lucciole colorate e le strade erano completamente deserte. Una luce abbagliante apparve da un vicolo di una delle strade della città. Atem attraversò il portale in fretta, apparendo sul ciglio del marciapiede, il suo aspetto, da quello di uno spirito, si tramutò in un vero e proprio corpo umano.
I suoi vestiti, da quelli di un faraone, mutarono in jeans, scarpe di ginnastica, maglia nera a maniche lunghe e giacca a maniche corte e anche la sua pelle, da scura, divenne più chiara.
Ma non era neanche quello che lo sorprendeva. C’era qualcosa dentro il suo petto che gli aveva tolto il fiato, che finalmente riusciva a percepire. Un battito intenso, quello del suo cuore.
 Era tornato in vita.
Da quanto non lo percepiva più?
Sorrise ma solo quando una folata di vento gli batté sulla faccia si ricordò che cosa si trovava a fare lì.
Yugi.
Si mise a correre, cercando di raggiungere il più in fretta possibile il luogo dove avvertiva la presenza oscura che lo stava minacciando. Sentiva che il pericolo si faceva sempre più vicino. Ormai conosceva benissimo tutte le strade e scorciatoie di Domino e in breve tempo arrivò nel luogo dove l’energia oscura era più forte, il parco di Domino.
Sbarrò gli occhi.
 Una cupola oscura si ergeva davanti i suoi occhi, la cupola del regno delle ombre. Qualcuno stava svolgendo un gioco delle ombre contro Yugi.
«No, Yugi!»
Il simbolo del millennio apparve sulla sua fronte e una luce abbagliante, aprì uno squarcio nella cupola. Con un balzo, saltò dentro lo squarcio e si trovò davanti una scena raccapricciante:
Yugi a terra, con gli abiti e la bocca sporchi di sangue, i suoi life points quasi finiti e davanti a lui c’era uno spirito maligno, in possesso di un corpo mortale.
Non gli importava dello spirito in quel momento, ma solo di Yugi. Si avvicinò in fretta a lui e lo prese tra le braccia. Aveva il viso pallido, gli occhi circondati da occhiaie nere.
«Yugi. Yugi ti scongiuro, apri gli occhi» Niente, non gli rispondeva. Pregò tutti gli dei che conosceva che Yugi fosse ancora vivo. 
Gli sollevò la testa e avvicinò alla sua bocca la mano. Respirava, lentamente ma respirava. Alzò lo sguardo verso quell’uomo, ma era sparito, non c’era più, o per lo meno lo spirito perché a terra era rimasto solo il cadavere dell’uomo.
Lo sollevò tra le braccia «Va tutto bene. Ci sono io con te».

 
Yugi aveva smesso di piangere ma non voleva allontanarsi da lui, per la prima volta avevano un vero e proprio contatto fisico, diverso quelli che avevano avuto in passato quando condividevano lo stesso corpo, la stessa mente. Si trattava solo di una semplice percezione, un contatto minimo appena percettibile, nient’altro. Adesso era diverso, lui e Atem erano due spiriti separati, due corpi separati e per la prima volta il loro contatto era reale. Però aveva bisogno di spiegazioni, di sapere come aveva fatto a sapere che era in pericolo e soprattutto come aveva fatto a tornare in vita e perché era vestito con abiti normali e non con i vestiti da faraone. Sollevò lo sguardo verso di lui per guardarlo. Ora che ci faceva caso, anche la sua pelle era più chiara, era come la sua «Come hai fatto a tornare in vita?»
Il faraone lo guardò e sorrise «Mi è stato concesso di poter tornare in vita per un po’, Yugi, per poterti aiutare».
«Vuol dire che sapevi che ero in pericolo? Come?»
«Una forza malvagia aveva causato un’onda di energia negativa. Ho subito pensato che stesse per accadere qualcosa e ho avuto la possibilità di tornare in vita per un po’, per venirti a cercare. Avevo paura che, chiunque fosse, potesse cercarti e farti del male.»
«Credevo che agli spiriti fosse proibito varcare il mondo dei vivi, soprattutto se avevano ottenuto la pace. In fondo era a questo che era servito il nostro duello no? Per darti la possibilità di essere in pace» Improvvisamente s’intristì “Per la tua libertà.»
«Sì, è vero era servito alla mia libertà, e devo ringraziare te per avermi dato la possibilità di poter raggiungere i miei amici e la mia famiglia. Ma le leggi non valgono quanto la tua vita, credimi.»
Spalancò gli occhi, lo guardò. Voleva dire che aveva violato le leggi dell’oltretomba per andare a salvare lui?!
Era fuggito per cercarlo?!
Allora non si era dimenticato di lui come temeva che fosse accaduto, non lo aveva messo da parte, aveva continuato a vegliare su di lui, a fargli da spalla e lui che credeva che il loro legame, che la loro amicizia si era spezzata per sempre, che quell’addio fosse definitivo «Allora…Allora non mi avevi dimenticato».
«Certo che no Yugi. Come avrei potuto farlo. Tu sei importante per me.»
Scoppiò a ridere per la felicità, gli si lanciò contro per la seconda volta e finirono entrambi sul materasso, ma neanche gli importava «Non hai idea di come sono contento che tu sia qui e sai una cosa?».
«Cosa?»
«Ti trovo meglio con i vestiti da ventunesimo secolo che con quella roba antica.»
«Grazie.»
 
Tutti e due scoppiarono a ridere, ma a differenza sua, che rideva per la felicità ed era una vera e propria risata di gioia e di allegria, quella di Atem era una risata forzata, quasi obbligatoria. La verità era che non era tornato solo per lui, c’era qualcosa in tutta quella storia, qualcosa che non gli piaceva. Uno spirito misterioso che attaccava Yugi, spingendolo quasi alla morte, per di più uno spirito in possesso della magia delle ombre, non era stata una coincidenza ed era pronto a scommettere che non era neanche lui la forza oscura che aveva percepito, c’era qualcosa sotto, qualcosa di più terrificante e minaccioso, qualcosa che poteva coinvolgere non solo Yugi ma tutto il mondo.
Qualcosa stava per abbattersi sulla Terra, qualcosa di grosso che avrebbe condannato tutto e tutti alla fine, ma come poteva dire a Yugi che, forse, il mondo era in pericolo, che c’erano forze in movimento fuori da ogni immaginazione. Non si sentiva per niente tranquillo ma per il momento, voleva solo vedere Yugi felice, alle minacce ci avrebbe pensato in un secondo momento.

 
Yugi era felicissimo, rideva come uno stupido, non riusciva a trattenersi. Il suo migliore amico era tornato, gli aveva detto che non lo aveva dimenticato, e non aveva parlato di minacce catastrofiche e di salvezza del mondo, il che era una cosa rara visto ciò che avevano passato.
Fino al giorno prima, i suoi unici ricordi di lui erano stati la medaglietta con i geroglifici e il suo deck, e invece, adesso, il faraone era lì con lui per davvero.
Improvvisamente ebbe un sussulto.

La medaglietta e il deck, ma perché non ci ho pensato subito, devo restituirglieli.

«A proposito!» Si alzò di botta e scese subito dal letto. Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori la medaglietta e poi aprì la custodia e prese il deck del faraone e tornò da lui «Questi sono tuoi».
Il faraone guardò gli oggetti che aveva in mano «La medaglietta con il mio nome e il mio deck? Ma Yugi…»
«La medaglietta porta i geroglifici con il tuo nome, ricordi? Tea l’aveva presa per inciderci sopra il tuo nome in modo che non te lo dimenticassi più. Questi geroglifici ci hanno fatto penare, lo sai? Mentre il deck…beh non c’è molto da dire. È tuo, lo hai messo insieme tu il giorno della nostra battaglia. Al suo interno ci sono tutti i mostri più forti e rari del Duel Monsters, divinità egizie comprese, e appartiene a te, è il tuo deck e come tale devi riaverlo.»
Atem prese solo la medaglietta che s’infilò in tasca, ma respinse il deck «Yugi, queste carte le ho date a te. È il deck che più meriti. Sei il Re Dei Giochi, questo è il deck di un campione, tu!»
 
Aveva costruito quel deck per affrontare la battaglia cerimoniale, e se c’era un solo duellante degno di averlo, quello era Yugi. Sarebbe servito più a lui, specie per quello che, era sicuro, si sarebbe abbattuto presto sulla terra.
«No!» Yugi lo guardava con un’aria decisa, di chi non voleva smuoversi dalle sue idee e dalle sue scelte «Ho detto che è il tuo deck e devi riaverlo. Tieni!»
Glielo porse e il suo tono non ammetteva repliche di nessun genere. Per la prima volta vedeva Yugi prendere posizione e impartire ordini. Non sapeva se scoppiare a ridere o se avere paura di quello sguardo che gli stava lanciando. Non potendo fare altro, prese il deck e disse «Va bene, lo prendo».
Yugi annuì.

 
Il nonno guardava fuori dalla porta quella scena con le lacrime agli occhi. per la prima volta dopo quattro mesi, vedeva Yugi di nuovo sorridente, allegro, felice e tutto grazie al ritorno di Atem. Era la seconda volta che vedeva il faraone in carne ed ossa al fianco di suo nipote, aveva visto già una scena simile ma quella era un’altra cosa, era la battaglia cerimoniale, questa invece era tutta un’altra cosa. Ormai si era affezionato anche lui al faraone, era il suo secondo nipote, non solo perché gli aveva salvato la vita, quella volta nella tomba, quando sessanta anni prima era entrato nella tomba e aveva trovato il puzzle, ma anche perché la sua presenza nella vita di Yugi e nella sua era diventata costante. Gli estranei potevano non aver mai colto la differenza tra i due spiriti, ma lui l’aveva visto nascere e crescere, lo conosceva benissimo.
Era un ragazzino di quattordici anni, dai grandi occhi color ametista, una semplice frangia bionda, un carattere buono, dolce, gentile, timido e altruista.
Il faraone invece era completamente diverso, aveva l’aspetto di un diciottenne, era più alto, i capelli erano frangiati di biondo, gli occhi erano più sottili, era testardo, coraggioso, a tratti anche arrogante, aveva la capacità di studiare una persona e di metterla in soggezione anche se era la prima volta che la vedeva e di certo sono state queste sue caratteristiche a salvare Yugi da ogni pericolo, a portare il suo nipotino a casa sano e salvo, proprio come era appena successo.

 
Yugi non era tornato a casa e ormai era decisamente tardi. Era pronto ad andare subito a cercarlo, anche se doveva girare per l’intera Domino per tutta la notte. Prese le chiavi e aprì di corsa la porta trovandosi davanti una scena che non avrebbe mai immaginato di vedere.
Yugi, svenuto, con gli abiti macchiati di sangue, tra le braccia del faraone. 
«Yugi, nipotino mio.»

 
Gli attimi di terrore che aveva provato in quell’istante, erano stati indescrivibili e chissà cosa sarebbe potuto accadere se il faraone non gli avesse riportato Yugi a casa. Ma ora era tutto finito, si era ripreso e il faraone era di nuovo sulla terra. anche se doveva ammettere che c’era qualcosa che non gli quadrava. Aveva fatto degli studi molto approfonditi sulla cultura egizia e sui rituali che compivano, del resto era stato un archeologo, e sapeva che una volta varcato il mondo degli spiriti, non era possibile tornare sulla terra. Ma allora perché il faraone era tornato?
Cosa c’era sotto a quell’attacco a Yugi?
Quando gli aveva detto che Yugi era stato attaccato da uno spirito del regno delle ombre, aveva intuito subito che qualcosa non andava, che c’era qualche imminente pericolo nei paraggi, e il fatto che il faraone era stato schivo al riguardo la diceva lunga. Che la ragione del suo ritorno era legata a qualche minaccia?
Che Yugi fosse stato solo l’inizio di qualcosa di più grave?
Se era così, il faraone doveva saperlo per forza.
Scosse la testa per cacciare quei pensieri dalla sua mente.
Non era il momento di pensare alle catastrofi apocalittiche, ma solo il momento di occuparsi del faraone per trovargli un posto dove dormire.
«Va bene, adesso è il momento di dormire.»
«Va bene!»
 
Tutti e due risposero in coro e il faraone si alzò dal letto «Buona notte Yugi».
Il nonno si era già allontanato e anche il faraone stava per andare, ma non poteva dormire senza prima avere la certezza che tutto era a posto. Non sapeva spiegarselo ma aveva bisogno della certezza che il ritorno del faraone fosse dettato solo dalla preoccupazione per lui e che non ci fosse qualcosa che il faraone non gli aveva ancora detto.
Sentiva il bisogno di sapere che nessuna minaccia stava per abbattersi sulla terra e forse c’era un modo per saperlo con precisione. Da quando si era svegliato, Atem non gli aveva detto cosa fosse accaduto allo spirito. Per tanto, se davvero era tutto finito, lo spirito non si sarebbe più fatto vivo il che voleva significare che Atem doveva averlo scacciato.
«Aspetta.»
Il faraone si fermò e si girò verso di lui «Cosa c’è?»
«Che fine ha fatto lo spirito malvagio che mi ha attaccato? Lo hai sconfitto o è fuggito?»

Se abbocca, avrò la risposta.

Eccola, la domanda che non voleva sentirsi fare, quella sullo spirito.
Che cosa poteva dirgli?!
Che era fuggito?
Che forse avrebbe attaccato ancora?
Che la terra era in pericolo?
Non voleva dirgli che la ragione del suo ritorno era stata dettata anche dalla minaccia che si stava abbattendo sulla Terra. Yugi aveva sempre detestato condurre duelli solo per fermare i folli progetti di spiriti maligni in cerca di vendetta nei suoi confronti, gente che, in un modo o nell’altro, erano coinvolti con il passato, con segreti non svelati, con intenti di vendetta.
Amava il Duel Monsters e lo considerava un mezzo per divertirsi e fare nuove amicizie oltre che affrontare nuove sfide, non uno strumento per i giochi delle ombre. Se solo gli oggetti del millennio non fossero stati creati, la corte sacra non avrebbe mai usato il loro potere per esorcizzare i ka delle persone e creare veri e propri mostri da usare come strumento per combattere. Era stato stabilito che quelle tavole dovessero rimanere segrete, che mai nessuno, nei secoli avvenire, avrebbe dovuto mettere le mani su di esse, ma per pura ironia del destino, Pegasus le trovò e dette di nuovo vita ai Giochi delle Ombre, risvegliando forze che erano rimaste sepolte per millenni sotto la sabbia del deserto. E i soli responsabili di tutto questo erano stati proprio loro, gli egiziani.
Quei mostri non dovevano esistere, ma ormai il danno era stato fatto e il Duel Monsters, da gioco di strategia, si era trasformato in uno strumento per distruggere vite innocenti il mondo intero. Se Yugi avesse saputo la verità, non lo avrebbe mai perdonato e, in fondo, non poteva e non doveva coinvolgerlo di nuovo. Sarebbe stato meglio per tutti se Yugi non avesse saputo la verità e il solo modo per impedirlo, era mentire «È stato sconfitto. Mentre tu eri svenuto, ho concluso il tuo duello vincendo lo scontro e lo spirito ha abbandonato la Terra».
Sperava che Yugi ci credesse. Di certo, come scusa, era parecchio improvvisata, ma era l’unica che poteva dirgli e poteva che essere plausibile, del resto era svenuto, ma l’espressione di Yugi sembrava dubitare parecchio di quello che gli aveva detto.
Doveva subito convincerlo che tutto era a posto «Yugi, lo so che temi che ci sia qualche catastrofe che si sta per abbattere sulla Terra, ma credimi che non è così. quello era uno spirito in cerca di vendetta contro di me, per questo ti ha attaccato, ma è finita. Lo sai che io non permetterti mai a nessuno di farti del male».
«Lo so…»
«Credimi, è tutto a posto.»

Yugi si tranquillizzò, nessuna catastrofe in vista. Però, se era davvero così, voleva dire che sarebbe andato via di nuovo e questo non poteva accettarlo «Ma allora, se è tutto a posto, vuol dire che andrai di nuovo via?! Che tornerai nell’oltretomba?»
«Yugi,» gli posò le mani sulle spalle «non me ne andrò via, stavolta resterò».
Yugi, fuori di sé dalla gioia, gli saltò addosso «Evviva!»



 ***
 

Aknadin era tornato nel regno delle ombre dopo l’arrivo di Atem. Lo spirito lo aveva richiamato nel regno delle ombre nel momento in cui il faraone fece la sua apparizione e Aknadin temeva che lo spirito si fosse adirato perché non era riuscito a uccidere quel ragazzino «Non ho potuto uccidere il mortale, l’arrivo di Atem non era stato previsto».
Lo spirito misterioso scoppiò a ridere «Ti sbagli, lo era».
Il sacerdote alzò lo sguardo di scatto.
Voleva dire che lo aveva preso in giro?
Che era stato tutto calcolato fin da subito e che lui c’era cascato in pieno?
«Come sarebbe?!» Sentì la rabbia montare «Tu lo sapevi? Sapevi che Atem sarebbe tornato, quindi Yugi era l’esca per farlo tornare sulla Terra?»
«Esatto! Volevo che Atem tornasse e in fondo era ciò che volevi anche tu, no? Che ci fosse un modo per poterti vendicare di lui, per tutto ciò che lui e la sua famiglia ti hanno fatto passare.»
«Ma perché?»
«Perché il mio piano non può funzionare senza Atem, stupido.»

Ora è solo questione di tempo, il ritorno del faraone è stato solo l’inizio del gioco. Adesso, non devo fare altro che aspettare.

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Capitolo 3
*** Vecchi rivali - parte 1 ***


Il faraone aveva dormito sul divano del salotto. Era l’unico posto dove poteva sistemarsi per il momento, visto che il suo ritorno non era stato previsto da nessuno. Aveva dormito male, il pensiero di mentire a Yugi per il suo bene non lo aveva fatto dormire bene e aveva passato una notte bruttissima. Voleva bene a Yugi, e tenerlo fuori da ogni pericolo era la cosa che più voleva al mondo, se gli fosse successo qualcosa per colpa sua, non se lo sarebbe mai perdonato. Tutti quei pensieri, ormai gli avevano fatto perdere il sonno e decise di alzarsi. Raggiunse la cucina, dove il nonno stava facendo la colazione «Buon giorno».
«Buon giorno. Dormito bene?»
«Sì, grazie» Si guardò intorno, di Yugi non c’era la minima traccia «Yugi dorme ancora?»
«Purtroppo sì» Non c’era alcun sorriso sul volto del nonno, il che fu alquanto curioso. Lo guardò ed era preoccupato «C’è una cosa che devo sapere».
«Cosa?»
Il nonno prese un bel respiro e si avvicinò guardandolo dritto negli occhi con un’espressione seria e decisa «Qual è il vero motivo del tuo ritorno?»
Atem lo guardò con gli occhi sbarrati. Come aveva fatto a capirlo, non era un mistero, in fondo da parte del nonno se lo aspettava, aveva visto il suo sguardo preoccupato mentre gli raccontava di come aveva salvato Yugi, stando ovviamente attento a non dire più di quanto dovesse, e quindi era ovvio che qualcosa l’avesse intuita e di certo se lo aspettava che il nonno alla fine gli chiedesse spiegazioni «Sì è vero. Ma non devi….»
«Diglielo!» Esclamò, implorandolo con lo sguardo «Ti prego dì a Yugi la verità, è giusto che lo sappia».
«No, non posso.»
Il nonno gli mise le mani sulle spalle, per quanto gli venisse difficile visto che era sicuramente più alto di lui «Ascolta, la maggior parte dei nemici affrontati sono stati quasi tutti individui che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con te. Che siano guardiani di tombe, spiriti in cerca di vendetta o gente che conosce il segreto del tuo popolo, ti prego solo di non nascondere a Yugi la verità. Credimi, è molto meglio se glielo dici subito».
«E metterlo in pericolo!? Vuoi che metta in pericolo tuo nipote?!» Non ci poteva credere, il nonno voleva che Yugi venisse coinvolto ancora una volta in battaglie in cui non aveva niente a che fare e che, per pura ironia del destino, finiva sempre per essere messo nel mezzo. Quello non era un mondo in cui Yugi doveva mettere piede e suo nonno voleva invece che venisse coinvolto.
«Certo che no, ma non voglio neanche che tu lo prenda in giro. Lo sai che è molto affezionato a te e tu sai anche qual è il motivo.»
Il faraone sospirò «Certo, che sono il suo migliore amico».
Il nonno, tuttavia, spalancò gli occhi «Non te lo ha detto?!»
«Detto che cosa?»
Il nonno, prima trasalì e poi scosse la testa, con un sorriso «Niente, non farci caso. Fammi un favore, sveglia Yugi».
E senza dire altro, scese di sotto andando via.
Atem rimase in cucina ad ascoltare il rumore del portone di casa che si apriva e poi chiudeva e ne fu alquanto stranito da quella curiosa domanda. Continuò ad esserlo anche quando cominciò a salire le scale che conducevano al piano superiore. Aveva fatto una faccia sorpresa come se la risposta che si aspettava non era quella che gli aveva dato, come se ci fosse qualcosa che era convinto che Yugi gli avesse detto ma che invece gli aveva nascosto da sempre e lui non riusciva a capire cosa potesse essere.
Aprì lentamente la porta della stanza e si avvicinò al letto. Metà della sua faccia era sepolta sotto al lenzuolo, respirava pesantemente il ché voleva dire che non aveva sentito niente.
Si sedette sul bordo del letto accanto a lui.
Nonostante tutto, sentiva che il nonno aveva ragione, mentire non era la strada giusta ma neanche coinvolgere di nuovo Yugi in qualcosa di estremamente pericoloso che poteva mettere la sua vita a repentaglio. Già troppe volte lo aveva sacrificato, durante il duello finale della Città dei Duelli, quando la seconda personalità di Marik aveva prelevato lo spirito di Yugi dal puzzle minacciando di distruggere il suo spirito pezzo per pezzo e poi con la questione dell’Oricalcos, quando, per colpa della rabbia e della frustrazione, aveva giocato il sigillo e lasciato che la vita di Yugi venisse risucchiata da Leviatan e infine tutti i Giochi delle Ombre fatti in passato.
Ogni volta che qualche spirito o seguace di qualcuno voleva sconfiggerlo a duello, sapeva che Yugi era pronto a prendere il suo posto e a sacrificarsi per lui e stavolta il faraone non poteva permetterselo, stavolta sarebbe stato fuori dai giochi, avrebbe condotto la sua vita normale, senza preoccuparsi di salvare il mondo. Tutta via c’era ancora quella questione su quel piccolo discorso fatto dal nonno che lo tormentava. Doveva ammettere che c’erano molte cose che non sapeva su Yugi. Parte del suo passato risalente a prima che completasse il puzzle e lo risvegliasse per lui era un mistero, neanche Yugi gli aveva mai parlato della sua infanzia o gli avesse accennato qualcosa.
Condividendo lo stesso corpo, a volte, era stato tentato di intrufolarsi nella sua mente e di scrutare i suoi ricordi, ma sapeva che non era giusto e che se voleva condividere qualsiasi cosa con lui, doveva essere Yugi a farsi avanti.
«Lo sai che non è corretto dare fastidio a chi dorme?»
La voce di Yugi, ancora impastata dal sonno, lo distolse dai suoi pensieri. Evidentemente doveva averlo svegliato quando era entrato nella stanza da letto «Scusa, ma ero venuto proprio per svegliarti.»
«Sì certo» Si girò dall’altra parte del letto con un tonfo che fece muovere il letto «Mi alzo tra dieci munito, ok?»
Ma Atem, decise di fare a modo suo. Gli tolse il lenzuolo dal corpo, scoprendolo «Avanti, alzati!»
In risposta, Yugi afferrò il cuscino e glielo lanciò in faccia «Ma, sei impazzito?»
«Il nonno ti vuole in piedi, muoviti!»
La risposta di Yugi fu uno sbuffo seccato.



***
 
Il nonno stava spazzando il marciapiede davanti all’ingresso del negozio, ma non era per niente allegro. La sua testa era parecchio confusa. Sembrava che il faraone non conoscesse tutta la storia di Yugi il che lo aveva sorpreso non poco, conosceva bene il legame che c’era tra di loro, conosceva il loro segreto sullo scambio di corpo. Sapeva che quando Yugi sembrava parlare da solo in realtà parlava con il faraone.
Sapeva che quando lui era già a letto, passava tutta la notte a discutere con Atem su determinate cose che stavano succedendo ed era stato così che aveva scoperto della questione di Marik, della storia degli Oggetti del Millennio e del faraone. Dell’Oricalcos e di Leviatan e della missione in Egitto quando Yugi doveva recarsi lì, depositare le carte egizie sulla stele e lasciare che il faraone recuperasse la memoria per poi andare via.
Ed era stato durante la notte che precedeva la battaglia che aveva capito quanto Yugi si fosse affezionato al faraone.

 
Yugi stava selezionando le carte che sarebbero diventate il suo deck per la battaglia dell’indomani, quando avrebbe dovuto combattere contro il faraone. Sapeva che non doveva disturbarlo, ma doveva sapere se stava bene «Yugi…»
«Nonno.»
Vedeva centinaia di carte sul tavolo della cabina, carte che conosceva, ma anche carte che non aveva mai visto, evidentemente aggiunte da Yugi stesso «Volevo sapere come stai». 
«Bene, grazie.»
Non era vero, vedeva il suo sguardo spento, gli occhi circondati da profonde occhiaie dovute alla stanchezza. Prese una sedia e si sedette accanto a lui «Yugi, non devi prendermi in giro, sono tuo nonno».
«Sì, lo so. Però non è il momento, il faraone potrebbe ascoltare e poi devo fare in fretta a sistemare le carte.»
Gli tolse dalle mani la carta che aveva preso, gli tolse dalla testa il puzzle del millennio mettendolo a debita distanza, in modo che il faraone non avesse contatti con Yugi e non potesse interagire con la sua mente.
Lo guardava con un’espressione spenta, gli occhi lucidi, il respiro affannato. Solomon gli mise una mano sulla spalla e, come aveva immaginato, Yugi scoppiò a piangere tra le sue braccia «Non voglio che il faraone se ne vada via, non voglio affrontarlo in duello, non voglio vincere io».
Lo abbracciò con le forze che aveva «Allora diglielo. Digli che non vuoi affrontarlo».
«Non posso, devo farlo per forza io e ho paura» Continuava a piangere, e il suo pianto, i suoi singhiozzi andavano sempre ad aumentare. Non riusciva a farlo calmare, a farlo smettere di piangere «Io non voglio vederlo andare via, non tornerà più se vinco e non voglio essere di nuovo solo, non voglio perdere anche lui».
«Yugi, ma tu non glielo hai mai detto il motivo del perché gli sei così affezionato? Non gli hai mai parlato di niente?»
Yugi scosse la testa.
«Perché?»
«Perché non volevo dirglielo, quando ci penso mi sento male.»
Gli asciugò le lacrime con il suo fazzoletto «Tu sei sempre stato male, devi dirglielo adesso che ne hai la possibilità».
«E perché? cambierebbe qualcosa? Lo farà restare qui?»
«Non lo so, ma niente è impossibile.»
Yugi annuì asciugandosi le lacrime e cercando di calmare il suo respiro irregolare che gli faceva mancare l’aria sebbene tutto ciò non fosse servito a niente.

 
Credeva che Yugi lo avesse fatto, gli avesse raccontato quella storia e gli avesse fatto capire che il faraone per Yugi era più di un amico ma adesso capiva che non l’aveva fatto. Non aveva avuto il coraggio di dirglielo forse perché il desiderio di aiutare il faraone era più forte, forse perché sapeva che era giusto che lasciasse la terra per andare da tutti coloro che lo aspettavano da millenni o forse perché sperava di perdere il duello cerimoniale e costringere il faraone a restare con lui sulla terra. non sapeva quale fosse stato il motivo ma sapeva solo una cosa, che il faraone doveva saperlo in modo da poter capire bene quale grande dolore si celava dentro il cuore di Yugi e cosa significava lui per suo nipote.
«Buon giorno» Joey arrivò dal nulla, con il fiatone alle stelle, piegato sulle ginocchia per riuscire a
prendere fiato.
«Buon giorno, Joey. Hai bisogno di un bicchiere d’acqua?»
«No sto bene, grazie» Si sollevò e respirò a pieni polmoni «Bene. Yugi è in casa?»
«Sì Joey, però…»
Non gli diede neanche il tempo di parlare che scattò dentro il negozio e aprì la porta che dava sul corridoio.
 
 
***
 
 
L’apertura improvvisa della porta fece spaventare il povero Yugi, la cui tazza cadde dentro il lavandino in acciaio. E la stessa reazione la ebbe anche Atem, che si voltò verso la porta in questione con il cuore in gola e si trovò davanti un paralizzato Joey, a bocca aperta e che guardava lui e il ragazzino con gli occhi sgranati.
Il silenzio che si generò fu tale da causare un po' d’imbarazzo collettivo, soprattutto perché quello sguardo vago era rivolto soprattutto a lui. Si alzò dalla sedia per dire qualcosa.
«Fa- faraone.»
«Joey…»
«FARAONE!» Gli finì addosso con il rischio di farlo cadere, per fortuna non perse l’equilibrio ma quelle braccia quasi lo soffocarono «Sei proprio tu, non ci credo che sei tornato».
«Sì, sono tornato» Faceva un po’ di fatica a respirare, ma in fondo era contento. Uno dei suoi migliori amici era lì e aveva la possibilità di rincontrarlo «Mi sei mancato, Joey».
Si allontanò per guardarlo «Ma che cavolo ti è successo? Sei tornato in vita? e dove cavolo ti sei procurato questi vestiti? E sei anche più alto dell’ultima volta, ma lo sapevo che la colpa era dell’altezza di Yugi».
Anche gli altri arrivarono, come Joey furono sul punto di svenire e il silenzio che si generò, della durata di qualche secondo, scoppiò quando il coro urlò il suo nome, quasi volesse spaccargli i timpani. Corsero tutti verso di lui e Tristan, stampò la mano sulla fronte di Joey, staccandolo da lui e facendolo cadere all’indietro con le gambe all’aria e, come Joey, lo abbracciò anche lui «Vieni qui!»
«Ciao, Tristan.»
Dopo che anche luisi allontanò, fu il turno di Bakura «Ciao, Faraone».
«Ciao, Bakura. Come stai?»
«Oh, bene. Senza anelli del millennio e spiriti, molto meglio di prima è sicuro.»
«Ehi, faraone» Anche Duke abbracciò il ragazzo contento di rivederlo.
«Ciao, Duke.»

L’unica che era rimasta indietro al gruppo era solo Tea. Rivedere il faraone le aveva causato una sensazione strana. Sentiva un calore che dal petto si propagava in tutto il corpo ed era anche consapevole di avere le guance arrossate. Atem era circondato dai ragazzi mentre lei era rimasta a debita distanza, mille pensieri le frullavano in testa e il suo cuore, dopo un primo istante in cui aveva mancato un battito, palpitava all’impazzata.
Ricordava ancora il dolore che aveva provato alla sua partenza, in cuor suo aveva sperato e pregato che Yugi perdesse il duello in modo che Atem restasse sulla terra. aveva sperato tanto in un suo ritorno, lo aveva immaginato e poi sognato ogni singola sera dalla sua partenza ed ora che era accaduto non sapeva come comportarsi.
Era lì, immobile ad osservarlo, immaginava che da lì a poco lui avrebbe posato lo sguardo sul suo e le avrebbe sorriso. poi si sarebbe fatto strada tra gli altri per poterla raggiungere con passo lento ma deciso tenendo gli occhi fissi nei suoi, si sarebbe fermato per qualche secondo e l’avrebbe abbracciata, magari le avrebbe detto che le era mancata. Mentre fantasticava su tutto ciò, sentiva il suo respiro accelerare e le girava la testa.
Chiuse gli occhi e impose a sé stessa di calmarsi. Mentre si era isolata, un pensiero le balenò in testa. Per quanto fosse contenta c’era qualcosa che non andava in quel ritorno improvviso. forse qualcosa era accaduta o doveva ancora accadere. Quando riaprì gli occhi, si accorse che lui la guardava.

 
Atem continuava ad essere circondato dai ragazzi ma aveva notato che qualcuno era rimasto indietro e si accorse che era Tea, che lo guardava. Spostò lo sguardo dagli altri verso di lei e si fermò a guardare i suoi grandi occhi azzurri. Si sentiva a disagio e non era la prima volta solo che all’inizio non ci aveva mai dato molta importanza. In quei mesi, oltre a pensare a Yugi, si era spesso ritrovato a pensare anche a lei e non riusciva a capire perché, partendo dal ricordo di Yugi, dei duelli disputati con lui, di tutto quello che avevano passato insieme, si ritrovava a finire per pensare a Tea. Era qualcosa di inspiegabile quello che accadeva nei momenti in cui si guardavano negli occhi e Atem si sentiva parecchio a disagio, però era un disagio piacevole. Scacciò via quei pensieri e la salutò «Ciao».
«Ciao» Rispose la ragazza.
Continuavano a fissarsi senza dire una parola mentre gli altri parlavo tra di loro e sul più bello, Joey esclamò «Propongo di festeggiare! Tu sei d’accordo, vero?»
Lo guardò e scrollò le spalle «Sì, va bene».
 
Tutti uscirono fuori dalla cucina ma Joey rimase indietro costringendo anche Yugi a restare con lui. Ora che tutti si erano allontanati, Joey sentiva il bisogno di parlare con Yugi, di chiedergli scusa per quello che gli aveva detto «Yugi, ascolta…»
«Lo so, vuoi chiedermi scusa per quello che hai detto e ti perdono.»
Lo guardava con un sorriso smalliate come se già sapeva cosa volesse dirgli «Davvero? Mi perdoni?»
Yugi annuì e Joey, contento, gli passò le braccia intorno al collo e lo abbracciò quasi soffocandolo «Ora mi sento molto meglio, grazie per avermi perdonato».
«Sì…ok…però lasciami.»
Tristan si affacciò sul bordo della cucina «Insomma, andiamo o no?»
«ECCOCI!»
Tutti e due uscirono insieme dalla cucina e seguirono il resto del gruppo fuori di casa.
 
 
***

 
Seto era nella sua macchina, stava andando alla Kaiba Corporation per ultimare le pratiche sull’ultimazione dell’ultima Arena Kaiba che avevano deciso di costruire. Negli ultimi mesi si era concentrato sul lavoro, mettendo da parte, per la prima volta in vita sua, i duelli che tanto amava. per lui il Duel Monsters non era più interessante come prima, soprattutto da quando il suo più acerrimo rivale, il faraone, era andato via. aveva affrontato vari duellanti in quel periodo, preso parte a vari tornei che si erano disputati in giro per gli Stati Uniti, ma nessuno dei dilettanti da lui affrontati si erano dimostrati all’altezza, non c’erano duellanti in grado di tenergli testa, Yugi compreso.
Doveva ammettere che era stato bravo a sconfiggere il faraone per quanto all’inizio non voleva crederci e che, in fondo, il titolo di Re dei giochi se lo era guadagnato, ma combattere contro di lui non era la stessa cosa che combattere contro il faraone e in fondo c’era anche una ragione.
Il faraone era un duellante eccezionale mentre Yugi era sono una mezza cartuccia paragonato a lui, non provava lo stesso divertimento, lo stesso nervosismo, la stessa frustrazione che provava ogni volta che duellava contro il faraone. Era capace di causargli attacchi di nervi fuori da ogni controllo, ma ora che era nell’al di là aveva perso ogni interesse per i duelli. Cercava di nasconderlo sia a suo fratello Mokuba, che a tutti i suoi collaboratori, ma doveva ammettere che il faraone, in fondo, gli mancava.



Il ragazzino aveva visto suo fratello molto taciturno e poco nervoso, il che era una cosa rara visto che, qualsiasi cosa accadeva, Seto era sempre agitato, arrabbiato, nervoso, ma forse il motivo del suo comportamento era il faraone. Da quando era andato via, non aveva più toccato un duel disk e si era buttato sull’ultimazione della nuova Arena Kaiba e Mokuba, doveva ammetterlo, del vecchio Seto sentiva la mancanza. Tuttavia, non poteva non chiede: «Ehi, fratellone, cosa c’è?»
«Niente fratellino, sono solo stressato per il lavoro che mi aspetta in ufficio.»
«So che l’ultimazione dell’Arena Kaiba è importante, ma così è troppo. Io voglio di nuovo il mio fratellone.»
«Devi solo avere pazienza, Mokuba, fra qualche mese l’arena sarà terminata e allora il mio lavoro diminuirà.»
Mokuba sospirò. Non era a quello che si stava riferendo, lui voleva indietro il Seto che si buttava a capo fitto negli scontri, che provava piacere nell’annientare i suoi avversari, che amava i duelli.
Spostò lo sguardo fuori dal finestrino oscurato della macchina, parlare con suo fratello era diventato lo stesso che parlare con un muro, almeno se avesse guardato fuori il tempo gli sarebbe passato in qualche modo.
Improvvisamente vide Yugi e i suoi amici che camminavano sul marciapiede e, improvvisamente, si accorse che con loro c’era anche il faraone, in carne e ossa «Seto guarda!»
Indicò a suo fratello il gruppo di Yugi.
 
Seto si voltò senza alcun interesse, guardando il gruppo di ragazzi senza prestare molta attenzione e li riconobbe «È solo Yugi con i suoi amici perdenti».
«Sì, ma quello sembra il faraone.»
Si accigliò e osservò con più interesse e, improvvisamente, notò che tra di loro camminava anche quello che sembrava essere davvero il faraone. Si voltò verso Roland che guidava la macchina «Roland gira a sinistra e accosta, subito!»
«Sì, Signor Kaiba.»
 
La vettura scura sgommò di colpo e in fretta si accostò dall’altro lato di strada poco prima che Joey attraversasse la strada e finisse per cadere con le gambe all’aria. Tutto il gruppo corse verso di lui e Trista e Duke lo aiutarono a rialzarsi ma il ragazzo si liberò dalla loro presa e corse verso lo sportello posteriore della macchina scura e mollò un calcio alla portiera «Sai che potevi investirmi?»
«Non è colpa mia se non guardi mai la strada, perdente.»
Joey spalancò gli occhi «Ma cosa?»
Lo sportellò si aprì e dalla macchina uscirono i fratelli Kaiba. Scosse la testa dimenticandosi del momento di stupore e avanzò di un passo verso di lui con uno sguardo furioso «Dì un po’, ma il tuo autista è ubriaco per caso?»
Senza dargli alcuna risposta, Seto lo spinse via e lo superò seguito dal fratellino mentre Joey, trattenuto da Tristan, imprecava contro di lui per essere stato ignorato.
 
Seto si piazzò davanti al faraone «Allora sei proprio tu, dimmi come sta l’al di là?»
Il faraone ricambiava lo sguardo di sfida che Seto lanciava a lui, era bello vedere che certi atteggiamenti non cambiavano mai «Sta bene, grazie».
«Vedo che hai deciso di tornare, scommetto che l’Oltretomba non era divertente come il nostro mondo, vero?»
«Sì, hai ragione. Specialmente quando ti manca chi ti rovina le giornate» Aveva fatto irritare Seto, lo vedeva chiaro che non gli era andata giù la sua battuta «Cosa vuoi, Seto?!»
Non era una visita di cortesia, questo lo sapeva bene, Seto lo odiava e infondo anche lui lo detestava, non gli stava particolarmente simpatico per quanto nell’Antico Egitto potevano essere stati amici e, da quanto aveva potuto apprendere e ricordare, perfino cugini. Conosceva bene Seto Kaiba, ed era sicurissimo che se era lì, poteva volere solo una cosa. Un duello.
«Darti il mio personale augurio di ben tornato sulla terra» Gli puntò contro il dito «Con un duello».
Entrambi si guardavano con aria di sfida, Atem lo immaginava che presto o tardi avrebbe rivisto Seto e che lo avrebbe sfidato a duello, in fondo erano rivali, ma non avrebbe di certo immaginato che sarebbe accaduto proprio l’indomani del suo ritorno sulla terra «Perché vuoi sfidarmi?»
«Perché era quello che dovevamo fare durante quella ridicola battaglia cerimoniale, affrontarci in duello e darmi la soddisfazione di riuscire ad annientarti per sempre. Yugi sarà stato anche bravo, ma sappiamo tutti che quella mezza cartuccia ha vinto quel duello solo perché conosceva a memoria tutti i punti deboli delle tre divinità egizie e dei tuoi mostri.»
Atem sentì la rabbia salirgli alle stelle a quell’affermazione. Non sopportava chi insultava i suoi amici, soprattutto se era Seto e soprattutto se si stava parlando di Yugi «Questo non è vero, ha vinto quello scontro perché lo meritava non perché conosceva le carte e lo sai anche tu, eri presente».
«Sembri molto sicuro di quello che dici, ma credimi, Yugi non vale neanche la metà di quello che tu e i perdenti alle tue spalle vogliono far credere. Te lo dico per esperienza personale.»
«COSA?» Joey urlò a squarciagola con tutto il fiato che aveva in gola «Come ti permetti riccastro?!» Tristan cercava di trattenerlo, afferrandolo per le spalle nel disperato tentativo di impedirgli di saltare addosso a Seto e finire per beccarsi qualche cazzotto sulla faccia da quel pallone gonfiato, ma ogni tentativo di tenerlo fermo sembrava inutile visto che Joey scalciava come un forsennato.
Seto si girò appena verso di lui ed esclamò: «Chiudi il becco, perdente» poi si girò di nuovo verso di lui «Allora, accetti la mia sfida o no?»
«Certo che accetto e te la farò pagare per quello che hai appena detto.»
 
 
***

 
L’arena del sotterraneo della Kaiba Corporation era stata sistemata appositamente per il duello. Yugi e i suoi amici erano rimasti indietro mentre Atem e Seto si posizionavano uno difronte all’altro, nel centro dell’arena. Seto aprì la sua valigetta ed estrasse due duel disk e ne consegnò uno ad Atem «Tieni, consideralo un regalo di bentornato».
Il faraone afferrò il duel disk ed esclamò, in tono irritato «Grazie!»
Infilò il duel disk al polso e consegnò a Seto il suo deck così come fece anche il suo avversario. Mentre mischiavano l’uno il deck dell’altro, si osservavano fissi negli occhi, si sfidavano con lo sguardo, ognuno con il proprio obbiettivo in mente. Il faraone voleva dare a Seto una lezione per fargliela pagare di aver insultato Yugi e Seto voleva sconfiggere il faraone per principio.

 
Seto, per quanto ti stimo e ti rispetto, sappi che te la farò pagare per quello che hai detto. se c’è una cosa che non sopporto, sono proprio le provocazioni e gli insulti ai miei amici.

 Adesso vedremo finalmente chi di noi due è il miglior duellante del mondo e credo che sarà una grande soddisfazione darti la dimostrazione che Yugi non è il duellante che tutti credono. Scommetto che te ne pentirai di aver dato a Yugi il tuo titolo di Re dei giochi.

 Si scambiarono i deck, afferrando ognuno il proprio con violenza e con le espressioni irritate, si diressero ognuno alla propria postazione. Infilarono i deck negli alloggiamenti e attivarono i duel disk, entrambi premettero il pulsante per l’espulsione dei generatori di ologrammi, che si posero a pochi metri di distanza dai due duellanti accendendo i proiettori.
«Allora faraone o qualunque sia il tuo nome».
«Atem!»
«Sì, come ti pare. Spero che tu sia pronto.»
«Certo che lo sono!»
Non riusciva a trattenersi dall’andare da Seto e mollargli un pugno sulla faccia. A volte riusciva a sopportare i suoi toni arroganti ma a volte lo detestava e questa era una di quelle volte in cui gli la sua pazienza arrivava al limite della sopportazione. 
 I due, dopo essersi osservati attentamente, esclamarono, contemporaneamente «Combattiamo!»
 

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Capitolo 4
*** Vecchi rivali - parte 2 ***


Atem e Seto estrassero cinque carte dai propri deck allargandole a ventaglio davanti a loro per osservarle.
Atem aveva in mano Cavaliere della Regina, Ribellione, Resuscita Mostro, Forza riflessa e Defusione. Guardò il suo avversario «Bene, inizio io con Cavaliere della regina in posizione di difesa».
Il mostro apparve sul terreno del faraone, vantando i suoi mille cinquecento punti di attacco «E poi gioco una carta coperta e finisco il mio turno».
 
 
Seto osservò le sue carte per decidere quale carta mettere sul terreno «Inizio con una carta coperta» La carta si materializzò sul terreno di gioco di Seto «E poi gioco Cannone con testata x».
Il mostro vantava ben mille ottocento punti, ben più forte di quello del faraone e Seto non si fece scappare l’opportunità «Vai Cannone con Testata X, distruggi il Cavaliere della Regina!»
Il mostro partì all’attacco, ma una carta si attivò dalla parte del terreno del faraone «Attivo la carta Ribellione».
«Cosa?!» Seto digrignò i denti, il faraone era riuscito a impedirgli l’attacco.
«Sai già quali effetti ha questa carta. L’attacco si ripercuote su di te.»
Il mostro fece marcia indietro e attaccò Seto che subì un dimezzamento di Life Points che arrivarono a duemila duecento. S’infuriò, sapeva che il faraone avrebbe provato a fargli qualche brutto tiro ma di certo non pensava che avrebbero iniziato in questa maniera fin da subito. Erano già al primo turno e lui era ridotto con la metà dei suoi life points «Bella mossa…»
 
 
Nonostante il complimento che gli aveva fatto, la sua espressione mostrava quanto lo stava detestando. Quell’attacco era stato un vero colpo basso del tutto inaspettato «Tocca a me e metto sul terreno Cavaliere del Re e grazie ai poteri speciali dei miei cavalieri, posso evocare Cavaliere del Fante».
I due mostri, uno dietro l’altro, si materializzarono sul terreno di gioco vantando rispettivamente mille seicento e mille novecento punti di attacco.
«Poi metto una carta coperta e chiudo il mio turno.»
 
 
Seto, infuriato, esclamò «Bene ora tocca a me, preparati».
 
 
Dunque, ho solo la metà dei miei life points mentre il faraone ha tre mostri sul terreno e una carta coperta, ma non ho intenzione di farmi scoraggiare, ho aspettato quattro mesi questo momento e ho intenzione di dimostrargli che sono io il vero numero uno del Duel Monsters.
 
 
«Adesso gioco Drago Testa Y che, fondendolo con Cannone con Testata X, do vita a Cannone Drago XY» I due mostri si fusero insieme per creare un solo mostro che vantava ben duemila duecento punti «Vai Cannone Drago XY, attacca Cavaliere del Fante!»
Il mostro partì all’attacco ma il faraone attivò la carta coperta «Aspetta, gioco Forza Riflessa, che…»
Seto fece un sorriso beffardo «Scordatelo, attivo Annulla Magia».
Forza riflessa fu distrutta e il cavaliere fu distrutto e Atem subì un danno di mille novecento Life Points, i suoi punti scesero a duemila cento «Dannazione…»
Seto scoppiò a ridere «Puoi fregarmi una volta, ma non due».
 
 
I ragazzi osservavano il duello con il fiato sospeso, ogni volta che il faraone e Seto si affrontavano l’arena diventava un vero e proprio campo di battaglia, le loro mosse e contromosse sembravano dei veri e propri effetti speciali e più si infliggevano dei danni più saliva in loro l’adrenalina e la voglia di distruggere il proprio avversario.
 «Vai, sei grande fratellone!»
Mokuba esultò pieno di gioia nel vedere il suo fratellone, per la prima volta dopo mesi, coinvolto in un duello che aspettava da tempo, in una sfida fino all’ultimo life point, nel vedere di nuovo il vecchio Seto Kaiba e non poteva fare altro che sentirsi felice, era come se d’un tratto il suo adorato fratello maggiore fosse di nuovo tornato ad essere se stesso, ad essere pieno di grinta e di voglia di duellare oltre che di sconfiggere il faraone e ora più di prima era orgoglioso di fare il tifo per lui con tutto il fiato che aveva in gola.
«Mi sa che qui qualcuno è fin troppo su di giri» Joey fece la sua solita faccia da idiota costringendo il ragazzino a guardarlo con gli occhi storti «Però non dovresti entusiasmarti troppo, sai? Il faraone gli darà un’altra lezione come ha fatto in passato, del resto tuo fratello non è all’altezza di Atem».
Il ragazzino sentì la rabbia crescere e salirgli fino al cervello per tanto afferrò Joey per il colletto della maglietta costringendolo ad abbassarsi verso di lui «Bada a come parli, è mio fratello il duellante che stai sfottendo e bada bene, gli farà vedere le stelle al faraone!»
«Davvero? E cosa te lo fa credere, marmocchietto?» Anche Tristan si mise a discutere con Mokuba.
«Il fatto che mio fratello è uno dei migliori duellanti del mondo!»
«Uno dei migliori che viene sconfitto sempre.»
Per la rabbia, Mokuba mollò un calcio sia a Tristan sia a Joey i quali furono costretti a saltellare per il dolore «Così imparate!»
 
 
Questa mossa di Seto non me lo aspettavo, devo ammettere che è davvero agguerrito, ma non mi spaventa solo perché è riuscito a bloccare un attacco. Ho altre cartucce da sparare prima che questo duello finisca.
 
 
«Tocca a me…» Atem pescò una carta dal suo deck e si trovò davanti al mago nero «Bene, innanzi tutto sacrifico i due cavalieri per evocare il mio Mago Nero».
Il mago apparve in sostituzione dei due mostri precedenti vantando duemila cinquecento punti «E poi metto questa carta coperta sul terreno, prego a te la mossa».
 
 
Bene, con Mago nero sul campo non dovrei avere problemi di nessun tipo, il suo mostro non è potente quanto il mio e poi la carta coperta che ho giocato dovrebbe aiutarmi.
 
 
Bene, Atem, adesso vedremo quanto sei disposto a rischiare dopo che ti avrò fatto vedere i miei nuovi assi nella manica, scommetto che resterai a bocca asciutta quando avrai visto cosa ho in serbo per te.
 
 
«Tocca a me!» Pescò una carta dal deck e sbarrò gli occhi.
 
 
Eccola è lei, la carta che aspettavo di avere.
 
 
«Bene, innanzi tutto gioco questa carta: carità gentile» La pose sul terreno di gioco «Mi consente di pescare tre carte scartandone due delle mie».
Sostituì le carte con tre nuove e sorrise. Finalmente aveva ciò di cui aveva bisogno «Dopo di che, gioco Defusione, che uso per separare il mio mostro nei due precedenti».
Dopo che apparve la carta, il mostro si separò e al suo posto spuntarono Cannone con Testata X e Cannone Drago Y.
 
 
Il faraone guardò quella mossa senza capirne il senso, perché giocare una carta Defusione per separare un mostro così forte con i due originari che erano più deboli, proprio non capiva cosa Seto avesse in mente di fare. Sbarrò gli occhi improvvisamente, che avesse in mente di giocare drago bianco occhi blu? Se era così, doveva tenere gli occhi aperti.
 
 
Seto notò lo sguardo del faraone «Cosa c’è?! Stai cercando di indovinare la mia mossa? Non credo che tu ci possa riuscire perché non hai mai visto questa carta in vita tua prima d’ora».
 
 
Tutti gli altri sbarrarono gli occhi sconvolti.
Duke si girò verso gli altri con una faccia sconvolta «Ragazzi, non vorrà dire che…»
Yugi, che stava osservando il duello preoccupato, esclamò «Temo di sì, Duke. Farà quella mossa».
 
 
Quella che ha fatto a me l’ultima volta che ci siamo scontrati.
 
 
«Osserva bene Atem. Adesso sacrifico i miei due cannoni drago y e x per chiamare una creatura più potente e possente. Ti presento Cyber Drago.»
 
 
I due mostri sparirono e loro posto, apparve un drago bianco completamente diverso da quello che conosceva il faraone, un drago bianco dalle fattezze di un cyborg che emise un ruggito dal suono metallico «Che razza di creatura è quella?! Non è il tuo Drago Bianco Occhi Blu, da dove salta fuori?!»
Era letteralmente sconvolto. Sapeva che Seto era patito per le carte macchina e drago, che ne aveva di ogni tipo, ma non aveva mai visto un mostro simile nel suo deck in passato, doveva averlo aggiunto recentemente ma non riusciva a spiegarsi perché giocare un mostro simile quando aveva i suoi draghi bianchi occhi blu che erano notevolmente più forti di quel mostro. Non vi era duello in cui Seto non giocasse il suo drago bianco occhi blu ed era convinto che lo avrebbe fatto anche in quello, ma invece aveva evocato un altro mostro del tutto diverso «Che razza di scherzo è?»
 
 
Seto scoppiò a ridere di gusto, quasi soddisfatto, come se non aspettava altro che una domanda simile da parte del faraone «Sta tranquillo, non gli ho gettati via. Gli ho solo sostituiti con questo mostro».
Vedeva che il faraone lo guardava arrabbiato, come se quasi quasi si sentisse offeso dall’aver visto quel mostro come se fosse rimasto deluso dall’apparizione di quella creatura. Se il faraone si sentiva offeso nell’aver visto un mostro completamente diverso dal Drago Bianco, chissà come doveva sentirsi quando gli avrebbe detto una cosa che, era sicuro, Yugi non gli aveva ancora rivelato per terrore di apparire come un vero perdente agli occhi del suo migliore amico e la cosa lo stava facendo divertire.
Decise di punzecchiarlo «Sai Faraone, quando te ne sei andato, ti sei perso un bel po’ di cose a cominciare dalla mia prima evocazione di questo drago. Evocazione a cui il tuo amichetto Yugi ha avuto il piacere di assistere».
Si girò verso di Yugi, che aveva abbassato lo sguardo per non guardare Seto in faccia, ma soprattutto per non guardare il faraone per la vergogna che provava in quel momento.
 
 
Tutti gli altri, si accorsero del cambio di umore perché sapevano cosa significava per lui quell’affermazione di Seto e Joey non si fece scappare l’occasione di difendere il suo amico «Senti un po’, riccastro, se hai voglia di duellare, duella e chiudi il becco e lascia in pace il nostro amico».
Anche Duke si unì a Joey nel difendere Yugi «Sono d’accordo con Joey, porta avanti il tuo stupido duello senza umiliare nessuno».
 
 
Il faraone si accorse dell’atteggiamento strano di Yugi, ma anche di quello di tutti gli altri e non riusciva a capire cosa volessero dire e decise di chiederlo a Seto «Di che diavolo stai parlando?»
 
«E così non te lo ha detto?! Interessante!» Il sorriso di soddisfazione di Seto si allargò ancora di più, non stava più nella pelle di poter umiliare Yugi e di potersi prendere una rivincita per tutte le volte in cui erano stati loro ad umiliarlo, vantando capacità che Yugi non possedeva «Quando ti ho visto, ricordi cosa ti dissi? Che Yugi non è all’altezza di un duellante del tuo calibro, bene io ho avuto la possibilità di dimostrarlo sia ai tuoi amici perdenti che a Yugi stesso. Questo mostro che tu vedi, è riuscito a mettere in ginocchio Yugi e a sconfiggerlo. Per fortuna era un duello non ufficiale, altrimenti il tuo caro Yugi avrebbe perso non solo il titolo ma anche la faccia davanti a tutto il mondo».
 
 
Yugi non osava neanche alzare lo sguardo da terra, si era aspettata una cosa del genere da Seto, ma non di certo che lo umiliasse in quel modo e soprattutto davanti al faraone. Quando si erano incontrati e aveva detto ad Atem di aver avuto l’esperienza personale sulla sua scarsa abilità nel duellare.
Aveva subito immaginato che gli avrebbe fatto qualche brutto tiro, che lo avrebbe deriso davanti a tutti per dimostrare che lui non sarebbe mai stato come il faraone, che era solo un ragazzino incapace di duellare, che aveva vinto quella battaglia solo perché conosceva le strategie di gioco del faraone. In quel momento avrebbe tanto voluto che la terra si spaccasse sotto i suoi piedi e che lo inghiottisse per sparire dalla faccia della terra e non essere costretto a vedere la delusione del faraone davanti alle parole di Seto. Per quanto non osava alzare lo sguardo verso di lui, era sicuro che il faraone lo stesse guardando e che forse era deluso e arrabbiato per non essersi dimostrato all’altezza di affrontare Seto e sconfiggerlo ma più lui continuava imperterrito ad insultarlo, più sentiva che stava per scoppiare a piangere e senza dire neanche una parola scappò via uscendo dall’arena.
«Ehi Yugi…» Tea cercò di andargli dietro, ma Tristan la trattenne per una spalla scuotendo la testa per costringerla non andargli dietro. Era meglio per tutti se Yugi si allontanava.
 
 
Il faraone era rimasto sconvolto, ma non perché Yugi avesse perso un duello contro Seto, ma per il modo in cui lo stava umiliando gratuitamente davanti a tutti. Sentiva che stava per perdere la pazienza, che avrebbe lanciato via il duel disk e si sarebbe precipitato da lui e gli avrebbe mollato qualche pugno, ci stava provando gusto a umiliare in quel modo Yugi ed era una cosa che non riusciva a tollerare. Nessuno poteva umiliare in quella maniera qualcuno e passarla liscia e per di più Yugi era scappato via, aveva preferito andarsene e il faraone si arrabbiò più di prima, stringendo con forza i pugni e mordendosi il labbro per cercare di resistere all’impulso di andare verso di lui e fargli passare la voglia di insultare la gente.
Adesso era davvero troppo «Ora smettila».
Seto si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato curioso di sapere cosa volesse dirgli.
«Non ti permetto di dire queste cose, è chiaro? Avrà anche perso un duello, ma non c’è bisogno di dire queste cose. Nella vita ci sono cose più importanti dei duelli, sai?»
«Per esempio?»
«Per esempio la dignità e il rispetto di una persona, anche se queste parole non fanno parte del tuo vocabolario giacché pensi sempre e solo a te stesso come fa qualsiasi persona arrogante, egoista ed egocentrica. Ora capisco perché nessuno vuole avere a che fare con te, perché sei un presuntuoso pallone gonfiato.»
 
 
Seto aveva cambiato espressione. Nessuno poteva insultarlo in quella maniera e passarla liscia «Ti consiglio di ritirare quello che hai appena detto o sarà peggio per te».
«Non mi fai paura, sbruffone. Non me ne hai mai fatto e di certo non ritirerò quello che ho detto solo per una stupida minaccia e adesso continuiamo il nostro duello così prima finiamo, prima me ne vado e non avrò più la tua faccia davanti agli occhi.»
 
 
«Wow, lasciamoli soli per più di cinque minuti e finiscono per scazzottarsi» A Bakura uscì quasi spontanea quella battuta ma infondo era vero, entrambi non si potevano sopportare e ogni scusa era buona per riempirsi d’insulti, ma dovevano ammettere che era la prima volta che vedevano il faraone così arrabbiato verso Seto.
«Eh già, hai ragione» Anche Duke la pensava come Bakura, quei due erano come cane e gatto, ogni loro discussione era un continuo botta e risposta senza freni.
 
 
«Se non sbaglio, toccava a me, quindi metto il mio Cyber drago in difesa e chiudo qui, per ora!»
Il drago si mise in difesa e Atem pescò una carta dal deck «Tocca a me».
Osservò la carta e la prese «Gioco Anfora dell’Avidità che mi consente di pescare due carte dal mio deck».
Prese due carte e le aggiunse a quelle che aveva in mano.
 
 
Perfetto, ho una mano del tutto fortunata, adesso viene il bello, Seto Kaiba.
 
 
«Gioco subito Combattente delle lame» Il mostro apparve sul terreno accanto a Mago Nero «E poi gioco questa, vale a dire, Polimerizzazione. Fondo i miei due mostri per creare Paladino Nero».
I due mostri si unirono un fascio di luce e al loro posto apparve il paladino nero.
«Come sai il mio paladino guadagna cinquecento punti per ogni carta di tipo drago che si trova nel cimitero e sul terreno per tanto tu hai spedito due carte drago al cimitero e hai un drago sul terreno il che fa guadagnare al mio mostro quattromila quattrocento punti» Tuttavia, la sua espressione soddisfatta, si trasformò in un’espressione di frustrazione di rabbia «Purtroppo sono costretto a fermarmi qui, ma al prossimo turno ti annienterò».
«Questa è ancora da vedere» Pescò dal deck anche lui una carta «Adesso gioco questa carta magia, Flauto Evoca Draghi, che uso per chiamare sul terreno altri due Cyber Drago».
Prese il suo deck e tirò fuori altre due carte che pose sul terreno in modo da avere altri due Cyber Drago e il faraone fece un’espressione inferocita. Non era tanto per i mostri evocati ma per quello che sospettava che stesse per accadere. L’evocazione di un solo drago e come immaginava, Seto non si fece attendere.
«Poi fondo insieme i miei tre draghi per evocare una creatura distruttrice. Ammira Cyber Drago Finale»
Un mostro enorme con tre teste dalle fattezze robotiche apparve sul terreno davanti al faraone, il quale non poteva fare altro che guardare sconcertato quella creatura che, nonostante tutto vantava solo quattromila punti, niente in confronto al suo paladino.
«Hai voglia di scherzare, Seto?! E tu mi giochi un mostro ben più debole del mio paladino?» Non sapeva se essere impressionato da quel mostro o se scoppiare a ridere in faccia a Seto.
«Si ridi pure, ma credo che smetterai di farlo quando avrò attivato questa carta!» Fece un sorriso di vittoria che il faraone trovò al quanto irritante «Spade Rivelatrici!»
Una serie di spade bianche si materializzò intorno al faraone e al suo mostro «Maledizione!»
 
 
È riuscito a piegarmi.
 
«Allora Faraone. Come ci si sente a essere bloccato per tre turni senza poter attaccare?! Adesso non fai più lo sbruffone vero?» Gli puntò contro il dito con un’espressione del tutto infuriata «Sappi che i tuoi problemi sono appena iniziati. Ti schiaccerò esattamente come ho fatto con Yugi».
 
Tutto il gruppo spalancò la bocca davanti a quella scena. Atem era circondato dalle spade ed era impossibilitato ad attaccare per tre turni e poteva succedere di tutto da quel momento in poi e ognuno di loro aveva uno sguardo terrorizzato sulla faccia. Anche Mokuba guardava quella scena con gli occhi sbarrati. Suo fratello era disposto a tutto pur di farla pagare al faraone e non sapeva se esserne felice oppure no. Quello che duellava contro Atem non era il Seto che ricordava, lui non avrebbe mai umiliato qualcuno in quella maniera così aggressiva, sì a volte prendeva in giro i suoi avversari ma non lo faceva in quel modo.
 
 
L’addio del faraone lo aveva del tutto cambiato e sperava tanto che adesso che aveva fatto ritorno, Seto potesse ritornare ad essere quello che era prima. Gli dispiaceva moltissimo per Yugi, infondo era diventato suo amico e, per la prima volta nella sua vita, sperava che il faraone sconfiggesse Seto per fare tacere l’arroganza che mostrava in quel momento.
 
 
Che cosa posso fare?
 Seto mi ha bloccato per tre turni e per quanto il mio mostro sia più potente del suo, non mi fido a lasciarlo in attacco. Sarà meglio battere sulla difensiva.
 
 
«Sposto Paladino nero in posizione di difesa e dispongo una carta coperta e purtroppo sono costretto a terminare qui.»
Improvvisamente, Seto scoppiò a ridere ancora più forte di prima, lo stava del tutto umiliando e insultando e il faraone sentiva di essere al limite della sopportazione. Non riusciva a capire come Seto fosse potuto diventare in quella maniera, una persona crudele che si divertiva a insultare gli altri senza farsi scrupoli.
«Grazie tante Faraone» Atem fece un’espressione di stupore, che cosa voleva dire con quel ringraziamento?! Non gli piaceva per niente come si erano messe le cose per lui «Passando il tuo mostro in difesa, mi hai permesso di poterti annientare.»
«Cosa ?!»
«Esatto. Quando i punti di difesa di un mostro sono inferiori a quelli di Cyber Drago Finale, il mostro distrutto fa perdere al suo proprietario lo stesso numero di life points pari ai punti di difesa. in parole povere, tu hai perso. Vai Cyber Drago Finale, distruggi Paladino nero!»
Le fauci del mostro si spalancarono e tre raggi di luce partirono dalle sue tre bocche, pronte a distruggere il suo mostro.
«Tanti saluti Faraone!»
«NO! Attivo la carta Spaventapasseri di Ferraglia.»
«Che cosa?! NO.»
I tre raggi di luce si disintegrarono.
 
 
Tutti gli altri che guardavano il duello con il fiato sospeso tirarono all’unisono un sospiro di sollievo nel vedere che il faraone, per quanto svantaggiato, era riuscito a cavarsela.
«Meno male…» Tea sospirò con una mano sul cuore che le batteva a mille. Aveva visto centinaia di duelli che vedevano come protagonista il faraone, ma mai, come in quel momento, aveva avuto la preoccupazione che potesse essere sconfitto in battaglia, era uno dei migliori duellanti che c’erano e per lui la sconfitta non era contemplata e doveva ammettere che era davvero straordinario vedere come riusciva sempre a tirarsi fuori dai guai con le sue semplici strategie di gioco. Ma per quanto poteva resistere ancora, bloccato dalle spade rivelatrici per altri due turni e impossibilitato ad attaccare. Seto era agguerrito e aveva ideato una strategia efficace per riuscire a metterlo con le spalle al muro e lei non voleva che perdesse contro quel pallone gonfiato. Non dopo quello che aveva detto sul povero Yugi.
Duke tirò un sospiro di sollievo sventolandosi la mano davanti alla faccia per l’ansia «Ragazzi, per poco non mi veniva un infarto».
«A chi lo dici, fratello!» Anche Tristan sospirò. Non aveva mai assistito a un duello come questo. Si in passato si erano affrontati, ma Seto aveva tirato fuori delle carte incredibili di cui pochi duellanti erano in possesso essendo limitatissime e perciò era difficile riuscire a destreggiarsi con mostri di cui non si conoscevano bene le caratteristiche e il faraone era la prima volta che affrontava mostri come quello.
«Spero tanto che il faraone vinca questo duello.»
Le parole di Mokuba attirarono l’attenzione di tutti che lo guardavano increduli.
«Da quando Seto è diventato così arrogante, Mokuba?» La domanda di Bakura costrinse anche gli altri a interessarsi alla risposta di Mokuba il quale continuava a guardare a terra senza avere il coraggio di guardare Seto duellare.
«Da quando il faraone era andato via, Seto era cambiato. Non era più lo stesso, era diventato una persona fredda e scontrosa perfino peggio di quanto non fosse prima ed era arrivato a ignorare anche me che sono suo fratello. Io spero che possa tornare a essere quello che era quattro mesi prima e che la smetta di essere così egoista e freddo con tutti, me compreso. Io voglio di nuovo il mio fratellone.»
 
 
Seto, per quanto non avesse calcolato la trappola del faraone e il suo attacco era andato a vuoto, era soddisfatto, nessuno era in grado di tenere testa in quel modo alle sue strategie, doveva ammettere che non si divertiva così da molto tempo «Sai faraone? Mi aspettavo una mossa del genere da parte tua, ma del resto solo un duellante del tuo calibro poteva riuscire a contrattaccare in quel modo, ma adesso prego, a te la mossa!»
 
 
Il faraone non si stava per niente divertendo, era ancora bloccato dalle spade rivelatrici e Seto aveva voglia perfino di prenderlo in giro e di scherzare, del resto per lui era facile, non era bloccato per un altro turno e impossibilitato ad attaccare.
«Bene!»
Il faraone guardò le carte che aveva in mano.
 
 
Non ho molte possibilità di venirne fuori, sarà meglio battere in difesa per il momento. Ma quando sarò libero dalle spade rivelatrici, sarà meglio per Seto che la smetta di ridere perché gli farò passare la voglia di prendere in giro la gente.
 
 
«D’accordo, giacché non posso fare niente mi ritrovo costretto a posizionare questa carta coperta sul terreno e a passare la mano.»
 
 
Spaventapasseri di ferraglia e cerchio incantatore sono al sicuro, qualsiasi mossa faccia qualunque delle mie due carte mi proteggerà. Se solo potessi evocare un mostro, potrei rinforzare la mia difesa ma ho solo carte inutili in mano e non posso evocare Giovane Maga Nera senza sacrificare due mostri e non mi conviene usare Defusione per separare Mago nero e il Combattente delle lame, paladino nero è la sola speranza di potermi salvare.
 
 
«Beh, non che tu abbia scelta.»
Seto pescò una carta dal deck.
 
Bene, ho proprio la carta che fa per me. Sono sicuro che abbia posto qualche un’altra trappola sul terreno per riuscire a temporeggiare, ma ha fatto male i suoi calcoli. Questo duello presto giungerà al termine.
 
 
«Guarda Faraone, adesso attivo la carta magia Kappa Verde che mi permette di distruggere due carte coperte sul tuo terreno.»
 
 
Il faraone assottigliò gli occhi, del resto se lo aspettava una cosa simile da parte di Seto e fu costretto a rimuovere dal gioco le due carte scelte che si disintegrarono in schegge «Bene, ho finito».
Si stava innervosendo non poco, Seto la stava tirando per le lunghe come se volesse godersi il momento e distruggerlo quando meno se lo aspettava, era sicuro che non centrassero niente le sue carte coperte perché sapeva che poteva distruggergliele una ad una e la dimostrazione gliel’aveva appena data con Kappa Verde «Bene, tocca a me».
 
 
Questo è il secondo turno di spade rivelatrici, spero di poter resistere fino al mio prossimo turno e che Seto non mi tiri qualche colpo basso.
 
 
Pescò una carta dal deck sperando che fosse qualche mostro da poter usare come Tartaruga catapulta, ma si trovò Cilindro magico, una carta che poteva essergli molto utile ma non aveva intenzione di giocarla coperta, temeva che Seto potesse distruggerla come aveva fatto con le altre due carte e non aveva intenzione di farsi fregare come se niente fosse. Era il caso di fare un be bluff a Seto e costringerlo ad attaccarlo «Sono costretto a passarti la mano».
 
 
«Oh no. Non va bene, non va per niente bene» Tristan era nel panico e si stava scompigliando i capelli, agitato come non mai per la situazione che si era venuta a creare Joey, gli mollò un pugno sulla testa causandogli un grosso bernoccolo «Ehi, cerca di trattenerti. Il nostro amico se la caverà come ha sempre fatto. Non sarà qualche carta sfortunata a fermarlo».
Bakura, che continuava a tenere gli occhi fissi sui mostri esclamò «Però devi ammettere che è in una brutta situazione, Joey».
«Ho detto che se la caverà, ok? Un po’ di ottimismo.»
 
 
So che può farcela, si è sempre tirato furi dai guai con poche possibilità di spuntarla. Ho assistito a duelli più impegnativi di questo e a giochi delle ombre spietati e pericolosi ed è sempre riuscito a cavarsela nonostante la situazione fosse disperata, è un duellante eccezionale e spiaccicherà Seto come una mosca senza che lui se ne accorga.
 
 
Seto guardava il faraone senza emettere neanche una parola, doveva ammettere che si era divertito ad affrontarlo. Per la prima volta dopo mesi aveva avuto di nuovo la possibilità di affrontare il suo più acerrimo rivale e doveva ammettere di essere quasi dispiaciuto per come si erano messe le cose nel duello.
Si aspettava una mossa a trabocchetto, una strategia di gioco più elaborata e magari anche improvvisata secondo lo stile di Atem, ma la situazione si era messa a suo favore e quasi gli dispiaceva per questo.
Nessun duellante gli aveva mai dato così soddisfazione, nessun duellante era mai riuscito a farlo tremare come faceva Atem e, nonostante lo stesse per sconfiggere, era contento.
Era contento perché aveva avuto di nuovo la possibilità di potersi scontrare con lui e addirittura stava per vincere «Bene Faraone, è arrivato il momento. Sai una cosa? Quasi mi dispiace doverti sconfiggere, ma è la vita. C’è chi vince e chi perde e per la prima volta la sorte è stata dalla mia parte. Vai Cyber Drago, annienta il Paladino Nero».
 
Il mostro partì all’attacco ma il faraone era pronto, aveva la carta che faceva per lui, Seto era cascato nel suo gioco «No, attivo la carta trappola Cilindro Magico».
 
 
Kaiba sbarrò gli occhi, lo aveva fregato, gli aveva fatto credere di non avere più possibilità di gioco, lo aveva colpito e anche affondato. Il mostro attaccò ma l’attacco fu catturato da uno dei cilindri e rispedito indietro «No!»
L’attacco colpì Seto in pieno, azzerando tutti i suoi Life points come se niente fosse.
 
 
«HA VINTO!»
Tutto il gruppetto esultò urlando di gioia, contenti che fosse riuscito a fregare Seto come faceva al suo solito, soddisfatti e pieni di entusiasmo per la sua vittoria, corsero verso di lui mentre l’altro fu raggiunto dal fratello Mokuba.
Gli ologrammi sparirono e i generatori si spensero smettendo di girare e di proiettare i mostri. Tristan e Duke presero i generatori da terra consegnandoli al faraone che li sistemò nel suo duel disk mentre riceveva pacche sulle spalle per la sua vittoria.
 
 
Seto era in ginocchio, con gli occhi sbarrati a guardare un punto non preciso dell’arena. Era stato sconfitto, miseramente sconfitto dal faraone, di nuovo, per l’ennesima volta. Era stato di nuovo umiliato dal suo acerrimo rivale, per la prima volta dopo mesi si sentiva frustrato, nervoso e stranamente contento, contento per aver perso un duello che era sicuro di aver quasi vinto, contento per aver di nuovo potuto duellare con il faraone.
«Fratellone» Mokuba s’inginocchiò davanti a lui, voleva mettergli le mani sulle spalle, dirgli qualcosa ma aveva paura che potesse reagire male. Non sapeva come comportarsi e cosa fare. Improvvisamente Seto si alzò da terra, prese i generatori di ologrammi e disattivò il duel disk estraendovi il deck e le carte che si trovavano nell’alloggiamento del cimitero.
 
 
Il faraone guardava Seto seguendo con lo sguardo ogni suo movimento. Senza dire niente, si diresse verso di lui lasciando gli altri indietro che lo stavano chiamando «Seto».
Il ragazzo si girò verso di lui «Fammi indovinare: vuoi congratularti con me per il duello vero?»
 
 
Dall’espressione del faraone, poteva notare di aver fatto centro, gli si rivolse con un tono del tutto ironico «Non devi farlo. Sono io che devo congratularmi con te, una bella vittoria la tua, ma ti consiglio di non esaltarti troppo. Ci saranno altri scontri che dovremmo affrontare e allora avrò la mia rivincita. Fino allora, goditi il tuo soggiorno sulla terra e per quanto riguarda Yugi, digli di perfezionare le sue strategie».
Detto questo, girò i tacchi e se andò via seguito da Mokuba «Andiamo fratellino, abbiamo un po’ di lavoro da fare in ufficio e mi serve il tuo aiuto».
Lo sguardo di Mokuba s’illuminò, era ritornato a essere il Seto di un tempo non poteva crederci, e stava anche sorridendo «Sì fratellone!»
Si girò verso il faraone salutandolo e seguendo suo fratello che sparì dietro la porta automatica dell’arena.
 
 
Il faraone guardò Seto con un sorriso incredulo, per la prima volta Seto si era congratulato con lui per la vittoria che aveva ottenuto e, a quanto poteva aver capito, sembrava anche avergli fatto le scuse per Yugi sotto altre forme. Proprio non ci poteva credere che Seto Kaiba potesse fare una cosa simile, chiedere scusa.
«Che voleva dire Mister Simpatia?» Domando Joey senza capirci niente sullo strano comportamento di Seto.
«Niente d’importante» Adesso gli premeva solo una cosa, andare da Yugi.
 
 ***
Entrò nel salotto e trovò Yugi, seduto per terra, intento a giocare a un video game davanti alla televisione. Quando era tornato, il nonno gli aveva detto che sembrava giù di morale ed era andato in salotto senza dire neanche una parola tranne che voleva starsene da solo. Gli si avvicinò e si sedette accanto a lui incrociando le gambe «Yugi».
«Hai sconfitto Seto, vero?»
Non lo aveva neanche guardato in faccia e dal tono di voce che aveva, sembrava anche essere mortificato. Gli staccò la console dalle mani mettendo il gioco in pausa «Yugi, ascoltami…»
«Lo so, sei deluso.»
«Cosa? No, certo che non capita a tutti di perdere.»
«Sì, ma io ho perso contro Seto, ho perso il titolo.»
Gli mise le mani sulle spalle, cercando di farlo girare verso di lui per guardarlo «Ehi, tu non hai perso proprio niente. E poi è solo un titolo, uno ne perdi e un altro ne guadagni».
Niente, non lo stava guardando, continuava a tenere lo sguardo basso.
«Guardami» Finalmente alzò lo sguardo verso di lui per guardarlo negli occhi «Ascoltami, Seto ti ha sconfitto è vero, ma questo non deve abbatterti. Tu sei un bravo duellante e poi Seto mi ha chiesto di farti le sue scuse».
Yugi guardò il faraone con gli occhi spalancati, da quando Seto Kaiba faceva le scuse a qualcuno «Sul serio ti ha detto questo?»
«No, ma ci ha girato attorno. Lo sai che quello non si scusa neanche sotto tortura.»
«Sì, hai ragione.»
Entrambi si guardarono per qualche secondo per poi scoppiare a ridere.
 
 
***
 
L’immagine di Atem e Yugi che ridevano e si divertivano era osservata attraverso un’immagine riflessa nel regno delle ombre dallo spirito misterioso che aveva reclutato Aknadin. Aveva osservato il faraone per tutto il giorno, osservando per fino il suo duello con Seto Kaiba.
«Ridi pure finché puoi Faraone Atem, perché molto presto per te e per i tuoi amici mortali, sarà la fine.»
Poi l’immagine cambiò e al suo posto apparvero i fratelli Kaiba, prima Mokuba e poi Seto e fu su quest’ultimo che lo spirito indugiò.
«Seto Kaiba, o per meglio dire Sacerdote Seth, molto presto anche tu farai la stessa fine del faraone.»
 
La voce oscura e tenebrosa scoppiò in una fragorosa risata, pronta a mettere in atto molto presto la sua prossima mossa.
 

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Capitolo 5
*** Verità ***


Era passata ormai una settimana, non c’erano stati altri attacchi da parte dello spirito che aveva tentato di uccidere Yugi ma Atem non era per niente tranquillo, gli sembrava che quella calma fosse solo la pace prima della tempesta. Yugi sembrava essersi completamente dimenticato dello spirito complice anche il fatto che presto sarebbe ricominciata la scuola e Yugi doveva frequentare il primo anno di liceo, ma il nonno invece era preoccupato. In quei giorni non aveva fatto altro che fargli domande su quale tipo di pericolo potevano imbattersi, che genere di nemico potevano trovarsi davanti, se c’erano rischi per l’incolumità di Yugi poiché a scuola sarebbe stato preso facilmente di mira e anche il faraone, doveva ammetterlo, da questo punto di vista era molto preoccupato anche lui.
Sapeva che Yugi non era solo per quanto c’erano anche gli altri, ma nessuno di loro era a conoscenza del pericolo che poteva abbattersi sulla terra e poi dovevano frequentare l’ultimo anno di liceo e metterli nel mezzo, proprio in vista del diploma, non era una buona idea per quanto avrebbero voluto aiutarlo nell’impresa.
Ma si era promesso di non coinvolgere nessuno di loro, che questa impresa riguardava solo lui come del resto era sempre stato, ma più provava a mettere i suoi amici in guardia e cercava di allontanarli dai pericoli più loro si mettevano nel mezzo e per questo aveva deciso di non dire niente neanche a loro.
Tea gli aveva chiesto più volte se andava tutto bene, se c’era qualcosa che nascondeva, qual era il motivo del suo ritorno ma per quanto si sentisse oppresso dalle bugie che era costretto a raccontare non poteva permettersi di metterli di nuovo in mezzo, soprattutto Tea. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma ogni volta che succedeva qualcosa e lei era nel mezzo si sentiva male, era sempre in ansia e temeva per la sua vita molto più di quanto temeva per gli altri e non riusciva a spiegarselo. Eppure era una sua amica, le voleva bene come voleva bene agli altri e allora perché sentiva sempre il bisogno di doverla proteggere a qualunque costo.
«Atem. Ehi, mi ascolti?»
Atem sobbalzò dal letto e si accorse che Yugi lo guardava arrabbiato «Scusa, hai detto qualcosa?»
 
 
Yugi sentì la rabbia ribollirgli nelle vene. Ogni volta era sempre la stessa storia chiamava il faraone, gli parlava e il risultato era che neanche lo calcolava «Ma insomma, mi spieghi cos’hai? Ogni volta che ti chiamo, sembra che sogni».
«Cosa?»
«Avanti cosa c’è che non va?! Cosa mi nascondi?!» Non si fidava per niente, era da una settimana intera che non faceva altro che osservare il comportamento del nonno e del faraone e aveva l’impressione che il faraone gli stesse nascondendo qualcosa di cui il nonno sembrava essere a conoscenza e di cui era preoccupato e l’unico che non riusciva a capirci qualcosa era solo lui.
Ogni volta che quei due sentivano la sua presenza, smettevano di parlare o cambiavano argomento e la cosa lo rendeva sospettoso e adesso voleva sapere cosa c’era che non andava. Sperava con tutto il cuore che non fosse niente di grave e che, soprattutto, non avesse a che fare con qualche pericolo imminente.
Era vero che aveva chiesto al faraone se c’era qualcosa che non andava e lui gli aveva detto che era tutto apposto, ma per qualche ragione non riusciva a fidarsi molto.
Era vero che, se ci fosse stato qualche pericolo, se ne sarebbe accorto poiché ormai aveva molta domestichezza con i pazzi scatenati e gli spiriti che volevano distruggere il mondo come aveva pianificato Zork sia tremila anni fa sia nel mondo delle memorie, però c’era qualcosa che non riusciva a convincerlo ed era sicuro che il faraone lo sapesse, doveva per forza saperlo.
 
 
Il faraone non sapeva che rispondergli, sospettava che Yugi potesse trovare strano il comportamento del nonno e tutte le conversazioni bruscamente interrotte e deviate ogni volta che compariva e aveva detto più volte al nonno di non parlare di niente quando Yugi era a casa, ma più lui insisteva più Yugi s’interessava alle loro discussioni e adesso voleva sapere cosa c’era che non andava e lui non aveva idea di cosa dirgli. Non poteva confessare che c’era qualcosa di pericoloso che poteva abbattersi sulla terra, che percepiva da un po’ una presenza oscura, che temeva che a scuola sarebbe stato in pericolo, avrebbe finito solo per farsi odiare da lui e per coinvolgerlo di nuovo e non poteva permetterselo, non più, ci teneva troppo alla sua vita per metterlo nel mezzo «Niente è tutto a posto».
«Non mi prendere in giro, c’è qualcosa che non va e voglio sapere cosa. Quindi non schiodo da qui fin che non mi avrai detto tutto.»
«Ecco…» Non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi, con gli altri era stato facile aveva detto che era tornato perché sentiva la loro mancanza e ci avevano creduto, ma cosa poteva dire adesso a Yugi. Lui sospettava qualche cosa e in quel momento non aveva idee su come costringere Yugi ad andarsene, non gli andava di affrontare l’argomento. Iniziava davvero a pentirsi della sua scelta di non rivelargli nulla, ma ormai aveva preso una decisione e doveva rispettarla per il bene di tutti quanti.
«Yugi, Atem ci sono i ragazzi!»
La voce del nonno fu la sua salvezza «Arriviamo!»
E come un razzo uscì dalla sua stanza e afferrò le scarpe di ginnastica. Sapeva che Yugi non avrebbe mollato l’osso facilmente ormai lo conosceva.
Anche Yugi afferrò le scarpe «Ehi, non abbiamo ancora finito. Tanto sull’argomento ci torniamo».



***


Aknadin stava osservando la scena con attenzione, Atem con il suo gruppo di amici in giro per Domino City.
«Bene Aknadin, credo che sia arrivato il momento di agire.»
Il sacerdote si girò verso lo spirito e s’inginocchiò dinanzi a lui. Era una cosa che odiava fare ma se voleva continuare a servire lo spirito e non rischiare di farsi distruggere, doveva piegarsi al volere del suo nuovo, inaspettato alleato alquanto misterioso «Come desideri, Padrone!»
Era pronto a qualsiasi cosa, ormai era in gioco e la vendetta era un piatto che andava servito freddo e lui aveva tutte le intenzioni di volersi vendicare di suo nipote anche a costo di fare fuori i suoi amici, soprattutto Yugi.
C’era qualcosa di strano in quel piccolo mortale così somigliante ad Atem, e di certo non centrava la storia della reincarnazione. Aveva sentito qualcosa di molto forte dentro di lui, una vecchia sensazione di odio e rancore rimasti assopiti dentro il suo cuore, non sapeva spiegarselo ma sentiva che il desiderio di fare fuori il piccolo moccioso era più forte di tutto e forse aveva già un’idea su come potersi divertire con suo nipote e i suoi amici.



*** 


Atem, Yugi e i loro amici erano al parco di Domino. Avevano tutti l’intenzione di godersi a pieno quello che restava delle vacanze estive prima di cominciare l’ultimo anno scolastico e di diplomarsi, almeno loro poiché Yugi doveva cominciare il primo anno di liceo.
Joey si sedette sulla panchina con un’espressione del tutto abbattuta sulla faccia «Ci siamo, due settimane e ricomincia la scuola».
Per lui era in vero trauma riprendere gli studi, anche se era l’ultimo anno di liceo, non era un genio della scuola e l’idea di dover tornare di nuovo con la testa china sui libri lo faceva sentire male. Lui era uno che voleva divertirsi, darsi alla pazza gioia, stare in giro tutto il giorno, passare le sere in giro per i locali della città e divertirsi in maniera sfrenata e la scuola era una tortura.
Anche Tristan si sedette sulla panca accanto a Joey con un’espressione avvilita «Purtroppo hai ragione, addio divertimento sfrenato».
«Ma dai ragazzi, finita la scuola, avrete tutta la vita per divertirvi» Tea non condivideva per niente la loro tristezza, li considerava del tutto esagerati.
«Ha parlato la secchiona» Joey balbettò quella frase sottovoce, in maniera che nessuno lo sentisse o capisse cosa aveva appena detto. Del resto per lui Tea era questo, sapeva tutto di tutto ma mai una volta che lo facesse copiare durante i compiti o che gli suggerisse nelle interrogazioni. Un pugno, forte e deciso sulla sua testa, gli causò un bernoccolo gigante e lo fece urlare dal dolore.
Era stata Tea, adesso lo guardava con rabbia.
Joey si toccò la zona in cui aveva ricevuto il pugno e piagnucolò «Ma che cosa ho detto?!»
Aveva le lacrime agli occhi per il dolore che stava provando.
«Tu lo sai!» Esclamò lei, di rimando.
Scoppiarono tutti a ridere davanti quella scena, come al solito Joey non capiva mai perché riceveva sempre pugni, calci e tirate di orecchie, forse non si rendeva neanche conto delle battute che faceva ai danni degli altri credendo di essere divertente ma finiva sempre per venire picchiato in malo modo da Tea.
Improvvisamente si alzò un vento fortissimo che iniziò a spazzare via ogni cosa.
«Ehi ma che diavolo succede?!» Joey cercò di alzarsi dalla panca ma finì per venire scaraventato a terra dalle forti raffiche di vento che si erano venute a creare e che costrinse tutte le altre persone a scappare via.
Duke, con le mani sugli occhi a causa del vento, urlò «Ma che diavolo è questo vento?!»
Improvvisamente tutti furono scaraventati via e finirono a terra a pochi centimetri di distanza gli uni dagli altri. Nessuno di loro aveva idea di cosa stesse succedendo, ma solo che il vento non voleva cedere e che poi, tutto intorno a loro iniziò a essere ricoperto da nubi viola, nere e blu finché non si trovarono circondati dal regno delle ombre. Un’atmosfera gelida, opprimente e tenebrosa li circondò.
«Dannazione, ma che cavolo succede?!» Joey fu il primo a rialzarsi da terra seguito dagli altri che si guardavano tuto intorno senza capire da dove spuntasse fuori il regno delle ombre così all’improvviso.
Il faraone si alzò e si mise subito in allerta, non gli piaceva per niente quello che stava per accadere.
“Ragazzi state…”.
Improvvisamente udì le loro urla e quando si girò a guardarli, li trovò incatenati alla parete oscura con delle scariche elettriche blu che attraversavano i loro corpi e li facevano urlare dal dolore.
«RAGAZZI!» Corse verso di Tea, afferrando la catena oscura che stringeva i polsi della ragazza nel tentativo di liberarla, ma finì per prendere una scossa fortissima anche lui e fu scaraventato via, con le mani che gli facevano male per il forte dolore della scarica.
«Atem, stai bene?»
«Sì…» Si guardò le mani. I palmi erano arrossati a causa delle scosse elettriche e gli facevano male. Tutti i suoi amici erano inchiodati al regno delle ombre per i polsi e i piedi e quando cercavano di muoversi, erano travolti da forti scosse elettriche che li facevano urlare.
Improvvisamente, una presenza si fece avanti, apparendo alle spalle del faraone. Un uomo dagli occhi vitrei come quelli di un cadavere senza vita e un occhio del millennio sulla sua fronte che splendeva.
«Faraone!»
Atem riconobbe subito lo spirito, la sua presenza oscura era la stessa che aveva percepito durante il duello di Yugi e capì che era proprio lo stesso individuo dell’altra volta, anche se non aveva idea di chi fosse. Si era aspettato un attacco ma non aveva immaginato che avrebbe preso di mira anche i suoi amici «Chi sei tu, cosa vuoi da me e i miei amici?!»
Tutti gli altri guardavano quella scena con il cuore in gola. Un tizio strano che aveva evocato il regno delle ombre stava davanti al faraone e loro erano inchiodati e impossibilitati a muoversi e a poter fare qualcosa per andare a spalleggiare il loro amico che rischiava di trovarsi nei guai. Non era la prima volta che avevano a che fare con persone possedute da spiriti, ma prima d’ora non si erano mai trovati in una situazione del genere ed evidentemente, apparve chiaro a tutti che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che forse Atem aveva omesso di dire loro.



Aknadin, nel corpo della sua nuova vittima appena uccisa, stava davanti ad Atem che lo guardava senza abbassare la guardia mentre i suoi amici erano inchiodati alla parete oscura. Non aveva intenzione di volerlo sfidare a duello, per quello ci sarebbe stato tempo, voleva solo divertirsi un po’ e fare capire a suo nipote che il suo calvario era appena iniziato «Credevo che ci fossimo già presentati, Faraone, quando ho affrontato in duello il tuo amico».



Yugi sbarrò gli occhi, lui era quello spirito dell’altra volta, era il misterioso tizio che lo aveva affrontato in duello e che lo aveva quasi ucciso. Ma com’era possibile che fosse tornato se Atem lo aveva eliminato. Improvvisamente l’ombra del dubbio si fece strada nella sua mente, che Atem lo avesse imbrogliato?
Che gli avesse mentito?
Perché aveva fatto una cosa del genere?
«Avevi detto di averlo sconfitto, Atem.»
Tutti si girarono a guardare Yugi e Joey esclamò «Aspetta, tu conosci questo pazzo scatenato che ci tiene inchiodati qui?»
«Sì, l’ho affrontato in duello ma Atem aveva detto di averlo eliminato» Una scarica di rabbia attraversò i suoi occhi, non era vero che Atem lo aveva sconfitto, non era vero che non c’erano pericoli e chissà su cos’altro gli aveva ancora mentito e quali altri segreti gli aveva tenuto nascosto in quei giorni, non poteva proprio credere che avesse fatto una cosa simile.



Atem si girò a guardare Yugi che a sua volta lo guardava con un’espressione inferocita. Aveva capito così che gli aveva mentito riguardo allo spirito, e forse aveva anche dei dubbi sul resto della faccenda. Tornò con lo sguardo sullo spirito che gli stava difronte «Avanti, dimmi chi sei così facciamo subito le presentazioni».
«Vuoi davvero sapere chi sono, mio giovane Atem?»
Sbarrò gli occhi, conosceva solo una persona che poteva chiamarlo in quella maniera, solo una persona che durante la sua vita in Egitto, fin da bambino, si rivolgeva a lui in quella maniera anche dopo che era salito al trono come faraone d’Egitto «Aknadin!»
Come poteva essere lui?
Era stato ucciso proprio da Seth e durante la battaglia, scacciato via per sempre dal Drago Bianco Occhi Blu, come poteva essere lì davanti a lui, nel corpo di un mortale, era convinto che l’anima di quella ragazza, Kisara, avesse distrutto lo spirito di Aknadin per sempre. Se era davvero lui, voleva die che aveva anche tentato di far del male a Yugi «Sei stato tu ad attaccare Yugi!»



Stava ridendo nel vedere l’espressione terrorizzata di Atem davanti all’idea che potesse essere lui l’artefice dell’attacco a Yugi. Non ricordava di aver mai avuto così tanta soddisfazione in vita sua come in quel preciso momento, vedere Atem con una faccia letteralmente sconvolta era davvero divertente.
Ormai non aveva senso continuare a restare nascosto, aveva succhiato abbastanza energia vitale da potersi liberare del corpo mortale e farsi vedere così abbandonò il corpo e si materializzò «Esattamente, non sei contento di vedermi nipote mio?»
Uno dei ragazzi urlò «Nipote? Quello è tuo zio?»
Il sacerdote, infastidito dall’intromissione del ragazzo, scoccò le dita e una serie di scosse elettriche colpì i ragazzi contemporaneamente facendoli urlare di dolore.
 
 
«No, ragazzi!» Urlò Atem. Sentì la rabbia assalirlo, non tollerava chi faceva del male gratuito ai suoi amici «Lasciali andare, loro non ti hanno fatto niente è con me che ce l’hai».
Ma le scosse non volevano finire, vedeva i suoi amici trapassati da scariche elettriche blu che li privavano di ogni energia «Basta, smettila!»
Le scosse cessarono e loro smisero di urlare ma li sentiva ugualmente lamentarsi dal dolore che stavano provando. Non riusciva a sopportare di vedere i suoi amici ridotti in quello stato, voleva salvarli, tirarli fuori dalle grinfie di Aknadin ma non sapeva come «Cosa vuoi da me, perché ci hai trascinati qui, che cosa vuoi?!»



Aknadin cambiò espressione, finalmente Atem gli aveva fatto la domanda che più aspettava da quando li aveva condotti tutti lì, davanti a lui, nel regno delle ombre. Finalmente avrebbe fatto capire ad Atem quanto il suo odio per lui fosse grande, quanto desiderava distruggerlo con le sue mani. Quanto avesse aspettato il momento e ucciderlo per vendicarsi di ogni attimo della sua vita nell’essere costretto a vedere suo fratello su un trono che poteva appartenere a lui, nel vedere suo figlio prima in ginocchio davanti ad un uomo che non meritava i suoi servigi e poi in ginocchio davanti ad un ragazzino di tredici anni cresciuto negli agi di corte e servito da tutti. Seth era stato costretto a vivere tra la polvere e gli stenti, a sudare per diventare membro della corte sacra quando poteva rappresentare l’intero Egitto con una corona sulla fronte.
Ma Aknamkanon e Atem erano riusciti a strappargli ogni cosa, suo fratello gli aveva strappato la sua dignità ricordandogli ogni volta che lui era il faraone e che lui era il sacerdote e lui gli aveva strappato la fiducia di suo figlio Seth, portandolo a ribellarsi al suo stesso padre «Che cosa voglio? Voglio vendetta! Vendetta per tutto quello che ho subito per tutti gli anni di umiliazione nel servire mio fratello, senza riceve niente in cambio, tranne dolore per la separazione dalla mia famiglia, per le azioni che ho dovuto fare per salvare un regno che poteva essere mio. Anni passati al tuo servizio come sacerdote, anni passati a vedere mio figlio Seth a inchinarsi dinanzi a te quando poteva essere lui il faraone, una persona più degna e capace di governare uno dei più grandi regni della terra al posto tuo. Tu sei solo un arrogante, spocchioso, bambino viziato che aveva sempre avuto tutto da una vita agiata all’interno di un palazzo reale. Mio figlio ha dovuto sudare per arrivare a essere un sacerdote, spogliato del suo titolo di principe e costretto a vivere in miseria come un qualsiasi popolano e che purtroppo, per colpa tua, mi ha voltato le spalle per servirti fino alla fine. Ma adesso saprò rimediare, farò ciò che non ho potuto fare all’epoca: ucciderti con le mie mani grazie al potere che mi è stato concesso di avere».
Scagliò una sfera oscura contro Atem, che lo scaraventò a qualche metro di distanza scatenandogli delle fitte terribili al petto.
 
 
«No, Faraone» Urlò Joey.
«Atem!» Anche Tea urlò con tutta la voce che aveva in gola nel vedere il faraone essere colpito in pieno e scaraventato via. Il cuore le batteva fortissimo e il terrore le stava gelando i muscoli del corpo.



Il faraone cercò di alzarsi per quanto gli venisse difficile, era stato colpito in pieno senza avere la possibilità di difendersi. Non aveva con sé il puzzle del millennio e non aveva alcun potere per contrastare il potere oscuro di Aknadin «Non …riuscirai… a farmi…fuori…»
Aknadin si limitò a una furibonda risata «Questo è da vedere ma non ti preoccupare, nel mio piano sono inclusi anche i tuoi cari amichetti mortali. Ti fanno compagnia nel regno dei morti».
«Lascia…in pace…i miei…amici…» Cercò di alzarsi, ma era del tutto inutile, non riusciva a muoversi in nessuna maniera.
In risposta a ciò, altre scosse elettriche raggiunsero il gruppo e altre urla di dolore uscirono dalle loro bocche. Atem era costretto a guardare quella scena senza poter fare niente per aiutargli, quella sfera di energia gli aveva sottratto quasi tutte le sue forze e non riusciva neanche a mettersi in piedi. Aknadin era diventato troppo potente ma era sicuro che ci fosse altro dietro la sua folle intenzione di vendetta. Non era la sua l’onda di energia oscura che aveva percepito durante lo scontro di Yugi e che continuava a percepire anche in quel momento. I suoi poteri dovevano per forza provenire da una fonte di potere più potente ma non aveva idea di chi potesse trattarsi, sapeva solo una cosa in quel momento, che doveva salvare i suoi amici oltre che se stesso.
La risata di Aknadin si andò a estinguere sempre di più così come il Regno delle Ombre che si stava dissolvendo e anche le catene che tenevano prigionieri tutti gli altri si spezzarono lasciandoli liberi e tutti crollarono a terra privi di forze, con graffi e bruciature in ogni parte del corpo, doloranti e sofferenti.
A fatica si avvicinarono al faraone e Duke e Bakura, per quanto non riuscissero a reggersi in piedi, lo aiutarono a rialzarsi da terra mentre Joey si avvicinò al corpo che giaceva immobile a terra. Gli toccò il collo, per controllare il battito cardiaco ma alzò gli occhi verso i suoi amici «È morto».
 
 
***


Tutto il gruppo era a casa di Yugi ed erano malamente conciati soprattutto il faraone. Quando il nonno li aveva visti conciati a tutti in quello stato, si era subito preoccupato e li aveva aiutati a curare le loro ferite e adesso erano nel soggiorno, seduti sulle poltrone con le mani fasciate, i cerotti sui graffi e le pezze con il ghiaccio nei punti doloranti. In quel momento tutti avevano capito che Tea aveva avuto ragione fin da subito.
Il faraone non era tornato solo per far loro una visita ma anche per cercare di fermare la furia di Aknadin che, evidentemente, voleva abbattersi su di loro per vendicarsi e iniziarono ad agitarsi non poco, soprattutto per Yugi, che era rimasto seduto su una poltrona del salotto senza dire una parola, con lo sguardo basso e i pugni serrati.
«Ragazzi, ve l’ho detto sto bene.»
Joey si piazzò davanti a lui e con le mani sui fianchi e un’espressione parecchio irritata, esclamò «Non è vero. Ti abbiamo visto, eri ridotto peggio di uno strofinaccio per i pavimenti. Avanti, confessa, sapevi che tuo zio voleva farci tutti fuori per vendicarsi di te?»
«Ragazzi …» Ma le loro espressioni erano le stesse di quelle di Joey. Volevano tutti sapere la verità che lui aveva nascosto e improvvisamente spostò lo sguardo su Yugi. Stava in un angolo, seduto, senza guardare nessuno in faccia, senza guardare lui. Improvvisamente avvertì una morsa al cuore, il nonno aveva ragione, doveva confessare tutto prima che accadesse quello che era accaduto «Va bene, ve lo dirò».
Iniziò a raccontare che una forte ondata di energia negativa si era abbattuta sulla Terra, creando un disturbo nell’equilibrio del mondo. Aveva percepito una presenza oscura farsi strada sul mondo e quando aveva sentito Yugi in pericolo, aveva subito capito che qualcosa non andava e aveva deciso di tornare per assicurarsi che non fosse nulla di grave. Decise di ritornare temporaneamente in vita e aprendosi un portale per Domino, era arrivato sulla terra, dove si trovò costretto a salvare Yugi. Non aveva idea che l’artefice di tutto fosse stato proprio Aknadin e decise anche di raccontare loro la storia di Aknadin, della forgiatura degli Oggetti del Millennio e del rituale segreto che Aknadin portò a compimento e di cui suo padre non era a conoscenza, del motivo che lo spinse a tradire la sua famiglia e il suo regno.
La verità che lo legava e che continuava a legarlo a Seto sia nel passato sia nel mondo moderno e ciò che Aknadin aveva cercato di fare per usurpare il trono fino al risveglio del demone Zork e, infine, che era convinto che il sacerdote non agisse da solo e che forse c’era qualcuno che lo stava aiutando. Qualcuno che come lui cercava vendetta e che stava aiutando Aknadin per portare a compimento la sua sete vendicativa che lo attanagliava da ben tremila anni e che poteva mettere in pericolo perfino i suoi amici.



Tutti ascoltarono il racconto in silenzio, senza proferire parola e ogni tanto si scambiavano qualche occhiata allucinata su ciò che Atem raccontava. Ognuno di loro si era aspettato che il faraone non avesse detto loro qualcosa di molto serio e grave ma di certo non potevano immaginare di essere finiti in una faida familiare che andava vanti da tremila anni o giù di li.
Fu Tristan a parlare per primo dopo aver ascoltato la storia «E così si ricomincia. La tregua è stata bella ma è finita. Come al solito».
Joey si alzò dal divano «Beh, che ti aspettavi?»



Atem alzò lo sguardo allarmato verso di loro, conosceva quelle espressioni e sapeva cosa volevano fare tutti i suoi amici e stavolta non poteva permettersi di coinvolgerli in una questione di vendetta «No, questa volta no, non vi permetterò di intromettervi».
«Ora capisco da chi ha preso Yugi. Entrambi non fate altro che ripetere la stessa filastrocca ogni volta» Joey sospirò esasperato. Si avvicinò e si sedette accanto a lui, mettendogli una mano sulla spalla «Credevo che ormai fosse chiaro. Noi ti aiuteremo».
Anche Duke si alzò dal divano e si mise al suo lato di poltrona «Certo, non penserai davvero che resteremo a guardare mentre tuo zio ti minaccia di farti fuori».
Anche Bakura si alzò «Sì, e potete contare anche su di me. Basta solo che non ci siano più oggetti del millennio in vista».
Tristan gli si avvicinò e gli piazzò il braccio intorno alle spalle «Beh, non vogliamo di certo che torni a essere un pazzo scatenato che vuole fare fuori tutti quanti per distruggere il mondo».
Alla fine si alzò anche Tea che si avvicinò al gruppo «Esatto. Siamo amici e se uno di noi è nei guai, tutti gli altri sono pronti a salvarlo».
Non era per niente d’accordo che tutti i suoi amici rischiassero le loro vite per aiutarlo, era una cosa che riguardava solo lui e la sua famiglia e loro non dovevano intromettersi «Ragazzi, io non voglio, ho visto morire troppe persone, troppi amici. Non voglio che accada di nuovo».
Ma le loro espressioni volevano dire tutto il contrario, erano proprio decisi a volerlo aiutare e a immischiarsi in questioni più pericolose di quello che potevano sembrare. Conosceva Aknadin, aveva visto cosa era in grado di fare, per colpa sua aveva visto tutti i suoi sacerdoti e amici morire uno dietro l’altro. Tutte le persone cui aveva voluto bene, che gli erano state accanto perdere la vita per proteggerlo e aiutarlo a salvare non solo il suo regno ma tutto il mondo e non voleva rivivere quella brutta esperienza, non voleva vedere anche loro perdere la vita, una volta era stata più che sufficiente.
Joey puntò le mani sulle sue spalle «Ehi, lo sappiamo cosa rischiamo. Lo sappiamo che possiamo lasciarci le penne ma non ti sbarazzi di noi neanche se ci torturi. Dico bene, Yugi?»
Si voltarono a guardarlo ma il ragazzino scappò via, correndo al piano di sopra.
Atem non si aspettava niente di diverso da parte sua. Gli aveva mentito dicendogli che era tornato perché sentiva la loro mancanza. Purtroppo lo sapeva come sarebbe andata a finire e non poteva permettersi di perdere il suo migliore amico, di essere odiato «Scusate».
Si alzò dalla poltrona e corse di sopra, lasciando indietro tutti gli altri, per raggiungere Yugi il più in fretta possibile. Doveva spiegargli tutto, dirgli che lo aveva fatto per il suo bene, per non metterlo in pericolo, per proteggerlo, anche se non avesse voluto ascoltarlo. Il nonno aveva ragione, aveva avuto ragione su tutto ma non aveva potuto dirgli la verità, avrebbe finito solo per odiare il mondo intero e sicuramente anche lui. Fermò la porta prima che potesse chiudersi di scatto ed entrò nella stanza di Yugi, dove il povero ragazzino stava piangendo.
Si avvicinò lentamente a lui «Yugi, ti prego non fare così».
«Vattene via!»
«Yugi, ascolta…»
Gli mise una mano sulla spalla ma lui la respinse violentemente e si alzò dal letto. Aveva gli occhi gonfi per le lacrime, uno sguardo pieno di odio, rancore, rabbia e sofferenza «Ti ho detto di andare via, lasciami in pace».
«Yugi, io…»
«No! non voglio ascoltarti, non dopo quello che hai fatto. Mi hai preso in giro, mi hai mentito. Avevi detto di averlo sconfitto, di esserti liberato di lui e invece quello spirito era scappato e per di più vuole vendicarsi di te, vuole la tua morte e sicuramente distruggere il mondo. Io sono stanco, ti è chiaro? Sono stanco di dover sempre salvare il mondo, di disputare Giochi delle Ombre, di rischiare la vita per te, voglio una vita normale da non mettere in gioco, ogni santa volta.»
«Lo so Yugi. Lo so e credi che a me piaccia che tu stia sempre nel mezzo a qualsiasi cosa succeda? È per questo che non te lo detto.»
«E hai preferito mentirmi?! Hai preferito prendermi in giro anziché dirmi la verità quando dovevi farlo.»
Il faraone lo ascoltava mentre gli urlava contro tutta la sua rabbia, lo capiva, gli aveva mentito che difficilmente gli avrebbe perdonato, ma ormai non aveva altro da fare che provare a chiedergli scusa «Perdonami Yugi».
Lui gli diede le spalle, il suo corpo era un fremito di rabbia «Dimmi una cosa, e si sincero. Quando farai fuori Aknadin e, sicuramente, salverai il mondo per l’ennesima volta da quando ti conosco, tornerai nell’oltretomba, vero?»
Sbarrò gli occhi, voleva la conferma di ciò che neanche lui riteneva sicuro. Voleva restare sulla terra, lo voleva con tutto il cuore ma non aveva idea di come avrebbero reagito i guardiani dell’oltretomba. C’erano delle leggi specifiche a riguardo. Leggi che lui aveva violato per Yugi, leggi che difficilmente potevano essere ignorate come se nulla fosse. La vita che gli era stata data non era eterna, era solo temporanea e aveva paura che presto sarebbero venuti a riprendersela, a costringerlo a tornare nel mondo degli spiriti. Ormai Yugi voleva saperlo, e non aveva senso mentirgli di nuovo, dirgli che sarebbe rimasto se neanche lui ne era poi così sicuro «Non lo so».
Strinse gli occhi per paura di una sua qualche reazione aggressiva, ma si accorse che non era successo niente. Riaprì un occhio lentamente e notò che gli dava ancora le spalle, le braccia lungo i fianchi, era in piedi, fermo, immobile come una statua davanti al comodino. Non parlava, non diceva neanche una parola, non lo sentiva piangere, non lo sentiva singhiozzare, niente e questo lo faceva sentire male. Non gli aveva urlato neanche una parola, non lo stava neanche calcolando e questo gli dava fastidio, lo rendeva nervoso.
«Sapevo che mi avresti lasciato solo anche tu, di nuovo. Come hanno fatto loro.»
Quella frase lo spiazzò «Cosa?»
Ma non ricevette nessuna risposta da lui, proprio non capiva cosa volesse dire. Si avvicinò a lui e mise una mano sulla spalla «Yugi…»
Si era rimesso a piangere di nuovo ma Atem non voleva insistere più di tanto. Non lo stava cacciando di nuovo, ma sentiva che voleva stare da solo e forse era meglio così. Aprì la porta della stanza e gli diede un’ultima occhiata prima di andare via.

 
 
***

Era sdraiato sul letto della sua stanza.
Stava ancora pensando a quella frase che Yugi gli aveva detto che anche altre persone lo avevano lasciato solo e lui non riusciva a capire cosa volesse dire, a chi era riferito, di chi parlasse. Ora più di prima voleva sapere cosa era accaduto a Yugi, cosa gli avesse nascosto, cosa c’era che non sapeva su di lui. Sentì bussare alla porta della sua camera «Avanti».
Quasi sperava fosse lui, ma non fu così «Nonno?»
«Vieni con me, per favore.»
Aveva una faccia alquanto rattristata ma non oppose resistenza. Si alzò dal letto e seguì il nonno fino alla sua stanza. Non c’era mai entrato prima d’ora in quella camera. C’erano un letto singolo, un comodino e l’armadio. Rimase fermo nella stanza mentre osservava il nonno avvicinarsi al comodino e prendere qualcosa. Poi tornò verso di lui con quella che sembrava una fotografia.
«Guarda.»
Prese la foto e la guardò. Notò che vi erano una donna, un uomo e che lei teneva in braccio un bambino che sembrava essere Yugi «Chi sono?»
«I genitori di Yugi, Helen e mio figlio James.»
Il faraone guardò di nuovo la foto. Non gli aveva mai parlato dei suoi genitori, non gli aveva mai raccontato nulla su di loro, neanche una minima cosa e non riusciva a capirne il motivo; anche lui come Yugi si sentiva ferito dentro, gli aveva nascosto una cosa molto importante «Cosa…»
«Se Yugi non te l’ha mai detto, vuole dire che non voleva che tu lo sapessi per quanto abbia provato a convincerlo» Prese un respiro «La madre di Yugi era malata, molto malata nonostante la giovane età. Entrava e usciva dall’ospedale parecchie volte ma non riuscivano a capire cosa potesse avere, era una donna forte e cercava di non far pesare quella situazione al suo unico bambino. Ma con il passare del tempo le sue condizioni peggiorarono maggiormente e le diagnosticarono un tumore. Avevamo deciso in comune accordo di non dire niente a Yugi; allora aveva solo sei anni, dirglielo sarebbe stato terribile».
Atem ascoltava con un terribile nodo alla gola.

 
«Solomon…» Helen era seduta sul divano accanto a lui, che teneva lo sguardo basso, e gli stringeva la mano «Ascoltami, non dobbiamo dire niente a Yugi per ora».
La guardò con gli occhi sbarrati «Ma perché?!»
«Perché è ancora troppo presto, non so cosa succederà ma voglio che almeno per il momento Yugi non sappia niente. Non posso permettere che il mio bambino debba soffrire ogni giorno ed io so di essere impotente e non potrei far nulla.»
«Sì, ma…»
Rafforzò la presa sulla sua mano, stringendogliela più forte che poteva, Helen sapeva che non era giusto nascondere la verità a Yugi, ma era ancora troppo piccolo perché accetti «Ti prego, non dirglielo per adesso».
Solomon strinse a sua volta la mano di Helen, in cuor suo sperava che quella non fosse l’ultima volta che vedeva il suo viso, i suoi occhi ametista, il suo sorriso e che udiva la sua voce. Sperava che guarisse con tutto il suo cuore, soprattutto per il piccolo Yugi «Va bene, per il momento teniamolo nascosto».

 
«Purtroppo, dopo qualche mese, fu costretta a essere ricoverata.»
 
«Mammina…» 
Yugi era accanto al letto dell’ospedale, accanto alla sua mamma che lo guardava sorridente «Va tutto bene, amore mio. Presto sarò a casa».
«Perché non puoi esserlo ora?»
«Perché per ora non posso, devo stare qui per un po’ di tempo».
Guardava Yugi e le lacrime iniziavano a pungerle gli occhi.  Era palese che non volesse mettersi a piangere davanti a suo figlio, non voleva che lui capisse che la situazione era abbastanza grave, che pensasse che la sua mamma stesse per morire e Solomon cercò di sorriderle mentre lei allargava le braccia «Vieni qua, piccolino».
Abbracciò Yugi accarezzandogli i capelli mentre le lacrime scorrevano sul suo viso, silenziose per non farsi ascoltare da lui.
Quello sguardo lucido e disperato si posò su di lui e Solomon non poté che abbassare gli occhi.

 
«Quando morì, Yugi non era stato più lo stesso. Piangeva ogni giorno, voleva sapere cosa era successo alla sua mamma, perché non era lì. Poi iniziò a farci l’abitudine ma non sapevo se aveva superato del tutto il trauma. Gli era rimasto suo padre, mio figlio, lui gli stava sempre accanto e del resto era la persona a cui Yugi era più affezionato.»

 
«Vedrai che andrà tutto bene, Yugi.»
«Ma a me manca la mamma, perché se n’è andata via e mi ha lasciato? Lo vorrei sapere.»
«La tua mamma non è andata via, sarà sempre con te, lo sai questo.»
Ma Yugi non lo ascoltava, teneva lo sguardo basso e James decise di prenderlo e di metterselo sulle gambe «Ascoltami, tu non sei solo, ok? Ci sono io e c’è il nonno, e di certo non ce ne andiamo via».
Yugi gli sorrise e lui gli scompigliò i capelli facendolo ridere e lo abbracciò.
Solomon sorrise.

 
«Ma poi, per il suo lavoro, fu trasferito a New York, esattamente al World Trade Center. Per Yugi fu terribile vederlo partire, gli aveva fatto la promessa che sarebbe tornato presto e gli avrebbe fatto un bel regalo, ma non fu così» Quel terribile ricordo, lo costrinse al fermare il racconto, sentiva un groppo nella gola che gli impediva di parlare, di proseguire la storia. Per lui era difficile parlare di quella brutta faccenda, soprattutto perché si trattava di suo figlio e di sua nuora, i genitori del suo adorato nipotino.
«Morì il giorno dell’attacco alle torri, vero?»
Il nonno annuì «Quel maledetto giorno ha sconvolto la nostra famiglia e soprattutto ha sconvolto Yugi. Da allora non fu più lo stesso. Si è chiuso del tutto in se stesso, la morte dei suoi genitori era avvenuta troppo presto e lui era ancora piccolo. Non credo che abbia del tutto superato quell’avvenimento, come del resto nessun bambino che ci passava. Per quanto ci provassi, io ero solo suo nonno, non potevo sostituire i suoi genitori, Yugi aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto, che lo aiutasse, qualcuno con cui parlare, sfogarsi, divertirsi e sei arrivato tu. Yugi, per quanto all’inizio potesse avere paura di te, fosse terrorizzato nel sentire la tua presenza dentro di sé, si è abituato alla tua esistenza. Si è affezionato a te perché vedeva che di te poteva fidarsi, che non lo avresti mai tradito, abbandonato, che gli saresti sempre stato accanto, che ti prendevi cura di lui e che lo proteggevi. Lui ti vuole bene, si è affezionato moltissimo a te, ti vede come se fossi una sorta di figura paterna e come se fossi un fratello maggiore».

 
Atem aveva ascoltato quella storia in silenzio, senza staccare gli occhi dalla fotografia che teneva in mano, capendo finalmente cosa Yugi si portava dentro da una vita, il dolore dell’aver perso le uniche persone che gli avrebbero voluto un bene sincero, i suoi genitori, e lui capiva cosa aveva passato e forse cosa stava ancora passando perché era successo anche a lui. Anche lui aveva perso i suoi genitori da bambino, e come Yugi aveva sofferto per la loro perdita, si era sentito solo. Aveva perso sua madre, la regina Nefhen, quando aveva solo quattro anni, non ricordava il suo volto ma sapeva solo che gli aveva lasciato un grande vuoto dentro.
L’Egitto poteva anche aver perso la sua splendida regina ma lui aveva perso la sua mamma e così si era ritrovato a crescere senza di lei e poi, quando aveva tredici anni, aveva perso anche suo padre, distrutto dal dolore di aver fatto forgiare i sette oggetti del millennio con il sangue dei suoi sudditi, gli abitanti di Kul Elna, uccisi brutalmente senza che il faraone lo sapesse, per salvare il regno dagli invasori nemici.
Era stato costretto a salire al trono senza avere accanto qualcuno che lo aiutasse, che lo guidasse, che gli desse dei consigli. Si era ritrovato a essere solo alla guida dell’Egitto e aveva fatto di quella solitudine la sua roccaforte, aveva finito per allontanarsi anche dai suoi migliori amici Mahad e Mana e a concentrarsi solo sul suo regno cercando di seguire le orme di suo padre per governare il regno come aveva fatto lui.



 ***


Entrò nella stanza di Yugi quasi in punta di piedi, facendo attenzione a non far scricchiolare la porta. Ormai era notte fonda e il nonno stava dormendo ma lui non ci era riuscito, non dopo quello che gli aveva detto. Adesso capiva perché Yugi si era arrabbiato, capiva perché lo odiava e perché si era sentito preso in giro e soprattutto solo, perché era già stato lasciato da solo da bambino, proprio com’era successo a lui. Anche lui aveva perso i genitori e poteva capire cosa aveva passato Yugi e ancora di più cosa stesse passando adesso.
Si avvicinò al letto per controllare se dormiva, se stesse bene, se era disposto a parlargli «Che cosa vuoi?!»
Non si era girato a guardarlo, la sua voce era ancora arrabbiata ma non come prima. Era più calma, più rilassata ma sapeva che era solo all’apparenza. Si sedette sul letto accanto a lui «Ti posso parlare?»
«A meno che non sei venuto qui per dirmi che te ne vai o che qualcuno sta cercando di farti fuori, non vedo cosa ci sia di così importante di cui parlare.»
Acido e aggressivo, esattamente come si era aspettato di trovarlo, ma non aveva intenzione di arrabbiarsi né di rimproverarlo, voleva solo spiegargli tutto «Lo so che sei arrabbiato con me, lo so che ti ho mentito, che non ti ho detto la verità sul mio ritorno ma l’ho fatto perché voglio proteggerti.  So che hai sempre odiato questa storia del salvare il mondo, che hai sempre odiato avere a che fare con demoni, spiriti e nemici vari. Non voglio che tu rischi la vita per aiutarmi, lo hai già fatto tante volte in passato ma questa storia è diversa, Aknadin mi vuole morto per motivi che riguardano la mia famiglia ed è disposto a tutto per uccidermi ed io non voglio metterti nel mezzo».
«Ed è una giustificazione mentirmi per una settimana intera?» Si girò verso di lui, guardandolo dritto negli occhi «è una giustificazione farmi credere che tutto è apposto quando non lo è? Credi che non l’avevo capito che mi nascondevi qualcosa? Avrò anche quattordici anni, ma non sono stupido. Non lo sono mai stato, neanche da bambino ma nessuno ci ha fatto mai caso».
«Lo so, ti capisco e immagino che sia stato anche così dopo quello che è successo, vero? Riguardo ai tuoi genitori.»



A quelle parole Yugi ebbe un sussulto, una fitta glaciale al cuore che lo paralizzò di colpo, come faceva a sapere dei suoi genitori, aveva fatto in modo, ogni volta che erano stati in contatto telepatico, a tenere la sua mente sigillata in modo che Atem non s’intrufolasse nella sua memoria e scoprisse il suo passato, che glielo avesse detto il nonno, che avesse rivelato ogni cosa ad Atem?
Se era davvero così, adesso doveva fare i conti con i ricordi più brutti della sua vita e non voleva, non voleva riviverli di nuovo «Che…che vuoi dire…»
Il faraone aveva un’espressione strana, conosceva quello sguardo e sapeva cosa voleva, che affrontasse quella brutta esperienza ma non poteva farlo, aveva troppa paura a rivivere quegli attimi «Lo so cosa hai passato Yugi, credimi ci sono passato anch’io».
«Non ho idea di cosa stai parlando.»
Scese dal letto in fretta, per uscire dalla stanza ma Atem lo afferrò per le spalle e lo trattenne «Lo sai invece. Il nonno mi ha detto tutto su quello che è successo ai tuoi genitori. Anch’io come te avrei voluto qualcuno accanto. Io lo so cosa si prova e so com’è difficile accettarlo e poterlo superare completamente, nulla può colmare quel vuoto tranne qualcuno che ti vuole bene davvero e che ti possa capire fin in fondo. Non so perché me lo hai nascosto anche quando eravamo un solo spirito però…»
E così non capiva perché glielo aveva nascosto, ma forse la verità era un’altra, lo sapeva bene perché glielo aveva tenuto segreto, era sicuro che il nonno glielo avesse detto perché gli aveva raccontato tutta la storia «Invece lo sai. Sai perché te l’ho nascosto perché sapevo che la sola cosa che volevi era tornare nell’aldilà per raggiungere tutti i tuoi amici, lasciare questo mondo e lasciare anche me».
Si girò verso di lui, aveva gli occhi lucidi, le lacrime gli scorrevano lungo il viso e non riusciva a trattenerle per quanto ci provava.
«Quando sei tornato, mi avevi detto che eri tornato per restare sulla terra e non che Aknadin voleva vendicarsi di te ed io mi ero convinto che forse non te ne saresti andato più ma se sei tornato qui solo per questo, io non posso accettarlo, non più.»
«Yugi…»
«Io non voglio restare di nuovo solo» Si buttò tra le sue braccia, sfogando tutte le lacrime che aveva dentro «Ti ho visto rischiare di morire e andare via già una volta e non voglio che accada ancora, perché fai parte della mia famiglia».



Atem lo abbracciò a sua volta, non si era mai reso conto prima di adesso quanto Yugi stesse male e che la causa principale fosse stato proprio il suo comportamento, la sua decisione di volersene andare via. Anche lui era affezionato tantissimo a Yugi ed esattamente come accadeva per lui, anche Yugi colmava il grandissimo vuoto che si portava dentro da almeno tremila anni, grazie a lui aveva ricordato cosa significasse avere di nuovo degli amici, vedere il lato divertente delle cose e che c’erano di più importanti dell’orgoglio e dell’onore.
Per la prima volta in vita sua, sapeva esattamente cosa voleva e non era la pace eterna, non era la gloria dei suoi antenati o la vita nell’aldilà, come aveva creduto all’inizio. Ma la sua famiglia, quella che si era creato senza volerlo lì sulla Terra, i suoi amici che più di ogni cosa erano disposti a farsi uccidere per aiutarlo e la sua altalenante amicizia con Seto, che riusciva a guastargli le giornate più di chiunque altro.
«Yugi» Lo afferrò per le spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi «Mi hai chiesto se, sconfitto Aknadin sarei andato di nuovo via e ti avrei abbandonato».
Lui annuì e abbassò lo sguardo, forse convinto che ciò che gli avrebbe detto sarebbe stata la conferma alla cosa che più temeva.
«Sappi che la mia risposta è no.»
Yugi alzò lo sguardo su di lui e lo guardava come se non riuscisse a credere a ciò che aveva detto «Cosa?»
«Esatto. Resterò qui sulla terra. Non tornerò più nell’aldilà, per nessuna ragione al mondo. Ovviamente a una condizione.»
«Quale?!»
«Che mi aiuti a togliere di mezzo Aknadin. Sarà l’ultima volta che saremo costretti a combattere, hai la mia parola.»



Yugi non ci poteva credere, sul serio voleva restare con lui sulla Terra, voleva davvero rimanere con lui e non tornare più nell’aldilà e in cambio voleva solo aiuto per fare fuori Aknadin «Sì, lo farò!»
Gli saltò addosso urlando per la felicità che il suo migliore amico sarebbe davvero rimasto sulla Terra, che non sarebbe più andato via. Per quanto gli era venuto difficile all’inizio, adesso lo aveva perdonato del tutto e lo avrebbe aiutato a sconfiggere Aknadin e chiunque vi era dietro il suo lavoro «Sarà l’ultimo Gioco delle Ombre, giusto?»
«Sì, l’ultimo della nostra vita. Hai la mia parola.»



 
***
 
 
Lo spirito aveva ascoltato tutta la loro discussione, trovava davvero molto carino e interessante il legame del faraone con quel mortale e iniziò a interessarsi molto a loro «E così, un ultimo gioco delle ombre? Sarà da vedere Faraone Atem, non hai ida di cosa ti aspetterà».

 

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Capitolo 6
*** Minaccia all'orizzonte ***


Le due settimane di vacanza erano terminate e finalmente era iniziato il nuovo anno scolastico. La Domino School era piena di ragazzi che scambiavano saluti, si abbracciavano, scambiavano risate e si raccontavano cosa avevano fatto durante le vacanze e l’atmosfera, per quanto fosse da primo giorno di scuola, era piena di allegria. Tutti i ragazzi avevano addosso solo la camicia e i pantaloni, tranne le ragazze che indossavano le gonne. Facendo ancora caldo, nessuno aveva addosso le giacche ed era proprio così che Yugi e i suoi amici si erano presentati a scuola. Nessuno dei ragazzi era agitato tranne lui che stava per mettere piede, per la prima volta, all’interno del liceo.
La scuola era divisa in due parti le medie, che erano al piano terra, e il liceo che era ai piani superiori ed era lì che Yugi doveva recarsi e percorrere il corridoio delle medie per raggiungere le scale che portavano ai piani più alti, gli mettevano un po’ di ansia.
«Che c’è Yugi? Nervoso per il primo giorno?» La faccia di Joey piazzata davanti la sua, quasi lo fece spaventare.
Yugi lo allontanò con la mano spingendolo via «Non sei spiritoso».
«Ma dai, non è la fine del mondo. Stai per unirti ai grandi.»
Joey e i ragazzi iniziarono a salire le scale mentre Yugi rimase indietro. Così iniziava una nuova fase della sua vita scolastica, lasciare le scuole medie per intraprendere il percorso di studente liceale e poter, forse farsi degli amici della sua età. Da quando era arrivato alle medie, tutta la sua vita era un disastro non aveva amici, non parlava con nessuno ed era sempre bersagliato dai bulli più grandi e sperava che magari, adesso, potesse riuscire a conoscere dei ragazzini della sua età e a poter allargare la cerchia delle amicizie.
Non che non si divertisse con Joey e gli altri ma loro erano più grandi di lui e a volte aveva l’impressione di sentirsi escluso dal gruppo, ogni tanto facevano dei discorsi che lui neanche sapeva di cosa parlavano. Alle volte uscivano e aveva l’impressione di rovinare i loro programmi con la sua presenza e la cosa gli dava fastidio e lui non voleva che i suoi amici fossero privi di fare qualcosa di diverso solo per non lasciare solo lui.
Era una cosa che non accettava e per questo, desiderava trovare qualche gruppetto di ragazzi con cui poter stringere amicizia, magari non avrebbe pesato sugli altri con la sua presenza. Prese un bel respiro e salì il primo gradino per raggiungere Joey che lo aspettava in cima alla prima rampa di scale perché gli altri erano già andati nella loro classe, ma qualcuno lo spinse via in maniera aggressiva facendolo cadere sulle scale.
«Non lo sai che i bambini devono andare all’asilo, Yugi Muto?»
Alzò lo sguardo e si trovò davanti ad un energumeno alto il doppio di lui, con i muscoli pronunciati e un’espressione cattiva sulla faccia seguito da due ragazzi più bassi che lo guardavano e ridevano «Oh no, Tommy Ryan».
«Cosa? Ehi ma come ti permetti?!» Joey scese le scale in fretta per raggiungerlo «Se hai dei problemi Tommy, esponili subito così vediamo di fare in fretta».
«Cerchi rogna, Wheeler?» Uno dei due alle spalle del ragazzo afferrò Joey per il colletto della camicia.
«Lascia stare il mio amico!» Yugi tentò di staccare Joey dalle grinfie di quel tizio, ma finì solo per essere spinto ai piedi delle scale e si trovò davanti le facce di quei tre che lo guardavano con un’espressione aggressiva.
Uno di loro scricchiolò le dita di una mano chiusa a pugno con l’altra mentre quello che bersagliava Joey, spinse quest’ultimo con violenza e lo fece cadere accanto a Yugi.
«Joey!»
 
 
Per la caduta, il ragazzo si era morso il labro inferiore e adesso dei rivoli di sangue gli correvano dalle labbra, ma non per questo abbassava la guardia ed era intenzionato a fuggire, se era necessario, era pronto a picchiarli uno per volta, anche se si sarebbe trovato ad affrontarli da solo. Se c’era una cosa che proprio odiava, erano i bulli che osavano picchiare i più deboli. Anche lui era stato un teppista per sfogare la rabbia sulla sua condizione familiare abbastanza disastrosa, ma almeno non si era mai permesso di picchiare nessuno, Yugi soprattutto.
Gli aveva buttato dalla finestra un pezzo del puzzle, gli aveva rubato lo scrigno, gli aveva fatto gli scherzi più stupidi ma mai gli aveva alzato le mani cosa invece che facevano Tommy Ryan e i suoi due leccapiedi.
«Bene, è il momento di divertirsi!»
Uno di loro afferrò Joey per la camicia e un altro afferrò Yugi per un braccio, erano sicuramente pronti a picchiargli e loro non erano in grado di difendersi, erano due contro tre ragazzi abbastanza muscolosi che li guardavano come se volevano ammazzarli.



«Ehi, branco d’idioti, non lo sapete che prendersela con chi è più debole, è un atto di codardia?»
I tre cambiarono subito direzione di sguardo, imbruttiti dall’offesa che avevano ricevuto.
Yugi e Joey si guardarono con gli occhi sbarrati. Conoscevano troppo bene quella voce, soprattutto Yugi.
Si girarono di scatto e urlarono sconvolti «ATEM!»



Guardava sconvolto tanto quanto Joey, proprio non capiva cosa diavolo ci faceva il faraone a scuola e per di più con la divisa scolastica addosso e uno zaino sulle spalle e se ne stava tranquillo con le braccia incociate davanti ai tre ragazzi che li stavano bersagliando e che lo stavano guardando con la stessa espressione con cui avevano guardato loro due poco prima e neanche provava a spostarsi o a fare niente , stava in piedi come se niente fosse senza dimostrare paura di quei tre idioti.
«Yugi,» chiamò il ragazzino bisbigliando per non farsi sentire «Ma che ci fa il faraone qui?!»
«Non ne ho la più pallida idea.»



Il bullo superò i due ignorandoli del tutto, seguito dai suoi amici e si piazzarono davanti al faraone «Codardi a chi, testa di porcospino?!»
«A te e tuoi amici, mi sembra ovvio. Se vuoi un consiglio, sarebbe meglio che tu e i tuoi compari spariste subito o vi assicuro che potrebbe finirvi molto male.»
Il suo primo giorno di scuola sembrava proprio iniziare bene e di certo non aveva intenzione di finire in ospedale per colpa di quei tre idioti ma non poteva stare a guardare che i suoi due migliori amici venissero picchiati senza fare niente. Aveva visto tutta la scena e doveva intervenire e poi quei tre polli non gli facevano nessuna paura.
Quello più grosso lo spinse e tentò di mollargli un pugno sulla faccia. Ma, velocissimo, gli afferrò il polso e lo spinse verso di sé per poi piazzarsi alle sue spalle e piegargli il braccio dietro la schiena immobilizzandolo «Ti avevo avvertito. Adesso tu e i tuoi compari sparirete entro dieci secondi o ti assicuro che ti spezzerò il braccio e ti costringerò a restartene a casa per una settimana intera. A te la scelta».
«Ma chi diavolo sei tu ?!»
«Atem Muto, il fratello maggiore di Yugi, e tu sei nei guai se non sparisci» Lo lasciò andare spingendolo via con un calcio.
Il bullo si toccò il braccio dolorante ma non si trattenne oltre, afferrò lo zaino e scappò via con la coda tra le gambe per raggiungere i suoi due amici.

 
***


«Come sarebbe a dire che hai deciso di iscriverti a scuola come se fossi mio fratello?!»
Yugi non ci poteva proprio credere, per lui il racconto del faraone era davvero senza senso. Aveva deciso di iscriversi alla Domino School per proteggere sia lui sia i suoi amici da Aknadin perché era convinto che avrebbe teso loro qualche trappola proprio a scuola, dove sarebbero stati più vulnerabili e per deviare la loro ovvia somiglianza, il nonno gli aveva consigliato di fingersi suo fratello maggiore. Non che gli dava particolarmente fastidio la cosa, infondo si somigliavano in una maniera fuori dal comune, erano quasi identici e nessuno avrebbe fatto storia a riguardo, soprattutto se c’era di mezzo il nonno perché aveva già programmato tutto da due settimane senza che lui se ne accorgesse, ma proprio non riusciva a capire perché doveva proprio frequentare la scuola.
«Scusa, ma per quanto dimostri diciotto anni, tu ne hai….» Abbassò il volume della voce ancora di più, per evitare che orecchie indiscrete di ragazzi che passavano potessero sentirlo «Ne hai tremila, a te non serve la scuola».
La porta dell’infermeria si aprì e spuntò fuori Joey con un po’ di ghiaccio sulle labbra per fermare il taglio «Sai che sono d’accordo con lui? Sei troppo geniale per la scuola e poi una curiosità, in quale classe dovresti essere in teoria?»
Atem tirò fuori un foglietto con scritto la sezione e quando lo lesse, quasi non ci potette credere. Strappò il foglietto dalle mani di Atem e lo lesse almeno altre tre volte «Sei nella mia sezione? È fantastico. Scommetto che tutti gli altri sverranno non appena ti vedranno».
Yugi rimase sorpreso, Atem nella stessa classe di Joey e degli altri. Effettivamente aveva senso, diciotto anni li dimostrava senza alcun cenno di dubbio e se era suo fratello maggiore, significava che aveva quattro anni più di lui e che di conseguenza dovesse frequentare una scuola adeguata all’età scritta. Poi avrebbe chiesto al nonno spiegazioni su come far reggere la scusa.
«Ora che mi viene in mente,» asserì Joey «mi spieghi dove hai imparato a fare quella mossa di poco fa?»
«In Egitto» Spiegò «Un faraone era anche il comandante dell’esercito e se devi guidare le truppe al fronte o proteggere una città, non puoi presentarti impreparato. Mi hanno fracassato le ossa a forza di allenamenti».
«Ah, beh.»
 
 
 
***
 
La mattinata stava passando tranquilla in classe e come consuetudine del primo giorno di scuola, non stavano facendo niente e ogni gruppetto era sparpagliato in giro per la classe e c’era anche chi stava dormendo. Quando Atem era entrato in classe, mentre tutti gli altri si limitavano a guardarlo come nuovo arrivato, i suoi amici avevano fatto una faccia strana e del resto se l’era aspettato. Nessuno di loro aveva idea di cosa ci facesse a scuola ed era sicuro che nel corso della giornata lo avrebbero acchiappato per avere spiegazioni sulla sua presenza lì e infatti fu proprio quello che stava accadendo. La professoressa si era allontanata nell’aula insegnanti e tutti i ragazzi erano soli e Atem si era subito trovato davanti i suoi amici che lo stavano riempiendo di domande che adesso lo stavano facendo arrabbiare.
«Insomma, quante volte ve lo devo dire ancora?! Sono qui perché non voglio che Aknadin vi faccia del male.»
Tristan andò su tutte le furie «Credevo che fossimo stati chiari. Noi dobbiamo impedire che Aknadin ammazzi tu, non il contrario».
«Sono d’accordo, in fondo ci siamo tutti coinvolti in questa storia» Rispose Duke.
Joey esclamò, con un sorriso smagliante «Visto? Siamo tutti d’accordo!»
Poi, come un fulmine, si piazzò accanto a lui, mettendogli un braccio intorno alle spalle «E poi, se proprio dobbiamo dirla tutta, il fatto che tu sia qui con noi non è tanto male».
«Ah sì? E perché?» L’espressione scanzonata di Joey non gli piaceva per niente, era sicuro che dentro la sua testa stesse ronzando qualche pessima idea che avrebbe potuto coinvolgerlo in qualche trovata geniale del suo amico.
«Perché così saprò da chi copiare durante i compiti.»
Il faraone lo guardò male e si scrollò il suo braccio di dosso «Cosa? Figurati se ti faccio copiare».
Tutto il gruppo scoppiò a ridere ma le risate di Tea erano un po’ forzate perché l’idea di dover passare non solo i pomeriggi ma anche le mattinate scolastiche con lui lo agitavano non poco. Stava diventando sempre più difficile tenere a bada i suoi sentimenti e questo le metteva paura perché aveva l’impressione che ogni suo gesto, ogni suo sguardo potessero far trasparire i suoi sentimenti e non voleva che se ne accorgesse.
 
 
***
 
Di tutte le quattro arene Kaiba sparse per gli Stati Uniti, quella di Orlando, in Florida, era l’arena che aveva dato più problemi in fatto di realizzazione e di tema. Seto aveva deciso che ognuna di esse doveva avere un tema diverso. Quella usata per il Kaiba Grand Prix era un parco divertimenti, quella costruita in Nevada era basata sull’antica Cina, l’arena costruita in Texas era a tema Far West e quella che si stava costruendo a Orlando era basata sull’antico Egitto ed era stata l’arena più difficile da realizzare.
I lavori erano ancora in corso con tre mesi di ritardo. Avrebbero riprodotto il fiume Nilo, le piramidi di Giza, dove ci sarebbe stato un ascensore che avrebbe condotto a una piattaforma sotterranea per i duelli anch’essa rappresentata da pareti pittoresche con geroglifici, il tempio di Abu Simbel, di Luxor, la grande Sfinge, e la perfetta riproduzione dell’antico palazzo reale di Tebe.
L’idea era stata perfezionata proprio grazie al suo improbabile quanto incredibile viaggio nelle memorie del faraone, quando si era ritrovato in Egitto, e da allora aveva curato lui tutti i dettagli, i progetti delle strutture e delle attrazioni turistiche.
Ma c’erano stati dei problemi tecnici e per questo era profondamente adirato «Avevo detto che l’ultimazione dell’arena doveva avvenire tre mesi fa, com’è possibile che stiamo ancora lavorando?!»
Il capo degli ingegneri, che si stava asciugando la fronte con un fazzoletto, esclamò titubante «Vede, Signor Kaiba, abbiamo avuto dei piccoli problemi tecnici riguardo alle piattaforme per i duelli all’interno della Valle dei Re e nel tempio di Abu Simbel, sono strutture immense con un impianto tecnico molto complesso da realizzare. Abbiamo avuto dei piccoli contrattempi, ma siamo a buon punto».
Seto batté i pugni sul tavolo, dove vi erano i progetti dell’arena e degli impianti «Non mi serve a buon punto, mi serve l’ultimazione dell’arena. ORA!»
«Sì …certo …comprendo, Signore.»
«Poiché comprende, veda di darsi una mossa. Voglio un parco perfettamente funzionante in tutti i sensi, con arene stabili e adeguate e con un impianto olografico ad alta definizione non un cantiere da finire. Esigo un lavoro ben fatto e in poco tempo, presto dovrò inaugurarlo, c’è una data fissata da stabilire e non ammetto repliche e discussioni. Lei è il direttore del cantiere, perciò veda di lavorare o sarà licenziato!»
«Sì, signore. Co-comunque, se vuole testare i generatori olografici dell’arena nel settore delle piramidi di Giza, può farlo. L’impianto è stato ultimato proprio oggi e i computer sono funzionanti.»
«Lo spero per lei.»
Prese la sua valigetta e raggiunse la zona delle piramidi. Iniziò a guardarsi attorno e notò che, almeno in quella zona, era stato fatto un buon lavoro. Il fiume artificiale che riproduceva il Nilo era perfetto e sembrava che il sistema idrico funzionasse alla perfezione, la sabia che riproduceva quella del deserto era perfetta e realistica e la costruzione delle tre piramidi era esattamente come aveva ordinato. La porta automatica si aprì ed entrarono nell’ascensore per scendere sottoterra dove si trovava l’arena.
Messo piede lì, si trovò davanti ad una grande sala perfettamente identica a come l’aveva progettata con pareti verniciate di geroglifici e motivi egizi in pratica identici agli originali, con colonne portanti in pietra perfettamente costruite, l’arena invece era in pratica irriconoscibile a occhio nudo. Il pavimento era stato realizzato in pietra e vi erano solo dei triangoli, uno rosso e uno blu, che indicavano le postazioni e i generatori di ologrammi erano stati inseriti negli occhi delle quattro statue che ornavano la sala e che si trovavano ai quattro angoli dell’arena, proprio a giusta distanza dai duellanti in modo da riprodurre perfettamente i generatori dei duel disk.
Adesso non bastava altro che provare il sistema «Dove avete inserito il cavo di collegamento?»
«Nel pavimento, Signore» Il tecnico si avvicinò e gli indicò una lastra di pietra su cui vi era un bottone rosso. Lo schiacciò e la lastra si spostò lasciando vedere un cavo arrotolato intorno a una manovella «Come può vedere, abbiamo deciso di mimetizzare l’impianto creando questo scompartimento segreto in cui abbiamo inserito il cavo. Il filo è lungo venti metri in modo da poter rendere più facile l’utilizzo de duel disk e permettere anche ai duellanti di spostarsi senza rischio di staccare il filo o di trovarlo ingombrante. Il duel disk si accenderà automaticamente non appena sarà connesso e i generatori si accenderanno istantaneamente e si spegneranno non appena il duel disk sarà scollegato dall’apparecchiatura».
«E per eventuali malfunzionamenti o cortocircuiti? Non voglio apparecchiature difettose, lo sapete.»
«Abbiamo pensato anche a questo. Se il sistema dovesse avere dei malfunzionamenti o problemi tecnici, il sistema di spegne automaticamente staccando la corrente dell’impianto olografico e disattivando i duel disk.»
Seto collegò il duel disk all’impianto e infilò il suo deck nell’alloggiamento «Accenda il simulatore, per favore».
«Non credo che sarà necessario.»
Si voltò di scatto verso il tecnico e urlò «Come sarebbe?»
Improvvisamente, la porta si aprì e una delle sue guardie teneva stretto a sé suo fratello, che scalciava e si ribellava «Mokuba?!»
«Fratellone, stai attento.»
Improvvisamente le porte si richiusero e una nebbia scura avvolse tutto l’ambiente circostante «Che razza di scherzo è questo?! Perché Mokuba è qui?! Che senso ha questo posto?!»
«Fratellone.»
Mokuba corse verso di lui per raggiungerlo, ma delle corde oscure lo afferrarono piazzandolo a qualche metro di altezza e inchiodandolo al regno delle ombre impedendogli ogni movimento. Preso dalla paura, iniziò a urlare e a piangere.
«No Mokuba!» Poi si rivolse all’uomo che gli stava difronte, come aveva fatto a non accorgersi che c’era qualcosa che non andava, come aveva fatto lui, sempre sospettoso di tutto, con gli occhi sempre aperti a ciò che lo circondava a non rendersi conto che stava per cadere in una trappola «Chi sei tu?! Come hai osato rapire mio fratello? Avanti parla!»
«Quante domande, Seto Kaiba, o dovrei dire Sacerdote Seth.»
Un’aura oscura avvolse l’uomo e al suo cadavere privo di vita, si materializzò una figura oscura che si rivelò essere un vecchio con una tunica e privo di un occhio.
Seto sbarrò gli occhi, se c’era una cosa che aveva imparato ad accettare con la faccia in quei tre anni passati a sentire Yugi e i suoi amici parlare di magie, spiriti in cerca di vendetta e guardiani di tombe, era che chiunque avesse simili poteri purtroppo era legato al passato e soprattutto al faraone e purtroppo avevano il pessimo vizio di prendere di mira Mokuba.
Aveva accettato tutto ciò che aveva visto nelle memorie di Atem, compresa quella iniziale, assurda storia che lui era un sacerdote al servizio di Atem non ché suo cugino di primo grado, per quanto ogni volta che ci pensava gli veniva sempre da ridere, ma non poteva accettare che le faide antiche di Atem finissero per coinvolgere sia lui che suo fratello.
Non sapeva proprio se essere ancora felice per il ritorno del suo acerrimo rivale o se prenderlo a cazzotti, una volta tornato a casa, per riuscire a coinvolgerlo in faccende di cui non voleva avere niente a che fare.
 
 
Non appena tornerò a Domino, sarà molto meglio per te filare subito nel posto dal quale sei venuto, perché ti ammazzerò con le mie mani.
 
 
«Chi sei tu?! E come fai a sapere questa cosa?!»
«Io ti conosco Seth, perché un tempo eri mio figlio, nonché legittimo faraone d’Egitto» Poi la sua espressione divenne indiavolata «E un traditore! Tu mi hai tradito voltandomi le spalle. Ora permettimi di punirti come meriti e come avrei dovuto fare se la ragazza con il ka del Drago Bianco non si fosse intromessa».
«Se hai intenzione di disputare un Gioco delle Ombre, lo disputerò. Ma lascia fuori mio fratello.»
L’individuo scoppiò a ridere «No, non voglio disputare un gioco delle ombre, non ora almeno».
«Stammi a sentire, se hai dei problemi con Atem, perché immagino che sia così, sbrigatela con lui e lascia gli altri in pace» Aveva immaginato che il ritorno di Atem non fosse una coincidenza, ma non aveva idea che sarebbe finito per essere nuovamente coinvolto in qualcosa in cui voleva stare fuori. Era stato coinvolto in troppe situazioni assurde, era stato costretto a fare cose al limite del possibile che avrebbero fatto uscire pazzo chiunque e adesso non voleva più avere niente a che fare con simili situazioni al limite del soprannaturale.
Aveva un’arena da ultimare, un’azienda da gestire e suo fratello cui badare e non aveva intenzione di finire nuovamente coinvolto in guerre antiche con spiriti in cerca di vendetta. Quello cui si riferiva quel pazzo scatenato, risaliva a più di tremila anni fa, il passato era passato e come tale andava lasciato alle spalle, ma sembrava che tutti quelli che avevano avuto problemi con Atem non volessero proprio sentirne di lasciarlo in pace.
L’individuo scoppiò a ridere «Che curiosa situazione, nel passato avresti pagato la tua vita pur di proteggere il tuo Faraone e ora, invece, non t’importa nulla di lui».
Schioccò le dita e Seto udì Mokuba urlare e quando si girò, si accorse che delle scariche elettriche oltrepassavano il suo corpo, causandogli ustioni e ferite ovunque «Mokuba, no!»
Sempre con uno schiocco di dita, le scosse cessarono e Mokuba, libero anche dalla parete, cadde a terra. Seto corse verso di lui, stringendolo tra le braccia, scuotendolo, ma il dolore fisico lo aveva stremato e adesso era svenuto «Come hai osato?!»
«Questo è solo l’inizio, Seto. Presto tu e Atem, morirete!» Scoppiò a ridere di gusto e lentamente la sua figura come il Regno delle Ombre, si dissolsero e ciò che rimase fu solo il cadavere dell’uomo, steso a terra senza vita.
Seto sentiva la rabbia montargli nel cervello, il respiro era accelerato e stringeva i pugni più forte che poteva. Stavolta non ci sarebbe passato sopra, non avrebbe permesso nessuno di rovinargli l’esistenza, voleva essere lasciato in pace e stavolta non voleva sentire ragioni di nessun tipo. Non gli interessava niente di spettri, vendette eccetera ma quello spirito aveva osato toccare suo fratello e minacciare lui di morte e adesso voleva conto e soddisfazione, voleva sapere cosa diavolo centrava lui in quella storia, chi diavolo era quel tizio e cosa aveva intenzione di fare e sapeva che c’era solo una persona che poteva saperlo ed era Atem.

 

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Capitolo 7
*** Il risveglio delle ombre ***


Seto era furibondo , appena sceso dall’aereo si era diretto subito a casa di Yugi ordinando a Roland di andare più veloce possibile. Suo fratello era stato preso di mira da uno spirito che aveva intenzione di fare fuori sia lui che Atem e voleva delle spiegazioni a riguardo , non aveva intenzione di essere coinvolto in qualcosa che , sicuramente , gli avrebbe dato non pochi problemi e avrebbe coinvolto anche Mokuba. Per fortuna si era ripreso subito , ma sapere che era stato minacciato di morte non gli piaceva per niente. Arrivarono subito a casa di Yugi , era ormai pomeriggio inoltrato e nonostante avesse addosso due giorni e mezzo di viaggio in aereo , aveva voglia solo di una cosa. spiegazioni. Spalancò la porta del negozio così forte che Solomon si spaventò “ Mi risparmi i saluti e mi chiami subito Atem “
Il nonno non aveva avuto il tempo neanche di dire una sola parola che lui lo aveva subito aggredito. Non aveva idea del perché Seto Kaiba fosse nel suo negozio e di certo i suoi modi sgarbati non gli piacevano , ma non aveva voglia di discutere con lui per quanto avesse voglia di sgridarlo per la sua maleducazione “ è urgente ?”
Stava letteralmente perdendo la pazienza e se il vecchio non si fosse sbrigato a chiamare il faraone , sarebbe salito di corsa in casa e lo avrebbe acchiappato lui stesso “ Alquanto urgente. Si sbrighi “
La porta laterale del negozio si aprì e spuntò fuori Atem con un espressione più che irritata sulla faccia.
Aveva visto la macchina di Seto parcheggiare in fretta sotto il portone di casa per poi vederlo scendere come un fulmine e sbarrare la porta del negozio come se fosse l’ingresso della sua villa personale e la cosa gli aveva dato parecchio fastidio “ Ehi , vacci piano Seto “
“ Bene, tu e io dobbiamo parlare “ e senza dire altro , superò il faraone ed entrò dentro casa senza neanche chiedere il permesso. Entrò come una furia nella cucina e buttò sul tavolo , con forza , la valigetta. Era decisamente infuriato come non lo era mai stato , adesso Atem gli avrebbe spiegato cosa diavolo stava succedendo e che centrava lui con la vendetta di quel pazzoide che aveva tentato di fare fuori suo fratello. Non gli interessavano le scuse che avrebbe preso , stavolta gli avrebbe fatto capire una volta per tutte che doveva stare lontano da lui , con problemi annessi e connessi “ Stammi a sentire, qualunque sia il motivo del tuo ritorno sulla terra , sei pregato di tenere i tuoi problemi lontano da me. Chiaro?”
“ Ma di che accidenti stai parlando , Seto?!”
“ Sto parlando di uno spettro , fantasma o chiunque sia quel tizio , che ha detto di avercela sia con me che con te e che ci vuole fare fuori “ dalla faccia di Atem , Seto capì subito che aveva capito di chi stesse parlando “ Mi fai la gentilezza di spiegarmi cosa diavolo succede?”
Atem gli raccontò tutto, del ritorno di Aknadim , di ciò che aveva passato nella sua vita in Egitto , della forgiatura degli oggetti del millennio e di ciò che era stato costretto a fare per salvare l’Egitto , del suo odio per Aknamkanon e per lui , di ciò che aveva fatto per risvegliare Zork e della sua vendetta per il tradimento di suo figlio Seth e della sua alleanza con uno spirito misterioso che voleva distruggere il mondo e del suo piano per uccidere lui , Seto e tutti coloro che li circondavano. Seto ascoltava senza proferire parola , attento a non perdersi ogni dettaglio di quell’assurdo racconto che , per quanto potesse essere fuori da ogni comprensione normale , era la spiegazione di ciò che era successo a Mokuba e delle parole di Aknadim e doveva ammettere che Atem sapeva trovarsi davvero dei nemici agguerriti che finivano sempre per coinvolgere in un modo o nell’altro anche lui. alla fine tirò le somme del discorso , Aknadim aveva fatto due grossi errori , il primo era quello di mettere piede sulla terra e il secondo era quello di minacciarlo facendo del male a Mokuba. Se c’era una cosa che proprio non tollerava erano coloro che osavano toccare suo fratello e per principio anche lui. stavolta non ci sarebbe passato sopra, avrebbe fatto vedere ad Aknadim e chiunque ci fosse dietro che lui , Seto Kaiba , non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno , che non avrebbe permesso a faide familiari del cavolo di toccare suo fratello “ E tu che intenzioni hai? Di affidarti come al solito all’aiuto di quei perdenti dei tuoi amichetti del cuore? “
“ Che vuoi dire , scusa ?”
“ Se hai intenzione di fare fuori tuo zio , ti servirà più di un fan club di sfigati che a mala pena sanno combattere. Ti servirà un alleato più forte di loro “
Stava dicendo che voleva allearsi con lui?! Seto Kaiba stava davvero dicendo una cosa simile proprio a lui , la persona che più detestava sulla faccia del creato “Vuoi aiutarmi?!”
“ No , non sono io che voglio aiutare te. Tu devi aiutare me, perché Aknadim ha tentato di far del male a Mokuba e questo per me significa guerra, e poi mi sembra di capire , che anche tu sei stato minacciato “ si alzò dalla sedia e afferrò la sua valigetta e prima di uscire dalla cucina , aggiunse “ Ovviamente questo non significa che farò parte della tua cricca ne che sarò disposto a fare gioco di squadra, mi chiamerai solo se avrai qualche piano e se sarà necessario” detto questo se ne andò via uscendo dalla porta d’ingresso, salì in macchina e sparì
 
Atem portò tutti i ragazzi sul tetto della scuola , ormai era diventato il loro punto di riferimento segreto quando dovevano parlare di qualcosa. Quando era uno spirito e viveva nel puzzle , all’inizio non capiva perché si riunissero lì sul tetto , ma poi ci aveva fatto l’abitudine e aveva capito che si trattava del loro punto di ritrovo segreto. Raccontò di quello che era successo a Seto e di ciò che gli aveva detto sulle sue intenzioni di fare parte della missione di salvezza del mondo e di sconfitta di Aknadim
“ Cosa?! Seto ti ha detto che ti aiuterà a fare fuori Aknadim ?!” Joey urlò a squarciagola per lo stupore di quello che aveva sentito, proprio non poteva credere alle sue orecchie , era una cosa pazzesca che uno come Seto arrivasse a tanto
 Duke tappò la bocca di Joey con una mano “Ehi , abbassa il volume di un paio di tacche , altrimenti spaccherai i timpani a tutti “
Yugi ci pensò su e infondo doveva ammettere che , per quanto fosse un fatto eccezionale , avevano bisogno del sostegno di Seto. Era uno dei migliori duellanti e avere una mano in più era meglio per tutti loro , almeno non si sarebbero annoiati nel sentire Joey e Seto discutere ogni volta visto che si sarebbero ritrovati tutti quanto in un solo punto “ Seto non è uno che si piega a fare una cosa del genere , ma credo che il suo aiuto potrà servirci “
Joey si liberò dalla presa di Duke e , con il suo solito tono scanzonato e un po’ abbattuto , disse “ Per il momento l’unica cosa che sarà utile è la sopportazione delle prossime cinque ore “
Tea gli mise una mano sui capelli “ Ma dai , in questa settimana non faremo un bel niente e ti lamenti? Siamo anche senza prof durante la prima ora ” la campanella suonò e tutti i ragazzi iniziarono a entrare nelle loro aule ed era arrivato anche per loro il momento di raggiungere i loro compagni “ Bene , è meglio andare “
Si avviarono tutti verso la porta ma , improvvisamente , Atem udì una voce chiamarlo e tornò indietro. Si guardò intorno , senza capire da dove provenisse la voce che lo chiamava finché , una luce abbagliante non apparve davanti ai suoi occhi accecandolo. Ci vollero alcuni istanti per abituarsi alla luce e capì di cosa si trattava, infondo si aspettava una cosa simile. una figura avanzò verso di lui “ Atem…”
“ Padre….” E così il suo peggiore incubo si era avverato , la sola persona che proprio non aveva intenzione di vedere era proprio davanti ai suoi occhi, si era aspettato una visita da qualcuno dell’al dì là ma di certo non si sarebbe aspettato che proprio suo padre sarebbe apparso sulla terra per venirgli a fare le comunicazioni generali
“ E così hai osato disubbidirmi “
Era infuriato , lo capiva dal tono di voce “ Cosa vuoi ?!”
Aknamkanon era decisamente irritato dal comportamento del figlio , non solo perché aveva osato violare le sacre leggi ma soprattutto perché gli stava mancando di rispetto “ Sorvolerò per questa volta sulla tua mancanza di rispetto nei miei confronti , ma non nei confronti dei guardiani. Hai osato infrangere le sacre leggi e adesso dovrai porre rimedio “
“ No , non tornerò più nell’oltretomba , sarà meglio che tu e tutti gli altri vi mettiate il cuore in pace “
Aknamkanon sentì una scarica di rabbia prendere il sopravvento , era una cosa inaudita che suo figlio osasse mancargli di rispetto in quel modo , che si rivolgesse a lui con quei toni sgarbati. Da quando il suo spirito era stato risvegliato da Yugi , da quando aveva iniziato a frequentare quei mortali , era cambiato completamente , lo vedeva comportarsi come loro , parlare come loro, assumere i loro stessi atteggiamenti e adesso osava pure ribellarsi a lui , suo padre. Questo non era affatto tollerabile per lui “ Come osi mancarmi di rispetto?! Tornerai immediatamente nell’oltretomba , senza discussioni “
Adesso si stava davvero arrabbiando , se c’era una cosa che proprio odiava erano gli ordini e l’imposizione delle cose. suo padre sembrava proprio non voler capire che i tempi del comando e degli ordini era finito “ No, non lo farò. Non puoi impormi la tua volontà. Non sei nessuno per comandarmi a bacchetta “
 
Tea era nascosta dietro il muro. Quando l’aveva visto tornare indietro era convinta che avesse dimenticato qualcosa , ma poi una luce strana l’aveva incuriosita e aveva visto un uomo apparire dal nulla e dal modo in cui era vestito le era sembrato un faraone. Purtroppo non aveva idea di cosa stessero dicendo perché stavano parlando in egiziano antico , ma dal loro tono di voce era sicurissima che stessero litigando. Era una cosa strana sentire Atem parlare in egiziano , la sola volta in cui era capitato era stato nel mondo della memoria quando stava affrontando Zork e poi davanti la porta dell’oltretomba , quando doveva farsi riconoscere dallo stemma per accedere nell’al dì là. La loro non era una conversazione tranquilla e Atem sembrava essere molto arrabbiato , sperava che non fosse successo niente di grave
 
Aknakanon era furibondo , Atem neanche lo stava ascoltando , era fuori di se dalla rabbia e più Atem lo ignorava più si arrabbiava. Proprio non capiva come avesse fatto a diventare arrogante e ribelle ma forse sapeva di chi era la colpa , sapeva chi erano i responsabili ed erano i suoi amici mortali. Atem era sempre stato , fin da bambino , responsabile , rispettoso verso gli altri e non si sarebbe mai permesso di mancare di rispetto a nessuno , soprattutto a lui che era suo padre “ Adesso basta , obbedirai ai miei ordini “  Lo afferrò per un braccio , ma Atem si divincolò spingendolo via “ Come osi?! ”
“ Vattene via “
Nessuno dei due voleva abbassare lo sguardo , continuavano a guardarsi , a sfidarsi con gli occhi , a stringere i pugni con forza decisi a non voler cedere le loro posizioni. Per la prima volta Atem gli stava disubbidendo ed era una cosa che non tollerava “ Non è finita qui , ricordalo “ gli voltò le spalle e sparì in una luce accecante.
Atem era inferocito , suo padre non capiva cosa stava succedendo sulla terra ma del resto era una cosa normale , come tutti gli altri spiriti in pace se ne infischiava dei mortali , del mondo , delle vite che potevano essere distrutte. Per lui gli spiriti dovevano farsi i fatti propri e lasciare che i se la sbrigassero i mortali , ma lui non era come loro , aveva i suoi amici da difendere e niente gli avrebbe impedito di fare ciò che più riteneva giusto. Per la prima volta sapeva di aver preso la strada giusta e non sarebbe tornato indietro. Sentì la rabbia montargli e mollò un pugno alla rete di protezione
Tea si avvicinò lentamente , quasi in punta di piedi. Erano state poche le volte in cui aveva visto Atem così arrabbiato , ma sapeva che quando era in quello stato non era saggio provare a parlargli , sarebbe stato capace di avere qualche scatto d’ira violento e di reagire in maniera del tutto imprevedibile. Ovviamente non aveva paura , ma se c’era una cosa che aveva imparato era che bisognava parlare con lui con l’approccio giusto altrimenti sarebbero stati guai e in fondo un po’ di timore lo aveva. Si fermò alle sue spalle e , preso un po’ di coraggio , provò a chiamarlo “ Atem… va tutto bene ?” Invece di risponderle  dette un colpo violento alla rete , un colpo del tutto inaspettato che finì per farla sussultare
“ Benissimo…”
Si girò senza neanche guardarla e si diresse verso la porta mentre lei lo seguiva a distanza di sicurezza , prima che se la prendesse con lei. Tea conosceva bene quell’atteggiamento , lo mostrava solo quando riuscivano a mandarlo in bestia per davvero e poi lo sapevano che il faraone non aveva un carattere facile , si arrabbiava molto spesso e quando succedeva non c’erano scuse che tenevano ed era meglio per tutti stargli alla larga per un po’ , finché non avesse sbollito la rabbia. Voleva parlargli , cercare di capire cosa era successo , il motivo del litigio con quello spirito e chi egli fosse , sapeva che bisognava farlo sfogare in qualche modo, senza farlo arrabbiare e di certo questo non era nello stile di Joey o degli altri. Era sicura che non appena lo avrebbero visto , avrebbero iniziato a fare domande e lui avrebbe finito per rispondere male a qualcuno.
 
Lo spirito stava consumando le energie dell’uomo che Aknadim gli aveva portato. Dei fasci di energia bianca uscivano dal corpo per essere assorbiti dallo spirito che si era materializzato sotto forma di fuoco fatuo blu. Quando finì , dell’uomo non rimase altro che un cadavere senza vita , privo dell’energia vitale. Lo spirito acquistava sempre più energia man mano che assorbiva la vita dei mortali ma sentiva che non era sufficiente per acquistare le sue forze ed avere un corpo con cui poter agire, gli serviva una fonte di energia più potente di quella mortale , un energia oscura fuori dal comune che potesse rinvigorirlo e vi era solo una soluzione al suo problema “ Aknadim…”
“ Si , Padrone….” Si inginocchiò dinanzi lo spirito aspettando di riceve gli ordini
“ Mi serve che tu faccia una cosa per me “
“ Cosa?” Una luce si materializzò davanti ad Aknadim l’immagine di un oggetto iniziò a prendere forma davanti i suoi occhi. Era un libro , ma non un libro qualsiasi , era il formulario magico , custodito nella biblioteca di Tebe i cui incantesimi non erano mai stati decifrati da nessuno tranne che da lui. Il formulario conteneva incantesimi fuori dal comune ed era stato grazie alla magia delle ombre in esso custodita che era riuscito a costruire i sette oggetti del millennio , a decifrare il rituale della forgiatura. Ma perché il suo alleato voleva impossessarsene , cosa ci voleva fare “ Padrone , questo è il formulario magico “
“ Esatto. Il libro si trova a Il Cairo ,  sotto la sorveglianza di tre guardiani e verrà trasportato in un luogo sicuro , tra le dune del deserto. Trova i guardiani e portami il libro “
“ Si , Padrone “
Aknadim sparì attraverso un portale dimensionale per eseguire gli ordini dello spirito mentre quest’ultimo continuò a fissare l’immagine del formulario attraverso il riflesso. Aveva tentato più volte , con quel poco di potere che aveva , ad impossessarsi del formulario ma i guardiani erano troppo potenti per essere annientati da lui. Aveva passato mesi a consumare energie , a controllare esseri umani per prendere quel libro , ma ogni suo tentativo era risultato vano. Il libro veniva spostato più volte in più posti , l’ultima volta era stato inserito nella cassaforte del museo della città e per quanto avesse preso tutte le precauzioni possibili affinché il suo piano funzionasse, i guardiani riuscivano sempre a togliergli il libro dalle mani ma stavolta non sarebbe stato così. Se Aknadim gli avesse portato il libro , presto avrebbe avuto il potere necessario per tornare in pieno delle sue forze , ovviamente sapeva che il potere delle ombre sarebbe tornato nelle mani dei suoi precedenti custodi , ma era anche vero che , come in passato , il potere delle ombre aveva bisogno di un portatore per agire e per fortificarsi ed era ciò che voleva. Più forte era la volontà del portatore più forti era il potere e per quanto potesse essere difficile riuscire a riprendersi ciò che avrebbe richiamato per lui non era un problema , anzi era proprio ciò che voleva.
                                                                                                                                                                                                                                                        
Atem era affacciato alla finestra della classe e stava continuando a pensare alla litigata che aveva avuto con suo padre. Sapeva che la storia non era finita lì , del resto lo aveva avvertito che si sarebbe fatto di nuovo vivo e questo gli dava fastidio. Voleva essere lasciato in pace , voleva vivere sulla terra e restare con i suoi amici. Il fatto di salvare il mondo , di sconfiggere Aknadim , per lui era relativo ciò che voleva era restare lì con tutte le persone a cui voleva bene , con la famiglia che si era creato con Yugi e il nonno e l’al dì là non era il posto che faceva per lui per quanto lo fosse all’inizio. Prima voleva con tuto il cuore avere la pace ed essere libero ma poi si era accorto che senza i suoi amici , che senza Yugi si sentiva come prigioniero all’interno di un mondo che non sentiva di appartenere. Aveva impiegato quattro mesi di solitudine e un giorno intero a vedere soffrire Yugi a capire che la vera libertà , la vera pace l’aveva trovata sulla terra accanto a tutti loro e non sarebbe più tornato nell’oltretomba perché non era quello che voleva. C’erano troppe cose che suo padre non poteva capire.
 
Tea lo guardava con la cosa dell’occhio , nessuno dei ragazzi aveva avuto il coraggio di avvicinarsi ad Atem per timore di essere presi a parole o aggrediti in altri modi visto che era decisamente arrabbiato. Quando gli altri lo avevano visto entrare in classe nessuno di loro aveva avuto il coraggio di parargli e neanche Tea voleva avvicinarsi a lui ma non voleva neanche che se ne stesse così da solo , senza parlare con nessuno. Aveva passato le prime due ore seduto nel banco a guardare fuori dalla finestra senza rivolgere lo sguardo a nessuno per poi alzarsi e piazzarsi li , con le braccia incrociate sul davanzale dando le spalle a tutti e vederlo in quelle condizioni le faceva male. la prima volta che lo aveva visto così abbattuto era stata quando aveva sacrificato Yugi a Leviatan , spinto dalla rabbia del momento e con la testa offuscata dall’influsso negativo del sigillo di Oricalcos, ricordava che aveva passato giorni interi a torturarsi per ciò che aveva fatto e che non voleva parlare con nessuno di loro , certo la situazione era molto diversa ma si stava comportano come aveva fatto all’ora, forse la discussione che aveva avuto con quello spirito era qualcosa di grave e lui non voleva parlarne però secondo lei doveva sfogarsi. Visto che gli altri si erano allontanati per andare da Yugi , Tea decise di avvicinarsi a lui e si mise al suo fianco anche lei con le braccia sul davanzale. Non voleva rivolgergli la parola per prima altrimenti avrebbe rischiato una sfuriata da parte del faraone , avrebbe aspettato che fosse lui a parlarle o almeno lo sperava. Certo però che stare lì , accanto a lui le metteva un po’ di ansia. Non erano mai stati così vicini prima di quel momento e stare solo a pochi millimetri da lui le faceva battere il cuore. Riusciva a percepire la sua presenza anche se erano a pochi metri di distanza. Cercò di fare finta di niente guardando anche lei fuori dalla finestra ma per quanto ci provasse , aveva la voglia di girarsi e di guardarlo , anche solo per sapere che tipo di espressione aveva sulla faccia solo che aveva paura di farlo e perciò decise di fissarlo solo con la coda dell’occhio. Spostò lentamente lo sguardo verso i suoi occhi e notò un alone di tristezza e di rabbia , come se ci fossero delle cose che gli assillavano la mente. Cercò di scrutare il suo sguardo , per riuscire a capire qualcosa ma in realtà la sola cosa che riusciva a fare era quella di fissarlo e basta e per la prima volta si era anche accorta che era più alto di lei di qualche centimetro. Per la prima volta poteva guardargli da vicino gli occhi , erano praticamente identici a quelli di Yugi ma il suo sguardo era completamente diverso era più profondo , più incisivo, particolare e a lei piaceva il suo sguardo , soprattutto se l’oggetto del suo sguardo era lei. Improvvisamente vide che Atem la stava per guardare e distolse lo sguardo da lui prima che si accorgesse che lo fissava e improvvisamente sentì le guance andare a fuoco.
 
Il viso di Tea era a pochi centimetri dal suo ed era sicurissimo che fino a pochi istanti fa lo stesse guardando ma forse si era sbagliato perché stava fissando un punto non preciso fuori dalla finestra , esattamente come aveva fatto lui prima che lei si piazzasse accanto a lui mandandogli il cervello in pappa. Proprio non si riusciva a spiegare perché avere accanto Tea gli faceva dimenticare tutto il resto e gli metteva agitazione e non riusciva a fare altro se non seguire i suoi movimenti , cercarla con lo sguardo e guardarla con la coda dell’occhio , esattamente come stava facendo adesso. Avrebbe passato ore intere a guardare il suo viso sfiorato dai suoi capelli mossi dal vento e i suoi limpidi e grandi occhi azzurri. Aveva uno sguardo dolcissimo che riusciva a togliergli il fiato ogni volta che lo guardava e gli faceva battere il cuore ma a guardarla bene sembrava che fosse preoccupata e forse sapeva anche il motivo, aveva sentito la sua discussione con suo padre per quanto non avesse capito un bel niente di quello che si erano detto ed era sicuramente questo il motivo della sua vicinanza in quel momento “ Vuoi sapere cosa è successo , vero? “ stava per dire qualcosa , ma lui la bloccò subito. Non aveva intenzione di essere assillato da domande , almeno non in quel momento “ Mio padre vuole costringermi a tornare nell’oltretomba e io gli ho detto di andarsene “
“ Era per questo che era così arrabbiato?! Vuole che ci lasci “
“ Ehi , sta tranquilla. Non me ne andrò da qui tanto facilmente “ tornò a guardare fuori dalla finestra e sospirò “ E poi ho fatto una promessa a Yugi “
“ Non hai idea di quanto gli sei mancato “
“ Lo so …. Lo so eccome….” Sapeva perfettamente quanto gli era mancato , perché quel racconto fattogli dal nonno gli aveva tolto il sonno per almeno due notti intere. Non aveva avuto un’idea perfetta del dolore che Yugi si portava dentro finché il nonno gli aveva detto cosa gli era successo e non aveva intenzione di farlo soffrire ancora. Non gli interessava nulla di suo padre e di tutto il resto la sola cosa che voleva era stare al fianco di Yugi.
 
Il deserto egiziano era illuminato dal rosso del tramonto e le alte dune del deserto tinteggiavano la sabbia con le loro ombre. Ora che il sole andava tramontando , il caldo iniziava a diminuire e iniziava a farsi sentire una fresca brezza serale che poi avrebbe lasciato il posto al gelo della notte. Tutto intorno regnava il silenzio più assoluto , silenzio interrotto solo dal rumore del motore di un SUV nero che camminava lungo il deserto sollevando sabia dal suolo e profonde impronte di pneumatici lungo la strada. Ishizu aveva subito parecchi attacchi da misteriosi individui interessati a prendere il formulario magico che il clan Ishtar aveva ereditato per millenni. Oltre a proteggere la tomba del faraone , la loro famiglia era stata anche incaricata di custodire il libro in quanto forze oscure volevano impossessarsi dei suoi incantesimi e rituali esattamente come era successo recentemente. Era stata costretta a nasconderlo prima a casa loro , poi al museo del Cairo e adesso avevano deciso di nasconderlo nell’antico santuario che per millenni era stato la dimora del loro clan sperando che le forze misteriose che volevano il libro non riuscissero a trovarlo anche lì. Ishizu , Odion e Marik si stavano dirigendo proprio lì e la ragazza trovava molto strano che Marik , seduto nel sedile posteriore , non stesse parlando. Si girò a guardare se andava tutto bene e lo trovò con in mano il libro intento a leggere qualcosa che , dalla sua faccia , poteva immaginare essere solo una cosa, il rituale di iniziazione a guardiano della tomba , rituale che aveva odiato più di qualsiasi cose che fu la causa di tutti i suoi mali “ Marik…”
Marik sussultò per lo spavento “ Cosa? “
“ Va tutto bene ?”
“ Si !” richiuse subito il libro posandolo sul sedile e mettendosi a guardare fuori dal finestrino della macchina. A dire il vero non andava tutto bene , le cause di tutto ciò che gli era successo nel corso della sua infanzia erano custodite tra le pagine di quel maledetto libro , tra le scritture delle sue pagine. In quel libro era riposta la procedura del rituale per intero con tutti i simboli e geroglifici che gli furono incisi sulla schiena quella maledetta notte di sei anni prima , quando il giorno del suo dodicesimo compleanno suo padre lo aveva preso e sottoposto al rito che non avrebbe più dimenticato.
Arrivarono davanti la porta del santuario , l’unico posto che Marik non voleva più vedere adesso era il solo posto in cui doveva entrare. Odion gli aveva detto di non andare con loro ma lui doveva farlo , era il solo modo per affrontare una volta per tutte il suo passato e metterci una pietra sopra definitivamente
Odion gli mise una mano sulla spalla, sapeva cosa significasse per suo fratello quel posto e non voleva vederlo soffrire di nuovo “ Marik , non devi entrare per forza “
“ Tranquillo , sto bene “
Scesero tutti e tre dentro il santuario e Ishizu , che teneva in mano il libro , si allontanò dai suoi fratelli per nascondere il formulario in uno scomparto segreto , dove mai nessuno lo avrebbe trovato , mentre Marik decise di dare un’occhiata in giro. per lui percorrere di nuovo dei corridoi bui e vedere quelle stanze grandi e umide gli ricordava la terribile infanzia che aveva passato lì , chiuso tra quelle mura di pietra a metri di distanza dalla superficie e senza la possibilità di vedere il sole. Improvvisamente però , si fermò davanti a una grande stanza e il suo cuore iniziò a battere , il suo respiro divenne affannato e la paura lo assalì. Era finito proprio finito davanti al solo luogo in cui non avrebbe mai più voluto mettere piede, la stanza del rituale. Prese un respiro e ci entrò dentro. la stanza era enorme e la sola cosa che c’era era un altare dove vi erano riposti gli scomparti che un tempo custodivano la collana e la barra del millennio e uno scrigno di legno. Prese lo scrigno e con mani tremanti lo aprì trovandoci dentro il pugnale che suo padre aveva usato per incidergli la schiena. A volte , se chiudeva chi occhi , gli sembrava di sentire di nuovo la lama incandescente del pugnale incidergli la schiena , il sangue scorrere sulla pelle e il dolore indescrivibile che gli aveva causato in quelle ore interminabili incatenato al muro , incapace di muoversi e senza riceve aiuto di nessuno dei presenti nonostante avesse urlato fino a non poterne più , fino allo stremo delle sue forze. Aveva tentato , in quelle lunghe ore di tortura , a pensare che non stesse succedendo a lui , che non gli stavano facendo niente , che non era lui che provava quel terribile dolore , che stava venendo torturato in quella spietata maniera proprio da suo padre.
 
Odion guardava Marik dalla soglia della stanza , lui sapeva cosa significava quel posto per suo fratello , cosa significava quel pugnale che teneva in mano , quelle catene poste infondo la stanza perché lui era stato lì quella notte , aveva assistito al rituale , aveva sentito le urla strazianti di Marik , lo aveva visto piangere e chiedere aiuto e lui , che era suo fratello , non aveva potuto fare niente , non aveva potuto salvarlo da quella tortura , interrompere il rituale , portare Marik via di lì. Aveva potuto solo stare fermo a guardare il suo patrigno prendere il pugnale dal fuoco e incidere la pelle di Marik , lasciando segni sanguinanti , scrivendo con la lama i geroglifici riportati nel formulario, vederlo ignorare le sue urla disperate , le sue suppliche, non era stato in grado di fare niente , si era sentito impotente davanti a quella scena terribile che non riusciva a dimenticare. Per colpa di quell’uomo , per colpa del destino , aveva visto Marik cedere giorno dopo giorno alla disperazione , al dolore fisico e psicologico che gli era stato inferto con la forza a soli dodici anni , alla sofferenza fino a che la sua stabilità emotiva , la sua psiche non crollò del tutto. Aveva trattenuto la sua sofferenza e il suo dolore dentro di sé e finì per creare la sua seconda personalità, personalità che lo spinse a uccidere suo padre , a rubare la barra del millennio , a uccidere persone innocenti per impossessarsi delle divinità egizie , a tentare di uccidere il faraone ritenendolo il responsabile di tutto ciò che gli era successo, a uccidere tutti i suoi amici e per giunta se stesso e Yugi. La vita di Marik era stata un vero inferno e quel posto ne era la prova. Si avvicinò a lui e gli tolse dalle mani il pugnale “ Stai bene?” lui annuì ma Odion sapeva che non era vero, decise di portarlo via di lì , all’aria aperta , dove era giusto che stesse “ Vieni , andiamo “
Improvvisamente , un urlo riecheggiò tra le stanze desolate di quel posto orribile “ Ishizu…”
Marik e Odion corsero lungo il corridoio cercando Ishizu e la video correre verso di loro , con il libro in mano “ Andiamo via , ci hanno trovati “
“ Chi ci ha trovati , Ishizu ?”
La ragazza afferrò Marik per un braccio e lo trascinò via seguita da Odio “ Falle più tardi queste domande “
Ma la loro corsa fu costretta ad arrestarsi perché dinanzi a loro si materializzò una figura incappucciata. Aknadim “ Consegnatemi il libro e non vi farò del male , rifiutatevi e mi eliminerò “
Ishizu consegnò il libro a Marik , che venne protetto da Odion, e si piazzò davanti Aknadim “ Chiunque tu sia , vattene immediatamente. Questo libro non è tuo “
Ma in tutta risposta , sia Ishizu che Odion vennero scaraventati via e circondati da una serie di anelli azzurri che li sollevarono da terra a pochi centimetri dal suolo. Aknadim si rivolse a Marik che guardava la scena terrorizzato “ Ragazzino , consegnami il libro o per loro sarà la fine “ schioccò le dita e gli anelli , che avvolgevano i due si strinsero intorno ai loro corpi facendoli urlare di dolore “ Questi anelli continueranno a stringerli finché non spezzeranno loro le ossa , a meno che tu non mi consegni quel libro “
“ No , Marik. Non farlo “ per quanto gli venisse difficile parlare , Odion non poteva permettere che quel libro finisse nelle mani di quell’essere. Conosceva bene Marik , sapeva che pur di salvarli avrebbe ceduto il libro e non potevano permettersi che accadesse
“ Ma Odion….”
“ Ha ragione Odion….. non farlo…”
Gli anelli li stritolarono ancora più forte di prima e Marik stava iniziando a cedere. Non gli importava niente di quel libro , lui voleva solo che i suoi fratelli fossero salvi , le loro vite non erano paragonabili a un libro che talaltro era stato la causa di tutto ciò che gli era successo. Se quel libro non fosse stato lasciato alla sua famiglia millenni addietro , lui non sarebbe mai stato il guardiano della tomba del faraone.
Aknadim ne aveva ormai abbastanza di aspettare , e visto che la situazione era ferma decise di fare a modo suo , in questo modo si sarebbe divertito di più “ Allora , Marik , vedo che non ti decidi a volermi consegnare quel libro. Visto che la metti così , ti sfido a un gioco delle ombre “
“ No , aspetta ti consegnerò il libro ma ti prego , non farlo “
“ Troppo tardi “
 Una nebbia oscura avvolse tutto l’ambiente e Marik si rese conto , così come gli altri , di essere finito nel regno delle ombre. Non voleva affatto disputare un gioco delle ombre , non dopo tutto quello che era successo “ No , non voglio farlo “ sapeva cosa significava il regno delle ombre , era stato a causa dei giochi delle ombre che tutti coloro che si erano messi sul suo cammino erano morti, aveva ucciso persone innocenti e aveva anche fatto del male a tutti coloro che poi erano diventati i suoi amici. Disputare un gioco delle ombre significava trovarsi di nuovo faccia a faccia con lo strumento di morte che lui stesso aveva usato per fare del male e il terrore di dover rivivere tutto ciò che aveva commesso lo inquietava. Non sapeva cosa questo gioco gli avrebbe riservato e aveva paura.
“ Invece lo farai “ sul suo braccio apparve un dueling disk e vi infilò dentro il deck. Non aveva voglia di prendersi il libro così facilmente , voleva averlo secondo le sue regole
Marik non aveva altra scelta , se davvero voleva salvare i suoi fratelli doveva obbligatoriamente disputare un gioco delle ombre e non aveva idea di cosa aspettarsi dal suo avversario. Evidentemente non aveva intenzione di prendersi il libro e basta , voleva sicuramente farli fuori tutti e tre altrimenti non lo costringerebbe a duellare con lui “ Va bene , accetto “ accese il dueling disk che aveva al braccio e infilò dentro il sue deck ma nel momento in cui attivò i generatori di ologrammi , si accorse che , accanto ai due bracciali che portava , apparvero due anelli azzurri identici a quelli che tenevano prigionieri Odion e Ishizu “ Cosa sono questi anelli?” la cosa non gli piaceva per niente , iniziava ad avere paura di quella situazione e per di più le vite dei suoi fratelli dipendevano da lui
Aknadim mostrò i suoi polsi “ Come vedi li ho anche io. questi bracciali sono diversi dagli anelli che avvolgono i tuoi fratelli. A ogni Life point perso , questi bracciali risucchiano parte della tua energia vitale. Ovviamente anche i tuoi fratelli sono inclusi nel gioco così come il formulario “
La situazione era decisamente complicata , ma non poteva tirarsi indietro. Comunque fosse andato il duello , i giochi delle ombre richiedevano sempre una vita in sacrificio e se si fosse ritirato dal duello , ne avrebbero pagato le conseguenze i suoi fratelli. Doveva per forza duellare contro quello spirito , chiunque fosse “ Va bene , accetto le condizioni. Ora duelliamo “
Aknadim era soddisfatto , era sicuro che quel marmocchio non avrebbe resistito molto e poi aveva la esattamente dove colpirlo. La sua psicologia era così vulnerabile che gli bastavano due parole per farlo crollare a terra e spingerlo ad arrendersi. Conosceva la sua storia nei minimi dettagli e sapeva che avrebbe ceduto senza neanche doversi sforzare di farlo fuori. Aveva incluso un altro dettaglio a quei bracciali. Ogni volta che avrebbe perso i suoi Life Points , non solo sarebbero state consumate le sue energie ma avrebbe anche rivisto tutto ciò che aveva fatto.
“ Inizio io “ Marik pescò le prime cinque carte dal deck e le osservò attentamente “ Metto sul terreno Signore del Veleno in posizione di attacco , poi metto due carte coperte sul terreno e passo la mano “ il mostro apparve sul terreno con le due carte coperte ei suoi punti di attacco erano 1500
“ Bene… metto sul terreno Demone scorpione “ il mostro apparve sul terreno di gioco “ Ma non ci resterà perché lo sacrifico subito per evocare Scorpione del millennio in posizione di attacco “ il mostro venne distrutto e al suo posto apparve un grosso scorpione che vantava 2000 punti “ Vai Scorpione millenario , attacca e distruggi Signore del veleno “
“ Attivo la carta trappola Rovine diffuse , che distrugge il tuo mostro all’istante “ Ma Aknadim sorrise con un’espressione sinistra e spedì una delle sue carte al cimitero e , improvvisamente , la carta di Marik si distrusse “ Ma come è possibile “
“ Semplice , la tua carta è stata distrutta grazie a Elettricità fatua. Mi basta scartare una carta al cimitero per distruggere l’effetto della tua ridicola trappola “
Il mostro fu così libero di attaccare e il mostro di Marik venne distrutto , dissolvendosi in schegge che sparirono poco dopo e i suoi Life Points subirono un dimezzamento di 2000 punti. Gli anelli che circondavano Ishizu e Odion si strinsero intorno ai loro corpi stritolandoli con forza e spingendoli ad urlare con tutte le forze che avevano “ No Odion , Ishizu…” ad un tratto però i braccialetti luminosi che si trovavano ai polsi di Marik , si illuminarono e delle saette , che partivano dai bracciali , si espansero per tutto il suo corpo costringendolo ad urlare dal dolore. Durò per degli istanti che gli sembrarono interminabili e quando cessarono , cadde in ginocchio esausto e dolorante. Ogni parte del corpo gli faceva male e si sentiva stordito. Anche gli anelli che tenevano legati Ishizu e Odion si allentarono e i due smisero di urlare ma anche i loro corpi erano provati dal dolore. Se avessero continuato ad essere stritolati in quella maniera, presto quei maledetti affari gli avrebbero spezzato le ossa e non solo. Marik tentò di rialzarsi , ma per quanto ci provasse , aveva tutto il corpo che gli faceva male , se avesse potuto si sarebbe strappato quegli affari luminosi dai polsi immediatamente se non fossero stati pura energia oscura. Ma , improvvisamente , la testa iniziò a martellargli fortissimo e , ad un tratto , ebbe una specie di visione. La sua personalità malvagia , la barra del millennio , suo padre inchiodato alla parete , la lama della barra , lui che si avvicinava a suo padre e che gli trafiggeva la testa , le sue urla , il sangue e il cadavere di suo padre che strisciava lungo la parete lasciando una scia di sangue sul muro. Aveva avuto una visione di ciò che aveva fatto , aveva ucciso suo padre in quella maniera , quella notte. Il terrore iniziò ad assalirlo , iniziò a tremare , chiuse gli occhi più forte che potè per non guardare , aveva le mani che gli tremavano , il respiro affannato
“ Che succede Marik?! Sembra che tu abbia avuto…un incubo “ scoppiò a ridere a squarciagola , vedere quel ragazzino in quello stato gli procurava un enorme soddisfazione. Aveva avuto una buona idea a sfidarlo a duello, mettere le persone davanti alla propria sofferenza era qualcosa di impareggiabile
Marik cercò di lottare con tutte le sue forze contro quell’orrore , non poteva piegarsi in quella maniera , doveva reagire. Si rialzò “ Tocca a me “ pescò una carta dal deck “ Metto sul campo Jeroid Oscuro… “ il mostro apparve con i suoi 1200 punti “ Che mi consente di scegliere un mostro sul terreno e di fargli perdere 800 punti di attacco. E io scelgo Scorpione del millennio “ i punti di attacco del mostro da 2000 scesero a 800 e Marik poté sferrare un attacco “ Vai Jeroid , distruggi Scorpione del millennio “
il mostro partì all’attacco e lo scorpione venne distrutto e in questa maniera anche i punti di Aknadim subirono un ridimensionamento di 800 Life Points scendendo a 3200 e i braccialetti azzurri che portava ai polsi , come accadde a Marik, gli succhiarono parte della sua energia attraverso delle saette che gli attraversarono il corpo causandogli un terribile dolore in ogni parte del suo corpo e riducendogli una parte dei suoi poteri. Ed esattamente come accadde a lui , anche Aknadim ebbe una visione. Kul Elna , i suoi abitanti gettati vivi dentro l’oro fuso , uno ad uno. Aknadim fu costretto a prendere un profondo respiro, quello era stato senza dubbio il peggiore crimine che avesse mai commesso , gli aveva tolto il sonno la notte , gli aveva causato un dolore inimmaginabile ma era qualcosa che andava fatto per il bene del suo regno ed era qualcosa che non voleva ricordare , non in quel momento“ Questa me la pagherai , ragazzino “ pescò una carta dal deck “ Adesso metto sul terreno Demone Fantasma “ il mostro apparve sul terreno con i suoi 1600 punti “ Grazie al suo potere speciale , per ogni mostro che ho nel mio cimitero , il mostro guadagna 100 punti in più “ i punti del mostro salirono da 1600 a 1800 “ Vai , distruggi Jeroid “
il mostro partì all’attacco ma Marik scoprì la sua seconda carta “ Attivo ruota dell’incubo “ il mostro venne bloccato e incatenato alla ruota
Ishizu esultò contenta per il modo in cui Marik , nonostante la difficoltà iniziale , stesse riuscendo a bloccare il suo avversario “ Bravissimo Marik “
Aknadim non si era aspettato una mossa simile da parte del suo avversario. Era riuscito a fargli un colpo basso del genere. Quella carta gli impediva di attaccare con quel mostro o di poter cambiare la sua posizione “ Maledetto pidocchio “
“ Sappi però , che non ho finito. Vai Jeroid , attacca “
il demone venne distrutto e Aknadim subì un ulteriore dimensionamento di Life Points che scesero a 1400 e altre scosse elettriche gli strapparono parte del suo potere e delle sue energie e un’altra visione , suo padre , in punto di morte che deglassava Aknamkanon come nuovo faraone. Un ricordo sgradevole che gli procurava delle scariche di rabbia immensa. Quello era stato il giorno più umiliante della sua vita , doveva essere lui il faraone non suo fratello. Aveva sottovalutato il ragazzino più di quanto avesse potuto immaginare e due terribili ricordi , a lungo celati nella sua mente , tornarono a turturarlo ma adesso si stava per davvero arrabbiando , non riusciva più a sopportare quel piccolo marmocchio. Pescò una carta dal suo deck “ Adesso gioco questa carta , Anfora dell’avidità. Mi consente di prendere due carta del mio deck “ prese due carte e , con suo grande stupore , si trovò davanti proprio le due carte di cui aveva un grande bisogno. Finalmente poteva portare a termine il piano del suo padrone “ Adesso gioco questa carta magia Lacuna arci demoniaca Insanguinata “ i suoi Life Points scesero a 1200 non appena la carta apparve sul terreno “ Questa carta mi consente di poter evocare , senza tributi , un mostro a nove stelle “
Marik sbarrò gli occhi , come avrebbe potuto distruggere un mostro a nove stelle con i mostri che aveva in mano “ No , è impossibile…”
“ Hai paura? presto ne avrai motivo per averne di più…. perché adesso evoco Neo Demone Pyromane posseduto “ il mostro , con una potenza fuori dal comune grazie ai suoi 3500 punti , apparve sul terreno di gioco con una enorme fiammata che travolse tutto il campo di battaglia , Marik compreso. Un enorme demone fiammeggiante , che emetteva fumo nero dalle narici , era lì , davanti a lui. Non aveva mostri potentissimi da poter evocare e non aveva neanche carte trappola o magie utili a potersi difendere. Era con le spalle al muro “ Sappi però , che per te non ho ancora finito “ Marik non aveva idea di che altro aspettarsi “ Perché adesso attivo Buco trappola “
“ No….”
“Si… buco trappola mi permette di scegliere un mostro e distruggerlo e io scelgo Jeroid Oscuro “
Il mostro venne distrutto e Marik perse 1200 Life Points rimanendo solo con 800 punti e i braccialetti luminosi gli scatenarono un’altra ondata di scosse stavolta più potente della prima causandogli anche delle ustioni sulla pelle e delle bruciature sui vestiti. Anche gli anelli su Ishizu e Odion fecero il loro effetto e stavolta la potenza fu il doppio di prima. Odion sentì degli scricchiolii da qualche parte del suo corpo così come anche Ishizu mentre Marik sentiva delle ondate di dolore espandersi per tutto il suo corpo. improvvisamente un’altra visione , la notte dell’iniziazione , le catene , il pugnale arroventato che gli tagliava la schiena , il dolore delle cicatrici , la sua pelle che bruciava “ No , basta “ scoppiò a piangere , con le mani tra i capelli , per la disperazione. Akndaim si stava divertendo a giocare con i tormenti della sua vita , con i ricordi che più gli facevano male
Aknadim scoppiò in una fragorosa risata , che riecheggiò in tutto il regno delle ombre. Ishizu e Odion erano allo stremo della resistenza fisica e Marik era letteralmente in ginocchio , in preda al dolore psicologico che gli stava causando la visione del momento, ormai gli bastava davvero poco e lo avrebbe sconfitto fisicamente e mentalmente
“ Aknadim…”
Una voce , infuriata e profonda , riecheggiò nelle sue orecchie
Padrone…
“Aknadim… non perdere altro tempo. Portami il libro “
Si , Padrone
La voce cessò immediatamente , e Aknadim decise di fare come il suo padrone gli aveva ordinato. Era arrivato il momento di sbarazzarsi di Marik e dei suoi fratelli , ormai svenuti dal dolore “ Bene , vai Neo Demone distruggi Marik una volta per tutte “
Il demone partì all’attacco con una terribile fiammata di fuoco che travolse Marik con impeto e potenza. Marik venne travolto dalle fiamme demoniache del mostro , e tutti i suoi Life Points scesero a 0 , le sue ultime energie fisiche e mentali vennero annientate così come accadde a Ishizu e Odion. Gli anelli che li tenevano stretti , sparirono lasciando cadere a terra i corpi dei due , ormai provati dallo scontro e senza un briciolo di forza mentre Marik cadde al suolo privo di sensi e i bracciali azzurri sparirono trascinandosi via le sue ultime forze rimaste. Aknadim spense il dueling disk e richiamò le ombre che avvolgevano il corridoio del santuario. Si incamminò verso il libro , che giaceva a terra , superando Odion e Ishizu che si lamentavano per il dolore. Prese il libro e sparì nel nulla
 
Lo spiritò stava aspettando che Aknadim tornasse e doveva ammettere che fra tutti i suoi seguaci , Aknadim era quello che lo stava soddisfacendo di più. nessuno era stato in grado di portargli il formulario prima di allora e doveva ammettere che non si aspettava un simile riscontro da parte sua “ Hai il libro ?”
“ Eccolo …” si inginocchiò e lo porse allo spirito il quale , con i suoi poteri , lo sollevò dalle mani di Aknadim. Il libro si aprì da solo e le pagine iniziarono a scorrere frenetiche finché non trovò ciò che cercava. Il libro tornò da Aknadim il quale osservò le pagine che erano aperte e riconobbe un rituale molto particolare di cui aveva solo letto qualche riga , millenni addietro. Un rituale che poteva rivelarsi molto pericoloso per chi non conoscesse i segreti della magia occulta “ Padrone… “
“ Fallo….”
Aknadim iniziò a leggere le scritture riportate , simbolo dopo simbolo , parola dopo parola per compiere il rituale oscuro. Man mano che leggeva , un misterioso vento iniziò a sollevarsi dal nulla. Aknadim continuava a leggere finché, completata l’ultima riga , il vento non cessò e il libro, apertosi da solo , da solo si richiuse cadendo al suolo. Lo spirito era soddisfatto , finalmente avrebbe avuto il potere che gli occorreva per tornare di nuovo in possesso dei suoi poteri. Adesso , non doveva fare altro che aspettare il momento giusto per andare a riprenderlo , il momento del risveglio delle ombre

nota dell'autrice
eccomi qui con un nuovo capitolo
bene , per tutte le fans di Marik ( Ovviamente quello buono non il pazzo schizzofrenico fuori di testa ) eccovi qui il nostro trio. mi ero sempre chiesta da dove il clan Ishtar avesse tirato fuori la storia del rituale e ho pensato di inserirlo nel formulario magico citato nella saga delle memorie. 
spero che questo capitolo vi piaccia , datemi le vostre opinioni , i vostri consigli , ditemi che ne pensate , insomma le solite cose

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Capitolo 8
*** Il ritorno degli oggetti del millennio ***


La città di Domino era immersa nell’oscurità della notte , il cielo era limpidissimo e una bellissima luna piena splendeva alta nel cielo circondata dalle stelle, le luci dei lampioni illuminavano appena le strade della città e poche macchine erano ancora in circolazione. Yugi e il faraone stavano dormendo ognuno nella propria stanza , ormai erano a letto da un bel pezzo e non si potevano più permettere di poter andare a dormire tardi ora che era iniziata la scuola dato che dovevano alzarsi presto. Tutta la casa era immersa nell’oscurità e i soli rumori che si sentivano era il ticchettio dell’orologio del salone e delle sveglie che ognuno di loro avevano sui comodini.
Lo scantinato della casa era pieno di polvere e di scatoloni sparsi in giro per l’ambiente, le pareti erano piene di umidità e la polvere volava ovunque, tutto era immerso nell’oscurità nonostante ci fossero alcuni spiragli di luce che provenivano dall’esterno e filtravano dalla piccola finestra chiusa. Ad un tratto , in un piccolo angolo della stanza , sotto a un telo , l’occhio dello scrigno del puzzle , l’unica cosa che era rimasta a Yugi come ricordo del faraone e abbandonata in quel posto , si illuminò.
Atem si svegliò di scatto. Non riusciva a capire ma sentiva una strana presenza , una forza antica che proveniva da qualche parte della casa. Andò di corsa nella stanza di Yugi e si avvicinò a lui e cercò di svegliarlo “ Yugi…Yugi …”
Per tutta risposta , Yugi socchiuse un solo occhio per dare un’occhiata alla sveglia e si accorse che erano le quattro del mattino “ Ma sono le quattro del mattino , perché diamine mi svegli tre ore prima ?! va a dormire “
“ Avanti alzati , credo che stia succedendo qualcosa “
 
La porta che conduceva allo scantinato si aprì lentamente con uno scricchiolio sinistro , tipico di ogni porta che aveva bisogno di qualche goccia di olio per scorrere meglio e di una scena standard di un film dell’orrore. Fin da quando era piccolo , Yugi aveva sempre avuto paura a scendere nello scantinato , non se lo sapeva spiegare ma gli metteva un’ansia pazzesca dover scendere quella scala scricchiolante e anche ora che aveva quattordici anni la paura non gli era passata e forse la colpa era in parte di tutti i film dell’orrore che Joey gli aveva fatto guardare nonostante anche lui non fosse un campione di coraggio in materia e finisse sempre per urlare terrorizzato non appena c’era la scena dell’omicidio o del mostro. Ovviamente erano solo film , ma l’idea che qualcosa potesse realmente trovarsi nello scantinato , iniziò a fare tremare Yugi. In quel momento era sicurissimo che se con lui non ci fosse stato il faraone , sicuramente avrebbe tagliato la corda a gambe levate e si sarebbe intanato nella sua stanza , cosa che aveva tanta voglia di fare ma Atem non aveva voluto sentire ragioni e lo aveva trascinato fuori dalla stanza e adesso erano davanti la scala in legno che portava allo scantinato e , come procedura standard , non si vedeva niente e la lampadina era fulminata e loro potevano farsi luce solo con una torcia “ Ma perché sempre gli scantinati? non si poteva optare per il bagno o la cucina?”
“ Piantala , stiamo andando nello scantinato mica in un cimitero “
“ Se dovessimo andare in un cimitero , sicuramente ci saresti andato da solo  perché col cavolo che sarei venuto con te “
Atem accese la torcia e tutti e due iniziarono a scendere lungo la scala. Il legno scricchiolava sotto ai loro piedi mentre scendevano i gradini , l’odore di chiuso era fortissimo e la polvere era ovunque. Yugi si guardava intorno mentre scendeva le scale dietro ad Atem ed era assolutamente agitato , non gli piaceva affatto quella situazione , aveva paura di trovarsi davanti qualche mostro o roba simile o peggio ancora di trovarsi davanti Aknadim. Arrivati alla fine delle scale , Atem iniziò a fare luce su tutto quello che c’era lì dentro e sembrava tutto tranquillo eppure sentiva che c’era qualcosa di strano li dentro. Mentre faceva scorrere la luce , si accorse di una luce dorata che proveniva da sotto un telo e decise di avvicinarsi ad essa
“ A…Atem che stai facendo? Non andarci…” ma lui non lo ascoltava continuava a camminare verso il telo “ Credo che sia meglio chiamare il nonno “
Atem si girò e andò a riprendere Yugi acchiappandolo per il colletto della camicia “ Avanti , non fare il bambino “ lo prese e lo trascinò di nuovo di sotto. Quando Yugi si metteva a fare il bambino , lo odiava. Aveva affrontato giochi delle ombre , demoni , individui in cerca di vendetta , cose di cui avere davvero paura senza tirarsi indietro o mostrare paura e poi tagliava la corda davanti a uno scantinato come se fosse un bambino , neanche se fossero in un film dell’orrore
“ Il bambino? scusa , Fratellone , ma non sei tu quello che aveva detto che mi doveva proteggere? Adesso mi piazzi davanti a un pericolo ?” cercava con tutte le sue forze di opporre resistenza , ma proprio non riusciva a divincolarsi dalla presa di Atem e non c’era niente di solido a cui attaccarsi per fare da controforza e il risultato era che lo stava trascinando nella direzione della luce. Non aveva nessuna intenzione di avvicinarsi a quella cosa inquietante e lui invece voleva per forza che ci andasse
Atem stava riuscendo a trascinarselo dietro , per fortuna aveva più forza di Yugi e riusciva a tirarselo dove voleva “ Non ho detto che c’è un pericolo , Fratellino , ho solo detto che c’è qualcosa di strano “
Arrivarono tutti e due davanti il telo e Atem consegnò a Yugi la torcia “ Tieni fammi luce , e guai a te se tagli la corda “ di mala voglia , Yugi prese la torcia e puntò la luce sul telo mentre Atem afferrò la stoffa. Tutti e due si guardarono per qualche istante e , annuendo entrambi , Atem tolse il telo trovandosi davanti una cosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere brillare. Lo scrigno del puzzle del millennio “ Ma come è possibile ?!”
“ Lo scrigno del puzzle…..” Yugi posò la torcia a terra , in modo da avere sempre la luce puntata addosso e guardò lo scrigno. L’occhio posto sullo scrigno stava brillando di una luce dorata dai riflessi arcobaleno , esattamente come era accaduto quando lo aveva trovato la prima volta tre anni fa. Trovava molto strano che brillasse ma decise di aprire lo stesso lo scrigno e quando tolse il coperchio , tutti e due si guardarono con le bocce aperte e gli occhi sbarrati. Dentro lo scrigno c’era il puzzle del millennio , in frantumi , come la prima volta che Yugi lo trovò “ Ma come è possibile , era sprofondato nelle macerie con gli altri oggetti “  proprio non sapeva spiegarselo. Dopo la battaglia cerimoniale nel santuario sacro del rito, tutti gli oggetti del millennio , dopo la chiusura del portale , erano caduti sotto terra dopo il terremoto ed erano andati perduti , sepolti da centinaia di macerie e rovine. Come poteva il puzzle essere lì , davanti a loro
Atem prese lo scrigno in mano e si rialzò “ Credo che sia meglio andare di sopra “ anche Yugi si rialzò e prese la torcia.
 
Tutti e due erano nella stanza di Yugi , seduti alla scrivania illuminata dalla luce della lampada. Tutti i pezzi del puzzle erano sparpagliati sulla scrivania “ Secondo te , che significa?”
“ Non lo so Yugi , ma credo che sia il caso di rassembrarlo. Pensi di riuscirci ?”
“ Certo…”
Yugi iniziò a ordinare i pezzi del puzzle , cercando di ordinarli in maniera da tale da poter avere un punto di inizio preciso da cui partire. La prima volta che aveva visto quel puzzle , aveva impiegato una notte intera ad assemblare tutti i pezzi e la seconda solo pochi minuti. Adesso che conosceva i frammenti , era sicuro che ci avrebbe impiegato molto di meno. Dopo aver sistemato tutti i frammenti , iniziò ad incastonarli pezzo dopo pezzo , frammento dopo frammento per ricostituire ciò che era stato distrutto , per dargli di nuovo una forma. Tutti i pezzi tornarono al loro posto e piano piano stavano avendo forma e , dopo pochi istanti , anche l’ultimo pezzo fu inserito al suo posto. Il puzzle era di nuovo ricostruito , esattamente come era prima “ Eccolo qui “ lo poggiò sulla scrivania e tutti e due si misero a fissarlo  “ Adesso che facciamo ?”
“ Non lo so , ma c’è qualcosa che non mi convince “
Improvvisamente , l’occhio del puzzle si illuminò e una luce abbagliante costrinse Atem e Yugi a coprirsi gli occhi e ad allontanarsi immediatamente dalla scrivania. Quando la luce svanì , tutti e due si scoprirono gli occhi senza capire cosa fosse successo. Improvvisamente , però , il citofono squillò e Yugi andò a rispondere “ Si?”
“ Yugi , ti scongiuro aprimi “
Yugi aprì la porta a Bakura , il quale corse immediatamente da Atem lanciandogli di corsa uno zaino “ Ma cosa…”
“ Ti prego riprenditelo. Io non voglio avere niente a che fare con questo coso “ era decisamente sconvolto e terrorizzato. Quando si era materializzata una luce in camera sua , si era svegliato e dopo aver visto l’anello del millennio posato sul comodino accanto al letto , scappò subito dentro un’altra stanza per il terrore di venire di nuovo arpionato dallo spirito dl re dei ladri che voleva prendersi il possesso del suo corpo. ne aveva fin sopra i capelli di possessioni e spiriti , voleva essere lasciato in pace. Da quando lo spirito se ne era andato , Bakura si sentiva meglio , non aveva più ferite inspiegabili sul corpo , non si sentiva male , non si sentiva stanco e non si trovava più in posti assurdi senza avere idea di come c’era finito esattamente come era accaduto al torneo della città dei duelli quando si era ritrovato sul dirigibile , in condizioni pietose senza una spiegazione logica. Aveva provato centinaia di volte a sbarazzarsi di quell’affare maledetto , ma sembrava che l’anello non volesse sparire e se lo ritrovava ovunque , a volte anche al collo senza sapere come ci era finito nelle sue mani. Vederlo sparire sotto terra per lui era stata un gioia ma adesso era nuovamente nelle sue mani e non voleva averci nulla a che fare.
Atem prese lo zaino e quando lo aprì si trovò ci trovò l’anello del millennio. Così anche Bakura aveva nuovamente il suo oggetto del millennio “ Dove lo hai trovato ?”
Bakura urlò con tutto il fiato che aveva e con l’ansia che lo assaliva“ Trovato? Col cavolo che l’ho trovato , è apparso dal nulla. Io non lo voglio quel coso , non voglio essere di nuovo un pazzo schizofrenico fissato con gli oggetti del millennio “
Il nonno , che si era alzato dopo che il citofono aveva suonato , vedendo Bakura in quelle condizioni lo prese e lo portò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Capiva perfettamente come si sentiva Bakura , Yugi gli aveva spiegato che quel povero ragazzo era tormentato da uno spirito che millenni addietro era stato ucciso durante uno scontro con il faraone e che , di conseguenza , cercava vendetta e sperava tanto che quell’anello fosse libero da forze oscure.
“ Atem…. “
“ Prendi il puzzle “
Yugi prese l’oggetto e lo portò da Atem , il quale lo mise a contatto con l’anello del millennio. Quando era piccolo , gli era stato spiegato da Shimon che tutti gli oggetti del millennio erano collegati e che reagivano se uno degli oggetti era contaminato da qualcosa di negativo o pericoloso in modo che nessuno potesse farsi del male o venire ucciso e che i sacerdoti potessero svolgere tranquillamente il loro compito di guardiani. Se non vi erano forze oscure , il puzzle lo avrebbe rilevato.
“ Ma come facciamo a sapere se succede qualcosa?”
“ Ti ricordi quando percepivamo un’aura negativa intorno a Bakura quando era posseduto?” Yugi annuì “ Il puzzle percepiva una forza oscura e per tanto si illuminava e si scontrava con l’anello. Se dovesse accadere di nuovo , vuol dire che è manomesso “ avvicinò i due oggetti e , una volta a contatto , i due occhi si illuminarono. Le luci durarono pochi istanti e poi si spensero. I due oggetti sembravano essere perfettamente in armonia , il che significava che era perfettamente intatto e libero da forze malvagie. Atem prese l’anello e andò da Bakura , che si trovava in cucina “ Tieni , è sicuro “
Bakura guardò l’oggetto del millennio per alcuni istanti, aveva molta paura a toccare quel coso e sperava tanto che a toccarlo non gli succedesse qualcosa. Non aveva intenzione di avere contatti con l’anello e perciò decise di gettarlo dentro lo zaino e , una volta messo li dentro , Bakura richiuse lo zaino e lo sigillò in tutti i modi possibili per non avere contatti con quel coso infernale
Il nonno non aveva detto neanche una parola da quando Bakura era arrivato e non gli piaceva affatto che quegli oggetti fossero di nuovo davanti ai suoi occhi e sperava che non fosse qualche trappola o qualche piano organizzato da Aknadim. Non aveva idea di cosa potesse significare , ma forse conosceva chi poteva dare loro qualche idea ed erano i fratelli Ishtar. Aveva appreso tutta la storia di Marik e della sua famiglia e forse loro avevano qualche idea a riguardo. Se l’anello e il puzzle erano tornati da Atem , Yugi e Bakura , gli ultimi proprietari dei due oggetti , forse anche la collana e la barra del millennio erano in possesso dei due ragazzi “ Ragazzi , forse non dovrei intromettermi , ma non credete che sia il caso di mettervi in contatto con Marik e chiedergli cosa sta succedendo ?”
“ Buona idea , nonno “
 
Yugi si alzò e andò a prendere il computer. Sapeva che il fuso orario tra l’America e l’Egitto era di sette ore avanti per il Cairo e così era sicuro di poter trovare un collegamento con Ishizu.
Atem spiegò a Ishizu di Aknadim e della riapparizione degli oggetti del millennio ed esattamente come era accaduto a loro , anche la barra del millennio e la collana erano riapparsi ai due fratelli e Ishizu spiegò che Aknadim aveva rubato il formulario magico e che erano riapparsi gli oggetti del millennio a tutti coloro che erano stati gli ultimi proprietari dei sette cimeli. Atem non aveva idea del perché Aknadim avesse rubato il formulario e perché avesse ordito il ritorno degli oggetti del millennio , ma sospettava che dietro ci fosse qualcosa di ben più pericoloso. Gli oggetti del millennio erano troppo potenti se uniti insieme e al loro interno era custodito il Potere delle ombre , la pura essenza della magia occulta che gli egizi avevano praticato in segreto per esorcizzare i ka degli abitanti dell’Egitto in modo da poter impedire che questi esseri diventassero troppo potenti e potessero ribellarsi al controllo dei loro creatori , esattamente come stava accadendo sotto al regno di suo padre , Aknamkanon , prima che la corte sacra scoprisse come liberare dalla possessione di queste creature i corpi degli uomini. Atem non conosceva tutti i segreti degli oggetti del millennio , ma sapeva solo che se questa magia fosse stata liberata , chiunque collaborasse con Aknadim sarebbe entrato in possesso di un potere fuori dal comune, potere che avrebbe potuto far sprofondare il mondo intero nell’oscurità soprattutto se controllato dal formulario. Esso conteneva incantesimi che solo pochi sapevano decifrare e usare e temeva che Aknadim gli avrebbe usati “ Aknadim non sta agendo da solo , sono sicuro che ha rubato il libro per qualcuno “
“ Mio faraone , qualunque siano le tue intenzioni , io desidero aiutarti. La mia famiglia per generazioni ha vegliato e custodito il libro , come guardiana è mio dovere darti il mio appoggio per recuperarlo “
“No , può essere pericoloso “ non aveva nessuna intenzione di voler coinvolgere anche Ishizu in quella situazione. Lei e i suoi fratelli avevano già rischiato di morire per il libro , non poteva coinvolgerli in una situazione che avrebbe potuto mettere a repentaglio le loro vite, vedere coinvolti Yugi e i suoi amici era già troppo
“ Mio faraone , capisco le tue preoccupazioni ma devo molto a te e i tuoi amici per tirarmi indietro “
Atem e Yugi si guardarono senza avere idea di cosa fare. Ishizu era chiara , voleva aiutarli e niente l’avrebbe fermata e perciò furono costretti ad arrendersi “ Va bene , come vuoi “
 
Marik aveva ascoltato tutta la conversazione. Non poteva permettersi si vedere sua sorella rischiare la vita per un errore che lui aveva commesso , per aver perso il duello contro Aknadim e aver lasciato che rubasse il formulario e scatenasse l’apocalisse sulla terra.  se non avesse ceduto ai suoi incubi non sarebbe mai successo niente di questo e gli oggetti del millennio sarebbero rimasti sotto terra , dove era giusto che restassero. Riavere in mano la barra del millennio gli faceva tornare alla mente tutto quello che era successo dal rituale in poi, tutto quello che aveva fatto , tutte le persone che aveva sottomesso con il potere della barra , tutti i poveri individui che aveva manipolato per infiltrarsi al torneo di Domino e rubare la carta di Obelisco del tiranno per poter tirare il faraone in trappola e ucciderlo. Con il furto del libro si sentiva responsabile di averlo tradito di nuovo, come ex guardiano della tomba e custode del libro sapeva che tutto quello che stava succedendo era colpa sua ed era deciso a dover rimediare. Doveva riprendersi il libro e aiutare il faraone , glielo doveva dopo tutto quello che aveva fatto per lui , per aiutarlo “ Ishizu….”
La ragazza , che stava facendo le valige , si girò a guardare Marik “ Cosa c’è?”
“ Vado io a Domino “
“ Cosa? ma perché ?” si avvicinò a lui cercando di capire cosa avesse in mente di fare suo fratello e scrutandogli gli occhi , capì che aveva intenzione di andare a recuperare il libro al posto suo e questo non se lo poteva permettere, non poteva mettere a repentaglio la vita di suo fratello solo perché lui si sentiva responsabile di quello che era successo “ Marik , ascoltami….”
“ No, ho deciso di partire e non mi fermerai. È solo colpa mia se il libro e finito nelle mani di Aknadim e perciò la responsabilità è mia “
“ Marik….”
“ Sono i miei amici , non voglio lasciarli a combattere da soli “ voleva partire , lo voleva con tutto il cuore. Aveva mantenuto i contatti con tutti i ragazzi , aveva stretto amicizia con tutto il gruppo e sapere che Aknadim gli aveva minacciati di ucciderli e che aveva il libro nelle sue mani gli aveva fatto decidere di raggiungerli per aiutarli. Non voleva più nascondersi tra le mura di una casa e starsene da solo. Aveva trascorso troppo tempo isolato dal mondo esterno e dagli altri suoi coetanei per rinunciare adesso, più di qualsiasi altra cosa sentiva di dover raggiungere tutti i suoi amici e gli importava cosa sarebbe successo. Doveva farlo anche a costo di andare all’aeroporto da solo e a piedi. Sarebbe salito sull’aereo e avrebbe raggiunto lo stato di Washington a qualunque costo.
Ishizu conosceva bene quello sguardo e quando si metteva in testa una cosa , non c’era nessuno che potesse fermare Marik a fare quello che voleva. Per troppo tempo aveva dovuto subire ordini e imposizioni contro la sua volontà, per troppo tempo non aveva avuto amici e capiva che per lui era importante e per tanto lo era anche per lei “ Va bene , ma io e Odion partiamo con te“
“ Grazie , sorellina “
Marik l’abbracciò come non aveva più fatto da quando era bambino e la cosa la stava quasi facendo mettere a piangere. Era bellissimo per lei riavere di nuovo il suo fratellino dopo tutti quegli anni passati a lottare contro il dolore. E poi cambiare aria gli avrebbe fatto bene , soprattutto perché avrebbe potuto passare del tempo con tutti gli amici che si era creato.
 
Lo spirito stava assorbendo l’energia vitale di una donna ma le vite che stava assorbendo per riacquistare le sue energie e i suoi poteri non gli bastavano più, non riuscivano a nutrirlo come doveva essere e i suoi poteri si affievolivano sempre di più. Quelle inutili vite umane non avevano abbastanza potenza per soddisfarlo , non acquistava energia come aveva dovuto essere. Infuriato , disintegrò il cadavere ormai senza vita , lasciando che venisse consumato dalle ombre. Gli esseri mortali avevano poca energia e non era affatto sufficiente per lui, aveva bisogno degli oggetti del millennio per poter riacquistare i suoi pieni poteri. Tutti gli oggetti erano connessi l’uno all’altro e sapeva che se il puzzle fosse tornato nelle mani di Atem , suo legittimo proprietario, anche gli altri oggetti sarebbero riemersi dalle profondità della terra e con essi il Potere delle ombre in loro custodito. Quegli oggetti erano più potenti di quanto potessero sembrare ed erano la sola fonte di energia di cui aveva bisogno per poter tornare di nuovo all’attacco e vendicarsi di Atem e di tutti coloro che lo avevano relegato in quel mondo oscuro. Doveva avere gli oggetti del millennio , a qualsiasi costo “ Aknadim….”
Aknadim apparve dinanzi allo spirito, inginocchiandosi al suo cospetto “ Padrone….”
“ Aknadim, ho una missione per te. Portami tutti e sette gli oggetti del millennio, a qualunque costo. Sacrifica la vita di tutti i mortali che ti interessano, fai fuori tutti gli amici di Atem e di coloro che hanno un oggetto in custodia , ma portameli tutti “
“ Come ordini , Padrone “
E così il suo alleato aveva bisogno degli oggetti del millennio , adesso capiva perché gli aveva ordinato di rubare il formulario magico ma non riusciva a capire cosa dovesse farci con quegli strumenti. Gli oggetti del millennio erano potenti , custodivano segreti occulti fuori dal pensabile e avevano una grande fonte di potere , potere che nessun mortale poteva immaginare o utilizzare tranne lui. Non aveva idea di cosa volesse farci lo spirito con gli oggetti del millennio e per cosa volesse usarli , ma se voleva scoprire qualcosa doveva per forza assecondare i suoi ordini. Almeno finché non avesse trovato un modo per potersi ribellare a lui e potersi sbarazzare della sua scomoda alleanza. Iniziava ad averne abbastanza dei suoi ordini senza senso , ma aveva bisogno di lui per il momento.
 
Atem aveva perso del tutto il sonno , c’erano troppe cose che non gli erano per niente chiare in tutta quella situazione, a partire dall’energia oscura che aveva percepito al suo arrivo sulla terra. Aknadim non agiva da solo , questo lo avevano capito tutti, ed era la cosa che più lo preoccupava. Non aveva idea di chi potesse trattarsi e il ritorno degli oggetti del millennio dopo il furto del libro doveva per forza essere collegato a questa misteriosa entità ma non capiva cosa potessero farci.
Sicuramente c’era qualcosa che gli sfuggiva ma proprio non capiva cosa potesse essere, era sicuro di conoscere tutti i segreti sugli oggetti del millennio ma forse al loro interno c’era qualcosa che interessava Aknadim , altrimenti perché farli tornare indietro. Si girò a guardare Yugi che dormiva tranquillamente sul suo letto , immerso sotto le coperte e la cosa lo fece innervosire , proprio non riusciva capire come Yugi potesse dormire tranquillamente mentre lui si spremeva per risolvere la situazione che si era venuta a creare
“ Fai bene ad essere preoccupato , Atem “
Una voce riecheggiò nella stanza dal nulla e poi una luce bianca apparve all’improvviso e da essa una figura avanzò verso di lui. Non era possibile che fosse di nuovo suo padre , sembrava proprio ostinato a non volerlo lasciare in pace. Due volte nello stesso giorno, era un incubo “ Padre…” adesso iniziava davvero a innervosirsi
Aknamkanon avanzò verso di lui e si piazzò a pochi metri dal suo sguardo “ Purtroppo la situazione è più grave di quanto possa sembrare “ Atem gli fece cenno di abbassare la voce e gli indicò Yugi , che per fortuna stava ancora dormendo e non si era accorto di nulla e , nel guardare il piccolo Yugi , Aknamkanon si trovò ad essere parecchio contrariato. E così aveva davanti la causa del comportamento ribelle di suo figlio, un ragazzino mortale che dormiva beatamente sotto le coperte e che non doveva essere in alcun modo svegliato “ E così è questa la ragione della tua permanenza qui? Gli fai da balia ?”
Atem cercò di mantenersi calmo e di non fare una sfuriata di rabbia , il suo umore era già a terra di suo e non aveva nessuna voglia di litigare con suo padre come era accaduto a scuola “ Tu sai perché Aknadim ha risvegliato gli oggetti del millennio e cosa voglia farci?”
Aknamkanon decise di sorvolare sul tono arrogante del figlio per il momento , anche se gli veniva molto difficile tollerarlo “ Si , gli oggetti del millennio custodiscono al loro interno un potere ben più grande di quanto potesse sembrare. Il Potere delle ombre “
“ E cosa sarebbe ?”
“ La pura essenza delle ombre , un potere che fu sprigionato da Aknadim per fermare gli invasori che volevano conquistare il regno d’Egitto. Aknadim scoprì che il Potere delle ombre non poteva essere usato nella sua forma più pura poiché troppo potente da gestire e così decise di imbrigliarlo dentro i sette artefatti del millennio , in modo da usare quel potere con moderazione. Ma neanche lui era a conoscenza di tutto ciò che tale potere è in grado di fare. Se venisse sprigionato ed entrasse in possesso di forse malvagie , sarebbe in grado di avvolgere tutto il mondo nell’oscurità. Chiunque Aknadim stia servendo , è a conoscenza del potere degli artefatti e se dovesse impossessarsene , sarebbe la fine del mondo intero “
Atem era sconvolto , non aveva idea che quegli oggetti fossero così potenti. Sapeva solo che il loro scopo era quello di esorcizzare i ka delle persone , di imprigionarli in tavole di pietra e di evocarli in caso di necessità non che potessero addirittura scatenare un potere distruttivo senza precedenti. Gli egiziani avevano creato una vera arma nata dalla distruzione di povere vite innocenti e che era in grado di scatenare l’apocalisse su tutto il mondo. Se Aknadim si fosse impossessato degli oggetti e ne avesse liberato il contenuto , sarebbe stata la fine del mondo intero “ Ma che cosa abbiamo creato….”
Aknamkanon capiva perfettamente la reazione di Atem perché anche lui , quando aveva scoperto ciò che suo fratello aveva scatenato , rimase sconvolto. Aknadim aveva risvegliato forze fuori da ogni controllo e per tentare di gestirle si era anche macchiato di omicidio , sterminando un intero villaggio e versando sangue innocente. Se solo avesse saputo prima cosa stava facendo , lo avrebbe fermato , gli avrebbe impedito di commettere un simile atto verso i loro sudditi ma il destino volle che quella notte venisse sparso del sangue ma ormi era troppo tardi per rimediare. Ciò che fu creato e risvegliato millenni addietro , non poteva più essere occultato. Forze terribili erano in moto e ora più di prima desiderava che suo figlio tornasse nell’al di là con lui “ Ormai è tardi per rimediare a ciò che è stato fatto. c’è solo una cosa da fare , lasciare questo mondo e tornare nell’oltretomba “
Aveva sentito bene? Aveva detto di tornare nell’oltretomba? Atem si alzò di scatto dalla sedia , come poteva essere così crudele da venirgli prima a dire cosa poteva succedere e poi che doveva andarsene e fregarsene di tutto il mondo , non poteva credere che fosse così spregevole da provare a dire una cosa simile “ Stai scherzando , non è vero? Sei impazzito“
“ Come ti permetti a dire una cosa simile a tuo padre ?!” quella era una mancanza di rispetto fuori da ogni tolleranza
“ Come mi permetto io?! come ti permetti tu di venirmi a dire di andarmene via dopo quello che mi hai appena detto “ proprio non ci poteva credere che non riusciva a parlare con suo padre senza litigare o discutere. Era davvero testardo , non solo gli veniva a raccontare una storia del genere ma aveva pure il coraggio di ribadirgli il discorso di prima
“ Ti ho già detto che questa non è una battaglia che devi affrontare tu. Per tanto ti obbligo a tornare subito nell’oltretomba , senza storie. Non capisci che è pericoloso? Non hai niente da fare qui sulla terra , e non voglio che ti accada qualcosa “
Adesso basta , era davvero troppo “ Tu mi obblighi?! Sai che ti dico ? “ si avvicinò a lui , con gli occhi fiammeggianti e il respiro furioso , stavolta non c’erano scuse che reggevano “ Va all’inferno “ dopo la sua affermazione , suo padre alzò la mano come se volesse dargli uno schiaffo in faccia ma la sua mano si fermò a mezz’aria e Atem , con un espressione da sbruffone in faccia gli rispose “ Dai , avanti provaci , dammi uno schiaffo , tanto lo sai che non concluderai niente “
Aknamkanon abbassò la mano , indignato dall’affermazione sbruffona di suo figlio “ Non mettere a dura prova la mia pazienza , Atem … tornerai nell’oltretomba , contro o no la tua volontà “
“ Io credo che tu ti stia dimenticando una cosa , Paparino , il tempo in cui eri un faraone , in cui comandavi a bacchetta tutti coloro che stavano ai tuoi ordini , me compreso, sono finiti da un bel pezzo ormai. Non esistono più regole , tradizioni , ordini e gerarchie. Siamo nel mondo moderno non nel 1300 Avanti Cristo , quindi smamma “
Aknamkanon era indignato dal suo atteggiamento , avrebbe volentieri dato una lezione a suo figlio ma decise di rimandare a un’altra volta. Aveva tutte le intenzioni di voler portare suo figlio via da quel mondo e lo avrebbe fatto a qualsiasi costo, non gli importava niente dei mortali , era compito loro adesso salvare il mondo , non poteva sacrificarsi sempre suo figlio per il bene universale. Era già accaduto 3000 anni fa e non sarebbe accaduto di nuovo “ Tornerai nell’oltretomba, hai la mia parola “ si voltò e sparì in una luce bianca.
Atem tirò un sospiro di sollievo ma la cosa sembrava non voler finire lì e iniziava ad averne abbastanza di suo padre, era la seconda volta in un giorno che suo padre riappariva e sapeva bene che se lo sarebbe ritrovato davanti altre volte finché , al limite della sopportazione , non sarebbe scoppiata una rissa tra loro. La guerra era pronta e lui avrebbe lottato per restare sulla terra anche a costo di fare le peggiori angherie a suo padre , aveva 3000 anni ed era perfettamente maturo per scegliersi la sua vita da solo , cosa che suo padre era ostinato a non voler capire.
 
Bakura stava camminando per strada , aveva la testa tra l nuvole perché stava pensando ancora a quello che era successo. L’anello del millennio gli aveva portato solo guai da quando lo aveva ricevuto per la prima volta e l’idea di doverlo avere di nuovo lo allarmava. Atem gli aveva detto che l’anello era sicuro , libero da forze oscure , ma lui non si fidava affatto di quell’oggetto , non voleva più essere posseduto ne torturato da spiriti oscuri ne aveva abbastanza di quelle situazioni al limite del possibile e degne di un film dell’orrore, voleva avere una vita normale senza avere il terrore di essere perseguitato. A volte si domandava perché fosse toccato proprio a lui , perché l’anello fosse andato da lui , perché doveva capitare proprio nelle sue mani, perché doveva essere la reincarnazione di un uomo malvagio che aveva tentato di uccidere Atem , di impossessarsi degli oggetti del millennio e che gli aveva fatto del male sia fisico e psicologico ma per quanto volesse liberarsi di lui , non poteva farlo. una delle poche cose apprese sugli oggetti del millennio era che essi custodivano una potenza fuori dal comune e che erano più potenti di quanto si poteva immaginare e se davvero era così , significava che se davvero Aknadim li aveva fatti tornare , come aveva sentito dire a Ishizu , significava che voleva usarli per qualcosa di pericoloso , forse più pericoloso di quello che voleva farci il re dei ladri. Se davvero erano così pericolosi , non poteva permettere che anche uno degli artefatti finisse in mani sbagliate.
“ Bakura Casterwill….”
Una voce inquietante e oscura lo chiamò e improvvisamente intorno a lui apparve una nebbia oscura “ Oh no , per favore…” adesso iniziava ad avere ancora più paura di prima. ma perché le cose sgradevoli toccavano sempre a lui
Aknadim aveva ricevuto l’ordine di impossessarsi degli oggetti del millennio e aveva deciso di occuparsi del più debole di tutti i possessori , Bakura Casterwill. Aveva avuto delle descrizioni dettagliate dallo spirito su tutti gli amici di Atem e Bakura era quello più debole come duellante. Aveva affrontato Yugi e Marik e osservato Seto in duello e doveva ammettere che erano piuttosto forti , ma per quanto riguardava gli altri aveva saputo che non erano soliti duellare e per tanto sbarazzarsi di loro sarebbe stato abbastanza facile , ma per il momento la sua priorità erano gli oggetti del millennio e occuparsi del possessore dell’anello non doveva essere poi così difficile. Aveva inoltre la possibilità di potersi sbarazzare di uno degli amici di Atem e non si sarebbe fatto scappare l’occasione. Infondo le regole le aveva stabilite lui. Atem sarebbe morto e i suoi amici gli avrebbero fatto compagnia e quale occasione migliore per iniziare la sua strage se non dall’anello più debole della catena
Bakura intravide una figura apparire dal nulla e riconobbe in lui Aknadim “ Cosa…Cosa vuoi da me ….”
“ Il tuo oggetto del millennio , ragazzo. Consegnamelo o preparati a morire in un gioco delle ombre “
Bakura sbarrò gli occhi , doveva immaginare che Aknadim avrebbe iniziato la caccia ma non di certo che avrebbe iniziato proprio da lui, evidentemente tutti gli squilibrati dovevano trovarlo molto simpatico per rintracciarlo come se avessero il GPS installato nel cervello che gli rivelava tutti i suoi spostamenti. A questo punto non doveva fare altro che prendere l’anello e darglielo e i suoi incubi sarebbero finiti prima ancora di iniziare , ma per qualche ragione più che ovvia sapeva benissimo che non sarebbe mai stato sufficiente dargli l’anello e chiedergli di sparire e magari sperare che lo lasciasse in pace “ No , mai… questo oggetto non ti appartiene “ si era appena condannato a morte da solo con le sue stesse mani , ma tanto lo sapeva che anche se gli avesse consegnato l’anello in un gioco delle ombre ci finiva lo stesso
“ Sei sicuro di volerti opporre? Non hai idea di cosa può accadere se non me lo consegni “
Non poteva farlo , l’anello doveva essere custodito , Atem era stato molto chiaro su questo e di certo lo avrebbe protetto anche se non gli piaceva affatto “ Non lo farò “
“ Spero che tu sia pronto , ad un gioco delle ombre “
sul suo polso apparve un dueling disk e anche Bakira estrasse dallo zaino il dueling disk e il suo deck. Da quando Aknadim si era mostrato a loro per la prima volta , avevano deciso tutti di girare sempre con i dueling disk negli zaini e i deck a portata di mano per non essere impreparati e lui non lo sarebbe stato. se Aknadim voleva la guerra , guerra avrebbe avuto


nota dell'autrice
salve a tutti , piccolo capitolo di transizione.
allora alzi la mano chi trova odioso Aknamkanom! perchè si , lo odio perfino io che ho deciso di inserirlo nella saga.
gli oggetti del millennio sono tornati e il piano dello spirito inizia a mettersi in moto e non sarà solo quello a scombinare le vite dei nostri perchè un peronaggio in particolare si troverà immischiato in particolari casini che gli stravolgeranno l'esistenza e l'identità, quindi state sttenti.
Nota a Margine : visto e considerato che l'edizione occidentale ha fatto in modo che Bakira sia il nome e non il cognome del personaggio perchè in originale si chiama Ryou Bakura e io utilizzo per comodità la versione occidentale dei nomi e dell'ambientazione , ho deciso di dare a Bakura un suo cognome che poi sarebbe preso dalla serie Huntik.
come al solito commentate e criticate se volete.
ciao :)

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Capitolo 9
*** Inizia il gioco ***


Bakura si trovava in guai molto seri , senza neanche avere ancora avuto il tempo di poter metabolizzare la situazione sugli oggetti del millennio , già si trovava a doversi destreggiare in un gioco delle ombre senza avere idea di cosa lo aspettava. Sapeva che i giochi delle ombre erano molto pericolosi , che i duellanti vi perdevano la vita , ma non aveva la più pallida idea cosa potesse inventarsi Aknadim per avere l’anello ma ormai era tardi per tirarsi indietro , c’era dentro fino al collo. Ma che cosa aveva fatto di male per essere sempre nel mezzo a fatti spiacevoli?! Decise di infilarsi l’anello al collo e tirò fuori il dueling disk dallo zaino e vi infilò il suo deck. Certo , non aveva proprio un deck dall’aspetto gradevole visto che il tema erano gli zombie , ma i dettagli cromatici in fondo non contavano molto perché la sola cosa che contava erano abilità , sicurezza e credere sempre in se stessi ma a volte anche la fortuna faceva la sua parte e a lui gli serviva proprio la fortuna , anzi gli serviva proprio un miracolo se voleva spuntarla e sopravvivere a tutto quello a cui sarebbe andato incontro da li in avanti “ Ok , io sono pronto “
“ Bene , iniziamo “
I due caricarono i dueling disk e si prepararono allo scontro. Bakura non era del tuto sicuro di riuscire a farcela ma non avrebbe mollato perché se c’era una cosa che gli era stata insegnata dopo tutto quello che aveva passato al fianco di Yugi era che arrendersi non è la strada giusta e non lo avrebbe fatto “ Inizio io se per te va bene “
“ Accomodati , ragazzo “ Aknadim era sicuro che non sarebbe stato un duello lungo e che molto presto lo scontro sarebbe finito con la sconfitta di Bakura esattamente come era successo ai custodi del libro, quel ragazzo aveva perso il duello ed era sicuro che neanche il mortale che gli era davanti sarebbe sopravvissuto. Aveva programmato una bella sfida per lui e perciò decise che avrebbe usato un corpo mortale per l’occasione , almeno avrebbe solo ucciso il suo ospite anche se era convinto che a morire sarebbe stato Bakura Casterwill
Bakura guardò le carte che aveva in mano “ Metto sul terreno Fantasma dei sogni scomparsi in posizione di attacco e una carta coperta e per il momento concludo “ aveva una sola possibilità per spuntarla ed era evocare Paura Oscura. Non aveva delle carte fortunate ma sperava di riuscire a pescare quella per potersi tirare in vantaggio e vincere. Gli occorrevano tre mostri per evocare Paura Oscura e la sola cosa che poteva are era aspettare di poterla giocare
Aknadim osservò il mostro di Bakura e aveva solo 1300 punti di attacco , decisamente debole rispetto ai mostri che aveva in mano. Se il duello iniziava in quel modo , liberarsi di Bakura sarebbe stato un gioco da ragazzi e lo avrebbe fatto fuori senza troppi sforzi e così l’anello sarebbe stato suo “ Bene , io gioco Demone scorpione “ il mostro apparve subito davanti a Bakura “ Ma lo sacrifico per poter evocare Neo Demone , Angelo spia “ il mostro apparve al posto del precedente e vantava ben 2000 punti “ Vai mio mostro , distruggi quel patetico spettro “ il mostro attaccò e distrusse il fantasma dimezzando subito i Life Points di Bakura che scesero a 2700
Bakura iniziò , stranamente , a percepire dei brividi di freddo che lo fecero tremare “ Ma che succede….” Dalla sua bocca uscì del vapore, il che era molto strano
“ Oh scusa avrei dovuto dirtelo subito , questo gioco delle ombre è un po’ particolare. A ogni life points perso la tua temperatura corporea si abbassa finche non sarai del tutto congelato “
Bakura era terrorizzato , allora era questo che voleva fargli , trasformarlo in un ghiacciolo umano. Non andava per niente bene e aveva già perso buona parte dei suoi life points e se continuava a perderne ancora avrebbe finito per congelarsi del tutto. Stava congelando dal freddo , ma se voleva proseguire e tenersi l’anello , per quanto non gli andava molto giù , doveva reagire e andare avanti “ T…Tocca a m…me..” pescò , tremando , una carta dal deck che aggiunse alla sua mano “ Me…metto sul terreno…. Geedo dalle tre teste in….posizione di di…attacco“ il mostro con i suoi 1200 punti , apparve sul terreno di gioco “ Po…poi attivo Resuscita Mo…mostro e richiamo Fantasma dei sogni scomparsi…” la carta uscì dall’alloggiamento del cimitero per tornare sul terreno al fianco di Geedo. Due mostri sul terreno e gliene mancava solo uno , ma non aveva idea se sarebbe riuscito a portare avanti il gioco senza perdere life points e mostri. Necessitava di Paura Oscura , non poteva cedere. Aveva due mostri deboli ma gli servivano
Aknadim continuava a guardare Bakura giocare e gli veniva da ridere, quel ragazzino non faceva altro che giocare mostri deboli e senza senso non sembrava neanche che stesse giocando sul serio , ma del resto si era aspettato una cosa simile. Aveva scelto come bersaglio un ragazzino incapace che , per qualche strana ironia della sorte , era in possesso di un oggetto del millennio e pensare che per generazioni era stato in mano a sacerdoti abili e potenti nonché in mano a uno spirito che , comunque , sapeva almeno disputare dei giochi delle ombre molto interessanti. Trovava alquanto ridicolo avere davanti la reincarnazione del Re dei ladri e notare che era un perfetto imbranato “ è tutto qui quello che sai fare? mi fai quasi pena “ pescò una carta dal deck “ Bene , adesso attivo Anfora dell’avidità con qui posso pescare due carte dal deck “ le pescò e le guardò. Aveva proprio ciò che faceva al caso suo , presto quelle carte idiote sarebbero state distrutte “ Metto sul campo Zombie Clown “ il mostro apparve con i suoi 1350 punti “ Vai Zombie clown , attacca Geedo “
Il mostro partì all’attacco ma stavolta Bakura era pronto “ Scopro la mia carta coperta , Buco nero. Distrugge tutti i mostri sul tuo terreno di gioco “ i mostri di Aknadim vennero distrutti entrambi e i life points gli scesero a 650. Per fortuna non percepiva nessuna sensazione di freddo e di congelamento. L corpo che possedeva era praticamente un cadavere senza vita e i morti non sentivano niente , il che era un grande vantaggio per lui. al contrario di Bakura che , per quanto avesse ancora buona parte di life points , stava tremando dal freddo. Non si sarebbe mai aspettato una mossa simile da quel marmocchio e se gli avesse scagliato qualche attacco i suoi life points sarebbero scesi a 0 e senza l’anello non poteva tornare al cospetto dello spirito. No , sarebbe andato avanti e avrebbe fatto pagare molto caro l’affronto del marmocchio. Stavolta Bakura si era tirato addosso la sua attenzione
 
Bakura aveva fatto una rimonta incredibile e neanche lui poteva credere di esserci davvero riuscito ma poteva immaginare molto bene che Aknadim fosse inferocito , del resto gli aveva fatto un attacco a sorpresa senza che se lo aspettasse , e aveva paura che con la sua mossa strategica al momento giusto si era tirato addosso la furia di Aknadim e adesso iniziava ad avere davvero paura. non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi da lui ora che si era ridotto a 650 punti. Poteva già immaginare che si sarebbe vendicato e che lo avrebbe trasformato in un surgelato e la cosa lo faceva tremare più del freddo che provava. Beh , se ci fossero stati i suoi amici a guardare sicuramente gli avrebbero fatto i complimenti e avrebbero iniziato a gasarsi per essere riuscito a ridurlo con una manciata di punti che , con un solo attacco sarebbero finiti presto a 0 , ma lui non era per niente tranquillo anzi era terrorizzato a morte “ Tocca… a te…” la sua voce tremava non per il freddo ma per la paura. doveva ammetterlo , se la stava facendo addosso
“ Spero che tu sia pronto , Bakura Casterwill …”
Bakura deglutì , lo sapeva che adesso era finito
“ Adesso ti distruggerò per davvero “ era fuori di se , un ragazzino incapace che riusciva a metterlo con le spalle al muro in quella maniera ridicola era inammissibile per lui. Aveva sottovalutato il marmocchio ma adesso non sarebbe più incappato in una situazione del genere, avrebbe annientato Bakura con ogni mezzo possibile “ Adesso gioco questa carta magia , Rifornimenti di emergenza , che mi consente di spedire a cimitero un numero di carte magia e trappola dalla mia mano e visto che ho due carte magia del tutto inutili ,  le spedisco subito al cimitero e per ognuna di esse io guadagno 1000 punti “ i life points di Aknadim salirono a 2650 “ Dopo attivo Resuscita mostro che mi consente di richiamare dal cimitero un mostro e io scelgo una vecchia conoscenza , Neo Demone angelo spia “ il mostro apparve sul terreno con i suoi 2000 punti “ Adesso te la farò pagare , vai angelo spia distruggi Geedo “ il mostro partì all’attacco e distrusse il mostro di Bakura e i suoi life Ponits scesero a 1500 e vennero seguiti da altri brividi di freddo che toglievano a Bakura la possibilità di potersi muovere. Sentiva i muscoli gelati , le gambe gli tremavano , le mani non avevano più sensibilità al tatto e altro vapore gli usciva dalla bocca. Cercò di stringersi nella giacca ma era del tutto inutile, una semplice giacca a maniche corte non poteva fare molto contro il freddo glaciale da polo nord che sentiva “ Ma non ho ancora finito , spedendo una carta al cimitero posso attaccarti di nuovo. Quindi vai angelo spia , distruggi anche Fantasma dei sogni scomparsi “ anche il secondo mostro venne sconfitto e Bakura si ritrovò con solo 200 punti. Adesso il freddo era aumentato , non riusciva più a muoversi ne a parlare, era completamente gelato dal freddo , perfino il suo stesso respiro era gelido
“ Ragazzo , sei pallidissimo. Forse avresti bisogno di una coperta “ scoppiò a ridere di gusto davanti la scena che gli si presentava davanti. Quel poveretto era completamente gelato e pallidissimo , bastava poco per togliergli gli ultimi brandelli di forza che gli erano rimasti. Presto sarebbe congelato del tutto e niente lo avrebbe salvato. Se la sua temperatura avesse continuato a scendere , presto sarebbe morto assiderato e l’anello del millennio sarebbe stato il primo oggetto a fare parte della collezione per il suo alleato. Non restava altro che aspettare il prossimo turno per ucciderlo
 
Bakura cadde a terra in ginocchio , non riusciva più a muoversi , era bloccato dal gelo , non sapeva quanto ancora poteva resistere in quelle condizioni e non sentiva neanche più il sangue scorrergli nelle vene e per di più iniziò anche ad avere sonno ma non poteva arrendersi in quella maniera pietosa , Yugi gli aveva insegnato che bisognava sempre andare avanti fino alla fine , che solo i deboli si arrendevano e che per nessuna ragione , per quanto la situazione fosse disperata , bisognava gettare la spugna “ Non….è…. finita…” non riusciva a parlare , la sua voce era appena un sussurro appena percettibile. Cercò di rialzarsi facendo appello alle poche energie che gli erano rimaste. Se non poteva evocare Paura Oscura , c’era ancora una carta che poteva salvarlo e sperava che la sua mano fosse fortunata. Aveva bisogno di quella carta più di qualsiasi altra cosa al mondo. Posò il dito tremante sulla cima del deck. Era un momento cruciale per il duello e per lui , adesso aveva davvero la possibilità di dimostrare di essere un abile duellante. Fino a quel momento tutti lo avevano sempre considerato una schiappa , un perdente dietro ai migliori duellanti e la cosa lo mandava in bestia. Lui non era una schiappa , semplicemente non si sentiva all’altezza ma adesso , con quel duello , aveva la possibilità di dimostrare che Bakura casterwill poteva affrontare un duello , anzi un gioco delle ombre senza paura , senza cedere e non avrebbe gettato la spugna per niente al mondo. La sua situazione era disperata , le sue condizioni fisiche ai minimi storici , ma anche a costo di giocarsi gli ultimi life points non avrebbe ceduto. Tirò un respiro e prese la carta ad occhi chiusi. Quando gli aprì , con il terrore di non aver in mano ciò che gli serviva , sbarrò gli occhi. Era lei , era proprio la carta di cui aveva bisogno “ Metto …. Sul terreno…Signore…dei vampiri….” Il mostro apparve suo terreno di gioco “ Ma lo sacrifico…. Per evocare , tramite evocazione speciale…. Genesi…Vampira “ prese con mani tremanti , facendo un sforzo enorme per non perdere la sensazione di tatto , il deck dall’alloggiamento e cercò di allargarlo senza fare cadere neanche una carta. Prese quella di cui aveva bisogno e posò il resto delle carte nell’alloggiamento facendo un grande sforzo per incastrarle nel dueling disk. Ormai le sue mani erano completamente gelate e non riusciva più a sentire le dita delle mani. Posizionò la carta sul dueling disk in posizione di attacco. Akandim sbarrò gli occhi , quel mostro aveva ben 3000 punti di attacco mentre il suo ne aveva solo 2000. Non era possibile che fosse davvero riuscita a tirare fuori un mostro simile “ Vai Genesi….Vampira…. attacca ….” Il mostro partì all’attacco e Angelo spia venne disintegrato e con esso i life points di Aknadim
“ No , è impossibile “ Aknadim era stato sconfitto e scacciato via dal cadavere dell’uomo che aveva posseduto. Aveva avuto la partita in mano per tutto il tempo e adesso si trovava di nuovo nel regno delle ombre , sconfitto da un mortale debole e insignificante che non aveva più forze per reggersi in piedi. Doveva ammetterlo , gli amici di Atem erano più forti di quanto potesse immaginare ma non si sarebbe fatto abbattere così. presto avrebbe escogitato un altro piano e avrebbe preso tutti gli oggetti del millennio. In fondo aveva solo perso una battaglia ma non la guerra e questa guerra sarebbe stata l’ultima della loro vita.
 
Bakura non aveva più energie in corpo , era allo stremo delle forze , non riusciva più a muoversi. Quando il regno delle ombre sparì , cercò di rialzarsi e di camminare , ma le sue gambe continuavano a tremare , il suo corpo non gli rispondeva più e sentiva la testa girargli. Aveva lottato fino alla fine delle sue energie e adesso era troppo stanco per muoversi e tornare a casa. Cercò di non arrendersi , di non farsi vincere dal sonno e dal freddo ma non ce la fece più e cadde a terra perdendo i sensi
 

nota dell'autrice
salve a tutti
purtroppo questo capitolo non è venuto come speravo e quindi i vostri commenti a riguardo sono importantissimi 
come al solito i duelli non sono il mio forte ma parecchio essenziali per la storia anche se non ruotano attorno alle vicende dei personaggi come la strazziante censura americana ha cercato di farci credere
spero che vi soddisfi e fatemi sapere come lo avete trovato e se vi ha emozionato ( Più o meno )
 

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Capitolo 10
*** Trame nell'ombra ***


“ E così l’ho sconfitto “
Bakura stava raccontando a tutti i suoi amici dello scontro con Aknadim  e di come lo aveva sconfitto in duello. Subito dopo lo scontro era stato portato all’ospedale proprio da Tristan che stava passando per caso dopo essere stato a una festa di compleanno e poi era rimasto con suo padre. si era aspettato che tutto il gruppo sarebbe andato a trovarlo in ospedale per sapere come stava e cosa gli era successo e lui aveva detto loro che aveva affrontato Aknadim e che lo aveva sconfitto. Di solito non si vantava mai , però doveva confessare che si sentiva alquanto contenti di essere riuscito ad affrontare e annientare un avversario pericoloso come lo zio di Atem ed era alquanto fiero di se stesso e dalle espressioni dei ragazzi sembrava che anche loro lo fossero.
Joey gli piazzò il braccio intorno le spalle e lo scrollò “ E bravo Bakura, chi lo avrebbe mai detto che sfigato come sei , saresti riuscito a vincere in un gioco delle ombre “ i suoi amici però , anziché unirsi a lui , finirono per guardarlo tutti con gli occhi storti e con delle espressioni inferocite sulla faccia dimostrando il loro disappunto sulla sua affermazione “ Perché mi guardate così ? cosa ho detto ?”
Tristan gli mollò un pugno sulla testa causandogli un grosso bernoccolo “ Secondo te cosa hai detto , Joseph ? come al solito parli a sproposito ” Joey piagnucolò qualcosa a bassa voce per il dolore che Tristan gli aveva causato con il pugno.
Bakura scoppiò a ridere per la scena , ma doveva ammettere che l’affermazione di Joey era abbastanza appropriata alla sua condizione “ Però ha ragione. Con la fortuna che mi ritrovo , poteva anche finirmi male. La verità è che ho ricevuto un vero miracolo “
“ Ma non dire cavolate “ Duke intervenne nella conversazione “ Lo hai sconfitto perché sei bravo , non perché hai ricevuto qualche grazia divina “ poi guardò Joey con la coda dell’occhio e decise di fargli una piccola battuta che , era sciuro , non avrebbe molto gradito ma che si meritava per fare ridere un po’ gli altri “ Quella serve a Joey , la schiappa“
“ Ehi cretino , schiappa a chi ?!”
Tristan fece l’occhio a Duke e poi si girò di nuovo verso Joey “ A te , è ovvio “
Tutti e due finirono con le teste sotto le braccia di Joey , il quale , inferocito e con un espressione da squalo , ringhiò “ Come osate?! Io non sono una schiappa , rimangiatevi quello che mi avete detto o vi faccio fare una brutta fine “
tutto il gruppo scoppiò a ridere per la scena divertente che quei tre avevano creato , riuscivano sempre a far scoppiare tutti a ridere con i loro litigi ridicoli ma l’unico che sembrava non divertirsi per niente e che li stava ignorando era Atem. Quello che aveva scoperto sugli oggetti del millennio lo aveva preoccupato moltissimo e non gli aveva fatto chiudere gli occhi. Suo padre gli aveva svelato il terribile potere che gli oggetti del millennio custodivano , la forza devastante che si celava dentro di essi. Non sapeva cosa Aknadim volesse farci e come intendesse utilizzarli e la cosa lo spaventava soprattutto perché sentiva su di se la responsabilità della situazione. I suoi amici non se ne rendevano conto , ma la situazione era più grave di quanto potesse sembrare e loro non facevano altro che ridere , scherzare e litigare e sembrava che l’unico a preoccuparsi per davvero fosse solo lui e nessun altro e la cosa lo faceva infuriare. Nessuno di loro capiva quanto Bakura fosse stato fortunato ad essere ancora vivo , Aknadim era pericoloso , se decideva di fare fuori qualcuno non c’erano regole che tenevano e a volte gli sembrava davvero di avere a che fare con dei bambini. Sospirò snervato e , senza dire niente , aprì la porta della stanza per andarsene
Joey si accorse che se ne stava andando “ Ehi , ma dove vai ?”
“ A farmi un giro “ uscì dalla stanza e richiuse la porta per andarsene via da quella stanza, non aveva nessuna voglia di stare lì a guardarli fare gli idioti voleva solo prendere una bella boccata d’aria
Tutti gli altri rimasero a guardare senza dire neanche una parola , il comportamento di Atem li aveva spiazzati del tutto era come se fosse arrabbiato con loro. Anche a scuola si erano accorti che era più nervoso del solito però comportarsi in quella maniera era del tutto strano, doveva per forza esserci qualcosa che non andava però nessuno di loro capiva cosa soprattutto Yugi. Aveva notato che Atem non aveva una bella cera , sembrava che avesse passato la notte insonne e non ne conosceva il motivo ma sentiva che era legato agli oggetti del millennio e ad Aknadim. Doveva parlare con lui , almeno ci voleva provare ma quello non era il posto giusto per farlo. Quando aveva quell’aria incavolata , le conseguenze di una discussione con lui era un vero e proprio litigio e lui era pronto a litigare con lui se non gli avesse detto cosa lo preoccupava e soprattutto cosa gli aveva nascosto , di nuovo. C’era cascato una volta ma non ci sarebbe cascato una seconda. Stavolta lo avrebbe messo al corrente di tutto quanto anche se non voleva parlargli e si sarebbero presi a pugni.
 
Atem gettò lo zaino sulla sedia della sua stanza e si buttò sul letto , era nervoso e tra l’altro aveva anche sonno ma proprio non riusciva a chiudere occhio e aveva passato una giornata infernale a causa anche di Tommy Ryan e dei suoi due leccapiedi. Era arrabbiato per la brutta figura che gli aveva fatto fare al primo giorno di scuola quando lo aveva umiliato in quella maniera davanti agli altri ragazzi e , ovviamente , voleva la rivincita. Aveva cercato di non dargli retta e di ignorarlo ma alla fine lo aveva insultato di nuovo e lui gli aveva fatto fare un’altra figuraccia davanti a tutti e poi si ci erano messi anche i suoi amici a fare gli idioti. Voleva starsene da solo per un po’ e magari provare a farsi anche una dormita ma quando la porta della sua camera si aprì , iniziò ad innervosirsi soprattutto perché era Yugi. Si sedette sul letto e iniziò a fissarlo e lui , in tutta risposta , cercava di ignorarlo per non avere niente a che fare con lui , almeno non in quel momento pertanto chiuse gli occhi sperando di riuscire ad addormentarsi nell’arco di due minuti e recuperare tutto il sonno perso. Doveva ammettere che si era dimenticato , dopo un tempo infinito passato come spirito , cosa significava essere stanchi. Come spettro non ci faceva neanche caso ma ora che era di nuovo tornato in vita , le debolezze della condizione fisica iniziavano a farsi sentire. purtroppo però , la presenza di Yugi sembrava non agevolare il suo desiderio di poter farsi un sonnellino perché , dopo dieci minuti abbondanti a stare zitto , Yugi urlò “ Basta , non ce la faccio più , dimmi che succede “
“ Niente…”
Stava dicendo sul serio, aveva una faccia strana e diceva che non c’era niente? “ Dico , mi prendi in giro?! hai una faccia ce fa schifo e mi dici niente ?!” lo stava facendo davvero , lo stava ignorando. Se c’era proprio una cosa che odiava era essere ignorato in quella maniera e per di più non gli aveva neanche risposto “ Allora?! Aspetto una risposta , che succede ?!” per tutta risposta , gli sentì bisbigliare qualcosa a bassa voce , in una strana lingua che non conosceva e che sicuramente era egiziano. Ignorato e per di più anche insultato in un’altra lingua , proprio non ci poteva credere “ Ti traduci da solo o mettiamo i sottotitoli? cosa mi hai detto ?!” nessuna risposta , evidentemente ci stava provando gusto a ignorarlo  “ Allora lo fai apposta?!” ancora nessuna risposta da parte sua “ Atem…” iniziò a sentire il sangue ribollirgli nelle vene e la faccia gli divenne rossa per il nervoso , tra pochi istanti sarebbe scoppiato a urlare “ Vuoi dirmi cosa mi hai detto e che cosa c’è che non va o devo obbligarti a parlarmi con le cattive?!”
“ Te ne vuoi andare marmocchio insopportabile?”
Marmocchio insopportabile a lui? questa proprio non era il colmo della sopportazione. Non ci vide più e perciò , fuori di se dalla rabbia , si alzò e uscì fuori dalla stanza di Atem per andare nella propria e il faraone tirò un respiro di sollievo e si girò dall’altra parte del letto per poter finalmente godersi la pace ma , improvvisamente , un colpo di cuscino gli arrivò sulla faccia con violenza “ Ma come…” Si sollevò e si trovò davanti Yugi con in mano il suo cuscino e un espressione agguerrita sulla faccia “ Se non te ne vai , ti faccio vedere cosa ti succede “
“ Se non mi dici cosa c’è che non va , sarò io a farti vedere cosa ti succede “ e gli mollò un altro colpo di cuscino in faccia
Stavolta Atem si infuriò per davvero “ Ora basta “ si alzò in fretta si mise a correre dietro a Yugi che lo stava sfidando prendendolo in giro “ Se ti acchiappo , te la faccio pagare “
“ Me la sto facendo addosso “ Yugi corse di sotto , scendendo i gradini in fretta , ignorando il rischio di cadere giù per le scale e corse in cucina cercando correre più forte che poteva anche se a piedi scalzi gli veniva difficile mentre Atem aveva le scarpe di ginnastica e poteva correre meglio di lui. Quella non era di certo l’idea che aveva in mente per fare sfogare Atem , ma si stava divertendo a costringerlo a corrergli dietro fino alla cucina e finire per correre intorno al tavolo finché tutti e due non si fermarono alle due estremità opposte del tavolo per cercare di ostacolarsi la corsa a vicenda. Tutti e due avevano il fiatone e non riuscivano neanche a parlare “ Quattro giri intorno al tavolo e sei già stanco ?”
“ Fammi riprendere fiato e vedrai “
“Cosa? forse dovresti smetterla di corrermi dietro , alla tua età non ti fa bene,  Fratellone
“ Ripeti se hai coraggio , Fratellino
partì nuovamente all’attacco e Yugi riprese a correre intorno al tavolo per poi salire di nuovo le scale e tornare al piano superiore e doveva ammettere che la salita era molto più faticosa della discesa visto che non era in grado di correre come voleva e rischiava di scivolare e finire con la faccia sulla scala , ma nonostante questo riuscì ad arrivare al piano di sopra e corse di nuovo nella stanza di Atem che intanto aveva guadagnato vantaggio e , una volta dentro la stanza , lo afferrò e lo trascinò sul letto iniziando a fargli il solletico “ No , per favore , basta “ Yugi non riusciva a trattenersi dalle risate , il solletico era il suo punto debole da sempre e non trovava giusto che Atem lo usasse contro di lui, era un colpo basso “ Te lo avevo detto che te l’avrei fatta pagare “ cercava di tenerlo fermo e di impedirgli di muoversi ma gli veniva difficile perché più Yugi rideva e si agitava , più gli veniva difficile immobilizzarlo e doveva ammettere che la cosa era abbastanza divertente , si mise a ridere anche lui dietro a Yugi e nessuno dei due riusciva più a trattenersi. Per lui era strano giocare e rincorrere Yugi su e giù per la casa e poi finire per fargli il solletico in quella maniera, in altri tempi non si sarebbe potuto permette di fare una cosa simile neanche se fosse stato un bambino. se entrambi fossero stati fratelli per davvero e si trovavano a vivere in Egitto , non avrebbero mai potuto divertirsi un quella maniera o rincorrersi per tutto il palazzo , sarebbero stati subito puniti e sgridati e poi lui stesso era completamente diverso da come era ora. Neanche da bambino aveva mai avuto la libertà che aveva trovato da quando viveva nel ventunesimo secolo , doveva sempre attenersi a determinati comportamenti , a determinate regole , alla rigida istruzione che gli era stata impartita fin da quando era nato. Fin da bambino tutti gli ricordavano sempre che era un principe , il futuro Faraone d’Egitto , che doveva sempre avere dei comportamenti degni della sua casta sociale e che non poteva permettersi di farsi distrarre da altre cose come il gioco e il divertimento ed era arrivato al punto di odiare la sua vita anche se poi le cose erano cambiate quando divenne Re d’Egitto, aveva capito da sé che il gioco e il divertimento , per quanto limitati , dovevano essere messi definitivamente da parte perché doveva governare il regno che suo padre gli aveva lasciato anche se all’inizio era stato difficile , del resto aveva solo tredici anni quando salì al trono. Ma adesso tutta la sua esistenza era radicalmente cambiata , niente regole , niente imposizioni , nessuno che gli diceva cosa doveva fare o come doveva comportarsi. In pratica poteva divertirsi quanto voleva e non c’era nessuno che poteva impedirgli di giocare con Yugi se gli andava di farlo. doveva ammetterlo , Yugi era proprio il fratello minore che aveva sempre desiderato avere e che non aveva mai avuto
Yugi era arrivato al limite della resistenza , non aveva più forze neanche per respirare e Atem sembrava non volerlo lasciare andare e ,anzi , più cercava di liberarsi dalla sua presa più lui continuava a fargli il solletico. Era al limite della resistenza e urlò a squarciagola , tra le risate senza freno “ Ti prego , pietà… “
dal piano di sotto , esattamente dalla porta che dava sul negozio , Solomon , che aveva sentito tutte le urla e il casino che avevano fatto fino a quel momento , urlò “ Insomma , volete smetterla? Sembra che stia scoppiando un terremoto”
tutti e due , ancora con i respiri affannati e in preda alle risate , esclamarono “ SCUSA , NONNO “ Atem lasciò andare Yugi “ Va bene , hai vinto, time out “
yugi si sollevò e si coricò accanto ad Atem , che cercava di riprende fiato “ Allora , adesso mi dici cosa è successo?”
Atem guardò Yugi con la coda degli occhi e sulla sua faccia c’era la tipica espressione di chi voleva sapere a tutti i costi la verità e perciò si rassegnò  “ Va bene “
Atem gli raccontò della discussione con suo padre e di ciò che Aknadim aveva fatto con la creazione degli oggetti del millennio , del potere oscuro che si trovava in ognuno di essi e di cosa erano in grado di fare se tali poteri fossero stati sprigionati del tutto e Yugi capì che la situazione era davvero molto disperata. Non poteva immaginare che l’oggetto magico che aveva custodito per oltre 3000 anni lo spirito del suo migliore amico fosse un arma di distruzione di massa se riunito con gli altri sette artefatti millenari. Sapeva che essi custodivano qualcosa di molto più potente dei poteri che aveva visto all’opera in quegli anni ma non aveva idea che fossero solo una piccola parte di ciò che potevano fare e la cosa lo preoccupava , soprattutto perché tre degli oggetti del millennio erano in possesso di Bakura , Marik e Ishizu e loro non erano del tutto a conoscenza del loro segreto, in fondo Aknadim non aveva rivelato mai a nessuno che gli oggetti del millennio erano solo la custodia del vero Potere delle Ombre e questo gli faceva temere per le loro vite. Inoltre il Potere delle Ombre poteva essere attivato grazie a qualche rito custodito sul formulario e forse era stata anche questa la ragione del furto del libro a Ishizu. Tutta quella storia era davvero ingarbugliata ma aveva piena fiducia in Atem e sapeva che lui avrebbe sistemato tutto quanto e che avrebbe sconfitto Aknadim, anche se lo preoccupava molto lo spirito per cui Aknadim lavorava. Atem aveva percepito una presenza oscura intorno a suo zio ma di fatto non avevano idea se era c’era davvero qualche altra entità dietro la vendetta di Aknadim “ Atem…”
“ Si…”
“ C’è una cosa che da un po’ mi ronza in testa. Tu hai detto che Aknadim lavori per qualche spirito , ma di fatto non sappiamo se è davvero così. Come facciamo a scoprire se davvero c’è qualcun altro che sta manovrando tutti questi eventi?!”
“Pensaci bene , perché Anadim dovrebbe rubare il formulario magico e far tornare gli oggetti del millennio?! Da solo ha già sufficiente potere e credimi io l’ho visto cosa è capace di fare, c’è qualcuno che sta manovrando tutti questi eventi Yugi e credimi , presto lo scopriremo “ era sicurissimo che molto presto Aknadim gli avrebbe lasciato qualche indizio a riguardo , sapeva che prima o poi Aknadim si sarebbe tradito da solo e avrebbe iniziato a destare dei sospetti ma Atem era sicuro al cento per cento che dietro il suo operato vi era un entità più pericolosa e la prova era il libro. Ishizu gli aveva detto che da mesi avevano subito dei tentativi di furto riguardo al libro da parte di individui misteriosi assoggettati al controllo di qualcuno e di certo non era l’operati di Aknadim , lui preferiva uccidere le persone per assumere il controllo dei loro corpi come aveva fatto ultimamente quindi era ovvio che c’era un nemico più pericoloso di lui ed era necessario scoprire chi fosse e quali fossero i suoi piani. Ma non per il momento , quello che voleva adesso era solo cercare di riposarsi e provare a recuperare il sonno che aveva perso e se Yugi riusciva a stare zitto per più di due minuti , forse poteva anche riuscirci
 
Entrambi rimasero in silenzio , coricati sul letto per un bel pezzo senza che nessuno dei due dicesse una mezza parola però , nonostante il silenzio tombale , sentivano la reciproca compagnia. Per Yugi era un po’ strano , fin da quando era bambino era sempre stato da solo , a volte , quando era da solo e si metteva a fissare un punto fisso nel vuoto , si sentiva oppresso dal silenzio asfissiante e la cosa lo faceva agitare moltissimo , lo inquietava e alle volte lo faceva anche deprimere ma da quando nella sua vita era apparso il faraone , non era più stato in quella maniera. Anche se era fisicamente da solo , sentiva sempre la presenza di Atem fargli compagnia e questo lo aveva confortato tante volte e ora che lui era davvero accanto lui , proprio fisicamente , era tutto molto diverso. Il silenzio della casa non lo innervosiva più perché adesso quella forma di solitudine che avvertiva sia all’esterno che dentro di se era del tutto sparita. Potevano anche non parlarsi ma la sua presenza al suo fianco la avvertiva e questo lo confortava parecchio. Però non aveva molto digerito il fatto che lo avesse ritenuto un marmocchio insopportabile, la cosa lo fece irritare parecchio però sperava davvero che glielo avesse detto solo perché era arrabbiato e non perché era la verità“ Atem…”
“ Cosa , Yugi…”
“ Ma sono davvero un marmocchio insopportabile?”
Atem si mise a ridere “ Quando ti ci metti si , però sei più un fratellino rompiscatole “
Yugi si sollevò e fece una faccia inferocita, apprezzava il fatto che lo reputasse il suo fratellino ma non che fosse un rompiscatole. Lui non era un rompiscatole, si preoccupava solo per lui “ Se io sono un rompiscatole , tu sei noioso“
Atem sbuffò infastidito , la sola cosa che voleva era avere un attimo di tranquillità non litigare con Yugi “ Oh no , non dirmi che ricominci di nuovo perché stavolta ti uccido per davvero “
Tutti e due si guardarono e poi scoppiarono a ridere. A Yugi piaceva tantissimo divertirsi con Atem , per la prima volta aveva qualcuno con cui giocare e ridere mentre prima era stato solo per anni. Era bello per lui avere finalmente qualcuno accanto che gli volesse bene e che gli facesse compagnia e doveva confessare che la notizia da parte di Atem che suo padre Aknamkanon aveva tutte le intenzioni di volerlo spedire nell’oltretomba gli metteva un po’ di ansia, non voleva che il faraone riuscisse nell’intento di portarsi via suo figlio , non voleva essere costretto a dirgli addio e vederlo poi sparire in una luce accecante come quella che aveva visto l’ultima volta, non voleva tornare ad essere solo di nuovo. Lui e Atem erano come fratelli , erano una famiglia e gli dispiaceva che Aknamkanon non la pensasse come Atem e che era deciso a far vigere le leggi dell’oltretomba. Yugi non avrebbe mai lasciato che Atem venisse portato via , se mai fosse tornato a farsi vivo glielo avrebbe detto in faccia che il post di Atem era sulla terra con lui e tutti i loro amici. Anche a costo di fargli una guerra feroce. Ankamkanon se ne sarebbe tornato nell’oltretomba sconfitto a bocca asciutta, stavolta Yugi non avrebbe permesso a leggi antiche o stupidaggini magiche varie di portargli via il suo migliore amico, non l’aveva potuto fare quella volta ma lo avrebbe fatto adesso
 
Seto stava controllando sul computer gli ultimi rapporti sulla costruzione della Orlando KaibaLand e doveva ammettere che la sua sfuriata dell’altra volta era servita a qualcosa , tutto procedeva con andatura più svelta rispetto a prima e ormai era sicurissimo di riuscire ad inaugurare l’Arena per la fine di Ottobre , la sola cosa che gli mancava era trovare un modo per inaugurarla al meglio. Finora tutte le sue idee erano state da scartare e non voleva finire per organizzare un altro torneo di Duel Monsters , del resto la sua società era ritornata ad avere di nuovo credito e rispetto dopo il disastro combinato da Darz e i suoi scagnozzi della Paradias , ma voleva creare qualcosa di grandioso e di unico
“ Senti fratellone , stavo pensando che forse quella del torneo non è una cattiva idea “ Mokuba ci aveva pensato su molte volte in quei giorni ed era arrivato alla conclusione che la sola cosa da fare per inaugurare al meglio la nuova Arena era senza ombra di dubbio un torneo , magari con qualche particolare in più per renderlo ancora più grandioso dei precedenti. Del resto la Orlando KaibaLand era stato il progetto a cui sia Seto che Mokuba si erano impegnati al meglio per realizzarlo
“ No , Mokuba. Un altro torneo è da escludere “ Seto non era per niente convinto di voler creare un altro torneo , di certo avrebbe avuto un altro grande impatto sulla folla , ma proprio non aveva idea di come poterlo sviluppare. Non voleva che fosse il solito torneo con la solita struttura standard , doveva essere qualcosa di grandioso
Mokuba ci pensò su per qualche momento , finché non ebbe un idea , un idea che , era sicuro , avrebbe reso l’inaugurazione della Orlando KaibaLand e del torneo , davvero unica nel suo genere “ Da escludere, se non invitiamo il Presidente ad inaugurarlo “
Seto si girò a guardarlo con gli occhi sbarrati “ Cosa?”
Mokuba scattò in piedi dalla sedia e si mise davanti suo fratello , eccitato per l’idea che gli era venuta “ Si , invitiamo il Presidente a questa inaugurazione. Abbiamo sempre avuto l’appoggio della politica in tutto ciò che abbiamo fatto , perché non dimostrare la riconoscenza della Kaiba Corporation invitando il Presidente Brooks ad inaugurare la nostra Arena. Potremmo creare un torneo simile al Kaiba Grand Prix ma con un ospite d’eccezione “ Seto stava per dire qualcosa , ma Mokuba lo fermò per poter continuare a incitare il fratello ad appoggiare la sua idea “ Faremo venire i più validi duellanti da tutti gli stati federali e li faremo combattere nel nostro torneo. Niente conquista di titoli mondiali , niente sfide decisive, solo divertimento per tutti i fan della Kaiba  “
Seto doveva ammettere che l’idea del torneo non gli andava molto a genio , ma doveva confessare che il modo in cui Mokuba aveva dato l’impostazione all’inaugurazione era abbastanza convincente anche se questo significava dover posticipare di un mese in più la data dell’apertura dell’Arena. Ma in fondo ne valeva la pena , soprattutto se c’era il Presidente ad inaugurare il tutto “ Va bene , Mokuba. Faremo come hai detto tu, organizzeremo un torneo per l’inaugurazione della Orlando KaibaLand. Sono sicuro che il Presidente non ci negherà la sua presenza “
Chiamò , dal telefono della sua scrivania Roland ordinandogli di raggiungerlo subito nel suo ufficio e quando l’uomo entrò , Seto gli spiegò ciò che avevano pensato per l’inaugurazione dell’Arena e i preparativi che andavano fatti per rendere quel torneo unico nel suo genere. Roland appuntava tutto su un foglio tutto ciò che Seto dettava con molta attenzione e senza dimenticare nulla “ Come vuole chiamare questo torneo , Signor Kaiba?”
Seto si girò a guardare Mokuba , il quale non stava più nella pelle di intitolare lui il torneo “ Avanti , Mokuba. Scegli il nome “
“ Lo chiameremo Orlando Championship “
Roland appuntò il nome del torneo sul foglio e domandò “ Vuole che la metta subito in contatto con la Casa Bianca?”
“ Si , grazie. E organizza una conferenza stampa per la prossima settimana “
Roland uscì dall’ufficio in fretta per svolgere tutto ciò che gli era stato ordinato. Se il piano fosse andato a buon fine , il loro torneo sarebbe stato ancora più grandioso dei precedenti ma per essere così , era necessario che il Presidente accettasse l’offerta. Fin ora non si era mai rifiutato e Seto era molto fiducioso in questo. Del resto la Kaiba Corporation aveva dato grandi crediti politici quando ancora al comando dell’azienda vi era Kosaburo , e Seto era sicuro che il Presidente non avrebbe tradito questo riconoscimento particolare. Ci vollero alcuni minuti prima che la possibilità di parlare con il Presidente fosse certa e quando arrivò la chiamata di Roland , Seto parlò finalmente con il Presidente “ Buon giorno , Signor Presidente. Sono Seto Kaiba “
“ Signor Kaiba , che grande onore. A cosa devo la sua telefonata ?”
“ Come immagino lei sappia , stiamo organizzando l’inaugurazione della nuova Arena Kaiba e ci farebbe grande piacere se lei fosse disposto ad inaugurarla “
L’uomo , dall’altro capo del telefono , si mise a ridere “come posso non essere presente per lei , Signor Kaiba. Accetto con molto piacere “
“ Bene , la prossima settimana le farò sapere il giorno dell’inaugurazione. Sarò molto lieto di farla venire a prendere dal mio autista personale “
“ Bene , aspetto la sua telefonata. A presto “
Seto posò il telefono e chiamò Roland “ Fammi preparare l’aereo, devo andare ad Orlando “ prese la valigetta e si alzò dalla scrivania seguito da Mokuba “ Il Presidente ha detto che sarà presente , adesso manca solo andare da quei babbei al cantiere a fare un po’ di leva sui progetti “
“ Sarà grandioso , Seto. Quando avremo finito tutto , spedirò le lettere di invito a Yugi , Atem e i loro amici “
 
I due arrivarono all’aeroporto in fretta , non aveva voglia di stare ad aspettare che l’Arena fosse finita e non si fidava degli ingegneri. Aveva detto loro che si sarebbe fatto vivo molto presto e ora più di prima pretendeva massima puntualità nel lavoro finito a tempo debito. L’inaugurazione sarebbe avvenuta a metà Novembre visto che dovevano preparare tutto per l’arrivo del Presidente e la fine di Ottobre non era più adatta alle loro esigenze. Per un ospite di pari importanza doveva essere tutto perfetto e gli errori non erano ammessi. Seto e Mokuba avevano concordato che i partecipanti al torneo non avrebbero duellato per conquista di titolo ma solo per puro divertimento , per non far scadere il tutto in un solito torneo mondiale. Questa cosa avrebbe riguardato solo la nazione americana e non tutto il mondo , ma Seto non vedeva l’ora di potersi destreggiare in questa competizione perché aveva tutte le intenzioni di sfidare l’unico duellante sulla faccia della terra degno di potersi definir suo rivale , Atem. Aveva deciso che , una volta completato tutto ciò che era nel programma , sarebbe andato lui personalmente ad invitare il faraone al torneo, agli altri avrebbe spedito l’invito per posta come al solito. Atem doveva esserci per forza a questo evento , non gli interessava se Aknadim si faceva vivo ,  anzi per lui era un occasione d’oro per fargliela pagare di aver osato minacciarlo.
Mokuba salì sull’aereo ma Seto , che si stava accingendo a raggiungerlo , ricevette un’improvvisa telefonata al cellulare. Era un numero sconosciuto , un numero che non aveva mai visto prima d’ora ma decise lo stesso di rispondere “ Pronto…”
Dall’altra parte del telefono , rispose una voce femminile “ Seto Kaiba , è un vero piacere parlare con te
“ Chi parla?!”
“Non ha importanza , ho bisogno che tu mi faccia un grande favore e sono certa che non mi deluderai “
Seto era sospettoso , aveva già sentito quella voce da qualche parte ma proprio non ricordava dove e di certo non si fidava per niente della donna che gli parlava al telefono “ Mi dica chi è e cosa vuole?!” Seto ascoltava con attenzione tutto ciò che gli veniva detto al telefono e sbarrò gli occhi quando la voce si presentò e quale era il favore che gli veniva chiesto” Allora sei tu e dimmi , sei impazzita per caso?! Sai bene cosa potrebbe succedere “ ma la donna non aveva intenzione di cedere e continuò ad insistere finché Seto non cedette “ Come vuoi , lo farò ma la responsabilità delle conseguenze sarà tua” riattaccò il telefono e salì a bordo dell’aereo che decollò poco dopo. Non poteva proprio credere che quella ragazza si azzardasse a domandargli una cosa del genere , se il Presidente lo avesse scoperto , sarebbe finito nei guai per colpa sua, ma se lei era disposta a ad assumersi le sue responsabilità come gli aveva promesso, poteva anche chiudere un occhio sulla faccenda per almeno quella volta. sapeva già che i guai erano appena iniziati e già si domandava se far inaugurare l’arena dal Presidente non si fosse trasformata in una pessima idea che poteva ritorcerglisi contro.
 
Aknadim era dinanzi allo spirito , in ginocchio al suo cospetto con la testa china e un espressione irritata sul volto. Dopo la sua sconfitta contro Bakura Casterwill , era tornato a mani vuote nel regno delle ombre e lo spirito era molto adirato con lui. Aveva fallito la prima missione di recupero di uno degli oggetti del millennio ma non poteva immaginare che quel ragazzino mortale potesse essere in grado di batterlo in un gioco delle ombre e adesso ne pagava le conseguenze “ Chiedo perdono , Padrone “
“Perdono?! Hai osato presentarti qui a mani vuote. L’anello del millennio è in possesso di uno stupido mortale incapace e tu non sei stato in grado di portarmelo, sconfitto e umiliato da un moccioso”
“Prometto che la prossima volta non fallirò , vedrai ti porterò l’anello del millennio “
Dal nulla , un fulmine azzurro colpì Aknadim in pieno scaraventandolo via “ L’anello? Non voglio solo l’anello , voglio tutti gli oggetti al completo. Portami tutti gli oggetti del millennio , presto “ Aknadim sparì dietro un portale e lo spirito rimase da solo. Aknadim non era stato capace di portare a termine la prima fase del suo piano, come poteva sperare che gli portasse anche tutti gli altri oggetti. Aveva sottovalutato troppo i custodi degli oggetti e adesso si mostravano più abili di quanto avesse immaginato ma non poteva modificare i suoi piani , il potere degli oggetti del millennio era il solo strumento con cui acquistare di nuovo i suoi poteri e riavere una forma fisica. I mortali avevano fatto già un gran lavoro dandogli le loro energie vitali , ma la vita mortale era debole ed effimera, troppo insufficiente per lui e gli amici del faraone iniziavano già a dargli sui nervi. Ma forse aveva già un idea su come poter dare a tutti loro una dimostrazione dei suoi poteri. Certo , si sarebbe esposto ad un alto rischio , ma almeno si sarebbe divertito e aveva già una mezza idea su chi attaccare , dove e anche quando.
 
Aknadim era tornato sulla terra alla ricerca di qualche corpo mortale da possedere per il suo prossimo scontro, non aveva affatto digerito la sfuriata di rabbia dello spirito così come non aveva accettare l’umiliazione che gli era stata fatta da parte di Bakura Casterwill. Quel mortale aveva osato non solo sfidarlo ma anche sconfiggerlo e umiliarlo con quella maniera sottovalutando chi avesse davanti. Se c’era una cosa che proprio non accettava erano gli insulti e le umiliazioni e già immaginava Atem e tutti i suoi amici ridere di lui , prenderlo in giro per essere stato annientato in quella banale maniera da un insulso mortale ma si sarebbe vendicato , gli avrebbe fatto capire chi davvero era Aknadim , gliel’avrebbe fatta pagare cara a tutti loro e quale modo migliore se non usare la scusa degli oggetti del millennio. Era arrivato il momento di far vedere ad Atem chi si trovava difronte e forse aveva anche un’idea su come fare. Osservando attentamente per oltre 3000 anni i mortali , aveva notato che in America avevano un’usanza alquanto bizzarra di festeggiare una particolare ricorrenza che avveniva ogni anno , la notte di Halloween. Una festa dove la gente si travestiva in maschera e prendeva parte a delle feste e quale occasione migliore per tendere una trappola a suo nipote e i suoi amici se non durante la festa. In quell’occasione avrebbe avuto a portata di mano non due ma ben tre oggetti del millennio. Aveva ancora un po’ di tempo per organizzare la sua trappola ed era deciso a volerla mettere in atto nel migliore dei modi ma intanto , aveva intenzione di proseguire con il suo piano originario, la vendetta, e aveva già in mente chi colpire… Seto Kaiba
 
 
 nota dell'autrice
salve a tutti , ecco il nuovo capitolo ovviamente di transizione.
allora abbiamo , una telefonata misteriosa fatta a Seto che sta cercando di creare un torneo e Aknadim che vuole organizzare qualche trappola ai nostri eroi , cosa succederà secondo voi?
comunque , per preparavi , tra qualche capitolo , probabilmente dopo il torneo della Kaiba , ci sarà una piccola svolta che porterà ad alcuni particolari misteri. quindi preparatevi e state allerta. detto questo , spero che questo capitolo vi piaccia quindi commentate , commentate , commentate. ciao :)

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Capitolo 11
*** In agguato ***


 Tutta Domino City era in pieno fermento visto che si stava avvicinando Halloween, una delle feste americane più aspettate da tutto l’anno. I negozi erano alle prese con gli addobbi tipici della festa tra cui zucche con facce inquietanti scolpite messe davanti le vetrine , pipistrelli appesi alle finestre e fantasmi fatti con la carta  attaccati ovunque, molti manichini erano stati abbelliti con delle maschere demoniache e abiti spetrali. Le case erano addobbate con strisce di ragnatele poste come cornici delle porte d’ingresso , zucche di ogni dimensione su cui erano scolpite facce inquietanti erano appese ai tetti degli ingressi , sulle scale e sistemate nei balconi , su alcune porte vi erano anche delle ghirlande con dei piccoli pipistrelli o fantasmi fatti di tessuto, chi possedeva un giardino aveva piazzato anche degli spaventapasseri con la testa  forma di zucca e , appesi con delle corde ai rami degli alberi , vi erano anche degli scheletri. I cittadini erano tutti in fermento dentro i negozi per acquistare decorazioni per la casa , costumi per le feste e dolci di ogni tipo mentre i locali notturni si preparavano per organizzare i vari party che si sarebbero tenuti.
Yugi era ormai allo stremo della sopportazione. Mancava una settimana ad halloween ed era ancora in alto mare a sistemare le varie decorazioni e doveva ancora preparare il suo costume. Halloween era la festa che tutti aspettavano con ansia , Domino avrebbe organizzato dei party notturni e dei festeggiamenti nella piazza cittadina e lui voleva esserci a qualsiasi costo ma non poteva andarsene in giro senza avere un costume decente da indossare, aveva parecchie idee in testa ma fin ora nessuna si era rivelata facile da realizzare. Aveva spulciato su internet centinaia di possibili costumi possibili da realizzare in casa o da comprare ma alcuni erano troppo costosi , altri troppo difficili da fare a casa e altri ancora introvabili e già i negozi erano quasi vuoti. Voleva andare a dare un occhiata in centro proprio quella mattina visto che era sabato e che i negozi avevano appena terminato gli allestimenti , ma il nonno gli aveva dato l’ingrato compito di addobbare la casa e decorare il negozio e non aveva voluto sentire ragioni e per di più la zucca che stava preparando da più di un’ora non era neanche perfetta come avrebbe voluto che fosse. Allo stremo delle forze , gettò via il coltello “ Basta , mi sono rotto “
Atem era seduto sul divano del soggiorno con in mano il cellulare che Yugi gli aveva comprato. Era un cellulare di ultima generazione di colore nero , con lo schermo sensibile al tocco e di grandi dimensioni. Quando gli aveva detto che avrebbe pensato lui a procurargli un telefono , non aveva immaginato che tornasse a casa con un cellulare simile. La tecnologia era abbastanza semplice da gestire mentre il solo problema era la configurazione delle impostazioni. Da quando aveva imparato a muoversi sulla terra sia come spirito che come essere umano aveva imparato a usare i computer , le carte magnetiche , a usare internet e la configurazione di un cellulare non doveva essere niente solo che proprio non riusciva ad impostarla perché la lingua di base era incomprensibile. Solo Yugi poteva risolvere il problema. Si alzò dal divano e si avvicinò alla cucina e prima che potesse dire qualcosa si accorse che su tutto il tavolo regnava il disordine più totale. C’erano delle grosse zucche poggiate sul tavolo , strofinacci sporchi , contenitori pieni di residui di semi , coltelli , pennarelli , seghetti di ogni tipo e cucchiai sparsi in giro per il tavolo “ Ma che è successo?! “
yugi , in tutta risposta , girò di scatto la zucca che stava intagliando e gli disse “ Questo…”
Atem guardò la faccia della zucca e scoppiò a ridere. La faccia della zucca era storta e invece di una faccia inquietante era venuta fuori una faccia buffa e ridicola con i denti tutti storti e gli occhi spaiati. Yugi lo aveva torturato una settimana intera con la storia di Halloween , delle feste , delle decorazioni e dei costumi e ogni giorno non faceva altro che lamentarsi dell’enorme lavoro che il nonno gli aveva affidato ingiustamente perché gli toglieva tempo per cercare il costume che voleva , a finire i compiti in tempo per godersi l’intero week end di festa e lui aveva finito per ritrovarsi con un gran mal di testa. Se poi a tutto questo si aggiungeva la grande incompetenza artistica di Yugi in fatto di disegni e decorazioni , era ancora peggio. Si avvicinò al tavolo e prese il coltello “ Avanti , te la sistemo io”  mise a sistemare la faccia della zucca come meglio poteva anche se il disastro che aveva combinato Yugi era molto difficile da camuffare ma con un po’ di pazienza e precisione , riuscì a dare un tocco di paura e terrore a quella faccia un po’ comica che era venuta fuori “ Fatto , ora si che fa paura “
“ Grandioso! peccato che devo farne altre sei e piazzarci dentro le candele , sistemare gli addobbi fuori e dentro casa , preparare i vassoi con i dolci , sperare di trovare un costume per la prossima settimana …“
yugi iniziò a fare avanti e indietro e Atem iniziò ad innervosirsi , sembrava che Yugi non volesse capire che la precisione assoluta non esisteva e che si stava solo arrabbiando per niente , infondo c’era ancora una settimana abbondante ad Halloween “ Yugi andiamo ,manca ancora una settimana “
“ Una settimana?! Una settimana?! Certo che manca una settimana e io sono in alto mare , il nonno mi ammazzerà se gli addobbi non sono pronti. Gli avevo promesso che avrei iniziato tutto la settimana passata e l’ho dimenticato , adesso devo guadagnare terreno “                                                                                                                                                                                                            
“ Ok…” si alzò e gli mise le mani sulle spalle “ Adesso fai un bel respiro e rilassati “
cercò di calmarsi più che poteva e prese un bel respiro profondo per riuscire a fare mente locale su ciò che doveva fare prima che il nonno andasse a controllare il suo lavoro e iniziò a diventare lucido “ Bene , ci sono “ respirò di nuovo e disse “ Ok , ho capito cosa devo fare “
“ Bene…”
“ Vado a comprare il mio costume , poi torno a casa e sistemo le zucche “ e detto questo , uscì dalla cucina e andò a prendere i suoi vestiti. Non dovendo andare a scuola decise di prendere un paio di jeans blu , una giacca bianca a maniche corte con cappuccio e la sua maglia nera smanicata insieme alle scarpe di ginnastica bianche e gialle con gli strappi, si cambiò In fretta , prese il portafoglio e uscì da casa mettendosi a correre più veloce che poteva. Se proprio doveva avere un costume , doveva essere come lo voleva lui e forse aveva già una mezza idea di cosa comprare , la speranza era quella di riuscire a trovare il costume che cercava. Magari avrebbe anche trovato qualche costume carino per Atem , naturalmente nessun assurdo cliché o riferimenti stupidi all’Egitto , se doveva essere Halloween ci voleva qualcosa di adatto alla situazione e aveva anche l’idea giusta.
 
Seto era ormai a Orlando da tre settimane e aveva preso il controllo del cantiere dell’Arena Kaiba, le cose andavano già molto meglio dell’ultima volta che era andato a controllare ma c’era ancora qualche ritocco da fare , alcuni sistemi da verificare e alcuni proiettori di ologrammi da aggiustare a livello di grafica computerizzata ma per il reso era tutto perfetto e adesso era ancora più convinto che per la metà di Novembre l’Arena sarebbe stata pronta per l’inaugurazione tanto attesa e preparata a cui avrebbe preso parte il Presidente e , purtroppo , anche la sola persona che proprio non gli andava di vedere e che doveva ammettere al torneo. Odiava dover fare favori alla gente , soprattutto se i favori doveva farli a lei , soprattutto se si trattava di raccomandazioni speciali per i tornei che organizzava ma questa volta non si era potuto opporre come aveva fatto in passato. nei due precedenti tornei che aveva organizzato il problema non si era posto perché lei non aveva potuto prenderci parte ma stavolta sembrava avere più largo di azione e aveva deciso di complicargli la vita più di quanto non lo fosse già. Quella ragazza era proprio una mina vagante in attesa di causare guai a chiunque la incrociasse sulla sua strada e svincolarsi non sarebbe stato per niente facile ma ormai era dentro e non poteva fare nulla
“ Fratellone…. “ Mokuba entrò in fretta dentro la loro stanza d’albergo. Avevano deciso di soggiornare per un po’ , fino all’ultimazione dei lavori per gestire al meglio i progetti e poter organizzare il torneo. Mokuba si era impegnato al meglio delle sue forze affinché tutto fosse come aveva stabilito lui. Seto gli aveva lasciato carta bianca su buona parte dei test e su come andava svolto il torneo che aveva ideato e Mokuba aveva trovato delle idee su come farlo inaugurare. Mise davanti a Seto dei fogli su alcune disposizioni che aveva scritto al computer e stampato “ Guarda , questo è il modo in cui potremmo far inaugurare l’Arena e il torneo. Piazzeremo il palco dove il Presidente farà il discorso davanti le tre Piramidi di Giza che fungeranno da sfondo e accanto al palco faremo piazzare un enorme buffè di benvenuto a tutti i partecipanti, poi avvieremo il sorteggio per scegliere la classifica degli sfidanti e alla fine , chi dei sue rimarrà , si sfiderà dentro il palazzo reale e faremo piazzare delle telecamere dentro la sala in modo che tutti possano vedere dall’esterno il duello conclusivo del torneo, che ne dici? Può funzionare come idea?”
Mokuba osservava con ansia l’espressione di Seto , concentrato a leggere ogni particolare riportato su quei fogli che gli erano stati consegnati. Sperava tanto che approvasse il suo lavoro nel svolgere ed organizzare tutto ciò che si sarebbe fatto durante il torneo , ci teneva a fare bella figura soprattutto perché Seto gli aveva promesso ogni merito a riguardo dell’organizzazione e dello svolgimento della giornata. Sarebbe stato lui il personaggio più importante durante l’evento e ci teneva a far fare bella figura a Seto , voleva che fosse orgoglioso di lui. Seto osservò e lesse ogni singola parola e rimase molto stupito dell’organizzazione perfetta che Mokuba aveva realizzato in tutto e per tutto durante la settimana, era proprio ciò che si era aspettato dal suo fratellino e non era rimasto deluso “ Va benissimo , Mokuba “
Mokuba esultò felice e abbracciò suo fratello “ Sono contentissimo , grazie Seto “
 
Joey stava correndo come un disperato in giro per strada per raggiungere la casa di Bakura. Erano rimasti d’accordo che lui , Duke e Bakura sarebbero andati all’aeroporto a prendere Marik e i suoi fratelli mentre gli altri si sarebbero fatti trovare in un punto specifico per poi andare tutti a casa di Yugi , ma per puro scherzo del destino Joey non aveva sentito la sveglia e per di più mancavano solo pochi minuti all’atterraggio dell’aereo. Frenò appena in tempo davanti il cancello della casa di Bakura e citofonò tre o quattro volte di seguito quando Bakura rispose “ Chi è?”
“ Chi sono?! Tu chi dici chi sono?! Apri questa dannata porta “ era decisamente su di giri e in preda all’ansia e per di più Bakura non era neanche pronto. Aprì la porta di scatto e la richiuse sbattendola e poi salì di corsa in camera di Bakura e spalancò la porta della stanza pronto a gridargli contro per non essersi presentato all’appuntamento in orario ma fu costretto a bloccarsi di colpo quando notò che la stanza di Bakura si era trasformata in una location da film dell’orrore. Davanti la porta finestra del balcone c’erano almeno sei zucche dalle dimensioni più varie e dalle facce più inquietanti , sulle mensole in legno , sulla scrivania del computer , ai fianchi del letto e sui comodini accanto al letto vi erano almeno dieci statuine a forma di zucca e delle candele di ogni forma e dimensione , due zucche di peluche erano appese ai lati della tastiera del letto e ai manici dell’armadio, una grande zucca dalla faccia più spettrale delle altre era stata addirittura posizionata sull’armadio stesso e , in alcuni angoli della stanza , vi erano anche delle lanterne di carta a forma di zucca con delle buffe facce disegnate con un pennarello nero , addirittura sul letto stesso vi era una zucca gigante a forma di peluche con le braccia e le gambe con scritto Happy Halloween “ Oh …. Mio….Dio… “ era del tutto inquietante vedere tutte quelle cose sparpagliate in giro per la stanza e improvvisamente gli era venuta voglia di tagliare la corda e uscire al più presto da quell’inferno a forma di zucca. Nella cultura classica celtica , il simbolo della zucca era associato a Jack O’ Lantern che, secondo la tradizione irlandese , si dicesse vagasse durante la notte di Halloween alla ricerca di un rifugio visto che la sua anima era tormentata e che le zucche scacciassero sia lui che gli spiriti malvagi, ma quello che stava facendo Bakura era troppo esagerato. Capiva il timore che aveva riguardo gli spiriti visto che per tre anni aveva convissuto con lo spirito del Re dei ladri ma arrivare a riempirsi la stanza di zucche di ogni forma , dimensione , tipo e colore era troppo eccessivo “Tu stai fuori , come minimo….”
Bakura si guardò intorno osservando ciò che aveva fatto alla sua stanza e gli rispose “ Perché?! ognuno è libero di fare ciò che vuole alla sua stanza “ detto ciò , posizionò l’ultima zucca di ceramica sul comodino , prese la sua amata giacca azzurra e seguì Joey fuori dalla porta di casa “ Andiamo?”
“ Direi che sia anche il momento “ i due si incamminarono e Joey non poteva fare altro che ripensare alla stanza di Bakura su come era stata conciata “ Comunque hai esagerato un pochino con le zucche “
“ Non è vero , a me piace la mia stanza “ Bakura aveva passato tutta la settimana a comprare tutti quegli addobbi , se così si potevano chiamare. Aveva deciso di volersi trovare una protezione sicura a eventuali spiriti o situazioni sgradevoli che potevano presentarsi e magari riuscire a tenere lontano qualche eventuale influsso malefico dell’anello , e poi nessuno gli vietava di abbellirsi la sua stanza come meglio riteneva opportuno. Sapeva che quella delle zucche era solo una stupida leggenda americana appartenente alla tradizione di Halloween e che non funzionassero per davvero ma dopo tutto quello che aveva vissuto insieme ai suoi amici e che soprattutto aveva vissuto lui con l’anello farsi qualche protezione esoterica non era poi così strano ,almeno secondo il suo modesto punto di vista. Se agli altri non piaceva , erano affari loro.
 
Arrivarono all’aeroporto appena in tempo perché l’aereo di linea era appena atterrato e una volta dentro al struttura iniziarono a cercare Marik ma a dare loro la guida necessaria a trovarlo fu l’anello del millennio che , purtroppo, Bakura era stato costretto a  portarsi dietro. I suoi pendoli iniziarono a muoversi e li guidarono verso la zona degli arrivi. Seguendo il flusso dell’anello , stando attenti a non farsi vedere da altre persone , si accorsero che Marik e i suoi fratelli erano appena arrivati e stavano prendendo le loro valigie “ Marik…” Joey si mise a urlare e quasi spaccò i timpani a Bakura che non si era aspettato che si mettesse a gridare in quella maniera
Marik , girandosi in direzione di chi lo aveva chiamato , vide Bakura e Joey e corse verso di loro per salutarli mollando le valige a Ishizu “ Joey , Bakura…” li raggiunse in fretta e li salutò. Era contento di vedere due dei suoi amici e andare a trovarli era stata la prima cosa che aveva deciso di fare una volta atterrato a Domino. L’ultima volta che li aveva visti era stato in occasione della venuta del faraone , quando avevano deciso di svelare i segreti del suo passato e capire finalmente per quale motivo era stato imprigionato nel puzzle e poi in occasione della battaglia cerimonia dove aveva sfidato Yugi a duello. Da allora aveva avuto solo dei contatti tramite computer o al telefono con loro ma vederli di persona era tutta un’altra cosa, finalmente si sarebbe divertito come aveva pianificato di fare per tutta la durata del suo soggiorno a Domino. Purtroppo non sapeva quanto si sarebbero potuti trattenere , il piano di Ishizu era quello di riprendere il formulario magico dalle mani di Aknadim e scoprire cosa volesse farci con gli oggetti del millennio e per questo sapeva che il loro soggiorno sarebbe stato lungo ma non quanto sarebbe durato con precisione e sperava tantissimo che non fosse disastroso come temeva.
 
Tutti e tre erano nella macchina di Duke , Marik era seduto davanti mentre Joey e Bakura erano seduti dietro. Avevano mollato Ishizu e Odion in albergo e avevano deciso di portarsi dietro Marik per andare da Yugi dove Tea e Tristan gli avrebbero raggiunti poco dopo e Duke disse “ Allora , come è andato il viaggio?”
“Bene , solo che dodici ore di volo e sette ore di fuso sballato sono un po’ difficili da sopportare “ era la prima volta che viaggiava su un aereo e doveva ammettere che era stata un esperienza un po’ brutta. La differenza di orario tra L’America e l’Egitto era di sette ore avanti per gli Stati Uniti e in più c’erano dodici ore di volo , ovviamente se non si incontravano delle turbolenze che rischiavano di ritardare l’atterraggio o di prolungare la durata del volo , cosa che per fortuna non era successa.
Un colpo in testa , improvviso , lo costrinse a toccarsi la testa per il dolore “ Ehi , biondino ,  evita di lamentarti. Quando siamo venuti noi in Egitto , abbiamo aspettato due ore in più per atterrare “ Joey gli aveva sbattuto una rivista sulla testa . infastidito dalle sue lamentele riguardo al volo. Anche loro avevano preso l’aereo , anche se molte volte di più di quanto avesse fatto Marik , e più volte erano finiti per incappare in brutte tempeste che li avevano costretti ad arrivare con ore di ritardo a causa di atterraggi momentaneamente impossibili o di raffiche di vento violente che costringevano l’aereo a rallentare la marcia di volo. Erano delle esperienze bruttissime , soprattutto per lui che soffriva di mal d’aria eppure non si era mai lamentato
“ Va bene , ma era necessario sbattermi quella cosa in testa?”
Duke scoppiò a ridere , per lui era divertente vedere che per la prima volta era Joey quello che picchiava qualcuno quando invece era sempre lui che le prendeva “ Non preoccuparti , Marik. Tanto prima o poi vedrai chi è quello che prende sempre cazzotti “
 
Seto era dentro la struttura del tempio di Luxor , i progetti dell’interno erano stati realizzati prima in grafica 3D al computer e poi realizzati su progetto in scala per controllare come doveva avvenire la struttura interna. Tutto il tempio era caratterizzato da una stana grandissima dove il pavimento sarebbe stata l’arena dei duelli , tutte le pareti erano decorate con motivi egizi riguardanti la religione e il culto in generale , delle statue rappresentanti il dio Anubi facevano da colonne ai quattro angoli della stanza e , come per l’arena della piramide , i loro occhi erano i proiettori olografici. Ogni arena aveva i suoi dispositivi per gli ologrammi e andavano collaudati e testati. I tecnici avevano detto che erano perfettamente funzionanti e che potevano essere testati. Seto collaudò il suo dueling disk collegandolo al cavo USB del pavimento e lo accese. Gli occhi delle due statue si illuminarono e l’immagine del suo mostro apparve con degli effetti speciali computerizzati in perfetta definizione di suoni e movimenti “ Perfetto , sembra che tutto funzioni perfettamente “ fece altri due tentativi con altri due mostri e si accorse che tutti i sistemi grafici erano perfetti esattamente come li voleva lui. staccò il suo dueling disk ed uscì dalla struttura dove trovò ad aspettarlo l’ingegnere “ I sistemi olografici vanno bene “
“ Sono lieto che le apparecchiature soddisfano i suoi gusti , Signor Kaiba “ l’ingegnere poté tirare un sospiro di sollievo. Era molto preoccupato per il risultato, avevano dovuto sostituire i proiettori tre volte e ripristinare le schede video più di una volta per riuscire ad ottenere il risultato tridimensionale che il loro capo aveva richiesto per le simulazioni dei duelli e purtroppo il tempo a loro disposizione iniziava a scarseggiare, per non parlare della notizia che Seto sarebbe venuto a controllare i risultati dell’ultimo mese. Avevano lavorato a ritmo serrato e senza sosta per soddisfare Seto e i loro sforzi erano stati finalmente ricompensati
“ Roland , informa mio fratello che torniamo in albergo “
Seto stava per salire in macchina , quando Roland gli si avvicinò preoccupato “ Ecco , Signore , suo fratello non è qui “
Seto lo guardò di scatto , con un espressione stranita “ Come sarebbe a dire?! Mio fratello deve per forza essere qui , doveva occuparsi dell’inaugurazione “ proprio non capiva cosa Roland volesse dire. Mokuba era venuto con lui , doveva sistemare tutti i progetti per l’inaugurazione e poi sapeva bene che non doveva allontanarsi dal cantiere senza il suo permesso e accompagnato da qualcuno
Roland si stava asciugando la fronte con un fazzoletto per il terrore di venire licenziato dal suo capo “ Ecco , il Signor Mokuba aveva detto che voleva farsi un giro e che lei era informato della sua momentanea assenza “
Che diavolo stava dicendo , nessuno era venuto a dirgli che Mokuba si stava allontanando , ne tanto meno suo fratello stesso. C’era qualcosa che non lo convinceva per niente. Mokuba non era il tipo di fare una cosa del genere , conosceva le regole e sapeva che disubbidire gli costava qualche punizione “ Ti ha detto , almeno , dove aveva intenzione di farsi questo giro?”
“ Alla scogliera , Signore. Si è fatto accompagnare lì da una macchina “
Seto sbarrò gli occhi , Mokuba sapeva bene che non doveva azzardarsi ad andare alla scogliera , quel posto era pericoloso. Gli aveva detto più volte che non aveva nessuna intenzione di portarlo a vedere la scogliera, Mokuba era spericolato , se si fosse avvicinato troppo al margine avrebbe rischiato di cadere e fare una brutta fine. Doveva andare a riprenderlo subito “ Roland , andiamo alla scogliera “
Seto non era affatto tranquillo , nonostante Mokuba lo avesse minacciato più volte di andarci da solo sapeva che non gli avrebbe mai disubbidito di sua spontanea volontà. Gli aveva spiegato che la roccia della scogliera era franabile , che se metteva un piede male poteva cadere da sei o sette metri di altezza e che , soprattutto in quel periodo , le raffiche di vento in prossimità della scogliera erano più forti e Mokuba non si era mai permesso di andarci e non capiva perché gli aveva disubbidito proprio ora. Aveva dei fortissimi sospetti riguardo a quella situazione e sperava con tutto il suo cuore che non era opera di Aknadim.


nota dell'autrice
Allora premetto subito che questo capitolo non mi ha molto soddisfatta quindi a voi i commenti in merito. ci avviciano ad Halloween e anche alla sorpresa che Aknadim escogiterà per i nostri e intanto sembra che , forse , qualcuno sia in pericolo come avete letto. chissà cosa succederà nel prossimo capitolo.
p.s. purtroppo Marik ha avuto un piccolo spazzietto perchè la mia mente non sapeva come inserirlo nel contesto ma anche lui fa parte del cast della storia e quindi sarà più presente nei prossimi capitoli , quindi non vi preoccupate.
come al solito commentate , commentate e commentate

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Capitolo 12
*** la scogliera ***


La macchina di Seto arrivò alla scogliera in fretta e , sceso , iniziò a correre verso la sporgenza alla ricerca di Mokuba. La strada che portava alla scogliera era una sola eppure non c’era ombra della macchina che aveva portato Mokuba fino a lì eppure sentiva che c’era qualcosa di molto strano in tutta quella faccenda e sperava tanto che non ci fosse dietro lo zampino di Aknadim. Scese in fretta dalla macchina e si mise a correre lungo la salita che portava fino al precipizio della scogliera e quando arrivò trovò Mokuba , voltato di spalle , a pochi metri dal precipizio, immobile come una statua “ Mokuba…” si avvicinò in fretta a lui , infuriato come non lo era mai stato. altro che Aknadim , Mokuba gli aveva davvero disobbedito e stavolta sarebbe finito in punizione e non sarebbero di certo bastati i suoi sguardi da cucciolo bastonato a fargli cambiare idea “ Mokuba, vieni subito qui!” in risposta , il bambino si girò a guardarlo. I suoi occhi erano velati , quasi cupi e lui era immobile come una statua , rigido, sembrava quasi che stesse dormendo in piedi “ Mokuba…” cercò di chiamarlo ma lui non gli rispondeva , a dire il vero non era neanche sicuro che lo stesse guardando. Non capiva il suo stranio comportamento , era come in trance , ipnotizzato da qualcosa. Si avvicinò in fretta a lui , correndo più in fretta che poteva ma , qualcosa lo respinse , una strana onda di energia lo scaraventò via a pochi metri di distanza da Mokuba. Improvvisamente , davanti al ragazzino apparve una figura oscura , Aknadim “ Tu… cosa hai fatto a mio fratello?!” allora era davvero come aveva immaginato , Aknadim aveva convinto Mokuba a salire sulla scogliera e poteva anche immaginare perché
Aknadim , con un sorriso diabolico sulla faccia , si guardò intorno , quasi compiaciuto del posto che aveva scelto per la sua trappola “ Non è meraviglioso questo posto , Seto?! Tanta calma e pace. Il posto ideale per stare lontano da occhi indiscreti “
Seto era fuori di sé dalla rabbia , Aknadim aveva usato suo fratello come esca per tirarlo in trappola e il guaio era che aveva anche funzionato “ Cosa hai fatto a mio fratello ?!”
Aknadim si girò verso Mokuba , come se si fosse dimenticato della presenza del ragazzino e questo fece irritare Seto ancora di più “ Ah , lui? sta tranquillo sta bene… “ si girò verso Seto , con un ghigno minaccioso in faccia “ Per ora….” Doveva ammetterlo , prendere di mira il ragazzino non era proprio ciò che aveva in mente ma era la persona a cui Seto teneva di più e quale modo migliore per attirare Seto Kaiba in trappola se non usare Mokuba. Aveva cercato tutta la settimana un modo per riuscire a mettere in atto la sua vendetta , ma ogni idea non era stata all’altezza almeno finché non aveva sentito Mokuba parlare della scogliera. Un posto isolato e lontano dai centri abitati co un precipizio alto almeno sei o sette metri che dava su una fila di scogli sottostanti e dal quale una caduta accidentale sarebbe stata alquanto pericolosissima, sia che si evitino gli scogli oppure no ed era sicuramente il posto ideale da sfruttare senza che nessuno se ne accorgesse. Ipnotizzare Mokuba e condurlo alla scogliera era stato un gioco facilissimo , gli era bastato apparirgli davanti e usare il suo potere per farlo cadere in Trance e fargli fare tutto ciò che voleva e adesso che l’esca aveva attirato il pesce nella rete , tutto sarebbe venuto da sé. Il suo piano era a prova di bomba , qualsiasi cosa Seto avrebbe fatto , il risultato sarebbe stato lo stesso
Seto sentiva la rabbia crescere dentro di sé , Aknadim aveva usato suo fratello in quel modo subdolo e spregevole e chissà cosa gli avrebbe fatto fare, doveva subito portare Mokuba via dalle grinfie di quel mostro prima che succedesse qualcosa “ Libera Mokuba , altrimenti sarà peggio per te “
Aknadim scoppiò a ridere , ma davvero pensava di intimorirlo con una stupida minaccia?! Aveva lui il coltello dalla parte del manico ed era lui che avrebbe gestito le regole del gioco “ Se devo liberarlo , dovrai prima salvarlo “ al suo braccio apparve un dueling disk al quale agganciò il deck. Seto ne aveva abbastanza dei trucchetti di Aknadim e delle sue minacce, se davvero aveva voglia di duellare con qualcuno perché non andava a dare fastidio a suo nipote invece che prendersela con un bambino indifeso solo per stupidi rancori che si portava dietro da una vita intera contro qualcuno che , in sostanza , neanche era più in vita da millenni. Quella storia delle reincarnazioni adesso iniziava a dargli molto sui nervi. Aveva accettato la storia della magia , delle reincarnazioni , del fatto che un tempo era stato un sacerdote e che , anche se proprio gli risultava difficile , fosse stato servitore e cugino del faraone , ma tutto questo era successo millenni addietro , durante un epoca di cui non sono rimasti altro che strutture semi distrutte in Egitto , papiri rinvenuti durante esplorazioni archeologiche e depositati insieme a mummie e faraoni nei maggiori musei del mondo , superstizioni ridicole , ricostruzioni storiche di tutte le dinastie e film vari su determinati avvenimenti che sono successi in quei secoli. Seto era sempre stato abituato fin da bambino a guardare avanti e a lasciare il passato li dove doveva stare ma a quanto pare a tutti quelli che lo circondavano e che avevano conti in sospesi con Atem , sembrava che il passato dovesse sempre stare li , all’ordine del giorno e che sembrava essere anche molto difficile da dimenticare e Mokuba finiva per pagarne le spese e non aveva nessuna intenzione di lasciarlo lì  “ A quanto pare non sembra che io abbia molta possibilità di scelta , ma mio fratello devi lasciarlo subito andare, chiaro?”
“ Temo che non sia possibile , Seto. Tuo fratello fa parte di questo gioco quanto te “ schioccò le dita e Mokuba si voltò verso il precipizio iniziando a camminare , passo dopo passo si avvicinava al burrone come se non se ne rendesse neanche conto.
“ Mokuba….” Seto urlò con tutta la voce che aveva in gola cercando di farlo fermare , di farlo smettere di camminare ma lui sembrava che non lo sentisse , come se fosse incapace di ascoltarlo. Continuava ad avvicinarsi sempre di più e se non si fosse fermato in tempo , sarebbe caduto di sotto “ Mokuba , fermati….” Niente , continuava a camminare. Seto era in preda all’ansia , il terrore lo stava logorando e non poteva neanche correre verso di lui perché una strana forza lo respingeva impedendogli di poter correre da Mokuba e fermarlo prima che fosse tardi. Ormai mancavano pochi metri al precipizio e Seto non aveva altra scelta, doveva accettare lo scontro contro Aknadim per il bene di suo fratello “ Accetto di affrontarti , ma ti scongiuro, fermalo “ Aknadim sembrava non avere intenzione di ascoltarlo , continuava a guardarlo con un espressione impassibile sul volto mentre Mokuba camminava lungo il sentiero roccioso. Ad un certo punto , Aknadim schioccò di nuovo le dita e Mokuba si fermò a qualche metro dal precipizio , rimase immobile , di spalle , girato verso il mare.
Aknadim era immensamente soddisfatto, aveva piegato Seto al suo volere e adesso avrebbe avuto la possibilità di potersi divertire un po’ “ Ben fatto “  Seto , non avendo scelta , infilò il deck nel dueling disck e attivò i generatori di ologrammi e si preparò ad affrontarlo “ Bene Seto , ora che hai accettato di scontrarti con me , lascia che ti illustri le mie regole. Ad ogni tuo life point perso , tuo fratello farà un passo in avanti verso la scogliera e farà un passo indietro ad ogni mio life point perso. Che ne dici? Mi sembra equo come patto , non sei d’accordo?”
“ Tu sei pazzo ….” Ne aveva visti di pazzi scatenati in tutti quegli anni. Pegasus , Marik con i suoi Rare Hunters e i suoi problemi psicologici , i Big Five , Darz , quell’idiota fallito di Siegfried e il Re dei ladri , ma doveva ammettere che Aknadim li batteva tutti. Quale folle minacciava di uccidere un ragazzino che non gli aveva fatto nulla minacciandolo di gettarlo giù da una scogliera in uno stato di trance “ Ma l’hai voluto tu. Preparati ad andarci tu a fare compagnia a i pesci “
Entrambi caricarono i dueling disk ed esclamarono “ COMBATTIAMO!”
 
Yugi stava piagnucolando in silenzio con l’indice in bocca. Si era tagliato con il coltello per ascoltare la conversazione degli altri in salotto, avrebbe tanto voluto essere presente anche lui mentre Marik mostrava agli altri le foto del Cairo , di Alessandria , di Hurghada, le spiagge di Sharm El- Sheikh, i siti archeologici di Luxor , Tebe, la Valle dei re , il Museo del Cairo e tutte le opere che vi erano dentro nonché una panoramica generale di tutto il Cairo , ma i lavori per le decorazioni di Halloween e il povero sventramento delle Zucche lo stavano costringendo a non potersi distrarre. Il nonno era stato chiaro , doveva finire i primi addobbi entro il pomeriggio , altrimenti sarebbe finito in castigo per una settimana e addio festa di Halloween il che era da evitare soprattutto dopo la fatica che aveva fatto per trovare il suo costume.
Tutti gli altri erano in salotto a guardare le foto che Marik aveva portato da casa. Quando erano andati in Egitto , non avevano avuto la possibilità di poter fare un giro turistico completo visto ciò che erano andati a fare lì e che il mistero del faraone era più importante di tutto , e grazie alle foto di Marik potevano vedere cosa si erano persi dell’Egitto. Questo era anche un modo per Atem di conoscere i cambiamenti che la sua terra aveva fatto nell’arco di 3000 anni anche se attraverso delle fotografie. Tutto ciò che rappresentava il suo passato , i suoi ricordi , le vecchie usanze egizie erano tutti racchiusi all’interno di siti archeologici e in musei sparsi per il mondo e in fondo. La prospettiva dell’Egitto era completamente diversa, caratterizzata da grandi palazzi , strutture notturne , parchi , aeroporti e spiagge , niente a che vedere con l’Egitto dei suoi ricordi.
Joey guardò per un bel pezzo le foto del museo , c’erano foto di tutto ciò che c’era dentro , papiri , busti di faraoni e regine del nuovo regno , statue , mummie , sarcofagi e soprattutto la leggendaria maschera d’oro funeraria di Tutankhamon , e proprio non aveva idea di come avesse fatto a scattare tutte quelle foto senza farsi scoprire dalla sicurezza e dalle telecamere “ Ma come diamine hai fatto?! “
“ Le ho fatte di nascosto , a volte è utile avere una sorella che lavora come curatrice del museo “ in effetti aveva rischiato parecchio un eventuale scoperta , ma ne valeva la pensa per far vedere qualcosa ai suoi amici. La prima e sola volta che erano venuti in Egitto non avevano potuto far fare loro il giro turistico ma almeno con le foto gli faceva vedere un po’ di cose delle città che avevano visitato. Era stata la prima cosa che avevano fatto dopo che il loro dovere verso la tomba e il faraone si era compiuto , avendo la possibilità di poter vivere alla luce del sole come tutte le persone normali avevano deciso di farsi un giro per le maggiori città e località della loro terra. la prima volta che era salito dal santuario sotterraneo , dopo essere diventato il guardiano della tomba , si era convinto che il piccolo paese che lui e Ishizu avevano visitato fosse lo specchio del mondo , ma non aveva idea che il mondo vero e proprio fosse tutt’altro che quel posto sperduto e isolato.
“ vabbè… “ Joey si girò verso la porta e , a squarciagola , chiamò Yugi “ Ehi , Yugi. Vieni un po’ qui “
Dalla cucina , la voce di Yugi sentenziò “ Non posso “
Joey si innervosì. Gli piaceva tanto sapere cosa aveva di così importante da fare per starsene chiuso in cucina piuttosto che raggiungere i suoi amici. Si alzò velocemente dal divano e corse in cucina e rimase sconvolto dal disastro che gli si presentava davanti , soprattutto nel vedere delle povere zucche quasi distrutte e ricoperte da filamenti e semi “ Ma che è successo?! È passato Jack Lo Squartatore da queste parti?”
Yugi lo guardò storto , con un espressione talmente incavolata che a Jack Lo Squartatore gli avrebbe fatto sicuramente impressione “ Ma davvero?! Sai? Non me ne ero accorto!” di solito non era così acido ma era sotto stress e abbastanza innervosito e sicuramente gli avrebbe tirato addosso qualcosa se Joey non se ne fosse andato via nell’arco di cinque secondi. La sola cosa che gli mancava per esplodere era una battuta sarcastica , anche se fatta a fin di bene o con lo scopo di fare ridere ma per il momento il suo tasso di rabbia era alle stelle.
 
Un altro colpo devastante costrinse Seto ad indietreggiare e i suoi Life Points scesero nuovamente , stavolta a 1400. Aknadim era riuscito ad abbattere due difese e due mostri come se niente fosse e i suoi Life Points erano decisamente superiori, e mentre lui perdeva punti suo fratello si stava pericolosamente avvicinando alla sporgenza che dava sugli scogli. Ormai mancavano pochi passi alla catastrofe e se non fosse riuscito a salvarsi in tempo sarebbe stato costretto a vedere suo fratello precipitare senza poter fare nulla per salvarlo. Durante la sua vita Seto aveva perso tutte le persone che gli erano più care e tutto ciò che era rimasto della sua famiglia era solo il suo fratellino , aveva giurato di proteggerlo sempre , di dargli una vita migliore di quella di due orfanelli in un orfanotrofio che sognavano una vita più felice. Quando si era presentato Gozaburo Kaiba , Seto aveva da subito pensato che lui fosse il loro biglietto da visita per avere una vita migliore ma tutto ciò che avevano ottenuto da lui erano solo ordini , costrizioni , una rigidissima educazione , crudeli punizioni e nessuno svago ma nonostante le difficoltà a cui era andato incontro dovendo avere a che fare con quell’uomo , Seto si era sempre trovato accanto il suo fratellino. Lo confortava , gli faceva compagnia , gli voleva bene e proprio non riusciva ad immaginarsi una vita senza Mokuba. Per quanto non lo dimostrava , Mokuba era tutto ciò che aveva di più importante e non avrebbe mai permesso a quel pazzo di Aknadim di metterlo in pericolo e ucciderlo per questioni vecchie di secoli e senza alcun senso logico “ Sappi che non ti permetterò di averla vinta , pazzo scatenato “
 
Aknadim non poteva fare a meno di ridere , aveva tolto a Seto più della metà dei suoi Life Points e per di più era convinto di riuscire a sconfiggerlo. I suoi Life Points ammontavano a ben 2500 , molti di più dei miseri 1400 punti di Seto e per di più il suo adorato fratellino era a pochi passi da fare un saltino giù da una scogliera alta più di sei metri e schiantarsi su dei pericolosi e altissimi scogli su cui si infrangevano violente onde. Vedeva la disperazione e il terrore farsi strada nel suo sguardo , la stessa disperazione e lo stesso terrore che aveva visto quando aveva ucciso Kisara , la donna che Seth amava e che custodiva il Drago Bianco Occhi Blu. Per salvare Seth si era messa in mezzo facendosi uccidere e non ricordava di aver mai provato una soddisfazione più grande di quella in tutta la sua miserabile e meschina vita e adesso stava per provarla di nuovo. Seto poteva anche essere la reincarnazione di suo figlio Seth , ma dimenticare ciò che gli aveva fatto per continuare a stare al fianco di quell’ingrato di suo nipote era troppo difficile. Aveva passato 3000 anni a meditare vendetta , 3000 anni a soffrire , condannato per l’eternità a vagare in un limbo oscuro e adesso aveva deciso di mettere a tacere per sempre i suoi demoni e il solo modo per farlo era distruggere le persone che più odiava con tutti i mezzi possibili il che gli permetteva anche di stare al passo con il piano del suo alleato. Quello spirito voleva l’eliminazione di Atem , Seto e tutti coloro a cui tenevano e lui era più che onorato di farlo “ Lo credi davvero? mi sembra che tuo fratello sia ad un passo da morte certa. Quindi….chi è che l’avrà vinta?”
Povero idiota , non ha idea che anche se dovesse vincere , suo fratello farebbe comunque una brutta fine. La vittoria sarà mia in ogni caso
Seto , fuori di se dalla rabbia , pescò violentemente una carta dal suo deck e , dopo averla guardata , esclamò “ Adesso gioco Testa Drago Y “ il mostro apparve sul terreno di gioco con un ruggito metallico “ Dopo di che , grazie al suo potere speciale , posso giocare Carro Armato Metallico Z “ anche l’altro mostro apparve sul terreno di gioco , entrambi vantavano 1500 punti di attacco “ poi li sacrifico entrambi , per evocare Drago Carrarmato YZ in posizione di difesa “ i due mostri scomparvero in due cicloni di vento e al loro posto apparve un solo mostro che vantava ben 2100 punti
Aknadim non era affatto preoccupato di ciò , nel suo turno precedente aveva giocato Demone Leggendario e grazie al suo potere speciale , da 1500 , il suo mostro era passato a 2200 punti di attacco grazie ai 700 punti che aveva guadagnato. Era nettamente più forte del mostro di Seto e di certo gli sarebbe bastato un solo attacco per farlo fuori e sbarazzarsi di Mokuba , che non aspettava altro che andare incontro a morte certa. Ma per il momento Seto aveva giocato in difesa e questo non gli serviva a niente per annientarlo , ma doveva solo pazientare e presto la sua vittoria sarebbe stata assicurata
Seto non aveva molte possibilità di spuntarla , purtroppo lo sapeva, il mostro di Aknadim era più forte del suo e purtroppo non aveva in mano le carte che gli servivano per poter giocare le sue carte vincenti. Un solo attacco diretto al suo mostro e i suoi punti sarebbero scesi a zero , per non parlare di suo fratello. Aveva solo una possibilità di poterla spuntare ma doveva riuscire a pescare il mostro giusto
“ Tutto qui , Seto? Mi aspettavo qualche mostro più forte “ Seto fece un espressione del tutto inferocita ma Aknadim non ci fece neanche caso e decise di andare avanti “ Bene , vai Demone leggendario , distruggi Drago Carrarmato “ il mostro partì all’attacco e distrusse il mostro di Seto che si disintegrò in schegge
Seto fu costretto a coprirsi gli occhi come reazione istintiva alla distruzione del suo mostro , ormai stava per esaurire tutte le sue idee e le carte che si ritrovava ad avere in mano non erano proprio da antologia.
Tre inutili carte magia e pochi Life Points, Flauto Evoca Draghi è nelle mie mani ma non posso usarlo senza il Signore Dei Draghi e non credo proprio che riuscirò a pescarlo  prima di essere sconfitto. E Mokuba è a pochi passi dal precipizio. Se solo potessi svegliarlo dal coma in cui si trova , potrei metterlo in salvo senza badare al risultato del duello, ma non riesce a sentirmi e io sono a corto di idee per la mia strategia.
Detesto doverlo ammettere , ma vorrei tanto avere tra i piedi Atem e i suoi consigli.
“ Tocca a me “ aveva una sola speranza di riuscire a poter vincere quel duello e salvare Mokuba , una sola carta poteva cambiare il corso dello scontro e sparava tanto che fosse quella la carta giusta. Pescò la carta dal deck , con gli occhi chiusi , sperando con tutte le sue forze che avesse in mano ciò che gli serviva. L’unica speranza di poter uscire da quell’incubo era la carta che aveva in mano davanti a se. Aprì gli occhi , con il cuore che gli batteva a mille , era lei , la carta che gli occorreva “ Adesso gioco Anfora dell’avidità, che mi consente di prendere due carte dal mio deck “ pescò le due carta dal suo deck , e sperò con tutte le sue forze che avesse in mano ciò che gli occorreva. Mokuba era nelle sue mani , la sua vita dipendeva solo dalla carta che aveva pescato grazie all’anfora , non poteva sbagliare era la sua unica possibilità e se il destino voleva aiutarlo , quella era l’occasione per poterlo fare.
Guardò le sue carte e si accorse che aveva proprio lei , ciò che gli occorreva per poter mettere fuori gioco Aknadim “ Mi dispiace Aknadim , ma temo che il duello stia per finire “
Resisti Mokuba , sto per salvarti
“ Adesso gioco Signore dei Draghi in posizione di attacco “ il mostro , con i suoi 1200 punti , apparve sul terreno d gioco
Aknadim guardò quella carta quasi con derisione, cosa aveva in mente di fare con quel miserabile mostro “ Devi essere davvero disperato per tentare una mossa così stupida. Quel mostro non è niente rispetto al mio “
Seto fece un sorriso sinistro , Aknadim non aveva capito un bel niente “ Ti sbagli , questa mossa era ciò che mi serviva per poter giocare questa carta “ prese dalla sua mano una carta e la girò in modo che Aknadim potesse osservarla meglio. L’uomo sbarrò gli occhi , quella carta era la sua rovina “ L’hai riconosciuta, vero? È Flauto Evoca Draghi e tu sai cosa significa , no? che posso evocare due carte di tipo drago dal mio deck “
Aknadim era pietrificato , adesso capiva cosa Seto avesse intenzione di fare con quella carta , non voleva usare Signore dei Draghi , ma la carta Flauto Evoca Draghi per evocare il suo Drago Bianco Occhi Blu , anzi due Draghi Bianchi Occhi Blu. Era riuscito a prenderlo in contropiede senza che se ne accorgesse. Aveva gestito il duello per tutto il tempo , mettendo Seto in ginocchio fin dal primo turno e adesso aveva ribaltato la situazione , prendendo il duello in mano e riuscendo a piegarlo. Non c’era possibilità di poter scappare dalla furia di due draghi bianchi.
Seto mise in atto il suo piano , prese le due carte e le posizionò sul dueling disck. Da fasci luminosi , apparvero due draghi bianchi che emisero i loro ruggiti contro Aknadim. Quei de mostri vantavano 3000 punti di attacco ciascuno. Gli bastava solo mandare un solo drago all’attacco e Aknadim sarebbe stato sconfitto e suo fratello libero dal suo influsso “ Coraggio Drago bianco occhi blu , distruggi Demone Leggendario “ il mostro emise dalla sua bocca una sfera di energia bianca e azzurra e quando venne sparata contro il demone , quest’ultimo si disintegrò e con esso anche i life points di Aknadim, che scesero irrimediabilmente a 0. Lo spirito fu costretto ad andarsene , poiché la perdita dei suoi life points avevano indebolito i suoi poteri e le sue energie e sparì un fascio oscuro.
 
Mokuba si svegliò di colpo. Si guardò intorno senza avere la più pallida idea di cosa fosse successo e di come fosse arrivato in cima alla scogliera. La sola cosa che ricordava era di essere all’interno della sala computer per progettare tutto quello che serviva per l’inaugurazione e poi una luce oscura che gli era apparsa davanti dalla quale era spuntato fuori Aknadim ma tutto il resto era buio totale. Sentiva il vento abbattersi sulla sua faccia , le onde del mare che si infrangevano sugli scogli sotto di lui e una strana sensazione di capogiro colpirlo “ Ma cosa…”
“ Mokuba…” Seto stava correndo verso di lui , il punto in cui Mokuba si trovava era pericoloso perché troppo franabile , doveva allontanarsi subito da li o sarebbe successo qualcosa di orribile se il terreno avesse ceduto “ Mokuba , allontanati subito da li “
“ Fratellone…”
 Mokuba stava per andare verso di lui , quando il terreno sotto ai suoi piedi iniziò a cedere e , senza che se ne rendesse conto , il suolo sotto di lui si spaccò. Accadde tutto così velocemente che Mokuba non se ne era neanche accorto , fu solo quando si sentì afferrare il polso da qualcosa di forte che si accorse che era a penzoloni da una scogliera dove , sotto di lui , delle late e violente onde andavano a sbattere contro degli scogli che spuntavano dalla corrente. Mokuba provò ad alzare gli occhi e trovò Seto che , con uno sforzo sovrumano , cercava di tenerlo stretto , di sollevarlo verso l’alto “ Seto….”
Seto sporto oltre il margine per riuscire a trattenere Mokuba e non farlo cadere giù, la sua vita era appesa d un filo e lui non poteva permettersi di lasciare la presa anche se continuava ad essere sbilanciato sempre di più oltre il margine del crepaccio. I sassolini che cadevano dal margine neanche si vedevano sprofondare nel fondo della scogliera e la sua presa su Mokuba iniziava a vacillare. Sentiva che la mano gli stava cedendo per lo sforzo ma non c’era niente di solido a cui aggrapparsi per fare da contro spinta per sollevare Mokuba e non aveva idea di quanto potesse resistere la sua mano. Sentiva che la spalla iniziava a fargli male per la cattiva posizione in cui era messo e notava che Mokuba non riusciva neanche a sollevarsi con l’altro braccio per aggrapparsi a qualcosa. Era letteralmente a penzoloni con un solo braccio della sua presa “ Mokuba… devi provare a sollevarti con i piedi. Cerca di aggrapparti  qualcosa per tirarti su “
Mokuba , era terrorizzato , aveva paura e non sapeva cosa fare “ Non ci riesco “
“ Avanti , Mokuba. Non so quanto resisterò “
Mokuba cercò di posizionare il piede sulla parete rocciosa , sperando di trovare un appiglio solido per fare da spinta e permettere a Seto di tirarlo su. Riuscì con un po’ di fatica a trovare un appiglio che sembrava essere solido e cercò di spingersi verso Seto , ma l’appiglio su cui era poggiato , crollò e Mokuba scivolò di nuovo e Seto si sentì trascinato verso il basso. Il peso di Mokuba ormai gli stava intorpidendo la mano e sentiva un terribile dolore alle dita oltre che la grande difficoltà nel cercare di non farlo scivolare ma ormai il palmo della mano era sudato così come la sua fronte per lo sforzo. Nonostante fosse difficile , cercò di allungare anche l’altro braccio per permettere a Mokuba di afferrare l’altra mano per avere una forza in più per tirarlo “ Mokuba , afferra l’altra mano “
Mokuba , con le lacrime ormai agli occhi , cercò di fare come gli aveva detto seto ma gli veniva difficile riuscire a farlo “ Non ci riesco , non ho forze “
“Avanti Mokuba , devi riuscirci “
Il bambino ci riprovò e stavolta Seto riuscì ad afferrarlo ma si sentì trascinato di nuovo verso il basso e per di più si accorse che il pezzo di roccia sulla quale era sdraiato stava anche per franare, se non fosse riuscito a tirare Mokuba su in tempo , sarebbero morti entrambi. Non c’era nessun modo per poter chiamare qualcuno , entrambe le sue mani erano occupate dal reggere Mokuba e non poteva usare la trasmittente e se avesse provato a chiamare Roland era sicuro che non l’avrebbe sentito a quella distanza dalla macchina la situazione era davvero disperata ma non aveva intenzione di arrendersi così, rafforzò la presa sui polsi di Mokuba e deciso di tentare una cosa che , forse , sarebbe stata pericolosa “ Ascolta Mokuba , adesso farò una cosa che non ti piacerà “ aveva solo una possibilità e doveva fare anche in fretta perché la roccia continuava a cedere. Iniziò a far dondolare Mokuba , prima piano , lentamente , per dare una spinta maggiore in seguito , poi iniziò a farlo più velocemente. Sentiva che le sue mani stavano cedendo e che il sudore iniziava a fargli perdere aderenza ma non aveva scelta , aveva paura che Mokuba potesse scappargli dalle mani ma non c’era altra soluzione. Dal canto suo , Mokuba iniziava ad avere la nausea per quei movimenti che Seto gli stava facendo fare , essere dondolato a destra e a sinistra gli stava facendo salire il mal di mare
“Mokuba , vedi quel ramo alla tua destra?”
Mokuba cercò all’altezza dei suoi occhi e notò che , a destra , quasi alla sua altezza , vi era un ramo che sporgeva dalla terra “ Si….”
“Appena ti dondolo nuovamente , cerca di afferrarlo con la mano “
Mokuba sbarrò gli occhi , voleva davvero che mollasse la presa sulla sua mano per afferrare quel ramo? Non aveva idea se fosse solido o no e lui voleva lo stesso dondolarlo fino a lì “ Sei impazzito?! Non ci penso neanche “
“Obbedisci , la situazione è già disperata di suo “
Mokuba fu costretto ad obbedire e Seto lo strattonò prima a sinistra e poi a destra , Mokuba fu costretto a lasciare la presa di Seto per cercare di afferrare il ramo con la mano ma quando cercò di afferrarlo , fallì e si ritrovò a penzoloni per un braccio , di nuovo “ Non ci arrivo ….”
“Riprova….”
Seto lo dondolò di nuovo , cercando di farlo arrivare ancora più vicino al ramo , ma neanche stavolta Mokuba riuscì ad afferrarlo “ Mokuba, non abbiamo più molto tempo. Posso dondolarti solo un’altra volta , stavolta devi afferrarlo “
Seto , ormai senza più forse nel braccio , cercò di dondolarlo di nuovo , stavolta con più energia di prima. Mokuba , stavolta era pronto , Seto lo dondolò di nuovo e , nonostante la difficoltà delle prime due volte , afferrò il ramo con la mano. Su ordine di Seto , che continuava a tenerlo per il braccio , Mokuba cercò di fare leva sul ramo per riuscire a sollevarsi verso suo fratello. Seto , afferrò la mano di Mokuba , che era attaccata al ramo e , con uno sforzo , riuscì a tirarlo su appena in tempo , perché , dopo essere riusciti a risalire e a spostarsi , il pezzo di roccia si staccò e si sfracellò a contatto con gli scogli inferiori. Mokuba , si strinse a suo fratello , scoppiando a piangere per sfogare la paura che aveva provato in quegli attimi di puro terrore. Seto , poté finalmente tirare un sospiro di sollievo , il suo fratellino era sano e salvo ma per colpa di Aknadim stava rischiando per davvero di morire. Se era quasi riuscito a uccidere Mokuba , costringendolo a buttarsi da una scogliera , chissà cos’altro era capace di fare e chissà cosa avrebbe escogitato ancora in futuro. Per fortuna era tutto finito anche se Mokuba era ancora terrorizzato , ma era sicuro che di Aknadim avrebbe ancora sentito parlare e sperava che non fosse tanto presto
 

nota dell'autrice
salve a tutti
stavolta il duello l'ho un pò accorciato ( Non posso sempre descrivere duelli lunghi e chilometrici , se no aiuto ). il prossimo capitolo sarà su Halloweeen , vedremo cosa Aknadim escogiterà per la festa più attesa dell'anno e a causa della quale il povero Yugi è in preda alle crisi nervose. 

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Capitolo 13
*** Halloween ***


 La campanella era appena suonata e tutti i ragazzi iniziarono ad entrare nelle rispettive classi a flotta ,  l’indomani sera sarebbe stata la festa di Halloween e tutti i ragazzi erano presi a discutere sui programmi da svolgere, sui costumi che si erano acquistati , sull’orario da stabilire per incontrarsi e a quale festa prendere parte, l’intero ambiente era circondato da una vera e propria atmosfera festiva dovuta non solo alle discussioni dei ragazzi a riguardo dei loro programmi , ma anche per gli addobbi che erano stati piazzati in giro per la scuola.
Joey entrò in classe , aprendo la porta con impeto e correndo verso i suoi amici tutto gasato ed eccitato “ Ehi gente , reggetevi forte. Ho una notizia bomba “ e aprì davanti a loro un volantino spiegazzato dove veniva annunciata una festa di halloween esclusiva , il volantino aveva come sfondo una notte cupa con una luminosa luna piena stampata che illuminava un inquietante cimitero con zucche che volavano, al centro vi era la scritta , a caratteri cubitali di colore arancione , Halloween Party , e vi era scritto il luogo dove si sarebbe tenuta , l’orario di inizio , chi era il deejay della serata e come rintracciare gli organizzatori della serata.
“ Fammi capire una cosa, tutta questa allegria per il volantino di una festa?” Tea ne aveva visti centinaia appesi in giro per la città , da almeno una settimana , e non aveva provato tutta questa eccitazione che provava Joey , sembrava quasi che non avesse mai visto il volantino di una festa in tutta la sua vita.
Joey la guardò malissimo , quella ragazza riusciva a togliere la gioia a qualsiasi cosa. lo vedeva benissimo che era il volantino di una festa , ma non era per quello che era così eccitato , bensì era per l’invito che aveva ricevuto a riguardo. L’organizzatore nonché Deejay della festa era un suo amico , Jimmy Tyler , ed era venuto fino a casa sua per invitare sua lui che i suoi amici alla sua festa di Halloween. Per l’occasione aveva organizzato una festa da sballo in una vecchia villa fuori città. Era una festa esclusiva , solo poche persone potevano prendervi parte perché le liste dei quattro PR, amici di Jimmy tra l’altro ,  potevano contenere solo cinquanta persone l’una e riuscire ad entrarvi era quasi un miracolo perché superato quel numero era impossibile entrare alla festa. Jimmy era venuto fino a casa sua , di persona , per consegnargli gli inviti alla sua festa e mancare non era contemplato , glielo aveva detto chiaro e tondo che pretendeva la sua presenza e quella dei suoi amici e lui non aveva intenzione di farsi scappare l’opportunità di andarci “ Si , offendi pure. Ma mi dovresti ringraziare , perché questa è una festa a cui posso accedere pochissime persone e noi abbiamo ricevuto l’invito esclusivo “ poi si rivolse a tutti gli altri , che lo guardavano con gli occhi sbarrati “ E se qualcuno di voi non mi tratta bene fino a oggi pomeriggio , lo faccio cancellare dalla lista “
Bakura prese il volantino che Joey aveva posato sul banco e , leggendolo , esclamò “ Una festa in maschera , sarebbe divertente andarci “
Joey gli  passò il braccio intorno le spalle e , tutto allegro con un sorriso a 360 gradi , esclamò “ Certo che lo è. Allora , ci state ?”
Tristan , tea , Bakura , Duke e Yugi si guardarono in faccia tra di loro e Joey aveva quasi il terrore che , dalle loro espressioni , non volessero accettare. le loro facce sembravano voler presagire un categorico rifiuto o incertezza a riguardo e temeva che la risposta poteva essere un NO grosso quanto l’Empire State Building di New York , ma , quando si girarono a  guardarlo , esclamarono tutti insieme “ VA BENE “
Joey saltò per la felicità ed esclamò “ EVVIVA!”
 
Finalmente era arrivata la grande serata e tutta Domino era un brulicare di ragazzi e bambini vestiti in maschera , musica a tutto volume nei vari locali della città e nella piazza , decorazioni e luci varie che avevano trasformato Domino in una vera e propria baraonda per dare inizio alla festa di Halloween. Tea aveva appena finito di truccarsi e la sola cosa che le mancava da mettersi era il vestito che aveva comprato per la festa , un costume gotico , quasi stile medievale. Lo scollo del vestito era quadrato per niente esagerato , le maniche erano a tre quarti e il tessuto era di velluto leggero di colore nero che si aprivano appena arrivate ai gomiti per creare una specie di punta con dei decori dorati sui bordi , nei polsi aveva messo delle retine che si infilavano nel dito indice anche esse di colore nero, il busto era caratterizzato ai lati da un tessuto in velluto di colore rosso e al centro il tessuto nero era caratterizzato da dei lacci finti che si incrociavano per simulare il corsetto, la gonna era lunga fino ai piedi e la sottoveste le dava un leggero rigonfiamento per non sembrare troppo piatta ma neanche troppo pomposa ed era caratterizzata da un tessuto in velluto nero che circondava tutta la gonna tranne centrale che era caratterizzata dal tessuto rosso che già si trovava sul busto e i bordi che separavo il tessuto rosso centrale dal tessuto nero erano color oro. Essendo già abbastanza alta di suo , aveva deciso di indossare delle ballerine nere , caratterizzare da una piccola rosa rossa sul bordo della scollatura , al collo aveva deciso di mettersi un nastro nero di raso con un crocefisso come ciondolo, le unghie aveva deciso di smaltarsele di nero per dare un tocco più dark alle mani e come trucco aveva optato per un ombretto nero scintillante , le guance le aveva truccate leggermente di rosa pallido e il rossetto era un bel rosso scuro e , infine , aveva deciso di farsi fare da sua madre , nei capelli , una treccia orizzontale che richiamasse un cerchietto. Doveva ammettere che l’effetto gotico del suo costume era abbastanza bello , anche se non era proprio il genere di stile che le piaceva e quello non era proprio il genere di costume che aveva in mente di comprarsi per la festa. All’inizio aveva optato per un costume da egiziana , il classico abito in stile Cleopatra per intendersi , in quanto aveva tutte le intenzioni di riuscire a fare colpo su Atem. voleva che per tutta la sera non fosse capace di staccarle gli occhi di dosso , che la sua attenzione fosse solo su di lei e nessun’altra ragazza che sarebbe stata presente alla festa , ma era arrivata troppo tardi e tutti i costumi erano già stati acquistati e così si era trovata costretta a ripiegare sul classico ma anche in quel campo aveva intenzione di splendere più che mai e così , botta di fortuna , aveva trovato il costume che aveva addosso , un bell’abito da strega gotica, anche se , a dirla tutta, più che una strega sembrava una dama o una vampira , ma l’effetto era più o meno lo stesso. Naturalmente il vestito richiamava molto l’uso degli stivaletti con il tacco , ma Atem aveva almeno dieci centimetri di altezza in più di lei e non voleva rischiare di sembrare più alta di lui. Prima di testare l’espressione di Atem , aveva tutte le intenzioni di voler vedere le facce che avrebbero fatto Duke , Tristan e Bakura appena l’avrebbero vista conciata in quella maniera e sperava tanto che non fosse inquietante ai loro occhi. quando il clacson della macchina suonò , Tea prese la sua borsa e uscì.
Duke aveva deciso di andare a prendere prima Tristane poi Bakura e infine Tea che , come ogni ragazza , era sicurissimo che si sarebbe fatta aspettare. Come costume , Duke aveva optato per una semplice tunica nera con le maniche lunghe e un po’ tagliuzzate , il classico costume da Tristo Mietitore in pratica. Non aveva trovato niente di originale e così aveva ripiegato sul classico , Tristan invece aveva deciso di vestirsi da zombie. Il suo costume non erano altro che un vecchio paio di jeans strappati , macchiati di terra , e , in alcune parti , anche scuciti e con i bodi un po’ bruciacchiati , e una maglia verde anch’essa un po’ strappata , sporca di vernice rossa per dare l’effetto del sangue , un po’ strappata con i bordi fatti un po’ a brandelli per dare l’effetto di uno zombie appena uscito dalla terra. Ovviamente un costume così aveva bisogno di un trucco abbastanza inquietante e aveva deciso di mettersi il cerone bianco in faccia per dare l’effetto di un cadavere , di colorarsi occhi e bocca di nero e di mettersi delle lenti tutte bianche per dare l’impressione che i suoi occhi fossero quelli di un vero cadavere e Bakura aveva optato per il costume da fantasma. Era caratterizzato da una lunga tunica bianca lunga fino ai piedi con le maniche lunghe e larghe e leggermente strappata ai bordi , sulla testa andava messo una specie di cappuccio largo con i buchi per gli occhi , il naso e la bocca , lungo fino alle scapole e anche esso leggermente strappato ai bordi. Una volta finito di mettersi il costume , doveva confessare che più che un fantasma sembrava essere una specie di medusa gigante , ma non gli importava molto , il costume lo aveva scelto lui e gli piaceva così com’era anche se , con molta probabilità , il cappuccio preferiva tenerlo alzato per la scarsa visibilità. Non appena la porta si chiuse , i tre si girarono a  guardare e rimasero con gli occhi sbarrati e le bocche aperte , squadrando Tea dalla testa ai piedi e , insieme , esclamarono “ Oh Mio Dio “
Rimasero a fissarla per minuti interminabili , anche quando la ragazza salì in macchina. Dovevano proprio confessarlo , se non si fosse trattato di Tea , tutti e tre ci avrebbero sicuramente provato ,almeno una volta per uno visto che lei era una ed era praticamente impossibile che si potesse sdoppiare in tre parti
“ Allora , andiamo?”
Duke si svegliò dal sonno in cui era caduto e accese il motore della macchina “ Si , andiamo “ , cambiò la marcia e partirono alla volta della casa di Yugi e da lì sarebbero poi andati alla festa.
 
Joey era a casa sua a piagnucolare sul divano mentre guardava il grosso pacco che gli era arrivato per posta proprio da Duke , quell’imbroglione era riuscito a fregarlo con il bigliardino e adesso era costretto a farne le spese. Avevano deciso di fare una sfida a biliardino dopo la scuola e chi avrebbe perso , sarebbe stato costretto a pagare pegno e purtroppo la sorte aveva deciso che l’umiliazione toccasse a lui , come al solito. Era partito in vantaggio segnando due goal ma poi Duke era riuscito a piegarlo con tre goal a due e ora era disperato per ciò che gli sarebbe toccato fare , era convinto che non solo i suoi amici ma tutte le persone che lo avrebbero visto si sarebbero messe a ridere e lo avrebbero sfottuto per il resto della serata. Era proprio giù di morale ed era quasi deciso a non uscire di casa nonostante fosse Halloween e aveva supplicato Marik di venirlo a prendere. Aveva girato due giorni per trovare il costume tanto desiderato e adesso non poteva neanche sfruttarlo perché doveva pagare pegno. Inoltre Joey conosceva quasi tutti coloro che sarebbero andati alla festa e l’idea di presentarsi conciato in quella maniera era imbarazzante , non aveva intenzione di fare la figura dell’imbecille e di essere preso in giro da tutti. Per lui era una vera e propria umiliazione e già poteva vedere la faccia di Duke appena lo avrebbe visto ma ormai non poteva farci niente. Se non si fosse presentato con quel costume addosso , avrebbe dato a Duke la possibilità di umiliarlo accusandolo di essere un fifone ma se si fosse presentato sarebbe diventato lo zimbello della festa e sarebbe finito per non uscire più di casa per la vergogna , ma cosa poteva fare?! evidentemente il suo destino era quello di essere umiliato ovunque andasse , quindi non aveva scelta , doveva caricarsi di coraggio e presentarsi con quel costume addosso, l’importante era che Duke non lo costringesse a fare qualche cosa di ridicolo. Prese il pacco e lo portò in camera sua per infilarsi il costume.
 
Atem era piazzato dietro la porta della stanza di Yugi almeno da un ‘ ora o forse anche più e la cosa iniziava a dargli sui nervi. Per andare alla  festa in cui i suoi amici lo volevano trascinare , Yugi gli aveva comprato , senza che glielo avesse chiesto , un mantello da vampiro lungo fino ai piedi , tutto nero con il colletto rosso , ovviamente si era aspettato di peggio da uno come lui ma per fortuna si era trattenuto e in fondo un mantello poteva anche metterselo. Visto che ancora faceva caldo , aveva deciso di mettersi un paio di jeans neri , una camicia a maniche corte bianca e le scarpe di ginnastica. Forse , proprio per il fatto di non avere messo un costume chissà quanto complicato da indossare , gli sembrava che aspettare Yugi fosse una vera eternità. Sapeva che quando Yugi doveva prepararsi ci stava sempre mezz’ora piena ma sembrava che dalla sua stanza non volesse più uscire e tra poco sarebbero arrivati gli altri per andare alla festa e non gli andava di sentirli lamentare perché Yugi continuava a perdere tempo a sistemarsi. Bussò alla sua porta almeno tre volte “ Insomma , hai finito? Quanto hai intenzione di starci?!”
“ Un attimo…. “
“ Lo hai detto un’ora fa “
Era ormai ai limiti della sopportazione , se non fosse uscito subito da lì , lo avrebbe trascinato fuori dalla sua stanza a calci. Non era possibile che doveva sempre aspettare Yugi , impiegava mezz’ora per qualsiasi cosa e finiva sempre per ridursi all’ultimo minuto , era decisamente insopportabile. Al piano di sotto , le voci di Tristan , Duke , Bakura e Tea riecheggiarono nel soggiorno e Atem decise di mollare Yugi in camera sua e di andare dai suoi amici , almeno si sarebbe passato il tempo con loro mentre aspettavano anche Joey e Marik. Quando scese in cucina , la sua attenzione fu presa subito da Tea e il modo in cui era vestita. Era completamente diversa da come appariva di solito , era insolita , particolare , splendida. Certo , Tea era già carina di suo , ma vestita e truccata in quella maniera lo era ancora di più , soprattutto perché non era esagerata. Senza farsi notare da nessuno la fissò dalla testa ai piedi, quel vestito le stava benissimo, sembrava fatto apposta per lei e il trucco esaltava ancora di più i suoi bellissimo occhi azzurri , non riusciva a dare una spiegazione ma più la guardava più il suo cuore batteva.
 
Tea , con la coda dell’occhio , notò che Atem la stava guardando e il suo sguardo su di lei la metteva in agitazione , le faceva battere forte il cuore. Forse c’era riuscita a fare colpo su di lui , forse la stava guardando perché gli piaceva e questo non poteva non farla arrossire , ma se invece la guardava perché la trovava troppo esagerata? Se non gli piaceva per niente per il modo in cui era vestita e truccata? Che avesse fatto meglio a cercare un costume da egiziana? Forse , essendo stato un faraone dell’antico Egitto , il genere di ragazza che gli piaceva era proprio la classica nobile egiziana , con i capelli lunghi e intrecciati , con le corone sulla testa e quegli abiti tutti particolari. Era sicurissima che se si fosse vestita in quella maniera forse lo avrebbe colpito di più , altro che dama o strega gotica. Magari su Duke , Bakura e Tristan aveva potuto fare colpo , ma non su Atem.
“ Come sto?”
La voce di Yugi , alle spalle di Atem , richiamò l’attenzione di tutto il gruppo. Tutti lo guardarono dalla testa ai piedi, non ci potevano credere che si fosse vestito proprio in quella maniera. Che era fissato con quei film lo sapevano , ma che arrivasse perfino a conciarsi in quel modo non lo avrebbero mai creduto possibile. Fra tutti i costumi di Halloween che poteva comprarsi , aveva optato proprio per quello da Cavaliere Jedi , aveva una lunga mantella con maniche lunghe e larghe e cappuccio di colore nero lunga fino ai piedi , sotto aveva una maglia a giro collo rosso scuro , sopra la maglia aveva quella che sembrava essere una tunica nera incrociata che gli arrivava fino a metà coscia con delle maniche larghe che spuntavano dalle maniche della mantella e sopra le spalle aveva due fasce spesse e larghe in ecopelle di colore nero lucido che scendevano fino alla vita , alla stessa altezza della tunica,  sia davanti che dietro e il tutto era stretto in vita da quella che sembrava essere una cintura abbastanza larga e spessa di colore marrone scuro , il tutto era messo sopra a dei pantaloni color rosso scuro e aveva degli stivali neri lunghi appena sotto al ginocchio con delle rigature e aveva quello che sembrava essere un guanto nero in ecopelle nella mano destra “ Non posso crederci che ti sei vestito così “
“ Siamo ad Halloween e mi sono vestito da Anakin Skywalker. Che c’è di male ?! “ la saga cinematografica di Star Wars era , senza ombra di dubbio , la sua preferita. Quando era un bambino , aveva sempre immaginato di essere un Cavaliere Jedi e di poter pilotare una fichissima astronave spaziale o di combattere con una spada laser come facevano nei film , e il suo personaggio preferito era in assoluto Anakin Skywalker , il cavaliere Jedi che , da una trilogia all’altra cambiava da protagonista ad antagonista con il nome di Darth Fener. Aveva passato anni interi a cercare quel costume o qualsiasi altro vestito che ricordasse un Jedi ma gli era sempre andata male e invece stavolta c’era riuscito , non solo aveva beccato un costume da Jedi ma era addirittura il costume di Anakin Skywalker ed era ai limiti della felicità. All’inizio , non essendo convinto di riuscire a trovare il suo costume preferito , aveva deciso di optare per il costume da Dissennatore di Harry Potter o da pirata ma appena aveva visto quello di Star Wars non aveva resistito e lo aveva preso subito.
 
Marik ne aveva fin sopra i capelli di sentire i lamenti di Joey , per tutto il tragitto non aveva fatto altro che lamentarsi perché Duke lo aveva costretto a mettersi quel ridicolo costume che gli aveva spedito per posta a causa della loro scommessa e aveva finito per fargli quasi saltare i nervi e farlo pentire di aver accettato di andare a prenderlo a casa. All’inizio poteva capirlo , lo aveva visto spuntare conciato in quella maniera , ma dopo mezz’ora abbondante aveva iniziato a non farcela più e aveva quasi sfiorato l’idea di farlo scendere dalla macchina e di investirlo. Per fortuna erano arrivati e almeno per un po’ le sue orecchie potevano sostare dal sentire i piagnistei di Joey “ Scendi? “
Joey , furibondo , con le braccia incrociate e un espressione infastidita sulla faccia , esclamò fuori di sé “ NO!” era incavolato nero come una iena per colpa di Duke , adesso aveva davvero un motivo per picchiarlo e spedirlo all’ospedale. Vestirsi in quella maniera era una vera e propria umiliazione per uno come lui e se Duke avesse iniziato a ridere , esattamente come si aspettava che facesse , gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe ammazzato con le sue mani e alla festa ce lo avrebbe spedito con un calcio nel sedere per averlo costretto a fare una cosa simile
“ Avanti Joey , hai intenzione di fare così per tutta la sera?” in risposta da parte sua , ottenne solo un ringhio rabbioso come quello di un cane , tra l’altro sinonimo molto azzeccato per la situazione in cui il poveretto si trovava , ma così era troppo esagerato. Marik non ne poté più, sbuffò e scese dalla macchina facendo il giro e gli aprì lo sportello “ Fuori , avanti “
Di malavoglia , Joey fu costretto ad uscire dalla macchina e la fastidiosa risata di Duke lo fece irritare ancora di più di prima mentre tutto il resto del gruppo guardava Joey dalla testa ai piedi con delle espressioni allucinate. Il suo vestito non era altro che il costume da cane che Duke gli aveva fatto indossare la prima volta che si erano incontrati , dopo che aveva perso a Duel Monsters con lui , avevano tutti immaginato che Duke gli facesse qualche brutto tiro ma di certo non potevano immaginare che lo avesse costretto a indossare di nuovo quel vestito assurdo.
“ Allora hai deciso di indossarlo. Sai? Quasi temevo che non ti saresti fatto vivo per via del costume “ Duke non poteva più smetterla di ridere , per lui era troppo divertente , certo aveva perso la seconda parte della scommessa , ma ne valeva la pena per farsi quattro risate alla vista di Joey vestito da cane , l’ultima volta che glielo aveva fatto indossare era stata la sua sconfitta a Duel Monsters e adesso aveva di nuovo l’opportunità di farglielo mettere una seconda volta “ Sai che ti sta davvero bene?”
Joey era al limite della sopportazione , ancora un po’ e lo avrebbe picchiato a sangue , sentiva la voglia di ucciderlo avvampargli la faccia e fargli fumare il cervello , finché non resistette più e scoppiò ad urlare in preda alla vergogna “ Vediamo se ti diverti ancora , quando ti avrò pestato “
Tutti e due iniziarono a correre in cerchio intorno alla macchina di Marik , dando il via a una scena imbarazzante quanto idiota che costrinse gli altri a guardarli con delle espressioni incredule e snervate
 
Duke e Marik parcheggiarono davanti al cancello di quella che doveva essere la destinazione della festa ma , stranamente , tutto era deserto , non vi erano macchine parcheggiate nei dintorni il che era particolarmente strano, non si sentiva neanche musica provenire da oltre il cancello aperto. Tutto il gruppo iniziò a camminare verso la villa e il posto era letteralmente lugubre e spettrale , esattamente come Jimmy aveva detto a Joey , un posto adatto ad una festa di Halloween , magari troppo adatto , visto che il posto sembrava essere un inquietante cimitero , finto ma pur sempre cimitero. Lungo il sentiero vi erano delle lapidi finte con scritto Happy Halloween , dei cartelli avvolti da finte ragnatele con delle zucche dalle facce inquietanti e illuminate da candele poste sopra di essi , tutto intorno si sentivano dei versi di gufo e di pipistrelli simulati da degli altoparlanti nascosti li da qualche parte , una finta nebbia circondava tutto l’ambiente rendendolo molto realistico
Bakura , terrorizzato dalla panoramica generale del posto , esclamò tremando “ Sembra la location di un film dell’orrore “
Yugi , stringendosi istintivamente nella mantella , esclamò “ Mi associo…”
Atem continuava a guardarsi in torno , tutta quella calma gli sembrava fin troppo strana e poi non si sentiva musica provenire dalla casa per quanto si vedessero le luci a intermittenza multi color dai vetri , non c’erano persone che parlavano o che gridavano e tutto intorno regnava un silenzio tombale , decisamente strano per una festa. Le cose erano due: o erano in anticipo o non c’erano invitati sufficienti per iniziare , però la cosa non gli piaceva per niente , sentiva qualcosa di strano nell’aria e sperava solo che fosse l’atmosfera tetra del posto e nulla più. Appena si incamminarono verso la villa , il cancello alle loro spalle si chiuse di botto , con un sordo rumore metallico e tutti quanti si girarono di scatto terrorizzati
“ D’accordo , sarà meglio andare “
Tutto il gruppo arrivò alle scale della villa e tutto sembrava essere stato lasciato ad andare a male , il portone era praticamente logorato e il legno scricchiolava in maniera sinistra ma la cosa strana era che era socchiuso , di solito le porte dei locali o comunque di qualsiasi posto organizzasse una festa doveva essere aperto del tutto ma quella porta no. Atem la aprì lentamente con un rumore stridulo. Tutto il corridoio era illuminato dalle luci che provenivano dal grande salone in fondo , tutto era in perfetta atmosfera lugubre con crepe sui muri , tavoli con candele accese su cui erano riposte delle inquietanti bambole dalle facce sfregiate e i vestiti logori , delle inquietanti zucche erano poste sui pilastri e vi erano in giro delle bare con dentro dei finti scheletri , i lampadari , con dell’inquietante ragnatela finta , avevano ancora le candele accese. Il salone era grandissimo , le luci a intermittenza multi color erano accese e si muovevano seguendo il ritmo di una musica che non c’era e la console del Deejay era posta , accanto a delle casse immense , in cima a una rampa di scale con una moquette nera. Joey stava letteralmente rabbrividendo alla vista di quell’atmosfera orribile “ Alla faccia dei film dell’orrore. Qui sembra di essere sul set di Non entrate in quella casa “
“ Joey , ti prego, non iniziare con le citazioni dei film dell’orrore. Il luogo è già spettrale di suo “ Tea era abbastanza agitata di suo , come tutti gli altri , e ci mancavano solo le citazioni di Joey. L’ultima cosa che ci mancava per completare il quadro era che spuntassero fuori i mostri dei vari film. Ma perché ogni volta che decidevano di organizzare qualcosa andava sempre tutto a rotoli? Proprio non riusciva a spiegarselo.
Mentre erano fermi nel salone , intenti a  guardarsi intorno alla ricerca di una spiegazione logica per l’assenza di tutti gli altri invitati, dallo zaino di Bakura spuntò fuori una strana e abbagliante luce dorata “ Ma cosa….” tutti si girarono a guardare da dove provenisse la luce e quando Bakura aprì lo zaino e tirò fuori l’anello del millennio , si accorse che i pendoli dell’oggetto avevano iniziato a muoversi senza un senso logico e Bakura , in preda ai deliri di terrore , urlò e lanciò via l’anello per accovacciarsi dietro Tristan , anche lui decisamente terrorizzato nel notare la strana reazione dell’anello malefico “ Ma perché fa così ?!”
Bakura , tremante come una foglia e impressionato , esclamò “ Non lo so… non lo so e non voglio saperlo. L’ho sempre detto che quel coso è posseduto “ non era possibile , ma perché quel coso doveva sempre attivarsi nei momenti meno opportuni?! Se lo era portato dietro perché non si fidava a lasciarlo a casa incustodito non per prendersi qualche infarto. Ormai ne era quasi sicuro , la casa in cui erano finiti era stregata e lui non aveva intenzione di stare lì , voleva tornarsene a casa e intanarsi nella sua stanza il più in fretta possibile per circondarsi di tutte le zucche che aveva piazzato in camera sua. Improvvisamente , anche il Puzzle e la Barra si illuminarono , avevano uno scintillio strano , come se i tre oggetti percepissero qualcosa all’interno di quel posto “ Atem , per te cosa significa?” Marik non riusciva per niente a capire cosa fosse accaduto alla barra , da quando era nelle sue mani non aveva mai reagito in quella maniera , la sua attivazione era del tutto inspiegabile così come quella del puzzle e dell’anello.
Atem non era per niente tranquillo , aveva sospettato fin da subito che quel silenzio di tomba fosse strano e adesso aveva la conferma che quel posto non era per niente sicuro. Gli oggetti avevano percepito qualcosa , così come anche i suoi sensi “ Sarà meglio andarcene , il più in fretta possibile “
Tutti gli altri si guardarono e annuirono e si incamminarono per raggiungere la porta , la quale , però , si chiuse da sola , facendo scattare la serratura e chiudendoli tutti dentro quella villa. Una risata spettrale , proveniente dal nulla , riecheggiò nella stanza , seguita da un eco che amplificava ancora di più quella spettrale situazione in qui erano capitati. In una situazione normale , Atem avrebbe pensato a qualche scherzo di cattivo gusto da parte di qualcuno ma gli oggetti del millennio e la loro reazione improvvisa potevano presagire solo una cosa , erano finiti nel mezzo di una trappola. Atem , Yugi , Marik , Bakura e Joey , che da quando Aknadim aveva attaccato per la prima volta non osavano uscire di casa senza i dueling disk a portata di mano, li tirarono fuori dai loro zaini e li infilarono ai polsi attivandoli “ Va bene , Aknadim. Fatti vedere “
“ Si , sono d’accordo con il faraone. Esci fuori pazzoide che non sei altro “ Joey era furibondo , se davvero c’era dietro Aknadim come Atem pensava e come , con ogni probabilità , era sicuro esserci davvero lui dietro a tutto questo , quel pazzoide scappato dal manicomio aveva osato rovinare la festa non solo a loro ma anche a tutti gli altri invitati. Era sicurissimo che Aknadim avesse fatto qualcosa durante la festa e che avesse fatto scappare tutti via , il che spiegherebbe il desolamento e tutto ciò che c’era dentro lasciato allo sbaraglio. La consolle era montata , le luci erano accese , i tavoli con le bevande erano sottosopra , quella festa non era arrivata neanche a metà. Aknadim doveva aver combinato qualcosa , per forza.
Ad un tratto le luci si staccarono e al loro posto degli inquietanti fuochi fatui di colore blu sostituirono l’illuminazione iniziale creando un atmosfera pesante o oscura. Aknadim apparve davanti a loro , in cima le scale , e li guardò con un’espressione sinistra e inquietante. Aveva cercato per una settimana intera il modo migliore per tirarli tutti in trappola e alla fine aveva deciso di puntare sulla cosa più ovvia , la festa a cui Atem e quei marmocchi mortali avrebbero preso parte. Aveva causato un po’ di baraonda, era vero , ma gli serviva il luogo tutto per se e le altre persone erano del tutto d’intralcio al suo scopo. Aveva usato la magia per creare dei piccoli effetti sonori che facessero sembrare quella casa un luogo stregato. Era incredibile come quegli stupidi esseri mortali si spaventassero per poco , bastava così poco per piegarli e farli terrorizzare e di certo gli ologrammi del suo dueling disk avevano fatto tutto il resto. Non gli era servito altro che usare alcuni suoi semplici mostri per farli urlare tutti come dei bambini e fargli scappare via con la cosa tra le gambe e abbandonare la festa. Adesso la casa era tutta per se e per gli ospiti che stava aspettando “ Ciao , Atem. Spero che questa festa sia di tuo gradimento , perché il divertimento è appena iniziato “
 
 
nota dell'autrice
allora questo capitolo è stato un pò dissicile da scrivere quindi spero che il risultato vi piaccia. avrei volito aggiungere qualcosa in più sui pensieri di tea e atem ma non avevo molte idee a riguardo. spero che sia di vostro gradimento , quindi commentate più che potete

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Capitolo 14
*** la trappola ***


“ Cosa hai combinato in questo posto , Aknadim “ Atem era fuori di se dalla rabbia , non si era accorto di un bel niente in quell’arco di tempo. Aveva dovuto sospettare che quella calma era troppo strana per una festa , che c’era qualcosa che non quadrava come doveva e che forse stavano per incappare in una trappola. Avrebbe dovuto aspettarsi che Aknadim avrebbe pianificato qualcosa proprio ad Halloween , era più di un mese che non si faceva vivo e a causa di ciò aveva abbassato la guardia e anche più di quanto avesse dovuto fare ma quell’uomo era così imprevedibile che neanche lui sapeva con certezza cosa gli poteva frullare in testa , chi potesse essere colpito. Quel mostro l’aveva organizzata bene e adesso erano tutti in trappola senza sapere cosa aspettarsi da lui
Aknadim era soddisfatto del suo operato , era riuscito a intrappolare tutta la gang di Atem all’interno di quel posto e adesso aveva tre oggetti del millennio a sua disposizione e pronti per essere prelevati e portati dallo spirito che aspettava con impazienza di mettere le mani su di essi. Naturalmente sapeva che gli oggetti da soli non servivano a niente , per attivare il potere custodito al loro interno era necessario trovare la chiave di apertura dei sette oggetti , il sigillo , ma per il momento era necessario avere tutti e tre gli oggetti in possesso di quei mocciosi “ Ho solo fatto ciò che era necessario per rendere più confortevole questo posto e adatto alla vostra presenza “
Joey , che fin ora non aveva detto neanche una parola , avanzò di un passo per mettersi al fianco di Atem che , come tutti gli altri , osservava Aknadim con un espressione del tutto inferocita , gli rispose a tono “ Se sei qui per gli oggetti del millennio , sappi che la risposta è sempre la stessa. Scordateli “ ormai era una prassi che Aknadim arrivasse nei momenti meno opportuni e reclamasse gli oggetti del millennio come se fossero suoi per farci chissà quali follie. E poi gli piaceva tanto sapere cosa ci volesse fare di così importante con quegli affari , gli oggetti del millennio non avevano tutti questi fenomenali poteri mega potenti che potevano distruggere il mondo , e questo accanimento di Aknadim era davvero insopportabile “ E poi scusa , ma cosa diamine hai intenzione di farci con quegli affari?! Non mi sembra che abbiano chissà quale potere “
Tutti gli altri si stupirono dell’affermazione di Joey e per la prima volta realizzarono una cosa che gli era sempre sfuggita. Gli oggetti del millennio non erano potentissimi , avevano si e no le capacità che conoscevano e non riuscivano a spiegarsi quale fosse la ragione di questo suo attaccamento così importante a quegli oggetti “ Ha ragione Joey , cosa vuoi farci con esattezza?! Gli oggetti del millennio non hanno chissà quale utilità “ Tea aveva osato dire quelle parole vista l’evidenza dei fatti , Aknadim aveva creato gli oggetti del millennio per salvare il regno d’Egitto dando la possibilità di creare i giochi delle ombre ma più di questo non potevano fare , a me no che non ci fosse una ragione specifica dovuta a qualche follia di quell’essere senza scrupoli. Poi , però , ricordò una cosa che Atem aveva detto loro dopo il primo attacco di Aknadim. Che quell’essere sembrava essere in possesso di qualche potere sconosciuto datogli da chissà chi. Che fosse questa la ragione effettiva per cui voleva gli oggetti? Che Atem avesse avuto ragione e che il pericolo era effettivamente più grande di quanto pensavano? In fondo quelli di Atem erano stati solo dei sospetti infondati anche se , doveva ammettere , tutti loro ci avevano pensato su un bel po’ “ A meno che , tu non li voglia per qualcun altro “
A quelle parole , Marik ricollegò ciò che Ishizu gli aveva detto a riguardo dei vari tentativi di furto del libro e dello scontro che aveva ingaggiato con Aknadim dentro il santuario. Sua sorella gli aveva detto che c’era stato qualcosa di molto diverso rispetto alle altre volte , che quello spirito non era lo stesso che aveva attaccato nei mesi precedenti poiché si era sempre trattato di una misteriosa entità priva di volto mentre Aknadim si era materializzato nel suo vero aspetto. Ma certo , perché non ci aveva pensato prima. Aknadim era stato spinto da qualcun altro a prendere il libro , doveva per forza essere così “ Ma certo , adesso ho capito. Non eri tu che cercavi di rubare il libro a mia sorella , ma un’altra entità e tu hai finito l’opera “
Atem ascoltò quel discorso con molta attenzione e finalmente aveva la prova che ciò che sospettava era vero. Aknadim era davvero al servizio di un’entità misteriosa che agiva nell’ombra alle loro spalle. Tornò a concentrarsi su Aknadim , che teneva il volto basso , in ombra, come qualcuno che era appena stato smascherato e che non aveva il coraggio di reagire davanti l’evidenza “ Rispondi , è la verità? “
Era stato scoperto alla fine , tutto ciò che aveva fatto lo aveva portato a venire smascherato da Atem e i suoi amici. del resto loro non sapevano cosa davvero gli oggetti erano capaci di fare per davvero e quale fosse il loro effettivo potere il che era stato un vantaggio ma a quanto pare avevano dei sospetti su di lui , sospetti di cui non avevano prove necessarie per capire se era tutto vero ma questo non gli importava molto. Prima rise in silenzio, poi sempre più forte fino a sghignazzare del tutto “ Bravi , vedo che siete più intelligenti di quanto credessi. È vero io sono solo l’intermediario dietro a qualcosa di ben più grande “
“ Dicci per chi lavori ,  cosa vuoi farci con gli oggetti del millennio e con il libro“ Atem doveva per forza sapere chi era il mandante di tutto questo , chi aveva interesse a spedire Aknadim sulla terra per prendere di mira i suoi amici e rubare gli oggetti del millennio, chi c’era dietro a tutte quelle sparizioni misteriose che portavano la firma di Aknadim ma il marchio di qualcun altro e soprattutto perché aveva preso il libro di alchimia. Era sicuro che non era solo per gli incantesimi ma per qualche altra ragione che , forse , aveva a che fare con il Potere delle ombre. Doveva per forza sapere contro chi stava per davvero combattendo in modo da essere pronto a qualsiasi evenienza , ma Aknadim sembrava non voler parlare di questo , continuava a tenere gli occhi bassi come se si stesse prendendo gioco di lui “ Avanti , parla “
“ Fossi in te , nipotino … “ alzò di scatto lo sguardo , un espressione di follia e di crudeltà si stampò sulla sua faccia “ Mi preoccuperei di chi hai di fronte piuttosto di chi c’è dietro le quinte “ sollevò la mano e nel suo palmo apparve una luce dorata che si trasformò in una sfera d’oro che mostrò a tutti i presenti “ Lo riconosci , vero?”
Tutto il gruppo sbarrò gli occhi immediatamente appena focalizzarono l’oggetto che Aknadim teneva in mano e non potevano non avere un espressione sconvolta. Ciò che Aknadim teneva in mano era l’occhio del millennio, oggetto che era in possesso di Maximilian Pegasus o almeno così aveva detto Ishizu. Pegasus aveva riottenuto l’occhio la stessa notte in cui tutti loro avevano ottenuto i loro oggetti e come poteva essere possibile che Aknadim fosse in possesso dell’occhio. Atem aveva il sangue gelato per lo shock , se Aknadim aveva in mano l’occhio poteva significare solo una cosa, Pegasus era stato affrontato da Aknadim e da lui era stato sconfitto e privato dell’occhio del millennio. Ma cosa era accaduto dopo, doveva obbligatoriamente avere delle spiegazioni da parte sua “ Cosa hai fatto a Pegasus, come hai fatto a prendergli l’occhio “
Aknadim aveva un’espressione di sadica follia sulla faccia, sperava tanto che Atem gli facesse quella domanda , adesso gli avrebbe dato la dimostrazione che era lui l’essere la temere più di qualsiasi cosa “ L’ho costretto “
 
Pegasus era seduto nel suo ufficio , davanti alla scrivania del computer intento a controllare tutti i bilanci della sua azienda o almeno ci provava perché tutti i suoi pensieri erano concentrati sull’occhio del millennio , che gli era misteriosamente apparso quella notte di un mese fa proprio nella cavità oculare nella quale era stato piantato per la prima volta da Shadi , quando si era recato in Egitto la prima volta. dopo esserselo ritrovato al suo vecchio posto , l’occhio gli aveva mostrato delle visioni come il ritorno del faraone , i sette oggetti del millennio e un misterioso spirito avvolto nell’oscurità con degli inquietanti occhi rossi iniettati di sangue o almeno così gli appariva quell’essere senza forma e senza faccia. Era convinto che tutto si era concluso con il ritorno del faraone nell’al di la e la distruzione degli oggetti del millennio, ma a quanto sembrava non era tutto concluso come doveva essere , sembrava quasi che il destino avesse altri progetti in serbo per il faraone e tutti coloro che erano stati coinvolti con la sua lunga avventura sulla terra e l’apparizione dell’occhio ne era stata la prova evidente. Ishizu Ishtar gli aveva detto che tutti gli oggetti del millennio erano stati risvegliati a seguito di un rituale e che adesso tutti i loro erano nuovamente i custodi dei sette artefatti come era stato all’inizio e , visto ciò che poteva scatenarsi , aveva accettato di custodirlo di nuovo come aveva fatto per tre anni anche se non aveva idea di cosa poteva accadere da lì in avanti.
La luce all’edifico si staccò improvvisamente lasciando tutti gli uffici dell’azienda al buio totale. Come poteva essere una cosa simile se i sistemi elettrici erano stati controllati una settimana prima , e poi perché doveva accadere tutto proprio nel momento meno opportuno quando tutto l’ufficio era ancora deserto. era arrivato con un ora di anticipo per sistemare tutte le partiche e controllare i bilanci ma a quanto pare non aveva concluso niente. Prese la torcia e decise di andare nei piani inferiori dove vi era il servizio tecnico dell’azienda per andare a sistemare la corrente e purtroppo doveva anche usare le scale visto che gli ascensori non funzionavano. Se l’impianto si era nuovamente guastato , stavolta avrebbe licenziato per davvero la compagnia di assistenza tecnica che era venuta a sistemare l’impianto. Scese le scale lentamente , una ad una fino ad arrivare alla hall. Improvvisamente le luci si accesero e Pegasus trovò le guardie della sicurezza a terra , prive di sensi “ Ma cosa….” davanti a lui , a pochi metri , apparve dal nulla una misteriosa figura che si rivelò essere uno spirito. Un uomo con una lunga tunica bianca e lunghi capelli bianchi che gli coprivano metà del viso “ Chi sei tu e cosa vuoi?!”
“ Mi presento , Maximilian Pegasus. Il mio nome è Aknadim e sono qui perché tu hai qualcosa che mi appartiene. L’occhio del millennio “
Pegasus rimase sconvolto, uno spirito gli appariva davanti , come se niente fosse , e reclamava per se l’occhio del millennio come se gli appartenesse. Ma per quale ragione , cosa voleva farci con l’occhio. Non si fidava affatto di lui e di certo non gli avrebbe mai dato l’occhio “ Mi dispiace , ma questo oggetto non ti appartiene “
“ Immaginavo che lo avresti detto , per questo mi sono preparato….  “ al suo braccio apparve un dueling disk “ A duellare “
 
“ No….” Pegasus era stato sconfitto , tutti i suoi life points si erano azzerati e tutti i suoi ultimi mostri erano stati distrutti. Aknadim aveva avuto la meglio su di lui e i suoi potentissimi mostri Tune , che sparirono in schegge luminose portandosi via i suoi ultimi punti.
Cadde a terra, privo di forza fisica , incapace di reagire o di fare qualsiasi movimento. Aknadim , disattivò il dueling disk , soddisfatto per ciò che aveva appena concluso , la conquista del primo oggetto era stata molto più facile di quanto avesse potuto immaginare e adesso non gli restava altro che prendere il suo premio. Posò il piede sul petto di Pegasus , che lo guardava terrorizzato “ Adesso , avrò ciò che è mio “ posò le dita sull’occhio , incastrato dentro la sua cavità oculare e nonostante Pegasus cercasse di bloccargli il polso con le mani , usando le ultime e scarse forze che aveva , iniziò ad estrarre l’occhio facendo urlare l’uomo di dolore e mentre ciò avveniva rivoli di sangue gli scorrevano sul viso per l’estrazione forzata dell’oggetto. Lo stesso dolore che aveva sentito quando l’occhio era stato infilato nella sua cavità la prima volta , lo stesso dolore che aveva sentito la notte di un mese fa quando era riapparso , adesso lo stava sentendo di nuovo. Aknadim tirò fuori l’occhio e lo pulì con la sua tunica , dopo di che posò una mano sul petto di Pegasus e gli risucchiò le ultime energie che gli erano rimaste “ Grazie per la collaborazione “ dopo di che sparì , lasciando Pegasus inerme sul pavimento , privo di forze.
 
Tutto il gruppo era sconvolto , Aknadim non solo era riuscito a rubare il primo oggetto del millennio ma aveva addirittura fatto del male a Pegasus. Avevano sentito la notizia che Pegasus era finito in ospedale a seguito di un improvviso arresto cardiaco ma di certo non potevano immaginare che dietro ci fosse proprio Aknadim. Prima il libro di alchimia e adesso l’occhio del millennio , aveva iniziato a colpire e uno dei sete artefatti era nelle sue mani, Atem non poteva continuare a sopportare tutto quello che stava accadendo. Tutto ciò che era accaduto nel corso di quei tre anni , buona parte del suo destino si era compiuta soprattutto grazie a Pegasus. Quell’uomo gli aveva permesso , nonostante all’inizio non se ne fosse reso conto , di ritrovare le sue perdute memorie grazie alla creazione delle Tre Divinità Egizie. Gli doveva più di quanto potesse immaginare e non poteva sorvolare su ciò che Aknadim gli aveva fatto “ Questa me la pagherai molto cara , Aknadim “
Aknadim non stava aspettando altro che quel momento , poter finalmente avere l’occasione di affrontare Atem in un gioco delle ombre e potersi impossessare del puzzle e , soprattutto , poterlo fare fuori con le sue stesse mani “ Non aspetto altro “ adesso aveva la possibilità concreta di potersi sbarazzare di Atem e vendicarsi di tutte le umiliazioni , di tutte le sofferenze , di tutti i sacrifici che era stato costretto a sopportare per colpa della sua spregevole famiglia. Era lui che doveva governare l’Egitto non suo fratello , era suo figlio che doveva diventare il prossimo Faraone non suo nipote e dovevano essere loro a pagare per tutte le sofferenze della sua vita e della sua schiavitù nel regno delle ombre non lui e adesso ne aveva la possibilità, finalmente poteva vendicarsi e distruggere Atem con ogni mezzo possibile che si trovava all’interno del suo deck. Una lotta fra lui e Atem e nessun altro.
I due prepararono i dueling disck , pronti a combattere , quando , però , un terzo dueling disck venne acceso e Atem si trovò Joey al suo fianco “ Joey….”
“ Non ho intenzione di lasciarti affrontare da solo questo mostro “ Joey non avrebbe mai permesso che Atem affrontasse da solo Aknadim, aveva visto cosa era in grado di fare la prima volta che avevano avuto la sgradita possibilità di conoscerlo , aveva visto come aveva ridotto Bakura dopo il suo duello con lui , aveva sentito cosa aveva fatto a Marik e i suoi fratelli per rubare il libro e a Pegasus per impadronirsi dell’occhio del millennio. Era un avversario sleale e senza onore , pericoloso e disposto a tutto pur di vincere nonché assetato di vendetta verso Atem , vendetta che covava da ben 3000 anni e che , a quanto sembrava , lo aveva spinto a lavorare per uno spirito ben più pericoloso di lui del quale non aveva alcuna intenzione di rivelare nulla e non avrebbe mai lasciato che il suo migliore amico facesse una brutta fine per colpa di quel mostro. Atem lo aveva salvato tante , troppo volte , lo aveva tirato fuori dai guai in centinaia di occasioni , lo aveva protetto da pericoli fuori dal normale e adesso sentiva che doveva essere lui a guardargli le spalle , a proteggerlo da un pericolo nel quale stava rischiando di imbattersi. Atem era in grado di tirarsi fuori dai guai anche da solo , lo sapeva bene , ma Aknadim era spietato e ce l’aveva con lui e Joey non poteva stare a guardare mentre quel mostro gli tendeva qualche trappola.
 
Atem non poteva permettersi di vedere Joey coinvolto in un duello contro Aknadm, non era in grado di potercela fare contro Aknadim e non voleva vederlo fare una brutta fine per colpa sua. Si era promesso di non coinvolgere nessuno dei suoi amici in quella storia , dentro di lui era ancora nitido il terribile ricordo di edere tutti i suoi sacerdoti e amici morire per colpa di Zork , venire brutalmente uccisi sotto ai suoi occhi senza che lui potesse fare niente per salvarli. Il primo era stato Mahad , suicidatosi durante lo scontro con il Re dei ladri per poter rompere il sigillo dei suoi poteri e fondersi con il Mago Nero, per poterlo proteggere , poi era stato il turno di Karim , poi di Iside , Shimon , che era morto per evocare Exodia il proibito e infine Shada , che era mordo fulminato da Zork sotto i suoi occhi. Non aveva potuto fare altro che restare a guardare e non poteva permettersi di perdere anche Joey e gli altri “ Joey , ti prego…”
Ma Joey scosse la testa e lo guardò , leggeva chiaramente nei suoi occhi la sua determinazione e la sua ferma convinzione di volerlo aiutare a tutti i costi “ Se vuoi combattere , dovrai farlo insieme a me. E sai che quando prendo una decisione , nessuno mi fa tornare indietro “ poi si rivolse ad Aknadim, che dalla sua faccia si poteva chiaramente notare il suo disappunto e la rabbia per l’intromissione di Joey nel duello “ Ti è chiaro? se vuoi affrontare il mio amico , dovrai vedertela anche con me “
Atem non era d’accordo , ma si fidava di Joey e delle sue capacità e se fosse stato necessario gli avrebbe coperto le spalle a qualsiasi costo, non avrebbe permesso a quel mostro di fare del male al suo amico “ Sentito? ci affronterai insieme “
Joey si tolse il ridicolo costume da cane e lo scaraventò via così come Atem si sfilò il mantello da vampiro e si prepararono a combattere. Ma prima di poter fare qualsiasi cosa , era necessario che tutti i suoi amici andassero via , soprattutto Marik e Bakura poiché possedevano la barra e l’anello e almeno due oggetti dovevano essere messi al sicuro “ Ragazzi , andate via “ anche Joey si girò a guardarli e annuì per convincerli a lasciare quel posto e a scappare via per lasciare loro campo libero con Aknadim. Se dovevano affrontare un gioco delle ombre , era meglio se erano coinvolti solo loro due.
Tutto il gruppo scappò via tranne Tea , che rimase ferma  e immobile a guardare terrorizzata la scena. Non voleva scappare via e lasciare Atem a combattere da solo ma lo sguardo del Faraone non ammetteva repliche , doveva andarsene anche lei via di lì “ Sta attento…” Atem annuì e Tea scappò seguita da Marik e Bakura , che erano rimasti indietro per assicurarsi che anche lei se ne andasse.
Aknadim notò che tutto il gruppo stava tagliando la corda ,anche i due che possedevano gli altri oggetti del millennio. Dei mortali idioti non gli interessava ma di quei due lì , invece si “ Fermi voi due “ scagliò contro Marik e Bakura due sfere di energia oscura e i due ragazzi caddero a terra privi di sensi lasciando cadere anche i loro oggetti del millennio “ Marik… Bakura …” Atem e Joey corsero verso di loro. Nessuno dei due sembrava rispondere e i loro visi erano pallidissimi.
Joey si girò verso Aknadim , con un espressione allarmata sulla faccia “ Che cosa hai fatto ai nostri amici?!”
“ Niente , per ora…. Diciamo solo che li terrò qui per farvi compagnia “ non poteva permettersi che quei tre oggetti gli scappassero dalle mani , ne aveva bisogno assolutamente e se quei due marmocchi sparivano dalla faccia della terra la barra e l’anello sarebbero stati liberi dalla custodia mortale e sarebbero diventati suoi così come presto sarebbe diventato suo il puzzle del millennio “ Se volete che si riprendano , dovrete vincere il duello “
Atem era furibondo , Aknadim aveva deciso di giocare sporco mettendo a rischio la vita di Bakura e di Marik e sapeva anche perché. Gli oggetti erano vincolati a loro poiché custodi della barra e dell’anello e se fossero morti , gli oggetti non avrebbero avuto nessun possessore e Aknadim li avrebbe potuto manovrare a suo piacimento e questo non potevano permetterselo soprattutto perché si trattava dei loro amici. Atem prese l’anello e la barra e li consegnò a Joey , il quale infilò l’anello al collo e la barra nella cintura dei jeans per proteggerli “ Adesso sei riuscito a farmi arrabbiare. Preparati , perché non avrò pietà per te “
Aknadim non poté fare a meno di ridere per l’affermazione di suo nipote. Davvero pensava che lui e il suo patetico amico potevano tenergli testa? Si stava sbagliando di grosso e glielo avrebbe dimostrato con molto piacere “ Certo “
i tre caricarono i loro dueling disk ed esclamarono “ Combattiamo “
 
seto era nella sua stanza d’albergo , seduto al tavolo con le mani incrociate e un espressione molto seria sul viso mentre Mokuba , a letto , stava dormendo beatamente. Ormai era passata una settimana abbondante da quando Aknadim aveva attaccato e aveva quasi rischiato di uccidere Mokuba facendolo cadere dalla scogliera. Suo fratello aveva impiegato dei giorni per riuscire a riprendersi e quello scontro gli aveva fatto capire che Aknadim era disposto davvero a tutto pur di riuscire nel suo folle intento di sbarazzarsi di lui. aveva sottovalutato troppo il suo avversario e i folli deliri e purtroppo doveva ammettere che aveva bisogno più che mai dell’aiuto del faraone e dei suoi amici perdenti. Gli aveva detto di contattarlo solo se sarebbe stato necessario ma forse era il caso che fosse lui a mettersi in contatto con Atem il prima possibile. Ormai il torneo della Kaiba era quasi alle porte , mancavano solo due settimane all’apertura ufficiale , era tutto pronto per l’evento e non si sentiva per niente tranquillo. Atem gli aveva detto che Aknadim forse stava lavorando per qualche spirito di cui non conosceva l’identità e questo era abbastanza grave , per Seto combattere un nemico di cui si sa tutto ma non avere idea se un nemico ben più grande si nascondesse da qualche altra parte era come se delle nazioni  ingaggiassero una guerra contro una specifica nazione dove operano i nemici e non avere idea chiara se i nemici effettivi si nascondessero solamente dietro a quella nazione e invece operassero da tutt’altra parte per colpire quando qualcuno meno se lo aspetta ed era quello che stava accadendo a loro. Attaccavo Aknadim senza avere chiara l’idea se lui fosse solo la facciata operativa. Era sicuro che la storia della vendetta andava a braccetto con ben altri progetti. Magari ce l’aveva veramente con lui e voleva farlo fuori , nessuno lo metteva in dubbio , ma era sicurissimo che non era tutta li la questione ed era sicurissimo che il torneo sarebbe stato come i precedenti , un torneo all’apparenza normale per poi rivelarsi un pericolo per tutti ma stavolta era deciso a sguinzagliare tutte le norme di sicurezza possibili non solo perché c’era il Presidente , ma soprattutto perché non voleva avere brutte sorprese da parte di qualcuno poco raccomandabile o pericoloso. Gli inviti erano stati spediti a persone che Seto conosceva molto bene e che provenivano dall’interno degli Stati Uniti ma non era escluso che qualcuno potesse infiltrarsi e poi Aknadim era uno spirito , era capace di prendere il controllo su qualcuno. L’idea più ovvia , almeno secondo Mokuba , sarebbe quella di sospendere l’inaugurazione , ma Seto non voleva dare segni di debolezza a quel mostro e chiunque ci fosse dietro. Lui era Seto Kaiba, non si era mai piegato davanti a niente e nessuno , non si era mai tirato indietro scontri , da imprese economiche rischiose , da progetti all’apparenza impossibili da realizzare come Kaibaland e di certo non si sarebbe tirato indietro davanti a dei fanatici con le manie di vendetta e di distruzione di massa.
 
“ Dai , ancora una volta “ Duke incitò Tristan a dare ancora un’altra volta dei colpi di spalla al portone della villa.
Erano stati chiusi fuori dopo essere scappati via su incitazione di Atem e Joey ma Marik e Bakura erano rimasti dentro dopo essere stati colpiti da Aknadim e avevano intenzione di andare a tirarli fuori di lì oltre che di fare il tifo per i loro amici ma quelle dannate porte erano troppo spesse per essere aperte come se niente fosse e Tristan iniziò a provare dei forti dolori alla spalla tante che fu costretto a smettere di colpire la porta e , esasperato , si rivolse a Yugi “ Ehi Anakin Skywalker, per caso hai acquistato anche una spada laser oltre al costume? “
Il ragazzino lo guardò male ed esclamò “ Divertente , davvero … “ in realtà la situazione non era affatto divertente, Atem e Joey erano coinvolti in un gioco delle ombre e Marik e Bakura erano rimasti chiusi dentro , sicuramente nelle grinfie di quel mostro senza scrupoli , e loro non potevano neanche aprire la porta perché troppo dura e doveva confessare che una spada laser avrebbe sicuramente fatto comodo ma purtroppo la situazione era tutto fuorché fantascientifica , anche se a volte gli sembrava davvero di trovarsi sul set di un film di Michael Bey o George Lucas.
Tea era agitatissima , ormai erano chiusi fuori da una mezz’ora abbondante ma a lei sembrava di essere la fuori , al freddo , in quel posto desolato e inquietante da ore. Non aveva idea di cosa stava accadendo all’interno della villa , se i suoi amici stavano bene , se il duello era diventato pericoloso e se Atem era in difficoltà o no. il nervoso e l’agitazione la stavano logorando dall’interno , doveva assolutamente sapere cosa stava succedendo ma da fuori non si sentiva un bel niente, era come se fossero isolati da tutto ciò che stava accadendo. Aveva una gran voglia di prendere quella porta a calci , correre dentro e mettersi al fianco di Atem per aiutarlo. Si , al suo fianco c’era Joey , sapeva che era disposto a sacrificare la sua stessa vita per aiutare Atem a vincere lo scontro e farli andare tutti via di lì , ma erano da soli contro un avversario pericoloso che lottava al servizio di qualcuno ben peggiore di lui. Aknadim era riuscito a rubare l’occhio del millennio a Pegasus , aveva spedito Bakura in ospedale e si era impossessato del libro sconfiggendo Marik e rischiando di uccidere i suoi fratelli , e chissà cosa era capace di fare ad Atem. Aveva ribadito più volte l’idea di volerlo fare fuori , di ucciderlo per vendicarsi di vecchie questioni familiari lasciate in sospeso e aveva paura che riuscisse davvero nell’intento. Tea non poteva sopportare l’idea che ad Atem accadesse qualcosa di spiacevole, non voleva vederlo morire , perderlo di nuovo e anche definitivamente come era accaduto l’ultima volta. aveva sofferto quattro mesi la sua mancanza , aveva versato lacrime amare nella speranza di vederlo tornare di nuovo e finalmente il suo desiderio si era avverato, Atem era tornato e l’ultima cosa che voleva era che quel mostro riuscisse a fargli del male.
 
L’ennesimo attacco di Aknadim dimezzò nuovamente i life points di Atem , che scesero a 2500 , mentre quelli di Joey erano scesi a 1600 e quelli di Aknadim ammontavano a 2400. Era in netto vantaggio su di loro e grazie al suo deck assortito di demoni e zombie era difficile spuntarla. Avevano già perso due dei loro mostri più validi e le loro difese e trappole erano state disintegrate come se niente fosse mentre Scorpione millenario , i cui punti di attacco erano saliti a 3000, era ancora sul terreno ed era il mostro più potente sul campo di battaglia. Era incredibile che fosse riuscito ad evocare un mostro simile dal suo deck e loro si erano trovati costretti a battere sulla difensiva e a cercare di non farsi azzerare i life points. Per di più Marik e Bakura , ancora svenuti , avevano già perso una buona quantità di energia vitale e sembravano non essere sulla strada della ripresa , anzi erano ancora più pallidi di prima. Joey , con il sudore sulla fronte per la preoccupazione che aveva nel vedere come si stavano mettendo le cose per loro nonostante fossero ancora agli inizi , esclamò , asciugandosi la fronte con il polso “ Maledizione , è più difficile del previsto “
E con le carte che mi ritrovo in mano non credo che si potrà fare molto. Fra tutti e tre , sono quello messo peggio e se , malauguratamente , quel pazzoide mi prende di mira e mi attacca sono fregato. Spero almeno che il faraone abbia un piano efficace o una buona difesa , perché io non posso fare niente di utile per aiutarlo
 
Atem era sempre più agitato , Joey aveva perso più life points di lui , Bakura e Marik erano in condizioni pietose e Aknadim era in vantaggio su tutti e due e quel dannato mostro aveva raggiunto 3000 punti di attacco. A questo punto non cerano molte possibilità di spuntarla. Non aveva carte utili in mano, solo due stupide carte magia che non servivano a niente ma non poteva arrendersi , doveva continuare a lottare qualsiasi cosa fosse accaduta “ Tocca a me “ pescò una carta dal deck e la osservò. Purtroppo si trattava di Gaia il cavaliere , un mostro che poteva essere evocato solo tramite due tributi e lui non aveva neanche un mostro da giocare
Oh no , come faccio adesso. Non posso fare nessuna mossa per questo turno e sono letteralmente scoperto a un attacco diretto. Se quel mostro mi attacca perderò il duello e il puzzle , ma che scelta ho
Sospirò rassegnato e aggiunse la carta a quelle che teneva in mano “ Sono costretto a passare il turno “
Joey lo guardò allarmato , neanche lui aveva delle buone carte in mano e a giudicare dalla sua faccia sembrava anche essere in una grossa difficoltà. Il duello stava procedendo davvero molto male
 
Aknadim stava scrutando le facce dei suoi avversari e notava che vi era un alone di insicurezza e difficoltà nei loro occhi. Evidentemente dovevano essere in guai molto seri per avere quelle espressioni , soprattutto vedere la faccia di Atem gli provocava un senso di soddisfazione assoluta. Il grande faraone Atem in difficoltà , era uno spettacolo davvero meraviglioso “ Che ti succede , Atem, sembri in difficoltà. Hai bisogno di qualche minuto per organizzarti le idee o vuoi arrenderti? “
Atem non sopportava affatto l’ironia di Aknadim , quell’uomo riusciva a fargli perdere la pazienza come pochi “ Preferisco morire piuttosto che arrendermi “
Aknadim fece un sorriso sinistro
Tranquillo , presto ti accontenterò
 
Joey  osservava l’espressione di Aknadim e non gli piaceva per niente , stava tramando qualcosa e glielo leggeva negli occhi. Era necessario mettere fine a quel duello a qualsiasi costo e con qualunque strategia possibile prima che quel pazzo di Aknadim si inventasse qualcosa di pericoloso per entrambi “ D’accordo , tocca a me “
E speriamo che sia la mia mano fortunata perché le carte che ho fanno schifo
Mise le dita sul deck e , con un lungo respiro , tirò fuori una carta. Aveva stretto gli occhi più forte che poteva , sperando con tutto il cuore che i suoi santi protettori non lo avessero abbandonato e gli avessero fatto qualche grazie divina per tirarsi fuori da quel grosso problema che portava il nome di Aknadim. Aprì gli occhi e si portò la carta davanti agli occhi , sperando che fosse la carta che aspettava di avere. Sbarrò gli occhi , era proprio la carta che aspettava , Gilford il fulmine.
Evviva , ho pescato Gilford. Però c’è un problemino. Posso sacrificare tre mostri per evocarlo e in mano mi ritrovo ad avere Cucciolo di drago , Stregone del tempo e Kunai con catena. Evidentemente i santi del cielo devono odiarmi per farmi scherzi del genere. Mai un mostro forte che possa evocare subito. Cucciolo di drago e Stregone del tempo possono essermi utili solo se pesco Drago millenario e purtroppo non ce l’ho. Ma si dai, tanto cosa ho da perdere
“ Metto sul terreno Cucciolo di drago in posizione di difesa e due carte coperte e con questo passo “
Almeno ho la possibilità di proteggere sia me che Atem con queste carte coperte. Spero almeno di poter guadagnare tempo sufficiente per avere tre mostri sul terreno
 
“ Siete pietosi “ Aknadim pescò una carta dal deck e l’aggiunse a quelle che aveva in mano , aveva pescato una buona carta ma per il momento aveva intenzione di sfruttare Scorpione del millennio finche ne aveva la possibilità. Ma chi attaccare per primo?! Quel patetico biondino con la bocca larga aveva sul terreno un misero draghetto che non farebbe paura neanche a un bambino e due ridicole carte coperte , mentre Atem non aveva ne mostri ne carte coperte ed era una preda troppo facile da abbattere. Ma si , perché non togliersi subito il pensiero e farlo fuori , tanto non poteva neanche difendersi “ Scorpione del millennio, sferra un attacco diretto ai life points di Atem e distruggilo “
Il mostro partì all’attacco e Atem , istintivamente , si coprì la faccia con il braccio, per proteggersi dal mostro che lo stava per attaccare. Ormai era quasi vicino a lui e sentiva lo spostamento d’aria del mostro che si stava per abbattere su di lui. Un verso stridulo , proveniente a pochi millimetri dalla sua testa , lo costrinse a guardare. Il mostro era immobile , fermo su di lui con le fauci spalancate.
Aknadim aveva una faccia sconvolta , il suo mostro avrebbe dovuto distruggere Atem e azzerare i suoi life points e invece si era fermato senza concludere l’attacco. Girò lo sguardo verso Joey , il quale aveva davanti una carta scoperta. Kunai con catena. Non poteva crederci , quel pidocchio , amico di Atem ,  bloccato il suo attacco “ Impossibile…”
“ Sorpreso , vero? Ti presento Kunai con catena, imbecille. Questa carta costringe il tuo mostro a bloccare immediatamente il suo attacco e a passare in posizione di difesa “
Atem girò lo sguardo per guardare Joey. Aveva sacrificato una carta coperta che poteva essergli utile per proteggere lui da un attacco diretto “ Ma , Joey…” ma la faccia di Joey non ammetteva repliche di nessun tipo , leggeva chiaramente nei suoi occhi che ciò che aveva fatto , l’aveva fatto convinto delle sue scelte “ Grazie.. “
Il mostro venne trascinato dalle catene della carta in posizione di difesa dalla parte di terreno di Aknadim , il quale aveva un espressione inferocita sulla faccia. Questa proprio non l’aveva sopportata , nessuno poteva intromettersi nei suoi affari e passarla liscia, quel ragazzino aveva osato interrompere il suo attacco e salvare Atem da una fine che non poteva rimandare a lungo. Doveva fargliela pagare molto cara per quella mossa a sorpresa che gli aveva rifilato “ Questa me la pagherai molto cara , Wheeler “
“ Si certo , come no “ Joey lo stava sfottendo alla grande e anche gratuitamente. Quel pallone gonfiato fuori di testa non aveva ben chiaro con chi aveva a che fare. Joey non era il tipo di persona che lasciava un amico in difficoltà , soprattutto se quell’amico era il faraone. Centinaia di volte gli aveva parato le spalle , si era fatto in quattro per aiutarlo e lui si era ripromesso di fare la stessa cosa e adesso aveva la possibilità di potersi sdebitare con lui in quel duello. Non avrebbe mai permesso ad Aknadim di toccare uno solo dei suoi amici “ Adesso , però , è il mio turno “ pescò una carta dal deck e la girò verso di sé per guardarla e quasi gli mancò il respiro. Adesso avevano la possibilità di poterla spuntare , quella carta gli ci voleva proprio “ Bene , gioco questa carta , vale a dire Anfora dell’avidità “ la carta apparve sul terreno di gioco e si illuminò “ Questa carta mi consente di pescare due carte dal mio deck “ pescò due carte e , con sua somma gioia , poté finalmente trovarsi in mano due carte che gli potevano essere molto utili “ Dopo di che , voglio attivare questa carta. Dadi del teschio “
Aknadim osservò quella carta con un espressione allucinata. Che razza di carta era ?! non l’aveva mai sentita prima “ Che assurdità è quella cosa?!”
Joey scoppiò a ridere “ Davvero non lo sai? Questa carta sottrae punti di attacco e difesa dei mostri avversari , e questi punti sono pari al numero che esce dai dadi “ nel momento in cui Joey attivò la carta , un dado spuntò fuori dalla carta e iniziò a roteare sul terreno di gioco
Bene , se voglio ridurre i punti di attacco di quello scorpione del cavolo , deve uscire almeno un 6. Altrimenti non potrò usare la mia strategia di gioco
 
Joey ha fatto una grande rimonta , se quei dadi segnano un punto più alto di 4 abbiamo qualche possibilità di potercela fare a sconfiggerlo. Spero solo che abbia una valida strategia di gioco o sarà tutto inutile
 
Tutti e tre osservavano quel dado girare sempre più lentamente con un groppo in gola. Atem e Joey speravano in un punteggio alto ma Aknadim , di contro , sperava in un punteggio basso. Forse aveva fatto male a non usare le carte che aveva in mano quando e aveva avuto la possibilità , adesso la sua strategia nascosta dietro a Scorpione del millennio poteva ritorcerglisi contro e mandare tutto all’aria. Doveva uscire un punteggio basso o sarebbe stata la fine per lui.
Il dado iniziò ad andare sempre più lento , ormai stava per fermarsi e i numeri in successione che venivano mostrati iniziarono a far salire la tensione. Quel dado poteva cambiare le sorti del duello in base al risultato che sarebbe venuto fuori e ognuno sperava in un punteggio a proprio favore per cambiare quello scontro. Ormai c’erano quasi , il dado si stava fermando. Atem girò lo sguardo per non guardare e Joey , in preda alle crisi di nervi , iniziò ad avere dei tic nervosi alle mani mentre il suo cuore iniziò a battere sempre più forte, fino a fargli salire la nausea. Quegli istanti sembravano interminabili per tutti , era come se il tempo non volesse scorrere e la tensione si poteva tagliare con un coltello. Finalmente il dado si fermò sul numero…6. Era uscito il 6 , come Joey aveva sperato che accadesse “ Evvai , è uscito 6 “ Atem tirò un sospiro di sollievo , adesso il duello era a loro favore , ma Joey sapeva che ancora il bello doveva venire , perché per mettere in atto la sua strategia era necessario rischiare ancora molto. i punti di attacco dello scorpione scesero a 2400 , molto più bassi dei 3000 di prima “ Bene , ma ancora non ho finito. Adesso attivo la mia carta coperta. Stregone del tempo “
Atem , da un espressione allegra passò a un espressione allucinata. Ma che diamine stava combinando quel idiota?! La fortuna aveva sorriso loro una volta , sperava davvero che accadesse una seconda volta? stregone del tempo era azzardata come carta e loro avevano già rischiato molto, soprattutto Joey perché se la lancetta di quell’orologio si fosse fermata sul teschio a rimetterci lo scontro sarebbe stato lui e non solo , perché o Bakura o Marik sarebbe morto per un errore simile “ Joey , sei per caso impazzito? “
Ma joey non lo stava neanche ascoltando , era concentrato a voler attivare a tutti i costi il potere della carta. Aveva capito che il suo obbiettivo era quello di evocare Drago millenario ma così andava a finire male per tutti.
Joey sapeva che era rischioso , ma non avevano scelta. Era ancora il suo turno e aveva intenzione di voler sfruttare al massimo quell’occasione che gli si era presentata. Non sapeva cos fosse accaduto da quel momento in poi , ma era necessario evocare quella carta e usarla “ Vai , Stregone del tempo. Attiva l’orologio del destino “
L’orologio iniziò a girare e la lancetta girava intorno ai teschi  alle torri. Aknadim sapeva che quel babbeo di Joey stava architettando qualcosa e sperava tanto che la lancetta di quello stupido orologio finisse sul teschio così da mettere la parola fine a quella assurdità. Aveva già perso troppo tempo dietro a quei bambini e a suo nipote e il suo padrone non era un individuo paziente. Se non gli avesse portato il puzzle sarebbero stati guai , ma non poteva manovrare quell’orologio a suo piacimento. Doveva per forza stare a guardare e sperare che il piano di Joey , qualunque fosse , andasse in frantumi. La lancetta continuava il suo corso , teschio , torre , eschio , torre. Girava e rigirava , iniziando a muoversi sempre più lentamente. Aveva superato una torre e adesso era di nuovo ad un teschio. Sapevano che stava per fermarsi e la lancetta era arrivata al teschio. Era ferma lì , sul teschio , e se avesse scattato il gong significava che avevano perso lo scontro. La lancetta , che sembrava essere ferma sul teschio. Scattò sulla torre e riecheggiò il gong finale “ Si “ dei movimenti ondulatori andarono a colpire Cucciolo di drago che , iniziò ad evolversi e a ingrandirsi sempre di più. c’era riuscito, c’era davvero riuscito. Il suo piano aveva funzionato e il cucciolo si era trasformato in un colossale drago con 3000 punti di attacco.
 Aknadim era sconvolto , quei marmocchi erano riusciti a evocare un mostro simile “ No …. Impossibile….”
“ E invece si. Vai Drago millenario. Fai fuori quel mostro e Aknadim” il drago sputò una palla di fuoco così potente che spazzò via Scorpione del millennio e i punti di attacco di Aknadim si azzerarono.
I mostri sparirono e i dueling disck si disattivarono e Aknadim cadde in ginocchio, con lo sguardo basso , rivolto al pavimento senza avere coraggio di alzare gli occhi “ No … non è possibile….”
Atem e Joey corsero verso Maik e Bakura , che , nel frattempo , si stavano riprendendo dalla stanchezza  e cercavano di rialzarsi.
Aknadim non poteva sopportare che quei marmocchi si rimettessero in piedi e che andassero via e soprattutto non poteva sopportare un’altra umiliazione da parte di Atem e dei suoi squallidi amici , voleva dargli una lezione , fargli capire che ci giocava con Aknadim giocava con il fuoco e che non poteva passarla liscia. Lo odiava con tutto il suo cuore , voleva ucciderlo con le sue stesse mani , subito, vendicarsi di tutte le umiliazioni che aveva subito prima e che continuava a subire. Nella sua mano si materializzò un pugnale e si rialzò , con gli occhi spiritati , iniettati di sangue e di desiderio di vendetta. Stavolta niente gli avrebbe impedito di esaudire e soddisfare la sua sete di sangue.
Joey stava cercando di aiutare Bakura a camminare quando notò , con la coda dell’occhio che Aknadim si era rialzato e che in mano teneva qualcosa che luccicava, la lama di un pugnale. Stava guardando in direzione di Atem , che nel frattempo era voltato di spalle e stava cercando di aiutare Marik a rialzarsi da terra.
Aknadim non aveva intenzione di farsi scappare l’opportunità che gli si era venuta a creare, stavolta di Atem non sarebbe rimasto altro che un ricordo negli occhi dei suoi amici. prese la mira e , velocemente , lanciò il pugnale in direzione di suo nipote.
Atem , dopo aver aiutato Marik a rialzarsi si girò verso Aknadim , per controllare se quell’uomo era ancora lì o era sparito. Fu solo questione di pochi istanti quando il pugnale trafisse il tessuto bianco e causò una profonda ferita che squarciò la pelle , macchiando il tessuto di sangue. Tutto ciò che Atem poté fare fu solo quella di sbarrare gli occhi e bloccare il suo respiro , perché il sangue nelle vene gli si era gelato così come si era gelato anche agli altri.


nota dell'autrice
salve a tutti
allora questo capitolo è stato un pò duro da " partorire " ma alla fine cel'ho fatta.
allora Pegasus ha perso l'occhio del millennio, abbiamo la citazione di un misterioso sigillo ( CHissà cosa sarà ) e , a quanto pare , anche un tentato omicidio da parte di Aknadim. secondo voi cosa succederà? 
se vi è piaciuto commentante , commentate , commentate

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Capitolo 15
*** Il sigillo ***


Joey era coricato nel letto dell’ospedale , ancora sotto l’anestesia dell’operazione che i medici erano stati costretti a fargli d’urgenza dopo che lo avevano portato di corsa in ospedale. Atem era seduto nella sala d’aspetto ed era ancora sconvolto. Era avvenuto tutto così velocemente che non aveva avuto il tempo di capire cosa stava succedendo. Si era voltato per controllare che Aknadin fosse andata via quando , nell’arco di due secondi , si era trovato Joey prima davanti ai suoi occhi e subito dopo a terra , in preda al dolore , con un pugnale nello stomaco e la maglia macchiata di sangue. Non aveva avuto il tempo di fare un bel niente , solo restare fermo con gli occhi sbarrati a guardare quella scena che si era creata in pochissimi istanti. Joey gli aveva fatto da scudo per impedire che quel pugnale lo ferisse e adesso c’era il suo amico in quel letto , sotto anestesia e una flebo nel braccio. Per non fare preoccupare la madre di Joey e soprattutto Serenity , Tea aveva detto loro che Joey aveva avuto una discussione con un gruppo di teppisti e che uno di loro , ubriaco , lo aveva aggredito e per fortuna ci avevano creduto. Se solo avesse fatto più attenzione e non avesse abbassato la guardia , forse Joey non sarebbe mai finito in quelle condizioni e Aknadin non avrebbe mai cercato di uccidere nessuno. Ma perché dovevano essere sempre i suoi amici a fare le spese di tutto ciò che succedeva?! Per fortuna il pugnale non aveva causato danni gravi o lacerato organi interni , ma il medico aveva detto che Joey era molto fortunato ad essere vivo. Ormai era chiaro che quella storia doveva finire subito, nessuno dei suoi amici doveva più immischiarsi, la cosa stava diventando troppo pericolosa.
 
Tea era uscita dalla stanza di Joey e aveva visto Atem da solo , seduto su una delle sedie della sala d’aspetto e dalla sua faccia era evidente che era rimasto sconvolto da ciò che era successo a Joey per colpa di Aknadim. Quando tutti loro avevano visto Joey sorretto sia da Marik che da Bakura e quest’ultimo tenere un panno bagnato su una ferita sanguinante nello stomaco di Joey erano rimasti tutti sconvolti. Avevano immaginato che Aknadim architettasse qualcosa ma non che avesse in mente di uccidere qualcuno e tutti avevano capito che il bersaglio era stato Atem perché aveva una faccia che faceva paura. Era molto preoccupato , glielo leggeva chiaro negli occhi, suo zio aveva fatto una cosa orribile e Tea immaginava che Atem si stava dando sicuramente la colpa per quanto successo. Ormai lo conosceva molto bene ma fare così non avrebbe aiutato Joey a rimettersi. Gli si avvicinò e si sedette accanto a lui , guardandolo in faccia e gli mise una mano sulla spalla “ Atem… “
“ Sto bene , non preoccuparti “ sapeva che Tea era venuta da lui perché gli aveva letto chiaro in faccia cosa gli passava per la testa e immaginava anche che avrebbe sicuramente fatto uno dei suoi discorsi consolatori ma per quanto voleva starsene da solo per i fatti suoi non aveva il coraggio di mandarla via
Atem continuava a guardare nel vuoto , non stava per niente bene e si vedeva anche a un miglio di distanza e proprio non riusciva a capire perché doveva fare sempre così, preferiva tenersi tutto dentro anziché sfogarsi con qualcuno. Vederlo in quello stato , vederlo darsi la colpa per ciò che Aknadin aveva fatto a Joey , le causava una morsa al cuore. Sembrava non voler affatto capire che niente di tutto quello che accadeva era colpa sua, sembrava voler a tutti i costi ignorare che quello che facevano , le loro azioni , le loro decisioni, erano fatte da parte loro per aiutarlo. Bakura aveva spiegato loro cosa Aknadin aveva cercato di fare e che Joey , per proteggere Atem , gli aveva fatto da scudo ed era accaduto tutto così velocemente che neanche lui e Marik erano riusciti a rendersi conto di ciò che Aknadin stava per fare e di certo non davano la colpa ad Atem. Tea conosceva molto bene Joey , sapeva che era disposto a qualsiasi cosa per proteggere i suoi amici, anche a farsi uccidere e quel gesto ne era stata la prova concreta e non era giusto che lui si assumesse colpe che non aveva. Istintivamente , come se niente fosse, gli strinse una mano.
Atem alzò lo sguardo verso di lei , di scatto, puntando i suoi occhi in quelli di Tea. Di tutti i gesti quello era l’unico gesto che mai si sarebbe aspettato che la ragazza facesse. Gli stava stringendo una mano e questo bastò a fargli battere forte il cuore , a fargli diventare il respiro irregolare. Continuava a tenere gli occhi fissi nei suoi e , istintivamente , le strinse a sua volta la mano. un turbine di pensieri gli attraversavano la mente, pensieri che non avrebbe mai pensato di avere. C'era qualcosa in quel momento che li circondava; sentiva che quegli occhi erano come una calamita. Poi una sensazione strana; un desiderio che veniva da dentro e che bruciava come fuoco ardente... L'istinto era di poggiare le labbra sulle sue e di baciarla. Sì, aveva una gran voglia di baciarla e ne ignorava il motivo
 
Tea sentiva le guance in fiamme , la stretta della mano di Atem sulla sua le aveva procurato una sensazione di calore che le si stava spargendo per tutto il corpo e i suoi occhi ametista , puntati dritti nei suoi , le facevano battere forte il cuore , sentiva una strana morsa nello stomaco. Sentiva di dover staccare lo sguardo ma era come incatenata ad un incantesimo e se non avesse controllato le sue emozioni , i suoi sentimenti , avrebbe sicuramente commesso una follia , la follia di baciarlo. Perché si , voleva baciarlo , più di qualsiasi altra cosa voleva baciarlo e fargli capire quanto era innamorata di lui. Si , si era innamorata di lui, fin da subito, fin dalla prima volta che si era manifestata la sua presenza , dalla prima volta che l’aveva difesa da quell’uomo che voleva molestarla in quel magazzino. Aveva capito di essersi innamorata di lui con ogni certezza dopo la sua partenza , non aveva idea se i suoi sentimenti erano trapelati anche agli occhi di tutti gli altri , ma era così, si era innamorata di Atem e la sola cosa che voleva , che sperava , che desiderava con tutto il suo cuore era che anche lui fosse innamorato di lei.
 
Aknadim era furibondo per quanto successo poco prima. Per colpa di Joey Wheeler aveva mancato il bersaglio e adesso , al posto di suo nipote , c’era quel marmocchio insignificante. Si era messo nel mezzo per proteggere Atem e la sola occasione che aveva avuto in quel momento per ucciderlo era svanita nel nulla, si era disintegrata perché quel mortale si era messo nel mezzo. Ma nonostante tutto aveva avuto un po’ di soddisfazione , in fondo l’aveva pagata per essersi messo in mezzo a un duello che non lo riguardava e ne aveva fatto le spese, così facendo Atem aveva anche avuto una sana dimostrazione che tutto ciò che gli aveva detto, tutte le sue minacce non erano poi così vuote , aveva avuto la conferma che faceva sul serio e che , preso o tardi , lo avrebbe ucciso per davvero. Certo, visto come si erano messe le cose , immaginava che prima doveva fare fuori tutti i suoi amici e Joey involontariamente gli aveva dato la possibilità di iniziare da lui, ma il suo unico obbiettivo rimaneva Atem e presto o tardi gli avrebbe strappato via quella miserabile vita che gli avevano dato per tornare sulla terra.
Una voce tetra e profonda riecheggiò all’interno della villa  “ Allora?”
Aknadim sapeva che era la voce dello spirito,  non aveva idea da dove provenisse ma doveva essere riuscito a trovare un modo per mettersi in contatto con lui dal regno delle ombre “ Non ho preso gli oggetti , ma….”
“STUPIDO…. Necessito di quegli oggetti prima di mettere le mani sul Sigillo “ non era possibile che Aknadin avesse fallito una missione così banale come quella di sottrarre il puzzle ad Atem e gli altri due oggetti del millennio. Ne aveva conquistato uno su sette e ancora non aveva traccia del Sigillo, era importante tanto quanto i sette artefatti e senza di esso non poteva liberare le forze custodite negli oggetti. Sembrava che gli egizi fossero riusciti a nasconderlo molto bene tra le sabbie del deserto e le sue ricerche non avevano portato buoni frutti. Aknadin era un incompetente, non solo si era fatto scappare un’opportunità come quella ma non era neanche in grado di trovare il Sigillo nonostante fosse stato lui a generarlo. Evidentemente i mortali avevano ragione quando dicevano che chi opera da solo riesce a fare meglio di chi serve , ma era confinato in quel luogo e non aveva molte energie per uscire dal regno delle ombre “ Sei una delusione “
“ Chiedo perdono. Saprò rimediare a breve per la mia mancanza “
“NO! sarò io che dovrò rimediare. Ho già in mente cosa fare , tu devi occuparti di rintracciare il Sigillo ovunque si trovi. Setaccia ogni angolo di deserto, controlla ogni rudere presente in Egitto ma trovalo. È un ordine “
La voce si zittì di colpo e Aknadin non poté non provare un senso di oppressione. Quell’essere lo trattava come se fosse il suo schiavo, un cane da comandare  a bacchetta ma presto avrebbe capito chi davvero era Aknadin. Non ne poteva più di stare ai suoi comandi , a obbedire a ogni ordine che gli veniva impartito, non doveva fare altro che aspettare di avere gli oggetti del millennio tutti per se e poi avrebbe usato il loro potere per sbarazzarsi di quell’essere. Non aveva più intenzione di servirlo e di non essere ricompensato per gli sforzi che era obbligato a fare , se avrebbe preso quegli oggetti , l’avrebbe fatto solo per se. Ma per il momento era costretto a servirlo e non poteva scappare , ma non appena avrebbe messo le mani sui sette artefatti e sul Sigillo, le cose sarebbero cambiate.
 
Shadi era in piedi , sopra la scala alle spalle di Aknadin. Aveva percepito da tempo che qualcosa aveva creato delle interferenze nell’equilibrio del creato e da quando era tornato sulla terra e in possesso della chiave e della bilancia del millennio si era messo subito alla ricerca del responsabile e aveva trovato Aknadin. Quell’uomo era riuscito a tornare indietro dal regno delle ombre , dove era stato relegato per i suoi crimini perversi contro il faraone e tutto il mondo e , a quanto sembrava , era al servizio di un entità sconosciuta, più potente di qualsiasi entità che aveva mai percepito e sembrava voler mettere le mani non solo sugli oggetti ma anche sul Sigillo. Quello strumento era più potente di qualsiasi oggetto del millennio poiché intriso del potere di liberare il Potere delle ombre , sigillato da millenni dentro i sette oggetti del millennio per impedire che forze oscure se ne impadronissero. Quel Sigillo non doveva essere trovato altrimenti chiunque ci fosse dietro all’operato di Aknadin avrebbe sprigionato le tenebre sulla terra. Il luogo di sepoltura del Sigillo era sconosciuto a tutti e non vi era più nessuno che sapesse dove fosse , ma se Aknadin riusciva a trovarlo era la fine. Doveva avvertire il faraone prima che fosse troppo tardi.
 
Atem era coricato nel suo letto. Ormai Yugi e il nonno erano a andati a dormire da un pezzo ma lui non riusciva ad addormentarsi, nella sua testa c’erano mille pensieri che riguardavano Aknadin , quello che aveva fatto a Joey e quello che avevano scoperto sulla sua alleanza con un’altra entità. Aknadin non aveva dato delle spiegazioni approfondite ma aveva fatto intendere più di quanto potesse immaginare. Tutti i suoi sospetti , tutto ciò che credeva probabile alla fine era fondato, stava lavorando davvero per qualcuno che voleva gli oggetti del millennio e ciò che contenevano al loro interno e se già erano riusciti a impossessarsi dell’occhio di Pegasus potevano anche riuscire a prendere gli altri oggetti e scaraventare la distruzione totale sulla terra , esattamente come stava accadendo 3000 anni fa in Egitto. E in più aveva ancora nella testa quello che era successo con Tea e quelle strane sensazioni che aveva provato quando lei gli aveva stretto la mano in quel modo, quando l’aveva guardata negli occhi. Il suo cuore aveva iniziato a battere all’impazzata e più la guardava più sentiva il desiderio di baciarla , di stringerla. Non aveva mai provato con nessuna ragazza quello che provava con lei, di bellissime ragazze appartenenti alla nobiltà egizia ne aveva conosciute centinaia alle varie feste a corte e nessuna di loro era riuscita lontanamente a colpirlo e a volte si era trovato costretto a ringraziare gli Dei per essere il Faraone poiché era libero da oppressioni riguardo un eventuale matrimonio con una di quelle ragazzine petulanti e viziate che gli giravano attorno. Quello che inspiegabilmente provava per Tea , era qualcosa di strano e di forte , che gli veniva dal profondo del cuore e non aveva idea del perché si sentiva in quella maniera ogni volta che le era accanto o che la guardava.
“ Mio Faraone…”
Atem venne svegliato immediatamente dai suoi pensieri , riconosceva quella voce e sapeva a chi apparteneva “ Shadi…” cosa ci faceva Shadi in camera sua?! Guardò attentamente ciò che portava al collo e riconobbe la chiave del millennio. Allora anche lui era ritornato ad essere il guardiano degli oggetti del millennio, e ciò gli aveva anche permesso di tornare. Ma perché era da lui
Lo spirito si inchinò dinanzi a lui “ Mio Faraone , fai molto bene ad essere turbato poiché la situazione è più grave di quanto si possa immaginare “
“ Lo so , Aknadin sta cercando di prendere tutti gli oggetti del millennio per uno spirito sconosciuto e usare i Poteri delle ombre per distruggere la terra “ purtroppo sapeva bene a cosa si stava andando incontro, suo padre lo aveva messo al corrente dell’orrore che Aknadin aveva scatenato e creato quella notte di 3000 anni fa e che la terra , adesso come allora , rischiava di soccombere un’altra volta sotto la furia di un mostro spietato che voleva distruggere tutto e tutti
“ Si , è vero Mio Faraone , ma non del tutto “ Shadi alzò lo sguardo su Atem , il quale non aveva idea di cosa stesse parlando. Cosa poteva esserci di più grave di quanto suo padre gli avesse riferito sugli oggetti del millennio e sul fatto che Aknadin lavorasse per qualcuno più pericoloso di lui. Lo spirito si rialzò e lo guardò negli occhi , sembrava essere molto preoccupato , come se ci fosse qualcosa che era necessario che sapesse “ Aknadin è alla ricerca di qualcosa di molto più potente degli oggetti del millennio, qualcosa che potrebbe segnare per davvero la distruzione della terra e che è strettamente legato ad essi “
Atem non aveva idea di cosa Shadi stesse parlando , cosa poteva esserci di più potente degli oggetti e di cui Aknadin avesse così bisogno?! “ Di cosa parli? Non riesco a seguirti “
“ Per impedire che il potere dentro di essi custodito collassasse , venne creato Il Sigillo
Atem non capiva di cosa stava parlando Shadi, cosa era questo Sigillo di cui stava parlando e che cosa c’entrava con gli oggetti del millennio “ Il… Cosa?”
 “ Vedi , Mio Faraone , quando Aknadin forgiò gli oggetti del millennio , all’inizio neanche essi erano in grado di contenere al loro interno il Potere delle ombre , smembrato in più parti poiché la forma pura non poteva essere gestita. Dopo la battaglia che vide gli Egiziani vincitori contro gli invasori , i sacerdoti iniziarono ad avere dei problemi a controllare il flusso di potere che emettevano gli oggetti e molti di essi rimasero uccisi. Fu allora che Aknadin , spinto dai sensi di colpa per ciò che aveva creato e che stava portando altri innocenti a morire, decise di operare un’altra magia del libro di alchimia. In segreto , nelle segrete del palazzo , dette vita a un oscuro e misterioso rituale dal quale nacque il Sigillo che usato sui sette oggetti del millennio, imbrigliò definitivamente il potere distruttivo delle ombre. Per impedire che finisse nelle mani sbagliate , venne nascosto tra le sabbie del deserto, dove nessuno potesse trovarlo. Se finisse nelle mani sbagliate , ciò che temiamo potrebbe davvero avverarsi “
Atem non riusciva a crederci , non solo sette oggetti del millennio , ma anche uno strumento ancora più pericoloso era stato creato e che adesso poteva segnare davvero la fine di tutto il mondo. Ma perché mai nessuno gli aveva detto queste cose , perché tutti sembravano conoscere dettagli così macabri su quegli affari infernali tranne lui. Però , se davvero nessuno aveva idea di dove trovare questo Sigillo , forse Aknadin non poteva usare il potere degli oggetti , neanche se fosse riuscito a impossessarsene “ Ma se è nascosto , Aknadin non può trovarlo. Giusto ?”
Ma Shadi sembrò non ascoltarlo “ Solo tu puoi impedire che Aknadin scopra dove si trova il Sigillo, solo tu puoi sconfiggere sia lui che l’entità oscura e sono sicuro che riuscirai nell’impresa “ detto ciò , così come era apparso , Shadi sparì, lasciando ancora più dubbi e problemi di prima. solo lui poteva sconfiggere Aknadin e impedire che questo misterioso coso finisse nelle sue mani? Si , ma come faceva a proteggere una cosa che neanche sapeva come era fatta. Ma perché tutta la sua esistenza doveva essere così incasinata?! Non bastava Aknadin , ma pure questo spirito e adesso anche questo Sigillo assurdo che spuntava fuori all’improvviso. Sospirò e si scompigliò i capelli in preda a una vera e propria crisi di nervi , aveva capito che la situazione era complicata ma adesso lo era ancora di più. C’era solo una persona che poteva aiutarlo a scoprire qualcosa di più sul Sigillo e quella persona era Ishizu, lei conosceva tutto quello che era necessario sapere sugli oggetti del millennio e forse poteva anche sapere qualcosa
 
Ishizu era seduta davanti lo specchio della sua stanza intenta a pettinarsi i capelli. Quando aveva visto Marik ritornare sano e salvo aveva tirato un sospiro di sollievo , aveva avuto una visione della collana durante l’assenza di Marik. Aveva visto la villa , Aknadin e un ‘onda oscura ricoprire tutto e aveva avuto lo sgradevole presentimento che suo fratello potesse trovarsi in pericolo e in effetti un grave pericolo vi era stato. Aknadin aveva attaccato il faraone e tutti i suoi amici e , a quanto riportato da suo fratello, Joey era stato ferito per proteggere il faraone da un tentativo di assassinio da parte di Aknadin. Quell’esse spregevole era disposto a qualsiasi cosa e immaginava che recuperare il libro dalle sue grinfie non doveva essere per niente un impresa facile ma doveva farlo o tutti i potenti incantesimi custoditi in esso sarebbero stati usati per distruggere il mondo e come ex guardiana della tomba e custode del libro non poteva permettere che accadesse. Improvvisamente , nello specchio, apparve riflessa, alle sue spalle , l’immagine di Shadi. Si girò di scatto verso di lui , alzandosi stupita di vedere Shadi davanti a lei “ Shadi? Cosa ci fai qui?”
“ Sono qui per avvertirti che Aknadin sta cercando di impossessarsi del Sigillo. Devi aiutare il faraone a fermare Aknadin e lo spirito che sta servendo“
Ishizu sbarrò gli occhi, il Sigillo? Come sarebbe il Sigillo? “ Cosa significa?!”
Ma Shadi non le lasciò il tempo di poter domandare altro , sparì all’improvviso così come era apparso.
 

Nota dell'autrice
salve a tutte con questo capitolo breve e di transizione che spero vi piaccia
allora questo capitolo sarà importante per i capitoli che seguiranno il torneo della kaiba quindi non dimentichiamolo perchè sarà abbastanza utile
spero che questo breve capitolo , per me indispensabile vi possa piacere e fatemi sapere se vi ha incuriosite
ciao

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Capitolo 16
*** Guerra e misteri ***


Joey era all’ospedale ormai da due giorni interi , aveva i punti freschi che gli facevano male e ogni movimento era un incubo per lui. aveva salvato la vita di Atem mettendosi nel mezzo fra lui e il pugnale beccandosi quest’ultimo in pieno stomaco ed era una fortuna se era ancora vivo , o almeno così aveva detto il medico sia a lui che a sua madre. Per confermare quanto riferitole da Tea , Joey si trovò costretto ad improvvisare una bugia che , per fortuna , era riuscita a convincerla ma non a farle passare la paura del momento e , soprattutto, a non litigare per l’ennesima volta , da quando era nato, con suo padre. Non si era fatto vedere neanche una volta da quando era stato ricoverato e sua madre aveva letteralmente dato i numeri e si era messa ad urlargli contro al telefono , o almeno così gli aveva detto sua sorella , ma cosa potevano aspettarsi da uno come lui. Da quando lo conosceva lo aveva visto sempre disoccupato, con in mano una bottiglia di vino o qualsiasi altro alcolico, coricato a letto fino a pomeriggio inoltrato incapace di mettere un piede a terra senza barcollare o sparare stupidaggini. Sua madre era arrivata al limite della sopportazione e aveva chiesto il divorzio separando lui e Serenity e per dieci anni non aveva fatto altro che sentirli sempre discutere per gli alimenti , per i debiti e soprattutto per lui poiché sua madre reputava suo padre incapace di occuparsi di lui e non avendo possibilità economiche sufficienti per ottenere il suo affidamento era stata costretta a lasciarlo con lui e adesso , con quest’ultimo avvenimento, le cose si stavano complicando ancora di più, lo sapeva molto bene che adesso sarebbe scoppiata una vera e propria guerra e che lui ne sarebbe stato al centro e le cause si stavano già manifestando. Era da almeno un’ora abbondante che sua madre non faceva altro che riempirgli la testa di assurdità varie, ovviamente abbastanza giustificate vista la situazione , ma lui non era pronto ad affrontare tutto quello che si sarebbe abbattuto sulla tua testa da lì in poi , non in quel momento almeno “ Si , capisco mamma…. Però…”
La madre gli mise una mano sulla spalla , guardandolo con occhi lucidi in preda alla disperazione più nera. Conosceva quello sguardo , lo stava esortando a fare ciò che più temeva , una scelta “ Joey , ascoltami. Io non ce la faccio più ad andare avanti così , a vederti in queste condizioni , lo sai “ voleva parlare , dire quello che pensava in quel momento, cercare di tranquillizzarla , ma lei continuò imperterrita il suo discorso “ Hai diciotto anni , ormai sei maturo abbastanza per capire. Ti chiedo solo di comprendere le mie preoccupazioni per te. Quindi ti chiedo, ti imploro, di fare ciò che ti sto chiedendo. È per il tuo bene , lo capisci?”
Per il suo bene?! Era del tutto strano sentirla parlare del suo bene quando fu lei , la prima di tutti, a non occuparsene del suo bene, a prendere Serenity e portarla via da lui che era suo fratello e lasciandolo da solo con quell’essere schifoso di suo padre. Ma come poteva giudicarla se neanche lei all’epoca era stata in grado di risolvere quella situazione che si era venuta a creare. Capiva che si era pentita di tutto ciò che aveva fatto, dell’errore che aveva commesso con lui , ma ciò che gli stava chiedendo di fare richiedeva tempo per lui , tempo per valutare , tempo per capire se era la strada giusta, tempo per scegliere la decisione più adatta a lui “ Io ti capisco…” ma sentì l’istinto di abbassare gli occhi, non riusciva a guardarla senza rischiare di scoppiare a piangere come un bambino davanti a tutta quella faccenda “ Ma devo decidere con attenzione “
Sua madre si alzò di scatto dalla sedia, era snervata , si mise a fare avanti e indietro per la stanza in preda a una crisi di nervi, poi si avvicinò alla finestra della stanza e la sentì respirare profondamente per poi tornare a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi, un espressione amareggiata sulla faccia “ Se devi decidere … non posso fare altro che aspettare la tua risposta “ si sedette di nuovo accanto a lui e dopo averlo guardato per istanti interminabili, gli sorrise dolcemente e lo abbracciò “ Ti voglio bene , Joey “
“ Anche io, mamma “ ricambiò il suo abbraccio , stringendola forte a se. Gli erano mancati tantissimo i suoi abbracci , le sue coccole , i suoi baci. Non ricordava più neanche qual era stata l’ultima volta della sua infanzia che era stato tra le braccia di sua madre. Sapeva che forse la decisione giusta era quella di accettare , ma doveva confidarsi con i suoi amici prima di poter decidere, aveva bisogno di avere almeno un loro consiglio e poi avrebbe scelto ciò che riteneva giusto .
 
Yugi stava guardando su internet l’intervista di Seto riguardo l’annuncio del torneo della Kaiba per l’inaugurazione dell’Arena e , da quanto riportato , Seto aveva anche invitato ad aprire l’inaugurazione il Presidente Brooks. Si era aspettato che Seto organizzasse un torneo in pompa magna come era nel suo stile ma di certo non si era aspettato che avrebbe inaugurato il Presidente, era un evento che non era assolutamente da non perdere , anche perché erano stati inviati sia lui che Atem che Joey e il tutto sarebbe iniziato fra due settimane. Era sicuramente un evento a cui Yugi non aveva intenzione di mancare, ci sarebbero stati centinaia di duellanti provenienti da tutti gli Stati Uniti ed era sicuro che si sarebbero divertiti. L’unico problema era convincere il faraone ad andarci , con quella storia di Aknadin , dello spirito e di questo Sigillo sul quale Atem era andato a chiedere informazioni a Ishizu , era sicurissimo che non si sarebbe schiodato da Domino per partecipare al torneo con la solita scusa dei pericoli e tutto il resto. Anche lui era preoccupato per ciò che stava succedendo , ma Atem era insopportabile ogni volta che faceva in quella maniera ed era sicuro che avrebbero avuto una discussione non appena lo avrebbe messo al corrente del torneo. Non voleva rinunciarci a quell’evento unico e se lui si sarebbe rifiutato, chi se ne fregava. Voleva andarci e ci sarebbe andato ed era sicuro che il nonno non se lo sarebbe fatto ripetere due volte , a lui piacevano i duelli e i tornei ed era sicurissimo che sarebbe partito con loro per andare ad Orlando. Il solo problema era , però, il suo deck. Non che non gli piacesse , dolo che era un po’… un po’ infantile. Lo aveva ricavato dal deck che lui e il faraone avevano creato insieme e per quanto lo trovasse carino, doveva ammettere che forse non era poi tanto adatto a lui. Erano carte legate ancora al mondo dei giochi e poco adatte per un torneo , anche se non era un torneo di chissà quale importanza. Ormai aveva deciso , quel deck doveva essere sostituito e aveva già qualche idea su come fare.
 
Atem era a casa di Ishizu , aveva necessariamente bisogno di un chiarimento riguardo ciò che Shadi gli aveva detto sul Sigillo. La sola cosa che gli era stata riferita era che questa misteriosa cosa serviva per sprigionare i poteri degli oggetti e che Aknadin non doveva trovarla, ma di fatto non aveva idea di cosa si trattasse , se era un oggetto, una magia, una pergamena. Doveva ammettere che intorno gli oggetti del millennio c’erano più segreti di quanto potesse immaginare, segreti che non gli erano mai stati rivelati da nessuno ed era convinto che i fratelli Ishtar , in quanto guardiani della tomba e dei segreti più segretissimi sugli antichi scritti, conoscessero qualche dettaglio in più, ma purtroppo neanche Ishizu sapeva con esattezza cosa fosse il Sigillo e come era fatto “ La sola cosa che so è che il Sigillo serve per azionare i poteri degli oggetti del millennio e che fu nascosto in un tempio sotterraneo segreto da qualche parte nel deserto, ma più di questo non c’era stato detto altro “
“ Si , ma almeno dove si trova questo tempio?”
La ragazza scosse la testa mortificata , purtroppo nessuno conosceva l’ubicazione esatta di questo tempio e la sua famiglia aveva fatto del Sigillo una sorta di leggenda. Aveva cercato in tutta la necropoli di Tebe quel presunto tempio, per verificare quanto c’era di reale in quella storia , ma non aveva trovato niente , solo ruderi e macerie. Si era servita perfino dell’aiuto di Pegasus per trovare quel tempio e alla fine , sia lei che Pegasus , avevano rinunciato , definendo quella storia solo un racconto per abbellire di più il mistero degli oggetti del millennio. Non esisteva nessun tempio, nessun Sigillo , eppure Aknadin lo stava cerando. Ma quale fosse la verità , nessuno lo sapeva “ Purtroppo non si sa neanche se questo tempio esista davvero “
Atem sospirò innervosito come non lo era mai stato prima, anzi più di prima , gli era stato detto di trovare e proteggere qualcosa che neanche esisteva e che Aknadin era intenzionato a prendere. Se c’era una cosa che lo mandava in bestia erano i misteri incomprensibili. Se non lo sapeva neanche Ishizu cosa fosse il Sigillo, se esistesse davvero , dove si trovava questo presunto tempio segreto, come poteva saperlo lui?! quella situazione diventava sempre più assurda e chissà cos’altro sarebbe saltato fuori.
 
Mokuba stava dirigendo l’organizzazione dell’inaugurazione mentre Seto era impegnato ad organizzare lo svolgimento del torneo e la cosa gli veniva molto difficile , non tanto per il torneo in se , ma per le continue chiamate che riceveva da quella ragazza. Pretendeva a tutti i costi ciò che non era sicuro di poterle garantire con sicurezza, l’impresa che gli aveva affidato era complicata soprattutto per una ragione. Poteva darle garanzie solo in parte ma per il resto era un rischio, soprattutto perché era presente il Presidente. Quell’uomo gli avrebbe dato non poche rogne se avesse scoperto tutto , come era sicuro che sarebbe andata a finire , e avrebbe rischiato di intaccare l’amicizia con il governo centrale. La Kaiba aveva bisogno della politica per certe questioni e una cosa del genere avrebbe rischiato di rovinare tutti i progetti futuri. Quella ragazza era davvero una calamità naturale di proporzioni atomiche.
 
Aknadin era in Egitto, nell’antico sito Archeologico della necropoli di Tebe. Il luogo era completamente deserto essendo ormai notte , tutte le strutture erano illuminate da delle luci bianche. Aveva necessario bisogno di trovare il Sigillo, sapeva che era stato nascosto lì da qualche parte dai sacerdoti della corte sacra, ma dove si trovasse quel tempio era impossibile stabilirlo ma lui doveva trovarlo a qualsiasi costo. Lo spirito era stato chiaro su questo, lui si sarebbe occupato della prossima trappola mentre Aknadin doveva occuparsi del Sigillo. Ma in quel posto sembrava non esserci nessuna traccia magica , neanche l’ombra di qualcosa che potesse richiamare a se il Sigillo e iniziava a temere che non lo avrebbe mai trovato. La sua fine era sconosciuta perfino a lui che lo aveva creato. La corte sacra di Seth, una volta salito al trono come Faraone , succedendo Atem , aveva fatto sparire il Sigillo ritenendolo troppo pericoloso per essere custodito da un guardiano e da allora nessuno aveva saputo più niente su di esso. La sua creazione divenne leggenda , la leggenda divenne un mito e per 3000 anni si era persa ogni conoscenza legata al Sigillo. Conoscenza che, forse, gli Ishtar possedevano. Improvvisamente , sbarrò gli occhi , aveva appena avuto una sorta di illuminazione
Ma certo, gli Ishtar. Possedevano il libro, custodivano la tomba di Atem e devono per forza sapere dove si trova il Sigillo. Sarà da loro che inizierò la mia ricerca
Adesso aveva un punto di partenza stabile da cui iniziare a cercare. Se quei tre mortali erano legati agli antichi scritti, erano legati anche al Sigillo
 
Tristan aveva gli occhi sbarrati , aveva lasciato cadere perfino il casco della moto a terra quando Joey gli aveva riferito ciò che sua madre aveva intenzione di convincerlo a fare “ Stai scherzando , vero?”
Lui scosse il capo “ No , Tristan. Vuole che io vada con lei a Seattle “
Tristan era sconvolto, immaginava che la grave situazione familiare di Joey, con quest’ultimo avvenimento, si sarebbe complicata ancora di più , ma non poteva immaginare che sua madre arrivasse a chiedergli di trasferirsi un’altra città. Certo, sapevano tutti che il padre di Joey non era proprio un padre modello , sempre attaccato alla bottiglia, incapace di tenersi un lavoro, pieno di debiti a causa , anche, del gioco d’azzardo, ma Joey non poteva andare via come se niente fosse, mollare tutto e seguire sua madre a Seattle “ E…tu cosa farai?” aveva paura della risposta di Joey, aveva paura che lui gli dicesse che aveva intenzione di seguirla, che voleva cambiare città, cambiare vita e soprattutto amici. Questo era la cosa che più lo terrorizzava , fin da quando era bambino lui e Joey erano stati grandi amici, compagni di scuola, di giochi, erano quasi come fratelli , avevano condiviso tutto insieme e l’idea di perdere per sempre il suo più carissimo amico gli stava facendo venire l’ansia. Non poteva accettare, non doveva accettare di andarsene via
 
Joey non sapeva cosa dirgli, a dir la verità non sapeva neanche cosa dovesse fare. Certo, la sua vita sarebbe cambiata, niente più lavori estenuanti per mantenere lui e suo padre, niente più discussioni violente che finivano sempre male per lui, niente più sofferenza per la mancanza di sua madre e sua sorella ma questo significava allontanarsi dalla sua città, dai suoi amici, dalle sue abitudini. Seattle distava almeno un’ora da Domino ma non poteva fare la vita avanti e indietro da una città a un'altra. Doveva cambiare scuola, sicuramente avrebbe cambiato anche amicizie e la cosa lo faceva stare male. Non voleva perdere i suoi amici perché erano la cosa a cui teneva più. la decisione era davvero ardua e nella sua testa regnava la confusione totale “ Non lo so, Tristan , ma so che la mia vita non sarà mai facile finché resterò qui “
“ Ma qui hai tutti noi e poi tra poco c’è anche il torneo, non vorrai mancare “
Joey sussultò, era vero, tra poco ci sarebbe stato il torneo inaugurativo della Kaiba ad Orlando e lui era stato invitato a partecipare. L’ultima cosa che voleva era mancare a un evento unico come quello in compagnia dei suoi amici ma sua madre pretendeva una risposta al più presto e di certo non aveva neanche idea di come avrebbe reagito suo padre alla notizia che sua madre voleva portarlo a Seattle con lei. Temeva che la sua situazione familiare sarebbe peggiorata ancora di più di quanto non fosse già , sua madre e suo padre stavolta si sarebbero seriamente uccisi con le loro mani e lui era nel mezzo di due fuochi.
 
Ishizu era al museo di Domino per organizzare una mostra sull’antico Egitto in collaborazione con il museo del Cairo. Per fortuna la direzione del museo le aveva affidato il compito, in quanto curatrice, di allestire una mostra a Domino , il che era andato a suo favore visto che grazie a ciò lei e i suoi fratelli avevano potuto avere la possibilità di poter raggiungere il faraone per aiutarlo. Ishizu però non riusciva a concentrarsi su ciò che stava facendo, tutti i suoi pensieri erano rivolti al Sigillo e agli ultimi avvenimenti. Aknadin aveva rubato il libro, risvegliato gli oggetti del millennio e ora cercava qualcosa che sostanzialmente era una leggenda poteva rivelarsi pericoloso. Forse doveva approfondire di più i suoi studi e rimettersi alla ricerca di quel tempio , anche se significava ribaltare da cima a fondo tutta la necropoli di Tebe e dintorni. Doveva per forza esserci qualcosa altrimenti Shadi non avrebbe avuto alcun motivo per venire prima dal faraone e poi da lei per avvertirla, eppure era tutto così strano. sospirò e posò l’anfora egizia all’interno della teca di vetro e la chiuse a chiave. Infilò la chiave in tasca e si girò per andarsene ma , davanti a se, si trovò Aknadin , con un sorriso sinistro , che le strinse la gola con una mano e le disse “ Ciao, Guardiana. Tu e io dobbiamo fare due chiacchiere “


nota dell'autrice
inanzi tutti volevo dirvi che il titolo del capitolo non è molto appropriato ma in mente non mi era venuto altro, quindi pazienza.
allora , a differenza di quanto possa sembrare alla fine del capitolo, non ci saranno duelli anche perchè non posso descrverli sempre e preferisco riservarli solo quando necessario. 
anche se è un capitolo di transizione , pure questo lo so ma sopportate , spero che vi piaccia e commentate , commentate , commentate

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Capitolo 17
*** Aknadin colpisce ancora ***


Il nonno era arrivato al limite della sopportazione , le urla di Atem e di Yugi si sentivano perfino nel negozio. Da quando Atem era tornato dopo aver parlato con Ishizu , Yugi gli aveva parlato subito del torneo nonostante il nonno gli avesse detto di aspettare un pochino prima di assillare il faraone ma come al solito Yugi non lo aveva ascoltato e adesso stavano litigando per l’ennesima volta. Quei due non facevano altro che discutere , prendersi a male parole e rincorrersi per tutta la casa e lui non ce la faceva più a sopportarli. Avevano entrambi ragione sul torneo , Yugi voleva andarci per divertimento ma Atem non voleva andarci perché poteva essere pericoloso come tutti quelli a cui avevano preso parte in precedenza, lui capiva che Atem era preoccupato per tutto quello che stava succedendo, che non volesse mettere Yugi in pericolo così come capiva che suo nipote voleva divertirsi e distrarsi un pochino. Entrambi avevano ragione ma le sue orecchie lo stavano supplicando di farli tacere una volta e per sempre e sapeva che , volente o nolente, quella situazione doveva risolverla lui, come al solito. Chiuse il negozio a chiave e si diresse verso le scale per salire al piano superiore e man mano che si avvicinava alla cucina , le loro urla diventavano sempre più forti e se non gli avesse fermati in tempo era sicurissimo che quei due si sarebbero ammazzati. Prese un bel respiro ed entrò in cucina urlando “ FINITELA”
Atem e Yugi si girarono di scatto verso di lui , zittendosi di colpo e guardandolo con gli occhi sbarrati. Il nonno tirò un sospiro di sollievo per l’improvvisa tranquillità che si era creata nella stanza “ Bene , mi spiegate perché state litigando per un torneo della durata, si e no, di un giorno? C’è bisogno di fare tutte queste tragedie? “
Yugi, incavolato come una iena per la discussione con Atem , sbuffò e , indicando Atem con il pollice , esclamò “ Fallo capire a lui “ non ci poteva proprio credere che stava litigando con lui per uno stupidissimo torneo di Duel Monsters , manco fosse la fine del mondo. A lui piacevano i tornei perché aveva la possibilità, almeno per una volta di duellare senza rischiare la vita , solo per puro divertimento e nient’altro, ma Atem come al solito non voleva capirlo, lui vedeva solo la parte pericolosa dei tornei. Ok, avevano passato momenti orrendi quando era stato di Battle City o del Kaiba Grand Prix , e sicuramente Aknadin si sarebbe fatto vivo anche li, ma del resto quel mostro si faceva vivo in qualsiasi situazione indipendentemente da cosa stessero facendo o da dove si trovassero come era successo ad Hallowen , quindi cosa poteva cambiare se partecipavano ad un torneo? Se dovevano scontrarsi con lui , sarebbe successo in qualsiasi momento , quindi non aveva motivo di fare tutte quelle tragedie per un torneo
 
Atem si era girato di scatto verso di lui con una faccia inferocita. Come faceva Yugi a non rendersi conto di quello che poteva succedere a quel torneo?! Non era un gioco da prendere alla leggera , non dopo tutto quello che avevano passato nei precedenti tornei e negli ultimi mesi. Aknadin era pericoloso ed era sicuro che lo era anche il suo alleato, chiunque fosse, ed era proprio questo il problema. Potevano trovarsi davanti chiunque in uno di quegli scontri al torneo che da divertimento si sarebbe trasformato in un incubo vero e proprio. Voleva parteciparci , era vero, ma se il prezzo della partecipazione era una trappola da parte di Aknadin allora No, non se ne sarebbe fatto niente anche se Yugi si sarebbe messo a piangere come un disperato , non aveva intenzione di mettere a repentaglio la vita di Yugi per quello che stava accadendo “ Sai una cosa? non mi interessa “
“ Basta , per favore “ il nonno non ne poteva più , aveva un mal di testa da incubo e in più stavano di nuovo ricominciando a discutere “ Sentite, entrambi avete ragione sul torneo” prima indicò Yugi “ Tu vuoi andarci per divertimento…. “ poi indicò Atem “ E tu non vuoi andarci per paura “ entrambi furono costretti ad annuire “ Ed è chiaro che state discutendo per questo. Ma perché?! è una cosa inutile. È solo un torneo , tanto Aknadin lo sapete che vi attaccherà sempre ovunque voi siate , non conta se sia un torneo o altro e mi sembra che e lo ha già dimostrato. Quindi , ecco la mia idea: andate di sopra, date conferma a Seto della vostra partecipazione al torneo e iniziate a fare le valigie “
Aveva sentito bene?! Voleva spedirli al torneo? “ Cosa?” Atem era letteralmente sconvolto, non ci poteva credere che avesse appena detto una cosa simile, alla faccia del nonno preoccupato
“ Davvero?” Yugi era incredulo, davvero gli dava il permesso di partire per Orlando alla volta del torneo? Si alzò di corsa dalla sedie e andò ad abbracciarlo “ Ti voglio tanto bene , nonnino “
 
Joey aveva lo sguardo perso nel vuoto  , nella sua testa c’erano ventimila pensieri che gli stavano causando una forte emicrania. Sua madre voleva che lui andasse via da Domino per andare a vivere con lei a Seattle ma questo significava lasciare tutti i suoi amici, la sua scuola, la sua città. Mentre restare a Domino significava litigare con suo padre, non avere una vita serena , sgobbare dalla mattina alla sera per pagare tutti i debiti. Non aveva idea di cosa poter fare per risolvere la situazione in cui era incappato. Sua madre la conosceva , avrebbe sicuramente preteso una risposta il più presto possibile , ma lui non era in grado di potergliene dare una , non in quel momento almeno. E poi c’era anche il torneo, Mokuba lo aveva chiamato per sapere se sarebbe stato in grado di poter partecipare viste le sue condizioni e Joey lo aveva liquidato dicendogli che gli avrebbe dato una risposta una volta uscito dall’ospedale. Voleva andarci , soprattutto perché quella poteva essere l’ultima volta che vedeva i suoi amici, l’ultima volta che passava del tempo con loro e in effetti non aveva detto niente a nessuno di loro sulla situazione familiare che gravava sulla sua testa , solo Tristan lo sapeva e già gli aveva fatto la testa quanto un’anguria affinché non facesse stupidaggini, che non si lasciasse condizionare da sua madre e altre cose e se già Tristan l’aveva presa in quella maniera chissà come avrebbero reagito gli altri. Era davvero in una brutta situazione e non sapeva come tirarsi fuori, non per il momento almeno
 
Aknadin spinse Ishizu  per l’ennesima volta contro la parete dello scantinato con un pugno, spaccandole il labbro “ Te lo ripeto per l’ennesima volta, dove si trova il Sigillo” ormai stava perdendo la pazienza , quella ragazza non voleva cedere e dirgli dove si trovava quel dannato Sigillo, dove fosse stato sepolto. Aveva provato con ogni mezzo a farla parlare. Le aveva scaraventato addosso scariche elettriche , sfere di energia oscura , l’aveva picchiata , torturata , minacciata ma non voleva cedere e la sua pazienza era arrivata al limite , se quella maledetta guardiana non si sarebbe decisa a parlare , l’avrebbe uccisa con le sue mani.
“ I…Io non lo so….” Ishizu non riusciva più a muoversi , i muscoli, le ossa, la faccia, tutto il corpo le faceva male a causa delle torture fisiche che Aknadin le stava impartendo. Gli aveva detto , in tutti i modi possibili, di non sapere dove fosse il Sigillo ma lui non le credeva , era convinto che lei sapesse dove si trovasse ma non era vero, lei non sapeva niente. Aknadin le si avvicinò e la prese per i capelli , costringendola a sollevarsi da terra con la forza. Ishizu urlò con tutte le forze che aveva ma era inutile , Aknadin aveva ucciso le guardie di sicurezza e lei era da sola, tra le sue grinfie “ Lasciami, ti prego…. “ ma Aknadin la strattonò e la fece cadere violentemente a terra , con la faccia sul pavimento freddo , schiacciandola contro il marmo con la forza. Ishizu scoppiò a piangere per il dolore e la sofferenza
“ Dimmi dov’è o giuro che ti ammazzo. DIMMELLO “ niente , non parlava. La lasciò ed evocò dalle mani tre fuochi fatui di colore blu che iniziarono a girare intorno a Ishizu , emanando dei fulmini azzurri che fecero urlare la ragazza più di prima. le sue urla strazianti, le sue lacrime , continuavano a farlo infuriare ancora di più. Non voleva sentire grida e suppliche , voleva risposte , doveva averle obbligatoriamente. Aumentò la forza delle scariche costringendo Ishizu a contorcersi dal dolore sul pavimento, le scariche le causarono delle bruciature sui vestiti e sulla pelle. Non gli importava se soffriva , se piangeva, per lui poteva anche urlare quanto voleva. Lei era l’unica che sapesse dove fosse quel dannato Sigillo, era la guardiana della tomba e del libro, conosceva tutti i segreti sugli oggetti del millennio e doveva obbligatoriamente sapere dove fosse lo strumento più importante di tutti ma non voleva cedere e questo lo stava irritando sempre di più, era tenuto sotto controllo dallo spirito e non poteva tornare senza avere delle informazioni. Anche a costo di farla impazzire doveva strapparle delle informazioni, per forza.
 
Ishizu era disperata, le lacrime le scorrevano lungo il viso riversandosi sul pavimento umido dal quale non riusciva ad alzarsi , tutto il corpo era attraversato da fitte di dolore , la testa le faceva male e chissà cos’altro voleva farle quel mostro. Aknadin non voleva capire che lei non sapesse affatto dove si trovasse il Sigillo, era convinto che non volesse dirglielo ma non era così, quell’oggetto non esisteva , non era altro che leggenda e anche se fosse esistito davvero di certo non glielo avrebbe mai detto dove si trovasse. Non poteva scappare , non poteva difendersi, non poteva fare niente che non fosse restare lì, a terra , immobile. Aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno dei suoi fratelli,
Marik… Odion , per favore….aiutatemi…
La collana del millennio, che Ishizu portava al collo, emano un piccolo luccichio e l’occhio al centro si illuminò , facendolo splendere di una luce dorata.
 
L’occhio sulla barra del millennio si illuminò improvvisamente e Marik ebbe una strana sensazione , come se fosse successo qualcosa di grave a sua sorella. Lui e Odion non l’avevano vista per tutto il pomeriggio e ormai era buio pesto. Ishizu non era tornata a casa e ogni tentativo di chiamarla al cellulare era inutile, non rispondeva nessuno tranne la segreteria telefonica. Marik si avvicinò alla barra , la prese in mano e , ad un tratto, ebbe come una visione: il museo di Domino, Ishizu,  a terra in lacrime e Aknadin
No , Ishizu…
Marik infilò la barra dentro il gilet e prese il dueling disck , correndo subito a prendere le chiavi della macchina e uscì di corsa da casa salendo in macchina e sfrecciando sulla strada per arrivare il più in fretta possibile da sua sorella.
 
Atem bussò alla porta di Yugi due volte , nella speranza che lui gli rispondesse. Non gli piaceva per niente litigare con lui, soprattutto se il motivo era un torneo di Duel Monsters, nella vita c’erano ragione ben più gravi per litigare e discutere e di certo quello era il motivo più idiota che ci fosse. Provò a bussare altre due volte ma Yugi non gli rispondeva e questo lo faceva sentire ancora più in colpa di prima “ Yugi, dai aprimi “
Ci vollero dei minuti abbondanti perché Yugi si decidesse ad aprirgli la porta della sua stanza e la sua espressione era tutto tranne che felice di vederlo, era incavolate nero e glielo stava dimostrando “ Che vuoi?”
“ Ti posso parare? Per favore “
Yugi aprì la porta del tutto per farlo entrare nella sua camera anche se non gli andava di parlare con lui. Era ancora infuriato per la litigata che avevano avuto a causa di uno stupido torneo e se non fosse stato per il nonno sicuramente sarebbero stati ancora in cucina a discutere e ad ammazzarsi se avessero avuto la possibilità di mettersi le mani a dosso e picchiarsi. Non gli piaceva litigare con Atem ma il suo atteggiamento era insopportabile , quando si ci metteva era fastidioso e lo odiava più di qualsiasi cosa. Si sedettero entrambi sul letto, uno accanto all’altro e l’atmosfera , per Atem , era davvero pesante , Yugi neanche gli voleva parlare e aveva anche ragione , dopo che gli aveva parlato del torneo subito gli aveva urlato contro di volersi cacciare nuovamente nei guai e avevano iniziato a litigare e come minimo era giusto che si scusasse con lui “ Scusa , Yugi. Non volevo litigare con te” ma lui neanche lo guardava, teneva il muso con uno sguardo incavolato e le braccia incrociate sul petto. Conosceva ormai troppo bene quell’atteggiamento, era il suo modo per fargliela pagare per il modo in cui lo aveva trattato, facendolo sentire ancora più in colpa di prima “ Avanti, non fare così “
Yugi, arrabbiato , sbottò “ Tu non fare così “ si girò a guardarlo fuori di se dal nervoso “ Ogni volta che ti parlo di fare qualcosa di diverso, te ne esci con la scusa dei pericoli. Ti odio quando fai così, non ti sopporto “ poi decise di punzecchiarlo “ Oppure hai paura di fare qualche figuraccia se ti batto? Di certo sarebbe una grossa umiliazione per uno come te venire buttato fuori dal torneo dal Fratellino
Atem si girò a guardarlo stupito, era incredibile come riusciva a cambiare umore così di punta in bianco. Due secondi fa era furioso come una iena e adesso lo stava perfino prendendo in giro. Va bene , voleva divertirsi a sfidarlo? Sarebbe stato al suo gioco “ Ah, è così?! pensi che io, uno dei più grandi Re D’Egitto esistiti 3000 anni fa , che ha salvato il mondo più di una volta non che campione del mondo e Re dei giochi anche se non direttamente , abbia paura ad affrontare per la prima volta davanti a tutti te? ti sbagli di grosso “
“ Allora , lo dimostrerai? “
La faccia di Yugi mostrava un vero  e proprio sguardo di sfida dichiarata , proprio il genere di atteggiamento che lui non riusciva proprio a sopportare , ma ormai era fatta, il nonno aveva obbligato entrambi a partecipare al torneo e non poteva tirarsi indietro ma adesso non contava più perché aveva un solo scopo: sfidarsi con Yugi in un vero  e proprio torneo “ Certo che lo dimostrerò e non solo a te, ma a tutto il mondo “
 
Ishizu non aveva più le forze neanche per piangere e urlare, Aknadin aveva usato tutta la sua crudeltà , tutta la sua perversione per cercare di estorcerle informazioni che non possedeva ma sembrava intenzionato a non voler smettere e lei ormai non aveva più forze per resistere alle sue torture mentali, perché adesso era arrivato anche a usare i suoi poteri sulla sua mente, visioni raccapriccianti di un Egitto antico e devastato dalla sofferenza, dalla morte, dalla distruzione, centinaia di vite innocenti distrutte per la furia di Zork, volti di persone vissute 3000 anni fa a lei stranamente familiari, sacerdoti custodi di un oggetto del millennio a testa che venivano brutalmente uccisi. Voleva non guardare , voleva non sentire le urla della gente ma era inutile , era come se lei fosse proprio li, in quelle visioni , come se stesse vivendo tutta quella distruzione in prima persona e non fosse in grado di farla cessare “ No… basta…”
Aknadin continuava a tenere la mano sulla sua fronte, usando i suoi poteri per risvegliare ricordi antichi e confusi che la ragazza possedeva , tra i quali era sicuro che ci fosse anche quello sul Sigillo “ Ricordi, Guardiana? I giorni funesti che hanno visto l’Egitto condannato dalla furia di un demone che gli oggetti del millennio stessi hanno portato sulla terra. Sai perché li vedi? Perché tu sei esattamente come Yugi Muto, la reincarnazione di un individuo vissuto nell’Antico Egitto. Una sacerdotessa, vissuta ai tempi in cui Atem era Faraone d’Egitto, che custodiva la collana del millennio , una dei pochi sopravvissuti della grande battaglia per il destino del mondo. Una donna che in seguito fece parte della corte del Faraone Seth “ continuava a farle avere visioni, risvegliando ricordi a lungo assopiti nella sua inconscia mente e relativi ai tempi più oscuri in cui il regno d’Egitto incombeva “ Una sacerdotessa che contribuì a nascondere il Sigillo. Tu eri quella sacerdotessa , Iside, e quindi tu sei la chiave. Adesso , da brava , non opporre più resistenza e cerca il ….“ un onda di energia, proveniente da chissà dove , lo scaraventò via , contro la parete allontanandolo da Ishizu , interrompendo il suo influsso sulla mente della ragazza. Nonostante il colpo violento, alzò lo sguardo e si trovò davanti Marik, con in mano la barra del millennio. Allora era stato lui a scaraventarlo via “ Tu…”
“ Non toccare mia sorella , mostro “
Marik era fuori di se dalla rabbia, aveva guidato come un pazzo per riuscire a raggiungere Ishizu prima ce fosse troppo tardi e purtroppo lo era davvero, non era riuscito ad arrivare in tempo per salvarla prima ma almeno era ancora viva anche se conciata piuttosto male. Si avvicinò a Ishizu , velocemente , tenendo in mano la barra con l’occhio luminoso in direzione di Aknadin. L’influsso della barra , almeno, riusciva a tenerlo inchiodato al suolo più distante possibile da lui e da Ishizu, che intanto era svenuta “ Ishizu….” La ragazza aveva perso i sensi a causa delle torture fisiche e psicologiche e Marik avvertì una scossa di rabbia furiosa annebbiargli il cervello. Nessuno poteva far del male alla sua famiglia e passarla liscia. Accecato dalla rabbia, si avvicinò di corsa ad Aknadin e sfilò la custodia dal manico della barra mostrando il pugnale nascosto dentro di essa. La barra non era stata pensata solo come oggetto magico ma anche come arma di riserva, ben mimetizzata in un oggetto che all’apparenza sembrava solo essere uno scettro. Prese Aknadin per la tunica e puntò il pugnale alla sua gola. Marik aveva il respiro affannato, respirava pesantemente per le scariche di rabbia e di nervosismo , voleva tanto ucciderlo con le sue mani per quello che aveva fatto a sua sorella, per quello che aveva fatto a Joey e soprattutto a lui, durante il loro primo scontro. Ricordargli tutti i suoi peggiori incubi, risvegliare i demoni del suo passato , era stata la cosa più crudele che qualcuno gli avesse mai potuto fare, aveva lottato con le unghie e con i denti per superare il dolore, la paura, la sofferenza e ora che era riuscito a trovare la serenità Aknadin arrivava e gli distruggeva tutto con i suoi trucchetti e la sua malvagità.
Aknadin invece non mostrava segni di paura, anzi gli stava ridendo in faccia. sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderlo, anche perché era comunque uno spirito, molto diverso da Atem. suo nipote aveva avuto un corpo mortale ma lui era uno spirito corporeo, un anima fisica e anche se Marik lo avesse ferito, lui non poteva comunque morire “ Avanti , coraggio provaci ragazzo ma scommetto che non hai il coraggio di uccidermi “
Marik voleva tanto vendicarsi, ma non era quello il momento ne tanto meno il modo “ No, io non sono come te “  e si limitò solo a dargli una scarica di energia che risucchiò tutte le sue energia , costringendolo a sparire.
 
Ishizu era seduta sul sedile del passeggero, ancora priva di sensi mentre Marik guidava per raggiungere l’ospedale. Nell’arco di una settimana Aknadin era riuscito a spedirci prima Joey e ora anche sua sorella. Nonostante fosse infuriato, doveva mantenersi calmo a qualsiasi costo, reagire male non serviva a nessuno e poi aveva fiducia nel faraone, lui sarebbe stato in grado di mettere la parola Fine a tutte le stragi che stava combinando Aknadin.
 
 

nota dell'autrice
buona sera a tutti
allora spero che questo capitolo vi piaccia anche perchè ho alleggerito di moltissimo la scena della tortuta a Ishizu essendo una storia a rating giallo devo pur sempre limitarmi. ecco spiegato quindi perchè Aknadin ha cercato di estorcere informazioni a Ishizu e vi posso assicurare la questione sul sigillo è destinata a ingarbiglarsi ancora di più , ma di questo ne parleremo in seguito. dunque nel prossimo capitolo ve lo dico subito, ci sarà l'inizio del nostro torneo ( o la preparazione , devo ancora decidere ) e ci sarà l'entrata in scena di un nuovo personaggio che porterà un ppò di casini generali all'interno del nostro gruppo di amici ma cercherò di farvelo stare simpatico , tranquilli. fatemi sapere che e pensate , commentate commentate commentate

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Capitolo 18
*** Inizia il torneo ***


Atem e yugi stavano caricando le loro valigie sulla macchina, finalmente era arrivato il grande giorno della partenza per Orlando in occasione del torneo. Tutti i loro compagni di scuola non avevano fatto altro che parlare del grande evento che si sarebbe tenuto nella nuova arena e tutti erano in grande agitazione per il torneo. Yugi poi era al settimo cielo , finalmente aveva la possibilità di potersi divertire un po’ senza doversi preoccupare di niente e nessuno , un fine settimana spassosissimo passato a combattere contro duellanti provenienti da ogni angolo degli Stati Uniti, un’altra occasione per conoscere altri ragazzi e divertirsi un po’ e poi aveva anche la possibilità di poter finalmente visitare l’Universal Orlando Resort , il parco divertimenti più figo e famoso degli Stati Uniti. Aveva sempre desiderato andarci ma non aveva mai avuto la possibilità di poterlo fare ma ora che stavano per raggiungere Orlando in occasione del torneo non poteva di certo farsi scappare un’occasione unica come quella. Sarebbe stata un’esperienza unica e ci sarebbe andato a qualsiasi costo, anche se ci doveva andare da solo perché lo sapeva che il faraone non si sarebbe schiodato dall’Hotel neanche sotto tortura ma non gli interessava. Voleva andare alla Universal e ci sarebbe andato , anche se si sarebbe abbattuta una tempesta , un uragano o l’apocalisse in persona e poi c’era Joey, lui si sarebbe subito precipitato a un parco divertimenti, non mancava per lui urlare a squarciagola sulle montagne russe in preda al terrore di schiantarsi da qualche parte. Se già urlava davanti a un film dell’orrore nonostante ne avesse una paura nera figurarsi se non urlava sulle montagne russe dove saliva sempre nonostante il suo stomaco non fosse una roccia.
“ Allora, siete pronti? “
Atem e Yugi si girarono a guardarlo e lo trovarono con in mano il suo borsone. Atem sperava tanto che il nonno non avesse intenzione di partire con loro per Orlando , alla sua età non era conveniente affrontare un viaggio simile. l’ultima volta era stato costretto a passare metà del torneo della Kaiba in un letto d’ospedale per il colpo della strega che gli era venuto per fare lo scemo per uno scontro “ Nonno, non avrai intenzione di venire con noi, vero?”
“ Ma certo che vengo anche io, non penserete tutti e due di partire da soli senza di me. Non mi perderei un duello per niente al mondo “ il nonno caricò la valigia sulla macchina , era contentissimo di poter partire anche lui con Atem e Yugi. Per quanto avesse settantasei anni non significava che non poteva viaggiare. Aveva partecipato al torneo del Kaiba grand Prix, aveva affrontato un viaggio di dodici ore in aereo per raggiungere suo nipote in Egitto e di certo non si sarebbe tirato indietro davanti a un viaggio di cinque ore. Per quanto non fosse più giovane non significava che non aveva forza da vendere, era più in forma di qualsiasi altra persona anziana che conoscesse e poi era lo spirito che contava mica l’età. Era prontissimo a fare un tifo sfegatato per Atem , Yugi e tutti gli altri ragazzi e nessuno glielo avrebbe impedito, neanche un eventuale colpo della strega “ Avanti ragazzi, l’aereo non ci aspetta. Dobbiamo raggiungere l’aeroporto in fretta “
Atem e Yugi erano rimasti a bocca aperta, sapevano che il nonno aveva grinta da vendere ma non era sicuro per la condizione della sua schiena affrontare un viaggio della durata di cinque ore “ Yugi , dimmi che sta scherzando “
“ No, non sta scherzando “
Tutti e due si guardarono in faccia sconvolti ma decisero di non fare commenti e di non opporsi alla decisione del nonno o gli avrebbe presi tutti e due a calci se gli sarebbe venuta la voglia. Salirono in macchina e partirono tutti alla volta dell’aeroporto dove ad attenderli vi era uno dei jet della Kaiba.
 
Tea stava facendo il resoconto dei vestiti che doveva portarsi , in Florida faceva molto più caldo e lei non sapeva cosa portarsi in valigia. Era contenta, nonostante tutto, che tutti i suoi amici avessero deciso di partecipare al torneo nonostante tutto quello che era successo e poi con loro ci sarebbe stato anche Joey. Nessuno di loro era stato sicuro se sarebbe partito anche lui per il torneo, di certo sarebbe stato davvero un trauma per loro non assistere alle sue solite figuracce  ma nelle condizioni in cui era c’era poco da scherzare ma per fortuna i medici avevano detto che era tutto a posto e lui non aveva perso tempo a dare la comunicazione che sarebbe partito per il torneo con tutti loro. E poi c’era anche un altro motivo per lei di essere contenta, finalmente avrebbe potuto assistere a un duello di Atem in pubblico e non vedeva l’ora di consumarsi le corde vocali per fare il tifo per lui. certo, non era la prima volta che vedeva Atem combattere contro qualcuno, ma era diverso rispetto alle altre volte. prima quando duellava lo faceva sotto l’identità di Yugi poiché i loro spiriti stavano nello stesso corpo e fare il tifo per Atem era come farlo per Yugi , ma stavolta era diverso. Erano due spiriti separati e non c’erano più i vecchi problemi di capire chi fosse il duellante in gioco , se Atem o Yugi. Un’occasione di vederli sfidarsi in condizioni separate l’avevano avuto durante la battaglia cerimoniale, ma quello non era stato un duello come gli altri, era un duello che avrebbe segnato il destino di tutti e due e fare il tifo per loro era stato difficile. Ma stavolta era tutto diverso, stavolta si sarebbero scatenati tutti e Atem e Yugi avevano finalmente la possibilità di potersi mostrare al mondo per i grandi duellanti che erano , e poi era anche curiosa di vedere l’espressione di Seto quando Yugi gli avrebbe dato la dimostrazione che lui non era un duellante scarso che si era guadagnato i meriti del faraone e come lo avrebbe dimostrato a Seto, lo avrebbe dimostrato a tutto il mondo lì presente. Ma un’altra ragione , ancora più entusiasmante di questa , era che finalmente avrebbe potuto rivedere la persona più cara che aveva. Quando le aveva comunicato che sarebbe stata presente al torneo quasi non ci poteva credere , era da mesi interi  che non si vedevano ed era agitatissima e sperava tanto che anche gli altri la trovassero simpatica, non stava più nella pelle all’idea di riabbracciarla. Finito di sistemare la valigia , prese le chiavi di casa e uscì in fretta per salire sulla macchina dia sua madre e andare all’aeroporto
 
“ Sicura che quando torno ti ritrovo in salute e a letto?”
Ishizu ne aveva abbastanza di Marik e delle sue noiose preoccupazioni, stava benissimo ormai da una settimana intera ma sembrava che a Marik e Odion non interessasse affatto. Per loro doveva stare a letto a fare l’invalida quando ormai godeva di splendida salute. Certo, le torture di Aknadin avevano lasciato i loro segni , non solo fisici ma anche mentali e la notte era assillata da sogni e visioni di un Egitto antico di cui aveva solo sentito parlare attraverso la bocca dei genitori , ma di certo non avrebbe mai immaginato di essere una reincarnazione. Aknadin aveva detto che lei era una stata una sacerdotessa della corte di ben due faraoni , prima Atem e poi Set, e che aveva contribuito alla sepoltura del Sigillo, ma lei non ricordava affatto niente di tutto ciò. Non sapeva dove fosse il Sigillo e poi non aveva neanche idea se ciò che Aknadin le aveva detto fosse la verità. quei sogni potevano essere frutto delle ultime tracce del suo influsso psichico. Ma dicerto questa non era una ragione per continuare a stare a letto senza fare niente ma se voleva togliersi il suo adorato e fastidioso fratellino dai piedi doveva fare la parte della malata  “ Si, starò bene. Te ne vai adesso?”
Marik non era anto sicuro delle parole di sua sorella, sembrava quasi che glielo stava dicendo solo per toglierselo dai piedi e fallo partire per il torneo “ Non è che lo dici solo per farmi contento?”
Ishizu non ne poteva più, ormai ne aveva abbastanza “ No, starò qui a letto. A fare come fai tu , quando fingi di stare male solo per dormire fino a mezzo giorno “
“ Quindi….ti posso lasciare?”
Ishizu prese un bel respiro per mantenersi calma e con un finto sorriso gli disse “ Si, vai tranquillo al torneo “
Dopo un po’ di incertezza, Marik si alzò dal letto e uscì dalla porta e finalmente Ishizu potè tirare un sospiro di sollievo. Lo odiava quando si metteva  a fare la zecca appiccicosa, ovviamente non che le dispiaceva , anzi da quando era ritornato a essere il Marik di un tempo la cosa le piaceva perché aveva di nuovo il suo amato fratellino, ma quando si ci metteva proprio non lo sopportava. Ad un tratto la porta si riaprì e Marik spuntò di nuovo “ Ma non è che poi…”
Snervata e fuori di sé dalla collera, prese un cuscino e , mentre lo tirava contro Marik , che di scatto richiuse la porta per difendersi , urlò “ VATTENE VIA “
 
Joey era in macchina con sua madre e Serenity. Da quando era uscito dall’ospedale tutte e due avevano insistito perché si trasferisse per un po’ nell’albergo che avevano prenotato per stargli accanto e doveva ammettere che la situazione gli piaceva. Con loro c’era la calma e la tranquillità che non aveva a casa con suo padre. la stessa atmosfera serena che c’era stata a casa sua poco prima del divorzio dei suoi. Aveva passato una settimana intera con sua sorella e sua madre e ancora non poteva crederci, quasi quasi gli dispiaceva partire per Orlando senza di loro. Le aveva scongiurate di venire con lui al torneo, per assistere ai suoi duelli ma sua madre non aveva voluto, il suo permesso di ferie temporanee dal lavoro era quasi scaduto e lei e Serenity dovevano tornare a Seattle “ Che peccato che non potete venire con me “
“ Anche a me dispiace di non poter assistere , Joey. Sono sicura che sei un duellante bravissimo “ la madre di Joey era dispiaciuta davvero, le sarebbe piaciuto vederlo duellare davanti a tutti e fare il tifo pe lui, ma non era possibile, il suo capo non aveva voluto sentire storie e poi Serenity aveva la scuola e non poteva mancare per troppo tempo
“ Certo che è formidabile, mamma. Sapessi come ha duellato durante il torneo di Battle City, è stato il migliore “
“ Dai Serenity, non esagerare “ sua sorella non aveva detto niente a sua madre di cosa era davvero successo al torneo, il che era stata una fortuna. Di solito Serenity raccontava sempre tutto alla madre su ciò che succedeva ma doveva ringraziare che il suo buon senso le avesse detto di tacere la verità e di raccontare una bugia. Anche perché non che ci fossero molte possibilità di scelta, un pazzo psicopatico si infiltra ad un torneo perché voleva uccidere Atem e che se la prendeva con tutti i suoi amici solo per vendicarsi di una vita meschina passata a custodire la tomba di un faraone e a sopportare atroci torture impartitegli da bambino, non proprio il genere di racconto che si possa fare a una madre.
“ Immagino , tesoro. Ma in fondo non è la fine del mondo se perdo un torneo, a Seattle organizzano dei piccoli tornei quasi sempre, potrò venirti a vedere ogni volta che ce ne sarà uno quando sarai con noi “
Joey non voleva risponderle, aveva sperato con tutto il cuore che non toccasse quell’argomento ma a quanto pare ogni scusa era buona per tirare in ballo Seattle e il trasferimento. Non sapeva cosa fare , non aveva idea di che strada prendere e gli serviva del tempo per pensarci su bene. Alzò temporaneamente lo sguardo verso lo specchietto retrovisore e notò lo sguardo splendente di Serenity , la sua sorellina si era illuminata quando sua madre aveva parlato di Seattle e del Duel Monsters e dell’idea di vederlo duellare lì, davanti a tutti. Lei sperava che accettasse, glielo leggeva negli occhi , negli atteggiamenti che assumeva , negli abbracci che gli dava. Sua madre gli aveva detto che dopo la fine della città dei duelli , Serenity aveva passato tre giorni a piangere perché sentiva la sua mancanza , perché lo voleva con lei e anche lui aveva sentito la mancanza della sua sorellina. Come poteva pretendere una decisione simile senza neanche sapere se suo padre era d’accordo o no, senza sapere la sua reazione. Certo, conoscendolo, se ne sarebbe sbattuto altamente di lui e delle sue scelte , ma almeno un tentativo doveva farlo prima di scegliere definitivamente la strada che gli avrebbe cambiato la vita o che gliela avrebbe rovinata. Era ancora troppo presto, non era in grado di decidere così su due piedi. Gli serviva tempo e sperava che il torneo gli avrebbe chiarito le idee.
 
Mokuba era all’aeroporto da mezz’ora ormai, stava aspettando Atem e tutti gli altri per partire alla volta di Orlando. Seto non aveva fatto molte storie quando gli aveva chiesto di prendere uno dei loro aerei per andare a prendere il gruppo a Domino , il che era stata una vera e propria fortuna. Di solito Seto non si convinceva facilmente a fare favori alle altre persone ma adesso era diventato molto più disponibile quando si trattava di Atem. Mokuba non ne era molto sicuro ma gli sembrava che , in fondo, Seto doveva essersi abituato talmente tanto ad avere il faraone e tutti i suoi amici davanti ai piedi che deve aver sviluppato una forma di amicizia nei loro confronti e questo non poteva fare altro che farlo sorridere
“ MOKUBA “
Le voci degli altri richiamarono la sua attenzione. Tutto il gruppo al completo era finalmente arrivato e c’era anche il nonno di Yugi con loro. Doveva ammettere che si era aspettato di vederlo, in fondo non mancava per lui perdersi dei tornei e in effetti gli dispiaceva che Seto non avesse voluto invitarlo a partecipare al torneo. Per Seto ,il nonno di Yugi , aveva già fatto una stupidaggine a partecipare al torneo del Gran Prix a causa delle sue condizioni fisiche ma Mokuba lo aveva visto duellare ed era davvero un duellante incredibile e meritava una seconda possibilità , ma ormai era troppo tardi per iscriverlo al torneo e dovevano partire “ Finalmente siete arrivati, dobbiamo subito metterci in volo per Orlando”
Atem si guardò intorno ma di Seto non c’era l’ombra, era strano che non fosse venuto a rovinargli la giornata come si era aspettato “ E Seto?”
“ Ci aspetterà direttamente all’arena “
 
Orlando Kaiba Land era enorme , si estendeva per chilometri lungo tutta la zona deserta dove la Kaiba aveva deciso di costruirla , a qualche chilometro dalla Universal Orlando Resort. C’era un immensa distesa di sabbia rocciosa che si estendeva per chilometri  ed era attraversata da un canale d’acqua artificiale che richiamava il fiume Nilo, l’ingresso all’arena era caratterizzato da un ‘insegna a forma di cartiglio dove la scritta d’ingresso era caratterizzata da una grafica che richiamava i geroglifici egizi , con disegni ornamentali tipici della cultura egizia. Le strutture si trovavano a distanza precisa l’una dall’altra , per dare l’impressione di una vera e propria ricostruzione dell’Egitto di allora e tutti gli edifici erano collegati tra di loro con delle strade di pietra abbellite con delle palme. Dall’alto della panoramica si distinguevano le Piramidi di Giza poste su una piattaforma rettangolare , nella parte più interna dell’arena a qualche chilometro in più si vedeva il Tempio di Luxor , con una fila parallela di caratteristiche e immense colonne decorate  che caratterizzavano l’ingresso al tempio, tutto il sito della Valle dei Re con le rispettive strutture architettoniche perfettamente integre , come erano nell’antichità. Si notava perfino il tempio di Amenhotep II, con l’immensa scalinata , in un’altra area dell’arena si vedeva perfino il tempio di Abu Simbel. Tutte le strutture erano imponenti , si vedeva già dalla panoramica aerea , tutti quanti osservavano quelle immense costruzioni con gli occhi sbarrati. Atem non ci poteva proprio credere che Seto avesse fatto ricostruire tutti i siti archeologici più famosi esattamente come erano ai tempi dei faraoni. Tutto quello che vedeva era incredibile, era come se fosse tornato davvero nell’Antico Egitto perché tutto era come lui lo ricordava, immenso, decorato, splendente. Seto aveva perfino fatto costruire il palazzo reale, proprio come era all’epoca , con le decorazioni ornamentali, i nastri colorati , le statue degli dei , le colonne portanti agli ingressi dei templi, lo spiazzale con i giardini e la fontana. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo “ è incredibile…”
“ Vero, sembra proprio l’Antico Egitto “ anche Yugi era sconvolto da ciò che vedeva, era stato nell’Antico Egitto, quando era entrato nel mondo delle memorie di Atem , ma questo era decisamente diverso. Tutte le strutture erano imponenti e sembravano essere anche reali , esattamente come si era immaginato di trovarle anzi erano ancora più belle dal vivo che viste da un’immagine su internet
Joey osservava tutto dall’oblò dell’aereo ma non aveva la più pallida idea di come pensavano i fratelli Kaiba di far duellare gli avversari in un posto simile. Tutte quelle belle e grosse strutture egizie facevano molta scena , era vero, ma non c’era traccia delle arene“ Caspita , e dove si trovano le arene?”
Mokuba scoppiò a ridere “ Dentro le strutture , mi sembra ovvio “ Tutti si girarono a guardarlo con gli occhi sbarrati, come se avesse pronunciato qualche grossa stupidaggine “ Avanti ragazzi, non pensavate davvero che tutto questo era solo per bellezza. Seto ha progettato le strutture non per scenografia ma come arene “
“ Vuoi dire che duelleremo dentro i templi?” Marik non ci poteva credere , era la prima volta che sentiva una cosa simile. Certo dai Kaiba c’era da aspettarsi qualsiasi cosa , bastava pensare che avevano ideato un torneo da disputarsi sopra un dirigibile e poi da continuare in un isola sperduta dentro una torre , ma questa idea proprio le batteva tutte. Come avevano intenzione di usare dei luoghi turistici come arene?! Era praticamente impossibile da pensare. Ma visto che da loro c’era da aspettarsi di tutto era sicuro che le sorprese non erano ancora finite
“ Certamente , ma vedrete tutto con il tempo “
 
L’arena era piena di turisti e soprattutto di duellanti provenienti da ogni parte degli Stati Uniti. Molte persone erano presenti soprattutto per vedere il Presidente, non era una cosa che accadeva tutti i giorni vedere l’uomo più importante degli Stati Uniti inaugurare un torneo di Duel Monsters ma tutti sapevano che era lì esclusivamente perché glielo aveva chiesto Seto Kaiba. Nonostante non volesse ammetterlo, la Kaiba Corporation aveva un grande appoggio dalla politica come ogni azienda che si rispettasse e la Casa Bianca non faceva eccezione. La maggior parte delle persone era concentrata nella zona delle piramidi dove era stato sistemato un grandissimo palco , con le decorazioni a stelle e strisce e degli enormi altoparlanti, e centinaia di sedie poste proprio davanti al palco stesso e accanto a degli enormi tavoli per il buffè
Tristan aveva gli occhi che gli luccicavano per l’enorme tavolo che aveva appena avvistato e diede due colpo di gomito sia a Joey che a Duke “ Ragazzi, cibo a ore dieci “
Duke si girò in direzione dello sguardo di Tristan e disse “ Che aspettiamo? Andiamoci “
Joey sbuffò snervato dal comportamento di Duke e Tristan , certo era comprensibile perché nessuno di loro aveva toccato cibo dalla mattina ma lui non aveva affatto fame. Anzi se si fosse azzardato a toccare cibo come minimo avrebbe vomitato, aveva un groppo nello stomaco per i mille pensieri che aveva in testa e non gli andava di fare un bel niente e , in effetti, neanche voleva andarci a quel torneo ma Serenity era così entusiasta all’idea di vederlo nuovamente coinvolto in un duello che non aveva potuto non farlo e in più sentiva la mancanza di sua sorella e di sua madre, come non l’aveva mai sentita prima “ Voi andate , io resto con gli altri “
Duke rimase sconvolto dalla risposta di Joey. Da quando Joseph Wheeler rinunciava ad abbuffarsi?!
Tristan invece si infuriò , sapeva cosa passava per la testa di Joey e non lo sopportava. Era ad un torneo con tutti i suoi amici e doveva dimenticarsi dei suoi problemi familiari per tutta la permanenza a Orlando “ Avanti , andiamo a mangiare “ lo prese per il braccio cerando di trascinarlo via con sé ma lui si divincolò e lo spinse con tanta di quella violenza da farlo cadere a terra 
“ Ho detto che non vengo, ti è chiaro?” era arrivato al limite della sopportazione e in più si ci mettevano anche i suoi amici a dargli il tormento. Voleva essere lasciato in pace con i suoi pensieri non essere assillato. Era già lì di mala voglia e i nervi gli stavano anche per saltare in aria, cosa che nessuno sembrava voler capire e , senza dire altro, si allontanò da tutto il gruppo e si andò a sedere il più lontano possibile dagli altri. I suoi nervi stavano iniziando a cedere sempre di più allo stress, non voleva essere aggressivo ma era una cosa che non riusciva a controllare , era più forte di lui. voleva andarsene via , prendere il primo aereo e tornarsene a casa il più in fretta possibile o andare da qualche parte a sfogare le lacrime che gli pungevano gli occhi. Di solito non scoppiava mai a piangere , tranne quando non poteva proprio farne a meno e quella era proprio una di quelle situazioni in cui voleva tanto mettersi a piangere ma poi avrebbe dovuto dare conto e soddisfazione a tutti gli altri e non gli andava di farlo, non era ancora pronto a dare loro la notizia. Cercò con tutte le sue forze di ricacciare le lacrime che ormai gli stavano bagnando le guance.
Tutto il gruppo era rimasto con gli occhi sbarrati per il comportamento di Joey, non lo avevano mai visto in quelle condizioni pietose, soprattutto Atem era quello che proprio non aveva idea di cosa gli fosse preso. Di solito Joey non era così aggressivo , neanche in situazioni estreme ma doveva essere successo qualcosa di molto grave per essere ridotto al punto di non voler andare a mangiare ma dallo sguardo di Tristan aveva capito che lui doveva per forza sapere cosa passava per la mente di Joey  “ Tristan , cosa gli è preso?”
Tristan non sapeva cosa rispondere , tutti quanti lo guardavano in attesa di una risposta ma lui aveva promesso a Joey di non parlare di niente con loro perché ci avrebbe pensato lui. Evidentemente avevano capito che lui sapeva qualcosa su Joey ma non poteva parlare “ Non lo so….”
 
“ Orlando Kaiba Land, inaugurata dal Presidente Harris Brooks in persona, che lancia un torneo di Duel Monsters. Non so cosa sia più profondo in Seto, se il suo ego o il suo portafoglio “ la ragazza accartocciò la cartina con l’insegna dell’ingresso che teneva davanti agli occhi per lanciarla via da qualche parte come se fosse una pallina di baseball. Prese un bel respiro, si sistemò il fiocco rosso che teneva legati dietro la testa le ciocche laterali dei suoi lunghi capelli biondi , tirò fuori dallo zaino il suo dueling disk ed attraversò l’enorme ingresso trovandosi subito davanti una marea di gente che scattava fotografie, bambini che correvano ovunque , duellanti che si facevano il giro turistico e guardie della sicurezza piazzate ovunque visto che da lì a poco sarebbe arrivato il Presidente. Guardandosi intorno non potè fare altro che deprimersi mentre si guardava intorno con insistenza alla ricerca della persona che le interessava trovare “ E adesso come faccio a trovare Tea? In questo putiferio potrebbe essere ovunque “ prese il cellulare dallo zaino e iniziò a chiamare ma il cellulare squillava e basta senza che nessuno le rispondesse. Provò a chiamarla almeno quattro volte visto che le rispondeva sempre la segreteria telefonica e dopo la quinta chiamata inutile , staccò infuriata e sbottò , in preda alla furia più nera con un espressione incallita  “ Certe volte mi domando a cosa ti serva avere un cellulare se neanche lo accendi ?!” si piazzò la mano davanti agli occhi come una visiera alla ricerca della sua sbadata amica sperando di vederla a distanza ma con tutta quella folla che le passava davanti era praticamente impossibile
Mi ci vorrebbe un bel binocolo a questo punto per scovarla. Non ho mica la super vista di Superman.
Riprovò nuovamente a chiamare sperando che stavolta le rispondesse dato che non aveva idea di dove cercarla ne tanto meno di dove andare. Quando si comportava in quella maniera la odiava, salvo qualche visita a sua madre a Domino dal divorzio dei suoi genitori , quella era  la prima volta dopo otto anni che avevano la possibilità di poter trascorrere un fine settimana insieme dopo il suo trasferimento a Washington D.C. e lei neanche le rispondeva per darle uno straccio di indicazione. Certo, sicuramente era andata a infilarsi da qualche parte con i suoi amici visto che erano tutti , o quasi , dei duellanti e si stavano facendo il tour delle meraviglie ma loro due avevano un appuntamento e a lei non gliene fregava un bel niente dei suoi amici. se c’era una sola cosa che odiava dopo il trucco sbavato , le scarpe con i tacchi e una scarsa connessione a internet , era la gente ritardataria che non le rispondeva al telefono
“ Lizzie, sono qui “
la ragazza si girò verso la direzione della voce che l’aveva chiamata e notò una ragazza dai capelli castani che agitava in aria un braccio. Assottigliò gli occhi per cercare di capire chi fosse e ed era proprio lei, era Tea. Scoppiò ad urlare dalla felicità e corse subito verso di Tea , la quale anche lei si mise a correre nella sua direzione , abbracciandosi e saltellando dalla felicità per essersi ritrovare dopo otto anni di lontananza “ Mi sei mancata tantissimo, Tea“
“ Anche tu , Lizzie “ tea aveva mollato tutti gli altri in tronco per riuscire a trovare Lizzie. Sapeva che si sarebbe infuriata se non l’avesse vista arrivare entro l’orario stabilito ma il cellulare le si era scaricato proprio quando stava per risponderle la prima volta e così si era subito precipitata da lei correndo come una forsennata fino all’ingresso. Non vedeva l’ora di farle conoscere tutti i suoi amici, era sicura che si sarebbe trovata bene con tutti loro anche se solo per la durata del torneo visto che poi sarebbe tornata a Washington. Si staccarono per guardarsi negli occhi con due sorrisi ebeti sulla faccia , troppo contente per essersi riviste. Tea si accorse che al braccio teneva un dueling disk e improvvisamente capì cosa ci faceva Lizzie a Orlando, non era venuta solo per incontrare lei, sarebbe stato troppo assurdo che facesse un viaggio di due ore per una cosa simile, era venuta principalmente per partecipare al torneo della Kaiba e questo non potè che lasciarla sorpresa. Conosceva molto bene i modi di fare e di pensare del padre di Lizzie ogni volta che c’era in ballo un torneo di Duel Monsters. Le era sempre stato proibito di partecipare ai vari tornei visto che suo padre li riteneva delle assurdità e trovava molto strano che di punta in bianco le avesse dato un permesso simile e nella sua testa iniziò a farsi strada un pensiero preoccupate “ Lizzie, spero che tu non stai partecipando al torneo di nascosto “
La ragazza guardò in direzione della sguardo di Tea e si accorse che fissava il dueling disk e Lizzie, ridendo senza alcuna vergogna per essere stata scoperta in maniera ovvia da Tea , esclamò “ Non proprio, mia madre lo sa che sono qui “ non le importava niente di suo padre e di tutto il resto, lei era una duellante , aveva sempre desiderato partecipare ad un torneo e aveva deciso di venirci. E poi aveva dalla sua parte sua madre. A dispetto di suo padre , sua madre era sempre stata molto più permissiva ed era venuta al torneo grazie a lei approfittando della permanenza di sua madre ad Orlando per questioni di lavoro e lei le aveva permesso di partecipare. Tea non era molto convinta della cosa, glielo leggeva in faccia , ma lei sapeva cosa stava facendo e poi non le interessava molto di quello che pensava suo padre. lei era al torneo per divertirsi, duellare e rivedere la sua migliore amica e , già che c’era ,anche conoscere i suoi amici. Da quello che aveva visto nelle fotografie che Tea le aveva spedito,  si trattava di un gruppetto di ragazzi anche loro duellanti ed erano tutti lì per partecipare al torneo , quindi aveva l’occasione di poterli conoscere tutti quanti visto che non aveva mai avuto la possibilità per un motivo o per un altro e poi voleva tanto conoscere Atem Muto, visto che ogni volta che lei e Tea si erano sentite in chat la sola persona di cui la sua amica non faceva altro che parlare era sempre lui, come se non esistesse altro ragazzo sulla faccia della terra e questa cosa le aveva messo parecchio curiosità, adesso voleva assolutamente conoscerlo “ Allora , dove sono i tuoi amici? “
Tea non ebbe neanche il tempo di parlare perché il fischio di qualcuno a pochi metri di distanza alle sue spalle richiamò l’attenzione delle due ragazze che si girarono di colpo ed erano Joey , Atem , Duke e Tristan. Evidentemente Bakura , Marik e Yugi erano andati a sedersi da qualche parte per occupare i posti. Tutto il gruppetto si avvicinò alle due ragazze e Joey , Tristan e Duke notarono che accanto a Tea c’era una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri , decisamente molto carina e , a giudicare dalle apparenze , su per giù della loro stessa età se no un po’ più piccola. Tutti e tre , man mano che si avvicinavano alle due ragazze non potevano non squadrarla dalla testa ai piedi. Tea , seguita la Lizzie , li raggiunse subito “ Stavamo per raggiungervi noi “
Lizzie osservava i quattro ragazzi che si stavano avvicinando a loro e la sua attenzione venne subito catturata dal ragazzo con i capelli strani , quello che aveva visto nella foto del gruppo. Quello lì doveva essere per forza il ragazzo di cui Tea le aveva parlato , Atem. Conoscerlo di presenza era decisamente molto meglio che attraverso una foto digitale e non poteva fare a meno di scrutargli il sguardo, serio e profondo, proprio come se lo era immaginato. Non ci riusciva proprio a staccare lo sguardo dai suoi occhi, sembravano essere delle calamite color ametista intenso , due calamite che , inspiegabilmente , le stavano facendo battere il cuore
però, per essere carino è carino.
“ Ragazzi , lei è la mia amica Lizzie “
Lizzie e Atem si salutarono stringendosi la mano , ma la ragazza non ebbe neanche il tempo di salutare Joey , Tristan e Duke, perché i tre ragazzi se li piazzarono davanti con degli sguardi da ebeti sulle facce e facevano a gara per contendersi il suo saluto e presentandosi tutti e tre cercando di superare gli altri , il classico comportamento di chi voleva fare subito conoscenza solo per fare gli idioti con la prima ragazza che gli capitava a tiro , il genere di ragazzi che Lizzie proprio non sopportava.
Tea era rossa per la vergogna , quei tre idioti ci stavano subito provando con Lizzie , era incredibile “ Ti prego , dimmi che non stanno facendo davvero gli idioti “
Atem , che sotto sotto non poteva fare a meno di ridere per la scena , disse “ Che ti aspettavi?!”
Lizzie era decisamente innervosita dal comportamento di quei tre imbecilli, Tea le aveva detto che erano degli idioti patentati ma di certo non si era aspettata che provassero a fare i provoloni in tempi così rapidi “ Ok, abbiamo capito, siete tanto contenti di conoscermi. Avete finito adesso?” sfoderò il sorriso più finto della storia, sperando che quei tre si levassero subito dai piedi e la lasciassero in pace e in effetti aveva funzionato visto che si erano zittiti di colpo e fecero dei sorrisini di vergogna per aver fatto la figura degli imbecilli senza rendersene neanche conto. Tea , per salvare Lizzie dalla situazione , l’afferrò per un braccio e disse “ Bene , andiamo prima di fare tardi “ e la trascinò via.
tutti e tre rimase come degli idioti fermi a guardare la scena e Atem, che non poteva trattenersi da prenderli in giro , si avvicinò ai tre e disse “ Complimenti per la bella figura “ e si allontanò per raggiungere le due ragazze che lo stavano aspettando per andare dagli altri.
Joey , Duke e Tristan erano rimasti immobili, con le facce rosse per aver appena fatto la figuraccia più orrenda della loro vita , ma non interessava a nessuno dei tre. Avevano appena messo gli occhi su una ragazza davvero carina che nessuno di loro voleva farsi scappare. Si girarono tutti e tre scambiandosi uno sguardo di sfida e poi sbottarono, all’unisono “ Tanto sarà mia “ e si ringhiarono contro a vicenda per far capire a ognuno che la guerra per accaparrarsi Lizzie era appena iniziata.
 
I fuochi d’artificio vennero sparati in cielo , iniziando a scoppiettare. Tutti i duellanti erano seduti sulle sedie difronte al palco mentre il resto delle persone era in piedi, le telecamere erano puntate sul palco dove il Presidente stava facendo il suo discorso inaugurativo mentre le guardie della scorta erano poste in piedi alle sue spalle. Avevano tutti gli occhiali da sole scuri ed erano rigorosamente sull’attenti a controllare tutto quello che accadeva mentre il Presidente parlava ai duellanti e al pubblico. I fratelli Kaiba erano seduti anche loro in mezzo ai duellanti e per tutto il tempo Seto non aveva fatto altro che guardare in direzione di Atem e del gruppetto di perdenti che gli giravano attorno. Quasi non ci aveva sperato più che il faraone si sarebbe degnato di venire visto che ogni volta era un’occasione per lui di fare i suoi soliti melodrammi e discorsi noiosi su pericoli vari ed eventuali che si potevano venire a creare. Era vero alla citta dei duelli c’era stato l’intoppo di Marik e al Gran Prix quello di Siegfried , ma in questo torneo non c’era niente che poteva andare storto. Aveva preso tutte le precauzioni possibili per assicurarsi che ospiti sgraditi come Aknadin si infiltrassero al torneo senza essere stati invitati. Ogni movimento sospetto sarebbe stato rilevato e segnalato da chiunque ne era di competenza quindi niente poteva impedirgli di distogliere le sue attenzioni da Atem. Non c’era niente che poteva impedirgli di infliggere al faraone una degna sconfitta e in fondo glielo aveva ance promesso che presto o tardi si sarebbero affrontati nuovamente e che lo avrebbe umiliato e quale occasione migliore se non quella di sbatterlo fuori dalla classifica di Kaiba Land con le sue mani. Già troppe volte gli aveva fatto fare la figura dell’imbecille davanti a tutti e doveva saldare il conto
Spero che tu sia pronto , Atem. Perché stavolta non ci saranno spiriti e mostri a impedirmi di sbatterti fuori dal torneo
 
Atem si sentiva osservato e sapeva che si trattava di Seto, lo vedeva con la coda dell’occhio che quella zecca teneva lo sguardo inchiodato verso di lui. Sicuramente lo stava sfidando con lo sguardo per l’ennesima volta da quando lo conosceva e la cosa bella era che non si rendeva affatto conto che più lo sfidava più lo faceva divertire, ormai le loro sfide non erano più semplicemente guadagnare un titolo o perderlo, erano diventati delle vere e proprie gare il cui obbiettivo era quello di umiliarsi a vicenda solo che Seto non voleva capire che con lui non c’era storia, Seto era un bravissimo duellante ma aveva il vizio di perdere il controllo quando si arrabbiava ed era una cosa risaputa che la rabbia non portava da nessuna parte ,anzi ti fregava di più. In pratica Seto di distruggeva da solo ogni volta che lo affrontava in un duello.
 
Un individuo, con un lungo mantello nero e un cappuccio sulla testa , arrivò davanti all’ingresso dell’arena della Kaiba. Il suo viso era completamente oscurato e un sorriso diabolico si manifestò sulla sua faccia mentre osservava, con i suoi occhi rosso scarlatto, l’insegna sulla sua testa “ Kaiba Land, il luogo che mi interessa “ dalla sua mano , anche essa oscura , si manifestò un alone violaceo con delle scariche elettriche blu.
 
La barra , l’anello e il puzzle, infilati dentro lo zaino che Yugi teneva in mano, emisero uno strano luccichio dagli occhi riportati su di essi , iniziando a luccicare in maniera leggera. Atem , Marik e Bakura percepirono come una specie di scossa che attraversò i loro sensi , facendoli sussultare e impallidire. Bakura , seduto dietro Atem e Marik, posò le mani sulle loro spalle e , tremando , disse “ L’avete sentito , vero?”
Marik, con il cuore che gli batteva per l’agitazione e il respiro affannato, rispose “ Si….”
Tutti gli altri spostarono immediatamente lo sguardo verso di loro, notando che i loro visi erano cambiati di colore e che dallo zaino di Yugi spuntavano tre scintillii dorati anche se appena percepibili e tutti intuirono subito che qualcosa non andava visto che quello era uno dei classici segnali di pericolo degli oggetti. Anche Lizzie , seduta accanto a Tea , notò lo strano cambio di umore dei tre ragazzi e li trovò piuttosto strani, era come se avessero visto un fantasma o roba simile. Erano pallidissimi, come se si sentissero male e la cosa che trovò strana era che era successo di punta in bianco. Quando li aveva visti stavano benissimo, erano in perfetta salute e adesso erano pallidi come dei cadaveri e la cosa non la convinceva. Toccò il braccio di Tea con il gomito e sussurrò “ Tea, cos’hanno i tuoi amici? sembrano strani”
Tea si paralizzò, aveva dimenticato che Lizzie era con loro.
Oh no, e adesso? Che mi invento?!
Improvvisamente ebbe un’idea “ Oh no, è solo che la sorella di Marik è stata aggredita la settimana scorsa e non si è ancora ripresa e quindi , sai, siamo un po’ tutti preoccupati “ era decisamente la scusa più idiota che si potesse inventare e di certo non la più credibile visto che la guardava come se la stesse prendendo in giro, cosa che in effetti stava davvero facendo. Certe volte si domandava perché quei cavolo di oggetti dovevano per forza mettersi a luccicare nei momenti meno opportuni facendo stare male Atem , Marik e Bakura. Erano tutti e tre legati ai rispettivi oggetti e ogni volta che succedeva qualcosa loro ne risentivano ed evidentemente doveva proprio stare accadendo qualcosa visto che avevano delle facce che facevano schifo.
Lizzie non era molto convinta , sembrava più una scusa messa lì per liquidarsela piuttosto che una risposta al problema. Se davvero le cose stavano così , Marik doveva essere il solo ad essere preoccupato e invece erano in tre e tutti gli altri che avevano delle facce allarmate e si guardavano intoro come se ci fosse qualcuno o qualcosa. Fece spallucce e decise di lasciare perdere , anche perché sembrava che la situazione fosse tornata normale anche se di certo non l’aveva convinta del tutto.
 
Aknadin stava osservando da una finestra del regno delle ombre tutto ciò che accadeva al torneo , suo nipote e i suoi stupidi amici erano tutti seduti ad ascoltare un discorso noioso del Presidente e sembravano aver percepito un eventuale pericolo nei paraggi visto il modo in cui avevano reagito e questo non aveva potuto non farlo scoppiare a ridere “ Bene , adesso vedremo quanto siete coraggiosi. Presto avremo i vostri oggetti e sarà prima di quanto possiamo immaginare “


nota dell'autrice
salve a tutti
scusate se questo capitolo non sarà un gran chè ma proprio non sono riuscita a fare di meglio
abbiamo quindi il nostro nuovo personaggio , Lizzie , e vi assicuro che regalerà tante risate. spero che vi piaccia e vi prego commentate perchè è importante sapere se vi è piaciuto
P.S eccovi qui il mio disegno di Lizzie ( Si , lo so somiglia a Marta di Sailor Moon ma mentre la disegnavo in cerca di un ispirazione neanche mi sono resa conto di averla fatta uguale a lei )

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Capitolo 19
*** Il primo duello di Lizzie ***


Tea e Lizzie erano nella loro stanza d’albergo, dopo l’inaugurazione del torneo da parte del Presidente e un giorno intero a gironzolare in giro per l’arena, tutti erano andati in albergo e Lizzie aveva trascinato Tea nella sua stanza. Non avrebbe mai permesso alla sua migliore amica di dormire in una stanza da sola o peggio con qualche ragazzo e in effetti non capiva come Tea potesse starsene tutto il giorno con un gruppetto di ragazzi tra i quali tre idioti appiccicosi peggio delle sanguisughe, era una cosa che proprio non capiva come potesse essere possibile ma evidentemente doveva avere dei nervi d’acciaio per sopportarli, cosa che Lizzie non aveva neanche lontanamente. Di quel gruppetto le uniche persone che c’erano da prendere erano solo Bakura Casterwill, Marik Ishtar e , soprattutto, Atem Muto ed era proprio su di lui che era caduta la sua attenzione. Di ragazzi ne aveva conosciuti centinaia dai caratteri più disparati , ma nessuno che fosse come lui. C’era qualcosa di strano in lui, qualcosa….di particolare , che non aveva mai notato in nessun altro. Innanzi tutto era carino, molto carino, decisamente affascinante, ma quello che l’aveva colpita fin da subito erano i suoi occhi. Quando si era ritrovata più di una volta a parlare con lui, altro che occhi alla Liz Taylor di Marik, quelle erano due vere e proprie calamite color ametista puntate dritte nei suoi occhi , calamite capaci di scombussolarle il cervello, di farla arrossire e di farle battere il cuore come mai prima d’ora. Era così strano, non si era mai sentita in quella maniera strana quando un qualsiasi ragazzo l’aveva guardata, doveva ammettere che Atem aveva un fascino tutto suo e stargli lontano era quasi impossibile , non c’era riuscita a staccarsi da lui neanche per un secondo. Due mani, come se fossero due piatti, le vennero sbattute davanti agli occhi facendola urlare e lanciare il libro che teneva in mano in aria “ Tea, ma sei fuori di testa?! “ prese il cuscino e glielo lanciò in faccia, come si permetteva di interrompere i suoi pensieri in quella maniera , non lo sapeva che poteva diventare una furia?
Tea scoppiò a ridere, trovava troppo divertente svegliare Lizzie quando sognava ad occhi aperti, a volte le sembrava quasi che si addormentasse in piedi “ Scusa, non ho potuto resistere “ si sedette sul letto accanto a lei e si fermò a fissarla , curiosa di sapere a cosa pensava anche se immaginava che si trattasse dei suoi amici. Era riuscita a farsi rendere simpatica a gli occhi di tutti e poi aveva anche fatto breccia nel cuore di Duke , Tristan e Joey , che per tutto il giorno non avevano fatto altro che provare a corteggiarla. Infondo si era aspettata una cosa simile, Lizzie sapeva come tirarsi le simpatie di tutti quelli che le stavano intorno e Tea non poteva non essere contenta , la sua migliore amica non si sarebbe mai dimenticata un’esperienza simile “ Allora , come ti sono sembrati i miei amici? li hai trovati simpatici?”
“ Certo, molto simpatici “ in realtà non gliene era fregato niente di tutti gli altri, certo, tutti erano riusciti a guadagnarsi la sua simpatia così come lei si era guadagnata la loro, ma era interessata solo ad Atem. Era raro che un ragazzo la conquistasse in quella maniera e di certo lui c’era riuscito alla grande, e poi le metteva molta curiosità, non se lo sapeva spiegare ma in lui c’era qualcosa di molto strano, quasi speciale e voleva a tutti costi sapere cosa si nascondesse dietro quell’aspetto da ragazzo calmo e sempre serio. Tea le aveva solo detto che era il fratello maggiore di Yugi e che aveva diciotto anni , ma per il resto niente, neanche un minimo di accenno al suo carattere. A volte le era sembrato che lo facesse a posta a non darle molte informazioni su di lui, come se ci fossero delle cose che non dovesse sapere e questo aveva stuzzicato il suo interesse nei confronti di Atem. Era decisa a voler sapere di più, e poi perché non farlo, erano sulla buona strada per diventare amici e infondo tastare già il terreno con Tea poteva essere un modo per sapere qualcos’altro “ Però ho notato che il tuo amico Atem se ne stava sempre sulle sue, perché?” era decisamente curiosa, voleva sapere qualsiasi cosa riuscisse a strappare a Tea su di lui, le piacevano troppo le persone misteriose e lui era il ragazzo più misterioso di tutti.
Tea cambiò subito espressione , non le piaceva affatto tutto quell’interesse di Lizzie verso Atem e forse era meglio piazzare subito i paletti “ Atem non se ne sta sulle sue, semplicemente non gli piace la troppa confidenza “ almeno adesso avrebbe messo in chiaro che Atem doveva lasciarlo stare e che non doveva immischiarsi in affari che non la riguardavano. Certamente capiva che voleva solo conoscerlo meglio ed era anche comprensibile , ma conoscere una persona non significava appiccicarsi ad essa come una piovra e fargli gli occhi dolci per tutto il tempo proprio come aveva fatto Lizzie. La conosceva troppo bene , sapeva che era una grandissima curiosona e forse Tea aveva sbagliato a deviare tutte le informazioni di Atem trattenendosi solo al limite del possibile , ma quello del faraone era un segreto che nessuno doveva conoscere e già troppe persone lo conoscevano e di certo Lizzie era la persona meno indicata a conoscere una cosa simile. Naturalmente aveva capito che Lizzie non era rimasta indifferente dal fascino di Atem , fascino tipico del popolo di cui era stato sovrano ed era appunto questo il pericolo, sotto ogni punto di vista. Era meglio tenere gli occhi aperti con lei, prima che iniziasse a giocare a James Bond e finisse per scatenare un putiferio
 
Yugi depose lo zaino con gli oggetti del millennio sotto al letto e poi si coricò accanto ad Atem. Dato che il nonno non aveva una camera dove alloggiare , avevano deciso di farlo stare in camera con loro visto che c’erano due letti e mentre il nonno si sarebbe sistemato in uno dei due letti, Yugi sarebbe finito per dormire accanto al faraone, il quale non era molto contento della cosa. Atem era sempre stato abituato a dormire da solo per conto suo, nella propria stanza e Yugi era sicuramente la persona meno indicata per fare compagnia a qualcuno durante la notte visto che era peggio di un terremoto di decimo grado quando si agitava “ Spiegami ancora perché devi dormire con me” era decisamente innervosito dalla cosa, voleva dormire per i fatti suoi non con un rompi scatole come Yugi
Il ragazzino, roteo gli occhi per la rabbia. Glielo aveva spiegato già tre volte il perché e ancora si ostinava a non voler ascoltare. Come se fosse una cantilena , Yugi gli ripeté la stessa cosa di nuovo “ Perché il nonno non ha un posto per dormire e quindi dorme nel mio letto mentre io dormo con te “ e , con un tonfo, si buttò sotto le coperte sperando che non gli rompesse nuovamente con qualche polemica
“ Va bene, però ti avverto. Se inizi ad agitarti , ti spedisco sul pavimento “ si girò dall’altra parte del letto , sperando si poter prendere sonno prima che Yugi iniziasse a fare casino come al solito.
Yugi sospirò pesantemente , era già frustrante dover dormire con qualcuno alla sua età e non era necessario che si ci mettesse anche il faraone a dargli il tormento. Però , doveva ammettere , che gli era mancata quella sensazione di vicinanza stretta ad un’altra persona. L’ultima volta che era stato nel letto di qualcuno, era stata la notte prima della partenza di suo padre per New York. Gli era stato dato il permesso di dormire con lui dopo che aveva pianto per un giorno intero  dopo la comunicazione che sarebbe partito per poi non vederlo mai più. Quella era stata la notte più orribile della sua vita , paragonabile solo alla prima notte passata senza sua madre. Tirò su col naso , cercando di ricacciare quell’orribile ricordo che ogni tanto prendeva il sopravvento e che lo faceva piangere , senza che lo volesse. Atem sentì i singhiozzi silenziosi di Yugi e non poté non preoccuparsi, si girò velocemente verso di lui, mettendogli una mano sulla spalla “ Yugi, che c’è ?”
“ Niente….” Si asciugò le lacrime con le mani , cercando di non scoppiare a piangere del tutto
Atem lo capiva che qualcosa non andava, nessuno scoppiava a piangere senza una ragione. Si sollevò a mezzo letto, cercando di scuotere Yugi per cercare di parlargli per capire cosa stava succedendo. Lui, in risposta , girò la testa nella sua direzione , aveva gli occhi pieni di lacrime. Poteva esserci solo una ragione per Yugi di piangere in quella maniera, non ci voleva un collegamento telepatico o un puzzle antico per sapere che il motivo erano i suoi genitori. Il nonno glielo aveva detto che ogni tanto Yugi piangeva la notte e anche lui lo sentiva dalla sua stanza ma aveva sempre preferito non andarci , in quei momenti era meglio che stesse da solo, a sfogare tutte le lacrime che aveva , ma ora che lo vedeva in quelle condizioni gli faceva male. Istintivamente , gli accarezzò la fronte , per consolarlo , ma Yugi si sollevò buttandosi tra le sue braccia e dando sfogo a tutto quello che si portava dentro. Atem lo abbracciò più forte che poteva , gli aveva sempre fatto male vedere uno dei suoi amici piangere , soprattutto se era Yugi. Voleva tanto fare qualcosa per lui , voleva tanto proteggerlo , ma era impossibile. Poteva farlo con il male esterno ma non con quello che c’era dentro il cuore di Yugi, la verità era che si sentiva impotente e più Yugi stava male , più stava male anche lui.
 
Il sole splendeva alto ad illuminare tutta kaiba Land, finalmente era iniziato il vero e proprio torneo. Tutti i duellanti erano in giro per l’arena in attesa che gli organizzatori preparassero il sorteggio per iniziare i duelli della giornata e dare il via agli scontri. Lizzie era pimpante , aveva buttato Tea giù dal letto come una furia senza darle neanche il tempo di svegliarsi come si doveva, era arrivato il momento per lei dimostrare al mondo intero che Lizzie Everdeen era una grande duellante pronta a vincere ogni sfida che le si presentava davanti e conquistare tutta l’arena. Aveva preparato un deck formidabile e caricato a pieno il suo dueling disk, era decisamente pronta a brillare sul centro di un’arena con tutti gli sguardi degli spettatori puntati su di lei. C’erano duellanti fortissimi, molti erano anche ai vertici del gioco e lei non voleva essere da meno, non aveva un titolo medio o altosonante come quello di Yugi, ma aveva tutte le carte in regola per farsi valere e poi moriva dalla voglia di vedere Atem duellare. Tutti dicevano che era uno dei migliori duellanti che c’erano e lei non voleva perdersi per nessuna ragione un suo duello , soprattutto perché se lei avesse assistito ad uno scontro di Atem , poi sarebbe stato lui ad osservare lei duellare e avrebbe avuto i suoi occhi puntati addosso mentre faceva nero un suo avversario. Non c’era una ragione precisa del perché aveva formulato quell’idea, semplicemente voleva fracassare quella specie di muro di ghiaccio che sembrava essersi creato tutto a torno e riuscire a conoscerlo meglio. Il piano era così perfetto nella sua semplicità che quasi rideva da sola e di certo non sarebbe stata la sua assonnata e noiosa amica a impedirle di metterlo in atto “ Accelera il passo, non voglio arrivare tardi “
“ Lizzie , per favore, dobbiamo aspettare gli altri prima di andare all’arena e poi non abbiamo fatto neanche colazione “ cercava in tutti i modi di fermarsi , di aggrapparsi a qualcosa che arrestasse la corsa furiosa di Lizzie , ma era inutile. Quella pazza l’aveva buttata giù dal letto, le aveva lanciato i primi vestiti che le erano capitati in mano, le aveva perfino tolto la spazzola di mano per la fretta di scendere nella Hall. Girò lo sguardo per un secondo verso un quadro del corridoio e le sembrò di aver visto qualcosa di strano nei suoi capelli “ Lizzie, fermati “
La ragazza sbuffò e si fermò, girandosi verso di lei con uno sguardo inferocito “ Ma insomma, cosa c’è?!
Tea corse verso il quadro e si accorse di avere i capelli ancora scompigliati “ No, i miei capelli. E adesso come li sistemo senza spazzola “ si girò, con un’espressione incallita verso Lizzie, che a sua volta la guardava male “ Questa è tutta colpa tua , pazza scatenata “
Aveva sentito bene?! L’aveva chiamata pazza scatenata?! A lei?! Ma questo era davvero un insulto bello e buono alla sua persona “ Ehi, come ti permetti. Io non sono una pazza scatenata “ decise , però, di essere ancora più maligna “ E poi non è colpa mia se non sai sistemarti i capelli “
Tea rimase scioccata, davvero la stava insultando in quella maniera?! Questo era davvero troppo, potevano insultarla su qualsiasi altra cosa ma non sui suoi capelli “ Parla per i tuoi capelli, Sailor Moon “
Lizzie scoppiò a ridere di gusto, quasi per sfotterla  “ Invidia, eh? Scommetto che li vorresti avere tu i miei capelli, sempre in ordine e sistemati “ e diede un colpo di mano per sventolarglieli davanti la faccia , in simbolo di sfregio. Tea aveva sempre amato i capelli lunghi ma a lei non stavano bene e quindi era costretta a portarli corti e da bambine si erano sempre ritrovate a litigare perché Lizzie li aveva lunghi , biondi e fluenti, mentre lei li aveva castani e corti. In pratica glieli aveva sempre invidiati e a volte , per sfregio, quando la faceva arrabbiare, le faceva sempre il gesto di allisciarseli o di portarseli indietro con un colpo di mano per farla innervosire e in effetti funzionava sempre, anche adesso stava funzionando visto che era rossa di rabbia. Improvvisamente , però , Lizzie sentì un senso di comicità talmente forte che non poté non scoppiare a ridere , prima piano , quasi sotto i baffi , e poi sempre più forte fino a non potersi più trattenere e anche Tea scoppiò a ridere e più si guardavano più non riuscivano a trattenersi “ Non ci posso credere “
Tea , con le lacrime agli occhi, esclamò “ Neanche io, stiamo litigando per i nostri capelli “
Nessuna delle due riusciva a smettere , però si era fatto del tutto tardi e dovevano andare ma non prima di sistemare i capelli a Tea. Lizzie si mise alle sue spalle e iniziò a pettinarglieli con le dita, era abbastanza brava a sbrigarsela, tanto era vero che a volte neanche usava il pettine per sistemarseli, i suoi capelli erano lisci e bastava un colpo di fono o una leggera scrollata per togliere tutti i nodi e lasciarli belli pettinati. Quando finì di sistemare i capelli di Tea, la prese per un braccio e la trascinò via “ Andiamo , forza “
 
I fuochi d’artificio erano stati sparati in cielo mentre gli aerei disegnavano in cielo la scritta Orlando Championship. Tutti i duellanti erano posti davanti al maxi schermo centrale , dove sarebbero stati mostrati i duellanti che si sarebbero sfidati nei quattro turni. tutti quanti erano in subbuglio, ogni duellante era con l’ansia per il momento dell’estrazione. C’era chi sperava di essere estratto per primo, chi invece aveva il timore di venire sorteggiato , ma per Atem e tutti gli altri non faceva differenza, soprattutto per Lizzie che non stava più nella pelle di vedere le estrazioni del torneo “ Ma quanto ci mettono, io non ne posso più “ aveva le braccia incrociate sul petto e batteva il piede sul terreno in preda al nervoso, odiava aspettare per tempi infiniti, aveva una gran fretta di scatenarsi sul terreno di gioco e sembrava che quelli del torneo glielo stessero facendo a posta
Atem la guardava con la coda dell’occhio, non aveva mai conosciuto una persona più impaziente di Lizzie e infondo si vedeva già a guardarla che non era una ragazza che sapesse stare buona e calma ad aspettare , stava morendo dalla voglia di andare su un terreno di gioco e di iniziare a sfidarsi con qualcuno. Era una ragazza un po’ strana , di certo tutto l’opposto di Tea ,che era sempre calma e pacifica. Si vedeva che Lizzie aveva grinta da vendere , il suo carattere sprizzava allegria da tutti i pori. Era una ragazza particolare e il suo carattere lo incuriosiva parecchio.
Tea osservava lo sguardo che Atem dava a Lizzie e la cosa non le piaceva per niente, la guardava quasi come se la stesse studiando e questo le dava fastidio. Perché fra tutte le ragazze che potevano finire nel suo campo visivo, proprio Lizzie. Quella ragazza era una calamità naturale e Atem sembrava non rendersi neanche conto che quella era capace di scoprire il suo segreto. Uno degli accordi principali che avevano preso tutti insieme era quello di non dire o fare capire a Lizzie la verità che si nascondeva dietro il loro , apparentemente , normale gruppo di amici. E poi le dava un fastidio enorme vederla insieme a lui, vicini , a guardare il tabellone in attesa dei sorteggi. Aveva una gran voglia di andare li , prendere Lizzie e spingerla via per piazzarsi fra di loro e impedirle di avere anche un minimo contatto con Atem. Se c’era una cosa che odiava , erano le ragazze che provavano ad avvicinarsi ad Atem , e la cosa che le dava più fastidio di tutto era che una di quelle ragazze era proprio la sua migliore amica. D’accordo , stavano solo parlando, ma la cosa la innervosiva lo stesso.
“ Tea, stai bene?” Yugi aveva visto lo sguardo che Tea stava lanciando ad Atem e Lizzie e non aveva potuto non rendersi conto che la cosa si stava facendo un po’ più incasinata di quanto pensasse. Sapeva benissimo dei sentimenti che Tea provava per il faraone , l’aveva capito fin da subito e la certezza vera e propria l’aveva avuta la notte prima della battaglia cerimoniale, quando Tea era entrata nella sua stanza per augurargli la buona notte anche se , dallo sguardo, aveva capito che stava cercando Atem. Certe volte si domandava come faceva il faraone a non accorgersi che Tea era innamorata di lui. l’aveva capito perfino lui che aveva quattordici anni e non lo capiva Atem che era il diretto interessato
“ Si, bene “
Il rumore di un microfono che si azionava richiamò l’attenzione di tutti i duellanti e sul palco era appena salito Mokuba, pronto a dare inizio al vero e proprio torneo della Kaiba. Mokuba era agitatissimo, ovviamente non per aprire il torneo, ma perché per la prima volta sarebbe stato lui a gestire tutto. Seto gli aveva lasciato carta bianca e per la prima volta tutti i riflettori erano puntati su di lui, Mokuba Kaiba. Prese un bel respiro e dette inizio alle danze “ Benvenuti al torneo della Kaiba Corporation. Fino a ieri siete stati solo dei turisti qui nell’arena , ma da oggi sarete le vere e proprie star del nostro torneo. Da oggi quest’Arena diventerà un vero e proprio campo di battaglia per tutti i partecipanti del torneo e solo due di voi avranno la possibilità di affrontarsi nello scontro finale e di dimostrare a tutto il mondo di essere i migliori duellanti che ci siano. Nessun titolo mondiale, nessun trofeo , solo il vostro talento nei duelli “ tutti i presenti iniziarono ad applaudire, a scatenarsi e ad esultare per il discorso di Mokuba “ Adesso sceglieremo i primi otto sfidanti del torneo , che si affronteranno dentro le nostre speciali arene “
Mokuba cedette il microfono a Roland e scese dal palco , andando alla ricerca del faraone di tutti gli altri. Nonostante Seto non ne volesse sapere , Mokuba non voleva perdersi neanche uno dei loro scontri, chiunque fosse stato scelto per duellare. Roland azionò il maxi schermo , che mostrava i quattro gruppi di due persone ciascuno , sui quali , a caso, sarebbero spuntate le immagini dei dodici duellanti. I primi due duellanti , del primo blocco, erano già stati selezionati. Un ragazzo e una ragazza che si sarebbero affrontati in un duello nell’arena del tempio di Luxor, al centro dell’immenso spiazzale all’aperto nella parte posteriore del tempio, la cui piattaforma rettangolare era circondata dalle colonne portanti. Il secondo turno , invece , prevedeva la prima sfida di Joey, sorteggiato per affrontare in combattimento un ragazzino si e no tredici anni, Jeremy Andersen , un ragazzino con gli occhiali vestito alla Hip Hop. Joey e Jeremy si sarebbero affrontati dentro la piramide centrale di Giza , gli altri due sfidanti erano due ragazze che si sarebbero sfidate davanti il grande faro di Alessandria, perfettamente ricostruito come era in origini “ E adesso , sorteggeremo gli ultimi due sfidanti che si sfideranno dentro la Biblioteca di Alessandria D’Egitto“ il tabellone iniziò a mostrare le foto di tutti i concorrenti, talmente veloce che quasi facevano male gli occhi a guardare. Il tabellone si fermò e mostrò le immagini del primo sfidante “ Lizzie Everdeen….”
“ Si , evviva “ Lizzie era fuori di se dalla gioia, il quarto e ultimo turno spettava a lei. Finalmente avrebbe avuto la possibilità di scatenarsi su un’arena davanti a tutti. Senza neanche aspettare di sapere quale fosse il suo avversario, afferrò Tea per un braccio “ Dai , andiamo “ e la trascinò via , iniziando a correre per l’entusiasmo per raggiungere il luogo dello scontro , senza neanche dare il tempo agli altri di capire cosa stava succedendo. Si girò verso di loro per vedere se , oltre Tea , c’era qualcun altro che la stava seguendo e invece erano tutti li con Joey, Atem compreso. Non era possibile, non aveva sperato in un suo sorteggio per niente , doveva venire anche lui a vederla duellare , non c’erano scuse da appendere. Se volevano venire anche suo fratello o Marik non aveva niente da dire l’importante era che ci fosse Atem e non quei due sfigati di Tristan e Duke “ Allora? Volete un invito ufficiale per venire con me?”
Duke e Tristan non se lo fecero ripete due volte ed urlarono “ VENIAMO NOI “
Lizzie, decise di prendere subito le giuste precauzioni, non voleva avere nessuno di loro due tra i piedi. Il loro comportamento del giorno prima era stato sufficiente ad inquadrare i tipi di persone che erano, il classico playboy del cavolo per Duke, la schiappa per Joey e lo sfigato per Tristan, di certo il genere di ragazzi che proprio non sopportava “ NO, voi due no. Degli altri? “
Mentre Duke e Tristan piagnucolavano rassegnati, per essere appena stati malamente scartati da Lizzie, Bakura guardò Yugi , il quale fece spallucce , e disse “ Io e Yugi restiamo a fare il tifo per Joey “
Marik e Atem, seguiti dal nonno,  si scambiarono uno sguardo e raggiunsero Lizzie e Tea per raggiungere la biblioteca di Alessandria seguiti da Mokuba, neanche lui voleva perdersi il duello della nuova arrivata nel gruppo dei suoi amici e poi conosceva il modo di giocare di Joey , sapeva che avrebbe fatto qualche figuraccia prima di vincere lo scontro e poi voleva assistere a qualche duello diverso almeno per una volta.
Joey , invece , fu costretto a sospirare. Non aveva molta voglia di voler iniziare un duello proprio al primo turno ma non aveva scelta e poi l’avrebbe aiutato a distrarsi per un po’ in attesa di trovare una soluzione ai suoi problemi , per tanto si incamminò verso la sua arena insieme ai suoi amici.
 
La biblioteca di Alessandria non era quella che tutti conoscevano, ma la struttura antica costruita da Tolomeo II  di Filadelfo nel III secolo a. c. La struttura era enorme , univa insieme la classica costruzione egizia con quella greca. Man mano che salivano le scalinate che portavano al centro dell’arena , posta sull’atrio davanti al grande tempio , Atem non poteva che guardare con gli occhi sbarrati. Non aveva mai visto una grande struttura simile, del resto la biblioteca era stata costruita in un periodo di storia in cui l’Egitto era stato conquistato prima dai greci con Alessandro Magno, un periodo in cui sarebbe stato assolutamente impossibile per lui vedere tutto quello che era successo, visto che in un modo o nell’altro il suo regno sarebbe finito comunque un bel po’ di decenni prima essendo stato un faraone della XVIII dinastia faraonica.

Lizzie non era molto interessata alla location generale ma ad Atem, non poteva non fare a meno di guardarlo, era come ipnotizzata da lui, dai suoi occhi, dal suo sguardo. Non ci riusciva proprio a smetterla di tenere gli occhi fissi su di lui, nonostante avesse paura che qualcuno se ne accorgesse, soprattutto Tea. Non le andava affatto che quella rompiscatole iniziasse a darle il tormento , anche se camminava dietro di loro due. Nonostante non le dispiacesse che con lei c’erano anche Mokuba , Marik e Tea , avrebbe tanto preferito che fossero solo lei e Atem. Non perché gli altri erano d’impiccio, anche perché non c’era motivo per volerli fuori dai piedi, ma le sarebbe piaciuto avere il modo di poter avere più confidenza con Atem senza che qualcuno si intromettesse, senza che Tea , soprattutto, si intromettesse. L’aveva capito che la sua amica cercava in ogni modo di tenerla a distanza da Atem e lei proprio non capiva perché visto che se era con loro era appunto per fare amicizia. E poi cosa c’era di male, Atem era interessante e lei voleva avvicinarsi a lui quanto più possibile, doveva per forza avvicinarsi a lui, non poteva farne a meno. Si sentiva inspiegabilmente attratta dai suoi occhi, dal suo sguardo, dal suo fascino. Non sapeva spiegarsi perché ma più pensava a lui e più aveva il cuore che le batteva forte e sentiva le guance in fiamme, ma perché le faceva quell’effetto strano, anche il solo sentire il suo nome. E ora che ci pensava , quello era decisamente un nome molto strano per un americano , poteva capire Marik che era egiziano e quindi aveva un nome simile, ma Atem non era un nome americano e questo bastò per metterle ancora più curiosità di prima soprattutto perché, di solito, ogni nome aveva un suo significato quindi quello che portava doveva averne uno abbastanza importante per i suoi genitori aver deciso di mettergli proprio quel nome.
Chissà che significato avrà il suo nome , per chiamarsi così.
Ma che cavolo sto facendo, adesso devo concentrarmi sul duello non su Atem
Si risvegliò di colpo dai suoi pensieri, non era di certo il momento ideale per mettersi a pensare quanto fosse bello lui, lo sguardo , il nome e tutto il resto. Adesso doveva solo dedicarsi a una cosa, vincere. Anche se non aveva idea di chi era il suo avversario perché in quello spiazzo desolato non c’era praticamente nessuno tranne loro. Che fosse in anticipo lei o che il suo avversario non era ancora stato sorteggiato? Il che era impossibile visto che era scappata mentre stava per essere scelto. Che avesse deciso di ritirarsi? Era impossibile, lei non voleva vincere facilmente a tavolino. Improvvisamente, dall’ombra di uno degli ingressi laterali , spuntò fuori un marmocchio con gli occhiali a forma di scarabeo, i capelli verde acqua e un sorriso maligno sulla faccia. Lizzie sbarrò gli occhi, non poteva essere lui “ Oh no, sei tu?!”
Atem , Lizzie e Mokuba si girarono verso lo sfidante di Lizzie e si accorsero che era Brukido Haga “ BRUKIDO….” Che cosa ci faceva Brukido Haga a Kaiba Land, erano tutti convinti che i fratelli Kaiba odiassero Brukido e il suo compare , assente , Rex , eppure era lì davanti a loro
“ Guarda un po’ chi si rivede , la biondina odiosa dell’altra volta “ Brukido iniziò a ridere al solito suo , con un ghigno odioso sulla faccia. il ragazzino diede uno sguardo generale a chi c’era insieme a Lizzie e riconobbe subito Tea e Mokuba Kaiba , il ragazzo che era arrivato tra i finalisti della Città dei duelli, Marik Ishtar , e poi quello che sembrava essere Yugi, solo che non era lui. Gli sembrava troppo grande per essere quel fastidioso pidocchio di Yugi Muto. Ma certo, quello non era Yugi, era…il Faraone. Aveva dimenticato quella storia sul Faraone senza nome che quel pazzo di Darz aveva raccontato a lui e Rex quando avevano deciso di seguire lui e i suoi scagnozzi per avere la giusta vendetta che meritavano su Yugi e Joey. Gli aveva parlato del Faraone senza nome , spirito che albergava nel corpo di Yugi di cui quest’ultimo era la reincarnazione. Adesso aveva capito chi era il ragazzo che stava accanto a Yugi e che gli somigliava, altro che fratello maggiore, quello era il Faraone. Però, gran bella sorpresa trovarselo davanti per la prima volta senza Yugi “ Ma bene, questa si che è un sorpresa… Faraone “
Ad Atem , così come a Tea , Mokuba e Mari, si gelò il sangue nelle vene. Aveva dimenticato che quel maledetto insetto schifoso sapeva del suo segreto da quando aveva fatto la stupidaggine si seguire i piani di Darz , solo che non si sarebbe aspettato che fosse in grado di riconoscerlo. Di solito nessuno era mai stato capace di distinguerli , tranne i loro amici. Sentiva l’ansia salirgli fino al cervello, adesso sì che aveva un motivo per essere preoccupato sul suo segreto visto che Lizzie aveva voltato lo sguardo verso di lui e lo stava guardando in maniera strana, come se stesse cercando di capire a cosa si riferisse Brukido con quell’affermazione. La sola cosa che sperava in quel momento , era che Lizzie non iniziasse a fare domande di cui , era sicuro, non ci sarebbe stata altra risposta che la scomoda verità che presto sarebbe venuta fuori.
Lizzie non riusciva a capire perché Brukido aveva chiamato Atem Faraone e soprattutto perché lui aveva quella faccia sconvolta, come se Brukido avesse detto qualcosa che doveva tacere. Perfino Tea , Marik e Mokuba erano terrorizzati dalla cosa e il perché non le era chiaro, forse era il caso di andare un po’ più a fondo nella faccenda ma per il momento aveva altro in mente, come vendicarsi del torto gravissimo che quel pidocchio di Brukido le aveva fatto. si girò verso di lui, con un espressione imbestialita sulla faccia “ D’accordo , Brukido. Vediamo un po’ di tornare a noi, adesso. Tu hai qualcosa che mi appartiene e che rivoglio “
Il nanerottolo spocchioso, prese dalla tasca dei pantaloncini una carta e la girò in modo che Lizzie la potesse guardare “ Stai parlando di questa? “ era una carta molto rara , Neo- Parshath , Paladino del cielo, un mostro di ben 2300 punti di attacco e 2000 di difesa “ Questa carta non è più tua , visto che l’ho vinta regolarmente contro di te “
Lizzie sentì la rabbia salirle al cervello, la sua faccia divenne rossa come un peperone e gli urlò contro come una iena, offesa da quanto le aveva detto “ Vinta regolarmente? Tu mi hai imbrogliata, infilandomi una carta insetto nel deck di nascosto. La tua non è stata una vittoria regolare , è stata una presa in giro bella e buona “ era incredibile che quel pidocchio disgustoso avesse il coraggio di definire regolare un imbroglio come quello che le aveva fatto. Infilare un mostro insetto nel suo deck di nascosto mentre glielo stava mischiando era stato un colpo basso, era stata sconfitta da un disgustoso insetto parassita e aveva perso la sua carta più rara non che la sua preferita e adesso voleva regolare i conti. Si sarebbe ripresa la carta e avrebbe cacciato quel pidocchio dal torneo a calci “ Spero che tu sia pronto, perché ti sbatterò fuori da questo torneo e mi riprenderò ciò che è mio, ti pentirai di avermi umiliata “
“ Quello lì non sembra un avversario leale, secondo voi ce la farà a vincere?” Marik aveva già inquadrato l’avversario di Lizzie e stando a quanto lei aveva detto, non era proprio il genere di persona con cui avere a che fare e il fatto che doveva affrontarlo non gli piaceva per niente
Il nonno, osservava l’espressione incallita di Lizzie. Quella ragazza stava fremendo di rabbia per quanto le aveva fatto Brukido ed era risaputo che la rabbia non portava da nessuna parte tranne che a perdere. Se non era in grado di mantenersi calma , poteva rovinarsi da sola soprattutto perché non stava affrontando un avversario leale ma un vero e proprio imbroglione. Brukido sapeva come fare perdere la pazienza alle persone e bastava una singola distrazione da parte di Lizzie per farsi incastrare da quel pidocchio “ Non lo so, ma sarebbe il caso che la ragazza calmi gli spiriti bollenti “
due infilarono i loro deck dentro i propri dueling disk, guardandosi negli occhi, pronti a darsi battaglia. Lizzie non aveva intenzione di perdere lo scontro, adesso non c’era più in ballo solo una dimostrazione di bravura, non c’era più l’obbiettivo di conquistare Atem, beh si anche quello, ma principalmente c’era in gioco la sua vendetta personale verso quel pidocchio petulante e la riconquista della sua carta, perché la rivoleva indietro. Era troppo legata alla sua carta e col cavolo che l’avrebbe lasciata in mano a quel mostriciattolo. Stavolta avrebbe fatto passare a quel pidocchio un brutto quarto d’ora. Collegarono i dueling disk al cavo USB dell’arena , gli occhi di due delle statue a forma di sfingi , poste ai lati di una rampa di ulteriori scale che portavano verso il tempio greco in cima ,  si accesero per dare finalmente inizio allo scontro “ COMBATTIAMO….”

nota dell'autrice
salve a tutti
allora il carattere di Lizzie inizia a ed essere più delineato, insomma è una pazza scatenata che ha già messo gli occhi sul nostro faraone e vedremo come si evolverà la storia da questo punto di vista.
cercerò di rendervi divertente e piacevole il duello tra lizzie e Brukido, anche perchè sarebbe di dovere dare una delineata descrizione del nuovo personaggio in fatti di combattimenti visto che sarà membro del cast XD
beh, spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate , commentate , commentate , commentate.
P.S. avete visto il secondo trailer del film di Yu Gi Oh , dark side of dimencion? non so voi ma a me le poche immagini del duello tra Yugi e Seto mi è sembrato una specie di richiamo a 5DS con l'aggiunta dei rilevatori virtuali dei Sayan messi nessi davanti agli occhi e Drago bianco occhi blu mi è sembrato una specie di Drago Polvere di Stelle. Boh , staremo a vedere cosa combineranno e soprattutto come faranno entrare in scena il Faraone ( con la speranza che non torneino a chiamarlo Yami visto che adesso un nome cel'ha )

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Capitolo 20
*** La vittoria ***


Lizzie era prontissima, stavolta non ci sarebbero stati mostri parassiti o trabocchetti a impedirle di vincere lo scontro contro brukido perché quel vermiciattolo schifoso l’avrebbe pagata molto cara l’umiliazione che le aveva inflitto l’ultima volta che si erano scontrati. Le aveva rubato con l’inganno la sua carta preferita e adesso se la sarebbe ripresa , a qualsiasi costo. Era decisamente tesa ma non si sarebbe fatta prendere dal panico, era un il primo duello ufficiale che disputava e , soprattutto per questo, non si sarebbe fatta annientare come se niente fosse. Non le interessava delle telecamere , non le interessava del pubblico che guardava dal maxi schermo il suo duello, le interessavano solo due cose vincere e farsi ammirare da Atem mentre compieva la sua vendetta verso quel pidocchio “ Se sei pronto, inizio io “ Brukido non cambiava espressione , aveva ancora quel sorrisetto maligno sulla faccia e questo bastò a farla ringhiare di rabbia “ Inizio mettendo sul campo di gioco Dono della fata in posizione di attacco “ il mostro, con i suoi 1400 punti, apparve sul terreno di gioco “ E poi metto queste due carte coperte e termino il mio turno “
Bene, non avrò un mostro nella media ma almeno ho due carte che potrebbero essermi utili. Con Forza riflessa ho le spalle coperte e con Cambiare idea potrò fargli qualche colpo basso quando meno se l’aspetterà. Il mio duello inizia proprio bene
 
Brukido osservò le carte che aveva in mano. Delle belle carte utili per fare qualche mossa che fin da subito avrebbe piegato in ginocchio la presuntuosa biondina che gli stava davanti e che era tanto sicura di poter mettere nel sacco un duellante come lui. era arrivato finalmente il momento di poter dimostrare a tutto il mondo che Brukido Haga era tornato e che aveva intenzione di ritornare sul podio dal quale il Faraone e i suoi squallidi amici lo avevano tirato giù. E avrebbe iniziato proprio da Lizzie Everdeen “ Bene, io gioco Insetto ululante in posizione di attacco “ il mostro apparve sul terreno con i suoi 1200 punti di attacco.
Lizzie guardò quel disgustoso insetto con un espressione di disgusto stampato in faccia, quel mostriciattolo era ancora più disgustoso degli insetti veri , forse perché era in formato gigante. Meno male che era solo un ologramma, altrimenti sarebbe scappata via a gambe levate se fosse stato vero. Quel coso le faceva venire i brividi di quanto era rivoltante, una specie di cavalletta nera in formato gigante. L’unica fortuna era che era un mostro debole rispetto al suo, quindi farlo fuori non sarebbe stato molto difficile, ma per il momento era il caso di rafforzare la difesa. i mostri insetto erano senza dubbio i mostri più pericolosi del Duel Monsters e bisognava tenere gli occhi aperti, soprattutto se a possederli era un mostriciattolo come Brukido, infame e disonesto “ Adesso tocca a me “ pescò un’altra carta dal deck, un altro mostro di 1400 punti di attacco. Certo, non era chissà cosa ma di sicuro come aspetto e presentazione era molto più carino dello schifosissimo insetto di Brukido “ Gioco Arciere fatato in posizione di difesa e concludo qui il mio turno “ doveva proprio ammetterlo, i suoi mostri erano decisamente più belli di quelli di Brukido
“ E tu credi di farmi paura con delle fatine?”
scoppiò a ridere , quasi come se la stesse prendendo in giro, in effetti la stava prendendo in giro e questo la mandò in bestia ancora di più. Non tanto perché stava insultando i suoi mostri, ne aveva incontrata di gente che più di una volta le aveva preso il deck per i fondelli solo perché i suoi mostri erano delle fate con i vestiti tutti colorati stile puffo , ma poi avevano fatto tutti la figura degli imbecilli visto che i mostri fata erano senza dubbio quelli più temuti. Ogni mostro aveva il suo effetto speciale, una marea di attacchi a sorpresa che finivano sempre per annientarti. No, non era per i mostri che era infuriata, ma per l’insulto che Brukido aveva fatto a lei, stava insultando lei, come l’ultima volta. Non era capace di trattenersi dal non rispondergli a tono ma cercò di trattenersi per non scoppiare ad urlare come una furia scatenata. Aveva una voglia matta di andare lì e prenderlo a schiaffi per fargliela pagare cara, non sopportava affatto la sua risata sguaiata e perse la pazienza “ Arciere fatato, disintegra quel mostro schifosissimo “ urlò con tutte le sue forze, in preda alla rabbia più nera. Il mostrò partì all’attacco e distrusse Insetto ululante , disintegrandolo.
Brukido scoppiò a ridere , contento che Lizzie avesse appena distrutto il suo mostro “ Grazie, Lizzie “ di risposta , lei lo guardò malissimo, come se volesse ucciderlo con lo sguardo “ Hai distrutto Insetto ululante ….. “
Lizzie si sentì presa per stupida, non era mica ceca , lo sapeva benissimo che aveva appena distrutto il suo schifosissimo insettaccio, non ci voleva mica una laurea per capirlo “ Grazie, non me ne ero accorta , sai?”
Se sta cercando di farmi scappare la pazienza, ci sta riuscendo alla grande
“ Adesso, con la distruzione del mio mostro, posso evocare con evocazione speciale Pungiglione Assassino “ il mostro apparve sul terreno, una enorme e disgustosa vespa gigante con un pungiglione agghiacciante e lunghissimo , come la lama di una spada. Lizzie sentì i brividi di orrore che le attraversavano la spina dorsale, quel coso era inquietante e il solo ronzare delle sue ali le faceva drizzare i capelli in testa. Odiava gli insetti già in versione reale e minuscola, figurarsi in versione gigante e olografica. Le venivano i brividi solo a guardarlo. Brukido si accorse dell’alone viola di impressione che Lizzie aveva in faccia, era sicuro che era disgustata dalla sua creatura “ Che succede , biondina. Il mio mostro non ti piace? In effetti se dovesse pungerti sarebbe un gran bel livido enorme “
Lizzie tremava al solo pensiero di vedersi quel mostrone brutto e inquietante puntato contro e pronto a distruggere uno dei suoi mostri e in più Brukido ci metteva anche del suo “ Falla finita e concludi il tuo turno senza fiatare “
Lui scoppiò a rider e posizionò una carta coperta “ Ho finito, tocca a te “ decise però, di incalzare la dose di disgusto che vedeva nella faccia della sua avversaria “ Sempre se hai il coraggio. Sai? La mia vespa non vede l’ora di mordicchiare qualcosa “
Ora basta, sto per vomitare e lui si diverte a stuzzicarmi. Ma adesso glielo faccio vedere io chi è che mordicchia
“ Arciere fatato, spedisci quella vespa all’alveare da cui è venuta “ il mostro partì all’attacco, dirigendosi in fretta verso il mostro di Brukido.
Il ragazzino, che si aspettava un attacco simile da parte di Lizzie, si era preparato a tutto e attivò la carta coperta che aveva piazzato sul terreno di gioco “ Attivo Spaventa passeri di ferraglia “ il mostro di Lizzie venne disintegrato che la ragazza perse 1400 life points , che scesero a 2600. Non ci poteva credere, aveva ceduto come una dilettante ad una provocazione e aveva finito per perdere uno dei suoi mostri, ma perché non stava mai attenta e si lasciava prendere sul momento?! Adesso aveva metà di life points a sua disposizione mentre Brukido li aveva tutti intatti e la colpa era solo sua. Adesso doveva per forza rimontare in qualche modo , altrimenti avrebbe finito per mettersi male.
 
Tea era rimasta sconvolta, Lizzie si era fatta prendere dalla rabbia e aveva finito per cascare in una trappola come se fosse una duellante alle prime armi e il problema era sempre la sua testardaggine e la sua perdita di controllo. Il suo vizio più grande era quello di farsi sempre fregare dagli insulti e Brukido aveva utilizzato questo punto debole contro di lei e pure la lezione le era stata data tempo fa , ma perché non voleva cambiare?! “ Povera Lizzie…. “
“ Invece le sta bene “ tutti gli altri si girarono a guardare il nonno, che aveva un espressione seria e arrabbiata. Aveva visto fin da subito il comportamento sconsiderato di Lizzie e non gli era piaciuto. Cedere alla rabbia era uno dei rischi del gioco, rischio che ti portava a perdere se non eri in grado di mantenerti calmo e lucido e lei era tutto tranne che calma e lucida e aveva finito per trovarsi ad avere a che fare con una trappola come quella. Adesso i suoi life points erano scesi e si trovava con un mostro in meno sul campo e la colpa era solo della sua incontrollata collera verso Brukido “ Adesso dovrà smetterla di fare la stupida e concentrarsi sullo scontro, altrimenti finirà per perdere “
Mokuba non era molto convinto della situazione, quella ragazza era nei guai visto che Brukido aveva delle carte molto potenti nel suo deck e una in particolare “ Speriamo che riesca a farcela, Brukido non mi sembra avere intenzione di lasciarla vincere facilmente. Anzi , temo che trami qualcosa “
Purtroppo anche Marik e Atem temevano la stessa cosa, l’espressione di Brukido non lasciava presagire niente di buono e Atem questo lo aveva intuito fin da subito. Aveva duellato contro di lui molte volte nel corse dei tre anni passati con Yugi e aveva visto fargli mosse davvero ben calcolate e rischiose che avevano portato sempre grossi guai a tutti i suoi avversari e perfino a lui. lizzie era su una cattiva strada e doveva trovare l’uscita in fretta prima di finire sconfitta
 
Lizzie aveva ascoltato le parole del nonno e doveva ammetterlo che aveva ragione. Aveva sbagliato cedendo alla sua incontrollata furia e adesso era messa male, ok aveva ancora dei life points e il duello era tutto da giocare , ma ora che sapeva cosa doveva fare non si sarebbe più fatta mettere nel sacco da quello scarabeo stercorario con gli occhiali, ma non poteva fare nient’altro che aspettare il prossimo turno per riparare al danno che lei stessa si era causata da sola “ Termino qui il mio turno “ era decisamente amareggiata per ciò che aveva fatto, ma da questo momento si sarebbe controllata e avrebbe fatto vedere a Brukido le stelle di mezzogiorno e questa era una promessa che si sarebbe impegnata a mantenere.
Brukido era soddisfatto, aveva usato il più grande difetto di Lizzie contro di lei e ora era in vantaggio sulla sua avversaria e il tutto senza imbrogliare, si stava davvero divertendo ad umiliarla e pensare che era convinta che lo avrebbe sconfitto. Quella ragazza non aveva idea di cosa la aspettava e che il duello si sarebbe concluso con la sua sconfitta. Il podio sarebbe stato nuovamente suo “ Tocca a me…” pescò una carta dal deck e sorrise in maniera sinistra, maniera che ovviamente non sfuggì a Lizzie visto che lo guardava come se stesse cercando di capire cosa gli passava per la testa ma non poteva immaginare che le carte che aveva in mano avrebbero segnato la sua sconfitta. Presto avrebbe evocato il mostro più distruttivo del suo deck e Lizzie sarebbe finita in ginocchio davanti a tutti. Il suo piano stava procedendo proprio come aveva calcolato e non era stato poi così difficile riuscire a metterlo in atto, tutte le sue mosse avevano avuto un impostazione precisa e finalmente aveva ottenuto tutte le carte che gli servivano, adesso non doveva fare altro che finire l’opera e poi avrebbe solo dovuto aspettare e basta “ Metto sul campo Piccola falena in posizione di difesa “
 il mostro apparve sul terreno di gioco e Lizzie sbarrò gli occhi, quello più che un mostro somigliava ad bruco gigante e proprio non aveva idea di cosa Brukido sperava di farci con quel cosetto insignificante. Lizzie non sapeva se scoppiare a ridere per il mostro insignificante o se sentirsi offesa “ Scusa, cosa credi di farci con quel bruco? “ non gli serviva ne come mostro di attacco ne come mostro di difesa, i suoi se lo sarebbero mangiato a colazione quella specie di baco da seta venuto male.
Che razza di senso ha giocare prima dei mostri forti e poi un bruco?! Non è utile neanche per cucirsi un vestito
“ Aspetta, non ho finito “ poi tirò fuori un’altra carta dalla mano “ Dopo, sacrifico piccola falena per giocare Larva di falena “ il mostro sparì e al suo posto apparve una disgustosa larva che si muoveva e Lizzie sentì i coniati di vomito salirle dallo stomaco , i mostri di Brukido, anche i più piccoli erano uno più disgustoso e viscido dell’altro “ Dopo di che , lo equipaggio con Bozzolo dell’evoluzione “
Lizzie, così come Atem , Tea , Marik, il nonno e Mokuba , sbarrò gli occhi. ma perché non l’aveva capito subito che quel mostriciattolo aveva in programma di evocare il mostro più forte del suo deck, perché non ci era arrivata prima , quando aveva giocato piccola falena. Quel mostro poteva anche essere inutile ma era uno dei mostri indispensabili per evocare… grande falena “ Oh No…” il bozzolo apparve sul terreno di gioco, di colore rosa avvolto a delle specie di ragnatele, in fase di evoluzione. Adesso come avrebbe fatto a distruggerlo, non c’era modo di poter mettere fine a quel bozzolo disgustoso e impedire se si schiudesse fra bene quattro turni. In difesa era indistruttibile a qualsiasi attacco, non c’era verso di potersi salvare e i mostri che aveva non le erano utili, le sarebbe servito un miracolo da quel momento in avanti.
Tea era disgustata, quel bozzolo le faceva venire il mal di stomaco ogni volta che Brukido lo giocava, al suo interno c’era uno dei mostri più potenti della categoria degli insetti e Lizzie non era messa bene “ Che cosa può fare adesso?!
“ Solo aspettare “ Atem si era già trovato a fronteggiare quel bozzolo già una volta e la falena non era una creatura facile da distruggere , in più ogni attacco anticipava la sua evoluzione e la fortificava anche dentro al bozzolo stesso “ Il bozzolo non si può distruggere in nessun modo, e se Lizzie dovesse attaccarlo non lo scalfirebbe neanche “
Lizzie si girò di scatto verso di lui, stava davvero dicendo che non c’era verso di fare fuori quel coso? “ Aspetta, vuoi dire che non posso fare niente?” Brukido scoppiò a ridere e questo fece irritare Lizzie ancora di più. Va bene, non poteva distruggere il bozzolo? Non aveva importanza perché se fosse riuscita a fare fuori Brukido prima che quel bozzolo si schiudesse il pericolo era scampato prima ancora di esserci ed era a questo che Lizzie doveva mirare, sconfiggere Brukido prima della fine dei quattro turni concessi per l’evoluzione della falena. Non era un’impresa facile, ma doveva riuscirci “ D’accordo, se non posso fare niente per il bozzolo, non significa che non posso continuare a giocare , giusto?”
Brukido smise di ridere e la guardò come se fosse pazza, davvero voleva andare avanti nel duello nonostante avesse in campo un mostro ridicolo che non poteva niente contro di lui? va bene, in fondo era la sua rovina quindi perché non accontentarla “ Come vuoi, biondina “ tanto era sicuro che avrebbe vinto lui, non esisteva mostro che potesse tenere testa al suo una volta che si fosse schiuso quindi poteva ancora divertirsi e vincere lo stesso
Vincerò senza dovermi neanche spremere le meningi
Lizzie pescò una carta “ Bene, è il mio turno “ osservò le carte che aveva in mano e doveva ammettere che erano proprio perfette, un arsenale di mostri “ Innanzi tutto , gioco L’agente del mistero – terra in posizione di attacco  , che mi consente di prendere una carta dal mio deck della stessa fazione del mio mostro “ tirò fuori il deck dall’alloggiamento e allargò tutte le carte in mano e scelse una delle carte per metterle nella sua mano mentre il resto del deck finì nuovamente nel dueling disck. Poi , decise di giocare una delle sue carte preferite, una di quelle che potevano tornarle utili in qualsiasi situazione e che non poteva non giocare “ Dopo, attivo questa carta magia “ era troppo eccitata, non stava più nella pelle di poter finalmente giocare una delle sue carte più rare “ Strofinati gli occhi davanti a Santuario del cielo “ la carta apparve sul terreno e , alle spalle di Lizzie, si materializzò un enorme ologramma di un tempio greco bianco e dorato, scintillante ed enorme. L’immagine del tempio finì per fare quasi tremare Brukido, evidentemente il ragazzino non aveva mai visto nulla di simile in vita sua e in effetti doveva per forza essere così visto che nel loro ultimo scontro quella carta non faceva ancora parte del suo deck il che era un vantaggio. Con quella carta poteva evocare tutti i mostri che voleva anche se a lei gliene serviva solo uno che non era ancora il momento di evocare.
 
Tutti gli altri erano rimasti sconvolti, non avevano mai visto un tempio simile in via loro , ne tanto meno in un duello. Doveva essere una delle poche carte che Pegasus avesse messo in circolazione , forse appartenenti a qualche nuova collezione. Doveva per forza essere così, ma nessuno di loro aveva idea di come Lizzie potesse averne una nel suo deck. Ovviamente Tea lo sapeva, quando Lizzie le aveva mostrato via chat non solo quella carta ma anche la seconda carta accoppiata ad essa le era quasi venuto un infarto. Facevano parte di un premio per un torneo che Pegasus aveva tenuto e organizzato a Los Angel l’anno prima e quando Lizzie le aveva detto che ci sarebbe stata come duellante quasi non le aveva creduto ma poi era spuntata fuori con quella carta.
 
Brukido aveva le gambe che gli tremavano, aveva solo sentito parlare del Santuario del cielo ma non aveva idea che quella ragazzina ne fosse in possesso “ Come ….come fai ad averla….”
Lizzie non poteva trattenersi dalle risate per l’espressione di Brukido, se la stava facendo addosso dalla paura e aveva ragione, una carta simile non si vedeva di certo tutti i giorni e lei ne era in possesso “ Ce l’ho e basta “ poi tornò seria, non era quello il momento di tirarsela per avere giocato una carta magia unica nel suo genere “ E adesso torniamo a noi “ prese dalla mano un'altra carta, stavolta diversa da quelle che aveva giocato fin ora “ Poi gioco Principessa del fioco in posizione di difesa , che mi permette di guadagnare 500 life points “ i suoi punti salirono e da 2600 arrivarono a 3100 “ Mentre tu ne perdi altrettanti “ i life points di Brukido scesero di ben 900 punti e i suoi life points arrivarono a 2300 come effetto collaterale del mostro di Lizzie.
 Il ragazzino , risvegliatosi dallo shock momentanea per la vista della carta magia di Lizzie, si accorse che aveva perso dei punti e questo bastò a farlo innervosire. Aveva perso 500 punti solo per un mostro ridicolo come Principessa del fuoco, ah no, questo proprio non lo sopportava “ Va bene, mi hai giocato una carta rara e mi hai tolto dei life points senza aver fatto niente, ma non credere che ti sbarazzerai di me “
“ OK, intanto sposto Dono della fata in difesa e concludo “
Bene , ho sul terreno Santuario del cielo, Agente del mistero , Dono della fata e Principessa del fuoco, insieme a due carte coperte. Sono messa abbastanza bene dal punto di vista della difesa ma non posso attaccare fino al prossimo turno. Sarà il caso di aspettare e di coprirmi le spalle per il momento. E poi, cosa potrebbe succedere?! Quel bozzolo non si schiuderà fino al quinto turno di Brukido quindi ho ancora il tempo di poterlo distruggere quando voglio
Brukido, dal canto suo, aveva tutte le intenzioni di volerla fare fuori subito. Non gli andava di aspettare e poi con Principessa del fuoco sul terreno a ogni turno perdeva 500 ed era il caso di sbarazzarsi del mostro di Lizzie ora che ne aveva il caso “ Tocca a me… “
 
Gli occhi della statua olografica dell’arena delle piramidi si erano appena spenti e il duellante di Joey cadde in ginocchio in lacrime. Il duello era finito e Jimmy era stato sconfitto da Gilford il fulmine di Joey. Sembrava essere andato tutto liscio come l’olio ma senza che se ne accorgesse, Joey era riuscito a metterlo nel sacco e a distruggerlo con una sola mossa. Aveva sbagliato a sottovalutare il suo avversario, Joey era stato bravo, magari troppo per i suoi gusti e , di nuovo, aveva avuto la conferma di essere una schiappa come tutti lo ritenevano. Dal canto suo , Joey era contentissimo, aveva sconfitto il suo avversario ed era passato al turno successivo , una cosa davvero pazzesca ma almeno Seto avrebbe di nuovo avuto la conferma che lui era uno dei migliori e non un perdente. Non vedeva l’ora di andare davanti al ricco imprenditore e di dirgli di aver appena vinto un duello così da fargli chiaro che lui era un grande duellante e non una schiappa. Dopo aver ricevuto i commenti positivi dei suoi amici, si girò verso il suo avversario e si accorse che stava piangendo. Gli si avvicinò e gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi “ Avanti, non fare così “
Il ragazzino alzò lo sguardo verso la voce che lo sovrastava e notò che Joey gli sorrideva e gli tendeva la mano. Gliela prese e si rialzò, guardandolo dritto negli occhi con stupore. Mai nessuno lo aveva aiutato a rialzarsi prima d’ora, tutti lo prendevano per idiota e lo lasciavano esattamente dove restava umiliandolo ma quel ragazzo non lo stava facendo, anzi o stava aiutando “ Grazie…”
“ Non dovresti piangere , lo sai? Sei stato bravo “
“ Davvero?” non ci poteva credere, era la prima volta che riceveva un complimento nonostante la sconfitta
“ Si, e sai una cosa? hai tutte le carte in regola per essere uno dei migliori duellati del mondo, devi solo crederci e non lasciarti condizionare dagli altri. Credimi, lo so per esperienza personale “ e detto ciò , Joey se ne andò, lasciando il ragazzino da solo con gli occhi sbarrati al centro dell’arena. Aveva visto in lui ciò che era stato lui stesso tempo fa, un ragazzino insicuro che frignava per le sconfitte e che era sicuro che non sarebbe mai diventato nessuno ma poi le cose erano cambiate, era diventato uno dei migliori credendo in se stesso e nelle sue capacità e a quel ragazzo serviva proprio una spintarella per riuscire a crederci davvero in se stesso. Era stato bravo e in alcuni momenti lo aveva fatto tremare per il terrore che potesse sconfiggerlo e doveva ammettere che si era divertito moltissimo durante lo scontro. Quel ragazzino se la meritava la vittoria, ma la fortuna aveva patteggiato per lui.
Usciti dall’arena , Joey si stiracchiò, contento di essere passato al turno seguente con una schiacciante vittoria “ Bene, direi di andare a mangiare qualcosa. Che ne dite?”
“ Non sarebbe il caso di andare dagli altri? Il duello di Lizzie dovrebbe essere ancora in corso “ Tristan non stava più nella pelle, a volte era stato tentato di mollare lo scontro e di andare a vedere Lizzie duellare e fare nero il suo avversario. Doveva essere una vera e propria furia combattiva sul terreno vista l’energia che sprizzava e ne valeva la pena fare il tifo per lei
Duke non sopportò lo sguardo ebete di Tristan mentre pensava a Lizzie, davvero era convinto che lei gli avrebbe fatto gli occhi dolci o sarebbe stata contenta di vederselo spuntare all’arena? Era davvero fuori strada “ Se speri che Lizzie possa concentrarsi con le tue urla nelle orecchie , sei fuori strada “
Tristan si sentì insultato da Duke “ Ah si? e sei convinto che con le tue urla si concentrerà ? “
“ Ma ragazzi, secondo me è inutile andare ad assistere al duello. Ci sono già Atem e…” ma Bakura non ebbe neanche il tempo di finire la frase perché gli occhi spiritati dei due finirono addosso a lui e Bakura venne preso dal terrore che gli mollassero un pungo in faccia entrambi “ Come non detto “ quei due erano davvero incredibili e poi, girando lo sguardo verso Joey, anche lui aveva cambiato espressione e li guardava come se volesse ucciderli. Quei tre si erano presi una cotta a prima vista per Lizzie ma forse non avevano capito che la ragazza non li calcolava minimamente visto che per tutto il giorno non li aveva neanche guardati o rivolto la parola tranne per cacciarli prima che corressero da lei. Erano davvero tre idioti, non c’era nessuna possibilità di scelta. Yugi e Bakura furono costretti a sospirare e ad aspettare che sbollissero la rabbia prima di decidere cosa fare.
 
Brukido aveva messo sul campo un’altra carta coperta e poi aveva evocato insetto della foresta ma lo aveva sacrificato insieme a Pungiglione assassino per evocare Coleottero sciabola “ Allora , che te ne pare del mio insettino?”
Lizzie era disgustata, non bastavano larve viscide e vespe inquietanti ma pure i coleotteri. Certamente era molto più guardabile degli altri, ma pur sempre un insetto “ Se fosse un cappello, ti starebbe benissimo sui capelli “ per quanto ci stesse provando, le sue battute non riuscivano affatto a tirarla su di morale o a fare irritare Brukido, per il semplice fatto che quell’insetto era più forte dei suoi mostri e , purtroppo , non poteva rischiare di attaccarlo. Se ci provava spaventapasseri di ferraglia si sarebbe attivato e lei avrebbe perso dei life points e in quel momento non era proprio il caso di farlo. c’erano altri momenti per attaccare
Brukido sapeva che Lizzie non poteva attaccare, le sue trappole erano pronte a scattare se si fosse azzardata e quello era il momento giusto per fare fuori il suo mostro “ Vai Coleottero Sciabola, distruggi principessa del fuoco “ il mostrò partì all’attacco e con le sue fauci distrusse la principessa in schegge luminose. Per fortuna era un mostro in difesa e Lizzie non perse punti ma aveva perso un mostro che poteva esserle utile ma poteva richiamarlo in seguito se ce ne fosse stato bisogno. Non poteva sprecare le due carte coperte per il momento. Le servivano per dopo, quando sarebbe stato il momento opportuno, anche se questo avrebbe segnato la distruzione delle sue carte.
 
Tea non capiva cosa stesse combinando Lizzie, aveva due carte coperte e non le stava usando e continuava a perdere mostri come se niente fosse “ Ma perché fa così?!”
“ Forse sta aspettando qualcosa “ Marik aveva osservato attentamente le mosse di Lizzie, sembrava che si stesse preparando a qualcosa e forse sapeva anche a cosa. brukido aveva sul terreno il bozzolo e ci volevano ancora tre turni prima che si schiudesse, quindi era ovvio che Lizzie cercasse di rinforzare le difese e inoltre non poteva attaccare per colpa dello spaventapasseri. Ovviamente poteva usare le carte coperte, ma se non lo faceva doveva esserci un motivo, motivo che non era chiaro a nessuno “ Faraone, tu ci capisci qualcosa?”
“ Non lo so, non riesco a capire che genere di strategia stia cercando di attuare “
Le sue mosse sono strane, ha perso un mostro valido e ha rinunciato a giocare due carte coperte. Perché?! cosa vuole fare?! sarà il caso che si dia una mossa prima che perda tutti i mostri che possiede
 
Lizzie era in difficoltà, lo sapeva , ma non era ancora il momento giusto per sfoderare le carte che aveva giocato, le servivano per dopo, dovevano servirle per dopo “ , tocca a me , e per prima cosa attivo il potere del Santuario del cielo che mi consente di poter evocare un mostro direttamente dalla mia mano “ prese la carta che aveva pescato grazie all’Agente del mistero e la schierò sul campo “ Ti presento L’Agente dell’entropia- Urano “ il mostro , con 2200 punti, apparve sul terreno di gioco in posizione di difesa “ Concludo qui “ lo sapeva , stava rischiando troppo, ma non le era capitata in mano la carta che le serviva per quando la falena si sarebbe risvegliata. Il duello era a rischio, se ne rendeva conto, ma che poteva fare
Brukido non se lo fece ripetere due volte, aveva voglia di sbatterla fuori dal torneo e di vincere. Pescò una carta e si trovò davanti proprio ciò che gli serviva per mettere ancora più in difficoltà Lizzie “ Sei pronta? Ho intenzione di metterti ancora più alle spalle al muro di quanto tu non lo soffi già “ girò la carta e Lizzie sbarrò gli occhi “ La conosci? È spade rivelatrici “ delle spade bianche si conficcarono sul terreno dalla parte di Lizzie, adesso per tre turni era bloccata dal poter fare qualsiasi mossa ovvia, ma lei questo lo sapeva già. in fondo non aveva avuto molta scelta fin ora
Mokuba era tesissimo, Lizzie era in grosse difficoltà “ E adesso? Con le spade rivelatrici non potrà attaccare per tre turni “
Atem continuava a fissare il duello “ Lizzie non avrebbe potuto attaccare neanche se ne avesse avuta occasione. Spaventapasseri di ferraglia è sempre attivo “
Brukido, tutta via aveva in mente di non fermarsi solo a quello voleva farla fuori e ci sarebbe riuscito “ Vai Coleottero , attacca Dono della fata “
Voleva attaccarla?! Voleva davvero farlo? non ci poteva credere ma era la verità, Brukido Haga che si scavava la fossa da solo con le sue mani era davvero il colmo. Adesso si che avrebbe messo la parola fine a questo duello “ Scusa Brukido, ma temo che i tuoi momenti di gloria stiano per terminare “ finalmente aveva la possibilità di sconfiggerlo e pensare che credeva di essere spacciata. Quel pidocchio stava perdendo con le sue mani. Il mostro partì all’attacco ma lei era pronta a tutto, adesso sarebbe stata lei la vincitrice e la sua carta sarebbe tornata nelle sue mani. Già non vedeva l’ora che accadesse , il mostro era sempre più vicino ma lei attivò la sua carta “ Fai ciao a Forza riflessa “ una barriera , color arcobaleno apparve a proteggere il suo mostro. Il coleottero finì per sbatterci contro ma fu lui ad essere disintegrato in schegge luminose. Tutti i mostri di Lizzie erano rimasti intatti ma non Brukido, che aveva perso il duello proprio grazie alle sue stesse mani “ Evvai, hai perso Brukido “
Tea era fuori di se dalla gioia, Lizzie aveva vinto e pensare che sembrava spacciata “ Si, ha vinto “
“ E allora perché i mostri di Lizzie sono ancora sul terreno con spade rivelatrici?” Makuba non riusciva a capire, gli ologrammi non si erano spenti ma erano ancora attivi. Il sistema era programmato per spegnersi automaticamente dopo ogni duello eppure gli ologrammi erano ancora lì
La risata di Brukido, fastidiosa come al solito, anzi ancora più forte, riecheggiò nelle orecchie di tutti. Lizzie non riusciva a capire, aveva sconfitto Brukido eppure gli ologrammi non sparivano, le spade non sparivano “ Ma cosa…” girò lo sguardo verso Brukido, alla ricerca di una spiegazione e notò una carta attiva “ Provviste di emergenza ?!” non era possibile, come aveva fatto ad attivare quella carta se aveva perso il duello contro di lei.
“ Credi davvero che sia stato così facile? Ho attivato questa carta nel momento in cui tu hai attivato la tua. Ho guadagnato 2000 life points sacrificando le mie due carte trappola “ non riusciva a smettere di ridere, umiliare Lizzie in quella maniera era troppo divertente per lui e pensare che lei non se ne era neanche accorta “ Sono tutto tranne che sconfitto, biondina “
Non era possibile, aveva sacrificato i suoi mostri per niente, aveva aspettato quel momento solo per venire fregata lei e non lui. questa Brukido l’avrebbe pagata molto cara , carissima. Se voleva la guerra lei gliel’avrebbe data senza esclusioni di colpi, senza aspettare altre strategie “ Questa me la paghi “ pescò una carta con tutta la rabbia che aveva in corpo, aveva cercato di tenersi calma ma ora non ci riusciva più, era troppo difficile. Guardò la carta che aveva in mano “ Attivo Anfora dell’avidità , con la quale pesco due carte “ le tirò fuori dal deck con tanta di quella furia che quasi sembrava che dovesse strapparle via dall’alloggiamento ed erano due carte che facevano al caso suo, almeno. Non le interessava di cosa sarebbe successo, quel pidocchio l’avrebbe pagata “ Innanzi tutto, evoco Principessa danzante della barriera in posizione di difesa “ il mostro apparve sul terreno di gioco con i suoi 1700 punti “ Poi gioco tartaruga catapulta “ quella carta era utilissima, poteva attaccare anche se aveva le spade rivelatrici puntate contro e lei non si sarebbe fatta scappare l’occasione di farlo “ Coraggio Dono della fata, posizionati sulla tartaruga “
 “ Se spedisce il mostro all’attacco, finirà per trovarsi nei guai “ anche Marik era preoccupato, stava di nuovo agendo per rabbia. Va bene Brukido le aveva fatto un colpo basso ma non poteva fare di nuovo l’errore di prima
Atem non poteva più stare a guardare, Lizzie stava per fare un grosso errore, di nuovo “ Lizzie, non fare stupidaggini “
Anche il nonno decise di spronarla a cambiare idea prima che fosse tardi “ Sono d’accordo, fermati “
Ma lei non gli ascoltava , era decisa a voler andare avanti , chi se ne fregava delle conseguenze “ Dono della fata, attacca quel pidocchioso scarabeo con gli occhiali “
 il mostro partì all’attacco lo stesso, dritto sparato verso Brukido e i suoi life points. Era uno dei vantaggi di tartaruga catapulta, spedire un attacco diretto ai life points dell’avversario “ Sei sicura? “ il ragazzino attivò una carta trappola direttamente dalla sua mano, Buco nero. Non era possibile, non quella carta. Tutti gli altri sbarrarono gli occhi sconcertati, uno ad uno tutti i mostri di Lizzie vennero attaccati e distrutti dalla forza di Buco nero, disintegrati in schegge. Lizzie perse solo 1400 punti poiché gli altri mostri erano in difesa e si ritrovò con 800 life points. La ragazza cadde in ginocchio, sconvolta da ciò che era appena successo. Tutti i suoi mostri , dal primo all’ultimo non c’erano più e i suoi life points erano ridotti all’osso. Ma perché doveva finire in quella maniera, aveva fatto tutto ciò che era necessario, tutto quello che le era venuto n mente solo per perdere lo scontro contro Brukido. Non poteva finire in quella maniera eppure era ciò che stava accadendo “ Non è possibile…”
Brukido scoppiò a ridere , fuori di se per la soddisfazione di aver messo in ginocchio la sua avversaria presuntuosa. Era sicuro che sarebbe finita in quella maniera , in fondo lei non era all’altezza delle sue capacità. Brukido era sempre stato il più temibile dei duellanti e già una volta le aveva dimostrato che era il caso di non mettersi contro di lui eppure lei era sicura di potercela fare ma aveva finito solo per fare la figura che più meritava , quella della perdente “ Avresti fatto meglio ad arrenderti credimi “
Lizzie lo guardò con un aria spiritata, fuori di se per la collera, davvero era convinto che si sarebbe arresa? Davvero pensava di metterla in ginocchio in quella maniera pietosa? Lei non era una perdente, non era l’ultima arrivata , era Lizzie Everdeen, una dei duellanti migliori che c’erano e la sconfitta non era contemplata e non faceva parte del suo vocabolario “ Davvero credi che lo faro? Davvero credi che mi arrenda davanti a un insetto viscido e schifoso come te? mi dispiace caro mio ma non funziona “ si rialzò in piedi, più determinata di prima a vincere quello scontro “ Ti sbagli di grosso “ si rimise in posizione di attacco, pronta a giocarsi le ultime carte che aveva a disposizione.
Brukido era infastidito, voleva tanto schiacciarla come un insetto ma lei si rialzava di continuo e questo lo mandò in bestia. Davvero voleva sconfiggerlo? Davvero non voleva arrendersi davanti a lui? l’avrebbe pagata cara. Ormai il suo bozzolo si stava schiudendo, mancava solo un turno e la falena sarebbe venuta fuori in tutta la sua potenza e quel mostro l’avrebbe annientata “ Avresti dovuto arrenderti quando ne aveva l’occasione “
Lizzie lo sbeffeggiò con uno sguardo di sfida decisamente irritante “ Ti sarebbe piaciuto, ma no , grazie. Non fa parte del mio stile. Ora fa la tua mossa “
Brukido pescò una carta dal deck, deciso a sconfiggerla e si trovò tra le mani Anfora dell’avidità “ Attivo Anfora dell’avidità e pesco due carte “ aveva in mano insetto sega elettrica e forza reflessa , proprio ciò che gli serviva “ Metto sul campo Insetto sega elettrica “ il mostro apparve sul terreno di gioco in attacco “ E in più una carta coperta “
“ Bene , tocca a me “ Lizzie osservò le carte che aveva in mano. Grazie ad anfora dell’avidità aveva pescato un’altra carta che le poteva tornare utile esattamente come Santuario del cielo, e decise di giocarla “ Innanzi tutto, metto sul terreno questa carta che sicuramente conosci , vale a dire Fontana del cielo “ la seconda carta, che aveva vinto in quel torneo, apparve sul terreno di gioco e si illuminò di un’aura azzurra “ Questa carta mi fa guadagnare dei life points pari all’attacco di una carta di tipo luce che si trova nel mio cimitero delle carte “ tirò fuori le carte dal cimitero e decise di scegliere quella con i punti di attacco più deboli. Le altre le servivano per dopo se ce ne fosse stato bisogno “ E scelgo questa “ la girò verso Brukido “ Dono della fata “ i life points di Lizzie aumentarono di 1400 salendo a 2200. Quella era stata la prima mossa della sua rimonta perché adesso doveva farne un’altra , sperando che i suoi anti protettori la aiutassero a vincere “ Poi attivo Carità gentile , con la quale sostituisco due carte con tre nuove“ decise  di sacrificare due mostri di livello più debole e prese le nuove carte. Sbarrò gli occhi, perché tra le mani si trovò proprio il mostro che non sperava più di poter giocare, ora si che avrebbe rimontato, ma prima aveva un’altra mossa da fare , mossa che non era il momento di compiere “ Concludo qui il mio turno “
Brukido non si fidava delle mosse di Lizzie, era sicuro che tramasse qualcosa , glielo leggeva negli occhi “ Bene, gioco Coleottero Demone eterno “ la ragazza non aveva mostri e quindi era una facile preda “ Vai coleottero, attacca i life points di Lizzie “ finalmente l’avrebbe sconfitta come si doveva, aveva ormai la vittoria in tasca e nessuno gliel’avrebbe sottratta.
Atem e gli altri erano con gli occhi sbarrati, Lizzie non poteva salvarsi da un attacco diretto, i suoi life points erano destinati a scendere e lei a perdere. Lizzie sorrise, e così pensava di farla fuori? Si stava sbagliando. Scartò una carta fra quelle che aveva in mano e i suoi punti non scesero a 0 nonostante l’attacco diretto. Brukido non ci credeva , come potevano i suoi life points essere intatti se l’aveva attaccata direttamente “ Che razza di scherzo è?!”
“ Nessuno, ho attivato questa carta “ la tirò fuori dall’alloggiamento del cimitero “ Hanewata. I suoi poteri mi permettono si scartarlo e in cambio i danni di attacco vanno a 0 “
 Brukido aveva gli occhi sbarrati, era riuscita a fregarlo , si, ma ancora per poco “ Non basta solo questo “ forse era riuscita a non farsi azzerare i life points ma non che avesse vinto, la strada era ancora lunga per fregarlo
“ Lo so “ certo che lo sapeva , lo sapeva molto bene ma questo non significava che non aveva le carte utili per riuscire a sconfiggerlo. Bastava solo un ultimo turno e le spade rivelatrici sarebbero sparite e lei avrebbe avuto la possibilità di potersi sfogare e avere la soddisfazione della vittoria
Ok, sono al secondo turno, ma  tra poco le spade spariranno e non ci saranno più impicci. Ora non devo far altro che portare a termine il mio piano e per farlo ho bisogno del coleottero, devo solo aspettare che quel coso mi attacchi
Brukido era al limite della sopportazione, ora era lui quello che non poteva più aspettare oltre, doveva sbarazzarsi di lei e lo avrebbe fatto, prese una delle carte che aveva in mano e la evocò “ Adesso gioco Coleottero demone eterno “ e lo spedì all’attacco senza neanche pensare a delle eventuali conseguenze, non gli importava di perdere un mostro ridicolo come quello voleva solo che Lizzie Everdeen venisse buttata fuori dal torneo. lizzie se l’era aspettata perché adesso era stata lei a provocare lui e Brukido se ne sarebbe pentito amaramente “ Attivo Cambiare idea “ il mostro passò dalla parte di Lizzie, cessando l’attacco ai suoi danni e questo fece rosicare Brukido ancora di più di prima ma era solo l’inizio della fine
Brukido la odiava , si la odiava con tutto se stesso ma finalmente sarebbe davvero tutto finito , perché i quattro turni erano passati e il bozzolo si stava aprendo. Atem e tuti gli altri avevano le palpitazioni, nelle ultime fasi Lizzie era stata brava , si era ripresa ma adesso si stava per trovare davanti la Grande falena e non sarebbe stata una passeggiata sbarazzarsi di quel mostro orribile e inquietante. Sarebbe stato meglio se Lizzie avesse fatto ancora più attenzione di prima altrimenti sarebbe stata nei guai fino al collo. Lizzie lo sapeva , era arrivato il momento di fronteggiarsi con la falena ma non le importava , era sicura delle sue cose e non sarebbe stata una farfalla venuta male a impedirle di vincere
Il bozzolo si schiuse e fra una manciata di polvere luccicante, spuntò fuori la Grande falena, una creatura dalle enormi ali colorate e il corpo con mille zampette. Lizzie non era più impressionata, perché adesso aveva in mano una creatura distruttiva , molto più forte della falena “ Che paura, me la sto facendo addosso “
“ Riderai di meno quando ti avrà spazzata via “ la falena, ordine di Brukido, attaccò il mostro che , fino a un turno fa , era di Brukido , distruggendolo. Non gli piaceva distruggere un mostro che gli apparteneva ma ne valeva la pena se voleva distruggere la fastidiosa biondina che lo guardava come se avesse appena fatto la cosa più idiota della storia.
Lizzie aveva finalmente avuto ciò che aspettava , la possibilità di potersi vendicare e riprendersi la sua carta , la possibilità di poter porre fine a quel lungo ed estenuante duello che l’’aveva vista coinvolta contro il duellante più infido della storia. Adesso si che il duello era davvero finito, ma per Brukido. Ora niente le avrebbe impedito di potersi guadagnare la sospirata vittoria, aveva in mano l’ultima carta che le serviva per portare a termine il suo obbiettivo , carta che avrebbe fatto fuori le spade rivelatrici una volta per tutte “ Grazie , hai reso più facili le cose in questa maniera “ Brukido non capiva di cosa stesse parlando , come sarebbe che le aveva reso le cose più facili se stava per essere sconfitta. Lizzie non poteva che ridere sguaiatamente per la cosa, adesso avrebbe fatto vedere a Brukido un vero mostro, con la M maiuscola “ Sai? Per tutto il duello non hai fatto altro che segnare la tua fine e il bello è che non te ne sei neanche accorto “ pescò dalla sua mano la carta che aveva preso grazie a Carità gentile e la pose davanti a Brukido , il quale cadde a terra in ginocchio con un espressione spaventata “ L’hai riconosciuta , vero? È proprio lei , Bestia Idro Potenza “ tirò fuori dal cimitero tutte le carte che possedeva  “ Osserva: Principessa del fuoco, Dono della fata, Principessa danzante della barriera di ghiaccio, l’agente del mistero , l’agente dell’entropia e coleottero demone eterno “ le mostrò a Brukido “ Ora non devo fare altro che rimuoverle dal gioco per evocare la creatura più potente del Duel Monsters , Bestia Idro Potenza” il mostro , gigantesco ed immenso, una sorta di drago bianco e nero , apparve sul terreno di gioco con un ruggito che quasi fracassò le orecchie a tutti i presenti. Alla vista di quel mostro non solo Atem e tutti gli altri ma anche gli spettatori che osservavano dal maxi schermo si terrorizzarono e stupirono nello stesso tempo. Brukido indietreggiò terrorizzato, non aveva mai visto un mostro con una simile potenza, 8800 punti di attacco, la somma complessiva di tutti i punti di attacco dei mostri spediti al cimitero durante tutto il duello ed usati per la sua evocazione. Altro che Grande falena , quel mostro se la sarebbe mangiata a colazione. Osservò le carte che aveva in mano e non c’era niente che potesse tenere testa a quel mostro, certo, Lizzie era bloccata ancora per un turno visto che le spade rivelatrici erano ancora li, ma una volta che sarebbero sparite niente avrebbe fermato la forza distruttiva di quel mostro. Era protetto per il momento, ma anche se lei non poteva attaccare , Grande falena non poteva niente come quel mostro, tra l’altro in posizione di attacco. Se avesse provato a distruggerlo avrebbe perso il suo mostro ma anche se batteva in difesa non poteva fare molto.
“ d’accordo , Brukido. È il momento di mettere fine a questo duello “
Mettere fine al duello? E come poteva fare?! Non poteva attaccarlo “ Sei cieca? Le spade rivelatrici sono attive “
Lizzie scoppiò a ridere, quasi a prenderlo in giro e la cosa non piacque affatto a Brukido, che temeva che la ragazza avesse qualche arma segreta in mano anche se sperava che fosse tutto un bluff dal part sua e che volesse solo spaventarlo “ Ti sbagli, presto spariranno “ il suo sorriso divenne maligno, il suo sguardo cattivo “ Tipo , Adesso “ prese la carta che aveva in mano e la voltò verso Brukido, il quale urlò a squarciagola , indietreggiando e cadendo a terra , con la faccia tutta viola per la pura , come se avesse visto un fantasma o la protagonista dell’Esorcista. Lizzie attivò Tifone spaziale mistico e un enorme tornado si abbattè sulle spade rivelatrici, distruggendo l’ologramma della carta e distruggendo le spade. Adesso Lizzie poteva attaccare e l’avrebbe fatto senza esitazione “ Vai Bestia idro potenza, fai fuori quella farfalla venuta male “ il mostro volò verso la falena , afferrandola tra le sue fauci e distruggendola in schegge luminose. Brukido non potè fare altro che osservare il mostro distruggere fra le sue fauci il suo mostro preferito e vedere i suoi life points scendere vergognosamente a 0. tutto il gruppo esultò per la vittoria di Lizzie, quasi poco sperata, così come esultò la folla. Aveva dimostrato di essere una grande duellante e presto tutto il mondo avrebbe conosciuto Lizzie Everdeen come una grande campionessa. Gli occhi delle statue si disattivarono così come i dueling disk, ma Lizzie non aveva finito. A passo di marcia si incamminò verso Brukido , pronta a riprendersi la sua preziosa carta. Gli si piazzò davanti agli occhi, mostrandogli la mano “ Dammela “
Brukido era sconvolto, in ginocchio con gli occhi sbarrati e un espressione quasi cadaverica sulla faccia, gli aveva detto di darle la carta ma lui neanche l’aveva ascoltata, forse neanche l’aveva sentita di quanto era paralizzato. Lizzie si infuriò, gli sollevò il braccio dove teneva il dueling disk e tirò fuori il deck con un’enorme violenza , scorse tutte le carte che c’erano alla ricerca della sua e finalmente la trovò, Neo Parshath paladino del cielo. Senza degnare oltre Brukido di uno sguardo, che nell’arco di tempo era pure svenuto, corse verso Tea e tutto il resto del gruppo, schiacciando il 5 sia a Marik che ad Atem il quale le disse “ Sei stata fantastica “
Lizzie si bloccò di colpo, davvero le aveva detto che era stata fantastica? Sentì le guance in fiamme per l’emozione di aver appena ricevuto un simile complimento proprio da lui e non potè non arrossire “ Grazie “
Poi abbracciò Tea, anche lei contenta per la sua straordinaria vittoria sul marmocchio petulante che aveva avuto come avversario e tutti si incamminarono verso l’uscita dell’arena per unirsi agli altri. Lizzie era riuscita a passare il suo turno e questo le aveva dato la possibilità di potersi mettere in mostra davanti a tutti, adesso niente l’avrebbe più fermata.
 
L’individuo incappucciato era appostato dietro una delle colonne dell’arena , ad osservare nell’ombra il faraone e gli altri suoi amici mentre festeggiavano la vittoria della ragazza dai capelli biondi. Non gli importava molto degli amici ma solo del faraone, aveva già in mente cosa fare per riuscire ad avere la sua vendetta sul faraone. Era deciso a voler mettere le mani sul puzzle tanto quanto era deciso ad annientare il faraone , non doveva aspettare molto, solo il momento giusto che presto, molto presto, sarebbe arrivato. Uscì dal suo nascondiglio, voltando le spalle e scendendo le scale con il suo passo leggero, quasi come se fluttuasse a qualche millimetro dal suolo, i suoi occhi erano rosso vivo , iniettati di sangue e di malvagità mentre il suo viso oscuro era coperto dal cappuccio della tunica nera che portava.
 

nota dell'autrice
innanzi tutto buone feste a tutti , gente.
spero tantissimo che questo capitolo vi piaccia perchè ce l'h messa davvero tutta per farlo ( casino generale a parte con gente che urlava e che parlava perchè quando si è tutti insieme a festeggiare, il casino c'è sempre ). commentate , commentate, commentate.
ciao e auguri a tutti

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Capitolo 21
*** Il torneo continua ***


Joey guardava la carta che Lizzie si era ripresa dallo scontro con Bkurido , Neo Parshath Paladino del cielo. Quella ragazza aveva nel suo deck una marea di carte rare e ultra rare e pensare che era una duellante che ai tornei non si vedeva quasi mai per volere del padre. Per tutto il tempo, dalla fine dello scontro, non aveva fatto altro che raccontare a tutti gli altri di come aveva sconfitto Brukido, sfoggiando la sua carta più forte e difficile da evocare , Bestia Idro Potenza, venendo anche rimproverata dal nonno per la sua eccessiva perdita di controllo e di rabbia e lei puntualmente si metteva a ridere.
Lizzie doveva ammetterlo, forse aveva un tantino esagerato durante il duello visto che il nonno di Atem e Yugi non aveva fatto altro che rinfacciarle di aver perso la calma e la concentrazione e di aver risposto in maniera brusca alle provocazioni di Brukido e in effetti era vero, aveva esagerato non poco ma non era colpa sua, Brukido era odioso e insopportabile oltre che imbroglione e lei non sopportava affatto di essere umiliata da gente come lui , però alla fine aveva vinto lo stesso lei e si era ripresa la sua amata carta nonostante fosse andata in escandescenze. Quel vecchietto sapeva essere davvero insopportabile quando si ci metteva, si domandava come facessero i suoi nipoti a sopportarlo ogni giorno. Dopo la fastidiosa ramanzina di un uomo che tra l’altro non era neanche suo nonno ma che sembrava comportarsi alla stessa maniera con tutti gli amici di Atem e Yugi, si incamminarono verso il maxi schermo, dove sarebbero stati estratti gli altri otto duellanti del secondo turno. Quello era senza dubbio il modo migliore per scalare il numero dei partecipanti al torneo , c’erano più di cinquanta concorrenti e di certo sarebbe stato molto difficile arrivare a fine settimana con un numero ridotto per giungere alla finale senza una maniera adeguata a mandare avanti il torneo. un vincitore doveva per forza esserci , non si poteva scappare. Mentre tutto il gruppo camminava a passo spedito verso il maxi schermo, Lizzie era un più indietro accanto ad Atem. finalmente aveva la possibilità piena di poter parlare con lui senza che gli altri si intromettessero anche se le occhiate di Tea le davano molto fastidio, non se lo sapeva spiegare ma aveva la strana sensazione che la sua migliore amica fosse… gelosa, il che era praticamente impossibile visto che Lizzie non stava facendo niente di male, voleva solo sapere perché Brukido lo aveva chiamato Faraone. Le era sembrato che gli si era gelato il sangue quando quel marmocchio petulante con la voce mefistofelica lo aveva chiamato in quel modo , forse poteva essere un soprannome legato a qualche cosa di particolare che riguardava lui. moriva dalla voglia di chiederglielo, non poteva più resistere “ Ti posso fare una domanda?”
“ Si, certo”
“ Perché Brukido ti ha chiamato Faraone? non è una cosa che qualcuno dice ad una persona senza una ragione particolare “
Ecco, lo immaginava che quell’affermazione di Brukido non era passata inosservata alle orecchie di Lizzie, adesso voleva sapere perché lo aveva chiamato in quella maniera e di certo non poteva dirle la verità altrimenti sarebbe stato parecchio difficile andarle a spiegare tutta la questione dall’inizio alla fine senza che lui e i suoi amici sembrassero dei pazzi agli occhi di Lizzie. Era incredibile come tutte le persone più inopportune del pianeta finissero sembra per combinare dei guai , anche se involontariamente. Dallo sguardo di Lizzie lo intuiva che non se la sarebbe mai tolta dai piedi con una scusa campata in aria e di certo la verità era da escludere a priori. Voleva a tutti i costi una risposta , lo vedeva chiaro negli occhi , solo che non sapeva cosa dirle, non l’aveva avuto il tempo di prepararsi una eventuale bugia da rifilarle e di certo non si era aspettato che glielo chiedesse subito altrimenti ci avrebbe pensato prima a organizzarsi “Si …ecco…”
“ Allora…” si era fermata , con le braccia incrociate sul petto e un espressione decisa sulla faccia, voleva a tutti i costi sapere perché quel marmocchio lo aveva chiamato in quella maniera e non se ne sarebbe andata senza avere una spiegazione. A lei piacevano troppo i misteri e se lui non le avesse detto la verità, avrebbe iniziato a cercarla per conto suo. Quel ragazzo le interessava troppo per mollare l’osso. Tea non aveva voluto dirle un bel niente su di lui, anzi evitava il discorso come se ci fossero dei segreti che aveva tutte le intenzioni di volersi tenere per se, quasi come se volesse che lei non entrasse a far parte della vita di Atem e questo era decisamente strano, ma adesso aveva tutte le intenzioni di sfoderare le sue armi migliori e costringerlo a parlare. Voleva conoscerlo meglio, non stare a guardare l’aria da dove veniva.
Atem era nel panico più totale, non aveva la più pallida idea di cosa andarle a dire e di certo dirle che era un faraone dell’antico Egitto , che doveva salvare il mondo da neanche lui sapeva cosa oltre che salvarsi lui stesso dalle grinfie di suo zio che voleva vendicarsi di tutta la sua famiglia, era decisamente fuori discussione, per niente una buona idea. Improvvisamente , però, ebbe un illuminazione. La medaglietta. Ma perché non ci aveva pensato prima, la medaglietta lo poteva aiutare. Se non poteva dire a Lizzie la verità, almeno gliene avrebbe fornita una mezza, magari mettendo insieme tutto quello che Yugi gli aveva raccontato dei suoi genitori la notte prima, quando si era messo a piangere. Era riuscito a farlo sfogare e a vuotare il sacco, tutto quello che non gli aveva detto sui suoi genitori in tre anni lo aveva fatto in una notte e si era sentito anche molto meglio. Il nonno gli aveva solo raccontato della loro morte , ma doveva essere Yugi a dirgli tutto il resto. Chi l’avrebbe mai detto che il racconto di Yugi lo avrebbe tirato fuori dai guai e poi poteva aiutarlo anche il suo passato, più o meno. Si sfilò la medaglietta dal collo e gliela diede “ è per questo”
Lizzie prese in mano la medaglietta d’argento , attaccata a una corda di cuoio e con degli scarabocchi incisi sopra. A occhio e croce sembravano dei disegni venuti male , ma in realtà erano…Geroglifici egizi? E che cavolo ci facevano geroglifici egizi incisi su quella medaglietta?! “ Che cosa sarebbero?”
“ I simboli geroglifici del mio nome” 
Lizzie si stupì, che il suo nome era tutto tranne che americano lo aveva capito, ma che addirittura fosse un nome proveniente dall’antico Egitto era l’ultima cosa che sarebbe andata a pensare. Perché diamine gli avevano messo un nome simile, doveva avercelo un significato particolare per chiamarsi proprio cos’ ed essere per fino arrivati a inciderglielo su una medaglietta “ Ah…e cosa centra con quello che ha detto Brukido?”
“ Riguarda mia madre. Aveva la passione per l’antico Egitto e mio nonno era un archeologo. È stata un’idea sua chiamarmi così e mio nonno mi ha fatto incidere il nome su questa medaglietta, lui diceva che era il nome di un faraone e così i miei amici mi hanno dato questo soprannome “ ok, non era proprio il massimo della spiegazione ma il senso era decisamente quello e poi era tutto vero. La madre di Yugi aveva davvero una passione per l’antico Egitto e suo nonno era un archeologo , quindi non era poi tanto strano e poi il suo nome lo aveva davvero scelto sua madre, la Regina Nefhen , quando era nato e per quanto riguardava il soprannome, tutti i suoi amici lo avevano da sempre chiamato così visto che nessuno conosceva il suo vero nome. Forse l’aveva spiegato un po’ troppo rapidamente ma le parole gli erano venute talmente velocemente nella sua testa che l’aveva detto tutto d’un fiato, cercando di essere il più convincente possibile. Quasi gli veniva da ridere, non perché lei ci aveva davvero creduto , ma perché aveva dato una giustificazione più convincente lui in un minuto che i suoi amici in tre anni e senza lasciare intendere significati secondari a tutta la faccenda.
Alla fine tante storie per una cosa così stupida. Da quanto le aveva fatto intendere Tea , chissà quale grosso segreto c’era dietro ad Atem e invece tutto era solo legato al suo nome. Quella ragazza riusciva ad ingigantire qualsiasi cosa , era davvero insopportabile, neanche fosse un segreto di stato di chissà quale grossa importanza. Adesso , almeno si spiegava perché Brukido lo aveva chiamato in quella maniera, però era un soprannome che gli stava davvero bene  “ Però è carino come soprannome “ gli riconsegnò la medaglietta , e nel tentativo di riprendersela le sfiorò il palmo della mano con le dita. Quel gesto la fece arrossire e battere forte il cuore oltre al fatto che lui continuava a guardarla dritto negli occhi, senza staccare mai lo sguardo. Aveva le guance in fiamme , voleva abbassare gli occhi ma non ci riusciva , era come se ci fosse un incantesimo che glielo impedisse. Ma perché le faceva quell’effetto? Gli fece un timido sorriso e ritrasse la mano.
Atem non poteva fare a meno di sorridere, lo sguardo di Lizzie era troppo dolce per non farlo e poi gli sembrava che avesse le guance rosse e non riusciva a capire perché visto che non le aveva fatto niente, sembrava quasi che si vergognasse. Sembrava essere una bambina, era già carina di suo ma con quello sguardo che aveva adesso sul viso lo era ancora di più , inoltre con il carattere che si ritrovava era impossibile non farsi trascinare dalla sua allegria. Era completamente diversa da Tea, che invece era quella che veniva sempre trascinata, Lizzie No. anche se non la conosceva bene , gli sembrava che lei fosse il genere di persona che andava controcorrente rispetto a tutti gli altri, e poi sembrava anche essere un tipo che stava ferma nelle sue idee, se doveva sbagliare sbagliava lo stesso, anche se gli altri le dicevano di non farlo, esattamente come era successo nel duello contro Brukido. Le avevano detto tutti di non attaccare per rabbia, di fermarsi prima di cadere in qualche trappola, ma lei non gli aveva ascoltati ed era andata dritta per la sua strada , anche se significava sbagliare e rimetterci il duello. Di sicuro era combattiva anche se rischiava troppo nelle scelte che faceva. non ci riusciva proprio a smettere di guardarla, era più forte di lui.
 
Tea continuava a guardarli, furiosa come una iena. Non le piaceva per niente ne il modo con cui Lizzie guarda Atem ne come lui guardava lei. Lizzie gli stava decisamente facendo gli occhi dolci e questo discorso le dava davvero fastidio, nessuno doveva osare , anche solo pensare, di provarci con Atem , anche se si trattava della sua migliore amica. A passo spedito, senza dire niente agli altri, si diresse verso di loro e piazzò le braccia intorno al braccio di Lizzie, guardandola malissimo “ Va bene, adesso andiamo “ la prese e la trascinò via , costringendola a camminare dietro a lei anche se significava rischiare di farla inciampare. Aveva tutte le intenzioni di chiarire al più presto le cose con lei, doveva stare lontana dal faraone senza fare alcun genere di storie e non c’erano scuse da appendere. Anche se non aveva alcun diritto su di lui, Atem era suo , punto e basta e se Lizzie voleva la guerra l’avrebbe avuta. Rivolse anche uno sguardo veloce al faraone e notò che era , non arrabbiato, ma infastidito. Evidentemente doveva avergli rovinato i tentativi di avvicinamento a Lizzie , ma non le importava un bel niente. Si era promessa che avrebbe fatto di tuto per tenere Lizzie lontana da lui e l’avrebbe fatto, doveva ringraziarla per cercare di mettere al sicuro il suo segreto.
Tutti gli altri erano già davanti al maxi schermo, sembrava che i prossimi duelli non sarebbero iniziati prima di venti muniti abbondanti. Joey si girò a guardare i tre ragazzi arrivare e disse “ Era ora, che fine avevate fatto?”
Lizzie stava per dire qualcosa ma Tea fu più veloce di lei “ Lizzie si era persa per strada “
Quell’affermazione , detta con quel tono di arroganza , la mandò in bestia. Lei non si era affatto persa per strada ma a quanto sembrava Tea voleva a tutti i costi tenerla alla larga da Atem ma lei non ne voleva sapere, aveva promesso che si sarebbe avvicinata a lui e non gliene importava un bel niente di tutti gli altri. Stava per ribattere quando una voce femminile, voce che mai si sarebbe aspettata di sentire proprio in quel posto, non disse “ E così Cenerentola è andata al ballo lo stesso”
Non era possibile che fosse davvero lei, di tutto ma non lei. Si girò e quando lo fece , il suo peggiore incubo se lo era trovato davanti, proprio li. Se c’era una sola donna che odiava sulla faccia della terra quella era Willelmina Slater  , la sua odiosa e perfida matrigna, che scintillava davanti a lei come una balla da discoteca per tutti gli strass che aveva cuciti sulla giacca del tailleur rosa confetto , sulle scarpe argentate e sul cappello pomposo bianco con un gigantesco fiocco viola tempestato di brillantini luccicanti. Si tolse gli occhiali da sole per mostrarle il suo sguardo di vittoria e soddisfazione stampato sui suoi diabolici occhi castano scuro che stonavano in una maniera raccapricciante con i suoi capelli rosso fuoco ondulati. Quella donna aveva sempre avuto un pessimo gusto nell’accoppiamento dei colori, ma quel vestito era davvero uno sfregio alla moda, non poteva non guardarla dalla testa ai piedi con disgusto per l’orribile accostamento di colori e strass che aveva messo addosso “ Carino il completo, peccato per l’accostamento di colori opinabile “ non voleva farlo , ma quella donna necessitava di un consulente di moda e anche bravo. Evidentemente doveva aver beccato la battuta giusta perché Joey sentenziò un non ha tutti i torti.
Willelmina cambiò subito espressione, mostrandole la sua faccia acida. Quella ragazzina aveva il coraggio di criticarla per i suoi gusti di colori e di moda ma avrebbe fatto la spilungona ancora per poco “ Tranquilla, quando tuo padre saprà dove sei, di opinabile ci sarà tutt’altro“
Lizzie smise subito di ridere, doveva immaginarselo che quella arpia con i tacchi a spillo non era ad Orlando per fare Shopping nei negozi più alla moda della città ma per andare a spifferare a suo padre della sua partecipazione al torneo. Evidentemente doveva aver avuto dei sospetti dopo la sua partenza da Washington e doveva averla seguita fino a li. A quella specie di Crudelia De Mon doveva proprio piacerle distruggere la vita della gente. Ignorando tutti gli altri, andò verso Willelmina e la prese per un braccio  “ Va bene , Crudelia. Andiamo da un’altra parte “ la trascinò via, verso la parte più lontana dal pubblico in modo che nessuno sentisse ciò che , sicuramente, lei le avrebbe detto. Si girò appena per guardare gli altri e si accorse dello sguardo preoccupato di Tea, la sua amica lo sapeva cosa sarebbe successo da li a poco e dalla faccia che aveva , sembrava che volesse andare con lei a spalleggiarla ma era una cosa che riguardava solo Lizzie. Quando furono abbastanza lontane, la strattonò e , a denti stretti, le disse “ Sei venuta a controllarmi , vero?”
“ Sono solo venuta ad assicurarmi che facessi qualche passo falso per dare a tuo padre la conferma che il collegio è la soluzione giusta per te “
Glielo disse con uno sguardo e una voce talmente pieni di soddisfazione che Lizzie non riusciva a trattenere la furia. E così ci stava di nuovo provando con la storia del collegio, doveva capire fin dalla sua apparizione che era venuta li solo per dirle che il biglietto per il collegio era già stato prenotato, del resto erano due anni che la menava con la questione del collegio prestigioso in Europa, con un’ottima istruzione e degli interessanti programmi fatti a posta per lei. Del resto era dal primo giorno che l’aveva conosciuta che aveva trovato la sua presenza ingombrante per i suoi piani di trascinarsi suo padre e i suoi soldi ovunque le andasse “ Certo, come per te sarebbe la soluzione giusta andare da un consulente di doma. Tanto lo sappiamo bene tutte e due che non si conclude un bel niente “
Willelmina si tolse nuovamente gli occhiali da sola firmati e le puntò gli occhi indemoniati addosso, sicuramente inferocita per la battuta sul consulente, e le puntò addosso il suo squallido dito , con l’unghia ricostruita e smaltata con un orribile verde acqua, con aria minacciosa  “ Stammi a sentire, Tesorino bello, tuo padre mi appoggia su tutto quello che dico o faccio. Quando gli dirò dove sei, perché glielo dirò, concorderà con me che il collegio sarà la tua nuova casa “
Lizzie , con un colpo, le scostò il dito puntato contro la sua faccia, gettandole addosso lo sguardo più adirato che riusciva a sfoggiare in quel momento. Era una furia che aspettava solo il momento di scoppiare per prendere quella donna a calci e l’avrebbe anche fatto se non fosse in un luogo pubblico “ D’accordo, diglielo. Tanto non ti crederà mai “ Willelmina le rivolse un perfido e sinistro sorriso. Aprì la sua squallida borsetta tutta cosparsa di perline colorate e tirò fuori l’iphone mostrandole una foto. Lizzie sbarrò gli occhi, sconcertata. Le aveva scattato una foto dal maxi schermo mentre duellava contro Brukido.
“ Ho l’impressione che tu sia diventata viola “ scoppiò a ridere di gusto, mentre Lizzie si stava mettendo a piangere. Non ricordava di aver mai provato così tanta soddisfazione dal giorno delle sue nozze con il padre di quella biondina insopportabile. Nella sua vita aveva avuto tutto quello che voleva tranne una cosa, liberarsi della figlia del suo nuovo marito che cercava sempre di metterla in cattiva luce davanti a tutti. Aveva tutto ciò che voleva: i soldi, l’amore di quell’uomo e adesso avrebbe anche avuto la sua odiata figliastra fuori dai piedi. Quando avrebbe mostrato quella foto a suo marito, Lizzie sarebbe stata bella che andata e più nessuno le avrebbe impedito di crearsi la sua bella e perfetta famiglia. Lizzie se ne sarebbe fatta una ragione e sarebbe sparita per sempre dalle loro vite, il suo piano era così perfetto che quasi non ci credeva di esserci riuscita davvero a mettere Lizzie con le spalle a l muro e fuori dalla porta di casa con in mano un bel biglietto per un bellissimo e prestigioso collegio svizzero. Girò i tacchi e se ne andò , infilandosi nuovamente gli occhiali da sole e sparendo tra la folla, soddisfatta di essersi tolta finalmente Lizzie dai piedi. Ora , non doveva fare altro che tornare a Washington e mostrare tutto a suo marito, poi non doveva fare altro che spedirlo a Kaibaland e guardarlo mentre sbatteva in faccia a Lizzie le parole che aspettava di sentirgli dire da due anni , che sarebbe stata spedita come un pacco postale in Svizzera.
 
Lizzie rimase immobile a guardare la sua matrigna scomparire , con le lacrime che le scorrevano sul viso per quello che era successo. Aveva lottato due anni per impedire a quella vipera con i tacchi a spillo di farle una cosa simile e quando sembrava che quella donna avesse perso le speranze, adesso avrebbe realizzato il suo più grande desiderio trasformando il suo in un incubo. Era tutto così perfetto, ben organizzato con sua madre che , non aveva tenuto conto che quella brutta racchia si sarebbe fatta viva sul momento meno opportuno con tutte le intenzioni di fregarla con le mani nel sacco. Ma non le avrebbe mai dato la soddisfazione di sbatterla in un collegio, tanto meno metterle contro suo padre in quella maniera, perché lei non avrebbe mai ceduto a una cosa simile perché ciò che aveva in mente di fare da tempo, ciò che ripeteva a se stessa centinaia di volte nei momenti di rabbia isteria dopo le litigate con Willelmina, avrebbe finalmente fatto. Quella donna voleva cacciarla di casa? D’accordo, se ne sarebbe andata ma a modo suo. Voleva prendersi suo padre e tutti i suoi soldi? Nessun problema , glielo regalava con tanto piacere visto che sembrava una specie di galoppino comandato a bacchetta da lei. Altro che amore paterno, quell’uomo era diventato un perfetto imbecille da quando Crudelia era piombata nelle loro vite come un fulmine a ciel sereno , tanto valeva che se lo prendesse tutto. Prese un bel respiro e si calmò, prima di andarle dietro e fare un omicidio, non valeva la pena piangere per quella strega e le sue angherie.
Si girò e trovò davanti a lei Tea, con un’espressione preoccupata sulla faccia “ Lizzie, stai bene?”
“ Magnificamente “ non era vero, stava letteralmente in impazzendo di rabbia repressa per troppo tempo per colpa di Crudelia De Mon “ Andiamo, sta per iniziare il secondo turno “
Tea sapeva benissimo che Lizzie fingeva, altrimenti non si sarebbe messa a piangere. La matrigna di Lizzie aveva in mente sempre e solo una cosa, spedirla in collegio. Lizzie le aveva raccontato tutto sulla situazione della sua famiglia, suo padre aveva sposato Willelmina per amore ma lei lo aveva sposato solo per i soldi e in più aveva anche il coraggio di voler spedire Lizzie in collegio perché le faceva guerra. Quella donna era davvero malvagia, e il soprannome che Lizzie le aveva messo le calzava a pennello, bastava solo che si tingesse i capelli metà neri e metà bianchi e sarebbe sembrata sicuramente Crudelia. Non aveva idea di cosa passasse per la testa della sua amica, ma era suo dovere dover provare a fare qualcosa. Le mise la mano sulla spalla e la fermò “ Lizzie, lo sai che con me puoi parlare e che se hai bisogno di qualcosa, basta chiedere “
Lei si girò a guardarla, sorridendole “ Lo so “ era troppo bello avere Tea come amica, improvvisamente si sentiva molto meglio rispetto a quando c’era Crudelia. Tea era unica, le sarebbe tanto piaciuto averla accanto ogni giorno come ai vecchi tempi e se il suo piano fosse andato a buon fine, forse poteva di nuovo essere così. Questo pensiero le mise talmente tanta felicità che le fece ritrovare la voglia di sparare battute e una in particolare , che era sicura che Tea non avrebbe mai gradito “ E chiederti il numero di Atem è compreso nel biglietto della consulenza?”
Tea cambiò subito espressione , passando da quella comprensiva a quella folle “ Neanche se mi paghi “ glielo urlò in faccia, con tutta la voce che aveva in gola. Come si permetteva di chiederle una cosa simile dopo la preoccupazione che aveva mostrato per lei. Sarebbe dovuta passare sul suo cadavere prima di prendere il numero di Atem, non glielo avrebbe mai dato neanche sotto tortura. Girò i tacchi e se ne andò , furiosa come una iena.
Lizzie scoppiò a ridere, stava scherzando e Tea ci aveva creduto per davvero. Non aveva bisogno di chiederlo a lei per averlo, bastava solo che lo chiedesse ad Atem stesso appena sarebbe stato il momento giusto. Ci teneva troppo per non averlo nella sua rubrica sul cellulare. Le corse dietro e raggiunsero gli altri che le aspettavano.
 
Il maxi schermo si accese e Roland salì sul palco con in mano il microfono, pronto ad annunciare il secondo turno di quattro duelli , del torneo “ Bene , dopo le vittorie dei nostri primi quattro sfidanti, è arrivato il momento di scegliere i prossimi otto duellanti che si sfideranno “  lo schermò mostrò i grafici dei quattro turni e iniziò il sorteggio causale con tutte le immagini che scorrevano rapidamente sui primi due riquadri del primo turno. Tutti aspettavano con ansia il momento in cui i prossimi otto sfidanti sarebbero stati sorteggiati. Il primo riquadro si fermò e mostro l’immagine di un ragazzo “ Jonathan Stevenson affronterà nell’arena del Tempio di Abu Simbel…” l’immagine del secondo ramo iniziò a muoversi, mostrando lo scorrimento di tutte le foto dei vari duellanti finché non si fermò “ Marik Ishtar”
“Fantastico, il primo turno è tuo, ma non è che spedirai quel poveretto in coma come hai fatto con me?”
Joey si beccò una brutta occhiata da parte di Marik “ Fai sul serio o scherzi?!” seriamente glielo aveva detto?! solo perché la sua personalità malvagia aveva fatto dei danni alla città dei duelli, già Joey era convinto che si sarebbe ripetuto nuovamente lo stesso putiferio? Meno male che la sua era una battuta , altrimenti lo avrebbe seriamente ucciso con le sue mani.
Joey capì che aveva esagerato con la sua battuta, per l’ennesima volta , e si pentì amaramente di quello che aveva detto “ E va bene , sono stato un po’ brusco, scusa “ un pugno, dritto in testa da parte di Tea , finì per farli venire un fortissimo dolore “ Ahia!”
“ Ma quando imparerai a tenere la bocca chiusa?!”
“ Gli ho chiesto scusa, che bisogno c’era di picchiarmi in quella maniera “
“Scusate…” lizzie aveva sentito tutto, e quella strana battuta non le era quadrata per niente “ Chi ha spedito in coma chi, al torneo della Città dei Duelli?”
Tea sbiancò mentre Joey urlò terrorizzato. Adesso si che si meritava davvero il pugno della ragazza, aveva dimenticato che Lizzie era lì e che non sapeva niente di tutto quello che avevano passato nell’Odissea che era stato il torneo della Città dei Duelli, quando la personalità schizzata di Marik aveva deciso di fare la strage degli innocenti e spedire mezzo mondo al Creatore per uccidere Atem e vendicarsi della sua vita infernale sotto terra e di certo non era una cosa che si poteva raccontare a tutti con leggerezza. Doveva ammetterlo, quella ragazza non aveva orecchie, aveva delle antenne paraboliche che captavano quello che non le interessava. Bisognava correre ai ripari e alla svelta prima che iniziasse a fare domande compromettenti. Logicamente , il suo sguardo era piombato su Marik, che , furbescamente, disse “ Io vado al mio duello, ci vediamo dopo “ e se la svignò lasciando Joey a dover badare allo sguardo di Lizzie , che cercava eventuali risposte. Lui aveva parlato , e anche troppo, e lui doveva rimediare , così imparava a tenere la bocca sempre aperta. Nel giro di due secondi, si ritrovò accanto Bakura , Tristan e Duke , sicuramente scappati per non avere a che fare con Lizzie oltre che per seguire il suo duello. Almeno avrebbe avuto un po’ di compagnia.
 
Lizzie cercava ancora delle risposte, ma nessuno sembrava interessato a fornirgliene una, come se non dovesse sapere niente su quel discorso fatto da Joey sulla questione del come, sembrava quasi che Marik avesse tentato di ucciderlo da come lo aveva detto “ Allora?”
“ Eh… no …era solo per dire, cioè , Marik è un po’ pericoloso quando duella e quindi… tranquilla che nessuno si è fatto male , comunque…” lizzie lo guardava con gli occhi sbarrati, sicuramente lo stava prendendo per pazzo. Forse era meglio se si tappava veramente la bocca , la sua lingua lunga finiva sempre per causargli problemi del genere , tranne ovviamente quando era necessario. Sembrava che la sua lingua dovesse dire assurdità sparate dal suo cervello nei momenti meno opportuni, come se avesse il dono dell’inopportunità nei momenti tattici. Naturalmente Lizzie era tornata a guardare il maxi schermo, ma era sicuro che non gli aveva creduto e in effetti neanche lui sarebbe riuscito a crederci se a una cosa del genere.
Roland fece partire il secondo sorteggio , le immagini mostrarono prima il luogo dello scontro “ Il prossimo duello si svolgerà nell’arena del Tempio di Karnak “ lo scenario mostrava un enorme struttura con un viale nel centro fatto con delle sfingi che conduceva ad un ampio cortile in pietra , in un atrio circondato da alte mura , ricostruzione identica ai vari plastici virtuali che giravano su internet “ E il primo sfidante è…” le immagini ripresero a girare e quando si fermarono, spuntò l’immagine di Yugi “ Yugi Muto, l’attuale detentore del titolo di Campione del mondo “ yugi voleva morire sul colpo, la maggior parte dei duellanti li presenti iniziarono a guardarsi intorno alla sua ricerca e subito si andò a nascondere dietro Atem , sperando di non farsi vedere dalla gente. Si vergognava da morire nel dover affrontare un duello da solo. Fino a qualche tempo fa c’era il faraone a combattere al posto suo e tutti lo conoscevano come un duellante formidabile e imbattibile, ma adesso non era più in quella maniera, lui non era un duellante imbattibile e formidabile , era solo un ragazzino normale con delle abilità da perdente e Seto glielo aveva anche dimostrato apertamente che se aveva vinto contro il faraone il merito era della sua esperta conoscenza di tutti i punti deboli dei mostri del deck di Atem e non perché era bravo. Non poteva andare li e fare una figuraccia davanti a tutti, avrebbe fatto perdere la stima che Atem aveva di lui “ Yugi, avanti vai a duellare “
“ Scordatelo, non ci penso neanche “
Atem sospirò , era l’ennesima volta che si trovava costretto a fargli il solito discorso e adesso si era stancato, sembrava che Yugi non volesse capire che doveva smetterla di stare legato a lui e che doveva affrontare i duelli come sapeva fare alla sua maniera e non come li disputava lui. Erano due persone diverse, con tecniche e deck diversi e questo Yugi non voleva capirlo. Si girò e lo prese per le spalle, cercando di infondergli almeno un po’ di coraggio “ Ascoltami, sei un bravo duellante e ce la farai”
“ No, io non sono come te “
“ Ancora con questa storia, quante volte devo ripeterti quel discorso che non posso ripeterti? Lascia perdere me e tutto il resto, pensa alle tue capacità “
Alle sue capacità?! Ma se il problema era proprio questo, come poteva pensare a qualcosa che non aveva?! “ Vorrei tanto farlo, credimi “
“ Ascolta. Tu adesso andrai li, affronterai il tuo avversario e vincerai “ era inutile, non riusciva a convincerlo. Forse aveva sbagliato di grosso a intromettersi in tutti i duelli che non avevano niente a che fare con i Giochi delle ombre, adesso sembrava che Yugi non avesse forze e coraggio per andare ad affrontare il suo primo duello ufficiale da solo perché temeva di non essere alla sua altezza, ma questo non era vero. ci voleva un idea e alla svelta e forse sapeva anche quale. Prese il suo deck e iniziò a scorrere tra le carte che aveva finché non prese quella che gli interessava “ Prendi questa “
Yugi prese la carta e al girò, il Mago nero? Era forse impazzito? Era la carta più forte del suo deck dopo le Divinità egizie, perché cavolo gliela stava dando “ Ma questo è…”
“ Mettilo nel tuo deck e usalo se necessario. Sarà come se io stia combattendo al tuo fianco “ sperava che questo lo convincesse a smuoversi e ad andare a combattere prima che lo squalificassero dal torneo, almeno avere la sua carta preferita nel suo deck doveva essere utile a qualcosa
yugi infilò la carta nel suo deck , non sapeva quanto una carta potesse essergli utile per affrontare il primo duello ufficiale ma avere una carta simile nel suo deck era qualcosa di veramente speciale, non tanto perché era una carta forte , ma perché gliel’aveva data Atem nonostante avesse un significato speciale per lui. di slancio, lo abbracciò “ Grazie, Fratellone
“ Adesso vai, Fratellino “ Yugi si allontanò , correndo verso il suo duello , finché non si sentì chiamare “ Ehi, dopo , però, me la ridai “
“ Sicuro “ riprese a correre , seguito da Joey che non voleva perdersi il suo primo scontro.
 
Dopo l’annuncio del terzo duello, finalmente arrivò l’ultimo scontro , quello che avrebbe segnato la fine della seconda eliminatoria del torneo “ E adesso, l’ultima scelta degli ultimi due sfidanti del secondo blocco. Nell’arena del tempio di Hatshepsut , Tyler Summers affronterà…” il sorteggio riprese , scorrendo le immagini velocissimamente, ormai quasi più nessuno stava nella pelle di sapere chi fosse l’ultimo duellante del secondo blocco , almeno finchè non si fermò il sorteggio “ Atem Muto “
Bene , l’ultimo scontro toccava a lui e aveva tutte le intenzioni volerlo vincere a qualsiasi costo “ Bene, sono pronto “
Lizzie non si fece scappare l’occasione, finalmente avrebbe avuto la possibilità di vedere Atem combattere per la prima volta ed era decisa a fare il tifo per lui per tutto il tempo, esattamente come lui l’aveva fatto per lei, più o meno. Naturalmente neanche Tea aveva intenzione di perdersi lo scontro di Atem, era la prima volta, in maniera ufficiale, che poteva guardarlo combattere e vincere senza che lo scontro segnasse la sua partenza o altro. l’ultima volta non aveva avuto il coraggio di tifare per lui ma adesso si, adesso lo avrebbe incitato fino all’ultimo minuto, anche a costo di consumarsi le corde vocali e rimanere senza voce. Si incamminarono tutti e tre verso il luogo dell’arena mentre il nonno decise di raggiungere Yugi e assistere al suo scontro.
 
L’individuo incappucciato, che aveva osservato tutto con trepidazione, finalmente avrebbe avuto la possibilità di poter mettere in atto il suo piano. Non aveva a disposizione gli oggetti del millennio visto che Yugi era a combattere da un'altra parte, ma quello non era un problema. Ciò che gli fremeva al momento era avere la possibilità di poter affrontare il faraone in un duello e non voleva farsela scappare. Dissolse il cadavere del ragazzino che avrebbe dovuto affrontare il faraone nello scontro, in modo che nessuno lo trovasse e si incamminò verso la sua meta, deciso a mettere in atto il piano che stava progettando dal primo momento del suo arrivo.


nota dell'autrice
salve a tutti e buon 2016
dovevo aggiornare ieri ma il modem faceva i capricci. allora eccovi qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia e commentate , commentate, commentate
P.S. sto scrivendo una nuova storia su Yu Gi Oh, che avrà a che fare con la mitologia greca visto che quela egizia è più difficile da gestire e da trovare. credo che il primo capitolo lo publicherò come prova la prossima settimana , se vi piacerà potrei fare il pensierino di prendere per davvero la piega di scriverla se no niente , la cancellerò.

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Capitolo 22
*** Nella tana del lupo - parte 1 ***


il tempio di Hatshepsut era immenso, formato da tre livelli di mura , con due rampe di larghissime e lunghissime scalinate , costruite al centro di un enorme spazio in pietra , con due grossi falchi scolpiti nella pietra. I muri erano caratterizzati da enormi pilastri in pietra semplice per i primi due livelli, mentre l’ultimo, quello in alto che portava all’atrio dove si trovava l’arena, era decorato con delle statue del dio Osiride poste davanti ai pilastri , e al centro vi era l’ingresso che portava all’atrio dell’arena. Lizzie e Tea guardavano incapaci di staccare gli occhi da ciò che vedevano , ma era soprattutto Atem a non riuscirci. Di templi egizi ne aveva visti centinaia , tutti risalenti a prima della sua ascesa al trono , ma quello era sicuramente un dei più belli. La regina , a cui esso era dedicato, era salita al potere tantissimo tempo dopo rispetto a lui , e nonostante fosse solo una ricostruzione del tempio originale che si trovava il Egitto, era l’ennesima prova che gli egizi non li batteva proprio nessuno in campo architettonico. Iniziarono a salire le scale , che portavano al primo livello del tempio e per tutto il tragitto Lizzie non riusciva proprio a staccare gli occhi da Atem. Continuava a guardarlo con la coda dell’occhio mentre si passava il pollice sul palmo della mano che Atem le aveva sfiorato quando si era ripreso la medaglietta. Un tocco leggerissimo capace di causarle i brividi lungo la spina dorsale e di farle battere il cuore così forte che aveva paura che le scoppiasse nel petto, e anche il solo pensare a quella sensazione le causava un dolore alla bocca dello stomaco, un dolore fastidioso ma anche piacevole.
 
Tea guardava Lizzie con la coda dell’occhio, mordendosi le labbra con i denti per il nervoso che provava nel vedere il suo fastidioso sguardo lucido puntato verso Atem, aveva una voglia matta di prenderla e scaraventarla giù dalle scale per farla stare alla larga da lui. Non doveva pensare a quelle cose , soprattutto perché Lizzie era la sua migliore amica, ma non poteva farci niente, era logorata da un atroce senso di fastidio e di rabbia nel vederli parlare , nel vederli camminare vicini, nel vederla guardare il faraone in quella maniera, e soprattutto nell’averli visti toccarsi le mani in quella maniera quando le aveva dato la sua medaglietta. E a proposito della medaglietta , quello strano gesto di togliersela e di darla a Lizzie non le era piaciuto per niente e sperava tantissimo che non le aveva spifferato tutta la verità dopo i sacrifici fatti per tenerla alla larga dal suo segreto. Forse era il caso di accertarsi che non avesse compromesso tutte le varie scuse che era stata costretta a dire a Lizzie per non farla interessare alla verità che ruotava intorno al faraone, naturalmente cercando le parole giuste altrimenti Atem avrebbe iniziato a farle delle domande abbastanza compromettenti e non poteva permetterselo.
 
L’arena era un enorme spazio aperto , con due statue del dio Horus poste accanto a quello che doveva essere il finto ingresso alla montagna rocciosa che doveva , in teoria, portare proprio dentro al tempio. Tutto ciò che faceva presumere che quel grande spazio era l’arena , erano due triangoli , uno rosso e uno blu disegnati a terra. Tutta l’arena era a cielo scoperto , circondata dalle fila di colonne che formavano un perfetto quadrato. Tea si guardava intorno con gli occhi sbarrati, quella era arena era decisamente molto più grande di quella in cui aveva duellato Lizzie, lo spazio era più ampio, con la giusta quantità di statue ornamentali e con molti più richiami all’Egitto antico. La biblioteca di Alessandria era un’arena bellissima, ma lo stile greco si faceva già sentire e andava a sostituire molto rispetto al classico stile egizio, ma la parte più bella erano le due statue del dio Horus, poste accanto al finto ingresso, sicuramente erano i generatori di ologrammi perché la loro distanza era parallela a quella dei triangoli disegnati sulle pietre. Le statue erano altissime, ma soprattutto erano fedelissime alle presunte ricostruzioni che si trovavano su internet. Un dio umano con la testa di falco, tutto decorato e nuovo di zecca , come se provenisse direttamente dall’antico Egitto. Staccare gli occhi era praticamente impossibile , avrebbe di sicuro passato ore intere a fissare tutti i dettagli perfetti di quell’arena, le sarebbe perfino piaciuto scattare qualche foto se non avesse dimenticato il cellulare in albergo per la fretta causata da Lizzie, quella ragazza l’aveva trascinata via dall’albergo impedendole di poter prendere il cellulare e alla fine era uscita senza. Se qualcuno avesse provato a chiamarla , l’avrebbe trovata irraggiungibile e già immaginava la faccia sconvolta di sua madre che temeva qualche incidente catastrofico, certo che se avesse saputo tutto quello in cui era incappata in quegli ultimi anni sicuramente le sarebbe venuto un infarto sul colpo. Le veniva da ridere anche il solo immaginarsi la scena di sua madre andare fuori di testa nel trovare la segreteria telefonica, quella donna era capace di spiegare perfino l’FBI se fosse stato necessario. Anche se quest’ultimo dovrebbe essere spiegato dolo per prendere e portare via Lizzie. Non voleva pensare cose così brutte, ma era più forte di lei. Guardava lei e Atem parlare con la coda dell’occhio e non le piaceva per niente lo sguardo che lui le faceva, sembrava che Lizzie se lo stesse conquistando con la sua simpatia e questo le faceva male, era in preda alla rabbia, era in preda al dolore, era in preda alla… gelosia. Si , era gelosa, era terribilmente gelosa e non poteva farci niente. Voleva che Lizzie sparisse , immediatamente e senza lasciare tracce del suo passaggio, voleva che la smettesse di ronzare intorno ad Atem come una zanzara fastidiosa , quasi come se fosse la reincarnazione di un avvoltoio , e il problema era che quando Lizzie voleva una cosa sembrava essere un avvoltoio. Glielo leggeva chiaro negli occhi che era rimasta affascinata da Atem, cosa che non poteva non essere impossibile, ma il problema era che lo faceva capire chiaramente , a volte aveva la sensazione che lo facesse a posta a fare la scema con lui , per farla stare male , come se ci provasse gusto, e lei non lo sopportava. Distolse lo sguardo da quei due e tornò a guardare la statua, cercando di fare finta di niente, di ignorare la loro allegra conversazione ma non ci riusciva, era più forte di lei. Lizzie gli stava raccontando del torneo dove aveva vinto le due carte che aveva usato durante il torneo, Santuario e Fontana del cielo, solo che non glielo stava raccontando in maniera normale, glielo stava raccontando come se volesse conquistarsi le sue attenzioni vantandosi di essere stata la migliore duellante del torneo, a cui tra l’altro neanche doveva partecipare. Non la sopportava, aveva il fortissimo impulso di andare lì, afferrare il faraone per un braccio e trascinarlo via con se , ma sapeva che non poteva, era una cosa impensabile e poi che diritto aveva, non era neanche la sua ragazza. La cosa certa era che da quando era apparsa Lizzie, Atem l’aveva messa da parte, come se non gliene importasse più niente di lei. Nell’arco di un due giorni già si era completamente dimenticato della sua esistenza , e pensare che fino a qualche giorno fa le rivolgeva la parola, le faceva i suoi sorrisi, si erano perfino tenuti per mano quando Joey era ricoverato in ospedale. Quando pensava a quel gesto, le batteva forte il cuore , a volte era arrivata perfino a immaginarsi di essere tra le sue braccia e di essere baciata da lui , ma tanto lo sapeva che sarebbe rimasto tutto solo un immaginazione prodotta dalla sua mente e le faceva male, voleva tanto mettersi a piangere ma la presenza di qualcuno al suo fianco glielo impedì. Girò appena lo sguardo e si trovò accanto Atem, che la guardava con un espressione incerta. Girò gli occhi dalla direzione opposta e vide Lizzie parlare al telefono con qualcuno, e sembrava essere anche agitata, ma in quel momento non gliene importava niente, non le andava di fare l’amica preoccupata.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e quel gesto la fece sussultare “ Stai bene, Tea?”
Girò appena lo sguardo, cercando di evitare di guardarlo in faccia “ Si, sto bene” no , non era affatto vero , stava malissimo e la colpa era sua e delle sue eccessive attenzioni per Lizzie, ma che poteva dirgli?! Che non sopportava di vederli insieme perché era gelosa? Assolutamente no, non poteva dirglielo, poi avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni e non voleva farlo , se evitava certi discorsi era meglio per tutti. Ma lui sembrava non voler affatto cedere , le posò l’altra mano sul braccio e la costrinse a girarsi verso di lui. Improvvisamente si trovò i suoi occhi puntati dritti nei suoi, che la fissavano intensamente, alla ricerca di una vera risposta. Tea sentì il cuore iniziare a battere forte, si sentiva il viso avvampare , aveva una sua mano sulla sua spalla e l’altra sul suo braccio, non la stava abbracciando però era come se lo stesse facendo.
Atem non aveva la più pallida idea di cosa accidenti gli era preso, si era avvicinato a lei perché l’aveva vista starsene da sola per i fatti propri, lontano da loro , e invece si era ritrovato quasi ad abbracciarla. Negli occhi le aveva visto uno stranissimo alone di tristezza e non capiva quale fosse il motivo, sapeva solo che vederla in quello stato gli faceva male. Prima sembrava che facesse di tutto per evitare di guardarlo e la cosa gli aveva dato fastidio e adesso che lo stava guardando, adesso che aveva i suoi occhi azzurri puntati dritti nei suoi, voleva tanto che distogliesse lo sguardo , aveva il cuore che gli batteva senza neanche sapere quale fosse il motivo, aveva le mani che gli tremavano mentre erano poggiate su di lei. Doveva lasciarla andare, allontanarsi da lei, ma mentre la ragione gli diceva di fare qualcosa il cuore gliene diceva un'altra, voleva abbracciarla, voleva accarezzarle il viso , voleva… baciarla, moriva dalla voglia di farlo , come se ci fosse qualcosa che lo spingesse verso di lei senza che ci fosse una spiegazione logica.
Tea era ferma come una statua di pietra, a guardarlo mentre la fissava con quello stranissimo sguardo che le faceva battere il cuore. Aveva le mani che le tremavano , teneva gli occhi fissi in quelli di lui ma l’istinto la guidava a slanciarsi verso di lui, allacciargli le braccia al collo e posare le sue labbra su quelle di lui, dirgli che lo amava con tutto il suo cuore, che si era innamorata di lui fin da subito.
 
Lizzie staccò il cellulare e si girò alla ricerca di Atem, e quasi le venne un colpo. Atem e Tea , vicinissimi, quasi come se si volessero baciare. Sentì l’impulso di stringere il cellulare tra le mani, talmente forte che quasi aveva voglia di fracassarlo, il fastidio iniziò a prendere il sopravvento sulle sue azioni , fastidio che si andò a trasformare in una scarica di rabbia furente. Perché quei dure erano così vicini? Questo non doveva affatto succedere, assolutamente no, non finché lei non avrebbe ciò che le interessava su Atem. Tea aveva la faccia tutta rossa , gli occhi lucidissimi, quasi come se stesse morendo dalla voglia che Atem la baciasse. Adesso capiva perché faceva di tutto per tenerla alla larga da lui, si era innamorata di Atem , assottigliò gli occhi, strinse le labbra così forte che quasi aveva voglia di farle sanguinare. Va bene che era innamorata di Atem, ma lei era comunque presente e non era giusto che si fossero scordati di lei, così, tanto meno era giusto come Tea si comportava, ignorandola. Improvvisamente le venne un’idea, di istinto , lasciò cadere a terra il cellulare, con un rumore talmente aggressivo , che tutti e due sussultarono e si allontanarono immediatamente , come se l’incantesimo che gli avesse fatti avvicinare si fosse spezzato tutto d’un colpo e Lizzie non poteva non essere perfidamente allegra, camuffò la sua maliziosa allegria con una infastidita imprecazione per aver fatto cadere il cellulare che si era perfino smontato per il colpo. Sperava almeno che il sacrificio del suo cellulare non le fosse costato lo schermo del display, i cellulari moderni erano troppo delicati con la tecnologia Touch Screen. Si mise a raccogliere i pezzi del suo cellulare , quando si vide apparire davanti Tea “ Che è successo?”
“ Mi è scappato di mano il cellulare, niente di grave “ cercava di fare finta di niente, prendendo con leggerezza il piccolo pasticcio che era successo al suo povero cellulare, ma in fondo era contenta che la sua reazione avesse avuto effetto. Non se lo sapeva proprio spiegare, ma le aveva dato un atroce fastidio vederli vicini in quella maniera , come se non era in grado di trattenere la furente rabbia del momento. Almeno adesso lei e Tea erano pari, come lei aveva interrotto la conversazione tra lei e Atem , lei aveva interrotto… qualsiasi cosa stavano facendo e che di sicuro era molo vicino ad un bacio. Prese da terra il cellulare, che era caduto con il display rivolto sul marmo e pregò che fosse integro. Per fortuna lo era, non un graffio, non una scheggiatura , non una frattura di qualche tipo, intattissimo.
“ Ti funziona?”
Atem si mise a guardare il display del cellulare, per vedere se le funzionava oppure no. Naturalmente era solo una scusa per cercare di calmare il sangue che gli ribolliva nelle vene, non aveva neanche il coraggio di alzare gli occhi a guardare Tea, si concentrava solo sul cellulare anche se era impossibile. Aveva ancora il cuore che gli batteva come una furia, però sentì che la sua faccia stava iniziando a raffreddarsi il che era un buon segno, almeno non avrebbe corso il rischio di dover dare spiegazioni a nessuno. Non era sicuro di quello che gli era successo, tranne di una cosa, stare accanto a Tea era una vera tortura , vicini e allo stesso tempo lontani e non aveva la più pallida idea del perché sentiva quelle stranissime sensazioni, perché si sentiva male e soprattutto perché non riusciva a smettere di pensare a quegli attimi di poco fa. Doveva darsi una calmata e anche subito.
Lizzie notò che Atem stava guardando il display del suo cellulare e improvvisamente le venne un idea, era tutto il giorno che cercava un idea per avere il numero di Atem e di certo Tea non glielo avrebbe mai dato, visto soprattutto il modo in cui lo stava guardando pochi minuti fa, quando erano sul punto di baciarsi, ma lei aveva appena trovato il modo per ottenerlo  e senza doverlo chiedere a Tea “ Non lo so, per vedere dovrei chiamare “
“ Prova con il mio “ prese il cellulare dalla tasca dei jeans e iniziò a scorrere le applicazioni alla ricerca del suo numero. Non lo conosceva a memoria, quindi lo aveva registrato nella rubrica per sicurezza. Quando lo trovò, lo passò a Lizzie, che lo registrò nel suo cellulare e fece partire la chiamata.
Lizzie era fuori di se dalla gioia, aveva ottenuto il numero di Atem senza neanche doversi sforzare di chiederglielo direttamente. Il numero squillava sul suo cellulare mentre su quello di Atem spuntava la sua combinazione telefonica. Fece finta di essere contenta nel vedere il suo cellulare perfettamente funzionante, ma in vece era contenta perché aveva finalmente il suo numero. Staccò la chiamata e lo registrò in rubrica e lo stesso fece anche Atem, lo vide con la coda dell’occhio mentre scriveva il suo nome sotto al numero di cellulare. Avrebbe tanto voluto mettersi a gridare per la conquista più grande di tutte, ma cercava di trattenersi. Non voleva fare la pazza al solito suo, represse la sua smisurata gioia e cercò di calmarsi.
Tea cercava di mantenersi calma, ma stava letteralmente impazzendo di rabbia. Non solo aveva interrotto quel momento tra lei e Atem , ma pure si permetteva di prendere il suo numero di cellulare. L’aveva capito chiaro e tondo che l’aveva fatto a posta , i suoi occhi parlavano chiaro, altro che incidente quella lì aveva calcolato tutto fin da subito. Aveva la voglia di ucciderla con le sue mani per comportarsi in una maniera così subdola, e aveva anche la malsana idea di strapparle di mano quel cellulare e cancellare il numero di Atem dalla rubrica telefonica della scheda. Quella ragazza riusciva a escogitarle proprio tutte per ottenere quello che voleva ma se davvero voleva mettere le mani su Atem, anche solo per semplice simpatia, doveva prima passare sul suo cadavere e provare ad ucciderla. Se non avesse osato far cadere il cellulare a terra, sicuramente tra lei e Atem sarebbe successo qualcosa , qualcosa che aveva da sempre sperato che accadesse , ma Lizzie aveva rovinato tutto e la odiava per questo.  Era così vicina ad Atem che quasi non le era sembrato vero essere tra le sue braccia, anche se non del tutto , che quasi le sembrava di sognare sia il suo sguardo che il suo tocco. Aveva sentito il suo respiro sul suo viso , aveva visto il suo sguardo lucido, era stato tutto così perfetto che non le sembrava vero e poi Lizzie aveva fatto quello che aveva fatto e in più Atem sembrava essersi già dimenticato tutto, come se non fosse successo niente e questo le faceva male.
Improvvisamente , una presenza oscura si manifestò in quell’ambiente, Atem si irrigidì di colpo, sbiancando dal terrore, aveva perfino la mano che gli tremava. Non aveva mai percepito una presenza oscura simile, e di certo non ci voleva il puzzle del millennio al collo per percepire quella stranissima e inquietante sensazione di pericolo. Dei passi pesanti iniziarono a riecheggiare nell’aria , Tea e Lizzie si voltarono verso dalla parte opposta, verso l’ingresso del tempio e dei brividi di terrore percorsero le loro spine dorsali. C’era un misterioso tizio, con una tunica nera e un cappuccio sulla testa che gli oscurava la faccia , lasciando solo in mostra nell’ombra due luminosi e spettrali occhi rossi minacciosi. Quello non era affatto il ragazzo che avevano visto nello schermo quando era stato annunciato lo scontro, era una persona completamente diversa e anche più minacciosa, intorno a lui c’era una spettrale aura nera e viola, come se ci fosse un fuoco che lo stesse avvolgendo. Tea e Lizzie iniziarono a tremare, era come se tutta l’arena fosse scena un ombra oscura e una sgradevole sensazione di paura iniziò a farsi strada nelle vene , gelando il sangue delle due ragazze. Atem teneva gli occhi fissi su di lui, con il respiro affannato, quella non era la presenza di Aknadin, ne era più che sicuro. Quella era la presenza oscura che aveva percepito la prima volta , quando aveva salvato Yugi da morte certa nel gioco delle ombre in cui era stato coinvolto, emanava una grande quantità di energia malvagia, completamente differente da quella di qualsiasi altro spirito che avesse affrontato in passato .Tea e Lizzie avevano le gambe che tremavano come se fossero fatte di gelatina , i loro cuori battevano all’impazzata per la paura, le loro facce erano cadaveriche. Entrambe, di istinto, si strinsero ad Atem. Lizzie gli afferrò il braccio , mentre Tea si strinse a lui , stringendogli il tessuto della giacca tra le mani tremanti.
Atem cercò di non farsi prendere dal panico, nonostante fosse impossibile “ Tu non sei il mio avversario “
Lo spirito, con una voce minacciosa, disse “ Ti sbagli, sono proprio io “ mostrò il dueling disck che aveva al braccio, solo che quello non era un braccio normale, sembrava più un ombra oscura dalla forma di un braccio
Atem si allontanò dalle due ragazze, mettendosi davanti a loro facendo cenno di allontanarsi. Non aveva idea di cosa sarebbe successo, ma non poteva permettersi di coinvolgere Tea e Lizzie in qualche pericolo “ Chi sei , veramente ?!”
“ Non ti ricordi? Tu e io ci conosciamo molto bene , peccato che la tua memoria sia così annebbiata. Ma risolveremo presto questo piccolo problema, quando ti avrò restituito il favore che meriti” puntò la mano contro Atem e dalle sue spalle spuntarono dei tentacoli oscuri che avvolsero tutto l’ambiente circostante , creando una cupola oscura , la cupola del regno delle ombre.
Atem guardava lo spirito, senza mai abbassare la guardia. Quello non era uno spirito qualsiasi , non era un normale individuo proveniente dal regno delle ombre ne tanto meno Aknadin. Quello non peta essere altri che il suo vero nemico, ne era più che sicuro, quello lì era lo spirito che controllava Aknadin , non poteva esserci altra spiegazione. Aveva visto giusto fin da subito, quell’aura oscura che circondava Aknadin apparteneva a quell’essere che gli stava davanti “ Allora , sei tu. Sei tu lo spirito che controlla Aknadin , vero? sei tu che vuoi gli oggetti del millennio e il Sigillo, qualsiasi cosa sia?!”
Lo spirito scoppiò a ridere , con una risata acuta e spettrale “ Chi può dirlo, Faraone. Ci sono molti spiriti che vorrebbero distruggere te e tutto quello a cui tanto tieni”
Atem iniziò a fremere di rabbia, quella sembrava più una minaccia che una costatazione generale della situazione. Atem lo sapeva che c’erano molte persone che vivevano con il solo intento di ucciderlo per vendicarsi, ne aveva affrontati centinaia di pazzi scatenati, suo zio tra questi, ma non aveva mai avuto a che fare con una presenza simile. Quel mostro era l’artefice di tutto quello che stava succedendo, era stato lui ad assoldare Aknadin e ad organizzare tute le trappole in cui erano finiti e a mettere in pericolo tutti i suoi amici “ Hai mandato tu Aknadin ad uccidere Yugi, sei stato tu a ordinargli di rubare il libro, tu lo hai spedito a torturare Ishizu”
“ Se vuoi una risposta, prima devi combattere contro di me”  inserì il deck nell’alloggiamento e attivò i generatori di ologrammi , aveva tutto le intenzioni di volersi finalmente vendicare di Atem come desiderava fare da tempo
Atem non sapeva cosa sarebbe successo , ma se voleva mettere la parola FINE a quella storia, doveva accettare di battersi con lui, qualunque cosa fosse successa non poteva proprio tirarsi indietro. Aveva bisogno di risposte a tutto quello che stava succedendo, doveva sapere perché quello spirito aveva organizzato quella trappola e perché voleva uccidere sia lui che tutti i suoi amici. sembrava che covava dei vecchi rancori verso tutti loro , anche se , qualsiasi fosse il motivo della sua collera, i suoi amici non centravano, su questo era sicuro. Doveva toglierlo di mezzo e farla subito finita una volta per tutte, anche a costo di rimetterci la vita. Attivò il dueling disck, inserì il suo deck e attivò i generatori di ologrammi “ Io sono pronto “
 
Seto stava girando per l’arena per controllare che tutto fosse a posto. Era un vero miracolo che fino ad adesso nessuno aveva cercato di sabotare il torneo, di minacciare di soffiargli l’azienda o di cercare di ucciderlo, in pratica andava tutto liscio come l’olio ed era forse quello il problema. Con tutte le minacce che aveva subito da Aknadin quella calma era troppo strana per i suoi gusti, non sapeva spiegarselo ma aveva uno strano presentimento a riguardo. Aveva fatto piazzare i controlli più improbabili, fatto piazzare centinaia di telecamere in giro per l’arena, perfino fatto degli inviti selettivi per tutti i partecipanti , ma invece che sentirsi tranquillo si sentiva agitato, come se ci fosse qualcosa che non lo convinceva del tutto. Premette il bottone della spilla del suo impermeabile e chiamò Roland, per accertarsi che tutto filasse per il verso giusto “ Roland, come è la situazione?”
“ Va tutto bene , Signor Kaiba. È tutto stabile solo…”
Ecco , lo immaginava. Quella frase non gli piaceva per niente “Solo?”
“Solo …che le telecamere dell’arena 6 non funzionano “
“Cosa?!” come poteva essere una cosa del genere, tutte le telecamere dovevano essere perfettamente funzionanti , come era possibile che non funzionassero “ Chi sta duellando in quell’arena?”
“ Atem Muto, Signor Kaiba. Le telecamere sono disturbate da una strana interferenza, stiamo cercando di ripristinare il segnale “
Ecco, lo sapeva, dove c’era Atem c’erano guai. Le telecamere di quell’arena erano state tutte controllate così come le alte, tutti i test erano risultati negativi a interferenze e disturbi vari, la qualità delle immagini era perfetta in tutto e non potevano esserci problemi di nessun tipo , tranne quelli che si portava dietro il faraone. C’erano due possibilità: oh le telecamere avevano dei difetti momentanei , o Atem era finito nei guai come al solito. Sospettava che si sarebbe fatto vivo qualcuno , e i suoi sospetti si erano rivelati fondati “ Va bene, Roland. cerca di ripristinare il problema , io vado a dare un occhiata “ staccò il collegamento e si mise a correre in direzione dell’arena, prendendo il suo deck e infilandolo nell’alloggiamento del dueling disck. Come al solito, Atem si era portato dietro i suoi problemi, non poteva per niente essere un caso che le telecamere dell’arena 6 finissero per dare dei problemi proprio quando stava duellando Atem, quel ragazzo era una vera calamità per tutto quello che Seto creava, se quello con cui stava duellando era Aknadin e avevano dato il via ad un gioco delle ombre che poteva causare danni alla struttura dell’arena, lo avrebbe costretto a pagargli i danni anche a costo di spedirlo con un aereo in Egitto alla ricerca della sua tomba e a prelevare tutti i gingilli d’oro che facevano parte del suo ex corredo funebre faraonico.
 
Lizzie e Tea erano sconvolte, a guardare l’enorme cupola che si era formata all’improvviso davanti ai loro occhi , circondando Atem e quello strano e spaventoso tizio come per magia. Lizzie era pietrificata , mai nella sua vita aveva visto una cosa simile e per essere la prima volta era davvero una cosa spaventosa e raccapricciante, quello non sembrava essere affatto un ologramma, le scosse elettriche e le saette erano troppo reali per essere finte , ma nonostante questo doveva fare qualcosa “ Va bene, se è un ologramma, lo attraversiamo “ prese la ricorsa e si diresse verso quella cupola , ignorando le urla di Tea che le diceva di non farlo, ma era troppo tardi. Andò a sbattere contro la barriera oscura e le saette finirono per colpirla, facendola urlare di dolore come se avesse ricevuto delle scosse elettriche ad altissimo voltaggio. Venne scaraventata via, lontano dalla cupola, strisciando al suolo e finendo a pochi metri di distanza. Aveva tutto il corpo che le faceva male, i muscoli le dolevano e non riusciva ad alzarsi da terra “ Ahia, ma che razza di ologramma è?!”
Tea corse verso di lei, terrorizzata a morte da quello che Lizzie aveva appena fatto. Era comprensibile che volesse attraversare la cupola, anche lei aveva tentato la prima volta quando l’aveva vista , evocata da Pegasus, ed esattamente come lei all’epoca non sapeva cosa fosse e di certo non ci sarebbero state molte spiegazioni logiche per provare a far capire a Lizzie che era pericoloso andarci a sbattere contro in quella maniera “ Stai bene?!”
Lizzie si alzò, reggendosi a mala pena in piedi “ Magnificamente. Ma che cosa è questa cupola?! Uno scudo energetico proveniente direttamente da Star Wars?!” non riusciva a capire, gli ologrammi non potevano fare del male alla gente , erano immagini grafiche fatte di pixel ad alta definizione, stile cinema 3D , e pure quella strana cosa le aveva fatto male, come se fosse stata colpita da fulmini, come se fosse finita contro una barriera di energia pari a quelle dei film di fantascienza.
“Non lo so, ma credimi se ti dico che è tutto tranne che un effetto speciale di Star wars” Non poteva dirle che quello era il regno delle ombre, che Atem stava disputando un duello in cui chi perdeva rischiava di rimetterci la vita e che era un miracolo divino se il massimo che ti succedeva era ricevere qualche graffio o ammaccatura. Nel corso della sua vita aveva visto così tanti giochi delle ombre che tutti quelli che erano finiti per disputarli o erano finiti in coma, o a casa per convalescenza o , peggio, al cimitero e sperava tanto che ad Atem non succedesse niente di tutto ciò. Se gli fosse capitato qualcosa, qualsiasi cosa, avrebbe dato di matto. Era troppo importante per lei per non vederlo più. lo aveva perso già una volta non voleva che accadesse di nuovo, se avesse le possibilità di entrare lì dentro, lo tirerebbe fuori da quel posto orribile ma non poteva farlo , non c’era alcun modo per entrare in quella cupola e aiutare Atem, poteva solo stare a guardare e aspettare che il duello finisse e pregare che Atem uscisse vincitore e illeso.
 
Atem venne scaraventato a terra, colpito in pieno dall’attacco di Guardiano delle paludi che aveva disintegrato come se niente fosse Guardiano celtico, facendogli perdere immediatamente 1400 life points più buona parte delle sue energie fisiche. Non gli erano affatto capitate carte buone in mano, neanche una misera carta trappola o magia e si trovava già con 2600 punti. Se cominciava a perdere life points in quella maniera, neanche ci sarebbe arrivato a fine duello e non poteva permetterselo. Si rialzò, nonostante gli facevano male tutte le parti del corpo “ D’accordo, il primo round lo hai vinto tu, ma non pensare che sia finita perché il duello è appena iniziato”
Lo spirito non gli rispose, stava fermo a guardarlo mentre si rimetteva in piedi. Aveva vinto il primo turno del gioco ma presto avrebbe vinto il duello. Aveva studiato con molta attenzione i duelli che aveva disputato contro quello stolto di Aknadin, ormai conosceva a memoria tutte le sue carte e non gli avrebbe mai permesso di vincere quello scontro. Per colpa di quel ragazzino era finito nel regno delle ombre, senza un corpo, senza poteri, solo la sua insaziabile sete di vendetta e voleva fargliela pagare. Inoltre, se Atem avesse perso la vita, tutti i suoi amici sarebbero stati come delle foglie secche su un albero , facili da spazzare via con un colpo di vento. Senza di lui, nessuno di loro sarebbe stato in grado di fronteggiarlo e gli oggetti del millennio sarebbero diventati suoi e non avrebbe avuto nessuna fretta di cercare il Sigillo con calma. Aknadin sembrava non aver tratto nessuna informazione utile dalla mente della ragazza , nonostante fosse la reincarnazione della sacerdotessa. Se non fossero riusciti a trovarlo, sarebbero stati costretti a doverlo creare e nonostante la terra fosse piena di mortali insulsi che si potevano uccidere come se niente fosse, il rituale di forgiatura sarebbe stato troppo lungo e difficile e senza l’appoggio di altri conoscitori delle antiche arti magiche egizie nessuno poteva ricreare quella chiave, neanche Aknadin ci sarebbe riuscito e senza di esso gli oggetti non si potevano attivare , e se non si potevano attivare lui non avrebbe mai avuto il suo corpo e i suoi pieni poteri per portare a termine il suo piano. Atem era un ostacolo troppo grande da superare senza distruggerlo, per questo doveva sbarazzarsene il prima possibile. Aknadin aveva fallito in tutte le volte che lo aveva spedito a combattere contro di lui e adesso si trovava costretto a dover consumare quel poco di energia che aveva per cercare di farlo fuori lui stesso , ma era un sacrificio che era disposto a fare pur di ottenere ciò che voleva “ Certo, Faraone, non ho dubbi su questo “
Atem ritornò a concentrarsi sul duello. Aveva in mano carte che non gli erano utili a niente, aveva bisogno di qualche mostro da poter subito evocare e di qualche carta trappola per proteggersi se voleva iniziare a rimontare. Pescò una carta dal deck e la girò, sperando che fosse un mostro utile e lo era, ovviamente nei limiti del concesso “ Bene, inizio subito scartando una carta e depositandola al cimitero, per poter evocare L’ingannatore “ il mostro apparve sul terreno con i suoi 2000 punti di attacco. Non poteva farsi scappare l’occasione di distruggere Guardiano delle paludi, se avesse aspettato come prima il suo mostro sarebbe stato sconfitto e non poteva permetterselo “ Va, attacca Guardiano delle paludi “ il mostro partì all’attacco e distrusse il guardiano dello spirito , frantumandolo in schegge e facendogli perdere 1800 punti. Lo spirito si ritrovò così con soli 2200 punti.
Lo spirito sentì i suoi poteri iniziare ad indebolirsi, Atem gli aveva sottratto 1800 punti e con essi anche le sue energie vitali. Purtroppo , lontano dal regno delle ombre, il peso della sua condizione iniziava a farsi sentire e la vita che aveva rubato a quel mortale non gli serviva più a niente ma non aveva importanza. Sapeva cosa rischiava, ma aveva intenzione di voler andare avanti lo stesso. Non si sarebbe nascosto nel regno delle ombre senza prima aver cercato di uccidere il suo odiato nemico. Atem non era altro che un presuntuoso ragazzino convinto di essere il migliore , ma presto avrebbe fatto i conti con la sua furia e la sua collera, avrebbe rimpianto il giorno in cui aveva osato confinarlo nel regno delle ombre.
 
Jeroid oscuro distrusse il mostro che l’avversario aveva evocato, facendogli scendere i life points a 1600 , mentre quelli di Marik ammontavano a 2200. Nell’arco di due turni si erano divorati già buona parte dei loro punti, ma nessuno dei due avversari voleva cedere, Marik non voleva cedere, era la prima che partecipava ad un torneo con la sua mente e le sue capacità e senza rischiare che altri si facessero male per colpa sua. Aveva promesso a sua sorella che avrebbe dato il massimo delle sue capacità a questo torneo e non voleva deluderla , e poi avrebbe potuto migliorare le sue capacità dimostrando al faraone di poterlo aiutare contro Aknadin e chiunque altro volesse gli oggetti del millennio e il primo passo per afre ciò che aveva in mente era vincere quello scontro , a qualsiasi costo “ Bene, e con questo termino il mio turno “
Le carte che aveva in mano non era un gran che, a parte Jeroid Oscuro e Bowganian sul terreno e una carta coperta , quelle che aveva in mano erano una pietà ma non per questo voleva gettare la spugna nonostante le carte di tipo pianta non erano un gran che ma almeno stava procedendo tutto bene senza che ci fossero intoppi e i suoi amici sembravano anche che si stessero esaltando come mai prima d’ora. Anche se quella sarebbe stata una vittoria sicuramente facile , si stava divertendo e poi qualche altra sfida un po’ più complicata l’avrebbe anche disputata e allora avrebbe tirato fuori il meglio delle sue capacità.
“ Evvai così, fallo a fettine “ Tristan esultava e si agitava tutto gasato, in un passato lontano non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe fatto il tifo per Marik visto tutto quello che era successo nella città dei duelli, ma di certo adesso ne era più che contento. Non si poteva di certo dire che il deck di Marik era uno spettacolo, anzi era a dir poco macabro e inquietante con tutti i mostri disgustosi che aveva al suo interno, ma non c’erano dubbi che era un imbattibile deck pieno di mostri rari e combinati con le giuste strategie diventavano delle vere mine vaganti pronte ad esplodere e a sbaragliale tutte le difese. Ce la stava mettendo tutta per dare il meglio di se e lo stava dimostrando in maniera eccezionale. Si girò verso di Duke, per chiedergli se condivideva anche lui il suo entusiasmo , ma si accorse che aveva un espressione a dir poco seria “ Che c’è?!”
“ Non sono convinto, questo duello è troppo facile “
Tristan scoppiò a ridere “ Facile? Ma se quello è un dilettante con carte ridicole “
Duke non condivideva per niente l’entusiasmo di Tristan, l’avversario di Marik aveva un deck basato sulle piante ed era risaputo che le carte pianta erano insidiose quanto quelle inseto, se Marik non faceva attenzione a quello che faceva poteva cadere in qualche trappola e sarebbe stato un vero peccato se fosse successo. Nonostante tutto quello che era successo nella città dei duelli, Marik se lo meritava un posto successivo in classifica , ma doveva tenere alta la guardia e fare attenzione a tutte le mosse che faceva, bastava un niente per compromettere il duello.
 
Yugi aveva subito un durissimo attacco da parte del suo avversario , metà dei suoi punti era stata dimezzata con la distruzione dei suoi tre mostri precedenti e le sue difese non erano riuscite a reggere contro le carte trappola di cui il suo avversario era dotato e in più non era neanche riuscito a pescare una carta decente che lo aiutasse nell’impresa di riuscire a infliggere un colpo decente. Naturalmente era riuscito ad infliggere dei colpi micidiali che avevano piegato il suo avversario, ma niente di grave quanto i danni che aveva subito lui. I loro punti non potevano considerarsi sulla via della parità, Yugi aveva 1500 life points mentre il suo avversario ne aveva 2400 , era decisamente in vantaggio e ma Yugi non era preoccupato. Aveva un deck imbattibile, creato a posta per il torneo con una varietà di mostri particolari. Il su vecchio deck, quello che aveva creato per la battaglia cerimoniale contro Atem non era niente in confronto a quello che aveva adesso anche se le carte non erano tutto. All’inizio aveva avuto paura che le sue strategie non funzionassero , ma adesso che il duello era nel pieno dello svolgimento , la fortuna era dalla sua parte e quei danni lì non erano niente di speciale e poi aveva nel suo deck il Mago Nero. Di certo stonava con l’insieme visto che il suon deck non era di tipo incantatore tranne per qualche carta così, ma averlo con se gli dava sicurezza. Gli sembrava davvero che Atem fosse con lui e non aveva intenzione di volerlo deludere. Gli aveva fatto una promessa che aveva intenzione di mantenere , qualsiasi cosa fosse accaduta sarebbe tornato a testa alta e vincitore dello scontro, doveva farlo soprattutto per il titolo.
Joey guardava insieme al nonno il duello di Yugi, con gli occhi sbarrati non tanto per i life points dimezzati ma per le carte che aveva. Quello non era affatto il suo deck, erano delle carte completamente nuove rispetto a quelle che aveva sfoggiato durante la battaglia cerimoniale, erano carte con centinaia di effetti speciali e tutte caratterizzate da particolari effetti per evocare altri mostri. Fin ora Yugi era in svantaggio, ma qualcosa gli diceva che era uno svantaggio voluto , come se avesse un piano ben preciso e sperava tanto che fosse così altrimenti sarebbe stato sconfitto e questo avrebbe avuto sicuramente un grande peso sul titolo che portava anche se non era un torneo dove si doveva scommettere qualcosa del genere “ Spero che vada tutto bene “
In risposta, il nonno di Yugi scoppiò a ridere, come se fosse sicuro di qualcosa “ Ma certo che andrà tutto bene, io so già quale strategia adotterà mio nipote “ il nonno vedeva che Joey lo guardava con gli occhi sbarrati e un espressione poco sicura, come se non gli credesse affatto. Aveva creato quel deck proprio per lui, chiedendolo personalmente a Pegasus , qualche tempo prima che Aknadin gli facesse quello che gli aveva fatto. Non aveva mai visto di buon occhio il deck che Yugi aveva creato per la battaglia cerimoniale contro il faraone, era un deck che si poteva facilmente sottovalutare e di certo non era all’altezza di un duellante come Yugi. Aveva pagato quel deck personalmente , in segreto a Yugi e senza che se accorgesse e per fortuna gli era anche piaciuto. Un deck degno di un vero campione e il bello era che nessuno sapeva quale fosse il suo contenuto visto che Yugi voleva fare una sorpresa a tutti con le sue nuove carte e sicuramente avrebbe anche vinto con quel deck di alta qualità, bisognava soltanto che beccasse la strategia giusta e nessuno lo avrebbe fermato.
 
Cavaliere del fante venne distrutto, portandosi dietro 1900 life points e facendo scendere i punti a 1100. Atem si sentiva male, aveva dei fortissimi capogiri e sentiva che le gambe non riuscivano quasi più a reggerlo. Dopo guardiano celtico , aveva perso due carte coperte e Gazelle anche se era riuscito a distruggere due mostri del suo avversario e una sua carta coperta , ma il prezzo era stato altissimo. Lo spirito aveva ancora 1900 punti  , un po’ più dei suoi e il duello non stava volgendo per niente bene , non aveva idea di quanto fosse in grado di resistere ancora e non aveva Forza riflessa da schierare sul campo e le sue difese erano così deboli che sarebbero state abbattute prima ancora di venire create, doveva farsi venire un’idea alla svelta e sperava tanto che la sua prossima mossa gli permettesse di potersi riportare in careggiata , altrimenti quel duello neanche lo avrebbe concluso “ Va bene… tocca a me…” posò le dita tremanti sul deck, aveva bisogno di qualche carta utile da poter aggiungere a quelle che aveva in mano, magari qualche carta che gli permettesse di sfruttare qualche effetto speciale per chiamare qualche mostro dal deck e schierarlo subito in campo. Tirò via la carta , guardandola. Anatema del drago , era perfetto, poteva evocarlo subito “ D’accordo, adesso metto sul terreno Anatema del drago “ il mostro apparve con i suoi 2000 punti di attacco “ E poi , metto una carta coperta e concludo il mio turno “ la carta apparve sul terreno di gioco , alle spalle di Anatema del drago. Adesso aveva due carte coperte sul terreno e un mostro abbastanza forte , ma non era ancora sufficiente e doveva sperare che il suo avversario non tirasse fuori qualche mostro più forte del suo altrimenti sarebbero stati guai molto serie e le sue condizioni erano già compromesse.
Lo spirito si rimise in piedi , nonostante sentisse che i suoi poteri si stavano indebolendo sempre di più non aveva intenzione di arrendersi senza prima aver tentato di fare fuori Atem. Finora era riuscito a tenere il duello in mano, riuscendo a indebolire il faraone e a costringerlo a battere in difesa ma sapeva che se voleva farlo fuori del tutto doveva giocare bene le sue carte e sbrigarsi a farlo fuori e non era poi così difficile, aveva già trovato un’efficace strategia che lo avrebbe messo con le spalle al muro definitivamente “ Molto bene, adesso tocca a me. Spero che tu sia pronto, stai per perdere tutto quello che ti è rimasto “ adesso aveva tutte le carte che gli servivano per riuscire a mettere in atto la sua strategia di gioco necessaria bastava solo un sacrificio “ Innanzi tutto, sacrifico Demone Fantasma , mi è stato utile ma ormai non ne ho più bisogno “ lo rimosse dal gioco spedendolo al cimitero.
Atem non capiva il senso di quella mossa. Demone fantasma era una carta potente, guadagnava 100 punti per tutti i mostri che c’erano nel cimitero del suo proprietario eppure lo spirito aveva deciso di sacrificarlo senza che ce ne fosse bisogno. Non sapeva che altro aspettarsi, ma di certo non doveva essere niente di buono e su questo ne era più che sicuro.
“ Dopo di questo, metto sul terreno questo mostro che , sono sicuro, non gradirai molto. Ti presento Quasar dell’avidità “ il mostro apparve sul terreno di gioco, un inquietante mostro dalla forma di teschio dai punti di attacco non definiti “ Immagino che tu ti stia domandando che genere di mostro sia, non è vero?”
Atem iniziava davvero a preoccuparsi. Finora tutti i mostri giocati dallo spirito non avevano portato niente di buono ed erano pieni di effetti speciali di tutti i tipi ed era sicuro che anche quel mostro doveva averne qualcuno altrimenti non sarebbe stato necessario sacrificare Demone fantasma per evocare un mostro senza punti di attacco e di difesa sul campo. La situazione non gli piaceva per niente.
Lo spirito vedeva che sulla fronte di Atem iniziavano a scorrere gocce di sudore, doveva essere davvero preoccupato per avere una reazione simile, ma non aveva ancora visto niente. Presto si sarebbe davvero preoccupato , ma per la sua miserabile e meschina vita “ Cosa c’è?! Hai paura forse?”
“ Fa la tua mossa , così dopo mi spieghi perché te la stai prendendo con i miei amici e cosa vuoi da me“
Lo spirito scoppiò a ridere, divertita seriamente dall’incapacità del faraone di capire perché era così determinato a trovare il Sigillo e ad uccidere tutti coloro che avevano a che fare con Atem “ Come vuoi, allora lascia che ti spieghi quale sia il potere speciale del mio mostro. Quasar ha un effetto molto particolare. I punti di attacco e di difesa aumentano di 300 in relazione al numero di stelle “  Atem sbarrò gli occhi, il mostro dello spirito poteva raddoppiare di 300 i suoi punti e questo significava che il suo livello di punti era di 2100. C’erano 100 punti di attacco in più rispetto al suo mostro, che quella creatura lo avesse attaccato lo avrebbe sconfitto. Lo spirito osservava il comportamento di Atem con molta attenzione, era rimasto sconvolto. Quel ragazzino non si era mai reso conto che tutte le sue mosse avevano portato all’evocazione dell’ultimo mostro che lo avrebbe disintegrato ma il bello doveva ancora arrivare “ Ho l’impressione che tu stia sbiancando “ adesso, avrebbe messo fine al duello e avrebbe sconfitto Atem definitivamente “ Coraggio, Quasar, distruggi quel ridicolo drago “
Il mostro partì all’attacco ma Atem non poteva permettersi di venire sconfitto, anche se significava rimetterci una carta magia utile  “ Fermo, attivo la carta magia Cerchio incantatore “
Il cerchio magico generato dalla carta magia di Atem stava per colpire il suo mostro, ma lo spirito non aveva nessuna intenzione di farsi annientare da una ridicola carta. Era già pronto da un pezzo e aspettava solo il momento di poter mettere Atem con le spalle al muro e il momento si era appena presentato “ Scusa, ma temo che non concluderai niente. Attivo Specchio del demone “ il potere dello specchio rispedì il cerchio nella direzione di Atem e andò a colpire Anatema del drago , immobilizzandolo “ Specchio del demone cambia il bersaglio di una carta magia e spedisce il suo effetto a qualunque altro mostro, in questo caso al tuo “
Atem guardava il suo povero mostro immobilizzato dalla sua stessa carta magia, impossibilitato a sferrare attacchi o a difenderlo. Questo significava che era scoperto davanti un eventuale attacco diretto ai suoi life points. Anatema del drago non poteva essergli utile a niente e adesso si che cominciava davvero a preoccuparsi seriamente. Non aveva idea di quanto ancora era in grado di resistere, si reggeva in piedi a mala pena e il dueling disck cominciava perfino a pesargli al braccio “ D’accordo… questo non significa che non posso infliggerti un attacco al prossimo turno “ improvvisamente , una vertigine lo costrinse a cadere nuovamente in ginocchio.
“ MI dispiace davvero, ma temo che non ci sarà un prossimo turno. Quasar, attacca “ stavolta il faraone era davvero sconfitto, nessuno lo avrebbe potuto aiutare e la sua vita era ormai nelle finita. Appena il mostro avrebbe distrutto quel drago , tutti i life points di Atem si sarebbero azzerati e lui avrebbe perso il duello, le energie vitali, e la sua vita.
il mostro partì di nuovo all’attacco , Atem aveva solo un’ultima mossa da potersi giocare , l’ultima che gli restava. Era pericoloso , ma non aveva latra scelta. Il mostro sferrò l’attacco , sparando un raggio di energia che colpì in pieno il faraone alzando una nube di polvere e di fumo. lo spirito scoppiò a ridere, Atem era stato definitivamente sconfitto , finalmente il suo peggior nemico non era stato annientato e la sua vendetta era finalmente compiuta
“ Io…non riderei…se fossi n te…”
Lo spirito smise subito di ridere, osservando con i suoi occhi infuocati la scena che gli si presentava davanti. Atem era ancora in piedi, i suoi life points non si erano del tutto azzerati ma gliene erano rimasti 990 “ Come hai fatto?”
“ Ho attivato…Barriera della …riduzione. Fa diminuire del 10 %... i danni da …combattimento “ Atem aveva il respiro affannato. Il suo mostro era stato distrutto ma i suoi life points erano ancora lì, diminuiti del 10 %, il duello non era ancora concluso ma Atem sentiva la testa girargli, la nausea attraversargli lo stomaco e le sue energie abbandonarlo sempre di più. le gambe gli tremavano, il braccio su cui era inserito il dueling disck gli faceva male per il peso dell’oggetto e non riusciva più a tenere in mano le carte. Doveva resistere, doveva continuare a portare avanti il duello ma non era più in grado di farcela. Un violento capogiro lo fece cadere a terra , cercava di rialzarsi ma era tutto inutile. Non aveva più forze neanche per muoversi. Le immagini erano tutte sfocate, giravano come una trottola e alla fine perse del tutto i sensi, stremato dalla stanchezza.
Lo spirito osservò Atem cadere a terra e svenire, priva di forze anche per muoversi o per parlare. Usare quella carta lo aveva costretto a cedere tutte le forze che gli erano rimaste nel corpo e alla fine il duello era destinato a concludersi lì. non aveva senso attaccare qualcuno che già era privo di forze ma non aveva intenzione di andarsene con le mani in mano. Rimosse tutte le carte dal dueling disk e si avvicinò ad Atem, a passo lento ma spedito, finalmente avrebbe avuto la vendetta che desiderava da tanto tempo, finalmente Atm avrebbe pagato per ciò che gli aveva fatto e si sarebbe anche impossessato del suo oggetto del millennio una volta fatto fuori. Allungò la mano e tra le dita apparve un pugnale egizio, la lama luccicava in maniera sinistra mentre si avvicinava a passo spedito verso il ragazzo. Si inginocchiò accanto a lui , avvicinando il pugnale alla sua gola. Bastava così poco per ucciderlo, che quasi gli sembrava impossibile. Finalmente la sua vendetta sarebbe stata compiuta.
 

nota dell'autrice
salve, come detto nell'altra storia , non avevo il pc e non potevo aggiornare. spero che questo capitolo vi piaccia quindi commentate , commentate, commentate.

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Capitolo 23
*** Nella tana del lupo - parte 2 ***


Lo spirito teneva il pugnale in mano, saldamente fermo a due millimetri di distanza dalla giugulare di Atem. Finalmente aveva la possibilità di poterlo uccidere con le sue mani , esattamente come avrebbe dovuto farlo tempo a dietro se non fosse stato per quel piccolo inconveniente che si era venuto a creare durante il loro scontro, e alla fine era stato sconfitto lui , relegato per sempre in quel limbo oscuro che era il regno delle ombre e condannato a meditare vendetta per secoli ma adesso la sua vendetta si sarebbe conclusa con la morte del maledetto ragazzo che giaceva privo di sensi davanti a lui. Mise la mano sulla guancia di Atem, e iniziò a tracciare il taglio sulla pelle, dei rivoli di sangue iniziarono a sgorgare dalla ferita che stava aprendo e lo spirito teneva gli oggi puntati sulla faccia di Atem. Era una soddisfazione grandissima vedere il suo sangue scorrere sulla pelle mentre lui era inerme e privo di sensi, la sua morte sarebbe stata più rapida quando avesse osato solo pensare e doveva confessare che gli dispiaceva doverlo uccidere mentre lui neanche se ne accorgeva , aveva quasi sperato in un tentativo di ribellione, suppliche disperate , implorazioni , e invece gli stava recidendo la gola con una facilità quasi ridicola. Il faraone era un tipo combattivo, sempre sul piede di agire quando qualcuno meno se lo aspettava , che lottava per la propria sopravvivenza , ma stavolta niente, privo di forze e presto anche di vita. Sapeva che doveva spingere il pugnale più infondo , ma voleva almeno godersi la scena di vedere i suoi amici nella disperata corsa contro il tempo di salvargli la vita , un agonia lenta e difficoltosa.
Una pietra, lanciata da chissà chi, colpì la lama del pugnale facendolo volare dalle mani dello spirito e mandandolo a schiantarsi contro il suolo.
Lo spirito alzò lo sguardo infuocato contro colui che aveva osato fare ciò e si trovò davanti Seto Kaiba, con i vestiti bruciacchiati e dei graffi su tutto il corpo “ Lascialo stare, chiunque tu sia“  Seto aveva corso come un disperato per raggiungere il più in fretta che potè l’arena dove si stava disputando il duello di Atem ed esattamente come si era immaginato aveva trovato il mitico regno delle ombre che copriva l’intero perimetro dell’arena, con Tea e Lizzie che guardavano sconvolte la cupola oscura senza riuscire a penetrarla. Tutta la cupola era circondata da scariche elettriche blu, ma Seto sapeva che doveva fare qualcosa e nonostante la difficoltà nell’attraversarla, alla fine ci era riuscito e lo spettacolo che gli si parava davanti non era proprio bellissimo. Corso verso il faraone, inginocchiandosi accano a lui e facendogli passare un braccio dietro le spalle e posando due dita sul collo, alla ricerca del battito cardiaco che per fortuna era presente. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto e gli tamponò la ferita, cercando di bloccare lo scorrere del sangue e poi alzò lo sguardo verso l’uomo, se così si poteva definire visto che aveva una faccia completamente oscurata e due occhi rossi che solo i mostri dei film dell’orrore potevano avere, guardandolo con un espressione inferocita. Per quanto Atem gli stesse sulle scatole, nessuno aveva il diritto di ridurlo in quello stato, tanto meno un incappucciato senza faccia e con solo una tunica addosso che emanava una fiammeggiante aura oscura e malevola “ Te la farò pagare molto cara per il modo in cui hai ridotto il faraone “
Lo spirito era infuriato, ancora una volta Seto si intrometteva in faccende che non lo riguardavano. Esattamente come in passato , Seto continuava a immischiarsi per proteggere il faraone ed era inaccettabile per lui “ Come osi intrometterti “ stavolta Seto non si sarebbe messo nel mezzo, e se avesse solo provato a immischiarsi ancora sarebbe andato a fare compagnia al faraone nel regno dei morti “ Vattene, o sarà peggio per te”
Ma Seto non aveva intenzione di andarsene via e di lasciare il faraone in balia di un mostro senza scrupoli. Tra lui e Atem non scorreva di certo buon sangue, anzi nessuno dei due si sopportava , però nessuno meritava di fare una fine simile, soprattutto se era incapace di difendersi e neanche se era il suo peggior nemico. Nonostante tutto, Atem lo aveva sempre aiutato senza mai tirarsi indietro, gli aveva teso la mano anche quando non c’era alcun bisogno e pertanto era suo preciso dovere dover fare lo stesso per lui e poi detestava essere in debito con una persona, soprattutto se quella persona gli dava il tormento di continuo con la storia della salvezza del mondo e con i discorsi sul gioco di squadra, ma ormai ci aveva fatto talmente tanta abitudine che se fosse morto per la seconda volta poi non avrebbero più avuto occasione di litigare e di scannarsi ogni volta che si incontravano. Si staccò il dueling disk dal braccio e lo posò a terra , infilando il deck nella custodia appesa alla cintura e sfilò il dueling disk dal braccio di Atem, infilandoselo. Questa era pur sempre il duello del faraone e tra l’altro non ancora concluso poiché restavano 990 life points, anche se non gli andava di farlo, era giusto continuare il suo duello alla stessa maniera come Atem aveva concluso il suo quando erano stati fatti prigionieri nel mondo virtuale da Noah. Atem aveva deciso di continuare il suo duello usando le sue carte e adesso lui avrebbe fatto lo stesso per il faraone. Prese il deck dall’alloggiamento e le carte che si trovavano nel cimitero e lo mischiò , per poi infilarlo nell’alloggiamento e rialzarsi da terra per andare davanti a quel mostro e fargliela pagare molto cara.
Lo spirito lo guardava intensamente, osservando tutto ciò che faceva. Seto sembrava aver intenzione di voler completare il duello del faraone ma con soli 990 life points non aveva alcuna speranza di potercela fare , cosa pensava di concludere partendo dal punto in cui Atem si era fermato?! La sua sconfitta sarebbe stata così breve che non avrebbe avuto neanche il tempo di capire cosa stava succedendo “ Vuoi completare questo scontro? Perché?! non hai possibilità di farcela contro di me “
“Questo è solo da stabilirsi, fantasmino. Prendi le tue carte e vediamo di concludere questo scontro il più in fretta possibile “ non era messo molto bene con i life points, Atem era riuscito a farsi mettere in ginocchio e farsi ridurre i punti , una cosa poco elegante da parte di un duellante del suo calibro ma ormai il danno era fatto e a lui spettava il compito di vincere , o almeno di provarci. Chi aveva difronte non era di certo uno scagnozzo qualsiasi di Aknadin, anzi in lui c’era qualcosa di molto strano, che gli ricordava vagamente qualcosa di oscuro e pericoloso ma non sapeva dire cosa. Sentiva comunque che non c’era da fidarsi di quell’individuo, chiunque fosse, e che se voleva salvare il faraone e riportarlo fuori da quel posto sano e salvo c’era solo una cosa da fare , combattere contro quell’individuo e fargliela pagare molto cara.
 
Lo spirito prese tutte le carte che c’erano dentro al dueling disk e le mischiò insieme al suo deck, Seto pensava di poterlo battere con 990 miseri punti ma stava per andare incontro alla sua fine. Chi lo avrebbe mai detto che avrebbe distrutto Atem e Seto nello stesso giorno. Quando aveva reclutato Aknadin per annientare Atem e Seto e portare a termine la sua vendetta oltre che il suo antico progetto , era convinto che ci sarebbe voluto un piano molto efficace e complesso per riuscire a sbarazzarsi di loro e invece era stato sufficiente tirare in trappola uno per avere in mano anche l’altro , decisamente inaspettato. Forse avrebbe dovuto pensarci molto prima di stringere quel patto con Aknadin , soprattutto dopo i vari fallimenti che aveva portato e gli scarsi risultati sulla ricerca del Sigillo che sembrava essere introvabile, almeno stando alle parole di quello stolto. Aknadin era sempre stato una delusione ai suoi occhi , in tre mesi di permanenza sulla terra l’unici oggetti che è riuscito a riportargli sono stati l’occhio del millennio di Pegasus e il libro di alchimia e tutti gli altri restanti oggetti del millennio erano ancora nelle mani di un gruppo di marmocchi mortali che potevano essere spazzati via con un colpo. Purtroppo , però, non aveva a disposizione altre opzioni se non Aknadin stesso. I suoi poteri erano già deboli per condurre un duello sulla terra, se avesse provato a richiamare altri spiriti li avrebbe consumati del tutto e non poteva permetterselo , finché gli oggetti del millennio e il Sigillo non fossero stati tutti riuniti il loro potere non poteva essere sprigionato ne tanto meno assorbito e la sua forma corporea non si sarebbe ricomposta , almeno finché Atem e Seto erano ancora in vita. Vincendo quello scontro, i suoi due più acerrimi nemici sarebbero morti di nuovo e gli altri marmocchi sarebbero stati poco più che mosche da schiacciare. Nessuno dei due sarebbe uscito illeso dalla battaglia e senza interferenze di alcun tipo dall’esterno, di loro non sarebbe rimasto altro che i loro cadaveri senza vita “ Spero che tu sia consapevole di non poter niente contro di me, Seto Kaiba. Io non sono debole come Aknadin, questo deve essere chiaro “
Seto sorrise “ Certo che lo so, l’avevo capito che non sei quel pazzo scatenato “ la sua espressione cambiò, diventando seria e aggressiva “ Tu sei quel maledetto pazzoide che gli sta dietro “ era lui, non c’erano dubbi. Aknadin aveva la pessima abitudine di possedere persone e di comparire in carne e ossa, quello spirito era fatto di pura oscurità, non aveva volto , tranne per gli occhi rossi inquietanti, e sembrava anche non avere un vero e proprio corpo dato che fluttuava a pochi millimetri da terra ed era coperto solo da una tunica nera con cappuccio. Non era uno spirito qualsiasi, ne tanto meno una loro vecchia conoscenza in cerca di vendetta, quello poteva essere solo il vero artefice di tutto quello che stava succedendo “ Atem aveva ragione, sei tu che hai architettato tutto quello che è successo negli ultimi mesi. Tu hai richiamato Aknadin, gli hai ordinato di fare fuori mio fratello e adesso vuoi uccidere il faraone. Perché?! qual è il tuo scopo?! “
Ma lo spirito non gli rispose, infilò il deck nel dueling disk e reimpostò i life points di partenza, per riprendere il gioco da dove si era interrotto. Non aveva intenzione di rivelare il suo piano , voleva che restasse una sorpresa in modo da mostrare la sua furia distruttiva solo quando fosse stato necessario e godersi il momento della loro disfatta e della distruzione del mondo, così come era stato stabilito “ Affrontami e forse ti dirò chi sono davvero “
Seto non se lo fece ripetere due volte e mentre gettava l’ultimo sguardo verso il faraone, ancora privo di sensi , si preparò a combattere e a fare fuori il mostro che voleva mandare a rotoli il suo torneo e che stava causando una vera e propria infinità di guai a tutti quanti “ Come vuoi, e se permetti inizio io “ Seto pescò le prime cinque carte dal deck del faraone e decise di giocare subito le carte che aveva pescato, con la situazione che si era creata una mano fortunata da giocare subito era quello che serviva “ Bene, inizio scartando una carta tra quelle che ho in mano e mandandola al cimitero e poi evoco Gaia il cavaliere in posizione di difesa “ il mostro apparve sul terreno con i suoi 2300 punti mentre la carta scelta da Seto veniva inserita nel cimitero delle carte “ Poi , piazzo sul terreno queste due carte coperte “ bene, adesso non doveva fare altro che attivare il potere della carta nel cimitero “ E infine, sfrutto il potere della carta che ho appena spedito al cimitero , ovvero , Maria la decaduta che mi regala 200 life points alla fine di ogni mio turno “ i suoi life points aumentarono di 200 arrivando ad avere 1190 life points. Il duello iniziava bene, aveva già guadagnato punti e posto sul terreno due carte coperte micidiali e un mostro molto potente, adesso non restava che aspettare la mossa del suo avversario e vedere cosa accadeva.
Lo spirito fece lo stesso, pescò cinque carte e le allargò davanti a gli occhi “ Io gioco Legione Demone giullare in posizione di difesa , e termino qui il mio turno “ era perfetto, già dalla prima mano gli erano capitate delle buone carte. La nuova versione del gioco delle ombre ideata da Pegasus per la nuova epoca era davvero interessante e utile , il deck che aveva preso dal cadavere del giovane mortale era davvero potente e aveva già una buona strategia su come sfruttare le carte che gli erano capitate. Non doveva fare altro che aspettare che Seto  sferrasse un attacco e la sua strategia avrebbe iniziato a prendere forma e presto sia Seto che il faraone si sarebbero fatti compagnia a vicenda nel regno dei morti, sarebbe stato un grandissimo piacere assistere al loro funerale.
 
Tea era in ansia, da quando Seto era entrato dentro il regno delle ombre ne lui ne Atem erano usciti da lì il che significava che anche Seto era stato coinvolto in un gioco delle ombre e sperava con tutto il cuore che non fosse accaduto niente di grave, sicuramente dovevano aver bisogno di aiuto ma ne lei ne Lizzie erano in grado di attraversare la barriera , era troppo potente per loro ed era già un miracolo che ci fosse riuscito Seto. Anche Lizzie era in ansia, aveva provato più volte a cercare di attraversarla, per seguire Seto , ma era stato tutto inutile e in più si era beccata un’ustione al braccio. Non aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita e Tea sembrava sapere qualcosa che non voleva dirle e in più sembrava che il cellulare di Atem fosse spento , cosa del tutto strana visto che circa mezz’ora prima era acceso “ Ma perché non mi risponde “ il cellulare neanche squillava , partiva subito la segreteria telefonica che avvertiva che il cellulare chiamato era irraggiungibile eppure quando lo aveva tirato fuori dalla tasca dei jeans era acceso, le spie delle notifiche lampeggiavano, aveva perfino la connessione internet attiva e la spia della batteria carica al 88 % , era impossibile che fosse spento. Stava accadendo qualcosa, ne era più che sicura, e doveva essere qualcosa di grave. Non ce la faceva più ad aspettare, l’ansia la stava divorando e detestava stare a guardare senza fare niente , aveva voglia di prendere a calci quella parete nera e buttarla a terra a suon di cazzotti “ Io non ce la faccio più, dobbiamo entrare la dentro “
“ Lizzie, nessuna di noi può entrare lì “
“ Davvero? e allora perché Seto Kaiba è entrato?”
Tea capiva che Lizzie pretendeva delle risposte e voleva fare qualcosa ma non poteva dirle che il motivo del perché Seto era riuscito a passare era dovuto al suo legame con gli oggetti del millennio. Chiunque, che avesse un oggetto in mano o no, restava legato ad esso e poteva trarne vantaggio dai suoi poteri esattamente come le aveva spiegato Ishizu dopo la fine del torneo della città dei duelli. Tea si era trovata sulla cima della torre insieme a Ishizu senza neanche sapere come, o aveva avuto dei blackout di memoria così di punta in bianco senza avere delle spiegazioni precise e ciò era dovuto al fatto che la coscienza di Marik aveva preso possesso del suo corpo  e che grazie a lui poteva toccare un oggetto del millennio senza venire da esso uccisa. Ishizu le aveva spiegato che i possessori di un oggetto del millennio , che fossero reincarnazioni o diretti possessori , continuavano ad essere legati al rispetto oggetto anche se si trovavano a debita distanza ed era per questo che Seto era riuscito ad attraversare la barriera, il suo legame con la barra del millennio esisteva da sempre, motivo per cui era uno dei pochi a poter toccare uno di quegli artefatti senza subirne l’influsso o accedere al regno delle ombre con facilità. Di certo non era una storia che si poteva raccontare con leggerezza , soprattutto a Lizzie “ Lui… ha avuto fortuna , noi no “
Lizzie incrociò le braccia sul petto, guardando Tea come un cipiglio di rabbia “ Perché ho come la sensazione che mi stai prendendo per i fondelli? E perché credo che tu mi stia nascondendo qualcosa?” fortuna?! era sicuramente la scusa più idiota della storia. Lei , per cercare di oltrepassare la barriera nera, aveva rischiato di farsi venire un elettroshock , mentre Seto era passato anche se con difficoltà e la cosa era decisamente inquietante oltre che strana. Tea aveva una faccia cadaverica, sembrava quasi che avesse colto nel segno con la storia del segreto e i suoi sospetti si facevano sempre più fondati, Tea le nascondeva qualcosa ormai ne era più che sicura
 
“ Sei stato grandioso , Marik. Batti il cinque “
Joey e Marik si scambiarono il cinque ridendo. Sia il duello di Marik che quello di Yugi erano finiti con le loro rispettive vittorie e con qualche minuto di differenza l’uno dall’altro, entrambi erano passati al turno successivo e se avessero continuato a vincere in quella maniera si sarebbero presto ritrovati ad essere due eventuali candidati per la finale del torneo. Joey era contento che tutti e due fossero arrivati a superare il primo turno del torneo , esattamente come avevano fatto lui e Lizzie , e aveva una gran voglia di festeggiare ma l’ultimo che mancava all’appello era Atem. Il suo duello si stava svolgendo nell’arena del tempio di Hatshepsut ma per qualche strana ragione le telecamere erano guaste a causa di un problema tecnico e le interferenze impedivano di poter seguire il duello. La cosa era abbastanza fastidiosa , ma tutti erano sicuri che Atem avesse vinto anche se loro non potevano vedere il duello dal maxi schermo o andare lì di presenza. Le regole del torneo permettevano di accedere alle arene solo a un massimo di tre persone, per evitare confusione generale durante i duelli , e tutti gli altri dovevano aspettare e guardare dal maxi schermo , ma loro non avevano bisogno di un maxi schermo, Atem era imbattibile e non aveva d certo bisogno delle loro urla nelle orecchie o dei loro commenti per vincere. L’unico , però, che sembrava non essere molto tranquillo era solo Yugi. Da quando Atem si era allontanato da loro per disputare il suo duello, aveva avuto una stranissima sensazione addosso, come se avesse addosso un brutto presentimento, tutti gli altri sembravano essere molto tranquilli , come se tutto fosse apposto, ma per lui non era così. Le interferenze delle telecamere, Atem che non rispondeva alle sue chiamate , era stranissimo. Dalla fine del suo duello , aveva fatto ad Atem uno squillo al cellulare, per avvertirlo che aveva appena finito. Atem era stato chiaro, alla fine del suo duello doveva contattarlo con uno squillo al cellulare, per essere sicuri che si era svolto tutto in maniera tranquilla e senza intoppi sovrannaturali di qualsiasi tipo, ma quando lo aveva chiamato, la segreteria lo aveva avvertito che il suo cellulare era irraggiungibile, come se fosse spento e non era da lui, preciso e insopportabile com’era, farsi trovare irrintracciabile, inoltre caricava il cellulare tute le sere , per essere sicuro che la batteria fosse carica al cento percento ogni giorno, aveva addosso una sensazione orribile, temeva che Atem fosse in pericolo. Ma forse si stava sbagliando, in fondo con lui c’erano Lizzie e Tea, se davvero Atem fosse stato in pericolo Tea avrebbe chiamato uno di loro e nessuno aveva ricevuto messaggi o telefonate allarmanti, quindi poteva essere tutto frutto della sua immaginazione, anche se non era molto convinto.
Spero che il faraone stia bene e che non gli stia succedendo qualcosa di grave
 
Seto osservava bene il mostro che quello strano essere aveva piazzato sul terreno, aveva solo 1300 punti di attacco, una miseria rispetto al mostro che aveva schierato lui , il duello sembrava proprio volgere a suo favore, quel duello sarebbe finito prima ancora di iniziare “ Beh, non si può di certo dire che tu sia molto fortunato “ bastava un solo attacco da parte del suo mostro e i suoi life points sarebbero scesi in una maniera vergognosa “ Bene, non mi farò scappare questa occasione, vai Gaia il cavaliere, sferra un attacco e distruggi quel giullare “ il mostro partì al galoppo, puntando la lancia contro il giullare che, una volta trafitto, si disintegrò in schegge, distruggendosi. I life points dello spirito scesero a 600 , perdendone bel 1300 dai 1900 precedenti , ma allo spirito non interessava, la distruzione del suo mostro non era una perdita di chissà quale peso, anzi sperava che venisse distrutto “ Ti ringrazio , Seto “
Il ragazzo assottigliò gli occhi, perché lo stava ringraziando se gli aveva diminuito i life points e distrutto un mostro “ Che intendi dire?!”
“ Hai distrutto il mio mostro, e grazie e a ciò posso evocare specialmente un mostro dal mio deck al terreno di gioco “ tirò fuori il deck e , allargandolo, prese una carta e reinserì il deck nell’alloggiamento “ Ti presento, Distruttore di profezie “ il mostro con i suoi 2500 punti di attacco, si materializzò sul terreno di gioco. Seto sbarrò gli occhi, ma come aveva potuto farsi fregare in quella maniera tanto stupida. Doveva sospettare che Legione demone giullare aveva qualche potere speciale nascosto e invece lo aveva distrutto facendosi ingannare dai punti di attacco e dall’assenza di carte coperte sul terreno. Lo spirito osservava compiaciuto l’espressione di Seto, la sua strategia aveva funzionato e Seto era cascato nella trappola e adesso non gli restava altro da fare che spedire il mostro all’attacco “  Prima posiziono una carta coperta e poi…. “ finalmente avrebbe posto fine alla vita di Seto e , tra poco anche del faraone, quasi non gli sembrava vero ”Vai Distrutto di profezie, sferra un attacco e distruggi quel soldato “ non appena il mostro avrebbe distrutto Gaia il cavaliere, i life points di Seto si sarebbero azzerati e tutte le sue energie vitali risucchiate in una sola volta
Seto non poteva permettersi di perdere il suo mostro, se fosse stato distrutto i suoi life points sarebbero scesi a 0 e le speranze di salvare se stesso che Atem sarebbero sfumate nel nulla “ Credi che sia così facile? Attivo Cappelli magici “ quattro cappelli neri apparvero a mezz’aria e uno di loro coprì Gaia il cavaliere e iniziarono a girare , mischiandosi finchè non si fermarono “ Dì un po’, non hai capito niente di ciò che è successo, vero? te lo spiego subito. Uno di questi cappelli nasconde sotto di esso il mio mostro, se vuoi distruggerlo devi indovinare sotto a quale cappello si trova “ Seto era riuscito a mettere il suo avversario in difficoltà , lo capiva dal fatto che la sua mano tremava di rabbia. Cappelli magici era una delle carte preferite di Atem, con quella semplice carta trappola riusciva quasi sempre a metterlo nel sacco, di solito la odiava quando il faraone a tirava fuori dal deck, ma in quella situazione si era trovato costretto a ringraziare la sorte per essersela trovata davanti. Poteva essere la sua salvezza o la sua rovina, lo sapeva , ma era un prezzo che era disposto a pagare per riuscire a mettere in piedi una buona strategia “ Direi che il tuo turno si possa concludere qui, non sei d’accordo?” lo spirito non gli rispose ma si limitò a ringhiargli contro di rabbia “ Sì, direi che sei d’accordo “ Seto pescò una carta dal deck e l’aggiunse alla sua mano, aveva in mano carte che non erano molto utili, sperava di prendere qualche carta utile per fare ciò che aveva in mente di fare, tutto ciò che ci voleva era un pizzico di fortuna, che sperava non lo abbandonasse  “ Mi limito solo a mettere una carta coperta e  , prima di concludere, a prendere i 200 life points extra da Maria la decaduta “ i life points salirono di altri 200 punti arrivando ad un totale di 1590 “ Bene, ho finito, tocca a te “
Lo spirito non aveva idea di cosa fare, non si era aspettato una mossa simile da parte di Seto anche se era da calcolare. Quella carta trappola lo aveva messo con le spalle al muro, aveva una possibilità su quattro di beccare il mostro di Seto a primo colpo e di certo non era una possibilità molto allettante, se avesse sbagliato mira non avrebbe fatto niente ma non aveva carte in mano che potessero distruggere quella carta  o far venire allo scoperto il mostro di Seto, in pratica poteva solo colpire e sperare che gli andasse bene “ D’accordo, Distruttore di profezie, colpisci il primo cappello a destra “ il mostro attaccò e quando la fiammata colpì il cappello, esso andò in frantumi senza distruggere alcun mostro sotto di esso. Aveva sbagliato, quello non era il cappello giusto. Adesso aveva solo altri tre cappelli da colpire ma poteva farlo solo una volta per turno e il suo si era appena concluso “ Questa non ci voleva “
“ Ti è andata male, adesso hai solo tre cappelli da distruggere “ scoppiò a ridere , sguaiatamente , soddisfatto della sua mossa. Lo spirito aveva colpito il cappello sbagliato e aveva fatto cilecca , sapeva che non doveva fare i salti di gioia, la situazione poteva ribaltarsi ma se il suo piano fosse andato a buon fine, prima che il suo mostro venisse smascherato, la soluzione che aspettava gli sarebbe capitata in mano, naturalmente con una buona dose di fortuna “ Bene, tocca a me “  pescò una carta dal deck , ed era proprio ciò che gli serviva per poter portare a termine quel duello  “ Bene, voglio iniziare giocando questa carta magia, Santuario incantato “ la carta apparve scoperta sul terreno di gioco “ Ci permette di prendere una carta magia dai nostri deck. Quindi, prego, accomodati “ sapeva che era una mossa rischiosa fare una cosa simile, ma se voleva portare a termine il duello e vincere , ogni rischio andava affrontato.
Lo spirito tirò fuori il deck dalla sua mano e lo allargò. Seto Kaiba doveva aver in mente qualche piano per fare una mossa simile, peccato che gli si sarebbe ritorto contro tutto ciò che aveva in mente di fare. Nel suo deck c’erano molte carte utili per poter fare fuori Seto e quella che aveva deciso di prendere avrebbe mostrato a Seto quanto la sua generosità fosse stata una mossa poco astuta
Seto non era per niente convinto del sorriso sinistro dello spirito, sapeva che aveva appena fatto una mossa rischiosa, ma gli effetti di quella carta magia si ripercuotevano su entrambi gli avversari e se voleva fare la mossa che aveva in mente doveva rischiare tutto ciò che aveva, mostri e life points. Era sicuro che se Atem non fosse stato privo di sensi , sicuramente gli avrebbe rinfacciato di aver appena fatto una stupidaggine ma per fortuna non poteva ne vedere ne sentire e anche se non era una buona cosa era comunque una fortuna , almeno non avrebbe avuto a che fare con le sue solite lamentele a riguardo delle sue mosse “ Bene, e adesso piazzo una carta coperta e concludo. Naturalmente prendo i soliti 200 punti extra da Maria la decaduta “ i suoi life points salirono di altri 200 punti , arrivando a 1790.
Lo spirito osservò tutte le carte che Seto aveva sul terreno di gioco, due carte coperte e i cappelli magici ancora attivi, ma per poco “ Bene, tocca a me “ adesso Seto avrebbe capito quanto la sua strategia sia stata pessima e quanto gli sarebbe costata “ Vedi, la tua generosità temo che sarà la tua fine, Seto. Hai contribuito alla tua sconfitta, temo che hai fatto male ad attivare Santuario Incantato. Ti presento… Disturbi magici “
Seto sbarrò gli occhi, se lo era spettata una cosa simile
“ Questa carta, ha la facoltà di distruggere tutte le carte magia attive sul terreno avversario. Quindi saluta Cappelli magici, per sempre “ la carta si attivò e i cappelli sparirono mostrando scoperto il mostro di Seto, adesso Gaia era scoperto e presto sarebbe stato distrutto e con esso i life points di Seto Kaiba “ Avanti, Distrutto di profezie distruggi Gaia il cavaliere “
Il mostro partì all’attacco, ma Seto era pronto a una mossa simile. non avrebbe mai permesso l’evocazione di una carta pericolosa con Santuario incantato senza avere a disposizione i mezzi necessari per prevedere una carta trappola o magia capace di distruggere le sue difese “ Non credo proprio, attivo cerchio incantatore “ la carta si scoprì e il mostro dello spirito venne imprigionato dal cerchio e tornò alla sua precedente posizione, incapace di poter attaccare o difendere “ Scusa, ma avevo previsto una mossa simile “
Lo spirito ringhiò, quella dannata carta era già due volte che se la rivedeva comparire sul terreno. La prima volta aveva avuto la fortuna di poterla bloccare e usare contro il faraone ma stavolta non aveva avuto mezzi per poterla fermare e il suo mostro era inutilizzabile. Adesso capiva perché Aknadin aveva tutti quei problemi a sbarazzarsi di Seto, era davvero ingamba ma non significava che prima o poi non dovesse fare la fine che meritava “ Non ha importanza, presto te la farò pagare e ti ammazzerò con le mie mani “
Seto scoppiò a ridere, evidentemente lo spirito non aveva capito con chi aveva a che fare “ Temo che non ci sarà nessun’altro turno , a parte il mio. Adesso, voglio farti assistere alla tua rovina, con questa carta “ posizionò una carta magia nell’alloggiamento del dueling disk e la carta apparve sul terreno , scoperta “ Osserva , Sipario magico nero. Mi consente di evocare specialmente un qualsiasi mostro incantatore e io scelgo questo. Mago nero del caos “ il sipario si allargò, e dall’oscurità si materializzò il potentissimo Mago nero del caos, con i suoi 2800 punti di attacco “ Mi dispiace, ma adesso sarà la tua fine. Vai Mago nero del caos, distrutti quel mostro e metti fine al duello “ il mago partì all’attacco e il mostro dello spirito venne distrutto, così come i life points rimasti che scesero a 0.
Lo spirito urlò con tutte le forze che aveva, le sue energie si consumarono e sparì, avvolto in una spirale di oscurità , tornando nel regno delle ombre , mentre la cupola nera che circondava Seto si dissolse. Tea e Lizzie, sconvolte , corsero subito verso Seto e Atem, che giaceva a terra privo di sensi. Tea era terrorizzata, temeva che lo spirito avesse fatto del male al faraone e quando notò che sul collo aveva un taglio, le venne quasi da urlare “ Atem…”
“Ma che accidenti è successo?!” Lizzie non sapeva dare una spiegazione a niente, una cupola nera che così come era apparsa spariva e Atem che era privo di sensi e con un taglio profondo sul collo, come se qualcuno avesse tentato di tagliargli la gola con un arma “ Ma chi glielo ha fatto?”
Seto, prendendo Atem per un braccio , senza perdere tempo , disse “ Invece di fare domande, datemi una mano a portarlo in albergo “
Senza farselo ripetere due volte, Tea fece passare l’altro braccio di Atem intorno alle sue spalle, per dare una mano a Seto a reggere il peso. Poi si girò verso Lizzie “ Io vado con Seto, tu vai dagli altri e di loro di raggiungerci in albergo “
Lizzie la guardò paralizzata, non poteva liquidarsela in quella maniera senza neanche dirle che accidenti stava succedendo e perché Atem era ridotto in quella maniera “ Cosa? ehi , aspetta , io pretendo …” ma le loro espressioni non sembravano gradire ribattiti, soprattutto quella di Tea. Lizzie iniziava ad averne abbastanza ma alla fine si arrese “ Va bene, ma appena torno voglio spiegazioni “ lizzie corse giù per le scale, superando Seto e Tea che iniziarono a scenderle lentamente. Seto diede a Roland la comunicazione che il duello di Atem si era concluso con la sua vittoria e gli ordinò di ripristinare il segnale video delle telecamere. Stavolta avrebbe prestato ancora più attenzione a tutto quello che succedeva nell’arena, non gli andava di ricevere altre visite sgradite da spiriti vendicativi e scagnozzi vari. Ma per il momento, la precedenza su tutto l’aveva Atem, il modo in cui era ridotto non era proprio un bello spettacolo e aveva bisogno sicuramente di riprendersi per un bel po’.
 
Lo spirito tornò nel regno delle ombre, affaticato e privo di forma. Le sue energie si erano consumate con il duello e la sua collera sembrava aumentare ancora di più. Aknadin aveva visto lo scontro dal regno delle ombre, e aveva immaginato che sarebbe finita in quella maniera , soprattutto perché Seto era spinto dalla rabbia di aver quasi perso suo fratello nell’ultimo gioco delle ombre in cui era stato coinvolto “ Padrone…”
“ Sto bene, Aknadin. Ma presto , mi vendicherò di tutti loro, mostrerò quanto posso essere malvagio e quando la mia furia vendicativa, per ciò che mi hanno fatto, sia devastante “ Seto era riuscito a sconfiggerlo, ma lui e Atem non avevano ancora visto niente. Presto, tutto ciò a cui tenevano , tutto ciò che avevano a cuore, sarebbe stato distrutto proprio da lui. Nessuno poteva annientarlo in quella maniera e di sicuro Seto Kaiba e il Faraone Atem l’avrebbero pagata molto cara.
 
nota dell'autrice
salve a tutti.
si lo so che sono in ritardo e che aspettavate tutti questo capitolo, ma dovete sapere che essendo Carnevale alle porte c'è molto da fare tra comprare costumi, trucchi, organizzarsi per trovare biglietti e prevendite e aiutare gli amici a prepararsi, soprattutto essendo io una ragazza sono praticamente cercata da tutti er fare spese di qualsiasi genere quindi il tempo direi che il tempo e la concentrazione se ne vanno. inoltre vorrei precisare che quando non aggiorno è perchè i capitoli sono in fase di scrittura e purtroppo c'è gente che sembrerebbe non volerlo capire nonostante io gliel'abbia ripetuto più volte. bene , detta questa piccola premessa che spero il diretto interessato legga e comprenda , spero che il capitolo vi piaccia e commentate , commentate, commentate.

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Capitolo 24
*** Il torneo dei misteri ***


Atem si era svegliato letteralmente stordito con un gran mal di testa e tutti i muscoli che gli facevano male e con un atroce dolore al collo , non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo dopo che aveva perso i sensi e quando Tea gli aveva raccontato che Seto lo aveva salvato dalle grinfie dello spirito quasi non ci aveva potuto credere, Seto non aiutava mai nessuno se non fosse per causa di forza maggiore e naturalmente senza che ci fosse un qualche accordo dietro e il fatto che lo avesse aiutato senza chiedere avori e di sua spontanea volontà , con l’orgoglio che si trovava tra l’altro, lo aveva lasciato a bocca aperta. L’ultima cosa che si sarebbe aspettata da parte di Seto Kaiba era proprio il suo aiuto , ma doveva ringraziarlo perché se non fosse stato per lui adesso sarebbe morto per la seconda volta. Tea sembrava essere parecchio sollevata da quando si era risvegliato, gli aveva detto che quel taglio sul collo glielo aveva fatto lo spirito e lui era stato costretto a raccontarle la verità sull’identità dell’essere che si era trovato davanti e come aveva immaginato la faccia di Tea era sbiancata, sicuramente neanche lei si sarebbe mai aspettata di trovarsi davanti il vero responsabile di tutti i loro guai e il tremolio della sua mano , mentre gli disinfettava la ferita con un fazzoletto, ne era la prova concreta. Non voleva farla preoccupare , aveva una faccia talmente stravolta che temeva che sarebbe svenuta da un momento all’altro, sicuramente era stata in ansia per tuto il tempo in cui era stato privo di sensi anche se adesso sembrava essere un po’ più tranquilla “ Però non devi preoccuparti, lo sai che ho la pellaccia dura “
“ Si , lo so “ Tea non era della sua stessa opinione, aveva avuto una paura pazzesca fin dal momento in cui quell’individuo era apparso all’ingresso dell’arena e sapere che era il vero responsabile del ritorno di Aknadin e di tutti i guai che aveva causato non la faceva stare affatto tranquilla, quello spirito sembrava essere spinto da qualche desiderio di vendetta ignoto. Atem aveva dato filo da torcere a centinaia di persone sia nell’antico Egitto che nel mondo moderno e sicuramente c’erano molti nemici che volevano vendicarsi di lui, ma tutti quelli che avevano incontrato finora avevano dei motivi specifici. Pegasus voleva mettere alla prova il faraone per aiutarlo a destreggiarsi con il suo gioco in modo che iniziasse a capire che il modo per scoprire la sua vera identità dovesse partire dal gioco stesso, Marik era spinto dal risentimento, dal dolore e dalle torture che gli erano state impartite fin da piccolo e che lo avevano portato ad impazzire e fare nascere la sua seconda personalità vendicativa e squilibrata , Darz voleva distruggere l’umanità perché credeva che fosse malvagia e Aknadin era spinto dal desiderio di vendetta verso la sua stessa famiglia , ma su quello spirito nessuno sapeva praticamente niente, nessuno aveva idea del perché volesse vendicarsi di Atem ne tanto meno quale fosse la sua vera identità e sapere che il suo obbiettivo era uccidere Atem e tutti coloro che possedevano un oggetto del millennio la faceva preoccupare non poco. temeva che prima o poi Atem si fosse trovato in una situazione dalla quale non c’era modo di salvarlo, che presto o tardi avrebbe seriamente rischiato la vita, più delle altre volte e il pensiero che uno di quei due mostri potesse riuscire ad ucciderlo per davvero la terrorizzava, non poteva vivere con la costante paura che Atem si trovasse in pericolo di vita, non voleva perderlo per la seconda volta , non poteva vederlo morire. quello spirito aveva tentato di ucciderlo tagliandogli la gola e se non fosse intervenuto Seto sarebbe successo davvero, lo avrebbe veramente ucciso e trovarsi il fazzoletto sporco di sangue tra le mani e vedere un taglio profondo sul suo collo ne era già la prova. Voleva che smettesse di pensare sempre alla salvezza del mondo, voleva che la smettesse di combattere, lo aveva già fatto troppe volte e troppe volte era stato ad un passo da morte certa , voleva che almeno per una volta si dedicasse soltanto alla sua vita sulla terra , ai suoi amici , e non a demoni, spiriti e distruzione. Era già morto una volta, 3000 anni fa in Egitto, per salvare il suo regno e il mondo intero da Zork , non poteva permettere che morisse di nuovo. Guardare quel taglio rosso sulla pelle di Atem le faceva pungere gli occhi dalle lacrime che tentava di non far scorrere sugli occhi. Posò nuovamente il panno sulla ferita, forse con un po’ troppa violenza perché Atem sussultò e le afferrò la mano lamentandosi “ Scusa, non volevo “ alzò gli occhi a guardarlo, stringeva gli occhi e aveva la faccia contorta in una smorfia di dolore, doveva avergli causato bruciore sul taglio, sicuramente
“ Non fa niente, è passato “
Si girò a guardarla , puntando gli occhi dritti nei suoi e Tea realizzò in quel momento quanto i loro visi fossero vicini, quanto i suoi occhi ametista fossero grandi e ipnotici , quanto il suo cuore batteva forte essendoseli ritrovata puntati addosso e quanto delicata  e allo stesso tempo forte fosse la sua presa sulla sua mano. Neanche si era accorta che gliela stava ancora stringendo e i battiti del suo cuore iniziarono ad accelerare, sentì che il suo viso sprigionava calore e che le guance le bruciavano. Teneva gli occhi incollati ai suoi, lo sapeva che doveva distogliere lo sguardo e tornare a medicargli la ferita ma era come bloccata , immobile come una statua di pietra a guardare Atem , il suo respiro era acceleratissimo , le faceva male lo stomaco e iniziò ad avere dei capogiri da quanto il cuore pompava dentro al suo petto , sentiva dei brividi percorrerle la spina dorsale , la mano stretta nella sua presa iniziò a tremare mentre l’altra, posata sulla sua spalla iniziava a sudare. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza , poteva sentire il suo respiro sulla faccia, dal modo in cui la guardava , se avesse provato ad avvicinarsi a lei sicuramente non ci avrebbe visto più e lo avrebbe baciato per confessargli tutti i suoi sentimenti per lui.
 
Atem non aveva la più pallida idea se il dolore che sentiva proveniva dalla ferita o dallo stomaco, sapeva solo che dal momento in cui aveva incrociato lo sguardo di Tea non riusciva più a staccarsi dai suoi occhi. Era praticamente vicinissima a lui e neanche si era reso conto di stare continuando a stringere la sua mano nella propria, ma non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare, esattamente come era successo all’arena, quando l’aveva vista da sola e si era avvicinato a lei e anche in quel momento non aveva avuto intenzione di volerla lasciare andare , ed esattamente come in quel momento provava le stesse sensazioni. Aveva il cuore che batteva all’impazzata, le guance gli andavano letteralmente a fuoco  e la sola cosa che continuava a fissare erano i suoi occhi e le sue labbra, aveva una voglia pazza di baciarla , di abbracciarla , di stringerla forte tra le sue braccia e di fregarsene se lei avrebbe opposto anche la più piccola resistenza. Aveva letteralmente smesso di pensare da un bel pezzo, il suo cervello ormai non connetteva più con le sue azione e sentiva di dover fare solo una cosa , quella più sensata , di avvicinarsi a lei, al suo viso, alle sue labbra e mentre lo faceva aveva l’istinto di chiudere gli occhi e di afferrarla per spingerla verso di se.
 
Tea non capiva più niente, aveva il viso di Atem a due millimetri di distanza e tutto quello che riusciva a sentire era il battito del suo cuore e il suo respiro che si avvicinava sempre di più alla sua faccia, sentiva l’stinto di chiudere gli occhi e di tirarlo verso di se , per abbracciarlo e non lasciargli altra possibilità di fare qualsiasi altra cosa che non fosse quella di baciarla. Strinse il tessuto della sua maglia tra le dita della mano , più forte che poteva e mollò il fazzoletto , che scivolò sul letto.
 
Il rumore della porta che si apriva di botto fece spaventare tutti e due , che furono costretti a risvegliarsi dall’incantesimo che li aveva fatti avvicinare senza che se ne rendessero conto e si allontanarono di scatto, tutti e due con le facce rossissime e i respiri affannati. Yugi entrò immediatamente nella stanza e corse verso Atem , in preda al terrore più nero che gli fosse successo qualcosa, e si buttò tra le sue braccia , con il respiro affannato e tremante come una foglia. Quando Lizzie era venuta cercarli , dicendo tutto quello che era successo, non ci aveva visto più ed era scappato di corsa per raggiungere l’albero il più in fretta possibile, mollando gli altri e scattando via come un fulmine per fare più in fretta che poteva “ Stai bene, vero? “
“ Si… sto bene… “ non era affatto vero, stava schifosamente male e la colpa era di tutto il turbinio di sentimenti che lo avevano assalito senza una spiegazione logica e che lo avevano spinto a tentare di baciare Tea, la quale si alzò immediatamente sul letto e corse verso la finestra aprendola. Non sapeva se essere felice di avere Yugi davanti a lui o se prenderlo a calci , ma almeno stava iniziando a ritornare normale, la faccia si era raffreddata e i battiti del suo cuore erano tornati normali  e si ritrovò ad abbracciare Yugi, più per bisogno istintivo che per consolarlo e tranquillizzarlo
Yugi alzò lo sguardo e si trovò davanti un taglio rosso e profondo che solcava il collo di Atem, e si paralizzò immediatamente. Quel taglio poteva farlo solo un arma affilata con l’obbiettivo di sgozzare qualcuno, e iniziò a tremare. Atem aveva davvero rischiato di morire “ é…è stato…Aknadin?”
“ No, non è stato lui. Ho avuto lo sgradevole piacere di conoscere il nostro vero nemico, quello che ci vuole morti e che ha spinto Aknadin a venire a farci fuori “ guardò Yugi e si accorse che era sbiancato, sembrava più bianco di Casper e cercò subito di tranquillizzarlo , scompigliandogli i capelli sulla testa “ Tranquillo, se ne è andato “ Yugi si strinse forte a lui, per la seconda volta, e Atem lo abbracciò di nuovo. Ormai ci stava facendo l’abitudine a tutti quegli abbracci da parte di Yugi e in fondo gli piaceva, anche se a volte non lo sopportava e lo trovava appiccicoso , aveva pur sempre quattordici anni e lui era l’unica persona a cui era più affezionato dopo il nonno. L’unica volta in cui si erano abbracciati era stata alla fine della loro battaglia cerimoniale, quando Yugi era caduto in ginocchio ed era scoppiato a piangere. Gli si era avvicinato per consolarlo e lui si era buttato tra le sue braccia, triste e in preda alla disperazione per aver vinto quello scontro. In quel momento aveva sentito come una scossa, qualcosa che proveniva da dentro il suo cuore e che non avrebbe mai pensato di provare e adesso che queste cose avvenivano più spesso, sentiva quasi come se fosse la cosa più naturale del mondo , come se Yugi fosse sempre stato il suo fratellino e quando ci ripensava gli dispiaceva non essersi reso conto in quel momento quanto Yugi avesse bisogno di lui e della sua presenza.
Yugi teneva gli occhi puntati su di lui, anche se era appoggiato alla sua spalla. Non era molto convinto che Atem stesse tanto bene, certo era vivo per miracolo e il taglio ne era la prova visto che era lì bello rosso e vistoso sul suo collo, ma aveva la stranissima sensazione che ci fosse qualcos’altro che non andasse. Quando era entrato nella stanza, Atem e Tea erano stranissimi, come se si fossero terrorizzati all’improvviso e aveva la stranissima e vaga sensazione che tra quei due stava succedendo qualcosa, non che gli dispiacesse, anzi se Atem si fosse reso conto che Tea gli moriva dietro avrebbe festeggiato per un’intera settimana , ma qualcosa gli diceva che era successo o che stava per succedere qualcosa prima del suo arrivo in quella stanza.
 
Lizzie era seduta in un divanetto del piano bar , furiosa come una iena a cui avevano sottratto il cibo,  che ingurgitava arachidi senza freno. Tutti gli amici di Tea l’avevano mollava in mezzo all’arena per correre da Atem, ovviamente per il modo in cui era ridotto era anche comprensibile che fossero preoccupati anche se nessuno si era degnato di darle un minimo di spiegazione e anzi l’avevano pianta lì come una deficiente a urlare di aspettarla e alla fine era tornata in albergo da sola. Di loro non c’era nessuna traccia e come al solito Tea non le rispondeva al cellulare , quel gruppetto era davvero stranissimo, sembrava che tutti avessero chissà quale segreto da nascondere che non potevano confessare, neanche fossero agenti segreti della CIA , e quando aveva parlato della cupola nera erano sbiancati tutti , come se fosse passato un fantasma che li avesse traumatizzati sul colpo ed erano scattati via come se avessero qualche mostro che li braccasse dimenticandosi di lei. Era così arrabbiata e frustrata che neanche aveva voglia di stare a leggere la rivista che teneva in mano , anzi l’ avrebbe volentieri strappata in mille pezzi se non fosse che , davanti ai suoi occhi, fece la sua comparsa il drink che aveva ordinato, il suo adorato Vodka – Martini con il ghiaccio . Improvvisamente si dimenticò di tutto quanto e si concentrò solo sul bicchiere che aveva davanti. Tutti quelli che conosceva non facevano altro che bere succhi di frutta, cocktail analcolici o spremute, roba che solo i bambini dell’asilo potevano ingurgitare , lei No, se doveva mettere liquidi nello stomaco i cocktail erano decisamente la scelta migliore. Per tutti poteva sembrare un’alcolizzata incallita, ma non le importava un bel niente, il Vodka – Martini era la sua bevanda preferita e ne avrebbe ordinati anche cento se ne avesse avuto la possibilità. Vedersi spuntare quel cocktail davanti agli occhi era come se si era vista apparire il paradiso stesso, non stava più nella pelle di ingurgitarselo tutto d’un fiato. Fece per bere , quando il cellulare squillò e le apparve davanti il numero di Tea, come al solito quella guastafeste rompeva le scatole nei momenti meno opportuni. Non le andava per niente di rispondere e staccò la telefonata con un gesto del dito. Si mise bella comoda sul divanetto , sorseggiando il suo cocktail , sperando che almeno questo riuscisse a farle sbollire la rabbia.
 
Marik era sceso nel piano bar alla ricerca di un bicchiere d’acqua, per raggiungere il più in fretta il faraone avevano fatto tutti quanti una corsa sfrenata arrivando mezzi morti all’albergo e aveva una sete che non ci vedeva più. Entrò dentro il bar e trovò Lizzie , seduta sul divanetto con un’espressione furiosa stampata sulla faccia , sicuramente doveva essere arrabbiata per il modo in cui erano scappati via senza darle il tempo di raggiungerli. Non aveva la più pallida idea di cosa fare, l’idea migliore era quella di tagliare la corda e lasciarla da sola, ma se lei si fosse accorta della sua presenza e lo avrebbe visto andarsene sicuramente si sarebbe infuriata di più e anche se la conosceva da meno di due giorni aveva già inquadrato il soggetto, un pessimo carattere che era meglio non fare infuriare più di quanto non fosse già irritato. Si fece coraggio e si avvicinò a lei, sperando che non se lo mangiasse vivo anche se c’era il serio rischio che accadesse, l’aveva detto agli altri di tornare indietro e aspettare Lizzie ma come al solito nessuno che ascoltasse mai. Sicuramente doveva aver occhiato la sua presenza anche se guardava il giornale perché sentenziò un acido
“ Ti hanno spedito a fare il lavoro sporco al posto loro?”
 Anche se non aveva alzato lo sguardo si vedeva che era incavolata e non aveva la più pallida idea di come gestire la cosa. Non poteva di certo dirle che era venuto lì solo per un bicchiere d’acqua e che si era accorto di lei per caso, avrebbe finito per fare scoppiare una bomba che non aspettava altro che il momento giusto per saltare in aria e quindi sentenziò un semplice “ Si “ in risposta , gli lanciò un’occhiata che era tutto tranne che contenta , era sicuro che lo avrebbe preso a pesci in faccia o peggio, invece non fece un bel niente. Posò il giornale e incrociò le braccia sul petto fermandosi a guardarlo con un’aria abbastanza arrabbiata.
 
Bene, quando si diceva la coincidenza. Stava giusto pensando alle stranezze che erano capitate quel giorno durante il duello di Atem e spuntava fuori uno dei suoi amici che veniva a farle le scuse per averla lasciata come una scema nel mezzo dell’arena , tra l’altro anche da sola come se fosse stata un fantasma. Adesso che si trovava davanti Marik, le balenò in mente un’idea, farsi spiegare finalmente cosa cavolo era successo perché era sicurissima che lui sapeva qualcosa , doveva saperla per forza e non lo avrebbe mollato se prima non le avesse dato delle spiegazioni soddisfacenti “ Ok, comincia  fornire spiegazioni e sii convincente, lo capisco se mi prendi in giro “
“ Spiegazioni?!” che significava?! Che accidenti voleva sapere per guardarlo in quella maniera.
“ Si , spiegazioni. Sei venuto per questo , no? spiegarmi che diavolo è successo , quindi siediti e comincia “ se sperava di tagliare la corda o di cominciare a fare come Tea , dando spiegazioni che non stavano ne in cielo ne in terra si sbagliava di grosso. Per averlo spedito lì, sicuramente voleva tutti che qualcuno si facesse avanti e le fornisse uno straccio di spiegazione su quanto successo ad Atem quindi doveva obbligatoriamente fornirle qualcosa.
Marik iniziò ad agitarsi, lo avrebbe dovuto prevedere che quella ragazza avrebbe sicuramente cercato di scoprire cosa accidenti era successo per averli fatti scappare in quella maniera e lui era cascato nella trappola come un idiota. Lo aveva incastrato per bene e adesso non aveva idea di come tirarsi fuori ne cosa inventarsi per liberarsi dall’impiccio in cui era finito, stava davvero iniziando a pentirsi di aver deciso di avvicinarsi a lei , adesso doveva darle delle spiegazioni davvero improbabili a cui credere e di certo non le poteva dire la verità sul regno delle ombre ne su altre questioni che non potevano essere divulgate a chiunque capitasse , ma il suo sguardo non sembrava essere quello tipico di chi voleva cedere facilmente “ O…Ok “ si sedette difronte a lei, che lo fissava in attesa di spiegazioni con in mano il bicchiere “ Cosa vorresti sapere , esattamente ?”
“ Non lo so, dimmelo tu “ gli mollò un sorrisino ironico “ Ho tutto il resto della mattinata per ascoltare “ si mise in posizione , mollandogli uno sguardo di esortazione. Non aveva nessuna intenzione di mollare l’osso, ora che aveva beccato uno degli amici di Tea aveva tutte le intenzioni di farsi confessare tutto quello che lei le aveva nascosto, perché era sicura che dietro alla simpatica storiella del nome egizio , dei genitori e della medaglietta c’era qualcos’altro di molto più grosso , oltre alla strana cupola nera che si era creata nell’arena all’arrivo di quella specie di fantasma fluttuante inquietante che era sparito all’improvviso e che , era sicura, avesse tentato di tagliare la gola di Atem visto che era svenuto con un taglio sul collo, e di certo non era una coincidenza o una normalità e Marik aveva la classica espressione di uno che era appena stato beccato sul fatto e che aveva paura a confessare, anche perché sembrava essere molto nervoso oltre al fatto che non aveva neanche il coraggio di guardarla negli occhi e sembrava stare a fissarsi in giro alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che potesse tirarlo fuori dai guai e a lei piaceva quando le persone si comportavano in quella maniera, perché prima o poi avrebbero ceduto e le avrebbero confessato ogni cosa e poi lui non sembrava essere il tipo di ragazzo che sapeva mentire , gli si leggeva chiaro negli occhi che non aveva idea di cosa rispondere e le veniva quasi da ridere “ Quindi? Me lo dici? Infondo voglio solo sapere da dove saltava fuori quella cupola e chi era Casper , niente di più e lo so che tu sai qualcosa “
“ é…è un po’ complicato da spiegare … “ non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi, lo aveva messo con le spalle al muro con una semplicità così assurda che se ci fossero stati gli altri lo avrebbero preso in giro per il resto della vita , si era avvicinato a lei perché non aveva potuto farne a meno e non per farsi fare l’interrogatorio del terzo grado, non le poteva dire che Atem era un faraone dell’antico Egitto, che la cupola era il regno delle ombre, che lo spirito era il capo di Aknadin che era lo zio di Atem , che il mondo era in pericolo ne tanto meno che possedevano sette oggetti mistici risalenti all’antico Egitto e che lui era l’ex guardiano della tomba di Atem , lo avrebbe preso per pazzo o nella migliore si sarebbe messa a ridere. Non immaginava che mantenere un segreto fosse così complicato, soprattutto se si trovava davanti una come Lizzie e se tale segreto fosse di tale portata.
Lizzie aveva la sensazione che spiccicargli qualcosa sarebbe stato molto più complicato di quanto immaginasse ma se voleva sapere la verità doveva giocare d’astuzia , per tanto si alzò dal suo posto e si sedette accanto a Marik ,quasi appiccandoglisi addosso , non aveva intenzione di lasciarlo andare, voleva sapere la verità e la verità le avrebbe detto “ Allora, me lo dici? Per favore?” gli fece letteralmente gli occhi dolci per riuscire a farlo cedere e in effetti sembrava anche che stesse funzionando. Se lo avesse messo ancora un po’ sotto stress , la verità gliela avrebbe detta con uno schiocco di dita. Nonostante gli si fosse avvicinata solo per costringerlo a vuotare il sacco, non poteva di certo non gettare lo sguardo su di lui , sul suo fisico , sui muscoli delle braccia , sui suoi occhi alla Liz Taylor e sul fatto che nonostante avesse la pelle scura aveva i capelli biondi tutti sfrangiati e ora che lo guardava così da vicino dire che era carino era poco, perché era figo , molto figo, decisamente figo.
 
Marik sbianco non appena la ragazza gli si appiccicò addosso in quella maniera, di solito non era il tipo che tagliava la corda alla prima occasione ma in quel momento aveva la voglia pazzesca di alzarsi e filarsela di corsa. Non aveva la più pallida idea di cosa fare , non era la prima volta che si trovava da solo e a due millimetri di distanza con una ragazza che non fosse sua sorella , tra l’altro una ragazza che sembrava essere una specie di iena che braccava la preda, ma certe immagini gli stavano ritornando alla mente e sentì la pressione sanguigna cominciare a bollire dentro di lui. Gli stava letteralmente addosso , quasi appiccicata , a fissarlo dritto negli occhi e lui non solo non aveva idea di cosa fare, ne di come reagire non tanto per il fatto che pretendeva di sapere cosa fosse successo, ma perchè avrebbe preferito scaraventarla via e anche perchè non aveva la più pallida idea di come doversi comportare con Lizzie, sicuramente non poteva allontanarla malamente ma averla così vicina lo stava facendo innervosire in malo modo e in effetti iniziava anche a sentire un anormale bruciore alla faccia, bruciore di rabbia a stento respressa. In quel momento gli sarebbe tanto piaciuto che qualcuno dei suoi amici, anche che si trattasse di Joey, venisse a tirarlo fuori da quella situazione , e anche il più presto possibile.
 
Tristan, Duke e Joey , erano appostati dietro il muro del piano bar a guardare la scena con delle facce incallite e assassine, erano scesi al piano bar a prendere qualcosa da bere e si erano ritrovati Lizzie quasi appiccicata a Marik e tutti e tre avevano una voglia matta di ucciderlo. Tra tutti loro, quello che si era ritrovato ad avercela vicinissima era proprio quello che una ragazza neanche l’aveva mai vista. Erano tutti e tre incavolati come delle iene, nessuno poteva provare ad acchiappare la ragazza che avevano occhiato anche se era un loro amico.
Yugi , Bakura, Tea e Atem stavano scendendo le scale che portavano direttamente verso il piano bar e per tutto il tragitto Atem e Tea non avevano osato rivolgersi la parola ne guardarsi , quello che era quasi successo in quella stanza li aveva sconvolti tutti e due e ancora Atem si domandava cosa accidenti gli era saltato in testa e cosa poteva succedere se fossero andati avanti. Non gli era mai successa una cosa simile in tutta la sua vita, non aveva mai provato a fare una cosa simile con nessuna ragazza neanche quando era in Egitto e contare che ne avrebbe potuto avere centinaia con uno schiocco di dita se avesse voluto, ma semplicemente non era nella sua indole. Però con Tea era diverso, quando erano insieme , da soli,  finiva sempre per sentirsi spinto verso di lei e non aveva la più pallida idea del perché quella ragazza gli scatenava delle sensazioni simili.
Neanche Tea riusciva a guardare Atem in faccia, anche se era difficile non farlo. erano stati vicini a baciarsi, tanto vicini che quasi non le sembrava vero solo che adesso che ci pensava forse era stato meglio che si fossero fermati, non sapeva quali fossero i sentimenti di Atem verso di lei e aveva quasi paura a volerlo sapere. Poteva avere dei comportamenti diversi da quelli di tutti gli altri ragazzi, poteva essere dolce, buono, a tratti un po’ arrogante , ma era pur sempre un ragazzo e come tutti anche lui era predisposto a cedere ai bassi istinti. Naturalmente non lo criticava, era una cosa ovvia e normale, e poi bastava solo vedere i tre classici esempi che erano Joey , Tristan e Duke che appena vedevano una ragazza perdevano la testa , quindi non era poi così strano se anche Atem, faraone dell’antico Egitto no, si comportasse alla stessa maniera , anche se non lo aveva mai visto fare l’idiota con qualche ragazza. Solo che quello che le faceva male e che la terrorizzava era che i sentimenti che provava per lui le si potevano ritorcere contro, temeva che se Atem se ne fosse accorto avrebbe potuto approfittarne e la cosa le faceva male. Forse doveva smetterla di cedere ai suoi sentimenti e cercare di essere più razionale , ma era difficile riuscirci , soprattutto in quei momenti. Era sicura che se l’avesse baciata , non sarebbe stata capace di resistere.
“ Scusate , ragazzi. Ma che state facendo?”
La voce di Bakura risvegliò tutti e due dai rispettivi pensieri e si trovarono davanti Duke , Tristan e Joey appostati dietro il muro che guardavano qualcosa con delle facce che facevano paura. si avvicinarono tutti a loro e gettarono lo sguardo verso il bar trovando Lizzie e Marik seduti l’uno accanto all’altra che parlavano anche se Lizzie sembrava essere parecchio arrabbiata visto che sbuffava innervosita e sembrava anche che Marik fosse all’estremo della resistenza, e soprattutto stranamente infuriato. Tea sbarrò gli occhi e cambiò espressione facciale, iniziando a ribollire di rabbia. Quella ragazza era davvero incredibile, non le bastava appiccicarsi come una piovra ad Atem adesso ci provava pure con Marik anche se lei immaginava già quale fosse il motivo. Yugi le aveva detto che tutto il gruppo aveva mollato Lizzie all’arena di botto e lei aveva urlato contro tutti quanti parole di rabbia. Era sicurissima che stava cercando delle spiegazioni , però dare il tormento alle persone era un comportamento assolutamente sbagliato così come era sbagliato appiccicarsi come una piovra alla gente. Senza dire una singola parola, superò tutti gli altri e urlò “ Lizzie!”
Lizzie si girò di scatto verso Tea, roteando gli occhi. Di certo non si poteva dire che fosse vicina a estorcere delle spiegazioni a Marik, ma se Tea non avesse fatto la sua apparizione forse ci sarebbe riuscita ma a quanto sembrava era destinata a dover aspettare, solo che la sua pazienza stava cominciando a scarseggiare. Si alzò e si piazzò con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo a metà tra l’annoiato e l’arrabbiato “ Oh , chi si vede. Miss rompiscatole accompagnata dai fuggitivi. Che è successo? La fretta è passata a tutti?” gettò uno sguardo generale anche al resto del gruppo , il quale, tranne Atem, si girarono tutti in direzioni opposte con gli sguardi per non incrociare il suo. Il classico comportamento di chi era stato beccato con le mani nel sacco
“ Perché non mi rispondevi al cellulare?” Tea era decisamente arrabbiata, quella ragazza le aveva addirittura staccato la telefonata in faccia oltre mettersi a fare la scema con Marik
“ Perché non mi spieghi cosa accidenti è successo all’arena? Sai, cupola nera, mostro venuto fuori dal nulla… hai presente? “ sbiancarono tutti quanti, lo vedeva chiaro e tondo che la domanda non se l’erano di certo aspettata , ma chi gettò uno sguardo verso Marik capì che gli aveva fatto un centinaio di domande che non avevano avuto risposta e la cosa la irritò. Stavolta avrebbe mollato qualche pugno a qualcuno se non le avessero dato uno straccio di spiegazione, ormai erano tutti lì , tanto valeva metterli sotto torchio uno ad uno. C’erano troppe cose strane che succedevano intorno a loro, e lei voleva sapere cosa fossero “ Marik non ha voluto parlare, quindi immagino che lo farete voi “
Nessuno aveva la più pallida idea di cosa risponderle, non potevano dirle la verità ma quella ragazza li aveva incastrati tutti quanti ed era normale che volesse sapere cosa era successo ma dirle che quello era un gioco delle ombre non sarebbe stata una buona idea altrimenti ci sarebbe stata tutta la storia da spiegare e sicuramente non ci avrebbe mai creduto oltre al fatto di prenderli tutti per squilibrati.
“ Ehi , Everdeen , tu e io dobbiamo parlare “ tutti quanti si girarono verso l’ingresso del bar e si trovarono davanti Seto Kaiba , con una faccia nera dalla rabbia che marciava verso di loro e si videro tutti costretti a doverlo ringraziare mentalmente per l’interruzione della conversazione che rischiavano di avere con Lizzie. Seto era furioso, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere ma lo sapeva che in quel torneo ci sarebbero stati sicuramente dei guai e il primo era proprio la ragazza che gli stava difronte
“ Spero sia importante “
“ Temo proprio che lo sia, perché riguarda te “
 
Seto aprì la porta della sua camera d’albergo e si vece da parte per far entrare Lizzie dentro la stanza per poi richiudere la porta con uno scatto talmente violento che la ragazza si spaventò “ Chiariamo una cosa, che questo torneo va a rotoli riterrò te responsabile “ era furioso, molto furioso e la colpa era di Lizzie e della sua presenza a quel torneo , per colpa sua aveva ricevuto una pessima notizia che avrebbe rischiato di compromettere tutto quanto e con tutti i soldi che aveva investito in quell’arena non si poteva permettere che il progetto delle arene fallisse per colpa di quella maledetta ragazza che gli aveva rovinato i piani dal primo giorno che era arrivata all’arena di Orlando
“ Perché?! che ti ho fatto?!” ci mancava pure Seto con i suoi toni arroganti, chissà cosa gli era successo per avercela così con lei
“ Che hai fatto? sei venuta qui, ecco cosa hai fatto. Ho ricevuto la sgradevole telefonata di tuo padre “
Lizzie sbarrò gli occhi, sconvolta da quello che Seto le aveva detto. suo padre aveva telefonato a Seto e poteva esserci solo un motivo per averlo fatto, la strega Willelmina doveva aver fatto centro e adesso suo padre era furibondo, era sicurissima che gli avesse spedito la foto che le aveva scattato durante il suo duello e adesso suo padre aveva tutte le intenzioni di voler far scoppiare una guerra, ormai lo conosceva troppo bene e sapeva che dietro c’era la strega con i tacchi a spillo perché solo lei poteva farlo inferocire in quella maniera con lei e spingerlo a telefonare a Seto e purtroppo sapeva anche cosa gli aveva detto , sicuramente di interrompere il torneo “ Ha detto qualcosa?”
“ Si! ha detto se non Sali su un aereo per Washington D.C immediatamente , verrà qui e farà annullare il torneo e , se permetti, vorrei continuare a mandarlo avanti. Quindi, fa le valige e togli il disturbo “ non avrebbe permesso a nessuno di interrompere il suo torneo , neanche se ci fosse stata l’apocalisse stessa ad abbattersi sul mondo. Aveva investito miliardi di dollari nella costruzione dell’arena e speso un altro centinaio per le apparecchiature , oltre al fatto di aver dovuto rimandare più volte l’inaugurazione a causa dei vari problemi tecnici che gli avevano causato non pochi problemi e non sarebbe stata una ragazzina a mandare all’aria il suo piano di portare a bordo quel torneo nel migliore dei modi. Non c’era solo di mezzo un’inaugurazione , ma anche la reputazione della Kaiba Corporation e se quel torneo fosse andato a rotoli per colpa di Lizzie e dei suoi capricci , la stampa avrebbe dato alla sua azienda una pessima immagine e una volta era stata più che sufficiente quando Darz aveva scatenato quel putiferio mettendo la sua azienda in cattiva luce, così, tanto per scaricare la colpa a chi cercava di lavorare onestamente e aveva fatto di un semplice gioco la sua unica passione, gioco che gli aveva anche fatto guadagnare i miliardi più invidiabili nella storia dell’economia americana grazie alla tecnologia che aveva sviluppato per i sistemi olografici tridimensionali, miliardi che la Kaiba avrebbe solo potuto sognarsi se fosse stata ancora un’industria bellica e sotto la direzione di Kozaburo Kaiba. Le quote azionarie erano cresciute tantissimo così come l’immagine dell’azienda e non sarebbe stata Lizzie a distruggere quell’immagine
La ragazza si girò verso di lui, scoppiando a ridergli in faccia “ Stai scherzando, vero? mi vuoi buttare fuori da questo torneo? non ci credo “
“ Comincia a crederci, ti do mezz’ora per prendere il primo volo e andare via “
Lizzie assottigliò gli occhi, davvero pensava di sbarazzarsi di lei in quella maniera? Sbattendola fuori dal torneo perché temeva suo padre e la sua reazione? no, Lizzie Everdeen non andava da nessuna parte , neanche se fosse stato suo padre in persona a costringerla. Il suo più grande sogno finalmente si era avverato, aveva preso parte a un vero torneo per dimostrare a tutti di essere una grande duellante e puntare in alto, scalar la classifica dei migliori duellanti del mondo e riuscire anche a diventare la nuova campionessa mondiale di Duel Monsters quando sarebbe riuscita a togliere a Yugi il titolo attuale , e di certo non poteva riuscirci se suo padre , o peggio Seto,  le tagliava le gambe in quella maniera. Aveva organizzato tutto con sua madre nei minimi particolari e non avrebbe tolto le tende in quella maniera , non per colpa di un serpente a sonagli come Willelmina Slater almeno. Solo, che se voleva restare al torneo, doveva giocare d’astuzia e aveva già in mente di come fare. Si avvicinò a Seto e gli disse “ Quindi , devo dedurre che hai paura?!”
Seto la guardò storto, cosa osava insinuare adesso “ Che intendi dire?”
“ Beh, mi stai cacciando dal tuo torneo perché temi mio padre, non l’avrei mai detto “
Gli stava dando del codardo? Davvero stava pensando questo? Lui non era un codardo, semplicemente non voleva avere niente a che fare con i problemi di Lizzie “ Non è affatto vero, non ho paura di lui “
Lizzie assottigliò gli occhi , adesso o mai più “ Allora, perché mi mandi via? se non temi mio padre non hai motivo di temere la mia presenza qui, no? o hai paura di perdere importanti appoggi in politica? Chiunque avrebbe paura di non essere più ben visto dai pezzi grossi del governo americano , visto che mio padre ne fa parte “ si stava infuriando, lo vedeva chiaro nei suoi occhi. Seto Kaiba aveva un piccolo punto debole: il suo orgoglio. Era un tipo troppo sicuro di se e non tollerava chi gli dava del codardo e lei lo aveva appena fatto, ma del resto era comprensibile che Seto avesse paura di perdere appoggi in politica , come chiunque che godesse di determinati privilegi poiché imprenditore , altrimenti nessuno avrebbe avuto così tanto potere nell’economia e Seto era uno di quelli a cui bastava uno schiocco di dita per ottenere favori dalla politica però non voleva ammetterlo , diceva sempre che disponeva solo di un piccolo appoggio ma lo sapevano tutti che non era vero, e questo era sicuramente il punto forte su cui fare affidamento “ Prova a immaginare cosa potrebbe succedere se si venisse  sapere che mi hai buttata fuori dal torneo perché temi certi politici. Scommetto che la concorrenza ci sguazzerebbe “ girò i tacchi e disse “ Bene, vado a fare la valigia visto che vuoi che me ne vada “ si incamminò verso la porta , cercando di camminare il più lentamente possibile. Non voleva costringerlo a correrle dietro , voleva che glielo dicesse seduta stante che le avrebbe permesso di restare
“ E va bene, hai vinto. Resti al torneo, ma una condizione: ti assumi la piena responsabilità delle conseguenze , come d’accordo “ detestava doverlo ammettere, ma la biondina davanti a lui aveva ragione purtroppo. Il padre di Lizzie era purtroppo un uomo troppo importante in politica e anche se rischiava grosso, non poteva cacciarla. Era vero, da una parte avrebbe rischiato di perdere appoggi politici, ma dall’altra poteva perdere contro la concorrenza nemica se si fosse saputa una cosa simile e rischiare anche di rimetterci l’immagine della Kaiba. Nessuno dei due mali era peggiore o migliore dell’altro quindi qualunque fosse stata la scelta , ci sarebbe lo stesso andato di mezzo perciò decise di optare per la prima, tenere Lizzie e andare contro suo padre
 
Lizzie camminava allegra e spensierata il corridoio dove lei e Tea avevano la stanza. Seto aveva ceduto e lei poteva finalmente restare l torneo per vincere farsi strada nel Duel Monsters. Non che le fruttasse chissà cosa, ma era la sua più grande passione e aveva tutte le intenzioni di voler andare fin in fondo nel suo progetto. Mentre camminava tranquilla per il corridoio, per errore puntò lo sguardo in direzione della porta della stanza di Marik. Tutti loro avevano le rispettive stanze nello stesso piano, il che era da una parte una sfortuna perché doveva trovarsi davanti sempre Joey , Tristan e Duke, ma dall’altra era fantastico perché Atem aveva la sua stanza proprio difronte a quella di lei e Tea, quindi in un modo o nell’altro si incontravano sempre e non c’era niente di più bello che trovarselo davanti di prima mattina.
La porta della stanza di Marik era socchiusa e , non l’avesse mai fatto, si pentì di aver fatto finire lo sguardo sulla sua porta perché Marik era a petto nudo , con addosso i pantaloni. Lizzie sbiancò di colpo , ma perché accidenti doveva togliersi la maglia proprio mentre stava passando lei. La sola fortuna era che era concentrato a piegare la maglia quindi non aveva lo sguardo puntato verso la porta , altrimenti sarebbe scoppiato un finimondo se l’avesse beccata a spiarlo. Lo sapeva che doveva tagliare la corda alla svelta, non era educato spiare gli altri ma non aveva il coraggio, tanto meno la forza, di andarsene. Aveva la faccia completamente rossa e il cuore che le batteva all’impazzata mentre lo guardava. In punta di piedi , si allontanò dalla porta e si appostò dall’altro lato, appoggiandosi al muro e fissando dall’apertura della porta, in modo da non farsi vedere e gettando qualche occhiata in giro per assicurarsi che non c’era nessuno nei paraggi. Alla faccia del fisico, doveva fare sicuramente palestra per avere addominali e muscoli simili, oltre al fatto che era pure alto e che ,anche se non aveva idea di quanto potesse essere normale, quei capelli biondi tutti sfrangiati gli stavano proprio bene. Di ragazzi palestrati ne aveva conosciuti un centinaio, ma Marik li batteva proprio tutti, anche perché il suo fisico non era poi così esagerato. Una cosa era sicura, anche se non doveva farlo, da li non sarebbe schiodata proprio più , finchè avesse potuto, sarebbe rimasta a lì a guardarlo. Ad un certo punto, Marik si voltò dall’altra parte, dandole la schiena e… Lizzie quasi urlò, terrorizzata e impressionata. La schiena di Marik era piena di scritte, simili a scarabocchi, e di disegni , ma non erano proprio disegni, non erano fatti con colori o con inchiostro, e più che scarabocchi sembravano essere cicatrici ma neanche questo termine andava bene. Le cicatrici erano irregolari e di solito erano dovute a qualche cosa come un ustione o un taglio. Quelle lì non erano cicatrici qualsiasi, erano…incisioni, incisioni fatte sulla pelle , come se qualcuno avesse preso uno stampo incandescente e gli avesse marchiato tutta la schiena , ma se fosse stato uno stampo, dovevano esserci i residui dello stampo stesso da qualche parte e invece niente. Inoltre sembrava che le incisioni fossero molto profonde, perché era come se la pelle avesse fatto una sorta di rilievo sulla schiena , come un taglio che si rimarginava ma lasciava il sollevamento sulla superficie. Si portò una mano sulla bocca, tappandosela per non urlare. Dovevano avergli tagliato la schiena, doveva essere stato per forza così, ma chi poteva avergli fatto una cosa simile. Era orribile il solo pensarlo, figurarsi fare una cosa del genere con le proprie mani a qualcuno “ Mio Dio…” doveva averlo detto più forte di quanto immaginava perché Marik si girò verso la porta, doveva averla sentita. Tagliò la corda il più in fretta che potè e si rifugiò nella sua stanza, sperando che Marik non l’avesse vista mentre correva via. Gli sentì dire qualcosa e poi sentì la porta chiudersi. Lizzie aveva il cuore che le batteva all’impazzata, il viso era pallidissimo e aveva le gambe che le tremavano , non avrebbe mai immaginato di trovare una cosa simile sulla schiena di Marik, chi doveva avergli fatto una cosa simile doveva essere un mostro , ma poi perché proprio disegni tipici delle raffigurazioni egizie. Anche se di sfuggita , aveva riconosciuto subito alcuni dei simboli più mostrati alla televisione , come le effigi disegnate di profilo, il disco solare alato che faceva da pseudo cornice a tutto lo stampo complessivo , i tipici geroglifici egizi , ma quello che l’aveva colpita di più erano state le immagini dei tre mostri rappresentati, le sembrava di averli già visti da qualche parte ma erano disegnati così male che era difficile capire cosa rappresentassero con chiarezza. C’era qualcosa di decisamente strano in quella faccenda, negli amici di Tea. Sembrava che tutti avessero dei segreti inconfessabili che lei non doveva assolutamente conoscere, come se avessero qualcosa da proteggere e da tenere nascosto. Adesso iniziava a venirle il mal di testa, per non parlare di una stranissima paura che le veniva da dentro. Almeno su una cosa era sicura, quelle incisioni sulla schiena di Marik se le sarebbe vista ricomparire in mente per il resto della vita
 

nota dell'autrice
salve , volevo aggiornare ieri ma il sito non postava il capitolo speriamo che oggi vada bene
dunque, in questo capitolo un pò di spazio a Tea nel prossimo lo avrà Lizzie.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 25
*** Sempre più vicino ***


L’ultimo giro di duelli della giornata si era concluso, almeno per il loro gruppo , con il duello di Yugi. l’indomani ci sarebbe stata la tanto attesa finale del torneo e nel pomeriggio avrebbero scelto quali dei dieci duellanti in gara sarebbero stati scelti per essere i due finalisti che si sarebbero affrontati per contendersi la vittoria del torneo. Seto non aveva voluto accelerare così tanto i tempi, ma il torneo doveva durare per i tre giorni di fine settimana e finalmente si era giunti alla tappa decisiva , tutto il gruppo aveva terminato il loro giro di duelli, compreso Atem anche se nelle condizioni in cui era Seto aveva insistito per non farlo combattere in piena mattinata ma il faraone non aveva voluto sentire ragioni e per fortuna tutto si era concluso senza intoppi di nessun tipo , almeno finchè Lizzie non aveva deciso di mollare tutti in tronco e di trascinare Tea con lei a fare shopping in giro per tutta Orlando nei negozi di alta moda dell’intera città. Tea era stata costretta a camminare per ore dietro alla sua amica mentre lei si fermava a ogni vetrina a guardare vestiti e scarpe dalle firme più disparate e dai prezzi stellari, roba che solo una persona con un conto in banca schifosamente profondo avrebbe potuto permettersi , cosa che in effetti aveva Lizzie. Con un padre in politica e una madre che gestiva una azienda multinazionale in campo farmaceutico, il conto in banca della famiglia non si poteva contane neanche con la calcolatrice scientifica per cui era più che ovvio che Lizzie e sua madre spendessero soldi su soldi per comprare abiti di lusso e di alta moda come le star Hollywoodiane, ma così era troppo esagerato. Aveva acquistato vestiti di tutti i tipi e le maniere , dai colori più vari, alcuni con le perline , altri con gli strass, abiti lunghi, abiti corti, tutti con le firme degli stilisti più famosi, almeno quattro paia di scarpe tutte rigorosamente con i tacchi, almeno cinque profumi di grandi marche , accessori vari e due trousse di trucchi di quelle grandi. Quella roba più tutti i vestiti che aveva in casa non era affatto il guardaroba di una normale ragazza , era il guardaroba di Victoria Beckham. Tea non era mai stata un tipo da shopping sfrenato , ma nonostante tutto si stava divertendo. Certo non poteva osare di comprare uno di quei vestiti ma le era concessa un’esclusiva , fare da opinionista sui vestiti che Lizzie sceglieva anche se significava stare per un ora piazzata dentro un negozio a guardare la sua amica fare entra ed esci dai camerini “ Hai svaligiato l’intera Orlando, te lo assicuro ”
“ Invece di parlare , cammina “ Lizzie continuava a camminare senza fermarsi mentre gettava sguardi sui vestiti esposti nelle vetrine. Aveva appena iniziato a comprare quanto c’era di più sfarzoso nei negozi e di certo aveva intenzione di continuare se non fosse per Tea e le sue lamentele su tutto. Non era colpa sua se quanto usciva con il presupposto di comprare un vestito poi finiva per comprarsi una sfilza di cose, era più forte di lei, non sapeva resistere allo stile della moda altolocata che girava. Aveva un guardaroba che neanche le migliori star di Hollywood potevano sognarsi ed era una cosa di cui andava molto fiera anche se il suo armadio stava scoppiando , ma non le importava molto anche perché in camera sua aveva fatto piazzare un enorme armadio che ricopriva un intera parete a due file orizzontali con all’incirca dieci sportelli  , e un secondo armadio a tre file per le scarpe e presto , quando avrebbe mollato suo padre e si sarebbe trasferita da sua madre , quegli armadi sarebbero aumentati. Aveva già fatto i calcoli con sua madre e ei le aveva dato il permesso di ingrandire il suo guardaroba con un terzo e ampissimo armadio. Aveva necessariamente bisogno di molto spazio per tutti quei vestiti e accessori vari
Tea fu costretta a sospirare silenziosamente a continuare a camminare a passo spedito dietro Lizzie tenendo in mano alcuni dei suoi pacchi , la sola fortuna era che Lizzie aveva il pessimo vizio di viaggiare con almeno cinque valigie ultra giganti , altrimenti ci sarebbero stati grossi problemi di spazio nel tentativo di mettere in valigia tutta quella roba. Una cosa era molto chiara, Lizzie non sapeva trattenersi dall’evitare di scaricare l’intera carta di credito ogni volta che usciva a fare spese “ Come ti presenterai a Washington con tutta questa roba? “
Lizzie scoppiò a ridere “ Non torno a Washington, mi trasferisco a Domino “
Tea sbarrò gli occhi e si bloccò e guardò Lizzie come se fosse pazza “ Tu… Cosa?” non poteva credere a quello che aveva appena sentito, Lizzie si trasferiva a Domino da sua madre
La ragazza le sorrise e si girò verso Tea “ Esatto , altrimenti perché credi che avrei svuotato tutto il mio guardaroba e mi sarei portata dietro tutto quello che ho?! ” Lizzie aveva finalmente deciso di voler compiere il grande passo e mollare suo padre a Willelmina. Non le importava di cosa poteva succedere, la colpa non era sua ma di suo padre che si faceva abbindolare da quella strega con i tacchi a spillo che non faceva altro che imporre ordini a chiunque e prendere suo padre in giro. Quella donna era un mostro di perfidia pronto a distruggerle la vita con il collegio, ma non aveva nessuna intenzione di cedere ai bassi ricatti di Willelmina, aveva ancora sua madre e sarebbe andata a vivere con lei a Domino. Aveva preparato tutto così bene che nessuno aveva sospettato niente , e aveva iniziato a spedire buona parte delle sue cose a Domino di nascosto anche grazie all’aiuto di sua zia e il torneo era l’ultima fase per completare il tutto. Certo non si era aspettata che Willelmina le spuntasse all’improvviso ma quel piccolo particolare aveva convinto lei e sua madre ad accelerare i tempi di trasferimento per poi dare la bella notizia a suo padre sul più bello , la maggio parte delle sue cose erano già a Domino da un pezzo e non restava altro che ultimare gli ultimi dettagli, quelli più grossi come il trasferimento di tutto ciò che c’era in camera sua a Washington , ma appena suo padre avrebbe saputo che se ne andava via il trasloco degli immobili non sarebbe stato un grosso problema
Tea era rimasta bloccata come una statua di pietra , le aveva sempre sentito ripetere la filastrocca del trasloco a Domino ma non le aveva mai dato molto peso visto che si trattava degli scleri da sfuriata del momento e invece adesso tutti quegli scleri, quelle sfuriate e quelle urla si erano trasformate in realtà. Aveva capito fin da subito che la partecipazione al torneo con la complicità di sua madre nascondesse altro ma di certo non aveva immaginato che Lizzie avesse intenzione di volersene andare via e mollare la sua vita per iniziarne un’altra in un’altra città, questo avrebbe fatto scoppiare un putiferio di proporzioni apocalittiche “ E come pensi di fare? lo sai che scoppierà il finimondo “
Lizzie fece spallucce, il finimondo era iniziato dal giorno in cui suo padre si era sposato con Willelmina, il suo trasferimento in un'altra città non avrebbe potuto creare ancora più danni di quanti già ce ne fossero. Però , non voleva pensare a questo, il torneo non era ancora finito ed era decisa a volersi godere quell’ultimo giorno di libertà a Orlando prima dell’indomani , quando ci sarebbe stata la finale e sarebbero stati scelti i due sfidanti tra i dieci rimasti , e di certo comprare vestiti e scarpe faceva parte del suo piano “ Per ora non mi interessa di cosa può succedere, quello che voglio è fare shopping “ poi gettò uno sguardo a Tea, squadrandola dalla testa ai piedi “ E non solo per me “ le mollò un sorriso smagliante a 360 gradi. Quella ragazza aveva necessariamente bisogno di comprarsi qualche vestito decente e non quegli straccetti che portava addosso. Il completo era carino , ma per niente alla moda e già immaginava che una volta a Domino ci avrebbe dovuto pensare lei a darle qualche lezione di stile
Tea non era sicura che quello sguardo promettesse qualcosa di buono, Lizzie la guardava come se fosse schifata dai vestiti che portava “ Che vuoi dire?! “
“ Tra poco lo vedrai “ afferrò Tea per un braccio e la costrinse a seguirla ignorando le sue lamentele. Non era uscita solo per fare shopping per se stessa, dalla prima volta ce aveva aperto la valigia di Tea aveva visto che c’era quasi poco e niente lì dentro e non osava e già poteva immaginarsi l’armadio , un accozzaglia di vestiti tutti vecchi e fuori moda. Tea aveva bisogno di qualche vestito nuovo e quella era l’occasione giusta per darle qualche dritta sui vestiti che necessariamente doveva avere con se e soprattutto nell’armadio, adesso ci avrebbe pensato lei a farle fare delle spese decenti anche se lei non voleva.
 
L’Universal Orlando Resort era affollatissimo, in tutte le attrazioni come le montagne russe , le giostre acquatiche e soprattutto l’angolo riservato a Harry Potter ,erano piene di turisti. Il nonno si era convinto a portare Yugi all’Universal dopo che lo aveva scongiurato in ginocchio per una giornata intera così come aveva scongiurato il faraone di venirci , e alla fine aveva deciso di accontentare Yugi solo che stare dietro sia lui che ad Atem era impossibile. Yugi si trascinava il faraone ovunque , da una punta all’altra , e lui che era anziano era costretto a provare a stare dietro a tutti e due solo che non ci riusciva affatto e la vera fortuna era che non c’erano anche tutti gli altri ragazzi altrimenti si sarebbe ritrovato a correre dietro a una ciurma scatenata di adolescenti , due erano già più che sufficienti anche se uno aveva 3000 e qualcosa di anni. Nonostante questo era contento, non vedeva Yugi così felice da tanto tempo. L’Universal Orlando Resort era stata il sogno di Yugi , desiderava andarci fin da bambino ma non c’era mai stata la possibilità di portarlo lì , soprattutto dopo la morte dei suoi genitori ma finalmente, grazie al torneo di Seto, finalmente Yugi aveva la possibilità di potersi divertire all’Universal e con il faraone accanto , il problema era che quei due correvano così velocemente che non era in grado di farli fermare
 
 “ Eccolo, finalmente “ Yugi non stava più nella pelle, finalmente aveva la possibilità di vedere  l’intera rappresentazione dei luoghi più famosi dei libri e dei film di Harry Potter , anche se erano principalmente tre. Ovvero Diagon Alley , l’insieme di tutti i negozi visti e travisti nei film con tanto di drago che sputava fuoco sulla cupola di quella che doveva essere la banca  , circondata da una finta foresta dove si intravedeva , in lontananza , su un finto monte, il castello di Hogwarts con accanto, a qualche metro, la rappresentazione di quello che doveva essere Hogsmeade , il villaggio che si collegava alla scuola , la rappresentazione del binario 9 e ¾ della stazione inglese con tanto di treno a vapore che funzionava per davvero. Yugi aveva scongiurato in ginocchio l nonno di portarlo a vedere il Potter World , i film e i libri di Harry Potter erano i suoi preferiti dopo la saga di Star Wars , quel luogo era stato pure inaugurato dagli attori stessi dei film quando era stato aperto per la prima volta e visitarlo era il suo più grande sogno e ormai niente poteva impedirgli di vedere i luoghi più famosi dei film e dei libri , contando anche che i negozi non erano finti ma perfettamente funzionali e vendevano tutto ciò che faceva parte del mondo di Harry Potter , comprese le finte bacchette magiche e le toghe distintive delle quattro case della scuola. Tutti i suoi compagni di scuola c’erano andati durante l’estate e tutti gli dicevano che era la rappresentazione più realistica che avessero mai fatto e voleva vederla. Si girò verso Atem e , tanto per cambiare , stava sicuramente chattando con qualcuno. Yugi si infuriò, ogni volta che si allontanavano per qualche minuto da tutti gli altri, iniziavano i messaggi a raffica. Il cellulare di Atem squillava in continuazione , mai un attimo della giornata in cui Joey o Tristan non spedissero una sfilza di messaggi al faraone e la cosa insopportabile era che Atem si divertiva a fare l’idiota dietro a quei due , stava attaccato a quel cellulare senza smettere di scrivere ed era quasi peggio di lui. Gli aveva detto di spegnere il telefono ma non lo aveva ascoltato “ Ma insomma, la pianti di messaggiare?” gli afferrò il cellulare e glielo staccò di mano , notando che il mittente dei messaggi era Lizzie. Gli venne quasi da urlare , non gli piaceva per niente quella sfilza di SMS spedita a raffica ad Atem tanto quanto non gli piaceva che lui le avesse dato il suo numero.
“ Ti dispiace? È una discussione privata “ si riprese il cellulare e si allontanò di qualche passo per completare il messaggio che stava scrivendo. Non gliene importava un bel niente di Harry Potter e di quel posto, Yugi lo aveva costretto a seguirlo al parco divertimenti. Aveva preso impegni con tutto il resto del gruppo , ma come al solito i suoi piani fallivano per colpa di quel rompi scatole ma almeno aveva ancora il suo cellulare per passatempo e Lizzie come compagnia virtuale. Lei e Tea erano in giro per la città e da un po’ Lizzie gli aveva spedito un paio di messaggi e adesso avevano iniziato una vera e propria conversazione, almeno aveva qualcosa da fare mentre faceva da babysitter a Yugi visto che il nonno non si sapeva dove fosse andato a finire visto che era stato lasciato indietro ma in quel momento non gli importava di niente, aveva trovato un bel passatempo e non sarebbe stato Yugi a impedirgli di messaggiare con chi gli andava. E poi Lizzie era simpatica, ogni tanto inviava dei messaggi troppo divertenti con degli smile dalle faccine più disparate per non contare le battute. Quasi quasi gli dispiaceva che Lizzie non fosse lì di presenza, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui passarsi il tempo mollando Yugi al nonno, doveva ammettere che non sarebbe stato tanto male averla accanto a lui e ridere un po’ con le sue battute. Improvvisamente ebbe un’idea, una di quelle che non si sarebbe mai aspettato di farsi venire, invitarla ad uscire. Era la prima volta che gli veniva in testa una idea simile ma in fondo non c’era niente di male, era un modo per conoscerla meglio dato che avevano fatto amicizia. Velocemente digitò un frettoloso:
Ti va di uscire insieme più tardi? Ci facciamo un giro per la città
Lo inviò immediatamente , prima che Yugi iniziasse a fare storie o a lamentarsi. Non aveva idea se avrebbe accettato o no , poteva anche non farlo visto che comunque si conoscevano da poco e poteva essere comprensibile che potesse anche tirarsi indietro
 
Il regno delle ombre era un posto freddo e spettrale, esattamente come Shadi se lo era immaginato e come gli egizi lo avevano creato, un luogo di prigionia eterna e di tenebre paragonabile solo al lato oscuro dell’oltretomba , dal quale il regno delle ombre era stato generato. Shadi sospettava che Aknadin avesse trovato il modo di entrare e uscire dal regno delle ombre, dove le anime dannate erano costrette a vagare in eterno senza trovare mai riposo e senza via d’uscita. In quel luogo albergava un’energia oscura senza pari , un oppressione che avrebbe gelato il sangue anche all’uomo più coraggioso, un’oscurità perenne dove coltivare il proprio desiderio di vendetta e morte. Aknadin era al servizio di qualche misterioso demone che aveva attaccato il faraone ed era deciso a scoprire chi fosse tale entità, ne valeva la sopravvivenza del mondo intero. Iniziò a guardarsi intorno, vedendo solo oscurità perenne e nient’altro , vagare in quel luogo era come camminare in un tunnel senza uscita nel quale non si vedeva la fine. Urtò qualcosa che giaceva al suolo, sempre che quello fosse il suolo , e guardando trovò ai suoi piedi il libro di alchimia, patrimonio culturale magico degli egizi e custodito per millenni dai guardiani della tomba del faraone Atem, era stato rubato qualche mese fa da Aknadin e da allora non si erano avute più tracce di esso e adesso capiva perché. Il libro aveva risvegliato gli oggetti del millennio e di conseguenza il suo spirito ancora legato alla chiave e alla bilancia, ma doveva esserci in ballo un disegno più grande per aver fatto in modo di non farlo ritrovare e tenerlo custodito nel regno delle ombre, la domanda era quale fosse tale disegno e forse lo avrebbe finalmente scoperto
“ Bravo, Shadi. Mi domandavo quando saresti venuto qui “ Aknadin apparve dal nulla, davanti Shadi , con un’espressione per niente sorpresa. Aspettava che quello spirito si facesse finalmente vivo, anche dopo 3000 anni osava interferire in affari che non lo riguardavano. Lo aveva fatto quando era conosciuto come Hassan, reincarnazione della luce dell’oltretomba non che sacerdote Shada , e anche in quella nuova forma osava mettere i bastoni tra le ruote ma ancora per poco “ Spero che ti senta a tuo agio “
“ Mi aspettavi, dunque “ Shadi era vigile, attento a tutto. Non percepiva altre presenze ma sapeva che c’era qualcos’altro in quel luogo, qualcosa che presto si sarebbe mostrato
“ Non io, Shadi, ma qualcun altro SI “ sferrò una sfera di energia oscura contro Shadi, scaraventandolo via.
Shadi non era stato in grado di difendersi, non si aspettava quel colpo ma non era in grado di potersi difendere. Sentiva le sue energie venirgli meno , Aknadin era diventato ancora più potente di quanto si aspettasse e purtroppo era impossibilitato a muoversi e il potere della chiave del millennio non aveva alcun effetto in quel luogo, c’era qualcosa che bloccava i poteri dell’oggetto e non riusciva a capire cosa , almeno finchè non percepì un ondata di energia oscura investirlo e togliergli le ultime forze che aveva in corpo
“ Shadi, quanto tempo “
Shadi sbarrò gli occhi, quella voce … non poteva essere vero, non poteva essere davvero lui, non dopo tutto quel tempo trascorso. Davanti a lui si manifestò una strana figura informe e oscura, con due occhi rossi fiammeggianti di vendetta che lo fissavano. Conosceva quell’essere ma non poteva essere sopravvissuto davvero, era stato sconfitto e i suoi poteri risucchiati, doveva essere morto ma come aveva fatto a sopravvivere, come poteva essere lì , nel regno delle ombre. Corpo e spirito dovevano essere andati distrutti “ Tu… come è possibile…” adesso cominciava a capire, Aknadin, gli oggetti , il libro… tutto era collegato a Lui, alla sua esistenza “ Dovevi essere…”
“Morto? “ completò lui la frase dello spirito “ SI, dovrei esserlo. Ma la vita, spesso, è imprevedibile e la sopravvivenza fondamentale “ scoppiò a ridere, facendo riecheggiare la sua voce in quel luogo freddo e desolato. Si, doveva essere morto molto tempo fa, ma la morte non era altro che il principio e anche la più tenue speranza di sopravvivere lui l’aveva trovata ed era rimasto in vita, sprovvisto del corpo ma forte nello spirito anche se imprigionato nel regno delle ombre. la sua fonte di potere e sopravvivenza era la vendetta e la morte, lui non era altro che questo e presto il faraone se ne sarebbe accorto, il mondo intero se ne sarebbe accorto, e nessuno lo avrebbe mai più fermato. Ma prima doveva sbrigare un paio di faccende che riguardavano gli oggetti e il Sigillo e Shadi era proprio colui che gli serviva “ Sai? Credo proprio che tu ed io dovremmo fare due chiacchiere , Shadi. Tu hai qualcosa che mi serve , ecco perché ti ho guidato fino a qui “
Shadi iniziò a capire perché fin’ora nessuno dei due aveva fatto una mossa contro di lui, era finito dritto nella loro trappola. Avevano fatto a posta a lasciare degli indizi solo per avere lui nelle loro mani ma non avrebbe mai ceduto i suoi oggetti del millennio, li avrebbe protetti a qualunque costo “ Vuoi la chiave e la bilancia. Non le avrai mai “ sapeva cosa cercava lo spirito, sapeva cosa stava andando incontro se continuava a restare lì, ma doveva avere quante più informazioni possibili su di lui e il suo piano per aiutare il faraone, come la sua missione imponeva anche se significava rischiare la sua vita nel tentativo di riuscire a proteggere gli oggetti e i loro terribili segreti e fermare il folle spirito che si trovava difronte e Aknadin
“ Non solo questo, Shadi. Non solo questo “ spedì una scarica oscura verso Shadi, costringendolo a contorcersi dal dolore e dimenarsi per sfuggire alla sua presa. Shadi era uno dei pochi che conosceva tutti i segreti degli oggetti del millennio , era uno spirito messo a far loro la guardia e legato ad essi ma quello che contava era se conosceva qualcosa sul sigillo. Quando Shadi cadde al suolo, stremato dalla sofferenza fisica,  lo spirito si rivolse ad Aknadin, che aspettava ordini in disparte “ Aknadin, fa il tuo dovere “ adesso avrebbe avuto la conferma se Shadi possedeva ciò che gli serviva anche se dalle prime analisi della sua mente non sembrava risultare molto. lo teneva sotto osservazione ormai da qualche minuto e non gli aveva trovato informazioni utili. Chissà se Aknadin avrebbe potuto estorcergli qualcosa in più che magari gli era sfuggita.
 
Shadi non riusciva a muoversi, era la prima volta che si trovava a fronteggiare una forza di pari potenza. Non sapeva cosa lo attendeva ma non poteva permettere che segreti spaventosi entrassero in possesso di quello spirito mostruoso e informe che doveva essere stato distrutto dal faraone tempo a dietro. I suoi poteri si erano rinforzati spaventosamente e con Aknadin al suo fianco era diventato ancora più pericoloso perché il sacerdote conosceva i segreti del libro e sapeva come dargli energia e vita , anche se limitate. Non avrebbe mai permesso a nessuno di mettere le mani sul sigillo anche se non sapeva dove fosse custodito , tanto meno a un mostro malvagio e a un sacerdote corrotto che tradì il suo regno e i suoi sacri doveri per inseguire l’avidità e il potere, anche a costo di morire avrebbe protetto i suoi oggetti e quanto sapeva sul sigillo.
 
Lizzie era rossa come un pomodoro, quel messaggio le aveva scombussolato lo stomaco. Di tutti i messaggi che potesse inviarle quello era senza ombra di dubbio il più inaspettato, voleva uscire con lei , solo con lei per farsi un giro in città. Aveva il cuore che le batteva a mille e la sola fortuna era che Tea era chiusa nel camerino a provare qualche vestito e non poteva vederla altrimenti sarebbe stato difficile darle delle spiegazioni. Non si era aspettata una cosa simile da parte di Atem, forse perché da quel poco che lo conosceva non sembrava un ragazzo che abbattesse le difese così facilmente e la cosa l’aveva spiazzata ma non aveva intenzione di farsi scappare l’occasione di uscire con lui, poteva essere anche un buon modo per conoscerlo meglio e il solo pensare che sarebbe uscita con lui già la elettrizzava , non aveva intenzione di farsi scappare
Va bene, ci vediamo alle 15 e 30 al piano bar dell’albergo?
Inviò il messaggio con le dita che le tremavano, aveva scritto così velocemente che aveva quasi paura di digitare frasi senza senso, con una grandissima quantità di errori grammaticali che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. Non ci poteva credere che davvero sarebbe uscita con Atem, per l’incredulità si mise a leggere quel messaggio almeno tre volte, stampandosi quelle parole nella testa , come ad avere la conferma di non stare sognando. Dopo un po’ di tempo, qualche secondo forse, arrivò il messaggio di conferma
Va bene, ci vediamo la
Lizzie era fuori di se dalla gioia, si sentiva elettrizzata, era così contenta che si sarebbe messa a saltare se ne avesse avuta la possibilità visto che c’erano altre persone in quel negozio. Sentiva la faccia avvamparle e corse subito allo specchio posto davanti ai camerini e si guardò. Aveva le guance arrossate , gli occhi lucidi, il respiro accelerato, non ci poteva proprio credere che quella ragazza fosse proprio lei, praticamente stava ridendo da sola come una cretina senza che ci fosse una ragione. A dire il vero era per gli altri che poteva non esserci una ragiona, ma per lei c’era eccome, e quella ragione era Atem. Era così allegra che quasi non le sembrava vero di essere proprio lei quella nello specchio, quasi non le sembrava possibile che Atem le facesse proprio quell’effetto. Non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo con lui, il che significava scaricare Tea dopo le spese. Non stava più nella pelle all’idea che sarebbe uscita con lui.
 
Shadi non riusciva più a muoversi, Aknadin aveva iniziato a scavare nella sua mente alla ricerca del Sigillo e della sua ubicazione, causandogli dolori immaginabili. Cercava di opporre resistenza, di impedirgli di scrutare il suo inconscio ma era difficile, non era in grado di resistere ne di reagire , temeva che Aknadin riuscisse a trovare ciò che cercava e che riuscisse a mettere le mani sui segreti degli oggetti del millennio “ Non…avrai mai…il Sigillo … “ le scariche continuavano ad aumentare ogni volta che pronunciava quelle parole, Aknadin non sembrava voler smettere ma stranamente lo spirito restava impassibile.
Lo spirito era sorpreso, Shadi era in grado di resistere a tutte le torture che Aknadin gli stava imponendo e del sigillo non c’era ancora traccia. Quello spirito era più forte di quanto immaginasse e non sembrava voler cedere, continuava ad opporre resistenza ma le sue urla iniziavano a dargli sui nervi e la sua scarsa pazienza si azzerò del tutto “ Ora basta “ urlò con tutta la voce che aveva in gola e, scaraventando Aknadin via da Shadi, scagliò contro quest’ultimo un raggio di energia oscura che lo colpì in pieno , facendolo urlare di dolore. Lentamente , il corpo di Shadi si andò disintegrando, facendo sparire il suo corpo finchè non rimase più niente. Shadi si dissolse e tutto ciò che rimase furono i suoi oggetti del millennio, che caddero al suolo.
Aknadin era sconvolto, non poteva credere che lo spirito avesse distrutto l’anima di Shadi in quella maniera “ Shadi…” si voltò verso il suo padrone, pallido come un cadavere , con le gambe che gli tremavano “ Padrone, ero quasi vicino….”
“ Non ha importanza. E poi… abbiamo altri due oggetti del millennio da aggiungere alla collezione “ Shadi non conosceva il luogo di sepoltura del sigillo e avere gli oggetti del millennio in suo possesso era decisamente qualcosa di molto più concreto. Shadi non conosceva l’ubicazione del sigillo, aveva scrutato la sua mente dal momento in cui era entrato nel regno delle ombre , sapeva solo della sua esistenza e le caratteristiche mistiche , ma per il resto non sapeva altro quindi era inutile che Aknadin continuasse ad esplorare la sua mente e poi , ora che anche Shadi era fuori combattimento, avrebbe dato al faraone e i suoi amici un altro valido motivo per iniziare a terrorizzarsi.
 
 
 nota dell'autrice
salve a tutti
allora altro capitolo di transizione. ce ne saranno altri tre e il torneo sarà finito per poi entrare nel vero fulcro della storia.
spero che questo capitolo vi piaccia anche se non è un gran che e commentate , commentate, commentate

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Capitolo 26
*** La vigilia della tempesta ***


Atem e Lizzie stavano camminando lungo i marciapiedi che circondavano il Winter Park che si stagliava al centro di Orlando, un grandissimo lago circondato da un grandissimo parco a sua volta circondato dagli imponenti grattacieli della città. Lizzie aveva mollato Tea dopo essere tornate in albergo dicendole che sua madre le aveva inviato un messaggio perché voleva parlare con lei riguardo il trasferimento e , velocissima, era scesa nel piano bar dove c’era Atem ad aspettarla e tutti e due erano usciti in fretta dall’albergo. Non ci poteva credere che stava camminando insieme a lui per tutta Orlando, da soli e senza impicci vari di altre persone inopportune e il fatto che presto avrebbe avuto ogni giorno di ogni mese a sua disposizione per stare insieme a lui la elettrizzava, era la persone più felice e allo stesso tempo nervosa del mondo e non aveva idea se era una gioia o una tortura che Tea non fosse lì. Quella ragazza sapeva rovinare ogni momento della giornata con la sua inopportuna presenza e tutto per impedirle di parlare dieci minuti con Atem, come se ci fosse un divieto di qualche tipo che dovesse rispettare , ma allo stesso tempo era il suo appoggio. Le bastava darle un sguardo anche di sfuggita per avere il coraggio che le serviva per affrontare una determinata situazione, esattamente come accadeva quando Willelmina la tormentava, una telefonata a Tea , un confronto di idee, un piccolo incoraggiamento e trovava la forza di fronteggiare le angherie della donna più perfida della terra , e la stessa cosa accadeva quando si trattava di ragazzi, ogni volta che doveva uscire con qualcuno la prima cosa che faceva era consultarsi con la sua migliore amica, ma il fatto che non lo avesse potuto e soprattutto voluto fare visto che il ragazzo in questione era Atem, per il quale Tea sembrava avere un cotta, le metteva ansia. Era la prima volta che le succedeva una cosa simile, di solito non era così ansiosa quando qualcuno le dava un appuntamento , ma stava il fatto che lo era e anche tanto. Si fermarono tutti e due sulla piattaforma che dava sul lago, appoggiandosi alla ringhiera del parapetto e Lizzie non aveva il coraggio di alzare gli occhi verso di lui e di guardarlo per quanto morisse dalla voglia di farlo , ma l’agitazione la stava costringendo tenere gli occhi puntati sull’acqua e a mangiarsi le unghie come se fosse un coniglietto che rosicchiava una carota. Sentiva il cuore che lo scoppiava nel petto , la faccia tutta rossa e le mani che le tremavano , cominciava a pentirsi di aver accettato l’invito di uscire con Atem , tra l’altro da soli, ma di certo non si era aspettata che avrebbe avuto la nausea per tutto il tempo. Era da quando erano usciti che non aveva avuto il coraggio di spiccicare neanche una parola, tranne quelle più essenziali per paura di parlare a sproposito o di dire qualcosa che era meglio tacere. Spostò casualmente lo sguardo in direzione del suo riflesso sull’acqua, e notò che Atem la sguardando attraverso il riflesso sull’acqua. Una vampata di calore la colse immediatamente e riprese a mangiarsi le unghie più in fretta di prima, iniziando a guardarsi intorno per l’ansia
 
Atem teneva gli occhi puntati sul riflesso sull’acqua di Lizzie, per tutto il tragitto nessuno di loro due si era rivolto la parola e in effetti era meglio così , perché come lei sembrava non sapere cosa dire a lui neanche lui aveva la più pallida idea di cosa dire a lei, era la prima volta che usciva da solo con una ragazza che non fosse Tea. Anche all’inizio era stato un pochino difficile riuscire a smuovere la conversazione, contando anche il fatto che quell’uscita l’aveva architettata Yugi , ma stavolta era decisamente più complicato di prima anche perché Lizzie sembrava essere molto nervosa e non la smetteva di mangiarsi le unghie e più la guardava più gli veniva da ridere, non sembrava che se le stesse mangiando più che altro sembrava che se le stesse rosicchiando. Continuava a guardarla senza riuscire a smetterla, lo sapeva che doveva distogliere lo sguardo ma era più forte di lui, come se un incantesimo lo costringesse a fissarla senza riuscire a fare altro. Aveva le guance tutte rosse e continuava a fissare il panorama in maniera nervosa , come se non riuscisse a tenere gli occhi fermi e ora che l’aveva vicina poteva anche guardarla meglio , senza che nessuno facesse domande inopportune e poi era impossibile non guardarla. Aveva dei bellissimi occhi blu, degli splendidi e lunghissimi capelli biondi , il suo viso era dolcissimo , ok aveva un carattere un po’ particolare , non riusciva a stare calma per più di cinque minuti, era testarda come un mulo e si arrabbiava facilmente, ma aveva perennemente il sorriso sulle labbra e una spiccata allegria anche se a modo suo. Lizzie era completamente diversa da tutte le altre ragazze che aveva conosciuto, perfino più diversa di Tea , forse perché lei aveva un carattere più calmo e pacato mentre Lizzie era più scatenata ma forse era proprio per questo che gli sembrava una ragazza particolare, particolare e … bella. Lizzie era molto bella e soprattutto molto nervosa , talmente nervosa che presto sarebbe rimasta senza unghie se avesse continuato a mangiarsele in quella maniera e forse era il caso di farla smettere “ Perché sei così nervosa? “
Lizzie si fermò, colta alla sprovvista dalla domanda di Atem. Il cuore iniziò ad accelerare ancora più di prima ma fu costretta a doversi girare a guardarlo “ Per… perché?” Atem puntò lo sguardo sulla mano che aveva in bocca e Lizzie andò letteralmente a fuoco , allontanando immediatamente la mano dalla bocca e nascondendola sotto il braccio. Si vergognava da morire e quel che era peggio era che le aveva chiesto perché era nervosa, e di certo non poteva dirgli che lo era per colpa sua “ é… è solo un vizio “ sperava tanto che la bevesse perché sarebbe stato molto difficile andargli a spiegare cosa le stava succedendo dentro visto che neanche lei ne aveva idea
“ Alla faccia del vizio “
Tutti e due si guardarono e scoppiarono a ridere. In quei tre giorni , Atem non l’aveva mai vista così nervosa a tal punto da mangiarsi le unghie, più che vizio sembrava la conseguenza di una violenta agitazione e per giunta senza un motivo valido “ Dai, rilassati “ le mollò una gomitata che la fece ridere ancora di più, fino a costringerla a guardarlo in faccia e in un baleno si ritrovò i suoi occhi puntati contro e per la prima volta si rese conto di quanto fossero grandi e di un blu intenso , gettando uno sguardo generale sul viso di Lizzie si accorse che le sue guance erano ancora più rosse di prima, che i suoi occhi erano diventati lucidi e che era… bella, molto bella, e distogliere lo sguardo da lei era impossibile, talmente impossibile che iniziò a sentire una stranissima agitazione mischiata a un anormale senso di calore sulla faccia. lo sapeva che doveva smetterla di guardarla ma non ci riusciva , era più forte di lui. più si ripeteva che doveva piantarla, più la guardava fissa negli occhi , come se ci fosse una calamita che lo attirasse verso di lei.
 
Lizzie cominciava a sentire un atroce senso di oppressione e un tremendo dolore allo stomaco oltre che un feroce batticuore e la colpa era di Atem, del suo sguardo e della sua vicinanza. Continuava a fissarla con quegli occhi a calamita e con quel sorriso che la stavano facendo sentire male, il batticuore le stava facendo venire l’asma oltre che un violento capogiro e la cosa non era per niente normale. Nella sua testa iniziavano a farsi strada sentimenti contrastanti per il fatto di aver accettato di uscire con lui , da una parte era felice ma dall’altra no, non si era aspettata di reagire in quella maniera assurda e fuori dal normale, stava andando letteralmente a fuoco ed era il caso di dover sbollire le vampate di calore prima che  prendesse fuoco. Cominciò a mettere in moto le rotelle del cervello per salvarsi da quella situazione abbastanza imbarazzante e anomala e la sola cosa che riuscì a dire fu “ Come va la ferita?” fece un mezzo risolino e si sforzò di riprendere in mano le sue azioni e soprattutto le sue emozioni oltre al fatto di doversi calmare
Atem si risvegliò dallo stato di trance in cui era finito e cercò di calmare il respiro accelerato “ Bene, grazie “ si era completamente dimenticato della ferita che lo spirito gli aveva inferto quando aveva perso i sensi e che si era ritrovato quando si era risvegliato e il fatto che Lizzie gli avesse domandato come andava l’aveva infastidito, anche se da una parte si sentiva quasi grato al fatto che avesse tirato fuori quell’argomento, almeno avrebbe ripreso consapevolezza delle sue scombussolate emozioni
“ Ti fa male? “ 
Lui fece spallucce, infilando le mani nelle tasche dei jeans “ Non tanto “
Lizzie non ci credeva, osservava la ferita per quanto le fosse possibile visto che il colletto della giacca le impediva di vederla bene, ma sembrava essere una ferita ancora viva oltre che profonda e dal rosso acceso che mostrava doveva fargli anche male e osservare quel taglio le fece materializzare nella sua mente una domanda che le ronzava in testa da un po’, o almeno da quando aveva visto la ferita insanguinata sul collo dopo il suo duello “ Ma perché ti ha fatto una cosa simile? “
Atem si bloccò, non tanto per la domanda anche perché se l’aspettava , ma per il fatto che non aveva idea di cosa doverle rispondere. Come poteva dirle che quello era uno spirito che voleva ucciderlo e poi, pensandoci bene , neanche lo sapeva perché aveva tentato di ucciderlo visto che non glielo aveva detto. la sola cosa che sapeva in tutta quella faccenda era che Aknadin voleva gli oggetti del millennio e uccidere lui perché la sua famiglia gli aveva negato i suoi diritti di nascita e con Seto perché gli aveva impedito di mettere le mani sul trono d’Egitto oltre al fatto di averlo ucciso , che cercava una cosa chiamata Sigillo e che lavorava per lo spirito che si era mostrato nel suo primo duello del torneo e che gli aveva lasciato la bella ferita che adesso si trovava sul collo, ma per il resto tutto era un mistero. In passato , tutti coloro che lo avevano affrontato, gli avevano sempre detto quale fosse il motivo della loro vendetta, per Marik fu il discorso della vita che aveva condotto sotto terra oltre che per le atroci torture e per Darz la simpatica storia di Leviatan e di Atlantide, ma questo spirito era un mistero dietro l’altro , ce l’aveva con lui e i suoi amici e non aveva idea di quale fosse il motivo della sua rabbia. Tramava qualcosa, ma cosa proprio non lo sapeva , ma andare a spiegarlo a Lizzie, che in quella storia era una perfetta estranea, era assolutamente impossibile e fuori discussione “ Non lo so, credimi “ spostò lo sguardo verso il lago, gettando uno sguardo verso l’intero panorama di grattacieli che si stagliava davanti ai suoi occhi.
Lizzie non aveva idea di cosa pensare, c’erano decisamente troppe domande che richiedevano risposte in quella situazione, a cominciare dalla cupola nera contro cui era andata a sbattere e che era tutto tranne che un ologramma , almeno su questo era sicura. Voleva domandarglielo, soprattutto per il fatto che dentro quella cupola c’era finito lui e che una volta usciti, lui e Seto Kaiba sembravano essere degli strofinacci per i pavimenti , ma dallo sguardo che aveva in faccia non sembrava essere il caso di fare altre domande sull’argomento, anche se c’erano molte cose che voleva chiarite. Decise di lasciare perdere ,anche perché ormai la barriera l’avevano definitivamente abbattuta e l’ansia l’aveva abbandonata quindi decise di cambiare argomento, magari di parlare qualcosa di più allegro delle ferite e dei fenomeni strani anche se non aveva idea di cosa poter trattare per argomento. Cercò di spremersi alla ricerca di qualcosa che potesse tornarle utile per riallacciare la conversazione , ma in mente non le veniva niente, neanche uno straccio di argomento utile
“ Sai? Questo posto è molto più grande di presenza che in foto “
Lizzie si voltò a guardarlo per poi mettersi a scrutare con attenzione il panorama e in effetti doveva ammettere che Atem aveva ragione , anche lei aveva visto Winter Park in una foto su internet e la realtà non rendeva giustizia alle foto “ Si, è vero, ma Central Park è molto più grande. E ci sono molti più alberi “
“ Ci sei mai stata?”
La ragazza annuì con un sorriso “ Tre anni fa, con i miei genitori “ lo ricordava benissimo quel posto, i suoi genitori l’avevano portata lì per il suo sedicesimo compleanno. Una settimana intera a New York e il giorno del suo compleanno trascorso a Central Park a fare un Picnic nei pressi di uno dei laghi artificiali del parco. Quello era stato il giorno più bello della sua vita ma anche l’ultimo perché dopo qualche mese i suoi genitori entrarono in crisi e divorziarono e la sua famiglia e la sua vita di disintegrarono in un colpo solo. Sua madre si trasferì a Domino , dove prese le redini dell’azienda di suo nonno, mentre suo padre si trasferì a Washington dove la sua carriera politica decollò e dopo un anno conobbe la sua attuale e perfida mogliettina, devota ai soldi e ai centri benessere costosissimi mentre lei era stata posta al centro di una guerra affidataria che si era conclusa con l’affidamento congiunto con residenza a Washington e d’improvviso la sua vita si era trasformata in un inferno misto alle lotte contro Willelmina. Al solo pensare a tutto quello che le era capitato negli ultimi anni le venne quasi da piangere , quel ricordo le scatenò un nodo alla gola e le fece salire le lacrime agli occhi. Sentì qualcosa posarsi sulla sua spalla e , girando appena lo sguardo, si accorse che Atem le aveva posato la mano sulla spalla. Alzò gli occhi verso di lui e notò che aveva un’espressione preoccupata “ Tranquillo, sto bene “
“ Sicura?” non sembrava affatto stare bene, sembrava più che altro pronta per scoppiare in lacrime da un momento all’altro e lui sapeva anche quale fosse la ragione. Tea aveva accennato alla situazione familiare di Lizzie quando quella donna si era presentata al torneo. Era sicuro che la ragione del suo stato era questa “ Ehi…” Lizzie lo guardò per qualche istante, ormai con le lacrime che le scorrevano sul viso e, tutto ad un tratto, se la ritrovò addosso, in preda a un pianto nervoso e tra lacrime e singhiozzi. Aveva conosciuto una ragazza allegra ed energica , ma adesso vedeva una ragazza fragile e sofferente. Gli dispiaceva vederla in quello stato e l’abbracciò, cercando almeno di consolarla
“ Scusa… non dovevo scoppiare a piangere “ Lizzie si sentiva una stupida, non avrebbe dovuto permettere ad un ricordo di ridurla in quella stato pietoso , tanto meno farla scoppiare a piangere davanti ad Atem , ma era stato più forte di lei , non era riuscita a trattenersi e adesso stava facendo la figura della bambina. Si vergognava da morire eppure, tra le braccia di Atem, cominciava a sentirsi meglio , quasi protetta ed era una sensazione fantastica
“ Non fa niente, anzi credo sia meglio se ti sfoghi , parlo per esperienza personale “ Lizzie non aveva idea di quanto fosse un bene per lei potersi sfogare in quella maniera, piangere tutte le lacrime che aveva, cosa che invece non aveva potuto fare lui perché un faraone doveva dimostrarsi forte anche nelle situazioni più drammatiche e non mostrarsi mai debole e alla fine aveva represso lacrime e dolore dentro di se , finendo per soffrire sempre di più, cosa che era successa a Yugi e che lo aveva portato a non dirgli fin da subito che voleva che restasse con lui perché soffriva all’idea di restare di nuovo solo. Sembrava che nessuno capisse quanto fosse utile piangere , ma lui lo sapeva benissimo e il fatto che Lizzie lo stesse facendo non poteva che essere un bene.
 
Tea era rabbiosa mentre guardava quella scena e quasi aveva di mettersi ad urlare , vedere Lizzie tra le braccia di Atem era la cosa più dolorosa e fastidiosa che le potesse capitare e aveva la voglia matta di sradicare l’albero dietro al quale era nascosta con le sue mani. Aveva immaginato che quella di Lizzie fosse stata una scusa per mollarla e aveva fatto bene a seguirla, in modo da rendersi conto quanto lei fosse perfida e maligna e quanto lui fosse stupido e crudele. Prima tentava di baciarla , arrivando a farle credere di provare qualcosa per lei e mettendole mille dubbi in testa, e poi usciva con un’altra ragazza , tra l’altro la sua migliore amica. Se prima aveva dei dubbi sul fatto che Atem fosse come tutti gli altri ragazzi, adesso ne aveva la certezza. Poteva aver vissuto in un’altra epoca, poteva aver governato uno dei più grandi regno della terra, poteva aver ricevuto un istruzione rigidissima e poteva anche essere morto per salvare il mondo , ma come testa e ragionamento era uguale a tutti gli altri , a cui bastava che una ragazza gli facesse gli occhi dolci per diventare degli idioti e la prova era lì, davanti ai suoi occhi, e pensare che si era convinta che Atem fosse diverso anche in questo , ma si era sbagliata e di grosso perché era evidente che non lo aveva lontanamente capito che Lizzie gli faceva gli occhi a cuoricino e che gli girava attorno non perché voleva essere sua amica ma perché gli piaceva , a parte il discorso e il rischio che poteva scoprire il suo segreto. Glielo leggeva chiaro negli occhi che quella di Lizzie era il principio di una cotta ma quel che era peggio era che lui le dava pure corda. Aveva una voglia matta di andare lì, scaraventare Lizzie in acqua e prendere Atem a pugni ma decise di fare la cosa più ovvia e logica, andarsene via e lasciarli continuare a fare i piccioncini , anche perché vedere Atem asciugare le lacrime di Lizzie con le dita la stava facendo letteralmente impazzire di gelosia  oltre che farle venire il voltastomaco. Per tanto, girò i tacchi e , senza farsi vedere, se ne andò via , furiosa come una iena.
 
Una folla immensa si era radunata davanti al maxi schermo dell’arena, tutti impazienti si sapere chi sarebbero stati i due fortunati duellanti che si sarebbero affrontati nella finale del torneo. Mokuba osservava la folla dalla sala computer , un po’ dispiaciuto che tutto dovesse finire in quella maniera, ma Seto era stato chiaro, il torneo doveva concludersi Domenica e lui sapeva anche perché. Da quando avevano ricevuto la telefonata del padre di Lizzie, furioso come una belva perché la figlia era iscritta ad un torneo di Duel Monsters senza il suo consenso, Seto aveva deciso di abbreviare i tempi campando in aria la scelta fra gli ultimi dieci duellanti. All’inizio c’erano state un po’ di lamentele, ma poi tutti avevano accettato la decisione di Seto e adesso erano tutti trepidanti all’idea di conoscere i fortunati finalisti. Nonostante tutto, Mokuba era contento anche se il suo progetto non era proprio quello, aveva ricevuto molte critiche positive e Seto lo aveva messo al centro dell’attenzione davanti a tutti dandogli anche il merito di aver organizzato lui il torneo e l’impostazione dei duelli. Era la prima volta che Seto faceva una cosa simile ed era felice che suo fratello fosse orgoglioso di lui.
 
Atem e Lizzie erano tornei all’arena dopo un abbondante mezz’ora di taxi. Per fortuna , nessuno aveva iniziato a chiamare o a rompere le scatole con messaggi vari e tutti e due avevano preso la decisione di non dire niente agli altri sul fatto di essere usciti insieme, ormai Lizzie conosceva bene gli amici di Tea e ricevere battutine ma soprattutto insulti da parte di Tea non le andava e lo stesso valeva per Atem. Si avvicinarono al gruppetto e Atem notò subito qualcosa si strano nel comportamento di Tea, non si era girata ne a guardarlo ne a salutarlo e sembrava essere arrabbiata “ Va tutto bene , Tea?”
“ Non sono affari tuoi “ non aveva nessuna voglia di parlare con lui ne di rivolgergli la parola, era fuori di se dalla rabbia e voleva solo essere lasciata in pace
“ Scusa se te lo chiesto “ la guardava sconvolto, non gli aveva mai parlato con quel tono prima d’ora , sembrava quasi che ce l’avesse con lui per qualche ragione non ben precisa. Voleva chiederle cosa le era successo ma pria che potesse parlare il microfono si azionò e il maxi schermo si accese mentre Mokuba saliva sul palco per dare il ben venuto a tutti i duellanti e dare il responso della scelta dei due finalisti del torneo
“ Benvenuti a tutti , duellanti. Oggi sceglieremo chi saranno i due finalisti del nostro torneo che si affronteranno nella finale di domani e che porteranno a casa la vittoria “ un boato si scatenò tra il pubblico, che non attendeva altro che conoscere i nomi dei due duellanti. Mokuba indicò le immagini dei dieci finalisti del torneo , poste in due file orizzontali di cinque “ Questi dieci duellanti sono i nostri finalisti, ma solo due di loro saranno scelti per la sfida di domani “ si girò verso Roland e fece un cenno di assenso con la testa e l’uomo azionò il sorteggio e le immagini di tutti i duellanti si mischiarono velocemente. Tutto il pubblico guardava con il fiato sospeso mentre i duellanti interessati non stavano più nella pelle di sentirsi pronunciare i rispettivi nomi tra i dieci scelti. Le immagini iniziarono piano piano a rallentare finchè non venne scelta la prima foto “ Lizzie Everdeen “
Lizzie urlò , felicissima di essere stata scelta per prima tra i due contendenti del torneo. Ci aveva sperato così tanto di giungere in finale che quasi non le sembrava vero, adesso avrebbe avuto la possibilità di dimostrare il meglio di se.
Le immagini ripresero nuovamente a girare per scegliere il secondo duellante tra quelli rimasti finchè non rallentarono e anche l’ultima immagine venne scelta “ Atem Muto “
Le foto dei due ragazzi vennero messe l’una accanto all’altra con la scritta VS bella vistosa al centro e Lizzie corse subito verso Atem “ Hai visto? Siamo avversari alla finale “
“ Eh già “ non aveva idea se essere contento oppure no sul fatto che lui e Lizzie erano avversari , non tanto per il fatto che Lizzie era un osso duro da battere , ma perché era appena diventata sua amica e l’idea di doverla affrontare a una finale di Duel Monsters non lo elettrizzava molto. aveva sempre detestato affrontare un suo amico in un duello competitivo e questa volta non era diversa dalle altre ma il sorteggio non poteva essere cambiato e lui e Lizzie erano destinati a diventare rivali per portare a casa la vittoria del torneo.
Mokuba continuò il suo discorso , adesso doveva annunciare solo il luogo in cui tale scontro si sarebbe svolto “ Bene, è il momento di vedere dove i nostri due avversari si dovranno affrontare e il luogo scelto è il palazzo reale di Tebe “ l’immagine del palazzo apparve nel maxi schermo e Atem si bloccò di colpo. Aveva visto il palazzo dall’alto ma vederlo in quella foto e poi doverci combattere dentro era tutta un’altra cosa.
Lizzie guardava l’immagine con un sorriso a 360 gradi, quel posto sembrava davvero fichissimo e non stava nella pelle di volerlo vedere di persona. Si avvicinò a Tea e l’afferrò per un braccio “ Andiamo a vedere l’arena “
La ragazza strattonò il braccio, incrociando le braccia sul petto “ No “
Ma Lizzie non volle sentire ragioni, l’afferrò per una mano e la tirò ignorando le sue imprecazioni e con l’altra mano afferrò il braccio di Atem trascinandoseli dietro tutti e due in direzione dell’arena della finale del torneo.
 
L’interno , ma anche l’esterno, del palazzo era esattamente come Atem se lo ricordava ai tempi in cui quel luogo era casa sua con la differenza che l’esterno della struttura era tutta scenografia e che la sola e unica stanza accessibile era la sala del trono dove era stata situata l’arena , e anche quella era come Atem la ricordava. Una grandissima stanza con geroglifici sulle pareti, nastri colorati al soffitto, colonne portanti in granito e soprattutto la scalinata che portava al trono, anche quello era uguale e identico a come era prima. Seto doveva aver fatto quell’arena sullo stampo dei suoi ricordi di quando era faraone e gli sembrava quasi impossibile che quella struttura fosse uscita proprio dai ricordi di Seto su quanto aveva visto dentro alle sue memorie, quel posto era davvero realistico, talmente tanto che quasi gli sembrava di essere davvero in quella che un tempo era stata la sua casa anche se a volta la considerava più una prigione che una casa. Si guardò intorno, quasi sconvolto da quello che vedeva , ma presto il suo sguardo fu catturato dal fatto che Tea era voltata di spalle davanti al trono dorato che si stagliava in cima le scale. Il suo comportamento era del tutto strano, sembrava arrabbiata con lui per qualche cosa che Atem non aveva idea di aver fatto. Era deciso a sapere cosa le stava passando per la testa e soprattutto perché lo trattava n quella maniera. Si fece coraggio e si avvicinò a lei, con disinvoltura, cercando di non farla infuriare più di quanto già non fosse. Stando accanto a lei, sentiva come se ci fosse una inspiegabile tensione , era quasi oppresso dal fatto che lei non gli stava rivolgendo la parola ne lo stava guardando , mostrando indifferenza verso di lui ma aveva paura a farle qualsiasi domanda , temeva che lo avrebbe sbranato se si fosse azzardato a parlarle anche di una qualsiasi cavolata , ma quel silenzio tra di loro era davvero insopportabile. Alla fine non fu più capace di resistere e disse “ Ti piace l’arena?” strinse gli occhi, temendo una qualsiasi violenta reazione da parte della ragazza , reazione che non arrivò
A tea non fregava niente dell’arena, in effetti non gliene fregava niente neanche di Atem ma il fatto che lui fosse accanto a lei bastò per farle battere forte il cuore e farla agitare dentro. stava iniziando a odiare i sentimenti che provava per lui , non era capace di controllarli nonostante ci stesse provando con tutte le sue forze, nonostante lottasse contro la tentazione di parlargli e di guardarlo , ma alla fine fu costretta a cedere e disse un semplice “ Carina “ continuava a tenere gli occhi puntati verso il trono, come se fosse la cosa più bella che ci fosse in quel momento. Era come se non riuscisse a guardare altro , forse perché temeva che sposando gli occhi avrebbe permesso alle lacrime di scorrere sul suo viso. l’immagine di Atem e Lizzie abbracciati erano ancora dentro la sua mente e le faceva male , molto male , perché voleva esserci lei in quel momento al posto di Lizzie, voleva esserci lei tra le braccia di Atem e per questo odiava Lizzie, la odiava più di qualsiasi cosa e soprattutto odiava Atem , perché sembrava quasi attratto da lei e la cosa che faceva male. Voleva allontanarsi da lui e andare via
“ Sai? Quando ero in Egitto, ho sempre odiato quel trono “
Tea sussultò, girandosi a guardarlo. Il suo sguardo sembrava essere diventato scuro e serio, quasi triste, come se dei ricordi gli stessero passando davanti agli occhi e non sembravano essere felici “ Perché?” Atem si girò a guardarla inespressivo e lei si tappò subito la bocca, un po’ perché si era pentita d averglielo chiesto e un po’ perché si stava rimproverando di avergli rivolto la parola , ma ormai il danno era fatto ma nonostante ciò cercò di rimediare “ Scusa, non sono fatti miei , non dovevo…”
Atem tornò a guardare il trono e disse “ Perché era una prigione “ guardare quel trono gli fece scorrere davanti agli occhi il ricordo di suo padre, quando sedeva sul trono e lui gli stava accanto in quanto principe d’Egitto e futuro Faraone , ma anche ricordi tristi , quando si ritrovava ad odiare quella sedia dorata sulla quale era stato incoronato Re a soli tredici anni ed aveva ereditato il regno di suo padre senza che avesse possibilità di rifiutarsi di farlo. aveva odiato la sua vita più di qualsiasi altra cosa , non aveva mai avuto un giorno di libertà, non aveva mai messo piede fuori dal palazzo senza essere seguito da qualcuno, non aveva mai avuto la possibilità di poter passare un giorno senza avere davanti i piedi precettori e quel che era peggio era che non poteva mai divertirsi come gli andava di farlo senza che qualcuno lo rimproverasse continuamente
“ La…tua vita era così terribile? “ gettò uno sguardo su tutto quello che vedeva all’interno di quella struttura, identica in tutto e per tutto al vero palazzo che aveva visto nelle sue memorie “ A giudicare da tutto questo non sembrava essere così male “ Tea non sapeva niente sulla vita che Atem avesse condotto in Egitto , eppure da quello che mostravano in televisione non sembrava che i faraoni se la passassero così male. Vivevano in palazzi dorati, erano straricchi , potentissimi… insomma, se la spassavano alla grande , gli egizi conducevano una vita che le persone normali se la potevano solo sognare , come era possibile che Atem l’avesse odiata
Tea aveva ragione a dubitare delle sue parole, infondo era normale che quando si vedeva un bel palazzo e ricchezze ovunque tutti iniziavano a fantasticare su quanto fossero fortunati quelli che vivevano nel lusso più sfrenato fino al punto da provarci quasi invidia, del resto era la cosa più ovvia che una persona guardasse solo l’aspetto generale e non quello che c’era dietro “ No , certo. Gente che ti comandava dicendoti dove devi andare, come ti devi vestire, come ti devi comportare, che ti rimproverano per qualsiasi cosa e che non fanno altro che ricordarti chi sei e quale sarà il tuo futuro destino. Si , hai ragione, la mia vita è stata magnifica “ non voleva arrabbiarsi, solo che il pensiero di ricordarsi tutte quelle assurdità che ogni singola persona , suo padre compreso, gli ripeteva fino a fargli venire il voltastomaco lo faceva andare in escandescenza , compreso il fatto che Tea, come tutti gli altri, si era fermata solo all’aspetto esteriore, ma del resto cosa poteva saperne lei di quanto infernale sia stata la sua vita.
Tea si arrabbiò, non lo aveva mica insultato che andava in escandescenze in quella maniera , come se avesse detto chissà quale offesa “ Beh, scusa tanto se non sono nata nell’antico Egitto e non ho la più pallida idea di come sia stata la tua vita “ sentì la rabbia riaffiorare pesantemente dal profondo delle sue viscere, era già infuriata di suo ma adesso era davvero furibonda
Ma era impazzita? Lizzie era fuori dalla struttura e lei si metteva a urlare rischiando di farle sentire tutto? “ Ti dispiace abbassare il volume di qualche tacca? Sai, Lizzie potrebbe sentire “ fu costretto a bisbigliare per cercare di sistemare il pasticcio combinato da Tea, meno male che la priorità era tenere nascosto il suo segreto di faraone. A giudicare da come aveva urlato , potevano averla sentita fino all’altra parte degli Stati Uniti
Tea si infuriò ancora di più, non era possibile che adesso tirasse fuori Lizzie in quella maniera. Pure in una discussione simile il nome di Lizzie saltava fuori. Improvvisamente , tutto quello che aveva visto quando li aveva seguiti iniziò a scorrere davanti ai suoi occhi, infiammandole la faccia “ Davvero? sono sicura che non ci sarebbero rischi se tu la smettessi di darle corda , Faraone
“ Ti ho detto che…” si bloccò di colpo, che accidenti voleva dire con quella affermazione?! “ In che senso darle corda? Che vorresti dire, scusa?!”
“ Non fare lo stupido, lo sai a cosa mi riferisco, a te e a Lizzie , o credevi che non me ne fossi accorta mentre l’abbracciavi “ si rese conto subito dopo di quello che aveva appena combinato, tappandosi la bocca con le mani, mentre il respiro iniziò a mancarle e il cuore a battere. Ma come aveva potuto fregarsi in quella maniera così stupida, adesso sì che lo avrebbe fatto incavolare per davvero
Atem rimase spiazzato, come accidenti faceva lei a sapere che aveva abbracciato Lizzie, c’era decisamente qualcosa che non quadrava in quella situazione e iniziò ad avere dei sospetti , incrociò le braccia sul petto, squadrandola con un’aria indagatoria e minacciosa “ E tu come lo sai?”
Tea iniziò a sudare freddo, quello sguardo non le piaceva per niente e iniziò ad avere paura delle sue reazioni future , non aveva neanche il coraggio di parlare di quanto era in panico. Cercava una scusa da campargli ma il cervello le era andato in tilt e sembrava non funzionare come doveva “ Io… ecco….”
A questo punto la risposta sorgeva spontanea, Tea li aveva seguiti e spiati , ne era più che sicuro “ Ci hai pedinati, vero? “ lei non rispondeva e questo voleva dire che era un SI abbastanza grosso. Non poteva crederci che fosse arrivata a fare una cosa simile e poi senza che ci fosse una ragione valida per farlo. Adesso capiva perché si comportava in quella maniera strana anche se non gli era chiaro perché li avesse seguiti per tutta la città, come se avesse qualche diritto su di lui o se avesse paura che mettesse le mani addosso a Lizzie “ Che c’è?! Non ti fidi di me? Pensavi che avrei fatto qualcosa alla tua amica? E poi accusi me di essere stupido “ era furioso come una iena, questo significava che Tea non avesse fiducia in lui e questo non era segno di amicizia, anzi gli faceva male
Tea si sentì offesa, le aveva dato della stupida solo perché li aveva seguiti ma cosa poteva saperne lui di come si sentiva, cosa poteva saperne lui di quello che aveva provato nel vederli insieme, di come si era sentita. Il dolore e la rabbia si mischiarono e Tea finì per non vederci più “ Beh, non si può mai sapere “ no , no, no , ma che stava facendo, perché gli aveva detto una cosa simile, non era quello che pensava davvero e adesso non c’era più verso di rimediare
“ Certo, hai perfettamente ragione “ Atem girò i tacchi e se ne andò, lasciando Tea da sola in mezzo all’arena. Nessuno poteva permettersi di insultarlo in quella maniera , anche se era uno dei suoi amici, quella era un’accusa bella e buona e per giunta proveniente da qualcuno che lo conosceva da tre anni spaccati. Questa da Tea non se la sarebbe mai aspettata. Uscì dalla struttura a passo spedito, furioso come non lo era mai stato prima d’ora. Non gli interessava di Lizzie, non gli interessava di Tea , non gli interessava dell’arena, voleva solo tornarsene in albergo e starsene da solo per i fatti propri o avrebbe finito per prendere a male parole qualcuno se ne avesse avuto la possibilità. Quella ragazza gli aveva fatto perdere davvero le staffe ed era meglio se non la incrociava per un bel po’ o avrebbe finito per ucciderla con le sue mani. La sua vita in Egitto era stata una tragedia , ma almeno una cosa positiva c’era, nessuno si sarebbe mai azzardato di insultarlo in quella maniera senza aver pagato a caro prezzo l’offesa, soprattutto quando le persone non avevano alcun diritto su di lui.
 
Tea rimase lì dove Atem l’aveva lasciata , a piangere lacrime amare per la litigata che avevano avuto e la colpa era stata della sua rabbia e della sua gelosia. Se non le fosse scappato quello che le era scappato dalla bocca forse non se ne sarebbe andato e forse non si sarebbero ritrovati a urlarsi contro in quella maniera. Atem aveva ragione, lei non aveva alcun diritto di comandarlo a bacchetta , ma averlo visto con Lizzie le aveva fatto male ma non poteva dirglielo e il risultato era quello che si era ottenuto. Atem adesso non voleva neanche parlarle ed era comprensibile, certo , lui aveva avuto anche la sua parte di colpa visto che l’aveva presa per stupida oltre che essersi offeso solo perché aveva gettato uno sguardo generale su quello che vedeva in quella struttura ma lei non poteva di certo sapere come avesse vissuto effettivamente ai tempi che furono e la sua reazione era stata esageratissima , non era necessario urlarle in quella maniera , come se fosse pronto a sbranarla. Purtroppo, però, ormai il danno era fatto e su una cosa era decisamente sicura, che per il resto della giornata non voleva avere a che fare con lui.
 

nota dell'autrice
salve a tutti, allora eccovi qui servito il primo dei tanti capitoli che sussegueranno il torneo , preparatevi da ora una sfilza di tira e molla e situazioni tragiche che Piccoli priblemi di cuore rabbrividisce. spero che questo capitolo vi piaccia e commentate , commentate, commentate.

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Capitolo 27
*** La finale - parte 1 ***


Atem era coricato sul letto, con le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi, rilassandosi nel mezzo della più completa solitudine che c' era in quella stanza. I suoi nervi avevano sbollito un pò la rabbia ma non aveva nessuna intenzione di volersi unire al resto del gruppo e soprattutto di vedere Tea. Non si sarebbe mai aspettato una cosa simile da parte sua , non tanto perché era convinta che la sua vita sia stata tutte rose e fiori, in fondo mica veniva scritto sui libri come fosse la vita di chi faceva parte di una famiglia reale , quello che non aveva sopportato era il fatto che Tea lo avesse pedinato quando era uscito con Lizzie e le sue accuse insensate , come se fosse il tipo di persona che alla prima occasionane si permetteva di provarci con la prima ragazza che gli capitava a tiro, non l’aveva mai fatto quando era faraone e di certo non lo avrebbe fatto adesso che era un ragazzo come tutti gli altri. Quella di Tea era stata una vera e propria mancanza di rispetto nei suoi confronti e se lei sperava che l’avesse perdonata tanto facilmente si sbagliava di grosso , non l’avrebbe degnata più di un sguardo finchè non l’avesse costretta a strisciare davanti al suo cospetto implorandolo di accettare le sue scuse , l’avrebbe fatta pentire amaramente di averlo trattato in quella maniera , non aveva la più pallida idea di chi si trovava di fronte ne di come fosse fatto il lato più oscuro del suo carattere, le avrebbe mostrato cosa significava essere un Faraone nel vero senso della parola.
Tre colpi alla porta fecero risvegliare il malumore di Atem, che con tono infastidito disse “ Avanti “ di solito si alzava per aprire la porta , ma non aveva nessuna voglia di farlo.
La porta si spalancò di colpo ed entrò Yugi , agitato come non lo era mai stato prima d’ora e in preda al terrore più nero visto che aveva una faccia pallida e sconvolta “ Atem, è successa una cosa terribile “
“ Davvero? ma non mi dire “ non gliene importava un bel niente in quel momento delle tragedie immani, voleva solo essere lasciato in pace e tranquillità ma evidentemente tutti aspettavano sempre i momenti peggiori per andargli a rompere le scatole come se fosse la sola persona sulla faccia della terra a cui rivolgersi per risolvere i problemi degli altri
Yugi si bloccò di colpo, restando di sasso alla reazione di Atem che gli sembrò alquanto strana. Di solito al sentire la parola terribile si agitava sempre, pretendendo di sapere cosa fosse successo di così grave , ma quando reagiva in quella maniera, con poco interesse e quasi annoiato , per non dire arrabbiato, doveva essere successo qualcosa che doveva avergliele fatte girare davvero tanto “ é… successo qualcosa? “ il sospiro di rabbia di Atem gli diede la conferma che qualcosa non andava e insieme alla curiosità di sapere cosa fosse accaduto si fece strada anche il terrore di domandarglielo. Si sedette sul letto e , titubante, disse “ Possiamo…parlarne?” sapeva che non era una buona idea parlare con lui quando aveva la luna storta , ma se voleva parlargli di quello che era successo era necessario farlo sfogare, e era diventato modestamente bravo a fargli placare gli spiriti bollenti, l’ultima volta si era fatto rincorrere per tutta la casa.
“ Ho litigato con Tea , fine della storia “ non gli andava di parlarne , era furioso come non lo era mai stato prima e tutto per colpa di una ragazzina che credeva di avere qualche diritto speciale su di lui
“ Perché hai litigato con Tea?” Atem saltò giù dal letto con uno scatto felino che fece spaventare Yugi, non lo aveva mai visto così infuriato, più infuriato. Sembrava essere fuori di sé, più del solito e doveva essere successo sicuramente qualcosa di molto grave per avergli fatto perdere le staffe in quella maniera. Iniziò a sentire una inquietante tensione nell’aria e iniziò a temere che Atem gli avrebbe mollato qualche pugno in faccia
Atem era in preda a una crisi nervosa, stava per scoppiare di rabbia “ Perchè mi ha pedinato quando sono uscito con Lizzie , ecco perché”
Yugi era rimasto a bocca spalancata, non poteva credere alle sue recchie “ Sei uscito con Lizzie?” ma questa era una pazzia bella e buona, come aveva potuto fare una cosa del genere. Quando gli aveva detto che aveva un appuntamento , mollandolo in tronco dopo essere tornati in albergo, aveva pensato che dovesse uscire con Tea ma non di certo che se ne sarebbe andato in giro con Lizzie. Atem gli mollò una delle sue tipiche occhiate , una di quelle folgoranti che ti gelavano sul colpo e che iniziavano a farti tremare come una foglia
“ E allora?” non riusciva proprio a capire che accidenti di problemi avessero con il fatto che era uscito con Lizzie, era libero di fare quel che voleva e senza dare conto e soddisfazione a nessuno eppure sembrava che fosse scoppiato un putiferio , neanche avesse ucciso qualcuno
Yugi cominciò ad agitarsi , era stato preso così tanto dallo sconcerto iniziale che neanche si era reso conto di aver urlato quella frase “ Niente, continua “ sfoderò un fintò risolino , cercando di non farsi prendere dal panico. Quando il faraone era così arrabbiato era meglio non farlo incavolare ancora di più
Atem decise di lasciare perdere, non aveva voglia di litigare anche con Yugi “ La causa principale è stata questa , oltre al fatto che mi ha mancato di rispetto “ ripensare alle cose che gli aveva detto gli faceva male, se glielo avesse detto qualcuno che non lo conosceva gli si sarebbe messo a ridere ma sentirselo dire da Tea era stato un colpo violento, lo aveva ferito, era una cosa che non si sarebbe aspettato da parte sua e che non le avrebbe perdonato facilmente. Non tanto per il discorso sulla sua vita in Egitto, ripensandoci bene su quello poteva anche sorvolarci , ma era stata la sua velata accusa che lo aveva colpito violentemente, in pratica lo aveva considerato la persona più schifosa della terra
Yugi notò subito che Atem aveva cambiato umore, da arrabbiato sembrava quasi triste. Si alzò dal letto e gli si avvicinò, posando la mano sul suo braccio “ Stai bene?”
Atem annuì anche se non era vero, si sentiva uno schifo ma decise di piantarla di pensare a Tea, cosa doveva fare con lei già lo sapeva , adesso voleva solo dimenticarselo per un pò e forse quello che Yugi doveva dirgli di così importante lo avrebbe aiutato, o almeno lo sperava anche se non aveva molta voglia di sentir parlare di disastri , perché era sicuro che si trattava di disastri “ Dai, cosa è successo, racconta “
Yugi si ricordò del motivo del perché era andato a cercarlo così in fretta “ Ah sì, si tratta di…” si accorse , però, che Atem non sembrava essere molto concentrato su di lui , sembrava avere lo sguardo buttato nel vuoto , evidentemente la discussione con Tea doveva essere stata molto più accesa di quanto gli avesse fatto credere. Non era per niente il caso di dirgli di Shadi e degli oggetti del millennio, non era il momento più opportuno per dirglielo anche se era una cosa abbastanza grave “ Si … tratta del compleanno del nonno, ho dimenticato a comprargli il regalo “ ok, era la balla più insensata che potesse sparare , ma l’umore di Atem era un mix tra rabbia e sofferenza e di certo non avrebbe aiutato sapere che a Shadi era successo qualcosa di terribile, anzi lo avrebbe fatto subito entrare in panico e sclerare come se non esistesse un domani ed era meglio se affrontavano l’argomento in un altro momento
“ Il…compleanno del nonno?! Yugi , è tra un mese “ se quella era la cosa terribile che era successa, era sicuramente la cretinata più idiota per cui Yugi poteva essere così agitato. Si era aspettato qualche pericolo immane , non che Yugi pensasse al compleanno del nonno con un mese di anticipo e sinceramente sapeva molto di scusa campata in aria “ Non è che mi stai nascondendo qualcosa?”
“ Io? No. Andiamo, ti ho mai nascosto qualcosa prima d’ora? E poi , tra noi due, non sono io quello che ha mentito sulla questione di Aknadin e del suo amico pericoloso “ gli mollò un pugno sulla spalla , scoppiando a ridere
Atem lo guardò per qualche istante e poi lo tirò verso di se, abbracciandolo. Era incredibile come quel ragazzino riuscisse a tirargli su il morale , sicuramente, se ci fosse stato qualcun altro al posto di Yugi, lo avrebbe preso a male parole ,ma con lui non ci riusciva , era qualcosa che gli veniva da dentro che era più forte di lui “ Non mi hai ancora perdonato , vero? “ poteva capirlo se la cosa gli bruciava ancora, gli aveva mentito per due settimane intere sulla questione del suo ritorno a Domino, difficilmente se lo sarebbe scordato
“ Certo che ti ho perdonato, infondo hai promesso di essere il mio fratellone per sempre “
“ Ehi, aspetta un attimo, chi lo ha detto che ti dovrò sopportare per tutta la vita?! “
Yugi fece finta di pensarci su e poi disse “ Io “
Scoppiarono tutti e due a ridere e Atem lo strinse ancora più forte di prima, scompigliandogli i capelli con le mani. Poteva scherzarci su per farlo arrabbiare, ma restare per sempre con Yugi e con tutti i suoi amici era la cosa che più voleva al mondo e il suo unico rimpianto era di non essersene mai accorto prima , convinto com’era che la felicità sarebbe arrivata con la liberazione del suo spirito dalla vita terrena , riunito definitivamente con tutta la sua famiglia , quando invece la sua famiglia era davanti a lui dal giorno in cui Yugi lo aveva risvegliato, e non aveva alcuna intenzione di perderla. Adesso si sentiva molto meglio di prima, e tutto era merito di Yugi “ Ti voglio bene , fratellino mio “
“ Ti voglio bene anche io, fratellone “
 
 
I fuochi d’artificio vennero sparati in cielo, mentre il maxi schermo veniva acceso. Era arrivato finalmente il grande giorno della finale del torneo della Kaiba e una immensa folla si era radunata, mentre l’equipe tecnica finiva gli ultimi test dell’arena sotto la sorveglianza di Seto. Voleva che tutto fosse perfetto nei minimi dettagli prima che la sfida avesse inizio e per assicurarsi che tutto filasse liscio come l’olio avrebbe preso parte al duello di presenza, per tenere tutto sotto controllo oltre che per fare gli onori di casa ai due finalisti. Il torneo si stava per chiudere e tutto era stato perfetto così come era stato progettato anche se aveva un solo e unico rammarico, non poter affrontare il faraone in duello. In realtà la finale del torneo doveva essere solo un modo per decretare chi dei due contendenti avrebbe dovuto sfidare lui in battaglia , un tocco a sorpresa per vivacizzare il tutto , ma la presenza di Lizzie e la telefonata inopportuna di suo padre lo avevano costretto a dover rinunciare a potersi divertire nell’ultima e decisiva fase del torneo , ma almeno avrebbe visto il faraone duellare come si doveva e dare a Yugi la dimostrazione che i veri campioni vincevano senza aiuto di nessuno. Yugi poteva aver dimostrato un grande valore durante il torneo, ma erano tutti duellanti scarsi , nessuno che sapesse duellare come si doveva e non c’era da stupirsi che Yugi gli avesse sconfitti tutti. La verità era che Yugi non era all’altezza dei veri campioni, e la sua sconfitta contro di lui era stata la prova che Yugi aveva vinto contro il faraone solo perché conosceva a memoria tutte le sue strategie e i punti deboli delle divinità egizie , altrimenti i suoi nuovi Cyber Draghi gli avrebbe sconfitti in un colpo solo, così come aveva fatto Atem dopo essersi rivisti. Nonostante questo, la finale del torneo si preannunciava qualcosa di epico , anche perché aveva concesso ad Atem il privilegio di usare le Divinità Egizie, ormai era solo questione di tempo, tra poco sarebbe cominciata la finale e lui sarebbe stato in prima fila a guardare.
 
 
“ Puoi usare le Divinità Egizie? Ma è fantastico“ Tristan non poteva credere ai suoi occhi, era la prima volta in tutto il torneo che vedeva Atem includere nel suo deck le Divinità Egizie. Essendo carte molto potenti non potevano essere usate durante i tornei , a meno che non si aveva il permesso di poterle giocare , ed era da non credere che Seto avesse dato al faraone la possibilità di poterle usare per la finale , non stava più nella pelle di vedere sul campo di battaglia una delle tre Divinità, era sicuro che tutti gli spettatori sarebbero rimasti sconcertati appena avrebbero visto sul terreno di gioco una bestia enorme e potentissima che si mangiava a colazione tutti gli altri mostri
“ Con questi mostri , avrai la vittoria in pugno ancor prima di cominciare. Lizzie dovrà nascondersi “ anche Bakura la pensava come Tristan, finalmente una delle Divinità Egizie avrebbe messo piede sul campo di battaglia e avrebbe regalato uno spettacolo senza precedenti. L’unica volta in cui le aveva viste tutte e tre sul terreno fu la battaglia cerimoniale dove Atem le evocò tutte e tre insieme in un colpo solo. Certo, non si poteva ripetere la stessa cosa di allora, ma era sicuro che quando Lizzie si sarebbe trovata davanti una di quei mostri sarebbe scappata via a gambe levate, avrebbe ricevuto una spiacevole sorpresa e la fortuna era che non era li con loro dato che aveva deciso di presentarsi da sola, come ogni avversario che si rispetti, all’arena dei duelli. Voleva organizzarsi per conto suo per la sfida ma i suoi piani sarebbero sicuramente saltati non appena una Divinità le si sarebbe materializzata davanti
“ Guardate che ne ho potuto includere una sola nel deck , non tutte” forse aveva sbagliato a dire ai suoi amici che Seto gli aveva concesso di usare le Divinità Egizie, adesso non l’avrebbero più smesso di torturarlo fino alla sfida. Era sempre uno spettacolo vedere uno di quei mostri sul terreno, ma le sue orecchie cominciavano a chiedere pietà per tutte le discussioni che i suoi amici stavano iniziando a fare
Arrivarono davanti al palazzo , dove all’ingresso c’erano Lizzie e Tea che parlavano e tutte e due si girarono a guardarli. Atem aveva il cuore che batteva a mille, da una parte voleva darle la lezione che meritava per averlo insultato in quella squallida maniera e soprattutto per averlo pedinato quando era uscito con Lizzie, ma dall’altra , non era sicuro di quello che stava facendo, Tea era pur sempre sua amica e fare l’arrogante ferito nell’orgoglio di certo non aiutava. Forse doveva parlare con lei e provare a chiederle scusa , dirle che gli dispiaceva , dirle che… No! aveva sbagliato lei , non lui, era stata lei a pedinarlo, era stata lei ad accusarlo ed era lei la prima a pensare male ed era lei quella che doveva scusarsi con lui. Prese un bel respiro e cambiò direzione di sguardo, ignorandola completamente.
 
Tea rimase sconcertata , Atem aveva cambiato direzione di sguardo, mettendosi a fissare il palazzo , ignorandola come se non esistesse. Aveva passato la notte in bianco tra le lacrime, cercando di trovare la maniera giusta per parlare con lui e chiedergli scusa per quello che gli aveva detto, per la velata accusa che gli aveva fatto, cercando anche un ovvia scusa per non lasciare trapelare la sua fervente gelosia nei confronti di Lizzie , e lui la snobbava in quella maniera. Lo sapeva che aveva ragione a trattarla in quella maniera, in fondo era stata lei a scatenare tutto quel putiferio del giorno prima , ma quel comportamento le mise ancora più ansia di quanta già non avesse addosso , era decisa a voler parlare con lui e a chiarirsi ma si sentiva come se le sue sicurezze fossero sparite nel nulla. Conosceva molto bene Atem e il suo modo di pensare, il suo era il classico comportamento da principino viziato e capriccioso con l’orgoglio ferito che teneva il broncio e faceva sentire gli altri dei vermi timorosi , se stava trattando lei in quella maniera , non osava neanche immaginare come avesse trattato le altre persone quando era in Egitto. Però, aveva bisogno di domandargli scusa, doveva farsi perdonare da lui , non poteva permettere che il suo comportamento e la sua gelosia finissero per rovinare la loro amicizia, almeno quella doveva salvarla. Si voltò verso Lizzie, la quale le diede un cenno con la testa , e si incamminò verso Atem mentre la ragazza entrò dentro il palazzo insieme al resto del gruppo. Naturalmente , anche Atem stava per entrare dentro ma lei lo fermò “ Atem…”
Lui si girò con un’espressione indecifrabile  “ Si?” sembrava essere dispiaciuta e quell’alone di tristezza sul viso lo fece ammorbidire , sembrava che avesse passato la notte sveglia e a piangere, aveva delle profonde occhiaie e gli occhi arrossati. Guardarla e vederla in quello stato gli fece dimenticare la rabbia furente che provava verso di lei, ma come poteva fargliela pagare solo per una discussione del cavolo se lo guardava in faccia timorosa ed era pronta a scoppiare in lacrime. Cominciò ad avere un feroce batticuore , cercava di resistere con tutte le sue forze mentre la guardava e in quel momento, la sola cosa che voleva fare era afferrarla e abbracciarla , dirle che gli dispiaceva averle urlato contro e averla presa per stupida e perdonarla per tutto quello che gli aveva detto e accarezzarle il viso con le dita , tuttavia quello che gli aveva detto continuava a ronzargli in testa come se fosse una cantilena, lo sapeva che doveva fare qualcosa ma era come se fosse bloccato , la verità era che doveva essere Tea a fare la prima mossa e cominciò a supplicarla mentalmente che gli dicesse qualcosa, qualsiasi cosa , anche un semplicissimo scusa gli bastava.
Tea aveva il cervello in tilt, aveva rimuginato tutta la notte sul discorso che doveva fargli per farsi perdonare , ma la sola cosa a cui riusciva a pensare era a quanto Atem fosse bello mentre il cuore le batteva come se stesse per esplodere e lo stomaco cominciava farle male. Non riusciva a pensare a niente, si dimenticò tutto quello che doveva dirgli e non aveva neanche le capacità fisiche e mentali di aprire la bocca e pronunciare qualsiasi cosa , anche la più stupida. Le guance iniziarono ad andare a fuoco , strinse le mani più che poteva e le sentì cominciare a sudare , doveva dirgli qualcosa ma non sapeva spiccicare neanche una singola parola , niente. Alla fine cedette, presa dal panico e disse “ Auguri per il duello “ gli sferrò un sorriso del cavolo, finto e fuori luogo tanto quanto la frase che aveva appena pronunciato e Atem cambiò subito espressione e lei si morse le labbra così forte che temette che cominciassero a sanguinarle
“ Cosa? “ stava scherzando? Tutta quell’ansia, quella tensione , solo per liquidarselo con un augurio? Era da non crederci. Non era questo quello che voleva sentirsi dire, ok, almeno aveva parlato e aveva spezzato quella tensione crescente che quasi poteva tagliarsi con un coltello , ma per quello che gli aveva detto poteva anche tenere la bocca chiusa e non parlare proprio “ Tutto qui quello che hai da dirmi? Tutta quella scena per niente?”
Tea puntò sulla difensiva “ Beh, che ti aspettavi? “ il cervello non connetteva con le parole, visto che i suoi sentimenti le suggerivano di domandargli perdono ma le parole le scappavano come delle lame affilate ed erano tutto il contrario di quello che pensava
“ Non lo so, magari che mi chiedessi scusa, visto che è stata tutta colpa tua  “ non era possibile, stavano litigando di nuovo e la colpa era ancora una volta di Tea. Quella ragazza era incredibile, forse era davvero il caso di liquidarsela e mollarla come una scema senza degnarle neanche uno sguardo, ma come al solito , i suoi sensi gli suggerivano il contrario
Tea perse le staffe, aveva ragione, Atem era davvero un ragazzino viziato. Voleva la guerra? Guerra avrebbe avuto “ Colpa mia? Non sono stata io quella che ti ha urlato per la rabbia repressa di una vita “ se pensava che si fosse scordata che lui le aveva urlato contro quando gli aveva parlato del palazzo, si sbagliava di grosso. Se era frustrato per la vita che aveva condotto in Egitto, la colpa non era di certo sua
“ No , certo “ adesso stava davvero perdendo la pazienza, quella ragazzina stava iniziando a dargli sui nervi “ Tu sei stata quella che ha pedinato me e Lizzie come una stolker “ le urlò contro quelle parole acide in faccia, senza curarsi se le avrebbe spaccato i timpani o se gli altri avessero sentito
“ Avevo le mie buone ragioni per farlo “ aveva una voglia matta di mollargli uno schiaffo in quella sua bella faccia tosta
Ancora quella frase assurda, erano due volte con questa che gli urlava contro quelle parole e non riusciva a capire il senso “ Ma davvero? “ se aveva delle ragioni, allora doveva dirgliele “ Prego, esponile “ l’espressione sconvolta e l’evidente sbiancamento di Tea , bastò per spegnerla Non aveva idea di cosa dirgli , anzi , sembrava aver toccato un tasto dolente visto che aveva iniziato a balbettare e la cosa lo incuriosì non poco, quella ragazza gli nascondeva qualcosa“ Che c’è?! All’improvviso te le sei dimenticate? “ vedeva che Tea stava facendo il carico di rabbia, era sicuro che tra poco sarebbe scoppiata a urlare e voleva vedere cosa gli avrebbe risposto, ma la voce di Roland riecheggiò dagli altoparlanti annunciando l’inizio della sfida finale e Atem, prima di andare dentro l’arena, disse “ Tu mi nascondi qualcosa, è poco ma sicuro “ girò i tacchi e iniziò a salire le scale che portavano al portone , dove c’era Lizzie ad aspettarlo con una crescente eccitazione sul volto
Tea era stata messa alle strette da Atem in quella maniera così assurda e ridicola che quasi aveva avuto paura che la costringesse veramente a parlare. Atem poteva essere testardo, arrogante e , a quanto si era dimostrato , anche un po’ crudele , ma non era uno stupido,  se si fosse messo in testa di voler approfondire la questione sarebbe stato capace di trovare il modo di inchiodarla e metterla con le spalle al muro e di certo non sarebbero state le battute ne la rabbia a salvarla dalle sue grinfie. Era così arrabbiata, non con lui, ma con se stessa , che per sfogarsi gli urlò “ Spero che Lizzie ti infligga una sonora sconfitta “
Atem si fermò, voltando appena lo sguardo verso di lei , ma non aveva nessuna voglia di risponderle e riprese a salire le scale , lasciando Tea ai piedi della scalinata con un espressione furente. Aveva visto centinaia di comportamenti strani nel corso della sua vita, ma quelli di Tea li battevano tutti. Gli nascondeva qualcosa , era evidente, erano già due volte che gli rispondeva che aveva delle buone ragioni per averlo seguito ma quali fossero non era ancora chiaro, faceva di tutto per non dargli risposte di nessun tipo, come se non dovesse sapere quali fossero ed era certo che avevano a che fare con lui e voleva sapere quali fossero , non per passarsi uno sfizio, ma per capirci qualcosa. Tea aveva creato una matassa difficile da sbrogliare, non era la prima volta che gli dava risposte dal senso ambiguo , come se si divertisse a deviare determinati discorsi.
 
Tea si sentiva male, il cuore le batteva velocemente e temeva di svenire da un momento all’altro, continuava  guardare un punto non preciso del pavimento , incapace di alzare lo sguardo verso qualsiasi altra cosa. Atem iniziava a capire quello che non doveva e adesso aveva molta più paura di prima, non doveva sapere dei suoi sentimenti per lui, non poteva permettere che la loro amicizia finisse per sempre a causa di un sentimento non reciproco e la sola idea la terrorizzava a morte. La loro amicizia rischiava di essere compromessa , doveva fare in modo di trovare una scusa convincente che placasse Atem una volta per tutte, per impedirgli di fare ulteriori domande e cominciare a moderare le sue successive parole, le bastava perdere la calma per dire qualcosa di troppo e soprattutto di sbagliato. Prese un bel respiro , si decise a salire le scale e cominciò ad organizzare le idee nella sua testa. Entrò dentro l’arena trovando Atem e Lizzie al centro , che aspettavano l’inizio di Seto per cominciare la sfida finale, in silenzio si apprestò ad unirsi agli altri ma Atem si accorse che Atem continuava seguirla con lo sguardo, come se la tenesse sotto controllo. In fretta e furia, fece il giro e salì in fretta le scale che portavano alla balconata superiore dove c’era Mokuba insieme a tutti gli altri , la classica sistemazione d’onore dove seguire il duello da una migliore prospettiva “ Che mi sono persa?”
“ Una scommessa su quale sarà la Divinità Egizia che Atem ha messo nel suo deck “ Yugi non aveva fatto altro che ridere per tutto il tempo, Joey , Tristan e Duke avevano iniziato a discutere per poi finire a piazzare una scommessa sulla divinità che Atem avrebbe giocato, sempre se l’avesse prima pescata e la cosa divertente era che avevano costretto pure Marik a partecipare alla scommessa , il quale aveva puntato sul Drago Alato di Ra. Si girò a guardare Tea, trovando uno strano alone di inquietudine sul viso della ragazza, come se fosse successo qualcosa che l’avesse sconvolta e sperava tanto che non avesse litigato di nuovo con Atem “ Stai bene?”
“ Si, tranquillo “ sperava che nessuno si accorgesse delle sue condizioni pietose, Yugi soprattutto.
Seto arrivò da un ingresso che dava proprio sulla balconata, sicuramente una sorta di entrata di emergenza, camminando a passo spedito e dirigendosi alla ringhiera senza degnare gli altri di uno sguardo “ Bene, duellanti, sapete perché vi trovate all’interno di questo edificio. Qui , disputerete il vostro duello finale del torneo , ed è un vero piacere per me dare il via a questa sfida. E ora, combattete “  il discorso di Seto , attraverso le telecamere, venne riprodotto anche all’esterno sul maxi schermo e tutta la folla esultò mentre scorrevano le immagini sui due duellanti che mischiavano reciprocamente i rispettivi deck e che erano pronti a darsi battaglia per lo scontro finale.
Lizzie era prontissima, aveva sudato per arrivare alla finale di quel torneo e finalmente aveva la possibilità di sfoggiare le sue vere abilità di duellante. Quasi non le sembrava vero di essere stata scelta per la sfida finale e di star disputando un duello decisivo dentro il palazzo reale , un’arena decisamente appropriata per l’incoronazione del vincitore. Doveva ammettere che un po’ era dispiaciuta dal fatto che il suo avversario fosse proprio Atem, ovviamente non dal punto di vista della sfida in sé, aveva desiderato di sfidarsi con un duellante di un certo spessore e di una certa abilità e Atem aveva dimostrato di essere all’altezza delle aspettative, ma perché era stato scelto proprio lui come sfidante. Aveva appena stretto amicizia con lui, aveva fatto il tifo più sfegatato durante i suoi duelli, erano pure uscii assieme e adesso doveva combattere contro di lui quando invece le sarebbe piaciuto sentirgli fare il tifo per lei dalla balconata, ma quella era la vita e loro erano avversari. Atem le piaceva, era il genere di ragazzo che faceva per lei, oltre al fatto di essere molto carino, ma non per questo gli avrebbe riservato un trattamento di favore “ Meglio che tieni gli occhi aperti, ti darò filo da torcere “ gli porse il suo deck appena mischiato , facendogli l’occhiolino notando che Tea si era infastidita e la cosa non potè che farle provare un immensa sensazione di soddisfazione
“ Non vedo l’ora “ le porse il suo deck riprendendosi il proprio, guardandola con aria di sfida e di divertimento. Che quella ragazza era un osso duro lo aveva dimostrato ed era sicuro che il duello sarebbe stato tutto tranne che noioso , Lizzie gli piaceva , sapeva il fatto. Aveva avuto modo di trovarsi davanti ragazze davvero agguerrite , come Mai e Vivian , ma era sicuro che con Lizzie sarebbe stato diverso, che per la prima volta si sarebbe divertito davvero.
Quando i due duellanti furono alle rispettive postazioni , Seto fece cenno a Roland, il quale scese di corse le scale e si piazzò ai piedi della scalinata che dava verso il trono reale , pronto a fare da cronista per la sfida “ Bene , siete pronti? Iniziate “
Lizzie e Atem infilarono i deck nei dueling disck , accendendoli e collegandoli alla piattaforma dell’arena , i proiettori degli occhi delle statue di due divinità si accesero e Lizzie non perse subito tempo, voleva essere lei a cominciare la sfida “ Bene, prima le signore “ pescò cinque carte dal suo deck mettendole davanti agli occhi , scrutandole attentamente e doveva dire che il duello cominciava proprio bene. Avrebbe dato ad Atem un assaggio delle sue capacità, non solo quelle che aveva visto durante il suo duello contro Brukido o gli altri dilettanti, aveva aggiunto delle nuove carte per delle nuove strategie di gioco , avrebbe visto quanto era intelligente, oltre che brava, del resto voleva fare colpo su di lui , perché non cominciare infliggendogli subito una sonora batosta “ Voglio cominciare in grande stile, quindi gioco questa carta , L’Agente della creazione- Venere “ il mostro, con 1600 punti di attacco, apparve sul terreno di gioco in un mix di luci e bagliori e Lizzie non mancò di fare una delle sue tipiche battute “ Non è bellissima? Del resto, porta il nome della dea della bellezza “il suo turno cominciava proprio bene , ma non era ancora finito, aveva altre mosse da fare “ Dopo di questo, attivo subito l’effetto di Venere “ un alone dorato apparve intorno al mostro e Lizzie tirò fuori il deck dall’alloggiamento , allargandolo a ventaglio e tirando fuori una carta, poi rimise il resto nell’alloggiamento e piazzò la carta sul dueling disk “ Grazie al suo potere, posso evocare Sfera Mistica di luce “ una sfera bianca e luminosa apparve sul terreno, abbagliando tutti con la sua splendente luce “ Naturalmente, tutte le cose belle hanno un prezzo, e questa sfera mi costa 500 life points “ lo disse con un finto tono affranto, non le dispiaceva per niente sacrificare i suoi life points per evocare quella carta, presto avrebbe messo in atto il piano che stava organizzando da quando lo scontro era iniziato e quella piccola sfera era solo l’inizio.
Atem non capiva la sua mossa, quella carta poteva essere utile solo come palla da discoteca non come mostro , pagare 500 Life Points solo per tenere in campo una sfera inutile non aveva alcun senso “ Cosa speri di farci, non è utile neanche per giocarci a calcio “
Lizzie sorrise, ecco uno dei tipici problemi dei ragazzi, si fermavano solo alle apparenze e mai su cosa c’era più in fondo “ Non ho mica detto che devo usarla “ prese una carta da quelle che aveva in mano “ Sacrifico quella sfera di luce , per poter evocare un altro mostro “ rimosse dal dueling disk Sfera mistica di luce e al suo posto mise la carta che aveva in mano “ Ti presento Thetys , dea della luce “ il mostro, con 2400 punti, apparve sul terreno di gioco tra lo stupore generale in posizione di attacco, così come Venere , e per concludere, Lizzie prese due carte  “ Per concludere , posiziono due carte coperte “ era gasata come non lo era mai stata, vedeva le facce sconvolte di tutti i ragazzi lì presenti, in un turno aveva evocato due mostri al prezzo di 500 lide points e tutto grazie a una sfera di luce
E adesso… vediamo come rispondi , Tesoro
Atem rimase sconvolto, non aveva mai visto niente del genere prima d’ora, evocare due mostri in un colpo solo al prezzo del singolo sacrificio di una misera palla luminescente, era roba da primo ordine. Neanche lui, con il suo deck, era mai riuscito a fare una cosa simile, era proprio vero che era decisa a dare il massimo e la cosa non potè che fargli spuntare un sorriso di soddisfazione sulla faccia. La prospettiva del duello si dimostrava davvero ardua e iniziava a piacergli, voleva dire che avrebbe dovuto sudare per vincere “ Gran bell’inizio “ ritornò serio, deciso a voler abbattere le difese che Lizzie si era creata dalla sua parte del campo “ Ma , adesso è il mio turno “ pescò dal deck una carta, aggiungendola a quelle che aveva in mano. A parte la prospettiva scadente dal punto di vista di trappole, i mostri non mancavano “ Comincio mettendo una carta coperta sul terreno “ la carta apparve sul campo “ E poi, gioco Breaker , il guerriero magico “ il mostro, con 1600 punti, apparve sul terreno in attacco.
Una volta sul campo, Lizzie si accorse che una delle sfere si era illuminata di azzurro, come se ci fosse una luce a neon che si fosse accesa. Era la prima volta che vedeva un effetto simile su un mostro “ E quella luce cosa sarebbe?!”
“ Si chiama Segnalino magia. A ogni turno, se ne illumina uno e il mio mostro guadagna 300 punti extra “ i punti del mostro salirono di 300 e divennero 1900. Era ora di mostrare a Lizzie che i mostri non facevano vincere un torneo , se credeva di averlo spaventato con quelle due divinità si sbagliava di grosso “ Bene, avanti Breaker, distruggi Venere “
Il mostro partì all’attacco, puntando contro il mostro di Lizzie, ma la ragazza era pronta. Si era immaginata un attacco preventivo da parte di Atem, ma non gli avrebbe permesso di disintegrare neanche uno dei suoi mostri “ Ah , NO. Scordatelo campione, attivo Fardello del potente “ la carta si sollevò e Atem si paralizzò di colpo, l’attacco fu annullato e il suo mostro ritornò nella posizione iniziale , senza sferrare colpi. Lizzie scoppiò a ridere, se davvero Atem avesse pensato che gli avrebbe reso la vita facile, si stava sbagliando di grosso “ Se ti stai domandando cosa è successo, sappi che la mia carta riduce i punti di attacco di un mostro avversario di 100 punti in base al suo livello e se i miei calcoli sono giusti, il tuo mostro perde 400 punti “ i punti di attacco di Breaker scesero a 1500 , con furente rabbia e nervosismo di Atem.
Si era aspettato un contrattacco da parte sua e non aveva tardato ad arrivare “ Sposto Breaker in difesa e concludo il mio turno “
 
Joey era rimasto sconvolto, non solo evocava due mostri in un solo turno ma riusciva a piegare il mostro del faraone, una cosa che non si era mai vista prima d’ora. Quella ragazza era davvero ingamba, più di quanto avesse immaginato “ Oh Cavolo, altro che duello , questa è una guerra fredda “
“ Quella ragazza ci sa fare davvero. se non sta attento, Atem rischia davvero grosso “ anche Duke era rimasto a bocca aperta, non era mai capitato che il faraone si trovasse in difficoltà simili. Certo, era il primo turno, ma quella ragazza sembrava un osso duro , più di quanto avesse dimostrato prima
Tristan, infuriato per il pessimismo di quei due, gli afferrò entrambi per il collo e sibilò “ Ehi, non saranno due fatine striminzite a mettere il faraone nel sacco, chiaro?”
“ Io non ci giurerei “ Tea, con la sua affermazione piena di sarcasmo, si attirò addosso gli sguardi di tutti e tre. Conosceva Lizzie, le carte che aveva e le sue abilità, e non mancava a lei inventarsi le migliori strategie di gioco per mettere con le spalle al muro anche un campione del calibro di Atem , anzi ci sperava con tutto il cuore che quel presuntuoso viziato facesse la figura del perdente venendo sconfitto da Lizzie , così avrebbe abbassato la cresta per un po’. Era la prima volta che faceva il tifo per qualcuno che non fosse Atem e non se ne stava pentendo per niente. Lizzie era pur sempre la sua migliore amica, nel bene o nel male, gelosia o no, e poi per il modo in cui l’aveva trattata, vederlo strisciare fuori da quell’arena , sconfitto davanti a tutti , era senza dubbio la cosa che più voleva al mondo. Atem non amava le sconfitte, uno dei suoi più grandi difetti era il suo profondo orgoglio , una sconfitta lo avrebbe senza dubbio colpito dove gli faceva più male
 
Lizzie era soddisfatta, Atem era stato costretto a indietreggiare e i suoi mostri erano salvi , adesso toccava di nuovo a lei e aveva tutte le intenzioni di non farsi perdere l’occasione “ Dunque, adesso tocca a me “ pescò una carta dal deck e l’aggiunse a quelle che aveva in mano e non potè che sorridere piena di soddisfazione. Aveva delle carte formidabili in mano, una più utile dell’altra. Aveva fatto bene a dare una sistemata al suo deck , tutte le carte che componevano il suo imbattibile arsenale da combattimento erano tutte ancorate a varie strategie di gioco grazie soprattutto ai loro effetti speciali, che perdesse quello scontro era impossibile “ Voglio sacrificare , per prima cosa, L’Angelo della creazione – Venere “ il mostro sparì e Lizzie tirò fuori dalle carte che aveva in mano un'altra carta mostro “ Così posso evocare una delle mie creature preferite. Ti presento Gragonith ,  drago fedele della luce “ il mostro apparve sul terreno con 2000 punti di attacco. Un grosso mostro nella via di mezzo tra un drago e un cavallo alato bianco con la criniera dorata
“ Ma che accidenti di mostro è?!” Atem non aveva parole, non aveva mia visto carte simili in vita sua
Lizzie scoppiò a ridere, guardare la faccia sconvolta di Atem e di tutti gli altri era una sensazione impagabile. Sapeva che quel deck avrebbe sconvolto tutti ma reazioni simili non le aveva neanche lontanamente immaginate , anche Tea sembrava sorpresa, e contare che conosceva le sue carte meglio di chiunque altro “ Solo uno dei mostri più rari del Duel Monsters “
 
Erano tutti sconvolti, non avevano mai visto in circolazione un mostro simile, neanche ai tornei più importanti. C’erano carte rare che circolavano in giro , era vero, ma mai roba simile. Seto , a differenza degli altri, non si stupì più tanto, conosceva quelle carte molto bene e non si meravigliava che fossero in possesso di Lizzie, anzi sarebbe stato strano se non fosse stato così.
“ Fratellone, tu sai che mostro è ?”
“ Certo che lo so, il deck di Lizzie viene da un’asta che Maximillian Pegasus aveva organizzato quattro anni fa per beneficenza, fu fatta un’offerta vincente di 40.000 dollari “
“ Ma se è un deck da asta , Lizzie non dovrebbe neanche usarlo. Giusto ?” conosceva quel genere di carte, non erano destinate all’uso nei tornei ufficiali eppure Lizzie le stava giocando senza che nessuno battesse ciglio , Seto incluso. Era contro le regole usare carte non destinate al gioco , soprattutto se erano da collezione. Eppure Lizzie le usava come se niente fosse , era stranissimo
Seto scosse la testa “  Beh, se non fosse stato utilizzabile credo che la madre di Lizzie non si sarebbe scomodata per andare fino a Las Vegas e svuotare il conto di 40.000 dollari, non credi?” Pegasus non era mai stato un tipo da rispetto delle regole, per lui le regole servivano solo per essere infrante e quel deck ne era la prova concreta. Quel genere di carte , di solito, non venivano mai sviluppate fino in fondo, per tanto non erano dotate neanche di codici e inserite dei database dell’azienda delle industrie ALL ILLUSION , ma quel deck era tutto un caso a parte. Pegasus aveva deciso di creare un deck da collezione ma perfettamente funzionale, in modo da attirare più attenzione su di esso e il suo piano aveva funzionato. Centinaia di collezionisti plurimiliardari , appassionati di Duel Monsters, erano accorsi da ogni parte degli Stati Uniti per impossessarsi di quel deck , sparando le cifre più assurde pur di averlo e alla fine quel deck se lo era preso Lizzie.
 
Lizzie prese un’altra carta , dalle ultime tre che aveva in mano “ Adesso, posiziono questa carta coperta e poi… “ il suo sorriso si allargò ancora di più, voleva che Atem si rendesse conto di quale furia si trovava davanti “ Vai Gragonith, distruggi Breaker “ il mostro partì all’attacco e distrusse il mostro di Atem spedendolo in frantumi e il faraone , stranamente, si accorse che i suoi life points erano diminuiti di 1500 , scendendo a 2500 “ Se ti stai domandando perché hai perso punti , è molto semplice. Il mio mostro infligge un danno da combattimento se attacca un mostro in difesa. in pratica avresti perso comunque dei punti “
Così non andava affatto bene, aveva perso Breaker , life points , le difese di Lizzie erano impenetrabili e la carta coperta che aveva giocato non era utile a niente per adesso. Non si era aspettato che giocasse mostri di alto livello e così potenti, doveva rivedere le sue strategie di gioco se voleva spuntarla ed evocare la Divinità Egizia che gli serviva “ Va bene, , sei stata brava. Ma il duello è tutto tranne che finito “ pescò una carta dal deck, proprio quella che faceva al caso suo “ Gioco questa carta, Doppio cotton “ due sfere nere fluttuanti spuntarono sul terreno di gioco. Lizzie era sicuramente pronta a fare qualche battuta, sicuramente per ripicca su quella che lui aveva fatto alla sfera di luce, ma la spense prima che potesse parlare “ Questo mostro ha un piccolo effetto speciale. Posso sacrificarlo come se avessi in campo due tributi “ rimosse dal gioco quella carta spedendola al cimitero e prese dalle carte che aveva in mano un mostro “ Ti presento Cavaliere vento oscuro di Gaia “ il mostro apparve sul terreno di gioco con 2300 punti di attacco “ E poi, metto questa carta coperta “ il suo mostro era più forte di quelli di Lizzie , ma lei aveva sul campo due carte coperte e con ogni probabilità lo avrebbero messo nuovamente in ginocchio , ma se non attaccava non avrebbe concluso niente. Lizzie avrebbe spedito all’attacco quel drago e che i suoi mostri fossero in difesa o in attacco non avrebbe fatto differenza
Tanto cosa ho da perdere, comunque la si giri ci vado di sotto sempre io
“ avanti Gaia. Distruggi Gragonith “ il mostro partì all’attacco, a marcia spedita verso il drago di Lizzie, puntandogli contro la sua lancia
Lizzie sorrise beffarda, ormai era chiaro che Atem avrebbe provato ad attaccare dato che era tutto quello che poteva fare, Gragonith lo avrebbe messo comunque in ginocchio , qualsiasi cosa facesse “ Fregato, attivo la carta magia Abito proibito “ l’attacco del mostro si fermò in quanto i punti di attacco dei Gaia scesero di 600 “ Grazie a questa carta, il tuo mostro perde 600 punti di attacco “ i punti di Gaia scesero a 1700 e Atem non potè fare altro che imprecare mentalmente contro Lizzie e tutte le dannate carte che stava usando con una strategia maniacalmente efficace “ Concludo qui “ adesso cominciava davvero a temere che quel duello lo avrebbe perso. Se non riusciva a distruggere le difese di Lizzie non avrebbe mai sferrato un attacco davvero efficace. Gli serviva una strategia , alla svelta. Doveva fare qualcosa , qualsiasi cosa per sbarazzarsi di quei due mostri , altrimenti gli avrebbe azzerato tutti i life points come se fossero noccioline, tuttavia se lo meritava almeno un elogio. Non si era mai trovato davanti un’avversaria così forte “ I miei complimenti, sei la prima che riesce a mettermi in ginocchio “
Lizzie arrossì, davvero era la prima che riusciva a metterlo con le spalle al muro? Non riusciva a crederci , questo voleva dire che l’aveva colpito con le sue strategie di gioco e la sua intelligenza, stava per dirgli qualcosa ma la voce di Roland , allarmata , riecheggiò dentro la struttura, facendo preoccupare tutti  , Lizzie e Atem inclusi “ Signor Kaiba “
“ Cosa vuoi, Roland “ l’uomo gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Seto sussultò, allarmato come non lo era mai stato prima d’ora “ Dimmi che è uno scherzo di pessimo gusto “
“ Temo di NO, Signor Kaiba “
Tutti quanti si voltarono verso l’ingresso della balconata e videro spuntare la sola e unica persona che mai avrebbero immaginato di trovarsi davanti “ IL PRESIDENTE “ urlarono tutti in coro, sconvolti e sorpresi alla vista dell’uomo più importante degli Stati Uniti d’America. Joey tremava come una foglia, era la prima volta che si trovava il Presidente a pochi centimetri da lui “ Oh…Mio…Dio….” Non sapeva se tremare perché era la prima volta che vedeva così da vicino il Presidente ,  se per l’espressione infuriata che aveva stampata in viso o se per i due bodyguard che gli stavano accanto e che erano alti e grossi come due armadi e che con gli occhiali da sole oscurati sembravano davvero cattivi.
Il Presidente ignorò i ragazzi che erano lì e si concentrò esclusivamente sui due duellanti che stavano disputando la finale , ma soprattutto sulla ragazza che aveva piazzati davanti ai suoi occhi i mostri olografici e che non osava neanche guardarlo in faccia “ Signor Kaiba, annunci che questo duelli è sospeso e che quella ragazza è squalificata in seduta stante “
Lizzie si voltò a guardare il Presidente, sconvolta come non lo era mai stata “ Cosa?! NO, non puoi , non è giusto “
“ Decido IO cosa non è giusto “ era furioso e la sua voce tonante finì per fare spaventare tutti , che non capivano cosa volesse il Presidente da Lizzie “ E dico che questo duello avrà fine , ORA” quella ragazza avrebbe fatto quello che diceva lui o l’avrebbe pagata molto cara
Lizzie iniziò a fremere dalla rabbia, dal nervoso , a respirare così forte da sembrare un toro prima della carica. Ma come si permetteva di venire alla finale di un torneo e iniziare a dettare legge in quella maniera. Non aveva alcun diritto di fare una cosa simile, anche se era il Presidente “ E Io , dico che tu non sei nessuno per comandarmi. Chiaro , Papà ?“ non aveva diritto, nessuno diritto di andare lì a comandarla, anche se era suo padre non poteva imporle la sua volontà. Questo era il suo duello e lo avrebbe portato a termine, a qualunque costo
 
 
 nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo
allora, Atem e Tea fanno doppietta e rivelazione schok su Lizzie
cosa accadra? lo scopriremo in seguito. cspero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 28
*** La finale - parte 2 ***


“ Esigo immediatamente delle plausibili spiegazioni sul perché mia figlia Elizabeth è qui e sul perché non sia stata ancora squalificata come ho chiesto “ il Presidente era davvero furibondo , nessuno poteva permettersi di prendersi gioco di lui in quella maniera e imbrogliarlo come aveva osato fare sua figlia. Avrebbe dovuto sospettare che la sua decisione di voler andare a Orlando con sua madre fosse legata al torneo al quale Seto Kaiba lo aveva invitato per inaugurarlo e si meravigliava di come nessuno fosse stato in grado di accorgersene, soprattutto lui che era stato per un giorno intero all’arena e su un palco rialzato con la visuale su tutti i duellanti. Avrebbe dovuto dare ascolto a Willelmina fin dall’inizio , quando gli aveva detto che Elizabeth tramava qualcosa insieme a sua madre ma mai avrebbe immaginato che si trattasse del torneo. Willelmina aveva ragione, Elizabeth doveva ricevere una punizione esemplare e il collegio gliel’avrebbe data. Stavolta non sarebbero stati pianti, urla, litigi ne l’intervento di sua sorella a impedirgli di cambiare idea, Elizabeth sarebbe partita per la Svizzera a conclusione di quell’assurdità di torneo  e avrebbe ricevuto l’educazione che sua madre non le aveva mai saputo dare , un educazione pari allo status sociale a cui Elizabeth apparteneva. Ma soprattutto era furibondo con Seto Kaiba , lo aveva invitato ad inaugurare un torneo di Duel Monsters per poi osare prendersi gioco di lui invitando sua figlia a parteciparvi, ben sapendo che non gradiva che sua figlia si dedicasse a stupidaggini simili che andavano a minare la sua educazione. Non gradiva che si facevano cose del genere , soprattutto di nascosto.
Seto avrebbe tanto voluto sbarazzarsi non solo del Presidente ma anche di Lizzie, tuttavia aveva ricevuto una richiesta inaspettata proprio dalla madre di Lizzie poco dopo la discussione con lei. Sua madre aveva fatto di tutto per garantire a Lizzie la più sicura partecipazione al torneo oltre che la garanzia di non far scoppiare il finimondo , cosa che lo aveva portato ulteriormente a cedere e ad accettare , ma adesso se ne stava pentendo amaramente non solo di aver accettato Lizzie al torneo ma anche di aver accettato la telefonata della madre di lei. Quella finale stava andando a rotoli ma non aveva altra scelta che non fosse quella di mandarla avanti, con o senza il Presidente a intralciare. E poi , il curriculum sull’iscrizione di Lizzie era stato organizzato e spedito da sua madre in persona, il nome poteva essere il suo nomignolo e il cognome quello della madre ma le firme e le generalità di base erano originali, Lizzie era regolarmente iscritta a quel torneo e dato che non si era cancellata di sua spontanea volontà dal torneo quando glielo aveva chiesto, era regolarmente autorizzata a partecipare e non si poteva squalificare neanche se l’avesse voluto , a meno che non si sarebbe arresa di sua spontanea volontà, cosa che non avrebbe mai fatto “ Temo di non poter soddisfare la sua richiesta , Presidente “
“ E per quale motivo?! Mi sembra che si sia presentata sotto falso nome, o sbaglio? “ se era uno scherzo era davvero di pessimo gusto, Elizabeth si era presentata usando il suo nomignolo e il cognome di sua madre e non con il suo nome completo il che doveva significare squalifica immediata , eppure Seto si rifiutava di farlo
“ Vede, non posso farlo perché sua figlia è regolarmente iscritta a questo torneo “ sapeva che si stava tirando addosso le ire del Presidente, glielo leggeva chiaro negli occhi che non stava gradendo per niente le sue risposte , anzi era sicuro che stava per scoppiare a urlare e temeva che questo potesse avere ripercussioni sul suo appoggio in politica.
 
Lizzie era arrivata al limite della sopportazione, a tutto c’era un limite e lei il suo lo aveva già superato da un pezzo. Aveva fatto di tutto per reggere ma adesso ne aveva abbastanza di sentirlo urlare in quella maniera. Lo sapeva che aveva sbagliato ad iscriversi al torneo di nascosto, ma come poteva essere altrimenti , non le avrebbe mai permesso di partecipare a un torneo ufficiale contando che Willelmina ci avrebbe messo del suo e avrebbe iniziato a screditarla per non parlare del fatto che avrebbe iniziato a parlare di nuovo del collegio svizzero , anche se ormai era sicura che qualsiasi cosa sarebbe successa di lì a poco il collegio non glielo avrebbe tolto nessuno, peccato che la sua destinazione sarebbe stata un’altra. Ormai il danno era fatto, cosa le poteva costare di confessare tutto quello che lei e sua madre avevano organizzato per partire per Orlando, del resto era già arrabbiato, tenere tutto nascosto non avrebbe cambiato l’esito della litigata. La sola cosa che le dispiaceva era che c’erano tutti gli amici di Tea ad assistere a quello scenario pietoso , l’unica fortuna era che almeno il pubblico all’esterno non avrebbe ascoltato niente visto che la trasmissione era stata interrotta “ Papà, dacci un taglio. È stata tutta una mia idea, Seto non centra niente “
 
Lizzie aveva sentito da dietro la porta della stanza ovale la telefonata che suo padre aveva ricevuto da parte di Seto Kiaba, lo immaginava che il motivo di tutto era l’inaugurazione del torneo. girava voce che sarebbe stata un’inaugurazione stellare e con la presenza di suo padre lo sarebbe stata ancora di più. Seto non si sarebbe mai scomodato a fare una telefonata simile a suo padre se non per il torneo e la sua inaugurazione, solo uno stupido non se ne sarebbe reso conto. Corse immediatamente giù per le scale, arrivando immediatamente nella sua stanza e chiudendo la porta a chiave, non gradiva interruzioni da parte di persone inopportune. Prese il cellulare e iniziò a digitare il numero di Seto, non poteva perdere l’occasione che aspettava da tempo “ Seto kaiba , è un vero piacere parlare con te “
“ Chi parla?!”
“ Non ha importanza, ho bisogno che tu mi faccia un grande favore e sono certa che non mi deluderai “ o almeno lo sperava, conosceva Seto Kaiba, non era il genere di persona che scendeva a patti così facilmente e se voleva ottenere quello che voleva doveva giocare d’astuzia e provare quanto meno a convincerlo a cedere, al resto avrebbe pensato sua madre. Non mancava a lei riuscire a farle ottenere quello che voleva e Seto avrebbe accettato
“ Mi dica chi è e cosa vuole”
Lizzie sospirò, a quanto sembrava non aveva scelta, doveva per forza dirgli la verità “ Sono Elizabeth Brooks, se proprio ci tieni saperlo. Voglio iscrivermi al tuo torneo di Duel Monsters , si tratterà di un’iscrizione segreta, mio padre non deve sapere che sono al torneo o saranno guai seri per tutti e due. Sono disposta ad accettare tutte le condizioni che mi imporrai “
“ Sei impazzita , per caso? “
“ No, non sono pazza “ non poteva rinunciare così a partecipare a quel torneo, doveva convincerlo prima che riattaccasse “ Ascolta, ti prego. Mia madre è al corrente delle mie intenzioni. Verrà a parlarti lei stessa , basta che le dici quando e dove. Ti prego, è importante , non devi preoccuparti di mio padre, lui non saprà niente di niente e se dovesse saperlo mi assumerò le mie responsabilità e terrò fuori sia te che la tua azienda. Ma ti prego, fallo , non ci saranno problemi “ sperava che accettasse, era disposta a fare qualsiasi cosa, anche la più insignificante. Non poteva rinunciare anche a quel torneo, era stato più che sufficiente non poter partecipare alla Città dei duelli e al Grand Prix, non poteva mancare anche a quello, era la sua occasione per vedere Tea. Le aveva parlato del imminente torneo di Duel Monsters e lei sarebbe stata più che contenta di poter finalmente passare qualche giorno insieme, doveva accettare, doveva per forza
“ Come vuoi, lo farò. Ma la responsabilità delle conseguenze sarà tua “
“ Grazie , Seto “
 
“ Mamma ha pensato a tutto il resto. Almeno lei è sempre stata dalla mia parte e non si è mai fatta abbindolare dalla feccia dell’umanità “ gli sputò quelle parole velenose dritte in faccia, metaforicamente parlando visto che lei era nell’arena e suo padre sulla balconata superiore, ma il senso era quello visto che era rimasto paralizzato sul colpo. Era tutta colpa sua se si era ritrovata a dover mentire per ottenere quello che voleva, compresa la partecipazione ad un torneo del cavolo, e a lottare per non permettere a una strega con i tacchi a spillo, vestita peggio di Effie Trinket di Hunger Games e che solo per lo stimato buon senso di sua zia non era la First Lady, di prenderla e spedirla ai confini del mondo come un pacco postale insieme a un velato A mai più rivederci.  Non le interessava come l’avrebbe presa, era quello che pensava di Willelmina e se aveva ancora qualche neurone messo in croce che gli funzionava doveva capire a chi era riferita quell’offesa, almeno avrebbe avuto la possibilità di dirgli tutto quello che pensava sulla sua odiosa matrigna del cavolo, pescata chissà da quale sobborgo di Washington e che credeva di essere la prima diva di Hollywood, quando invece era solo una maledetta vipera sfottuta da tutti che odiava sua madre solo perché era sempre stata più apprezzata di lei in tutto. All’inizio aveva sofferto la loro separazione, ma adesso era più che felice che sua madre lo aveva lasciato, lui non la meritava, non l’aveva mai meritata e visto il modo in cui stava trattando anche lei non si meritava neanche la sua presenza alla Casa Bianca.
Il presidente era imbestialito, osava non solo prendersi gioco di lui ma addirittura insultare in quella maniera Willelmina , come se fosse una donna di strada di prima categoria. Adesso stava davvero oltrepassando il limite consentito “ Adesso smettila , altrimenti …”
“ Cosa?! mi fai le valigie e mi spedisci in Svizzera? “ se pensava di metterle paura si stava sbagliando di grosso , anzi sarebbe stata lei a dargli il ben servito e con tutti i sacramenti. Willelmina voleva sbarazzarsi di lei e adesso suo padre l’avrebbe accontentata , ma non nel modo che sperava di mettere in pratica “ Risparmia i biglietti per il viaggio, sono già organizzata per il mio trasferimento a Domino. Così puoi fare contenta la tua mogliettina e non preoccuparti più di me, anche se, lasciatelo dire, non l’hai mai fatto. Per te non conto niente, ti preoccupi sempre e solo degli interessi tuoi , fregandotene di come si sento io “
 
Joey teneva gli occhi puntati su Lizzie , ascoltava il suo discorso a suo padre e , tutto ad un tratto, gli saltò nuovamente in testa la promessa che aveva fatto a sua madre riguardo Seattle. Aveva completamente dimenticato la storia del trasferimento da lei e sua sorella, la questione della sua decisione, era stato così preso dal torneo, a trascorrere il tempo con i suoi amici da averlo rimosso dalla mente. Aveva promesso a sua sorella che l’avrebbe chiamata per darle comunicazione sulla sua decisione ma non l’aveva più fatto e adesso cominciava ad agitarsi. Non era stato capace di prendere una decisione prima del torneo ma ascoltare il discorso di Lizzie, vedere come lei aveva deciso di mettere la parola fine a tutto quello che le era successo decidendo di trasferirsi in un’altra città, cominciava a fargli aprire gli occhi. Se lei aveva scelto di partire per Domino per essere finalmente serena, forse anche lui poteva seguire il suo esempio , però i suoi amici, come poteva lasciare i suoi amici, la sua scuola e andarsene via come se niente fosse, trovarsi degli amici non era mai stato il suo forte, aveva Tristan solo perché imparato a fidarsi di lui con il passare del tempo e Yugi perché gli aveva fatto capire quanto fosse importante aprirsi con gli altri, ma dover ricominciare da capo lo terrorizzava a morte , però doveva prenderla una decisione e la chiave per riuscirci era davanti a lui e si chiamava Lizzie Everdeen … anzi , Elizabeth Brooks, visto che si era rivelata essere la figlia del Presidente Harris Brooks. Solo, che se voleva prendere una decisione definitiva, quelle poche informazioni appena sapute da Lizzie non gli bastavano, voleva sapere il vero motivo della sua decisione di andarsene via da Washington, doveva saperlo e forse Tea sapeva qualcosa. E adesso che ci pensava, Tea non aveva mai detto a nessuno di loro in quei giorni che Lizzie non era altro che la figlia del Presidente, se era la sua migliore amica doveva per forza saperlo , ma allora perché non ne aveva mai fatto parola con nessuno di loro. Le mollò una gomitata e le bisbigliò  “ Tea, ma tu lo sapevi che Lizzie  , o Elizabeth a questo punto, era la figlia del Presidente? “
“ Tu che dici?” certo che lo sapeva, e sapeva anche che quello che Lizzie stava facendo era decisamente la scelta più giusta che poteva fare anche se era un po’ brutale dirlo in quella maniera a suo padre e durante un duello di un torneo tra l’altro. la vita di Lizzie era un inferno, forse addirittura peggio di quanto osasse immaginare , ma con una matrigna del genere era difficile vivere in santa pace e lasciare Washington era senza dubbio la scelta migliore “ E comunque Lizzie significa Elizabeth, non è un nome a parte “
“ E perché non ce lo hai detto? “
“ Per lo stesso motivo del perché non andiamo a sventolare in giro che Atem è un faraone egizio “ se non era un idiota doveva capirlo che era una questione di priorità. Sarebbe stato assurdo oltre che rischioso andare a dire che Lizzie non era altro che la figlia del Presidente degli Stati Uniti , oltre al fatto che conosceva i suoi amici da così poco che non era una buona idea andare a dire subito chi era davvero. Per lei erano ancora degli estranei, sicuramente glielo avrebbe detto ma quando sarebbe stato il momento opportuno, era pur sempre una situazione delicata che non si poteva sbandierare così come se niente fosse, del resto era lo stesso principio che si applicava per Atem, ok  la sua era pur sempre una situazione diversa ma pur sempre delicata.
Adesso era tutto chiaro , anche se poteva risparmiarsi tutta quella segretezza. Ormai erano amici, poteva anche dirlo , non era di certo uno scandalo per nessuno, ok forse un po’ strano all’inizio , ma non così sconvolgente. Del resto loro erano amici con un faraone di 3000 anni che non faceva altro che trascinarli nelle situazioni più assurde a fronteggiare pazzi scatenati , spiriti vendicativi, e mostri ai limiti della soprannaturalità solo per salvare il mondo neanche fossero gli Avengers, questo sarebbe stato sicuramente la cosa più normale che avessero mai sentito , anche se quello che gli interessava di più in quel momento era sapere qualche dettaglio in più su Lizzie, doveva saperlo. Si fece coraggio e chiese “ Tu sai qualcosa riguardo quello che sta succedendo? Insomma, Lizzie e suo padre stanno litigando e…”
“ Riguarda la matrigna di Lizzie “ sapeva che non era giusto dirlo agli altri al posto di Lizzie, ma era giusto dare almeno le spiegazioni generali, ormai la storia era venuta a galla “ I suoi genitori sono divorziati e suo padre ha sposato la donna che abbiamo visto al torneo , quella vestita da palla da discoteca. È una strega a sonagli che odia Lizzie e ha deciso da un paio di anni di volerla spedire in collegio contando il fatto che suo padre…beh, è un mostro egoista. Perciò, ha deciso di trasferirsi a Domino da sua madre “
Adesso capiva tutto, e doveva ammettere che aveva ragione a volersene andare. In alcuni aspetti gli sembrava di rivedere la storia dei suoi genitori anche se diversa e senza matrigne mostruose. Ma il concetto era lo stesso, suo padre se ne fregava di lui e la sua presenza non gli faceva ne caldo ne freddo , adesso non aveva davvero più dubbi sulla decisione di Lizzie, ma ne aveva ancora sulla sua. Da una parte la felicità, dall’altra tutto ciò a cui teneva, era sicuro che anche Lizzie aveva qualcosa a cui teneva a Washington e si domandava come poteva lasciare tuto e trasferirsi mentre lui ci stava ancora pensando. Era davvero complicato, più di quanto pensasse. Credeva che conoscere la storia di Lizzie lo avrebbe aiutato a decidere, ma gli aveva messo ancora più dubbi. Avrebbe tanto voluto non dover ricordarsi di quella promessa ne della sua condizione familiare , ma ormai era ritornato tutto nella sua mente , ogni parola , ogni gesto e ricordo, e adesso non poteva più scappare.
 
Atem ascoltava in silenzio tutto quello che Lizzie e suo padre si stavano dicendo, o meglio quello che lei diceva e non si stupiva per niente della reazione da perfetto tiranno egoista del Presidente. Gli sembrava di rivedere suo padre, il genere di persona che non accetta essere contraddetto e che pretende la più totale ubbidienza, mettendoci anche qualche bella minaccia nel mezzo. Già a vederlo sul palco alla presentazione del torneo non gli era stato molto simpatico, e vedendolo adesso era molto peggio di quel che pensasse. Lui e suo padre andavano a braccetto, e sapeva cosa stava passando Lizzie, capiva perfettamente quello che cercava di fare, far capire a suo padre che la vita che voleva condurre era lontano da lui e in un’altra città, un po’ come lui aveva cercato di far capire a suo padre che il suo posto era sulla terra insieme ai suoi amici e non nell’oltretomba a fare l’idiota a guardare gli altri, contando anche il fatto che il misterioso amico di Aknadin aveva minacciato di prendersela con tutti i suoi amici oltre che con il mondo intero, non poteva di certo starsene in panchina a guardare il mondo andare a rotoli e i suoi amici venire uccisi. Sapeva che la storia non era finita , almeno augurava che quella di Lizzie finisse in fretta. Se lo meritava di vivere in pace e tranquillità ma a giudicare da come si mettevano le cose non sembrava che lui volesse cedere. Era proprio vero, certe volte i genitori si rifiutavano di capire cosa faceva davvero felici i propri figli , e lui lo sapeva, c’era passato 3000 anni fa e continuava a passarci ancora adesso
 
Il presidente ormai non tollerava più ne Lizzie ne il suo discorso senza senso. Non poteva parlargli in quella maniera ne permettersi di prendere simili decisioni senza prima consultarlo. Non poteva comandare lei su quella che doveva o non doveva fare , era lui il tutore di Lizzie, certo l’affidamento era in comune ma lei viveva con lui e come tale doveva attenersi alle sue decisioni senza discutere. Willelmina aveva capito fin da subito che Lizzie era troppo ribelle per lo stato sociale a cui apparteneva e aveva avuto ragione fin da subito che bisognava inquadrarla , gli dispiaceva solo che non lo avesse capito prima  , ma in fondo era anche colpa di sua madre. Quella donna non solo non aveva saputo educare Lizzie, ma osava addirittura mettere il naso in faccende che non la riguardavano, conosceva le regole e il suo modo di pensare ma come al solito doveva sempre mettere a Lizzie idee strane in testa , ma adesso avrebbe pensato lui a tutto “ Adesso basta, non sei nella posizione di prendere decisioni del genere. Fin tanto che vivi con me, ti atterrai alle mie regole , Elizabeth. Dimenticati questa assurda faccenda del trasferimento, dimenticati questo duello assurdo , dimenticati tua madre e vieni immediatamente con me. E vedi di gettare via quelle ridicole figurine e quell’affare che porti al braccio, o mi assicurerò io stesso di farli sparire per sempre “ Lizzie doveva obbedire , non erano ammesse proteste di nessun tipo ai suoi ordini. Non aveva fatto due ore di aereo per niente, quella ragazza era un tornado vivente e il suo comportamento era intollerabile oltre che sconveniente per la sua figura. Era il Presidente degli Stati Uniti, rispettato da tutti coloro che lavoravano con lui , la sua autorità era legge e non avrebbe permesso di certo a una Teenager ribelle di minarla davanti a tutti in quel modo “ Obbedisci “
Lizzie non ce la faceva più, era arrivata allo stremo delle forze, ce la stava mettendo tutta per resistere ma suo padre non voleva sentire ragioni di nessun tipo e non se ne sarebbe andato senza di lei. Avrebbe tanto voluto che in quel momento ci fosse sua madre a sorreggerla, era sicura che lei lo avrebbe fatto tacere per sempre e lo avrebbe rispedito da dove era venuto con la coda tra le gambe , ma non era lì e lei era da sola. certo non poteva chiedere aiuto ne a Tea ne ai suoi amici, era già umiliante che avessero assistito a una cosa simile, se si fosse rivolta a loro sarebbe stato il colmo dell’umiliazione , ma in fondo era questo quello che voleva Willelmina, la sua più completa umiliazione davanti a tutti in modo da poter sentire le sue risate sguaiate nelle orecchie come le peggiori arpie della storia dell’umanità. Portò la mano sul dueling disk, posandola sul deck , forse era meglio per tutti se si arrendeva, almeno avrebbe risparmiato altre urla da parte di suo padre. Già poteva immaginarsi la faccia di soddisfazione che aveva stampata, felice come una pasqua di essere riuscito a domarla. Strinse il labbro con i denti, in preda a una crisi di nervi furente che la stava divorando
“ Molto bene, adesso andiamo “ era stato più facile di quanto temesse, alla fine aveva vinto lui e adesso non restava altro che mettere quella ragazza in riga come era giusto che fosse
 
Joey e gli altri , Atem compreso, continuavano a guardare Lizzie con delle espressioni incredule, non poteva finire in quella maniera, Lizzie doveva continuare il duello e lasciar perdere suo padre , non era giusto che per colpa sua lei si arrendesse. Soprattutto Tea continuava a sperare che lei reagisse in qualche altra maniera, aveva faticato tanto per partecipare a quel torneo, aveva lottato dimostrando le sue capacità a tutti come sognava di fare e non era giusto che si tirasse indietro solo perché suo padre voleva imporle la sua volontà. Lizzie se lo meritava di vincere , si meritava di poter vivere la vita come voleva e di stare con chi voleva senza dare soddisfazione a nessuno, tanto meno alla sua odiosa matrigna insopportabile e maligna. Quelle non erano parole di suo padre, erano le parole che Willelmina gli aveva inculcato da quando l’aveva conosciuto e il suo comportamento con Lizzie era il risultato di quanto quella donna fosse capace di manipolare con la sua finta bontà le persone che la circondavano, suo marito più di tutti.
L’espressione di Lizzie, però, mutò all’improvviso. Un diabolico sorriso spuntò sulle sue labbra e la sua mano si richiuse, mentre due dita restarono poggiate sulla cima del deck. No, non sarebbe andata a finire come voleva suo padre, non sarebbe stata al gioco che volevano imporle. Era esattamente dove aveva da sempre sognato di trovarsi, in un arena dei duelli a giocare per la vittoria, insieme alla sua migliore amica e contro a quello che doveva essere il più temuto degli avversari. Da lì non se ne sarebbe andata come se niente fosse, ne sarebbe tornata a Washington dopo la vittoria. Sua madre la stava aspettando e lei non vedeva l’ora di andare con lei in quella che sarebbe stata la sua nuova città con i suoi nuovi amici. Alzò lo sguardo verso suo padre, guardandolo con aria di sfida che, era evidente , non gli stava piacendo affatto. Perfino i suoi amici avevano cambiato espressioni, la guardavano in attesa di una sua mossa o di una sua parola ed era sicura che quello che stava per dire avrebbe sconvolto tutti quanti, ma molto di più suo padre “ Adesso , tocca a me “ tirò fuori la carta dal deck, posizionandola tra due dita al lato della faccia, mentre continuava a guardare suo padre, con un preoccupante pallore bianco violaceo sulla faccia. voltò lo sguardo verso il gruppetto , soprattutto verso Tea, che la guardava con gli occhi sbarrati , e le fece l’occhiolino , cosa che fece scoppiare a ridere Tea e sollevare tutti gli altri. Quel duello era ancora tutto da giocarsi e lo avrebbe portato a termine, fino all’ultimo life point. Si girò verso Atem e gli disse “ Non sei d’accordo? “
Lui le sorrise soddisfatto della sua decisione , aveva fatto la scelta giusta e adesso doveva solo dimostrarlo “ Non aspetto altro, coraggio “
Il presidente era indignato, non aveva idea di cosa si era tirata addosso quella piccola insolente di sua figlia. Scioccò le dita e fece retromarcia seguito dai due Bodyguard della scorta, andandosene via seriamente infuriato. La cosa non sarebbe finita lì, ma preferì lasciarle il suo momento di gloria , perché poi avrebbe dovuto fare i conti faccia a faccia con lui.
Lizzie osservò suo padre andarsene, tirando un sospiro di sollievo per essersi liberata momentaneamente di lui. Adesso poteva continuare il suo duello in santa pace senza interruzioni di qualche altro genere “ Possiamo continuare, Seto? “
Il ragazzo fece cenno a Roland, il quale , dall’auricolare, diede il permesso ai responsabili di riattivare le telecamere dell’arena. Il segnale fu ripristinato e dopo un a serie di scuse generali, la folla riprese ad esultare e Lizzie decise di riprendere da dove si era fermata, infliggere ad Atem una sonora sconfitta “ D’accordo, allora ricomincio da dove mi erano interrotta “ girò la carta che aveva preso verso Atem “ Evocando Dono della fata in posizione di attacco “ il mostro, con i suoi 1400 punti , apparve sul terreno di gioco “ Dopo di che… “ non aveva potuto farlo prima, ma quel cavaliere doveva sparire alla svelta e lei sapeva come farlo “ Tethys, distruggi Gaia “ il mostro partì all’attacco, disintegrando Gaia cavaliere del vento oscuro e spedendolo in frantumi.
Atem fu fortunato, aveva spostato il mostro in difesa e grazie al cielo Lizzie non aveva deciso di attaccare con Gragonith altrimenti avrebbe perso altri punti e la situazione era già disperata di suo
“ Concludo qui il mio turno, per adesso “ era tutto perfetto, aveva ricominciato alla grande e non vedeva l’ora di vincere quello scontro. Chi se ne importava di suo padre, lei era lì per divertirsi e non ci avrebbe rinunciato per niente al mondo a concludere con la sua vittoria.
“ Bene, è il mio turno “ pescò una carta dal deck, proprio quella che faceva al caso suo, o almeno lo sperava “ Gioco la carta magia Resuscita mostro “ Lizzie cambiò espressione, infastidendosi , ma Atem non si fece intimorire e continuò “ Che uso per riportare in vita Breaker “ il mostro ritornò sul campo e , come prima, un segnalino magia si illuminò e guadagnò 300 punti extra, guadagnando 1900 punti. Non poteva farsi scappare quell’occasione, Lizzie poteva avere anche una carta coperta , ma non aveva importanza, doveva fare qualcosa “ Vai , Breaker, disintegra Dono della fata “ il suo mostro partì all’attacco e fece piazza pulita della fata di Lizzie, che si portò dietro con se 1400 dei suoi life points facendoli scendere a 2100.
Lizzie non si era aspettata un attacco simile, pensava di essere ben protetta ma si sbagliava e doveva conservare bene quella carta coperta. Non aveva trappole o magie in mano e se quella fosse stata utilizzata avrebbe dovuto aspettare chissà quale turno per averne nuovamente in mano qualcuna. La sua dose di fortuna si era esaurita con le carte trappola e magia, ma almeno non con i mostri “ Bravo, ma non è ancora finita, sappilo “
“ Lo so, infatti concludo con una carta coperta “
Analizzò attentamente la situazione chi si era presentata, adesso Lizzie aveva in campo due mostri, quelli che gli davano più problemi. Gragonith attaccava i mostri in difesa e infliggeva danni da combattimento, Tethys era quello più vulnerabile dal punto di vista di effetti ma potente e lui aveva in mano solo Breaker , che fin ora aveva 1900 punti di attacco. Per distruggere Thetys gli serviva un mostro abbastanza forte da riuscire a piegarla e fin ora non ne aveva nessuno. L’unico che poteva aiutarlo era finito nel cimitero con i punti di attacco dimezzati, stavolta sarebbe stato difficile sia evocare la Divinità Egizia, che abbattere quelle difese. Lizzie l’aveva studiata bene, era più forte dell’ultima volta e molte di quelle carte neanche le conosceva , forse esisteva davvero qualcuno che poteva batterlo , a parte Yugi, chissà se era lei
 
“ Non c’è che dire, Lizzie ha piegato Atem in una maniera a dir poco geniale “ Duke aveva visto farle mosse fuori dal comune, ben pensate strategicamente e tutte collegate fra di loro. Qualunque fosse la strategia di Lizzie, stava funzionando e , gli dispiaceva ammetterlo, ma il faraone era davvero messo male. Era la seconda volta che lo vedeva alle strette e soprattutto da una duellante che non aveva mai affrontato prima. Forse il vincitore non sarebbe stato Atem , ma Lizzie. Bisognava solo stare a vedere se la situazione non si fosse capovolta da lì a poco.
 
Mokuba era sbalordito, non aveva mai visto una cosa simile in vita sua, due duellanti accaniti che riuscivano a mettersi alle strette a vicenda, ma soprattutto una duellante che riusciva a piegare il faraone “ Seto, è a dir poco pazzesco “
“ Si, hai ragione “ però, non si sarebbe mai aspettato di vedere Atem in quelle condizioni, messo con le spalle al muro da una ragazzina con un deck ultra raro da 40.000 dollari che non aveva portato altro che scompigli in quel torneo. forse il suo torneo avrebbe avuto un vincitore che non sarebbe stato il faraone, ma era una cosa che escludeva fortemente. Non mancava ad Atem trovare la falla nella strategia di Lizzie, c’era sempre un punto debole e lui lo avrebbe trovato, doveva solo fare attenzione a ciò che faceva e come lo faceva.
 
“ Tocca a me “ Lizzie pescò una carta dal deck e l’aggiunse a quelle che aveva in mano, ma non aveva nessuna intenzione di fare mosse , a parte una, e aveva a che fare con Gragonith. Atem le aveva distrutto un mostro e adesso lei gli avrebbe restituito il favore “ Bene, adesso te la farò pagare per aver distrutto il mio mostro. Gragonith, distruggi Breaker “ il mostro partì all’attacco, puntando dritto contro Breaker. Atem non poteva fare niente contro il suo mostro, poteva solo stare a guardare il suo ridicolo guerriero venire distrutto per la seconda volta
“ Scusa, ma una volta è stata più che sufficiente “ attivò la carta coperta facendo sbiancare Lizzie “ Ti presento Blocca attacco “ Gragonith si fermò e ritornò indietro , lasciando intatto il mostro di Atem. si era aspettato che quel drago / cavallo attaccasse Braker e così si era preparato. Aveva perso troppi punti per rischiarne altri.
Lizzie strinse i pugni, in preda a un attacco di rabbia. Quel ragazzo era più forte di quanto pensasse, era riuscita a mettergli fuori gioco molti attacchi ma adesso sembrava che la situazione si fosse capovolta, ma non per questo avrebbe rinunciato a farlo fuori “ Posiziono Samurai della barriera di ghiaccio in posizione di difesa e concludo “ iniziava a perdere la pazienza, voleva farlo fuori a tutti i costi ma non sembrava esserci verso di riuscirci e le sue idee cominciavano a scarseggiare , anche se non era ancora finita. C’era una carta che poteva salvarla ma pescarla era difficile tanto quanto evocarla e di certo non ci sarebbe riuscita se avesse continuato in quella maniera.
“ Tocca a me “ Atem tirò fuori dalle carte che aveva in mano un mostro che non poteva non giocare, ne aveva bisogno per dopo “ Gioco Neo lo spadaccino magico in posizione di difesa “ il mostro con 1700 punti, apparve sul terreno di gioco “ Poi attivo un altro segnalino magia su Breaker, che guadagna altri 300 punti “ i punti del mostro salirono così a 2200. Tutto sembrava procedere bene, un po’ a rilento e con delle difficoltà, ma bene. Adesso aveva due mostri sul terreno , gli mancavano solo un altro mostro e la Divinità Egizia , solo che prima avrebbe dovuto sperare di prenderla. Non aveva idea se fosse riuscito a pescarla prima che il duello finisse ma la speranza era l’ultima a morire e lui doveva sperarci di prenderla.
“ Va bene, ora è il mio turno “ pescò una carta dal deck, augurandosi di avere in mano qualcosa di utile e… lo era, era decisamente utile. Certo, non per farci chissà che, ma era utile lo stesso “ Ok, per prima cosa rimuovo dal cimitero delle carte L’Agente della creazione – Venere e Dono della fata “ tirò fuori dal cimitero le due carte per poter evocare Anima della luce e della purezza “ il mostro apparve con 2000 punti sul terreno di gioco “ Vai, Anima della luce e della purezza, fai fuori Neo spadaccino magico “ il mostro partì all’attacco, ma Atem era prontissimo, ormai era prassi che lei continuasse ad attaccare, voleva distruggerlo a tutti i costi ma non ci sarebbe riuscita, non più. prese una carta fra le due che aveva in mano e la evocò , posizionandola spora la carta di Neo. Il mostro di Lizzie sferrò l’attacco ma invece di colpire Neo colpì Kuriboh , che venne distrutto senza che Atem perdesse punti. Lizzie non sussultò, il suo mostro doveva colpire Neo e invece aveva colpito un mostro del tutto diverso , ma cosa stava succedendo “ Ma che cosa significa?!”
“ Te lo spiego io. Ho giocato Kuriboh ed essendo stato distrutto lui invece che il mio mostro, non ho perso nessun punto “
 
Tea tirò un sospiro di sollievo nel vedere che Atem non aveva subito danni gravissimi da parte del mostro di Lizzie “ C’è mancato poco “ si tappò la bocca con una mano. Ma che stava facendo?! Invece di imprecare per la mossa di Atem, si sentiva sollevata che avesse bloccato quell’attacco. Non era possibile che ci stesse cascando di nuovo, doveva fare il tifo per Lizzie per farla pagare ad Atem per il modo in cui l’aveva trattata e invece tifava per lui, doveva smetterla subito, non doveva per nessuna ragione tifare per lui, neanche una.
 
 
“ Concludo qui , per ora “ erano già due attacchi che le andavano a vuoto, adesso cominciava davvero ad averne abbastanza sia di lui che delle sue carte
“ Molto bene “ pescò dal deck e si ritrovò in mano un carta che poteva essergli utile quanto inutile, ma ne valeva la pensa giocarla, chissà che non riuscisse ad avere in mano quello che gli serviva “ Comincio giocando Anfora dell’avidità. Mi consente di pescare due carte dal mio deck “ prese due carte e le aggiunse a quelle che aveva in mano “ Dopo di questo, gioco questa carta, Walkyria del mago “ il mostro, una sorta di evoluzione della Giovane maga nera in versione walkiria , apparve sul terreno con 1600 punti di attacco
Lizzie non poteva credere ai suoi occhi, quell’idiota aveva giocato un mostro debole. Cosa sperava di farci?! era inutile per il punteggio che aveva “ Ehm… a cosa ti dovrebbe servire?”
“ Presto lo vedrai “ e come se l’avrebbe visto, sicuramente sarebbe rimasta scioccata non appena avrebbe sacrificato i suoi mostri per evocare la sua Divinità Egizia, certo doveva ancora pescarla , ma era sicuro che c’era vicino. Raramente il suo intuito falliva, ed era sicuro che ormai non mancava molto. Però, voleva fare a Lizzie quello che lei aveva provato a fare a lui, distruggere uno dei suoi mostri e aveva già inquadrato quale fosse  solo che doveva sbarazzarsi della carta coperta di Lizzie, era stata inattiva per buona parte di duello ed era sicuro che avrebbe provato a giocarla da un momento all’altro “ Dopo di che, voglio usare due segnalino magia di Breaker, che mi consentono di poter scegliere come bersaglio una carta magia o trappola avversaria “
Lizzie si pietrificò, non poteva farle una cosa del genere, quella carta che le serviva , era l’ultima difesa che le era rimasta. Aveva aspettato per tutto il duello l’occasione di giocarla e lui voleva distruggergliela “ No, non puoi “
“ Si che posso “ i due segnalino magia si spensero e la carta di Lizzie , Forza riflessa, venne distrutta “ Vai Breaker, fai fuori Tethys “ il mostro partì all’attacco e distrusse il mostro di Lizzie , ma lei decise di tentare l’ultima possibilità. Prese una carta fra le tre che aveva in mano e la scartò, in modo da non perdere punti. Atem si accorse che il punteggio di Lizzie non era sceso, il suo dueling disck segnava ancora 2100 punti “ Perché non stai perdendo life points?!”
“ Ho scartato Hanewata dalla mia mano e l’ho spedita al cimitero, così i miei life points si sono salvati “ aveva fatto bene a conservare quella carta dall’inizio del gioco, immaginava che era rischioso tenere Forza riflessa sul terreno senza usarla anche se non immaginava che lui gliel’avrebbe distrutta, una seconda via di scampo era sempre il caso di tenerla a portata di mano
Non aveva importanza, le aveva comunque distrutto un mostro ed era quello che contava “ Concludo con una carta coperta e i 300 punti extra di Breaker“ il mostro guadagnò altri 300 punti arrivando ad avere 2500 punti
“ Adesso tocca a me “ pescò una carta dal deck e si trovò davanti quella che le serviva, giusto in tempo per rimettersi in carreggiata “ Attivo la carta magia Carità Gentile , che mi consente di prendere tre carte e scartare due delle mie “ spedì le ultime due carte che aveva in mano al cimitero e prese tre nuove carte, sbarrando gli occhi, finalmente l’aveva in mano, la carta che avrebbe cambiato l’esito del duello , facendolo concludere con la sua vittoria “ Dopo gioco questa carta magia, Santuario incantato. Tutti e due possiamo pescare dal deck una carta “
Tirarono fuori dagli alloggi i loro deck e sia Lizzie che Atem pescarono una carta ciascuno e Lizzie non si fece scappare l’opportunità, aveva scelto da tempo quella che voleva prendere e quella carta faceva proprio al caso suo, adesso avrebbe dimostrato ad Atem tutta la potenza del suo imbattibile quanto bellissimo deck.
Atem prese la carta che gli interessava, voleva fare a Lizzie una bella sorpresa , anche se temeva che la sorpresa l’avrebbe fatta lei a lui. non gli piaceva quello sguardo trionfale sulla sua faccia, era sicuro che quella carta che aveva appena preso avrebbe sancito gli ultimi turni della sfida e la cosa non gli piaceva, era come se un campanello d’allarme stava suonando nel suo cervello e doveva fare molta attenzione a quello che faceva, non poteva permettersi degli sbagli ne di abbassare la guardia con Lizzie.
Lizzie si sentiva trionfante, la carta che aveva in mano avrebbe regalato a tutti una sorpresa fuori dagli schemi, già immaginava la faccia di tutti i ragazzi quando avrebbe fatto le mosse che non vedeva l’ora di fare “ Sai , Atem, è un vero peccato che questo duello debba finire. Mi stavo divertendo davvero “
“ Ah si? beh, anche io mi stavo divertendo “ non gli piaceva per niente quella situazione, Lizzie stava facendo il suo classico discorso conclusivo Prè - tempesta ed era sicuro che la carta che aveva in mano era davvero l’inizio di una tempesta
 
“ Ragazzi, la situazione non mi piace “ Bakura cominciava a vedere qualcosa di pericoloso in quella fase finale, la carta che Lizzie aveva in mano non faceva ben sperare ed era sicurissimo che si stava mettendo male per il faraone
“ Neanche a Me “ Marik non aveva idea di quale carta si trovasse nella mano di Lizzie, ma il suo sorriso vittorioso non dava buone speranze, sperava che il faraone riuscisse ad evocare la sua Divinità Prima che Lizzie sfoderasse le sue tattiche distruttrici. Quel deck era pieno di carte rare e fortissime e qualsiasi carta Lizzie avesse pescato, era sicuramente al pari di quella che aveva giocato durante il duello contro Brukido, se non ancora più potente. Il faraone doveva fare attenzione, o sarebbe stato sconfitto
 
“ Molto bene, spero che tu sia pronto “ ormai c’era quasi, non appena avrebbe giocato quel mostro, i mostri di Atem avrebbero avuto le ore contate
Atem fece spallucce con aria di sfida “ Tanto non mi impressioni “
Lizzie era pronta, ormai mancava poco “ Lo vedremo , ma intanto…. Gioco questa carta , Resuscita mostro “ attivò la carta magia e prese una carta dal suo cimitero “ Che uso subito per richiamare Hanewatha “ il mostro apparve sul terreno di gioco “ Dopo di che, sacrifico non solo Hanewatha ma tutti i mostri che possiedo sul mio terreno di gioco , per poter evocare Parshat cavaliere vendicatore “ tutti i mostri sparirono dal terreno di gioco mentre fece la sua apparizione, tra giochi di luce dorata e piume bianche , un centauro con il corpo tutto bianco , gli zoccoli azzurri , munito di scudo e di spada e con due paia di ali piumate di colore argento e oro con ben 2600 punti di attacco, un mostro decisamente più forte di quelli di Atem, al quale decise di dare immediatamente una dimostrazione di cosa il suo mostro era capace di fare “ Ti darò subito la dimostrazione di cosa il mio mostro è capace di fare “ osservò i mostri di Atem e decise di puntare proprio su Breaker, quel mostro le faceva antipatia , non c’era altro da dire “ Scegliendo Breaker “
Ma non era possibile, un’altra volta Breaker, quella ragazza sembrava avercela con il suo mostro “ Ne hai fatto una questione personale, per caso? ho perso il conto di tutte le volte che hai puntato a Breaker  “ ne era sicuro, quel mostro non doveva farle molta simpatia
“ Riderai di meno quando avrò attivato il potere speciale del mio mostro “ Breaker , inspiegabilmente , passò dalla posizione di attacco a quella di difesa , senza che lui avesse fatto niente “ Si, è una cosa normale , e adesso…Parshath , fai a fette Breaker e per sempre anche “ il mostro partì all’attacco e distrusse Breaker per la seconda volta, infliggendo ad Atem un danno da combattimento di ben 1000 punti. Lizzie scoppiò a ridere, Atem aveva una faccia che dire sconvolta era poco , un mostro andato in frantumi e 1000 punti in meno senza sapere neanche come , era divertente “ Lo so, non è piacevole, ma il mio mostro ha la facoltà di scegliere un bersaglio e se esso è in posizione di attacco , lo porta in difesa infliggendo un danno da combattimento perforante. Sei ancora sicuro di voler andare avanti? È a tuo rischio e pericolo “
Ma non era possibile, adesso iniziava davvero ad averne abbastanza, quel duello gli stava facendo venire i capelli bianchi. Mai affrontato avversario più ostinato di Lizzie e mai affrontato strategie di gioco così complesse con mostri così allucinanti, era un incubo non un duello , voleva mettere la parola fine a tutto quello immediatamente , ma se non pescava un altro mostro non poteva fare niente. Si era divertito, ma ora basta, il gioco era bello quando durava poco non in eterno, e per di più aveva 1500 life points. Per fortuna aveva già la Divinità in mano, altrimenti avrebbe sclerato per davvero “ Ok, adesso basta” pescò una carta dal deck , ed era proprio quella che faceva al caso suo, adesso avrebbe messo quel duello a tacere nel migliore dei modi “ Adesso voglio giocare Mostro reincarnato, che mi consente di prendere un mostro dal cimitero e aggiungerlo alla mia mano “ prese la carta e decise di giocarla subito, senza perdere tempo “ E io scelgo Gaia cavaliere del vento oscuro “ il mostro con 2300 punti, ritornò sul campo , ma il bello doveva ancora venire e lei sapeva come farlo venire “ Adesso, arriva il bello, prepara gli occhiali da sole, ti serviranno “
“ Gli…occhiali da sole? ” che voleva dire con questo, a cosa doveva prepararsi per farle una battuta così squallida come quella che le aveva fatto
“ Esatto, perché ho intenzione di sacrificare i miei tre mostri per evocare questa carta “ i mostri sparirono e Atem piazzò sullo scanner una carta che Lizzie non avrebbe mai più dimenticato. Il soffitto divenne una sorta di cielo nuvoloso con i fulmini azzurri e i tuoni artificiali e Lizzie iniziò a tremare, non aveva mai visto una cosa simile, almeno nella vita reale visto che quello era un effetto da film del cinema. Ad un tratto, dei raggi luminosi dorati si fecero strada tra le nuvole nere e spuntò una grossa , enorme e luminosa palla di luce dorata , con una luce così accecante che Lizzie fu costretta a coprirsi gli occhi con le braccia per non rimanere abbagliata , così come furono costretti a farlo anche gli altri. Quando la luce iniziò ad affievolirsi, Lizzie si ritrovò davanti una palla tutta d’oro che fluttuava in cielo, così grossa che non sarebbe stata utile neanche per giocare a calcio “ Ma non ho ancora finito, perché sacrifico questa sfera di luce per evocare un mostro che ti lascerà a bocca spalancata “ tirò fuori dal deck , che aveva allargato in mano, la carta ufficiale del mostro e dopo aver rimesso tutte le altre carte a posto, rimosse la sfera e piazzò al suo posto la vera Divinità Egizia, Drago alato di Ra.
Lizzie era senza parole, un grosso dragone tutto d’oro con due occhi rosso sangue si materializzò davanti ai suoi occhi, un gigantesco mostro alto si e no tre o quattro metri a forma di rapace draghesco, era inquietante oltre che impressionante
“ Ho l’onore di presentarti la più potente delle Divinità Mostro Egizie, il Drago alato di Ra “
“ Divinità…. Cosa?” non aveva mai visto niente di simile in vita sua, di mostri fenomenali ne conosceva ma quello li batteva tutti. Doveva essere una delle carte rare e uniche che Pegasus doveva aver commercializzato solo una volta, ma non aveva idea che Atem la possedesse nel suo deck, quel mostro era… era… era familiare. Lo aveva visto già da qualche parte ma non ricordava dove. Iniziò a spremersi il cervello finchè alla mente non le venne un’immagine altrettanto sconcertante, la schiena di Marik. Il suo cuore accelerò i battiti, per il terrore indietreggiò ma finì per cadere a terra, senza staccare gli occhi da quel mostro mentre l’immagine della schiena di Marik si faceva sempre più nitida nella sua mente. Aveva visto i segni strani e le figure di tre mostri non ben specificati ma uno di loro somigliava a quel mostro , ne era sicura. Ma perché l’immagine di un mostro raffigurato su un pezzo di carta doveva essere inciso sulla schiena di qualcuno, cosa stava succedendo e soprattutto cosa significava. Tremava come una foglia, impressionata e spaventata a morte , voleva tanto che quello fosse un incubo “ No… non può essere…” si rialzò in piedi, cercando di tranquillizzarsi , ma il suo cervello non connetteva
 
Tea notò qualcosa di strano nel comportamento di Lizzie, qualcosa che non le piaceva, era come sbiancata ed era sicura che non centrava niente il mostro “ Lizzie, stai bene ?”
“ è solo rimasta sconvolta, come chiunque abbia visto uno di quei mostri per la prima volta in vita sua “ Joey non era preoccupato, anche lui era rimasto scioccato come Lizzie quando aveva visto quel mostro per la prima volta, ma almeno lei ci andava fortunata , se quel mostro l’avesse sconfitta non l’avrebbe di certo spedita in coma o uccisa.
 
“ Si… “ si schiarì la voce per sembrare normale “ Si, sto bene “ cercò di fare un mezzo sorriso , magari per sbollire il terrore “ Alla faccia del mostro “
“ Con 4000 punti di accatto “ Atem aveva deciso di giocare prima la sfera perché avrebbe potuto dare al mostro ben 4000 punti di attacco usando il potere speciale , così da avere un vantaggio in più
Lizzie scosse velocemente la testa per risvegliarsi dallo stato di trance nel quale era finita “ Hai detto 4000?” ma non poteva essere possibile, non esistevano mostri con simili punti di attacco in partenza, dovevano essere fatti dei sacrifici che sommavano i punti di attacco di tutti i mostri, o attivare poteri speciali , come poteva avere 4000 punti di attacco in partenza. Ma allora, voleva dire che l’aveva praticamente sconfitta, il suo mostro aveva solo 2600 punti , briciole in confronto a quel bestione dorato
“ Vai, Drago alato di Ra, distruggi Parshath e metti fine al duello “ il mostro sferrò un solo attacco, una palla di fuoco incandescente sputata dalla sua bocca e spedita contro Parshath , distruggendolo come se niente fosse e azzerando i life points di Lizzie. La ragazza rimase sconcertata , ferma a  fissare il vuoto più totale mentre gli ologrammi sparivano e gli occhi delle statue si spegnevano. Aveva perso, aveva perso davvero e contro un mostro venuto fuori da chissà dove e tatuato sulla schiena di Marik. Non sapeva per cosa essere più sconvolta, sapeva solo una cosa, che Atem l’aveva sconfitta e che il torneo era finito.
 
Tea aveva finito di fare le valigie , ma la testa non l’aveva alla partenza per ritornare a casa ma ad Atem, dalla fine della sfida non gli aveva più parlato e non si poteva di certo dire che lui voleva parlare con lei, anzi , aveva fatto di tutto per evitarla e ignorarla, concentrandosi solo su Lizzie. La cosa le aveva dato fastidio, ma aveva ragione lui, lei non era nessuno per comandarlo ne per insultarlo ed era già tanto se le avesse detto quattro parole in croce durante il volo. Doveva parlare con lui, chiedergli scusa per quello che gli aveva detto in quei giorni e lo avrebbe fatto subito. Chiuse la valigia e uscì dalla sua stanza per incamminarsi verso quella di Atem, due porte più infondo a destra. Aveva il cuore che le batteva come un tamburo, era sicura che non avrebbe gradito molto la sua presenza , ma doveva parlargli e chiedergli scusa a qualunque costo, anche a quello di litigare nuovamente con lui. arrivò davanti la porta della sua camera, fece per bussare , ma la porta si aprì di botto e si trovò davanti proprio lui “ Atem…”
“ Tea….”
Yugi, che aveva appena chiuso la sua valigia, raccolse in fretta e furia le sue cose e disse “ Io vado “ uscì dalla porta in fretta , quasi scappando via. Non aveva nessuna intenzione di stare ad assistere alla loro litigata ne di fare da intralcio a una loro riappacificata, se dovevano chiedersi scusa a vicenda, qualsiasi cosa fosse successa tra loro, perché era sicuro che Atem non gli avesse detto tutto , avevano bisogno di stare da soli , con la speranza che nessuno di loro rovinasse tutto.
Tea rimase ferma e immobile, come una statua di pietra a guardarlo, incapace di dire qualsiasi cosa. ancora una volta il suo cervello non collegava con le parole, era come se non sapesse cosa dirgli, ma qualcosa doveva spiccicarla, prima che Atem si infuriasse
Atem non aveva nessuna intenzione di voler parlare con lei, dopo quello che gli aveva detto non averla davanti agli occhi gli sarebbe piaciuto moltissimo, ma era lì, davanti a lui, tutta rossa, come poteva mandarla via “ Tea, io….”
“ Scusa “ glielo disse tutto d’un fiato, quasi urlandoglielo in faccia , solo che non bastava dirgli scusa e basta, lo vedeva che aspettava qualcos’altro oltre a quella semplice frase e decise di dirgli tutto quanto, anche se avrebbe rischiato di balbettare “ Scusa per quello che ti ho detto, per come ti h trattato e soprattutto per aver pedinato te e Lizzie, non avevo alcun diritto di farlo “ sperava che la perdonasse, conosceva i suoi modi di fare, quelli tipici di un faraone con la F maiuscola
“ E io non avevo diritto di prendermela con te per l’orribile vita che ho condotto in Egitto “ anche lui aveva la sua buona parte di colpa, le aveva urlato contro solo per i suoi stupidi ricordi di quando era stato un faraone, lei non aveva colpe se la sua vita era stata un vero inferno, tra regole rigide, impegni regali che non potevano essere rimandati e ordini impartiti dagli altri, era così fuori di se da non essersi reso conto che quello era il passato e che adesso la sua vita era nel mondo moderno insieme a tutti i suoi amici
“ Allora… pace?”
Lui annuì “ Pace “ scoppiarono tutti e due a ridere, la loro era stata una litigata stupida, peggio di quelle dei bambini dell’asilo. Atem c’aveva pensato subito dopo il duello con Lizzie, i suoi erano davvero stati i capricci di un bambino viziato e tutto solo per il suo orgoglio ferito da una stupida offesa, senza che ce fosse alcun motivo. Era semplicemente infastidito perché Tea lo aveva seguito, e il fastidio si era trasformato in rabbia e la rabbia lo aveva portato ad accendere una litigata con Tea che si era protratta per due giorni interi senza che ce ne fosse motivo valido. Ma ormai era tutto finito , tutto quello che restava di fare era di salire sul jet di Seto e tornare a casa.
 
Lizzie stava caricando le ultime valigie nel cofano della limousine di sua madre, ma non riusciva a smetterla di pensare alla litigata con suo padre ne a quello che si erano detti dopo la fine della sfida. Aveva continuato ad insistere sul fatto che non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare a Domino, ma alla fine aveva vinto lei, spedendolo sulla sua macchina e augurandogli di godersi la sua mogliettina per il resto della vita, con la raccomandazione di regalarle tutti i soldi che aveva in banca, ovviamente lui non aveva gradito ne la sconfitta ne la battuta e se n’era andato via con la coda tra le gambe. Non vedeva l’ora di raggiungere Domino, ma la convention di sua madre non era ancora finita e non sarebbero partite prima di Lunedì. Era contenta tutto sommato, aveva la possibilità di cominciare una nuova vita e di divertirsi ogni giorno insieme a Tea e ai suoi amici
Atem uscì dalla porta insieme a Tea ma vedendo Lizie, decise di avvicinarsi a lei mentre Tea andava dagli altri che parlavano con il nonno “ Vieni con noi?”
“ No, non lascerò Orlando prima di domani “
“ E le valige?” indicò l’accumulo di bagagli che Lizzie aveva inserito del cofano, insieme a tutti i pacchi degli acquisti a Orlando
“ Sto cambiando albergo, raggiungo mia madre”
“ Come è finita con tuo padre? dopo il duello sei scappata via “
Lizzie gli sorrise amareggiata “ è finita come doveva finire, lui a Washington e io per un’altra strada “ si intristì, quella discussione era stata decisamente imbarazzante oltre che inopportuna “ La sola cosa che mi dispiace è che avete assistito tutti a uno scenario pietoso come quello “
“ Succede, a volte i genitori sono un incubo “ lo capiva perfettamente cosa aveva passato, perché c’era passato anche lui , però, adesso era meglio se smetteva di pensare a suo padre e alla sua matrigna. A parte la discussione, il loro duello era stato davvero fenomenale, Lizzie era stata una grande avversaria e per poco aveva davvero creduto di perdere quello scontro. Si meritava di aver fatto parte di quel torneo e lui era felice di averla conosciuta “ Sai? Nonostante tutto, sei stava una dei pochi a essere riuscita a mettermi alle strette durante il duello “
“ Davvero?” allora non aveva scherzato durante il duello, quando le aveva fatto quei complimenti come temeva, la considerava davvero una valida avversaria “ Grazie, fin ora nessuno me lo aveva mai detto” il motore della macchina si accese e Lizzie capì che era il momento di andare anche se non ne aveva voglia, continuava a guardare Atem senza riuscire a spiccicare altro. Sapeva che era tardi e che doveva andare ma salutarlo le veniva difficile ma doveva farlo. Come se fosse guidata da chissà quale istinto, si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia, arrossendo come se fosse una bambina e , in preda all’imbarazzo, si allontanò in fretta da lui e montò in macchina , che partì poco dopo mettendo distanza tra lei e Atem. non aveva la più pallida idea di cosa le era preso, sapeva solo che si sentiva stranissima, aveva il cuore che batteva fortissimo e temeva che sarebbe svenuta in preda ai capogiri , ma si sentiva anche felice, euforicamente felice.
 
 “ State scherzando, vero?” Atem era sconvolto, l’ultima cosa che si fosse aspettato , dopo il bacio di Lizzie che lo aveva lasciato sconvolto ,  era che i suoi amici avessero aspettato fino alla partenza per Domino per raccontargli di quello che era successo a Shadi. Erano in volo sul jet della Kaiba ormai da una ventina di minuti e per tutto il tragitto gli avevano parlato di quello che era successo a Shadi, lui disintegrato e la chiave e la bilancia in mano all’amico pericoloso di Aknadin. Non sapeva se essere infuriato o terrorizzato, ma adesso capiva perché Yugi si era inventato la balla sul compleanno del nonno, altro che regalo, gli aveva nascosto una cosa seria come quella e poi era lui quello che mentiva agli altri, gli mollò una brutta occhiata , cosa che fece terrorizzare Yugi , costringendolo ad agitarsi a dire un “ Vado da Joey e Tristan “ si alzò in fretta e sparì , sedendosi accanto a loro, posti più in fondo all’aereo e impegnati in qualche conversazione top secret che non volevano far sapere a nessuno evidentemente
“ Cosa facciamo, adesso? Abbiamo tre oggetti in meno da dover proteggere “ Marik era preoccupato, soprattutto per sua sorella. Non aveva ricevuto più attacchi da parte di nessuno ma gli ultimi oggetti rimasti erano la barra , il puzzle , la collana e l’anello, e sicuramente Aknadin avrebbe fatto di tutto per averli, contando il fatto che cercavano anche una cosa chiamato Sigillo e che nessuno di loro aveva idea di cosa fosse ne di come fosse fatto , la situazione era più grave di quanto pensassero
“ Non lo so, intanto cerchiamo di proteggere i nostri oggetti, al Sigillo ci penseremo dopo “ era fondamentale che quegli oggetti venissero custoditi gelosamente, Aknadin avrebbe operato senza tregua per mettere le mani su di essi, ma dovevano impedirglielo, o la fine del mondo sarebbe arrivata prima di quanto pensassero e avrebbe avuto il volto di un nemico ancora sconosciuto ma pronto a tutto pur di fare fuori sia lui che tutti i suoi amici.


nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo, vi giuro che il duello è stato stancante, ho dovuto cambiare combinazioni di carte almeno 100 volte per renderlo scorrevole.
spero che vi piaccia, commentate, commentate, commentate.
P.s. ma secondo voi come sarà questo nuovo film di Yu- Gi - Oh?

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Capitolo 29
*** Faccia a Faccia ***


Dalla fine del torneo era passata ormai una settimana e la scuola era ricominciata regolarmente insieme a compiti in classe e interrogazioni varie. Ormai il primo trimestre si stava per concludere e presto ci sarebbero state le prime pagelle perciò chi aveva programmi arretrati e insufficienze si era ritrovato a fare i salti mortali per cercare di rimettersi in carreggiata e non perdere neanche una lezione sia mattutina che pomeridiana, cosa che purtroppo non stava facendo Joey e che aveva fatto preoccupare tutti quanti. Joey non era mai stato una cima a scuola, aveva problemi in quasi tutte le materie e un numero eccessivo di assenze scolastiche , per fortuna da quando c’era il faraone , Joey era riuscito bene o male a portare qualche sufficienza a bordo, ma le sue ultime assenze non lo stavano aiutando e Tea era seriamente preoccupata per lui, così come tutti gli altri. Conosceva la situazione familiare che albergava in casa di Joey, sapeva quanto era dura per lui regolarsi tra scuola e lavori vari , quanto era pesante dover sostenere spese giornaliere e i debiti di suo padre, ma la situazione era peggiorata. Nessuno di loro aveva più sue notizie da quando erano atterrati, se n’era andato via e da allora nessuna chiamata, nessun messaggio, nessuna visita, era diventato irraggiungibile e Tea aveva avuto l’idea di volerlo andare a trovare a casa sua, ma Duke l’aveva sconsigliata di farlo. Joey non gradiva che le persone andassero a casa sua, forse per non assistere a chissà quale litigio o scenata, ma qualcosa andava fatta ala svelta, per capire cosa fosse successo a Joey e come aiutarlo a superare qualsiasi cosa stesse passando, come suoi amici erano obbligati a fare qualcosa per lui, a doversi interessare di cosa stava succedendo e come aiutarlo, ma il suo comportamento non li aiutava.
“ Arrivati”
La voce della madre fece sussultare Tea, che distolse l’attenzione dei suoi pensieri su Joey per dare un’occhiata in giro , sul luogo in cui si trovava e non potè non spalancare la bocca davanti al lusso che la circondava. La madre di Lizzie era miliardaria ed era normale che vivesse nella zona residenziale di Domino, un quartiere dove lusso e ricchezza splendevano come diamanti al sole, solo che Lizzie non le aveva detto che la casa in qui viveva e dove lei si sarebbe trasferita ea una specie di reggia. Un enorme giardino pieno di alberi e fiori con tanto di fontana in marmo bianco padroneggiava all’esterno della residenza e circondava una immensa villa a due piani con enormi vetrate che lasciavano filtrare una quantità enorme di luce naturale all’interno. Il cancello si aprì e la macchina fece il giro intorno la fontana , parcheggiando direttamente davanti l’ingresso della villa , dove ad aspettare sia Tea che sua madre c’era una domestica con addosso un uniforme da lavoro identica a quelle che si vedevano nei film, abito nero e grembiule bianco con capelli legati in un chignon e in testa le cuffiette, praticamente una divisa alberghiera in tutto e per tutto. Non aveva immaginato che la nuova casa della madre di Lizzie fosse una specie di reggia degna di Hollywood e doveva ammettere che sapevano come stupire la gente che non era abituata a vedere tutto quel lusso. Entrarono dentro e si trovarono davanti una grossa e doppia scalinata che portava ai piani superiori tutta realizzata in marmo bianco con la ringhiera in marmo nero tutta lavorata con cura con un tappeto rosso che copriva i vari gradini. Al soffitto pendeva un grosso lampadario di cristallo sfaccettato a forma di ninfea , tutta colorata “ Cavolo….” Improvvisamente si sentì a disagio, adesso capiva perché Lizzie aveva arie da snob e criticava qualsiasi cosa vedesse, praticamente sembrava che vivesse a Versailles
“ Benvenute “ La madre di Lizzie, Stephanie , spuntò dall’ingresso del soggiorno. Lei e Lizzie erano due gocce d’acqua, sua madre aveva i capelli biondi e lunghi , perennemente vestita di nero. Quel giorno si era messa un paio di pantaloni completi a una giacca con una camicia bianca. Doveva ammetterlo, anche se semplice , Stephanie Everdeen aveva molto più stile della racchia di Willelmina. La donna si avvicinò alla madre di Tea, salutandola e abbracciandola e poi salutò anche Tea, guardandola dalla testa ai piedi “ Tea, come sono contenta di vederti “
“ Anche io, signora “
La donna scoppiò a ridere “ Quante volte devo dirti di chiamarmi Stephanie “ indicò le scale che davano ai piani superiori “ Lizzie è nella sua stanza, prima porta a sinistra “
“ Grazie “ salì le scale mentre Stephanie e sua madre entravano nel soggiorno , e si diresse verso la stanza di Lizzie, dalla quale proveniva un trambusto infernale. Bussò alla porta e la aprì, trovandosi catapultata in una stanza immensa con le pareti rosa chiaro. un enorme letto a baldacchino era posizionato al centro della stanza con due comodini accanto, con delle abatjour posizionate sopra. La scrivania del computer era posta dalla parte opposta al letto , nella parte del muro che dava sulla sinistra, c’era un’immensa porta scorrevole e all’angolo c’era un gigantesco specchio che riempiva l’intera parete. L’intera stanza era illuminata dalla luce che filtrava dall’imposta aperta e che dava su una balconata grandissima rivolta verso il giardino posteriore con tanto di piscina gigantesca al centro , con accanto un gazebo che copriva un tavolo con delle sedie. Non aveva mai visto una stanza così grande , rispetto a quella la sua era uno sgabuzzino ristretto. Dando un’occhiata in giro, notò che c’erano ancora degli scatoloni ancora sigillati e Lizzie era intenta ad armeggiare con uno di essi , visto che stava buttando fuori tutti i pezzi di naftalina che lo riempivano. Si avvicinò a lei e disse “ Lizzie?!”
La ragazza, con la testa praticamente ficcata dentro lo scatolone e senza girarsi disse “ Ciao “
Tea si sporse per osservare lo scatolone con la scritta fragile “ Ehm… che stai facendo?” era buffissimo vedere la sua amica accovacciata sopra uno scatolo con tutti i capelli che le pendevano davanti la faccia nonostante il fiocco che aveva in testa
Lizzie , stizzita e innervosita, rispose “ Invece di parlare, aiutami “ si alzò da terra e lasciò campo libero a Tea, che si inginocchiò al posto suo e cominciò a tirare fuori i pezzi di naftalina dallo scatolo. Lizzie non ne poteva più di dover svuotare scatoli e pacchi, era una mattina intera che sgobbava per sistemare la sua camera in modo che fosse perfetta e aveva riscontrato centinaia di difficoltà , a cominciare dalla posizione della specchiera, che aveva spostato minimo tre volte , fino ad arrivare al cambio dei vestiti nell’armadio. Trovare il modo di dover organizzare tutti i suoi miliardi di vestiti e di scarpe in ordine di colore e di eleganza era stata un’impresa, aveva cambiato ordine minimo cinque volte cercando di impostare i vari vestiti  in modo da poterli tirare fuori quando necessario ma si era dimostrata un’impresa ardua ma alla fine aveva trovato un ordine di organizzazione sia degli abiti che delle scarpe , per non parlare degli accessori riposti nei vari cassetti. Ma la cosa più complicata si era rivelata dover svuotare lo scatolo che era appena arrivato insieme alle restanti cose che le erano state spedite da Washington, aveva provato a tirare fuori il contenuto di quello scatolo più volte ma sembrava essere incastrato per bene tra la naftalina e non era riuscita a tirarlo fuori. Ma ora che Tea era lì, ci avrebbe pensato lei mentre Lizzie si dedicò a sistemare i suoi trucchi .Si sedette alla specchiera, prese tutti i trucchi che c’erano dentro la valigetta del make up e cominciò a sistemarli in ordine per tipologie dentro tutti i cassetti, posizionandoli nei vari scompartimenti di plastica adatti al deposito degli oggetti.
 
Tea cominciò a svuotare il pacco , trovando eccessivo tutto quel contenuto di naftalina che ci mettevano ogni volta. certo, era una protezione , ma non riusciva ad afferrare un bel niente di ciò che c’era lì “ Posso chiederti cosa c’è qua dentro?” qualsiasi cosa fosse, era difficile prenderla, le scappava continuamente di mano
“ Il mio cigno di Swarovski “
Tea si fermò di colpo, voltando lo sguardo sconcertato verso la sua ricca e viziata amica “ Cosa?” sapeva che era pazza ma non fino a quel punto. Swarovski era una delle più rinomate fabbriche di gioielleria e mobilio del mondo, le fabbriche principali possedevano una formula segreta dalla quale ricavavano artificialmente il cristallo e il costo di anche un minuscolo anellino era sproporzionato, soprattutto se insieme al cristallo venivano applicate anche pietre preziose originali. Lizzie era fissata con le cose di cristallo ma mai avrebbe immaginato che avrebbe speso un capitale per un volatile di cristallo, era semplicemente pazza
“ Il mio cigno di Swarovski “ glielo ripeté lentamente in modo da rafforzare il concetto “ è stato un regalo per i miei diciotto anni “ era affezionata a quel cigno di cristallo, era stato un regalo di sua nonna e non se ne sarebbe mai separata per niente al mondo
“ Wow “ Tea tornò a tirare fuori naftalina su naftalina, finchè non riuscì a vedere qualcosa sul fondo, qualcosa che luccicava e che sembrava essere lucido e trasparente oltre che sfaccettato, sicuramente il cigno di Lizzie. Infilò entrambe le mani dentro lo scatolo e , con molta attenzione, le posò sui bordi dell’oggetto tirandolo fuori delicatamente , facendo ricorso a tutta la forza che aveva nelle dita per rafforzare la presa ed essere sicura di non perdere il contatto con l’oggetto sotto al suo peso. Lo uscì dallo scatolo e rimase sbalordita, guardando incantata il meraviglioso cigno decorato che teneva tra le mani. Un cigno con le ali spiegate , il becco giallo e gli occhi blu, interamente di puro cristallo originale che brillava con riflessi arcobaleno tra le sue mani. Era meraviglioso, semplicemente meraviglioso , un degno soprammobile che meritava di essere esposto alla vista di chiunque. I riflessi del sole lo facevano splendere come se fosse tempestato di diamanti lucidissimi “ è bellissimo “ osservava ogni contorno di quell’oggetto , girandolo tra le sue mani con delicatezza. Sarebbe rimasta a fissarlo per ore ma non era il suo e doveva metterlo da qualche parte prima che si sporcasse “ Dove lo metto?” Lizzie le indicò una mensola in legno posta accanto al letto e Tea si diresse lì, tenendo il cigno saldamente in mano facendo attenzione a non andare ad inciampare in qualcosa per paura di cadere. Posò l’oggetto sulla mensola, fermandosi a guardarlo , finchè la sua attenzione non fu catturata da un altro oggetto, sempre di cristallo , posato lì accanto. Una splendida ninfea viola ametista sfaccettata con le foglie verdi e il pistillo giallo “ Che bella, anche questa è Swarovski?”
Lizzie si girò a guardare e annuì “ Regalo di mamma dell’anno scorso”
Tea era sbalordita, Lizzie aveva le cose più belle e raffinate che ci potessero essere e provò un senso di invidia nei suoi confronti. Quella ninfea era stupenda, non poteva smettere di guardare il taglio raffinato dei petali, le sfaccettature arcobaleno dei contorni , il colore splendente del fiore, un colore viola ametista scintillante che le ricordava tantissimo il colore degli occhi di Atem, con quello scintillio particolare, quello sguardo intenso e profondo che le faceva battere il cuore e perdere la ragione, sguardo mischiato a quell’alone di mistero e di fascino che circondava Atem. ma del resto, lui era già di suo un mistero, aveva la capacità di scombussolarle il cervello e di mandare i suoi sentimenti in confusione e la prova l’aveva avuta dopo il suo duello con lo spirito amico di Aknadin. In quel momento, quando erano stati così vicini dal baciarsi, Tea aveva letto nei suoi occhi un alone di desiderio, desiderio di baciarla. Glielo aveva letto chiaro e tendo e si era ritrovata a desiderarlo anche lei, a desiderare le sue labbra sulle sue, le sue braccia intorno al suo corpo, le sue mani che l’accarezzavano , era sicura che se fosse successo non avrebbe opposto alcuna resistenza , avrebbe fatto tutto quello che lui le avesse chiesto, qualsiasi cosa avrebbe voluto. Ma poi, era cambiato, dopo quel momento aveva rivolto solo sguardi distaccati e freddi , come se si fosse dimenticato tutto quello che stava succedendo tra di loro. Atem aveva iniziato a guardarla diversamente, in maniera gelida , rendendole impossibile riuscire a capire cosa gli passasse per la testa ed era sicura che non centrava niente la loro litigata, perché sembrava non provare più niente di quello che aveva provato prima. Interpretare i suoi sguardi non era una cosa facile , ancora più difficile era capire quali fossero i suoi sentimenti per lei, doveva ammettere che era davvero molto bravo a nasconderli e cominciava anche a capire il perché. tutto veniva dal suo passato, del quale lei era completamente all’oscuro. Le aveva detto che la sua vita non era stata facile e che , a quello che le aveva detto, la sua infanzia soprattutto era stata un inferno. Poteva aver avuto tutto quello che gli altri potevano solo sognare, ma non doveva essersela passata bene ne da bambino ne da Faraone. Non sapeva quanto fosse cambiato il suo carattere, scuramente , rispetto a quelle poche volte che si manifestava quando era ospite nel corpo di Yugi, qualche differenza c’era , scherzava , partecipava alle battute, ma non era come si era immaginata. Continuava ancora a stare sulla difensiva, come se non riuscisse ad aprirsi completamente, a volte le sembrava che gli veniva perfino difficile ridere , spesso se ne stava per conto suo o non rivolgeva loro la parola, standosene solo ad ascoltarli senza dire niente, come se non fosse capace di entrare nelle conversazioni e molto spesso erano perfino costretti a doverlo trascinare con loro in determinate situazioni. Non le piaceva doverlo dire, ma le sembrava asociale, almeno in alcune situazioni. C’era quando si univa a loro e quando preferiva starsene per conto suo, soprattutto se era arrabbiato. Non aveva idea se faceva in quel modo pure con Yugi, sapeva solo una cosa, che fare breccia nel suo cuore era una cosa complicata e impossibile , come se ci fosse ancora un muro difficile da abbattere, talmente difficile che le faceva dubitare se anche lui provava quello che provava lei, se si sentiva morire come accadeva a lei quando i loro sguardi si incrociavano, se il cuore gli batteva forte come accadeva a lei quando erano insieme e soprattutto se l’amava come lei amava lui. tutti quei pensieri e dubbi la stavano uccidendo , e di certo la colpa era dei suoi stramaledetti occhi incomprensibili, incomprensibili ma anche affascinanti e misteriosi.
Qualcosa colpì la sua testa violentemente, facendola urlare di spavento e guardando a terra si accorse che a colpirla era stata un cuscino a forma di cuore con un orsacchiotto stampato sopra “ Ma insomma, mi ascolti o no?” voltò lo sguardo e notò un’espressione irritata sulla faccia di Lizzie, che la fissava come se volesse ucciderla
“ Ma sei impazzita? “ prese il cuscino da terra e lo rilanciò alla proprietaria, che lo afferrò al volo
Lizzie puntò le mani sui fianchi “ Si può sapere a chi hai la testa? Ti ho chiesto se ti va di uscire , è Domenica e sono sicura che i negozi sono aperti “
Tea roteò gli occhi, neanche il tempo di abituarsi che già pensava a fare shopping. Lizzie viveva esclusivamente per fare acquisti, certo, lo avrebbe fatto sicuramente anche lei se avesse avuto un pozzo senza fondo come conto in banca, ma il suo armadio stava scoppiando, non c’era più spazio dove appendere altri vestiti ne dove infilare altre scatole di scarpe “ Non pensi di avere fin troppi vestiti nell’armadio….” Stava per indicarne uno solo che…. non c’era. Si guardò in torno , allarmata. In quella stanza mancava l’armadio, non ce n’era neanche uno “ Che non c’è?!”
Lizzie scoppiò a ridere, non credeva che Tea avrebbe impiegato così tanto a domandarsi che fine avesse fatto il suo armadio. Si alzò e si diresse verso la porta scorrevole, aprendola e accendendo la luce del lampadario di cristallo che pendeva dal soffitto e che emanava una fortissima luce bianca, in modo da illuminare tutto per bene , per poi indicare con una mano l’immenso spazio che si mostrava davanti a lei. Tea rimase scioccata , non aveva mai visto una roba simile, altro che armadio, quella era una cabina armadio, enorme e spaziosa con centinaia di vestiti posti tutti in fila negli scompartimenti che circondavano le pareti, almeno tre file di vestiti una sopra l’altra, per non parlare degli scaffali delle scarpe , una marea di scarpe sistemate in ordine di colori e di modelli sopra a delle mensole in legno che riempivano la parete infondo , un muro tutto dedicato a scarpe e borse, per non parlare degli specchi alti e quadrati. Quello non era un armadio, sembrava un negozio “ Oh… mio… Dio…” la guardò con la coda dell’occhio , sconcertata da tutto quello che vedeva in quella stanza gigantesca che , se smantellata e svuotata, poteva essere usata anche come salone
“ Originariamente era un’anticamera , ma io l’ho trasformata in una cabina armadio “ era così orgogliosa di quella stanza, tutte le star avevano delle cabine armadio dove riporre i loro vestiti, vere e proprie stanze circondate da scarpe e quant’altro, addirittura c’era chi ne aveva due o tre, e lei non poteva non essere da meno. Sua madre le aveva promesso una cabina armadio visto che con tutto quello che aveva un armadio semplice non sarebbe mai bastato e le sue aspettative non erano state deluse, Tea aveva ragione, sembrava un negozio, ma un negozio di alta moda e lusso , come aveva sempre sognato.
“ Ma chi sei?! Paris Hilton?”
Lizzie ridacchiò e disse “ Magari “ spense la luce e chiuse l’armadio e disse “ Bene , adesso usciamo”
 
Atem, Yugi, Marik , Bakura e Duke erano al parco di Domino, seduti su una panchina. Era da una settimana intera che nessuno di loro aveva avuto più notizie di Joey, dalla fine del torneo non si era fatto più sentire e Tristan non era da meno. Joey sembrava volatilizzato nel nulla, a scuola non si faceva più vedere, non rispondeva alle loro chiamate e non si presentava più ai loro appuntamenti , iniziavano tutti a temere che gli fosse successo qualcosa, soprattutto Atem era preoccupato per lui. Non era da lui assentarsi per giorni senza una spiegazione da scuola, non era da lui non telefonargli per avere i compiti , non era da lui perfino non rompergli le scatole, precipitandosi all’improvviso a casa sua, per avere aiuto con compiti in classe e interrogazioni imminenti, lo chiamava sempre, dalla mattina alla sera, ma in quell’ultima settimana era disperso non si sapeva dove e Tristan aveva la testa tra le nuvole e si rifiutava di dire loro cosa stava accadendo a Joey, erano tutti sicuri che Tristan sapesse qualcosa, era la persona più vicina a Joey, quello che lo conosceva meglio di chiunque , perfino meglio di Yugi. Quei due stavano sempre appiccicati, si scazzottavano dalla mattina alla sera, si punzecchiavano , si sfottevano , ma erano inseparabili. Tristan sapeva tutto di Joey, ogni minimo particolare sulla sua vita e sulla sua famiglia e sapeva mantenere un segreto meglio di chiunque altro , se a Joey era successa o stava succedendo qualcosa Tristan lo sapeva di sicuro, solo che cavargli qualcosa di bocca era diventato difficile, a tratti sembrava che volesse parlare e a tratti sembrava non volerne sapere di parlare con loro, purtroppo dovevano fare tutti qualcosa, Joey era un loro amico, se era in difficoltà dovevano fare qualcosa per lui altrimenti non sarebbero stati dei veri amici
“ Io resto della mia idea “ Bakura aveva proposto loro di voler andare a casa di Joey, per fargli una visita , ma fin ora nessuno aveva dato un minimo cenno di assenso. Sapevano tutti che Joey non voleva ricevere visite a casa sua da parte di nessuno di loro, ma fin ora le idee proposte non avevano dato buoni riscontri ed era andata a finire alla classica discussione collettiva dove ognuno proponeva la sua e nessuno che accettasse una proposta
“ E io continuo a dire che dobbiamo chiederlo a Tristan “ anche Duke aveva fatto una proposta che nessuno voleva accettare, domandare a Tristan cosa stava succedendo a Joey ma sembrava che quell’’idea non garbasse tanto, soprattutto perché quando si trattava di Joey , Tristan diventava permaloso e insopportabile , arrivando perfino al punto di prendere qualcuno a pesci in faccia. Ma a Duke non interessava , Tristan era l’unico contatto diretto con Joey ed era suo dovere dover informare tutti gli altri di cosa stava accadendo al loro amico. Tristan non era l’unico a cui stava a cuore Joey, ma sembrava non volerlo capire
Atem era arrivato all’estremo della sopportazione, non stavano facendo altro che litigare senza arrivare da nessuna parte, nessuno aveva capito che discutere non risolveva la situazione e sinceramente cominciava ad averne le scatole piene di sentirli solo litigare senza arrivare a una conclusione utile alla situazione di Joey. Non aveva la più pallida idea di cosa gli stava succedendo ma sicuramente piombare a casa sua o fare il terzo grado a Tristan non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione o fare arrabbiare qualcuno. Era preoccupato per Joey, forse più di quanto gli altri potevano immaginare, ma di certo non si poteva fare quello che Duke e Bakura avevano proposto, e fare polemiche come avevano cominciato a fare Marik e Yugi. Fin ora non aveva detto neanche una parola, preferendo stare in disparte a sentire le loro stupidaggini , augurandosi che non si rivolgessero a lui per risolvere la situazione. Era stanco di dover sempre risolvere i problemi degli altri, come se fosse l’unica persona sulla faccia della terra che poteva risolvere tutte le situazioni possibili, per una volta voleva che se la risolvessero loro, che fossero loro a trovare una soluzione al problema che loro stessi si erano creati. Ovviamente lui aveva già una soluzione , ovvero quella di lasciare in pace Tristan e di non stressare Joey, lasciandolo in pace finchè non sarebbe stato lui a voler parlare con loro, per evitare litigate inopportune o altre discussioni , ma voleva tenersela per se, per vedere se una volta tanto erano capaci di combinare qualcosa senza finire per far scoppiare un finimondo.
Cominciò a guardarsi in torno, annoiato nel sentire le loro discussioni che si stavano trasformando a poco a poco in insulti e litigi, finchè non si accorse che dalla parte opposta del parco, sedute su una panchina accanto alla fontana cerano Tea e…. Lizzie!
Quella era proprio Lizzie, non c’erano dubbi, l’avrebbe riconosciuta tra mille persone e poi era praticamente impossibile non farlo quei capelli biondi lunghissimi che si ritrovava in testa e il fiocco rosso dal quale sembrava non volersi separare. Adesso era spiegato il motivo del perché Tea non era voluta venire con loro, per Lizzie, e la cosa stranamente lo irritò. Avrebbe voluto saperlo che Lizzie era arrivata a Domino , se Tea non voleva dirlo agli altri erano affari suoi ma almeno lui doveva venirlo a sapere, non era giusto quello che Tea aveva fatto nei suoi confronti. Glielo aveva detto un mare di volte che quando Lizzie sarebbe arrivata doveva dirglielo, e invece non l’aveva fatto. Ma adesso gliel’avrebbe fatta pagare. Senza dire niente agli altri, e facendo attenzione a non essere visto, si allontanò da loro, facendo il giro per arrivare alle spalle delle due ragazze e si appoggiò ad un albero e tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e iniziò a scorrere con il dito sul display alla ricerca del numero di Tea nella rubrica e fece partire la chiamata, voleva vedere cosa gli avrebbe risposto adesso, visto che gli aveva rifilato la scusa che doveva uscire con sua madre per sbrigare cose urgenti
 
Tea sentì il cellulare vibrare nella tasca della giacca e quando lo tirò fuori e lesse il nome che le spuntava sul display le venne un colpo. Era Atem, cominciò a entrare in panico, non aveva voluto dirgli niente che Lizzie sarebbe arrivata a Domino proprio quel giorno, le aveva dato molto fastidio che Atem non avesse fatto altro per una settimana intera che chiederle quando Lizzie sarebbe arrivata e ripeterle di volerlo sapere a qualsiasi costo. Per ripicca e soprattutto per rabbia, aveva deciso di non dirglielo , e di certo non glielo avrebbe detto adesso. Rispose al cellulare, cercando di non fare capire a Lizzie che chi la stava chiamando era Atem, dato che anche la smania della sua amica di voler rivedere il faraone a qualsiasi costo le aveva dato molto fastidio “ Pronto?!”
“ Ehi, cosa fai?”
“ Uscita , te l’ho detto che oggi non ci sarei stata “ evitò di fare nomi o di dire più di quanto doveva visto che Lizzie iniziò a farle gesti di esortazione per sapere con chi stava parlando e soprattutto per cercare di riconoscere la voce al telefono
“ Ah, già , è vero. E dove sei adesso?”
Tea iniziò a pensare rapidamente a un posto sicuro e soprattutto lontano da agganciare a una scusa plausibile, per evitare che Atem la raggiungesse “ All’ufficio postale “ sperava di essere convincente , era lontano da dove si trovava lei e dall’altra parte di città, quindi era improbabile che la raggiungesse.
Davvero? E allora perché sei seduta su una panchina insieme a Lizzie?”
Le chiuse il telefono in faccia e Tea scattò subito in piedi allarmata, iniziando a guadarsi in torno alla ricerca di Atem. Ma come aveva fatto a non capire subito che la sua chiamata era solo una scusa per fregarla sul colpo
“ Tea cosa c’è?” Lizzie iniziò a preoccuparsi, Tea era scattata in piedi come se fosse un gatto spaventato da un cane e si guardava in torno come se fosse perseguitata da non si sapeva bene chi. Iniziò a essere allarmata anche lei, temendo che stesse succedendo qualcosa. Si guardò intorno, cercando neanche lei sapeva cosa , si girò perfino alle sue spalle, per guardare se ci fosse qualcuno di sospetto dietro di loro e si trovò nel suo raggio di sguardo Atem, appoggiato al tronco di un albero che le guardava e che la salutò con un cenno della mano. Lizzie scattò in piedi, correndo verso di lui con un sorriso smagliante “ Atem!” gli saltò addosso, abbracciandolo e allacciandogli le braccia intorno al collo, stringendo tra le mani il tessuto della giacca. Era contentissima di vederlo, il cuore le batteva fortissimo , soprattutto perché anche lui la stava abbracciando. Era una sensazione impagabile, stava letteralmente scoppiando di gioia, aveva atteso una settimana intera per rivederlo, si erano sentiti via chat ma a causa del suo trasferimento non avevano più avuto contatti e le era dispiaciuto tantissimo , ma adesso erano tutti e due insieme, nella stessa città e perfino abbracciati.
Atem era contento di rivederla, quando si era girata a guadarlo e si era ritrovato i suoi occhi azzurri puntati contro , aveva sentito un fremito che gli era venuto da dentro, come se il suo cuore avesse smesso di battere per qualche secondo e averla tra le sue braccia era una sensazione strana oltre che bella. Era già successo, quando si era messa a piangere , ma quella era una situazione del tutto diversa. In quell’occasione aveva avuto bisogno di qualcuno che la consolasse, che le stesse vicino , oltre a farla sfogare senza sfotterla , mentre adesso erano abbracciati perché si erano finalmente rivisti e doveva ammetterlo, Lizzie gli era mancata , moltissimo. Alzò gli occhi e si trovò gli occhi di Tea puntati contro, aveva un espressione di sofferenza stampata in faccia, ma ad Atem non interessava, era infuriato con lei, gli aveva mentito e non gli aveva detto che Lizzie era con lei quando invece voleva saperlo, ma come aveva potuto fare una cosa simile.
 
Era arrabbiato con lei, si vedeva chiaro nei suoi occhi che non l’aveva sopportato , ma era stato più forte di lei , non poteva farci niente se vederli insieme anche solo per parlare la faceva ingelosire, era più forte di lei e vederli abbracciati non poteva che farle salire la smania di andare lì a separarli.  Non era giusto che Lizzie, che Atem conosceva da così poco , si beccasse le sue attenzioni, mentre lei, che era una dei suoi migliori amici, era costretta a dover stare a guardare la sua amica che faceva gli occhi dolci al faraone senza poter dire neanche una parola , e a guardare lui che faceva l’idiota con lei. Li odiava, li odiava perché erano appiccicati , li odiava perché era come se nessuno di loro si rendesse conto che lei era lì e li guardava, li odiava perché Lizzie sembrava piacere ad Atem , e Atem piaceva a Lizzie. Si vedeva lontano un chilometro che aveva beccato un colpo di fulmine per lui visto che per tutta la settimana non aveva fatto altro che domandarle sempre di lui, se stava bene, se chiedeva di lei, quanto era stato bravo durante il duello, avrebbe preferito suicidarsi piuttosto che soddisfare le sue domande ma era stata costretta a fare buon viso a cattivo gioco, anche se non voleva. Ma ciò che le fece perdere le staffe, nella maniera peggiore, fu vedere Lizzie sfiorare  il collo di Atem con il dito , in direzione della ferita. Poteva sopportare abbracci, risate, ma quello NO, quella piccola carezza NO. Certo, poteva essere solo preoccupazione visto il taglio, anche se ormai era quasi del tutto scomparso ed era rimasto solo un piccolo alone, ma non doveva permettersi a toccarlo. A passo spedito, li raggiunse e disse “ Cosa ci fai qui? Non dovevi essere con gli altri?”
O magari in un’altra dimensione?!
Atem le fece un mezzo sorriso, a metà tra l’irritato e il maligno “ E tu non dovevi essere alle poste?”
Colpita e affondata, e adesso cosa poteva dirgli, che non aveva voluto dirgli che Lizzie era a Domino per gelosia? Gli fece un mezzo sorriso , parecchio forzato , e tentò di cambiare argomento “ Ehm… andiamo a prenderci un gelato , Lizzie?” sperava tanto di scrollarsi Atem di dosso, non le andava , dopo quello che era appena successo, che il faraone si appiccicasse a loro cominciando a sparare battute sadiche e crudeli per ripicca. Quando voleva sapeva essere davvero maligno. Poteva sembrare un angioletto, ma era tutto il contrario di quello che sembrava quando si ci metteva.
“ Va bene. Vieni con noi?” Lizzie si girò a guardarlo, sperando che si unisse a loro. Voleva mostrargli le foto di Washington e della Casa Bianca, voleva sapere come era proseguita la settimana, se stava bene, se era successo qualcosa mentre lei non era con loro, se anche gli altri avevano sentito la sua mancanza, voleva sapere tutto e passare quanto più tempo possibile con lui. Sicuramente sarebbe stato molto più bello senza Tea , visto che come al solito si intrometteva, ma poteva anche accontentarsi
“ Io…” il cellulare squillò, come al solito nei momenti meno opportuni e , come al solito, era Yugi. Il suo fastidioso e affezionatissimo fratellino doveva essersi accorto della sua assenza e adesso non se lo sarebbe scrollato di dosso, ma non aveva intenzione di rinunciare a stare con Lizzie e a vendicarsi con Tea, la giornata si era fatta troppo interessante per mollare l’osso. Gli rispose subito e cercò di liquidarselo senza troppi giri di parole “ Si, lo so Yugi, sono scomparso “ dall’altra parte del telefono, Yugi stava per dirgli qualcosa ma il faraone lo zittì prima che potesse continuare “ Tu vai con gli altri, poi ci rivediamo a casa perché devo sbrigare alcune faccende , ciao “ lo liquidò in quella maniera, chiudendogli il telefono senza lasciare intendere altro. Aveva sentito troppi discorsi senza senso in quella mattinata e adesso si era stancato. Era sicuro che gli avrebbero affibbiato l’ingrato compito di dove risolvere la situazione su Joey, magari andare a cercare Tristan o andare a casa di Joey, o provare a telefonargli con qualche scusa idiota mettendolo in ridicolo. Solo perché aveva 3000 anni di vita e di maturità non significava che doveva risolvere lui tutti i casini combinati o inventati da loro, era il più grande e maturo ma non di certo il loro santo protettore, era già abbastanza doverli trascinare dietro in situazioni al limite del paranormale e cercare di guardargli le spalle, non poteva accollarsi anche il compito di fare pessime figure per conto loro e rimetterci la dignità rischiando perfino una litigata con Joey. Rimise il telefono in tasca e disse “ Posso venire con voi”
Lizzie era al settimo cielo, ma Tea non lo era per niente. Era sicura che da lì a poco avrebbero finito di nuovo per litigare dopo una settimana di pace e tranquillità passata senza discutere e in perfetta e reciproca compagnia , ma come al solito la presenza di Lizzie finiva per rovinare tutto quanto. Tea doveva farsi venire in mente un’idea per trovare una scusa plausibile prima che Atem perdesse la pazienza o iniziasse a fare domande compromettenti che potevano lasciare doppi sensi. Era essenziale trovare un modo per placarlo prima che si infuocasse, glielo leggeva negli occhi che tramava qualcosa contro di lei, sicuramente qualcosa che non le sarebbe piaciuto, qualche vendetta idiota ma perfida e maligna, come le idee che ogni tanto gli venivano in quel suo cervello tanto geniale quanto perfido.
 
Ormai era quasi il tramonto e Lizzie era tornata a casa in limousine mentre Atem stava accompagnando Tea a casa sua, ormai era decisamente troppo tardi lasciarla andare a casa da sola. Per tutto il tragitto Tea non gli aveva rivolto la parola, sicuramente era ancora arrabbiata per le battute che le aveva fatto per vendicarsi. In effetti neanche lui sapeva perché aveva agito in quella maniera, non gli era mai successo di scatenare una ripicca da bambini solo perché lei non gli aveva detto che Lizzie era arrivata a Domino , però un po’ se lo era meritato visto che l’aveva supplicata di dirglielo e lei se ne era sbattuta alla grande, con la giustificazione di voler fare una sorpresa a tutti, peccato solo che lui non le aveva minimamente creduta e aveva cominciato a punzecchiarla. Un po’ si sentiva in colpa, però era partito tutto da lei e certe volte si domandava cosa le passasse per la testa per comportarsi in quella maniera. Cosa c’era di male se voleva rivedere Lizzie , ormai poteva considera un amica , aveva passato con lei tre giorni interi, l’aveva affrontata in uno scontro, erano usciti insieme e adesso avrebbero passato ogni giorno in compagnia, quindi perché fare tante storie, sembrava quasi che non sopportasse il fatto che stavano diventando amici e voleva tanto sapere perché si arrabbiava così tanto, come se il suo nome non volesse che lo pronunciasse. Voleva saperlo visto che ripeteva sempre che aveva i suoi buoni motivi per arrabbiarsi. Ormai basta farsi le congetture mentali, doveva saperlo e anche subito “ Perché non mi hai detto che Lizzie stava arrivando a Domino?! Ti avevo chiesto di farlo “
Ecco che ricominciava, Tea era stata tranquilla per una ventina abbondante di minuti senza che Atem parlasse, visto che per tutto il tempo non aveva fatto altro che rinfacciarle di averle nascosto che Lizzie era a Domino sotto battutine squallide e maligne, ed era convinta che alla scusa della sorpresa avesse creduto , ma a quanto sembrava non voleva saperne di voler mollare l’osso, era davvero ostinato e di certo lei non poteva dirgli la verità “ Te l’ho detto, era una sorpresa per tutti “
Una sorpresa, ancora con quella storia della sorpresa, era un pomeriggio intero che non faceva altro che ripeterlo , si era stancato di sentirle dire sempre le stesse cose “ Mi spieghi cos’è che ti ha dato fastidio?”
“ Niente, non mi ha dato fastidio niente perché non c’era niente per cui arrabbiarsi” cominciava a perdere la pazienza , per davvero. Più Atem insisteva con quella storia più la faceva arrabbiare e non aveva intenzione di voler cedere altrimenti sarebbe scoppiata
“ Arrabbiarsi?” si fermò di colpo, afferrando Tea per un braccio costringendola a fermarsi “ Che significa questo?! Che ti ho fatto arrabbiare perché ti chiedevo di Lizzie?” faceva seriamente? Si era arrabbiata sul serio per questo? Ma era una cosa assurda. Non ci poteva credere, gli sembrava più una barzelletta che la verità
Tea fu colta alla sprovvista, cominciò a maledire la sua bocca che sparava le assurdità formulate dal suo cervello imbestialito. Doveva scriversi un bel promemoria per ricordarsi di non dover mai parlare senza prima ragionare “ No, certo che no, che ti salta in testa?” evidentemente la sua voce tradiva le sue emozioni allarmate dato che Atem la guardava sospettoso.
Atem non voleva dirle niente per timore di accendere una discussione con lei, ma quella ragazza cominciava a non essere più normale come prima. da quando era spuntata Lizzie, Tea sparava assurdità su assurdità e diceva cose che sembravano lasciare dei doppi sensi inspiegabili, ci voleva un interprete per capire quello che diceva e soprattutto quello che pensava “ Va bene, come vuoi tu “ mollò la presa prima che finisse per accendere una litigata e ripresero tutti e due a camminare, stavolta senza dirsi niente per il resto del tragitto.
 
Atem tornò a casa, chiudendo il portone a chiave e salì in fretta le scale per entrare in camera sua, buttò le scarpe di ginnastica in un angolo e si buttò sul letto. Ma neanche tre secondi che Yugi entrò in camera sua , sedendosi alla scrivania e allargando un quaderno “ Dammi una mano per favore”
“ Con cosa?”
“ Matematica, mi sembra ovvio” la matematica l’aveva sempre odiata, era la materia in cui andava male e aveva necessariamente bisogno di aiuto o avrebbe finito per prendere un voto orribile nel compito dell’indomani. Era l’ultimo compito prima della pagella e non poteva permettersi di rovinarsi la media con un insufficienza , e la sola persona che poteva aiutarlo era Atem visto che il suo popolo era stato l’inventore della materia più odiata della scuola e se non sapeva fare i calcoli geometrici lui che ci impiegava pochi secondi non vedeva chi altri potesse farlo.
Il faraone si alzò dal letto e prese una sedia per mettersi vicino a Yugi , ormai era abituato a studiare con lui visti i problemi che aveva in matematica. Poteva essere in grado di tenere il conteggio dei life points durante il duello, ma quando si trattava di formule scientifiche e calcoli algebrici, era un disastro, impiegava sempre due ore prima di fare entrare nella testa di Yugi un singolo procedimento matematico di una minuscola equazione. Prese il quaderno e lesse il problema di geometria , un semplice problema con le figure piane in qui andava applicata la formula dell’esagono “ Facile “
“ Sarà facile per te, io non ci capisco un bel niente “ quando cominciava a dire facile, significava che non ci avrebbe capito un bel niente di quello che gli avrebbe detto. Atem era così, spiegava tutto con la mentalità scientifica dimenticandosi di avere davanti un ragazzino di quattordici anni, di primo liceo, con seri problemi a capirci qualcosa di matematica e geometria e che l’indomani avrebbe avuto un compito in classe che gli avrebbe fatto sbiancare i capelli.
“ Non cominciare, non è così terribile “
“ Certo, tu nella matematica ci sguazzi, l’avete inventata voi egizi. Non avevate altro da fare?”
Atem puntò le mani sui fianchi, guardandolo malamente “ Tipo , cosa?”
“ Non lo so, magari…. Non complicare la vita alla gente?” era colpa del suo maledetto popolo se esisteva la matematica. Quella materia odiosa in cui ci voleva un quoziente intellettivo pari a quello di Einstein per capisci qualche cosa o un interprete che ti traducesse le formule scientifiche. Certo, senza matematica non ci sarebbero state le piramidi , ma non ci sarebbero stati anche scleri e insufficienze , ne tanto meno difficoltà a fare i calcoli , per non parlare della fisica e dell’astronomia. Tutte cose che nella vita non servivano a niente, a meno che non volevi diventare uno scienziato, che non facevano altro che farti uscire il fumo dal cervello e rincretinire dietro a tutte quelle formule e meccanismi incomprensibili.
“ Yugi, senza geometria non ci sarebbero state le case che ci sono adesso , e senza astronomia niente scoperta dei pianeti. E tutto grazie al grande popolo degli egizi “
“ Che è finito a leccare i piedi all’impero romano “ Atem rimase come uno scemo e Yugi scoppiò a ridere. Era normale che Atem se la tirasse, era stato uno dei più grandi faraoni della storia, anche se mai accertato, ed era una cosa ovvia che vantasse il suo popolo come il più grande di tutti i popoli, ma la storia non mentiva mai e l’Egitto era finito per fare la ruota di scorta dell’impero romano , oltre a quello greco e persiano. In pratica il più grande popolo di tutti i popoli conquistato da altri imperi, proprio una gran bella figura davanti al resto del mondo e contando che nei film andavano a dire che era destinato a esistere per millenni, contando la fine che aveva fatto c’erano sicuramente dei seri dubbi
Atem si infuriò, va bene il suo regno era finito tra le mani di altri popoli, ma restava il fatto che erano avanti dal punto di vista scientifico e nessuno aveva il diritto di offendere gli egizi , contando che erano il primo popolo civilizzato della storia con un governo stabile “ Ah, si? te lo faccio vedere io il leccapiedi “ afferrò Yugi prima che potesse scappare e lo tirò verso di sé, stringendogli le braccia intorno al collo , costringendolo a tirare la stoffa della manica con le mani “ Ritira quello che hai detto o giuro che ti soffoco “
“ Tanto non ce l’hai il coraggio “ gli veniva male a parlare anche perché rideva, ma non lo avrebbe ritirato per niente al mondo anche perché era la verità
“ Ok…. Peggio per te “ stava per cominciare a fargli il solletico, quando una luce proveniente dall’occhio posto nel puzzle del millennio si illuminò , una forte luce dorata che allarmò entrambi “ Ma cosa….” lasciò andare Yugi, che scattò in piedi cominciando a guardarsi intorno nella stanza, preoccupato che stesse succedendo qualcosa di terribile, e prese il puzzle in mano, iniziando a girarselo tra le dita trovando strano che continuasse a brillare senza far succedere niente. Di solito quello scintillio era un avviso di pericolo seguito da una visione generata da un altro oggetto del millennio attivo, ma non aveva ricevuto niente, neanche un campanello di allarme. Era però strano quello scintillio, dato che non riusciva a trovare una spiegazione sul perché il puzzle continuasse a brillare.
Yugi era terrorizzato, temeva che fosse successo qualcosa a qualcuno dei suoi amici o che stava per accadere qualcosa a loro “ Atem, che succede?”
“ Non ne ho idea “
Improvvisamente, una luce abbagliante, dall’altra parte della stanza, accecò tutti e due. Atem, nonostante non vedesse niente per la forte luce, afferrò Yugi per un braccio e lo trascinò dietro di se per proteggerlo nel caso fosse successo qualcosa, anche se non aveva idea di cosa doversi aspettare. Yugi afferrò il tessuto della giacca di Atem, cercando di coprirsi gli occhi dalla luce “ Ma cosa sta succedendo?!”
“ Posso spiegartelo io “
Una voce, forte e autoritaria oltre che incomprensibile, riecheggiò nella stanza , mentre la luce iniziò ad affievolirsi , diminuendo di intensità e permettendo ai due ragazzi di poter aprire gli occhi gradualmente e ciò che Yugi si trovò difronte lo traumatizzò. Lì, in quella stanza, nel punto on cui era apparsa la luce , c’era un uomo, o almeno lo sembrava essendo in carne ed ossa , ma non un uomo qualunque, sembrava essere….un faraone, un faraone dell’antico Egitto, con tanto di copricapo in testa, gioielli d’oro tipici degli egizi e una lunga tunica. A guardarlo non sembrava essere minaccioso, ma di certo neanche contento, guardava Atem come se volesse ucciderlo. Per Yugi fu stranissimo, si sentì messo in soggezione da quello sguardo micidiale e sgradevole, ma quello che fu più strano fu il fatto che sentì quasi un senso di familiarità con quell’uomo, come se lo avesse già visto da qualche parte , come se lo conoscesse. Spostò lo sguardo su Atem, era arrabbiato, quasi infastidito dalla presenza di quell’individuo della sua stanza.
Atem era furibondo, doveva aspettarsi che sarebbe tornato nuovamente a rompergli le scatole, come se la lezione che gli aveva dato non fosse stata sufficiente, ma doveva immaginarlo che prima o poi sarebbe nuovamente tornato “ Padre “
Aknamkanon si trovò davanti lo sguardo di sfida di suo figlio, nuovamente. L’ultima volta era sorvolato sulla sua arroganza ma stavolta Atem avrebbe fatto quello che gli avrebbe ordinato , una volta per tutte. Lo aveva osservato per un mese intero e trovava ridicolo che un faraone dell’antico Egitto si comportasse come un ragazzino irrispettoso , correndo dietro a un gruppo di adolescenti del ventunesimo secolo , giocando con le carte come se fosse un bambino, ma stavolta non aveva intenzione di permettere altre stupidaggini da parte di suo figlio, il suo posto era nell’oltretomba, che gli piacesse o no, non gli interessava di Aknadin ne del mondo, Atem aveva concluso la sua vita sulla terra già da parecchio tempo, l’unico incombente era stata la sua prigionia nel puzzle ma ora che era libero aveva un compito ben preciso, stare alla larga dagli affari dei vivi e non ci sarebbero state altre discussioni a riguardo. Era giunto sulla terra con l’intenzione di riprendersi suo figlio e non avrebbe accettato nessuna interferenza ne opposizione “è inutile che mi guardi così, lo sai perché sono venuto “
“ Certo che lo so, e la risposta è sempre la stessa “ non aveva nessuna intenzione di stare alle sue regole, si era stancato di accontentare gli altri, lo aveva fatto per una vita intera e adesso voleva decidere lui cosa fare della sua esistenza e dover voler vivere , ma evidentemente nessuno aveva intenzione di starlo a sentire, come se fosse ancora un bambino da comandare a bacchetta.
“ Questo non è un invito, è un ordine e tu devi obbedire “
Atem cominciò a non vederci più , non poteva decidere della sua vita, solo perché era suo padre non significava che doveva obbedirgli ancora, il suo posto era sulla terra, aveva la sua vita adesso e avrebbe fatto tutto quello che voleva senza che nessuno gli imponesse  niente. Non gli interessava delle leggi, di suo padre o di chissà cos’altro, non era una questione di salvezza del mondo o di combattere Aknadin, era una cosa che riguardava lui, la sua libertà e la sua vita, quello che non aveva mai avuto in Egitto l’aveva trovato adesso. Aveva trovato dei veri amici , aveva trovato una famiglia che gli voleva davvero bene, poteva fare quello che voleva senza che nessuno gli imponesse la sua volontà e non avrebbe mai rinunciato a niente di tutto quello che aveva trovato “ No!” suo padre cominciò a fremere di rabbia, ma ad Atem non interessava , non avrebbe ceduto per niente al mondo “ Non obbedirò più agli ordini di nessuno. L’ho fatto per una vita intera senza potermi ribellare quando mi costringevano a studiare, quando mi rimproveravano per qualsiasi cosa, quando piangevo perché volevo uscire dal palazzo e giocare con gli altri bambini, perfino quando sei morto mi hanno obbligato a non piangere perché avrei dimostrato di essere debole davanti a tutti. Perfino tu mi obbligavi a non piangere quando mi picchiavi. Ho passato anni interi a sottostare alla volontà della gente, adesso non ce la faccio più, lo vuoi capire o no?” un colpo violento alla guancia lo fece barcollare e cadere a terra, urtando il bordo in legno del letto con la spalla.
Yugi corse verso Atem, inginocchiandosi accanto a lui. Non aveva capito una sillaba di quello che lui e quell’uomo si erano detti , ma Atem era sul punto di scoppiare a piangere mentre quel tizio era furibondo, lo guardava come se volesse ucciderlo e lo schiaffo che gli aveva dato ne era sicuramente la prova. Qualsiasi cosa si fossero detti , sembrava aver fatto andare Atem in escandescenze, era la prima volta che lo vedeva in quello stato e che parlava con quel tono furioso, sembrava che si fosse sfogato di qualcosa , e qualsiasi cosa fosse nessuno aveva il diritto di trattare Atem in quella maniera. Si girò a guardare il faraone, arrabbiato come non lo era mai stato e si alzò in piedi, andando a pararsi davanti il faraone , fregandosene se non erano affari che lo riguardavano “ Come si è permesso di fare una cosa del genere? “ gli urlò in faccia , furibondo per lo schiaffone che quel tizio gli aveva dato, chiunque fosse non era stato giusto trattarlo in quella maniera “ Chiunque sia , è meglio che se ne torni da dove è venuto altrimenti sarà peggio per lei, chiaro?”
Aknamkanon rimase sconcertato, non tanto per il tono arrogante con cui quel ragazzino mortale gli si era rivolto, ma più per il ragazzino stesso. Era la prima volta che lo vedeva così da vicino e gli saltò subito agli occhi l’incredibile somiglianza che c’era tra lui e suo figlio, una somiglianza a dir poco innaturale , stessi occhi , stessi capelli , perfino stesso temperamento irriverente e combattivo. Così lui era la tanto famosa reincarnazione di Atem, il ragazzino che aveva risolto il puzzle del millennio nell’arco di una notte e che aveva ospitato lo spirito di Atem nel suo corpo.
yugi si sentì stranamente oppresso, quello sguardo che il faraone gli stava dando non gli piaceva per niente , era come se lo stesse scrutando e cominciò seriamente a pentirsi di averlo insultato anche se non aveva la più pallida idea di quanto avesse capito su quello che gli aveva detto, dato che parlavano due lingue estremamente diverse.
“ Yugi, è meglio se me la sbrigo io con mio padre “ sapeva che lo stava facendo per aiutarlo , ma non doveva mettersi nel mezzo su cose che non lo riguardavano. Suo padre era lì per lui, per rendergli ancora la vita impossibile, non era giusto che Yugi si beccasse male parole da parte sua. Era già troppo che stesse assistendo, anche se non aveva capito un bel niente di quanto si erano detti.
Yugi si girò a guardarlo, con gli occhi sbarrati e cominciò a sentire una strana e sensazione che gli serpeggiava nella spina dorsale. Quello era suo padre, quindi aveva appena insultato il Faraone Aknamkanon urlandogli perfino contro. Si augurò con tutto il cuore che non avesse capito un bel niente di quanto gli avesse detto, altrimenti sarebbero stati guai seri “ Oh Oh “ ecco, come al solito aveva fatto una figuraccia terribile sempre per colpa di Atem, dirglielo prima doveva avergli fatto schifo. Tornò quatto quatto da Atem, nascondendosi dietro di lui per il terrore di aver appena insultato suo padre.
Aknamkanon capì che non avrebbe ottenuto nulla da Atem se avesse continuato a discutere con lui, c’era solo una cosa dare a quel punto e non c’era altra scelta se non quella ma almeno avrebbe messo Atem con le spalle al muro “ Visto che non posso ragionare con te, non mi lasci altra scelta “ sapeva che sarebbe andata a finire in quella maniera, si era preparato a tutto e stavolta non ci sarebbero state scuse di nessun tipo, Atem non avrebbe avuto scelta se non quella che gli sarebbe toccata. Schioccò le dita e improvvisamente una luce abbagliante circondò l’intera stanza , costringendo Atem e Yugi coprirsi gli occhi con le braccia per non venire accecati. Tutto ciò che era in quella stanza sparì, avvolto da una luce bianca che deformò ogni cosa, Atem e Yugi non avevano idea di cosa stesse succedendo, ma su una cosa erano sicuri, qualsiasi cosa Aknamkanon avesse fatto non era un buon segno , Atem soprattutto non sapeva cosa stesse accadendo ma temeva che suo padre avesse in serbo per lui qualcosa di sgradevole.


nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo. questo e il prossimo saranno gli ultimi capitoli incentrati su un duello in quanto entriamo nel vivo della storia, con misteri a raffica. spero che questo capitolo vi piaccia e scusate per il ritardo ma le feste sono le feste. bene, commentate, commentate, commentate

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Capitolo 30
*** Lo scontro dei faraoni ***


Atem riaprì gli occhi e ciò che vide lo sconvolse, non era più nella sua stanza ma in una grande e immensa sala circondata da fiaccole accese e da figure di mostri scolpite nelle pareti fino ad arrivare al grande  e altissimo tetto di quel luogo strano ma famigliare. Sbarrò gli occhi incredulo, ma ceto, adesso ricordava dove si trovava, quello non era un luogo qualsiasi , era l’interno di uno dei templi egizi che venivano usati dalla corte sacra per custodire i rispettivi mostri, ognuno legato all’oggetto del millennio che apparteneva al rispettivo sacerdote , incluso il tempio personale del faraone. Tutti i mostri lì presenti, raffigurati su quelle antiche pareti , erano i suo mostri personali, li riconosceva tutti, uno ad uno. Tutti i Ka che suo padre aveva fatto esorcizzare dalle persone da essi possedute e imprigionare nelle tavole di pietra , perfino il Mago nero e la Giovane maga nera erano su quelle pareti, accanto ai mostri che andavano a caratterizzare perfino il suo stesso deck. Quel tempio era stato parte della sua eredità come faraone, aveva ottenuto il diritto di possedere quei mostri e di usarli e anche a distanza di 3000 anni continuava a usufruire di quelle creature sotto forma di carte da gioco. Ma come poteva trovarsi in un tempio egizio, nel suo antico splendore , se erano passati 3000 anni e di quei luoghi sacri non era rimasto altro che macerie e rovine sepolte sotto la sabbia del deserto.
 
Yugi non poteva credere ai suoi occhi, non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita e di cose assurde ne aveva viste a centinaia da quando conosceva Atem e il suo passato. Quel luogo era pieno di immagini di mostri , scolpiti nelle pareti fino a toccare il soffitto altissimo , e tutto intorno erano piazzate delle fiaccole che creavano un’atmosfera misteriosa e inquietante, il fuoco proiettava le ombre di quelle figure sulle pareti stesse e Yugi iniziò a tremare mentre dava un’occhiata in giro , osservava tutte quelle figure con un’attenzione maniacale , riscontrando in esse una strana sensazione di familiarità, come se le avesse già viste da qualche parte e fu quando notò una lastra di pietra con l’immagine del Mago nero che capì che quelle figure erano i mostri del Duel Monsters, ricavati da quelle stesse lastre che Pegasus aveva trovato in Egitto e restaurate , in modo da recuperare le figure per creare il gioco , e molti di essi costituivano perfino il deck di Atem. C’erano quasi tutti i mostri che Atem possedeva , anche se erano raffigurati sotto forma di geroglifici posti di profilo, erano facilmente riconoscibili. Continuava , però, a non capire cosa ci facevano in un posto simile e soprattutto dove si trovavano loro visto che la stanza era sparita e sembravano essere stati teletrasportati in una specie di sala o giù di lì. si girò verso Atem, desideroso di avere una spiegazione , ma si traumatizzò solo a guardarlo. Lo squadrò dalla testa ai piedi , sconvolto “ Ehm… che cosa ti è successo?”
Atem si voltò a guardare Yugi e si accorse che gli indicava i vestiti. Calò lo sguardo e si rese conto che i suoi abiti non erano più quelli che aveva prima, adesso capiva perché aveva quella strana sensazione di freddo e di pesantezza sulla pelle , i jeans , la giacca e la maglia si erano tramutati in una tunica e in un mantello , le scarpe di ginnastica si erano trasformati in scarpe bianche con gli inserti d’oro e aveva perfino i suoi vecchi gioielli addosso inclusa la corona che aveva sulla fronte, perfino il colore della pelle era cambiato diventando più scuro “ Ma non è possibile “ si squadrò gli abiti che aveva addosso, sentendosi non solo frustrato dalla situazione ma perfino ridicolo, aveva perso l’abitudine a stare conciato in quella maniera. Non aveva la più pallida idea di cosa avesse in mente suo padre , visto che se stava in piedi dall’altra parte di quella specie di arena con un grande occhio egizio al centro , ma era sicuro che non era niente di buono visto che oltre ai suoi gingilli dorati gli era apparso al braccio sinistro perfino la versione antica del Dueling Disk, il Dihadihank “ Va bene, cosa significa tutto questo?!”
“ Ho cercato di convincerti a lasciare questo mondo con le buone, ma vista la tua testardaggine non ho altra scelta che usare le maniere brusche “ aveva avuto modo di osservare bene i mortali amici di Atem, tutti loro come il resto dei mortali avevano quella strana abitudine di risolvere buona parte dei loro conflitti con dei duelli, una versione moderna dei loro antichi giochi delle ombre, disputati con delle ridicole carte. Atem non voleva starlo a sentire, pretendendo di restare sulla terra per stare accanto a un ragazzino mortale che faceva i capricci , ma adesso non avrebbe avuto altra scelta se non quella che gli sarebbe spettata per diritto “ Immagino che tu ricordi come noi egiziani eravamo soliti scegliere i custodi degli oggetti del millennio “
“ Certo che lo so “ lo sapeva molto bene cosa facevano per divertirsi, avevano costretto perfino lui a dover partecipare a un gioco delle ombre quando compì dodici anni, uno squallido rito per ottenere la successione del puzzle del millennio. Aveva dovuto affrontare suo padre in un gioco delle ombre davanti a tutti i membri della corte , rischiando non solo di venire sconfitto ma anche umiliato davanti agli occhi del suo stesso padre se non fosse stato all’altezza dello scontro per guadagnare la successione del puzzle. Era un rito che dovevano compiere tutti coloro che erano destinati a dover ottenere i sette oggetti del millennio , i nuovi sacerdoti, prima di poter diventare guardiani, dovevano affrontare in un combattimento il guardiano precedente e se lo sconfiggevano si guadagnavano il diritto di poter ottenere il rispettivo oggetto e custodirlo. Una procedura necessaria di precauzione per impedire che i futuri sacerdoti venissero uccisi dagli oggetti del millennio, e anche lui era stato costretto a dover sostenere quella cerimonia, terrorizzato a morte all’idea di non essere degno del compito che lo aspettava , terrorizzato all’idea di umiliare suo padre davanti a tutti.
Aknamkanon annuì e poi indicò il luogo in cui si trovavano “ Dunque non credo che ci sia bisogno che ti spieghi perché siamo qui. Visto che non vuoi ascoltarmi, mi trovo costretto a doverti affrontare in un duello“ suo figlio iniziò a fremere di rabbia ma il faraone non si fece intimorire “ Le mie condizioni sono le seguenti. Vinci il duello e resterai sulla terra , perdi e tornerai nell’Oltretomba immediatamente “
Ma era una pazzia, come poteva accettare di fare una cosa simile solo perché suo padre non voleva capire che il suo posto era sulla terra. non aveva intenzione di accettare quell’assurda sfida, era un suo diritto scegliere la sua strada e la sua vita, era un suo diritto decidere con chi passare il resto della sua vita. Non aveva intenzione di stare al suo gioco “ Non lo farò, non ti affronterò in combattimento “ non lo avrebbe mai fatto e lui non poteva impedirgli di decidere in quel modo subdolo e spregevole.
Aknamkanon si infuriò “ Non hai altra scelta “ urlò così forte che la sua voce scatenò un eco in quella grande stanza “ Queste sono le mie condizioni. Infondo ti sto lasciando la possibilità di scegliere una delle due soluzioni del duello “
 
Yugi si spaventò, non aveva mai visto nessuno così arrabbiato come il padre di Atem, quell’uomo era davvero un arrogante tiranno. Atem gli aveva detto che suo padre era una persona buona , ma quando si arrabbiava sapeva diventare una furia, si trasformava nel classico padre autoritario che non ammetteva discussioni e ribellioni, che pretendeva obbedienza con la sua severità. Non stava capendo niente di niente su quello che si stavano dicendo, ma a giudicare dal luogo era sicuramente un’arena e poteva esserci solo una spiegazione, un duello. Era sicuramente un duello e Yugi poteva già immaginare che il faraone voleva sfidare Atem, solo che non aveva alcun diritto di imporgli la sua volontà, non era giusto che costringesse Atem a dover disputare un duello per decidersi a lasciarlo in pace. Gli sembrava di rivivere la battaglia cerimoniale in cui lui e Atem erano stati costretti a battersi per decidere il destino del faraone, con la sua vittoria Atem sarebbe stato libero, ma con la sua sconfitta sarebbe stato costretto a restare sulla terra per sempre , aveva vissuto quei momenti con il terrore di dovergli dire addio, senza poter fare niente per impedirgli di andarsene via e di lasciarlo solo, anche se sapeva che sarebbe stato egoistico imporgli di restare, motivo per cui non aveva avuto neanche il coraggio di confessargli la storia dei suoi genitori nella speranza che potesse restare sulla terra con lui. Era convinto che ormai Atem era libero di poter restare sulla terra di sua spontanea volontà, che nessuno poteva portarlo via, neanche suo padre, non poteva sopportarlo ancora, non poteva stare a guardare Atem che disputava un duello per la sua libertà, per poter vivere la vita che voleva. Non poteva passare nuovamente quello che aveva passato durante la battaglia cerimoniale, ne passare quello che aveva passato nei quattro mesi successivi, a piangere per la disperazione di aver perso il suo migliore amico per sempre.
 
Era una crudeltà, si era già trovato in una situazione simile, quando aveva dovuto combattere contro Yugi durante la battaglia cerimoniale nel santuario. Certo, allora aveva in testa solo di volersene andare via, anche se significava dire addio a tutti i suoi amici , compreso Yugi, ma dopo essere andato nell’Oltretomba aveva cominciato a sentire la mancanza di tutti e aveva cominciato a dubitare della sua testarda decisione di volersene andare per sempre e lasciarli con le lacrime agli occhi e il suo ricordo destinato a sbiadire per sempre e doveva ammettere di non aver mai commesso errore più grave di quello. Aveva spezzato il cuore di tutti, ma soprattutto aveva spezzato il cuore di Yugi, aveva passato i seguenti quattro mesi a osservare Yugi e si era accorto che non era più lo stesso, era tornato ad essere il ragazzino che aveva conosciuto all’inizio, sempre triste, solitario , con le lacrime perennemente agli occhi e la colpa era soltanto sua e del suo desiderio egoistico di volersene andare a tutti i costi, senza neanche interessarsi a cosa i suoi amici avessero provato nel vederlo andare via. Ma ora le cose erano cambiate, sapeva cosa voleva, sapeva dov’era il suo posto e soprattutto sapeva cosa c’era dentro al cuore di Yugi e non sarebbe stato un ricatto del genere a impedirgli di opporsi alla volontà degli altri. Non sarebbe stato al gioco di suo padre, non avrebbe più legato il suo destino a un duello come era stato costretto a fare. Prima che potesse rispondere a suo padre, si sentì stringere il braccio e si girò verso Yugi, che lo guardava come se lo stesse supplicando e poteva immaginare quale fosse il motivo “ Sta tranquillo , Yugi “
“ Ti prego, qualunque cosa sta succedendo, non accettare “ non poteva vederlo affrontare suo padre in combattimento e magari venire perfino sconfitto, una volta era stata sufficiente per perderlo , non poteva sopportarlo una seconda volta. Sapeva di non aver alcun diritto di doversi intromettere in quella storia, sapeva che doveva essere Atem a scegliere se affrontare suo padre in combattimento o no , ma non poteva stare a guardare un duello in cui doveva passare tutto il tempo a pregare che Atem vincesse.
Atem lo leggeva chiaro nei suoi occhi, non voleva vederlo affrontare suo padre in combattimento e neanche lui voleva farlo, suo padre l’aveva escogitata bene, portarlo in un arena per affrontarsi in un gioco delle ombre egizio per ottenere il permesso di restare sulla terra, eppure doveva esserci un’altra soluzione, non poteva finire davvero in quella maniera. Affrontare suo padre era l’ultima cosa che voleva , doveva tentare di farlo ragionare e di abbandonare quella folle idea , doveva farlo per se stesso e anche per Yugi. Guardò suo padre negli occhi, sperando che ciò che gli avrebbe detto lo avrebbe convinto “ Padre, non possiamo semplicemente parlarne? Non voglio combattere contro di te “
Aknamkanon gettò uno sguardo indagatore sul volto di suo figlio, non lo convinceva molto quella sua ostinazione nel non volerlo affrontare, non sembrava essere una sua libera scelta sembrava più voler accontentare quel ragazzino “ Non lo vuoi tu …. “ puntò il dito contro Yugi, con uno sguardo arcigno e indispettito “ O lui?!” la sua non era una decisione incondizionata , si stava rifiutando per accontentare i capricci di un bambino mortale che si metteva nel mezzo di una discussione che non lo riguardava. Lo vedeva chiaro nei suoi occhi che lo stava facendo per lui , per accontentarlo. Aveva cresciuto un ragazzo testardo che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, che accettava ogni sfida senza neanche rifletterci, e adesso si trovava davanti un ragazzo che soddisfava i capricci di un bambino mortale che si stava quasi per mettere a piangere. Era inaccettabile.
“ Yugi non centra, non metterlo in mezzo “ lui non aveva niente a che fare con quella storia, era una cosa che riguardava solo lui e la sua vita non Yugi , certo lo faceva soprattutto per lui ma suo padre non doveva considerarlo la causa della sua decisione.
“ Invece centra. Ho osservato molto nell’ultimo periodo, la maggior parte dei tuoi comportamenti sono legati ai capricci di quel bambino, il tuo affetto per lui è la causa delle tue insulse decisioni di andare contro le nostre sacre leggi “ la colpa era tutta sua , non cerano altre spiegazioni. L’eccessivo affetto che Atem dimostrava nei confronti di quel bambino lo portava a opporsi a sacre leggi che esistevano da millenni e che guidavano la vita di ogni essere umano sulla terra, Atem conosceva quelle leggi e la sacra obbedienza ai loro comandi, ma per colpa del suo affetto per i mortali le stava trasgredendo. Era Yugi l’ancora che teneva suo figlio sulla terra, quel ragazzino non voleva lasciarlo andare solo per capriccio ed egoismo, come aveva dimostrato durante la battaglia cerimoniale, sapeva che era giusto dover lasciare andare suo figlio da tutti coloro che lo aspettavano da millenni, ma i suoi capricci da bambino viziato ed egoista gli annebbiavano la mente. Il suo era solo bisogno di divertimento e di gioco, non affetto sincero e suo figlio sembrava non volerlo capire , ma adesso avrebbe messo un freno a quel ragazzino, nessuno poteva opporsi alla sua volontà, ne suo figlio ne Yugi Muto “ Non permetterò che questa storia vada oltre, quel ragazzino è la causa delle tue folli e assurde scelte ma adesso è finita. Non vuoi seguirmi di tua spontanea volontà, ma sarai costretto a dover obbedire all’esito dello scontro “
Questo era troppo, aveva sentito abbastanza assurdità sparate da suo padre e aveva cercato di farlo ragionare, ma non accettava che insultasse Yugi accusandolo di essere il responsabile delle sue decisioni. Suo padre non poteva capire che genere di legame esistesse tra di loro, e forse non lo avrebbe capito mai, Yugi gli aveva fatto riscoprire cosa significava avere una famiglia, gli aveva fatto dimenticare la solitudine che si portava dentro grazie ai suoi amici, gli aveva fatto capire che l’onore e l’orgoglio non sono sempre importanti , gli aveva insegnato a fidarsi degli altri , Yugi era la persona più importante che avesse mai avuto al suo fianco e non solo non voleva perderlo ma non avrebbe permesso a nessuno di insultarlo in quella maniera, prendendolo per un ragazzino viziato ed egoista, tanto meno lo avrebbe permesso a suo padre “ Stavolta hai oltrepassato il limite della mia sopportazione “  attivò il Dihadihank e una luce dorata proveniente dall’occhio dorato su di esso iniziò a brillare “ Farò come vuoi, ti affronterò in questo duello ma non pensare che cederò al tuo ricatto “
Yugi gli afferrò il braccio, sperando di farlo desistere dalla sua idea di scontrarsi con suo padre. Aveva un brutto presentimento riguardo quella storia, non poteva lasciarlo combattere “ Ti prego, non farlo “ Atem gli mise una mano sulla spalla, come per rassicurarlo e lo fece allontanare da lui, gesticolandogli di allontanarsi il più possibile dall’arena. A malincuore , Yugi fu costretto ad obbedirgli, allontanandosi il più possibile da lui per non rischiare di subire danni dai mostri che da lì a poco sarebbero stati evocati. Aveva paura, aveva davvero paura che stavolta potesse accadere davvero qualcosa di spiacevole, ormai conosceva i giochi delle ombre, in uno di quegli scontri poteva accadere di tutto, lo aveva sperimentato con l’alter ego di Marik, con il Re dei ladri , perfino del mondo delle memoria di Atem. Naturalmente non conosceva la concezione originale dei giochi delle ombre egizi, ma non dovevano essere uno spettacolo. Purtroppo non c’era niente che potesse fare per fermarli, Atem glielo aveva fatto capire chiaramente , voleva affrontare suo padre per ottenere il permesso di vivere sulla terra , ma non sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, e l’idea che potesse succedere qualcosa di brutto ad Atem lo terrorizzava a morte, non poteva fare altro che stare a guardare e aspettare l’esito dello scontro.
 
Atem era pronto, avrebbe fatto rimpiangere a suo padre di essere venuto a sfidarlo a duello compreso il fatto che aveva dato del bambino capriccioso a Yugi quando non era vero. Se voleva la guerra , guerra avrebbe avuto , non gli importava se avrebbe dovuto faticare per annientarlo, c’era in ballo la sua vita e non avrebbe ceduto senza aver dato il meglio di se, Yugi era importante, aveva passato una vita intera a stare solo esattamente come lui e non avrebbe permesso che continuasse ancora a soffrire, soprattutto per colpa di suo padre “ Io sono pronto “ lo era, era più che pronto, aveva una ragione per vincere quello scontro contro suo padre, una ragione per dimostrargli che le sue intenzioni erano più di un capriccio e che era disposto a tutto pur di restare sulla terra, a tutto.
 
Aknamkanon attivò a sua volta il suo Dihadihank , pronto a dare vita a uno scontro senza eguali , uno scontro tra lui e suo figlio. Atem aveva sbagliato ad accettare la sua sfida, perché non gli avrebbe mai permesso di vincere così facilmente per accontentare il suo amico, non era solo una questione di dovere verso le leggi o verso i suoi antenati , era una questione di timore personale. Atem aveva sempre desiderato avere degli amici che non fossero Mahad e Mana, aveva sempre desiderato essere libero dai suoi doveri verso il suo regno , ma a volte non si rendeva conto di quanto potesse essere pericoloso riporre la propria fiducia e il proprio affetto verso gli altri, rischiando di venire tradito quando qualcuno meno se lo aspettava, esattamente come era accaduto a lui , quando era un ragazzino anche lui desideroso di uscire dalle mura del palazzo e di poter conoscere altre persone. Era andato tutto bene, finchè i suoi amici non avevano scoperto chi era e per fargli capire che non aveva alcun diritto di entrare nel loro mondo gli avevano voltato le spalle quando era stato aggredito da dei banditi , venendo salvato solo dalle guardie reali. Da allora aveva capito che non esistevano amici per quelli come loro , che dimostrare troppo affetto spesso era una rovina ed era stato per quel ricordo che aveva fatto di tutto per far capire ad Atem che fuori dalle mura del palazzo c’era un mondo in cui lui non aveva diritto di entrare, un mondo che non era come lui sperava che fosse, e non poteva permettere che anche lui passasse quello che aveva passato, non poteva permettere che si ripetesse ancora. Quel gruppo di mortali non gli piaceva, non gli era mai piaciuto dal giorno in cui lo spirito di Atem era entrato in contatto con loro e continuava a non piacergli , come non gli piaceva il fatto che suo figlio rischiasse ancora la vita per salvarli da minacce che non spettava più a lui dover sventare. Aveva già sacrificato la sua vita una volta, contro Zork, costringendosi a cancellare la sua stessa memoria per uccidere un demone che aveva trovato una seconda via di fuga attraverso l’anima dannata di un ragazzo che aveva covato così tanto folle e giustificato odio verso coloro che avevano causato la morte del suo villaggio , un ragazzo che aveva venduto la sua stessa anima a Zork pur di avere il potere di vendicarsi anche dopo 3000 anni, riuscendo a manipolare gli eventi fino a spedire l’anello del millennio a un giovane mortale , sua reincarnazione, e a possederlo per risvegliare nuovamente quel demone e distruggere di nuovo il mondo. Aveva visto suo figlio morire e non c’era stato dolore più grande che dover aspettare 3000 anni per ricongiungersi con lui nell’Oltretomba, non poteva permettere che accadesse di nuovo solo per degli insulsi mortali adolescenti. Il posto di Atem era con lui nell’Oltretomba, ed era lì che lo avrebbe portato, una volta terminato e vinto quello scontro “ Molto bene.  Il nostro accordo è quello che abbiamo stabilito. Se perderai , verrai con me nell’Oltretomba per sempre “
“ E se vinco io , resterò qui… Per sempre “ era pronto, era prontissimo e avrebbe dato il meglio di se senza mollare. Gettò uno sguardo veloce a Yugi, a qualche metro lontano da lui , non aveva lacrime agli occhi, ma aveva paura e quale fosse quella paura ormai lo sapeva molto bene e non avrebbe permesso più che soffrisse ancora come il nonno gli aveva raccontato. La sua famiglia era in frantumi, non aveva altri che il nonno , ma chi voleva davvero accanto era soltanto lui e avrebbe continuato a essere al suo fianco per il resto della vita. Non avrebbe più lasciato che piangesse di notte, guardando vecchie foto che teneva nascoste sotto al cuscino , o davanti la televisione , durante la diretta della commemorazione degli attentati delle torri come era successo , quando avevano elencato i nomi di tutti i morti, compreso quello di suo padre. Gli era stato appiccicato addosso per tutto il giorno, gli aveva perfino dato il permesso di dormire con lui. Quelle stesse lacrime che aveva versato per anni erano le stesse che aveva versato nel periodo della sua assenza e gli aveva promesso che non sarebbe mai stato più così, che sarebbero stati sempre insieme come fratelli e lui manteneva sempre le sue promesse, anche se poteva sembrare impossibile farlo. Tornò a guardare suo padre , pronto a dargli battaglia come non lo era mai stato.
In coro, contemporaneamente , entrambi risposero “ Dia-ah  “
Aknamkanon sollevò il braccio al quale era posto il Dihadihank ed esclamò “ Vieni a me, Fenice sacra di Nephtys “ una delle tavole si illuminò e dal disegno inciso sulla pietra apparve un fascio di luce che partì dalla tavola stessa e raggiunse il campo di battaglia , ponendosi alle spalle del faraone. Dalla sua abbagliante luce si manifestò un gigantesco mostro, dalle fattezze simili a un uccello dorato, con grandi ali di fuoco e due occhi blu , un mostro identico a una fenice , dalle fattezze incredibilmente simili al Drago alato di Ra , che emise un verso acuto simile a quello degli uccelli , che costrinse Atem e Yugi a tapparsi le orecchie per il terribile frastuono “ Questo mostro dovresti ricordartelo molto bene “
Certo che lo conosceva e non lasciava intendere niente di buono “ Si, è il tuo Ka “ quel maledetto mostro gli aveva fatto passare le pene dell’inferno la prima volta che lo aveva affrontato , durante quella cerimonia. Suo padre aveva avocato il suo Ka, un potente mostro che aveva causato una marea di problemi per annientarlo. Nel gioco del Duel Monsters aveva 2400 punti di attacco e 1600 punti di difesa, ci sarebbero voluti due mostri da sacrificare come tributi per evocarla, ma quello era un gioco delle ombre egizio, la versione originale concepita dalla corte sacra per le sue cerimonie principali , le regole del gioco moderno non avevano niente a che fare con quel gioco, poiché non esistevano delle regole tranne una. Chi perdeva, pagava il prezzo più alto, la sua stessa vita, sempre che questa fosse la volontà di chi cominciava un gioco delle ombre. L’ultima volta era stata un’impresa annientarlo, aveva rischiato la sconfitta , ma stavolta le cose erano diverse , perché accanto a lui c’era il suo mostro più fidato, il mostro più potente che avesse mai avuto dalla sua parte e che non aspettava altro che evocare “ Ma non pensare di impressionarmi. Quando lo evocasti per la prima volta avevo dodici anni e mi sembrava un mostro potente e minaccioso, ma adesso non mi spaventa più “ sollevò in alto il braccio e disse “ Perché ho dalla mia parte il mio Mago Nero “ una pietra , con l’immagine di un mago raffigurato di profilo, si illuminò e un fascio di luce partì da essa per posizionarsi davanti ad Atem e dal suo fascio apparve il Mago Nero.
Aknamkanon non fu affatto sorpreso di vedere quel mostro, lo conosceva molto bene “ Mahad “ quel mostro gli somigliava moltissimo, poteva riconoscere tra mille il volto di quel ragazzo che aveva dedicato la sua vita a proteggere suo figlio, a seguirlo ovunque andasse come se fosse la sua ombra, obbedendo a ogni ordine che gli veniva impartito senza mai lamentarsi o opporre resistenza affinche Atem fosse sempre sorvegliato,  e non c’era persona più precisa e adatta di lui per ottenere il privilegio di custodire un oggetto del millennio, oltre che ottenere il posto di comandante delle guardie e addestratore di maghi. Il più potente mago che avesse mai conosciuto e il più devoto dei servitori, adesso era il mostro al fianco di suo figlio anche dopo 3000 anni ed era un grande onore per lui poterlo affrontare in quello scontro.
 
Yugi osservava quei due mostri sul terreno di gioco e le tavole di pietra alle pareti che scintillavano, come se ci fossero delle cornici a led a intermittenza. Adesso poteva vedere con i suoi occhi la provenienza dei mostri e soprattutto come si svolgevano i giochi delle ombre egizi di cui si parlava tanto e dai quali Pegasus aveva tratto ispirazione per il loro gioco , si sentiva in preda alla paura , allo stupore ma anche a una strana sensazione di familiarità, come se quelle incisioni le avesse già viste da qualche parte ma non sapeva dove, come se facessero parte di un déjà-vu. Ma forse era solo la sua immaginazione , del resto non per niente era la reincarnazione di Atem. Da quando si era imbattuto nel suo mondo aveva perennemente la sensazione di aver avuto a che fare con cose che non aveva mai visto, quella non sarebbe stata di certo la prima volta che aveva quella sensazione di familiarità, anche se c’era una strana sensazione di inquietudine che continuava ad assillarlo mentre guardava quei mostri pronti a darsi battaglia da un momento all’altro.
 
Aknamkanon non aspettò oltre , decise di dare subito ad Atem un assaggio della potenza del suo mostro “ Nephtys, attacco Fiammata della fenice “ il mostro volò contro il Mago nero, spiegando le sue ali  , con un battito, sferrò una fiammata di fuoco che si diresse verso il mago per colpirlo in pieno e metterlo fuori combattimento.
Atem si aspettava un colpo diretta da parte del mostro di suo padre, ma non gli avrebbe reso le cose così facili come l’ultima volta “ Mago nero, schiva l’attacco “ il mago si spostò mandando a vuoto l’attacco del mostro del faraone, volando sopra la testa dell’uccello, ma Atem non aveva intenzione di concluderla lì,  voleva che suo padre avesse un primo assaggio della forza del suo mostro “ Mago nero, Attacco della magia nera “ il mago, si posizionò alle spalle del mostro e sferrò un attacco , colpendo in pieno la fenice che venne scaraventata contro il suolo , colpita in mezzo alla schiena.
Aknamkanon sentì un violentissimo dolore alla schiena, come se qualcosa di pesante gli fosse stato scagliato contro. Il dolore gli tolse il respiro, costringendolo a piegarsi sulle ginocchia e a stringere le labbra con i denti per non urlare. Il Mago nero era forte, non si aspettava un attacco di pari potenza e intensità , ma non aveva intenzione di mollare, era solo il primo attacco dopo tutto. Man mano che il dolore andava sparendo, il mostro si rialzava da terra , e spiccò nuovamente il volo , emanando un urlo da rapace più forte del precedente “ Non mi aspettavo un colpo del genere , sventuratamente non è abbastanza “ con un colpo di mano, la fenice tornò nuovamente all’attacco e , veloce come un fulmine, afferrò tra i suoi artigli il mago, stritolandolo così forte che Atem sentì come se delle catene gli stessero immobilizzando il corpo , impedendogli ogni movimento e causandogli un dolore violentissimo ai muscoli di tutto il corpo, costringendolo ad urlare di dolore e a cadere in ginocchio. Più la fenice stringeva il mago, più Atem sentiva come dei coltelli che si conficcavano nel suo corpo e gli laceravano la pelle. La sofferenza lo stava facendo soffrire , ma non abbastanza da impedirgli di evocare un altro mostro sul terreno di gioco, bisbigliò qualcosa con fatica e un’altra stele si illuminò , facendo partire un fascio di luce bianca dalla quale partì , a sua volta, un fascio di luce viola che colpì in pieno la fenice costringendola a lasciare andare il mago. Atem iniziò a sentirsi meglio, il dolore andava cessando poco a poco e quando sparì del tutto, si rimise in piedi.
Aknamkanon non capì cosa era successo, il suo mostro era stato colpito all’improvviso da qualcosa all’ala destra, cosa che aveva procurato a lui un forte dolore al braccio , costringendolo a stringere gli occhi per sopportarlo “ Ma cosa è stato?!”
“ è stata lei “  
Aknamkanon aprì lentamente gli occhi, per poi sbarrarli del tutto, stupito e sconcertato. Accanto al mago c’era la Giovane maga nera, il Ka di Mana. Era lei, non c’erano dubbi, alla fine quella ragazzina c’era riuscita e aveva evocato a sua volta un potente Ka che Atem aveva evocato senza lui se ne accorgesse
“ Ho evocato la Giovane maga nera in soccorso al mio mostro. Adesso ho due supporti dalla mia parte “ sapeva che suo padre sarebbe stato sorpreso nel vedere quanto era diventato forte. Da bambino non era in grado di poter evocare più di un mostro alla volta , ma con il passare del tempo e grazie all’addestramento di Shimon era riuscito a diventare resistente abbastanza da poter evocare più di un mostro sul terreno , perfino in grado di evocare le tre Divinità Egizie davanti lo shock generale di tutti.
Aknamkanon era sorpreso, non si sarebbe mai aspettato una cosa simile da parte di suo figlio. Tempo fa , aveva affrontato un ragazzino di dodici anni , spaventato e debole, che temeva non fosse in grado di riuscire nell’impresa di ottenere l’eredità del puzzle del millennio , ma adesso stava affrontando un ragazzo completamente diverso, forte e determinato che si stava battendo come non aveva mai fatto in passato. Era sbalorditivo, ma voleva vedere fin quanto sarebbe riuscito a resistere ai suoi attacchi e se davvero era in grado di batterlo come sosteneva di fare.
 
Yugi tirò un sospiro di sollievo, per tutta la durata del primo scontro aveva trattenuto il respiro così a lungo per il terrore che stava quasi per soffocare. Non aveva idea che i giochi delle ombre originali fossero in quella maniera, certo, li aveva sperimentati, ma quelli erano un’altra cosa , completamente diversi e più pericolosi di quanto potesse immaginare. Fin ora Atem aveva tenuto testa a suo padre, evocando i suoi due mostri più potenti , ma Aknamkanon non sembrava essere il tipo di persona che lasciava carta bianca così a lungo, voleva sbagliarsi ma aveva la sensazione che finora il faraone non avesse dimostrato tutto quello di cui era realmente capace di fare , sembrava che stesse temporeggiando per testare le abilità di Atem e non aveva idea se questo fosse un bene o un male. Anche se non capiva una sillaba di egiziano antico , l’espressione del faraone parlava molto chiaramente, tramava qualcosa.
 
Il faraone sorrise “ Sei stato molto bravo, fin qui. Mi hai dimostrato di essere molto scresciuto rispetto all’ultima volta che ci siamo scontrati “ non si era aspettato una crescita così devastante, credeva che con il gioco dei mortali fosse semplice poter evocare mostri su mostri , ma a quanto sembrava si era sbagliato, glielo doveva concedere, tuttavia la sua espressione si fece seria , quasi feroce “ Però non è sufficiente “ richiamò il suo mostro , che ritornò nella pietra dalla quale era venuto. La stele si spense , smettendo di brillare.
Atem non capì cosa stava succedendo, suo padre aveva richiamato il suo ka , impedendogli di continuare lo scontro e lo stesso valeva per Yugi, che guardava il faraone senza capire non solo cosa aveva detto ma anche cosa stava facendo.
Aknamkanon sollevò in aria il braccio , una luminescenza più intensa della precedente si manifestò dall’occhio dorato del Dihadihank. Cominciò a recitare una strana formula in egiziano, una formula che fece sbiancare Atem e che Yugi aveva imparato a conoscere troppo bene. Una luce , abbagliante, proveniente dalla parte più alta del soffitto , finì per abbagliare l’intera sala. Atem fu costretto a coprirsi gli occhi con il mantello mentre Yugi dovette voltarsi dall’altra parte , dando le spalle alla luce per non rimanere accecato. Un fasciò di luce , come se fosse una saetta, uscì fuori dalla pietra e cominciò a scatenare un vera e propria tempesta di fulmini dalla parte del campo di battaglia di Aknamkanon. La luce investì tutto , avvolgendo qualsiasi cosa ci fosse in quella sala, compresi Atem e Yugi , che vennero travolti dalla luce bianca. Fu questione di attimi , un feroce ruggito riecheggiò in quel luogo e quando Atem riaprì gli occhi, allontanando dalla faccia il mantello, fu costretto a indietreggiare perché davanti a lui c’era la creatura più potente di tutte, l’unica creatura che poteva essere mozzafiato solo se stava dalla tua parte e non contro di te , l’unica creatura con la quale non c’era speranza di vincere.
“ Il Drago alato di Ra “
 
Yugi cominciò a tremare di paura, sperava che quel mostro potesse venire evocato da Atem e no da suo padre , adesso le cose si mettevano veramente male. Avrebbe dovuto aspettarsi una mossa simile, che una divinità egizia spuntasse sul terreno e cominciasse a seminare panico in giro, ma credeva che venisse evocata da Atem non da suo padre, e ora che ci pensava, come poteva Aknamkanon evocare una divinità egizia senza avere un oggetto del millennio a sua disposizione. Conosceva molto bene le leggi delle Divinità Egizie, solo chi possedeva dalla sua parte un oggetto del millennio poteva evocarle, fatta eccezione solo per Seto essendo stato in passato un sacerdote e proprietario della barra. Che fosse per quel motivo che il faraone era riuscito a evocarla? Che fosse per il suo precedente legame con il puzzle? Se era così allora c’era il rischio di poter evocare anche le altre due Divinità Egizie.
 
“ Esatto, è il Drago alato di Ra. Non pensavi davvero che ti avrei lasciato affrontare il mio ka?!” aveva pianificato tutto fin dall’inizio dello scontro. Quello non era altro che un semplice riscaldamento, un modo per valutare le abilità di Atem e vedere come se la cavava, ma ora il duello raggiungeva un livello superiore. Atem non era l’unico a saper usare le Divinità Egizie, poiché essere erano state anche i suoi mostri dopo che la corte sacra si trovò ad avere a che fare con la loro furia. Le divinità avevano dentato di distruggere l’Egitto , adirate per la forgiatura degli oggetti del millennio da parte loro , solo quando erano riusciti a guadagnare la loro fiducia e la loro ragione erano riusciti a comandarle , a fare di loro i protettori del regno e del faraone stesso. Lui era stato il primo faraone della storia ad aver avuto la possibilità di poter sfruttare il loro potere , e a sua volta riuscì a farlo anche Atem, come possessore del puzzle, ma ciò non lo riteneva il padrone assoluto di quelle creature. Il vero duello era basato sulle divinità e adesso avrebbe avuto la possibilità di vedere quanto era forte Atem , riuscendo ad abbattere la più potente divinità egizia senza l’utilizzo di carte ridicole e di strategie campate in aria “ Spero che tu sia pronto, perché il vero scontro comincia adesso “
 
 
 nota dell'autrice
salve a tutti con il nuovo capitolo
allora, questo è un duello completamente diverso essendo basato sulle puntate della saga delle memorie ( Non so quanto ci fosse di autentico in quelle puntate storpiate dalla censura , e non avendo il manga questo è quello che ho capito ) quindi spero che sia di vostro gradimento, come prima parte ovvio, e ci rivediamo al prossimo. commentate, commentate, commentate

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Capitolo 31
*** Il gioco del Destino ***


Doveva ammetterlo, non era del tutto pronto ad assistere a una cosa simile, ma in fondo si aspettava che suo padre tirasse fuori l’artiglieria pesante e sfoderasse una divinità Egizia. L’aveva fatto anche l’ultima volta, durante il loro duello cerimoniale, il Drago alato di Ra era stato evocato davanti ai suoi occhi di bambino per la prima volta con le sembianze di una fenice infuocata che aveva fatto fuori i suoi mostri uno ad uno, con una potenza devastante capace di disintegrare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro. Era stato uno scontro che non aveva più dimenticato e adesso si stava ripetendo nuovamente, esattamente nello stesso modo in cui si era svolto l’ultima volta , doveva ammetterlo , suo padre non era per niente originale ma per sua fortuna anche lui poteva sfoderare una Divinità Egizia e sapeva anche quale evocare.
 
Aknamkanon voleva che suo figlio si ricordasse cosa succedeva quando una forza più devastante di qualsiasi altra era presenta sul campo e pronta a distruggere tutto ciò che le si trovava davanti, Atem non aveva ancora visto niente su ciò che lo attendeva da lì a poco, non aveva idea di cosa aveva in serbo per lui, aveva scelto una divinità devastante, la cui potenza non aveva eguali e con i suoi multipli attacchi era in grado di spazzare via qualsiasi tipo di difesa suo figlio avesse evocato per proteggersi. Non voleva infierire troppo su di lui, ma voleva fargli capire che non valeva la pena di farsi distruggere , annientare e umiliare in quella maniera solo per un gruppo di mortali qualsiasi, soprattutto per un ragazzino debole e insignificante. Atem aveva già corso troppi rischi, aveva visto e affrontato mostruosità inconcepibili e non avrebbe permesso che continuasse a combattere ancora , contro un nemico la cui identità era sconosciuta perfino a lui e che cercava di impossessarsi di qualcosa che nessuno sapeva dove si trovasse , il Sigillo. Quella maledetta arma di distruzione era stata creata per sigillare per sempre il potere delle ombre dentro agli oggetti e fu nascosta tra la sabbia del deserto, andando perduta per sempre e ora che quel mostro la cercava tutti erano in pericolo, suo figlio soprattutto , e non aveva intenzione di voler assistere di nuovo alla sua morte, voleva averlo accanto per sempre e il solo modo per fargli togliere dalla testa la sua malsana idea di voler restare sulla terra era quello di annientarlo con una divinità egizia. Sollevò il braccio in aria, chiudendo la mano a pungo e raccogliendo tutte le sue energie nelle parole che avrebbe pronunciato da lì a poco “ Drago alato di Ra, distruggi quei mostri “ il drago, emettendo un verso stridulo, aprì la sua bocca e una fiammata avvolse e circondò i due mostri di Atem, bruciandoli. Atem sentì come se la sua stessa pelle stava prendendo fuoco, la sentiva bruciare come se delle ustioni la stavano carbonizzando, perfino i suoi stessi polmoni sembravano andare a fuoco. Cadde in ginocchio, puntando i pungi sul pavimento e stringendoli così forte da rischiare di conficcarsi le unghie nella pelle. Sentiva come se della lava bollente gli stava scivolando lungo la schiena, le braccia, le gambe, sentiva la faccia bruciare come se si dovesse squagliare da un momento all’altro , impedendogli di parlare o di muoversi e la sola cosa che voleva in quel momento era che finisse in fretta.
 
Yugi era preoccupato, Atem non si rialzava da terra e cominciava a temere che quello scontro diventasse pericoloso, Atem era una persona forte, determinata, che sopportava ogni genere di dolore senza emettere neanche un lamento o piegare la testa , ma non lo aveva mai visto in quello stato , sentiva i suoi lamenti , lo vedeva contorcersi dal dolore e non provava neanche a immaginare cosa stesse passando. Il drago alato di Ra aveva scatenato una fiammata così micidiale da ridurre il Mago Nero e la Giovane maga nera in cenere , bruciandoli come se fossero stati dei fogli di carta a contatto con un accendino , bruciati e inceneriti , ed era sicuro che Atem stava provando sulla pelle il dolore che avevano provato i mostri, come ormai aveva imparato dai giochi delle ombre passati. Voleva fare qualcosa, doveva fare qualcosa, ma Atem era stato chiaro , non doveva intromettersi in quello scontro per nessuna ragione , ma come poteva stare a guardare Atem patire le pene dell’inferno in quella maniera. Tentò di raggiungerlo, ma lui , nonostante la fatica, allargò il braccio, come se volesse impedirgli di avvicinarsi più di quella maniera.
“ Sta…indietro…. “ cercò di rialzarsi da terra, per rimettersi in piedi , ma ogni movimenti li bruciava la pelle, come se ci fossero delle ustioni a carne viva lungo ogni centimetro di pelle
Voleva andare a sorreggerlo , aiutarlo a rimettersi in piedi , ma alla fine ci rinunciò, lasciando che Atem facesse tutto da solo come voleva fare dal primo giorno che lo aveva conosciuto, come se farsi aiutare fosse un colpo dritto al suo stupido orgoglio da Re , ma a volte anche i sovrani avevano bisogno di aiuto , ma se ci avesse provato come minimo lo avrebbe spinto via, urlandogli contro. Indietreggiò di nuovo, non avendo però il coraggio di guardare quello spettacolo pietoso che era vederlo faticare per rimettersi in piedi.
 
Atem si rialzò nonostante le fitte , era deciso a voler andare avanti e non gli interessava cosa gli sarebbe successo , le motivazioni che lo  spingevano erano più importanti e più forti di qualsiasi dolore fisico che potesse subire e non si sarebbe piegato davanti a nessuna difficoltà, non lo aveva fatto prima e di certo non lo avrebbe fatto ora che si trattava di suo padre e dato che voleva la guerra non poteva fare altro che dargliela a sua volta, ma con l’aggiunta di un effetto speciale che non aspettava altro che tirare in ballo. Rivolse uno sguardo a Yugi, leggendo nei suoi occhi un velo di preoccupazione e di paura , gli sorrise cercando i tranquillizzarlo e poi tornò a guardare suo padre e con un ‘espressione di spavalderia gli disse “ Non ho paura del Drago alato di Ra , e te lo dimostrerò “ sollevò in aria il braccio, chiudendo a pungo la mano, l’occhio sul Dihadihank si illuminò e Atem raccolse tutte le energie che aveva in corpo. Era giunto il momento di dare a suo padre la dimostrazione che non si sarebbe fermato solo perché aveva dalla sua parte Ra, anzi , quel mostro gli diede la dimostrazione che suo padre voleva rendere quello scontro unico nel suo genere e lo avrebbe accontentato, dando vita a uno scontro che difficilmente entrambi avrebbero dimenticato “ Vieni a me , Slyfer drago del cielo “ una luce abbagliante , la stessa identica di prima, si manifestò dalla parte alta del soffitto, cominciando a emettere fulmini e bagliori. Un’esplosione di luce e saette cominciò ad espandersi per tutta la sala , costringendo Aknamkanon e Yugi a coprirsi gli occhi con le mani per non restare accecati. Vennero tutti investiti da quella luce, finche non cessò del tutto e al suo posto si manifestò , in tutta la sua potenza devastante, Slyfer. Il dragone rosse emise un ruggito , mentre le sue ali sbattevano e il suo corpo serpentino si contorceva. Adesso sia Ra che Slyfer erano sul terreno, l’uno di fronte all’altro e pronti ad aspettare gli ordini dei loro padroni per poter dare il via all’epico scontro che da lì a poco sarebbe cominciato e dal quale solo uno di loro sarebbe uscito vincitore e avrebbe avuto ragione sull’altro.
 
Aknamkanon era sbalordito, mai avrebbe immaginato che Atem evocasse una Divinità Egizia come Slyfer , soprattutto dopo un attacco così devastante da parte di Ra. Era uno spettacolo che mai avrebbe immaginato di vedere , lo scontro diretto tra due potenti divinità mostro egizie, Atem lo stupiva ogni momento di più, mostrandogli finalmente che il bambino timido, debole e timoroso era cresciuto ed era diventato un uomo forte, coraggioso e determinato , esattamente come voleva che diventasse. Mai avrebbe creduto che suo figlio diventasse talmente potente da poter usufruire del potere illimitato di una divinità, ma si era sbagliato, perché finalmente era in grado di farlo. in passato aveva sempre provato paura nei confronti dei poteri delle tre divinità ,  e la sua insicurezza e il suo timore avevano convinto tutti che Atem non sarebbe mai stato all’altezza di riceve il privilegio di poterle domare come futuro faraone, anzi erano tutti convinti che gli si sarebbero ritorte contro se non si fosse mostrato forte e determinato davanti a loro, ma adesso poteva rendersi conto con i suoi occhi che tutti loro si erano sbagliati fin da subito , perché le tre divinità gli obbedivano. Nonostante la posta in gioco, era onorato di poter affrontare suo figlio in quello scontro, era orgoglioso di lui e pronto a tutto pur di affrontarlo in quello scontro fuori da comune.
 
Yugi era incredulo , due divinità egizie schierate l’una contro l’altra e pronte a combattersi in quel duello unico nel suo genere, credeva già sbalorditivo il fatto che ad affrontarsi fossero due grandi faraoni , ma il duello diventava sempre più avvincente ogni minuto che passava, avvincente e inquietante, perché era anche questo visto la fama che circondava quei mostri distruttivi e leggendari. Non aveva mai visto niente del genere, era la prima volta che  si trovava spettatore di un evento del genere, neanche il duello contro il lato oscuro di Marik era stato all’altezza, e contare che erano state schierate in campo tutte e tre le divinità egizie l’una contro l’altra. La verità era che quel duello era uno scontro storico, nono solo stava vedendo come si svolgevano i giochi delle ombre nell’antichità, non solo gli sfidanti erano due faraoni oltre che padre e figlio, ma c’erano due potenti mostri come avversari , roba che avrebbe fatto paura perfino a Seto se fosse stato presente.
Quanto vorrei avere a portata di mano il cellulare…
Quel duello se lo meritava davvero di essere ripreso da una videocamera digitale, e magari mostrato a Seto in persona, tanto per vedere la sua reazione davanti a una cosa simile. Era gasato all’idea di assistere a uno scontro del genere e nonostante la posta in gioco fosse la libertà di Atem dalle grinfie di suo padre, non vedeva l’ora che il duello cominciasse, per poter vedere due mostri di tale potenza dare il meglio di loro in quello scontro , soprattutto Slyfer visto che era da lui che dipendeva la vittoria di Atem.
 
Atem era prontissimo e non si sarebbe fatto scivolare l’occasione di poter dare a suo padre un assaggio della potenza di Slyfer
Cominciamo a ballare….
Puntò il dito contro Ra e urlò “ Slyfer, attacca “ il dragone spalancò la sua bocca e una palla di fuoco con saette azzurre venne sparata contro Ra , dritta al suo muso per colpirlo in pieno e metterlo al tappeto prima che potesse sferrare a sua volta un attacco per respinge quello di Slyfer.
Aknamkanon , però, non lasciò che Slyfer colpisse Ra così facilmente “ Ra, schiva l’attacco “ il drago spiccò il volo e la palla di fuoco colpì la parete opposta, causando una voragine fumante “ Adesso, colpisci Slyfer “ il drago si lanciò in picchiata, cercando di colpire Slyfer con il becco
“ Slyfer, schivalo e colpiscilo alle spalle “ il drago eseguì l’ordine di Atem, si spostò e con il suo corpo afferrò Ra, stritolandolo. Aknamkanon urlò, sentendo il corpo rigido , come se delle catene lo immobilizzavano. Atem non aspettò, non avrebbe avuto altra occasione migliore di quella per dare a suo padre un assaggio del dolore che aveva provato lui poco fa “ Slyfer, azzannalo “ il drago obbedì e con i suoi denti aguzzi azzannò Ra a un ala, conficcando i suoi denti nella carne dorata della creatura facendola urlare stridulamente. Aknamkanon urlò a sua volta , era come se alla spalla avesse delle lame affilate che gli trapassavano la carne fino a raggiungere le ossa. Fu costretto a cadere in ginocchio, cercando di resistere il più possibile a quel dolore insopportabile che gli troncava il respiro. Il sudore gli bagnò la fronte nello sforzo di sopportare, sperava che finisse in fretta ma il drago non sembrava voler mollare la presa su Ra, anzi più il suo mostro si dimenava più Slyfer stringeva il corpo intorno a lui e conficcava più in profondità le sue zanne, ripercuotendo il dolore del mostro su di lui.
Anche Atem stava soffrendo, lo sforzo di Slyfer si ripercuoteva sul suo corpo, sentiva i muscoli contorcersi in uno sforzo immane e la faccia avvampargli per il dolore e la fatica , forse era stata una pessima idea ordinare a Slyfer di afferrare Ra in quella maniera. Certo, stava funzionando , ma il dolore non faceva di certo bene alle sue condizioni fisiche. Cercò di resistere il più possibile a quel dolore, doveva farlo per poter permettere a Slyfer di fare fuori Ra , ma non sapeva quanto poteva ancora resistere a quello sforzo fisico. Il sudore cominciò a bagnargli la faccia e cominciò a sentire caldo, molto caldo.
Aknamkanon non era capace di resistere ancora, Ra doveva sbarazzarsi di lui, con uno sforzo sovrumano, cercando di prendere quanto più fiato poteva , allo stremo della resistenza urlò “ Ra… liberati….” Il drago, nonostante la presa massiccia di Slyfer, cominciò a dimenarsi ancora più forte di prima, cercando di liberare ali e zampe dal corpo serpentino di Slyfer. Con uno sforzo, strattonò le ali , cominciando a sventolarle per costringere il dragone rosso a liberarlo e con un colpo secco, sferrò un colpo di artiglio sul muso del drago, squarciandogli metà della faccia, dolore che si ripercosse su Atem, che sentì come se una lama affilata gli avesse squarciato metà del viso, dalla fronte fino alla guancia. Urlando, si portò una mano sulla faccia, come se cercasse si stringerla per arginare chissà quale ferita profonda nella carne , ma poi ricevette il colpo di grazia che lo fece cadere a terra , un colpo diretto alla schiena che gli mozzò il respiro e gli accelerò i battiti cardiaci del cuore. Slyfer era stato colpito con la coda di Ra, e il colpo di frusta era arrivato fino ad Atem, immobilizzandolo per le fitte, costringendolo a mordersi le labbra così forte da fargliele sanguinare.
 
“ATEM!” Yugi urlò con tutta voce che aveva nelle corde vocali, aveva subito due violenti colpi e adesso ne pagava le conseguenze per gli sforzi disumani che stava facendo. Slyfer cadde al suolo, urlando mentre Ra si abbatteva su di lui, azzannandolo, colpendolo , beccandolo. Tutti quegli attacchi si ripercuotevano su Atem , facendolo urlare disumanamente e quel che era peggio era che Aknamkanon non stava facendo niente per fermare quegli attacchi da parte del suo mostro su Slyfer, come se non gli interessasse che Atem stava patendo le pene dell’inferno in quel momento. Non ci vide più , corse verso di lui , fregandosene se qualche attacco potesse colpirlo. Si inginocchiò accanto a lui, afferrandolo per le spalle “ Atem… “ aveva le lacrime agli occhi per le sofferenze fisiche che stava subendo , il labbro inferiore era tagliato e sanguinante. Non ce la faceva a guardarlo in quelle condizioni , si rivolse al faraone, urlandogli contro “ Basta, li faccia smettere , non vede che Atem non ce la fa più? vuole forse ucciderlo?” quell’uomo era crudele, non solo aveva trascinato Atem in quella situazione ma se ne fregava se suo figlio stava subendo sofferenze atroci , piangendo cercando di resistere.
Aknamkanon interruppe gli attacchi di Ra , ordinandogli di ritirarsi in difesa mentre Slyfer si risollevò in volo e con fatica ritornò anche lui in difesa. Yugi cercò di aiutare Atem sollevarsi , togliendogli la corona dalla fronte essendo ormai sul punto di scivolargli via per il sudore. Non era in grado di rimettersi in piedi, anzi non era per niente in grado di continuare a combattere in quelle condizioni , stava troppo male per proseguire, aveva chiaramente bisogno di doversi fare almeno dodici ore di sonno, aveva delle occhiaie profondissime, un colorito sgradevole in faccia neanche un minimo di forza visto che tremava come una foglia “ Atem… “
Atem gli mise una mano sulla spalla, cercando un sostegno per rimettersi in piedi ma ogni movimento era un incubo , sentiva come se dei lividi profondi gli tirassero la pelle e come se degli squarci gli attraversassero la carne viva “ Ce la faccio….” Aveva la voce tirata, e un disperato bisogno di coricarsi su qualcosa di morbido , ma doveva continuare il duello a qualunque costo, non poteva gettare la spugna in quella maniera, doveva dimostrare a suo padre di essere forte e dargli la dimostrazione che anche se ridotto a uno straccio avrebbe continuato a combattere per ciò a cui teneva. Si rimise in piedi, nonostante lo scarso equilibrio che mostrava a ogni passo. Yugi si rialzò e cercò di aiutarlo, ma lui gli sbarrò la strada con il braccio “ No… devi allontanarti “ stava per insistere , ma lo fermò ulteriormente, puntandogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi “ Non ti devi preoccupare, sono in grado di resistere ancora un po’ “
Yugi annuì, anche se non era proprio sicuro che Atem fosse capace di continuare in quelle condizioni ma quando si metteva in testa una cosa smuoverlo era impossibile. Si allontanò da lui, lasciando che finisse il duello , ma se fosse stato necessario sarebbe intervenuto, non gli avrebbe permesso di farsi ammazzare solo per dimostrare qualcosa suo padre.
 
Aknamkanon non riusciva a crederci, nonostante le sue condizioni fossero compromesse era deciso a voler andare avanti nello scontro “ Atem, non sei in grado di…”
“ NO “ spense suo padre prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa “ Non ho intenzione di arrendermi, anche se sono ridotto in questo stato combatterò fino alla fine per quello a cui tengo “ era ridotto male, se ne rendeva conto, ma non per questo avrebbe ceduto perché significava dire addio ai suoi amici e dire addio a Yugi e al nonno e la sola cosa che voleva e che aveva sempre voluto era riavere di nuovo una famiglia e ora che l’aveva trovata non se ne sarebbe mai più separato.
Aknamkanon non poteva opporsi alla volontà di suo figlio, era determinato a voler andare avanti in quello scontro e anche se a malincuore era costretto a doverlo accontentare, visto che ragionare con lui non era mai stata un’impresa facile “ Come desideri “ si concentrò , e decise di riprendere l’attacco “ Ra, trasformati nella fenice e attacca Slyfer “ il drago mutò il suo aspetto, diventando un uccello di fuoco , emanando fiamme dalle ali.
Atem sapeva che quella era la modalità più devastante di Ra, il suo potere quadruplicava rispetto a prima , ma anche lui poteva richiedere il potere speciale di Slyfer.
Il drago partì all’attacco, spiegando le ali per poi sbatterle velocemente ed emanare delle fiammate dirette verso il drago rosso , ma Atem non si sarebbe fatto attaccare di nuovo “ Slyfer, schiva e colpisci con la seconda bocca “ il drago obbedì, schivò con maestria le fiammate e raggiunse la parte alta del soffitto per poi attaccare con la sua seconda bocca scatenando una palla di fuoco più potente e grossa della precedente.
“ Ra, scudo protettivo “ il drago chiuse le sue ali, rannicchiandosi in modo da potersi proteggere dagli attacchi di Slyfer, ma il drago cominciò ad essere bombardato in successione da vaie palle infuocate e gli attacchi vennero tutti presi in pieno da Aknamkanon che cominciò a sentire come delle botte alle braccia, come se qualcuno gliele stava martellando “ Ra, rompi lo scudo e abbattilo “ il drago obbedì , ruppe il suo scudo e volò dalla parte opposta dell’arena seguito da Slyfer che continuava a sparare cercando di colpirlo. Ma il drago fece una derapata, invertendo la direzione di volo e colpendo Slyfer alla coda con una fiammata , dolore che fece inginocchiare Atem, a causa di una sensazione di bruciatura sulla gamba. Il drago trascinò Slyfer a terra , scaraventandolo al suolo e facendo tremare il pavimento con una vibrazione , dopo di che si gettò in picchiata su di lui, azzannandogli un ala e graffiandogli il petto, tutti dolori che colpirono in pieno Atem, arrivando perfino a fargli sputare sangue dalla bocca con un colpo di tosse, come se il petto gli fosse stato lacerato e con lui tuti gli organi interni. Un capogiro lo colse, annebbiandogli la vista e rischiando di farlo svenire.
Il drago di Ra però non sembrava volersi fermare, volò fino al soffitto, sopra il muso di Slyfer e gli scaraventò contro una fiammata, diretta proprio al suo muso. Yugi non poteva stare a guardare il drago fare fuori in quella maniera Slyfer, ne vedere Atem accasciarsi a terra privo di sensi e vederlo portato via da suo padre , le condizioni in cui era erano ben più gravi di quanto potessero apparire, aveva subito troppi colpi in quello scontro, quello sarebbe stato il più micidiale di tutti gli altri e se ad Atem fosse capitato qualcosa, se quel colpo lo avesse ucciso , non se lo sarebbe mai perdonato di aver assistito senza aver fatto niente per impedirlo. Corse verso Slyfer, cercando di raggiungerlo prima della fiammata , doveva proteggere quel bestione, doveva farlo per proteggere Atem, anche a costo di morire , non gli importava di cosa gli fosse capitato, la vita di Atem era più importante della sua perché , aveva già sofferto abbastanza per la morte dei suoi genitori, non poteva passarci di nuovo con quella di Atem, gli voleva troppo bene per dirgli addio. Raggiunse Slyfer, correndo più forte che poteva per proteggerlo al colpo
Aknamkanon non fu in grado di interrompere l’attacco , ormai era stato lanciato e Atem non era riuscito a rendersi conto di cosa stava facendo Yugi, se non dopo che lo aveva visto correre verso Slyfer “ Yugi… che stai facendo?!”
La fiammata era ormai quasi vicina , troppo vicina , mancava pochissimo , Yugi continuò a correre , raggiungendo Slyfer appena in tempo, si voltò, guardando la fiammata correre dritta verso di lui. Strinse gli occhi, pronto a prendersela dritta in faccia , urlando con tutte le forze che aveva in gola.
 
Un simbolo, un occhio del millennio apparve sulla fronte di Yugi , splendendo di una luce dorata così abbagliante da far disperdere la fiammata prima che potesse travolgere sia lui che Slyfer. In quel momento, Yugi, senza spiegarsi come, ebbe una visione, il Nilo, il palazzo di Tebe, le Divinità Egizie che volavano sui cieli dell’Egitto , una luce abbagliante e uno scintillio dorato che accecò tutto il resto. Yugi si ritrovò a vedere quelle immagini sbiadite , come se fossero proiettate direttamente nei suoi occhi e non potesse osservare altro che quelle immagini. Quando cessarono, così come erano apparse, Yugi sentì come se le sue energie venissero meno, un violento capogiro lo colse all’improvviso e cadde a terra, in preda alla nausea e alla stanchezza, mentre il simbolo spariva dalla sua fronte.
 
L’anello del millennio si illuminò, e i suoi pendenti cominciarono a muoversi in direzioni diverse, Bakura cadde a terra, in preda a un fortissimo senso di vertigini , rovesciando a terra il portatile. Il padre del ragazzo , sentendo la botta, si precipitò subito nella stanza del figlio, trovandolo a terra “ Oddio, Bakura “ corse verso di lui, aiutandolo a rialzarsi , sostenendolo per impedirgli di cadere di nuovo a terra e lo aiutò a sedersi sul letto “ Che è successo?!”
Bakura si portò una mano alla testa, senza riuscire a capire cosa fosse successo esattamente “ Io non lo so, ho avuto un capogiro… credo “ era stranissimo, gli era sembrato di percepire qualcosa, come una strana energia che lo aveva colpito all’improvviso facendogli perdere i sensi. Non se lo sapeva spiegare, ma aveva una strana sensazione addosso.
 
La cassetta degli attrezzi cadde a terra, aprendosi e rovesciando tutto quello che c’era dentro a terra mentre Marik fu costretto a doversi sorreggere al manubrio della moto per non cadere a terra. La barra del millennio aveva cominciato a brillare e Marik ebbe una sensazione di capogiro che gli affannò il respiro , rischiando di fargli perdere l’equilibrio e cadere a terra.
“ Marik “ Odion scese immediatamente in garage , correndo verso Marik e sostenendolo prima che cadesse a terra “ Stai bene? Che è successo?”
“ Non… non lo so…” gli girava la testa, la percezione dello spazio era completamente sfalsata , tutto quello che vedeva non faceva altro che girare facendogli venire la nausea.
Il rumore di qualcosa che si rompeva attirò l’attenzione dei due fratelli , Odion fece sedere Marik a terra , con la schiena contro il muro “ Tu resta qui, vado a vedere che è successo di sopra “ Marik annuì e Odion scappò subito , correndo su per le scale e raggiungendo l’ingresso interno cercando Ishizu, trovandola poi a terra in cucina “ Ishizu…” aiutò la sorella a rialzarsi, notando uno scintillio strano nella collana
Ishizu cercò di rialzarsi , nonostante il capogiro che le martellava la testa “ Dov’è Marik?”
“ Sta bene, ma cosa sta succedendo?”
Voleva saperlo anche lei, non era mai capitata una cosa simile, era come se qualcosa l’avesse colpita in pieno , fracassandole il cervello ed era più che convinta che non era niente di normale.
 
Atem , nonostante la testa gli girava e i muscoli del corpo gli facevano male, richiamò quel poco di forze che gli restavano e corse verso Yugi, prendendolo tra le braccia “ Yugi…. “ lo scosse, cercando di svegliarlo “ Yugi, apri gli occhi “ non gli rispondeva, aveva il respiro lento, quasi assente e cominciò a temere il peggio. Cercò di scuoterlo più che fosse possibile , cercava di svegliarlo , ma non c’era verso di farlo riprendere. Aveva preso in pieno il colpo di Ra e adesso giaceva inerme in quelle condizioni e tutto per proteggerlo da un attacco di Ra a Slyfer, ma perché non lo ascoltava mai quando gli diceva di togliersi di mezzo in questioni che non lo riguardavano. Non poteva permettersi che accadesse una cosa simile, non doveva accadere “ Yugi, ti prego…” era così pallido che sembrava quasi un cadavere e delle profondissime occhiaie nere cominciarono a solcargli gli occhi , come se non dormisse da giorni e tutto solo perché non era stato in grado di rispondere in tempo all’attacco di Ra , adesso Yugi era privo di sensi e non aveva la più pallida idea se fosse tutto a posto o no , e come sempre era colpa sua. Lo strinse forte a lui, piangendo mentre stringeva tra le mani il tessuto della sua giacca “ Ma perché l’hai fatto?! “
Yugi si mosse, aprendo gli occhi nonostante la fatica “ Atem…”
Atem lo guardò, aveva un aspetto decisamente orribile, e neanche un filo di voce nelle corde vocali “ Perché ti sei messo in mezzo?!”
“ Lo sai perché, io ti voglio bene “ tentò di sorridergli, ma finì solo per avvertire una fitta alla testa. Gli girava tutto quello che vedeva, perfino il viso di Atem girava e si sdoppiava , scatenandogli l’istinto di chiudere gli occhi per non vomitare, ma li riaprì subito dopo, cercando di resistere il più a lungo possibile. Voltò lo sguardo verso i due mostri, Slyfer era di nuovo in volo mentre Ra era in difesa, il drago poteva ancora combattere , Atem poteva ancora combattere e dimostrare a suo padre di che pasta era fatto “ Puoi continuare lo scontro “ si girò a guardarlo, accorgendosi che Atem continuava a piangere e quasi gli veniva da ridere, era la prima volta che lo vedeva piangere in quella maniera “ Puoi ancora combattere …e puoi farcela….” Le immagini cominciarono ad oscurarsi , diventando sempre più scure , finchè non vide più niente , perdendo definitivamente i sensi.
 
Aknamkanon guardava quella scena ad occhi sbarrati, mai avrebbe pensato che quel ragazzino avesse così tanto coraggio da arrivare a farsi uccidere pur di proteggere Atem , non aveva mai visto un atto simile in vita sua. Si era sbagliato sul conto di Yugi Muto, era davvero un ragazzino speciale come Atem gli aveva detto che era , un ragazzino speciale che senza dubbio meritava la fiducia di suo figlio. Ormai non aveva più senso continuare quello scontro, improvvisamente si rese conto che era davvero ridicolo quello che aveva fatto a suo figlio , perciò richiamò Ra, riportando il mostro nella pietra e disattivando il Dihadihank, avvicinandosi a loro e inginocchiandosi davanti a Yugi, posando una mano sulla sua fronte e accarezzandola “ è stato molto coraggioso, e adesso ha bisogno di dover dormire un po’ “ guardò suo figlio , che a sua volta guardava Yugi. Era la prima volta che lo vedeva in quello stato, che lo vedeva piangere. Doveva davvero volergli un bene sconfinato per reagire in quella maniera e quel ragazzino gliene voleva a sua volta e glielo aveva dimostrato apertamente. Posò una mano sulla spalla di suo figlio , stringendola “ Vedrai che si riprenderà “ vedeva chiaro nei suoi occhi che era preoccupato per lui, era una cosa che non si poteva negare , ma voleva sapere quanto grande era il loro legame per farsi un’idea delle sue decisioni future “ Gli vuoi molto bene , non è vero?”
Atem annuì, certo che gli voleva bene, gli voleva un bene sconfinato “ è la persona più importante che abbia mai avuto accanto, è come se fosse il mio fratellino e gli voglio bene “ guardò suo padre, alzando gli occhi e untandogli dritti nei suoi, voleva che suo padre capisse quanto Yugi era importante per lui e soprattutto quanto lui lo era per Yugi “ Tu non hai idea di cosa ha dovuto patire Yugi quando era bambino, non hai idea di cosa si porta dentro e io ho commesso l’errore di lasciarlo solo senza neanche interessarmene. Ero così concentrato all’idea di voler tornare dell’Oltretomba da non interessarmi di lui , della sua vita. È stato solo dopo aver oltrepassato quella porta che mi sono reso conto che quello che avevo sempre voluto era stato davanti a me per tutto il tempo “ gli fece un sorriso finto, più triste che felice “ Forse hanno ragione quando dicono che uno non sa quanto vale una cosa finchè non la perde “
Aknamkanon ascoltava suo figlio, rendendosi conto solo adesso di quanto si fosse sbagliato sul conto di Yugi Muto. Aveva creduto che fosse un ragazzino viziato, capriccioso e stupido, ma gli aveva dimostrato tutto il contrario proprio grazie a quel gesto e alle parole di Atem , capendo quanto le sue intenzioni fossero importanti e che le sue scelte non erano poi così folli e stupide come aveva creduto. Tra di loro c’era davvero un legame speciale e Yugi glielo aveva dimostrato, mettendo a repentaglio la sua stessa vita pur di dare ad Atem un’occasione in più per affrontarlo e provare a vincere, ma ormai non c’era più niente da vincere perché non c’era più uno scontro a affrontare “ è chiaro che ormai il nostro scontro sia inutile “ Atem sbarrò gli occhi, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Aknamkanon lo fermò con un gesto della mano “ Avevo paura che il tuo affetto fosse mal riposto, che ti capitasse ciò che era capitato a me, ma è chiaro che mi sbagliavo. Questo bambino tiene molto a te e tu tieni a lui “
Atem annuì, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano “ Si , è così, è il fratellino che non ho mai avuto e il mio migliore amico. Mi è stato accanto nei momenti più difficili , mi ha dato coraggio quando credevo di non farcela e mi ha aiutato a ricordare non solo il mio passato ma anche cosa significa avere di nuovo una famiglia e degli amici “
Ad Aknamkanon basta , ormai aveva chiaro che il posto di Atem non poteva essere in nessun altro posto se non sulla terra, al fianco di quel coraggioso ragazzino che per affetto verso di lui era stato pronto a morire per dargli la possibilità di concludere il loro scontro. Credeva che fosse solo un mortale egoista, che pensava solo a ste stesso , ma mai errore di valutazione fu più grave del suo. Si rialzò da terra , seguito a ruota da Atem che prese Yugi tra le braccia e lo sollevò da terra, stringendolo “ Il tuo posto è qui , e proprio per questo devo darti un avvertimento “ posò la mano sulla testa di Yugi , facendogli una delicata carezza “ Questo ragazzino è la persona più vicina  a te, gli vuoi bene e so che saresti disposto a tutto pur di proteggerlo ed è per questa ragione che devi stare molto attento” tornò a guardare suo figlio in faccia “ Proteggilo da Aknadin, sai che è disposto a tutto pur di distruggerti , non esiterebbe un solo istante a uccidere le persone a cui tieni. Per colpire te sarebbe disposto a uccidere lui ed è soprattutto a questo che devi pensare, proteggi il tuo amico da Aknadin “
Atem annuì “ Lo farò “ strinse Yugi più forte, certo che lo avrebbe fatto, non avrebbe mai dato ad Aknadin la possibilità di toccare nessuno dei suoi amici, soprattutto Yugi. Se avesse provato a torcergli anche un solo capello come aveva provato a fare , lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani , nessuno poteva e doveva alzare n dito contro Yugi o il nonno , nessuno.
“ Adesso è meglio che vai, il tuo amico ha bisogno di dormire. E anche tu “ schioccò le dita e sia lui che la sala sparirono, sbiadendo.
Atem si ritrovò di nuovo nella sua stanza con addosso nuovamente i suoi vecchi vestiti e il colore chiaro della pelle. finalmente aveva la possibilità di poter vivere sulla terra , al fianco di tutte le persone a cui voleva bene , accanto alla sua famiglia ed era più che deciso a costruirsi la sua vita lì, ma per il futuro c’era ancora tempo, adesso bisognava occuparsi di Yugi e di certo suo padre aveva ragione, quel piccolo teppista fuori di testa aveva decisamente bisogno di farsi un bel pisolino.
 
Lo spirito urlò, scatenando una pioggia di fulmini in tutto il regno delle ombre , fulmini che incenerirono tutto quello che toccavano. Aveva percepito una potentissima energia che aveva attraversato l’intero creato, giungendo fino a lui , scombussolandogli i sensi e la percezione , nonché destabilizzando i suoi poteri. Era da millenni che non percepiva niente di simile, era come se qualcosa si fosse improvvisamente svegliata dopo aver dormito per secoli interi, scombinando l’equilibrio, il suo equilibrio. Improvvisamente ebbe come un lampo che gli attraverso la mente, che fosse…. Doveva subito fare qualcosa “ Aknadim….”
Aknadin era terrorizzato, non aveva mai visto il suo padrone così furioso come stava accadendo in quel momento, era come se qualcosa lo stava turbando all’improvviso “ Padrone… “
“ Aknadin, ho sentito qualcosa, un’energia potentissima “
La sua voce era turbata e Aknadin non aveva idea di cosa stava parlando “ Un’energia?”
“Si. Voglio che tu trovi la sua fonte , forse siamo vicini al Sigillo “ doveva essere per forza così, solo il Sigillo poteva emanare un’energia del genere, che finalmente lo aveva trovato? Perché se così era, doveva accelerare i tempi e impossessarsene subito insieme ai restanti oggetti del millennio. Finalmente poteva avere di nuovo il suo corpo e i suoi pieni poteri, e completare ciò che aveva cominciato prima che Atem lo uccidesse ed esiliasse in quel posto orribile. Doveva essere per forza il Sigillo, non c’era altra spiegazione.
 
nota dell'autrice
salve , allora colpo di scena in questo duello ma sarà il primo di tanti.
commentate, commentate, commentate

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Capitolo 32
*** Addio ***


Tristan era seduto a terra, a guardare la panoramica di Domino dal tetto della scuola , con gli occhi fissi chissà dove. Sapeva che tutti i suoi amici si domandavano che fine avessero fatto tutti e due , aveva sentito a scuola la loro conversazione, Joey non si era fatto sentire e lui non si avvicinava a loro se non era strettamente necessario, ma non si sentiva pronto ad affrontare le domande che tutti quanti gli avrebbero fatto , tanto meno voleva tradire Joey, ma erano tutti così preoccupati che i dubbi cominciavano ad assalirlo. Da una parte voleva essere di parola, del resto aveva fatto a Joey una promessa, ma dall’altra vedeva i suoi amici spremersi le meningi alla ricerca di una spiegazione logica, lo avevano riempito di chiamate, messaggi, perfino su Skype gli avevano intasato l’intera chat di chiamate video e di messaggi, tutte cose a cui non aveva dato nessuna risposta. Si era distaccato da loro per l’intera settimana, non aveva rivolto la parola a nessuno , deviando tutte le domande che gli facevano, aveva perfino staccato il cellulare e il computer per non farsi rintracciare al di fuori della scuola, ma quella situazione lo stava schiacciando, sentiva il peso della promessa fatta al suo migliore amico e sentiva che non poteva andare avanti così, certo doveva resistere ancora per un altro giorno, ma quanto gli sarebbe costato ancora andare avanti in quella maniera. Aveva cercato di tenere quell’assurdo segreto per se , ma ormai aveva superato il limite, non poteva andare dagli altri e guardarli in faccia senza che capissero cosa si portava dentro, tanto meno continuando in quella maniera. Era sul punto di avere una crisi nervosa e la colpa era di Joseph Wheeler , il suo testardo, stupido e migliore amico. Improvvisamente si sentì chiamare da qualcuno, si girò e si trovò i suoi amici davanti agli occhi , con delle facce sconvolte e preoccupate “ Ragazzi…” cominciava a sentirsi messo in trappola, evidentemente dovevano averlo visto salire le scale.
“ Tristan, va tutto bene?” ad Atem non piaceva per niente il comportamento di Tristan, lo aveva visto salire le scale come se fosse uno zombie che camminava senza una meta ed aveva convinto tutti a salire sul tetto della scuola seguendo Tristan di nascosto. Ormai era il momento che Tristan parlasse, che desse delle spiegazioni sul comportamento di Joey, che dicesse loro cosa gli stava succedendo e non se ne sarebbero andati senza aver avuto una risposta concreta , ma la faccia di Tristan non lasciava intendere che avrebbe parlato facilmente. Continuava a tenere lo sguardo basso, come se si vergognasse a guardarli in faccia. Atem si inginocchiò davanti a Tristan, mettendogli le mani sulle spalle e scuotendolo “ Tristan, ti prego. È successo qualcosa di grave?” Tristan scosse la testa , ma i suoi occhi si inumidirono, riempiendosi di lacrime “ Tristan, avanti parla” scosse nuovamente la testa , stavolta cominciando davvero a piangere.
Duke perse la pazienza , quel comportamento assurdo di Tristan cominciava a fargli saltare i nervi, non ci vide più e afferrò Tristan per il colletto della maglia ignorando gli altri che cercavano di fermarlo. Costrinse Tristan ad alzarsi e poi gli mollò un pugno in faccia , facendolo sbattere contro la rete di protezione del tetto “ Adesso , falla finita “ lo afferrò nuovamente e lo strattonò “ Dicci che accidenti è successo a Joey “ gli urlò in faccia, esasperato da tutti quei comportamenti assurdi che Tristan aveva assunto nell’ultima settimana. Nonostante lui e Joey non andassero molto d’accordo, erano pur sempre amici ed anche lui come gli altri pretendeva una risposta concreta e di certo i modi gentili non erano adatti a fare smuovere Tristan e a convincerlo a parlare.
“ Basta, smettila “ Atem lo allontanò da Tristan, spingendolo via e costringendolo a mollare la presa sul loro amico. Tornò a guardare Tristan , cercando di convincerlo a parlare senza stressarlo come aveva fatto Duke “ Tristan, lo so che vuoi proteggere Joey. Ma dobbiamo saperlo se è successo qualcosa di grave “
“ Non posso, gliel’ho promesso “ superò Atem senza guardarlo in faccia e allontanandosi anche dagli altri, ma qualcuno gli afferrò il braccio, costringendolo a fermarsi. Si voltò e si trovò la mano di Tea che gli stringeva il tessuto della giacca. I suoi nervi cominciarono a cedere, vedeva che tutti quanti stavano impazzendo all’idea di non sapere cosa stava succedendo a Joey, e anche lui stava impazzendo, tenersi dentro quello che Joey aveva fatto lo stava uccidendo lentamente. Voleva resistere ma non era capace di farlo, non più “ Joey ha…”
 
Il bowling era strapieno di ragazzi, alcuni stavano giocando mentre altri erano seduti nei tavoli. Nonostante fosse Lunedì pomeriggio, il movimento era sempre presente , visto che tutti i ragazzi preferivano svagarsi soprattutto dopo la scuola, ma se per gli altri era un modo per divertirsi e sfogarsi date le settimane infernali di scuola che li attendevano, per Atem e gli altri non era così. Erano tutti seduti in cerchio intorno a uno dei tavoli del bowling per guardarsi in faccia, e di certo nessuno sembrava avere una bella cera. Quello che Tristan aveva detto li aveva sconvolti tutti , nessuno si era aspettata una cosa simile da parte di Joey, certo di sciocchezze ne aveva fatte parecchie ma quella era davvero la cosa più terribile che potesse fare a tutti, c’erano rimasti malissimo per il suo comportamento, non poteva fare una cosa simile senza dire niente a nessuno , anche perché non era giusto nei loro confronti.
“ Adesso che dobbiamo fare?” Tea era quella che c’era rimasta male più di tutti, non avrebbe mai pensato che arrivasse a fare una cosa simile ma ormai l’aveva fatta e loro l’avevano saputo dalla bocca di Tristan. Dovevano fare qualcosa per Joey, ma non aveva la più pallida idea di cosa fare , tanto meno sembravano averla gli altri.
“ Quello che abbiamo deciso, mi sembra ovvio “ Atem aveva avuto un’idea che agli altri non era piaciuta molto, ma era tutto quello che potevano inventarsi. Di certo non sapeva come Joey l’avrebbe presa visto quello che Tristan aveva detto , m non poteva essere peggio del modo in cui l’avevano presa loro quando Tristan gli aveva raccontato della sua brillante trovata. Se voleva risparmiare loro la sofferenza, non c’era riuscito per niente , anzi gli aveva solo fatti stare peggio di prima , ma almeno si spiegava perché non si era fatto più vivo.
“ Allora siamo tutti d’accordo di farlo “ Bakura era stato il primo ad accettarlo, in fondo era l’idea che aveva avuto fin dall’inizio e ripetutamente bocciata, ma solo perché nessuno aveva considerato l’eventualità della necessità di andare direttamente a casa sua preferendo torturare Tristan, il che non era stato poi così difficile visto ce aveva ceduto quasi subito, cazzotto di Duke a parte. Il problema era solo sapere come l’avrebbe presa Yugi, Joey era il suo migliore amico, andare a casa sua per una circostanza simile sarebbe stato un trauma per lui , l’ultima cosa che voleva era assistere a una cosa simile , motivo per cui Joey aveva preso una simile decisione. Lo aveva fatto soprattutto per lui ma così rischiava solo di peggiorare le cose, Yugi non lo avrebbe mai accettato così facilmente. E ora che ci pensava, Yugi non era con loro, il che non era una cosa molto normale da parte sua visto che non lo avevano visto per tutto il giorno, neanche durante l’intervallo scolastico “ Scusate, ma perché Yugi non è venuto con noi?”
Tea ebbe come un lapsus, si era completamente dimenticata di chiedere ad Atem perché Yugi non era uscito con loro , non era da lui rifiutarsi di uscire con loro anche quando veniva invitato dai suoi compagni di classe a uscire o a fare qualunque cosa , eppure quella sera non era venuto con loro come al solito e non era da lui “ Già, è vero “
“ Ha avuto una giornata pesante e ha preferito non uscire “ Atem cercò di essere il più convincente possibile, cercando di non mostrare agli altri la sua preoccupazione per Yugi. Il duello contro suo padre aveva messo a dura non solo lui ma anche e soprattutto Yugi, il suo gesto folle di mettersi nel mezzo lo aveva stancato non poco , si era alzato dal letto con una brutta cera e a quanto sembrava dal suo frettoloso racconto doveva anche aver sbagliato il compito di matematica visto che era tornato da scuola con una faccia talmente nera che neanche aveva avuto voglia di mangiare ne di andare con loro. Sperava almeno che da lì a l’indomani si riprendesse del tutto.
“ Non è stato il solo, io sto ancora a pezzi per quello che è successo ieri sera “ Marik aveva raccontato agli altri quello che era successo alla barra e alla collana, cosa che era successa anche all’anello di Bakura. Avevano fatto l’intero intervallo scolastico a parlarne attraverso il tablet di Bakura. Quello che era successo con gli oggetti del millennio aveva sconvolto tutti quanti, anche Duke e Tea che non centravano niente, , sembrava che qualcosa si fosse risvegliato improvvisamente, qualcosa che aveva turbato moltissimo l’equilibrio degli oggetti stessi, e a tutti saltò subito in mente quello che Atem aveva raccontato loro dopo il suo duello contro l’amico di Aknadin, che erano tutti alla ricerca di qualcosa chiamato Sigillo ma cosa fosse nessuno sembrava saperlo e da quando Shadi era morto nessuno di loro poteva sperare in un contatto con qualcuno che potesse saperne di più visto che neanche Marik e Ishizu erano stati in grado di capirci qualcosa visto che nessuno di loro aveva mai sentito nominare il Sigillo in vita loro, nonostante fossero stati istruiti sugli oggetti del millennio e gli antichi scritti egizi. Quella storia stava diventando sempre più ingarbugliata , contando anche che ben tre oggetti erano ormai nelle mani di Aknadin.
Duke sbadigliò , sperando che nessuno tornasse a parlare di nuovo di quelle menate paranormali di cui non c’era molto su cui discutere “ Possiamo cambiare discorso prima di prenderlo? Tutte queste polemiche paranormali mi fanno venire la depressione “ ne aveva abbastanza di congetture varie ed eventuali su cosa sia successo agli oggetti e ai suoi amici, ognuno diceva la sua ma in sostanza non c’erano spiegazioni logiche, tutto quello che era sicuro era che avevano percepito qualcosa di indefinito che aveva fatto attivare inspiegabilmente gli oggetti del millennio e basta. Sperava che troncassero la discussione lì, era uscito per godersi una serata tranquilla non per farsi venire il mal di testa sentendo certe cose paranormali senza senso.
Bakura lo guardò male, abbastanza irritato “ Mi pare giusto , tu non rischi un attacco isterico ogni volta che questo … “  e indicò l’anello del millennio che stava sul tavolo “ Si illumina “ non sopportava quando Duke si metteva a fare l’idiota scherzando su quelle cose. Poteva essere divertente per lui , ma non di certo per loro che ci passavano fin troppo spesso con i capogiri improvvisi, gli attacchi di panico o visioni inquietanti. Naturalmente non aveva idea se succedesse anche ad Atem o Marik, ma lui ci passava quasi sempre quando l’anello si metteva a fare giochetti strani con quei pendenti infernali , ogni volta era un incubo ed era seriamente sul punto si sbroccare , contando soprattutto il fatto che doveva sopportarsi quel coso posseduto per il resto della sua sfigatissima vita. A volte gli veniva voglia di barattare quell’affare con il puzzle o la barra visto che la sfiga maggiore toccava sempre a lui, aveva avuto delle brutte esperienze con l’anello e ogni volta che si attivava cominciava ad entrare in panico.
“ Dai ragazzi, non litigate “ Tea tentò di mantenerli calmi tutti e due, Duke aveva ragione a voler cambiare argomento, in fondo non avevano molto su cui doversi basare, ma aveva ragione anche Bakura visto che era quello che aveva maggiore paura degli oggetti del millennio, però non era una scusa plausibile per doversi mettere a discutere proprio in quel momento, erano usciti per passare una serata insieme non per accendere discussioni.
“ Ma voi state sempre a litigare?” si girarono tutti a guardarla, con delle facce quasi cadaveriche, simili a quelle dei fantasmi. Lizzie era stata informata da Tea che tutti quanti sarebbero andati al bowling e la ragazza aveva deciso di fare a tutti una bella sorpresa, presentandosi all’improvviso da loro per mostrare a tutti quanti di essere arrivata a Domino. Era consapevole che il suo improvviso arrivo avrebbe messo un po’ di sorpresa , ma di certo non si aspettava quelle facce sconvolte, sembrava quasi che gli avesse fatti spaventare. Il suo sorriso si andò spegnendo lentamente, notando che nessuno di loro stava ricambiando , anzi la stavano guardando come se fosse un mostro saltato fuori all’improvviso che gli aveva traumatizzati. Il silenziò che c’era la stava mettendo in agitazione “ Wow, siete un pubblico o un mosaico? “ vedendo che nessuno spiccicava neanche una parola , indicò la porta d’ingresso del bowling “ Se volete me ne vado “ improvvisamente si riscossero tutti, come se una scossa elettrica li avesse risvegliati improvvisamente perché cominciarono a balbettare fra di loro di essere contenti che era lì con loro. Lizzie non era tanto sicura , ma fece spallucce e afferrò una sedia per sedersi in mezzo ad Atem e Bakura, ma più possibile vicino al primo, cosa che non piacque per niente a Tea , visto lo sguardo assassino che lanciò a tutti e due per il modo in cui si guardavano e si sorridevano, costringendola a voltarsi dall’altra parte. Ovviamente Lizzie se ne accorse , ma non ci fece caso più di tanto, sorridendo sotto i baffi nel vedere Tea reagire in quella maniera , tuttavia tentò di concentrarsi su tutto il gruppo, a partire dal discorso che sembrava aver interrotto “ Allora, mi sono persa qualcosa? Sembrava che fosse successo qualcosa di tragico quando sono entrata “ si mise a fissarli tutti in faccia, trovando strani i loro sguardi, finche non posò gli occhi sul gigantesco acchiappasogni dorato che stava appoggiato sul tavolo “ Ehi, che carino “prese l’acchiappasogni in mano , squadrandolo attentamente mentre se lo girava tra le mani. Era un oggetto stranissimo oltre che gigantesco e sembrava essere fatto anche di un materiale che di sicuro non era plastica, a guardarlo bene sembrava essere fatto in puro oro “ Ma è in oro puro?” ci batté sopra un’ unghia, cercando di capire di cosa era fatto.
Bakura era allarmato, esattamente come gli altri. Aveva dimenticato a togliere l’anello dal tavolo e adesso ci stava giocando Lizzie. Si fece coraggio, istigato anche dagli sguardi degli altri, e glielo prese di mano “ Grazie “
“ Dove lo hai trovato? Io è una vita che cerco di trovare un acchiappasogni da appendere nella mia stanza “
Bakura , senza pensarci due volte, buttò l’anello dentro lo zaino e disse “ è una lunga storia “
Lizzie non capì, come poteva essere una lunga storia andare a cercare un acchiappasogni come quello “ Perché dovrebbe…”
Tea troncò immediatamente Lizzie, prima che cominciasse a fare domande compromettenti “ Lizzie, ci fai vedere le foto di Washington?” le fece un sorriso fintissimo, sperando che accettasse di farlo prima di fare scoppiare il finimondo, quella ragazza era decisamente pericolosa per i loro segreti ed era priorità tenerla alla larga da tutto quello che potesse essere pericoloso per la sua e la loro sicurezza.
“ Ok…” stava cominciando ad odiare Tea e il suo modo di troncare in pieno le sue domande, in fondo aveva solo chiesto dove si era procurato quell’acchiappasogni, non aveva fatto di cero domande assurde o fuori luogo. Ma sembrava che tutti quanti stessero nascondendo qualcosa, qualcosa che riguardava quell’acchiappasogni strano di Bakura ed era decisa a voler andarci più a fondo, quel coso la incuriosiva moltissimo e il comportamento del ragazzo non la convinceva per niente, tuttavia decisa di fare buon viso a cattivo gioco, almeno per il momento. Tirò fuori dalla borsa il cellulare e scorse nella galleria tutte le sue fotografie , mostrandole agli altri , che si erano alzati per mettersi dietro di lei e guardarle.
 
Yugi non riusciva a concentrarsi sullo studio, la testa continuava a girargli in una maniera allucinante, aveva preso perfino delle aspirine ma sembrava che non avessero fatto alcun effetto. Non riusciva a concentrarsi su altro che non fossero quelle allucinanti visioni che aveva avuto durante l’impatto con la fiammata di Ra, aveva visto in maniera dettagliata il palazzo reale di Tebe, quello che un tempo era stata la casa di Atem, sempre se si poteva definire casa, aveva visto le Tre divinità Egizie sorvolare i cieli dell’Egitto, il fiume Nilo e poi quella luce abbagliante e dorata che aveva fatto sparire tutto il resto e che lo aveva accecato. Non aveva la più pallida idea di cosa significassero, sapeva solo che si sentiva uno straccio, il senso di nausea continuava ancora a dargli il tormento e aveva tanta voglia di buttarsi sul letto a dormire, ma aveva i compiti da dover fare , contando anche che l’indomani avrebbe avuto un’interrogazione di storia. Cercò di concentrarsi su quello che leggeva ma gli occhi gli si chiudevano da soli , non era capace neanche di tenere in mano la matita per sottolineare le scritte , sentiva la stanchezza cominciava a farsi sempre più forte. Sbadigliò e decise di concedersi qualche minuto di pausa, posò la matita sulla scrivania e incrociò le braccia sotto la testa, cercando almeno di provare a rilassarsi nella speranza di riuscire a far cessare quel maledetto mal di testa assillante che lo tormentava dalla mattina.
 
Lizzie continuava a far scorrere le foto con il dito sul display del cellulare, mostrando tutte le fotografie che aveva scattato prima della partenza e Atem non riusciva a smetterla di ridere, Lizzie aveva non solo foto serie di monumenti ma anche foto ridicole di lei che faceva pose strane davanti ai quadri dei vari presidenti, davanti allo stemma nazionale raffigurato nella stanza ovale, foto dove tiene in mano la bandiera imitando la posa di un patriota sul campo di battaglia , o seduta alla scrivania di suo padre facendo finta di essere il presidente , addirittura aveva una foto di lei in primo piano che indicava con il pollice il monumento del Lincoln Memorial che faceva da sfondo , si era fatta perfino una foto con le braccia divaricate con lo sfondo dell’obelisco di Washington , e c’erano perfino foto con tutti gli interni della Casa bianca , compreso anche un video panoramico che fungeva da guida turistica dell’edificio presidenziale , erano una sfilza di foto che sembravano non finire mai ed erano una più bella dell’altra. Mentre tutti quanti guardavano le foto, Lizzie continuava ad avere la testa a quell’acchiappasogni dorato, che spuntava fuori dallo zaino di Bakura, non ci riusciva a toglierselo dalla testa, non era un acchiappasogni comune , questo era chiaro, e l’idea di sapere da dove provenisse la stava letteralmente facendo uscire fuori di testa, doveva sapere da dove saltasse fuori, e subito , e forse sapeva anche a chi chiedere , ma prima serviva un diversivo “ mentre guardate le foto, io vado a prendere qualcosa da mangiare “ si girò a guardare Atem e gli disse “ Vieni con me?”
“ Ok “
Si alzarono tutti e due dalle sedie e si diressero verso il pub, adiacente al bowling , ignorando che Tea li seguiva con la coda dell’occhio e con uno sguardo di rabbia furente. Come al solito, Lizzie riusciva sempre a trascinarsi Atem ovunque, come aveva fatto ad Orlando e come aveva fatto il giorno prima, era peggio di una piovra con mille tentacoli e cominciava a detestare la sua presenza a Domino, anche se era con loro da due giorni.
Lizzie e Atem si avvicinarono al bancone, mentre la ragazza prese in mano il menù per dare un’occhiata alle cose da mangiare, ma nonostante ciò che decisamente molto concentrata sul suo obbiettivo, non sapeva spiegarselo ma Atem sembrava sapere la provenienza di quell’oggetto, anche perché si era terrorizzato quando lo aveva preso in mano per guardarlo “ Allora, perché Bakura si è spaventato quando ho preso in mano l’acchiappasogni?”
“ Niente di particolare, fa così con qualsiasi cosa “ sperava che quelle poche parole facessero convincere Lizzie non era niente di chissà cosa, aveva visto molto bene lo sguardo che aveva fatto quando Bakura si era ripreso l’anello e non gli era per niente piaciuto. Era sicuro che avrebbe chiesto a lui, non aveva fatto altro che guardarlo.
Lizzie non era convinta, anzi non ci credeva per niente a quella risposta, non era quello che voleva sentirsi dire, sembrava che non voleva dirle niente su quell’oggetto , ma lei riprovò ancora “ Tu lo sai dove lo ha trovato? Io è da tanto che ne cerco uno “ essendo un suo amico, sicuramente doveva sapere da dove saltava fuori. Un oggetto simile non si vendeva in una bancarella o in un negozio qualsiasi, era troppo perfetto per essere di mercatino e sembrava essere fatto anche d’oro zecchino, il che significava che non poteva provenire da un negozio qualsiasi, soprattutto non si poteva portare una cosa del genere nello zaino come se niente fosse, il che doveva significare che doveva avere qualche valore particolare non solo per Bakura manche per gli altri, erano sbiancati tutti quando lo aveva toccato.
Atem cercò di mantenersi calmo, aveva ingannato Lizzie già una volta con la storia dei geroglifici , poteva farlo ancora, anche se non aveva idea di cosa potersi inventate. Cercò di fare mente locale in pochi secondi e gli venne in mente quello che Bakura aveva detto loro la prima volta “ Credo sia stato un regalo di suo padre, glielo aveva portato dall’Egitto anni fa durante uno scavo “
“ Scavo? “ quindi Bakura possedeva qualcosa che doveva andare a finire nei reperti storici trovati negli scavi archeologici? E nessuno diceva niente? Come poteva essere possibile e soprattutto normale una cosa del genere. Di solito era vietato requisire oggetti storici rinvenuti negli scavi, facevano parte del patrimonio storico, eppure il padre di Bakura lo aveva preso lo stesso, c’era seriamente qualcosa che non quadrava in quella storia “ è un archeologo? “
“ Curatore del Domino Museum” non vedeva l’ora che smettesse di fare domande sull’anello, la situazione cominciava a sfuggirgli di mano , era chiaro che era interessata all’anello ma si stava interessando un po’ troppo per i suoi gusti.
“ Ah “ non era molto sicura di quella storia, insomma un curatore che preleva da uno scavo archeologico un artefatto, e anche strano , e lo regala a suo figlio quando invece avrebbe dovuto portarlo al museo per esporlo, e tra l’altro suo figlio se lo portava a spasso dentro uno zaino scolastico come se fosse un quaderno degli appunti. Un oggetto come quello doveva stare in un posto sicuro , non esposto ai quattro venti alla vista di tutti e dal modo in cui si era comportato sembrava anche essere troppo legato a quell’acchiappasogni, come se lei non avesse dovuto toccarlo “ Beh, spero almeno che non ci abbiano scritto sopra qualche maledizione “ da come si era comportato, sembrava quasi che ci fosse davvero qualche maledizione, era sbiancato quando aveva visto che lo aveva preso in mano. Ma la cosa decisamente più curiosa era l’aspetto dell’oggetto, non aveva niente a che vedere con i classici simboli egizi , gli acchiappasogni erano indiani non egizi, dovevano essersi fumate un bel paio di canne per aver ricreato un oggetto del genere.
Ad Atem veniva da ridere, Lizzie non aveva neanche idea che la sua battuta sulla maledizione fosse più reale di quanto potesse immaginare, quell’anello era stato davvero maledetto , non che la causa principale di tutti i loro problemi, ma di certo lei non poteva saperlo “ Una maledizione avrebbe fatto sicuramente scena “
“ Poteva succedere , tanto gli egizi le sperimentavano tutte “ conosceva quasi tutto sull’Egitto, tra film e documentari. Avevano inventato le materie più odiate al mondo sia dal punto di vista scolastico che universitario , ma anche una marea di cavolate esoteriche e mistiche che non si filava praticamente nessuno , condite un bel po’ di superstizione idiota e abbellita con qualche maledizione qua e là su qualche mummia che almeno avevano dato spunto per i film di azione e i cartoni animati , compresa anche la ormai celebre distruzione apocalittica che aveva fatto spacciare gli egizi come una società porta sfiga.
Atem si mise a ridere , gli egizi erano stati un popolo abbastanza particolare quando si trattava di religione e credenze mistiche , le mummie ne erano state la prova principale con tutte quelle ridicole scritte , maledizioni e amuleti , che servivano più che altro per fare un po’ di scena e mettere una spruzzata di superstizioni solo per tutelare la loro cultura e le loro tombe. Il problema principale era solo la magia , i loro studi centenari su di essa aveva finito per farli andare incontro a forze che non avevano dovuto conoscere e gli oggetti del millennio erano stati la prova più concreta e significativa. Purtroppo la magia aveva un costo e quello degli oggetti del millennio era stato il più caro di tutti , un intero villaggio sterminato, una popolazione innocente di uomini donne e bambini brutalmente uccisi in un rituale spietato che aveva fatto macchiare le mani dei sacerdoti del loro sangue, e di uno in particolare, Aknadin. Per colpa sua e del suo segreto  su quella notte, suo padre aveva dato il permesso di eseguire uno sterminio salvo poi , a distanza di anni, scoprire cosa realmente era accaduto a Kul Elna. Aknadin aveva raccontato che il villaggio era stato distrutto da un incendio improvviso che aveva ucciso tutti i suoi abitanti in una notte infernale, ma quando scoprirono che a sterminare quella popolazione era stato un massacro indetto proprio da suo padre senza neanche saperlo, lo aveva fatto cadere nella disperazione più nera per poi morire. Il Re dei ladri aveva ragione, gli oggetti potevano essere stati creati per un nobile scopo , ma con il sangue di un orrido omicidio e l’eredità che ne era stata ricava fu solo odio e vendetta.
Un tocco leggero al braccio lo riscosse da quei pensieri , Lizzie lo guardava preoccupata , evidentemente doveva aver notato qualcosa “ Cosa c’è?”
“ Niente “
Lizzie si accigliò, le stava mentendo, si vedeva chiaramente che era diventato cupo e serio, come se ci fosse qualcosa che lo aveva fatto improvvisamente preoccupare, se qualcosa non andava doveva saperlo.
Atem sentiva lo sguardo di Lizzie vagare sul suo viso, i suoi occhi blu scrutare i suoi e una sensazione di disagio cominciò a farsi strada dentro di lui, sentiva l’insistenza del suo sguardo su di lui , arrossì, distogliendo lo sguardo da lei. Sentiva le guance in fiamme e una strana sensazione di ansia si stava facendo strada in lui , causandogli delle scosse al cuore.
A Lizzie stava cominciando a venire voglia di ridere, Atem era diventato multicolore , non aveva idea di cosa gli fosse preso ma la sua faccia faceva ridere, forse aveva sbagliato a fissarlo con insistenza,  ormai doveva aver imparato a conoscerlo, quando faceva in quella maniera significava che voleva tenersi i suoi pensieri per se e la cosa le diede non poco fastidio , ma non aveva voglia di farlo andare via. Cominciò a cercare un modo per riprendere la conversazione, preferibilmente prima che tagliasse la corda e trovò la scusa giusta, la sua medaglietta. Guardando quegli scarabocchi incisi sull’argento , gli venne in mente il dubbio che l’aveva assillata per giorni. Quando Atem le aveva parlato del suo nome, si era dimenticata di chiedergli che significato avesse. Certo, sua madre era appassionata sull’Antico Egitto, ma di certo doveva esserci un motivo più importante di quello che prendere la decisione di appioppare a qualcuno un nome simile “ Che significa il tuo nome?”
Atem fu preso in contro piede, ti tutte le domande che poteva fargli quella era sicuramente quella che non si sarebbe mai aspettato. Mai nessuno gli aveva chiesto cosa significava il suo nome, forse perché tutti erano stati concentrati solo sul volerlo conoscere senza neanche interessarsi minimamente, quella era la prima volta che qualcuno gli poneva una domanda simile, compreso anche il fatto che molti dei suoi compagni quasi lo sfottevano per il nome che aveva “ Perché lo vuoi sapere?”
Lizzie fece spallucce “ Curiosità. Non si mette un nome simile a caso, giusto?” sperava di convincerlo a parlargliene, dalla faccia che aveva sembrava quasi che la sua fosse una domanda strana.
“In egiziano , significa Sole di Mezzogiorno. Gli egizi erano convinti che il sole aveva tre cicli rappresentati da tre dei solari, il mio nome appartiene al dio del sole di Mezzogiorno, perché quello è il momento in cui sono nato “ ormai di sua madre , la Regina Nefhen ,  non aveva più nessun ricordo, ne del suo viso, ne della sua voce, ma quelle parole gli erano rimaste impresse nella mente dalla prima volta che glielo aveva detto , impresse fino a quando non aveva perso la memoria. Sua madre gli diceva che il suo nome era uno dei pochi ad avere un significato concreto , di solito tutti gli altri faraoni portavano nomi che tradotti non avevano un senso logico , ma il suo era l’unico che almeno andava a rappresentare una cosa concreta.
“ Wow, e il Mezzogiorno di quale giorno, esattamente?”
“ 25 Agosto “ almeno secondo quanto gli aveva detto il nonno. Avendo studiato per tutta la vita la cultura egizia , si era messo a fare dei calcoli cercando di tradurre con il calendario moderno quello antico degli egizi, dovendo sbrigare la sua iscrizione a scuola doveva pur fornirli un paio di dati plausibili e stando a quanto si era messo a smanettare con i ragionamenti, la sua data di nascita corrispondeva al 25 Agosto, 25 Agosto del 1991 “ Che per gli egizi era la data di nascita del dio del sole “
“ Quello che si chiama come te?”
“ No, quello vero e proprio, Horus “
Lizzie si mise a ridere e scosse la testa, certo che gli egizi avevano incasinato pure le date di nascita, aveva ragione quando diceva che non si facevano mancare proprio niente “ Mi sta venendo il mal di testa, ci credi?”
La porta del pub si aprì e spuntò fuori Tea “ Ragazzi, andiamo, dobbiamo risolvere la situazione “
Lizzie non capì a cosa Tea si stesse riferendo “ Quale situazione?”
“ Te lo spieghiamo mentre andiamo “
Uscirono tutti dal bowling salendo chi in macchina di Duke e chi in macchina di Marik, ormai era arrivato il momento di andare a fare quattro chiacchiere con Joey.
 
Tutto il gruppo era sull’aereo della Kaiba , ora che il torneo era finito nell’arco di  quattro ore sarebbero atterrati all’aeroporto di Domino e mentre gli altri parlavano di Shadi, raccontando al faraone cosa gli era successo, Joey se ne stava in disparte , nella parte più profonda dell’aereo, a guardare fuori dall’oblò le nuvole che si stagliavano davanti la sua vista. Dalla fine del duello di Lizzie non aveva fatto altro che pensare alla sua storia, alla sua decisione di volersene andare via per ricominciare una nuova vita in un’altra città ed essere così felice, lontano dai problemi  familiari che aveva a Washington. Suo padre poteva essere il Presidente, lei poteva essere ricca sfondata , ma la sua vita era un vero schifo e aveva deciso di troncarla e di andarsene anche se significava dover iniziare tutto da capo, trovare nuovi amici e dimenticare tutti coloro a cui voleva bene. Quel discorso gli aveva fatto riaffiorare la proposta di sua madre sul trasferimento a Seattle, aveva smesso di pensarci da quando era iniziato il torneo ma le aveva promesso che avrebbe preso una decisione una volta finito, e adesso il torneo si era concluso e lui aveva passato gli ultimi minuti di permanenza a Orlando a pensare su cosa fare, finchè non gli era venuto un gran mal di testa per la confusione che aveva nel cervello. Ma guardare quelle nuvole, il cielo azzurro che si stagliava davanti ai suoi occhi, gli avevano fatto ritornare la calma di cui aveva bisogno per pensare e alla fine aveva deciso quello che doveva fare, basta scappare dalle scelte difficili, basta rimandare quello che prima o poi avrebbe dovuto affrontare , adesso le sue idee erano chiare e aveva capito che la sua scelta non era altro che la più giusta
“ Ehi, Wheeler “ Tristan si sedette accanto a lui, lo aveva viso starsene da solo, per conto suo, in disparte da tutti e senza le sue battute non era affatto la stessa cosa, quelli stavano parlando di cose gravi come la morte di Shadi ed era necessario che ci fosse Joey a sdrammatizzare la situazione e la sua assenza insieme alla sua parlantina a sproposito si sentivano. A guardarlo sembrava non stare molto bene, e poteva capirlo, aveva perso la possibilità di poter giocare la finale e adesso si sentiva un perdente “ Sei deluso per la finale? Non dovresti, del resto la fortuna non è il tuo forte “ scoppiò a ridere ma si accorse che lui neanche lo stava ascoltando e quando si comportava in quella maniera non era mai buon segno “ Stai bene?”
“ Sai , Tristan? il discorso di Lizzie a suo padre mi ha fatto aprire gli occhi su molte cose “
Tristan si irrigidì e il cuore cominciò a battergli furiosamente nel petto, non gli piaceva quel discorso e sperava che non stesse parlando di quello che temeva “ Ah , si? e su cosa?” non era sicuro di volerlo sapere, non sapeva perché ma quella storia non gli piaceva
“ Che la favoletta sulla felicità che ti arriva dal cielo è solo una balla. Se uno vuole la felicità , deve acchiapparla anche a costo di rinunciare a quello a cui tiene “
Tristan sbarrò gli occhi, tremava come una foglia in preda al terrore per la risposta che temeva che Joey gli avesse dato alla domanda che stava per fargli “ Ti trasferisci?” sperava che non fosse quello, sperava che gli dicesse NO, che si stava sbagliando e che scoppiasse a ridergli in faccia prendendolo per pazzo. Joey si girò a guardarlo, la sua espressione era seria e conosceva molto bene quella faccia, non gli avrebbe detto quello che sperava, anzi temeva che la risposta fosse tutto il contrario. E in fatti era davvero il contrario, perché gli annuì, un semplice movimento della testa che gli fece capire che il suo migliore amico lo avrebbe perso per sempre. la sua più grande paura si era avverata, il suo migliore amico, suo fratello, aveva deciso di andarsene via e non lo avrebbe mai più rivisto. Sentì il cuore andargli in frantumi e non scoppiò a piangere ne a urlare solo perché non era il luogo giusto per farlo. con un nodo alla gola, disse “ Quando?”
“ Fra una settimana, ho dato conferma a mia madre “
Tristan non sapeva trattenersi , stringeva le mani a pugno con tutta la forza che aveva in corpo solo per non scoppiare ad urlare tutta la rabbia che aveva dentro di sé, Joseph Wheeler, il suo migliore amico il compagno di avventure sia buone che cattive, il testone che tra una battuta e l’altra finiva sempre per fare figure del cavolo davanti a tutti e il più leale degli amici , se ne andava via per sempre “ Ok “ fece dei profondi sospiri per cacciare la sensazione di umido che sentiva negli occhi “ Allora… questa sarà l’ultima settimana che ci vediamo “
 
Joey glielo leggeva negli occhi, gli aveva spezzato il cuore e se lui soffriva in quella maniera sicuramente sarebbe capitato anche agli altri e l’idea di vederli scoppiare tutti a piangere , come avevano fatto quando se ne andò il faraone la prima volta, gli spezzava il cuore. Era una sensazione sgradevole , che mai nella vita avrebbe immaginato di sperimentare sulla propria pelle, e proprio perché c’era già passato non voleva che gli altri lo vedessero partire, dire addio a tutti gli altri sarebbe stato troppo e non poteva permetterselo “ Devi promettermi una cosa “ lui si girò a guardarlo, un’espressione vuota e indecifrabile ma si vedeva che soffriva “Promettimi di non dire niente agli altri finchè non sarò partito. Non voglio andarmene con il ricordo delle loro lacrime negli occhi, non posso “
“ Joey…”
“Per favore, non dire niente a nessuno di loro. Aspetta che io sia partito prima di parlare. Non posso vederli spuntare all’improvviso per venirmi a dire addio, ti prego “
 
Joey continuava a pensare a quello che era successo sull’aereo, a quello che aveva detto a Tristan , a quello che aveva scelto di fare proprio mentre caricava le ultime valigie sulla macchina di sua madre. Non si era fatto vivo per un’intera settimana con nessuno dei suoi amici, aveva staccato telefono, computer , non era andato più neanche a scuola , nella speranza di rendere meno doloroso il momento in cui sarebbe salito in macchina per lasciare per sempre Domino e trasferirsi a Seattle. Aveva fatto giurare a Tristan di non dire niente a nessuno , sperando di doversi risparmiare il dolore di dover salutare tutti quanti e soprattutto risparmiarlo a loro, già una volta avevano detto addio a un amico, al faraone, quando se n’era andato via, aveva sofferto disperatamente , così come gli altri, dire addio a un amico era la cosa più triste che potesse esserci e lo aveva sperimentato con Tristan , non poteva sperimentarlo anche con gli altri. Non sarebbe stato capace di salire in macchina e andarsene , era meglio per tutti quanti se andava via così, senza dire niente a nessuno, avrebbe risparmiato lacrime amare a tutti quanti e la separazione sarebbe stata molto più facile.
“ Ehi, Wheeler “
Joey si voltò, trovandosi Tristan che correva verso di lui a perdi fiato “ Tristan, ciao “ non era per niente felice di vederlo, gli aveva detto di non venire ma come al solito non obbediva mai ai suoi ordini , ma in fondo se lo doveva aspettare, era l’unico a cui avesse detto della sua imminente partenza per Seattle.
Tristan si fermò, guardando prima Joey e poi le valigie sulla macchina di sua madre , e un dolore forte al petto cominciò a scombussolargli lo stomaco. Si era promesso di non guardare niente che fosse nelle vicinanze, ma quelle valigie erano uno spettacolo orrendo “ Non potevo lasciarti partire senza salutarti “
Joey sorrise “ Lo so “ era contento che fosse lì, almeno uno dei suoi migliori amici era venuto. Lo afferrò per il colletto della giacca e lo abbracciò, stringendolo forte “ Mi mancherai, amico “
“ Anche tu, fratello “ Tristan fu costretto a tirare su col naso, aveva promesso di non mettersi a piangere ma abbracciare Joey per l’ultima volta era la cosa più difficile che avesse mai fatto in vita sua. Lui e Joey avevano condiviso tutto, il bullismo, i divertimenti, le ragazze, le avventure, si erano sempre sorretti a vicenda quando nessuno lo faceva , si erano picchiati per poi essere ancora più uniti di prima e adesso stava per finire tutto. Non si sarebbero mai più visti tranne qualche volta, si sarebbero sicuramente scambiati messaggi ma non era la stessa cosa, sicuramente Joey avrebbe cambiato amicizie e con il passare del tempo si sarebbe dimenticato di lui , come succedeva quasi sempre. Nuova città significava nuova scuola, nuove conoscenze, nuova vita , fatto apposta per dimenticare la precedente con tutto quello che ne aveva definito le sfaccettature, stava perdendo il suo migliore amico per sempre e non lo poteva impedire.
Joey non riusciva a trattenersi, cercava di essere forte ma gli era impossibile, il respiro era irregolare, gli occhi li sentiva umidi di lacrime e più Tristan lo stringeva più lui lottava contro il desiderio di restare e la necessità di partire, doveva allontanarlo, allontanarsi a sua volta da lui, ma non era capace di farlo. Tristan era stato il fratello che non aveva mai avuto , la persona più vicina a lui, era come se facesse parte della sua famiglia anche lui e adesso lo stava perdendo, per sempre. Non aveva idea di cosa lo aspettava a Seattle, ma una cosa era sicura, non avrebbe mai dimenticato Tristan , per niente al mondo.
Si separarono per guardarsi in faccia e , volgendo lo sguardo oltre la figura di Tristan, vide tutto il gruppo, con Lizzie inclusa, che lo guardavano. Joey si allontanò bruscamente da Tristan, gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime che, lentamente, cominciarono a scorrere sul viso. Cerano tutti i suoi amici, davanti ai suoi occhi, che lo guardavano. Guardò Tristan, che gli sorrise amareggiato e capì, non aveva resistito e aveva spifferato tutto, ma non era capace di essere arrabbiato con lui , anzi non poteva che essere felice e triste allo stesso momento.
“ Così è questa la tua grande idea?” Duke non era arrabbiato, anzi stava letteralmente scherzando “ Andartene senza dire niente? Bella trovata “ gli mostrò il pollice, facendogli l’occhiolino. Ma per quanto volesse scherzare, si sentiva malissimo, vedeva le valigie nel cofano della macchina e migliaia di scatoloni nei sedili posteriori. La prova che Joey se ne sarebbe andato via per sempre.
Joey si mise a ridere , cercando di asciugarsi le lacrime “ Si, è vero, non è stata proprio una bella idea “ si sentiva un vero idiota, ma come aveva pensato di fare una cosa simile proprio ai suoi migliori amici
“ Sei un idiota , Joey “ Tea scoppiò in lacrime, non voleva farlo, ma era più forte di quanto potesse immaginare , dire addio a uno dei suoi migliori amici era la cosa più difficile che potesse fare. Non riuscì più a trattenersi e si lanciò tra le sue braccia, scoppiando a piangere “ Mi mancherai “
“ Anche tu, Tea “ quando la lasciò andare, sentì la mano di Duke posarsi sulla spalla e abbracciò anche lui “ Ciao , Duke “
“ Ciao, Joey “ gli scompigliò i capelli con la mano, cercando quanto meno di alleggerire la situazione. aveva già assistito a una scena simile, quando Atem se n’era andato via , ma almeno lui era tornato, Joey invece non l’avrebbe mai più fatto.
Quando anche Duke si allontanò, fu il turno di Marik “ Ciao, Joey “
“ Ciao, Marik “
Poi salutò Bakura e per ultimo fu il turno di Atem, la persona più difficile da salutare. Gli altri potevano anche essere salutati con qualche abbraccio, una pacca sulle spalle o qualche bella parola, ma lui no , non dopo tutto quello che aveva fatto per lui. Gli sembrava di rivivere il momento della partenza di Atem, quando aveva detto addio a tutti loro, solo che adesso era il contrario, perché era lui quello che se ne stava andando e che stava dicendo addio a tutti, un addio definitivo perché a Domino City non avrebbe mai più messo piede, ne era sicuro.
Atem non se la sentiva di dirgli addio, Joey era il suo migliore amico, quello che gli rompeva le scatole per la qualsiasi cosa, quello che lo aiutava anche quando non c’era alcun bisogno di farlo, quello che gli aveva salvato la vita ed era finito all’ospedale , sotto i ferri in condizioni critiche. Si guardarono in faccia per qualche istante, per poi abbracciarsi “ Mi mancherai , Joey “
“ Anche tu “ gli era mancato tantissimo quando se n’era andato e adesso che era tornato, era lui quello che stava dicendo addio “ Non salvare il mondo senza di me e salutami Yugi “
Atem si mise a ridere “ Lo farò “
Quando finì il giro dei saluti, aprì lo sportello della macchina, volgendo uno sguardo a tutti “ Appena arrivo vi chiamo “ salì in macchina , sedendosi accanto alla madre che lo guardava sorridente “ Possiamo andare “
“ Va bene “ la donna mise in moto la macchina, cominciando a muoversi , mentre Joey si sporse dal finestrino per salutare tutti un ultima volta.
                      
Atem chiuse la porta d’ingresso con poca voglia, vedere Joey partire era stato un vero colpo al cuore, da l’indomani niente sarebbe stato più come prima, ne a scuola ne all’interno della loro squadra, Joey era uno di loro, era sicuramente il componente principale che teneva unito tutto il gruppo e senza di lui non era la stessa cosa. Guardò il piano di sopra, in cima le scale, come avrebbe potuto dire a Yugi che Joey se n’era andato per sempre, come avrebbe fatto a dargli i suoi saluti , era il suo migliore amico , avrebbe provato di nuovo lo stesso dolore che aveva provato quando se n’era andato lui. Non aveva mai un attimo di pace , sembrava condannato a dover soffrire sempre e non era giusto, però non aveva scelta, doveva dirglielo altrimenti , se lo avesse scoperto l’indomani stesso, non lo avrebbe perdonato. Rassegnato, fece per salire le scale, quando si sentì chiamare “ Atem, puoi venire qui un attimo?”
“ Si, nonno “ fece retromarcia e si diresse in salone dove trovò il nonno che gli porse la cornetta del telefono “ Chi è?”
“ Qualcuno che ti vuole parlare “
Atem era sorpreso, a parte i suoi amici , non c’era nessuno che potesse telefonare con l’intenzione di parlargli. Doveva ammettere che era molto strano “ Pronto?”
“ Ciao, Faraone, come stai?”
“ Pegasus?!” era pazzesco, non si sarebbe mai aspettato di ricevere una telefonata proprio da lui. Ma come poteva essere se era in coma “ Stai bene?!”
L’uomo si mise a ridere “Mi sono risvegliato qualche ora fa. L’annuncio verrà dato domani dai telegiornali “ il suo tono, però, si fece subito serio “ Credo tu sappia di chi sia la colpa di quello che mi è successo. Abbiamo un nuovo nemico “
“ Si , lo so “ certo che lo sapeva, come poteva non conoscere l’autore di quello che era successo a Pegasus, Aknadin l’aveva fatta grossa e sicuramente partiva tutto dal suo amico. Tuttavia , non aveva ancora chiaro perché Pegasus lo aveva chiamato “ Qual è il motivo della tua telefonata?”
“ Credo di poterti dare qualche informazione sul Sigillo , Faraone “
Il Sigillo? Come faceva Pegasus a sapere del Sigillo “ E tu come….”
“ Il mio aggressore se l’è fatto scappare dopo avermi preso l’occhio del millennio. So qualcosa che sicuramente di potrebbe aiutare , ma devo parlartene di persona “
“ Va bene , verrò da te nella tua azienda “
“ No, quel posto non è sicuro , dovrai venire direttamente nella mia residenza. Manderò un jet a prenderti all’aeroporto il prossimo fine settimana, e naturalmente sono invitati anche i tuoi amici “
“ Va bene , grazie Pegasus “
 
Pegasus riattaccò il telefono , alzandosi dal letto della sua stanza e avvicinandosi alla finestra che dava sulla piscina. Non avrebbe mai immaginato che un giorno quelle scoperte fatte casualmente avrebbero scatenato la necessità di doversi informare ulteriormente sul Sigillo. Era convinto che fosse solo una leggenda, ma ciò che aveva scoperto era l’ulteriore prova che il mistero che avvolgeva gli oggetti del millennio era più fitto di quanto avesse immaginato , doveva dare al faraone quante più informazioni possibili, se quel mostro si fosse impossessato anche del Sigillo sarebbe stata la fine del mondo, e l’unico che poteva salvarlo e impedire la catastrofe era solo il faraone.
 
Il dolcissimo profumo dell’incenso albergava in tutto l’ambiente, profumando l’aria che circolava in quel lungo corridoio appena illuminato con fiaccole accese , che proiettavano ombre sui muri ricoperti di geroglifici egizi, perfettamente decorati e vistosi, come se fossero nuovi. Tutto era immerso nella penombra e Yugi cominciò ad avere un po’ di paura , non solo non vedeva la fine di quel corridoio , ma neanche l’inizio.
Era da solo.
D solo in un luogo strano , senza avere idea di come ci fosse finito. Si guardava intorno ma oltre ad alte colonne portanti e veli decorati, non sembrava esserci anima viva. Ad un tratto, una forte corrente d’aria lo investì, spegnendo le fiaccole e la poca luce che emanavo sparì. Yugi deglutì , si sentiva a disagio, come se in quel luogo ci fosse qualcosa di oscuro e sinistro. Un boato , proveniente dalle sue spalle , riecheggiò e Yugi cominciò a tremare , c’era qualcosa alle sue spalle, ne era sicuro, ma aveva paura a girarsi. Si fece coraggio , contò fino a tre e si girò, urlando. Un’ombra oscura, nera e minacciosa , cominciò ad avvolgere tutto ,pareti , colonne, geroglifici, come se fossero tanti tentacoli che correvano e si spargevano sulle superfici. Yugi fu preso dal panico, cominciò a correre mentre l’oscurità lo inseguiva , come se volesse afferrarlo e inghiottirlo. Corse a perdi fiato, cercando di superare quell’ombra , ma non sembrava esserci una fine a quel corridoio, come se si prolungasse all’infinito” Aiuto “ urlò con tutte le sue forze, ma la sua voce provocò un eco che andò sbiadendo poco a poco, senza che nessuno rispondesse.
L’ombra continuava ad avvolgere tutto, era così vicina a Yugi che il ragazzino ne percepiva la minaccia , cercava di correre per restarle davanti, terrorizzato da ciò che poteva accadere se l’ombra lo avesse raggiunto e inghiottito.
Ad un tratto, una luce, in fondo, si manifestò e Yugi tentò con tutte le forze di raggiungerla, nonostante la fatica e il fiatone. Fu questione di minuti, che a Yugi sembrarono interminabili, riuscì a oltrepassare la luce e si trovò subito in una balconata, lunga e ornata di decori, sotto a un cocente sole che illuminava la panoramica. Era in Egitto, l’Egitto dell’antichità, con i palazzi, le decorazioni degli dei e tutto il resto. Era semplicemente pazzesco, sembrava essere in un altro mondo. Improvvisamente , un bagliore dorato e accecante lo abbagliò, costringendolo ad urlare per il dolore agli occhi.
 
Yugi aprì gli occhi, di scatto , trovandosi seduto alla scrivania con i libri aperti sul tavolo e l’orologio che segnava le 22 e 30 passate. Si toccò la fronte, sudata , allora era stato tutto un sogno, un realistico , spaventoso e allucinante sogno. Era come se si fosse trovato proprio in quel corridoio e in quel balcone, aveva sentito il caldo sulla pelle de viso e il vento tra i capelli , e soprattutto quell’odore di incenso che lo aveva accompagnato per l’intera corsa. E a proposito di quella corsa, sembrava reale perché il fiatone gli stava bruciando i polmoni , si sentiva come se avesse corso veramente. Si passò la mano in faccia, doveva ammetterlo, studiare la civiltà egizia dopo aver affrontato una divinità egizia, comandata da un faraone egizio, non era affatto salutare per i suoi nervi e soprattutto per la sua salute, per tanto, chiuse il libro di storia con un tonfo, esausto e confuso.


nota dell'autrice
salve, spero che questo capitolo vi piaccia e scusate per scena d'addio ma proprio non è venuta come volevo.
commentate, commentate, commentate

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Capitolo 33
*** Tra luci e ombre ***


Tristan si buttò a terra , esausto per la corsa sfrenata che l’insegnante di ginnastica aveva costretto a far fare a tutta la classe , anche Tea e Bakura furono costretti a doversi fermare per riprendere fiato così come Atem, costretto a piegarsi sulle ginocchia per non rischiare di svenire. Neanche l’addestramento militare che aveva ricevuto da bambino era stato così stancante come gli esercizi che la professoressa li costringeva a fare , rischiando di far venire un infarto a qualcuno “ Sono sfinito… io la chiudo qua …” non riusciva neanche a parlare per il fiatone , aveva i polmoni che gli bruciavano per la corsa frenetica. Ormai era da settimane che andavano avanti con quel ritmo frenetico, non ci bastavano le lezioni , ma pure l’educazione fisica era diventata un tormento , lo capiva che bisognava dare i voti , ma cosi finiva che qualcuno lo avrebbero trovato in infermeria.
Tea si lasciò scivolare a terra, con la schiena contro il muro e la testa rivolta all’indietro, cercando di recuperare quanto più fiato poteva “ Anche io , ho bisogno di riprendermi “ non riusciva neanche ad aprire gli occhi per la stanchezza, aveva necessariamente bisogno di riposarsi o avrebbe finito per morire.
Bakura si sdraiò a terra accanto a Tristan, che sembrava non dare più segni di vita, con la faccia rivolta verso il sole “ Questo…è … un suicidio… “ poteva sopportare tutto, esercizi fisici, partite di pallavolo , di basket , staffetta, ma correre in quella maniera era una pazzia, non sentiva più i muscoli delle gambe e ogni boccata d’aria era come delle lame che gli squarciavano l’apparato respiratorio “ Sto morendo “
Il rumore di un fischietto riecheggiò in tutto il cortile facendo eco seguito dalla voce della professoressa “ Ehi, voi quattro, ritornate a correre o vi metto l’insufficienza “
“ Mettila pure, chi se ne frega “ Atem gliel’avrebbe urlato volentieri in faccia, ma non aveva forze neanche per muoversi , figurarsi per parlare. Avrebbe preferito di gran lunga l’insufficienza piuttosto che un infarto istantaneo. Ma del resto era facile parlare per una che stava seduta su una sedia con il caffè in una mano , il cellulare nell’altra e che girava con gonna e tacchi a spillo , neanche fosse al ristorante.
Le voci dei ragazzini delle prime cominciarono a farsi sentire dal fondo del cortile e Atem riconobbe la classe di Yugi, da un po’ di tempo avevano quasi sempre supplenza nell’ora di letteratura e capitava che i supplenti erano insegnanti di educazione fisica. Guardò tutta la casse e si accorse che Yugi, anziché andare insieme agli altri, si era andato a sedere sul muretto , cosa che da qualche giorno stava diventando un abitudine fin troppo strana. Si staccò dagli altri, nonostante le gambe gli facevano male , e si avvicinò a lui, inginocchiandosi accanto a Yugi “ Yugi, che hai?”
Gli rispose con tono acido, quasi infastidito “ Niente “ non aveva nessuna voglia ne di fare educazione fisica ne di parlare con qualcuno, ormai era da giorni che faticava a dormire e la colpa era di quegli assurdi sogni che continuava a fare e che gli disturbavano il sonno. Di notte non dormiva e quando era quasi nelle mattinate e riusciva ad addormentarsi suonava quella maledetta sveglia e tutto partiva da quel dannato scontro con Aknamkanon.
“ A me non sembra “ cominciava ad essere preoccupato, non aveva per niente una bell’aspetto, era pallido con delle occhiaie nere che facevano paura, sembrava che non dormisse da giorni “ Sei sicuro che sia tutto a posto?”
“ Sono solo stressato, va bene ?” si alzò di scatto e tornò dentro sbattendo la porta d’ingresso con un colpo secco fregandosene delle lamentele del bidello che lo rimproverava. Non voleva essere scontroso, ma aveva necessità di rilassarsi senza che qualcuno gli rompesse l’anima, stava cominciando seriamente a stancarsi di quella situazione e per giunta aveva anche preso un altro voto basso nell’interrogazione di geografia. Aprì la porta della sua classe e si buttò sulla sedia , sperando che il mal di testa e il nervoso passassero in fretta.
 
Lo Space Needle si alzava imponente tra gli immensi grattaceli di Seattle, illuminato dal sole mattutino che illuminava il mare e il grande lago. Joey era affacciato al balcone della sua stanza, che dava proprio la vista della torre. Sua madre non viveva in una casa normale come credeva , ma viveva in un gigantesco appartamento al sessantesimo piano di un grandissimo grattacelo al centro della città, una specie di villa dentro un gigantesco condominio , come quelle case di lusso che si vedevano nei film, con grandissime vetrate , spazi enormi , scale magnifiche che portavano ai piani superiori con grandissime stanze da letto. Ma del resto era comprensibile che potesse permettersi di vivere in un posto simile, era l’assistente personale di uno dei maggiori imprenditori edili della città, aveva un buonissimo stipendio , non c’era da stupirsi che avesse deciso di volere anche lui a Seattle , in fondo era stata una necessità che dopo la separazione aveva diviso lui e Serenity. Il lavoro che svolgeva prima non poteva permetterglielo di averli entrambi , e per tutto quel tempo aveva creduto che li avesse separati per egoismo quando non era vero, ma era contento di essersi sbagliato sul conto di sua madre , adesso avrebbe avuto tutto quello che non poteva avere prima, la compagnia della sua dolce sorellina, la serenità familiare, anche se una parte di lui sentiva la mancanza dei suoi amici. Tra poco avrebbe cominciato la scuola lì, ma le persone che si sarebbe ritrovato davanti erano tutti estranei, non c’era nessuno che conoscesse e che potesse fargli compagnia , magari aiutarlo ad ambientarsi meglio. Non c’era più Tristan che si buttava sopra di lui quando arrivava esausto dopo aver corso per tutto il campo durante l’ora di educazione fisica, non c’era Tea a dargli pugni in testa per le sue battute fuori luogo, non c’era più Marik che gli lanciava occhiatacce per le battute che gli faceva, non c’era più Bakura che sclerava con l’anello del millennio , non c’era più Atem da cui andare ogni volta che aveva un problema, che stava sempre lì , seduto davanti a lui, costretto a sopportare le sue rotture di scatole durante compiti e interrogazioni , che lo consigliava quando aveva dei dubbi e che gli dimostrava ogni giorno che non bisognava mai arrendersi davanti ad uno ostacolo e che gli era sempre accanto, nonostante all’inizio lo avesse odiato , geloso della sua fortissima amicizia con Yugi , del loro legame confidenziale , e che per questo aveva sempre desiderato che se ne andasse via il più presto possibile, per non continuare a sentirlo nominare dalla bocca di Yugi, salvo poi aver sentito la sua mancanza quando se n’era andato via , gettando tutti loro nella disperazione , per poi tornare e rendere di nuovo complicata la loro vita, ma facendo di nuovo felici tutti, soprattutto Yugi.
Già , Yugi, chissà come aveva preso la sua partenza. Aveva detto ad Atem di dargli i suoi saluti , ma poteva già immaginare la sua disperazione nel sapere che se n’era andato e che lui non era stato avvisato , ma non aveva potuto che ringraziare gli altri per non averlo fatto venire. Yugi era il suo fratellino, gli voleva bene , avevano passato insieme tre anni fantastici nonostante all’inizio lo prendesse in giro e lo tormentava, come accadeva con gli altri ragazzini delle medie, ma quando si era messo in mezzo per difendere lui e Tristan da quel bullo delle quinte, Yugi era diventato un pezzo importante della sua vita e dirgli addio sarebbe stato perdere quel pezzo importante e non aveva voluto che accadesse. Nonostante la distanza di chilometri, nonostante loro fossero a Domino e lui a Seattle, non avrebbe rinunciato alla loro amicizia, avevano comunque bisogno di lui, salvataggio abituale del mondo a parte. Erano le persone più care che aveva e non si sarebbe mai separato da loro per nessuna ragione, anzi , li avrebbe contattati a ricreazione, tanto Bakura teneva il tablet acceso durante l’intervallo, li avrebbe contattati su Skype. Andò subito alla sua nuova scrivania  e si sedette, pronto per accendere il computer, quando sentì tre tocchi alla porta e questa si aprì e la testa di Serenity fece capolino nella sua stanza “ Ehi, Fratellone “
“ Serenity “
La ragazza entrò nella sua stanza , chiudendo la porta e avvicinandosi a lui per stringergli le braccia intorno al collo “ Allora, sei contento di essere qui?” sperava tanto che lo fosse, quando era arrivato aveva notato che aveva una faccia cadaverica, con evidenti segni di pianto, e sperava che almeno adesso, si fosse ripreso un po’. Poteva capire come si sentiva , era lì ormai da quasi una settimana , gli mancavano i suoi amici e se doveva dirla tutta mancavano anche a lei, aveva passato con loro solo pochi giorni ma era stata subito la ben accetta e aveva sentito moltissimo la loro mancanza quando era tornata a casa.
Joey sorrise, stringendo la sua sorellina con le braccia. Adorava quando Serenity lo abbracciava in quella maniera, gli era mancata così tanto che quasi non gli sembrava vero di averla di nuovo accanto “ Ci sei tu, come potrei non essere felice?”
Non era allegro come doveva essere, il suo tono di voce mascherava i suoi sentimenti e Serenity sentì di dover fare qualcosa per lui, per farlo svagare un po’ , e le venne subito in mente un’idea che , era sicura, Joey non avrebbe potuto rifiutare di acconsentire “ Ti va di uscire? Ti faccio vedere un po’ la città “
Joey non aveva molta voglia di uscire, ma Serenity aveva uno sguardo così allegro , come poteva rifiutare “ Va bene, andiamo “
 
Tutta la classe era stremata per la corsa che erano stati costretti a fare lungo tutto il campo, seguita poi da una sfiancante partita di pallavolo e adesso si stavano riposando tutti , complice anche l’ora di supplenza successiva a quella di ginnastica. C’era chi ascoltava musica dal cellulare, chi parlava , chi si sistemava le unghie , si disegnava sul diario e chi si faceva una dormita come Tristan, che era crollato subito dopo aver poggiato la testa sul banco. Atem , invece, era salito sul tetto della scuola , a fissare la città di Domino, o almeno i grattacieli , ma non riusciva a concentrarsi su niente che non fosse Yugi. Da qualche giorno era strano, certo, poteva davvero essere lo stress come gli aveva detto, anzi urlato, ma non era convinto , si comportava in quella maniera da quando aveva fatto quella stupidaggine di mettersi nel mezzo dello scontro tra lui e suo padre. Era pallido, non mangiava quasi niente , trattava male chiunque gli si avvicinasse , non si era mai comportato in quella maniera , se non quando stava male.
“ Stai bene?”
La voce di Tea lo fece spaventare “ SI, certo “
Mentiva, si vedeva che c’era qualcosa che lo tormentava, come al solito. Si infuriò, proprio non capiva perché ogni volta che c’era qualcosa che lo tormentava o che lo preoccupava tendeva sempre a tenerselo per se , incrociò le braccia sul petto, arrabbiata per il suo atteggiamento insopportabile. Ormai doveva saperlo che riusciva a capirlo quando c’era qualcosa che non andava , non era capace di prendere in giro proprio nessuno , soprattutto lei e soprattutto quando saliva sul tetto della scuola da solo , per conto suo , senza dire niente a nessuno. Lo guardò fisso negli occhi, braccandolo finchè non le avrebbe detto cosa lo preoccupava e non se ne sarebbe andata finche non avrebbe parlato con lei. Era stanca di essere messa sempre all’oscuro di tutto, capitava fin troppo spesso e iniziava ad averne abbastanza “ Ti ascolto “
Atem la fissava dritta negli occhi, la sua espressione seria e decisa, e un po’ infuriata , gli metteva un po’ di timore, eppure doveva essere abituato a quello sguardo, l’ennesima prova che Tea lo conosceva meglio di quanto potesse pensare , forse lo conosceva più di quanto lui potesse conoscere se stesso , però doveva ammettere che l’atteggiamento di Tea era fin troppo divertente quando si comportava in quella maniera , si appoggiò alla rete di protezione , infilando le mani in tasca e guardandola di sbieco , con un sorrisino “ Perché ti preoccupi per me ?”
Quello sguardo scatenò una crescente ansia e agitazione dentro al petto di Tea “ Beh… perché siamo amici “ distolse subito lo sguardo dai suoi occhi, prima di arrossire. Anche se con la coda dell’occhio, riusciva perfettamente a vedere che continuava a fissarla , come se stesse cercando qualcosa e cominciò ad agitarsi, si sentiva osservata, troppo osservata.
“ è per Yugi “
Si riscosse e lo guardò, aveva cambiato direzione di sguardo, fissando oltre la rete di protezione , la sua espressione era serie e cupa “ Cosa gli è successo?”
Atem scosse il capo “ Non lo so, da un po’ si comporta in maniera strana “
In effetti non aveva tutti i torti, aveva notato da qualche giorno che Yugi sembrava stare male, si reggeva in piedi a mala pena, era sempre di cattivo umore e trattava male tutti quanti, compresi loro che erano i suoi amici, si rifiutava perfino di uscire , cosa che non aveva mai fatto prima “ Secondo te centra Joey? Non credo che abbia preso bene la sua partenza “ poteva essere dovuto anche a questo, lui e Joey si volevano molto bene, sapere che se n’era andato via senza salutarlo poteva aver contribuito al suo cattivo umore , preferendo stare sulle sue anziché provare a sfogarsi, aveva fatto in quella maniera anche durante il periodo di separazione da Atem, era inconsolabile e nessuno di loro era riuscito a farlo aprire, forse gli era capitata di nuovo la stessa cosa.
“ No, non è questo. Si , è stato male, ma lo ha accettato subito “ la sua reazione nel sapere che Joey era andato via era stata un po’ brusca, si era arrabbiato perché non era stato avvisato, anzi aveva tentato di prendere il telefono e urlargli contro tutto il peggio del peggio. Ma quando si era calmato aveva detto che Joey aveva fatto la scelta giusta e che era meglio per lui se lasciava Domino. Non era questa la ragione, c’era qualcos’altro sotto, qualcosa che Yugi non voleva dire a nessuno, neanche a lui “ Non lo so, c’è qualcosa che non mi vuole dire “
“ Forse è solo stressato , questi giorni sono un inferno per tutti. Vedrai che non è niente di grave “
“Può darsi…” Forse aveva ragione Tea, forse non si era ancora ripreso da quella batosta che aveva subito quando Ra lo aveva colpito in pieno, in fondo era successo anche a lui la prima volta che aveva affrontato quella divinità durante la cerimonia reale , ricordava si essere stato costretto a letto per una settimana intera , curato dai sacerdoti di corte. Magari il problema era proprio lo stress, non aveva modo di riposarsi come doveva tra scuola e compiti , aveva sicuramente bisogno di stare per qualche giorno a dormire. Forse si stava preoccupando per niente, doveva essere per forza la stanchezza , senza ombra di dubbio. Si voltò a guardare Tea , che a sua volta guardava lui e si ricordò della domanda che le aveva fatto “ Però , mi devi una risposta alla mia domanda. Perché ti preoccupi per me?”
“ Te l’ho detto, siamo amici “ lo sguardo di Atem non le piaceva per niente, non riusciva neanche a capire doveva voleva andare a parare. Gli aveva già dato la sua risposta, che voleva sentirsi dire ancora?
Quella risposta non era sufficiente, decise di riprovare, stavolta mirando più nello specifico “ Va bene, ma perché sempre e solo per me? “ lo aveva notato fin troppo spesso, ogni volta che aveva qualche pensiero per la testa , Tea che gli veniva sempre a chiedere se aveva qualche problema, naturalmente era comprensibile visto che erano amici, ma si era accorto di una particolarità, che Tea lo faceva soltanto con lui, come se gli altri non contassero. All’inizio non ci faceva caso più tanto, ma era da un bel po’ che accadeva e voleva saperne la ragione, non che non gli piacesse che lei si avvicinava a lui, solo che voleva conoscerne la ragione , era più forte di lui.
Il cuore di Tea subì una scossa violenta , ma come aveva fatto a non valutare il rischio che Atem se ne accorgesse della sua estrema preoccupazione per lui. Si era detta più volte di lasciare perdere, perché poteva intuire qualcosa, ma quando lo vedeva con quello sguardo serio e pensieroso , finiva sempre per pensare a qualche gravissimo problema che poteva avere e il suo cuore entrava in panico, manifestando in lei il bisogno di avvicinarsi a lui, di sapere che era tutto a posto, si essere sicura che stava bene. Ma di certo non poteva dirglielo, cercò una scusa frettolosa da rifilargli , come ormai accadeva fin troppo spesso “ Perché…” la campanella suonò, annunciando la fine dell’ora e Tea ne approfittò, per dileguarsi e fare morire la conversazione lì. Fece per scappare via, ma il suo polso venne afferrato e uno strattone la costrinse a girarsi e a puntare le mani in avanti, cercando qualcosa per appoggiarsi, e finì tra le braccia di Atem, con le mani puntate sul suo petto, mentre le sue braccia la stringevano. Istintivamente alzò gli occhi e si trovò a poca distanza dal suo viso, con i suoi occhi ametista puntati dritti nei suoi. Il suo cuore cominciò ad accelerare i battiti, pompando così forte che le venne il capogiro e cominciò a temere che sarebbe svenuta tra le sue braccia, strinse tra le mani la sua maglietta insieme alla medaglietta d’argento , le sue guance andarono a fuoco , sentiva l’intera faccia avvampare. Erano già stati così vicini, quando lo aveva medicato dopo il suo duello con quel mostro, quando si era svegliato dopo che Seto lo aveva salvato appena in tempo, prima che venisse ucciso in quel modo orribile “ Dobbiamo andare “ non poteva cascare nuovamente in quel turbine di emozioni, guidate dai suoi sentimenti, aveva giurato a se stessa che non sarebbe più successo , ma lo amava così tanto che era impossibile.
“ Tu non vai da nessuna parte “ glielo sussurrò, mentre faceva scorrere lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. Non aveva intenzione di lasciarla andare , ne di scendere di sotto per andare in classe , era la seconda volta che la guardava così da vicino, non era mai capitato in passato di abbracciarla, in effetti molte cose che stavano accadendo adesso non erano mai capitate , molte cose che sentiva e provava adesso non le aveva mai provate. I suoi occhi socchiusi, le sue labbra vicine alle sue, le sue mani strette sul suo petto, il suo viso vicino al suo, era già successo, a Orlando, nella sua stanza quando lei lo aveva medicato dopo lo scontro , stava provando le stesse identiche emozioni, lo stesso desiderio crescente di baciarla e di stringerla forte a se, senza lasciarle il tempo di scappare via. Non gli importava più niente di quella ridicola domanda, ne della sua risposta, gli importava solo di Tea e basta. La strinse più forte , avvicinandosi al suo viso mentre una forza sconosciuta lo guidava a chiudere gli occhi.
Tea non sapeva cosa fare, una parte di lei le diceva di allontanarsi da lui, di non permettere che accadesse una cosa del genere, ma l’altra parte lottava con tutte le sue forze per non saltargli addosso, aspettando con ansia crescente il momento in cui l’avrebbe baciata , in cui avrebbe potuto dirgli che lo amava con tutta se stessa. chiuse gli occhi , sentiva il suo respiro farsi più vicino, le sue labbra appena sfiorate….
 
La porta si aprì di scatto, facendo spaventare tutti e due, che furono costretti a separarsi, poco prima che Bakura spalancasse del tutto la porta per mettere piede sul tetto. Il ragazzo si accorse che insieme ad Atem c’era anche Tea , e soprattutto si accorse delle loro facce sconvolte e arrossate, come se fosse successo qualcosa tra di loro prima del suo arrivo. Decise di non farci caso, anche perché fare domande non era giusto “ è meglio scendere, tra poco arriva il professore “
“ Si, arriviamo “ Tea scappò subito, correndo come una forsennata per raggiungere immediatamente la porta e dopo le scale, sperando che il batticuore cessasse immediatamente. Non poteva proprio credere che stava davvero per cadere di nuovo tra le braccia di Atem, eppure doveva essergli servita la lezione datale da lui e da Lizzie, a Orlando. Atem era come tutti i ragazzi, non doveva credere il contrario solo perché era un faraone di 3000 anni proveniente dall’antico Egitto, questo lo rendeva solo diverso non speciale.
 
Seto era seduto alla scrivania del suo ufficio , a controllare cartoffie varie e a ultimare documenti che necessitavano di qualche firma sparsa. Il torneo aveva riscosso molto successo nella stampa, tutti avevano parlato molto bene dell’inaugurazione e soprattutto dello svolgimento del torneo , tutti meriti che aveva dato a Mokuba , il quale si era mostrato molto contento della cosa , contando che lo aveva anche fatto intervistare dai giornali. Il solo e unico intoppo che gli era costato era stata la presenza di Lizzie, quella ragazza aveva rischiato di mettere in serio pericolo il suo appoggio politico davanti al Presidente , per non parlare della loro litigata durante la finale, cosa che per fortuna si era sistemata quasi subito. Per non parlare delle spese che aveva dovuto sostenere per l’arena 6 , quella dove Atem aveva affrontato l’amico di Aknadin che aveva spedito in cortocircuito le telecamere dell’arena, il danno era stato più grave di quanto avesse pensato e gli era toccato spendere altri 25.000 dollari per farle riparare. Una cosa era sicura, ovunque Atem andasse combinava sempre e solo guai e a lui toccava l’ingrato compito di dover sistemare i danni provocati , l’unica fortuna era che almeno la loro parentela dell’antico Egitto, quella simpatica storiella che erano stati cugini di primo grado, non aveva influenze nel presente, altrimenti gli sarebbe toccato dovergli perfino dare alcune quote della sua azienda , il che avrebbe sicuramente comportato altri guai da parte sua e dei suoi casini lasciati in sospeso, aveva già abbastanza problemi per i fatti suoi, non gli serviva pure quello.
Il telefono squillò e Seto, senza neanche badare al numero, prese la cornetta e rispose “ Pronto “
“ Ciao , Seto, da quanto tempo “
Seto roteò gli occhi, l’unica persona che non voleva sentire , era al telefono con lui “ Vedo che ti sei ripreso in fretta, Pegasus. Cosa vuoi? “ aveva sentito al telegiornale della sua ripresa dal coma, cosa che non credeva possibile visto che a spedircelo era stato Aknadin come Atem gli aveva detto senza che lo avesse chiesto, ma si era svegliato e adesso telefonava a lui , e di certo non era una buona cosa.
“ Sempre gentile, Seto “ Pegasus si mise a ridere, cosa che il ragazzo non gradì affatto “ Ho parlato con il faraone qualche giorno fa e credo di sapere qualcosa che potrebbe riguardare il vostro nemico “
Seto si bloccò, il loro nemico? Come poteva Pegasus sapere di quello che stava accadendo “ E tu come lo sai?”
“ Possedevo l’occhio del millennio, certo che lo so “
Ah , già, lo aveva dimenticato. Quel dannato coso dorato che era tornato dal nulla insieme agli altri oggetti , credeva di essersene sbarazzato vedendoli sparire tutti sottoterra, ma Atem aveva insegnato che prima o poi le cose strane ritornano “ Magnifico , e cosa vuoi?”
“ Che tu mi raggiunga, così come mi raggiungerà Atem il prossimo fino settimana “
Seto cominciava a nutrire l’insana voglia di prendere Atem e ammazzarlo con le sue mani, non gli aveva detto un bel niente riguardo a quella storia, nonostante avessero fatto un accordo. Se davvero Pegasus sapeva qualcosa, allora doveva saperla assolutamente , in modo da fare capire a chiunque fosse che suo fratello non si toccava “ Va bene, mi unisco alla festa. Ma devono essere notizie concrete, altrimenti te la farò pagare “ riattaccò il telefono, furioso come una iena. Come al solito non poteva avere un attimo di pace senza che Atem saltasse fuori , quel ragazzo era una calamità soprannaturale e per di più anche stupido, questa non gliel’avrebbe perdonata facilmente. Era suo diritto sapere qualcosa su quel mostro che aveva tentato di fare fuori Mokuba, ma Atem , come al solito, se ne fregava , ma stavolta avrebbe fatto i conti con lui.
 
Atem era tornato a casa, chiudendo la porta e lasciando lo zaino a terra. Per il resto della giornata lui e Tea non si erano più guardati ne avvicinati, non si erano neanche salutati prima di andare via e forse era stato meglio così, più le stava accanto , più succedeva qualcosa di strano ai suoi sentimenti, come se Tea glieli scombussolava, sentiva come se qualcosa stava cambiando dentro di lui, non era mai successo in passato di sentirsi in quel modo quando era insieme a lei, ma da quando era tornato aveva cominciato a provare emozioni sempre più forti, ed erano già due volte che provava quell’insano desiderio di baciarla, come se fosse qualcosa di cui aveva disperatamente bisogno , insieme alla voglia di abbracciarla , di stringerla forte. Non aveva idea di cosa gli stava succedendo ed era proprio questo quello che stava cominciando a farlo innervosire, non capiva perché doveva provare una cosa simile proprio con Tea , non capiva cosa significava, ma aveva bisogno di parlare con Yugi, magari lui poteva aiutarlo , anche se non sapeva neanche come dovergli spiegare quello che gli stava succedendo , però doveva provarci, ma prima aveva bisogno di mettere subito qualcosa nello stomaco , stava morendo di fame, certo il nonno sarebbe tornato tra pochi minuti , ma non riusciva a resistere. Entrò in cucina, ma la fame gli passò in fretta, perché chi aveva davanti gli fece chiudere lo stomaco “ Seto?!” aveva una faccia che non preannunciava niente di buono.
Seto si alzò dalla sedia , incrociando le braccia sul petto con fare autoritario , il suo classico comportamento da arrogante prepotente “ Cos’è questa storia di Pegasus?”
“ Quale storia? “
“ Lo sai di cosa sto parlando, Pegasus ti ha telefonato dicendoti di avere informazioni sull’amico di Aknadin, quello che ha tentato di ucciderti “ gli indicò la ferita sul collo, ormai quasi rimarginata , ferita che Atem si toccò istintivamente “ Noi due avevamo un accordo, dovevi informarmi se avevi delle novità su questa storia “ se Atem pensava di sbarazzarsi di lui , si sbagliava. Purtroppo era coinvolto anche lui in quella faccenda, da quando Aknadin aveva tentato di buttare Mokuba dalla scogliera , attirandolo lì in trance. Aknadin ce l’aveva con lui per questioni che riguardavano il passato, questo l’aveva capito, ma voleva sapere cosa voleva da lui il suo amico perché da quanto aveva capito era arrabbiato pure con lui e pretendeva di sapere quale fosse la ragione del suo odio nei suoi confronti, sperando che non fosse anche questa volta legato sempre al passato.
Atem era sorpreso, Pegasus non gli aveva parlato del loro nemico, gli aveva solo accennato delle informazioni sul Sigillo “ Non sapevo che Pegasus aveva informazioni sullo spirito, mi ha parlato solo del Sigillo “
“ Del cosa? “
“ è una lunga storia “
“ Meglio, perché non voglio saperla “ non gli importava affatto di cose mistiche e soprannaturali, gli importava solo dello spirito e basta. Afferrò la sua valigia e raggiunse l’ingresso della casa , seguito ovviamente da Atem , ma prima di andarsene gli disse “ Da Pegasus ci andiamo insieme , ti aspetto alla Kaiba Corporation “ uscì sbattendo la porta e salì in macchina , andando via.
 
Atem sospirò, contento che almeno non abbia urlato come al suo solito. Non credeva che Pegasus sapesse qualcosa riguardo allo spirito, ma se sapeva del Sigillo forse poteva dare anche qualche informazione su cosa vuole fare il loro nemico con gli oggetti del millennio. Ormai avevano esaurito tutti la pazienza, le loro congetture mentali non reggevano e avere uno straccio di spiegazione era sempre meglio che vagare nell’ombra più totale. Prese lo zaino da terra e salì le scale, arrivato in cima buttò uno sguardo alla porta di Yugi, e gli tornò in mente che doveva parlare con lui, anche se ripensandoci forse non era ancora il momento di assillarlo con i suoi problemi personali, si ricordò della brutta cera che aveva quando lo aveva visto e del modo con cui gli aveva risposto, forse era più il caso di controllare come stava che torturarlo. Poggiò lo zaino davanti la porta e bussò “ Yugi, posso entrare?” nessuna risposta da parte sua, aprì la porta ed entrò, trovando Yugi addormentato alla scrivania , con le braccia incrociate sotto la testa. Era una cosa stranissima, di solito nessuno dormiva quando era quasi ora di pranzo. Gli si avvicinò, scuotendolo per svegliarlo “ Ehi, svegliati “ in tutta risposta, Yugi si lamentò, mormorando qualcosa a bassa voce e voltando la testa dall’altra parte “ Yugi, è quasi ora di mangiare. Tra poco il Nonno torna “
Per tutta risposta, Yugi si riaddormentò. Ogni tentativo di svegliarlo era inutile e Atem fu costretto ad arrendersi , però decise di metterlo quanto meno a letto. Spostò la sedia e prese Yugi in braccio per posarlo sul letto e gli mise addosso una coperta posata sulla sedia. Aveva una faccia stremata, pallida e stanchissima , dormire gli avrebbe sicuramente fatto molto bene , e sicuramente anche stare qualche giorno a casa poteva essergli di aiuto prima che gli venisse qualche collasso. Gli accarezzo la fronte e uscì dalla stanza, lasciando Yugi dormire tranquillo.
 

nota dell'autrice
salve a tutti 
allora ennesimo capitolo senza duelli ma con qualche scenetta romantica. dovrete aspettare un pò prima di arrivare alla svolta tra i due , sappiatelo.
commentate, commentate, commentate p.s. scusate il titolo deficiente , ma non mi veniva in mente altro

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Capitolo 34
*** Primi batticuori ***


Atem non riusciva a prendere sonno, se ne stava con le braccia incrociate sotto la testa a fissare il soffitto della sua stanza, continuava a pensare a Tea , a quello che stava succedendo tra di loro sul tetto della scuola e a quello che poteva succedere se Bakura non fosse arrivato a interromperli. Era stato istintivo farlo, non che avesse intenzione di afferrarla e spingerla verso di se, ma era successo e in pochi secondi si era ritrovato i suoi occhi azzurri puntati dritti nei suoi, le sue mani sul suo petto, le sue labbra a poca distanza dalle sue , talmente vicine che quasi aveva sentito il suo respiro sul viso, gliele aveva appena sfiorate e il desiderio di prenderle in un solo bacio era stato incontrollabile , il suo cuore aveva smesso di battere per cominciare a pompare così in fretta che temeva che gli sarebbe scoppiato , se non fossero stati interrotti avrebbe sicuramente fatto la follia di bacarla andando incontro a neanche lui sapeva cosa ma mettendo a serio rischio la loro amicizia, senza saper giustificare il suo gesto. Tea era la sua migliore amica, la loro amicizia era la cosa più importante che ci fosse, se avesse fatto una cosa simile senza saperle dare una spiegazione avrebbe incrinato per sempre il loro rapporto , non sarebbe più stato quello di prima e non poteva permettere che accadesse, non con lei. Doveva subito smetterla di pensare a lei, doveva smetterla di perdere il controllo delle sue azioni quando le era accanto , ma più se lo ripeteva più era difficile, esattamente come era difficile prendere sonno visto che la sua immagine era ancora davanti ai suoi occhi, fissa nella sua mente.
Si portò le mani in faccia, in preda al nervoso , aveva bisogno di distrarsi, aveva bisogno di qualcosa che gli facesse dimenticare tutto quello che aveva per la testa.
Il cellulare vibrò , muovendosi sul comodino. Atem fu sorpreso, pensava a qualcosa che lo potesse distrarre e gli vibrava il telefono, questo si che era strano. lo prese e accese il display, trovandosi un messaggio, lo aprì e si trovò un messaggio di Lizzy, quasi non ci credette. Lizzie , l’unica persona che mai avrebbe immaginato contattarlo alle 23 e 30 di notte era al telefono che gli inviava un messaggio. Fu felice di riceverlo , non solo perché così avrebbe smesso di pensare a Tea, ma perché Lizzie gli era mancata, non l’aveva vista tutto il giorno e ricevere un suo messaggio era davvero fantastico, una buona distrazione per rilassarsi un po’. Aprì il messaggio e lo lesse:
ciao , sei sveglio?
Se era sveglio, eccome se lo era, adesso aveva un buon motivo per esserlo. Senza pensarci su due volte, cominciò a scrivere e spedì l’SMS , cominciando a giocare con il display in attesa della sua risposta , che sperava arrivasse in fretta
 
Lizzie aprì l’SMS subito, senza perdere tempo. Gli era mancato , per tutto il giorno non aveva fatto altro che avere la testa a lui, a domandarsi cosa faceva , se stava bene o no, e finalmente aveva preso la decisione di spedirgli un messaggio, quasi per gioco. Non era in grado di addormentarsi e sperava che anche lui fosse sveglio e quel messaggio ne era la prova, neanche lui stava dormendo. Aprì e lesse:
Si, non riesco a dormire
Lizzie si mise a ridere, evidentemente doveva avere i suoi stessi problemi con il sonno tardivo, almeno si sarebbero fatti un po’ compagnia così. Digitò e spedì di nuovo, sperando che non si addormentasse nell’arco di tempo.
 
Atem aprì il messaggio
Come mai?
Bella domanda la sua, cosa poteva dirle? Che aveva quasi rischiato di baciare la sua migliore amica senza sapere il perché? che continuava ad averla davanti agli occhi e non era capace di togliersi la sua immagine dalla testa? Decisamente no, non voleva scaricarle addosso la sua frustrazione, in fondo lei non centrava niente e poi era la migliore amica di Tea, non aveva idea di come avesse potuto reagire se le avrebbe detto una cosa simile, come minimo avrebbe spifferato tutto alla diretta interessata o peggio avrebbe cominciato a indagare. Era meglio aggirarla:
pensieri per a testa, e tu?
spedì il messaggio e rimase in attesa
 
lizzie aprì il messaggio, leggendolo. Pensieri per la testa, come accadeva a lei, solo che i suoi pensieri erano rivolti a lui, alla sua mancanza. Gli scrisse proprio così:
Sentivo la tua mancanza
Voleva inviarglielo, ma poi ci ripensò. Non poteva scrivergli una cosa del genere senza che ci fosse un motivo, beh un motivo c’era , ma non poteva di certo dirglielo, anzi scriverlo. Andò per cancellarlo, ma per errore toccò il tasto d’invio con il dito e il messaggio venne spedito. Lizzie si sbattè il telefono in faccia per il panico, ma come aveva potuto toccare quel tasto anziche quello della cancellazione “ Cavolo “ era davvero una spadata, anzi era una cretina, adesso cosa avrebbe pensato?!
 
Atem lesse il messaggio, più di una volta, incredulo. Sentiva la sua mancanza, seriamene? Allora non era il solo , colse subito la palla al balzo e le rispose:
Anche io sentivo la tua
Spedì subito il messaggio, aspettando una sua risposta con l’ansia che lo assillava
 
Lizzie aprì il messaggio e quasi ebbe l’istinto di urlare a squarciagola, sentiva la sua mancanza, davvero, glielo aveva seriamente scritto, non poteva crederci. Temeva che si sarebbe messo a ridere o che non le avrebbe risposto e invece le aveva detto che sentiva anche lui la sua mancanza. Il cuore cominciò a batterle fortissimo, un sorriso ebete le spuntò sulla faccia.
Le arrivò un altro messaggio, sempre da parte di Atem, sotto a quello che le aveva inviato poco fa e quando lo lesse scattò subito in aria, alzandosi e sedendosi a mezzo letto.
Ti va di uscire domani? Le mie lezioni finiscono all’una. Ci possiamo incontrare al parco.
Lizzie si portò le mani sulla bocca, per non urlare di gioia. Era il secondo appuntamento che le chiedeva, e di certo non avrebbe rifiutato:
va bene
ci aggiunse anche una faccina sorridente e inviò il messaggio, buttandosi sul letto e lanciando il cellulare in aria. Era al settimo cielo, non vedeva l’ora di uscire con lui, finalmente l’occasione che aspettava da giorni si era presentata. Un’intera giornata con Atem, non poteva chiedere di meglio.
 
Atem ricevette il suo messaggio di assenso e non potè fare a meno di essere contento, erano già usciti insieme una volta , perché non farlo di nuovo. Gli mancava la compagnia di Lizzie e passare un giorno intero con lei era sicuramente un modo per farle vedere l’intera città, solo loro due e nessun’altro , come sperava che accadesse di nuovo. Lizzie era una ragazza speciale e la sua compagnia era piacevole, non poteva non passare qualche ora con lei, era da giorni che cercava una scusa per chiederle di uscire e finalmente aveva trovato il modo giusto , già non vedeva l’ora che fosse l’indomani , così avrebbe finalmente rivisto la ragazza più pazza che avesse mai conosciuto.
 
Yugi aprì gli occhi, lentamente per il fastidio che provava e si trovò a guardare dei nuvoloni neri che coprivano il cielo , dei nuvoloni strani che si muovevano in un senso illogico , l’odore di fumo colpì le sue narici , costringendolo a portarsi la mano davanti la bocca. Guardò sotto di lui e con orrore si accorse di essere sospeso a mezz’aria , sopra un villaggio in fiamme , un villaggio in pieno deserto, accanto al fiume Nilo.
Era di nuovo in Egitto, solo che lo scenario non era quello che aveva visto nel sogno precedente, era inquietante , tutto avvolto nel fumo nero , alte fiamme che bruciavano tutte le case, gente che urlava e che scappava ovunque, alcuni cercavano perfino riparo dentro le case stesse, c’erano perfino persone ferite , alcuni avevano anche i vestiti che prendevano fuoco. Non aveva mia visto uno scenario simile, era perfino peggio dei film.
Ad un tratto, sentì uno scalpitio di zoccoli e dei nitriti, si voltò e vide qualcuno a cavallo, con un lungo mantello rosso , la capigliatura a forma di stella, con gioielli d’oro che scintillavano.
Atem…
Era lui, nessun’altro poteva avere quella capigliatura in testa se non lui. Correva veloce sul cavallo ed era impossibile vederlo in faccia , ma era lui.
Alzò in aria il braccio e dal suo Dihadihank spuntò una luce.
Dalla coltre di nuvoloni di fumo e cenere che copriva il cielo, spuntarono tre luci , una rossa, una blu e una gialla, luci che presero le sembianze delle tre Divinità Egizie.
Improvvisamente , dalla parte opposta , dalla coltre di nuvoloni, spuntò una luce dorata, abbagliante come il sole, forse più forte del sole, sembrava essere una sorta di aura che circondava qualcosa, forse un mostro dalle sfumate sembianze umane, grande quanto le Divinità Egizie. Quest’ultime lanciarono un attacco sincronizzato, tre raggi che miravano dritti a quella sfera di luce e , come loro, anche da essa spuntò un raggio dorato. I quattro fasci si unirono, scontrandosi e generando un’esplosione così potente e abbagliante che travolsero tutto, Yugi compreso, che fu costretto ad urlare mentre si copriva gli occhi con le braccia.
 
Yugi si svegliò di colpo, sudato e affaticato. Si guardò in torno, alzandosi dal letto immediatamente e girando intorno su se stesso, per capire cosa fosse successo. Era nella sua stanza, nel cuore della notte , illuminata dalla luna piena che filtrava i raggi dalla finestra del soffitto. Si portò le mani tra i capelli, in preda a una crisi di nervi. Cominciava ad averne abbastanza, non poteva continuare ad andare avanti così, era quasi una settimana che non chiudeva occhio, si alzò da terra e aprì la porta della sua stanza , scendendo le scale per raggiungere la cucina e aprì il frigorifero, tirando fuori una bottiglia di acqua fresca e riempiendosi un bicchiere intero, mandandola giù in pochi sorsi. Quella situazione stava diventando insostenibile, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito ma solo che cominciava ad averne abbastanza.
 
Il professore di scienze spiegava la sua noiosa lezione, fatta di composti chimici e di formule , ma nessuno lo stava ascoltando ,dato che si facevano tutti i fatti loro , neanche Tea lo stava ascoltando, continuando a fissare Atem con aria indagatrice. Era tutto il giorno che si comportava in maniera strana, sembrava euforico, continuava a guardare l’orologio sopra la lavagna, il cellulare come se aspettasse chissà quale chiamata e per tutto il giorno sembrava quasi morso dalle tarantole, non riusciva a stare seduto sulla sedia , come se avesse dei tic nervosi che lo deconcentravano. Era la prima volta che si comportava in quel modo, di solito stava sempre serio, composto, fermo come una statua e soprattutto attento alla lezione, sempre con la matita in mano a prendere appunti di eventuali spiegazioni, quel giorno NO, quel giorno si comportava come se non volesse stare a scuola e la cosa era decisamente innaturale, anomala per uno de suo stampo. Non ne era sicura, ma Tea era fortemente convinta che Atem nascondeva qualcosa, qualcosa che non aveva voluto dire a nessuno di loro.
 
Atem non vedeva l’ora che la lezione finisse, quelle dannate lancette dell’orologio non si decidevano a scorrere veloci come facevano di solito, era come se il tempo avesse deciso di scorrere più lentamente del normale. Di solito l ore volavano quando c’era una spiegazione , ma quel giorno gli sembrava un eternità, per fortuna quella di scienze era l’ultima lezione della giornata altrimenti si sarebbe messo a urlare per lo stress. Ormai mancava meno di un’ora alla fine della scuola e avrebbe potuto finalmente rivedere Lizzie, per guadagnare tempo aveva perfino infilato tutto nello zaino di corsa lasciando solo fuori il borsellino con dentro il cellulare e un foglio di carta tanto per dire che avrebbe preso appunti se era necessario, ma a differenza delle altre volte non gli importava di quello che il professore stava spiegando, per lui la scienze era come la matematica, una cretinaggine di proporzioni galattiche che avrebbe imparato in poco tempo, come tutto il resto in fondo.
Ci vollero venti minuti abbondanti prima che l’ora terminasse, si appuntò velocemente le pagine del libro sul foglio e gettò tutto dentro lo zaino mentre la campanella continuava a suonare e i ragazzi uscivano dall’aula. Afferrò lo zaino in fretta , mettendoselo su una spalla e uscendo subito fuori dall’aula , camminando il più in fretta possibile per non lasciarsi avvicinare da niente e nessuno , o almeno questo era il suo piano visto che un braccio si poggiò sulle sue spalle rallentandogli il passo “ Ehi, Re d’Egitto, quanta fretta “
Atem sospirò snervato “ Tristan, siamo in un luogo pubblico , ti dispiace non urlare certe cose?” scostò il suo braccio dalle sue spalle , continuando a camminare senza fermarsi.
Tristan si mise a ridere, era la prima volta che lo vedeva in quelle condizioni decisamente strane per un ghiacciolo del Polo Nord come lui “ Oh scusa, non volevo sbandierare ai quattro venti che hai sangue blu nelle vene “ lo afferrò per un braccio e lo costrinse a fermarsi. Il suo atteggiamento allegro e nervoso , tipico solo di uno come Joey, era molto strano per uno come Atem e se era così euforico doveva esserci una buona ragione “ Dì un po’, che ti succede? “
“ Che vuoi dire?!” aveva fretta, non poteva stare lì a perdere tempo con Tristan, aveva Lizzie che lo aspettava.
Studiò il suo sguardo e notò che stava fremendo dalla fretta, come se avesse qualcosa d’importante da sbrigare che non poteva aspettare. Ma se voleva sapere di cosa stava parlando, non aveva altra scelta che sbandierarglielo dritto in faccia “ Voglio dire che sei strano “
“ Io?!”
“ No, mia zia “ Atem lo guardò come se fosse pazzo e Tristan sbuffò, roteando gli occhi “ Ma è ovvio, tu! “ decise di fargli l’analisi comportamentale, chissà che magari non capiva di cosa gli stava parlando “ Di solito hai l’atteggiamento di un ghiacciolo, l’umorismo di un porcospino e la rigidità di un pezzo di cemento , saresti anche irritabile come una tigre selvaggia ma direi di non scendere nei dettagli. Oggi, invece, ti sei comportato come se fossi stato in preda a un attacco epilettico il che porta a chiederti : Che cosa ti è preso?” non lo avrebbe fatto andare via finchè non gli avrebbe risposto, quel comportamento non era normale per uno come lui ed era deciso a volerne conoscere la ragione, qualunque fosse stata.
Atem si infuriò, nel corso di quei tre anni lo avevano paragonato a tante cose , per Rafael era stato un tiranno a metà tra Hitler e Mussolini , per Joey era stato un egoista senza cuore perché aveva lasciato Yugi nelle mani di Darz , Marik lo aveva considerato un assassino e la causa di tutti i suoi guai , ma venire paragonato a un porcospino, a una tigre e ad un ghiacciolo proprio non lo sopportava , così come non sopportava che gli altri si facessero gli affari suoi “ Se io ho l’irritabilità di una tigre , tu hai l’intelligenza di una scimmia “ gli mollò un pugno violentissimo alla spalla e se ne andò, sbattendo la porta d’ingresso con talmente tanta di quella violenza che invece di chiudersi si riaprì. Poteva sopportare tutto ma non venire insultato in quella maniera, nessuno poteva fare dei simili paragoni su di lui , soprattutto chi non doveva neanche provare a parlare visto che anche su Tristan c’erano due o tre paragoni da fare , che sicuramente non avrebbe gradito. Era fortunato a non trovarsi nell’antico Egitto, se fossero stati in tempi passati un insulto del genere gliel’avrebbero fatto pagare con la vita, soprattutto se fatto proprio al Re.
Si allontanò il più in fretta possibile dalla scuola, mettendosi a correre per non farsi raggiungere dagli altri, e prese il cellulare per spedire un messaggio a Lizzie dicendole che stava per arrivare e la sua risposta non si fece attendere, era già al parco che lo aspettava. Per fortuna aveva imparato tutte le scorciatoie della città , ma nonostante questo cominciava ad averne abbastanza di fare chilometri a piedi. Avrebbe potuto farsi dare un passaggio da Duke , ma questo avrebbe significato farsi scoprire insieme a Lizzie e non gli andava di dover dare spiegazioni a nessuno, soprattutto a Tea , che ancora non gli aveva detto perché odiava vederli uscire insieme , ma avrebbero affrontato l’argomento in un altro momento, quando sarebbe stato il caso, adeso voleva solo godersi quell’oretta tranquilla insieme a lei senza pensare a niente.
 
Lizzie era in ansia, continuava a fare avanti e indietro mentre controllava di continuo l’orologio dal cellulare. Atem le aveva spedito un messaggio venti minuti prima e ancora non si era fatto vivo, si guardava intorno sperando di vederlo spuntare da un momento all’altro, era perfino indecisa se spedirgli un altro messaggio o no , magari  per sapere se era quasi arrivato o se perdeva qualche minuto di tempo, cominciava perfino a temere che se ne fosse pentito e che non sarebbe più venuto all’appuntamento. Magari poteva inviargli un messaggio con una faccina, fingendo che fosse un errore. Prese il cellulare dalla borsa e scorse tra le emoticon alla ricerca della faccina sorridente, ma quando la digitò sulla tastiera venne presa dal dubbio di farlo
E se si arrabbia? Magari potrebbe lamentarsi perché non gli do il tempo di venire
Si convinse e la cancellò , ma le sorse un altro dubbio
E se non viene più? devo pur saperlo se sta arrivando o no
Provò nuovamente a inserire la faccina sulla tastiera , ma il risultato fu lo stesso di prima, dubbi su dubbi. Se glielo avesse spedito avrebbe fatto la figura dell’ansiosa, se non l’avesse fatto non avrebbe ricevuto nessun messaggio da parte sua. Si arrabbiò, ringhiando come un cane rabbioso per i mille tormenti che aveva in testa. Doveva essere fiduciosa, in fondo le aveva scritto che stava arrivando, anche se ormai era più di venti minuti fa. Si decise, gli avrebbe spedito un messaggio, magari per sapere dove era giunto, così gli sarebbe andata incontro.
Si, è la scelta giusta
Fece per digitare sulla tastiera , ma le arrivò un messaggio proprio da Atem, era alla fontana nel centro del parco. Allora non si era pentito di venire come aveva temuto. Gli spedì una faccina e si mise a correre per raggiungerlo e quando lo vide gli corse incontro e prima che potesse fare qualsiasi cosa, gli saltò addosso , abbracciandolo “ Ciao “
Atem fu colto alla sprovvista, a che era con in mano il cellulare a che si ritrovava Lizzie tra le braccia , ma ormai si doveva aspettare di tutto da una come lei. La strinse forte “ Ciao, Lizzie “ era contento di rivederla, e anche di abbracciarla.
 
yugi continuava a sbadigliare , non era in grado di tenere gli occhi aperti ancora per mezz’ora abbondante di lezione di storia, quell’incubo sulle Divinità Egizie e quel mostro gli aveva tolto il sonno e adesso ne pagava le conseguenze, se avesse continuato in quella maniera avrebbe finito sicuramente per crollare sul banco stesso. Non riusciva neanche a prendere appunti o ad ascoltare una parola di quello che la professoressa stava spiegando, gli occhi gli si chiudevano soli, aveva un terribile mal di testa che lo stava assillando.
“ Yugi Muto “ l’urlo della professoressa lo fece spaventare , facendogli cadere di mano perfino la matita. Sentì gli occhi dei suo compagni puntati su di lui, tutti quanti si erano girati a guardarlo e Yugi si sentì oppresso dagli sguardi che lo circondavano non che intimorito dall’espressione arrabbiata dell’insegnante che lo fissava con le mani sui fianchi “ Se devi dormire, lo fai a casa tua non in classe “
Yugi abbassò lo sguardo “ Mi scusi , Professoressa “ 
La professoressa non sembrò in vena di perdonare nessuno e rincarò la dose “ Spiega ai tuoi compagni cosa ho spiegato fin ora , visto che eri così interessato “
Yugi avrebbe tanto voluto riempirla a parole, urlarle contro di lasciarlo stare in pace e di non tormentarlo più di quanto già non fosse , ma lasciò perdere, anche perché non aveva neanche le forze per battagliare “ Non lo so, Professoressa, non ho ascoltato “
“ Che non accada più una cosa del genere, Muto “
Yugi annuì e tornò a fissare le scritte del libro. Forse , in una situazione diversa, sarebbe sicuramente arrossito e non avrebbe avuto il coraggio di parlare, ma si sentiva così male che non gli importava un bel niente dei rimproveri degli insegnanti o dei bisbigli dei compagni, tutto quello che voleva era che quella lezione finisse in fretta , così sarebbe tornato a casa e si sarebbe buttato subito a letto a dormire, sempre che ci fosse riuscito visto che i sogni non gli lasciavano tregua. Forse era davvero il caso di parlare con Atem una vota rientrato , aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse cosa gli stava succedendo e chi meglio di Atem poteva farlo.
 
Atem e Lizzie avevano passato insieme tutto il pomeriggio, avevano perso la cognizione del tempo ma non importava a nessuno di tutti e due , soprattutto a Lizzie. Stare insieme ad Atem, soltanto loro due, senza occhi indiscreti che potevano rovinare tutto , era stato davvero fantastico, le sembrava di rivivere Orlando, anche se la città era completamente diversa. Adesso erano appoggiati tutti e due alla ringhiera del marciapiede , che dava sulla vista panoramica del mare e della città, era un panorama che aveva visto un bel po’ di volte, ma lo scenario le sembrava diverso, forse perché era diversa la compagnia con cui era visto che di solito usciva sempre con Tea, invece stavolta era con Atem e il panorama generale sembrava fantastico, forse perché era fantastico lui “ Allora, come sta il tuo amico Joey? Lo hai sentito?”
“ Si, si è ambientato. Dice che il merito della sua decisione è stato tuo”
Lizzie si stupì “ Davvero? “
“ SI, la tua discussione con tuo padre lo ha spinto a decidere di andarsene. Forse era la spinta che gli serviva per prendere la decisione migliore per la sua vita “ Tristan aveva raccontato tutto su quello che Joey aveva deciso di fare, Lizzie aveva deciso di cambiare vita per la sua serenità e Joey aveva finalmente deciso di seguire il suo esempio, del resto non aveva molta scelta. Vivere una vita orribile con suo padre o una serena con sua madre, anche se avrebbe comportato dei sacrifici , e Joey aveva scelto la seconda opzione. Anche se c’erano rimasti tutti male, non c’era altra via per lui che non fosse lasciare Domino e tutto grazie proprio a Lizzie.
Lizzie si incuriosì a quel discorso, al punto di voler scendere più in profondità nei particolari “ Perché? la sua vita qui era orribile?”
“ Aveva dei problemi con suo padre. Non ne parlava mai ma lo sapevamo tutti, sua madre se ne andò via dopo il divorzio e portò con se sua sorella. Joey rimase con suo padre, credo che avesse problemi con debiti e alcool , sua madre gli chiese di lasciare Domino e adesso ha accettato proprio grazie a te “ non scese nei particolari più dettagliati della faccenda, il tutto era partito dal tentativo di Aknadin di ucciderlo , spedendo Joey all’ospedale e convincendo sua madre che la vita a Domino non era adatta a lui e forse era meglio così, almeno uno dei suoi amici era fuori dai giochi. Joey avrebbe sicuramente voluto essere con lui n quella storia, glielo aveva ripetuto più volte , incluso quando lo aveva salutato, ma Joey era lontano chilometri da Domino e non aveva più motivo per essere coinvolto, anzi non doveva esserlo affatto, la sua partenza lo avrebbe messo al sicuro da obbiettivi pericolosi escogitati dallo spirito. Però , decise di smetterla di pensarci, non poteva farsi prendere dai problemi adesso, Joey era lontano da tutto ed era meglio così, adesso doveva solo concentrarsi su altro, per esempio su Lizzie “ Come mai non ti sei fatta vedere in questi giorni?”
“ Ho avuto degli impegni fuori città con mia madre “
Improvvisamente sentì il cellulare squillare dentro la borsa , lo prese e si accorse che era un messaggio di sua madre che le chiedeva di tornare a casa “ Devo andare, mia madre è arrivata “
Ma prima che potesse spegnere il display, Atem afferrò il cellulare, guardando la foto che aveva come sfondo. Gli era sembrato di aver visto qualcosa di strano come soggetto della foto e infatti si accorse che quella che Lizzie aveva messo non era una foto di lei ma era la foto di un cavallo , bianco a chiazze nere , con alcune treccioline nella criniera “ Che bello “ quel cavallo era stupendo, e non sembrava neanche essere una foto presa da internet, sembrava essere una foto reale visto che c’era il riflesso del sole che illuminava i bordi.
“ è mia, si chiama Lyla “
“ Tua?! Davvero?!”
Lizzie annuì, squadrando attentamente l’espressione di Atem mentre guardava la foto del cavallo, sembrava piacergli parecchio “ Ti faccio vedere le altre foto “ andò alla ricerca della galleria delle foto e cominciò a fare scorrere tutte le fotografie che aveva scattato a Lyla. Ogni volta che una foto scorreva , sembrava che gli occhi di Atem si illuminassero, aveva fatto vedere a molte persone le foto di Lyla, ma nessuno aveva fatto lo sguardo che aveva Atem in quel momento, neanche Tea , che i suoi cavalli li conosceva molto bene.
 
Atem continuava a guardare tutte quelle foto senza staccare gli occhi da Lula, quel cavallo gli ricordava moltissimo quello che aveva avuto in Egitto da bambino, il primo cavallo sul quale aveva imparato a cavalcare, una delle cose che più gli piaceva fare e che sembrava non causare l’ira di nessuno tra la Corte Sacra. Cavalcare era la cura contro tutti i suoi problemi, il solo modo per scappare ed essere libero da tutto quello che lo circondava, libero dai suoi doveri, dai suoi compiti, dagli ordini che gli venivano impartiti, libero di sfogarsi dopo le discussioni con suo padre , l’unico divertimento che gli era concesso senza limitazioni di alcun tipo, il solo dovere che considerava un divertimento. Come futuro Faraone , uno dei suoi compiti principali era quello di assumere il comando dell’esercito sei mai fosse scattato il bisogno di dover andare in guerra e questo comportava non solo saper combattere con la spada , o scoccare frecce da un arco sul terreno , ma anche a cavallo, per essere più agile , ma più che un dovere o un esercitazione militare, era un divertimento. Negli anni che era stato sul trono , non c’era mai stata la necessità di dover scendere su un campo di battaglia o di andare al fronte, il regno era abbastanza pacifico, ma l’unica necessità che aveva era quella di dover scappare ogni tanto alla pressione di palazzo, da tutta la frustrazione che aveva addosso e il solo modo per farlo era prendere il suo cavallo e scappare via, correndo tra le dune del deserto o alla riva del Nilo , e doveva ammettere che vedere quelle foto gli faceva venire voglia di cavalcare, sentiva quasi la mancanza dei nitriti di un cavallo e del vento sulla faccia quando si andava a galoppo
 
Lizzie continuava a squadrarlo in faccia, non aveva mai visto nessuno guardare la foto di un cavallo come stava facendo lui, sembrava come se si fosse risvegliato qualcosa che dormiva da tempo dentro di lui. Forse non guardava quelle foto perché gli piaceva il suo cavallo, aveva chiaro negli occhi lo stesso scintillio che aveva sua madre quando ne guardava uno da vicino, e forse lo stesso scintillio che dicevano avesse lei quando era in sella a Lyla, passione. Passione per quegli animali che quando correvano ti facevano sentire libera da tutte le frustrazioni della vita, libera dai problemi che ti circondavano. Improvvisamente le venne un’idea, un’idea che sperava tanto che Atem accettasse “ Ti va di venire a vederli? “
Atem si girò a guardarla “ Cosa?”
“ Si, venire a vedere i miei cavalli. Ne ho tre , magari ci facciamo una cavalcata “ sperava che accettasse, non capitava spesso , anzi mai che qualcuno condividesse la sua stessa passione per i cavalli, perché si vedeva chiaramente che aveva già avuto a che fare con quegli animali in passato, e qualcosa le diceva che sapeva pure cavalcare.
“Cosa ti dice che so cavalcare?”
Lizzie gli fece un sorriso malizioso e , all’orecchio, gli sussurrò “ Intuizione femminile “
Atem arrossì violentemente, sentì dei brividi percorriglieli la spina dorsale e il cuore cominciò a battere così forte che quasi gli stava esplodendo nel petto , iniziando a temere che lei potesse perfino sentirlo. Sentire la sua voce nell’orecchio, con quel tono dolce , gli scatenò qualcosa di strano dentro , come se ci fosse qualcosa che fosse scattato dentro al suo cuore , senza neanche capire cosa fosse.  La guardò con la coda degli occhi, lo fissava on un aria speranzosa, come se tenesse alla sua risposta più di qualsiasi altra cosa.
Lizzie sperava che accettasse, con un batticuore potente. Naturalmente il cuore non le batteva solo perché sperava che accettasse, ma anche per quello che aveva fatto, forse aveva un po’ esagerato a sussurrargli quelle parole all’orecchio, con quel tono , ma era stato più forte di lei, era sempre più attratta da Atem, tutto quello che faceva non aveva senso perché erano i suoi gesti e i suoi sentimenti a non averlo. Però voleva una risposta, doveva averla, teneva troppo a quello che gli aveva chiesto non solo perché voleva cavalcare con lui, ma anche perché voleva passare un’altra giornata in sua compagnia, solo loro due e basta , senza intoppi, era importante per lei che accettasse.
Atem continuava a guardarla, si vedeva che ci teneva troppo alla sua risposta e se doveva essere sincero, voleva passarla un’altra giornata da solo con lei, senza che ci fossero gli altri tra i piedi, solo loro due e i cavalli “ Va bene “
Lizzie non riuscì a crederci, era così contenta che gli sarebbe saltata addosso immediatamente, però doveva contenersi altrimenti avrebbe fatto la figura della pazza e già una volta era stata più che sufficiente “ Ok, il prossimo fine settimana va bene?”
Il prossimo fine settimana, giusto quel giorno doveva scegliere, quello doveva aveva l’impegno di dover partire con Seto per andare da Pegasus “ Non posso, devo partire con Seto “
Lizzie sbattè le palpebre, più volte , incredula alle parole di Atem “ Perché? credevo che non vi sopportaste “ Tea le aveva raccontato tra di loro non scorreva buon sangue, anzi neanche si potevano vedere eppure adesso saltava fuori che doveva partire con Seto “ è una cosa importante?”
“ Si, beh, è una lunga storia “ improvvisamente si ricordò che ai suoi amici non aveva detto niente della sua partenza, e Lizzie era la migliore amica di Tea , se glielo avesse detto poi Tea lo avrebbe detto agli altri e se li sarebbe ritrovati alla kaiba Corporation. Doveva subito impedire che accadesse “ Però, non devi dirlo a nessuno. Non voglio che gli altri lo sappiano “
“ Va bene, sarà il nostro segreto”
Questa era risolta per fortuna, ma non aveva nessuna intenzione di voler rinunciare alla proposta di Lizzie “ Che ne dici se ci andiamo questo fine settimana? Gli altri vanno a Seattle da Joey, posso inventare una scusa e venire da te “
“ Davvero? è fantastico “ gli saltò addosso, abbracciandolo. Stavolta non c’era riuscita a trattenersi, per un attimo aveva creduto che non sarebbe stato più possibile farlo ma invece lo era e sarebbe stato proprio quel fine settimana, era fantastico.
Il rumore di un clacson attirò la loro attenzione e una macchina scura si parcheggiò accanto a loro, dal finestrino posteriore spuntò la faccia della madre di Lizzie “ Eccoti qua, per fortuna che mi hanno detto dov’eri” spostò lo sguardo da Lizzie al ragazzo che era con lei , e adesso capiva anche perché non le aveva risposto al cellulare “ Ciao “
“ Salve “
Lizzie si sentì a disagio, ci mancava solo sua madre che li aveva visti, adesso chissà cosa avrebbe pensato. Doveva tagliare la corda subito “ Ok, allora restiamo così, ciao “ corse subito in macchina, alzando il finestrino. Le dispiaceva mollare Atem così , di punta in bianco, ma la situazione era scappata di mano. Sentiva lo sguardo di sua madre vagare sul suo viso e la cosa la innervosì ancora di più “ Mamma, smettila “
La donna scoppiò a ridere “ Allora , lui deve essere il tuo amico. È molto carino “
Lizzie arrossì ancora di più “ Non mi piace, va bene? Siamo solo amici “
La donna scoppiò a ridere ancora di più “ Neanche te l’ho chiesto “ si avvicinò al suo viso, guardandola dritta in faccia. Era tutta rossa , stretta nelle spalle e con le mani chiuse a pugno , il classico atteggiamento di chi non voleva confessare l’evidenza “ Non fingere, lo vedo che ti piace “
Lizzie ebbe un sussulto al cuore, Atem le piaceva, no, era impossibile, non poteva essere così, lei e Atem si conoscevano da troppo poco tempo per provare qualcosa per lui, era una cosa che non aveva senso, sua madre si stava sbagliando “ Senti, solo perché l’ho invitato a casa nostra non significa che mi piace “
La donna sorrise “ Va bene, in fondo sono i tuoi sentimenti “
Lizzie spostò lo sguardo fuori dal finestrino, sua madre si sbagliava , erano solo amici, niente di più, lo aveva invitato a casa sua solo per i cavalli, per poter stare con lui un giorno intero e farsi qualche cavalcata insieme non perché provava qualcosa , era impossibile. No , decisamente No, era solo un suo amico, niente di più.
 
yugi rientrò a casa , lasciando lo zaino davanti la porta senza neanche badarci più di tanto, aveva passato una vera e propria giornata da dimenticare e voleva tanto buttarsi sul letto senza badare a compiti o a cibo, aveva un sonno che stava crepando anche se provare ad addormentarsi significava avere incubi. Sembrava che qualsiasi cosa fosse glielo stava facendo apposta , come se i suoi incubi si divertissero a non farlo dormire. Però , prima di fare qualsiasi cosa doveva parlare con Atem, magari spiegargli cosa gli stava succedendo, chissà se poteva aiutarlo , andò di sopra, bussando alla porta della sua stanza “ Atem “
“ Non adesso, Yugi “
Ignorando quello che gli aveva detto, Yugi aprì la porta e trovò Atem seduto alla scrivania che faceva calcoli matematici e sembrava anche parecchio confuso, aveva una pila di libri che non finivano mai tutti davanti la faccia “ Ti posso parlare? È importante “ aveva bisogno di parlargli, ormai era al limite della sopportazione e aveva bisogno di aiuto.
Atem , senza alzare lo sguardo dal quaderno , disse “ Yugi, parliamo dopo. Devo finire l’equazione “ aveva una sfilza di compiti che non finiva mai, il risultato di essere uscito con Lizzie per l’intero pomeriggio, adesso si ritrovava con centinaia di esercizi che faticava a capire e non poteva permettersi distrazioni di nessun tipo.
“ Ma…” il faraone non gli dava neanche retta e Yugi decise di lasciare perdere “ Va bene “ uscì dalla sua stanza , entrando nella sua e buttandosi sul letto. Atem era davvero incredibile, prima insisteva perché voleva sapere cosa gli stava succedendo e adesso che voleva dirglielo lo cacciava via , perché occupato a fare compiti o chissà cos’altro, di certo non poteva dirlo al nonno, lo avrebbe fatto preoccupare e i suoi amici erano fuori discussione , la sola persona che poteva aiutarlo era impegnata a fare altro e lui cominciava ad essere frustrato. Era meglio lasciare perdere, tanto non faceva differenza dirglielo o no, gli incubi non sarebbero passati comunque.
 
Almeno ci provava a fare i compiti, ma qualsiasi cosa provasse a fare aveva perennemente davanti il viso di Lizzie , i suoi occhi azzurri, i suoi capelli biondi, il suo sorriso. Non riusciva a togliersela dalla testa , era più forte di lui, quando l’aveva abbracciata aveva provato dei brividi al cuore, come se qualcosa fosse scattato e che lo aveva spinto verso di lei, e continuava a farlo ancora ogni volta che l’aveva davanti sia fisicamente che mentalmente. Prese il cellulare e aprì WhatSapp , cliccando sulla foto di profilo di Lizzie , dove era seduta su un muretto che mostrava il simbolo della vittoria con le dita e un sorriso smagliante , proprio il genere di sorriso che la caratterizzava , e che la rendeva ancora più carina. Avrebbe passato il resto della serata a fissare quella foto senza staccare gli occhi da lei , ne valeva la pena davvero perdere la testa per una come lei.
Fermi tutti, ma che accidenti andava pensando, era appena diventata sua amica non poteva neanche pensarci di andare a fare un pensiero simile, chiuse la chat e spense il cellulare, mollandolo sulla scrivania , doveva smetterla subito, c’erano troppe cose che lo stavano confondendo e di certo non era una buona cosa , doveva subito finirla di fare certi pensieri e concentrarsi sui compiti , subito.
 
Lizzie era seduta alla specchiera , intenta a pulire la ninfea di Swarovski con un panno. Nella mente aveva ancora le parole che sia madre le aveva detto in macchina, che le piaceva Atem, quando non era affatto vero, non provava niente per lui, si conoscevano appena , parlare di sentimenti era ancora troppo presto. Però, doveva ammettere che era un ragazzo fantastico, intelligente , forse un po’ chiuso , ma era comunque buono e molto carino , anzi affascinante, con due occhi meravigliosi. Prese il cellulare aprì WhatSapp, cliccando sull’immagine di profilo di Atem, dove c’era lui seduto sulla sedia a guardare suo fratello,  con un sorriso , che gli aveva stretto un braccio intorno al collo mostrando il pollice in su. Quella era fantastica, forse perché era Atem ad esserlo, poteva essere un po’ scontroso e a tratti un po’ su sulle sue , ma i suoi parlavano più dei suoi gesti , si vedeva quando una persona teneva a qualcosa e Atem mostrava di tenerci davvero tanto a suo fratello , e anche ai suoi amici. Quanto voleva che tenesse in quella maniera anche a lei, era decisamente un ragazzo per il quale valeva la pena perdere la testa.
Lizzie sussultò, sconvolta dal suo stesso pensiero , ma come poteva solo pensare a una cosa simile , come poteva solo provare a fare un simile pensiero su di lui, erano appena diventati amici, non poteva davvero essere successo, non a lei e non con lui. Il cuore cominciò a batterle nel petto e , alzando gli occhi verso lo specchio, cominciò a vedere il rossore sulle guance e uno strano luccichio nei suoi stessi occhi. Non poteva neanche crederci, si guardava allo specchio e faticava a rendersi conto che chi c’era riflessa lì fosse lei , che si fosse davvero presa una sbandata per Atem? che sua madre avesse davvero ragione? Al solo pensiero scoppiò a ridere, era assurdo che si fosse presa una cotta per un ragazzo che conosceva da poco, tra l’altro un suo amico. Sua madre si era sicuramente sbagliata , si era divertita a farle confondere il cervello solo perché li aveva visti insieme. Ridendo come una scema, spense il telefono e riprese a strofinare la ninfea, canticchiando una canzoncina.


nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo.
allora, abbiamo i primi passi di quello che comporterà la situazione che si sta venendo a creare tra Atem e Lizzie e che avrà ripercussioni su Tea , si accettano scommesse XD
spero che questo capitolo vi piaccia e commentate , commentate , commentate

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Capitolo 35
*** L'escursione ***


La macchina aveva lasciato l’autostrada da una buona mezz’ora , svoltando un po’ di volte per infilarsi in una strada di campagna circondata da alberi e in aperta campagna , a causa dell’assenza di asfalto la strada era piena di scaffi e di pietre , Lizzie lo aveva avvertito che la strada per raggiungere casa sua non era bellissima ma ne valeva comunque la pena , soprattutto perché la zona sembrava essere in piena tranquillità , ogni tanto si vedevano perfino case diroccate o casupole sparse qua e la, nel bel mezzo di vasti campi coltivati. Per Atem era stato facile sbarazzarsi dei suoi amici, aveva inventato che il nonno aveva bisogno di aiuto a smontare il garage e ci avevano creduto e per di più era anche riuscito a sbarazzarsi di Yugi, non che gli andava di non averlo davanti i piedi, ma aveva promesso a Lizzie che sarebbero stati soltanto loro due e nessun altro e di conseguenza Yugi non doveva esserci, e poi gli avrebbe fatto bene rivedere Joey, almeno avrebbe passato una giornata intera fuori città insieme agli altri , così si sarebbe ripreso un po’ da tutto lo stress che aveva addosso.
La macchina arrivò fino a una stradina in salita per poi svoltare di nuovo sulla sinistra e imboccare un viale di pietre ed entrò in un enorme giardino con una fontana al centro, per parcheggiare davanti a una gigantesca villa a due piani , con gli ingressi ad arco e dei vasi poggiati ai muri dai quali partivano delle piante arrampicanti che arrivavano fino al balcone superiore , accanto alla casa c’era un grandissimo gazebo con delle sedie intorno a un tavolo con sopra una lanterna di colore bianco. Quella Sì che si poteva definire una residenza di campagna, quel posto era bellissimo , del resto solo una come Lizzie poteva permettersi di avere una casa del genere , non c’era poi da stupirsi.
“ La signorina Lizzie è nelle scuderie , dietro la casa “
La voce dell’autista richiamò la sua attenzione “ Grazie “ scese dalla macchina e richiuse lo sportello, permettendo così all’autista di fare retromarcia e di andare via.
Cominciò a guardarsi intorno, non sembrava esserci nessuno nella villa , neanche un’anima. Adesso capiva cosa intendeva dire Lizzie quando gli aveva detto che sarebbero stati solo loro due, doveva aver fatto andare via tutti quelli che stavano dentro la residenza per non avere gente tra i piedi. Si incamminò verso il retro della casa e a ogni passo i nitriti dei cavalli si facevano sempre più forti, dovevano essercene almeno due dentro la grandissima scuderia di legno che si ritrovò davanti , una specie di grosso capannone con il tetto in tegole rosse circondato da grossi massi di fieno legati da corde, arrivò all’ingresso, appoggiandosi al portone con le braccia e gambe incrociate a guardare Lizzie , voltata di spalle , che accarezzava il cavallo che gli aveva mostrato della foto , Lyla. La guardò dalla testa ai piedi, quella era la prima volta che la vedeva senza avere addosso un vestito, si era messa un paio di pinocchi a jeans scoloriti corti fino alle ginocchia, delle Converse  rosa e una maglietta rosa con le spalle arricciate , aveva perfino cambiato il colore del fiocco dei capelli, se n’era messo uno rosa accoppiato alla maglietta, continuava ad accarezzare il muso di Lyla , a quanto sembrava non si era neanche accorta della sua presenza , ne lei ne il cavallo.
Girò lo sguardo e notò un sacchetto di mele appese al muro accanto a lui e gli venne un’idea per attirare l’attenzione di Lizzie e del cavallo.
 
Lizzie doveva , in teoria, spazzolare la criniera di Lyla, ma continuava a pensare a quello che le aveva detto sua madre qualche giorno fa, quando l’aveva vista insieme ad Atem, aveva passato gli ultimi tre giorni ad avere la testa sempre a quel discorso , senza riuscire a toglierselo dalla testa, perfino le notti aveva passato in bianco a pensare continuamente a quel discorso, che si era presa una cotta per Atem.
Era assolutamente impossibile quanto ridicolo, era suo amico, si stavano ancora conoscendo, come poteva essersi innamorata di lui così di punta in bianco, era una cosa che non stava in piedi, le piaceva solo la sua compagnia. Ok , non poteva negare che era carino, molto caino, che a differenza degli altri ragazzi era molto maturo nei ragionamenti , talmente tanto che neanche sembrava avere diciotto anni, che era simpatico, intelligente , un ragazzo così nessuna se lo sarebbe fatta scappare.
Sentì qualcosa urtare contro il suo piede e guardando in basso si accorse che era una mela. La raccolse da terra , girandosela tra le mani , come aveva fatto una mela a uscire dal sacchetto. Lyla , appena la vide , fece per mangiarsela ma Lizzie ritrasse subito la mano, allontanandola dal muso del cavallo “ Ah, No. Lo sai che troppe mele ti fanno male “ il veterinario era stato molto chiaro, Lyla doveva diminuire il consumo di mele o avrebbe finito per mettere troppo peso, la sella cominciava già a starle stretta e non poteva permettersi che accadesse una cosa del genere. Si girò per andare a rimettere la mela nel sacco e si trovò davanti Atem che la guardava “ Atem…” la faccia le andò letteralmente a fuoco , ma come aveva fatto a non accorgersi della sua presenza nella scuderia. Guardò la mela che aveva in mano e il sacchetto accanto al muro, era stato lui a lanciarla “ Opera tua , vero?” mostrò la mela che aveva in mano e Atem scoppiò a ridere “ Lo sai che i cavalli sono talmente amanti di mele che rischiano di sentirsi male? Per punizione … “ si avvicinò allo sgabello e prese una spazzola che lanciò ad Atem, il quale la afferrò al volo “ Strigli Lyla “
“ è una punizione che posso accettare “ si avvicinò al cavallo e le accarezzò il muso , in risposta , il cavallo gli diede un colpo al petto con il muso, soffiando “ Ehi…” era da tantissimo tempo che non accarezzava un cavallo , tanto meno che riceveva una sbuffata da parte sua. Gli era mancata tantissimo la sensazione del pelo morbido sotto le mani , lo sventolio della criniera e i nitriti nelle orecchie , era una sensazione impagabile , e sembrava anche che a Lyla piacesse essere accarezzata , doveva averle fatto subito simpatia per non provare ad allontanarsi.
“ Le piaci “  di solito Lyla non si faceva accarezzare facilmente dagli estranei, tendeva a non farsi toccare ma le carezze di Atem dovevano piacerle davvero tanto per non scalpitare “ Lei è Lyla “ poi si voltò verso i boxer e indicò il quarto a sinistra , dove sporgeva la testa di un cavallo marrone “ E quello è Saphir “ prese un barattolo posto sempre sullo sgabello e glielo porse “ Zollette di zucchero, ti serviranno “ gli fece l’occhiolino, per farsi amico un cavallo le zollette di zucchero erano l’ideale, ai cavalli piacevano tanto e bisognava avere anche un po’ di furbizia per riuscire ad addolcirli, di solito non andavano mai d’accordo con gli estranei, soprattutto se era la prima volta che vedevano una persona che non era il loro padrone , e dei piccoli accorgimenti come mele e zollette erano perfetti, peccato che non funzionavano sempre e lo sapeva fin troppo bene.
“ Scommetto di no, invece “ Atem si avvicinò al cavallo , marrone con una stella bianca sulla fronte e una foltissima criniera “ Ciao , bello “ posò la mano sul suo muso , accarezzandolo lentamente , cosa che al cavallo piaceva. Non erano necessarie mele o zollette di zucchero per farsi accettare da un cavallo se si si sapeva usare il giusto approccio, c’era passato con il suo cavallo quando era bambino e senza usare trucchetti stupidi come invece erano convinti tutti gli altri. I cavalli erano pacifici, ma bisognava non mostrarsi nervosi o spaventati, altrimenti finivano per innervosirsi e reagire male e di certo non servivano zuccherini per farli stare calmi, i cavalli avevano bisogno di avere la certezza di potersi fidare di chi gli stava accanto non di essere viziati , altrimenti si finiva per subire dei ricatti da parte loro.
Lizzie era sorpresa, Atem stava accarezzando Saphir senza farlo innervosire , era la prima volta che vedeva una scena simile, la prima volta che quel cavallo era stato portato lì non si era fatto avvicinare da nessuno , anzi tendeva a fare dispetti , almeno finchè non gli aveva messo davanti una manciata di zollette di zucchero, da allora si era calmato moltissimo e aveva cominciato a fare il bravo ma non aveva mai smesso di fare dispetti , soprattutto a lei che quando doveva cavalcarlo era costretta a dargli sempre da mangiare “ Come hai fatto? con me fa i capricci “
“ Evidentemente gli faccio simpatia “
Simpatia? Non era questione di simpatia, Atem sembrava avere il verso giusto di come prendere i cavalli , era la prima volta che vedeva Saphir comportarsi bene con qualcuno e accettare le coccole come se conoscesse Atem da una vita. Quasi lo invidiava, non tanto perché Saphir non dava problemi con lui, ma perché sembrava sapere benissimo come gestirli e soprattutto come ragionavano “ Direi che sia una fortuna, perché dovrai usare lui per cavalcare “ gli indicò la sella , le briglie e redini , che Atem prese subito e cominciò a montare su Saphir. Non vedeva l’ora di cavalcare con lui, avevano a disposizione un’immensa campagna in cui correre liberi al galoppo di Lyla e Saphir , nonché un intero giorno per fare quello che più volevano. Aveva aspettato quel fine settimana con trepidazione e niente al mondo doveva impedirle di cavalcare insieme ad Atem, era anche un modo per vedere se davvero era così bravo come le aveva lasciato intendere anche se non glielo aveva espressamente confermato, ma uno come lui doveva per forza essere in grado di cavalcare e lei era lì apposta per valutarlo.
Quando finirono di sellare i cavalli , li portarono fuori dalle scuderie , ma mentre Lizzie controllava le ultime cose, Atem fu attirato dal nitrito di un cavallo che si trovava nel grandissimo recinto di legno posto fuori dalle scuderie, dove stava tranquillo un meraviglioso cavallo nero, dal pelo lucido e la foltissima criniera ondulata “ Che bello “ 
Lizzie smise di stringere le cinghie della sella di Lyla e si voltò, spaventandosi “ No, Atem, fermati “ troppo tardi, si avvicinò al cavallo nero e cominciò ad accarezzare il suo muso, cosa che lasciò Lizzie sconvolta. Atem lo stava davvero accarezzando, era riuscito a fare ciò che nessuno di quelli che vi avevano avuto a che fare , lei e sua madre comprese, erano riusciti a fare , avvicinarsi a lui. Lasciò i due cavalli e si avvicinò ad Atem, mantenendosi a debita distanza dal recinto “ Sembra che tu piaccia a Luxor “
“ Luxor? Si chiama così, allora “
Lizzie annuì “ è un andaluso nero, mamma mi proibisce di avvicinarmi a lui, dice che è troppo focoso. Da quando è qui l’ha disarcionata tre volte “ quel cavallo era stata una maledizione per tutti da quando era arrivato dalla Spagna, sua madre aveva tentato di dominarlo ma il risultato era stato una catastrofe, era finita a letto per due settimane con una storta alla gamba , aveva rotto lo sportello del boxer due volte ed era scappato dal recinto , e da allora le avevano tassativamente vietato di avvicinarsi a lui e di cavalcarlo , sembrava che avesse un odio profondo per gli umani ma non sembrava essere lo stesso per Atem, a lui sembrava piacergli, gli toccava perfino la faccia con il muso , era la prima volta che lo vedeva comportarsi in quella maniera con qualcuno , evidentemente doveva provare una sorta di fiducia a pelle “ Tu sembri piacergli moltissimo “  
“ Sarà…” Luxor era senza dubbio un cavallo che meritava di essere cavalcato, ma se davvero era così lunatico come lei gli aveva detto, era il caso di lasciarlo nel recinto tranquillo “ Andiamo, dai. Sembra che Lyla e Saphir vogliano correre “ fece le ultime carezze a Luxor e si allontanò con Lizzie, salendo in groppa ai rispettivi cavalli e partendo dritti al galoppo verso le aperte campagne che li circondavano
 
L’immensa sala , piena di geroglifici, circondata da colonne portanti decorate con motivi egizi , era illuminata solo da fiaccole poste alle pareti, che gettavano l’intero ambiente in una cupa penombra, creando un’atmosfera cupa, pesante e opprimente. Non c’era nessuno spiraglio di luce , neanche una finestra e Yugi cominciò a tremare, sentendo la pesantezza dell’ambiente su di sé, faticando perfino a respirare. L’ambiente non era piccolo, ma i posti semi bui e deserti non gli piacevano, gli davano un senso di claustrofobia e di angoscia.
Una piccola e debole luce, proveniente dallo scrigno posto sull’altare, nel centro della sala, attirò la sua attenzione. Era una luce dorata, debolissima, come la luce di una lampadina quasi fulminata che non illuminava come doveva. Fu più forte di lui, sentì come una spinta che lo incitava ad avvicinarsi ad essa , cominciò a camminare verso lo scrigno dorato , come se sentisse di doverlo aprire.
Le fiaccole si spensero, all’improvviso , gettando il buio nella stanza e tutto ciò che brillava era quella debole lucina che non avrebbe illuminato neanche lo scantinato di casa sua , sentì il pavimento sotto ai piedi iniziare a tremare e , guardando , si accorse che delle crepe lo stavano attraversando, spaccando il marmo e facendo cadere lastre giù nel vuoto più nero “ Oh, No “ cominciò a correre , sperando di raggiungere l’uscita di quella stanza , ma non fece in tempo, il pavimento cedette del tutto e Yugi cadde nel vuoto, sentiva la forza di gravità trascinarlo verso il fondo, schiacciandolo a causa della forte velocità , il respiro si affannò , i suoi sensi si confusero , una voce lontana cominciò a chiamarlo per nome.
 
Yugi si svegliò di scatto , trovandosi davanti la faccia di Tea che lo guardava preoccupata , così come Tristan , seduto davanti , accanto a Duke , che guidava. Si guardò intorno , cercando di realizzare dove si trovasse e cosa fosse successo , era in piena autostrada seduto nei sedili posteriori della macchina di Duke e si ricordò, stavano andando a Seattle da Joey e doveva essersi addormentato, nonostante si fosse imposto di non farlo , e aveva avuto l’ennesimo e inquietante sogno , solo che andavano a diventare sempre più realistici e non sembravano affatto essere frutto dell’immaginazione , quella caduta nel vuoto l’aveva fatta davvero, aveva sentito veramente la forza di gravità trascinarlo verso il fondo, schiacciandolo e togliendogli il respiro.
“ Stai bene? Eri agitatissimo “ Tea era preoccupata , non aveva mai visto Yugi agitarsi in quella maniera , tanto meno si era trovata ad avere difficoltà a svegliarlo quando si addormentava , era stato come se non la sentisse , come se fosse in un coma profondo. La faccia che aveva non le piaceva per niente, era pallido come un lenzuolo, le occhiaie erano sempre più profonde , avrebbe sicuramente fatto meglio a restare a casa piuttosto che venire con loro a Seattle “ Non hai la febbre, vero?” gli toccò la fronte , nel caso avesse qualche linea di febbre , ma era fresco come una rosa mattutina , forse troppo fresco.
Yugi si infastidì e scacciò via la mano di Tea dalla sua fronte in maniera brusca “ Sto bene “ cominciava a dargli sui nervi il modo in cui lo trattavano , va bene che era il più piccolo della comitiva , ma non gli andava di essere trattato come un bambino , lo facevano già suo nonno e il faraone , non aveva bisogno che lo facessero anche i suoi amici , sapeva badare benissimo a se stesso e alla sua salute.
Tea era sconcertata , quello non era un atteggiamento normale da parte di Yugi , non era mai stato così irritabile e aggressivo “ Volevo solo sapere se stavi bene “
“ Non sono un bambino , credo di sapere quando sto male o No “ si voltò dall’altra parte , a guardare fuori dal finestrino. Ne aveva abbastanza , non riusciva a dormire, non riusciva a mangiare, la sua concentrazione a scuola era ai minimi storici , e in più ci si metteva anche Tea , chiede un po’ di tranquillità doveva essere troppo evidentemente. Cominciava a pentirsi di aver accettato di andare a Seattle , da quando erano partiti non aveva fatto altro che sentire gli sguardi di Tea, Tristan e Duke su di lui e lottare continuamente contro il sonno che aveva, sonno che o aveva fatto finire nuovamente in un incubo da trip allucinogeno. Avrebbe dato qualunque cosa per sbarazzarsi di quegli incubi, aveva passato un’intera settimana a maledire il suo brillante ragionamento di mettersi nel mezzo durante lo scontro tra Atem e suo padre, visto che tutto partiva da quando Ra lo aveva attaccato e continuava a non capire da dove accidenti venissero quei dannati sogni.
“ Ehi, rilassati , non ha fatto niente di male “ Yugi roteò gli occhi, poggiando la testa al poggiatesta del sedile , comportamento che Tristan non capì affatto. Di comportamenti strani ne aveva visti centinaia, Joey era il Re della stranezza e della lunaticità , ma Yugi lo batteva , era perfino più irritabile di Seto. Era da giorni che aveva la luna storta , e parlare con lui era peggio che armeggiare con una bomba pronta a scoppiare , ma così era troppo esagerato, un comportamento così depresso avrebbe finito per guastare la giornata a tutti.
Duke si mise a ridere, vedere Yugi arrabbiato per la prima volta era uno spettacolo fuori dal comune, di solito era sempre il faraone a incavolarsi per qualsiasi cosa “ Qualcuno dev’essersi alzato dalla parte sbagliata del letto “ ma la sua battuta non piacque affatto a Yugi, che tirò fuori dalla tasca dei jeans l’ipad e si infilò le cuffie alle orecchie sparandosi la musica a palla , che si sentiva chiaramente in sottofondo. Si guardarono tutti e tre e decisero di lasciare stare, evidentemente per Yugi non doveva essere giornata e non era conveniente farlo arrabbiare più di quanto già non fosse , la speranza era che Joey non si fosse messo a fare l’idiota o avrebbe finito per scatenare una guerra.
 
Atem e Lizzie fermarono i cavalli, tirando le redini in modo da farli smettere di correre, erano a cavallo quasi da un’ora e non avevano fatto altro che ridere per tutto il tempo mentre gareggiavano in velocità “ Sei il primo che mi batte “
“ Davvero? “
Lizzie annuì, non aveva mai perso in una gara di velocità con nessuno prima d’ora, Lyla era il cavallo più veloce che avesse mai avuto, e anche Saphir lo era, solo che chiunque lo cavalcasse non riusciva quasi mai a sfruttare al pieno la sua velocità e agilità, invece Atem c’era riuscito e l’aveva battuta. Aveva visto giusto, sapeva cavalcare meglio di chiunque altro, e anche saltare gli ostacoli visto che quelle due o tre pietre giganti che avevano incrociato lungo il tragitto le aveva saltate senza dubitare di riuscirci “ Quando hai imparato a cavalcare così?”
Atem smontò da Spahir e si avvicinò a Lyla, tenendola per le redini mentre Lizzie scendeva dal suo dorso “ è una lunga storia “ decisamente troppo lunga per una come Lizzie, immaginava che se avesse dato il meglio di se in quella gara Lizzie avrebbe iniziato con le domande. Non avrebbe mai immaginato che l’idea che aveva avuto da bambino, mi mettersi a saltare tronchi di palme e ostacoli fatti con il bambù raccolto alle rive del Nilo gli sarebbe servito per gareggiare in un improbabile futuro con Lizzie.
“ Così lunga da non poterla raccontare?” era curiosissima, voleva assolutamente sapere dove Atem avesse imparato a fare dei salti simili con un cavallo perché non sembrava avere l’aria di uno che gareggiava nelle competizioni.
“ Più o meno “ accarezzò Saphir e si accorse che sia lui che Lyla respiravano pesantemente e avevano della schiuma nella bocca. La corsa doveva averli stancati troppo , era il caso di portarli a bere dell’acqua prima che cadessero a terra senza forze “ Meglio portare i cavalli a bere dell’acqua “
Lizzie sbiancò, in quella zona c’era solo un posto dove poter trovare dell’acqua potabile per i cavalli e di certo non era raccomandabile “ Dobbiamo… adesso?!”
“ Si, c’è un lago in questa zona? Magari vicino?” i cavalli non erano in grado di poter fare molti chilometri, avevano subito bisogno di acqua per riprendere le forze a pieno dopo una cavalcata estenuante come quella. Di solito nelle zone di campagna si trovavano sempre degli abbeveratoi o fontane anche inutilizzate da anni, era importante trovare subito un posto per farli bere o avrebbero finito per sentirsi male.
“ Ecco… ci sarebbe un posto ma non è consigliabile andarci “ non aveva nessuna intenzione di andare fin laggiù. Era vicino , era vero, c’era acqua potabile che scorreva nell’acquedotto , ma giravano brutte storie su quel posto, magari poteva essere adatto al loro bisogno, e anche bello da visitare e anche affascinante con un po’ di mistero , ma non era raccomandabile , ed era anche un po’ spetrale viste le storie che giravano, roba che avrebbe fatto sicuramente effetto per una trama da film dell’orrore se qualcuno ci avesse portato qualche regista fuori di testa e con la fissa di far tremare di paura chiunque, fosse avrebbe rabbrividito perfino Freddi Kruger se lo avesse visitato.
Guardandola in faccia, Atem notò un alone di terrore puro sulla faccia di Lizzie “ Perché ?”
Lizzie divenne viola dalla paura , anche il solo parlarne temeva che fosse un segno di sfiga nera , figurarsi mettere piede in quel posto brutto e orrendo,  avrebbe preferito suicidarsi piuttosto che mettere piede in un posto simile , anche se era pieno giorno lasciava il suo alone di terrore. ma stavolta Atem si impuntò a guardarla serio , espressione che non ammetteva repliche e che pretendeva una risposta  “ Te lo spiegherò appena arrivati “ salì su Lyla , dandole un breve colpo con i piedi e la incitò a camminare a passo lento , seguita da Atem, che salì anche lui su Saphir e lo incitò ad andarle dietro, scendendo una piccola vallata e immettendosi su una stradina di campagna piena di ciottoli.
 
Yugi non riusciva a tenere gli occhi aperti , tanto meno riusciva a seguire la discussione di Joey con tutti gli altri. Da quando erano arrivati , si era seduto sulla poltrona standosene per i fatti suoi, a guardarli mentre battibeccavano, si prendevano a parole, scherzavano e parlavano , o si arrabbiavano con Tristan e Duke perché facevano gli idioti con Serenity, ma lui non riusciva a concentrarsi, aveva un mal di testa fortissimo ed era sul punto di addormentarsi, se non avesse ceduto alla tentazione di dormire avrebbe finito per cadere a terra da momento all’altro , ma se si fosse addormentato avrebbe cominciato a doversi sopportare le battute di Joey e non gli andava, quasi quasi aveva voglia di tornarsene in macchina e farsi un pisolino, sempre che ci fosse riuscito. Nella testa aveva ancora quell’incubo terribile che lo aveva fatto terrorizzare, non era tanto per quello che aveva visto nel sogno, ma per quello che gli era successo, una spaventosa caduta che gli sarebbe costata la vita se fosse stata vera, voleva tanto smetterla di pensarci ma non ci riusciva, forse aveva avuto ragione il nonno, andare a Seattle non era il caso per le condizioni in cui era, non riusciva neanche a reggersi in piedi. Chissà come avrebbe fatto ad arrivare fino alla sera nelle condizioni in cui stava, aveva tanta voglia di dormire , ma la voce improvvisa di Joey lo fece spaventare “ Allora, che ne dite di andare a mangiare fuori?”
“ Non lo so, come sono gli hamburger ?”  Tristan stava morendo di fame, erano da Joey da quasi un’ora e non avevano toccato cibo, aveva tanta voglia di mettere un bel panino sotto ai denti
“ Ma quale hamburger, c’è il McDonald “
Tristan e Joey furono i primi ad alzarsi, e poi tutti gli altri a seguito, ma Yugi non aveva proprio voglia di uscire ne di mangiare, se avesse sentito anche il solo odore di cibo avrebbe finito per vomitare anche l’anima, ma di certo non poteva restare lì come un idiota , fece buon viso a cattivo gioco e si alzò , ma quando si mise in piedi, la stanza cominciò a girare, le pareti si deformarono così come tutto ciò che s trovava nel salotto, dei brividi di freddo gli attraversarono la spina dorsale e le orecchio cominciarono a fischiargli così forte che non riusciva a sentire più niente ne a vedere.
Tea ritornò dentro la casa di Joey, oltre all’assenza di Yugi nell’androne esterno , c’era anche la porta di casa ancora aperta e per sicurezza aveva deciso di andare a controllare “ Yugi, che stai…” si spaventò, Yugi era pallidissimo, non si reggeva neanche in piedi “ Yugi…” corse subito a sorreggerlo prima che cadesse a terra e gli toccò la fronte, era freddissima , sembrava esserci un blocco di ghiaccio al posto della fronte.
“ Sto …bene…” cercò di rimettersi in piedi, nonostante avesse le vertigini e non riuscisse a sostenersi.
“Vado a chiamare gli altri “ ma prima che potesse muoversi o fare qualsiasi cosa, Yugi l’afferrò per una mano , costringendola a restare lì .
Yugi scosse la testa, mentre la vista ritornò allo stato normale e le orecchie smettevano di fischiargli “ No, sto bene “ Tea voleva ribattere, ma la spense prima che provasse ad aprire bocca “ Nessuno…lo deve sapere “ non poteva permettersi che quello che gli era successo mettesse gli altri in allarme visto il loro scarso interesse verso le sue condizioni, da quando erano da Joey era come se a nessuno di loro gli fosse importato più niente di lui , e poi lo avrebbero detto al faraone e contando quanto si era interessato a lui negli ultimi giorni non era il caso di tormentarlo con i suoi problemi, visto che sembrava avere ben altro per la testa.
La voce di Joey, dall’androne, urlò “ Ehi, va tutto bene?”
Tea voleva dirgli che Yugi si era sentito male, ma la sua faccia la obbligava a dire il contrario “ Si, va tutto bene. Non riuscivamo a trovare il cellulare di Yugi “ cercò di aiutarlo a rialzarsi, ma lui rifiutò, preferendo farlo da solo e uscì dall’appartamento, ignorando le battute di Joey. C’era qualcosa di strano in Yugi, non era più una questione di stress e Tea ne aveva il sospetto, c’era qualcosa che Yugi non voleva dire a nessuno e cominciò a temere che i dubbi di Atem fossero fondati.
                                                                                                                                                                                          
Il posto dove Lizzie aveva fatto strada non era un complesso di casette diroccate come Atem si era aspettato, era un vero e proprio paese con case in pietra quasi del tutto distrutte e quelle che erano in piedi presentavano crepe sui prospetti , con imposte di legno staccate o del tutto crollare , balconi dove o mancava il sostegno o mancavano le ringhiere , case con il tetto caduto , ingressi sbarrati da macerie. Ma c’erano anche case più o meno intatte, c’erano ancora scalinate in pietra perfettamente intere , case dove si vedevano perfino lampadari appesi anche se mezzi distrutti , nelle case dove il tetto era crollato o semi crollato si vedevano degli affreschi ancora perfetti e pezzi di intonaco colorati , molte strade erano ancora percorribili e le case che le circondavano lungo i fianchi perfettamente integre nonostante la piante arrampicanti e le strutture in legno fradice. Atem si guardava intorno , mentre percorreva insieme a Lizzie lo stradone principale tenendo le redini dei cavalli in mano , non aveva mia visto una desolazione simile in tutta la sua vita, sembrava una citta fantasma “ Ma cosa è successo qui?” non c’era anima viva, gli unici rumori che si sentivano erano gli spifferi di vento che provenivano dalle fessure delle crepe , si sentiva perfino il rumore degli uccelli che svolazzavano in giro, quel posto era ancora più silenzioso di un cimitero.
“ Questo era un paese , una volta “ Lizzie si guardava attorno, agitata e ansiosa, quel posto non le era mai piaciuto, anche il solo scorgerlo in lontananza le dava un senso di angoscia e di terrore , dovuto soprattutto alle brutte voci che circolavano su quel vecchio paese di campagna “ Fu distrutto da un terremoto negli anni 60 , ci furono intorno ai venti morti “
“ Non sembra essere così spettrale come dicevi tu “ non faceva la minima impressione, metteva solo un senso di desolazione e di pena, un grande paese di campagna come quello venire distrutto completamente da un terremoto che aveva anche provocato delle vittime, a parte quello non era u posto così orribile, e poi erano in pieno giorno , il senso di angoscia era lontanamente assente, magari se fossero andati lì di notte avrebbe fatto sicuramente paura, con nebbia fitta e oscurità, ma di giorno non faceva ne caldo ne freddo.
“ Questo lo dici tu “ lo condusse fino a quella che doveva essere stata la pizza, visto l’enorme spazio aperto circondato da ruderi di case vecchie e abbandonate , con sterpaglia che cresceva lì intorno e l’asfalto pieno di pietre di qualunque dimensione , e gli indicò una grandissima scalinata in pietra posta al lato destro della piazza , che saliva fino a quello che restava di un vecchio campanile quasi crollato posto accanto di un ridere di una chiesa , e che continuava fino ad un’altra strada posta più in alto. Gli indicò con il dito un immenso casolare ancora intatto , con le imposte in legno ancora attaccate , tranne in qualche finestra , con delle restanti parti di un insegna ormai del tutto cancellata che si trovava un po’ più in altro rispetto a tutte le altre case , circondato da piante rampicanti e con della sterpaglia che cresceva sul tetto “ Quello lì era l’orfanotrofio del paese , dicono che ospitasse quindi bambini  “ il suo volto si fece serio , tutta la fama sinistra del paese girava attorno a quel vecchio casolare perfettamente intatto e ancora agibile sul quale circolavano voci sinistre e spetrali, ma una soprattutto , che al solo provare a raccontarla faceva drizzare i capelli in testa “ Si dice che durante la notte del terremoto , le suore che lo avevano in gestione scapparono via infischiandosene dei bambini che morirono per il crollo di una parte del soffitto , furono travolti dalle macerie “
“ è terribile “
“ Non è solo questo ad esserlo “ c’era decisamente di peggio sulle voci di quel casolare, che andava a rendere quel posto un vero scenario da film dell’orrore , abbassò la voce, come se avesse paura a raccontare ad alta voce il resto della storia, continuando a guardarsi intorno “ Dicono che quel casolare sia usato da sette sataniche per le loro messe nere “
Ad Atem si gelò il sangue nelle vene , improvvisamente quella tranquillità e quel silenzio cominciarono a diffondere nell’aria un senso di oppressione sinistra , la visione dell’ambiente circostante iniziò a cambiare, il posto non era più un luogo sfortunato che aveva sofferto una tragedia , ma era diventato un luogo spettrale, quasi lo scenario tetro di un film dell’orrore. Il rumore degli spifferi d’aria che passavano dalle crepe e generavano dei fischi , ai quali non aveva fatto caso più di tanto fino a quel momento , diventarono un insieme di voci stridule che emettevano dei versi , come se appartenessero a degli spettri che vagavano nei dintorni , perfino il vento sembrava aver acquistato un tocco sinistro e le case divennero degli scenari da case degli orrori , dove venivano commessi i peggiori omicidi a sangue freddo senza che nessuno si accorgesse di niente. Deglutì, cercando si restare il più calmo possibile “ Bene…” cominciò a sentire il bisogno di cambiare aria, di svignarsela il più in fretta possibile da quel paese fantasma decisamente spettrale “  Meglio pensare ai cavalli. Dove si trova l’abbeveratoio?“  non era di certo nel suo stile darsela a gambe levate , ma l’atmosfera non era di certo delle migliori , soprattutto dopo un racconto simile.
Lizzie gli indicò la scalinata centrale che portava verso il fondo del paese, in quello che sembrava essere un abbeveratoio antico  “ Da quella parte “ era decisamente la cosa migliore andare a far bere acqua ai cavalli il più in fretta possibile e tornare a casa. Si incamminarono lungo la scala, così da poter concludere quell’escursione fuori programma e soprattutto dimenticarsi di quella storia raccapricciante sul luogo in cui erano andati a finire per i cavalli, senza però accorgersi, che qualcuno li stava guardando con un sorriso sinistro , puntandoli entrambi.


nota dell'autrice
salve a tutti 
allora, capitolo di transizione perchè nel prosimo succederà qualcosa di rave a tutti e due , quindi sappiatelo fin da ora.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 36
*** Il casolare ***


Arrivarono all’abbeveratoio , aprendo uno dei vecchi rubinetti , riempiendolo con l’acqua e lasciando che i cavalli bevessero tranquillamente. Atem non si sentiva affatto tranquillo in quel posto, si guardava attorno, osservando la desolazione che li circondava e cominciò a sentire come una strana sensazione, di qualcosa o qualcuno che li stesse spiando , non vedeva l’ora che i cavalli smettessero di bere per andarsene via al galoppo da quel posto.
Lizzie era seduta sul bordo dell’abbeveratoio, a guardare Atem, non sembrava affatto essere tranquillo e lo capiva perfettamente, anche la persona più coraggiosa diventava facilmente impressionabile davanti a uno spettacolo simile, soprattutto se circondato da una fama come quella. Anche il solo guardare quella casa dalla punta di paese in cui erano metteva un crescente senso di angoscia continua, però doveva ammettere che aveva il suo sinistro fascino. Fino a quel momento aveva solo sentito parlare della sua fama , e doveva ammettere di essere parecchio curiosa. Quando si era imbattuta per la prima volta in quel paese, qualche anno fa durante una cavalcata , aveva cominciato a sentire il crescente senso di curiosità mischiato alla paura, da prima lo aveva solo guardato dall’alto della collinetta, poi si era avvicinata alle mura del paese e una volta aveva perfino provato ad entrarci, ma alla fine la paura aveva preso il sopravvento e non aveva mai trovato il coraggio di metterci piede , e invece adesso era lì, al centro della piazza, seduta sul bordo dell’abbeveratoio , insieme ad Atem e l’ultima cosa che avrebbe mai immaginato sarebbe stata quella di entrare in un paese abbandonato insieme ad un ragazzo e le veniva da ridere. C’era già stato in passato chi le aveva fatto la proposta di andare al vecchio paese e di esplorare un po’ la zona, i classici ragazzi idioti che speravano di fare colpo su di lei fingendosi coraggiosi e temerari, ma aveva perennemente rifiutato ogni loro tentativo di invito , per fare colpo su di lei ci voleva più di una dimostrazione di stupidità , però quella di Atem era stata una bella mossa, era stato il primo a convincerla ad andare in quel posto , loro due da soli in un posto spettrale e desolato come il vecchio paese , se non era per l’ambiente ci sarebbe stata un escursione in quel posto. Si alzò e gli si avvicinò “ Sai? Sei il primo che è riuscito a convincermi a venire qui”
“ Davvero? immagino che dovrei essere soddisfatto allora “ non era per niente in vena di scherzare, quel posto non gli piaceva e se non era per la necessità di fare bere i cavalli avrebbe tagliato subito la corda da lì, c’era qualcosa di sinistro che non gli piaceva per niente e più restavano fermi lì , più il suo istinto gli suggeriva di tagliare al più presto la corda , e difficilmente il suo intuito si sbagliava , certo poteva essere dovuto all’atmosfera tetra del posto ma comunque sia era meglio andarsene.
Lizzie osservò molto attentamente il suo sguardo, fin da quando erano entrati lì non aveva mostrato ne curiosità ne interesse per quel luogo , a differenza di tutti gli altri ragazzi con cui aveva avuto a che fare, tutti gli altri mostravano un interesse smodato per il vecchio paese, molti avevano perfino provato non solo a convincerla ad entrarci ma anche a valutare la possibilità di smentire le dicerie sul casolare , la classica tattica di chi voleva fare colpo su una ragazza fingendosi coraggioso solo per conquistarla. Ma da quando erano lì, Atem non aveva mai provato a volersi avventurare in una casa o a voler provare ad entrare al vecchio casolare , sembrava spaventato dal posto e Lizzie decise di stuzzicarlo un po’ “ Beh, la tua tattica ha funzionato “ Atem le fece un mezzo sorriso, più di scherno forzato che di orgoglio , e Lizzie rinforzò la dose “ Non mi stupirebbe se volessi portarmi dentro una di queste case “ puntò più sullo specifico, per vedere che tipo di reazione avrebbe avuto “ O dentro il vecchio orfanotrofio “ però doveva ammettere che non sarebbe stata una cattiva idea, loro due , da soli, a fare gli esploratori dentro quel posto spettrale.
Atem si voltò a guardarla, sconvolto da quello che gli aveva appena detto “ Spero che tu stia scherzando “ che era una ragazza particolare lo aveva capito da un pezzo, ma che era pazza non lo avrebbe mai detto.
Lizzie fece spallucce “ I ragazzi , di solito, ne approfittano di queste situazioni “ assottigliò gli occhi, voleva vedere cosa le avrebbe risposto adesso. Tea le aveva detto un mare di volte che Atem aveva un senso di ragionamento diverso rispetto agli altri ragazzi, ma voleva constatare di persona se davvero era il genere di ragazzo che Tea le aveva descritto, serio, maturo e responsabile e quello era sicuramente il momento ideale.
“ Di cosa approfittano?! Come mettersi nei guai facendo gli idioti dentro case fatiscenti con il rischio che ti cadano sulla testa? “ quelli non erano ragazzi , erano degli idioti incoscienti a cui piaceva mettere a rischio la propria incolumità solo per fare gli idioti con una ragazza , come se quello fosse il moto migliore di fare colpo su di lei, quando invece facevano solo la figura dei polli. Forse sottovalutavano il pericolo a cui si sottoponevano, perché non avevano mai visto quello che invece aveva visto lui , ma comunque fosse non era da persone mature fare gli esploratori per cose così stupide “ E poi significa anche mettere a rischio gli altri “ se Lizzie sperava che la portasse a giocare a Indiana Jones dentro una casa che si reggeva in piedi a mala pena, si sbagliava di grosso, anzi era proprio il caso di andare via da lì.
Improvvisamente il rumore di qualcosa di inaspettato terrorizzò i cavalli , che si imbizzarrirono, nitrendo e scalpitando. Atem e Lizzie non ebbero il tempo di voltarsi perché Saphir e Lyla scapparono via come i fulmini “ No Lyla , Saphir “ i due ragazzi si misero a correre più forte che potevano, salendo le scalinate in pietra con non poca difficoltà a causa delle pietre sul terreno, cercando di raggiungerli prima che prendessero la strada d’uscita del paese. Li seguirono fino al centro della piazza e li osservarono mentre salivano al galoppo le scalinate che portavano verso il campanile , li inseguirono, costretti a doversi arrampicare sulle pietre che ostruivano il passaggio e che puntualmente i due cavalli saltavano come se fossero degli ostacoli “ Maledizione, stanno andando all’orfanotrofio “ Lizzie era furiosa, tra tutti i posti lì presenti quei due dovevano correre proprio in direzione del posto più spettrale del paese, non appena li avrebbero ripresi sicuramente gliel’avrebbe fatta pagare molto cara quella corsa.
I cavalli si fermarono ai piedi dell’orfanotrofio, nitrendo terrorizzati e agitati, Atem riuscì a raggiungerli , afferrando le rispettive redini e cercando di tranquillizzarli il più possibile con carezze sui musi “ Va tutto bene, tranquilli “
Lizzie arrivò subito dopo, con il fiatone a mille per la corsa forsennata “ Mamma mia “ si piegò sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato e , voltando lo sguardo , si rese conto di essere proprio davanti il vecchio portone del casolare. La porta era sbarrata e l’ingresso era in penombra, si vedevano le pareti e le scale interne. Lizzie alzò gli occhi , non aveva mai visto il casolare da quella distanza, sembrava più grande e imponente , più di quanto avesse immaginato, un grande casolare a due piani , e anche in buone condizioni. Era lui l’origine delle voci che circolavano in paese, molti ragazzi avevano da sempre provato ad entrarvi, per constatare se davvero c’era da temere , per valutare se davvero le voci erano fondate, se lì c’erano davvero strumenti usati dalle sette per i loro rituali malefici , ma nessuno c’aveva mai messo piede, magari lei poteva essere la prima a farlo.
Scosse la testa, non doveva neanche pensarci di mettere piede la dentro, però la curiosità cominciò a prendere il sopravvento sulla paura e infondo non poteva succedere niente, erano in pieno giorno e certe cose succedevano di notte , quindi non c’era nulla da temere , anche se quel posto gettava un’ombra tetra su tutto, voleva entrarci però non sapeva come l’avrebbe presa Atem, non era sicura che sarebbe stato d’accordo di mettere piede in un posto simile, l’aveva appena detto che era rischioso perché qualcosa poteva crollarle addosso, però non era capace di trattenersi. Fece qualche passetto, avvicinandosi innocentemente al portone di legno mezzo caduto , provando a gettare uno sguardo dentro. Fece qualche passo, mettendo un piede oltre la soglia.
Atem tranquillizzò del tutto i cavalli, riuscendo a farli smettere di scalpitare e afferrò le redini di Lyla per darle a Lizzie, ma quando si voltò, di lei non c’era alcuna traccia , era sparita. Improvvisamente gli venne un brutto presentimento, legò in fretta i cavalli al tronco di un albero e corse all’ingresso del casolare, trovando Lizzie che  si apprestava a camminare dentro l’ambiente. Senza pensarci due volte, entrò subito dentro la casa , afferrandola per le spalle e costringendola a girarsi, infischiandosene se si era spaventata “ Che accidenti fai?!”
Lizzie era terrorizzata, Atem le aveva fatto prendere un colpo “ Ma sei fuori?! Mi hai quasi fatto venire un infarto “ lo spinse via, guardandolo furiosa. Va bene preoccuparsi, ma falle prendere un colpo simile ci voleva coraggio, temeva che fosse qualche male intenzionato spuntato dalle sue spalle.
“ Andiamo via “ l’afferrò per il polso , cercando di trascinarla fuori da lì, ma Lizzie oppose resistenza. La guardò in faccia e non ci impiegò molto a capire che voleva mettersi a fare Dora l’esploratrice in un posto del genere  “ Non fare la stupida, questo posto non è sicuro “ se voleva mettere a dura prova la sua pazienza ci stava riuscendo, c’erano crepe sui muri, macerie ovunque e polvere che svolazzava , non era una buona idea sfidare le trabeazioni del soffitto ma lei aveva intenzione di volerlo fare.
“ é solo una casa, non ha mai fatto male a nessuno entrare in una casa “ sperava di convincerlo che tutto era apposto , in fondo on sembrava esserci niente di spettrale li dentro, quelle che giravano erano solo superstizioni.
Atem incrociò le braccia sul petto, fulminandola con gli occhi “ Non avevi detto che ci sono le sette?”
“ Ho detto che lo dicono in giro, non che ci sono “ erano solo sciocche superstizioni di gente che andava a dire in giro certe cose, probabilmente per tenere lontani i curiosi dal posto. Fin ora non c’era stato alcun pericolo , quindi non era detto che dovevano trovarsi ad avere a che fare con chissà cosa, o almeno lo sperava. Comunque non aveva intenzione di rinunciare alla visita di quella casa, ormai era dentro e non se ne sarebbe andata, chissà magari trovava qualche tesoro nascosto “ Se vuoi andare , vai. Io esploro il casolare “
Atem non aveva intenzione di voleva assecondare il folle piano di Lizzie , ma non poteva neanche lasciarla gironzolare da sola in un posto simile, poteva accadere di tutto in quella casa e di certo non c’era impianto di illuminazione che potesse funzionare. Le afferrò il cellulare di mano, per assicurarsi che non facesse sciocchezze “ Va bene, ma resta insieme a me “ la superò e si incamminò oltre , seguito da Lizzie, facendo attenzione a dove metteva i piedi visto che qualsiasi cosa poteva essere franabile.
 
Joey era seduto nel sedile anteriore della macchina di Duke per fare da navigatore sia a lui che a Marik , ma anziché concentrarsi sulla strada aveva sempre gli occhi a Yugi, lo guardava dallo specchio della visiera e non gli piaceva per niente la faccia che aveva, ma ancora di più non gli piaceva il suo atteggiamento menefreghista e incavolato, sembrava avercela con loro per chissà cosa e quello che più gli aveva dato non poca preoccupazione era stato il fatto che non lo aveva neanche salutato quando era entrato, si era limitato a un saluto freddo e distaccato , come se fosse arrabbiato con lui. Non si era mai comportato in quella maniera, stare zitto con una faccia incavolata a guardare fuori dal finestrino non era da lui, c’era qualcosa che non andava nel suo amico e non gli piaceva per niente.
 
lizzie aveva fatto l’intero giro della casa , tutto il primo piano e ora anche il secondo , quel posto non era una casa degli orrori come si era aspettata, ma solo un vecchio casolare con stanze da letto semi distrutte che ospitavano letti a castello logorati , pieni di detriti e completamente crollati , la cucina , una vecchia biblioteca e innumerevoli altre stanze piene di vecchi mobili , scrittoi , c’erano perfino vecchi giocattoli sparsi in giro , sicuramente finiti in giro per la casa dopo il crollo , ma una cosa era sicura, in quella casa non c’erano mai state sette sataniche. Era risaputo che le sette avevano l’abitudine di lasciare in giro i loro oggetti sacri , scritte sui muri con maledizioni e invocazioni , lì non era niente di tutto ciò. Girare per quel vecchio casolare le ricordava il film di Anastasia, quando lei entrava nel vecchio palazzo russo e girava per i corridoi alla ricerca inconsapevole dei suoi vecchi ricordi “ Saliamo nella soffitta” indicò ad Atem la scala in legno che conduceva a una porta superiore, una scala pericolante , con molti gradini mancanti , ricoperta di macerie e con una ringhiera tutt’altro che sicura, ma del resto niente in quella casa era sicuro, a parte il fatto che non c’era niente di cui aver paura.
Atem guardò quella scala con incertezza, non era affatto stabile e c’era il rischio di farsi seriamente male “ Non lo so, non mi ispira fiducia “
Lizzie cominciò ad averne abbastanza delle lamentele di Atem, era da quando erano entrati che non faceva altro che ripeterle che era pericoloso, che qualcosa poteva caderle in testa, che gli infissi erano fradici e che dovevano uscire subito da lì, toglieva la gioia a qualunque cosa, stavano facendo un esplorazione quindi dovevano per forza salire quelle scale, ma a quanto sembrava Atem aveva paura perfino della sua ombra. Improvvisamente le venne un ‘idea, se non poteva convincerlo a salire quelle scale, poteva istigarlo a farlo, un sorriso perfido apparve sulle sue labbra mentre guardava quelle scale fatiscenti “ Che c’è?! Hai paura per caso?”
“ No, non ho paura, ma quelle scale non sembrano stabili “
Si voltò a guardarlo e lanciò la sua sfida “ Quindi hai paura! “
“ Ormai non c'è più niente che può farmi paura “
“ Che vuoi…” Una risata, sinistra e spettrale, riecheggiò tra le mura di quel posto deserto. Lizzie si spaventò, iniziando a tremare “ Chi è stato?”
Atem si guardò frettolosamente intorno, agitato , e cominciò a scrutare ombre oscure che si muovevano velocemente lungo il corridoio del secondo piano. Delle voci, quasi dei sussurri , iniziarono a sentirsi nell’aria e Atem avvertì una strana e alquanto poco raccomandabile sensazione di pericolo.
Lizzie non ebbe il tempo di dire neanche una parola, Atem le afferrò la mano e la costrinse a correre lungo il corridoio per raggiungere le scale. I sussurri cominciavano a farsi sempre più intensi, riusciva quasi a distinguere voci maschili e femminili che parlavano , alcune urlavano perfino. Lizzie iniziò ad essere pervasa dalla paura, strinse la mano di Atem più forte che potè , seguendolo a ruota fino alle scale. Iniziarono a correre giù per gli scalini, nonostante cercassero di fare attenzione alle macerie che bloccavano il passaggio. Lizzie cercava di fare attenzione, ma mise un piede male e inciampò su una pietra che le fece perdere l’equilibrio e la sbilanciò contro la ringhiera che si staccò dai gradini facendola cadere giù dalle scale urlando. Cadde addosso ai resti di un mobile , distruggendolo con il suo peso e l’urto finì per farle perdere i sensi “ LIZZIE “ la rottura della ringhiera finì per far cedere le scale , che iniziarono a tremare e crollarono sotto i piedi di Atem, che cadde di sotto con addosso detriti di pietre e polvere.
Atem tossì, cercando di rialzarsi nonostante avesse dolori sparsi per il corpo, ma si rimise in piedi, spolverandosi i vestiti per come poteva essendo tutti pieni di polvere e di intonaco bianco “ Lizzie…” andò verso di lei, cercando di stare attento a non cadere mentre camminava sulle pietre cadute a terra , e si inginocchiò sollevandola per le spalle “ Lizzie, stai bene?” era svenuta ma si lamentava  e sembrava che a primo sguardo non avesse nessuna ferita a parte qualche graffio. Si guardò intorno, per controllare che il crollo delle scale non avesse causato danni alle uscite e per fortuna era tutto intatto, sospirò sollevato che almeno il casolare non fosse caduto sulle loro teste, altrimenti sarebbero rimasti sepolti lì o peggio, ed era già una fortuna che dopo una caduta simile non fossero rimasti uccisi da qualche maceria pericolosa. Era decisamente il caso di uscire immediatamente da lì, tentò di prendere Lizzie in braccio ma qualcuno lo afferrò per le braccia , costringendolo a fermarsi. Girò appena lo sguardo e si trovò da entrambe le parti due mostri delle ombre, con le facce oscurate, due occhi rossi sgargianti , delle tuniche con cappuccio addosso e le mani scheletriche che tenevano al cinto delle spade egizie e lo costrinsero ad alzarsi da terra. A complicare ulteriormente la situazione , apparve Aknadin , un espressione vittoriosa in faccia e un sorriso maligno e solo in quel momento Atem si rese conto di essere stato nient’altro che uno stupido idiota, aveva abbassato la guardia così tanto in quell’ultimo periodo , dopo la fine del torneo, che si era dimenticato di Aknadin e del suo folle piano di fare fuori sia lui che i suoi amici, e adesso era nella sua trappola e purtroppo c’era anche Lizzie.
 
Aknadin osservava Atem in ginocchio , accanto al corpo privo di sensi della sua amica , con due spade puntate sul collo , e doveva ammettere di essere alquanto sorpreso, non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così facile prendere Atem in trappola in quella maniera, una casa pericolante esplorata con poca attenzione da parte di uno come lui , decisamente un colpo di scena inaspettato “ Guarda un po’ chi abbiamo nella rete, devo ammettere che non avrei mai immaginato che sarebbe stato così facile acchiapparti “ dette uno sguardo in giro , quell’ambiente stava cadendo letteralmente a pezzi ed era il luogo ideale per fare di esso la nuova tomba del suo odiato nipote “ Se sapevo che sarebbe stato così facile, mi sarei organizzato tanto tempo fa per ammazzarti “
“ Va all’inferno “ i due mostri rafforzarono la presa sulla sue sbraccia , mentre Aknadin si avvicinava a lui, estraendo dalla manica della tunica un pugnale. Gli si avvicinò , afferrandolo per i capelli e costringendolo a guardarlo in faccia , e gli puntò il pugnale davanti lo sguardo, a pochi millimetri dai suoi occhi e delle gocce di sudore cominciarono a scorrere sul suo viso, non era la prima volta che qualcuno gli puntava contro una lama, ma non era mai stata così vicina ai suoi occhi come in quel momento.
Aknadin non aveva mai provato così tanta soddisfazione come in quel momento, avere tra le mani suo nipote e poter finalmente ucciderlo come aveva pianificato. Con la sua morte non solo avrebbe avuto la vendetta che tanto bramava ma avrebbe anche messo le mani sul puzzle del millennio con una facilità estrema, assecondando i piani del suo padrone “ Sai? L’ultima volta ti sei salvato grazie a Seto, ma oggi non c’è nessuno che ti salverà “ gettò uno sguardo su Lizzie, svenuta accanto a loro “ Sta Tranquillo, però “ tornò a guardarlo e gli avvicinò le labbra all’orecchio “ Lei verrà con te “
Atem sbarrò gli occhi, non solo voleva uccidere lui ma anche Lizzie, i battiti del cuore cominciarono ad accelerare. Aknadin rafforzò la presa sul pugnale , pronto a conficcarglielo nello stomaco, ma Atem , nonostante la presa dei mostri , fu più svelto, gli mollò un calcio facendolo cadere ed estrasse rapidamente dal cinto del mostro alla sua destra la spada che portava lo decapitò con un colpo, lasciando che si dissolvesse. L’altro estrasse anch’egli la spada ma prima che potesse sferrargli un colpo, Atem gli tagliò il braccio, che cadde a terra dissolvendosi mentre la spada scivolava sul legno logoro venendo puntualmente afferrata da Aknadin che si rialzò in fretta e corse verso Atem, pronto a sferrargli un fendente, ma Atem parò il colpo con la spada, incrociando le lame.
 
Yugi aveva gli occhi che gli si chiudevano soli, cercava di guardare fuori dal finestrino della macchina, di guardare i grattacieli della città , ma era come se una forza più forte di lui gli imponesse di addormentarsi e alla fine cedette, chiudendo gli occhi e addormentandosi nonostante la musica a palla da discoteca dello stereo della macchina.
 
Si trovava ai piedi di due porte che spuntavano dalla sabbia, nel bel mezzo delle dune del serto, sotto a un sole cocente. Si guardava intorno e a parte sabbia e vento non c’era anima viva , poi le porte si aprirono da sole, lasciando intravedere una scalinata in pietra che conduceva verso l’interno, cominciò ad avere paura ma si sentiva stranamente attratto da quel posto, come se una forza lo spingesse a scendervi. Si fece coraggio e si incamminò giù per le scale, reggendosi alle porte per non cadere dato che i gradini erano piccoli e stretti. Arrivato alla fine dei gradini, delle fiaccole si accesero da sole, cominciando a fare luce lungo il corridoio con mura in granito decorate con geroglifici religiosi. Cominciò a camminare lungo il corridoio, osservando con meticolosa attenzione i simboli e le colonne , tutto nuovo e perfettamente integro, svoltò a sinistra, seguendo le fiaccole che si accendevano al suo passaggio, fino ad arrivare ai piedi di una porta con geroglifici e due bastoni per fiaccole spenti ai lati del portone. Quello a destra si abbassò da solo e scattarono delle serrature interne che aprirono appena la porta, Yugi  tentò di toccarla, per aprirla, ma il pavimento, il tetto, le colonne e le trabeazioni iniziarono a crollare , polvere e detriti riempirono l’aria, le fiaccole iniziarono a spegnersi e Yugi cominciò a correre più forte che poteva mentre una voce lontana e femminile lo chiamava , sussurrandogli nelle orecchie. Tentò di ignorarla, mentre il pavimento tremava e lo sbilanciava contro le pareti. Improvvisamente il tetto crollò, spaccandosi e gigantesche pietre si staccarono pronte a crollargli addosso , Yugi urlò, coprendosi la testa con la mano, tentando di proteggersi mentre le pietre piombavano dritte su di lui.
 
Yugi si svegliò di colpo, con il respiro affannato e si trovò davanti la faccia di Joey , che lo guardava abbastanza preoccupato “ Era ora che ti svegliassi “ Joey lo aveva chiamato per un bel pezzo ma sembrava che non ci potessero neanche dei colpi di cannone , nonostante avesse provato a chiamarlo, a scuoterlo e a schiaffeggiarlo non si era degnato di svegliarsi e non era da lui , non che di norma avesse il sonno leggero ma si svegliava quando veniva chiamato , ma stavolta aveva dovuto impiegarci più tempo per riuscire a farlo risvegliare, sembrava quasi in coma profondo e anche parecchio agitato, come se avesse avuto un incubo di chissà quale portata.
 
Yugi cominciò ad avere paura, aveva avuto un altro sogno ma era più reale del precedente, aveva sentito sulla pelle il calore del sole, il tatto dei gradini sotto ai suoi piedi e la polvere entrargli nel naso con l’odore di chiuso che c’era dentro quel posto, iniziava a non poterne davvero più e se cominciavano ad essere così reali chissà cosa avrebbe dovuto aspettarsi in seguito, voleva tanto poter dormire in santa pace senza doversi prendere qualche infarto.
 
Atem andò a sbattere contro il muro , preso in contro piede da un colpo di Aknadin. Ma non ebbe il tempo di potersi riprendere perché si trovò costretto a dover parare un altro fendente di Aknadin, che lo inchiodò al muro con le lame incrociate davanti agli occhi, la sua forza gli impediva di poterlo respingere e la lama si stava avvicinando pericolosamente alla sua gola.
Aknadin spingeva la lama con entrambe la mani, per impedire ad Atem di potersi liberare dalla sua presa e ucciderlo come si meritava “ Che c’è?! Sei fuori allenamento? Forse faresti meglio ad arrenderti “
Atem cominciò a sentire la prese delle mani vacillare sull’elsa della spada, era in una cattiva posizione i polsi gli facevano male, ma non poteva cedere alla forza di Aknadin, doveva proteggere non solo la sua vita ma anche quella di Lizzie, e soprattutto doveva portarla fuori da lì, prima che ad Aknadin venisse qualche folle idea tipica di uno come lui “ E tu a sparire “
Raccolse le forze che aveva  e iniziò a respingere Aknadin , allontanandolo da se prima con un calcio e poi con la spada, sferrandogli un fendente dritto al braccio sinistro , ferendolo “ Piccolo pidocchio “
Tentò di sferrargli un fendente alla testa, ma Atem si abbassò e gli fece lo sgambetto , facendolo cadere a terra , tentò si sferrargli un colpo dritto alla spalla , ma Aknadin ruotò sul pavimento e si rialzò sferrandogli un fendente che gli causò una ferita sanguinante al braccio.
Atem si toccò la ferita, avvertendo un dolore terribile , non era stato in grado di prevederlo e adesso il braccio gli sanguinava e gli faceva anche male “ Maledetto bastardo “
Tentò di colpirlo nuovamente, ma Aknadin parò il colpo, solo che Atem , raccogliendo tutte le sue energie, lo spinse contro il muro, riuscendo a conficcare la spada di Aknadin nel legno di un infisso. Ma Aknadin, nonostante ciò, lo spinse via con un calcio, facendolo cadere a terra, riprese la spada e si inginocchiò accanto ad Atem , bloccandogli il braccio destro con la mano per impedirgli di muovere la spada e con il ginocchio gli schiacciò lo stomaco , per non farlo alzare , affannandogli il respiro, e puntandogli la spada sulla faccia “ Mi dispiace tanto doverti uccidere in questa maniera “ avvicinò la lama alla pelle del viso, facendola scorrere con la superficie , causando ad Atem delle scosse di paura “ Ma tu sei stato la causa delle mie disgrazie. Mio padre mi separò dalla mia famiglia il giorno della mia nascita “ fece un sorriso di scherno “ Due gemelli potevano portare il regno alla rovina, e così mi affidò a una famiglia di nobili. Quando scoprii la verità, tentai di fare parte della mia famiglia ma tutto ciò che ottenni fu solo un’ombra. Una vita all’ombra prima della grandezza di tuo padre e poi della tua “ rafforzò la presa sul polso di Atem e gli diede un colpo allo stomaco con il ginocchio , costringendolo a fare smorfie di dolore “ Ho sterminato un intero villaggio per salvare un regno, che per principio, doveva essere mio. Mi sono macchiato della colpa più blasfema che potesse esistere, e allontanai dalla mia vita mia moglie e mio figlio, che per diritto doveva essere Principe d’Egitto, nonchè Faraone al posto tuo. Tu hai avuto tutto dalla vita, ma Seth aveva dovuto sudare per diventare sacerdote, un ruolo che non gli era degno. Meritava di stare sul trono, al tuo posto, e per farlo , per dargli il trono che meritava , vendetti la mia anima a Zork , ma per colpa tua mi voltò le spalle. Ma adesso , come dice un vecchio detto, ciò che si fa poi ci ricade addosso “
Sollevò la spada , pronto a trafiggerlo, ma Atem afferrò una pietra e lo colpì in faccia, scaraventandolo via e si rialzò in fretta da terra , afferrando la spada e puntandogliela in faccia “ Vattene! Adesso!” Aknadin, con un forte dolore alla testa , ringhiò furibondo e sparì, messo con le spalle al muro e indebolito.
Atem gettò via la spada e corse subito da Lizzie, che aveva riaperto gli occhi e si guardava intorno stordita “ Ma che cavolo è successo?!”
“ Sono crollate le scale “ le tese la mano, aiutandola ad alzarsi, ma quando lo fece avvertì un forte dolore al piede che la fece barcollare e finire addosso ad Atem, che la trattenne prima che cadesse a terra “ Cosa c’è?”
Lizzie arrossì , era finita tra le braccia di Atem e il cuore iniziò ad accelerare i suoi battiti , causandole un fortissimo capogiro “ Va tutto bene “ Atem la costrinse a sedersi a terra e le controllò il piede, muovendolo con una mano. Lizzie avvertì un dolore così forte che quasi la fece urlare.
Atem notò la sua smorfia di dolore “ Hai preso una storta ai piede “ si alzò e le tese la mano per aiutarla a rialzarsi e la sollevò in braccio.
“ Ma che fai?” il viso le esplose, nell’arco di pochi secondi era finita dal toccare il pavimento con i piedi ad essere sollevata tra le braccia di Atem, per fortuna non c’era nessuno altrimenti sarebbe stata presa dall’imbarazzo più totale “ Posso anche camminare da sola”
“ In mezzo alle pietre?!”
Fu costretta a rassegnarsi, gli legò le braccia intorno al collo e posò la testa sulla sua spalla. Nonostante tutto doveva ammettere che non era affatto una brutta sensazione, si sentiva protetta e al sicuro tra le sue braccia.
Quando giunsero ai cavalli, Atem fu costretta a metterla a terra, aiutandola a sedersi sula sella di Saphir, sciolse le redini dei due cavalli, legando quella di Lyla alla sella di Saphir, in modo da trascinare il cavallo dietro di loro senza essere costretti a tenere in mano le redini, nelle condizioni in cui era Lizzie cavalcare poteva farle male al piede e non era il caso di peggiorare le sue condizioni. Salì sulla sella e afferrò le redini di Saphir, passando le braccia intorno i fianchi di Lizzie “ Reggiti “
Lizzie annuì, afferrando delicatamente la criniera di Saphir , anche se sentiva la necessità di afferrare una pallina antistress. Le braccia di Atem la stavano circondando, non era proprio un abbraccio ma lo sembrava, istintivamente appoggiò la testa sulla sua spalla. Prima che potessero partire, Saphir si innervosì, così come Lyla, cominciando a scalpitare “ Ma cosa…” la terra cominciò a tremare, le case iniziarono a perdere pezzi di intonaco, le imposte si staccarono, i balconi crollarono , nuvoloni di polvere iniziarono ad alzarsi in aria.
“ è un terremoto, reggiti “ Lizzie obbedì, stringendosi ad Atem, mentre lui spinse il cavallo al galoppo, costringendolo a scendere la strada in fretta , trascinandosi dietro Lyla, che teneva la galoppata seguendo quella di Saphir.
Le case cominciarono a crollare una dopo l’altra, grosse crepe si formarono sui muri , spaccando l’intonaco , Atem fu costretto a dover passare velocemente tra le mura delle case, costringendo i cavalli a rischiare di venire colpiti dai detriti che crollavano sulle loro teste e che andavano a riempire gli scaloni in pietra e a colpire le altre case.
La discesa delle scale fu abbastanza facile, nonostante i cavalli furono costretti a dover saltare grosse pietre circostanti, ma il ero problema fu la strada principale, le case crollavano rischiando di ostruire il passaggio e più tempo perdevano più i cavalli si agitavano. Atem istigò Saphir al galoppo più che poteva, anche se a quella velocità rischiava di farlo cadere o di prendere qualche storta, ma il terremoto andava ad aumentare di intensità e molte case erano già crollate ostruendo il passaggio delle vie laterali, continuarono a correre, riuscendo a superare le colonne di una casa prima che cadessero ma la polvere iniziò a diventare sempre più intensa e delle grosse crepe iniziarono a spaccare la terra.
Poco prima che potessero arrivare all’uscita del paese, una casa crollo dritta davanti a loro, bloccando il passaggio ai cavalli “ Maledizione “
“ Non ce la faremo mai “ Lizzie cominciò ad avere paura, tutti i passaggi erano chiusi e loro si trovavano in bilico tra due case che stavano per crollare, non potevano saltare l’ostacolo con Saphir e Lyla legati assieme, uno dei due si sarebbe fatto male.
Atem slegò le redini di Lyla e la fece avvicinare “ Con due cavalli a seguito No, m uno alla volta Sì” dette un colpo a Lyla e il cavallo cominciò a correre , saltando l’ostacolo e uscendo dal paese, uno era fuori, ma adesso era il loro turno “ Bene “
Le case stavano cedendo, pezzi grossi di intonaco e di legno avevano iniziato a cadere sull’asfalto, a pochi metri da loro “ Atem…” il ragazzo dette un colpo a Saphir e il cavallo cominciò a correre, Lizzie si tenne stretta ad Atem, stringendolo più che poteva mentre sentiva il rumore di pietre cadere a terra e frantumarsi e piogge di detriti cadere sulle loro teste riempiendo i capelli e i vestiti di sassolini e di polvere bianca. Saphir si avvicinò sempre di più all’ostacolo, Lizzie strinse gli occhi per non guardare , così come Atem. il cavallo superò l’ostacolo, saltando poco prima che le due case crollassero e si schiantassero l’una con l’altra, sollevando un gran nuvolone di polvere e detriti che oscurarono l’intera vista e investendo l’intero paese, ingigantendosi grazie al resto delle case che crollavano tutto in torno. Atem e Lizzie uscirono appena in tempo da paese, seguita dal polverone che si era sollevato, Atem afferrò le redini di Lyla con una mano e riprese a farla correre, allontanandosi il più possibile al pese ormai distrutto.
Misero molta distanza tra loro e il vecchio paese, ripercorrendo la strada che avevano fatto per raggiungerlo. Gettando uno sguardo frettoloso, quando la polvere sparì, videro che di quel paese fantasma e delle sue leggende, non era rimasto altro che un insieme di detriti e di pietre senza alcuna forma , continuarono a correre , sparendo oltre la campagna mentre il terremoto iniziava ad indebolirsi sempre di più, fino a sparire del tutto sotto ai piedi dei cavalli.
 

nota dell'autrice
salve a tutti
allora, capitolo un pò movimentato e diverso rispetto agli altri ( mi ha fatto impazzire )
adesso avrei una domanda per voi: volete che continuo questa giornata a cavallo con un ultimo capitolo o questi due vi sono bastati?
fatemelo sapere così provo a spremermi per continuare un eventuale ultimo capitolo, aspetto vostre notizie a riguardo
ciao

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Capitolo 37
*** Dubbi e sentimenti ***


Lizzie era seduta nel dondolo del terrazzo , con il piede disteso sul cuscino di una sedia, c’era voluto un bel po’ per riuscire a salire le scale che portavano al piano superiore ma alla fine ce l’avevano fatta tutti e due e adesso erano seduti sulla grandissima terrazza della sua casa. L’unica cosa che le dispiaceva era di non potersi alzare per camminare e di conseguenza le dava fastidio che Atem restasse seduto accanto a lei a non fare un bel niente , almeno non fisicamente visto che continuava a guardare Luxor mentre stava tranquillo a pascolare dentro il boxer di legno e si notava chiaramente che gli sarebbe piaciuto moltissimo cavalcarlo , o almeno provarci visto che quel cavallo sembrava avere una simpatia per lui ma non la volontà di avere gente sulla schiena per cavalcare “ Guarda che se vuoi , puoi andare da Luxor “
“ Perché dovrei andare da Luxor?!”
“ Non fai altro che fissarlo “ ormai era da circa venti minuti abbondanti che lo guardava senza staccare gli occhi da lui “ Non devi restare a farmi compagnia solo perché non posso camminare “ il fatto che restasse con lei solo per non lasciarla sola le dava fastidio, poteva fare tutto quello che voleva come se fosse casa sua non tenerle la coda perché era costretta a stare seduta per non farsi ulteriormente male al piede, punizione divina per aver voluto giocare a Indiana Jones dentro una casa fatiscente che poi è crollata con tutto il paese dritta sulle loro povere teste e adesso non poteva muoversi, forse avevano ragione a chiamarla incosciente quando la rimproveravano.
Atem non aveva intenzione di alzarsi dalla seduta, era vero voleva andare da Luxor , ma Lizzie era comunque più importante e non aveva nessuna intenzione di lasciarla da sola , seduta su un dondolo nel terrazzo mentre lui andava a giocare con un cavallo come se fosse un bambino “ Grazie, ma No “
Lizzie sbuffò , infastidita “ Allora vuoi proprio farmi sentire in colpa “ gli mollò un pugno sulla spalla , scoppiando a ridere.
Atem si toccò la spalla, scoppiando a ridere pure lui “ In effetti la colpa è stata tua, l’hai avuta tu l’idea di entrare lì e adesso sei costretta a stare seduta “ Lizzie avrebbe voluto ribattere, si vedeva, ma si zittì prima ancora di parlare , colpita e affondata proprio nel punto giusto. A parte Aknadin e la sua trappola ben ideata, il tutto era successo perché Lizzie aveva insistito per entrare al casolare, nonostante le avesse detto di non farlo , e adesso era costretta a dover stare seduta sulla sedia con il piede immobile a causa del dolore, meno male che non era riuscita a salire nella soffitta, altrimenti sarebbe andata a finire molto peggio di quanto fosse andata, anche se una parte di colpa l’aveva anche lui che aveva abbassato la guardia con Aknadin. Quell’uomo era imprevedibile e quel che era peggio era che gli aveva servito la possibilità di acchiapparlo proprio nel momento peggiore e soprattutto nel luogo peggiore, l’unica fortuna era che per fortuna si era risolto tutto per il meglio e non c’erano altri pericoli in vista, almeno per il momento.
Lizzie fu costretta ad arrendersi, guardando la sua povera gamba immobile sul cuscino che sorreggeva il piede, Atem aveva ragione , se l’era davvero cercata e in più aveva trascinato con lei anche lui , se erano scappati da lì era stato un miracolo “ Hai ragione, adesso dovrò stare così per un mese proprio per colpa mia “ le venne voglia di prendere il tavolo posto nel mezzo della terrazza e rovesciarlo a terra, se l’era davvero cercata e ora non poteva più muoversi, la giornata si era rovinata proprio a causa sua e della sua stupidità.
“ Ma no, passerà nel giro di qualche giorno “ gliel’aveva controllata molto bene, non era altro che una piccola storta che sarebbe guarita molto presto.
Lizzie lo guardò , poco convinta della previsione di Atem “ Come fai a dirlo?! Non sei un medico “
“ No, ma ho una certa esperienza con queste cose “  aveva imparato molto bene a distinguere la gravità di una ferita o di una frattura, da bambino ne aveva prese centinaia e tutto a causa del suo addestramento militare. Aveva avuto a che fare con fratture, ferite, tagli, storte e distorsioni muscolari almeno un centinaio di volte , per imparare a usare la spada aveva riportato più di una volta tagli in più parti del corpo o fratture di varie entità, i rischi di dover imparare a combattere per prendere la guida di un intero esercito in caso di guerra. Non che gli fosse mai servito sul campo di battaglia o al fronte, tranne in poche occasioni per salvarsi la pelle. Ma di certo non gli tornava per niente utile nel ventunesimo secolo, se c’era da combattere usava tranquillamente qualche cazzotto ben assestato come gli aveva insegnato Joey, ma doveva ammettere che usare una spada la prima volta dopo 3000 anni era stato divertente, almeno si era reso conto di non essere per niente fuori allenamento come temeva.
Lizzie si mise a ridere “ Scommetto che da bambino eri un pericolo pubblico “ in effetti si era immaginata più volte come doveva essere stato Atem da bambino, la maggior parte delle persone che da grandi si dimostravano calme e pacifiche, da bambini erano stati dei teppisti fuori controllo, e lei lo sapeva per esperienze raccontate proprio da sua madre , oltre che vissute direttamente da lei, solo che non aveva per niente perso l’abitudine di combinare guai in giro e il vecchio paese ne era stata la prova “ Perché non mi racconti qualcosa?”
“ Non c’è niente da raccontare “ decisamente proprio un bel niente da raccontare, la sua infanzia era stata troppo diversa da tutte quelle che potevano aver passato gli altri ragazzi, lei e i suoi amici inclusi. Non aveva ne cose divertenti ne cose brutte da raccontare, a un principe non era permesso poter commettere neanche un errore senza venire sgridato, che fosse stato un bimbo di sei anni o un ragazzino di dodici, e poi ovunque andasse c’era sempre stato Mahad a controllarlo, la sua perfetta guardia del corpo incaricato da suo padre di tenerlo sotto controllo in qualsiasi momento della giornata e che riferiva qualsiasi cosa  con un efficienza maniacale, neanche avrebbe potuto arrampicarsi su un albero senza che qualcuno lo tirasse giù e lo sbattesse nelle sue stanze in castigo fino a quando non avrebbero sbollito la rabbia. Prima di ritrovare la sua memoria si era immaginato più volte come era stata la sua vita in Egitto, come doveva essere aver avuto tutto quello che si voleva e quanto doveva essere stato bello essere libero di fare qualsiasi cosa senza che gli altri potessero parlare, peccato che la realtà dei suoi ricordi era stata tutto tranne che allegra, a volte voleva tanto riperdere la sua memoria solo per non ricordarsi di quanto schifosa era stata la sua esistenza da bambino.
Lizzie si accorse del suo cambiò d’umore, da allegro era diventato cupo, quasi arrabbiato e temette di aver fatto qualcosa di sbagliato o di avergli detto qualcosa che non doveva dirgli “ Va tutto bene?”
“ Si, sto bene. Solo che la mia infanzia è stata un po’ disastrata , perciò…“ sperava che mollasse l’osso e che non insistesse, ogni volta che si toccava l’argomento cercava sempre di deviare e non voleva affrontarlo proprio con Lizzie, anche perché non era proprio il tipo argomento che si poteva trattare così alla leggera, per parlarne si doveva avere a che fare con gente che conoscesse il suo segreto e che non avrebbe cominciato a sclerare nel sentirsi spiegare tutto quello che aveva passato nell’antico Egitto.
Lizzie fece un risolino amaro “Problemi con i genitori , immagino“
“ Solo con mio padre “
“ Succede, i padri sono uno più bastardo dell’altro “ e lei purtroppo lo sapeva molto bene , suo padre era stato la causa del divorzio, della sua vita infernale e per di più della presenza di Willelmina nella loro vita abbastanza sacrificata da impegni e poco tempo per parlare , sempre se l’avesse ascoltata dato che non era molto interessato a cosa le succedeva, la sua carriera politica era di gran lunga più importante della sua esistenza e le aveva dato abbastanza dimostrazioni di quanto le volesse bene e continuava ancora a farlo “ Il mio sta aspettando perfino un figlio da Crudelia , immagina un po’ “
“ Seriamente?”
Lizzie annuì con molta ironia “ Già, la Strega del Nord mi ha spedito il messaggio questa mattina “ prese il cellulare dalla tasca dei jeans e gli mostrò il messaggio che le era arrivato. Quando lo aveva isto era rimasta sconvolta, non tanto perché Willelmina le aveva comunicato di essere incinta, ma per il modo in cui glielo aveva detto, fregandosene dei suoi sentimenti come al solito e pensando sempre e solo a se stessa
Cara ranocchietta, non sei più la cocca di papà. Io e il tuo paparino aspettiamo un bel bimbo. Sta tranquilla, sarà più amato di te.
Tanti saluti!!
Atem era sconvolto, aveva visto che Willelmina non era proprio di una simpatia prorompente visto il modo in cui aveva trattato Lizzie al torneo, ma che arrivasse a dirle una cosa del genere , tra l’altro via messaggio , era davvero inaudito, non aveva alcun diritto di trattarla in quella maniera così squallida, va bene che aspettava un bambino, e va bene che poteva anche dirglielo tramite messaggio, ma non era giusto il modo con cui glielo diceva, sembrava quasi che ci godesse nel sfotterla e nel farla sentire insignificante, come se non contasse niente “ Questa ha le rotelle fuori posto “
“ E anche mio padre “ buttò il telefono sulla sedia del dondolo in malo modo, lanciandolo quasi e mandandolo a sbattere contro una sbarra di ferro, scoppiando a piangere per il nervoso e la rabbia, non era giusto quello che Willelmina le diceva, e per giusta suo padre neanche le aveva dato retta quando gli aveva telefonato per dirgli che Willelmina l’aveva trattata per l’ennesima volta come se fosse uno scarafaggio insignificante, la risposta che le aveva dato era stata così atroce che gli aveva urlato contro tutta la frustrazione che aveva e gli aveva chiuso perfino il telefono in faccia “ Le permette di parlarmi in questa maniera, a me che sono sua figlia “ quella donna le guastava di continuo la giornata , ogni volta che le spediva un messaggio o la chiamava finiva sempre per mandarla in bestia e suo padre che non faceva niente per impedirglielo.
Atem le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo , e Lizzie avvertì una strana quanto fortissima sensazione di calore che le infiammò le guance per espandersi poi in tutto il corpo fino a farle battere il cuore così forte che temette di sentirlo scoppiare nel petto, percepiva il respiro di Atem sul viso , i suoi occhi ametista puntati dritti nei suoi, i ciuffi biondi dei suoi capelli che le sfioravano la fronte, le sue mani che le accarezzavano le guance, le dita di Atem le sfioravano gli occhi per asciugarle le lacrime che continuavano a scorrerle suo viso e il respiro iniziò ad accelerare, causandole dei singhiozzi “ Non devi pensarci, adesso hai un’altra vita “ e aveva smesso di pensarci infatti, da almeno due minuti, anzi aveva smesso di pensare completamente, perché ciò che le stava succedendo le annebbiava completamente il cervello, era vicinissimo a lei , a pochi centimetri dal suo viso, e tutto ciò che aveva iniziato a pensare era di baciarlo, sentire le sue labbra sulle sue, il loro respiri unirsi, le sue braccia stringerla , ma tutto ciò che fece fu solo quello di sorridergli e di abbracciarlo, poggiando la testa sulla sua spalla, ricambiata.
 
 Bakura continuava a lamentarsi per il forte dolore che aveva alla pancia e che gli causava una nausea pazzesca “ Ahia, forse ho sbagliato a prendere il doppio cheeseburger con la salsa barbecue “ si portò subito la mano sulla bocca, cercando di non cedere al dolore forte che aveva e che lo costringeva ad avvertine un forte senso di vomito.
“ Ehi, non vomitare sulla mia macchina “ Marik gli mollò uno sguardo di avvertimento, gliel’aveva detto di non farci mettere roba piccante del panino ma come al solito Bakura non lo aveva ascoltato e adesso si stava sentendo male, la sola cosa che sperava era che non provasse a dare di stomaco proprio in quel momento o lo avrebbe picchiato e poi costretto a pulire tutto quanto.
“ Ti odio “
“ Si, lo so , sono insopportabile “
Tea , seduta nei sedili anteriori accanto a Yugi, che puntualmente dormiva lamentandosi in silenzio, continuava a guardare di continuo il display del cellulare nella speranza che le arrivasse qualche messaggio di Atem. Da quando Yugi si era sentito male , aveva fatto come lui le aveva detto e aveva taciuto con gli altri, ma sembrava che la situazione iniziasse a peggiorare, non aveva mangiato niente e continuava a passare il viaggio a Seattle tra dormite e risvegli improvvisi. Aveva preso la decisione di contattare il faraone per dirglielo, inviandogli più di un messaggio, ma stranamente non la stava richiamando e il cellulare si stava scaricando. Si sporse e chiamò tutti e due con un colpo sulle spalle “ Ragazzi, mi date i vostri cellulari? Devo chiamare Atem”
Marik prese il cellulare da sopra il cruscotto e lo passò a Tea “ Auguri se riesci a rintracciarlo, Joey ci ha provato tutto il giorno e non c’è riuscito “
“ Starà ancora aiutando il nonno di Yugi “
“ Tu zitto e non parlare “
Bakura lo guardò male per poi scivolare sul sedile per mettersi un po’ più comodo nonostante la cintura di sicurezza, sbuffando più per la rabbia che per il dolore, va bene che aveva mal di stomaco ma poteva benissimo parlare e non era giusto che Marik lo trattasse in quella maniera solo perché aveva la macchina pulita , ma preferì lasciare perdere visto che non era in condizioni di litigare con lui.
Tea provò a chiamare Atem, ma il cellulare aveva la segreteria telefonica inserita “ Ma dove diavolo è?!” riprovò a digitare il numero un’altra volta , nel caso lo accendesse, ma rispose di nuovo la segreteria e Tea iniziò a preoccuparsi, non era da lui tenere il telefono spento o irraggiungibile, perfino sotto carica lo teneva acceso “ Non è da lui comportarsi così “
“ Forse sarà occupato “
“ Non lo so, è da Giovedì che si comporta in maniera strana “ prima la misteriosa fuga da scuola in tutta fretta come Speedy Gonzales, poi i mille messaggi che continuava a ricevere tenendo tutto in segretezza e adesso il cellulare non raggiungibile, il faraone nascondeva qualcosa e le piaceva tanto sapere di cosa si trattasse sperando che non fosse nulla di grave, lo odiava quando si teneva i problemi per se.
Yugi si era svegliato , ascoltando le ultime parti della conversazione dei ragazzi riguardo Atem e il suo strano comportamento, anche se più che strano era odioso visto che la causa di tutto non era altri che Lizzie e questo lo fece infuriare, iniziava a detestare quella ragazza e pure il faraone perché sembrava che lo stava facendo apposta ad andare dietro a quella biondina insopportabile senza accorgersi di Tea, che era costantemente in pensiero per lui “ Per forza, va dietro a Lizzie “
Tutti e tre sussultarono, Marik e Bakura si scambiarono uno sguardo allarmato , sapevano benissimo cosa significava per Tea sentire nominare Lizzie quando c’era di mezzo Atem, ormai anche i sassi avevano capite che Tea era innamorata persa del faraone, tranne ovviamente il diretto interessato , per cui dallo specchietto retrovisore Marik gettò uno sguardo prima sulla strada e poi su Tea notando che la ragazza era rimasta paralizzata sul colpo, come se un fantasma l’avesse appena attraversata, anche Bakura se ne accorse, girando lo sguardo dietro al sedile per guardare.
Tea era rimasta scioccata, forse un paletto nel cuore le avrebbe fatto meno male di sentire quello che aveva sentito dalla bocca di Yugi, i battiti del cuore cominciarono ad accelerare bruscamente “ Che vuoi dire?”
“ Voglio dire che la storia del garage è una balla colossale, Atem è uscito con Lizzie. Secondo te perché è irrintracciabile, per niente?” cominciava ad odiarlo, che era stupido lo aveva capito da un bel po’ ma non avrebbe mai creduto che si sarebbe comportato in una maniera così squallida come quella di andare dietro a Lizzie e poi di illudere Tea, non era un idiota, l’aveva capito perfettamente che Atem  sembrava a tratti interessato a Tea e poi quando c’era Lizzie non capiva più niente, capitava fin troppo spesso e la situazione iniziava a dargli sui nervi.
Tea sentì il sangue gelarsi nelle vene, strinse il tessuto ella gonna così forte da stropicciarlo per il nervoso e per l’improvviso dolore che sentì crescere dentro di se, Atem non era venuto con loro per Lizzie, ma perché non se n’era accorta prima eppure doveva aver capito fin da subito che c’erano dei segnali strani da parte sua, i continui messaggi, il costante nervoso che aveva avuto a scuola, la testa persa tra le nuvole, era Lizzie che lo cercava di continuo. Questo significava che si stava innamorando di Lizzie, che cominciava a provare qualcosa per lei e ciò significava che i suoi sentimenti non sarebbero mai stati corrisposti.
 
Aknadin fu scaraventato via, rotolando a terra mentre delle scariche elettriche si spargevano per il regno delle ombre, a seguito delle urla disumane dello spirito “ Mi hai deluso ancora una volta “ lo spirito iniziò ad avere sui nervi i continui fallimenti di Aknadin, erano mesi ormai che cercavano di impossessarsi degli oggetti del millennio e fin ora ne aveva conquistati soltanto tre e del Sigillo non c’era nessuna traccia, Aknadin non era stato in grado neanche di individuare la traccia energetica che avevano percepito e iniziava a perdere fiducia in lui. La sua pazienza iniziava a scarseggiare così come la sua fiducia in lui.
Aknadin cercò di rialzarsi, volgendo lo sguardo al suo padrone “ Chiedo perdono “
Gli occhi rossi dello spirito si spalancarono ancora di più, e altri fulmini colpirono Aknadin “ Non mi serve la tua implorazione, mi servono gli oggetti del millennio “
“ Giuro che farò il possibile per recuperarli, e porterò con me anche il Sigillo. Troverò la fonte di energia e te la consegnerò “
Gli occhi rossi si assottigliarono e i filmini si ritrassero, riportando calma nel regno delle ombre “ Sarà meglio, la mia pazienza sta scarseggiando “
Lo spirito sparì lasciando Aknadin da solo, il quale fremette dalla rabbia. Il suo viso si contorse in una smorfia di furiosa rabbia , iniziava ad averne abbastanza di venire trattato come un leccapiedi , tutti i suoi piani andavano perennemente in fumo per colpa di Atem e dei suoi amici , erano più svegli di quanto avesse immaginato ma non per questo meritava di venire aggredito in quella maniera, lo spirito non aveva capito evidentemente con chi aveva a che fare ma presto l’avrebbe capito, quando avrebbe avuto gli oggetti del millennio tra le sue mani insieme al Sigillo, avrebbe scatenato lui dei poteri fuori da ogni immaginazione e avrebbe piegato lo spirito alla sua volontà, sarebbe stato lui ad usare la forza delle ombre per poter finalmente avere la vendetta che gli spettava, non doveva fare altro che aspettare il momento giusto.
 
Lizzie era seduta alla specchiera della sua stanza con addosso il pigiama , intenta a pettinarsi i capelli , non aveva detto niente a sua madre della storta al piede che aveva preso e in effetti neanche del vecchio paese, si era limitata solo a raccontare che avevano cavalcato per tutta la giornata e anche che Atem era stato il primo a cui Luxor si era avvicinato per farsi accarezzare , cosa decisamente rara per tutti da quando quel cavallo era nella loro scuderia. Mentre guardava la spazzola scorrere sui capelli, Lizzie non riusciva a smettere di pensare a ciò che aveva provato quando Atem le aveva preso il viso tra le mani per consolarla dopo che era scoppiata a piangere, non aveva mai provato una sensazione simile prima d’ora, sentire il calore delle sue mani sul suo viso, avere i suoi occhi puntati addosso, stare tra le sue braccia, le era sembrata la cosa più bella del mondo, e ripensare a quegli attimi le causava delle scosse al cuore, fitte dolorose ma anche piacevoli, non riusciva a toglierselo dalla testa, era più forte di lei pensare ad Atem. Istintivamente prese il cellulare e scorse nella galleria delle immagini la foto che gli aveva fatto di nascosto, quando erano scesi nuovamente nel giardino e Atem si era nuovamente avvicinato a Luxor per accarezzarlo, non aveva saputo resistere e chi aveva scattato quella foto. Voleva averlo ancora accanto , stare ancora tra le sue braccia, poter sentire ancora il suo respiro sul viso, poter ridere e scherzare ancora con lui, voleva baciarlo, sentire i loro respiri unirsi, voleva stringerlo forte tra le sue braccia , voleva dirgli che era unico, dirgli che … lo amava.
Sussultò sconvolta da quel pensiero, sbarrando gli occhi e sbattendo il cellulare sulla specchiera, guardando con il respiro accelerato la sua immagine riflessa nello specchio, con le guance arrossate , gli occhi lucidi , il respiro affannato, faticava a riconoscere che quella ragazza fosse proprio lei, eppure lo era, era davvero Elizabeth “ Lizzie “ Brooks , scoppiò a ridere come una scema, letteralmente sconvolta, del tutto incredula che fosse successo davvero, eppure quello che credeva essere stato solo una fantasia stupida di sua madre alla fine era vero, si era davvero presa una cotta per Atem, la cosa era così assurda eppure così semplice e sensata, allora era vero che i colpi di fulmine esistevano perché sembrava che uno l’avesse presa in pieno. Era proprio, vero , il batticuore, il respiro accelerato, la sensazione di calore che aveva sentito quando l’aveva accarezzata con le mani e poi abbracciata era dovuto a questo, si era innamorata di Atem.
 
Tea era coricata sul letto, abbattuta e con gli occhi unti di lacrime, aveva passato il resto della giornata a stare per i fati suoi ma soprattutto a resistere all’impulso di scoppiare a piangere. Certo, stava forse correndo un po’ troppo a immaginarsi già Atem innamorato di Lizzie, poteva solo essere semplicemente una questione di amicizia, del resto Atem aveva preso da subito in simpatia Lizzie , e poi lei sapeva perfettamente che Atem non era il tipo di persona da giocare con i sentimenti delle persone, in fondo a causa della sua gelosia l’ultima volta avevano litigato proprio per questo discorso, finendo lei per starci male e lui per infuriarsi come una iena. Però sentirsi dire che Atem le andava dietro , aver scoperto da Yugi che li aveva scaricati per uscire un giorno intero con Lizzie, era stato un colpo durissimo da digerire, soprattutto perché aveva mentito proprio a lei, era stata lei a chiedergli di venire con loro a Seattle, era stata lei a insistere perché mollasse Domino per seguirli , ma lui le aveva mentito in maniera spudorata, come se non volesse dirle che voleva passare un giorno intero con Lizzie, era questo che la faceva sentire male, che la gettava nella morsa del dubbio e della gelosia, che motivo aveva di nascondersi se non c’era niente tra di loro, che motivo aveva di mentirle, era questo che non capiva del suo comportamento, Atem non si era mai comportato in quella maniera e iniziava a temere che si stesse davvero interessando a Lizzie.
 
 nota dell'autrice
salve a tutti, lo so sono in ritardo ma pzienza.
spero che questo capitolo vi piaccia e commentate, commentate, commentate P.S nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa sul sigillo

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Capitolo 38
*** Fuoco e fiamme ***


Tea era a letto, con le braccia incrociate dietro la testa a guardare il soffitto appena illuminato dai raggi del sole che filtravano dalla finestra, doveva alzarsi dal letto per iniziare a dare una mano a sua madre per  pulire casa ma non ne aveva affatto voglia , non aveva dormito per tutta la notte a causa di quello che aveva detto Yugi , Atem non aveva altro che la testa a Lizzie , sempre e solo a lei , e questo la causava un gran mal di testa a causa della mille congetture che si era costretta a farsi a solo provare a trovare una spiegazione diversa a tutti gli strani comportamenti che Atem aveva assunto nell’ultimo periodo. Purtroppo , nonostante i buoni propositi, era lo stesso logorata dai dubbi e la gelosia, se davvero Atem si stava innamorando di Lizie i suoi sentimenti per lui erano destinati a non essere mai ricambiati, però poteva anche trattarsi di un semplice sospetto di Yugi , magari tra loro non stava nascendo niente di concreto a parte amicizia, però non c’erano dubbi riguardo l’attrazione che Lizzie provava per Atem. Si vedeva molto chiaramente che era attratta da lui, però dal comportamento di Atem sembrava che anche lui lo fosse anche se , magari, poteva trattarsi di semplice simpatia e nient’altro , ma se non lo era significava che avrebbe dovuto fare i conti con un’eventuale delusione e questo le faceva male.
Si portò il cuscino sulla faccia, soffocando un urlo di isteria. Tutti quei pensieri la stavano facendo impazzire ed era inutile fare congetture senza avere prima un minimo di prova. Non aveva altro da fare se non indagare, magari provare a tastare il terreno per avere qualche chiara idea su quali fossero i sentimenti di Atem verso Lizzie, anche un minimo le sarebbe bastato, del resto non ci voleva niente a capire se una persona era innamorata o no, anche se con Atem sarebbe stato un po’ più difficile del previsto dato il suo carattere. Solo che non aveva idea di come fare per farlo parlare senza che finissero per litigare, ultimamente succedeva un po’ troppo spesso che quando si trattava di Lizzie finissero per discutere, non in maniera grave come era successo al torneo, ma erano comunque discussioni, però doveva saperlo.
La porta della sua stanza si aprì di botto e una voce squillante , urlò “ Boom Boom, Baby”
Tea urlò , spaventata a morte dal modo con cui Lizzie era entrata nella sua stanza e le lanciò contro il cuscino prendendola dritta in faccia “ Ma sei impazzita?!” non sapeva se ucciderla per averla fatta spaventare o per il modo con cui era entrata. Però doveva ammettere che decisamente strano, pensava proprio a Lizzie e lei che faceva? spuntava fuori proprio in quel momento.
Lizzie prese il cuscino, rilanciandolo contro Tea , infuriata “ No, tu sei impazzita “ corse immediatamente allo specchio della stanza per guardarsi capelli e viso, aveva impiegato almeno un’ora abbondante a truccarsi e a impostarsi i capelli come si deve, e Tea aveva osato lanciarle contro il cuscino , rischiando di rovinarle tutto “ Meno male che non hai intaccato niente, altrimenti ti uccidevo “ aprì il cassetto del mobile e prese una spazzola, iniziando a sistemarsi almeno la frangia che si era scompigliata con l’urto del cuscino sulla faccia.
Tea sbuffò, posando il cuscino sul materasso , e quando tornò a guardare Lizzie si accorse che era stranamente elegante. Certo, tutti i suoi vestiti erano eleganti, sia che fossero giornalieri che da sabato sera, ma quelli che aveva messo lo erano molto di più. Una T-shirt aderente mono spalla nera con i volant bianchi sui bordi della manica e dello scollo , un paio di jeans a cubo neri con gli strass lungo i lati e un paio di sandali con il tacco medio dorati, i capelli li aveva un po’ ondulati e aveva anche cambiato il colore del fiocco, nero e bianco “ Sei stranamente elegante “
“ Io sono sempre elegante “ le fece l’occhiolino attraverso il riflesso dello specchio mentre continuava a pettinarsi i capelli della frangia “ Per caso hai sentito gli altri? “
“ Questa mattina uscivano per conto loro. Ma abbiamo appuntamento tutti insieme nel pomeriggio “
“ Oh.. “ adesso si spiegava perché non aveva ricevuto chiamate da parte di Atem dopo avergli spedito un centinaio di messaggi per sapere se sarebbero usciti insieme, aveva sperato tantissimo di passare quella domenica insieme con lui, si era perfino fatta carina proprio per questo, per fare colpo su di lui , ma quanto sembrava la domenica l’avrebbe passata insieme agli altri ragazzi. Era giusto passare il tempo anche fra loro ragazzi, però c’era rimasta un po’ male. Aveva passato l’intera mattina a mettere a soqquadro la sua stanza per decidere cosa mettersi, come truccarsi, come sistemarsi i capelli solo per avere gli occhi di Atem puntati addosso, e alla fine non aveva concluso niente. Pazienza, voleva dire che sarebbe stata per la prossima volta.
Tea squadrò attentamente lo sguardo di Lizzie, cercando di cogliere anche la più piccola sfumatura, non sembrava averla presa bene sapere che quella domenica i ragazzi l’avrebbero passata tra di loro “ Volevi uscire con loro? “ decise di puntare sullo specifico “ O magari con Atem ?“ assottigliò lo sguardo, cercando di leggere la sua espressione a riguardo. Se davvero avevano passato un giorno intero insieme , tra l’altro senza aver detto niente a nessuno, doveva reagire in qualche modo sospetto.
Lizzie sussultò, la mano che sorreggeva la spazzola le tremò , cercò di sorridere “ Con Atem? perché dovrei uscire con lui?” cercò di mantenersi il più calma possibile, non le aveva detto niente riguardo la sua uscita con lui del giorno prima, e aveva fatto in modo di deviare ogni possibile accenno riguardo la cosa quando aveva telefonato a Tea la sera , quindi era impossibile che sapesse qualcosa. E allora perché la guardava in quella maniera sospetta, come se sapesse qualcosa e volesse averne qualche conferma? Non le piaceva affatto il modo in cui la guardava , e i suoi sforzi di evitare il suo sguardo nello specchio risultavano vani.
Tea fece spallucce “ Così “
Si fece coraggio e la guardò in faccia, sorridendole o provandoci almeno “ Non ho nessun motivo per uscire con Atem “ tornò a guardare lo specchio, consapevole di aver appena detto una bugia. In realtà l’aveva eccome un motivo per uscire con lui , le piaceva, le piaceva tantissimo, forse più di quanto avesse immaginato , però non poteva dirlo a Tea, vedeva il modo in cui la guardava, non sapeva se crederle o no e forse era anche arrivato il momento di farle la domanda che tanto temeva di farle, forse se fossero state in circostanze diverse non avrebbe avuto problemi a chiederglielo , ma doveva saperlo. Si fece coraggio e chiese “ Ti piace, vero?”
 
Tea sbarrò gli occhi, il cuore iniziò a batterle velocemente. Guardò Lizzie , la quale si girò a sua volta a guardarla , sorridendole “ Io…” arrossì , iniziando a sentire caldo sulla faccia. Non si era mai aspettata una domanda simile da parte di Lizzie, fin ora non glielo aveva mai chiesto, nessuno glielo aveva mai chiesto, neanche sua madre o suo padre. Era stata una cosa che si era tenuta per se dal primo giorno che se n’era resa conto, neanche i suoi amici avevano ai fatto accenno a ciò, tranne in alcune occasioni lasciandole intendere che sapevano dei suoi sentimenti per il faraone, ma non le avevano mai chiesto niente. Non sapeva cosa dirle , fin ora era stata sempre combattuta su questo, era stata più volte sul punto di volerglielo confessare ma da quando Lizzie frequentava Atem e sembrava essere stata colpita da lui fin dal primo giorno che lo aveva visto, aveva tentennato parecchio nel volerglielo dire , però ormai non poteva più nasconderglielo. Abbassò o sguardo e disse “ Si ”
 
Lizzie sospirò, tornando a guardarsi allo specchio e riprendendo a sistemarsi i capelli. Ecco la conferma che tanto sospettava, Tea era innamorata di Atem, l’aveva intuito dal primo giorno che le aveva parlato di lui, lo aveva intuito da tutti i suoi tentativi di tenerla alla larga da lui a qualunque costo quando erano al torneo e perfino adesso che erano a Domino, non si era mai sbagliata, Tea era innamorata di Atem e purtroppo era successo anche a lei “ Allora avevo ragione io “ purtroppo si, aveva ragione e quel che era peggio era che adesso non sapeva più che cosa fare. Avrebbe tanto voluto che la sua risposta fosse un No, che non era innamorata di lui, che la sua fosse solo gelosia perché voleva la sua amicizia per se, ma purtroppo una ragazza innamorata si vedeva lontano un miglio e purtroppo riguardava anche lei. Aveva pensato di conquistarlo e averlo solo per lei, ma questo significava doversi scontrare con Tea , rischiare di iniziare a fare come quelle stupide ragazze che si facevano la guerra per avere il ragazzo di cui entrambe erano innamorate e lei non aveva intenzione di perdere la sua amicizia con Tea solo perché aveva una cotta per lo stesso ragazzo. Non doveva affatto succedere, non avrebbe litigato con lei, non voleva che andasse a finire così, Tea sembrava essere davvero molto innamorata di lui e li non aveva diritto di intromettersi.
“ E tu?”
Lizzie si bloccò di colpo, voltandosi a guardarla di scatto con gli occhi sbarrati “ Io cosa?!” Tea le sorrise appena e Lizzie capì cosa voleva sapere, forse anche lei aveva dei sospetti, ma non aveva nessuna intenzione di dirglielo, non voleva affatto che soffrisse ne che iniziasse a pensare che adesso sarebbero diventate nemiche, Tea era come una sorella, dirle che era innamorata anche lei di Atem avrebbe rischiato di compromettere la loro amicizia. Le sorrise e le disse “ Sta tranquilla, non c’è alcun pericolo che mi prenda una cotta per lui “ cercò di scherzarci sopra, magari per allentare la tensione che sentiva essersi creata tra di loro, ma per quanto ci stesse provando non era sicura che funzionasse davvero. Tea scoppiò a ridere , ma per quanto ci stesse provando anche lei non ci riusciva come voleva , aveva appena negato la cosa più ovvia , e adesso chissà come avrebbe fatto a guardare in faccia Atem senza rischiare di farsi scoprire da Tea.
Però, adesso non aveva intenzione di pensarci ulteriormente, Atem e gli altri non sarebbero usciti con loro e ciò significava che non avrebbe rischiato di avere a che fare lui , anzi aveva tutte le intenzioni di volersi divertire insieme a Tea per un giorno intero, dimenticandosi di quello che si erano dette e soprattutto di quello che l’assillava. Depose la spazzola nel cassetto e si diresse verso l’armadio della sua amica “ Bene, direi che è ora di prepararsi per uscire “ aprì l’armadio della sua amica e , cercando di contenere lo sdegno per non urlare, fece un sorriso forzato. Quello non era un armadio, era una stanza delle torture per la moda. Dentro quell’armadio non c’erano abiti, c’erano straccetti inguardabili, roba che non si portava più da almeno due anni “ Aiuto “
“ Che c’è?” Tea si alzò e andò a controllare cosa fosse successo e si accorse che Lizzie guardava i suoi vestiti come se fossero dei mostri spaventosi.
Tirò fuori un completo di gonna e giacca dall’armadio, piazzandolo davanti agli occhi di Tea “ E tu vuoi uscire con uno di questi stracci addosso?” erano semplicemente inguardabili, aveva capito fin da subito che Tea necessitava di doversi comprare qualche abito nuovo, ma qua c’era bisogno di rifare l’intero guardaroba d’accapo , altro che qualche vestito in croce. Aveva bisogno di scarpe nuove, vestiti più decenti e accessori più femminili, quello che c’era nei cassetti era improponibile  “ Bene, adesso tu e io facciamo un po’ di Shopping “
Tea sospirò afflitta “ Ti prego, non cominciare “
Ma Lizzie non l’ascoltò, non aveva nessuna intenzione di smuoversi dalla sua posizione, era convinta che fosse solo Willelmina ad avere bisogno di una consulente di moda, ma Tea non era da meno “ Non discutere! “ Tea fu costretta a zittirsi trovandosi la mano di Lizzie davanti la faccia “Abbiamo un bel po’ di lavoro da fare oggi “
 
Atem non aveva dormito per tutta la notte, Yugi era stato un tormento continuo con i suoi incubi e lo aveva tenuto sveglio fino a tarda mattina. Non sembrava esserci verso di riuscire a farla parlare, voleva sapere che accidenti gli stava succedendo ma più ci provava più Yugi lo trattava male, come se quello che gli stesse accadendo fosse colpa sua e per di più non riusciva neanche ne a mangiare ne a reggersi in piedi, iniziava davvero a temere che non fosse lo stress a causare tutto quello, forse stava male ma non voleva dirlo a nessuno , o forse aveva qualche problema.
Poteva stare a spremersi quanto voleva, non c’era verso di sapere che accidenti aveva se non glielo diceva, non voleva dirlo neanche al nonno e non era un comportamento che gli apparteneva e anche gli altri sembravano essersene accorti, quando aveva detto loro che Yugi non era venuto perché non si era sentito bene non sembravano essere stati molto stupiti della cosa, anzi a quanto sembrava Yugi si era sentito male un paio di volte e per giunta neanche aveva mangiato “ Non so più cosa fare , dico davvero “
“ Non sei il solo, Yugi non si è mai comportato così “ neanche Duke sapeva più cosa fare, nessuno di loro sapeva più cosa fare, di solito se uno di loro aveva un problema riuscivano in un modo o nell’altro ad aiutarlo, in fondo erano amici per una ragiona, ma con Yugi la storia era diversa , non c’era modo di sapere cosa avesse e se non lo sapeva neanche il faraone non c’era nessuno che poteva risolvere la situazione di Yugi, per quanto ci potessero provare doveva essere lui a fare capire loro qualcosa, ma conoscendo Yugi non avrebbe mai volto l’aiuto degli altri, ma aveva necessariamente bisogno di avere una mano , che gli piacesse o no. Però era strano che il faraone, che viveva al suo fianco ogni giorno, che si occupava di lui come se fosse davvero suo fratello, non fosse in grado di capire da dove provenisse il malessere di Yugi “ Ma tu non hai neanche un sospetto? Niente?”
“ Io… “ un momento, in effetti c’era stato qualcosa da cui partire, Yugi si comportava in quella maniera strana da quando c’era stato lo scontro tra lui e suo padre. Era stato da allora che Yugi aveva cominciato a non essere più lo stesso , la continua stanchezza, il suo comportamento scontroso, partiva tutto da allora, doveva essere successo qualcosa quando Yugi si era messo nel mezzo nello scontro, ma perché non ci aveva pensato prima “ Non ne sono sicuro “  doveva assolutamente sapere se era come pensava, se davvero partiva tutto da lì voleva dire che c’era qualcosa che Yugi gli stava davvero nascondendo e forse non era affatto lo stress come Tea era convinta, c’era davvero qualcosa sotto che Yugi non gli aveva detto.
 
Yugi si alzò dal etto di mala voglia, ma ormai aveva perso del tutto il sonno. Non aveva dormito per tutta la notte, i suoi incubi iniziavano a peggiorare ogni giorno e diventavano sempre più reali, prima ne faceva al massimo uno ma adesso era arrivato al punto di farne perfino due di fila e tra l’altro sconnessi e senso un senso preciso. Finì di vestirsi e aprì la porta della sua stanza per uscire nel corridoio, solo che ciò che si trovò davanti non era il corridoio del piano superiore della sua casa , ma un corridoio con muri in pietra decorati da geroglifici e illuminati dalle fiaccole poste sugli appoggi delle pareti.
Davanti a lui si estendeva una scalinata in pietra che portava a quella che sembrava essere un’arena identica a quella che aveva visto durante lo scontro di Atem con suo padre , si fece coraggio e iniziò a scendere le scale stando attento a dove metteva i piedi mentre osservava attentamente i muri e i geroglifici che rappresentavano scene religiose con divinità egizie e sacerdoti. Quando arrivò alla fine delle scale , si trovò proprio nel mezzo di un’arena, i geroglifici egizi avevano lasciato spazio alle figure dei mostri scolpiti nelle mura , esattamente come aveva visto durante lo scontro.
Adeso capiva, era all’interno d una delle arene usate dagli egizi per i giochi delle ombre , esattamente come aveva visto fare ad Aknamkanon e ad Atem.
Entrò nell’arena e notò che posto su un altare, in cima a una piccola rampa di scale , vi era uno scrigno dorato identico a quello del puzzle del millennio. Ad un tratto, l’occhio posto sullo scrigno si illuminò e una misteriosa barriera dorata avvolse l’intera arena , come se fosse uno schermo protettivo “ Ma cosa?!”
Una luce abbagliante apparve davanti agli occhi di Yugi, accecandolo e costringendolo a coprirsi gli occhi per non rimanere abbagliato mentre una figura apparve in mezzo alla luce. Yugi si sforzava di guardare ma la luce era troppo forte per riuscire a distinguere bene l’ombra indistinta che si manifestava nel mezzo di quei bagliori bianchi e dorati e che sembrava tendergli la mano.
Alla fine , la luce iniziò ad indebolirsi fino a sparire del tutto e quando Yugi riaprì gli occhi, si ritrovò ai piedi della scala di casa sua.
Una vertigine lo colpì improvvisamente, costringendolo a reggersi al passamano della scala e sedersi sui gradini, prendendosi la testa tra le mani augurandosi che la nausea improvvisa svanisse in fretta, adesso non sapeva più cosa fosse più aggravato, se i suoi sogni, se il mal di testa, o la sua salute mentale.
 
Seto era seduto alla scrivania del suo ufficio a registrare conti sul computer mentre Mokuba lo guardava in silenzio, aveva saputo che quel fine settimana sarebbe partito per San Francisco insieme al faraone per andare da Pegasus su suo stesso invito, ma Mokuba non era molto tranquillo a riguardo, più di una volta andare da Pegasus si era rivelato essere molto pericoloso, quell’uomo non era un tipo affidabile e quell’invito non gli piaceva per niente, aveva paura che suo fratello potesse trovarsi in qualche grave difficoltà o che potesse capitargli qualcosa di spiacevole , ma in fondo s trattava di una cosa importante e lui non era nessuno per mettere in discussione la volontà di Seto.
Seto alzò appena gli occhi dal computer, accorgendosi che Mokuba aveva un’aria strana e per niente allegra, sembrava essere preoccupato “ Che c’è , Mokuba?”
“ Niente “
“ Sono tuo fratello, capisco quando qualcosa non va “
Mokuba si alzò dalla sedia e si avvicinò a lui , con uno sguardo preoccupato “ Devi andare per forza da Pegasus?”
Seto sospirò, era da almeno due giorni che gli teneva il muso perché non voleva che andasse da Pegasus, lo capiva che era preoccupato per lui, ma era una questione abbastanza importante, si trattava di capire chi era il capo di Aknadin e che accidenti voleva da lui per aver messo in pericolo la vita di Mokuba più di una volta oltre che quella del faraone e la sua stessa vita “ Ne abbiamo già parlato, Pegasus sa chi è lo spirito “
“ Ma se fosse una menzogna? Pegasus non è un tipo di cui fidarsi molto “
Seto lasciò il lavoro sul computer e si girò a guardare suo fratello, mettendogli le mani sulle spalle e cercando di tirarlo su di morale “ Adesso ascoltami, andrà tutto bene , capito? Non hai motivo di essere spaventato. Io vado, mi faccio dare le informazioni e ritorno a Domino “ lo scosse un pochino,  costringendolo a guardarlo negli occhi “ Capito, Mokuba?” il ragazzino annuì e lo abbracciò, stringendolo forte. Mokuba aveva ragione, Pegasus non era un uomo di cui doversi fidare dopo aver tentato di rubargli l’azienda e aver preso l’anima sua e di Mokuba per riuscire nell’intento , ma era l’unico che sapeva qualcosa dello spirito e lui aveva un disperato bisogno di sapere con chi avevano a che fare , ne valeva la vita di Mokuba e la sua.
 
Ormai era tardo pomeriggio e Tea e Lizzie erano in macchina, pronte per raggiungere gli altri davanti casa di Yugi dopo aver finito di fare uno shopping così folle che quando la madre di Tea aveva visto i pacchi e le buste le era quasi venuto un infarto per tutta la roba che c’era dentro, non solo scarpe firmate dai colori più disparati , ma una miriade di vestiti tutti diversi e super firmati , roba che avrebbe fatto rabbrividire chiunque. Lizzie le aveva messo a nuovo l’intero guardaroba e comprato un centinaio di trucchi tutti diversi dalle marche più disparate , ma non contenta aveva subito deciso perfino di farle cambiare vestiti, ritenendo quelli che si era messa per uscire improponibili , come se quelli che aveva addosso lo erano. L’aveva costretta a mettersi un paio di leggins neri e lucidi corti appena sotto al ginocchio , una maglietta aderente e con gli strass di colore nero con le maniche in pizzo e scivolate sulle spalle , e una giacca corta in ecopelle con le maniche a tre quarti , per fortuna le aveva risparmiato i tacchi per indossare le ballerine nere anche se strapiene di borchie argentate “ Mi sento un po’ a disagio vestita così “
Lizzie roteò gli occhi mentre si passava il gloss sulle labbra “ Ti prego, piantala “ non aveva sprecato una mattina intera in giro per il centro commerciale solo per sentire inutili lamentele da parte di Tea, aveva dato un tocco di modernità al guardaroba della sua amica e i vestiti che le aveva fatto mettere erano decisamente azzeccati per una Domenica sera , per non parlare del tempo che aveva impiegato per truccarla e sistemarle quei capelli sempre spettinati con la piastra “ Vedrai che non appena Atem ti vedrà, gli verrà un infarto “
“ Dici davvero che gli piacerò?”
Lizzie annuì con un sorrisone a trecento sessanta gradi “ Assolutamente “ la guardò con la coda degli occhi, la sua agitazione per il momento era ben visibile e del resto era comprensibile che fosse agitata , Atem era il ragazzo che le piaceva e l’effetto del look che le aveva dato avrebbe sicuramente avuto il suo impatto davanti ai suoi occhi e conoscendola era sicurissima che non sapeva se fosse stato un impatto positivo o negativo. Come sua migliore amica doveva sperare per lei che l’impatto fosse positivo, che Atem non le staccasse gli occhi di dosso per l’intera serata, però non ci riusciva , al solo pensiero di vederli insieme , vicini , la faceva morire. Voleva anche lei che Atem non le staccasse gli occhi di dosso, da una parte anche lei voleva fare colpo su Atem, però c’era Tea e lei aveva più diritto di lei ad avere la precedenza e sapeva che era giusto così, ma quella situazione la stava facendo impazzire, si sentiva dannatamente male e non aveva idea di cosa fare, di come doversi comportare. Se Atem avesse provato anche solo a guardarla sarebbe andata subito in ebollizione , da una parte desiderava che accadesse ma da l’altra , guardando Tea , lo temeva.
 
la boccia andò a colpire dritta i birilli facendoli cadere tutti tranne due messi in croce , ma nonostante ciò Tristan esultò soddisfatto, nonostante ci fosse chi aveva un punteggio ben più alto di quello che aveva appena ottenuto “ Si, sono il Re del Mondo “ grazie a una brillante idea di Bakura, avevano accettato di scommettere che chi avesse perso avrebbe pagato la partita a tutti e Tristan si sentiva onnipotente perché si era salvato dal rischio di dover uscire il portafogli per tutti quanti e anche se toccava a Duke adesso tirare. Gli altri avevano finito i loro turni con punteggi alti ed erano rimasti solo lui e Duke con una parità di punti che non aspettavano altro che essere superati o abbassati.
“ Va bene, Re del Mondo, ora tocca a me “
Mentre tutti e due si contendevano le ultime litigate prima della fine della partita e Marik e Bakura stavano giocando al cellulare , Atem , Lizzie e Tea , non avevano il coraggio di parlarsi fra di loro nonostante Atem fosse seduto in mezzo a tutte e due. Quando aveva visto Tea scendere dalla macchina , vestita e truccata in una maniera completamente diversa dal solito , non era riuscito a staccarle gli occhi di dosso , e a dire la verità non riusciva a farlo neanche adesso. Aveva già visto Tea vestita in una maniera completamente differente dal solito , ad Halloween, quando si era messo quel bellissimo vestito gotico da vampira , o almeno doveva essere da vampira, anche se non gli era molto importato che cosa rappresentava il costume perché era stato più preso da lei che dal resto. Ma non era affatto paragonabile a come era venuta vestita e sistemata adesso, guardarla era un vero spettacolo peccato che non lo faceva molto spesso , anche se conoscendola poteva immaginare che si vergognasse un po’ a vestirsi in quella maniera.
La stessa cosa però non si poteva dire di Lizzie, era completamente diversa da Tea ed era sicuro che l’idea di farla vestire in quella maniera l’avesse avuta lei , il solo problema era che per tutta la sera non lo aveva degnato neanche di uno sguardo e continuava ancora a non farlo, era stata fredda e schiva, come se non gli volesse parlare e non riusciva a capire quale fosse il motivo , da quando era scesa dalla macchina aveva salutato tutti tranne lui, neanche si era girata a guardarlo e la cosa lo aveva lasciato un po’ deluso, sembrava quasi avercela con lui senza che ci fosse un motivo valido , e in effetti non capiva neanche cosa avesse Tea , le guardava tutte e due con la coda degli occhi e non sapeva quale dei due atteggiamenti lo stava innervosendo di più, se la freddezza di Lizzie o l’agitazione di Tea, comunque fosse si sentiva a disagio in mezzo a tutte e due , più le guardava e più si sentiva scoppiare per la fatica che aveva a stare calmo e rilassato e per un atroce dolore al petto che gli accelerava il battito cardiaco.
 
Tea non aveva il coraggio di voltarsi a guardare Atem, sentiva il suo sguardo su di se e si sentì molto a disagio, per tutta la sera aveva visto che non le aveva staccato gli occhi di dosso per un attimo, dal momento in cui era scesa dalla macchina di Lizzie al momento in cui era salita su quella di Marik , almeno su una cosa Lizzie aveva avuto ragione, non aveva fatto altro che guardarla con un’insistenza maniacale e si sentiva morire, il cuore le batteva così forte da sentirlo in gola e neanche guardare le altre persone riusciva a farla rilassare. Non che le fosse dispiaciuto essersi sentita osservata da lui , anzi era proprio quello che voleva , solo che un conto era immaginarsi i suoi occhi  puntati addosso e un conto era averli per davvero puntati addosso, si era sentita osservata per tutto il tempo, non faceva altro che guardarla dalla testa ai piedi e più si sforzava di ignorarlo più lo sentiva addosso a lei. Iniziava a pentirsi davvero di aver accettato di comprare quei maledetti vestiti solo per dare retta a Lizzie, non era come lei, Lizzie amava farsi guardare e ammirare dai ragazzi, ma lei No, più la ignoravano meglio si sentiva ma ormai il danno era fatto e non c’era più niente da fare.
 
Lizzie guardava un punto non preciso del pavimento, con un’espressione indecifrabile sul viso, aveva passato tutta la sera a evitare di guardare Atem in faccia, cercando di non incrociare i suoi occhi , ma anziché aiutarla la stava solo facendo morre dentro all’anima. Credeva che evitare di stargli troppo accanto, di guardarlo, anche di parlargli potesse servire a tenere a bada i suoi sentimenti per lui ma era tutto inutile , non era capace di farlo e anzi si sentiva malissimo. Atem c’era rimasto male, lo aveva intravisto, voleva salutarla quando era scesa dalla macchina ma averla vista tirare dritto con gli occhi e non rivolgergli la minima parola non deve essergli piaciuto molto, anzi c’era rimasto malissimo e forse era anche deluso, ma non c’era altro modo, prima se lo dimenticava meglio era.
Girò appena lo sguardo per vedere se la guardava e si accorse di sfuggita che era così, la stava guardando, il cuore iniziò a battere così forte da farle venire il mal di testa, ma perché doveva essersi innamorata proprio di Atem con tutti i ragazzi che giravano sulla faccia della terra.
Duke si sedette sulla sedia e la sua allegria svanì non appena vide le facce sconsolate di Atem , Lizzie e Tea , che sembravano avere la testa da tutt’altra parte “ Ehi, che facce da funerale. È morto qualcuno?” nessuno dei tre rispose alla sua battuta e scambiò uno sguardo stranito a Marik e Bakura , che non riuscivano a capire che accidenti avessero quei tre per avere quelle facce così disastrate. Duke tentò di alleggerire la tensione che si era creata tra di loro , girandosi ad osservare il tabellone con i risultati della partita “ Che ne dite, facciamo una foto al tabellone?” si voltò verso di loro deciso a non demordere “ Potete prestarmi un cellulare?”
Marik spense il gioco e consegnò il cellulare  “ Tieni “
Il ragazzo andò per accenderlo ma si accorse che la batteria del cellulare era quasi scarica “ Batteria scarica”
Bakura guardò il percento della batteria trovandola quasi esaurita “ Vuoi il carica batterie?”
“ No, è in macchina “
Marik tirò fuori le chiavi dell’auto e fece per alzarsi, ma Lizzie colse subito la palla al balzo per allontanarsi un po’ da Atem “ Dammi, te lo prendo io, tanto ho scordato il mio cellulare dietro al sedile “ non era vero, ma aveva bisogno di uscire da lì per qualche minuto. Afferrò le chiavi al volo “ Dov’è?”
“ Sotto al sedile anteriore del passeggero “
Lizzie  annuì e uscì fuori , prendendo una bella boccata d’aria e respirando a pieni polmoni l’aria fresca della sera che le pungeva il viso e che iniziò a farla sentire meglio. Credeva che fare l’indifferente con Atem aiutasse , ma non faceva altro che farla stare peggio di quanto avesse pensato, aveva visto lo sguardo di Atem quando aveva guardato Tea , era stato subito colpito dal suo nuovo look, si vedeva che era stato subito affascinato da lei come in fondo era giusto che fosse, ma quando aveva posato gli occhi su di lei , si era sentita morire, il cuore aveva iniziato a battere così forte che temesse che le scoppiasse in petto e aveva cercato di fare finta di niente per non arrossire e lasciare intendere a Tea la verità che c’era dietro a quella squallida bugia che le aveva rifilato. Non voleva mettere in crisi la sua amicizia con lei, ma come poteva ignorare i sentimenti che provava per lui , non era capace di farlo, era più forte di lei. Prese un altro bel respiro e si diresse alla macchina di Marik, aprendola col il telecomando e aprendo lo sportello per iniziare a cercare il caricatore.
 
Lizzie continuava a cercare il caricatore ma sembrava non esserci alcuna traccia sotto al sedile del passeggero “ Ma dov’è?!” altro che carica batterie, lì non c’era proprio niente , neanche un cavetto USB. Richiuse lo sportello della macchina, provando a guardare sotto a quello del conducente, magari si trovava lì anziche dove le aveva detto di cercare, del resto era risaputo che i ragazzi erano uno più stordito dell’altro , possibilmente neanche se lo era portato dietro e si era offerta di cercare qualcosa che neanche c’era.
Aprì lo sportello e infilò la mano sotto al sedile, riuscendo ad afferrare qualcosa e quando tirò fuori la mano, trovò il caricatore con tanto di fili USB attaccati “ Trovato “ fece per richiudere lo sportello, ma vide qualcosa rotolare da sotto il sedile e si trovò davanti una stranissima asta dorata con una sfera dove c’era inciso un occhio e due orecchie ai lati “ Ma cosa…” la prese in mano, tirandola fuori dalla macchina e mettendosi a guardarla. Sembrava essere una specie di scettro simile a quelli di Sailor Moon , solo che era decisamente più strano.
Iniziò a girarsela tra le mani, passando il dito sullo strano occhio inciso sopra, occhio che ricordava tantissimo quello che aveva visto sull’acchiappasogni di Bakura e per giunta sembrava anche fatto dello stesso materiale.
Marik aspettava che Lizzie tornasse con il caricatore ma sembrava essere sparita nel nulla , erano almeno dieci minuti abbondanti che non si faceva vedere “ Ma che fine ha fatto?!”
Bakura continuava a giocare con il cellulare, muovendo lo schermo a seconda della direzione che doveva prendere la macchina virtuale per svoltare durante la corsa “ Sei preoccupato per lei o per la macchina?” conosceva molto bene l’abitudine maniacale di Marik di controllarsi la macchina come se fosse la cosa più importante che esistesse al mondo, poteva capire che gli era costata un pozzo di soldi, visto che i SUV erano costosissimi, ma così esagerava.
Marik sbuffò e gettò istintivamente lo sguardo fuori dal vetro della porta del Bowling , sbarrando gli occhi e sbiancando. Lizzie era accanto la macchina con in mano la barra del millennio , e se la stava rigirando in mano per guardarla “ Maledizione “ ma perché non ci aveva pensato prima di spedire Lizzie a prendere il caricatore, aveva messo la barra sotto al sedile del conducente e adesso Lizzie l’aveva trovata, ma come aveva fatto a dimenticarselo. Prima che gli altri potessero dire qualsiasi cosa , si alzò immediatamente dalla sedia, correndo fuori e raggiungendo subito Lizzie , la quale continuava a girarsi tra le mani il misterioso scettro che aveva trovato.
Senza neanche dirle una parola, Marik le strappò di mano la barra, facendola spaventare a morte “ Ma che fai?!”
“ Dove l’hai trovata?”
“ Era sotto al sedile , l’ho trovata …”
“ Ti ho chiesto di cercarmi il caricatore , non di ficcare il naso dove non ti riguarda “ gettò la barra dietro ai sedili, prendendo il telecomando dalle mani di Lizzie e chiudendo subito la macchina.
Lizzie si sentì offesa, come si permetteva di accusarla di aver fatto qualcosa che non era assolutamente vera “ Come hai detto, scusa?!” puntò le mani sui fianchi , guardandolo furibonda e offesa, non aveva alcun diritto per urlarle contro in quella maniera, non aveva fatto niente di male e poi quell’affare era rotolato fuori dal sedile da solo non l’aveva preso di sua spontanea volontà.
“ Hai capito benissimo, non sei autorizzata a toccare quello che non ti appartiene “ c’era andata molto fortunata che si era accorto che teneva in mano una cosa pericolosa come la barra prima che fosse tardi , se si fosse attivata come minimo le avrebbe fatto del male, avrebbe perfino potuto ucciderla senza che se ne rendesse conto , Tea aveva ragione , quella ragazza era una minaccia per il loro segreto tanto quanto per la sua stessa incolumità.
Lizzie sentì i nervi saltarle “ Autorizzata?! Quella cosa è uscita dal sedile da sola e poi non so neanche cosa sia “
“ Meglio, perché neanche dovevi toccarla “
Lizzie non ci vide e gli pestò il piede con il tacco della scarpa, causandogli un allucinante dolore e gli lanciò contro il caricatore del cellulare, adirata e furiosa come una iena , per poi ritornarsene subito dentro a passo spedito. Nessuno poteva permettersi di trattarla in quella maniera , neanche uno dei suoi amici, tanto meno se non aveva fatto nulla di male. Quella cosa era spuntata fuori da sola non l’aveva presa di sua iniziativa e di certo, se avesse saputo cosa fosse, non gliel’avrebbe presa per guardarla , poteva sopportare tutto ma non le accuse ingiustificate.
 
Tea prese il cocktail dal bancone e fece per andarsene quando si trovò davanti Atem , rischiando di farsi venire un infarto per lo spavento che si era presa nel vederselo piombare all’improvviso “ Oddio, Atem “
“ Scusa, non volevo spaventarti “ cercò subito di tranquillizzarla , non era stata sua intenzione traumatizzarla in quella maniera , ma con la confusione che c’era nel pub non doveva essersi accorta della sua presenza.
Tea prese un bel respiro cercando di calmarsi anche se doveva ammettere che gli occhi a calamita di Atem , puntati dritti nei suoi, non la stavano affatto aiutando e iniziò a sentirsi oppressa dai suoi sguardi. Istintivamente abbassò lo sguardo arrossendo , mordendosi le labbra per non scappare via a gambe levate dallo sguardo di Atem “ Ti prego, non guardarmi così “ si sentiva terribilmente in imbarazzo, mai nessuno l’aveva guardata in quella maniera, Atem non l’aveva mai guardata in quella maniera , era la prima volta e non si sentiva per niente a suo agio.
“ Così , come?”
Tea si fece coraggio e alzò lo sguardo verso di lui “ Come stai facendo adesso “ gli fece un mezzo sorriso , cercando di trattenersi dallo scoppiare ad urlare per la frustrazione interna, il battito del cuore la stava destabilizzando, forse più di quanto l’avesse destabilizzata fino a quel momento, iniziava a temere che tutti quegli sguardi fossero dovuti solo al modo in cui era vestita, perché per la prima volta era vestita in maniera del tutto diversa dal solito , con un tocco più eccentrico che non le apparteneva affatto e questo le scatenò un po’ di delusione “ è per il modo in cui sono vestita , vero?” ormai aveva imparato a conoscerli bene i ragazzi, finchè eri vestita in maniera semplice non ti guardavano neanche, appena mettevi qualcosa di più eccentrico subito ti puntavano gli occhi addosso guardandoti con interesse e Atem non era tanto diverso , avrebbe potuto passarci anche sopra se non fosse stato per il fatto che lo amava, ma non era quello il modo con cui fare colpo su di lui.
Atem arrossì “ Cosa? io non… non è per questo … Voglio dire , tu… tu sei…” non aveva la più pallida idea di cosa dirle, o meglio l’aveva solo che non aveva idea di come doverglielo dire, era la prima volta che si si trovava in una situazione del genere , il battito cardiaco accelerato e il panico iniziarono ad annebbiargli il cervello a tal punto che stava perfino imbrogliando le parole che gli uscivano senza un senso ordinato tanto meno logico, però cercò d farsi coraggio e disse la prima cosa che gli venne in mente, che tra l’altro era proprio quello che aveva pensato da tutta la sera senza però avere un minimo di coraggio per farlo “ Sei bellissima “
Tea svampò, respirando a fatica per l’esplosione che quella parola che scatenò dentro al cuore “ Gra… Grazie …” sentì l’immediato bisogno di uscire fuori da lì, per prendere una boccata d’aria fresca in modo da riprendere coscienza di se, il cuore iniziò a pomparle così forte da farle venire l’asma e il capogiro , se non si fosse andata subito a sedere da qualche parte come minimo sarebbe svenuta. Cominciò subito a pensare a qualsiasi altra cosa che potesse alleggerire la tensione “ Joey ti manda i suoi saluti “ gli mollò un sorriso forzatissimo , rafforzando la presa sul bicchiere che temeva in mano.
“ Ah, grazie “ ringraziò mentalmente Tea per aver avuto il coraggio di cambiare subito argomento prima che tagliasse la corda per quello che le aveva detto, almeno era tornato sulla strada del controllo delle proprie azioni “ Come sta?”
Tea tirò un sorso dal bicchiere , ingoiando di getto “ Bene, era dispiaciuto perché non sei venuto con noi “
“ Si, beh… il nonno non ha voluto sentire ragioni, sai come?!” cercò di stare il più calmo possibile ma purtroppo tornò nuovamente ad agitarsi ricordandosi della bugia che aveva rifilato agli altri per uscire con Lizzie, sulla quale poteva anche stendere un velo pietoso visto che al solo sentire nominare il suo nome gli tornava alla memoria la sua immagine e iniziò a svampare peggio di prima, purtroppo Lizzie gli faceva quello strano identico effetto che gli faceva anche Tea.
Tea si accorse del suo cambio d’umore, e capì perfettamente che era una fatica per lui buttarla nuovamente sulla storia della bugia , ma era meglio per tutti se la finiva di mentire con la storia del nonno prima che la questione gli sfuggisse di mano “ Atem, andiamo, lo so che sei uscito con Lizzie ieri “
“ Si, beh …” sbarrò gli occhi, deglutendo per il panico e si voltò si scatto verso Tea che gli sorrideva, iniziò a sudare freddo “ Cosa ….” Si innervosì, Tea lo sapeva, sapeva che era uscito con Lizzie ma come accidenti aveva fatto a scoprirlo , sospirò pesantemente a vedere la sua faccia seria ma sorridente “ Chi te lo ha detto?”
“ Non ha importanza “ non voleva tirare in ballo Yugi, nelle condizioni in cui era come minimo una litigata con Atem non avrebbe potuto che fargli male, e poi era anche abbastanza suscettibile in quei giorni, come minimo sia lui che Atem si sarebbero scannati di brutto e non era giusto “ Perché non me lo hai detto? “
“ Se lo avessi fatto, avresti litigato con me “ lo sapeva benissimo perché non glielo aveva detto, era successo già un paio di volte e litigare ancora per Lizzie, senza che ci fosse un motivo , era decisamente stupido quanto fuori luogo. Tea sembrava non sopportare la cosa e sicuramente avrebbero nuovamente litigato per chissà quale strana cosa che le passava per la testa e non ne aveva alcuna voglia di fare scoppiare nuovamente il finimondo.
Tea lo guardo stupita , quasi infastidita “ Perché avremmo dovuto…”
Atem si arrabbiò, era inutile che provasse a fare domande delle quali già sapeva la risposta “ Lo sai perché , fai così ogni volta che c’è d mezzo Lizzie “
Stavolta fu Tea ad arrabbiarsi, non gradendo quelle accuse “ Aspetta un attimo, che vorresti dire? “
“ Che voglio dire?” stava dicendo davvero, veramente non si ricordava perché avevano litigato l’ultima volta, va bene, voleva dire che le avrebbe dato una bella rinfrescata alla memoria corta che si ritrovava “ Che l’ultima volta che abbiamo litigato è stata per colpa tua, credi che me sia dimenticato quello che mi hai detto?”
“ Forse non ce ne sarebbe stato bisogno, se mi avessi detto che uscivi con lei “ e lui si era forse dimenticato che aveva rifilato una bugia a Yugi , così come aveva fatto Lizzie, per uscire insieme di nascosto ad Orlando. Va bene, aveva sbagliato a pedinarli, ma anche loro avevano sbagliato, soprattutto lui aveva sbagliato , e la cosa divertente era che l’aveva fatto di nuovo “ Esattamente come hai fatto ieri “
“ Per forza, ti comporti come se fossi gelosa “ si girò e se ne andò, infuriato come non lo era mai stato, Tea non era nessuno per dirgli cosa fare tanto meno per rimproverarlo se usciva con Lizzie o No, ogni volta che doveva uscire con lei finiva sempre per aggredirlo e prenderlo a male parole come se fosse gelosa per qualche cosa, e poi si lamentava perché non le diceva che voleva uscire con Lizzie per tutto il giorno. Quella ragazza era stranissima, e anche se gli dispiaceva litigare con lei sembrava non esserci altro verso , la verità era una sola, Tea era insopportabile e cominciava ad odiarla per il suo modo di fare e di trattarlo.
 
nota dell'autrice
salve a tutti 
lo so, ho promesso di scrivere del Sigillo , ma mi sembrava opportuno dover introdurre qualche altra piccola questione di cuore tra i nostri tre personaggi preferiti ( o almeno credo che Lizzie sia un personaggio preferito )
il prossimo, ve lo prometto, sarà incentrato sul Sigillo e scopriremo qualche cosa in più.
spero che questo capitolo vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 39
*** Rivelazioni ***


L’aereo della Kaiba atterrò sulla pista di atterraggio dell’aeroporto di San Francisco nell’ora prevista e una volta fuori dalla struttura Atem e Seto salirono nella macchina che Pegasus aveva spedito loro  per raggiungere la sua residenza personale sulla baia di San Francisco e il viaggio, che doveva durare  all’incirca mezz’ora per raggiungere la villa di Pegasus, per Seto sembrava essere un’eternità anche se erano in macchina da neanche dieci minuti, sembrava perfino più eterno del viaggio in aereo che per essere durato due ore sembravano essere in volo da un anno e la colpa era dell’insopportabile e depressivo silenzio di Atem, che per la prima volta in vita sua stava zitto senza spiccicare una sola parola. di solito non faceva altro che rompere con discorsi buonisti o apocalittici , roba che di solito costringeva Seto a desiderare che Atem perdesse la voce , ma adesso esagerava con il silenzio da funerale. Seto era stato costretto a sopportarlo per due ore , non poteva sopportarlo ancora “ Hai intenzione di fare la mummia per il resto del viaggio? dimmelo, così ti compro un sarcofago e ti ci ficco dentro, almeno smetterò di deprimermi “
“ Devo ridere?” non aveva nessuna voglia di stare alle battute di Seto, aveva passato una settimana infernale tra litigi e discussioni sia con Tea che con Yugi, la prima sembrava infuriata per non si sapeva bene cosa visto che se c’era qualcuno che doveva essere infuriato era lui per il modo in cui lo aveva trattato al pub e per come continuava a trattarlo adesso , il secondo che non faceva altro che svegliarsi in piena notte in preda ai deliri, camminare per casa come se fosse uno zombie e avere perennemente le scatole girate per chissà quale motivo, aveva provato più volte a parlargli, magari per cercare di aiutarlo, anche per parlare di quello che era successo durante lo scontro , ma Yugi sembrava morso dalle tarantole, ogni volta finiva per urlargli contro cose assurde come se fosse colpa sua per non si sapeva bene cosa , e per di più sembrava anche aver perso troppo peso. Era così frustrato che se Seto avesse fatto un’altra battuta come minimo lo avrebbe ucciso, l’ultima cosa che voleva era parlare e di certo non con lui.
“Sai? Non ho idea se sia più insopportabile sentirti parlare o vederti stare zitto”
“ Seto, non sono in vena , ok?” sperava che la discussione morisse lì, voleva solo prendere quelle informazioni e poi tornare subito a casa a risolvere la situazione con Yugi , quanto meno provarci sempre se glielo avesse concesso dopo le innumerevoli litigate che avevano avuto in quei giorni.
 
La campanella dell’intervallo suonò e tutti i ragazzi si alzarono dalle loro sedie , consegnando i loro compiti alla professoressa e uscendo per godersi la ricreazione in santa pace o in cortile o sul tetto della scuola, dove il gruppo si era radunato. Avevano saputo della grande trovata di Atem, di partire senza di lui per San Francisco , proprio quella mattina con uno squallido messaggio inviato proprio da lui prima di andare a scuola , dove diceva che sarebbe partito con Seto, cosa che aveva fatto storcere il naso a tutti quanti visti i trascorsi precedenti con situazioni simili. L’ultima cosa che si sarebbero tutti aspettati, ma forse non tanto, da parte del faraone era che arrivasse a mollarli a Domino per partire da solo , snobbandoli con la solita scusa del me la sbrigo da solo per non coinvolgerli “ Giuro che quando Atem torna, lo picchierò “ Tristan era sicuramente  quello più arrabbiato di tutti, gli aveva telefonato poco dopo il messaggio per avere spiegazioni ma lui gli aveva chiuso il telefono in faccia senza neanche aprire la chiamata, non aveva gradito per niente il suo gesto e stavolta non l’avrebbe passata liscia.
“ Avrà avuto i suoi buoni motivi , magari è stata una cosa improvvisa “ Bakura non aveva idea del perché Atem era a San Francisco così come nessuno degli altri, ma di certo doveva essere una cosa importante che doveva risolversi da solo o che lo riguardava personalmente anche se la presenza dei Kaiba era a dir poco strana, ma se c’era di mezzo Seto probabilmente la loro presenza non era molto gradita e Atem non aveva potuto farci niente.
“ Bakura, tu non sai niente su ciò che Atem e Yugi ci hanno fatto passare, quindi è meglio se non parli “ Giustamente lui non sapeva cosa significasse per loro essere lasciati indietro da Atem, quasi sicuramente c’era di mezzo qualcosa che non  dovevano sapere come era nello stile del faraone ma anche di Yugi.
Bakura si zittì , preferendo non aggiungere altro, Tristan aveva ragione  lui non sapeva niente dei loro trascorsi passati quando Atem era nel corpo di Yugi , quindi avevano ragione loro, se non parlava era meglio per tutti.
Tea incrociò le braccia sul petto, adirata e infastidita per le eccessive  lamentele di Tristan “ Lascialo perdere, se vuole risolversi da solo qualsiasi cosa sia, che faccia pure “ strinse le labbra così forte da rischiare di farle sanguinare , Atem non era altro che un ragazzino capriccioso e viziato convinto di poter risolvere tutto da solo e fregandosene dell’aiuto degli altri, era stanca di predicargli sempre che gli amici erano lì per aiutarlo, ormai era abbastanza grande e vaccinato per risolversi i suoi guai da solo, e anzi se gli fosse successo qualcosa sarebbe stata una bella soddisfazione, così avrebbe abbassato la cresta e l’avrebbe piantata di giocare al super eroe del cavolo. Se voleva risolversi tutto da solo che facesse pure, dopo tutte le discussioni che avevano avuto in quei giorni non gliene fregava più niente di Atem, come del resto non gliene fregava niente di lei a lui, se fosse stato più intelligente avrebbe dovuto capire di smetterla di parlare sempre solo della domenica precedente, rinfacciandole più volte che la colpa era sua e che , quasi quasi, era pure una pazza perché si arrabbiava per qualcosa che non aveva un senso, quando invece un senso c’era ma era lui a non capire niente, a non capire che se era arrabbiata era solo perché non sopportava sentirlo parlare di Lizzie , vederlo messaggiare continuamente con lei. La verità era solo una, chi aveva a che fare con lui si trovava sempre e solo a soffrire, sia per colpa di tutti quelli che ce l’avevano con lui, sia per causa proprio di lui, e lei lo stava sperimentando a sue spese.
 
Seto e Atem entrarono dentro lo studio di Pegasus, dove l’uomo li aspettava seduto alla scrivania , guardandoli entrambi con il suo classico sorriso cordiale “ Ben venuti “ indicò le due poltrone difronte a lui “ Prego, sedetevi “
Seto non perse tempo, si sedette per primo e fissò Pegasus dritto negli occhi con il suo solito fare arrogante “ Evitiamo i convenevoli e va dritto al sodo, Pegasus “ non si fidava di quell’uomo ne dei suoi modi gentili, anzi non c’era niente in quel posto che gli suscitava fiducia, la sola idea di essere proprio dall’uomo che aveva tramato contro di lui per avere aiuto gli faceva salire il coniato di vomito , ma non aveva altra scelta che non fosse quella di ascoltare cosa aveva da dirgli, sempre se fosse stato importante.
Pegasu sorrise e tirò fuori delle foto dalla sua agenda porgendole al faraone “ Osserva bene e dimmi se riconosci qualcosa “
Atem girò le foto e quasi gli venne un colpo, quelle foto mostravano una stele egizia con raffigurata l’immagine scolpita di un rombo con al centro il simbolo del millennio , delle lunghe incisioni ieratiche sotto di esso e contemporaneamente sopra a un effige che mostrala lui , con le tre Divinità Egizie , che affrontava un mostro simile a uno stregone. Sotto di esse c’era un’altra incisione ieratica, più breve e , contemporaneamente al di sotto di essa, un’altra effige che mostrava un uomo che somigliava a Seto con accanto uno scrigno dorato. Alzò gli occhi dalla foto, guardando Pegasus letteralmente sconvolto da quello che stava vedendo in quella foto , senza riuscire a capire cosa significava “ Cosa sarebbe questa stele?”
“ Il motivo del perché tu e Seto siete qui. Questa stele la trovai per caso, diciamo che fu lo stimolo che mi guidò alla ricerca delle Divinità Egizie “ si alzò dalla sedia , per andare alla finestra e , incrociando le mani dietro la schiena , iniziò il racconto che aveva taciuto per anni “ Ebbe tutto inizio quando mi recai in Egitto la prima volta dopo aver ottenuto l’occhio del millennio, la mia idea era di riportare il gioco delle ombre nel nuovo millennio per poterti aiutare nel tuo cammino, Atem….”
 
La jeep si fermò davanti al sito archeologico dove erano in corso degli scavi e Pegasus scese immediatamente dalla vettura per dirigersi dal direttore della troupe di scavatori. Aveva aspettato quel momento da oltre un anno, finalmente aveva la possibilità di poter riportare nel nuovo secolo il tanto famoso gioco delle ombre, aveva fatto scavi in giro per l’intero deserto trovando innumerevoli tavole di pietra raffiguranti dei veri e propri mostri e forse era vicino a completare il suo gioco, se davvero quella scoperta era eclatante come il direttore gli aveva detto avrebbe creato il vero gioiello della sua produzione industriale e avuto la possibilità di poter dare una mano al corso del destino. Corse a per di fiato e raggiunse l’uomo e la sua troupe “ Signor Hajoubi “
L’uomo si voltò, tenendosi con le mani il cappello per non farlo volare via “ Signor Pegasus “ si avvicinò a lui, stringendogli la mano “ Ben venuto, credo che abbiamo trovato qualcosa che possa interessarle “
I due entrarono dentro la tenda, dove , posta su un tavolo di legno, vi era una lunga lastra coperta da una stola di lino, l’uomo la rimosse e Pegasus rimase a bocca aperta, davanti ai suoi occhi vi era una stele egizia in ottime condizioni che riportava delle strane effigi , con una scrittura identica a quelle riportate nelle lastre di pietra dei mostri “ Sensazionale , e ce ne sono altre?”
L’uomo si tolse il cappello “ è l’unica che abbiamo trovato e purtroppo a caro prezzo “
Pegasus si voltò , guardandolo accigliato “ Che significa?” l’uomo scoprì la tenda e Pegasus assistette all’estrazione di alcune barelle che portavano dei cadaveri senza vita coperti da sacche da obitorio “ Cos’è successo?”
“ Dopo l’estrazione della stele una scossa di terremoto ci ha costretti a scappare in fretta e alcuni scavatori sono rimasti intrappolati sotto alle macerie “
“ Mi dispiace , per i suoi uomini “ tornò a fissare la stele con molta attenzione e si accorse che i caratteri iniziarono a muoversi , cambiando forma e posizione mentre una luce dorata si manifestò dall’occhio del millennio, coperto dai capelli. Pegasus coprì l’occhio con la mano , forse aveva davvero scoperto qualcosa di importante ma la presenza dell’uomo non era opportuna per fare ciò che doveva “ Vada pure se vuole? “ l’uomo annuì ed uscì dalla tenda e Pegasus lasciò che il potere dell’occhio facesse il suo dovere.
 
“ Scoprì l’origine degli oggetti del millennio , la loro creazione e ciò che nascondevano al loro interno … “
 
Pegasus scorreva lo sguardo sui geroglifici , riuscendo a leggerli come se fossero stati scritti nella sua lingua. In quella stele era narrata la storia della creazione degli oggetti del millennio, ciò che contenevano al loro interno e ciò che aveva scatenato dal momento in cui furono creati e usati, un potere così grande che avrebbe scatenato la distruzione non solo dell’Egitto ma del mondo stesso. Ma ciò che conquistò del tutto la sua attenzione fu una parte di quello che vi era scritto , riportato sotto l’immagine di un rombo con un occhio al centro e circondato da raggi , con meticolosa attenzione iniziò a leggere quelle righe trovando in esse una sconvolgente verità che aggiungeva ancora più orrore alla storia degli oggetti del millennio “ No, è impossibile “ in quelle righe era riportato ciò che accadde tempo dopo il loro primo utilizzo. Pegasus non era sicuro di voler proseguire nella sua lettura, ma se voleva apprendere quanto più possibile per creare il suo gioco, doveva per forza proseguire la lettura anche se ciò che avrebbe saputo sarebbe stato la sua rovina. Si fece coraggio , scoprendo che quando il regno fu salvo , si iniziò ad usare i poteri degli oggetti senza freno , i custodi cercavano Sì di proteggere il loro regno da minacce sia esterne che interne  , ma molto spesso abusavano dei loro poteri, convinti che il potere degli oggetti fosse inarrestabile e facilmente gestibile. Purtroppo , il potere degli oggetti si rivelò essere molto più forte di quanto avessero immaginato e si liberò, minacciando la distruzione non solo del regno ma dell’intero mondo , generando cataclismi di ogni sorta. Il regno era sconvolto da terremoti e inondazioni, il cielo fu per giorni coperto da nubi oscure e minacciose che scatenavano una incessante pioggia di fulmini che distruggeva tutto ciò che toccava.
Pegasus si toccò istintivamente l’occhio dorato con una mano, sconvolto nel sapere ce un oggetto così piccolo racchiudesse una forza distruttiva senza precedenti , sapeva che Shadi non gli aveva rivelato tutto sull’occhio , ma non credeva che quegli oggetti fossero capaci di fare una cosa simile, condannando il regno allo stremo delle forze , dove il  popolo era sfiancato, ovunque regnava il caos e la distruzione , ogni villaggio era colpito da cataclismi , e fu allora che la corte sacra , in segreto , decise di fermare tutto ciò e venne forgiato un artefatto , che potesse porre un freno definitivo al potere incessante e crescente , quasi divino, che gli oggetti avevano sprigionato, dal sangue di un orrido rituale, quasi paragonabile a quello degli oggetti del millennio, venne creato lo strumento che avrebbe in seguito posto fine a tutto il caos, un altro oggetto del millennio denominato Sigillo.
 
Atem e Seto si guardarono in faccia, sconvolti e sconcertati da quanto Pegasus stava raccontando. Atem soprattutto non riusciva a credere a quanto Pegasus stava raccontando, c’erano delle cose che riguardo gli oggetti che erano state tenute nascoste ma quel che era peggio era che perfino loro molto spesso usavano gli oggetti del millennio senza neanche sapere cosa ci fosse al loro interno e tanto meno che erano capaci di poter distruggere il mondo intero, allora era stato questo il motivo che aveva spinto suo padre quasi sul orlo della follia. Sapeva cosa avevano creato, sapeva che quegli oggetti erano stati sul punto di distruggere tutto e non aveva mai detto niente , anzi aveva concesso che venissero usati ulteriormente, anche dopo aver scoperto cosa Aknadin aveva fatto a Kul Elna , e come se non bastasse ne era stato creato un altro, un altro oggetto del millennio e stando alla foto della stele sembrava essere il disegno inciso sulle scritte, un rombo con un occhio al centro.
 
Seto era sia sconvolto che infuriato , la storia che Pegasus stava raccontando era l’ennesima prova che la famiglia e gli amici di Atem erano uno più spostato dell’altro, avevano creato dei gingilli infernali che avevano rischiato di mandare il mondo alla rovina e come se non bastasse ce n’era anche un altro , adesso capiva perché era circondato da problemi, ovunque andasse e si ritrovasse Atem o gli altri con in mano uno di quegli affari andava sempre a finire che qualche cataclisma si abbattesse su di lui proprio per colpa di quegli affari, almeno su questo era sicuro perché quello che ancora non capiva era chi era quello spirito fuori di testa e cosa voleva da lui “ Molto interessante , ma questo non mi spiega chi è lo spirito, cosa vuole da me e che centro io in questa storia “
 
Pegasus sorrise, Seto non aveva mai avuto l’aria di uno che sapesse portare pazienza , ma se voleva sapere dello spirito doveva ascoltare tutto il racconto “ Per saperlo , devi prestare attenzione a tutto ciò che sto per dirti adesso , Seto. Purtroppo la storia è molto più lunga di quanto potresti immaginare “ e anche molto più cupa , c’erano cose che non potevano più essere ignorate , non dopo ciò che aveva visto in quella visione, solo adesso si rendeva conto di quanto sia stato stupido non raccontare niente al faraone di quanto sapeva solo per la sua stupidità e leggerezza, ma non avrebbe mai immaginato che quello che aveva scoperto sarebbe stato la chiave per salvare ancora una volta l’intera umanità e se solo lo avesse fatto prima, quando lo incontrò la prima volta , raccontando tutto quello che sapeva , forse avrebbe potuto impedire che tutto ciò accadesse “ Comunque, il Sigillo riportò la pace sul regno e bloccò il potere degli oggetti stessi ma purtroppo ciò non bastò. Ci fu qualcos’altro che causò caos e scompiglio in Egitto , e ciò fu scatenato proprio dal Sigillo stesso. In quel periodo di pace , uno spirito malvagio tentò di impossessarsi degli oggetti del millennio e la corte decise di ricorrere all’uso del Sigillo ma esso scatenò il risveglio di un potentissimo dio egizio. Sventare questa catastrofe nel mezzo di un’altra catastrofe, toccò al giovane principe d’Egitto. Nella stele era riportata la battaglia tra le Tre Divinità Egizie , mostri potenti guidati dal principe , e il mostro. Come accadde per il puzzle del millennio, anche questo oggetto era protetto da una Divinità Egizia che scatenò la sua furia distruttiva su tutto il regno. Il dio fu abbattuto proprio dalle tre Divinità Egizie e il Sigillo passò nelle mani del principe, che sconfisse il demone. Il Sigillo rimase nelle sue mani fino alla sua morte e il seguente sovrano decise di nascondere il Sigillo per impedire che altri tentassero di impossessarsi della sua magia. Volete che vi spieghi chi siano i due sovrani di cui si parla o siete in grado di arrivarci da soli?” dagli sguardi che entrambi si scambiarono e dai sospiri afflitti , avevano capito che si trattava proprio di loro due vista la loro somiglianza con le due effigi della foto. Ancora faticava a credere che nelle visioni che aveva avuto nel corso degli anni Seto e Atem fossero stati cugini nell’antico Egitto , doveva ammettere che sarebbe stato molto divertente assistere di persona ai loro battibecchi giornalieri , non capitava tutti i giorni di trovarsi davanti due sovrani dell’antichità un tempo legati da una stretta parentela e ora insopportabili rivali che litigavano come cane e gatto. Per quanto era divertente, purtroppo non c’era molto da ridere, Atem e Seto si trovavano coinvolti nuovamente in una guerra iniziata 3000 anni addietro con lo stesso misterioso nemico che voleva ancora una volta distruggere il mondo e la loro speranza di riuscire a salvarlo era riposta nella lotta per la protezione degli oggetti del millennio e del Sigillo stesso, ovunque si trovasse. Da allora aveva cercato in lungo e in largo qualcosa sulle Divinità Egizie, la maggior parte delle sue precedenti visioni erano legate non solo ad esse ma anche al faraone e il solo modo per rendere completo il tracciato era di risvegliare quelle creature dal loro sonno e permettere a Yugi di prenderle per lui.
Seto sospirò, abbastanza infastidito “ Quindi, tu sapevi tutto questo ma non hai mai detto niente?!“
Pegasus scosse la testa “ Non credevo fosse importante. Ciò su cui mi concentrai maggiormente fu la ricerca delle Divinità Egizie “ non credeva che quella scoperta fatta dieci anni prima avrebbe inciso così tanto sul futuro eppure era stato proprio così, a quanto sembrava la storia stava per ripetersi e la chiave di tutto era solo il Sigillo.
 
Yugi camminava per strada con un aria depressa , tra visioni e incubi ci si metteva pure l’ennesima insufficienza del compito di matematica, la professoressa era stata chiara , se voleva rimediare all’insufficienza prima del rilascio delle pagelle doveva prendere almeno una B ma per quanto provasse a concentrarsi non riusciva più a studiare come prima, non dopo quello che stava passando, la verità era che non gli importava niente della verifica o dei voti, tanto meno degli insegnanti, quello che voleva era riavere la serenità fisica e mentale che aveva perso da almeno un mese, poter di nuovo come prima e magari potersi rilassare senza stare con il terrore che gli venisse qualche vertigine improvvisa e quel che era peggio in tutta quella faccenda era il comportamento insopportabile di Atem, prima non lo calcolava, si faceva i cavoli suoi preso com’era dai suoi problemi e poi , solo per pietà, andava da lui a chiedergli cosa avesse, decisamente il classico comportamenti che non sopportava , faceva molta più figura a farsi i fatti suoi e a lasciarlo in pace piuttosto che rompergli dopo un mese abbondante solo perché gli faceva pena a vederlo nelle condizioni in cui era, se solo si fosse interessato un po’ di più forse ci sarebbe arrivato prima a capire cosa avesse, ma Atem era così , si occupava solo di se stesso e se ne sbatteva di come stavano gli altri, proprio come aveva fatto in passato, rompeva con la storia della pace eterna e dell’al di là senza rendersi conto di come stavano gli altri, di come stava lui , che sentirlo parlare di certe cose lo deprimeva, ma sì , tanto non faceva differenza parlare con lui o no, quello che aveva non sarebbe passato con un’allegra chiacchierata tra amici, anche se glielo avesse detto non sarebbe cambiato niente , i sogni non sarebbero spariti nel nulla così come le visioni, quelle stramaledette visioni che lo tormentavano di continuo, a scuola di notte , mentre studiava , capogiri continui, mal di testa , vertigini, stava impazzendo e a nessuno sembrava importargli qualcosa.
Una goccia d’acqua gli cadde sulla testa , neanche il tempo di alzare lo sguardo al cielo cupo che lo sovrastava che scoppiò a piovere all’improvviso , un acquazzone violento e fortissimo lo travolse proprio nel momento meno opportuno “ Magnifico, pure questa “ non solo aveva problemi per i fatti suoi , ma si ci metteva anche il temporale improvviso , proprio una magnifica giornata del cavolo cominciata con un insufficienza e che continuava con un nubifragio, per la rabbia mollò un calcio al cassonetto della spazzatura , urlando frustrato nel ritrovarsi bagnato come un pulcino nell’arco di pochi minuti “ Ma sì, chi se ne frega “ snervato, infilò le mani in tasca e fece per andarsene , quando un verso , simile a un pianto non attirò la sua attenzione e , voltandosi verso il cassonetto, notò uno scatolone coperto da una coperta che si muoveva.
Si avvicinò ad esso e , scoprendo la coperta rimase sorpreso nel trovarsi davanti qualcosa che non avrebbe mai immaginato di vedere.
 
Atem e Seto erano in volo per rientrare a Domino e per il resto del viaggio Atem non aveva fatto altro che fissare la foto che Pegasus gli aveva dato. Adesso era spiegato finalmente cosa fosse il Sigillo e perché lo spirito ce l’aveva così tanto con lui e con Seto , ma cerano ancora troppe cose che non riusciva a capire di quella storia, non aveva mai saputo niente di un ottavo oggetto del millennio ne di una battaglia tra divinità, tanto meno sapeva chi fosse lo spirito che li perseguitava, era da tutto il giorno che ci rimuginava sopra facendosi venire il mal di testa. Credeva di aver compreso tutto sugli oggetti, di aver ormai scoperto tutti i loro segreti , ma a quanto pare non era così e il problema vero e proprio era che di quella battaglia, di tutta quella faccenda, non ricordava quasi nulla, tranne qualche ricordo sparso, e a complicare ulteriormente la faccenda c’era anche il fatto che di quell’oggetto non c’era nessuna traccia, il tempio era andato distrutto e la stele era nelle mani del British Museum di Londra da oltre dieci anni e non c’era verso di riuscire a vederla.
“ Ancora guardi quella foto? Dammi retta, finirai per avere una crisi di nervi se continui a fare trito e ritrito su quella storia “ a Seto non importava niente degli oggetti del millennio, del passato o del Sigillo, voleva sapere con chi aveva a che fare e aveva scoperto che era un classico spirito psicotico che , come al solito, voleva vendetta per questioni irrisolte de passato. Cominciava ad averne abbastanza di quella faccenda, ma almeno adesso sapeva cosa fare non appena lo avrebbe rivisto , se mai fosse accaduto, ovvero urlargli di lasciarlo stare e di andare a rompere le scatole a chi davvero lo aveva sconfitto la prima volta, cioè Atem.
“ Seto, Pegasus ha detto…”
“ Piantala , ok? Lo so cosa ha detto e non mi interessa, quello che voglio è che Casper lasci in pace mio fratello e me. E poi non sai neanche se questo oggetto esista ancora “ era inutile stare lì a fissare una foto, non avrebbe di certo aiutato a fare spuntare questo simpatico gingillo dal nulla da un momento all’altro, era solo un pezzo di carta stampato che ritraeva una stele egizia vecchia di millenni con scritte incomprensibili e figurine incise , un aiuto davvero importante per scoprire chi diamine era quello spirito, visto che neanche Pegasus era stato capace di scoprirlo , in pratica aveva fatto un viaggio inutile solo per sapere del raccontino sugli oggetti del millennio.
 
Yugi era seduto sul letto, con le gambe incrociate mentre guardava il cucciolo di Border Collie bianco e nero camminare in giro per la stanza ad annusare qualsiasi cosa si trovasse davanti. Quando lo aveva trovato dentro lo scatolo , non aveva perso tempo e lo aveva portato subito dal veterinario con una corsa sfrenata e stando a quanto aveva detto , il cucciolo era di razza pura e non aveva più di quattro mesi, infatti sembrava un peluche in carne ed ossa che scodinzolava e abbaiava a qualsiasi cosa,  per fortuna che lo aveva trovato altrimenti sarebbe morto di freddo in quello scatolone messo lì da qualcuno che lo aveva senza dubbio abbandonato visto che non aveva ne collare ne microchip . Portarlo a casa era stato facile e gli aveva anche fatto il bagnetto senza difficoltà, ma il bello doveva ancora venire , il nonno era sempre stato molto chiaro a riguardo , niente animali in casa e per quanto ci avesse sempre provato non era mai riuscito ad avere un cagnolino , e adesso che ne aveva trovato uno, di razza e pure abbandonato, era quasi sicuro che sarebbe scoppiato un finimondo ma non gliene importava un bel niente, quel cagnolino sarebbe morto se non lo avesse preso e portato con se e di certo non lo avrebbe sbattuto fuori di casa solo perché qualcuno voleva imporre la sua volontà come sempre, il nonno poteva anche iniziare a smetterla di dirgli quello che poteva e non poteva fare , per non parlare del faraone che dava sempre ragione al nonno, come se lui facesse parte della famiglia. Non era suo fratello e non aveva alcun diritto di dirgli anche lui cosa doveva fare , anzi faceva molto meglio a stare zitto anziché intromettersi in cose che non lo riguardavano.
Chiamò il cagnolino con un piccolo fischio e lo attirò verso di lui, prendendolo in braccio e posandolo sul letto , in risposta il cagnolino si sedette davanti a lui e iniziò a scodinzolare mentre lo guardava “ Allora, che cosa facciamo adesso? Di certo non posso cacciarti, giusto?” lo accarezzò con la mano e il cagnolino gli abbaiò , sollevandosi su due zampe e appoggiandosi a lui “ Di sicuro ti devo trovare un nome. Che ne dici di…. “ iniziò a spremersi per trovare un nome adatto al cucciolo , ma alla fine il solo nome che gli veniva in mente era quello più ovvio “ Anakin?!” il cagnolino abbaiò di nuovo , leccandogli la faccia e scodinzolando , Yugi scoppiò a ridere per il solletico e per la strana sensazione nel sentirsi la lingua del cane sulla sua guancia “ va bene, e Anakin sia “ lo sapeva che non sarebbe stato facile all’inizio gestire un cane, non era un idiota e sapeva bene cosa comportava, ma era disposto a tenere Anakin con lui anche se certe persone avrebbero fatto di sicuro delle inutili storie, se era grande per poter passare un giorno intero da solo a casa e autogestirsi, lo era anche per tenere con se e un cane e occuparsi di lui senza dare conto e soddisfazione a nessuno, adesso gliel’avrebbe fatta vedere lui a certa gente insopportabile chi era davvero Yugi Muto.
 
 nota dell'autrice
salve a tutti e scusate il ritardo, ma ho avuto problemi a scrivere questo capitolo.
allora, spero che la mia modesta spiegazione vi possa piacere e commentate, commentate, commentate.
 

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Capitolo 40
*** Scontro diretto ***


Densi nuvoloni neri scaraventavano una incessante pioggia di fuoco su tutta la città , scariche di fulmini si abbattevano sulle palme incendiandole e distruggendo tutto ciò che toccavano , la gente tentava di scappare , urlando e correndo mentre scosse di terremoto scuotevano il terreno e facevano crollare le case. I soldati correvano in ogni direzione, cercavano di aiutare la gente a scappare o a ripararsi da pioggia di fuoco e fulmini.
Yugi era nel mezzo del caos ma nessuno lo vedeva, era come se fosse invisibile per coloro che si trovavano lì, si guardava in torno sconvolto e terrorizzato, sentiva sotto ai piedi la terra che tremava, nelle narici l’odore del fumo che avvolgeva l’aria e nelle orecchie il rumore delle esplosioni generate dai meteoriti che cadevano e distruggevano tutto, era terribile, sembrava di essere nel mezzo di un film catastrofico, peccato solo che non era un film, anzi non sembrava neanche essere una visione , era tutto così reale.
Un esplosione alle sue spalle scatenò ulteriori urla e istintivamente , Yugi si buttò a terra spaventato a morte , ma quando si voltò a guardare si trovò davanti uno spettacolo raccapricciante, il palazzo reale era in fiamme e da una parte non definita dell’edificio si ergeva un fascio di luce oscura che si riversava sul cielo, scatenando densi nuvoloni a spirale che causavano tutti quei cataclismi. Dal fumo denso vide delle figure avanzare velocemente fuori dalle mura e fu costretto ad alzarsi velocemente e a farsi da parte, per osservare servitori  funzionari di corte scappare via ed evacuare l’edificio , proprio mentre dei mostri apparivano per circondare l’intero palazzo e sistemarsi come uno scudo difensivo , comandati da quelli che sembravano essere i sacerdoti della corte sacra per il modo in cui erano vestiti. Yugi li squadrò tutti attentamente e per poco non gli venne un colpo, non tanto per il sacerdote che guidava la schiera difensiva e che somigliava a Seto, dato che sapeva molto bene che in passato era stato uno dei membri della corte sacra di Atem non che suo cugino, e neanche per la presenza di Aknadin tra le schiere buone contando tutto ciò che aveva fatto, ma ciò che lo sconvolse fu la presenza di tre sacerdoti incredibilmente somiglianti a suo nonno, Ishizu e Shadi, ognuno di loro con un oggetto del millennio in mano , per non parlare del sacerdote che somigliava incredibilmente al Mago Nero, allora quello doveva essere Mahad, il migliore amico di Atem.
C’era tutta la corte sacra al completo davanti ai suoi occhi , tutti coloro che erano stati al fianco di Atem nella sua vita da faraone.
All’improvviso, una spirale oscura si manifestò in cielo davanti a loro e da essa , si palesò un ammasso di energia oscura nero - violacea , con due occhi rossi inquietanti e un sorriso diabolico, i sacerdoti spedirono all’attacco i rispettivi mostri ma un soffio di vento, scatenato dall’ammasso di energia informe li scaraventò via, alcuni finirono contro le mura, altri spazzati via in cielo e qualcuno contro gli obelischi del palazzo , distruggendoli. I sacerdoti si accasciarono a terra , doloranti , come da manuale per ogni gioco delle ombre che si rispettasse. L’ammasso informe scoppiò a ridere , una risata quasi satanica riecheggiò nell’aria da parte sua.
Il nitrito di un cavallo, proveniente dalle mura del palazzo , attirò l’attenzione di Yugi e dalle mura circondate di fumo e fiamme , arrivò , correndo al galoppo, quello che sembrava essere Atem, che sfrecciò davanti a Yugi come un fulmine, dal cielo cupo e oscuro, una sfera di luce gigantesca scese dalle nuvole rischiarando tutto quanto con la sua immensa luminescenza. Due raggi di energia, uno dorato proveniente dalla sfera e uno oscuro , proveniente dall’ammasso informe, si scontrarono generando un esplosione di energia che finì per ricoprire e distruggere tutto ciò che si trovava nel loro raggio di azione, Yugi , così come gli altri sacerdoti, finì per essere investito dall’energia che lo scaraventò via, urlando.
 
Yugi si alzò a mezzo letto, urlando per la paura e con il fiato corto, il battito del cuore era così accelerato che sembrava dovergli scoppiare in petto. La sua stanza era scossa dai tuoni e dai lampi del temporale mentre la pioggia batteva sul vetro della finestra della sua stanza. Yugi tentò di riprendere fiato, asciugandosi la fronte bagnata con il polso, tremava ancora per la paura di quello che aveva visto. Ormai doveva aver imparato a farci l’abitudine nel vedere distruzione e stragi nei suoi sogni, sempre se sogni potevano chiamarsi, ma ogni volta era sempre diversa, sempre più reale, non era neanche più capace di capire quale fosse la realtà dall’immaginazione , sentiva che stava per arrivare al limite della sopportazione. Scostò le coperte, aveva assolutamente bisogno di prendere un bel bicchiere d’acqua fresca per riuscire a riprendersi, prese il cellulare accendendolo e inserendo la torcia per poter vedere al buio , ma quando la puntò , per sbaglio, sopra il mucchio di vecchie coperte che aveva preso dalla cantina per Anakin, si accorse che il cagnolino non era più lì.
Immediatamente, si calò per guardare sotto il letto “ Anakin, sei qui?” niente, il cucciolo non era sotto al letto e di certo non era in camera sua.
Un urlo , proveniente dalla stanza del nonno, spaventò Yugi che volò subito giù dal letto andando fuori dalla sua stanza , seguito da Atem , tramortito e assonnato che non faceva altro che sbadigliare per il modo brusco con cui si era svegliato. I due si diressero subito in camera dal nonno, trovando la luce della stanza accesa e lui spaventato a morte che guardava infuriato il cagnolino che gli scodinzolava accanto al letto.
 
Il nonno continuava a parlare , lamentandosi e facendo avanti e indietro per la cucina passandogli davanti , ma Yugi non lo ascoltava, continuava a guardare Anakin accucciato sotto la sedia che si leccava le zampe, stringendo tra le mani il tessuto dei pantaloni del pigiama, con tutta la forza che aveva fregandosene se lo stava stropicciando , il nonno non era arrabbiato, questo doveva ammetterlo, ma continuava a lamentarsi di avergli nascosto Anakin per un giorno intero e per aver deciso di volerlo prendere senza prima avergli chiesto il permesso per farlo e Yugi iniziava ad averne fin sopra le punte dei suoi strambi capelli di quella storia, voleva tanto che il nonno smettesse di parlare e che se ne tornasse a letto ma per essere un vecchio di 74 anni sembrava essere abbastanza in forze per fare una predica quasi alle tre del mattino costringendo tutti a stare svegli dietro a lui. Yugi era in preda al nervoso, voleva andare a dormire, o magari sperare di poterlo fare , ma più cercava di dirglielo più lui continuava a parlare e a rimproverarlo e se avesse continuato così come minimo avrebbe preso qualcosa e gliel’avrebbe tirata in testa per farlo tacere.
 
Il nonno sospirò , guardando il nipote negli occhi dopo avergli detto tutto ciò che c’era da dire “ Per ciò, perché non me lo hai detto? “ non capiva affatto il comportamento di Yugi, si comportava come se ci fosse solo lui in quella casa, senza tenere conto degli altri. Un cane comportava delle responsabilità specifiche, comportava impegno e volontà, sacrifici e soprattutto aveva bisogno di cure , non solo a livello affettivo ma generali , cose che Yugi non voleva capire. Gli aveva detto tante volte nel corso degli anni che non potevano prendere un cane perché non c’era il tempo di potersi occupare di lui e soprattutto perché Yugi lo aveva sempre considerato un gioco, il che poteva essere comprensibile per la mentalità di un bambino piccolo ma non per un ragazzino. Ormai era un po’ più grande e aveva messo un po’ più di giudizio, grazie al cielo , ma continuava però a fare capricci e quel che era peggio era che da quando era bambino fin ad ora continuava a non avere il senso della responsabilità per certe cose , se si rifiutava di sistemarsi la sua stanza , di pulire il garage o lo scantinato senza farlo urlare per un giorno intero o di sbrigare piccole faccende in casa, figurarsi cosa avrebbe combinato con un cane , soprattutto perché doveva essere sua responsabilità doversi occupare di lui,  era già difficile occuparsi di un animale regolarmente, figurarsi poi di nascosto. Questa era una decisione che andava presa con calma , ragionandoci per bene , ma come al solito faceva sempre di testa sua , ma stavolta aveva davvero esagerato “ Yugi , è inutile che tieni il muso, lo sai che …”
Yugi non ci vide più, aveva perso ormai la pazienza nel sentire quei ragionamenti assurdi e insopportabili , si alzò malamente dalla sedia, sbattendo le mani sul tavolo “ Cosa?! che non posso tenere un cane? Che non posso mai fare quello che voglio senza doverti chiedere il permesso per qualsiasi stupidaggine? È così?” non ce la faceva più , era arrivato al limite della sopportazione generale, ne aveva fin sopra le punte dei suoi strambi capelli di venire rimproverato per ogni cosa, di abbassare sempre gli occhi ogni volta che gli vietavano di fare qualcosa, di stare sempre alle regole e di obbedire in silenzio come un bambino, sapeva quello che faceva e non aveva bisogno del permesso di nessuno, non aveva bisogno di essere sempre trattato come se fosse un bimbo che doveva essere guidato in qualsiasi cosa.
“ Yugi….” il nonno non aveva mai visto Yugi così arrabbiato, non era suo carattere rispondere in quella maniera a nessuno , soprattutto a lui “ Ascolta , Yugi….”
“ NO “ dette un altro colpo al tavolo, finendo per far spaventare il nonno e il faraone , adesso era davvero fuori di se dalla rabbia, era stanco di farsi comandare da tutti senza dire neanche una parola, le cose adesso erano cambiate “ Ho portato a casa il cane e adesso me lo tengo, chiaro? non lo butterò fuori di casa solo perché lo vuoi tu “ fece il giro del tavolo per andarsene di sopra, ma il nonno cercò di fermarlo trattenendolo per un braccio solo che Yugi lo strattonò, spingendolo via e rischiando di farlo cadere a terra.
Il nonno fu fortunato ad avere come appoggio il tavolo alle spalle , altrimenti avrebbe fatto una brutta caduta. Non aveva mai visto Yugi così aggressivo, non era da lui alzare le mani sulle persone e spingerle malamente, ma ciò non tollerava il suo comportamento verso di lui anche se era rimasto spiazzato dal suo gesto. Andò subito dietro al nipote, afferrandolo per il braccio e costringendolo a guardarlo , non aveva nessun diritto di trattarlo in quella maniera “ Ehi, sono tuo nonno e non puoi… “
Yugi esplose in un impeto di rabbia, liberandosi dalla presa del nonno , era vero era suo nonno ma ciò non gli dava alcun diritto di comandarlo a bacchetta o di imporgli la sua volontà “ Appunto, sei mio nonno, non mio padre “ corse subito di sopra , seguito dal cane che gli corse dietro a ruota.
Il nonno non sapeva cosa pensare, quello che gli aveva detto lo aveva sconvolto, non perché gli aveva appena urlato di non essere suo padre ma perché quello non era il suo carattere, non era da lui urlare, agitarsi o innervosirsi come stava accadendo ultimamente in quel periodo, sembrava essere un'altra persona , non lo aveva mai trattato in quella maniera “ Ma …”
Il faraone posò la sua mano sulla spalla del nonno “ Ci penso io “ senza dare il tempo al nonno di dire qualcosa, corse subito di sopra andando dietro a Yugi, stavolta aveva davvero esagerato, poteva anche avere problemi per i fatti suoi ma non poteva e non doveva scaricare la sua frustrazione sugli altri , tanto meno urlare alla gente come aveva fatto poco fa. Prima che la porta si chiudesse violentemente, la riaprì con la mano ed entrò subito nella stanza di Yugi , afferrandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi “ Adesso smettila, va bene?”
“ Lasciami “ tentò di strattonare il braccio ma la presa del faraone era più forte di quanto potesse immaginare e più cercava di liberarsi più lo stringeva facendogli male “ Ti ho detto di lasciarmi “
“ Non puoi trattare il nonno in quella maniera, scendi subito di sotto e chiedigli scusa “ adesso aveva superato il limite del consentito, non poteva aggredire il nonno in quella maniera solo perché gli aveva chiesto spiegazioni per un cane, sapeva benissimo che prima di fare una cosa simile doveva chiedere il permesso a lui e il suo comportamento era sbagliato, m ancora più sbagliato era stato urlargli contro e spingerlo, era comunque una persona anziana e non era quello il comportamento da assumere verso di lui.
Yugi scoppiò , nessuno poteva imporgli la sua volontà, tanto meno Atem “ Io non devo chiedere scusa a nessuno, e tu non hai diritto di dirmi cosa devo fare “ era stanco di sentirsi sempre fare la predica per qualsiasi cosa , la colpa della discussione l’aveva il nonno e il faraone non aveva autorizzazione ad intromettersi nelle cose che non lo riguardavano, doveva starsene in silenzio a guardare senza dire neanche un parola e invece stava sempre in mezzo come se facesse parte della famiglia, evidentemente si era dimenticato che se era in quella casa era solo perché era l’unico posto in cui potesse stare per la sua permanenza sulla terra.
“ Smettila adesso, scendi di sotto , subito “ puntò il dito con fare autoritario in direzione della porta della stanza , Yugi si stava comportando come un bambino capriccioso e arrogante , tutto solo per il cane che aveva portato a casa, ovviamente senza alcun permesso per farlo. il nonno aveva pienamente ragione su questo, prima di fare qualsiasi cosa Yugi doveva venirglielo a chiedere se poteva tenere il cane e il fatto di essere arrabbiato per non si sapeva bene cosa non era una giustificazione per poter trattare gli altri in quella maniera. Stava cominciando a capitare fin troppo spesso che rispondesse male a tutti , non solo al nonno ma anche tutto il resto del gruppo , in pratica stava scaricando la colpa di quello che gli stava succedendo addosso a gente che non centrava niente, e magari sapesse cosa gli stava succedendo, se si decidesse a parlarne forse tutto questo non succederebbe ma Yugi era più testardo di quanto immaginasse. Yugi continuava a guardarlo come se lo stesse sfidando ,  stava con i pugni chiusi e lo guardava con uno sguardo aggressivo e infuriato , ma Atem non era per niente intimorito , continuò a stringere la presa sul suo braccio, cercando di tirarlo per portarlo al piano di sotto dal nonno “ Obbedisci “
Yugi , ormai allo stremo della sopportazione , urlò “ NO , non sei nessuno per dirmi cosa devo fare “
“ Ti ho detto di smetterla “
Strattonò il braccio , urlandogli con tutta la voce che aveva in gola “ Tu non puoi comandarmi, non sei mio fratello “ il faraone lasciò la presa sul suo braccio, guardandolo con gli occhi sbarrati, ma Yugi se ne infischiò , guardando il braccio arrossato per la stretta con le lacrime agli occhi. Doveva smetterla di comportarsi in quella maniera, non erano fratelli , non erano una famiglia, Atem era solo lo spirito di un faraone tornato in vita solo per salvare nuovamente il mondo da non si sapeva bene chi , era lì solo per questo e basta e non aveva diritto di intromettersi nelle questioni che non gli interessavano.
Atem rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, non si era aspettato una risposta simile da parte di Yugi  , era convinto di aver sentito male , che non gli aveva detto davvero una cosa del genere. D’accordo, non erano davvero fratelli, e forse aveva esagerato un po’ , però non poteva dirgli davvero questo “ Ma , Yugi…”
“ Vattene “
Atem voleva cercare di farlo ragionare, ma fu costretto a lasciar perdere , Yugi era già abbastanza arrabbiato con il nonno non voleva che continuasse a litigare anche con lui, gli avrebbe parlato quando sarebbe stato più calmo ma per il momento era meglio se restava da solo, forse avrebbe sbollito la rabbia se fosse rimasto solo e se avesse dormito fino a tarda mattinata. Uscì fuori dalla sua stanza e richiuse la porta.
 
La sveglia suonò puntuale alle 9 e 30 del mattino, esattamente come era stata impostata e Atem si svegliò di mala voglia, staccando la sveglia e voltandosi dall’altra parte del letto. Aveva dormito da schifo, un po’ per la litigata e un po’ perché aveva sentito Yugi piangere fino a tarda mattina finche non si addormentò del tutto e aveva un sonno che stava morendo, ma purtroppo avevano avuto tutti l’idea di organizzare una mangiata in occasione della visita di Joey e Serenity a Domino, peccato che non sarebbe stata una compagnia attiva per il mal di testa che aveva , dovette fare però buon viso a cattivo gioco e si alzò dal letto e scese di sotto , trovando il nonno seduto al tavolo della cucina che guardava la tazza del latte con un espressione spenta. Non sembrava aver dormito bene neanche lui dopo la litigata con Yugi, si vedeva che c’era rimasto male per le cose che gli aveva detto e per il modo con cui lo aveva trattato , nessuno di loro aveva mai visto Yugi così arrabbiato ma ormai il danno era fatto e di certo rimuginarci sopra non sarebbe servito a niente “ Ciao, Nonno “
“ Ciao “ Atem si sedette dinanzi a lui , ma Solomon riusciva a distogliere lo sguardo dalla tazza fumante , nella mente gli risuonavano ancora le parole acide di Yugi. Gli aveva urlato di non essere suo padre , e aveva ragione , lui non era suo padre ma si era preso cura di lui come se fosse suo figlio e non suo nipote , gli voleva un bene dell’anima e sentirsi dire una cosa del genere gli aveva fatto male, certo non poteva e non avrebbe mai potuto prendere il posto di James ma ciò non cambiava il modo in cui si sentiva e di certo non serviva a capire cosa fosse preso a Yugi , era diverso , stava cambiando e non di certo in maniera positiva “ Che cosa gli sta succedendo?” alzò lo sguardo sul faraone, aveva bisogno di sapere cosa stava accadendo a suo nipote e se il faraone sapeva qualcosa doveva dirglielo “ Tu lo sai, non è vero?”
Atem non sapeva che dirgli, i suoi erano solo sospetti che non potevano essere fondati se Yugi non gli voleva parlare e spiegarli cosa aveva, c’aveva provato ma sembrava volerselo tenere per se e di certo non lo aiutava a sperare il periodo che stava attraversando anzi peggiorava di più le sue condizioni “ Vorrei saperlo anche io, ma non vuole dirmelo “
“ Ma non hai neanche un sospetto? Tu lo conosci meglio di quanto potrei conoscerlo io che sono suo nonno “ era impossibile che il faraone non sapesse niente, anche se nell’ultimo periodo avevano litigato lui e Yugi si dicevano sempre tutto, era sicuro che fosse stato così anche quando condividevano lo stesso corpo e la stessa mente, andavano anche a scuola insieme , uscivano con gli stessi amici, era impossibile che non avesse notato niente se stavano insieme ventiquattro ore su ventiquattro.
Non sapeva se dirglielo o no, tutto partiva dallo scontro con suo padre, ne era più che sicuro, ma quello che aveva fatto Yugi avrebbe rischiato di mettere il nonno in agitazione, non era di certo la prima volta che Yugi combinava assurdità simili ed erano tutti costretti a doverlo coprire, ma allora era diverso, anche se succedeva qualcosa a Yugi c’era lui a poterlo coprire prendendo il possesso del suo corpo, nessuno li sapeva distinguere in fondo, ma adesso le cose erano cambiate ed erano più complicate di prima. Yugi aveva rischiato di morire quel giorno, e di sicuro al nonno sarebbe venuto un infarto sul colpo se glielo avesse detto “ Forse è solo lo stress , ultimamente siamo tutti sottopressione per i voti “
Il nonno scrutava il suo sguardo attentamente e quella non era una faccia convincente , anzi sembrava proprio che gli stava rifilando una bugia “ Tu non mi stai dicendo la verità, lo so. Se devo sapere qualcosa , è meglio che me lo dici “
Atem voleva dirglielo, non poteva nascondergli quello che era successo e i suoi sospetti, ma doveva prima esserne sicuro e parlare con Yugi, anche se visto quanto successo la sera precedente non sarebbe stato facile “ Io credo che…” i passi di Yugi nel corridoio e la sua apparizione nell’ingresso della cucina lo costrinsero a fermarsi prima che potesse parlare. Non aveva una bella cera, anzi era proprio arrabbiati , non li stava neanche guardando in faccia concentrandosi solo a prendere una scodella di ceramica e uno scatolo di latte dal frigo. Dire che la sua presenza aveva fatto calare il gelo in quella stanza era poco, anche le sue parole furono gelide “ Oggi non vengo alla mangiata, devo occuparmi di Anakin “ senza degnare nessuno dei due di uno sguardo se ne andò via, tornando si sopra.
Atem guardò il nonno che a sua volta lo guardava , non faceva di certo ben sperare il suo comportamento su un eventuale rappacificamento, ma era meglio così, almeno gli avrebbero permesso di sbollire un po’ la rabbia “ Vado a vestirmi, tra mezz’ora passano i ragazzi “ si alzò dalla sedia e tornò di sopra, lasciando il nonno in cucina.
 
Tea guardava soddisfatta la grande tavola che aveva sistemato nell’immenso giardino della casa di Lizzie, c’aveva messo un po’ ma il risultato era perfetto e non era affatto niente male nonostante fosse stata costretta a dover sistemare tutto da sola visto che Lizzie aveva dato forfeit per scappare dai suoi cavalli nella scuderia costringendo lei a lavorare al posto suo. Quella ragazza era un inguaribile viziata bisbetica, certo era comprensibile visto che a casa sua facevano tutto i domestici , erano pagati proprio per questo, ma poteva almeno darle una mano di aiuto, ma come al solito la principessa non voleva scomodarsi. Dette un ultima occhiata al suo perfetto lavoro e si diresse verso le scuderie , trovando nel grandissimo recinto Lizzie con in mano un panno che insaponava il pelo di Lyla e quasi le venne un colpo “ Ma che stai facendo?!” non poteva credere ai suoi occhi, i loro amici sarebbero arrivati a breve e lei si metteva a lavare il cavallo proprio in quel momento, era una cosa da pazzi.
Lizzie sospirò roteando gli occhi, immaginava che Tea sarebbe arrivata a romperle le scatole come al solito, motivo per cui non era mai stata d’accordo sull’idea di usare proprio quel giorno e proprio casa sua per organizzare una maledetta mangiata di gruppo. Quello era il giorno dedicato alla pulizia dei suoi cavalli, lo faceva sempre una volta a settimana e non avrebbe permesso a niente al mondo di impedirle di curare i suoi animali, tanto meno una mangiata di gruppo organizzata da non si sapeva chi, la sola che le avevano detto era che quella domenica si sarebbe organizzata una mangiata e che volevano farla a casa sua e neanche la sua rabbia li aveva fermati, quindi che non si lamentasse nessuno se stava lavando Lyla “ Quello che faccio ogni Domenica mattina “ si girò a guardarla con un espressione sorridente ma di fastidio “ Lavo Lyla , quindi sparisci “ riprese di nuovo a strofinare il panno sul manto del cavallo facendo scorrere la saponata sul pelo.
Tea andò su tutte le furie “ Non puoi farlo in un altro momento? Tra poco arrivano i ragazzi “ se pensava di rovinare la giornata si sbagliava di grosso, doveva attenersi ai piani stabili non fare di testa sua come al solito , se quel giorno c’era una mangiata doveva essere tutto pulito e sistemato non in disordine.
Lizzie si scocciò, lanciò la pezza dentro al secchio e si diresse a grandi passi verso Tea, puntandole gli occhi addosso e guardandola seria “ Questa è casa mia e decido io cosa fare, e  poi la mangiata l’avete voluta voi “ detto ciò, le diede le spalle e ritornò da Lyla riprendendo da dove si era interrotta , non poteva rimproverarla se stava pulendo il cavallo infondo quella era casa sua e gli ospiti erano loro quindi che si tappasse la bocca, aveva stabilito che avrebbe lavato il cavallo e lo avrebbe fatto, basta stupidaggini inutili.
Tea voleva tanto ribattere, rimproverarla e dirle di finirla di fare la capricciosa, ma il rumore del clacson di una macchina al cancello della casa la costrinse a lasciar perdere e ad aprire la cancellata, permettendo alle macchine di entrare dentro il giardino e parcheggiare nel posto macchina lì vicino. Tea osservò le macchine mentre si fermavano, con il cuore in gola, con loro c’era ovviamente Atem ma da quando avevano litigato non si erano più parlati , anzi avevano passato il resto della settimana a litigare ancora, ma si era promessa che non avrebbe ceduto stavolta, la colpa era di Atem e tale sarebbe rimasta finchè non si sarebbe finalmente deciso a mettere da parte il suo stupido orgoglio e ad ammettere di essere uno stupido, fin ad allora non gli avrebbe rivolto neanche il saluto.
 
Atem scese dalla macchina insieme agli altri, trovandosi davanti Tea ma non gli importava , se avevano litigato la colpa era solo dello stupido e insensato comportamento di Tea, ogni volta che parlavano di Lizzie lei finiva sempre per infuriarsi inutilmente costringendolo ad agire in quella maniera ma stavolta non gli interessava, non si sarebbe preso la colpa per qualcosa che non aveva fatto, la ragione era con lui e non le avrebbe rivolto la parola finche non avrebbe abbattuto la sua stupida testardaggine, anzi quello che aveva intenzione di fare fin da subito era andare proprio da Lizzie così le avrebbe dato dimostrazione che non poteva comandarlo come le piaceva.
Joey spalancò lo sportello della macchina di Marik con tanta di quella violenza da rischiare di sbatterglielo in faccia, piombando giù dalla vettura di scatto a guardare la villa in cui lo avevano portato “ Oh, per la miseria “quella villa era enorme, un giardino gigantesco, una casa immensa a due piani con terrazza , quella non era una casa di campagna ma una reggia, adesso capiva perché c’era tutta quella strada da fare per arrivare in quel posto. Un violentissimo colpo in testa gli procurò un bernoccolo grossissimo e la faccia inferocita di Marik lo fece spaventare a morte “ Ma che ti prende?!”
“ Quante volte devo dirti di chiudere piano le portiere?!” ora era arrivato al limite della sopportazione, nessuno voleva trattare bene la sua macchina e cascasse il mondo era l’ultima volta che dava passaggi alla gente, soprattutto a Joey. Ogni volta finiva col ritrovarsi sportelli raschiati o tappeti spostati e gli toccava sempre dover passare vernice o sistemare tutto e cominciava davvero ad averne abbastanza, era una macchina non un camioncino dei trasporti, neanche la sua discutibile compagnia di amici del Cairo si era mai permessa di fare tanto casino sulla sua macchina.
Tea sospirò “ Dai, ragazzi, non litigate “ non potevano iniziare a litigare solo per la macchina, erano peggio dei bambini.
Duke posò le mani sulle spalle dei due, ridendo “ Tea ha ragione, non roviniamo la giornata “ quei due erano incredibili, soprattutto Marik, nessuno avrebbe mai immaginato che possedesse un simile carattere , certo avevano visto di peggio da parte sua visti i trascorsi precedenti alla Città dei Duelli, ma quella era un’altra storia, faceva alquanto ridere vederlo arrabbiarsi per la sua macchina, non che lui fosse diverso, in fondo anche lui non voleva che la sua macchina fosse trattata come una pezza per strofinarci i pavimenti ma l’atteggiamento di Marik era comicissimo. Gettò lo sguardo la intorno , guardandosi un po’ in giro e si accorse che Lizzie non era venuta ad accoglierli, poco carino da parte della padrona di casa non ricevere gli ospiti “ Ma dov’è Lizzie?”
“ A badare con i cavalli “ ecco uno dei motivi del perché la odiava, va bene che non aveva gradito l’invasione di casa sua , va bene che doveva lavare i cavalli, ma poteva almeno andare a salutare i suoi amici ma come al solito pensava sempre e solo a se stessa, tipico di una come lei. Comunque, era il caso di lasciar perdere il nervosismo e di occuparsi delle cose serie, come per esempio i sacchi della spesa “ Andiamo a sistemare queste cose, forza “
 
Yugi era uscito di casa senza degnare il nonno di uno sguardo ne di un saluto , a parte le questioni sanitarie del cane che dovevano essere sbrigate da lui, Yugi aveva deciso di andare a fare un po’ di spese proprio per Anakin, la prima notte passata a casa sua l’aveva trascorsa in un mucchio di vecchie coperte messe a terra sul pavimento, decisamente poco adatte come cuccetta per cani e non poteva neanche dargli solo da mangiare latte in una ciotola, aveva un bel po’ di spese da fare per poter cominciare a occuparsi del cagnolino che aveva deciso di tenersi. Non gli piaceva litigare con il nonno ne con Atem ma non aveva sopportato che gli urlassero contro ne che lo trattassero in quella maniera, soprattutto il faraone, ormai era stanco della sua vita, era stanco di fare sogni, di avere visioni, capogiri e mal di testa , oltre che non riuscire a prendere sonno e non aveva uno straccio di libertà senza che qualcuno urlasse o lo rimproverasse.
Una presa, forte e stretta sia sulla bocca che sulla pancia, lo trascinò lontano dal marciapiede spingendolo dentro un vicolo , strattonandolo malamente e impedendogli di urlare o di muoversi, provava a scalpitare e a dimenarsi ma non riusciva a spingere via il suo aggressore, tentò perfino di staccare la mano dalla sua bocca ma  quando la toccò ebbe un brivido lungo la schiena che finì alla radice dei capelli, la mano che gli stava sulla bocca per impedirgli di urlare era… scheletrica. Da quello che vedeva era bianca, e scarna, cominciò ad avere davvero paura ma niente fu più traumatizzante di quello che vide dopo, davanti a lui apparve un tizio avvolto da una lunga tunica nera che arrivava fino ai piedi con le maniche lunghe e larghe e la faccia coperta da un cappuccio che metteva in ombra il viso e lasciava intravedere solo due sgargianti occhi rosso sangue, al fianco aveva appesa una spada egizia dall’elsa dorata. Il sangue gli si gelò nelle vene , gocce di sudore gli scorrevano lungo la faccia, il tizio che lo teneva stretto lo fece voltare all’improvviso e Yugi si trovò davanti due occhi rosso sangue identici a quelli dell’altro, solo più inquietanti poiché davanti a lui. Senza sapere come, senza prevederlo, un colpo violentissimo alla faccia lo spinse contro il muro del vicolo, facendogli sbattere la testa , il colpo fu così violento che Yugi fu stordito, vedeva le immagini girare e iniziare a oscurarsi, capogiri e vertigini che lo disorientarono e la sola cosa che vide fu il tizio che camminava verso di lui e posava la mano sulla sua faccia, poi il resto si oscurò.
 
Serenity accarezzava il pelo di Lyla con la mano, non aveva mai toccato un cavallo prima d’ora ne lo aveva mai visto così da vicino. Tutto ciò che sapeva sui cavalli erano fonti di internet tra documenti di Wikipedia e immagini su Google , da internet sembravano molto più piccoli da come erano nella realtà e di certo non rendevano giustizia.
Lizzie osservava Serenity molto attentamente, seduta sul legno del recinto , e doveva ammettere che non avrebbe mai creduto possibile che Joey avesse una sorellina così buona e pacifica mentre lui erano un pazzo scatenato che combinava casini, almeno stando a quello che le aveva detto Tea e da quello che aveva visto al torneo, non sembravano neanche fratelli per la differenza di carattere che li caratterizzava , ma del resto due caratteri opposti ci volevano per rendere omogenea una famiglia , almeno quando le cose marciavano bene e purtroppo lei lo sapeva molto bene che gli errori dei genitori si ripercuotevano sempre sui figli “ E così sei andata a vivere con tua madre a Seattle “
Serenity annuì “ Si, adesso c’è anche mio fratello , perciò mi sento molto meno sola” la sua vita a Seattle non era stata facile all’inizio , non conosceva nessuno, non aveva amici e anche la scuola era stata difficile. Si era abituata col passare del tempo ma non passava giorno senza che sentisse la mancanza di suo fratello , e dopo aver conosciuto anche i suoi amici aveva iniziato a sentire anche la loro, erano dei ragazzi speciali e Joey aveva pienamente ragione su tutti loro, era stato molto difficile per lei trovare dei veri amici , la maggior parte erano amici solo di convenienza, sfruttatori e poco raccomandabili, sia le ragazze che i ragazzi e aver conosciuto gli amici di Joey l’aveva fatta sentire finalmente parte di un gruppo, peccato che la distanza le impediva di poterli raggiungere così come lo impediva anche a Joey, ma nonostante tutto doveva ammettere che non si era mai lamentato anche se gli leggeva chiaro negli occhi che sentiva la loro mancanza, diceva sempre che quello che aveva fatto l’aveva fatto convinto e soprattutto lo aveva fatto grazie a Lizzie “ Sai? Mio fratello diche che è stato merito tuo se è venuto a Seattle “
“ Davvero?” merito suo, questa era davvero nuova da sentire.
Serenity annuì “ Tu hai deciso di trasferirti a Domino e lui ha seguito il tuo esempio “
“ Oh…” quindi il suo trasferimento a Seattle dipendeva dalla sua decisione di andare a Domino , questa si che era davvero una notizia Shock. Voltò per un attimo lo sguardò di lato e si vide spuntare Atem che veniva verso di loro, il cuore le si fermò sul colpo ma cercò di non darlo a vedere, si era promessa di non cascare ancora una volta nel turbinio di emozioni che l’assillavano di continuo , doveva farlo per Tea e soprattutto per se stessa , quindi cercò di non guardarlo in faccia quando si avvicinò a loro, stringendo con le mani il legno del recinto per farsi forza.
“ Serenity, Joey ti sta cercando “ la ragazzina annuì e si allontanò dal cavallo uscendo fuori dal recinto per mettersi a correre e sparendo dietro le scuderie. Una volta rimasto solo con Lizzie, prima che lei scendesse dal recinto e provasse ad andare via , l’afferrò per il polso costringendola a fermarsi prima che si muovesse da lì e i suoi occhi azzurri incrociarono i suoi , sostenendo il suo sguardo senza distoglierlo “ Va tutto bene?
“ Benissimo “ cercava di essere distaccata e fredda, ma dentro stava urlando, la sua mano era stretta da quella di lui e i suoi occhi ametista erano puntati dritti nei suoi , sentì il bisogno di allontanarsi subito da lui. Si liberò dalla sua presa e scese dallo steccato per andarsene via, non poteva stargli accanto , non doveva.
Atem non aveva intenzione di lasciarla andare così facilmente, non sopportava quella freddezza nei suoi confronti, era insopportabile essere ignorato da parte sua senza alcun motivo, scavalcò lo steccato e l’acchiappò , costringendola a voltarsi “ Aspetta, devo parlarti” voleva uno straccio di spiegazione, da quando erano usciti l’ultima volta si comportava come se non volesse avere a che fare con lui e non ne conosceva la ragione, aveva passato una settimana intera a pensarci senza riuscire a dormire la notte, l’idea di essere ignorato in quella maniera lo stava facendo impazzire, se le aveva fatto qualcosa voleva saperlo.
“ Atem, ascolta , io…” ma il suo sguardo non ammetteva repliche di nessuno tipo e la sua presa sul suo polso si faceva sempre più stretta “ Ti prego, lasciami “
“ Tu e io dobbiamo parlare “ stavolta non ci sarebbero state scuse, voleva una spiegazione e l’avrebbe avuta anche a costo di tenerla inchiodata lì per il resto della giornata, l’idea di essere trattato in quella maniera da Lizzie lo stava facendo impazzire, non lo guardava, non gli parlava, era fredda e scostante, adesso quell’atteggiamento con lui doveva finire , voleva sapere il motivo e lei glielo avrebbe detto, senza altre discussioni.
 
Yugi si risvegliò con un gran mal di testa , si sentiva stordito , come se avesse bevuto un super alcolico e adesso dovesse riprendersi dalla sbornia, peccato solo che non aveva bevuto e che il posto dove si trovava non era la sua stanza, anzi era lo stadio di Domino, più deserto del solito “ Ma cosa…” si rimise in piedi , spolverandosi i vestiti e guardandosi intorno, c’era una desolazione quasi spettrale in quel posto ma soprattutto la compagnia con cui si trovava era spettrale, l’intero campo era circondato da soldati ombra che bloccavano tutte le uscite. Un applauso proveniente dal nulla fece eco in tutto l’ambiente almeno finchè non apparve , come se fosse un fantasma, Aknadin davanti a Yugi, che batteva le mani con un sorriso diabolico stampato in faccia. Yugi lo trovò quasi irritante, non si faceva vivo per intere settimane e sul più bello appariva e rovinava anche le giornate partite già male di loro, certo che Atem aveva davvero una famiglia strana “ Che simpatico “
“ Benvenuto , piccolino “
Yugi si infuriò, eccone un altro che gli ricordava di essere un maledetto ragazzino “ Piccolino vallo a dire ad Atem, grazie “ se voleva farlo arrabbiare ci stava riuscendo, non bastavano solo il nonno e Atem a trattarlo come un bambino, ma pure Aknadin si divertiva a chiamarlo in quella maniera. Perfino i nemici adesso si mettevano a considerarlo nient’altro che un bambino.
Aknadin trovava divertentissimo pungere Yugi, aveva capito che tra lui e Atem ultimamente non scorreva buon sangue e quella piccola umiliazione dell’altro giorno gli era costata molto cara davanti al suo padrone, lo aveva torturato perché non aveva ucciso Atem al casolare e adesso aveva tutte le intenzioni di fargliela pagare molto cara e quel piccolo marmocchio di Yugi era il bersaglio giusto. Catturarlo non era stato difficile e annientarlo sarebbe stato ancora più facile, tolto di mezzo lui non doveva fare altro che portare la sua testa ad Atem e il resto sarebbe venuto da se “ Hai ragione, a nessuno piace essere trattato come un bambino e mi pare che ultimamente con te sia così “
“ Stai facendo qualche trucchetto psicologico o cosa?” se voleva tirare fuori il momento filosofico stava sbagliando di grosso, i trucchi non funzionavano con lui perciò , se voleva qualcosa, era meglio che gliela diceva subito e chiaramente, così avrebbero perso molto meno tempo in chiacchiere inutili “ Se stai cercando il Puzzle, non è con me “ e adesso che ci pensava non era con se neanche il dueling disk, lo aveva lasciato nello zaino insieme al Puzzle , ma chi lo sapeva che Aknadin avrebbe scelto proprio quel giorno per farsi vivo, non poteva girare sempre con lo zaino anche per andare a comprarsi un panino o a fare la spesa per il nonno, vivere con la paura addosso si essere attaccato in qualunque momento iniziava a dargli sui nervi.
“ Ma io non voglio il Puzzle “ il suo sorriso si allargò ulteriormente, i suoi occhi si dilatarono “ Per adesso “ schioccò le dita e una cupola nera avvolse tutto il perimetro del campo della stadio. Decisamente No, non voleva il Puzzle ma la sua vita, voleva farlo fuori così da far capire ad Atem una volta per tutte che umiliarlo e prendersi gioco di lui non era mai una buona idea, non era la prima volta che gli impartiva un’umiliazione del genere, anche in passato era successo che lo umiliasse davanti a tutti, ricordandogli sempre il torto che la sua spregevole famiglia gli aveva fatto da bambino, rammentandogli quale era il suo posto immeritato nella società egizia , piccolezze da bambini venivano chiamate , ma per lui era un umiliazione, l’umiliazione da parte di un capriccioso bambino che doveva solo inginocchiarsi dinanzi a lui a l suo figlio traditore , ma avrebbe pagato caro il prezzo.
 
Yugi avvertì il gelo del regno delle ombre, la sensazione di morte che emanava quel postaccio orrendo che veniva proiettato in ogni gioco delle ombre, non ne aveva più disputati dopo il primo scontro con Aknadin e adesso si trovava di nuovo faccia a faccia con lui per uno scontro, poiché al suo braccio apparve il dueling disk così come al quello di Aknadin “ Vuoi uno scontro? Sei davvero sicuro?”
Aknadin scoppiò a ridere , certo che era sicuro, stavolta non ci sarebbero stati intoppi di alcun tipo, Atem era molto lontano da lì insieme a tutti i suoi insulsi amici e Yugi era solo, avrebbe potuto ucciderlo molto tempo fa se non fosse stato per l’intromissione di Atem, ma stavolta niente poteva andare storto, adesso la vendetta sarebbe stata servita come era giusto che fosse “ Oh, Si che lo sono “ aveva in serbo per lui tante belle soprese, gli avrebbe regalato il gioco delle ombre più bello della sua insulsa vita e il bello era che nessuno lo avrebbe salvato , nessuno.
 

nota dell'autrice
salve a tutti.
allora , avete sentito la mancanza di Aknadin? perchè in questo capitolo e nel prossimo avrete modo di godervelo. Vi dico subito che dopo lo scontro tra Yugi e Aknadin ci sarà quello tra Aknadin e Lizzie, volevo far duellare solo Lizzie ma credo che un ulteriore crepa nel rapporto tra Atem e Yugi sia di dovere XD
spero che questo capitolo vi piaccia commentate , commentate, commentate

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Capitolo 41
*** Scontro pericoloso ***


Lizzie era stata portata nelle scuderie da Atem , nessuno poteva sentire la loro conversazione da lì ma Lizzie aveva timore che qualcuno potesse ascoltare quello che Atem le stava chiedendo, spiegazioni. Spiegazioni per il suo comportamento, spiegazioni per la sua freddezza , tutte domande che trovavano una sola risposta , i suoi sentimenti per lui, sentimenti che neanche doveva provare per l’affetto di Tea , era perdutamente innamorata di lui, i suoi occhi parlavano chiaramente e lei si era presa una cotta proprio per il ragazzo già conteso dalla sua migliore amica. Va bene che non si sceglie chi amare ma quello era davvero un brutto tiro , il ragazzo di cui era innamorata la propria migliore amica non doveva essere neanche lontanamente guardato e invece lei si era innamorata come una pera cotta, era cascata  tutte le scarpe in quella trappola che portava il nome di Atem Muto, mai avrebbe immaginato che un colpo di fulmine sarebbe stato così rapido. Quando lo aveva visto in foto voleva solo conoscerlo non innamorarsi di lui ma purtroppo era successo e non poteva farci niente , tranne stare ad ascoltare i suoi insistenti discorsi , almeno fin alla domanda fatidica “ Insomma, voglio una risposta“ le puntava contro il suo sguardo glaciale e  deciso , era arrabbiato, molto arrabbiato ma non poteva farci niente, tutta quella storia era un tormento continuo per lei.
 
Atem cercava una risposta concreta, l’aveva scongiurata , supplicata di dargli una spiegazione ma lei stava zitta e muta a guardarlo senza spiccicare una sola parola, giocando con una ciocca di capelli che aveva iniziato ad intortigliarsi intorno al dito finendo per farlo innervosire , aveva spettato una settimana per cercare le parole giuste per parlarle ma lei giocava con i capelli facendogli perdere la pazienza, credeva che la sola ragazza capace di fare una cosa simile fosse solo Tea ma Lizzie non era da meno, Joey aveva ragione , le ragazze erano impossibili da capire e lui lo stava sperimentando proprio con due soggetti impossibili “ Lizzie.. “
 
Lizzie non aveva il coraggio di parlargli perché non sapeva cosa dirgli , non era pronta a un discorso simile anche se avrebbe dovuto aspettarselo e la sola cosa che voleva, di cui aveva bisogno , era di andarsene da lì, di scappare da Atem “ Non ho nessuna spiegazione da darti “ forse non era proprio ciò che andava detto in quei casi, anzi forse aveva esagerato un po’ con la freddezza perché Atem non se l’era aspettata e in più non sembrava neanche aver gradito molto la risposta, motivo in più per dileguarsi in fretta “Anzi , devo andare “ si girò e si incamminò velocemente per raggiungere l’uscita il più in fretta possibile , peccato che qualcosa l’afferrò per un polso e la tirò dalla parte opposta costringendola a voltarsi e a puntare la mai avanti per non andare a cadere contro ciò che la stava facendo barcollare, peccato che ciò che l’aveva afferrata era Atem, per tanto andò a sbattere contro di lui puntandogli una mano sul petto e una sulla spalla , mentre lui la strinse con il braccio dietro la schiena, in sostanza era finita tra le sue braccia  con il viso a pochi centimetri dal suo e iniziò a sudare freddo e ad ansimare in cerca di aria perché il suo cuore iniziò a pompare e a battere ad alta velocità.
 
Non era proprio quello che aveva in mente di fare , solo che la reazione era stata così istintiva che afferrarla per un polso gli sembrava una buona idea, peccato che era andata a finire addosso a lui e adesso si era ritrovato ad abbracciarla e quel che era peggio, molto peggio, era che iniziò ad avvertire una strana sensazione, come se delle scosse improvvise gli attraversassero la schiena e finissero fino alla punta dei suoi capelli. Non aveva mai avuto Lizzie così vicina, molto più vicina dal solito , i loro visi a pochi centimetri di distanza , quasi le sfiorava la fronte con la sua e il suo respiro andava a finire sulla sua faccia mentre osservava le sue guance diventare sempre più rosse.
 
Lizzie lottava con tutta se stessa per allontanarsi da lui ma se la testa le diceva una cosa il suo cuore gliene diceva un’altra così come le sue azioni. Non riusciva a spingere via Atem ne ad allontanarsi da lui , anzi l’istinto  la portava a stringergli le braccia intorno al collo, ad avvicinarsi a lui e baciarlo, a dirgli che lo amava , che lo voleva tutto per se , anche se questo significava fare soffrire Tea, ma la verità era in quel momento non gliene importava niente della sua migliore amica, non gliene importava niente se era innamorata di lui, la verità era che lo era anche lei e che in quel momento era tra le sue braccia ed era una sensazione fantastica che voleva non finisse più.
 
Yugi guardava Aknadin dritto negli occhi, al suo braccio era apparso il dueling disck , pronto per essere usato in quello scontro che già immaginava non essere affatto facile , l’ultima volta che si erano affrontati Aknadin aveva avuto la meglio e lui si era salvato grazie ad Atem, ma stavolta non ci sarebbe stato nessuno a guardargli le spalle a proteggerlo , era da solo contro Aknadin il che non poteva che essere una cosa positiva. Era stanco di essere messo da parte come un bambino, non facevano tutti che ripetere di continuo che Aknadin era pericoloso, che affrontarlo per lui poteva essere rischioso per la sua vita , la verità era che Aknadin si divertiva a farli spaventare tutti, per colpa sua anche un torneo della durata di tre giorni poteva trasformarsi in un incubo facendo vivere tutti nel terrore e chi ci andava di mezzo era sempre e solo lui, costretto a doversi sopportare le lagne di Atem, ma stavolta avrebbe dato a tutti la dimostrazione che Aknadin poteva essere sconfitto. Quell’uomo avrebbe rimpianto amaramente di averlo rapito e portato nel regno delle ombre per affrontarlo, non era nel il giorno ne il momento adatto per avere a che fare con lui ma gli avrebbe dato una lezione che si sarebbe ricordato per tutta la vita e poi chissà, forse avrebbero smesso tutti di trattarlo come un bambino e di farlo stare sempre in panchina “ Va bene, io sono pronto per il duello “ infilò il suo deck dentro l’alloggiamento , attivando il dispositivo.
Aknadin sorrise, evidentemente il ragazzino non aveva idea di cosa lo aspettava, quello non sarebbe stato un duello qualsiasi, la prima volta che lo aveva affrontato e quasi ucciso il loro duello era stato interrotto da Atem ma stavolta nessuno avrebbe fermato il corso degli eventi, aveva promesso a se stesso di farla pagare ad Atem, di dargli la lezione che meritava e poi Yugi era una spina che andava estirpata subito. Senza di lui il puzzle avrebbe perso uno dei suoi due guardiani e se Atem fosse stato colpito nel profondo sottrargli il puzzle e la vita sarebbe stato facile “ Come vuoi “ il deck apparve dentro l’alloggiamento, attivando il dueling disck , quel gioco delle ombre sarebbe stato molto più divertente dell’ultimo a cui aveva sfidato Yugi, era un perdente debole e fragile e farlo fuori non sarebbe stato difficile, l’ultima volta c’era andato molto vicino.
“ COMBATTIAMO “
 
Duke spinse Tristan con una mano , allontanandolo dal barbecue per evitare che tutto ciò che era messo sul fuoco delle griglie si bruciasse “ Dilettante “ meno male che sapeva gestire il barbecue come nessuno sapeva fare, la verità era che stava solo cercando di fare il figo con Serenity e se non si fosse accorto del disastro che stava rischiando di combinare sarebbero rimasti tutti a digiuno.
Tristan si infuriò, prontò a picchiare Duke imitandogli il gesto del pungo “ Come ti permetti “ va bene, aveva fatto qualche disastro con la brace ma non c’era bisogno di spingerlo via in quella maniera brusca, non era colpa sua se sulla carne era stato messo troppo olio e il cibo si stava bruciando , anzi dovevano ringraziarlo per essersi offerto di mettersi a gestire il barbecue visto che nessuno aveva avuto la decenza e il coraggio di sacrificarsi e farsi affumicare i vestiti.
Tea sospirò, poggiando la mano sulla faccia “ Dai , non iniziate “ quei due erano come cane e gatto, forse peggio, non c’era bisogno di litigare anche per un barbecue inutile come quello, bruciare qualcosa poteva capitare a tutti e non era poi la fine del mondo se qualche cosa fosse andata a male, non c’era certo bisogno di cominciare una scazzottata per queste stupidaggini, c’era di peggio nella vita per cui litigare.
Bakura si girò a guardare quei due con un velo di sfottimento nella voce “ In effetti sarebbe meglio smetterla, anche per evitare che finiscano di bruciarsi anche le griglie “
Marik fece un mezzo risolino senza neanche alzare lo sguardo dal cellulare “ E anche per evitare che l’arpia si metta a gridare “ nonostante fosse passata una settimana da quel fatto, ancora non si era dimenticato delle sue stridule urla nelle orecchie , tanto meno del grosso livido che gli aveva procurato e che ancora gli faceva male. Ok, aveva messo del suo nel trattarla in quella maniera quando aveva preso in mano la barra , ma era stato istintivo, se non gliel’avesse presa , e lei non l’avesse toccata, forse non sarebbe successo , gli oggetti del millennio erano pericolosi, se qualcuno li toccava potevano finire per fare del male e lei non era una guardiana quindi il rischio era maggiore , anche se fino ad adesso nessuno aveva subito danni quando capitava che qualcuno ne prendesse in mano uno. Nonostante questo, fare la schizzinosa per una settimana e rifiutarsi di accettare le scuse che le venivano fatte non era un comportamento giusto, va bene che delle scuse fatte dal cellulare non erano le stesse che fatte di persona, ma lei gli aveva perfino chiuso il telefono in faccia e neanche lo aveva salutato quando erano arrivati.
Bakura si girò a guardarlo, scambiando poi un breve sguardo con Tea , seguito da quelli di Tristane e Duke che si guardarono poi a loro volta. Anche se non era affare suo Bakura chiese ugualmente “ Sei ancora arrabbiato?” non credeva che quella discussione fosse continuata ancora , aveva visto del malumore in tutti e due, neanche si erano guardati ne salutati, e a quanto sembrava doveva essere tutto dovuto a quella vecchia discussione.
“ Tu che dici?! Visto come mi ha trattato sarebbe il minimo “ mollò il cellulare sul tavolo , incrociando le braccia infastidito.
Tea sospirò “ Non rompere più con questa storia, lo sai che Lizzie non conosce gli oggetti del millennio e tutta la storia “ era inutile che se la prendesse tanto per la storia della barra, Lizzie aveva le sue buone ragioni per essersi arrabbiata con Marik, non sapeva niente della storia degli oggetti, del faraone, di Aknadin, dello spirito e del famoso Sigillo di cui Atem non aveva ancora parlato con nessuno di loro vista la fretta per andare subito da Lizzie. Non poteva certo mettere in dubbio che anche Marik avesse le sue ragioni per essersi arrabbiato dato il pericolo dimostrato dagli oggetti, ma era pur sempre vero che stavano cercando di tenerla alla larga dai loro segreti, sia per proteggerla che per ovvie ragioni di segretezza, già troppe persone sapevano della storia del faraone ed era meglio evitare che altri lo scoprissero, soprattutto la sua migliore amica ficca naso.
Duke annuì , Tea aveva ragione , Lizzie non sapeva niente degli oggetti e quindi la sua reazione era stata più che giustificata. E ora che ci pensava, in effetti non sapevano ancora niente del Sigillo “ A proposito, Atem ha raccontato qualcosa del viaggio da Pegasus?”
Tristan ebbe come un lampo “ è vero, non abbiamo saputo niente ancora “ la storia del Sigillo riaffiorò in lui la rabbia repressa del giorno prima, quando aveva saputo che Atem li aveva scaricati per andare da Pegasus da solo , mollandoli come se fossero le ultime ruote del carro.
Lo squillo di un cellulare, accompagnato da una musichetta dalle chiare note egiziane , attirò all’attenzione di tutti , accorgendosi che era il cellulare di Atem a squillare , attaccato al carica batterie portatile di colore azzurro posato sul tavolo. Marik guardò il display trovandoci sopra il nome del nonno e , incitato da Joey che gli ripeteva di rispondere , fece scorrere il dito sul display e rispose “ Pronto?.... No, sono Marik…. Si, un attimo…. “ si alzò dalla sedia e seguendo le indicazioni di Tea si diresse verso le scuderie, visto che sia lui che Lizzie erano lì da almeno mezz’ora.
 
“ Lasciami andare, ti prego “ cercava di spingerlo via , così come cercava di allontanarsi da lui ma non aveva neanche le forze per reagire come voleva, la voce le tremava e non riusciva a guardarlo negli occhi come avrebbe voluto, iniziò a sentire sempre più caldo e il suo respiro era sulla sua faccia , le sfiorava la pelle e i ciuffi dei capelli della frangia sfioravano quelli di lei , non faceva altro che guardare prima lei e poi e sue labbra e Lizzie sentì che presto il suo buon senso l’avrebbe abbandonata del tutto per lasciare spazio ai suoi sentimenti , se non avesse resistito ancora lo avrebbe baciato per davvero , causando danni irrimediabili non solo per lei ma anche per Tea.
“ Non vai da nessuna parte “ veramente non gliene fregava proprio niente della sua risposta, non gliene fregava niente di sapere perché c’era tutta quella freddezza verso di lui, contava solo averla lì con se, tra le sue braccia, era la sola cosa che sapeva sicura e a cui non poteva rinunciare, Lizzie era come una calamita che lo attirava verso di lei e anche se non ne conosceva il motivo non gliene importava molto. Non voleva lasciarla andare, non voleva neanche più una spiegazione, voleva solo stringerla più forte , voleva solo… baciarla. Era più forte di lui e lo voleva tantissimo , non faceva altro che spostare gli occhi da quelli di lei alle sue labbra, domandandosi come sarebbe stato posare le sue labbra su quelle di lei. Non era più capace di resistere , avvicinò il viso ancora di più al suo sentendo il suo respiro accelerato sulla faccia, il cuore gli batteva così forte che temeva che gli sarebbe scoppiato da un momento all’altro facendogli venire il mal di testa , le mani gli tremavano mentre la stringeva e la faccia gli andava a fuoco , ormai non ce la faceva più a resistere , lentamente socchiuse gli occhi avvicinando le sue labbra a quelle di Lizzie.
 
Atem , ti prego…
La sua era una supplica che Atem non avrebbe mai potuto sentire , ormai aveva perso del tutto il senso della ragione , il viso di Atem era ormai pericolosamente vicino al suo e le sue labbra erano una tentazione troppo forte per opporre resistenza , il suo cuore batteva così forte che sentiva i suoi battiti spaccarle i timpani delle orecchie, le mani le tremavano mentre si avvicinava sempre più a lui avvertendo l’istinto di chiudere gli occhi e cedere del tutto , sentiva ormai il suo respiro sulle sue labbra farsi sempre più inteso mentre la stringeva sempre più forte a lui.
 
La voce di Marik da fuori le scuderie lì spaventò, costringendoli ad allontanarsi velocemente e a riprendere coscienza di loro stessi grazie al cielo pochi secondi prima che Marik mettesse piede nell’ingresso della struttura “ Ehi, c’è tuo nonno al telefono “ Atem si allontanò da Lizzie senza neanche guardarla , cercando di sembrare il più naturale possibile e prese il telefono dalle mani di Marik e si allontanò per rispondere mentre Lizzie rimase immobile come una statua di pietra a cercare di calmarsi e magari anche a scordarsi di quello che stava per accadere tra di loro ,  almeno era quello che sperava di fare anche se tutto il corpo tremava come se fosse scosso da brividi di freddo.
 
Marik era fermo a guardare Lizzie e gli tornarono alla mente le parole di Bakura e Tea, avevano ragione loro su Lizzie, lei non conosceva la storia di Atem e degli oggetti del millennio , la sua reazione era stata più che normale e aveva sbagliato lui a reagire in quella maniera e di certo i messaggi e le telefonate non erano utili come una chiacchierata faccia a faccia ma non aveva idea di cosa dirle e sicuramente lei avrebbe preteso delle spiegazioni sulla cosa , già aveva assistito a un bel po’ di cose strane e aveva fatto delle domande che non avevano avuto risposta, però doveva quanto meno chiederle scusa. Si fece coraggio e andò da lei , entrando dentro le scuderie e quando fu vicino a lei la chiamò “ Lizzie…” la ragazza si girò a guardarlo con un espressione indecifrabile sul viso, quasi spenta e fu preso dal panico , temendo che lo avrebbe trattato male prima ancora di parlarle.
“ Che c’è?” bene, dalla padella alla brace, prima Atem e ora Marik, la sua giornata iniziava davvero bene, non era bastata la discussione con Atem che si stava trasformando nel più grosso errore della sua vita ma ora si ci metteva anche lui con la sua faccia da idiota a venire a rovinarle l’umore, ma almeno si sarebbe distratta un po’ e forse tutte le emozioni che provava sarebbero andate scemando così come il tremolio ai muscoli.
“ Volevo parlarti della settimana scorsa, ricordi quando…”
“ SI, me lo ricordo “ come non potrebbe , per quella cosa placcata oro aveva dato i numeri come se fosse chissà quale tesoro inestimabile da non toccare per nessuna ragione al mondo, come se avesse voluto prenderla di sua spontanea volontà finendo per urlarle contro spaventato da chissà quale cosa orribile che potesse fare “ Mi hai presa a parole , credi che possa dimenticarlo?” incrociò le braccia sul petto guardandolo acida, voleva chiederle scusa , peccato che per come l’aveva trattata non c’erano scuse che reggessero.
“Beh, pensavo che potevano chiederci scusa a vicenda “ in fondo anche lei aveva la sua colpa, gli aveva pestato il piede con il tacco e gli aveva fatto molto male , quindi potevano scusarsi tutti e due , e lui per averle urlato contro e lei per avergli fatto male, così erano pari.
“ Scuse a vicenda?” se era uno scherzo era di pessimo gusto , lei non aveva nessun genere di scuse da fare a nessuno, tanto meno a lui e semmai era Marik a doversi scusare e basta per come l’aveva trattata “ Io non ho nessun genere di scuse da farti, semmai sei tu a doverti scusare “
“ Veramente dovresti scusarsi anche tu, mi hai pestato il piede se non te lo ricordi “ adesso iniziava a perdere le staffe, ok lui le aveva urlato contro ma lei gli aveva fatto male, aveva ancora il segno del tacco sul piede insieme a un livido viola che non sembrava volergli passare quindi che non facesse la schizzinosa e si decidesse anche lei.
Lizzie andò su tutte le furie “ E tu hai dimenticato che mi hai presa a parole? È stata tutta colpa tua “ se voleva la guerra gliel’avrebbe data, non aveva niente da scusare e la ragione era dalla sua parte e lui era tenuto a stare zitto e a scusarsi per poi andarsene via senza degnarle più una parola visto che si permetteva di pretendere ragioni dove non ci stavano.
Marik si infuriò come una iena, di solito non era il tipo che andava in bestia facilmente ma quella ragazza ci stava riuscendo con la sua arroganza “ Guarda che anche tu mi hai insultato “
“ Davvero? e con questo? Ho ragione io “ non era il genere di persona che si permetteva di alzare le mani a qualcuno, ma quell’odioso, insopportabile biondino iniziava davvero a farle perdere la testa e se non se ne fosse andato lo avrebbe davvero preso a pugni in faccia, non aveva paura di pestarlo anche se era un ragazzo era molto più alto e robusto di lei, non era la prima volta che atterrava qualcuno con un bel pugno assestato sui denti
“ Davvero? hai ragione tu? questo è da vedere , ragazzina viziata “ voleva la guerra? Guerra avrebbe avuto, non si faceva di certo mettere i piedi in testa da una viziata , arrogante e insopportabile ragazzina viziata e super snob come lei.
Gli occhi di Lizzie divennero due braci ardenti, serrò i pugni così forte da far diventare le nocche bianche e la sua faccia divenne uguale a quella di un demonio “ Ma come ti permetti?! Questa me la pagherai “ gli mollò un pugno violentissimo sulla spalla facendogli male e lo spinse via andandosene prima di picchiarlo seriamente, adesso si era guadagnato davvero una nemica e gli avrebbe fatto passare le pene dell’inferno per l’offesa che le aveva fatto, nessuno poteva permettersi di chiamarla ragazzina viziata senza averla passata liscia.
 
Yugi tirò fuori dal deck ben cinque carte come da routine , le allargò a ventaglio trovando solo una carta mostro utile da poter giocare subito, ma era comunque meglio di niente, in fondo erano solo all’inizio del duello , tempo per avere ottime carte ce ne sarebbe stato in abbondanza “ Bene, voglio iniziare giocando Lancere –  Custode di tombe in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1500 punti di attacco , poi tirò fuori due carte da quelle che aveva in mano e le inserì negli alloggiamenti “ Poi metto queste due carte coperte e concludo il mio turno “non sapeva cosa lo aspettava, non sapeva neanche come si sarebbe svolto il gioco delle ombre e quale sarebbe stata la penitenza da pagare, sapeva solo che Aknadin non sarebbe stato facile da battere ma non aveva paura, non più.
 
Aknadin osservò le carte che aveva in mano , per lui il gioco iniziava senza dubbio molto bene “ Evoco mammut Zombie in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1900 punti di attacco e non si lasciò scappare l’occasione per mandarlo subito all’attacco contro Yugi “ Mammut, distruggi Lancere “ il mammut caricò e partì all’attacco , perforando il petto del lancere di Yugi con una delle sue zanne e il mostro andò in frantumi. Yugi risentì del colpo, un violento scossone al cuore gli mozzò il respiro come se fosse stato lui a venire trapassato da una lama. Per un attimo ebbe come la sensazione che sarebbe morto da un momento all’altro, come se il suo petto fosse stato squarciato. Ci vollero alcuni minuti per riprendersi dal colpo , adesso si svelava il segreto del gioco delle ombre, sentire gli stessi attacchi dei mostri , davvero meraviglioso.
Aknadin rideva, Yugi si stringeva il petto con la mano e doveva confessare di aver avuto una meravigliosa idea di rigettare i colpi subiti dai mostri al proprio corpo, Yugi non sarebbe durato più di qualche turno “ Stai bene? “
“ Benissimo, grazie “ si riprese dal colpo subito, per fortuna era passato subito ed era pronto a riprendere il duello. Pescò una carta dal deck e la posizionò sullo scanner “ Adesso , evoco Vassallo – Custode di tombe “ il mostro aveva 700 miseri punti ma Yugi non aveva intenzione di giocarlo , anzi voleva sacrificarlo “ Lo sacrifico subito e al suo posto evoco Visionario – Custode di tombe “ stavolta apparve un mostro molto più forte a ben 2000 punti di attacco , ma con una bella sorpresa in più “ Questo mostro ha un particolare effetto speciale, per ogni mostro Custode di tombe nel mio cimitero, esso guadagna 200 punti di attacco extra. Essendoci ben due mostri Custode di tombe il mio mostro prende 400 punti “ i punti d attacco salirono da 2000 a 2400 , diventando il mostro più forte in campo , mostro che neanche Aknadin avrebbe potuto sconfiggere. Puntò il dito contro il mammut inquietante “ Visionario, distruggi quel mammut e rimandalo all’era glaciale “ il mostro partì all’attacco, sguainando la spada e tagliando in due il mammut , che andò in mille pezzi. Aknadin si piegò sulle ginocchia , sentendo il corpo venire tagliato in due da una lama affilata , come se tutti i suoi muscoli, organi e altre parti del corpo si fossero lacerate, ma nonostante il dolore subito sorrise.
Il dueling disk di Yugi scalò 1900 punti dal conteggio dei Life Points , riducendosi a 600 “ Ma cosa… perché i miei punti sono scesi?!” che significava, il mostro di Aknadin era stato distrutto, lui era in ginocchio per il dolore e a rimetterci Life Points era lui stesso, perché erano i suoi punti ad essere scalati così.
“ è l’effetto speciale del mio mostro, ogni volta che viene distrutto a perdere punti è colui che lo ha attaccato “ forse Yugi scordava che i suoi mostri avevano effetti speciali molto particolari, forse non aveva subito danni fisici ma i suoi Life Points invece si e preso sarebbero scesi del tutto. Stupido a voler accettare la sua sfida, ma in fondo era il suo piano , peccato solo che il duello sarebbe finito molto presto, esattamente al prossimo turno. Si rialzò in piedi, accettando il restante fascio di dolore che lo bloccava e riprese il suo duello più agguerrito di prima, deciso a concluderlo “ Bene, tocca a me “ pescò una carta dal deck e la giocò subito “ Attivo Anfora dell’avidità, mi permette di prendere due carte dal mio deck “ prese l due carte e le aggiunse a quelle che aveva in mano, una perfetta coppia di carte che non vedeva l’ora di attivare “ Inizio giocando questa carta coperta “ la carta apparve sul terreno di gioco “ E poi evoco Clown Zombie in attacco “ il mostro apparve con 1350 punti di attacco. Se tutto fosse andato come aveva pianificato, Yugi avrebbe commesso un errore senza dubbio e lo avrebbe annientato con una facilità quasi assurda e alla fine avrebbe portato la sua testa a quello stupido di suo nipote come trofeo di vittoria, già immaginava la sua faccia sconvolta nel trovarsi il cadavere di Yugi davanti agli occhi.
 
Yugi non si fidava molto della mossa di Aknadin, aveva giocato una carta coperta e un mostro debole in attacco e non era proprio il genere di mossa sensata da fare, a meno che non fosse un diversivo per indurlo all’attacco, se era così avrebbe rischiato di incappare in una trappola piazzata dal suo avversario come un idiota. Aknadin aveva due carte coperte sul terreno , certo le aveva anche lui , ma le sue non erano molto utili in quel momento e non sapendo quale fosse la tattica di Aknadin non poteva rischiare di sprecare carte coperte importanti e mostri forti, doveva e poteva fare solo una cosa , la più sensata visto che i suoi Life Points erano ridotti a 600 nell’arco di due turni “ Sposto Visionario in difesa e concludo il mio turno “ o, aveva appena sprecato un turno , ma quella era una trappola, ne era sicuro e non avrebbe perso il suo mostro più forte.
Aknadin scoppiò a ridere “ Povero stupido, avresti dovuto attaccarmi “ era cascato nella trappola come uno stupido, non credeva che prenderlo in giro sarebbe stato così facile eppure Atem doveva avergli insegnato qualcosa in quegli anni.
Yugi non capì cosa voleva dirgli Aknadin “ Che intendi dire?!” che stava dicendo, aveva fatto la cosa più sensata a non attaccare, c’era uno mostro debole in attacco e due carte coperte sul campo, se avesse attaccato avrebbe perso quel duello se lì ci fosse stata qualche trappola , era una mossa che neanche Atem avrebbe fatto, neanche lui sarebbe stato così avventato da attaccare. Però sarebbe stata una strategia che avrebbe adottato per confondere l’avversario, ma allora…. Sbarrò gli occhi, tremando come una foglia all’evidenza dei fatti “ NO, è impossibile “
Ma che cosa ho fatto…
 
Aknadin non riusciva a trattenersi dalle risate, quel ragazzino aveva appena segnato la sua condanna a morte con le sue stesse mani, era risaputo che quello era il bluff più gettonato del gioco del Duel Monsters e lui era cascato in pieno nella sua trappola come uno stupido “ Si che è possibile, perché mi hai permesso di fare questo , sacrifico Clown Zombie per evocare un mostro molto più forte “ il mostro sparì e al suo posto apparve un sfera di fuoco nera e rossa dalla quale si manifestò un enorme drago zombie dagli occhi scarlatti “ Ti presento Drago Zombie Occhi Rossi “ il mostro aveva ben 2400 punti, era al pari con Visionario, ma Aknadin aveva preparato tutto nei minimi dettagli “ Attivo , dopo di questo, la carta magia Guardiano affidabile “ la carta apparve sul terreno illuminandosi di una luce dorata “ Questa carta mi permette di poter far guadagnare al mio mostro 700 punti extra “ i punti del drago salirono a ben 3100 e Yugi sbiancò , indietreggiando e sudando freddo “ Ma non ho ancora finito “ scoprì una delle carte che aveva coperte mostrando una carta che fece terrorizzare Yugi, forse molto più della vista del drago “ Esatto, Antica Foresta , che sposta i mostri avversari dalla difesa all’atto “ il mostro di Yugi si spostò da solo dalla posizione di difesa a quella di attacco, pronto così per essere distrutto dal mostro di Aknadin, che non vedeva l’ora di portare a termine il suo piano. Yugi si maledisse cento volte per aver lasciato che una mostruosità simile prendesse forma proprio durante il suo duello, aveva ragione Aknadin, avrebbe dovuto attaccare “ Drago Zombie, distruggi Visionario e portami la testa di Yugi Muto “ il mostro , con le sue possenti ali nere spiccò il volo , andando dritto verso il Visionario , sotto gli occhi atterriti di Yugi che non riusciva a fare altro se non guardare quell’abominio pronto a sparare una sfera rossa fumante dalla bocca contro il suo mostro
 

nota dell'autrice
ritardo mostruoso lo so, ma cercate di capire che il duello, per quel poco che ho scritto, è stato davvero un incubo da realizzare e il prossimo capitolo sarà ancora più complicato perchè dovrò dscrivere tutto l'intero duello, spero di regalare qualche bel colpo di scena.
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, commentate, commentate, commentate

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Capitolo 42
*** Oscuro Presagio ***


Il mostro , con le sue possenti ali nere spiccò il volo , andando dritto verso il Visionario , sotto gli occhi atterriti di Yugi che non riusciva a fare altro se non guardare quell’abominio pronto a sparare una sfera rossa fumante dalla bocca contro il suo mostro. Rivoli di sudore freddo gli scorrevano sul viso, mentre Aknadin sorrideva vittorioso per la perfetta riuscita del suo piano, Yugi Muto era destinato a perdere in quella ridicola maniera tutto ciò che aveva, mostro, Life Points e vita , tutto per mano sua. Era vero che la vendetta andava assaporata fredda e lui la stava gustando, era impossibile che Yugi riuscisse a scamparla debole com’era, nessuno stavolta lo avrebbe salvato , era da solo a pochi istanti dal suo destino.
“ NO , non è ancora finita “
Aknadin sussultò, che intendeva dire con non è ancora finita?! Il suo mostro era ben più forte di Visionario e non c’erano difese che potessero reggere dalla sua parte del campo “ Che stai dicendo?!” una carta coperta si sollevò dal terreno di Yugi, era Annulla Attacco. Aknadin sbiancò mentre Yugi sorrise trionfante , l’attacco del drago si fermò e il mostro tornò dalla sua parte di campo lasciando illeso Visionario , ancora fermo e immobile nella posizione di prima. Aknadin fu costretto ad incassare il colpo, non potendo più ridere come aveva fatto fin ora poiché Yugi lo aveva davvero bloccato con quella misera carta mandando all’aria il suo piano “ Concludo qui il mio turno, purtroppo “
Questa me la pagherai molto cara.
 
Yugi sospirò, asciugandosi la fronte con le mani, per fortuna che aveva giocato quella carta coperta altrimenti sarebbe davvero stata la fine per lui. Se l’era davvero vista brutta ma la provvidenza lo aveva aiutato e non avrebbe lasciato che Aknadin lo fregasse un’altra volta, aveva commesso lo sbaglio di finire nella sua trappola come uno stupido , arrivando ad un soffio dalla fine non solo del duello ma anche di tutto il resto , ma non sarebbe più successo, stavolta avrebbe fatto attenzione a tutto ciò che faceva “ Bene, visto che hai concluso, tocca a me “ pescò una carta dal deck ed era quella che faceva al caso suo “ Gioco Provviste di emergenza, che mi regalano 1000 punti “ giocò la carta che si attivò poco dopo , regalandogli 1000 Life Points extra che si aggiunsero ai 600 che già possedeva riportandosi più o meno in carreggiata “ Poi metto una carta coperta e sposto visionario in difesa “ eseguì le seguenti due mosse concludendo così il suo breve ma sufficiente turno “ Ho finito “
Bene, sono salvo, ma se non pesco qualche carta utile al più presto non so quanto potrò resistere. Quelle che ho non sono sufficienti, la carta che ho giocato mi è senza dubbio utile ma non so cosa mi riserverà Aknadin, devo stare attento.
 
Aknadin osservò le carte che aveva in mano e il terreno di Yugi, non aveva molte carte utili da poter giocare ma non gli importava , sul terreno aveva Drago Zombie e Yugi si era salvato solo una volta non poteva ricorrere alla fortuna una seconda e le sue carte non lo spaventavano
Ma sì, perché non attaccarlo di nuovo
“ Sei stato bravo, peccato che il mio mostro sia ancora sul mio terreno “ puntò la mano contro Yugi e sentenziò “ Drago Zombie, attacca ancora una volta e metti fine a questo duello “ il drago eseguì di nuovo l’attacco , dirigendosi verso Yugi con le ali spiegate pronto a colpire ancora una volta il suo avversario.
Yugi era pronto, aveva sospettato che ci riprovasse ancora una volta ad attaccarlo e stavolta lo avrebbe annientato sul serio “ Attivo la carta magia Buco Nero “ la carta si sollevò e l’effetto di Buco Nero si riversò sul drago spettrale mandandolo in frantumi e con esso anche 3100 Life Points di Aknadin, il quale urlò di dolore nel sentire le parti del suo corpo venire trafitte da atroci dolori come se dei coltelli arroventati lo stessero infilzando nei punti sensibili dei suoi organi interni. Sputò del sangue dalla bocca, avvertendo la sensazione di un coltello conficcarsi nella sua gola e mozzargli il respiro, come se qualcosa gli stesse stringendo la giugulare, i suoi Life Points scesero a ben 900 , dimezzandosi con un colpo solo dall’effetto di una stupida magia che non credeva poter causare danni devastanti. Il suo mostro migliore era stato annientato in un colpo solo e Yugi aveva un sorriso vittorioso stampato in faccia, sorriso che gli fece desiderare di concludere quello scontro il più in fretta possibile  per mettergli le sue mani intorno alla sua esile gola e stringere finchè non avesse smesso di agitarsi e i suoi occhi non fossero stati vuoti e inespressivi come quelli di un cadavere senza vita.
 
“ Va bene , Nonno… si, d’accordo, ci penso io, ciao “ Atem riattaccò il telefono con un sospiro esasperato dopo la lunga telefonata del nonno. Yugi continuava a tenere il cellulare staccato e a non rispondere ne a messaggi ne a chiamate ma lui non aveva un bel niente da farci, non era colpa sua se Yugi si comportava in quella maniera e di certo non aveva intenzione di chiamarlo, era abbastanza ovvio che voleva essere lasciato in pace e così sarebbe stato , iniziava  ad averne abbastanza di fargli da babysitter , Yugi era grande abbastanza da fare quel che voleva esattamente come aveva detto, anzi urlato , e poi aveva altro per la testa in quel momento, ovvero Lizzie. Ancora non riusciva a credere di averla quasi baciata , era lì, tra le sue braccia e si era sentito come se fosse una calamita attratta dal campo magnetico  e continuava ancora a sentirsi così senza capirne il motivo ,ma ultimamente capitava fin troppo spesso.
“ Ehi, faraone “ Joey arrivò correndo come un fulmine e acchiappandolo per un braccio “ Dobbiamo parlare “ e senza aggiungere altro , iniziò a trascinarselo dietro  a passo spedito ignorando le sue proteste. Aspettavano spiegazioni da parte sua sul tanto agognato discorso del Sigillo sul quale nessuno aveva uno straccio di idea a riguardo e che era costato un bel po’ di rotture di scatole a quasi tutto il gruppo, e adesso era necessario dover dare a tutti delle spiegazioni visto il casino scoppiato dai lamenti di Tristan e non solo, anche lui era abbastanza arrabbiato con Atem. Da quando era andato via da Domino sembrava che a nessuno importasse di metterle al corrente dei vari progetti o del vari problemi come se dovesse venire tagliato fuori da tutto. Va bene che essendo a Seattle non poteva di certo fare miracoli o aiutare i suoi amici a salvare il mondo come al solito, ma era comunque un membro della squadra e aveva contribuito anche lui a dare una mano in passato e nessuno poteva permettersi di ignorarlo o allontanarlo.
Arrivati dal resto del gruppo e approfittando dell’assenza di Lizzie , Joey costrinse Atem a sedersi sulla sedia davanti a tutti mentre Tea , senza dire una parola , si alzò dal tavolo non appena Atem si sedette e si allontanò senza degnarlo di uno sguardo , cosa che fece infastidire Atem che capì essere stato fatto a posta e le rivolse un breve sguardo di rabbia furente , ancora una volta lo ignorava e lo trattava come se fosse la persona più sgradevole sulla faccia della terra, quando quello che doveva essere infuriato così era lui , ma ci avrebbe pensato dopo a dare a quella bisbetica una bella lezione , per adesso gli importava sapere che accidenti volevano tutti gli altri. Tornò poi a guardarli, facendo scorrere gli occhi sulle loro facce oltre che sui due posti vuoti precedentemente occupati da Marik e Bakura , che non erano seduti lì ma erano sicuramente andati da qualche parte lì intorno“ Va bene, che c’è?”
“ Perché non ce lo dici tu? visto che ci hai snobbati quando sei andato da Pegasus “ Tristan era infuriato, aveva una voglia matta di prendere Atem e picchiarlo anche a costo di spedirlo in ospedale, dopo tre anni non aveva ancora imparato che fare l’eremita solitario e rompere con la storia del non volerli coinvolgere  non funzionava affatto e che non faceva altro che coinvolgerli lo stesso. Adesso però ne avevano tutti abbastanza, e Atem era tenuto a dover dare a tutti spiegazioni sul Sigillo senza obbiettare.
“ Dobbiamo parlarne adesso? Lizzie potrebbe ascoltare “ ma erano impazziti, l’ultima cosa che gli mancava per completare il quadro era quella di dover dare spiegazioni a Lizzie, quella non aveva orecchie ma antenne satellitari. Forse avevano dimenticato cosa avevano rischiato dal torneo fino a all’altra volta con lei. Ma le loro facce erano tutto tranne che d’accordo con lui e fu costretto a rassegnarsi “ Va bene , avete vinto “
 
Lizzie strofinava le spazzole sotto l’acqua del lavandino con tanta di quella violenza da strofinarsi perfino le unghie lavando via buona parte dei residui di smalto che le erano rimasti, farfugliando fra se e se imprecazioni ed insulti a Marik. Erano poche le persone che riuscivano a farle saltare i nervi e quelli degno di nota erano Bukido e Willelmina , ma nessuno di loro superava Marik, si era permesso di pretendere scuse quando era lui a doversi scusare senza pretendere altro, era lei quella che stava dalla parte della ragione, era lei quella che aveva subito il torto non lui , e gli era anche finita bene che non gli avesse strappato i capelli uno ad uno per il modo con cui l’aveva trattata , aveva una voglia matta di fargliela pagare per averla chiamata ragazzina viziata. Ma non era la sola cosa a cui pensava , continuava ad avere per la testa anche Atem e quello che stava per succedere nelle scuderie, l’ultima cosa che avrebbe mai pensato che sarebbe mai accaduta era che arrivasse tanto vicina a baciarsi con lui , era stata una situazione strana, magica ma strana, e soprattutto sbagliata.
“ Perché parli da sola?”
Lizzie si fermò , voltandosi e notando Tea che la guardava curiosa “ Non sto parlando sola “ non credeva che i suoi farfugliamenti fossero stati fatti a voce così alta da farsi sentire da Tea , di solito non se ne accorgeva nessuno quando parlava a bassa voce con se stessa ma dimenticava che Tea aveva le antenne satellitari al posto delle orecchie.
Tea scoppiò a ridere “ Dai, ti conosco troppo bene, quando parli da sola c’è sempre un motivo “ era tipico di Lizzie parlare da sola a bassa voce quando aveva un problema, era un’abitudine che si portava dietro fin da quando era bambina e più di una volta si era fermata ad ascoltare tutto quello che diceva e la maggior parte dei casi era dovuto a litigate avute con sua madre o con altre persone e di certo non si sarebbe aspettata che questo vizio fosse scomparso con il passare degli anni, anzi era convinta che fosse perfino peggiorato conoscendo il carattere della sua amica. Si sedette sul tavolo della cucina con le gambe accavallate e i gomiti puntati sulle ginocchia in attesa della confessione di Lizzie “ Ti ascolto “
Lizzie roteò gli occhi sospirando con un sorriso e scosse la testa “ Non è niente, davvero “
Tea la guardò con un velo di dubbio sul volto , anche la negazione era un tipico del comportamento di Lizzie, quando diceva che non era niente era sicuramente qualcosa “ Avanti, confessa “
“ Dico davvero “
Tea sospirò, afferrando una mela dal centro tavola e girandosela tra le mani in contro luce “ Centra Marik, per caso?” spostò gli occhi dalla mela a Lizzie che sbarrò gli occhi restando immobile come una statua a bocca aperta. Tea le sorrise “ Immaginavo, le urla si sentivano fino qua “ aveva sentito tutto , anche se erano nelle scuderie si sentiva comunque l’eco e non dovevano aver avuto una discussione molto pacifica perché sembravano sul punto di acchiapparsi e picchiarsi per le male parole che si erano detti. Non che avesse sentito chissà cosa, ma tra urla congiunte e stridule accuse era più che sicura che il motivo fosse stata la barra del millennio, o almeno la litigata che ne era scaturita e che aveva finito per scatenare tutto quel pandemonio “ Ho indovinato “
Non era solo per Marik che era sovrappensiero , ma non poteva negare che era furibonda era per causa sua “ Ti giuro, se potessi lo strozzerei “ gettò in malo modo la spugna dentro il lavandino e si girò con la schiena poggiata al marmo e le braccia e le gambe incrociate
Tea scoppiò a ridere, era sicura che Lizzie avrebbe istaurato un atteggiamento conflittuale con qualcuno, tra i soggetti più ovvi avrebbe puntato a occhi chiusi su Joey o Tristan, ma mai avrebbe pensato che la persona con cui avrebbe avuto il maggior numero di discussioni fosse stata Marik. Certo, c’aveva messo del suo anche lui e in effetti doveva ammettere che il suo carattere non lo avrebbe mai immaginato così facilmente alterabile, anche se aveva visto molto peggio di semplici lamentele per la macchina , ma nessuno avrebbe mai pensato che ad avere discussioni sarebbero stati proprio loro due, era quasi divertente , tranne se Lizzie avesse iniziato a far uscire il peggio di lei, in quel caso era meglio che Marik corresse a nascondersi dal simpatico terminator che si trovava davanti “ Posso sapere il motivo?”
“ Il motivo è che è un idiota , mi tratta male , mi offende e in più pretende scuse “ lo odiava, lo odiava così tanto che anche nominarlo le faceva salire l’istinto omicida
“ Ah, beh “ posò la mela e prese il grosso libro posato sul tavolo recante la scritta A Dance With Dragons , un grosso librone dalla copertina bianca e un grosso cerchio dall’effetto metallico con l’immagine di un drago stampata sopra recante il nome dell’autore  George R.R. Martin. Alzò lo sguardo verso Lizzie e le mostrò il libro voltandolo per la copertina “ E questo cos’è?”
Lizzie corse subito a riprendersi il libro e lo tirò via dalle mani di Tea con aria infastidita “ è il mio libro preferito, non ho ancora finito di leggerlo “ lo aprì per controllare che il segnalibro fosse ancora al suo posto e lo richiuse subito dopo, portandoselo dietro e posandolo sulla lastra di marmo. La saga delle Cronache Del Ghiaccio e del Fuoco era la sua preferita dopo il Signore degli Anelli , Lo Hobbit e Eragon. Amava tantissimo quel genere di racconti fantasy – medioevale con cavalieri, creature magiche e intrighi vari per avere il potere su tutto e tutti , anche se fin ora non aveva mai letto nulla di così complicato e contorto come la saga di George Martin , una serie di intrighi , complotti, tradimenti , relazioni amorose incestuose e un mare di morti ammazzati in maniera truculenta che neanche i migliori Horror avrebbero saputo mostrare. In quei libri non c’era pietà per nessuno, ne per buoni ne per cattivi, le azioni dei singoli personaggi decretavano la loro fine o la loro sopravvivenza e il colpo di scena era decisamente inaspettato e molto spesso amaro da mandare giù , ed era proprio questo che rendeva quei libri così belli e affascinanti, nessuna provvidenza che sponsorizzasse i buoni o botte di fortuna che tirasse tutti fuori dai guai, ognuno andava dritto alla propria fine senza sconti o esclusioni di colpi.
“ Credevo che il tuo genere preferito fossero i romanzi d’amore “ conosceva bene la famosa saga letteraria che dalla fine degli anni 90 ad adesso stava spopolando in tutto il mondo, le Cronache Del Ghiaccio E Del Fuoco erano una serie di libri dalla trama complicatissima ambientata in un mondo simile a quello del Signore degli Anelli ma con molto più sangue e morte in giro. Aveva provato a leggere qualche pagina del primo libro , A Game Of Thrones , ma ci aveva rinunciato subito visto la triste fine di quasi metà dei personaggi principali. Sinceramente non credeva che una come Lizzie, che sognava il classico principe azzurro , potesse provare simpatia per storie che erano tutto tranne che piene di amore e romanticismo.
Lizzie si voltò sdegnata dalle parole di Tea “ Forse piacciono a te, io sono più per sgozzamenti, scuoiamenti, relazioni amorose incestuose e tanti intrighi e complotti vari. Solo questo piace a me “ si allontanò dal lavandino e fece per uscire dalla cucina “ Vado a prendere i secchi, non toccare niente “
Tea annuì e Lizzie uscì fuori dalla cucina raggiungendo l’ingresso per prendere i due secchi di acqua sporca posati lì davanti , ma si bloccò immediatamente sentendo la discussione dei ragazzi, che la costrinse a nascondersi dietro il muro d’ingresso per ascoltare quello che si stavano dicendo e che non era affatto una discussione normale , senza farsi vedere si sporse appena per ascoltare quanto si stavano dicendo anche se non era corretto, ma la curiosità era più forte del buon senso. Si sporse un po’ di più per avere un buona visuale e si accorse che sul tavolo vi erano l’acchiappasogni , lo scettro dorato e una cosa a forma di piramide con un occhio legata a una catena abbastanza spessa, l’acchiappasogni era di Bakura e lo riconosceva , lo scettro apparteneva a quell’odioso idiota di Marik, ma la piramide era la prima volta che la vedeva e sembrava essere fatta con lo stesso materiale dorato degli altri due affari , era strano che se li portassero dietro anche alla mangiata di gruppo , ma non strano come il loro discorso.
 
“ Maledizione, un altro oggetto del millennio NO “ Joey si portò le mani tra i capelli scompigliandoseli , il faraone aveva raccontato tutto quello che Pegasus aveva detto sia a lui che a Seto, ma l’ultima cosa che si sarebbero aspettati era che il Sigillo tanto discusso era un altro oggetto del millennio. Non bastavano quelli che già si scarrozzavano dietro ma adesso se spuntava fuori un ottavo, tra l’altro sperduto chissà dove e che dava problemi a tutti con la storia dello Spirito misterioso che a quanto sembrava neanche Pegasus sapeva chi fosse, tranne che si trattava di un tizio misterioso che voleva distruggere tutto.
Tristan sospirò , posando la guancia sul palmo della mano e picchiettando le dita sul tavolo con fare nervoso “Ma perché le cose strane toccano sempre a noi?! Non bastavano quei sette oggetti malefici , ma ora pure un ottavo e per di più anche pericoloso, e non sappiamo neanche dove si trova “ che quella storia fosse complicata lo aveva già capito di suo, ma che ci fosse in mezzo un altro oggetto proprio non lo aveva capito , ma adesso sapevano cosa voleva Aknadin.
“ Lo so, ma Pegasus non mi ha saputo dire altro, tranne che dobbiamo trovarlo prima di Aknadin“ neanche Atem aveva uno straccio di idea da cui partire, Pegasus aveva tenuto per se qualcosa che avrebbe dovuto dirgli molto tempo prima ma la cosa decisamente più rognosa era che doveva trovare un oggetto che neanche si sapeva dove si trovasse. Tutto ciò che Pegasus aveva trovato era stata una vecchia stele egizia tra le dune del deserto tenuta a Londra, ma del Sigillo c’era solo una vecchia incisione riportata nelle foto della stele e di certo non avevano niente da cui poter partire, a quanto sembrava il tempio era crollato e Pegasus non era stato in grado di dargli neanche uno straccio di informazione su dove fosse la sua ubicazione, sempre che esistesse ancora.
Duke continuava a sventolare il ventaglio sulla carne tenendo la faccia lontana dal fumo e , tenendo una mano sul naso , esclamò “ Non è un gran che su cui basarsi “
“ è niente su cui basarsi “ Joey incrociò le braccia sul petto, seriamente frustato dalla situazione e imbronciato
Serenity si allarmò nel guardare le espressioni preoccupate dei suoi amici “ Ed è una cosa grave? Voglio dire, se questo Sigillo finisce nelle mani di Aknadin cosa accadrà? “ iniziò a spaventarsi , i discorsi che facevano non erano confortanti anzi sembravano incrementare il terrore di una vera apocalisse, esattamente come stava accadendo 3000 anni fa. Il solo pensiero che il mondo andasse distrutto per colpa di Aknadin la terrorizzava, sapeva cosa avrebbe significato e che non sarebbe stato come i film fantascientifici mostravano al cinema, ma era una cosa reale e il solo pensarci le metteva paura. Era già passata una volta a vedere distruzioni spaventose e mostri che vagavano a piede libero seminando il panico, quando una misteriosa aurora boreale aveva solcato i cieli di Seattle e le strade erano invase da giganteschi mostri recanti un simbolo a forma di stella sulla fronte , era riuscita a scappare appena in tempo dalle grinfie di uno di quei mostri e a rifugiarsi in casa e solo dopo averne parlato con Joey, alla fine di tutto, aveva capito che era stata opera di un pazzo proveniente da Atlantide , desideroso di distruggere l’umanità insieme a un dio serpente di nome Leviatan e che era stato sconfitto proprio dal faraone. In altri tempi non avrebbe mai creduto a una storia simile, da dopo la Città dei Duelli non c’era stato più niente che la stupisse e l’idea di vivere ancora una volta un esperienza simile le metteva il terrore nelle vene.
Joey abbracciò la sua sorellina , mostrandole il sorriso più smagliante che potesse sfoggiare in quel momento “ Sta tranquilla, andrà tutto bene “ ad un tratto , qualcosa entrò nel suo campo visivo alle spalle di Tristan , proprio dentro la casa di Lizzie. Sollevò lo sguardo verso l’interno della struttura ma non trovò niente , e soprattutto nessuno, oltre la soglia.
Tristan si accorse dello sguardo indagatore di Joey e si girò anche lui a guardare senza vedere niente , tornò a guardare Joey incuriosito “ Che succede? Che hai visto?” anche gli altri si misero a fissare l’ingresso della villa senza vedere niente.
“ Mi era sembrato… “ era sicuro di aver visto qualcuno sulla soglia dell’ingresso, qualcuno che li stesse spiando , ma forse era stata solo la sua impressione perché lì non c’era proprio nessuno , l’ingresso era deserto e forse era stato un falso allarme “ Niente , non importa “
 
Lizzie era spiaccicata contro il muro, con il respiro accelerato e gli occhi sbarrati, c’era mancato davvero poco che la scoprissero ad origliare la loro strana discussione. Sembravano essere molto nervosi per parlare di cose stupide e di certo molto misteriose, avevano parlato di uno che si chiamava Aknadin, di un Sigillo e di oggetti del millennio per non parlare della presenza dei tre cosi sul tavolo. Cercò di sporgersi di nuovo ma notò che Joey non faceva altro che guardare l’ingresso , decise di piantarla di stare ad ascoltare ciò che si stavano dicendo, anche per non fare la figura della ficcanaso , prese i secchi lì vicino e se li portò dietro salendo le scale che portavano ai piani superiori per svuotare il contenuto nel lavandino del bagno , in modo da non sporcare niente in cucina.
 
Era di nuovo il turno di Yugi, le carte che aveva in mano erano una pietà, tranne forse per una carta che non poteva giocare senza avere la possibilità di sacrificare un mostro, ma Visionario gli serviva per mettere in atto il suo piano, se solo potesse pescare quello di cui necessitava dal deck , ma in una situazione simile era molto difficile che avesse la fortuna di concludere il duello senza troppi intoppi. Aknadin aveva la faccia di uno che avrebbe cavato gli occhi a un neonato se gliene avessero portato uno e non sembrava aver gradito le due trappole che gli aveva teso negli ultimi due turni, ma ormai era in ballo e tanto valeva rischiare, in fondo che cosa aveva da perdere a parte la vita? “ Tocca a me “ prese una carta tra quelle che aveva in mano e la giocò subito “ Comincio attivando la carta magia Carità Gentile “ posizionò la carta e prese due carte tra quelle che aveva in mano spedendole al cimitero “ Grazie a questa carta posso sostituire due carte con tre nuovo dal deck “ prese tre nuove carte dal deck e le aggiunse a quelle che già aveva in mano e con sua somma sorpresa si trovò in mano ciò che faceva al caso suo, quello che gli era utile. Non era ciò che aveva in mente , ma aveva la possibilità di poter concludere il duello in bellezza e mettere Aknadin con le spalle al muro “ Dopo di che, attivo questa carta magia, Rituale di Distruzione “ la carta apparve sul terreno di gioco.
Aknadin non capì cosa volesse farci con una carta rituale “ Che intendi farci?” non conosceva quel genere di carta, era la prima volta che ne vedeva una.
Yugi allargò il suo sorriso “ Semplice, il potere dei rituali è quelli di poter sacrificare dei mostri per evocarne uno più potente … ed è quello che intendo fare “ Aknadin non sembrò gradire la sua affermazione , ma avrebbe molto presto capito cosa era capace di fare. Stavolta avrebbe dimostrato a tutti che non aveva bisogno dell’aiuto di Atem di qualcun altro per poter sconfiggere Aknadin, non gli era capitata la combinazione che aspettava ma almeno poteva evocare un mostro potente che avrebbe fatto correre via quel pazzo con la coda tra le gambe “ Rituale di Distruzione mi consente di sacrificare due mostri di livello 7 o superiore, che siano nella mia mano o sul terreno e io sacrifico subito Visionario “ il mostro sparì, distruggendosi in schegge “ E anche questo “ tirò fuori dalle carte in mano un mostro di bel 7 sette stelle “ Oracolo – Custode di Tombe , che mando subito al cimitero “ scartò Oracolo dalla sua mano e si apprestò a sacrificare anche la carta rituale , pronto a mettere in gioco il mostro che avrebbe segnato la fine di Aknadin “ Sarà meglio che ti prepari, perché evoco Garlandolf, Re della distruzione “ da una grossa stella a cinque punte colore rame e oro , che girava , spuntarono le articolazioni di un gigantesco mostro blu , con li artigli affilati e la pelle blu, circondato da grosse catene. Aknadin si impressionò, indietreggiando nel vedere quel mostro enorme spuntare fuori da quella specie di sigillo che fluttuava , come se fosse uscito da un’altra dimensione, che vantava bel 2500 punti di attacco.
Yugi era sodisfatto del suo piano , aveva evocato un mostro potente e Aknadin non aveva neanche un mostro a sua disposizione per difendersi o attaccare, stavolta avrebbe visto a occhi chiusi e avrebbe dimostrato ad Atem che da solo poteva affrontare chiunque senza aver bisogno di lui, era la sua occasione per dimostrare che il bambino che tutti vedevano era finalmente cresciuto e pronto a farsi valere, esattamente come era accaduto al torneo “ Bene, Avanti Garlandolf , fa piazza pulita di Aknadin, una volta per tutte “ il mostro andò all’attacco , pronto con i suoi artigli a distruggere per sempre Aknadin e i suoi Life Points, facendolo tornare strisciando nel posto da cui era venuto.
Aknadin guardò il mostro volare dritto verso di lui, con gli artigli pronti a sfregiarlo , il suo viso di imbruttì, ringhiando furioso e attivando l’ultima delle sue carte coperte ancora inattiva “ Attivo Blocca Braccia “ Yugi sobbalzò quando vide il suo mostro venire fermato e afferrato per i polsi da quelle che sembravano essere delle manette giganti dorate che lo riportarono al punto di partenza. Ma i suoi peggiori incubi dovevano ancora avverarsi, perché Aknadin evocò una carta che lo spiazzò, iniziando a fargli tremare le gambe che sembravano molli come gelatina “ Sorpreso? Ti presento Resuscita Mostro “ Aknadin rise sguaiatamente , davvero Yugi pensava di poterlo battere così facilmente con un ridicolo mostro come Garlandolf senza aspettarsi contro mosse. Un vero combattente doveva sempre aspettarsi qualche mossa dal suo avversario, ma Yugi non era altro che un ragazzino stupido. Drago Zombie tornò sul terreno di gioco e Aknadin decise di dare il colpo di grazia a Yugi “ Poi voglio attivare questa carta magia, Pendente Nero “ un grosso ciondolo con una gigantesca ametista al centro apparve al collo del drago e i suoi punti di attacco aumentarono di bel 500 , arrivando ad averne 2900. Aknadin notò la vena di terrore apparire sulla faccia di Yugi, quel ragazzino se la stava facendo letteralmente addosso vista la sua espressione traumatizzata “ Poverino, credevi davvero di potermi battere? Le tue erano buona intenzioni, ma Atem avrebbe fatto molto meglio di te “ puntò contro il mostro di Yugi il dito ed esclamò “ Drago Zombie, riduci quel mostro in frantumi “ il mostro eseguì e purtroppo non ci fu nulla da fare stavolta, Yugi non aveva altre carte da poter giocare, neanche una e il mostro venne distrutto , così come i suoi Life Points che si azzerarono , Yugi urlò di dolore, si sentì come se il suo corpo fosse esploso in mille pezzi, le articolazioni, i muscoli, ogni parte del suo corpo sentì che come se venisse staccato a morsi. Cadde a terra in ginocchio, esausto e privo di forza , ogni movimento, anche il solo respirare, lo faceva urlare di dolore, sentiva i polmoni squarciarsi e il cuore stringersi dentro al suo petto come se qualcosa lo stesse stringendo così forte da strizzarlo e trafiggerlo. Rivoli di sangue gli uscirono dalla bocca macchiandogli la maglietta e il colletto della giacca , il sapore amaro del sangue in bocca gli faceva salire il vomito ma cercò di resistere per non dare di stomaco davanti a quel verme di Aknadin.
Delle corde , apparse dal nulla dalle pareti del regno delle ombre, afferrarono i polsi di Yugi, costringendolo ad alzarsi in piedi e tenendolo stretto , sia per i polsi che per i piedi, inchiodandolo lì , fermo davanti Aknadin, che lo guardava compiaciuto. Yugi tentò di muoversi, ma più si muoveva più le corde lo stringevano.
L’uomo si avvicinò a Yugi, estraendo dalla manica un pugnale egizio e girandoselo tra le mani davanti a Yugi, che lo guardava con odio e disgusto attraverso i suoi occhi ametista venati di rosso e appannati per le lacrime che gli scorrevano sulle guance, dovute al terribile dolore che avvertiva e che non mostrava apertamente davanti a lui “ Non devi guardarmi così, sapevamo tutti e due che sei debole e nient’altro che un bambino “ Yugi voltò lo sguardo ma Aknadin lo afferrò per la gola e lo costrinse a guardarlo “ Atem è sempre stato più forte di te, e anche più intelligente. Talmente intelligente, che non si sarebbe fatto battere così, secondo te si vergognerebbe che la sua reincarnazione sia stata sconfitta così stupidamente?”
Yugi non ci vide più e gli sputò del sangue in faccia , ringhiandogli a denti stretti e con quel poco di voce che aveva “ Va all’inferno , bastardo “ gli bruciavano le corde vocali , la bocca era impastata dal sapore del sangue e non riusciva a respirare, ma se doveva andarsene in quella maniera anto valeva che Aknadin sapesse di essere un vero e proprio mostro.
Aknadin di pulì la faccia con la manica della tunica , compiaciuto dalla forza di volontà che anche in punto di morte Yugi stava dimostrando , strinse il pugnale in mano e gli afferrò i capelli, mettendo in bella mostra il collo di Yugi e avvicinando la punta della lama alla sua gola , finalmente lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, così come avrebbe dovuto esse il primo giorno che lo aveva visto.
Yugi avvertì la lama fredda del pugnale sulla sua gola , strinse gli occhi più forte che poteva , non potendo fare altro che aspettare il momento in cui gli avrebbe reciso la gola lasciandolo morire come mostravano i peggiori film thriller e polizieschi che mandavo in Tv, con la sola differenza che quelli erano solo finti, lui sarebbe morto veramente.
“ Addio, Yugi Muto “
Yugi strinse gli occhi più forte di prima, stavolta le lacrime che gli sgorgarono dalle palpebre strette, furono reali e dettate dalla sua paura e dalla sua disperazione. Aknadin aveva ragione, nessuno lo avrebbe salvato e questa volta sarebbe morto davvero, solo e sotto gli occhi del suo aguzzino.
 
Un occhio dorato, luminescente , apparve sulla fronte di Yugi e sotto gli occhi di Aknadin, che ebbe solo il tempo di osservare quella luce dorata per poi venire scaraventato via da un’onda d’urto energetica che lo travolse in pieno, disintegrando la lama egizia come se fosse stata polvere. Dei brividi lo travolsero, quella energia la riconosceva benissimo, l’aveva sentita anche quella volta , aveva attraversato l’intero creato fino ad arrivare al regno delle ombre “ Ma come è possibile?!” come poteva provenire da quel semplice mortale, come poteva essere lui la fonte di energia che aveva percepito quel giorno. Il flusso di energia si fece ancora più intenso e Aknadin fu costretto a scappare via, tornando nel regno delle ombre , mentre Yugi, con gli occhi sbarrati , era in preda all’ennesima visione. L’Egitto, il Nilo, il palazzo di Tebe e le Divinità Egizie che volavano nel cielo. Le sue energia vennero meno, risucchiate da quel torpore in cui era caduto , brividi accompagnati da capogiri lo colsero improvvisamente mentre le corde oscure si disintegravano e tutto intorno a lui iniziò a farsi buio, la sua visione andò sfumando sempre di più , lasciando spazio a quella che sembrava essere una sfumata luce abbagliante e alla sensazione di sentirsi stretto da qualcosa poco prima che i suoi occhi si chiudessero del tutto.
 
Aknadin era esausto, in ginocchio davanti all’ammasso informe e oscuro che era il suo padrone, che lo guardava con gli occhi fiammeggianti di rosso sangue “ Padrone, ti giuro, non l’ho immaginato, quell’energia proveniva da Yugi Muto , l’ho visto con i miei occhi “ non era stata un allucinazione, aveva avvertito sulla sua pelle quella fonte di energia scatenata da Yugi, energia antica e potente, la stessa energia percepita tempo a anche dallo spirito, aveva attraversato il creato ed era giusta fino al regno delle ombre. Aveva passato giorni a cercarla per poi rendersi conto che era sempre stata lì, davanti a lui , e non era altri che Yugi Muto.
 
Lo spirito restò in silenzio per molto tempo, ad ascoltare quanto Aknadin avesse scoperto , come poteva un mortale possedere quella potente forma di energia che avevano percepito tempo fa. Una reincarnazione non poteva possedere una simile energia mistica, a me no che …. Se era davvero come pensava forse erano davvero a un passo dall’ottenere il Sigillo , se quello che pensava era fondato allora era l’occasione giusta per poter finalmente agire come aspettava di fare da ben 3000 anni “ Aknadin, ho un compito per te “ l’uomo piegò ulteriormente il capo , pronto a ricevere i suoi nuovi ordini dal suo padrone “ Portami Yugi Muto, a qualunque costo “
“ Credi che abbia qualche legame con il Sigillo?”
Lo spirito non aggiunse altro, tanto meno rispose alla sua domanda “ Impiega tutte le tue forze, lo voglio qui “ dopo di ciò sparì nel nulla.
Aknadin trovò molto strano che lo spirito non gli avesse risposto, forse aveva dei sospetti su qualcosa di cui Aknadin sembrava essere all’oscuro , il che aggiungeva ancora più curiosità all’uomo. Se c’era qualcosa che lo spirito gli stava nascondendo forse era qualcosa di importante, e se era importante Aknadin doveva scoprirlo a qualsiasi costo e racimolare quante più informazioni possibili se voleva che il suo piano di liberarsi del suo padrone funzionasse davvero. Ma intanto era il caso di occuparsi di Yugi Muto, in fondo portarlo nel regno delle ombre non era difficile, doveva solo aspettare il momento e l’opportunità giusta per riuscirci.
 

nota dell'autrice
salve a tutti, eccovi il nuovo capitolo. il duello è stato breve e ho cercato di accorciarlo per concentrarmi molto sui singoli personaggi e soprattutto sulla parte finale anche se temo di non essere riuscita a fare chissà cosa , ma va be. 
cercherò di dare il massimo nello scontro tra Aknadin e Lizzie, o lo spirito e Lizzie , devo ancora decidere cosa inventarmi.
commentate, commentate, commentate

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Capitolo 43
*** Una scomoda realtà - Parte 1 ***


Atem era sfinito, anche se era tardo pomeriggio aveva una voglia pazzesca di buttarsi sul letto e farsi un bel sonnellino per recuperare un po’ di forze e magari far passare il mal di testa che lo aveva colpito improvvisamente così come era successo anche a Marik e Bakura. Avevano percepito di nuovo quella strana sensazione di vertigini , la stessa dell’altra volta che aveva fatto attivare di nuovo gli oggetti del millennio senza un motivo apparente e che come al solito si ripercuoteva su di loro, nessuno di loro tre era stato più in grado di connettere per il resto della giornata e Marik non aveva le forze neanche per guidare. La botte era stata violentissima, per poco non sveniva per le vertigini che lo avevano colpito e che non sembravano volerlo lasciare in pace, la sola cosa che si augurava era di arrivare intero almeno fino alla sua stanza prima di svenire sull’androne. Si tolse le scarpe di ginnastica e salì fino al piano superiore, reggendosi al passamano per non cadere e una volta al piano superiore spalancò la porta della sua stanza lanciando le scarpe da qualche parte e si buttò sul letto , ma neanche il tempo di chiudere gli occhi per provare a dormire che il nonno fece irruzione nella sua stanza “ Atem, meno male che sei tornato “
Atem si infastidì, non era possibile che non potesse avere un attimo di pace in quella casa “ Che c’è… “
“ Yugi non è tornato a casa e al cellulare non risponde “ era da tutta la mattina che Yugi non gli rispondeva, non era tornato neanche per l’ora di pranzo e il cellulare era ripetutamente staccato senza dare segni di vita. Adesso cominciava davvero a preoccuparsi per suo nipote, non era da lui comportarsi così, sapeva che quando ritardava o non tornava doveva telefonare ma non lo aveva fatto e non era un buon segno.
Atem sbuffò e si voltò dall’altra parte del letto “ Sarà da qualche amico , rilassati “ non gli importava un bel niente di Yugi, non dopo il modo con cui li aveva trattato. Aveva detto che voleva essere lasciato in pace da tutti e sarebbe stato lasciato in pace, e poi non era il suo babysitter o suo fratello come Yugi gli aveva urlato, quindi non era compito suo stargli dietro come se fosse il suo cane , era abbastanza grande per sbrigarseli da solo gli orari e le uscite e se non voleva tornare erano fatti suoi.
“ Ho provato, nessuno ha visto ne sentito Yugi “ tutti i suoi amici e compagni di scuola non avevano avuto contatti con Yugi, ne su internet ne al cellulare, era come svanito nel nulla e non aveva la più pallida idea a chi rivolgersi e giustamente tutti gli altri erano alla mangiata alla quale Yugi si era rifiutato di andare ed era pressoché impossibile che lo avessero sentito.
Atem fece spallucce “ Allora non ne ho idea “
Il nonno si infuriò per il comportamento di Atem, sembrava che non gliene stesse importando niente se poteva essere successo qualcosa a Yugi “ Come puoi essere così menefreghista, stiamo parlando di Yugi “ non ci poteva credere, non era da Atem fregarsene così di Yugi senza preoccuparsi se stesse bene o male, di solito gli bastava pochissimo per entrare in panico e iniziare a pensare al peggio del peggio con tutti i pericoli che correvano ogni giorno e adesso invece se ne stava infischiando come se si stesse parlando di una persona qualsiasi , che stava succedendo a tutti e due ultimamente proprio non riusciva a spiegarselo , ma non aveva importanza perché Yugi andava subito rintracciato a qualunque costo, aveva un orribile presentimento addosso e se Atem non si fosse smosso dal letto per andare a cercarlo lo avrebbe spedito fuori di casa a calci.
Atem perse la pazienza e si girò a guardare il nonno , mettendosi seduto sul letto “ Sì , lo so che stiamo parlando di Yugi, ma ha detto chiaramente che vuole essere lasciato in pace e che visto che non sono suo fratello non devo occuparmi di lui, ed è quello che intendo fare da adesso “ non gli interessava un bel niente se tornava o non tornava, se si perdeva o altre stupidaggini, era stato chiarissimo, non voleva nessuno di loro tra i piedi e Atem era abbastanza stanco di doversi occupare di lui per poi essere trattato a pesci in faccia, c’era rimasto malissimo quando gli aveva urlato tutte quelle cose e visto che Yugi non voleva essere controllato tanto meno cercato lui non lo avrebbe fatto , da adesso si sarebbe fatto i fatti suoi esattamente come voleva lui e il nonno poteva sbraitare quanto voleva e poi era stanchissimo e non aveva voglia di perdere tempo dietro a Yugi, se voleva tornare tornava da solo.
Il nonno rimase spiazzato “ Davvero ti ha detto così?” ecco perché Atem non aveva l’interesse di occuparsi della faccenda , tanto meno mostrava preoccupazione per Yugi, in effetti si era comportato davvero malissimo con tutti e due e forse Atem aveva ragione a non volersi occupare di lui , però era comunque un ragazzino di quattordici anni, poteva succedergli di tutto e il fatto che non gli rispondeva al cellulare era preoccupante “ Comunque, dobbiamo trovarlo “
“ Nonno…”
L’abbaiare di Anakin dal corridoio e il seguente bagliore dorato dal fondo della scale che proiettò delle ombre nere sul muro attirò l’attenzione dei due, che si scambiarono un breve sguardo per sfrecciare veloci come il vento fuori dalla stanza e catapultarsi al margine della scala, dove Anakin continuava ad abbaiare a ripetizione. Atem e il nonno sbiancarono di colpo dall’immagine che si presentò dinanzi a loro, ai piedi della scala , con in braccio uno Yugi svenuto e pallido , c’era Aknakanom , con la sua tipica espressione seria che , Atem lo sapeva, non annunciava niente di buono ne di positivo.
 
Yugi era confinato nel letto, sotto le coperte , con un viso stravolto e Anakin accanto che gli leccava la guancia scodinzolando. Aknamkanon raccontò ad Atem quello che era successo, aveva salvato Yugi da Aknadin, attirato da una strana energia mistica che aveva stravolto l’intero equilibrio e che proveniva dalla terra e più precisamente da Yugi, era la prima volta che vedeva una cosa simile e lo trovò alquanto strano oltre che incredibile e anche preoccupante. Aveva il timore che quella misteriosa aura di energia, la stessa che aveva percepito durante lo scontro contro Atem nel quale Yugi si era messo in mezzo, potesse non essere una coincidenza anche se non riusciva a spiegarsi cosa potesse aver generato in Yugi un simile potere. Era una normale reincarnazione, un comune mortale dalla grande volontà , e ciò non faceva di lui nient’altro che un essere umano qualsiasi anche se con un legame al passato e più nello specifico ad Atem poiché colui che aveva risolto il puzzle del millennio dopo 3000 anni e di certo questo non poteva causare quell’onda magica, doveva essere stata generata da qualcosa a cui Aknamkanon sapeva dare collegamento ne spiegazione.
Spostò lo sguardo da Yugi ad Atem e sentenziò un ovvio  “ è stato molto fortunato “
Atem non rispose, guardando Yugi con uno sguardo misto di rabbia e di preoccupazione , suo padre aveva percepito ciò che avevano percepito loro ma mai avrebbe immaginato che si trattasse proprio di Yugi, così come non avrebbe mai immaginato che quello stupido testone accettasse di giocarsi la vita contro Aknadin. Glielo aveva ripetuto più volte di scappare via quando capitava che incrociava sulla sua strada Aknadin, di fare continuamente attenzione e di non abbassare mai la guardia, ma la sua testardaggine era più dura di quanto immaginasse e adesso era ridotto in quello stato pietoso e chissà per quanto tempo ci sarebbe stato confinato a letto. Certe volte voleva aprirgli il cervello per vedere cosa aveva dentro quella testa dura che si ritrovava ad avere attaccata al resto del corpo.
Aknamkanon percepiva il suo stato d’animo, era arrabbiato e aveva ragione di esserlo perché Aknadin aveva tentato di fare ciò su cui lo aveva messo in guardia, far del male al suo migliore amico ed era normale che reagisse in quella maniera. Gli posò la mano sulla spalla, tocco al quale Atem non rispose continuando a guardare Yugi con gli occhi fiammeggianti e i pugni serrati, tipico atteggiamento che Atem assumeva tutte le volte che era davvero arrabbiato, e da bambino capitava molto spesso che arrivava a perdere la pazienza , uno dei più disparati ricordi che Aknamkanon aveva dell’infanzia del suo amato figlio “ So che sei arrabbiato con Aknadin, però…”
“ è con Yugi che sono arrabbiato, Padre “ si allontanò dalla stanza di Yugi e scese le scale per raggiungere il soggiorno e sedersi sul divano, con le bracca sulle ginocchia e le mani incrociate davanti la faccia , a guardare un punto non preciso del pavimento. Nella sua testa c’erano mille pensieri distorti , forse era stata colpa sua se era successa una cosa del genere, magari se avesse insistito di più con la mangiata di gruppo, se avesse fatto pace con lui quando era stato il momento , questo non sarebbe successo e suo padre non lo avrebbe riportato a casa in quelle condizioni. Però era anche vero che Yugi era un testone , più di una volta gli aveva detto di fare attenzione , di guardarsi sempre le spalle e di non cedere alle trappole di Aknadin scappando quando ne aveva l’occasione e più di una volta si erano ritrovati a litigare su questo , Yugi voleva a tutti i costi dimostrare di essere capace di affrontare un duello con Aknadin e di poterlo sconfiggere e non si sarebbe stupito se avesse accettato di sua spontanea volontà di sfidarlo solo per una dimostrazione assurda, ma era anche vero che Aknadin non lasciava molto spazio per poter decidere cosa fare e se voleva un duello era disposto a tutto pur di averlo , e in più adesso saltava fuori questa storia dell’energia magica sprigionata da Yugi che aveva fatto attivare gli oggetti e senza che ci fosse una spiegazione logica. Si portò le mani tra i capelli, in preda a una crisi di nervi, purtroppo  in tutta quella storia era sicura solo una cosa, che Yugi era privo di sensi e che non avrebbe saputo se stava bene o male finchè non si sarebbe risvegliato e fino ad allora era costretto a non poter fare altro che tormentarsi.
 
Era notte fonda, una pallida luna piena circondata da stelle  risplendeva alta nel cielo rischiarando con il suo bagliore pallido le dune del deserto, avvolte nelle ombre che si estendevano per chilometri. Yugi era in pieno deserto, i piedi nudi affondavano nella fredda sabbia mentre il gelo della notte lo costringeva a stringersi nella giacca cercando di coprirsi dal vento che soffiava e alzava granelli di sabbia che gli andavano in faccia, nei capelli e sui vestiti.
Non c’era anima viva in quel luogo desolato, ne costruzioni di alcun tipo, solo sabbia.
Qualcosa iniziò a fare rumore alle sue spalle e sotto ai suoi peri e voltandosi osservò una porta di pietra spalancarsi e mostrare delle scale che conducevano al sottosuolo, esattamente come uno dei sogni che aveva fatto precedentemente. Sospirò rassegnato e scese le scale in pietra , avvertendo la loro consistenza ruvida e fastidiosa sotto la pianta dei piedi, i sassolini che lo pungevano e che gli facevano male e i residui di sabbia che gli impolverarono le dita e i talloni. Scese fino a trovarsi dinanzi a un lungo corridoio con geroglifici religiosi e , illuminato dalle torce accese. Seguì il percorso che le fiaccole indicavano, come se lo stessero guidando a qualcosa lungo quelle stanze deserte e perfettamente integre.
Camminava guardandosi intorno, scrutando i geroglifici, le pareti, il soffitto, passo dopo passo, almeno finchè non mise un piede in fallo e cadde. Il problema fu che non cadde a terra come si aspettava, ma cadde in un precipizio, verso il buio più nero , la forza di gravità lo spingeva verso il fondo, avvertiva l’aria mancargli, la gola che si stringeva e anche le sue stesse urla furono difficoltose. Cercava di aggrapparsi a qualcosa, ma non vedeva e non toccava niente, il punto da cui era caduto si faceva sempre più lontano. Ad un tratto, la sua caduta si arrestò bruscamente e, aprendo gli occhi, si trovò sospeso a mezz’aria , sopra delle persone e nel mezzo di una sala simile ad una arena con un grosso occhio al centro del pavimento, le persone lì presenti non erano persone qualsiasi , erano i sacerdoti della corte di Atem, li riconosceva. Stavano in piedi accanto a un grande trono di pietra a guardare altre due persone al centro di quella sala e sulle quali Yugi era sospeso. Uno dei due , quello che stava difronte a Yugi, era calvo, con dei segni in fronte e una lunga tunica bianca e portava al collo la chiave del millennio, l’altro, quello che gli stava difronte e che dava le spalle a Yugi , era Atem che come al solito Yugi non riusciva a guardare in faccia visto che da quella posizione sembrava non potersi spostare. I due portavano al braccio i Dihadiank dorati, e gli alzarono in aria. Il sacerdote evocò uno mostro che Yugi riconosceva come Zanna d’Argento, mentre Atem evocò Gaia il cavaliere, ed entrambi i mostri spuntarono dalle tavole di pietra che circondavano il soffitto dell’arena. I due mostri partirono all’attacco, scontrandosi e generando una misteriosa luce abbagliante che invase tutto l’ambiente accecando Yugi, che sentiva gli occhi bruciare come se del fuoco gli fosse finito dentro le pupille. Cercava di guardare, ma non riusciva a vedere niente, solo sfumature bianche e dorate e gli impedivano di guardare meglio e di aprire gli occhi del tutto. Ad un tratto riecheggiò nelle sue orecchie una voce che faceva da eco, pronunciava il suo nome e parlava in una lingua che non riusciva a capire, sicuramente egiziano antico e che si faceva sempre più forte. Era una voce distorta, non riusciva a capire se fosse maschile o femminile, ma ripeteva il suo nome in continuazione, arrivando quasi ad urlarglielo nelle orecchie. Iniziò a sentirsi disorientato, la luce che gli dava fastidio, la voce che urlava il suo nome e parlava in egiziano, la testa iniziò a fargli male urlò.
 
Yugi si risvegliò di colpo, con gli occhi fissi sul soffitto bianco e oscurato dalla luce notturna di quella che sembrava essere la sua stanza da letto. Spostò lo sguardo in giro per la stanza e quasi si spaventò nel vedere Atem seduto alla scrivania del computer che giocava al cellulare , con la faccia illuminata dal display dello smartphone. Questo , almeno, finche non voltò lo sguardo verso di lui e spense il cellulare per accendere la luce della lampada e voltarsi a guardarlo del tutto con le braccia incrociate sul petto e le gambe accavallate, classica posizione che assumeva tutte le volte che era arrabbiato con lui , lo si capiva anche dalla faccia che aveva, lo guardava dritto negli occhi con inespressività. Anche Yugi lo guardava, solo che cercava di capire che accidenti avesse per stare fermo così senza spiccicare neanche una parola, l’unico rumore che si sentiva nella stanza era Anakin che giocava con i lacci delle scarpe da ginnastica posate a terra.
Regnava un silenzio quasi tombale tra di loro, e Yugi riusciva a trattenersi a mala pena dallo scoppiare a ridere per la faccia di Atem, peccato che prima che potesse farlo Atem sentenziò un furioso “ Come stai? “
Yugi capì benissimo che il tono con cui glielo aveva detto non affatto di preoccupazione , sembrava sul punto di scoppiare ad urlargli contro da un momento all’altro e sinceramente non gli importava niente , anzi avrebbe gradito moltissimo che smettesse di fingere per venire fuori al naturale come sembrava volesse proprio fare , almeno non si sarebbe nascosto dietro finti atteggiamenti da pacifista “ Vuoi sapere come sto o perché sono ridotto così?” gli mostrò un bel sorrisino sfacciato tirando fuori tutta la malignità che riusciva ad avere in quel momento.
“ Oh, lo so benissimo perché sei ridotto così “ aveva una voglia pazzesca di prenderlo a schiaffi per quello che aveva fatto, il nonno non riusciva neanche a chiudere occhio e passeggiava in giro per casa e lui era costretto a stare sveglio a fargli la guardia aspettando che si svegliasse  e come si svegliasse, se fosse tutto intero o no e tutto questo solo perché aveva accettato di affrontare Aknadin solo per una stupida provocazione fattagli da quell’uomo spregevole che si divertiva a giocare con la psicologia delle sue vittime, quando suo padre gli aveva da cosa era scatenato quel duello quasi non ci aveva creduto ma purtroppo la prova era lì “ Aknadin ti ha fatto arrabbiare e tu hai perso la testa , non è vero?”
Yugi assottigliò gli occhi in segno di sfida “ Te lo ha detto il tuo paparino? In effetti mi era sembrato di aver sentito la sua voce prima di svenire “ e così a mettersi nel mezzo dello scontro era stato Aknamkanon, non sapeva se ringraziarlo per averlo salvato o imprecare contro di lui per non essersi fatto gli affari suoi ed aver detto tutto ad Atem, ma del resto da qualcuno doveva pur aver preso quel rompiscatole per non sapersi fare mai i fatti suoi quando gli veniva chiesto.
Atem si alzò dalla sedia, afferrando Yugi per le spalle e scuotendolo violentemente “ Ti rendi conto della stupidaggine che hai fatto? potevi morire “
“ Sai? Non me ne era accorto mentre Aknadin mi puntava contro un coltello “ lo spinse via con forza, costringendolo ad indietreggiare e mandandolo a sbattere contro la sedia della scrivania , guardandolo con odio. Sapeva bene cosa gli stava succedendo, ma almeno Aknadin avrebbe potuto dire che non se ne sarebbe andato piangendo come una femminuccia come i bulletti della sua scuole erano soliti chiamarlo, se quello fosse stato il suo destino lo avrebbe accettato a testa alta e almeno se ne sarebbe andato potendo dire di aver provato a fare fuori un mostro come Aknadin e nessuno lo avrebbe più ritenuto un debole, e chissà , magari avrebbero tutti smesso di prenderlo in giro.
Atem strinse le labbra e i pugni, stava letteralmente perdendo la pazienza con quel ragazzino che ultimamente si stava rendendo davvero insopportabile “ Tu sei…”
“ Sei in punizione “ Atem e Yugi si voltarono verso il nonno, apparso all’ingresso della stanza da letto con una faccia mostruosa e gli occhi spiritati, più inquietanti di un mostro. Il nonno aveva sentito tutta la discussione di Atem e Aknamkanon , ogni singola parola su tutto quello che era successo e poi quella di Atem e Yugi e stavolta non ci sarebbe passato sopra, poteva sopportare tutto ma non che suo nipote facesse lo stupido rischiando la vita solo per una ridicola dimostrazione di forza. Non gli avrebbe permesso di fare altri colpi di testa, era sempre stato buono e caro, ma la vita di suo nipote era importante e Yugi lo avrebbe capito con le maniere dure, che gli fosse piaciuto o no.
Yugi era sconcertato, che significava che era in punizione, come poteva aver detto una cosa simile “ Che stai dicendo?”
Il nonno entrò nella stanza di Yugi e si piazzò davanti a lui, dando le spalle ad Atem “ Da questo momento sei in punizione. Non avrai più il permesso di usare ne deck ne dueling disk per nessuna ragione al di fuori di questa casa, uscirai solo per andare a scuola , userai il cellulare solo per chiamare me o Atem e il computer solo per studiare, e non voglio sentire neanche una lamentela “ adesso si era stancato di dover sempre fare il nonnino buono e gentile, Yugi aveva sicuramente qualche problema che andava risolto e anche se gli dispiaceva metterlo in punizione aveva fatto una cosa stupida e rischiosa e non poteva sorvolarci sopra, era il suo unico e adorato nipotino e doveva proteggerlo.
Yugi si infuriò, non poteva davvero metterlo in punizione come i bambini, non era giusto “ Non puoi farlo, non è giusto “ ma al nonno sembrava importare delle se lamentele, aprì lo zaino e tirò fuori il dueling disk di Yugi e il suo deck , cosa che fece uscire Yugi fuori di testa , il ragazzino piombò giù dal letto cercando di riprendersi le sue cose ma il nonno gli mollò uno schiaffo in faccia , costringendolo a indietreggiare e a guardarlo con disprezzo e rabbia.
Al nonno non piaceva affatto quella situazione, ma Yugi aveva esagerato davvero e stavolta non ci sarebbe passato sopra “ Mi dispiace Yugi, ma stavolta hai superato il limite “ il nonno andò via portandosi dietro gli strumenti di Yugi, lasciando quest’ultimo a guardarlo andarsene con una faccia furibonda. E anche Atem andò via, Yugi era arrabbiato ed era meglio lasciarlo da solo prima che scoppiasse ad urlare. Cosa che non fece, ma quando richiuse la porta sentì un poco raccomandabile rumore di qualcosa che andò a sbattere violentemente contro il muro.
 
La sveglia suonò puntuale come ogni lunedì mattina e Yugi la spense con il dito di mala voglia, aveva una faccia pallida e due occhiaie nere che facevano impressione. Non solo aveva passato la notte a piangere per l’ingiustizia che il nonno gli aveva fatto, ma era stato tormentato da incubi e visioni che non lo avevano fatto dormire per niente e avrebbe tanto voluto passare l’intera giornata a letto, ma pur di non vedere la faccia di quel vecchiaccio che iniziava davvero ad odiare avrebbe sopportato anche le pene dell’inferno, inclusa una noiosissima giornata passata a non fare un bel niente visto che il giorno dell’assemblea scolastica, una meravigliosa giornata passata in giro per la scuola o in classe stando ad ascoltare le stupidaggini dei compagni.
Scostò le coperte si alzò, barcollando un po’ per il capogiro che avvertì e che lo costrinse a sedersi sul letto per un po’ prima di rialzarsi con tutta la stanza che girava facendogli salire la nausea. La giornata iniziava davvero bene e chissà cosa avrebbe patito di lì alla fine prima di poter tornare a casa e buttarsi sotto le coperte a dormire beatamente.
 
Anakin tentava di saltare addosso ad Atem per avere il pezzo di cioccolato che teneva in mano, nonostante i disperati tentativi del faraone di tenerlo alla larga dal cagnolino affamato di Yugi “ Non posso, rassegnai “ ma il risposta otteneva solo ringhi rabbiosi e abbai incavolati che gli stavano facendo saltare i nervi. Non era un esperto di cani, ma era risaputo da tutti che il cioccolato faceva male agli animali ragion per cui Anakin doveva rassegnarsi a mangiare i croccantini che il nonno aveva comprato il giorno prima, cosa che sembrava alquanto difficile visto che più si allontanava più Anakin saltellava su due zampe tentando di afferrare il cioccolato “ Dai, smettila “ i passi di Yugi attirarono la sua attenzione, anche perché il cagnolino lo mollò per andare da quello che ormai era il suo padrone a tutti gli effetti , che a giudicare dalla faccia cadaverica non sembrava stare bene “ Va tutto bene? Hai una faccia mostruosa”
“ Benissimo “ non aveva voglia di avere a che fare con lui, la sola cosa che voleva era bere in santa pace il suo latte e cioccolato e andare a scuola, e sperare che nel tragitto Atem non gli avesse torturato il cervello con chiacchiere assurde sul fatto che il nonno aveva ragione ad averlo messo in castigo come un bambino o che era stato stupido ad aver affrontato Aknadin visto come era andata a finire , perché se fosse successo lo avrebbe spedito sotto qualche macchina a morire di nuovo soprattutto perché non si sentiva bene. Fece per afferrare la sedia ma una vertigine improvvisa lo colpì, la stanza iniziò a girare, le gambe tremavano come se fossero fatte di gelatina , la sua vista si appannò all’improvviso e le orecchie iniziarono a fischiargli così forte da renderlo sordo.
“ Yugi…” Atem lo afferrò al volo, reggendolo prima che cadesse a terra svenuto “ Yugi, che hai?”
Anche il nonno corse subito di sotto e si trovò Yugi a terra sorretto da Atem che cercava di svegliarlo “ Yugi…” era pallido come un fantasma, respirava a mala pene. Gli toccò la fronte per controllare se aveva la febbre ma si spaventò, trovandola fredda, molto fredda “ Portalo di sopra, io chiamo il medico “ Atem ubbidì e prese Yugi in braccio salendo di corsa le scale di casa per portarlo nella sua stanza mentre l nonno andò subito a prendere il telefono.
 
L’intero cortile della scuola era strapieno di gruppi di ragazzi che parlavano, ridevano e scherzavano, forse c’era più gente lì che nelle classi semi deserte a causa dell’assemblea. Una volta al mese avevano l’opportunità di poter sospendere le lezioni scolastiche per organizzare , a detta degli insegnanti, una giornata di laboratorio per socializzare e discutere dei problemi della scuola, ma in realtà non fregava niente a nessuno dei guai della struttura scolastica e più che organizzare laboratori c’era chi radunava sei o sette ragazzi e giocavano a calcio o a pallavolo , chi si sedeva in un angolino a duellare , le ragazze che passavano la giornata a farsi le unghie e a parlare alle spalle degli altri, chi guardava film nelle rispettive classi, chi cantava, chi giocava al computer…. Proprio una giornata istruttiva dedicata a lavori di gruppo e alla socializzazione, era la tipica giornata perfetta per poveri studenti stressati da compiti in classe e interrogazioni che per una volta potevano andare a scuola senza essere depressi, o almeno era quasi perfetta visto che si sentiva tantissimo la mancanza di Joey. Quella era la prima assemblea di classe che Tea , Tristan e Duke passavano senza avere accanto le risate e le battute di Joey, che tra l’altro non potevano neanche contattare perché a differenza loro non aveva giorni liberi e un po’ li dispiaceva, al contrario sarebbe stata la prima assemblea passata con il faraone, se solo fosse venuto a scuola visto il malore improvviso di Yugi e la chiamata a Tristan che aveva fatto allarmare tutti.
Duke si sedette sulla sedia in maniera scomposta mentre mischiava il deck da usare contro uno dei bulli della scuola che gli aveva lanciato una sfida nell’ora successiva “ Speriamo che si riprenda presto, ultimamente è stato molto strano “
Tristan,  a cavalcioni sulla sedia e la faccia poggiata sulle braccia incrociate allo schienale , annuì “ Sì, non è più il nostro Yugi, deve essergli successo qualcosa che noi non sappiamo “
Duke non potè che annuire all’affermazione di Tristan, c’era qualcosa che non convinceva nessuno di loro nell’atteggiamento di Yugi e il faraone non sembrava aver ancora risolto il problema o magari lo aveva fatto ma non poteva dirlo, comunque fosse era evidente che Yugi stava male e come amici dovevano saperne di più, anche per dargli una mano, non potevano infischiarsene e lasciare che Yugi continuasse a stare in quelle condizioni , non era giusto nei suoi confronti comportarsi come se a nessuno importasse di lui o sarebbero stati marchiati come pessimi amici. E a proposito di amici, erano già le 8 e 15 e di Bakura non c’era neanche l’ombra il che era strano per uno puntuale e preciso come lui “ Scusate, ma Bakura che fino ha fatto?”
Tea si guardò intorno, accorgendosi che in effetti Duke non aveva tutti i torti “ Ha detto che sarebbe venuto, magari è solo in ritardo “
 
Bakura continuava a correre come un forsennato per le strade affollate di Domino City, non aveva sentito la sveglia suonare ed era finito per uscire di casa in fretta e furia senza neanche fare colazione, anche se si trattava di un giorno intero senza fare nulla gli insegnanti mettevano comunque assenze e presenze e se non fosse entrato puntuale a scuola avrebbe finito per essere costretto ad aspettare un ora fuori dal cancello e sinceramente gli annoiava. Arrivò al semaforo rosso per i pedoni , dove c’era la fila di gente che aspettava che le macchine smettessero di passare per poter attraversare , significava dover perdere almeno cinque minuti fermo lì e cinque minuti corrispondevano al tempo in cui i bidelli avrebbero chiuso i cancelli della scuola costringendo i mal capitati a dover stare chiusi fuori per un’ora. Non aveva il tempo di potersi permettere quella sosta, quindi si guardò intorno e corse lungo il marciapiede per attraversare dall’altra parte dove non c’era il semaforo, almeno non sarebbe stato costretto a perdere tempo. Arrivò al punto stabilito e attraversò la strada in fretta , solo che il rumore di un clacson improvviso lo fece spaventare e si trovò davanti una macchina nera lussuosissima da cui uscì fuori l’autista a rimproverarlo “ Ehi, ragazzo, sta attento “
“ Scusi , signore “ fece per scappare via alla velocità della luce quando lo sportello passeggero si aprì e uscì fuori niente popò di meno che Lizzie , che si tolse gli occhiali da sole per squadrarlo.
 
Bakura squadrava la macchina quasi incredulo, era la prima volta che viaggiava su una limousine come quella di Lizzie, la classica macchina da ricconi ultramiliardari che venivano scarrozzati in giro per la città da autisti personali, solo che si era sempre immaginato un limousine iper accessoriata con il frigobar , sedili lungo l’intera fiancata sia a destra che a sinistra e tante luci colorate, esattamente come mostravano nei film alla televisione, ma a quanto pare la realtà era che la limousine era solo una macchina un po’ più lunga con tre sedili nella parte interna e tre sedili posizionati difronte con un separé dalla parte del guidatore e i vetri oscurati “ Fico “
Lizzie scoppiò a ridere “ La prima volta su una macchina così, vero?” aveva stampata chiaramente in faccia la tipica espressione di chi non aveva mai visto una limousine in tutta la sua vita ed era sempre un’esperienza divertente vedere come la gente guardava l’interno di una vettura simile, forse era strano per lei perché aveva passato tutta la vita a essere portata in limousine dal suo autista personale.
“ Io non sono ricco, per ciò Sì, è la prima volta “ e alla faccia della prima volta, già immaginava le facce di tutti quelli che a scuola lo avrebbero guardato uscire da quella macchina, sicuramente lo avrebbero scambiato per ricco senza che lo era e si sarebbe ritrovato circondato da centinaia di ragazze, forse più di quelle che già gli facevano il filo normalmente. Arrivarono davanti il cancello della scuola, grazie al cielo ancora aperto e prima che potesse scendere, ad aprirgli la portiera fu l’autista stesso. Scese dalla macchina e prese il suo zaino “ Grazie del passaggio “
“ Di niente “ quando la portiera si richiuse e Spencer salì nuovamente in macchina per ripartire, Lizzie sentì il rumore metallico di qualcosa che si muoveva sul tappeto e , guardando , si accorse che c’era l’acchiappasogni di Bakura a terra. improvvisamente gli tornò alla testa la strana conversazione dei suoi amici e quell’oggetti insieme allo scettro e alla piramide sul tavolo. Non aveva capito niente di quello che il gruppo si era detto, parlavano di oggetti magici e di sigillo ma cosa significasse non ne aveva idea, non era sicura neanche di quello che aveva sentito con esattezza. Raccolse comunque l’oggetto da terra e lo infilò nella borsa, ormai si erano allontanati dalla scuola e non poteva tornare indietro ma glielo avrebbe restituito nel pomeriggio e intanto gli scrisse un messaggio per comunicargli che l’acchiappasogni era al sicuro con lei e che lo avrebbe riavuto. Messaggio che, purtroppo, arrivò al cellulare che Bakura aveva dimenticato sotto carica nella sua stanza.
 
Bakura entrò di corsa dentro la scuola e dopo una corsa frenetica arrivò dentro la classe, raggiungendo il gruppo con il fiatone a mille per la sfacchinata che aveva fatto , e che avrebbe continuato a fare se Lizzie non gli avesse offerto il passaggio in macchina.
Duke scoppiò a ridere nel vederlo tutto osso con l’asma “ Ma che ti è successo? Hai corso la maratona di New York?”
“ Mi sono… alzato…tardi… “ fece un bel respiro a pieni polmoni e posò lo zaino a terra sedendosi al banco del gruppetto, accorgendosi che Atem non era con loro e si stranizzò visto che il faraone aveva garantito la sua piena presenza a scuola quel giorno nonostante l’assemblea d’istituto che preannunciava un magnifico giorno di relax completo “ Ma il faraone?”
Duke , posando il deck sul tavolo, esclamò “ Yugi si è sentito male e non è venuto “
“ Male? Che ha avuto?”
Pensandoci bene , Tristan si ricordò che Atem non gli aveva detto cosa avesse avuto Yugi, diceva che prima di sapere la causa del malore dovevano aspettare il medico e ormai era passata una buona oretta da quando gli aveva telefonato per dirgli che non sarebbe venuto perciò dovevano già aver avuto la risposta medica “ Adesso sentiamo “ tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni ma si accorse che la batteria era del tutto scarica, la notte prima si era dimenticato a caricarlo e adesso era quasi del tutto a secco “ Maledizione… Tristan chiamalo tu, ho la batteria scarica “
Tristan .lo guardò male “ Sempre il solito scroccone “ tirò fuori il cellulare dalla tasca di mala voglia, che fosse vero o no Duke era sempre il solito, pur di scroccare chiamate , soldi e passaggi in macchina faceva di tutto e iniziava ad averne abbastanza di fargli favori, ma si trattava di sapere delle condizioni di salute di Yugi e quindi un occhio poteva chiuderlo per quella volta. Scorse il numero nella rubrica e fece per chiamarlo, ma si accorse che il credito era finito, infatti la segreteria gli bloccava il numero per assenza di minuti e di soldi “ Sono a secco di credito “
“ Provo io “ Bakura infilò le mani in tasca ma la trovò vuota, afferrò lo zaino , lo svuotò ma si accorse che il cellulare non era con sé “ Oh, No, non trovo il cellulare “ ma come aveva fatto a dimenticarsi il cellulare a casa , come aveva fatto ovviamente lo sapeva, la colpa era tutta della sveglia che non aveva sentito suonare e adesso era per giunta sprovvisto di telefono, questa era davvero sfiga potenza , solo un idiota poteva scordarsi il cellulare sul comodino della propria stanza in quella maniera. A questo punto la sola che poteva fare uno straccio di chiamata era Tea, tranne in qualche caso raro dove anche lei perdeva la testa, aveva sempre il cellulare con se, carico e pieno di soldi, quindi poteva fare lo sforzo di telefonare ad Atem “ Tea, puoi chiamarlo tu?”
La ragazza si trovò subito gli sguardi dei ragazzi puntati contro “ Cosa? E perché io?” assolutamente No, non aveva intenzione di chiamare Atem al cellulare anche se si trattava di Yugi. Aveva promesso a se stessa di non rivolgergli la parola per nessuna ragiona al mondo e intendeva farlo con tutta se stessa, anche se era una questione importante. Atem non meritava di ricevere le sue telefonate ne di sentire la sua voce, non le aveva ancora chiesto scusa ed era improbabile, conoscendolo , che lo facesse e lei non aveva intenzione di spendere minuti per lui. Ma i suoi amici le fecero dei sorrisi di sfacciataggine senza proferire neanche una parola , le stavano chiedendo con lo sguardo di fare quello che più odiava al mondo e aveva tanta voglia di prenderli a schiaffi uno a uno, ma alla fine l’urgenza prese il posto del rifiuto e decise di cedere di mala voglia “ D’accordo “ prese il cellulare dalla borsa e si allontanò dalla classe salendo le scale che portavano al terrazzo in fretta, maledicendo mentalmente i suoi maledetti amici per averla costretta a fare quello sforzo disumano nel piegarsi a parlare con Atem per sapere come stava Yugi, e mentre lei saliva le scale, il gruppo scoppiò a ridere battendosi ripetutamente il cinque tra di loro per essere riusciti a fregarla in pieno. Si erano messi tutti d’accordo per fare cedere uno dei sue, prima o poi dovevano parlarsi e l’idea di sfruttare la situazione di Yugi aveva funzionato , adesso si sarebbero parlati contro la propria volontà.
 
Atem era fuori dalla stanza di Yugi insieme al nonno, a fare avanti e indietro in preda all’ansia e alla preoccupazione, quando gli era svenuto tra le braccia aveva avuto davvero paura e il pensiero che avesse qualche grave malore lo assillava continuamente senza lasciarlo in pace. Continuava a guardare l’orologio aspettando il momento in cui il medico fosse uscito dalla stanza per dare il suo esito riguardo la visita , per sapere cosa gli fosse venuto, ma più si agitava più il tempo non sembrava voler passare e più che qualche minuto gli sembrava di aspettare un’eternità. Finalmente la porta si aprì e il medico uscì fuori dalla stanza e il nonno si precipitò subito a chiedere informazioni “ Allora, cosa è successo?”
“ Non è niente di grave, ha avuto solo un calo di pressione sicuramente dovuto allo stress, qualche giorno a riposo e tornerà in forma. Inoltre , ho riscontrato un evidente dimagrimento e un non molto rassicurante pallore. Vorrei fargli qualche analisi oggi pomeriggio , se è possibile “
“ Certo, Dottore, grazie “
Il medico prese la sua borsa e il nonno lo accompagnò fino all’ingresso di casa, mentre Atem entrò nella stanza di Yugi sedendosi al suo fianco sul letto. Il medico aveva detto che Yugi era molto pallido e troppo magro, non c’era di certo bisogno di un parere medico per accorgersene, ultimamente non mangiava più come faceva prima e la notte non dormiva , e poi il duello del giorno prima contro Aknadin doveva sicuramente aver fatto altri danni. Il problema non era il suo strano stato di salute, ma il motivo che si rifiutava di voler confessare, stava male e si vedeva ma il motivo non voleva dirlo a nessuno, neanche a lui, e le ultime litigate che avevano avuto di certo non avevano aiutato molto la loro già scarsa comunicazione.
Il cellulare gli vibrò nella tasca dei jeans e, quando lo prese, si accorse che sul display c’era il nome e il numero di Tea, il che gli diede non poco fastidio sapere che lo stava chiamando. Era tentato di staccare la telefonata e mandarla a quel paese senza troppi problemi, in fondo non gli aveva ancora chiesto scusa per come lo aveva trattato e non sembrava proprio volerlo fare e di certo lui non le avrebbe chiesto scusa, a dire il vero neanche voleva parlarle ma alla fine cedette. Uscì dalla stanza e si diresse nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle e rispose “ Pronto “
“ Ciao, i ragazzi volevano sapere come sta Yugi “
Ecco perché lo aveva chiamato, e pensare che aveva quasi creduto che volesse fare pace con lui come l’ultima volta , diceva a lui testardo e orgoglioso ma lei non si guardava e gli diede abbastanza fastidio quel tono con cui si era rivolta a lui al telefono, che era stata costretta non ci voleva certo un genio “ Bene, ha avuto solo un calo di pressione, nient’altro “
“ Bene, allora dirò a tutti che non è stato niente di grave “
Bene, quindi la loro conversazione doveva finire così, senza aggiungere neanche una scusa o qualche parolina dal doppio senso che facesse intendere che voleva fare pace con lui, a quanto sembrava non ne aveva affatto l’intenzione e il suo tono quasi arrogante e altezzoso gli stava dando suo nervi “ Quindi abbiamo finito, tutto qui quello che dovevamo dirci “
“ Mi pare che il motivo della telefonata sia questo , non vedo che altro dovremmo dirci ancora “
“ Ci sarebbero un bel po’ di cose che dovremmo dirci , lo sai “ e come se c’erano, una lista infinita di tante male parole che non vedeva l’ora di riversarle addosso per colpa della sua stupidità sconfinata , della odiosa testardaggine e della insopportabile sete di ripicche inutili che gli faceva senza che ci fosse una giustificazione capace di reggere il confronto con la sua rabbia.
 
Lizzie era seduta in una panchina nel parco di Domino, a quell’ora del mattino non c’era anima viva in quel posto perché tutta la confusione era concentrata in strada con le macchine che andavano e venivano per recarsi a lavoro e poi era Lunedì e i ragazzi e i bambini erano a scuola ed era più che normale che lei fosse l’unica scema a stare seduta lì senza fare un bel niente, ma aveva deciso di fare un po’ di shopping in vista della di un importante ricevimento che si sarebbe tenuto in uno degli alberghi più lussuosi della città al quale sua madre insisteva a portarla. Ovviamente l’invito valeva anche per Tea, ma purtroppo era a scuola e ogni suo tentativo di convincerla a pensare a comprarsi qualcosa di decente non era servito a nulla. Nonostante cercasse di non pensarci, continuava ad avere la testa all’acchiappasogni di Bakura , quello strano e grosso affare che il suo amico si scarrozzava dietro anche a scuola e le sarebbe tanto piaciuto sapere il perché della sua ossessione nel tenerlo sempre con lui , sembrava quasi che ci fosse qualche segreto in quel coso che lo costringeva a non lasciarlo a casa chiuso in qualche cassetto come era il caso che fosse. Alla fine cedette alla curiosità e lo tirò fuori dalla borsa , girandoselo tra le mani, guardandolo nei minimi particolari. Per essere un semplice acchiappasogni doveva confessare che sembrava essere stato lavorato con molta cura, i dettagli erano pressoché perfetti e ben definiti e più lo guardava più le sembrava che fosse davvero fatto d’oro, aveva una luminescenza particolare per essere plastica o placcatura e poi c’era quel dettaglio strano di quel grosso occhio intagliato nel triangolo centrale. Era lo stesso simbolo che aveva visto anche sull’asta con le orecchie di Marik, c’erano molti dettagli simili tra quella cosa lunga e quell’acchiappasogni, i pendenti erano uguali a quella specie di decoro finale sul manico e anche l’occhio era uguale. Atem aveva detto che l’acchiappasogni era stato trovato dal padre di Bakura in uno scavo archeologico in Egitto, questo voleva forse dire che anche quello scettro proveniva da uno scavo?  Magari era lo stesso scavo che aveva svolto il signor Casterwille? Sinceramente non riusciva a darsi una spiegazione, però quegli oggetti la incuriosivano parecchio, moltissimo, e le sarebbe piaciuto saperne qualcosa di più sulla loro provenienza e costruzione. Si era documentata sugli acchiappasogni indiani ed erano di solito costruiti con legno e piume e avevano , secondo le credenze, la capacità di scacciare gli incubi dalla mente di una persona quando dormiva, quello era fatto d’oro e di certo , a parte la forma, non aveva molto di indiano. Però , ora che lo guardava meglio, riconosceva l’occhio che vi era inciso e la sua forma era uguale all’Occhio di Udjat o meglio conosciuto come Occhio di Horus, uno dei simboli principali della cultura egizia legato soprattutto al mito di Horus, il dio egizio del sole che perse l’occhio sinistro in uno scontro col dio Seth per vendicare la morte del padre Osiride, ucciso sa Seth stesso. E su questo era partita la sfilza di teorie che si era fatta nella sua mente abbastanza confusa sulla cosa. Sospirò afflitta, non riuscendo a trovare una spiegazione a tutta quella storia, c’erano tante cose che non riusciva a capire e l’acchiappasogni era una di queste “ Basta, ci rinuncio “ infilò nuovamente l’acchiappasogni nella borsa e si alzò dalla panchina, pronta a dare il via allo shopping di lusso che l’aspettava.
“ Sì, ottima idea, ragazza “
Lizzie si fermò di botto udendo una voce stranissima proveniente da chissà dove. Si guardò intorno, cercando di capire chi avesse parlato ma lì non vedeva nessuno di concreto , nonostante iniziasse a percepire una strana e inquietante atmosfera oscura che sembrava essere scesa in quel posto deserto dove il solo rumore che si sentiva era il vento che faceva muovere le foglie degli alberi e l’acqua della fontana che scorreva. Fece finta di niente, decidendo di ignorare quello che aveva sentito nelle orecchie , ma quando si voltò per riprendere la camminata, si trovò davanti uno uomo che la fece spaventare , capelli bianchi che gli coprivano una parte di volto , sorriso diabolico che spuntava dalla barba bianca , tunica lunga e bianca che arrivava fino ai piedi e un aria minacciosa che non sembrava presagire nulla di buono. Lizzie cercò di mantenere la calma , contenendo il timore che quell’uomo le incuteva per il modo in cui la guardava e strinse il manico della borsa con una mano , cercando di auto infondersi coraggio.
 
Aknadin osservava la ragazzina che aveva davanti, dalla quale proveniva la presenza dell’anello del millennio. Aveva percepito che c’era qualcosa di diverso che l’anello non sembrava essere nelle mani del suo legittimo proprietario in quanto gli altri oggetti avevano reagito in maniera molto strana rispetto alle altre volte, come se ci fosse uno squilibrio tra di loro e quando aveva controllato che cosa avesse squilibrato l’occhio, la chiave e la bilancia , aveva trovato l’anello nelle mani di una semplice mortale che lo guardava nella stessa maniera di un bambino che guardava un giocattolo per la prima volta, un occasione da non potersi lasciar scappare, soprattutto perché quella ragazzina era la stessa che era in compagnia di suo nipote quando gli aveva fatto visita in quel vecchio casolare malandato, la ricordava molto bene, a terra svenuta con Atem che sembrava davvero preoccupato per lei “ è un vero piacere rivederti , ragazzina “
Lizzie si accigliò, trovando molto strana quell’affermazione fattale da quell’uomo così strano e inquietante che la guardava come un maniaco. Puntò subito sulla difensiva, tenendosi pronta a scappare se fosse stato il caso di farlo “ Dovrei forse conoscerla, Signore?” indietreggiò di un passo e lui avanzò verso di lei degli stessi passi che lei aveva appena compiuto per allontanarsi da lui. Quel tizio non le piaceva così come non le piaceva la sua misteriosa apparizione, sembrava sbucato da qualche tombino lì nei paraggi come se fosse un fantasma, solo che i fantasmi non esistevano o almeno era quello che sperava.
Aknadin scoppiò a ridere mentre avanzava verso di lei per raggiungerla visto che la ragazza indietreggiava per allontanarsi “ Purtroppo no, non abbiamo avuto il piacere di presentarci , Signorina, ma io ti conosco e credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene e che vorrei riavere “
Lizzie iniziò ad avere paura, ma cercava comunque di non darlo a vedere e di mantenere il sangue freddo e la calma. La prima cosa che i film insegnavano quando si aveva a che fare con uno sconosciuto poco raccomandabile era quella di stare calmi e di mostrarsi disinvolti , di intavolare una discussione più o meno tranquilla per poi tagliare la corda al momento opportuno e dileguarsi senza lasciare alcuna traccia , oppure di mollare un paio di calci e pugni come aveva imparato a fare al corso di karate sei anni prima. Era un po’ arrugginita, ma qualche mossa sapeva farla ancora e se fosse stato necessario l’avrebbe eseguita senza troppi mezzi termini “ Tipo cosa?! Io non credo di avere niente che le possa appartenere “
“ Invece credo di Sì, un oggetto dorato con un occhio al centro, legato a una corda di cuoio , rotondo con dei pendenti, un acchiappasogni per la precisione “ la ragazza sbarrò gli occhi , un lampo attraversò chiaramente il suo sguardo visto che aveva capito perfettamente di cosa stava parlando. La ragazza tirò fuori dalla borsa l’acchiappasogni senza staccare gli occhi dall’uomo che le stava davanti e che avanzava verso di lei con fare minaccioso e glielo parò davanti, Aknadin allargò il sorriso e allungò la mano “ Sì, proprio quello, potresti darmelo , gentilmente? È un oggetto al quale sono particolarmente legato e l’ho cercato da tanto tempo “
Lizzie mise via l’acchiappasogni, nascondendolo dietro la schiena e questo fece infuriare non poco l’uomo che le stava davanti. Non ci voleva certo un genio per capire che stava mentendo , chiunque fosse doveva sapere che Bakura lo possedeva e forse era lui la causa della sua ossessione riguardo lo scarrozza mento dell’acchiappasogni in giro per la città. Forse quell’uomo se ne voleva impossessare per qualcosa, magari quell’oggetto aveva qualche valore particolare e se ne voleva impossessare per ricavarci denaro o chissà cos’altro. Chiunque fosse, quell’oggetto non apparteneva a lui ma a Bakura ed era a quest’ultimo che Lizzie doveva ridarlo , e di certo non avrebbe permesso a quel tizio vestito strano di metterci sopra le mani. Sicuramente doveva essere qualcuno che spiava Bakura , uno di quei famosi cacciatori di tesori o mercenari pagati per rubare oggetti preziosi anche a costo di minacciare le persone “ Posso chiederle cosa vorrebbe farci?” strinse l’oggetto con tutte le forze che aveva in mano, mentre si guardava intorno cercando qualcuno che potesse aiutarla o magari il suo autista che era in giro a fare non si sapeva bene cosa.
“ Te l’ho detto, mi appartiene e lo rivorrei indietro “ iniziava a perdere la pazienza, quella ragazzina sembrava più sveglia di quanto avesse immaginato ed era pronto a scommettere che sapeva tutta la storia di suo nipote e degli oggetti, un’altra ennesima vittima del segreto di Atem che non faceva altro che intralciargli la strada nei suoi obbiettivi, e pensare che credeva che sarebbe stato facile prendersi l’anello del millennio senza dover ricorrere alle maniere forti “ Ridammelo, forza “
Lizzie era arrivata allo stremo, non era sicura che la sua tattica avesse funzionato fino alla fine ed era chiaro che quell’uomo stava perdendo la pazienza, perciò decise di fare la cosa più sensata “ Temo… di non poterlo fare “ scappò via, correndo più veloce che poteva stringendo tra le mani l’acchiappasogni per non farselo scappare , non poteva permettere che quell’uomo, chiunque fosse , se ne impadronisse. Corse fino alla fontana, nel centro del parco e si voltò per controllare se quell’uomo la stesse seguendo ma con sua sorpresa non era dietro di lei. Non l’aveva seguita il che era stranissimo, aveva appena rifiutato di consegnargli l’oggetto che cercava, era scappa come un fulmine e non l’aveva seguita per acchiapparla come si era aspettata, che fosse riuscita a correre così forte da seminarlo era praticamente impossibile, non era veloce come Speedy Gonzales. Svoltò l’angolo per aggiungere l’uscita del parco e si trovò davanti l’uomo, apparso dal nulla come un vero e proprio fantasma. Lizzie si fermò di colpo, spaventandosi a morte nel vedersi quel tizio che la guardava come un serial killer, pronto a farla fuori da un momento all’altro. L’uomo schioccò le dita e Lizzie si trovò circondata nel giro di qualche secondo da una cupola nera e viola fluttuante che aveva avvolto tutto il perimetro intorno a lei e quel tizio , l’aria si fece pesante, avvertì una scossa di freddo che la pietrificò e si sentì come se tutte le sue emozioni positive fossero svanite nel nulla lasciando spazio alla paura
“ Sai , ragazza? Volevo usare le maniere gentili, ma tu sei come mio nipote e i tutti i suoi amici, amate complicarmi la vita e farvi male “
Lizzie sbatté le palpebre più di una volta, smarrita nell’ascoltare quelle parole senza alcun senso “ Chi?” aveva parlato di suo nipote, ma Lizzie non riusciva a comprendere di cosa davvero stava parlando quel tizio fuori di melone.
“ Atem, dovresti conoscerlo. Non è con lui che sei entrata in quel bel casolare abbandonato?”
Lizzie sbarrò gli occhi, non riuscendo a credere a quello che aveva sentito. Quell’uomo conosceva Atem e aveva detto che era suo nipote, ma come poteva essere possibile una cosa del genere , era del tutto incredibile oltre che assurda. Atem e Yugi non avevano altri parenti che non fosse il loro nonno, Tea le aveva raccontato ogni cosa su di loro. I genitori erano morti, la madre di cancro e il padre all’attentato delle Torri Gemelle , e l’unico parente in vita rimasto era Solomon Muto , il nonno paterno, quindi come poteva quell’uomo dire che Atem era suo nipote, se avesse avuto qualche altro nonno lo avrebbe saputo certamente e poi come faceva a sapere del casolare se Atem le aveva detto che era il loro segreto e nessuno lo sapeva, che razza di storia era quella “ Suo…nipote?”
Aknadin scoppiò a ridere, allora era vero, quella ragazza non sapeva un bel niente di niente su chi era lui , su chi era Atem davvero, che tutta la storia della parentela con Yugi era una montatura per vivere sulla terra insieme ai suoi patetici amici , per cui non sapeva neanche degli oggetti del millennio ne del Sigillo. Questo si che era un colpo di fortuna “ Vedo che non sai niente. E così, non ti ha parlato del suo caro zio “ scoppiò in una fragorosa risata che fece tremare Lizzie. Aveva una faccia decisamente sconcertata, era evidente che non sapesse di cosa stava parlando e che era rimasta del tutto spiazzata da quella improvvisa rivelazione , peccato che quella poverina non sapesse a cosa andava incontro visto che aveva deciso di proteggere un oggetto che neanche sapeva cosa fosse davvero mettendo così la sua vita in serio pericolo “ Non fare quella faccia, Atem ti ha mentito su molte cose , mia cara. Il ragazzo che hai conosciuto in realtà non lo hai conosciuto affatto “
Lizzie scosse la testa, non aveva intenzione di ascoltare una sola parola di più da parte di quello squilibrato che le stava dicendo un mucchio di fesserie solo per confonderle le idee “ D’accordo, mi dica che cosa vuole da me e che cos’è questa nebbia nera “
Aknadin assottigliò gli occhi , un lampo attraversò i suoi occhi viola e un’ombra scese sul suo volto “ La tua tomba “
 
nota dell'autrice
salve , ecco il capitolo che credo tutti aspettavano non chè il mio preferito. finalmente Lizzie scoprirà la verità, credete che l'accetterà oppure no?
lo scoprirete nel prossimo capitolo, commentate, commentate, commentate

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Capitolo 44
*** Una scomoda realtà - Parte 2 ***


Lizzie era incredula davanti a quel tizio completamente suonato che le stava davanti, dentro quella specie di ammasso nero che somigliava tanto allo stesso ammasso che aveva visto al torneo e che aveva avvolto Atem per tutta la durata dello scontro e che le metteva i brividi solo a guardarlo. Era tutto così surreale che le sembrava un incubo dal quale non riusciva a svegliarsi , grazie anche alle parole per niente allegre di quell’uomo riguardo una tomba, la sua tomba. Si strinse nelle spalle avvertendo una scossa di paura che le attraversò la spina dorsale e salì fino alla radice dei capelli drizzandoglieli in testa, non aveva mai provato niente di così sgradevole in vita sua “ La…mia tomba...?! “ sperava davvero che stesse scherzando , che fosse solo una tattica per intimorirla o chissà cosa, anche se la sua faccia sembrava non essere proprio quella tipica di uno che stava scherzando, si guardava intorno osservando la parete tetra che ondeggiava intorno a lei e che gettava sensazioni di oppressione e di gelo in quell’ambiente così oscuro e sovrannaturale che non aveva niente di normale  “ Che diavolo significa? E da dove salta fuori questa nebbia nera? E chi diavolo sei tu?” iniziava a cedere davvero alla pura, era oppressa, spaventata, non aveva la più pallida idea di chi fosse l’uomo che le stava davanti e come aveva creato quella nebbia che sembrava tutto tranne che un ologramma, la stessa nebbia che era apparsa anche la prima volta al torneo e che aveva avvolto Atem per tutto il suo duello con quel tizio altrettanto inquietante. Se lo ricordava perfettamente e anche allora aveva provato le stesse sensazioni il che non poteva essere un caso , ma neanche una cosa normale da vedere.
“ è vero, non mi sono ancora presentato “ imitò un inchino e con finta riverenza si presentò a Lizzie “ Il mio nome è Aknadin, Grande Sacerdote della corte del Faraone “
Lizzie sbiancò, incredula a quelle parole che l’avevano lasciata con la bocca spalancata. Quel nome lo aveva già sentito pronunciare dai suoi amici il giorno prima alla mangiata, non aveva capito niente del loro discorso tranne che erano preoccupati per un tizio di nome Aknadin che li perseguitava perché voleva quegli affari che si scarrozzavano dietro e adesso aveva compreso anche il perché, ma ciò che l’aveva davvero lasciata a mascella spalancata delle sue parole fu quell’appellativo con cui si era presentato, Grande Sacerdote del faraone , ma che cavolo voleva dire con questo. I faraoni erano i sovrani dell’antico Egitto , morti da almeno 3000 e più anni , così come tutti quelli che facevano parte delle antiche corti reali ormai ridotti a nient’altro che mummie ammuffite rinchiuse nei musei del mondo, se prima le aveva dato l’idea di un malintenzionato adesso quel tizio le sembrava completamente suonato, con seri problemi psicologici. Scoppiò a ridere sguaiatamente per quella assurdità sparata da quel tizio “ Sacerdote? Che eri fuori di testa lo avevo capito, ma ora credo che tu sia completamente pazzo “ questa era la cosa più ridicola che fin ora gli aveva sentito dire “ Se tu fossi davvero un sacerdote dell’antico Egitto da quanto dovresti essere morto? 3000 anni? “ non riusciva affatto a smetterla, era più forte di lei e il respiro iniziò a mancarle per le risate stratosferiche che si stava facendo e pensare che per poco non credeva a quella storia della tomba e della cupola magica apparsa per caso, quel tizio era completamente andato e a guardare meglio ciò che la circondava, quella parete nebbiosa non le faceva più neanche la paura di prima, anzi era sicura che fosse un effetto ottico proiettato da qualcosa , e pensare che quell’uomo le era perfino sembrato un fantasma.
 
Aknadin comprendeva molto bene le risate di Lizzie, trovava divertente ciò che le aveva detto, peccato solo che avrebbe pagato a sue spese quella risata isterica che le impediva di respirare e di poter prendere con più serietà il pericolo nel quale si era cacciata per la sua stupidità nel volergli consegnare l’anello del millennio, ma in fondo c’era da aspettarselo visto che Atem l’aveva tenuta allo scuro di tutto, ma presto avrebbe fatto la conoscenza con la dura realtà in cui si era appena imbattuta e che le avrebbe lasciato il segno per sempre. Schioccò le dita e il suo aspetto iniziò a mutare lentamente sotto gli occhi di una Lizzie che andò smettendo di ridere a poco a poco mentre lo osservava trasformarsi. Il suo corpo divenne più robusto, i suoi abiti mutarono in una tunica nera con mantello rivestita nella parte superiore da quella che sembrava essere un’armatura dagli intarsi tipici degli egizi, le sue mani divennero viola con lunghi artigli affilati, il suo viso divenne completamente bianco come se una maschera lo stesse coprendo , lasciando scoperta la cavita oculare priva di occhio , nella quale spuntò un grosso occhio dorato che creò delle venature su tutta la faccia, i suoi capelli divennero lunghissimi e folti di un colore simile al rosso sangue.
 
Lizzie impallidì, diventando viola come una melanzana con gli occhi sbarrati e pieni di terrore, era… mostruoso, l’uomo che era prima si era tramutato in un mostro inquietante venuto fuori da un film dell’orrore, era spaventoso,  aveva perfino terrore a guardarlo per come si era trasfigurato e sperò con tutto il cuore che fosse un ologramma ad averlo trasformato in un mostro del genere , ma per quanto voleva convincersi della cosa non era in grado di farlo, le parole rimasero bloccate in gola, il respiro mozzato e il cuore che batteva così forte da farla svenire sul colpo “ Co… co… “ indietreggiò mentre indicava con il dito tremante il suo aspetto orribile , indietreggiò fino a cadere ed urlò “ Cosa sei tu?!” tremava come una foglia, per la prima volta ebbe davvero paura di ciò che si trovava davanti, strisciava a terra per cercare di allontanarsi e strinse tra le mani l’acchiappasogni con tutte le forze che aveva nelle dita tremanti. Sperava che fosse tutta una sua immaginazione , ma le risate di Aknadin le riempivano le orecchie e le penetravano la spina dorsale causandole dei brividi di terrore.
Aknadin allargò le braccia mostrandosi a Lizzie con la sua forma demoniaca, ignorando il consumo di energie per l’utilizzo dei suoi pieni poteri “ Nella mia vita sono stato tante cose, questo aspetto è una di queste “ indicò l’anello del millennio che Lizzie teneva in mano con un dito “ L’oggetto che porti non ti appartiene, l’ho creato io con il fuoco e il sangue, mi appartiene di diritto, quindi restituiscimelo  o andrai incontro alla tua fine “
 
Il nonno uscì dalla stanza di Yugi dopo aver fatto gli ultimi controlli al nipote che non aveva ancora ripreso conoscenza, il medico aveva parlato di semplice stress ma il nonno capiva che non era questo la causa del malessere di Yugi, c’era qualcosa che si ostinava a tacere e che lasciava segni evidenti sia nei modi di fare che nel fisico di suo nipote. Non era mai stato aggressivo ne scontroso,  era un tipo che amava mangiare qualsiasi cosa e che riteneva l’ora di pranzo sacra quasi quanto gli spuntini pomeridiani e a volte notturni che lo sorprendeva a fare di nascosto, stava sempre attaccato al faraone come una piovra e non si lasciava scappare l’occasione per uscire con i suoi amici e non si era mai fatto mettere in punizione. Adesso era cambiato, parlargli senza litigare con lui era diventato impossibile, non mangiava più  regolare come prima e passava il pomeriggio a dormire , la notte la passava  a lamentarsi e davanti la tv , si comportava male con tutti e non voleva neanche uscire  di casa, era quasi sempre stordito e stanco e tutto ciò non era affatto normale, non ci voleva un occhio esperto per accorgersene ma a questo punto un analisi medica generale non poteva che essere un inizio per capirci qualcosa sulle sue attuali condizioni fisiche, almeno su quello avrebbero avuto un responso immediato. Comunque doveva parlare con lui quando si sarebbe ripreso, doveva sapere cosa lo tormentava, se aveva problemi a scuola , se era successo qualcosa con i suoi amici o anche con il faraone.
Sospirò facendo un bel respiro a pieni polmoni,  la cosa che contava per adesso era sicuramente aspettare che si riprendesse del tutto e intanto avrebbe preparato qualcosa da mangiare. Si preparò a scendere al piano di sotto ma quando su sul ciglio delle scale, sentì Atem dalla sua stanza parlare , o per meglio dire urlare, con qualcuno al telefono e sembrava essere una discussione accesa. Sapeva che non era una cosa corretta origliare le conversazioni degli altri , ma decise comunque di appostarsi alla porta per capire, quanto meno, se c’era qualche problema visto i toni agitati con cui Atem stava litigando con quella che sembrava essere Tea, visto che continuava a ripetere il suo nome.
 
“ Te lo ripeto , Tea, l’unica che deve riconoscere gli sbagli sei solo tu “ adesso iniziava davvero ad arrabbiarsi, non era lui a doversi scusare, non era lui quello che aveva sbagliato fin dal primo momento con lei e di certo non era intenzionato a riconoscere sbagli che non aveva mai fatto, perché era lei quella che aveva armato quel casino colossale solo per una stupida uscita, come se le avesse quasi dato fastidio che lui e Lizzie fossero amici. Ancora non se lo era dimenticato tutto quello che gli aveva detto e le accuse che gli aveva fatto e se pensava davvero che lo avrebbe fatto adesso si stava sbagliando di grosso “ Sei tu quella che da di matto ogni santa volta, se hai dei problemi perché non te la sbrighi con Lizzie?”
“ Scusa tanto se cerco di proteggere il tuo piccolo segretuccio “
“ Proteggere?!” questa era davvero bella, lei proprio non sapeva proteggere un bel niente e quelle parole non fecero altro che farlo scoppiare a ridere “ Si certo, c’è mezzo mondo che sa chi sono davvero “ forse si era dimenticata del piccolo particolare che a dire le bugie sia lei che gli altri sono delle vere frane. Fin ora gente che doveva stare fuori dalle loro faccende c’è finita dentro proprio per colpa delle loro bocche larghe , come per esempio la cara Rebecca. Era stata Tea a dirle tutta la verità senza pensare sulle eventuali conseguenze, per fortuna che già di robe pazzesche in quel periodo ne erano successe per colpa di Darz, altrimenti sarebbe stato un grosso guaio andare a fare il resoconto di tutta la storia. Per non parlare di Brukido, che per poco non mandava all’aria la copertura al torneo , sapeva gestirsi da solo le faccende con Lizzie e lei di certo non aiutava a tenerla lontana con le sue paranoie insopportabili.
 
Tea montò di rabbia funesta, perdendo le staffe e scoppiando ad urlare “ Stai forse insinuando che è colpa mia?”  con questo che voleva dire, che se gente scomoda conosceva il suo segreto la colpa era sua? Non poteva farci niente se poi la verità saltava fuori comunque, avevano fatto tutti i salti mortali per tenere la faccenda nascosta, lei soprattutto e Atem non aveva alcun diritto di incolparla di cose che non aveva mai fatto, anzi doveva solo ringraziarla per aver cercato in tuti i modi di fare stare Lizzie alla larga da lui e non prenderla a pesci in faccia.
“ Beh, fin ora mi pare che più di una volta Lizzie è stata sul punto di scoprirci “
“ Forse perché state troppo appiccicati come due piovre nella stagione dell’accoppiamento?!” si tappò la bocca subito dopo aver pronunciato le parole che, era sicura conoscendo Atem, non gli sarebbero affatto passate inosservate e che avrebbero acceso la scintilla della sua funesta ira già poco controllata. Il guaio era che era stato più forte di lei e , ancora una volta, la sua fervente gelosia aveva preso il sopravvento sulla sua ragione e adesso il danno era fatto e non poteva fare altro che accettare le conseguenze delle sue stesse parole, sperando di potersi districare tra le male parole che già sarebbero arrivate come un fiume in piena.
 
Atem rimase spiazzato da quell’insulto, talmente spiazzato da essere rimasto bloccato con lo sguardo per qualche secondo , incredulo su quanto aveva sentito augurandosi si aver capito male, peccato che purtroppo aveva sentito chiaramente ogni singola parola uscita fuori dalla bocca velenosa di Tea , che non solo aveva insultato lui ma anche Lizzie “ Scusa, come hai detto?”
“ Niente… lascia perdere…”
“ Che vorresti dire con questo, spiegami” adesso aveva superato il limite, stavolta non ci sarebbe passato sopra ed era il momento di buttare le carte in tavola una volta per tutte , se aveva dei problemi sul fatto che voleva uscire con Lizzie era il momento di spiegargli il perché e su questo non avrebbe sentito ragioni che non fossero scuse plausibili da parte di Tea.
 
Tea si pentì amaramente di quello che le era scappato dalla bocca per rabbia e gelosia, l’ultima cosa che voleva era continuare a litigare con Atem dopo tutto quello che si erano già detti, più la discussione andava avanti e più si dicevano cattiverie che incrinavano la loro amicizia e prima di giungere a un punto di non ritorno voleva concludere la questione senza offendere più nessuno, peccato che purtroppo l’offesa l’aveva appena fatta e lui adesso pretendeva spiegazioni che non poteva dargli. Non sapeva se restare in silenzio o se parlare, se restava in silenzio avrebbe finito per scatenare ulteriori litigi, se parlava non sapeva cosa dirgli e probabilmente avrebbe detto qualche altra cattiveria di cui poi si sarebbe pentita ancora di più , però qualcosa doveva dirla e si fece coraggio nel trovare le parole adatte “ Atem, dicevo solo per dire“
“ Per dire? Ma se mi hai quasi accusato di… “ la sua voce si abbassò, il suo tono divenne così basso da sembrare quasi strozzato e che a mala pena celava un urlo a stento trattenuto “ Di portarmela a letto “ a Tea si gelò il sangue nelle vene, i capelli le si drizzarono in testa, il respiro le morì in gola e un brivido di ribrezzo le attraversò la spina dorsale facendola sbiancare, quella era l’ultima cosa che si augurava che tra Atem e Lizzie potesse capitare. Già tremava al pensiero di vederli insieme, figurarsi a letto insieme, la sua mente andò a dilagare in pensieri ed immagini che le si paravano davanti agli occhi senza che volesse farlo e più cercava di scacciarli più le tornavano in mente. Avvertì una scossa di panica colpirla dritta al cuore e frettolosamente disse “Non avrai intenzione di farlo, vero?” si tappò di nuovo la bocca, ancora una volta parlava più di quanto doveva e adesso chi lo avrebbe fermato da farsi venire pessime idee solo per colpirla dove le faceva più male.
“ E anche se fosse? A te che importa? Sono o non sono libero di fare quello che voglio? “ fece una pausa , forse aspettando che lei gli desse qualche risposta anche se non sapeva cosa dire, il sudore le bagnava la fronte per l’ansia crescente che provava in quel momento per quella discussione che stava degenerando in una litigata di pessimo gusto con tematiche non proprio adatte al genere di telefonata che gli aveva fatto all’inizio. Cercò di fare mente locale in fretta per trovare le parole giuste e smettere di balbettare e boccheggiare, ma lui le diede il colpo di grazia “Avrò anche 3000 anni, sarò anche stato un faraone, ma sono pur sempre un uomo e se voglio portarmi a letto una ragazza lo faccio, non devo dare conto e soddisfazione a nessuno, tanto meno a te , chiaro? ma se hai qualche valida ragione per volermelo impedire, dimmelo adesso “
Tea era sul punto di scoppiare in lacrime , Atem aveva ragione, tutte le ragioni del mondo per dirle quelle cose, non sapeva che era innamorata di lui e che tutte queste cose le facevano molto male, ma che cosa poteva dirgli per giustificare il suo comportamento, che lo amava e che solo pensare di vederlo con un'altra le faceva male così come anche il solo pensiero di immaginarselo insieme a Lizzie in determinate situazioni “ Si, hai ragione, scusa, non sono cose che mi riguardano “
“ Infatti “
“ Allora…ciao “ chiuse subito il telefono, lasciando cadere sul viso tutte le lacrime che le pungevano gli occhi, scivolò a terra sedendosi sul pavimento ruvido del tetto e si accovacciò sfogando tutte le lacrime che aveva.
 
Lizzie tremava come una foglia mentre era a terra , a guardare con occhi sbarrati quel mostro trasfigurato che continuava ad urlarle di restituirgli ciò che diceva di appartenergli ma lei non era capace di fare niente, ne di parlare, ne di muoversi, ne di alzarsi, la paura la bloccava a terra e la schiacciava come se fosse un macigno, continuava a sperare che fosse un brutto sogno ma più se lo ripeteva più le sue stesse parole nella mente le sembravano solo delle dubbie bugie che non si reggevano da sole, continuava a stringere in mano l’acchiappasogni come se fosse una protezione contro quell’essere abominevole ma anche la sua presa sulla placcatura dorata iniziava a cedere.
“ Non ti darò una seconda possibilità “ alzò la voce più forte di prima, facendola rimbombare in quel luogo “ OBBEDISCI “
Lizzie non ce la fece più, si alzò di corsa da terra e si mise a correre via, raggiungendo la parete oscura che li avvolgeva, se quel luogo era un effetto ottico come sperava che fosse poteva attraversarlo e tagliare la corda o almeno era quello che sperava che accadesse, ma quando raggiunse la parete e la toccò, finì solo per sbatterci contro e finire a terra esattamente come l’ultima volta, solo che quella volta si era beccata l’elettroshock e stavolta si era trovata a sbattere contro una specie di muro invisibile in cemento armato. Tutto ciò le sembrava un incubo.
Aknadin rise ancora una volta “ Povera sciocca, nessuno di noi due può lasciare il regno delle ombre “ poi schioccò le dita e al braccio di ognuno di loro spuntò un dueling disk. Ormai si era stancato di giocare e la ragazzina non sembrava disposta per niente a volerlo accontentare.
Lizzie non ce la fece più, voleva che tutto questo finisse in fretta. Di solito non era una che cedeva facilmente , ma quell’essere orrendo era più reale di quanto avesse immaginato e la sola cosa che voleva era che sparisse dalla sua vista una volta per tutte. Prese l’acchiappasogni e glielo lanciò, al diavolo Bakura, al diavolo le buone intenzioni di restituirlo al proprietario, se lo voleva che se lo prendesse pure basta che tutto questo finisse in fretta “ Allora prenditelo, ma sparisci “
L’oggetto strisciò a terra finendo al centro del pavimento con un sordo rumore metallico, Aknadin mosse l’anello del millennio da terra con un semplice gesto della mano , trasportandolo da lui sotto gli occhi sempre più sconvolti di Lizzie che guardava terrorizzata. Prese l’anello in mano , guardandolo e scrutandolo e poi guardò Lizzie , sempre a terra e spaventata come un cucciolo alla mercé del suo predatore. Il suo tanto agognato oggetto del millennio era nelle sue mani finalmente, la ragazza aveva ceduto per paura e poteva andarsene via tranquillamente, eppure non era soddisfatto di quanto ottenuto. Era un tipo che era abituato a ottenere quello che voleva con la forza, prendersi l’anello senza aver lottato non era giusto, lo trovava quasi stupido e facile e lui voleva divertirsi. Con un gesto della mano, lo fece fluttuare a mezz’aria e lo trasportò da Lizzie, facendo in modo che la corda di cuoio passasse attraverso la sua testa e l’anello penzolò al collo della ragazza incredula nel trovarsi addosso l’oggetto “ Sai, ci ho ripensato, prenderlo così è troppo facile “
Lizzie non capì cosa volesse dire quel mostro “ Che.. che intendi…” non coglieva nessun tipo di espressività dalla faccia a forma di uovo che quell’essere si ritrovava , ma a giudicare dalle sue parole non stava affatto pensando a nulla di buono, almeno per lei visto che le aveva restituito l’acchiappasogni di punto un bianco. L’uomo schioccò le dita e Lizzie sentì al suo braccio sinistro qualcosa di pesante che faceva forza contro il suolo, sollevò il braccio per guardare e si trovò un dueling disk con tanto di deck attaccato al suo braccio. Non voleva sapere ne da dove venisse ne come fosse apparso , ma quando vide che anche l’essere orrendo ne aveva uno iniziò a temere davvero il peggio per se “ Cosa significa?” lui non le rispose, si limitò solo ad attivare il dueling disck e Lizzie scoppiò in una risata carica di incredulità “ No, tutto questo non ha alcun senso. non puoi dire sul serio, un duello per uno stupido acchiappasogni “
Aknadin precisò il nome corretto di ciò che presto avrebbero disputato “ Gioco delle ombre “
“ Gioco… di cosa?!” e adesso di che altro stava parlando quel tizio completamente suonato, perché dava un nome inquietante a uno stupido duello.
“ Nell’antico Egitto , i giochi delle ombre erano dei rituali sacerdotali che venivano eseguiti per la scelta dei Guardiani, con il tempo divennero anche delle vere e proprie sfide per stabilire chi fosse il più forte. Stupido intrattenimento per la corte reale “ ricordava perfettamente come i giochi delle ombre erano passati da rituali seri e sacri a giochi di prestigio per gli stupidi nobili della corte, idea ridicola di suo fratello che credeva di sapere sempre tutto su ciò che lo circondava, non era altro che un modo vergognoso di usare oggetti sacri creati con lo scopo di custodire il bene del regno che lui stesso aveva salvato con fuoco e sangue e che gli era costato molto caro. E quello stesso ideale ridicolo era stato impiegato anche nel nuovo millennio, trasformando creature un tempo reali e possenti in ridicola stampa su carta e i giochi delle ombre in stupide sfide tra bambini, ma quando gli oggetti del millennio sarebbero state nelle sue mani insieme al Sigillo e avrebbe detronizzato il suo padrone avrebbe assoggettato il mondo intero a quelli che davvero erano i giochi delle ombre, avrebbe insegnato ad un’umanità insignificante quanto grande era il suo popolo e cosa sarebbe accaduto a tutti loro e Lizzie sarebbe stata la prima degli stupidi mortali a conoscere la loro potenza “ Non hai scelta che non sia affrontarmi, il regno delle ombre non sparirà fin che il duello non sarà finito e uno di noi due sconfitto “
“ Affrontarti, cioè , tu e io dovremmo sfidarci a duello?” un duello, quel tizio voleva un duello contro di lei così, di punto in bianco, prima la minacciava se non le consegnava l’acchiappasogni e poi la sfidava a duello per tenerselo, ma in che razza di storia assurda era finita” Ma , perché?!”
“ Ti risponderei volentieri, ma dovrebbe essere Atem a ricevere certe domande a dare certe risposte, ma ha preferito nascondersi dietro un mare di bugie “
Lizzie non sapeva cosa pensare, continuava a tirare in ballo Atem e a fare discorsi strani sull’antico Egitto ma di concreto non stava capendo nulla di quella faccenda, sapeva solo che si trovava faccia a faccia con un mostro spaventoso e per di più pazzo. Si strofinò la mano in faccia cercando di riprendere coscienza dei suoi pensieri e fare mente locale “ Quindi, se noi ci sfidiamo a duello tutto questo finisce?” sperava davvero di aver capito questo, perché se davvero era così allora bastava solo accontentarlo e una volta finito tutto se ne sarebbe andata a casa.
“ Sì, se è così che vuoi metterla “ quella ragazza non aveva idea di cosa la stava aspettando ne di quanto potesse essere pericoloso un gioco delle ombre, un ottimo vantaggio per mettere alla prova la sua resistenza esile com’era non che per lui stesso che per la prima volta si trovava davanti una amichetta di Atem che non aveva la più pallida idea del gioco in cui era finita dal giorno in cui lo aveva conosciuto , cosa che era molto emozionante visto che avrebbe riportato il cadavere di Lizzie ai piedi di Atem con un bel bigliettino di condoglianze.
Lizzie respirò acquistando una calma emotiva che non credeva di possedere e decise di accettare quella sfida , se era il solo modo per andarsene via lo avrebbe accettato “ D’accordo , allora cosa aspettiamo?!” attivò il dueling disk decisa a concludere quella faccenda alla svelta così prima avrebbero finito e prima se ne sarebbe andata e magari avrebbe chiesto spiegazioni ad Atem per dei segreti che a quanto sembrava non le erano stati rivelati dato che continuava a venire buttato in ballo di continuo da quel tizio che diceva essere suo zio oltre ad altre varie cavolate sugli egizi che non le facevano presagire niente di buono “ Combattiamo “
“ Combattiamo “ Aknadin attivò il suo dueling disk e i due furono finalmente pronti a dare inizio alla sfida.
Lizzie deglutì e cominciò subito l suo scontro , pescando cinque carte iniziali e le allargò a ventaglio davanti i suoi occhi e le osservò, accorgendosi che quelle carte somigliavano moltissimo alle sue. Ciò le fece venire un sospetto, tirò fuori tutto il deck e lo allargò, rendendosi conto che quelle erano le sue carte “ Ma come… questo è il mio deck “
Aknadin rise , mandando Lizzie in confusione per l’ennesima cosa strana che le era capitata “ Credevi che ti facessi duellare con un deck qualunque, non mi sembrava equo. Ho imparato a conoscere le tue carte e ho ritenuto opportuno ricreartelo “ non gli sembrava giusto partire avvantaggiato, ognuno aveva diritto ad avere i suoi mostri e se davvero quello di Lizzie era così imbattibile, tanto valeva vedere se davvero valeva la pena perdere tempo a scontrarsi con lei o avrebbe fatto meglio ad ucciderla subito e prendersi l’anello.
 
“ Bene “ non aveva idea di cosa fosse più assurdo , ma decise comunque di sorvolare sopra a quella stranezza e di iniziare il duello. Rimise le carte a posto e si concentrò su quelle che aveva già in mano “  Per prima cosa, gioca Sirenide Abisslinde in posizione di attacco “ il mostro con 1500 punti di attacco , apparve sul terreno di gioco “ Vediamo come rispondi “ non era una mossa ideale la sua , ma quella carta le era parecchio utile visto il suo effetto speciale. L’unico problema era che non aveva carte da poter mettere sul terreno come coperte, ma aveva altre carte che viste la situazione le erano senza dubbio utili.
 Aknadin non commentò, pescò cinque carte dal deck e le aprì a ventaglio pescando subito la prima e giocandola “ Io gioco Demone scorpione “ il mostro in attacco apparve con soli 900 punti, ma non sarebbe rimasto a lungo sul terreno di gioco inutile com’era per sferrare attacchi “ Poi lo sacrifico ed evoco al suo posto Demone Leggendario “ il mostro apparve con 1500 punti “ Il suo potere speciale mi consente di poter guadagnare 700 punti extra per il mio mostro “ i punti del mostro salirono a 2900 “ Vai Demone Leggendario, dai alla nostra amica un assaggio del tuo potere “ il mostro partì all’attacco e con un colpo di artigli squarciò la sirena colpendola alla coda e disintegrandola facendo scendere i life points di Lizzie a 2500
Lizzie si piegò sul ginocchio sinistro, avvertendo un fortissimo dolore alla gamba come se qualcosa l’avesse ferita e iniziò a sentire qualcosa scorrere sulla pelle, si guardò la gamba e trovò tre grossi tagli orizzontali che sanguinavano e che bruciavano come se un coltello le avesse squarciato la pelle , proprio nello stesso punto in cui il suo mostro era stato colpito. Non aveva neanche il coraggio di guardare la sua ferita per il sangue che scorreva, non era un vero e proprio fiume ma comunque i rivoli le davano fastidio oltre che un senso di appiccicoso.
“ Se ti stai domandando da dove arrivi quella ferita, sappi che proviene dal tuo mostro. E sarà così per ogni mostro che perderai nei turni a seguire “
“ Stai dicendo che a ogni attacco mi ritroverò con lividi e ferite?” ma come potevano i mostri ferire la gente se erano un insieme di pixel e animazione in grafica computerizzata, di certo quella ferita sembrava essere stata fatta dal mostro di Aknadin visto che prima non c’era e di certo lei non poteva essersela procurata in nessun modo visto che fino a due secondi fa non c’era , non aveva affatto la più pallida idea di cosa pensare di tutta quella storia.
Aknadin osservava la faccia incredula di Lizzie, era naturale che si domandasse che cosa significasse tutto ciò “ Questo non è un duello normale come quelli che fate voi ragazzini, i giochi delle ombre erano stati ideati come rituali per scegliere i prossimi Guardiani che avrebbero dovuto custodire gli oggetti del millennio in nome del Faraone e solo i più degni venivano eletti, gli altri o impazzivano o morivano , sentiti onorata di far parte di un gioco delle ombre, vedremo se hai davvero la forza per vincere “
Lizzie si innervosì nel sentire tutti quei discorsi del cavolo senza un minimo di senso da parte di Aknadin, raccolse la borsa che aveva lasciato a terra e tirò fuori un fazzoletto per pulirsi il sangue e uno per avvolgerlo stretto intorno alla ferita in modo che smettesse di sanguinare e tornò a guardare Aknadin, sollevandosi con fatica facendo pressione sulla gamba sana “ Se pensi di spaventarmi, ti stai sbagliando. Non credo alle tue favolette e qualche graffietto non mi impedirà di portare a termine questo scontro “ ok, non sapeva se credergli o no e non sapeva da dove saltasse fuori quella ferita ma non aveva intenzione di gettare la spugna per paura di una sottospecie di creatura sovrannaturale che sembrava vestita per Halloween “ Perciò, riprendiamo “ rimosse dal dueling disk Sirenide Abisslinde e ricorse al suo potere speciale “ Hai distrutto la mia sirenide e con ciò mi hai permesso di poter evocare un altro mostro Sirenide dal mio deck “ tirò fuori il deck dall’alloggiamento e prese un altro mostro e lo giocò subito , sicura che Aknadin sarebbe rimasto paralizzato , peccato solo che con quella maschera in faccia non poteva vederlo “ Gioco, così, Sirenide Abissmegalo “ il mostro apparve con 2400 punti di attacco , molto più debole di quello di Aknadin ma non per molto “ Poi attivo questa carta magia , Abisso Scaglia del Cetus “ la carta apparve sul terreno di gioco e i punti di attacco del mostro salirono di 800 , arrivando a 3200. Lizzie era decisa, stavolta gli avrebbe restituito il favore e gli avrebbe fatto qualche bel graffio , se davvero quel taglio glielo aveva fatto il mostro di Aknadin quando aveva distrutto il suo voleva dire che la stessa cosa valeva anche per i suoi di mostri, ed era l’occasione che aspettava “ Vai Sirenide Abissmegalo, fai a fette quel mostro orrendo “ il mostro partì all’attacco e distrusse Demone Leggendario facendo perdere ad Aknadin ben 2900 punti facendoli scendere a 1100.
La spada ferì il mostro , e con esso anche Aknadin fu ferito, la sua armatura si squarciò , la sua tunica si strappò e la sua pelle nera fu ferita con un taglio netto e lungo, che fece schizzare via il sangue. Aknadin indietreggiò , coprendosi la ferita con una mano che e il sangue scorse su di essa , costringendo Aknadin a piegarsi in ginocchio e a non poter respirare come avrebbe voluto per il dolore che gli trafiggeva il petto. Alzò il viso vers Lizzie trovandovi un sorriso di soddisfazione che lo irritò, non era chiaro se avesse compreso cosa comportava il gioco delle ombre ma quella ragazza sembrava aver intenzione di usare le sue stesse armi contro di lui il che era da riconoscere, peccato che per quanto doveva ammettere che fosse stata brava la sua strada verso la vittoria era più ripida di quanto pensasse “ Complimenti, ma questa ferita non è niente per me “ si rialzò, sopportando il dolore al petto e proseguì nel gioco, ci voleva più di qualche ferita per annientarlo. Pescò una carta e prese una di quelle che aveva in mano “ Tocca a me, e gioco Pungiglione Brancoacciaio in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1850 punti di attacco “ E poi una carta coperta e concludo il mio turno “
Se tutto procede come nei miei piani, presto Lizzie si troverà senza difese.
 
Lizzie osservò il disgustoso mostro apparso sul terreno, una specie di calabrone gigante tutto nero che ronzava fastidiosamente, non aveva idea di cosa Aknadin voleva farci ma era meglio sbarazzarsene il prima possibile, ma non aveva voglia di usare il suo mostro più forte contro un insetto così debole, non ne valeva per niente la pena di sprecare l’attacco di un mostro forte contro un ridicolo insetto , perciò prese una carta tra quelle che aveva in mano e la giocò subito “ Comincio giocando watapon “ il mostro apparve sul terreno “ E poi lo sacrifico per evocare L’Agente del Giudizio – Saturno “ il mostro apparve con i suoi 2400 punti di attacco ed era l’ideale per la mossa che voleva eseguire “ Vai, attacca e distruggi quel coso orrendo “ l’angelo partì all’attacco e sparò un raggio di energia viola che colpì in pieno il calabrone disintegrandolo e Aknadin percepì la ferità bruciare ma non gli importò più di tanto , anche se il dolore si era accentuato. Lizzie se ne accorse e perse tempo a dargli una buona risposta “ Che c’è, ti fa male il graffio sul petto? “ la sua espressione divenne diabolica , con un piccolo tocco di derisione, cosa che Aknadin non sopportò Concludo spostando il mio mostro in difesa “
L’uomo decise di restare impassibile allo sfottimento di Lizzie, presto quel sorrisetto se lo sarebbe tolto dalla faccia e al suo posto sarebbe riapparsa quella tanto cara espressione di terrore che l’aveva fin ora accompagnata , se sperava che qualche vittoria la portasse a potersela cavare si sbagliava “ Brava, ma il gioco non è ancora finito “ si sollevò in piedi e riprese a giocare pescando una carta “ Tocca a me e gioco Urlatore Brancoacciaio “ il mostro apparve con 1700 punti “ E lo sacrifico per poter evocare Falena Brancoacciaio “ una mostruosa falena umanoide apparve sul terreno con 2400 punti di attacco “ Adesso attivo il potere speciale di urlatore. Sacrificandolo per evocare un mostro , posso evocare specialmente un altro mostro Brancoacciaio di livello 4 o inferiore dal deck “ prese tutto il suo deck e lo allargò, scegliendo il mostro che gli serviva in quel momento e riportò il deck nell’alloggiamento “ E scelgo di evocare Genoma Brancoacciaio “ il mostro apparve sul terreno con 1000 punti di attacco.
Lizzie non capì il senso di quelle mosse, aveva evocato un mostro i 1000 punti e uno di 2400 ben più deboli del suo, a meno che non aveva in mente una qualche strategia di gioco ben definita non aveva alcuna speranza di poterla battere “ E cosa vorresti farci con quelle carte?”
“ Lo vedrai perché adesso sacrifico i miei due mostri per poter evocare Ercole Brancoacciaio “ i due mostri sparirono e al loro posto apparve un gigantesco mostro a forma di insetto di 3000 punti di attacco “ Il suo effetto speciale mi consente di distruggere tutti i mostri sul terreno avversario, quindi saluta per sempre il tuo mostro “
“ Cosa?” ma Lizzie non ebbe il tempo di fare niente perché il suo mostro si disintegrò in mille schegge , fatto a pezzi come se fosse stato squarciato. Lizzie non perse Life Points ma sul suo corpo, in più punti differenzi, avvertì dei colpi violenti come se qualcuno l’avesse appena pestata a sangue. Cadde a terra in ginocchio, con braccia , gambe e viso doloranti e nei punti colpiti apparvero macchie violacee simili ai lividi che a ogni movimento bruciavano. Lizzie cercava di rialzarsi ma tutto il corpo era atrofizzato e il dolore era così forte che le lacrime le scivolarono giù dagli occhi senza che potesse impedirlo , appannandole la vista. Non aveva mai visto ne provato cose simili in tutta la sua vita , ne avrebbe mai creduto di trovarsi coinvolta in una simile situazione in tutta la sua vita ma a quanto sembrava quel pazzo scatenato le stava davvero dando la dimostrazione di essere fuori di testa e di certo i mostri fatti al computer non potevano fare del male alla gente, le dispiaceva doverlo ammettere ma cominciava a sospettare che quelli erano davvero mostri vivi e purtroppo la stavano facendo a pezzi “ Questa… me la…pagherai…”
Aknadin non le rispose , continuò a guardare quello scenario patetico che si mostrava davanti ai suoi occhi e a giudicare dalla faccia di z sembrava che stesse iniziando a capire che c’erano davvero delle basi veritiere in quel gioco che stavano disputando, peccato che crederci adesso non l’avrebbe salvata dalla sua triste fine “ Prima dovrai riuscirci “
 

nota dell'autrice
salve a tutti, questo capitolo non mi è venuto particolarmente bene ma spero che vi piaccia. ci sarà la terza parte di questo duello e vedremo cosa succederà alla nostra Lizzie.
spero che vi piacci a e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 45
*** Una scomoda realtà - Parte 3 ***


Lizzie si rialzò in piedi , accettando e sopportando il dolore dei lividi e dei graffi di viso, braccia, gambe e altre parti del corpo non ben specificate che le dolevano e le bruciavano e che non la stavano aiutando a tenersi in piedi ma che nonostante ciò le davano la forza per continuare quel massacrante duello nel mezzo di quella surreale situazione che le stava dando la peggiore giornata della sua vita e tutto per uno stupido acchiappasogni che quel tizio aveva rifiutato di prendersi quando glielo aveva lanciato mandando al diavolo Bakura e tutto per passare un infernale duello e raccontarle balle sull’Egitto oltre che su Atem , con il quale avrebbe fatto i conti non appena sarebbe tornata  casa.
Aknadin osservava quella scena patetica che si mostrava davanti ai suoi occhi , Lizzie non riusciva più a reggersi in piedi e la sua determinazione per quanto ammirevole la stava solo indebolendo sempre di più e trovava quasi comico il modo in cui barcollava come una papera solo per farsi ancora più male di quanto non se ne fosse già fatta fino a questo punto ma era meglio così, almeno la sua giornata si stava rivelando sempre più interessante , forse più di quanto aveva sperato all’inizio “ Sai, se fossimo stati nell’antico Egitto, sono certo che saresti stata senza dubbio una degna guardiana degli oggetti del millennio. Non è da tutti arrivare a questo punto di un gioco delle ombre e avere ancora forza per combattere “
Lizzie perse la pazienza, ancora una volta tirava fuori quella assurda storia sugli oggetti del millennio, mandandola in bestia. Era dall’inizio del duello che non faceva altro che ripetere storie su oggetti del millennio e antico Egitto e quella moina iniziava a darle sui nervi “ Vuoi smetterla con questa storia? è da almeno mezz’ora che la meni con questa storia, perché non mi spieghi tutto una buona volta così continuiamo il duello?!” visto che aveva così tanta voglia di parlare, quello era il momento giusto per piegarle tutto una volta e per sempre senza dover più interrompere lo scontro con frasi enigmatiche e storielle assurde. Se riusciva a farle un discorso concreto, potevano esserci buone probabilità di poter finalmente capirci qualcosa su tutte le strane cose che continuava a tirare fuori dai suoi discorsi e , magari, perché No, poter finalmente avere un concetto più chiaro anche sui misteri che circondavano i suoi amici visto che fin ora di cose strane ne erano accadute ma lei non aveva avuto mai uno straccio di spiegazione concreta e logica a riguardo.
Aknadin incrociò le braccia dietro la schiena, drizzando le spalle e assumendo una posizione austera “ Bene, come desideri “ schioccò le dita da dietro la schiena e l’intero ambiente iniziò a mutare , le pareti, il soffitto, il pavimento , iniziarono a muoversi e ad assumere un aspetto diverso da quello ombroso e tetro che aveva accolto i due sfidanti e molto presto Lizzie si trovò sotto un cielo nero e ricoperto di fumo e fuliggine e sopra ad un villaggio in fiamme dove provenivano urla disperate di uomini, donne e bambini che scappavano dai soldati armati di lance e spade che li inseguivano tra le vie di quel posto in rovina. Lizzie era spaventata, sentiva sotto ai suoi piedi la solidità tipica di un pavimento, ma di concreto sembrava essere sospesa a mezz’aria sotto quello scenario terribile che le si presentava davanti e che sembrava più vero di una scena di un film proiettato al cinema “ Che significa?” ma Aknadin non le rispose, continuò a restare rilassato e tranquillo mentre guardava quella scena e Lizzie si rassegnò a continuare ad osservare quello che accadeva, i soldati prendevano e catturavano puntando le armi contro di loro e spingendole lungo un sotterraneo fino ad una grande sala vuota dove con al centro un grosso calderone dove stava bollendo del materiale liquido e giallo, sicuramente oro. Lizzie avrebbe voluto sapere cosa stava accadendo da ciò che vedeva , ma prima che potesse fare qualunque domanda, i soldati cominciarono a colpire la gente ammucchiata nel mezzo della stanza, la gente veniva sgozzata, pugnalata allo stomaco o alle spalle, alcuni bambini venivano per giunta trafitti dalle lance o sgozzati e il sangue scorreva a fiumi sul pavimento in pietra , come se fosse dell’acqua rovesciata a terra che si spargeva. Lizzie non riusciva a guardare , si portava la mano davanti agli occhi per vedere quell’orrore mentre sentiva le urla della gente nelle orecchie, il pianto dei bambini, tra cui neonati che le madri cercavano di proteggere e di altri uomini che cercavano di scappare a quella strage le rimbombavano nelle orecchie.
 
Aknadin , invece, osservava quello che si mostrava sotto ai suoi occhi con indifferenza, ormai era talmente abituato a rivedere quell’orrore nei suoi incubi che non gli provocava nessuna reazione guardare quella scena che lui stesso aveva rievocato per mostrarla a Lizzie. Nei primi giorni dal massacro di Kul Elna, i sensi di colpa e gli incubi lo avevano tormentato, più di una volta si era ritrovato a passare la notte ai piedi delle statue degli dei in cerca di perdono o di aiuto , il dolore e la disperazione lo avevano logorato nel profondo, ma poi , osservare come il suo popolo aveva ritrovato la serenità dopo una lunga guerra contro il popolo nemico, vedere come il sacrificio di cento persone aveva portato prosperità e salvezza ad un intero regno , gli aveva portato un po’ di gioia nel cuore e presto la disperazione lasciò lo spazio alla serenità interiore ed era riuscito ad essere nuovamente in pace con se stesso. Alla fine aveva capito che quelle morti innocenti erano state necessarie per tutto il regno d’Egitto, la guerra era finita e il popolo prosperava , anche se il merito della pace andò a suo fratello che per quei giorni bui non aveva fatto altro che stare seduto su un trono dorato a tenere i conti delle perdite, delle provviste necessarie per mantenere l’esercito e il popolo , a fare riunioni per valutare le strategie militari o a pregare gli dei perché dessero conforto al regno e aiutassero l’esercito a vincere contro gli invasori nemici. Quella fu la prima volta che si trovò ad odiare suo fratello, ma non fu mai l’ultima “ Questo era il villaggio di Kul Elna, un villaggio remoto, ai confini dell’Egitto, piccolo e indifeso , che io feci sterminare “
Lizzie alzò lo sguardo su di lui, sconvolta nell’aver sentito quelle parole “ Cosa?” l’uomo le indicò di guardare sotto di lei, e quando Lizzie lo fece , se ne pentì amaramente, perché quello che vide la lasciò senza parole e con il terrore negli occhi. I cadaveri della gente furono fatti a pezzi, smembrati in più parti e gettati, uno ad uno, dentro il calderone sul fuoco, mentre delle persone incappucciate somiglianti a dei sacerdoti parlavano in coro e recitavano una sorta di cantilena in una lingua incomprensibile e mescolavano l’oro con gli arti sanguinanti che si andavano sciogliendo a causa dell’oro bollente e del fuoco che veniva ravvivato. Lizzie fu costretta a portarsi la mano davanti a la bocca e a stringere gli occhi mentre le lacrime le scorrevano sulle guance, tutto quello che vedeva era orribile e spaventoso, non credeva affatto che tutto ciò fosse davvero successo , che quella gente fosse davvero stata assassinata in quel modo barbaro e violento e per giunta per mano di Aknadin “ Tu hai davvero fatto una cosa simile?”
“ Si “ una semplice parola che avrebbe fatto drizzare i capelli a chiunque, che avrebbe fatto tremare il cuore di chiunque, ma lui non tremava e non aveva paura a pronunciare l’ammissione della colpa più orribile che ci potesse essere sulla faccia della terra, perché tutto ciò che aveva fatto quella notte era stato pensato accuratamente proprio da lui e da lui messo in pratica “ A volte, per un bene superiore, dei sacrifici vanno affrontati “
“ Sacrifici?!” l’uomo annuì e schioccò le dita , facendo cambiare scenario che si spostò su un gruppo di uomini che stavano lavorando su una grossa lastra di pietra circolare con scolpito sopra un faraone e , una volta finito, Lizzie trovò su di esso degli oggetti d’oro che lo ornavano come se fossero dei decori e alcuni di essi li riconosceva perfettamente, c’erano , oltre a una bilancia , un grosso ahnk , un occhio e una collana, l’acchiappasogni di Bakura, lo scettro che aveva trovato sulla macchina di Marik e quella grossa piramide dorata che aveva visto sul tavolo. Tremò , come se un improvviso colpo di freddo l’avesse colta di sorpresa , la gente trucidata e l’oro fuso dove i loro corpi erano stati squagliati avevano assunto la forma di sette oggetti d’ro, e uno di quelli lo stava portando al collo adesso. No, si rifiutava di credere davvero che fosse tutto realmente accaduto, doveva per forza trattarsi di uno stupido scherzo di Aknadin per confonderle le idee e metterle in testa assurde storie per farle credere cose che non esistevano soltanto per metterle paura “ No, mi rifiuto di credere che sia tutto vero?”
Aknadin si mise a ridere “ Oh , Si che è vero. Io ho fatto uccidere quelle persone e ho creato gli oggetti del millennio “
Lizzie , con voce tremante per la paura e l’orrore che provava , sentenziò un titubante “ Non ti credo “ no, non poteva credergli perché tutto questo non poteva essere vero , non si poteva davvero compiere un atrocità simile tanto meno creare degli oggetti d’oro proprio da essa, non c’erano parole per definire una cosa simile ne sensazioni da esprimere e dire che era disgustata era davvero poco.
“ Eppure stai tremando “ tremavano le sue mani, le sue gambe, le sue braccia, tutto il suo corpo tremava ma non aveva ancora visto niente di quello che l’aspettava , tanto meno conosceva tutta la storia che ruotava dietro ad Atem “ Esattamente come tremò Atem quando scoprì la verità su Kul Elna , non riusciva neanche a parlare, credevano tutti che Kuln Elna fosse stato distrutto da un incendio nel cuore della notte. Nessuno mi aveva mai ringraziato per aver salvato il regno, tanto meno Atem, che fin da bambino credeva che il mondo fosse tutto ai suoi piedi , comportandosi come un egoista bambino viziato qual era “ strinse così forte le mani che i lunghi artigli si conficcarono nella pelle facendola sanguinare. Aveva odiato con tutte le sue forze , e ancora odiava quel moccioso di suo nipote che fin da bambino lo aveva trattato alla stregua di un servo, che credeva che il suo caro paparino avesse salvato il regno dalla distruzione e dalla conquista quando invece il merito era stato solo suo e nonostante ciò gli aveva più volte mancato di rispetto , comportandosi come un odioso ragazzino forte del suo sangue nobile e della sua eredità sul trono, trono che non gli apparteneva.
“ Cosa c’entra Atem con l’Egitto, non riesco a capirlo” continuava a parlare del regno e di Atem, ma di concreto non le stava dicendo che cosa c’entrava in quel discorso e in tutte quelle assurdità.
Aknadin non si stupì della tanto agognata domanda che non sembrava arrivare mai “ C’entra eccome, non ti sei mai chiesta come mai non ti abbia mai parlato della sua infanzia o dei suoi genitori con dettagli più precisi? O perché lui e Yugi non abbiano il tipico rapporto tra fratelli? In effetti, mi domando cosa sai esattamente su di lui a parte il nome che porta “
 
Lizzie non fu capace di dire neanche una parola a riguardo e come avrebbe potuto farlo, Aknadin aveva ragione su quanto le aveva fatto notare, lei non sapeva niente del passato di Atem e Yugi, non le aveva mai parlato dei suoi genitori e sembrava essere indifferente anche Yugi sulla questione e poi c’erano anche i loro amici, più di una volta erano stati vaghi su molte cose che riguardavano Atem e che non avevano fatto altro che farle venire una marea di dubbi e domande che non trovavano risposta. Tea era stata vaga molte volte a riguardo, la gelosia si poteva capire solo se si parlava degli aspetti superficiali, ma quando era capitato che avesse fatto qualche domanda più specifica su Atem, finiva sempre che la sua migliore amica iniziasse ad agitarsi, come se ci fossero delle cose che non doveva conoscere e anche i suoi amici glielo avevano fatto capire e anche lo stesso Atem, era come se tutti avessero paura che potesse  scoprire qualcosa che non doveva conoscere e che era fondamentale tenere nascosto e le sarebbe tanto piaciuto sapere cosa fosse , anche se poi si fosse rivelato essere una stupidaggine. Comunque fosse, i dubbi continuava d averli e forse quel pazzo di Aknadin conosceva qualcosa che nessuno le aveva mai detto fino a quel momento, come era ormai chiaro che le stava facendo notare abbondantemente da quando il duello era cominciato con tutte le sue stranezze.
 
Aknadin comprese perfettamente che le sue domande non erano passate inosservate alla ragazza e questo aggiungeva ancora più interesse nello stuzzicarla, voleva vedere fin dove fosse disposta ad arrivare per conoscere la verità tanto agognata su Atem “ Esattamente come immaginavo, il ragazzo che tanto ami non ti ha mai detto niente su questo “ la ragazza si irrigidì all’improvviso e Aknadin infierì ancora di più “ Credevi che non me ne fossi accorto? Sei innamorata di Atem ed è normale , in questi casi, credere a tutte le bugie che vengono dette “
Lizzie non riusciva a rispondergli, non voleva neanche sapere come quel mostro sapesse una cosa simile, ma il suo istinto la metteva in guardia dal fidarsi dalle sue parole e non aveva intenzione di cedere alle sue belle parole che sembravano più un velato campanello di allarme che una conversazione “ Tu non sai niente “
“ Forse, di certo non sono io quello che è stato ingannato da Atem. Non vuoi sapere qualcosa sul suo passato? “
Lizzie non si fidava affatto di lui, ma aveva tanta voglia di sapere che altro doveva inventarsi ancora prima di riprendere il duello “ Per esempio?”
  
Bakura, Duke e Tristan erano seduti sui gradini della scala antincendio che dava sul cortile della scuola dove una folla di studenti si era radunata per osservare due ragazzi che si sfidavano a duello , incitandoli con le loro urla a battersi e a vincere, ma ai tre  ragazzi non importava niente del duello di quei due nel cortile, erano seduti lì solo per prendere un po’ d’aria e per fare un po’ di compagnia a Tea , che per qualche ragione a loro sconosciuta stava seduta qualche gradino più su rannicchiata e con lo sguardo perso nel vuoto , più triste del solito e non ci voleva certo una laurea per capire che la causa era Atem, da quando aveva parlato con lui al telefono aveva cambiato umore, non li aveva degnati di uno sguardo, non aveva spiccicato una parola e aveva gli occhi rossi, sicuramente doveva aver pianto e di brutto anche. Si guardarono tutti e tre in faccia, smarriti nella ricerca di un modo per provare a parlare con lei e aiutarla a tirarsi su di morale, anche se qui l’unica cosa che potevano fare era quella di acchiappare Atem , una volta finita la scuola, e andare a fargli un bel discorso per quello che poteva valere. Ma quello che per adesso potevano fare, era solo provare a parlare con lei e magari farla sfogare per quello che erano in grado di fare, quindi annuirono tutti e tre e si alzarono.
 
Tea continuava a pensare a quella discussione al telefono con Atem, si erano detti così tante cattiverie che alla fine quella che c’era andata di mezzo , come al solito, era lei. Ancora una volta Lizzie rovinava tutto, che fosse presente o meno , e cominciava davvero a sospettare che Atem si fosse preso una cotta per lei visto tutto quello che le aveva detto, certo poteva essere stata la rabbia o la reazione a quello che gli aveva detto lei, ma qualcosa c’era di sicuro, ormai era chiara la faccenda , ma per quanto potesse avere dei sospetti su Atem il vero punto interrogativo era Lizzie. non era riuscita a capire ancora cosa provasse lei per Atem, che non le era del tutto indifferente lo aveva capito dal primo giorno che tutti e due si erano conosciuti, il suo smodato interesse per lui, tutti i sorrisini fastidiosi che gli faceva. Lizzie le aveva detto che non provava niente per lui, ma quanto poteva essere attendibile una negazione del genere dopo tutti gli indizi che c’erano disseminati in giro. Non sapeva cosa fare, voleva affrontarle la cosa una volta per tutte, guardare in faccia la sua migliore amica e avere la risposta che tanto agognava, ma ogni volta che pensava di farcela a chiederglielo poi le venivano i dubbi su come lei avrebbe potuto prenderla. Lizzie non era il genere di persona che sopportava di venire accusata di determinate cose, la sola idea di andare da lei a chiederle dritto in faccia se era innamorata di Atem la faceva sentire male, se i suoi sospetti erano infondati avrebbe rischiato di venire presa a male parole dalla sua migliore amica e se erano fondate … non voleva neanche pensarci a cosa sarebbe successo se erano fondate, di certo non voleva litigare con lei perché si erano prese una cotta per lo stesso ragazzo, ma voleva comunque saperlo , anzi doveva saperlo, per lei era importante conoscere la verità, lo era più di qualunque cosa anche se avrebbe compromesso la sua amicizia con Lizzie, ma non poteva più aspettare.
“ Ehi, Tea “
La voce di Duke la risvegliò dai suoi pensieri , facendole prendere un vero e proprio colpo per l’inaspettato risveglio dai meandri più profondi delle sue congetture mentali e dei suoi pensieri. Alzò gli occhi e si trovò davanti a se Duke e Tristan che la guardavano per poi sedersi difronte a lei con le gambe incrociate a fissarla dritta negli occhi. Sorrise a tutti e tre cercando di scordare tutto quello che aveva per la testa per quanto le venisse difficile farlo.
Tristan la guardò molto attentamente, la sua non era una faccia allegra “ Stai bene?” Tea annuì ma in realtà non stava bene per niente. Si alzò per quel poco che bastava per sedersi accanto a lei e le mise la mano sulla spalla “ Guarda che puoi dirci cosa ti succede”
“ Sto bene, davvero” non voleva buttare le sue frustrazioni addosso ai suoi amici, quelli erano discorsi che si potevano fare solo tra ragazze ma, guarda caso, la sua migliore amica non era lì e per giunta era la causa del suo mal essere interiore e di certo non poteva parlarne con le sue compagne di classe , tra loro c’era quel classico rapporto di amicizia/ indifferenza che esisteva tra compagne di scuola e non erano certamente la migliore compagnia che ci fosse per parlare di certe cose, erano tutte delle pettegole insopportabili che cercavano di fare gossip in tutte le maniere, motivo per cui a volte la compagnia dei maschi era meglio di quella delle ragazze, ma nonostante lei avesse dei veri amici accanto con loro non poteva parlare di quello che la tormentava , soprattutto perché avrebbero iniziato a fare battute stupide anche se in buona fede.
I due si guardarono in faccia , cominciando a temere che non avrebbe mai parlate di quello che le era successo quando era stata al telefono con Atem, e cominciarono a guardarsi alla disperata ricerca di una buona idea che potesse sollevare un po’ il morale di Tea e infatti fu proprio quello che fece Duke “ Che ne dite se ce ne andiamo? Magari ci prendiamo un gelato al bar “ non era poi tanto impossibile come idea e Duke ci stava pensando da almeno tre quarti d’ora mentre guardava la metà degli studenti fare armi e bagagli e andarsene via. Quando c’era un assemblea d’istituto mancavano la metà degli insegnanti e le presenze venivano prese dai bidelli , che per la maggior parte dei casi le mettevano anche quando metà di classe era assente solo per fare da facciata con il preside, e la maggior parte dei ragazzi andava via cinque minuti dopo essere arrivati solo per guardare la situazione generale della classe , tanto per vedere se c’era un numero sufficiente per fare qualcosa di concreto e non annoiarsi , esattamente come avevano fatto loro. Nella loro classe erano praticamente cinque persone , loro tre , Bakura e una ragazza e visto che a nessuno andava di fare accoppiamenti con altre sezioni la maggior parte era già tornata a casa e se la sua idea fosse stata accettata potevano fare lo stesso.
Tristan acconsentì e si alzarono facendo cenno a Tea di fare altrettanto, cosa che la ragazza, anche se di mala voglia , fece. Proprio in quel momento corse verso di loro Bakura , con una faccia terrorizzata a morte “ Ehi… è successa una cosa terribile “ arrivò subito davanti ai suoi amici e nonostante il fiatone e prima che loro potessero fare qualsiasi domanda a riguardo disse “ Ho perso l’anello del millennio, non lo trovo più “
Tutti e tre esclamarono “ Cosa?!”
 
Il gruppo iniziò a cercare in giro per la scuola, controllando le scale , l’ascensore, chiedendo perfino ai bidelli o ai ragazzi che incrociavano per sapere se avevano visto un acchiappasogni dorato in giro per aule o per i corridoi ma nessuno di loro aveva visto niente e Bakura iniziò davvero ad agitarsi, non era mai accaduto prima d’ora che perdesse di vista l’anello del millennio , lo portava sempre con se ovunque andasse e lo teneva sempre nello zaino. Cominciò a darsi dell’idiota da solo per averso perso l’oggetto più importante che aveva e non osava neanche immaginare cosa potesse accadere se a trovarlo fosse stato Aknadin visto che rintracciava sempre tutto e tutti meglio di un navigatore satellitare, se avesse messo le mani su quell’oggetto sarebbe stata la fine e Atem non glielo avrebbe mai perdonato, sapeva come era fatto e bastava poco per farlo infuriare come una bestia. Era davvero un guardiano con i fiocchi, solo un imbecille avrebbe perso un oggetto così grosso e di certo poco discreto “ Sono davvero un fallito, sono davvero un fallito “
Tea andò su tutte le furie, puntando le mani sui fianchi “ Oh , per favore, adesso smettila di abbatterti , vedrai che lo troveremo “ ormai era inutile piangere sul latte versato, l’anello non si trovava da nessuna parte ma ciò non giustificava Bakura dall’abbattersi in quella maniera pietosa, potevano esserci molti posti dove poteva aver lasciato l’anello , poteva essere a casa sua o di qualcuno, poteva anche averlo scordato in macchina o per giunta, e su questo non voleva neanche pensarci, perso lungo la strada per arrivare a scuola ma sperava con tutto il cuore che non fosse successa una cosa simile perché altrimenti potevano davvero dire addio all’anello del millennio.
“ Tea ha ragione, prova a fare mente locale “ Duke lo incoraggiò, solo Bakura poteva sapere dove era stato l’ultima volta e da lì fare il tracciato su probabili luoghi dove poteva essere stato messo.
“ Dunque, vediamo…” cominciò a pensare a cosa aveva fatto tutta la mattina e ricordò perfettamente di aver messo l’anello nello zaino, poi era uscito da casa di corsa ma era più che sicuro che fosse sempre nello zaino visto che sentiva il rumore dei pendenti sbattere l’uno contro l’altro. Poi c’era stato quel piccolo particolare che aveva quasi rischiato di venire investito ma quando si era rialzato da terra aveva controllato che non fosse volato nulla dallo zaino e a terra sulla strada non c’era niente e da lì aveva fatto il tragitto in macchina con Lizzie e da lì in poi non ricordava di aver fatto altre cose assurde visto che era stato seduto tutto il tempo nel banco a giocare con il cellulare e lo zaino era stato a suo fianco e di certo non c’era traccia dell’anello neanche nel cortile, per cui la testa gli diceva che poteva essere solo da una parte “ Forse in macchina da Lizzie , mi ha dato un passaggio per andare a scuola “
Tea si irrigidì, ancora una volta c’era di mezzo Lizzie e pure per una cosa delicata come quella e poi dicevano che non era vero che Lizzie era ovunque come i funghi “ Sicuro?” se davvero l’aveva Lizzie l’anello significava che il momento di incontrarla era più vicino di quanto pensasse anche se non era proprio il momento adatto, non si era preparata neanche il discorso da farle “
Bakura annuì e Duke e Tristan decisero di andare da lei e Tea si trovò costretta a fare da subito buon viso a cattivo gioco “ Allora , la devo chiamare “ prese il cellulare dalla tasca della giacca e cercò in rubrica il numero di Lizzie ma quando andò per chiamarla trovò la segreteria telefonia il che era decisamente strano per una come Lizzie tenere la segreteria inserita quando teneva il cellulare perennemente acceso per rompere le scatole alla gente, lo teneva acceso anche quando stava sotto carica e anche se usciva aveva sempre con se il carica batterie portatile , non era da lei tenerlo staccato “ Ma che strano, ha la segreteria “ conoscendo bene Lizzie sentiva che quello non era affatto un buon segno e iniziò ad avvertire una strana paura crescerle dentro , ma forse poteva essere una sua sensazione e nient’altro dovuto più al fatto di doverle parlare di Atem che di tutto il resto.
 
La luna piena splendeva limpida nel chiaro cielo notturno costernato di stelle che brillavano come tanti diamanti mentre la circondavano, le piramidi di Giza si intravedevano in lontananza in tutta la loro maestosità mentre le fiaccole sparse in giro per la città illuminavano le strade tranquille di Tebe e le case, sia quelle modeste della popolazione comune, che quelle splendenti e nobili della gente aristocratica. Yugi si trovava sul balcone principale del palazzo , a piedi nudi sulle lastre di marmo freddo del pavimento , con il vento notturno che scompigliava i suoi capelli e faceva sventolare la giacca , ancora una volta si trovava in Egitto , in uno scenario più tranquillo rispetto ai precedenti ma ormai non badava più a questo, aveva smesso di chiedersi cosa ci facesse in Egitto da quando aveva iniziato a trovarsi lì nei vari sogni. Rientrò dentro la grane sala del trono, formata da grandissime e alte colonne in alabastro ricoperte di geroglifici , grossi piedistalli per l’incenso posti ai piedi della scalinata in marmo che portava fino al trono dorato, una sedia in oro e marmo rosso con due teste di gatto scolpite nei grossi braccioli e il simbolo del disco solare sulla cima della sedia , alle spalle del trono c’erano due giganteschi ventagli incrociati in piume di pavone, il tutto era immerso nell’ombra e nel silenzio della notte. Yugi si fermò ai piedi della scala, guardando il trono , si domandava che sensazione dava essere seduti lì, su quello scanno dorato consci del potere che si teneva in mano e che si esercitava su un intero regno, doveva essere bellissimo essere la persona più importante del regno e decidere per gli altri e soprattutto per se stesso senza che le persone potessero fiatare o avanzare rimproveri, essere libero di poter fare quello che si voleva. Provò a salire il primo gradino della scalinata , ma si fermò nel notare una luce dorata che lampeggiava nel corridoio in fondo la sala. Lasciò perdere il trono e si diresse all’uscita della sala grande , i soli rumori che si sentivano erano i suoi passi sul pavimento freddo e umido in marmo , superò l’arcata e si trovò davanti Atem, voltato come sempre di spalle , che sembrava tenere in mano qualcosa che lampeggiava. Camminava a passo lento lungo il corridoio , il mantello in tessuto rosso sventolava dietro ai suoi movimenti, sfiorando appena il pavimento, Yugi lo seguì lungo il corridoio e lui non sembrò neanche accorgersi della sua presenza, continuava a camminare come se nulla fosse. Uscirono fuori dal palazzo dove un cavallo bianco pronto per essere cavalcato aspettava paziente , Atem montò sul cavallo tenendo la sella con una mano e uno scrigno dorato con l’altra, Yugi lo vide perfettamente e lo riconobbe, era lo stesso scrigno dell’altra volta , e l’occhio su di esso stava brillando. Doveva subito scoprire cosa c’era dentro a quello scrigno, ma Atem si preparò a partire al galoppo “ Atem, aspetta “ lo chiamò ma il ragazzo non sembrò averlo sentito, diede un colpo di talloni al cavallo e partì al galoppo sollevando una nuvola di polvere che finì in faccia a Yugi facendogli bruciare gli occhi.
 
Yugi si svegliò, trovandosi il muso di Anakin a pochi millimetri dal suo viso e  le sue zampe sulle spalle , abbaiò e gli leccò tutta la faccia scodinzolando come se fosse la prima volta che lo vedeva “ Anakin, smettila “ cercava di fermarlo ma il cane non sembrò volergli dare retta e continuò a leccarlo e ad abbaiare. Yugi cercò di alzarsi , facendo leva sulle braccia per sollevarsi e avvertì una forte vertigine che lo costrinse a sdraiarsi di nuovo, non ricordava niente di quello che era successo prima, la sola cosa che sapeva certa era che si trovava in cucina insieme ad Atem e poi che tutta la stanza aveva preso a girare come una trottola e adesso si ritrovava in camera sua con Anakin a fare le feste e un altro sogno assurdo per la testa e man mano che procedevano i giorni si facevano sempre più intensi e reali e a volte gli sembrava che sogni e visioni si confondessero con la realtà, non riusciva quasi più a distinguere la differenza.
 
Lizzie si portò le mani in testa, scuotendola per autoconvincersi che tutto quello che Aknadin le stava raccontando erano solo pura follia e un modo per farla andare fuori di testa, tutta quella storia non si reggeva in piedi “ No, tu vuoi farmi impazzire “ come poteva credere a una simile storia, Atem proveniva dall’antico Egitto, era figlio di un faraone morto quando aveva tredici anni ed era diventato a sua volta un faraone, era morto per salvare il mondo da un demone e dopo 3000 anni la sua anima , imprigionata in un grosso amuleto a forma di piramide dorata fatta a pezzi e poi ricomposta da Yugi che , anziché essere suo fratello come gli avevano detto tutti e come la loro somiglianza mostrava,  era la sua reincarnazione e come se non bastasse c’era in mezzo anche Seto che , stando a quanto detto da Aknadin , nel passato era stato addirittura suo figlio. Per non parlare di Marik, le incisioni che aveva visto sulla sua schiena facevano parte di un rituale di chissà cosa perché la sua famiglia era stata a guardia di una tomba egizia per 3000 anni fino a qualche tempo fa, ma come si poteva fare a credere a una cosa del genere.
“ Pensaci, da quando conosci Atem sono successe tante cose che non sei mai riuscita a spiegarti “
Lizzie sapeva che Aknadin aveva ragione, al torneo era apparso quel tizio strano con quella cupola oscura che adesso avvolgeva lei e che veniva chiamata regno delle ombre, tutti chiamavano Atem Faraone e portava un nome egizio e anche se le aveva dato una giustificazione abbastanza plausibile c’era comunque quell’alone di mistero che non era riuscita a dimenticarsi, il mostro che aveva evocato alla finale era stato chiamato Drago Alato di Ra e la sua immagine era riportata sulla schiena di Marik, non le aveva mai fatto cenno della sua infanzia ripetendo sempre che era una lunga storia e che non gli andava di parlarne e poi Tea, più di una volta quando toccavano l’argomento si dimostrava schiva , come se volesse proteggere qualche segreto ma una cosa simile proprio non era possibile crederla, come poteva essere vera quella storia. Si strinse nelle spalle, sentendosi spaventata e a disagio nel concepire anche solo lontanamente la possibilità che quella storia assurda fosse vera, di certo spiegherebbe molti dubbi ma ne aprirebbe altri e adesso Sì che si domandava in che razza di faccenda era finita. Nonostante ciò, non decise di farsi abbindolare da Aknadin, che fosse vero o no e per quel che valeva, c’era solo una persona che poteva risolvere quegli enigmi ed era Atem, solo che lui era da qualche parte in città e lei era in compagnia di un folle sadico e per giunta assassino e c’era solo un modo per liberarsi di lui una volta per tutte “ Forse sarà come dici, ma adesso voglio continuare il duello “
“ Come desideri , direi che tocca a te se non sbaglio “ se voleva continuare il duello era libera di farlo, ma ciò non cambiava niente su ciò che le aveva rivelato su Atem ed era più che sicuro che quando fosse stato lui a confessare la verità ci sarebbe senza dubbio stato da ridere davvero. schioccò le dita e ritornarono nuovamente le ombre in tutto l’ambiente, facendo cessare la visione che aveva dato a Lizzie sul passato.
“ Esatto “ pescò una carta dal deck e l’aggiunse a quelle che aveva in mano, purtroppo non le era ancora capitata la carta che aspettava di poter evocare, non aveva i mostri giusti per evocare il mostro che le serviva e neanche il mostro utile all’evocazione speciale , perciò doveva puntare su qualcos’altro “ Inizio giocando Arciere fatato in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1400 punti di attacco “ E infine posiziono una carta coperta e concludo il mio turno “ l’arciere non era un gran che e se fosse stato attaccato avrebbe perso ben 1400 punti, ma era un sacrificio che era disposta a rischiare se voleva vincere.
“ Bene “ un mostro nettamente più debole del suo, Ercole Brancoacciaio se lo sarebbe divorato ma non voleva rischiare ad attaccare un mostro così debole con una carta coperta sul terreno, poteva essere una trappola oppure un bluff per indurlo a battere in difesa, comunque fosse era il caso di sbarazzarsi della carta coperta prima di sferrare un attacco qualsiasi, non si poteva mai sapere “ Innanzi tutto voglio giocare questa carta, Ritorno Totale “ Lizzie sbarro gli occhi e la sua carta coperta venne distrutta e Aknadin non aspettò oltre “ Coraggio , Ercole, distruggi quel ridicolo arciere “ il mostro attaccò e distrusse il mostro di Lizzie , che perse 1400 life points e si ridusse ad averne solo 1100. Tagli , graffi e grossi lividi spuntarono sul suo corpo, Lizzie urlò e cadde a terra sanguinante in più parti mentre il sangue scivolava dalle mani, dalle ginocchia , dalle braccia e per giunta dal viso , accompagnato dalla formazione di grossi lividi violacei che spuntavano dagli strappi del vestito e della giacca. Tutto il suo corpo era un miscuglio di dolori e non era capace di stare neanche in piedi, non più almeno. Cercò di rialzarsi , ma fu tutto inutile, cadde a terra con la testa che le girava, come se qualcuno le avesse dato una botta in testa. Strisciò a terra per tentare di prendere le carte che erano sparpagliate a terra e rimettersi in piedi, ma i dolori le stavano togliendo le forse ai muscoli e non riusciva neanche a fare pressione sulle braccia per risollevarsi da terra ma doveva sforzarsi di riuscirci , anche se avrebbe richiesto uno sforzo sovrumano.
“ Arrenditi, almeno ti risparmi l’umiliazione di svenire “
Ma Lizzie non lo ascoltò, riuscì ad alzarsi anche se barcollò rischiando di finire nuovamente a terra “ Mai, non lo farò mai “
“ Ammirevole, neanche Yugi sarebbe riuscito a rimettersi in piedi dopo un simile attacco , parlo per esperienza personale “ aveva ridotto quel piccolo marmocchio a un colabrodo durante il loro scontro, non aveva fatto altro che buttare sangue per tutto il tempo della sfida ad ogni attacco che subiva e alla fine non si era più rialzato in piedi, invece quella ragazza riusciva a tenergli testa anche se era ridotta male e doveva ammettere che era un vero peccato che lottasse dalla parte di suo nipote, se fosse stata dalla sua di parte era sicuro che una come lei gli sarebbe stata molto utile, gli servivano duellanti forti per la sua causa.
Ne aveva più che a sufficienza di sentirlo parlare di Atem e anche di Yugi, non aveva voglia di stare a sentire altro da parte sua, voleva solo che quel duello finisse e il solo modo per poterlo fare era vincere lo scontro contro di lui, anche se sarebbe finita all’ospedale per come si era ridotta “Finiscila di blaterale “ le gambe finirono per non reggerla più, perse l’equilibrio e cadde a terra, i capelli le scivolarono davanti la faccia mentre sentì le forze abbandonarla sempre di più.
Aknadin schioccò le dita e il suo aspetto tornò ad essere quello di un essere umano, spense il dueling disk e fece sparire i mostri e iniziò ad avvicinarsi a Lizzie , lo scontro era stato bello ed interessante ma combattere contro qualcuno che non aveva più forze per reggersi in piedi era davvero poco consono al suo obbiettivo principale “ Dunque, finisce così il nostro scontro?!” Lizzie alzò appena lo sguardo su di lui anche se lo vedeva doppio mentre avanzava verso di lei e circondato da strane sfumature che lo rendevano sfocato , voleva tanto mettere a fuoco la vista ma ormai i capogiri la stavano distruggendo “ Di tutti gli avversari che fin ora ho affrontato, tu sei stata quella che mi ha dato più soddisfazioni. Lo trovo quasi un peccato farti fuori così, ma te l’ho detto, hai qualcosa che mi appartiene e che rivoglio “ una volta avvicinato a lei, si inginocchiò dinanzi alla ragazza e le sollevò il mento con un dito , afferrando da dietro il suo collo la corda di cuoio dell’anello del millennio. Lizzie avrebbe voluto fermarlo, ma le braccia erano pesanti come la pietra e anche se avesse provato a imporre resistenza non era sicura che fosse in grado di impedirgli di prenderselo , la cosa che le dispiaceva di più in quel momento era di non eresse stata capace di poter proteggere quell’acchiappasogni per Bakura , che fosse un oggetto dell’antico Egitto o No, nonostante ciò, si fece forza e afferrò la mano di Aknadin cercando di impedirgli di portarle via l’acchiappasogni ma sembrava tutto inutile, perché le sue forze erano scarse mentre Aknadin era più forte di lei “ Lascialo.. “ il suo fu un debole filo di voce, non riusciva neanche a parlare.
“ Non forzare la… “ un’onda di energia lo scaraventò via , lasciando l’anello al collo di Lizzie, guardò chi fu il responsabile di tale affronto e si trovò davanti Marik con in mano la barra del millennio che brillava e provò un enorme senso di fastidio, ancora una volta uno degli amici di Atem gli rovinava il divertimento “ Ma voi non ve li fate mai gli affari vostri?” aveva una voglia matta di prendere una spada e conficcargliela dritta nel cuore, era la seconda volta che interferiva con i suoi progetti e lo trovava più insopportabile di Atem.
“ No, quando ci sei di mezzo tu “ per fortuna che Bakura aveva perso l’anello del millennio altrimenti non avrebbe mai trovato ne lui ne Lizzie, quando gli aveva spedito il messaggio di andare a cercare L’anello del millennio da Lizzie gli era quasi venuto un colpo, l’ultima cosa che voleva era avere a che fare con quella bisbetica viziata che non faceva altro che trattarlo male ingiustamente, ma visto che i suoi amici non potevano uscire da scuola prima della fine dell’ora era toccata a lui la sorte ingiusta di andare a rintracciare la fastidiosa biondina e per fortuna che lo aveva fatto altrimenti per lei sarebbe stata la fine di sicuro. La barra gli aveva dato la visione di Lizzie in pericolo con al collo l’anello e davanti ad Aknadin, meno male che gli oggetti erano simili a un GPS altrimenti cercarla sarebbe stato difficile.
Mise via la barra e corse subito da Lizzie , prendendola in braccio prima che cadesse a terra “ Stai bene?”
Lizzie era completamente stordita, a mala pena riusciva a capire di essere in braccio a qualcuno e fu solo quando riuscì a mettere a fuoco che capì di trovarsi davanti Marik “ Ma che…” alla fine vinsero le vertigini e tutto quello che a mala pena vedeva, compresa la faccia di Marik, finì per diventare completamente nero.
 

nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo
è stato un parto riuscire a completarlo e ci sono volute due settimane belle abbondanti e spero che ne sia valsa la pena di tutto il mio duro lavolo che mando avanti solo per voi.
fatemi sapere che ne pensate e commentate, commentate, commentate.

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Capitolo 46
*** Amara Verità ***


Lizzie era seduta sul divano del salotto della casa di Atem, sempre che quella fosse davvero casa sua, con lo sguardo perso nel vuoto, la coperta sulle spalle e buona parte del corpo che le faceva male e le bruciava come se delle pietre le fossero state lanciate addosso lasciandole grossi lividi , profondi tagli e graffi arrossati su tutto il corpo, oltre al fatto che il suo vestito era ridotto ad uno straccio anche se in quel momento non le interessava niente. L’ultima cosa che ricordava prima di svenire era stata la faccia di Marik e la prima cosa che ricordava al suo risveglio era il soffitto bianco del salotto di quella che non era affatto casa sua, ma almeno una cosa la ricordava benissimo, quella storia tanto simpatica che quel tizio mostruoso, Aknadin , le aveva raccontato e che non riusciva a dimenticarsi nonostante ci stesse provando con tutte le sue forze ma quella storia era così assurda che a dispetto di quello che gli altri avrebbero potuto pensare quadrava alla perfezione con tutti gli strani fenomeni che erano capitati da quando aveva conosciuto quel gruppetto di ragazzi, ma per quanto potesse sforzarsi più volte di convincersi che erano delle assurdità sapeva bene che c’era un solo modo per testare il tutto e sapere finalmente se quel mostro era solo un pazzo o se c’era qualcosa di vero, ed era chiedere proprio ad Atem, che da quando si era svegliata non aveva avuto neanche il coraggio di mettere piede nel salotto.
 
Atem era appostato dietro l’ingresso del salotto, Lizzie gli dava le spalle mentre se ne stava seduta sul divano avvolta dalla coperta e forse era meglio così, quando Marik l’aveva portata lì, svenuta e mal ridotta con l’anello del millennio al collo, aveva capito subito che qualcosa non andava e Marik gli aveva dato la conferma, Lizzie aveva affrontato Aknadin e per poco non era stata uccisa da quel mostro che ormai non faceva altro che minacciarli da mesi e infondo avrebbe dovuto aspettarselo che prima o poi ci sarebbe finita anche lei in quella storia. Aveva fatto di tutto per tenerla lontana, al sicuro dalle grinfie perverse di quel mostro senza scrupoli, di tacerle la verità che pesava sulle sue spalle e alla fine quella verità era riuscita a raggiungere anche lei proprio come aveva raggiunto tutti quelli che lo avevano conosciuto. Lizzie non centrava niente in quella faccenda, ma dal primo giorno che l’aveva conosciuta quella ragazza non aveva fatto altro che indagare su di lui e più di una volta era stata sul punto di scoprire cose che non doveva sapere, fino a poco tempo fa era stato fortunato a tenerla lontana da tutto ma adesso anche Lizzie era finita nel gioco della distruzione che Aknadin e il suo amico stavano mandando avanti e quel che era peggio era che adesso gli toccava doverle dire tutta la verità, chi era davvero, cos’era e cosa continuava ad essere, cosa stava accadendo e soprattutto che cosa poteva accadere ancora alla sua incolumità, ma non aveva altra scelta se non affrontarla una buona volta, tanto stare nascosto dietro il muro non sarebbe servito a molto e presto sarebbero arrivati anche gli altri a controllare la situazione, in un modo o nell’altro avrebbe dovuto affrontarla ed era meglio far scatenare la belva subito e togliersi il pensiero anziche rimandare ancora. Prese un bel respiro e si fece coraggio ad entrare nella stanza, il cuore gli batteva così forte per l’ansia che le budella le sentì contorcersi nello stomaco e le gambe gli tremavano, ma ormai le uova erano rotte e non restava altro che fare la frittata, cercò di sembrare il più naturale possibile anche se era convinto di essere più bianco di un lenzuolo e con voce tremante disse “ Stai bene?” si voltò a guardarlo , era inespressiva e il suo sguardo più freddo e tagliente di una lama affilata che, era sicuro, gli avrebbe fatto meno male del modo in cui lei lo guardava. Sentì l’impulso di scappare via a gambe levate, di tagliare la corda e di rinchiudersi in camera sua , come se temesse che Lizzie potesse inseguirlo e farlo a pezzi con le sue stesse mani.
 
Teneva lo sguardo fisso su di lui, vedendogli scritto in faccia a caratteri cubitali che era terrorizzato, era bianco come un cadavere e per quanto provasse a nasconderlo si vedeva benissimo che aveva paura di lei , come se temesse che gli mettesse le mani addosso e lo uccidesse cosa che in effetti aveva tanta voglia di fare , peccato che in quel momento l’ultima cosa che voleva da parte sua era una rissa anche se più che giustificata , ma non sarebbero di certo serviti quei suoi begli occhi da cucciolo spaventato a commuoverla o ad allentare la rabbia che sentiva crescere dentro, rabbia che finiva sempre più per scoppiare “ Se sto bene?” si alzò dal divano lasciando scivolare la coperta a terra, mostrandogli i lividi e tutte le simpatiche ferite che aveva sparse in giro per il corpo e che le dolevano così tanto che se non urlava era una fortuna per tutti “ Guardami, credi che stia bene dopo quello che mi è successo?”
Atem non le rispose, abbassò lo sguardo senza risponderle e Lizzie perse quel poco di calma che ancora aveva dentro di se, era arrivato il momento di sapere se davvero quello che quel tizio le aveva detto erano solo stupidaggini inventate sulla base di qualche storiella fantasy campata per aria o se c’era davvero qualcosa di cui doveva preoccuparsi, anche se visto cosa le era successo era più probabile la seconda opzione “ Avevo capito fin da subito che qualcosa non andava, non solo in te ma anche nei tuoi amici “ Atem continuava a non guardala ma Lizzie non si fermò “ Da quando vi ho conosciuti sono successe cose strane, gente che appare dal nulla, frasi enigmatiche, oggetti dorati , situazioni strane che nessuno si è mai degnato di spiegarmi. Adesso, salta fuori quel tizio, Aknadin, che mi viene a dire che è tuo zio, che è un sacerdote o qualcosa di simile dell’antico Egitto e che tu sei un faraone “ un sorriso ironico di incredulità apparve sul suo viso “ E sai qual è la cosa divertente? Che stranamente non riesco a non crederci , e sai perché? “ indicò il suo stesso corpo con le mani “ Per questo, per il modo in cui sono ridotta “ il sorriso svanì e al suo posto apparve uno sguardo fiammeggiante di rabbia che ormai non riusciva più a trattenere dentro di se per tutto quello che aveva visto , sentito e soprattutto subito. Si tolse frettolosamente l’acchiappasogni che portava ancora al collo e lo lanciò contro ad Atem, che afferrò d’istinto , e gli urlò “ Per questo affare “ Atem alzò finalmente lo sguardo su di lei , ma non riusciva a parlare , ne a fare altro che non fosse stare zitto e questo fin per farla arrabbiare di più. Gli si avvicinò, piazzandosi davanti a lui con uno sguardo così tagliente che se avesse potuto lo avrebbe trafitto solo con gli occhi “ Ora, io ti chiedo: c’è qualche cosa che avrei dovuto sapere da subito e che nessuno mi ha mai detto? “
“ Lizzie…”
“ Voglio delle spiegazioni “ stavolta non avrebbe ceduto per nessuna ragione, aveva dubbi che necessitavano di essere sciolti e domande che volevano risposte e l’unico che poteva dargliele era solo Atem, sempre che quello fosse il suo vero nome visto ciò che aveva saputo e che non avrebbe voluto sapere, ma ormai il danno era fatto e se davvero Atem era immischiato in quella faccenda, qualunque essa fosse, lei doveva saperlo anche se aveva paura. Aknadin le aveva detto che il ragazzo che aveva conosciuto in realtà non lo aveva conosciuto affatto ed era spaventata a riguardo di quella frase, ma adesso voleva e doveva conoscerlo , qualunque fosse stata la verità.
 
Atem non riusciva a risponderle, stava zitto e muto senza osare dire neanche una parola e ancora meno riusciva a guardarla negli occhi perché aveva ragione, da quando era entrata a far parte del loro gruppo, da quando era entrata a far parte della sua vita , tutto quello che si era portato dietro dall’oltretomba non aveva fatto altro che scatenare tutta quella serie di cause ed effetti così disastrosi che alla fine si erano ripercorsi tutti su Lizzie, una semplice ragazza conosciuta al torneo di Seto che non aveva niente a che vedere con tutto quello che li riguardava ma che ormai c’era dentro fino al collo e la colpa era soltanto sua, era lui il responsabile di tutto questo e come al solito a pagarla erano sempre le persone che gli stavano attorno e che non avevano alcuna colpa a riguardo se non quella di finire sempre per conoscerlo e per ostinarsi a combattere al suo fianco, ma stavolta non poteva permetterlo, non a Lizzie, ormai conosceva quella storia fin troppo bene, un po’ di rabbia e di shock all’inizio nell’apprendere la verità e poi l’accettazione dei rischi e dei pericoli che si correvano nel volersi a tutti i costi gettare nella mischia e salvare il mondo con lui, proprio come era capitato già fin troppe volte con tutti i suoi amici. più di una volta aveva tentato di tenerli a tutti fuori, anche Yugi per quanto fosse stato difficile sia dal punto di vista fisico che affettivo, e più di una volta se li era ritrovati a tutti nei dintorni a volersi scontrare con i suoi nemici, perfino nell’antico Egitto delle sue memorie se li era visti spuntare determinati più che mai a voler combattere con lui e per lui ma stavolta era diverso , soprattutto perché si trattava di Lizzie e l’idea di vederla combattere con lui con tutti i pericoli che poteva correre compreso quello di morire non poteva accettarlo ne sopportarlo ” Non posso…” fece per allontanarsi, sotto lo sguardo allibito di Lizzie , ma lei lo afferrò in malo modo per il colletto della giacca tirandolo con violenza e aggressività contro di lei.
“ Che diavolo significa che non puoi?! “ era accecata dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla paura e soprattutto dalla disperazione che tutta quella faccenda assurda le aveva scatenato dentro, era da quando si era risvegliata che la sola cosa che cercava era di mantenersi calma ma non ci riusciva , era più forte di lei , addirittura più forte del dolore fisico che tutti i segni che aveva sul corpo le stavano procurando, più forte perfino della presa sulla giacca di Atem che aveva finito per avvicinargli il viso al suo ma in quel momento non le importava se erano così vicini da sentire il suo respiro sulle labbra, in quel momento contava tutto quello che voleva sapere e ciò che quella pretesa stava scatenando dentro di lei.
Atem puntò le mani sui suoi fianchi, tentando di allontanarla delicatamente senza farle male “ Non posso dirtelo, troppe persone sono già coinvolte “ più cercava di allontanarla più lei stringeva il colletto della giacca con le mani per impedirgli di muoversi, sapeva benissimo che non stava facendo altro che alimentare ancora di più la sua rabbia ma non poteva dirglielo , neanche se gli avesse fatto un occhio nero. Afferrò le mani di Lizzie allontanandole dal colletto della giacca “ Io voglio proteggerti “
“ Proteggermi da cosa?” scrutava nel suo sguardo alla ricerca di un chiarimento ma tutto ciò che leggeva era paura e amarezza, come se ci fosse qualcosa che lo spaventava a morte “ Atem, voglio la verità “
Era giusto, doveva sapere la verità , era l’unica cosa che in quel momento contava di più per renderle chiaro quale pericolo corresse a stare insieme a tutti loro, ad essere sua amica , ma aveva paura. Lizzie non era come i suoi amici, lei era l’ultima arrivata nel loro gruppo , era fuori dal suo mondo e non doveva neanche entrarci come Tea gli aveva detto più volte , ma era chiaro che presto o tardi la verità sarebbe saltata fuori e avrebbe coinvolto l’unica persona che in tutta quella storia non c’entrava niente e che sarebbe stato costretto ad affrontare la questione con lei, tanto valeva ormai che le raccontasse tutto e che quella storia finisse come era giusto che finisse “ Ti dirò tutto quello che vuoi sapere , ma non credo che ti piacerà “
 
Gli occhi rosso fuoco dello Spirito erano puntati su Aknadin, in ginocchio dinanzi a lui mentre lo costringeva a guardare il risultato che aveva portato durante lo scontro sia con Lizzie e non era soddisfatto di vedere il suo servo venir messo con le spalle al muro da un semplice gruppetto di mortali di cui poteva sbarazzarsi con estrema facilità con un semplice schiocco di dita “ Inizi a deludermi, Aknadin “
“ Lo giuro, ero vicino ad avere l’anello ma gli amici di Atem sono furbi “
Lo spirito urlò così forte che rischiò di spaccare i timpani del sacerdote “ E allora sii più furbo di loro ” fece una breve paura e poi riprese a parlare “ Fin ora non sei riuscito a recuperare altri oggetti del millennio, hai almeno pensato a come portarmi Yugi Muto? Abbiamo ancora una missione “ forse Aknadin non era adatto a recuperare gli oggetti del millennio, tutte le volte che tentava finiva sempre per fallire e iniziava davvero a perdere la pazienza, ma forse poteva quanto meno essere in grado di portargli un semplice ragazzino. In fondo non doveva essere così difficile riuscire ad avvicinarsi a Yugi Muto e a portarlo da lui.
“ Ci sto lavorando, sta tranquillo “ a dire il vero non aveva ancora un piano preciso su come prendere Yugi Muto , il suo padrone non poteva sapere quanto fosse complicato dover acchiappare quel mortale, doveva agire in totale sicurezza , senza avere impicci di alcun tipo e soprattutto senza avere il gruppo di mortali fastidiosi tra i piedi e Atem compreso. Per il momento osservava tutti gli spostamenti, cercava di capire come potersi muovere in tutta tranquillità ma ancora non aveva trovato un buon pretesto per riuscire a prenderlo.
Lo spirito non era affatto sicuro che Aknadin avesse compreso quanto fosse importante avere quel ragazzo tra le sue mani, ciò che Aknadin aveva scoperto poteva essere la traccia che aspettavano di trovare “ Da questo momento ti dovrai occupare solo di Yugi Muto “
Il sacerdote alzò lo sguardo sull’ammasso di energia oscura “ E gli oggetti?”
“ Di loro non devi occuparti, ho già una soluzione “
Aknadin non poteva venire liquidato in quella maniera, aveva bisogno di occuparsi di Atem e dei suoi amici, si era messo al servizio di quello spirito proprio per la sua vendetta, era il loro accordo avere il potere di distruggere Atem e Seto in cambio degli oggetti del millennio, doveva combattere contro di loro se voleva riuscire a farli fuori per sempre “ Padrone… “ cercava nella sua mente le parole giuste per riuscire a formulare le sue opposizioni “ Io sono qui per servirti , gli oggetti del millennio sono il mio scopo e… “
“ IL TUO SCOPO?” la sua voce tonante finì per far zittire Aknadin e farlo tremare , quasi spaventare per la sua brusca interruzione “ Il tuo ridicolo scopo è solo la tua vendetta, credi forse che non abbia anch’io desideri di vendetta? Atem, Seto Kaiba, il mondo intero… io ho uno scopo esattamente come te, ma tu fin ora hai solo portato fallimenti e non tollero simili risultati. Da adesso, mi occuperò io degli oggetti e tu penserai a portarmi Yugi Muto. Chiaro?”
Aknadin strinse i denti in una morsa di rabbia funesta e silenziosa, e così era costretto a dover lasciare perdere Atem e Seto solo per portare Yugi dal suo padrone, i piani non erano questi. Va bene, aveva fallito alcune volte, ma non dipendeva da lui e lo spirito lo sapeva molto bene ma per quanto volesse dibattere si ritrovò costretto a dover accettare la realtà dei fatti , ma non sarebbe finita solo lì, se doveva far soffrire Atem e Seto come non era mai capitato fin a quel momento, lo avrebbe fatto a qualunque costo “ Come desideri , Padrone “
 
Yugi si stava annoiando, lui e il nonno erano nella sala d’attesa della clinica da più di mezz’ora, quando il nonno aveva telefonato al medico dopo il suo risveglio per portarlo immediatamente a fare una visita , anziché aspettare il pomeriggio , gli era venuto un collasso. Odiava le cliniche, odiava i medici e soprattutto le siringhe per le analisi del sangue, sua madre aveva fatto avanti e indietro da quel posto per mesi interi alla ricerca di analisi e diagnosi per i suoi mal esseri e stare seduto su quelle sedie di plastica a guardare la porta bianca della stanza gli faceva tornare alla mente le ore interminabili passate ad aspettare sua madre che uscisse da lì.
Quando, finalmente, la porta si aprì uscì un infermiera con in mano un foglio che scrutava i vari nomi della lista e quando disse “ Muto “ a Yugi si gelò il sangue, il nonno gli fece cenno di alzarsi dalla sedia e Yugi iniziò a tremare , al solo pensiero di dover farsi tirare il sangue dal braccio con una siringa lo faceva sentire male, ma si rassegnò e seguì il nonno e l’infermiera dentro la stanza dalle mura bianche e deprimenti , una sedia con accanto un tavolino e la scrivania del medico, dove l’uomo era seduto e li accolse con un be e classico sorriso di routine “ Buon giorno “ l’uomo si alzò e strinse la mano del nonno mentre Yugi faceva scorrere gli occhi su tutto quello che vedeva, inclusi campioni di sangue dentro le provette e siringhe varie poste sul tavolino e già sentiva il dolore dell’ago dentro la pelle, cosa che lo fece rabbrividire. Seguì comunque il nonno e si sedette accanto a lui su una delle due sedie poste al tavolo della scrivania difronte al medico. L’uomo sorrise e cominciò a parlare “ Allora, come stai?”
“ Bene , grazie “ veramente avrebbe voluto dirgli che al solo guardare le siringhe aveva voglia di scappare ma preferì tacere e ingoiare il rospo prima che il nonno gli facesse le sue solite occhiate infastidite.
“ Ok, prima di fare il prelievo , vorrei farti una visita generale , va bene?”
Yugi annuì , anche perché c’era ben poco da fare visto che non poteva scappare via , e seguì il medico fino ad un tavolino dove vi erano due sedie e l’apparecchio per misurare la pressione. Si sedette a una delle sue sedie di fronte al medico che gli avvolse il braccio nella fascia , gli infilò dentro lo stetoscopio e iniziò a pompare il palloncino , Yugi avvertì una presa forte e stretta intorno al braccio mentre osservava il mercurio salire lungo la scala di numeri, grande da una parte e piccola dall’altra , finche non si fermò e toccò sul 70 in formato grande e il 40 in formato piccolo. Quando il mercurio si azzerò, il medico gli staccò la fascia e iniziò subito a scrivere qualcosa su un foglio di carta e a giudicare dalla sua faccia Yugi si accorse che sembrava essere una cosa molto seria. Quando finì di scrivere , il medico gli indicò la bilancia “ Togliti le scarpe e Sali sulla bilancia “ Yugi obbedì slacciando le scarpe di ginnastica e mettendole in un angolino e salì sulla bilancia il cui display segnò 48, cosa che il medicò aggiunse a scrivere nel foglio di carta “ Scendi e sali sul letto “ Yugi obbedì e salì sul lettino mentre il medico si preparò a fare ciò per cui lui e il nonno erano andati lì, il prelievo di sangue. Yugi osservava con attenzione tutto ciò che il medico faceva, dal prendere l’alcool e il cotone a spacchettare la siringa di plastica e prendere la piccola provetta in vetro. Il medico passò il cotone imbevuto sul incavo del gomito e infilò l’ago della siringa iniziando a tirare il sangue. Yugi strinse gli occhi più forte che potè mentre sentiva l’ago dentro la pelle che tirava il angue dal gomito e non ebbe neanche il coraggio di guardare il rosso vivo del suo sangue che riempiva la siringa, gli sembrò un tempo infinito anche quando l’ago fu estratto e il cotone andò a coprire il punto in cui era stato infilato. Aprì prima un occhio e poi l’altro appena in tempo per vedere un cerotto che gli veniva applicato e tirò un respiro di sollievo.
Il nonno, che era rimasto solo a guardare senza proferire neanche una parola, disse “ Allora, come sta mio nipote?”
Il medico si sedette ala scrivania e guardò il nonno con molta serietà “ Non bene, la pressione massima è 70 e quella minima 40 ed è anche sotto peso. Inoltre non mi piace il pallore che ha in faccia , potrebbe avere una lieve anemia ma per saperlo con precisione dobbiamo aspettare le analisi “ poi spostò gli occhi su Yugi “ Per caso soffri di insonnia o sei stressato a livello fisico?”
Yugi si bloccò di colpo, cominciando ad agitarsi “ Perché?” ai medici non sfuggiva mai niente, era ovvio, del resto erano specializzati nella cura di malattie e sintomi vari ma non c’erano medici che erano specializzati in visioni paranormali e incubi sull’antico Egitto e se avesse provato a dire che la notte faticava a dormire per sogni e visioni come minimo lo avrebbero spedito da uno psichiatra o rinchiuso in un manicomio.
“ Il calo di pressione che hai subito potrebbe essere dovuto a molti fatti come lo stress o l’insonnia, che potrebbero spiegare anche il pallore che hai in faccia , fin che non avremo i risultati delle analisi “
Yugi sentiva lo sguardo del medico e del nonno pesare su di lui, a questo punto non poteva scappare dal spiegare la verità ma neanche confessare tutto quello che gli accadeva “ Ogni tanto mi sveglio di notte e poi non riesco più ad addormentarmi “
“ Che altro? capogiri, mal di testa, vertigini?”
Yugi annuì , vide il nonno con la coda dell’occhio allarmarsi e cercò di mitigare la portata delle sue parole “ Ma è solo per poco , poi passano “
“ Hai già avuto mancamenti in passato?”
“ Solo una volta, ma non sono proprio svenuto “ guardava il nonno e aveva una faccia a metà tra l’arrabbiato e il preoccupato, e immaginò che la bomba sarebbe scoppiata una volta fuori da lì ma si era preparato tante volte all’eventualità che tutti i suoi malesseri sarebbero venuti a galla e che il nonno avrebbe fatto scoppiare una guerra, quando si trattava della sua salute non c’erano scuse che reggevano contro di lui.
Il medico scriveva tutto quello che Yugi diceva, appuntando ogni sintomo che Yugi confermava o negava “ Ti capita mai di essere ansioso , nervoso o irritato?”
“ Sì, da quando conosco Atem “ chi meglio di lui poteva essere la causa dei suoi mali, da quando era entrato a far parte della sua vita non gliene era mai andata bene una , ok gli aveva fatto conoscere i suoi amici, lo aveva coinvolto in avventure che non avrebbe mai immaginato di affrontare, ma , cavolo , gli aveva reso la vita un inferno. Lottavano ogni volta contro persone che avevano conti in sospeso con lui, si trovavano a rischiare la vita in giochi delle ombre scellerati e ora aveva pure le visioni che lo riguardavano, se non era un buon motivo questo per essere ansiosi e nervosi non aveva proprio idea di che altro si necessitasse per far perdere le staffe alla gente.
Il medico rimase sbalordito e guardò il nonno, il quale si affrettò a rispondere, con un sorriso imbarazzato “ è suo fratello maggiore “ poi gli rivolse uno sguardo di rabbia che Yugi neanche si degnò di osservare.
Il medico guardò Yugi e poi il nonno e chiese “ A volte , anche un piccolo problema dentro la famiglia può portare a dei disturbi psicofisici “
Il nonno si mise a ridere, cercando di allentare la preoccupazione più che legittima del medico visto che c’erano davvero dei problemi alla base che non potevano essere spiegati con leggerezza “ I loro litigi sono sciocchezze “ tentò di rimediare a quel disastro deviando la questione su altri motivi più accettabili per tutti “ Mi dica, anche la scuola potrebbe portare a questo? L’altro mio nipote dice che hanno dei mesi molto pesanti “
Il medico annuì a conferma di quanto avanzato dal nonno “ Sì, stress scolastico può portare a questo genere di sintomi. Comunque, intanto faccio fare le analisi al sangue per avere delle conferme più chiare, e dopo vedremo come agire e rimettere in salute suo nipote “
 
Atem se ne stava appoggiato con la schiena al bordo della finestra con braccia e gambe incrociate a fissare un punto non preciso del pavimento, mentre Lizzie era fuori nel balcone, voltata di spalle e in silenzio. Le aveva raccontato tutto quanto, chi era davvero, della creazione degli oggetti del millennio , del modo in cui erano strati creati e ciò che erano capaci di fare, di Aknadin e dello sterminio del villaggio con la conseguente morte di suo padre, di Seto e del suo legame con il passato, di Zork, del Re dei ladri e del suo legame con Zork e Bakura, di Marik con tutto quello che era successo al torneo della Città dei Duelli e le tre Divinità Egizie e anche di ciò che stava accadendo e del Sigillo. Lizzie non aveva detto neanche una parola, aveva ascoltato tutto quello che le aveva raccontato ma per il resto aveva fatto solo silenzio, non sapeva se l’aveva presa bene, se doveva aspettarsi da lì a poco una sfuriata , di certo si era aspettato che se ne sarebbe andata via di corsa , cosa che non aveva ancora fatto, ma non vedeva segni di reazione ne pacifica ne violenta ed era questo quello che lo preoccupava un pò. Ogni tanto la guardava e la vedeva starsene lì, in piedi sul balcone, con le mani strette alla ringhiera sicuramente a guardare qualcosa di ignoto ed era frustrante , quel silenzio era frustrante ma parlare sarebbe stato sicuramente una pessima idea, avrebbe rotto la calma che si sarebbe di lì a poco potuta trasformare in una tempesta. Tra di loro era sceso un tombale silenzio e l’unica cosa che lo rompeva era il campanello del collare di Anakin, che zampettava in giro per il corridoio , aspettando forse che Yugi tornasse a casa.
 
Lizzie se ne stava lì, immobile alla ringhiera del balcone, a guardare nel vuoto oltre i tetti delle case, con il vento a scompigliarle i capelli e a stringere con le dita il bordo della ringhiera così forte che le nocche le diventarono bianche. Tutto quello che Tea le aveva detto, tutto quello che Atem le aveva detto, tutto quello che aveva saputo e creduto sugli altri amici, era tutte delle grosse bugie per non dirle cosa davvero c’era dietro le quinte del gruppetto di amici perfetto. Era quasi tentata di scoppiare a ridere , peccato che non c’era niente di divertente purtroppo, e i graffi che aveva su tutto il corpo ne erano la prova, ciò che le era successo ne era la prova, ciò che aveva involontariamente visto e sentito ne era la maledetta prova , di sicuro potevano farci un film su quelle belle storielle dette da Atem, ma invece erano la pura realtà che aveva avuto il tremendo piacere di conoscere. Atem era un faraone dell’antico Egitto, Marik un guardiano di tombe come il film de La Mummia, Bakura la reincarnazione di un ladro assetato di vendetta e psicopatico, la bella storiella che Atem e Yugi erano fratelli non era altro che una scusa più dettata dalla somiglianza che da tutto il resto e c’era un demone o qualcosa di simile che voleva distruggere il mondo, e poi c’era nel mezzo anche Seto Kaiba, quindi era ancora peggio di quanto osasse immaginare.
Si voltò leggermente a guardare Atem, se ne stava in un angolino a guardare chissà cosa, non che lei stesse facendo qualche cosa di diverso, e sentì una forte frustrazione crescere dentro di sé, quel silenzio mortale la stava uccidendo oltre a farla innervosire ma non riusciva a dire neanche una parola e in effetti non c’era molto da dire visto che quello che le aveva detto aveva tolto la possibilità di fare ogni genere di domanda possibile , tornò a guardare la distesa di case infinite che si spargeva per tutto il panorama e sentenziò un “ Volevo la verità, eccola qui , per quanto assurda “
“ Credimi Lizzie, io non…”
“ Cosa?!” lo zittì subito, facendolo tacere con un’occhiata tagliente e furiosa “ Credevi che fossi così stupida da non averlo capito subito che qualcosa non andava? Credevi che potevi tenermi nascosta ancora allungo una cosa simile? hai visto cosa mi è successo, dovevo per caso morire prima che mi venissi a dire chi eri davvero?”  era fuori di se, sentì riaffiorare tutta la rabbia di prima, tutta la sua frustrazione e tutto il suo nervosismo. Atem non le rispose, abbassò lo sguardo senza aggiungere neanche una parola e Lizzie cercò di calmarsi prima di spaccare con un pugno qualcosa di fragile o peggio ancora la sua faccia, per tanto fece un bel respiro.
“ Mi dispiace “ tornò a guardarla , diventando serio “ Ma non potevo metterti in mezzo, già troppe persone sanno il mio segreto “ c’erano troppe persone sulla faccia della terra che conoscevano la sua vera identità e un conto erano i suoi amici , un altro erano gli estranei che non c’entravano niente ne con lui ne con il suo passato e tanto meno con i suoi amici, non poteva permettersi di sbandierare ad altri ancora chi fosse davvero e che cosa c’era dietro la bella facciata che si era creato con la complicità di Yugi e del nonno , aveva giurato che avrebbe custodito il suo segreto anche a costo della vita e Lizzie non c’entrava niente con tutta quella faccenda , era un’estranea e gli estranei dovevano essere tagliati fuori.
Lizzie montò di rabbia, si sentì offesa, quasi insultata da quelle parole. E così Atem l’aveva tenuta all’oscuro solo per proteggersi il suo stramaledetto segreto senza neanche tenere conto di cosa poteva accaderle, e pensare che si era quasi commossa con la storia della protezione e della sicurezza, alla fine aveva pensato solo a se stesso e basta, come se lei non fosse sua amica. Prima che si allontanasse della balconata, gli andò dietro , lo afferrò per le braccia e gli mollò uno schiaffo così violento da mandarlo a sbattere a terra e si fiondò su di lui, aggredendolo con tanta di quella rabbia da diventare pazza e fregandosene se l’avessero sentita urlare fino all’altra parte della strada “ Quindi il tuo segreto è più importante della gente che ti sta intorno , vero? se ad un certo punto morivo o che so io, a te non te ne sarebbe fregato proprio niente, l’importante era che non sapessi un accidente di tutta questa storia, vuoi dire questo?! Che pensi solo per te stesso?!”
“ Se te lo avessi detto, avresti accettato la verità?” stavolta fu lui a zittire lei , che lo fissò con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, si alzò da terra piantandosi davanti a lei e puntando gli occhi dritti nei suoi, adesso era lui che voleva una risposta da lei, era lui che voleva sapere la verità che da sempre lo aveva logorato dentro l’animo. Tea gli aveva detto più volte che Lizzie non doveva sapere la verità, e lui si era ritrovato più volte a chiedersi se lei l’avesse accettata se mai gliel’avesse detta, perciò tanto valeva buttare le carte in tavola una volta per tutte “ Se ti avessi raccontato tutto da subito, avresti creduto e accettato ogni cosa? rispondimi “
Lizzie si ammutolì , in effetti non aveva tutti i torti, fino ad adesso non aveva davvero pensato ad un eventualità simile e doveva ammettere che la sua domanda era più che sensata. Avrebbe accettato la verità nuda e cruda? Avrebbe sopportato di essersi ritrovata coinvolta in una cosa al limite del soprannaturale e del paranormale? Avrebbe accettato subito o sarebbe scappata via a gambe levate, probabilmente sarebbe stata la seconda scelta, probabilmente sarebbe davvero scappata e si sarebbe allontanata , aveva ragione a domandarglielo e la risposta non poteva che essere la più ovvia “ No… probabilmente No…” andò a sedersi sulla poltrona con un tonfo, prendendosi la testa tra le mani cercando di scaricare la tensione del momento, non riusciva ad accettare la verità adesso, figurarsi accettata prima.
Atem si sedette accanto a lei e le mise la mano sulla spalla “ Lo so che adesso sarà più difficile, ma questa è tutta la verità “
“ Lo so…” lo sapeva molto bene, sapeva che era la verità anche perché i segni erano sul suo corpo e le facevano male, la sola cosa che non sapeva era come dover affrontare tutto ciò, la sua testa aveva iniziato a dare i numeri e a farle male per tutta la confusione che ci stava dentro, sicuramente le immagini atroci che aveva visto e la stessa trasfigurazione di Aknadin l’avrebbero tormentata nei suoi peggiori incubi e chissà che altro doveva aspettarsi ancora, ma per il momento la sola cosa che voleva era andarsene a casa a dormire, anche se con quell’aspetto pietoso non poteva certo andare da sua madre, come minimo le avrebbe fatto il terzo grado con mille domande varie ma non poteva neanche stare ancora lì, aveva bisogno di calma e tranquillità, almeno per un po’.
Proprio in quel momento suonò il campanello e Atem andò ad aprire e in tempo zero i passi veloci di Tea iniziarono a sentirsi lungo il corridoio e la ragazza entrò di corsa dentro il salotto correndo verso di lei e abbracciandola così forte da strangolarla “ Lizzie, grazie al cielo stai bene “ quando Marik aveva telefonato per dirle cosa era successo aveva dato i numeri, tutta la rabbia, l’odio e la furia erano sparite e al loro posto si era fatto strada il terribile pensiero che la sua migliore amica potesse essere in fin di vita o peggio morta, la sola cosa che le era premuta era di scappare da scuola in fretta e correre da lei e grazie al cielo avevano dato il permesso di poter andare via e in macchina non aveva fatto altro che guardare a quale velocità stesse andando Marik e a supplicarlo mentalmente di accelerare più che fosse possibile. Lizzie era pur sempre la sua migliore amica, quasi sua sorella, e anche se poteva arrabbiarsi non poteva di certo odiarla.
“ Più o meno “
Tea si allontanò da lei per guardarla e la trovò in uno stato davvero pietoso, il vestito era rovinato, era piena di lividi , graffi più o meno profondi, ferite vistose e alcune che avevano smesso di sanguinare da poco , quello non era certo lo stato ideale per portarla da sua madre , quella donna avrebbe fatto il diavolo a quattro non appena se la sarebbe vista in quelle condizioni e la migliore idea era di portarla a casa con lei, quanto meno il tempo di rimettersi un po’ senza dare sospetti a sua madre “ Non hai niente di grave, vero?”
“ Solo un po’ di mal di testa “
Tea la cinse con un braccio intorno le spalle “ Andiamo, ti porto a casa mia “ e senza aggiungere altro, superarono il resto del gruppo e salirono in macchina da Marik, rimasto lì per aspettare che Tea scendesse con Lizzie e partirono per andare prima a casa di Lizzie a prendere qualche vestito e poi a casa di Tea.
 
“ Sperò che tu stia scherzando?! Che diavolo ti è saltato in testa?!” Duke era sconvolto quasi quanto lo erano Tristan e Bakura , anche se a lui sembrava quasi non importare visto che era più concentrato a giocare con il cane che ad ascoltare la loro conversazione. Raccontare a Lizzie la verità a Duke non sembrava affatto una buona idea, non sapevano se di Lizzie potevano fidarsi , tanto meno come l’avrebbe affrontato in seguito. Va bene che ormai non è che avessero avuto chissà quale scelta secondaria, ma era stato azzardato  quasi idiota fare una cosa simile.
“ Che altro avrei potuto fare, sentiamo” forse nessuno di loro si rendeva conto di quanto delicata era la situazione, Lizzie era stata quasi uccisa da Aknadin, dille la verità era l’unica cosa sensata che potesse fare in quel momento.
Bakura, mentre continuava a giocare con Anakin, sdraiato a mancia in su sulle sue gambe , disse “ Ragazzi, Atem ha ragione, non c’era altro da fare giunti a questo punto “ Atem aveva ragione, Lizzie aveva affrontato un grosso pericolo e continuare a mentirle non aveva senso, avrebbe finito solo per peggiorare la situazione ancora di più, tanto valeva a quel punto buttare tutte le carte in tavola definitivamente e aspettare che le acque si calmassero.
Duke si girò a guardarlo, furibondo “ Tu sta zitto, che se ci ritroviamo in questo casino è solo per colpa tua “ Bakura non aveva diritto di prendere le difese di nessuno, lui aveva perso l’anello e sempre lui aveva portato Aknadin da Lizzie, era stato ripetuto più volte che Aknadin li teneva tutti sotto controllo ma Bakura era stordito e purtroppo lì nessuno poteva farci niente.
Tristan cercò di fermare la rissa prima che si venisse a scatenare, la faccia di Bakura non lasciava presagire di essere passato sopra all’accusa “ Ragazzi, evitiamo di litigare, quel che è fatto è fatto “ ormai non aveva senso piangere sul latte versato, la situazione era quella che era e la sola cosa che contava era cercare di non mettere Lizzie in pericolo, quanto meno farle capire che lei non doveva aver a che fare con niente di ciò che li riguardava , aveva già corso troppi rischi , adesso dovevano impedirle di correrne altri.
 
 
 nota dell'autrice
salve a tutti 
allora eccovi qui la reazione di Lizzie, diciamo che mi sono un pò trattenuta per non farla troppo esagerata.
vorrei fare un paio di precisazioni prima di concludere. 
la mia storia è stata accuratamente pensata e strutturata da me e dalla mia migliore amica, con un preciso inizio , un preciso svolgimento e una precisa fine e non intendo storcere niente solo perchè a qualcuno non piace che Atem e Tea litigano o che Atem e Yugi non vadano d'accordo, la mia storia funziona in questa maniera, tutto verrà chiarito o svolto nei tempi stabiliti , quindi che sia chiaro. 
inoltre, per quanto riguarda lo spirito misterioso, non ci sono dentro le divinità prese dalla mitologia egizia, ne gente che siede su troni o cose varie, il mio spirito ha un'identità precisa che verrà rivelata a tempo giusto.
ultima cosa, la storia è mia, la trama l'ho inventata io e la mia migliore amica mi sta aiutando a sistemare la stesura dei vari capitoli quindi gradirei che certe persone non si mettano in testa , per quanto siano fan accaniti, di dire che la storia appartiene anche a loro, che questo è un sogno che stanno facendo in comune con me o altre cretinate varie perchè questa storia porta il mio nome , la tecnica di narrazione è mia e l'idea è mia , non ho creato questo lavoro con gente che non c'entra assolutamente niente. spero che i diretti interessati leggano e abbiano chiaro questo particolare.
detto ciò, grazie a tutti come al solito e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 47
*** Il cammino del supplizio ***


Ormai erano gli inizi di Dicembre , le giornate si erano fatte più fredde , piovose e corte , la temperatura si era notevolmente abbassata e il freddo aveva portato con se anche piccole e brevi nevicate , segno che l’inverno stava arrivando , non si vedeva neanche un minuscolo raggio di sole filtrare dai densi nuvoloni neri che da giorni sorvolavano il cielo di Domino portando con essi lampi e pioggia battente incessante accompagnata da venti gelidi e forti. Non appena la campanella suonò , tutti i ragazzi corsero subito dentro la scuola per ripararsi dal temporale che stava per abbattersi sulle loro teste e dal vento fortissimo che si era alzato e andarono nelle loro aule a prendere posto ai termosifoni , il posto più gettonato dagli studenti nel periodo invernale. Da quando aveva iniziato ad esserci mal tempo , le giornate a scuola erano diventate insostenibili e noiose, durante le ore di educazione fisica erano tutti costretti a stare nelle aule visto che uscire fuori sotto la pioggia battente era fuori discussione e che la palestra era inagibile per problemi relativi alla struttura e all’attrezzatura scolastica, ma quel giorno si presagiva più insopportabile degli altri perché era il momento in cui i professori avrebbero consegnato le pagelle trimestrali. Chi era riuscito a risanare le insufficienze o a portare a bordo compiti e interrogazioni nei tempi stabiliti con ottimi risultati poteva dirsi più che soddisfatto, ma chi si era ritrovato arretrato con il programma e non era riuscito a sostenere lo stress scolastico di quel periodo aveva timore perfino a mettere piede in classe. Soprattutto Tristan era depresso, metà dei suoi voti erano composti da insufficienze più o meno gravi e il solo pensiero di trovarsi in mano la pagella con quegli inguardabili voti bassi lo gettava nella disperazione più nera, se ne stava accovacciato sul banco con la testa nascosta nelle braccia a piagnucolare come un cagnolino bastonato.
“ Dai Tristan, non fare così “ ad Atem , così come a Bakura , veniva dal ridere a vederlo comportarsi in quella maniera, si considerava il più adulto del gruppo e poi alla fine scoppiava a piangere perché aveva paura che i suoi voti fossero insufficienti. Certamente lo capiva, a nessuno piaceva avere insufficienze nella propria pagella ma comportarsi in quella maniera era troppo esagerato, non moriva certo qualcuno se aveva dei voti poco soddisfacenti , infondo era solo il primo trimestre, se non fosse andato bene quello avrebbe recuperato con il prossimo.
Tristan non digerì la battuta di Atem, si sollevò dal banco e gli urlò “ Ma certo, per te è facile parlare, non hai problemi di insufficienza “ lo avrebbe volentieri ucciso con le sue mani se non fosse stato uno dei suoi migliori amici, era normale che Atem lo sfottesse , i suoi voti erano uno più alto dell’altro, le sue interrogazioni sempre impeccabili e i suoi compiti non avevano neanche uno stramaledetto errore, soprattutto e ovviamente quelli di matematica e geometria. Gli egizi avevano inventato una delle materie più vomitevoli che potessero esistere e se non sapeva risolvere lui gli i problemi di geometria, i calcoli più intricati di matematica e i compiti di fisica , non vedeva chi altri potesse farlo in maniera così scientifica e perfetta.
Duke mollò un colpo alla spalla di Tristan, dopo aver ascoltato il suo sfogo “ Ehi, Tristan, sei arrabbiato già di prima mattina?”
“ Duke, per favore “ ci mancava anche che Duke facesse le sue solite battute poco carine , sembrava che tutti ci provassero gusto a prendersi gioco di lui e delle sue insufficienze, ma il bello doveva ancora venire con Duke. Non appena avrebbe avuto la sua pagella e Tristan ci avrebbe trovato anche una sola insufficienza avrebbe riso così forte da farlo vergognare per il resto della sua vita, e questa fu una promessa che si fece.
Il ragazzo scoppiò a ridere e afferrò la prima sedia che gli capitò a tiro e si sedette , rilassandosi un po’ prima dell’inizio della lezione “ Allora, qualcuno di voi a notizie di Lizzie? so che è a casa di Tea ormai da una settimana ma di altro non so niente , e voi?”
Sia Bakura che Tristan scossero le teste, nessuno di loro aveva avuto notizie da parte di Tea sulle condizioni di Lizzie e in effetti non avevano avuto neanche la possibilità di poterle parlare con tutti gli impegni che avevano avuto per colpa della scuola in occasione della consegna delle pagelle trimestrali e Tea non aveva neanche speso due minuti del suo tempo per metterli al corrente , sembrava che volesse tenersi tutto per se escludendo tutti loro, come se Lizzie non fosse anche loro amica. Certo volte nessuno di loro riusciva a comprendere quella ragazza e i suoi bizzarri modi di pensare.
Neanche Atem sapeva niente sulle condizioni di Lizzie, aveva provato a inviarle più di un messaggio a farle innumerevoli telefonate ma lei non gli aveva mai risposto e in fondo lo capiva, se si era trovata in quelle condizioni la colpa era soltanto e sempre sua. Era lui la causa di tutto quello che accadeva alla gente che gli stava intorno e se Lizzie si era trovata in quella situazione contro Aknadin la colpa era attribuita a lui, le aveva mentito per troppo tempo e con le giuste intenzioni ma alla fine la verità era stato costretto a dovergliela rivelare comunque e nel peggiore dei momenti e che non volesse aver a che fare con lui era più che comprensibile visto l’accaduto, solo che non riusciva a starsene tranquillo per quanto fosse al sicuro nelle mani di Tea. Si sarebbe anche accontentato di una telefonata carica di disprezzo , ma non aveva ricevuto neanche questo ed era molto peggio di quanto pensasse. Tea si era fatta carico di prendersi cura di Lizzie e di aiutarla a riprendersi, ed era una bella fortuna vista la situazione, Lizzie aveva bisogno di stare tranquilla per un bel po’ e se non voleva chiamarlo o farsi viva era meglio così, aveva bisogno di rilassarsi.
 
Lizzie era ancora a letto , ma non riusciva a riprendere sonno dopo essere stata svegliata dalla delicatezza da scaricatore di porto che caratterizzava Tea tute le sante mattine che metteva i piedi a terra quando si svegliava. Se ne stava a guardare il soffitto , a pensare a gli ultimi avvenimenti che le erano capitati in quel periodo, non solo all’attacco di Aknadin e a quello che le aveva fatto passare, ma a quanto aveva scoperto su Atem.
Era un faraone dell’antico Egitto, chiunque avesse sentito una cosa simile sarebbe scoppiato a ridere, prendendolo per pazzo e consigliandogli uno psicologo, ma lei non era chiunque , era una ragazza sfigata incappata in una storia assurda e allo stesso tempo reale e pericoloso , e pensare che i dettagli erano stati sotto al suo naso per tutto il tempo ma lei non ci aveva fatto neanche caso, non c’era stato nessun campanello d’allarme che l’aveva messa in guardia su quella simpatica comitiva di ragazzi che fin da subito aveva mostrato di avere qualcosa che non andava. Era stato tutto evidente fin dall’inizio, al torneo c’era stata quella cupola oscura creata da quel mostro con la tunica, i comportamenti assurdi che riguardavano gli oggetti d’oro e poi Atem.
Ma come poteva sapere che dietro a quel gruppo di amici c’erano insidie simili , soprattutto dietro Atem, l’ultima cosa che avrebbe mai immaginato era che Atem fosse un Faraone dell’antico Egitto , quindi una persona vissuta più di 3000 anni prima in un'altra epoca e in un altro continente e che tra le altre cose doveva essere morto, mummificato e sepolto dentro un sarcofago ficcato sotto terra e sepolto da tanti gingilli d’oro che facevano parte del corredo funebre. E invece era vivo e vegeto , viveva nel mondo moderno e per di più negli Stati Uniti, vestiva come tutti gli altri ragazzi, andava a scuola, parlava e scriveva correttamente la sua lingua e si comportava come un perfetto diciottenne del ventunesimo secolo visto che a quanto sembrava a diciotto anni doveva esserci morto e quindi anche la storia della parentela con Yugi era solo una finzione comoda per vivere sulla terra dal momento che si faceva spacciare per il fratello maggiore di quel ragazzino che in realtà era la sua reincarnazione. già al solo sentirsi raccontare tutta quella storia le era venuto mal di testa, ripensarci adesso le faceva venire da vomitare. E ovviamente mansione d’onore a gente posseduta da spiriti dannati in cerca di vendetta che avevano viaggiato 3000 anni nel tempo e nello spazio per vendicarsi di uno sterminio di massa , gente affetta da schizofrenia acuta che aveva ucciso altra gente che non centrava niente solo perché la sua vita era stata ben peggiore di Timon la Suricata del Re Leone e sacerdoti impazziti che uccidevano a destra e a manca solo per avere sette cosi d’oro per risvegliare chissà quale forza malvagia e distruggere il mondo. A volte, in quei giorni, si era ritrovata a domandarsi come faceva Tea a sopportare tutto ciò senza impazzire, doveva avere una soglia della resistenza mentale molto forte per non sbroccare di brutto.
Comunque fosse, doveva ammettere di essersi ritrovata ad avere a che fare con una cosa più grande di lei ed era meglio se per un po’ nessuno di loro si faceva sentire ne vedere, soprattutto Atem per quanto sentiva la sua mancanza e trovava fastidioso che in quei giorni non le avesse inviato neanche un messaggio , Tea diceva che se non chiamava era perché sapeva che era stressata e che aveva bisogno di riposarsi e di riprendersi , ma Lizzie sentiva lo stesso la sua mancanza.
 
Seto non riusciva a trattenersi , ridere era più forte di lui “ E così le avete detto la verità, in effetti mi domandavo quanto ci avreste impiegato a coinvolgere anche Lizzie in questa storia “ la prima cosa che aveva fatto appena aveva messo piede in classe era stata quella di ascoltare di sfuggita e involontariamente la conversazione di Atem e dei stupidi amici, il faraone aveva finalmente coinvolto un'altra persona innocente nelle sue questioni personali e familiari rimaste irrisolte da secoli , e non certo una persona qualsiasi ma Elizabeth Brooks , l’insopportabile figlia del Presidente Harrison Brooks, che gli aveva fatto passare un brutto quarto d’ora durante il suo torneo, che da questo momento si sarebbe trasformata in una paladina della giustizia mancata. Avrebbe pagato milioni per assistere al momento in cui Atem le diceva la verità e vedere la reazione di quella bisbetica odiosa, ma anche il racconto gli andava bene, tanto chiunque conoscesse Atem non poteva non venire messo in mezzo a questioni di cui avrebbe fatto volentieri a meno di venire coinvolto. La sola cosa che gli dispiaceva era che di una settimana passata a frequentare la scuola per le questioni scolastiche nonostante gestisse un azienda multimiliardaria che richiedeva tutti i giorni dell’anno impegno e costanza veniva a conoscenza di quel piccolo dettaglio solo adesso.
Atem era più che infastidito dal sarcasmo di Seto, per tutta la settimana non aveva dato il suo solito tormento a nessuno di loro , ma proprio quel giorno , e proprio durante l’intervallo , Tristan e Duke dovevano mettersi a parlare di Lizzie e proprio mentre stava passando Seto, che al posto delle orecchie aveva due antenne paraboliche e adesso li stava sfottendo come se fosse una cosa normale, ovviamente per Seto lo era ma per lui era una grande rottura di scatole avere a che fare con Seto pure in circostanze delicate come quella “ Mi auguro che tu abbia vinto la scommessa “
“ Dì un po’, ma non hai altro da fare tu, riccone da quattro soldi?” fu questa frase , detta da Duke, che Seto avviò la discussione piena di insulti e prese in giro contro di lui e Tristan che iniziarono subito a litigare con Seto.
Atem fu costretto ad assistere a quei tre che si dicevano di tutto e di più , almeno fin che Tea non lo chiamò “ Atem… “ si voltò verso di lei, quasi incredulo che gli stesse rivolgendo la parola dopo più di due settimane di indifferenza totale , ma prima che potesse dire qualcosa lei lo anticipò “ Ti devo parlare “
 
Atem e Tea salirono sul tetto della scuola, aveva smesso di piovere da un bel po’ ma il cielo era ancora nuvoloso e il pavimento era ancora bagnato e pieno di pozzanghere , l’aria era ancora carica di umidità e i nuvoloni neri che si addensavano sulle teste dei due ragazzi erano ancora carichi di pioggia e di elettricità, il tempo non era ancora del tutto scarico e alcuni piccoli lampi illuminavano l’ammasso grigio che si andava a condensare sopra la città e ogni tanto cadeva qualche piccola gocciolina sparsa.
Tea chiuse la porta e si voltò a guardare Atem, il sguardo faceva trapelare la rabbia che provava per lui e le sue parole non furono da meno “ Tu sei davvero un idiota! ” non era riuscita a trattenersi, come al solito le parole le erano uscite di getto senza mitigare il carico di risentimento e di frustrazione che nutriva nei confronti del faraone ormai da parecchio tempo.
Atem sospirò profondamente, infilando le mano in tasca “ Va bene, che ho fatto stavolta?” quando gli aveva detto che doveva parlare con lui si era aspettato delle scuse e invece si stava preparando a scatenare l’ennesima discussione in cui gli avrebbe dato la colpa di qualcosa che sicuramente non aveva fatto , voleva davvero vedere cosa si era inventata stavolta per condurlo sul tetto a morire di freddo.
“ Che hai fatto? hai detto a Lizzie la verità, come ti è saltato in testa?!” lo spinse adirata, costringendolo ad indietreggiare per non perdere l’equilibrio e cadere a terra. Lizzie era sconvolta , quando l’aveva riportata a casa era scoppiata a piangere per sfogare tutto il carico di emozioni che l’aveva sopraffatta e , incluso lo shock nello scoprire chi davvero era Atem e che cosa c’era dietro la bella storia che si erano inventati tutti, inclusa anche la colpa che le aveva affibbiato per non averle detto la verità fin da subito. Aveva passato tutta la settimana a cercare un modo per parlare con Atem di quanto accaduto, ma più vedeva Lizzie in quello stato più le saliva la voglia di ammazzare Atem con le sue mani.
“ E allora? Dopo quello che è successo che avrei dovuto fare? prenderla ancora in giro?” eccola la, la cara e premurosa Tea pronta a fare scoppiare una guerra come al suo solito. Forse dimenticava che Lizzie era stata quasi ammazzata da Aknadin e che se era viva era stato solo per il tempestivo arrivo di Marik , dopo una cosa del genere nasconderle la verità sarebbe stata una grossa stupidaggine e non sarebbe servito a niente dopo quanto accaduto, quella era la cosa più logica da fare , cosa che gli altri grazie al cielo avevano compreso anche se dopo una lunga discussione di ben due ore abbondanti passate a giustificarsi. Ma Tea non era come gli altri, lei pretendeva di avere ragione sempre e comunque su tutto.
Tea puntò le mani sui fianchi “ Magari potevi aspettare il mio arrivo, per darle un sostegno psicologico “
“ Sostegno psicologico? “ rimase sconvolto da quello che usciva dalla bocca di Tea e non scoppiò a ridere solo per non complicare di più la situazione “ Lizzie ha rischiato di farsi uccidere e io dovevo aspettare te per dirle la verità? E magari farla uscire fuori di testa più di quanto già non fosse? Si è svegliata sotto shock nel caso non l’avessi capito “ questa era davvero comica , Lizzie per poco con impazziva e lui doveva tenerla buona finchè Tea non si fosse fatta vita, come se avesse concluso qualcosa dopo che sarebbe stata lì a darle sostegno psicologico.
“ E tu le hai dato il colpo di grazia “
“ E che cosa avrei dovuto fare, mentirle ancora? Ti rendi conto che se è viva è solo per miracolo? Tu che avresti fatto al posto mio , sentiamo “ incrociò le braccia sul petto aspettando che lei gli desse una risposta per giustificare le sue accuse. Visto che era così brava a farlo sentire un verme tanto valeva che glielo dicesse lei come si doveva affrontare una cosa del genere. Ovviamente lei non le rispose, aveva colpito proprio il punto dolente della questione visto che non sapeva cosa dirgli ma questo non gli bastò per farlo sentire soddisfatto pienamente “ Avanti, se fossi stato io a trovarmi nella situazione di Lizzie e tu nella mia, a dover dare spiegazioni o tranquillizzare qualcuno, cosa avresti fatto?” Tea abbassò gli occhi, era più che evidente dal suo silenzio improvviso che neanche lei sapeva come avrebbe gestito la situazione, perché c’era una sola maniera di farlo ed era ciò che aveva fatto lui “ Come pensavo, sai solo parlare inutilmente. Ciò che ho fatto, l’ho fatto perché sono stato costretto. Lo sai benissimo che avrei fatto l’impossibile per proteggerla , tengo a lei più di quanto possa tenere alla mia stessa vita e tu lo sai, perché anche tu le vuoi bene “ le diede un ultimo sguardo e la superò, dirigendosi verso la porta per andarsene via. Tea doveva saperlo che tutti e due provavano lo stesso affetto per Lizzie, come voleva proteggerla lei voleva proteggerla anche lui e tutto ciò che aveva fatto , l’aveva fatto soltanto per Lizzie, l’unica persona che non meritava di finire coinvolta in quella questione , non dopo quanto accaduto.
“ Co...cosa…?!” teneva a lei più della sua stessa vita e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ma perché, perché doveva proteggerla a qualunque costo, perché avrebbe dovuto mettere a rischio la sua stessa vita per proteggerla da qualcosa che non la riguardava. I sentimenti che lei nutriva per Lizzie andavano oltre la semplice amicizia, erano come due sorelle , si conoscevano dai tempi dell’asilo e avevano frequentato insieme le elementari e le medie e anche dopo il suo trasferimento erano rimaste in contatto aspettando il momento in cui si sarebbero riunite per poter essere di nuovo vicine come prima, ma Atem non aveva alcun motivo per volerla proteggere a qualsiasi costo. Aveva conosciuto Lizzie ad un torneo, erano diventati amici e nessuno poteva metterlo in dubbio ma conosceva Lizzie, si sarebbe allontanata da tutti visto cosa era successo e come era ridotta perciò Atem non aveva alcun motivo per volerla proteggere se presto si sarebbe distaccata da tutti. A meno che non c’era qualcosa ben più profondo da parte sua nei confronti di Lizzie. No, non poteva essere così, si rifiutava di crederci, eppure sembrava davvero così. Non ci vide più , non ragionò più, la sola cosa che le saltò alla testa fu solo quella di corrergli dietro prima che aprisse quella porta e se ne andasse, lo afferrò per il polso e si piazzò davanti a lui, ostruendogli il passaggio e impedendogli di aprire quella porta “ Aspetta… “
“ Fammi passare “ qualsiasi altra cosa aveva da dirgli non gli interessava, Tea aveva esagerato come al solito e si era stancato di ascoltarla.
Tea poggiò la schiena contro la porta di ferro e con tutto il coraggio che riuscì a tirare fuori pronunciò le uniche parole che temeva più di qualsia altra cosa, parole che le inumidirono gli occhi  “ Provi qualcosa per lei, vero?”
 
Yugi camminava per strada con Anakin, che camminava tranquillamente accanto a lui legato al guinzaglio. Non si era sentito molto bene quel giorno, gli incubi continuavano ancora e non aveva chiuso occhio tutta la notte, come ormai era consuetudine , quando si era alzato dal letto si era ritrovato la faccia completamente bianca e due occhiaie nere che avrebbero fatto impressione pure a uno zombie , ma Anakin doveva essere portato dal veterinario per fare il libretto sanitario e i controlli generali e anche se faceva freddo a Yugi non dispiaceva uscire un po’ di casa , almeno non avrebbe assistito alle peripezie del nonno per correre dal medico. Erano arrivate le analisi del sangue e dalla faccia che aveva il nonno sembrava essere qualcosa di molto serio visto che si era messo a correre come un disperato per sbrigarsi e lui, per non starlo a sentire , aveva preso Anakin per farsi una passeggiata tranquilla. Non gli interessava niente dei risultati, i problemi che aveva non si potevano curare con i farmaci o le terapie , a dire il vero non si potevano curare affatto , a meno che non si arrivava a capire da dove venissero e perché li faceva.
Forse , se ne parlava con Atem , lui poteva aiutarlo a capirci qualcosa.
Si fermò nel mezzo del marciapiede, rattristandosi.
Già, Atem… lo aveva trattato malissimo in quel periodo, gli aveva scaricato addosso colpe che non aveva e che non meritava , lo aveva fatto sentire peggio di un verme dicendogli quelle cose che ingiuste. E aveva trattato male anche il nonno, che per tutta la sua vita si era preso curi di lui non come nipote ma quasi come se fosse suo figlio, e lui lo aveva trattato a pesci in faccia.
Si era arrabbiato perché gli aveva sequestrato Dueling Disk e deck, ma lo aveva fatto solo perché voleva proteggerlo e lui come lo aveva ringraziato per la sua preoccupazione?! Non rivolgendogli la parola per settimane e scaricando la frustrazione anche sul faraone, che proprio in quella storia non centrava niente. Forse era giunto il momento di chiedere davvero scusa a tutti , compresi anche i suoi amici.
Si era comportato male anche con tutti loro, rifiutandosi di averci a che fare come se fossero la causa del suo malessere, quando invece la colpa l’aveva solo una persona, Aknadin. Tutta quella storia lo stava distruggendo , aveva sopportato tante, troppe volte di dover rischiare la vita per aiutare Atem, di trovarsi in mezzo a guerre che non lo riguardavano e tutto per salvare il mondo , era stanco di tutto ciò, voleva vivere una vita tranquilla e serena e chissà, magari quando tutto questo sarebbe finito avrebbe davvero avuto una vita normale.
Anakin iniziò ad abbaiare e tirò il guinzaglio così forte da scappare dalle mani di Yugi, che si riscosse bruscamente dai suoi pensieri accorgendosi che il cane si era messo a correre lungo il marciapiede “ Anakin, torna qui “ iniziò a inseguirlo , correndo più forte che poteva per stargli dietro ma il passo dei cani, soprattutto quando correvano, era tre volte più veloce di quello degli umani e in poco tempo fu costretto a doversi fermare, sostenendosi al palo della luce per riprendere fiato. Si sentiva stanchissimo e contare che aveva corso quanto, dieci metri? Non gli era mai capitato di sentirsi così spossato, ma la stanchezza dovuta alle poche ore di sonno che faceva gli toglieva le energie e cominciò ad avvertire un forte capo giro che iniziò a far girare tutto ciò che vedeva costringendolo a chiudere gli occhi per non vomitare. Per quanto gli sarebbe piaciuto riprendersi e riposarsi un po’, doveva andare a riprendere il suo cane , per ciò si armò di buona volontà e tornò a corrergli dietro per riprenderlo.
 
Il nonno era scioccato , quando gli era stato detto che di venire d’urgenza alla clinica aveva già avuto il presentimento che ci fosse qualcosa che non andasse ma non avrebbe di certo immaginato che la situazione fosse così complicata “ Ma questo è impossibile, ha sempre goduto di ottima salute“
Il medico prese il foglio con i risultati delle analisi e lesse tutto quello che vi era riportato cercando di sintetizzare in maniera complessiva per farsi capire nella spiegazione “ Purtroppo le analisi non mentono, c’è una notevole diminuzione di emoglobina nel sangue e ciò spiegherebbe il pallore , la continua stanchezza ,  il battito cardiaco irregolare e gli sbalzi di umore. C’è anche una leggera ipoglicemia dovuta a un calo di zuccheri , e naturalmente la pressione bassa e il sottopeso “
Il nonno ascoltava ma si rifiutava di crederci, Yugi aveva sempre goduto di ottima salute, aveva sempre mangiato regolarmente, svolto attività fisiche in maniera eccellente , tutte le analisi fatte in passato avevano sempre portato buoni risultati senza mostrare complicazioni di qualche tipo e invece adesso la sua salute era peggiorata e nessuno se n’era accorto fino a quel momento. Aveva intuito che Yugi non era più lo stesso ma non gli aveva mai detto di stare male.
Il medico prese un foglio e gli mostrò una lista di farmaci prescritti per Yugi e gli indicò la prima riga “ Queste qui sono delle piccole compresse di ferro , deve prenderne dopo pranzo e tre dopo cena, basta solo metterle sotto la lingua “ poi gli indicò la seconda fila “ Queste qui sono in vece delle bustine di ferro in polvere, ne deve prendere una ogni ventiquattro ore accompagnata da qualche spuntino e per ipoglicemia basta solo che mangi sostanze zuccherate, anche qualche cucchiaino di miele al giorno “
“ E per quanto tempo deve fare questa cura?”
“ Per almeno un mesetto, e naturalmente non deve stressarsi più del dovuto “ si alzò dalla sedia seguito dal nonno , al quale strinse la mano “ Ci vediamo fra quindici giorni per fare il controllo della pressione “
“ Va bene, grazie Dottore “
 
Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, se ne stava appoggiata alla porta di ferro con gli occhi bassi , attendendo con paura la risposta di Atem. Non sapeva nemmeno lei perché gli aveva fatto quella domanda, si sentiva strana; doveva sapere la verità ma al tempo stesso aveva paura di sapere quello che le avrebbe detto, non era più tutto come prima. Da quando era arrivata Lizzie, il loro rapporto d’amicizia era cambiato degenerando ogni giorno che passava , all’inizio era convinta che il tutto fosse scatenato proprio dalla sua stupida gelosia infondata, che fosse solo la sua immaginazione a scatenare quei litigi , ma da un po’ si era accorta che qualcosa era cambiato anche nel rapporto tra Atem e Lizzie. Ormai non era più sicura niente, e sapere la verità la terrorizzava, ma doveva saperlo, almeno sarebbe stato meglio soffrire per qualcosa di concreto che per dei sospetti.
Atem era stato preso in contro piede , era una domanda inaspettata quella che gli aveva fatto Tea “ Come, scusa?”
Tea strinse i pugni e con un coraggio che non credeva di avere, alzò gli occhi puntandoli dritti in quelli di lui e gli urlò “ Ti ho chiesto cosa provi per Lizzie “ era sul punto di scoppiare in lacrime, le veniva maledettamente difficile sopportare tutto quel carico di stress emotivo , ma doveva sapere se Atem era innamorato di lei o se comunque provava qualcosa che potesse trasformarsi con il tempo in amore vero e proprio.
Atem cominciò a sentirsi strano, quella ragazza era riuscito a destabilizzarlo nel profondo , il cuore cominciò a battere fortissimo dentro al suo petto. Cosa provava per Lizzie, non se lo era mai chiesto prima d’ora una cosa simile , insomma era sua amica, era molto diversa da Tea sia per carattere che per comportamento , sapeva essere a tratti arrogante e a tratti dolce, gli piaceva stare insieme a lei proprio come era accaduto quando lo aveva invitato a casa sua, ma che cosa provasse davvero per lei non se lo era mai domandato e a dire il vero non lo sapeva e se non lo sapeva , non riusciva a rispondere a Tea e neanche a guardarla in faccia. Fu costretto a distogliere gli occhi da lei, a guardare da qualche altra parte sentendosi per la prima volta bloccato per davvero “ Io…. io non… “
“ RISPONDIMI “ glielo urlò con tutta la voce che aveva nelle corde vocali, il respiro iniziò ad affannarsi, le lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance contro la sua volontà, ma ormai non aveva più niente da perdere.
“ NON LO SO “
Adesso fu lui ad urlare e Tea sbarrò gli occhi , solo per pochi istanti, per poi scoppiare del tutto a piangere. Quelle parole erano più dolorose di una risposta concreta, perché voleva dire che non sapeva che genere di sentimenti provava per Lizzie e ciò finì per far peggiorare la sua situazione, si sentì lacerata ancora di più dai dubbi e dalla sofferenza. Una persona che non riusciva a capire che cosa provava per una persona come poteva ricambiare i suoi sentimenti come aveva da sempre sperato che accadesse nei suoi sogni più segreti. Poggiò la mano sulla maniglia della porta e si voltò in fretta per aprirla e scappò via , scendendo le scale in fretta senza voltarsi a guardare se Atem era dietro di se o no, se la stava seguendo, se era rimasto indietro , voleva solo che sparisse dalla sua vista, magari proprio dalla sua vita e forse avrebbe smesso di stare male per causa sua. Cominciava a pensare che forse era davvero meglio dimenticare Atem una volta per tutte.
 
Yugi continuava a correre con il respiro affaticato lungo tutto il marciapiede cercando di stare al passo con il cane per non perderlo di vista,  Anakin per qualche strana ragione non voleva fermarsi e farsi prendere, cominciava a pensare che quel cane fosse in preda a qualche attacco di schizofrenia cronica per cominciare a correre per tutta la strada abbaiando come un pazzo scatenato. Yugi correva , ma non si accorgeva della presenza di qualcuno che lo seguiva ovunque andasse , seguendo i suoi movimenti.
Riuscì ad acchiappare il cagnolino dopo una estenuante corsa a rotta di collo e lo afferrò per il collare, riuscendo a trattenerlo “ Preso “ lo tirò in braccio, anche se le forze gli scarseggiavano, ma nonostante ciò lui continuava ad abbaiare e a ringhiare come se ci fosse qualcosa che lo minacciava “ Basta, sta zitto “ ad un tratto sentì una folata di vento alle sue spalle, come se qualcosa gli fosse passata alle spalle lasciandogli una brutta sensazione. Si voltò per guardare ma si vide solo, lì non c’era nessuno tranne lui e il suo cane, che cominciò ad agitarsi tra le sue braccia. Fu costretto a metterlo a terra e il cane cominciò a ringhiare e ad abbaiare, come se si sentisse minacciato da qualcosa e cominciò a tirarlo per i pantaloni, come ad incitarlo ad andare via “ Anakin, lasciami “ cominciò ad agitare il piede per costringerlo a lasciare la presa ma lui continuò a tirare con i denti e a lamentarsi.
Avvertì di nuovo una presenza seguita da uno spostamento d’aria , stavolta accanto a lui e dalla coda degli occhi intravide di sfuggita una figura oscura che lo sfiorò. Un brivido di terrore gli attraversò la colonna vertebrale , dei brividi lo fecero raggelare e delle gocce di sudore freddo corsero sulla guancia. Afferrò il guinzaglio di Anakin e si mise a camminare velocemente , seguito dal cagnolino che gli stava accanto con un passo veloce, quasi simile ad una corsa , per raggiungere l’uscita di quel vicolo e rimettersi in strada.
Purtroppo , nonostante cercasse si fare più in fretta che poteva, continuava a sentirsi osservato e seguito da qualcuno, si guardava intorno alla ricerca di qualcosa che neanche lui conosceva e aumentava sempre più il passo per cercare di seminare qualsiasi cosa gli stesse andando dietro. Si infilò in un vicolo, una scorciatoia rapida per arrivare a casa molto di  prima e che di solito usava quando voleva sbarazzarsi dei bulletti che ogni che ogni tanto lo tormentavano. Ad un tratto qualcosa lo afferrò per una caviglia bloccandogli il movimento, osservò cosa lo aveva acchiappato e rabbrividì , era una mano spuntata dall’asfalto , completamente. Urlò dalla paura e con uno strattone si liberò dalla presa , velocemente caricò il cane in braccio e cominciò a correre più che poteva mentre si sentiva toccare da inquietanti mani che spuntavano davanti a lui e che cercava di evitare. Svoltò in fretta l’angolo strisciando con i piedi , ma stavolta fu bloccato sia per le caviglie che per i polsi da mani che spuntarono sia dall’asfalto che dai muri degli edifici che lo circondavano, costringendo Anakin a saltare e a piazzarsi davanti a Yugi , ringhiando e abbaiando contro il nulla come se avvertisse una minaccia per se stesso oltre che per il suo padrone, e infatti c’era davvero una minaccia, dal nulla apparve Aknadin , con il suo sorriso diabolico in faccia “ Ciao, Yugi “
 
Tea rientrò a casa, posando le chiavi e la pagella sul tavolo della cucina e mollando lo zaino da qualche parte a terra senza badare a dove finiva e con lo sguardo basso e privo di emozioni si andò a sedere sul divano, lasciandosi scivolare con un tonfo sulla pelle lucida. Erano usciti da scuola subito dopo l’intervallo per l’assenza della professoressa di latino e per Tea era stata una grande gioia saperlo, aveva passato quel poco di tempo rimasto dell’intervallo in bagno a piangere , a pensare a quanto sia stata stupida a perdere tempo dietro ad Atem, a sperare  che uno come lui potesse ricambiare i suoi sentimenti o quanto meno provarne. Non sapeva cosa provava per Lizzie, non era in grado di capire se era innamorato o no di una ragazza e quel Non lo so le era sembrato peggio di una pugnalata al cuore.
Atem era innamorato di Lizzie?
La considerava  solo un amica?
Provava solo affetto o c’era qualcos’altro?
Non lo sapeva e forse non lo avrebbe mai saputo e lui non glielo avrebbe mai detto , o quanto meno non sarebbe mai stato in grado di dirglielo oppure non lo capiva, ma comunque fosse non aveva speranze con lui, la loro amicizia si era incrinata troppo e se passavano ogni giorno a litigare come poteva anche solo immaginare di stare insieme a lui come desiderava da sempre soprattutto con l’ombra di Lizzie tra di loro. Gli occhi le si inumidirono di nuovo di lacrime, ma non le avrebbe fermate stavolta, non ne aveva più la forza e lasciò che scorressero sul suo viso in modo da poter alleviare la sofferenza che le tartassava l’anima.
“ Ehi, Tea”
La voce allegra di Lizzie fece eco in tutta la casa, ma non le rispose , rimase ferma e seduta sul divano senza dire neanche una parola ne darle un saluto.
Lizzie si avvicinò al divano , con un bel sorrisone in faccia “ Allora, posso vedere questa tanto attesa pagella?” ma il sorriso si spense , Tea stava piangendo, stava piangendo a dirotto e si preoccupò “ Tea?!” si sedette subito sul divano accanto a lei, mettendole una mano sulla spalla “ Tea , che succede?”
Lei si alzò di scatto, puntandosi davanti a Lizzie, con i pugni serrati che tremavano e le lacrime che scorrevano come un fiume in piena dagli occhi “ Voglio che tu… mi dica la verità “ la voce le tremava ma non era mai stata così determinata in tutta la sua vita , forse le avrebbe fatto male , forse le avrebbe alleggerito il peso o forse l’avrebbe aiutata a comprendere , non lo sapeva, ma almeno su una cosa era sicura e cioè che non poteva più spettare e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa la bloccò “ Sei innamorata di Atem?”
Lizzie si sentì morire, sbarrò gli occhi e spalancò la bocca, il respiro le si mozzò in gola e temette che il suo cuore si fosse fermato. Tea invece la osservava , il suo sguardo tagliente era pieno di rabbia, odio e sofferenza, la causa di tutto era lì, davanti a lei e si chiamava Elizabeth Brooks , che adesso le avrebbe confessato ogni cosa. se Atem non sapeva cosa provava per lei era un conto, ma dal primo giorno che si erano conosciuti aveva capito che Lizzie non era rimasta indifferente ad faraone, i suoi sorrisi cambiavano ed erano tutti rivolti a lui, i suoi occhi luccicavano ogni volta che lo vedeva e adesso era stanca, voleva delle conferme anche se avrebbero potuto farle male , ma ormai il danno era stato fatto e Lizzie non avrebbe potuto aggiungere più sofferenza di quanta già non ne provasse.
 

nota dell'autrice
salve a tutti,
allora eccovi qui il nuovo capitolo dove succede di tutto e di più, spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate 

Nota della collaboratrice/ migliore amica di Butterflygirl
I soliti rompi scatole a cui non va bene l'ottanta percento della storia ( Litigi tra Atem e Tea o mostri mutanti che per forza devono sedere su un trono ridicolo o avere forme e identità assurde ) sono pregati di non rompere e di accettare tutto quello che leggono in santa pace e di ricordare che le droghe allucinoggene fanno maleXD
a tutti coloro che invece leggono e che si divertono non posso fare altro che ringraziarli tantissimo per le divertenti recensioni che lasciano a questa storia , senza le quali sarebber già stata cancellata molto tempo fa.
lasciate tante recensioni, passate parola dell'esistenza di questa storia ( o delirio mentale XD) e incitate altri a commentarla, ci fa solo piacere

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Capitolo 48
*** Nella tela del ragno ***


Lizzie era rimasta bloccata, come se ad un tratto si fosse trasformata in una statua di pietra e non riuscisse più a muoversi. Tra lei e Tea era sceso un silenzio tombale , la tensione era alle stelle e gli occhi rabbiosi di Tea erano riversati nei suoi e Lizzie sentiva come se un grosso masso le stesse schiacciando il torace e degli spilli se trafiggessero il cuore e i polmoni, voleva sapere se era innamorata di Atem, ancora non poteva crederci che glielo aveva chiesto davvero , e poi perché voleva saperlo, cosa era successo per spingerla a farle quella domanda, deglutì e cercò di alleggerire la tensione con una risata “ Ma che dici, sei per caso ubriaca?” provava a ridere per sdrammatizzare la situazione ma Tea non sembrò gradire, anzi finì per infuriarsi di più e Lizzie smise subito di ridere per timore di qualche reazione violenta da parte dell’amica. Ansimò sempre di più , cominciando a sudare freddo e a mordersi le labbra con i denti per non cedere alla pura e al desiderio di scappare via dalle ire funeste di una Tea che in quel momento faticava a riconoscere. Gli occhi sbarrati , i pugni serrati e il fremito della rabbia in tutto il corpo, sembrava posseduta da qualche forza demoniaca a stento controllabile.
“ Dammi… una maledetta… Risposta “ mollò un calcio al tavolino , spostandolo con il piede e facendolo strofinare sul pavimento con un movimento stridulo. Era inutile che ci provava, non era così stupida da non capire che c’era qualcosa sotto a tutta quella storia, voleva solo sapere se la sua migliore amica era innamorata del ragazza che amava e che forse non l’avrebbe mai ricambiata perché era preso da un’altra, perché forse nel profondo del suo cuore era già attratto da Lizzie anche se non riusciva a capirlo e tutto questo la stava uccidendo.
Lizzie non sapeva che risponderle, non poteva dirle che era innamorata di Atem esattamente come lo era Tea, aveva promesso a se stessa che per niente al mondo avrebbe distrutto la loro amicizia e di certo non l’avrebbe fatto per un ragazzo di cui entrambe erano innamorate. Quando Tea le parlava di Atem le brillavano gli occhi , quando lo guardava arrossiva come una bambina e quando parlava con lui c’era sempre quel leggero tremolio nella sua voce. Erano tutte  piccole cose che solo chi conosceva bene una persona poteva vedere e percepire e lei conosceva Tea da quando erano bambine, potevano dire di essersi conosciute nella culla praticamente e non era giusto che soffrisse solo perché anche lei amava Atem, non era giusto che si fossero entrambe innamorate dello stesso ragazzo , con tutto quello che c’era dietro poi “ Tea, io non… “
“ NON MENTIRMI “ era stanca di sentire scuse false, era stanca di dover stare in disparte a vedere e ad ascoltare per poter trarre delle deduzioni e alleviare sospetti di cui non aveva prove, era stanca di dover stare a spremersi e a tormentarsi ogni giorno e a farsi logorare dai dubbi, voleva conoscere la verità adesso, doveva conoscerla per il bene della sua amicizia con Atem per il bene della sua amicizia con Lizzie “ Non ce la faccio più , voglio sapere la verità e la voglio da te, sei innamorata di lui, Si o No?”
 
La supplicava con gli occhi pieni di lacrime di parlare una volta e per tutte, di rivelarle la verità più difficile che potesse dirle , ma come poteva farlo, non era una cosa che si poteva confessare con leggerezza e a dire il vero non si poteva confessare affatto , ma lo aveva capito da subito che presto o tardi sarebbe arrivato il momento del confronto. Tea non era stupida, doveva aver visto qualcosa da parte sue e per averglielo chiesto doveva essere successo qualcosa che non aveva sopportato molto e sapeva che se avesse parlato sicuramente avrebbe perso per sempre la sua migliore amica, ma non parlare sarebbe stato ancora peggio. Era convinta che non potesse esserci niente di più terribile e scioccante della sconcertante verità che le era stata detta, dell’Egitto e tutto il resto, ma a quanto pare si era sbagliata perché c’era qualcosa di ben peggiore di una semplice storia sovrannaturale in cui si era ritrovata coinvolta senza neanche saperlo, ed era trovarsi faccia a faccia con la sorella di una vita a parlare di come si era innamorata del ragazzo che amava anche lei. Arrivata a quel punto , non poteva più fare molto, Tea meritava di saperlo, forse l’avrebbe fatta soffrire, forse l’avrebbe fatta sentire meglio o forse l’avrebbe persa per sempre, non lo sapeva, ma non voleva più nascondersi e a quel punto non c’era altra scelta, era giusto così. Abbassò gli occhi anche se avrebbe voluto guardarla ma non trovava il coraggio , prese un bel respiro e sentenziò un netto “ Sì “ strinse gli occhi, da cui scesero delle silenziose lacrime amare che le rigarono le guance , si alzò dal divano e si avvicinò alla persiana del soggiorno, guardando fuori dalla finestra mentre il vento le scompigliava i capelli e decise di buttare le carte in tavola, ormai non aveva altra scelta “ Credo… di essermi innamorata di lui da quando me ne parlasti la prima volta, tutti i tuoi racconti su di lui, tutto quello che mi dicevi, aveva fatto crescere in me il desiderio di volerlo conoscere. Quando , finalmente lo aveva conosciuto, rimasi subito affascinata, non l’ho fatto a posta, te lo giuro, ho fatto di tutto per non cascarci quando ho capito che eri innamorata di lui , ho provato a non pensarci, a stargli lontana ma…. “ tirò un bel respiro , per non inalare quanta più aria nei polmoni “ Ma al cuore non si comanda, lo dicono anche nei film “
 
Era vero, al cuore non si poteva comandare e Tea lo sapeva molto bene cosa significava non potersi opporre, tutte e due erano innamorate di Atem , credeva che saperlo le avrebbe alleggerito il peso ma invece stava peggio di prima. si sentiva schiacciata dal peso delle parole di Lizzie, quella verità avrebbe dovuto aiutarla a fare chiarezza dentro al suo cuore, ad alleggerirle il peso che portava dentro l’animo ma si sbagliava, si sentiva come se le fosse crollato il mondo addosso, le gambe non riuscivano a reggerla e avevano cominciato a tremare.
Era innamorata di Atem, non sapeva niente di lui , non conosceva il suo carattere come lo conosceva lei, non conosceva il suo modo di pensare come lo conosceva lei , non sapeva confortarlo quando aveva bisogno di aiuto come sapeva farlo lei, non era capace di farlo sfogare quando era arrabbiato come sapeva fare lei, poteva conoscere la verità su di lui e sapere che cosa erano costretti a passare ogni giorno ma di certo non sapeva cosa significasse dover stare accanto ad Atem, aiutarlo a non sentirsi in colpa per quello che passava ogni giorno, Lizzie non sapeva niente di lui, conosceva il faraone da solo due mesi e non era giusto che si fosse innamorata di lui e che lo stesso Atem provasse qualcosa di non ben specificato per lei che per quanto ne poteva sapere poteva anche trattarsi di amore, mentre lei che era innamorata di lui da sempre , da quella prima volta in quel magazzino, era costretta a dover vedere distruggere la sua amicizia con lui per colpa di Lizzie e non potergli neanche dire che lo amava.
Era ingiusto, maledettamente ingiusto per quanto non dipendesse da nessuna delle due , aveva lei il diritto di essere innamorata di Atem e non Lizzie, non una persona che sapeva benissimo che cosa provasse per Atem e nonostante ciò continuava a stare in mezzo a loro perché popolava i pensieri di Atem costantemente. Non era giusto che lei, che aveva passato con Atem tre anni , passando di tutto e di più senza lamentarsi mai , ignorando perfino i costanti pericoli a cui andavano incontro solo per stare al suo fianco, veniva messa da parte , mentre Lizzie, arrivata come perfetta estranea nel gruppo, che scopriva la verità solo ora, era oggetto costante delle attenzioni di Atem come se avesse chissà quale diritto, se non fosse stato per lei Lizzie non avrebbe mai conosciuto Atem e non aveva alcun diritto di amarlo ne di farsi amare da lui.
Credeva che facendosi rivelare la verità , avrebbe potuto mettere a tacere la sua sofferenza, ma invece non riusciva a provare altro che odio , un odio sconfinato per la sua migliore amica, per sua sorella , per Lizzie.
Si voltò lentamente, ansimante , con le labbra serrate e con uno sguardo di puro odio, per guardare quella maledetta ragazza che stava voltata di spalle a fissare l’orizzonte oltre la finestra , quella maledetta ragazza che l’aveva tradita “ Ma come hai potuto…” Lizzie si voltò a guardarla, il suo sguardo era pieno di dolore e di sofferenza, stava piangendo, ma questo non riusciva a scalfire la rabbia di Tea “ Come hai potuto fare una cosa simile, tu lo sapevi e non mi hai detto niente per tutto questo tempo “ non riusciva a trattenersi , era più forte di lei.
“ Te lo giuro “ non riuscì neanche lei a trattenersi, si portò le mani sul cuore , disperata e con in preda al pianto “ Io non volevo , è successo “
“ Tu mi hai mentito, quando ti ho chiesto se eri innamorata di lui , la prima volta mi hai mentito, mi avevi detto che non provavi niente invece non era vero e stai facendo di tutto per farlo cadere ai tuoi piedi “
Lizzie scosse il capo, non era affatto vero, questo non era vero , lei non aveva mai fatto niente del genere e Tea lo sapeva “ No, ti giuro che non è vero, io non voglio averlo per me “
“ E allora perché continua a pensare a te, anche dopo quello che è successo?!” glielo urlò dritto in faccia, sputandole addosso tutto l’odio, tutta la rabbia, tutta la sofferenza che provava dentro al suo cuore. Avrebbe potuto accettare qualsiasi cosa da parte sua, ma non poteva sopportare che Atem pensasse continuamente a lei, che stesse sempre nei suoi pensieri come se fosse innamorato di lei e questo non poteva accettarlo, le faceva male , sentiva il cuore lacerato e non era capace di trattenersi , voleva tanto che sparisse dalla sua vita , voleva solo questo. Si voltò, dandole le spalle “ Ti prego vattene “
Lizzie era rimasta sconvolta e ammutolita, non poteva davvero finire così , non era giusto per nessuna di loro due rovinare tutto quello che c’era tra loro solo perché i loro cuori avevano tirato loro un brutto scherzo come quello, non era giusto “ Tea , ti prego , ascolta….”
“ VATTENE “
Lizzie voleva farla calmare, portarla a ragionare , aiutarla a superare quel momento difficile per tutte e due ma lasciò stare, preferendo fare come le aveva detto e andandosene via lasciandola sola in soggiorno a piangere tutte le lacrime che aveva, forse era meglio così e magari , più tardi, avrebbero potuto parlare con più calma della questione e provare a chiarirsi, o almeno era ciò che voleva Lizzie, che una volta nella sua stanza, chiuse la porta alle sue spalle e si buttò sul letto a piangere disperata proprio come Tea.
 
“ COSA? A QUALCUNO HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?” le urla di Joey, oltre lo schermo del pc , costrinsero Bakura e Duke a doversi tappare le orecchie per il forte rumore stridulo che la sua voce squillante aveva causato alle casse facendole fischiare “ Ma perché cavolo nessuno mi ha detto niente che Lizzie sa tutto?”
Era fuori di se, più infuriato del normale per come lo conoscevano loro ma aveva tute le buone ragioni per esserlo. Nessuno di loro, fino a quel momento, gli aveva ancora raccontato che Lizzie era stata informata della verità dal faraone a seguito dell’attacco di Aknadin ideato proprio per colpirla dal momento che aveva trovato l’anello del millennio nella sua macchina per una svista di Bakura e in effetti si vergognavano non poco a rivelare una cosa così importante dopo una settimana abbondante e solo dopo che Joey aveva chiesto se c’erano novità, ma il fatto era che se lo erano dimenticati con tutti gli impegni che avevano avuto in quei giorni e aveva tutte le ragioni del mondo per non aver apprezzato la novità. Bakura cercò di rimediare al danno, per far calmare il toro inferocito che stava dall’altra parte dello schermo e che sembrava essere pronto a sfondarlo per afferrarli tutti e ucciderli con le sue mani “ Vedi , Joey, la situazione è stata un po’ difficile da gestire e Lizzie non è il tipo da…”
“ NON MI INTERESSA , DOVEVO ESSERE AVVERTITO ANCHE IO “ incrociò le braccia sul petto indignato “ O avete pensato che vivere in un'altra città mi rendesse escluso da tutto quello che succede?!”
Bakura se la fece addosso e passò la palla a Duke con uno sguardo, che fu costretto a dover tirare le difese della squadra visto che nessuno sembrava intenzionato a farlo al posto loro dal momento che Tristan era più impegnato a giocare alla playstation piuttosto che dare loro una mano con Joey, alla faccia del migliore amico inseparabile e sempre disponibile, fosse stato per lui avrebbe lasciato che Joey li scannasse vivi “ Hai ragione , Joey, perdonaci “
Il ragazzo sospirò , calmandosi e accettando le scuse dei ragazzi dal momento che nessuno di loro poteva aver colpa sulla situazione, lì capiva perfettamente e sapeva che genere di impegni avevano con la scuola e tutto il resto anche se comunque doveva ammettere che gli dava non poco fastidio essere escluso dalle loro attività “ Comunque, altre novità oltre questa? “
 
Atem ascoltava la conversazione con Joey dalla cucina ma non ne era particolarmente interessato, continuava a pensare alla litigata con Tea e soprattutto alla sua domanda, che cosa provasse per Lizzie. Fino ad adesso non c’aveva mai pensato davvero, anche se c’erano un paio di cose che lo tormentavano nel suo rapporto con lei, quando erano insieme sicuramente smetteva di pensare a tutto il resto e anche la situazione peggiore migliorava improvvisamente dimenticandosela per un po’ e tutti i problemi che aveva non solo di natura sovrannaturale ma anche quotidiani, riusciva a scordarseli. Per non parlare di come si sentiva quando erano insieme , e si ritrovavano vicini , a due passi l’uno dall’altra e i loro sguardi si incrociavano, sentiva lo stomaco in subbuglio, il cuore iniziava a battergli forte , la temperatura corporea saliva cos tanto da cominciare ad avere vampate di calore improvvise che gli mandavano a fuoco la faccia.
Due mani, sbattute come due piatti e la voce del nonno che urlò “ Sveglia “ fecero sussultare e spaventare Atem, che si ritrovò a guardarlo traumatizzato “ Scommetto che non hai sentito niente di quello che ti ho detto, vero?” era arrabbiato al solo guardare la pagella di Yugi, il cervello scollegato di Atem dal pianeta Terra finì per fargli perdere le staffe. Ormai capitava fin troppo spesso che Atem avesse il cervello fuori dal mondo almeno tanto quanto capitava che Yugi si comportasse come se fosse stato morso dalle tarantole, anche se almeno su di lui si era capito che cosa c’era che non andava e la sorpresa era stata uno shock, se adesso si ci metteva anche il faraone era davvero messo nei guai, ci mancava solo se avesse qualche problema pure lui e visto che il cervello lo aveva collegato sul pianeta Marte sicuramente qualche ragione doveva esserci “ Non è che stai male pure tu, vero?”
“ No…. no, sto bene “
Il nonno gli tolse il piatto di mano prima che lo buttasse a terra con la testa tra le nuvole che aveva “ Anche Yugi ripeteva sempre che stava bene, guarda poi com’è andata a finire, da quanto è che non vi parlate più?”
“ Ho perso il conto “ tirò la sedia da sotto il tavolo e si sedette, un altro dei tanti problemi che aveva era anche Yugi, ormai non ricordava più quando era stata l’ultima volta che si erano salutati o rivolti la parola. Era sempre abbattuto e depresso, arrabbiato con tutto e tutti e se doveva essere sincero aveva un po’ di timore a parlargli , non sapeva come poteva girarsi ne se avrebbe voluto fare pace con lui e adesso saltava pure fuori il suo stato di salute.
Il nonno vedeva che Atem era molto abbattuto, che fosse preoccupato per Yugi ormai era una cosa quotidiana, ma era sicuro che c’era anche dell’altro sotto, ormai aveva imparato a conoscerlo molto bene , tra lui e Yugi non c’era molta differenza caratteriale. Tirò fuori dal tavolo anche lui una sedia e gli si mise accanto, posandogli la mano sulla spalla “ Coraggio, parla, lo so che c’è dietro dell’altro a parte Yugi “ si voltò a guardarlo sorpreso e il nonno non potè far altro che sorridergli “ Credevi che ormai non abbia imparato a conoscerti?” gli strizzò l’occhio, ormai era un esperto nell’interpretare i gesti e i comportamenti di tutti e due, quando avevano un problema tendevano a isolarsi da tutto e  stare per i fatti propri “ Dai , spara “
Il faraone lo guardò titubante, non sapeva cosa dirgli ne soprattutto come dirglielo, era la prima volta che gli capitava di parlare con qualcuno di certe cose come se fosse una normale chiacchierata, ma lui voleva saperlo a ogni costo e non potè fare altro che assecondarlo, forse , chissà, avrebbe trovato qualche risposta a domande che fino ad adesso non si era mai porto ma che iniziavano a tormentarlo “ Ecco… riguarda … “
Dal corridoio , la voce di Duke urlò “ Ehi, noi andiamo “
“CIAO” fu la risposta che il nonno e Atem dettero in coro a quei tre che ormai facevano veramente come se fossero a casa loro, poco ci mancava che chiedevano pure le copie delle chiavi di casa per fare entra ed esci come se fosse la cosa più normale che ci fosse. Quando la porta si richiuse , il nonno si rimise più comodo sulla sedia pronto ad ascoltare ogni cosa e Atem capì che non poteva scappare da quella situazione alquanto imbarazzante , se qualcuno gli avesse detto in passato che si sarebbe ritrovato a parlare di certe cose con il nonno del suo migliore amico nonché reincarnazione, sarebbe scoppiato a ridere, ma stava accadendo davvero e sapeva che il nonno non avrebbe gettato via la spugna. Pertanto, prese un bel respiro e parlò “ Riguarda Tea…” il nonno fece una faccia meravigliata e stupita, quasi incredula e con un luccichio di comicità negli occhi accompagnato da un piccolo risolino, e Atem si ritrovò un po’ infastidito da quello sguardo “ Non cominciare a pensare male, va bene?”
Il nonno alzò le mani “ Non ho neanche parlato “ in verità stava per scoppiare a ridere, ormai conosceva uno ad uno tutti gli amici di Yugi, anche se non parlavano direttamente sapeva cogliere dai loro gesti e sguardi le più piccole sfumature e anche se aveva problemi di vista non ci volevano di certo gli occhiali per capire che Tea aveva una cotta per Atem. Ogni volta che la vedeva la prima cosa che notava in lei era che quando vedeva Atem gli occhi le cominciavano a brillare e ovviamente Atem non se ne era mai accorto , certe volte si era ritrovato a pensare a cosa avesse quel ragazzo nella testa al posto del cervello per non rendersi conto anche vagamente di piacere a Tea, ma chissà che adesso non si fosse dato una svegliata e avesse capito qualcosa, per parlare di Tea doveva sicuramente essere successo qualcosa tra loro e visto il modo in cui gli aveva risposto doveva senza dubbio essere così.
Atem squadrò il suo sguardo per un po’, con un po’ di sensazioni non proprio positive nei confronti del nonno per il modo in cui lo guardava e dire che non si fidava era poco, comunque sia riprese a parlare “ è che… ultimamente si comporta in maniera strana, è sempre arrabbiata con me, come se le avessi fatto qualcosa “ il suo sguardo cambiò, diventando furioso “ Ogni scusa è buona per insultarmi e farmi arrabbiare, come se la colpa di tutto quello che le passa per la testa sia mia “ strinse i pungi così forte  che l’istinto di spaccare il tavolo della cucina cominciò a farsi strada dentro di lui.
Il nonno dovette ammettere che fu alquanto deluso, si aspettava una confessione un po’ più diversa da questa “ Oh…”
“ Tutti i giorni ha sempre un motivo per istigarmi a litigare con lei, perde le staffe per qualsiasi cosa ed è insopportabile “ si alzò dalla sedia con uno scatto violento, cercò di rilassarsi ma era tutto inutile, più pensava a Tea più aveva la sua immagine davanti agli occhi e l’ira saliva a livelli esponenziali , era più forte di lui provare odio per lei.
Il nonno ci pensò un po’ su quanto detto e la cosa non gli quadrava affatto, nessuno istigava a litigare con una persona senza una ragione valida per farlo e sicuramente Tea doveva averne una molto seria per mandare all’aria l’amicizia con il faraone “ Sicuro che non le hai fatto niente? Non credo che sia impazzita di punta in bianco “
Il faraone gli mollò una brutta occhiata “ Stai forse dicendo che è colpa mia?”  questa gli mancava, non solo aveva fatto il duro sacrificio di raccontargli quello che gli accadeva con Tea ma si doveva pure sentir dire che la colpa era sua, se non fosse stato un vecchio di settantatré anni e per di più nonno del suo migliore amico sicuramente lo avrebbe ammazzato. Cercò comunque di mantenere la calma e di andare avanti col racconto “ Comunque, oggi abbiamo litigato di nuovo e… lei mi ha fatto una domanda “
“ Che domanda?”
Ecco arrivato il momento cruciale della faccenda ma non poteva tirarsi indietro proprio su quel punto , ormai c’era dentro e non gli restava altro che parlare del nocciolo della questione, per ciò prese un bel respiro e si preparò “ Mi ha chiesto… cosa provo per Lizzie “
Il nonno restò alquanto sconvolto, di tutte le cose che poteva aspettarsi quella era la più scioccante ma almeno aveva più chiara la situazione. A quanto sembrava c’era di mezzo Lizzie, la simpatica biondina conosciuta al torneo “ E tu che le hai detto?”
Il faraone non disse neanche una parola , si limitò solo a vagare con lo sguardo in giro per la cucina e il nonno capì ogni cosa, a quanto pareva la situazione era più ingarbugliata del normale “ Non le hai risposto?!”
“ E che avrei dovuto dirle?! Le ho detto che non lo so “ si sedette nuovamente alla sedia mentre il nonno lo sguardava “ La sola cosa che so, è che mi fa stare male dover litigare con Tea tutte le volte che ci vediamo “ si rattristò, tra lui e Tea aveva sempre funzionato alla grande, fin ora niente aveva scalfito la loro amicizia e non avevano mai litigato così tanto come adesso, neanche quando era nel corpo di Yugi era mai successo tutto questo che stava accadendo adesso ma da quando era arrivata Lizzie era cambiato tutto, Tea si comportava come se fosse pazza e ogni scusa era buona per aggredirlo, ci stava maledettamente male dover passare tutto il giorno a discutere con lei e poi quella domanda, quando gliel’aveva fatta era scoppiata a piangere come una fontana, glielo aveva letto negli occhi che soffriva e quella storia faceva stare male anche lui e non riusciva a capire perché stava succedendo tutto questo. Si portò le mani in testa, ormai aveva il cervello completamente fuso “ Non ce la faccio più “
Il nonno lo vedeva molto chiaramente che Atem , anche se non voleva ammetterlo e si nascondeva dietro la rabbia, ci stava male per tutto questo, ormai sembrava che tutti quanti in quella casa avessero perso l’allegria e almeno sul faraone aveva capito la ragione, a quanto pare sembrava essere la prima volta che si trovava coinvolto in una situazione simile il che era parecchio divertente anche se lo capiva perfettamente, c’era passato anche lui con sua moglie molti anni fa , ma a differenza del faraone aveva sempre saputo cosa voleva e soprattutto cosa provava per lei, ma il faraone sembrava essere parecchio confuso e forse la ragione era molto più complicata di quel che sembrava “Hai provato a chiedere a Tea la ragione del suo comportamento?“
Atem annuì sconsolato “ Più volte , ma non mi ha mai risposto “ più di una volta aveva cercato di capire che cosa le passasse per la testa, magari per comprendere il motivo del suo comportamento ma il risultato era stato dei peggiori, non le aveva mai dato una risposta concreta e finiva quasi sempre per prenderlo  male parole e scoppiare in lacrime.
“ Forse dovresti prima partire da questo “ il solo modo che aveva Atem per riuscire a comprendere la verità, non era solo guardare dentro se stesso e capire quali fossero i suoi sentimenti per Lizzie, doveva anche rendersi conto che c’era anche qualcun altro che come lui era nella più nera confusione, Tea non gli avrebbe mai fatto quella domanda se non fosse arrivata al limite dell’esasperazione , sicuramente doveva averci sofferto molto per arrivare a chiederglielo ed era meglio che Atem capisse il perché del suo comportamento, almeno avrebbe avuto un modo per provare a capire qualcosa di più delle persone a cui stava accanto “ Dovresti parlare con lei “
“ Perché?! per farmi insultare di nuovo?” non poteva farlo, ormai aveva rinunciato ad andare d’accordo con Tea, lei continuava a comportarsi in quella maniera e lui era stanco di doverla sopportare, non era il suo oggetto di sfogo.
Il nonno gli posò la mano sulla spalla “ Ascoltami, devi parlare con Tea, anche se vuol dire litigare per l’ennesima volta. Devi capire le sue ragioni prima di tutto “
Atem non era molto convinto , parlare con Tea non avrebbe cambiato molto anzi avrebbe peggiorato di più la situazione, voleva sapere che cosa le passava per la testa e perché gli aveva fatto quella domanda ma non era sicuro che avrebbe apprezzato molto e conoscendola avrebbe di sicuro dato di nuovo di matto o gli avrebbe dato una delle sue risposte intelligenti e ambigue dal senso sconosciuto. Se prima aveva dei dubbi su cosa sentisse dentro di se, adesso aveva altri dubbi su cosa fare , doveva pensarci bene prima di fare un passo tanto azzardato che avrebbe messo a ferro e fuoco il suo rapporto con Tea ancora di più e sinceramente ci teneva a volerlo risaldare senza litigare di nuovo, ma doveva pensarci un po’ su prima di fare qualsiasi cosa.
 
Aknadin osservava Yugi , trovava per qualche oscura ragione sempre molto divertente vederlo immobilizzato e in difficoltà , ma per quanto gli sarebbe piaciuto divertirsi un po’ con lui era lì principalmente per lavoro e su commissione del suo padrone. Yugi aveva qualcosa che a loro serviva nella sua mente , lì da qualche parte, l’energia che aveva sentito partiva proprio da Yugi e la conferma l’aveva avuta durante lo scontro per cui era arrivato il momento di operare come aveva pianificato all’inizio, ottenere il Sigillo e Yugi sembrava avere qualche indizio “ Allora, come stai?”
“ Comincio a pensare che ti sei affezionato a me, Aknadin. Ovunque vado ti ritrovo sempre tra i piedi “ cominciava ad averlo sulle scatole più di prima , sembrava che avesse un GPS incorporato da qualche parte che gli segnalasse la sua posizione, non gli era bastata dargli il tormento l’ultima volta, ci riprovava di nuovo a volerlo uccidere “ Senti, perché non mi uccidi subito e facciamo la finita?” dato che ogni volta che lo incontrava lo minacciava di ucciderlo senza poi fare niente di concreto, tanto valeva che si togliesse il pensiero una volta per tutte e che lo ammazzasse, tanto che poteva fargli ancora più di quanto gli avesse fatto?! la prima volta lo aveva quasi dissanguato con delle emorragie interne, la seconda volta lo aveva quasi ucciso tagliandogli la gola, adesso che altro poteva fargli, scuoiarlo vivo? bruciarlo su un rogo? Farlo a pezzi segandolo in due? Se aveva così tanta voglia di fare fuori la gente perché non lo faceva e basta invece di perdere tempo, tanto impigliato com’era a quelle corde non poteva muovere un muscolo.
Aknadin sorrise e scosse la testa “ Non sono qui per ucciderti, ragazzino. Ma per fare due chiacchiere con te “
“ Certo, come le ultime due volte “ il suo pungente sarcasmo non passò inosservato ad Aknadin, che stranamente non gli rispose a tono e anzi sembrava essere alquanto divertito, il che era strano visto che tutte le volte che qualcuno gli dava una risposta a tono lui se ne usciva con minacce più o meno velate o l’evocazione del regno delle ombre, che era perfettamente nel suo stile, perciò era strano che non stesse facendo niente di malefico.
Aknadin portò le mani dietro la schiena e gli si avvicinò con un sorriso cortese “ Comprendo perfettamente, ma non voglio farti del male”
Yugi assottigliò gli occhi, sospettoso riguardo quell’atteggiamento da pacifista improvviso e quella calma e fluidità nella sua voce da sembrare quasi credibile , peccato che lo conosceva molto bene “ Davvero?! E come mai?!” Aknadin allargò il suo sorriso ancora di più e gli puntò una mano contro la faccia , fu questione di un attimo e Yugi cominciò ad urlare dal dolore. La testa iniziò a fargli male , come se degli spilli gli si stessero conficcando dentro la pelle , Aknadin gli stava facendo qualcosa , lo sentiva che era opera sua il dolore che avvertiva ma non riusciva a togliersi di dosso quella sgradevole sensazione di invasione dentro la sua testa, era bloccato dalle corde che gli serravano i polsi e da un incessante mal di testa che gli lacerava il cervello.
Aknadin continuava a scorrere nella mente di Yugi, ogni suo segreto, ogni suo ricordo, lo vedeva come se lo stesse vivendo in prima persona. Gli scorreva davanti ogni ricordo più segreto che si trovava in lui, i suoi patetici genitori e la loro morte, i suoi amici, ogni cosa che riguardava lui e Atem e la profondità del loro legame, tutte cose inutili e stupide a cui solo gli umani patetici potevano tenere in considerazione, ma ciò che cercava lui era ben diverso da tutte quelle assurdità. Nel suo inconscio si trovavano le rispose che cercava da tempo, tutto ciò che riguardava il Sigillo , e non si sarebbe fermato almeno fin che non avrebbe avuto ciò che cercava, con le buone o con la forza.
Finalmente gli scorsero davanti immagini legate al passato, Tebe, le Divinità Egizie, il tempio , gli oggetti del millennio , un pendente dorato …
Un lampo di luce, accecante e doloroso, costrinse Aknadin a togliere il suo influsso dalla mente di Yugi , il quale smise di urlare ma si ritrovò a fiato corto e privo di forze.
Aknadin dovette indietreggiare, c’era come una barriera nella sua mente che gli impediva la lettura completa delle tracce che c’erano nel suo inconscio , era come se qualcosa gli impedisse l’accesso e lo respingesse “ Questo è interessante “
Yugi ansimava , il dolore gli aveva scatenato delle vertigini e dei violenti capogiri “ Che… che cosa mi hai… mi hai fatto?”
“ A quanto pare avevo ragione “
Yugi leggeva nei suoi occhi soddisfazione , come se avesse ottenuto ciò che voleva e a parte causargli un gran mal di testa non sapeva che cosa volesse dirgli con questo “ Di che… stai parlando?”
Il sacerdote puntò i suoi occhi blu vittoriosi in quelli viola ametista affaticati di Yugi “ Del passato “
Yugi sbarrò gli occhi, incredulo e sbalordito davanti a quella risposta che gli scatenò una scarica di ansia che lo fece ansimare. Allora lo sapeva, sapeva delle sue visioni e dei suoi sogni, voleva dire questo?! Ma come era possibile che lo sapesse se non ne aveva mai fatto parola con nessuno, con Atem specialmente, e anche se spiava tutti loro era alquanto impossibile che sapesse leggere nella mente delle persone, perciò doveva esserci qualcosa sotto e una voce nella testa gli sussurrò che Aknadin c’entrava qualcosa con quello che gli accadeva.
 
Aknadin era molto incuriosito a ciò che aveva visto nella mente di Yugi, quello che c’era nella sua mente era qualcosa di straordinario, nella sua mente vi era custodito senza dubbio il segreto per arrivare al Sigillo e al luogo in cui era sepolto da secoli anche se ne ignorava la ragione di come poteva essere possibile che un semplice mortale era in grado di poter vedere simili cose. Sicuramente c’era un nesso tra lui e gli oggetti del millennio, c’erano molte ipotesi riguardo a una cosa simile ma era molto probabile che avendo un legame più solido con l’oggetto più importante, ovvero il puzzle, doveva aver sviluppato una sorta di collegamento tra i sette oggetti del millennio, infondo era un guardiano anche lui di uno dei tesori più inestimabili che fossero mai stati creati, soprattutto perché non era una reincarnazione qualsiasi ma ben sì la reincarnazione di Atem. Doveva senza dubbio essere così ed era una fortuna, fra tutti i guardiani Yugi era senza dubbio quello più debole sotto tutti i punti di vista, soprattutto in quel periodo, la sua mente era comunque impenetrabile o quanto meno qualcosa la rendeva tale, se estrargli le informazioni che cercava con la forza era inutile forse c’era un’altra via più semplice, del resto il suo padrone voleva avere Yugi al suo cospetto, poco importava come ci arrivava. Schioccò le dita e le corde che tenevano legato Yugi si dissolsero, costringendolo a barcollare alla ricerca di un appiglio solido per non cadere a terra e si appoggiò al muro , sempre sotto gli occhi di Aknadin, che lo seguiva con lo sguardo costantemente “ Mi dispiace davvero averti fatto del male, ma devi capire che era importante , altrimenti non posso aiutarti”          
Yugi alzò lo sguardo affaticato su di lui “ Aiutarmi!?”
Aknadin annuì “ Con le tue visioni “ non passò inosservata a Yugi questa frase, e ne approfittò “ Le tue visioni hanno un origine ben specifica e uno scopo , l’ho so perché anche io le ho avute di recente e so che cosa significano “ allargò un sorriso assottigliando gli occhi cupi “ E immagino che tu lo voglia sapere “
Yugi scosse la testa più volte , stringendo le dita contro il muro della casa a cui era appoggiato “ Non so di cosa stai parlando “ ma un capogiro lo costrinse a scivolare a terra, il mal di testa gli procurò altre visioni , limpide come l’acqua. Il deserto, delle scale in pietra , un occhio egizio dorato che brillava… sentì le budella contorcersi dentro lo stomaco e gli salì lo stimolo del vomito dalla gola, fu costretto a portarsi la mano in bocca e a stringere più forte che poteva per non vomitare. Dovette attendere qualche minuto che la sgradevole sensazione sparisse prima di potersi rialzare.
Il sacerdote sospiro “ Non credo che opporti ti aiuterà, sarebbe più prudente che tu ti lasciassi aiutare “ gli si avvicinò, tendendogli la mano per farlo rialzare, ma Yugi afferrò una grossa pietra e gliela tirò dritto in faccia scappando via di corsa afferrando il guinzaglio del cane che gli correva dietro come se avesse un motore da cinquecento cavalli incorporato.
 
Aknadin si toccò la fronte , trovandoci un grosso taglio sanguinante e non potè far altro che ringhiare furibondo nell’essersi fatto cogliere alla sprovvista da un ragazzino che adesso era riuscito a scappare come un topolino. Schioccò le dita, e subito una decina di soldi delle ombre incappucciati con delle spade al cinto apparvero al suo cospetto come dei fantasmi “ Portatemi quel ragazzino, anche a costo di setacciare l’intera città “ i mostri annuirono e svanirono subito dopo per cominciare la loro ricerca. Aknadin era fuori di sé, il suo padrone era stato molto chiaro, se non gli portava Yugi gliel’avrebbe fatta pagare molto cara e di certo non poteva permettersi di perdere la chiave per trovare il Sigillo e avere così l’opportunità di fare fuori quell’odioso mostro ed essere libero di agire come voleva.
Ti troverò ragazzino, fosse l’ultima cosa che faccio in questa vita
 
Yugi correva lungo la strada con il fiato corto e la testa che gli girava, ogni tanto aveva come dei flash sul passato che lo costringevano a fermarsi anche se non poteva permetterselo con Aknadin alle costole, perché era sicurissimo che lo stesse inseguendo anche se non lo vedeva corrergli dietro, ma a uno come lui non servivano le gambe o un GPS per trovare chi voleva, i suoi poteri erano molto più efficaci di Google Maps. Sperava solo di poter arrivare a casa prima che quel pazzo o chi per lui lo trovasse, e purtroppo accadde fin troppo presto perché delle ombre oscure e veloci correvano lungo i tetti delle case come il vento, inseguendolo.
Ma che magnifica giornata, non potrebbe andare peggio di così
Si guardava in torno e mentre le ombre nere scorrazzavano tranquillamente sui tetti , la gente normale che passava tranquilla sulla strada o sui marciapiedi neanche se ne accorgeva che c’erano die tizi in maschera che giocavano a Prince of Persia sopra le loro teste. Era chiaro che non lo avrebbero lasciato in pace fin che non lo avrebbero acchiappato. L’unica speranza che aveva di poterli seminare era attraverso il parco, lì c’erano alberi abbastanza alti e fitti dove potersi nascondere e non distava molto da dove si trovava lui , perciò cominciò a tagliare per i vicoli e le stradine periferiche, togliendosi dalla vista di occhi indiscreti sperando di togliersi dalle scatole anche qui tizi in nero.
Uno di loro gli saltò davanti , e un altro dietro, costringendolo a fermarsi accerchiato con delle spade puntate contro, iniziò a guardare entrambi i mostri, non avendo idea di come potersi muovere per tagliare la corda e salvarsi da quella situazione, magari prima che arrivassero i rinforzi a dare loro manforte per portarlo dal sacerdote pazzo.
I due mostri gli bloccavano il passaggio da entrambe la parti e c’era un solo modo per svignarsela, infatti non appena i due mostri iniziarono ad avvicinarsi a lui , con le spade puntategli contro, si preparò a scattare sfidando tutti e due e non appena i due scattarono per bloccarlo, si abbassò e i due mostri finirono per infilzarsi lo stomaco a vicenda e dissolvendosi , lasciando cadere a terra le due spade egiziane. Yugi ne raccolse una, era molto pesante per la portata del suo braccio, ma contro mostri come quelli non c’era possibilità di scamparla se non usando la violenza e poi uccidere qualche mostro non era un reato, in fondo non erano umani.
Riprese a correre lungo la stradina tirandosi sempre dietro Anakin e svoltò a destra infilandosi in una strada che sboccava su due file parallele di appartamenti , lì sembrava non esserci nessun pericolo ma per essere più sicuro, tirò sulla testa il cappuccio della giacca e cercò di nascondere la spada dietro di se.
Camminava veloce e spedito, tenendo alta la guardia e prestando attenzione a ogni rumore sospetto che lo poteva circondare, cercava di stare vigile ma camminando lungo la strada non poteva accorgersi che su di lui vi era un altro scagnozzo di Aknadin, con la spada sguainata e pronto a scattare giù su di lui.
Fu solo grazie al riflesso del sole che colpì la lama di sfuggita riflettendosi sui suoi occhi che si accorse di essere seguito dall’alto. Fece comunque finta di niente, per non destare sospetti a quell’essere mostruoso di averlo scoperto , l’essere saltò giù tentando di colpirlo alle spalle, ma Yugi , con un movimento fluido e svelto, senza neanche sapere come aveva fatto, bloccò il colpo incrociando le due lame. Cercava di resistere come meglio poteva, ma le mani gli tremavano per il peso della spada e la forza del suo avversario che premeva contro di lui, nonostante ciò serrò la stretta sull’elsa della spada nonostante sentisse le mani sudare e respinse il mostro facendo leva sulle braccia e sulle gambe, il movimento fece indietreggiare il mostro a cui scappò il cappuccio rivelando il teschio scheletrico , Yugi urlò spaventato a morte. Quelli non erano mostri qualsiasi , erano scheletri ambulanti con la tunica, lo spavento fu talmente forte che con un fendente ,scagliato più per la paura che per l’istinto di sopravvivenza, decapitò lo scheletro, la testa roteò a terra fino al muro mentre il corpo cadde al suolo ed entrambi , dopo qualche minuto, si dissolsero.
Yugi cominciò a tremare, la presa sulla spada vacillò e le gambe divennero come gelatina , ma nonostante ciò riprese a camminare, tentando di riprendere controllo delle sue amozioni.
Uscì fuori dal vicolo e si rimise in strada, in quel punto c’era molta più gente di prima dato che ormai era l’ora di punta e le persone si affrettavano a tornare a casa dopo il lavoro o a prendere i figli a scuola , quindi era un buon modo per nascondersi alla vista degli scheletri visto che non avrebbero mai attaccato in pubblico. Lentamente , fece scivolare la spada che aveva in mano dentro a un tombino per le fogne lasciando che scivolasse sotto il suolo trasportata dall’acqua che scorreva. Continuava comunque a tenere alta la guardia, non si poteva mai sapere chi poteva seguirlo, anche se la zona dove si trovava sembrava essere sicura, almeno fin quando non si trovò di sfuggita un altro di quegli scheletri più vivi che morti in piedi sopra un lampione che si guardava intorno.
Rallentò la camminata sempre di più e prese in braccio Anakin, mescolandosi in mezzo alla folla che si accingeva a passare sulle strisce pedonali per non farsi vedere dal tizio che non sembrò vederlo, anche se ancora non era detta l’ultima parola. Riuscì a superare senza problemi la strada e si portò dall’altra parte, gettando ogni tanto uno sguardo al mostro che, improvvisamente sparì. Non sapeva se era andato via perché non lo aveva visto o perché lo voleva beccare in un secondo momento, sapeva solo che non era al sicuro.
 
Arrivò a casa facendosi tutta la strada di corsa dopo essere uscito dal centro di Domino, senza guardarsi in giro, senza fermarsi, aveva solo l’obbiettivo di tornare a casa e chiudersi in camera sua per sparire un po’ dal mirino di Aknadin. Infilò le chiavi dentro la tapparella della porta ed entrò subito dentro, sbattendo la porta così forte da far tremare i vetri verdi del portone, e facendo anche correre il nonno nell’androne “ Yugi, che fai?”
Con il fiato corto degno di una persona affetta d’asma , disse “ Niente… tranquillo “ gli mollò un sorriso frettoloso e salì in camera sua di corsa, chiudendo la porta a chiave e tirando tutte le tende per coprire le imposte, salì per giunta sulla sedia e tirò la copertura della finestra che spuntava dal tetto, sperando che questo bastasse a non farsi vedere dai mostri che lo avevano perseguitato, anche a costo di restare al buio per tutta la giornata. Si buttò sul letto poco dopo, per tranquillizzarsi un po’ e convincersi che ormai il peggio era passato e fu colto da un colpo di sonno improvviso dovuto alla stanchezza e finì per sprofondare in un sonno profondo tormentato sempre dai suoi consueti amici incubi.
 
Le teste degli ultimi scheletri rimasti caddero a terra e si disintegrarono con i corpi da cui erano state staccate, Aknadin era fuori di se, non solo il ragazzino gli era scappato dalle mani ma i suoi soldati erano stati talmente stupidi da farsi imbrogliare e perdere le tracce di un semplice mortale con un cagnolino a seguito. Aveva sbagliato a lasciare andare il ragazzino, avrebbe dovuto tenerlo incatenato e da lì portarlo con se, ma sembrava che si fosse convinto delle sue parole e invece lo aveva solo ingannato per bene , ma non sarebbe accaduta una seconda volta. al padrone serviva il Sigillo per conquistare il mondo, ma a lui serviva per avere la sua meritata vendetta e lo avrebbe avuto a qualunque costo, pure a quello di uccidere tutti coloro a cui Yugi voleva bene se fosse stato necessario.
 

nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi,
allora , eccovi qui il nuovo capito della storia un pò movimentato devo dire XD
nel prossimo ci sarà una grande rivelazione che credo fi farà scioccare un pò.
intanto spero che questo vi piaccia, commentate, commentate, commentate

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Capitolo 49
*** Le fiamme del tormento ***


Yugi ingoiò le pillole di ferro sotto la lingua, disgustandosi per il sapore ferroso che lasciavano in tutta la bocca, quando il nonno gli aveva detto che avrebbe dovuto fare cure per l’anemia e l’ipoglicemia gli era scoppiato a ridere in faccia, l’ultima cosa che gli mancava per completare il quadro era appunta la salute compromessa. Va bene, se lo era aspettato che la ragione dell’aspetto schifoso che aveva in faccia era dovuto alla carenza di qualche cosa, ma arrivare perfino a fare cure simili ce ne voleva davvero e la cosa orribile era che doveva farne almeno per un mese. La sola idea di dover ingoiare medicinali gli dava il voltastomaco, soprattutto perché a quanto sembrava avrebbe dovuto passare i seguenti dieci giorni a bere succo di arancia come se fosse l’unica bevanda esistente sulla faccia della terra per poter far rialzare la pressione. Insomma , la sua salute era uno schifo totale, quasi quanto la sua salute mentale, a cui Aknadin ha dato il colpo di grazia facendogli fare l’intera Domino di corsa, neanche fosse un partecipante alla Maratona di New York.
“ Hai preso le pillole?” la voce del nonno fece capolino dentro la cucina con un tono severo e autoritario, che in quei giorni amava assumere contro di lui.
Yugi gli sfoggiò un sorrisetto fintamente dolce “ Sì, Nonnino “ si voltò dall’altra parte roteando gli occhi, non aveva bisogno che gli facesse la stessa domanda tutti i giorni, non era un bambino che aveva bisogno di essere controllato dalla mattina alla sera , era in grado di autogestirsi anche da solo e poi aveva tutto scritto su un foglietto per gli appunti appeso alla lampada della scrivania con tutti gli orari in cui doveva prendere le medicine, quindi era inutile che il nonno sprecasse parole.
Il nonno lo guardò, con le mani sui fianchi e un espressione irritata in faccia “ Senti, è meglio che per adesso non mi provochi, ho ancora la tua pagella in bella vista sul comodino “
Yugi incassò il colpo abbassando di mala voglia gli occhi a terra, va bene aveva una marea di insufficienze, ma che poteva farci se con tutto quello che aveva in testa lo studio andava a farsi benedire. E poi erano ancora al primo trimestre, ne aveva tempo di recuperare i voti , non era mica morto qualcuno.
“ Oggi vado a parlare con gli insegnanti, intanto mettiti a studiare come si deve “ va bene, stava male e aveva una salute mal combinata, ma niente di questo giustificava le sue insufficienze in tutte le materie possibili e immaginabili. Quando il Faraone gli aveva portato la pagella di Yugi gli era venuto un collasso istantaneo, Yugi non aveva mai dato problemi a scuola di nessun tipo, i voti erano sempre alti, la media scolastica eccellente eppure non gli aveva portato i risultati sperati. Una pagella fatta di 5 e di 4 non era una pagella , quei voti non erano adatti neanche per essere giocati alla lotteria. I professori dovevano informarlo su cosa stava capitando a suo nipote , così avrebbe preso subito provvedimenti.
 
Lizzie era seduta al bar della piazza ormai da una ventina di minuti, a fissare il contenuto del suo bicchiere come se fosse la cosa più bella che ci fosse con la testa da tutt’altra parte. Ancora non era capace di credere che la sua amicizia con Tea sia stata buttata al vento solo perché tutte e due amavano lo stesso ragazzo, ma lo aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe accaduto nonostante i suoi sforzi di impedirlo. Era tornata a casa sua l’indomani della loro litigata ed erano almeno quattro giorni che non si rivolgevano più la parola, aveva provato anche a chiamarla ma lei non le aveva mai risposto , i messaggi li ignorava e anche su Skype , tutte le volte che provava a connettersi con lei, le staccava la chiamata e quando si incrociavano fuori neanche la guardava. Iniziava a pensare che la loro amicizia era destinata a finire davvero così, senza neanche provare a chiarirsi o a trovare un modo per consolarsi a vicenda. Fino all’ultimo aveva sperato che i loro sentimenti le legassero ancora di più, magari potevano provare a consolarsi a vicenda in quella valle di lacrime desolata nella quale si trovavano a navigare da quando Atem era entrato nelle loro vite, e invece era servito solo ad allontanarle e a distruggere tutto anni e anni di solida amicizia che le aveva da sempre unite e non era giusto che accadesse, non a loro. Sospirò, non avendo altro da poter fare che non fosse deprimersi e maledicendo il suo cuore traditore che l’aveva portata a prendersi una cotta per Atem , le era per giunta passata la voglia di bere.
Una macchina, un grosso SUV BMW nero, con i vetri antiriflesso e una palese targa egiziana i cui numeri li avrebbe riconosciuti anche a mille chilometri di distanza, parcheggiò proprio dall’altra parte della strada esattamente difronte al bar e Lizzie sarebbe stata più che lieta di stare a guardare chi era il fortunato che guidava una macchina come quella, se non fosse stato un odioso egiziano di diciotto anni con un ammasso di capelli biondo platino in testa facilmente riconoscibile anche con quegli occhiali da sole specchiati sulla faccia e il giubbotto in ecopelle nero. Stava palesemente venendo verso la sua direzione e per non rovinarsi la giornata più di quanto già non fosse , prese gli occhiali da sole dal tavolo e se li infilò afferrando il bicchiere e voltandosi dall’altra parte dandogli palesemente le spalle, sperando che non si avvicinasse a lei e soprattutto che non la riconoscesse, l’ultima cosa che le serviva era quell’idiota che le guastasse ulteriormente l’umore.
“ Se pensavi che il giochetto degli occhiali funzionasse, ti sbagli di grosso “
Lizzie fu molto irritata nel sentire l’odiosa voce di Marik alle sue spalle e dovette cercare di trattenersi per non mettersi ad urlare come una pazza. Si voltò verso di lui sfoderando il sorriso più finto e irritato che sapesse fare “ Che diavolo vuoi?” la giornata era cominciata così bene che quel biondino non poteva di certo rovinarla con la sua sola presenza , dopotutto a che serviva vedere la persona che più ti stava sulle scatole se non a renderti l’umore più pessimo di quanto non lo si aveva già.
Marik le sorrise sarcastico “ Sei sempre così amorevole o lo fai solo per me?” tirò la sedia da sotto il tavolo e si sedette accanto a lei, anche se Lizzie non sembrava gradirlo visto che il suo sorriso non mascherava il suo desiderio di ucciderlo con le sue mani ma era sempre divertente farle saltare i nervi, visto che anche lei non scherzava di certo quando voleva farli saltare a lui.
“ Chi ti ha detto che puoi sederti al mio tavolo?” lo odiava talmente tanto che se la sua borsa non avesse recato la prestigiosa scritta Louis Vuitton gliel’avrebbe sbattuta in testa più volte fino alla sua macchina di corsa come Speedy Gonzales , ma preferì trattenersi anche perché non voleva finire per litigare davanti a tanta gente in pubblico.
Marik sollevò gli occhiali da sole e si mise a fissare tutto il tavolo come se cercasse qualcosa “ Non vedo il tuo nome scritto sopra “ si rimise gli occhiali e si mise bello comodo sulla sedia con un sorriso di scherno sulla sua faccetta da furetto perché anche se portava gli occhiali lo sapeva che la stava guardando con sfida.
Bene, voleva la guerra? L’avrebbe avuta. Si alzò dal tavolo e tirò fuori il portafogli dalla borsa “ D’accordo, io adesso vado a pagare il mio cocktail, quando sarò uscita voglio che sia tu che la tua macchina siate spariti dalla mia vista “
Prima che entrasse dentro al bar le urlò “ Quanti minuti di vantaggio ho?” lei non gli rispose e si affrettò ad entrare dentro e Marik scoppiò a ridere, quando era uscito di casa non avrebbe immaginato che la sua giornata sarebbe iniziata così bene, doveva ammettere che era quasi divertente farla arrabbiare , anche perché perdeva le staffe con una facilità estrema , poteva diventare il suo nuovo passatempo quotidiano.
 
Lizzie infilò il portafogli dentro la borsa dopo aver pagato e tornò fuori , ritrovandosi Marik nello stesso posto dove lo aveva lasciato e una scarica di rabbia le attraversò il cervello , la sua faccia divenne rossa di rabbia e gli occhi le si incendiarono per la furia assassina che le salì “ Ma insomma, vuoi lasciarmi in pace o No?!” voleva ammazzarlo, voleva ammazzarlo lì, subito, con le sue stesse mani, voleva salire sulla sua macchina e passare sopra al suo corpo quante volte possibili per vederlo ridotto a una piadina spiaccicata sull’asfalto per la rabbia che le procurava anche il suo solo saluto fatto da lontano e lo avrebbe anche fatto se non avesse visto allo specchio che con i jeans a cubo, al body nero e alla giacchetta corta in ecopelle con le borchie ci stavano meglio gli stivaletti con il mezzo tacco anziché gli scarponcini bassi. Ringhiò snervata dal suo sorrisetto idiota e si incamminò per andarsene via prima di fare un omicidio liberatorio, peccato solo che lui le andò dietro.
“ Sai, hai uno strano modo di ringraziare chi ti ha salvato la vita “ forse quella viperetta viziata non se lo ricordava, ma se era ancora viva e in condizioni di scorrazzare in giro per i negozi e litigare con chi riteneva inferiore a lei e al suo ego smisurato era solo grazie a lui , che avrebbe potuto lasciarla in mano ad Aknadin per quel che gli interessava , eppure non lo aveva fatto rischiando di farsi ammazzare dietro a lei per salvarla da quel mostro che si divertiva a rovinare le giornate e le vite delle persone , quindi che abbassasse un po’ la testolina bionda dura come il cemento e cominciasse a fare meno la snob viziata e si preparasse a ringraziarlo come si doveva visto che avrebbe anche rischiato di fare un incidente con la macchina per correre da lei e tirarla fuori dai guai.
“ Ah , davvero? e che cosa vorresti come ringraziamento, una torta gigante? Una festa alla Casa Bianca per aver salvato la figlia del Presidente messa nel dimenticatoio da quasi due mesi?“ va bene , le aveva salvato la vita e con questo? Non era sufficiente per farglielo sopportare di più , contando il fatto che non le aveva ancora chiesto scusa per come l’aveva trattata per ricevere delle ridicole scuse solo perché aveva toccato quella specie di scettro magico , coso del millennio o come diavolo si chiamava e a proposito di questa storia che ancora non riusciva a dimenticare, se Marik era lì sicuramente c’era da qualche parte anche il suddetto strumento il che la fece subito sbiancare per il terrore di ritrovarsi davanti ancora una volta qualche pazzo scatenato “ E a proposito, dove hai ficcato lo Scettro di Loki?”
“ Il…che?” non capì che intendeva dire almeno fin quando non gli saltò alla mente l’immagine della barra del millennio “ Ah, vuoi dire la barra? È sulla mia macchina, perché?”
Lizzie tirò un sospiro di sollievo silenzioso “ Meglio, tienila lontano da me “ grazie al cielo non se lo era infilato dentro la giacca, l’ultima cosa che voleva era di ritrovarsi nuovamente nei guai, dopo tutto l’ultima volta le era andata così bene che la vista di uno di quei cosi dorati non poteva non portarle altra sfiga più di quanta già non ne avesse addosso.
“ Sei più insopportabile del solito, che ti è successo? “
Lizzie fu attraversata da una scarica di frustrazione improvvisa “ Tante cose, sparisci adesso?!” aveva una marea di problemi per i fatti suoi, non aveva nessuna voglia averne anche con lui.
“ Comunque aspetto ancora il mio ringraziamento “
“ Davvero?!” eccolo la, il classico idiota a cui bastava solo rendersi utile una volta per cominciare a pretendere ringraziamenti a destra e a sinistra come se avesse salvato il mondo intero , quando diceva che voleva toglierselo dalle scatole non aveva torto solo che nessuno le credeva mai , e cominciava a domandarsi come potevano sopportarlo i suoi amici. Si fermò di colpo, avendo appena avuto l’idea più geniale che poteva avere per ringraziarlo come si doveva e senza neanche troppi sforzi se sarebbero serviti a farlo sparire per sempre dalla sua vista “ Che ne dici di un bel viaggio di sola andata in prima classe per il Cairo?” gli sfoggiò un bel sorriso di perfidia , in fondo era casa sua e a chi non mancava la propria casa , soprattutto se aveva la possibilità di restarci in eterno senza dover rompere le scatole ad altra gente , tra l’altro gente come lei che aveva sulle scatole gente come lui.
Si fermò anche Marik, voltandosi di scatto verso Lizzie e avvicinandosi a lei , sollevandosi gli occhiali da sole sui capelli e , con un gesto un po’ aggressivo, li tolse anche a lei costringendola a guardarlo dritto negli occhi e sentenziando un furioso “ Non ci torno più al Cairo “ le sbattè gli occhiali da sole sul petto e si calò i suoi in viso, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans e riprendendo a camminare con passo svelto e nervoso. Il Cairo gli aveva lasciato brutti ricordi, sotto ogni punto di vista e soprattutto sotto quelli delle amicizie. Forse perché non era abituato a stare nella società dopo anni passati sotto terra , o forse perché erano persone diverse da quelle che aveva conosciuto lì in America, stava il fatto che in quella comitiva erano uno più malefico dell’altro, incluse anche le ragazze e una in particolare, con cui aveva fatto il più grosso errore della sua vita finendo pure nei guai per colpa sua. L’ultima cosa che avrebbe voluto era ritornare in quel posto , avrebbe preferito continuare a vivere nel bel mezzo del deserto sperduto piuttosto che tornare al Cairo e avere di nuovo a che fare con quelle persone.
Lizzie era rimasta un po’ traumatizzata, aveva nominato il Cairo solo per fargli una battuta pungente , non credeva che reagisse in quella maniera. Quando era venuto verso di lei, con quell’atteggiamento aggressivo, aveva quasi temuto che le alzasse le mani , soprattutto dopo averle tolto gli
occhiali in quella maniera, aveva avuto paura che le sferrasse qualche pugno improvviso e visto che Marik aveva un fisico più muscoloso di lei non ci starebbe stato niente a spaccarle la faccia. Si rimise gli occhiali da sole e gli corse dietro per raggiungerlo, o almeno provarci visto che camminava così velocemente che sembrava essere sul punto di mettersi a correre. Anche se non gli vedeva lo sguardo perché coperto dagli occhiali, notava comunque che era arrabbiato per quello che gli aveva detto, anche se gli aveva solo fatto una battuta innocente “ Perché non vuoi tornarci, è un bel posto “
“ La mia vita al Cairo è storia, fine della discussione“ non gli andava di cominciare una spiegazione chilometrica su quella che era stata la sua nuova vita da schifo nella capitale dell’Egitto, quando aveva avuto la possibilità di poter finalmente vivere alla luce del sole con tutti gli altri ragazzi non avrebbe creduto che sarebbe stato così orrendo.
Lizzie , con un tono di voce stridulo , mimò le virgolette con le dita e imitò la sua affermazione “ Fine della discussione “ Marik non sembrò gradire la sua battuta visto che neanche le aveva risposto, quel ragazzo era fin troppo strano per i suoi gusti , ovviamente non così strano come tutto quello in cui era finita ma del resto faceva parte del gruppo di amici più strano che ci fosse e non poteva che essere fuori di testa anche lui, e per di più in tutti i sensi possibili visto quello che aveva saputo su di lui e che ancora faticava a crederci , in fondo non aveva ancora ucciso nessuno da quando lo conosceva ma poteva essere tutto possibile.
 
La professoressa di scienze spiegava la sua lezione di chimica alla classe, ma Atem non la stava ascoltando e invece di scrivere appunti disegnava geroglifici sul suo quaderno, spostando ogni tanto lo sguardo verso Tea, seduta due banchi più in fondo nella fila parallela alla sua. Aveva un aria triste, abbattuta  , e per tutto il giorno non gli aveva rivolto la parola ne lo sguardo, gli era passata accanto senza salutarlo e si era seduta in silenzio al suo banco come se fossero tutti invisibili e questo non gli rendeva di certo facile la situazione. Voleva parlare con lei seguendo il consiglio del nonno, sapeva che aveva ragione lui e che se voleva dare risposte doveva prima averne e la sola persona che poteva farlo era la stessa che gli aveva procurato mille domande, Tea Gardner. Ma come poteva provare a parlare con lei visto che gli rivolgeva la più completa indifferenza, si sentiva schiacciato dal peso dei suoi mille dubbi ed era confuso, voleva davvero fare qualcosa ma non sapeva cosa e soprattutto come, non poteva andare da lei e dirle semplicemente che voleva sapere perché gli aveva chiesto che cosa provava per Lizzie come se fosse la cosa più normale del mondo, non le doveva chiedere di andare al cinema o di mangiare una pizza, era una cosa completamente diversa e più complessa e soprattutto delicata , sia per lui che , ovviamente, per lei.
 
Tea si accorgeva con la coda degli occhi che ogni tanto Atem la guardava, ma lei non riusciva a guardare lui, non aveva la forza di ricambiare il suo sguardo o di rivolgergli la parola. Aveva azzardato la domanda più terribile che avesse potuto fare, aveva avuto la litigata più dolorosa e distruttiva con la sua migliore amica e da giorni non rivolgeva la parola ne a lei ne ad Atem. Credeva che sapendo la verità si sarebbe sentita meglio, con il cuore più leggero e un peso in meno a schiacciarla e invece si era ritrovata nella più completa disperazione, sopraffatta da un dolore che non avrebbe mai creduto di provare in tutta la sua vita. Odiava la sua migliore amica perché innamorata del ragazzo che amava e odiava anche lui, perché non sapeva che cosa provasse per Lizzie e a questo punto anche per lei. Ogni notte, da quando aveva capito di amare Atem, si era sempre immaginata come sarebbe stato sentirgli dire che l’amava, che in tutta la sua vita sia passata che presente non c’era mai stata nessun’altra ragazza per cui avesse perso la testa se non lei , trovarsi tra le sue braccia mentre la baciava. Pensare che niente di tutto quello che si era sempre sognata si sarebbe avverato, o solo temere che non sarebbe mai accaduto , le schiacciava il cuore. Nei film e nelle favole era tutto così bello e perfetto che fin da bambina si era immaginata il suo bel principe azzurro che l’amava alla follia, come del resto ogni bambina e ragazza che si rispetti , lei un principe sia di nome che di fatto lo aveva trovato, anzi più che principe era un Faraone , ma purtroppo non sembrava proprio ricambiare i suoi sentimenti e se non fosse stata in una classe durante la lezione sicuramente sarebbe scoppiata in lacrime.
 
Il nonno guardava e ascoltava con gli occhi sbarrati l’insegnante  di Yugi , che i problemi di salute di Yugi fossero abbastanza gravi lo sapeva ma che fosse arrivato al punto da addormentarsi a scuola e saltare le ore di educazione fisica proprio non se lo era aspettato e il faraone che non gli aveva detto niente della situazione, certe volte si domandava quel ragazzo che cosa facesse a scuola a parte seguire le lezioni, i loro orari combaciavano perfettamente con l’educazione fisica e nessuno di loro due aveva spiccicato neanche una parola sull’argomento, ma non appena sarebbe tornato a casa ci avrebbe pensato lui per il Re d’Egitto.
L’insegnante di matematica era abbastanza preoccupata “ All’inizio dell’anno era andato molto bene, all’altezza delle aspettative riportate dalla pagella delle medie, ma adesso è peggiorato. Ci sono forse dei problemi in famiglia, ultimamente? “
Il nonno sussultò, ma cercò comunque di non far trasparire niente “ No, nessun problema grave, a parte la salute come le ho già detto “ salute e tanti guai con lo zio morto da millenni di Atem, ma questa non era di certo una storia che si poteva raccontare alla prima persona che capitava a tiro.
“ Ci auguriamo tutti che si riprenda presto, per il recupero non sarà comunque un problema, ha buone possibilità di riprendere i voti iniziali “
Il nonno sorrise “ Grazie , Professoressa “
 
Ormai era tardo pomeriggio, la campanella suonò e tutti i ragazzi uscirono fuori dalle aule con zaini in spalla , scambiandosi gli ultimi saluti e andando via , ma Atem rimase nel corridoio. Non poteva andarsene via di lì senza prima aver parlato con Tea , non era ancora uscita dalla classe e decise perciò di restare ad aspettarla, ci aveva pensato su tutto il giorno ed era arrivato alla conclusione che il nonno aveva pienamente ragione, doveva sapere il motivo che aveva spinto Tea a fargli quella domanda. Magari gli avrebbe alleviato la sofferenza distruttiva che provava dentro se stesso e avere le idee più chiare su cosa fare, ma tutto partiva da Tea ed era arrivato il momento che alcune domande trovassero risposta.
 
Tea uscì dalla classe e si trovò davanti Atem che guardava, poggiato al muro con le braccia incrociate. Il suo cuore smise di battere all’istante , ma solo perché non si aspettava che tra le mille persone che potevano temporeggiare nel corridoio ci avrebbe trovato giusto lui, purtroppo non riusciva a provare niente all’infuori di rabbia e di dolore nei confronti del faraone per tutto quello che le stava facendo passare anche se non lo sapeva. Nonostante l’agitazione, gli passò accanto, ignorando il suo sguardo o quanto meno provando a ignorarlo visto che la seguiva mentre camminava. Il suo polso fu afferrato da una presa stretta e forte, il calore che emanava la sua mano si espanse per tutto il suo corpo fino al cuore, che cominciò a battere fortissimo togliendole il respiro. Ancora una volta era vittima dei suoi sentimenti per lui, una tortura continua che sembrava destinata a non avere mai fine “ Dobbiamo parlare “
La sua voce le entrò dentro le orecchie e il terrore la assalì, non era un caso che volesse parlarle e forse lo avrebbe anche fatto se non avesse paura dell’argomento che voleva prendere, la paura che avesse deciso di rispondere alla sua domanda fatale le inumidì gli occhi “ Non abbiamo niente da dirci “ non voleva scoppiare a piangere prima ancora di averne il motivo, ma era più forte di lei , il suo stato di tormento interiore la costringeva a cedere al pianto libero anche se andava contro la sua stessa volontà.
Atem non le rispose , si limitò a trascinarla dietro di sé, fuori dall’edificio , portandola fino alla parte più lontano e riparata del cortile , accanto alla casetta dell’impianto elettrico della scuola, in modo che occhi e orecchie indiscreti non li ascoltassero e fu solo allora che Atem la lasciò andare , solo per inchiodarla tra lui e il muro in modo da non lasciarle alcuna via di fuga e Tea si sentì come una preda braccata dal predatore.
 
Atem la guardava ma lei no, teneva gli occhi bassi senza osare guardarlo ma il faraone non l’avrebbe lasciata andare solo perché in quel momento sembrava una bambina innocente che lo supplicava di non aggredirla, due occhi azzurri luccicanti non erano sufficienti come commuoverlo, non dopo ciò che aveva da dirle “ Tu mi hai fatto una domanda giorni fa “
Tea sussultò , smettendo di respirare ma senza dire una sola parola , anche se sentì il cuore stringersi nel petto e gli occhi bruciare.
“ Mi hai chiesto che cosa provo per Lizzie “
Il respiro le accelerò nel petto, temeva quasi che lui potesse sentirlo , aveva voglia di scappare via ma lui era davanti a lei e alle sue spalle c’era un muro , non ne avrebbe avuto la possibilità neanche se avesse voluto farlo.
“ Voglio sapere perché”
Tea sbarrò gli occhi , avvertendo una dolore fortissimo al cuore e una scarica di tensione attraversarle la spina dorsale.
Atem non era intenzionato a cedere, voleva una risposta e adesso l’avrebbe avuta anche a costo di costringerla a parlare con le cattive maniere.
Tea non sapeva che cosa dirgli ne cosa dirgli, balbettava solamente perché le parole non le uscivano come avrebbe voluto, in verità qualcosa c’era da dirgli ma come poteva farlo con così tanta leggerezza. Lo sguardo di Atem puntato su di lei finì per farla cadere nel panico e tentò di scappare via, ma lui la bloccò, sbarrandole il passaggio con il braccio e inchiodandola al muro piazzando le mani a pochi centimetri dal suo viso , il che finì per farlo avvicinare di più. Tea si ritrovò così gli occhi di Atem molto vicini ai suoi, la sua altezza la sovrastava e il suo respiro le sfiorava il viso, fu costretta a stringere il tessuto della gonna con le mani per farsi forza da sola e superare quella situazione tesissima.
Atem non sopportava ne il suo silenzio ne la sua ostinazione nel rifiutarsi a guardarlo e cominciava a perdere la pazienza “ Rispondimi, Tea “ niente, continuava a non guardarlo ne a rispondergli “ Non ti farò andare via di qui finchè non mi avrai risposto. Voglio sapere perché me lo hai chiesto “
Tea scosse la testa, mordendosi le labbra per l’ansia e la paura “ No, non posso. Non posso dirtelo “ puntò le mani sul suo petto provando a spingerlo via anche se sapeva che era un’impresa inutile, ma era più forte di lei reagire e come si era immaginata si ritrovò trovò tra le braccia di Atem, che l’aveva afferrata immediatamente, e questo bastò sia per farla arrossire che per farla scoppiare a piangere “ Lasciami andare “ la sua voce tradiva le sue emozioni, non si ritrovava tra le sue braccia da tanto a seguito di una litigata. Gli aveva urlato di lasciarla andare ma in realtà non voleva affatto , voleva che lui continuasse ad abbracciarla, nel profondo del suo cuore , nonostante le cose orribili che si erano detti in quel periodo, nonostante volesse strapparle dalla bocca l’unico segreto inconfessabile che si portava dentro da una vita, voleva che lui la stringesse più forte. Non le importavano delle scuse dette alla rinfusa, non le importavano i silenzi stupidi , un abbraccio valeva più di tutte le parole , voleva solo sprofondare il viso nel suo petto, stringergli le braccia intorno al collo e lasciare che lui facesse lo stesso con lei. Ma per quanto le sarebbe piaciuto che accadesse una magia simile, quella era una situazione troppo delicata per finire tutto così bene e a crearla era stata lei , Tea Garden, facendogli quella domanda che l’aveva rovinata e che non avrebbe fatto altro che distruggere ancora di più quel poco che esisteva ancora tra loro.
 
Atem lottava con tutte le sue forze tra il desiderio ostinato di conoscere la verità e l’istinto di mandare tutto a quel paese e di stringerla più forte che poteva, lasciando perdere ogni cosa. Le mani di Tea erano strette a pugno sulle sue spalle, teneva il viso basso guardando a terra dall’altra parte con le lacrime a inumidirle gli occhi mentre tirava su col naso forse per non scoppiare a piangere , l’istinto gli dettava di stringerla di più, mettendo da parte il suo stupido orgoglio di voler per forza una risposta. In fondo lo vedeva che stava soffrendo e questo non gli piaceva affatto, ma non capiva perché proprio lei gli aveva posto quella domanda e perché proprio con lei doveva far scatenare quella guerra che andava avanti da settimane, ma aveva bisogno di sapere comunque la verità, non poteva rinunciarci. Per la disperazione poggiò la fronte su quella di lei “ Ti prego, non ce la faccio più, dimmi la verità “
Tea puntò le mani sul suo petto in un disperato quanto inutile tentativo di allontanarlo da se, per quanto provasse a spingerlo via non riusciva fare altro se non stringere il tessuto della maglia con le mani, finì soltanto col farsi più piccola tra le sue braccia osservando le sue labbra nonostante i fiumi di lacrime che le scorrevano dagli occhi le annebbiassero la vista e si fece strada in li il fortissimo desiderio di baciarlo, forte quanto tutte le altre volte in cui si erano ritrovati sul punto di farlo per davvero e ancora una volta che cosa provasse per lei, perché doveva essere tutto così maledettamente difficile, avrebbe tanto voluto mandare al diavolo ogni cosa e saltargli addosso, baciandolo fino allo sfinimento e ripetergli che lo amava da impazzire.
Anche Atem si ritrovò a fissare le sue labbra, sentiva come se un istinto primordiale nascosto lì da qualche parte lo stesse spingendo a fare la cosa più pazza e insensata che si potesse fare in un momento simile, baciarla. Baciarla e basta, senza penare a niente e a nessuno, come se fosse la cosa più normale che ci fosse.
Le loro labbra si sfioravano appena , Tea sentiva i battiti del suo povero cuore accelerare come se fosse in procinto di scoppiare e causarle un infarto fulmineo, si facevano sempre più vicini e poteva sentire il suo respiro sulla pelle… si risvegliò di colpo dal torpore in cui era caduta, dando un colpo con le mani ad Atem e allontanandolo da lei “ No, non posso… “ si allontanò da lui , afferrò lo zaino e scappò via, in preda alla disperazione al dolore più nero che le stava distruggendo l’anima. Ancora una volta aveva sfiorato la possibilità di baciarlo, anzi era stato lui , ancora una volta , a tentare di baciarla, ma perché, che cosa voleva da lei ancora non riusciva a capirlo e soprattutto non capiva perché le stava facendo questo costringendola a soffrire in quella maniera.
 

nota dellìautrice
salve a tutti ragazzi
ancora una volta una , anzi due litigate XD sì, sono cattiva e sappiate che lo sarò ancora di più perchè sono sadica ( come se non si fosse già visto )
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate
N.B lo so che avevo promesso un expluit da parte di Tea , ma mi sono accorta che non ci stava bene e così ho rimandato ad un momento migliore Xd 
nel prossimo capitolo preparatevi a tanta sofferenza ragazzi

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Capitolo 50
*** Il tormento ***


Il citofono continuava a suonare incessantemente , Tristan non aveva avuto neanche il tempo di potersi rilassare cinque minuti dopo aver sbrigato il carico di compiti che aveva. Comunque, andò ad aprire la porta e si trovò davanti Joey, che non gli lasciò neanche il tempo per parlare che subito gli saltò addosso abbracciandolo “ Fratello “ lo strinse così forte da stritolarlo , per la contentezza di essere a Domino per l’intero fine settimana come aveva desiderato da tanto tempo. Quando sua madre gli aveva dato il permesso non ci poteva credere, tre giorni interi passati con i suoi amici con tanto di divertimento assicurato, aveva rischiato perfino di fare un incidente sull’autostrada con la macchina per la fretta di arrivare a Domino nel più breve tempo possibile.
“ Joey… mi stai soffocando… lasciami “ era contento e soprattutto sorpreso di trovarsi Joey davanti, ma non riusciva neanche a parlare per a mancanza di aria nei polmoni. Quando finalmente Joey lo lasciò, prese un bel respiro per tornare di nuovo a mandare ossigeno nei polmoni visto che aveva quasi rischiato di morire soffocato “ Ma che ci fai qui, e soprattutto come sei arrivato “ era Venerdì e di solito Joey faceva avanti e indietro da Seattle solo il Sabato o la Domenica, a seconda di quando gli veniva più comodo e di solito sua madre lavorava fino al Venerdì mattina e non cerano autobus per solo mezz’ora di autostrada.
Joey ridacchiò , facendosi da parte e indicandogli la Mercedes rosso fiammante parcheggiata davanti la porta “ Con quella “ sua madre gliel’aveva regalata appena presa la patente, ci aveva impiegato solo tre mesi a prendersela e un po’ con i risparmi messi da parte che aveva racimolato con i suoi lavoretti, un po’ grazie al contributo della sua sorellina con i suoi risparmi personali e il resto aggiunto dalla sua adorabile mamma, aveva avuto la macchina dei suoi sogni, vista e sognata da una vita intera e adesso era libero e indipendente di poter fare avanti e indietro da Seattle quante volte voleva , così non avrebbe più sentito le urla di Marik per ogni cavolata visto che teneva alla sua macchina come se fosse la sua ragazza. Va bene, un po’ lo capiva , anche perché quella macchina se l’era comprata vendendo quella bruttissima motocicletta dopo secoli di ripetergli che i pezzi di ricambio non si rintracciavano facilmente, ma poteva anche evitare di fare scenate simili.
Tristan era sconvolto, quella macchina costava un pozzo di soldi, certo, il lavoro della madre le permetteva di comprare macchine di un certo calibro , ma quella era esagerata, soprattutto per uno che aveva la tendenza di combinare danni e aveva il piede più pesante di Vin Diesel nella saga di Fast & Furious che alla trasmettevano alla TV e che piaceva tanto a Yugi, che quando si riunivano a casa sua e parlavano costringeva tutti a stare in silenzio per guardare gente che correva a tutta velocità sulla strada, macchine che saltavano in aria o gente che si spara addosso e faceva acrobazie fuori dal normale per fare scena “ Mi prendi in giro, vero?”
Con un sorrisetto scanzonato in faccia e una felicità alle stelle gli disse “ Ho l’aria di uno che ti prende in giro?”
Tristan lo guardò un po’ incerto che quella di mettergli in mano una macchina simile sia stata una buona idea “ Forse, dipende dalla luce” quel ragazzo avrebbe combinato sicuramente qualche guaio con quella macchina, non era della sua portata per la cilindrata grossa che aveva, uno che non guardava neanche dove andava come poteva pretendere di vedere dall’altezza del battistrada di una macchina come quella.
 
Il terreno continuava ad essere scosso da forti terremoti, i vasi con le piante, le statuette degli dei poste nei corridoi, le torce , cadevano a terra distruggendosi e i sacerdoti scappavano via in preda al terrore mentre polvere e pietre si staccavano dai soffitti e colpivano qualsiasi cosa ci fosse sotto di esse. Yugi correva lungo i corridoi, inseguendo Atem che correva davanti a lui e che al posto di andare dietro ai religiosi, correva nella direzione opposta, incurante del pericolo.
Giuse fino ad una scala di pietra che scendeva sotto terra e cominciò a correre lungo i gradini afferrando al volo una torcia mentre la pietra si increpava e disintegrava. Yugi trovava difficoltoso reggere il passo di Atem, che nonostante gli innumerevoli gioielli d’oro che portava addosso riusciva a correre velocemente, non sapeva in che direzione stesse andando almeno finchè non giunse fino ad una grossa porta piena di geroglifici strani, diversi da quelli che vedeva di solito nei suoi sogni precedenti. La porta era diversa dalle altre, questa sembrava munita di una particolare serratura a forma di raggera , la tirò e fece tre giri a destra e un giro a sinistra per poi spingerla di nuovo e la porta si aprì, mostrando altre scale che portavano verso il basso. La porta, tuttavia, iniziò a richiudersi non appena lui passò e prima che Yugi riuscisse a oltrepassarla, il terreno si spaccò sotto ai suoi piedi e una voragine lo risucchiò togliendogli la stabilità e la solidità di un pavimento da sotto i piedi.
 
Yugi aprì gli occhi di scatto, tirandosi su dalla scomoda posizione in cui si era addormentato mentre stava studiando. Si era accovacciato un pochino per rilassarsi la testa ma a quanto sembrava doveva essersi addormentato senza accorgersene e ancora una volta si ritrovava catapultato nel mezzo dei suoi incubi, che diventavano sempre più reali. Ogni volta che chiudeva gli occhi finiva per trovarsi nel mezzo di un disperato inseguimento dietro ad Atem o coinvolto in una catastrofe apocalittica come se la stava vivendo in prima persona e tutti i suoi sogni finivano sempre nello stesso punto, dentro a un tempio egizio che puntualmente gli crollava sulla testa senza arrivare mai a capire perché doveva vedere proprio un posto simile e non solo quello, in tutti i suoi sogni c’era sempre Atem che sembrava quasi fargli da guida verso qualcosa, era più che sicuro che se vedeva il faraone nei suoi sogni non era un caso ma gli sarebbe tanto piaciuto sapere il perché e chissà, magari Atem lo sapeva.
Sospirò, già Atem, l’unica persona di cui aveva bisogno che si faceva i fatti suoi, era preso dai suoi problemi personali e lo vedeva molto chiaramente che quando camminava per casa sembrava più una specie di zombie con la testa altrove più che un essere umano, aveva il cervello tra le nuvole, quando qualcuno parlava non ascoltava mai e sembrava vivere in un universo parallelo dove esisteva solo lui e il suo piano mentale e uno così non poteva dargli alcun aiuto pratico, e poi in cosa lo poteva aiutare. Non era ficcato nella sua testa, non era presente nei suoi ragionamenti e di certo non avevano un collegamento mentale come prima, Atem non poteva aiutarlo, nessuno poteva e cominciava ad avere la paura che prima o poi sarebbe impazzito. Decise comunque di smetterla e di concentrarsi sullo studio, aveva ancora matematica da fare e una ricerca su internet da dover stampare e studiare per la settimana prossima e se voleva il weekend libero doveva finire tutti i compiti nel pomeriggio.
 
Tea era buttata sul letto, non aveva toccato un solo libro di scuola e la sola cosa che fece da quando era tornata a casa fu quella di scoppiare in lacrime per alleviare la tensione accumulata in quella settimana infernale passata senza degnare Atem di uno sguardo e logorata dal ricordo di quel bacio che si stavano per dare nel cortile della scuola. Atem non normale, non sapeva cosa provava per Lizzie e poi provava a baciare lei come se fosse la cosa più normale che esista, mandandola nella più completa confusione e procurandole mille dubbi e sofferenze, spesso aveva come l’impressione che glielo stesse facendo a posta per confonderle le idee, altre volte invece credeva che provasse davvero qualcosa per lei e che magari non provava niente per Lizzie, ma quando erano insieme e si scambiavano quegli sguardi, soprattutto adesso che sapeva che anche la sua migliore e odiosa amica era innamorata di lui, non poteva provare altro che disprezzo sia per l’una che per l’altro. Non le interessava niente di Lizzie, non le interessava se lui l’amava o no, voleva solo che tutto questo finisse e dimenticarsi Atem per sempre, anche se lo se era detta talmente tante di quelle volte che ognuna di esse sembrava la migliore e alla fine finiva sempre per soffrire di più.
Una mano le accarezzò la testa e voltandosi vide sua madre che le sorrideva , seduta sul letto al suo fianco “ Amore, che cosa c’è?”
Tea scosse la testa, stringendo a se il cuscino “ Niente “ singhiozzava e sentiva il respiro mozzarsi , se le si fosse fermato completamente uccidendola ne sarebbe stata più felice invece di soffrire come un cane per colpa di un maledetto ragazzo che neanche dovrebbe esistere dopo millenni visto che apparteneva a un popolo morto e sepolto da secoli.
“ Coraggio, parla, stai così da neanche io so più quanto “ la donna vedeva che Tea era ridotta a uno strofinaccio da tanto di quel tempo da aver perso il conto, all’inizio credeva che si trattasse di qualche litigio stupido con qualcuno dei suoi amici ma adesso era preoccupata, sperava che non fosse qualcosa di grave che riguardasse Tea da vicino e soprattutto che non doveva allarmarsi.
Tea si sollevò, stringendo il cuscino al petto “ Si tratta di un ragazzo “ la madre sorrise , ma Tea , per quanto avesse tanto voluto parlarle di cose benne e positive, purtroppo non ce la faceva , era ben altro che voleva raccontarle su Atem e non quello che stava accadendo tra loro.
“ Oh, questo è…”
“ Terribile?! Perché lo è, da quando lo conosco non ho fatto altro che stare male per colpa sua “
Il sorriso sul volto della donna si spense e abbracciò Tea “ Oh , Tesoro mio “
“ Non so che cosa prova per me, non so cosa prova per Lizzie, non so niente di niente e questo mi fa male “ abbracciò sua madre, l’unica persona che in quel momento stava riuscendo a tirarle un po’ su il morale anche se ciò che le stava raccontando non era per niente allegro.
La donna le accarezzò la testa, poggiandovi sopra la guancia per consolare la figlia “ Tesoro,  lo so, ti capisco “
“ Perché deve essere tutto così difficile?!”
La donna sospirò “ Perché l’amore è sempre difficile “ avrebbe tanto voluto poter dire a sua figlia che l’amore era esattamente come nelle fiabe, dove il principe azzurro si innamorava della bella principessa e vivevano per sempre felici e contenti, ma questo era il concetto d’amore che andava bene per le bambine, ma per chi già era avviato nel mondo degli adulti purtroppo non era così e Tea stava sperimentando cosa significava la parola Amore nella sua forma più vera, quella di soffrire , e la sofferenza caratterizzava più dell’ottanta percento dell’amore e chi ci andava sotto erano quasi sempre le donne, forse perché erano più sensibili o forse perché qualcuno aveva stabilito così, lei non lo sapeva, ma erano quelle che soffrivano per la maggiore e purtroppo niente era rose e fiori come lo descrivevano i film romanzati.
 
Atem era uscito di casa subito dopo aver studiato e adesso era fermo a guardare da più di venti minuti la panoramica della città appoggiato alla ringhiera del ponte ,  non aveva dormito tutta la notte per tutti i pensieri che aveva per la testa per colpa di Tea e soprattutto per tutto quello che provava , una confusione completa dentro al suo cervello martellato sia da quello che era successo, anzi quasi successo ieri, e la simpatica domanda che ancora lo torturava e a cui non sapeva trovare risposta visto che quello che accadeva con Tea accadeva per qualche strana ragione anche con Lizzie, le stesse identica emozioni le provava con entrambe e a quel punto doveva per forza esserci qualcosa che non andava, non era normale che due ragazze riuscissero a farlo sentire un completo idiota quando erano insieme a lui, se non era l’una era l’altra ed era capitato fin troppo spesso. Per colpa di tutto questo non era riuscito neanche a potersi concentrare con le lezioni a scuola e studiare era stato ancora peggio.
 
Lizzie camminava tranquillamente lungo il viale, assorta nei suoi pensieri con lo sguardo basso, cominciava a sentire molo la mancanza di Tea e dei suoi messaggi ma da quando avevano avuto quella orribile litigata non le aveva più rivolto la parola e lei non aveva il coraggio di parlarle, tanto meno andare a casa sua di persona. Quello che era successo era stato un colpo troppo duro per lei, non aveva più voglia di fare un bel niente senza la sua migliore amica e forse sua madre aveva ragione, doveva farsi coraggio e affrontarla e forse si sarebbe risolto tutto, dopotutto condividevano anche l’amore per un ragazzo e ciò non poteva che unirle di più, ma pensare che era stato proprio questo a farle separare le metteva ancora più angoscia e soprattutto la faceva stare anche più male, Tea aveva ragione , lei non aveva diritto di amarlo eppure era così e non poteva farci niente e la cosa terribile era che non riusciva a dimenticarselo. Visto quanto accaduto doveva come minimo riversargli addosso un odio smisurato e un rancore cieco e invece non aveva funzionato, guardava la sua foto e non poteva fare almeno di sospirare o di piangere e per quanto ci provasse non riusciva a toglierselo dalla testa. Alzò gli occhi per pochi istanti e vide proprio Atem, poggiato alla ringhiera del ponte che sormontava il laghetto , e cominciò a sentire un feroce batticuore e un inspiegabile timore. La causa di tutti i guai che le erano capitati era lì, davanti a lei e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, la ragione e il buon senso le dicevano di andarsene via prima che la vedesse ma le sue gambe erano immobili, quasi piantate al suolo con dei chiodi immaginari che le impedivano di spostarsi da lì. forse, sentendosi osservato, voltò lo sguardo nella sua direzione e le puntò gli occhi addosso, e Lizzie cominciò ad ansimare, l’aveva vista, era fatta, la stava guardando e adesso non poteva più scappare come avrebbe voluto e visto che anche lei lo guardava non poteva voltare lo sguardo da un’altra parte e passare da lì come se nulla fosse, doveva per forza andargli incontro e salutarlo o almeno far buon viso al cattivo gioco che lei stessa aveva avviato. Prese un bel respiro, si fece coraggio e si incamminò verso di lui, accennando quanto meno un sorriso, non poteva di certo andare da lui con un espressione spenta e triste, almeno quello voleva risparmiarglielo.
Atem era agitato, eccola lì la causa di tutte le sue pene interiori che adesso si facevano ancora più forti. Il centro principale di tutti i suoi dubbi stava venendo verso di lui con un sorriso appena accennato e un rossore lieve sulle guance, e cominciò a sentirsi esattamente come l’altro giorno con Tea nella scuola e tutte le altre volte prima, un completo idiota che tremava come se fosse colpito da un freddo gelido che gli faceva tremare mani e gambe oltre che da un inspiegabile batticuore e un accelerato respiro che gli stava facendo venire il mal di testa , cercò comunque di non darlo a vedere e le sorrise anche se in maniera un po’ tesa “ Ciao, Lizzie “
“ Ciao “
Rimasero a guardarsi per un bel po’, lei era in preda all’ansia più nera lui agli scompensi emotivi , poco ci mancava che entrambi decidessero di tagliare la corda e fare finta di niente ma nessuno dei due riusciva a fare un solo passo nella direzione opposta e ogni tentativo di non guardarsi era inutile perché sembrava che i loro occhi fossero costretti ad incrociarsi , come se ci fosse una calamita che gli attraeva l’uno all’altra e che costringeva loro di fare tutto il contrario di ciò che volevano fare davvero.
Lizzie era in preda all’ansia , sorrideva ma a mala pena, in realtà voleva scappare via ma non ci riusciva e se non avesse detto qualsiasi cosa entro dieci secondo sarebbe scoppiata a urlare. Sembrò leggerle nel pensiero perché disse un balbettante “ Allora, come stai?” la ragazza lo ringraziò con la forza del pensiero per aver spiccicato quelle due parole messe in croce che comunque avevano salvato la situazione “ Bene “ gli fece un largissimo per tentare quanto meno di camuffare il suo malinconico stato d’animo mischiato all’emozione che provava per trovarsi davanti il ragazzo. Si misero tutti e due a fissare il panorama, senza spiccicare una sola parola e anziché aiutarli, quel silenzio li stava uccidendo, nessuno di loro osava parlare ne guardarsi, almeno direttamente visto che si sfioravano con la coda degli occhi quando l’altro non guardava e presto quel gioco di sguardi e quel silenzio disarmante finirono per far collassare Lizzie, che stanca e schiacciata da quella tensione decise di porvi fine “ Allora, faraone dell’antico Egitto, eh?”
Atem annuì “ Già “
Anche Lizzie annuì “ Immagino che sia stato bello , fare il Re “ era curiosa , lo ammetteva, voleva sapere qualche cosa sul suo vero passato e forse quel blocco di ghiaccio che li separava si sarebbe squagliato definitivamente, ci sperava quasi che lui decidesse di raccontarle qualche cosa, anche per non stare in silenzio a non fare un bel niente.
Atem sorrise e la guardò “ Va bene “ si volò e poggiò la schiena alla ringhiera guardandola “ Cosa vuoi sapere?” ormai la conosceva, quando faceva quelle domande era solo perché era curiosa e se sarebbe servito a far allentare la tensione che c’era tra loro le avrebbe raccontato tutto quello che voleva sapere. Lei si voltò a guardarlo un po’ sorpresa “ Dai, tanto l’ho capito che vuoi conoscere il mio passato , è stato il tuo primo pensiero quando ci siamo conosciuti , e visto che ormai sai tutto mentire non ha senso “
“ Tu vorresti davvero….?!” lui fece spallucce con un sorriso e Lizzie non riuscì a trattenersi, finalmente poteva sapere tutto senza dover più leggere tra le righe “ Me lo racconti davanti ad un gelato?” lui annuì e tutti e due si incamminarono.
 
Tristan e Duke guardavano tutte le foto che scorrevano davanti ai loro occhi con incredulità, Joey si era trovato un piccolo gruppo di amici tra i suoi compagni di scuola e tra tutti spiccava una ragazza con i capelli ricci scuri e gli occhi verdi, molto carina, con cui Joey si era fatto un centinaio di foto e che i due guardavano con la bava alla bocca. Quando Joey aveva detto loro che aveva conosciuto una ragazza con cui si stava frequentando da qualche mese erano scoppiati a ridere non credendo neanche a una parola su quanto gli aveva detto, uno come Joey non poteva avere una ragazza del genere che gli girava attorno, di solito una ragazza simile apparteneva alla categoria che scappava a gambe levate quando Joey provava ad attaccare conversazione e invece quella lì sembrava davvero piacere quell’idiota senza cervello di nome Joey Wheeler. Si sentivano per la prima volta due perdenti, di solito erano loro due ad avere la fila delle ragazze, anche se non una fila numerosa quanto quella di Bakura, ed era Joey a starsene in un angolino a guardarli depresso , adesso invece sembrava il contrario visto quanto era favolosa quella ragazza in foto.
 
Joey ridacchiava mentre osservava le loro facce sconvolte mentre guardavano le foto di quella ragazza scorrere sul PC di Marik, quasi quasi lo avevano sfottuto la prima volta che gli aveva detto che c’era una ragazza con cui stava uscendo insieme da tre settimane e adesso si erano trovati costretti a rimangiarsi tutto quello detto fin ora su di lui e non c’era niente di più soddisfacente di mettere a tacere dei maldicenti come Tristan e Duke “ Allora, è carina , No?” nessuno dei due rispose alla sua domanda, ancora imbambolati a guardare quelle foto con un silenzio di vergogna.
Bakura, dietro al divano alle spalle dei due, guardando quelle foto esclamò “ Oh , Sì, altro che “ a differenza di Duke e Tristan , lui aveva creduto subito all’esistenza di quella ragazza, conosceva bene Joey e sapeva che per quanto fosse stupido di sicuro non era un bugiardo e non era in grado di mentire su una cosa simile, anche perché la verità sarebbe comunque saltata fuori lo stesso e infatti ne aveva anche dato la dimostrazione. La ragazza era davvero carina e sembrava davvero che le piacesse Joey, altrimenti non gli si sarebbe avvicinata neanche di un passo e sarebbe scappata via a gambe levate.
“ E vi dirò di più, potrebbe diventare molto presto la mia ragazza “ scoppiò in una fragorosa e diabolica risata mentre Tristan e Duke cadevano sempre più nella depressione. Ormai i giochi con lei erano praticamente fatti, accettava di uscire con lui quando la chiamava e anche lei chiamava lui per uscire anche solo dieci minuti, le piacevano le sue battute , amava i suoi stessi film e la sua stessa tipologia di musica, andava quasi sempre a casa sua ed era anche riuscita a farsi amica Serenity e anche lui piaceva al fratello di lei, visto che uscivano insieme e gli aveva dato anche qualche piccolo accenno, il tempo era quasi giunto e non restava altro da fare che aspettare l’occasione giusta e farle la proposta ufficiale e poi l’avrebbe presentata a tutti gli altri ragazzi, ovviamente tenendo le giuste distanze da determinate cose che non era il caso di sapere, altrimenti sarebbe scappata via.
Marik, dal divano opposto, senza staccare gli occhi dal cellulare, con una risatina sadica disse “ Io ti consiglio di lasciar perdere, finiresti solo per rovinarti “
Joey lo guardò, così come tutti gli altri, e chiese “ Perché dovrei rovinarmi?!” assottigliò gli occhi, stuzzicandolo “ Non sarai mica geloso , vero?”
“ Lo dico per il tuo bene, ma se vuoi rovinarti l’esistenza e prendere una stangata fai pure “ sapeva molto bene come finiva una storia simile, all’inizio sembra tutto bello , rosa e colorato e poi finisce che qualcuno prende una grossa stangata e la ragazza tanto carina e adorabile si trasformava in un mostro approfittatrice che ti faceva passare le pene dell’inferno.
Joey cominciò a provare una certa curiosità per quello strano discorso che gli stava facendo e anche Tristan e Duke iniziarono ad interessarsi visto che si scambiarono un losco sguardo con Bakura “ E tu che ne sai se, a parte tua sorella, una ragazza non l’hai mai vista?”
Marik si alzò dal divano e prima di dirigersi verso il frigo, si avvicinò al tavolo e guardò Joey dritto in faccia “ Fidati, so più di quanto immagini “ gli chiuse il monito del portatile sulle mani, incastrandogli le dita tra il monitor e la tastiera facendolo urlare di dolore, e si diresse in cucina per andare a prendersi una lattina di Sprite dal frigo.
Joey non perse tempo e seguito da due curiosi Tristan e Duke, gli andò dietro e con fare malizioso disse “ Ehi, qui , qualcuno , nasconde qualcosa di serio “ a quanto pareva il caro Marik sembrava aver fatto più di quanto tutti loro si erano immaginati per fare un discorso del genere, altro che non aveva mai visto una ragazza in vita sua, quello lì qualche ragazza l’aveva conosciuta eccome e non solo di nome visto il discorso enigmatico.
Marik sbuffò, se lo era immaginato che quei tre avrebbero iniziato a tirare le somme e a farsi due conti “ Non so di cosa stai parlando e non mi interessa saperlo “ aprì il frigo , ma una mano glielo chiuse prima ancora di poterci infilare le mani dentro e si trovò la faccia sorridente di Joey seguita da quelle di Tristan ,  Duke e Bakura, che non sembrava gradire molto la situazione e Marik iniziò a sentirsi un po’ infastidito.
Tristan , con un sorriso a 360 gradi e un toccò di maliziosa curiosità disse “ Oh, certo che lo sai, perché non ci racconti un pochino? Tanto ormai hai parlato “
Anche Duke si mise in mezzo “ Esatto, se è successo qualcosa “ imitò le virgolette con le dita mentre ricalcava l’ultima frase “ Noi dobbiamo saperlo, gli amici condividono tutto “
L’unico che tentò di protestare, vista anche la situazione , fu solo Bakura , l’unico a conoscenza della grossa sfiga che si era abbattuta su Marik e che non aveva intenzione di stare a sentire quella conversazione “ Veramente… “ Duke gli mollò una gomitata violentissima al fianco e fu costretto a dover cedere “ Sono d’accordo “  non gli piaceva quella storia, non voleva averci niente a che fare ma era solo a battersi contro tre persone testarde che pur di rompere l’anima alla gente e a farsi affari che non li riguardavano erano disposti quasi a riempire gli altri di botte.
Marik ringhiando “ Non voglio parlarne, va bene?” non erano cose che li riguardavano e non avevano alcun diritto di intromettersi in quella storia, ma nessuno di loro voleva cedere e lo costrinsero a sedersi al tavolo della cucina e a raccontare tutto, Marik roteò gli occhi e fu costretto a dover sopprimere il tentativo di volerli uccidere tutti e tre “ E va bene, ma il primo che commenta giuro che lo ammazzo “
 
Lizzie continuava a ridere dietro ad Atem mentre camminavano lungo il viale principale “ Dai, sul serio?”
“ Sì, avevo una pessima mira, una volta ho teso l’arco così forte che la freccia mi è scappata dalle dita centrando la corona di mio padre a due centimetri dalla sua fronte”
Lizzie non riusciva a trattenersi dalle risate, le sarebbe piaciuto davvero vedere una cosa simile con i suoi occhi senza doversi sforzare di immaginarsi quanto doveva essere stato terribile Atem da bambino. Le aveva raccontato tutto sulla sua vita in Egitto, di come aveva passato l’intera infanzia ad annoiarsi sullo studio e a beccarsi tagli e ferite per imparare a usare la spada, di quanto fosse imbranato con l’arco e di come aveva imparato ad andare a cavallo da solo e di tutti i guai che era riuscito a combinare prima della sua salita al trono all’età di tredici anni , che aveva segnato definitivamente la fine della sua infanzia per dover crescere e gestire un intero regno praticamente da solo.
Si fermarono e si appoggiarono entrambi alla ringhiera mettendosi a fissare il mare “ Mi sarebbe piaciuto vivere nell’antico Egitto “ si era trovata tante di quelle volte a immaginarsi come doveva essere la vita nell’antico Egitto e adesso ne aveva una mezza idea anche se tutto era spiegato con gli occhi di Atem, ma era uguale e le sarebbe anche piaciuto vedere come doveva essere da bambino , che data la descrizione doveva essere molto diverso da come si mostrava ora.
“ E magari vivere come una principessa “
Lizzie sorrise “ Perché, No?! a giudicare da quello che racconti, non doveva essere stato poi così terribile “ si voltò a guardarlo e si accorse che il sorriso che aveva prima era scomparso, adesso sembrava quasi triste , come se dei brutti ricordi si fossero fatti strada nella sua mente e gli avessero tolto l’allegria che aveva prima, gli posò una mano sulla spalla “ Va tutto bene?”
Atem annuì “ Sì, solo che… “ non voleva raccontarle dell’altra faccia della medaglia, quando le aveva cominciato a parlare della sua vita in Egitto non voleva scaricarle addosso tutti gli orribili ricordi che avevano caratterizzato per l’80 percento la vita orribile che aveva trascorso prima da principe e poi da faraone, a lei non serviva sapere di tutto quello che aveva passato per colpa di suo padre e della sua responsabilità come erede di uno stupido trono dorato che gli aveva rovinato l’esistenza dal primo giorno che era venuto al mondo. Quello che voleva Lizzie era solo sapere che era tutto bello e colorato come lo mostravano in TV e lui l’aveva accontentata anche se non era tutta la verità, ma non aveva colpe e non era giusto raccontarle anche quello.
Gli strinse la mano sulla spalla, incitandolo a confessare quello che gli stava passando per la testa “ Che cosa?”
“ Che la mia vita è stata soprattutto un inferno “
Lizzie rimase alquanto stupita da quell’affermazione, prima sembrava essere tutto rose e fiori e adesso saltava fuori che aveva vissuto le pene dell’inferno “ Quanto un inferno?”
Atem si voltò, poggiando la schiena alla ringhiera guardando in basso “ Non potevo mai uscire fuori dalle mura del palazzo perché poteva capitarmi qualcosa, non ho mai avuto degli amici che non fossero delle guardie del corpo che mi andavano dietro per ordine di mio padre, ogni cosa che facevo o era sbagliata o non dovevo farla proprio e passavo tutto il giorno a litigare con mio padre e i sacerdoti perché non sopportavo che dovessero darmi ordini dalla mattina alla sera ripetendomi sempre chi ero e qual era il mio destino “
Lizzie gli si parò davanti , mettendogli le mani sulle spalle per tentare quanto meno di fargli passare la frustrazione che gli attraversava lo sguardo, frustrazione che anche dopo 3000 anni si portava dietro dalla tomba “ Ehi calmati, sei nel ventunesimo secolo , questa mentalità antica è stata cancellata da molti secoli ormai, mi pare che tu sia libero e indipendente di fare quello che vuoi adesso “ ecco spiegato perché a tratti le era sembrato che non le avesse detto tutto quello che c’era da sapere ed era anche una buona ragione il motivo che ci stava dietro, l’apparenza di una vita lussuosa e sfrenata copriva tutta la parte tragica che c’era sotto a gioielli d’oro e palazzi splendenti e lei lo capiva perfettamente visto che c’era passata con suo padre, ricchissimo politico ai vertici del governo sposato con un’arpia succhia soldi incinta di due mesi che non faceva altro che mandarle foto del suo caro paparino che teneva una mano spiaccicata sopra il suo ancora piatto pancino che tra meno di sette mesi avrebbe sfornato un odioso bebè che per metà sarebbe stato suo fratello o sua sorella, mentre lei era costretta a starli a guardare in un angolino dimenticato da tutto e tutti , ma non per questo doveva abbattersi nel ricordare di tutte le angherie che aveva subito per colpa di quei due e lo stesso valeva per Atem “ Forse la tua vita è stata una schifezza , ma adesso ne hai una nuova qui. Fa come me, dimentica il passato e tira avanti, io ho fatto così e guarda adesso dove sono, in un'altra città a condurre un’altra vita ed è così anche per te, un’altra epoca e un’altra vita “
Le sorrise, aveva perfettamente ragione lei, ormai non aveva più legami con il suo passato, a parte qualche scocciatura, per cui doveva smetterla di pensare sempre e comunque a tutti i guai che aveva sopportato e passato durante la sua infanzia “ Hai ragione, forse dovrei smetterla “
“ Dovresti , Sì “ gli sorrise e lo abbracciò, ricambiata, avvertendo le sue braccia avvolgerla e stringerla cominciò a provare un forte batticuore e arrossì. Sapeva molto bene che non doveva farlo, ma quando era con lui riusciva a dimenticare tutte le cose orrende che le capitavano e anche la litigata con Tea aveva perso il suo ricordo e ogni significato e non esisteva altro che Atem. Si sentiva felice, scarica da ogni pensiero e preoccupazione e soprattutto si sentiva molto innamorata, anche se doveva sforzarsi di dimenticarlo per risanare il suo rapporto con Tea, ma era più forte di lei, era il suo cure a guidarla e non era capace di fermarlo.
 
Atem la stringeva forte a se, aveva sentito tantissimo la mancanza di Lizzie nonostante tutto , aveva dimenticato completamente Tea e le loro litigate, tutto quello che aveva passato in quel periodo finalmente era sparito in una nuvola di fumo e il merito era soprattutto di Lizzie , finalmente si sentiva emotivamente sereno e tranquillo, quella ventata d’aria fresca ci voleva proprio e il merito era solo di quella ragazza. Sentiva il cuore battere così forte da fargli accelerare lo scorrimento del sangue nelle vene e mandargli ventate di calore sulla faccia, non lo faceva apposta ma era comunque più forte di lui, qualsiasi cosa faceva era più forte di lui, stringerla era più forte di lui e non voleva lasciarla andare. Sentì le labbra di Lizzie posarsi sulla sua guancia e dargli un bacio , cosa che lo fece arrossire e gli causò un improvvisa mancanza d’aria, era del tutto impreparato a quel gesto da parte sua e finì solo per sentire il cuore battergli ancora più forte nel petto, causandogli un capogiro violento.
 
Lizzie non era riuscita a resistere, quel bacio era stato più forte di lei e adesso ne pagava le conseguenze perché cominciò a sentirsi male, sentiva come se il cuore fosse una bomba pronta ad esploderle nella gabbia toracica e la faccia un vulcano in eruzione pronto ad eruttare lava da un momento all’altro, si allontanò da lui solo per guardarlo timidamente negli occhi , cosa che fece anche lui. I loro visi erano ormai vicinissimi, sentiva che doveva allontanarsi immediatamente ma non ci riusciva, continuava a guardarlo anche se aveva la tentazione di abbassare gli occhi.
Atem continuava a guardare i suoi occhi azzurri e le sue labbra a pochi centimetri dalle sue, non doveva neanche pensare a fare una cosa simile ma era più forte di lui e della sua ragione, la domanda ti Tea gli riecheggiava nella mente come una cantilena che non riusciva a tacere e gli martellava la testa anche se non trovava una risposta concreta. Le sfiorò appena le labbra e poi fu solo questione di un attimo e le loro labbra si unirono, quel contatto finì per far andare Atem in tilt completamente, sentire le labbra di Lizzie sulle sue bastò per fargli perdere del tutto la cognizione del tempo, fargli sballare del tutto il cervello e farlo smettere di ragionare, il respiro di lei sul suo viso era stato più che sufficiente per farlo stordire e la strinse ancora più forte approfondendo quel contatto ancora di più.
 
Lizzie era completamente andata, non capiva più niente e sentiva a mala pena il battito accelerato del suo cuore dentro al petto e percepiva la realtà in maniera distorta , tutto quello di cui era sicura era solo che Atem la stava baciando veramente, erano le sue labbra quelle che accarezzavano le sue, era il suo respiro quello che aveva sul viso ed erano i suoi capelli quelli che accarezzava con la mano. Neanche lei sapeva come fosse successa una cosa simile, un minuto prima si guardavano e due secondi dopo si baciavano come se fosse una cosa abituale che facevano da sempre , le sue guance erano in fiamme e la testa le girava ma nonostante ciò era felice come non lo era mai stata prima d’ora , perché era tra le braccia di Atem e il suo cervello smise di pensare completamente , abbandonandosi solo a quel momento che attendeva con disperazione da tanto , troppo tempo.
 
Atem continuava a baciarla ma più lo faceva più sentiva crescere dentro di lui una strana sensazione, come se qualcosa non stesse andando per il verso giusto, come se ci fosse una strana presenza che continuava ad insinuarsi nella sua mente e lo inquietava disturbando i suoi sensi, percepiva una strana inquietudine che non riusciva a capire da dove venisse , come se quello che stava facendo fosse in qualche modo sbagliato e non era così che dovevano andare le cose e fu solo un attimo. Un flash improvviso lo costrinse ad allontanarsi di scatto da Lizzie a ad allontanare a sua volta la ragazza da lui, era sconvolto e un’ansia crescente finì per traumatizzarlo e costringerlo a guardarsi intorno, come se avesse paura di qualcosa che non vedeva ma che continuava a sentire.
Lizzie non capiva che cosa stesse succedendo, perché era finito tutto così all’improvviso “ Atem, cosa…”
“ Devo andare “ andò via, scappando in fretta e allontanandosi il più in fretta da Lizzie , che rimase lì, esattamente dove l’aveva lasciata con gli occhi sbarrati e incapace di trovare una soluzione logica a quella stranezza improvvisa che aveva colpito il faraone costringendolo ad andare via così in fretta , come se avesse visto un mostro sbucare da qualche parte. Cominciava a pensare che forse aveva sbagliato qualcosa lei o che forse si era pentito di quello che aveva fatto, ma se era così perché era andato via senza neanche dirle una parola di più, quanto meno avrebbe dovuto dirgliela una minima scusa per giustificarsi e invece era andato via così, spaventato e traumatizzato come se qualche pensiero terribile o una strana sensazione si fosse fatta strada nella sua mente e Lizzie non potè far altro che sentirsi confusa e irrequieta.
 
nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi
eccovi qui un bel capitolo con qualcosa di inaspettato XD
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 51
*** Parole oscure, oscuro presagio ***


Atem si girava e rigirava nel letto in preda all’insonnia e al nervoso , continuava a essere tormentato da Lizzie, da quel bacio che non riusciva a scordarsi e a quello che gli era successo sconvolgendolo fin dentro al profondo. Era stata la cosa più strana che gli sia mai capitata fino a quel momento, all’inizio era convinto di volerlo quel bacio, lo aveva fatto prima senza rendersene conto e poi convinto delle sue stesse azioni , baciarla era stata la cosa più bella che ci potesse essere e poi si è trasformato tutto in un incubo spaventoso, insomma una persona non baciava un’altra senza provare qualcosa per lei e lui la provava senza dubbio , in quel momento la voleva davvero , lo sentiva chiaramente che non c’era nessun’altra a parte Lizzie insieme a lui e si era convinto che la risposta alla domanda di Tea era semplicissima ed era che Lizzie gli piaceva , ma poi era arrivato quel flash improvviso e non aveva capito più niente di quello che stava facendo e il suo gesto gli era sembrato un errore spaventoso, ma adesso non era convinto più neanche di quello. E poi quel flash , perché proprio in quel momento e perché doveva vedere proprio una cosa simile in un momento simile, tutto quello che aveva capito essere finalmente chiaro era finito solo per diventare ancora più difficile e complicato, non riusciva più a fidarsi non solo della sua stessa ragione ma neanche del suo cuore.
Non ce la faceva più a stare a letto, aveva bisogno immediato di andare a prendere un bel bicchiere di acqua gelata anche se era notte fonda e faceva un freddo bestiale. Scostò in fretta le coperte, infilò le pantofole e corse subito di sotto scendendo le scale velocemente , solo che quando entrò in cucina si beccò uno spavento improvviso trovandosi davanti Yugi, con una faccia cadaverica e pallidissima , seduto al tavolo della cucina a fissare un bicchiere di acqua. Lui alzò gli occhi e lo guardò con un’espressione vuota e assonnata senza dirgli neanche una parola, Atem sentì il sangue gelarsi nelle vene, non si trovava faccia a faccia con lui da non sapeva quanto e si sentiva un po’ agitato, forse più di quanto lo fosse stato prima, percepì una crescente tensione tra loro capace di appesantire perfino la forza di gravità. Tentando di mantenersi calmo e disinvolto, si incamminò verso il frigo, passando alle spalle di Yugi, che lo seguiva con uno sguardo annoiato e spento che ormai era diventata la sua nuova espressione facciale.
 
Yugi lo guardava con gli occhi semi socchiusi, morto di sonno ma incapace di addormentarsi. I suoi incubi continuavano a tormentarlo adesso per tutta la notte, chiudeva gli occhi e si trovava a correre per corridoi antichi o a sopportare morte e distruzione, più reale che visionaria e ormai aveva rinunciato perfino a dormire, erano due notti che non chiudeva occhio e tre giorni che se ne andava in giro come uno zombie senz’anima o volontà che barcollava per la casa. Era arrivato perfino a ingoiare pillole per dormire, le stesse che prendeva il nonno quando davvero non riusciva a chiudere occhio ma neanche quelle erano capaci di gettarlo in un sonno profondo e senza sogni come desiderava ormai da mesi, e di certo vedere Atem non lo stava aiutando. Non si incrociavano in giro per casa da molto tempo, faceva sempre di tutto per evitarlo e quando lo vedeva a poca distanza aspettava sempre che andasse via per non finire a parlare con lui, e non è che il faraone si sforzasse quanto meno di provare ad avvicinarsi a lui, lo trattava come se avesse la peste o il vaiolo, peggio di un malato con qualche malattia infettiva che rischiava di contagiare qualcuno e condannarlo a morte certa e quel suo comportamento lo mandava in bestia. Ok, lui aveva le sue colpe, ma non che il faraone non avesse le sue, in fondo era colpa sua se avevano litigato, non si interessava lontanamente di lui e delle sue condizioni, preferiva occuparsi solo dei suoi problemi piuttosto che prendersi cura di lui come gli aveva promesso di fare visto che era il suo fratellino , la verità era che di lui se ne stava fregando e anche Yugi aveva deciso di fare lo stesso, solo che adesso se lo trovava davanti.
 
Atem lo guardava con la coda dell’occhio, lui non parlava e neanche lui osava rivolgergli la parola, solo che gli mancava scambiare due chiacchiere con Yugi, non lo facevano più da quando erano separati mentre prima, quando erano nello stesso corpo , passavano ogni notte a discutere o a parlare prima che Yugi finisse per crollare dal sonno, adesso invece erano più distanti che mai e tutto partiva da quello strano comportamento che da un po’ aveva colpito Yugi.
Era un’altra persona, di faccia e di atteggiamento, va bene che stava male, ma questo non spiegava perché doveva prendersela con gli altri come se avessero qualche colpa in particolare. Forse doveva parlare con lui e provare a chiarire, ma aveva un po’ di paura, non sapeva come poteva reagire e sicuramente non voleva svegliare il nonno con qualche litigata fuori orario degna della peggiore denuncia per disturbo della quiete pubblica. Bevve un bel sorso di acqua e quando si sentì pronto, fece un bel respiro e tentò di parlare, solo che fu lui ad anticiparlo “ Non riesci a dormire?”
Atem rimase ammutolito “ Ehm… No “ beh, almeno gli aveva parlato ma non sembrava molto allegro.
Yugi sospirò “ Lo immaginavo “ ormai era un esperto di insonnia, e di sicuro Atem non stava morendo affatto di sonno vista la faccia sveglia che aveva, non come lui che aveva sonno ma non poteva dormire , ma di certo passare l’intera notte seduto a una sedia di legno non lo aiutava di certo, per cui si alzò e si preparò per andarsene.
Atem non ce la faceva più a sopportare quella situazione, sentiva la mancanza di Yugi e comportarsi come due estranei non faceva bene a nessuno di tutti e due e soprattutto non piaceva al nonno, ormai anche lui cominciava a starci male per il comportamento distanze di Yugi e questo non faceva altro che fare male a tutti, erano una famiglia che lo volessero o no e se Yugi aveva dei problemi era il momento che si risolvessero. Posò il bicchiere e andò dietro a Yugi prima che andasse via , prendendolo per un polso e costringendolo a girarsi, solo che nel modo di farlo qualcosa gli cadde fuori dalla tasca dei pantaloni e Yugi impallidì. Atem si chinò a raccogliere e trovò scritto sullo scatolino il nome dei farmaci che prendeva il nonno quando non riusciva a dormire “ Ma cosa…” guardò Yugi allarmato “ Che cosa ci fai con questi in mano?”
Yugi afferrò lo scatolo dalle mani di Atem, nascondendolo dietro la schiena “ Niente , non so cose che ti riguardano “ ci mancava proprio questo per completare il quadro, aveva dimenticato lo scatolino nella tasca dei pantaloni e adesso il faraone lo aveva scoperto, certo che doveva capitare tutto nei momenti meno opportuni, adesso ci mancava solo che lo andasse a dire al nonno.
Il faraone non lo capiva proprio, da quando assumeva farmaci per dormire rubati dalla scorta dei medicinali personali del nonno , questo era davvero il colmo “ Sì che mi riguardano, questi sono farmaci “
Yugi sospirò e con ironia disse “ Però, che occhio “ come se non lo sapesse già da se che erano farmaci, gli erano ingenuamente serviti per provare a dormire e di solito si usavano farmaci per farlo , ma forse il faraone aveva qualche leggero problema di comprendonio visto che ancora non sembrava averlo capito.
“ Tu assumi già dei farmaci, lo sai cosa sono gli effetti collaterali o No?” certe volte voleva aprirgli la testa e controllare se lì dentro c’era un organo vitale funzionante o segatura, fare certe cose poteva essere molto pericoloso ma a quanto sembrava a Yugi non importava e preferiva continuare a combinare guai come se fosse una cosa normale.
Il ragazzino montò su tutte le furie “ Vuoi lasciarmi in pace Sì o No? sono affari miei cosa faccio o non faccio con i farmaci, e tu sei pregato di non rompermi le scatole “ andò via, correndo di sopra e chiudendosi in camera sua piantando Atem di sotto , che per il nervoso andò nel salotto e afferrò il primo cuscino che gli capitò a tiro sbattendoselo in faccia e ringhiandoci contro per non scoppiare ad urlare e lo stesso fece Yugi con il suo, per poi lanciarli entrambi via contro i muri delle rispettive stanze. Era inutile, qualsiasi cosa facevano finivano sempre per litigare malamente , ormai era il loro destino discutere per qualunque cosa facessero e mandare all’aria ogni tentativo di parlare in pace e tranquillità.
 
Lizzie non riusciva a chiudere occhio, era sveglia a fissare il soffitto della sua stanza , con la mente che divagava nel ricordo di quel bacio che si era scambiata con Atem, quel bacio che aveva sconvolto completamente i suoi sentimenti e che era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata in tutta la sua vita, si era sentiva felice e inqueta allo stesso tempo, mentre si baciavano aveva raggiunto la consapevolezza che anche lui l’amava esattamente come lei amava lui, almeno fin che la magia che li aveva colti di sorpresa non era svanita proprio per colpa di Atem. Sembrava quasi spaventato da quello che era successo, come se fosse stato colpito da qualcosa che lo avesse terrorizzato e il modo con cui l’aveva mollata lì, da sola, dopo una cosa del genere, era stato stranissimo e le aveva tolto il sonno nel continuare a ripensarci ma non riusciva a farne a meno, c’era qualcosa che non la convinceva pienamente e quel qualcosa era proprio Atem, non riusciva a capire il perché della sua fuga improvvisa ne che cosa gli fosse venuto in mente perché aveva la classica espressione di qualcuno che si era preso uno spavento improvviso di quanto era pallido e ansioso e questo non era un buon segno, almeno per lei , e ciò significava che doveva affrontarlo. Era importante, il solo modo per avere chiaro una volta per tutte se l’amava oppure No era quello di parlargli faccia a faccia, un bacio non era niente se non seguito da una giustificazione seria dell’azione e il solo che poteva darle quella spiegazione , quella conferma , era Atem.
 
L’intero gruppo era a casa sua, non proprio tutti visto che Tea e Lizzie non erano lì, ma a Yugi non interessava niente della loro presenza che lo stava mandando in escandescenza per le urla che Joey buttava dal piano di sotto impedendogli di concentrarsi con gli ultimi compiti della settimana che voleva finire in fretta per potersi poi rilassare in pace , anche se con tutto quel chiasso non riusciva proprio a concentrarsi e neanche la porta chiusa teneva a bada le risate insopportabili di quel gruppo di idioti. Il cervello gli stava scoppiando dentro la scatola cranica , lampi di ira funesta gli attraversavano gli occhi stanchi e arrossati , incavati nelle occhiaie più nere di un pozzo profondo , si portò le mani nei capelli cercando di trattenersi dall’istinto di scendere di sotto e prendere tutti a male parole, ormai stava impazzendo e la sottile linea che c’era tra lui e la funesta follia che gli mandava in tilt il cervello si stava lentamente assottigliando, il suo intero corpo era un tremito di rabbia incontrollabile pronta ad esplodere da un momento all’altro.
Chiuse il libro di storia con un tonfo, rifiutandosi di studiare con quel caos che c’era di sotto e dedicandosi alla ricerca che doveva fare di psicologia. Aprì il comodino della sua scrivania per prendere il computer ma la trovò vuota e una scarica di nervoso riaccese in lui la rabbia di poco fa, se il suo computer portatile non era lì significava che come al solito Atem se n’era impossessato e non lo aveva rimesso a posto, come se fosse di sua proprietà. Si alzò di scatto dalla sedia e aprì violentemente la porta urlando con tutta la rabbia che a stento tratteneva dentro di se “ SI PUO SAPERE DOVE CAVOLO HAI MESSO IL MIO COMPUTER? “
Le voci, dal piano di sotto si zittirono di colpo e fu solo quella di Atem a sentirsi “ Che c’è, Yugi?!”
“ RIVOGLIO IL MIO COMPUTER O GIURO CHE TI DISTRUGGO L’INTERA CAMERA DA LETTO SE NON ME LO RIDAI INDIETRO “ era pronto a farlo, se non sarebbe salito a ridargli il computer avrebbe buttato giù la porta di quella stanza e avrebbe distrutto tutto quello che c’era lì dentro a mani nude, e gli avrebbe scaraventato i resti della distruzione giù dalle scale.
“ Lo trovi dentro la mia scrivania, l’ho dimenticato lì dopo che l’ho messo sotto carica “
Senza dire neanche più niente di quanto non avesse detto fin ora, entrò dentro la stanza e aprì immediatamente la scrivania trovandoci dentro il suo computer con tanto di carica batterie , lo tirò fuori da lì ma nel modo di prenderlo una serie di fotografie caddero a terra e si sparpagliarono sul pavimento. Yugi posò malamente il computer sul tavolo, infastidito da quell’ennesima rottura di scatole , si chinò e raccolse una foto e quando la girò, si trovò davanti l’immagine di una stele egizia con tanto di geroglifici incisi sopra e l’effige di un mostro dalle forme strane di fronte alle tre Divinità Egizie con sotto di loro nient’altri che Atem.
Un violentissimo capogiro, misto a una vertigine, colse Yugi di sorpresa , che quando aprì gli occhi si ritrovò non più nella stanza di Atem ma sospeso a mezz’aria sopra un orda di distruzione, fuoco e fiamme che si alzavano verso il cielo mentre le ombre delle divinità volavano su di lui con la loro impressionante mole e sparavano raggi di luce contro un mostro avvolto da un’aura dorata e splendente capace di accecare perfino il sole, che a sua volta rilanciava con fasci di luce da quello che sembrava essere uno scettro. Sotto ai suoi piedi, mentre la gente scappava, c’era Atem che correva a cavallo tenendo in mano qualcosa che somigliava al Puzzle del millennio e incitava i mostri a scontrarsi nel mezzo di quell’orrore spaventoso.
La visione cessò e cadde a terra, sparpagliando le foto sul pavimento, gocce di sudore solcavano la sua fronte e le sue guance mentre i suoi occhi sbarrati erano fissi sulle fotografie davanti a lui, era stato identico ai suoi sogni, quello che aveva visto era uno scenario che si ripeteva continuamente ogni volta che chiudeva gli occhi ma stavolta era sveglio, proprio come la volta precedente sulle scale e altre volte ancora durante la notte, ormai era sempre più convinto di essere sull’orlo della pazzia, stava diventando pazzo perché solo i folli vedevano ciò che vedeva lui.
 
Ormai erano le 21 e 30 della sera e il pub era strapieno di ragazzi , la musica a tutto volume era capace di spaccare i timpani a chiunque eppure i discorsi dei suoi amici Atem li sentiva comunque ma non era per niente attento a quello che si dicevano perché Lizzie continuava a guardarlo con insistenza tra una chiacchierata e una risata e sentì le budella contorcersi dentro lo stomaco. Il suo era uno sguardo indecifrabile e tagliente più di una lama affilata e cercare di non guardarla era inutile perché si sentiva schiacciato dalla sgradevole sensazione che Lizzie gli metteva addosso con i suoi continui giochi di sguardi, a che guardava qualcuno a che tornava a fissare lui e una sensazione di oppressione cominciò a gravargli addosso. Sentiva come se l’aria cominciasse a mancargli e il disperato bisogno di uscire fuori di lì divenne insostenibile.
 
Lizzie continuava a fissarlo, non le interessava niente dei discorsi idioti di quei cretini dei suoi amici, la sola cosa che le interessava era chiarire con Atem quella storia anche a costo di rovinare il resto della serata. Ogni tanto spostava lo sguardo da un punto all’altro ma poi tornava sempre a guardare lui, alla continua ricerca di un modo per allontanarsi insieme a lui e poter parlare senza avere nessuno di quei babbei in giro che potesse ascoltare la loro conversazione e magari fraintendere qualcosa che avrebbe fatto scoppiare una guerra con Tea, avevano già litigato a sufficienza e in maniera grave e il solo modo per sistemare quella situazione era chiarirsi con Atem una volta per tutte.
Atem non ce la fece più, sfinito da quell’oppressione claustrofobica che c’era lì dentro causata dal continuo sguardo di Lizzie “ Io vado in bagno “ si alzò in fretta dalla sedia e si allontanò.
Lizzie, che non poteva farsi scappare l’occasione, afferrò la borsa e si alzò anche lei “ Ci vado anche io, torno subito “ in fretta , senza aggiungere altro, inseguì Atem in fretta e furia, prima che entrasse davvero in bagno e finì per mettersi a correre lungo il corridoio riuscendo a raggiungere il ragazzo , chiudendogli la porta del bagno prima che l’aprisse del tutto e gli si piazzò davanti “ Tu e io dobbiamo parlare “
Atem sbiancò , sia appena sentì il suo tono di voce sia quando se la vide spuntare davanti e il suo sguardo non prometteva niente di buono “ Posso andare in bagno prima?” non che ci dovesse andare davvero ma aveva un disperato bisogno di scomparire per un po’ da quell’ambiente opprimente e il solo posto dove ingenuamente era convinto che Lizzie non potesse seguirlo era proprio il bagno ma a quanto sembrava neanche questo riusciva a tenerla a distanza.
Lizzie gli si mise a ridere “ Tranquillo, per qualche minuto in più puoi tenertela “ lo afferrò per il braccio e lo trascinò fuori quasi di peso, passando dalla porta del retro per scappare dagli sguardi di persone estranee e amiche.
In quel momento, però, la porta del bagno delle ragazze si aprì e Tea si accorse che Atem e Lizzie stavano uscendo insieme dal retro e una scarica di rabbia attraverso i suoi occhi azzurri trasformandoli in carboni ardenti alla vista di quei due che in maniera losca e sospetta se ne stavano andando dal retro del locale.
Una volta fuori da lì, Lizzie lasciò il braccio di Atem , che si fermò e prima che la ragazza facesse qualsiasi cosa di strana o inopportuna, prese subito la parola capendo perfettamente perché voleva parlargli e soprattutto su cosa “ Senti , Lizzie, per quello che è successo ieri mi dispiace, non avrei dovuto farlo “ si era condannato da solo , ormai lo aveva capito benissimo, ma era quello che era arrivato a pensare dopo una lunga notte insonne passata tra ansia e la litigata con Yugi, quello che era successo era stato solo un brutto sbaglio di cui si era pentito, beh  non proprio pentito, ma comunque non avrebbe dovuto farlo.
Lizzie incrociò le braccia sul petto, guardandolo severa “ Quello che è successo? Non mi sembra il termine adatto “ quello che era successo era stato un bacio, e fare delle scuse idiote non risolveva niente comunque perché erano solo palliative, la verità era che Atem stava scappando da qualcosa e il suo sguardo spaventato ne era la prova concreta. Era successo qualcosa e lo avevano capito entrambi, solo che lei lo aveva capito molto più di quanto poteva averlo capito Atem stesso.
Atem abbassò lo sguardo a terra , sentendosi dannatamente incolpa “ Lo so, io… io non avrei dovuto… mi dispia…” ma non gli fu permesso di terminare la frase perché le labbra di Lizzie furono di nuovo sulle sue e le sue mani erano poggiate sul suo viso. Per quanto ci stesse provando, alla fine cedette e si lasciò andare, abbracciandola e approfondendo sempre di più il bacio. Era una cosa più forte di lui, sentiva che c’era qualcosa che in quella situazione non andava come doveva eppure non era capace a resistere per quanto ci mettesse tutta la volontà del mondo ad allontanarla.
 
Il viso di Tea sbiancò e calde lacrime di dolore le sgorgarono dagli occhi mentre sentiva il suo cuore andare in mille pezzi come un vetro che si spaccava sotto il colpo violento di una pietra, Atem stava baciando Lizzie, la stava abbracciando e lo stesso stava facendo lei con lui e Tea si sentì distrutta , ferita, tradita nel vedere quella scena orribile porsi davanti ai suoi occhi, una coltellata in pieno cuore sarebbe stata meno dolorosa di quella scena atroce. Le gambe le cedettero come se si fossero trasformate in gelatina e il respiro divenne irregolare come se un macigno le stesse schiacciando la gabbia toracica, non riuscì ad andare oltre e si allontanò , con il cuore a pezzi e distrutta nel profondo del suo animo.
 
Il motore si fermò dentro il garage condominiale di Jonathan, accanto agli altri tre motori che Yugi riconobbe a occhio perché pieni di graffi e decorazioni sgargianti e sapeva perfettamente a chi appartenevano anche se non gli era ancora chiaro che cosa dovevano fare a casa di Jonathan visto che lì , a parte il computer e la playstation, non c’erano molti modi per divertirsi liberamente come piaceva fare a quel gruppo di ragazzini che aveva avuto la disgrazie di conoscere e che erano quasi peggio di Joey e Tristan messi assieme. Quando gli aveva telefonato per dirgli che aveva organizzato una cosa molto speciale per quel Sabato e senza aggiungere altro era passato a prenderlo in fretta e furia e costringendolo di mala voglia a fare una doccia mezza discreta, erano saliti sul motore per sfrecciare rapidamente in strada e raggiungere la casa di Jonathan.
Poco dopo, dalla porta uscirono tutti gli altri, belli pronti con i caschi degli scooter in mano già pronti per partire. Mark , il ragazzino con i capelli neri gelatinati e i colpi di sole biondi che lo facevano sembrare un Super Sayan, prima di infilarsi il casco in testa , chiese un po’ preoccupato “ Ma che cosa dobbiamo fare?”
Yugi comprendeva molto chiaramente la sua velata preoccupazione, Jonathan non era il tipo di persona da sabato sera passato in pizzeria come tutti gli altri ragazzi normali, aveva quel particolare e strano modo di voler sempre combinare dei guai e non ci sarebbe stato da stupirsi se avesse in mente di mettere tutti loro in casini stratosferici. Infatti , con un sorriso un po’ trasandato e birichino , esclamò “ Tranquilli ragazzi, fidatevi di me, questa sera ci divertiremo “
Yugi si guardò con gli altri, non proprio tranquilli dalle parole poco rassicuranti di Jonathan, ma visto che nessuno aveva intenzione di volersene andare a casa e Yugi non poteva di certo farlo , a piedi e da solo a quell’orario per giunta, fu costretto a infilarsi il casco e a salire dietro Jonathan per partire e andare in una destinazione misteriosa.
 
Atem si separò da Lizzie con il cuore a mille e la sensazione delle sue labbra ancora sulle sue, stordito da quel bacio improvviso che proprio non si aspettava da parte sua ma il peggio non era ancora finito perché Lizzie gli chiese una cosa che lo sconcertò per davvero , sulle labbra gli sussurrò “ Mi ami?”
Glielo disse così, su due piedi, dopo una notte insonne finalmente aveva trovato il modo e soprattutto il coraggio per avere la risposta alle sue numerose domande. Non aveva rifiutato il suo bacio, anzi, aveva ricambiato con più intensità rispetto al precedente , ma questo non era sufficiente per potersi sentire davvero amata da lui come sognava che accadesse, se voleva risanare la sua amicizia con Tea, doveva prima avere l’occasione di poter mettere in gioco tutto quello in cui sperava e credeva e se doveva prendersi una qualche delusione quello era il momento più opportuno per chiarire tutto.
Atem rimase ammutolito, non si aspettava quella domanda così sconvolgente che gli fece tornare alla mente la domanda di Tea
Che cosa provi per Lizzie…
“ Io… io….” non riusciva a parlare, la sua testa era più confusa del suo cuore, e lì dentro c’era senza dubbio un uragano in azione visto il modo in cui si sentiva.
Lizzie leggeva nei suoi occhi una confusione profonda, forse neanche lui sapeva se l’amava o No e quella fu la conferma dei suoi dubbi, gli prese il viso tra le mani “ Non lo sai , vero?” abbassò gli occhi e quella fu per Lizzie una muta conferma alla sua domanda , lo costrinse a guardarla in faccia e i loro sguardi si incrociarono “ Mi baci ma non sai cosa provi per me, l’ho capito “ e poi la domanda definitiva, quella che le toglieva il sonno più di altre, ci volle una gran quantità di coraggio per poterla formulare ma riuscì a trovarlo e disse “ E per Tea, invece?”
Atem sbarrò gli occhi, il cuore accelerò il battito come una cavallo che galoppava a briglia sciolta in mezzo all’inferno. Tea, che cosa provava per Tea, perché adesso aveva tirato in ballo Tea e perché adesso si sentiva peggio di prima, non era già abbastanza sufficiente il flash che aveva avuto durante il bacio precedente con Lizzie? adesso pure quella domanda? Il respiro gli mancò e la testa iniziò a girargli avvertendo un fortissimo dolore al cuore, e iniziò a temere che n infarto lo stesse per cogliere da un momento all’altro e fu più doloroso delle mille ferite che si era procurato in passato durante i suoi addestramenti con la spada, molto più doloroso “ Io… io non… “
Lizzie sorrise, a quanto sembrava non era solo su di lei che aveva dei dubbi. Gli posò una mano sulla testa e gli accarezzò i capelli “ Questa non ti serve a niente “ gli sorrise e spostò la mano dalla sua testa all’altezza del cuore “ Ti serve questo” si allontanò da lui e tornò dentro il locale, lasciando Atem da solo con mille pensieri per la testa e dubbi nel cuore.
 
Il vecchio cimitero era immerso nella completa oscurità, lasciata la strada principale non si vedeva altro che alberi secchi e vegetazione fitta che si estendeva per chilometri. La cancellata era distrutta e piena di ragnatele, ricoperta in parte da rampicanti folti e radici di alberi, Yugi aveva un po’ di paura nel dover mettere piede in quel posto tetro e abbandonato da Dio, ma nessuno dei suoi compagni sembrava intenzionato a volersene andare via, quell’idea non gli piaceva ma era uno contro cinque e se non voleva essere preso in giro a vita doveva far buon viso a cattivo gioco, e poi doveva ammettere che un po’ lo intrigava visitare un vecchio cimitero desolato. Gli passarono una torcia e quando tutti ebbero a portata di mano ciò che serviva, Jonathan prese parola , facendo avvicinare tutti a cerchio e tirando fuori dallo zaino dei fogli di carta che consegnò ai suoi amici  “ Allora, siamo qui perché ho organizzato una piccola caccia al tesoro “
Tutto il gruppo si guardò in faccia sconvolto, questa era l’ultima cosa che si aspettavano che Jonathan facesse ma non di certo la più strana, conoscendolo poteva fare di peggio. Dylan , stringendosi nelle giubbotto , con un po’ d’ansia chiese” Perché?”
Jonathan scoppiò a ridere “ Come sarebbe perché? perché qui c’è una leggenda molto famosa “ si avvicinò di più ai suoi amici e con un pathos degno del miglior narratore da film dell’orrore cominciò il suo racconto “ Si dice che questo cimitero fu abbandonato perché qui vi fu assassinata una donna “ trasalirono tutti a quelle parole, soprattutto Yugi , ma Jonathan continuò “ Era una giovane sposa vissuta negli anni quaranta, era scappata per raggiungere il suo amato in questo cimitero e scappare con lui, ma quando l’uomo arrivò la sola cosa che gli interessava era il piccolo tesoro che la donna aveva portato con se come dote matrimoniale. La donna tentò la fuga e nascose il suo tesoro in un mausoleo appena in tempo, prima che l’uomo arrivasse e l’accoltellasse , uccidendola. Dicono che il suo spirito vaghi ancora in questo cimitero per proteggere il tesoro e noi, stanotte lo troveremo “ la risata di Jonathan squarciò l’aria umida di quel posto spettrale, si strinsero tutti fra di loro impauriti da quel racconto macabro. Quando Jonathan smise di ridere, ritornò in se e continuò ad esporre il suo piano “ Secondo la leggenda il mausoleo è a forma di tempio greco con sopra la scultura di un angelo alato. Il primo che lo trova invierà un messaggio agli altri e farà un segno con la torcia “
Yugi trasalì “ Il primo?! Vuol dire… separarci?” lo guardarono tutti e si sentì un po’ in imbarazzo, aveva fatto la domanda che lo avrebbe segnato per sempre ma in fondo nessuno gli aveva detto che si sarebbero messi a cercare uno stupido mausoleo per i fatti propri solo per una stupida caccia al tesoro presa da una stupida leggenda metropolitana.
“ Certo, secondo te come funziona una caccia al tesoro?” Jonathan rise per la faccia di Yugi e incitò tutti ad entrare dentro il cimitero , ognuno con una mappa in mano stampata dalla foto della pianta del cimitero e andarono tutti in direzioni diverse, vagando nel mezzo della desolazione e della solitudine che circondava quel posto.
 
La luce della torcia filtrava attraverso la nebbia fitta , illuminando le statue ricoperte di polvere che proiettavano inquietanti ombre sul terreno sterrato e sulle lapidi, i loro stessi volti erano coperti di ombre che gli conferivano un aura demoniaca. Yugi procedeva lentamente, guardandosi in torno in quella desolazione sperduta mentre camminava attraverso i sentieri circondati da lapidi e da croci riportanti date di nascita e di morte molto antiche, ricoperti di radici secche di rampicanti morti e di foglie marce che scricchiolavano sotto ai suoi piedi, il freddo pungente aveva alzato anche il vento e ogni tanto si vedevano delle foglie svolazzare, il gelo aveva fatto diventare fredda la punta del suo naso e la pelle delle guance. In sottofondo non si sentiva altro che il cicaleccio delle cicale e qualche gufo sparso lì nel nulla. L’aria era intrisa di un fastidioso odore di marciume e di terra bagnata, il vento fischiava nelle orecchie di Yugi, dando vita a sottospecie di versi striduli come se fossero l’eco dei fantasmi dei defunti, arrabbiati perché erano stati dimenticati in quel posto che trasudava morte e desolazione. Puntando la torcia sulla faccia di un gargoyle un gatto nero dagli inquietanti occhi gialli balzò a terra facendo urlare Yugi per lo spavento. Cercò di riprendere coscienza di se, rilassandosi piano piano e riprendendo a camminare , ripetendosi nella mente di stare tranquillo e di trovare quel dannato mausoleo in fretta in modo da potersene andare il prima possibile.
Le foglie degli alberi si muovevano strofinando l’una all’altra , mosse dal vento e staccandosi dai rami , rotolando sul sentiero in una danza immaginaria mentre Yugi passava in mezzo alla corrente calpestando ramoscelli spezzati. Arrivò ai piedi di una scalinata in pietra che portava a un livello inferiore del vecchio cimitero, ancora più inquietante perché cosparso di croci che spuntavano da ettari infiniti di terra. Quello doveva essere la parte più antica e sicuramente più lugubre del posto, ma visto che i mausolei erano sparsi in giro per il cimitero quella era una tappa che non poteva evitare, si fece dunque coraggio e cominciò a scendere le scale, guardando continuamente il cellulare nella speranza che qualche messaggio arrivasse in fretta per poter andare via.
La nebbia passava attraverso le croci, avvolgendole come un manto e ricoprendole di umido, gocce d’acqua scendevano lungo il ferro finendo per cadere sul rialzo della terra umida dove sotto vi erano sepolte le bare dei defunti. Yugi era teso, camminare lungo quelle stradine e guardare quelle tombe gli metteva un po’ di paura, sembrava la location di un film dell’orrore vecchio stile , era come se da un momento all’altro la terra si muovesse e delle mani cadaveriche di zombie uscissero per scavarsi l’uscita, quei pensieri inopportuni gli fecero serpeggiare dei brividi di terrore lungo la spina dorsale e gli causarono un tremolio alle gambe che gli impediva di procedere speditamente e si sentiva come se fosse osservato da qualcosa, come se una presenza disturbante gli tenesse gli occhi addosso, anche se lì non vedeva nessuno di sospetto e non sentiva niente, neanche l’eco delle voci dei suoi compagni sparse in giro per il cimitero. La tentazione di telefonare a quel pazzo di Jonathan era forte ma se lo avesse fatto lo avrebbe preso in giro fino alla maturità , raccontando a tutti di come se l’era fatta sotto solo per quattro tombe vecchie sparse in giro per il cimitero e questo non gli piaceva affatto, in fondo aveva accettato anche per questo , dimostrare a tutti di non aver paura di quattro mausolei spettrali ed era proprio quello che voleva fare. Mise via il telefono e proseguì per la strada , deciso a trovare il mausoleo prima degli altri. Il rumore di foglie che si spezzavano nei dintorni fece trasalire Yugi, che si voltò e cominciò a proiettare la luce in ogni direzione centrando croci e tronchi di alberi secchi senza vedere niente di sospetto, ma un urlo disumano dello stesso Jonathan, fece trasalire e allarmare Yugi , che cominciò a correre lungo il sentiero cercando il suo amico “ Jonathan, dove sei?!” salì in fretta le scale di pietra e sentì altre urla, questa volta di tutti i suoi amici messi assieme “ Ragazzi …” saliva i gradini saltandoli due a due per fare più in fretta e quando arrivò in cima si trovò davanti il gruppo , unito come se cercassero di proteggersi tra loro e quando si avvicinò a loro, ciò che si trovò davanti gli contorse le budella, gelandogli il sangue nelle vene.
Sul muro di un mausoleo, a caratteri ben visibili , vi erano riportati dei geroglifici egizzi insanguinati e ancora freschi, che colavano dalla parete di marmo della struttura come delle lacrime di sangue.
 
 
 


CONOSCERAI LA VERA PAURA
 
nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo
allora quest'immagine non è proprio perfetta ma spero che faccia il suo effetto XD
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 52
*** L'ombra dell'oscurità ***


CONOSCERAI LA VERA PAURA
 
Era questo ciò che riportava quel messaggio da brividi su quel muro e c’era una sola persona capace di poter scrivere certe cose in una certa lingua in un certo posto, ed era Aknadin, se quel messaggio era lì significava che era lì anche lui e Yugi non poteva permettere che quel pazzo facesse del male ai suoi amici , cercando di trattenere il sangue freddo , si rivolse al gruppetto “ Andiamocene “
Nessuno di loro osò pronunciare parola, tranne Jonathan “ Perché? solo per un messaggio strano scritto in scarabocchi?”
La voce di Jonathan tremava e aveva ragione di avere paura , ma Yugi non voleva discutere con nessuno di loro “ Non credi che quel messaggio sia stato scritto da qualcuno che ha pessime intenzioni verso di noi? Sono passato da qui e quel messaggio non c’era prima “ doveva convincerli ad andarsene, non aveva importanza se avesse urlato così forte da far tremare quella terra desolata e non più sicura, nessuno di loro era al sicuro e non voleva che si ripetesse quello che era accaduto l’ultima volta.
David, il più piccolo del gruppetto , cugino di Jonathan, avanzò un timido “ Ha ragione lui, andiamo via Jonny “ insieme a lui anche gli altri cominciarono a protestare e a incitarlo ad andarsene via, quel posto non era più così divertente come era sembrato all’inizio della caccia al tesoro e un messaggio strano che spuntava dal nulla scritto su un muro con qualcosa che somigliava al sangue fresco non era affatto un incitamento a proseguire.
Dei rumori provenienti da qualche parte lì intorno fece spaventare tutti, se si strinsero fra di loro cominciando a puntare le luci delle torce in giro alla ricerca di qualcosa e qualcuno osò avanzare un’ipotesi che Yugi trovò alquanto stupida , che chi aveva scritto quel messaggio fosse il fantasma della donna assassinata. Yugi non scoppiò a ridere solo perché quella situazione non era affatto divertente e poi perché una donna vissuta nell’America degli anni quaranta non poteva conoscere l’egiziano antico e tanto meno scrivere correttamente in geroglifico. Ricordava perfettamente che cosa gli aveva fatto passare Aknadin l’ultima volta e se si era salvato era stato un miracolo, non voleva passarci di nuovo “ Ora basta “ si divincolò e si piazzò davanti al gruppo spaventato a morte , imponendosi su di loro come fosse il capo “ Andiamo via, subito “ si guardarono tutti e annuirono fra di loro , incluso anche Jonathan , ormai messo da parte da tutti che lo guardavano in attesa della sua risposta e rassegnato acconsentì alla fuga imminente.
Una risata simil satanica, inquietatente , fece ecò spezzando il silenzio di quel luogo sperduto.
Rimasero tutti insilenzio, a guardarsi negli occhi , il sangue smise di correre nelle loro vene, i loro cuori si fermarono e i loro respiri rallentarono, nessuno osò muoversi di un centimetro, le loro mani tremavano rendendo istabili le luci delle torce , strette nelle mani come degli appigli a cui aggrapparsi per non cedere al terrore.
Si guardarono tutti negli occhi e , come se le loro menti fossero collegate , scapparono via , correndo veloci come la luce per riuscire a raggiungere il cancello e salire in fretta sui loro motori per sparire nel nulla e tornarsene tutti a casa propria. Mentre scappava, Yugi continuava a guardarsi intorno, sentiva su di se una presenza che continuava a guardarlo incessamente , come se mille occhi gli fossero puntati addosso in quell’atmosfera spettrale. I loro piedi calpestavano foglie secche e ramoscelli che si spezzavano, il loro passaggio terrorizzava pipistrelli che volavano via dagli alberi emettendo versi striduli e i gatti saltavano giù dai loro appigli, alcuni sfrecciavano anche davanti a loro facendo spaventare qualcuno più terrorizzato degli altri e le luci delle loro torce che si riflettevano sulle lapidi e sullo sterrato disturbava qualche gufo lì intorno , che sbatteva le ali agitato mentre i loro occhi gialli luccicavano sinistramente.
Il vento soffiava forte emettendo echi striduli come urla e presto si sentirono davvero delle urla, urla indiste, voci confuse , come se qualcuno avesse montato degli amplificatori stereofonici nei dintorni con delle voci registrate sopra. Accelerarono tutti la corsa, tenendo i loro sguardi puntati lungo il sentiero che cominciava a venire coperto da una fitta e densa nebbia che rese scarsa la visibilità.
 
La palla roteò lungo la pista colpendo solo due poveri birilli messi in croce lasciando gli altri otto inpiedi e Joey ringhiò furioso mentre i suoi amici scoppiarono tutti a ridere nel vedere la sua pessima figuraccia , con gli occhi usciti fuori dalle orbite ski girò verso di loro urlando “ Piantatela, ok? Siamo ancora al primo giro , vedrete che straccerò tutti quanti “ non li sopportava proprio quando facevano così, lo sapevano che la sua mira era disastrosa che per quanto ci provasse non era capace di realizzare uno strike decente perciò potevano risparmiarsi di sfotterlo in quella maniera indecente.
Marik si avvicinò a Bakura e gli sussrrò , per non farsi sentire “ Forse in un universo parallelo “ scoppiarono tutti e due a ridere battendosi il cinque per la battuta.
Purtroppo per loro la battuta non passò inosservata a Joey, che sentì ogni parola e urlò “ Ehi, che vorresti dire?” come si  permetteva quella specie di suricata in versione umana di dire una cosa del genere, solo perché era una schiappa non significava che non poteva battere qualcuno una volta tanto e se voleva una lezione era felice di dargliela, gli avrebbe fatto vedere lui in quale universo parallelo lo avrebbe battuto.
Marik , come se cascasse dalle nuvole, gli rispose “ Chi, io? niente “
Joey si arrabbiò , se con quella faccia da furetto credeva di prenderlo in giro si sbagliava di grosso, non era ancora nato chi potesse far passare Joey Wheeler per un idiota sordo e stupido. Aveva capito e sentito perfettamente che quello lì lo stava sfottendo con suo compare lì accanto e nessuno dei suoi amici aveva preso le sue difese, anzi continuavano a ridere come degli imbecilli “ Non fare finta di niente, ti ho sentito. Credi forse di essere oiù bravo di me in questo gioco?”
Marik sospirò “ Joey, io sono più brao di te in questo gioco “  forse non se lo ricordava ma in tutte le partite che avevano giocato aveva vinto quasi sempre con un punteggio più alto degli altri e di sicuro sapeva centrare il bersaglio meglio di quanto poteva fare Joey, non era da tutti segnare tre strike in due turni consecutivi mandando i birilli giù al primo colpo come delle piadine.
Joey si rifiutò di incassare il colpo, solo perché una volta aveva avuto la fortuna di segnare tre strike già si credeva il campione del mondo quando invece era solo uno sbruffone spaccone idiota “Allora dimostralo, Campione “ indicò con il dito la piattaforma di gioco già pronta per il prossimo turno. Per evitare di far scoppiare liti su chi voleva essere messo prima degli altri nell’elenco degli sfidanti sul tabellone avevano deciso di scriverci solo i numeri, così chi avesse voluto cominciare poteva farlo senza far scoppiare guerre inutili.
Marik non aveva voglia di giocare, non gli andava  di vincere facilmente contro Joey , non c’era alcun gusti a batterlo “ Non mi va, affronta qualcun altro “ ma Joey sembrò irrimovibili, continuava a tenere il dito puntato contro la piattaforma di gioco e Marik , sbuffando e sotto le incitazioni degli altri, fu costretto ad alzarsi e togliersi il giubbotto per andare a far far fare a Joey una grandissima figura da imbecille perdente davanti a tutti.
 
Tea era seduta su un divanetto dentro al pub, teneva il capo chino sul bicchiere di sprite con le mani strette intorno al vetro freddo e appannato dai cubbetti di ghiaccio e lo stomaco contorto in una morsa violenta che le torceva le budella. Aveva assistito alla più atroce delle scene, il ragazzo che amava stava baciando la sua migliore amica, proprio la sera in cui aveva deciso di fare pace con lei si trovava davanti una cosa del genere e tutti i suoi buoni propositi finirono in fumo, rabbia e dolore si fusero insieme e non riusciva a rimuovere quella visione dalla sua mente ne a impedirle di proiettarsi davanti ai suoi occhi, non aveva neanche il coraggio di alzare gli occhi e guardare altro, avrebbe tanto volito che qualcuno le lanciasse contro un coltello e la colpisse dritta al cuore per ucciderla sul colpo e far tacere per sempre la sua pena. Tutti i suoi dubbi erano stati chiariti, Atem amava Lizzie , una stupida ragazzina che non aveva niente a che fare con loro e che era entrata nelle loro vite grazie a lei e sempre per merito suo era entrata a far parte di un mondo in cui non avrebbe mai messo piede se la sua disastrosa situazione familiare non l’avesse costretta a lasciare Washington D.C. per venire a vivere a Domino.
Tutti i suoi sogni, tutte le sue speranze e i suoi desideri andarono in frantumi in un solo istante, aveva passato notti insonni a domandarsi se l’amava e se anche lui la sognava la notte come lei sognava lui, si era sempre sforzata di immaginare il suo cuore battere mentre erano vicini e quando si guardavano, ma adesso era finito tutto, Atem era innamorato di Lizzie e lei era destinata a venire messa da parte, ma dal primo istante in cui quei due si erano conosciuti aveva capito subito che tra loro sarebbe scoppiata una scintilla e che tutto ciò in cui lei sperava era destinato a non realizzarsi mai nonostante ciò che avevano passato, nonostante tutto ciò che aveva fatto per lui, purtroppo si era sbagliata e adesso ne doveva pagare il prezzo.
 
*Atem era rientrato dentro il locale e la prima cosa che gli toccò dover vedere fu proprio Tea, seduta su un divanetto con in mano un bicchiere e uno sguardo perso nel vuoto. Il cuore gli si fermò un'altra volta, ormai era sempre più sicuro che quella serana sarebbe stata la più lunga e tormentata della sua vita e Tea era uno dei tanti motivi che gli stavano facendo venir voglia di tagliarsi le vene e morire per non dover subire altre torture. Aveva appena baciato una ragazza verso cui provava sentimenti confusi e che gli aveva chiesto che cosa provasse per un'altra ragazza che lo faceva sentire ancora peggio, per di più la sua migliore amica con cui aveva un rapporto che dire conflittuale era poco, perché adesso oltre a chiedersi che cosa provasse per Lizzie si era ritrovato a chiedersi che cosa provasse per Tea, che era seduta di fronte a lui.
Scappare non era  di certo la scelta migliore, ignorarla non era corretto e avvicinarsi a lei lo terrorizava per più di un morivo, in pratica si sentiva un completo idiota. Ormai non poteva più scappare , doveva farsi coraggio e andare da lei, per ciò cominciò a camminare nella sua direzione con le gambe che gli tremavano e gli rendevano insicuro il passo e l’ansia che lo divorava da dentro, quando giunse da lei provò a comportarsi in maniera naturale “ Tea… “
“ Non devi dirmi niente, davvero “ la sua voce era stranamente calma e inespressiva perfino per lei visto lo stato pietoso del suo animo inquieto, ma non aveva voglia ne forza per litigare con lui e in fondo neanche voleva farlo, non c’era niente per cui litigare anche se ciò che aveva isto l’aveva ferita e sconvolta.
Atem rimase a guardarla , sentendosi maledettamente in colpa con lei e con se stesso, la testa era martellata da Lizzie, dal bacio , dai suoi sentimenti confusi e strani verso Lizzie e soprattutto verso Tea, che trovava sempre più fragile , triste e sola, non riusciva a vederla in quella stato e aveva una voglia disperata di abbracciarla , di consolarla eppure non ci riusciva a muovere neanche un muscolo verso di lei e si sentì come schiacciato da un macigno che gli stava schiacciando l’anima. Doveva dirglielo, doveva dirle di aver baciato Lizzie e soprattutto di ciò che aveva visto e sentito mentre lo faceva, di tutti i dubbi che aveva verso entrambe e di cui non riusciva a liberarasi per quanto ci stava provando, era più forte di lui e il bisogno di confessarglielo era più forte di qualsiasi altra cosa. Prese dunque coraggio e si avvicinò a lei “ Tea…”
“Non devi dirmi niente, davvero” la sua voce era stranamente calma e inespressiva anche per lei visto lo stato della sua anima inquieta, ma non aveva voglia ne la forza di litigare con lui e in fondo non voleva neanche farlo, ciò che aveva visto l’aveva sconvolta.
Atem rimase a guardarla , sentendosi maledettamente in colpa con lei e con se stesso, la testa era martellata da Lizzie, dal bacio , dai suoi sentimenti confusi  e strani verso Lizzie e la stessa Tea, che trovava sempre più abbattuta e triste, non riusciva a guardarla in quello stato e aveva una voglia disperata di abbracciarla, di consolarla eppure non ci riusciva a muovere neanche un muscolo verso di lei e si sentì come schiacciato da un macigno crollato sulla sua anima.
Doveva dirglielo, doveva dirle di aver baciato Lizzie e di ciò che aveva visto e sentito mentre lo faceva, di tutti i dubbi che lo assillavano verso entrambe e di cui non riusciva a liberarsi per quanto ci stava provando, era più forte di lui e il bisogno di confessarglielo era più forte di qualsiasi altra cosa. prese dunque coraggio e alla fine decise di parlare “ Tea, devo dirti una cosa , io ho …”
“ Baciato Lizzie?!”
Il cuore gli si fermò per un tempo che gli parfe interminabile, sufficiente per ucciderlo sul colpo e forse sarebbe stato anche meglio perché Tea spostò lo sguardo dal bicchiere su di lui e Atem si sentì lacerato nel profondo della sua anima. Lo sguardo di Tea era vuoto, il dolore che trapelava da quegli occhi azzurri che adesso erano riversati nei suoi, quello sguardo vuoto e inespressivo di chi aveva appena perso speranza e volontà era difficile da sostenere.
Tea sorrise con amarezza, il silenzio di Atem era comprensibile dopo tutto “ Vi ho visti, nel retro. La ami, è così?”
Se l’amava, come poteva dirle che l’amava se neanche lui lo sapeva con certezza “ Io…”
“ Hai ragione, non devi spiegarmi niente, non sono affari miei “ si alzò dal divano pronta per andarsene , ma il suo polso fu afferrato da una mano, la mano di Atem, calda e forte che le procurò dei brividi lungo la schiena nonostante tutto “ Ti prego…”
“ No, ascoltami, devo sapere una cosa “
Tea sospirò rassegnata, ormai consapevole che quella tortura non sarebbe mai finita per quanto lo volesse con tutto il cuore “ Ti ascolto “
Atem si innervosì, abbassò gli occhi a terra con un rossore molto accentuato sulle guance e con titubanza chiese “ Tu …. “
“ RAGAZZI” le urla improvvise di Joey fecero sussultare tutti e due , che si voltarono di scatto verso di lui, forse in altre circostanze Joey avrebbe fatto qualche battuta ma la situazione era fin troppo grave per essere accantonata “ Dobbiamo andare, Yugi ha bisogno di noi “
Atem si allarmò a vedere lo sguardo traumatizzato di Joey “ Che è successo?”
“ Non c’è tempo per le spiegazioni, ma è in pericolo, dobbiamo andare a prenderlo, subito “ porse a tutti e due i rispettivi giubbotti e corsero via in fretta, salendo sulle macchine e partendo alla velocità della luce per raggiungere la meta e prendere il loro amico prima che qualcuno gli facesse davvero del male o, peggio, lo uccidesse.
 
Mentre Marik mandava giù birilli sotto le incitazioni e le risate deigli altri tre idioti che sfottevano Joey, Lizzie se ne stava seduta per i fatti suoi al tavolo de bowling a bere il suo secondo bicchiere di Long Island strapieno di ghiaccio come se fosse acqua e non un intruglio di superalcolici che avrebbero steso chiunque avesse provato a bere un minimo goccio, ma a lei non importava. Aveva baciato un ragazzo che non sapeva chi amava tra lei e la sua migliore amica e per quanto avesse provato a passarci sopra e a godersi la serata appena cominciata, era finita per darsi sotto all’alcool , sperando magari di potersi sollevare l’umore e rendere più scorrevole la sua serata, ma non stava concludendo granche visto che si sentiva ancora peggio di prima e il suo umore finì per guastarsi del tutto quando un allegro Marik, con una faccia strafottente di chi aveva appena dimostrato di essere un fottuto campione, si avvicinò al tavolo facendo scorrere i suoi fastidiosissimi occhi del cavolo sui due bicchieri che Lizzie aveva davanti, il che le diede non poco fastidio “ Non lo sai che bere troppo fa male?”
Gli fece un finto sorriso di sfottimento “ Non lo sai che chi si fa gli affari suoi campa cento anni?” tornò a bere dal bicchiere, finendo in tempo record tutto il contenuto.
Marik continuava a guardare quello che Lizzie stava facendo e non gli piaceva per niente “ Da sobria sei antipatica, ma da brilla lo sei ancora di più “
Lizzie si sporse in avanti, lanciandogli uno sguardo furente di sfida “ E tu sei un maledetto idiota “ puntò le mani sul tavolo, cercando il modo migliore per alzarsi ma i capogiri le davano un senso di smarrimento e di pessima percezione della realtà, le girava tutto come se avesse il mal di mare e a mala pena percepiva il suo passo incerto mentre cercava di camminare.
Capendo la situazione, prima che quella cascasse a terra , le si avvicinò e le passò il braccio intorno la schiena per aiutarla a stare in equilibrio “ Dove pensi di andare in questo stato?” era completamente andata, un bicchiere di quell’intruglio , se si era capaci di reggere l’alcool, non faceva alcun danno, ma se si eccedeva anche chi sapeva reggere finiva per ubriacarsi e lei era sulla buona strada per finire col sentirsi male ed era meglio se stava seduta senza muoversi.
Lizzie cercò di allontanarlo ma non aveva le forze neanche per fare un passo “ A bere qualcosa, hai dei problemi?” le martellava la testa ma non le importava, non riusciva a stare bene in piedi ma non le importava, voleva solo andarsi a fare un altro giro e Marik non era nessuno per impedirglielo, in fondo erano affari suoi se voleva bere fino a star male o No.
Marik scosse la testa “ Sei a mala pena lucida e vuoi sballare del tutto? Lo sai chi è che la paga se tu ti senti male?” forse non se ne rendeva conto, ma se si sentiva male la colpa l’avrebbero scaricata a lui e a tutti gli altri visto che era uscita con loro, non poteva continuare a bere in quel modo e soprattutto non poteva restare lì visto lo stato pietoso in cui si era ridotta, tanto meno poteva tornarsene a casa senza aver scaricato tutto l’alcool che aveva ingerito “ Vieni con me, avanti “
Lizzie tentò di opporre resistenza , ma fu inutile “ No, lasciami andare “ i suoi pugni non erano altro che dei leggeri colpetti sulle braccia di Marik, gli occhi le facevano vedere dobbio e una brutta sensazione si vomito salì dal suo stomaco fino in gola, anche se di fatto non c’era nulla da rimettere.
Ma Marik neanche l’ascoltò, prese il giubbotto, tirò fuori le chiavi della macchina e il cellulare e dopo aver riferito tutto agli altri prese Lizzie per come poteva e l’aiutò a salire in macchina per salire poi dalla parte di guida e cominciare a partire.
Lizzie non aveva nessuna voglia di andare a casa, la sua squallida serata era appena cominciata e non trovava giusto che doveva concludersi in quella maniera “ Non ci voglio andare a casa “ va bene, stava uno straccio e le girava la testa, ma che importanza aveva se era il solo modo di sopportare meglio la frustrazione che sentiva dentro di se.
Marik non le diede retta, non era molto urbiaca ma aveva comunque bisogno di smaltire un po’ e c’era un solo posto dove poter disgraziatamente portare quella pazza ubriacona.
 
Corsero senza fermarsi, con i respiri affaticati e i polmoni congelati per l’aria fredda che respiravano, Yugi era dietro a tutti gli altri che correvano davanti a lui, continuava a guardarsi attorno per controllare che Aknadin non fosse lì per seguirli e fin ora non aveva visto niente di strano o di pericoloso ma l’atmosfera si faceva più cupa e stressante, la nebbia iniziava a coprire tutto e Yugi sapeva che non era una nebbia normale. Finalmente giunsero al cancello, il gruppo riuscì ad uscire ma quando fu il turno di Yugi, la cancellata si richiuse bloccando Yugi dentro al cimitero “ Maledizione “ cercò di spingere il cancello ma sembrava bloccato e non accennava a spostarsi.
Jonathan corse alla cancellata cercando di spingerla per aprirla e poi urlò ai suoi amici , già pronti a scappare con i motori “ Chi è stato l’idiota che ha chiuso il cancello?”
Mark fece spallucce “ Non lo so, nessuno credo “
Jonathan imprecò mentre spingeva aiutato da Yugi “ Va bene, scavalca “
Yugi annuì e provò ad arrampicarsi sul cancello ma l’umidità aveva reso scivoloso il ferro battuto arrugginito e le scarpe non aderivano facendo scivolare di continuo il ragazzino , la cui presa sulle grate vacillava tutte le volte che riprovava a salire “ è impossibile “
Jonathan era nel pallone e nessuno degli altri sembrava voler dare una mano a risolvere quel guaio maledetto “ Va bene…” degli occhi, tanti occhi rossi come il sangue cominciarono a spuntare fuori ovunque, da cespigli, da dietro le tombe, da sopra gli alberi, Jonathan e tutti gli altri cminciarono ad avere sempre più paura e il ragazzo indietreggiò spaventato a morte “ Mi dispiace…. Non so come aiutarti “ salì in fretta sul suo motore e scappò via.
“ NO, TI PREGO JONATHAN… TORNATE INDIETRO, PER FAVORE “ ma i motori si allontanarono sempre più in fretta finche neanche il rumore delle marmitte scassate fu più udibile a distanza e Yugi si trovò completamente solo, in un posto abbandonato e nelle grinfie di qualcuno spedito lì da Aknadin. Scoppiò a piangere , era circondato da tombe spettrali e una fitta nebbia , in un posto dimenticato da Dio e completamente solo, nelle mani di qualcuno spedito da Aknadin per terrorizzarlo.
Conoscerai la vera paura
Era questo il messaggio riportato su quel muro e cominciava ad aver chiaro nella sua mente che cosa significavano quelle parole. Dei passi alle sue spalle gli ghiacciarono il cuore e il sangue, si voltò lentamente, preoccupato, e quando lo fece si trovò davanti uno di quei mostri incappucciati con in mano una spada e due occhi rossi spaventosi. Urlò con tutta la voce che aveva in gola e gli lanciò contro la torcia, colpendolo in piena faccia e iniziò a correre lungo il viale sterrato, tra tombe e mausolei abbandonati andando alla cieca, non sapeva dove stava andando ma solo che doveva nascondersi da qualche parte immediatamente, quanto meno seminarli e confonderli nella speranza di poter guadagnare tempo.
Svoltò l’angolo , ma si nascose poco dopo contro il muro, c’erano tre mostri incappucciati che parlavano con Aknadin di qualcosa, non riuscì a sentire che cosa si stessero dicendo tanto meno a capirlo visto che parlavano come al solito in egiziano, ma riuscì quanto meno a sentire il suo nome. Era ovvio che parlasse di lui ed era ovvio che quei tre si erano sparpagliati per cercarlo. Aspettò che Aknadin si voltasse di spalle e riprese a correre, cercando di non farsi vedere da nessuno anche se non era sicuro di riuscirci, ma fin ora non aveva visto nessuno ne dietro, ne davanti ne intorno a lui, quindi voleva dire che ancora non lo avevano visto. Si nascose dietro il tronco di un grosso albero, per prendere un po’ di fiato e a pochi mtri da lui trovò un mausoleo con la cancellata aperta.
Contò fino a tre, e corse spedito verso di esso, stando attento a non far muovere il cancello arrugginito. Riuscì a passare, ma la giacca gli restò impigliata a un ramo sporgente che avvolgeva le grate “ Maledizione, No “ cercò di sfilare la giacca dal ramo , ma nel modo di farlo il cancello si mosse emettendo uno stridulo rumore metallico strofinando sulla pietra scheggiata del gradino. Rimase immobile per qualche istante, con il cuore che gli batteva a mille e il corpo scosso da tremiti e purtroppo il suo peggior presentimento si dimostrò fondato, avevano sentito il rumore e delle voci strane cominciarono a rieccheggiare insieme a dei passi.
Yugi sfilò la giacca appena in tempo e si andò a nascondere dietro l’altare in pietra al centro , pochi istanti prima che due mostri apparissero ai piedi del mausoleo con le spade sguainate.
Yugi sentì il cancello strusciare sulla pietra e si tappò la bocca con le mani, per non urlare.
I due mostri entrarono dentro, Yugi li sentì chiaramente, i loro passi scheletrici si muovevano sulla pietra e il ragazzino strinse gli occhi, con il cuore in gola mentre i due avanzavano verso l’altare.
Ormai mancava poco per essere scoperto, lo sentiva dentro di se e mute lacrime gli rigarono le guance pallide per il freddo, era solo questione di secondi e lo avrebbero tirato fuori di lì con le spade puntate alla gola.
I due mostri si avvicinarono all’altare di pietra, le spade strette nelle dita ossute, i mantelli che strofinavano a terra e i loro occhi rosso sangue puntati oltre di esso, si prepararono a fare il giro, per controllare se lì dietro c’era nascosto chi cercavano, le spade erano pronte a colpire.
Yugi stava in silenzio e si stringeva le mani sulla bocca per sigillarla, respirava lentamente per non farsi sentire e tremava, tremava come una foglia perché ormai lo sapeva che erano lì , dietro di lui e lo avrebbero scoperto molto presto, sentiva la loro presenza alle sue spalle, sulla sua testa a punta.
Un rumore, fuori, di qualcosa che andò in frantumi, sembrò fermarli. I loro passi si arrestarono e accelerarono, fino a diventare più lontani e a sparire nel nulla, finchè Yugi non sentì più niente.
Rimase in ascolto, in silenzio per ancora qualche istante prima di prendere coraggio e di sporsi per guardare.
I due mostri non c’erano più, nessuno c’era più, erano andati via e non sentiva più niente giungere alle sue orecchie, si accasciò di nuovo contro l’altare, sospirando in silenzio per essere riuscito a liberarsi momentaneamente di loro anche se sapeva che quel posto non sarebbe stato sicuro per molto tempo.
Presto avrebbero cominciato a setacciare i mausolei uno ad uno per cercarlo, era solo questione di tempo e doveva fare in fretta, quel poco tempo che aveva a disposizione doveva impiegarlo bene. Tirò fuori il cellulare dalla tasca, abbassò la risoluzione e cominciò a scorrere la rubbrica alla ricera di un qualsiasi numero di telefono.
 
*Joey esultò, finalmente aveva fatto uno strike contro Tristan , il quale fu alquanto affranto per la brutta sorpresa di venire fatto fuori da uno come Joey anche se la sua era stata più una botta di fortuna che bravura “ Meglio se abbassi la cresta, caro “
Il ragazzo scoppiò a ridere  battendogli una pacca sulla spalla “ Lo so, perdere è davvero un duro colpo “ quanto gli piaceva prendere in giro Tristan tutte le volte che subiva una qualsiasi sconfitta da parte sue. Ogni volta lo prendeva in giro perché era una sciappa, ma stavolta era stato lui a segnare uno strike contro il suo migliore amico.
Il cellulare squillò e vibrò dentro la tasca dei jeans, Bakura tirò fuori l’oggetto e trovò scritto il nome di Yugi sul display “ Ehi, è Yugi “ tutti quanti furono alquanto interessati da quella telefonata improvvisa da parte del loro piccolo amichetto un po’ strano nell’ultimo periodo.
“ Beh, rispondi “
Duke incitò Bakura a rispondere alla chiamata, cosa che il ragazzo fece subito “ Pronto?!... al bowling, perché?.... che cosa?” guardò tutti gli altri con una faccia cadaverica, sbiancò e si sentì quasi morire per quello che si stava sentendo dire al telefono da uno Yugi in lacrime e disperato e a nessuno dei suoi amici sfuggì la preoccupazione di Bakura, che li fissava con uno sguardo terrorizzato come qualcuno che aveva appena visto un fantasma spuntare all’improvviso.
 
La porta d’ingresso si aprì più forte di quanto Marik avesse calcolato, ma dovendo infilare le chiavi con una mano e sorreggere l’ubriacona incallita con l’altra non poteva di certo fare miracoli, lanciò le chiavi sul mobile d’ingresso e accese la luce del corridoio aiutando Lizzie ad entrare prima che cascasse a terra e richiuse la porta. Lizzie, gettò uno sguardo in giro, vedeva tutto sdoppiato e ondulato ma abbastanza chiaramente da poter vedere quanto quella casa facesse schifo “ Cos’è questo posto, una cantina malandata?” lo guardò e scoppiò a ridere barcollando da tutte le parti.
Per non farsela scappare , le prese un braccio per farglielo passare dietro alle spalle “ Beh, sai com’è, il castello della Disney costava troppo ed eravamo già fuori budget “ passò un braccio sotto alle ginocchia di lei e la sollevò in braccio, in modo che quella pazza non finisse per svenire e cadere sul pavimento altrimenti sarebbe stato costretto a trascinarsela fino al divano come un tappeto.
“ Mettimi giù ”
I suoi tentativi di ribellione non erano molto efficaci visto che non aveva le forze neanche per farlo, arrivati al salotto Marik la posò sul divano “ Adesso, stai qui e fai la brava “
In risposta lei gli lanciò un brutto sguardo e gli disse “ Va al diavolo, Cretino  “
Marik assottigliò gli occhi,  si chinò su di lei per guardarla , le sollevò il mento con due dita e con un leggero velo di minaccia negli occhi e un sorriso diabolico , le disse “ Dillo fin che puoi, perché dopo quello che sto per fare con te , questo sarà il tuo ultimo insulto“ non doveva aver mandato giù la sua battuta perché con una mano provò a mollargli uno schiaffo in faccia ma il suo più un maldestro tentativo di colpire l’aria piuttosto che la sua faccia. La lasciò dunque sul divano e se ne andò in cucina , aprì uno dei cassetti e si mise a rovistare in mezzo ai quaderni e agli appunti, sua sorella aveva preso alcuni appunti dopo l’ultima, disastrosa volta e aveva anche funzionato quindi poteva funzionare anche con lei. Purtroppo Lizzie gli andò dietro e lo spinse contro il muro, di certo aveva una forza disumana per riuscire a fare una simile nonostante ci vedesse dobbio e camminasse come se le mancasse il suolo sotto ai piedi “ Ma sei impazzita? Va bene che sei ubriaca , ma…”
“ Solo perché vedo doppio… non significa che ti permetto di fare certe cose “ va bene , era un po’ ubriaca ma sapeva ancora distinguere la realtà e sentire chiaramente quello che le veniva detto e non era così malandata da non rendersi conto che quella frase che le aveva detto era un campanello di allarme, se pensava di metterle le mani addosso solo perché era risotta com’era ridotta si sbagliava di grosso.
“ Cosa? ma guarda che io scherzavo , figuari se mi permetto di farlo “ la allontanò da se, forse farle quella battuta non era stata una buona idea visto che nelle sue condizioni si poteva fraintendere, cosa che infatti era accaduta, ma non c’era bisogno di impazzire in quella maniera per niente.
“ E allora perché minacci?” adesso lo voleva proprio sapere , le doveva dare anche una bella spiegazione a riguardo.
“ Non è una minaccia, quindi va a sederti prima di cascare a terra come un sacco di patate, grazie “
Lizzie svampò per la rabbia e se ne tornò sul divano, non era in forze per poter iscenare una discussione con lui, ma era comunque pronta a provare a pestarlo se avesse provato a farle qualcosa.
 
Joey correva come un pazzo lungo la strada, sfrecciando a destra e sinistra come se fosse il padrone e in una circostanza diversa gli avrebbero detto tutti di fare più piano, ma ogni minuto che passava aggravava la situazione di Yugi e che Joey corresse non poteva che essere un bene anche se c’era il rischio di finire per fare un incidente, rischio che stava dietro l’angolo ma che erano disposti a correre visto che già metà dei ragazzi in giro erano uno più briaco dell’altro.
Atem continuava a tenere gli occhi sul cellulare, aveva spedito un messaggio a Yugi dicendogli di informarlo ogni volta che qualcosa non andava e di riferirgli sempre dove si trovava e fin ora la sua unica risposta era stata Per adesso sto bene, sono sempre dentro al mausoleo. Era divorato dall’ansia e dalla rabbia furente verso quel ragazzino cocciuto che amava ficcarsi sempre nei guai “ Giuro che quando lo avrò davanti lo ammazzerò “
Joey, guardando sempre dallo specchietto retrovisore, rispose “ Tranquillo, a quello ci penserà tuo zio “ questo era poco ma sicuro, Aknadin avrebbe senza dubbio preceduto Atem nel tentativo di ammazzare il povero Yugi, anzi , per quel che ne sapevano poteva già essere successo da un pezzo e quello che avrebbero trovato di lui poteva essere il suo cadavere sventrato o anche un bel niente.
Duke, tenendo gli occhi puntati sul GPS del cellulare, disse “ Svolta a destra “
Joey mise la freccia e svoltò violentemente , facendo quasi spaventare gli altri per la sgommata improvvisa che , purtroppo, lo costrinse a frenare sul colpo visto che da lì era sbicata un’altra macchina che gli suonò il clacson. Joey, furioso, scese dalla macchina e urlò “ Ehi, questa strada è a senso unico, ignorante “ certa gente non sembrava affatto conoscere il codice della strada, quella macchina non poteva sbucare da lì.
In risposta, lo sportello si aprì e Joey sbiancò di colpo, almeno quanto gli altri visto che scesero tutti dalla macchina con delle facce sconvolte.
 
Yugi non sentiva più alcun rumore all’esterno, non percepiva ne passi ne voci, magari si erano arresi o erano da qualche parte nel cimitero, la cosa certa era che quella calma era molto strana. Una voce dentro di lui gli diceva di continuare a restare nascosto lì dentro, mentre un’altra gli diceva di andare a controllare che non si fossero pericoli , provò quanto meno a sbirciare dall’altare di pietra e trovò tutto esattamente come prima, nessun movimento all’esterno della struttura, neanche una mosca ronzare. Cominciò a venir preso dai dubbi, magari erano davvero andati via, non trovandolo Aknadin poteva aver capito che cercarlo era una causa persa e si era arreso, in fondo il cimitero eragrande e un modo per scappare lo si poteva trovare sempre, ma poi un altro dubbio lo assalì, e se fosse una trappola? Se invece Aknadin lo stava aspettando, che volesse che uscisse fuori dal suo nascondiglio per prenderlo in trappola? Poteva anche essere, ma se sospettava che fosse nascosto allora perché non metteva a ferro e fuoco l’intero posto, i suoi leccapiedi potevano rovistare dentro ogni mausoleo o venire lui stesso a cercarlo, era uno spirito e poteva entrare senza che nessuno lo notasse, e fin ora non lo aveva fatto.
Davvero non sapeva cosa fare, stare chiuso lì non lo stava aiutando, si sentiva peggio che in trappola, era oppresso , come se fosse in prigione e aveva bisogno di certezze quanto meno, magari poteva solo sporgere la testa e dare una sbirciata fuori e nasconderi di nuovo dentro finchè Atem non sarebbe venuto a prenderlo. Gli avevano detto di restare là , di non muoversi per nessuna ragione e lui non voleva affatto farlo, ma doveva pur sapere che situazione albergava fuori della struttura e che tutto fosse apposto.
Si fece dunque coraggio e uscì dal nascondiglio, si avvicinò alla parete senza fare alcun rumore, evitando pietre e rami spezzati e riuscì ad arrivare al cancello, nonostante l’ncertezza, contò fino a tre e si sporse. Guardò prima a sinistra e la strada era deserta, neanche un movimento sospetto, e poi voltò lo sguardo a destra e sbiancò , davanti a lui c’era un mostro, che lo fissava con i suoi occhi rossi sangue e la spada alzata.
Urlò e si ritrasse poco prima che la spada lo colpisse e l’incappucciato entrò dentro, aprendo del tutto il cancello costringendo Yugi a indietreggiare fino ad arrivare all’altare di pietra. Il mostro avanzava verso di lui, la spada sguainata pronta a colpirlo, fu preso dalla paura e provò a correre verso la parete ma il mostro lo acchiappò per un braccio e Yugi reagì, afferrano la lama della spada con le mani e stringendo per allontanare l’arma dalla sua gola, il sangue cominciò a scorrere lungo la lama, la carne era stata lacerata e le ferite sui palmi e sulle dita si facevano sempre più profonde, gogge di sangue caddero a terra sul pavimento di pietra e sui vestiti.
Le mani gli dolevano mentre si opponeva alla forza del mostro che voleva trascinarlo fuori da lì, fece leva sulle ginocchia e sulle braccia, stringendo le mani intorno alla lama sempre di più fino a riuscire ad allontanarla, e cominciò a indietreggiare trascinandosi dietro il mostro con la schiena, fino a mandarlo a sbattere contro il muro. Il mostro si trovò disorientato, Yugi fu libero dalla sua presa e afferrò la spada caduta a terra e la conficcò nell’addome dell’incappucciato, che si disintegrò trasformandosi in un mucchietto di polvere depositata sul mantello adagiato sul pavimento. In lacrime, Yugi cadde in ginocchio, lasciando che la spada gli scivolasse dalle mani insanguinate, lasciando un’impronta di sangue sull’elsa.
Si guardò le mani tremanti, erano tagliate, ferite profonde e vive sanguinavano come un fiume in piena. Cominciò a guardarsi intorno spaesato
Tutto questo è solo un incubo…
Se lo ripeteva per provare a convincersi che non stava davvero accadendo a lui, che non era reale tutto ciò, ma purtroppo guardarsi le mani tagliuzzate non lo aiutava, ormai non poteva più restare lì dentro, potevano averlo sentito, doveva andarsene via subito. Cercò di farsi forza, di rialzarsi, i suoi passi erano incerti mentre si avvicinava al mantello e le sue dita tremavano e dolevano mentre le sentiva umide e appiccicose, afferrò il mantello con molta fatica, piangendo si pulì le mani trattenendo le urla e i lamenti di dolore come meglio poteva, e strappò dei grossi pezzi di stoffa avvolgendosi le mani per coprire le ferite , si infilò il resto del mantello per coprirsi e scappò via, cercando un altro nascondiglio per rifiugiarsi dalla vista di altri mostri, ma finì per inciampare e strofinare a terra, cercò di rialzarsi ma sentì il ginocchio fargli male e del liquido scorrergli sulla pelle, si era sbucciato il ginocchio. Una brutta ferita sanguinante macchiava di rosso i jeans. Strappò un altro pezzo di stoffa e si avvolse il ginocchio per coprire la ferira e si rialzò, ma il ginocchio gli faceva troppo male per correre.
Fu sopraffatto dalla disperazione, era solo come un cane, abbandonati lì , ferito e in balia di mostri che lo cercavano, a che cosa gli serviva scappare nelle condizioni pietose in cui era, lo avrebbero trovato lo stesso anche se non era ferito e cominciava a temere che Atem e gli altri non sarebbero venuti a salvarlo , che sarebbe rimasto lì e forse anche ucciso da Aknadin.
Un ombra oscura lo sovrastò e un’orrenda sensazione si fece strada dentro di lui, si voltò spaventato a guardare e si trovò davanti Aknadin, seguito dai suoi soldati , che lo guardava con un sorriso diabolico stampato in faccia “ Ciao, Piccolino “
 
nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi con questo nuovo capitolo
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate P.S perdonate il piccolo errore che ho fatto nelle sequenze dove si trovano gli asterischi , ma purtroppo quando ho realizzato questo capitolo avevo scritto prima la scena di Atem e Tea e poi la scena della chiamata e non mi sono accorta di non averle sistemate nel momento in cui ho pubblicato, quindi la sequenza originale da leggere è prima la scena con Joey e poi la scena di Atem e Tea , che si va a congiungere con la corsa in macchina.

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Capitolo 53
*** Yugi in pericolo ***


Aknadin stava davanti a lui, protetto dai mostri incappucciati che gli stavano attorno come delle guardie del corpo, il suo sorriso era diabolico, i suoi occhi mostravano un innaturale crudelatà e Yugi era da solo accerchiato da lui e i suoi leccapiedi, a terra , con ferite sulle mani e sulle ginocchia e la speranza che Atem arrivasse in fretta, le gambe neanche riuscivano a rispondere al suo comando di alzarsi e scappare e le mani le teneva spiaccicate alla pietra impolverata del terreno. Non poteva muoversi, non poteva scappare, neanche poteva proteggersi da lui e stavolta pensò davvero che quella sarebbe stata la sua ultima notte di vita.
 
Aknadin era molto soddisfatto, stavolta Yugi era nelle sue mani, non c’erano vie di fuga e tutti i suoi soldati delle ombre setacciavano ogni angolo di cimitero per assicurarsi che nessun guastafeste potesse intromettersi nella sua missione, finalmente Yugi Muto era nelle sue mani dopo il fiasco dell’ultima volta, non aveva riferito nulla al suo padrone della beffa che quel marmocchio gli aveva fatto ma stavolta gliel’avrebbe consegnato vivo come lui aveva ordinato e senza alcun impedimento. Non credeva però che sarebbe stato tanto facile fallo cascare in quella trappola per riuscita, credeva che il topolino sarebbe rimasto nascosto per tutto il tempo dentro quel mausoleo, ma non aveva più molta importanza, adesso era nelle sue mani “ Finalmente ti ho trovato “
Yugi cominciò a indietreggiare, strisciando a terra cercando di allontanarsi da quel mostro e i suoi compari “ Stammi lontano “ non aveva armi con se , neanche una misera lastra di ferro per potersi difendere. Anzi, l’arma c’era , ma l’aveva lasciata dentro al mausoleo nella fretta di scappare e poi non poteva neanche usarla se avesse voluto, le mani gli facevano male, il tessuto sulle ferite si era sporcato e il sangue continuava a correre oltre il bendaggio, per non parlare del ginocchio. La ferita gli faceva male, non era in grado neanche di alzarsi da terra e anche se lo avesse fatto non sarebbe di certo andato lontano, non era in grado di combattere figurarsi di correre da qualche parte.
Aknadin guardava lo stato pietoso in cui era quel ragazzino, l’ultima volta gli era scappato via e adesso non era capace neanche di alzarsi da terra, gli faceva quasi pena , un altre circostanze lo avrebbe fatto scappare per un po’ prima di prenderlo, ma così era più divertente, almeno non avrebbe dovuto setacciare l’intero cimitero per l’ennesima volta nel tentativo di cercarlo “ Tranquillo, non voglio ucciderti, mi servi vivo “
“ Perché? che cosa vuoi da me?” era una trappola, Aknadin non aveva motivo per tenerlo vivo, era la persona che nel bene o nel male era vicina ad Atem e ucciderlo gli avrebbe fatto guadagnare la possibilità di prendersi la sua vendetta di avere il faraone in trappola, era da vivo che non gli serviva a niente, ma da morto gli sarebbe davvero stato utile. Cercò di alzarsi, per impedire ad Aknadin di colpirlo , nonostante il ginocchio e le mani feriti.
Aknadin allargò il sorriso , avanzando verso di lui “ Lo scoprirai presto “
Seto squadrava con aria infastidita il gruppetto di rimpiscatole che continuava a stargli tra i piedi pure a certi orari scomodi, di sera, dopo aver preso parte a un’insopportabile e noisa cena di lavoro con i dirigenti dell’azienda con cui aveva fatto degli accordi molto vantagiosi per la Kaiba Corporation e che gli aveva fatto saltare i nervi per le assurdità sparate da certe persone che gli stavano parecchio antipatiche ma che era costretto a sopportare per gli affari, aveva le scatole piene e un mal di testa che non lo lasciava in pace da tutto il giorno e adesso si ci mettevano anche loro con i loro problemi riguardo Aknadin che aveva cominciato a perseguitare Yugi “ E così ci sei riuscito a mettere una bella condanna a morte su uno dei tuoi amici, Faraone “
Atem non gradì affatto la battuta di Seto , conseguenza della solita bocca larga di Joey che quando era arrabbiato parlava più del dovuto “ Sì, infatti “ si voltò verso Joey lanciandogli uno sguardo furibondo per quella perdita di tempo “ Andiamo adesso?” aveva fretta di salvare Yugi per pestarlo con i suoi piedi per quell’ennesima rottura di scatole che gli stava procurando. Ogni volta qualcosa andava storto perché lui non sapeva stare fuori dai guai, gli era stato detto in lungo e largo di evitare certi posti a certe ore, ma si metteva dietro a quegli squinternati dei suoi compagni di scuola e a pagarne il prezzo erano sempre leui e gli altri.
Joey guardò prima il faraone e poi Seto , e gli intimò sotto forma di minaccia “ Sentito? Vedi di farci passare “ la situazione era già complicata di suo, litigare con Seto non faceva altro che aggravarla, poi perché dovevano sempre trovarsi quel riccone da quattro soldi tra i piedi era un vero mistero visto che tanto non era utile a niente e preferiva starsene per i fatti suoi a farsi le meglio risate se qualcuno finiva per lasciarci le penne, ovviamente qualcuno che non fosse suo fratello perché in quel caso avrebbe messo a ferro e fuoco l’intera città.
“ A dire il vero, dovresti essere tu a farmi passare, se non togli la macchina “ gli indicò la macchina che ancora era parcheggiata davanti la sua e bloccava la sua strada, visto che tra l’altro era Joey quello che stava andando contro senso e non lui. Joey sbuffò infastidito e fu costretto ad obbedire, salendo in macchina e facendo retromarcia, mentre Seto continuava a parlare con il faraone e tutti gli altri “ Allora, il vecchio cimitero , eh?” il faraone annuì mentre gli altri rimasero tutti in silenzio “ Bene, conosco una scorciatoia “
Rimasero tutti ammutoliti a guardarsi in faccia, non credevano che Seto se ne uscisse con quella frase, tanto meno Joey che dopo essere sceso dalla macchina aveva avuto il tempo di ascoltare quelle parole strane dette proprio dalla persona più orribile che esistesse sulla faccia della terra. Atem rimase alquanto stupito “ Aspetta, perché vuoi aiutarci?”
“ Mettiamola così, ho i miei buoni motivi , perciò se vuoi il mio aiuto sali in macchina “ non gli andava di scendere nei particolari, quel mostro di Aknadin aveva già combinato troppi guai per i suoi gusti e aveva un bel conto in sospeso da dovergli far pagare e il faraone capitava proprio a fagiolo anche se come al solito pensava subito male su tutto.
Atem non aveva capito molto del comportamento disponibile di Seto, ma visto che si era inspiegabilmente offerto di aiutarlo tanto valeva accettare , perciò salì in macchina con lui mentre gli altri salirono nelle macchine di Joey e Duke seguendo Seto a ruota in giro per le stradine della città per raggiungere Yugi il più in fretta possibile.
 
Il rumore di oggetti che venivano posati su superfici vetrose disturbò Lizzie, che fu costretta ad aprire gli occhi arrossati per il forte mal di testa che le disturbava il riposo e guardò il vassoio posto sul tavolino contenente un bicchiere d’acqua e una tazza da tisana che profumava di zenzero “ Che cos’è questa roba?”
“ Quello che ti aiuterà “ prese il bicchiere d’acqua e glielo porse, aiutandola a tenerlo in mano per non rovesciarselo addosso a causa del tremolio della sua presa sull’oggetto.
“ L’acqua… non fa vomitare “ aveva una continua nausea, sembrava che da un momento all’altro dovesse vomitare tutto quello che aveva bevuto anche se di fatto non saliva niente dallo stomaco apparte una sgradevole sensazione di acidità. Di solito era risaputo che quando qualcuno si ubriacava la prima cosa da fare era quella di vomitare pure l’anima per espellere l’alcool, e l’acqua non serviva allo scopo.
“ Infatti non devi vomitare, devi reidratarti “ si sedette sul divano tirando fuori il cellulare dalla tasca del giubbotto, buttato sulla spalliera a casaccio.
Lizzie rise “ E da quando sei un medico?”
“ Da quando ci sono passato anche io, quindi bevi e sta zitta “ purtroppo aveva già fatto la sua orribile esperienza con alcool quando aveva passato quell’orribile disavventura con gerte persone al Cairo. Di solito ci andava sempre moderato con certe cose, ma quando la situazione diventava insostenibile a volte bere serviva a tirare su il morale, peccato che lui c’era andato giù più pesantemente del consueto finendo per ridursi peggio di una spugna fradicia, per fortuna che suo fratello lo aveva portato a casa immediatamente visto poi la notte orrenda che aveva passato e come si era sentito l’indomani. Due giorni passati a digiunare e a stare coricato per smaltire tuto quello che aveva bevuto con il risultato non solo di aver fatto una grandissima cavolata ma anche di non aver concluso nulla visto che stava peggio di quanto già non era stato per colpa della sua stupidità.
Lizzie sputò l’acqua che aveva bevuto per le risate, era ubriaca ma non così tanto da non poter capire quello che lui le diceva e le sembrava impossibile che uno come Marik fosse finito a ubriacarsi quasi tanto quanto lei “ Mi prendi in giro? Tu , ubriaco? Non ci credo neanche se lo vedo “ continuò a ridere bevendo altra acqua e doveva dire che cominciava a sentirsi anche meglio, ma non ancora in condizioni decenti.
Si voltò a guardarla infastidito, anche da ubriaca sapeva rendersi insopportabile “ Direi che può capitare a tutti, No?”
Lizzie scoppiò a ridere “ No, non a tutti “ bevve un altro sorso d’acqua e continuò “ Solo a tre categorie di persone “ bevve un altro sorso e riprese “ A quelli che l’hanno per vizio,  a quelli che hanno appena ricevuto una delusione d’amore e a quelli che sono nella via di mezzo, tipo me “ bevve ancora un sorso d’acqua e stavolta lo guardò abbastanza incuriosita “ Hai forse ricevuto una delusione? O qualcuno ti ha scaricato?”
Marik si arrabbiò, già troppe persone che non c’entravano nulla sapevano quella storia, preferiva tenere quanto meno quella lì fuori da affari che non la riguardavano “ Non sono affari tuoi,  ti va bene come risposta?” fece per alzarsi, solo che lei fu più rabida di lui e lo afferrò per le spalle costringendolo a restare seduto, anche perché non sembrò avere molta scelta visto che lei si sedette sulle sue gambe. Fosse stato in altre circostanze , forse quel gesto lo avrebbe fatto arrossire, ma finì solo per farlo arrabbiare di più perché gli ricordò certe cose che avrebbe preferito dimenticare “ Alzati “
“ No, prima rispondi “ puntò le mani sulle sue spalle costringendolo a stare seduto , anche perché non gli aveva lasciato altra scelta, il bello di essere completamente fumata era che poteva prendersi certe libertà senza doverne pagare le conseguenze dopo, era più che giustificata se voleva starsene seduta su di lui per costringerlo a parlare.
“ Ti ho detto che non sono affari tuoi, quindi alzati “ era tutto inutile, Lizzie non voleva alzarsi e i suoi fratelli potevano anche tornare da un momento all’altro visto che non sapeva quando erano usciti ne quando sarebbero rientrati e se lo avessero visto con Lizzie in quella maniera avrebbero cominciato a pensare male e non gli andava affatto , purtroppo il solo modo per scrollarsela di dosso era quello di parlare “ E va bene, d’accordo, adesso però alzati “ Lizzie gli fece un larghissimo e insopportabile sorriso e gli si tolse di dosso, tornando a sedersi accanto a lui sul divano in attesa del suo racconto, ormai il danno lo aveva fatto, che cosa poteva andare peggio di così “ Avevo un gruppo di amici al Cairo, e c’era una ragazza che mi piaceva, solo che poi si è rivelata essere tutto il contrario di quello che credevo “
“ Che ha fatto?”
“ Ha giocato con me, ecco cosa ha fatto “ si alzò dal divano furibondo, quando ci pensava gli saliva un’ira pazzesca da dentro, la prima ragazza di cui si era innamorato lo aveva trattato peggio di un gioccatolino e tanto per mettere ancora più comicità in quella storia tutti gli altri lo avevano sfottuto prendendolo pure per idiota sfigato mentre ridevano alle sue spalle. Grazie al cielo aveva potuto cambiare aria per un po’ e neanche morto sarebbe tornato in quella città, non voleva avere più niente a che fare con nessuno di quegl’idioti e tanto meno con lei. Comunque, adesso gli sarebbe tanto piaciuto sapere la ragione del perché fosse lei a stare ridotta in quella situazione, si voltò quindi a guardarla “ E a te che è successo?”
Lizzie sospirò  “ è una lunga storia “
 
I fari delle macchine illuminavano la strada e la nebbia, mentre le foglie mosse dal vento sbattevano sui parabrezza, Seto correva e sfrecciava lungo la stradina di campagna seguito dalle macchine di Joey e di Duke, purtroppo quelle strade erano piene di buche e di scaffi , nemici giurati degli armotizzatori e delle sospensioni, ma aveva promesso di condurre quel gruppo di sbandati al vecchio cimitero il prima possibile e doveva fare buon viso a cattivo gioco e grazie al cielo fin ora il faraone non aveva spiccicato neanche una parola di troppo il che era un vero sollievo, o almeno così credeva prima che aprisse bocca “ Allora, che cosa è successo con Aknadin?”
Seto gli lanciò un breve sguardo per tornare poi a guardare la strada “ Si è permesso di mandarmi uno dei suoi amici incappucciati sul tetto dell’azienda a sfidarmi, gli ho dato una lezione “ le abitudini erano dure a morire, ma ancora più dura era di togliersi il vizio di rompere l’anima alla gente ma a quanto sembrava nella famiglia di Atem era cosa abbastanza comune creare problemi a chi ne aveva già per conto suo. Quel mostro munito di Dueling Disk si era permesso di avanzare una sfida contro di lui nel regno delle ombre, come se credesse di poter vincere ma quello che gli aveva fatto davvero accettare la sfida era la pretesa da parte di quel mostro di volere le informazioni sul Sigillo. Ogni tanto qualcuno si svegliava e si ricordava dell’esistenza di quel coso strano e tanto per cambiare avevano messo in mezzo anche lui, per fortuna l’idiota era stato facile da annientare ma non poteva passarci sopra e voleva risolversela una volta per tutte col caro zio di Atem.
“ Che cosa voleva?” per andare da Seto doveva esserci una buona ragione visto che ci aveva spedito uno dei suoi tirapiedi a completare la missione.
“ Secondo te? voleva informazioni sul Sigillo “
Atem sospirò, aveva dimenticato il Sigillo e tutta la sua storia, ma ultimamente aveva altro a cui pensare e il Sigillo non rientrava nella questione che lo tormentava e se era un bene o un male proprio non lo sapeva, ma tanto non cambiava niente perché di quell’oggetto non se ne avevano le tracce ed era come se non fosse mai stato un vero problema.
A Seto non sfuggì lo sguardo vuoto e perso del faraone, si era arreso subito dopo che gli aveva raccontato dell’avventura con il tirapiedi di Aknadin e non era da lui, di solito non faceva altro che parlare e parlare senza fermarsi e quello non era un comportamento degno del Faraone Atem, che passava le sue giornate a fracassargli il cervello “ Hai qualche problema? Non è da te chiudere un discorso così facilmente “
“ Non sono in vena “ voltò lo sguardo fuori dal finestrino , gli alberi privi di foglie scorrevano davanti ai suoi occhi in quel posto deserto in piena notte. Purtroppo non era di gran compagnia visto anche ciò che era accaduto a Yugi , voleva solo andarlo a prendere per porre fine a quella terribile nottata e poter finalmente rilassare la sua testa su un cuscino.
Finalmente arrivarono al cimitero abbandonato, la cancellata sbarrata era ricoperta di arrampicanti e di umidità e non si vedeva niente di niente, apparte la nebbia fitta che ricopriva ogni cosa, quel posto avrebbe fatto apura perfino ai mostri stessi dei film dell’orrore, emavana un’atmosfera da incubo e di malvagità e non a caso lì dentro c’era Aknadin che dava la caccia a Yugi e speravano tutti che non lo avesse già trovato prima di loro, perché altrimenti invece di Yugi avrebbero trovato il suo cadavere. Joey si strinse nel cappotto, fremiti di paura scuotevano la sua schiena “ Ma che cavolo gli è saltato in testa per venire qui?!” era un posto sperduto nelle campagne desolate, circondato da alberi e stradine che non venivano percorse da anni visto lo stato decadente del posto, e poi c’era quell’inquietante leggenda metropolitana che si raccontava ai bambin quando si voleva farli spaventare. Solo un pazo avrebbe messo piede lì dentro e di certo i compagni di scuola di Yugi lo erano per averlo lasciato da solo in quel postaccio lugubre e tenebroso.
Atem aveva paura, per quel che ne sapeva Yugi poteva già essere morto e sepolto lì dentro anche se la speranza doveva essere l’ultima a morire, non poteva restarsene lì a guardare l’aria che passava, doveva entrare e cercarlo immediatamente prima che Aknadin lo trovasse e gli facesse del male. Si tolse il giubbotto e la sciarpa, consegnandoli a Duke, il quale, un po’ allarmato chiese “ Ma che vuoi fare?”
“ Entrare la dentro “ posò le mani sulle sbarre verticali e un piede su una delle sparre orizzontali e cominciò ad arrampicarsi anche se l’aderenza della suola delle scarpe era scarsa, ma se da bambino riusciva ad arrampicarsi sugli alberi del giardino reale, poteva anche arrampicarsi lungo una squallida cancellata umida e arrugginita anche se sarebbe stato un po’ difficile.
Joey, che non riuscì a stare a guardare, corse subito alla macchina , si tolse il cappotto gettandolo dentro e corse verso la cancellata “ Vengo con te “ e cominciò anche lui a seguire Atem lungo la cancellata, cercando di fare in fretta e soprattutto attenzione a non scivolare di sotto.
Anche Seto, vista la situazione, decise di dare il suo contributo, si tolse la giacca lanciandola a Tristan, si tirò su le maniche della camicia e cominciò anche lui ad arrampicarsi sulla cancellata. Quando furono tutti e tre in cima, saltarono dalla parte opposta atterrando senza alcun problema e Atem e Joey si fecero consegnare i Duelign Disk da Bakura, fatti passare attraverso le sbarre “ Ok, allora, noi tre andiamo a cercare Yugi, voi restate qui e fate la guardia”
Tristan e Duke annuirono e anche Bakura, l’unica a non essere d’accordo fu solo Tea , che ribbattè “ Cosa? io dovrei restare qui con questi tre fifoni?” ma erano impazziti, va bene che era una ragazza, ma non potevano liquidarsela in quella maniera per l’ennesima volta. Tutte le volte che c’era un pericolo lei veniva scartata e costretta a fare da guardia a macchine o a fare compagnia a qualcuno e mai una volta che potesse dimostrare di essere in grado di poter affrontare un pericolo.
“ Senti, non te la prendere, ma sei una palla al piede , quindi resta qui “ Seto non aveva intenzione di scarrozzarsi dietro quella piattola di Tea, non sapeva combattere ne con un Dueling Disk ne a mani nude e non avrebbe fatto altro che rallentarli , portarsi dietro una ragazza significava stare attenti che nessuno la rapisse o le facesse del male, aspettare che si faceva i suoi comodi per venire dietro a loro o lamentarsi per ogni cosa oltre che spaventarsi al minimo rumore e non era ciò di cui avevano bisogno.
Tea assottigliò gli occhi e si sbottonò il giubbotto lanciandolo, anche questo a Tristan , tirò ulteriormente su le maniche a tre quarti del maglione e con un salto si arrampicò lungo la cancellata mentre gli altri la guardavano sconvolti. Visto che era una palla al piede perché di solito non voleva comportarsi da selvaggia, adesso era proprio ciò che avrebbe fatto, basta con l’atteggiamento da pacifista , Lizzie aveva ragione, se voleva farsi rispettare dai ragazzi la prima cosa da fare era quella di dimostrare che anche una ragazza poteva fare certe cose. Quando arrivò in cima al cancello, scalò la cancellata al contrario, stando attenta a non scivolare nella discesa e quando fu alla distanza giusta saltò giù, pulendosi le mani con un sorriso soddisfatto nel vedere le facce da ebeti che avevano in volto, Seto compreso.
Incrociò le braccia sul petto e disse “ Bene, chi è adesso la palla al piede?” sporse un braccio oltre la cancellata e con fare autoritario disse “ Tristan, il giubotto “ il ragazzo, risvegliatosi di colpo da ciò che aveva appena visto, prese il giubotto e lo passò alla ragazza, che se lo infilò per non crepare di freddo nonostante il maglione a dolce vita fosse di un cotone bello pesante “ Andiamo adesso?”
Seto si trovò costretto, per la prima volta, a doversi ricredere, a quanto sembrava l’aveva giudicata male visto ciò che aveva appena fatto, ma questo non cambiava comunque niente, restava pur sempre una ragazza ma visto che voleva fare l’eroina tanto valeva dimostrarle subito quanto potesse essere pericoloso andare dietro a loro in quella folle missione alla quale neanche lui credeva di dover prendere parte quando era uscito di casa “ Bene, se dobbiamo trovare il vostro amico del cuore, dobbiamo dividerci “
Atem annuì “ Bene “
Seto guardò il gruppetto e disse “ Io vado con l’idiota, tu va con lei “ annuirono tutti, Joey un po’ meno degli altri, e si avviarono in direzioni diverse mentre gli altri restarono oltre il cancello a non fare un bel niente, solo aspettare che trovassero Yugi in quel postaccio maledetto.
 
Aknadin sentì delle voci indistinte rieccheggiare in quel posto, facendo eco nello spazio aperto in cui si trovavano, gli sembrò di riconoscere almeno due voci e ascoltando meglio si rese conto che suo nipote e i suoi amici erano lì,ma come avevano fatto a trovarli così in fretta, che sapessero già che si trovavano lì o magari il ragazzino li aveva avvertiti.
Yugi , dal canto suo, riconobbe subito le voci, erano Atem, Seto, Joey e Tea e forse c’erano anche gli altri, erano arrivati a salvarlo , lo avevano trovato finalmente e lui che credeva che lo avessero dimenticato lì. La speranza tornò nuovamente dentro di lui e riacquistò il suo coraggio, adesso non doveva più scappae, doveva solo andare incontro a loro e andarsene via e il solo modo per farlo era di distrarre temporaneamente Aknadin e c’era un solo modo per farlo, se non voleva farsi acchiappare doveva filarsela e aveva tra le mani ciò che faceva al caso suo. Consapevole del rischio, afferrò , con uno sforzo disumano per trattenere il dolore, un pugno di polvere e lo lanciò in faccia ad Aknadin , che rimase accecato dalla polvere che gli bruciò gli occhi e approfittando della distrazione dei soldati, in soccorso del loro capo, si alzò da terra e riprese a correre.
“ Branco di idioti, seguitelo “ quegli esseri erano più stupidi degli umani, perdevano tempo con lui e si erano fatti scappare il ragazzino, senza di lui non poteva andare dal suo padrone e le sue energie si facevano sempre più deboli fuori dal regno delle ombre, doveva prenderlo immediatamente.
Yugi corse più forte che potè e cominciò ad urlare “ ATEM… ATEM….” urlò fino a non averne le forze per farsi sentire dal faraone e da tutti gli altri che, era sicuro , fossero con lui perché da solo non sarebbe potuto venire a prenderlo visto il posto sperduto in cui si trovava.
 
Atem si voltò di scatto verso le tombe, aveva sentito qualcuno chiamarlo e la voce non poteva essere che quella di Yugi , allora era ancora vivo “ YUGI…” piantò tutti lì e si mise a correre come un disperato per raggiungerlo prima che Aknadin lo trovasse.
Joey lo guardò scappare, chiamamndolo nel tentativo di fermarlo “ No, aspetta “ ma fu inutile, e per non lasciarlo da solo gli andò dietro, seguito da tutti gli altri che corsero a loro volta dietro a tutti e due. Yugi era ancora vivo, ma lo sapevano tutti che urlare a squarcia gola quando si era inseguiti e si ci nascondeva non era affatto una buona idea, anzi poteva essere ancora più pericoloso di restare nascosti da qualche parte, a meno che non fosse inseguito da qualcuno, in quel caso aveva fatto bene ma si era anche condannato da solo con le sue mani e bisognava rintracciarlo in fretta, accelerò quidi la corsa nel tentativo di raggiungere il faraone , che quando voleva metteva il turbo e buona notte riuscire a stargli dietro.
Yugi corse come un disperato, cercando di raggiungere la parte alta del cimitero e andare al cancello, cercando di raggiungere il faraone il più infretta possibile per non farsi acchiappare da Aknadin e i suoi, che era riuscito a distratte giusto il tempo per scappare anche se non sapeva quanto avesse funzionato quel tentativo , chiamò di nuovo il faraone, per condurlo verso la sua direzione “ ATEM, AIUTAMI “ ma urlò, qualcuno , due braccia scheletriche avvolte nel mantello , lo acchiapparono da dietro e Yugi cominciò a ribellarsi, a scalciare a tentare la fuga per allontanarsi, ma la presa non voleva mollare e non era capace di poter afferrare quelle mani per staccarsele di dosso, le ferite gli dolevano, bruciavano come se fossero fatte di lava bollente e il sangue si era fatto più intenso “ LASCIAMI…. LASCIAMI ANDARE “
Atem girò l’angolo, strisciando con le scarpe sullo sterrato e si trovò davanti uno scenario raccapricciante, un gruppo di mostri aveva acchiappato Yugi e Aknadin si fece strada tra loro, piazzandosi davanti ai suoi leccapiedi. Una scossa di rabbia furente attraversò gli occhi di Atem “ Lascia andare Yugi “ tentò di correre verso il suo folle zio ma Seto e Joey lo afferrarono per le braccia cercando di trattenerlo dall’andare ad ammazzare Aknadin.
Joey tentava di trattenerlo con tutta la forza che aveva “ Non essere impulsivo, quelli ti fanno a fettine “ quegli esseri orrendi erano armati di spade e lui non aveva altri che un Dueling Disk al braccio, non certo un arma da taglio di chissà quale portata per potersi difendere.
“ Per una volta sono d’accordo con il perdente qui accanto, non puoi combatterli “ Seto odiava dare ragione a Joey, ma stavolta non poteva farne a meno, Atem non era in condizioni di poterli affrontare semplicemente con calci e pugni, quelli lì avevano delle spade ben affilate e una puntata alla gola di Yugi per giunta, a meno che non aveva anche lui una spada a portata di mano non poteva sperare di salvare il suo amico senza farsi accoltellare.
Aknadin rideva a quella scena, per la prima volta il suo caro nipote era costretto a doversi arrendere, uno spettacolo che non si vedeva molto spesso “ Temo di dovermi trovare d’accordo con loro, hai perso Atem “ afferrò Yugi per un braccio , puntandogli contro la spada, e si rivolse ai suoi servi “ Uccideteli “
A quelle parole Yugi impazzì “ NO, NON FARLO, NO” tentò di scappare ma il sacerdote se lo trasciò via con se e si voltò, un ultima e disperata volta verso Atem, tendendogli la mano “ ATEM, AIUTAMI “
Atem non poteva starsene a guardare mentre Aknadin trascinava Yugi via con se, doveva fare qualcosa alla svelta e l’unica idea che aveva era di corrergli dietro per salvarlo, ma significava anche abbandonare i suoi amici mentre quegli esseri disgustosi avanzavano verso di loro.
Joey lasciò andare Atem e si piazzò davanti a lui “ Vai a salvare Yugi, a questi ci penso io “ Yugi era più importante di quattro soldati mascherati, la vita di quel ragazzino valeva più della sua , era sempre stato così elo era anche quella volta, in fondo a che servivano gli amici se non a proteggersi.
“ No, non te lo permetto “ Atem non voleva che Joey si mettesse in mezzo, aveva rischiato già troppe volte di farsi uccidere e una volta aveva anche sfiorato il rischio, non poteva permettersi di trovare un altro amico al cimitero dopo quello che aveva visto in passato, troppe persone si erano sacrificate per lui.
Anche Tea cercò di trattenere Joey da quella folle idea, erano quattro contro uno “ Ti prego, non fare stupidaggini “
Joey aveva ormai deciso, Yugi valeva più di lui e se continuavano a perdere tempo non lo avrebbero salvato come pianificavano di fare, erano lì per lui non per farsi una gita turistica “ Ho deciso di fare la mia parte, ora voi fate la vostra parte “ superò entrambi e si piazzò davanti ai quattro mostri che gli stavano dinanzi con le spade sguainate. Forse lo avrebbero fatto a pezzi, forse si sarebbero rivelati degli idioti, ma ciò non cambiava nulla per lui.
Seto, ormai nel mezzo della situazione, decise di restare insieme a Joey “ Resto io con lui , voi andate“ attivò il suo Dueling Disk e si schierò insieme a Joey. Uno contro quattro sarebbe stato un suicidio, ma in due potevano avere più speranze di riuscire a fermarli.
Atem non potè opporsi a nessuno dei due e alla fine cedette “ Fate attenzione “ si guardò con Tea e tutti e due ripresero a correre per raggiungere Aknadin, nel frattempo arrivato alle scale con Yugi sempre dietro di lui che se lo trascinava.
Tutti e due correvano come i disperati ma Tea si fermò e costrinse anche Atem a farlo “ Aspetta “
Atem si voltò a guardarla contrariato “ Non c’è tempo, andiamo “ fece per afferrarla di nuovo ma lei si ritrasse “ Che accidenti hai, dobbiamo raggiungerli” ecco uno dei motivi per cui avere Tea dietro non era affatto una buona idea, ogni scusa era buona per far perdere tempo.
“ Anche se li raggiungiamo, come prendiamo Yugi? Aknadin è armato e tu No “ potevano anche tagliare loro la strada, superarli o lanciarsi su di loro per fermarli ma non cambiava la situazione, per prendere Yugi avevano bisogno di un piano concreto e loro non ne avevano nessuno e anche se quella di correre e raggiungerli fosse già qualcosa di fatto non potevano combattere contro quel pazzo scatenato.
Atem si trovò costretto a dover ammettere che Tea aveva ragione, non avevano un piano vero e proprio e serviva subito una strategia “ Hai ragione, non ci aveva pensato “ mollò un calcio a un grosso sasso lì a terra mandandolo a sbattere contro una statua e , guardandolo, gli venne subito in mente un’idea, forse rischiosa , ma comunque un’idea “ Credo di aver risolto il problema “ si avvicinò alla statua e prese il sasso , era bello appuntito e forse poteva essere utile.
Tea lo guardò allibita allargando le braccia “ Un sasso? Sarebbe questa la soluzione? Ci mettiamo a tirargli addosso le pietre?” che gran bell’idea, prendere a sassate qualcuno, davvero un’arma efficace contando anche il fatto che potevano colpire Yugi “ Forse il freddo ti ha fatto congelare i neruroni del cervello, perché un sasso non…” Atem l’afferrò e avvicinò le labbra alle sue orecchie sussurrandole il piano, e Tea sbiancò cominciando a scuotere la testa più di una volta “ Ma sei impazzito?” si voltò a guardarlo negli occhi leggendogli chiaro nelle sguardo che stava dicendo sul serio “ Te lo scordi, io non posso fare una cosa simile “
“ Tea… Tea , ascoltami “ le prese le mani, stringendole nelle sue e Tea da bianca come un cadavere divenne rossa come un pomodoro,le mani di Atem erano gelate e quel contatto le scatenò dei brividì lungo la spina dorsale che finirono per farle andare in ebollizzione il sangue nelle vene , non doveva provare certe cose in certe situazioni , ma lui la guardava con quello sguardo disperato e le stringeva la mano così forte, come se fosse la sua ancora di salvezza “ Tu sei l’unica che può aiutarmi a farlo, salvare Yugi dipende da questo e lo sai anche tu “ Tea abbassò gli occhi “ Mi serve il tuo aiuto, posso contare su di te?”
 
Yugi cercava di opporre resistenza per come poteva, il ginocchio faceva male, le mani sanguinavano e lasciavano tracce a terra e la sua unica speranza era solo il faraone , che continuava a chiamare a squarciagola “ ATEM, AIUTAMI , TI PREGO “
Atem accelerò la corsa e riuscì a raggiunere le scale urlando “ AKNADIN, FERMATI “ non gli avrebbe permesso di far del male a Yugi, se gli avesse provato a tocere anche un solo capello lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani e lo avrebbe spedito nel regno delle ombre in mille pezzi.
Aknadin si fermò , stringendo in mano la spada e puntandola contro Atem, che fu costretto a fermarsi. La follia divorava gli occhi di Aknadin, la furia gli ribolliva dentro il sangue “ Sta indietro o ti giuro che tagli la gola al tuo amichetto “ trascinò Yugi contro di se e gli puntò la lama alla gola, lasciando che lo spessore strofinasse lungo il collo del ragazzino per evitare che il bordo affilato potesse tagliare veramente la pelle e Yugi rabbividì, il contatto della lama fredda con la sua pelle gli causò delle scosse di terrore, strinse gli occhi impaurito e tramente , ripetendosi mentalmente che Atem lo avrebbe salvato.
Il faraone fu costretto a doverso fermare, aveva Yugi in pugno e lui non sapeva come aiutarlo, se avesse fatto anche un solo passo verso di loro quel folle lo avrebbe ucciso in una pozza di sangue, il solo immaginarsi quella scena lo fece rabbrividire e gli gelò il sangue nelle vene.
Aknadin sorrise e avvicinò ancora di più la lama alla gola di Yugi “ Adesso, io e il tuo amico ci allontaniamo, se farai un solo passo verso di noi giuro che assisterai alla sua morte “
“ Tu vuoi me, Yugi non ti serve più a niente, quindi lascialo andare “ lo aveva preso di mira per lui, era l’esca per attirarlo in trappola perché sapeva quanto ci tenesse a Yugi nonostante tutto, quindi poteva anche lasciarlo andare adesso.
Aknadin scoppiò in una risata malvagia e folle, esattamente come lui. Allora era vero, quel povero stupido non sapeva niente di che cosa c’era nella mente del suo piccolo amichetto , un vero vantaggio per lui “ Tu dici?! Non sai quanto ti stai sbagliando “
Atem non comprendeva il senso di quel discorso, che cosa voleva farci con Yugi se per tutti quei mesi non aveva fatto altro che perseguitare loro per gli oggetti e la sua vendetta personale e lo stesso valeva anche per lo spirito, Yugi non aveva alcun valore concreto per loro, era solo l’esca più facile da prendere “ Che vuoi dire?”
 
I mostri si disintegrarono e di loro non rimase altro che un mucchietto di polvere sparsa sui mantelli abbandonati a terra, Joey e Seto si chinarono esausti per lo scontro, avevano perso metà dei loro Life Points a testa e il che quivaleva alla metà delle loro energie fisiche “ Ce l’abbiamo fatta “ Joey aveva il fiatone, gli faceva male il petto e ogni respiro era peggio di un pugno ma almeno erano sopravvissuti e vincitori.
Seto si rialzò, sganciandosi il Dueling Disk per poter rilassare il braccio dolorante “ Sì, adesso è meglio cercare gli altri “ doveva ammettere che gli era piaciuto fare squadra con Joey Wheeler in quello scontro anche se gli doveva un favore per avergli salvato la vita nell’ultimo attacco.
Joey annui e si misero a correre per raggiungere Atem e Tea e aiutarli a prendere il loro amico.
 
Atem non comprendeva niente di quel discorso strano di Aknadin e neanche gli importava, voleva solo riavere indietro il suo migliore amico prima che gli facessero dell’altro “ Senti, non so di che parli, ma lascia andare Yugi “ intravide Tea alle spalle di Aknadin, pronta a fare ciò che le aveva detto di fare e per fortuna lui era troppo concentrato per sentirla muoversi dietro di se , Atem cercò di non dare nell’occhio e di mantenere la calma per non esporre Tea a rischio “ Avanti, lascialo “
Aknadin strinse il braccio di Yugi e la spada nella mano , minacciando di fare realmente come aveva giurato di fare “ Perché non te lo vieni a prendere se proprio….” Urlò, un dolore violentissimo alla testa lo disorientò e la sua presa sia sulla spada che su Yugi cedette.
Il ragazzino corse via, scappando come un fulmine e correndo su per scale da Atem, anche lui lanciatosi a correre nella direzione di Yugi e quando finalmente furono vicini Atem lo afferrò abbracciandolo più forte che poteva mentre Yugi scoppiò in un pianto liberatorio stringendosi forte a lui “ Mi dispiace, non volevo che accadesse tutto questo”
Atem lo strinse più forte, accarezzandogli i capelli “ Va tutto bene, adesso è finita “ lo allontanò da se e lo guardò, asciugandogli le lacrime con le dita, anche se aveva voglia di fargli una bella sgridata quello non era ne il momento ne il luogo adatto , Yugi era traumatizzato e se gli avesse urlato contro avrebbe peggiorato solo la situazione. Gli strinse le mani e si accorse che c’era qualcosa che non andava, gliele guardò e le trovò più o meno bendae e piene di sangue che scorreva “ Ma che cosa è successo?”
Il sasso cadde a terra e Tea si allontanò terrorizzata da Aknadin, a terra e svenuto che si lamentava, aveva corso un rischio enorme nel fare ciò che aveva fatto ma ne era valsa la pena e adesso Yugi era salvo anche se non ancora al sicuro, come tutti loro del resto. Arrivò da Atem e gli disse “ Parlerete dopo, ora andiamo via “
Senza aggiungere altro, i tre scapparono e si riunirono a Seto e Joey, il quale prese Yugi in braccio e andarono via di corsa per allontanarsi da lì in fretta.
 
Yugi era rannicchiato sul suo letto con Anakin a leccargli le bende avvolte intorno alle sue mani, lo avevano portato di corsa all’ospedale dopo essere scappati dal cimitero e il medico aveva detto che anche se le ferite sarebbero guarite i tagli erano comunque troppo profondi e gli sarebbero rimaste le cicatrici nelle mani. Era il secondo tentativo che Aknadin mettena in scena per prenderlo e ancora non riusciva a capirne il perché, che cosa voleva da lui per fargli del male e volerlo catturare, aveva avuto Atem davanti ai suoi occhi, poteva lasciarlo andare e prendersela con il faraone e invece No, aveva rifiutato la sua vendetta solo per occuparsi di portare via lui, ma perché doveva essere lui a patire sempre le peggiori pene dell’inferno.
La porta della sua stanza si aprì e Atem entrò dentro con in mano un bicchiere d’acqua, aveva tranquillizzato il nonno dopo essere tornati a casa e aveva deciso di non dire niente per non farlo preoccupare. Si sedette sul letto di Yugi e gli porse il bicchiere “ Bevi, ne hai bisogno “ Yugi scosse la testa e Atem lo posò sul comodino tornando poi a guardarlo “ Le mani ti fanno male?”
“ Il medico dice che resteranno le cicatrici “
Atem sospirò “ Lo so, ma sono meglio un paio di segni piuttosto che la fossa “ era stato molto fortuato, era vero , le sue mani sarebbero rimaste segnate per sempre da quella brutta esperienza ma almeno era ancora vivo.
Yugi cercava di vedere il lato positivo di quella storia ma proprio non ci riusciva, cicatrici o meno non si poteva cambiare quello che era successo e la colpa era soltanto sua, aveva accettato lui di andare in quel posto anche se non era aspettato una situazione simile ed era inutile che Atem provasse a consolarlo, era arrabbiato, lo sentiva dal tono di voce con cui gli parlava “ Sei arrabbiato , lo so “
Atem gli mise una mano sulla testa , sorridendogli “ No, non sono arrabbiato “ beh, un po’ lo era, ma non voleva litigare di nuovo con Yugi, scaricargli addosso la colpa di ciò che era successo non aiutava a risollevare gli animi e poi era ancora terrorizzato, a stento tratteneva le lacrime e Atem lo abbracciò ricambiato da Yugi , che si buttò tra le sue braccia scoppiando a piangere “ Va tutto bene, tranquillo “
Yugi stringeva tra le mani le maglia di Atem, il respiro era tagliato dai sighiozzi irregolari e tremava, tremava come una foglia “ No, non è vero, ho paura di lui “ aveva paura di Aknadin, aveva paura dei suoi incubi, perfino della sua stessa ombra a momenti. Voleva che tutto questo finisse per sempre, voleva una vita tranquilla e pacifica, voleva essere lasciato in pace.
 
Gli occhi dello spirito luccicarono e la sua ira trapelava dallo sguardo folle e crudele “ Mi hai deluso, ancora una volta “ era adirato, Aknadin aveva portato solo fallimenti fino ad ora, gli aveva solo chiesto di portargli un fastidioso bambino e non era riuscito a fare neanche una cosa così semplice. Yugi muto era importante per il suo piano di trovare il Sigillo e giocare sul fatto che nessuno aveva idea del perché volevano averlo era un vantaggio ineguagliabile e pure Aknadin continuava a fallire miseramente come al solito.
Aknadin, in ginocchio dinanzi a lui , disse “ Lo so, ho fallito, ma ti giuro che la prossima volta non accadrà “ assolutamente No, non sarebbe accaduto perché avrebbe dimostrato a tutti di che pasta era fatto, avrebbe messo Atem con le spalle al muro e avrebbe preso quel ragazzino anche se lo avesse dovuto trascinare per i capelli o minacciare di uccidere tutti i suoi amici e la sua stessa famiglia.
Lo spirito assottigliò gli occhi “ Sarà meglio, perché la prossima sarà la tua ultima occasione “ dopo di che svanì lasciando Aknadin da solo.
Il sacerdote strinse i pugni, un’ombra oscura scese sul suo viso e i suoi occhi scintillarono di ira, Atem aveva osato mettersi nel mezzo e mandare a monte il suo piano e così anche i suoi perfidi amici, ma ci avrebbe pensato lui a rovinare le loro vite, se pensavano di riuscire a tenere lontano quel ragazzo dai suoi scopi si sbagliavano, era chiaro che non sapevano ancora con chi avevano a che fare, ma lo avrebbero capito presto, tutti loro avrebbero passato una brutta esperienza , primo fra tutti il suo caro nipotino.
Questa sarà l’ultima volta che mi intralci, lo giuro sulla mia vita che tu e i tuoi amici passerete una brutta esperienza.
Schioccò le dita e davanti a lui apparve un gruppo di soldati che si inginocchiarono dinanzi a lui “ Ho una missione per voi “ stavolta il suo piano sarebbe stato a prova di bomba, avrebbe dato a tutti loro dimostrazione di cosa accadeva a mettersi contro Aknadin.
 
nota dell'autrice
salve a tutto con questo nuovo capitolo.
un pò movimentato ma ne è valsa la pena , un capito solo e poi si va in polposition con una grossa sfiga che si abbatterà suo nostri protagonisti quindi state attenti e segnatevi questo titolo in anticipo da qualche parte perchè vi assicuro che non vi piacerà " Il sangue degli eroi "
ciao e a presto

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Capitolo 54
*** Contrasti ***


Era passata una settimana da quando Aknadin aveva attaccato e come annunciato già dal medico sulle mani di Yugi erano rimaste delle orrende cicatrici belle fresche, quando i suoi compagni di scuola avevano visto che cosa portava sulle mani erano rimasti traumatizzati, soprattutto Jonathan e il gruppetto di idioti che lo avevano lasciato da solo in quel posto, si erano sentiti in colpa e avevano provato a chiedergli scusa ma Yugi non aveva voluto neanche ascoltarli e anzi gli aveva scaricato addosso la colpa di quanto successo, inventando che quelle cicatrici se le era procurato nel tentativo di scappare da un maniaco che si trovava in quel cimitero, lo stesso che aveva scritto quelle frasi inquietanti con il sangue e aveva anche funzionato visto che Jonathan era sbiancato. In parte era tutto vero, Aknadin non era altro che un maniaco assassino e lui era la sua vittima preferita e quelle belle cicatrici ne erano la prova diretta, con un bel sorriso trionfale aveva detto addio a un gruppo di amici che non meritavano affatto tale definizione , un po’ gli dispiaceva , certo, ma era tutta colpa loro, se non lo avessero lasciato indietro forse non sarebbe successo niente di tutto ciò e le sue mani sarebbero ancora belle lisce e intere. Trovava quasi strano sensire il rialzo della pelle sotto alle dita, gli faceva quasi il solletico toccarsi quelle strisce di pelle rialzata e sbiadita sotto i polpastrelli, certo non erano in rilievo come quelle di Marik, e neanche così impressionanti, ma erano comunque un po’ fastidiose da sopportare, ogni tanto gli facevano male senza che ci fosse nulla dentro, come se il taglio si riaprisse ed era una sensazione orrenda.
“ Diventerai cieco se continui a guardarti le mani “ Atem tirò la sedia e si sedette con davanti una bella ciotola di biscotti al cioccolato e le zampe di Anakin posate sulla sua gamba che lo guardava con due teneri occhioni da cucciolo affamato, quel cane mangiava più di un essere umano, forse più di Joey. I croccantini li schifafa come se fossero robaccia e andava a fare il giro intorno al tavolo a rompere a tutti per avere pezzi di carne, pasta, qualche patatina , noccioline e addirittura pizza e frutta, poco ci mancava che si sedeva a tavola con loro e mangiava tutto quello che gli capitava a tiro, va bene che fosse un cucciolo e che ogni tanto qualcosina gli si poteva dare , ma quel cane era come un pozzo senza fondo, più mangiava e più voleva mangiare, anche quello che non doveva.
Yugi non gli rispose e , anzi, si alzò e aprì un barattolo di biscotti prendendone uno “ Ehi, Anakin, vieni qui “ il cagnolino fece il giro e si posizionò accanto a Yugi aspettando il biscottino e quando Yugi glielo lanciò lo afferrò al volo, come lui gli aveva imparato a fare dopo settimane di pratica.
“ Se continui a dargli da mangiare, diventerà più grosso della macchina di Marik “
“ Il cane è mio e gli do da mangiare ciò che vuole“ prese un altro biscotto e glielo diede, accarezzandogli poi il pelo sulla testa. Era il suo cagnolino ed era affare suo cosa gli dava da mangiare o No, che fossero croccantini o cibo normale, l’importante era che stava in perfetta salute e che cresceva bene come tutti gli altri cani.
“ Sì, e anche quello che non deve “ lo dicevano tutti che i cani dovevano mangiare il loro cibo e non quello degli umani, molte cose gli facevano male eppure Yugi continuava a dare da mangiare le sue cose al cagnolino.
Il nonno scese di sotto , alzando le braccia al cielo “ Oh, grazie a Dio avete fatto pace “ era ora che quei due facessero pace , c’era voluto uno spavento gigantesco come quello che si era preso con Yugi per farli riappacificare come si doveva e aaveva anche funzionato, era davvero contento che finalmente tornasse la serenità in quella casa che ultimamente si era trasformata nel decimo girone dell’inferno.
Yugi si voltò a guardarlo con una smorfia “ Non abbiamo fatto pace “ fare pace non equivaleva a scambiare due parole , più o meno acide , solo perché non si poteva fare a meno di farlo, Atem non gli aveva ancora chiesto scusa per come lo aveva trattato e lui non aveva intenzione di farlo prima del faraone, quindi fare pace era ancora un traguardo lontano.
Il nonno fece spallucce “ Beh, temo che dovrete farla perché da stasera dovrete dormire nella stessa camera “ si voltarono tutti e due a guardarlo, due paia di occhi ametista della stessa tonalità erano puntati su di lui, a volte quei due gli facevano impressione per la spaventosa somiglianza che avevano e soprattutto per le stesse espressioni quasi disgustate che avevano in faccia “ Sì, l’umidità ha preso l’intero soffitto della stanza di Atem “ purtroppo quello era un problema continuo che si verificava in quella stanza da parecchio tempo, non essendo mai stata usata prima dell’arrivo di Atem il nonno non ci aveva fatto fare molti lavori di riparazione, il giusto e indispensabile per non far prendere il resto della casa, ma ora che era abitata non potva essere ignorato. Aveva cominciato a fare molto freddo e i riscaldamenti cominciavano a venire usati e l’umidità era una grossa spina nel fianco che doveva risolvere in quei giorni , almeno prima di Natale.
Atem roteò gli occhi e sospirò “ Dobbiamo per forza? Una volta credo che mi sia bastata “ non gli andava di dormire di nuovo con Yugi, oltre al fatto che era peggio di un terremoto quando dormiva , era abituato ad avere la sua camera personale. Certo, la sua non era molto grande e spaziosa come quella che aveva da bambino, vista anche la diversa situazione in cui viveva, ma era comunque il suo spazio di vita personale e non voleva finire a dormire con Yugi, tanto meno nella sua stanza. la camera di Yugi equivaleva a regole di Yugi, e le regole di Yugi erano disordine ovunque, oggetti e vestiti sparsi in giro per la stanza e tante altre cose che non gli piacevano , dormire con lui non se ne parlava , piuttosto dormiva sul divano in salotto.
Anche Yugi si trovò costretto a dover andare dietro al faraone “ Sono d’accordo, voglio il mio spazio “ Atem faceva storie per ogni cosa, odiava i suoi poster, odiava i suoi fumetti, odiava perfino il cane perché diceva che se lo trovava sempre davanti, era una lagna e se non riusciva a sopportarlo per tutto il giorno, figurarsi sopportarlo la notte.
Il nonno sospirò, mettere d’accordo quei due era un’impresa davvero difficile, ma non avevano altra scelta “ Dovrete farlo solo per qualche giorno, non mi pare di avervi chiesto la luna , e poi lo avete già fatto“ non era poi la fine del mondo se per un po’ condividevano la stanza, infondo erano maschi, non avevano problemi a poter stare tutti e due nella stessa stanza, avevano già condiviso una camera da letto una volta e potevano farlo ancora “ Ho già montato la seconda rete del letto di Yugi, devo solo metterci il materasso e le lenzuola doppie, così vi risparmio almeno lo sforzo di smontare il letto “ per fortuna che all’epoca Helen aveva deciso di comprare un letto a doppia piazza per Yugi visto il progetto che avevano di avere un altro figlio, progetto che poi era andato a sfumare per ovvie ragioni, quindi il problema di dover trascinare altri letti in quella stanza non ce n’erano.
Gli occhi di Atem e Yugi divennero indemoniati “ COSA? IO NON CI DORMO ACCANTO A LUI “ si indicarono entrambi con le dita, come se si stessero accusando di qualche grave crimine a vicenda. Questo era troppo anche per lui, non poteva pretendere che oltre a dormire nella stessa camera , dormissero anche nello stesso letto, era una cosa impensabile, ognuno era abituato a dormire per i fatti propri ed era un letto separato quello che almeno volevano non in comune.
Il nonno si trovò costrettoa  dover tagliare la corda , ma non prima di dire “ Come ho detto, è solo per qualche giorno “ visto che l’aria che tirava non era delle migliori, mollò tutti e due in cucina e salì in fretta le scale per andarsi a rinchiudere da qualche parte prima che lo sbranassero. Ovviamente ad Atem e Yugi la cosa non piacque e si alzarono immediatamente dalle loro sedie per corrergli dietro “ TORNA SUBITO QUI “ e dietro a loro salì anche Anakin, che si mise ad abbaiare come un disperato per inseguirli.
 
Tristan si stiracchiò, sbadigliando e scaricando l’intero nervoso che si portava dietro dalla mattina, subire due interrogazioni in due ore consecutive era una faticaccia ma doveva pur sempre recuperare le sue insufficienze “ Giuro, voglio uno sciopero pre - natalizzio “ quella sarebbe stata l’ ultima settimana di scuola, quindici giorni di non fare un bel niente e di dormire tutto il giorno e svegliarsi al pomeriggio, che i compiti aspettassero fino alla fine delle vacaze per essere fatti, lui aveva bisogno di staccare la spina e sperava che la scuola si succhiasse quella settimana con qualche sciopero improvvisato o assemblee rubate, l’anno precedente l’avevano fatto e non avevano avuto problemi, potevano farlo di nuovo se il consiglio studentesco di quell’anno non fosse composto da secchioni rompi scatole che prediligevano lo studio intensivo e le problematiche della scuola anziché il divertimento e l’aria di vacanza che da un po’ si aggirava per la scuola.
“ Io vorrei farlo qualche sciopero, ma chi lo propone ai secchioni incalliti?” anche Duke era d’accordo con le idee di Tristan, ma chi aveva votato quegli idioti con i quozienti intellettivi di Einstein era davvero più scioccato di loro, quelli pensavano a fare solo laboratori, risolvere problemi scolastici e ripetere che lo studio veniva prima di tutto, accettavano solo assemblee costruttive e non di perdita di tempo e purtroppo i professori andavano dietro a quei fanatici e la scuola piangeva i vecchi rappresentanti casinari e fancazzisti che volevano solo fare sciopero e divertirsi, erano adorati da tutti ma visto che la maggior parte erano tutti ragazzi del quinto anno che si erano diplomati, del vecchio gruppo erano rimasti in due e non di certo i due più intraprendenti visto che con gli altri quattro non riuscivano ad imporsi perché secchioni odiosi.
Atem , che se n’era rimasto ad ascoltarli, chiese “ Sono così terribili?” non conosceva i membri del consiglio studentesco ma sembrava che ne parlassero tutti male visto che mezza scuola si lamentava di loro, e vederli solo per le assemblee non permetteva certo di conoscerli così bene come persone, ma alcuni avevano davvero sparato delle cavolate assurde che avrebbero fatto ridere perfino i membri del Congresso se le avessero sentite.
Tristan sospirò afflitto “ Non sai quanto “ istintivamente gettò uno sguardo intorno e si accorse che Tea non era seduta al suo banco “ Ma Tea che fine ha fatto?”
Duke indicò il tetto col dito “ Sul tetto, ha detto che voleva ripassare geometria” quella ragazza era strana, era un genio in tutte le materie e passava le ore a ripassare come se non sapesse niente, era normale ovvio, ma comunque non serviva a nulla per lei ripassare se già sapeva tutto a memoria come se al posto della mente avesse un computer.
 
Tea stava impazzendo, continuava a dimenticarsi i passaggi del problema di geometria proprio il giorno in cui doveva essere interrogata alla lavagna, non poteva permettersi di prendere un brutto voto ma aveva per la mente tanti di quei pensieri che la testa le stava scoppiando e la sua concentrazione non era delle migliori. Riviveva nei suoi incubi l’immagine di Atem e Lizzie che si baciavano. Poteva anche riuscire a guardarlo in faccia, potevano non litigare più come era accaduto in passato, e forse potevano anche fare pace, ma niente cancellava quella visione che le si presentava davanti agli occhi quando lo guardava e soprattutto quando guardava Lizzie.
Non ‘aveva più vista ne sentita, la sua mancanza la sentiva ma sentiva anche il dolore che le provocava il cuore quando li vedeva insieme, e da un po’ si accorse che c’era qualcosa di strano. Si erano baciati, questo era indubitabile, eppure si comportavano come se fossero distaccati, come se tra loro ci fosse un muro che li divideva. Ci aveva fatto realmente caso il giorno prima, quando si erano visti nel pomeriggio, Atem e Lizzie non si erano neanche guardati e quando lo facevano c’era come una traccia di sofferenza nei loro occhi , era una cosa che le metteva non pochi dubbi a riguardo e cominciava a chiedersi il perché, se si amavano ed erano fidanzati, dovevano già averlo detto a tutti e ovviamente comportarsi come tali e invece non era così. Che ci fosse qualcosa che le era sfuggito?
“ Ehi…”
La voce di Atem la riscosse violentemente dai suoi pensieri e alzò il volto per guardarlo e accennò appena un sorriso “ Ciao “ che coincidenza, pensava al diavolo e spuntavano le corna, certo che era davvero una gran coincidenza, cominciava a pensare che sentisse perfino i suoi pensieri perché ogni volta che pensava a lui poi salvata fuori dal nulla.
Atem guardò il quaderno di geometria aperto sulle ginocchia di Tea, quel problema lo conosceva molto bene ed era uno dei più difficili che l’insegnante avesse potuto assegnare, aveva fatto impazzire pure lui che in geometria non lo batteva nessuno, figurarsi a una come Tea, si sedette dunque al suo fianco e prese il quaderno per guardare che cosa avesse combinato “ Chi ha fatto questi scarabocchi?” era pieno di cancellature e di scritte random che non avevano un senso, evidentemente doveva aver provato a farselo spiegare da qualcuno che doveva averle incasinato il cervello ancora di più.
Tea sospirò avvilita “ Il genio di mio padre “ ci aveva provato, doveva riconoscergli lo sforzo, ma le aveva reso il tutto ancora più complesso di quanto già non fosse facendole ragionamenti che per lei non stavano ne in cielo ne in terra e di certo tutte quelle scritte incasinate non l’aiutavano molto a risolvere il problema , l’interrogazione era fra meno di mezz’ora e lei non aveva ancora concluso niente di concreto, l’insufficienza non gliel’avrebbe tolta nessuno, ne era sicura.
Atem si mise a ridere, un genio lo era sicuro se era riuscito a far incasinare così tanto quel quaderno, ci credeva che Tea non aveva capito niente di tutta quella faccenda “ Se vuoi te lo spiego io “
Tea scosse la testa, tanto anche se glielo spiegava non lo avrebbe capito lo stesso, il suo cervello non era capace di connettere neanche per una spiegazione stupida “ Non importa, tanto prenderei comunque un brutto voto “ prese il quaderno e lo richiuse “ Dì un po’, come sta Yugi? non si è fatto sentire per tutta la settimana “
“ Sta bene, gli piacciono le cicatrici a quanto pare “
Tea scoppiò a ridere, non aveva mai sentito di uno a cui piacevano le cicatrici delle ferite che aveva ricevuto “ Questa mi mancava “
Atem fece spallucce , in effetti era la prima volta anche per lui vedere che a qualcuno piacevano cicatrici antiestetiche sulle mani, soprattutto perché il medico aveva detto che le avrebbe avute per tutta la vita, un po’ sarebbero sbiancate col passare del tempo ma sarebbero rimaste sempre lì, belle in vista sulle mani di Yugi fino alla morte. A lui dispiaceva vedere le sue mani rovinate in quella maniera, soprattutto perché ogni tanto lo sentiva lamentarsi, anche se le ferite erano guarite le cicatrici dolevano sempre, era una loro caratteristica dato erano pur sempre ferite.
Tea smise di ridere, tornando subito seria , a parte di Yugi voleva anche domandargli di Lizzie. Per l’intera settimana aveva studiato i loro comportamenti ed era più che curiosa di voler sapere se c’erano sviluppi, anzi ne aveva quasi bisogno, ma aveva paura di rovinare quello che si era appena creato tra loro, non avevano proprio fatto pace ma parlare era già qualcosa, solo che doveva sapere. Prese dunque un po’ di coraggio e provò a fare quel tentativo “ E… tra te e Lizzie?”
Atem sussultò, voltandosi di scatto a guardare Tea, perché aveva tirato dentro Lizzie, adesso finiva per sentirsi di nuovo male, aveva passato quella settimana in maniera infernale, erano stati sì vicini ma anche molto più lontani del solito, Lizzie aveva provato più di una volta a voler sapere se aveva pensato a cosa gli aveva detto ma Atem non era stato ancora in grado di chiarire bene i suoi sentimenti, era come se si sentisse in colpa per qualcosa e non sapeva che cosa fosse. A volte gli sembrava di sentirsi in colpa con Lizzie per non riuscire a dirle se l’amava o no e a volte si sentita in colpa con Tea per tutto quello che stava succedendo “ Io… bene, credo… perché vuoi saperlo?”
Tea cercò di mostrarsi il più naturale possibile “ Niente, pura curiosità visto quello…. Quello che è… successo… “ si sentì scoppiare, non aveva neanche il coraggio di parlarne apertamente , anche il solo pensarci la faceva stare così male da volersi buttare giù dal tetto della scuola.
Atem invece non riusciva neanche ad esprimersi, non sapeva che cosa doverle rispondere e preferì il silenzio, aveva provato più di una volta a cercare le parole giuste per provare a farle quella domanda che da un po’ lo tormentava, almeno da quando Lizzie gli aveva fatto quel discorso e gli aveva chiesto quelle cose, ma aveva paura di farla. Non voleva rovinare tutto ma aveva bisogno di sapere la verità, se Lizzie gli aveva fatto quella domanda doveva esserci una ragione e forse quella ragione spiegava anche tutto quello che era successo tra lui e Tea in quel periodo, magari era questo il tassello mancante ai suoi dubbi e se era davvero così Tea doveva dirglielo, ne aveva bisogno “ Tea senti, c’è una cosa che devo chiederti “
Lei lo guardò, lo sguardo di Atem era titubante, come se avesse paura di ciò che stava per chiderle “ Cosa?”
“ Ecco… vorrei sapere se tu…”
La campanella della fine dell’intervallo suonò e Tea si traumatizzò, il momento del relax era finito e purtroppo non solo quello, Bakura le spedì un messaggio, la professoressa stava arrivando, Tea si alzò di scatto con il cuore a mille e l’ansia che si fece strada dentro le sue viscere “ Oddio , è la fine, mi devi aiutare, ti prego “
Atem si alzò da terra e si spolverò i vestiti “ A fare cosa?”
“ Per l’interrogazione, ti prego , ho bisogno di te “ Atem era l’unico che potesse aiutarla con l’interrogazione, meglio di lui nessuno poteva suggerirle e non era la prima volta che aiutava qualcuno e perciò poteva farlo anche con lei senza farsi scoprire.
Si bloccò di colpo e sperò che stesse scherzando “ Aspetta, vuoi che ti suggerisca?” ma era impazzita, quella professoressa era un’arpia, solo per aiutare Tristan durante la sua interrogazione aveva rischiato grosso visto che quella guardava sempre a lui come se avesse un fucile puntato contro. Tea gli afferrò una mano e gliela strinse fortissimo, Atem sentì il cuore battere fortemente per quel contatto e arrossì, scosse e brividi gli attraversarono la spina dorsale mentre gli occhi azzurri di lei si versavano nei suoi.
“ Ti prego, prometto che ti chiederò scusa per tutto quello che ti ho fatto e detto se mi aiuti, per favore “ avrebbe messo da parte il suo orgoglio, la sua gelosia e la sua testardagine per quel piccolo favore, tutto ciò che separava un brutto voto dalla sua scheda di valutazione era solo Atem.
Il faraone non riuscì a ribattere, non perché Tea gli aveva detto che gli avrebbe chiesto scusa se l’avrebbe aiutata, di quello non gli importava più, ma perché lo guardava con quegli occhi talmente dolci che avrebbero fatto sciogliere perfino un iceberg e in quel caso syavano facendo sciogliere lui e alla fine accettò “ Va bene, ti aiuto “
“ Grazie “ Tea gli si lanciò al collo abbracciandolo e stringendolo forte, lasciandogli un bacio sulla guancia, bacio che fece tremare il cuore di Atem e accentuare il rossore sulla sua faccia, ma di questo Tea non se ne accorse, lo prese per una mano e lo trascinò dietro di se per raggiungere in fretta le scale e poi la classe.
 
Stephanie e Lizzie uscirono fuori dall’ennesimo negozio cariche di pacchi , la madre di Lizzie era stata invitata a una convention a San Diego e visto che aveva una intera giornata libera ne aveva approfittato per fare un po’ di shopping sia per lei che per la figlia anche se i loro armadi erano strapieni di vestiti, ma non potevano di certo presentarsi in giro sempre con gli stessi quattro vestiti, soprattutto Stephanie, visto che ci sarebbero state grandi cene e spettacoli serali per tutti gli invitati non poteva non comprare qualche abita più adatto alla situazione “ Sono contenta di aver fatto un po’ di acquisti “
“ Io te l’ho sempre detto , ma tu non mi hai mai ascoltato “ era contenta di ver fatto un po’ di shopping con sua madre, non lo facevano da tannto e con tutti gli impegni che aveva non era facile trovare un po’ di tempo libero per passare una giornata intera tra madre e figlia, era contenta e lo sarebbe stata di più se con loro ci fosse stata anche Tea, ma visto come erano finite le cose non si erano ancora chiarite e forse non sarebbe mai accaduto e un po’ le dispiaceva non parlarle più, trovava più divertente uscire con lei che con sua madre, soprattutto perché tra amiche potevano parlare e confidarsi meglio , ma purtroppo era il prezzo da pagare per avere una cotta per lo stesso ragazzo, che tra l’altro non riusciva neanche a capire se l’amasse o No, ancora non le aveva dato nessuna risposta concreta e faceva di tutto per deviare l’argomento quando provava a parlargli. Iniziava davvero a pensare che forse quella storia non avrebbe mai visto la luce del sole e la sua amicizia con Tea non si sarebbe più risanata, a meno fin quando Atem non avrebbe fatto chiarezza esoprattutto una scelta concreta.
Stephanie finì di caricare i pacchi sulla macchina e sia lei che Lizzie si apprestarono a salire quando il cellulare della ragazza squillò, aprì la borsa e lo tirò fuori leggendo sul display il nome di Marik. Spuffò e rispose con acidità “ Pronto?!”
“ Sei sempre così dolce quando ti chiamano o hai mangiato dell’acido a colazione?”
Lizzie svampò, una scarica di furiosa rabbia le avvampò la faccia fino a farle fumare il cervello, sentire la sua squallida voce le dava sui nervi più di quanto potessero dargliene i capelli fuori posto , ma tentò di mascherare il fastidio per non attirare l’attenzione di sua madre “ Che è successo? “
“ Credo di avere trovato sulla macchina una cosa che ti appartiene, disgraziatamente “
“ Davvero? e che cosa, sentiamo” voleva davvero vedere che cosa si inventava stavolta per guastarle la giornata.
“ Un carica batterie rosa acceso pieno di glitter , che ha anche lasciato residui sul cruscotto “
Lizzie si ricordò immediatamente e con schok del carica batteria , quando l’aveva riaccompagnata a casa dopo la mezza sbornia, aveva perso sulla sua macchina il carica batterie portatile del cellulare e non si era accorta di averlo perso prima di quella mattina, quando aveva aperto la borsa per prenderlo senza riuscire a trovarlo e dato che ricordava perfettamente di averlo messo in borsa prima di uscire e di non averlo tirato fuori prima di salire sulla macchina di Marik , era ovvio che lo aveva dimenticato lì, stordita com’era neanche si era accorta di averlo lasciato sul cruscotto e quindi era rimasto lì “ Va bene, passo a prenderlo a casa tua “ quanto le piaceva dover andare a casa di Marik, sebrava che qualcuno glielo stesse facendo a posta a portarle davanti quell’impiastro.
“ Non c’è bisogno, sono davanti a te “
Lizzie cominciò a guardarsi attorno seriamente infastidita , e lo vide, appoggiato alla sua macchina con gli occhiali da sole , il carica batterie in una mano in bella mostra e il cellulare all’orecchio. Lizzie ringhiò, aveva una voglia matta di urlare tutto il suo risentimento per quel tipo che continuava a darle il tormento come se non avesse niente di meglio da fare, e pensare che la giornata era cominciata così bene. Aveva ritirato il suo Dueling Disk dopo la manutenzione e ormai perfettamente funzionante, aveva comprato tanti bei vestiti anche con gli sconti senza arrivare all’ultimo minuto e aveva passato una bella giornata con sua madre, e adesso invece si ritrovava a dover avere a che fare con quell’imbecille dall’altro lato della strada. Ma perché aveva perso il suo carica batterie proprio sulla sua macchina maedetta. Staccò il telefono e si voltò a guardare sua madre “ Credo che ti raggiungerò dopo, devo fare una cosa”
Stephani annuì e salì in macchina “ Ci vediamo a casa , allora “ chiuse lo sportello e la macchina se ne andò.
Lizzie si avviò verso la macchina di Marik, che la guardava con uno squallido sorriso “ Buon giorno “
“ Dammi il carica batterie” gli porse la mano per farsi consegnare l’oggetto.
Marik guardò prima la mano e poi Lizzie, per essere altolocata aveva un gran brutto modo di porsi con le persone “ Prima si dice Per Favore” va bene, lei non sopportava lui e lui non sopportava lei, ci stava, si stavano sulle scatole tutti e due, ma non aveva alcun diritto di trattarlo come se fosse un vermiciattolo e quindi doveva imparare prima a trattarlo bene e poi le avrebbe consegnato il carica batterie come voleva.
Lizzie ispirò pesantemente, per trattenere la sua rabbia e calmare gli spiriti in ebollizione dentro di lei , assecondando quell’odioso essere inutile che le stava davanti “ Per favore, dammi quel carica batterie “ gli fece anche un finto sorriso di cortesia per costringerlo a darle quell’affare infernale che le serviva d’urgenza, maledetta lei a quando lo aveva perso sulla sua macchina.
Marik sorrise e scosse la testa “ No, così non ci siamo “
Lizzie si sentì presa in giro da quel furetto insopportabile che le stava davanti “ Va bene, e che cosa vuoi che faccia allora per avere il mio carica batterie?” lo odiava, lo odiava sempre più di prima, lo voleva uccidere con le sue mani e gli sarebbe saltata addosso per strappargli i capelli filo dopo filo per avere indietro il suo maledetto carica batterie e sbarazzarsi di lui.
Marik incorciò le braccia sul petto, adesso si sarebbe divertito un bel po’ “ Visto cosa ho fatto per te l’ultima volta…” e qui Lizzie cambiò espressione diventando più acida di prima “ Mi devi un favore, anzi, sarebbero due favori visto anche cosa ho fatto tempo fa “ va bene, era un po’ maligno, ma Lizzie era in debito con lui, la prima volta per averle salvato la vita e la seconda per averle fatto passare la sbornia quandi doveva pagare due debiti verso di lui.
 
La campanella suonò e tutti i ragazzi uscirono finalmente da scuola, Tea potè rilassarsi un po’ tirando un bel sospiro di sollievo , per fortuna l’interrogazione era andata bene e Atem era riuscito a non farsi beccare mentre le suggeriva dal banco, la prof si era dimostrata molto soddisfatta e le aveva messo una piena sufficienza e grazie al cielo nessuno aveva fatto storie. Quella classe era piena di spioni invidiosi e di secchioni insopportabili, bastava che uno prendesse un voto più alto e finivano per pensare male e magari anche a fare dispetti facendo passare le persone per copione e imbroglione, meno male che nessuno aveva visto Atem suggerirle altrimenti sarebbero stati guai per tutti e due. Comunque aveva fatto una promessa ad Atem, lui l’aveva aiutata e lei gli avrebbe finalmente chiesto scusa, perciò gli corse dietro gli saltò al collo “ Grazie, grazie, grazie “ lo strinse forte mentre gli altri la guardavano e ridevano, ma non le importava, era felicissima che l’avesse aiutata.
Atem , ridendo, fu costretto a doversi abbassare un po’ per impedire a quella pazza di strangolarlo “ Ehi, fa piano “ era contento che Tea fosse felice per aver ricevuto il suo aiuto e un bel voto , ma se continuava a stringerlo avrebbe finito per soffocarlo e ucciderlo davvero per la seconda volta.
Duke scoppiò a ridere mentre li guardava “ Avete fatto pace, finalmente “ erano tutti contenti che quei due avessero finalmente messo da parte la loro testardaggine e si fossero riappacificati, soprattutto erano contenti per Tea, era tornata ad essere quella di prima e poi quei due assieme facevano una bella coppia anche se non stava a loro giudicare, ma visto come era stata Tea in quel periodo non potevano farne a meno di essere contenti anche loro.
“ EHI…” la voce di Yugi attirò l’attenzione di tutti e si fermarono per permettergli di raggiungerli “ Grazie, volevate lasciarmi indietro “ era sempre così, quando uscivano da scuola nessuno capiva più niente e si dimenticavano di lui , camminando a cento chilometri più in fondo senza degnarsi di controllare che fosse con loro o indietro.
Tristan scoppiò a ridere e gli passò il braccio intorno al collo attirandolo a se “ Ma dai, lo sai che senza di te non possiamo vivere “
Yugi alzò le mani, mostrando i decorini sui suoi palmi “ sappiate che avete appena sfiorato la possibilità “
Tea, Bakura, lo stesso Tristan e Duke rimasero un po’ scioccati alla vista di quegli orribili segni sulle sue mani, sapevano che erano vistosi ma non così inquietanti e orrendi, Aknadin aveva davvero superato il limite con questo, Tristan, rabbioso e incavolato, battè un pugno sul palmo della mano , una scintilla d’ira attraversò il suo sguardo “ Se gli metto le mani addosso, riduco Aknadin a un colabrodo “ aveva osato non solo tentare di uccidere Yugi ma pure di fargli una cosa simile, dopo Joey adesso era toccato a Yugi finire all’ospedale con delle ferite abbastanza gravi.
Duke gli mise una mano sulla spalla “ Rilassati, fare così non risolve la situazione “
“ Davvero?” afferrò una mano di Yugi , piantandola davanti agli occhi del suo amico “ Guarda che cosa gli ha fatto, a me ricorda la ferita di Joey. Ti ricordi , vero? Halloween doveva essere una festa divertente e per poco Joey non moriva sotto ai ferri , adesso ha rischiato di morire lui. A chi dovrà toccare dopo, a me? A Tea? A Bakura?”
Atem lo afferrò per le spalle, cercando di calmarlo “ Ascoltami, Tristan…”
Ma il ragazzo non lo lasciò finire, scostò le sue mani dalle sue spalle e lo spinse via in malo modo, mandandolo a sbattere contro il muro sotto gli occhi sconvolti tutti gli altri “ No, devi ascoltarmi tu, tutto questo è successo per colpa tua. Sei tu che hai portato Aknadin qui, sei tu che hai portato i tuoi problemi da noi, pensi che io possa sopportare ancora di vedere amici rischiare di morire per colpa tua?” le lacrime cominciarono a scorgergli sul volto, non voleva farlo ma era più forte di lui, ormai non poteva più tenersi dentro quello che provava e sentiva , afferrò quindi Atem per il colletto della maglia e lo spinse verso di se , guardandolo dritto negli occhi, nonostante Duke e Bakura cercassero di trattenerlo “ Dal primo giorno che sei apparso, ci hai portato solo guai che sono peggiorati sempre di più, e adesso ecco cosa è successo, Joey è finito all’ospedale sotto i ferri e se n’è andato a Seattle, Yugi ha le mani piene di cicatrici e la colpa è soltanto tua “ gli mollò un pugno dritto in faccia, mandandolo a sbattere con la faccia contro una sedia , soccorso subito da una spaventata Tea , che gli si inginocchiò accanto per controllare che non avesse tagli o ferite in faccia e per fortuna non era così.
Tristan fu subito allontanato da Duke, che lo spinse contro la fila di armadietti scuotendolo “ Ma sei impazzito? Che diavolo ti prende “ era arrabbiato , lo capiva perché lo era anche lui, come lo erano tutti, ma non c’era motivo di prendersela con il faraone, lui non aveva colpe per la crudeltà di Aknadin e di certo non era giusto accusarlo, non aiutava nessuno quell’atteggiamento aggressivo.
Tristan lo allontanò da se, prese lo zaino da terra e se ne andò via, aprendo la porta di scatto e richiudendola con malo modo, facendola sbattere così forte da rischiare di spaccare i vetri. Era furioso, era preoccupato e soprattutto era stamco, era stanco di dover vedere amici all’ospedale e a un passo dalla fossa, era stanco di dover vedere pericoli ovunque, era stanco di dover sopportare il faraone, l’unica ragione per cui Joey era andato via da Domino. Se non fosse stato per lui, se non fosse stato per Aknadin, Joey non se ne sarebbe mai andato sotto le pressioni di sua madre, sarebbe rimasto a Domino e non sarebbe stato costretto a fare avanti e indietro da Seattle e soprattutto non avrebbe conosciuto altri ragazzi. Vedere come era contento quando parlava di quella comitiva, aver raccontato ogni dettaglio dei loro caratteri, sapere che cosa facevano il fine settimana e quanto erano simpatici e uniti significava solo una cosa, che presto Joey avrebbe smesso di venire a Domino. Cominciavano con una semplice uscita che impediva a Joey di venire per rispetto loro, poi quelle uscite si moltiplicavano, Joey cominciava a non essere più disponibile per andare da loro fin che non avrebbe smesso del tutto, si sarebbe dimenticato di loro, non li avrebbe più cercati , non li avrebbe più chiamati, anche se loro sarebbero voluti andare da lui non sarebbe stato possibile per scuse campate in aria e il suo migliore amico lo avrebbe perso per sempre, e la colpa era tutta di Atem, era lui il responsabile dell’allontanamento di Joey, solo lui.
 
Lizzie era messa in un angolino del garage di quell’odioso biondino insopportabile che smanettava dentro al cofano anteriore di una squallida macchina verde bottiglia malandata , infuriata e offesa, per avere il suo maledetto carica batterie era costretta a dover aiutare Marik a sistemare la macchina di suo fratello, come se lei fosse un meccanico o un tecnico pagato per infilare le mani tra cavi e componenti sporchi e pieni di disgustoso grasso di motore e olio nero e appiccoso, ma per lei poteva anche farsele da solo le riparazioni, li dentro non ci avrebbe ficcato per nessuna ragione al mondo le sue mani, neanche se l’avesse minacciata di distruggere il carica batterie.
“ Ehi, sei qui per aiutarmi non per tenermi il muso “ le lanciò contro una pezza tutta sporca di olio nero , che lei puntualmente evitò per non farsi toccare dallo straccio. Purtroppo Odion gli aveva dato l’ingrato compito di sistemare la macchina visto che sembrava avere qualche problema non ben specificato e visto che portarla da un meccanico non se ne parlava, il compito di smanettare toccava a lui e visto che da solo non poteva farcela aveva deciso di chiedere aiuto proprio a Lizzie, non che le servisse a qualcosa visto che non faceva parte della categoria di ragazze che si intendevano di macchine e amavano sporcarsi le delicate manine da principesse, ma era un modo per divertirsi un po’ e farle saldare uno dei due debiti che aveva con lui , ovvero quello di farle passare la sbornia. Lei si era ubriaca e lui l’aveva aiutata, adesso doveva aiutare lui a sistemare la macchina di suo fratello e nel mentre si sarebbe fatto qualche divertente risata.
Lizzie gli diede le spalle, sdegnata “ Mi rifiuto di farlo” manco morta avrebbe infilato le mani lì dentro, per lei poteva anche crepare se pensava che lo avrebbe aiuato. Quando le aveva detto che avrebbe dovuto saldare uno dei suoi debiti con lui , aveva immaginato subito che si sarebbe inventato qualcosa di crudele ma mai che l’avrebbe costretta a fare una cosa così disgustosa.
Marik fece spallucce “ Bene, puoi dire addio al tuo carica batterie allora “
Lizzie si voltò a guardarlo , ribolliva di rabbia ed era pronta a schiacciargli la testa dentro il cofano per vendicarsi, purtroppo quell’idiota le aveva fatto un brutto tiro, senza che se ne accorgesse aveva preso il carica batterie e lo aveva chiuso a chiave in camera sua e si era intascato la chiave attaccandola al portachiavi che aveva appeso a uno dei passanti dei jeans, costringendola a dover scegliere se mollare il carica batteria a lui o accettare di aiutarlo, e non contento l’aveva anche minacciata di non accompagnarla a casa se non avesse accetato di aiutarlo, e per di più era anche quasi ora di pranzo e stava letteralmente morendo di fame. Alla fine si trovò costretta a dover fare buon viso a cattivo gioco tirò su le maniche del maglioncino e si avvicinò alla macchina guardando Marik con odio e disprezzo “ Sappi che te la farò pagare per questo “
Marik scoppiò a ridere , indicandole il cofano “ Intanto metti le tue belle manine qua dentro e stacca la candela , grazie “
Lizzie guardò quel coso con disgusto, era tutto sporco e pieno di polvere mischiata a olio viscido e disgustoso, il solo guardarlo le veniva da vomitare per non parlare anche del cattivo odore che saliva da lì, ci provò a infilare dentro le mani ma le ritrasse subito “ No, non credo di poterlo di poterlo fare “ ma Marik le indicò il portachiavi che pensolava dal cinto con la chiave della sua stanza e Lizzie si sentì fortemente sfottuta. Prese un bel respiro e , lentamente, infilò le mani nella fessura afferrando quello che Marik le idicava di prendere e sentì le mani ungersi di qualcosa di viscido che le scappava continuamente di mano “ Oh Mio Dio, che cos’è?” piagnucolò schifata da quella orribile sensazione di appiccicoso sulle dita.
“ è la candela, tirala fuori “ si stava divertendo un mondo a guardarla con la faccia contorta in una smorfia schifata mentre cercava di tirare fuori la candela.
Lizzie, con uno sforzo dovuto più allo schifo che stava toccando che al tentativo di staccare quella cosa da lì, riuscì a tirarla fuori e quando uscì la mano e se la ritrovò completamente unta di olio di motore nero e puzzolente pagniucolò sdegnata, facendo scoppiare a ridere Marik “ Finiscila e prendi questa cosa orrenda “ Marik gliela tolse di mano e Lizzie corse subito a prendere una pezza pulita e a strofinarsi la mano che stava diventando sempre più nera e appiccicosa “ Che schifo, come lo tolgo questo orrore?”
“ Sputacci “ Lizzie lo guardò malissimo, rimanendo ancora più schifata di prima e Marik non riuscì più a trattenersi, aveva le lacrime agli occhi per le risate isteriche che si stava facendo a guardarla. Lizzie si infuriò, mollò la pezza e tirò fuori dalla cassetta degli attrezzi una chiave inglese, Marik la guardò e indietreggiò puntando le mani avanti in segno di difesa “ Ehi, che vuoi fare con quella?” Lizzie avanzava verso di lui con quella cosa stretta nelle mani con uno sguardo di minaccia , Marik indietreggiò ancora mentre lei andava verso di lui “ No, No, No, non fare stupidaggini, mettila giù “ non sapeva se ridere o avere paura a guardare quella pazza con in mano una chiave inglese che sembrava pronta a menarlo da un momento all’altro “ Avanti Lizzie, le principesse non si comportano così “
Lizzie non ci vide più “ Io non sono una principessa “ cominciò a correre verso di lui, brandendo la chiave come se fosse una spada e Marik scappò via, correndo intorno alla macchina con Lizzie alle costole che lo minacciava di morte se lo avesse preso.
Disgraziatamente non riusciva a prenderlo, era più veloce di lei ed era quasi tentata di lanciargliela quella chiave , sperando magari di colpirlo in testa.
Marik guardava dal riflesso della macchina quanto fosse distante Lizzie da lui, e appena fu sufficientemente vicina, si voltò di scatto e senza che lei avesse il tempo di reagire, afferrò la chiave inglese con le mani cominciando a tirarla per staccargliela dalle mani “ Avanti, molla l’osso “
Lizzie tirava di contro, per non farsi staccare la chiave dalle mani anche se le veniva difficile riuscire a tenerla, almeno fino ad un certo punto, sorrise e lasciò la chiave, finendo per mandare Marik a sbattere contro il muro. Si fiondò su di lui, afferrò il portachiavi staccandolo dai passanti con un colpo e scappò fuori dal garage.
Marik ringhiò per essere stato fregato in quella maniera “ Torna subito qui “ corse fuori dal garage come un razzo, inseguendo Lizzie fino dentro casa per acchiapparla e fargliela pagare.
 
Atem camminava tenendo il ghiaccio sul sopracciglio vista la grossa botta che aveva preso, ma non era questo che gli faceva male ma ciò che era successo con Tristan. Forse aveva ragione , se non fosse stato per lui tutto questo non sarebbe mai successo, se non fosse tornato sulla Terra forse Aknadin non lo avrebbe seguito e forse Joey non sarebbe stato ferito, così come Yugi non avrebbe avuto quelle orrende cicatrici sulle mani e Tristan non starebbe soffrendo in quella maniera per tutta quella storia. Gli altri non avevano voluto ammetterlo, ma lo sapeva che era tutta colpa sua e almeno uno aveva avuto il coraggio di dirglielo apertamente e aveva anche ragione a farlo, era colpasua se Marik aveva sofferto, era colpa sua se i suoi amici stavano passando una vita difficile ed era sempre colpa sua se gli spiriti vendicativi del suo passato tornavano a tormentarlo, era meglio restare morto e nell’Oltretomba invece di tornare nel mondo dei vivi e voler condurre una vita normale. Suo padre aveva ragione, i morti dovevano restare morti e i vivi dovevano condurre una vita tranquilla, ma per la sua testardaggine adesso stavano soffrendo tutti, le persone che voleva proteggere e a cui voleva bene erano in pericolo di continuo e due avevano rischiato di sfiorare la fossa per poco, voleva tanto poter porre rimedio a tutto quello che stava accadendo, ma era una guerra quella che stava conducendo contro Aknadin, e nella guerra c’era chi doveva vincere , chi doveva perdere e chi doveva soffrire e purtroppo i suoi amici stavano soffrendo come i cani e il responsabile era lui.
 
Tea lo guardava con preoccupazione, ciò che aveva fatto Tristan era una cosa seria e non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico, Atem era sempre stato molto sensibile su questo argomento, si era sempre dato la colpa per tutto quello che succedeva ai suoi amici, che succedeva a Yugi, avevano fatto di tutto per alleggerirgli il perso delle conseguenze, per rassicurarlo e confortarlo, e Tristan gli dava quella grossa mazzata peggiorando la situazione. Già che era preoccupato per Yugi, che grazie al cielo Duke aveva riaccompagnato a casa per non farlo stare in ansia per il faraone, adesso gli toccava perfino addossarsi la colpa della partenza di Joey. Quello che aveva fatto era indipendente da quanto accaduto, Joey sarebbe andato via comunque, diceva sempre nei momenti di crisi che voleva lasciare quella città e andare da sua madre, ma gli era sempre mancato il coraggio per andarsene, quello che era successo era stato solo il pretesto per andarsene via e doveva essere contento che il suo migliore amico poteva condurre finalmente una vita migliore e non essere arrabbiato e usare Atem come capro espiatorio della sua frustrazione “ Stai bene , adesso?” lui annuì ma Tea lo capì che era solo una scusa “ Non devi prendertela per quel che ha fatto Tristan, è geloso perché Joey ha delle nuove amicizie “
“ Per questo mi ha scaricato la colpa e mi ha anche dato un pugno?” poteva anche essere geloso delle amicizie di Joey, ma non cambiava quello che gli aveva detto e come si sentiva.
Tea lo fermò mettendogli una mano sulla spalla e lo vece voltare verso di lei, gli prese dalle mani il ghiaccio e gli sorrise “ Qualunque cosa ti dica Tristan, non devi ascoltarlo, non è colpa tua quello che è successo a Yugi o a Joey, ne quello che succede agli altri. Tristan è solo arrabbiato, dagli il tempo per sfogarsi “
“ Ma…”
Tea scosse la testa e stavolta puntò entrambe le mani sulle sue spalle “ Niente Ma, smettila o te lo do io un pugno “
Atem scoppiò a ridere e così anche Tea, per fortuna che c’era lei a tirargli su il morale un po’ dopo quello che era successo.
 
 nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo
diciamo che questa è la calma prima della tempesta XD spero che vi piaccia e se ci sono errori è perchè il Word ha deciso di non segnalarmeli più e anche se rileggo mi sfuggono , quindi portate pazienza e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 55
*** Spirale di violenza - parte 1 ***


La luna piena era alta in cielo mentre il freddo pungente della notte soffiava e trascinava via con se le foglie secche e sbatteva contro le finestre delle case creando spifferi e fischi come i versi dei fantasmi o di urla stridule nel cuore della notte.
Atem aprì gli occhi lentamente, disturbato dai colpi che riceveva da Yugi in continuazione e soprattutto dai suoi continui lamenti, comese avesse i deliri o gli incubi e sinceramente era un po’ infastidito da questo, ecco perché non voleva dormire con lui ma visto che ormai il nonno aveva fatto il danno non poteva che stare al gioco e venire disturbato dal suo fastidioso compagno di letto. Si voltò verso d lui, pronto a fargli una bella sgridata , purtroppo però finì solo per allarmarsi, Yugi si agitava nervosamente, scalciava con i piedi e stringeva le coperte con le mani come se fosse colpito da qualche incubo, era completamente sudato e si girava e rigirava di continuo. Atem si torò su e cerchò di svegliarlo “ Yugi?!” gli toccò il braccio e cercò di scuoterlo, ma stranamente non si svegliava, azni continuava ad agitarsi “ Yugi, svegliati “ lo scuotè per le spalle, venendo però costretto ad afferrarlo per i polsi prima che gli mollasse qualche pugno in faccia e finì davvero per entrane in panico “ Yugi, ti prego “
 
I polsi , le gambe e le braccia erano strette in corde legate nel nulla che gli stringevano la carne come se folessero stritolarlo mentre continuava ad agitarsi per liberarsi da quella presa.
Le Divinità Egizie erano pronte ad attaccare, Slyfer aveva spalancata la sua enorme bocca dove una palla di fulmini cominciava ad intensificarsi sempre più;
Ra aveva assunto la forma di una fenice infuocata, emettendo striduli versi come quelli di un rapace e fiammate varie che surriscaldavano l’aria;
Obelisco aveva il pugno alzato e illuminato di una forte luce blu, pronto a scagliarlo e a colpire;
il mostro che stava difronte a loro era pronto anch’esso a colpire, avvolto da una abbagliante e accecante luce dorata che ricopriva la sua enorme figura , permetteva a mala pena di distinguere le forme del suo corpo e soprattutto di guardarlo.
Yugi si agitava, le Divnità e il mostro erano pronte a darsi battaglia e lui era nel mezzo del loro scontro, a portata di tiro dei loro attacchi capaci di disintegrare qualunque cosa finisse nel loro raggio di azione e lui era proprio al centro. Il suo peggiore incubo, perè, doveva ancora cominciare, le mostruose divinità e il mostro lanciarono i loro attacchi. Quelli delle divinità si unirono ina sorta di spirale tricolore che causava lampi di luce sul volto di Yugi, e il mostro sparò un potente raggio dorato che si fuse alle ombre proiettate dagli attacchi degli altri tre mostri.
I raggi si avvicinarono sempre di più, Yugi era ormai a portata del loro tiro e urlò cercando di liberarsi, e fu allora che i raggi si incrociarono, scatenando un lampo di luce bianca che avvolse tutto, le stesse divinità, lo stesso mostro e Yugi, la cui figura si perse nel mezzo del magliore venendo da esso investito.
 
Aprì gli occhi di scatto trovandosi davanti il viso di Atem e le sue mani strette nella presa del faraone, quasi buttato su di lui. Ansimò e si alzò, guardandosi intorno alla ricerca dei mostri ma si ritrovò solo dentro la sua stanza da letto, avvolta nell’oscurità della notte e circondata da ombre proiettate dalla luna piena fuori dalla finestra. Si sentì in un bagno di sudore, come se qualcuno gli avesse buttato dell’acqua calda addosso e adesso stesse gocciolando dalla testa ai piedi, il cuore era accelerato come se dovesse scoppiargli nel petto e il respiro era spezzato come se un grosso macigno gli fosse cascato addosso e impedisse alla gabbia toracica di far pompare i polmoni. Guardò finalmente Atem in faccia, che lo guardava allarmato, e non riuscì a trattenersi, in lacrime si buttò tra le sue braccia stringendo la maglia del pigiame con le mani , tremando come una foglia.
Atem strinse Yugi, abbracciandolo e poggiando la guancia sulla sua testa cominciando a strofinare la mano sulla schiena per cercare di tranquillizzarlo un po’ “ Va tutto bene, sta tranquillo “ ma non sembrò funzionare, continuava a tremare e a piangere, il respiro si era trasformato in singhiozzi irregolari che gli squarciavano il petto e gli causavano scosse alla schiena, sembrava che doveva soffocare da un momento all’altro e non sapeva come tranquillizzarlo.
Yugi continuava ad ansimare scuotendo la testa e si allontanò da lui bruscamente urlando “ NO, NON VA AFFATTO BENE” si alzò dal letto di colpo, facendo qualche passo con le mani nei capelli , in preda al pianto e al nervoso più dilagante.
Atem si alzò dal letto anche lui , cercando di calmarlo “ Yugi…” gli poggiò la mano sulla spalla ma lui la allontanò bruscamente da se, voltandosi a guardarlo con occhi fiammeggianti carichi di rabbia.
Era furioso, per Atem andava tutto bene grazie a quattro carezze quando invece non era affatto vero “ No, tu non hai idea di quello che sto passando “
“ Yugi…” cercò di avvicinarsi ma fu tutto inutile poiché si allontanava. Capiva che Aknadin aveva combinato dei disastri e che Yugi non lo aveva ancora superato , ma doveva mantenersi calmo “ Ascolta, se vuoi parlare, forse possiamo…”
“ Parlare di cosa? sono mesi che ci provo e tu non mi hai mai dato ascolto “ se pensava davvero che gli avrebbe detto la verità dopo quello che era successo in quel periodo si sbagliava di grosso
Atem rimase sorpreso per qualche istante, prima di infuriarsi anche lui “ Allora c’è davvero qualcosa che non va “ aveva visto giusto dunque, Yugi gli aveva nascosto qualcosa per tutto quel tempo nascondendosi dietro al suo carattere irrascibile. Sentì la rabbia affiorare nuovamente “ Avevo visto giusto, nascondi qualcosa “
“ E anche se fosse? A te tanto non ti è mai importato, pensavi solo a Tea e Lizzie come se fossero la cosa più importante , fregandotene di me “ stavolta gli avrebbe detto tutto quello che pensava davvero di lui e del suo comportamento odioso.
“ Questo non è vero, e tu lo sai molto bene “ aveva una voglia matta di prenderlo a schiaffi, non poteva trattarlo così ingiustamente , non ce n’era alcun motivo e soprattutto non ne aveva il diritto di trattarlo in quella maniera e di urlargli contro quelle cose. Si era sempre occupato di lui come se fosse il suo fratellino e gli aveva dimostrato più volte di tenere a lui più di quanto potesse tenere agli altri. Anzi , era lui quello che se ne fregava di come stavano gli altri, di quanto gli altri fossero preoccupati per lui “ Anzi, sei tu quello che non vede quanto gli altri siano preoccupati per te “
Yugi montò di rabbia “ Davvero? dimmi dove la vedi tu la preoccupazione, la verità è che a nessuno importa di come sto davvero, di cosa sto passando “  la mano di Atem colpì la sua guancia , mandandolo a sbattere contro il muro. Gli aveva dato uno schiaffo, aveva davvero fatto una cosa simile a lui. Gli lanciò uno sguardo di vero odio , divenne rosso di rabbia e senza dirgli altro si diresse all’armadio e tirò fuori una coperta e un cuscino e aprì la porta andandosene di sotto.
Atem si pentì immediatamente di ciò che aveva fatto a Yugi, ma non fece niente per andargli dietro e fermarlo , perciò si rimise a letto sperando magari di potersi addormentare e potergli parlare l’indomani.
 
Atem si era vegliato con un dolore allucinante alla testa, come se aveva un martello pneumatico dentro al cervello, non aveva dormito niente dopo la discussione con Yugi, che adesso dormiva sul divano avvolto nella coperta come un sacco di patate. Comunque, aprì la dispensa per prendere la tazza del latte e farsi quanto meno una tisana e fu in quel momento che sentì un gran fracasso , seguito dall’ulto del nonno, proveniente dal garage. Corse subito dentro al negozio dalla porta interna e aprì la porta del retro che conduceva a una piccola rampa di scale e di conseguenza al garage , e si trovò davanti una marea di scatoloni rovesciati a terra e in mezzo ad essi il nonno che si strofinava la schiena per il dolore “ Nonno…” corse verso di lui e lo aiutò ad alzarsi da terra e a spolverarsi i vestiti “ Ma che stavi facendo , stai bene?”
“ Che sto facendo? Prendo i decori natalizzi , per te che ci stavo facendo su una scala ?” si sedette su uno sgabello per rilassare la schiena, ormai stava arrivando Natale ed era il momento di prendere albero e addobbi anche se avrebbe dovuto farlo Yugi, ma visto come stava aveva preferito farlo lui e il risultato era stato dei più eclatanti, aveva fatto un bel capitombolo giù dalla scala trascinandosi dietro tutti gli scatoloni posti sulla mensola in alto facendoli finire giusto giusto addosso a lui.
Atem era sconvolto, un vecchietto di settantasette anni che si azzardava a fare certe cose ancora non lo aveva visto, ma quell’uomo era strano almeno quanto lo era Yugi quindi non c’era da stupirsi che avesse l’idea di fare le pulizie straordinarie del garage “ Avresti dovuto chiamarmi “
“ Sicuro, con il tuo umore a terra avremmo fatto notte “ contò fino a tre e si rialzò dallo sgabello, stiracchiando la schiena per far passare il dolore “ Allora, che è successo ieri sera?”
Atem sospirò e si appoggiò al primo mobile che gli capitò a tiro “ Ho litigato con Yugi”
“ L’ho immaginato, sentivo le urla  “ Atem abbassò gli occhi a terra e il nonno capì di aver appena fatto centro, ormai conosceva il faraone e tutti i suoi atteggiamenti e quello era un tipico atteggiamento di disperazione mischiata a sofferenza, aveva sentito tutto ciò che si erano detti dalla sua stanza da letto e purtroppo si era dispiaciuto che avevano di nuovo litigato per sciocchezze. Quei due erano diventati peggio di cane e gatto, il giorno prima sembrava tutto a posto e adesso litigavano di nuovo , cominciava a pensare che forse tutto questo non si sarebbe mai risolto e che forse anche i problemi di Yugi non si sarebbero mai risolti , qualunque essi fossero.
“ Permesso…”
Atem e il nonno si voltarono e si trovarono davanti Tea, sul ciglio del garage spalancato con un sorriso timido che li salutava “ Tea…” il suo cuore cominciò a battere e le guance gli andarono a fuoco.
Il nonno notò che Atem divenne rosso come un peperone non appena posò gli occhi su Tea , sorrise e disse “ Io vado, vi lascio soli “ e andò via per non intralciare la loro conversazione , avrebbe voluto restare per ascoltare ma non gli sembrava il caso , dopo tutto erano cose che riguardavano solo Atem anche se gli sarebbe tanto piaciuto poter assistere alla scena e vedere come Atem riusciva a gestire la situazione visto che quando l’aveva vista era diventato rosso come un peperone. A quanto sembrava il caro faraone poteva anche gestire un regno ma con certe cose aveva davvero parecchio da lavorarci.
La ragazza si avvicinò ad Atem sorridendogli “ Come stai?” era un po’ preoccupata per lui, la discussione con Tristan del giorno prima aveva lasciato un segno bello profondo dentro il faraone, purtroppo era stato molto più duro di quanto avessero immaginato tutti visto come aveva reagito. Avevano sospettato da subito che prima o poi sarebbe scoppiato, prima Joey che veniva ferito e che se ne andava, poi Yugi che veniva quasi ucciso da Aknadin e il tutto condito dalla notizia che Joey si era fatto dei nuovi amici a Seattle e la sua paura di perdere per sempre il suo migliore amico, era sbroccato di brutto e un po’ se lo aspettavano, ma che usasse Atem come capro espiatorio proprio non lo avevano sopportato, soprattutto lei, visto anche il pugno che gli aveva dato e che per poco non gli spaccava la faccia.
Atem fece spallucce “ Bene, a parte il livido in faccia e la litigata con Yugi “ purtroppo il ghiaccio non aveva fatto molto, aveva un brutto livido viola sulla fronte che si augurava che sbiadisse presto insieme al dolore, gli faceva abbastanza male anche se non tanto come le parole di Tristan che le erano state urlate contro in quel modo duro e preciso che lo aveva colpito in pieno e soprattutto come la discussione con Yugi della notte prima, che lo aveva destabilizzato ulteriormente.
Tea sospirò e abbassò gli occhi “ Mi dispiace “ e così aveva di nuovo litigato con Yugi, cominciava davvero a pensare che quei due non avrebbero mai fatto pace.
Atem sorrise “ Dai, non è mica colpa tua “ le diede un colpetto con il gomito facendola mettere a ridere. Il rumore del campanello del collare di Anakin suonò dalla parte interna del garage e dalla porta sbucò il cane , che corse verso di loro e abbaiò trascinandosi dietro il suo forte odore di bagnoschiuma al limone  , Atem sorrise guardandolo correre “ Eccolo qui “
Il cagnolino si avvicinò a Tea , che lo prese in braccio e lo sollevò “ Ciao, piccolino “ il cagnolino scodinzolava e con il muso tentava di leccarle la faccia, il che non agevolava la presa di Tea già abbastanza difficile di suo per il peso dell’animale “ Cavolo, quanto sei pesante , però “
Atem scoppiò a ridere, prendendo il cane dalle braccia di Tea e mettendoselo in braccio lui “ Per forza, mangia come un pozzo senza fondo “ lo girò e lo sollevò sopra la sua testa “ Non è vero che sei un pozzo senza fondo, eh?” il cagnolino gli abbaiò e Atem lo mise giù, cominciando ad avvertire il peso del cane gravargli sulle braccia e soprattutto sul dolore alla spalla. Guardò l’orologio che era appeso al muro e disse “ Allora, devo ancora fare colazione, mi fai compagnia “ Tea annuì con un sorriso e tutti e due salirono di sopra per andare in cucina seguiti dal cane.
 
Marik inserì la retromarcia e guardò dallo specchietto retrovisore per cominciare la sua manovra di parcheggio “ Ecco , adesso sai perché mi sta antipatico “
Bakura sospirò “ Lo so, ma è pur sempre il fidanzato di tua sorella “ Marik rompeva con questa storia da mesi ormai, quando aveva detto che Ishizu si era fidanzata aveva dato colpi di testa allucinanti perseguitando quel poveretto come se fosse la persona più crudele che possa esistere sulla faccia della terra. Lui lo aveva solo visto in foto su Facebook e a guardarlo non sembrava affatto essere un mostro, anzi sembrava che a Ishizu le volesse davvero bene , poteva capire che Marik avesse perso la fiducia in queste cose dopo quello che gli era successo, ma arrivare a giudicare una persona in base alle proprie sperienze era esaggerato secondo il suo punto di vista.
“ Ma io te lo giuro, se le spezza il cuore gli spezzo il collo “ quel tipo non gli suscitava nessun tipo di simpatia, Odion ci faceva neanche caso visto che con quello lì ci aveva fatto pure amicizia, ma lui non poteva passarci sopra. Certo, erano ormai fidanzati da quattro mesi , ma chi gli assicurava che non fosse un fidanzamento per gioco,  magari quello stava insieme a sua sorella solo per prenderla in giro e passarsi un po’ di tempo invece di non fare niente e sapere che sarebbe venuto dal Cairo a Domino per le feste gli faceva saltare le valvole del cervello, era più che convinto che se avesse provato a rivolgergli anche una minima parola come minimo se lo sarebbe sbranato vivo e preferiva non correre questo rischio visto le suppliche che gli aveva fatto Ishizu di non litigare con lui e di comportarsi bene, ma proprio non lo digeriva, almeno fin quando non gli avrebbe dato la conferma che a sua sorella ci teneva davvero per lui quel tipo doveva solo starsi a mille miglia di distanza da lui, ecco perché aveva deciso di trasferirsi a casa di Bakura per tutta la permanenza di quello lì a casa loro.
Bakura sospirò rassegnato al tentativo di provare a fargli cambiare idea, ma ormai aveva deciso di piazzarsi a casa sua e non poteva litigare con lui per questo, quando Marik si arrabbiava perdeva le staffe peggio del faraone.
 
Lizzie uscì fuori dal centro assistenza sistemando il Dueling Disk nel borsone con tutti gli strumenti, da un po’ di tempo aveva riscontrato un brutto problema al sistema di simulazione olografica dei mostri, sembrava come se la scheda video fosse logorata e infatti era proprio così, a forza di usare il Dueling Disk la scheda video si era rovinata ed erano partiti quaranta dollari solo per una cosetta minuscola e insignificante grande quanto una pendrive. Era un furto quella cifra, ma visto che le serviva non poteva che accettare la cosa e chiudere gli occhi per il bene del suo Dueling Disk. Se la situazione non sarebbe stata quella che era stata e se non le avessero detto tutti di dover tenere il Dueling Disk a portata di mano tutte le volte che usciva , probabilmente se ne sarebbe fregata , ma vista l’urgenza era dovuta correre immediatamente a far sistemare l’impianto olografico rimettendoci quei soldi che avrebbe potuto sfruttare meglio per trucchi e accessori, o per andarsi a comprare il carica batterie nuovo visto che Marik si era rifiutato di consegnarglielo se prima non saldava i suoi debiti con lui, debiti tra l’altro idioti visto che aveva fatto quelle sceneggiate inutilmente solo perché le aveva salvato la vita una volta e si era occupato di lei quando si era ubriacata. Voleva tanto ammazzarlo sia per essersi tenuto il carica batterie e sia perché l’aveva obbligata a mettere le mani nell’impianto della macchina sporco e disgustoso, aveva passato ore in bagno una volta tornata a casa per pulirsi le mani da tutto lo schifo che le era rimasto appiccicato e giurò che se mai lo avrebbe rivisto , lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani strangolandolo. E a quanto pareva, la sua promessa sembrò potersi realizzare visto che Marik era davanti a lei, insieme al suo compare Bakura. Una furentissima scarica di rabbia le attraversò gli occhi e si precipitò verso di loro, incavolata come una iena con quell’odioso biondino a cui adesso avrebbe dato una bella stringata con i fiocchi.
Bakura si accorse che Lizzie stava venendo verso di loro con una faccia spiritata e fu preso dal panico, quando era arrabbiata non era una buona idea farsi trovare davanti a lei “ Ehm… Marik, Lizzie sta venendo qui e mi pare arrabbiata “ cominciò a tremare come una foglia mentre la guardava farsi sempre più vicina. Bakura sentì una brutta sensazione serpeggiare dentro di se per cui decise di filarsela via “ Ehm… io credo che andrò a prendermi un gelato “ e tagliò la corda filandosela via, in fondo quello che lui e Marik dovevano fare l’avevano fatto per cui poteva anche andare via e nascondersi da qualche parte per non subire l’ira di quella spaventosa ragazza.
Marik roteò gli occhi e si girò, pochi istanti prima che Lizzie gli si parasse davanti urlandogli in faccia “ Spero che tu ti sia divertito ieri a farmi passare per stupida “ lo spinse via contro lo sportello della sua macchina.
“ Ma che cavolo hai, ti hanno morso le tarantole stamattina?” la sua giornata era cominciata male per continuare ancora peggio, a quanto sembrava non c’era fine al tormento neanche se usciva per qualche oretta di casa che subito si trovava davanti la vipera a sonagli pronta a urlargli contro come se fosse una iena impazzita.
Lizzie si sentì presa in giro , anzi offesa “ Stammi a sentire, rivoglio indietro ciò che è mio e me ne sbatto dei tuoi ricatti “ quello che le aveva fatto era veramente il culmine, nessuno poteva ricattare Elizabeth Brooks in quella maniera ne trattarla da schiavetta , quindi che tirasse fuori il suo carica batterie e facesse la finita una volta per tutte di trattarla male o ne avrebbe pagato le amare conseguenze.
Marik cominciò a perdere la già scarsa pazienza che aveva dalla mattina “ Senti , bella, ho passato una mattina infernale e non ho intenzione di passare il resto della giornata dietro a te “ per tanto , prese lo zaino dal sedile posteriore chiudendo poi la macchina e andandosene via, peccato però che Lizzie non digerì la cosa.
La ragazza montò di rabbia funesta e gli corse dietro “ Ah, No, non puoi andartene perché tu e io non abbiamo finito “
 
Duke spalancò la porta della stanza di Tristan, alazando la serranda e aprendo l’imposta scatenando folate di vento gelido che svegliarono bruscamente il ragazzo facendolo rannicchiare sotto il piumone con dei lamenti, ma Duke se ne infischiò e malamente alzò il piumone scoprendo Tristan, che urlò a squarciagola “ Ma che cavolo fai?”
“ Hai pure il coraggio di chiederlo? Adesso ti alzi, ti lavi , ti vesti e andiamo subito dal faraone a chiedergli scusa “ non aveva sopportato ciò che Tristan aveva fatto a fine scuola il giorno prima, Atem era straziato, Tea e Yugi sconvolti e lui e Duke senza parole per l’atteggiamento aggressivo di Tristan, per tutto il giorno non aveva risposto alle sue chiamate ne ai suoi messaggi ma adesso doveva porre rimedio ai suoi sbagli. Non era giusto il modo con cui aveva trattato il faraone, accusandolo di essere una disgrazia e per tutti solo perché Joey era andato via, tanto lo sapevano tutti che presto o tardi sarebbe finita così e che era solo questione di tempo e quello che era successo era stato il segnale che il tempo era maturo per farlo andare via da Domino e Atem non ne aveva colpa di quella storia.
Tristan ringhiò e tirò su il piumone ricoprendosi “ Io non farò proprio niente “ non aveva nessuna voglia di avere il faraone davanti agli occhi, era colpa sua e basta, se non fosse tornato, anzi se non fosse proprio apparso nel cammino della loro esistenza niente di tutto ciò sarebbe mai successo e sarebbero stati tutti dei normali ragazzi con delle normali vite e Joey sarebbe ancora a Domino, nella loro scuola a diplomarsi insieme a tutti i suoi amici, e invece era apparso , aveva sconvolto le loro vite e anche fatto quasi uccidere tutti quanti.
Duke roteò gli occhi e tirò via il piumone dal letto lasciando Tristan esposto al freddo gelido “ FALLA FINITA “
Ma Duke lo afferrò per il colletto della camicia e lo tirò giu dal letto facendolo cadere e di scatto lo afferrò e lo fece rialzare solo per sbatterlo contro al muro e afferrare nuovamente il colletto per minacciarlo “ Ora stammi a sentire, slo perché sei incazzato perché Joey si è fatto nuovi amici non hai il diritto di prendertela con gli altri, tanto meno con il faraone, quindi muovi il culo e vai a chiedergli scusa “
Tristan rimase non poco spiazzato dall’atteggiamento e soprattutto dal linguaggio di Duke. Da quando lo conosceva non aveva mai parlato in quel modo aggressivo , era davvero la prima volta che lo faceva e soprattutto con lui, di tutte le volte che avevano discusso o litigato malamente si era sempre trattenuto dal dire certe parole , lo aveva mai visto così infuriato come adesso, doveva ammettere che lo aveva davvero sorpreso.
Duke lasciò andare Tristan, prendendo un bel respiro per calmarsi, va bene forse aveva esagerato un po’ , ma quando ci voleva ci voleva e Tristan aveva superato il limite del consentito per ciò che aveva fatto e soprattutto detto al faraone, Atem ci soffriva da sempre per quel discorso, tante, troppe volte si era dato colpe che non aveva e Tristan gliele aveva rinfacciate tutte in un momento un po’ critico.
 
Yugi entrò in cucina con un grosso sbadiglio e andò a prendere un bicchiere d’acqua, finalmente la scuola aveva deciso di prendersi quegli ultimi tre giorni di sciopero per una disinfestazione improvvisata dal preside e anticipare le vacanze , per cui Yugi era più che deciso di mettersi in ferie e magari sperare di dormire anche se era sicuro che sarebbe stata solo una causa persa. Per fortuna Atem sembrava essere uscito visto che di lui non c’era nessuna traccia e la sua tazza di latte era messa a scoggiolare sul lavandino , Yugi lo trovò davvero un colpo di fortuna , almeno non avrebbe dovuto vedere la faccia del faraone , dopo quello che aveva fatto aveva una gran voglia di volerlo uccidere con le sue mani, si era permesso di dargli uno schiaffo in faccia e di mandarlo a sbattere al muro, come poteva permettersi di fargli una cosa simile. Aveva ragione Tristan, Atem era davvero una disgrazia per tutti, gli stava rendendo la vita infernale e infondo era colpa sua quello che gli era successo e le cicatrici sulle mani ne erano la prova più concreta.
“ Buon giorno , Yugi “
Il ragazzino si voltò verso il nonno “ Giorno “ gettò uno sguardo sui pacchi giganteschi che posava sul tavolo e notò i filamenti colorati degli addobbi natalizzi che sbucavano fuori dagli scatoloni “ Hai tirato fuori tutti gli addobbi?”
Il nonno annuì “ Ma certo, Domenica è la vigilia di Natale, abbiamo quattro giorni per sistemare tutto “ di solito sistemavano la casa una settimana prima ma si era scordato a tirare fuori tutti gli addobbi per tempo visto il casino che c’era in garage e così si era ridotto all’ultimo, l’unica cosa che sperava era che molti degli addobbi fossero in buone condizioni altrimenti si sarebbe ritrovato ad avere tre quarti di materiale andato a male ed era più che sicuro che nei negozi non avrebbe trovato più niente di carino, a mala pena era riuscito a trovare i regali per Yugi e il faraone, sperando che ciò che gli aveva comprato gli sarebbe piaciuto visto che non c’era molta possibilità di scelta per i regali adatti a un faraone egizio. Prese per ciò uno degli scatoloni e lo portò dentro al negozio ancora chiuso per controllarlo.
Fuori dalla porta chiusa del negozio , delle ombre si stagliarono contro i vetri colorati della porta d’ingresso , oscurando la luce che si rifletteva su di essi.
 
Atem e Tea stavano camminando tranquillamente per la strada  principale di Dmino, l’intero viale era pieno di negozi e case già addobbate per Natale con decorazioni di vario tipo e alcuni stavano anche preparando gli alberi, chi grandi e chi piccoli,  con nastri decorati , neve finta che imbiancava tutto e adesivi appiccicati alle finestre raffiguranti Babbo Natale, cristalli di neve cosprarsi di glitter e scritte natalizzie. Tea si guardava intorno estasiata , vedere come la città di preparava al Natale e al resto delle feste era sempre un gran piacere e una grande gioia perché tutta la città cambiava aspetto per quei giorni  particolari e di sicuro le decorazioni natalizzie erano più belle e allegre di quelle di Halloween che erano più cupe e macabre “ Le decorazioni natalizzie sono più belle di quelle dell’anno scorso, non è vero?” si voltò a guardarlo e il sorriso le sparì, Atem non sembrava provare la sua stessa allegria, teneva lo sguardo basso con un cenno di tristezza e sapeva il perché “ Pensi a Yugi, vero?”
Atem annuì e sospirò “ Non capisco che gli prende , cercò di parlare con lui e mi urla contro “ purtroppo non riusciva a non pensarci , Yugi aveva in parte fatto una muta confessione sull’esistenza di alcuni problemi che aveva da un po’ ma più che accettare il suo aiuto aveva preferito urlargli contro e lui gli aveva mollato uno schiaffo che adesso rimpiangeva, si pentiva amaramente di quel gesto dal momento che aveva messo i piedi a terra, avrebbe preferito di più poter parlare con lui e chiedergli scusa , ma era certo che avrebbe solo peggiorato le cose e di sicuro Yugi non gli avrebbe parlato ne sono con una orrenda litigata. Cominciava a pensare che non avrebbero più fatto pace vista la situazione.
Tea sospirò e gli sorrise, magari per provare a consolarlo un po’ e tirargli su il morale “ Sta tranquillo, vedrai che vi chiarirete “ non era la prima volta che litigavano , anche se ultimamente il loro rapporto sembrava insanabile, ma avevano sempre fatto pace in passato quando avevano degli screzi ed era sicura che avrebbero fatto pace, non per nulla si avvicinava Natale.
“ Lo spero dav…” un’ombra, rapida e veloce, entrò nel suo campo visivo di striscio, si voltò di scatto a guardare dall’altra parte della strada a guardare l’intero viale senza però vedere nulla.
Tea si fermò e lo guardò incuriosita “ Va tutto bene?”
“Mi era sembrato…. Niente, non importa “ riprese a camminare con una strana sensazione addosso, gli era sembrato di vedere uno di quegli esseri incappucciati compari di Aknadin che lo osservava, ma forse era stata solo un’allucinazione momentanea , perché di fatto non c’era nessuno che lo stava seguendo ma percepiva comunque una brutta aria che tirava nei paraggi e cominciò a percepire una strana e brutta sensazione che non faceva presagire nulla di buono sicuramente.
 
Lizzie non riusciva a stare dietro a Marik, non stava camminando come le persone normali ma sembrava ce stesse facendo una maratona visto che non voleva fermarsi e darle il tempo di raggiungerlo “ Insomma, vuoi fermarti?”
Marik non ne poteva più di Lizzie, quella serpe non voleva proprio capirlo che per quel giorno doveva lasciarlo in pace e non rompergli le scatole essendo già abbastanza incavolato di suo ma a quanto sembrava non voleva ascoltarlo per la testardaggine che aveva, più dura di una noce di cocco. Si fermò e si girò di scatto urlandole contro “ Insomma, vuoi lasciarmi in pace o No?”
Lizzie non sopportò il tono arrogante con cui Marik le stava parlando “ Ah, certo, perché devo essere io a lasciarti in pace?! Tu sei quello che mi perseguita con i ricatti “ va bene, le aveva salvato la vita e l’aveva aiutata con la sbornia ma non c’era bisogno di doverla ricattare solo perché aveva dimenticato nella sua macchina il carica batterie come se fosse un bambino delle scuole elementari, per tanto doveva essere lui a finirla di trattarla male e non lei.
Marik cercò di mantenere la calma per non prenderla a pugni in faccia “ Senti, oggi non è giornata , quindi levati dai piedi prima di farmi perdere la pazienza “
“ Ah, perché sei tu quello che perde la pazienza, vero? “ quanto voleva mettergli le mani addosso e pestarlo con le sue mani per la rabbia che le faceva salire, era lui quello che perdeva la pazienza quando invece doveva essere lei ad essere furiosa come una iena per i dispetti che le stava facendo.
“ Sì, esatto, quindi vedi di…” un‘ombra oscura passò velocissima come un razzo alle spalle di Lizzie, lasciandolo incerto se aveva visto bene o se l’aveva immaginata, di certo qualcosa gli era passata davanti sicuramente e non gli piaceva affatto.
Lizzie non capì che cavolo gli fosse preso per essersi imbambolato, si voltò anche lei a guardare senza vedere niente di concreto lungo la strada “ Che hai visto?”
“ Niente, mi era sembrato….” Un’altra ombra gli passò veloce dalla coda dell’occhio dall’altra parte della strada e stavolta ebbe davvero una brutta sensazione a riguardo.
Lizzie si innervosì per lo strano comportamento di Marik, che cominciò a farla arrabbiare “ Ma insomma, io ti parlo e tu ti metti a guardare…” prima che finisse la frase, Marik l’afferrò per un polso trascinandosela dietro con forza “ Ma che stai facendo, lasciami “
“ Zitta e stammi dietro “ c’era qualcosa di strano in quel posto, o erano i suoi occhi che gli facevano brutti scherzi e aveva bisogno degli occhiali da vista o c’era qualcuno che li seguiva ed era molto più probabile la seconda ipotesi piuttosto che la prima visto che ancora ci vedeva benissimo. Cercò di allontanarsi il più possibile da lì, per tornare alla macchina in fretta anche se avrebbe dovuto trascinarsi dietro Lizzie e portarsela a casa per assicurarsi che non c’era niente di pericoloso in giro che li stesse perseguitando. Arrivarono al parco , cercando di raggiungere la scorciatoia più breve per tornare al punto in cui Marik aveva lasciato la macchina , ma la strada fu loro sbarrata dall’apparizione di un soldato incappucciato , che si piazzò davanti a loro.
Lizzie sbiancò di colpo, afferrando il braccio di Marik terrorizzata a morte, la vista di quel mostro non le piaceva per niente e le fece tornare in mente la brutta esperienza che aveva passato con lo zio squilibrato di Atem che l’aveva ridotta peggio di uno straccio per lavare il pavimento “ Marik, andiamo via?” lo tirò per farlo smuovere da lì e indietreggiarono tutti e due , per scappare via dalla parte opposta , ma si trovarono alle spalle un altro soldato incappucciato che li guardava e tutti e due finirono per guardarsi negli occhi bianci come due cadaveri nel vedersi circondati e alle mercè di due leccapiedi di Aknadin, sicuramente non lì per fare un giro della città.
 
Atem e Tea camminavano lungo il viale ma il faraone non era rilassato, c’era qualcosa di strano nell’aria che non gli piaceva affatto, non sapeva se erano i suoi occhi a fargli brutti scherzi ma era più che sicuro che qualcuno gli stesse seguendo da quando erano usciti e non era un mistero chi fosse il loro inseguitore. Svoltarono l’angolo e Atem afferrò subito Tea per un polso correndo lungo la stradina per poi tirarsela contro il muro per non farsi vedere, poiché come aveva immaginato nel vicolo era apparso uno dei soldati di Aknadin “ Lo sapevo …”
“ Cosa?” Tea sussurrò più per paura che per altro, aveva visto qualcosa di strano ma non aveva capito che cosa fosse successo al faraone per scappare via in quel modo.
“ Aknadin ha inviato uno dei suoi leccapiedi a seguirci, dobbiamo sparire immediatamente prima che ci trovino “
Tea annuì e tutti e due cercarono di allontanarsi imboccando una strada laterale stando attenti a non farsi seguire da nessuno, guardandosi intorno per non abbassare la guardia e tenendosi pronti a tagliare la corda in un qualunque momento. Alla ragazza non piaceva affatto quella situazione, non si era accorta per tutto il tragitto della presenza di quei mostri e vederne uno le aveva messo i brivi addosso oltre che una strana inquietudine, non sapeva spiegarselo ma aveva una brutta sensazione addosso e il pensiero le corse subito e inspiegabilmente a Yugi, che Atem aveva lasciato a casa a dormire vista anche la loro discussione. Era da quando aveva messo piede fuori casa che aveva percepito qualcosa di storto, ma non poteva certo andare a pensare che quei mostri sarebbero tornati all’attacco così presto visto quanto accaduto al cimitero la settimana passata, ma era anche vero che con Aknadin non c’era da poter stare tranquilli, ma non era proprio preparata all’eventualità che sarebbero arrivati fino al punto di pedinarli e tutto questo non le piaceva affatto, la sensazione che aveva addoso la schiacciava come un macigno e la rendeva inquieta.
Svoltarono l’angolo e si fermarono di colpo, sussultando. Davanti a loro, con una faccia sorridente e gli occhi che brillavano di insana follia, c’era Aknadin.
Il sacerdote li guardava con un bel sorriso “ Siete davvero una bella coppia, devo ammetterlo “
Atem strinse il polso di Tea , spingendola dietro di se per proteggerla da quel pazzo di suo zio visto l’interesse con cui la guardava “ Aknadin “ i suoi fiammeggiarono di rabbia, il sangue gli ribollì nelle vene come lava incandecsente pronta ad esplodere da un vulcano in eruzione.
Il sorriso di Aknadin si allargò di più “ Ciao Atem, ti sono mancato? “
 
nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo.
questi saranno i capitoli pre- vigilia della tempesta , quindi state attenti che inizieranno gli eventi catastrofici e se ve lo dico io potete stare tranquilli.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 56
*** Spirale di violenza - parte 2 ***


Il sangue gli bolliva nelle vene come se fosse lava incandescente che stava per essere sputata fuori da un vulcano in eruzione, la rabbia gli accecava la vista , i suoi occhi ametista lanciavano scintille di fuoco come dardi incandescenti, la pressione gli andò a ville incendiandogli la faccia e facendolo svampare per la furia repressa da giorni. Aknadin era davanti a lui, con un sorrisetto di sfida e scherno , che lo fissava con uno sguardo di vendetta e follia, aveva osato davvero presentarsi davanti a lui dopo ciò che aveva fatto a Yugi al cimitero, dopo aver tentato di uccidere il suo migliore amico si era permesso di apparirgli davanti e anche di prendersi gioco di lui in quel modo, ma stavolta sarebbe stata l’ultima della sua esistenza in cui si permetteva di far del male a qualcuno e soprattutto di passarla liscia per quanto accaduto.
 
Tea era spaventata, non dalla presenza di Aknadin, ma da Atem, il faraone aveva uno sguardo fiammeggiante di odio , rabbia e follia che gli trapelava dagli occhi, sembrava essersi trasformato e temeva che facesse qualche pazzia con Aknadin. Quando si trattava di Yugi, il faraone diventava un folle scatenato, era pronto a fare le cose peggiori e insensate e purtroppo Aknadin si era spinto troppo oltre con il suo piano di follia e di vendetta e Atem non lo aveva sopportato come non lo aveva fatto nessuno di loro ovviamente, ma era ovvio che per lui fosse tutto molto diverso, Atem passava con Yugi ogni giorno della sua vita, ogni notte , ogni ora e ogni minuto, anche se litigavano si volevano un bene più profondo dell’affetto semplice, erano come fratelli e il faraone aveva fatto capire più volte a tutti i suoi nemici che chi toccava Yugi faceva una brutta fine e Aknadin aveva fatto più del dovuto, comprendeva lo stato d’animo di Atem nel trovarsi davanti quel mostro assassino ma non per questo doveva dare colpi di testa, Aknadin sapeva giocare bene con la psicologia delle persone e sapeva manovrarle a suo piacere.
 
Aknadin li guardava tutti e due, Atem lo odiava e come poteva essere altrimenti, ma non tanto quanto lo odiava lui, aveva osato mettersi nel mezzo tra lui e Yugi Muto impedendogli di adempiere al compimento del suo piano e visto che il suo padrone aveva deciso di concedergli un’ultima possibilità non l’avrebbe di certo sprecata standosene in un angolino a guardare suo nipote che conduceva la sua normale vita con i suoi amici mentre lui si sopportava le punizioni di quell’essere informe che lo aveva schiavizzato. Se doveva essere la sua ultima occasione, tanto valeva sprecarla facendo fuori il suo odiato nipote una volta per tutte , sbarazzandosi di lui e poi di tutti i suoi amici uno ad uno, così prima di sparire avrebbe quanto meno portato al suo padrone gli oggetti del millennio rimasti e la testa di Atem come trofei di guerra e avrebbe potuto svanire per sempre con l’anima in pace per essere riuscito a trascinarsi suo nipote nel Regno dei Morti per sempre “ Dimmi, come sta il tuo amico Yugi?”
Atem fece un balzo in avanti, trattenuto a stento da una terrorizzata Tea dietro di lui che gli stringeva le spalle con le mani “ Non osare pronunciare il suo nome dopo quello che hai fatto” osava nominare Yugi dopo che aveva quasi tentato di ucciderlo solo per vendetta, era meglio per lui sparire subito finche ne aveva la possibilità perché se si fosse trattenuto ancora davanti a lui lo avrebbe spedito nel regno delle ombre a suon di pugni in faccia.
Tea strinse le mani sulla giacca di Atem, cercando di tenerlo buono “ Sta calmo “ glielo sussurrò all’orecchio cercando di calmare i suoi spiriti bollenti, ma non sembrò affatto funzionare, Atem si agitò ancora di più e questo a Tea non piaceva affatto.
Aknadin inclinò leggermente la testa, allargando il suo sorriso “ Dovresti darle ascolto, sai? “
La mano stretta a pugno gli tremò come se fosse in preda agli spasmi “ Chiudi il becco “ era fuori di se, anche sentire la sua sola voce gli faceva perdere la calma.
 
Duke e Tristan camminavano tranquilli lungo la strada , da quando erano usciti non si erano detti più neanche una parola sfuggita per caso, Duke era convinto che Tristan non aveva accettato la sua sfuriata fatta proprio di prima mattina e per giunta appena sveglio , ma era stato più forte di lui, non ci aveva proprio visto più per come Tristan aveva reagito. Nessuno di loro aveva sopportato come aveva trattato il faraone, Duke specialmente, ed era giusto che gli chiedesse scusa per le pesime parole che gli aveva urlato e il suo rifiuto di farlo lo avevano mandato in bestia e aveva fatto quella brutta sfuriata che aveva terrorizzato la madre di Tristan , che aveva sentito tutto dalla veranda mentre stendeva i panni. In quel momento si era vergognato di aver urlato contro il suo amico, ma quando si ci metteva faceva perdere la testa a tutti e Duke non brillava certo di chissà quale grossa quantità di pazienza, però era di vitale importanza che chiedesse scusa ad Atem, il faraone ci aveva sempre sofferto su tutto questo, avevano sempre cercato di non fargli pesare niente e poi arrivava Tristan a dargli quella grossa mazzata che lo aveva destabilizzato e s’era capito perfettamente che c’era rimasto molto male per quello che gli era stato detto. Però non potevano continuare a non parlarsi, quel tragitto si stava trasformando in una tortura con quel silenzio tombale “ Senti Tristan…”
Lui si voltò a guardarlo “ Si?”
Duke fece per parlare, quando si accorse che una spada, dalla lama che brillava contro i raggi del sole, stava per piombare dall’alto sulla testa di Tristan, veloce come un gatto lo afferrò per un braccio e lo spinse via pochi istanti prima che la spada lo raggiungesse sfiorandolo appena e si andasse a conficcare dentro il vaso di una pianta lì accanto. Tristan e Duke si guardarono in faccia allarmati e bianchi come due cadaveri, Tristan si avvicinò all’arma estraendola con forza dalla terra del vaso e riconobbe i simboli egizi sull’elsa “ Questo non è un buon segno “
Anche Duke si avvicinò a Tristan e osservò la spada riconoscendone i segni “ Forse è meglio andarcene “ ma neanche il tempo di decidere cosa fare che davanti a loro apparvero due tizi incappucciati con gli occhi rossi, i due ragazzi riconobbero subito i soldati che stavano davanti a loro e con un leggero scambio di sguardi tagliarono la corda , inseguiti dai due soldati che con un balzo sparirono dal marciapiede per spostarsi sui tetti delle case e inseguirli dall’alto degli edifici per non perderli di vista.
 
Marik e Lizzie erano circondati, quei due mostri avevano sbarrato loro la strada da entrambe le parti facendoli ritrovare per davvero con le spalle al muro, anzi alla fontana del parco deserto, Lizzie se ne stava dietro di Marik, ripiegando sulla sua protezione visto che quei mostri non sembravano affatto avere buone intenzioni verso di loro “ Che facciamo?” dire che aveva paura era davvero poco, si era già trovata in una situazione del genere in passato e fare il biss non la entusiasmava molto visto anche come era andata a finire.
Marik cercava di proteggere Lizzie, quei due soldati di Aknadin non avevano proprio altro da fare che andare a perseguitare giusto loro due , ma quello non era proprio il momento per polemizzare su quell’argomento, erano inchiodati contro la fontana con quei due mostri che li tenevano a tiro e poteva succedere di tutto “ Non lo so, ma resta dietro di me “
Lizzie gli lanciò una brutta occhiata “ Non credo di poter andare da qualche altra parte, mi sembra “ certo che restava dietro di lui visto che alle loro spalle c’era una fontana che schizzava acqua proprio sul suo cappotto , ed era risaputo che acqua e cachemire non andavano affatto d’accordo.
I due soldati estrassero le loro spade dai foderi attaccati al cinto, puntandole contro di loro e mentre Marik sussultò guardando con il cuore in gola tutto ciò che facevano, Lizzie invece emise un urlo a mala pena trattenuto conficcando le unghie nel giubbotto del ragazzo rischiando di perforargli giubbotto, maglione e già che c’era anche la pelle e strinse gli occhi tremante come una foglia, almeno fin che non sentì un rumore metallico contro la pietra e quando aprì gli occhi, con il cuore che batteva come impazzito,  si accorse che i due mostri avevano gettato le spade a terra e alle loro braccia erano apparsi due Dueling Disk e guardare quegli oggetti fu per Lizzie più terribile di fissare due lame appuntite e affilate “ Oh No, per favore, un’altra volta No” purtroppo il peggio doveva ancora arrivare, perché da dietro le loro spalle dei fasci di oscuri avvolsero tutto l’ambiente e i due ragazzi si trovarono ben presto avvolti dal regno delle ombre, il posto più simpatico che potesse esistere e l’ultimo dove Lizzie avrebbe voluto tanto trovarsi. Avvertì subito gli effetti sgradevi del luogo, un innaturale freddo e un senso di oppressione cominciarono a gravare su di lei e a procurarle spiacevoli sensazioni di disagio.
Marik ringhiò, purtroppo non c’era modo di poter scappare da lì senza aver disputato il gioco delle ombre e accettare le sue regole e purtroppo non avevano altra scelta, anzi lui non aveva altra scelta visto che far duellare Lizzie era fuori discussione. Sfilò lo zaino dalla spalla e tirò fuori il Dueling Disk e se lo infilò al braccio , allontanandosi da Lizzie quel poco che gli bastava per avere lo spazio sufficiente a potersi muovere e soprattutto a poterla proteggere “ Daccordo, tu resta lì , a questi due penso io “
Lizzie si sentì offesa, anzi insultata dalle parole di Marik “ Cosa? Mi stai forse mettendo da parte?” erano due contro uno, non certo un duello leale da disputare visto che quelli erano in vantaggio mentre lui era completamente solo.
Marik si voltò a guardarla “ Non cominciare, i giochi delle ombre non sono fatti per quelli come te “ un po’ gli dispiaceva doverlo ammettere, ma Lizzie non era in grado di destreggiarsi con un duello simile, l’ultima volta le era finita di lusso a sopravvivere dopo quello che le aveva fatto Aknadin e quel gioco poteva essere ben peggiore di quello che aveva disputato lei, per cui era meglio se ne stava indietro a non fare niente. La situazione era già disperata di suo e lui doveva concentrarsi sul duello e non perdere tempo a dover proteggere anche lei.
Lizzie aprì la bocca per ribattere , ma poi la richiuse, drizzando le spalle e mostrando un sorriso altezzoso, prese il suo borsone e tirò fuori il suo Dueling Disk e il suo deck gettando poi a terra il borsone e si avvicinò a Marik, infilandosi l’oggetto al braccio. Marik , quando se la vide accanto, divenne rosso di rabbia , pronto a mangiarsela viva, ma lei lo zittì di colpo “ Io non sono una damigella da proteggere, chiaro?” poi si rivolse ai due mostri incappucciati con le mani scheletriche e gli occhi color rosso cremisi “ Bene, preparatevi a tornarvene da dove siete venuti “ nessuno poteva metterla da parte, va bene che l’ultima volta era finita da schifo , ma ormai aveva capito come funzionava stare in quella comitiva, duellare o morire e lei era ben disposta a prendersi la sua meritata vendetta per quello che le aveva fatto Aknadin e conciare male quei due lì era già un buon inizio.
 
Atem e Aknadin si guardavano negli occhi con sguardo di rabbia e odio il primo e di sfida e follia il secondo, printi ad azzannarsi da un momento all’altro e Tea era spaventata. Non aveva mai visto Atem così infuriato e teso come adesso, di solito quando faceva csì era sicuramente ronto a dare qualche colpo di testa da un momento all’altro e lei non sapeva che cosa fare, l’aria era tesissima oltre che strana, c’era una brutta sensazione che la perseguitava e il pensiero le correva continuamente a Yugi, il suo nome le rimbombava in testa come una percezione assillante, come un campanello di allarme che continuava a suonarle nelle orecchie.
Atem osservava Aknadin occhi furenti come carboni ardenti  “ Perché non mi dici chiaro e tondo cosa vuoi da me, così facciamo la finita “ se era lì c’era una ragione, e la ragione poteva essere più di una anche se con Aknadin poteva esserci solo la vendetta più spietata.
aknadin annuì “ Bene , come vuoi “ schioccò le dita e una nebbia fitta e oscura avvolse sia lui che i due ragazzi , che si ritrovarono circondati dal regno delle ombre. Tea si strinse le spalle, percependo uno sgradevole senso di dolore e di oppressione, si sentì mancare l’ossigeno e l’aria circostante divenne più pesante , come se non riuscisse a respirare lì dentro e fu colta da capogiri e vertigini che la costrinsero a tenersi ad Atem per non cadere a terra. Aknadin rideva mentre li guardava, Atem non sentiva alcun cambiamento ma era ovvio che la sua amica non riuscisse a resistere molto “ Forse la tua amica avrebbe bisogno di sedersi un po’, è così pallida “
Atem si voltò verso Tea, trovandola davvero pallida e agtata, come se avesse l’asma “ Tea…”
“ Sto bene “ si guardava intorno per restare vigile e attiva, ma la testa le girava vorticosamente e faticava a stare in piedi.
Atem le mise le mani sulle spalle cercando di tranquillizzarla “ Resta dietro di me e non muoverti, ok?” lei annuì e Atem tornò a guardare Aknadin, ancora più arrabbiato di prima “ Bene, visto che c’è un solo motivo del perché siamo qui, tanto vale cominciare subito “ si tolse lo zaino e tirò fuori Dueling Disk e deck , infilandoselo al braccio e infilando il deck nell’alloggiamento attivandolo e preparandosi a duellare contro di lui. Visto che Aknadin voleva solo una cosa da lui, tanto valeva accontentarlo e chiudere in fretta il discorso anche per il bene di Tea, che nel frattempo si era seduta a terra per non rischiare di cadere. Le diede un ultimo sguardo per assicurarsi che stesse bene, e rivolse tutte le se attenzioni ad Aknadin, che lo guardava con un sorriso diabolico e soddisfatto per aver ottenuto ciò che voleva, la resa dei conti una volta per tutte e Atem gli avrebbe dato ciò che voleva ma con gli interessi per tutto quello che aveva fatto e scatenato da quando era apparso a distruggergli la vita che staca cercando di farsi sulla Terra da quando era tornato in vita e non gli avrebbe permesso di continuare così.
Aknadin schioccò di nuovo le dita e anche al suo braccio apparve un Dueling Disk con tanto di deck pronto per essere usato “ Cominciamo lo spettacolo “ finalmente era giunto il momento, Atem avrebbe pagato caro quello che gli aveva fatto e che continuava a fargli ancora adesso.
 
Marik, Lizzie e i due soldati attivarono i loro Dueling Disk ed estrassero dai rispettivi deck cinque carte a testa allargandole a ventaglio davanti ai loro occhi, Lizzie le osservò attentamente e sorrise, le erano capitate delle buone carte in mano e visto che non le andava di perdere tempo decise di iniziare subito “ Bene, comincio io giocando Victoria in posizione di attacco “ posò la carta sullo scanner e il mostro apparve con ben 1800 punti di attacco e poi tirò fuori dal mazzo due carte “ E poi metto queste due carte coperte e concludo il mio turno “ le carte apparvero dietro al mostro e Lizzie non potè che dimostrarsi ampiamnte soddisfatta del risultato, un mostro abbastanza forte e due carte che potevano esserle senza dubbio molto utili nel corso del duello, proprio un bell’inizio da parte sua.
Quando Lizzie terminò il suo turno, Marik decise di seguirla per organizzare quanto meno la difesa, quel duello sarebbe stato un tutti contro tutti e Lizzie rischiava più di lui , soprattutto perché i suoi errori si ripercuotevano anche su di lui , pescò quindi una carta e l’aggiunse a quelle che aveva in mano per prenderne un'altra “ Metto questa carta coperta sul terreno “quando la carta apparve, ne prese un'altra da quelle che aveva in mano e la giocò  “ E poi , gioco Gilgarth in posizione di attacco “ il mostro apparve anch’esso con ben 1800 punti.
I capelli di Lizzie si drizzarono per l’impressione che le faceva quel mostro spuntato dal terreno di Marik e con una faccia impressionata e sdegnata disse “ Ma che razza di mostro è?!” le metteva i brividi , faceva letteralmente schifo e sembrava uscito fuori da un film dell’orrore di serie B.
Marik si voltò a guardarla un po’ infastidito “ Un mostro magari?!” se doveva cominciare a criticare tutti i mostri che componevano il suo deck andava a finire che da quella situazione non ne sarebbero usciti , forse non era un bello spettacolo a guardarsi ma Gilgarth era comunque un mostro abbastanza forte per poter quanto meno reggere una difesa per cui che non si lamentasse.
Il primo mostro pescò una carta dal deck e giocò Sentinella Necro e non appena il mostro apparve lo sacrificò per evocare al suo posto Eroe Elementale Necro Ombra con ben 1600 punti di attacco.
Il secondo mostro , una volta concluso il turno dell’atro, giocò invece Ur Signore delle macchine e il mostro apparve anche questo con 1600 punti di attacco.
Marik imprecò non appena il mostro fece il suo ingresso sul terreno di gioco avversario e proprio come aveva immaginato i loro mostri vennero distrutti in un colpo solo, senza però causare danni ai loro Life Points “ Lo sapevo …”
Lizzie rimase sconvolta non appena il suo mostro fu disintegrato senza neanche aver fatto una mossa “ Ma che diavolo significa, come mai il mio mostro è sparito?!” che razza di significato aveva , non avevano fatto alcun attacco eppure il suo mostro era stato distrutto.
“ Quel mostro ha la capacità di poter distruggere tutti i mostri avversari “
Lizzie spalancò la bocca sconcertata nell’apprende una cosa simile “ Stai scherzando , vero? quel mostro può farci una cosa del genere?” ma era pazzesco, questo significava che anche se non perdevano Life Points potevano perdere mostri ben più forti di quelli che avevano appena giocato con il serio rischio di azzerare tutte le carte senza poter fare neanche un attacco. Lizzie cominciò da subito a preoccuparsi, questo voleva dire che quel mostro avrebbe portato dei grossi guai fin che sarebbe stato sul campo di gioco , ma cercò di non perdere la concentrazione, dopo tutto il duello era appena cominciato. Calmò l’agitazione momentana e tornò a concentrarsi “ Bene, questo vuol dire che tocca di nuovo a me “ pescò una carta dal deck e la giocò immediatamente “ Gioco Dono della Fata in posizione di difesa e concludo il mio turno “ il mostro apparve con ben 1400 punti di attacco.
Marik tirò fuori una delle carte che aveva in mano e la posizionò sullo scanner “ Io gioco Drillago in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1600 punti di attacco.
Lizzie si girò sdegnata alla vista di quell’ennesimo scherzo della natura, era il secondo mostro orrendo che quel ragazzo tirava fuori dal suo deck e provò un certo senso di ribbrezzo accompagnato da una scossa dietro la schiena, quel mostro faceva solo schifo ai suoi occhi , anche perché i suoi punti di attacco erano identici a quelli dei mostri avversari quindi non era utile a un bel niente dal punto di vista di un attacco diretto , per cui gli lanciò un’occhiata schifata e incerta “ Che intendi farci quel abominio? Trivellare l’asfalto?”
Marik le lanciò un brutto sguardo ma non le rispose e si concentrò sul suo obbiettivo, far fuori Eroe Elementale Necro Ombra “ Grazie al potere speciale del mio mostro , posso attaccare direttamente i Life Points dell’avversario per cui Vai Drillago, attacca direttamente i Life Points di quel mostro “ puntò il dito contro il soldato che stava difronte a Lizzie e Drillago gli sferrò un colpo diretto, riducendogli i Life Points che scesero a 2400 e facendolo accasciare a terra in ginocchio. Quando il mostro terminò il suo operato, con un sorriso trionfale , si girò verso Lizzie “ Piaciuto?” Lizzie assottigliò gli occhi facendogli una smorfia di rabbia funesta e ringhiando in silenzio per non andare da Marik e prenderlo a sberle , per cui girò la testa dall’altra parte infignata e infuriata e Marik scoppiò a ridere per la faccia di quella vipera che adesso non aveva più niente da dirgli.
Il soldato che aveva appena subito l’attacco e che stava difronte a Lizzie, prese una carta coperta e la posizionò sul terreno di gioco mentre il secondo soldato, che stava difronte a Marik, attivò nuovamente il potere di Ur e lo lanciò contro il mostro di Lizzie , che finì per essere disintegrato in una marea di schegge senza far perdere punti alla ragazza, la quale imprecò per essersi vista privata del suo mostro anche se debole. Aveva già perso ben due mostri nell’arco di due soli turni e chissà cos’altro l’aspettava ancora.
 
Aknadin attivò il suo Dueling Disk , così come fece Atem, e si prepararono a cominciare quello che sarebbe stato il duello che avrebbe risolto una volta per tutte i loro rispettivi problemi e compiuto la loro rispettiva vendetta, soprattutto per Aknadin che con un bel sorriso disse “ Se non ti dispiace, comincio io “
Atem assottigliò gli occhi “ Accomodati “
Il sacerdote pescò cinque carte dal suo deck e le allargò a ventaglio davanti agli occhi prendendo una carta e posizionandola sullo scanner “ Gioco Demone Selvaggio in posizione di attacco “ il mostro apparve sul terreno con 1300 punti , ma non ci sarebbe rimasto a lungo “ Ma lo sacrifico subito per evocare Demone Flamvell in posizione di attacco “ il mostro apparve con 2100 punti di attacco e poi Aknadin prese un’altra carta “ E conlcudo con questa carta coperta “ la carta apparve sul terreno e il sacerdote concluse il suo turno, pienamente soddisfatto sia delle carte sul terreno che di quelle che aveva in mano.
Atem tirò fuori a sua volta conque carte dal deck e le allargò a ventaglio e cominciò il suo gioco che, sapeva già, sarebbe stato molto più difficile del solito “ Bene, io gioco Gazelle, Re delle bestie mitiche in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1500 punti di attacco, ben pochi rispetto al mostro di Aknadin, ma era ciò che poteva fare per il momento e doveva accontentarsi oltre che tenere gli occhi ben aperti per le strategie subdole di suo zio.
Aknadin osservò il patetico mostro che Atem aveva giocato e si mostrò un po’ deluso da quel mostriciattolo insignificante “ Sai? Mi spettavo qualcosa un po’ più minacciosa da parte tua, se mi giochi quei mostri insignificanti mi deludi un po’ “ Atem non sembrò gradire molto la sua battuta , ma presto avrebbe gradito molto meno quello che avrebbe fatto inseguito alla sua seguente mossa , per ciò attivò subito la carta coperta “ Attivo subito la mia carta magia Raigeki “ suo nipote sbarrò gli occhi e Aknadin non poteva che esserne soddisfatto “ Immagino che tu sappia già cosa fa questa carta, distrugge istantaneamente tutti i mostri avversari “ e infatti Gazelle andò in schegge distruggendosi , ma il bello doveva ancora venire , puntò l’indice contro Atem deciso a dargli un primo assaggio di quello che sarebbe stato il loro gioco delle ombre “ Demone Flamvell, attacca direttamente i suoi Life Points “ il mostrò partì all’attacco e con un colpo di artigli sferrò un colpo diretto ad Atem sotto gli occhi atterriti e l’ulro di Tea.
I life Points di Atem scesero a 1900, ma quello fu solo l’inizio, dal terreno spuntò una spettrale mano spiritata dagli artigli affilati che, sotto gli occhi stralunati di Atem, gli oltreppassò l’addome. Il faraone sbarrò gli occhi, sentì il respiro mozzarsi e bloccarsi quando un dolore violento gli passò dal petto come se una spada gli fosse stata conficcata nel torace. Quando la mano uscì fuori dal suo petto, trascinandosi dietro metà delle sue energie fisiche, Atem si accadciò a terra in ginocchio, sentì crescere dentro di se una sgradevole sensazione di stanchezza e spossatezza, come se avese fatto una corsa a perdifiato e adesso non riuscisse più a reggersi in piedi ne a respirare.
Tea sbiancò non appena lo vide crollare a terra in ginocchio “ Atem, stai bene?” il cuore le accelerò nel petto, cominciando a temere il peggio.
Il faraone cercò di prendere quanta più aria poteva per respirare, sentiva la testa pesante come un macigno e gocce di sudore freddo gli scesero dalla fronte “ Cosa… mi hai… fatto…?!”
Aknadin scoppiò nella sua solita risata satanica , divertito nel vedere come Atem fosse crollato con un semplice attacco già al primo turno “ La conseguenza del nostro gioco, quando perdi dei Life Points la mano fantasma ti porta via un po’ delle tue forze fisiche e ti indebolirà finchè non sarai troppo debole per continuare il gioco “ assottigliò gli occhi , per specificare meglio la conseguenza del gioco “ Vale a dire, quando sarai morto “ riprese di nuovo a ridere, reclinando la testa all’indietro e abbandonandosi a una sguaiata risata di follia e vittoria.
Atem ineve cercò di rialzarsi in piedi, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo accasciato a terra e di prendersi gioco di lui in quel modo, quel duello era l’occasione per sbarazzarsi di lui una volta per tutte e soprattutto di potersi vendicare per ciò che aveva fatto a Yugi e perdere non era contemplato, se c’era qualcosa che doveva morire tra loro due una volta per tutte quello era solo Aknadin, suo padre aveva ragione quando diceva che i morti dovevano starsene solo dentro l’Oltretomba e lui ci avrebbe spedito Aknadin a calci nel sedere per quello che aveva fatto e continuava a far passare a tutti loro “ Se pensi che sarà così facile liberarti di me, ti sbagli di grosso “ combattè  il senso di nausea e si riprese, determinato a dargli una lezione che non avrebbe scordato facilmente. Posò le dita sul deck e pescò una carta che giocò subito “ Metto sul terreno Guardiano Grande Scudo in posizione di attacco “ il mostro apparve con soli 100 punti “ E poi metto questa carta coperta e concludo il mio turno “ forse mettere continuamente mostri in attacco non era una buona mossa, ma ne valeva della sua strategia e se voleva dare ad Aknadin un assaggio della sua stessa medicina doveva per forza spingerlo ad attaccare i suoi mostri.
Aknadin non si lasciò sfuggire l’occasione per poter dare ad Atem un altro assaggio del suo gioco, sembrava che ci stesse probando gusto a voler soffrire e lui era più che lieto di poterlo aiutare a rovinarsi la vita da solo “ Bene, gioco Demone Scorpione “ il mostro apparve sul terreno con 900 punti di attacco “ Poi lo sacrifico, e al suo posto gioco Demone Fantasma “ il primo mostro sparì e al suo posto apparve il secondo, pronto per compiere la sua strage “ Vai , attacca quell’insultso mostro di Atem “ il mostro partì all’attacco dirigendosi in fretta verso il guardiano del faraone, il quale era già pronto a subire l’ennesimo colpo.
Tea non riuscì a guardare, girò la testa dall’altra parte e si corpì gli occhi con la mano, non aveva il coraggio di guardare Atem perdere altri Life Points e vederlo ritoddo come poco fa. Va bene che forse non gli erano capitate buone carte ma così finiva davvero per morire se continuava a farsi attaccare da quel braccio spiritato che era spuntato dal terreno e che lo aveva attraversato come se uno spiedino panato.
Atem sorrise e attivò l’effetto dela sua carta coperta “ Scorpo la carta coperta Cerchio Incantatore “
Aknadin sbarrò gli occhi mentre il suo mostro finì immobilizzato dalla trappola di Atem, trovandosi costretto a dover finire il suo turno in quel modo quando il suo mostro tornò indietro avvolto nell’effetto della carta trappola di Atem “ Giuro che la pagherai “
“ Certo, ma prima sacrifico Guardiano grande scudo ed evoco Teschio evocato “ al primo mostro si sostituì il secondo con 2500 punti di attacco e lo lanciò all’attacco contro il mostro di Aknadin “ Vai Teschio evocato, fai fuori Demone Fantasma “ il mostro partì all’attacco e distrusse il demone di Aknadin facendogli perdere 1600 punti di attacco, rducendolo con 2400 punti , e stavolta fu per lui il braccio fantasma che gli oltrepassò il petto strappandogli parte delle sue energie e dei suoi poteri, che sentì scemare via dalle sue membra come acqua piovana.
Gli ci volle un po’ di tempo per potersi abituare al colpo subito ma riprese il suo duello “ Sei molto bravo, ora vedrai cosa ti preparerò “ pescò una carta e l’aggiunse a quelle che aveva in mano e ne tirò fuori un’altra “ Gioco Paladino del drago maledetto in posizione di attacco “ e poi prese una carta e la mise coperta “ Concludo con questa carta coperta “
Atem non si fidò molto della mossa di Aknadin, gli aveva detto che gli aveva preparato qualcosa ma di fatto non aveva fatto niente di speciale, però non si fidava lo stesso e probabilmente voleva preparargli qualche sorpresa in futuro, era meglio se intanto si portava avanti e si metteva sulla difensiva “ Gioco Guardiano celtico in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1400 punti “ E poi lo sacrifico insieme Teschio evocato per evocare Mago Nero “ i due mostri sparirono e al loro posto apparve il mago con ben 2500 punti di attacco.
Aknadin si indispettì sdegnato alla vista di quel mostro che purtroppo conosceva molto bene e una scossa di rabbia gli attraversò gli occhi “ Mahad, anche dopo la morte ho il piacere di rivederti “ Mahad, l’unica persona che odiava dopo suo nipote era riuscito a sopravvivere sotto forma di ka e adesso era destinato a doverlo affrontare, quel ragazzo era sempre stato una spina nel fianco ai suoi progetti, se non fosse stato per lui forse suo fratello non avrebbe mai scoperto la vera origine degli oggetti del millennio e di Kul Elna, se non fosse stato per lui Atem sarebbe stato morto e sepolto da molto più tempo, quel ragazzo era una vera disgrazia e anche sotto forma di carta tornava a perseguitarlo.
Atem puntò il dito contro Demone Flamvell, pronto a distruggerlo “ Vai Mago Nero, fa fuori Demone Flamvell con attacco della magia nera “ il mago puntò lo scettro contro il demone pronto a distruggerlo, ma Aknadin era pronto a una simile eventualità e sollevò la sua carta coperta, che costrinse Atem a doversi fermare prima di poter sferrare l’attacco al demone.
Aknadin scoppiò a ridere quando intorno a suo nipote si materializzò una gabbia di ferro che lo imprigionò dentro “ Ti presento Gabbia d’acciaio dell’incubo, che ti costringe a non poter attaccare per ben due turni “
 
Tea sobbalzò non appena sentì quelle parole da Aknadin “ No, Atem “ chiuso in quella gabbia non poteva fare niente, era come se fosse stato colpito da Spade rivelatrici, impossibilitato a poter sferrare attacchi e costretto solo a riceverne, se non stava attento poteva davvero mettersi male per lui e l’aultima cosa che Tea voleva era quella di vederlo morire per mano di quel folle scatenato che gli stava davanti.
 
Atem imprecò, allora era questa la sorpresa di Aknadin, doveva immaginarlo che lo avrebbe preso in contropiede con una mossa simile e purtroppo non si stava mettendo affatto bene, Mago Nero era forte ma bloccato in quella gabbia non gli era utile a niente e chissà che altro avrebbe fatto quel folle per ucciderlo. Adesso era davvero preoccupato per l’esito del duello, per la pazzia di Aknadin e soprattutto per l’unica persona tra loro esposta a qualche eventuale e folle progetto di Aknadin, Tea, seduta a terra , dietro di lui, con una faccia terririzzata e sempre più pallida, se non stava attento a ciò che faceva poteva essere la fine non solo per lui ma anche per Tea “ Concludo il mio turno con una carta coperta “ la carta apparve sul terreno dietro al mago ma non sapeva quanto potesse essergli utile in quella situazione, certo era una carta che comunque serviva a potersi proteggere nel momento del bisogno, ma se non trovava un piano alla svelta per poter uscire da quella situazione e togliersi dal guaio che la gabbia gli stava procurando poteva davvero cominciare a dire addio al suo piano di sbarazzarsi di Aknadin e potersene tornare a casa sano e salvo assieme a Tea, ma senza un piano efficace non era molto convinto di poter uscire da lì senza rischiare davvero la sua vita.
 
Aknadin invece era molto rilassato, sicuro delle sue carte e del suo piano, con Atem bloccato dentro la gabbia non correva alcun rischio di poter subire attacchi o che la sua strategia finisse a rotoli, suo nipote era molto bravo a guastargli i piani, che fossero duelli o semplici tattiche per sbarazzarsi di lui e dei suoi amici anche con la semplice violenza, ma stavolta non c’era nessun rischio di fallire, avrebbe portato al suo padrone ciò che voleva, la testa di Atem su un vassoio d’argento e non solo quello, magari poteva anche portargli qualche oggetto del millennio a caso e anche qualche piccolo extra in più. La sua vendetta si sarebbe finalmente compiuta dopo tempo e pazienza di averle accuratamente studiata, lo spirito gli aveva dato una grande opportunità e finalmente quell’opportunità poteva essere ben sfruttata da tutti i punti di vista possibili e immaginabili e il bello era che non sarebbe neanche stato difficile , era più che sicuro stavolta di poter risolvere i suoi problemi una volta per tutte.
 
Lizzie era su tutte le furie, Marik che le faceva saltare i nervi, quei due mostri che le stavano dando filo da torcere e i suoi mostri che erano utili quanto i tacchi ad una serata in discoteca , ma non per questo voleva farsi annientare da quei due scherzi della natura davanti a lei “ D’accordo, visto che tocca di nuovo a me, pesco io “ tirò fuori una carta dal deck e dovette ammettere di aver davvero preso una bella carta, finalmente poteva cominciare a fare sul serio “ Posiziono sul terreno Valhalla, Sala dei caduti “ la carta apparve sul terreno di gioco e si illuminò “ Dato che non possiedo altri mostri sul terreno , il potere di questa carta mi consente di prendere un mostro di tipo fata dal mio deck e giocarlo specialmente sul terreno “ tirò fuori tutto il deck dall’alloggiamento e lo sfogliò carta dopo carta alla ricerca del mostro che le serviva per poter proseguire il suo duello e vincerlo, gettando anche un po’ di ombra su Marik che fin ora se la stava tirando un po’ troppo grazie a quel mostro orrendo che aveva giocato. Prese il mostro che le interessava e rimise il resto nell’alloggiamento “ Gioco dunque, Valkyria degli antenati nordic “ il mostro apparve con ben 400 punti di attacco.
Marik guardò il mostro di Lizzie inizialmente sconvolto e poi scoppiò a ridere senza potersi trattenere, cosa che mando la ragazza fuori di testa “ Fammi capire, fai tutta quella cosa pomposa solo per un ridicolo mostro di 400 punti? Fai sul serio?” questa gli mancava davvero, criticava i suoi mostri perché erano ridicoli e inquietanti e poi lei giocava fatine vestite da puffi con dei punti di attacco che avrebbero fatto ridere perfino il più mediocre dei duellanti, perfino un idiota come Joey avrebbe ricavato da quella mossa un mostro ben più forte di quella fatina ridicola.
Lizzie montò su tutte le furie , sentendosi pesantemente offesa e insultata da quella sottospecie di vermiciattolo che si credeva chissà che cosa “ Il mio mostro sarà anche ridicolo , ma tu sei un emerito idiota “ se credeva di avere davanti una stupida si stava sbagliando di grosso, sapeva quel che stava facendo e non aveva bisogno di insulti del genere.
Stavolta fu lui a perdere le staffe diventando rosso di rabbia “ Sarò anche un idiota, ma almeno le so sfruttare le occasioni “
“ Ma davvero? “ il suo tono ironico non mascherava la sua nota di cattiveria verso di lui “ Diminuendo i Life Points di uno dei nostri avversari invece di fare fuori Ur , Signore delle Macchine?” forse se lo era scordato, ma uno dei loro avversari aveva giocato un mostro debole ma dall’effetto micidiale e visto che lui se la tirava tanto vantando mostri che facevano letteralmente schifo a guardarli poteva quanto meno degnarsi di distruggerlo invece di fare il cretino solo per farle un dispetto, e così non avrebbe perso un mostro sufficientemente forte da poter usare.
Marik non sopportò di venire accusato gratuitamente solo perché aveva preferito ridurre i Life Points invece di attaccare un mostro “ Quello che conta è azzerare quanti punti possibili, non perdere tempo a distruggere mostri”
“ E secondo te perché si distruggono i mostri?! Ma se tu non lo fai è come se non concludiamo niente, quindi vedi di usare quel coso inquietante bene, la prossima volta “ se davvero voleva azzerare punti per salvarsi la pelle, che lo facesse nel modo giusto visto come si era messa la situazione, avevano già perso dei mostri senza neanche aver fatto un misero attacco come si doveva e la colpa era tutta di Marik.
“ I miei mostri saranno inquietanti, ma tu vuoi forse vincere usando fatine e unicorni?” poteva avere il deck più forte che ci fosse, ma di sicuro fate e pegasi volanti non facevano fare una gran bella figura , soprattutto se poi giocava mostri così scarsi dopo che aveva giocato una carta magia abbastanza utile per prendere quanto meno un mostro decente , e poi veniva a criticare lui perché non aveva distrutto Ur, Signore delle Macchine, certe volte la coerenza andava davvero a farsi benedire.
Lizzie, per non strappargli i capelli dalla testa a morsi e conciarlo peggio di un pallone da calcio a fine partita di derby, sbottò “ Sai che ti dico? Fai la tua mossa e chiudi il becco “
“ Con tanto piacere “ smise di darle retta e pescò una carta dal suo deck, tornando a concentrarsi sul duello, e posizionò un mostro sullo scanner “ Gioco Melma Umanoide “ il mostro apparve sul terreno solo per poco, o almeno il tempo di dare a Lizzie il solito parere fastidioso che finì per mandarlo comunque su tutte le furie. La ragazza, infatti, sdegnata e schifata, più per stuzzicare però che per una vera e propria impressione , disse “ Quella cos’è? Un alieno di Alien 3?”
Marik fece un bel respiro per non darle la possibilità di parlare ulteriormente e fargli perdere le staffe più di quante non le avesse già perse, soprattutto per evitare di pestarla a sangue “ Sacrifico… “ si voltò a guardarla e con finta ironia , disse “ L’alieno di Alien 3 “ cosa che portò Lizzie a fargli una smorfia di disappunto, per poi tornare a guardare i due mostri “ E Drillago, per evocare Helpoemer “ al posto dei due mostri apparve un inquietante mostro che fece drizzare i capelli di Lizzie sulla nuca, spingendola a indietreggiare impressionata alla vista di quell’orrore che si trovava difronte per colpa del quale era diventata viola in faccia, con somma gioia di Marik che si era così un po’ vendicato, con ben 2000 punti di attacco “ Vai Helpoemer, distruggi Ur , Signore delle Macchine “ il mostro, con bara e fumo viola a seguito, distrusse il mostro mandandolo in frantumi, anche se la distruzione del mostro, come il soldato incappucciato fece notare sollevando il Dueling Disk, non portò danni ai Life Points , cosa che fece un po’ infastidire Marik e Lizzie.
Il primo soldato, quando Marik concluse il turno, attivò il potere speciale di Eroe elementale necro ombra , portando sul terreno un altro mostro , ovvero Neos Eroe Elementare con ben 2500 punti, cosa che ne a Marik ne a Lizzie piacque, soprattutto a quest’ultima, quando il soldato puntò il dito contro di lei e il mostro si diresse dritto nella sua direzione.
Lizzie sbiancò, quel mostro aveva ben 2500 punti di attacco, molti di più di quelli che poteva avere la sua povera fata e se quel mostro l’attacca poteva perdere ben 400 preziosi punti e già temeva le conseguenze del duello “ Oh , No, ti prego “ il mostro partì all’attacco, correndo per tutto il campo andando dritto contro di lei e quando saltò , pronto a sferrare un colpo, Lizzie si trovò la sua ombra su di se e il cuore cominciò a batterle così forte per la paura da sentirlo quasi scoppiarle nel petto e sbarrò gli occhi mentre osservava il mostro farsi sempre più vicino.
 
nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi, con questo nuovo capitolo.
allora, questa è la prima parte del duello e spero che vi piaccia anche perchè sono stati due giorni di duro lavoro a scrivere almeno cinque pagine di duello e a cercare tutte le carte e le varie spiegazioni.
sappiate che non troverete nulla su Yugi per adesso, ve lo riserverò alla fine perchè sono cattiva e crudele XD 
spero che vi piaccia e commentate , commentate, commentate

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Capitolo 57
*** Spirale di violenza - parte 3 ***


Duke e Tristan correvano a perdi fiato mentre scappavano lungo le vie della città cercando di confondersi in mezzo al traffico cittadino e alla gente che camminava lungo i marciapiedi per confondere i mostri che li inseguivano dall’alto degli edifici , sapevano che gli andavano dietro poiché lungo la corsa capitava che le loro ombre guizzavano nei loro campi visivi da sopra case ed edifici molto alti. Duke respirava pesantemente per poter prendere quanta più aria possibile per poter correre sempre più veloce anche se le gambe cominciavano a fargli male “ Continuano a venirci dietro “
“ Lo so “ Tristan correva davanti a Duke, correndo come un forsennato per non farsi raggiungere anche se era impossibile visto che continuavano ad inseguirli e a volte si fermavano per perlustrare costringendoli a prendere direzioni diverse per non farsi vedere “ Dobbiamo…. Evitare di fermarci “ non avevano altra scelta, più stavano in movimento e più possibilità avevano di non farsi beccare in contropiede da quegli esseri disgustosi, qualunque cosa volessero da loro.
Duke annuì e cercò di accelerare il passo per stare incollato all’andatura di Tristan, che gli correva davanti come se avesse delle ruote al posto delle gambe , era di sicuro più attletico di lui e molto più agile e veloce e Duke aveva dei seri problemi a reggere il suo passo ma Tristan aveva ragione, se correvano e non si fermavano evitavano di farsi trovare da quei mostri per cui cercarono di infilarsi più che possibile in mezzo l’affluenza di persone che camminavano lungo la strada finchè non intravidero, a pochi metri da loro, un centro commerciale , che Duke indicò “ Tristan, andiamo lì “
Il ragazzo, seguendo il dito di Duke, vide il luogo dove il suo amico voleva condurlo e senza obbiettare annuì, correndo più veloci fino ad entrare dentro il grandissimo edificio pieno di negozi e di gente che era buttata a fare acquisti di ogni tipo, soprattutto natalizzi, visto anche se l’intero posto era decorato con striscioni colorati, nastri e alberi di Natale di tutti i colori e di tutte le dimensioni a ogni angolo , conditi con luci multicolor che addobbavano anche le scale mobili e gli immensi soffitti dei vari piani. I due ragazzi ne approfittarono per prendere un po’ di fiato e poi cominciarono a camminare lungo gli albi corridoi, tenendo sempre gli occhi aperti e cercando di infilarsi in mezzo alle code che si creavano davanti gli ingressi.
 
Lizzie era paralizzata, il mostro diventava sempre più vicino a lei , pronto a colpirla e farle fuori ben 400 Life Points, almeno secondo i calcoli di quegli esseri disgustosi, schiacciò uno dei bottoni sul Dueling Dsk e sollevò la sua carta coperta “ Attivo la carta trappola Forza Riflessa “ un muro colorato apparve davanti a lei e quando il pugno del mostro tentò di colpirla in faccia finì solo per colpire il riflesso della barriera, distruggendo il mostro. Lizzie tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi cadere a terra in ginocchio dopo lo spavento che si era presa, all’inizio aveva davvero temuto il peggio ma per fortuna che il suo cervello le aveva ricordato della sua carta coperta nel momento giusto.
Il primo soldato concluse il suo turno così e il secondo cominciò il suo turno, evocando Carità Gentile e pescando tre carte scartandone due delle sue e giocò Congegno Giallo in posizione di attacco con ben 1200 punti.
Marik fece un sospiro snervato “ Questa non ci voleva “ sapeva molto bene che conseguenze portavano quei tipi di mostri e non erano una bella cosa.
Lizzie si sollevò da terra dopo essersi ripresa dallo spavento e chiese “ Cosa non ci voleva?”
Marik indicò il mostro sul terreno “ Quei mostri hanno un potere speciale, ogni volta che viene evocato un congegno il suo potere speciale gli permette di evocarne ancora “ aveva visto all’azione una volta quesi congegni, quando Yugi aveva affrontato il faraone in duello ed erano rimasti tutti sconvolti e adesso gli toccava osservarli di nuovo all’azione e di certo non sarebbe stato un bello spettacolo essere le loro vittime.
Infatti, come aveva detto Marik, il soldato evocò subito dopo Congegno Verde e subito dopo ancora Congegno Rosso , di 1200 punti ciascuno, per poi sacrificarli tutti e tre per evocare un mostro molto più forte , ovvero Drago Gadjiltron Ingranaggio Antico di ben 3000 punti di attacco, un mostro che fece terrorizzare Lizzie e sbiancare Marik.
Nessuno dei mostri che avevano sul campo ne nelle loro mani potevano arrivare ad una simile potenza distruttiva e Lizzie urlò traumatizzata alla vista di quell’orrore “ Oh, No, va di male in peggio “ il duello si stava mettendo davvero male, fuori un mostro debole ma complicato e adesso spuntava un mostro inquietante e distruttivo, era fritta, veramente fritta se quel mostrone gigantesco decideva di attaccarla come ormai sembravano voler fare tutti e due.
Il soldato puntò il dito , stavolta , non contro Lizzie ma ben sì contro Marik, che si ritrovò oggetto dell’attacco del mostro che distrusse Helpoemer facendogli perdere però solo 600 Life Points, cosa che stranizzò non poco Lizzie nel vedere come i Life Points del suo odioso compagno di duello fossero semplicemente scesi a 3400 e non a 0 “ Perché non sei fuori gioco?"
Marik si guardò il Dueling Disk per controllare, ma neanche il tempo di farlo che una strana nebbia nera gli cominciò a svolazzare attorno “ Ma che… “ dalla nebbia cominciarono a spuntare lentamente dei fulmini elettrici chescaricarono la loro tensione di Marik facendolo urlare di dolore per le scosse che stava subendo, s’era già trovato in una situazione simile ma questa volta era ben peggiore dell’ultima.
“ Marik…” Lizzie urlò spaventata nel vedere la conseguenza dell’attacco del mostro, dunque era questo quelloche accadeva quando si perdevano Life Points, l’elettroschok. Quando le scosse cessarono e Marik cadde a terra in ginocchio , con i vestiti e i capelli bruciacchiati , Lizzie corse verso di lui aiutandolo “ Marik, va tutto bene?”
Lui annuì poco convinto della cosa “ Sì, credo…” la ragazza lo aiutò a rialzarsi per come poteva ma non riusciva neanche a stare in piedi per il dolore che avvertiva, purtroppo jeans di velluto e maglioni pesanti non servivano a molto contro le scosse elettriche ad alta tensione come quella che aveva appena ricevuto “ Credo… che il nostro amico abbia attivato uno dei poteri speciali del drago “
Lizzie gli lanciò uno sguardo indagatore “ Quale potere speciale?”
“ Ogni congegno da un potere a quel mostro, lui deve aver attivato quello del congegno giallo, far perdere 600 Life Points quando un mostro viene distrutto “ non c’era altra scelta, aveva giocato il potere speciale del congegno giallo ed era per questo che non aveva perso il duello , quei tre mostriciattoli colorati erano letali quando si trattava di fare certe combinazioni e purtroppo lui era incappato in una di quelle.
Lizzie era rimasta sconvolta, quei tre esserini potevano fare danni del genere e ciò significava che erano davvero messi male “ Dobbiamo distruggere quel mostro “ non c’era altro modo, se non facevano fuori quel mostro presto i poteri speciali degli altri due congegni si sarebbero attivati e loro avrebbero perso davvero il duello e anche la salute visto cos’era appena successo a Marik che a mala pena si reggeva in piedi per le scosse che aveva preso e già temeva di doverle subire anche lei se avesse perso anche un solo punto, già il pensiero le metteva i brividi.
Marik sorrise “ Tranquilla, a quell’idiota gli ho già piazzato una trappola “ quando riuscì finalmente a potersi reggere in piedi sotto gli sguardi dei due mostri e di quello che aveva appena distrutto Helpoemer, prese la carta e gliela piazzò davanti “ Proprio così, sfigato, distruggendo Helpoemer hai attivato il suo potere speciale, quello di fregarti ad ogni turno una carta fra quelle che hai in mano e di doverla spedire al cimitero, quindi comincia da subito a scartare “ non appena spedì il mostro nel suo cimitero, si attivò il potere speciale del mostro e il secondo soldato fu costrettop a dover prendere una delle sue carte a doverla spedire al cimitero.
Lizzie sospirò “ Lo sai che questo è a dir poco inutile, vero?” fargli scartare carte dalle mani non serviva a un gran che per vincere il duello, poteva solo far guadagnare un ò di tempo con le strategie ma nulla di più.
“ Fidati, è solo l’inizio “ e come se lo era, non appena avrebbe messo in atto il piano a cui pensava da un po’, molto presto quei due si sarebbero ritrovati nei guai e sarebbero scappati via con i mantelli arruffati per tornarsene da dove erano venuti.
 
Aknadin era molto soddisfatto, Atem era bloccato nella gabbia e impossibilitato ad attaccare e lui era invece libero di potersi divertire, per cui non perse tempo a farlo come si doveva quindi pescò una carta e la giocò “ Per iniziare questo turno, metto una carta coperta “ poi prese una carta che aveva in mano “ E gioco Il favoloso Corvo in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1300 punti , nulla di eclatante, almeno per adesso.
Atem non si fidò molto della tattica di Aknadin, era certo che tramasse qualcosa, glielo leggeva chiaro negli occhi che era così ed era meglio prepararsi al peggio dal momento che la gabbia sarebbe stata attiva per un altro turno di gioco , quindi pescò una carta dal deck e la giocò subito “ Metto sul terreno Anfora dell’avidità, che mi permette di pescare due carte dal deck “ pescò e aggiunse le carte a quelle che aveva in mano scrutandole con molta attenzione dato che servivano per le sue tattiche difensive e ne prese una “ Poi gioco Spirito Hinotama in posizione di difesa “ il mostro infuocato apparve con soli 600 punti , niente di chissà cosa ma pur sempre utile.
Aknadin non commentò il gioco di Atem e tirò fuori un’altra carta da quelle che aveva in mano “ Metto questa carta coperta e concludo “ la sua strateggia proseguiva bene, due carte coperte e un mostro pronto per essere usato contro Atem, cosa poteva andare storto visto che c’era ancora un turno che lo separava dal poter fare a rosto suo nipote una volta per tutte.
 
Tea non era affatto tranquilla, c’era qualcosa di molto strano in quel gioco che Aknadin stava mandando avanti , aveva la possibilità di poter attaccare Atem dal momento che era indifeso ed esposto e pure continuava a voler stare sulla difesa come se aspettasse qualcosa da poter giocare al momento giusto e la cosa non le piaceva, Atem doveva tenere gli occhi molto ben aperti per le tattiche di gioco di Aknadin, c’era qualcosa che non la convinceva e niente le toglieva dalla testa che quell’uomo stava piazzando qualche trappola ben architettata per Atem, glielo si leggeva negli occhi che le sue carte erano tutte da giocare.
 
Atem pescò un’altra carta dal suo deck “ Metto questa carta coperta e concludo anche io “ e finalmente la gabbia sparì, proprio come il regolamento prevedeva ed era libero di poter attaccare o di fare qualunque altra cosa, solo che non sapeva bene cosa fare. Aknadin tramava nell’ombra qualche piano diabolico, era evidente che c’era qualcosa che non quadrava nelle sue strategie e Atem non sapeva come risolvere la situazione, se non era lui a scoprire le sue carte non aveva molto su cui poter lavorare.
Aknadin sorrise , con un bel respiro liberatorio, potè finalmente mettere in pratica il suo piano ed esclamò “ Finalmente siamo giunti al punto cruciale “ quelle parole non piacquero ad Atem, che sbarrò gli occhi un po’ sospettoso , ma Aknadin fece finta di nulla e proseguì “ Infatti, posso finalmente fare ciò che aspettavo dall’inizio “ cambiò subito espressione, da rilasato e pacifico divenne un folle rabbioso “ Distruggerti con le mie mani “ prese tre carte aveva in mano e le mandò al cimitero “ Adesso  attivo il potere speciale di Favoloso Corvo, scartando un numero non preciso di carte posso aumentare il suo livello per ogni carta che mando al cimitero e visto che ne scarto tre il suo livello sale a cinque e i suoi punti di attacco vengono moltiplicati in base al numero di carte scartate per 400 “ i punti di attacco del mostro salirono a 2500 , una potenza pari a quella del Mago Nero di Atem, il quale sbiancò di colpo , almeno tanto quanto sbiancò la povera Tea dietro di lui, sconcertata nel vedere che la sua sensazione si era rivelata fondata. Ma Aknadin non aveva ancora finito con il suo piano, purtroppo per Atem le cose dovevano ancora precipitare e il sacerdote sapeva anche come rovinarlo una volta per tutte “ Dopo di ciò, attivo una delle mie carte coperte “ schiacciò il pulsante e la carta trappola si sollevò, con sconcerto di Atem, che indietreggiò non appena la vide “ Ti presento Buco trappola - Risucchio nero , che ti costringe a rimuovere un qualunque mostro di tipo Oscurità dal terreno , quindi saluta il tuo mago “
Atem fu costretto ad obbedire e rimosse dal Dueling Disk il mago per spedirlo al cimitero delle carte proprio come comandava la carta trappola di Aknadin, ma giurò che gliel’avrebbe pagata per quella mossa subdola.
Dopo di ciò, Aknadin attivò un’altra carta coperta “ Dopo di che, voglio fare un po’ di pulizia sul tuo terreno di gioco , con questa carta “ la carta magia si sollevò rivelando Tifone Spaziale Mistico e il sacerdote puntò il dito contro una delle carte di Atem “ E scelgo quella a destra “
“ No, non puoi “ No, quella No, era la sua difesa più efficace contro il mostro di Aknadin, gli aveva già fatto fuori Mago Nero senza neanche dargli il tempo di giocarlo e adesso voleva abbattergli tutte le difese che gli erano rimaste, era veramente deciso a volerlo annientare con tutti i sacramenti e cominciò a temere che da quel duello veramente non ne sarebbe uscito vivo.
“ Invece , Sì” puntò il dito contro la carta di Atem e il tifone che si creò andò a spazzare via e a distruggere Forza Riflessa, che finì in un turbine di schegge spazzate via dal vento vorticoso del ciclone “ Adesso, Vai Favoloso Corvo, distrutti tutti i Life Points di Atem e metti fine alla sua insignificante vita “ il mostro partì all’attacco , sollevandosi in volo con le sue ali nere e dirigendosi dritto sparato verso il faraone , che guardava atterrito il gigantescomostro pronto a sferrargli un attacco diretto.
 
Tea strinse gli occhi, quel mostro avrebbe senza dubbio azzerato tutti i Life Points di Atem e sicuramente lo avrebbe anche ucciso stando alle regole del gioco delle ombre in cui era incappato “ No, non posso guardare “ si portò le mani sul viso , coprendosi la faccia per non assistere alla fine del faraone con il cuore che le batteva come un cavallo impazzito e brividi di terrore che le scuotevano il corpo e le drizzavano i capelli sulla nuca.
 
Il mostro era pronto con i suoi artigli a sferrare un attacco dritto sulla faccia di Atem e Aknadin non aspettava altro che il momento in cui di suo nipote non sarebbe rimasto altro che un cadavere senza vita scosso dalle lacrime di quella insignificante ragazzino che si lamentava dietro di lui , sarebbe stata una immensa gioia assistere alla triste fine del coraggioso o orgoglioso Faraone Atem, la causa di tutti i suoi mali, il responsabile del tradimento di suo figlio, il simbolo della crudeltà spregevole di suo fratello, che per tutta la sua vita lo aveva ridotto ad una semplice ombra dietro alla luce della sua grandezza. Una vita di umiliazione, di servitù verso una famiglia che doveva essere lei a servire lui se solo il suo diritto a farne parte fosse stato leggittimato dal giorno della sua nascita, quando suo padre , il Faraone Akenaton , decise di sbarazzarsi di lui per assicurare una stabilità al regno, Lui, che doveva essere per diritto di nascita Re d’Egitto dal momento che aveva fatto il suo primo vagito dopo essere venuto al mondo , e invece lo avevano allontanato per anni solo per finire a fare da servo a un faraone debole e un principino viziato , arrogante e ribelle che non aveva fatto altro che dargli il tormento dal giorno in cui era nato  e che si era ritrovato a servire come un umile sacerdote , e lo stesso destino era poi toccato a suo figlio, che per diritto doveva sedere lui sul trono e che poi lo aveva tradito per seguire Atem, ma adesso gli avrebbe fatto pagare tutto il male che gli aveva fatto e niente poteva impedirgli di compiere la sua vendetta una volta per tutte.
Il mostro proseguì, ormai pronto a sfregiare tutti i Life Points di Atem, ma prima che le sue unghie affilate potessero colpire il ragazzo, il mostro si fermò come se fosse pietrificato e Aknadin si stranizzò nel vedere una scena simile “ Ma che succede?!”
Atem sorrise e mostrò ad Aknadin la carta che aveva appena attivato , quella che Aknadin non aveva potuto distruggere nel turno precedente “ Semplice, ho attivato Blocca Attacco “ Aknadin sbarrò gli occhi, soprattutto quando vide che il mostro tornò indietro posizionandosi in difesa e Atem scoppiò a ridere “ Se pensavi che fosse così facile, ti sei sbagliato, aveva capito da subito che volevi fregarmi, ma alla fine ti sei fregato da solo “
Aknadin ringhiò inferocito, accrescendo la sua rabbia verso quel pidocchio insignificante “ Te la farò pagare , stanne certo “
Tanto riderai di meno quando vedrai che bella sorpresa avrò in serbo per te alla fine di questo duello
 
Tea tirò un sospiro di sollievo nel vedere che Atem era rimasto illeso, doveva smetterla di preoccuparsi per lui quando duellava ma era più forte di lei temere già il peggio, per fortuna che gli assi nella manica non gli mancavano affato ed era una consolazione che la rinquorava non poco. cominciava però a sospettare che lo facesse a posta a far prendere simili spaventi alla gente quando si trovava sotto attacco.
 
“ Intanto , tocca a me “ pescò dal deck una carta e l’aggiunse a quelle che aveva in mano vedendo un po’ che strategia poteva attuare. Sul terreno non aveva più mostri ne carte, quindi doveva piazzare di nuovo la sua difesa in modo da potersi parare le spalle per eventuali colpi bassi da parte di Aknadin “ Gioco Cavaliere della Regina in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1500 punti di attacco “ E poi concludo con una carta coperta “ la carta apparve alle spalle del cavaliere , non era poi una bella tecninca ma comunque gli era utile se voleva sistemare la faccenda e poter completare il suo piano di mettere in atto la strategia a cui pensava da un bel po’.
Aknadin non si preoccupò più di tanto del mostro di Atem e della sua carta coperta, non appena avrebbe evocato il mostro che aveva in mano Atem avrebbe smesso di ridere per sempre “ Bene “ pescò una carta e l’aggiunse a quelle che aveva in mano e non potè far altro che sorridere, adesso veniva veramente il bello ed era pronto a dare il meglio delle sue capacità e del suo deck “ Voglio cominciare con Demone Elementale “ il mostro apparve solo per sparire poco dopo “ E lo sacrifico per evocare Demone della Vanità “ il mostro seguente apparve con 2400 punti di attacco , ma adesso veniva la parte migliore di tutto il suo piano “ E poi, voglio giocare quest’ultima carta nelle mie mani, Cambiare Idea “ la giocò e il cavaliere della Regina venne trasportato, sotto gli occhi attoniti di Atem, dalla parte del campo avversario “ Sai ora che succede?”
“ Che mandi uno dei tre mostri all’attacco contro di me?” che razza di domanda era, gli aveva appena fregato il solo mostro che poteva proteggere i suoi Life Points da un attacco diretto e aveva anche il coraggio di chiedergli che cosa sarebbe successo adesso? Sbarrò gli occhi quando una pessima idea serpeggiò nella sua mente.
A meno che…
 
Aknadin sorrise “ Assolutamente No, sacrifico tutti e tre i miei mostri per evocare quello che metterà la parola fine alla tua esistenza insignificante “ tutti e tre i mostri sparirono dal terreno e al loro posto apparve un gigantesco diavolo rosso avvolto da fasci violacei con gli occhi spiritati, folli quasi quanto quelli del l’uomo che lo aveva evocato , con ben 3500 punti di attacco che terrorizzò Tea e Atem, che si scambiarono uno sguardo allarmato e spaventato “ Ho l’onore di presentare, sia a te che alla signorina, Demone Obbediente Definitivo “ puntò immediatamente il dito contro Atem, scoperto di mostri , per non perdere altro tempo e mettere subito fuori gioco suo nipote una volta e per sempre “ Mio demone, fallo fuori “ il mostro camminò drittò verso il faraone , prontò a scagliargli contro una sfera di energia oscura e a colpirlo per azzerargli tutti i Life Points.
 
Atem non sapeva cosa fare, quel mostro gigantesco gli stava andando contro con una sfera di energia oscura e non aveva ne mostri ne carte coperte utili, quella che aveva non l’aveva giocata per difesa ma solo per poterla giocare in seguito, forse era davvero la fine, cominciò davvero a credere che la sua striscia positiva si fosse esaurita.
Tea balzò in piedi, infischiandosene dei capogiri e del freddo, Atem era davvero in pericolo stavolta, non aveva mosse sufficienti da poter fare e non aveva neanche mostri a sua disposizione e la sua faccia bianca come quella di un cadavere faceva temere davvero che non aveva nessuna strategia per potersi difendere. Fu sopraffatta dalla paura, dal terrore nel vedere quella grossa sfera tra le mani del mostrone gigantesco e quando la sfera fu lanciata contro Atem, urlò con tutte le forze che aveva in gola “ No…”
La sfera fu lanciata e si avvicinò sempre più contro Atem, il quale ormai sprovvisto di ogni difesa possibile, non potè fare altro che stringere gli occhi aspettando il momento che la sfera oscura lo colpisse dritto in pieno azzerando i suoi Life Points e che il braccio spiritato gli trappasse via la vita per cui aveva lottato contro suo padre per tenersela stretta. La sfera lo raggiunse e quando colpì, Atem sbarrò gli occhi, con il respiro che gli si bloccò in gola così come il cuore gli si bloccò nel petto.
 
Lizzie puntò le dita sulla cima del suo deck, sperando con tutto il cuore di poter avere in mano qualche carta utile da poter giocare a sbarazzarsi di quei due mostri spaventosi che gli stavano davanti, Marik poteva anche aver giocato un mostro che distruggeva il deck di uno dei due direttamente dalla sua mano, ma poteva solo far perdere un po’ di tempo e nient’altro, il grosso dovevano farlo loro e in questo caso spettava a lei cominciare a far scendere un po’ di punti a qualcuno e si augurò davvero di poterlo fare fin da subito, altrimenti gli avrebbero riotti a un colabrodo.
Va bene, ci siamo…
Tirò fuori la carta e titubante la girò per guardarla e non potè far altro che sultare di felicità, era proprio quello che ci voleva per poter avere finalmente il mostro che le serviva da giocare subito e farli tremare un po’, Marik incluso visto che sfotteva le sue carte solo perché erano un gruppo di fatine e di pegasi, ma era risaputo da tutti che fatine e unicorni potevano essere più letali di quattro mostriciattoli con le trivelle al posto degli atri “ Bene, comincio giocando Fata delle Rose in posizione di difesa “ il mostro apparve sul terreno di gioco in un turbinio di petali di rose e polvere magica che scintillava.
Marik osservò con un po’ di disgusto la carta che Lizzie aveva giocato, un’altra fatina puffosa che non faceva paura a nessuno “ Che carina, li vuoi annientare con polvere magica e petali di rose?” forse era il caso che quella ragazza si decidesse a cambiare deck, quei mostri erano fin troppo ridicoli per i suoi gusti.
“ Saranno carini i mostri gelatinosi e con le trivelle spaziali “  mollò un leggero sguardo a Marik , che non gradì l’offesa anche se non le rispose , e tornò a concentrarsi sul duello e la sua seguente mossa “ Adesso, sacrifico sia Fata delle Rose che Valkyria , per poter evocare questo mostro “ i due mostri sparirono e al loro posto da una vortice di vento e rose rosse che invasero l’intero campo di gioco di Lizzie , che non solo rese difficoltosa la vista dei due soldati ma anche quella di Marik che fu costretto a doversi coprire la faccia con il braccio per il fastidio , apparve un enorme e gigantesco drago tempestato di scaglie rosse a forma di petali di rose che ricoprivano le ali e il petto , mentre la coda , le zampe e le tre corna sulla testa erano tempestate di spine appuntite “ Vi presento Drago Rosa Nera “
Quando Marik riuscì ad aprire gli occhi, rimase sconvolto e senza parole, davanti a lui c’era una delle carte più rare di tutto il Duel Monsters, una di quelle carte di cui si sentiva solo parlare ma che di fatto non si vedevano mai in giro se non durante raduni di veri collezzionisti “ Non ci credo “ quel mostro a forma di fiore aveva ben 2400 punti di attacco.
Lizzie allargò il suo sorriso trionfale “ Vai Drago Rosa Nera, distruggi tutti i mostri sul terreno avversario “ il mostro sbattè le sue ali , dalle quali vennero lanciate delle spine che colpirono prima Neos Erole Elementale del primo soldato , e poi Gadjiltron del secondo , riducendoli in schegge anche se non azzerò i loro Life Points poiché erano stati messi in difesa , ma comunque si trovarono sprovvisti in un solo colpo dei loro mostri più forti. Quando l’operato del drago fu concluso, Lizzie si girò verso Marik, con ancora la bocca spalancata , e gli disse “ Allora, piaciuto?”
Marik si risvegliò dall’ipnosi in cui era cascato solo per chiedere “ Dove diavolo lo hai preso quel mostro?”
Lizzie gli sorrise biricchina “ Dal mio conto in banca “ era più che soddisfatta del mostro che si trovava nel suo deck , quanbdo lo aveva ricevuto e sfogliando tutte le carte aveva trovato proprio quel drago non ci aveva visto più dalla gioia immensa, aveva tutte le carte più rare che potessero esistere e grazie alla sua adorata mammina multimigliardaria , che cosa poteva chiedere di più dalla vita.
Marik fece spallucce e tornò a concentrarsi sul suo turno, dopo il bell’operato della vipera che gli stava accanto, voleva dare anche lui il contributo, soprattutto per non permetterle di tirarsela troppo , per cui pescò dal deck una carta e giocò subito “ Io gioco Anfora dell’Avidità , che mi permette di poter pescare due carte dal deck “ prese le due carte e le aggiunse a quelle che aveva in mano , giocando subito un mostro “ E poi gioco Signore del Veleno in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1500 punti di attacco, e si voltò subito verso Lizzie puntandole contro il dito “ Non dire una parola sul mio mostro “ ne aveva abbastanza di sentirsi dire che i suoi mostri erano ripugnanti da parte di quella fnta santarellina insopportabile, per cui che tenesse la bocca chiusa.
Lizzie, alzò le mani in segno di difesa “ Neanche ho parlato “
“ Meglio, perché non devi parlare “
Lizzie tentò di ribattere ma ci ripensò e si voltò dall’altra parte indignata , dandogli le spalle e incrociando le braccia sul petto offesa da quell’odioso saputello.
Il primo soldato prese una carta dal deck ed evocò Eroe Elementale Edge Ghiaccio con ben 800 punti di attacco, poi scartò una carta tra quelle che aveva in mano e puntò il dito contro Lizzie mandando il mostro a compiere un attacco diretto grazie al suo potere speciale. Lizzie si trovò contro un mostro che le lanciò delle scaglie di ghiaccio che le fecero perdere ben 800 punti riducendole i Life Points a 3200 “ Dannazione…” ma il peggio doveva ancora venire, la stessa nebbia che aveva avvolto Marik, adesso si stava formando intorno a lei ed esattamente come accadde a lui, anche Lizzie si trovò colpita da scariche elettriche ad alta tenzione che la fecero urlare di dolore, tutto il suo corpo fu scosso da elettricità che le bruciacchiò gli abiti e le elettrizzò le punte dei suoi lunghissimi capelli biondi. Quando le scosse cessarono e la nebia si dissolse, Lizzie non cadde a terra solo perché Marik arrivò in tempo per sorreggerla prima che cascasse a terra priva di energie con ogni parte del corpo che le faceva male “ Cavolo, adesso lo so come si sente un palo della corrente elettrica “
“ Riesci a stare in piedi?” non sapeva se lasciarla oppure No, era capace di svenire nel mezzo dello scontro scaricando a lui la patata bollente di doversi fronteggiare con due leccapiedi e magari farsi anche ammazzare, ecco perché non voleva che Lizzie accettasse il duello, queste cose non erano adattate a una come lei.
Lizzie annuì e tentò di riprendersi “ Se stai per dirmi te l’avevo detto, giuro che ti ammazzo io “ la faccia di Marik parlava chiaro, era sicura che avrebbe detto una cosa del genere.
“ No tranquilla, non ne vale la pena “ lasciò non appena fu certo che era in grado di potersela cavare da sola e se non si prese una gran passata ti male parole era solo perché lei non aveva nessuna voglia dopo quanto successo di urlargli contro e insultarlo.
Il secondo soldato, cominciò il suo turno e pescò una carta che giocò immediatamente, Resuscita mostro, che usò per riportare indietro dal cimitero Gadjiltron, con serio disappunto di Lizzie che sentenziò “ Di nuovo quel mostro, non ci credo “ tutta via, l’effetto di Helpoemer si attivò e il soldato perse una carta da quelle che aveva in mano impedendogli di poterla giocare come carta coperta.
Fu dunque di nuovo il turno di Lizzie e stavolta la ragazza era pronta davvero a farla pagare a quancluno quelle che le avevano fatto “ Bene, cominciò giocando questa carta magia, Santuario del Cielo “ posizionò la carta dell’alloggiamento delle carte ambiente e alle spalle della ragazza apparve un grosso santuario a forma di tempio greco e poi prese un’altra carta “ Dopo gioco L’Agente dei Miracoli – Giove  in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1800 punti di attacco e infine prese un’altra carta da giocare coperta “ Metto questa carta coperta e concludo il mio turno “
Dopo di Lizzie fu di nuovo il turno di Marik, pronto anche lui a fortificare la difesa “ Gioco Newdoria in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1200 punti di attacco e poi prese due carte da mettere coperte “ E concludo con queste due carte coperte “ Marik lo sapeva che non era un gran che come difesa, ma quella non era la strategia che gli interessava, ne aveva un’altra e riguardava le carte che aveva in mano e una in particolare che aveva pescato precedentemente, quella lì poteva essere la loro carta vincente e se tutto fosse andato per il verso giusto come si immaginava , probabilmente ne sarebbero usciti vincitori tutti e due, o almeno era quello che sperava che accadesse.
“ Ti prego, dimmi che hai un piano “ Lizzie aveva un disperato bisogno di sapere se di Marik poteva fidarsi o No, soprattutto se poteva fare affidamento sulle sue strategie, glielo leggeva negli occhi che ne aveva una e si augurava che servisse a qualcosa.
Marik annuì “ Sì, se funziona “ se lo augurava con tutto il cuore, quei due mostri erano troppo potenti e il solo modo per fregarli era quella di giocare quella carta che aveva in mano ma per fare ciò doveva avere il momento giusto sotto agli occhi e se tutto andava come si immaginava, poteva essere il suo turno successivo.

nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi con questo nuovo capitolo
la continuazione del duello tra i nostri eroi si fa sempre più accesa e spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
P.S. allora, voglio chiarire che quando realizzo un duello cambio sempre carte e strategie per rendere il tutto coerente con la narrazzione nel domento, quindi chi si aspetta i soliti mostri potenti già visti nei duelli passati... scordateveli perchè non mi va di essere ripetitiva ; il duello di Marik e Lizzie è statao reso appunto in parte comico con le discussioni e in parte tragico proprio perchè seguo il filo della narrazzione che ho impostato per loro, chi si aspettava collaborazione e società tra i due ha preso un grosso buco nell'acqua perchè significava smentire quanto ho fatto accadere tra di loro e mi pare coerente con tutto ; Tea non è una duellante, non è una cosa che appartiene al personaggio prendere in mano un deck e inventarsi delle strategie di gioco principalmente perchè significava anche farla ammazzare e per quanto io sia incline e tentata a voler far ammazzare qualche personaggio nella schiera dei buoni vi consiglio di non scrivermi certe cose che poi finisce che divento tipo la George Martin della situazione e ci scappa qualche morto XD
 

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Capitolo 58
*** Spirale di violenza - parte 4 ***


Lizzie era rimasta con soli 3200 Life Points, una carta magia , un mostro e una carta coperta, Marik aveva inbece 3400 Life Points, due mostri , due carte coperte e una strategia che sperava tanto che funzionasse non appena avrebbe deciso di giocarla, il loro solo problema erano di sue tizi davanti a loro. Da quando era cominciato il duello avevano portato solo problemi con le loro carte e le loro strategie e sia lui che Lizzie non avevano portato dei grandi risultati a bordo, la speranza era che il suo piano funzionasse altrimenti potevano dire addio alla loro speranza di salvezza e l’ultima cosa che voleva era la vita di Lizzie sulla sua coscienza.
I due soldati , con rispettivamente 2400  e 4000 Life Points, erano ancora in vantaggio sui due ragazzi e lo sarebbero stati ancora di più, infatti si guardarono a vicenda e il primo soldato pescò dal deck una carta che giocò subito , ovvero Scambio illuminato , e puntò il dito contro Lizzie , la quale fu costretta ad avvicinarsi al centro dell’arena e ad effettuare lo scambio di una delle sue carte con quelle inutili del soldato, che da vicino faceva ancora più impressione con quegli occhi rossi come il sangue e la faccia completamente nera. Quando tornò alla sua postazione non potè far altro che imprecare contro il suo avversario, le aveva sottratto una carta che poteva esserle utile in futuro e adesso doveva dirle addio.
“ Dimmi che non hai perso qualcosa di importante “
“ Più o meno “ fu l’unica risposta che potè dargli, non era sicura che quella carta fosse utile chissà quanto, ma poteva sempre ritornare utile nei momenti disperati e adesso l’aveva persa grazie a scambio illuminato.
Purtroppo il peggio venne dopo, quando anche il secondo soldato giocò Scambio Illuminato e Marik sbiancò, poiché gli puntò il dito contro, con il cuore a mille bianco come un lenziolo fu costretto a doversi avvicinare al centro dell’arena sotto lo sguardo inespressivo dello spirito incappucciato, la mano che sorreggeva le carte gli tremava, se si fosse accorto della carta che aveva nel mazzetto di sicuro si sarebbe partito per quella e la sua strategia sarebbe andata in fumo prima ancora di poterla attuare. Quando il soldato allungò la mano, Marik chiuse gli occhi per non guardare e il cuore gli si bloccò non appena sentì una delle sue carte scivolargli via dalla presa delle dita, aprì un occhio per controllare e sbiancò. Aveva preso la carta che gli serviva, lo aveva immaginato che si sarebbe buttato su quella e adesso chissà che cosa poteva succedere, purtroppo fu costretto a dover prendere anche lui una carta tra quelle del suo avversario e ne prese una che non era utile a un bel niente. Se ne tornò alla postazione di gioco con le gambe che gli tremavano, il suo piano di salvezza aveva finito per condannare a morte sia lui che Lizzie.
La ragazza gli gettò uno sguardo allarmato, prima sembrava essere sicuro di se e adesso aveva in faccia un colorito pallido come se stesse per svenire da un momento all’altro “ Va tutto bene?”
Marik strinse i pugni così forte che le nocche gli sbiancarono “ Mi dispiace, temo che ci siamo messi nei guai “
Lizzie sbarrò gli occhi “ Come hai detto?” non ebbe però il tempo di poter parlare oltre, perché i due avversari li richiamarono al duello.
Il primo giocò due carte coperte e concluse il suo turno , ma il secondo fece una cosa ben peggiore, tirò fuori una delle carte e precisamente quella che aveva preso a Marik e puntò il dito contro di lui per poi mostrargli la carta che aveva preso, mentre Marik non ebbe il coraggio di fare niente Lizzie invece urlò “ Mio Dio, dimmi che è uno scherzo “ il mostro che quell’essere aveva in mano era… Golem di Lava, un mostro potente quanto infido e pericoloso, e girò subito gli occhi verso Marik, leggendogli negli occhi che aveva la faccia del colpevole stampata sul viso e Lizzie sentì l’ansia crescere dentro di se e con una finta calma chiese “ Marik, dimmi che quella carta non l’ha presa da te “ il ragazzo la guardò appena, con gli occhi che parlavano da soli e infatti gli riabbassò subito. Lizzie era pronta a scoppiare come un vulcano in eruzione “ Tu avevi quella carta in mano, e hai lasciato che te la prendesse? Sei forse impazzito?” allora era quello il suo piano, usare il golem contro i due mostri per poi farselo fregare, questo era davvero il culmine.
Purtroppo il soldato continuò a tenere il dito puntato contro Marik e il ragazzo fu costretto a doversi riavvicinare di nuovo al centro dell’arena per prendere il suo stesso mostro dalle mani del soldato, e quando tornò alla postazione, con le dita che gli tremavano , rimosse dal Dueling Disk le sue due carte , Signore del Veleno e NewDoria per sostituirle con Golem di Lava, un mostro con ben 3000 punti di attacco, che si stagliò sopra la sua testa mentre la gabbia di ferro lo imprigionò al suo interno, sotto gli occhi terrorizzati di Lizzie e un calore infernale che gli toglieva il respiro, l’unica consolazione fu solo che il mostro dovette scartare unaltra carta da quelle che aveva in mano per l’effetto di Helpoemer ancora nel cimitero di Marik, il quale cominciò a sudare per il fortissimo calore che c’era lì dentro.
 
Duke e Tristan camminavano su e giù per tutto il centro commerciale da almeno un oretta, si erano fermati a mangiare un panino dopo aver fatto quella corsa sfrenata e aver perlustrato tutti i negozi posibili per assicurarsi che quei due mostri fossero spariti definitivamente e per non essere lì dentro a terrorizzare la gente dovevano anche essere andati via, sempre se non li aspettavano fuori dal centro commerciale pronti ad aggredirli di nuovo perché poteva anche essere “ Secondo te, sono andati via?” chiese Duke con ancora la bocca piena del pezzo di panino che stava masticando.
Tristan fece spallucce mentre beveva la cocacola dal grosso bicchierone di carta “ Non lo so, lo spero davvero” quei due li avevano costretti a una brutta corsa, avevano rovinato la loro giornata e speravano davvero che li avessero lasciati finalmente in pace, però a Tristan sorse un dubbio e ne fece presente con Duke “ Però, c’è una cosa che non mi quadra “
Duke inarcò un sopracciglio “ Cioè?”
“ Perché venire da noi e darci la caccia? Secondo te qual è la ragione?” era molto strano, fin ora non si erano spinti fino a quel punto, Aknadin non ci guadagnava niente con loro due, non possedevano oggetti del millennio e non erano duellanti, per ciò non rappresentavano una minaccia concreta anche se comunque erano amici di Atem e qualunque cosa facesse lui poi si ripercuoteva su di loro. Non voleva ricominciare con la polemica, ma era comunque molto strano che fossero giunti fino a quel punto e proprio con loro due.
Duke ci pensò su e dovette ammettere che in effetti c’era davvero qualcosa di strano in quella situazione, da quando Aknadin si era presentatao non si era spinto fino a tanto, perciò o aveva deciso di fare l’exploise della sua follia o tramava qualcosa “ Non lo so, ma la faccenda non mi piace per niente “ e ora che si soffermava su quella cosa, cominciò ad avere un brutto presentimento a riguardo ed era un presentimento che non gli piaceva affatto.
 
Atem cadde a terra per colpa per lo spintone che aveva ricevuto e quando riaprì gli occhi si trovò davanti una scena raccapricciante, la sfera oscura era stata assorbita da Tea che si era piazzata davanti a lui dopo averlo spinto e come se non bastasse, il braccio fantasma le attarversò la schiena trascinandosi via le sue forze “ No, Tea…” prima che la ragazza crollasse a terra, Atem corse verso di lei afferrandola e accompagnando dolcemente la sua caduta, era pallida come un fantasma, il suo respiro era lento e delle brofonde occhiaie le apparvero sotto agli occhi, avrebbe giurato che fosse morta se non fosse sicuro che respirava ancora “ Tea, riprenditi ti prego “ la ragazza aprì lentamente gli occhi trovandosi quelli di Atem a pochi centimetri di distanza “ Ma perché l’hai fatto “ la scuotè per le spalle delicatamente, certe volte si domandava che cosa aveva quella ragazza nella testa al posto del cervello, non bastava già Yugi a mettersi nel mezzo in situazioni che non lo riguardavano, adesso si ci metteva anche Tea a rischiare di morire per fare l’eroina.
Tea, con un filo di voce e nonostante un violento senso di vertigini, si sforzò di parlare “ Non lo sai?”
“ Cosa….”
Fu un attimo, le labbra di Tea si posarono sulle sue e Atem sbarrò gli occhi sconvolto, il cuore gli battè così forte che temette fosse pronto a scoppiargli nel petto, il respiro si bloccò come se i polmoni avessero smesso improvvisamente di pompare aria dentro la gabbia toracica. Gli passarono davanti agli occhi tutti i momenti che aveva passato con lei, veloci come un fulmine a ciel sereno, tutte le emozioni contrastanti che provava quando la guardava, quando erano insieme , tutte le volte che gli batteva forte il cuore quando i suoi occhi azzurri incrociavano i suoi, quando gli sorrideva con quella dolcezza che solo lei sapeva mostrare , la felicità incontrollabile che lo colpiva quando lo abbracciava e il dolore che aveva provato tutte le volte che litigavano per via di Lizzie , soprattutto dopo che li aveva visti baciarsi, il suo sguardo doloroso era stato peggio di una pugnalata al cuore ma fin ora non aveva mai davvero compreso cosa significasse tutto ciò, aveva effettivamente cominciato a chiederselo da quando Lizzie gli aveva fatto la stessa domanda che tempo prima Tea aveva fatto a lui, che cosa provava per lei…. In realtà la risposta era sempre stata dentro di lui ma non l’aveva mai capita, o forse la verità era che neanche se ne era reso conto di averla avuta davanti tutto quel tempo, ed era il flash che aveva visto quando aveva baciato Lizzie la prima volta, aveva visto il volto di Tea.
Che cosa provi per Tea, gli aveva chiesto Lizzie, e adesso lo sapeva ….
Fai chiarezza nel tuo cuore , gli aveva detto Lizzie, e finalmente l’aveva fatta….
Finalmente aveva trovato la risposta definitiva ai suoi dubbi e ai suoi sentimenti proprio nell’unico posto in cui erano sempre stati per tutto quel tempo senza che se ne accorgesse, nel suo cuore , e la risposta era più che semplice nella sua complessità. Si lasciò andare a quel contatto, chiudendo gli occhi e stringendo Tea a se, approfondendo quel bacio come mai prima d’ora.
 
Lo stava facendo davvero, lo stava davvero baciando e anche lui stava baciando lei senza respingerla, quello che aveva fatto lo aveva fatto istintivamente, senza neanche pensare alle eventuali conseguenze del suo gesto. Per troppo tempo era rimasta a guardare gli eventi scorrere davanti ai suoi occhi, per troppo tempo era rimasta in bilico tra la paura di confessare ad Atem che lo amava e il desiderio di urlarglielo tutte quelle volte che aveva avuto la possibilità di poterlo fare, sorpattutto in quel periodo difficile che avevano passato a litigare come due bambini perché lei era gelosa di Lizziee perché Atem non sapeva fare una scelta tra loro due. Più di una volta si era ritrovata sul punto di scoppiare, di urlargli contro che lo amava e che era disposta a fare le follie più assurde per lui e adesso era davvero riuscita a farlo, senza più condizionamenti, senza fermarsi troppo a pensare e a valutare le conseguenze delle sue azioni, ormai non serviva più a niente nascondersi e aveva trovato il semplice coraggio di affrontare una volta per tutte le paure della sua coscienza e soprattutto del suo cuore. Era convinta che Atem la rifiutasse, che la respingesse , e invece la stava baciando anche lui , la stava abbracciando e Tea si sentì il cuore scoppiare di felicità e delle lacrime involontarie le scesero dagli occhi. Si separaraono solo quel tanto che bastava perché Tea potesse sussurrargli l’unico segreto che non aveva mai avuto il coraggio di confessare a nessuno, relegato dentro al suo cuore per anni e crudelmente destinato a farla soffrire, almeno fino a qualche secondo prima “ Ti amo…”
“ Ti amo… “ glielo sussurrò anche lui, con il cuore che gli scoppiava nel petto e un sorriso idiota sulle labbra , ormai non ne aveva più nessun dubbio a riguardo , amava Tea e forse l’aveva amata fin dal primo momento che era entrata a far parte della sua disatrosa e complicata esistenza , per la prima volta da quando era ricominciata la sua vita sulla Terra, poteva davvero dire di essere finalmente al settimo cielo. I loro sguardi finalmente si incrociarono e scoppiarono a ridere tutti e due , i loro occhi luccicavano e Atem le asciugò le lacrime che le scorrevano dagli occhi con le dita, poggiando la fronte contro la sua “ Puoi dirlo, sono un idiota “ se lo meritava davvero di essere etichettato in quel modo, dopo tutto ci aveva impiegato solo tre anni e qualche mese di angoscia e tormento sia per lui che per la povera Tea per capire di amarla più della sua stessa vita , per cui non aveva torto se voleva urlargli contro. Tea scoppiò a ridere , libera finalmente dai suoi tormenti interiori e dalla sgradevole sensazione di debolezza che l’aveva colpita dopo che si era beccata quell’attacco, attacco che le contorse il viso in una smorfia di dolore al petto che la costrinse a toccarsi la spalla per le fitte violente che la trafiggevano “ Tea…”
Lei lo guardò negli occhi, cercando di fargli un mezzo sorriso per non farlo preoccupare “ Sto bene, non preoccuparti “ gettò uno sguardo al Dueling Disk di Atem, i suoi Life Points segnavano ancora 1900 punti “ Ti sono rimasti 1900 Life Points, puoi ancora sconfiggere Aknadin “ gli passò una mano dietro il collo accarezzandogli i capelli , il solo modo che avevano di uscire da quell’incubo era che Atem vincesse e aveva le carte in regola per poterlo fare.
Atem annuì, poggiando la sua fronte contro quella della ragazza “ Ti porterò fuori di qui, te lo prometto “ anche se a malincuore , sciolse l’abbraccio e si alzò da terra, tornando a concentrarsi sul duello, deciso più che mai a far fuori quel mostro e poter salvare Tea “ D’accordo, fin ora ti sei divertito, ma adesso cambierà tutto “
Aknadin assottigliò gli occhi , incarcando un sopracciglio “ Davvero? non credere di farmi paura “
“ Il problema, sarà solo tuo “ tirò fuori dal deck una carta ed era proprio quella che faceva al caso suo “ Gioco la carta magia Mostro Reincarnato “ la carta apparve sul terreno di gioco “ Scartando una carta posso far tornare un mostro dal cimitero, e io scelgo il Mago Nero “ prese una delle sue carte e la spedì al cimitero tirando fuori il mago e rimettendolo sul terreno di gioco, Atem era agguerrito e giurò che anche a costo della sua stessa vita avrebbe fatto fuori quel mostro di Aknadin, vendicando Yugi e anche quello che aveva appena fatto a Tea e fece la mossa seguente prendendo una carta da quelle che aveva in mano “ Poi gioco Kuriboh “ il mostro apparve sul terreno per essere usato immediatamente “ E lo sacrifico per evicare Giovane Maga Nera “ il mostro sparì e la maga apparve sul terreno in un turbine di bolle di sapone colorate con ben 2000 punti “ E poi metto una carta coperta e concludo “
Aknadin imprecò alla vista di entrambi i mostri, e così anche Mana era riuscita ad avere il suo Ka e a finire sotto forma di carta 3000 anni dopo nel futuro, entrambi , allieva e maestro, erano finalmente riuniti nel deck del loro faraone , ma li avrebbe fatti fuori entrambi anche a costo di rimettere tutte le carte che possedeva “ Bene…” pescò una carta e la giocò “ Chiamo sul terreno Sciamano di Sparta in posizione di attacco “ il mostro apparve con 400 punti di attacco.
Atem non si fidò della mossa di Aknadin e per tanto decise di mettere subito in chiaro le sue carte per evitare conseguenze in futuro , prese una carta e la giocò “ Gioco la carta magia Dedizione alla Luce e all’Oscurità “ la carta apparve sul terreno di gioco e si attivò “ Grazie a questa carta, sacrifico il mio Mago Nero per poter evocare Mago Nero del Caos “ il mostro apparve con 2800 punti di attacco “ Poi attivo il potere della Giovane Maga Nera, che guadagna 300 punti extra per ogni mago nel mio cimitero “ la maga guadagnò 300 punti per la presenza di Mago Nero nel cimitero e i suoi punti salirono a 2300. Si era rimesso perfettamente in carreggiata, con due mostri potenti e una carta coperta adatta all’occasione, qualunque cosa Aknadin avesse fatto alla fine avrebbe perso tutto ciò che aveva, era solo questione di tempo.
 
Marik era sfinito, il caldo scatenato dal golem sopra la sua testa gli toglieva il respiro e le forze, stava diventando una pozzanghera di sudore per il caldo infernale che c’era dentro la gabbia di ferro e quel che era peggio era che ad ogni turno perdeva 1000 Life Points, se non si sbarazzava del golem rischiava di perdere il duello e anche la vita, sempre che alla fine del gioco ci fosse arrivato se non fosse soffocato per l’assenza di ossigeno, neanche sventolarsi con le mani serviva a qualcosa “ Se sapevo che finiva così, mi mettevo qualcosa di più leggero “
“ Tranquillo, ci penso io a tirati fuori di lì “ beh, non aveva idea di come fare, ma Lizzie lo sapeva che il solo modo per salvare Marik dal doventare un pollo a rosto era quello di sbarazzarsi del golem, e finchè lui non si faceva venire in mente una buona idea , il compito di provare spettava a lei e doveva anche fare in fretta, quindi pescò una carta e l’aggiunse a quelle che aveva in mano e ne prese subito un’altra “ Gioco la carta trappola Miniaturizzazione “ la carta apparve sul terreno e si attivò “ Questa carta fa perdere 1000 punti a un qualunque mostro avversario “ puntò il dito contro Gadjiltron “ E io scelgo il drago ingranaggio antico “ i punti del mostro scesero a 2000 e Lizzie potè finalmente fare quello che aspettava da un po’ “ Vai Drago Rosa Nera, distruggi quell’ammasso di ferraglia “ il drago ruggì e scagliò delle spine dalle ali che si conficcarono nel corpo del mostro distruggendolo e infliggendo 2000 punti di danno al soldato che lo aveva giocato, vendicando anche Marik che intanto si stava facendo la sauna dentro la gabbia del golem.
Fu il turno di Marik, che cominciava a non vederci più tanto lucido per il sudore che gli scorreva dalla faccia e gli stava impiastricciando tutti i capelli , che gli gocciolavano come se una secchiata d’acqua gli fosse cascata sulla testa, si strofinò la mano sulla fronte togliendosi le gocce di sudore che gli scorrevano e pescò una carta da aggiungere a quelle che aveva in mano, peccato che non aveva niente da giocare.
Maledizione, sono davvero messo male, non ho neanche un mostro sul terreno a parte il bestione infuocato….
Lizzie lo guardava aspettando che facesse la sua mossa e di certo non poteva permettersi di passare il turno senza poter fare qualcosa di concreto, per cui, come si diceva, o la va o la spacca, e quindi si rassegnò e decise di sfruttare il golem , con pregi e difetti a seguito “ Va bene, visto non ho altra scelta, Vai Golem di Lava, distruggi i Life Points del soldato “ puntò il dito contro il soldato a cui Lizzie aveva appena distrutto il mostro e il golem partì all’attacco con una valanga di lava incandescente pronta a investire il soldato.
Lizzie urlò sconvolta “ No, Marik, fermo “ ma era troppo tardi, il mostro lanciò l’attacco contro il soldato, il quale attivò la carta coperta che si rivelò essere Annulla Attacco. Lizzie si mise le mani in testa, quello che aveva fatto Marik era stato un azzardo troppo rischioso, per fortuna che dietro quella carta si nascondeva semplicemente Annulla Attacco perché se ci fosse stata una qualsiasi carta trappola con un effetto più micidiale di quello, Marik avrebbe perso non solo la possibilità di attaccare ma anche il duello stesso. Quando l’attacco fu cessato, Lizzie si voltò contro Marik urlandogli addosso “ Sei un incosciente, guarda che cosa hai fatto” gli indicò la carta avversaria che fu subito distrutta “ Ti rendi conto che hai rischiato grosso o No?”
“ Dovevo tentare, qua dentro sto impazzendo “ Lizzie la faceva facile, ma c’era lui chiuso dentro una gabbia di ferro con un calore infernale che lo stava facendo squagliare dal caldo. Purtroppo , però, l’effetto del golem entrò in azione è i Life Points di Marik scesero a 2400 e la solita nebbia elettrica lo avvolse causandogli dei forti dolori al corpo, che si accompagnarono alla scarsa forza che aveva per il caldo. Non riuscendo a sopportare il dolore e la fatica, cadde a terra esausto con il fiato corto e la testa che gli girava, gli mancava il respiro per il troppo caldo che c’era lì, come se fosse dentro ad un vulcano in eruzione.
Lizzie corse verso la gabbia , chiamandolo incessantemente per nome “ Marik… Marik stai bene?” provò a toccare la gabbia ma finì per scottarsi e si ricordò che quellì lì non erano semplici ologrammi ma mostri veri, per tanto anche il ferro della gabbia era vero e quindi incandescente, infatti anche lei cominciò a sentire un caldo infernale che la spinse a sciogliersi il nastro e a legarsi i capelli in una alta coda di cavallo bella stretta per sopportare meglio il calore afoso, si sfilò il maglioncino , attaccandoselo al cinto della gonna , restando solo con la camicia e si tirò su le maniche cercando di infilare il braccio oltre la gabbia per raggiungere Marik e aiutarlo “ Avanti, dammi la mano , forza “
Marik ci provò a tirarsi su e a cercare di resistere, ma non riusciva proprio a respirare per la fatica “ Ce la faccio…. Tranquilla…” non riusciva neanche a mettere a fuoco la vista per i capogiri e il senso di nausea, si sentiva come schiacciato dentro a quella gabbia.
“ Ehi, ci crederò solo quando ti rivedrò in piedi, avanti, dimostra di essere uomo e rialzati in piedi, se ti arrendi così vinceranno loro “ già che faceva caldo anche senza stare chiusi dentro la baggia, Marik poi ci metteva del suo , Lizzie cercava di provare a farlo ragionare prima che decidesse di arrendersi a quei mostroni lì, ma doveva essere lui a farsi forza e a voler reagire.
Marik la guardò, cercando di mettere a fuoco, e cercò di rialzarsi da terra barcollando un pochino visto che alle sbarre non poteva reggersi e si fece forza per tenare quanto meno di combattere il senso di vertigine “ Va bene, possiamo farcela “ o almeno era quello che sperava.
Lizzie sorrise si alzò a sua volta tornando alla sua postazione “ Sentito? Fatevi sotto, duo di incapaci “ se Marik non perdeva la concentrazione forse potevano anche riuscire a salvarsi la pelle, forse però, e anche tornare a casa a farsi una bella doccia gelata per togliersi di dosso quel calore assassino che la stava facendo sudare.
Il primo soldato pescò una carta e giocò Rilascio delle Anime, costringendo tutti gli avversari a rimuovere dal cimitero cinque delle loro carte , tra cui anche Helpoemer, che finchè stava nel cimitero di Marik sottraeva una carta da quelle che il secondo soldato aveva in mano, poi decise di mandare all’attacco Eroe Elementale Edge Ghiaccio contro Marik, verso il quale puntò il dito , e il mostro si diresse dritto verso il ragazzo, che a fatica riusciva a capire che cosa stava succedendo.
Ma Lizzie non glielo permise, se davvero volevano fare fuori Marik, dovevano prima vedersela con lei “ Fermo dove sei, attivo la carta Kunai con Catena “ la carta si sollevò e il mostro finì per essere incatenato e spostato in difesa , non potendo più ne attaccare ne cambiare posizione, cosa che non sembrò piacere molto al soldato
” Grazie, Lizzie “
La ragazza si voltò a guardare Marik “ Adesso me lo devi tu un favore “
Il secondo soldato, invece, giocò un’altra carta mostro, ovvero Genex Neutronico con 1800 punti di attacco in posizione di difesa concludendo il turno attivando il potere del suo mostro e prendendo una carta dal deck per aggiungerla alla mano, mossa che ne a Marik ne a Lizzie piacque molto , poiché temevano che quello lì potesse tramare qualcosa contro di loro.
 
Aknadin non gradì molto la mossa di Atem, suo nipote si stava dimostrando più furbo adesso rispetto a tutte le altre volte in cui lo aveva affrontato, ma adesso ci avrebbe pensato lui a fargli abbassare la cresta “ Voglio attivare il potere speciale di Sciamano di Sparta , che mi permette di infliggere 500 punti di danno ai Life Points del mio avversario quando sul terreno è presente un mostro come Mago Nero o Mago nero del Caos “ proprio come detto da lui, i Life Points di Atem diminuirono di 500 e si ridussero a 1400 e come al solito, la mano fantasma spuntò e gli attraversò l’addome trascinandosi dietro parte delle sue energie e causandogli il consueto dolore che gli morzava il respiro nel petto, solo che stavolta più molto più forte e lo fece crollare a terra in ginocchio.
“ Atem…” Tea tentò di correre verso di lui per aiutarlo, ma il ragazzo le sbarrò la strada con il braccio, facendole capire di non doversi avvicinare a lui “ Ma, Atem…”
“ Sta… indietro…” si rialzò a fatica, facendo leva sulle ginocchia per sollevarsi in piedi cercando l’ecquilibrio per non cascare a terra, Tea non doveva assolutamente avvicinarsi a lui, una volta era stata più che sufficiente a rischiare di farla ammazzare.
Aknadin continuò comunque la sua tecnina di gioco, dato che non aveva ancora finito , tanto valeva concludere in bellezza quel duello portato ormai troppo alle lunghe per i suoi gusti “ Adesso, voglio giocare questa carta trappola, Braccio della Tomba “ un’inquietante voragine si aprì dalla sua parte del campo di gioco e da essa spuntò una mano inquietante con tanto di unghie affilare e carne putrida pari a quella di uno zombie “ Questa carta trascina al cimitero un qualunque mostro a scelta, e io scelgo di sacrificare Sciamano di Sparta “ la mano afferrò il suo sciamano e se lo trascinò dietro fin dentro la voragine e Aknadin rimosse la carta dal Dueling Disk.
Atem non capì il senso della sua mossa, che senso aveva distruggere un suo mostro quando poteva usarla con lui “ Che senso ha la tua mossa?”
Aknadin sorrise “ Il Favoloso Corvo non può attaccare quando sul terreno c’è un altro mostro , quindi Sciamano di Sparta non mi era più utile “ poi gli puntò il dito contro, prontissimo a mettere la parola fine a quel duello ormai arrivato agli sgoccioli “ Corvo, Distruggi Giovane Maga Nera e metti fine al duello “
Tea si portò le mani davanti la bocca sconcertato e spaventata, se quel mostro distruggeva la maga Atem era davvero morto , con soli 1400 punti non poteva sperare di farcela stavolta.
 
Toccò di nuovo a Lizzie ripetere il turno e stavolta era decisa a concludere in bellezza, Marik era stanco morto, lei altrettanto , per cui era meglio smaltire quanto più possibile e mandare quei due dove erano venuti “ Bene, Drago Rosa Nera , distruggi Genex “ il drago partì all’attacco e distrusse il mostro sottraendo al secondo soldato ben 1800 punti , riducendolo a 200 Life Points.
Poi fu di nuovo il turno di Marik , il quale stavolta decise di dare il colpo di grazia al soldato che Lizzie aveva già indebolito “ Vai Golem di Lava, distruggi il soldato “ il golem lanciò una valanga di lava contro il soldato, azzerandogli tutti i Life Points rimasti e lasciando che si squagliasse nella lava , sciogliendosi in una pozza di vapore bollente e bruciando come un pezzo di legno a contatto con il fuoco, Lizzi si rifiutò di guardare, girandosi dall’altra parte e coprendosi gli occhi con una mano per non vedere una scena simile. ci vollevo alcuni minuti perché tutto finisse e quando Lizzie riaprì gli occhi, tutto ciò che trovò fu solo i resti di un mantello che bruciavano mentre si scioglievano. Purtroppo , per aver usato ancora una volta il golem, Marik perse altri 1000 Life Points e la consueta nuvoletta elettrica lo avvolse e come al solito, il calore del mostro e le scosse elettriche finirono per indebolirlo ancora di più , facendolo crollare del tutto a terra.
Lizzie urlò con tutta la voce che aveva in gola correndo di nuovo verso la gabbia “ Marik, Marik riprenditi, ti prego “ infilò il braccio dentro la gabbia riuscendo con fatica a raggiungergli la testa e a toccargliela, dandogli qualche colpetto per controllare che fosse almeno ancora vivo, e con somma gioia lui si lamentò per il dolore che Lizzie gli procurava mentre gli tirava delle ciocche di capelli con le dita. Si voltò a guardare l’ultimo soldato rimasto e gli sentenziò, a denti stretti “ Questa te la farò pagare molto cara “
Il soldato , comunque, riprese il suo turno, e prese una carta dal deck giocando Lancia Proibita, che fece perdere ben 800 punti al golem di Marik facendogli scendere i punti a 2200, poi sacrificò Eroe Elementale Edge Ghiaccio ed evocò al suo posto Cyber – Alligatech con ben 2500 punti di attacco e indicò il golem e di conseguenza anche Marik sotto gli occhi attoniti di Lizzie.
Il mostro andò all’attacco, ma prima che potesse sferrare l’attacco e far fuori Marik, Lizzie intervenne “ Fermo dove sei “ colpì uno dei pulsanti e attivò la sua carta coperta “ Attivo Punizione Divina “ la carta si illuminò “ Questa carta annulla l’effetto di una carta magia o trappola attivata dall’avversario e di conseguenza quella della tua carta “ Lancia Proibita fu così distrutta e il golem tornò ad avere 3000 punti di attacco e quando il mostro lo colpì, finì per venire disintegrato dal golem insieme ai suoi Life Points. Stavolta la nuvola fu per il soldato, che rimase fulminato dalle scosse e si incenerì disintegrandosi.
Lizzie tirò un sospiro di sollievo ma quando si accorse che il golem cominciò a liquefarsi e a schizzare gocce di fuoco livido ovunque si spaventò e il pensiero corse subito a Marik, ancora a terra che faticava a rialzarsi , chiuso in una gabbia di ferro che si stava sciogliendo “ Maledizione…” corse subito verso la gabbia che lentamente si stava liquefando a contatto con la lava bollente che vi scorreva sopra causata dal golem che si stava trasformando in una cascata rossa e fumante. Immediatamente e senza perdere tempo, non appena fu sicura che la gabbia fosse del tutto sparita, corse verso il ragazzo, afferrandolo per un braccio e costringendolo ad alzarsi di botta “ Avanti , corri “ senza dargli il tempo di riprendersi lo costrinse a correre proprio mentre il golem si trasformava del tutto in una valanga di fuoco che rischiava di investirli come un’onda. Cercarono di allontanarsi in fretta mentre la lava si sollevava pronta a ricadere su di loro per investirli , e fu ciò che accadde. La lava , da un’onda alta , si tramutò in una cascata incandescente che si dirgeva verso di loro, Lizzie non potendo aspettare oltre, spinse Marik a terra finendo su di lui ed entrambi strisciarono al suolo mentre la cascata di infrangeva sul terreno spargendosi come acqua a pochi metri lontano da loro , sparendo poco dopo insieme al regno delle ombre e presto i due si ritrovarono nel parco con il cielo cupo e l’aria gelida che li avvolgeva.
Marik e Lizzie ripresero fiato, cominciando a sentire un freddo improvviso che si andò a mischiare al caldo afoso provato in precedenza, la ragazza guardò Marik e gli disse “ Tu hai salvato la vita a me, io l’ho salvata a te, debito saldato?”
Mari, con il fiato corto annuì e si rialzò aiutato da Lizzie che gli porse la mano “ Sì, debito saldato “
 
Il corvo era pronto ad attaccare e dare il colpo di grazia, sorvolava il campo dritto verso il faraone, immobile come una statua con lo sguardo basso e in ombra senza fare niente, il mostro evocò una sfera oscura pronto a lanciarla contro di lui e i suoi mostro mentre Aknadin rideva sguaiatamente e Tea non aveva il coraggio di guardare quanto stava per accadere, ma Atem sapeva come sarebbe andata a finire e sapeva anche che Aknadin aveva perfettamente ragione, il duello era giunto alla fine “ Sì, è vero, siamo alla fine del duello “ poi alzò lo sguardo puntandolo verso Aknadin, il quale smise subito di ridere “ Ma non per me “
“ Cosa?” il sacerdote non capì che cosa stesse blaterando Atem, i suoi mostri erano più deboli del suo.
Atem attivò la carta coperta rivelandola ad uno scioccato Aknadin , che sbarrò gli occhi urlando il suo disappunto “ Attivo Maghi Riuniti “ la carta si attivò immediatamente “ Ti spiego come funziona, posso scegliere uno dei miei due maghi e permettergli di guadagnare 3000 punti extra e io scelgo la Giovane Maga Nera “ i punti di attacco della maga salirono a 5300 e il mostro di Aknadin finì per venire disintegrato così come i suoi Life Points. La mano fantasma gli attraversò il petto succhiando tutto ciò che restava dei suoi poteri e della sua energia ,facendolo sparire  insieme al regno delle ombre e i mostri.
Tea, rimasta con il fiato sospeso fino alla fine, non ce la fece più e corse verso Atem , passandogli le braccia intorno al collo e abbracciandolo forte , poggiando la fronte sulla sua spalla , mentre lui la abbracciò a sua volta accarezzandole la schiena con le dita e poggiando a sua volta la fronte sulla spalla di lei “ Grazie al cielo , è finita “ aveva perso come minimo tre anni di vita per ogni attacco che Aknadin aveva fatto ai Life Points di Atem e soprattutto per tutte le volte che aveva visto quella mano fantasma attarversargli il petto, ogni volta era come se avesse l’impressione che doveva crollare a terra privo di vita, ma adesso era finito tutto.
Atem annuì e si allontanò quel poco che bastava per poggiare la fronte a quella di lei e guardarla dritta negli occhi “ Giurami che non farai più una follia simile” quello che aveva fatto era stata la cosa più folle e stupida che potesse inventarsi, se quel colpo non fosse stato spiritico probabilmente d lei sarebbe rimasto il suo cadavere senza vita, ridotta peggio di quanto era stata ridotta Lizzie quando Marik l’aveva portata a casa sua dopo il suo scontro con quel folle.
“ Volevo proteggerti, quel colpo poteva ucciderti “ va bene, aveva compiuto un incoscienza, ma era stato più forte di lei intervenire in quel duello e salvargli la vita, e poi non aveva molto di che lamentarsi se finalmente le aveva detto che l’amava anche lui, solo che non poteva dirglielo altrimenti avrebbero finito per litigare.
“ Lo so, ma non posso permettere che la mia ragazza finisca per morire “
Tea spalancò gli occhi, guardandolo dritto in faccia convinta che le sue orecchie l’avessero solo immaginato e invece Atem aveva detto davvero quella frase, l’aveva definita davvero la sua ragazza. Le farfalle nello stomaco ormai svolazzavano impazzite e sulle sue labbra si era dipinto un sorriso stupendo che non le accadeva più da parecchio tempo, era praticamente al settimo cielo e faticò quasi a chiederglielo “ Sono… la tua ragazza?”
Atem vagò un po’ con lo sguardo in giro per aria “ Beh…” poi tornò a guardarla e le disse “ Se è ciò che vuoi “ neanche il tempo di fare altro che Tea gli saltò di nuovo addosso rischiando di fargli perdere l’ecquilibrio e lo baciò di nuovo e stavolta il faraone non esitò neanche per un istante a ricambiarla.
Tea si sentiva felice come una principessa delle fiabe che aveva appena avuto il suo tanto atteso lieto fine con il suo principe azzurro, beh Atem non era proprio un principe ma era comunque un faraone, il che era quasi in parità con la realtà delle fiabe. Da bambina le sue cugine più grandi la prendevano sempre in giro perché sognava di voler trovare un vero principe , sicuramente adesso sarebbero le loro bocche larghe sarebbero cascate a terra sapendo che lei aveva trovato un faraone dell’antico Egitto in vita. Si allontanò da lui e con un sorriso smalliante gli disse “ Assolutamente Sì “ scoppiarono a ridere tutti e due come due scemi con gli occhi di entrambi che brillavano.
 
Tea e Atem arrivarono finalmente a casa di quest’ultimo, decisi a mangiarsi un bel gelato per potersi riprendere un pochino dopo il duello sfiancante contro Aknadin e soprattutto per starsene un po’ da soli e chiarire tutto quello che era successo in quel lungo periodo tra loro , il faraone tirò fuori dalla tasca dei jeans le chiavi di casa , ma quando alzò gli occhi per aprire la porta, lo sguardo gli cadde sulla porta del negozio e sbarrò gli occhi dirigendosi verso di essa e sia lui che Tea sbiancarono. La porta era sfrangata e aperta, come se qualcuno fosse entrato forzando la serratura e quando entrarono si trovarono davanti il nonno, a terra con una ferita sanguinante in testa e Anakin che gli girava accanto provando a muoverlo e abbaiando “ Nonno…” Atem corse verso di lui, cercando si svegliarlo e tutto ciò che ottenne fu solo un lamento e il suo nome appena sussurrato, il cuore gli accelerò i battiti e il pensiero gli corse subito a Yugi e girò lo sguardo verso la porta interna, anch’essa sfrangata “ Tea, va a cercare Yugi “
“ Cosa?”
“ Non perdere tempo, corri di sopra “
Senza dire nient’altro, la ragazza si alzò ed entrò dentro la casa e fece il giro intero di tutte le stanze al piano terra senza trovare niente di strano e soprattutto senza trovare Yugi e si diresse subito al piano di sopra, bloccandosi a metà scala quando trovò la porta della stanza di Yugi distrutta, come se qualcuno avesse provato a sfondarla con qualcosa di affilato e quando entrò trovò la stanza completamente sottosopra, gli oggetti erano sparsi a terra e la finestra aveva il vetro rotto “ ma che cosa è successo?!” si avvicinò alla finestra e trovò un pezzo di tessuto nero che svolazzava ancora attaccato a uno dei frammenti di vetro rotto e lo riconobbe, era lo stesso tessuto dei mantelli dei soldati di Aknadin.
Sentì qualcosa, rumore di carta che strofinava a terra, e si voltò trovando un foglio piegato e svolazzante che giaceva sul pavimento accanto al letto, evidentemente doveva essere volato via per la corrente. Lo prese e lo aprì, sbiancando e correndo subito di sotto incontrando a metà strada Atem e il nonno, che doveva essersi svegliato da poco “ Atem, ho trovato questo “ gli mostrò il pezzo di tessuto che aveva trovato e poi gli mostrò il foglio , e la vista di ciò che vi era disegnato, finì per far sbiancare la faccia di Atem e anche del nonno , che cadde in ginocchio singhiozzando.
 
Due soldati delle ombre legarono Yugi, ancora privo di sensi , per i polsi e le caviglie a delle corde attaccate alla lastra di pietra di un altare decorato con geroglifici al centro del regno delle ombre, sotto gli occhi vigili e vermigli dello spirito “ Così, hai mantenuto la tua promessa “ era sorpreso, doveva ammetterlo. Aknadin non aveva mai portato qualcosa di buone tranne qualche rara volta e vedere che finalmente era riuscito a portargli il ragazzo lo aveva sorpreso non poco ed era anche molto soddisfatto.
Aknadin fece un inchino di reverenza “ Sì , Padrone, come puoi vedere “ guardare quel ragazzino gli fece accrescere un senso di vittoria nel pensare alla faccia soddisfatta di Atem quando lo aveva sconfitto, della sua trappola non aveva sospettato nessuno di quei ragazzini, Atem incluso, erano tutti convinti che gli avesse sganciato contro i suoi sottoposti solo per qualche ridicolo duello, quando invece lo scopo era quello di tenerli occupati e lontani da Yugi per un po’, il tempo sufficiente di poter organizzare il suo rapimento nel modo più semplice e perfetto. Doveva ammetterlo , era davvero molto soddisfatto di se e della sua brillante idea , soprattutto perché era filato tutto liscio come l’olio con la minima discrezione.
Yugi cominciò a muoversi e a lamentarsi, segno che si stava svegliando , e lo spirito rise compiaciuto. Finalmente la chiave per trovare il Sigillo era nelle loro mani e molto presto anche l’oggetto stesso lo sarebbe stato.
 

nota dell'autrice
salve a tutti con qusto nuovo capitolo
ebbe sì, Atem e Tea si sono finalmente messi insieme ma purtroppo il lato dolce ha lasciato spazio al lato amaro... Yugi è sparito e chissà che cosa gli accadrà ( e vi assicuro che non sarà piacevole e che in questo momento sto sgignazzando come una strega malefica )
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 59
*** Una dura realtà ***


Tea , Bakura e Duke erano seduti al tavolo della cucina mentre Atem se ne stava in piedi in un angolino, poggiato al muro con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi lucidi e spenti con le braccia incrociate sul petto a guardare un punto non preciso del pavimento, il nonno prima di andare a dormire aveva detto loro che i soldati erano apparsi dal nulla dopo che avevano sfrangato la porta del negozio e uno di loro gli aveva dato un colpo in testa con l’elsa di una grossa spada e l’ultima cosa che vide e sentì fu una porta che si spalancava e l’urlo di Yugi e poi tutto ciò che ricordava non appena aveva aperto gli occhi fu il viso del faraone. Ancora nessuno di loro riusciva a credere che quei mostri gli avessero fatti cadere in una trappola per catturare Yugi , si sentirono tutti una massa di idioti per non aver capito subito che quella di Aknadin era stata una mossa per tenerli impegnati, chi non era un duellante si era beccato un inseguimento a rotta di collo per tutta Domino e chi invece lo era si era subito un duello mortale dove avevano ognuno rischiato di farsi ammazzare permettendo così a quegli esseri di rapire Yugi, rimasto scoperto perché tutti loro avevano abbassato la guardia e tutto ciò che restava era un pezzo del mantello di uno di loro e un foglio di carta con uno scarabocchio , che Tristan sbattè sul tavolo con violenza , facendo sussultare tutti “ Quindi è questo quello che ci lasciano, uno scarabocchio “ era fuori di se dalla rabbia, dall’odio e tormentato dal senso di colpa per non aver capito prima che quella corsa a rotta di collo che quei due mostri avevano costretto sia lui che Duke a fare era stata solo una fregatura per tenerli lontani da Yugi e permettere agli altri lecca piedi di poterlo rapire in santa pace senza avere nessuno a dar loro fastidio , eppure era tutto così semplice, potevano capirlo prima e invece si erano fatti fregare come degli idioti senza alcuna esperienza, erano riusciti a organizzare un piano ad oc per tutti tutti loro e adesso ciò che gli restava era niente.
Duke non alzò lo sguardo su Tristan ma sentenziò un “ Non è uno scarabocchio, è  un geroglifico , e avrà un significato “ Aknadin non era un tipo che lasciava simili messaggi senza dare un significato specifico , quel geroglifico, una testa di sciacallo raffigurata di profilo , doveva per forza averne uno specifico altrimenti non lo avrebbero scritto facendoli spremere per trovarlo.
Tristan sbottò infuriato “ Anche se fosse il sidegnino di una farfalla, non cambia la situazione “ tirò una sedia da sotto il tavolo e si sedette, incrociando le braccia su di esso e poggiandoci la testa per provare a calmarsi un po’ prima di distruggere qualcosa o uccidere qualcuno, era così infuriato che avrebbe sfondato la parete di un muro a testate se ne avesse avuto la possibilità di poterlo fare senza averne delle conseguenze. Aveva voglia di piangere, aveva voglia di urlare, aveva voglia di cercare Aknadin e ucciderlo con le sue mani ma purtroppo nessuno sapeva dove fossero ne lui ne Yugi , per quel che ne sapevano Aknadin poteva già averlo ucciso o chissà che altro gli stava facendo e loro erano impossibilitati a muoversi per poterlo salvare, lui era impossibilitato a poter fare qualcosa per poter portare Yugi a casa sano e salvo ma purtroppo non c’era niente da fare , Yugi era sparito e loro non erano stati presenti  per poterlo proteggere da quel mostro assassino che lo perseguitava forse più di quanto avesse perseguitato loro e chissà che orrori stava passando quel povero ragazzino nelle sue grinfie sempre che fosse ancora vivo.
“ è il simbolo di Anubi “ tutti si voltarono a guardare il faraone, che continuava a starsene in piedi senza alzare lo sguardo su nessuno di loro pronto a scoppiare in lacrime da un momento all’altro e con una voce tremante per il pianto a stento trattenuto continuò la sua spiegazione “ Nella mitologia egizia , Anubi è associato alla morte, perciò ha senso che abbiano disegnato il suo simbolo “ strinse gli occhi mentre  delle lacrime amare e silenziose gli scendevano lungo le guance, purtroppo non era un caso che avessero scelto proprio Anubi, nell’antico Egitto era usanza che quando i cadaveri erano pronti per la mummificazione coloro che erano incaricati di eseguirla indossavano maschere d’oro raffiguranti la testa di sciacallo di Anubi poiché era considerato il dio dell’Oltretomba oltre che dei morti e della mummificazione, il simbolo era molto specifico , Yugi era in pericolo di vita e la colpa era solo sua perché non aveva fatto l’unica cosa per cui viveva, proteggerlo. Aveva passato giorni e intere settimane a starsene nel suo mondo, tormentato dai suoi problemi e i suoi guai, trascurando l’unica persona che per lui contava più di tutto il resto, perfino più di Tea che aveva appena compreso di amare, e adesso era finito nelle loro mani e chissà che cosa gli avrebbe fatto quel mostro di Aknadin, chissà che cosa gli stavano facendo adesso e temeva che lo stavano perfino uccidendo solo perché lui lo aveva messo da parte preferendo piuttosto litigare con lui anziche chiarire tutto e farla finita una buona volta, non riusciva più a trattenersi e mollò un calcio alla porta mandandola a rimbalzare contro il muro “ E solo colpa mia…” si portò le mani nei capelli, cedendo del tutto alla disperazione per quanto era appena successo in parte per colpa sua e in parte per colpa di suo zio, l’artefice di tutto il male che si era abbattuto su tutti i suoi amici e soprattutto su Yugi.
Tea si alzò dalla sedia avvicinandosi infretta a lui e prendendogli il viso tra le mani cercando di farlo calmare prima che facesse qualche follia “ Sta calmo, non è affatto colpa tua “ darsi la colpa per quanto successo non aiutava nessuno di loro a salvare Yugi ovunque si trovasse, purtroppo Atem non era l’unico a doversi sentire responsabile, tutti loro erano finiti nella trappola di Aknadin e a pagarne le conseguenze era stato Yugi, ma dovevano restare tutti concentrati, Atem soprattutto non doveva cedere perché questo era quello che voleva Aknadin, aveva rapito Yugi per colpire il faraone e se lui cedeva Yugi non lo avrebbero salvato neanche se si fossero inventati i piani più disparati. Poggiò la fronte a quella di Atem, fregandosene se gli altri li stavano guardardo, tanto prima o poi sarebbe venuto fuori comunque che stavano insieme , cosa a cui Tea ancora stentava a credere “ Non serve a niente fare così, non devi affatto sentirti in colpa “
Duke , schiarendosi la voce più per l’imbarazzo del momento nel vedere quei due fare finalmente i piccioncini come tutti aspettavano da sempre anche se quello non era il momento migliore , disse “ Ha ragione lei, è stata colpa di tutti “ purtroppo non si poteva scampare, tutti loro erano stati vittime di Aknadin e adesso era finito tutto malissimo e la cosa che premeva di più era quella di ritrovare Yugi, anche se era difficile visto che nessuno di loro sapeva dove si trovava e non lo avrebbero di certo scoperto facilmente se non appena Aknadin si sarebbe fatto vivo come faceva di solito , lui solo poteva restituire loro Yugi vivo e vegeto o il suo cadavere. Il citofono suonò e Duke, come se fosse il padrone di casa, andò a rispondere e infretta e furia aprì la porta d’ingresso volando lungo il corridoio come un fulmine sotto gli occhi attoniti degli altri, correndo in fretta ad aprire il portone trovandosi davanti Marik e Lizzie, entrambi mal ridotti come due stracci “ Ragazzi, che è successo?”
“ Abbiamo avuto una visita poco gradita dei lecca piedi di Aknadin “ Marik entrò dentro casa aiutato da Duke, che lo accompagnò fino al salotto aiutandolo a sedersi sul divano , seguiti da Lizzie. Purtroppo gli effetti della bella avventura che avevano vissuto con gli scagnozzi di Aknadin aveva fatto il suo effetto, se erano riusciti a mettersi in macchina e ad arrivare interi a casa di Yugi era già un miracolo visto che si sentiva peggio di uno strofinaccio per i pavimenti, con la testa che gli girava e i muscoli che gli facevano male.
Duke sbarrò gli occhi guardando Lizzie, anche lei mal ridotta “ Anche voi siete stati attaccati?” e così avevano preso di mira anche Marik e Lizzie, ecco perché erano così sfiniti, quei mostri avevano deciso di prendersela anche con loro per togliersi ogni eventuale problema dai piedi.
Lizzie non capì cosa Duke voleva dire con questo “ Come sarebbe anche voi?! È forse successo qualcosa?” Duke aveva una faccia sconvolta, sembrava quasi che fosse accaduto qualcosa di grave in quella casa.
“ Yugi è stato rapito “
Le parole di Tristan, entrato dentro il salotto con in mano un bicchiere d’acqua che porse a Marik, finì per catturare gli sguardi allarmati sia di lui che di lei che si voltò nella sua direzione sconvolta , e il peggio venne quando le porse un foglio di carta con sopra un disegnino fatto con i piedi di gallina per quanto era venuto storto e timidamente chiese “ Cos’è questo? Un cane con le orecchie a punta?”
Marik allungò il braccio verso Lizzie “ Fammi vedere” la ragazza gli diede il foglio e quando Marik lo guardò gli venne un colpo, squadrando Tristan e Duke, i quali il primo abbassò gli occhi inferocito e il secondo annuì per dargli la conferma al suo dubbio “ Ditemi che è uno scherzo “
 
Lizzie non capì che cosa significassero le parole di Marik e guardò prima Duke e poi Tristan ma il suo sguardo, dopo essersi posato su quest’ultimo, andò ben oltre la sua figura e si posò in direzione della cucina dove vi erano Atem e Tea che si stavano abbracciando e si guardavano negli occhi non di certo come due semplici amici visto che la loro vicinanza era molto più intima del solito e il cuore di Lizzie si fermò solo per accelerare i suoi battiti, i suoi occhi si dilatarono e la sua bocca si spalancò mentre osservava quei due. I loro occhi avevano uno strano luccichio, brillavano come cristalli di Swarovski esposti al sole e per quanto i loro sguardi fossero tristi non mascheravano ciò che trapelava dai loro occhi e che Lizzie non potè non cogliere, rimanendone quasi sconvolta, ovvero… amore.
I loro occhi parlavano molto chiaramente e Lizzie sentì una stilettata attraversare il suo petto per andare a colpire il cuore, che si frantumò in mille pezzi non appena li vide fare l’unico gesto che mai avrebbe creduto di poter vedere far loro, baciarsi. Si erano baciati, era stato un bacio semplice e breve ma era stato comunque un bacio e Lizzie si sentì morire, vedere quella scena fu quasi peggio che ricevere una scossa elettrica da una nuvola viola spiritata o rischiare di farsi sciogliere da una valanga di lava incandescente e fumante generata da un mostro infuocato. Improvvisamente si sentì come se il mondo le fosse cascato addosso, come se i suo cuore le fosse stato strappato via dal petto, come se tutto ciò in cui credeva e sperava fosse volato via come una nuvola di fumo trascinata a forza dal vento. Fu solo quando i due ragazzi, mano nella mano, distolsero lo sguardo l’una dall’altro che Lizzie girò gli occhi per non guardarli puntandoli altrove, cercando quanto meno di apparire normale e non scoppiare a piangere per quella mazzata violenta che aveva appena ricevuto.
 
Marik inarcò un sopracciglio nel vedere quello che stava succedendo nella cucina tra Atem e Tea e la faccia di Lizzie, più pallida della neve di Dicembre e immaginava anche il perché , in fondo era abbastanza evidente, però quella di Atem e Tea era una cosa davvero nuova e mollò una gomitata violenta a Bakura , il quale si voltò a guardarlo infastidito e gli indicò con gli occhi i due in cucina e Bakura gli annuì confermando il suo sospetto, si erano finalmente messi assieme e mentre loro erano allegri e felici, più o meno, a Lizzie era toccata la patata bollente e comprendeva perfettamente il suo stato d’animo, c’era passato anche lui nonostante la loro esperienza sia stata molto diversa, ma ciò non toglieva che Lizzie sembrava più morta di un cadavere con gli occhi lucidi e pronta a scoppiare in lacrime da un momento all’altro.
Atem e Tea entrarono nel salotto per controllare la situazione e il faraone andò da Lizzie , con una faccia bianca come quella di un cadavere “ Stai bene? “
Lizzie annuì, sforzandosi di non scoppiare a piangere “ Sì …” non aveva il coraggio di guardarlo in faccia , se avesse incrociato i suoi occhi sarebbe scoppiata in lacrime e non le sembrava ne il luogo ne il momento adatto per farlo, e quando scorse lo sguardo di Tea su di se, con un’espressione indecifrabile che la guardava , non riuscì più a resistere “ Vado a prendermi un bicchiere d’acqua “ superò tutti e due in silenzio, allontanandosi in fretta dal salotto ed entrando in cucina, prendendo la bottiglia e riempiendosi un grosso bicchiere d’acqua, che mandò giù senza neanche prendere fiato per respirare, anzi quello che le andava veramente più dell’acqua in quel momento era un bel bicchiere di vodka mischiato a tante altre cose da mandare giù per non pensare più a niente, anche a costo di ubriacarsi peggio dell’altra volta.
“ Lizzie …“
La ragazza si bloccò di colpo e si voltò a guardarlo , con le palpitazioni e il cuore che non voleva smettere di battere e pronto a saltarle fuori dal petto come una bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro.
Atem lo sapeva che Lizzie aveva visto tutto dal salotto e sia lui che Tea lo avevano capito dalla sua faccia pallida e sconvolta, in fondo se lo immaginava che sarebbe stato inevitabile dal momento in cui lei aveva messo piede dentro casa che avrebbe capito tutto e che li avrebbe visti e da una parte era meglio così, per lo meno non doveva stare a nascondersi o a rimuginare sopra a parole che sarebbero stato più che inutili a farle capire che finalmente aveva fatto chiarezza nel suo cuore, però doveva pur sempre dirgliela qualcosa , almeno per non farla soffrire inutilmente “ Senti , Lizzie, io devo…”
La ragazza sorrise e scosse la testa “ Non devi dirmi niente, ho capito tutto “ lo guardò e allargò il suo sorriso ancora di più “  Hai fatto quello che ti avevo detto e hai trovato quello che cercavi “ era inevitabile che sarebbero arrivati a questo, Atem aveva scrutato dentro al suo cuore e aveva capito di amare Tea e lei doveva andarci sotto, infondo era inevitabile che una avesse ciò che desiderava e l’altra doveva prendersi una delusione e come al solito spettava a lei avere il cuore spezzato e uscirne martoriata , dopo tutto nessuno poteva amare due persone contemporaneamente e infondo al suo cuore lo aveva sempre saputo che Tea avrebbe vinto ma era comunque suo diritto doverci quanto meno sperare “ Però ti avverto , è pur sempre la mia migliore amica e se le spezzi il cuore o la fai soffrire, diventerò il tuo peggiore incubo “ gli mollò un leggero pugno alla spalla e si mise a ridere.
Atem rise a sua volta anche se a stento “ Messaggio recepito , sta tranquilla “ ma quando Lizzie si allontanò per tornarsene in salotto, il sorriso gli sparì e il peso delle conseguenze si abbatterono su di lui, sapeva che quando sarebbe arrivato il momento della sua scelta una delle due avrebbe finito per soffrire per in entrambi i casi sapeva che quella sofferenza si sarebbe abbattuta anche su di lui e infatti era così, Lizzie stava palesemente male per la batosta appena subita e lui era in coda dietro a lei ma ormai non si poteva più tornare indietro e l’unica cosa che gli dispiaceva era da adesso sul suo viso , ogni volta che l’avrebbe guardata, avrebbe letto solo sofferenza.
 
Yugi aprì gli occhi lentamente mettendo a fuoco poco a poco e schiarendosi la vista mentre sentiva qualcosa di ruvido sotto il suo peso , e quando finalmente si riprese, si trovò davanti il viso di Aknadin che gli sorrideva e sopra di lui una massa oscura e fluttuante dagli occhi rossi come il sangue, urlò tentando di muoversi ma si trovò qualcosa che gli stringeva i polsi e le caviglie, rendendosi conto di essere sdraiato e legato. Improvvisamente gli saltò in mente tutto ciò che era successo precedentemente, il nonno che urlava, i soldati di Aknadin che erano entrati dentro casa e lo avevano inseguito fin sopra la sua stanza tentando si aprirla e riuscendo a sfondarla , il colpo violento che uno di loro gli aveva dato e poi più niente “ Mio Dio…” fu tutto ciò che riuscì a dire in quella situazione spaventosa.
Aknadin gli poggiò una mano sulla testa, accarezzandogli fronte e capelli “ Non devi avere paura di noi, piccolino “ voltò la testa dall’altra parte, stringendo gli occhi , ma Aknadin gliel’afferrò e lo costrinse a guardare in faccia l’ammasso oscuro che gli stava di sopra “ Adesso ci occuperemo noi di te “
Gli occhi dell’ammasso nuvoloso scintillarono e una voce tetra e spaventosa rimbombò in quel luogo misterioso dove Yugi si era risvegliato, gelandogli il sangue nelle vene “ Benvenuto , Yugi Muto, adesso, io e te, faremo due chiacchiere “ quelle parole furono seguite da una risata sguaiata, seguita dall’espressione sadica di Aknadin che si voltò a guardare Yugi, il quale cominciò a tremare e a stringere forte i pugni con le unghie che strofinavano sulle cicatrici dei palmi delle mani.
 
Seto entrò dentro casa come una furia dopo che Duke gli aprì la porta d’ingresso, vide che non tirava affatto buona aria tra quel gruppo di sfigati ma non gli importò , posò la ventiquattro ore a terra e bsottò “ Adesso mi spiegate che cosa diamine è successo?!”  Era furibondo , era tornato a casa da lavoro per rilassarsi un po’ dopo che aveva trascorso una mattina infernale tra documenti e scartoffie solo per trovarsi davanti una scena raccapricciante, suo fratello, con una febbre altissima, sotto minaccia di uno degli amici di Aknadin che lo aveva sfidato a duello. Per fortuna si era risolto tutto nel migliore dei modi visto che comunque il tizio era sparito e aveva lasciato il duello in sospeso e suo fratello era tornato a letto salvo anche se non sano, mentre lui era corso subito a casa di Yugi a controllare la situazione e dalle facce che avevano tuti quanti sembravano stare più infuriati di lui.
Tristan sospirò rumorosamente e sbottò “ Ci mancavi pure tu, adesso “
Seto puntò le mani sui fianchi e con fare altezzoso e stizzito domandò “ Scusa, come hai detto?” voleva forse dire qualcosa con quell’affermazione poco gentile che gli aveva rivolto? Forse dopo tutti quegli anni non si erano ancora resi conto di chi avevano davanti per parlargli in quel modo ma quell’idiota doveva solo ringraziare che era lì per una questione più importante di lui altrimenti ne avrebbero viste delle belle se gli avesse messo le mani di sopra e mollato qulche cazzotto per farlo finire all’ospedale ricoverato d’urgenza.
Atem lo guardò male, intimandogli con gli occhi di tacere e si voltò a guardare Seto “ Che è successo, hanno colpito anche te?”
“ Colpito?” corrugò la fronte squadrando sia il faraone che il resto della comitiva e le loro facce non gli piacquero affatto, forse più di quanto non gli fossero piaciute dal momento che era entrato in casa e un sospetto poco gradevole si fece strada nella sua mente e assottigliò gli occhi incrociando le braccia sul petto “è forse successo qualcosa che ancora non so, per caso?“ senza dubbio quel gruppo di sfigati aveva fatto qualche danno e se l’erano presi con lui e suo fratello, ormai era una prassi che i guai di quegli imbecilli andavo a ripercuotersi su di lui.
Atem annuì “ Hanno preso Yugi “
La bocca di Seto si spalancò e i suoi occhi si dilatarono , aveva sentito bene, quei pazzi scatenati avevano rapito Yugi facendola sotto al naso a quel gruppo di eroi improvvisati più combina guai che altro? e lui che pensava che dopo la trovata del cimitero non potesse esserci altro di più traumatico per quel poveretto che si trovava sempre in mezzo come il formaggio “ Mi stai dicendo che Yugi  stato… “ gettò un sguardo collettivo a tutti , che non avevano neanche alzato gli occhi su di lui e se ne stavano a guardare il pavimento o ltre parti di stanza con gli occhi che lanciavano saette “ Non ci posso credere…”  e così il faraone si era fatto fregare, tante belle parole sull’amicizia, gioco di squadra e ore e ore a ripetere che per proteggere i suoi amici anche a costo della vita e poi lasciava che Yugi venisse catturato da suo zio proprio sotto al suo naso, e meno male che doveva proteggerlo come se fosse il tesoro più pezioso, alla fine suo zio lo aveva fregato per bene e non scoppiò a ridere solo perché l’aria non era delle migliori ma su tutto quello che si era sentito ripetere fino allo sfinimento sentire che Yugi era stato rapito aveva un qualcosa di crudelmente divertente e purtroppo non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere sguaiatamente, rompendo il silenzio tombale che era crollato in quella stanza anche se si era appena attirato gli sguardi furibondi di tutti “ Io non posso crederci e topo tante belle parole alla ti sia fatto fregare così” aveva le lacrime agli occhi e lo stomaco contorto per le grasse risate che si stava facendo “ Com’è che dicevi sempre? che avresti protetto i tuoi amici anche a costo di morire? si vede davvero che gran bel lavoro, quelli ti distraggono un secondo e il tuo migliore amico viene preso sotto al tuo naso “ continuò a ridere imperterrito senza fermarsi.
 
Atem si sentì la persona più spreggevole del mondo e calò gli occhi a terra, sentendo il peso delle parole di Seto finirgli sulle sue spalle come un macigno e il guaio vero era che aveva perfino ragione. Quante volte aveva messo in mezzo i suoi amici in simili situazioni, quante volte aveva visto morire persone a lui care e quante volte aveva sacrificato Yugi non riuscendo ad impedirgli di mettersi nel mezzo per aiutarlo, aveva perso sempre tutto quello a cui teneva nella sua vita , la lista dei nomi di persone che erano morte e sepolte per colpa sua era lunga quanto un treno, i loro visi li rivedeva durante la notte nei suoi peggiori incubi e adesso si ci aggiungeva anche Yugi che era sicuro che lo odiava a morte per tutto questo e forse era anche morto.
Tristan non lo sopportò, balzò in piedi come un razzo e si diresse in fretta da Seto mollandogli un grosso pungo in faccia con decisione , mandandolo a sbattere contro la parete finendo anche per far cadere a terra un quadretto il cui vetro andò in mille pezzi sparsi per il pavimento, il tutto sotto gli occhi sconvolti degli altri che balzarono in piedi , Duke soprattutto che andò a fermare Tristan prima che facesse altro “ Tristan, calmati “
Ma il ragazzo allontaò l’amico e gli urlò “ No, non mi calmo “ tornò a guardare Seto, il quale senza rendersi neanche conto del come o del perché, aveva sentito un dolore fortissimo alla guancia e poi l’urto contro la parete , e adesso si ritrovò anche con il labbro spaccato che sanguinava copiosamente andandogli a macchiare anche il colletto della giacca , e gli puntò il dito contro urlandogli tutta la sua frustrazione verso di lui “ Come puoi ridere su una cosa del genere, pensa se al posto di Yugi ci fosse stato tuo fratello , saresti scoppiato a ridere anche in quel caso?” era fuori di se, ansimava come se gli mancasse l’aria ed era pronto a mettergli ancora le mani di sopra se avesse provato a giustificarsi con qualche ridicola battuta del cavolo su quella situazione che stavano passando.
Seto si alzò da terra , sistemandosi i vestiti e pulendosi il labbro con un fazzoletto e sentenziò “ Come al solito non capite mai cosa voglio dire “ guardò poi Tristan in faccia e gli disse con una freddezza che solo uno come Seto poteva mostrare “ Non ho detto che è divertente il rapimento di Yugi, ho solo detto che nessuno di voi, Atem in primis, è stato capace di fare qualcosa di concreto da quando Aknadin ha manifestato la sua intenzione di rapirlo “ poi divenne aggressivo e puntò il dito contro tutti loro “ Ditemi quando mai siete riusciti a risolvere una situazione o a prevenirla senza che qualcuno ci andasse di mezzo “ nessuno ebbe il coraggio di rispondere a Seto, neanche il faraone che più di tutti sentiva il peso delle sue parole sulle sue spalle , dolorose come mille coltelli che si conficcavano nella carne. Il ragazzo scrutava con attenzione le espressioni vuote dipinte sulle facce di quegli sprovveduti che lo circondavano e con un sospiro esclamò“ Come immaginavo, se Yugi è stato preso la colpa e la responsabilità è solo vostra “ potevano discuterci sopra quanto volevano e anche accusarlo di essere arrogante e aggressivo , ma fin ora nessuno di loro era mai stato in grado di mantenere una sola delle ridicole promesse fatte , volevano salvare il mondo, volevano combattere contro i mostri vendicativi, ma la verità era che non sapevano neanche proteggere loro stessi e chi gli stava intorno, e quello era stato il gran bel risultato ottenuto. Comunque fosse, il problema riguardava anche lui per quanto non volesse entrarci niente, ma Yugi era un amico di Mokuba e per tanto era suo dovere doverlo aiutare “ Comunque sia, e se volete soprattutto, potete contare su di me per ritrovare il vostro amico. Adesso , scusate, ma ho un fratello a letto con la febbre che deve essere curato “ e detto ciò, afferrò la sua valigetta e se ne andò via senza aspettare che gli altri si scomodassero per accompagnarlo.
 
Era ormai pomeriggio inoltrato, erano andati tutti via e anche Tea , nonostante avesse insistito per rimanere con lui, ma Atem aveva bisogno solo di starsene da solo per i fatti suoi. Seto era stato aggressivo, arrogante forse, e Tristan non aveva fatto altro che urlargli contro anche dopo che era andato via, ma il faraone sapeva che ogni parola sputata da quel ragazzo era pura e semplice verità, aveva promesso a tutti che li avrebbe sempre protetti, aiutati, che avrebbe impedito a chiunque di far loro del male e poi lasciava che Yugi venisse rapito e improvvisamente tutte le sue parole ripetute fino ad allora, tutto quello che aveva sempre sostenuto, si era rivelato essere più fragile di una foglia secca calpestata. Ancora una volta , per colpa sua, qualcuno a cui teneva pagava le conseguenze delle sue azioni e ancora una volta un altro nome si aggiungeva alla lista di persone che gli gravavano sulla coscienza per tutto quello che era sempre accaduto in passato e continuava ad accadere, non osava neanche pensare a cosa avrebbe detto o fatto Joey con lui quando Tristan gli avrebbe raccontato quello che era successo a Yugi, era certo che lo avrebbe ammazzato con le sue mani e stavolta non c’erano scuse che tenevano. Raggiunse la cima delle scale e gettò una semplice e breve occhiata alla stanza ancora in disordine di Yugi, entrò lì dentro fermandosi sulla soglia e osservano il disordine che vi regnava, per difendersi sembrava che Yugi avesse lanciato robe a casaccio e soprattutto avesse cercato di scappare e quelli avevano fatto a pezzi quasi la metà dei mobili che c’erano, e la loro via di fuga dopo aver preso il loro bottino di guerra era stato il balcone perché il vetro della persiana era spaccato. Entrò nella stanza e quando lo fece , finì per calpestare qualcosa con il piede, guardò e si accorse che era una fotografia, probabilmente caduta dalla scrivania del computer. La prese e la guardò, era la foto che si erano fatti dopo la finale del torneo di Orlando, il vetro era spaccato e la crepa attraversava proprio il viso di Yugi.
Gocce di lacrime bagnarono il vetro rovinato della foto, Atem scoppiò a piangere, scivolando a terra e stringendo la fotografia a se, quella stanza era un disastro per colpa sua, Yugi era sparito per colpa sua, Seto aveva detto quelle cose per colpa, per fino la sua sola esistenza ormai era diventata una colpa e non c’era niente che poteva fare, aveva perso la sola cosa che contava, quella piccola parte di famiglia che si era costruito sulla Terra e tutto ciò che restava era solo una foto distrutta e una orribile discussione con lui della sera prima. Non gli aveva chiesto scusa quando ne aveva avuto la possibilità e non aveva fatto altro che litigare con lu da mesi e adesso non poteva più farlo, quel rimorso lo avrebbe tormentato per il resto della vita.
Qualcosa di freddo e umido si avvicinò al suo viso toccandogli la guancia accompagnato dal tintinnio leggero di un campanello , si trovò davanti il musetto bianco e nero di Anakin e i suoi grossi occhi scuri e teneri che lo fissavano, gli accarezzò la testa scuotendogli delicatamente il pelo tra le orecchie, il cane si diresse sul letto sfatto di Yugi e vi saltò sopra, camminandoci sopra per un po’ e poi si accucciò sopra il piumone, lamentandosi. Atem si alzò, tirando su col naso più volte e si sedette sul letto accanto al cane, il quale gli si avvicinò poggiando il muso e le zampe sulle sue gambe , emettendo dei versi simili a quelli di un pianto silenzioso “ Rivuoi il tuo padrone, lo so “ gli accarezzò il pelo del collo seguendone la direzione “ Te lo riporterò a casa , vedrai “ i suoi occhi scintillarono di rabbia funesta, come se del fuoco si fosse acceso dentro le sue pupille color ametista.
Anche a costo di rimetterci la vita , Aknadin, te la farò pagare molto cara.
 
La porta della stanza da letto si richiuse e Tea si buttò sul letto in maniera scomposta con gli occhi rivolti al soffitto bianco della sua stanza, quella interminabile giornata si era preannunciata all’inizio piacevole, poi era diventata un incubo solo trasformarsi nel momento più bello della sua vita e alla fine era diventata un vero e proprio incubo senza fine. A quest’ora poteva essere piacevolmente buttata sul divano abbracciata ad Atem, a mangiare gelato e a coccolarsi il suo faraone come aveva sempre sognato che accadesse nelle sue più assurde fantasie, e invece si era ritrovata davanti una situazione raccapricciante, con Yugi sparito nel nulla e Atem che preferiva starsene da solo a vivere la sua disperazione per conto suo piuttosto che voler aiuto dagli altri, non che poi ci fosse chissà quale aiuto da poter dare ma almeno lei doveva stargli accanto e invece l’aveva mandata via insieme a tutto il resto del gruppo. Tirò un el sospiro profondo, sentendosi orribilmente frustrata , cominciava davvero a pensare che la sua storia con Atem sarebbe stata ben più complessa di quello che si era aspettata se cominciavano già in quella maniera, non che lui avesse poi un carattere facilissimo, ormai lo conosceva da anni e sapeva quanto poteva diventare complicato stargli accanto nonostante fosse quella più vantata per riuscire ad abbattere i muri difensivi del faraone, almeno fino ad un certo punto visto che anche lei aveva i suoi limiti. Si sollevò dal letto e rimase seduta a fissare il display spento del cellulare, forse doveva chiamarlo, almeno provare a parlargli e cercare di farlo sfogare un po’ , anche se un cellulare non era proprio una bella utilità, però non era sicura che accettasse di parlare con lei dopo neanche mezz’ora che si erano salutati con un po’ di freddezza. Capiva che stava a pezzi e come al solito suo si dava la colpa di tutto, ma c’erano dei limiti a tutto e Atem li stava superando con il suo atteggiamento autodistruttivo, da quando lo conosceva non faceva altro che prendersi la colpa di tutte le sfighe che li perseguitavano come se lui fosse la causa universale dei problemi del mondo. Non sapeva proprio cosa fare per cercare di sistemare la cosa, in preda alla frustrazione afferò un cuscino e se lo sbattè in faccia, cercando di trattenere l’urlo disperato che voleva buttare.
Due colpi alla porta furono la sua salvezza “ Avanti…” la porta si aprì e si richiuse e quando alzò gli occhi, si trovò davanti una Lizzie titubante con gli occhi bassi e poggiata alla porta che non sapeva che cosa far o No “ Lizzie?!”
 
Si sentiva uno straccio, il cuore le batteva così forte da farla quasi svenire, il corpo tremava come se fosse scosso dal freddo e cosa importante non riusciva a guardarla in faccia. Da quando li aveva vist baciarsi, lei e Atem, non aveva più osato alzare gli occhi per guardarli, evitava i loro sguardi indagatori e il loro contatto, mantenendosi alla larga da entrambi, ma quando aveva visto che tutti stavano andando via e che Tea se ne stava andando a casa per conto suo, decise di andarle dietro. Doveva parlare con lei e provare a chiederle scusa per tutto, questo era stato il suo mantra dal momento in cui la porta della sua casa si era aperta per lei e la madre di Tea l’aveva accolta per farla entrare , ma ora che si trovava davanti a lei tutte le sue sicurezze erano improvvisamente crollate come un castello di carte e non poteva più scappare dalla realtà, cercò di farsi forza anche se le fu difficile e alzò lo sguardo su di lei. I suoi occhi azzurri erano puntati addosso a lei e la guardavano come per scrutare il suo sguardo, in attesa che parlasse, ma tutto ciò che Lizzie riuscì a fare fu solo scoppiare in lacrime e correre verso la sua amica, abbracciandola e stringendola forte , abbandonandosi alla debolezza di buttare fuori dai suoi occhi le lacrime che aveva a stento trattenuto in quelle ore per lei interminabili “ Mi dispiace… mi dispiace tanto per quello che è successo tra di noi “
Tea rimase imbambolata con gli occhi sbarrati e sorpresa nell’essersi ritrovata in pochi attimi tra le braccia di una disperata Lizzie, ma presto lo stupore lasciò lo spazio al disperato bisogno di abbracciarla a sua volta e di ritrovare con lei quel bel rapporto che vevano perso per quella stupida litigata che le aveva allontanate “ Dai, non fare così “ continuava a piangere interrottamente come un fiume in piena e a singhiozzare come se le stesse mancando l’aria e Tea temette per qualche istante che le sarebbe morta soffocata tra le braccia.
Lizzie la strinse più forte “ Non volevo che andasse a finire così, non possiamo litigare per un ragazzo e mandare all’aria tutto il nostro passato “ non c’era niente di peggio al mondo che distruggere un amicizia solo perché tutte e due si erano prese una cotta per lo stesso ragazzo, era una cosa ridicola oltre che dolorosa e non voleva perdere la sua migliore amica per sempre. Si separò da lei e la guardò negli occhi, speranzosa che accettasse le sue scuse “ Potrai mai perdenarmi?”
Tea sorrise e le prese le mani per stringergliele “ Non c’è nulla da perdonare “ poi le fece l’occhiolino “ In fondo Atem è sempre stato una maledizione “ le dispiaceva doverlo ammettere ma era così, era una maledizione, la sua maledizione. Qualunque cosa succedesse di mezzo c’era sempre lui e in fondo al suo cuore lo sapeva che una cosa del genere sarebbe stata inevitabile, metà delle ragazze a scuola stravedevano per lui e che anche Lizzie ci sarebbe andata di mezzo non poteva che essere messo nel conto, a mente lucida ci aveva pensato su molto ed era normale in fondo, dopotutto al cuore non si poteva comandare e lei lo sapeva molto bene.
Lizzie sorrise e urlò, finendo addosso a Tea e trascinandosela sul letto e scoppiarono a ridere tutte e due, finalmente avevano ritrovato la loro vecchia affinità e Tea si sentiva molto più contenta mentre Lizzie molto più leggera, certamente sarebbe stato un po’ difficile provare a dimenticarsi Atem avendolo sempre davanti agli occhi, ma era certa che prima o poi il suo cuore se ne sarebbe fatto una ragione, la sua migliore amica se lo meritava finalmente di smetterla di penare per amore e lei l’avrebbe sostenuta sempre, anche a costo di piangere come una fontana.
 
L’intera stanza era in completo disordine e le valige erano tute sparse sul pavimento e sul letto ,riempite con abiti buttati a casaccio senza neanche essere piegati bene ma a Joey non importava nulla, prese altre magliette e le gettò dentro una delle valige come se fossero un pallone da basket lanciato dentro al canestro. Tristan gli aveva raccontato tutto, Yugi era sparito , rapito dai servi di Aknadin e lui era molto lontano da tutto questo, a chilometri di distanza da quanto stava accadendo e non aveva più intenzione di starsene con le mani in mano nell’appartamento di sua madre a Seattle, anche a costo di restare per giorni o settimane o addirittura mesi sarebbe andato a Domino e lì sarebbe rimasto finche Yugi non sarebbe tornato a casa sano e salvo e nessuno poteva impedirgli di farlo.
Serenity aprì la porta e si trovò davanti suo fratello che faceva una raffica di valige , dopo pochi attimi sulla soglia corse subito verso di lui, fermandolo “ Joey, che stai facendo? A che servono queste valige?”
“ Lasciami , Serenity “ strattonò il braccio per continuare il suo operato , non aveva tempo da perdere con le spiegazioni da dare a sua sorella, a Domino avevano bisogno di lui e sarebbe corso immediatamente.
Serenity rimase stupita dal comportamento di suo fratello, prima urlava come un dannato e poi faceva le valige come se fosse pronto a partire immediatamente per chissà dove senza neanche volerle spiegare niente di cosa stava succedendo “ Ma perché fai così?” cominciò a preoccuparsi per lui, non lo aveva mai visto così furioso come in quel momento, sembrava sconvolto per qualcosa.
Joey era pronto a risponderle male ma ci ripensò subito, sua sorella non aveva compe su quanto successo ed era ovvio che volesse delle spiegazioni per quello che stava facendo, per cui si fermò un attimo e si sedette sul letto con un respiro pronfondo e senza guardarla negli occhi disse “ Aknadin ha rapito Yugi “ Serenity si portò una mano alla bocca per trattenere un urlò improvviso e prima che potesse dirgli qualcosa , Joey lanciò la maglietta che teneva in mano contro la parete urlando e scoppiando a piangere per il dolore e soprattutto per la rabbia che provava contro Aknadin e soprattutto contro se stesso. Era bloccato a Seattle mentre tutti i suoi amici rischiavano la loro vita per salvarsi dalle ire funeste di Aknadin e adesso aveva perso Yugi, il suo migliore amico, il suo fratellino, gli aveva parlato proprio quella mattina tramite Skype, e proprio quel gioro gli venivano a dire che era stato rapito, odiava Aknadin già da prima ma adesso lo odiava ancora di più, desiderava vederlo morto e soprattutto ucciderlo con le sue mani.
Serenity gli si avvicinò mettendogli le mani sulle spalle e Joey la guardò negli occhi e poggiò la testa sul petto della sorella, la quale lo strinse e gli accarezzò i capelli sulla testa “ Vedrai che tutto si sistemerà, sta tranquillo “
Joey voleva tanto crederci, voleva tanto che fosse così ma niente si sistemava solo sperandoci, la speranza non risolveva i problemi, la speranza non faceva ritornare le persone a casa con uno schiocco di dita e neanche i suoi amici potevano riuscirci da soli, non sapeva quanto il suo aiuto potesse servire ma sapeva che doveva essere presente anche lui e aiutarli come meglio poteva, era suo dovere dover combattere in quella guerra e adesso che c’era di mezzo la vita di Yugi nessuno poteva più relegarlo tra le mura di quella casa a Seattle. Si allontanò dalla sorella e si asciugò le lacrime con le mani , alzandosi dal letto e guardandola negli occhi “ Lo so che non vuoi che vado, ma devo farlo per aiutare Yugi “
Serenity gli sorrise tristemente “ Lo so, lo capisco “ purtroppo era una questione molto importante, Yugi rapito da un folle psicopatico e forse c’erano sotto altre cose di cui lei non era informata, ma era ovvio che lui volesse andare e lei non poteva di certo impedirglielo, tanto la loro madre che già immaginavano che avrebbe fatto i salti mortali per costringerlo a restare. Era una cosa molto seria e Joey doveva andare da suoi amici ma non da solo “ Per questo voglio venire anche io “
Joey sbarrò gli occhi per qualche istante “ Come hai detto?” forse aveva sentito male lui ma sembrava che sua sorella volesse davvero venire con lui “ Spero che tu stia scherzando “
Serenity si allontnò dal fratello, liberando le mani dalla sua presa e guardandolo dritto negli occhi “ Non sto scherzando, stavolta voglio venire anche io, non ti lascerò da solo ad affrontare pericoli di chissà che tipo, sono tua sorella e se tu vuoi andare a Domino dovrai portarmi con te “ non aveva altra scelta se non quella di portarla con lui, erano anche i suoi amici e desiderava tanto rivederli tutti e soprattutto poter partecipare e aiutare Yugi a tornare a casa sua e poi non aveva altra scelta se non quella di seguirlo per forza visto che la madre non sarebbe stata lì con loro per quasi un mese , infatti gli schiacciò l’occhio e gli ricordò quel piccolo dettaglio “ E poi non puoi di certo lasciare un aminorenne da sola in casa per chissà quanto tempo, No?”
Joey voleva ribattere ma purtroppo fu costretto a doversi ammutolire, sua madre non sarebbe stata a Seattle per Natale, era stata invitata dai parenti in Germania e visto che lui e Serenity avevano rifiutato di andare con lei , adesso lui doveva trascinarsela a Domino per forza “ Oh cavolo…” purtroppo non c’era nessuno che potesse ospitare Serenity, erano tutti impegnati a passare le feste con le famiglie e fu costretto a dover dire “ E va bene, vieni con me “ Serenity urlò e lo abbracciò forte “ Però non ti permetterò di metterti in mezzo a qualunque cosa possa accadere, chiaro? “ Serenity annuì e Joey la abbracciò forte a se, purtroppo non era molto sereno sulla presenza di Serenity con lui, sapeva che cosa accadeva quando qualcuno si avvicinava a lui e i suoi amici, se Aknadin avesse preso di mira sua sorella sarebbe stata la fine di tutto , però non poteva abbandonarla a casa da sola per un mese , oltre a rischiare una denuncia per abbandono di minore avrebbe rischiato di poterla esporre a pericoli ancora più grossi come qualche infrazione di ladri in casa, o magari incendi improvvisi o peggio ancora qualche male intenzionato che poteva beccarla fuori da sola e riuscire a rintracciarla e farle del male, non che a Domino con quello che stava accadendo era più al sicuro, lì rischiava davvero la vita, ma almeno non sarebbe stata sola e qualcuno che poteva proteggerla tra i suoi amici l’avrebbe trovato senza difficoltà, il bello della sua comitiva era proprio questo visti i trascorsi, comunque fosse ormai non c’era più niente su cui discutere, lui e Serenity avrebbero raggiunto Domino e forse, quando Yugi sarebbe statao salvato, avrebbero trascorso un bel Natale tutti insieme ridendo sopra quella brutta esperienza.
 
nota dell'autrice
salve gente con questo nuovo capitolo
non c'è molto da dire visto che tutto si spiega da solo XD
allora, i prossimi capitoli saranno molto duri da leggere, almeno l parti con Yugi , quindi chi ha debolezze di stomaco sarà meglio che si prepari da adesso perchè ci darò giù pesante e non vorrei morti sulla coscenza Xd
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 60
*** Zona mortale ***


Atem non aveva chiuso occhio tutta la notte , se ne era stato a fissare il soffitto bianco della sua stanza a ripensare a quanto successo con Yugi, la brutta litigata che avevano avuto la notte precedente aveva creato un’ulteriore frattura tra di loro e quando pensava che finalmente avrebbe potuto fare pace con lui una volta tornato a casa si era invece ritrovato la dura realtà che Aknadin gli aveva lasciato, un foglio di carta con un messaggio di morte, per non parlare delle parole di Seto, gli aveva scaricato la colpa di tutto e aveva anche ragione, era colpa sua e adesso non poteva più rimediare al danno fatto , per non parlare di come poteva salvare Yugi dalle mani di Aknadin, purtroppo non sapeva dove fosse ne che cosa gli stava facendo quel folle, si sentiva impotente e inutile e l’unica cosa che riusciva a fare era starsene immobile a fissare una tazza di cioccolato seduto al tavolo della cucina con il cane che masticava un osso gommoso per pulirsi i denti.
Sentì una presa sulle sue spalle e sussultò, si voltò di scatto trovandosi il volto tristemente sorridente del nonno “ Buon giorno “
“ Ciao…”
Il nonno gli si sedette accanto osservando il suo viso, era più stravolto del suo e ovviamente quella era la classica faccia di chi sentiva il peso delle conseguenze su di se e il faraone era ormai avviato sull’orlo della disperazione. Gli strinse la mano , su cui Atem gettò un lieve sguardo per poi guardare lui, gli occhi erno inespressivi, vuoti  e arrossati , le guance pallide e il contorno degli occhi era circondato da brutte occhiaie che glieli avevano gonfiati, forse aveva passato la notte intera a piangere o sveglio , o addirittura entrambe le cose visto come stava “ Ehi, sta tranquillo che risolveremo questa situazione “ non poteva e soprattutto non doveva abbattersi così, se perdeva la speranza lui che doveva affrontare tutto questo, significava che salvare Yugi potevano scordarselo. Il faraone era la sola persona che era in grado di poter fargliela pagare ad Aknadin, e l’unico che poteva tirare Yugi fuori da quella situazione, qualunque essa fosse, forse gli altri potevano aver perso fiducia in lui come Tristan e Seto avevano dimostrato, ma lui No, si fidava del faraone e sapeva che poteva aiutarlo in tutti i modi possibili.
“ Forse Seto ha ragione, è tutta colpa mia “ strinse gli occhi e i pugni, sentendo le lacrime pungergli ancora una volta le palpebre e scorrere lungo le sue guance, poteva provare a dirgli tutte le belle e dolci parole che gli passavano per la testa, poteva provare ad alleggerire tutto, ma non si poteva cambiare quello che era successo, Yugi era stato rapito e il foglio di carta lasciato da Aknadin era davanti a lui sul tavolo, non cambiava niente dopo che provava a confortarlo, la colpa era solo sua, era stato lui a portare quei casini sulla terra contro i suoi amici, era stato lui a permettere che lo prendessero e adesso non poteva far altro che pagarne le conseguenze.
Il nonno gli poggiò la mano sulla spalla e poi lo abbracciò, lasciando che sfogasse tutte le lacrime che aveva contro la sua spalla, non era affatto giusto che Atem si sentisse responsabile, eran tutti sulla stessa barca e come era toccato a Yugi poteva toccare anche a qualcun altro, il suo adorato nipotino era chissà dove nelle mani di folli senza scrupoli e non osava pensare a quali orrori lo stavano sottoponendo ma non per questo dovevano gettare tutti la spugna, soprattutto Atem non doveva farlo. Dipendeva solo da lui tirarlo fuori dalle grinfie di Aknadin e se si abbatteva e si lasciava andare alla disperazione era la fine, si separò dunque da lui e gli puntò le mani su entrambe le spalle, stringendole forte e scuotendolo un po’ “ Adesso, devi solo pensare a rilassarti e a mantenerti lucido, Aknadin vuole vederti cedere alla disperazione e tu non devi permetterglielo, chiaro?” lo scosse di nuovo e ripetè la domanda “ Chiaro, Atem? solo tu puoi salvarlo e io so che lo farai , ma devi crederci “ lo guardò dritto negli occhi aspettando la sua risposta e lui annuì leggermente , lo abbracciò di nuovo strofinandogli la mano dietro la schiena e stringendolo, si fidava di lui e sapeva che avrebbe riportato a casa il loro piccolo Yugi.
 
Joey roteò gli occhi , con una mano teneva lo sterzo della macchina mentre con l’altra sorreggeva il cellulare all’orecchio per ascoltare le continue prediche di sua madre dall’altro lato dello strumento, fin da quando erano partiti di casa sua madre non aveva fatto altro che fargli raccomandazioni e dargli il tormento per tutte le prediche del cavolo “ Sì, mamma , ho capito…” continuava a ripetergli che doveva stare attento a Serenity, che non doveva cacciarsi nei guai, che non doveva avvicinarsi a suo padre per nessun motivo e solo su questo punto aveva preso discorso da un’ora intera, elencandogli tutti i loro problemi precedenti che ancora non erano risolti, tra cui il non molto gradito trasferimento di Joey a Seattle, sembrava che suo padre avesse inveito contro sua madre al telefono per due giorni da quando si era trasferito e adesso lei gli stava facendo l’elenco di tutto quello che aveva detto su di lei e su di lui , senza rendersi conto che invece di metterlo in guardia gli stava solo facendo venire il mal di testa. Fu solo quando Joey fu in vista dello svincolo per immettersi sulla statae per raggiungere Domino che decise di mandare a quel paese sua madre “ Eh, senti mamma, ne parliamo dopo che adesso sto guidando, ok? Ciao “ chiuse subito il telefono e lo posò sul cruscotto , prendendo un bel respiro e cambiando finalmente marcia inserendo la freccia per svoltare e cambiare strada, riuscendo finalmente a rilassarsi per un po’ “ Mamma mia, che stress “
Serenity scoppiò a ridere, aveva sentito tutto quello che sua madre aveva detto al telefono ed era convinta di essersi rota qualche costola per aver trattenuto a lungo le sue risate forzatamente “ La mamma è sempre la solita “ conosceva molto bene sua madre, quando si trattava di mettere piede a Domino tirava fuori la storia di suo padre per non convincere Joey ad andare da lui , come se suo fratello morisse dalla voglia di andarlo a trovare, neanche lei voleva andarci ma sua madre era sempre sulla difensiva su ogni cosa.
“ Non me ne parlare, ho la testa grossa come un’anguria per il tormento che mi ha dato “ meno male che adesso non l’avrebbe più dovuta chiamare , altrimenti sarebbe impazzito del tutto per non parlare del rischio di incidente che avrebbe potuto fare per dare retta a lei, adesso poteva finalmente rilassarsi un po’ e continuare quel breve tratto di strada che lo separava dai suoi amici e dalla situazione disastrosa che avrebbe presto trovato una volta lì, già al pensiero di doversi sentire raccontare tutto quello che era successo gli metteva un’ansia fuori dal normale.
 
Marik se ne stava in un angolino, con le braccia incrociate sul petto, ticchettando le dita nervosamente sulle braccia e mordendosi le labbra con i dentri per il nervoso mentre sentiva dal corridoio di casa la voce di Lucas che si univa a quella di Ishizu, Lucas era di origini inglesi ma si era trasferito al Cairo da alcuni anni e frequentava l’univesità all’indirizzo di economia e commercio , apparteneva a una famiglia che se la passava bene economicamente , aveva la passione per le macchine e le motociclette e ovviamente una sfilza di ragazze che gli giravano attorno, il che gli permise di guadagnare un posto speciale nella lista nera di Marik con cento punti pieni più altri quindici extra visto che per colpa sua Ishizu gli aveva imposto con la forza di non osare trasferirsi a casa di Bakura per tutta la durata della permanenza di quella specie di folletto inglese, pena il sequestro delle chiavi della macchina fino a nuovo ordine. Finalmente i due entrarono nel soggiorno e insieme a una pessima occhiata di Ishizu arrivò anche lo sguardo di Lucas , che lo salutò “ Ciao, Marik “
Forzatamente gli fece un mezzo sorriso e alzò la mano in segno di saluto e solo Dio sapeva quanto gli risultava difficile fare l’accondiscendente “ Ciao…” dietro la figura di Lucas, scorse gli occhiacci imbestialiti di Ishizu , che assottigliò gli occhi respirando furiosamente , una scossa di paura gli serpeggiò per la spina dorsale e sentì subito il bisogno di andarsene via prima che Ishizu gli scoppiasse ad urlare contro “ Vado a prendere i miei amici, ciao “ uscì in fretta dal soggiorno prima che Ishizu ribattesse, afferrò al volo le chiavi della macchina e corse subito fuori casa chiudendo il portone e volando dentro la macchina e con un bel respiro di sollievo infilò le chiavi nel quadro e partì.
 
Una marea di libri e dizionari erano aperti sulla scrivania del computer ma concentrarsi a fare compiti delle vacanze per Atem era un impresa più difficile di quanto si era aspettato, per distrarsi un po’ aveva deciso di buttarsi sullo studio ma la sola cosa che continuava a fissare ripetutamente era solo la fotografia di lui e Yugi sulla scrivania, non riusciva proprio a non pensare ad altro che al suo migliore amico che forse era morto e soprattutto al foglio di carta con il geroglifico che aveva attaccato alla parete con il nastro adesivo. Fissava continuamente quel disegno, come se da un momento all’altro gli si rivelasse la risposta che gli serviva per salvarlo, il nonno gli aveva detto di gettarlo nella spazzatura o magari di bruciarlo ma non era stato capace di farlo.
Avvertì un tocco leggero alle spalle e , voltandosi, si trovò davanti Tea , che gli sorrise e gli intrecciò le braccia intorno al collo dandogli un bacio sulla guancia “ Ciao “
“ Ciao…” doveva essere contento di vederla eppure non ci riusciva, forse perché la sola cosa che aveva per la testa era tutto quello che si era abbattuto sulla sua vita come un uragano turbolento che gli ricordò che cosa significava farsi degli amici per lui, ovvero vedere tutta la sua vita sgretolarsi e le persone a cui teneva morire una ad una e Yugi era l’ennesimo nome inciso sulla sua coscienza.
A Tea non sfuggì il distacco di Atem e non le piacque per niente la faccia pallida che aveva , era più che sicura che aveva passato una notte tormentata e che era indirizzato ormai sulla sdrata dell’autodistruzione emotiva, come al suo solito “ Ehi, lo sai che non devi abbatterti così “ Atem sospirò senza dire neanche una parola e Tea cercò di rallegrarlo un po’, almeno per non farlo abbattere del tutto “ Sai? Joey tra poco sarà qui a Domino, passerà le feste con noi, non è fantastico?”
Si rattristò ancora di più a sentire quella frase “ Sì, davvero meraviglioso “ purtroppo non era in vena di vedere Joey, era più che convinto che non appena lo avrebbe visto gli avrebbe riempito la faccia di pugni accusandolo di essere la loro rovina e non poteva dargli torto, se lo avesse fatto ne aveva tutte le rgioni del mondo di prendersela con lui e di urlargli contro le peggiori cose.
Tea perse la pazienza , adesso cominciava davvero ad avere sui nervi l’atteggiamento autodistruttivo di Atem e i suoi odiosi modi di fare,  anche a costo di doverlo trascinare a forza fuori da quella stanza lo avrebbe costretto a incontrare Joey e gli altri, soprattutto perché il rapimento di Yugi era una cosa che riguardava tutti e non solo lui e di sicuro quell’orrido disegno fatto male che Aknadin aveva lasciato non era di grande aiuto,  soprattutto perché Atem lo guardava come se fosse la sola cosa esistente in quella stanza, perciò in un impeto di rabbia funesta afferrò quel foglio e lo strappò via dal muro sotto gli occhi allucinati del faraone e lo fece in mille pezzi trasformandolo in coriandoli e gettandolo nel cestino accanto alla scrivania del computer e poi afferrò Atem per un braccio “ Avanti, alzati “
“ Tea, sei impazzita? Lasciami “ cercava di liberarsi dalla presa di Tea , soprattutto perché la sua presa sembrava quella di una tenaglia invece che di una mano.
In tutta risposta la ragazza urlò “ No, tu adesso vieni con me “ il suo urlo disumano fece spaventare Atem, che indietreggiò con la sedia come d’istinto, ma non fu questo che la fece arrabbiare ancora di più, l’ira funesta le usciva da dentro “ Sentimi bene “ si avvicinò con fare minaccioso ad Atem e , sempre minacciosamente, puntò le mani sui braccioli della sedia inchiodando il ragazzo che era impossibilitato sia ad alzarsi che a muoversi e aveva chiaramente paura che lei potesse alzargli le mani da un momento all’altro, ma a Tea non importò, la sola cosa che le interessava era che ascoltasse una buona volta “ è tutta la mattina che te ne stai chiuso qua dentro, pensi forse che disperandoti e piangendo come un bambino serva a far tornare Yugi a casa? beh, ti sbagli, perciò , adesso, ti alzi da questa sedia, infili le scarpe di ginnastica e vieni con me “ alzò ancora di più la voce e urlò “ TUTTO CHIARO?” sperava che con questa stringata la segatua che aveva dentro al cervello facesse largo alla ragione e si decidesse a reagire, quello che stavano vivendo era una guerra e Atem per primo doveva affrontarla e vincerla e di certo cadere nei trucchi di Aknadin non aiutava nessuno di loro e Atem soprattutto e se per farglielo capire era necessario arrivare a prenderlo a schiaffi lo avrebbe fatto senza pensarci su troppo, tanto ormai erano fidanzati e poteva dargli tutti gli schiaffi arretrati che non gli aveva mai dato.
 
Atem la fissava dritto negli occhi e un po’ gli fece paura vederla così infuriata, certo era capitato già molte volte in passato ma allora era diverso e di certo non aveva mai dimostrato un atteggiamento così imbestialito come stava facendo adesso, sembrava quasi pronta a picchiarlo violentemente da un momento all’altro ed era pronto a scommettere che lo avrebbe fatto davvero, certe volte gli faceva veramente paura starle accanto e adesso che stavano insieme chissà che cosa avrebbe dovuto vedere nelle mani di quella pazza scatenata che ogni tanto perdeva il controllo delle sue azioni, purtroppo aveva già sperimentato la rabbia funesta di Tea che si manifestava quando si arrabbiava e sinceramente non aveva intenzione di far scatenare la bestia che si celava in lei, però , se proprio doveva dirla tutta, non aveva tutti i torti. Yugi era sparito da neanche ventiquattro ore e pensare al peggio era ancora prematuro, forse era vivo , forse stava soffrendo, ma non era ancora tempo di darlo per morto, anzi non sarebbe morto affatto perché Tea aveva ragione, piangersi addosso non serviva a riportarlo a casa sano e salvo “ Sai una cosa? hai ragione “ Tea si allontanò da lui giusto quel poco che bastava per permettergli di alzarsi dalla sedia “ è vero, piangersi addosso non serve a niente “
Tea sorrise spavalda “ Visto? Te lo ripetiamo tutti da ieri “ doveva comunque ammettere che era stato più facile del revisto riuscire a convincere quella testa dura a cambiare subito atteggiamento, quasi non ci credeva.
Atem si mise a ridere “ Lo so….” gettò uno sguardo alla fotografia sulla scrivania del computer e nello specifico guardò Yugi, che in quella foto sembrava essere davvero felice per la prima volta da quando lo aveva conosciuto e questo bastò a far nascere dentro di lui una determinazione che non credeva esistesse più , non sapeva che cosa stesse passando quel poverino tra le grinfie di Aknadin, non sapeva cosa doveva aspettarsi da uno come lui ne sapeva come poter salvare il suo miglioe amico, ma almeno sapeva che Yugi contava su di lui per tornare dal nonno che non vedeva l’ora di riabbracciarlo e quella di salvare Yugi fu una promessa che fece sulla sua stessa vita, stavolta non avvrebbe permesso più a disegni o minacce varie di ostacolargli i piani, aveva giurato che avrebbe riportato Yugi a casa ed era ciò che avrebbe fatto, anche se il modo ancora gli sfuggiva ma era solo questione di tempo e Yugi sarebbe tornato a casa sua con tutti i suoi amici.
 
Il regno delle ombre era scosso da urla disperate di dolore e sofferenza ma i soldati delle ombre continuavano a tenere i loro occhi vermigli puntati su ciò che si vedeva davanti a loro , impassibili come se fossero delle statue di pietra avvolte nell’oscurità del tetro luogo in cui si trovavano , avvolte in mantelli d’ombra che li avvolgevano dalla testa ai piedi.
Yugi urlava con le lacrime agli occhi , sentiva la punta degli spilli bollenti toccare la pelle delle gambe e delle braccia, al pizzico leggero della punta di metallo si sostituiva il bruciore del ferro arroventato e fumante , la pelle divenne rossa e cominciò ad ustionarsi prima piano e poi la carne intorno alla punta divenne sempre più rossa , Aknadin e i soldati che lo stavano aiutando cominciarono a spingere i grossi aghi dentro la carne e Yugi urlò ancora più forte.
La pelle si ustionava come se stesse prendendo fuoco e gli aghi penetravano la carne dalla quale cominciarono a sgorgare fiumi di sangue che gli scorrevano sulla pelle, ma Yugi questo non lo sentiva, sentiva invece gli aghi che scendevano sempre di più in profondità bucando e scavavano la carne , bruciandola e ustionandola, braccia, mani, gambe , erano infilaze da spilloni appuntini e roventi.
Urlava con tutte le forze che aveva nel corpo, urlava con le lacrime che scendevano a fiumi dai suoi occhi arrossati , urlava impossibilitato a muoversi perché ogni tentativo di sottrarsi a quel dolore lo incrementava, gli aghi si muovevano dentro alla sua carne, la bruciavano come dei carboni ardenti che gli venivano infilati nel corpo “ BASTA… TI PREGO , BASTA “ ma nessuno lo ascoltava, il fuoco che sentiva dentro le membra aumentò perché Aknadin spinse il suo strumento con più forza dentro la gamba di Yugi.
“ Rispondi, dove si trova il Sigillo?! “ spinse ancora più forte e osservava la pelle bruciare e consumarsi a contatto con l’ago , poi , con uno sguardo rapido ai suoi soldati e sotto gli occhi vermigli dello spirito che li sorvolava, estrasse insieme a loro gli aghi dalla pelle di Yugi. Il sangue schizzò via come getti d’acqua, le urla di Yugi si intensificarono solo per cessare un istante dopo , e depose gli aghi esattamente da dove li aveva presi, dalla pira su cui un lieve fuoco stava riscaldando il ferro di altri aghi posati sopra una griglia.
Yugi sentì il respiro nel suo corpo mozzarsi, il bruciore alla pelle del corpo era ancora vivo e ogni minimo movimento del suo corpo svegliava il dolore lacerante delle ferite, umide di sangue che scorreva dalla pelle e si depositava sulla pietra, era come se la pelle fosse strappata e veniva bruciacchiata ancora da un fuoco che lo stava divorando lentamente e non accennava a cessare. Sentì i capelli venire tirati da una presa forte che gli trascinò la testa indietro e il fiato di Aknadin si buttò sulla sua faccia “ Dimmi dove si trova “
Yugi boccheggiò, ansimando e piangendo , con filo di voce disse “ Non lo so…” la presa sulla sua testa si fece più forte, sentiva come se i capelli gli stavano per essere strappati dalla cute , poi , veloce e quasi inaspettato, la pelle del braccio fu lacerata da qualcosa di affilato e Yugi urlò di nuovo, sentendo un violento dolore e una sensazione di liquido che gli scorreva lungo le espremità del braccio.
Aknadin gli scosse la testa e gli poggiò qualcosa sul naso e quando Yugi aprì gli occhi si trovò davanti la lama di un coltello macchiata di sangue fresco che gli scorreva sul viso , il suo sangue. Aknadin gli voltò la testa dall’altra parte della lastra e gliela schiacciò con la mano “ Ti farò tagli più profondi di questo se non ti decidi a parlare “ glielo urlò a denti stretti all’orecchio, ringhiando quasi, era una sensazione molto appagante per lui sentirlo tremare, urlare e piangere mentre gli faceva delle ferite sul corpo, quasi non gli interessava proprio del Sigillo, martoriare quel ragazzino era molto più interessante di quanto avesse immaginato. Visto , però, che il ragazzino preferiva piagnucolare e lamentarsi piuttosto che parlare, decise di usare maniere ancora più forti, si posizionò alle spalle di Yugi e posò le mani sulla sua testa.
Fu un attimò per Yugi, un violento dolore alla testa lo colpì facendolo urlare ancora di più, sentì come se il cranio gli si stesse spaccando a metà , come se degli artigli affilati gli si stavano conficcando dentro al cervello perforando il tessuto e dilaniando tutto l’organo, tentò di opporre resistenza ma finì solo per sbarrare gli occhi e tutti i suoi ricordi gli passarono davanti come un filmato sbiadito.
La sua vecchia casa…
I volti sorridenti dei suoi genitori , Helen e James….
Il nonno ….
L’ospedale …
Sua madre coricata nel letto con tubi e flebo nelle braccia che lo abbracciava….
Il funerale….
La sua tomba….
Ricordi che Yugi aveva relegato nel profondo della sua anima e che adesso si mostravano a lui forzatamente , mentre la sua testa si spaccava e si aprira alla morsa forzata del mostro che lo stava torturando e a cui non riusciva a sottrarsi. Urlò ancora, fino a consumarsi le corde vocali, fino a non avere più voce in gola , che sentiva sempre più secca, fno a non avere più forza nei polmoni per farlo, strinse i pugni provado a liberarsi ma al dolore al cervello si mischiò il dolore delle ferite procurate da quegli aghi bollenti che sentiva ancora bruciare e penetrare dentro la carne viva e sanguinante del suo corpo martoriato.
 
Aknadin insisteva , affondava le mani e i suoi poteri dentro la mente di Yugi, scavando nella sua anima, violando, strappando e lacerando la sua essenza interiore, il sorriso sadico di follia e gocce di sudore che gli scendevano dal volto erano la firma della sua spietata follia che in quel momento aveva preso possesso di sé, vedeva nella sua mente tutto ciò che stava nella testa del suo prigioniero, leggeva ogni suo patetico ricordo della bella famigliola perfetta che aveva avuto da bambino che vi provò quasi un senso di invidia , invidia che lo portò ad intensificare il tutto, spinse le dita più in fondo facendo aumentare le urla strozzate di Yugi, lacerandogli ancora di più la sua mente e sprofondando dentro la sua anima debole e fragile come un ramoscello secco di un albero.
Sentimenti…
Era questo ciò che stava dentro la sua anima
Sentimenti…
Ridicoli sentimenti che disprezzava come l’amore e l’affetto , affetto per degli amici, affetto per una famiglia, anche il più debole degli umani aveva avuto queste cose e lui invece No, lui aveva solo conosciuto l’amarezza della solitudine e il disprezzo di una famiglia che lo aveva ripudiato e schiavizzato e questo non lo accettava, desiderò in quel momento ucciderlo con le sue mani, desiderò spaccargli il cervello e lasciando solo una poltiglia insanguinata sul marmo di quell’altare, desiderò che soffocasse per le sue urla disperate, desiderò che il suo corpo si spaccasse in tante parti e che le sue ossa si disintegrassero di colpo, desiderò vederlo morire con tutto il suo cuore per ciò che stava vedendo dentro quella testolina.
 
Yugi continuava a urlare e a piangere, sentiva la sua testa spaccarsi e schiacciarsi sotto la forza pressante di una stretta così forte che temeva davvero che gli facesse esplodere il cervello in tante piccole parti, sentiva la sua scatola cranica lacerarsi e distruggersi come se una pressa gliela stesse comprimendo, sentiva come se dei chiodi stavano perforando il tessuto del suo cranio mentre vedeva i ricordi mischiarsi tra di loro, mentre sentiva voci sconnesse assordarlo e confondergli le sensazioni. I suoi occhi si fecero pesanti, la testa divenne pesante come un macigno e la sua vista si appannò come se la nebbia fosse scesa sui suoi occhi.
Aknadin si allontanò immediatamente da Yugi, ansimando e sudando per lo sforzo immane appena compiuto e fu costretto a reggersi alla lastra di marmo per non crollare a terra distrutto e spossato.
Lo spirito assottigliò gli occhi “ Allora?” la sua voce tuonò dentro al regno delle ombre in attesa di una risposta da parte del sacerdote.
Aknadin non aveva forze per alzare neanche la testa ma disse “ Non ho trovato niente, ma ci arriveremo “  gli occhi dello spirito scintillarono e l’ammasso informe svanì , mentre Aknadin cercò di riprendere fiato e di tornare cosciente delle sue azioni. Si riposizionò accanto a Yugi, guardandolo mentre ansimava e tentava di mantenere gli occhi aperti spostando lo sguardo in giro per l’ambiente. Aknadin gli mollò uno schiaffo in faccia con forza, facendogli sbattere violentemente la testa contro la lastra di pietra e poi gli afferrò il viso con le mani “ Tu e io… non abbiamo finito…” chiamò con un gesto della mano uno dei suoi soldati , il quale si avvicinò al sacerdote che gli disse “ Slegalo “ il soldato obbedì e tagliò le corde delle mani e delle caviglie, e poi afferrò Yugi per il colletto della maglia facendolo alzare di scatto e tirandolo giù dall’altare. Purtroppo Yugi era così debole che non riusciva neanche a stare in piedi e crollò a terra , ma ad Aknadin non importò, lo afferrò per un braccio , non curante del sangue e della sua smorfia di dolore che gli faceva lacrimare gli occhi, lo guardò solo per qualche istante prima di mollargli un violento pugno prima allo stomaco, facendolo contorcere e piegare in due , e poi in faccia , spaccandogli il labbro e mandandolo a strofinare a terra sul pavimento ombroso “ Adesso ci divertiamo “
Yugi era così debole che non riusciva a reagire, le gambe erano come trafitte ancora da spilloni che sembravano trapassargli la carne da parte a parte e le ferite bruciavano come se del fuoco gli fosse schizzato sopra solo per sprofondare nei buchi sanguinanti, fu solo poco il tempo che lo separò dalla caduta all’arrivo di Aknadin su di lui e i suoi occhi fiammanti che lo fissarono furono solo l’inizio, il sacerdote sollevò la mano pronto a colpirlo di nuovo…. E di nuovo… e di nuovo….
 
Joey sospirò con un gran mal di testa che gli tormentava il cervello dopo il racconto dettagliato su quanto successo a Yugi “ Dunque, ricapitoliamo daccapo tutto quanto “ fece un altro bel respiro e si fece il riassunto collettivo di quanto detto, più per se stesso che per gli altri “ Aknadin ha mandato i suoi tirapiedi dell’altra volta a tenere tutti voi occupati mentre rapivano Yugi, è così?”
Duke sospirò in preda ad un esaurimento nervoso “ Sì, esatto, quante altre volte dovremmo ripeterlo ancora?” era la terza volta che gli spiegavano che cosa era successo eppure Joey continuava a fare il finto torno e a non volerlo capire , eppure era tutto così chiaro, loro erano stati fregati e Yugi era sparito , non ci voleva una laurea per capirlo ma a volte dimenticava che Joey era un idiota e che impiegava sempre tre ore a capire le cose anche se semplicissime.
“ Scusa tanto se voglio il quadro più completo “ incrociò le braccia sul petto indispettito dall’atteggiamento aggressivo di Duke, non era stupido da non capire subito qual’era la situazione ma aveva bisogno di capire molto bene che cosa era successo con esattezza in modo da poter aiutare quando sarebbero andati a salvare il suo migliore amico, dopo tutto era lì principalmente per questo. Però, non era quello il momento di litigare per cose stupide e si rilassò per poi dire “ Bene, come ci organizziamo? “
Tristan , guardando un punto non preciso del pavimento, esclamò “ è questo il problema , non lo sappiamo “ purtroppo non avevano nulla da fare, Aknadin era sparito dalla circolazione e nessuno sapeva come rintracciarlo, erano impossibilitati a fare qualsiasi cosa.
Joey ci pensò su e avanzò una proposta “ E se provassimo a contattarlo?”
“ E come? dubito che quelli come lui abbiano il cellulare “ stavolta intervenne Tea, non ci voleva di certo un genio per capire che Aknadin non era il tipo da usare un cellulare o altri strumenti elettronici per le comunicazioni.
Bakura guardò tutti quanti in faccia , con un velo di preoccupazione negli occhi “ Però, dobbiamo fare qualcosa, non possiamo stare così con le mani in mano “ che la situazione era disperata l’avevano capito tutti, ma non potevano starsene solo a parlare dell’ovvio, bisognava mettere in piedi una strategia, un piano efficace , anche una mezza idea poteva essere utile a fare qualcosa.
Tristan si voltò a guardarlo un po’ infastidito dalla sua affermazione “ Credi forse che lo facciamo perché ci piace farlo?” che voleva dire con quella frase, che stavano forse guardando l’aria da dove veniva? Evidentemente non doveva essersi ancora accorto che nessuno di loro sapeva che cosa fare a riguardo della situazione.
Bakura rimase stupito dall’aggressività che da un po’ di tempo Tristan dimostrava verso tutti loro “ Non ho detto questo , ho solo detto che dobbiamo inventarci qualcosa “
Tristan montò su tutte le furie , alzandosi in piedi con fare di sfida “ Tipo cosa, Einstein? “
Marik intervenne subito, prima che Tristan mollasse qualche pugno a qualcun altro e si alzò per bloccarlo prima che facesse qualunque cosa “ Ehi, datti una calmata, d’accordo? “ adesso cominciava ad esagerare, erano tutti un po’ su di giri ma non c’era alcun bisogno di aggredire il primo che apriva bocca come stava facendo lui, già era stato fortunato con Seto che aveva preso a ridere il pugno che gli aveva mollato il giorno perché conoscendo quel tipo era molto probabile che una denuncia non gliela toglieva nessuno se Seto decideva di fare l’infame come la sua nomina dimostrava.
Tea si coprì il viso con una mano “ No, non è possibile “
Joey intervenne , cercando di calmarli “ Dai ragazzi, state buoni, nessuno ha detto niente di strano, Bakura ha ragione su questa cosa “ era inutile che si litigasse, Bakura aveva pienamente ragione, dovevano cominciare a mettere in piedi idee valide per organizzare un piano e non prendersi a pugni tra loro come bambini.
 
Mentre il gruppo perdeva tempo a discutere e litigare , Lizzie se ne stava nel suo angolino a guardare quello spettacolo idiota che si poneva dinanzi ai suoi occhi con noia , sembrava che quel gruppo fosse buono solo per scatenare litigi e discussioni e combinare guai di continuo e quando si trattava di trovare una soluzione passavano subito a litigare tra loro come se questo risolvesse la situazione, Seto non aveva tutti i torti se poi li prendeva tutti per delle nullità. Erano seduti da un’ora abbondante in sostanza senza fare niente di concreto e intanto il tempo passava e forse le ore di vita di Yugi si accorciavano e a nessuno sembrava importare, oh beh di importare importava ma perdevano tempo a prendersi a male parole invece di spremersi le meningi. Vagando con gli occhi , il suo sguardo cadde sugli affari mistici posati sul tavolo, lo scettro di Loki, l’acchiappasogni strano e la piramide a testa in giù, tutti oggetti che Aknadin voleva disperatamente e che sembravano portare una gran quantità di sfiga, solo a guardarli le vennero alla mente certi ricordi che voleva dimenticare e soprattutto le facevano ricordare il perché era finita ad avere a che fare con quel gruppo di squinternati che si trovavano davanti a lei e certe volte si domandava se erano proprio così loro o se erano quegli affari che riempivano l’aria di negatività vista la sfiga che erano in grado di portarsi dietro.
Tea si accorse dello sguardo strano di Lizzie mentre osservava gli oggetti e le chiese “ Va tutto bene?”
Lei annuì e poi tornò a guardare gli oggetti “ Sto bene “ poi alzò gli occhi a guardare il gruppetto che discuteva visto che nella mischia si erano buttati anche Joey e Duke “ Sono loro che hanno dei problemi , a volte mi chiedo se non sia colpa degli oggetti del millennio, tutte le volte che si tirano fuori portano sfiga, e io ne so qualcosa “
Atem sentì per caso la discussione delle due ragazze e anche se non erano affari suoi chiese “ Che centrano gli oggetti?”
Lizzie indicò la marmaglia scatenata davanti ai loro occhi “ Guarda , ogni volta che quegli oggetti infernali vengono fuori si finisce per avere problemi “
Atem scoppiò a ridere “ No, gli oggetti non centrano proprio niente in questo caso “ di certo gli oggetti non sprizzavano positività da nessuna parte vista la loro storia, ma di certo non era colpa loro se perdevano tutti la pazienza in quel modo, era solo uno scontro diretto tra gente che aveva dei caratteri orribili che sapevano far scoppiare litigi anche per poco e di certo non quando cerano gli oggetti in giro, tutti loro sapevano litigare malamente anche senza aiuti sovrannaturali, era la loro dote di natura dare spettacoli simili quasi ogni giorno.
Lizzie fece spallucce “ Sarà, ma ammetterai che senza di loro non ci sarebbero guai “ poi il suo sguardo divenne serio, molto serio a seguito delle parole che stava per pronunciare “ E soprattutto Aknadin , dopo tutto è per via degli oggetti del millennio che Yugi è stato rapito “ potevano stare a discutere quanto volevano, magari scaricarsi la colpa fra di loro ma la causa principale erano sempre e solo quegli affari, non si parlava di altro e non c’era da stupirsi se Aknadin avesse rapito Yugi per impossessarsi degli oggetti, anche se avrebbe potuto farlo in un qualunque altro modo e prendersela con chiunque altro, ma il bersaglio erano sempre e solo quegli affari dorati che stavano sul tavolo. E sempre per colpa loro , lei si era ritrovata coinvolta in quella situazione assurda, aveva trovato l’acchiappasogni nella sua macchina per errore e il mondo in cui viveva si era ribaltato in un solo secondo rischiando di ammazzarla , se non era ancora impazzita era un miracolo.
 
Ormai era notte fonda ma Atem non riusciva a chiudere occhio , se ne stava seduto al tavolo della cucina a fissare l’acqua dentro al bicchiere che teneva davanti con la testa persa nel vuoto più totale , quello doveva essere il giorno ideale per organizzare un piano e invece si erano ritrovati a discutere e a litigare come al solito e si domandava sempre più spesso se mai avessero salvato Yugi seguendo quegli atteggiamenti conflittuali che non mettevano d’accordo nessuno e che peggioravano la situazione senza arrivare da nessuna parte.
“ Non riesci a dormire?” il nonno entrò dentro la cucina e si diresse anche lui a prendere un bicchiere d’acqua.
Atem scosse la testa senza alzare gli occhi a guardarlo “ No, non ci riesco “
Il nonno finì di versarsi l’acqua e si sedette accanto a lui, posando il bicchiere sul tavolo e sospirando “ Sai? A volte mi chiedo, se la colpa di tutto questo non fosse mia “ dalla coda degli occhi notò che Atem si era voltato a guardarlo, ma lui non lo fece, più di una volta aveva rimproverato il faraone perché continuava a sentirsi in colpa per tutto quello che accadeva, perché la verità era che se c’era un colpevole in tutta quella storia quello era solo lui. Non il faraone, non tutti i guai che li avevano tormentati, ma solo lui, Solomon Muto , per la sua ostinazione di tanti anni fa nel volere a tutti i costi svelare il segreto del Faraone Senza Nome, una leggenda perpretata da secoli che se dimostrata vera lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo, e invece lo aveva reso solo uno stupido archeologo incosciente dei pericoli in cui si cacciava. Ai tempi si considerava un grande pioniere nel campo archeologico, con due lauree in archeologia ed egittologia e grandi collaborazioni con i migliori studiosi nel campo, si era convinto di poter diventare un grande archeologo , sempre alla ricerca di una grande scoperta da poter fare per raggiungere la fama e magari la ricchezza e sentire di quella leggenda su una tomba impenetrabile che si dicesse nascondesse grandi tesori e soprattutto un grandissimo mistero che aveva condotto molti giovani archeologi e cacciatori alla morte potesse regalargli la svolta decisiva alla sua carriera , ma adesso si rendeva conto di essere stato solo uno stolto che aveva messo a repentaglio la vita di suo nipote dal giorno in cui aveva trafugato dalla tomba di Atem lo scrigno del Puzzle. Se avesse ascoltato i consigli di chi era più esperto di lui, se avesse dato retta a tutti gli avvertimenti , forse niente di tutto questo sarebbe mai accaduto e forse suo nipote non avrebbe passato quei pericoli spaventosi che lo avevano portato nelle mani di Aknadin.
“ Che vuoi dire?”
Il nonno strinse le mani intorno al vetro del bicchiere , gli occhi si inumidirono diventando lucidi “ Ho trovato io il Puzzle nella tua tomba, sono stato il a regalarlo a Yugi e da allora è andato tutto in una direzione sbagliata, dovevo ascoltare mio figlio e non regargli quello scrigno. James non si è mai fidato di quell’oggetto e io non l’ho ascoltato “ si sentiva il respondabile di tutto quello che era capitato e ormai era troppo tardi per tornare indietro e poter cambiare il passato per sistemare il presente.
“ Non è colpa tua , non potevi sapere che cosa sarebbe successo “ non doveva darsi la colpa, non era lui quello che aveva conti in sospeso con i morti, non era lui quello che aveva incatenato la propria anima a un oggetto magico cancellando i propri ricordi e trascinando dei ragazzi innocenti in un avventura senza fine , il nonno aveva solo fatto irruzione nella sua tomba ma era stato lui a scatenare i veri guai a Yugi, era stato il suo risveglio nel presente a mettere quel ragazzino faccia a faccia con la morte.
Il nonno scosse la testa “ Però avrei dovuto capirlo dal momento in cui appresi che ce n’erano altri sei di quegli oggetti che c’erano troppe persone coinvolte disposte ad uccidere per averli tutti “ scoppiò a piangere , ormai era troppo tardi per tutto, quando aveva compreso dell’esistenza di ben sette di quegli oggetti e che il Puzzle era uno di questi avrebbe dovuto impedire a Yugi di intromettersi ancora, anche se era il suo destino perché legato al faraone.
Atem lo abbracciò, lasciando che si sfogasse del tutto, adesso si spiegava perché continuava a dire che la colpa non era sua quando c’erano tutti i buoni propositi per accusarlo , la verità era che era già il nonno a sentirsi in colpa per aver trovato la sua tomba e il Puzzle “ Ti capisco, ma se consegnassi i restanti oggetti ad Aknadin , lui…” una lampadina si accese nella sua testa , un lampo gli attraversò gli occhi come un fulmine “ Lui…. potrebbe…. “
Il nonno si allontanò solo per guardarlo negli occhi e si allarmò, sembrava come se avesse visto un fantasma per lo sguardo allucinato che aveva stampato in viso “ Atem, che cosa…” si alzò di scatto dalla sedia , correndo fuori dalla cucina come un fulmine e il nonno si alzò a sua volta in preda al panico “ Ehi…” lo chiamò ma il faraone neanche gli rispose “ Aspetta, che succede?” urlò dai piedi delle scale ma lui neanche lo calcolò, ma anzi gli urlò “ Poi te lo spiego “ e l’ultima cosa che sentì fu la porta della sua stanza che si richiuse di scatto sbattendo violentemente.
Atem comciniò a mettere metà della sua stanza a socquadro , tirando fuori dalla scrivania fogli di carta vari e pennarelli di vari colori più oggetti di cancelleria vari che disolito usavano per l’educazione tecnica a scuola e li rovesciò tutti sulla scrivania, dando inizio al lungo lavoro che lo avrebbe accompagnato per tutta la notte ma che sarebbe stato utile se il piano che aveva in mente sarebbe andato a buon fine, perché se anche gli altri accettavano la sua idea folle e rischiosa appena messa in piedi, forse Yugi potevano salvarlo.
 
nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi con questo nuovo capitolo
allira questo è solo un assaggio di quello che Aknadin farà a Yugi, gli ho messo una piccola dose leggera solo per darvi il quadro generale di cosa passerà il poveretto, spero nei prossimi di farlo ancora più illeggibile XD 
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 61
*** L'orlo dell'abisso ***


Con un grosso sbadiglio, Joey si strofinò gli occhi per cancellare gli ultimi residui di sonno e scostò le coperte per alzarsi , per la durata delle vacanze aveva accettato di venire ospitato in casa da Duke. Vivendo da solo, per lui era stato un gran piacere poterlo ospitare e avere un po’ di compagnia e Joey non se l’era fatto ripetere due volte, l’unica pecca era stata Serenity, essendo lei una ragazza ed essendo Duke facilmente attratto da sua sorella , per di più minorenne, aveva chiesto inizialmente alla povera Tea di ospitarla a casa sua per quei quindici giorni di permanenza a Domino , ma Lizzie aveva insistito per portarsela a casa sua con gran disappunto sia di Duke che di Joey conoscendo quella pazza di Lizzie , però ripensandoci su era comunque contento perché sapeva che nonostante tutto era in buone e affidabili mani. Naturalmente lì avrebbe avuto la sua stanza personale, naturalmente avrebbe avuto tutto lo spazio che le serviva, ma ci sarebbe stato in giro quasi sempre Duke che le faceva il filo come se fosse normale che un diciottenne andasse dietro a una quindicenne per cui era meglio se Serenity stasse alla larga da certi individui che Joey conosceva molto, magari troppo bene. A dire il vero avrebbe tanto voluto trasferirsi a casa di Tristan, ma per qualche e oscura ragione era irrascibile e intrattabile, se la prendeva con tutti e per adesso sembrava che il suo bersaglio preferito fosse Atem, il giorno prima aveva passato tutto il pomeriggio a parlare male di lui, ad addossargli colpe e responsabilità, a ripetere che sarebbe stato meglio per tutti se non fosse mai entrato nella loro vita, tante cattiverie che Atem non meritava di sentirsi dire e soprattutto tanti atteggiamenti aggressivi verso tutti gli altri, bastava pensare a come aveva risposto male al povero Bakura e agli atteggiamenti aggressivi che aveva avuto con gli altri, sembrava che ce l’avesse con il mondo intero per quello che era successo a Yugi e non era la sola cosa che Joey aveva notato, da quando lo aveva sentito l’ultima volta sembrava anche arrabbiato con lui, come se gli avesse fatto qualcosa di male e adesso si volesse vendicare e Joey non sapeva proprio spiegarselo che cosa gli fosse preso al suo migliore amico per comportarsi in quel modo così aggressivo.
“ Ehi, Joey “ Il ragazzo sobbalzò dal letto , riscosso brutalmente dai suoi pensieri dalla voce tuonante di Duke, appostato sulla porta con le mani sui fianchi che lo guardava torvo “ Mi spieghi a chi hai la testa?”
Joey si riprese dallo spavento e ridendo rispose “ Scusa, stavo pensando a Tristan “ Duke inarcò un sopracciglio, e Joey manifestò al suo amico la preoccupazione verso Tristan “ Non riesco a capire che cosa gli sia preso ieri, non l’ho mai visto così arrabbiato, sembra che ce l’abbia con il mondo intero “ conosceva bene il suo migliore amico e non era normale quel suo comportamento antipatico che mostrava verso tutti coloro che gli stavano attorno, da quando l’aveva visto l’ultima volta c’erano alcune cose che non gli quadravano e quella di ieri ea l’ennesima conferma che Tristan aveva qualcosa che non andava.
Duke sospirò e si sedette sul letto accanto a Joey “ Sì, ultimamente si comporta in maniera strana “ e purtroppo la ragione la conosceva molto bene , tutti quanti la conoscevano bene ma di certo a Joey non poteva dirglielo che Tristan odiava Atem perché per proteggerlo lui era finito all’ospedale e poi a Seattle, gli bruciava ancora nonostante fosse passato più di un mese da allora e qualunque cosa succedeva ne approfittava per incolpare il faraone di tutto come se fosse la causa universale di tutti i loro mali, ma soprattutto dell’allontanamento di Joey. Tristan non lo aveva accettato e quello era il suo modo di vendicarsi.
 
I capelli di Serenity erano tutti fermati da una miriade di pinze e pinzette mentre Lizzie si cimentava nell’accurato compito di giocare con le ciocche di capelli che sistemava con il ferro mentre lei si guardava riflessa del vetro della grande specchiera a cui era seduta, Lizzie le aveva fatto vedere le centinaia di abiti che aveva riposti nella grandissima cabina armadio della sua stanza, una miriade di abiti di tanti colori , forme e modelli di versi, con il pizzo, con le perline, con gli strass, lunghi , corti, con le maniche, con le spalline scivolate, per non parlare delle scarpe di ogni genere e di ogni colore, con i tacchi bassi, con i tacchi alti, a ballerina , e gli accessori di tutti i tipi e di tutte le forme, sembrava di essere nel mondo della moda, con quegli abiti si poteva mettere su una sfilata con tutti quei vestiti “ Hai dei vestiti bellissimi , un po’ ti invidio “ in effetti era davvero da invidiare, di solito si vedevano nei film certe cose, ma lei era la prova vivente che la realtà poteva quasi essere simile al cinema.
Lizzie scoppiò a ridere mentre arrotolava i capelli di Serenity nel ferro “ Se vuoi posso comprartene qualcuno, non ho problemi a farti fare un po’ di shopping “ non aveva bisogno di desiderare inutilmente qualche vestito in più o di sognarsi di avere qualche paio di scarpe firmato, se voleva davvero avere qualche bel vestito da mettersi poteva benissimo chiederglielo, spendere qualche soldo per un’amica le faceva solo piacere.
“ Non credo di potermi permettere i vestiti che indossi tu “ per quanto la sua offerta fosse più che generosa, i vestiti di Lizzie erano di alta moda, le firme più disparate si trovavano ordinate in ordine alfabetico dentro il suo immenso armadio e purtroppo costavano un occhio della testa e il portafogli di sua madre non le garantiva di certo il denaro per fare quel che voleva come invece poteva fare Lizzie, sua madre era molto ricca e per lei erano noccioline tutti i soldi che sperperava in abiti , scarpe e borse firmate, lei era fortunata se poteva avere qualche vestito più decente da mettersi e poi non voleva fare la scroccona, Lizzie era molto buona anche se tutti dicevano che aveva un carattere viziato e snob , ma non voleva approfittarsi della sua offerta, non le sembrava giusto e neanche opportuno.
Lizzie rise “ Non ho mica detto che li devi comprare tu , ho già portato Tea a fare shopping , se vedi i vestiti che indossa glieli ho scelti io “ alzò gli occhi sullo specchio , guardando Serenity attraverso il suo riflesso “ E poi, abbiamo un fratello da far ingelosire “ le fece l’occhiolino facendo ridere Serenity, ormai aveva inquadrato Joey, il classico fratello maggiore iper protettivo che non voleva che gli altri ragazzi guardassero la propria sorellina , il classico tipo da smontare e da far impazzire. Serenity era una ragazza e come tale aveva diritto a essere ammirata da tutti, anche se era una bambina meritava di essere guardata e anche invidiata e lei era lì apposta per fare di lei una star “ Perciò, ti porto a fare spese “
“ No, Lizzie, davvero …” arrossì, non voleva affatto che spendesse soldi per lei, non era giusto e poi neanche la conosceva così bene perciò non aveva alcun obbligo verso di lei.
Lizzie incrociò le braccia sul petto cercando di non scottarsi con il ferro bollente e ridendo le disse “ Vuoi forse offendermi?” non c’era niente di male a fare un po’ di shopping con un amica, dopo tutto era solo divertimento per lei e lo sarebbe stato anche per Serenity.
Serenity abbassò gli occhi in preda all’imbarazzo, non voleva rifiutare la sua proposta ma neanche accettarla, però lei la guardava insistente e alla fine cedette “ Va bene, accetto “
Lizzie sorrise, posò il ferro e l’abbracciò “ Vedrai, ti farò diventare una vera principessa “
 
Tea era seduta a gambe incrociate sul letto, sbuffando mentre guardava Atem fare avanti e indietro davanti a lei mentre le spiegava i dettagli del geniale quanto assurdo piano che si era inventato per il quale si era precipitato di corsa a casa sua buttandola giù dal letto come un terremoto improvviso e adesso le stava facendo venire il mal di mare oltre che la voglia di fargli ingoiare un litro di camomilla nella speranza che gli spiriti bollenti gli si calmassero prima che uscisse fuori di testa del tutto, perché solo un pazzo si poteva inventare il piano che era riportato sul foglio di carta adagiato sulle sue gambe incrociate.
Atem si fermò e riprendendo fiato dopo averle fatto l’intera spiegazione, le chiese “ Allora, come ti sembra? Non è geniale?”
Tea si ritrovò alquanto indecisa su cosa rispondergli, da una parte quel piano le sembrava completamente folle e dall’altra impossibile da realizzare in così poco tempo, andava bene l’idea di voler salvare Yugi rischiando il tutto per tutto, ma quell’idea non era sicura che gli altri l’avrebbero gradita e soprattutto accettata perché non tutti sarebbero stati disposti a tirarsi addosso le ire funeste e vendicative di Aknadin, oltre a volersi fare un viaggio di sola andata per la tomba , perché si trattava di morire se ad Atem non era ancora chiara la conseguenza del suo brillante piano suicida. Per cui gli fece un mezzo sorriso mostrando tutta l’incertezza che nutriva verso quella malsana idea e disse “ Ecco…. Direi di più….” cominciò a giocare non le unghie mentre cercava nella sua testa la parola esatta da applicare a quella follia , e alla fine disse , prendendo un bel respiro “ Complicato “
Tutto l’entusiasmo che provava un minuto prima svanì , lasciando spazio alla frustrazione “ Complicato?! Sul serio?!” era questo tutto ciò che sapeva dirgli? Che era complicato? L’aveva capito dal momento in cui lo aveva inventato di getto che era complicato, non era così tonto da non arrivarci, ma quello che voleva sapere da lei era se si trattava di un buon piano oppure se doveva andarsene a inventare un altro visto che di certo non brillava per fantasia ed era di più il caso e qualche botta di fortuna a fargli mettere in funzione le rotelle del cervello ed era già tanto che si fosse inventato quello grazie al suggerimento involontario del nonno, magari poteva sforzarsi di dirgli qualcos’altro piuttosto che il suo era un piano complicato.
“ Ecco… devi capire che, comunque, questo genere di cose vanno trattate con una certa ottica….e che vanno discusse con gli altri…” stava mettendo insieme una fila di parole a casaccio che , sapeva, stavano facendo irritare il faraone visto che la guardava come se fosse pazza e che si stava anche arrabbiando visto che forse ciò che gli stava dicendo non era proprio quello che voleva sentirsi dire e a lei dispiaceva ma conosceva bene le teste degli altri e non era sicura che tutti avrebbero approvato quel piano così su due piedi e che sarebbero nate polemiche a riguardo ed era questo quello che voleva far capire ad Atem, il quale roteò gli occhi al cielo e sbuffò, sedendosi con una faccia depressa sul suo letto accanto a lei solo per cascarci sopra all’indietro con un ringhio rabbioso di collera difficilmente repressa. Tea reclinò il capo di lato e sospirò “ Me la butti sul depresso , adesso?” certe volte si domandava se lo faceva apposta o diceva sul serio a comportarsi come un bambino, non sembrava avere 3000 anni ma bensì undici quando faceva in quella maniera.
“ Non sono depresso, sono snervato “ aveva i nervi che gli stavano saltando, la testa che gli faceva male e un sonno che non gli permetteva neanche di tenere gli occhi aperti e tutto ciò che gli impediva di non crollare del tutto era solo quel foglio di carta spiegazzato dove aveva scritto la traccia principale del suo piano, perché era di questo che si trattava, del piano per salvare Yugi ed era ovvio che fosse difficile e forse pericoloso, altrimenti non ci sarebbe stato Aknadin nel mezzo a tutto quello che stavano passando.
“ Senti, io non dico che sia un pessimo piano, dico solo che non credo che tutti lo accetteranno “
Atem sospirò e si sollevò dal letto , voltandosi a guardarla “ Lo so che non lo accetteranno, ma è tutto quello che ho per salvare Yugi “ spostò lo sguardo su un punto non preciso del pavimento e aggiunse “ Non dico che sia morto, per quel che ne so quel messaggio poteva anche essere rivolto a me, ma so che gli sta facendo del male e più tempo passa più le speranze di trovarlo vivo diminuiscono e io non…. Non posso… “ scuoteva il capo con il respiro che si affannava sempre di più, non voleva neanche pensarci a cosa poteva essere successo fin ora a Yugi, ne a che cosa poteva ancora succedergli se non si muoveva a tirarlo fuori dalle mani di Aknadin, ci provava a fare l’ottimista come Tea gli aveva suggerito ma era molto difficile, passare davanti la stanza da letto di Yugi ogni momento della giornata, camminare in giro per casa e non trovarlo era un incubo, per non parlare di come stava Anakin, erano già due giorni che non toccava cibo, neanche i suoi biscotti preferiti lo entusiasmavano e passava tutto il giorno sdraiato sul letto di Yugi a piagnucolare forse aspettando il ritorno del suo padrone da un momento all’altro, aveva provato anche a portarlo fuori di casa per una passeggiata ma rifiutava qualsiasi cosa e purtroppo lo capiva molto bene che cosa stava passando quel cane.
Tea gli passò le braccia intorno al collo e con una mano gli voltò il viso verso di lei in modo che la guardasse “ Ehi, nessuno di noi vuole che Yugi muoia e la faremo pagare tutti ad Aknadin “ almeno su questo era sicura, se mai fossero riusciti a salvarlo Aknadin avrebbe pagato amaramente il giorno in cui aveva rapito Yugi.
Atem annuì e abbracciò Tea stringendola forte “ A volte mi domando come fai a essere sempre ottimista “ qualunque cosa accadesse, buona o brutta che fosse, Tea era sempre quella che dalla porta o dalla finestra riusciva a tenere gli animi calmi e a dare sempre a tutti la forza di poter tirare avanti, era incredibile come riuscisse a vedere sempre il lato positivo anche nelle situazioni più incasinate come quella.
Tea rise “ è il mio lavoro, tu e gli altri fate il lavoro duro e io faccio la tifosa ottimista “ poggiò la guancia sulla spalla di Atem , godendosi quel magnifico momento di tranquillità tra le braccia del suo faraone, momento che accadeva quassi sempre nei suoi sogni e che credeva non accadesse mai nella realtà e invece stava accadendo davvero ed era la persona più felice del mondo, chiuse per tanto gli occhi godendosi il calore che l’abbraccio di Atem le infondeva.
Atem annuì “  Spaccando le orecchie alla gente , che bel lavoro “
Tea aprì di scatto gli occhi “ Che vorresti dire?”
“ Niente, solo che urlare nelle orecchie non serve a far vincere i duelli, anzi ti fa solo sconcentrare “
Tea lo allontanò bruscamente guardandolo torva e pountò le mani suoi fianchi “ Stai forse dicendo che porto sfiga? Quindi se tu o gli altri esaurite le idee durante i duelli , la colpa è mia perché urlo?” dire che si indispettì era poco, fin ora nessuno le aveva mai detto che tifare per i propri amici significava portare loro sfiga perché li faceva sconcentrare durante gli scontri e questa se l’era infatti segnata nella lista nera.
“ Cosa? No, dico che ….” Ma la faccia inviperita di Tea cominciò a fargli temere che la sua salute fisica fosse appena entrata nella zona rossa di guerra perché sembrava pronta a mettergli le mani addosso da un momento all’altro , infatti cominciò ad allontanarsi leggermente da lei per poter scappare via al primo segno di pericolo, cosa che infatti si manifestò quando Tea afferrò il cuscino dalla testata e se lo mise in mano con fare minaccioso “ Ehi, aspetta, che vuoi fare?” Tea si avvicinava sempre di più con quel cuscino alzato pericolosamente sopra la sua testa pronta a lanciarglielo addosso con violenza “ Avanti , mettilo...”
“ IO TI AMMAZZO “ cominciò a colpirlo con il cuscino una, due, tre volte , costringendolo a coprirsi la faccia con le braccia per i colpi che gli dava e presto tutti e due scoppiarono a ridere per la lotta impari che stavano facendo visto che lei era armata di cuscino e lui invece era costretto a prenderle di santa ragione.
 
Gocce di sangue scorrevano dai bordi dell’altare di pietra ticchettando sulle piccole pozzanghere rosse che si formavano al suolo, alimentate dalle varie goccioline che scorrevano dal sangue che sgorgava dalle ferite ancora aperte sulle braccia, sulle mani e sulle gambe di Yugi, il suo viso e il suo corpo erano pieni di lividi neri e violacei , gonfi e vistosi, il labbro era spaccato, il sopracciglio sfregiato e sanguinante e il naso sanguinava sia da dentro una delle due narici e dal taglio che lo attraversava orizzontalmente, i polsi e le cavigle erano serrati dalle corde troppo strette che gli avevano infiammato la pelle e ogni movimento per Yugi era doloroso, soprattutto quando muoveva il polso destro che forse fratturato da una storta.
Silenziose lacrime scorrevano lungo le sue guange mentre cercava di trattenere i singhiozzi, anche muovere il petto per respirare gli provocava dolori terribili , come se avesse un macgno che gli comprimeva la gabbia toracica e gli schiacciasse i polmoni, perché si trovasse lì, perché gli stavano facendo tutto questo per lui era solo un terribile mistero che non comprendeva, continuavano a chiedergli di una cosa chiamata Sigillo e ogni volta che rispondeva che non lo sapeva Aknadin gli faceva del male e quell’ammasso informe gli entrava nella testa lacerandogli il cranio come se volesse spaccargli il cervello e non riusciva a fermarlo, ciò che vedeva davanti ai suoi occhi , tutti i suoi ricordi , era sicuro che li vedesse anche lui come se cercasse qualcosa nella sua testa e che non riusciva a trovare e se la prendevano con lui come se sapesse che cosa cercassero e non voleva dirglielo. Glielo aveva detto tante volte che non sapeva che cosa fosse il Sigillo ma nessuno gli credeva e lo picchiavano, lo torturavano e chissà che altro gli avrebbero fatto, c’era un silenzio disarmante ma non riusciva ad aprire gli occhi, vedeva tutto appannato e le orecchie le sentiva ovattate e otturate e ogni rumore giungeva lontano, come se si trovasse a chilometri di distanza e questo gli metteva ancora più paura.
Non sentire alcun rumore, non sentire presenze, non sentire alcun suono lo stava facendo impazzire e lo terrorizzava, non sapeva che significasse, non sapeva che cosa volevano fargli ancora e non sapeva che altro gli sarebbe accaduto, la testa gli martellava così forte che alla fine non capì effettivamente più nulla e perse i sensi.
 
Il palazzo di Tebe risplendeva sotto il sole bruciante dell’Egitto, le bandiere e gli stendardi sventolavano mossi dal leggero vento e le imponenti statue degli dei che sorgevano sparse per la città si stagliavano sotto ai raggi dorati mentre la gente camminava e si affollava per il mercato della città, Yugi camminava lungo le scale sotterranee che conducevano sottoterra , seguendo Atem che camminava davanti a lui, con il mantello che sventolava seguendo i suoi movimenti , la sua figura era leggermente in penombra, solo la fiaccola che teneva in mano, il cui fuoco proiettava la sua ombra sulle pareti e faceva brillare i gioielli d’oro che portava alle braccia , era l’unica fonte di illuminazione che rischiarava il cammino lungo quelle interminabili scale crando un cerchio di luce sufficiente per guardare dove si stavano mettendo i piedi lungo quei gradini di pietra calcarea logori e scivolosi.
Seguiva Atem lungo tutta la scalinata finchè non giunse ad un livello sotterraneo dove si fermò davanti a due grosse porte che si aprirono , tirate da grosse corde a loro volta tirate da servitori adornati di tuniche e veli dorati con geroglifici disegnati sulla loro pelle ambrata , che si inchinarono al passaggio del loro Re.
Yugi entrò dentro la sala trovandosi nel mezzo di una grande sala illuminata da grosse torce con del fuoco vivo al loro interno che rischiaravano le immagini pittoresche di geroglifici e soprattutto le immense statue di tutte le principali divinità antropomorfe dell’antico Egitto , dove ai loro piedi si trovavano oggetti vari come ciotole d’oro che emenavano un forte odore di incenso, fiori , ogetti d’oro di vario tipo, sicuramente offerte che venivano fatte agli dei durante le celebrazioni importanti. Atem giunse fino alla statua di Horus, un simbolo molto importante per il Faraone poiché rappresentava la sua discendenza divina, ai piedi dell’immensa statua vi erano dei sacerdoti e uno di loro teneva in mano un grosso scrigno dorato.
 
Aknadin era alle spalle di Yugi, sufficientemente lontano dal ragazzo ma abbastanza vicino per vedere che cosa stava succedendo , l’occhio del millennio che portava nel suo pulbo oculare brillava con una flebile luce dorata, segno che l’oggetto era attivo e che stava facendo il suo dovere. All’inizio era stato riluttante ad usare l’occhio, ma la lettura della mente di Yugi aveva indebolito molto i suoi poteri ma aveva abbattuto la difesa mentale del ragazzo , era così debole che neanche si era accorto della sua presenza nella sua mente, e soprattutto nella sua visione.
Era una cosa molto singolare che una reincarnazione potesse avere simili visioni, scene così dettagliate, ma di certo non era lì per constatare quanto fossero dettagliate le visioni di Yugi, ma ben sì per cercare l’ottavo oggetto del millennio di cui Yugi custodiva il segreto di cui non voleva fare parola, ma lui era lì proprio per scoprirlo.
 
Yugi osservava cosa stava succedendo, Atem si era avvicinato al sacerdote e si era inginocchiato dinanzi a lui e quest’ultimo gli si avvicinò e posò una mano sul coperchio dello scrigno dorato, ma non appena lo scrigno si aprì, una luce così intensa e abbagliante avvolse tutto e accecò Yugi, che urlò per il bruciore agli occhi, costringendosi a coprirli.
 
Anche Aknadin urlò per la luce accecante che investì ogni cosa, statue, muri, fiaccole e presenti.
 
L’occhio del millennio bruciò la cavità oculare di Aknadin facendola sanguinare e il sacerdote fu costretto a strapparsi l’oggetto dal viso e a gettarlo via, facendolo rimbalzare sul pavimento ombroso che fu scizzato di sangue fresco, e si allontanò dalla lastra di pietra mentre Yugi, risvegliatosi dalla visione, ansimò sentendo il petto lacerato da un dolore così forte da costringerlo a trattenere il respiro per non urlare.
Aknadin si sentì esausto, e soprattutto sconvolto, non sapeva che cosa fosse accaduto in quella visione ma ciò che aveva visto lo aveva lasciato sbalordito, sembrava che ci fosse una protezione nella mente di Yugi, qualcosa che faceva scattare visioni frammentarie e incomplete e poi le interrompeva bruscamente, come se qualcosa non volesse farsi trovare , era la seconda visione che aveva e che lui leggeva ed entrambe erano cominciate dal nulla e finite in una luce abbagliante ed era quella luce che doveva riuscire a decifrare.
Lo spirito apparve dal nulla e i suoi occhi fiammanti si riversarono prima sull’aspetto pietoso del suo ospite e poi su Aknadin “ Che cosa hai scoperto?”
Aknadin gli si avvicinò e si inginocchiò ai suoi piedi “ Ho visto le sue visioni , e ho notato una cosa molto singolare “
Gli occhi dello spirito luccicarono “ Non mi interessa che cosa hai notato, voglio sapere se hai tracce del Sigillo “ avevano quel ragazzino da due giorni quasi e ancora nessuna traccia dell’oggetto, se Aknadin non era capace di trovare qualcosa significava che avrebbe dovuto farlo lui al posto di quell’inetto.
“ Non ancora, ma credo di essere vicino al mistero “
Lo spirito assottigliò gli occhi “ Attento a non deludermi, o prenderò i in mano la situazione “
Lo spirito svanì con quest’ultimo avvertimento e Aknadin si alzò da terra, dirigendosi verso Yugi e mollandogli uno schiaffo così forte da infiammare ivecchi dolori che lo tormentavano “ Non crederai che abbiamo finito, vero?” gli afferrò la faccia con le mani e lo voltò nella sua direzione, gli occhi stanchi e gonfi di Yugi cercarono di aprirsi ma fu inutile, perché non accadde nulla e Aknadin si infuriò “ Guardami “ il colore ametista si affacciò debolmente sotto le palpebre arrossate e cerchiate di nero e alcune gocce di lacrime scorgarono da esse per scorrere lungo il viso “ Dimmi, che cosa sono queste visioni?” yugi non gli rispose, sentendo gli occhi bruciare provò a chiuderli ma Aknadin gli mollò un altro schiaffo e lo afferrò di nuovo “ Ti ho detto, che cosa sono?!”
La voce era rauca e le scarse forze che aveva non furono sufficienti a permettergli di parlare, le corde vocali gli bruciavano, i polmoni gli bruciavano, il petto gli bruciava, tutto il corpo gli bruciava , con una voce così bassa e rauca che a mala pena si poteva percepire , provò a dire “ Non… non lo…so…” ma la risposta non piacque ad Aknadin se fremendo di rabbia tagliò con il coltello sporco del sangue di Yugi le corde e lo trascinò giù dall’altare, facendolo cadere rovinosamente a terra e piangere per il dolore che gli causava il polso, ma al sacerdote non importò e lo afferrò per il colletto della maglia costringendolo a rialzarsi e gli afferrò i polsi legandoli insieme ad un estremità di una corda e l’altra estremità la legò ad un anello di metallo che sbucava dal piedistallo di pietra stringendola molto forte. Gli sollevò la maglia scoprendogli la schiena e nella mano gli spuntò una lunga frusta di cuoio “ Adesso, vedremo se vuoi ancora mentire “ e gli schioccò un primo colpo alla schiena, che sarebbe stato seguito da molti altri nei minuti successivi.
 
Guardavano tutti Atem con gli occhi sbarrati, increduli a quello che stavano sentendo dalla bocca del faraone e dire che credevano tutti che fosse impazzito era dire poco, perché non era impazzito, era completamente fuori di testa , quello che aveva esposto a tutti loro, il piano geniale che si era inventato , motivo per il quale li aveva buttati giù dal letto così presto costringendoli a recarsi da lui il più velocemente possibile , disegnato tra l’altro così male che leggerci qualcosa era quasi impossibile se non era perché lui lo stava spiegando , era davvero una pazzia degna di un ricoverato del manicomio , roba che solo nei film di fantascienza potevano mettere in piedi e magari farlo funzionare perché per tutti loro non era affatto plausibile, anzi il rischio di morire era più alto del solito, per non parlare delle conseguenze distruttive che quel folle di Aknadin avrebbe riversato su di loro se il piano , se così si poteva definire, fosse andato in fumo o peggio se sarebbe riuscito.
Si guardavano tutti tra di loro, senza riuscire a spiccicare una parola per la follia di cui erano appena stati messi al corrente, tutti tranne ovviamente Lizzie, che ruppe il silenzio tombale in cui tutti erano piombati per dire “ Atem, seriamente, che hai bevuto stamattina? Vodka liscia mischiata con elettroshock?” se pensava davvero che quello che si era inventato fosse un piano serio ed efficace , si sbagliava di grosso, perché un piano simile poteva inventarselo solo il Joker di Batman per quanto ne sapeva lei, perché era impossibile tentare di fregare Aknadin in quella maniera e magari sperare di non farsi ammazzare nel tentativo di metterlo in piedi perché solo uno squilibrato poteva fare una cosa del genere.
Joey alzò timidamente la mano e disse “ Mi associo “ purtroppo anche lui guardando quel cartellone dove c’era esposto il piano di Atem non era tanto sicuro che funzionasse, di solito Atem sapeva organizzare piani più semplici e di facile portata per risolvere la situazione ma stavolta doveva ammetterlo, il piano era alquanto inquietante e svalvolato per i suoi gusti e a giudicare dalle facce degli altri sembravano tutti d’accordo su questo punto.
Atem sospirò “ Sentite, lo so che è sembra folle….” quasi tutti lo guardarono poco convinti della sua affermazione e fu costretto a doversi correggere “ Va bene, che è folle, però…” si sedette sul divano guardandoli tutti negli occhi uno ad uno, sperando di convincerli “ Potrebbe funzionare “ ci aveva lavorato su tutta la notte nel tentativo di farlo risultare il più pratico possibile, era tutto molto semplice da potersi realizzare e se si mettevano di buona volontà potevano farlo riuscire alla grande e potevano riportare Yugi a casa sano e salvo come volevano tutti quanti , lo aveva promesso soprattutto al nonno di riportargli il suo nipotino vivo e in salute e quel piano era tutto ciò che aveva a disposizione per riuscirci, poteva essere folle, poteva essere anche un fallimento, ma doveva tentare, tutti loro dovevano tentare anche se non avevano intenzione di starlo a sentire, e se non volevano partecipare allora lo avrebbe fatto da solo anche a costo di morire.
“ Esatto , Atem, potrebbe “ Tristan puntualizzò questo punto, rendendo partecipe il faraone stesso sulla scarsa possibilità che il brillante piano che si era inventato non era sicuro che funzionasse ma che , anzi, potesse mettere Yugi ancora più a rischio di quanto non fosse già “ Hai pensato ai rischi che potrebbe correre Yugi? o a quelli che potremmo correre noi? “ fece una risata di ironia “ Oh , è vero “ poi torno serio, guardando il faraone con aria di sfida e uno sguardo di cattiveria che da un po’ nutriva verso di lui “ A te non frega niente di noi “
Rimasero tutti non poco allarmati da quelle parole , soprattutto perché la faccia di Atem si scurì moltissimo e una scarica di rabbia gli attraversò lo sguardo, facendo immediatamente preoccupare tutti quanti perché conoscendo il faraone quello sguardo non era niente di buono. Infatti il faraone si alzò dalla sedia di scatto, nonostante Tea cercasse di tenerlo calmo , ma fu tutto inutile perché fece il giro intorno e si parò davanti gli occhi fiammeggianti di odio di Tristan “ Va bene, è chiaro che hai qualche problema “
Tristan sorrise ironico “ Problema?! No, che problema dovrei avere , solo quello che qualunque cosa organizzi tu si trasforma in un disastro?” ecco, voleva sapere qualche fosse il suo problema, eccoglielo servito il problema, cioè lui; Atem era il suo problema ed era pronto a scommettere che anche gli altri sarebbero stati d’accordo con lui non appena avrebbe fatto il resoconto di tutte le volte in cui li aveva cacciati nei guai “ Se vuoi ti faccio l’elenco, la lista è lunga quanto un treno “
“ D’accordo, se hai qualcosa da dire non essere timido, sputa fuori, tanto mi pare che in questi giorni non hai fatto altro “ ormai era arrivato allo sfinimento da parte di Tristan, in quei giorni si comportava come se fosse morso dalle tarantole , come se qualunque cosa si facesse fosse sempre quella sbagliata e dal momento in cui Aknadin aveva attaccato Yugi la prima volta aveva cominciato a dare segni di schizzofrenia perché se pensava che si fosse dimenticato del pugno che gli aveva mollato si sbagliava di grosso.
 
Bakura , seduto accanto a Marik, sussurrò “ Oh, No, di nuovo “ non era possibile che ricominciasse di nuovo a mettere in piedi litigi e discussioni , erano due giorni che andava avanti così e adesso tutti cominciavano a perdere la pazienza nel vedere sempre Tristan che attaccava di continuo il faraone o chiunque altro gli passava sotto mano nei momenti in cui la sua ira raggiungeva i picchi più alti nella scala della sopportazione.
Lizzie non ce la fece più a guardare come Tristan attaccava Atem, sembrava che per lui la causa di tutta quella situazione fosse quel ragazzo ma nessuno stava male per la situazione quanto Atem, forse non conosceva tutti i trascorsi passati ma sapeva che Atem non meritava di essere trattato in quella maniera, fece per scattare dal divano e andare a fermare quei due prima che si piacchesso, o quanto meno prima che Tristan picchiasse Atem, ma una presa sulle spalle la inchiodò al divano costringedola a restare seduta , ovvero quella di Marik “ Lasciami “  cercò di divincolarsi dalla sua presa sulle spalle, che tra le altre cose le faceva pure male.
“ Che vuoi fare, prenderti una gran passata di male parole?” forse la signorina non si rendeva conto che Tristan era fuori di testa da un bel po’, bastava vedere cosa aveva fatto a Seto e che cosa aveva urlato a Bakura il giorno prima, poco ci mancava che rischiasse anche di prendere a pugni Joey e Duke quando si erano intromessi per fargli calmare gli spiriti bollenti.
“ O magari sedare una rissa “ continuò ad agitarsi cercando di allontanare le mani di Marik dalle sue spalle , ma finì soltando per averle intorno alla vita , il che le rese difficoltoso riuscire a liberarsi “ Ma vuoi lasciarmi?” era fortunato che avesse le braccia bloccate dalle sue altrimenti gli avrebbe dato qualche schiaffo in faccia e anche una serie di altre legnate.
Marik sbuffò, cercando di stare alla larga dai capelli di Lizzie che gli davano non poco fastidio “ Quando avrai finito di agitarti come un coniglio “
 
Tristan non riuscì più a trattenersi, scoppiò ad urlare zittendo ogni altra voce esistente in quella stanza ormai incapace di trattenersi oltre “ Bene, allora sputerò fuori “ la sua faccia divenne rossa come un pomodoro e i pugni si serrarono così forte da far sbiancare le nocche “ Da quando sei arrivato tu, tutta la mia vita è stata un disastro, e anche quella degli altri presenti in questa stanza , e soprattutto quella di Yugi. Dici che vuoi proteggere i tuoi amici, le persone a cui tieni, è fantastico, peccato che Seto abbia ragione “ gli puntò il dito contro la faccia “ Tu non sei capace di fare niente di quanto dici e adesso vuoi salvare Yugi con quel ridicolo elenco di righe senza senso spacciandolo per un piano?! per farci cosa, spedire qualcuno al cimitero? So che vuoi spedirci all’ospedale, perché dopo tutto è questo che è successo a Joey dopo che tuo zio lo ha accoltellato “ quelle parole, aggressive e crudeli penetrarono dentro l’animo di Atem fermandogli il respiro, e finì anche per far sbiancare tutti gli altri, soprattutto Lizzie, che sbarrò gli occhi e spostò lo sguardo verso Joey, più sconvolto di tutti gli altri e che guardava Tristan con uno sguardo allibito, come se fosse stato pietrificato.
Atem , ineve, dopo i primi istanti di sconcerto per quanto aveva sentito, divenne furioso, ormai anche lui era allo stremo delle forze dopo tutte le accuse che gli avevano fatto in quei giorni e scoppiò “ Credi forse che l’abbia chiesto io tutto questo?” alzò ancora di più il tono della voce, sull’orlo di una crisi di nervi a lungo repressa “ Credi forse che abbia scelto io di avere a che fare con Aknadin? Credi che sia stato bello per me vedere tutte le persone a cui tengo venire prese di mira? Io non ho voluto niente di tutto questo, non ho voluto che nessuno di voi si mettesse nel mezzo e tu lo sai”  Tristan lo sapeva quanto stava male per Yugi, sapeva che quanto fosse stato male quando Joey era finito sotto i ferri e quanto non abbia accettato la sua successiva partenza e non era giusto che gli rinfacciasse in quel modo tutte le cose che più lo facevano soffrire, quello che aveva sempre voluto era una vita tranquilla e soprattutto normale e non una guerra millenniaria con la sua famiglia, perché comunque fosse Aknadin era la sua famiglia, una parte della disastrata famiglia che si era ritrovato tra le mani.
“ Io so solo che chiunque abbia a che fare con te , finisce per perdere le persone a cui tiene “ il suo sguardo superò Atem e si posò su Joey, seduto alle spalle di Atem che guardava allibito tutto ciò che stava accadendo, gli occhi di Tristan si riempirono di tristezza e di rabbia.
Atem girò lo sguardo altrove e sentenziò “ Credi forse che non lo sappia cosa si prova a perdere chi si vuole bene?” nessuno aveva perso più amici di lui, nessuno aveva visto le persone morire una dietro l’altra come lo aveva visto lui, amici, servitori , genitori , aveva perso tutto, il mondo che conosceva e che non esisteva più e a cui apparteneva era stato distrutto per sempre sotto ai suoi occhi negli ultimi istanti di vita che aveva vissuto quando aveva cancellato la sua memoria con quell’incantesimo per sigillare l’anima di Zork e la sua nel Puzzle, perciò che non gli venisse a fare la predica , perché in fin dei conti Tristan aveva solo visto un amico trasferirsi in un'altra città  , ma lui aveva visto amici morire.
Tristan scosse la testa “No, tu non lo sai cosa si prova, perché la tua famiglia è morta da millenni, i tuoi amici sono morti da millenni, e la colpa è solo tua “
Atem non ci vide più e lo spinse via con aggressività, pronto a millargli un pugno in faccia, ma Tristan fu più rapido di lui e gli sferrò un violento pugno nello stomaco che lo fece crollare in ginocchio e tossire malamente.
Balzarono tutti in piedi non appena quella scena si palesò davanti ai loro occhi, Duke corse subito verso Tristan afferrandolo e trascinandolo via mentre Marik e  Bakura aiutarono Atem a rialzarsi , con la testa che gli girava e la sgradevole sensazione di vomito che gli saliva dal punto in cui aveva ricevuto il pugno.
Tea andò subito verso Tristan e con fare autoritario gli indicò la porta di casa e gli disse “ Vattene , Tristan “ il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e andò via sbattendo violentemente la porta d’ingresso.
 
Joey era rimasto imbambolato a fissare con gli occhi sbarrati e la mascella spalancata il portone di casa con ancora l’immagine del suo migliore amico urlare contro Atem e per di più alzargli le mani, certo era successo altre volte che picchiasse qualcuno, ma mai su un amico se non per motivi ben specifici, ma mai si era spinto così oltre e con tanta rabbia a tal punto da essere quasi pronto a pestare i suoi stessi amici a sangue come stava per fare con il faraone, era irriconoscibile, sembrava che il ragazzo allegro che aveva lasciato si fosse trasformato in un mostro violento e aggressivo con tutti e questo non gli piaceva affatto.
 
La schiena di Yugi sanguinava copiosamente, grossi tagli arrossati e irritati gli causavano un terribile dolore che gli attraversava tutto l’addome e gli impediva di respirare senza provare una sensazione di lacerazione sulla pelle della schiena, i tagli vivi sembrava che lacrimassero lacrime di sangue che glii macchiarono i pantaloni, mentre vere lacrime gli sgorgavano dagli occhi lungo il viso tumefatto.
Aknadin consegnò la frusta al soldato che gli stava accanto e sentenziò “ Puliscigli le ferite, prima che si infettino “
Yugi tremava come una foglia, freddo e dolore si mischiarono insieme , le ultime forse che aveva erano stato strappate via dal suo colpo , incluse anche quelle per piangere o per pensare e tutto ciò che fu in grado di dire fu “ Atem… ti prego…Aiutami…“

nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo.
sempre più depressi ma con una marcia in più, più o meno.
Tristan si fa sempre più violento e chissà come degenererà la situazione XD io non ve lo dico, immaginatevelo voiXD
Per non parlare poi di Yugi....
Spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 62
*** Il preludio della tempesta ***


L’acqua scorreva dal rubinetto bagnando il lavandino , le mani di Atem erano strette ai bordi bianchi mentre il dolore allo stomaco gli causava delle scosse al petto e gli dava la sgradevole sensazione di dover dare di stomaco da un momento all’altro, senza però fare niente di concreto visto che era solo una cosa apparente dovuta più al dolore che al resto, ma era lo stesso una sensazione orribile che non voleva andare via. Quel pugno che gli aveva dato Tristan gli aveva fatto vedere veramente le stelle, aveva subito di peggio nella vita, era vero, tra lividi e ferite varie , non c’era paragone con quel pugno, ma gli faceva comunque male e non riusciva neanche a sollevarsi dal lavandino per i capogiri che aveva, in pratica lo aveva ridotto ad uno straccio.
Tea gli toccò la schiena poggiando una mano sulla sua spalla , il colorito pallido della faccia di Atem non le piaceva per niente, ne le smorfie di dolore che faceva quando respirava “ Va meglio?”
“ Più o meno…” tossì di nuovo, a quanto sembrava neanche parlare lo aiutava a riprendersi, quel pugno lo aveva distrutto nel vero senso della parola.
“ Vuoi sederti?” lui scosse la testa e Tea si trovò veramente in difficoltà , non poteva stare seduto, non poteva stare in piedi , ne respirare e ne parlare, Tristan l’aveva davvero fatta grossa e stavolta giurò che non appena lo avrebbe rivosto, se mai fosse capitato, gli avrebbe dato il ben servito come meritava per aver ridotto Atem in quella maniera.
Joey gli mise una mano sulla spalla e gli porse un bicchiere di tisana fumante “ Tieni, ti farà passare il dolore “ fortunatamente Tea aveva la scorta delle tisane in casa e non era stato difficile prepararne una in poco tempo, la cosa complicata era invece risolvere l’enigma di Tristan. Aveva detto una cosa che continuava ad assillarlo da quando era andato via
 
“ Tu non sei capace di fare niente di quanto dici e adesso vuoi salvare Yugi con quel ridicolo elenco di righe senza senso spacciandolo per un piano?! per farci cosa, spedire qualcuno al cimitero? So che vuoi spedirci all’ospedale, perché dopo tutto è questo che è successo a Joey dopo che tuo zio lo ha accoltellato “
 
Perché aveva detto quelle cose orribili e soprattutto perché rinfacciarle in quel modo al faraone, sembrava quasi che lo incolpasse di quello che era successo ad Halloween ma il motivo gli sfuggiva del tutto, dopo tutto lo aveva fatto di sua spontanea volontà, nessuno gli aveva detto di proteggere il faraone da quel pugnale e soprattutto lo sapeva Tristan. Poi le cose erano andate sempre peggio e in una direzione che nessuno si aspettava , ma non c’era bisogno di scarecare le colpe agli altri come se la causa di quanto accaduto fosse di Atem, lui non c’entrava niente con quella storia e a tratti gli era anche sembrato che lo stesse perfino accusando di essere stato il responsabile della sua partenza per Seattle.
Una brutta sensazione si fece largo nella sua mente, che fosse davvero questo il motivo, che lo stava accusando per la sua partenza da Seattle? Se era così perché comportarsi in quella maniera assurda e soprattutto perché arrivare fino al punto da dargli quel pugno violento. C’era di sicuro qualcosa che non andava in quella faccenda, non era sicuro che la ragione del comportamento di Tristan fosse davvero questa , ma aveva tutte le intenzioni di volerlo scoprire e di rimettere gli ecquilibri a posto e cosa più importante, fare riappacificare subito Tristan con Atem , soprattutto se davvero la ragione era la sua partenza da Domino. Forse era davvero il caso di andarci immediatamente.
 
Bakura, Duke , Serenity e Marik erano in salotto insieme a Lizzie, mentre Atem si riprendeva avevano comunque deciso di dare una mezza occhiata al piano che era riportato su quel foglio e ripensandocci non sembrava proprio essere così folle come all’inizio avevano creduto che fosse, certo c’erano alcune parti tecniche che dovevano essere sistemate e messe in pratica, ma il piano di base poteva funzionare, almeno secondo l’idea di Bakura “ Per me la base è perfetta “ indicò con il dito la parte iniziale, ovvero l’idea di fondo che faceva da piedistallo al progetto, secondo lui era plausibile come idea, potevano prendere due piccioni con una fava e limitare i danni in modo che nessuno rischiasse di farsi male, dopo tutto quella fase del piano sarebbe spettata ad Atem, era solo tutto il resto da dover sistemare meglio e affidare i vari compiti a chi spettava.
Duke guardò attentamente tutto ciò che era riportato lì e l’unico dubbio lo mostrò nella seconda fase “ Sì, ma con questa parte?” la indicò con il dito, facendolo scorrere sulle righe “ Questa è la parte tecnica, come la sistemiamo? Non possiamo rischiare “ quella era la parte più delicata perché in mezzo c’era tutto ciò su cui si reggeva la strategia, e se falliva quella falliva tutto il piano , e loro sarebbero finiti per farsi ammazzare visto che si trattava pur sempre di Aknadin.
Marik leggeva ogni riga che vi era riportata e gli venne un’idea che forse poteva risolvere il problema, almeno in parte “ E se facessimo così?” prese un pennarello e cominciò a fare degli scarabocchi su un foglio pulito scrivendoci poi accanto alcune cose che gli altri dubitarono un po’ “ Per me si può fare, non rischiamo niente e ci guadagnamo “
Duke storse il naso , un po’ titubante “ Sì, ma ci guadagnamo la tomba e io sono troppo giovane per avere una lapide con il mio nome scritto sopra “ l’idea poteva anche funzionare ma c’erano due problemi, il primo era che non avevano il tempo necessario per mettere in pratica quello che Marik si era inventato e il secondo era che se Aknadin lo avesse scoperto prima del previsto li avrebbe uccisi tutti uno ad uno e non sarebbe stata una cosa magnifica da vedere ne da subire.
 
Mentre gli altri parlavano e discutevano del piano, Lizzie guardava Atem e Tea nella cucina, lui era ancora poggiato al lavandino e lei gli stava accanto abbracciandolo , accarezzandogli i capelli e dandogli piccoli baci sulla guancia, tutte coccole adorabili per loro due ma strazianti per lei. Aveva promesso a se stessa che non avrebbe più dovuto pensare ad Atem, che non avrebbe dovuto fare niente che non fosse supportare Tea per il bene della loro ritrovata amicizia, ma guardare Atem negli occhi, parlare con lui e poi vedere loro due insieme , le faceva così male che sentiva il cuore schiaccarsi e stringersi dentro al suo petto, non doveva più pensare ad Atem ma era più forte di lei, come se i suoi occhi le stessero facendo un brutto scherzo e la costringessero a guardarli e a soffrire in silenzio perché non era riuscita a conquistare il ragazzo che amava. Quando si erano baciati la prima volta, si era convinta che forse poteva averla una speranza, ma quando le aveva manifestato la sua incertezza , Lizzie aveva cominciato a sospettare che forse Atem non l’amava davvero e e forse neanche la sua speranza di riuscire ad aver fatto breccia nel suo cuore fosse solo una sua fantasia e adesso, guardandoli insieme, si era resa conto che era effettivamente così, e le faceva lo stesso male, guardarli ogni giorno e ogni momento continuava a farle sempre più male. Voleva davvero dimenticarsi di Atem, ma quando si aveva la persona che si amava davanti agli occhi era difficile riuscirci e forse lei non ci sarebbe mai riuscita a dimenticarselo, il che era ancora peggio.
“ Lizzie…”
La voce di Marik la riscosse brutalmente dai suoi pensieri facendola sussultare e in breve si trovò gli occhi di Bakura, Marik e Duke puntati su di lei, che la guardavano in attesa di qualcosa di cui Lizzie non aveva idea “ Che c’è?”
Marik sventolò la mano davanti ai suoi occhi, dandole un non molto gradito senso di fastidio “ Pronto, sei connessa su questo pianeta? Hai capito che cosa ti abbiamo detto?” ok, aveva palesemente la testa altrove e non era molto difficile capire anche dove visto che non aveva fatto altro per una buona mezz’ora a guardare Atem e Tea in cucina, però doveva collaborare anche lei con la riuscita del piano che cercavano di mettere insieme per riprendersi Yugi altrimenti era inutile stare lì a parlare.
Lizzie non sapeva che cosa rispondere visto che non aveva la più pallida idea di che cosa stavano parlando mentre lei era in preda allo struggimenti per colpa dei suoi sentimenti dolori verso Atem, perciò tentò di improvvisare sperando che non scendessero più in basso “ Sì, certo... parlavate di…” tentò di sbirciare il foglio per leggere qualcosa , ma puntualmente Marik lo coprì con il braccio impedendole di leggere qualche riga scritta a casaccio, cosa che fece irritare un po’ Lizzie visto anche il sorrisetto di sfida di Marik, e alla fine si trovò costretta ad arrendersi “ Oh, d’accordo, non vi stavo ascoltando “ incrociò le braccia sul petto imbronciandosi per lo sgarbo, va bene , non era stata attenta, ma che ci poteva fare se quando vedeva Atem e Tea insieme voleva solo aprire la porta e andarsene.
“ L’avevamo capito “ le mise davanti il foglio e le disse “ Leggi e vedi se ti piace “ almeno questo doveva risultarle semplice visto che prestare attenzione a una conversazione abbastanza importante per qualche minuto le sembrava una cosa complicata da poter fare.
Lizzie guardò il foglio trovandoci solo un’accozzaglia di parole scritte così velocemente e a piede di gallina da risultare incomprensibili “ Cos’è questo, aramaico antico o alfabeto inesistente?” chi di loro aveva scritto quella roba incomprensibile aveva bisogno davvero di farsi un corso di scrittura perché neanche un bambino di sei anni di prima elementare scriveva così male , la maggior parte delle lettere era incomprensibile “ Qui qualcuno ha bisogno di imparare a scrivere “
Marik ringhiò sentendosi sfottuto da quella bisbetica viziata che sfotteva chiunque e qualunque cosa e montò su tutte le furie “ Scusa tanto se non so scrivere perfettamente in inglese “ che poteva farci se di nazionalità era egiziano ed era già tanto se parlava correttamente la loro lingua e sapeva anche leggerla , non poteva pretendere che sapesse scrivere scorrevolmente come loro, la sua lingua base era l’arabo mischiato alla conoscenza della scrittura ieratica dell’antico Egitto, anche se non sapeva proprio che farsene nella vita di tutti i giorni, quindi che non si permettesse più di sfotterlo.
Lizzie fece finta di pensarci su e con un tono di scherno chiese “ Ma l’inglese non è la seconda lingua più diffusa?”
Marik perse la pazienza e urlò “ ORA TI…”
“ EHI!” Duke e Bakura urlano allunisono facendo voltare contemporaneamente i due ragazzi verso di loro fermandoli prima che si mettesso anche loro le mani addosso, era già stato sufficiente il litigio di prima con Tristan, un altro proprio non lo avrebbero sopportato, anche se era fatto solo per scherzo o per stuzzicare le ire reciproche, per fortuna che tutti e due finirono prima ancora di cominciare e grazie al cielo che era andata a finire così. Duke prese quindi la parola e spiegò a Lizzie la situazione riportata su quel foglio “ Dunque, il piano è quello esposto da Atem ma per la parte tecnica abbiamo apportato una modifica e ci serve sapere se tu sei d’accordo , perciò…” le indicò il foglio da leggere , pretendendo quanto meno un piccolo spruzzo di serietà almeno quella volta , cosa che Lizzie fece mettendo da parte la sua antipatia per Marik.
Leggeva quelle righe nonostante le venisse difficile capire alcune parole, però doveva ammettere che tutto sommato l’idea non era cattiva, se non fosse che era un po’ complicata da svilupparsi “ Non è una cosa che si può fare in poco tempo, lo sapete , vero?” li guardò tutti in faccia squadrando le loro espressioni, per fortuna loro stessi lo sapevano che era una follia ciò che aveva inventato, però lei stessa si rendeva conto che era meglio questo come alternativa che ciò che aveva deciso inizialmente Atem “ Però è un’idea che ci può stare, ma bisognerà l’approvazione del boss “ e indicò Atem, ancora nella cucina insieme a Tea , che sembrava riprendersi a poco a poco, e guardandolo desiderò poter essere al posto di Tea a prendersi cura di lui , ma sapeva che era qualcosa che non poteva proprio accadere, non più almeno, e il suo sguardo finì per rattristarsi contro la propria volontà.
A marik non sfuggì lo sguardo di tristezza di Lizzie, per lei era difficile accettare la verità ma per quanto gli sarebbe piaciuto poterle dire qualcosa anche a costo di prendersi parolacce , non aveva un gran che da dirle, sapeva che in quelle situazioni le solite parole di routine come vedrai che col tempo lo accetterai o prima o poi te ne farai una ragione non servivano a un bel niente, perché quella fase iniziale l’aveva passata anche lui e sicuramente con più sofferenza di quanta ne stesse passando lei e sapeva molto bene che cosa si provava in quella situazione e sapeva anche che sarebbe stato molto difficile riuscise a scordarselo.
 
le ferite bruciavano come se del fuoco liquido scorresse sulla pelle lacerata della schiena, il sangue aveva smesso di scorrere da un po’ ma la carne era arrossata e viva, ogni respiro era per Yugi una sfilettata che incendiava le lacerazioni della schiena ma anche i suoi polmoni , le corde vocali erano consumate , i suoi respiri erano dei rantoli e le sue gambe tremanavo mentre le ginocchia dolevano per la posizione scomoda in cui era costretto a stare, era ancora in ginocchio ai piedi dell’altare, i polsi rossi e piedi di ematomi erano ancora legati dalla corda all’anello di ferro e molti dei tagli che aveva sulle gambe si erano riaperti e avevano ripreso a sanguinare, macchiando il tessuto dei jeans, più di quanto non fosse già inzuppato di sangue. Non sapeva da quanto fosse legato lì, ne da quanto le frustate fossero cessate, , tanto meno sapeva da quanto tempo si trovasse in quel luogo, ma gli sembrava un eternità , per quel che ne sapeva poteva essere in quel posto da ore o anche da giorni, però almeno su una cosa era sicuro, per quanto avesse ripetuto e ripetuto, tra urla disumane e vani tentativi di difendersi, che di quel Sigillo non sapeva niente nessuno voleva ascoltarlo, anzi sembrava che lì stesse facendo arrabbiare di più e poi le visioni si erano intensificate, quelle dannate visioni che non volevano cessare e che lo stavano facendo impazzire.
I suoi polsi furono afferrati da una rozza presa e le corse che lo legavano furono tagliate da un coltello, e la stessa presa andò a finire sui suoi capelli, che lo costrinse ad alzarsi nonostante non fosse capace di reggersi in piedi. Il soldato lo trascinò dietro di se poi lo spinse facendo cadere rovinosamente a terra, le ossa gli facevano male, i tagli gli bruciarono e gli occhi non riusciva neanche ad aprirli e quando lo fece, si trovò davanti gli occhi rosso fiammante dell’ammasso informe che lo sorvolava.
Lo spirito assottigliò gli occhi e un bagliore li attraversò “ A quanto pare sei ostinato , ragazzo , dove si trova il Sigillo?” Aknadin lo aveva picchiato, frustrato, si era intromesso nella sua mente e aveva scovato i suoi ricordi più inutili eppure non aveva trovato niente che li conducesse al Sigillo, apparte una semplice visione del passato, ma nulla di più.
Yugi provò a rantolare qualche parola ma dalle sue corde vocali rovinate non uscì niente, le vrtigini e il dolore gli disorientavano i sensi e la percezione, anche la voce dello spirito sembrava ovattata e lontana alle sue orecchie.
Lo spirito non accettò il suo silenzio e decise di intervenire di persona a risolvere il suo spinoso problema, i suoi occhi brillarono ed entrò dentro la mente di Yugi, il quale cadde a terra come se avesse appena ricevuto una botta in testa. Lo spirito si fece largo nei suoi ricordi, pressochè inutili per ciò che cercava, penetrò nel suo incoscio trovando finalmente qualcosa che gli interessava. Alcuni frammenti si mostrarono a lui…
 
Dune del deserto…
Sotterranei ….
Una porta in pietra protetta dalla statua di Horus…
Uno scrigno dorato….
 
Sulla fronte di Yugi apparve il simbolo del millennio, un occhio dorato che brillò così forte da respingere lo spirito fuori dalla mente di Yugi, facendo svenire il ragazzo e bruciare l’ammasso informe, che fu costretto a interrompere il contatto con la mente di Yugi. La stessa energia che aveva percepito la prima volta l’aveva sentita di nuovo, provenire da lui , era la stessa traccia mistica, cominciava a sospettare che torturarlo fisicamente per farlo parlare non sarebbe servito a nulla , di fatto non sapeva niente del Sigillo, però la risposta che cercavano forse era racchiusa dentro le sue visioni ed era su questo che dovevano puntare, come al solito Aknadin non riusciva mai a trovare la risposta neanche se si mostrava davanti ai suoi occhi , si rovolse proprio a lui, mostrando la sua ira “ Sei uno stupido “
Aknadin si inginocchiò dinanzi a lui “ Mio signore…”
“ Non cercare il mio appoggio “ gli scagliò contro delle scariche elettriche che lo folgorarono, indebolendolo “ Hai passato ore a torturarlo, quando dovevi solo scavare nella sua mente , è lì che si trova ciò che cerchiamo, IDIOTA”
Aknadin tentò di rialzarsi da terra, ma il corpo era scosso da dolori continui “ Mi impegnerò di più “
“ Sarà meglio “ e sparì dalla vista di tutti i presenti.
Aknadin ringhiò, la sua faccia si contorse in una smorfia di rabbia e di follia, gli occhi si dilatarono a tal punto da arrossarsi , non sopportava di essere trattato in quella maniera e giurò che quando avrebbe trovato ciò che cercava avrebbe distrutto il suo padrone e portato a termine la sua vendetta come aveva progettato di fare fin dall’inizio. Avrebbe pagato a caro prezzo le umiliazioni che gli stava provocando e più di qualunque cosa al mondo avrebbe avuto il Sigillo per se non appena sarebbe riuscito a trovarlo, ma intanto fece ciò che gli era stato detto, ovvero occuparsi di trovarlo , ma lo avrebbe fatto a modo suo e con i suoi metodi, si avvicinò per tanto a Yugi, di nuovo sdraiato sulla lastra di pietra dell’altare e la sua ombra oscurò il corpo esamine e torturato di quel ragazzino indifeso, un sorriso sadico si manifestò sul suo volto, lo spirito voleva il Sigillo, ma lui voleva la sua vendetta su Atem e nessuno poteva impedirgli di dare il ben servito a suo nipote proprio grazie a Yugi Muto. Poi chissà, magari , una volta conclusa quella storia, avrebbe potuto cominciare anche a pensare a Seto, dopo tutto quando il Sigillo sarebbe stato suo insieme ai restanti oggetti, avrebbe avuto il potere sufficiente per poter uccidere anche Seto e il suo adorato fratellino Mokuba, ma per il momento quel pidocchio davanti a lui era più importante della reincarnazione del suo figlio traditore.
 
Atem leggeva ciò che avevano scritto i suoi amici riguardo le modifiche del piano e personalmente le trovava abbastanza adeguate alla sua idea, anzi era molto meglio in quella maniera che come aveva organizzato lui all’inizio, il problema era come mettere in praica quanto stavano concordando e soprattutto chi era in grado di poterlo fare “ Per me va bene, ma come lo facciamo?”
Duke annuì , mostrandosi d’accordo con l’osservazione di Atem e si voltò verso Marik , chiedendogli “ Già, come lo facciamo?”
“ E lo chiedi a me?! ho avuto un’illuminazione , non sono uno scienziato “ era un’idea che gli era vuna in mente per caso non ci aveva ragionato sopra, quindi era ovvio che neanche sapesse come metterla in pratica, ma a volte dimenticava che Duke aveva il pessimo vizio far sentire tutti gli altri degli idioti.
Tea ci pensò su un po’ mentre leggeva e le venne un’idea che forse poteva funzionare “ Lizzie, tua madre ha ancora quegli strumenti?” conosceva molto bene Stephanie Everdeen e i suoi passatempi preferiti, buona parte dei vasi e degli oggetti che aveva a casa ne erano la prova e se lavorava ancora a quelle cose , Lizzie poteva aiutare a realizzare quella spinosa parte che dava tanti problemi.
Lizzie non capì all'inizio che cosa volesse dire Tea, almeno finche non le indicò con lo sguardo qualcosa alle sue spalle e non appena si voltò una lampadina si accese nella sua testa “ Sì, perché?” il sorriso di Tea non le piacque affatto , anche perché si ritrovò in breve gli occhi di tutti puntati addosso e una brutta sensazione si fece strada dentro di lei, sensazione che la spinse a mettere subito le mani avanti e a togliere pessime idee dalla mente di tutti i presenti “ Ehi, qualunque cosa tu abbia in mente, sappi che…”
Bakura non capì di cosa quelle due stessero parlando e chiese " Di che cosa parlate?"
tea spiegò a tutti la cosa e dopo aver ascoltato attentamente il resoconto della ragazza, Duke interruppe Lizzie prima che parlasse “ Apposto, te ne occupi tu “ fuori una parte spinosa del piano, Lizzie era la persona giusta per quel lavoro quindi niente più problemi su quel punto.
Lizzie tentò subito di recuperare terreno “ Cosa? No, non potete…” ma era troppo tardi , le avevano scaricato addosso la patata bollente e adesso quella parte di piano spettava a lei, come se avesse il tempo per poter giocare , e poi le faceva un po’ schifo toccare quella roba appiccicosa. Un conto era giocarci da bambina con robe che sporcavano le mani e un conto era farlo da adulta, nessuno di loro aveva idea di quanta roba ci voleva per togliere quell’orribile materiale dalle mani, era quasi peggio della vernice e poi macchiava i vestiti e neanche quattro lavatrici riuscivano a smacchiarli ma ormai che poteva fare, a nessuno importava niente e fu costretta ad arrendersi “ Oh, e va bene “ maledì Tea con lo sguardo, la quale sembrò invece divertirsi un mondo visto che rideva sotto i baffi. Però , se pensavano davvero di scaricare a lei tutto quanto, si sbagliavano di grosso perché il fardello di doversi accollare quel duro lavoro che sarebbe durato ore spettava anche a qualcuno di loro “ Ma ho bisogno di aiuto per farlo “
Tea stava per offrirsi volontaria, ma Duke la interruppe tirando una pallica di carta contro Marik, che si girò a guardarlo infastidito e prima che anche lui potesse spiccicare una parola , sentenziò “ Marik, aiutala tu “
Sia Marik che Lizzie esclamarono, con due facce allibite “ COSA?” poi si guardarono per pochi istanti negli occhi solo per ritornare a guardare Duke e, sempre allunisono esclamarono “ SPERO CHE TU STIA SCHERZANDO “ l’ultima cosa che Lizzie voleva era dover lavorare con Marik, tra tutte le persone presenti avevano deciso di affibbiarle proprio quella che non sopportava proprio, a quel punto era meglio che lavorasse da sola anche a costo di passare ore intere a lavorare. Anche Marik non aveva voglia di avere a che fare con Lizzie, era insopportabile e poi come lei odiava lui anche lui odiava lei, se lo erano dimostrati centinaia di volte che non si sopportavano che si stavano rciprocamente sulle scatol e ormai era una cosa nota a tutti quanti, ma certe volte i suoi amici erano crudeli quando si ci mettevano.
Duke sospirò roteando gli occhi al cielo “ Sentite, per almeno una volta mettete da parte le vostre divergenze e vedete di collaborare “ indicò prima Lizzie “ Tu devi lavorare e hai bisogno di aiuto “ poi puntò Marik “ E tu la devi aiutare “ poi guardò entrambi “ Questo è il vostro compito, che vi piaccia o No, domani dovete subito mettervi a lavoro perché salvare Yugi dipende soprattutto da questo “
Marik capiva perfettamente che dovevano darsi una mossa ma proprio non capiva perché doveva aiutarla lei quando poteva farlo qualcun altro, magari Tea “ Sì, ma perché io?!”
Duke scambiò uno sguardo svelto con Bakura, il quale disse “ Perché Sì “ concluse il tutto con un sorriso accompagnato dalla risatina sotto i baffi di Duke.
Marik assottigliò gli occhi lanciandogli uno sguardo di rabbia e non potè che odiare i suoi due amici ancora di più per lo sgarbo che gli stavano facendo, ma ormai il vaso era rotto e non restava far altro che raccogliere i cocci e sopportare , almeno per il bene della salvezza di Yugi, in fondo stavano facendo tutto questo solo per lui , anche se avrebbe gradito aiutare in un altro modo invece che fare da balia a Lizzie.
Serenity si intromise nella discussione e chiese “ Potrei aiutarla io “ sembrava che Marik e Lizzie si odiassero e visto che lei aveva bisogno di aiuto poteva prendere il posto di Marik visto che viveva con Lizzie, così avrebbe evitato litigi tra i due.
Duke smontò subito l’idea di Serenity “ No, Marik aiuterà Lizzie, tu aiuterai noi “ e detto ciò troncò ogni altra discussione prima che nascesse, ormai avevano stabilito i ruoli e Serenity aveva il suo, che di certo non era aiutare Lizzie perché quello era compito solo di Marik, se gli fosse piaciuto o No.
 
Joey bussò tre volte al citofono di casa di Tristan, era andato via non appena Atem si era ripreso ed era corso immediatamente lì nella speranza che gli aprisse la porta di casa, aveva bisogno di parlare con lui, di sapere, di chiarire che cosa avesse e soprattutto di fargli capire che ciò che è successo è stato deciso tutto da lui e che il faraone non aveva alcuna colpa in tutta quella situazione. Finalmente la porta si spalancò e un Tristan con gli occhi gonfi e arrossati fece capolino oltre l’ingresso, guardandolo con una faccia oscura “ Che ci fai qui?”
“ Devo parlarti, fammi entrare “
Tristan si fece di lato e Joey entrò dentro casa e si diresse subito verso il soggiorno , dove posò lo zaino su una sedia e subito tartassò Tristan , senza neanche dargli il tempo di parlare o di dire qualunque cosa “ Perché hai fatto una cosa simile , Tristan, che ti è preso?”
Il ragazzo cominciava di nuovo a sentire la rabbia salirgli e annebbiargli il cervello, credeva che fosse chiaro che cosa gli era preso visto che erano due giorni che ripeteva sempre lo stesso discorso “ Che mi è preso?! Joey, Yugi è stato rapito , lo capisci? È stato rapito per colpa di Atem “
Joey scosse il capo , non gli credeva affatto , per niente “ No, non è vero, e tu lo sai “ doveva smetterla di incolpare Atem, usarlo come caprio espiatorio non serviva a niente , soprattutto perché non era lui il responsabile di quello che era successo “ Non puoi scaricare la colpa a gente che non la merita “ la verità era solo questa, Atem non meritava di essere incolpato di quanto accaduto a Yugi, e Tristan soprattutto lo sapeva molto bene ma questo non faceva altro che alimentare sempre di più i suoi sospetti verso Tristan, ma se voleva avere una risposta doveva essere lui a cedere per primo.
Tristan non riuscì più a trattenersi, scoppiò ad urlare esternando finalmente i suoi veri sentimenti e le sue vere ragioni “ Non la merita?! Certo che la merita, da quando è tornato non ha fatto altro che metterci tutti nei guai, guarda cos’è successo a Yugi, Aknadin lo ha perseguitato al cimitero, gli ha tagliato le mani e adesso lo ha preso e chissà che cosa gli starà facendo adesso “ poi indicò Joey “ E guarda che è successo a te, sei finito all’ospedale sotto i ferri, scommetto che hai anche le cicatrici dei punti “ come faceva a non rendersi conto della gravità della situazione, era finito all’ospedale , aveva subito un operazione urgente e poi era toccato a Yugi subire l’ira di Aknadin, per non parlare poi di Marik e di Bakura, anche loro avevano fatto un giro al pronto soccorso per colpa di tutti i problemi che portava Atem, ma come facevano tutti, Joey per primo , a non capireche Atem era la rovina della loro esistenza, la causa di tutti i loro problemi.
Joey scosse di nuovo la testa, sospirando pesantemente “ Tristan, non è sua colpa se Aknadin ha organizzato quella trappola “
Tristan perse del tutto il controllo “ Ma di chi è colpa se sei andato via?!” diede le spalle a Joey , scoppiando a piangere e si andò a sedere sul divano , prendendosi il viso tra le mani e dando sfogo a tutto ciò che provava dentro al suo animo.
Joey abbassò gli occhi con un sospiro, allora era vero, Tristan gli dava la colpa perché lui era andato via, Atem aveva solo la responsabilità di essere il capro espiatorio di tutte le sfrustrazioni di Tristan e non quella di essere il responsabile di tutti i problemi che causava Aknadin, ma forse Joey questo l’aveva sempre saputo prima che scoppiasse tutto questo. Gli si sedette accanto e gli mise una mano sulla spalla , stringendola “ Tristan, adesso ascoltami “ il ragazzo non si voltò a guardarlo, ma Joey continuò ugualmente “ So che non hai mai accettato la mia partenza, ma se l’ho fatto è stato per me stesso e non perché Aknadin mi ha quasi ucciso “ prese un bel respiro e continuò a spiegare tutto a Tristan, mettendo una volta per tutte le cose in chiaro “ Voglio che tu lo sappia , Tristan, io sarei andato via comunque da Domino, forse non così, ma di certo lo avrei fatto. Ciò che è successo , ha solo accelerato i tempi. Lo so che per te è difficile accettarlo, ma non puoi accusare Atem di una cosa in cui non c’entra, perciò…” ma Tristan non gli lasciò il tempo di finire la frase, ringhiò e si alzò di scatto dal divano “ Tristan, non….”
“ TU NON CAPISCI “ i pugni stretti gli tremavano, il respiro affannato era carico di rabbia prota a scoppiare, si voltò a guardarlo con due occhi dilatati “ Non capisci che cosa significa per me saperti lontano da Domino, non capisci cosa significa guardare il tuo banco e trovarlo vuoto, non capisci che cosa significa vederti solo pochi giorni alla settimana e sentirti parlare dei tuoi nuovi amici , guardare le tue foto insieme a un gruppo di ragazzi che non siamo noi. Forse per te sarà bello e divertente , ma per me No, e sai perché?” strinse gli occhi mentre le lacrime cominciavano a scendere dagli occhi “ Perché prima o poi noi per te conteremo più niente “ scoppiò a piangere copiosamente, ormai era arrivato al limite della sopportazione, ormai non ce la faceva più a trattenersi tutto dentro, Joey era la persona che aveva di più cara al mondo, era una specie di fratello acquisito e sentirgli parlare di nuove amicizie, osservare le sue foto su Facebook o nel suo cellulare insieme a ragazzi che nessuno di loro conosceva non era altro che il segno che Joey prima o poi avrebbe troncato ogni rapporto con tutti loro. Forse Joey sarebbe andato via lo stesso, forse era proprio destino che Seattle sarebbe diventata casa sua, ma proprio non sopportava che Joey fosse lontano da lui, tutti i guai che avevano combinato, tutte le risate che si erano fatti nel corso degli anni, erano sempre stati apiccicati come gemelli siamesi e adesso era finito tutto.
Joey si rattristò nel sentirsi dire quelle cose, alla fine la verità era saltata fuori. Si alzò dal divano e abbracciò Tristan, il quale ricambiò subito l’abbraccio tra i singhiozzi e i pianti “ Non potrei mai dimenticarmi del mio migliore amico “ lo strinse più forte “ Tu sei il mio migliore amico, e nessun altra persona ti sostituirà mai, Tristan “ le paure di Tristan erano più che giustificate, ma arrivare a prendersela con Atem era davvero troppo anche per lui, l’incidente di Halloween era stato solo una scintilla che lo aveva cominciato a spingere verso la direzione inevitabile che avrebbe preso la sua vita e Lizzie aveva dato il colpo di grazia che aveva rotto il vaso delle sue paure. Erano lontani, in due città diverse, ma in fondo ciò che li separava era solo un’autostrada e circa meno di un ora di viaggio in macchina , ma ciò non avrebbe mai intaccato la loro amicizia, erano come fratelli e neanche due città diverse potevano distruggere la loro amicizia, però, purtroppo, tutto questo rischiava di distruggere un’altra amicizia. Si allontanò da Tristan e lo guardò negli occhi “ Però, te la sei presa con Atem e lo sappiamo tutti e due che non centra niente in questa storia “
Tristan abbassò gli occhi, già era vero, il faraone, gli aveva mollato un pugno in pieno stomaco che quasi lo aveva steso e poi gli aveva urlato le peggiori cattiverie che ci potevano essere al mondo e conosceva bene il faraone , non era il tipo che perdonava facilmente se non per forza degli eventi ma come poteva essere altrimenti, quando ripensava ad Halloween la rabbia che provava si ripercuoteva su di lui e poi c’era tutta quella storia di Yugi. Non doveva odiare Atem per il rapimento del loro amico , ne per tutto quello che era successo nel corso degli anni e soprattutto nell’ultimo periodo , ma purtroppo non riusciva proprio ad accettarlo e dopo quello che era successo di certo lui non avrebbe voluto neanche starlo a sentire e sicuramente neanche vederlo , ormai la loro amicizia era intaccata nel profondo e anche se avesse voluto fare pace con lui non era sicuro che avrebbe accettato di parlargli ne di riappacificarsi.
 
Joey lo stringeva forte. Cercando quanto meno di farlo riprendere un po’, anche se ormai avevano chiarito le ragioni di Tristan c’era ancora un problema da risolvere e quel problema era Atem.
Tristan l’aveva combinata veramente grossa con lui, tutte le cattive parole gli insulti , le litigate e adesso pure quel pugno, conosceva Atem , il suo carattere e la sua testa e difficilmente uno come lui sorvolava su certe cose, per le discussioni stupide e leggere ci sapeva volare sopra, dopo neanche qualche minuto se le dimenticava, ma le parole di Tristan erano state pesanti, lo avevano colpito dove gli faceva più male , il suo punto debole era proprio il suo burrascoso passato e le conseguenze che ne erano venute fuori e che si ripercuotevano su tutti loro, purtroppo questo non lo poteva cambiare nessuno di loro, era la conseguenza che si erano accollati a mente lucida il giorno in cui avevano avuto a che fare con Atem , qualunque cosa accaddeva a lui accadeva anche a loro e ci lottavano ogni giorno, ma sapevano anche che Atem non aveva voluto niente di tutto questo e soprattutto sapevano che il faraone aveva ancora i fantasmi del passato che lo perseguitavano non solo fisicamente ma anche psicologicamente e le parole di Tristan avevano riaperto in lui brutte ferite che non sapeva superare.
La preoccupazione che le conseguenze sarebbero state più che disastrose trapelava dagli occhi di Joey e sicuramente non sarebbe stato il solo ad avere paura di ciò che ancora poteva succedere sopo tutto questo e di sicuro non sarebbe piaciuto a nessuno di loro, a Joey soprattutto.
 
nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo
il seguente sarà l'ultimo della fase preparativa e poi apriti cielo e spalancati terra, perchè vi assicuro che non vi piacerà come si concluderà questa brutta faccenda XD
spero intanto che vi piaccia questo capitolo e commentate, commentate, commentate 
 

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Capitolo 63
*** Buon compleanno ***


Nonostante fosse Dicembre la giornata era abbastanza soleggiata anche se comunque fredda, il vento era un po’ più calmo rispetto ai giorni passati ma anche molto più freddo, ormai Natale era dietro l’angolo, mancava meno di un giorno alla vigilia e l’intera Domino, come ogni altra città del mondo, era in fermento, i negozi erano aperti e la gente buttata dentro di essi per fare gli ultimi acquisti per i regali. I quartieri , sia residenziali che di periferia, erano pieni di illuminazioni e di decori svariati, luci di ogni colore ricoprivano i tetti e le balconate, molti alberi nei giardini erano stati addobbati con decori svariati e alcuni avevano perfino costruito dei veri presepi funzionanti negli immensi giardini di cui disponevano.
Anche il quartiere della Domino benestante era un tripudio di decori, luci e bellissimi addobbi che avvolgevano le grandissime ville , proprio grazie all’atmosfera di festa che circondava tutta la zona non si sentivano ne schiamazzi ne urla dato che tutti erano impegnati a sistemare le decorazioni dentro le rispettive abitazione, tutto il quartiere era circondato da calma e tranquillità, almeno finchè un urlo disumano non la ruppe “ COME HAI OSATO?!”
Lizzie era al telefono con Bakura, fuori di se per la rabbia incontenibile, gli occhi erano rossi e spiritati come quelli di un demone, la sua faccia contorta in una smorfia di ira funesta che l’aveva deformata e arrossata “ COME HAI POTUTO FARMI UNA COSA SIMILE”  aveva chiamato Bakura per inventargli che quel giorno non poteva lavorare con Marik perché aspettavano ospiti da fuori e che quindi avrebbe lavorato alla sua parte di piano quando sarebbe stato possibile, purtroppo però la risposta che le aveva dato l’aveva fatta infuriare e andare fuori di testa, in sostanza le avevano scaricato Marik non per farla aiutare ma ben sì perché quel giorno era il suo diciannovesimo compleanno e loro dovevano organizzargli una festa a sorpresa. Una festa, con tutto quello che stava succedendo loro pensavano a organizzare una festa di compleanno e per di più erano tutti d’accordo ad accollare a lei la patata bollente , ovvero tenere Marik a casa sua per un giorno intero solo per farlo stare alla larga dalla casa di Bakura, dove avrebbero organizzato, e a lei neanche gliel’avevano detto, ma come avevano potuto tenerla all’oscuro dei loro progetti festivi.
“ Senti Lizzie, mi dispiace, ma se sta con te ci lascia lavorare in pace “
Lizzie non lo sopportò “ E non avete pensato a me?! dovevate dirmelo prima , cioè ieri “ era incredibile, davvero incredibile che fossero così stupidi, le affibbiavano l’ingrato compito di collaborare con Marik senza dirle il perché avevano scelto proprio lui per quel lavoro, avrebbe anche potuto capirlo se le avessero spiegato la motivazione anche per telefono, e invece No, all’ultimo minuto, fregandola in pieno e girando ancora di più il coltello nella piaga.
“ Se te lo avessimo detto, avresti accettato?”
Lizzie stava per ribattere , ma fu costretta a doversi stare zitta, se glielo avessero detto avrebbe accettato? Ovviamente la risposta era più che semplice “ No… ma questo non ….”
“ Vedi? Ecco perché non te lo abbiamo detto, adesso devo andare, trattienilo a casa tua finchè non ti avvertiamo noi, ciao “
E riattaccò la chiamata lasciandola inguaiata in quella situazione frustrante, per la rabbia lanciò il telefono sul letto e  con un ringhio si sedette sullo sgabello della specchiera, adesso si spiegava almeno perché avevano obbligato Serenity a non collaborare con lei scaricandole invece la piattola ambulante. Purtropo non aveva molto da fare dal momento che Duke era passato a prendere la ragazzina una mezz’oretta fa ricordando a lei di dover collaborare con Marik a quel piano idiota a cui lei stessa aveva dato la sua approvazione, ormai doveva solo rassegnarsi e magari darsi una mezza sistemata visto che comunque presentarsi con il pigiama e le treccine davanti a un ragazzo, fesso che fosse, non era una bella figura da fare, per cui cominciò a tirare fuori tutti gli strumenti che le servivano e cominciò a prepararsi.
 
Il garage era immerso nel disordine, c’erano scatoloni pieni di addobbi e di decorazioni adagiati tutti in un angolo, sparpagliati alla rinfusa uno sopra all’altro, il gigantesco tavolo in plastica era pieno di pennarelli colorati, fogli di scarta sparpagliati e altri addobbi che penzolavano da tutte le parti, Bakura aveva deciso di organizzare la festa di compleanno di Marik nel suo garage soprattutto perché non era un vero e proprio garage ma una sorta di mini casa sotterranea per quanto era grande. Si accedeva al garage tramite una scaletta in pietra nascosta dietro una porta laterale all’ingresso, l’interno del garage per come era stato allestito e soprattutto per quanto era grande era l’unione di una cucina e di un soggiorno. Nella parte più esterna , dove sorgeva lo scivolo esterno per la macchina, c’era una piccola cucina a muratura con quattro fornelli per il gas, un lavandino, un forno a muro, una dispensa e un frigorifero, un grosso tavolo in plastica con una cerata azzurra era sistemato al centro circondato da otto sedie in plastica , nella parte più interna verso destra c’era un piccolo tavolino in legno circondato da alcune poltroncine con imbottitura in spugna e una vecchia televisione , davanti l’ingresso della porta invece, poco più in fondo c’era invece un grosso letto a due piazze in via smontaggio con accanto un vecchio comodino logorato e una piccola lampada al neon di quelle scadenti. Quel posto veniva usato da Bakura e suo padre durante l’estate, essendo una casa esposta perennemente al sole dove faceva molto caldo, nel periodo estivo si trasferivano nel garage, luogo decisamente più fresco e riparato e soprattutto costantemente luminoso visto che l’interno e lo scivolo erano separati da una tenda e vi erano delle piccole finestre con i vetri trasparenti sui muri che garantivano il circolo dell’aria e della luce, inoltre al soffitto era stata sistemata una grossa plafoniera colorata, in pratica era il luogo ideale dove festeggiare un compleanno senza essere disturbati.
Bakura posò i grossi scatoloni che trasportava sul tavolo , tirando fuori ogni addobbo da poter appendere e sistemare in modo carino per rendere davvero l’idea di una festa, lo aprì e cominciò a tirare fuori striscioni con auguri di buon compleanno, tovaglie da tavolo plastificate con i decori tipici, bicchieri di plastica ancora imballati e mai usati, pacchetti con dentro forchette di plastica, vassoi da torta, tovaglioli e piatti , tutti oggetti da dover spacchettare dai vari imballaggi , per fortuna che suo padre aveva il vizio di comprare sempre decorazioni in più quando c’era da festeggiare il suo compleanno, altrimenti si sarebbero ritrovati a dover fare le spese all’ultimo minuto.
Duke cominciò a dare una mano a Bakura, spacchettando e sistemando attrezzi vari “ Organizzare un compleanno con tutto quello che è successo , mi sembra un po’ stonato “
Bakura si trovò costretto a dover annurire, anche lui lo considerava stonato ma avevano bisogno di sfogarsi un po’ tutti “ Lo facciamo soprattutto per non deprimerci troppo, almeno ci distraiamo un po’ “ in fondo avevano un motivo per poter organizzare le idee e riprendere coscienza delle loro azioni compiute negli ultimi giorni, tra Atem depresso, Tristan fuori di cervello e Yugi svanito nel nulla, avevano bisogno davvero di riorganizzare le loro idee e rilassare la mente, almeno per lui era così ed era sicuro che lo era anche per gli altri.
In effetti aveva ragione, ricaricare un po’ le batterie era senza dubbio una buona ragione dopo quello che era successo soprattutto con Tristan il giorno prima, e a proposito di Tristan , il compleanno di Marik riguardava truppo il gruppo e Tristan era uno della comitiva ma non sapeva come doversi comportare con tuta quella storia. Non comunicarglielo significava litigare e comunicarglielo significava correre il rischio non solo di litigare ma anche di finire per assistere per l’ennesima volta a una scazzottata non gradita e Duke non era molto convinto che Atem volesse vedere Tristan, quello che era successo non doveva averlo gradito molto e di certo nessuno voleva rovinare la festa di Marik.
Serenity arrivò davanti i due ragazzi e mostrò loro il regalo bello impacchettato e infiocchettato “ Come è venuto?”
I due ragazzi guardarono il regalo nelle mani di Serenity e approvarono a pieni voti l’imballaggio del regalo, essendo purtroppo sotto Natale l’unica carta decorativa che si trovava era a tema natalizzio e anche il pacco regalo purtroppo aveva dei decori fluorescenti che ricordavano di più un regalo natalizzio che di compleanno, ma era lo stesso, dopo tutto Marik era nato il giorno prima della vigilia. Serenity era contenta che il regalo fosse piaciuto agli altri per il modo in cui lo aveva sistemato, ci aveva lavorato sopra una ventina abbondante di minuti tra la giusta confezione e il nastro adesivo che doveva sigillare tutto, ma almeno il risultato era quasi identico alla confezione di un regalo fatto nei negozi ed era soddisfatta.
 
Anakin continuava a ringhiare e a tirare il laccio della scarpa di ginnastica che teneva tra i denti e Atem iniziava a perdere la pazienza “ Avanti , lascia la mia scarpa “ stava davvero cominciando a maledire il momento in cui aveva permesso al cane di dormire nella sua stanza , purtroppo dall’assenza di Yugi il cane si era abbattuto un po’ e il faraone aveva deciso di trasferire la cuccetta nella sua stanza per farlo dormire lì, peccato però che la convivenza con il cane non era affatto facile come si era aspettato. Anakin era cresciuto moltissimo e non era più un cucciolo tenero e coccoloso facile da tenere in braccio e nella cuccia cominciava a starci stretto, aveva perciò provato a mettere a terra delle vecchie coperte che gli aveva dato il nonno ma il cane preferiva di gran lunga saltare sul letto e accucciarsi accanto a lui sotto le coperte come se fosse una persona e cosa più antipatica era che aveva la fissa per i lacci delle scarpe , continuava a rubare e a rosicchiare le scarpe come se fossero attrezzi per pulirsi i denti e per colpa sua le sue scarpe nuove sembravano delle pezze vecchie. Il cane continuava a non voler cedere di mollare l’osso, anzi la scarpa, e più lui tirava dalla sua parte più Anakin tirava e ringhiava dalla sua ed era più che sicuro che presto quel laccio si sarebbe spaccato.
Joey rideva così forte e così a lungo che le risate gli avevano tolto il respiro e fatto venire il mal di stomaco per la scena a cui assisteva, era divertente vedere come il faraone litigava con un cagnolino di quasi sei mesi con un debole per le scarpe da ginnastica, ma visto che il cane non voleva saperne e dato che Atem era quasi certamente pronto a prenderlo a calci, per evitare problemi , si alzò dal divano e afferrò l’animale da dietro sollevandolo da terra , avvertendo la difficoltà per il peso “ Ma quanto pesa, che cavolo gli date da mangiare, mattoni?”
Atem gli staccò la scarpa dalla bocca e Joey lo mise a terra in fretta, sentendo le braccia doloranti per la pesantezza del cane “ Sicuramente mangerebbe pure quelli che se potesse “ andò in cucina e prese una pezza bagnata per poter strofinare il laccio bagnato di saliva prima di vomitare per lo schifo “ Quel cane mangia più te , fidati “
Joey rimase molto divertito dalla cosa “ Sul serio? “ gettò uno sguardo al cane , che aveva cominciato ad annusargli i pantaloni “ Esiste qualcuno che mangia più di me? “ il faraone annuì e Joey scoppiò a ridere, in effetti si vedeva che quel cane aveva messo un po’ di peso e di certo non era colpa del pelo lucido che si trovava e il fatto che quando lo aveva preso in braccio neanche era riuscito a sollevarlo per la pesantezza lo dimostrava. Poi tornò a guardare il faraone, ma precisamente gli guardò il punto in cui Tristan gli aveva mollao il pugno, in pieno stomaco, non avrebbe dimenticato tanto facilemnte ciò che Tristan gli aveva fatto e in effetti neanche Joey riusciva ancora a dimenticarselo e adire il vero neanche a crederci “ Ho parlato con Tristan, ieri “
Atem si oscurò in volto “ Davvero?” si sforzò di mostrarsi il più disinvolto possibile, solo per non infuriarsi. Dopo quello che gli aveva fatto Tristan , non voleva più saperne di lui , ormai era abbastanza chiaro a tutti che entrambi avevano definitivamente rotto i ponti perché l’ultima cosa che il faraone voleva era senza dubbio averlo di nuovo davanti gli occhi, gli aveva urlato contro per tre giorni, lo aveva pesantemente insultato e passi la prima volta ma la seconda era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, ormai per lui Tristan era morto e lo sarebbe stato anche per il futuro.
Joey abbassò gli occhi “ Adesso so perché si è comportato così, non ha sopportato la mia partenza “ purtroppo era quella la verità, Atem era il capro espiatorio per la sua frustrazione e purtroppo a giudicare dalla faccia di Atem non era molto sicuro che il faraone volesse far pace con lui facilmente, anzi era pronto a scommettere che se lo avesse avuto davanti agli occhi poteva esserci il serio rischio che il faraone lo prendesse a pugni o che lo insultasse esattamente come Tristan aveva fatto con lui e per di più quel giorno c’era il compleanno di Marik ed erano tutti invitati lì, se c’era anche Tristan si prevedeva fuoco e sangue tra di loro oltre che la rovina del compleanno.
 
Il tavolo da lavoro era un disastro, i bastoncini di arancio erano quasi tutti sporchi di materiale plastico, i taglierini erano completamente sporchi per non parlare dei fogli di giornale che ricoprivano il tavolo, erano sporchi e appiccicosi come i guanti da lavoro di Lizzie, che lavorava da più di un’ora mentre cercava di eseguire ogni passaggio correttamente osservando attentamente sia le foto che gli sessi oggetti posati sul tavolo e adeguatamente coperti per non venire sporcati da residui o altri eventiali schizzi e macchie vaganti. Sospirava pesantemente per il nervoso mentre con il bastoncino di arancio cercava di riprodurre decori e solchi sul materiale ancora umido e facilmente lavorabile, era un lavoro complesso che richiedeva la massima precisione e già gli occhi e la schiena le facevano male per la scomoda posizione in cui era seduta mentre lavorava, ma ciò che era peggio e che la stava facendo innervosire ancora di più era il silenzio di Marik. Se ne stava seduto a cavalluccio su una sedia con lo sguardo perso a fissare ciò che stava facendo in silenzio come un morto con gli occhi puntati sulle sue mani , non era abituata a fare certi lavori davanti ad altre persone, preferiva di gran lunga essere da sola nella sua stanza a lavorare con quegli affari per concentrarsi meglio e soprattutto non essere disturbata da sguardi inopportuni, ma purtroppo non aveva scelta che tenersi Marik  lì con lei e sopportare i suoi occhi viola che guardavano fissi le sue mani mentre lavoravano quel materiale appiccicoso e sporco, ogni tanto alzava gli occhi di sfuggita per guardare che faceva e lui sembrava neanche accorgersene , sembrava quasi ipnotizzato e Lizzie non sapeva se era per interesse o solo per noia ma era come in trance, forse neanche la stava guardando ma aveva semplicemente la testa altrove e gli occhi che vagavano nel vuoto, anche se sembrava essere molto attento a ogni suo gesto visto che in effetti non aveva neanche spiccicato una sola parola da quando lei aveva cominciato a lavorare. Non aveva sfotturo nessuno, non aveva ancora pizzicato con battute squallide, era nel suo angolino come un bambino in punizione, c’era o non c’era era la stessa cosa e Lizzie si stava cominciando ad innervosire, quasi a disagio, quel silenzio la stava uccidendo “ Mi sta venendo il mal di testa per le tue chiacchiere, lo sai?”
Senza alzare gli occhi dalle mani di Lizzie, Marik disse “ Davvero?”
“ Potresti almeno parlare un po’, non hai una museruola “ di solito amava le persone che stavano in silenzio, soprattutto quelle che detestava, ma dover stare insieme ad una persona nella stessa stanza, in silenzio come i pesci la stava uccidendo, poco ci mancava che afferrasse un taglierino e si incidesse le vene per suicidarsi.
“ Credevo che ti piacessi di più quando sto zitto”
Alzò gli occhi dal bastoncino e gli fece una smorfia “ Peccato che tu non mi piaci “
“ Tanto lo so che mi ami da morire “
Gli fece un fintissimo sorriso “ Hai ragione, tutte le volte che mi guardi vorrei svenire “ poi tornò seria e irritata “ In un universo parallelo “ e tornò a lavorare , anche se ormai la sua concentrazione era andata a farsi benedire  da più di dieci minuti. Si pentì amaramente di aver interrotto la scia di silenzio e tranquillità che c’era in quella stanza, anche se era un silenzio da suicidio, ma era quasi meglio questo che sentire le sue squallide battute.
Marik annuì “ Sicuramente è così se ti guarda il faraone “
Lizzie si bloccò di colpo e alzò gli occhi su Marik , buttandola sulla difensiva “ Che vuoi dire?” perché aveva tirato in ballo Atem adesso, che cosa voleva sapere da lei per dire una cosa simile.
Il ragazzo si alzò dalla sedia e le andò vicino, sostenendo lo sguardo di sfida di lei “ L’ho visto come lo guardi quando lo vedi insieme a Tea, dammi retta, non non serve a niente soffrire per una causa persa “ e lui lo sapeva molto bene quanto era utile stare sempre a ripensare alla propria delusione, alla fine andava a finire che da quel baratro non se ne usciva più se non dopo tanto tempo.
Lizzie scoppiò a ridere, ma fu più una risata finta “ Ti sbagli, io non sto affatto soffrendo, e poi perché dovrei farlo?” la sua faccia rideva ma il suo cuore sanguinava, purtroppo questo non poteva nasconderlo, ma almeno poteva fingerlo.
Marik scosse la testa “ Guarda che ci sono passato anche io, accettarlo non è mai facile “
Il sorriso di Lizzie morì e un espressione di tristezza si dipinse sul suo volto “ Però bisogna farlo, giusto? “ sospirò e cercò di recuperare un po’ di allegria “ In fondo , non è poi la fine del mondo, le delusioni si ricevono e si superano “ in fondo era una ruota che girava per tutti, lei aveva ricevuto una delusione ma con il passare del tempo ci avrebbe fatto l’abitudine e l’avrebbe accettata anche se per adesso era difficile stare a guardare Atem e Tea insieme, ma aveva fatto alla sua migliore amica una promessa che avrebbe mantenuto.
Marik si andò a sedere sul divano della stanza “ Tu di sicuro tu la supererai senza problemi a differenza mia“ dopo tutto quella di lei non era poi una cosa disastrosa che non si poteva accettare, si era presa una cotta che era andata male , il vero problema erano il genere di cose che capitavano quando si finiva nella situazione in cui era capitato lui, un grosso errore che gli era costato carissimo e che non voleva più ripetere ma che ancora gli bruciava.
Quel discorso incuriosì moltissimo Lizzie “ Perché, la tua è più speciale?” anche lui si era preso una cotta per una ragazza che alla fine non era tutto quel granchè di simpatia visto che lo aveva scaricato come se niente fosse , non era quello che era successo a lei, ma neanche era così grave da non potersela scrollare di dosso, soprattutto visto il tempo che già era trascorso da quando era successo fino ad adesso.
“ Tra la mia e la tua, di delusione, c’è una grossa differenza “ la sua non era altro che una cotta finita male e tra l’altro neanche andata più in fondo di quanto Lizzie avrebbe voluto, ma quello che era capitato a lui era stata di gran lunga peggiore di quanto gli altri si sarebbero immaginati, erano rimasti tutti sconvolti quando glielo aveva raccontato e aveva tralasciato molti dettagli che non gli era sembrato il caso di divulgare con così tanta leggerezza. A Lizzie ci voleva solo qualche settimana, un mese al massimo, e sarebbe tornata a farsi i fatti suoi scrollandosi di dosso tutto. Lui invece aveva subito una batosta ben peggiore, una di quelle che lasciano il segno e non se ne vanno più.
 
Yugi non aveva più neanche la forza di piangere, i suoi occhi spalancati fissavano un punto impreciso del vuoto, i suoi polsi sanguinavano per via delle lacerazioni dovute alle corde, caviglie , gambe, ginocchia, braccia, mani, petto, viso , erano pieni di lividi , contusioni , tagli più o meno profondi che sanguinavano o che avevano smesso di farlo da poco, i suoi occhi arrossati erano cerchiati di nero e il suo stomaco vuoto da giorni non aveva neanche la forza per brontolare di quanto gli faceva male dopo tutti i pugni che aveva ricevuto. Aveva sete e fame, ma nessuno sembrava curarsene, Aknadin poi se ne approfittava , aveva quel pessimo vizio di rovesciargli davanti agli occhi bicchieri d’acqua quasi ogni  momento per vessarlo. Gli tormentava a mente ormai allo stremo della resistenza, l’ammasso oscuro e quel sacerdote fuori di testa continuavano a torturarlo e tormentarlo senza dargli la possibilità di poter dormire, continuavano a cercare informazioni su qualcosa chiamato Sigillo, ma ogni volta che Yugi rispondeva che non sapeva niente oppure che non trovavano nulla tra i suoi ricordi, lo prendevano a calci o lo picchiavano. E Yugi non riusciva più neanche ad urlare , le sue corde vocali erano consumate per le troppe urla e la gola gli bruciava come se del fuoco gli fosse stato colato dentro le vie respiratorie.
Uno schiaffo violento gli mandò a sbattere la faccia contro la pietra su cui era sdraiato e incatenato, poi la sua testa fu afferrata da Aknadin “ Ragazzino, non sarai sul punto di morire, vero? “ gli avvicinò la testa alla sua faccia, in modo che il suo orecchio fosse a contatto con la sua bocca , e gli sussurrò “ Tu mi servi vivo “ gli accarezzò i capelli sulla testa “ Quindi, da bravo, fammi entrare nella parte più profonda della tua mente “ la sua mano si fermò sulla nuca di Yugi e cominciò a visualizzare tutti i ricordi di Yugi, tutte cose inutili che si trovava a leggere ogni santa volta che entrava nel suo cervello per carpire informazioni utili.
Sulla fronte di Yugi apparve il simbolo del millennio e Aknadin fu costretto ad uscire dalla sua testa, come al solito. Il sacerdote ringhiò e scattò un colpo violento alla pietra dell’altare, a pochi millimetri dal volto tumefatto di Yugi, ancora una volta quella dannata barriera gli occultava ciò che cercava, non c’era verso di poterla abbattere. Aveva tentato di tutto, lo aveva affamato, lo aveva picchiato, lo aveva frustato, incatenato, indebolito in tutti i modi possibili fino a ridurlo quasi ad un vegetale, eppure quella barriera continuava a essere presente come se fosse indipendente da tutto e tutti, a quel punto si era dovuto convincere che non dipendeva più da Yugi la sua esistenza nella sua mente e questo lo mandava in escandescenza. Lo spirito iniziava a perdere la pazienza e anche lui cominciava a non poterne più, forzarla era impossibile e il segreto del Sigillo doveva per forza essere dietro di essa , ma quel blocco psichico non gli permetteva di ottenerlo e forse non lo avrebbe mai ottenuto.
Ma a costo di violare la sua stessa anima e di ucciderlo, io troverò il Sigillo.
 
Mentre Duke, Joey e Bakura sistemavano il garage per ultimare le ultime cose prima che Marik e Lizzie arrivassero, Tea se ne stava tranquilla nel soggiorno, seduta sul divano a giocare con i capelli di Atem, sdraiato lungo il divano con la testa poggiata sul suo petto , bello e beato a godersi le sue carezze. A tea piaceva moltissimo giocare con i capelli del faraone, a parte il fatto che erano strani , erano anche morbidi e lei aveva sognato tante volte di poterglieli toccare , ma fino a quel momento era stata tutta una sua fantasia , come tutto il resto dopo tutto e a tratti aveva ancora paura di sognare quando invece era sveglia e si trovava nella realtà e non nella sua fantasia.
Atem, dal canto suo , si stava rilassando tantissimo “ E chi si scolla più per le prossime tre ore “
Tea scoppiò a ridere “ Non esagerare , scommetto che centinaia di ragazze ti abbiano fatto simili carezze “ poi voltò lo sguardo di lato, facendo una smorfia di rabbia. Quella simpatica battuta che gli aveva fatto , improvvisamente aveva perso tutto il divertimento , la sola idea che al suo posto ci fossero state altre ragazze , anche se erano morte da più di 3000 anni la mandava in bestia, era già stato frustrante vedere Lizzie comportarsi da civetta con lui, figurarsi provare ad mmaginare qualche ragazza della nobiltà egizia, era meglio se stava zitta così almeno si autorisparmiava la gelosia. Atem scoppiò a ridere e Tea rimase un po’ confusa, sembrava quasi che gli avesse fatto una battuta “ Perché stai ridendo?”
“ Perché? credi seriamente che nell’antico Egitto le cose funzionassero come adesso? Accidenti, credevo che seguissi i documentari “ non riusciva a smettere di ridere, evidentemente Tea non aveva la più pallida idea di come funzionassero certe cose ai suoi tempi e meno male che alla televisione durante i documentare queste cose le spiegavano con i dettagli.
Tea si infuriò “ Che vorresti dire con questo? “
“ Tea , nell’antico Egitto , certe cose non si potevano fare. Mettiamola così, non scendiamo nei dettagli “ non gli ndava di andare a ripercorrere i momenti più odiosi della sua vita da faraone, ne aveva già a sufficienza anche nel ventunesimo secolo. Ma Tea non fu d’accordo e gli tirò una ciocca di capelli con forza “ Va bene, va bene, era per via del matrimonio “ Tea gli lasciò immediatamente la ciocca di capelli e Atem ci passò sopra la mano per tentare di alleggerire il dolore alla nuca.
Tea era rimasta sconvolta , con gli occhi e la bocca spalancata “ Matrimonio?”
“ Sì, esatto “ tornò a rimettersi comodo e ormai non aveva altra scelta che starle a raccontare la simpatica disavventura in cui qualche idiota della corte aveva un bel giorno deciso di buttarlo “ Nell’antico Egitto esisteva il matrimonio combinato, e le ragazze preferite dagli idioti che decidevano che il faraone doveva sposare erano le principesse di Menfi “ purtroppo era la triste verità in cui rischiava di incappare se non fosse successo tutto il casino che era successo, visto che aveva ormai diciotto anni e l’ombra di una sposa sembrava essere ancora lontana , la sua corte aveva deciso di appioppargli un matrimonio combinato, per tutta la questione dell’erede e del regno , tutte scocciature che si era per fortuna risparmiato quando Zork aveva deciso di fare il Big Money e di radere tutto il mondo al suolo, grazie agli dei quel giorno ci aveva lasciato le penne, una delle note positive che gli aveva lasciato la morte , almeno dal punto di vista da ventunesimo secolo che si ritrovava ad avere adesso ripensando al suo passato.
A Tea si gelò il sangue “ Quindi, avevi una promessa sposa?”  i capelli le si drizzarono sulla nuca, non doveva reagire così a quel racconto, ma anche se erano discorsi che riguardavano l’antico Egitto , l’idea che Atem avesse avuto una probabile moglie nell’antico Egitto la faceva sentire male, per l’epoca era una cosa normale ma dal punto di vista di una ragazza del ventunesimo secolo era qualcosa veramente impossibile da sentire , soprattutto per lei.
“ Sì !”
Tea si sentì mancare “ Ed era bella?”
Atem rise “ E io che ne so, non è che te la presentavano , la conoscevi il giorno stesso delle nozze “
Tea rimase scioccata “ Ma questo è davvero assurdo, come potevi sposare una ragazza che non avevi mai visto in tutta la tua vita?” era inconcepibile una cosa del genere, nessuno poteva sposarsi con una persona che neanche conosceva, che fosse faraone o persona comune, tanto meno farlo alla cieca, sembrava di più un modo per impedire una libera scelta alle rispettive parti.
Atem fece spallucce “ Non ti lasciano molta scelta, c’è dietro tutta una questione sulla ragione di stato e anche sull’erede al trono, sai com’è “
Tea sbiancò “ Erede… al trono?” lo guardò all’alto “ Vuol dire… un figlio?”
“ Mi pare che il trono passasse di padre a figlio, o sbaglio?” era una domanda stupida, certo che si trattava di un figlio mica di un giocattolo , era più che ovvio che dovesse esserci un erede per il trono e l’erede nasceva con il matrimonio , perciò era ovvio che tutti vessassero tutti per la nascita di quel benedetto bambino che avrebbe avuto un infanzia da cani e un’adolescenza ancora più sfigata , proprio come era stata la sua vita, squallida e insopportabile, se non aveva tenato il suicidio era stato solo perché Zork lo aveva ucciso con le sue mani. Comunque parlare di quelle cose gli dava non poco fastidio, riguardava il passato e lui adesso viveva nel futuro “ Però, smettiamola di parlare di queste cose, mi innervosiscono “
Tea non poteva che trovarsi d’accordo con lui “ Sì, si è meglio finirla qui “ eradecisamente molto meglio finirla lì, il solo provare a immaginare che il suo ragazzo in un’altra vita fosse stato sposato con una principessa le metteva i brividi di terrore, anzi addirittura la faceva la faceva arrabbiare. Meno male che quasi tutti quelli che vivevano nell’antico Egitto erano morti e sepolti, altrimenti sarebbe stata un suicidio vedersi spuntare qualche reicarnazioni di eventuali spose che volevano acchiapparsi il suo faraone.
 
Lizzie si stava innervosendo non poco e stringeva il telefono così forte che quasi rischiava di spaccarlo e urlò sotto voce per non farsi sentire da Marik “ Io vi ammazzo, ve lo giuro “
“ Non devi fare altro che perdere ancora cinque minuti , tanto lo hai sopportato per un’ora “
Lizzie strinse occhi e bocca così forte da farsi male, Bakura e il resto della comitiva non avevano ancora finito di sistemare gli ultimi preparativi per il compleanno e lei era costretta adesso a dover temporeggiare ancora, come se fosse facile visto che Marik aveva fretta di andare via immediatamente per raggiungere gli altri, si vedeva dal modo impaziente in cui la guardava appoggiato alla macchina con lo sportello aperto e pronto a smammare via “ Me la pagherete “ e chiuse il telefono in faccia a Bakura, adesso le toccava pure il dilemma di trovare un modo per temporeggiare ancora. Ringhiò con gli occhi al cielo e fu solo quando le sue pupille si fermarono sulla macchina di Marik che le venne un’idea geniale, una di quelle che lui non avrebbe gradito ma che a lei piaceva molto. Mise via il telefono e raggiunse Marik , il quale era già pronto a salire in macchina , ma lei gli chiuse lo sportello con le mani , prima che lui riuscisse ad infilarsi dentro la vettura.
“ Ma sei impazzita?”
Lizzie prese un bel respiro e lo guardò con un sorriso “ Posso guidare io, per favore?” lo allargò di più, tentando di convincerlo a lasciarle portare la sua macchina. Non era una pratica guidatrice, contando anche che aveva la patente restrittiva con un numero sconfinato di restrizioni non avendo ventun’anni dato che la patente l’aveva conseguita a Washington D. C. a sedici anni , perciò doveva andarci cauta a guidare e visto che loro dovevano perdere altro tempo per poter garantire a quegli idioti di sistemare tutto la sua guida inesperta poteva essere di grande aiuto, l’unico problema era solo se quell’idiota che si trovava davanti era disposto a lasciarla guidare.
“ Scordatelo “ tagliò corto così, non aveva intenzione di permettere a quella bisbetica di guidare la sua macchina, non la faceva portare neanche a sua sorellafigurarsi se l’avrebbe permesso a una come Lizzie, neanche i suoi stessi amici avevano il permesso di guidare la sua macchina quindi era escluso che lasciasse il volante a qualcuno che non fosse lui. Ma Lizzie gli allargò il sorriso ancora di più e Marik si trovò costretto ad avere un po’ di paura con quello sguardo anche se cercò di non darlo a vedere “ Non ti faccio guidare la mia macchina, sappilo “
“ Non ho mai detto di guidare la tua macchina “
 
Marik se ne stava con gli occhi fissi sulla strada , il suo sguardo era tra il preoccupato e l’incredulo , alla fine quella pazza di Lizzie lo aveva costretto a farla guidare anche se la macchina su cui erano non era tanto sicuro che lei potesse guidarla visto la restrizione della patente che aveva. Erano a bordo di una Porsche carrera nero metallizzato a quattro posti e quando l’aveva tirata fuori dal garage sul restro era quasi svenuto , ci andava senza dubbio bene contando che guidava da dieci minuti e il cambio era ancora vivo così come la frizione e tutto il resto, però era comunque alla guida di una macchina che non era proprio di facile portata e lui non poteva fare altro che stare con il terrore che la pazza scatenata finisse per tamponare qualcuno o raschiare le fiancate per la troppa vicinanza ai bordi delle altre auto parcheggiate lungo la strada “ Spostati un po’ a sinistra “ ovviamente Lizzie finì per fare più del dovuto e stava rischiando di buttarsi addosso ad una macchina che le veniva dal senso contrario , afferrò subito lo sterzo e riportò la macchina alla giusta distanza con il cuore che gli stava saltando per lo spavento “ Ti ho detto spostati un po’ , non ammazzaci “
Lizzie si innervosì “ Faccio del mio meglio, non sono pratica “ non era colpa sua se non riusciva a vedere la giusta distanza dalle fiancate, era ancora alle prime armi alla guida e lui doveva pur capirlo che aveva qualche difficoltà.
“ Almeno guarda gli incroci “ le indicò lo stop posto sulla destra della strada dalla quale stavano uscendo e Lizzie premette subito freno e frizione così forte che la macchina si arrestò bruscamente. Marik le lanciò una pessima occhiata che avrebbe fatto spaventare anche i fantasmi.
Lizzie spostò lo sguardo frustrato su di lui “ Andiamo, non è così grave “
Marik montò su tutte le furie e Lizzie si preparò a ricevere una sonora sgridata , che non tardò ad arrivare “ Non è grave? Allo stop devi fermarti obbligatoriamente “
Stavolta Lizzie non ce la fece a sostenere le sue continue urla “ Lo so molto bene, ma tu mi metti l’ansia “
“ Devo metterti l’ansia, stai guidando una macchina “
Lizzie roteò gli occhi e scosse la testa, inserendo la prima e ripartendo stando attenta che non venissero macchina dal senso contrario e si infilò stavolta riuscendo a mantenere la destra esattamente come l’ansioso che le stava accanto le diceva di fare. Quando reinserì la seconda per sistemare la velocità, non potè che dargli un breve sguardo e scoppiò a ridere cercando però di non farsi vedere , ma Marik se ne accorse “ Che hai da ridere ?”
“ Tu sei davvero strano “
Marik la guardò stupito “ Ah, io? tu sei quella che non sa neanche riconoscere uno stop “
La ragazza sospirò “ Non mi sto riferendo a questo, dico , sei su una macchina di lusso e la sola cosa a cui pensi è al modo in cui guido, dovresti goderti di più il momento “
Marik sbarrò gli occhi “ Fai sul serio? Godermi il momento con te che guidi da schifo? C’è in ballo anche la mia vita oltre la tua, sappilo “ certo, godersi il momento, sarebbe stato facile farlo se a guidare era qualcuno che sapeva farlo e non una dilettante che voleva solo fare la figa con una macchina costosissima e attirare l’attenzione degli altri sbandierando ai quattro venti quanto fosse profondo il portafogli di sua madre e lei quanto amasse croggiolarsi nella sua autostima da snob viziata.
Lizzie sbuffò “ Ti odio “ e accelerò un poco per poter raggiungere quanto meno più in fretta la casa di Bakura, augurandosi che quegli idioti avessero finito prima del loro arrivo visto che la macchina era sotto giro e dava chiari segni di aumentare la velocità.
 
Erano tutti seduti al grande tavolo a ridere e a giocare a carte , dopo giorni interi passati a piangersi addosso per tutto quello che era successo, avevano finito di mangiare da poco e la torta era stata sia aperta che tagliata , Marik non aveva capito niente che avevano fatto tutto quel trambusto per organizzargli la festa di compleanno, l’unico festeggiamento che aveva ricevuto nella giornata era stato il regalo di sua sorella e suo fratello più uno non molto gradito di Lucas , che gli aveva dato un po’ di fastidio, ma di quello dei suoi amici proprio non se lo era lontanamente aspettato e di solito era bravo a capire quando nell’aria c’era odore di festa ma avevano fatto le cose nei dettagli così perfetti che alla fine lo avevano veramente fregato, colpa anche delle discussioni avute con Lizzie lungo la strada, che se lo aveva portato lì sano e salvo era stato un miracolo. Era tutto perfetto, o quasi, perché a mancare all’appello era Tristan, lo avevano cercato tutti quel giorno, ma il suo cellulare era perennemente staccato e forse era meglio così perché quando avevano fatto il suo nome davanti ad Atem quest’ultim onon aveva avuto una buona reazione, nessuno di loro voleva un ennesima discussione ma avere Tristan sarebbe piaciuto a tutti , però erano consapevoli che il prezzo da pagare per la sua presenza era qualche battibecco con Atem.
Adesso, per passarsi il tempo , avevano deciso di giocare a Poker ma dopo tre giri andati malissimo si erano ritrovati tutti quanti a dover rinunciare al gioco per le troppe puntate che Joey li costringeva a fare, soprattutto per le carte sfortunate che alcuni si erano ritrovati ad avere e Joey stava sbancando di brutto. Aveva vinto tutti e tre i giri e in gara per l’ultimo c’erano solo lui e Lizzie, che l’aveva costretta a scommettere la sua macchina dopo un giro di provocazioni e di insulti e adesso si giocavano la sfida finale. Joey esultò contentissimo contro Lizzie, mentre gli altri ridevano e si lamentavano “ Ti ho fregata, ti ho fregata , ti ho fregata “
La ragazza annuì “ Tu dici!?”
“ Esatto, preparati a consegnarmi la tua bella macchina perché ho fatto Full “ buttò le carte sul tavolo esultando contento come se avesse vinto un trofeo di chissà quale importanza storica, e poi le puntò contro la mano “ Vai, consegna chiavi e libretto di circolazione “
Bakura scoppiò a ridere “ Non ti sembra di andarci giù pesante?”
Joey scosse la testa “ Assolutamente No “
Lizzie sospirò “ Sai? Sono tanto contenta per te e la tua felicità esprema “ poi gli buttò le carte scoperte sul tavolo facendolo sbiancare ma facendo partire una ola da tutti gli altri “ Peccato che la macchina resta mia, Scala Reale , gioia “ gli fece un sorriso ironico e si acchiappò l’intero piatto.
Duke gli passò il braccio dietro le spalle attirandolo a se “ Sai, Joey? Non puoi fregare a lungo una che frega “ purtroppo era risaputo da tutti che Lizzie in questi giochi era molto difficile da battere, aveva una fortuna sfacciata anche se nei giri precedenti non aveva vinto il piatto , ma era comunque andata molto vicina alla vittoria e fare scala reale era davvero un colpo da maestro , ma fin ora le sue carte erano state le più fortunate del giro, superate solo di poco da Joey, che purtroppo era rimasto con un pugno di mosche in mano.
Marik annuì “ Esatto “ e poi si voltò verso Lizzie “ Però, rimetti i soldi sul tavolo che la prossima mano è la mia “
 
Tristan era appostato dietro il cancello della casa di Bakura , sentiva da oltre la cancellata le risate dei suoi amici e sapeva che stavano festeggiando il compleanno di Marik. Non era stato invitato alla festa, o meglio era stato lui a non volersi fare invitare staccando il telefono per tutto il giorno, quello che era successo non l’aveva gradito nessuno dei suoi amici e Joey glielo aveva fatto comprendere molto bene che erano rimasti tutti male, soprattutto il faraone. Voleva bussare alla porta di casa, andare a fare gli auguri a Marik e unirsi agli altri, ma con che coraggio poteva presentarsi lì dopo tutto il casino che era scoppiato principalmente per colpa sua e della sua rabbia smisurata, nessuno lo avrebbe accettato e Atem neanche gli avrebbe rivolto la parola, lo conosceva e sapeva quanto poteva diventare crudele quando davvero non riusciva a sopportare certe cose. Sospirò e decise di lasciare perdere, infilò il regalo tra due sbarre del cancello poggiandolo a terra e se ne andò via, almeno nessuno avrebbe potuto dire che Tristan Taylor non aveva avuto la decenza di presentarsi o che non gli interessava nulla degli amici, tanto il regalo lo avrebbero visto da lì alla serata e sarebbe stato come se glielo avesse consegnato di presenza.
 
nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo e scusate il ritardo ma ho avuto impegni.
questa è la vigilia del disastro che si scatenerà nel prossimo capitolo e spero che vi piaccia. credo che se tutto va bene dovrei aggiornare per la vigilia di natale e vi assicuro che non sarebbe affatto un caso visto che l'argomento sarebbe proprio la vigilia XD comunque, spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 64
*** Il sangue degli eroi ***


Quel giorno faceva molto freddo, il cielo era cupo e coperto da densi nuvoloni neri carichi di elettricità, soffiava un forte vento freddo che trascinava via con se foglie secce e spazzatura , l’asfalto e i marciapedie erano bagnati e pieni di grosse pozzanghere dovute alla pioggia della notte che ancora non accennava a terminare.
Atem camminava a passo svelto lungo il marciapiede, il suo sguardo serio e deciso era puntato lungo la strada dinanzi a lui, dopo i festeggiamenti del compleanno avevano parlato degli ultimi dettagli del piano e finalmente era giunto il momento che tutti aspettavano, che soprattutto Atem aspettava, poter salvare Yugi.
Lizzie aveva portato il lavoro concluso , era esattamente come tutti si erano aspettati e dopo gli ultimi ritocchi, Atem aveva deciso che sarebbe andato a parlare con Aknadin ed era proprio ciò che stava facendo, dopo una notte insonne passata a pensare e ripensare a tutto il disastro scoppiato, a tutte le probabili atrocità che Yugi poteva aver passato nelle grinfie di quel folle e soprattutto a tutti i modi possibili in cui poterlo fare fuoro esattamente come Atem desiderava fare da sempre. la resa dei conti stava finalmente per giungere e lui era pronto. Era pronto a vedere Aknadin, era pronto a salvare Yugi e porre fine a tutto questo in qualunque modo possibile. Il nonno si era offerto di accompagnarlo fino alla destinazione, ma aveva rifiutato, farsi quell’oretta a piedi non poteva che fargli bene, fargli smaltire la rabbia omicida che aveva dentro o almeno frenarla per quando sarebbe stato il momento giusto per tirarla fuori.
Tirando per scorciatoie varie, giunse finalmente al luogo in cui doveva andare, il porto di Domino, era isolato, quel giorno perfino chiuso ed era perfetto per incontrarci Aknadin, era talmente deserto che non c’erano neanche i gabbiani a svolazzare ingiro, sicuramente colpa del mal tempo e dei goccioloni d’acqua che cadevano ogni tanto accompagnati da qualche tuono sparso che si faceva sentire in lontananza. Prese un bel respiro e chiamò a gran voce “ AKNADIN“ la sua voce faceva eco nel silenzio totale del posto “ LO SO CHE RIESCI A SENTIRMI , FATTI VEDERE , HO UNA PROPOSTA DA FARTI “ si guardava intorno, cercando con gli occhi il sacerdote, scrutava ogni angolo davanti e dietro di se, per non farsi cogliere impreparato nel momento in cui sarebbe apparso, perché sapeva che prima o poi si sarebbe fatto vedere, o almeno era ciò che si augurava che accadesse “ AVANTI, LO SO CHE SEI QUI DA QUALCHE PARTE  “ forse non era neanche quello il modo di chiamarlo, ma non aveva altro mezzo per comunicare che non fosse consumarsi le corde vocali nella speranza che le sue urla giungessero ad Aknadin, dopo tutto se era vero che li spiava dalla mattina alla sera doveva pur sapere che era lì a chiamarlo “ Avanti, vieni vuoi “ sentì un boato alle sue spalle e si voltò a guardare, trovandoci proprio Aknadin, con le braccia incrociate sul petto e il suo solito sorriso diabolico stampato in faccia.
“ Il grande faraone Atem “ ghignava mentre lo guardava divertito, aveva una faccia cupa , tutta via non c’era alcun segno di disperazione o di altro nei suoi occhi, lo guardava come se volesse ucciderlo ma nulla di più “ Non ti dispiace se non mi inginocchio , vero? sai , le mie povere gambe “
Atem assottigliò gli occhi , fremeva di rabbia e stringeva i pugni “ Dov’è Yugi? “
Aknadin finse di pensarci su “ Uhm, Yugi? “ poi scosse la testa e fece spallucce “ Mi dispiace, ma questo nome non mi dice… “ fu afferrato per il colletto della tunica da Atem, che gli puntò contro i suoi occhi  fiammeggianti d’ira.
“ Dove. Si trova. Yugi “ lo scosse violentemente “ DIMMELO O GIURO CHE TI AMMAZZO“ desiderava ucciderlo con le sue mani, proprio lì, proprio in quel momento, in quegli istanti in cui era davanti a lui avrebbe tanto voluto mandare all’aria il piano che con fatica aveva realizzato con gli altri pur di vendicarsi, trattenersi era lo sforzo più difficile della sua vita dopo tutto ciò che aveva passato in quei giorni infernali per causa sua.
Aknadin assottigliò gli occhi, lanciandogli uno sguardo di sfida “ Se mi uccidi, il tuo amico non lo rivedrai mai più davvero “ Atem ringhiò furibondo ma spinse via Aknadin con violenza e Aknadin si sistemò la tunica “ Dunque, dopo la tua bella minaccia, qual è questa proposta? Sai, odio perdere tempo “
Atem respirava pesantemente, la furia anziché allontananrsi aumentava sempre di più ogni minuto che passava “ Voglio proporti uno scambio “
Aknadin incarcò un sopracciglio incuriosito “ Uno scambio?”
Atem annuì “ Esatto, lascia andare Yugi immediatamente, e in cambio ti darò gli oggetti del millennio “ Aknadin gli afferrò la gola con una mano con una tale rapidità che Atem non era riuscito a prevederlo e gliela strinse così forte da soffocarlo e il faraone gli strinse le mani intorno al polso , tentando di liberarsi dalla sua presa.
Gli occhi di Aknadin divennero braci ardenti “ Non osare prenderti gioco di me, ragazzino, credi che sia così stupido?” era molto stupido il suo patetico tentativo, sapevano bene tutti e due che cosa significava cedere gli oggetti del millennio allo spirito , ma soprattutto Aknadin sapeva quanto fossero importanti per suo nipote e quella di consegnarglieli non era altro che una stupidità , un maldestro tentativo di ingannarlo mandato in frantumi prima ancora di metterlo in pratica.
“ Ti… sbagli…. Non è…. Una menzogna “ cercò di respirare ma la gola era serrata dalla presa soffocante del sacerdote “ Sono … davvero … disposto … a darteli…. In cambio di… di Yugi… “ Aknadin lo guardò per ancora qualche secondo e poi lo lasciò andare , Atem tossì violentemente mentre cercava di respirare , la gola la sentiva ancora serrata e ci volle qualche minuto per smettere di tossire e tornare a respirare come prima.
Aknadin non si fidava di Atem, non era da lui fare simili accordi, cedere gli oggetti del millennio in cambio della liberazione del suo amico sapeva di mossa disperata ma anche di inganno. Mai Atem aveva ceduto così facilmente gli oggetti, neanche quando capitava che prendeva di mira i suoi amici, di solito tentava fino all’ultimo pur di non cedere ne gli oggetti ne i suoi amici, e invece stavolta era disposto a dargli la cosa più preziosa del mondo in cambio di Yugi? la cosa non lo convinceva, estrasse dalla manica della tunica un pugnale e lo puntò contro il viso di suo nipote “ Ti avverto, non ho nessuna voglia di giocare con te “
Atem non si fece intimorire dal pugnale, ne aveva visti così tanti che ormai non gli faceva più ne caldo ne freddo “ Non è un gioco, Yugi è la cosa a cui tengo di più e se il prezzo da pagare per riaverlo indietro sono gli oggetti, allora te li darò. Questo è il mio accordo , accetti? “ ormai aveva deciso, Aknadin voleva gli oggetti da tempo e lui era più che disposto a darglieli. Aknadin aveva rapito Yugi per questo dopo tutto, era disposto a qualunque cosa pur di avere i sette artefatti e anche a costo di condannare il mondo era più che deciso a sbarazzarsene pur di riavere Yugi sano e salvo, non c’era nessun tipo di pagamento che potesse equivalere il riscatto di Yugi a parte gli oggetti del millennio.
“ E dimmi, perché dovrei prendere proprio gli oggetti?”
Atem rimase stupito da quella domanda “ Perché è ciò che vuoi, hai rapito Yugi per questo “ che voleva dire con quella domanda, quella guerra inutile era scatenata dagli oggetti, tutto ciò che stavano passando era dovuto alla volontà di Aknadin di impossessarsi di quegli affari infernali e Yugi lo aveva catturato per averli.
Aknadin assottigliò gli occhi , dunque aveva visto giusto, Atem non sospettava neanche del Sigillo ed era convinto che avesse preso Yugi per gli oggetti, questo gli fece venire un idea , forse poteva sfruttare la situazione a suo favore e prendere due piccioni con una fava e girò la domanda per non destare sospetti “ Intendo dire, perchè non consegnarmi direttamente la tua vita?” poggiò la lama del pugnale alla guancia di Atem, creando un piccolo taglio sulla pelle dal quale sgorgò una punta di sangue.
“ Allora uccidi se è ciò che vuoi “ se era la sua vita che voleva, tanto valeva che se la prendesse subito, tanto non aveva alcuna arma per difendersi da lui e se il prezzo era la liberazione di Yugi allora sarebbe stato più che felice di morire per riaverlo indietro.
Aknadin scosse la testa “ Sarebbe troppo facile, non credi?” rimosse il pugnale e lo mise via “ D’accordo, accetto la tua proposta , ci vediamo questa sera alle ventidue nella vecchia chiesa diroccata fuori città “ lo afferrò per il colletto della giacca , tirandolo contro di se “ Bada che ti osservo e se mi inganni , ciò che ti restituirò di Yugi sarà un cadavere da seppellire “ lo lasciò andare e sparì nel nulla mentre Atem tirò un sospiro di sollievo per la fine di quell’incontro sgradevole, ma ormai era più che pronto.
 
Tornò a casa poco dopo, trovandosi davanti Joey e Tea che lo guardavano preoccupati e Joey chiese “ Allora, come è andata ?”
Atem prese un bel respiro e sentenziò “ L’accordo è stato accettato, gli darò gli oggetti e lui ci ridarà Yugi “
Tea e Joey si scambiarono uno sguardo serio e preoccupato e poi Tea disse , abbassando lo sguardo con un sospiro “ Allora è fatta “
Anche Joey sospirò “ E così, condanniamo il mondo e le nostre vite per sempre , siamo davvero bravi “ quella era stata una grossa assurdità, il loro brillante piano girava attorno agli oggetti del millennio, consegnarli nelle mani di un folle squilibrato e sperare che di uscirne tutti vivi insieme a Yugi, era davvero un piano suicida ma ormai Atem aveva stretto l’accordo , e poi di che cosa si lamentava ancora, dopo tutto aveva accettato di sua spontanea volontà di far parte della missione di salvataggio per riprendersi il suo amico e i rischi li conosceva molto bene, come tutti infondo.
Atem si trovò costretto ad annuiro “ Sapevamo tutti che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, Aknadin ha deciso che il luogo dell’incontro è la vecchia chiesa fuori città, gli porto gli oggetti e lui mi restituisce Yugi “
Joey sbarrò gli occhi “ Aspetta, che significa che gli porti gli oggetti? Non avrai intenzione di farlo da solo , vero? “ sperava davvero di aver capito tutt’altra cosa dalle parole di Atem, non poteva sul serio pensarlo di farlo da solo, non dopo tutte le belle parole e i discorsi suicidi che avevano fatto per salvare Yugi. L’accordo che avevano preso tutti insieme era di andare lì in gruppo e assicurarsi che Aknadin non facesse scherzi, era già un trauma perdere gli oggetti , se perdevano anche il faraone il mondo era davvero alla deriva, e poi non era il loro piano.
Atem abbassò lo sguardo e sia Joey che Tea compresero che Atem aveva davvero deciso di farsi ammazzare, la ragazza gli mise le mani sulle spalle , costringendolo a guardarla negli occhi “ Non puoi farlo, non era questo il nostro accordo “
“ Esatto “ Joey avanzò verso di lui “ Non era questo ciò che abbiamo pattuito, e se pensi davvero di farlo da solo ti sbagli “
Atem afferrò le mani di Tea, allontanandole dalle spalle e stringendole nelle sue, e guardò entrambi “ Ragazzi, lo so che cosa avevamo pattuito, ma se il piano non dovesse funzionare , Aknadin ucciderebbe tutti quanti e io ho già …”
 Joey roteò gli occhi “ Visto troppe persone morire, sì, conosciamo la filastrocca “ lo guardò negli occhi, stavolta incavolato nero “ Ma noi non siamo quelle persone, siamo sopravvissuti a Marik quando stava dal lato oscuro della Forza, siamo sopravvissuti a Noah nel mondo virtuale , siamo sopravvissuti a Darz e la sua mascherata atlantidea e anche al mondo delle tue memorie, come vedi ucciderci non è tanto facile e se pensi davvero di liberarti di noi ti sbagli di grosso “
Atem sbarrò gli occhi “ Ma io non… “
Joey lo fermò con una mano “ Niente Ma o altre parole inutili “ ormai aveva deciso, Atem poteva sbaetare quanto voleva su questo ma Joey sarebbe rimasto della sua idea, il piano lo avevano pianificato insieme e sempre insieme avevano deciso di accollarsi l’apocalisse sulle spalle e che gli piacesse o no, gli altri sarebbero venuti tutti con lui proprio come una squadra.
 
Lo spirito ascoltò con molta attenzione il resoconto di Aknadin, i suoi occhi rossi luccicavano di malvagità mentre le parole di Aknadin si disperdevano nell’oscurità che li circondava “ E così, vuole darti gli oggetti?”
Aknadin annuì “ Esatto “
“ E tu accetti di farti ingannare da uno come lui? credevo che fossi più furbo, Aknadin “ Atem non era una persona di cui potersi fidare , probabimente stava tramando qualcosa con i suoi amici e Aknadin si era fatto imbrogliare come un ragazzino idiota e stupido. Conosceva suo nipote e pure lasciava che si facesse manipolare dalle suppliche disperate e ingannevoli di un gruppo di mortali che meritavano solo di essere uccisi uno per uno.
“ Non hai di che preoccuparti , Padrone, ho già un idea che può funzionare, infondo, qualcosa la possiamo sfruttare “ gettò uno sguardo a Yugi, in ginocchio con le mani legate dietro la schiena e due spade incrociate sotto al mento di due dei suoi soldati. Se Atem voleva ingannare , avrebbe solo finito per essere a sua volta ingannato da loro, aveva già in mente un piano che non poteva fallire e Atem avrebbe rimpianto a caro prezzo il momento in cui aveva deciso di fare lo spavaldo con gli oggetti del millennio, non aveva ancora idea di che cosa lo aspettava.
 
Era pomeriggio inoltrato ormai, l’orologio da cucina segnava le diciassette e trenta , il Dueling Disk era sotto carica da qualche ora e una marea di carte erano sparse sul tavolo, Atem ci stava lavorando da ore a preparare il suo deck, non sapeva che cosa lo aspettava una volta che si sarebbe ritrovato Aknadin davanti, di sicuro aveva organizzato qualche trappola e probabilmente sarebbe stato difficile tirare Yugi fuori dalle grinfie di quel folle, ma era pronto a rischiare la sua stessa vita se era il prezzo che doveva pagare per salvarlo. Il nonno era disperato, ogni giorno il suo umore diventava sempre più nero e stava a fissare per ore le fotografie dei genitori di Yugi, forse pregava che suo nipote ritornasse a casa sano e salvo ma Atem lo sapeva che le preghiere non servivano a niente, sicuramente potevano confortare un po’ ma sapeva quanto le divinità , qualunque esse fossero, non ascoltavano nessuno. Quando aveva quattro anni e sua madre era appena morta, aveva passato giorni interi nel tempio del palazzo a pregare che gli dei gliela restituissero, ma più passava il tempo e più di convinceva che sua madre non sarebbe più tornata, e poi quando suo padre si era ammalato, aveva passato notti insonni in ginocchio nella sua stanza a supplicare che suo padre guarisse e invece aveva subito lo sfregio della sua morte e in più l’incoronazione a successore al trono. Da allora aveva smesso del tutto di pregare gli dei, ed era più che convinto che neanche il dio che pregava il nonno e che quella notte tutto il mondo festeggiava si interessava della sorte di Yugi, se si doveva affidare a preghiere che non sarebbero servite a niente Yugi era più che morto. Gettò uno sguardo sugli oggetti del millennio sparsi sul tavolo, sapeva molto bene che consegnare gli oggetti significava mettere il destino del mondo in pericolo, suo padre glielo aveva spiegato che il potere degli oggetti era distruttivo, già in passato avevano rischiato di scatenare l’apocalisse e adesso si stava per ripetere, ma tra condannare il mondo e salvare Yugi, non c’era alcun paragone, Yugi era più importante di qualunque altra cosa.
 
“ D’accordo, ci vediamo questa sera “ Joey staccò la chiamata e sospirò, aveva contattato tutti i ragazzi e pianificato l’orario dell’incontro, adesso era giunta la resa dei conti finale, la salvezza di Yugi dipendeva dagli oggetti del millnnio e dall’esito di quello scontro che li attendeva, non c’era niente che potevano fare , forse neanche attenersi al piano che avevano accuratamente progettato. Gli oggetti dovevano essere custoditi, dovevano impedire ad Aknadin di metterci sopra le mani, almeno fino a qualche giorno fa, prima che Aknadin riuscisse a prendere Yugi e adesso il suo destino dipendeva dagli oggetti stessi. Era consapevole che stavano per condannare il mondo e avrebbe tanto voluto che non si arrivasse a niente di tutto questo, ma ormai non aveva più importanza ciò che volevano o no, contava solo avere Yugi sano e salvo e se poi avrebbero dovuto affrontare l’apocalisse, allora lo avrebbero fatto, ma come una squadra, anche se la squadra era divisa. Tristan doveva far parte del gruppo, era uno di loro, ma vista la situazione non voleva coinvolgerlo, però non avrebbe rinunciato ad un valido aiuto e c’era una sola persona a cui potersi rivolgere ed era Seto kaiba. Digitò il suo numero e fece partire la chiamata “ Pronto? Sono Joey Wheeler, vorrei parlare con Seto “
 
L’orologio a forma di gatto segnava le diciotto meno un quarto, Lizzie era seduta a gambe incrociate sul suo letto, tutte le carte del suo deck erano sparse sul piumone rosa , le guardava una ad una per sistemare ogni dettaglio , quella sera sarebbero andati a salvare Yugi e lei aveva intenzione di far parte della spedizione di salvataggio. Era pronta, la macchina aveva il pieno della benzina, il suo Dueling Disk era carico al cento percento e il suo deck cominciava a prendere forma a mano a mano che lo andava componendo, non poteva presentarsi senza una strategia di gioco perfetta, non sapeva che cosa si sarebbe trovata davanti una volta sul luogo dell’incontro ma qualunque cosa ci fosse aveva senza dubbio a che fare con qualche tentativo di Aknadin di farli tutti fuori e dopo l’ultima volta preferiva girare armata.
La porta della sua camera si aprì e Serenity avanzò timidamente dentro la camera “ Ti disturbo?”
Lizzie sorrise e scosse la testa “ No, tranquilla “ le fece cenno di avanzare verso di lei e la ragazza obbedì, sedendosi sul letto a guardare le sue carte , la sua espressione era molto preoccupata e non era difficile sapere perché “ Sei in ansia per questa sera, vero? “ la ragazza sbarrò gli occhi ma non rispose, annuendo semplicemente. Lizzie le mise una mano sulla spalla per rassicurarla “ Non devi preoccuparti, Yugi tornerà a casa sano e salvo “ le fece un bel sorriso “ E non preoccuparti per tuo fratello, farò in modo che non si cacci nei guai “
Serenity sospirò “ Lo so “ alzò finalmente gli occhi a guardarla, ma il suo sguardo non era affatto rassicurato, anzi sembrava ancora più cupo “ Però ho paura lo stesso “ sapeva che cosa stava per succedere, sapeva quanto pericolosa era quella storia e non voleva affatto che scoppiasse il finimondo ma sapeva anche che era inevitabile.
 
Marik finì di mischiare le carte e alzò lo sguardo sulla sveglia posta sulla scrivania, le lancette segnavano le diciannove e trenta spaccate, mancavano ancora tre ore all’appuntamento ma nonostante ciò era comunque ansioso, aveva sistemato tutto per la sera, il Dueling Disk era perfettamente carico e funzionante, le carte erano già pronte e  anche la macchina era già parcheggiata sotto casa, sapeva molto bene che cosa sarebbe successo non appena gli oggetti sarebbero finiti nelle mani di Aknadin , tutto ciò per cui avevano lottato sarebbe andato in frantumi, ma ormai era a bordo della barca e poteva solo remare fino alla fine di tutta quella storia e accettare le conseguenze di ciò che poteva abbattersi sulla sua testa e su quella degli altri.
“ Marik “ Ishizu entrò dentro la stanza del fratello, il suo viso mostrava tutta la preoccupazione che sentiva dentro di se “ Ti stai preparando?”
Il ragazzo annuì “ Sì, meglio farlo subito “
Ishizu sospirò , avrebbe tanto voluto fermarlo, dirgli che tutta quella storia non poteva portare a niente di buono e che poteva davvero finile male, conosceva il piano che suo fratello e i suoi amici avevano in mente di fare e non le piaceva per niente, oltre a essere una follia era anche un pericolo per tutti quelli che ne erano coinvolti, quella di Aknadin si sarebbe trasformata in una furia vendicativa e non ci sarebbero stati oggetti del millennio che tenessero per placarlo. Certamente Marik sapeva che cosa stava facendo, ma il suo desiderio di aiutare i suoi amici poteva seriamente esporlo a qualche rischio grave e Ishizu non voleva perdere suo fratello, non di nuovo, non per sempre “ Marik, ti prego, non voglio che vai “
“ Ishizu, non sto andando al fronte a combattere, andrà tutto bene “ da quando le aveva detto che il faraone voleva consegnare gli oggetti del millennio ad Aknadin per riscattare la libertà di Yugi, sua sorella era diventata un’ossessione implacabile. Non lo lasciava in pace da tutto il giorno , ovviamente capiva la sua preoccupazione ma lei doveva pur capire che ciò che stava facendo era per il bene di un suo amico e poi sapeva difendersi bene.
Ishizu perse la calma, afferrò Marik per le spalle e lo costrinse a voltarsi per guardarla “ Marik, non è un gioco, io non voglio perderti “
Marik sospirò “ Ishizu, per favore … “
“ No!” strinse le mani sulle sue spalle “ Non capisci che è pericoloso? se ti succede qualcosa io non…” stava per scoppiare a piangere , non aveva più il dono delle visioni ma aveva ancora il suo intuito e aveva un brutta sensazione riguardo tutta quella storia in cui Marik si stava per imbattere. Cedette definitvamente e lo abbracciò, stringendolo forte “ Io non posso perderti di nuovo, una volta mi è basta “
“ Dai Ishizu, calmati “ l’abbracciò a sua volta, capiva perfettamente la sua apprensione, ma se cominciava a piangere prima ancora che avesse varcato la soglia di casa non la fermava più nessuno, oltre a un bel pianto avrebbe perfino preso la macchina e lo avrebbe seguito per tutto il tragitto fino alla destinazione. Si separò da lei e la guardò in faccia facendole un sorriso “ Adesso guardami, se ti dico che andrà tutto bene mi devi credere “
Ishizu si trovò costretta a dover acconsentire e annuì , dopo tutto se non si fidava di lui non era una vera sorella “ Va bene, ma non appena sarà finito tutto devi telefonarmi. Non mi importa che ore siano, telefona “
“ Va bene “
 
Bakura osservava l’orologio da polso, segnava le ventuno in punto, mancava meno di un ora alla resa dei conti con Aknadin e Bakura era finalmente pronto, il Dueling Disk già al braccio e il deck nella sua tasca dei jeans, come gli altri non sapeva che cosa aspettarsi da quel pazzo scatenato ne se avrebbero salvato Yugi, ma non per questo voleva tirarsi indietro. Quando Atem aveva deciso di scambiare gli oggetti con Yugi, all’inizio nessuno era stato d’accordo e adesso che l’accordo era andato a buon fine non era il momento di farsi prendere dai dubbi, la vita di Yugi dipendeva da questo scambio e sapevano tutti che Aknadin avrebbe combinato qualcosa e se c’era da combattere lo avrebbe fatto anche lui, basta scappare dai pericoli, basta nascondersi dietro gli altri o stare all’ombra del faraone, era un membro della squadra e come tale doveva far parte della missione anche se c’era il rischio di morire, ma infondo era un pericolo che correvano tutti ogni giorno, solo che stavolta era molto peggio perché stavano per fare una cosa molto pericolosa, ma ne valeva la pena per salvare il suo amico e niente e nessuno poteva impedirglielo. Come duellante non era un campione, ma avrebbe dato il massimo se era necessario ed era una promessa che si sarebbe impegnato a mantenere a qualunque costo.
 
Le ventuno meno un quarto, Tea guardava le lancette di quell’orologio rannicchiata sul suo letto con un cuscino stretto tra le braccia e il cellulare poggiato sul materasso, tra meno di un quarto d’ora Atem sarebbe andato con gli altri ad incontrare Aknadin e lei era costretta a restare in casa a fare da balia a Serenity, Lizzie l’aveva lasciata a casa sua per non dare sospetti alla madre e così Tea aveva accettato di occuparsi della sorella di Joey , che dormiva già beata in una camera degli ospiti. Atem non aveva voluto lei andasse con loro, nonostante avesse tentato con tutte le sue forze di non essere lasciata indietro alla fine aveva ceduto anche per il bene di Serenity, le aveva detto di non doversi preoccupare e di restare tranquilla, che se avesse mantenuto la lucidità niente sarebbe andato storto, ma lei non riusciva a stare tranquilla, afferrò il cellulare e scorse nella rubbrica il numero di Atem e fece partire la telefonata, il cuore le batteva così forte per la paura che temeva di sentirlo scoppiare da un momento all’altro.
Furono minuti interminabili quelli che seguirono prima che il faraone rispondesse, ma alla fine Tea sentì la sua voce dall’altro capo del telefono “ Pronto?”
“ Atem, come va? Sei pronto?”
“ Sì, sto aspettando gli altri, tra poco devono passare a prendermi. Tu come stai? Serenity ha superato la crisi?”
Tea sospirò “ Sì, adesso sta dormendo “ quella povera ragazza era scoppiata a piangere , avrebbe voluto seguire suo fratello allo stesso modo in cui lei avrebbe voluto seguire Atem, ma alla fine si era calmata con una bella tisana rilassante ed era crollata, almeno così sembrava all’apparenza , ma Tea era convinta che quella sera entrambe l’avrebbero passata in bianco, preoccupate per le persone che amavano di più.
“ Bene “
Un rumore assordante attraverso il telefono fece capire a Tea che gli altri erano arrivati, anche se distorto sapeva riconoscere i rumori dei clacson delle loro macchine “ Sono loro, vero?”
“ Sì, adesso devo andare, appena avremo finito ti chiamo “
Tea sospirò “ Ti prego fa attenzione “
“ Certo, mi conosci , sai che faccio sempre attenzione “
Il tono divertente di lui non la rassicurò per niente, anzi le mise ancora più ansia “ Dico sul serio, fa attenzione “
“ Lo farò, te lo prometto , adesso devo andare “
“ Atem , aspetta “ prese un bel respiro e tentando di ricacciare le lacrime esclamò “ Ti amo “
“ Ti amo anch’io “
E riattaccò la telefonata, Tea posò il cellulare e tornò a stringere il cuscino a se, pregando in sislenzio che Atem tornasse sano e salvo e soprattutto con Yugi, anche lui sano e salvo da quella orribile disavventura. In fondo era il ventiquattro Dicembre, la vigilia di Natale, se davvero quella era la notte in cui il Signore era nato un piccolo miracolo doveva pur avvenire no? o almeno era ciò che lei sperava che accadesse.
 
Atem mise il telefono, infilandolo nella tasca dei jeans e prese il borsone, infilò al polso il Dueling Disk e prese il deck, era finalmente giunto il momento tanto atteso, era l’ora di dare ad Aknadin il ben servito e di riportare Yugi a casa dopo l’incubo che aveva passato e che adesso stava per finire, doveva solo resistere per qualche altro minuto e poi sarebbe tornato a casa, avrebbe riabbracciato tutte le persone che gli volevano bene. Si voltò verso la soglia della sua stanza, il nonno era davanti a lui , il viso era stravolto da profonde occhiaie nere e gli occhi erano arossati, gli si avvicinò e gli sorrise “ Riabbraccerai Yugi, non temere “
Il nonno annuì e lo abbracciò, stringendolo forte con le lacrime che gli scorrevano sulle guance “ Voglia riabbracciare anche te “ aveva paura, per Yugi, per tutto quello che doveva aver passato e che lui non osava neanche immaginare, per Aknadin e la sua mente malata e soprattutto per Atem, che sarebbe andato ad incontrarlo. Gli voleva bene, voleva bene ad entrambi, come se anche Atem fosse suo nipote, forse doveva andare anche lui insieme a quei ragazzi, assicurarsi che tornassero interi per poter tornare dalle loro famiglie ignare di tutto , ma tanto lo sapeva che non sarebbe servito, Atem non glielo avrebbe permesso neanche se si fosse messo in ginocchio a supplicarlo disperatamente.
Si separò dal nonno e subito si trovò assalito da Anakin, che puntava le sue zampe sul suo petto e lo guardava con la lingua di fuori , Atem gli accarezzò il pelo dietro le orecchie “ Non preoccuparti, ti riporterò il tuo padrone sano e salvo “ e dopo un ultimo sguardo al nonno, scese le scale e andò di sotto aprendo la porta d’ingresso e si trovò davanti tutti i suoi amici, pronti a combattere insieme a lui , e anche Seto. Il faraone rimase molto stupito quando si vide davanti Seto “ Anche tu qui, Seto?”
“ Sì, il tuo amico Joey mi ha scongiurato di prendere parte a questa scampagnata “ era non poco irritato, di solito passava ogni vigilia di Natale con suo fratello a prendere parte a esasperanti cenoni in ristoranti di lusso insieme ad altri facoltosi uomini d’affari e le loro mogli elegantissime che puntualmente gli presentavano le loro altrettanto elegantissime figlie sperando di rifilargli qualche eventuale fidanzata di famiglia facoltosa per imparentarsi in futuro. Certamente avrebbe dato qualunque cosa pur di scappare da quelle esasperanti cene, e se il prezzo da pagare per quel desiderio che per una volta si era avverato era di aiutare quei perdenti, allora era più che disposto ad accettare anche se significava lasciare suo fratello a casa da solo con la sorveglianza a ogni angolo di casa.
Quando furono tutti pronti, salirono tutti sulle vetture e si incamminarono a fari spiegati per raggiungere il luogo dell’incontro.
 
Le macchine seguivano in fila indiana il percorso disarcionato della strada di campagna che stavano imbucando, il fuori strada di Marik apriva la coda poiché la macchina era dotata di GPS satellitare, Seto era dietro di lui, a seguire c’era Duke, che aveva offerto il passaggio a Bakura, poi c’era Joey e a chiudere la fila c’era Lizzie , insieme ad Atem. le ruore delle vetture slittavano sullo sterrato umido, i fari abbagglianti illuminavano la fitta coltre di nebbia che circondava la zona isolata e i tronchi degli alberi lungo il bordo della strada, gli scaffi causavano scossoni violenti al fondo delle auto e soprattutto agli ammortizzatori , ma continuavano lo stesso a procedere lungo il sentiero.
Arrivarono finalmente a destinazione, parcheggiarono nello spiazzo e si trovarono subito davanti una vecchia chiesa abbandonata e fatiscente ,ma soprattutto deserta ma stranamente illuminata all’interno. Scesero dalle macchine , guardandosi tutti intorno con aria guardinga, sembrava che fossero da soli, isolati nel bel mezzo della campagna libera.
Lizzie puntò le mani sui fianchi “ Bene, e adesso che si fa?” in quel posto non c’era nessuno , ne Aknadin ne i suoi leccapiedi, c’erano solo loro davanti a una chiesa abbandonata in un posto sperduto tra le fresche frasche.
Le porte della chiesa si spalancarono e un manipolo di soldati di Aknadin uscirono fuori, tenevano le mani sulle else delle spade egizie che portavano al cinto e i loro mantelli neri svolazzavano con il vento che soffiava, si aprirono a ventaglio dinanzi al gruppo di ragazzi , i loro occhi rossi erano puntati su ognuno di loro e un soldati indicò il faraone con un dito e poi si voltò per entrare dentro la struttura. Atem capì perfettamente che cosa voleva da lui “ Va bene, io vado “
“ Cosa?” Joey avanzò verso di lui e lo afferrò per un braccio prima che si allontanasse “ Non puoi, non te lo permetterò “ non poteva andare da solo, poteva essere una trappola e lui ci stava andando dentro con chissà quali pericoli orditi da Aknadin.
Atem gli sorrise per rassicurarlo “ Non preoccuparti, starò attento “ si liberò dalla presa i Joey e seguì il soldato oltre il resto del gruppo. Joey provò ad avanzare per fermarlo, ma i soldati rimasti chiusero il passaggio sguainando le spade e puntandole contro i ragazzi, che indietreggiarono spaventati dalle lame affilate puntate contro di loro. Atem si voltò a guardarli e disse “ Ragazzi, state tranquilli “ si voltò ed entrò dentro la chiesa, seguendo il soldato.
Entrarono dentro la chiesa e Atem si fermò sulla soglia dell’ingresso , l’interno era ridotto peggio dell’esterno, gli affreschi erano rovinati, c’erano crepe ovunque, le panche erano distrutte e logorate dal tempo, metà del soffitto era crollato e quello che un tempo doveva essere l’altare non era altro che un cumulo di macerie. L’illuminazione non era dovuta a luci elettriche , in quanto c’erano dei grossi bracieri posti lungo la navata che illuminavano tutto l’interno e scaldavano la gelida aria che ricorcalava lì dentro , Atem aveva una strana sensazione addosso mentre si guardava intorno, l’aria che tirava non era rassicurante e cominciò a provare dei brividi di paura.
Il soldato si voltò a guardarlo e gli indicò il corridoio della nava, Atem ritornò concentrato e deciso lo seguì lungo il corridoio della navata, camminando tra macerie e rovine che ostruivano il passaggio e rendevano difficoltoso camminare. Il soldato lo condusse fino ad una botola con le porte in legno fradicio e le aprì con un rumore stridulo, mostrando al faraone una rampa di scale malandate in pietra, ricoperte di polvere e di detriti ma ben illuminate a piccole candele poste sui bordi.
Il soldato indicò al faraone le scale e Atem strinse le mani intorno al manico del borsone, non gli piaceva per niente quella situazione, probabilmente era davvero una trappola e lui ci stava andando dentro “ Yugi si trova lì?” ma il soldato non gli rispose , anzi scese le scale fermandosi dopo qualche gradino per guardarlo , Atem non si fidava molto del suo accompagnatore ma se Yugi era lì non si sarebbe tirato indietro giunto a quel punto. Perciò, si fece coraggio, prese un bel respiro e cominciò a scendere le scale facendo attenzione a dove metteva i piedi per le non molto rassicuranti crepe sui gradini malandati.
I due arrivarono all’ingresso della cripta, non era altro che una piccola stanza ad arco con il soffitto a volta in pietra con dei piccoli abitacoli vuoti , ma Atem quasi urlò quando posò gli occhi sull’abitacolo centrale. Sdraiato sulla pietra, con i polsi e le caviglie legate, c’era Yugi, all’apparenza svenuto “ Yugi… “ corse verso di lui, era ridotto malissimo. I suoi vestiti erano malandati, il viso , le gambe e le mani erano pieni di lividi , graffi , tagli , gli occhi erano neri , il labbro era spaccato e c’erano segni di serratura sui polsi sanguinanti ed era pallidissimo, sembrava quasi un cadavere “ Yugi, ma che ti hanno fatto?” era irriconoscibile, sembrava che lo avessero picchiato più volte e ferito in maniera abbastanza grave in ogni parte del corpo. Cominciò a slegare come meglio poteva le corde che gli stringevano i polsi arrossati e le caviglie e gli sollevò le spalle con una mano , chiamandolo di nuovo “ Yugi, riesci a sentirmi?”
Il ragazzino mosse la testa nella sua direzione e provò ad aprire gli occhi e a parlare “ A… Atem… “
Il faraone sorrise e gli accarezzò la fronte con una mano “ Sì, sono io, va tutto bene, adeswso sono qui “ aveva paura perfino a toccarlo per come era ridotto, doveva provare davvero molto dolore per lo stato in cui si trovava, per non parlare della scarsa forza che aveva nel parlare, sembrava non avere neanche le corde vocali per la voce roca e strozzata.
Yugi non riusciva a parlare, ne ad aprire gli occhi o a muoversi, sentiva solo il dolore lacerante del suo corpo , come se fosse trafitto da lame incandescenti , la testa gli girava così forte da farlo vomitare e la sua vista era malandata, a mala pena riusciva a distingue le sembianze e la voce di Atem , a riusciva a capire che era lui. Tremò, nonostante il dolore , e pianse, nonostante non ne avesse neanche le forze “ Ho… ho pa… paura… “
“ Sta tranquillo “ poggiò la sua fronte a quella di Yugi, cercando di tranquillizzarlo “ Adesso sono, qui nessuno ti farà più del male “
“ Davvero una scena molto toccante “
Atem si voltò di scatto e si trovò davanto Aknadin, insieme ad un altro soldato che gli stava dietro “ Aknadin “ lo trafisse con gli occhi, senza dubbio era stato lui a ridurre Yugi in quello stato pietoso.
Il sacerdote sorrideva , il suo piano stava proseguendo liscio come l’olio e in fondo non vedeva il perché non dovesse essere così, dopo tutto aveva finalmengte Atem nelle sue mani , tra l’altro da solo “ Hai portato ciò che abbiamo concordato immagino, come puoi vedere ti ho portato il tuo amico “
Atem sentì una scossa di rabbia furente crescere dentro di se “ Sei stato tu a ridurlo così, vero? “ come aveva potuto fargli una cosa del genere, nelle condizioni in cui era doveva immediatamente essere portato all’ospedale per colpa sua.
Aknadin non si scompose, ma si limitò solo a rispondere “ L’importante è che sia vivo , No? Adesso, dammi gli oggetti , o il tuo amico torna con me nel regno delle ombre “ i soldati erano già pronti a scattare contro di lui, ma Atem non aveva nessuna intenzione di combattere contro di loro, adesso voleva solo portare Yugi via da quel posto e metterlo finalmente al sicuro. Con un sospiro, si sfilò il borsone dalla spalla e e lo porse ad Aknadin , il quae , però, non si fidò “ Vorrei dare un’occhiata, se non ti dispiace “ Atem si innervosì, ma obbedì lo stesso alla sbeffa insistente di Aknadin e aprì il borsone posizionandolo a terra ed estraendo gli oggetti del millennio per mostrarli al sacerdote, splendevano illuminati dalle torce posizionate dentro la stanza , il rosso del fuoco si mischiava all’oro degli oggetti e Aknadin allargò il suo sorriso, finalmente ciò che aveva sempre desiderato era mlì davanti ai suoi occhi “ Molto bene “ Atem li rimise nel borsone e Aknadin fece cenno a uno dei suoi soldati di prenderlo.
Quando il borsone fu nelle mani di Aknadin, Atem esclamò “ Ti ho consegnato gli oggetti, possiamo andare adesso?”
“ Mi pare giusto doverti lasciare andare “ poi il suo sorriso morì e al suo posto apparve uno sguardo assassino di follia e schioccò le dita sentenziando “ Uccidetelo “ e mentre il soldato avanzò verso di lui con la spada sguainata, Aknadin sparì con gli oggetti del millennio.
 
i mostri di Marik, Lizzie e Joey vennero distrutti e i tre ragazzi urlarono in preda al dolore fisico, accasciandosi a terra o sorreggendosi alle macchine alle loro spalle per non cadere a terra , dopo che Atem era entrato nella chiesa i soldati avevano sfoderato i Dueling Disk e adesso erano tutti impegnati in un duello contro quei mostri che si stava mettendo sempre peggio per il gruppetto, che avevano già perso non solo energie ma anche Life Points e purtroppo lo sapevano tutti come andava a finire a chi perdere tutti i punti, una morte fulminea e improvvisa per loro o la disintegrazione per i soldati, ma a come si stavano mettendo le cose sembrava di più che a morire sarebbero stati loro e non i soldati “ Maledizione… “ Lizzie imprecò per il capogiro che aveva alla testa.
Marik tentò di rialzarsi ma ogni movimento era una sfilettata di dolore ai muscoli “ Questi ci faranno fuori “
Al trio mal ridotto si unirono anche Bakura e Duke, messi al tappeto da un singolo mostro che aveva disintegrato i loro e Bakura disse “ Sentite, qua dobbiamo fare qualcosa “ non potevano restare così o avrebbero finito per farsi ammazzare da dei tizi incappucciati che rischiavano di farli a fette da un momento all’altro.
Il ruggito di un grosso drago costrinse il gruppo a guardare l’imminente mostro su di loro che sparaflesciò contro di loro un grosso raggio di energia , i ragazzi urlarono spaventati non appena il raggio tentò di colpirli ma per fortuna davanti a loro apparve Anello di difesa che fece da scudo contro il raggio energetico e vennero subito raggiunti da Seto, l’unico di loro a essere riuscito a far fuori un mostro “ Certo che siete davvero degli incompetenti “
Joey saltò su tutte le furie “ Ha parlato il grande stratega “
Lizzie si innervosì, quello era senza dubbio il momento peggiore per litigare “ Non cominciate, la situazione è disperata “ non era il momento di mettersi a urlare o a insultarsi a vicenda, dovevano fare qualcosa alla svelta sia per tirarsi fuori da quella situazione e sia per salvare Atem , perché se quei mostri avevano cominciato ad attaccare significava che lì dentro stava succedendo qualcosa di spiacevole “ Dobbiamo riuscire ad andare da Atem “
Bakura annuì “ Sì, sono d’accordo , ma come facciamo se qua siamo bersagliati?” non si potevano muovere, non potevano allontanarsi o fare altro senza che dei mostri li attaccassero e lo scudo di Seto non poteva durare a lungo sul campo di battaglia, era continuamente bersagliato da attacchi simultanei di vari mostri e che tentavano di distruggerlo e più l’anello stava sul terreno , più i punti di Seto scendevano e con essi le sue energie fisiche visto che stava cominciando a sudare.
Seto guardò lo scudo di difesa e poi la chiesa alle spalle, anche lui pensava che era meglio assicurarsi che il faraone stava bene piuttosto che restare lì a farsi ammazzare e gli venne un’idea “ Sentite, io vado dentro, qualcuno mi faccia da copertura “
Sbarrarono tutti gli occhi e Duke disse “ Cosa? E noi che facciamo senza di te?” purtroppo odiava doverlo ammettere, ma se erano sopravvissuti fino a quel momento era per merito di Seto, li aveva coperti per tutto il tempo dello scontro e se adesso erano riparati dietro una difesa era per merito suo , se lui andava via loro erano morti e sepolti.
Seto si innervosì “ Volete uscire da qui? Fatemi andare dal faraone “ non c’era altra scelta, avevano bisogno di avere Atem lì e poi non ci voleva un genio per capire che il solo modo per andarsene era che Atem uscisse da lì con Yugi sano e salvo per la salute mentale di tutti in futuro.
Si guardarono tutti in faccia e annuirono , si alzarono tutti in piedi nonostante .lo sforzo e quando furono tutti pronti, Seto annullò lo scudo difensivo giusto il tempo per sostituirlo con i mostri dei ragazzi, che apparvero in schieramento davanti a loro e quando furono tutti pronti, li mandarono all’attacco contro i mostri dei soldati , ingaggiando un’altra battaglia. I soldati erano così concentrati a tentare di far fuori i mostri rei ragazzi, da non accorgersi di Seto che fece il giro lungo da dietro gli alberi ed entrò dentro la chiesa, dove c’erano altri due soldati delle ombre, che non appena lo videro sguainarono le loro spade.
Seto sospirò “ Magnifico, adesso pure le spade? “ fece spallucce “ D’accordo, tanto che ho da perdere “ corse contro di loro.
 
Atem inciampò e finì a sbattere contro la parete , sudando freddo quando la lama del soldato si conficcò nel muro, a pochi centimentri dal suo naso , purtroppo il combattimento era più che impari, il mostro era rmato mentre lui no e in più Yugi era in ginocchio contro l’abitacolo in cui era stato sdraiato e lo guardava , nonostante non avesse neanche le forze per reggersi in piedi. Era ricoddo così male che neanche Atem sapeva come fosse riuscito a scendere da lì e a provare a sollevarsi in piedi “ A… Atem… “ gli puntò la mano contro nonostante fosse quasi arrivato al limite delle sue forze.
Atem sapeva che Yugi aveva bisogno di lui, che aveva bisogno di cure immediate, ma non poteva neanche fare un passo senza che quel folle tentasse di ucciderlo, più di pararsi contro gli abitacoli o di scappare da tutte le parti pur di evitare che il soldato lo colpisse. Proprio in quel momento , Seto e i due soldati delle ombre di guardia rotolarono giù dalle scale e una delle spade egizie scivolò sul pavimento fino ai piedi di Atem, che il faraone raccolse immediatamente approfittandosi della distrazione del soldato , che colpì con un calcio facendolo urlare di dolore e raggiunse subito Seto , che si era rialzato da terra “ Stai bene , Seto?”
Il ragazzo si spolverò i vestiti “ Magnificamente “
Aknadin si avvicinò ai due con la spada puntata ontro di loro mentre uno dei due soldati si rimise in piedi, prendendo una delle due spade che portava al cinto e la puntò anche lui contro i due ragazzi
Atem si avvicinò a Seto e gli sussurrò “ Seto, voglio che tu prendi Yugi e lo porti via di qui “ gli indicò il povero ragazzino , ormai allo stremo , che si lamentava contro il muro a cui cercava di apoggiarsi disperatamente per mettersi in piedi con scarsi risultati e che li guardava entrambi. Seto per poco non urlò, quel marmocchio era conciato peggio di un pallone da calcio logorato, sembrava che qualcuno se lo fosse messo sotto i piedi e lo aveva preso a calci epugni come un sacco da boxer.
I due soldati partirono all’attacco , Atem riuscì a parare il colpo del suo avversario con la spada mentre Seto, non avendo a disposizione un’arma, afferrò una grossa pietra e la lanciò contro il soldato e l’idiota venne colpito in pieni alla testa , lasciando cadere la spada dalle mai che fu puntualmente raccolta da Seto. Il soldato però, si rimse in piedi e sfoderò la seconda spada , facendola roteare nella mano e sfoderò un fendente che, neanche lui sapeva come, Seto parò.
 
Due soldati furono disintegrati e Bakura e Duke si accasciarono a terra sfiniti per la stanchezza, i loro punti erano ridotti a non più di cento ciascuno e si sarebbero azzerati se i mostri non fossero stati bloccati dalla carta magia di Lizzie permettendo loro di annientarli insieme a chi li aveva evocati. Purtroppo gli altri stavano ancora combattendo ed erano ridotti peggio di loro due, Lizzie non riusciva più a camminare la stanchezza ed era in ginocchio a terra, Marik se ne stava poggiato allo sportello della macchina e ansimava , Joey era poggiato al tronco di un albero e si reggeva in piedi a mala pena, erano tutti stanchi e sfiniti ma erano rimasti altri tre soldati e i loro mostri da annientare e arrendersi non era contemplato, per tanto i due si alzarono e raggiunsero gli altri dando loro una mano in attesa che Seto e Atem uscissero da lì.
 
La spada di Atem volò dalle sue mani mentre il mostro avanzava verso di lui con la spada puntata contro, era arrivato al limite delle sue energie e le forze lo avevano abbandonato proprio nel momento più difficile dello scontro, il soldato era riuscito a coglierlo di sorpresa e gli aveva respinto l’attacco e adesso era disarmato e con una lama puntata contro , Atem indietreggiò ancora e finì per inciampare e cadere a terra con l’ombra del mostro che incombeva su di se , provò a guardarsi in torno ma la spada era finita distante da lui e non c’era niente a terra che poteva aiutarlo a difendersi. Neanche Seto poteva aiutarlo, era impegnato a combattere contro il soldato ed era quasi giunto ai piedi delle scale , avrebbe tanto voluto chiedergli aiuto ma anche lui era ridotto piuttosto male e non voleva sconcentrarlo.
Il soldato alzò la spada sulla sua testa , pronto a colpirlo , Atem chiuse gli occhi cercando di proteggersi dall’attacco che quel mostro stava per sfoderargli.
Con un sforzo disumano , Yugi afferrò il braccio del mostro, neanche lui sapeva come ci fosse riuscito ma era stato difficile riuscire a rialzarsi senza provare un terribile dolore in ogni parte del corpo , era anche sicuro che molte ferite si fossero riaperte perché sentiva liquido caldo scorrergli lungo le gambe dietro la chiena, ma non gli importava “ Non… te lo… permetterò “
Atem spalancò gli occhi quando vide Yugi trattenere il mostro con le braccia “ Yugi, ma che fai?”
Seto spostò lo sguardo dal soldato che gli stava davanti verso ciò che accadeva oltre le sue spalle, Yugi che tratteneva il soldato come non si sapeva e Atem a terra e disarmato, per quel che ne sapeva poteva finire molto male ma non aveva intenzione di far morire nessuno di loro, per tanto con tutta la forza che aveva nel petto, respinse il soldato e lo trafisse con la spada lasciando che si disintegrasse per correre dagli altri.
Il soldato sentì il peso di Yugi contro il suo braccio e lo spinse via con una gomitata, l’urto dovuto allo spintone fu così violento per le condizioni in cui stava Yugi , che il ragazzino perse l’equilibrio e andò a sbattere contro la parete , picchiando violentemente la testa contro uno spigolo appuntito che fuori usciva dal muro e cadde a terra privo di sensi, ma nel modo di cadere  aterra e di sbattere la testa dei rivoli di sangue colarono lungo la fronte di Yugi.
Atem e Seto rimasero paralizzati dalla scena e quest’ultimo afferrò la spada e mollò un colpo di testa al mostro, mandandolo a terra stordendolo e porse ad Atem la mano per rialzarsi e tutti e due corsero verso Yugi, ancora privo di sensi. Si inginocchiarono entrambi accanto a lui e Atem tentò di svegliarlo “ Yugi, mi senti?”
Seto sollevò Yugi per le spalle , sorreggendogli la testa con le mani e si accorse che c’era qualcosa che non andava, una strana sensazione viscida e appiccicosa scorse sul palmo , si guardò la mano e sia lui che Atem sbiancarono , era sporca di sangue “ Maledizione “ gli controllò la testa e trovò una grossa ferita sanguinante sulla nuca “ Andiamo via , immediatamente “ tirò fuori dalla tasca dei jeans un fazzoletto e lo tamponò dietro la testa di Yugi, prendendolo in braccio e tutti e due corsero subito via dalla cripta , raggingendo l’esterno , dove videro i ragazzi esausti che cercavano di reggersi in piedi “ Ehi, se avete finito, vi proporrei di andarcene alla svelta “
Il gruppo non se lo fece ripetere due volte, salirono tutti in macchina e partirono velocemente per raggiungere l’ospedale il prima possibile.
 
Erano tutti nella sala d’attesa dell’ospedale, Yugi era dentro la stanza da quasi venti minuti e il nonno faceva avanti e indietro lungo il corridoio preoccupato, era corso subito all’ospedale quando Atem lo aveva chiamato per dirgli che stavano andando lì e non aveva perso tempo a tirare fuori la macchina e a correre in fretta per la strada pur di rivedere suo nipote e non gli era affatto piaciuto il modo in cui lo aveva visto, una fasciatura fatta alla bella e meglio sulla testa, graffi e lividi su tutto il corpo, non era scoppiato a urlare solo perché non era il caso di farlo ma aveva molta paura.
Gli altri invece erano seduti sulle sedie nella sala d’aspetto, erano tutti preoccupati per Yugi e le sue condizioni ma cercavano quanto meno di poter sdrammatizzare la situazione e in questo Joey era imbattibile “ Grazie a Dio è finito tutto, sono contento “
Marik sospirò “ Più o meno , aspettiamo l’esito di Yugi ancora “
Joey sbuffò “ E dai, vedrete che andrà tutto bene e Yugi si riprenderà “ poi scoppiò a ridere “ Certo, non possiamo dire lo stesso di Aknadin , secondo voi come la prenderà?”
Seto guardò Joey molto male per la sua poco gradevole battuta “ Per voi come dovrebbe prendere l’idea di avere tutti e sette gli oggetti?” era una domanda ridicola, il faraone aveva appena consegnato gli oggetti del millennio a un pazzo come Aknadin ed era chiaro che adesso sarebbe andato tutto a finire molto male.
Lo guardarono tutti e scoppiarono a ridere e Lizzie disse “ Tu credi davvero che gli abbiamo dato i veri oggetti?”
Seto non capì che cosa volessero dire “ In che senso?”
Atem si mise a ridere “ Quelli non erano i veri oggetti del millennio, erano delle copie in terracotta fatte da Lizzie “
Lizzie annuì “ Esatto “ gli fece l’occhiolino , il piano era stato più che semplice, Lizzie aveva fatto la riproduzione degli oggetti reali con l’argilla, Tea aveva spiegato a tutti che sua madre aveva la passione per la ceramica e che molti dei vasi li aveva fatti lei con le sue mani e Lizzie aveva la sua stessa passione e infatti le avevano dato il compito di fare la riproduzione degli oggetti con l’argilla e poi erano stati colorati con del colore dorato in spry e il risultato era stato impeccabile, Aknadin neanche se n’era accorto dello scambio degli oggetti , anche se a quell’ora doveva pur essersene reso conto di essere stato fregao in pieno.
 
Lo spirito folgorò Aknadin con delle scosse elettriche facendolo urlare di dolore , ciò che Aknadin gli aveva portato non erano gli oggetti del millennio ma solo delle copie in terracotta colorate, e in più si era fatto scappare Yugi Muto da sotto il naso da un gruppo di ridicoli ragazzini mortali idioti e fastidiosissimi guidati da Atem. Lo avevano fregato per bene e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze “ SEI UNO STUPIDO”
“ Padrone ti prego “ urlò ancora più forte per il dolore che sentiva in tutto il corpo ma giurò a se stesso che Atem l’avrebbe pagata cara per quello scherzo.
 
Continuavano tutti a ridere per immaginarsi come sarebbe stato bello assietere alle punizioni che che Aknadin stava subendo per colpa della sua stupidità , quando la porta della stanza si aprì e il mdico uscì fuori con in mano una cartellina medica. I ragazzi smisero subito di ridere e il nonno e Atem si avvicinarono al medico mentre gli altri rimasero indietro a guardare. Il nonno e Atem seguirono il medico in fondo alla stanza ma il suo volto non era per niente sereno, nessuno dei ragazzi sapevano che cosa stava dicendo ai due ma non doveva essere niente di buono.
Il nonno era sul punto di piangere “ Cosa significa questo, Dottore?” il nonno aveva molta paura per quell’esito.
Il medico sospirò “ Ecco, ha indubbiamento subito percosse , il suo corpo e pieno di lividi molto profondi e alcune ferite sono parzialmente infette, ma il vero problemaè il trauma cranico “ fece un profondo respiro e con occhi mortificati disse “ Mi dispiace , ma è appena entrato in coma “
Il nonno si sentì mancare e Atem rimase traumatizzato dalla notizia “ No, è impossibile “ non poteva essere davvero così, non poteva affatto essere entrato in coma, non dopo tutto ciò che aveva fatto per salvarlo, per riportarlo a casa di chi gli voleva bene. Non riuscì a resistere, corse via , ignorando il nonno, ignorando i suoi amici che lo chiamavano, spalancò la porta d’ingresso e uscì fuori dall’ospedale , l’aria fredda della notte si abbattè sul suo viso ma non gli importò, cadde in ginocchio a piangere , aveva lottato per salvare Yugi, aveva fatto l’impossibile per riuscire a riprenderlo e tutto per cosa, solo pe vederlo da quel momento attaccato ad una macchina per la respirazione e all’elettrocardiogramma, non era giusto, niente di tutto questo era giusto.
 
L’orologio della citta fermò le sue lancette sulle dodici spaccate, cominciando i rintocchi della mezzanotte, era finalmente il venticinque Dicembre , Natale , e tutta la città era riunita a festeggiare in piazza e le campane delle chiese cominciavano a suonare in onore della nascita del Signore, ma non per Yugi. Il polso era fasciato, cerotti e punti erano su tutte le parti del suo corpo e una bendatura bianca gli fasciava la fronte, aveva gli occhi chiusi ma non stava dormndo , almeno non oltre la semplice apparenza, il battuto del suo cuore era regolato da delle piccole onde rappresentate sullo schermo digitale di una macchina collegata con dei magneti al suo petto tramite dei fili che spuntavano da sotto la maglia dell’ospedale, il braccio sinistro era collegato con un ago ad una flebo appesa alla parte alta di un’asta posta accanto alla spalliera del letto, il respiratore sulla sua bocca era leggermente appannato

nota dell'autrice
salve a tutti e Buon Natale
allora, questo è il famoso capitolo di cui vi avevo detto di conservarvi il titolo e spero che vi piaccia perchè sono tre giorni che i lavoro e non è stato facile XD
mi raccomando, commentate, commentate, commentate.
P.S. sto scrivendo una nuova storia a tema egizio ispirata alle avventure di Parcy Jackson , ho già pronto il primo capitolo e il secondo e in fase di conclusione, se volete leggere il primo capitolo per vedere se è di vostro gradimento o no, fatemelo sapere nei commenti XD

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Capitolo 65
*** Il traguardo della sconfitta ***


Ormai erano passati diversi giorni , Yugi giaceva in quel letto d’ospedale perennemente controllato dal medico e dalle infermiere , era tranquillo , guardandolo attraverso il vetro Solomon avrebbe potuto dire che stava semplicemente dormendo , se soltanto una persona che dormiva non avesse bisogno di macchine elettroniche per restare in vita. Il battito del suo cuore era regolato dall’elettrocardiogramma tramite delle linee ondulate verdi, l’ossigeno lo prendeva dalla mascherina posta sulla sua bocca e il cibo gli veniva trasmesso tramite dei tubi, per il nonno era una tortura vedere il suo amato nipotino confinato in un letto, impossibilitato a muoversi , a parlare , a fare qualunque movimento che non fosse un semplice spasmo muscolare istintivo. Non ce la faceva a vederlo in quello stato vegetativo, ma non poteva fare molto per lui tranne che aspettare e sperare che si risvegliasse il più in fretta possibile, se mai si fosse svegliato da quel maledetto coma. Quando Atem aveva lasciato la casa per recarsi da Aknadin, aveva sperato di riabbracciare Yugi sano e salvo e invece lo stava guardando da dietro la finestra di una stanza d’ospedale in uno stato pietoso, guardandolo in quelle condizioni gli ritornava alla mente il periodo che sua madre aveva trascorso all’ospedale per la chemioterapia , confinata in un letto con una flebo nel braccio, sempre più debilitata e in condizioni ogni giorno più pietose finchè il fisico non era più riuscito a reggere e il tumore l’aveva divorata completamente , poi toccò a suo figlio, dopo l’attentato alle Torri , portato d’urgenza all’ospedale e morto poco dopo, almeno Yugi si era risparmiato quella orribile scena, ma adesso toccava a lui finire lì, era come se sulla sua faglia ci fosse una maledizione di cui non riuscivano a liberarsi e che a turno stava distruggendo tutto quanto.
Il medico e le due infermiere uscirono fuori dalla stanza e il nonno si avvicinò al dottore “ Allora, come sta?”
L’uomo sospirò e fece un debole sorriso “ La situazione è stabile per ora “
Quelle parole dovevano provare a confortarlo, a rassicurarlo, eppure non servivano a niente se non a farlo preoccupare ancora di più, se la situazione era stabile significava che non c’erano cambiamenti, e se non c’erano cambiamenti significava che non c’era ne un peggioramento ne un miglioramenti di nessun tipo, Yugi era un vegetale e tale sarebbe rimasto chissà per quanto tempo “ Ci sono delle probabilità che si possa risvegliare?”
Il medico tentò di fargli un sorriso , ma non ne fu capace e il suo sorriso si tramutò in un’espressione molto seria “ Voglio essere chiaro, Signor Muto, il trauma è stato molto violento, abbiamo ricucito la ferita alla testa e fermato l’emorragia , ma il suo fisico è stato molto debilitato. Gli esami che gli abbiamo fatto , hanno rivelato carenza di zuccheri e di ferro nel sangue, le percosse hanno fatto il resto “ il medico prese un bel respiro e aggiunse “ Le probabilità che si risvegli sono del venti percento, ma il vero problema saranno le condizioni in cui si troverà quando e se dovesse risvegliarsi “ gli aprì la porta della stanza “ Se vuole andare da lui, può farlo “
Il nonno annuì “ Grazie “ entrò nella stanza di Yugi, regnava un silenzio tombale interrotto solo dal rumore della macchina , gli veniva da piangere a guardarlo in quelle condizioni , gli si avvicinò facendo molta attenzione e gli accarezzò la testa con una mano , facendogli una delicata carezza sui capelli , le lacrime gli cominciarono a scorrere lungo le guance e gli faceva male il cuore , guardarlo così da vicino gli metteva in evidenza tutti i segni che aveva sul viso, graffi, lividi e tagli , questi ultimi cuciti con piccoli punti e coperti da cerotti. La fasciatura sul polso , poggiato sulla pancia, partiva dalla mano e finiva a metà del braccio, si chinò su di lui e gli diede un bacio sulla fronte fasciata , e gli sussurrò “ Ti voglio bene, nipotino mio “ purtroppo non poteva ricevere alcuna risposta da lui, non era neanche sicuro che lo avesse sentito, ma avrebbe tanto voluto in quel momento sentirgli dire qualcosa, qualunque cosa, anche la più stupida, si sarebbe accontentato anche di un piccolo sorriso, ma sarebbe solo rimasta una speranza vana se il suo nipotino non si fosse risvegliato o se , peggio, fosse morto in quel modo orrendo.
 
Lizzie si squadrò allo specchio, controllandosi per l’ennesima volta l’ennesimo vestito che provava tra quelli che aveva in casa e neanche quello che aveva messo, un vestito stile anni cinquanta, con la gonna a ruota color glicine tempestato di strass stretto in vita da una semplice cintura in tessuto , lungo fino alle ginocchia , riusciva a convincerla del tutto nonostante girasse e rigirasse su se stessa più volte, guardandosi dalla testa ai piedi e infine sbuffò “ Neanche questo è adatto “ era inutile, poteva stare a rovistare dentro il suo imponente guardaroba quanto voleva ma sembrava che nessuno dei suoi abiti fosse adatto al Capodanno. Anche se non era sicuro, visto l’umore che girava in quei giorni nel gruppo, in teoria dovevano organizzare qualcosa per il trentuno Dicembre, l’ultimo giorno dell’anno in cui ballare sfrenatamente e divertirsi senza freno era concesso e lei aveva tutte le intenzioni di volersi divertire, ma senza un vestito che le stesse bene e soprattutto che fosse adatto alla serata era un po’ difficile, quella sera voleva quanto meno riuscire a fare colpo su qualche ragazzo, doveva farlo per la sua salute mentale prima che sbroccasse del tutto continuando a pensare sempre ad Atem, doveva dimenticarselo e il solo modo per farlo era cominciare a interessarsi ad altri ragazzi e quale poteva essere l’occasione migliore se non Capodanno, però doveva riuscire a splendere più che mai e fin ora sembrava che la moda non la stava per niente aiutando.
Serenity , invece, aveva già la sua idea “ A me piace di più quello viola con lo scollo a cuore, però è bello anche questo “ i vestiti di Lizzie sembravano fatti apposta per lei, non ce n’era neanche uno che le stesse male, le calzavano tutti a pennello e la facevano sembrare una vera principessa, erano uno più bello dell’altro e nessuna se non lei poteva indossare simili abiti senza che ci fossero difetti di alcun tipo. Ma quello che più di tutti le stava un vero incanto era il primo vestito, viola con lo scollo a cuore , le spalline sottili lievemente scivolate sulle spalle e la gonna a ruota a due strati con le balze, era senza dubbio il vestito più bello e l’imbottitura della sottoveste non era ne troppo pomposa ne troppo piatta, era senza dubbio perfetto e con quel tocco tipico dello stile anni cinquanta faceva un figurone.
Lizzie era alquanto indecisa, di sicuro le stava bene, altrimenti non lo avrebbe comprato, ma non sembrava essere il vestito adatto per una serata di Capodanno come invece l’era l’altro “ Sì, mi sa che quello viola è certamente meglio “ mentre si guardava allo specchio, la sua attenzione cadde su Tea, che attraverso il suo riflesso vedeva chiaramente che aveva la testa tra le nuvole e neanche la stava ascoltando, se ne stava a fissare un punto non preciso del pavimento e questo la mandò in bestia, si voltò a guardarla infastidita con le mani puntate sui fianchi “ Tea , ma insomma, dammi una mano , Santo Cielo “
Tea si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduta e la guardò smarrita “ Cosa? Che c’è? ”
Lizzie si infuriò ancora di più “ Che c’è?! C’è che mi dovresti aiutare a scegliere un vestito per Capodanno “ eccola lì, come al solito se ne stava nel mondo dei sogni senza dare un contributo alla causa a cui doveva partecipare, forse si era dimenticata che se era lì era per aiutarla a scegliere un abito da indossare tra meno di due giorni per l’imminente festa più importante dell’anno a cui di sicuro lei non voleva mancare.
“ Sì, lo so, scusami “ avrebbe dovuto essere mortificata e invece non le passava neanche per la testa il rimprovero di Lizzie, tutto ciò a cui riusciva a pensare era solo Atem, gli aveva fatto mille chiamate in quei giorni ma lui si rifiutava di risponderle, aveva perfino staccato il cellulare e nessuno aveva sue notizie, il coma di Yugi lo aveva senza dubbio distrutto , aveva ancora davanti la sua espressione cadaverica quando gli avevano dato la notizia della condizione di Yugi, sembrava uno zombie che camminava in giro per strada.
Lizzie e Serenity si scambiarono un breve sguardo ed entrambe si avvicinarono a Tea , sedendosi sul letto accanto alla ragazza e Lizzie le mise una mano dietro la schiena “ Ehi, va tutto bene?”
Tea scosse la testa “ Sono giorni che provo a chiamare Atem, ma ha continuamente il telefono staccato, sono un po’ preoccupata per lui “
Lizzie le strinse una mano , cercando di consolarla per quello che poteva fare , purtroppo non c’era molto da fare con uno come Atem, nessuno di loro aveva digerito la situazione di Yugi e Atem più di tutti, se era già depresso perché Aknadin lo aveva rapito , adesso che era in coma era più che sicuro che fosse caduto nella disperazione più nera e anche Lizzie voleva fare qualcosa per lui, ma non sapeva cosa “ Credo che per un po’ abbia bisogno di stare solo, vedrai che si farà vivo lui “
Serenity annuì “ Sono d’accordo, per adesso bisogna lasciarlo un po’ in pace “ capiva molto bene la preoccupazione di Tea, voleva aiutarlo e non sapeva come fare, ma se non era capace Joey di tirarlo su di morale era scontato che non ci riuscisse neanche lei che era la sua ragazza. Atem era il tipo di persona che si abbatteva facilmente, poi quando c’era di mezzo Yugi non capiva più niente, aveva imparato bene a conoscerlo e non c’era niente che si potesse fare per aiutarlo, neanche stargli attaccati dalla mattina alla sera sistemava il suo umore nero, anzi lo avrebbero solo peggiorato.
 
Atem se ne stava coricato sotto le coperte da ore, immerso nel buio più nero della sua stanza rischiarata solo dalla luce del cellulare che illuminava la fotografia di Yugi che teneva in mano. Da quando Yugi era ricoverato all’ospedale, non aveva avuto il coraggio di andarlo a trovare neanche una volta, vederlo in quelle condizioni, attaccato a una macchina per sopravvivere , gli faceva stringere il cuore. Non era questo quello che voleva, non era così che doveva andare a finire, aveva passato giorni a lavorare sul piano, aveva fatto lavorare Lizzie per un giorno intero alle copie degli oggetti, aveva affrontato Aknadin rischiando la sua stessa vita e per cosa, solo per vedere Yugi uscire dalle grinfie di Aknadin per essere confinato in un misero letto d’ospedale in coma , con un trauma cranico alla testa e la remota possibilità che si risvegliasse. Il medico non aveva dato alcuna certezza, potevano solo aspettare e sperare che si risvegliasse ,a che senso aveva sperare in qualcosa che non era sicuro che accadesse. Per tutta la sua vita aveva visto le persone a cui voleva bene andarsene via sotto i suoi occhi, prima sua madre, poi suo padre, poi i suoi sacerdoti , sperava che almeno in quella nuova vita niente poteva andare storto e invece gli si era ritorto tutto contro e per l’ennesima volta l’ennesima persona a cui voleva bene finiva per rimetterci la vita e non era giusto, Yugi non aveva fatto male a nessuno , ma non aveva molta importanza in quella storia, erano sempre le persone innocenti a morire per colpa degli altri , era sempre stato così, la legge del mondo , e non si poteva cambiare. Ma forse la verità era un’altra, forse c’era di mezzo una maledizione, la sua maledizione, quella di dover sempre assistere alla morte delle persone che amava, forse era il destino che gli diceva insistentemente che non doveva avere alcun tipo di amicizie, che era destinato a dover restare solo , e adesso che ci pensava, Atem si rendeva conto che era la soluzione migliore, a volte stare soli era il solo modo per proteggere le persone a cui si voleva bene, e Atem voleva davvero restare solo, tanto ormai non c’era più niente da fare, la persona che più di tutti gli era vicina aveva la vita appesa ad un filo e sicuramente non ce l’avrebbe fatta , nessuno delle persone a cui teneva era sopravvissuta , quindi non ce l’avrebbe fatta neanche lui, non nelle condizioni in cui era almeno. Ormai il destino di Yugi era segnato e lui era stato solo uno stupido a illudersi di poterlo salvare, alla fine non aveva concluso niente e tutto ciò che gli era rimasto era solo una delusione. Mise via la foto , tutto ciò che gli restava di Yugi in quel momento, e si voltò dall’altra parte, piangendo in silenzio.
 
Joey posò il mazzo di fiori dentro il piccolo vaso che stava sul tavolino accanto al letto e diede uno sguardo a Yugi, sembrava un angioletto che dormiva tranquillo, ma in realtà non stava dormendo, era più che altro incosciente e chissà per quanto tempo lo sarebbe stato. Era venuto a Domino per salvare Yugi da Aknadin e poter finalmente passare del tempo con tutti i suoi amici e divertirsi, e invece niente era andato com’era nei piani , Tristan era scomparso, Atem era chiuso in camera sua da giorni e Yugi era in coma , in pratica le feste natalizie erano belle che rovinate e sempre per colpa di Aknadin, o forse era meglio dire che era colpa del destino, evidentemente qualche santo doveva odiare Yugi così tanto da scaraventargli addosso quella scia infinita di sfiga , la morte dei suoi genitori da bambino, il bullismo che aveva subito anche per colpa sua e di Tristan, poi tutte le disgrazie passate tre anni prima , poi la disperazione per la partenza di Atem, il rapimento da parte di Aknadin e adesso pure il coma, il pacco completo proprio. Prese comunque un bel respiro e si sedette alla sedia accanto al letto, stringendo la mano inerme di Yugi , dicevano tutti che parlare con chi era in coma forse poteva aiutare ad accelerare il risveglio, chissà , magari faceva svegliare Yugi , beh , comunque fosse, almeno gli avrebbe fatto capire che non era solo in una situazione simile. Ma prima che potesse parlare, i suoi occhi finirono per puntarsi sul vetro della finestra che dava sul corridoio e vide Tristan , dietro il vetro con una faccia stravolta. Si alzò dalla sedia e andò fuori , quando fu davanti a Tristan gli chiese “ Tristan, che ci fai qui?” era contento di vederlo certamente, ma non credeva di vederlo in quel posto, non dopo quanto successo ovviamente.
Tristan teneva gli occhi bassi, non aveva il coraggio di guardare oltre le condizioni in cui si trovava Yugi, era già stato difficile apprendere la notizia per telefono da Bakura, figurarsi guardare con i suoi occhi lo stato pietoso in cui era finito il suo amico “ Bakura mi ha detto che cosa era successo “
“ Ah… “ Joey prese un respiro profondo “ Vieni “ aprì la porta e fece entrare Tristan dentro la stanza , l’odore di disinfettante colpì le narici del ragazzo, di solito odiava gli ospedali, forse l’unica volta in cui non gli aveva fatto ne caldo ne freddo entrarvi era stato per la visita alla piccola Serenity, fresca di operazione agli occhi ma comunque in perfetta salute. Quella invece era una situazione completamente diversa, il reparto di terapia intensiva era silenzioso, nelle varie stanze c’erano sicuramente altri pazienti che versavano in coma da chissà quanto tempo , gli era venuta una pena atroce vedere dai vetri delle stanze altre persone in quelle condizioni ma mai nella vita avrebbe pensato che uno dei suoi più cari amici sarebbe finito per occupare una di quelle stanze. La stanza era bella luminosa , ma il silenzio era insopportabile, vedere Yugi confinato in quel letto, immerso in un finto sonno tranquillo , era insopportabile. Guardò Joey e con voce tremante gli chiese “ Che cosa gli è successo?”
Joey sospirò “ Gli eventi, siamo andati a salvarlo, avevamo un bel piano per fregare Aknadin, è andato tutto bene, ma qualcuno ha deciso di farci questo scherzo “ si sedette alla sedia, stringendo la mano di Yugi nella sua.
“ E … Atem? “
Joey scosse la testa “ Nessuno l’ha visto o sentito, cellulare staccato , il nonno dice che non vuole vedere nessuno “ ma infondo se l’erano tutti aspettati una simile reazione da parte di Atem, se prima era abbattuto adesso era caduto nella disperazione più nera, come faceva ogni volta che succedeva qualcosa di spiacevole, ma stavolta la batosta era molto più pesante e non solo per lui. Non era la prima volta che s’isolava a tormentarsi , ma adesso era molto peggio, per ciò che ne sapeva era molto probabile che Atem non volesse proprio saperne di nessuno.
Tristan abbassò gli occhi a terra, gli sarebbe davvero piaciuto poter fare qualcosa, qualunque cosa per alleviare il peso della situazione, ma aveva fatto già abbastanza danni e per quanto volesse aiutare Atem ormai non poteva più farlo, il faraone non aveva dimenticato quello che gli aveva fatto e poi era in parte colpa sua il coma di Yugi, non era stato con i suoi amici quando avevano bisogno di lui, forse non sarebbe servito a niente la sua presenza ma avrebbe comunque potuto fare qualcosa, ma il destino era crudele con tutti gli esseri umani e con Yugi più di tutti.
 
Il nonno rientrò in casa, chiudendo la porta e posando le chiavi sul mobile, diede un leggero sguardo intorno. Tutta la casa era al buio, la cucina era immacolata, serrande e finestre chiuse , l’unico rumore che si sentiva era il campanello del collare di Anakin che puntualmente gli andò incontro, abbaiandogli “ Ciao, bello “ gli accarezzò il pelo dietro le orecchie con le mani e il cane iniziò a leccarsi la bocca, ormai aveva imparato a conoscere molto bene il cane di Yugi e quando si leccava in quel modo significava che aveva fame il che stranizzò non poco il nonno, entrò in cucina e accese la luce guardando la sua ciotola, era vuota “ Non hai mangiato?” il cane abbaiò e gli saltò addosso con le zampe, leccandosi più di una volta.
Il nonno prese il pacco dei croccantini e lo versò nella scodella, facendo così mangiare Anakin , e poi salì le scale , se Anakin non aveva mangiato c’era solo una ragione ed era Atem. Ormai erano giorni, esattamente da quando Yugi era entrato in coma che si comportava come una specie di zombie ambulante, camminava per casa ma era come se non ci fosse, gli parlava e neanche lo ascoltava, passava le giornate chiuso in camera sua a guardare le foto di Yugi , mangiava quasi poco e niente e non voleva ne vedere ne parlare con nessuno dei suoi amici, neanche con lui , per non parlare di come trascurasse il cane. Capiva il suo stato d’animo, perché era lo stesso che aveva lui, ma così facendo finiva solo per cadere in depressione ed era stato più che sufficiente quello straziante periodo in cui aveva avuto a che fare con gli atteggiamenti strambi di Yugi, ora non voleva che si ripetesse lo stesso con Atem perché sapeva fin troppo bene a che cosa portasse quell’atteggiamento autopunitivo , e non era una buona cosa.
Arrivò alla porta di Atem, era chiusa come al solito, e bussò “ Atem, posso entrare?” nessuna risposta dall’interno, neanche un suono o un vago rumore , una pessima maniera di voler far finta di non essere in casa. Bussò di nuovo “ Lo so che sei li dentro, fammi entrare “ nessun risposta, di nuovo, ma stavolta il nonno era deciso, aprì la porta e si ritrovò immerso nel buio più profondo. Conosceva bene l’abitudine quotidiana del faraone, non era il tipo da dormire con la serranda completamente abbassata visto che nell’antico Egitto le case non avevano imposte o serrande e la luce filtrava limpida , inoltre non era il tipo da farsi sommergere dalle coperte come invece era Yugi, suo nipote amava il buio pesto e se vedeva un solo e singolo raggio di luce appena accennato da un qualche spiraglio si innervosiva e perdeva il sonno, inoltre amava starsene al calduccio sotto al piumone, sollevato oltre la testa. Perciò dovevano esserci due motivi se Atem si stava comportando così, o aveva preso le brutte abitudini giornaliere di Yugi, o era finito nel baratro della disperazione e di certo si trattava proprio di questo. Aprì la porta del tutto e quando accese la luce, si accorse che il letto di Atem era vuoto, non era in casa a quanto sembrava e si preoccupò un poco, non sapeva se l’assenza di Atem fosse un bene o un male, visto il pessimo umore che girava per ora in casa , sperava solo che Atem non si cacciasse in qualche guaio.
 
Atem camminava per strada con le mani in tasca e lo sguardo basso, aveva sentito il bisogno di cambiare aria, di uscire e di svagarsi un po’, almeno per provare a rilassarsi un po’ e schiarirsi le idee. Stare in casa non aiutava il suo umore , era una tortura passare davanti la stanza chiusa di Yugi ogni mattina, era una tortura guardare la TV senza guardare i video giochi buttati alla rinfusa dentro gli scomparti della vetrina , era una tortura guardare a ogni parete di casa foto sparse di Yugi, tutto per cosa? Per ricordarsi che tutto questo era solo colpa sua, il rapimento e il coma di Yugi erano colpa sua, Aknadin lo aveva rapito perché non aveva prestato attenzione alla trappola, era finito in coma perché non era riuscito a reagire tempestivamente quando poteva, e il peggio era che non poteva neanche chiedergli scusa per come lo aveva trattato la notte prima, lo schiaffo che gli aveva dato e le urla, doveva chiedergli scusa quando poteva farlo e invece era troppo tardi. Si sedette su una panchina e tirò fuori dalla giacca un pacchetto regalo ancora incartato, quello lì doveva essere il regalo di Natale di Yugi, e anche un modo per chiedergli scusa , infondo non c’era niente di più adatto se non il video gioco tanto desiderato a cui Yugi andava dietro da un po’. Lo aveva comprato proprio per Natale e adesso non poteva neanche darglielo, non aveva senso fare un regalo a qualcuno che non poteva scartarlo.
Un ombra cadde su di lui, oscurandogli la luce , e alzò gli occhi trovandosi davanti Seto , rimase abbastanza stupito dalla sua presenza “ Seto?!” si alzò in piedi con gli occhi sbarrati “ Cosa…”
Seto lo anticipò “ Che ci faccio qui?! Una passeggiata , tu invece sembri uscito da una sala delle torture “ e non ci voleva certo un genio per sapere che la causa era il coma di Yugi, Atem fin troppo prevedibile, quando si trattava di disastri, il primo che si sentiva in colpa era sempre e solo lui, ormai lo conosceva fin troppo bene , neanche si sarebbe stupito se per la disperazione e si sensi di colpa avesse deciso di buttarsi in una scarpata “ Allora, come sta il tuo amico?”
Atem fece spallucce “ è in coma “
Con tono ironico e infastidito, Seto gli fece un finto sorriso “ Grazie, questo lo so anche io “ poi tornò serio “ Intendo dire, se ci sono novità “ che era in coma lo sapeva, c’era anche lui dopo tutto all’ospedale, ancora aveva davanti i fiumi di lacrime che suo fratello aveva versato quando gli aveva detto cosa era successo, Mokuba era inconsolabile , sembrava che non riuscisse più a smetterla di piangere come una fontana, aveva perfino preteso di andare all’ospedale per andare a trovare Yugi.
Atem scosse la testa “ Non lo so “ e non gli interessava, per quel che ne sapeva , leggendo anche su internet, un coma come quello in cui versava Yugi poteva terminare dopo giorni o alcuni mesi se la fortuna sorrideva loro, anni o addirittura per niente se la fortuna voleva davvero essere infida o peggio ancora terminare con la morte se davvero se ne sbatteva. Yugi aveva tre possibilità , svegliarsi a breve, fra qualche anno o per niente, e per l’esperienza che aveva lui era più probabile la terza opzione con la variabile della morte dietro l’angolo, ma non gli importava, la speranza l’aveva già persa il giorno in cui Aknadin lo aveva rapito, ormai era talmente abituato a vedere morte ovunque tra le fila delle persone che amava che Yugi non sarebbe stato altro che l’ennesima dimostrazione che la sua vita era un disastro anche nel ventunesimo secolo, perciò neanche ce lo perdeva il tempo a seguire eventuali sviluppi sulla sua condizione di salute, se si svegliava bene, se non si svegliava o moriva andava bene lo stesso, aveva lottato e sperato così tanto che era arrivato allo stremo delle sue forze.
Seto era rimasto sconvolto, si sarebbe aspettato di tutto da parte di Atem, un pianto a dirotto, urla di disperazione , un resoconto dettagliato e straziante perfino, ma l’ultima cosa che si aspettava era il menefreghismo, la faccia di Atem portava i segni di una persona che si era arresa alla forza degli eventi e sperava tanto che fosse uno scherzo il suo “ Che significa che non lo sai? “ Atem voltò lo sguardo dall’altra parte e Seto incalzò con più insistenza “ Ma , sei andato all’ospedale , qualcosa dovrai pur averla sentita “ Atem sospirò e il suo sguardo divenne ancora più nero e depresso e gli occhi di Seto si spalancarono incredulamente di più “ Perché tu, sei andato all’ospedale, vero?” Atem sospirò di nuovo e scosse la testa, Seto spalancò perfino la bocca , era sconvolto, letteralmente. Sbatte più volte le palpebre “ Fammi… fammi capire una cosa, Yugi è in coma da quasi cinque giorni, e tu non sei andato a trovarlo neanche una volta? Dici sul serio?” Atem non gli rispose e Seto perse la pazienza, infuriandosi “ Almeno , rispondimi “
Atem non ce la fece più e sbottò “ Sì “ lo guardò negli occhi , il suo sguardo era furente “ Sì, è vero, Yugi è in coma e non mi importa. Non mi importa più niente, se vivrà, se morirà, se si risveglia, io ho chiuso, non ce la faccio più è chiaro? Ho messo tutta l’intenzione ad avere una vita normale e guarda che è successo “ ormai aveva chiuso, con tutto, Aknadin aveva vinto, aveva ottenuto ciò che voleva , la sua distruzione a livello fisico e mentale, Yugi era ormai un capitolo in fase di chiusura, se non restava un vegetale sarebbe morto e di lui sarebbe rimasta solo una lapide con il suo nome inciso sopra , perciò non aveva più intenzione di preoccuparsi.
Seto lo afferrò per il colletto della giacca, tirandolo violentemente verso di se “ Ora , stammi a sentire, se per tutte le maledette volte che i miei concorrenti hanno tentato di distruggere la mia azienda o la mia immagine, o per tutte quelle dannate volte che i tuoi simpatici conti in sospeso se la siano presa con mio fratello, io avessi fatto come te, arrendendomi e gettando la spugna , sicuramente avrei perso tutto ciò a cui tengo e sai perché? Perché non ho permesso alla disperazione di prendere il sopravvento “ era la pura e semplice verità, Atem si era arreso alla disperazione, aveva fatto ciò che Aknadin voleva che facesse da sempre, arrendersi alle conseguenze e gettare la spugna, la più grossa cavolata che potesse fare uno come lui, che se ne andava in giro a predicare di non arrendersi mai, di lottare fino all’ultimo e di non permettere a niente e nessuno di farsi abbattere , ma la regola non valeva solo per gli altri ma anche per lui e dopo tutta la fatica che aveva fatto per salvare Yugi, dopo il rischio che aveva corso e a cui Seto stesso era stato testimone, arrendersi non era contemplato, perdere la speranza non era contemplato, ma era ciò che stava facendo.
Atem spinse Seto via , guardandolo con disprezzo “ Smettila,  Seto, non sai che cosa significa per me vedere Yugi in quelle condizioni , per tutta la mia vita sono stato solo, ho visto le persone più care morire una ad una, i miei genitori , i miei sacerdoti e adesso Yugi, io sono arrivato al limite , e tu dovresti saperlo perché anche tu hai visto quelle stesse persone morire “ ormai neanche più le lacrime gli scorrevano dagli occhi, era finita, una famiglia, una vita serena, degli amici, non erano altro che un illusione per uno come lui, forse sarebbe stato meglio sparire dalla circolazione per sempre e chissà, magari Aknadin se ne sarebbe andato via e avrebbe lasciato la Terra in pace e anche coloro che vi abitavano, dopo tutto era con lui che ce l’aveva, ormai la sua vita girava attorno a questo da sempre.
Seto ringhiò , se pensava davvero di uscirsene in quella maniera si sbagliava di grosso, lo afferrò per un braccio e lo trascinò dietro di se “ Ora , mi hai rotto “
Atem cominciò a protestare e opporre resistenza “ Seto, lasciami andare “
Seto lo ignorò, se c’era una persona che in tutta quella assurda storia non centrava niente era sicuramente Yugi, non gli importava quanto era disastrata la vita di Atem, non gli importava delle persone che aveva visto morire e di cui tra l’altro lui non aveva nessun ricordo tranne che in qualche stupido sogno ricorrente che ogni tanto gli rompeva le scatole di notte, non gli importava se lo riempiva di male parole o altro, Atem doveva andare in quel dannato Ospedale e andare a trovare Yugi, non poteva infischiarsene in quel modo di lui. Raggiunsero la macchina di Seto in breve tempo, e lo costrinse a salire indicandogli lo sportello anteriore del passeggero “ Sali “
“ Dove vuoi portarmi?”
Seto aprì lo sportello e ripetè “ Sali “ il faraone fu costretto ad obbedire e quando fu in macchina, Seto salì a sua volta e mise in moto la vettura, partendo a tutta velocità .
 
Arrivarono all’ospedale in poco tempo, tagliando per scorciatoie e stradine laterale , ovviamente Atem aveva protestato più volte sulla destinazione e Seto avrebbe tanto voluto ammazzarlo con le sue mani se non fosse stato per una questione importante, Atem doveva vedere Yugi per rendersi conto di quanto era necessario che gli stesse accanto soprattutto in quel momento abbastanza difficile. Scesero tutti e due dalla vettura ed entrarono dentro l struttura, ovviamente Seto teneva gli occhi puntati su Atem come se fossero dei fucili a mitragliatore pronti a sparare il primo colpo da un momento all’altro e Seto si avvicinò alla reception e domandò all’infermiera “ Buon giorno, cerchiamo Yugi Muto, reparto di terapia intensiva “
Atem trasalì a sentire quelle parole, terapia intensiva, dove si trovavano ricoverati tutti i pazienti affetti da malattie cardiologiche , neurologiche e soprattutto in coma.
L’infermiera cercò sul computer e disse “ Terzo piano, corridoio a destra terza stanza sulla sinistra “
“ Grazie “ Seto fece cenno al faraone di muoversi e tutti e due entrarono nell’ascensore , schiacciando il pulsante del terzo piano e l’ascensore cominciò a muoversi , salendo con una lentezza disarmante.
Atem era infuriato e anche nervoso, non era così che doveva andare la sua giornata , non vedeva l’ora che l’ascensore si fermasse e allo stesso tempo aveva paura che lo facesse, perché quando quelle porte si sarebbero aperte , bastava solo un metro di corridoio per trovarsi davanti Yugi, confinato in quel dannato letto solo per colpa sua. L’ascensore si fermò e le porte si aprirono e subito furono catapultati in una specie di dimensione parallela, un insopportabile odore di disinfettante albergava nell’aria, il silenzio più totale regnava in quel posto, c’era solo qualche infermiera sparsa che sistemava oggetti e carrelli, ma niente di più.
Arrivarono davanti una grande porta blu , oltre la quale c’era il corridoio che portava alla stanza di Yugi, Seto l’aprì ma quasi gli venne un colpo quando si trovò davanti Joey, e lo stesso colpo lo prese Atem quando vide davanti a lui, oltre Joey , Tristan.
“ Wheeler… “
Joey rimase alquanto stupito nel vedere Seto “ Seto, che ci fai qui? “ era davvero strano vedere Seto Kaiba all’ospedale, soprattutto se insieme a lui c’era anche Atem e a dire il vero era anche strano vedere il faraone stesso lì, il nonno aveva detto che non voleva saperne di andare all’ospedale e sinceramente Joey era alquanto sorpreso, ma comunque era contento di vederlo “ Ciao, Atem “
“ Ciao, Joey “ se teneva gli occhi su di lui era solo per un grandissimo sforzo, si sentiva uno straccio, soprattutto perché sentiva su di se la responsabilità di ciò che era successo a Yugi, era una sofferenza già guardare Joey figurarsi appena si sarebbe trovato davanti al vetro della sua stanza. Ma ciò che davvero era difficile, era non guardare Tristan, alle spalle di Joey, aveva rivalutato molto in quei giorni tutto ciò che gli aveva detto, all’inizio era stato arrabbiato, offeso , ma dopo quanto successo non poteva che riconoscergli di aver sempre avuto ragione quando diceva che le sue erano solo idee folli e che alla fine qualcuno ci rimetteva sempre, perché era ciò che era appena successo con Yugi, il suo piano era fallito e il risultato era stato dei più disastrosi che ci fossero, quel pugno che gli aveva dato, quelle cattiverie, se le era davvero meritate, perché erano la sacra verità.
Joey tornò a guardare Seto e chiese “ Siete qui per Yugi, vero?”
Seto annuì ed entrò nel corridoio trascinandosi dietro Atem e il gruppo si andò a sedere nella sala d’aspetto e il ragazzo chiese “ Hai notizie di lui?”
Joey fece spallucce “ Beh, il medico dice che è stabile , nessun cambiamento negli ultimi giorni “ quella non era ne una buona ne una cattiva notizia, nessun cambiamento significava nessun miglioramento o altro e di certo non era ciò che Seto o Atem avrebbero voluto sentirsi dire su di lui, chiunque lo chiamasse non voleva sentirsi dire che non c’erano cambiamenti di nessun tipo, e fin ora era stato ciò che aveva detto sia a Marik che a Duke. Prese un bel respiro e si alzò “ Beh, immagino che volete vederlo “
Seto guardò Atem con la cosa degli occhi e annuì “ Certamente “ adesso Atem non poteva scappare, doveva vedere con i suoi occhi le condizioni d Yugi e poi riparlarne se credeva che doveva essere abbandonato al suo destino.
Si alzarono tutti, Atem compreso, ormai non poteva più scappare , Seto gli teneva gli occhi puntati addosso , ma vedere Yugi era l’ultima cosa che voleva, aveva già passato una notte insonne e dei giorni infernali, quello sarebbe stato la botta di grazia che gli mancava per scoppiare del tutto, aveva gi visto troppe volte scene simili, quella di Yugi non l’avrebbe sopportata. Joey e Seto si diressero verso il corridoio, ma quando anche Atem stava per farlo, Tristan lo chiamò , fermandolo “ Atem “
Il faraone si fermò e si voltò verso di lui , guardandolo negli occhi con uno sforzo disumano “ Dimmi, Tristan “
Tristan era dubbioso, ma soprattutto era nervoso, non sapeva che cosa dirgli , sicuramente le semplici scuse non erano sufficienti per uno come lui e in fondo non c’era nessun genere di scusa che potesse essere usata con lui dopo quello che gli aveva detto e soprattutto fatto, con lui come con gli altri. L’unico con cui parlava era solo Joey, Bakura gli parlava solo perché non poteva farne a meno mentre Marik e Duke neanche lo calcolavano, e nel caso di Marik poteva anche capirlo, non era andato al suo compleanno ne gli aveva fatto neanche gli auguri e non c’era da stupirsi se era offeso, ma chi più di tutti era furibondo era Atem , ma non aveva idea di che cosa dirgli perciò provò a mettere insieme qualche parola, magari gli usciva qualche discorso “ Atem , io…. Io volevo… forse lo so che non sarà sufficiente ma io ….”
Atem voltò lo sguardo dall’altra parte “ Tristan, lascia perdere , davvero “ Tristan si zittì , ma Atem no, lo guardò negli occhi “ Non devi chiedermi scusa, hai ragione tu, hai sempre avuto ragione tu “
Tristan non capiva che cosa stesse dicendo , gli aveva detto le peggiori cattiverie che esistessero, lo aveva offeso e lui gli diceva che aveva ragione “ Ma, Atem…”
Atem scosse la testa “ Dico davvero, hai ragione tu, è sempre colpa mia “ girò i tacchi e prima di andarsene gli disse , con gli occhi bassi “ Dì a Seto e Joey che mi dispiace “ e andò via, lasciando Tristan da solo in mezzo al corridoio, con gli occhi sbarrati, fissi sulla porta che si era appena chiusa e la confusione nella sua testa. Non era questo quello che voleva, gli aveva detto delle cattiverie tremende, scaricato la colpa della sua frustrazione e del suo odio per la partenza di Joey, lo aveva accusato di cose che non aveva fatto e per di più lo aveva anche picchiato e lui gli diceva che aveva ragione, forse , in un’altra occasione ne sarebbe stato orgoglioso , ma si sentiva ancora più una schifezza , più di quanto non lo fosse stato prima a mente lucida.
 
Joey e Seto guardarono la scena e si scambiarono un breve sguardo, il tentativo di Tristan di chiedere scusa ad Atem e il tentativo di Seto di portarlo da Yugi erano falliti, forse non era ancora il momento di fargli vedere Yugi, forse aveva ragione Lizzie quando diceva che Atem doveva stare solo per un po’ e aspettare che fosse lui a voler andare a trovarlo, ma entrambi avevano dovuto provare a distruggere il ghiaccio che stava nel cuore del faraone, a trascinarlo fuori dalla disperazione nella quale era crollato anche se era tutto inutile, ma chissà, forse il nuovo anno che stava per arrivare avrebbe portato dei cambiamenti , non solo in Atem , ma a che per Yugi. Fu proprio su quest’ultimo che lo sguardo di Joey si posò, tranquillamente addormentato, serenamente rilassato, ma in realtà incosciente e forse, nel profondo del suo essere, anche sofferente.
 
nota dell'autrice
intanto, buon anno a tutti cari lettori di questa storia ( vi rendete conto che è da un anno che la scrivo? )
detto questo, passiamo al capitolo.
disperazione, disperazione, disperazione e sarà così per un bel pò di capitoli XD almeno finchè a Yugi non capiterà qualcosa XD
spero che vi piaccia, commentate, commentate, commentate e buona abbuffata di inizio anno a tutti

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Capitolo 66
*** Nuvo anno, nuova speranza - parte 1 ***


Era finalmente il trentuno dicembre, la fine del vecchio anno e il segnale d’inizio del nuovo, Domino City , così come il resto delle altre città del mondo, era in fermento. Gli operatori del comune stavano lavorando nella grande piazza della città per sistemare le luci e i giochi pirotecnici che avrebbero chiuso a mezzanotte spaccata il vecchio anno dando il benvenuto al nuovo, un grande orologio era sistemato nel prospetto principale del palazzo comunale della città, i supermercati stavano scoppiando di gente , occupata a fare la spesa per l’imminente cenone di fine anno che si sarebbe tenuto tra parenti o tra amici, i locali erano allestiti per le serate di musica e di festeggiamenti che si sarebbero tenute quella sera, i ristoranti e i grandi alberghi erano in pieno fermento per preparare grandi cene di lusso e musica per le persone più ricche della città, i negozi erano strapieni di persone che si cimentavano negli acquisti dei vestiti e degli accessori da sfoggiare nella serata , le estetiste e le parrucchiere erano alle prese con gli imminenti appuntamenti del pomeriggio e le agende stavano scoppiando.
Anche la stanza di Lizzie stava scoppiando, centinaia di abiti erano sparsi sulle sedie o sul letto, accessori di ogni tipo adagiati sulla povera e disordinata specchiera, scarpe di tutte le forme e colori sparse sul pavimento dentro scatoli gettati alla rinfusa, le imminenti prove per il capodanno erano cominciate per lei da quasi due giorni, provava ogni abito possibile nonostante Serenity le continuasse a dire di indossare l’abito viola a balze ma Lizzie aveva bisogno di provare tutte le combinazioni per l’abito perfetto, voleva fare un figurone, almeno per la prima volta in cui poteva festeggiare un Capodanno con gli amici invece che con sua madre in prestigiosi ristoranti o con suo padre in qualche villa antica o grande albergo insieme ad altre figure politiche del Congresso, in cui dover mettere in pratica l’uso del Bon Ton, della sua educazione altolocata per fare bella figura e con un consumo limitato di drink , visto che l’unica cosa che si beveva era solo vino prestigioso dal sapore disgustoso. Lavorava a quella sera da giorni, aveva sparsi sulla scrivania i biglietti per una serata in un nuovo pub che avevano aperto da poco e che inauguravano proprio quella sera, con uno sconto del dieci percento sull’entrata in lista con tanto di privet , incluso l’aperitivo e una bottiglia di spumante , musica commerciale dalla mezzanotte in poi fino a tarda mattina. Era stato soprattutto difficile riuscire a convincere i suoi amici a partecipare , con quello che era successo a Yugi erano tutti parecchio abbattuti e per poco la serata rischiava di andare a rotoli, questo prima che Joey riuscisse a tirare fuori il lato speranzoso del nuovo anno, che Yugi vorrebbe il divertimento per tutti e soprattutto per Atem, per farlo svagare un po’ dopo tutto il peso che si portava dietro in quella storia vista anche la piccola discussione avuta tra lui e Tristan all’ospedale , era necessario dover festeggiare un po’ e Capodanno era la festa adatta a tirare su il morale del gruppo e di Atem soprattutto, e poi chiunque avesse provato a rovinarle i piani si sarebbe fatto i conti con il suo lato peggiore nel modo più orrendo.
La porta della stanza di Lizzie si aprì e Serenity entrò “ Lizzie… “ fu inutile dire che Serenity si ritrovò catapultata nell’inferno, la stanza di Lizzie era a soqquadro, sembrava che un uragano o peggio un ladro avesse fatto una strage li dentro, la stanza era piena di abiti riversati ovunque, di scarpe sparse, di accessori confezionati che luccicavano, sembrava che ci tenesse davvero a cercare un abito perfetto anche a costo di ignorare i consigli che le venivano dati, peccato che Serenity aveva si e no qualche abito in croce e la sua scelta era limitata ai due abiti che teneva in mano.
Lizzie uscì dalla cabina armadio con altri due vestiti nelle crucci e la guardò “ Dimmi, Serenity “
La ragazza le mostrò i due abiti che teneva in mano, uno verde smeraldo a maniche corte lungo fino alle ginocchia , con lo scollo a balconcino arricciato con decori floreali di un verde più scuro, l’altro era rosa confetto con le stampe bianche “ Quale dei due? “ era stata invitata dalle sue amiche ed ex compagne di scuola a una festa per festeggiare il capodanno , ovviamente Joey non ne sapeva niente altrimenti avrebbe fatto un casino stratosferico.
Lizzie storse il naso non appena li vide “ Nessuno, sono orrendi “ se penava davvero di mettere uno solo di quegli straccetti si sbagliava, erano abiti da bambina, confettosi e fuori moda, neanche lei aveva indossato alla sua età abiti così brutti che avrebbero fatto piangere perfino le pietre.
Serenity rimase alquanto delusa , non credeva che i suoi abiti fossero davvero così orribili da non poter essere indossati per una festa di Capodanno “ Sono davvero così brutti?” li guardò entrambi, di certo erano due abiti che aveva da molto tempo e che se le stavano ancora era una fortuna, ma erano i suoi preferiti e le dispiaceva un pò. Se qualcun altro le avesse detto che erano orrendi, senza dubbio non le sarebbe importato, ma Lizzie era una persona che di moda se ne intendeva , quindi, effettivamente, doveva esserci qualcosa che non andava anche se lei non sapeva cosa fosse.
Lizzie annuì “ Sono da bambina, sembrano … “ si mise alla ricerca di un termine adatto che non fosse troppo offensivo ma che lasciasse intendere  “ Vestiti da Barbie “ le dispiaceva doverlo ammettere, ma solo una barbie degli anni novanta portava simili vestiti e Serenity non era una bambola , ma una ragazza in carne ed ossa che aveva bisogno di rifarsi il guardaroba, almeno per Capodanno , il che le ricordò che le aveva promesso di portarla a fare shopping ed era ciò che avrebbe fatto. Posò i due vestiti sulla sedia, prese la borsa infilandoci dentro portafogli e chiavi della macchina, il tutto sotto gli occhi di una Serenity allibita “ Metti via quegli stracci, ti porto a fare shopping “
Serenity era stupita “ Così, su due piedi?” poi guardò la stanza di Lizzie nel disordine assoluto “ E la tua stanza?” non poteva uscire senza sistemare la stanza, che cosa avrebbe detto sua madre se avesse visto tutto quello che c’era nel mezzo di quel putiferio di alta moda.
“ Lascia stare la mia stanza “ le tolse di mano gli stracci che chiamavano vestiti e glieli buttò a una parte , poi la spinse fuori e chiuse la porta della sua stanza a chiave e mostrò l’oggetto alla ragazza facendole l’occhiolino e poi urlò a squarcia gola “ MAMMA, ESCO A FARE SHOPPING “ fece cenno a Serenity e scesero la grande scala.
Da una parte non identificata della casa, la madre di Lizzie disse “VA BENE “
Prese dunque Serenity per mano e la trascinò dietro di se per cominciare la lunga ed estenuante visita turistica nel grande centro commerciale appena fuori Domino, il luogo ideale per fare acquisti per una serata importante come quella, cui di sicuro Serenity non sarebbe andata vestita da stracciona, c’era in ballo una reputazione che quella ragazza doveva farsi tra le sue amiche, doveva cominciare a capire che cosa significava la frase verde di invidia perché non c’era niente di più soddisfacente che vedere le altre ragazze rosicchiare d’invidia per il vestito, l’acconciatura , le unghie e il trucco, soprattutto se ti permetteva di accalappiare qualche ragazzo carino.
 
Joey aveva le mani nei capelli, agitandoseli e scompigliandoseli in preda ad una crisi di nervi “ Oh, no, come faccio adesso “ era davanti all’armadio da mezz’ora e ancora non aveva idea di cosa mettersi, era la sera di Capodanno e sarebbero andati a ballare per farsi una serata diversa, e andare a ballare significava avere la possibilità di allargare le conoscenze femminili in un locale nuovo dove la fila sarebbe stata chilometrica, e se la fila era chilometrica, anche le ragazze erano abbondanti e lui non voleva farsi scappare l’occasione di provare qualche nuovo trucco da sfruttare a casa quando sarebbe tornato a Seattle per conquistarsi il cuore di Sharon e farla diventare al più presto la sua ragazza, dopo di tutto a che serviva la frequentazione se poi non si finiva niente. Aveva passato tutta la settimana a provare qualche frase a effetto e qualche complimento idiota da fare alle ragazze giuste , per testare l’effetto che avrebbero avuto , ma se per prima cosa non si metteva addosso qualcosa di decente invece che quattro stracci in croce aveva poco da discutere, l’aspetto e la presentazione erano la prima cosa importante per rimorchiare qualche ragazza, era la prima cosa che si guardava ad occhio nudo, e se la figura non era bella le ragazze scappavano , poi , ovviamente, i discorsi venivano dopo , ma non aveva in bel niente da mettersi, solo i soliti completi tradizionali.
Duke scoppiò a ridere , cosa che a Joey non piacque affatto, ma era più forte di lui “ Lascia perdere , Joey, lo stile non ti appartiene “ poteva guardare i vestiti quanto voleva, tanto la serata sarebbe stata solo in mano di Duke, nessuno poteva batterlo quando si trattava di rimorchiare qualche ragazza e lui aveva un gran successo, sapeva come comportarsi e come muoversi in un ambiente dove il cromosoma xx era dominante e avrebbe lasciato stupiti tutti gli altri.
Joey lo guardò con una faccia imbestialita e il pugno alzato “ Ma come ti permetti, non hai alcun tipo di rispetto “ eccolo lì, il solito playboy da strapazzo che rideva della sfiga altrui, ma quella sera gliel’avrebbe fatta pagare amaramente perché Joseph Wheeler avrebbe fatto cadere ai suoi piedi tutto il locale con un semplice schiocco di dita e quella fu una promessa che avrebbe mantenuto, avrebbe dimostrato a quello sgorbio come si conquistava una ragazza.
 
Tristan si trascinava il carrello in giro per il supermercato andando dietro a Bakura, per quella serata avevano organizzato una piccola mangiata unita ad una giocata a carte fino a mezzanotte e poi a brindare in un locale scelto e prenotato da Lizzie e Tristan aveva gli incubi solo a pensarci, non perché non voleva festeggiare o non gli andava di andare in qualche locale, ma perché quella festa era stata organizzata da tutto il gruppo e lui aveva paura, aveva provato a chiedere scusa ad Atem ma il risultato era stato abbastanza deludente, non gli aveva detto niente di pesante, non lo aveva offeso o allontanato, e il punto era proprio questo perché gli aveva dato ragione. Di tutte le cose più terribili che avesse potuto sentirsi dire quella era sicuramente la cosa più impensabile, Joey gli aveva fatto capire che non era di buon umore, ma non pensava che arrivasse al punto da dargli ragione, avrebbe preferito ricevere un pugno in faccia che trovarsi coinvolto in quella scena. Quello che si era trovato davanti non era Atem, ma una persona che si era arresa e che era arrivata al punto da accettare accuse che non meritava per niente, perché quelle accuse che gli aveva fatto Atem non le meritava, a mente lucida si era reso conto di aver detto cose terribili , cose che avevano ferito il faraone , e immaginava che lui fosse infuriato, che non volesse ne vederlo se sentirlo, credeva che lo avrebbe cacciato in malo modo, e invece gli aveva detto che aveva ragione, che tutte quelle meschinità erano più che meritate. Tristan si era sentito uno straccio, non c’era niente di peggio che vedere un amico auto colpevolizzarsi per colpa sua.
Bakura posò le bottiglie di coca cola dentro il carrello e poi alzò lo sguardo su Tristan, accorgendosi che qualcosa non andava, sembrava essere abbattuto “ Va tutto bene?”
Tristan sobbalzò e lo guardò, scuotendo la testa con un sorriso forzato “ Sì, tranquillo “ non voleva rovinare l’umore allegro di Bakura con i suoi pensieri pessimisti, era già abbastanza tutto quello che si stava passando , il che era già più che sufficiente per rischiare di mandare all’aria la festa e per colpa sua già l’umore del gruppo era stato messo più volte a dura prova.
Bakura non gli credeva, ormai era abbastanza bravo a riconoscere qualcuno che mentiva “ Dai, che succede?”
Tristan abbassò gli occhi a terra “ Ho parlato con Atem “
Bakura sorrise, era anche l’ora secondo lui che finalmente quei due parlassero “ Bene , è fantastico “ finalmente una buona notizia, ne era stato più che certo che quei due avrebbero fatto di nuovo pace e che Atem lo avrebbe perdonato, dopo tutto lo aveva fatto anche lui quando Tristan lo aveva aggredito in quella maniera ma era stato solo per rabbia e frustrazione, certamente non ai livelli di quanto accaduto con Atem, ma lo sapeva che sarebbero riusciti a chiarirsi una buona volta, infondo erano amici e l’amicizia era più importante e più forte di ogni inutile discussione , anche se di un certo peso. Purtroppo , però, il suo ottimismo svanì poco dopo, stranamente Tristan non sembrava essere contento e Bakura si preoccupò “ Non avrete litigato di nuovo, vero?”
Tristan scosse la testa “ No, ma sarebbe stato molto meglio “ avrebbe preferito di gran lunga una discussione che sentirsi dire di aver ragione a pensare questo di lui, se il suo umore era a terra, adesso era proprio nero, si sentiva un vero schifo “ Mi ha detto che ho avuto ragione a dirgli tutte quelle cose, che se lo merita e che è la verità “
Bakura rimase sconvolto “ No, non è vero, non ci credo “ ma non era possibile, non appena lo avrebbero sentito gli altri sarebbe scoppiato un casino, non poteva davvero auto colpevolizzarsi al punto da dare ragione a Tristan per cattiverie dette di getto solo per rabbia, nessuno di loro pensava niente di tutto questo e tanto meno lo pensava Tristan “ E tu, che gli hai detto?”
Tristan fece spallucce “ Niente, che dovevo dirgli? Sono rimasto sconvolto “ il suo sguardo si rattristò, adesso era lui quello che si sentiva in colpa “ Ed è colpa mia se Atem ragiona così “ purtroppo era quella la verità, Tristan aveva contribuito a peggiorare lo stato emotivo di Atem già delicato di suo, era facilmente incline ai crolli emotivi e psicologici , poi dopo quanto accaduto era ancora peggio, e lui che aveva fatto? Aveva dato la batosta finale arrivando perfino a prendersi ragioni che non aveva, contribuendo alla rovina di Atem, a quel punto neanche uno psicologo poteva sistemare la faccenda, aveva combinato un bel casino, adesso ci mancava solo che Atem finisse per impazzire o tentare il suicidio e poi avrebbe davvero potuto ritirare il premio Nobel come migliore amico dell’anno.
Bakura roteò gli occhi sbuffando “ Ti prego, non deprimerti anche tu, per favore “ cominciava davvero ad averne abbastanza di tutta quella depressione, Atem da un conto, Tristan dall’altro e Tea da un altro ancor perché preoccupata per il faraone, se continuavano di quel passo Bakura avrebbe finito per tagliarsi le vene e sinceramente non aveva intenzione di rinunciare al Capodanno “ Senti, oggi è il trentuno Dicembre, ti prego, non roviniamo la serata, ok?”
Tristan sorrise , era vero, era il trentuno e per la serata avevano organizzato qualcosa di speciale che non meritava di essere orvinata “ Sì, è vero, hai ragione “ Bakura annuì “ Bene , adesso andiamo “ afferrò il carrello e tutti e due ripresero a fare il gire del supermercato, avevano ancora molte cose da comprare e dovevano farcela in tempo per poi preparare tutto.
 
Marik era in preda alle confusioni , non aveva la più pallida idea di che cosa mettersi per la serata , aveva così tanti vestiti che non sapeva proprio che accoppiamenti fare tra camicie varie e pantaloni, contando anche che non era tanto sicuro che la serata avesse un clima facile da sopportare, se si metteva un maglione sicuramente sarebbe squagliato di caldo dentro al locale e se si fosse vestito leggero sarebbe morto di freddo stando all’aria aperta, ovviamente sopra la giacca avrebbe messo il giaccone pesante ma non poteva starci tutta la sera , quindi la cosa era abbastanza difficile da gestire.
Bussarono alla porta due volte e poi Ishizu disse “ Marik, posso entrare?”
Il ragazzo sospirò “ Sì “
La porta si aprì e Ishizu entrò, solo per gettare uno sguardo al disastro della sua stanza, aveva in pratica smontato quasi tutto l’armadio “ Ma stai facendo? “
“ Mi preparo per questa sera, se almeno sapessi cosa mettermi “
Ishizu si mise a ridere , deridendolo quasi “ Perché? Che vorresti metterti di particolare? La camicia blu, i pantaloni neri con la giacca grigia e hai finito “ suo fratello era l’apoteosi della comicità, sfotteva lei perché ogni volta che doveva uscire impiegava un’ora a scegliere i vestiti adatti da mettersi con gli accessori accoppiati , quando lui era peggio di lei e pensare che di solito i ragazzi dovevano essere più sbrigativi in queste cose a differenza delle ragazze che avevano bisogno di essere più particolari, soprattutto per serate come la vigilia di Capodanno.
Marik la guardò , parecchio infastidito “ Tu fai sempre tutto facile, vero?” per lei bastavano solo un paio di jeans e una camicia del cavolo per finirla lì, come se fosse così semplice, quei vestiti se li era messi centinaia di volte, ormai li conoscevano tutti a memoria quella combinazione , gli serviva qualcosa di diverso ma aveva le confusioni nel cervello, colpa anche di tutti i messaggi che gli arrivavano su Whatsapp nel gruppo dei suoi amici, dovevano vedersi di sera e già in pieno pomeriggio rompevano le scatole con discorsi inutili che non avevano senso e che stavano finendo per fargli perdere la pazienza, quel cellulare gli squillava ogni dieci secondi, roba da pazzi scappati dal manicomio.
Lizzie sospirò “ Allora, fatti aiutare dalla tua amica “
Marik inarcò un sopracciglio “ Quale amica?”
“ La tua amica, quella con i capelli biondi, come si chiama? Laura? Lisa?”
A Marik si accese un campanello di allarme nella sua testa che non gli piaceva per niente “ Vuoi dire Lizzie?” quel suo strano interesse per Lizzie non gli piaceva per niente, va bene che teneva d’occhio le sue nuove amicizie ma quando si sforzava di ricordarsi il nome di qualcuno, ragazza o ragazzo che fosse, non era mai un buon segno.
La ragazza schioccò le dita “ Esatto, Lizzie, chiedilo a lei, sicuramente ti darà una mano “ l’aveva vista una sola volta, di sfuggita , insieme a lui , e a occhio e croce le sembrava una ragazza non solo molto carina ma anche abbastanza intelligente e posata e poi aveva senza dubbio buon gusto nel vestire, visto che suo fratello non voleva il consiglio della sorella poteva chiederlo ad un’amica e quella Lizzie poteva fare al caso suo.
Marik non si fidava, quello sguardo allegro lo conosceva fin troppo bene “ E perché dovrei chiederlo proprio a lei?” quel discorso su Lizzie non gli stava piacendo per niente, e quando sua sorella prendeva certi argomenti, c’era da preoccuparsi perché significava che faceva pensieri che non sarebbero piaciuti a nessuno , a lui soprattutto.
Ishizu cercò di pensare a cosa dire e cominciò a farfugliare gesticolando nervosamente con le mani “ Beh, è una ragazza abbastanza carina, ha indubbiamente stile e non sarebbe strano se… “ e fu lì che Ishizu si bloccò, non sapeva se andare oltre con le parole, ma era più che sicura che quell’argomento non sarebbe piaciuto a Marik.
Il ragazzo assottigliò gli occhi, masochisticamente incuriosito dall’interruzione improvvisa del suo discorso “ Se, cosa?”
Ishizu deglutì e fece un sorriso forzato “ Se… se ti… piacesse “ strinse gli occhi voltando il viso dall’altra parte, quello era un argomento che in genere Marik non amava affrontare visto anche il simpatico trascorso avuto con quella serpe che gli era capitata a tiro, perciò parlare di queste cose era un tabù che non  si doveva scoperchiare, almeno in presenza di Marik o con Marik stesso, perché di solito scoppiava una lite furibonda quando si parlava di questo.
Marik scoppiò in una finta e sguaiata risata “ IO? Una cotta per Lizzie?” smise subito di ridere guardando la sorella con uno sguardo furente, ma talmente furente che la poverina temeva una crisi d’isteria “ Spero che tu stia  scherzando. Io odio Lizzie, e Lizzie odia me, quindi scordatelo “ No, assolutamente impossibile che dopo l’ultima esperienza avuta con una strega finisse per andarsi a mettere insieme con una viziata dal carattere intrattabile, dalla padella alla brace proprio, valeva più la libertà che finire nei guai per la seconda volta. Il suo sguardo divenne un misto di rabbia e amarezza e abbassò gli occhi a terra stringendo i pugni “ E poi, una volta mi è già bastata “ voleva tanto che non fosse così, ma per quanto ci provasse, era ancora scottato da tutto quello che aveva passato con quella, l’inferno in terra proprio , e non aveva intenzione di cascarci di nuovo, Marik Ishtar aveva chiuso definitivamente con queste cose, se davvero doveva avere una ragazza tra le mani meglio che fosse solo per una sera e buona notte, almeno non aveva il problema di doversi prendere dispiaceri e ridursi come l’ultima volta.
Ishizu roteò gli occhi al cielo e poi guardò Marik infuriata “ Non mi dirai che hai ancora la testa ad Asiya?! “ quella brutta e spregevole strega che aveva rovinato suo fratello, per colpa sua Marik aveva davvero rischiato grosso sia con lei sia con gli amici del cavolo che si era ritrovato tra le mani, una compagnia discutibile che a lei non era mai piaciuta “ Pensavo che fosse chiaro che dovevi scordartela “
Marik la guardò con gli occhi spiritati “ E pensi che non ci stia provando?” lo sapeva solo lui gli sforzi che stava facendo per scrollarsi di dosso tutto quello che aveva passato in quel simpatico e ultimo mese al Cairo, a vivere nel terrore che lo squilibrato ragazzo segreto di quella strega lo vedesse in giro per strada e gli andasse dietro insieme agli altrettanti squilibrati amici per fargli la pelle, meno male che poi era andato lì a Domino, altrimenti lo avrebbero davvero rovinato per sempre.
Ishizu puntò le mani sui fianchi “ Ecco, vedi che succede a non ascoltare mai? Te l’avevo detto che su quella ragazza avevo un brutto presentimento, te l’avevo detto o no?” non aveva bisogno della collana per capire che genere di persone dovevano essere frequentate o no, quella ragazza non le era piaciuta fin da subito, bella per carità, non c’era niente da dirle fisicamente, ma cavolo, era una strega con la S maiuscola , Marik si era preso una cotta per lei, Ishizu l’aveva avvertito di stare attento, lui non l’aveva ascoltata ed ecco il risultato finale, un disastro.
Marik annuì snervato “ Sì, me l’avevi detto “ odiava quando gli rinfacciava gli errori che commetteva, ma che ci poteva fare se aveva avuto quella disgrazia tra le mani, non era mica colpa sua, ma di sicuro non voleva più saperne, amici sì ma per il resto no, e Lizzie non faceva differenza, soprattutto andava allontanata per il suo orribile caratteraccio e Ishizu poteva predicare quanto voleva perché l’aveva capito che Lizzie le stava simpatica, anche se l’aveva vista per una volta e ci tenne a precisarlo “ E comunque, vale anche per Lizzie “
Ishizu sospirò, tanto non aveva senso continuare “ Va bene, come vuoi “ decise quindi di tornare al discorso iniziale, quello per cui era andata a cercarlo “ Comunque, stasera Odion resta a casa, qualunque problema , chiama lui “
Marik si stranizzò, credeva che Ishizu , Odion e quel facocero di Lucas sarebbero usciti insieme quella sera, una specie di Capodanno in tre, quel programma gli era nuovo “ Perché, che è successo?”
Ishizu voleva tanto evitare di approfondire l’argomento ma visto che Marik voleva saperlo, non aveva altra scelta “ Per assicurarsi che tu non fai stupidaggini come l’ultima volta “
Marik sospirò “ Ishizu, l’ultima volta è stata un errore e tu lo sai “ e sapeva anche che era sempre legato ad Asiya, perciò non doveva più preoccuparsi di vederselo ritrovare ubriaco fradicio. Ciò che invece lo incuriosiva e lo preoccupava era quel programma di Ishizu “ Tu invece, dove vai?”
“ Oh, beh , io e Lucas andiamo al cinema “ Marik inarcò un sopracciglio “ Al cinema?” adesso ce lo aveva lui un brutto presentimento sulla faccenda, andare al cinema a Capodanno era da sfigati , a meno che non c’era qualche altro programma in seguito, programma che a lui non piaceva per niente “ E poi dove?”
Ishizu arrossì “ Non lo so “
A Marik quella faccia non gliela raccontava giusta e puntò le mani sui fianchi “ Devo prenderlo a pugni, per caso?”
Ishizu montò su tutte le furie “ Non sei divertente “
“ Infatti, non dovevo essere divertente “
Ishizu assottigliò gli occhi scuotendo la testa “ Comunque, ricorda che devi chiamare Odion, non fare guai , non bere e fai attenzione “
Il ragazzo sospirò “ Va bene, mamma “ prima che Ishizu andasse via, la fermò “ Posso aggiungere che non voglio diventare zio?”  la sorella gli diede una pessima occhiata e uscì dalla stanza e Marik tirò un sospiro di sollievo ma ancora aveva nella testa la simpatica supposizione di Ishizu su Lizzie “ Io , una cotta per Lizzie, ma figuriamoci “ scacciò quei pensieri dalla testa e tornò a concentrarsi su vestiti e alla fine fece proprio quello che aveva detto Ishizu sui vestiti , in fondo non era poi così importante se metteva gli stessi abiti , dopo tutto era solo una normale serata con i suoi amici, solo un po’ diversa per l’evento.
 
Tea si stava truccando, per la serata aveva deciso di mettersi una lunga maglia con le maniche ampie, lunghe fino al gomito con la cucitura arricciata, di colore nero, con lo scollo a balconcino arricciato, in stile impero con un nastro che stringeva sotto il seno , un paio di leggings neri in tessuto pesante lunghi fino alle caviglie con le cuciture in pizzo e un paio di scarpe a ballerina nere e rosse in vernice, gli accessori erano già sistemati sopra il comodino e aveva optato per un grosso bracciale placcato oro e una collana in argento con un cuore smaltato. Ciò che davvero le dava problemi, però, era il trucco , aveva cambiato combinazioni di colore più di una volta prima di trovare quelli giusti, non voleva finire per somigliare ad una palla da discoteca con centinaia di glitter sul viso , ma neanche sembrare un cadavere che camminava, sperava solo che il trucco che si stava facendo fosse adatto e soprattutto che Atem la trovasse carina, principalmente doveva piacere a lui che era il suo ragazzo , sempre se avesse deciso di venire. Sospirò e guardò la sua fotografia con Atem posta sulla specchiera, quando avevano scattato quella foto non erano ancora fidanzati ma due semplici amici che si facevano una foto insieme , ma che lei aveva esposto lo stesso , soprattutto perché era stata una delle ultime volte in cui un sorriso era spuntato sulla sua faccia, prima che Yugi venisse rapito. Avevano parlato da due giorni pieni di Capodanno e Atem non aveva dato nessuna risposta certa, neanche dopo che Joey lo aveva riempito di telefonate, lo aveva chiamato anche lei nella speranza che le desse una risposta, ma non aveva ottenuto niente, solo un vago non lo so o ci devo pensare , come faceva sempre quando non voleva saperne di uscire o di andare in un posto con loro, si augurava solo che non desse buca proprio quella sera, altrimenti sarebbe andata a prenderlo fino a casa pur di farlo uscire e già si immaginava che sarebbe andata a finire così.
Il cellulare squillò e lo prese , aprendo il messaggio che le era arrivato ed era di Atem e quando lo lesse, andò su tutte le furie.
 
Erano le venti e quarantacinque, mancava solo un quarto d’ora all’appuntamento e Lizzie era seduta davanti allo specchio, con la vestaglia addosso, che si stava truccando, i capelli erano ancora da impostare , pieni di forcine e pinzette, mentre vestito, scarpe e accessori erano sistemati e pronti per essere indossati, aveva optato per un semplice trucco sul rosa pesco, non voleva sembrare una vampira ne un fantasma anche se la serata richiedeva glitter ovunque, ma era meglio mantenersi sobri con i colori per evitare strafalcioni. La porta si aprì e Serenity entrò, un po’ rossa in viso e chiese “ Come sto”
Lizzie si voltò a guardarla e annuì “ Sei perfetta “ finalmente un vestito adatto all’occasione, tra la biliardata di vestiti e completi, quello che Serenity aveva acquistato era senza dubbio quello che Lizzie preferiva di più, una maglia smanicata con il colletto alto a dolce vita color beige con delle frange davanti,  una gonna a piega con la vita alta in jeans lunga appena a metà coscia con una cintura in pelle marrone con gli strass , collant pesanti in due diverse tinte, il color carne era presente solo sulle cosce e poi il resto del tessuto era nero, per dare l’impressione di essere delle parigine , le scarpe erano stivaletti bianchi con appena un po’ di tacco grosso e quadrato, in modo che avesse un po’ di rialzo per non sembrare troppo bassa. Lizzie alzò dalla sedia della specchiera e le fece cenno di avvicinarsi , la ragazza si sedette al posto di Lizzie e quest’ultima cominciò a tirare fuori dalla trousse gigante pallette di trucchi di vario tipo , gloss e blash in tutte le tonalità , prese la fondotinta e spolverò su di essa il pennello e poi le disse “ Alza il viso “ e cominciò a passarglielo su tutto il viso, cominciando a creare la base per il trucco.
Serenity si sentiva strana, non era abituata a vestirsi in quella maniera e aveva un po’ di paura per la reazione di Joey, la festa delle sue amiche sarebbe iniziata a mezzanotte spaccate, per tanto sarebbe andata alla mangiata dei suoi amici , temeva che Joey andasse su tutte le furie non appena l’avrebbe vista vestita e truccata in quella maniera “ Credi che Joey accetterà il modo in cui sono vestita? “
“ Non devi piacere a lui, devi piacere agli altri e fidati che sarà così “ doveva smetterla di preoccuparsi di Joey, era nient’altro che il classico fratellone iperprotettivo, che rompeva l’anima alla sorella minore perché non voleva che i ragazzi si avvicinassero a lei perché la sorellina non si doveva toccare, tutto fin troppo esagerato per lei, ma Serenity doveva godersi la serata , tanto non era un reato se per una volta si vestiva in maniera più femminile e carina, dopo tutto aveva un cervello per ragionare e capire lei stessa se c’era qualche pericolo nei paraggi e che doveva fare attenzione, non era una stupida. Posò il fondotinta e prese il blash , un bel colore rosa acceso con i micro glitter bianchi che davano un tocco di luce e glielo mise sulle guance.
Serenity se lo augurava davvero che Joey non facesse scenate, perché altrimenti le avrebbe rovinato la serata prima ancora che cominciasse “ Speriamo che vada tutto bene “
Lizzie sorrise “ Ma certo , stai tranquilla , tuo fratello passerà sul mio cadavere prima di farti qualche scenata “ le fece l’occhiolino e continuò a truccarla, per prepararla al meglio per l’imminente serata che l’aspettava. Il suo cellulare squillò , vibrando sopra la specchiera e facendo tremare tutto, Serenity lo prese e lo passò a Lizzie, che si accorse essere Tea e rispose “ Pronto?”
“ Lizzie , stai andando dagli altri?”
“ No, veramente sto truccando Serenity, perché?” il tono di Tea sembrava essere abbastanza irritato, aveva quasi paura a parlarle.
“ Sto andando da Atem, credo che perderò venti minuti lì per convincerlo a venire “
Lizzie roteò gli occhi al cielo “ Non è possibile, non dirmi che non viene “ no, no e no , adesso stava davvero esagerando quel ragazzo, va bene essere in pensiero per Yugi, va bene sentirsi uno straccio per la situazione, ma arrivare a volersi isolare da tutti, festa inclusa , era davvero insopportabile, se gli altri avessero sentito una cosa del genere lo avrebbero ammazzato e avrebbero avuto anche ragione.
“ Sì, più o meno, vado da lui, se per l’orario stabilito non siamo lì, dì a tutti di aspettare “
Lizzie annuì “ Va bene, ci penso io , ciao “ staccò la chiamata e riprese a truccare Serenity , meno male che c’era Tea a sistemare ogni cosa anche se sarebbe stato difficile, era quasi tentata di andarci lei a prenderlo per le orecchie e buttarlo fuori di casa a calci per costringerlo ad andare alla festa , ma non era lei la sua ragazza purtroppo e non aveva alcun diritto di intromettersi in queste cose, anche se era in buona fede.
 
Tea arrivò in poco tempo a casa di Atem, volò via dalla macchina e si precipitò al campanello, suonando più volte finchè il nonno non andò ad aprire la porta, restando al quanto stupito nel vederla “ Tea, ciao “
Tea sorrise frettolosamente “ Buona sera, dov’è Atem?” fremeva come se sotto le scarpe avesse i carboni ardenti che le stavano bruciando le piante dei piedi, non vedeva l’ora di avere Atem tra le mani per strangolarlo così forte dal soffocarlo e spedirlo all’ospedale a fare compagnia a Yugi.
Il nonno la fece entrare e le disse “ Di sopra, nella sua stanza “ non ebbe il tempo di finire la fresa, Tea entrò come un razzo dentro casa salendo i gradini due a due per la fretta e dalla faccia agitata che aveva non sembrava affatto essere lì per una visita di cortesia ma ben sì per litigare con Atem e se Tea era arrabbiata significava davvero che qualcosa non andava.
Tea corse su per le scale e arrivò davanti la porta di Atem aprendola di scatto,  trovandolo sotto le coperte con addosso il pigiama, le vennero le crisi isteriche, sbattè la porta di scatto chiudendola in malo modo e perse il controllo prima ancora di cominciare la discussione “ Che cosa significa che non te la senti di venire, me lo spieghi?” ansimava come se avesse l’asma per la rabbia incontrollabile che le scorreva nelle vene.
Atem si spaventò non poco a vederla così inferocita “ Ma sei impazzita? “
“ No, non sono impazzita, sono inferocita “
Atem sospirò, tra le tante cose quella di vedersi spuntare Tea in camera con quella faccia e quel tono arrogante era davvero l’ultima cosa che voleva “ Senti Tea, non mi va di litigare con te “ ciò che voleva era solo starsene tranquillo per i fatti suoi, non andare a una festa di Capodanno a festeggiare, anche perché lui non aveva proprio un bel niente da festeggiare con nessuno, tanto meno voleva festeggiare l’ultimo dell’anno con tutto quello che si era abbattuto sulla sua disastrata vita.
Tea perse ,ulteriormente ,  lucidità “ Non ti va di discutere? Però ti va di fare arrabbiare tutti. Ti rendi conto che facendo così non risolvi la situazione? Credi forse che Yugi si risveglierà se ti colpevolizzi così? “ Atem abbassò gli occhi a terra e Tea continuò ad urlargli contro “ Oggi è l’ultimo dell’anno , per cui tu adesso ti alzi, ti vesti e vieni con me alla festa “ e non se ne sarebbe andata da lì se Atem non si fosse alzato da quel dannato letto , perché se avesse osato dire una solo e mezza parola in più lo avrebbe preso per i capelli e costretto a mettersi in piedi con le buone o con le cattive maniere e lui avrebbe potuto sbraitarle contro quanto gli piaceva.
“ Tea, non mi va, te l’ho detto “ non voleva andare a quella stupida festa, non aveva niente da festeggiare e anche se gli avesse urlato contro per un’ora, non gli importava per niente, il suo unico desiderio era solo quello di dormire e dimenticare per un po’ , non voleva fare altro. Tea non ci vide più, afferrò il piumone e lo strattonò via dal letto , scoprendo Atem “ Ma che fai , sei fuori di testa?” il freddo glaciale lo fece tremare , era stato un trauma per il suo corpo bello caldo venire scoperto in quella maniera aggressiva e fu costretto a doversi rannicchiare per tentare di riscaldarsi.
Tea non lo ascoltò, aprì l’armadio e tirò via i primi vestiti che le capitarono a tiro e glieli lanciò in faccia “ Vestiti “ adesso cominciava a davvero a imbestialirsi, visto che con le buone non voleva sentirla , adesso, avrebbe ricorso alle cattive e se il prossimo passo era perfino quello di dovergli togliere il pigiama con la forza lo avrebbe fatto più che volentieri, tanto era la sua ragazza , poteva permetterselo.
Adesso anche Atem si stava infuriando “ Tea, smettila , va bene?”
La ragazza gli andò vicino, guardandolo dritto negli occhi , e gli urlò “ NO, NON LA SMETTO. TU ADESSO TI ALZI DA QUESTO LETTO, TI METTI QUESTI VESTITI E VIENI CON ME , CHIARO?” era pronta a menarlo di brutto, tra pochi istanti gli avrebbe strappato i capelli con le mani se non si fosse vestito immediatamente e non fosse uscito con lei, non le importava di niente e nessuno, neanche se il vicinato avesse sentito le sue urla disumane, Atem doveva uscire da lì anche a costo di trascinarlo fuori a calci lei stessa.
Atem avrebbe tanto voluto ribattere, ma non gli andava di litigare con lei, anche se già lo stava facendo e fu costretto a rassegnarsi “ Va bene, hai vinto “ la odiava , la odiava con tutto il suo cuore quando si metteva a urlare coma un’ossessa in quella maniera. Tea gli sorrise soddisfatta, puntando le mani sui fianchi in attesa che lui si alzasse dal letto, cosa che ovviamente fece per accontentarla, però , stranamente , non sembrava aver intenzione di andarsene , e questo lo fece infuriare ancora di più “ Va bene, sono alzato, adesso te ne vai, così mi cambio?”
“ Ti aspetto qua fuori “ e detto questo , uscì dalla stanza da letto chiudendosi la porta alle spalle , tirando un bel respiro di sollievo per aver portato a termine l’ardua impresa di essere riuscita a convincere, o meglio a costringere Atem a vestirsi per la serata , e la prima cosa che fece fu quella di inviare un messaggio a Duke per confermargli il posto in macchina sia per lei che per il faraone.
 
Lizzie finì di prepararsi e si guardò allo specchio, più che soddisfatta del risultato, il vestito ea quello che le aveva consigliato Serenity, stile anni cinquanta con lo scollo a cuore e le spalline scivolate di colore viola, la gonna era a balze a due strati lungo appena al ginocchio con un leggero rigonfiamento per le sottovesti , in modo che la gonna non sembrasse ne troppo piatta ma neanche troppo pomposa, stretto in vita da una fascia rossa che si legava dietro la schiena con un grande fiocco , le scarpe erano accoppiate al vestito, viola con la punta rotonda e un piccolo fiocco rosso e un leggero tacco. I capelli erano sciolti, sollevati appena ai lati con due fermagli con gli strass in modo che avessero un po’ di volume, come accessori aveva preferito una fascia al collo di colore rosso con una stellina in oro al centro, un paio di orecchini a pendenti bianchi e un bracciale con gli strass. Per il trucco , aveva invece optato per la semplicità, evitando troppi scintillii. Il risultato era forse molto meglio di quello che si era aspettata, il consiglio di Serenity per il vestito aveva funzionato , anche se in fondo quello era stata l’unica scelta possibile visto che nessuno degli altri vestiti era vagamente adatto alla serata.
Il citofono suonò e la cameriera andò ad aprire e in lontananza dalla sua stanza, Lizzie vide una macchina scura di grossa cilindrata dai fari bianchi entrare nel giardino , Marik era stato abbastanza puntuale rispetto alle altre volte, era venuto proprio all’orario stabilito, da non crederci. Visto , però che lei non era ancora del tutto pronta, aprì la porta e urlò “ SERENITY, PUOI VENIRE UN ATTIMO?”
La porta della stanza di Serenity si aprì e la ragazza andò dritta verso di lei “ Che succede?”
“ Marik è arrivato, tu avviati, io finisco e scendo “
La ragazza annuì e andò di nuovo nella sua stanza a prendere borsa e cappotto, mentre Lizzie ritornò nella sua di camera a finire di sistemarsi la stanza per non lasciare nulla in disordine visto che avrebbero sicuramente fatto molto tardi, e soprattutto a prepararsi tutto ciò che le serviva per struccarsi una volta arrivata, per non perdere altro tempo a cercare oggetti sparsi nei vari beauty case.
Marik parcheggiò la macchina ed entrò dentro l’androne della villa e rimase a bocca aperta, lusso sfrenato da ogni parte stava in quella casa, lampadari di cristallo al soffitto, ringhiera di marmo con tappeto rosso sui gradini, mobili antichi , vasi e chi più ne ha più ne metta, se la spassava bene Lizzie in quella villa di lusso, dopo tutto da fuori era già qualcosa di bello grosso per cui era inevitabile che l’interno fosse così.
Serenity corse giù per le scale, abbottonandosi in fretta il cappotto e infilandosi la borsa “ Ciao, Marik “ la ragazza arrivò in fretta ai piedi della scala e corse a salutarlo, stava letteralmente morendo di freddo, nell’androne girava un’aria glaciale che le stava facendo congelare perfino i capelli.
“ Ciao, Serenity “
“ Ti prego, dimmi che la macchina è aperta “ aveva bisogno immediatamente di calore, altrimenti sarebbe diventata un cubo di ghiaccio.
Marik scoppiò a ridere e tirò fuori le chiavi dalla tasca della giacca e le consegnò alla ragazzina “ Infila le chiavi nel quadro, dai una girata e poi schiaccia il lunotto giallo, così attivi il riscaldamento “
La ragazza afferrò le chiavi al volo “ Grazie, Lizzie arriva tra due minuti, comunque “ e corse subito fuori, aprendo la macchina e salì in fretta nella parte posteriore, anche se le veniva comunque scomodo da lì, fece quello che Marik le disse e attivò il riscaldamento venendo subito colpita da una ventata di aria calda che le fece sciogliere i muscoli irrigiditi.
Marik , invece sospirò per il nervosismo,  non gli piaceva aspettare gli altri, di solito quando arrivava lui , chi era il passeggero si faceva sempre trovare pronto, ma a parte Serenity che era già sistemata di Lizzie non c’era l’ombra e sperava tantissimo che la viziata non si fosse ridotta a prepararsi all’ultimo minuto come facevano di solito tutte le ragazze che aveva la disgrazia di conoscere, anche sicuramente gli unici casi a parte erano Tea e a quanto sembrava Serenity. Si era partito di casa con mezz’ora di anticipo, nella speranza di impiegare solo cinque minuti per prendere tutte e due e invece non aveva concluso niente, doveva come sempre aspettare i comodi altrui e mentalmente maledisse Duke e Joey per avergli appioppato la disgrazia di dover andare a prendere Lizzie, anzi, decise proprio di dirglielo, tirò fuori dalla tasca dei jeans il cellulare ed entrò su Whatsapp cercando la chat di Duke e schiacciò sul pulsante della registrazione vocale “ Duke, ti avverto che questa è l’ultima volta che mi costringi ad andare a prendere Lizzie “ inviò il messaggio , che fu subito visualizzato dall’amico e in breve anche lui registrò qualcosa che inviò poco dopo.
Attivò la registrazione e ascoltò “ Ma dai, Marik, per una volta tanto che devi aspettare cinque minuti in più, sai quante volte ho aspettato io “
Marik s’innervosì , più di quanto non lo fosse già stato dopo la simpatica chiacchierata sgradevole con sua sorella e registrò “ E con questo? Che accidenti vorresti dire, guarda che io non sono il taxi di… “ ma le parole gli morirono in bocca , così come il respiro quando i suoi occhi videro Lizzie scendere le scale, era…. Stupenda, Marik arrivò perfino a dubitare che quella lì fosse davvero Lizzie e non un’altra ragazza, insomma, Lizzie ormai la conosceva benissimo, amava apparire scintillante e catturare l’attenzione , ma quella era tutt’altra cosa, era da mozzare il fiato, non riusciva per niente a staccarle gli occhi di dosso, il suo respiro divenne asmatico e irregolare e la voce di sua sorella gli rimbombò in testa ripetendo la frase che da quando era uscito di casa non faceva altro che ronzargli nelle orecchie.
Non sarebbe strano se ti piacesse….
Sentì delle violente scosse al cuore che gli fecero perdere la capacità di razionalizzare e lo fecero arrossire , perfino quando si infilò il cappotto e andò verso di lui non riuscì a smetterla di guardarla. Fu solo quando la vibrazione del cellulare gli fece tremare la mano che si riscosse e tornò alla realtà e si accorse che aveva inviato la registrazione a Duke, che puntualmente gli aveva risposto con un messaggio normale.
Il taxi di chi? non ho capito”
Ma Marik non gli rispose , era troppo concentrato su ciò che vedeva davanti a lui, il freddo che sentiva fino a pochi minuti fa era sparito nel nulla, adesso era in preda alle vampate di calore improvviso. Sbarrò gli occhi, un momento, che accidenti gli era preso, quella lì era la vipera a sonagli, niente di più, questa era tutta colpa di Ishizu che gli metteva in testa strane idee e gli faceva vedere la realtà in una maniera distorta.
La ragazza gli andò vicina e gli sorrise “ Ciao, Marik “
Il ragazzo scosse la testa , risvegliandosi immediatamente e si schiarì la voce “ Ciao “
Lizzie notò che qualcosa non andava , aveva una faccia strana, sembrava spaventato da qualcosa “ Stai bene? “
“ Sì… sì sto bene, andiamo “ e si voltò immediatamente verso l’uscita, il freddo pungente della serata gli finì sulla faccia e tirò un respiro glaciale di sollievo, almeno il freddo gli avrebbe fatto scendere la temperatura corporea salita improvvisamente.                                
Lizzie inarcò le sopracciglia, era più strano del solito, neanche l’aveva guardata negli occhi quando era scesa dalle scale, ma fece spallucce e uscì fuori, lasciando che la cameriera chiudesse la porta alle sue spalle dopo averle augurato una buona serata e salì in macchina, trovando sollievo nel calore che usciva dal riscaldamento della vettura e che aveva riscaldato l’aria all’interno.
Marik mise in moto la macchina e partirono alla volta della casa di Bakura e per tutto il tragitto trovò abbastanza difficile concentrarsi alla guida con gli occhi che dalla strada finivano sempre addosso a Lizzie, come se fosse una calamita, tra l’altro c’era quell’incessante voce fastidiosa di sua sorella che gli tormentava il cervello e gli salì il desiderio di strapparselo se solo avesse potuto farlo.
 
Arrivarono tutti e tre a casa di Bakura e Marik parcheggiò la macchina dietro quella di Duke e scesero tutti e tre dalla vettura ed entrarono dentro il cancello che si era aperto , sicuramente Bakura doveva aver visto la macchina da qualche finestra , ed entrarono dentro il garage, sistemato ad oc per la serata e si salutarono tutti quanti non appena i tre fecero il loro ingresso, Serenity corse ad abbracciare suo fratello, Marik andò a salutare Bakura sfottendolo per il grembiule che si era messo addosso per cucinare e Lizzie corse verso Tea, abbracciandola “ Tea, ciao “ poi la squadrò dalla testa ai piedi e per la prima volta non ebbe nulla da obbiettare sul suo abbigliamento “ Mi piace il completo “ finalmente si era messa addosso qualcosa di decente e non i soliti quattro stracci che indossava sempre. Girò appena lo sguardo e notò che Atem se ne stava in un angolino della stanza senza guardare in faccia nessuno , guardava a terra , con le braccia incrociate sul petto e Lizzie non fu per niente motivata ad andare a salutarlo, con quella faccia nera poteva anche darle qualche gelido saluto e le dispiaceva un po’.
Joey cacciò un urlo disumano, che costrinse tutti quanti a guardare e Lizzie non potè trattenere la risatina che le scappò, Joey stava indicando sua sorella con il dito e una faccia sconvolta. Joey era bianco come un cadavere, sua sorella era vestita in un modo completamente diverso da come doveva apparire in pubblico “ Come diavolo ti sei vestita?!” no, no e assolutamente no, non aveva intenzione di farla uscire in quel modo troppo eccessivo, quella lì non era la sua sorellina , attirava fin troppo l’attenzione e la colpa non poteva che essere di una sola persona se sua sorella era conciata in quel modo, i suoi occhi divennero due carboni ardenti e si voltò a guardare Lizzie, che puntualmente si nascose dietro Tea , e le urlò “ SEI STATA TU” voleva davvero ucciderla con le sue mani, aveva trasformato la sua sorellina una specie di passeggiatrice e gliel’avrebbe pagata molto cara.
Da dietro Tea, Lizzie fece un mezzo risolino “ Dai, Joey, non è successo niente di grave “ adesso capiva che intendeva sua sorella quando diceva che suo fratello era pericoloso, purtroppo la faccia da indemoniato non era affatto simpatica da vedere e cominciò ad indietreggiare trascinandosi dietro Tea , costringendola ad indietreggiare dietro a lei per difendersi da qualche eventuale aggressione di Joey , che avanzava pericolosamente verso di loro.
Tea rischiò di inciampare mentre Lizzie se la trascinava dietro e Joey andava verso di loro con quella faccia da squalo inferocita “ Lizzie, lasciami andare “ tentò di liberarsi dalla presa della sua amica sulle sue braccia ma fu tutto inutile perché Lizzie non aveva intenzione di mollarla, fu solo quando Joey scattò contro di loro che Lizzie la mollò e corse via urlando , inseguita da Joey che la costrinse a correre intorno al tavolo della cucina inveendo contro di lei. Gli altri scoppiarono tutti a ridere con le lacrime agli occhi per la scena divertente e soprattutto per i lamenti di Lizzie e gli insulti che Joey le lanciava. L’unico che non riusciva a ridere era solo Atem, che sbuffò e andò via per non vedere quella scena ridicola.
 
Tutto l’ospedale era immerso nel buio e tutti i pazienti stavano dormendo mentre le infermiere di turno continuavano i loro giri e gli inservienti stavano pulendo i pavimenti. Yugi era tranquillo , il suo respiro era regolare così come il battito del cuore. La sua stanza era immersa nella penombra del buio e il solo rumore che si sentiva era quello dell’elettrocardiogramma che registrava i battiti del suo cuore e il suo respiro attraverso la mascherina dell’ossigeno. Aknadim era apparso nella stanza , compiaciuto nel vedere come aveva ridotto Yugi ma , allo stesso tempo, furibondo per non essere riuscito ad avere ciò che voleva , soprattutto a causa di Atem e della stupidaggine dei soldati. Yugi doveva solo essere l’esca ma quegli idioti si erano permessi di farselo scappare e in più Atem lo aveva imbrogliato , dandogli delle false copie degli oggetti del millennio. Ma adesso era giunto il momento di concludere il lavoro dell’altra volta , era deciso ad avere quelle informazioni sul sigillo, anche a costo di farlo fuori e con le poche energie vitali che si trovava , distruggere ciò che restava di lui era una passeggiata e poi nessuno avrebbe sospettato niente. Tutti si sarebbero convinti di un improvviso arresto cardiaco e Yugi Muto sarebbe stato solo un ricordo , un ricordo che avrebbe distrutto Atem e fatto guadagnare a lui il potere. Già godeva nell’immaginarsi suo nipote disperato per la perdita del suo migliore amico e il compiacimento del suo padrone , che neanche sospettava che tramava contro di lui. Gli posò una mano sul cuore , pronto ad assorbire i ricordi del Sigillo e anche le sue energie vitali.

nota dell'autrice
ce l'ho fatta , yeeeh
giuro che è stato peggio di un parto, ad un certo punto avevo perfino perso l'ispirazione XD
comunque, eccovi la fine di questo anno infernale , almeno la prima parte XD perchè sì, purtroppo saranno due parti, e spero di riuscire a poter rendere al meglio XD
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate XD
P.S. qualcuno ricorda in quale universo parallelo Joey si sia risvegliato dal suo coma grazie alla collana del millennio? perchè io ho tutte le puntate scaricate e proprio non mi sembra che si sia risvegliato dal coma grazie alla magia XD anzi, la magia non fa risvegliare proprio nessuno XD 
 
 
 
 

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Capitolo 67
*** Nuovo anno, nuova speranza - parte 2 ***


Erano le ventitré e trenta, la mezzanotte era quasi vicina, avevano finito di mangiare da quasi due ore e si erano subito messi a giocare a carte e il piatto dei soldi era stracolmo di monete, lanciate nelle varie puntate della partita di Svegas. Le carte sul banco erano state tutte scoperte nel corso delle puntate e dei giocatori erano rimasti solo Tea, Lizzie, Bakura e Tristan, gli altri avevano abbandonato nel corso del gioco, soprattutto a causa dei continui bluff di Lizzie, che non aveva fatto altro che aumentare le puntate di mano in mano, a volte anche rilanciando contro una puntata fatta da qualcuno, costringendo chi aveva una qualche speranza di poter vincere ad abbandonare il gioco e a passare la mano, e adesso restava solo la puntata finale, il vero fulcro del gioco, in altre parole chi doveva prendersi il piatto sostanzioso per aggiudicarsi la partita, in altre parole il Massimo e il Minimo, valeva a dire la somma complessiva dei punti delle carte che permettevano di poter puntare al massimo, con un numero compreso tra il quaranta e il cinquanta, o il minimo, un numero che doveva essere di sotto il dieci, per aggiudicarsi la spartizione del piatto tra i giocatori che vincevano la mano.
Lizzie aveva in mano quattro carte come Tea, mentre Tristan e Bakura ne avevano rispettivamente due e una chi non giocava, stava guardando la situazione come si metteva, ormai dovevano stabilire chi andava al minimo e chi al massimo e Lizzie non aveva intenzione di mollare neanche se con quattro carte c’era il rischio di perdere contro Tea, gettò uno sguardo a tutti e posò il mazzetto sul tavolo con la mano sopra “ Allora, siamo pronti?”
Tea annuì e posò il suo mazzo, anche lei con una mano sopra “ Sì, pronta “ sapeva bene che era rischioso, lei e Lizzie avevano lo stesso numero di carte, potevano esserci tre possibilità, o perdere contro di lei, o vincere o pareggiare, e sinceramente le andava di vincere, perché chi vinceva il massimo, prendeva la metà insieme a chi vinceva il minimo e aveva perso fin troppi soldi in quella partita, il suo portamonete stava piangendo lacrime di crisi economica per tutti gli spiccioli che aveva gettato in quella partita.
Tristan posò la sua carta sul tavolo coprendola a sua volta “ Certo, ho una carta “ avere una carta gli faceva vincere a occhi chiusi il minimo, almeno se Bakura non aveva un numero inferiore al suo, in quel caso avrebbe perso gli spiccioli che aveva gettato sul piatto per la puntata finale, in altre parole, quasi la metà dei soldi che si era portato da casa, se avesse perso sarebbe stato costretto a fare l’elemosina tra i suoi amici per poter continuare.
L’unico che non era molto convinto era Bakura, non era sicuro che le carte che si trovava fossero adatte al Massimo o al minimo, aveva tre carte in mano, il che significava giocarsi un rischio. Di sicuro non poteva andare al massimo, Lizzie e Tea avevano quattro carte l’una, e neanche il minimo poteva essere una buona idea, Tristan aveva una carta e di sicuro vinceva lui, forse era stato meglio se avesse ascoltato Marik e avesse gettato le carte prima, si sarebbe risparmiato lo spreco di quegli spiccioli e l’azzardo di voler davvero tentare la fortuna, in fondo questi giochi erano un azzardo, le carte erano un terno al lotto, non sapevi mai quando avevi le carte giuste se non dopo il confronto diretto con le carte degli altri, ma ormai che poteva fare, aveva puntato la metà degli spiccioli, ritirarsi sarebbe stato davvero un peccato. I suoi amici lo guardavano, in attesa di una sua risposta, non si poteva continuare il gioco se prima avessero tutti parlato e parlare spettava a lui. Se voleva rischiare, doveva mettere la carta coperta sul tavolo con la mano sopra, se voleva abbandonare, doveva semplicemente gettarla via e lui non sapeva cosa fare.
Marik guardò le carte che aveva in mano, erano un grosso rischio quelle carte, 5 di fiori, 2 di picche e 2 di quadri, in tutto era 8 , Tristan aveva una carta in mano e poteva essere una carta vincente o una perdente, di solito non era conveniente andare a minimo con un numero che non fosse al di sotto di un 6 o un 5, andare con un numero vicino o pari a 10 era un azzardo a volte , ma ormai il dado era tratto  “ Dai, Bakura, tanto ormai non hai niente da fare “
Il ragazzo annuì e insicuro, posò la carta sul tavolo con la mano sopra “ Va bene, facciamolo “ Marik aveva ragione, ormai poteva solo rischiarsela quella mano.
Lizzie annuì “ Va bene, io scelgo Massimo “.
“ Massimo anch’io “
“ Ovviamente, io Minimo “
Poi gli occhi dei tre si puntarono su Bakura, che disse “ Minimo anch’io “.
Lizzie prese in mano le sue carte “ prima il massimo “ Tea annuì ed entrambe cominciarono a girare una carta a testa, Lizzie buttò un asso di picche, che nel gioco valeva 11, Tea invece buttò una regina di fiori, che valeva 10. Lizzie prese un’altra carta e la girò, Jack di quadri, che valeva 10, Tea buttò 5 di cuori, Lizzie buttò un’altra carta , 6 di picche, e Tea buttò un 3 di fiori, infine Lizzie gettò il 4 di quadri e Tea il 2 di cuori. Lizzie esultò felice “ Evvai, ho vinto “ aveva fatto 30, contro il 21 di Tea, la quale imprecò inferocita per la disparità dei punti che avevano fatto, Lizzie scoppiò a ridere, aveva vinto contro Tea, per l’ennesima volta a quel gioco aveva vinto il piatto finale, e mentre il portafogli degli altri si svuotava , il suo si riempiva, forse anche troppo “ Sono la migliore, sì “
Tea fece una smorfia di rabbia “ Vacci piano, tesoro, c’è ancora il minimo “ forse se l’era scordata, ma non aveva vinto se non la metà del piatto, c’era ancora il minimo da giocare perciò che abbassasse la testa per quegli ultimi dieci minuti di gioco senza fiatare o fare un commento, aveva vinto metà piatto, non fatto Svegas.
Lizzie le fece un risolino sarcastico “ Che c’è, arrabbiata perché ti ho battuto?”
Tea ringhiò “ Non mi hai battuto, sono le carte a fare i punti “ questi erano giochi d’azzardo, non c’era alcuna strategia di gioco, non c’era nessuna possibilità di aggirare gli ostacoli e le difficoltà, non era il Duel Monsters, non c’erano carte da abbinare ad altre carte, c’era solo l’azzardo delle carte chiamate sul banco. Se usciva una carta e tu ne avevi la copia, eri costretto a gettarla sul banco, e alla fine fare il conto dei punti, se erano soddisfacenti, andavi alla puntata finale e vincevi, se erano scarsi, perdevi, niente carte di supporto, niente imbrogli o effetti a sorpresa, a parte forse il bluff con le puntate, ma erano le carte a decidere la tua vittoria o la tua sconfitta, niente possibilità o vie di scampo.
Tristan sbuffò, cominciando a rompersi delle discussioni “ Va bene, adesso finitela che tocca a noi >> lanciò uno sguardo di sfida a Bakura, sicuro della carta che aveva in mano e del punteggio che poteva garantirgli la vittoria “ Pronto, caro mio? “ gli avrebbe fatto pentire di non aver abbandonato il gioco quando poteva, si sarebbe risparmiato i soldi contro di lui, soldi che tanto ormai avrebbe perso comunque. Bakura annuì e girarono le carte, Tristan aveva in mano l’asso di cuori, che nel gioco valeva 11 “ Ah, 11, mi dispiace caro ma… “ sbarrò gli occhi terrorizzato e urlò, Bakura aveva in mano un 2 di fiori, un 3 di quadri e un 3 di picche, in pratica 8 punti “ COSA? NO, DITEMI CHE NON È VERO “ scoppiarono tutti a ridere per la figuraccia che aveva fatto Tristan, così sicuro di vincere solo per essere fregato da tre carte.
Joey gli batté la mano sulla spalla, più per schernirlo che per consolarlo “ Che vuoi farci, sono le carte “ quanto godeva nel vederlo perdere, da quando l’era rimasta in mano una carta non aveva fatto altro che puntare soldi su soldi perché sperava di fare Svegas, oppure di arrivare al minimo e di vincere tutto, e invece era stato fregato dalle carte di Bakura.
“ IO TI AMMAZZO, WHEELER “ gli afferrò il collo, tentando di strangolarlo con le braccia per fargli passare la voglia di prendersi gioco delle sfortune altrui, come se lui avesse vinto quando invece aveva passato la mano subito dopo il primo giro, almeno lui poteva vantare di essere arrivato alla fine del gioco e di aver provato a vincere, non come lui che aveva invece buttato la spugna.
Marik roteò gli occhi “ Avete finito? Dividete i soldi e riprendiamo, grazie “ va bene che ognuno si lamenta perché ha perso o non ha potuto giocare, ma arrivare a fare una strage solo perché Bakura ha vinto, era una cosa esagerata, erano carte, non la fine del mondo, c’era di peggio che perdere qualche spicciolo a una partita di poker, soprattutto se non c’è in ballo la propria vita, ma a volte dimenticano quali siano le vere priorità per andare dietro ai soldi.
Bakura esultò contento per la vittoria che aveva ricevuto, anche se Marik gli aveva consigliato di gettare via quelle carte, fortuna che non lo aveva ascoltato “ Sono d’accordo, voglio vincere ancora” vincere era stato bellissimo, i soldi che aveva perso li aveva riguadagnati tutti in un colpo solo, anche se doveva dividerli con Lizzie, in fondo era stata principalmente per colpa sua se metà del portafogli era vuoto, aveva bleffato per tutto il tempo.
Marik gli poggiò la mano sulla testa, frenando il suo entusiasmo “ Piccolo, non ci sperare troppo “ aveva vinto una mano di partite ce ne sarebbero state altre e magari anche lui poteva vincere qualcosa, fino all’ultima volta la sfortuna era girato verso di lui, almeno stasera voleva vincere qualche cosa, si accontentava anche di una partita sola, non per forza ogni puntata, e poi voleva avere l’opportunità di stracciare Lizzie almeno per una volta, quella ragazza vinceva fin troppo spesso per i suoi gusti ed era ora che qualcuno le desse una lezione.
Lizzie rovesciò tutto il contenuto del piatto sul tavolo e cominciò a spartire i soldi, dividendoli a metà per dare la parte equa a Bakura e riprendere così a giocare, fino a mezzanotte la strada era breve ma faticosa e la noia dietro l’angolo, ma almeno tra una battuta e l’altra si procedeva tranquillamente senza rischiare di farsi venire una crisi di nervi o qualche sclero incontrollabile che avrebbe portato a litigare.
 
La mano di Aknadin era posata sulla testa di Yugi, il ragazzino era immerso in un sonno profondo, era così stremato che neanche le sue schermature mentali potevano proteggere la sua mente dalle intrusioni del sacerdote, permettendogli così di portare a termine il suo compito e già che c’era anche di uccidere quel ragazzino petulante e impedire così ad Atem di poter mettere le mani sul Sigillo prima di lui, oltre che lasciargli un bel ricordino per il simpatico giochetto che gli aveva fatto con quegli oggetti del millennio falsificati.
Cominciò a visualizzare nella sua mente stracci di visioni attualmente incorso, anche da incosciente continuava a sognare del Sigillo, o almeno era quello che Aknadin si augurava che succedesse, perché se non trovava quel dannato oggetto la sua vendetta non poteva completarsi e non avrebbe mai avuto la libertà dallo spirito.
Purtroppo il simbolo del millennio apparve sulla fronte di Yugi, brillando e scacciando la sua intrusione dalla mente del ragazzino “ Maledizione, allora devo davvero ucciderti “ era furioso, veramente furioso nel ritrovarsi tagliato fuori per l’ennesima volta dalla mente di Yugi, come se quella dannata protezione fosse legata alla sua coscienza. Non voleva usare le maniere forti, ucciderlo subito non era ciò che gli serviva, ma se il solo modo per assicurarsi di avere il Sigillo era di forzare la volontà del ragazzo e strappargli via le sue ultime energie vitali, allora che fosse così, tanto sarebbe sopravvissuto il tempo necessario per avere ciò che cercava e lasciarlo poi morire da solo, tanto avrebbero tutti creduto a un arresto cardiaco improvviso e nessuno avrebbe sospettato di lui, forse Atem sì, ma questo era un problema che per adesso non lo riguardava. Si accinse per tanto ad eseguire il suo piano, posando la mano all’altezza del cuore del ragazzo, preparandosi ad eseguire il suo piano.
“ Fermo dove sei “
Aknadin si fermò con gli occhi sbarrati, riconosceva fin troppo bene quella dannata voce che gli aveva tuonato contro e si innervosì, odiava essere fermato sul più bello, soprattutto da quella sgradevole persona. Si voltò per tanto dalla parte opposta, stampandosi un finto sorriso sulla bocca “ Aknamkanon, che piacere “.
Il faraone, avvolto da una luce dorata, apparve dinanzi agli occhi del fratello gemello, senza nessun sorriso sulle labbra “ Fratello, perché ti ostini a perseguire questa strada?” il faraone non poteva più tollerare ciò che Aknadin stava facendo, non solo aveva tentato di uccidere Yugi, ma adesso si ostinava anche a perseguitarlo in uno stato così delicato come quello in cui versava, solo per trovare il Sigillo. Aveva osservato a lungo ma ormai non poteva più tollerare ciò che suo fratello stava facendo.
Aknadin gli rivolse solo parole di odio “ Non lo sai? Voglio il Sigillo “ sapeva molto bene perché stava facendo tutto questo e sapeva anche che non gli importava di niente e nessuno, lui voleva solo quanto gli spettava.
“ E sei disposto persino a uccidere un bambino? Lui non c’entra niente, Aknadin, come non c’entra niente mio figlio, questa è una guerra che riguarda solo noi” ormai doveva finire tutto, suo fratello continuava a riversare su Atem odio e staio per qualcosa di cui non aveva alcuna colpa in merito, il destino scelse così per lui e per Aknadin, il destino scelse le loro vite e le vie che entrambi dovevano intraprendere, anche se furono vie difficili e ingiuste, ma per l’odio di Aknadin non erano Atem o Yugi a doverne pagare le conseguenze.
Aknadin scoppiò a ridere, divertito dalle assurdità di suo fratello che ancora credeva che la ragione di tutto questo fosse il suo mancato titolo di faraone “ Credi che io voglia vendicarmi di non essere salito al trono? Io voglio vendetta per l’inferno che ho passato durante la mia vita, non sono stato altro che un’ombra dietro la tua grandezza, disprezzato e trattato alla stregua di un servo. Io volevo il posto che mi spettava nella mia famiglia, non volevo servirla ne ricevere trattamenti immeritati. Ma adesso potrò avere la mia vendetta, quando avrò il Sigillo nelle mie mani, grazie a questo stupido mortale, tuo figlio sarà condannato a patire le stesse pene che ho patito io, lo distruggerò fisicamente e mentalmente, finchè non mi supplicherà di ucciderlo, così come io supplicai gli dei quando uccisi quelle persone per creare gli oggetti del millennio per proteggere il tuo regno “.
Aknamkanon sospirò, scuotendo la testa “ Non sai che potere sprigioneresti se usassi il Sigillo, e non sai neanche quanto io sia rammaricato per questo tuo odio “ ma presto la sua espressione divenne seria e determinata “ Ma non ti permetterò di far del male a questo bambino o a mio figlio, non più “ non voleva giungere a tanto, ma Yugi Muto era la sola cosa cui Atem teneva, e vedere suo figlio così abbattuto, così triste e mentalmente distrutto, non era una cosa che poteva accettare, aveva tentato lui stesso di portare Atem via da Yugi, adesso avrebbe impedito ad Aknadin di portare Yugi via da suo figlio, a qualunque costo avrebbe protetto quel bambino, indifeso e incapace di proteggersi, e con dentro di se un segreto che deve a tutti i costi restare nascosto per il bene del mondo intero. Aknadin era ormai consumato fin dentro l’anima dal suo odio e dalla sua sete di vendetta e non gli avrebbe permesso di coinvolgere nella sua follia chi non aveva colpe.
Aknadin trovò molto divertente questa determinazione in suo fratello, di solito non s’interessava mai della sorte dei mortali, come sostenevano le sacre leggi dell’Oltretomba dopo di tutto. Gli spiriti trapassati non dovevano interferire con il corso degli eventi sulla terra né intromettersi nelle vite dei mortali e alterarne il corso, cosa che invece aveva osato fare Atem e per cui adesso ne stava pagando le conseguenze per la sua stupida convinzione di volersi fare una nuova vita sulla terra del ventunesimo secolo, con amici e tutto il resto, come se lui appartenesse a quel mondo o se avesse una qualche possibilità di poter avere la felicità, perché se davvero credeva di essere felice si stava sbagliando di grosso perché lui avrebbe fatto di tutto per distruggere tutto quello cui teneva e si sorprendeva non poco che il suo riluttante fratello avesse stranamente deciso di voler aiutare Yugi Muto “ Posso chiederti, come mai tutto questo interesse per Yugi Muto? Non mi pare che sia molto importante per te “.
Aknamkanon assottigliò gli occhi, in cenno di sfida “ Se osservi ogni cosa, Fratello, dovresti sapere il perché “
L’uomo annuì, un ghigno diabolico apparve sul suo volto “ Quindi, immagino che tu sia disposto a distruggermi pur di proteggere l’amichetto del cuore di tuo figlio, esatto? Oppure è solo per il Sigillo che vuoi proteggere questo ragazzo? Scommetto che non te ne importerebbe niente se non custodisse il segreto di quell’oggetto “ poteva mentire a tutti, ma non a lui, conosceva bene suo fratello e non era il tipo da fare niente se non per un giusto motivo e c’era un buon motivo per proteggere Yugi Muto, ciò che gli interessava proteggere era solo il Sigillo e se poi Yugi motiva a lui non importava, come non gli era affatto importato di interessarsi a lui, neanche quando aveva scoperto che erano fratelli.
Il faraone non cedette alla sfida di suo fratello “ Capiresti il mio motivo solo se nel tuo cuore esistesse l’affetto, Aknadin, ho visto qualcosa negli occhi di mio figlio, qualcosa che tu non hai mai avuto, ed è l’amore “
Aknadin urlò “ TI SBAGLI “ strinse i pungi e di denti “ Io provavo amore, provavo amore per mio figlio, provavo amore per il mio regno, ma mio padre, tu e tuo figlio mi avete portato via ogni cosa, tutto ciò a cui tenevo. Mio padre mi ha portato via la famiglia, tu mi hai portato via la felicità, e tuo figlio mi ha portato via il mio. Io provavo amore, ma ora provo solo odio e vendetta per chi me l’ha strappato via “.
Aknamkanon non rispose a quella minaccia, era ormai evidente che dell’uomo chiamato Aknadin non era rimasto più niente, solo un’ombra contorta e un’anima malvagia “ Vattene Aknadin, non ti permetterò di restare un solo minuto di più in questo luogo “
Aknadin ringhiò e gettò uno sguardo di rabbia verso Yugi, era lì per prendere il Sigillo dalla sua mente, ma a quanto sembrava doveva per forza rimandare ad un’altra volta. Sparì, dissolvendosi nel nulla, mentre Aknamkanon si avvicinò al capezzale di Yugi. Nelle sue condizioni non si era accorto di nulla, e chissà di quante altre cose non si sarebbe accorto per molto tempo, suo figlio era disperato per quanto accaduto a quel bambino e Aknamkanon non poteva fare niente per lui, solo il destino poteva fare il suo corso e la speranza dare nuovamente una possibilità a quel ragazzo. Aknadin aveva delle vere mostruosità su di lui, la sua crudeltà e il suo disprezzo per gli altri si erano riversati su un innocente che non meritava quella sorte. Quel ragazzino aveva dimostrato un grande coraggio nel sopportare quelle atrocità, aveva dimostrato di non avere paura in molte occasioni, ricordava un giovane ragazzo mettersi nel mezzo per proteggere Atem da una Divinità Egizia, anche a costo di morire, e adesso vedeva quello stesso ragazzo in una situazione complicata come quella. Gli poggiò una mano sulla fronte, per poi voltarsi e sparire in una luce dorata.
 
Il pub era strapieno di gente che ballava nella piccola pista infondo la sala, dove il DJ monitorava la musica elettronica, che usciva da grossi casse collegate agli impianti luminosi che si muovevano seguendo la musica sparata a palla, la sfera di specchietti girava sulla testa delle persone che si scatenavano in pista e le luci a intermittenza accecavano chiunque, anche chi stava seduto nei divanetti e chi era al bancone a prendere da bere. Joey e Duke erano già spariti nel mezzo della folla, a caccia di qualche ragazza da rimorchiare per la serata, mentre Tea e Lizzie erano da qualche parte a ballare, in pratica erano rimasti seduti solo Marik, Bakura, Atem, e Trista, e di certo gli ultimi due non avevano proprio un’aria di festa stampata sul viso. Tristan se ne stava seduto con le gambe accavallate a guardare la pista da ballo, mentre Atem se ne stava in un angolino del divano a guardare il cellulare e senza degnare nessuno di uno sguardo e Bakura e Marik si scambiavano degli sguardi afflitti e annoiati. Per tutta la sera Atem non aveva spiccicato neanche una parola, era stato zitto con gli occhi bassi e la mente persa nel vuoto, neanche al brindisi di mezzanotte aveva mostrato chissà quale allegria, l’aveva fatto più per costrizione che per felicità, e se non lo trascinavano loro al pub se ne sarebbe andato a casa, neanche Tristan era stato così taciturno, anzi sembrava riaver acquistato la sua solita grinta, anche se poi Atem gliel’aveva distrutto quando aveva tentato di scambiarsi con lui gli auguri di fine anno, l’aveva distrutta quasi a tutti a dire il vero, sembrava essere stato per tutta la sera sul punto di una crisi di pianto, e anche adesso aveva gli occhi lucidi, come se volesse scoppiare in lacrime, anche se si tratteneva a mala pena.
Dal mezzo della folla, Tea riemerse, facendosi largo e trascinandosi per una mano una Lizzie che rideva senza fermarsi, e che barcollava da tutte le parti “ Oh, no, non è possibile “ Marik sospirò non appena le vide, Lizzie era completamente ubriaca, ne era più che sicuro.
Tea si avvicinò al tavolo e indicò a Lizzie il divanetto “ Siete immediatamente, pazza scatenata “ era furiosa, Lizzie aveva bevuto tre bicchieri di Vodka-martini, uno dietro l’altro, presa dall’euforia del capodanno e adesso non si reggeva quasi più in piedi, a volte le veniva voglia di ucciderla con le sue mani quando si riduceva così.
Lei scoppiò a ridere “ No, voglio andare a ballare “ tentò di trascinarla via, ma finì solo per barcollare ed essere acchiappata al volo da Tea, che la afferrò per le spalle prima che cascasse a terra, ma lei continuava a ridere come se non fosse accaduto nulla, anzi si stava divertendo con la mente annebbiata dall’alcol che aveva ingerito “ Tranquilla, non sono ubriaca “.
Tea andò su tutte le furie e urlò “ No? Tre bicchieri di Vodka – martini, dimmi tu se non sei ubriaca “ voleva ucciderla, era sul punto di una crisi di nervi, le aveva rovinato la serata con il suo comportamento sconsiderato, voleva ballare non fare la balia a un’ubriacona incallita come Lizzie.
Tristan si alzò dalla poltrona e mise le mani intorno alle spalle di Lizzie “ Avanti, fai la brava e siediti “ delicatamente tentò di farla sedere visto che era pronta a svenire da un momento all’altro per i capogiri che aveva.
Lizzie piagnucolò “ No, io voglio divertirmi “.
“ A me pare, che tu ti sia già divertita “ riuscì nell’intento di farla sedere, però la costrinse a stare in mezzo tra lui e Marik, per evitare che la pazza si alzasse di scatto e scappasse via, anche se in quelle condizioni non aveva molto dove andare. Ovviamente tentò di afferrare il bicchiere di spumante che Tristan aveva posato sul tavolo davanti a lui, che puntualmente il ragazzo le staccò di mano “ No, non mi sembra il caso “ a quanto pareva voleva davvero finire all’ospedale in coma catalitico e rovinare il divertimento a tutti.
Tea andò a sedersi accanto ad Atem, che se ne stava per i fatti suoi senza dire niente, e guardandolo non potè che provare un forte senso di fastidio verso di lui. Se ne stava a fissare il cellulare, per l’esattezza la galleria delle foto dove puntualmente c’erano lui e Yugi, e Tea si infuriò, non era quello il momento di pensare alla tragedia di Yugi, erano lì per divertirsi, Lizzie per divertirsi anche troppo, e non c’era spazio per la disperazione. Aveva voglia di urlargli contro, ma si sentiva troppo allegra per farsi rovinare l’umore da una litigata con il suo ragazzo, si limitò solo ad abbracciarlo e a dargli un bacio sulla guancia e gli sussurrò “ Ehi, Amore, ti diverti?”
Atem sospirò “ Sì, moltissimo “ in realtà non si stava affatto divertendo, l’aveva detto chiaro e tondo che lì non ci voleva andare, anzi, neanche voleva uscire di casa per quanto si sentiva depresso, ma quegli idioti dei suoi amici, la sua ragazza inclusa, non volevano proprio lasciarlo in pace, e pure era stato molto chiaro che voleva tornarsene a casa per dormire, ma quelli no, era capodanno e dovevano per forza andare a ballare, per poi fare da babysitter a una Lizzie completamente ubriaca che si ostinava a voler bere ancora nonostante fosse sul punto di non ritorno, ridendo come una scema e urlando perché voleva tornarsene a ballare.
Tea non ce la fece più a sopportarlo, prima la litigata a casa sua, poi il muso per tutta la sera e adesso questo suo comportamento assente e insopportabile, doveva metterci subito una fine sopra o lo avrebbe ucciso con le sue mani. Prese quindi il suo giubbotto dalla poltrona e si alzò, afferrando il faraone per una mano “ sei sbrigati “.
“ A fare cosa?”
“ Fuori, adesso “ lo strattonò, costringendolo ad alzarsi di mala voglia e lo trascinò fuori, aprendo la porta del locale e quando entrambi furono a distanza di sicurezza dal buttafuori, Tea non ce la fece più a trattenersi e sbottò “ Mi spieghi che accidenti ti è preso? Perché ti comporti così?” incrociò le braccia sul petto, guardandolo con gli occhi spiritati e pieni di rabbia, adesso doveva smetterla di piangersi addosso o di avere continuamente la testa a Yugi, non era facile per nessuno ma lui non era più speciale degli altri.
Atem sbuffò, poggiandosi al muro “ Lo sai perché, io non volevo venirci in questo stupido posto” lo avevano trascinato lì, non era stato lui a decidere di andarci, perciò che non si arrabbiasse per qualcosa su cui non vi era alcun motivo perché la ragione la conosceva fin troppo bene. A lui non piaceva andare a ballare, non lo faceva neanche ai tempi quando era faraone e all’epoca neanche esisteva la musica da discoteca e l’impianto stereo, pertanto non lo avrebbe fatto adesso nel ventunesimo secolo ad una stupida festa di capodanno come quella. Come se bisognasse andare a ballare per fare quelle assurde stupidaggini per festeggiare l’inizio del nuovo anno, che tanto era un giorno come gli altri e non un evento speciale che capitava chissà quando. Sbuffò e si voltò dall’altra parte “ Tanto meno, dopo quello che è successo a Yugi, festeggiare è l’ultima cosa che mi passa per la testa, ma tanto a voi non importa “ la verità era quella, Yugi era in coma e loro che facevano, organizzavano una bella mangiata, stappavano la bottiglia di spumante a mezzanotte come se fosse una festa di compleanno e se ne andavano a ballare per divertirsi, quando invece non c’era niente da festeggiare o per cui valeva la pena divertirsi, Yugi era in coma, poteva morire da un momento all’altro e loro pensavano a fare i deficienti in giro, sperando forse che festeggiare servisse a farlo risvegliare da un coma che tanto si sarebbe concluso con la sua morte.
Tea non ci vide più, e con forza, gli mollò uno schiaffo in pieno volto, arrossandogli la guancia, mentre i suoi occhi si riempivano di odio per quelle ingiuste parole “ Non puoi dire una cosa del genere, tu non hai idea di cosa sta passando ognuno di noi per questa storia. Credi davvero che ne stiamo sbattendo di Yugi solo perché abbiamo stappato una bottiglia a mezzanotte o perché abbiamo organizzato questa serata? Sai cosa significa la frase Nuovo anno, Nuova speranza? Te lo dico io, significa che tutti noi speriamo che Yugi si possa risvegliare dal coma, e se credi che tenere il muso o piangerti addosso, o peggio accusarti di qualcosa, serva a farlo svegliare ti stai sbagliando di grosso e sai perché? Perché lui non si sveglierà in questo modo. Sarebbe bello usare uno schiocco di dita, usare una bacchetta magica o anche uno di quei maledetti affari del millennio per provare a svegliarlo, ma la magia non può fare tutto, e tu dovresti saperlo “ scoppiò a piangere, quelle accuse che Atem aveva fatto erano più che ingiuste e crudeli, nessuno di loro se ne stava infischiando di Yugi, nessuno di loro pensava a divertirsi o ad andare a caccia di ragazze, erano lì per allentare la tensione, per risollevarsi il morale dopo quanto accaduto. Sapevano bene tutti che cosa significava vedere Yugi in quelle condizioni, tutti loro avrebbero voluto averlo lì, festeggiare con lui il nuovo anno, divertirsi tutti insieme come un gruppo di amici normali che amava divertirsi in modo normale e invece non era andata così, Yugi era in coma e loro erano distrutti da questa cosa, ma avevano la speranza che un giorno Yugi si sarebbe svegliato e le procurava solo dolore sapere che invece Atem non la pensava così, che si fosse arreso a tutto questo, che provasse odio per tutto il mondo e che non avesse più l’allegria di un tempo. Era difficile per tutti quanti sapere che un loro caro amico era bloccato in un letto d’ospedale ma avevano fiducia nel futuro e speravano che questo nuovo anno potesse portare qualche buona novità per lui. Atem abbassò gli occhi a terra e Tea si voltò dall’altra parte, cominciando a singhiozzare in silenzio per la rabbia e per la sofferenza, Atem c’era davvero riuscito a rovinarle la serata, a distruggerle il vago tentativo di potersi rilassare e godersi una serata tranquilla come desiderava fare da quando lo aveva conosciuto, da quando era cominciato quell’incubo insostenibile.
Atem sospirò, quelle parole neanche lo scalfivano più come avrebbero fatto in passato, un tempo sarebbe scoppiato a piangere se qualcuno gli avesse detto quelle cose, ma non sentiva neanche una sola lacrima scendere dai suoi occhi, neanche un dolore al cuore, niente di niente e non ne vedeva il motivo del perché doveva succedere, tanto il destino avrebbe fatto solo ciò che gli interessava e che aveva già stabilito “ Tanto non si sveglierà “.
Tea si voltò a guardarlo, le lacrime le rigavano le guance “ Cosa? “ che voleva dire con questo, perché diceva che non si sarebbe svegliato “ Che diavolo vuoi dire?”
Atem fece spallucce “ Che è inutile sperare, Tea. Non serve a niente, ci ho privato centinaia di volte e ho solo preso dei muri in faccia. Potete illudervi tutti quanto volete, tanto non fa la differenza “ le loro erano solo illusioni se davvero era vero ciò che diceva Tea, se tutti speravano in quel nuovo anno per rivedere Yugi sveglio e sorridente, erano solo degli stupidi idioti che confidavano verso qualcosa che non avrebbero mai avuto modo di vedere realizzato, perché la speranza prendeva solo in giro chiunque, la vita prendeva solo in giro e faceva soffrire tutti quanti, lui più di tutti. Sembrava che qualcuno glielo faceva a posta, che si divertisse a vederlo perdere le persone che amava una ad una, tanto per ricordargli che la sua vita era e sarà per sempre un inferno.
Tea ascoltò quelle parole allibita e lesse i suoi occhi nella stessa maniera, Atem si era arreso quindi, aveva negli occhi lo sguardo di chi si era arreso alla corrente della vita senza neanche provare a reagire, ma che fine aveva fatto il ragazzo che conosceva e che amava, quello che si trovava davanti non era Atem, non era il suo coraggioso faraone che lottava con le unghie e con i denti per le cose e le persone a cui teneva, il ragazzo che aveva messo in atto quel piano suicida per salvare Yugi. Aveva letto la speranza nei suoi occhi in quei giorni, la speranza e la convinzione che lo caratterizzava, ma adesso non c’era più niente in lui, neanche uno straccio di speranza, di convinzione, più niente, era come se fosse morto dentro, come se il suo cuore si fosse spezzato per sempre, come se… come se avesse gettato la spugna e non volesse più lottare. Si asciugò le lacrime con le mani, strofinandosi gli occhi, e gli si avvicinò, prendendogli il viso tra le mani “ Perché dici così?”
Atem si allontanò da lei “ Perché è la verità, Tea, non si sveglierà mai più e se una cosa te la dico, io devi fidarti perché, perché niente va mai come dovrebbe. Ho passato metà della mia vita a lottare e combattere, e per che cosa? Solo per vedere morire tutti quelli che mi stavano accanto “ sospirò e gli occhi gli si riempirono di lacrime “ Forse, dovrei davvero stare solo, eviterei di perdere altri amici “
Tea gli si avvicinò e lo abbracciò, circondandogli la vita con le braccia e poggiando la testa sulla sua spalla “ Non è vero, non perderai né noi né Yugi “ lo strinse forte, adesso capiva molte cose, adesso sapeva che cosa passava per la mente di Atem e soprattutto quanto soffrisse, anche se non lo dava mai a vedere. La verità era solo che Atem era ancora tormentato dal suo passato, certi ricordi non li aveva ancora superati e chissà quant’altro si portava dentro, ma non per questo doveva arrendersi alla forza degli eventi, anzi doveva lottare soprattutto per Yugi e non lasciarsi abbattere, lo capiva che era molto difficile per lui, aveva visto anche lei che cos’era successo nell’antico Egitto, dentro le sue memorie, quanta sofferenza avesse visto e quanta gente aveva visto morire, lo aveva urlato anche a Tristan quando avevano litigato ed era stato allora che Tea si era resa conto per la prima volta quanto dietro la facciata dei sorrisi e della felicità, c’era invece una grande sofferenza che era ancora difficile, dopo 3000 anni, poter colmare, ma non per questo doveva già pensare al peggio per Yugi, si diceva che la speranza era l’ultima a morire, ma Atem l’aveva già fatta morire da molto tempo e questo non era affatto un bene.
 
Tristan porse un bel bicchierone di acqua a Lizzie “ Tieni, cara, bevi questa “ visto che voleva continuamente bere fino a stare male, tanto valeva accontentarla, ma con qualcosa di più praticabile della vodka che insisteva a volersi scolare come se fosse una pompa.
Lizzie prese il bicchiere con le mani tremanti e bevve un sorso d’acqua, che ovviamente sputò subito sdegnata, urlando con una vocina stridula da ubriaca “ Ma è acqua “.
Tristan annuì “ Certo che è acqua, bevila tutta “ dal mezzo della folla, Joey e Duke riemersero e corsero subito verso il tavolo dei loro amici, e Tristan non poté che sbottare innervosito per la loro improvvisa assenza, soprattutto dopo quella magnifica sorpresa che Lizzie aveva fatto a tutti loro presentandosi ubriaca persa “ Era ora, dove diavolo eravate?” ridevano ed erano fin troppo euforici per i suoi gusti e li guardò insospettiti “ Non è che siete ubriachi pure voi, vero? “ ci sarebbe mancata solo quest’altra, una era già più che sufficiente, ma quei due insieme erano capaci di questo e altro, soprattutto quando si perdevano nel pezzo di una discoteca a caccia di ragazze.
Joey scoppiò a ridere “ Cosa? No, che dici “ rivolse lo sguardo sia a Bakura sia a Marik, euforico “ Ehi, abbiamo conosciuto due ragazze molto carine, e sono in un gruppetto con altre due ragazze, chi le vuole conoscere?” era un’occasione da non farsi scappare quella che si era presentata loro, ovviamente a Joey non interessava fare conoscenza con altre ragazze, ma solo sfruttare i suoi trucchetti per poi usarli con Sharon e farla cascare ai suoi piedi, e fin ora avevano funzionato alla grande, ma per Bakura, Tristan e soprattutto Marik era un’occasione da non perdere, magari riuscivano anche a trovarsi qualche ragazza.
Marik scosse la testa “ Io passo “ neanche morto aveva intenzione di avere a che fare con le ragazze, tanto meno conoscerne qualcuna, la sua tragica esperienza era stata più che sufficiente e ancora gli scottava, solo però per mandarlo in bestia più che per vera sofferenza, beh forse anche un po’ di sofferenza, che però lo faceva infuriare con se stesso.
Duke roteò gli occhi “ Ma dai, scordati del passato e vatti a divertire “ non ne aveva alcuna intenzione di continuare a vedere il suo amico con il muso lungo per tutte le dannate volte che si parlava di ragazze, come se ne avesse sviluppato un’allergia. Conosceva tutta la bella storiella, ma quella strega stava chilometri e chilometri da loro, c’era un oceano sconfinato a separare i due continenti in cui si trovavano e Marik aveva bisogno di divertirsi un po’, infondo era capodanno ed era con loro, che cosa gli poteva succedere di così grave da avere paura anche a parlare con una ragazza appena conosciuta, il bello della discoteca era proprio questo, e poi con qualche bicchierino di sopra il coraggio si prendeva.
“ Grazie, ma anche no, e poi qui abbiamo un problema “ indicò Lizzie che stava accanto a lui, e che guardava Joey e Duke con un sorriso idiota, e gli sventolava la mano davanti in segno di saluto.
Duke sbarrò gli occhi allarmato a vedere Lizzie in quelle condizioni pietose “ Ma che cavolo le è successo?” era ubriaca fradicia, dondolava la testa e le spalle come una bambina ed era rossa, come se stesse per esplodere da un momento all'altro.
Bakura fece spallucce “ Due Vodka – Martini di troppo e qualche salto eccessivo sulla pista da ballo “ alcol e movimenti frenetici, non c’era combinazione più letale per sentirsi male e finire all’ospedale d’urgenza, e lei sembrava quasi sul punto di svenire da un momento all’altro per come stava ridotta, neanche sapeva tenere gli occhi aperti.
Joey imprecò “ Maledizione, come la riportiamo a casa, adesso? Sua madre ci uccide tutti” era più che preoccupato, non avrebbero reagito bene quando Lizzie avrebbe rimesso piede in casa, sicuramente sarebbero stati guai grossi per tutti loro che erano i responsabili gli uni degli altri quando si andava in questi posti, soprattutto delle ragazze, che erano i bersagli più facili, ancora di più se erano delle ubriacone incallite come Lizzie.
Tristan cercò di mantenere la calma di tutti, la serata era ancora lunga e di certo non sarebbero tornati a casa prima dell’alba, qualche oretta e Lizzie sarebbe ritornata ad essere in forma, almeno per quello che si poteva dire essere informa viste le sue condizioni. Sicuramente non avrebbe messo piede in casa sua ridotta a quella maniera indecente, anche perché ne valeva della vita di tutti loro “ Sentite, non vi preoccupate, l’importante è che non beva più e che non resti sola “ Joey e Duke annuirono, d’accordo con quanto aveva detto lui “ Bene “ si voltò verso Bakura “ Vieni con noi, o resti qui?”.
Bakura guardò sia i suoi amici che Lizzie, non sapeva proprio cosa fare, da un lato voleva andare con loro a divertirsi, dall’altro voleva restare con Lizzie, viste le sue condizioni, ma fu Marik a invogliarlo “ Dai, resto io con questa pazza “ Bakura annuì e si alzò dal divano, seguendo gli altri e sparendo oltre la sala.
Lizzie si mise a ridere, una risatina sguaiata che a Marik dette un po’ fastidio “ Comincio a pensare che tu lo faccia a posta per restare solo con me “.
Marik le lanciò una pessima occhiata, ovviamente non poteva fargliene una colpa se sparava scemenze dovute all’alcol, ma non la sopportava proprio “ Forse nella tua mente perversa “ si voltò a guardarlo, ritrovandosela quasi addosso per la troppa vicinanza del suo viso al suo “ Lizzie, fa la brava e risiediti “ le mise le mani sulle spalle e la costrinse a risedersi sulla poltrona, solo che lei non voleva mollare e Marik cominciò ad agitarsi.
“ Ammettilo che in fondo ti piaccio “
Il cuore di Marik cominciò ad accelerare i battiti e sentì il viso andare in fiamme e fu costretto a voltarsi dall’altra parte “ No, non è vero “ non era affatto vero che lei gli piaceva, anzi la detestava perché non facevano altro che litigare ogni volta che si vedevano, per un motivo o per un altro, lei stava sulle scatole a lui e lui stava sulle scatole a lei, funzionava così, erano amici ma non si sopportavano e su questo era sicuro. L’unica cosa su cui non sapeva trovare una risposta era il perché si sentiva così male e perché la voce di sua sorella continuava a torturargli il cervello. Sentì l’immediato bisogno di bere qualcosa, e afferrò in fretta il bicchiere di spumante ancora pieno e lo svuotò tutto d’un fiato, come se fosse acqua, ma aveva disperato bisogno di qualcosa di forte per calmarsi, almeno un bicchiere se lo poteva bere.
Lizzie fece una risatina “ Non è vero, io piaccio a tutti i ragazzi, e sicuramente piaccio anche a te, tranne forse a quell’idiota là fuori con Tea “.
Cominciò a tirargli alcune ciocche di capelli con le dita, che puntualmente Marik tentò di staccarle, un po’ perché gli dava fastidio e un po’ perché gli stava facendo male, ma lei lo afferrò per il colletto della giacca e lo costrinse a guardarla negli occhi “ Se non ti piaccio, devi dirmelo in faccia “.
Le puntò immediatamente le mani intorno ai fianchi, cercando delicatamente di svincolarsi da lei “ Sì, non mi piaci, adesso siediti “.
Ma lei gli scoppiò a ridere in faccia e gli sussurrò, a due centimetri dalle sue labbra “ Perché non riesco a crederti? Guarda che l’ho visto che non mi staccavi gli occhi di dosso per tutta la sera “.
Il respiro di Marik si fermò immediatamente e sentì la faccia avvampare, ma perché le cose più strane dovevano sempre succedere a lui, che accidenti aveva fatto di male per capitare in quella situazione spiacevole, tentò di liberarsi dalla presa di quella pazza e soprattutto di non farsi prendere da strane tentazioni “ Certo, perché sei ubriaca “ cominciò a sperare davvero che qualcuno dei ragazzi arrivasse a mettere fine a quella situazione in cui si era ritrovato coinvolto, perché da lì a qualche istante poteva succedere di tutto, e ne era stranamente preoccupato.
“ Quindi, non ti piaccio proprio? Peccato, perché tu invece mi piaci “.
“ Io, cosa… “ fu questione di sue secondi, e le labbra di Lizzie si ritrovarono incollate a quelle di Marik. Il suo cuore cominciò a battere così forte che quasi ne sentiva i battiti perfino dentro la gola, il respiro si era bloccato come se all’improvviso non ci fosse stata più aria dentro la sala, il suo viso era rosso come un pomodoro e le guance gli facevano male, cominciò a sentire caldo mentre le labbra di Lizzie erano premute contro le sue e non sembravano essere intenzionate a staccarsi neanche di un centimetro e per qualche dannata ragione che non sapeva spiegarsi, non riusciva ad allontanarla, un turbine di emozioni pervadevano la testa di Marik. Era successo all’improvviso, sentiva uno strano calore e non riusciva a separarsi da lei, ma non ne capiva il motivo, Lizzie non gli piaceva per niente e lo sosteneva di continuo, lo aveva detto a sua sorella, la cui voce continuava a tormentarlo con più insistenza. Almeno finché pochi secondi dopo non sentì la voce di Atem e Tea. Sobbalzò e la allontanò brutalmente da lui “ Ma sei impazzita?” aveva il fiatone, il cuore che gli stava scoppiando dentro la gabbia toracica, tutto mentre lei rideva come una matta.
Tea si avvicinò a passo svelto ai due ragazzi e chiese “ Ragazzi, che succede?”
Marik tagliò corto, non aveva nessuna intenzione né di dare spiegazioni né di fare la figura dell’idiota se lei, ubriaca com’era, provava a dire una mezza parola di quanto successo “ Lizzie dà i numeri, è meglio portarla subito a casa “
Tea sbarrò gli occhi “ A casa? Per farci ammazzare? “ scosse la testa “ No, andiamo a casa mia, tanto mia madre non torna prima delle sette “ era assolutamente fuori discussione, a casa sua Lizzie non ci metteva piede se prima non le passava la sbornia, anche se tanto sapeva che era meglio se dormiva a casa sua, almeno tornava poi l’indomani bella fresca come una rosa.
Marik annuì e afferrò Lizzie per un braccio, cercando di farla alzare “ Avanti, pazza scatenata, andiamo “ riuscì a rimetterla in piedi, anche se barcollava da tutte le parti.
Lei cominciò a ridere “ No, perché vuoi riportarmi a casa? “.  
Tea la aiutò a infilarsi il giaccone per evitare che si ammalasse “ Avanti, mettiti questo “ con un po’ di fatica riuscì a metterle il giaccone, anche se Marik era costretto a sostenerla prima che cascasse a terra. La sentì mugugnare e barcollare sempre di più “ Lizzie, che hai? “.
Lei cominciò a muovere gli occhi in giro per la sala “ Sento che mi gira la testa, credo che sverrò “.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualunque cosa, Lizzie svenne, trattenuta da Marik e da Atem, che furono costretti a sorreggerla entrambi prima che cascasse a terra “ Ma proprio adesso dovevi svenire?” con un sospiro imbestialito, Marik prese Lizzie in braccio e Tea le tolse le scarpe, che ormai non le servivano più a niente visto che era svenuta. Insieme, tutti e tre, giunsero all’esterno del locale e salirono in macchina a tutta velocità.
 
nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo, anche se un pò in ritardo ma spero che ne valga l'attesa.
Allora, questo è un capitolo in cui diciamo che si gettano le basi per quello che animerà il seguito della storia XD 
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 68
*** L'inizio del nuovo anno ***


I raggi del sole colpirono in pieno il viso di Lizzie, sprofondato nel cuscino e coperto dai lunghissimi capelli biondi spettinati. La ragazza aprì gli occhi lentamente nonostante le bruciassero e quando la sua vista si abituò la prima cosa che notò, era che il luogo in cui si trovava non era la sua stanza da letto. Sbarrò gli occhi e si sollevò di scatto, guardando attentamente il posto in cui si trovava, anche se non lo riconosceva, purtroppo non ricordava un accidenti di niente della sera passata, tranne forse che era andata a ballare con i suoi amici e che aveva bevuto, ma per il resto erano tutti ricordi confusi e sconnessi, più simili al ricordo di un sogno che di qualcosa vissuta realmente e avvertì un gran mal di testa oltre che una sgradevole sensazione di nausea salire dallo stomaco per i tentativi che faceva di capire che cavolo era successo, che cavolo aveva fatto e soprattutto dove accidenti si trovava adesso.
Si mise seduta sul letto e i suoi occhi si puntarono sui vestiti che indossava, o meglio sul pigiama perché quello che portava non era il suo pigiama, o meglio non era il pigiama che indossava, abitualmente, ma assomigliava molto a quello che aveva comprato e consegnato a Tea, come eventuale ricambio per eventuali decisioni improvvise di dormire a casa sua quando capitavano eventuali situazioni scomode in cui a casa sua non poteva o non voleva tornare e le venne un’illuminazione che la rassicurò moltissimo evitandole il panico, era a casa di Tea, non c’erano dubbi. Solo che come ci fosse arrivata proprio non lo sapeva, non sapeva neanche quando era finita la serata né con chi fosse salita in macchina.
La porta della sua stanza si aprì e fece capolino una sorridente Tea, con mano un vassoio di plastica “ Buon giorno, ubriacona “.
“ Ciao “ Tea le sorrise ed entrò nella stanza, sedendosi accanto a lei e posandole il vassoio sulle coperte. Lizzie guardò il contenuto del vassoio e mugugnò “ Cioccolato caldo e cornetto alla crema, mi conosci proprio bene “ certamente, non c’era modo migliore per riprendersi da una sbornia colossale se non ingoiando cioccolato e cornetto appena sfornato, il profumo le aprì subito lo stomaco, anche se non le risvegliò la mente ancora offuscata dall’alcol, su cui sperava davvero che non le avesse fatto fare qualche orribile azione di cui doveva pentirsi perché aveva la strana sensazione di aver fatto qualcosa, ma cosa proprio non lo sapeva e sperava che Tea potesse comunicarle qualche informazione, anche se ne aveva paura “Potresti farmi il riassunto puntate precedenti su ieri sera? Perché non vorrei aver fatto qualcosa di stupido “.
Tea sorrise “ Tranquilla, non è successo niente, a parte che ti sei ubriacata e che sei svenuta “ purtroppo quella era stata la parte più orribile della serata dopo la litigata con Atem, anche se si era finito tutto bene senza troppe conseguenze negative. Lizzie aveva davvero esagerato di brutto e, infatti, era svenuta sentendosi malissimo, sulla macchina non aveva fatto altro che lamentarsi arrivando quasi a far temere a tutti di doverla portare all’ospedale per assicurarsi che non le fosse capitato niente di grave, per fortuna era finita bene a parte qualche difficoltà per metterle il pigiama che lei e sua madre avevano trovato e i tentativi di Lizzie di prendere Atem amale parole, comunque non era successo niente che avesse potuto rovinare di più quella serata finita così, anche se, però, una cosa c’era, non aveva capito molto di quello che era successo o che aveva visto, ma le era sembrato che Lizzie avesse tentato di strangolare Marik, sicuramente dovevano aver litigato “ Però, hai tentato di strangolare Marik, ora che ci penso “.
Lizzie sbarrò gli occhi, una scossa e dei brividi le attraversarono la spina dorsale a sentire quel nome “ Che cosa ho fatto? “ che significa che aveva tentato di strangolare Marik e soprattutto perché avvertiva quei brividi e dei leggeri scossoni al cuore. Che diavolo aveva combinato con Marik per aver tentato di ucciderlo? Quella storia non le piaceva per niente e su questo almeno non aveva alcun dubbio.
Tea cercò di fare mente locale per ricordarsi qualcosa “ Beh, io non ero presente ma da quel che ho intravisto, eri buttata addosso a lui e sembrava che lo stessi strozzando “ emise una risatina mentre ripensava a quella scena così strana e comica, sicuramente quel poveretto era riuscito farla arrabbiare più di quanto l’alcol non faceva da sobria e il risultato era stato che lei aveva cercato di ammazzarlo, peccato che non era presente e che aveva solo intravisto perché aveva davvero voglia di potersi fare due risate mentre raccontava a Lizzie quanto era successo e soprattutto il perché. Quei due erano come cane e gatto perfino da ubriachi, già che lo erano da sobri, poi l’alcol faceva il resto. Purtroppo non era stato possibile poter assistere alla scena che sarebbe stata un passatempo migliore di litigare con Atem, che stava seriamente rischiando di chiudersi in se stesso e se continuava così, sicuramente, sarebbe stato necessario portarlo da uno psicologo. In quel momento aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto e nessuno poteva farlo se non lei.
Lizzie sbiancò preoccupata, non aveva la più pallida idea di che cosa fosse successo tra lei e Marik, non ricordava un accidenti di niente a parte qualche frammento sparso, né era così sicura al cento percento che Tea avesse ragione su eventuali litigate, certo poteva esserci stato il rischio di avergli messo le mani addosso per qualcosa ma ne nutriva stranamente dei grossi dubbi, non se lo sapeva spiegare con precisione ma qualcosa le diceva che non questa la ragione. Certo, conoscendo Marik probabilmente qualcosa del genere poteva anche essere capitata, possibilmente si era alterata e possibilmente una qualche reazione aggressiva ci poteva stare, ma non poteva certo esserne sicura, poi quanto poteva essere attendibile una che neanche era stata presente e si basava sulle apparenze “ Oh, cavolo “ quella stria non le piaceva per niente, ed era proprio quello che temeva, aveva fatto qualche danno di sicuro e quello che davvero le dava problemi era che doveva scusarsi con lui per qualunque cosa fosse accaduta, anche se l’alcol era già una giustificazione, quello che, però la preoccupava era soprattutto il resto. Se, come diceva Tea, aveva alzato le mani a Marik, sempre che lo avesse fatto, chissà che altro aveva combinato “ E ho fatto altro? “.
Tea scosse la testa “ No, poi sei svenuta “.
Lizzie tirò sospirò sollevata, almeno non aveva riempito a male parole nessuno, temeva perfino di essersi fatta scappare certe cose contro Atem, quando aveva cominciato a bere e vedeva Tea e Atem insieme, seduti su un divanetto a parlare, sempre che si potesse definire così l’indifferenza depressa che quel ragazzo aveva mostrato a tutti, le aveva fatto salire una tale rabbia che se avesse potuto lo avrebbe ucciso, almeno questo dettaglio lo ricordava e sapere che contro di lui non aveva fatto niente di cui poteva pentirsi, era già un sollievo per le sue preoccupazioni.
Tea si alzò dal letto “ Io vado a prepararmi, così andiamo “
Lizzie la guardò con un’espressione interrogativa “ Dove? “ non capì che cosa volesse dire Tea con quella frase, che lei sapesse, non dovevano andare proprio da nessuna parte, se non volesse già sbarazzarsi di lei spedendola a casa sua senza neanche avere addosso un abito di ricambio, perché ora che ci pensava, non aveva niente con sé che potesse servirle come ricambio giornaliero, a parte forse il vestito della serata trascorsa “ Guarda che non ho vestiti di ricambio “
“ Sì che li hai “ si voltò verso la sedia posta accanto al letto e prese i vestiti di Lizzie, un paio di jeans blu con gli strass e un lupetto nero insieme a un paio di converse con le stelle bianche, e li posò sul letto “ Siamo passati a casa tua a prendere degli abiti di ricambio, viste le tue condizioni “ per fortuna che l’era venuta in mente l’idea di andare a casa di Lizzie a prendere dei ricambi per l’indomani, fortunatamente convincere la madre di Lizzie che la figlia aveva deciso di dormire da lei non era stato difficile, era bastato solo dirle che Lizzie aveva deciso di dormire da lei per tranquillizzarla e meno male che lei era addormentata pacificamente sulla macchina per convincere sua madre a concedere il permesso di portarla da lei, altrimenti sarebbero stati guai per tutti.
Lizzie guardò i vestiti con gli occhi sbarrati “ Ah… e mia madre ha visto niente? “ certo che dovevano chiamare Tea per mettere tutti nei guai, aveva il terrore che sua madre avesse visto o intuito qualcosa.
“ Tranquilla, non se n’è accorta “ per fortuna che lei dormiva profondamente mentre sua madre controllava, se si fosse mossa o avesse parlato sicuramente Stephanie Everdeen avrebbe scoperto che si era ubriacata e avrebbe fatto scoppiare un gran casino all’una della notte e ne avrebbe avute tutte le buone ragioni del mondo per arrabbiarsi con Lizzie e purtroppo anche con loro.
Lizzie fece spallucce e si alzò “ Va bene, dammi dieci minuti così poi mi lasciate a casa “.
Tea si stranizzò “ A casa? Guarda che dobbiamo andare a casa tua in campagna, l’hai scordato? Gli altri aspettano per fare la spesa, abbiamo la mangiata “ Lizzie la guardò abbastanza stranizzata e Tea ebbe un brutto sospetto su quello sguardo, sembrava che non sapesse di che parlava “ Ehm… Lizzie, te lo ricordi, vero? Mangiata, primo dell’anno, casa tua in campagna… sì? “ ne avevano parlato per una settimana abbondante di quella mangiata, fare barbecue a casa di Lizzie in campagna per il primo dell’anno, visto che nessuno aveva voglia di passare la giornata tra parenti e amici di famiglia, e Lizzie aveva detto che si poteva fare tranquillamente da lei, solo che adesso sembrava cadere giù dalle nuvole e Tea si infuriò “ Non posso crederci, te lo sei scordata? “ ma era incredibile, va bene che era ubriaca persa, ma ne avevano parlato tutta la settimana e lei lo sapeva fin troppo bene, Whatsapp non faceva che riempirsi di messaggi idioti per questa cosa, la vibrazione del telefono l’aveva fatta impazzire perfino la notte.
Lizzie fece un sorriso di vergogna “ Mi dispiace… “ purtroppo sì, l’aveva scordato, era stata così presa dalla serata della vigilia che tra scelta dei vestiti, degli accessori, i capelli, preparare anche Serenity e varie discussioni con sua madre che aveva dimenticato a far preparare la casa di campagna per la mangiata, neanche le scuderie aveva pulito per lo stress della settimana.
Tea puntò le mani sui fianchi “ Non posso crederci che te lo sei scordata, hai anche detto che per te andava bene “ allora era davvero stordita, ne avevano parlato e lei aveva detto che si poteva fare, come poteva esserselo dimenticato così di punta in bianco, in sostanza non c’era preparato un bel niente per la mangiata se lei lo aveva dimenticato, certe volte voleva aprirle la testa per controllare che il cervello navigasse nella materia grigia e non nell’alcool.
“ Non è un problema comunque, possiamo sistemare tutto ora “ non c’era nessun genere di problema, bastava solo andare subito a casa e darle una mezza sistemata, tanto non ci voleva molto, erano in due e avrebbero fatto subito, o almeno era quello che si augurava di fare.
Tea sbarrò gli occhi “ Sistemare tutto, noi due da sole? “ ma era impazzita, da sole avrebbero finito entro il pomeriggio, ma tanto che poteva fare, di certo un bel niente “ Va bene, sbrigati “ e uscì dalla stanza per andare a finire di preparare le cose da portarsi per la mangiata.
 
Marik era coricato ancora nel letto, a fissare il soffitto della sua stanza, non aveva chiuso occhio per tutta la notte, tranne forse per qualche oretta così giusta per non passarla del tutto in bianco e che gli aveva fatto venire gli incubi per quanto successo con Lizzie. Insomma, gli era capitato di tutto e di più, dalle catastrofi alle peggiori situazioni imbarazzanti in cui per colpa sua o degli altri si era ritrovato coinvolto in un modo o nell’altro, ovviamente perfino la sfiga gli aveva fatto un brutto scherzo con tutta quella bella storia di Asiya, su cui davvero c’era da piangerci sopra, ma mai gli era capitata una situazione come quella della sera precedente, insomma si era ritrovato in situazioni ben peggiori ma mai si era ritrovato a baciare la persona che più detestava sulla faccia della terra, ovvero Lizzie.
Aveva baciato Lizzie, o meglio lei aveva baciato lui, ma quello che era peggio era che gli aveva perfino detto che lui a lei piaceva. Non che ci fosse di chissà quanto attendibile nelle parole di una che aveva il cervello completamente offuscato dall’alcol, dopo di tutto c’era passato pure lui in una situazione simile anche se non fino al punto da arrivare a ridursi in quella maniera, ma doveva ammettere che Lizzie lo aveva lasciato senza parole, diceva sempre che lo odiava e che voleva vederlo sparire e poi sul più bello diceva che le piaceva e per giunta era arrivata a baciarlo in quel modo.
Ma quello che davvero era strano era che lui non era riuscito ad allontanarsi, si era sentito quasi attirato in quella situazione, come se qualcosa di più grande e forte di lui lo stesse spingendo a non reagire, a non fare un accidenti di niente, tranne forse tentare di ricambiare il bacio, perché ne aveva sfiorato quasi l’idea di ricambiare quel gesto, mandare all’aria la ragione e fregarsene di tutto quanto.
Ecco, non sarebbe strano se ti piacesse.
Scosse la testa, quella fastidiosissima voce di sua sorella continuava a tormentarlo insistentemente, ecco di chi era la colpa, se si sentiva così, sua sorella gli aveva ficcato in testa idee assurde e inconcepibili, come se lui potesse provare qualcosa per Lizzie. In effetti, la provava qualcosa per lei, in altre parole un grandissimo senso di fastidio per ogni volta che sentiva la sua voce stridula nelle orecchie e per tutte le volte che gli faceva battute idiote che proprio non era capace di sopportare, ecco cosa provava per Lizzie, odio, pure e semplice odio che proprio non era capace di controllare, e poi Lizzie era completamente ubriaca, possibilmente neanche se lo ricordava più quello che aveva detto o fatto e tanto anche lui presto se lo sarebbe scordato, tanto tra loro che accidenti poteva succedere, a parte scannarsi come il solito. Si voltò quindi dall’altra parte del letto e cercò almeno di poter dormire ancora un po’, tanto era giustificato dalla serata passata con gli amici e dal fatto che era il primo dell’anno.
Comunque scostò le coperte con un sospiro e si alzò dal letto, quel giorno essendo il primo dell’anno avevano organizzato una mangiata proprio a casa di Lizzie, il che significava doverla sopportare per un giorno da sobria, che forse era peggio di sopportarla da ubriaca, ma tanto che cosa cambiava, di certo si era scordata tutto senza neanche sapere che cosa aveva fatto e lui di sicuro non avrebbe toccato l’argomento, avrebbe fatto morire tutto lì come se niente fosse.
 
Nuovo anno, nuova speranza, erano state queste le parole che Tea aveva pronunciato e che adesso tormentavano il cervello di Atem, che se ne stava seduto sul letto a guardare un punto non preciso del materasso. Tutti i suoi amici, Tea soprattutto, credevano che Yugi si sarebbe risvegliato dal coma, che sarebbe tornato a essere quello che era prima, che si sarebbe ripreso, ma sarebbe stato davvero un caso raro nella vita abbastanza disastrata di Atem una cosa del genere, per come la vedeva lui, era finita, tutto era finito, Yugi stava così da due settimane e non c’erano segni di miglioramento, almeno per quello che il nonno faceva capire quando prendeva l’argomento con qualcuno, e per lui non c’era prova più concreta di un improbabile sviluppo negativo di quella. Dovevano rassegnarsi tutti, Aknadin aveva fatto bene il suo lavoro, era riuscito dove altri avevano fallito, spezzare la vita di Yugi come un ramoscello di un albero secco, forse la speranza era l’ultima a morire come tutti sostenevano, ma lui aveva avuto fin troppe prove concrete dell’inutilità della speranza, alla fine non era altro che un mucchio di cavolate, sparate solo per mascherare l’evidenza dei fatti, cioè che era il destino o la fortuna a decidere della vita degli altri e a lui glielo avevano fatto capire, fin troppo bene che la fortuna e la speranza non esistevano per niente.
Il rumore di un campanello giunse fino alle sue orecchie e la porta socchiusa si aprì permettendo ad Anakin di entrare e di saltare sul suo letto, accucciandosi sopra le sue gambe e cominciando a piangere. Atem sospirò e allungò una mano per accarezzare il pelo del cane “ Ti manca Yugi, vero? “ il cane lo guardò e si spostò, coricandosi al suo fianco e cominciò a lamentarsi. Perfino il cane soffriva per l’assenza di Yugi, forse era quello che soffriva più di tutti, dopo tutto Yugi era il suo padrone, lo aveva portato lui a casa per adottarlo e il cane era molto affezionato a lui, non ascoltava nessuno che non fosse lui e vedere la sofferenza negli occhioni di quell’animale lo faceva stare male, perché era la stessa sofferenza che si portava dentro lui “ Lo so, manca anche a me “  aveva tanta voglia di piangere ma non gli usciva neanche una lacrima dagli occhi, ormai ne aveva versate così tante che i suoi occhi si erano prosciugati.
Comunque, si alzò dal letto e andò all’armadio per cominciare a prepararsi, i suoi amici erano riusciti a fregarlo, avevano organizzato una mangiata e per costringerlo ad andarci avevano perfino anticipato i soldi per lui, giusto per fare leva sul suo senso del rispetto altrui. Odiava questi stratagemmi, ma ormai che poteva fare, se provava a dire di no almeno lo ammazzavano con le loro mani, come se già non ci fossero sufficienti persone, e forse sarebbe stato meglio, almeno avrebbe smesso di stare male. Aprì l’armadio e prese i primi vestiti che gli capitarono e lo richiuse con un calcio.
 
Joey e Duke erano seduti sul divano di casa di Bakura, intenti a fissare al computer le foto delle ragazze che avevano conosciuto la sera precedente al locale, non che a Joey interessassero più di tanto quelle ragazze, il suo unico scopo era di provare a fare colpo su di loro per poi fare colpo su Sharon e riuscire a chiederle poi di diventare la sua ragazza. Certo i risultati erano stati metà e metà, alcuni erano riusciti e altri gli avevano fatto fare la figura dell’idiota, ma lo steso non si poteva dire per Duke, quello era riuscito a fare breccia nel cuore di quelle ragazze e aveva recapitato ben tre numeri di telefono e in più i contatti Facebbok e Joey ne era un po’ indispettito da questa cosa, non faceva altro che vantarsi con Bakura di quanto sia stato bravo a farle cascare ai suoi piedi mentre le foto scorrevano davanti al viso di tutti e tre “ A questa, sicuramente chiederò di uscire, è impossibile che rifiuti dopo ieri sera, ho anche il suo numero “ scoppiò a ridere pieno di sé per la grande conquista, aveva passato quasi tutta la serata con quella ragazza, avevano ballato e parlato per tutta la sera e il primo che aveva chiesto e ottenuto il numero era stata lei, ma in fondo Duke se lo aspettava che una di quelle ragazze cascasse ai suoi piedi, nessuno poteva resistergli e quella ne era stata la prova.
Bakura scoppiò a ridere e scosse la testa, tirando fuori dalla tasca dei jeans un bigliettino “ Io non credo, guarda “ gli porse il foglietto e Duke sbiancò, guardando prima la ragazza in foto e poi il foglietto di Bakura e stavolta fu Joey a scoppiare a ridere “ Mi dispiace, ma ho anch’io il suo numero “ a quanto sembrava, la cara ragazza che Duke aveva rintracciato, aveva deciso di fare la doppia mossa e aveva lasciato il suo numero anche a lui, ecco uno dei tanti motivi del perché gli piaceva prendere parte a quel genere d’incontri casuali, per vedere fino a che punto una ragazza poteva dimostrarsi subdola al pari di un ragazzo. Peccato che lui non fosse un idiota e non aveva intenzione di cascarci, per tanto prese il foglietto e lo strappò in mille pezzi “ Te la regalo, se vuoi “ e andò a sedersi su un divanetto godendosi la faccia sconvolta di Duke, che montò su tutte le furie.
“ Mi ha fregato, non posso crederci “ allora tutte quelle belle parole e cavolate varie erano state solo un trucco per vedere chi fra lui e Bakura cascava per primo, peccato che non aveva intenzione di volersi litigare con un amico per una ragazza che aveva visto e conosciuto solo una volta “ Adesso ci penso io “ per tanto bloccò il contatto Facebook mandandola a quel paese con un solo clock “ Beccati questa “.
Joey non riusciva a smetterla di ridere “ Questa è bella, Duke Devlin che rifiuta una ragazza “ era davvero una cosa unica nel suo genere, la prima volta che vedeva il suo amico incavolarsi e mandare a quel paese una ragazza come quella, se lo avesse detto a qualcun altro ci sarebbe stato sicuramente da ridere e non solo, anzi sarebbe stato bello sentire che cosa ne avrebbe pensato Marik, sicuramente se ne sarebbe uscito con uno dei suoi soliti avvertimenti da pessimista incallito e ne avrebbe avuto più che ragione di farlo, perché Duke era stato fregato in pieno.
Duke si alterò malamente nel sentirsi preso in giro da Joey “ Non ci trovo niente da ridere, sai? Più che litigare con un amico, mando a quel paese lei “ su questo non si discuteva, una ragazza che dava a più persone il suo numero non era una tipa affidabile, probabilmente voleva divertirsi sia con Bakura sia con lui e Duke Devlin non era il tipo da farsi fregare solo perché una ragazza era carina, più che uscire con lei preferiva starsene solo per il resto della vita. Prese un bel respiro e spense il computer, per quella giornata era meglio finirla con certi argomenti, per tanto decise di cambiare argomento “ Comunque, qualcuno ha notizie di Tristan? “.
Joey scosse la testa “ No, sicuramente dorme ancora “ gettò uno sguardo all’orologio, era certamente ancora presto per gli orari standard di Tristan, non si alzava dal letto prima di mezzogiorno, il che significava che per la mangiata dovevano aspettare ancora un’oretta scarsa e sicuramente ci sarebbe stato da annoiarsi parecchio, soprattutto perché essendo assenti Marik e Tristan non potevano muoversi di casa se prima non erano tutti assieme, per evitare problemi lungo la strada visto che l’unico a conoscere la strada grazie al GPS era Marik.
 
Lizzie immerse la scopa dentro il secchio e cominciò a lavare il pavimento della sala da pranzo, era da quasi un’ora che lavavano a terra e preparavano la casa, anzi lei lavava a terra, poiché aveva deciso di spedire Tea a pulire le scuderie, una piccola vendetta che desiderava tanto prendersi per tutte le volte che schifava i suoi cavalli. Non dovevano fare grandi cose, bastava solo fare i bagni, la cucina e la sala da pranzo, ma era comunque un lavoro abbastanza oneroso e frustrante, soprattutto perché lo stava facendo da sola e chissà quando avrebbe finito. Sospirò e gettò uno sguardo all’orologio, erano le undici e trenta, meno di mezz’ora e gli altri sarebbero arrivati e lei aveva ancora da lavare tutta la sala e sistemare la tavola per il pranzo, cosa che non sarebbe stata possibile fare prima di due ore abbondanti visto il gran lavoro che le toccava, una vera rottura di scatole che purtroppo andava fatta a ogni costo.
Sentì il citofono suonare e il terrore che fossero gli altri, con mezz’ora di anticipo, la terrorizzava a morte. Posò il bastone e andò a rispondere “ Chi è ?”
Fu Joey a rispondere “ Babbo Natale con gli elfi domestici a seguito, chi vuoi chi sia? Siamo noi “
Lizzie sbuffò e aprì il cancello, puntuali come degli orologi svizzeri, magari troppo per i suoi gusti vista la situazione che incombeva sulle sue spalle e il gran casino che c’era ancora da sistemare, visto soprattutto che i lupi affamati erano arrivati e avrebbero cominciato a fare casino per preparare subito da mangiare, come se nella vita contasse solo questo, ma infondo erano lì per la mangiata, peccato che si era scordata di sistemare la casa quando doveva e poteva, e adesso era costretta a fare quello che più odiava.
I ragazzi parcheggiarono dentro il vialetto, sotto la tettoia di legno e scesero tutti dalla macchina, tranne Marik, per entrare dentro la casa e la prima battuta fu di Joey, che scoppiò a ridere non appena la vide con mano un bastone e un secchio d’acqua “ Ah, che è successo, principessa? La servitù ha dato le dimissioni?” era davvero divertente vedere Lizzie per la prima volta fare le pulizie di casa, non credeva per niente che una come lei fosse capace di lavare a terra, tanto meno che avesse il coraggio di toccare uno strofinaccio bagnato di detersivo per i pavimenti, tutti gli altri scoppiarono a ridere a seguito di Joey, divertiti dalla scena e dalla faccia inviperita di Lizzie.
Lizzie guardava tutti malamente, con la faccia contorta in una smorfia di rabbia per le prese in giro “ Ah, ah, ah, divertente, molto spiritoso “ erano fortunati se non prendeva il secchio d’acqua e lo scaraventava addosso a qualcuno di loro, non solo le toccava pulire la casa ma pure doveva essere presa in giro in quel modo, li odiava tutti quanti per questo, a lei non piaceva fare le pulizie era vero, come era vero che era una specie di punizione per essersi dimenticata della mangiata e adesso doveva correre ai ripari per fare trovare la casa discretamente pulita e sistemata, ma non c’era bisogno di infierire in quel modo su di lei, a meno che non volevano farla infuriare più di quanto già non fosse arrabbiata di suo.
Lo sguardo imbestialito di Lizzie fece capire a tutti che non era aria per fare battute e Duke cercò di sistemare “ Vuoi che ti diamo una mano?“ sembrava essere più confusa che tutto il resto, forse era meglio evitare discussioni da cretini e aiutarla.
“ Sarebbe il caso, direi “ indicò la sala da pranzo, che dava nel corridoio adiacente alla cucina “ Andate ad apparecchiare la tavola, tutti gli affari sono nella credenza “ Duke, Tristan, Joey e Bakura annuirono e si diressero verso la sala da pranzo, ma non Atem, che invece rimase nella cucina con lo sguardo perso nel vuoto e annoiato, cosa che Lizzie notò molto chiaramente “ Ehi, stai bene?”
Atem si riscosse dai suoi pensieri e la guardò, per poi annuire semplicemente “ Sì, sto bene, ho solo sonno “.
Lizzie sorrise “ Perché non vai da Tea, è nelle scuderie, potrebbe spaventarsi se Luxor è agitato “ forse sistemare la sala da pranzo non era il massimo delle aspettative, ma se c’era una cosa su cui Lizzie aveva puntato per provare a far sorridere un po’ Atem, erano certamente i suoi cavalli, almeno aveva un passatempo che poteva piacergli e poi Tea era possibilmente talmente tanto spaventata che non sapeva fino a che punto poteva sistemare le scuderie, quando glielo aveva detto era diventata più bianca di un cadavere, magari lui poteva aiutarla.
Atem annuì e uscì fuori dalla casa, non che gli andasse di stare lì, ma almeno poteva passare cinque minuti di tempo senza pensare a niente e a nessuno.
 
Tea era un po’ intimorita mentre spazzava il pavimento di legno delle scuderie, i cavalli all’interno dei boxer non facevano altro che nitrire e calpestare qualcosa con gli zoccoli, ma quello che più la spaventava era quello nero e grosso nel boxer più lontano, da lì sembravano provenire strani rumori e non osava neanche avvicinarsi, purtroppo avendo finito di spazzare tutta la paglia sul pavimento, doveva sistemare quella dentro i boxer e quella era la parte più difficile che le faceva più paura. Odiava i cavalli, non le piacevano per niente per i loro comportamenti strani e improvvisi, non sapevi mai se erano tranquilli o agitati, finché non te li trovavi davanti e di certo lei, non voleva trovarsi davanti al grosso muso di un cavallo che la fissava o che scalpitava contro di lei. Aveva avuto pessime esperienze con i cavalli e adesso per colpa di Lizzie, spazzare i boxer toccava a lei poiché la sua cara amica aveva deciso di vendicarsi perché in macchina l’aveva rimproverata per la magnifica prospettiva di dover pulire casa, possibilmente gli altri erano già arrivati e lei era lì a spazzare paglia e fieno.
Sospirò pesantemente e si fece coraggio, adesso le restava solo dover aprire i boxer e fare uscire il primo cavallo, in altre parole quello di Lizzie, Lyla. Quando fu pienamente convinta, si avvicinò al boxer, dove Lyla era tranquilla a mangiare avena “ Ciao, bella cavallina, adesso ti faccio uscire “ deglutì con le palpitazioni “ Se ci riesco “ il cavallo nitrì e Tea si bloccò, con la mano posta sopra la serratura della porticina. Fu questione di pochi istanti, e si trovò il grosso muso allungato del cavallo che la fissava da vicino. Indietreggiò e urlò, finendo addosso a qualcosa di morbido che la afferrò per le spalle.
“ Stai attenta, così lo innervosisci “
Tea tirò un sospiro nel sentire la voce di Atem nelle sue orecchie “ Ciao, Atem “ si voltò verso di lui e si alzò in punta di piedi, stringendogli le braccia intorno al collo e gli stampò un bacio sulle labbra che fu subito ricambiato.
Si staccò da lui e lo guardò negli occhi “ Mi aiuti a sistemare i cavalli? “ meno male che c’era lui, almeno poteva darle una mano quella simpatica e alquanto catastrofica esperienza che si trovava a dover fare.
Atem si mise a ridere e annuì “ Ti faccio vedere come si fa “ lasciò Tea e si avvicinò al boxer di Lyla, sporgendo la mano oltre la porta del boxer, invogliando il cavallo ad avvicinarsi a lui e quando l’animale gli si avvicinò, strofinò il muso contro il palmo della sua mano “ Brava, sei bravissima “ il cavallo soffiava e muoveva la testa mentre lui gli accarezzava la criniera sopra le orecchie. Si voltò verso Tea e le fece cenno di avvicinarsi “ Dai, vieni “.
“ Cosa? “ sbarrò gli occhi con terrore, non poteva davvero pretendere che si avvicinasse a quel cavallo, lei non era abituata a toccare gli animali, soprattutto se erano più grossi di un cagnolino “ No, no, no, non credo che sia… “ ma Atem le afferrò una mano e la costrinse ad avvicinarsi a Lyla “ Eh, non credo che sia una buona idea “ le tremava la mano al solo pensiero di dover toccare un cavallo, era terrorizzata da qualche eventuale reazione istintiva che poteva scatenare quel contatto, magari lui non aveva paura ma lei sì e sapevano tutti che la paura fregava molto le persone, soprattutto quando stavano a due millimetri di distanza da un animale che s’innervosiva facilmente.
“ Rilassati, non ti farà niente se mantieni la calma “.
Annuì ma con poca convinzione mentre Atem avvicinava la sua mano al muso del cavallo, e quando sentì il contatto con il muso dell’animale, strinse gli occhi spaventati, temendo una qualche reazione negativa ai suoi danni, e invece non sentì niente, o meglio qualcosa sentiva ma era il muso del cavallo che strofinava contro la sua mano “ O Dio, cos’è?”
“ Apri gli occhi e guarda “
Tea fece come Atem le disse, aprì prima un occhio e poi ‘altro e vide il cavallo toccare e annusare il palmo della sua mano, scoppiò a ridere mentre il pelo liscio e morbido strofinava contro il suo palmo “ Non è così male “ si era aspettata sicuramente peggio da quella cavallina, come un colpo di zoccoli improvviso, un’impennata o peggio un morso, e invece non faceva niente di tutto questo.
Atem fece spallucce, sorridendo “ Il segreto è non avere paura “.
Tea annuì, guardando con attenzione il viso di Atem e finalmente vide apparirgli dopo un bel po’ di tempo un sorriso sulle labbra, certo non un sorriso di gioia effervescente, ma pur sempre un sorriso, ed era già qualcosa “ Quindi, ci volevano solo due carezze a un cavallo per farti ritornare un sorriso?” voleva tanto scoppiare a ridere, aveva urlato, imprecato, e tutti gli altri si erano dannati l’anima per fargli tornare un minuscolo sorriso sulle labbra senza risultati, e alla fine erano stati più che sufficienti due carezze a un cavallo del cavolo per renderlo di nuovo sereno, certo ci voleva veramente poco, a saperlo prima si sarebbero organizzati più di una settimana prima con Lizzie se bastava solo questo per lui.
Atem scoppiò a ridere “ Diciamo che i cavalli sono una specie di antistress “ non che si sentisse chissà quanto bene, ma di certo avere sotto il palmo della mano, il contatto con un cavallo, gli stava tranquillizzando un po’ la mente e tutto il resto. I cavalli gli avevano fatto sempre quell’effetto, quando litigava con suo padre o era molto nervoso, la prima cosa che faceva era scappare dal palazzo correndo nel deserto in sella al suo cavallo, lanciato a un galoppo sfrenato finché non scaricava i nervi e la tensione e poi tornava a casa, con i nervi completamente scarichi e il cervello più rilassato e meno dolorante per il nervosismo. Non credeva che si sarebbe portato dietro questa cosa perfino dopo 3000 anni, ma era comunque una sensazione piacevole.
“ Dirmelo prima, ti pareva brutto? Mi sarei risparmiata anch’io molto stress “ aveva passato una settimana a trascinarlo fuori di casa dentro i pub, o alle riunioni, perfino alla mangiata di capodanno e niente di questo lo aveva tirato su di morale, se magari lo avesse detto prima che il solo modo per fargli passare il nervoso era un cavallo, avrebbe organizzato quella mangiata parecchio tempo prima.
Atem sorrise “ Sì, certo “
“ Almeno, c’è una cosa positiva “
Atem la guardò incuriosito “ Cosa?“
Lei gli sorrise e lo abbracciò, passandogli un braccio dietro la schiena e posando la testa sulla sua spalla, venendo subito ricambiata da lui, che poggiò la guancia sulla sua fronte, stringendole il braccio dietro le spalle “ Almeno stai ridendo, finalmente “ le era mancato fin troppo il suo sorriso, forse non era un sorriso allegro che sprizzava vitalità, ma era comunque già qualcosa di positivo, erano due settimane che stava sempre giù di morale, se davvero era merito di quegli animali se finalmente stava facendo un sorriso, allora non poteva che provare un po’ di simpatia verso di loro, gli avevano in parte restituito quello che era il suo ragazzo, e non aveva più intenzione di permettere a niente di e nessuno di rovinargli quel piccolo sorriso, anche se l’unico che poteva tornare a farlo veramente sorridere era solo Yugi, con un risveglio che tutti speravano di vedere al più presto. Alzò la testa per guardarlo negli occhi “ Mi prometti che almeno oggi smetti di tenere il muso?” non ce la faceva più a sopportare quella situazione, almeno per un giorno voleva vedere un sorriso perenne sulla faccia di Atem e non il solito umore nero che da un po’ lo accompagnava ovunque andasse e ovunque fosse, voleva vedere di nuovo i suoi occhi ametista brillare e non con quell’alone spento di disperazione che ormai era diventato irremovibile, per un giorno voleva davvero riavere il suo ragazzo così come lo conosceva da sempre.
Atem annuì, non si sentiva in vena, ma se era per lei, allora ci avrebbe provato a fare uno sforzo, anche se davvero non ne aveva alcuna forza “ Te lo prometto “ le diede un bacio sulla fronte e la strinse più forte, forse non si sentiva dell’umore giusto per ridere e scherzare come una pasqua, ma se era per Tea, lo avrebbe fatto.
Fu un colpo di zoccoli improvviso e un nitrito agitato a far sobbalzare i due e Tea si strinse di più ad Atem, stringendo tra le mani il tessuto del maglione “ Oddio, odio quel cavallo “ da quando era entrata lì, la sola cosa che aveva sentito erano nitriti agitati e rumori di zoccoli che sbattevano contro muri e legno, come se quel cavallo volesse uscire dal boxer. Era terrorizzata a morte da quell’animale, sembrava un vero mostro, era completamente nero, con una criniera lunga e folta, dagli occhi su un marroncino chiaro quasi rosso e grosso più della cavallina di Lizzie, a tratti le sembrava quasi posseduto.
Atem riconobbe subito il nitrito, era senza dubbio Luxor, solo lui poteva scalciare in quel modo, a quanto sembrava il nervoso non lo aveva solo lui, ma anche quel cavallo così spaventoso da far tremare chiunque gli si parasse davanti, tranne forse lui. Ci fu un altro colpo di zoccoli, stavolta più forte e Tea sobbalzò ancora di più, parandosi dietro le sue spalle per il terrore “ Che vuole fare? Dimmi che non ha intenzione di uscire da lì “ non le piacevano quei rumori, a dire il vero non gli piaceva neanche il cavallo di per se.
“ Sta tranquilla, dal boxer non esce proprio nessuno “ si voltò a guardarla e le indicò la porta d’uscita “ Perché non vai dagli altri, qua, ci penso io “.
Tea annuì senza farselo ripetere due volte “ Sì, meglio “ e uscì immediatamente fuori dalle scuderie, correndo come un razzo per allontanarsi dal cavallo indemoniato
Atem prese un bel respiro e si avvicinò al boxer, dove Luxor scalpitava con gli zoccoli sulla paglia, nervosamente “ Ciao, Luxor “ avvicinò la mano al muso del cavallo, il quale nitrì ferocemente e scalpitò contro la porta di legno del boxer, costringendo Atem ad allontanarsi “ Ehi, vacci piano, dovresti ricordarti di me “ tentò di nuovo di avvicinarsi e allungò la mano contro il suo muso, Luxor si avvicinò e ci soffiò contro e poggiò il muso contro il suo palmo, permettendo al faraone di poterglielo accarezzare “ Bravo, così “ il cavallo allungò il muso contro la faccia del faraone, odorandola e sbuffandoci contro “ Sì, mi piaci anche tu “ gli accarezzò i ciuffi di criniera sopra la fronte e il cavallo si sporse verso di lui, non capiva proprio cosa ci trovassero di così pericoloso tutti quanti su Luxor, a lui sembrava un cavallo normale, forse perché era un po’ più focoso degli altri, ma ciò non significava che era indomabile, lui lo avvicinava tranquillamente e gli sarebbe tanto piaciuto poterlo anche cavalcare se solo potesse farlo, di certo sarebbe stato bellissimo poter correre al galoppo in sella a Luxor, doveva avere senza dubbio una buona tenuta e molta resistenza, e se aveva disarcionato una come Lizzie, forse poteva disarcionare anche lui, però gli sarebbe piaciuto.
 
Marik era ancora sulla macchina, aveva preso la scusa della telefonata per rilassarsi il cervello due minuti e prendere il coraggio sufficiente per entrare in quella casa ad affrontare Lizzie. Il suo piano era semplice, evitare di averci a che fare e non guardarla neanche in faccia per non avere spiacevoli ricordi che era meglio cancellare dalla sua mente, anche se non volevano andarsene. Aveva un blocco totale allo stomaco per il nervoso e per l’ansia, non sapeva quanto Lizzie si ricordasse e poteva essere sia un bene sia un male, un bene perché almeno non avrebbe dovuto parlare con lei di niente e un male perché se qualcuno aveva visto qualcosa possibilmente, lei poteva chiedere conto e soddisfazione a lui e sinceramente voleva evitare, ma non poteva starsene sulla macchina per tutto il dannato giorno, da lì doveva pur uscire alla fine. Prese quindi un bel respiro e aprì lo sportello, uscendo dalla vettura e mentre si avvicinava alla casa, sentiva già le voci squillanti con tanto di risate dei ragazzi, ma stranamente non sentiva quella di Lizzie, forse era da qualche altra parte perciò entrò dentro la casa e si ritrovò immediatamente davanti Lizzie, che spazzava il pavimento con una faccia più che infuriata, e subito gli si mostrò davanti agli occhi il ricordo della sera passata e il cuore cominciò a battergli così forte da fargli venire le palpitazioni. Non era una cosa da lui, ma n quell’istante sentì un leggero tremore alle gambe, una strana sensazione lo stava pervadendo e gli sudavano le mani. Deglutì più volte a vuoto, non aveva la più pallida idea di cosa fare, forse doveva salutarla, forse doveva andarsene dagli altri, una cosa era sicura, per colpa di quella ragazza adesso si sentiva un idiota e s’infuriò “ Che carina, Cenerentola che pulisce a terra “ beh, almeno una cosa gliel’aveva detta e già se ne stava pentendo perché lo sapeva che non avrebbe portato niente di buono.
Lizzie si fermò di colpo e lentamente si voltò a guardarlo, con un’espressione contorta dalla rabbia che già aveva accumulato sia per le pulizie che era costretta a fare sia per le simpatiche battute in sottofondo di quegli idioti nell’altra stanza “ Scusa, che vorresti dire? “ lo guardò negli occhi con un’espressione furiosa, e stranamente sentì una strana sensazione e degli strani dolori al cuore e allo stomaco che non sapeva spiegare ” Senti, Timon la suricata, sarà meglio che non mi fai girare la luna, perché oggi non sono in vena di scherzare “ odiava la situazione in cui si trovava e soprattutto odiava lui, con tutta la sua forza di volontà, era già incavolata di suo e lui riusciva a farla arrabbiare ancora di più.
“ Perché, altrimenti che fai?” le lanciò uno sguardo di sfida, di solito si divertiva a farla infuriare, ma stranamente più la faceva arrabbiare più si arrabbiava anche lui e i nervi gli stavano saltando come delle molle.
Lizzie ricambiò il suo sguardo di sfida “ Non ti piacerebbero le conseguenze, fidati “ se davvero voleva farle saltare i nervi, ci stava riuscendo benissimo perché era così nervosa che se avesse potuto tirargli qualcosa a dosso lo avrebbe fatto immediatamente, anche a costo di spaccargli i denti con qualcosa di pesante come una delle padelle poste sul tavolo, sempre che non si fosse levato subito dai piedi “ Perciò, vedi di sparire “ sibilò a denti stretti, indicandogli con il dito la sala da pranzo dove gli altri idioti stavano sistemando la tavola con le orecchie puntate, verso la cucina. Aveva il crescente desiderio di ucciderlo con le sue mani, e uno di quei giorni lo avrebbe sicuramente fatto e sarebbe stata una vera liberazione.
Marik le fece una smorfia e se ne andò dagli altri, sedendosi una sedia per ricaricare il cervello e scaricare, peccato che Joey ci mise le sue solite battute idiote “ Però, sei riuscito a farla incavolare davvero, come ci riesci?“
Gli lanciò una pessima occhiata e gli disse “ Senti, oggi non è giornata, ok?“ era cominciata davvero bene quella squallida giornata e chissà come sarebbe finita, una cosa era certa, sicuramente avrebbe ucciso quella ragazza uno di quei giorni e quando sarebbe successo, sarebbe stato il giorno più bello della sua disastrata vita del cavolo.
 
Avevano finito di mangiare da quasi mezz’ora abbondante e da quasi mezz’ora tutti ridevano con le lacrime agli occhi per le barzellette di Joey, era un idiota ma almeno su questo era bravo, anche se lui era già una barzelletta di suo. Ridevano tutti, tranne Lizzie e Marik, che se ne stavano per i fatti loro a non dare neanche un segno di vita ma che si scambiavano ripetuti sguardi di sfida, quando uno voltava lo sguardo, l’altro lo distoglieva e andavano avanti così da quasi venti minuti.
Lizzie non ce la faceva proprio a smetterla di guardarlo e di detestarlo, l’aveva presa ad antipatia da subito, come se gli avesse fatto qualcosa di terribile in qualche eventuale vita passata, ovviamente anche lei non gli aveva certo mostrato di provare chissà quale simpatia per lui, ma soprattutto era colpa sua. Tutti quanti, lì presenti, erano riusciti ad accettarla e, lei, nel bene o nel male, aveva accettato loro e i loro caratteri, ma Marik proprio non lo sopportava, era più forte di lei. Tutte quelle battutine squallide, i suoi modi antipatici e soprattutto quel suo pessimo vizio che aveva di umiliarla e di sfotterla, davvero non li sopportava, non trovava giusto che doveva sempre prenderla di mira in quel modo, lei non gli aveva fatto proprio niente di male, anzi era sempre lui che attaccava discussioni con lei, anche su Whatsapp faceva così, diceva una cosa, anche una battutina per prenderlo in giro, e lui subito la bersagliava ricoprendola di battute idiote e pesanti e soprattutto facendole fare la figura della scema, magari ci trovava qualcosa di divertente ma lei invece no, lo odiava per questo e un po’ le faceva male, non se le meritava quelle cose, ognuno aveva il suo carattere, che fosse buono o brutto, ma nessuno aveva il diritto di trattare qualcuno come lui trattava lei. Anche quel giorno, con quel simpatico soprannome di Cenerentola, va bene che aveva difficoltà a pulire i pavimenti o a fare le pulizie di casa, ma a casa sua facevano tutti i domestici per lei e sua madre, la verità era che Marik era geloso del fatto che lei poteva permettersi certe cose e lui no, ma non era colpa sua se la sua vita era paragonabile a quella di Timon, la suricata e si era beccato una cantonata da una ragazza di strada, anche lei aveva subito una delusione d’amore che ancora le scottava, soprattutto perché Atem l’aveva sempre davanti agli occhi, ogni giorno, però non se la prendeva con nessuno, non andava a riversare lo sfogo delle sue tragedie su chi non c’entrava niente, anzi lo riversava sull’alcool ed era solo questo il suo difetto.
Detestava quel grandissimo idiota del cavolo, solo guardarlo glielo faceva detestare ancora di più e non solo quello, non sapeva proprio che cavolo era ma quando lo guardava sentiva lo stomaco contorcersi e delle scosse al cuore e proprio non aveva idea del perché, non le era mai successo prima d’ora e nella testa le ritornò il discorso di Tea.
Sembrava quasi che lo stessi strozzando
Quella frase le ronzava in testa continuamente, come se fosse una cantilena incessante che le torturava il cervello facendoglielo quasi esplodere, perché era convinta che quella lì non fosse la verità, perché aveva la strana sensazione e la strana paura che avesse combinato qualcosa di molto più grave rispetto a un tentato omicidio da ubriaca? Perché se era sicura su una cosa, era che di quanto accaduto la sera passata non ne aveva alcun ricordo e le sue sensazioni le dicevano che c’entrava senza dubbio Marik, ma in che modo proprio non lo sapeva e di certo neanche le piaceva saperlo.
 
Odiosa, bisbetica, insopportabile ragazzina viziata, ecco cos’era in realtà Lizzie, la detestava con tutta la sua forza di volontà, soprattutto dopo quanto successo la sera passata. Andava bene che fosse ubriaca e che non ragionasse, ma se già lo tormentava quando era sobria con squallide battute e quell’odioso soprannome di Timon la suricata, che cosa cavolo volesse dire se lo sapeva solo lei, adesso pure da ubriaca riusciva a fargli andare in cortocircuito il cervello, come se non fosse abbastanza complessato di sui con tutti cavoli che aveva per i fatti suoi. La sua vita era un disastro collettivo, prima la meravigliosa infanzia sotto terra con conseguenze disastrose, metteva piede fuori da quel buco sotterraneo per cominciare una nuova vita e che succedeva? Si trovava degli amici veramente discutibili, si prendeva una cotta per una ragazza e che succedeva? Un disastro di proporzioni apocalittiche solo perché era stato tanto idiota da andare dietro quella lì, finalmente si stabiliva in America per qualcosa come sei mesi per passare del tempo con i suoi amici e che accadeva? Si trovava ad avere a che fare con una antipatica biondina viziata ed egoista che lo aveva preso da subito ad antipatia come se lui le avesse fatto chissà che cosa di così orribile da meritarsi il suo odio. Forse perché le faceva le battute o la prendeva in giro con qualche soprannome, che cavolo era non lo sapeva proprio,  sapeva solo che qualunque cosa le diceva lei se la prendeva sempre a male e lo ricopriva di insulti come se fosse l’essere peggiore sulla faccia della terra.
Va bene che rideva quando capitava qualcosa e che magari a volte la prendesse in giro, ma erano cose su cui anche lei stessa poteva ridere, come quella mattina, che invece di minacciarlo perché l’aveva chiamata Cenerentola poteva farsi una risata, almeno avrebbe evitato di fargli saltare i nervi, e invece no, doveva per forza insultarlo in quella maniera, e poi sua sorella sperava che lui si prendesse una cotta per Lizzie, più che altro avrebbe preferito di più uccidersi che avere a che fare con una come lei per mesi o per anni se andava bene. Non avrebbe invidiato a fatto il povero idiota che sarebbe capitato tra le grinfie di Lizzie, fortunatamente per lui, Atem se n’era uscito con classe, evitando di avere una vita infernale dietro a quella viziata con le manie da snob, ma dubitava che qualcun altro fosse stato altrettanto intelligente o fortunato.
 
Il nonno chiuse le imposte della finestra della stanza, per evitare che la corrente raffreddasse troppo l’ambiente interno, e poi si voltò verso Yugi, erano già due settimane che era ridotto così, le ferite e i tagli si erano quasi del tutto rimarginati, i polsi erano finalmente liberi dalle fasciature, anche se segnati con piccole cicatrici, le bende alla testa erano state rimosse e i tagli sulla fronte erano finalmente guariti, ma le sue condizioni non erano migliorate per niente, era ancora incosciente, attaccato alla macchina per l’ossigeno e all’elettrocardiogramma. Si sedette accanto al letto, prendendogli una mano e stringendogliela, sentiva sotto le sue dita, la consistenza e il rilievo della profonda cicatrice orizzontale sul palmo della mano, che gli tracciava un lungo segno. Come aveva detto il medico, le cicatrici sarebbero rimaste lì per sempre, ma non sarebbero state le uniche purtroppo, attraverso la camicia del pigiama era ben visibile la fasciatura che gli copriva tutto il torace, c’erano dei segni profondi e ancora aperti che gli solcavano la schiena e che secondo quanto detto dal medico, sarebbero rimarginate con il tempo e avrebbero lasciato delle orribili cicatrici, forse più orribili di quelle che aveva sulle sue mani, Aknadin aveva rovinato per sempre il suo bambino, il suo adorato nipotino. Non solo aveva distrutto la vita di Atem, ma adesso aveva distrutto anche quella di Yugi, già sufficientemente distrutta di suo, con tutto quello che era successo nel corso degli anni, se Yugi era tornato finalmente a sorridere per lui era stato un miracolo e adesso quel miracolo era svanito per sempre. Aveva così paura, temeva che Yugi rimanesse in coma per anni, o che morisse, o se non fosse morto e se si fosse risvegliato, temeva per le condizioni in cui poteva versare, soprattutto per la portata del trauma che aveva subito, potevano esserci danni permanenti come lievi, e chissà che entità potevano avere questi danni su di lui se ci fossero stati. Odiava Aknadin, lo odiava con tutto il suo cuore per quello che aveva fatto a suo nipote e avrebbe tanto voluto potergliela fare pagare con le sue stesse mani, fargli subire quello che lui aveva fatto a Yugi e gioire nel vederlo distrutto e in fin di vita, perché se c’era una cosa che Aknadin meritava, era sicuramente di pagarla cara per tutto questo, doveva pagarla amaramente per ciò che aveva fatto a Yugi e soprattutto ad Atem. Non aveva mai visto il faraone così abbattuto, aveva perso la voglia di vivere e stando a quanto sapeva, neanche lui doveva aver avuto una vita molto facile, aveva perso ogni speranza, se ne stava chiuso in camera sua per tutto il giorno e a stento aveva voglia di mangiare o di uscire, quel ragazzo ne era uscito distrutto da tutto questo e lo capiva, perché quel mostro aveva fatto bene il suo lavoro.
Yugi gli mancava molto, troppo, gli mancava la sua voce, gli mancavano i loro litigi, le sue risate, gli mancava il chiasso che faceva quando lui e il faraone litigavano, le sue urla quando imprecava contro i giochi della Play Station, la musica a tutto volume dalla sua stanza, la casa era diventata fin troppo silenziosa per lui, i soliti rumori abituali che detestava sentire adesso erano cessati, non c’erano più neanche in giro oggetti sparsi di Yugi, lasciati ovunque per dimenticanza, non c’era la televisione accesa sui film che di solito guardava e che conosceva ormai a memoria, libri e quaderni sparpagliati, briciole di biscotti lasciate a terra o sul tavolo, cellulari che squillavano a ogni minuto della giornata. Quella casa aveva perso l’allegria che la caratterizzava e chissà quando l’avrebbe ritrovata, se solo potesse ritrovarla.
 
nota dell'autrice
salve a tutti e scusate il ritardo per il capitolo:)
allora, non succede un bel niente di particolare, contate che sono tutti capitoli di transizione fino a quando non capiterà quel che deve capitare, ma è l'impostazione della mia storia :)
allora, se volete vedere qualche cavalcata sporadica, qualche cazziatone di quelli potenti o eventualmente qualche figura del cavolo, scrivetemi nelle recensioni se volete il seguito di questo capitolo così comincio a pensarci.
P.s. sto scrivendo anche un'altra storia sul film Moonacre i segreti dell'ultima luna, la storia è pubblicata sempre qui e se cliccate sul mio nome dovreste trovarla. ovviamente se non avete visto il film rimediate per eventuali spoiler e chi lo avesse visto spero che possa leggerla, inoltre sappiate che ho sperimentato una nuova forma di scrittura per quella storia, quindi è anche un modo per sapere che ne pensate XD
commentate, commentate, commentate e spero di trovare qualcuna di voi anche in quella storia con le sue recensioni.
ringrazio inoltre Dolcezeref perchè le sue recensioni sono uno spazzo ( Coscienza, sappi che ti adoro ), Gatta001 con cui è sempre una gioia parlare su Messenger e Musicanart che anche se non si fa sentire spesso adoro le sue recensioni.
detto questo, ciao a tutti

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Capitolo 69
*** Incompatibili ***


L’acqua scorreva dal rubinetto mentre Tea lavava piatti, bicchieri e posate varie dentro il lavandino, mentre gli altri continuavano a ridere mentre guardavano le foto di Joey, Tea e Serenity si davano da fare per lavare pentole e quant’altro, mentre Lizzie se ne stava in un angolino a lanciare sguardi d’ira a Marik. Tutto il tempo che aveva passato dentro quella stanza con quel gruppo, lo aveva passato a incenerire quel biondino fastidioso con gli occhi, non aveva fatto altro che lanciare battutine idiote al solito suo mirate tutte a infastidire lei, battendo continuamente sul discorso di Cenerentola, e gli altri che ci ridevano pure sopra, anche lei aveva due o tre battute da fargli, ma erano un po’ troppo pesanti e non voleva offendere nessuno, soprattutto il giorno di Capodanno dove tutto doveva essere almeno allegro e divertente, almeno lo era per gli altri, visto che a lei la giornata l’avevano rovinata per bene gli insulti di Marik e gli sfottimenti di Joey.
Tea si voltò a guardare Lizzie, che invece di aiutare, se ne stava appoggiata al muro a guardare i ragazzi nella stanza opposta. Sospirò e puntò le mani sui fianchi “ Insomma, ci aiuti o no? “ Tea s’innervosì parecchio nel vedere come Lizzie ignorava le loro chieste di aiuto, erano due persone sole a lavare un esercito di pentole varie, piatti a non finire e una marea di posate, lei e Serenity non potevano fare tutto da sole, Lizzie doveva pur dare una mano anche se queste cose non le piacevano poiché a casa sua c’era chi lavava per lei e sua madre ma visto che si era dimenticata di fare sistemare la casa quel giorno non c’era nessuno a fare la servitù per tutti loro, quindi che si rimboccasse le maniche e si decidesse a dare una mano anche lei, quanto meno a sparecchiare la sala da pranzo “ Allora, sto parlando con te, vai a sparecchiare la tavola o devo scongiurarti in ginocchio?“
Lizzie sospirò “ No… “ fu tutto ciò che disse, non aveva nessuna intenzione di andare lì dentro a sparecchiare quella tavola del cavolo, non appena l’avrebbero vista sarebbero ricominciate le frecciatine contro di lei ed era una cosa che non riusciva a sopportare, non era giusto come la trattavano e soprattutto quello che le avevano detto quella mattina, lei non era Cenerentola, e poi non stava a loro giudicare se una sapeva fare le pulizie di casa o no, voleva vedere quanto loro erano capaci di spazzare un pavimento.
Tea assottigliò gli occhi “ Scusa, puoi ripetere?” aveva sentito bene, aveva detto di no a lei alla sua richiesta di togliere dal tavolo le ultime cose che dovevano essere sistemate, ma come poteva rifiutarsi di aiutare gli altri in queste cose. Anche lei doveva rimboccarsi le maniche e dare una mano, bastava anche che facesse il minimo indispensabile giusto per non lasciare la tavola ridotta in quelle condizioni.
Lizzie si voltò a guardarla annoiata dalle sue lamentele “ Perché devo andarci io a sparecchiare la tavola? Per farmi prendere in giro dagli idioti, la dentro?” sapeva perfettamente perché non ne voleva sapere di andarci, le sembrava di averlo fatto capire chiaramente che lei non aveva intenzione di dare loro soddisfazioni inutili per prenderla in giro e sfotterla, ed era una fortuna che non aveva voglia di andarci, altrimenti sarebbero finiti tutti per subire le sue ire funeste alla prima parola contro di lei.
Serenity chiuse il rubinetto e si asciugò le mani “ Dai, Lizzie, Joey scherza quando parla “ si voltò a guardare e le sorrise “ Nessuno di loro ti vuole prendere in giro, sapessi i disastri che combina Joey quando deve aiutare mia madre a pulire la casa “ Joey non aveva molto da sfottere gli altri e, infatti, lui stesso quando parlava, era il primo a dire che lui stesso era un incapace. Più di una volta era stato sul punto di rompere qualche vaso, di distruggere qualche soprammobile e perfino di far cadere a terra una piccola credenza che già ea in bilico di suo. Nessuno era più incapace di lui quando si trattava di pulire la casa, bastava vedere il disordine che teneva in camera sua e le successive urla di sua madre quando vi metteva dentro un piede, sembrava di trovarsi in qualche girone infernale per il disastro che riusciva a creare. Non poteva sapere com’erano gli altri, ma conosceva Joey e lui più di tutti quando si prendeva gioco di qualcuno, non lo faceva mai in cattiva fede, ma solo per fare qualche battuta che purtroppo finiva per fare inferocire chi la subiva e Lizzie di certo non era il tipo da accettare queste battute, per questo era il bersaglio preferito da tutti loro.
Lizzie sospirò “ Comunque sia, non è giusto, soprattutto da parte di Timon la suricata “ fece una smorfia di fastidio, era più che altro lui il problema, per tutta la mangiata non aveva fatto altro che chiamarla Cenerentola in continuazione, come se lei si chiamasse così. Aveva tentato di non dargli retta, ma era alquanto difficile ignorarlo quando tutti si mettevano a ridere, era imbarazzante per lei “ Tanto lo so che la sua è tutta invidia “ si spostò dal muro e si sedette alla sedia, con le gambe accavallate e le braccia incrociate. Certamente sì, la sua era sola invidia nei suoi confronti, sicuramente avrebbe pagato oro per avere la vita che faceva lei.
Tea scosse la testa e si avvicinò “ Guarda che nessuno pensa quello che dice, e poi, mi spieghi perché non andate d’accordo? “ era senza dubbio la cosa che più la incuriosiva, tra Lizzie e Marik il rapporto era stato da subito conflittuale, erano mesi che andavano avanti a punzecchiarsi e insultarsi in continuazione, su Whatsapp non facevano altro che scriversi continuamente messaggi d’insulti e sfottimenti, solo loro facevano squillare il cellulare in continuazione con notifiche spedite ogni secondo e insulti reciproci che davano vita e vere e proprie litigate su cui tutti non facevano altro che ridere e sopportare solo per evitare che le discussioni finissero per scatenare equivoci e casini aggiuntivi.
Lizzie la guardò inferocita “ E lo chiedi a me? Chiedilo a lui, è colpa sua “ era inutile che lo chiedesse a lei perché stava sulle scatole a Marik, era lui quello che aveva cominciato per primo non lei, quindi era lui che doveva dare le spiegazioni e dire perché la detestava così quando la vedeva o le parlava, non era di certo colpa sua, lei non gli aveva fatto proprio niente, anzi partivano sempre da lui gli insulti, come se gli avesse fatto qualcosa di terribile o chissà che altro. Anzi, neanche voleva saperlo perché la detestava così, ne voleva andare avanti con quell’argomento, perciò si alzò dalla sedia “ Anzi, sai che ti dico? Me ne vado nelle scuderie, così mi rilasso un po’ “ e senza dire neanche una parola di più, uscì da casa e si diresse immediatamente verso le scuderie, in quel momento aveva davvero bisogno di scaricare i nervi e l’unica cura era Lyla, aveva bisogno di starsene per un po’ con i suoi cavalli per riprendersi. Quegli animali avevano un potere curativo meraviglioso su chi li amava, stare in contatto con il pelo del suo cavallo, era la sola cosa che la aiutava a scaricare la rabbia.
Entrò dentro le scuderie e subito il muso di Lyla si sporse dal boxer, nitrendo verso di lei, Lizzie sorrise e si avvicinò, posando la mano sul muso del cavallo e cominciò ad accarezzare il suo pelo caldo e soffice “ Ciao, Lyla “ diede un bacio sul muso della cavallina, la quale nitrì contro il palmo della sua mano e poi contro il suo viso, sbuffando sulla guancia. Lizzie rise a quelle carezze “ Sì, anch’io ti voglio bene “ dal sacchetto posto accanto al boxer, tirò fuori una striglia e un pettine ed entrò dentro il boxer, si mise al fianco del cavallo e cominciò ad accarezzare la sua lunga criniera stepposa e nodosa, che necessitava immediatamente di essere sistemata come si doveva “ Vuoi una sistemata?” il cavallo nitrì di nuovo “ Ma certo che la vuoi “ afferrò una ciocca della sua criniera e cominciò a passare delicatamente il pettine, sciogliendo i nodi e lisciandoli come se fossero dei capelli. Il contatto con la criniera del suo cavallo, sentire sotto le dita quella delicata morbidezza di quel manto lucido e profumato, le rilassava i muscoli e i nervi, cominciava già a sentirsi meglio, soprattutto perché doveva usare delicatezza nel sciogliere il groviglio crespo della criniera per non fare del male a Lyla ed era proprio questo che la stava aiutando.
Sentiva anche la testa diventare più rilassata, i suoi pensieri erano molto più calmi e anche la rabbia stava lentamente svanendo, dentro quel capannone non c’erano rumori fastidiosi, voci squillanti o musica a tutto volume, solo silenzio, un silenzio interrotto dai nitriti, sbuffate, scalpitate sulla paglia degli zoccoli, semplici rumori naturali di semplici animali che abitavano la scuderia, avrebbe passato tutta la giornata lì dentro se sarebbe stata sola e non solo, aveva voglia di prendere il cavallo e di scappare via, al galoppo tra le campagne libere, lasciare gli altri a fare quel che volevano mentre lei correva libera contro il vento su Lyla, respirare a pieni polmoni il profumo della terra, sentire le ossa gelare contro il freddo di Gennaio, era sicuramente la cosa di cui aveva bisogno di più, ma c’erano i suoi amici a casa sua e chissà che avrebbero pensato se li avesse mollati in tronco solo per cavalcare, non sarebbe stato giusto nei loro confronti, anche quelli di Timon la suricata purtroppo.
E fu proprio a causa di quel pensiero che si fermò, lasciando il pettine a metà sulla criniera di Lyla, continuava ad avere e a provare quella strana sensazione, una strana ansia che le causava un leggero batticuore mentre la sua testa le piazzava davanti il volto di Marik, come se c’era qualcosa che la spingesse a pensare continuamente a lui e questo le scatenò una strana sensazione di disagio e anche una strana sensazione sulle labbra, come se fossero state toccate da qualcosa e non sapeva da dove provenisse e poi quel costante presentimento sulla serata passata. Non ricordava niente perché Tea aveva detto che si era ubriacata, e fin qui ci stava, ma poi c’era quella storia di Marik, che lei aveva tentato di strozzare e più cercava di non pensarci più l’idea che c’era qualcosa di strano, la tormentava.
Ma perché mi sento così strana, che cosa mi sta succedendo?
Il nervoso fu percepito da Lyla, che si mosse innervosita, scuotendo la testa e allontanandosi da lei “ Lyla, scusa “ posò la mano sul dorso del cavallo, accarezzandolo per tranquillizzarlo e Lyla si riavvicinò rilassandosi, Lizzie scosse la testa, cercando di non pensare più a niente per non far agitare la cavallina, e tornò a spazzolare la sua criniera, solo che continuava a lottare contro la sua mente, che le rimetteva davanti agli occhi la faccia di Marik, che non la stava aiutando a rilassarsi e anzi era ancora peggio di prima, ma tentò comunque di imporsi e si concentrò sul suo lavoro. Era lì per potersi calmare e non per agitarsi di più.
 
Tea stava finendo di sistemare le pentole e le padelle dentro i mobili della cucina, o almeno era la sia intenzione poiché gli spazi erano così piccoli che si domandava come riuscisse Lizzie a farci passare dentro tutta quella marea di oggetti vari ed eventuali senza combinare un disastro, anche se era vero che non era lei a sistemare niente ma i domestici che quel giorno non erano lì per ovvie ragioni “ Stupida pentola “ tentava di spingere quella grossa pentola in fondo allo scomparto, ma era di più l’incapacità di vedere che tutto il resto, la sua testa era infilata fin dentro la profondità dello scompartimento nel disperato tentativo di trovare uno spazio per l’ingombrante pentola, ma era tutto inutile, non voleva entrare.
Atem entrò dentro la cucina e scoppiò a ridere a vedere Tea in ginocchio con la testa dentro un mobile “ Ma che stai facendo?” era la cosa più divertente che avesse mai visto, non che la prima volta che vedeva Tea con la testa infilata dentro un mobile e per di più litigarci, se non fosse stato perché certe cose non gli piacevano, avrebbe sicuramente fatto una foto e postata su Whatsapp per farla vedere anche agli altri.
Tea assottigliò gli occhi e uscì la testa dallo scomparto, e si voltò a guardare Atem con occhi furenti “ Non è affatto divertente sai? “ non solo era costretta a fare quello che doveva fare Lizzie, ma doveva essere presa in giro dal suo fidanzato, se non fosse stato più forte di lei, lo avrebbe preso e gli avrebbe infilato la testa lì dentro con la forza. Si alzò da terra richiudendo il mobile e si sistemò i capelli, scompigliatisi per i disperati tentativi di sistemare tutta quella marea di pentole e padelle che era sembrato non finisse mai.
Atem gettò uno sguardo in giro “ Come mai stai facendo tutto tu, al posto di Lizzie?“ di solito era la padrona di casa che doveva sistemare e pulire, ovviamente gli altri davano una mano, certo, ma doveva spettare a Lizzie dare una sistemata e invece era Tea che lavorava come se fosse la cameriera di turno, non era una cosa normale.
Tea sospirò afflitta ed esausta “ Per piacere, Lizzie è insopportabile, guarda come ha trattato Marik tutto il giorno “ quella ragazza era davvero una causa persa, va bene provare antipatia per una persona, ma il suo era un vero e proprio accanimento contro di lui, anche Marik ci metteva del suo, senza dubbio, ma almeno in compagnia potevano darsi una regolata, Lizzie soprattutto. Ma erano peggio di Tom e Jerry, ogni mezza parola si trasformava in sguardi di fuoco e discussioni cariche di insulti e di offese, poco ci mancava che si mettessero perfino le mani addosso e dessero inizio ad un incontro di Wrestling in stile Rocky.
Atem incrociò le braccia sul petto, volgendo un mezzo sguardo al gruppo che stava ancora ridendo dietro a Joey, e soprattutto a Marik, che giocava sul cellulare “ Sì, quei due sarebbero capaci di uccidersi se potessero “ non capiva proprio perché dovevano fare così, se davvero non si sopportavano, era sufficiente che si evitassero e che non si rivolgessero la parola, anche se gli sarebbe tanto piaciuto sapere perché si odiavano così. L’antipatia a pelle esisteva, ma il caso di quei due era davvero a parte, e stavolta non c’erano più scuse come la barra del millennio o pericoli di chissà che cosa, visto che ormai Lizzie sapeva tutto “ Vorrei tanto sapere che accidenti hanno l’uno contro l’altra “
Tea fece spallucce “ Bella domanda, se lo stanno domandando tutti “ ormai avevano perso tutti la speranza di poter risolvere i loro misteriosi conflitti, quei due erano una causa persa dal primo momento che si sono conosciuti, tanto valeva ormai lasciarli litigare e farsi ognuno gli affari propri, l’unica cosa positiva era che almeno non mettevano in mezzo nessuno del gruppo altrimenti ci sarebbero stati grossi problemi.
 
Duke e Tristan ridevano con le lacrime agli occhi mentre le foto scorrevano sul display del cellulare, stavano guardando tutte le foto che si erano fatte la sera passata, durante la serata si erano tutti leggermente ubriacati, tranne chi portava la macchina, e le foto erano la prova vivente che le loro condizioni mentali erano offuscate dai cocktail che si erano bevuti. Selfie venuti storti, smorfie improbabili, brindisi assurdi mentre cercavano di fare i seri, erano uno più inguardabile degli altri, soprattutto Tristan non riusciva a smetterla di ridere nel guardare una delle foto che aveva fatto con Joey. Nella foto, Joey aveva una faccia sconvolta mentre lui aveva la bocca spalancata in una risata sguaiata e un bicchiere alzato sulla testa, sicuramente inguardabile “ Oddio, ma che faccia ho?” in condizioni normali non si sarebbe mai fatto una foto del genere, ma doveva davvero essere messo male per permettere a Joey di fargli una foto simile.
Joey ingrandì la foto con zoom, toccando lo schermo con le dita per allargare l’immagine “ In effetti me lo domando anche io “ la sua intenzione era di farsi una bella foto da postare come immagine di facebook e non una cosa mostruosa, Tristan gli aveva rovinato la fotografia lanciandosi su di lui con quel comportamento, in pratica lo aveva afferrato e gli aveva fatto scattare una fotografia che faceva solo schifo, certamente non degna di essere vista dai suoi contatti facebook. Soprattutto da Sharon. Voleva farsi una foto con un bel sorriso, uno sguardo tutto bell’impostato e invece era venuto scioccato con i capelli tutti scompigliati, un orrore allo stato puro.
Duke spostò la foto dall’inquadratura di Tristan a quella di Joey “ Anche tu fai ridere, sei venuto con la faccia da scemo “ prese il cellulare dalle mani del proprietario e mostrò l’immagine a Bakura “ Guarda quanto è bello “ Bakura scoppiò a ridere non appena la vide e Duke dietro a lui, Joey voleva farsi una foto di quelle fighe e invece era venuta una mostruosità, certamente degna di essere vista su Facebook e soprattutto da Sharon, magari scappava via a gambe levate non appena lo vedeva, sarebbe stato davvero divertente vedere Joey mollato in tronco, prima ancora di concludere qualcosa, per una foto venuta male. Si voltò verso la cugina e chiamò a gran voce “ Ehi, Atem, Tea, venite a dare un’occhiata a questa foto “ i due ragazzi si avvicinarono e scoppiarono a ridere “ Merita di andare su Facebook?”
Joey s’infastidì non appena sentì quella frase “ Dai, finiscila “ non era divertente, sicuramente faceva ridere ma andava a rovinare la sua immagine, riceveva sempre bei commenti perché le foto che si faceva piacevano a tutti, non voleva che qualche idiota commentasse assurdità per una foto del cavolo, tra l’altro più che orribile pure nello scatto perché era tutta sfocata, neanche si vedeva la faccia nitidamente, doveva essere cancellata e non pubblicata.
Tea mise le mani sulle spalle di Joey, avvicinando il suo viso alla guancia di Joey “ Dai, infondo è una bella fotografia, merita sicuramente di essere condivisa e riempita di Like “.
Joey allontanò le mani di Tea dalle sue spalle “ Ma non dire assurdità “ afferrò di colpo il cellulare dalle mani di Duke, riprendendoselo e stringendolo nelle mani per evitare che a qualcuno venisse qualche strana idea “ Nessuno pubblicherà niente, chiaro?” cominciò a scorrere nella galleria delle foto finché non trovò la fotografia che gli interessava, quella dove Duke e Tristan si erano fatti con le corna da renna glitterate in testa e un sorriso distorto gli apparve sulle labbra “ Perché se no, pubblicherò questa qui “ Tristan e Duke, sbiancarono non appena Joey fece quella minaccia, quella foto era stata un grosso errore, non avrebbero dovuto accettare quella sfida e Duke era terrorizzato “ No, ti prego, non puoi farlo “ assolutamente no, quella foto non doveva assolutamente circolare su internet, avrebbe perso tutte le sue ammiratrici se quella foto fosse spuntata sul suo profilo, Whatsapp era un conto, Facebook era un altro. Quella foto era stata una sfida tra lui, Joey e Duke, se lo ricordava. Chi dei tre non fosse riuscito a finire in venti secondi un bicchiere sano di Cuba Libre, avrebbe scattato una foto con quelle corna in testa e la sfortuna aveva colpito entrambi, che si erano messi quelle cose sulla testa scompigliando perfino i capelli.
Joey aveva riso così per fare quella foto che era stato perfino costretto a farla fare a Bakura per l’incapacità di trattenersi dal non ridere “ Allora, io non pubblicherò questa foto se voi cancellerete le copie della mia “ purtroppo qualche idiota di nome Marik Ishtar, aveva scattato quella fotografia spedendola sul gruppo Whatsapp e tutti quanti ne erano entrati in possesso così, poiché qualcuno aveva strane idee per la testa, il solo modo per avere la sua immagine al sicuro era di minacciare e forse stava funzionando. Poi si voltò a guardare Proprio Marik e lo indicò con il dito “ Vale anche per te “ chi soprattutto doveva cancellare quelle foto era soprattutto lui, Marik aveva scattato delle foto a tradimento che erano finite sul gruppo e anche se non era il tipo, a fare qualche scherzo a qualcuno poteva esserne capace.
Marik spostò gli occhi dal cellulare su di lui “ A fare cosa?”
“ Cancellare le mie foto, adesso “ Joey incrociò le braccia sul petto, era inutile che facesse finta di niente, aveva foto nel suo cellulare che doveva immediatamente cancellare, prima che qualcuno lo convincesse a pubblicarle su internet. Lo scherzetto che gli aveva fatto era stato divertente, ma quelle foto dovevano subito scomparire dalla sua scheda telefonica, altrimenti gli avrebbe smontato il cellulare lui stesso pur di farle sparire dalla faccia della terra.
Marik sorrise “ Tranquillo, le ho cancellate “ tanto non che se faceva qualcosa di quelle foto, erano solo un modo per farsi tre risate prima che scoppiasse quello che era scoppiato, e poi aveva talmente tante fotografie nel cellulare che la memoria gli stava scoppiando.
Joey non si fidava, se davvero erano state cancellate, doveva vederlo con i suoi occhi, allungò la mano verso di lui “ Dammelo e fammi vedere “.
Marik scosse la testa “ Scordatelo, non lo tocchi il mio cellulare “ col cavolo che glielo avrebbe dato, perché per guardare se le sue foto erano state cancellate avrebbe dovuto scorrere l’intera galleria e questo significava anche guardare foto che non lo interravano e che non era autorizzato a vedere, visto che la curiosità era il più grosso difetto che avessero i suoi amici. Sentì una vibrazione e un suono, simile a un allarme, provenire dal cellulare si accorse che la batteria era quasi scarica “ Cavolo, vado a prendere il caricatore “ si alzò dalla sedia e infilò il cellulare in tasca, portandoselo dietro.
Uscì dalla casa e andò subito alla sua macchina, aprendola, e s’infilò dentro la vettura, aprendo il vano porta oggetti mettendosi subito alla ricerca del caricatore, impresa non facile visto che tra documenti della macchina e cavi vari lì dentro sembrava esserci un disordine pazzesco. Mentre cercava di tirare fuori il carica batteria dal vano porta oggetti, qualcosa cadde a terra sul tappeto, ovvero il carica batteria di Lizzie “ Maledizione “ aveva dimenticato quel coso infernale per cui Lizzie gli aveva rotto l’anima, doveva restituirglielo ma il disastro successo a Yugi glielo aveva fatto dimenticare, con tutto quello che era successo il carica batteria della rompi scatole gli era passato per la testa. Lei, fortunatamente, non gli aveva detto più niente di quell’affare, il che fu una fortuna, solo che lui adesso doveva andare a restituirglielo e questo significava dover avere di nuovo la sua stridula voce nelle orecchie come una cornacchia petulante, con la seria probabilità di venire preso perfino a male parole e quindi litigare di nuovo con lei.
Ma sì, tanto che altro può succedere?
Rassegnato, si chinò a raccogliere l’oggetto da terra e tirò fuori dal vano porta oggetti il suo carica batteria con il cavo, e uscì dalla macchina chiudendola con il telecomando. Poiché Lizzie era sparita, non era difficile immaginare dove si trovasse, in altre parole le scuderie, il grosso capannone di legno che stava a pochi metri dalla villa e dal quale provenivano nitriti e scalpitate. Lì dentro c’era stato solo una volta, e non era neanche stata la volta migliore, sperava che non si ripetesse più quanto accaduto l’ultima volta, altrimenti sarebbe davvero andato via da lì in macchina. Si avvicinò alla porta di legno, lasciata socchiusa, e intravide Lizzie mentre accarezzava e strigliava un cavallo, si fermò dietro la porta a guardarla e il cuore cominciò a fargli male, a scatenargli dei lievi dolori e dei brividi e mentre guardava i suoi occhi azzurri, il suo sorriso, gli sembrò di sentire di nuovo sulle labbra il contatto con quelle di Lizzie e la voglia di andare lì e di baciarla cominciava stranamente a crescere dentro di lui.
Un rastrello scivolò e gli toccò la spalla, facendolo spaventare, e con una mano colpì per errore la porta del capannone, che si mosse con uno scricchiolio che fece innervosire il cavallo, che nitrì e scalpitò.
Lizzie fu costretta ad allontanarsi per l’improvvisa agitazione di Lyla e guardò immediatamente la porta delle scuderie, scorgendo un’ombra dietro le porte, uscì immediatamente fuori dal boxer e si diresse verso la porta di legno e la aprì “ ragazzi, che…” ma sbarrò subito gli occhi, trovandosi davanti a lei nient’altri che Marik “ E tu che ci fai qua?” fantastico, si stava rilassando e chi si trovava davanti? Proprio la persona che sperava di non vedere per almeno qualche oretta.
Marik non aveva la più pallida idea di come svincolarsi da quella situazione “ Ehm, niente “ fantastico, adesso sì che era nei guai, di sicuro non era stata una gran bella risposta quella che le aveva dato e sicuramente adesso chissà che avrebbe pensato sennonché lui stava spiando.
Lizzie sospirò “ Senti, non mi va di litigare di nuovo, va bene?” si voltò e tornò da Lyla a riprendere il suo lavoro, non aveva nessuna voglia di arrabbiarsi di nuovo, voleva solo starsene tranquilla e avrebbe riacquistato la serenità mentale solo quando lui sarebbe sparito dalla sua vista, non voleva perdere di nuovo la pazienza, perché se lo avesse fatto stavolta lo avrebbe picchiato con un rastrello fino a farlo sanguinare e sinceramente ne aveva fin sopra i capelli di litigare con lui per ogni cosa.
Neanche a Marik andava di litigare di nuovo a essere sincero, per tanto entrò dentro le scuderie e si avvicinò a Lizzie, porgendole il carica batteria “ Ti volevo solo restituire questo “
Lizzie spostò gli occhi da Lyla alla mano di Marik spalanco gli occhi “ Il… mio carica batterie?” ma certo, adesso se lo ricordava, Marik non glielo aveva più restituito da quando era successo tutto quel disastro con Yugi e di conseguenza lei lo aveva dimenticato, aveva fatto così tanto l’abitudine a usare la spina normale per caricare il cellulare che aveva dimenticato che il cariba batterie portatile lo aveva ancora lui. Certo però che pure lui aveva messo del tempo prima di ridaglielo, era da quasi due settimane che andava avanti a portarsi la spina in giro per scroccare corrente elettrica a chiunque pur di avere il cellulare sempre carico “ Ah, grazie “ lo prese dalla sua mano e lo posò sullo sgabello e poi tornò a spazzolare la criniera di Lyla, gettando continuamente un occhio a Marik, che non sembrava avere intenzione di volersene andare e anzi se ne stava fermo a guardare quello che faceva e questo la agitò un po’. Non era abituata ad avere gente intorno che guardava cosa faceva con i suoi cavalli, e la presenza di Marik la rendeva inquieta e nervosa, le tremava la mano perfino mentre passava la striglia sul pelo di Lyla.
Marik guardava sia il cavallo che Lizzie stava pulendo sia gli altri due animali dentro i rispettivi boxer “ Ti piacciono davvero tanto i cavalli “ per averne ben tre doveva essere davvero una accanita, a tal punto da farsi costruire persino una scuderia privata accanto alla villa, di solito i cavalli stavano nei maneggi o comunque in vasti terreni, almeno per quel che ne sapeva sull’argomento. Ma era pur vero che Lizzie aveva i milioni da buttare e non era tanto strano che una come lei avesse l’idea di farsi costruire una scuderia gigantesca privata nella sua villa di campagna.
Lizzie annuì “ Sì, sono i miei animali preferiti “ girò la testa verso il fondo delle scuderie e con il dito indicò Luxor “ Tranne lui”.
Marik si voltò a guardare nella direzione che indicava Lizzie e vide un cavallo nero dentro il boxer più lontano e isolato “ Perché, che ha quel cavallo?”
“ è indomabile, mi ha sbalzato via dalla sella ed è scappato più volte “ detestava quel cavallo, sua madre lo riteneva una maledizione e anche lei cominciava ad averlo sui nervi, non ne voleva sapere di farsi domane da nessuno, non obbediva agli ordini e scalciava in continuazione rischiando persino di mandare sua madre all’ospedale, però gli piaceva Atem e questo contribuiva a rendere quell’animale veramente strano. Si voltò e tornò di nuovo a strigliare Lyla “ Un cavallo come quello non può essermi utile nelle gare “.
Marik la guardò, incuriosito “ Gare? Tu partecipi alle gare?” questa era nuova, da quando la conosceva nessuno, aveva fatto cenno alla sua partecipazione alle gare, doveva essere una nuova e recente visto che Tea non ne aveva fatto parola prima d’ora ed era la persona che più la conosceva.
Lizzie annuì “ Sì, gareggio da quando avevo dieci anni, competizioni regionali con salti a ostacolo, ho vinto tre volte di fila “ amava quelle competizioni, non tanto per le coppe o le coccarde, ma perché aveva la possibilità di mostrare a tutti i concorrenti idioti cosa significasse la vera passione, a lei piacevano le gare non per i punti, non per dimostrare a sua madre di essere la migliore, ma perché aveva le sfide e anche se non aveva sempre vinto a lei, non importava, erano la sua passione. Di soldi ne aveva quanti ne potesse desiderare, le coppe erano solo oggetti inanimati e le coccarde erano solo dei nastri colorati e a lei non importavano, partecipava perché lo voleva, ma la gara che si sarebbe tenuta quell’anno sarebbe stata la più difficile e il cavallo più favorito era Luxor, ma si rifiutava di stare alle regole e se non fosse riuscita a domarlo per tempo, la gara poteva scordarla. La competizione sarebbe stata a coppie, due fantini per turno, lei e sua madre erano già iscritti ma senza un secondo cavallo era impossibile partecipare e Sephir andava bene solo per un giro, Lyla non era una cavallina da competizione e neanche purosangue.
Marik annuì, se partecipava alle gare, doveva essere davvero brava, altrimenti non poteva neanche metterci un solo piede dentro un percorso “ Però, tre gare su dieci anni? Tutte le altre le hai sempre perse?” quelle gare si disputavano almeno una volta l’anno e lei doveva aver perso sette gare su dieci per averne vinte solo tre, sicuramente una vera e propria rogna per una che odiava perdere a qualunque cosa.
Lizzie sorrise ironica “ Spiritoso “ lo guardò incrociando le braccia sul petto “ Credi che nella gara conta solo la vittoria? Io partecipo per passione non per il premio “ sì, aveva perso qualche gara, ma ciò non poteva certo impedirle di gareggiare solo perché a casa non portava la vittoria, a lei non interessavano quelle cose, e se lui non ci credeva che andasse a quel paese.
Marik fece spallucce con un sorriso di scherno “ Strano, detto da una che detesta le sconfitte “ ancora se lo ricordava come aveva perso la testa quando Brukido Haga aveva rischiato di farla perdere, sembrava un vulcano in eruzione per quanto era diventata rossa in faccia, sembrava pronta a esplodere da un momento all’altro, perciò sentirle dire una cosa simile era alquanto strana e inverosimile, nessuno poteva crederci e soprattutto lui.
Lizzie dilatò gli occhi fino a farli diventare due fessure, la rabbia accecò la sua vista e divenne rossa come un pomodoro, al diavolo la calma e la tranquillità, poteva sopportare qualunque cosa ma non certe accuse “ Ma come ti permetti “ mollò la striglia e afferrò un pugno di avena dal sacchetto e la tirò addosso a Marik, che fu costretto a doversi coprire il viso con le mani per evitare che i fiocchi di avena gli finissero negli occhi “ Io non so accettare la sconfitta? “ gli andò incontro, cominciando a colpirlo con le mani “ Te la faccio vedere io la sconfitta “.
Marik tentava di divincolarsi e soprattutto di difendersi da lei “ Va bene, va bene, ho capito “ ma Lizzie non voleva finirla, lo colpiva in continuazione, lottando contro di lui, non che gli stesse facendo male e non che non si stesse divertendo, ma iniziava davvero a diventare un po’ insostenibile la cosa. Purtroppo, nel modo di indietreggiare, Marik scivolò su un chicco di avena e perse l’equilibrio, cascarono entrambi su un mucchio di paglia e Lizzie gli andò addosso, riversando i suoi lunghi capelli biondi addosso a lui, fu solo questione di attimi, quanto bastava per rendersi conto di cosa era successo per ritrovarsi i loro visi vicinissimi, quasi a sfiorarsi l’uno con l’altro. Entrambi sbarrarono gli occhi sconvolti quando si resero conto di avere i rispettivi occhi a pochi millimetri di distanza e il respiro di uno sul viso dell’altro.
 
Mokuba camminava lungo il corridoio dell’ospedale, con un mazzo di fiori in mano e lo sguardo fisso lungo il suo percorso, terminata la scuola, aveva costretto Roland ad accompagnarlo all’ospedale dove era ricoverato Yugi, voleva andare a trovarlo da quando aveva appreso che era finito in coma ma suo fratello non glielo aveva permesso, diceva che non era un luogo adatto a lui e che non era il caso che andasse, ma Yugi aveva fatto tanto per lui, più di una volta lui e i suoi amici, nel bene o nel male, avevano aiutato lui e suo fratello, nonostante la costante rivalità che suo fratello nitrisse nei confronti di Yugi, o per meglio dire di Atem. Avevano rischiato le loro vite in più di un’occasione e anche quando non erano stati obbligati, si erano lo stesso messi nel mezzo per sistemare questioni che riguardavano Seto.
Mokub aveva un vero e proprio debito verso Yugi, era suo amico nonostante suo fratello detestasse sia lui sia i suoi amici, e non poteva non andarlo a trovare nelle condizioni in cui era, Seto non gli aveva detto niente sullo stadio delle condizioni di Yugi, si era solo limitato a dirgli che aveva preso dei traumi e che adesso era confinato in un letto d’ospedale senza poter parlare o aprire gli occhi, non sapeva che cosa si sarebbe trovato davanti ne se davvero le sue erano condizioni così gravi come dicevano tutti, stava il fatto che doveva assolutamente vederlo. Arrivò davanti la stanza di Yugi e guardò dal vetro, subito gli occhi gli si inumidirono di lacrime mentre osservava l’interno della stanza, Yugi era attaccato ai macchinari, con gli occhi chiusi e una maschera sulla bocca, bendato e medicato su più punti del corpo. Era una scena irreale, non avrebbe mai creduto che uno dei suoi migliori amici potesse finire in quello stato, e pensare che più di una volta fossero stati sul punto di morire tutti, per una colpa o un’altra, e adesso una disgrazia era davvero accaduta.
Si fece coraggio e bussò alla porta, per poi entrare e trovarsi davanti al nonno di Yugi “ Buon giorno, Signore “.
Il nonno era alquanto sorpreso nel trovarsi Mokuba davanti, ma ne fu anche felice “ Ciao, Mokuba “ aprì la porta e lo fece entrare dentro la stanza “ Come stai? Non ti vedo da parecchio”
Il bambino fece spallucce “ Sto bene, grazie “ si avvicinò al letto di Yugi e lo guardò da vicino, il viso era ricoperto di lividi viola e tagli in fase di guarigione, le sue mani erano coperte da graffi e delle orribili cicatrici rimarginate, solcavano i palmi, avvertì delle brutali scosse al cuore e dei brividi di ribrezzo che gli attraversarono la spina dorsale, tutto questo era stato opera di Aknadin, non c’erano dubbi, non solo lo aveva rapito ma lo riduceva in quello stato, chissà che cosa doveva aver patito mentre era nelle sue grinfie “ Come sta?” lo chiese con un filo di voce, tremante per le lacrime che cercava di reprimere.
Il nonno gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla e gli sorrise “ Sta decisamente meglio rispetto a prima “ non poteva dirgli che la vita di Yugi era appesa ad un filo, Mokuba era pur sempre un bambino, andava bene parlare con gli altri ragazzi, che comunque erano più grandi e certe cose le capivano, ma non con un ragazzino di quattordici anni, Mokuba era ancora piccolo per poter conoscere certi dettagli.
“ Si risveglierà°” voleva sapere tutto, non gli importava se avrebbe avuto gli incubi, voleva sapere che cosa rischiava Yugi e se mai avesse riaperto gli occhi o se non lo avrebbe mai più fatto, era suo diritto saperlo.
Il nonno non sapeva che cosa dovergli dire, voleva rassicurarlo, dirgli che presto Yugi si sarebbe risvegliato, ma sarebbe stata una bugia troppo grossa anche per lui stesso, nessuno poteva fare simili previsioni a riguardo “ Sono sicuro che si risveglierà “ poi sussurrò a bassa voce, guardando suo nipote “ Deve risvegliarsi “ lo sperava con tutto il suo cuore, lo voleva più di ogni cosa al mondo, il suo nipotino doveva aprire gli occhi a qualunque costo, qualunque esso fosse stato, ma doveva riprendersi, per il bene di tutti e suo soprattutto.
Mokuba annuì, stringendo i pugni con le mani “ Non è giusto quello che gli è successo, spero che Aknadin la paghi cara “ era lui il responsabile e voleva con tutto il suo cuore che il faraone gli facesse rimpiangere il giorno in cui aveva messo piede sulla terra, voleva che Seto gliela facesse pagare cara per quanto fatto a Yugi, perché nessuno, soprattutto lui, meritava quello che Aknadin aveva fatto, quell’uomo avrebbe dovuto pagare a caro prezzo tutto il male che stava facendo e che aveva fatto.
Il nonno strinse la sua mano sulla spalla del ragazzino, anche lui desiderava che Aknadin la pagasse cara per quello che aveva fatto a suo nipote, una crudeltà simile nessun essere umano poteva farla, tranne forse un mostro senza pietà, un carnefice, perché era questo che era quell’uomo.
 
Marik aveva il viso di Lizzie dannatamente vicino, esattamente com’era successo la sera prima, quando lei lo aveva baciato e quegli attimi gli tornarono in mente nitidamente, i suoi occhi azzurri erano stati vicini ai suoi come in quel preciso momento, le sue labbra erano vicinissime alle sue, ne sentiva il respiro, quasi poteva sfiorarle con le sue se avesse voluto farlo, e infatti, era proprio quello che voleva fare, gli sarebbe bastato poco, pochissimo, e l’avrebbe baciata di nuovo e infondo era proprio quello che voleva fare, voleva baciarla, perché avere il suo viso così vicino, scatenava dentro di lui istinti che in quel momento faticava a reprimere e che purtroppo lei aveva risvegliato dalla sera passata e che erano più forti della sua stessa volontà ed era proprio per questo che aveva paura. Non voleva più cascare negli errori del passato, era stato da quel gesto così idiota che si era scatenato tutto il putiferio che lo aveva travolto come un fiume in piena e che portava il nome di Asyia, di certo da simili errori uno doveva imparare che certe cose era meglio tenerle lontane, che certi istinti bisognava tenerli a bada ma era più facile a dirsi che a farsi e se lei non si fosse alzata da lì immediatamente aveva seriamente paura che tutti i buoni propositi che si stava facendo nella testa finissero per essere pericolosamente ignorati e di questo era terrorizzato a morte.
 
Lizzie non sapeva che le stava succedendo, aveva come una strana sensazione di déjà-vu mentre osservava il viso di Marik così da vicino, era la prima volta che se lo ritrovava davanti in quella maniera, che vedeva i suoi occhi così vicini ai suoi e stranamente questo le faceva battere il cuore e cosa più strana le sembrava di averlo già fatto in passato e non sapeva però dove né quando, e non solo, sentiva anche una strana sensazione sulle labbra, una sensazione che era tornata a farsi sentire con più intensità, come se qualcosa le avesse toccate, come se avesse già vissuto una cosa simile a questa, anche se per quanto si sforzasse non riusciva a focalizzare, era come un ricordo precedente sbiadito, ma niente toglieva che staccare lo sguardo dai suoi occhi era in pratica impossibile. Erano grigi ma con sfumature viola, il che spiegava il particolare colore degli occhi, ed erano semplicemente bellissimi, unici per la verità, semplicemente stupendi, poteva restare ore lì a guardare quelle iridi così particolari da cui non riusciva a staccare lo sguardo e che stavano facendo battere il cuore così forte da farle venire i capogiri.
Non sapeva che cosa le stava accadendo, che cosa la stava spingendo verso di lui, sapeva solo che c’era qualcosa dentro di lei che le installava dei dubbi nella mente, dubbi che le scatenavano quel forte senso di déjà-vu che non voleva abbandonarla e che la facevano sospettare sulla serata passata, nel locale, perché quel dettaglio continuava a girare nella sua testa. Non ricordava niente di quanto successo ma era sicura che centrasse Marik e non per ciò che aveva detto Tea, aveva bisogno di saperlo, doveva capire perché stava succedendo questo “ Posso… posso farti una domanda?” Marik annuì soltanto e Lizzie sentì le guance prendere fuoco, bruciare come se fossero dei roghi accesi “ Che cosa è successo tra noi ieri sera? “ si vergognò moltissimo a fargli quella domanda, ma c’era qualcosa che le sfuggiva e quel senso di ricordo non poteva essere solo una sua immaginazione, era sicura che fosse accaduto qualcosa e che di certo non aveva niente a che fare con eventuali, strozzate come aveva detto Tea, o almeno era quello che lei pensava e sperava fosse solo un’immaginazione della sua mente annebbiata.
Marik si sentì morire, cosa poteva dirle adesso per uscire da quella situazione in cui adesso si trovava imbrogliato, non poteva dirle che si erano baciati, sarebbe stato troppo strano e soprattutto imbarazzante oltre che assurdo “ In che senso?” aveva bisogno di capire quanto lei ricordasse prima di parlare, per valutare almeno la gravità della situazione e poi trovare una scusa da dirle, ed era terrorizzato.
Lizzie si spostò, sedendosi accanto a lui sul fieno, permettendogli di potersi sedere. Cercava di trovare le parole per una spiegazione, anche se sarebbe stata un po’ strana da fare e soprattutto da formulare “ Non mi ricordo molto di quanto è successo, so che ho fatto la stupida e poi sono svenuta, ma Tea ha detto che è successo qualcosa tra noi ed io non riesco a ricordare cosa fosse successo “ prese un respiro e poi chiese “ Tu potresti dirmelo?” se c’era qualcuno che poteva rispondere alla sua domanda, era per forza Marik, se aveva fatto davvero una cosa del genere come aveva detto Tea, che aveva tentato di ucciderlo, poteva fargli le sue scuse, o anche prenderlo a mazzate in conformità a quale fosse stata la motivazione, in fondo nessuno strozzava nessuno se non c’era, una ragione ben precisa, magari potevano scusarsi entrambi in base alle conseguenze della sua ubriacatura.
Marik sbiancò del tutto e stavolta fu l’ansia a divorarlo, non ricordava veramente un accidenti di niente, anche se poteva essere solo apparenza se aveva comunque dei ricordi quasi offuscati, una situazione veramente imbarazzante cui non aveva nessuna intenzione di rispondere “ Non è successo niente di particolare “ si alzò dal fieno, spolverandosi i vestiti e i capelli, facendo svolazzare via residui di paglia rimasta impigliata.
Anche Lizzie si alzò dalla paglia, non era sicura che non fosse successo niente, qualcosa le diceva che Marik stava mentendo” Sei sicuro? Se ho fatto o detto qualcosa di male, vorrei poterlo… “.
Marik la interruppe subito “ Senti, non è successo niente, va bene? Hai bevuto e tutto quello che hai fatto è giustificato “ non voleva approfondire il discorso, le cose erano più che evidenti, lei aveva bevuto, si era sentita male e aveva fatto quella grandissima cavolata e tutto quanto era solo dovuto al fatto che lei era ancora innamorata di Atem, tutto qui.
“ Sì, ok, ma vorrei comunque saperlo “ quindi era davvero successo qualcosa e lui non voleva dirglielo, questo non aveva senso ed era suo diritto sapere se aveva fatto qualche stupidaggine di quelle grosse che cui doveva rimediare, non c’erano lo stesso delle giustificazioni, anzi poteva benissimo aver ferito qualcuno con qualche parola eccessiva che non avrebbe dovuto dire.
Marik perse la pazienza, la sua testa continuava a mostrargli quel bacio e lei continuava a insistere, era sul punto di scoppiare “ Insomma, vuoi piantarla o no? Ti ho detto che non è successo niente tra di noi, chiudila qui “ basta, non ne poteva più, voleva davvero tanto dimenticarsi quanto successo sia la sera prima che pochi minuti fa, anzi voleva che lei sparisse del tutto dalla sua vista immediatamente.
Lizzie s’infuriò “ Ma perché diavolo mi tratti così, si può sapere?” ma che accidenti gli era preso adesso, voleva solo sapere che cosa era successo non litigare con lui, anche se ormai era più che chiaro che l’unico tipo di relazione che c’era tra di loro era solo questa, discussioni a non finire pure per una cosa che riguardava lei, voleva veramente tirargli qualcosa addosso, di più pesante rispetto alla semplice avena.
“ Perché non riesco a sopportarti, va bene? Sei insopportabile “ adesso la sua pazienza era davvero giunta al limite, e anche la sua sopportazione.
Lizzie divenne rossa di rabbia e non riuscì più a contenersi “ Ah, io sarei insopportabile? Sai che ti dico, vai al diavolo “ poiché per lui era insopportabile che andasse pure a quel paese, tanto non aveva nessun bisogno di lui né della sua presenza.
Senza dire più neanche una sola parola, Marik andò via, non rivolgendole neanche più uno sguardo.
 
nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi e benvenuti a questo nuovo capitolo.
volevate approfondito il rapporto di Marik e Lizzie? siamo ancora all'inizio e ci vorrà un p0ò, ma vedrete che non resterete delusi.
per quanto riguarda le cavalcate, ci saranno nei capitolo prossimi, non preoccupatevi. spero intanto che questo capitolo vi piaccia e commentate, commentate, commentante.
P.S. forse vedremo cosa succede nella mente di Yugi durante il suo coma visto che la storia sarà lunga e sofferente e scusate il titolo del cavolo XD

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Capitolo 70
*** Tra incubo e illusione ***


Le vacanze di Natale erano ormai finite da settimane e tutti erano tornati alla loro vecchia routine scolastica, naturalmente gli insegnanti avevano saputo della situazione di Yugi, così come i compagni, e per tutti era un duro colpo vedere il banco di Yugi vuoto e immacolato, ma era un trauma soprattutto per Atem. Camminava lungo la strada con lo zaino sulle spalle e lo sguardo basso, percorrere quella strada, da casa sua fino a scuola e viceversa, non gli era mai sembrato così noioso e soprattutto così lungo, c’era meno di venti minuti per arrivare, ma a lui sembravano un’eternità, di solito era sempre infuriato perché doveva aspettare Yugi ogni mattina per giungere a scuola perché era sempre in ritardo, o doveva urlargli contro tutte le volte che all’uscita si fermava a parlare con i suoi compagni, ma adesso si sentiva completamente perso. Non c’era più Yugi a fargli perdere tempo la mattina perché si alzava tardi, non c’era più la sua parlantina esasperante che gli faceva desiderare di non averlo davanti ai piedi, non c’era più nessuno che gli rompeva le scatole per i compiti o che piombava in aula all’intervallo, aveva passato due settimane a fare l’abitudine di non avere Yugi in casa, adesso doveva fare l’abitudine a non averlo neanche accanto quando andava a scuola. Passava davanti all’aula di Yugi ogni santo giorno e il suo banco vuoto si mostrava perennemente davanti ai suoi occhi, facendogli desiderare di volerlo distruggere, per non parlare delle ore di educazione fisica, le sue ore corrispondevano a quelle della classe di Yugi, e vedere quei ragazzini uscire in gruppo nel cortile a volte lo illudeva di poter vedere tra loro anche Yugi, ma poi si ricordava che era impossibile che accadesse, che Yugi non poteva muoversi da quel dannato letto e questo faceva aumentare il lui lo sconforto. Neanche il suo cellulare strategicamente posto davanti al borsellino s’illuminava più per improbabili messaggi con richieste di aiuto che Yugi gli inviava di continuo quando aveva bisogno di suggerimenti per la matematica, stava a fissarlo come se sperasse di ricevere un suo messaggio da un momento all’altro, e l’ultima volta era stato perfino scoperto ad essere distratto, ma non gli aveva fatto ne caldo ne freddo, aveva ascoltato il rimprovero dell’insegnante davanti a tutti senza neanche battere ciglio, non aveva voglia neanche di rispondere a tono o di ribattere ai rimproveri, in passato forse lo avrebbe fatto, ma tanto non sarebbe servito a niente ugualmente.
Tea corse più in fretta che poté per raggiungere il faraone e lo chiamò a gran voce “ Ehi, Atem “ urlò a squarciagola riuscendo a farlo fermare e ad attirare la sua attenzione. Lo raggiunse immediatamente, scendendo le scale velocemente e lo afferrò per un braccio, stampandogli un bacio sulla guancia “ Buon giorno “.
Atem si divincolò da lei, con un sospiro “ Ciao, Tea “ purtroppo non era in vena di dare corda alla sua ragazza, gli era già costato una grande fatica riuscire a riprendere il ritmo scolastico e ad alzarsi dal letto quella mattina, non era in condizioni mentali di poter sopportare anche tutte le effusioni affettive dei suoi amici e della sua ragazza, ma notevolmente avrebbe preferito camminare da solo e farsi il tragitto per conto suo, per adesso la solitudine era l’unica cosa che voleva.
Tea si accorse subito, dal suo tono di voce e dallo sguardo che qualcosa non andava, era sofferente e svogliato, sembrava che gli annoiasse persino stare accanto a lei per il modo in cui si era allontanato da lei “ Va tutto bene? “ sembrava stravolto, come se qualcosa lo avesse turbato e fatto sparire quel poco di sorriso che gli era spuntato sulla faccia nei giorni precedenti all’inizio della scuola, sembrava ritornato ad essere il ragazzo spento e apatico dell’ultimo periodo e non le piaceva molto quel comportamento, tanto meno le piaceva il colorito pallido che aveva in faccia, sembrava che non dormisse da giorni o che stesse male.
Atem annuì “ Sì, sto bene “ riprese a camminare, non fu in grado neanche di farle un sorriso mezzo discreto, era l’ultima cosa di cui era senza dubbio capace di fare, poiché non ne aveva nessuna voglia, ne motivo, a dire il vero non voleva neanche andare a scuola. Era stanco di dover dare giustificazioni o di raccontare agli insegnanti cos’era successo a Yugi e come stava, tanto meno cercare di trovare scuse ben plausibili per nascondere una verità scomoda a tutti, ma Yugi era l’argomento del giorno per chiunque, compagni, insegnanti, amici, tutti parlavano solo di questo e andavano da lui per avere notizie e non ce la faceva più a sopportarlo. I suoi buoni propositi di affrontare quella situazione, di farsene una ragione e andare avanti, erano svaniti nel nulla, dissolti in un secondo come una bolla di sapone fatta scoppiare con il dito.
Tea s’intristì, da quando erano ritornati a scuola quel poco di allegria che aveva riconquistato, era svanita nel nulla, e purtroppo sapeva il perché, Yugi e gli insegnanti, da settimane non facevano che chiedere di lui, come stava, se c’erano miglioramenti o cosa dicevano i medici, a poco a poco lo sguardo di Atem e il suo sorriso si erano spenti, facendo tornare la cara vecchia malinconia che ormai era diventata la firma del faraone da quasi un mese, a volte Tea voleva strangolare gli insegnanti ma capiva che la loro era solo preoccupazione, quando capitavano simili disgrazie la classe intera e il corpo insegnante entravano subito nel panico e cominciavano a chiedere informazioni, però chi ci stava poi davvero male era Atem, avevano faticato tutti tanto per farlo ritornare a sorridere e adesso i loro sforzi si erano vanificati, certe volte la vita era davvero ingiusta, soprattutto con chi ne aveva già passate fin troppe come Atem. Con un sospiro, riprese a camminare anche lei, portandosi accanto a lui in silenzio, ormai la sola cosa che riusciva a tenere calmi i suoi nervi quando aveva quella faccia così traumatizzata.
 
L’intervallo era finito da venti minuti e l’ora di supplenza era da poco cominciata e tutta la classe era impegnata a fare il classico casino da ora buca senza insegnanti, chi giocava al cellulare, chi dormiva, chi ancora mangiava e chi schiamazzava, e poi c’era Atem, dall’inizio dell’intervallo si era ritirato in silenzio nel suo banchetto senza avvicinarsi a nessuno, preferendo starsene a guardare fuori dalla finestra con sguardo assente e triste. Tutti gli altri erano seduti a cerchio intorno al banco di Duke, a guardarlo preoccupati, da quando la scuola era ricominciata, era tornato il vecchio taciturno e depresso che era stato nell’ultimo periodo, chiuso sempre più in se stesso senza neanche uno spiraglio di felicità nei suoi occhi. Duke lo guardava con la coda degli occhi, molto preoccupato, così come tutti gli altri, “ Ragazzi, secondo voi, che possiamo fare?“.
Tristan sospirò pesantemente “ Se qualcuno ha una bacchetta magica, risvegliare Yugi “ era inutile stare a chiedersi che cosa si poteva fare o no, Atem sarebbe stato così almeno fin quando Yugi sarebbe stato in coma, e di certo ne avrebbe avuto per molto di stare chiuso in quella stanza della terapia intensiva, attaccato ai macchinari in stato vegetativo, e ciò significava che Atem alla fine o sarebbe impazzito o sarebbe sprofondato nella disperazione più nera a tal punto che avrebbero dovuto ricoverarlo in qualche ospedale psichiatrico, almeno era una fortuna se non aveva tentato di andare a caccia di Aknadin a cercare vendetta per Yugi, solo che non sapevano quanto ancora il faraone sarebbe stato capace di resistere prima di un crollo definitivo.
Tea abbassò la testa, sospirando “ Io ce l’ho messa tutta, ma ormai ho esaurito le idee “ aveva provato in tutti i modi possibili, e sembrava alla fine essere riuscita nel suo intento dopo una lunga sofferenza, ma adesso tutti i suoi sforzi si erano vanificati, l’umore di Atem si stava facendo sempre più nero e lui stava diventando sempre più taciturno, non aveva nessuna voglia o stimolo, sembrava quasi uno zombie che camminava in giro per la città e non riusciva a guardarlo in quelle condizioni. Le mancavano i suoi sorrisi e le sue risate, la sua grinta e la sua continua insistenza sul mai abbattersi e guardare sempre al futuro e alla speranza, il ragazzo che non si arrendeva mai era scomparso e non sembrava voler tornare indietro dal baratro che lo stava divorando ogni giorno di più, come se il destino spietato l’avesse con lui e si accanisse insistentemente sulla sua vita e si divertisse a metterlo alla prova di continuo, forse per vedere fino a che punto poteva resistere. Voleva aiutarlo, stargli accanto e alleggerirgli il peso che si portava dentro, ma lui si era costruito quella barriera impenetrabile intorno al cuore che non sembrava facile da abbattere, credeva che la sfuriata che gli aveva fatto fosse servita a qualcosa, ma con uno come lui era pressoché difficile poter parlare, soprattutto quando si comportava così, la tendenza a isolarsi l’aveva sempre avuta ma adesso era molto peggio, si domandava se il ragazzo che amava sarebbe mai tornato quello di un tempo.
Bakura guardava Tea con uno sguardo molto triste, e lo stesso sguardo rivolse anche ad Atem, che da mezz’ora se ne stava a fissare fuori dalla finestra come se ci fosse qualcosa di interessante da guardare, gli dispiaceva che uno dei suoi migliori amici stava così male e soprattutto gli dispiaceva che nessuno di loro fosse capace di motivare Atem a reagire e riprendersi “ Purtroppo, sta tutto nelle mani di Yugi “
Duke e Tea annuirono, d’accordo con quanto aveva detto Bakura, potevano starsene lì a lamentarsi quanto volevano, purtroppo era tutto sulle spalle di Yugi, solo lui poteva fare il miracolo definitivo, almeno era quello che speravano giorno e notte e che si auguravano che accadesse in fretta. Erano tutti giunti al limite, delle bombe a orologeria sul punto di scoppiare.
L’unico che non era d’accordo era Tristan, guardare Atem in quello stato, sopportare l’aria pesante che albergava nella squadra fra i suoi amici, vedere come si struggevano e soprattutto vedere come stava ridotto il faraone, gli faceva montare la rabbia. Certamente capiva il dolore e la difficoltà nel vedere un amico in ospedale, però Atem non stava aiutando nessuno e soprattutto se stesso, si stava solo logorando l’anima inutilmente e ingiustamente e non gli faceva bene, aveva bisogno di parlare con qualcuno e non di chiudersi in se stesso come se fosse un riccio, facendo del suo dolore un muro invalicabile, alla fine quel muro lo avrebbe solo soffocato e distrutto. Capiva che il suo cuore era a pezzi, che la sua vita era tutta una salita, poiché aveva reso tale anche la loro nel giorno in cui aveva fatto la sua misteriosa e incredibile apparizione, stravolgendo le loro esistenze e ribaltando tutto ciò in cui credevano e superando i confini non solo della realtà ma anche dell’impossibile, purtroppo offrendo loro anche i lati negativi e rischiosi, il pacco completo in pratica con sofferenza, pericolo e soprattutto conseguenze. Di fatto, gli tornò in mente tutte le cattiverie che gli aveva detto e il male che gli aveva causato ingiustamente, trattandolo davvero male e soprattutto incolpandolo ingiustamente e crudelmente, addossandogli colpe che non meritava e che di certo avevano peggiorato la sua precaria situazione, a cui ancora non aveva posto rimedio. Da quando era successo tutto questo, non avevano più parlato, limitandosi solo a qualche sguardo o qualche piccola risata, ma non gli aveva chiesto scusa e se ne vergognava terribilmente, soprattutto quando all’ospedale gli aveva dato ragione su qualcosa che non meritava di essere appoggiata, si era sentito e si sentiva ancora uno schifo quando ricordava quelle parole e pensare che se stesse così male era anche per colpa sua non faceva altro che peggiorare la situazione in cui stava Atem e doveva porvi rimedio, adesso, anche se avrebbero litigato di nuovo, ormai era giunto al limite anche lui e per tanto, prese la decisione “ Io vado a parlargli “.
Duke sbiancò immediatamente non appena Tristan pronunciò quelle parole ed entrò nel panico, così come Tea e Bakura, che si preoccuparono “ Che cosa hai detto?” si alzò immediatamente dalla sedia bloccando la strada a Tristan, già pronto ad andare da Atem, e gli mise le mani sulle spalle “ Sei impazzito? Dopo quello che hai detto e fatto, vuoi andare da lui?” forse Tristan si era dimenticato della simpatica scena cui avevano assistito a casa di Tea ma loro no e sicuramente neanche Atem, che stando a come stava messo di umore sicuramente vedersi spuntare Tristan non sarebbe stata una buona idea, poiché nessuno sapeva come stava messo Atem a riguardo, ma di certo Duke era convinto che Atem non aveva dimenticato e di certo non avrebbe aiutato per niente parlare con l’unica persona che fin ora non aveva fatto molto per lui, un conto era senza dubbio scambiare qualche parola o stare in una stanza senza degnarsi di uno sguardo o parola, ma un conto era proprio intavolare una discussione che si presagiva non da gente civile e soprattutto rilassata e che poteva scatenare dei danni irreparabili.
Tristan si divincolò, guardando Duke in faccia con uno sguardo serio e deciso “ Senti, so quel che faccio, ok? Fidati di me “ e senza aggiungere altro, si avvicinò al banco di Atem, il quale si accorse della sua presenza e lo guardò negli occhi, con una faccia indecifrabile e imperscrutabile, quasi quella di un morto. Quando gli fu vicino, gli sorrise e nonostante il cuore gli battesse come un tamburo impazzito, si sforzò di sorridere “ Ehi, va tutto bene?” non era proprio ciò che avrebbe voluto dirgli ma era meglio che stare a fissare la sua faccia temporeggiando in attesa di una qualunque idea.
Atem annuì e poi tornò a guardare fuori dalla finestra. Il sorriso di Tristan svanì nel nulla, neanche gli aveva risposto, vedeva che non stava per niente bene e in fondo si aspettava che non volesse parlargli, anzi sembrava sul punto di scoppiare in lacrime e non che non sapesse il motivo, gli insegnanti non facevano che chiedere di Yugi, anche quel giorno avevano fatto delle domande su di lui e adesso Atem stava così, era normale che quel poco di allegria che aveva riacquistato fosse sparita nel nulla, però non poteva tenersi tutto dentro, sarebbe stato meglio parlare e sfogarsi con qualcuno e lui voleva aiutarlo, ma prima doveva fargli le sue scuse ufficiali. Afferrò dunque una sedia e si sedette di fronte a lui, anche se non lo guardava in faccia, ma Tristan parlò lo stesso “ Atem, ti voglio chiedere scusa per come mi sono comportato con te, le cose che ti ho detto e fatto non sono state giuste, non dovevo scaricarti la colpa e ne sono pentito “ fece una pausa per poter organizzare le idee e trovare le parole giuste, ma soprattutto per guardare la reazione di Atem, che fin ora era sempre di indifferenza, ma Tristan non si abbatté “ Io non pensavo affatto a quello che ti ho detto, non è colpa tua se i fantasmi del passato tornano a tormentarti, la tua vita in Egitto non è stata facile e anche se non posso immaginarlo, lo so che è stato senza dubbio così. Ero arrabbiato e furibondo, ti ho accusato per la partenza di Joey, lo so che è stato lui a decidere di andarsene, ma ero fuori di me e ho accusato te per ciò che gli ha fatto Aknadin, e poi ti ho anche accusato per il rapimento di Yugi. Mi sono comportato da vero imbecille, ero troppo preso dai miei problemi infantili per capire che tu stavi peggio di me “ tutte le immagini di quelle scene gli scorrevano davanti agli occhi come un filmato, tutte le parole e i gesti che gli aveva detto e fatto, gli tormentavano il cervello, per notti intere i sensi di colpa gli avevano tolto il sonno e adesso voleva potersi scusare, lo aveva fatto con tutti gli altri e adesso lo avrebbe fatto anche con Atem. Abbassò la testa “ Forse non mi perdonerai, ma almeno voglio che tu sappia che se hai bisogno di qualcosa, anche di parlare, io ti aiuterò, perché sei sempre un mio amico “ strinse gli occhi, in attesa di una qualunque risposta da parte di Atem, risposta che non sembrava arrivare. Alzò la testa, solo per vederlo alzarsi dalla sedia e andarsene via fuori dalla classe. Per Tristan fu un colpo al cuore, le sue buone intenzioni erano crollate in un istante, non gli aveva dato neanche una risposta o rivolto uno sguardo, era andato via e basta, Tristan si sentì sul punto di scoppiare a piangere, non era così che si era aspettato che andasse, si sarebbe accontentato anche di una semplice risposta sterile, pure apatica, ma essere ignorato a quella maniera gli aveva fatto male, a volte il faraone sapeva essere crudele quando davvero ci si metteva, ma Tristan non aveva intenzione di chiuderla lì, aveva aspettato troppo per scusarsi e non di certo per poi vedere tutto andare a rotoli in quella maniera.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e vide Duke accanto a lui, che gli sorrideva “ Vedrai che ti perdonerà, intanto hai messo da parte il tuo orgoglio “.
Tristan spostò lo sguardo da Duke alla porta, forse aveva ragione lui, magari Atem lo avrebbe perdonato più in la ma ciò non toglieva che Tristan aveva bisogno di dover risolvere immediatamente, anche a costo di litigare con lui, teneva troppo alla sua amicizia per stare ad aspettare la grazia del Signore che compisse il miracolo di farlo perdonare da lui, per tanto si alzò dalla sedia, ignorando le proteste di Duke e corse fuori dalla classe, cercando Atem in giro per il corridoio e lo vide in fondo, che camminava con le mani in tasca “ Atem… “ lo chiamò ma lui sembrò non dargli retta, camminava senza neanche voltarsi a guardarlo. Tristan gli andò dietro, correndo verso di lui “ Ehi, Atem… “ quando gli fu abbastanza vicino, lo afferrò per un braccio “ Ehi, almeno… “.
Atem si voltò di scatto, gli occhi erano dilatati e arrossati, umidi di lacrime “ LASCIAMI IN PACE “ strattonò il braccio e corse lungo il corridoio, salendo in fretta le scale che portavano verso il tetto della scuola.
Tristan era rimasto spiazzato, non aveva mai visto Atem in quelle condizioni, era la prima volta che lo vedeva sul punto di una crisi di pianto e la cosa lo fece preoccupare non poco, per uno come Atem, una condizione simile era una cosa seria, conosceva bene il faraone e quando stava sul punto di avere una crisi nervosa non era mai una buona cosa. Tentò di corrergli dietro, ma si sentì afferrare da qualcuno e non appena si voltò, si trovò davanti Duke, che gli scosse la testa. Tristan voleva ribattere, mollare Duke e andare dietro ad Atem, per aiutarlo, ma fu costretto a dover rinunciare, poiché sparì oltre l’angolo e dalla sua vista, abbassò la testa, decidendo di dare ascolto a Duke e di lasciare stare costatando che forse era meglio così.
 
Atem spalancò la porta del tetto e corse fuori, fino ad arrivare alla rete di protezione, strinse tra le mani le grate cui appoggiò la fronte mentre i singhiozzi gli scuotevano il petto e le lacrime gli rigavano le guance, il vento gli scompigliava i capelli e i vestiti, ma ad Atem non importò se il freddo pungente gli penetrava le ossa attraverso la divisa scolastica. Non era colpa sua, Tristan gli aveva detto quelle esatte parole mentre gli porgeva le sue scuse, e non c’era menzogna più grande di quella, era colpa sua, era sempre stata colpa sua, e come poteva non esserlo, era andato tutto in malora nel momento in cui era tornato a Domino, le sue azioni avevano rovinato ogni cosa, distrutto quello cui teneva di più e Tristan lo sapeva, tutti loro lo sapevano. Bastava vedere come stava Yugi, le condizioni in cui il medico aveva detto che versava, per potersi accorgere che la causa era lui e nessun altro, Aknadin non era altro che la conseguenza della sua sola esistenza sulla terra, un’esistenza maledetta, spesso si domandava che aveva fatto di così sbagliato nei confronti degli dei per dover soffrire così. Tristan era venuto da lui per chiedergli scusa e farsi perdonare, ma come poteva lui perdonarlo se non era capace di poter perdonare prima se stesso per il male che aveva causato e che ancora scatenava contro i suoi amici, come poteva vivere in quella maniera, con i sensi di colpa che lo stavano distruggendo per aver rovinato l’esistenza di tutti coloro cui voleva bene e che gli stavano accanto, non aveva neanche il coraggio di andare a trovare Yugi all’ospedale per la vergogna che provava nell’essere stato lui a mandarlo lì.
Come poteva essere il destino così crudele con lui e perché dovevano essere gli altri a soffrire per causa sua. Ormai non ce la faceva più, era giunto al limite delle sue forze, voleva solo che tutto questo finisse, che fosse tutto solo un brutto incubo dal quale potersi svegliare per scoprire che Yugi stava bene, era sano e in salute, che niente era accaduto davvero e magai Aknadin non fosse mai esistito, voleva che lui stesso non fosse mai esistito, che la sua esistenza fosse finita quello stesso giorno in cui Zork lo aveva ucciso, e invece il destino si era divertito con lui. Gli aveva concesso la prospettiva di una nuova vita solo per vederla andare in frantumi.
Si accasciò a terra, in ginocchio contro la rete di protezione, strinse gli occhi mentre le lacrime continuavano a scorrere dal viso, bagnando il tessuto dei pantaloni, si voltò, sedendosi a terra con la schiena contro la rete e la testa reclinata all’indietro, contro il cielo nuvoloso, piangendo.
 
Mokuba era seduto sul davanzale della finestra a guardare il cielo nuvoloso, Yugi non dava segni di cambiamento, nei giorni a seguire era andato a trovarlo all’ospedale ma non era cambiato niente, tranne qualche spasmo muscolare involontario, restava sempre lì, immobile e addormentato come se su di lui ci fosse un incantesimo che lo costringesse a dormire con la forza. Il nonno di Yugi non si riconosceva più, passava tutte le notti all’ospedale, forse anche sveglio, il suo viso portava i segni della stanchezza e della fatica, aveva fatto una malattia di quanto accaduto a suo nipote e Mokuba ne era dispiaciuto.
Seto spostò gli occhi dal computer a suo fratello, trovando singolare il silenzio cadaverico di Mokuba poiché normalmente non faceva che parlare con allegria “ Che hai, Mokuba?”
Il ragazzino non guardò il fratello, continuando a tenere gli occhi sul cielo nuvoloso “ Niente “ in realtà gli dispiaceva per Yugi e voleva vedere Aknadin morto e sepolto, per fargliela pagare per quanto fatto a un suo amico, ma preferì tenerlo dentro, Seto non amava quando diceva certe cose su certe persone, trattandolo quasi come se fosse un bambino che non capiva la gravità della situazione.
Seto girò la sedia e guardò Mokuba “ Avanti, che succede? Quando fai così, c’è sempre un motivo “ non degnare nessuno di uno sguardo e starsene in disparte come se fosse in punizione, era il tipico atteggiamento che Mokuba assumeva quando qualcuno o qualcosa lo turbava, e a giudicare dalla sua espressione malinconica doveva essere qualcosa di molto serio “ Aavanti, ti ascolto “ incrociò le braccia sul petto e accavallò le gambe, in attesa che Mokuba parlasse e gli dicesse che aveva di così grave da renderlo quasi un fantasma dentro quella stanza.
Il bambino aggrottò la fronte e con voce dura esclamò “ Voglio che Aknadin la paghi per quel che ha fatto a Yugi “.
Seto chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, stringendo le mani a pugno “ Mokuba, ne abbiamo parlato molte volte mi sembra, questa storia…”.
Ma Mokuba non lo fece finire di parlare, balzò in piedi e strinse le mani a pugno davanti la faccia “ Sì, lo so, non mi deve riguardare, ma tu non hai visto com’è ridotto, come sta anche suo nonno, ma io sì e so che ciò che è successo a lui può succedere a chiunque, pure a te, e voglio che quel pazzo abbia quello che si merita” a mala pena era in grado di trattenere le lacrime, da quando era successo questo a Yugi, il pensiero che qualcosa di molto più grave potesse abbattersi su di loro, soprattutto su suo fratello, anche lui coinvolto in quella storia, lo stava logorando. Aveva il terrore che anche Seto potesse fare una simile fine o forse peggiore, suo fratello era l’unico familiare che aveva, la persona cui voleva più bene e dopo quanto successo in passato il pensiero che Aknadin potesse fargli del male come ne aveva fatto a Yugi lo faceva stare male, gli toglieva il sonno la notte. Non poteva vedere Yugi in quello stato, figurarsi se poteva vederci suo fratello, voleva che quel pazzo sparisse dalla faccia della terra per sempre prima che qualcun altro finisse all’ospedale, prima che suo fratello finisse all’ospedale.
Seto si alzò dalla sedia e s’inginocchiò davanti a Mokuba, poggiandogli una mano sulla testa “ Adesso, ascoltami bene “ posò entrambe le mani sulle spalle di Mokuba, stringendole forte “ Nessuno, e dico nessuno, oserà farmi quello che è successo a Yugi. Aknadin sarà presto un ricordo, hai la mia parola, ma tu non devi assolutamente pensare a queste cose. Anzi, come vedi Aknadin non si è fatto vedere, e tu devi stare tranquillo, va bene?” ecco perché non voleva che suo fratello andasse all’ospedale a trovare Yugi, da quando era ricoverato lì e Mokuba aveva insistito perché lo portasse da lui, Seto si era immaginato una simile reazione da parte di Mokuba, che cominciasse ad avere paura per ogni cosa, era naturale che si preoccupasse per lui, era pur sempre suo fratello, ma lo conosceva e sapeva che questo poteva avere solo conseguenze negative sulla mente di suo fratello e non voleva che Mokuba vivesse con la costante paura che qualcosa di simile potesse colpire loro, alla sua età doveva solo pensare a divertirsi e non a vivere nel terrore. Mokuba annuì e Seto lo abbracciò, stringendolo forte, anche lui voleva che Aknadin sparisse dalla faccia della terra, che lasciasse in pace tutti quanti, soprattutto dopo che aveva visto Yugi in quelle condizioni pietose. Anche a lui era venuto il terrore su ciò che quel mostro e i suoi leccapiedi scheletrici erano capaci di fare, lo aveva visto con i suoi stessi occhi ed era una scena raccapricciante che aveva rivisto più volte nei suoi peggiori incubi la notte, e soprattutto vedeva come Atem stava di umore, non aveva mai visto nessuno più depresso di lui visto anche che la tendenza alla disperazione l’aveva già di suo. Qualunque cosa accadeva, ne faceva perennemente un dramma ritenendosi responsabile, per anni non aveva fatto altro che sentirgli dire che era solo colpa sua, tra poco arrivava persino a suicidarsi. Purtroppo, però, non c’era nessun colpevole lì, neanche Aknadin poteva essere incolpato, ciò che era successo a Yugi era stato solo un terribile incidente avvenuto sotto ai suoi occhi e a quelli del faraone, ma il danno era fatto e adesso ne pagavano tutti il peso, compreso Mokuba.
 
Il nonno dormiva tranquillamente sulla sedia dell’ospedale, la stanza era ancora immersa nella penombra poiché le grate della finestra erano ancora chiuse e la serranda abbassata, il macchinario faceva i suoi soliti rumori monitorando i battiti cardiaci del cuore di Yugi, mentre quest’ultimo dormiva ancora, i suoi occhi si muovevano sotto le palpebre e il suo respiro appannava la maschera di silicone che stava premuta sulla sua bocca, attaccata al tubo del respiratore. Vi era un silenzio irreale in tutto il reparto, tranne forse i passi di qualche medico o infermiera che passava tra le varie stanze a controllare i vari pazienti ricoverati e assicurarsi che non mancasse loro liquido nelle loro flebo e che i macchinari funzionassero regolarmente.
L’ossigeno appannava la mascherina in silicone sul volto di Yugi mentre le linee verdi dello schermo regolavano il battito e la pressione, che era abbastanza stabile, un soffio di vento spalancò la finestra, scompigliandogli i capelli sulla fronte bagnata di sudore. I suoi occhi si muovevano in tutte le direzioni sotto alle palpebre chiuse.
 
Il caldo sole illuminava le dune del deserto cocente, il vento che soffiava faceva volare granelli di sabbia trasportandoli in giro per il vasto panorama quasi surreale.
I piedi nudi lasciavano impronte sulla morbida sabbia che pungeva la pelle, Yugi camminava lungo il vasto deserto, guardandosi intorno spaesato e confuso, non sapeva come c’era arrivato, sapeva solo che aveva aperto gli occhi e si era ritrovato nel mezzo del deserto immenso e vasto, sotto un sole pungente che lo accaldava e stancava. Non sapeva dire con certezza da quanto camminasse, ma doveva essere da molto, possibilmente da ore, avanzava lungo la sabbia, i suoi piedi sprofondavano nelle fosse che calpestava, non aveva idea di dove stava andando, né di dove si trovava con precisione, vedeva solo alte dune di sabbia che bollivano sotto il sole e che sprigionavano un calore infernale che gli appannava la vista e gli bagnava la fronte. Cadde in ginocchio sulla sabbia bollente, sporcandosi i pantaloni del pigiama, e stringendo tra le mani dei pugni di sabbia, il suo respiro era affannato ed esausto “ Non ce la faccio più “ con una mano si asciugò il sudore dalla fronte, provando poi a sventolarsi la faccia, ma non serviva a niente, il calore non cessava e si sentiva una zuppa d’acqua che gocciolava da tutte le parti.
Sentì un nitrito lontano, da qualche parte, lì, in quel deserto immenso, alzò la testa per guardare e vide qualcosa avanzare verso di lui, una figura nera, che ondeggiava verso di lui, si alzò in piedi e si portò una mano davanti agli occhi per coprirsi la vista dal sole accecante e riuscì a distinguere i tratti della figura, che diventava sempre più grossa e più nitida. Fu solo quando essa gli fu davanti, a qualche passo, che capì, era un cavallo, dal manto grigio, che avanzava a trotto verso di lui, Yugi spalancò la bocca e gli occhi “ Non ci credo, un cavallo nel mezzo del deserto “ l’animale si avvicinò a Yugi e si pose di profilo, scuotendo la criniera e la coda, e nitrendo di nuovo. Yugi gli si avvicinò e posò una mano sul dorso dell’animale, sentiva la morbidezza del pelo sotto il palmo rugoso, percependo il solletico che la peluria lucida scatenava sulla pelle rialzata della sua cicatrice, il cavallo stava fermo, come una statua permettendogli di accarezzarlo, il cavallo nitrì di nuovo e scalciò con uno zoccolo sulla sabbia, sollevandone qualche granello. Yugi allontanò la mano dall’animale e cominciò a nutrire il sospetto che il cavallo volesse farsi cavalcare “ Vuoi che ti salga in groppa?” il cavallo nitrì di nuovo, come se gli avesse risposto, e Yugi fece spallucce “Ma sì, tanto che ho da perdere?” con uno sforzo, riuscì a mettersi sul dorso dell’animale, che partì subito al galoppo, costringendo Yugi a reggersi alla criniera e a serrare le gambe per potersi mantenere in equilibrio, portando il busto leggermente in avanti. Non sapeva spiegarsi come, ma il cavallo sembrava sapere con precisione dove doverlo portare, svoltava a destra e sinistra come se conoscesse dei sentieri nascosti tra la sabbia del deserto, ma Yugi non ci badava più di tanto, era la prima volta che saliva di persona su un cavallo ed era una sensazione molto strana per lui, e anche molto reale, sentiva sotto al suo peso i movimenti del dorso del cavallo, sulle sue mani vi era la morbidezza delle lunghe crini grigie che stringeva con forza e il vento gli soffiava davanti la faccia e gli scompigliava i capelli.
Il cavallo correva lungo le dune del deserto, i suoi zoccoli sollevavano scie di sabbia che era trasportata via dal vento, Yugi non sapeva, dove l’animale lo stava portando, c’erano troppe domande cui non riusciva a trovare una risposta sensata, di frequente i suoi sogni mutavano scenario, ma di solito erano legati al deserto e chissà, magari avrebbe trovato finalmente qualche risposta poiché mai si era presentata una situazione simile a quella nei suoi deliri.
In lontananza, verso l’orizzonte, delle figure sbiadite che s’innalzavano dalla sabbia, avvolte dalle scie di calore che le facevano somigliare a un miraggio. Il cavallo sembrò portare Yugi proprio in quella direzione e il cuore del ragazzino cominciò a battere forte, come se qualcosa dentro di lui lo stesse agitando, avvertì come un senso di familiarità mentre le figure si facevano più vicine.
In breve, Yugi si trovò dinanzi un complesso, una serie di strutture dalle alte colonne simili a quelle dei templi e dei palazzi antichi. Il cavallo rallentò la sua corsa quando fu alle porte di quello che sembrava essere un grandissimo portale, un muro per la precisione, composto di colonne alte, dove era intagliata la testa umana con un copricapo egizio, erano all’incirca sei colonne, separate da una porta centrale e fu tramite di essa che il cavallo passò.
Yugi si ritrovò davanti uno scenario incredibile, vi era un gigantesco tempio diviso in tre livelli diversi, con alte colonne in pietra, mura decorate con geroglifici e affreschi, varie porte di accesso nelle mura. C’erano palmeti alti e rigogliosi, laghi con ninfee e piante posti dentro a dei quadrati di pietra arenaria, statue di divinità erano costruite lungo il grande vialone di pietra che portava dritto alla struttura immensa, dinanzi alla quale Yugi si sentiva minuscolo come una formica. Aveva certamente qualcosa di familiare quel posto, Yugi non sapeva spiegarselo ma gli sembrava di averlo già visto da qualche parte e fu quando i suoi occhi si posarono sui volti delle statue che capì “ Siamo a Dendera “ il complesso templare dedicato alla dea Hathor, certamente, adesso lo riconosceva. Aveva visto delle immagini su internet riguardanti il tempio di Dendera, era un complesso templare dedicato alla dea dell’amore egizia, Hathor, e le statue raffiguravano la dea stessa, ma ancora non gli era chiaro che cosa ci faceva in quel posto. Il cavallo condusse Yugi, non al tempio principale, ma verso un’altra direzione, lungo l’ampio cortile circondato da palme e mura di cinta imponenti. Lo portò avanti ad un piccolo tempio, ovviamente rispetto alle dimensioni del complesso principale poiché era comunque un tempio grande, con un piccolo muro a circondarlo e degli obelischi sulla porta d’ingresso. Il cavallo si fermò davanti al portale e si abbassò, piegando le lunghe zampe e Yugi smontò dal suo dorso, comprendendo che era ciò che voleva l’animale. Quando scese, il cavallo nitrì e scappò via al galoppo, lasciando yugi attonito, ma lo stupore durò poco quando sentì il rumore della pietra che strofinava alle sue spalle, e quando si voltò, osservò le porte che si aprivano da sole, lentamente, per lui.
Yugi deglutì ma cominciò a camminare verso l’entrata, come se qualcosa più forte di lui lo stava attraendo verso il tempio, neanche si era accorto di stare camminando verso il portale d’ingresso per quanto fu tutto così naturale, come se quelle porte fossero una calamita e lui il magnete.
Quando fu ai piedi delle porte, si accorse che non c’era nessuna sala oltre l’ingresso, ma delle scalinate in pietra che portavano verso il sottosuolo, e lui conosceva quelle scalinate, le aveva percorse centinaia di volte nei suoi sogni, anche se non ricordava che ci fosse mai stato un tempio nei suoi precedenti sogni. Comunque, poiché le torce lungo le mura interne si accesero, Yugi decise di scendere quelle scale, poiché non sapeva che altro poter fare in quel momento poiché non sapeva dove altri poter andare o che altro fare, si fece coraggio e cominciò la sua discesa verso il sottosuolo, mentre le porte d’ingresso si chiudevano alle sue spalle.
 
Lizzie dormiva profondamente, era andata a letto molto tardi la sera prima e per ciò, nonostante fossero le undici e trenta del mattino, era ancora a letto a dormire, sotto il piumone con la testa sprofondata sul cuscino e i capelli, legati in due grosse trecce, riversati fuori dalle coperte. Respirava profondamente mentre la fronte si corrugava e le sue palpebre si serravano.
 
Lizzie rideva sguaiatamente mentre le sue mani erano puntate sul colletto della camicia di Marik, che la guardava con gli occhi sbarrati “ Quindi non ti piaccio proprio?” assottigliò gli occhi e guardò istintivamente le labbra di Marik, così vicine alle sue da sentire il suo respiro accelerato sul viso “ Peccato, perché tu invece mi piaci “ fu questione di pochi istanti e le sue labbra si posarono su quelle di lui, rigide e serrate ma anche morbide e sempre più invitanti.
 
Aprì gli occhi di scatto, sollevandosi a mezzo letto con le mani davanti la bocca spalancata, il battito del suo cuore era accelerato, impazzito, mentre le guance avvampavano e i suoi occhi sbarrati e terrorizzati guardavano un punto non preciso del piumone. Aveva sognato di baciare Marik e gli aveva persino detto che le piaceva, ma come poteva essere possibile una cosa del genere, come poteva la sua mente osare di farle uno scherzo simile.
Sempre che fosse un sogno, perché aveva come la sensazione che quello fosse tutto tranne che un sogno, le sembrava che fosse stata una visione simile alla realtà che a un’immaginazione creata da un semplice sogno inconscio, un dubbio le serpeggiò dentro la testa, e se non fosse stato un sogno, ma fosse accaduto davvero? La scena le sembrava di ricordarla, vagamente, ma la ricordava, e l’ambiente che aveva sognato, il momento che aveva visto nel suo sogno, somigliava alla festa di Capodanno nel locale notturno.
Sbarrò gli occhi più di quanto già non lo fossero e si toccò le labbra con le dita, quella sensazione di delicatezza e morbidezza, quella specie di tocco che continuava a immaginare sulle sue labbra, che l’aveva accompagnata per alcuni giorni, a sentiva di nuovo, più intensa di quanto non lo fosse stata prima. Per giorni si era interrogata su cosa potesse essere quella sensazione che la perseguitava e forse adesso aveva la risposta al vuoto che colmava la sua mente “ Oh mio Dio, ho baciato Marik “ no, non poteva averlo baciato davvero, non lei, ma se davvero era successo, questo spiegava il comportamento strano di lui, quando gli aveva chiesto se tra loro era successo qualcosa. I brividi del terrore scossero il suo corpo, fino alla radice dei capelli, in breve ricostruì tutti gli avvenimenti in sequenza, trovando le spiegazioni alle sue domande, come se i cocci frantumati di un puzzle fossero tornati al loro giusto posto, e questo la traumatizzò.
Lei, Elizabeth Lizzie Brooks, aveva baciato la persona che più detestava sulla faccia della terra.
Si lasciò cadere sul materasso, con gli occhi fissi sul soffitto bianco della sua stanza, incredula a quanto aveva appena appreso, come un orribile scherzo del destino.
 
nota dell'autrice
Salve a tutti con questo nuovo capitolo.
sì, sono in ritardo di una settimana e mezza, ma sono stata impegnata tra copleanni, uscite settimanali improvvise e l'ispirazione che scarseggiava venendo poi ad orari non proprio consoni come Mezzanotte, ma va bè.
finalmente stiamo facendo un salto nella mente di Yugi, chissà che non si scopra qualcosa sul Sigillo, e poi abbiamo Atem che sta sprofondando nella disperazione.
Credo che farò altri due capitoli e poi via con la resa dei conti riguardo questa storia di Yugi, chissà che non accada qualcosa XD
commentate, commentate, commentate e alla prossima 
 
 
 

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Capitolo 71
*** Il momento della verità ***


Il fine settimana era finalmente arrivato e agognato con impazienza da tutti, Gennaio stava ormai per finire e già si annusava di nuovo aria di festa in giro per Domino, poiché San Valentino si stava avvicinando. Mancavano ancora tre settimane per la festa, ma in giro non si vedevano altro che pubblicità, decorate con auguri e cuoricini, i locali avevano già esposto i menù per le serate, a scuola le ragazze non facevano che parlare di cosa avrebbero voluto organizzare con i loro fidanzati o delle attese che avevano sulla festa riguardo la questione sentimentale, c’era già chi si preoccupava del regalo da dover fare o chi pianificava la propria serata da passare insieme ai fidanzati e chi invece si preparava all’imminente dichiarazione da fare ragazzo o alla ragazza in questione, poi c’era chi non aveva nessun fidanzato e stava a lamentarsi dell’inutilità della festa o a sfottere gli amici.
L’unica persona che invece non aveva programmi, tanto meno aspettative di chissà cosa su San Valentino era Tea, che se ne stava seduta al tavolino del bar a fissare il bicchiere d’acqua davanti a lei mentre le parole e le risate dei suoi amici si perdevano dentro le sue orecchie. La piazza della città era piena di palloncini a forma di cuore, i negozi avevano addobbi che richiamavano il tema dell’amore, e Tea avrebbe voluto distruggere quei decori inutili con le sue mani. Da quando lei e Atem si erano fidanzati, niente era andato come avrebbe voluto, era andato tutto a rotoli, rovinato prima ancora che la storia prendesse la giusta piega, soprattutto dal punto di vista emotivo sul quale Atem sembrava non riprendersi. Il suo umore nero era peggiorato, se a mala pena prima spiccicava una mezza parola quando erano tutti insieme, adesso non faceva più neanche quello per il semplice fatto che non c’era proprio, non rispondeva più alle chiamate, ai messaggi, su internet era praticamente irrintracciabile, organizzavano le uscite e lui non era mai presente, Whatsapp era staccato e neanche andare a casa sua serviva a qualcosa perché si rifiutava di vedere i suoi stessi amici, si rifiutava persino di vedere lei, che era la sua ragazza e che aveva il diritto di stargli accanto. Atem le mancava disperatamente, non vederlo e non sentirlo la faceva stare malissimo, voleva stare con lui anche per pochi minuti e la sua lontananza non le piaceva per niente, anzi la faceva stare male e sentire sempre più sola, ma lui si ostinava a starsene chiuso in camera sua a deprimersi e non era questo cià che lei voleva per loro due. Nella sua mente immaginava di stare con lui ogni giorno, di stare insieme da soli, di godersi ogni momento accoccolata tra le sue braccia, di stare seduta sul divano al suo fianco a guardare qualche film idiota giusto per passarsi il tempo, e invece niente, Atem era sparito nel nulla, disperato e depresso, emotivamente assente e apatico, isolato da questo mondo e da ciò che lo circondava, aveva persino rifiutato le scuse di Tristan pur di stare solo con i demoni che lo tormentavano e che lo stavano facendo ammalare, perché quella di Atem era una malattia ormai, una grave forma di depressione dalla quale non sembrava in grado di uscire più, almeno finché Yugi non si sarebbe risvegliato, sempre che fosse successo. Aveva cercato su internet per farsi un’idea, ma a quanto sembrava quello di Yugi era un coma vegetativo e le probabilità di risvegliarsi erano scarsissime e questo non aveva di certo delle influenze positive su Atem, il suo smisurato affetto per Yugi e tutto ciò che gli era accaduto lo avevano portato a sprofondare in quel baratro oscuro dal quale non sembrava esserci via di ritorno e Tea cominciava a temere che Atem non sarebbe più ritornato ad essere quello che era un tempo, il ragazzo che le mancava disperatamente e per il quale soffriva sulla sua lontananza da lei. Fu un sospiro di amarezza quello che fece, accompagnato dalla vista della sua foto con Atem che teneva come schermata di blocco e di sfondo del cellulare, l’ultima foto in cui Atem sorrideva mentre la abbracciava.
Duke si accorse che lo sguardo di Tea era triste e assente “ Ehi, va tutto bene?”
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri e sussultò, guardando Duke e Tristan, che a loro volta guardavano lei preoccupati. Sorrise e annuì “ Sì, certamente “ non voleva stressarli anche lei con i suoi problemi legati alla sfera emotiva e sentimentale che la opprimeva, già troppi fattori avevano causato degli squilibri all’interno del gruppo e lei non voleva dare un contributo negativo, in fondo a loro non interessava se a lei mancava Atem alla follia ogni giorno che passava.
Duke scambiò un breve ma indicativo sguardo con Tristan e poi tornò a guardare la ragazza “ Non fingere, saremo anche due ragazzi ma lo capiamo quando c’è di mezzo Atem “ lo sguardo triste di Tea mentre i suoi occhi guardavano la foto di lei e Atem sul cellulare della ragazza, bastava farsi due conti per capire che se stava così giù era perché sentiva la mancanza del faraone. Ormai erano giorni che non lo vedevano, tralasciando la scuola dove li ignorava completamente senza neanche salutarli, per non parlare poi di come ignorava anche Tea, potevano capire loro stessi che erano gli amici ma Tea era la sua ragazza Santo Cielo, almeno a lei poteva anche dare un po’ di attenzione in più, e invece la ignorava come se fosse una cosa inutile da scartare e non era giusto verso i suoi confronti, specie dopo tutto quello che lei aveva passato per avere finalmente la possibilità di potersi definire davvero la fidanzata di Atem, un sogno che tutti loro sapevano essersi realizzato non facilmente e con mille peripezie.
Bakura si avvicinò al tavolo dei suoi amici, chiamandoli per attirare la loro attenzione “ Ehi, ragazzi “
Tristan fece un gran sorrisone, salutandolo con un gesto della mano “ Bakura, era ora che arrivassi, neanche il fine settimana senti la sveglia?” Bakura era sempre il solito ritardatario, potevano capire la scuola che richiedeva certi orari da rispettare, ma almeno il fine settimana non avevano impegni e la scusa della sveglia non attaccava più, ma Bakura era così, riusciva a giungere in ritardo anche quando non era necessario, ormai c’erano abituati a doverlo aspettare sempre e comunque.
Bakura tirò la sedia e si sedette “ Conta che sono giunto qua a piedi da casa mia, comunque “.
Duke si accigliò, incuriosito “ Come a piedi? Non dovevi venire con Marik?” gettò, infatti, uno sguardo in giro per la piazza affollata, cercando di scorgere proprio Marik, ma stranamente non lo vedeva da nessuna parte “ A proposito, dove diavolo è?” questa era una novità, fin ora Marik non aveva mai saltato un appuntamento senza prima avvisare, tanto meno senza avvisare i passeggeri sulla sua macchina, Bakura abitava abbastanza lontano dalla piazza e se era arrivato a piedi fin lì significava che a Marik era successo qualcosa.
Bakura sospirò “ Purtroppo è all’ospedale, si è bruciato con la marmitta della macchina mentre la sistemava “ certe volte si domandava cosa diamine gli costava portare la macchina dal meccanico, va bene che aveva imparato a fare le riparazioni da solo, poteva persino smontarsi la macchina da solo se avesse voluto, ma a volte un meccanico era molto più utile e soprattutto più pratico con certi lavori che richiedevano abbastanza pratica. Glielo aveva detto più volte che poteva rischiare di tagliarsi o peggio dipende i lavori che doveva fare, ma di certo il caro Bakura non si ascoltava mai, veniva sempre preso per fifone o per ignorante e poi andava a finire che il santo avvertimento si rivelava fondato e il carissimo e testardissimo Marik andava a finire al pronto soccorso per bruciature o tagli, e lasciare a piedi sia i suoi fratelli che gli amici. A volte voleva smontargli la testa, giusto per controllare che in mezzo alla massa di capelli biondi ci stava un cervello da qualche parte nella scatola cranica. Si sfregò le mani, lasciando perdere Marik, e si concentrò sui suoi amici e i loro argomenti interessanti che doveva essersi perso “ Allora, novità, è successo qualcosa di interessante?”
Duke scosse la testa “ Sempre il solito, un bel niente “ purtroppo ormai era raro riuscire a passare una giornata allegra e soprattutto carica di novità, l’unica cosa interessante che c’era in giro erano solo gli addobbi di San Valentino, festa inutile e stupida fatta da qualche imbecille che non aveva un bel niente da fare se non quello di ricordare ai poveri sfigati che non avevano una fidanzata che quel giorno avrebbero solo rosicato d’invidia rompendosi le scatole nel ricordarsi che loro erano soli come i cani randagi e costretti a guardare le coppiette felici che si scambiavano i regalini del cavolo, come se era necessaria una festa per ricordarsi di avere una ragazza dietro alla quale sbavare da mesi.
“ Oh, e Joey? Lo avete sentito?”.
Tristan sussultò sulla sedia, alzando le mani davanti al viso “ Per carità, non nominare il demonio “ abbassò le mani e girò la testa dall’altra parte, infastidito “ L’ultima cosa che voglio, è sentirmi ripetere il nome di Sharon fino allo sfinimento “ ne aveva fin sopra i capelli di sentirsi nominare quella Sharon di continuo. Joey era sul punto di fare il passo di provare a dichiararsi a quella ragazza, gli aveva fracassato il cervello una settimana con quella storia, subendo i suoi scleri da scoppiato e le sue convinzioni da innamorato navigato e perso nel mare delle idiozie strane. Poco ci mancava che arrivasse a Domino con lei al seguito, tanto per collezionare un’altra probabile vittima da inserire nel contesto strambo del loro gruppo di amici, tanto simpatico quanto rischioso.
Bakura rimase alquanto sbalordito dallo strano comportamento di Tristan, non ne capiva il motivo, in fondo aveva solo chiesto, se lo avevano sentito non di parlargli di Sharon.
Duke gli toccò il braccio e si sporse verso di lui, avvicinando le labbra al suo orecchio, coperto dalla mano e gli sussurrò “ è geloso perché Joey si è trovato una ragazza, mentre lui fa la muffa, qui “ entrambi trattennero a stento una risata soffocata, questa era senza dubbio una novità degna di nota, Tristan geloso della fidanzata di Joey, a quanto sembrava quelle del loro amico erano intenzioni più che sincere, quella Sharon doveva piacergli veramente molto se Tristan era geloso del suo migliore amico, chissà che non l’avrebbe presentata poi a tutto il gruppo, così Tristan sarebbe morto veramente sul colpo.
Tristan si accorse delle loro strane risate e lanciò un’occhiata di sospetto “ Perché ridete?” non gli piacevano quelle risate, tanto meno perché guardavano lui, e di solito quando qualcuno rideva e guardava qualcun altro, significava che l’oggetto delle risate era senza dubbio proprio quella persona, quindi stavano ridendo di lui.
I due ragazzi si separarono e all’unisono esclamarono “ NIENTE “.
Ma Tristan non credette alla loro scusa, anzi si alzò dalla sedia e si mise alle loro spalle, tirando a entrambi le orecchie con le dita, facendoli urlare di dolore “ Tanto lo so che sfottevate me, quindi parlate “ i due ragazzi si lamentarono mentre lui continuava a tirare le loro povere orecchie come se avesse delle tenaglie al posto delle dita.
Tea guardò la scena con un piccolo sorriso, anche se non fu sufficiente ad allentare la presa che le stringeva il cuore, perché con il dito schiacciò il pulsante sul cellulare e la foto tornò nuovamente davanti ai suoi occhi, e sospirò con tristezza, avrebbe tanto voluto stare insieme a lui quel giorno e invece era sola.
 
San Valentino, la festa più idiota e insopportabile dell’anno, almeno per il punto di vista di Lizzie che camminava lungo la strada principale, a guardare tutti quei bei negozi addobbati con cuoricini e frasi idiote così zuccherose che avrebbero cariato i denti persino ai cani se avrebbero potuto. Detestava quella festa, l’aveva sempre odiata, e adesso la odiava più di prima. All’inizio la odiava perché fu proprio il giorno di San Valentino che la sua famiglia andò in mille pezzi, sua madre ottenne le pratiche del divorzio e i suoi genitori concretizzarono la separazione a livello legale, facendole capire che l’amore eterno non esisteva se non nei film sdolcinati, nei libri d’amore e nei classici Disney. Quel meraviglioso giorno aveva capito che San valentino non era la festa degli innamorati, ma solo una grandissima presa per i fondelli in cui scambiarsi frasette idiote e regalini stupidi, fingendosi innamorati persi, per poi l’indomani odiarsi fino al tentare di uccidersi, riprendere a tradirsi e sgretolare i matrimoni, se poi ci si aggiungeva la propria condizione sentimentale disastrata perché il ragazzo per cui si aveva una cotta non sapeva decidere che ragazza amare, per poi scegliere la rispettiva migliore amica spezzando così il cuore dell’altra povera sfigata, allora si era veramente a cavallo, il tasso di sopportazione medio si trovava a scendere ben oltre la barra standard, esattamente come stava accadendo a lei. Tra la sua famiglia disastrata, con suo padre che aveva sposato una lurida sgualdrina di strada, che la rispettava nella stessa maniera di come Lady Tremain rispettava Cenerentola, che aveva desiderato sbatterla in collegio, finendo pure incinta di ben quattro mesi di un bel maschietto, una delusione d’amore che ancora le scottava e il fatto di aver appena scoperto di aver baciato l’essere umano più odioso e insopportabile che potesse esistere sulla faccia della terra, tra l’altro da ubriaca, se non aveva ancora ucciso qualcuno con la macchina era già un miracolo, perché aveva veramente la voglia di commettere un omicidio per quanto si sentiva frustrata e nervosa, neanche il traffico riusciva a sopportare per quanto era stressata. Neanche sapeva come aveva fatto ad accettare l’invito dei suoi amici di uscire quel giorno, contando anche il fatto che ci sarebbe stato pure quel biondino antipatico con loro, il solo pensiero le scatenò dei brividi che la fecero trasalire, scuotendole persino la radice dei capelli. L’immagine ripugnante di quel bacio, pure se era stato un sogno, la faceva rabbrividire, perché purtroppo non era un semplice sogno ma ben sì una sorta di riflesso della realtà che aveva vissuto veramente in prima persona, e che adesso le stava facendo salire l’ansia, perché il suo cuore cominciò a battere e lo stomaco si contrasse come se una tenaglia glielo stava stringendo.
Adesso basta, Lizzie. Tutto ciò che devi fare è non pensarci e ignorarlo non appena lo vedi, basta non guardarlo.
Giunse finalmente nella piazza, e cominciò a intravedere i suoi amici seduti al tavolo del bar, le sue gambe erano rigide e tremavano, i suoi passi erano molto difficoltosi e la sua mano sudava mentre stringeva il manico della borsa, l’ansia la stava facendo sudare, ma fu solo quando si accorse che al tavolo c’erano solo Tea, Duke, Bakura e Tristan, che poté, tirare un sospiro di sollievo e sentì la tensione sciogliersi sempre di più, a quanto sembrava il fastidioso biondino non era con loro, e non poté che esserne lieta. Si avvicinò al tavolo salutando tutti con un sorriso “ Ciao ragazzi, coma va?”
Bakura, Duke e Tristan la salutarono in coro “ CIAO, LIZZIE “.
Tutta via, la ragazza si accorse che Tea non aveva partecipato ai saluti, anzi se ne stava in silenzio a guardare nel vuoto e quando Tea era assente con la testa, non era mai un buon segno “ Ehi, Tea, va tutto bene?”
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri profondi e la guardò, accorgendosi solo adesso che Lizzie era lì con loro “ Ciao, Lizzie “ le sorrise “ Sì, va tutto bene “.
Lizzie si accigliò, Tea aveva qualcosa che non andava, la sua faccia era nera e i suoi occhi mostravano tutta la depressione che poteva esistere su questa terra e Lizzie sapeva fin troppo bene che qualcosa non andava. Prese dunque un bel respiro, per prepararsi allo sfogo emotivo che l’avrebbe investita, e si avvicinò a Tea “ D’accordo, vieni con me “ la costrinse ad alzarsi dalla sedia e poi si rivolse ai tre ragazzi che le stavano davanti “ Noi torniamo tra dieci minuti “ i tre annuirono e Lizzie si allontanò dal tavolo insieme a Tea, andandosi a sedere su una banchina sufficientemente lontana dagli sguardi indiscreti dei ragazzi. Quando si sedettero, Lizzie la guardò e le sorrise “ D’accordo, che succede?” la sua era la faccia tipica di una persona che aveva un disperato bisogno di sfogarsi emotivamente, e lei che era la sua migliore amica lo sapeva abbastanza bene che quando Tea aveva quello sguardo perso significava che c’era di mezzo Atem.
Tea non aveva nessuna voglia di voler parlare con Lizzie delle sue frustrazioni emotive “ Niente, sto bene “ ma Lizzie non cedette l’osso, anzi incrociò le braccia sul petto e la guardò, in attesa che lei le dicesse la verità. Tea voleva ribattere, ma alla fine cedette alla stanchezza emotiva che si portava dentro “ Atem sta sempre peggio, ormai ha deciso di non volerci più neanche vedere. A scuola ci ignora completamente, non risponde alle telefonate, ai messaggi, ormai non da retta più neanche a me” il suo sguardo si rattristò “ Da quando è successo tutto questo, non è più lo stesso, sono preoccupata per lui e …” i suoi occhi s’inumidirono di lacrime, sentì un pesante nodo alla bocca dello stomaco contrarle il respiro “ E mi manca da morire “ scoppiò in lacrime, portandosi una mano davanti al viso mentre le lacrime cominciavano a scorrere sulle sue guance.
Lizzie sospirò e le strinse una mano sulle spalle “ Dai, tesoro, stai calma “.
Tea scosse la testa, scoppiando a piangere “ Ma perché deve sempre essere tutto difficile? Lo so che sta male per Yugi, però a me manca da morire, non vuole neanche che qualcuno gli stia accanto, ha isolato tutti e pure a me “.
Lizzie aprì la borsa e tirò fuori un bacco di fazzoletti, estraendone uno e porgendoglielo “ Tieni “ Tea lo prese e si asciugò le lacrime e il naso, purtroppo a Lizzie faceva troppa pena Tea, non era giusto che stesse così male per colpa di Atem, che fosse colpa sua direttamente, però anche Atem doveva finirla di abbattersi così, ci stavano tutti male per lui e guardare Tea in quelle condizioni le fece salire la rabbia alle stelle, forse era arrivato il momento che Atem cominciasse ad affrontare la situazione come si doveva, una vuole per tutte.
 
Solomon aveva passato una notte insonne, Yugi aveva avuto di nuovo la febbre, forse dovuta alla corrente che entrava dalla finestra della stanza, i medici erano intervenuti subito per abbassargli la temperatura e somministrargli alcuni farmaci per far scendere la febbre e adesso sembrava essere tutto a posto. La pezza umida stava adagiata sulla sua fronte, ripetutamente inumidita per poter garantire freschezza continua alla temperatura e assicurarsi anche che Yugi potesse essere più calmo e stabile. Quando aveva cominciato ad agitarsi, verso le ventitré della notte, il nonno era andato subito nel panico, aveva cominciato a temere il peggio per lui, a pensare che avesse qualche crisi o che la pressione fosse scesa vertiginosamente per qualche arresto cardiaco improvviso, per fortuna nulla del genere, ma il suo cuore aveva cominciato a battere così forte da rischiare di farlo svenire per il terrore, temeva che il suo peggiore incubo si fosse avverato, ma per fortuna non era stato niente di grave, almeno fin ora. Aveva persino paura ad addormentarsi, ma i suoi occhi erano così pensanti e provati da una lunga veglia, che non riusciva a tenerli aperti e alla fine si arrese, addormentandosi sulla sedia della stanza.
 
Yugi si poggiò alla parete, stanco e affaticato con la fronte umida di sudore, si sentiva stanco e spossato, dentro quel maledetto tempio faceva un caldo infernale, molto più di quanto ce ne fosse stato in pieno deserto. Quelle scale sembravano non voler finire più, non sapeva neanche da quanto tempo le stava scendendo né se avessero avuto una fine, vedeva solo mura decorate con geroglifici religiosi e lunghe scale di pietra che non sembravano portare da nessuna parte. Comunque, per quanto fosse tutto molto simile ai suoi sogni, quel luogo era comunque diverso, molto più dettagliato, più realistico di quanto appariva nei suoi sogni, prese comunque un profondo respiro e continuò a scendere le scale di pietra. I suoi piedi insabbiati, sfregavano contro la dura pietra delle scale, che pungeva la pelle della pianta dei piedi, costringendolo a volte a doversi fermare per il fastidio che avvertiva, ma nonostante ciò era deciso a voler andare fino in fondo, anche se gli sembrava difficile e impossibile.
 
Lizzie parcheggiò la macchina in fretta e furia sotto casa di Atem, sganciandosi la cintura di sicurezza e scendendo come un razzo fuori dalla vettura, chiudendo lo sportello con violenza e cominciò a suonare il campanello più volte finchè Atem non si decise a rispondere " Chi è ?". " Atem, sono Lizzie, aprimi " la sua voce era ansiosa e fremeva per l’impazienza di andare da lui e assestargli qualche sonoro calcio in faccia come si doveva, Tea stava in pezzi, tutti gli altri erano depressi e lui si ostinava a buttarsi nel mezzo della depressione ma stavolta ci avrebbe pensato lei una buona volta a svegliare il suo cervello scollegato dalla realtà e a fargli capire una buona volta che quello non era il giusto modo di ragionare e affrontare le situazioni difficili della vita.
Atem aprì la porta e come un fulmine, spalancò la porta e piombò nell’androne del corridoio, dirigendosi a passo spedito verso la cucina, i suoi occhi azzurri lanciavano fiamme incandescenti mentre guardavano dritto dinanzi a loro, e quando giunse sulla soglia della cucina, la cui porta era chiusa, la spalancò con una mano, facendo sussultare il faraone, che alzò lo sguardo dal quaderno su di lei, con due occhi sorpresi, ma anche arrossati e cerchiati di nero. Ma Lizzie, prima che lui dicesse qualunque cosa, sbattè la porta alle sue spalle con violenza e puntò le mani sui fianchi, guardandolo con due occhi furenti che sembravano delle braci infuocate “ Mi spieghi che diavolo significa questa storia? Ti abbiamo fatto più di una telefonata, perché cavolo non rispondi?” si tratteneva a malapena dall’urlare contro di lui, innanzi tutto perché non sarebbe servito a molto e poi perché Atem avrebbe urlato a sua volta e non voleva giungere a quello, le era già costato tanto prendere la macchina e andare fin lì per sistemare la cosa in modo definitivo e non voleva litigare, anche perché capiva la sua situazione e cosa stava passando e non avrebbe che peggiorato la cosa. Però era lo stesso incavolata, Atem non aveva ignorato solo gli amici, ma anche Tea, lei era quella che ci stava più male per la sua lontananza, per il suo distacco emotivo e sociale, si era chiuso in se stesso tagliando fuori tutto e tutti e Tea soprattutto,  che ci soffriva come una disperata per il suo comportamento menefreghista e disperato, stare soli sì, ma anche la compagnia era una cosa indispensabile per chi soffriva, a meno che poi non si era dei masochisti e si preferiva farsi del male emotivamente da soli, cosa che sembrava fare Atem visto che gli occhi che aveva non le piacevano affatto, erano affaticati e soprattutto gonfi e lucidi, quello sguardo da cucciolo ferito le fece tremare il cuore, anche se era arrabbiata, ma più lo guardava più aveva la tentazione di abbracciarlo.
Atem abbassò gli occhi, e poi tornò a guardare il quaderno, sorreggendosi la testa con la mano “ Sto studiando “ soffriva di mal di testa, un insopportabile nodo alla gola che non riusciva a mandare giù e la voglia di piangere ancora per i nervi che aveva a fior di pelle, e a nessuno sembrava importare di lui e del suo desiderio di volersene stare solo senza avere nessuno attorno, voleva solo questo e nient’altro.
Lizzie montò su tutte le furie, stringendo i denti sulle labbra “ Ah, davvero? E pensi che come giustificazione idiota a me basti? Lo sai che Tea sta male, vero? Che tutti gli altri sono preoccupati per te? Ma com’è possibile che non te ne freghi niente dei tuoi amici, spero davvero che tu stia scherzando “ ma Atem non le diede alcuna risposta, tanto meno la ascoltò, anzi, in un gesto di rabbia chiuse il quaderno e si alzò dalla sedia, superando Lizzie e salendo su per le scale di legno. La ragazza non tollerò una simile mancanza di rispetto da parte di Atem “ Ehi, torna subito qui “ gli urlò contro, ma poiché lui non voleva ascoltarla, lo inseguì su per i gradini, a passo spedito “ Atem, tanto non concludi niente a fare così “ gli urlò contro di nuovo, ma Atem la ignorò ancora una volta e accelerò la corsa su per le scale, costringendo Lizzie prima a ringhiare di rabbia e poi a stargli dietro, salendo le scale due gradini alla volta per raggiungerlo. Quando giunsero alla cima delle scale, Atem andò verso la sua stanza e aprì la porta e Lizzie s’infilò a sua volta nella stanza da letto, riuscendo ad agguantare il suo braccio “ Almeno rispondimi “.
Atem si voltò a guardarla con occhi furenti, arrossati e pieni di lacrime “ LASCIAMI IN PACE, CHIARO?” strattono il braccio, spingendo Lizzie von la mano, e strinse i pugni mentre le lacrime ripresero a scorrere ancora una volta lungo le guance e i suoi occhi ripresero a bruciare, così come i singhiozzi gli mozzarono ancora una volta il respiro affannato e asmatico. Si voltò dall’altra parte, dando a Lizzie le spalle, e poi si andò a sedere sul letto, con i comiti puntati sulle gambe e il viso nascosto tra le mani strette a pugno, abbandonandosi a un pianto che ormai lo accompagnava da giorni e soprattutto da diverse notti passate in bianco a fissare il soffitto e la foto di Yugi sul comodino del letto, aveva esaurito le forze e le speranze, non riusciva neanche a trattenersi dal piangere davanti ad uno dei suoi amici.
 
Lizzie era spiazzata, guardava Atem ma le sembrava di avere davanti un’altra persona, completamente diversa e soprattutto arresa, a stento riconosceva in quell’istante il ragazzo che aveva conosciuto al torneo, forte, coraggioso, forse un po’ scontroso e che aveva rifilato un mucchio di bugie per mesi solo per proteggere un segreto che lei avrebbe preferito non conoscere, e che l’aveva fatta soffrire come un cane, e che ancora continuava a farla stare male per la delusione che le aveva procurato, mandando in pezzi il suo cuore. Quello che si trovava davanti era un ragazzo che ormai aveva perso la volontà stessa di vivere, la sua faccia mostrava la disperazione che si portava dentro ormai da un mese, si pentì amaramente di averlo trattato così male, di essersi arrabbiata e di avergli urlato contro perdendo la pazienza.
Si avvicinò a lui, sedendosi sul letto, al suo fianco, e gli poggiò la mano sulla spalla, scossa dai singhiozzi che reprimeva a stento, vederlo in quello stato, per la prima volta da quando lo conosceva, le faceva male, era come una stilettata al cuore sentire i suoi singhiozzi e vedere la sofferenza che trapelava dai suoi occhi, in quell’istante neanche sembrava essere lo stesso Atem che aveva conosciuto in quei mesi e di cui era innamorata nonostante tutto, era una persona che soffriva disperatamente e che stava veramente male e che lei non era capace di aiutare. Non sapeva cosa poter fare per lui, non sapeva cosa dirgli per confortarlo perché non c’erano parole che potessero aiutarlo, sarebbero state solo superflue e banali, gli strinse una mano sulla spalla mentre l’altra la poggiò dietro la sua schiena. Atem si voltò a guardarla, gli occhi arrossati e gonfi, le lacrime che scendevano copiose sul viso, per Lizzie fu difficile guardarlo in faccia, quegli occhi ametista grandi e profondi mostravano tutta la disperazione che provava dentro il suo cuore, repressa da troppo tempo e ormai sul punto di venire fuori incontrollabile persino per lui stesso, gli sorrise mentre i suoi stessi occhi si inumidirono, diventando lucidi mentre guardavano quelli di Atem, che non fu più capace di trattenersi e l’abbracciò, scoppiando in un pianto dirotto contro la sua spalla, lasciando che ormai tutto quello che si portava dentro venisse fuori come un’onda distruttiva. Lizzie lo abbracciò a sua volta, stringendo il tessuto della maglia con una mano e accarezzandogli i capelli con l’altra, stringendolo più forte che poteva. Il suo cuore batteva come un tamburo dentro il suo petto, i suoi occhi s’inumidirono di lacrime che silenziose scendevano lungo le sue stesse guance.
“ è tutta colpa mia “
Lizzie scosse la testa, poggiando la guancia sulla sua spalla, stringendo “ Non potevi farci niente, non è stata colpa tua “ strinse gli occhi mentre rafforzava la sua stretta e mentre Atem la stringeva a sua volta, abbracciandola forte come se fosse stata un appiglio per lui, come Lizzie non aveva mai creduto che accadesse più, almeno da quando aveva scelto Tea e messo lei nel dimenticatoio. Era inconsolabile, il pianto non voleva cessare e Lizzie non poté che esserne lieta, si portava dentro quel dolore da tanto che si stupiva di non averlo visto scoppiare prima, aveva tirato la corda tanto che alla fine l’aveva spezzata e il dolore era venuto fuori di getto come una cascata incessante e per lei fu un bene che ciò era accaduto, a volte piangere faceva solo bene per la salute e anche per i nervi.
Atem scosse la testa “ Invece sì, è colpa mia “ strinse gli occhi, stringendo le braccia intorno alla schiena della ragazza “ Da quando sono tornato, le cose vanno male, Yugi non doveva finire in quello stato, non ho neanche il coraggio di andare a trovarlo né di guardare in faccia suo nonno “ e come poteva farlo, non avrebbe avuto il coraggio di guardare lo stato in cui si trovava, non voleva neanche sentire dal nonno nessun resoconto medico, era stato lui a mandarlo all’ospedale, era stato lui a metterlo in pericolo e alla fine il suo peggiore incubo si era avverato e lui non si sentiva altro che il responsabile di quanto accaduto, era impotente e non sapeva cosa fare per aiutarlo, per rimediare al danno che aveva scatenato, anche se ormai era troppo tardi “ Non ho mantenuto la mia promessa di salvarlo “.
Lizzie si allontanò da lui, guardandolo negli occhi arrossati dai quali sgorgavano fiumi di lacrime che avevano arrossato il suo viso e gonfiato di più i suoi occhi “ Atem, tu non hai nessuna colpa, hai fatto quello che hai potuto per salvarlo e, credimi, non ho mai visto nessuno prendere in mano la situazione come hai fatto tu. Hai lottato fino all’ultimo per salvare Yugi, hai ideato un piano folle nel giro di una notte e solo per riportarlo a casa e… “ poggiò le mani sul viso di Atem, asciugandogli le lacrime con le dita e gli sorrise “ Se tu non lo avessi fatto, Yugi sarebbe morto “
Quelle parole fecero trasalire Atem, che tremò come se dei brividi improvvisi di freddo avessero attraversato il suo corpo, quasi trafitto da infinite stilettate glaciali che gli gelarono il sangue nelle vene e gli drizzarono i capelli sulla testa.
Morto.
Yugi sarebbe morto, la sola idea, il solo pensiero fece sbiancare il suo già pallido viso.
Lizzie comprese che le sue parole avevano scosso molto il già sconvolto animo di Atem ma continuò lo stesso il suo discorso, per fargli comprendere finalmente la verità “ Hai mantenuto la tua promessa, dovevi salvarlo ed è quello che hai fatto, lo hai riportato a casa, forse non come ti eri aspettato, ma è comunque vivo” gli sorrise di più “ E credo che tu debba andare a trovarlo “
Atem sbarrò gli occhi, il panico lo assalì immediatamente, cominciando a farlo tremare, scosse il capo più volte “ No… no, io… io non posso… “ si alzò dal letto e si portò le mani tra i capelli, il cuore gli batteva così forte che quasi sentiva che gli scoppiava nel petto. Come poteva Lizzie pretendere che lui andasse all’ospedale, poi con che coraggio poteva mettere piede lì dentro e guardare le condizioni in cui stava Yugi, no, assolutamente no, non poteva farlo.
Lizzie si alzò da letto e gli si parò davanti, mettendogli le mani sulle spalle e costringendolo a guardarla negli occhi “ Ma perché hai paura di andare a trovarlo? “ non ne capiva la ragione, Yugi, dopo tutto, era solo in stato di incoscienza, non poteva parlare o muoversi, certo, ma neanche aggredirlo o urlargli contro, non aveva niente da temere, anzi era più che giusto che decidesse di andare a trovarlo dopo un intero mese in ospedale.
Atem abbassò gli occhi, stringendoli, e con essi anche i pugni delle mani “ Io… Io non posso... “ alzò lo sguardo su di lei “ Non posso guardarlo in quelle condizioni sapendo che potrebbe morire, non voglio crearmi l’illusione di poterlo vedersi svegliare per poi vederlo morire, io non posso, non ce la faccio “ i singhiozzi aumentarono, il suo resto respiro asmatico gli toglieva la capacità di respirare, ormai le copiose lacrime gli rendevano la vista offuscata e appannata, le gambe gli tremavano, non riuscivano neanche a reggere più il suo peso mentre la testa gli scoppiava “ Non posso vedere morire un’altra persona cui tengo, non posso sopportarlo di nuovo “ si sedette sulla sedia della scrivania, con le mani tra i capelli, le lacrime bagnavano il legno della scrivania, creando piccole pozze.
Lizzie gli poggiò la mano sulla spalla, stringendogliela.
 
Yugi si piegò sulle ginocchia, gocce di sudore caddero dal suo viso bagnato mentre cercava di riprendere fiato, finalmente le scale erano terminate e adesso si trovava davanti ad un lungo corridoio ampio e spazioso, con torce accese lungo le pareti e colonne portanti che s’innalzavano fino al soffitto alto e maestoso. Per essere l’interno di un tempio sotterraneo era molto ben spazioso e a tratti gli sembrava che circolassero degli spiragli d’aria, dovevano esserci probabilmente delle cavità che permettevano il circolo dell’aria all’interno della struttura, altrimenti sarebbe stato impossibile per i sacerdoti poter resistere sotto terra mentre predicavano i loro culti mistici.
Si rialzò, stiracchiando la schiena, e gettò uno sguardo verso la cavità interna del corridoio, sembrava che verso il fondo vi fosse un corridoio che svoltasse verso sinistra, e poiché non aveva molta scelta, cominciò a camminare lungo quel corridoio, chissà che finalmente non avrebbe trovato le risposte che cercava sul perché era cominciata quella storia che ormai lo stava facendo impazzire.
I suoi piedi nudi camminavano sulla pietra perfettamente liscia, come se fosse stato tutto costruito da poco, o comunque ben tenuto, mentre camminava, gli sembrava di essere un insettino minuscolo al confronto con le imponenti colonne e trabeazione che stavano sopra di lui, era tutto così realistico e vero che quasi dubitava di stare sognando, persino l’odore dell’incenso e il calore delle fiaccole erano veri e tangibili.
Svoltò l’angolo e sbarrò gli occhi sorpresi, a pochi passi da lui, vi era una gigantesca statua posta al muro, con il corpo umano avvolto in una lunga tunica con gioielli d’oro sul corpo, dalle fattezze di una donna, e la testa di vacca sormontata da due corna e al centro un disco solare, senza dubbio era la dea Hathor, non vi era nessun dubbio, altrimenti il tempio di Dendera non aveva alcun motivo per esistere. Accanto all’immensa statua, vi era una grande porta chiusa, con un occhio intagliato nella pietra, l’occhio di Udjat, il simbolo degli dei egizi, e in particolar modo di Horus, simbolo che appariva anche sugli oggetti del millennio.
Si avvicinò alla porta, che immediatamente si aprì da sola, sfregando sulla pietra pesantemente, causando un rimbombo in quello spazio chiuso, che cominciò a tremare debolmente mentre le porte si aprivano, facendo cadere in giro alcuni rivoli di polvere e sabbia che riempirono l’aria e le narici di Yugi.
Il cuore del ragazzino cominciò a battere, l’ansia lo assalì mentre guardava quelle porte aprirsi verso uno spazio nero e profondo, avvolto dall’oscurità.
 
Lizzie parcheggiò la macchina nello spiazzo dell’ospedale, spegnendo il motore e sganciandosi la cintura, guardò Atem, che stava con la testa bassa e le mani strette a pugno sulle gambe. Per tutto il tragitto non aveva spiccicato neanche una parola, era riuscita a convincerlo ad andare all’ospedale, ma purtroppo la parte peggiore doveva ancora venire, farlo entrare nella stanza di Yugi. Purtroppo non sapeva quanto Atem si sentisse convinto di voler fare quel passo, ma era il solo modo per salvare se stesso e gli altri dalla disperazione in cui stava annegando, se voleva preservare la sua salute mentale, poter superare le sue paure interiori e psicologiche, non aveva altra scelta se non quella di affrontarle una buona volta “ Andiamo?”
Atem annuì soltanto, senza dire neanche una parola, si sganciò la cintura e aprì lo sportello della macchina, scendendo dalla vettura che Lizzie chiuse con il telecomando. Le gambe gli tremavano mentre camminava, le sentiva molli come la gelatina, a stento riusciva a reggersi in piedi per la paura, per il terrore che provava. Il cuore gli batteva come un tamburo, il respiro era affannato e irregolare, non aveva neanche la forza di alzare lo sguardo sull’edificio, camminava a testa bassa dietro a Lizzie, che avanzava a passo spedito verso l’ingresso, fermandosi poi per permettergli di raggiungerlo.
Entrarono insieme dentro l’ospedale, e le orecchie di Atem furono pervase dal silenzio pesante, il bisbiglio della gente seduta in attesa sulle sedie della sala principale, gli infermieri che camminavano a destra e sinistra trascinandosi dietro apparecchiature mediche e medicinali che riempivano l’aria di quel disgustoso odore di disinfettante. Alzò finalmente gli occhi, sentendosi oppresso, come se un macigno gli fosse cascato addosso. Ormai non poteva più scappare via, Lizzie lo braccava di continuo con gli occhi, ancora si domandava come aveva potuto acconsentire ad andare all’ospedale, come poteva davvero aver accettato di recarsi lì, a guardare in faccia il nonno dopo giorni passati a ignorarlo, a guardare Yugi confinato in quel letto, a vedersi reso concreto il suo peggiore incubo, aveva giurato a se stesso di non dover avere più niente a che fare con la morte, di farsi una ragione e di andare avanti, era stato il suo mantra in quei giorni e adesso per colpa di Lizzie doveva andare a vedere Yugi, con che coraggio poteva mettere piede dentro quella stanza.
La porta dell’ascensore si aprì e Lizzie si voltò verso Atem “ Andiamo, dai “ si fece da parte e lo fece passare, più per scaramanzia che per cortesia, sapeva che bastava anche la più piccola distrazione per vederlo scappare via con la coda tra le gambe e tutti i suoi sforzi per portarlo lì sarebbero andati a rotoli, non aveva passato mezz’ora a discutere con lui e un’altra ventina di minuti in macchina, in mezzo al traffico, per niente. Se erano lì, era perché Atem doveva finalmente rendersi conto di quanto era necessario che il primo a farsi forza doveva essere lui, abbattendo la sua paura e i suoi incubi per sempre per il bene di Yugi, il miracolo non si sarebbe mai concretizzato se il primo a non crederci era lui, dicevano che la speranza era l’ultima a morire, tanto valeva che Atem se ne rendesse conto una buona volta, forse vedere Yugi lo avrebbe aiutato più di quanto lui stesso pensava.
 
Marik continuava a guardarsi il braccio bendato mentre camminava lungo il corridoio insieme a sua sorella, piagnucolando in silenzio per il dolore che avvertiva attraverso la fasciatura. Purtroppo, mentre smontava la marmitta della macchina, per sostituirla, gli era scappata la chiave dalle mani e il brusco movimento lo aveva mandato a sbattere il braccio alla marmitta ancora calda, con il risultato di essersi causato un’ustione dolorosa che a contatto con il disinfettante gli stava facendo vedere le stelle.
Ishizu gettò uno sguardo a suo fratello, che si guardava il braccio quasi sul punto di piangere “ Non esagerare, è solo una bruciatura leggera “ quando si metteva a fare il bambino non lo sopportava, Marik riusciva a fare passare un semplicissimo graffietto come una gravissima malattia, piagnucolando inutilmente e facendo di continuo stupide sceneggiate. Certamente, la ferita che aveva sul braccio doveva fargli male visto quanto disinfettante aveva messo il medico, ma non era una scottatura di chissà quale portava per fare storie, nel giro di una settimana gli sarebbe guarita senza lasciare alcuna traccia, a volte si domandava se suo fratello aveva diciannove anni o sei visto che si comportava peggio di un bambino e quando stava male riusciva a farla impazzire.
“ Sarà anche leggera, ma mi fa male “ sua sorella la faceva facile, non era lei quella che era andata a sbattere contro una marmitta bollente con il braccio, non sapeva cosa significava sentire una scossa di calore bollente alla pelle, era scoppiato persino a urlare per il dolore allucinante.
L’ascensore arrivò al secondo piano e Lizzie e Atem uscirono nel corridoio, la sala della terapia intensiva aveva più reparti e corridoi che si allungavano per quasi tutto il piano, tra sale d’aspetto e sezioni varie, e fu proprio in quell’istante preciso in cui si affacciarono nel corridoio principale che Lizzie si accorse che verso la loro direzione stavano venendo Marik e la sorella, che ormai li avevano visti. Lizzie cominciò a entrare in panico, il cuore accelerò i battiti così forte che il respiro le venne a mancare e voltò lo sguardo dall’altra parte, a quanto sembrava la sorte aveva deciso di tirarle un brutto scherzo anche quella volta, mettendole davanti Marik pure in un luogo come quello. Anche Atem avvertì un senso di fastidio nel vedersi arrivare Marik, adesso veramente non aveva più il coraggio di muovere un passo, con che coraggio glielo poteva dire che era lì per Yugi, avrebbe fatto sicuramente la figura dell’idiota poiché tanto lo sapevano sicuramente tutti che all’ospedale non ci aveva mai messo piede se non una volta e mezza.
Marik tirò fuori le chiavi della macchina e le consegnò a Ishizu, tenendo sempre gli occhi fissi su Atem e, purtroppo, anche su Lizzie “ Tu vai, poi ti faccio uno squillo “.
La ragazza prese le chiavi dalla mano del fratello “ Ti aspetto di sotto, così facciamo prima “ e andò via mentre Marik s’incamminava verso il faraone e quella ragazza, Lizzie.
Marik si avvicinò ai due amici, cercando ovviamente di non cedere alla rabbia che gli procurava vedere Lizzie “ Ehi, Atem…” la sua faccia non gli piaceva per niente, era pallido come un vampiro e aveva due occhi gonfi e neri, sembrava che aveva pianto e, in effetti, aveva degli occhi molto lucidi, che non gli piacevano molto.
Il faraone abbassò gli occhi, non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, e come poteva farlo, non si era mai fatto vivo all’ospedale e se Marik era lì, nel reparto terapia intensiva, significava che era andato a trovare Yugi e ormai era sicuro che si fosse sparsa la voce che lui non era andato a trovarlo neanche una volta “ Ciao, Marik “.
Il ragazzo rimase abbastanza sbalordito dall’atteggiamento del faraone, non lo aveva neanche guardato in faccia, ma ormai lo conosceva bene e poi gli altri glielo avevano detto che Atem non era più quello di prima, e si vedeva “ Siete entrambi qui per Yugi, vero?”
Lizzie, che per quanto volesse non rivolgergli la parola, fu costretta a doverlo fare visto che Atem non si stava degnando neanche di rispondere “ Sì, sai dove sta la sua stanza?”
Marik annuì “ Io stavo andando lì “ poiché non avevano altra scelta, seguirono entrambi Marik lungo il corridoio.
 
Tutto il tragitto dall’ascensore fino alla stanza di Yugi fu una tortura interiore per Atem, che non poteva ne scappare ne allontanarsi, Lizzie lo braccava come se fosse un carceriere pronto ad agguantarlo per sbatterlo nuovamente in cella, anzi gli sembrava di avere accanto una delle guardie che suo padre gli affibbiava ogni volta che dovevano uscire dal palazzo. Si sentiva soffocato, oppresso da quello che stava per fare e aveva paura, dentro quella stanza c’era sicuramente il nonno, e con che faccia poteva aprire quella porta dopo quello che era successo, e soprattutto dopo come lo aveva trattato, per giorni interi non gli aveva rivolto la parola e lo aveva allontanato, e adesso si vergognava profondamente di dover andare a parlargli, oltre che di vedere Yugi.
Giunsero finalmente a destinazione, la stanza di Yugi era dopo l’angolo, una stanzetta dalla vetrata trasparente, Atem aveva il cuore in gola, cercava di non guardare i pazienti in coma che stavano nelle altre stanze accanto, se lo avesse fatto sarebbe scappato via prima ancora di raggiungere Yugi e Lizzie e Marik lo avrebbero fermato prima che potesse raggiungere l’ascensore. Arrivarono finalmente a destinazione e Marik indicò la stanza “ è questa “.
Lizzie si fermò davanti alla vetrata della stanza e fu costretta a stringere gli occhi per la scena che si mostrava davanti ai suoi occhi, non era ancora stata all’ospedale, per un motivo o per un altro non ne aveva avuta occasione, e avrebbe preferito non andarci proprio a quel punto, guardare Yugi attaccato alle macchine e incosciente le fece venire le lacrime agli occhi, non sopportava di vedere le persone in simili condizioni, sia che fossero estranei che conoscenti, e ancora peggio se erano suoi amici. Prese un profondo respiro, per liberare le vie respiratorie, e si voltò a guardare Atem, che stava lontano dalla vetrata e non aveva il coraggio di guardare, gli si avvicinò e lo guardò negli occhi, facendogli coraggio con lo sguardo di andare lì dentro e gli sorrise “ Coraggio “.
Atem tremava, il suo stesso respiro mostrava ansia, ma ormai non poteva più scappare, si avvicinò alla porta insieme a Lizzie e con un grandissimo sforzo alzò gli occhi sulla vetrata e il suo cuore si fermò, Yugi era lì, confinato in quel letto, immobile come una statua, attaccato ai macchinari e con la flebo nel braccio, accanto al letto ci stava il nonno, che dormiva profondamente seduto sulla sedia. Non riusciva a muoversi, guardava Yugi e sentiva solo il bisogno di scoppiare a piangere, non ce la faceva a entrare lì dentro, non poteva farlo, non ne aveva le forze “ No… non posso… “ tentò di voltarsi per andarsene, ma Lizzie lo bloccò subito, mettendosi accanto a lui e afferrandolo per un braccio, lo guardava seria e decisa, fissa negli occhi, si voltò allora a guardare Marik, che gli annuì. Atem capì che nessuno dei due aveva intenzione di lasciarlo andare, e fu costretto ad arrendersi. Si avvicinò alla porta, la sua mano tremava mentre si poggiò alla maniglia, facendo scattare la serratura.
 
nota dell'autrice
Salve a tutti con questo nuovo capitolo.
allora, finalmente il momento della verità, quello di affrontare la paura interiore.
chissà che con accada qualcosa di decisivo nei prossimi capitoli XD
commentate, commentate, commentate e a presto. 
 
 

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Capitolo 72
*** La resa dei conti - Parte 1 ***


Atem aveva il cuore a mille, ne sentiva la presenza quasi in fondo alla gola, stretta come se una corda lo stesse soffocando annullandogli il respiro. Sentiva la mano tremare mentre la sua presa sulla maniglia vacillava, neanche sentiva la stretta dell’oggetto nel suo palmo nonostante stesse stringendo con forza, aprì la porta della stanza sotto gli occhi dei due amici, la porta emise un suono stridulo mentre si spalancava, avanzò di un passo, debole e tremante, ed entrò chiudendo la porta alle sue spalle.
Il rumore svegliò il nonno, che aprì gli occhi, e quando lo fece, rimase alquanto sbalordito, con gli occhi dilatati a guardare chi gli stava davanti “ A... Atem… “ scostò la coperta e si alzò dalla sedia, non poteva credere ai suoi occhi, quello che gli stava davanti era proprio il faraone in persona, l’unico che fin ora non aveva mai messo piede in quel posto da quasi un mese, che non credeva di trovarsi lì, davanti ai suoi occhi. Non lo guardava in faccia, teneva gli occhi bassi, con le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno, ma nonostante questo il nonno era contento di vederlo. Gli sorrise “ Ciao, Atem “
Il faraone non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, sbirciava appena il letto di Yugi con la coda degli occhi, e già solo questo gli faceva male al cuore “ Ciao “ il suo fu un lieve filo di voce, non era neanche sicuro che lo avesse sentito, ma era comunque meglio così, non aveva le forze per parlare né per fare qualunque altra cosa che non fosse fissare appena quel letto dalle lenzuola bianche, dal quale proveniva quel suono fastidioso emesso dal macchinario su cui delle linee oblique e verdi tracciavano il battito cardiaco di Yugi, l’unica cosa che lasciava intendere che fosse vivo, almeno per il momento.
Il nonno gli andò vicino, scorgendo nel suo sguardo un profondo velo di dolore e tristezza “ Sai, è una vera sorpresa vederti qui “ Atem non disse niente, non gli diede nessuna risposta, anzi il suo sguardo si fece ancora più triste e il nonno cominciò a sentirsi di troppo in quella stanza, forse sarebbe stato molto meglio se fosse rimasto solo con Yugi, almeno avrebbe allentato la tensione e permesso ad Atem di potersi rilassare “ Ti lascio solo “ oltrepassò il ragazzo e uscì fuori dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
Atem rimase solo nella stanza di Yugi, lentamente, come se avesse paura di disturbare un sonno che non c’era, si avvicinò al letto del ragazzino, posando a terra lo zaino. Il cuore gli doleva mentre si avvicinava in cui lui era coricato, il rumore dell’elettrocardiogramma gli entrava dentro le orecchie rompendo il silenzio circostante, la stanza odorava di disinfettante e sentiva la presenza del respiro di Yugi tramite la macchina dell’ossigeno, attaccata a una mascherina bianca che stava sopra il naso e la bocca di quel piccolo teppista che adesso giaceva incosciente davanti alla sua vista. Guardava Yugi e si sentiva lentamente morire, i brividi scuotevano la sua spina dorsale e il suo respiro era irregolare, non c’è la faceva a guardarlo così, in quello stato vegetativo e privo di coscienza, probabilmente neanche lo sapeva che era lì con lui e Atem non era capace di capire se fosse un bene o un male. Da quando era lì, non era andato a trovarlo neanche una volta e se ne vergognava davvero tanto.
Prese un bel respiro profondo e si sedette accanto al letto, guardava la sua mano piena di graffi adagiata sopra la coperta, inerme, la prese tra le sue mani tremanti e gliela strinse, era fredda e rugosa, per via della profonda cicatrice che gli solcava il palmo e dei tanti graffi che aveva sulle dita. Di solito, si diceva che chi fosse in coma, riuscisse a sentire chi gli stava attorno e parlasse, Atem non sapeva se questo era vero, ma neanche se sarebbe uscito da quel coma illeso, gli costò un grande coraggio parlare, ma non si tirò indietro “ Ciao, piccolo, lo so che non sono mai venuto da quando sei qui ma… Ma non c’è la facevo, se sei qui, è solo per colpa mia e mi dispiace davvero tanto. Tu mi manchi, Yugi, mi manchi tantissimo, più di quanto mi sia mai mancato quanto ero nell’Oltretomba, forse perché ti guardavo e vedevo che stavi bene, mentre adesso… “ strinse gli occhi, tentando di ricacciare le lacrime che gli pungevano gli occhi e il nodo che gli serrava la gola come una tenaglia “ So che probabilmente mi odi, niente di tutto questo doveva accadere e ne hai buone ragioni per farlo, forse se non ti avessi trattato così male tutto questo, non sarebbe accaduto “ fece un piccolo sorriso “ Ci ho pensato tanto, sai? Alla nostra litigata, volevo chiederti scusa una volta tornato a casa, ma forse avrei dovuto farlo molto prima, magari non saresti qui, ma a casa con me “ strinse la sua mano più forte, quasi sperando che lui potesse ricambiare quella stretta “ Saresti stato sicuramente davanti ai tuoi rumorosi video giochi, a mangiare biscotti di nascosto scaricando poi la colpa a me per le briciole, o a mettere lo stereo a tutto volume tenendomi il muso, però saresti stato lì “ guardava il suo viso pallido e immobile, coperto dalla mascherina trasparente lievemente appannata, osservando i suoi occhi chiusi sotto ai quali vi era un frenetico movimento delle pupille. Gli passarono davanti in rassegna, davanti agli occhi, tutti i ricordi del passato, i momenti trascorsi insieme a quella piccola peste, tute le loro discussioni, i loro litigi, le chiacchierate notturne, e soprattutto tutti i duelli e le sfide che avevano affrontato insieme, fianco a fianco, quando ancora lui era solo uno spirito e Yugi era il suo tramite per comunicare con il mondo esterno, ma non furono solo questi i ricordi che gli tornavano in mente, c’entravano molti altri, precedenti alla prima volta che erano entrati in contatto, quando ancora Yugi non lo conosceva e non sapeva neanche della sua esistenza, mentre lui invece aveva perfetta consapevolezza di chi fosse Yugi, ed erano ricordi di cui non gli aveva mai parlato, che si era sempre tenuto dentro perché ritenuti superficiali, ma che adesso sembravano avere un’importanza quasi simbolica. Quei ricordi fecero comparire un piccolo e malinconico sorriso sulle labbra del faraone “ Sai? Una volta mi hai chiesto perché non mi fossi mai mostrato a te, prima che fosse accaduto tutto quel disastro con Pegasus nel Regno dei Duellanti, ed io non diedi nessuna risposta, ti dissi solo che lo aveva voluto il destino. So che non ci hai mai creduto, non sono mai stato bravo con le bugie, e avevi tutte le ragioni di non crederci perché in realtà non era stato il destino, ma io. Quando hai risvegliato il mio spirito la prima volta, non sapevo chi fossi né dove mi trovassi, sapevo solo che ero uno spettro che si trovava ad abitare nel corpo di un altro individuo e basta, e tra l’altro un bambino “ mentre i ricordi scorrevano lungo i suoi occhi, essi divennero lucidi, il suo cuore di stringeva nel fare quella piccola confessione su ricordi su cui aveva riflettuto spesso in quei giorni così bui, di cui non aveva mai voluto fare parola con lui molto prima e si vergognava profondamente “ La verità è che all’inizio ti disprezzavo, non volevo avere niente a che fare con te, ti vedevo sempre triste e solo, così debole che a volte non riuscivo neanche a sopportarti. Sapevo solo che eri un ragazzino che aveva paura di qualsiasi cosa, che non era capace di difendersi, ma più ti spiavo più m’incuriosivi, e ho cominciato a prendere in mano la situazione per intervenire quando si faceva critica, ma all’inizio era solo un mio divertimento personale. Per il resto, preferivo farmi i fatti miei e lasciarti ai tuoi problemi, senza volerci avere niente a che fare, e poi una volta ti ho visto piangere. Eri stato di nuovo preso di mira dai bulli della tua scuola, te ne stavi nascosto a terra, dietro il banco, rannicchiato a singhiozzare, e per la prima volta avevo percepito i tuoi sentimenti e non riuscivo a sopportarlo, ma più volevo stare lontano da te più qualcosa cominciava sempre di più a spingermi verso di te, a fare nascere dentro di me il desiderio di aiutarti, di starti accanto. Poi abbiamo avuto il primo contatto e tu eri spaventato, me lo ricordo ancora il tuo sguardo di terrore quando capisti che volevo buttare Seto giù dalla torre, senza alcuna pietà “ il sorriso svanì mentre quelle immagini passavano in rassegna nella sua mente, quei ricordi furono una vera stilettata dentro il suo cuore distrutto e sanguinante “ Poi, abbiamo cominciato a fare amicizia, ed è successa una cosa che non credevo possibile “ i suoi occhi s’inumidirono di lacrime e il suo respiro si spezzò “ Mi sono affezionato a te, sei diventato la persona più importante della mia vita… sei diventato come un fratellino… sei il mio fratellino… “ le lacrime scorrevano incontrollate lungo le sue guance come un fiume in piena, incapaci di arrestarsi, di fermarsi, delle gocce bagnarono il lenzuolo bianco, la stretta delle sue mani si fece più forte intorno alla mano inerme di Yugi, un po’ più piccola rispetto alla sua e soprattutto più fredda, come se non ci fosse sangue che scorresse in essa. I singhiozzi aumentarono sempre più mentre la sua vita si appannava, ostacolata dalle lacrime. Non sapeva se Yugi stesse ascoltando, se il suo cervello fosse cosciente su quanto stava accadendo intorno a lui, sapeva colo che gli mancava da impazzire anche se era davanti a lui, avrebbe dato qualunque cosa, persino la sua stessa vita pur di sentire la sua risata nelle orecchie, i suoi occhi ametista così simili ai suoi spalancati e che lo guardavano, sentirgli dire qualunque cosa, anche la più stupida “ Ti prego, devi aprire gli occhi, devi svegliarti “ lo guardava, incessantemente, e una piccola parte del suo cuore sperava che potesse sentirlo, che potesse davvero svegliarsi in quel momento e sorridergli. Poggiò la fronte sul dorso della mano di Yugi, fredda come il ghiaccio, priva di qualunque capacità di movimento, piena di graffi e cicatrici, sentiva la pelle rialzata del suo palmo contro il proprio, il ricordo di tutto quello che gli aveva fatto Aknadin sarebbe rimasto per sempre impresso nella sua memoria e sul suo corpo, avrebbe preferito con tutto se stesso ricevere lui quel dolore piuttosto che Yugi, com’era giusto che fosse “ Mi manchi da morire, Yugi, farei qualunque cosa per cambiare il passato, qualunque cosa per riaverti a casa con me “ lo voleva con tutto se stesso, con tutto il suo core, avrebbe fatto di tutto, persino dare la sua stessa vita, proprio lì, in quell’istante, se sarebbe servito a risvegliarlo e salvarlo da un destino che non meritava.
 
Lizzie aveva le lacrime agli occhi mentre guardava da dietro la finestra, Atem le dava le spalle ma vedeva lo stesso che stava piangendo disperatamente e il solo guardare attraverso una vetrata poteva causare lo stesso le lacrime. Non sapeva che cosa avesse detto a Yugi, non riusciva a sentire, ma l’era bastato ricevere in piena faccia lo sfogo emotivo di Atem per comprendere che ciò che lui aveva detto a lei forse lo aveva detto anche a Yugi, dopo tutto erano venuti lì proprio per questo, per permettere ad Atem di poter finalmente aprire il suo cuore e affrontare la sua paura e di poter finalmente vedere Yugi, anche se lo spettacolo non era bellissimo. Lei stessa si era sentita mancare già guardando Yugi attaccato alle macchine, e sicuramente per Atem doveva essere stato un colpo molto più violento di quanto lei poteva immaginare, nessuno meritava di patire quello che stava patendo Atem, e soprattutto subire ciò che aveva subito e che ancora continuava a subire Yugi, bloccato in un letto come una statua imbalsamata e incosciente, tutto per colpa di un pazzo scatenato di nome Aknadin, che per poco non aveva spedito anche lei all’ospedale per almeno un paio di volte. Le vennero i brividi al solo immaginare l’uomo davanti ai suoi occhi, si strinse con le braccia per il ribrezzo “ Ma come si può fare una cosa simile a un ragazzino?” si asciugò le lacrime con le mani, distogliendo lo sguardo dalla scena più triste cui avesse mai assistito e che le stava spezzando il cuore a metà.
Anche Marik guardava la scena con gli occhi lucidi, anche lui capiva come si sentiva il faraone in quel momento, non c’era niente di peggio che vedere la persona cui si teneva di più giacere in un letto privo di sensi, e lui sapeva cosa si provava, perché lo aveva provato sulla sua pelle, l’immagine di suo fratello Odion gli passò davanti come un terribile ricordo che ancora non riusciva a dimenticare “ Purtroppo, la malvagità non ha limiti “ e lui lo sapeva molto bene, anche lui aveva fatto cose simili, forse anche peggiori, quando era dominato dalla sua seconda personalità, e il ricordo, la consapevolezza del dolore che aveva scatenato addosso a persone innocenti ancora lo tormentava la notte.
Lizzie, attraverso il riflesso del vetro, spostò lo sguardo su Marik, guardava i suoi occhi e vi lesse sofferenza e dolore, oltre che quella particolare caratteristica che aveva colpito Atem, auto colpevolezza. Sembrava che parlasse come se lui sapesse qualcosa sulla malvagità, il che le fece tornare in mente quanto detto da Atem molto tempo fa, Marik aveva una personalità secondaria che si era divertita a uccidere chiunque, e non poté che tremare scossa dai brividi di gelo. L’idea che uno come Marik, tranquillo e rilassato, potesse aver avuto una seconda personalità che aveva commesso crimini e azioni degne di un film dell’orrore, raccontati da chi li aveva subiti, le faceva paura, neanche riusciva a crederci, tuttora non ci credeva a quanto aveva saputo, insieme a molte altre cose che ancora faticava ad accettare e con cui faceva a pugni ogni giorno visto che, neanche lei sapeva come, aveva accettato di sopportare e di affrontare. Tornò a guardare Atem, ma con la coda degli occhi continuava a fissare Marik, e fu allora che notò la fasciatura medica sul braccio “ Cosa ti sei fatto al braccio?” non che le interessasse saperlo, ma almeno era un modo per non finire a piangere.
“ Mi sono bruciato con la marmitta della macchina “.
Lizzie prese un bel respiro profondo, per regolarlo e sciogliere il nodo alla gola “ Mi dispiace “ almeno stavano parlando in maniera civile e senza litigare, l’ultima volta che lo avevano fatto era durata all’incirca due minuti come conversazione, qui erano invece fermi davanti a quel vetro da quasi dieci minuti e ancora lui non aveva fatto l’idiota come il solito, un vero record rispetto a prima, chissà, magari riuscivano a non litigare per altri dieci minuti e a stare tranquilli senza ammazzarsi, anche se la sua vicinanza con Marik la stava mettendo a disagio. Il ragazzo si allontanò da lei e si avvicinò alla macchinetta, con la coda degli occhi seguiva i suoi spostamenti e le piombò davanti il sogno. Ovviamente ricordare quel sogno le scatenò dentro una miriade di emozioni contrastanti, incredulità, stupore, nervoso, ampliati ancora di più dalla presenza di Marik davanti ai suoi occhi, tutto questo che colorò appena le guance, che sentiva calde e sudate mentre osservava quello che faceva, improvvisamente si scordò di Atem, di Yugi, del motivo del perché era lì all’ospedale, nella sua mente c’era solo l’immagine di quel maledetto bacio, che la tormentava sia da sveglia sia da addormentata, e che adesso stava fisso nella sua mente per colpa di Marik. Era più forte di lei, non sapeva staccare gli occhi da lui, voleva farlo ma non ne era capace, il batticuore le accelerava il respiro, quasi togliendoglielo dal petto, soffocandola come se i suoi polmoni si stessero contorcendo e stringendo in una morsa lacerante.
Marik prese dalla macchinetta il bicchierino di caffè, mentre girava il liquido con la palettina, si accorse che Lizzie lo guardava incessantemente, i suoi occhi azzurri stavano fissati su di lui e si sentì un po’ a disagio, gli dava parecchio fastidio essere guardato come un chiodo fisso dalla gente, ancora peggio se era qualcuno che non riusciva a sopportare nonostante la buona volontà di non litigare, se poi era Lizzie che lo fissava gli dava ancora di più sui nervi. Spostò appena lo sguardo verso di lei, e notò che era rossa, le guance sembravano due pomodori e dovette ammettere che non era molto normale come cosa. Si voltò del tutto a guardarla e lei puntualmente distolse lo sguardo da lui, ma ormai il danno era fatto “ Che c’è?”
Lizzie avvampò del tutto, le mani cominciarono a sudare per la tensione “ Niente… che dovrebbe esserci?” la voce le tremava, a dire il vero tremava tutto il suo corpo pervaso dal nervoso. Marik l’aveva vista, si era accorto che lo stava guardando e adesso avrebbe voluto conto e ragione, altrimenti non sarebbe stato lui.
Marik si poggiò con la schiena al muro, tirando un sorso di caffè, e poi affondò di nuovo nel discorso “ Non prendermi in giro, guarda che l’ho visto che mi guardavi. Avanti, che hai?” se si era messa a guardarlo doveva pur esserci un motivo più che valido, e sicuramente non gli sarebbe piaciuto.
Lizzie si morse il labbro, si sentiva braccata da lui, dal suo sguardo insistente, dal suo tono, come poteva dirgli che voleva sapere se davvero loro due si erano baciati, che lo aveva vissuto in un sogno come se fosse un ricordo e che sperava tanto che non fosse mai accaduto, non poteva dirglielo, avrebbe fatto scoppiare un finimondo. In effetti, non poteva dirlo a nessuno, neanche a Tea aveva fatto parola di quanto aveva appena scoperto sulla serata di Capodanno, anche perché non sarebbe stato normale pensarci dopo un mese e per di più averlo visto in un sogno fatto all’improvviso, minimo l’avrebbe presa per pazza “ Te l’ho detto, non è niente “.
Marik assottigliò gli occhi con tono sarcastico “ Lo sai che non me la dai a bere, vero?” tornò serio “ Avanti, parla “ adesso voleva sapere la ragione del perché lo aveva guardato con tanta insistenza, era curioso di sapere se gli stava lanciando qualche maledizione per chissà cosa, tanto ormai ci stava facendo l’abitudine a essere trattato male, anche se non faceva niente.
Lizzie si sentì oppressa, schiacciata da quella pressione che lui le metteva con quella storia, aveva detto che non ne voleva parlare e pure lui continuava, però che cosa poteva fare, non l’avrebbe lasciata in pace se non gli avesse risposto. Si fece coraggio e decise di affrontare la situazione, tanto alla fine l’argomento l’avrebbero dovuto affrontare “ Va bene, c’è… una cosa che dovrei chiederti… “ Marik mugugnò semplicemente e tornò a bere il caffè, mentre lei prese un profondo respiro e disse “ Per caso, tu ed io ci siamo baciati?”
Marik non riuscì a ingoiare il caffè, gli andò di traverso per lo shock che aveva appena preso per quella inaspettata quanto agghiacciante domanda, che gli mandò in tilt il cervello e quasi lo fece strozzare, costringendolo a tossire. Divenne prima bianco, e poi rosso, la sua testa formulava ancora la domanda fresca nel suo cervello e nelle orecchie, udiva ancora il suono della voce di Lizzie che gli chiedeva una cosa simile “ Cosa?” si voltò a guardarla, con la faccia rossissima, il respiro si era fatto più accelerato e la pressione sanguigna andò alle stelle, facendolo avvampare come se si trovasse in pieno deserto del Sahara. Come faceva lei a sapere se si erano baciati, lui non lo aveva detto a nessuno dei suoi amici, quindi come accidenti aveva fatto a sapere una cosa simile. Entrò nel panico, la guardava come se davanti a lui fosse apparso un mostro spaventoso, un mostro che lo guardava sconvolto.
 
Bakura, Tristan, Tea e Duke erano riuniti a casa di quest’ultimo, quando Lizzie era andata via come un fulmine, incavolata come una iena per ragioni di cui non avevano la più pallida idea, loro si erano decisi di voler passare il resto della giornata a casa di qualcuno, e adesso i tre ragazzi erano riuniti nel soggiorno a guardare Tea, che invece se ne stava in un angolino in silenzio con gli occhi persi nel vuoto a pensare a chissà cosa, e non ci voleva una laurea per capire che il motivo era Atem. Ormai sembrava essere un fantasma all’interno del gruppo, non lo vedevano mai, non lo sentivano mai, e Tea era sempre più giù di morale, semplicemente le mancava il suo ragazzo e loro che la conoscevano da anni, ormai lo sapevano che Atem era oggetto costante della depressione aveva colpito Tea, anche se ormai dovevano ammettere che la depressione aveva colpito un po’ tutti, tra poco qualcuno tentava pure il suicidio già che c’erano.
Duke la guardava con la coda degli occhi e non poteva che essere dispiaciuto per lei “ Sentite, qua dobbiamo fare qualcosa, Tea sta sempre peggio “.
Tristan sospirò “ E che cosa vuoi fare? È San Valentino e lei è costretta a passarlo con i suoi amici anziché con il suo ragazzo “ Tristan odiava San Valentino perché non aveva uno straccio di ragazza, ma per chi invece un fidanzato lo aveva e non poteva festeggiare, non doveva essere una bella cosa, soprattutto se il ragazzo in questione era un faraone di 3000 anni che si era buttato nella disperazione più nera fregandosene di tutti gli altri, fidanzata compresa. Più che decidere di andare a picchiarlo, non potevano fare. Vedevano tutti che stava male, con Lizzie era persino scoppiato a piangere, anche se non aveva voluto raccontare niente a nessuno di loro.
 
Marik la guardava come se fosse un mostro che gli aveva messo paura, era diventato multicolore in faccia e Lizzie non sapeva come tradurre quell’atteggiamento, lo aveva preso in contropiede senza neanche pensare alle probabili conseguenze che la sua domanda poteva avere su di lui, ma Marik continuava a chiedere con insistenza e lei si era ritrovata costretta a dover parlare. Però, in un certo senso, voleva sapere se effettivamente era successo, magari lo aveva davvero solo sognato per uno scherzo della sua mente e nella realtà non era successo, però lui aveva reagito male già l’altra volta e adesso era sbiancato, quindi qualcosa doveva essere successa tra loro. Abbassò lo sguardo, rossa come un pomodoro, si mise a giocare con una ciocca di capelli cercando di scaricare la tensione.
Marik ancora non riusciva a concepire una cosa del genere, non sapeva più come gestirsi la situazione per colpa di quella domanda idiota che lo aveva rovinato. Era nel panico, di tutto poteva spettarsi ma non che lei che se uscisse con una domanda del genere, adesso che le poteva dire? Anche perché era stata lei che aveva baciato lui, da una parte era coperto, ma dall’altra che cosa poteva aspettarsi, che si sarebbe preso la colpa lui per la stupidità di lei? A questo punto poteva solo affrontare la situazione e magari sperare di uscirne vivo, provando intanto a capire come aveva fatto lei, che fino a qualche giorno fa neanche se la ricordava la serata di Capodanno, ad aver saputo tutto a un tratto che si erano baciati, o meglio che lei lo aveva baciato. Prese un bel respiro e cercò di mostrarsi il più tranquillo possibile “ Come ti salta in testa una cosa del genere?”
Lizzie cominciò ad agitarsi, muoveva le pupille velocemente in giro per il corridoio alla ricerca di una scusa che fosse plausibile, non poteva dirgli che l’aveva sognato “ Ecco, diciamo che… ho avuto un’intuizione… “ si morse subito le labbra e strinse gli occhi, non era la scusa migliore che le fosse venuta, ora avrebbe dovuto spiegargli da dove saltava fuori questa intuizione, e allora sì che avrebbe fatto la figura della pazza.
Marik si ritrovò ancora di più nel panico, un’intuizione aveva detto, ma qualcosa gli diceva da qualche parte che gli stava nascondendo qualcosa “ Un…intuizione? Sei sicura?” aveva il brutto presentimento che qualcuno le avesse detto qualcosa, e questo lo terrorizzava. Anche se poi, ripensandoci, lui non aveva colpe, era stata lei a baciarlo e non il contrario, e allora perché stava sudando freddo da almeno venti minuti in preda al panico? Che accidenti gli stava succedendo?
In quel momento, una voce, a loro familiare, riecheggiò nel corridoio deserto “ Guarda chi si vede? Due perdenti che fanno le belle statuine “.
I due ragazzi si voltarono e si trovarono davanti nient’altri che Seto kaiba, con il suo solito cipiglio arrogante e serio, accompagnato da Mokuba che corse dritto verso la porta della stanza, solo per fermarsi a guardare a dir poco sorpreso da ciò che vedeva lì dentro. Marik, vedendo Seto venire verso di loro, cercò di riprendersi prima che quell’arrogante riccone viziato cominciasse a lanciare frecciatine idiote che lo avrebbero fatto davvero uscire fuori di testa “ Seto, che ci fai qui?”
Seto lo guardò con un sopracciglio inarcato e un risolino ironico “ Che c’è, adesso non posso neanche venire a trovare Yugi solo perché mi avete sulle scatole?” questa era davvero bella, d’accordo che lui non sopportava quei perdenti e che Atem lo odiava, dopo tutto anche lui non sopportava il faraone, ma Yugi era pur sempre un amico di suo fratello ed era giusto doverlo accompagnarlo da lui, anche se non era mai stato molto d’accordo con queste cose. Quello non era un luogo per Mokuba, ma non aveva altra scelta, era pur sempre di Yugi che si stava parlando e lui era stato lì presente quando era successo tutto. Si avvicinò alla porta, ignorando i due ragazzi, e sbarrò gli occhi, stupito, davanti a lui, c’era proprio Atem, seduto accanto al letto di Yugi. Quella era l’ultima cosa che, conoscendolo si era aspettato da uno come lui, fino a un mese fa si era rifiutato di andare all’ospedale, aveva persino posto resistenza a lui, e adesso era davvero lì, evidentemente dovevano avergli fatto una bella strigliata per avere trovato il coraggio di andare da Yugi, ed era anche il momento di farlo “ E così lo avete convinto “.
Lizzie, che ormai aveva scaricato la tensione, grazie alla presenza di Seto, si voltò a guardare anche lei “ Sì, è stato difficile ma alla fine è venuto qua “.
 
Atem accarezzò la fronte di Yugi con la mano, scostandogli i capelli dalla fronte, il petto era ancora scosso dai singhiozzi. Si alzò dalla sedia e si chinò sulla fronte di Yugi, dandogli un bacio “ Vedrai, uscirai da qui, ne sono sicuro “ doveva uscire da lì, lo voleva con tutto il cuore, non ce la faceva a sapere che il suo migliore amico, il suo fratellino, era confinato in un misero letto d’ospedale. Voleva che tornasse a casa con lui, che tornasse a essere quello che era sempre stato, una piccola peste che gli dava il tormento e che si ritrovava addosso in ogni istante della giornata, che litigava con lui per stupidaggini, che si lamentava perché non capiva niente di matematica, che aveva la pessima abitudine di lasciare le sue cose sparse davanti al corridoio della sua stanza, che metteva lo stereo a tutto volume, che entrava di notte nella sua stanza a rompergli le scatole perché non riusciva a dormire per l’ansia dell’interrogazione imminente dell’indomani supplicandolo di farlo ripassare, che lo incolpava senza successo quando lasciava le briciole dei biscotti in giro per la cucina, che gli rompeva perché voleva giocare con i videogiochi, che si addormentava quando gli spiegava le formule di geometria, che gli inviava continui messaggi durante i compiti in classe per avere un consiglio che poi si trasformava in una scopiazzatura dettata via telefono, che litigava con lui perché il cane aveva il pessimo vizio di rubare le scarpe e di saltare sul suo letto. Gli mancava tutto, la loro quotidianità, il fatto di insultarsi quando litigavano, voleva che ritornasse tutto come prima, voleva che fosse tutto come prima, ma Aknadin aveva rovinato tutto, ogni cosa, la loro stessa vita, tutto per la sua stupida vendetta, che non stava facendo altro che distruggere quello che lui voleva solo avere da tutta la sua dannata vita, una famiglia.
Spalancò gli occhi, diventati due carboni ardenti di rabbia che stava riemergendo dalla profondità del suo essere, Aknadin aveva fatto una cosa imperdonabile e doveva pagarla, stavolta doveva davvero rimpiangere il giorno in cui aveva messo piede sulla terra, e quello in cui si era permesso di toccare Yugi. Finalmente aveva capito, gli altri avevano ragione, non era colpa sua se Yugi era lì, ma di Aknadin, e adesso l’avrebbe rimpianto per il resto della sua vita infame e maledetta “ Ti giuro che Aknadin me la pagherà molto cara quello che ti ha fatto, gli farò rimpiangere il giorno in cui ti ha ridotto in questo stato, lo giuro sulla mia vita che lo ucciderò con le mie mani, Yugi “ e quella fu una promessa che aveva intenzione di mantenere, adesso.
 
Una voce riecheggiò nelle orecchie di Yugi, chiamandolo per nome “ Yugi “.
Si bloccò di colpo, quella voce, lontana ma familiare, che lo chiamò per nome, riecheggiò all’interno del tempio sotterraneo, dentro le sue orecchie “ Ma chi è stato?” si guardò intorno alla ricerca del proprietario di quella voce. Per un attimo gli sembrò di aver sentito quella del faraone, il che era impossibile, Atem non era lì, non poteva essere lì.
Il terreno sotto i suoi piedi cominciò a tremare, le pareti a crollare e polvere e sabbia iniziarono a piovere sulla sua testa “ Ma che succede?” il terreno si spaccò in mille frammenti di pietra, il sostegno sotto ai piedi di Yugi sparì e il peso corporeo lo fece sprofondare e urlare, il buio lo inghiottì mentre pesanti lastre di pietra calcarea sprofondavano insieme con lui, nelle profondità della terra.
 
Atem correva più veloce che poteva, con lo zaino stretto sulle spalle, giù per le scale dell’ospedale. Era uscito immediatamente dalla stanza, non aveva voluto parlare con nessuno, voleva solo che Aknadin pagasse per quello che aveva fatto a Yugi, e lo avrebbe fatto con le sue stesse mani, proprio adesso, anche se avesse dovuto urlare il suo nome in mezzo la strada come un pazzo per farlo uscire fuori allo scoperto. Gli avrebbe messo le mani addosso e lo avrebbe spedito nell’oltretomba a calci, magari con una bella spada puntata alla gola giusto per fargli capire di dover sloggiare per sempre e lasciare in pace lui e chi gli stava accanto. Aveva chiuso con il piangersi addosso, nascondendosi nella sua stanza a deprimersi, era il momento di spezzare in due la testa di Aknadin.
 
Lizzie, Marik e Seto correvano per di fiato giù per le scale, inseguendo il faraone nella speranza di raggiungerlo per fermarlo prima che facesse qualche follia di cui poteva pentirsi. Né a Marik né a Seto era piaciuto il modo con cui era scappato via dalla stanza di Yugi, era corso come un razzo, afferrando lo zaino sulle spalle e volando oltre la porta che conduceva alla scalinata. Atem non li aveva guardati in faccia, ma loro avevano visto che gli occhi di Atem urlavano vendetta e rabbia, sembrava irriconoscibile, gli occhi gonfi e rossi avevano conferito un velo di follia nello sguardo del faraone, e quando Atem aveva quello sguardo, non era mai una buona cosa, uno come lui era capace di fare qualche follia di cui poteva pentirsi amaramente, e contando che era andato a trovare Yugi per la prima volta da quando Aknadin li aveva attaccati quasi un mese fa non c’era da stupirsi che volesse meditare un’immediata vendetta contro di lui, contando che nello zaino teneva il Dueling Disk.
Lizzie non aveva fiato. Più di una volta, aveva rischiato di cadere per la corsa sfrenata che stavano, facendo per raggiungere Atem “ Ragazzi, è necessario correre così? Magari, sta andando al bar “ non capiva la ragione di quella corsa sfrenata, anche lei sapeva quanto poteva essere impulsivo Atem, ma aveva anche visto lo sfogo emotivo che le aveva riversato addosso, e per uno come che non aveva mai messo piede all’ospedale e poi si ritrovava a guardare la persona a cui teneva di più in quello stato era più che normale che scappasse via per rintanarsi da qualche parte per volersene stare da solo, non era poi così strano. La rabbia negli occhi si poteva anche tradurre come reazione alla vista di Yugi in coma, chiunque poteva essere arrabbiato sentendosi impotente dinanzi ad una simile situazione, anche uno combattivo come Atem, abituato a non arrendersi mai e a cercare sempre una soluzione a ogni problema, che fosse con il cervello o con la forza bruta.
Marik scosse la testa “ Forse le persone normali, ma non Atem “ Lizzie doveva pur aver imparato a capire quando Atem perdeva la testa e cominciava a fare giochi mentali che era il caso di risparmiarsi, purtroppo era la classica persona che scoppiava a piangere in un angolino dopo aver assistito a simili scene, aveva visto di tutto e di più da quando lo conosceva e di certo stava andando ovunque tranne che in un bar, e con ogni probabilità stava dando la caccia ad Aknadin, il che era da evitare.
Seto non riusciva neanche a parlare, ma non aveva molto da dire, tranne forse una cosa “ Piantatela di blaterare e correte più veloci “ i discorsi persi lo annoiavano, le follie assurde di Atem lo annoiavano, lo avrebbe volentieri lasciato a farsi uccidere da Aknadin se solo non ci andasse di mezzo anche lui. Purtroppo, però, c’era da dire che Atem aveva un brutto difetto, quando perdeva la testa perdeva anche il cervello, cominciava a ragionare solo con l’istinto e di certo quello che per ora lo dominava era l’istinto omicida verso un pazzoide scatenato da cui stava andando per uccidere, o farsi uccidere a seconda della situazione. Non che avesse nulla in contrario, ma era difficile se solo nel mezzo Aknadin non avesse messo anche la sua vita come aveva già fatto altre volte, e sinceramente voleva evitare uno scontro con lui, anche perché aveva lasciato suo fratello minore con un vecchio di settantaquattro anni, non certo la migliore delle protezioni.
 
Atem uscì fuori dalla struttura, aveva il fiato corto ma non gli importava, anche se era stanco per la corsa giù dalle scale dell’ospedale, non si sarebbe fermato, era intenzionato a farla pagare ad Aknadin e voleva sbarazzarsi dei suoi amici prima che lo acchiappassero. Non aveva neanche guardato in faccia Ishizu che gli era andata incontro, il suo piano era uno solo, la vendetta.
Anche gli altri uscirono fuori dalla struttura e lo videro correre nel cortile, ripresero anche loro la loro corsa e Marik riuscì ad acchiappare Atem per un braccio, fermando la sua corsa “ Fermati, Atem “.
“ Lasciami “ Atem cercò di strattonare il braccio ma la presa di Marik era più forte della sua, le sue dita stringevano la pelle sotto il tessuto della felpa facendogli anche male, sembrava che avesse delle tenaglie al posto delle dita.
Anche Lizzie raggiunse Atem, sbarrandogli la strada, piazzandosi davanti a lui “ Finalmente ti sei fermato “ era ora che si decidesse a fermarsi, non ne poteva più di corrergli dietro, contando anche che nessuno si era poi degnato di aspettarla. Aveva i piedi che le facevano male per la corsa che aveva fatto, una caviglia soprattutto.
Seto li raggiunse poco dopo, avvicinandosi a loro “ Se la tua idea è di voler andare a rompere la schiena ad Aknadin sul momento, sappi che è una grandissima cavolata “ Atem si voltò a guardarlo con gli occhi sbarrati e Seto intuì di averci azzeccato “ Sì, faraone, ormai ti conosco e so quanto sei pazzo “.
Atem assottigliò gli occhi, a denti stretti, liberandosi dalla presa di Marik, esclamò “ Tu non sai niente, Seto kaiba “ credeva davvero di poter sapere e di conoscere quello che provava, ma si sbagliava, lui non sapeva niente, non sapeva come si sentiva, cosa provava, cosa significava sapere che un membro della propria famiglia voleva distruggere la sua vita per vendetta e gelosia.
In quel momento, una folata di vento improvvisa, più forte di una raffica normale, travolse in pieno i quattro ragazzi, accompagnata da una voce spettrale che rideva, e non era molto difficile sapere a chi apparteneva quella voce, perché quando Atem aprì gli occhi, si trovò davanti proprio Aknadin, che rideva “ Ciao Atem, mi stavi cercando?”
 
 nota dell'autrice
salve a tutti con questo non molto lungo e disastrato capitolo.
Io avrei voluto farlo più lungo ma le idee scarseggiavano XD
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
P.S sto pubblicando una nuova storia su Wattpad, si chiama Egyptian Chronicles e inizialmente doveva essere un FF su Yu Gi Oh, ma poi ho deciso di cambiare.
il titolo completo è Egyptian Chronicles - la coppa di Ankh.
fatemi sapere se vi piace e spammate quanto più volete XD https://www.wattpad.com/user/Butterflygirl89

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Capitolo 73
*** La resa dei conti - parte 2 ***


Aknadin era davanti a lui, con un sorriso beffardo, che guardava tutti e quattro, ma soprattutto lui. Atem era accecato dall’ira, dall’odio e dalla voglia di vendetta, rivedere davanti agli occhi il mostro che aveva distrutto, quanto aveva di più caro, gli fece ritornare in mente la sera dell’incontro, quando Yugi era finito in coma. I suoi occhi ardevano di rabbia, le sue labbra erano strette tra i denti, si tratteneva a mala pena dall’impulso di andare da lui e di ucciderlo con le sue stesse mani, voleva vendicarsi, voleva fargliela pagare e lo avrebbe fatto, immediatamente “ Tu, maledetto bastardo “.
Aknadin rideva, mentre guardava i quattro ragazzini che gli stavano di fronte, e soprattutto suo nipote. Aveva spiato quel ragazzino per diversi giorni in quel mese, vederlo distrutto, debole e insignificante davanti a qualcosa più grande di lui, gli aveva procurato più piacere di tutte quelle torture che aveva inflitto a Yugi. Godeva tantissimo nel vedere suo nipote impazzire dal dolore e dalla disperazione, perché era questo che si meritava uno come Atem, nient’altro che la sofferenza e adesso pensava persino di potersi vendicare, voleva veramente vedere come suo nipote pensava di fargliela pagare, voleva accettare la sua sfida, la sua minaccia anche per suo stesso divertimento, non rinunciava mai a poter far soffrire chi aveva fatto soffrire lui e magari avrebbe compiuto anche la sua vendetta proprio quel giorno “ Atem, lo sai che in questi giorni pensavo molto a te? Mi domandavo come stava il mio adorato nipotino, e vedo che stai benissimo “ poi il suo sorriso si allargò, i suoi occhi si assottigliarono “ Lo stesso non si può dire del tuo amichetto Yugi “.
Atem fremette mentre i suoi occhi tremavano “ Non osare nemmeno nominarlo “ stringeva i pugni così forte che le unghie penetravano quasi la pelle dei palmi, le sue nocche sbiancarono, il respiro si fece più profondo e accelerato, aveva le palpitazioni al cuore e la voglia di andare da lui e di ucciderlo. Era stato lui, quello che era successo a Yugi era stata colpa sua, lo aveva rapito e seviziato come se fosse una bestia da macello, riducendolo in quello stato pietoso e adesso voleva che soffrisse come Yugi, gli avrebbe reso dieci volte quello che aveva fatto a Yugi e anche a costo di doverci rimettere la sua vita lo avrebbe vendicato, facendo fuori suo zio. Aveva fatto a Yugi una promessa che voleva mantenere e nessuno doveva fermarlo.
Aknadin reclinò la testa di lato, alzando gli occhi al cielo “ Sai? È un vero peccato che sia confinato in un letto d’ospedale, è un ragazzino così pieno di energie. Sapessi con quanta energia urlava quando gli passavo il coltello rovente sulla pelle, delle belle corde vocali, davvero “ scoppiò a ridere in modo fragoroso, le sue risate entrarono fin nelle orecchie dei ragazzi, soprattutto di Lizzie, che lo guardava disgustata.
“ Tu maledetto… “ si partì per andare verso di lui, mettergli le mani addosso, ucciderlo come ormai la sua testa gli suggeriva, mentre l’immagine di Yugi tormentava la sua mente, ma fu bloccato tempestivamente da Marik e da Seto, che lo fermarono, afferrandolo per le braccia e trattenendolo.
“ Non fare assurdità, mantieni la calma “ Seto lo teneva forte, per impedirgli ogni movimento brusco. Atem non ragionava lucidamente, i suoi occhi erano due pozze ardenti di rabbia funesta che stava ormai per esplodere in tutta la sua forza devastante, più di una volta aveva visto quello sguardo nei suoi occhi e più di una volta lo aveva visto agire imprudentemente, rischiando veramente di fare uccidere chi gli stava accanto oltre che se stesso.
“ Sì, non devi cedere alle sue provocazioni “ anche Marik cercava di farlo stare calmo, quando perdeva la testa sapeva agire senza pensare e poteva essere un problema non solo per se stesso ma anche per gli altri. Capiva perfettamente come stava e sapeva cosa voleva, lui stesso aveva cercato la vendetta per molto tempo finendo quasi con l’autodistruggersi e di certo questa non era la giusta strada da percorrere per il bene di Yugi, vendicarsi tentando di uccidere il responsabile di quanto successo non sarebbe servito a risvegliarlo, anzi sarebbe stato ancora peggio, perché così avrebbero dato ad Aknadin la soddisfazione che cercava. Atem era molto debole per il momento, psicologicamente ed emotivamente, e il crollo che aveva avuto ne era stata la prova, e adesso era accecato dall’odio e dalla vendetta, non certo una buona combinazione per affrontare un mostro come Aknadin a mente instabile, il rischio che quel pazzo destabilizzasse Atem ulteriormente era molto possibile ed era loro dovere doverlo impedire.
Atem guardò entrambi con rabbia, strattonò le braccia spingendoli via, liberandosi “ Levatevi dai piedi “ poi andò verso Aknadin, ignorando i richiami degli altri, gettò a terra lo zaino e afferrò il sacerdote per il colletto della tunica e lo strattonò “ Tu, verme schifoso, come diavolo hai potuto fare a Yugi una cosa del genere?!” gli occhi ametista, arrossati, tremanti, adirati, feriti e sofferenti di Atem, erano fissati in quelli di Aknadin, crudeli e sadici. L’uomo rideva mentre lo guardava e lo strattonò di nuovo “ RISPONDIMI”.
Aknadin era calmo, rilassato, non si scompose più di tanto “ Io non ho fatto nulla al tuo amico “ la sua voce era tranquilla, come se non avesse alcun genere di emozione “ Non sono stato io a spingerlo contro il muro “.
Atem perse la pazienza, strinse le mani sul tessuto della tunica così forte da volerlo lacerare “ Tu lo hai quasi ammazzato “ gli urlò quelle parole a pochi millimetri di distanza dal suo viso “ Lo hai massacrato come se fosse una bestia “ lo odiava con tutto se stesso, lo aveva sempre odiato a dire il vero, ma mai come adesso, non gli era mai capitato di desiderare la morte di qualcuno così intensamente come desiderava la sua, se avesse avuto una spada tra le mani lo avrebbe trafitto volentieri, non estraendola dal suo petto finché non gli avrebbe visto l’anima negli occhi, anche se uno come lui non poteva avere un’anima. Un uomo che uccide senza pietà un intero villaggio, che cerca di uccidere il suo stesso figlio, che tortura un ragazzino senza pietà, non era un uomo, ma un assassino senza scrupoli, un essere spregevole che non aveva cuore e che meritava solo di crepare, di patire ciò che aveva fatto agli altri, soprattutto a Yugi.
“ Sì… “ fu tutto ciò che disse Aknadin, i suoi occhi iniettati di sangue si dilatarono “ E lo rifarei altre mille volte “ a quelle parole, Atem sbarrò gli occhi, e con tutta la furia che possedeva nel corpo, scattò un pugno ad Aknadin, dritto sulla sua faccia, così violento che il sacerdote cadde a terra, con il labbro che sanguinava per l’urto violento. Si toccò il labbro con le dita e scoppiò a ridere “ Mi hai colpito “.
“ Farò molto peggio di questo “ e tentò di afferrarlo di nuovo per completare l’opera.
Lizzie lo afferrò per un braccio appena in tempo, costringendolo a voltarsi e a guardarla “ No, Atem, adesso basta “ poggiò le mani sulle sue spalle, il suo sguardo allarmato tuttavia non fece altro che fare infuriare ancora di più Atem, ma lei non se ne curò “ Fare così, non serve a niente “ quello non era Atem, quello non era il suo sguardo, non erano i suoi occhi. Aveva il cervello annebbiato dalla rabbia, lo capiva, chiunque avrebbe perso la testa nel trovarsi davanti al colpevole delle sofferenze procurate alla persona cui si voleva bene, ma cercare di ucciderlo non era la soluzione giusta. Atem aveva smesso di ragionare lucidamente da quando aveva messo piede all’ospedale, se n’era pentita di tutti i capelli che ne aveva in testa ad averlo portato lì visto cosa stava accadendo adesso, ma non risolveva la situazione prendere quell’uomo e picchiarlo fino a ucciderlo, la forza bruta non portava da nessuna parte e sapendo chi era Aknadin per Atem poteva mettersi molto male, doveva fermarsi finché era ancora in tempo. Lo afferrò per un braccio, tirandolo verso di se, invogliandolo a raggiungere anche gli altri per non cedere alle provocazioni di Aknadin prima che fosse troppo tardi.
 
Aknadin si pulì il labbro con la manica della tunica mentre osservava Atem e quella ragazzina allontanarsi, un senso di fastidio gli procurò vedere il suo obiettivo andarsene via così facilmente. Non era venuto lì solo perché voleva divertirsi con Atem, aveva un conto in sospeso che non vedeva l’ora di saldare con quel dannato ragazzino e quell’altro idiota di Seto Kaiba. Il suo passato era ancora una cicatrice aperta che non voleva rimarginarsi e non aveva intenzione di rinunciare così facilmente nel volersi prendere finalmente il merito di essersi sbarazzato dei suoi peggiori nemici, suo nipote e quello che un tempo era stato il traditore di suo figlio e quegli altri due ragazzini si stavano intromettendo anche troppo per i suoi gusti. Si rialzò da terra, spolverandosi il vestito e guardò Atem, che gli dava le spalle, con due occhi fiammanti “ Sai che cosa diceva il tuo amico tutte le volte che, in lacrime, delirava per il dolore? “ Atem si fermò, mentre gli altri tre puntarono i loro occhi su di lui “ Che era tutta colpa tua quello che gli stava accadendo “.
Atem sbarrò gli occhi, i brividi attraversarono la sua spina dorsale nel sentire quelle parole.
Aknadin inarcò il labbro superiore in un sorriso “ Sì, esatto Atem, tutto quello che è successo a Yugi è stato il prezzo della tua stupidità. Mi hai accusato di averlo trattato come una bestia, però non sarebbe successo niente se tu non fossi stato preso, così tanto, dai tuoi problemi adolescenziali “ le sue parole sorbirono l’effetto desiderato, Atem si voltò a guardarlo e i suoi occhi erano lo specchio della verità, della paura, della colpa che Aknadin conosceva bene. Incrociò le braccia sul petto e continuò “ Avete litigato moltissime volte a quanto so, quasi sempre per colpa tua, non è vero? Lui stava male, psicologicamente e fisicamente, e tu non te ne sei mai curato”.
Atem scosse il capo, stringendo le mani a pugno, sentendo la rabbia riaffiorare ancora una volta e con più intensità dalle viscere del suo essere “ Questo non è per niente vero, IO CI TENGO A LUI “ urlò con tutto il fiato che aveva in gola, facendo persino spaventare Lizzie, che fu costretta a fare un passo indietro per la furia scatenata che leggeva nel suo sguardo. Era rosso di rabbia, il suo respiro pesante e irregolare era percettibile a pochi metri di distanza e Lizzie ebbe paura persino a chiamarlo per nome, per una sua qualche reazione improvvisa contro di lei, non aveva mai visto Atem in quello stato. Era sul punto di una crisi di pianto isterica e forse anche di scaraventarsi addosso ad Aknadin ancora una volta.
Il sacerdote continuò e assottigliò gli occhi “ Al punto, da non rivolgergli la parola? Sai cosa ha detto, mentre piangeva? Che ti odiava“.
Per Atem fu un colpo al cuore, che andò in mille pezzi mentre gli passava davanti agli occhi l’ultimo periodo che avevano passato insieme, a litigare e a urlarsi contro di tutto e di più, compresa la notte prima che si scatenasse il finimondo, quando gli aveva dato quello schiaffo che aveva dato il via alla litigata che avrebbe rimpianto per il resto della vita. Ancora se lo ricordava lo sguardo che gli aveva lanciato dopo l’ultima discussione, lo odiava e basta e non ci sarebbe stato da stupirsi se Yugi avesse detto una cosa simile, perché sarebbe stato nient’altro che la verità. Abbassò gli occhi a terra, incapace di sostenere lo sguardo di Aknadin. Alcune gocce di lacrime salirono dalle palpebre, appannandogli la vista.
Lizzie non sopportò oltre di vedere Atem ridotto in quello stato, caricò di rabbia e si scagliò contro Aknadin “ Ora basta, Aknadin, tutto quello che stai dicendo, non è per niente… “ il sacerdote le scagliò contro una sfera di energia che la colpì il pieno, la ragazza urlò mentre fu scaraventata via a pochi metri di distanza da lui e da Atem, perdendo i sensi. La stessa cosa fece anche a Seto e Marik, che stavano correndo dritti versi di lei, scaraventandoli entrambi contro la parete del muro, facendoli svenire sul colpo.
Sorrise soddisfatto “ Almeno, non daranno più fastidio “ odiava quei guastafeste, gli amici di Atem erano più insopportabili di lui, ma almeno adesso avrebbero chiuso le bocche prima di aprirle. Li trovava più simpatici quando stavano svenuti e zitti piuttosto che quando erano svegli e combattivi, almeno così Atem sarebbe stato tutto per lui.
Atem era rimasto sconvolto, cercò di raggiungere i suoi amici ma il suo braccio fu afferrato da qualcosa, o meglio qualcuno, Aknadin. Si voltò verso di lui, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, una sfera oscura lo colpì in faccia e tutto ciò che gli stava davanti, ovvero il volto di Aknadin, divenne completamente nero, per tanto perse i sensi e cadde a terra.
 
Aknadin osservò la scena, Atem svenuto ai suoi piedi e, i tre babbei privi di coscienza qualche metro più in là, per aver improvvisato era stato abbastanza bravo, era stato sufficiente dover soltanto far abbassare la guardia ad Atem e il gioco era fatto. Certe volte era fin troppo facile riuscire a liquidarselo, adesso poteva fare di lui tutto ciò che voleva ma aveva in mente solo una cosa che davvero lo aggradava e a cui non aveva intenzione di volerci rinunciare ora che aveva l’occasione. Schioccò le dita e quattro soldati delle ombre apparvero alle sue spalle “ Prendetelo “ due soldati obbedirono e presero Atem per le braccia, sollevandolo da terra.
Aknadin si avvicinò ai tre ragazzi, principalmente a Seto, che stava rannicchiato a terra, privo di sensi, guardandolo da vicino poteva vedere quanto somigliasse a suo figlio, la sola differenza che c’era, era per il colore della pelle e per i vestiti, ma per il resto era lui in tutto e per tutto. Stesso carattere, stessa intelligenza, forse non così fedele a suo nipote poiché a stento si sopportavano, ma aveva il suo stesso coraggio e il suo stesso spirito, e purtroppo anche la sua stessa testardaggine. Seth era la cosa cui teneva più della sua stessa vita, e purtroppo si era schierato dalla parte sbagliata, uno sbaglio che doveva pagare a caro prezzo e che adesso aveva la possibilità di poter risolvere. S’inginocchiò accanto a lui e accarezzò i capelli sulla fronte “ Tu, saresti dovuto essere il mio principale alleato, ma hai scelto la parte sbagliata, Seth, e adesso dovrai pagarla anche tu “ si alzò e si rivolse ai due soldati rimasti “ Prendete anche lui e andiamo “ i due soldati obbedirono e presero Seto, e quando entrambi gli ostaggi furono nelle loro mani, il gruppo sparì nel nulla, lasciando Marik e Lizzie lì, privi di sensi e a terra.
 
La collana del millennio s’illuminò e una visione apparve davanti agli occhi di Ishizu, davanti al vetro della stanza di Yugi.
Aknadin…
Marik e Lizzie a terra…
Il faraone e Seto portati via…
La ragazza sbiancò sul colpo, una vertigine colpì la sua testa, costringendola a doversi reggere alla parete per non cadere a terra.
Il nonno di Yugi si alzò dalla sedia e andò subito ad aiutarla “ Ishizu, stai bene?” non aveva mai visto nessuno così pallido, tanto meno un oggetto del millennio brillare così e contare che aveva visto di peggio nella sua vita.
La ragazza cercò di riprendersi e disse “ Ho avuto una visione, è successo qualcosa fuori dall’ospedale ai ragazzi “.
Mokuba sbiancò “ Oh, no, Seto “ il ragazzino corse via, inseguito da Solomon e da Ishizu, che corsero tutti giù dalle scale in fretta e furia, facendosi due piani a perdi fiato senza fermarsi a prendere fiato. Giunsero al piano terra e quando spalancarono le porte della sala d’aspetto, si trovarono davanti uno spettacolo terribile, tutte le persone erano a terra e prive di sensi.
Uscirono fuori dalla struttura e si trovarono davanti Marik e Lizzie a terra, svenuti “ Marik… “ Ishizu corse verso il fratello, per svegliarlo, mentre il nonno andò incontro a Lizzie.
Mokuba invece si guardò intorno alla ricerca di suo fratello, senza riuscire a trovarlo da nessuna parte “ Ma, Seto… Dov’è Seto…” perché non era lì, e dov’era il faraone, perché entrambi erano scomparsi nel nulla. Marik e Lizzie erano a terra svenuti, ma suo fratello e il faraone invece non erano lì con loro, cominciò ad avere paura di quello che poteva essere successo a Seto.
 
Tea sbarrò gli occhi, un flash improvviso del volto di Atem comparì davanti ai suoi occhi, una terribile sensazione di freddo e paura scosse la sua spina dorsale, costringendola ad alzarsi dal divano sotto gli occhi attoniti degli altri ragazzi. Divenne pallida, tremante, la paura riempì il suo sguardo e un orrendo presentimento si fece largo nella sua coscienza. Doveva essere successo qualcosa ad Atem, non aveva alcun dubbio a riguardo.
Tristan si alzò a sua volta dalla sedia e le andò vicino, mettendole le mani sulle spalle “ Tea, va tutto bene? Che succede?” era pallidissima, sembrava che le fosse venuto un attacco di panico improvviso perché tremava come una foglia, il suo sguardo sembrava vitreo, perso nel vuoto totale, forse neanche lo stava guardando realmente, anche se i suoi occhi erano puntati su di lui e lo fissavano “ Tea, ti prego, mi stai facendo preoccupare “.
Anche Duke e Bakura si alzarono dalle sedie e andarono verso di lei “ Tea, che ti prende?” Duke era allarmato, lo sguardo di Tea faceva semplicemente paura, non era normale che facesse così senza una ragione.
Tea balbettava, bloccata dalla paura, ma fu solo quando Tristan la scosse che riuscì finalmente a parlare “ Credo… credo che sia… credo che sia successo qualcosa ad Atem…” era così, non poteva aver alcun dubbio, quando aveva una di queste sensazioni, difficilmente, si sbagliava e di solito si avveravano. Il suo ragazzo era in pericolo, ne era convintissima e loro non erano lì con lui per aiutarlo, lei non era ad aiutarlo.
 
Atem aprì lentamente gli occhi, aveva un terribile dolore alla testa e lungo il resto del corpo, a stento riusciva a mettere a fuoco. Cercò di farsi forza e si sollevò da terra, nonostante i muscoli delle braccia e delle gambe facessero male, come se fossero indolenziti, si guardò intorno e noto che il posto in cui si trovava non era più l’ospedale, che era l’ultima cosa che ricordava, ma la zona industriale della città, precisamente nel mezzo della strada malandata che la attraversava. La zona industriale era circondata da vasti terreni, dove sorgevano magazzini e capannoni industriali, e soprattutto fabbriche, che sorgevano in quella parte di Domino, un luogo isolato che stava dall’altra parte della città, impossibile da raggiungere, se non in macchina dopo quaranta minuti abbondanti di strada, e indubbiamente adeguato per le corse clandestine che si svolgevano la notte. Era una risaputa da tutti a Domino che la zona industriale diventava una specie di set cinematografico alla Fast e Furious, solo che nella realtà non c’erano effetti speciali da cinema e attori famosi per i quali Yugi avrebbe ucciso pur di avere gli autografi. Si voltò, trovando Seto, a terra, che cercava di rialzarsi “Aspetta… “ cercò di aiutarlo ma oltre a essere più alto di lui, Seto era anche pesante e non era facile aiutarlo a mantenere l’equilibrio “ Stai bene? Come ti senti?”.
Seto scosse la testa, cercando di farsi passare le fitte al cervello e di mettere a fuoco i dettagli “ Come se qualcuno mi avesse sparato addosso una palla da bowling di venti chili “ tutti i suoi muscoli erano raggrinziti, non c’era una sola parte del corpo che non gli facesse male e aveva anche la squallida sensazione di un martello pneumatico dentro al cervello, l’intera scatola cranica gli pulsava come se fosse stata presa a calci. Si spolverò i vestiti e si guardò intorno, non trovando altro che una strada mal ridotta e un mucchio di magazzini industriali sparsi per ettari di campagne perse che sorgevano in quella desolazione, e c’era un solo posto in tutta Domino che poteva presentare quelle caratteristiche, ed era la zona industriali. Poggiò una mano sul fianco mentre con l’altra si coprì gli occhi dal sole come se fosse una visiera e si guardò intorno “ Che diavolo ci facciamo qui?” non era una buon segno, non era quello il posto in cui si trovava prima e tanto meno era un luogo in cui voleva stare.
Atem osservava proprio come Seto la zona intorno a se, c’erano solo loro e nessun altro. Si accorse, che a terra, accanto a lui, c’era qualcosa e abbassò gli occhi trovando il puzzle del millennio e due Dueling Disk. Si chinò a raccogliere gli oggetti da terra e li porse a Seto “ Guarda “.
Il ragazzo si voltò verso il faraone, guardando ciò che teneva in mano, e riconobbe i due Dueling Disk, uno era il suo mentre l’altro era del faraone, li riconosceva dai numeri di serie incisi sopra gli oggetti. Si scambiarono uno sguardo incerto, ma presero i rispettivi oggetti e li infilarono al braccio “ Adesso che si fa?” ad Atem non piaceva quella situazione, tanto meno gli piaceva il posto in cui erano stati portati da Aknadin, perché era ovvio che ci fosse lui dietro quella storia, solo un pazzo come lui poteva prenderli e scaricarli in quel posto isolato da tutti per fare chissà che cosa, e se aveva lasciato i Dueling Disk, significava che voleva fare un gioco delle ombre, come ormai era una prassi tutte le volte che saltava fuori, e per Atem sarebbe stato un gran bel piacere potergli dare il suo ultimo gioco delle ombre.
Seto fece spallucce “ Non ne ho proprio idea, però voglio prendere tuo zio a calci nel sedere per questo “ era stato lui, era ovvio, Aknadin si era inventato un altro dei suoi assurdi giochi perversi, altrimenti quegli aggeggi non sarebbero stati lasciati lì, li aveva presi e abbandonati in mezzo al nulla più totale, il che non era normale, ma in fondo niente nel cervello mummificato di quell’uomo stava a posto, altrimenti adesso sarebbe seduto alla scrivania del suo ufficio a fare la contabilità mentre gettava uno sguardo veloce allo studio giusto per avere i quattro e inutili voti che gli servivano per l’ammissione agli esami finali. Non che gli servisse un diploma poiché aveva già un lavoro più che redditizio, ma se voleva entrare al MIT, doveva pur presentare uno stramaledetto pezzo di carta straccia inutile.
Atem strinse i pugni con forza mentre una scintilla di rabbia attraversò il suo sguardo “ Anch’io… “ aveva fatto del male a Yugi, aveva fatto del male ai suoi amici e adesso aveva anche rapito lui e Seto portandoli, a chilometri di distanza da dove stavano prima, eccome se aveva voglia di prendere quel mostro a calci, di fargliela pagare per tutto quanto, di sbarazzarsi di lui una buona volta.
“ Atem, Seto, ben svegliati “
I due ragazzi si voltarono e si trovarono davanti nient’altri che Aknadin, con un bel sorriso, che li osservava. Atem fu scosso da un improvviso impeto di rabbia che accecò i suoi occhi e annebbiò la sua capacità di razionalizzare “ Tu, maledetto bastardo… “ fu pronto a correre contro di lui, ma Seto le afferrò da dietro, bloccandolo.
“ Fermo, non dare colpi di testa, ok?” ecco che ricominciava, evidentemente non gli era bastato già quello che aveva combinato, Aknadin voleva proprio questo da lui, che perdesse la pazienza e cominciasse a parlare a sproloquio, così veramente si sarebbe messo nei guai. Riuscì per fortuna a farlo calmare, scaraventandolo dietro di se e intimandogli di restarsene lì buono come un bambino. Si voltò verso Aknadin e gli puntò il dito contro “ Senti, vecchiaccio decrepito, dicci immediatamente cosa vuoi da noi ” quell’uomo era una spina nel fianco ai suoi progetti di rilassamento e di pace mentale, da quando c’era lui, la sua vita era andata letteralmente a rotoli, suo fratello viveva con il terrore di uscire da casa per paura di vederselo spuntare e lui doveva stare sempre allerta, poi dopo quanto accaduto a Yugi la minaccia, si era fatta ancora più pressante. Quel mostro era solo un essere immondo che doveva sparire dalla faccia della terra e anche subito, così magari sarebbe potuto ritornare da suo fratello prima che l’intera Kaiba Corporation si mettesse a setacciare ogni angolo della città per ritrovarlo, e magari prima che il faraone tornasse all’attacco.
Aknadin non si scompose “ State tranquilli, volevo solo stare con voi in tranquillità, senza scocciatori, come fratelli minori o amici invadenti “ e poterli anche uccidere, odiava i convenevoli e soprattutto gli impertinenti amici rompiscatole di Atem, ogni volta finiva che qualcuno di loro si mettesse in mezzo mandando all’aria i suoi progetti, e soprattutto che non riusciva mai a uccidere nessuno. Molte volte aveva tentato di sbarazzarsi degli amici più invadenti e combattivi, le vere spine nel fianco, ma ogni volta quei ragazzini insignificanti riuscivano sempre a metterlo con le spalle al muro, ma stavolta non sarebbe finita così, stavolta nessuno sarebbe intervenuto a salvare i suoi due obiettivi principali e la sua vendetta si sarebbe finalmente compiuta.
Seto non aveva intenzione di stare a sentire neanche un solo discorso perso da quell’uomo “ Se vuoi un duello, io sono pronto, così facciamo subito la finita “ tanto ormai conosceva i suoi soliti giochi mentali, prima perdeva tempo in chiacchiere e poi lanciava la sfida ma visto che aveva già la luna girata, tanto valeva darci dentro con il duello e chiudere la questione in fretta.
Akandin assottigliò gli occhi “ Vuoi sfidarmi? Lo sai che questa sarà la nostra resa dei conti, vero? Vendetta?” se voleva sfidarlo, non aveva ancora idea di quali orrori lo avrebbero atteso, aveva programmato tutto per quella sfida, suo nipote e Seto Kaiba sarebbero stati solo un ricordo, avrebbero fatto i conti con i loro peggiori incubi e sarebbe stato un onore per lui poterli accompagnare nella loro imminente morte.
Seto sorrise “ Direi che sia proprio ciò che… “ il braccio di Atem si piazzò davanti al suo viso, osservò il faraone con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, il suo viso era in ombra mentre il puzzle del millennio che teneva al collo luccicava di una strana luce dorata che proveniva dall’occhio inciso su di esso. Seto ebbe una brutta sensazione nel guardarlo, qualcosa non andava nel faraone e non gli piaceva per niente.
 
Atem avanzò di qualche passo dinanzi a Seto, bloccandogli la strada e soprattutto zittendolo. Aknadin era lì per una ragione, aveva organizzato quella trappola per una ragione, vendetta. Tutto ciò che Aknadin faceva aveva per scopo solo la sua vendetta, per il passato che aveva vissuto, per ciò che gli era stato fatto quando era bambino e per ciò che aveva passato quando era sacerdote sotto il regno di suo padre e poi il suo, peccato solo che la sua vendetta non commoveva nessuno. La verità era che Aknadin era solo un mostro senza scrupoli che non meritava per niente di avere ciò che desiderava, nessuno gli aveva chiesto di sterminare un villaggio, nessuno gli aveva chiesto d creare gli oggetti del millennio per salvare l’Egitto e nessuno gli aveva chiesto di vendere la sua anima a un demone infernale per avere il potere di distruggere tutto. Aveva fatto tutto da solo, si era scavato la fossa con le sue stesse mani e aveva deciso anche di rovinare la sua vita, quella che con fatica si era appena creato sulla terra, e quella di Yugi. Aknadin si era azzardo a toccare l’unica persona che non doveva essere toccata, che non aveva niente a che fare in quella storia, e adesso, se davvero voleva la vendetta, l’avrebbe avuta. Alzò lo sguardo su di lui, i suoi occhi ametista erano due pozze di follia pura, che fecero sobbalzare il sacerdote “ Tu sai cos’è la vendetta, Aknadin? Mi hai rovinato la vita, e hai anche rovinato quella di Yugi “ fremeva, le palpitazioni del cuore accelerarono il sangue nelle vene e la pressione salì a mille, lo sguardo di Atem era focoso e sanguinario, la rabbia cresceva sempre di più mentre l’immagine di Aknadin, dinanzi a lui, s’imprimeva nella sua mente “ E te la farò pagare per questo”.
Seto cominciò ad avere paura di quelle parole “ Atem, che vuoi fare?” aveva una brutta sensazione a riguardo, quelle parole, quell’atteggiamento, non gli piacevano per niente, c’era qualcosa di molto sinistro nel tono di voce di Atem, qualcosa che gli fece temere quel pazzo stava davvero per fare qualcosa di cui poteva pentirsi amaramente e la luce che emanava il Puzzle non era un buon segno.
Aknadin scrutava con attenzione lo sguardo di Atem “ Che cosa vuoi fare, ragazzino?” minacciare non era una dote che gli riusciva bene, se pensava di fargli paura si sbagliava di grosso, poteva lanciargli tutti gli sguardi di fuoco che voleva, non lo avrebbe intimorito così facilmente.
Atem respirava affannosamente, le nocche delle sue mani strette a pugno erano bianche “ Ti mostrerò io cosa significa la parola vendetta “ lo aveva promesso a se stesso e a Yugi, avrebbe fatto ad Aknadin ciò che lui aveva fatto a Yugi e c’era un solo modo per farlo, e lo stava portando al collo adesso, gli puntò per tanto il dito contro e disse “ Con un gioco delle ombre “.
Seto sbarrò gli occhi, i brividi gli fecero drizzare i capelli sulla testa, non poteva aver sentito davvero ciò che aveva detto Atem, non poteva aver sfidato lui stesso Aknadin a un gioco delle ombre, doveva essere completamente pazzo per fare una cosa simile. Lui, che i giochi delle ombre li odiava, che metteva sempre in guardia tutti gli altri, adesso aveva sfidato quell’essere abominevole a un duello del genere, ma quale follia lo stava spingendo a fare una cosa simile “ Atem, ma sei impazzito?” tentò di avvicinarsi a lui, ma Atem si voltò a guardarlo e i suoi occhi lo fecero rabbrividire, erano lo specchio della follia che lo stava accecando.
“ TU STANNE FUORI “ non aveva intenzione di avere a che fare con Seto, quello lì era un duello che riguardava solo lui e Aknadin, Seto doveva farsi i fatti suoi almeno per una dannatissima volta “ Non ho bisogno di te “ poi tornò a guardare Aknadin che lo guardava a sua volta, con gli occhi spalancati “ Dici che i giochi delle ombre ti piacciono. Bene, vediamo se è ancora così“ il puzzle del millennio emanò una luce dorata più intensa mentre un’aura viola circondò il faraone. In breve, dal Puzzle del millennio, fuori uscì una nebbia nera che cominciò a formare la cupola del regno delle ombre intorno ai due sfidanti, un occhio del millennio dorato apparve sulla fronte di Atem, il tutto sotto gli occhi attoniti di Seto.
 
Yugi sentiva il suo respiro diventare quasi assente mentre sprofondava verso il fondo di quel baratro, il buio sotto di lui non sembrava avere fine e per quanto temesse che da un momento all’altro una qualche parete si mostrasse davanti a lui, finendoci contro e spiaccicandosi al suolo, non sembrava, di fatto, esserci niente del genere, la sua somigliava a una caduta senza fine e Yugi era terrorizzato. Non c’erano appigli cui potersi aggrappare, non c’era niente lì, solo il buio e Yugi non vedeva nient’altro, non sapeva neanche da quanto stesse cadendo né se si sarebbe arrestato.
Il vento generato dalla sua caduta e dal suo peso, cominciò a diminuire, la caduta libera del suo corpo iniziò a rallentare e Yugi cominciò di nuovo a respirare, a sentire l’aria intorno a se e il suo corpo diventare leggero. Aprì gli occhi e si trovò a volteggiare a mezz’aria, in quella pozza oscura che gli impediva di vedere dove si trovasse “ Mio Dio, ma che succede adesso?” aveva paura, non vedeva niente, non sentiva niente, sapeva solo di stare volando e basta.
Una luce, abbagliante e bianca, si manifestò davanti a lui, costringendolo a chiudere gli occhi e a coprirsi la faccia con le braccia per non restare accecato “ Yugi… “ il suo nome, pronunciato da una strana voce femminile, fece eco in tutto l’ambiente oscuro che lo circondava “ Yugi, non avere paura”.
Yugi provò ad aprire gli occhi, ma la luce era troppo forte per vedere bene, tutto ciò che riusciva a distinguere di sfuggita, era solo una sagoma al centro di quella luce così brillante “ ma che succede, chi mi chiama?” si sentì toccare da qualcosa, uno strano calore lo avvolse mentre la luce lo investì del tutto, facendo sparire la sua figura nel mezzo del bagliore bianco.
 
Seto osservava paralizzato la scena che si mostrava davanti ai suoi occhi, il faraone aveva sfidato a duello Aknadin e per di più a un gioco delle ombre, di sua spontanea volontà. Da quando lo conosceva non gli aveva mai visto fare una cosa del genere, tanto meno lo credeva capace di perdere la testa in quel modo, ovviamente sapeva che quando si arrabbiava e soprattutto quando qualcuno prendeva di mira i suoi amici, diventava una bestia senza controllo, capace di fare qualunque cosa, persino di mettere da parte la ragione e di dare retta solo all’istinto feroce che prendeva il sopravvento sulle sue azioni, ma arrivare a indire un gioco delle ombre, ben sapendo quanto potevano essere dannosi, era davvero un gesto che solo un pazzo scatenato come Aknadin poteva fare, ma non uno come Atem. Era completamente impazzito, i suoi stessi occhi erano la prova che il faraone aveva smesso di ragionare lucidamente dando retta solo alla rabbia, e in quello stato poteva succedere di tutto.
No, non posso permettere che si uccida così.
Si decise, prima che quella cupola maledetta si ergesse dinanzi ai due, bloccando all’esterno qualunque cosa, lui doveva raggiungere quel pazzo scatenato e fermarlo, era il solo modo per assicurarsi che non si facesse ammazzare inutilmente. Prese la rincorsa e saltò dentro la nebbia oscura, pochi secondi prima che essa si richiudesse alle spalle del faraone.
Si ritrovò dentro il regno delle ombre, sotto lo sguardo furibondo del faraone, voltatosi, non appena lo aveva visto “ Fermati, Atem, non ti lascerò fare questa pazzia “ lo afferrò per un braccio, strattonandolo violentemente, quello che aveva davanti non era il faraone che conosceva, il suo eterno rivale, l’unica persona che gli aveva dato filo da torciere per anni, quello che stava di fronte a lui era solo un pazzo scatenato che aveva perso la testa e la ragione per il dolore.
Atem strattonò il braccio, allontanando Seto da lui con un pugno sulla faccia, mandandolo a terra. Poi si voltò verso Aknadin, puntandogli contro il dito “ Sappi che questo duello sarà molto diverso dai tuoi, Aknadin, qui le regole le stabilisco io “ collocò il deck nell’alloggiamento e attivò il Dueling Disk sul braccio. Assottigliò gli occhi, il suo sguardo di fuoco divenne minaccioso “ E ti assicuro che ti ammazzerò, in modo definitivo “ dopo quel duello, di Aknadin non sarebbe rimasto nient’altro che un ricordo, forse Yugi sarebbe morto, forse sarebbe rimasto in coma per sempre, ma quel mostro senza pietà sarebbe crepato definitivamente e sarebbe stato un vero piacere per lui avere l’onore di sbarazzarsi una volta e per sempre dell’uomo che aveva distrutto la vita di Yugi.
Aknadin sorrise “ Bene, sono curioso di sapere cos’hai in serbo per me “ bene, visto che ci teneva così tanto a dare il via ad un suo personale gioco delle ombre, che lo facesse pure, ma nelle condizioni in cui era, dubitava fortemente che Atem riuscisse a sconfiggerlo. I giochi delle ombre divoravano l’anima delle persone, l’odio richiamava più odio, il dolore più dolore e la follia più follia. Atem credeva di potersi gestire un gioco delle ombre, che lo dimostrasse, tanto alla fine avrebbe perso ugualmente la vita, e sarebbe stato un gran piacere per Aknadin vederlo distruggersi da solo in un gioco da lui stesso indetto, rovinato per sempre con le sue stesse mani. Al suo braccio comparve un Dueling Disk e un deck, che Aknadin attivò immediatamente.
L’unico che non era convinto della situazione era solo Seto, Atem aveva perso la testa e Aknadin un cervello non lo aveva mai avuto, quella storia poteva finire molto male se Atem non era quanto meno frenato, non aveva idea di cosa poteva succedere ma comunque fosse non poteva permettere che si facesse uccidere, ne da Aknadin ne da se stesso, soprattutto da se stesso. Si rialzò da terra e si piazzò al fianco di Atem “ Parteciperò anch’io a questo duello “.
Atem s’infuriò “ Togliti dai piedi, idiota, questo è il mio duello “ quello era il suo combattimento, il suo gioco, non aveva bisogno di Seto kaiba per vincere, anzi non aveva bisogno di lui per un bel niente, la sola cosa che voleva era affrontare Aknadin da solo, quella lì era la sua vendetta personale, quindi che Seto andasse a farsi un giro o a prendersi un gelato da qualche altra parte.
Seto attivò il suo Dueling Disk, collocandovi sopra il suo deck “ Me ne frego se è il tuo duello, non ti permetterò di farti ammazzare “ si rivolse ad Aknadin, mostrandogli un bel sorriso beffardo “ Hai sentito, Aknadin? Siamo noi due contro di te, e non credo che tu possa vincere “ non gli importava del gioco che avrebbero dovuto affrontare, o delle conseguenze che avrebbe portato il duello, assicurarsi che l’unico duellante degno di essere il suo unico rivale non si facesse uccidere era la cosa che gli premeva di più. Atem non usava il cervello per adesso, ma solo la sua rabbia e il rischio che facesse qualche passo falso c’era eccome, e poi aveva anche lui due o tre conti in sospeso con quel folle scatenato.
Aknadin prese un bel respiro “ Come volete voi “ meglio se avrebbe affrontato entrambi, così si sarebbe risparmiato la fatica di dover affrontare e uccidere prima uno e poi l’altro, così era molto più divertente e più rapido, Seto e Atem avrebbero trovato insieme la loro morte, proprio come avrebbe dovuto essere 3000 anni fa, quando aveva deciso di liquidarseli entrambi, prima che il Drago Bianco Occhi Blu lo uccidesse. Non poteva dimenticare quel giorno, tanto meno il suo passato maledetto, ma adesso avrebbe finalmente posto la parola “fine” alla sua ossessione, e una volta sbarazzatosi di loro due, sarebbe toccato a Yugi Muto. Quel marmocchio custodiva ancora il segreto del Sigillo nella sua mente, e non avrebbe lasciato quel mondo prima di averci messo sopra le mani, l’ultima volta ci stava andando vicino e quei marmocchi avevano mandato tutto all’aria, ma si sarebbe vendicato anche di questo, adesso aveva solo un obiettivo in mente, ed erano quei due ragazzini lì davanti, che avrebbero detto addio a quel mondo nella maniera più dolorosa che avrebbero conosciuto, o almeno era quello che si augurava dalla simpatica trovata di suo nipote. Ormai era solo questione di tempo, la resa dei conti stava ormai per cominciare.
 
note dell'autrice
ciao a tutti ragazzi con questo nuovo capitolo.
Allora, per la prima volta abbiamo un faraone che decide di fare Voldemort e di indire un gioco delle ombre.
Mi sono ispirata alla serie 0 del manga, dove Atem non è proprio tutta questa simpatica XD
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
P.S vi ricordo della mia storia su Wattpad, Egyptian Chronicles. date una sbirciata e commentate XD 

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Capitolo 74
*** La resa dei conti - parte 3 ***


Atem guardava Seto rabbioso, i suoi occhi gli lanciavano scintille d’ira, quello era il suo duello, la sua vendetta, e Seto non aveva alcun diritto di intromettersi in affari che non lo riguardavano, era la promessa che aveva fatto a Yugi, distruggere Aknadin con le sue mani da solo e Seto Kaiba si stava intromettendo nel suo duello, nel suo gioco delle ombre “ Seto, ti ho detto di starne fuori “ ringhiò quelle parole a denti stretti, doveva togliersi dai piedi prima che lo prendesse a pugni con le sue stesse mani. Aknadin era il suo nemico e doveva essere solo lui a farlo fuori, per la sua famiglia, per Yugi, e chiunque si fosse intromesso sulla sua strada per bloccarlo doveva sparire dalla sua vita.
Seto lo guardò annoiato “ Senti, ormai ho accettato, quindi mettiti il cuore in pace “ era inutile che si rivolgeva a lui con quel tono aggressivo, non aveva intenzione di farlo duellare da solo contro quel pazzo scatenato visto che il suo cervello era annebbiato dalla rabbia e dalla vendetta, in quello stato non poteva combattere da solo, avrebbe finito per fare qualche stupidaggine, e poi stando al regolamento del regno delle ombre quando un giocatore accettava di duellare non poteva più uscire dal gioco a meno che non vincesse il duello, altrimenti avrebbe pagato la penale con la vita e Seto era troppo legato al mondo per dirgli addio così presto.
Aknadin sorrideva mentre guardava quei due, era divertente vedere come litigavano quando parlavano, contando che nel passato Seth era sempre così ben disposto nei confronti di suo nipote a tal punto da essere ponto a morire pur di proteggere il suo faraone, persino rivoltarsi contro il suo stesso padre. Trovava molto interessante il rapporto di amore e odio che caratterizzava quei due poveri idioti che lo avevano sfidato a duello, ed era curioso di sapere che cosa gli avrebbe riservato quello scontro contro di loro “ Allora, quali sono le tue condizioni? Sono curioso “ voleva divertirsi e sperava che il duello indetto da suo nipote fosse all’altezza delle aspettative che si era fatto, dopo tutto Atem era molto arrabbiato con lui, se fremeva dalla voglia di ucciderlo sicuramente doveva aver in serbo per lui qualche bel giochino perverso che non vedeva l’ora di sperimentare. Adorava quando suo nipote tirava fuori il peggio di se, tutti avevano un lato oscuro che nel bene o nel male veniva soppresso, adesso il suo stava venendo fuori.
Atem lo guardò e gli puntò il dito contro, con fare minaccioso e uno sguardo di fuoco “ Le mie condizioni sono semplici, questo sarà il nostro ultimo duello e ciò che voglio è che tu soffra come hai fatto con Yugi “ aveva in mente delle condizioni ben specifiche per lui, avrebbe cominciato davvero a conoscere il significato della parola paura, perché Atem aveva una sola cosa in mente, rendere ad Aknadin ciò che aveva fatto a Yugi per dieci volte, voleva che soffrisse, che provasse sulla sua pelle tutto ciò che aveva provato il suo migliore amico, e non gli importava delle conseguenze che avrebbe avuto, quel mostro doveva patire le pene dell’inferno.
A Seto non piacquero quelle parole, avevano qualcosa di distorto e d’inquietante che non faceva ben sperare “ Atem, che cosa vuoi fare?” sperava che non aveva niente di strano in testa, ma la sua faccia era davvero inquietante, i suoi occhi erano infuocati, facevano davvero molta paura e qualunque cosa gli frullasse nella testa non era affatto una buona cosa, sperava solo che quel niente di spiacevole si ritorcesse contro di loro, o meglio contro di lui.
Aknadin allargò il sorriso, assottigliando gli occhi in segno di sfida verso suo nipote, molto interessato a quel discorso che gli stava facendo “ Sei sicuro che è questo ciò che vuoi? Sappiamo tutti e due che si ritorcerà contro te e Seto “ quello che Atem voleva fare non sarebbe servito a niente, tranne forse a danneggiare se stesso e il suo compagno di gioco, i duelli delle ombre colpivano entrambi i giocatori come penitenza prima della fine, Atem avrebbe patito nella stessa maniera quanto poteva patire lui, non che gli dispiacesse molto se Atem voleva giocarsi la sua stessa vita in quel duello, ma era comunque giusto avvertirlo prima che la posta in gioco venisse alzata per rendere il tutto più interessante, perché anche lui aveva i suoi piccoli trucchi da voler aggiungere a quel gioco per renderlo più interessante per i suoi due avversari.
Gli occhi di Atem tremarono di rabbia “ Sì, se servirà a spedirti all’inferno dal quale sei uscito “ ormai niente poteva traumatizzarlo, aveva visto così tanto dolore, così tanta morte, che ormai non c’era più niente che poteva sconvolgerlo, alla fine Aknadin avrebbe comunque pagato con la vita ciò che aveva fatto a Yugi, anche se avrebbe dovuto patirlo lui stesso.
Aknadin annuì “ Bene ma se permetti, vorrei aggiungere un tocco in più al nostro duello. Se dobbiamo renderlo memorabile, dobbiamo farlo in modo magnifico, non sei d’accordo?”.
A Seto non piaceva niente di quel discorso, aveva sentito troppe cose strane che non gli quadravano e anzi lo stavano mettendo in uno stato di allerta, perché un conto era Atem, accecato dalla rabbia, e un conto era Aknadin, folle e sadico senza che ci fosse alcun pretesto per esserlo. Se quel pazzo parlava così, significava che aveva in mente qualcosa forse peggiore di quello che voleva fare Atem, si rivolse dunque al sacerdote per vederci chiaro “ Di cosa parli, che vuoi fare a questo duello?” si augurava che Aknadin non aveva in mente qualcosa di pericoloso come purtroppo temeva che fosse dalla sua faccia contorta in un sorriso distorto. Quell’essere era capace di mettere qualche penalità molto più dannosa di qualche graffio o ferita, sempre che Atem non voleva davvero uccidere entrambi con qualche trucco perverso e malato, perché in quel caso gli avrebbe strappato i capelli uno ad uno pur di farlo fermare.
Aknadin non approfondì il discorso, si limitò solo a dire “ Niente di grave, voglio solo renderlo più divertente “ poi si rivolse ad Atem “ Allora, nipotino, sei d’accordo?”
Atem fremeva dall’impazienza di cominciare il duello il prima possibile e non gli importava di ciò che voleva fare Aknadin, comunque fosse lui non avrebbe perso e quel pazzo sarebbe stato annientato per sempre “ Fa quello che vuoi, tanto non potrai scappare “ che si divertisse pure, i suoi momenti erano contati.
Aknadin schioccò le dita e la frangia dei suoi capelli, che copriva la cavità oculare, vuota, si mosse appena scoprendo il vuoto sul suo volto, nel quale comparve l’occhio del millennio, che brillò di una luce dorata, esattamente come faceva il puzzle al collo di Atem “ Bene, allora giocheremo con doppie penitenze, ma dobbiamo ancora stabilire il premio finale “ puntò il dito contro Atem “ Se dovessi vincere io, voi due mi consegnerete le vostre vite insieme al puzzle “ i due ragazzi assottigliarono gli occhi, lanciando all’uomo sguardi incandescenti “ E se vincete voi, io sparirò per sempre, d’accordo?”.
Atem non perse tempo a dare il suo consenso “ Sì, accetto “ infilò il deck nell’alloggiamento e attivò il Dueling Disk, preparandosi allo scontro.
Seto, anche se avrebbe voluto una seconda possibilità di scelta, ormai aveva accettato e non poteva tirarsi indietro, ne valeva della sua vita e di quella del suo stupido compagno di gioco che lo aveva appena cacciato nei guai con la sua stupidità e la sua sete di vendetta “ Certo che accetto “ assolutamente sì, doveva lottare per la sua vita e soprattutto per suo fratello, che per colpa di quel pazzo scatenato non aveva più il coraggio di fare un passo da solo. Non ci sarebbe stata pace finché Aknadin poteva scorrazzare a piede libero per Domino e adesso era giunto il momento di sbarazzarsi di lui in modo definitivo.
Prima di cominciare il duello, Atem si rivolse a Seto, per mettergli in chiaro una volta e per sempre quale fosse il suo ruolo in quello scontro “ Ognuno giocherà per sé, non voglio che m’intralci “ aveva deciso di voler duellare, di volere i riflettori puntati addosso, era grandioso per il suo ego, ma non doveva in alcun modo osare di fermare la sua vendetta né di aiutarlo, non erano una squadra per quel duello, ognuno avrebbe pensato solo ai propri affari e quelli di Atem erano di far fuori quel pazzo da solo, lo aveva promesso a Yugi e lui manteneva sempre le sue promesse.
Seto lo guardò sconvolto, avrebbe voluto ribattere, in altre circostanze sarebbe stato più che d’accordo di lasciarlo nel suo brodo, a combattere da solo, dopo di tutto lui odiava il gioco di squadra, ma in quella circostanza c’erano in ballo le loro vite. Era capitato un bel po’ di volte che si fossero ritrovati a duellare insieme, volente o nolente, e di solito aveva dovuto sopportare di avere a che fare con Atem e le sue strategie di gioco congiunte che gli davano sui nervi, e per una volta che era disposto a volerlo aiutare di sua spontanea volontà, Atem rifiutava liquidandolo a giocarsi la vita da solo, come se non fosse colpa sua la situazione che stavano affrontando “ Ma sei impazzito? Che diavolo dici?” senza dubbio era completamente pazzo uno che prendeva una simile decisione vista la situazione in cui si trovavano, la rabbia non era un buon espediente per condurre un gioco delle ombre, che gli piacesse o no, Atem doveva duellare con lui, ma visto che con sembrava esserci verso per convincerlo e litigare non era il caso, lasciò che fosse lo svolgimento del duello a decretare se era il caso o no di unire le forze “ E va bene, come vuoi tu “ si voltò quindi verso il loro avversario e quando fu il momento, tutti e tre esclamarono “ COMBATTIAMO “.
 
Lizzie era seduta sulla sedia della sala d’aspetto, fuori dalla stanza di Yugi, con del ghiaccio sul ginocchio, mentre Marik per i dolori alla schiena non riusciva a stare seduto, ma continuava a camminare nervosamente avanti e indietro con il cellulare in mano, alla disperata ricerca del segnale per chiamare Atem, che continuava ad avere inserita la segreteria telefonica senza richiamare, come se avesse il cellulare staccato o irraggiungibile “ Maledizione, perché non mi rispondi?” stava cominciando a perdere la pazienza, tutte le volte che Aknadin compariva finiva sempre per scatenare il finimondo, visto poi come stava anche Atem, come si era comportato alla vista di quel pazzo scatenato, non c’era da stare tranquilli, poteva essere successo di tutto e loro non sapevano come poterlo rintracciare visto che il telefono sembrava morto e sepolto.
 
Mokuba era al telefono da una ventina di minuti, arrabbiato, in lacrime e disperato perché nessuno degli incompetenti impiegati della Kaiba riusciva a rintracciare il segnale telefonico del cellulare di Seto o, la ricezione della sua ricetrasmittente, non gli importava delle scuse, voleva i fatti, voleva suo fratello “ Non m’interessano le questioni tecniche, sono stato chiaro? Voglio che troviate mio fratello, ORA” stava perdendo la pazienza, i nervi gli stavano saltando e così anche il cervello.
“ Signore, stiamo lavorando al sistema, ma il segnale emesso dal cellulare del Signor Kaiba è scomparso, abbiamo anche provato a rintracciare il Dueling Disk, ma non c’è nessuna traccia satellitare “.
Mokuba strinse gli occhi e ringhiò “ Mio fratello non è scomparso dal mondo, trovatelo alla svelta o potete considerarvi licenziati “ si era stancato di quelle scuse, di quelle assurdità che continuavano a ripetergli, una persona non poteva scomparire nel nulla e Seto non era così incosciente da spegnere trasmittenti, cercapersone o qualunque altro strumento che avesse una trasmittente o un cip di segnalazione. Tutti gli apparecchi elettronici progettati dalla kaiba erano strettamente collegati al sistema satellitare, ne avevano una decina sparati intorno all’atmosfera terrestre in occasione della Città dei Duelli, Seto stesso aveva lavorato al progetto per giorni interi e quei satelliti riuscivano a captare qualunque segnale esistente, proveniente da qualunque tipo di strumento tecnologico progettato secondo gli standard della Kaiba Corporation, come i Dueling Disk o lo smartphone di Seto. Quegli affari generavano un segnale satellitare continuo che non poteva essere né mascherato né disattivato, per tanto, sia il faraone sia Seto dovevano per forza essere facili da localizzare in, almeno, una decina di minuti, e non tollerava che la loro equipe di ricerca non fosse capace di rintracciare un singolo e insignificante segnale luminoso su uno schermo che mostrava l’intera mappa della città. Chiuse la chiamata in faccia al direttore della divisione di ricerca e tirò fuori dalla tasca del giubbotto il suo palmare, attivando la connessione internet e cominciando a scorrere sul display per mettersi anche lui alla ricerca di suo fratello, poiché nessuno era capace di rintracciarlo.
 
Lizzie, invece, guardava il pavimento, era ansiosa e preoccupata per la situazione, si era svegliata e la prima cosa che aveva visto era che Atem non era con loro, sparito nel nulla con Aknadin, e non si avevano tracce di dove fosse adesso, non sapevano se stava bene, se quel pazzo gli aveva fatto qualcosa, contando anche che si era portavo via persino Seto Kaiba. Lizzie era molto agitata, continuava a guardare il display del cellulare in attesa che arrivasse qualche telefonata di Atem da un momento all’altro, anche se Marik stava facendo il diavolo a quattro pur di rintracciarlo. Se solo non avesse abbassato la guardia, se solo si fosse allontana di più con Atem da quel pazzoide assassino, forse non sarebbe successo niente, si pentiva persino di aver parlato, forse era stato questo che lo aveva fatto infuriare, la sua aggressione verbale a quel sacerdote, in fondo l’aveva scaraventata via proprio per questo, se fosse stata zitta, forse Atem non sarebbe scomparso dalla circolazione e lei non si sentirebbe così male sapendo che poteva essere sul punto di venire ucciso, se non era già morto.
Ishizu si avvicinò alla ragazza, sedendosi al suo fianco “ Stai bene, Il ginocchio ti fa ancora male?” guardò la brutta ferita che si era procurata forse nel modo di cadere, aveva preso una brutta botta che aveva cominciato a sanguinare, per fortuna lieve poiché i jeans avevano attutito il colpo, finendosi però per strapparsi.
Lizzie alzò gli occhi su di lei e annuì “ Sì, grazie “ guardò il viso della ragazza, e doveva ammettere che non sembrava per niente essere la sorella di Marik. Tra loro non c’era un granché di somiglianza, lei aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, mentre Marik era biondo con gli occhi stranamente grigi dai riflessi violacei, che a tratti sembravano essere proprio viola e a tratti ancora sembravano tendere all’azzurro chiaro, sicuramente doveva essere per qualche formazione genetica, stava comunque il fatto che non si somigliavano molto.
Ishizu la guardava attentamente, era sicuramente molto carina e a darle una prima occhiata non sembrava neanche una persona così orribile come invece la descriveva suo fratello, e questo le aveva messo molta curiosità, le sarebbe piaciuto sapere perché nessuno dei due riusciva a sopportarsi fino al punto di litigare in continuazione “ Dunque, tu sei la famosa Lizzie “.
Lizzie rimase sorpresa, come faceva la sorella di Marik a sapere chi era se non l’aveva mai vista, o meglio l’aveva vista la prima volta che era stata a casa loro, quando Marik l’aveva trascinata a forza nel garage di casa sua per ricattarla, ma a parte un saluto veloce non si erano mai parlate, quella era la prima volta che accadeva eppure lei la conosceva, questo scatenò un senso di agitazione dentro Lizzie, che arrossì “ Beh, sì ” se la conosceva e sapeva chi era, voleva dire che Marik aveva parlato di lei a sua sorella e questo l’agitò ancora di più. Non le piaceva il modo in cui la ragazza la guardava, sembrava che la stesse studiando con gli occhi e aveva un po’ di paura perché se Marik aveva detto a sua sorella chi era, sicuramente le aveva parlato anche delle loro discussioni, possibilmente ritraendola come un mostro impazzito e chissà che cosa poteva pensare la sorella su di lei.
Ishizu sorrise “ Conosco tutti gli amici di Marik, per questo so chi sei “ non poteva dirle che sapeva chi era perché quando Marik parlava di lei al telefono con Bakura, urlava a squarciagola in preda alle crisi isteriche su ogni discussione aveva con lei, oltre ad essere strano non era neanche giusto, però non voleva farsi scappare l’occasione di parlare con lei, magari per capire che tipo di problemi avessero, anche perché Lizzie le stava parecchio simpatica, anche se non la conosceva e l’aveva vista di sfuggita e chissà, magari piaceva a suo fratello. Di solito si diceva che chi si odiava a volte si piaceva, magari lei piaceva a Marik, non sarebbe stato poi così strano se era così, anzi ci sperava davvero che suo fratello si scordasse quella strega.
Lizzie non riuscì a tirare alcun sospiro di sollievo, perché sapere che lei conosceva tutti gli amici di Marik, per tanto anche lei, significava davvero che quell’imbecille aveva raccontato ai suoi fratelli delle loro litigate, quindi era più che ovvio che adesso la sorella voleva sapere il perché lei aveva il fratello sulle scatole di certo non sarebbe stato giusto dirle che Marik era un grandissimo idiota che meritava solo di essere pestato a sangue perché non aveva alcun rispetto per lei, insultandola continuamente di presenza e pure in chat, come minimo doveva prendersi delle colpe che non riconosceva di avere e che nonostante tutto le stava simpatico, solo che non era affatto vero, era solo un demonio con l’aspetto di un angioletto. Cercò di fare quanto meno un mezzo sorriso e di mettersi rilassata “ Ah, mi sembra giusto che tu voglia sapere chi frequenti tuo fratello, anche mia madre fa così”
Ishizu guardò Marik, che si lamentava perché non riusciva a mettersi in contatto con il faraone, e i suoi occhi divennero lucidi “ Marik è il mio fratellino, devo preoccuparmi per lui “ Marik era la persona cui teneva di più, ciò che voleva era che fosse felice e non poteva che essere contenta per gli amici che aveva trovato lì a Domino, sicuramente migliori di quelli che aveva lasciato al Cairo. Da bambino, aveva passato degli orribili momenti che lo avevano segnato duramente e in maniera spaventosa e non meritava di soffrire ancora, tanto meno per un’orribile ragazza che gli aveva spezzato il cuore. Poi tornò a guardare Lizzie e le porse la mano “ Comunque, io mi chiamo Ishizu “.
Lizzie sorrise e le strinse la mano a sua volta “ Ed io sono Lizzie, anche se già mi conosci “ era simpatica, doveva ammetterlo, Marik era insopportabile, detestabile, odioso, antipatico, offensivo, mentre la sorella sembrava proprio di no, sia in faccia sia nei modi, magari potevano diventare amiche, Marik permettendo ovviamente, con uno come lui nei paraggi un’amicizia con la sorella poteva diventare molto complicata, ma tentare non nuoceva a nessuno in fondo. Fu tutta via in quel momento, che il suo sguardo si posò sulla collana che Ishizu portava al collo, un occhio dorato, e Lizzie non poté che sbiancare. Il simbolo era lo stesso che c’era sullo scettro mistico, sull’acchiappasogni e sulla piramide, e anche la fattura e il materiale erano uguali a quelli dei tre oggetti dell’inferno o come si chiamavano e quindi doveva essere un altro di quegli affari, dopo tutto le avevano detto che erano sette e che la sorella di Marik ne aveva uno, senza dubbio era quello “ Carina la collana “ veramente era inquietante, ma non voleva essere aggressiva ne fare la figura della spaventata.
Ishizu si toccò l’oggetto del millennio che portava al collo “ Oh, beh, questa è… “.
“ Un coso dell’inferno “ Lizzie si tappò la bocca immediatamente, rendendosi conto solo dopo aver parlato che aveva detto una cosa abbastanza fuori luogo, non si sarebbe stupita se la sorella di Marik fosse rimasta sconvolta, cercò dunque di riparare al danno che aveva fatto “ Scusa, non volevo, è solo che… “ magnifico, non sapeva come scusarsi, aveva appena offeso uno degli oggetti del millennio in possesso alla sua potenziale amica, proprio una gran bella figura, ma niente toglieva comunque che erano senza dubbio degli oggetti infernali capaci di scatenare i peggiori casini e lei lo sapeva bene, perché purtroppo quella bella esperienza non riusciva proprio a scordarsela.
Ishizu scosse la testa “ è la collana del millennio, il suo potere mi permette di poter vedere il passato e il futuro, ma a volte sono solo indicazioni “ quell’oggetto era una maledizione, comunemente le sue visioni erano confuse e distorte, a volte neanche comprensibili, ogni tanto le mostravano strane scene di una vita passata in una terra antica. A volte odiava quell’oggetto, ma senza di esso non sarebbe giunta dal faraone e non avrebbe salvato suo fratello.
Lizzie cercò di metabolizzare quanto saputo “ Vedere passato e futuro… tipo Harry Potter? Della serie, sfera di cristallo? “ questa davvero non se l’era aspettata, ma tanto lo sapeva che le cose strane non potevano che aumentare, l’aveva capito dal primo giorno che aveva messo piede dentro quel gruppo, in fondo era abbastanza evidente, però se davvero quella cosa mostrava il passato e il futuro, non poteva che essere un vantaggio, insomma quasi tutti desideravano vedere il proprio futuro e a volte anche giocarci.
Ishizu sorrise “ Non so chi sia Harry Potter, ma sì, possiamo dire che sia una specie di sfera di cristallo “
Lizzie stava per dire qualcosa, ma il cellulare cominciò a vibrare e la ragazza guardò il display, sbiancando di colpo. Sullo schermo c’era il nome di Joey e il suo cuore cominciò a palpitare per l’ansia “ Scusa… devo rispondere “ si alzò dalla sedia e si allontanò di qualche metro, prendendo un bel respiro per rispondere. Quando fu pronta, fece scorrere il dito sul telefono verde e rispose “ Pronto?”
 
Joey non sapeva come gestirsi la situazione, era arrivato in città da pochi minuti e già si era ritrovato coinvolto in una situazione che avrebbe preferito non vivere.Tea era nervosissima, continuava a dire che aveva la brutta sensazione che ad Atem fosse successo qualcosa di terribile, e per quanto loro ci stavano provando a tenerla calma, sembrava non funzionare, alla fine era stato costretto ad accontentarla e a chiamare a Lizzie per farsi dare qualche informazione, anche se comunque non aveva idea di cosa dirle, tanto meno sapeca che cosa stesse succedendo visto che nessuno gli aveva ancora spiegato qualcosa.Tentò comunque di trovare le giuste parole “ Lizzie, sono io, va tutto bene?” era senza dubbio la domanda più idiota che poteva fare, ma non gli veniva niente di utile per poter domandare a Lizzie se era successo qualcosa ad Atem, almeno per cercare di rassicurare a Tea, dall’altra stanza.
“ Sì, certo… “ prese un respiro, creando una piccola interferenza e poi aggiunse “ No, a dire il vero va tutto male, è successa una cosa “.
Joey ascoltò con il cuore in gola quanto gli stava dicendo Lizzie, a quanto sembrava qualcosa era davvero successa esattamente come sosteneva Tea, e pensare che l’aveva quasi presa per pazza. A quanto sembrava, avevano subito un attacco di Aknadin e Atem e Seto erano scomparsi nel nulla, portati via forse dal sacerdote squilibrato e adesso non riuscivano a rintracciare nessuno dei due al telefono, il che non faceva davvero ben sperare e Joey cominciò a sentirsi male. Tutti gli avvenimenti più tragici gli sfilarono in fila indiana davanti agli occhi, e l’ultima cosa che avrebbe voluto era un altro amico all’ospedale o peggio all’obitorio “ Voi state bene, quindi?”
“ Noi sì, ti prego non dire niente a Tea, non posso farla allarmare se neanche noi abbiamo idea di cosa sta succedendo “
Joey non poteva che trovarsi più d’accordo di così, in effetti, sapevano solo che Atem era scomparso con Aknadin, quindi neanche Lizzie poteva con esattezza spiegare cosa stava accadendo, per tanto non era il caso di allarmare nessuno, soprattutto Tea. Bisognava senza dubbio tenerla calma e tranquilla, era già frustrata di suo “ Sì, tranquilla, ci penso io “ salutò Lizzie e staccò la chiamata, raggiungendo gli altri nell’altra stanza.
Tea alzò lo sguardo su Joey, aveva chiamato Lizzie, quindi significava che qualcosa lei doveva saperlo, in fondo era andata via proprio per andare da Atem, quindi se era successo qualcosa come temeva lei, doveva saperlo per forza “ Joey, che ti ha detto?”
Joey sorrise, o almeno ci provò “ Va tutto bene, sono con Marik all’ospedale, a quanto pare hanno deciso di andare a trovare Yugi, finalmente “ in parte era la verità, erano andati lì per andare da Yugi e poi Aknadin aveva preso Atem e Seto, quindi poteva giocare su questo per poter tenere a bada Tea, che sembrò essere rimasta stupita, quasi quanto gli altri.
La ragazza non riusciva tutta via a stare tranquilla, che si fosse veramente sbagliata? Se era così allora perché aveva avuto quel lampo improvviso in cui aveva visto il volto di Atem “ Ma sei sicuro?”
Joey scoppiò a ridere “ Ma certo, se vuoi ti faccio parlare con Lizzie “ le porse persino il cellulare, in modo da poterle rendere il più credibile possibile la scusa che le aveva rifilato, ovviamente non sapeva se dirlo anche agli altri, ma per il momento era meglio se teneva per se quello che gli aveva detto Lizzie, per lo meno evitavano varie complicazioni, tanto lei lo avrebbe avvertito se c’erano delle novità.
Tea scosse la testa “ No, non è necessario, ti credo “ beh, in fondo che senso aveva dubitare di un suo amico, si fidava di Joey, se Lizzie aveva detto che era tutto a posto allora significava che l’era davvero, quindi quello che aveva sentito, era stato solo una sua immaginazione, però continuava lo stesso a stare inquieta.
Duke le mise una mano sulla spalla “ Dai, tranquilla, se hanno detto che è tutto a posto, è così “ Tea era fin troppo nervosa e forse poteva capire il perché, lei e Atem non si vedevano da giorni quindi era normale che sentisse la sua mancanza e che la sua mente le facesse dei brutti scherzi, ma non doveva credere alla prima sensazione che le veniva su di lui, certamente sarebbero già stati informati se fosse accaduto qualcosa di grave. Si voltò verso gli altri e disse “ Allora, andiamo al mio negozio? Ci prendiamo un gelato gratis “ annuirono tutti con entusiasmo e Tea cercò di rilassarsi, in fondo aveva ragione Duke, sicuramente era tutto a posto, anzi era senz’altro tutto a posto, la sua mancanza di Atem le faceva dei brutti scherzi davvero.
 
Atem era pronto, adesso niente poteva fermarlo, era la sua occasione per vendicarsi e l’avrebbe nel migliore dei modi “ Comincio io a giocare “ pescò cinque carte dal deck e le allargò a ventaglio davanti ai suoi occhi, e prese la prima carta, un mostro che poteva giocare subito “ Comincio, giocando sul terreno Breaker, il guerriero magico, in posizione di attacco “ il mostro apparve sul terreno di gioco con 1600 punti di attacco e subito una luce blu si attivò sull’armatura del soldato “ Questo che vedi, si chiama segnalino magia, grazie ad esso, il mio mostro guadagna 300 punti extra “ i punti del soldato salirono a 1900, e Atem prese due carte dal mazzetto “ Poi gioco queste due carte coperte, e concludo il mio turno “ la sua strategia cominciava davvero bene, aveva un buon mostro  e due ottime carte, Aknadin non avrebbe potuto fare gran che contro di lui e il faraone pregustava già il momento in cui gli avrebbe inferto il primo colpo diretto, così da fargli assaggiare un po’ della stessa medicina che aveva dato a Yugi, condannandolo a quelle condizioni pietose.
 
Toccò a Seto, non aveva intenzione di lasciare ad Aknadin la possibilità di piazzarsi per primo, doveva anticiparlo, così da poter anche tenere a bada gli istinti di distruzione di Atem, che dalla faccia sembrava un cane rabbioso che sprizzava follia dallo sguardo, sembrava un pazzo e vista anche la leggera vena genetica che girava in famiglia, non c’era da stupirsi che anche lui avesse un filino di pazzia nel codice genetico “ Tocca a me, adesso “ pescò cinque carte e le pose davanti alla faccia, non aveva dei muoni mostri, ma almeno poteva realizzare una difesa “ Gioco Signore di Draghi, in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1200 punti di attacco, poi prese altre due carte “ E posiziono queste carte coperte, e concludo “ le carte apparvero sul terreno di gioco. Non sapeva cosa doversi aspettare, adesso toccava ad Aknadin preparare la strategia di gioco e poteva succedere di tutto.
 
Aknadin prese cinque carte dal deck, diede loro una veloce occhiata e poi guardò quelle di Atem e Seto e sicuramente le sue erano migliori di quelle dei suoi avversari, la partita cominciava bene per lui “ Visto che tocca a me, posiziono Demone Elementare, sul terreno “ il mostro apparve con 1500 punti di accatto, ma non aveva intenzione di mandarlo all’attacco contro Seto, era troppo facile distruggere di già un suo avversario, e poi il suo obbiettivo era Atem, e sapeva già cosa fare con il mostro che aveva sul terreno “ Ma non ci resterà a lungo, perché lo sacrifico ed evoco Lich Lord, Re del mondo sotterraneo “ il mostro apparve con 2400 punti di attacco, cosa che fece sbiancare Atem e Seto Kaiba, i cui mostri erano insignificanti contro un mostro così potente come quello. Aknadin non perse tempo, puntò il dito contro suo nipote “ Lich, attacca e distruggi Breaker “ il mostro partì all’attacco contro quello di Atem, sfoderando il suo grosso scettro dorato e puntandolo contro Breaker.
Atem non perse tempo, non aveva intenzione di perdere un mostro “ Svelo la mia carta coperta, Forza Riflessa “ lo scudo protettivo apparve davanti a Breaker, e il mostro di Aknadin fu disintegrato sul colpo, cosa che fece perdere immediatamente dei Life Points ad Aknadin, con grande soddisfazione di Atem, che scoppiò in una fragorosa quanto inquietante risata che fece drizzare i capelli a Seto, che lo guardò sconvolto.
Il colpo del mostro si ripercosse su Aknadin, poiché le schegge del mostro appena distrutto, dalle punte incandescenti, si tramutarono in grossi spilloni e si conficcarono nella carne del sacerdote, facendolo urlare di dolore, mentre il sangue cominciò a colare da profonde e lunghe ferite formatesi e visibili attraverso gli squarci della tunica, che si macchiò di sangue. Il dolore, piegò l’uomo in ginocchio, dalle cui ferite colava incessante il liquido rosso.
Seto sbiancò alla vista di quelle ferite, visibili a miglia di distanza, guardò Atem, il quale aveva un’espressione di sadica soddisfazione alla vista di Aknadin ridotto in quello stato. Tremò nel guardarlo, quello non era Atem, il faraone che conosceva lui non si sarebbe mai divertito nel guardare qualcuno soffrire, che fosse amico o nemico, tanto meno avrebbe indetto un gioco delle ombre del genere, perché era più che sicuro che fosse stato lui a fare una cosa simile “ è opera tua, vero? “ il faraone smise di ridere, mostrando una faccia infuriata, ma Seto non si fermò e alzò la voce “ SEI STATO TU A FARLI QUESTO?”
Atem lo guardò, rivolgendogli un’espressione irritata e annoiata “ Che c’è Seto, ti preoccupi per lui, adesso? “ questa era davvero divertente, Seto kaiba che si prendeva preoccupazioni per un verme schifoso che meritava solo di morire, eppure era lui quello che diceva sempre che voleva vederlo morto, adesso aveva l’opportunità di assistere se non di contribuire alla sua distruzione, quindi le sue lamentele erano inappropriate oltre che inutili e stupide.
Aknadin si rialzò lentamente, sentiva dolore in ogni parte del corpo mentre il sangue continuava a colare dalle ferite aperte e vive, che dolevano come se fossero state fatte con la lava bollente. Atem non scherzava quando diceva che voleva farlo soffrire, a quanto sembrava, voleva dargli davvero la dimostrazione di essere disposto a tutto per farlo fuori, ma non aveva intenzione di arrendersi così. Prese due carte e lo posò sul Dueling Disk “ Metto… due carte coperte e… termino il turno… “ strinse le labbra con i denti mentre compiva quei gesti, il dolore lo spingeva a urlare ma non avrebbe dato questa soddisfazione a suo nipote, avrebbe sopportato ogni sfida che gli sarebbe stata proposta, e poi anche Atem doveva stare attento.
 
Atem sorrise “ Bene, è di nuovo il mio turno, quindi pesco “ pescò una carta e l’aggiunse a quelle che aveva in mano, un altro mostro da poter giocare insieme a Breaker “ Gioco Gazelle, Re delle bestie mitiche “ il mostro apparve con 1500 punti di attacco. Non voleva perdere tempo inutile, con de mostri sul terreno poteva sferrare un doppio attacco ad Aknadin e azzerargli i punti immediatamente, certo, un po’ gli dispiaceva dover finire così presto il duello, ma i cerotti era meglio strapparli in un colpo solo e lui aveva intenzione di volerlo annientare per sempre. Puntò il dito contro Aknadin “ Vai Gazelle, fallo a pezzi “
Seto sbarrò gli occhi “ Cosa? Non farlo, fermati “ non poteva attaccare Aknadin, non con due carte coperte dalla sua parte di gioco, quello non era il suo solito modo di duellare, non avrebbe mai attaccato il suo avversario senza prendere prima delle precauzioni adeguate alla situazione, ma che diavolo voleva fare con quel mostro.
Ma era ormai troppo tardi, il mostro partì all’attacco, alzando una zampa su Aknadin, pronta a sferrargli un fendente con i suoi affilatissimi artigli.
Aknadin non si lasciò intimorire “ Svelo la carta coperta, Catene degli abissi “ delle catene comparvero intorno al corpo del mostro, riportandolo in posizione di difesa dalla parte del terreno di Atem, il quale non poté che ringhiare nel vedere il suo mostro bloccato come un salame da catene metalliche, che oltre a questo, dimezzarono anche i punti di attacco di Gazelle, riducendoli ad alcuni cento punti. Aknadin rise “ Credevi che fosse facile, vero? Adesso il tuo mostriciattolo non potrà attaccare, e in più ha perso quasi tutti i suoi punti di attacco “.
Tutta via non fu l’unica cosa che accadde, poiché i Life Points di Atem diminuirono di ben 500 “ Maledizione “ Atem fu colto da un impeto di rabbia mentre osservava il conteggio dei punti diminuire e scendere a 3500.
Il sacerdote incrociò le braccia sul petto, con una vena di soddisfazione “ La mia carta ti sottrae 500 punti a ogni turno, io ti consiglierei di risparmiarteli “ scoppiò a ridere, la sua risata fragorosa rimbombò nei timpani di Seto e in quelli di Atem, i cui occhi iniettati di sangue mostravano l’odio indescrivibile che provava per lui.
Proprio come accadde per Aknadin, davanti agli occhi di Atem si formarono delle lame affilate, identiche a quelle dei pugnali, che colpirono il faraone in più punti del corpo, tagliandogli la pelle e i vestiti, che si macchiarono di sangue. Il faraone cadde in ginocchio, una mano la portò sul fianco, dove vi era una profonda ferita che sanguinava e il liquido cominciò a scorrere sulla mano del ragazzo. Ma non fu l’unica cosa, una fitta violenta lo colpì alla testa.
 
Tutto intorno a lui era buio, non vedeva assolutamente niente di cosa lo circondava. Quando si voltò, trovò davanti a lui, Joey, o almeno il suo profilo visto di spalle “ Joey, che ci fai tu qui?” ma il ragazzo non si voltò a guardarlo e Atem gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla. Fu in quel momento che Joey perse l’equilibrio e cadde a terra “ JOEY” urlò spaventato, lo prese le spalle e lo voltò, aveva gli occhi sbarrati, quasi vitrei, e non respirava. Mentre Atem sorreggeva il suo corpo, si accorse che una pozza di sangue si stava spargendo sotto di lui, attraverso la maglia. Atem sollevò l’indumento e con orrore, si accorse che il suo stomaco era stato trafitto da una lama.
Atem sbiancò, allontanandosi immediatamente dal corpo di Joey, terrorizzato. Tremava come una foglia, e cadde in ginocchio, scuotendo la testa.
 
Seto guardava allarmato il faraone, sembrava essere traumatizzato da qualcosa, era pallido, i suoi occhi erano sbarrati e puntavano al vuoto totale “ Atem, stai bene?” non gli rispose, continuò a guardare quel punto, mentre il sangue dalla ferita continuava a colare incessante sulla sua mano.
Il ragazzo cercò di avvicinarsi al faraone, ma lui si rialzò immediatamente da terra, con uno scatto felino “ Che cosa gli è successo, cosa gli hai fatto?”
Seto non comprese quelle parole, non aveva idea del perché Atem stesse reagendo in quella maniera né di chi stesse parlando, ma era sconvolto, come se avesse visto qualcosa di spaventoso.
Aknadin scoppiò a ridere, attirando su di se l’attenzione di un Seto completamente disorientato “ Io non ho fatto niente, sei stato tu a fargli questo “era divertente vederlo così pallido e spaventato, aveva appena sperimentato la sua penitenza, quell’idiota di suo nipote era stato così preso dai suoi problemi, era così spaventato all’idea di perdere tutti i suoi amici uno a uno, che adesso stava vivendo in prima persona la sua più grande paura, vedere i suoi cari amichetti morire per davvero davanti ai suoi occhi. Creare la visione di Joey Wheeler che moriva dissanguato tra le braccia di Atem era una soddisfazione che Aknadin avrebbe voluto provare per davvero, ma si accontentava della finzione, solo che era una finzione per lui e non per il povero Atem. Gli amici erano il suo punto debole, e adesso gli si sarebbe ritorno contro, prima che quel duello fosse finito Atem sarebbe impazzito e Aknadin non vedeva l’ora che accadesse.
Seto non capiva che stava succedendo, Atem era sconvolto e Aknadin se la rideva alla grande, stava succedendo qualcosa che lui non sapeva. Si rivolse al sacerdote, snervato “ Insomma, che diavolo stai dicendo, che cosa hai fatto al faraone?” ora basta con i giochi, voleva capire che cosa gli aveva fatto, e subito.
Aknadin smise di ridere e si rivolse a Seto con aria innocente “ Io niente, ma è la sua paura che gli sta facendo qualcosa. Tutti noi, esseri umani, abbiamo delle paure, chi più chi meno, ed io conosco le vostre “ indicò Atem, ancora in ginocchio e spaventato “ La paura di Atem è di perdere i suoi amici, e ne ha appena visto uno morire “ poi assottigliò gli occhi “ E non vedo l’ora di conoscere le tue, Seto Kaiba “ moriva davvero dalla voglia di vedere di cosa la reincarnazione di Seth aveva paura, sicuramente sarebbe stato divertente vedere l’arrogante Seto essere piegato dalle paure del suo inconscio. Sarebbe stato uno spettacolo davvero unico, cui valeva la pena assistere in prima persona.
Seto scosse la testa, disgustato “ Tu sei pazzo… “ corse verso Atem, mettendogli le mani sulle spalle e scuotendolo, costringendolo a guardarlo, o almeno ci provava “ Atem, ascoltami, quello che stai vedendo non è reale, capito? Rialzati e combatti, fidati di me “ cercò di aiutarlo a rialzarsi, ma Atem sembrava caduto in trance, non reagiva, era come se fosse morto. Purtroppo sembrava che niente riuscisse a scuotere la sua testa, era traumatizzato e in quelle condizioni non poteva certo continuare un duello, comunque ora toccava a lui fare la sua mossa, e aveva intenzione di sbarazzarsi di Aknadin, o almeno se lo augurava. Tornò alla sua postazione e si preparò “ Bene, ora tocca a me “ pescò una carta e la aggiunse a quelle che aveva in mano “ Comincio, giocando Drago esplosivo, in posizione di difesa “ il mostro apparve con 1000 punti “ E adesso… “ puntò il dito contro Aknadin “ Signore di Draghi, fai fuori quel maledetto essere umano “ il mostro partì all’attacco contro Aknadin, per sferrare un attacco diretto ai Life Points.
Aknadin ringhiò “ Mi dispiace, attivo la mia carta coperta, Poltiglia rifletti metalli “ la trappola si attivò, distruggendo il mostro di Seto, che andò in frantumi, sottraendo al ragazzo ben 1200 punti facendo scendere i Life Points a 2800.
Seto urlò, avvertendo delle fortissime fitte di dolore alla schiena, che lo costrinsero a piegarsi in ginocchio, impedendogli ogni movimento della colonna vertebrale, il tutto mentre Aknadin rideva. Quelle fitte sembravano simili a delle frustate, dritte alla schiena “ Male…dizione… “ ma non fu l’unica cosa, Seto avvertì un dolore fastidioso alla testa e in breve, qualcosa si materializzò davanti ai suoi occhi.
 
Seto aprì gli occhi lentamente, si trovò dentro una stanza, uno studio, il suo studio, e non capì come diavolo poteva trovarsi a casa sua se stava duellando in mezzo la strada contro Aknadin. Ma non fu l’unica cosa che notò, si accorse, guardandosi, di essere seduto a una poltrona, con i polsi e le caviglie legate “ Ma che accidenti succede?!”non riusciva a muoversi e le corde cominciavano a stringergli la pelle, oltre al fatto ce gli faceva male la schiena. La porta si aprì e sulla soglia, sotto gli occhi increduli di Seto, apparve Gozaburo Kaiba, il suo patrigno, con un sorriso sinistro sulle labbra e un frustino in mano “ Gozaburo kaiba? No, tu sei morto “ era impossibile che fosse lui, il suo patrigno era morto da anni, si era suicidato dopo che lui gli aveva sottratto l’azienda, sicuramente era uno scherzo di Aknadin, non c’era altra spiegazione.
Gozaburo si avvicinò al figliastro, sbattendo sul palmo della mano il frustino “ Bene, Seto, vediamo se lo studio ha dato i suoi risultati “.
Seto rabbrividì, il sangue gli si gelò nelle vene, quel frustino, quella sedia, quel sorriso, li conosceva molto bene purtroppo, e anche quella frase. Gli tornò in mente tutto quello che il suo patrigno gli aveva fatto, ogni cosa. Per renderlo il figlio perfetto che doveva ereditare l’azienda, lo aveva più volte picchiato e maltrattato, e adesso sapeva che cosa stava per accadere, perché lo aveva vissuto già una volta.
Gozaburo alzò il frustino e mollò un colpo violento sulla mano di Seto, che urlò di dolore.
Aveva passato anni a cercare di dimenticare quel dolore, quella sofferenza, quel timore che lo aveva accompagnato per tutta l’infanzia quando stava davanti a Gozaburo Kaiba, legato e immobilizzato da quell’uomo, che lo picchiava quando lo vedeva piangere, quando era stanco e non riusciva neanche a leggere le lettere del libro di testo, quando sbagliava una risposta o si distraeva.
“ Allora, Seto, sei pronto?”
Il ragazzo scosse il capo, più volte “ No, non mi lascerò ingannare così “ urlò con tuto il fiato che aveva in gola “ AKNADIN, NON MI LASCERÒ INGANNARE COSÌ”.
 
La visione s’interruppe e Seto riaprì gli occhi, aveva il respiro affannato e un fastidioso dolore alla testa e alla schiena, Aknadin si era permesso di ricordargli quegli attimi terribili, che aveva rilegato nella parte più profonda del suo inconscio e gliel’avrebbe pagato cara “ Come hai osato?” nessuno aveva il diritto di giocare con la sua mente, tanto meno un lurido verme assassino e squilibrato, che godeva nel far soffrire gli altri e torturarli con i suoi trucchi perversi “ Non ti permetterò di farlo ancora, chiaro?” si rialzò in piedi e gli puntò il dito contro “ Questa me la pagherai molto cara, lurido verme “.
Aknadin scoppiò a ridere, quel ragazzino non aveva idea di che cosa lo aspettava ancora, i loro peggiori incubi erano appena cominciati e Aknadin aveva tutte le intenzioni di farglieli vivere uno per uno.
 
“ Yugi… Yugi, amore, svegliati “
Yugi aprì lentamente gli occhi, sentiva dietro la testa la morbidezza di un qualcosa che gli sorreggeva la nuca e uno strano profumo di vaniglia nelle narici. Cercò di mettere a fuoco e la prima cosa che si trovò davanti furono dei capelli viola che gli solleticavano la faccia e due grandi occhi ametista che lo fissavano. Man mano che la vista si schiariva, Yugi riusciva a vedere meglio i tratti distintivi di una donna e fu solo quando la sua vista si sistemò che il suo cuore smise di battere e il suo respiro cessò di esistere. Quegli occhi, quei capelli, quel sorriso, quel viso, lui li conosceva bene, si alzò di scatto dal letto, tenendo gli occhi puntati sulla donna che gli stava davanti e che gli sorrideva, non riusciva a parlare, a dire proprio niente poiché neanche una sillaba usciva dalle sue labbra, almeno fin quando non disse a bassa voce “ Mamma…” davanti a lui, in quella stanza, non c’era altri che sua madre, Helen.
La donna allargò il sorriso e annuì “ Sì…”.
Il suo sguardo si fece lucido, i suoi occhi s’inumidirono di lacrime “ Mamma… “ la mano della donna di poggiò dolcemente sulla sua guancia e Yugi non fu più capace di trattenersi oltre, si lanciò tra le sue braccia, piangendo “ Mamma… “ non riusciva a trattenersi, scoppiò in un pianto disperato mentre stringeva tra le mani il tessuto del vestito di sua madre, il suo vestito preferito, quello con cui era stata sepolta il giorno del funerale, il giorno più orribile di tutta la sua vita.
Lo strinse forte anche lei e Yugi sentì le sue braccia stringerlo e le sue mani accarezzargli i capelli “ Tesoro, mi sei mancato tanto “.
“ Anche tu… “ non riusciva a smettere di piangere, non poteva smettere, aveva sognato tante volte di poter riabbracciare sua madre, di rivederla. Da anni non faceva che tenere sotto il cuscino quella danna foto come unica consolazione, ma i suoi genitori gli mancavano tantissimo, lei gli mancava tantissimo e adesso era finalmente davanti a lui e la poteva abbracciare.
Helen sciolse l’abbraccio contro la volontà di Yugi, lo guardò egli asciugò le lacrime con le dita “ Amore mio, sei cresciuto tantissimo, non sai quanto sono orgogliosa di te “.
“ E tu… non sai quanto mi sei mancata… “aveva desiderato tanto di poter parlare con lei, di dirle quanto le voleva bene e quante follie avrebbe fatto pur di poter restare con lei per sempre, e fu in quel momento che gli balzò in mente un sospetto. Sua madre era davanti a lui, ma lei era comunque morta, quindi o la stava sognando, e per essere un sogno era fin troppo reale, oppure significava che… prese un respiro e chiese timoroso “ Se tu sei qui, vuol dire che sono morto?!” non c’era altra spiegazione.
Helen sorrise e scosse la testa “ No, tesoro, non sei morto “ si alzò dal letto e gli porse la mano “ Vieni, abbiamo tante cose da dirci “.
Yugi non sapeva cosa fare, se non era morto allo significava che stava sognando, ma quel sogno era comunque molto strano. Comunque fosse, si asciugò le lacrime, non gli importava di come poteva parlare con lei, di cosa stava succedendo, adesso voleva solo stare con sua madre. Annuì e si alzò dal letto, prendendo la sua mano, ed entrambi uscirono fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

nota dell'autrice
salve a tutti ragazzi, con questo nuovo capitolo.
Allora, abbiamo il nostro duello decisivo con Aknadin ( ma non fatevi illusioni, non sarà l'ultima volta che lo vedrete )
Atem e Aknadin se la sono fatta a gara su chi aveva l'idea più malsana, vedrete che la cosa non potrà che peggiorare.
e il nostro Yugi... beh, lui è un caso a parte. 
Mi sono documentata su internet per i casi di coma e ho trovato situazioni davvero scioccanti su testimonianze reali di gente che è sopravvissuta e si è svegliata, soprattutto sulla " Legge del tunnel ", chissà che cosa accadrà nel prossimo capitolo XD.
P.S
come al solito ricordo che sono su Wattpad, la storia, per chi avesse cominciato a leggerla, non è abbandonata  a se stessa ma è in fase di scrittura, purtroppo è un lavoro molto più duro di questa FF su Yu gi oh, devo lavorarci sopra.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate

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Capitolo 75
*** La resa dei conti - parte 4 ***


Aknadin rise sguaiatamente mentre osservava Seto che gli lanciava stupide minacce, quello cui aveva assistito era ancora niente rispetto a ciò che lo aspettava nel corso dello scontro che stavano disputando “ Sai? Se davvero vuoi prendertela con qualcuno, dovresti farlo con Atem “ indicò suo nipote, ancora palesemente sotto shock, con gli occhi sbarrati e bianco come un morto. Il poverino non doveva ancora essersi ripreso dal colpo che aveva ricevuto, non tanto quello fisico ma di più quello mentale, ma in fondo lo aveva avvertito che si sarebbe condannato da solo e lui non vedeva l’ora di assestargli un altro colpo come quello, così da vederlo strisciare e supplicarlo di ucciderlo con le sue mani, immediatamente.
Seto ringhiò, non solo osava prendere i suoi ricordi e spiccicarglieli davanti alla faccia, risvegliando certe cose che voleva non ricordare, ma aveva anche il coraggio di incolpare il faraone “ Non dire idiozie, l’unica persona con cui me la prenderò, sarai solo tu “ si rivolse ad Atem, che ancora era frastornato e con uno sguardo vitreo “ Avanti, risvegliati, dobbiamo restare concentrati“.
Atem balbettò, batté le palpebre più volte, tentando di allontanare dai suoi pensieri quell’immagine orribile “ S…sì… “ si rialzò in piedi, le gambe gli tremavano come se fossero fatte di gelatina, non poteva neanche reggersi in piedi poiché quell’immagine di Joey continuava a tormentarlo, la rivedeva ancora limpida davanti ai suoi occhi e aveva paura. Temeva che fosse davvero tutto vero, che gli fosse veramente successo questo, lo aveva veramente toccato con le sue mani e il sangue caldo lo aveva sentito veramente scorrergli sulle mani. No, era impossibile, Joey stava bene, lo sentiva, quello di Aknadin era stato solo un folle trucco. Joey non si sarebbe mai fatto uccidere da nessuno, tanto meno da un pazzo come lui. Strinse le mani e i suoi occhi ritornarono quelli di prima, più accecati di prima “ Non ti permetterò di giocare di nuovo con la mia testa, chiaro?”
Il sacerdote fece una smorfia, mentre Seto sorrise, finalmente sembrava che Atem si fosse risvegliato da torpore in cui era caduto, era anche ora che rimettesse il cervello a posto e reagisse, qualunque cosa gli aveva fatto vedere Aknadin non era reale e l’importante era che Atem tenesse a mente questo per continuare il loro scontro e uscirne vivi, il faraone aveva i suoi sfigati amici che lo aspettavano e lui aveva suo fratello Mokuba.
Il sacerdote ringhiò a bassa voce “ Bene, allora tocca a me “ pescò una carta e la aggiunse a quelle che aveva in mano “ Per prima cosa, prendo i 200 punti di Maria la Decaduta nel mio cimitero “ i suoi Life Points aumentarono e salirono a 1800, poi estrasse una carta da quelle che aveva nella mano “ Poi gioco queste carte coperte “ una carta apparve nelle retrovie come una carta normale, mentre la seconda fu una carta coperta nella posizione di difesa.
Toccò ad Atem, dunque, eseguire le mosse del suo turno, doveva concentrarsi, mettere da parte quello che gli aveva fatto Aknadin e continuare il suo duello, solo così poteva uscirne vivo. Pescò dunque una carta dal deck e la aggiunse a quelle che possedeva nella sua mano, osservando con attenzione e valutando per le sue mosse future.
Dunque, Aknadin ha una carta coperta, sicuramente è un mostro debole, ed io ho gli strumenti per un sacrificio e non ho intenzione di farmi scappare l’occasione.
Prese una delle carte e la posizionò sullo scanner “ Gioco Kuriboh “ il mostro apparve sul terreno con 300 punti di attacco “ Ma lo sacrifico subito per evocare al suo posto Berfomet “ Kuriboh sparì e il secondo mostro apparve al suo posto con 1400 punti di attacco. Puntò il dito contro la carta coperta “ Vai Berfomet, distruggi quella carta coperta “ il mostro partì all’attacco, correndo lungo il campo di battaglia. La carta coperta si attivò, nel momento in cui gli artigli di Berfomet la toccarono “ Ma cosa succede? “ Atem sbarrò gli occhi, che fosse una trappola piazzata lì a posta per lui? Perché se era così, le cose andavano davvero di male in peggio.
Aknadin scoppiò a ridere e svelò la sua carta “ Ti presento Dharc, l’ammaliatore oscuro “ il mostro apparve sul terreno di gioco e sia Atem sia Seto sbarrarono gli occhi sconcertati. Quella era una carta mostro trappola, una tipologia di carte che avrebbero fregato anche i duellanti più esperti e purtroppo Atem c’era cascato in pieno, esattamente come Aknadin aveva sperato che accadesse. Per lui era stata una vera fortuna avere in mano quella carta, s’impadroniva di tutti i mostri oscurità attaccanti e quello di Atem era proprio un mostro di tale tipologia, il povero stupido poteva già dire addio a uno dei suoi cari mostriciattoli “ Mi dispiace davvero, ma sei caduto in trappola “ la carta andò distrutta, ma Berfomet passò dalla parte di gioco del sacerdote.
Atem si trovò costretto a dover concludere il turno “ Ho finito “ come comandava la carta trappola, Atem perse 500 punti, e i suoi Life Points scesero a 3000. Una fitta violenta alla testa, come se il cervello fosse pronto a esplodere, colpì in pieno Atem, che cadde in ginocchio con le mani tra i capelli, che stringevano la cute così forte che sembrava quasi sul punto di staccarsi.
 
Le onde del mare s’infrangevano contro gli scogli sottostanti al precipizio, tirava un forte vento di tempesta che gelava le ossa, il cielo sopra di lui era nero, densi nuvoloni grigi carichi di pioggia sovrastavano la sua testa e grossi goccioloni cadevano sparsi intorno a lui. Atem non sapeva cosa ci facesse su quella scogliera, né come ci fosse arrivato, si stringeva comunque le mani intorno le braccia, nonostante avesse la felpa pesante quel vento terribile gli stava congelando il corpo.
Intorno a lui non c’era altro che alberi e roccia, i capelli gli si scompigliavano e gli andavano davanti la faccia, impedendogli di poter osservare bene il posto.
Si voltò nella direzione opposta, quella che dava sul precipizio, e con sgomento notò Bakura, che avanzava verso il bordo del burrone “ Bakura? Che fai? “ che cosa ci faceva Bakura lì, e dove accidenti stava andando.
Il ragazzo arrivò sul bordo, si voltò a guardarlo e Atem rimase paralizzato. I suoi occhi castani erano vitrei, quasi identici a quelli di un morto, come se un velo fosse disteso nelle iridi. Bakura allargò le braccia e Atem sentì il cuore accelerargli nel petto, tutto ciò che il ragazzo disse fu “ Aiutami “ dopo di che, si buttò.
“ NO “ Atem urlò con tutto il fiato che aveva nelle corde vocali, corse come un forsennato fino al punto in cui Bakura era caduto, si sporse e lo vide, sugli scogli, con gli occhi spalancati e il sangue intorno a lui, mentre le onde del mare in tempesta s’infrangevano sugli scogli in cui era scompostamente adagiato il suo cadavere. Atem urlò, passandosi le mani sul volto pallido.
 
Atem urlava, in preda al terrore, mentre Seto cercava di scuoterlo e di riportarlo alla ragione “ Atem, avanti, riprenditi “ era viola, tremava come una foglia in preda ai deliri. Seto non riusciva a calmarlo, qualunque cosa avesse visto sembrava peggiore rispetto a prima, poiché era ridotto davvero in pessime condizioni, era completamente impazzito. Non aveva mai visto nessuno in simili condizioni, tanto meno Atem, quasi gli faceva paura a guardarlo in quelle condizioni pietose, era traumatizzato. Non riusciva a farlo stare calmo, qualunque cosa facesse era inutile, quasi temeva di toccarlo per una qualche reazione improvvisa.
 
Atem continuava a scuotere la testa, in preda al panico, Bakura, uno dei suoi migliori amici, era appena morto, davanti ai suoi occhi. Si era buttato giù dalla scogliera implorando il suo aiuto e lui non era riuscito a salvarlo, continuava a vedere il suo corpo senza vita in fondo a quella scogliera, i suoi occhi vuoti che fissavano il cielo sopra di lui mentre le onde del mare lo colpivano. Ma perché, perché doveva vedere una simile cosa, poco fa aveva visto Joey, adesso Bakura, che altro doveva sopportare ancora. Le lacrime gli scorrevano lungo il viso, non riusciva a fermarle, a smettere, i suoi occhi puntavano il vuoto, puntavano quella visione orribile, quello sguardo vuoto e morto.
“ Atem… “ Seto continuava a chiamarlo, a scuoterlo, afferrandolo per il colletto della felpa, ma niente lo stava risvegliando, era sotto shock “ Maledizione… “ si alzò in piedi, inferocito, e si rivolse ad Aknadin “ Vuoi smetterla di torturarlo così? Non ti è bastato cosa hai fatto fin ora? “ aveva ucciso tante persone e rovinato la vita sua, di Atem e di tutti quelli che gli stavano attorno, a questo punto non era più una questione di vendetta personale, ma una carneficina, stava distruggendo tutto, inclusa la sanità mentale di Atem che non si rendeva conto di ciò che era frutto dei giochi perversi di quell’uomo e di ciò che era reale. Qualunque cosa vedesse, qualunque cosa fosse ciò che lo stava terrorizzando, gli aveva dato il colpo di grazia, poco fa sembrava essere riuscito a liberarsi dal gioco di quell’essere e adesso c’era cascato di nuovo, e chissà che altro gli avrebbe fatto. Per fortuna che ora era il suo turno, così avrebbe potuto dargli qualche assaggio, almeno era la sua intenzione dopo quanto stava patendo Atem.
Gli rivolse per l’appunto uno sguardo, stava in ginocchio, con le braccia lungo i fianchi a guardare qualcosa che non c’era, il vuoto totale, in lacrime con gli occhi sbarrati, gli dispiaceva doverlo ammettere, ma quello non era il faraone che conosceva e che avrebbe lottato fino alla fine, ciò che era accaduto a Yugi lo aveva davvero distrutto a livello emotivo, e poi c’era quel discorso degli amici. Akandin aveva detto che a ogni punto perso, Atem avrebbe visto un amico morire, probabilmente era quello che stava accadendo, ma non riusciva a fargli comprendere che era tutto finto, neanche lo ascoltava, l’unica speranza era vincere il duello e uscire da lì, ma da solo non poteva farlo, almeno poteva guadagnare tempo.
 
Aknadin rideva, non diede nessuna risposta concreta a Seto poiché il suo viso parlava da solo, Atem avrebbe visto i suoi amici morire uno a uno finché non avrebbe perso la ragione, tutto ciò a cui teneva, per cui lottava così tanto, stava per venire distrutto davanti i suoi occhi impotenti, e il bello era che neanche capiva che era una menzogna. I suoi sensi di colpa, le sue paure, lo stavano divorando lentamente, erano già due gli amici che aveva perso e presto si sarebbero aggiunti gli altri, quelle visioni avrebbero accompagnato la sua agonia e, se gli dei volevano, anche la sua morte da tanto agognata. Avrebbe vendicato il dolore che aveva patito e il regno che aveva perso, e poi sarebbe toccato a Seto, vendicandosi di un figlio che lo aveva ripudiato per amore e amicizia.
Sì, Seth era diventato faraone d’Egitto dopo la morte di Atem, ma lui era rimasto prigioniero nel regno delle ombre per secoli, condannato a vivere in un limbo senza uscita, il solo modo per essere libero era di compiere la sua vendetta e gli serviva il Sigillo, con esso avrebbe distrutto il suo padrone, preso il potere e fatto fuori per sempre i miserabili amici di Atem, che continuavano insieme a lui a dargli il tormento. Avrebbe occupato il suo posto nella luce dell’Aldilà, proprio come era giusto che fosse, dopo aver consumato la sua vendetta. Dopo tutto lo aveva già fatto con il povero Shadi, gli aveva rubato la chiave e la bilancia, a Pegasus aveva preso l’occhio, il puzzle e gli altri oggetti erano una passeggiata. Fatto fuori Atem, il resto sarebbe venuto da se.
Set fu pronto “ Bene, adesso è il mio turno “ pescò una carta e la giocò subito “ Comincio questo turno, giocando X – testa cannone, in posizione di attacco “ il mostro apparve con 1800 punti di attacco, poi prese una carta “ E in fine, metto una carta coperta e concludo “ sì, non era una bella mossa, ne era consapevole, ma ne valeva della sua strategia di gioco, aveva la carta che gli serviva per vincere, ma doveva comunque riuscire a pescarla e non era facile in mezzo a quel deck.
Se sono fortunato, questo duello terminerà in fretta.
Guardò Atem, ancora in ginocchio.
Atem è ridotto molto male, non so se riuscirà a reggere il prossimo turno, ma spero che capisca che non è reale.
 
Aknadin non aspettava altro, se non la possibilità di poter finalmente porre fine a quel duello e uccidere i suoi avversari “ Per cominciare, raccolgo i 200 punti di Maria la Decaduta “ i suoi punti salirono a 1800 “ Poi, attivo la carta coperta Desideri Solenni “ la carta si attivò, scoprendosi “ Questa carta mi permette di ottenere 500 punti per ogni carta che pesco, ed è ciò che intendo fare “ pescò dunque una carta e i suoi punti salirono a 2000.
La cosa non piacque per niente a Seto, i suoi punti aumentavano a vista d’occhio e ciò rendeva ancora più difficoltosa la fine di quel duello, se non riusciva a farlo fuori prima che guadagnasse tutti i punti che aveva perso per lui e Atem le cose si sarebbero messe sempre peggio, potevano veramente perdere il duello, e lui non aveva in mano ciò che gli serviva per poter vincere.
Il sacerdote prese una carta da quelle che aveva in mano e la giocò, mettendo subito in atto la sua strategia “ Adesso, gioco Arcidemone Soldato in attacco “ il mostro apparve con 1900 punti, il sorriso di allargò, era giunto il momento che attendeva con ansia “ E adesso… “ puntò il dito contro i suoi due mostri “ Sacrifico sia Berfomet sia Arcidemone, per evocare Disperazione dall’Oscurità “ i due mostri si disintegrarono e al loro posto, apparve un colossale mostro con 2800 punti di attacco, che fece letteralmente sbiancare Seto Kaiba. Era un gigantesco demone cornuto, dal sorriso inquietante e avvolto da alte fiamme spettrali, che fece diventare Seto viola dalla paura. I suoi punti di attacco erano inquietanti quasi quanto il mostro e il ragazzo deglutì, adesso sì che cominciava ad avere paura, soprattutto di quel bestione lì.
 
Il negozio di Duke era strapieno di gente, la metà delle arene da combattimento erano occupate da ragazzini impegnati in duelli amichevoli, altri occupavano le sale del Dice Monsters e molti altri erano nel piano bar, dove adesso stavano Duke e i ragazzi. Ognuno aveva davanti un cocktail accompagnato da un panino o da un gelato, ma non Tea. Se ne stava a fossare il tavolo con la faccia poggiata sulle mani, era molo preoccupata nonostante la rassicurazione di Joey, continuava a pensare che qualcosa non andava, non se lo sapeva spiegare ma era un pensiero costante che non riusciva ad abbandonare, come se fosse addosso a lei. Continuava a pensare che forse doveva chiamare Lizzie, oppure andare lei stessa all’ospedale, ma poi che figura avrebbe fatto con i suoi amici? Quella di una che non si fidava delle loro parole? E Atem? Come avrebbe preso la sua visita? Se davvero era all’ospedale per trovare Yugi, probabilmente era in una situazione molto delicata che richiedeva di essere trattata con certi modi, non poteva di certo assillarlo con la sua ansia, anzi ne aveva già di suo, e non voleva litigare con lui di nuovo, voleva riavere il suo ragazzo non perderlo. Atem era troppo importante per lei per permettersi il lusso di farlo allontanare di più, aveva comunque bisogno di superare un trauma e quello di Yugi era stato molto duro, magari troppo per uno come lui.
Joey si accorse che Tea era assente, e in effetti capiva il perché, e la ragione era Atem. In macchina aveva raccontato la verità a Tristan, che a sua volta l’aveva detto a Bakura e Duke, tutti e quattro con la promessa di non dire niente a Tea per non farla agitare, e adesso si domandava se aveva fatto la scelta giusta “ Tea, va tutto bene? “ le poggiò la mano sul braccio.
La ragazza alzò gli occhi su di lui e annuì “ Sì, certo, ero solo sovrappensiero “ in realtà non stava affatto bene, era preoccupata per Atem e ogni istante senza di lui era un inferno.
Duke cercò di sollevare su il suo morale, almeno se lo augurava “ Che ne dici di disputare una partita a Dice Monsters? T’insegno a giocare “ era una stupidaggine, ma era sempre meglio che erstare lì senza fare niente, aspettando qualche chiamata di Lizzie o Marik che comunicava che Atem era morto o era ritornato sano e salvo, sicuramente un’ansia continua che lo stava soffocando.
Tristan ebbe un’idea “ Oppure, possiamo andare a fare un giro “ almeno cambiavano un po’ aria, essere chiusi in quel locale era davvero stressante, c’era troppo casino per i suoi gusti, preferiva un luogo tranquillo dove potersi rilassare, anzi se lo auguravano tutti, era uno strazio che l’unica ragazza presente non d’asse segni di vita o di entusiasmo, di solito era sempre così allegra e sorridente, ma da quando Atem si comportava da zombie lei era diventata apatica, sempre più sofferente e priva di vitalità, avrebbe ammazzato il faraone se solo non ci stesse già pensando Aknadin.
Tea voleva rifiutare, non era dell’umore giusto per stare con i suoi amici, ma loro erano capaci di trascinarla a forza, e alla fine si trovò costretta a dover accettare “ Fate come volete, per me è uguale “ si sforzò di sorridere, ma fu più una fatica che una cosa spontanea poiché la testa continuava ad averla ad Atem.
 
Yugi guardava dal balcone il giardino che circondava la casa, sua madre gliel’aveva fatta visitare tutta e Yugi non riusciva a trattenersi dalla gioia. Quella lì era la casa dove era cresciuto fino a sei anni, la sua vecchia casa, prima che i suoi morissero e che lui fosse costretto a trasferirsi da suo nonno. Quella casa era stata venduta poco dopo e gli unici ricordi che aveva erano le foto del vecchio album, le conservava tutte gelosamente, neanche ad Atem aveva mai mostrato niente del suo passato, è un po’ se ne vergognava, ma le cicatrici erano così profonde che gli faceva male aprire certe porte che era meglio tenere chiuse.
“ è tutto come lo ricordavi?”
Yugi annuì “ Sì, questo posto mi manca tantissimo, è casa mia “ prese un bel respiro “ Conoscendo Atem, avrebbe passato ore sul prato “ gli venne dal ridere al pensiero del faraone che se ne stava seduto a studiare in giardino, ma in fondo lui era cresciuto i un posto dove alberi ed erba crescevano rigogliosi, gli aveva descritto nei minimi dettagli come erano fatti i giardini reali e che erano la parte di palazzo che gli piaceva di più, ed era sicuro che sarebbe stato così anche per casa sua.
Helen aggrottò le sopracciglia “ Chi è Atem?”
Yugi guardò sua madre si ricordo che lei non conosceva il faraone “ è il mio migliore amico, e so che ti sembrerà strano, ma lui è un faraone dell’antico Egitto “.
Helen tornò a guardare il giardino e prese un bel respiro “ Certo, il faraone, avrei dovuto immaginarlo “ sorrise e lo guardò “ Mi sarebbe piaciuto conoscerlo, magari gli avrei fatto simpatia “.
Yugi scoppiò a ridere “ Se lo avresti conosciuto, sarebbe stato costretto a chiamarti Mamma “ per vivere in pace sulla terra e senza sospetti da parte di nessuno, si erano finti fratelli ed era una finzione che, nonostante tutto, a Yugi piaceva davvero tanto “ Per me è come se fosse un fratello maggiore, mi piacerebbe averlo avuto, soprattutto se era lui “ era contento che Atem fosse rimasto sulla terra con lui, lo aveva sperato quando la battaglia era finita che lui tornasse indietro, che non varcasse quella dannata porta, e invece lo aveva fatto gettandolo nella disperazione, ma ora era tutto cambiato, Atem era insieme a lui, e lo sarebbe stato per sempre, anzi ciò gli ricordò che doveva chiedergli scusa per come lo aveva trattato, ne valeva della loro amicizia. Gli venne voglia di uscire fuori di casa, di stare in giardino “ Vieni con me “ prese sua madre per una mano e la trascinò via.
Helen cercava di fermarlo “ Yugi, aspetta, non credo che sia una buona idea “.
Entrambi si diressero giù per le scale, e Yugi era pronto ad aprire la porta, cosa che ad Helen non piacque “ Fermo, non farlo “
Ma fu tardi, Yugi aprì la porta e una fortissima luce bianca lo accecò “ Ma che cavolo è?” si ritrovò costretto a dover richiudere la porta prima di diventare completamente cieco, per colpa di quel bagliore ci vedeva doppio e pure male “ Che cavolo era, Mamma?” si strofinò gli occhi, cercando si recuperare qualche diottria.
Helen sospirò e si andò a sedere nel soggiorno, sul divano in pelle nera .
Yugi la seguì a ruota e si sedette accanto a lei, guardandola alla ricerca di una risposta “ Mamma… “.
Helen lo guardò e gli sorrise “ Sai? A volte, mi chiedo se non sia da egoisti desiderare il proprio figlio accanto. Soprattutto in simili situazioni “.
Yugi non comprese di cosa stava parlando sua madre, che cosa voleva dire quel discorso “ Di che stai parlando? “ poi gli venne un sospetto, guardò la porta d’ingresso e un lampo gli attraversò la mente. Sua madre era lì, eppure era morta, gli stava facendo un discorso che non aveva senso nel soggiorno della loro vecchia casa, e l’ingresso era avvolto da una luce che quasi lo aveva accecato. Si alzò dal divano e tornò all’ingresso, con un profondo respiro aprì la porta e la luce abbagliante si manifestò di nuovo davanti ai suoi occhi, ma stavolta non richiuse la porta, lasciò che i suoi occhi si abituassero a quel bagliore e comprese. Quella luce l’aveva già vista una volta ed era la stessa luce che aveva attraversato Atem, dopo la loro battaglia “ Allora è vero, sono morto “ non c’era altra spiegazione, era così.
Helen scosse il capo “ Non sei morto, te l’ho detto “ abbassò gli occhi e prese un profondo respiro “ Ma è per questo che sono qui, se lo tu lo vuoi “
Yugi si voltò di scatto, sbarrando gli occhi.
 
 
Aknadin scoppiò a ridere per la faccia spaventata di Seto e lo capiva perfettamente, il suo mostro era nettamente più forte di quelli dei suoi due avversari, un semplice cannone per Seto, e un mostro completamente inutile come Gazelle e uno debole come Braker per Atem, gli bastava veramente poco per annientarli “ Metto questa carta coperta sul terreno “ la carta apparve sul terreno ma Aknadin non aveva ancora finito, voleva che i suoi avversari sperimentassero la furia del suo pericoloso mostro demoniaco e la sua vittima non poteva che essere una sola, il caro e frastornato Atem. Gli puntò il dito contro “ Mio mostro, fai fuori Breaker “ finalmente, ciò che aspettava, l’unica ragione del perché ancora non si era arreso dopo tutto quel tempo, dopo tutti i fallimenti, stava per essere soddisfatta. Il suo piano, il suo progetto, tutto quello che aveva organizzato stava per ripagarlo dei suoi sforzi.
 
Seto urlò “ NO, ATEM “ se lo colpiva lo avrebbe ucciso, Atem non aveva mostri utili per una difesa, Breaker era debole, Gazelle inutile, e poi non era concentrato con il cervello, il suo volto era la maschera della disperazione. Non doveva andare così, non per lui, non per il loro duello “ Atem, ti prego, reagisci “ non poteva aiutarlo, non aveva carte in mano abbastanza utili da poter usare per proteggerlo, l’unico che poteva tentare era solo lui, Atem soltanto poteva tirarsi fuori da quella situazione e salvarsi la vita, anche con qualche mezzo disperato.
Il mostro partì all’attacco, tra le sue mani appuntite si formò una grossa palla di fuoco nero, che si stava ingigantendo sempre di più, finche non divenne grossa quanto un pianeta.
Seto non poteva guardare, girò lo sguardo dall’altra parte, coprendosi il viso con le mani. Avrebbe volentieri osservato qualunque altra cosa piuttosto che la morta del faraone, non aveva accettato quel duello perché tutto finisse così, non era questo lo scopo della loro sfida, dovevano combattere per liberarsi di Aknadin ma sembrava che fosse lui quello che si stava liberando di loro e il primo era Atem. Seto non guardare, non ne aveva il coraggio, tanto meno sapeva come poter continuare il duello o cosa poter fare per fermare tutto questo. Non poteva che attendere un miracolo, o guardare la fine del faraone.
 
La sfera partì per colpire Breaker e Aknadin scoppiò in una fragorosa risata, finalmente di stava avverando il suo sogno, quello di vedere Atem disintegrato per sempre come era giusto che fosse “ Finalmente “ non riusciva a trattenersi, era più forte di lui, adesso poteva davvero dire addio a suo nipote, una volta per tutte.
Seto invece non aveva il coraggio di aprire gli occhi, non sapeva cosa aspettarsi davanti se un cadavere carbonizzato o semplicemente un corpo senza vita. Qualunque cosa fosse accaduta, a poco poteva servire chiederselo, Atem era morto e aveva paura.
 
Atem balbettò “ No… non così… “ una carta coperta si alzò dal terreno e comparve Cerchio Incantatore.
Aknadin sbarrò gli occhi alla vista della carta, così come Seto kaiba. Il sacerdote scosse il capo, incredulo “ No… tu non… “ impossibile, Atem non poteva reagire, non dopo quello che gli aveva fatto vedere il suo gioco delle ombre. Ghignò “ Tu non puoi farlo “ attivò una carta coperta a sua volta “ Attivo Microspia “.
Seto, che aveva sperato di vedere un miglioramento in quel turno, dovette ricredersi, la carta del faraone andò distrutta e con essa anche Breaker, poiché il mostro fu fatto fuori dalla palla di fuoco.
Le schegge si scagliarono contro Atem, colpendolo in più punti del corpo e facendolo cadere a terra del tutto, i suoi punti scesero a 1400, poiché ne perse ben 1600. Ancora una volta, una fitta alla testa si mescolò al dolore fisico, e ancora una volta, ebbe un’altra visione.
 
Tristn era a terra, rantolava e si contorceva dal dolore, Atem cercava di aiutarlo ma era impossibile, non sapeva cosa fare, il suo amico stava soffocando e lui non poteva aiutarlo “ Tristan, ti prego, non cedere “ aveva già visto morire Bakura e Joey, non poteva guardare morire anche lui senza sapere che cosa fare per aiutarlo.
Tristan non riusciva a respirare e presto del sangue cominciò a sgorgare fuori dalla bocca e dal naso, fiumi di liquido rosso che macchiavano la sua pelle e i suoi vestiti. Tese una mano verso Atem, il quale gliela strinse, mentre le lacrime scendevano dalle sue guance. Balbettò, cercava di parlare ma schizzava sangue anziché proferire parole concrete, tranne una “ é… colpa tua… “ la sua mano perse forza e il suo volto si reclinò dall’altra parte, mentre il sangue macchiò il suolo come un fiume in piena.
Atem si alzò da terra, scuoteva il capo con le mani davanti alla faccia pallida “ No… no… no… “ cadde in ginocchio e urlò “ NO “.
 
 
Atem piangeva, sdraiato a terra, sussurrando “ No… “ di nuovo, di nuovo il suo cuore si strinse, di nuovo osservò simili scene. Due suoi amici morti, proprio come tutti gli altri, proprio come i suoi sacerdoti. Tutti quelli che gli stavano accanto erano morti e adesso anche tre dei suoi migliori amici erano stati uccisi e lui non era stato capace di aiutarli, li aveva solo visti morire senza essere capace di muovere un dito.
Tristan aveva ragione, aveva ragione su tutto, non era capace di proteggere nessuno, sapeva solo parlare e nient’altro, e quella ne era la prova.
Seto gli corse accanto, lo sollevò per le spalle e lo scosse “ Atem, mi senti?” lo scosse ancora, cercando di farlo riprendere, ma era inutile, continuava a ripetere no, a ripetere quella parola in lacrime, ancora una volta Aknadin aveva fatto la sua sadica magia e per di più adesso toccava anche a lui cominciare il suo turno “ Atem, avanti, è il tuo turno “ il faraone non lo ascoltava, non reagiva e Seto cominciò a perdere la pazienza. Lo aiutò a sedersi, stringendogli le spalle e invogliandolo a guardarlo negli occhi “ Ascoltami, adesso devi combattere, va bene?”
Atem scosse la testa “ I miei… i miei amici sono… sono… “ non riusciva a parlare, non ne aveva più la forza, a dire il vero non l’aveva mai avuta, erano stati sempre gli altri a darla a lui e adesso stavano morendo per colpa sua.
Seto scosse la testa, visto che Aknadin si divertiva a giocare sul punto debole di Atem, lui doveva giocare sul suo punto di forza “ Lo so, ma loro non vorrebbero che tu ti arrendessi, vero? Vorrebbero che lottassi per vendicarli “ Atem tirò su col naso e annuì “ Allora, vendicali “ ormai non aveva altra scelta che ridursi a fare il lavaggio del cervello a sua volta, ma poiché si era toccato un tasto dolente, tanto valeva metterci del suo, magari si dava una svegliata e cominciava a duellare come sapeva fare lui.
Atem annuì, forse aveva ragione Seto, doveva vendicarli, si rialzò in piedi e Seto gli mollò una pacca sulla spalla “ Per prima cosa… “ posò le dita sulla carta di Gazelle, sullo scanner “ Sposto Gazelle… in difesa “ prese una carta “ Poi, gioco Guardiano grande scudo in attacco “ il mostro apparve con soli 100 punti di attacco “ Termino qui “ come di consuetudine, Atem perse 500 punti e il conteggio scese a 900.
Ancora una volta un’altra visione, ma stavolta fu peggio di prima.
 
Atem si trovò nel mezzo di un cimitero, vi erano centinaia di lapidi intorno a lui, che stavano conficcate nel terreno sopra a delle cunette sotto alle quali vi erano le fosse delle tombe. Si guardò intorno e fu quando i suoi occhi si puntarono sulla lapide alle sue spalle che fu costretto a non urlare, cadendo in ginocchio.
Yugi Muto.
Nato il 4 Giungo 1995
Morto il 7Febbraio 2010
 
Quello fu davvero un orribile colpo per lui, si sentì morire, Yugi, il suo migliore amico, il suo fratellino era… era morto, quello di cui aveva sempre avuto paura adesso si era realizzato davvero, il suo peggiore incubo era diventato realtà. Non ce la poteva fare, non più, non così “ Basta… non posso… “.
 
Mokuba stava perdendo la pazienza, a quanto sembrava non era solo questione d’incompetenza, davvero Seto era irraggiungibile a qualunque forma di segnale esistente in tutta la zona, e questo era impossibile. Suo fratello doveva per forza essere da qualche parte a Domino, nessuno poteva sparire nel nulla senza lasciare un messaggio o una spiegazione, il palmare cominciava a scaricarsi, ormai era un’ora che faceva vagare il navigatore a vuoto lungo tutta la mappa satellitare, c’erano migliaia di dispositivi Kaiba attivi in tutta la città, ma nessun codice corrispondeva a quello di suo fratello o del faraone ed era frustrante. Ormai era sul punto di una crisi isterica.
 
Marik ci rinunciò, il telefono del faraone non dava segni di vita da quasi un’ora e la sua pazienza era andata a farsi benedire “ Basta, ci rinuncio “ mise via il telefono e si avvicinò a Lizzie, che se ne stava da sola seduta sulla sedia, poiché sua sorella era andata a prendersi qualcosa e Lizzie non poteva camminare. Si sedette accanto a lei, in silenzio e con la coda degli occhi la guardò. Era preoccupata, guardava il vuoto davanti a se come se fosse una statua di pietra, ma si capiva che continuava ad avere la testa al faraone, e lo capiva, anche lui non sapeva cosa stava accadendo, quindi non si stupiva più di tanto “ Stai bene? “.
Lizzie annuì soltanto, non aveva voglia di parlare con Marik né con nessun altro, era in ansia, continuava a chiedersi che cosa stava accadendo ad Atem e soprattutto dove si trovasse adesso. Purtroppo non c’erano cellulari capaci di rintracciarlo, era scomparso e anche Mokuba sembrava davvero nervoso, e se non ci riusciva lui con la super tecnologia a trovare quei due, non poteva riuscirci nessuno.
 
 
Yugi rimase sconvolto, poteva morire se lo voleva, ma perché? Perché doveva morire e poi come poteva scegliere se farlo o no, non lo comprendeva “ Che vuoi dire?”
Helen si sedette ai piedi dei gradini “ Sai? Se c’è una cosa che ho imparato dalla morte, è che a volte è un bene. Non esiste sofferenza, dolore c’è solo la pace “ Helen sorrise tristemente “ Sembra stupido, lo so, ma tutti vogliono la pace in fondo “.
Yugi scosse la testa e le andò vicini inginocchiandosi davanti a lei “ No, non è stupido, credo di sapere che cosa significhi, Atem l’ha desiderato da secoli “purtroppo ricordava bene quello che gli diceva Atem, quando gli parlava dell’eterna pace, della sua anima prigioniera e di tutto il resto, era il loro costante argomento quando erano un solo corpo che aveva due anime. Atem diceva che voleva smettere di soffrire, di essere vincolato a quel mondo forzatamente. A volte, anche lui si era trovato a immaginare cosa ci fosse dopo la morte, e a giudicare da come parlava sua madre sembrava che non fosse poi così terribile “ Che cosa si prova? Morire intendo “.
Helen scosse le spalle “ è più facile che addormentarsi, e non provi altro che pace “.
Pace e libertà, era questo ciò che ci stava dietro la vita.                            
Pace e libertà che non aveva da quando era cominciata la sua avventura disastrata.
Pace e libertà che non aveva da quando faceva quei sogni orribili.
Pace e libertà che Aknadin gli aveva tolto, facendogli del male.
Quanto voleva essere di nuovo in pace e libero da tutto questo, non dover più vivere simili situazioni, non avere più a che fare con Aknadin, sarebbe stato un gran bel desiderio realizzato se solo fosse stato possibile “ Anch’io vorrei la pace e la libertà “ si sedette, rannicchiandosi ai piedi delle scale e poggiando la testa sulle gambe.
Helen non sapeva come dirglielo, ma tentare non nuoceva, in fondo era lì per questo “ Tu… potresti averla, sai? “.
Yugi alzò lo sguardo e la guardò molto incuriosito “ E come?” come poteva avere la pace, finché Aknadin non fosse stato sconfitto, non c’era verso di poter stare sereni, tanto meno poteva esserlo lui. Il sorriso di sua madre gli fece venire un dubbio “ Non è che intendi… “ che intendesse… morire? Anche lui come lei? Dire addio a tutto ciò che conosceva per avere la libertà che cercava da una vita che iniziava a odiare? Voleva dire questo?
Helen cercò le parole giuste “ Ecco… se lo vuoi… tu potresti, venire con me e tuo padre “.
Yugi sentì il cuore battere forte, andare con sua madre e suo padre, quindi morire.
Ma quante volte aveva maledetto Dio di non aver fatto morire anche lui, quante volte aveva sfiorato la morte e il suo ultimo pensiero erano stati i suoi genitori, quante volte, da bambino, aveva desiderato poter stare con loro e riabbracciarli.
Gli mancavano sempre di più e voleva stare con loro, semplicemente con loro.
Niente più nemici, niente più giochi mortali, sogni o incubi, solo i suoi genitori.
Sorrise a sua madre mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance.
 
Seto non poteva stare a guardare così, Atem sembrava capire e poi sprofondava di nuovo nella disperazione, ormai aveva capito, ci doveva pensare lui a sistemare tutto “ D’accordo, ora è il mio turno “ pescò una carta, una di quelle che faceva al caso suo “ Cominci giocando Z – carro armato metallico “ il mostro apparve con 1500 punti, non erano granché per fronteggiare quel grosso bestione infuocato, ma erano comunque utili per evocare il mostro che gli serviva “ Ora osserva, gioco la carta magia Polimerizzazione e fondo i miei due mostri, per evocare XZ cannone carrarmato “ i due mostri si fusero insieme e al loro posto apparve un grosso carro armato con 2400 punti di attacco, erano inferiori ai 2800, lo sapeva, ma come difesa potevano comunque andare bene “ Termino il mio turno con due carte coperte “.
Bene, sembra che tutto proceda secondo i miei piani, se sono fortunato, questo duello terminerà con la mia vittoria.
 
Aknadin non era spaventato dal mostro di Seto, il suo era comunque molto più potente di quello del suo patetico avversario “ Bene, dunque tocca a me e raccolgo per prima cosa i 200 punti “ i suoi Life Points salirono a 2400 grazie a Maria la Decaduta e non volle perdere alcuna occasione, puntò il dito contro il mostro di Seto “ Coraggio, attacca il carrarmato e fai fuori Seto “ il mostro, esattamente come prima, evocò una grossa appalla di fuoco nera che s’ingigantì proprio come prima, e quando fu pronta, la scagliò contro il mostro.
Seto, tutta via, era pronto “ Sbagliato, bello “ attivò una delle sue carte coperte “ Gioco Spade Rivelatrici “.
Le spade di luce dorata si conficcarono nel terreno intorno ad Aknadin, e l’attacco del mostro fu annullato. Il sacerdote ringhiò, strinse i pugni per la rabbia, stropicciando le carte che aveva nella mano, quel maledetto pidocchio era riuscito a piegarlo e adesso lo aveva bloccato dentro a quelle spade “ Questa me la pagherai, pidocchio “.
Seto scoppiò a ridere, adesso sì che poteva pensare a una strategia con calma, Aknadin sarebbe rimasto bloccato per tre turni dietro a quelle spade, senza poter attaccare nessuno “ Sono curioso di vedere cosa avrai in serbo per me “ gli rivolse no sguardo beffardo, sguardo che, purtroppo si spostò su Atem. Adesso, era il suo turno ed era meglio per lui che si desse una svegliata, perché se si permetteva a cedere di nuovo stavolta lo avrebbe ucciso con le sue mani “ Bene, Atem, tocca a te “.
Ma il faraone non gli rispose, rimase lì, in piedi, con la testa bassa a tremare, non gli diede nessuna risposta e Seto sentì una violenta scarica di rabbia attraversargli il cervello “ Atem, avanti “ niente, rimase fermo come una statua, a guardare il vuoto più totale.
Atem non se la sentiva di continuare, non dopo di quello che aveva visto. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello per cui aveva lottato, non stava servendo a niente, sapeva benissimo che ciò che aveva visto non era reale, che nessuno dei suoi amici era morto davvero, ma aveva compreso una cosa, lui non poteva proteggerli. Non era stato capace di farlo, altrimenti Yugi non sarebbe finito in coma e a nessuno sarebbe accaduto niente “ Io… Mi arrendo “.
Gli occhi di Seto divennero due braci ardenti di rabbia “ Che diavolo stai dicendo?” si augurava che stesse veramente scherzando, non poteva dire una cosa del genere, non dopo di tutto quello che stavano passando in quel duello disperato, si rifiutava di sentire una cosa del genere da parte sua.
Atem non stava scherzando, ma non ebbe il coraggio di alzare gli occhi “ Non posso… non ce la faccio “.
Seto non ci vide più, andò dritto verso di lui, lo afferrò per il colletto della felpa e gli mollò un pugno violento sulla faccia, mandandolo a terra con un grosso livido viola sulla guancia, spaccandogli il labbro per l’urto. Aveva il respiro affannato, sentiva la rabbia montargli il sangue nelle vene, era inconcepibile una simile cosa “ Non ti permetto di dire simili idiozie, chiaro? “ Atem alzò gli occhi su di lui, guardandolo con gli occhi sbarrati ma Seto continuò, puntandogli contro il dito “ Che fine ha fatto il faraone che non si arrende mai, quello che mi tartassa le orecchie ogni dannato giorno della mia vita con discorsi idioti, quello che sacrificherebbe la vita per proteggere le persone cui tiene. Tu non sei il faraone che conosco io “ quello che aveva davanti era un automa senza volontà. Non era il ragazzo combattivo che aveva avuto la sfortuna di incrociare, il suo rivale per eccellenza, quello che aveva vendicato l’onore di Yugi, che lo aveva aiutato più volte senza che glielo avesse chiesto, quello che si ritrovava ovunque andasse. L’Atem che conosceva lui, non avrebbe mai detto una simile stupidaggine, anzi, se la situazione si faceva disperata reagiva ugualmente, affrontando qualunque cosa gli riservasse la conseguenza dei suoi folli e comunemente azzeccati gesti “ Devo forse ricordarti quante persone contano su di te? “ indicò Aknadin “ Quello che quell’essere ha fatto a Yugi? “ tornò a guardarlo, stringendo i pugni “ Non puoi arrenderti così, hai fatto una promessa a Yugi, gli hai giurato che avresti tolto di mezzo Aknadin, pensa a quanto sarebbe orgoglioso di sapere che il suo migliore amico si è fatto vincere dalla paura. Non te lo perdonerebbe mai, e neanche io te lo perdono. Se tu adesso ti arrendi, se cedi ai giochi mentali di Aknadin, non capisci che farai vincere quel pazzo? Manderai all’aria tutto quello per cui hai lottato fin ora, che non è la salvezza del mondo, o la sconfitta di quel bastardo, ma è la tua vita, la tua famiglia. Io lotto ogni giorno contro la concorrenza sfrenata in ambito aziendale, ma la tua lotta è molto più profonda, tu combatti per chi vuoi bene e se ora ti arrendi, non avrai tradito solo loro, ma anche te stesso “ sperava che il faraone capisse quanto la sua vittoria fosse importante, a un certo punto chi se ne fregava dell’esito, forse avrebbero sconfitto Aknadin, forse avrebbero perso e sarebbero morti, ma almeno avevano lottato fino all’ultimo, lui aveva lottato, e se fosse stato annientato, avrebbe potuto almeno vantare di aver tentato di vincere e sicuramente nessuno si sarebbe andato a lamentare, anzi, avrebbero ricordato quanto aveva cercato di fare. Gli tese la mano “ A te la scelta “.
 
Il nonno era seduto dentro la stanza di Yugi, accanto al suo letto, stringeva la sua mano con forza, accarezzandogli il dorso. Gli altri erano seduti fuori dalla stanza, nel corridoio, a cercare di rintracciare Atem da almeno un’ora, lui invece aveva preferito tornare dentro la stanza. Non aveva molto da fare ed era anche molto preoccupato per Atem, era sparito nel nulla e l’idea che gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole lo opprimeva sempre di più, sembrava che tutta la sua famiglia fosse destinata a patire le pene dell’inferno in un modo o nell’altro. Prima suo figlio, poi sua nuora, ora Yugi e persino il faraone, uno a uno sembravano destinati a morire in un modo o nell’altro. Strinse gli occhi e alcune lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance. Prese un bel profondo respiro.
Un fastidioso rumore, un suono, gli scosse le orecchie, facendogliele fischiare fastidiosamente, aprì gli occhi e li sbarrò. Cominciò a sudare freddo, si alzò di scatto dalla sedia, allontanandosi dal letto, terrorizzato “ No… no… “.
Il suono assordante fu sentito anche fuori dalla stanza, Marik, Lizzie e Mokuba, corsero subito dentro la stanza e tutti e tre sbiancarono. Lizzie non perse tempo “ Corro a chiamare il medico “ uscì in fretta fuori dalla stanza, ignorando il dolore al ginocchio, doveva fare in fretta, non aveva un solo minuto da perdere.
 
Le parole di Seto colpirono dritto il cuore di Atem, lottare per se stesso e per chi voleva bene, combattere per la sua famiglia, per le sue promesse.
Guardava la mano di Seto e poi i suoi occhi, tra loro non ci furono parole aggiuntive, Atem comprese cosa Seto volesse dirgli e aveva ragione lui. Quelle visioni, quello che aveva provato, visto e sentito, sì, adesso sapeva che cosa doveva fare.
Prese la mano di Seto e si rialzò da terra, ignorò il dolore fisico, il dolore interiore.
La morte di Bakura.
La morte di Tristan.
La morte di Joey.
La tomba di Yugi.
Cancellò dalla sua mente ogni cosa, ogni menzogna.
Forse era vero, non poteva proteggere le persone che amava, ma non significava che non poteva lottare per provarci, che non poteva provare a mantenere le sue promesse.
Si voltò verso Aknadin, lo guardò dritto negli occhi con espressione determinata, quella che Seto voleva vedere da tutto lo scontro “ A noi due “ fu tutto ciò che disse, insieme a “ Grazie, Seto “ lo guardò con la coda degli occhi, sorridendogli.
Il ragazzo fece spallucce “ Di niente, era da qualche anno che volevo darti quel pugno “.
Atem scoppiò a ridere, ma tornò concentrato e guardò Aknadin. Era il suo turno e anche se aveva pochi Life Points, come aveva detto Seto, arrendersi non rientrava nel suo vocabolario “ Bene, tocca a me “ pescò una carta, esattamente una di quelle che gli serviva, adesso sì che si faceva giorno “spero che tu sia pronto “
Aknadin non apprezzò la battuta di suo nipote, a quanto sembrava era tornato l’arrogante sbruffone che credeva di aver soppresso con il suo gioco, ma non importava, aveva comunque 400 punti, al termine di quello scontro li avrebbe persi tutti, insieme alla sua vita insignificante “ Tenta pure ciò che vuoi, le tue minacce non mi spaventato “.
Atem sorrise “ Ma questa mossa, credo di sì “ pose la carta nell’alloggiamento “ Perché gioco Annulla Carta Magia “ la carta si attivò sul terreno di gioco.
Aknadin sbarrò gli occhi, quella carta distruggeva le magie sul terreno avversario, guardò le sue carte magia sul terreno di gioco, e soprattutto Catene degli Abissi.
Atem rise “ Fai bene a guardare quella carta, perché puoi dirle addio “ puntò il dito contro la carta di Aknadin e la magia fu distrutta, liberando Gazelle dalla presa delle catene e i suoi Life Points dal rischio di scendere a 0 “ E adesso, posso terminare il mio turno tranquillamente con questa carta coperta “ dispose la carta e terminò il turno, che passò a Seto.
Il ragazzo fu molto colpito dalla mossa, finalmente il faraone era ritornato a essere quello di prima “ Finalmente, spero che la vacanza a Zombiland sia terminata “ finalmente si era visto il tanto e sospirato miglioramento, sperava solo che continuasse per il resto del duello e magari per quelli avvenire, sempre che la depressione non fosse ritornata. Amava odiare il faraone sbruffone, non lo zombie insensibile. Comunque, si concentrò nel suo duello “ Bene, essendo il mio turno, pesco “ pescò una carta, l’ultima probabilmente, Atem aveva soli 400 punti, bastava che perdesse quelli per rimetterci la vita, e poi Seto sperava di terminare in fretta. Girò la carta che aveva pescato e… era lei.
Un sorriso da sbruffone apparve sul suo viso e Atem intuì che doveva avere senza dubbio una buona carta “ Hai preso qualcosa di utile, vero? “ a giudicare da quel sorrisetto, sembrava essere molto utile.
Seto gli mostrò la carta, senza farla vedere ad Aknadin “ Valuta tu “ Atem scoppiò a ridere, quella carta avrebbe ribaltato le sorti del duello.
Seto non perse tempo “ Dunque, Aknadin, osserva bene cosa significa essere un campione “ puntò il dito sui due mostri sul suo terreno “ Sacrifico XZ cannone Carrarmato e Drago Esplosivo, per evocare un mostro che ti lascerà senza fiato “ assottigliò gli occhi e guardò il faraone, che ricambiò il suo sguardo annuendo, poi tornò a guardare Aknadin “ Consideralo un saluto da parte di Yugi, perché ti presento Drago Bianco Occhi Blu “ il mostro apparve sul terreno di gioco, in un gioco di fasci di luce blu, ruggendo.
Aknadin sbiancò, quella carta la conosceva troppo bene per i suoi gusti, era stata la causa della sua disfatta “ No, non puoi “.
Ma Seto non aveva ancora finito “ Attivo, Fardello del potente, che sottrae dei punti al tuo grosso mostro in base al suo livello moltiplicato per 100 “ il mostro perse dunque ben 900 punti di attacco, facendo scendere il conteggio a 1900. Seto puntò il dito contro di lui “ Vai Occhi Blu, fai fuori quell’abominio “ il drago partì all’attacco e distrusse il mostro con una palla di luce azzurra. La distruzione del mostro, mandò i punti di Aknadin alla bellezza di 300.
Ma non fu l’unica cosa, le schegge trafissero la carne del sacerdote, che cadde a terra e stavolta toccò a lui avere una fitta violenta.
 
Notte fonda.
In pieno deserto si vedevano alte fiamme alzarsi verso l’alto, accompagnate da un soffocante fumo nero.
Urla disumane, gente che scappava da tutte le parti e soldati, armati di lance, che puntavano le armi contro i paesani.
Aknadin si trovò in mezzo alla devastazione di Kul Elna, il villaggio che aveva massacrato con le sue mani.
Osservava la popolazione che veniva uccisa, trucidata e molti prigionieri fatti a pezzi ancora vivi e buttati nel calderone di oro fuso, tra urla disumane e sangue che scorreva ovunque.
Aknadin urlò, non poteva guardare quella distruzione, non poteva.
 
“ NO, BASTA “
Atem sapeva che cosa stava vedendo Aknadin, era Kul Elna, la distruzione che aveva seminato quel giorno per la forgiatura degli oggetti del millennio, l’atto più terribile che un uomo poteva solo provare a concepire.
Aknadin tremava come una foglia, quante volte aveva cercato di affrontare quel dolore e quante volte aveva tentato di vantarsene, ma la verità era che non riusciva a superarlo, gli incubi lo tormentavano di continuo, quelle urla sfrenate gli rompevano i timpani “ Basta, gioco una carta coperta e termino il turno “ prese una carta, qualsiasi, senza neanche guardarla, e la collocò sullo scanner. Non gli importava, voleva solo che quelle urla cessassero, quella visione cessasse.
Atem guardò Seto, che annuì, e guardò di nuovo il sacerdote “ Gazelle, distruggi i suoi Life Points “ il mostro, dalla posizione di difesa, passò a quella di attacco e Atem lo mandò contro il sacerdote, che subì un attacco diretto violentissimo che non solo lo ferì, azzerandogli i Life Points, ma che lo fece anche cadere a terra privo di sensi.
Il corpo di Aknadin sparì e con esso il regno delle ombre.
Atem e Seto si ritrovarono all’aria aperta, con il vento freddo che batteva su di loro. Atem prese un respiro e si lasciò cadere a terra, in ginocchio, con le ferite che dolevano, per riprendere almeno fiato “ Vivi, grazie agli dei “.
Seto lo guardò male “ Grazie a chi? “ scosse la testa “ No, non dirmelo, non voglio saperlo “ tirò fuori il cellulare e digitò il numero di Mokuba, erano vivi, ma dovevano pur tornare indietro adesso. Fu proprio in quel momento che il cellulare tornò a funzionare e cominciò a squillare, mostrando il numero di Mokuba, almeno una cosa positiva. Non perse tempo e rispose “ Fratellino, stiamo bene entrambi. Ascolta, potresti… Sì, infatti ti ho chiamato… “ gli occhi di Seto si dilatarono, il respiro gli morì in gola così come le parole “ Cosa… sì, aspettiamo l’elicottero, va bene… fate in fretta “ riattaccò la chiamata e si girò verso Atem, che lo guardava.
Il faraone notò qualcosa di strano nello sguardo di Seto, qualcosa che non gli piaceva “ Seto, va tutto bene?” si rialzò e gli andò vicino, sembrava spaventato.
Seto non sapeva come dirglielo, ma doveva pur farlo “ Atem… Yugi… Yugi… “.
Atem non capì “ Yugi, cosa? “ cominciò a tremare anche lui, lo afferrò per il colletto dell’impermeabile, tirandolo contro di sé con aggressività “ Yugi, cosa? “ perché non parlava, che diavolo era successo a Yugi. Seto non spiccicava una sola parola, balbettava parole incomprensibili e Atem cominciò ad avere paura che fosse successo qualcosa di grave.
 
 nota dell'autrice
Salve a tutti con questo nuovo capitolo.
Allora, è stato un parto, e spero che vi piaccia, anche perchè... beh... lo scopriremo nel prossimo capitolo XD
Ricordo a tutti che ho pubblicato una storia, Egyptian Chronicles su Wattpad.
E purtroppo non è l'unica cosa che devo dirvi.
Purtroppo, ho appena ricevuto una notizia che mi ha fatto molto arrabbiare, ho scoperto che una persona, di cui non farò nomi ma sappiate che è un recensore assiduo della mia storia, che recensisce ogni mio capitolo di questa storia, mi ha detto, tra l'altro, di aver rubato un pezzo della mia storia e di averlo modificato per farci la sua, accusandomi di essere invidiosa del suo lavoro e che non ho diritto di arrabbiarmi quando invece ce l'ho perchè questa storia io la sto scrivendo da due anni pieni, ho inventato io la trama con la collaborazione della mia amica e non ho intenzione di sentirmi tra l'altro accusata in recensioni altrui di non ascoltare consigli, quando invece io ascolto i consigli ma semplicemente non voglio aver messa bocca nella mia storia con delle " Migliorire " perchè è questo che questa persona vuole fare, stravolgermi la storia e io non lo accetto.
Dunque, signori, io sto spostando la storia su Wattpad per colpa di questa persona, e mi dispiacerebbe per colpa sua doverla cancellare, perchè io non ho mai rubato niente, non ho mai copiato niente e non voglio che accada una cosa del genere alla mia storia.
Quindi, questa persona deve intanto chiedermi scusa nella recensione che lascerà a questo capitolo, e non deve in alcun modo osare di rubare più niente.
Un conto è l'ispirazione, un conto è rubare, e credo che a nessun autore piacerebbe sentirsi dire una cosa del genere.
Per chi volesse saperne di più, può contattarmi in privato e verrà spiegato tutto quanto nche se credo di aver esposto chiaramente tutto.

 

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Capitolo 76
*** La speranza è l'ultima a morire ***


L’elicottero volava sulla città di Domino da più di venti minuti ormai, avevano atteso il veicolo da più di mezz’ora e Atem continuava a tenersi la testa tra le mani, disperato e ansioso. Non sapeva cosa stava succedendo a Yugi, Seto non aveva voluto dirgli niente, ma sembrava anche lui sconvolto e quell’attesa incessante lo stava uccidendo. Doveva andare all’ospedale, subito, senza perdere un attimo di tempo in più, e invece era bloccato sull’elicottero della Kaiba, doveva essere lì, a controllare con i suoi occhi, doveva fare qualcosa o almeno… non sapeva neanche lui che accidenti poteva fare in quella situazione terribile che stava passando e che non sapeva come superare, né se poteva superarla in qualche modo. Voleva urlare ma la sua gola era serrata, voleva piangere ma dai suoi occhi non usciva neanche una lacrima, voleva alzarsi, correre, fare qualunque cosa che non fosse stare seduto sull’elicottero ad aspettare il momento interminabile in cui avrebbe messo piede fuori per correre da Yugi, o qualunque cosa avrebbe trovato al suo posto, se mai avrebbe trovato qualcosa prima.
Era così agitato, così frustrato, che aveva voglia di distruggere l’intero veicolo con le sue mani se avesse potuto farlo.
 
Seto continuava a guardare il palmare, era in collegamento via messaggio con Mokuba, lo stava aggiornando sugli sviluppi importanti e per adesso sembrava che la situazione fosse molto confusa. Il medico era chiuso nella stanza da venti minuti, non sapevano niente ed erano tagliati fuori dalla realtà che si stava vivendo in quel momento in quella stanza. Purtroppo Seto non era riuscito a spiegare niente al faraone, poiché neanche lui sapeva con esattezza che cosa stava accadendo, Mokuba aveva detto solo che qualcosa non andava con Yugi e aveva spedito immediatamente l’elicottero a prenderli, ma per il resto era il nulla totale, sperava solo che non fosse successo niente di grave. Il faraone aveva già dato ampia prova di quanto fosse incline alla disperazione emotiva, se qualcuno avesse comunicato che Yugi era appena deceduto, come minimo si sarebbe ucciso con le sue mani. Voleva evitare che si arrivasse a una sfuriata, ma voleva anche che fosse tutto un falso allarme, anche se la preoccupazione lo stava divorando all’interno.
Rivolse uno sguardo ad Atem, se ne stava con i gomiti puntati sulle gambe, la schiena piegata in avanti e le mani tra i capelli, probabilmente si stava disperando, anzi, ne era più che sicuro. Non aveva molto per consolarlo, solo parole, comunque voleva provarci lo stesso “ Rilassati, vedrai che andrà tutto bene “
Atem scosse la testa, poggiò la schiena sullo schienale, reclinando la testa indietro “ No, non andrà tutto bene “ la sua personale esperienza gli diceva che stava andando tutto male, stava succedendo qualcosa, ne era sicuro, e ne aveva paura. L’ultima cosa che voleva era trovare il cadavere di Yugi nella stanza dell’ospedale, il nonno in lacrime e i suoi amici disperati. Aveva visto morire troppa gente, non poteva assistere anche al funerale di Yugi, non ne aveva la forza fisica né mentale. Era sicuramente una realtà con cui doveva fare i conti, ma il solo pensiero lo terrorizzava a morte, avrebbe dato qualunque cosa pur di non vedere Yugi morire.
Seto gli poggiò la mano sulla spalla “ Ascoltami, forse sono l’ultima persona da cui vuoi un consiglio, ma se lo vuoi, è quello di stare calmo “ agitarsi non serviva a niente, solo a perdere la testa. Gli mostrò comunque il palmare dove scorrevano centinaia di messaggi da parte di Mokuba “ Mio fratello monitora tutto quello che succede. Per adesso aspettano l’esito del medico. Può essere un falso allarme come qualcosa di grave, ma fare il catastrofico non è il caso “ non doveva perdere la testa, la lucidità era la prima cosa importante, in una situazione simile. Lo capiva che voleva essere già all’ospedale, ma il tempo ci voleva per arrivare, la zona industriale non era proprio dietro l’angolo e anche se stavano volando, il tempo ci voleva per arrivare a destinazione. Non potevano fare altro che aspettare.
 
Il semaforo era rosso da più di dieci minuti ormai e Joey stava cominciando a perdere la pazienza, come tutti gli altri passeggeri sulla sua vettura. Lizzie li aveva chiamati con urgenza, dicendo quanto stava accadendo all’ospedale, non avevano perso tempo e dopo un paio di smontamenti alla macchina di Joey, per sistemare i sedili pieghevoli, erano partiti subito alla volta dell’ospedale, ma disgraziatamente il traffico cittadino non sembrava volerli favorire e il tempo passava e tutti diventavano sempre più nervosi. Joey perse la testa “ MALEDIZIONE” urlò a squarciagola, schioccando un lungo suono con il clacson, finendo per fare imbestialire il conducente della vettura difronte a lui.
Tristan, sul sedile anteriore, gli poggiò una mano sulla spalla “ Joey, rilassati “ va bene, non avevano niente per rilassarsi, ma se cominciavano a farsi prendere dal nervoso finivano sicuramente per cominciare a dare di matto, Joey per primo poiché la pazienza non era il suo forte. Contando anche che era il conducente, non c’era molto da stare tranquilli, fin ora aveva corso come un pazzo, sfrecciando a destra e sinistra per strade strette e scorciatoie varie, suonando il clacson a manetta o litigando con passanti e altri conducenti, in parte più esperti di lui.
Joey sbuffò “ Ma che rilassati, il mio migliore amico è in una brutta situazione e noi siamo bloccati in mezzo a questo casino “ poggiò il braccio sul bordo del finestrino, sorreggendosi la testa con la mano. Non era proprio dell’umore giusto per farsi dire di stare calmo, tra l’altro in una situazione del genere. Era venuto a Domino per passare una giornata tranquilla, spassarsela con i suoi migliori amici, e invece si ritrovava bloccato nel traffico nel mezzo di una corsa disperata per raggiungere Yugi, che non si sapeva cosa gli fosse appena accaduto e per di più con il faraone impegnato in un duello pericoloso con Aknadin, sparito nel nulla e su cui non si avevano notizie.
Tea, seduta nei sedili più in fondo, purtroppo si trovava d’accordo con Joey, per tutto il tempo era stata preoccupata inspiegabilmente per Atem, e adesso era preoccupata a giusto titolo per Yugi. Era successo qualcosa di grave che Lizzie non aveva voluto spiegare, e adesso non era neanche sicura se ci fossero giunti all’ospedale in tempo per controllare la situazione come fosse messa e l’ansia cominciava a farsi sentire tra tutti coloro che stavano su quella macchina.
 
Il medico era uscito dalla stanza di Yugi da qualche minuto e aveva portato il nonno in disparte, il cui discorso non era chiaro a nessuno tra Marik, Lizzie e Mokuba, che non sapevano cosa fare. Lizzie continuava a guardare il cellulare, nella speranza che Atem la chiamasse, Mokuba scorreva sul palmare, sperando che il fratello rispondesse all’ultimo messaggio e Marik se ne stava seduto a guardare il soffitto bianco.
Dentro quella stanza c’era un enorme trambusto con le infermiere, nessuno sapeva che cosa stava succedendo, erano stati tutti allontanati dal corridoio e costretti a starsene in disparte, in un angolino lontano, a guardare il nonno scuotere la testa mentre il medico parlava.
Lizzie non ce la faceva più, stava per scoppiare a urlare. Compose ancora una volta il numero di Atem e mise il cellulare all’orecchio, mentre mangiava le unghie con i denti, i nervi la stavano consumando “ Avanti, ti prego “ era inutile, aveva la segreteria, era staccato e non dava segni di vita neanche lontanamente. Ma perché faceva così, perché non apriva quel dannato cellulare, aveva bisogno di parlare con lui, di sapere se stava venendo, se era già lì.
Una mano si poggiò sulla sua, allontanando il cellulare dal suo orecchio, spostò lo sguardo e i suoi occhi s’incrociarono con quelli di Marik “ è meglio se lasci perdere, non serve a niente chiamarlo se sta arrivando “.
“ E che cosa dovrei fare? “ sì, lo sapeva che stava andando da loro, ma aveva bisogno di parlargli, non poteva aspettare che venisse lì.
In quel momento, la porta dell’ascensore si aprì e uscirono proprio Atem e Seto, che si guardavano, intoro, finché non videro il gruppo, infondo al corridoio a sinistra.
Non appena li videro, Marik e Lizzie sussultarono, soprattutto la ragazza. Erano entrambi conciati male, ma Atem era quello ridotto peggio. I jeans e la felpa erano strappati, chiazze di sangue spuntavano da sotto i tessuti, aveva due occhi arrossati e neri “ Mio dio “ Lizzie gli corse incontro, inseguita da Mokuba, che andò nella direzione di Seto. Abbracciò il faraone, saltandogli addosso e stringendogli le braccia intorno al collo “ Grazie a Dio stai bene “ tremava come una foglia, aveva terrore di non rivederlo più ma per fortuna era tutto finito, Atem era vivo e salvo. Il suo cuore smise di battere per la paura e cominciò per la gioia e il sollievo, i suoi muscoli e i suoi nervi si sciolsero. Atem era vivo, davanti a sé e stava ricambiando il suo abbraccio.
Lo guardò, mettendogli le mani intorno al viso pieno di graffi “ Temevo che fossi morto “.
Atem scosse la testa “ No, sto bene “
Lizzie lo abbracciò di nuovo, scoppiò a piangere tra le sue braccia, aveva un grande e disperato bisogno di baciarlo, anche se era sbagliato, anche se non aveva più nessun diritto di volerlo. Lui era il ragazzo di Tea, adesso, e lei aveva giurato che non si sarebbe messa in mezzo né che avrebbe più permesso ai suoi sentimenti di venire a galla, per il bene della loro amicizia, ma era così difficile certe volte e quella era proprio una delle tante. Era stata così in ansia per lui che alla fine era più che legittimo volerlo baciare, abbracciare, anche se non ne aveva più alcun diritto di farlo o solo di pensarlo.
 
Marik guardava la scena dal suo angolino, con la coda degli occhi. Lizzie era ancora innamorata di Atem, altrimenti non sarebbe scoppiata a piangere in quel modo, sembrava che la ragazza non volesse decidersi a scordarsi il faraone e Marik si trovò a provare una punta di fastidio a quella scena. Li guardava, anche se non doveva, e semplicemente provava un forte senso di fastidio, perché erano ancora abbracciati, perché lei era corsa da lui, perché era scoppiata a piangere non appena lo aveva visto. Era innervosito alla vista di quella scena, in quel momento persino la vista raccapricciante di Aknadin sarebbe stata meglio di guardare quel quadretto, tra l’altro anche finto poiché Atem aveva la testa alla stanza di Yugi.
Voltò lo sguardo dall’altra parte, ma poi perché gli interessava così se lei era abbracciata ad Atem, dopo di tutto erano solo affari suoi se era ancora innamorata di lui, era lei che si condannava a soffrire, a lui non entrava assolutamente niente, mica ci guadagnava o perdeva qualcosa se lei era disperata e lui stava con un’altra ragazza, scema lei che ancora gli moriva dietro.
E allora perché doveva sempre guardare dalla loro direzione?
E perché gli tornava continuamente in mente la scena di quel maledetto bacio?
La voce di sua sorella?
E soprattutto quella squallida domanda che lo aveva quasi ucciso. Avrebbe preferito sentire di tutto nella sua testa tranne che la voce di Lizzie. Grazie al cielo, lei era stata presa da altro, altrimenti non avrebbe saputo come giustificarsi nella spiegazione.
 
Atem allontanò Lizzie da sé, la guardò in faccia e la prese per le spalle “ Dov’è Yugi? Sta bene?” era la sola cosa che gli premeva in quel momento, il solo scopo del perché aveva affrontato Aknadin e si era quasi fatto uccidere. Aveva bisogno di sapere che cosa stava accadendo “ Ti prego, dimmi qualcosa “ la scosse per istigarla a parlare.
Lizzie avrebbe dovuto immaginare che se Atem aveva quella faccia era per Yugi, eppure ne fu quasi ferita, ma nonostante questo gli rispose “ Non lo so “ non sapeva niente, nessuno lo sapeva, erano stati allontanati dal corridoio della stanza, proprio per ordine del medico che aveva in cura Yugi.
Ad Atem non bastò, voleva sapere di più, voleva vedere Yugi, mollò Lizzie e corse via.
La ragazza cercò di fermarlo “ No, Atem, aspetta “ ma fu troppo tardi, Atem corse verso il corridoio opposto, davanti il quale stavano Solomon e il medico.
Il nonno si accorse che il faraone era tornato e che correva verso di loro, e aveva un aspetto orribile, ma anche uno sguardo poco rassicurante “ Atem… “ si allontanò dal dottore e corse verso il faraone, afferrandolo per un braccio, prima che entrasse nella stanza, costringendolo a voltarsi e a guardarlo “ Atem, aspetta “ ma il faraone scostò il braccio.
Aprì la porta della stanza, le tendine ondeggiavano per il pavimento brusco nel modo di aprire la porta, e quando Atem si trovò sulla soglia della stanza, i suoi occhi ametista si sbarrarono, le sue mani tremarono e il suo cuore così come il suo respiro si fermò, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
 
Gli occhi rossi dello spirito brillavano nell’oscurità del regno delle ombre, la sua rabbia aveva fatto crescere intorno a lui una strana aura oscura “ Comincio a pentirmi di averti messo al mio servizio, hai fallito ancora una volta “ Aknadin era stata una delusione terribile, erano mesi che lottava contro Atem e i suoi amici e non aveva concluso niente, a parte qualche piccola vittoria, per il resto aveva portato solo fallimenti uno dietro l’altro.
Aknadin, in ginocchio ai piedi dello spirito, temeva anche solo di parlare “ Mio padrone, ne sono consapevole “ alzò gli occhi su di lui “ Chiedo di avere un’altra possibilità “.
Lo spirito s’infuriò “ Un’altra? Tu meriti solo la morte “
Akandin chinò il capo “ Mio padrone, se vuoi punirmi, ne hai ogni diritto, ma ti chiedo solo un’ultima possibilità, una sola “ gli serviva solo questo, ancora una possibilità per distruggere Atem, per uccidere i suoi amici e avere gli oggetti del millennio per liberarsi del suo padrone. Solo un’ultima possibilità e poi avrebbe dimostrato al suo padrone chi davvero meritava di mettere le mani sul vero potere, solo una possibilità.
Lo spirito assottigliò gli occhi “ D’accordo, ne avrai una sola, se fallirai ancora, però, ti ucciderò “.
Aknadin annuì “ è più che sufficiente “
Lo spirito sparì nel nulla mentre Aknadin si rialzava da terra, guardando Atem che piangeva sulla soglia di una porta “ Maledetto bastardello, te la farò pagare molto cara per questo, vedrai “.
 
Gli occhi di Atem erano lucidi, le lacrime continuavano a scorrere incessantemente lungo il suo volto stravolto e soprattutto sconvolto. Yugi, il suo migliore amico, il suo fratellino, la persona che gli era stata più vicina di qualunque altra, che gli aveva sempre dato la forza per affrontare i pericoli, i problemi che lo affliggevano, ogni difficoltà, che lo aveva sempre sostenuto in qualunque momento, con cui litigava ogni giorno da quando lo aveva conosciuto, era…
Il suo cuore batteva fortissimo dentro al suo petto, il suo respiro irregolare gli impediva di respirare come avrebbe voluto, la sua gola era serrata.
Tutto ciò in cui aveva sperato da quando era finito in coma, tutte le preghiere che aveva rivolto a ogni divinità esistente fino a non crederci più neanche lui, tutto ciò che aveva fatto per salvarlo e riportarlo a casa nonostante l’esito devastante in cui era finito tutto. Aveva passato centinaia di notti insonni in quel mese, a piangere, a disperarsi, passare ogni giorni a scuola guardando il cellulare nella speranza che squillasse, tornare a casa e sperare sempre di sentire la voce di Yugi che lo chiamava dalla sua stanza o il rumore dei suoi videogiochi. Aveva passato delle settimane infernali, a guardare suo nonno che pregava perché Yugi tornasse di nuovo a essere quello che era un tempo, che si svegliasse da quel maledetto coma.
E poi Aknadin, l’incubo che gli aveva mostrato nel vedere la tomba di Yugi in quel cimitero maledetto.
Tutto questo per vedere Yugi… sveglio.
Yugi, il suo piccolo e pestifero Yugi, era sveglio.
Muoveva gli occhi e si lamentava, ma era sveglio, dopo un mese di agonia, di sofferenza, finalmente il suo desiderio si era realizzato, dopo settimane di guardare suo nonno in lacrime e stravolto, adesso era tutto finito.
Voleva andare da lui, voleva abbracciarlo fino a soffocarlo, parlargli, sapere come stava, che cosa ricordava, voleva semplicemente sentire la sua voce e chiedergli scusa per tutto quello che si erano detti, che si erano fatti, non poteva perdere altro tempo, non voleva.
Avanzò un passo, ma fu fermato da una mano che si poggiò sulla sua spalla. Si voltò e vide il medico che gli scosse la testa “ Per adesso, tuo fratello ha bisogno di un controllo, ti farò chiamare “ detto ciò, lo superò e lo fece uscire dalla stanza, chiudendo la porta. Atem rimase la fuori, piangeva ancora ma erano lacrime di felicità, quel poco che aveva visto mentre lo guardava gli era stato più che sufficiente per poter finalmente alleviare la pena che si portava dentro da un mese ormai. Alzò gli occhi al cielo e lo sguardo gli cadde sul crocefisso appeso al muro.
Un sorriso apparve sulle sue labbra mentre guardava quel simbolo di una religione che non gli apparteneva, ma che non poteva che ringraziare.
 
La porta delle scale si aprì e Joey e Tea sbucarono nel corridoio. Avevano lasciato gli altri nella sala d’aspetto con Ishizu, per dare un’occhiata generale prima di affollare il reparto di terapia intensiva con la loro presenza ingombrante. In fondo c’era già Marik, Lizzie, il nonno e Mokuba, fare salire anche gli altri non era proprio il caso, a meno che non volevano farsi rimproverare da qualche infermiera, che in quel caso avrebbe avuto più che ragione di volerli fuori dai piedi.
Joey corse subito da Marik e Lizzie, mentre Tea andò immediatamente da Atem, fuori dalla stanza di Yugi. Gli corse incontro e lo abbracciò, passando le braccia intorno al suo collo e stringendolo “ Atem… “.
Il faraone strinse Tea, fortissimo, poggiando la fronte sulla spalla della ragazza “ Si è svegliato. Yugi si è svegliato “ non aveva neanche la forza per parlare, la cosa più bella che potesse capitare nella sua vita dopo tanta sofferenza era finalmente accaduta eppure lui non riusciva ancora a crederci. Temeva che fosse tutto un sogno o peggio una visione di Aknadin solo per prendersi gioco di lui, ma nelle visioni di Aknadin non ci poteva essere Tea tra le sue braccia, e Joey vivo e vegeto che parlava in fondo al corridoio con Marik e stranamente anche Seto. Dopo tremila anni di morte e distruzione, dopo aver visto morire tanta gente, persone cui teneva, amici, una di quelle persone era scampata alla morte ed era finalmente salva. Se qualcuno glielo avesse detto quella mattina, lo avrebbe preso a pugni, e invece era successo davvero, il su desiderio si era finalmente avverato e non riusciva a smetterla di piangere.
Tea strinse con una mano i suoi capelli e con l’altra il colletto della felpa “ Lo so, so tutto “ era proprio per questo che era lì, oltre che per Atem. Lizzie aveva chiamato di corsa dicendo tutto quello che era successo a Yugi e la prima cosa che avevano fatto era stato correre lì il prima possibile.
Lo guardò negli occhi, prendendo il suo volto tra le mani, mentre lui le stringeva i fianchi e sorrise. Finalmente, dopo un mese, rivedeva i suoi occhi ametista brillare di felicità e un sorriso sulle sue labbra, quel sorriso che era sparito nel nulla insieme a tutto il resto, il suo ragazzo, il suo faraone, era finalmente ritornato. Yugi aveva compiuto il suo miracolo, e ne era stata sicura fin dall’inizio che si sarebbe risvegliato da quel coma orribile e la prima cosa che avrebbe fatto una volta che sarebbe stato possibile entrare, era quella di ringraziarlo oltre che abbracciarlo.
Il suo fu l’istinto, baciò Atem sulle labbra e il suo bacio fu subito ricambiato dal ragazzo, che in barba ai preliminari, approfondì immediatamente il loro bacio stringendola forte a sé.
Tea scoppiò a ridere ma non voleva farsi scappare l’occasione, si separò da lui e lo guardò negli occhi “ Promettimi che non ti allontanerai più da me “ aveva bisogno di quella promessa, era un mese che non riusciva più a sopportare la sua continua assenza, quella sua testarda decisione di isolarsi da tutto e tutti, di isolarsi da lei, che gli mancava ogni giorno da quando si erano messi insieme. Rivoleva il suo ragazzo adesso, non più quello zombie ambulante che si nutriva di depressione e sofferenza.
Atem annuì “ Fammi riabbracciare Yugi, e poi sarò tutto per te “.
Tea fu colta da un impeto di felicità estrema nel sentire finalmente quelle parole e lo baciò di nuovo, si baciarono di nuovo entrambi.
 
Lizzie non ascoltava niente di quello che Joey e Marik si dicevano, il suo sguardo, fin dal primo momento, era puntato di Atem e Tea, in fondo a quel corridoio, che si baciavano e si abbracciavano. Le faceva male il cuore a guardare quella scena, non le era mancato per niente quel quadretto così romantico che le aveva spezzato il cuore la prima volta e che ancora continuava a farglielo sanguinare nonostante ce la mettesse tutta per dimenticarsi il faraone. La verità era che non poteva dimenticarselo, e come poteva essere possibile, stava davanti a lei ogni giorno da quando lo conosceva, si parlavano e si guardavano di continuo e ogni maledetto sforzo di far finta di niente, che tra loro non era accaduto niente, era inutile. Forse Atem c’era passato sopra, vuoi per il suo ormai stabile rapporto con Tea, vuoi per la situazione di Yugi, ora risolta, ma lei non poteva farlo. Il momento più bello della sua giornata era quando non lo aveva davanti agli occhi, anche se poi era lo stesso peggio perché si ritrovava a sentire la sua mancanza. Quanto voleva non essere la testimone oculare di quella scena, quanto voleva non avere gli occhi per guardare, eppure avveniva tutto davanti a lei. Dicevano tutti che bastava solo mettersi i paraocchi e ignorare, peccato che lei non era un’insensibile e apatica ragazza con una sbandata passeggera, lei a lui ci teneva davvero, forse più di quanto gli altri potevano anche solo immaginare. Le cotte passeggere non ti facevano stare male, non ti portavano a odiare la tua migliore amica e a non avere il coraggio di guardare in faccia il suo ragazzo. Le sarebbe tanto piaciuto avere qualcuno cui raccontare quello che stava passando, ma i maschi non erano proprio la migliore delle compagnie e la sua migliore amica era la fidanzata del ragazzo in questione, non poteva andare da lei e dirle che soffriva perché era ancora innamorata del suo fidanzato, sarebbe stato imbarazzante oltre che assurdo. Sua madre non era proprio la persona indicata, aveva troppi impegni per la testa.
Doveva essere contenta, lo sapeva, e soprattutto li doveva ignorare, anche per una questione d’imbarazzo, ma non ce la faceva.
Sentiva gli occhi umidi di lacrime, la gola era secca e roca, tratteneva le lacrime solo perché doveva altrimenti, avrebbe pianto fino a farsi venire il mal di testa.
 
Le immagini erano distorte, appannate e confuse, sentiva voci ovattate e lontane, dei suoni distorti che gli giungevano alle orecchie, accompagnati da fischi fastidiosi che sentiva fin dentro il cervello. Non riusciva a muovere neanche una singola parte del suo corpo, tranne un indefinibile dolore sparso in più punti, di cui non comprendeva la provenienza. Non riusciva a muoversi, né a parlare, non sapeva neanche, dove si trovasse, era tutto distorto e confuso intorno a lui, gli bruciavano anche gli occhi. Tutto ciò che distingueva, erano luci abbaglianti e ombre indistinte.
“ Yugi, riesci a sentirmi? “ il medico passava la luce sugli occhi di Yugi, spalancandogli le palpebre per controllare i riflessi, che sembravano reagire bene anche se con lentezza rispetto al normale. Il medico spense la lampadina e si rivolse alle infermiere “ Facciamogli delle lastre e un prelievo di sangue “.
La testa di Yugi martellava e le sue orecchie fischiavano, le voci che aveva sentito non riusciva a comprendere di chi fossero, a dire il vero non comprendeva neanche in che posto fosse adesso, era stanco e stordito, non seppe che cosa successe dopo, poiché chiuse gli occhi e divenne tutto più buio di quanto già non lo fosse.
 
Erano passati ormai venti muniti abbondanti, Tristan era arrivato al limite della sopportazione. Joey non si era degnato a far sapere niente e come li scemi, erano tutti la sotto ad aspettare una grazia divina che comunicasse che diavolo stava succedendo la sopra “ Basta, mi sono rotto “ si alzò dalla sedia e s’incamminò verso la porta laterale che conduceva alle scale.
Bakura e Duke gli andarono dietro, cercando di fermarlo “ Tristan, aspetta un attimo, io non credo che dovremmo “ Duke non era sicuro che fosse una buona idea, troppe persone in un corridoio non potevano che dare fastidio agli altri pazienti. Non che poi sentissero, visto che era la terapia intensiva, ma comunque c’erano medici e infermieri che lavoravano, probabilmente li avrebbero cacciati a calci nel sedere se li avessero visti tutti ammucchiati davanti alla stanza di Yugi, era sicuramente meglio aspettare.
Ma Tristan non ne volle sapere “ Ah, io ci vado “ si voltò a guardarli entrambi “ Restate pure qui a farvela a dosso “ e salì le scale in fretta, saltandole due a due.
Duke e Bakura sospirarono e seguirono il loro amico su per le scale, sperando di non farsi rimproverare da qualcuno.
Quando giunsero al piano, entrarono nel corridoio, dove Joey parlava con Marik, Seto si faceva i fatti suoi con Mokuba e Tea e Atem se ne stavano per conto loro seduti davanti alla stanza di Yugi, un’atmosfera allegra. Soprattutto a guardare Lizzie, che stava tutta sola in un angolino.
“ Joey “ Bakura si rivolse al ragazzo, che si voltò.
Joey allargò le braccia “ Finalmente, aspettavate i segnali di fumo? “.
Duke lo guardò male “ Veramente, aspettavamo te, che accidenti è successo? “.
“ Yugi si è svegliato, ma aspettiamo di vederlo “ almeno da quello che aveva capito Marik, sembrava che stavano facendo delle analisi di accertamenti a quel povero disgraziato che stava patendo ancora le pene dell’inferno chiuso in quella stanza. Sinceramente faceva pena vedere il più piccolo della compagnia ridotto in quello stato, contando che neanche sapevano come sarebbe stato ridotto una volta sveglio.
Seto gettò uno sguardo al gruppetto che si era riunito e scoppiò a ridere “ Che sorpresa, il gruppo degli sfigati al completo “
Joey si alterò “ Che sorpresa, Mister Spaccone ci ha rivolto la parola “ quanto lo odiava, era meglio quando non si faceva vedere in giro, almeno evitava gli sfottimenti eccessivi e fuori luogo per tutti quanti. Comunque, ancora non gli era chiaro perché Seto fosse rimasto, tanto ormai era tutto finito, poteva anche andarsene via e non rompere le scatole alla gente “ Di un po’, perché sei ancora qui? Non hai un’azienda da gestire? “ a lui non importava niente di Yugi, quindi che andasse anche a quel paese.
Seto si alzò dalla sedia e si parò davanti a Joey, togliendosi di torno Marik con un braccio. Puntò i suoi occhi blu in quelli di Joey “ Siamo in un paese democratico, la gente è libera di fare quello che vuole, o sbaglio?“
Joey scoppiò a ridergli in faccia “ Perché non ammetti che in fondo ci vuoi bene? “ una persona che non sopportava altre persone doveva fregarsene, e invece no, Seto era lì con loro ad aspettare l’esito dei risultati.
 
Marik, Duke e Bakura si allontanarono, lasciando quei due a scannarsi a parole tra di loro e si andarono a sedere accanto a Lizzie, che non li degnò neanche di uno sguardo.
La cosa non sfuggì a Marik, che la guardava con la coda degli occhi “ Stai bene? “ non che gli importasse, ma se aveva quella faccia, era sicuramente colpa di Atem, o almeno di quello che aveva visto fare ad Atem e Tea, perché anche lui si era accorto che quei due si stavano baciando.
Lizzie rispose con un acido “ Benissimo “ in realtà aveva voglia di andarsene ma era lo stesso, per adesso voleva solo stare sola.
A Marik non sfuggì il tono antipatico che aveva di nuovo assunto “ Stamattina eri molto più simpatica “
Lizzie sbottò “ E tu più silenzioso “ detto ciò, si alzò, prese la borsa e andò via. Non aveva più voglia di stare lì, a dire il vero non aveva più voglia di niente, voleva solo andarsene a casa e piangere disperata per il suo sofferente amore non corrisposto.
 
nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo.
non è un granche, lo so, ma è stata una giornata no e visto che in questa settimana non ero proprio in forma è venuta questa cosa, lo so fa schifo ma sopportotate, dal prossimo, prometto che farò meglio:)
ricordo a tutti la storia su wattpad Egypthian Chronicles.
detto questo, buona serata a tutti e Buona Psqua.

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Capitolo 77
*** Chiarimenti ***


Erano passati alcuni giorni da quando Yugi si era risvegliato dal coma, ma secondo la stima del medico, ci voleva circa un mese prima che potesse tornare a casa. Il risveglio era stato traumatico, Yugi era stordito e continuava ad addormentarsi a riprese e Atem non aveva potuto vederlo come neanche il nonno, e anche il resto del gruppo. Per circa un mese, Yugi doveva fare riabilitazione e vari esami, per essere certi che fosse tutto a posto e che il trauma non avesse creato dei danni al sistema nervoso o al resto degli organi, in pratica doveva restare confinato all’ospedale ed erano alcuni giorni che Atem non faceva altro che avere la testa a lui. A scuola non riusciva a concentrarsi durante le lezioni, colpa in parte degli insegnanti che chiedevano di Yugi, e in parte dell’impazienza che lo affliggeva di poter avere il via libera dal nonno, spesso buttato all’ospedale, di poterlo raggiungere anche lui per riabbracciare Yugi. Aveva parecchie cose da dirgli e le sue scuse da fargli, non vedeva l’ora di riabbracciarlo e di riaverlo soprattutto a casa, nel momento in cui aveva visto Yugi in coma aveva compreso una cosa importante di se stesso. Era sempre stato convinto che fosse Yugi quello che aveva bisogno di lui, quando era andato via e lo osservava dall’Aldilà, pensava che Yugi avesse bisogno di lui, che doveva stargli accanto e che non era quello il posto in cui doveva trovarsi, e in parte era così, ma la verità era che chi in realtà aveva bisogno di qualcuno era sempre stato lui. Sì, Yugi stava male, glielo aveva anche confessato, ma in fondo Atem lo sapeva che Yugi era capace di cavarsela anche senza da solo, ma era lui quello che aveva bisogno di Yugi.
Lo aveva cominciato a capire durante il mese in cui lui era in coma, senza di Yugi si era sentito perso e solo, e quando lo aveva visto in quelle condizioni pietose, addormentato e privo di coscienza, aveva capito che se c’era davvero una persona che aveva bisogno di un sostegno emotivo, quella persona era lui, il Faraone Atem. Era un bel niente senza Yugi, suo padre almeno su questo aveva avuto da subito ragione, chi davvero aveva bisogno di un sostegno era sempre stato lui. Yugi era quello che gli riempiva perennemente la giornata, tra una discussione e l’altra, gli stava perennemente appiccicato come una piovra, lo faceva impazzire e gli dava il tormento, lo prendeva comunemente in giro tutte le volte che si parlava dell’antico Egitto, faceva i capricci e a volte gli veniva l’istinto di ucciderlo, ma faceva parte del gioco, della sua vita, di lui.
Prese un profondo respiro e alzò gli occhi dal foglio del compito sull’orologio appeso al muro, sopra il crocefisso di legno, le lancette segnavano le dieci e trenta e Atem sbuffò.
Prima dell’intervallo mancava un quarto d’ora, quindi quarantacinque minuti snervanti prima che quel maledetto compito di greco finisse. Non ne poteva più di stare a tradurre quell’insopportabile versione nel mezzo del silenzio tombale, persino in un cimitero c’era più chiasso, di solito durante i compiti c’era sempre un chiacchiericcio fastidioso che costringeva i professori a sgridare tutti, e invece per quel compito nessuno parlava e gli stava vendendo una crisi di nervi.
Guardò nuovamente il suo compito e gli salì la depressione, non era neanche arrivato a metà della versione e il suo cervello stava saltando. Odiava il greco e il latino, se gli avessero messo davanti ad un foglio con i geroglifici, sarebbe stato molto più contento, almeno quelli se li avrebbe tradotti nel giro di due minuti senza bisogno di un vocabolario, quanto voleva sentire il suo cellulare vibrare dentro la tasca dei pantaloni e trovarci un messaggio di Yugi, anche una stupidaggine, qualsiasi cosa, purché potesse sentirlo, anche se doveva aspettare un bel po’ di tempo prima che fosse possibile. Anzi no, quello che voleva era andare proprio da lui all’ospedale, avrebbe volentieri consegnato il foglio a metà se avesse avuto la possibilità di farsi accordare il permesso e andarsene via da scuola, ma poi avrebbe dovuto completare il compito in un altro giorno, da solo, in un angolino solitario della classe, facendo anche arrabbiare il nonno, che stranamente ci teneva alla sua resa scolastica, neanche fosse Yugi con la sua pagella d’insufficienze accantonata dentro un cassetto.
Non ce la faceva più ad andare avanti in quella maledetta ora di agonia, un compito in classe non gli era mai sembrato così lungo e asfissiante come in quel momento, forse perché la materia non gli piaceva forse perché il pensiero di Yugi lo tormentava ogni giorno e ogni notte, facendolo innervosire, o forse perché davvero non riusciva a stare seduto su quella sedia a concentrarsi, a scrivere su un foglio di carta maledetto e a sfogliare il vocabolario.
Il cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni. Poggiò sopra la mano, per evitare che la vibrazione andasse a far tremare l’intero banco facendosi sentire. Stando attento a non farsi beccare, tirò fuori il cellulare e aprì il messaggio, era il nonno.
Oggi possiamo vedere Yugi, il medico ha detto che è in grado di parlare.
Sorrise e strinse la mano a pugno, esultando in silenzio per la notizia che aspettava ormai da giorni, finalmente avrebbe rivisto Yugi, per la prima e vera volta da quando si era svegliato. Solo che non poteva aspettare fino ad oggi, voleva vederlo subito, magari tra un quarto d’ora spaccato. Digitò frettolosamente un messaggio.
Passa durante l’intervallo, me ne frego delle altre due ore.
Inviò il messaggio in fretta, senza aspettare che il nonno rispondesse, un po’ perché non aveva tempo e un po’, ma soprattutto, perché non voleva discutere con lui, era la notizia che aspettava e che gli aveva messo la carica che gli serviva per affrontare quella dannata versione, solo che non sarebbe stato l’unico ad avere fretta. In silenzio, senza farsi beccare, strappò nella maniera più silenziosa che conosceva, un pezzo di carta dalla brutta copia e ci scrisse frettolosamente sopra. Cercò il banco di Tea con lo sguardo, stava seduta un banco più sotto del suo, a spulciare i suggerimenti che si era copiata nelle righe vuote del vocabolario. Prese bene la mira e, velocemente, lanciò la pallina.
Il pezzettino di carta, appallottolato, atterrò direttamente davanti al foglio di Tea, la ragazza s’innervosì, sicuramente era una qualche richiesta di aiuto di un suo compagno disperato. Roteò gli occhi e lo aprì, senza farsi vedere. Con suo sommo stupore, non era una richiesta di suggerimento, intanto perché quella era l’inconfondibile calligrafia di Atem, e poi perché lì non c’era una richiesta di aiuto ma ben sì un semplice messaggio che diceva:
Vieni con me all’intervallo a fare il permesso di uscita, andiamo a trovare Yugi.
Si voltò a guardare Atem, che la fissava con la coda degli occhi. Gli sorrise e annuì. Certo che ci sarebbe andata, come poteva dirgli di no, doveva un grosso favore a Yugi, quello di aver compiuto il più grande miracolo che si potesse compiere, far ritornare il faraone quello che era prima, insieme al suo stesso risveglio ovviamente.
La professoressa di greco alzò gli occhi e si schiarì la voca “ Garden e Muto, gli occhi sui fogli, grazie “.
I due ragazzi sussultarono e tornarono a guardare i loro compiti.
 
Duke scoppiò a piangere, cadendo in ginocchio davanti ai piedi di Atem, che lo guardava con le braccia incrociate e, un sopracciglio alzato. Il ragazzo cominciò a piagnucolare “ Ti prego, non puoi abbandonarmi così, ho bisogno di te per la fisica “ incrociò le mani davanti alla faccia, in segno di supplica, con gli occhi lucidi, come se fosse un cagnolino supplichevole che voleva il biscottino del momento. Aveva un disperato bisogno di Atem per l’ora successiva, era l’unico che poteva lanciargli i suggerimenti per l’interrogazione maledetta di fisica. Aveva studiato come un cane per una settimana per recuperare quella dannata insufficienza che si era ritrovato sulla pagella, ma più si sforzava e più non ci capiva niente, chi poteva salvarlo da quel calvario era solo il faraone, nessuno conosceva quelle formule così bene come lui, in fondo erano stati loro egizi a inventarla quella dannata materia infernale, non poteva piantarlo così, con che faccia sarebbe tornato a casa se avesse preso un’altra insufficienza.
Atem sbuffò “ Duke, te l’ho detto, devo andare via “ non poteva perdere altro tempo, Tea era già avviata verso l’uscita, il nonno aspettava solo a lui, aveva bisogno di andare da Yugi in quel momento, non di perdere tempo con i suoi amici per suggerirli alle interrogazioni. Duke si sarebbe dovuto arrangiare per quella volta, e poi era anche arrivata l’ora che si sforzasse di ricordarsi le cose a memoria per conto suo invece che rompere a lui. Non poteva esserci sempre, se continuava a suggerirlo per il resto dell’anno, agli esami finali che cosa avrebbe fatto?
Duke gattonò fino ad afferrargli la gamba e stringerla con le braccia, come se fosse il cane di Yugi “ Ti prego, resta a scuola. Farò tutto quello che vuoi, ma salva la mia insufficienza “.
“ Lasciami, Duke “ cercò di svicolarsi dalla presa dell’amico, ma non sembrava esserci niente da fare, non voleva lasciarlo andare “ Dai, allontanati, sei peggio di una prova “ dovette mollargli un calcio per costringerlo ad allontanarsi da lui, sotto le risate sfrenate di Bakura, che non poteva trattenersi nel vedere come Duke aveva appena fatto la più inutile supplica della sua vita.
Il ragazzo, tra i pianti disperati, urlò “ Ma che razza di amico sei? Io ho bisogno di te, non puoi mollarmi così, in alto mare“ aveva bisogno di lui e Atem che faceva? Decideva di andare via, di mollarlo a scuola da solo ad affrontare un professore di fisica che in confronto Hitler era un angelo disceso sulla terra, se non avesse superato l’interrogazione con soddisfazione, il prof gli avrebbe mollato un due senza troppi complimenti, rischiando di non recuperarla più per i prossimi due mesi a seguire, il che significava giungere a Maggio con un’insufficienza in fisica che poteva costargli l’ammissione agli esami finali, suo padre lo avrebbe senza dubbio ammazzato con una sfranga di ferro sbattuta più volte sulla sua povera testa “ Ti odio, sappilo“.
Atem roteò gli occhi “ Me ne farò una ragione, adesso devo andare “ e corse via, fuori dalla classe, reggendosi lo zaino con una mano mentre cercava di allontanarsi in fretta dall’aula, prima che Duke gli andasse dietro e lo acchiappasse.
 
Il corridoio era affollato di persone, non che ci fosse chissà quanta gente che affollava il reparto, ma comunque c’era molta più vita rispetto alla terapia intensiva, dove veramente non si sentiva neanche un rumore o un chiacchiericcio. Yugi era stato spostato dalla terapia intensiva a una stanza a parte al terzo piano, il nonno aveva deciso di prendere per suo nipote una stanzetta singola, per evitare che la corsia potesse essere non solo stancante ma anche inopportuna per uno come Yugi, soprattutto per gli amici e le situazioni che gli giravano attorno. Il corridoio era sufficientemente pieno di vita, alcuni pazienti camminavano insieme agli infermieri, nelle camerate di tre o quattro pazienti, c’erano i vari parenti che parlavano tra di loro e altre persone fuori dalle camerate.
Atem e Tea camminavano lungo il corridoio, cercando la stanza di Yugi tra quelle presenti, lì c’erano almeno otto camere singole da controllare, l’unica fortuna era che le stanze erano almeno numerate.
Tea era abbastanza tranquilla mentre camminava accanto ad Atem, con la sua mano stretta in quella di lui, non vedeva l’ora di riabbracciare Yugi, di poterlo finalmente vedere sveglio e sorridente, certo, un po’ ammaccato, ma comunque vivo e vigile. Era l’unico del gruppo a non sapere che lei e Atem stavano insieme e già immaginava il colpo che gli sarebbe venuto. A differenza degli altri che invece non avevano fatto neanche un singolo commento di sfottimento o quant’altro, ma che comunque avevano capito immediatamente senza che loro parlassero, Yugi non poteva saperlo, quando loro si erano messi insieme lui era caduto nelle grinfie di Aknadin, ma per fortuna adesso era tutto finito e lei non vedeva l’ora di farsi due risate nel vedere la sua faccia. Guardò Atem e il suo entusiasmo svanì. Atem non sembrava essere allegro, all’improvviso tutta l’impazienza, tutta la grinta che aveva accumulato dal momento dell’uscita da scuola fino al tragitto in macchina, sembrava sparita nel nulla, sembrava che fosse preoccupato per qualcosa. Si fermò al centro del corridoio, costringendo anche lui a fermarsi e a guardarla “ Qualcosa non va?“ si vedeva lontano un chilometro che non era rilassato, era teso, sembrava che avesse quasi paura.
Atem cercò di sorridere “ No, certo che no “ ma lo sguardo scrutatore di Tea lo costrinse a dover cedere prima ancora di poter dire una mezza parola di più. Sospirò, abbassando gli occhi “ L’ultima volta che gli ho parlato, abbiamo litigato “ voleva davvero passarci sopra, ma non era per niente facile come se l’era aspettato, lui e Yugi avevano avuto un’orribile litigata che era conclusa come tutti ormai sapevano, quanto poteva essere contento lui di rivederlo, dopo di quello che aveva passato, dopo quello che si erano detti. E se Aknadin avesse avuto ragione, se davvero lui lo odiava? Infondo gli aveva mollato uno schiaffo in faccia, gli aveva detto delle cattiverie che lo avevano tormentato tutte le notti a seguire, non ci sarebbe stato da stupirsi, contando anche quello che quel folle gli aveva fatto, il modo in cui lo aveva ridotto. Aveva paura, era semplice come risposta dopo di tutto, lui, Atem, il faraone che stava sulle scatole a tutti quanti, per la prima volta aveva paura della persona cui teneva di più, o almeno aveva paura di tutto ciò che poteva dirgli perché sarebbe stato più che meritato.
Tea sorrise “ Atem, non devi… “
Ma lui non la lasciò finire, si allontanò e si poggiò al muro “ Lo so che non ha alcun senso “ il danno era ormai fatto, dopo di tutto, non poteva fare altro che raccogliere i cocci e rimetterli insieme, andare da Yugi e dirgli che gli dispiaceva, era semplice in fondo. Eppure non ci riusciva, aveva desiderato tante volte chiedergli scusa, e adesso che poteva farlo ne aveva paura. Un conto era stato dirglielo mentre era in coma, mentre non sentiva, e un altro era dirglielo di persona, da sveglio. Quanto poteva essere sicuro che lui voleva vederlo, dopo tutto Aknadin era sempre suo zio, il fratello di suo padre, l’uomo più crudele che fosse mai nato sulla faccia della terra e che gli aveva fatto del male fisico e psicologico, quanto poteva essere così contento di vederlo, contando anche che se era finito in quelle condizioni era anche colpa sua, se fosse rimasto a casa anziché uscire con Tea, avrebbe potuto proteggerlo e invece era successo tutto il contrario.
Tea scosse il capo, prima che Atem cominciasse di nuovo a deprimersi come prima, lo afferrò per una mano e lo trascinò dietro di se, grazie al cielo senza alcun genere di proteste. Lo portò davanti alla porta della stanza di Yugi e si voltò a guardarlo “ Busso io tu?“ stavolta quella situazione andava risolta una buona volta, Yugi non era morto grazie a Dio e quindi lui poteva parlargli e chiedergli tutte le scuse che voleva senza doversi più fare le segature mentali, che avevano anche rotto fin troppo le scatole secondo il modesto parere di Tea.
Atem prese un profondo respiro, fece Tea da parte e si avvicinò alla porta, solo uno strato di legno pitturato di bianco separava lui e Yugi, non doveva fare altro che bussare e abbassare quella maniglia, solo due movimenti, nient’altro.
Bene, ci siamo.
Prese un altro respiro e bussò alla porta due volte, poi abbassò la maniglia. La porta si aprì con un leggero movimento, spalancandosi.
La stanza era illuminata da una vetrata dalle tende bianche a fiori colorati, un tavolo di plastica era situato all’angolino del muro con una sedia, vi era un piccolo armadietto di plastica, sul fondo della stanza vi era una porta di colore blu, quella del bagno, e su una mensola di legno era posta una televisione piccolina della Samsung.
Atem guardò Tea, la quale gli annuì e sorrise, incitandolo a entrare nella stanza.
Il faraone deglutì ed entrò, seguito da Tea. Il faraone si sporse appena, oltre il muro e gli venne quasi un tuffo al cuore. Yugi, era sdraiato a faccia su, con gli occhi chiusi e il braccio fuori dalla coperta, dove si mostrava bellamente l’ago del flebo di plastica, infilato dentro la pelle, almeno non aveva una mascherina trasparente sulla bocca e un elettrocardiogramma attaccato al petto con i magneti. Lo guardò per bene prima di dire qualsiasi cosa, era pallido, gli occhi cerchiati di nero e graffi in via di rimarginazione sulle braccia scoperte, sul viso e sulle mani, gli veniva quasi da piangere ma cercò di trattenersi. Si sporse del tutto e con un sorriso a occhi lucidi disse “ Ciao, Yugi “.
Yugi aprì gli occhi, con uno sforzo voltò la testa e i suoi occhi si puntarono su Atem e su Tea, in piedi davanti a lui. Il respiro gli si accelerò, gli occhi furono punti dalle lacrime, diventando lucidi “ Atem… “ fu un filo di voce il suo, poiché non aveva forze neanche per parlare o muoversi.
Il faraone si avvicinò al letto, sedendosi sulle coperte, e gli prese la mano, stringendola tra le sue. Sotto la sua pelle sentiva i solchi delle cicatrici, vecchie e nuove, su tutta la mano di Yugi, ma preferiva notevolmente quella sensazione di ruvidezza che una mano inerme e ghiacciata.
Tea si avvicinò a Yugi e gli diede un bacio sulla guancia “ Ciao, Yugi “.
Il ragazzino sorrise, ma fu uno sforzo il suo “ Ciao… “.
Tea s’inginocchiò, sorridendogli “ Come ti senti?” non aveva un bell’aspetto, il viso era pieno di tagli e graffi sulla via del sanamento, le braccia e le mani erano rovinate da cicatrici e non osava immaginare cosa ci fosse sul resto del suo corpo. Lo aveva visto quando lo avevano ricoverato nei primi giorni, il corpo era coperto da bende che mascheravano cicatrici, tagli, buchi, graffi, ferite, punti di sutura, per non parlare della fasciatura alla testa ormai rimossa. Era scoppiata a piangere la prima volta che lo aveva visto, era un sollievo vederlo adesso sveglio e poterci parlare.
“ Bene… “ la voce gli uscì rauca, tentò di schiarirla ma il risultato fu inutile “ Sto bene… “ per lui parlare era uno sforzo disumano, la gola gli bruciava ma almeno adesso riusciva a dire qualcosa, se pensava che all’inizio non fosse stato capace di fare neanche questo gli veniva un blocco allo stomaco, ma era contento di poter parlare con qualcuno dei suoi amici finalmente. Si era svegliato in una stanza sconosciuta, con delle persone sconosciute, per giorni non aveva avuto altro che visite di medici per controlli e analisi, non ricordava cosa fosse accaduto prima di tutto questo, ma almeno una cosa la sapeva essere reale, il dolore che sentiva sul suo corpo ogni volta che si muoveva, parlava o respirava, e il ricordo atroce di quello che gli aveva fatto Aknadin. Lo tormentava sempre, ogni volta che chiudeva gli occhi, aveva davanti al suo volto folle e le sue risate mentre lui urlava, quei ricordi erano la sua costante compagnia da quando aveva aperto gli occhi, era bello vedere finalmente qualcuno che fosse reale e soprattutto molto più piacevole di tutto quello che gli avevano fatto.
Atem rafforzò la presa sulla mano di Yugi “ Vedrai, presto uscirai da qui “ ne era più che sicuro, Yugi era forte, persino più di lui, si sarebbe rimesso presto in salute e sarebbe tornato a casa con lui e avrebbe ripreso la sua vecchia vita. Ormai il silenzio di quella casa era diventato uguale a quello di un cimitero, insopportabile. Gli mancavano i rumori dei suoi videogiochi preferiti perennemente accesi, ma ancora più insopportabile era il peso che si portava dentro da un mese ormai, quel peso che doveva subito levarsi dalla coscienza “ Yugi, ti devo dire una cosa… io… “ abbassò gli occhi, stringendoli lievemente, non aveva il coraggio di guardarlo in faccia.
Una mano si poggiò sulla gamba di Atem, era quella di Tea, che lo incoraggiava a parlare con un sorriso. La ragazza, comunque capì che forse era meglio se erano solo loro due. Si alzò da terra e poggiò la mano sulla spalla di Atem, stringendola “ Io vi lascio soli “ si allontanò dal letto, aprì la porta e prima di andarsene fece un sorriso ad Atem, strizzandogli l’occhio e poi uscì, chiudendo la porta.
Il tutto non sfuggì a Yugi, che era si stordito ma ci vedeva comunque benissimo, e lo sguardo che si erano lanciati era fin troppo intenso per due amici. Guardò comunque Atem, nonostante gli occhi gli bruciassero e aveva l’istinto di chiuderli.
Il faraone si fece coraggio, strinse la mano di Yugi forte tra le sue e cominciò “ Mi dispiace Yugi, non volevo che finisse così, credimi “ alzò gli occhi su di lui, guardandolo in faccia “ Non volevo darti quello schiaffo, tutto quello che è successo dopo è stata colpa mia, se fossi rimasto a casa con te forse non sarebbe successo. Magari, adesso, mi odi e ti assicuro che ne sono consapevole, ma ti prego, perdonami, io… io…“ gli occhi si riempirono di lacrime, quelle stesse e identiche lacrime che aveva versato giorni fa, quando era andato a trovarlo la prima volta, solo che adesso era sveglio e poteva dirgli qualsiasi cosa, anche la peggiore, e Atem non sapeva se fosse pronto a ricevere le sue accuse e il suo disprezzo, ma sapeva solo che meritava.
Yugi fece uno sforzo per parlare, respirò più volte per cacciare via il senso di nausea e pesantezza che gli schiacciava lo stomaco e gli serrava la gola “ Io… non ti odio… “ prese un altro respiro, avrebbe voluto anche stringergli la mano ma non aveva forza nelle dita “ Mi hai salvato… “ era venuto a prenderlo, a salvarlo, se lo ricordava anche se vagamente, come poteva odiarlo dopo di tutto quello che aveva fatto per lui, gli aveva dato uno schiaffo, avevano litigato, ma gli voleva bene e l’unico desiderio che sperava si realizzasse era che lui lo salvasse e lo aveva fatto, anche se dopo non ricordava niente.
Atem scoppiò a piangere, sentiva il suo cuore finalmente libero da quel dannato peso che lo affliggeva da settimane. Si sbilanciò verso di lui, lo abbracciò, stando attento a non fargli male, finalmente poteva stringerlo, di nuovo “ Ti voglio bene “ glielo sussurrò tra le lacrime, poggiando la testa sulla sua spalla, con il cuore libero dalla paura di essere odiato e dal terrore di non essere perdonato.
Anche Yugi lo abbracciò, lottando contro il bruciore lungo le braccia “ Anch’io ti voglio bene “ lo sussurrò a bassa voce, nel suo orecchio, contro la sua spalla.
“ Avevo paura che morissi “
Il cuore di Yugi si fermò.
Morire.
Quella parola gelò il sangue nelle sue vene e il respiro nel suo petto, morire, aveva paura che lui potesse morire. Improvvisamente Yugi si sentì un mostro, la persona più crudele che potesse esistere e i suoi occhi si velarono di lacrime di vergogna, tristezza, odio verso se stesso e soprattutto verso Atem. Quella parola aveva risvegliato in lui qualcosa che Yugi avrebbe preferito non ricordare, tanto meno affrontare.
Il faraone sentì qualcosa di strano, lo guardò e si accorse che stava piangendo “ Yugi, cosa… “ perché piangeva, che cosa era successo, che cosa aveva detto, che gli avesse fatto male nei movimenti? Non sapeva quanto le ferite di Yugi erano guarite, magari gli aveva toccato qualche taglio e gli aveva causato dolore, lo assalì il panico “ Yugi, che è successo, ti ho fatto male?” guardò il suo corpo, sperando che non ci fossero tagli aperti nelle braccia o che non si fossero aperte ferite cucite.
Yugi scosse la testa “ Non… non sei stato tu… “ singhiozzò in silenzio, poiché ogni scossa scatenava dei terribili dolori al petto.
“ E, allora cosa?“ che stava succedendo, non capiva, Yugi era improvvisamente cambiato, come se qualcosa lo avesse turbato da dentro.
Yugi voltò la testa dall’altro lato, guardando il muro “ Se te lo dicessi, mi odieresti” ciò che si portava dentro, era una cosa che Atem non avrebbe accettato, su questo ne era sicuro, perché non lo avrebbe perdonato ne sopportato.
“ Yugi, così mi fai preoccupare “ perché faceva quel discorso, che cosa voleva dirgli, non capiva il senso, perché doveva odiarlo se glielo avesse detto, che gli nascondeva di così grave da non poterglielo dire, che avesse qualcosa che non andava? Si stava preoccupando, sempre di più. Gli strinse entrambe le mani, stava perdendo la ragione “ Yugi, ti prego parla, perché dovrei odiarti?“ aveva paura, il suo cuore batteva così forte da scoppiare nel petto, il panico si dipinse nella sua espressione facciale.
Yugi prese un profondo respiro e disse solo “ Perché, per un attimo, volevo morire “.
Quelle parole, quelle semplici parole, furono sufficienti a trafiggere in pieno il cuore di Atem, che andò in mille pezzi, come se qualcosa lo avesse colpito in pieno distruggendolo.
 
Lizzie era seduta nel salotto di casa sua, con un quaderno davanti e l’istitutrice che spiegava letteratura americana, ma lei non la stava ascoltando. Guardava fuori dalla finestra, con le mani sulla faccia, un punto non preciso del vuoto, con la testa sempre e comunque ad Atem e Tea, soprattutto ad Atem. Ancora la tormentava la scena di loro due che si baciavano e abbracciavano, dai loro sguardi trapelava tutto l’affetto, l’amore che provavano l’uno per l’altro, era più che evidente che quei due erano innamorati persi, che probabilmente lo erano sempre stati e che l’unica ad essersi fatta delle illusioni era stata solo lei, Atem non l’aveva e forse non l’avrebbe mai amata già in partenza, la sua era stata solo un’illusione, anche il bacio che si erano dato lo era stato. La confusione che Atem aveva nella testa e soprattutto nel cuore aveva contagiato anche lei al punto da ignorare i chiari segnali che avrebbe dovuto calcolare da subito, cioè che Atem era innamorato di Tea nel suo inconscio e che i suoi sentimenti erano camuffati dall’amicizia. Ma in fondo che cosa doveva aspettarsi? Che due persone che si conoscevano da una vita, da anni, che avevano affrontato più di quanto lei avrebbe immaginato, e che si guardavano come se si venerassero a vicenda, potevano essere solo semplici amici? A volte succedeva, ma quante erano le probabilità che nessuno dei due finisse con l’innamorarsi? Purtroppo, lei in quella storia, aveva svolto il ruolo dello stimolo sentimentale, se non fosse stata lei a dare l’input ad Atem di decidersi una buona volta a capire quali fossero i suoi sentimenti, un po’ per disperazione e un po’ perché sperava di avere una chance, niente di tutto questo sarebbe mei successo, sia nella parte positiva sia in quella negativa, anzi, forse più negativa. Ma quello che davvero le faceva male, era che non riusciva a passarci sopra, Atem stava sempre lì, davanti a lei, si sforzava di guardarlo come un amico, di ignorare la sofferenza, e quando credeva di riuscirci, ecco lì che Atem e Tea si sbaciucchiavano e si abbracciavano. Ora che era tutto finito, Atem aveva ritrovato la voglia di vivere e lui e Tea stavano appiccicati ventiquattro ore su ventiquattro, a fare quello che facevano tutti i fidanzati, e tra una battuta e l’altra, lei aveva già subito il primo assaggio di quanto dolorosa fosse la sua storia, altro che superare la sua delusione, neanche con una seduta da uno psichiatra avrebbe dimenticato Atem, quindi Marik e le sue perle di saggezza navigate potevano anche andare a quel paese immediatamente.
L’istitutrice guardò Lizzie con uno sguardo di rimprovero “ Elizabeth, mi stai ascoltando?“
La ragazza si riprese e la guardò smarrita “ Cosa?” la donna puntò le mani sui fianchi e Lizzie, sbuffando, disse solo “ Scusi signorina “ in quel momento, l’ultima cosa che le passava per la testa era di ascoltare una noiosa lezione di letteratura dalla sua istitutrice, avrebbe tanto voluto uscire e farsi una passeggiata invece.
La donna sbuffò “ Elizabeth, concentrati, io vengo pagata per istruirti, fai almeno uno sforzo “
Lizzie annuì “ Sì, mi scusi “ non aveva testa per farlo, stava decisamente troppo male per poter studiare, ma che poteva fare se non rassegnarsi.
 
Bakura aprì lo sportello posteriore della macchina gettandoci dentro lo zaino, e poi salì sul sedile anteriore “ Ciao, Marik “.
“ Ciao “ entrambi si schiacciarono il cinque e poi Marik mise in moto la macchina “ Com’è andato il compito? “ Bakura gli aveva rotto le scatole una settimana per la storia del compito di latino, si era dovuto sopportare le sue crisi isteriche sia al telefono, tramite i messaggi, sia di persona poiché quando andava a casa sua era sempre disperato, e sul punto di piangere. Aveva perso il conto di tutte le volte che gli aveva detto, in preda alla disperazione Non ce la posso fare. Se adesso gli diceva che il compito era andato male, come minimo lo avrebbe scaraventato fuori dalla macchina e lo avrebbe investito.
Bakura fece un sorriso larghissimo “ è andato alla grande, ora mi sento molto meglio “ era entusiasta, finalmente un compito di latino che gli andava benissimo e senza l’utilizzo dei fogliettini. Aveva scarabocchiato tutto il dizionario con centinaia di declinazioni, formule attive, passive, verbi, traduzioni e significati vari che aveva prima imparato a memoria e poi trascritto. Aveva persino costretto Marik ad aiutarlo a ripassare quasi tutti i giorni nel disperato tentativo di farseli entrare in testa e per fortuna c’era riuscito, la traduzione filava liscia come l’olio e quadrava in tutti i punti, sicuramente un bel voto lo avrebbe preso, come minimo una bella A se l’era meritata.
“ Finalmente, non ci ho dormito la notte per il tuo compito “ non era vero, in realtà se ne stava fregando, ma poiché lui lo aveva fatto impazzire almeno i suoi sforzi di non aprirgli il cervello con una chiave inglese erano serviti a qualcosa.
Bakura inarcò un sopracciglio “ Veramente?“
“ Mi hai fatto uscire pazzo per aiutarti, sembrava che il compito dovevo farlo io “ gli aveva messo l’ansia fino la sera prima, quando fino a mezzanotte, lo aveva costretto a chattare con lui su Whatsapp, dandogli il tormento. Era stato tentato più volte di mandarlo a quel paese e mettersi a dormire, ma purtroppo la coscienza gli diceva di tenere duro e di sopportarlo, per fortuna che poi aveva capito che era magari il momento di mettersi a dormire e di non rompere più l’anima alla gente prima che il compito fosse finito.
Bakura scoppiò a ridere “ Sei il mio migliore amico anche per questo, no?“
Marik lo guardò con la coda degli occhi “ In effetti, mi chiedo ancora come sia stato possibile che mi sia ritrovato a sopportarti “ subito dopo la battaglia cerimoniale di Yugi e del faraone, era rimasto in contatto con tutti, c’era chi lo chiamava di più e chi di meno, e tra quelli che lo chiamavano di più c’era soprattutto Bakura. Non credeva che rispondergli a tre o quattro messaggi e fare qualche videochiamata sporadica gli avrebbe fatto attaccare addosso a un Bakura simile a una piovra. Non se lo era più scollato di dosso, non che gli dispiacesse, ma sapeva essere abbastanza soffocante quando si metteva a fare la lagna per tre ore di fila. Si era sopportato le sue crisi di nervi, le sue risate isteriche, le sue cavolate, poi gli aveva raccontato della sua magnifica esperienza con quella strega e magicamente si era ritrovato a essere considerato il migliore amico di Bakura. Contando anche che se l’era dovuto ospitare in casa per due settimane circa un mesetto dopo la battaglia, lo stava facendo uscire pazzo per la chiacchera continua che aveva.
Bakura storse il naso “ Lo sai come siamo diventati amici “ poi incrociò le braccia sul petto “ E non dire che non eri contento quando sono venuto a trovarti al Cairo “ anche lui aveva sopportato due o tre sfoghi mica da riderci di Marik, soprattutto per quel bel discorso sulla sua ex, o qualunque cosa fosse stata quella lì, che lo aveva fatto letteralmente uscire pazzo e non nel modo più carino possibile, poiché a certe cose ci aveva anche assistito di persona quando era andato a trovarlo. Aveva conosciuto tutta la cricca di amici, se così si potevano definire, che si era fatto al Cairo e non erano proprio tutta quella grande simpatia, fortunatamente aveva poi deciso di venire a Domino con tutti i pro e i contro.
Marik sospirò “ Sì, si va bene, hai ragione tu “ non gli andava di litigare con Bakura, aveva più sonno che voglia di vivere, ma poiché aveva promesso a Bakura di mangiare a casa sua, tanto valeva non cominciare a perdere la testa.
Un clacson suonò dietro di loro, accompagnato da due lampeggi degli abbaglianti e la macchina azzurra di Duke si accostò a quella di Marik, che mise freccia e si spostò più a destra, abbassando il finestrino. Tristan fece altrettanto e si sporse “ Ehi, ragazzi, andiamo a trovare Yugi?”
Marik non era tanto sicuro di farlo “ Ma sei sicuro che possiamo andarci?” a giudicare da come stava messo, l’ultima volta il medico aveva detto che non era possibile se non prima di alcuni giorni per fargli tutti i controlli, c’era il rischio di farsi cacciare dalla stanza se non potevano andare a trovarlo.
“ Come no, Tea e Atem sono usciti prima proprio per questo “
Marik assottigliò gli occhi e si voltò a guardare Bakura “ E tu non mi hai detto niente?” avevano passato gli ultimi quindici minuti a parlare delle cavolate più assolute quando invece c’era davvero qualcosa di parecchio più importante da comunicare, certe volte voleva veramente ucciderlo.
Bakura arrossì “ L’ho dimenticato scusa “.
Marik ringhiò e scosse la testa, cercando di trattenersi dall’ucciderlo. Si voltò verso gli altri e disse “ Andiamoci dai “ poi tornò a guardare Bakura “ Prima che uccida qualcuno “ Bakura fece un mezzo risolino a metà tra la vergogna e il panico e Marik rimise nuovamente in moto la macchina seguendo Duke lungo la strada.
 
Aveva sentito bene quanto aveva detto sua madre, poteva andare con lei e suo padre.
Niente più nemici, problemi o sogni incomprensibili, solo loro e basta, di nuovo insieme come Yugi aveva sempre sognato fare. Quante volte aveva voluto che accadesse, quante volte si era immaginato una vita insieme ai suoi genitori, voleva stare con loro, solo questo “ Tu credi, che io possa venire? Non è una bugia, giusto?”
Helen scosse la testa e gli sorrise “ No, tesoro mio, è vero, se è ciò che vuoi… “
“ Accetto “ non gli importava nient’altro, di niente o di nessuno, perché doveva vivere una vita infernale fatta di pericoli e di follia, non era quello che aveva voluto quando aveva ripristinato il puzzle la prima volta. Aveva chiesto di avere un amico, non di mettere la sua vita in pericolo tutte le volte, non era così che si era aspettato che fosse il suo futuro, tutti gli avevano ripetuto che era la sua eredità come reincarnazione di Atem, ma a lui non importava niente, non era la sua vita, non era il destino che voleva, il suo sogno era un altro. Era stanco di combattere per qualcosa che non gli aveva portato altro che dolore e lacrime, che fosse Atem a combattere.
Helen gli accarezzò la guancia “ Sei davvero sicuro? Non si tornerà più indietro una volta varcata la soglia “ doveva essere sicuro della sua scelta, venire con lei significava dire addio a tutta la sua vita e le persone che voleva bene.
Yugi annuì “ Sì, Mamma “ basta, non ce la faceva più, voleva essere libero.
La donna annuì e si alzò dalla scala “ Molto bene, allora “ gli tese la mano, che Yugi prese “ Se sei deciso, allora andiamo”.
Yugi annuì e insieme con lei, si diressero verso la porta d’ingresso. La luce brillava come se fosse il sole stesso, una sensazione di calore pervase il corpo di Yugi, che percepì una sensazione di pace e di beatitudine, in pratica sentiva come se si trovasse in pace. Adesso capiva cosa aveva provato Atem quando si era ritrovato davanti alla porta del regno degli spiriti, perché non si era voltato a guardarli mentre se ne stava andando, doveva aver provato le sue stesse sensazioni.
La luce bianca avvolgeva tutto l’ingresso, era lì, davanti a lui, pronta per essere varcata da lui.
Niente più sogni strani, niente più pericoli imminenti, niente più dolore o sofferenza, niente più Aknadin. Mai più, solo libertà.
Helen sorrideva mentre guardava la luce bianca davanti a lei e Yugi “ Tuo padre non vede l’ora di riabbracciarti, sai?“ lo guardò negli occhi “ Saremo di nuovo tutti insieme, c’è anche tua nonna ad aspettarti “.
Yugi alzò gli occhi su di lei, sbalordito “ La nonna mi aspetta? Anche lei?”.
La donna annuì “ Sì, sarà contenta di vederti. Vedrai, una volta che attraverseremo quella luce, non dovrai più preoccuparti di niente, neanche di un singolo problema “ prese un bel respiro “ Forse non dovrei dirlo, ma il lato positivo della morte è questo, non devi più affrontare le difficoltà della vita“
Yugi sbarrò gli occhi, guardò prima il varco di luce e poi un punto non preciso del pavimento. Non si dovranno più affrontare le difficoltà della vita, il bello della morte era questo, non dover più lottare per avere qualcosa quindi, essere libero del tutto. Perché c’era qualcosa che gli stonava molto in quel discorso “ Ma detto così, sembra quasi come scappare “.
Helen rise “ No, tesoro, non è scappare, è più una consapevolezza “ gli strinse la mano “ Forza, andiamo adesso “.
Yugi camminava insieme a sua madre, osservava la luce che si faceva sempre più vicina e più luminosa.
La morte era una consapevolezza, quindi voleva dire che si era consapevoli di non dover più lottare per qualcosa o affrontare dei pericoli, significava questo in sostanza e … era sbagliato. Si fermò immediatamente “ No, aspetta, non posso“.
Helen lo guardò sbalordita “ Ma, Yugi… “
Lui scosse la testa più volte “ No, non è questo ciò che voglio io, non è così che intendevo, io non voglio scappare “ no, era sbagliato quel che stava facendo, non era scappando che si risolvevano i problemi, lui voleva la libertà ma non la fuga. Non era questo che gli aveva insegnato Atem, in tutti quegli anni passati insieme, il faraone gli aveva fatto capire che scappare era la cosa più stupida e codarda che esistesse, se era questa la libertà di cui parlava sua madre, allora era sbagliato “ Per tutto il tempo che sono stato accanto al faraone, lui mi ha insegnato che scappare non porta mai da nessuna parte, durante i suoi scontri, aveva avuto più di una possibilità per mollare tutto e andarsene, ma non l’ha mai fatto, è rimasto a combattere e alla fine ha avuto la libertà per come la meritava, non perché si è arreso” era questa la verità, Atem non si era mai tirato indietro e non voleva farlo neanche lui.
“ Ma, Yugi, cosa dici?”
Yugi lasciò la presa della mano di sua madre, strinse i pugni guardandola con determinazione “ Quando ho detto che volevo essere libero, non intendevo scappare. Io credevo, che la morte, per come la intendevi tu, fosse la libertà e la pace, ma adesso capisco che non lo è, se io me ne vado sarò solo un codardo “ abbassò gli occhi a terra, Atem gli aveva dimostrato che quando le avversità si facevano sempre più pressanti, bisognava sempre affrontarle a testa alta, senza scappare mai. Sì, era vero, gli mancavano i suoi genitori e voleva stare con loro, e voleva anche la libertà da tutto quello che lo schiacciava da anni, ma se lo faceva, voleva dire che scappava via e lui voleva che Atem fosse orgoglioso di lui non che lo odiasse. Gli tornò in mente anche la promessa che si erano fatti, di vincere Aknadin e poi di smetterla di combattere per sempre. Era bello stare con sua madre e voleva vedere suo padre e sua nonna, ma non in quel modo, non così.
Helen s’inginocchiò dinanzi a lui, posando le mani sulle sue spalle “ Sei sicuro che è questo ciò che vuoi? Devi dirlo adesso”.
Yugi annuì, ormai non aveva più alcun dubbio, forse avrebbe sofferto ancora, forse sarebbe stato costretto a patire le pene dell’inferno, ma non voleva scappare via, non voleva essere un codardo, e non voleva perdere ciò per cui aveva e stava lottando. La libertà non era la fuga nella morte, ma la lotta per la vita, la sua vita, quella che odiava, quella che lo tormentava, quella che gli apparteneva.
Helen sospirò, gli diede un bacio sulla fronte, poi si alzò e lo abbracciò “ Ti voglio bene, Yugi “.
Yugi la guardò “ Mi resterete tutti accanto, vero?”
La donna sorrise “ Sempre “ gli diede un ultimo sguardo e poi s’incamminò verso la luce, oltrepassandola.
 
Yugi non aveva il coraggio di guardarlo in faccia dopo un simile racconto, poteva ben capire se adesso lo avrebbe odiato per questo. Aveva erroneamente creduto che morire risolvesse tutti i suoi problemi, e invece stava per commettere il più grosso errore della sua vita in quei pochi minuti in cui la sua testa aveva formulato la possibilità di fregarsene per una volta e andarsene via, ma invece quello che si era messo in testa era soltanto una fuga bella e buona, non si sarebbe stupito se adesso gli avrebbe urlato contro, infondo ne aveva tutti i diritti di farlo, aveva rischiato di mandare all’aria tutto quello che Atem gli aveva insegnato in quei tre anni passati insieme, lui si odierebbe se potesse “ Lo so che mi odi “
Atem era a dir poco sconvolto da quella confessione, non avrebbe mai immaginato che Yugi arrivasse al punto da voler fare una cosa simile, aveva detto più volte che odiava la sua vita e ciò che facevano, ma non aveva idea che detestava così tanto la sua esistenza da volerla fare finita in questo modo. Lo guardava con gli occhi sbarrati, certo, era incredulo e sconcertato, sì, ma non lo odiava, non poteva farlo “ No, Yugi, io non ti odio “ non lo odiava, ma certamente non poteva che essere terrorizzato all’idea che la sua paura più grande era davvero sul punto di realizzarsi e la cosa che più lo traumatizzava era che era impossibile non credergli perché lui sapeva cosa ci stava dietro quella luce, l’aveva varcata di persona e sapeva bene come ci si sentiva a contatto con quel portale. Non esisteva altro che la pace eterna e la liberazione da tutto quello che ci stava dietro, l’aveva provato sulla sua pelle e se n’era pentito subito dopo esserci passato oltre, era contento che Yugi si fosse tirato indietro.
Yugi, con uno sforzo, posò la sua mano su quella di Atem, non poteva stringerla ma si limitò a toccarla “ Ti prego, non dire niente a nessuno di questo, promettimelo “ non doveva uscire fuori da quella stanza ciò che aveva fatto o visto, nessuno gli avrebbe creduto o se lo avrebbero fatto, gli avrebbero urlato contro o sarebbero scoppiati a piangere, doveva restare tra di loro, aveva bisogno che Atem mantenesse quel segreto, anche con il nonno, soprattutto con lui “ Ti prego, promettimelo “.
Atem esitò per qualche istante, poi gli strinse la mano e annuì “ Te lo giuro, sarà il nostro segreto “ non lo avrebbe detto a nessuno, era ovvio, non tradirebbe mai la fiducia di Yugi su una cosa così delicata, il che rendeva quel segreto ancora più pesante perché adesso aveva il bisogno di andarsi a bere qualcosa di forte pur di potersi riprendere dallo shock improvviso che quella confessione gli aveva scatenato.
Yugi sorrise, ma non era l’unica cosa che doveva dirgli, ne aveva una molto più importante che doveva dirgli fin dall’inizio “ Atem, c’è un’altra cosa che devo dirti “.
Atem strinse gli occhi e respirò profondamente “ è una cosa… sopportabile?” l’aveva capito, Yugi era in vena di fare le confessioni scottanti, prima la sua decisione di morire e adesso chissà che altro era di così sconvolgente.
Yugi non si scompose, purtroppo non era in vena di poter fare dell’umorismo o qualche battuta, ciò che doveva dirgli riguardava i suoi sogni e le sue visioni. Avrebbe dovuto farlo fin dall’inizio, ma non ne aveva mai avuto la forza e soprattutto l’intelligenza, era troppo occupato a comportarsi da bambino capriccioso e a scappare da Aknadin piuttosto che prendere una sana decisione e confessare tutto, ma non voleva più perdere tempo, Atem doveva saperlo, lui era l’unico che poteva aiutarlo “ Avresti dovuto saperlo molto prima” prese un respiro, la sua faccia si contorse in un’espressione di dolore, ma lottò contro di esso pur di confessare “ è da un po’ di tempo che faccio… “.
La porta si spalancò di botto e un coretto allegro che racchiudeva le voci di Duke, Tristan e Bakura, esclamò, sporgendosi oltre il muro “ SORPRESA “.
Atem sobbalzò, spaventandosi a morte, mentre Yugi si pietrificò e poi strinse gli occhi, emettendo un lieve lamento.
Che tempismo…
Si voltò a guardarli tutti e tre e sorrise “ Ciao, ragazzi “ non li odiava e non urlava contro di loro solo perché era talmente stanco da non riuscirci.
Entrarono tutti e tre nella stanza, seguiti da Marik e Tea. Ovviamente, a differenza degli altri tre, Tristan non riusciva a stare tranquillo né allegro, gli occhi gli andarono direttamente su Atem, seduto sul letto accanto a Yugi. Un conto era stare a scuola senza parlarsi, ma dentro una stanza piccola insieme a Yugi era difficile ignorarlo, dopo tutto lui non sapeva cos’era successo tra loro, avrebbe fatto tremila domande se avesse visto che non si parlavano e un po’ Tristan era agitato.
Atem si alzò dal letto “ Vado un attimo fuori “ aveva bisogno di riprendersi un po’, non ce la faceva dopo quello che gli aveva detto Yugi a stare lì dentro, anche se non era il tipo, gli ci voleva veramente qualcosa che potesse fargli passare lo shock. Superò tutti e uscì fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e tirando un bel respiro.
Ma non fu l’unico a uscire dalla stanza, Tristan gli andò dietro, senza dire neanche una parola, aveva bisogno di chiarire con lui una buona volta, non poteva tornare lì dentro se prima non risolveva con il faraone “ Atem, aspetta “ si voltò a guardarlo, sembrava sorpreso, ma Tristan non si lasciò prendere dal panico, doveva chiarire con lui una volta per tutte. Gli si avvicinò e prima che Atem dicesse qualcosa, qualunque cosa, parlò lui “ Atem, io… volevo chiederti scusa per tutto quello che è successo. Mi dispiace per le cose che ti ho detto, non le meritavi e credimi, sono mortificato a morte per questo “.
“ Tristan… “
Ma lui scosse la testa, continuando a parlare “ La verità è che ero arrabbiato per la partenza di Joey, me la sono presa con te come sfogo e ho fatto un gran casino “.
Atem riprovò “ Tristan… “
Ma lui non volle sentire ragione, continuò il suo discorso “ Ti prego, perdonami, lo so che ho fatto un gran disastro ma… “.
“ TRISTAN “ alzò la voce di qualche tacca, giusto quanto serviva per non mettersi a buttare voci nel mezzo del corridoio. Quando ebbe la sua attenzione, gli poggiò le mani sulle spalle e gli sorrise “ Ehi, rilassati, va tutto bene, non ce l’ho con te “ fu lui anzi quello mortificato, a mente lucida si era reso conto di aver fatto lui dei gran casini con i suoi amici “ Anzi, se c’è qualcuno che deve scusarsi, quello sono io. Non sono stato proprio il migliore amico del mese “.
Tristan scosse la testa “ No, tu non hai fatto niente, sono stato io quello che si è comportato da idiota. Ti ho dato un pugno e ti ho urlato cose terribili, non ci sono scusanti “ se n’era pentito giorno e notte di quanto aveva fatto al faraone, nessuno poteva comprendere bene quale fosse il vero dramma esistenziale di Atem, in fondo aveva visto con i suoi occhi quali terribili ricordi stavano nella sua mente, certe volte si domandava come faceva a non impazzire quando ricordava quelle cose. Aveva perso una famiglia e un intero regno, centinaia di morti, tra cui le persone che conosceva e cui voleva bene, dirgli quelle cose era stato veramente troppo persino per lui stesso che le aveva pronunciate, ma era stato così arrabbiato che non aveva avuto il coraggio di chiedergli scusa, e l’unica volta in cui l’aveva fatta, era stato Atem a non parlargli.
“ Ehi, sta tranquillo “ gli sorrise e gli poggiò la mano sulla spalla.
Gli occhi di Tristan s’illuminarono “ Quindi, mi perdoni?” Atem annuì e Tristan lo afferrò, abbracciandolo “ Grazie, grazie, grazie, non sai quanto sono contento di essermi tolto questo peso “ lo strinse forte, più forte che poteva per la felicità di essersi finalmente liberato dal più grosso peso che gli affliggeva la coscienza.
Atem gli batté le mani sulla schiena e non di certo per consolarlo, Tristan era più alto di lui e aveva molta più forza, che adesso lo stava soffocando “ Tristan… mi stai asfissiando, lasciami “ non lo aveva ucciso Aknadin, ma sembrava che lo volesse uccidere proprio uno dei suoi amici.
Il ragazzo lo lasciò, rendendosi conto che aveva quasi rischiato di ammazzare il suo amico due secondi dopo averci fatto pace “ Scusa, non volevo” poi scoppiò a ridere “ Almeno non ti ho dato un pugno “.
Tutti e due si guardarono e poi scoppiarono a ridere, di nuovo come amici.

nota dell'autrice
salve a tutti con qusto nuovo capitolo.
Allora, eccovi un bel capitolo dove finalmente il titolo è azzeccatissimo e spero che vi piacia.
commentate, commentate, commentate e ricordate che su wattpad c'è la mia seconda storia, Egyptian Chronicles, mettetemi, tante stelline, diventate mie followers, lasciatemi tanti commenti perchè li aspetto e ci tengo, non siate timidi XD

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Capitolo 78
*** Confessione ***


L’ospedale era immerso nel silenzio della notte, non c’erano rumori che disturbavano la tranquillità e la quiete del luogo, gli unici rumori appena percettivi erano i passi degli infermieri e dei medici che eseguivano i loro turni della notte. La stanza di Yugi era immersa nel buio appena rischiarato dalla luce della luna che filtrava dalla finestra chiusa, che illuminava l’interno e il volto di Yugi, imperlato di sudore e contorto in una smorfia di dolore che gli affannava il respiro per via della sua costante agitazione fuori controllo.
 
I polsi erano incatenati all’altare, stava disteso su una lastra di pietra a faccia su, sentiva la ruvidezza della superficie contro la sua schiena. Si dimenava, cercava di muoversi e di svincolarsi dalle catene, ma ogni movimento era inutile, un’oscurità opprimente e soffocante, che si trovava solo nel Regno delle Ombre.
Dei passi intorno a lui riecheggiavano nell’ambiente oscuro, e poi, davanti ai suoi occhi, si presentò Aknadin, con i suoi piccoli occhi ametista luccicanti di crudeltà e un sorrisetto sadico sulla faccia.
Il cuore di Yugi si fermò alla vista del sacerdote, il suo voltò sbiancò e i suoi occhi si dilatarono.
Il sacerdote passò la mano sulla sua fronte e Yugi strinse gli occhi “ Ciao, piccolino, vuoi dirmi dove si trova il Sigillo?“
Yugi voltò la testa dall’altra parte, tremando, ma il sacerdote la voltò verso di lui, e lo costrinse a guardare il coltello davanti ai suoi occhi.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, poi la superficie su cui era sdraiato svanì, Yugi si sentì cadere nel vuoto, il vento alle sue spalle gli impediva di poter aprire gli occhi o di urlare, poiché la sua gola era serrata.
Poi la caduta si arrestò lentamente e si poggiò delicatamente su qualcosa, una superficie invisibile poiché non vedeva niente.
Una risata spaventosa risuonò nelle sue orecchie, due occhi spettrali e rossi sbucarono nel mezzo del buio “ Ciao, ragazzino “.
 
Yugi aprì gli occhi di scatto, il soffitto della sua stanza si mostrò ai suoi occhi sbarrati e terrorizzati, si sollevò a mezzo letto e si guardò intorno, era nella sua stanza d’ospedale, ed era solo.
Ricevette degli scossoni violenti alla schiena, costringendolo a stringere gli occhi, dai quali sgorgarono piccole lacrime. Iniziò a piangere, singhiozzando in silenzio, le lacrime bagnarono il lenzuolo e il suo pigiama.
Ma per quanto ancora doveva andare avanti così, per quanto doveva rivivere in sogno i terribili attimi che aveva passato tra le mani di Aknadin, sopportare tutto il male che gli aveva fatto e che ancora gli faceva nel ricordare le frustate e i tagli che gli aveva inferto, le suppliche che aveva invocato e le lacrime che aveva versato. Ogni volta che chiudeva gli occhi, riviveva di nuovo quei giorni infernali, e quando il ricordo dei sogni sbiadiva, bastava solo guardare i segni sul suo corpo per ricordarseli vividamente. Gli era ancora sconosciuto il motivo del perché lo aveva rapito, aveva compreso che non era per vendetta nei confronti di Atem ma per una cosa chiamata Sigillo, per il quale lo aveva quasi ucciso. Quando si svegliava da quei maledetti incubi, rimpiangeva la scelta di essere rimasto in vita, forse sarebbe stato meglio morire, ma poi gli tornava in mente il faraone, la loro promessa, e si sentiva uno stupido a pensare a simili cose, in fondo l’aveva detto lui stesso, la morte era una fuga e solo i codardi scappavano, ma lui non voleva vivere così, con il ricordo mentale e fisico su quello che gli era stato fatto, non aveva neanche il coraggio di guardarsi le braccia per non vedere le cicatrici, solo sentirne la ruvidezza sotto le dita gli faceva venire il ribrezzo e gli gelava il sangue, cicatrici che portava anche sulle mani, lungo i palmi, quei segni in rilievo che si era procurato al cimitero.
Si strinse le braccia con le mani, per poi passare le dita tra i suoi capelli e stringergli, voleva che quell’incubo finisse presto, voleva che ogni cosa finisse.
 
La macchina parcheggiò nel posteggio e il nonno e il faraone scesero dalla vettura, ovviamente Atem non aspettò che l’uomo finisse di chiudere la macchina poiché si avviò a passo svelto dentro la struttura, ignorando i suoi richiami. Era tutta la mattina che aspettava i suoi comodi, aveva dovuto chiamarlo per ben tre volte per buttarlo giù dal letto, si era fatto la doccia, vestito e sistemato nel giro di dieci minuti e il nonno ancora doveva alzarsi, aveva fatto colazione e dato da mangiare ad Anakin nel giro di quindici minuti e il nonno doveva ancora cominciare a lavarsi, così se l’era presa comoda per tutta la mattinata, dandogli persino dello schizofrenico, ma se quell’aggettivo era il prezzo da pagare per andare da Yugi, allora andava bene essere chiamato così. Aspettava quel dannato momento da tutta la settimana, tra verifiche e interrogazioni non era potuto andarci e finalmente che era Domenica non voleva sentire altre scuse idiote, voleva passare tutto il giorno con lui, anche se significava mangiarsi un panino al volo e stare fermo in macchina ad aspettare gli orari delle visite, ora che era finalmente sveglio non voleva più stargli lontano, aveva fin troppe cose da farsi perdonare e un bel regalo da dargli, ovvero quello di Natale.
Doveva essere il suo regalo di rappacificamento, ma tutto quello che era successo non aveva permesso la consegna come lui si era aspettato.
Entrò dentro l’edificio, a passo svelto si avviò all’ascensore e schiacciò il pulsante lasciando che le porte si chiudessero proprio davanti agli occhi del nonno, che era appena entrato nella sala principale, forse era crudele lasciare che un anziano facesse le scale, ma non voleva aspettare i suoi comodi, quel vecchietto diceva sempre che era Yugi a essere sempre in ritardo, il che era vero ma Atem aveva costatato una cosa, e cioè che nonno e nipote erano in sostanza gli stessi di carattere.
L’ascensore si fermò al piano e le porte si aprirono, Atem camminò lungo il corridoio fino a giungere alla porta della stanza, bussò ed entrò con un bel sorriso “ Ehi, Yugi… “ ma il suo entusiasmo si affievolì quando guardò il ragazzino, stava dormendo, profondamente anche. Si avvicinò silenziosamente al letto, togliendosi il giubbotto e poggiandolo sulla sedia, poi s’inginocchiò accanto al letto. Lo guardò, era girato appena sul fianco, con il braccio in cui era infilato il flebo poggiato sulla pancia, respirava profondamente e non si stupiva se non lo avesse sentito entrare, Yugi aveva un sonno pesante, quasi come quello di un ghiro e forse era una cosa positiva, con tutti i farmaci che prendeva ed i controlli di routine, non poteva che dormire, Un po’ gli dispiaceva, si era fatto in quattro per essere puntuale e andare a trovarlo solo per vederlo addormentato, non sapeva se svegliarlo lasciarlo dormire, anche se l’orario era un po’ eccessivo per uno come Yugi, che di solito non dormiva mai oltre le dieci e un quarto quando era in vacanza.
Poggiò la sua mano su quella di yugi e gli diede un bacio sulla fronte e lo sentì muoversi, gli occhi del ragazzino si schiusero e il suo sguardo incrociò quello del faraone “ Scusa, non volevo svegliarti “ aveva fatto davvero un bel disastro, adesso sì che poteva definirsi crudele, aveva interrotto il sonnellino di Yugi.
Con la voce ancora impastata dal sonno, Yugi scosse la testa e sorrise “ Ciao… “ sbadigliò e si stropicciò gli occhi, li aprì del tutto.
Atem si sedette sul letto accanto a lui, permettendogli di sistemarsi meglio e di darsi una mezza sistemata ai capelli mal ridotti” Come stai?“
“ Bene, un po’ scombussolato ma bene “
Atem annuì con un sorriso e poi consegnò a Yugi il pacchetto che gli aveva portato “ Ho una cosa per te “.
Yugi prese il pacchettino regalo dalle mani del faraone e lo squadrò attentamente. Era un regalo rettangolare e spesso, con una singolare carta regalo dai decori natalizi e un fiocchetto azzurro “ è un regalo di Natale ” sicuramente una carta decorativa un po’ fuori stagione per il periodo in cui stavano adesso, le carte decorative che dovevano trovarsi in giro dovevano avere si e no il tema di san valentino e non di natale.
Atem scoppiò a ridere “ In effetti, doveva essere il tuo regalo di Natale “ il nonno gli aveva detto di cambiare l’involucro con una carta regalo un po’ più adatta, ma l’imballaggio che era venuto fuori era stato fatto così bene che non aveva voluto rifarlo di nuovo. Non era bravo a incartare gli oggetti, la sola volta in cui c’era riuscito era appunto per il regalo di Yugi, non voleva che si rovinasse, e poi la carta non era importante.
Yugi spacchettò il regalo e quel che vi trovò sotto lo strato decorativo lo lasciò sbalordito e soprattutto contento “ Non ci credo, è il nuovo Assasin’s Creed “ andava dietro a quel videogioco da mesi, ma la cifra costava un occhio della testa e la sua paghetta settimanale non era arrivata alla stima che necessitava per poter fare l’acquisto, non poteva credere che adesso era in mano sua per davvero. Guardò il faraone, con gli occhi lucidi e un sorriso smagliante sulla faccia, quello era senza dubbio il miglior regalo che potesse fargli “ Grazie, ma come facevi a sapere che lo volevo? “ certe volte si domandava come riusciva ad azzeccare qualsiasi cosa gli passava per la testa, era unico.
Atem fece spallucce “ Intuizione “ non era molto difficile arrivarci, tutte le volte che passavano dal negozio, per andare a scuola, Yugi non aveva fatto altro che guardare quel videogioco come se fosse l’unico in commercio, conoscendo i suoi gusti in fatto di giochi e che aveva una passione sfrenata per tutto quello che era guerra e azione, aveva una sfilza infinita di quei video giochi e non era così difficile immaginare che lo voleva. Aveva svuotato quasi tutto il portafogli, ma ne era valsa la pena solo per la faccia di Yugi. Non c’era idea migliore per fare pace con qualcuno se non regalandogli la cosa che più desiderava, qualcuno lo definiva accattonaggio, ma per lui era solo il modo di poter dare a Yugi un bel regalo per il suo risveglio, lo aveva atteso senza speranza per due mesi.
Yugi era sempre più stupito e senza parole, non si era aspettato un simile regalo da parte di Atem, i suoi occhi divennero lucidi e si mise a ridere mentre delle lacrime scendevano sulle sue guance.
Il faraone sorrise “ Dai, non puoi piangermi per un videogioco “ eccolo lì, il piccolo Yugi che scoppiava a piangere per niente.
Yugi scosse la testa, si sbilanciò verso di lui e lo abbracciò, ricambiato dal faraone “ Sei il fratello migliore del mondo e vorrei davvero che lo fissi “ gli aveva urlato che non erano davvero fratelli, non c’era stata cattiveria più grossa, lui voleva che fossero fratelli, sarebbe stato la persona più felice del mondo se Atem avesse avuto il suo cognome per davvero e fosse stato realmente suo fratello.
Atem lo strinse forte “ Lo vorrei anch’io, credimi “ volere un fratello era sempre stato il suo desiderio, ma nessuno lo aveva mai realizzato. Sua madre era morta quando aveva quattro anni, suo padre otto anni dopo, alla fine si era ritrovato solo tra le mura del palazzo e non c’era agonia peggiore.
Yugi poggiò la testa sulla spalla di Atem e lentamente il respiro si regolò, lasciando spazio nella sua testa a un piccolo pensiero, che lo fece ridere “ Se noi due fossimo davvero fratelli, poi Tea sarebbe mia cognata “
Atem si separò da lui e lo guardò con gli occhi sbarrati e un velo di rossore sulle guance “ Co… cosa? “ come faceva lui a sapere che stava con Tea, ancora non glielo aveva detto nessuno eppure con quella frase…
Yugi scoppiò a ridere, asciugandosi gli occhi con la mano “ Guarda che l’ho capito, sai? L’altra volta. E poi me l’ha detto il nonno “ era contento, dopo anni passati in agonia, finalmente il desiderio di Tea si era realizzato, ed era anche l’ora. Aveva capito da subito che Atem a modo suo le andava dietro, forse non quando erano un solo corpo, ma con il passare dei mesi aveva notato qualche cosa di diverso nei modi e nei confronti di Atem verso Tea, ed era contento di sapere che finalmente si era deciso a darsi una mossa.
Atem scoppiò a ridere dietro a Yugi, pensava di dirglielo proprio in quel momento ma era stato preceduto “ Chi lo avrebbe detto, vero? “ continuarono a ridere entrambi, sotto gli occhi lucidi del nonno che assisteva alla scena in silenzio da dietro la porta appena socchiusa, contento di poter finalmente rivedere quei due uniti come prima.
 
Marik parcheggiò in malo modo la macchina davanti all’ingresso dell’aeroporto di Domino, facendo spaventare a morte Bakura che per tutto il tragitto aveva trattenuto il respiro, terrorizzato a morte dal modo abbastanza inquietante con cui il suo amico aveva guidato per tutto il tragitto “ Tu sei pazzo “ aveva paura persino a scendere dalla macchina, Marik era nervosissimo e il perché non era una novità, Lucas, il fidanzato di Ishizu, era tornato a Domino in occasione di san valentino e Marik era completamente impazzito, anzi il termine corretto per definirlo era schizofrenico. Aveva Lucas sulle scatole da quando lo conosceva, e ovviamente il perché era noto a tutti, ma non aveva mai visto nessuno odiare qualcuno come lui odiava quel ragazzo, sembrava quasi disposto a ucciderlo e chissà se non lo aveva invitato, o meglio costretto, ad accompagnarlo all’aeroporto per fargli da complice, perché visto quanto era schizzato Marik poteva anche essere pronto a farlo, dopo tutto sapeva bene quanto fosse incline a tentato omicidio, non aveva nessun ricordo ma i racconti lasciavano intendere parecchio sulla sua tendenza a sfoderare la barra del millennio contro il primo che passava e si augurava che il pugnaletto nascosto nel manico non venisse estratto proprio per venire conficcato dentro la carne di Lucas, perché non voleva diventare il complice del tentato omicidio del fidanzato di Ishizu perché Marik aveva preso una cantonata gigantesca e si era convinto che fosse lo stesso anche per sua sorella.
Il ragazzo lo guardò inviperito “ Scendi “ ringhiò inferocito e scese dalla vettura in malo modo, sbattendo lo sportello con violenza.
Bakura obbedì e scese dalla macchina, seguendo Marik dentro la struttura, camminando veloce per tenere il suo passo.
Il posto era affollato di gente e si sentivano i rumori degli aerei che o atterravano o partivano, Bakura teneva gli occhi fissi su Marik, preoccupato per lo sguardo infastidito che aveva sulla faccia, sembrava pronto a fare una strage da un momento all’altro.
Marik voltò appena lo sguardo su Bakura, sentendosi osservato da lui “ Che c’è?”
Il ragazzo sussultò “ Niente “ distolse subito lo sguardo, abbastanza terrorizzato dallo sguardo di Marik, gli faceva quasi paura per il tono con cui gli si era rivolto, certe si domandava perché doveva essere proprio lui a dovergli andare dietro, se avesse cercato qualcun altro sarebbe stato molto meglio.
Marik sospirò e si fermò “ Avanti, che diavolo hai?”
Bakura strinse gli occhi e poi si voltò a guardarlo con un mezzo sorriso si tensione “ è solo che, sei un po’ troppo nervoso secondo me “ ormai aveva ben chiaro il concetto, a Marik quello faceva antipatia, ma se faceva così non ci faceva affatto una buona impressione.
“ Nervoso? “ scoppiò a ridere “ No, io non sono nervoso “ poi smise di ridere, sfoggiando lo sguardo più infuriato che riuscisse a tirare fuori “ Sono furioso, che è ben diverso “ quando sua sorella gli aveva detto del ritorno di Lucas gli aveva rovinato la settimana, ma quello che veramente gli aveva fatto saltare le rotelle del cervello era la simpatica notizia della mattina da parte dei suoi fratelli che lo avevano informato che a dover andare a prendere il furetto spampinato all’aeroporto doveva essere lui perché nessuno di loro aveva il tempo di poterci andare, come se lui non avesse avuto degli impegni per conto suo. Gli occhi gli caddero alle spalle di Bakura e li roteò al cielo “ Eccolo che arriva”.
Bakura si voltò a guardare e notò un ragazzo dai capelli castani vestito con un giaccone marroncino chiaro, pantaloni blu e scarpe beige, con un borsone sotto braccio “ è lui? Lucas?“.
Marik annuì “ E già “ lo squadrò dalla testa ai piedi e storse il naso “ Ma guardalo, sembra uno dei sette nani per come se ne va in giro “ poi la gente si metteva a criticarlo se diceva che somigliava a un nano da giardino, per forza, usciva da casa vestito malissimo, ancora gli era sconosciuto il motivo del perché sua sorella si sia presa una cotta per uno come lui.
Bakura lo studiò attentamente e, in effetti, Marik non aveva tutti i torti “ In effetti, c’è una somiglianza con Gongolo“ scambiò un piccolo sguardo di sfuggita con Marik e poi entrambi scoppiarono a ridere, almeno sull’abbigliamento una lancia a favore di Marik doveva spezzarla, si vedeva lontano un chilometro che i vestiti erano accoppiati malissimo, se ci fosse stata Lizzie già, s’immaginava il suo sdegno a riguardo.
“ Ehi, Marik “
Il ragazzo smise d ridere e purtroppo il senso di fastidio ritornò a farsi strada dentro di lui, smorzato un po’ dall’immagine di Gongolo se si accavallava a quella di Lucas, che gli faceva venire l’istinto di scoppiargli a ridere in faccia “ Ciao “ fu tutto quello che fu capace di dirgli per trattenersi, cosa che gli veniva un po’ difficile.
Anche a Bakura venne difficile trattenersi, purtroppo guardare Marik non lo aiutava a smettere di pensare a Gongolo e il suo abbigliamento, si cominciava a pentire della sua stessa battuta, soprattutto quando il ragazzo lo guardò e gli porse la mano “ Io sono Lucas”.
Bakura gliela strinse, sorridendo, anche se il suo sorriso era più una risata spontanea camuffata “ Io sono Bakura “ tutti e tre cominciarono a camminare verso l’uscita e Bakura si accostò a Marik e gli sussurrò “ Lo sai che adesso non riuscirò a guardarlo in faccia senza pensare alla battuta, vero?“
“ E tu non ci pensare, così sopravviviamo entrambi “ purtroppo Bakura aveva ragione, adesso sarebbe stato difficile trattenersi, ma l’importante era non farlo davanti a lui o poteva esserci il rischio di venire presi per pazzi o peggio di farlo sentire al centro di un circolo di sfottimento.
 
I negozi di Domino erano strapieni di gente, le persone entravano e uscivano con migliaia di pacchi in mano pieni di abiti e di accessori vari. Lizzie e Tea erano in macchina, ferme al semaforo e guardavano ogni vetrina che si parava loro davanti, o almeno era quello che faceva Tea poiché Lizzie non aveva la voglia neanche di guidare e aspettava annoiata che scattasse il verde. Tea l’aveva costretta a uscire da casa per farsi un giro e poi andare da Yugi, ma nonostante lei le avesse detto che non ne aveva voglia la sua amica non aveva voluto sentire ragioni e l’aveva costretta ad andare a prenderla per camminare, prima in mezzo alla folla di persone che faceva compere, e poi nel traffico. Per la prima volta sembrava che i loro ruoli si fossero invertiti, che Tea fosse quella impaziente di fare spendi e spandi, mentre lei non voleva farlo, ma del resto stava così a terra che avrebbe preferito suicidarsi invece che stare lì. Tea non aveva fatto altro che parlare per tutto il tempo dei progetti che sperava di organizzare con Atem per San Valentino, come il cinema o magari una pizza a casa di uno dei due, in pratica le stava avvilendo l’anima affranta con le sue pippe mentali sui suoi progetti immaginari da perfetta fidanzata sognatrice qual era, come se a lei fregasse qualcosa dei loro programmi, anzi la facevano sentire ancora più male, ma che colpa poteva farle dopo di tutto? Tea non aveva niente a che fare con la sua sofferenza emotiva, non era colpa sua infondo se soffriva per amore del ragazzo che l’aveva illusa e con cui la sua amica adesso era fidanzata, infondo Tea non si meritava il suo astio o qualche sfogo emotivo, non era giusto.
Tea si voltò a guardarla e il suo sorriso svanì “ Lizzie, stai bene?“ non era normale una cosa simile, di solito era sempre allegra quando le proponeva di uscire, sembrava vivere solo di quello, anzi per una volta che era lei a voler fare un po’ di acquisti, Lizzie se ne usciva con una faccia sconvolta, doveva essere successo qualcosa che non voleva dirle.
La ragazza la guardò e annuì “ Sì, non preoccupati ” stava malissimo, veramente a terra, ma non aveva voglia di farle le spiegazioni, poiché non poteva. Non appena scattò il verde, mise in moto e ripartì.
Lei sospirò e puntò le mani sui fianchi “ Oh, andiamo, che c’è che non va?”
Che poteva dirle, che soffriva perché vedere lei e il faraone insieme era la cosa più dolorosa che esistesse per lei? Che era ancora innamorata di lui e non poteva dimenticarselo? Che sentire i suoi vaneggiamenti le causavano l’istinto di scoppiare a piangere? No, sicuramente no, quindi preferì qualcosa di molto più ovvio che Tea conosceva bene “ è solo che, guardare tutti questi bei decorini, mi mette un po’ di depressione “.
Tea s’intristì, purtroppo conosceva bene l’astio di Lizzie per il San Valentino, non era da tutti vedere e sopportare il divorzio dei genitori proprio nel giorno degli innamorati, era chiaro che fosse un ò giù di corda. Le sorrise “ Cerca di non pensarci per adesso, ok? Credimi, non ne vale la pena”.
Lizzie si sforzò di sorridere “ Sì, hai ragione tu “ peccato solo che non pensarci era davvero difficile poiché lei aveva passato un’ora a parlare di Atem. Si sforzò di sopportare i vaneggiamenti di Tea ancora per qualche oretta, cercando di esorcizzare il tutto concentrandosi sulla strada lungo la quale stava camminando, per poi mettere freccia e girare per una scorciatoia che le avrebbe condotte in fretta all’ospedale.
 
Joey prese il pacco regalo e lo poggiò sulle gambe di Yugi, era un pacco regalo incartato alla bella e meglio, con nastro adesivo in abbondanza e un grosso fioccone azzurro che pendeva file di nastri ovunque. Ovviamente, Tristan non fu per niente convinto che il regalo fosse effettivamente degno di tale nome visto il modo vergognoso con cui era stato incartato dal ragazzo “ Magari potevi metterci qualche altro nastrino penzolante, Joey “ era ufficiale, Joey non sapeva fare un accidenti di niente.
Il ragazzo montò su tutte le furie “ Fatti gli affari tuoi, Tristan “ va bene, il suo pacco regalo era una pietà, ma era il pensiero che contava e non il modo in cui un regalo era incartato, quello era relativo.
Yugi scoppiò a ridere “ Non fa niente Joey “ cominciò a scartare il regalo e quando la carta fu rimossa, sotto gli occhi attenti e curiosi di tutti quelli che stavano nella stanza, sotto i loro occhi si mostrò un computer portatile con il logo Samsung, con tanto di casse stereo incluse e mouse di scorta “ Grazie, Joey “ un nuovo computer portatile era quello che gli serviva, visto che il faraone lo usava di continuo e finivano sempre per litigare, era in programma di comprarsi un nuovo portatile, ma ci aveva pensato Joey.
Il ragazzo, incrociò le braccia sul petto e con aria poco modesta, si vantò del suo regalo “ Lo so, i miei regali sono sempre bellissimi “ Yugi aveva urlato più volte al faraone di restituirgli il computer tutte le volte che lo prendeva e loro assistevano di solito alle discussioni, e poi bisognava ammetterlo, il suo amico meritava un computer molto più bello di quello, ecco perché gli aveva comprato l’ultimo modello appena uscito, grazie al generoso contributo di sua madre ovviamente, che vista la situazione di Yugi era stata parecchio elastica nel concedergli il denaro sufficiente per comprargli un bel regalo da far invidia alla tecnologia di Seto.
Duke gli rivolse un risolino di scherno “ Certo, come l’ultimo regalo che hai fatto a me. Un carica batterie taroccato “ se lo ricordava ancora il simpatico regalo del suo compleanno, quell’affare aveva smesso di funzionare dopo una settimana che glielo aveva regalato, davvero utile visto che poi aveva dovuto comprarselo lui stesso.
Joey ringhiò “ Forse se tu non mi regalavi il costume da cane, avresti ricevuto un regalo più bello “ al suo compleanno, Duke gli aveva regalato il caro e vecchio costume da cane che per ben due volte lo aveva costretto a indossare, non era bastata l’umiliazione al suo negozio e Halloween, pure nel pacco regalo glielo aveva fatto trovare, e lui per vendetta gli aveva rifilato un carica batteria, tra l’altro usato tante di quelle volte che stava per fondere, la sua meritata vendetta in pratica.
Atem sospirò “ Dai, ragazzi, non cominciate “ non gli andava di sopportare un’altra di quelle scene patetiche, Joey e Duke litigavano peggio di due bambini, a volte gli sembrava di essere lui quello adulto all’interno di quel gruppo strampalato che definiva amici.
La porta si aprì, facendo piombare l’intera stanza nel silenzio e da oltre il muro spuntò Mokuba “ Ciao, ragazzi “.
Yugi sorrise “ Ciao, Mokuba “
Il ragazzino avanzò dentro la stanza, avvicinandosi a Yugi, ma non fu l’unico a entrare, dietro di lui spuntò Seto, con il suo solito sguardo impassibile che squadrò tutti i presenti, e anche la stanza. Ovunque si voltava, vedeva mazzi di fiori, pacchi regalo ancora da scartare e residui di confezioni fatte a pezzi “ Che carini, avete dato una festa di compleanno?” non aveva mai visto una stanza più in disordine di quella, e di certo la felicità per il risveglio di Yugi non giustificava quel disastro.
Joey s’irritò e ringhiò “ Sei sempre così simpatico, mangi acido muriatico a colazione?”  neanche in un momento come quello riusciva a stare zitto, doveva sempre sfottere tutto e tutti come se fosse il pane quotidiano, erano tutti felici per il risveglio di Yugi e portargli dei regali era d’obbligo, non c’era bisogno che lui facesse risaltare agli occhi quello che c’era dentro la stanza, avrebbero ripulito dopo anche se lui non puntualizzava.
Seto sorrise ironico “ Di certo ho più gusto di voi nei regali “ guardava quelle quattro cianfrusaglie sparse per il tavolo accanto a Yugi, uno più scadente dell’altro, soprattutto il computer portatile che qualche idiota aveva regalato a Yugi, tecnologia coreana, non c’era niente di più offensivo per i suoi occhi, come tute le altre marche industriali dopo tuto. Si rivolse a suo fratello “ Coraggio, Mokuba, dagli il nostro regalo “
Mokuba sorrise “ Certo, fratellone “ dall’interno dell’impermeabile, tirò fuori un pacco regalo e lo porse a Yugi.
La carta regalo era ovviamente a sfondo bianco, riempito da piccoli draghi dalle sfumature blu sparsi per tutta la carta. Yugi spacchettò il regalo, trovandoci dentro un cofanetto bianco, rettangolare, con il logo della kaiba Corporation stampato sul coperchio. Lo sollevò e tutti rimasero a bocca aperta, mentre Seto e Mokuba ridevano. Dentro lo scatolo c’era un cellulare, un grosso cellulare che presentava una moderna tecnologia Touch screen molto diversa da quella che presentavano gli altri telefoni, e che portava ovviamente il marchio della Kaiba “ è una figata, grazie Seto “ non aveva mai visto un cellulare simile, ma qualunque cosa fosse prodotta dalla kaiba era fuori dagli schemi, non c’era da stupirsi che fosse strano e particolare.
Ovviamente Joey voltò la testa infastidito dall’ennesima dimostrazione di ricchezza di quei due, avevano fatto quel regalo solo per sponsorizzare davanti a loro la linea tecnologica della Kaiba, come se i Dueling Disk non lo fossero già insieme al sistema olografico e alle stupidaggini varie come i tornei “ Che spocchiosi “
Seto sentì la battuta di Joey e gli lanciò uno sguardo di sfida “ Che c’è, Joey Wheeler, ne vuoi uno anche tu? Terrò conto di procurartelo, così non hai bisogno di piagnucolare come un poppante“.
Il ragazzo svampò “ Ma come ti permetti?” se non riuscì ad avanzare contro di lui, per riempirgli la faccia di pugni, fu solo perché Tristan lo afferrò da dietro bloccandogli i movimenti, lasciando che inveisse contro Seto solo a parole.
 
Le voci dei ragazzi si sentirono appena fuori dalla porta della stanza e Tea scoppiò a ridere, sicuramente Joey stava litigando di nuovo con Seto. Senza bussare, aprì la porta ed entrò nella stanza “ Ciao a tutti “ fu seguita da Lizzie, che invece non salutò nessuno, andandosi a sedere in un angolino della stanza con le braccia incrociate e lo sguardo perso nel vuoto, almeno finché non osservò Tea che si andava a sedere accanto ad Atem, passandogli il braccio dietro la schiena, ovviamente ricambiata da lui, perché sarebbe stato strano che non fosse così. Lo sapeva che avrebbe dovuto assistere a simili scene una volta insieme agli altri e si sforzò di non guardarli, preferendo concentrarsi sui discorsi persi degli altri prima che scoppiasse a piangere.
Joey si svincolò dalla presa di Tristan, e lo sguardo gli cadde su una stranamente taciturna e infuriata Lizzie, che se ne stava in un angolo da sola, per di più senza degnare nessuno di un saluto o di uno sguardo, il che era strano. Le si avvicinò “ Ehi, stai bene? “ aveva qualcosa che non andava e sembrava arrabbiata per qualcosa.
“ Alla grande, grazie “ voltò subito lo sguardo altrove, non avendo intenzione di parlare con Joey, ne con nessun altro in quella stanza, a dire il vero non voleva neanche stare lì, ma per quanto avesse la tentazione di volersene andare via sapeva di non poterlo fare, era arrivata da neanche due minuti, che figura ci avrebbe fatto e poi come l’avrebbe presa Yugi, infondo erano lì per lui, anche se lei voleva essere a casa sua, sotto le sue coperte, con un pigiama addosso a mangiare cioccolatini per riprendersi dalla depressione. Comunque, aveva bisogno di prendersi qualcosa da bere, per tanto si alzò “ Vado alla macchinetta “ e senza dire niente a nessuno, uscì dalla stanza.
Ovviamente, l’atteggiamento strano di Lizzie non sfuggì ad Atem, che la guardava con la coda degli occhi e ogni tanto si accorgeva che lei lo guardava per qualche istante solo per distogliere lo sguardo poco dopo, ma fu quando lei si alzò che Atem ebbe un presentimento. Si alzò dal letto “ Vado un attimo fuori “ senza aspettare, uscì dalla stanza e si trovò Lizzie poco più in fondo, davanti alla macchinetta che cercava il portafogli nella borsa. Le si avvicinò “ Lizzie… “
La ragazza si bloccò per qualche istante, poi prese un respiro e si voltò e addio ai tentativi di scappare dal suo stato d’animo “ Dimmi “ fu tutto ciò che disse, anche se aveva altre tre o quattro cosette da dirgli, come di andare al diavolo lui insieme a tutta la sua storia con Tea che le stava rovinando l’esistenza.
“ Stai bene?“
A quell’ennesimo stai bene, Lizzie non ce la fece più “ Ma che accidenti avete tutti, è tutta la mattina che mi ripetete se sto bene. Vuoi saperlo? No, non sto bene per niente “ lo spinse via e lo superò, ma Atem la riacchiappò poco dopo, costringendola a guardarlo in faccia.
Atem incrociò le braccia sul petto “ Non credo che ci sia bisogno di rispondere così “ qualsiasi cosa avesse, non era un motivo per trattarlo in quel modo, anzi stava solo finendo per dargli fastidio.
Lizzie non riuscì più a trattenersi e scoppiò “ Vuoi davvero sapere cos’è che mi fa stare male? Va bene, te lo dico, sei tu “ fu inutile dire che Atem era rimasto sconvolto, ma non tanto quanto lo sarebbe stato in seguito non appena lei gli avrebbe detto tutto il resto “ Tutte le maledette volte che ti vedo insieme con Tea, non fanno altro che farmi stare male, non credo che ci sia bisogno di sapere il perché, dovresti saperlo benissimo “ era una tortura per i suoi occhi e per il suo cuore, soprattutto per lui, stare a guardarli da lontano, in silenzio, le faceva male e non poteva più tenerselo dentro, ormai era arrivata al limite della sopportazione.
Le parole di Lizzie trafissero il cuore di Atem e il faraone abbassò gli occhi, purtroppo lo sapeva benissimo il perché e si sentì in colpa per questo “ Sì, lo so “ in fondo avrebbe dovuto immaginarlo che questo non giovava a Lizzie, a dire la verità, lui neanche ci aveva badato più di tanto, ma con tuto quello che era successo parecchie cose gli erano completamente sfuggite, aveva ignorato tutto quello che gli stava attorno e aveva ignorato anche Lizzie. Dopo tutto era comprensibile che stava male, lui neanche ci aveva più pensato a lei dopo il fidanzamento con Tea, aveva cominciato a guardare Lizzie solo come un’amica, non più come prima, la cotta per lei era svanita nel nulla e stupidamente aveva creduto che fosse così anche per lei, ma adesso comprendeva che si era sbagliato di grosso.
Gli occhi di Lizzie divennero lucidi, il respiro si spezzò e la sua gola si serrò “ Lo so che non provi niente per me, è stato sempre così “ singhiozzò, stringendo gli occhi e stringendo le labbra, solo per non scoppiare a urlare. Si tratteneva a mala pena da urlare tutto quello che si portava dentro da giorni, anzi da mesi, tirò su col naso più volte “ Però io ti amo ancora, e non ce la faccio a sopportarlo “ gli diede le spalle per non guardarlo negli occhi, scoppiò a piangere, lacrime amare scendevano dai suoi occhi rigandole le guance.
Atem non riusciva a dire neanche una parola, a dire il vero non aveva niente da dirle perché non c’era niente da aggiungere, aveva già detto tutto lei. Alzò gli occhi su di lei, gli dava le spalle ma stava piangendo. Voleva poter fare qualcosa, ma non c’era un bel niente che si poteva fare a dire il vero, neanche lui che aveva sempre trovato una soluzione a ogni problema sapeva come sistemare tutto questo.
Lizzie non riuscì a trattenersi, aveva detto quello che poteva dire fatto tutto quello che poteva fare, confessare tutto quello che si portava dentro, e adesso voleva solo andarsene, e fu proprio quello che fece. Scappò via, senza dire niente, senza aggiungere qualche altra parola, corse via lungo il corridoio e aprì la porta delle scale, lasciando l’ospedale e soprattutto Atem.
 
 

Nota dell'autrice
salve a tutti con questo nuovo capitolo.
Avete mangiato bene? Io sì, direi quasi quanto Joey e Tristan messi insieme XD
Allora, questo capitolo non è lunghissimo, ma la mia ispirazione per adesso va a quel paese, tutto perchè mi sto preparando al momento clou in cui tutta la storia del Sigillo verrà risolto.
Premetto subito che chi arriverà a leggere quella parte di storia, potrebbe seriamente aver bisogno di uno psichiatra perchè ribalterò l'intera storia che abbiamo conosciuto fin'ora XD a voi le pippe mentali, sappiate che non saprete mai che cosa mi frulla in testaXD.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
Ricordo sempre la mia seconda storia su wattpad Egyptian Chronicles.

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Capitolo 79
*** Vita difficile ***


San Valentino era ormai alle porte, mancavano pochi giorni e c’era aria di festa in giro. La metà delle persone era buttata nei negozi per comprare fiori o regali da dare ai propri coniugi o fidanzati, i negozi erano abbelliti con centinaia di decori e i locali si preparavano per le serate, anche a scuola girava aria di San Valentino. Le ragazze parlavano tra di loro delle aspettative che avevano sui regali dei propri fidanzati o aspettavano che l’idiota di turno si dichiarasse, i ragazzi erano uno più depresso dell’altro perché o non sapevano cosa regalare alla fidanzata o proprio non ne volevano sapere ma erano costretti e poi c’era la categoria di ragazzi soli come i cani che sfottevano tutti coloro che erano in difficoltà, decantando quanto fosse meravigliosa la vita senza avere una ragazza tra i piedi, ma la verità era solo che erano tutti repressi perché non avevano nessuno. E poi c’erano Tristan e Duke che piangevano a fiumi perché volevano una ragazza e non ne avevano vista neanche l’ombra, poiché l’unica ragazza era Serenity e lei se ne stava in una città lontana da Domino e non sarebbe venuta per la festa, al contrario sarebbe venuto Joey, anche lui in crisi perché non aveva il coraggio di dichiararsi a Sharon. E infine c’era lui, Atem, che mancavano pochi giorni ed era tranquillo e rilassato come se niente fosse, visto che aveva deciso di portarla al cinema. Anziché stare a girare per i negozi, aveva risolto chiedendo a Yugi di cercare dei film belli per l’ultima settimana e di trovare i biglietti. La verità era che non gli andava di girare per Domino, aveva Yugi cui pensare per il momento, e poi se, davvero dovesse comprare un regalo, glielo avrebbe comprato più tardi, tanto c’era il computer di Yugi per stare a guardare che genere di regalini si poteva fare a una ragazza.
Bussò dunque alla porta della stanza due volte e poi entrò dentro “ Ehi, Fratellino “ Yugi voltò la testa verso di lui con una faccia frustrata e in fondo lo capiva, si era svegliato dal coma da un mese ma doveva restare ricoverato ancora per una settimana ed era più che comprensibile che si annoiasse, doveva stare coricato a letto con una flebo nel braccio a fare analisi ed esami di accertamento. Entrò dentro la stanza e richiuse la porta, e casualmente lo sguardo finì sopra il vassoio posto sul tavolino all’angolo, un piatto di minestra e un pezzo di pane con un bicchiere d’acqua, il classico cibo da ospedale che non piaceva a nessuno e che, stando alle parole del nonno, faceva parecchio schifo e sembrava davvero cibo di malati “ Wow…”
Senza staccare gli occhi dallo squallido e depressivo soffitto bianco esclamò “ Già, salvi il mondo un bel po’ di volte e cosa ti servono? Una televisione che neanche funziona e cibo che dire che faccia schifo è una gentilezza “ era depresso, doveva ammetterlo, tra incubi che lo tormentavano, analisi da fare e una televisione inutile, non si poteva certo dire che la sua convalescenza fosse una cosa di lusso. Si era aspettato almeno un trattamento più gentile visto quanto aveva fatto e cosa aveva patito. Ma niente, stava solo coricato in un letto ad aspettare che la convalescenza finisse il più presto possibile. Sospirò sconsolato.
Atem scoppiò a ridere “ Per fortuna che so come rimediare “ posò un sacchetto sulla pancia di Yugi e poi si andò a sedere sulla sedia.
Yugi si mise a mezzo letto facendo attenzione a non staccarsi la flebo e aprì il sacco tirando fuori un grosso panino che profumava di patatine appena sfornate. Inalò il profumo a pieni polmoni, adesso sì che si ragionava e si trovava in paradiso “ Patatine fritte , giusto?”
“ Si “
Lo guardò di sbieco, assottigliando gli occhi con fare sospettoso “ Ketchup?”
“ Abbondante come piace a te “ gli fece l’occhiolino e Yugi non perse tempo a spacchettarlo e a divorare un grosso pezzo che staccò con tanto piacere gustando finalmente qualcosa di commestibile da quando si era svegliato in quel buco di stanzetta singola che lo deprimeva. Con ancora la bocca piena, disse “ Ti devo un favore “ un enorme favore a dire la verità, il cibo dell’ospedale era da diabetici, il nonno non faceva che urlargli perché doveva mangiare, ma quella roba era uno schifo. Gli mancavano da impazzire i suoi biscotti, i panini, gli hamburger, le torte al cioccolato e la pizza, per fortuna che almeno qualcuno aveva pensato al suo povero stomaco chiuso da giorni per l’odore orribile di minestra che vagava nella stanza.
Atem annuì “ Lo so, con questo siamo a due “ il primo favore era stato quello di regalargli il videogioco, non si era staccato più da lui per due giorni dopo che gli aveva regalato quel cosino per la Playstation, ora gli doveva il favore del panino.
Yugi scosse la testa e addentò un altro grosso pezzo“ No, siamo a uno, quello di prima l’ho pagato” era inutile che ci provasse, gli aveva già saldato il conto del primo favore quando gli aveva chiesto di provare a cercare un bel regalo da fare a Tea, visto che lui era così rilassato da non volerci neanche provare. Certe volte gli veniva voglia di aprirgli la scatola cranica e controllare se il cervello fosse ancora li dentro oppure confinato ancora in un vaso canopo riposto nella sua tomba da qualche parte dopo la mummificazione.
Atem lo guardò male “ Ah, sì? E con cosa? Due biglietti presi on line per il cinema?” proprio un gran bel ricatto il suo, quello non si poteva definire un favore. Sicuramente aveva trovato un buon affare per ordinarli da internet e sicuramente era anche una cosa economica poiché conoscendo il tipo di ragazza che aveva tra le mani e la degna madre che sicuramente la stava istruendo, il cinema era sicuramente la cosa più agevolante. Sicuramente sua madre le stava facendo il lavaggio del cervello su qualche grosso diamante o che accidenti ne sapeva lui, visto stando al racconto di Tea, il giorno del loro anniversario, la madre aveva tenuto il muso a suo padre per una settimana se non le avesse regalato la collana di perle che voleva. Si augurava seriamente che Tea apprezzasse almeno il pensiero, perché l’unica cosa che poteva fare era solo di saccheggiare la sua stessa tomba e mettersi a cercare qualche gingillo d’oro per farle passare la rabbia.
Yugi Ingoiò e disse “ Tu dovresti ringraziarmi, i biglietti sono per la sala 3D” che non si lamentasse, non c’era niente di meglio che portare la propria fidanzata al cinema, almeno le faceva passare qualche ora in silenzio.
Atem scoppiò in una finta risata che fece roteare gli occhi di Yugi al cielo “ Ringraziarti? Per andare a guardare Avatar? ” il cinema poteva anche starci, ma non per guardare degli alieni blu che si arrampicavano sugli alberi e facevano saltare in aria veicoli militari fantascientifici. Quello lì poteva essere solo un film che uno come Yugi poteva guardare, ma non era lontanamente adatto per una come Tea. Quella si aspettava qualcosa di molto meno incasinato e con poche esplosioni. Cominciava a pentirsi di avergli chiesto di cercare dei biglietti per un film su internet.
Yugi fece spallucce “ Grazie al cielo non ha scelto Tea, o ti saresti ritrovato a guardare un film d’amore con il finale alla Titanic” era solo un ingrato, voleva vederlo addormentarsi sulla sedia mentre Tea piangeva per il protagonista di turno o moriva o partiva per andare chissà dove. I film che guardavano le ragazze erano insopportabili, ci valeva di più un’esplosione invece che morti strazianti che ti facevano venire il diabete.
Atem storse il naso “ In quel caso, le avrei consegnato il biglietto e l’avrei salutata “ era poco ma sicuro, fin ora non era mai capitato che gli chiedesse di andare al cinema e poteva essere un’occasione anche per stare da soli senza gente in giro, ma non se doveva stare a guardare gente che moriva, di quella aveva abbastanza, voleva almeno farsi due risate in pace.
Yugi scosse la testa “ Non puoi farlo, se la tua ragazza sceglie un film sei obbligato da vincoli morali ad andare al cinema con lei “ per quanto Atem, così come tutti, disdegnava quei film, e aveva anche ragione, non poteva scappare dalla voglia masochista di una ragazza di farsi dei pianti chilometrici e depressivi dietro un finale straziante di un film d’amore del cavolo dove puntualmente lui o lei moriva oppure dopo mille sfighe riuscivano a mettersi insieme in extremis. Purtroppo, il cervello complicato di una donna funzionava così.
Atem inarcò un sopracciglio “ E questo chi l’ha detto?”
Yugi ci pensò su, anche se la risposta già l’aveva “ La mente perversa del genere femminile. Ti sei messo nei guai, ora devi sopportare “ poi lo guardò “ Comunque, devi anche farle un regalino idiota “ non poteva uscirsene solo con il cinema, minimo doveva regalarle qualche cretinata con i brillantini se davvero voleva combinare qualcosa e salvarsi la vita da una sfuriata. Il giorno di San valentino le ragazze erano una più schizzata dell’altra, come se fossero impazzite tutte d’un colpo, e Tea non faceva eccezione.
Atem sospirò “ Ok, e che le regalo?“
Yugi fece spallucce “ Le solite stupidaggini, puoi farti aiutare da Lizzie su questo “ per fare il regalo a una ragazza non c’era nessuno più utile di un’altra ragazza, anche se non sapeva quanto poteva essere conveniente avere a che fare con una che aveva un pozzo senza fondo come conto in banca e amava i diamanti e tante cosette belle costose che uno poteva permettersi solo dopo aver svaligiato il conto in banca di Seto, oppure profanato una tomba egizia e trafugato quanto di possibile per essere venduto e convertito in giganteschi diamanti da un pozzo di carati.
Atem abbassò gli occhi a terra “ Non credo che sia una buona idea “ e come poteva esserlo, non la vedeva da giorni e l’ultima volta si erano salutati in quel modo. Aveva dovuto capire che Lizzie era ancora innamorata di lui, ma l’aveva rimossa dalla testa dopo di tutto quello che era successo, si era fidanzato con Tea e poi tutto il casino di Yugi. Lizzie era diventata come n fantasma dentro il suo cuore ma per lei, invece, no e saperlo gli aveva fatto male. Non voleva che la loro amicizia si rovinasse così, non era giusto, ma comprendeva che lei stava soffrendo e la colpa era sua, forse doveva dirlo a Tea e lasciare che tutte e due si chiarissero, cera anche in ballo la loro amicizia dopo tutto, ma non voleva che scoppiasse un casino più di quanto non fosse già scoppiato, non avrebbe voluto assistere a una litigata o avere la sfuriata di qualcuno addosso, aveva litigato con le persone troppe volte, aveva bisogno di un po’ di tranquillità e sicuramente non voleva perdere l’amicizia di Lizzie. Non poteva andare da lei, con che faccia le poteva chiedere aiuto per Tea se sia lui sia lei erano la causa del suo pianto dell’altro giorno, no, non poteva e gli dispiaceva moltissimo.
 
Lizzie camminava lungo il marciapiede della città, con gli occhiali da sole a oscurarle le profonde occhiaie nere dovute agli incessanti pianti degli ultimi giorni. Aveva confessato ad Atem di amarlo ancora, si era tolta quel peso scoppiando a piangergli davanti, esasperata, credeva di sentirsi meglio e invece stava sempre peggio, Tea l’aveva contattata per uscire ma lei aveva rifiutato per non incontrarla, all’ospedale da Yugi si era rifiutata di andarci per non incontrare la disgrazia della sua vita, con gli altri non voleva uscire per non dare conto e soddisfazione del perché stava così male e il risultato era che si sentiva sola nonostante non volesse stare in compagnia. Era un controsenso, lo sapeva, ma molte cose nella sua testa per ora lo erano, sentiva il bisogno di andare a cavalcare, percorrere al galoppo chilometri di campagna libera, ma non voleva andarci per non sentire il rumore degli zoccoli nelle orecchie. Voleva entrare in qualche negozio a fare shopping, ma più li guardava e più disegnava la troppa confusione che si creava tra provare vestiti e sentire le voci delle altre persone, in più era anche il periodo ed era ancora più nervosa e svogliata del solito. In questi casi, si buttava sotto le coperte a dormire o mangiare cioccolatini, ma al solo sentirne l’odore, le saliva il vomito, e non che passeggiare la faceva sentire meglio, ma a casa non voleva starci neanche per due secondi.
In pratica, era la perfetta depressa da psicologo.
Si fermò e sospirò, aveva mal di pancia, mal di testa, si sentiva uno schifo e il suo morale era a terra, davvero una gran bella accoppiata vincente, a volte odiava essere una donna, avere il periodo con tanto di sfighe accumulate nei giorni passati era una condanna, voleva non avere alcun tipo di pensiero o problema, ma era un essere umano e gli umani avevano una vita piena di disgrazie a non finire.
Una folata di vento gelido la travolse, facendo volare in tute le direzioni i suoi capelli.
Sbuffò.
Pure questa mi mancava.
Esasperata, raccolse con le mani i capelli, fece una sorta di chignon con le dita e tirò su il cappuccio del cappotto, incastrandoci dentro la sua massa di capelli per tenere la testa calda e impedire che ciuffi ribelli le andassero in bocca. Quando finì, si specchiò nella vetrina e fu lì che, oltre al manichino che presentava un abito rosso con i lustrini, intravide la figura di Ishizu insieme a un ragazzo biondo, uno straniero.
Si guardò intorno, sollevando gli occhiali da sole, se quella ragazza era lì, significava che c’era anche quel pidocchio di suo fratello con la sua macchina, in cuor suo si augurava di no, non era la giornata ideale per avere a che fare con Marik.
Fece vagare attentamente gli occhi in giro, fino a quando non scorse affettivamente la BMW nera con la targa egiziana parcheggiata poco più su, con il suo proprietario palesemente annoiato che guardava fuori dalla macchina. Fu quando lo vide aprire la portiera che abbassò gli occhiali e si voltò, facendo finta di niente. Non aveva voglia di essere riconosciuta e di parlargli, inoltre una cosa che veramente odiava era il fatto di ritrovarselo davanti a se tutte le volte che usciva di casa, sembrava che tenesse un GPS con il suo nome nel radar satellitare. Aspettò per qualche minuto, in attesa di vedere eventuali sviluppi, ma quando si accorse che nessuno era ancora venuto a importunarla, si voltò appena, stavolta tenendo gli occhiali. Era poggiato al cofano della macchina, con le gambe incrociate, il cappotto stretto con le braccia, gli occhiali da sole in faccia e i capelli biondi che sventolavano.
A guardarlo così, non sembrava essere tutta quell’antipatia che purtroppo mostrava, il che era un peccato perché era davvero carino.
Sbarrò gli occhi a quel pensiero e tornò a guardare la vetrina.
Marik carino, ma come diavolo le era venuto in mente, era solo un antipatico pallone gonfiato con la faccia da sberle, carina certo, ma pur sempre da sberle. Ma poi, che cavolo andava a pensare in quel momento, ancora soffriva per la sua delusione e si metteva a commentare quanto fosse carino quello lì, stava davvero messa male.
Purtroppo, il suo volto si colorò di rosso e il suo cuore cominciò a battere, ma non fu quello il problema. Si morse le labbra poiché il simpatico flash del bacio le tornò in mente. Ancora si domandava quanto accidenti avesse bevuto quella sera per fare una cosa del genere, tra l’altro con uno come lui, solo pensarci le veniva da piangere, e non che poi Marik le avesse dato qualche spiegazione a riguardo. Non si erano più parlati dopo il risveglio di Yugi e la cosa era morta lì. Tornò a guardarlo con la coda degli occhi, ancora non si era accorto della sua presenza. Ok, aveva i capelli nel cappuccio e gli occhiali da sole, ma veramente uno come lui non notava la persona che più gli dava sui nervi? Era davvero così stupido o glielo stava facendo a posta? Magari non l’aveva veramente vista ma era comunque infastidita.
Prima che la sua mente elaborasse un qualsiasi pensiero, le sue azioni la anticiparono. Senza accorgersene stava già camminando verso di lui, si abbassò il cappuccio lasciando liberi i capelli e gli andò si avvicinò “ Ciao, Marik” neanche il tempo di dirglielo e già si stava pentendo di averlo fatto, ma ormai il danno era compiuto.
Marik alzò gli occhi su chi gli stava davanti, che ovviamente non era sua sorella ma Lizzie. Si stupì di trovarsela davanti, tra l’altro di sua spontanea volontà visti i precedenti trascorsi “ Ciao “ questa proprio non se l’era aspettata, Miss Odio Tutti Perché Sono Snob che si presentava a salutarlo, se lo avesse raccontato a qualcuno non ci avrebbero creduto, doveva aver sbattuto la testa scendendo dal letto per farlo. Si sollevò gli occhiali da sole e la guardò con un sorrisino cattivo “ Butti i soldi di tua madre nei negozi come al solito? “ ok, era cattivo ma più forte di lui. Quando la vedeva non resistere dal farle qualche battuta, farla arrabbiare era troppo divertente.
La ragazza non aveva voglia di rispondere, si limitò solo a sospirare “ Sì, molto divertente “ era così avvilita che era disposta a sopportare le sue battute idiote, non aveva la forza per ribattere. Fece il giro e aprì lo sportello della vettura.
Marik la guardò allibito “ Ma che fai?”
“ Salgo in macchina, fa freddo “ si mise dentro la vettura come se fosse la sua, chiuse lo sportello, accese il quadro della macchina e attivò il riscaldamento. Un bel calorino uscì dai bocchettoni, che riscaldò l’aria all’interno della vettura, sciogliendo la rigidità dei suoi muscoli.
Marik la guardò con gli occhi sgranati, era salita in macchina come se fosse la padrone, questa era sfacciataggine. Comunque, salì in macchina anche lui, un po’ perché faceva freddo e un po’ perché non si fidava a lasciarle i comandi. Continuò a guardarla seriamente stupito, si era aspettato qualche pugno o un insulto e invece non era uscito fuori niente, neanche una parolaccia. Quella ragazza, era l’emblema della stranezza e dell’incoerenza “ Non lo sai? È maleducazione toccare la macchina degli altri?“.
Con tono fintamente dispiaciuto e ironico disse “ Oh, mi dispiace davvero tanto “ senza staccare gli occhi dai boccagli del riscaldamento chiese “ E tu? Fai il tassista a tua sorella?”.
“ Magari fosse solo lei “ il suo fu un tono seccato, purtroppo non solo sua sorella, ma pure quel nano doveva scarrozzarsi in giro, come se non avesse degli impegni per conto suo. Odiava sua sorella quando faceva così, d’accordo, il suo ragazzo poteva anche venire da Londra o da dove cavolo gli pareva, ma tutte le persone sane di mente per viaggiare si portano dietro le proprie macchine o ne affittano una, non si mettono a fare gli scrocconi. Ma poiché l’unica macchina disponibile era la sua e l’altra stava dal meccanico, il povero idiota da sfruttare era lui. Ma a sua sorella gliel’avrebbe fatta pagare, la prossima volta l’avrebbe lasciata a piedi.
Lizzie s’insospettì, ricordò il ragazzo straniero che stava accanto a Ishizu “ L’ho vista con un ragazzo, chi è?“
“ L’ottavo dei nani di Biancaneve “ ma lo sguardo smarrito della ragazza gli fece capire di non afferrato la battuta “ Il suo fidanzato “.
Lizzie rimase sorpresa dalla cosa “ Ah, e dove l’ha conosciuto?”
“ Al Cairo, durante… una mostra, credo, non lo so… “ l’unica cosa che sapeva era che dopo un mesetto, sua sorella era spuntata un bel giorno dicendo di frequentare qualcuno e poi gli aveva presentato quella specie di folletto, e poi alcuni si domandavano perché odiava sua lei che lui. Odion non aveva detto neanche una parola, anche perché non aveva un bel niente da poter ribattere, ma lui era suo fratello al cento percento, almeno a lui doveva dirlo subito, giusto per trovarsi preparato quando sarebbe arrivato il momento di trovarsi quello lì davanti.
Lizzie scoppiò a ridere “ Aspetta, tua sorella è fidanzata e tu non sai dove lo ha conosciuto? Mi prendi in giro? “ questa era la cosa più assurda che avesse mai sentito, chiunque, sulla faccia della terra, sapeva dove un fratello, una sorella o un genitore avesse conosciuto il proprio fidanzato o compagno, era una cosa ovvia in fondo, era assurdo che Marik non lo sapesse.
Gli sportelli posteriori si aprirono e Ishizu salì in macchina, poggiando una mano sulla spalla di Lizzie “ Ciao, Lizzie “ l’aveva vista sulla macchina di Marik e si era stupita molto, quei due non andavano d’accordo, almeno per quello che aveva capito conoscendo la ragazza, però era bello vedere che almeno per una volta stavano parlando tranquillamente.
“ Ciao, Ishizu. Se vuoi passo dietro“.
Ma la ragazza scosse la testa “ No, Tranquilla” poi si rivolse a Marik “ Ci lasci a casa e poi sei libero di andartene dove ti pare “.
Fece un finto sorriso “ Grazie “ mise in moto la macchina e partì.
 
Le immagini sul computer scorrevano una dietro l’altra davanti agli occhi esasperati di Tea, era circa mezz’ora che stava davanti allo schermo del PC a cercare il regalo adatto da fare ad Atem. Purtroppo, per un faraone dell’antico Egitto, la scelta di regali era parecchio minima, se non addirittura inesistente. Non poteva certo regalargli una palla di neve con una piramide o una statuetta con la sfinge, c’erano tante belle collanine con i ciondoli egizi raffiguranti occhi, ankh, scarabei, tutti chicè che non era il caso di usare, Atem ormai vivevano nel ventunesimo secolo, era un americano fatto e finito e di faraone gli era rimasto solo il soprannome. Che accidenti gli poteva regalare? Un bracciale? Un orologio? Cominciava davvero a perdere la speranza di trovare un bel regalo.
Poggiò la testa sullo schienale del sedile, avvilendosi “ Che schifo “.
Sua madre spostò lo sguardo dalla strada alla figlia “ Che succede?“
Lei sbuffò “ Non so che accidenti regalare al mio ragazzo “ era depressa, ci stava lavorando da due giorni a cercare un regalo adeguato per Atem, ma i risultati erano scarsissimi. Non aveva nessuna idea che cominciava a pensare che sarebbe arrivata a San valentino senza uno straccio di regalo da fargli e probabilmente lui aveva già organizzato qualcosa per lei. Era la fidanzata peggiore del mondo, e pure ormai lo conosceva, doveva pur sapere che accidenti poteva piacergli per regalarglielo, ma non ci aveva mai pensato davvero fino a quel momento, a questo punto tanto valeva la classica simbologia egizia e pace a tutti.
La donna scoppiò a ridere “ Tesoro, troverai il regalo giusto “.
La ragazza sbuffò, certo il regalo giusto per un faraone di 3000 anni e anche più, proveniente da una terra senza tempo quanto lui, era veramente un’impresa regalargli qualcosa che non andasse a parare proprio lì.
Proprio in quel momento, una macchina, con il clacson sparato, costrinse la madre di Tea a fermarsi bruscamente, vedendosi sfrecciare a pochi centimetri di distanza dalla fiancata, una macchina bianca che la sorpassò a tutta velocità. La donna ringhiò indicando la macchina con la mano “ Ma tu guarda quell’imbecille. Io capisco che la gente non ha tempo, ma almeno dovrebbero capirla la distanza di confine tra una macchina e l’altra. Non possono superare la gente così, dovrebbero ritirare la patente a certa gente“.
Tea sussultò, un’illuminazione le passò per il cervello mentre guardava gli orologi nello schermo del computer sulle sue gambe “ Mamma, ripeti cosa hai detto “.
La donna la guardò con curiosità “ Che cosa ho detto? Che quello è un imbecille”.
La ragazza scosse la testa “ Non quello, il dopo “.
La donna dovette pensarci su “ Che la gente non ha tempo?”
La ragazza annuì energicamente e cominciò a scrivere su un foglio di Word “ Sì, e che altro?“.
La donna la guardò preoccupata “ Il confine tra una macchina e l’altra?”
La ragazza continuò a scrivere, i suoi occhi brillavano mentre metteva insieme quelle poche frasi, adesso sapeva che cosa regalare ad Atem. Quando finì di scrivere, salvò tutto e si girò a guardare sua madre, stampandole un bacio sulla guancia “ Mamma, sei un genio “ senza aggiungere altro, staccò la cintura e scese dalla macchina sotto lo sguardo allibito della donna “ Tu vai, io torno dopo, devo fare una cosa “ e senza aggiungere altro, corse lungo la strada fino al marciapiede, cominciando a correre per raggiungere il negozio e acquistare il regalo che le era appena venuto in mente. Avrebbe stupito Atem con effetti speciali, sarebbe rimasto a bocca aperta non appena gli avrebbe consegnato il regalino che stava andando a preparare proprio per lui.
 
Joey, su un ginocchio solo, con le braccia tese in avanti, con un cofanetto aperto dove scintillava una fedina in oro in bella mostra e, lo sguardo serio, pronunciò un “ Sharon, vuoi diventare la mia ragazza?” un coro di risate sguaiate distrusse il momento romantico facendo imbestialire il ragazzo. Tristan e Duke erano morti dalle risate, piegati in due sul letto, incapaci di trattenersi. Joey montò di rabbia e urlò “ NON SIETE DIVERTENTI, SAPETE?” San Valentino era il giorno che più attendeva da mesi, finalmente avrebbe chiesto a Sharon di diventare la sua ragazza, aveva impiegato due giorni a cercare l’anello perfetto, a provare il giusto modo per chiederglielo senza fare la figura dell’imbecille e quei due lo prendevano per i fondelli come se avesse appena raccontato una barzelletta divertente.
Duke aveva le lacrime agli occhi “ Scusa, è che sembrava di più una proposta di matrimonio” Joey era la comicità in persona, decisamente poco credibile per una cosa del genere. Voleva chiedere a Sharon di diventare la sua ragazza, ma sembrava di più una proposta di matrimonio fatta anche male, Joey doveva rassegnarsi, non aveva il giusto carisma per risultare credibile davanti a una ragazza, con quella faccia da ebete poteva solo farla scoppiare a ridere.
Anche Tristan si unì “ Scusa, Joey, è che non siamo abituati a vederti così “ era la prima volta che vedeva Joey così preso da una ragazza, ma era troppo divertente è strano vederlo comportarsi da pseudo principe azzurro con un anello in mano a chiedere a qualcuno di diventare la sua ragazza, se Marik fosse stato con loro sarebbe scoppiato a ridergli in faccia senza dubbio, era quasi cosa da fargli un filmino.
Joey sospirò e si sedette sul letto accanto a loro, non più convinto che quella posa fosse proprio l’ideale “ Mi sa che non avete tutti i torti. Faccio pena “ si buttò sul letto avvilito. Purtroppo non era sicuro di fare una buona figura con Sharon, voleva davvero fare colpo su di lei e farla cascare ai suoi piedi, ma forse avevano ragione loro, l’unico posto in cui poteva fare colpo era nei suoi polmoni facendola scoppiare a ridere. Forse doveva solo darle l’anellino e buona notte, si risparmiava la figuraccia davanti al resto del gruppo di amici di lei e quelli suoi visto che aveva tutte le intenzioni di portarla a Domino per conoscerli.
Duke gli diede una pacca sulla gamba “ Tranquillo, la farai cascare “ guardò poi Tristan e gli fece l’occhiolino “ Dalla sedia “ scoppiarono di nuovo a ridere e stavolta lo fece anche Joey, aveva bisogno di quelle risate prima che il danno venisse fatto, se faceva brutta figura davanti a tutti si sarebbe ritrovato solo come un cane. Aveva promesso a Sharon di farle passare una bella serata, ormai era pronto a fidanzarsi con lei, gli piaceva da impazzire. Ma come si diceva chi non risica non rosica, quindi anche a costo di fare una figuraccia, Joey era deciso. Avrebbe chiesto a Sharon di essere la sua ragazza, qualunque fosse stata la sua risposta o l’esito del suo piano.
 
La luce della luna piena rischiarava il limpido cielo stellato.
Il deserto era avvolto dall’oscurità e granelli di sabbia si sollevavano dalle alte dune, mosse dal vento della notte.
La sabbia era fredda sotto i piedi di Yugi, il cui passo lasciava delle orme sul suolo sabbioso, i suoi piedi sprofondavano nella terra morbida.
Camminava nel deserto, seguendo la strada che portava dritta alla costruzione davanti a lui, illuminata da alte fiaccole poste sulla muraglia di pietra che la circondava.
Giunse ai piedi dell’ingresso squadrato, non vedeva i geroglifici o le varie figure, vedeva solo un tempio ben costruito e intatto, a più livelli, con statue divine lungo tutto il perimetro. Riconosceva il tempio davanti a lui, Dendera.
S’incamminò lungo il giardino folto e raggiunse la costruzione secondaria, un tempio scollegato da tutto il resto della costruzione, il tempio in cui era entrato l’ultima volta.      
Salì i gradini e la porta di pietra davanti a lui si spalancò, mostrando le scale che portavano verso il fondo della terra.
Ancora una volta, si ritrovava sulla soglia di quel preciso punto, come se qualcosa volesse per forza che vi entrasse. Scese quei gradini che ormai conosceva a memoria.
Passo dopo passo, spedito, deciso a voler finalmente scoprire che diavolo c’era la sotto che lo attirava di continuo.
Arrivo alla fine delle scale e davanti si trovò il corridoio di pietra. Stavolta lo attraverso quasi correndo per raggiungere la porta di pietra che si trovava una volta svoltato l’angolo.
Tutta via, inciampò, cadendo su una grossa pietra, e picchiò la spalla.
 
Aprì gli occhi e si trovò davanti il muro bianco della sua stanza d’ospedale, con l’sta della flebo accanto al capezzale.
Si sollevò dal letto e si guardò intorno, l’orologio segnava le quindici spaccate, doveva essersi addormentato dopo che Atem era andato via. Si portò la mano sulla testa, scompigliandosi i capelli, ancora quel sogno esasperante, sempre lo stesso e sempre più reale, cominciava davvero a pensare di stare impazzendo, forse doveva dirlo al medico o semplicemente trovare l’occasione per dirlo ad Atem, ma fin ora tutti i suoi tentativi erano stati inutili.
Si coricò di nuovo, cercando di non pensare al sogno che aveva fatto per l’ennesima volta e riprovare a dormire, ma ormai aveva capito una cosa, finché non avesse capito che diavolo significava, gli incubi non lo avrebbero lasciato in pace.
 
 nota dell'autrice.
salve a tutti con questo ennesimo capitolo breve, prometto che, non il prossimo, ma quello ancora sarà più lungo, e conditi con qualche bel disegnino realizzato da una mia amica.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate, che presto avremo le risposte.

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Capitolo 80
*** Il ritorno di Yugi ***


Yugi era seduto a mezzo letto con il nonno accanto, entrambi impazienti di conoscere l’esito degli ultimi esami svolti dal medico in quei giorni. Il ragazzino ormai non ne poteva più, era ricoverato da un mese, la sua vita convalescente si divideva tra la stanza da letto e le visite mediche negli ambulatori, tra prelievi di sangue e radiografie continue per accertamenti e analisi varie. Le sue braccia non si riconoscevano più, a parte alcuni tagli rimasti, c’erano segni di buchi ovunque, ormai le infermiere erano costrette a sperimentare per trovare le vene sanguigne, non c’era un angolo di pelle che non fosse stato bucato dagli aghi delle siringhe. Certe volte si sentiva come in un covo di vampiri, che facevano a gara per acchiappare il suo sangue ed estrarlo dal corpo e molte volte si domandava quanto gliene fosse rimasto per tutte le estrazioni che compivano in un giorno. Uscire da quel posto sarebbe stata una liberazione, tra l’altro era Sabato e Atem non aveva scuola, se fosse stato dimesso quel giorno stesso, avrebbe fatto al faraone una grandissima sorpresa, non vedeva l’ora di sentire che era libero di tornarsene a casa e mettersi subito davanti ai videogiochi e provare soprattutto quello nuovo che gli aveva regalato.
 
Anche il nonno era in attesa, ticchettava nervosamente le mani sulle gambe, guardando la porta della stanza in continuazione, nella speranza di vederla aprirsi da un momento all’altro. Secondo le previsioni mediche, da quell’ultimo giro di analisi sarebbe risultata la possibilità di dimettere Yugi in quella stessa giornata e non vedeva l’ora che accadesse una simile cosa. Ormai era un mese che stava buttato in quella stanza, tornava a casa solo per aiutare Atem e poi tornava di nuovo da suo nipote per fargli compagnia, ma ormai non sopportava più nemmeno quello. Lo voleva a casa, gli mancava sentire il chiasso che faceva quando si alzava la mattina dal letto, gli oggetti che lasciava in giro per casa, le sue urla e imprecazioni davanti ai videogiochi, i film sparati a tutto volume alla tv e Atem che andava su tutte le furie perché non riuscivano a mettersi d’accordo su cosa guardare la sera. Quella casa era un mortorio perché a portare vita in quelle mura era solo Yugi, quel ragazzino era la vitalità fatta persona, ora più dei tempi passati, aveva bisogno di riaverlo in casa.
Finalmente la porta si aprì e il medico entrò nella stanza “ Buon giorno “.
Entrambi risposero “ Buon giorno “ soprattutto Yugi rispose con energia, il medico teneva in mano una cartella clinica, sicuramente sua, quindi aveva i risultati delle sue ultime analisi, quelle decisive, e non stava più nella pelle, aveva bisogno di conoscere quei maledetti risultati, doveva e voleva uscire da quel posto infernale e tornare a casa da tutti i suoi amici. Era stanco di stare chiuso in quella misera stanzetta spoglia, rivoleva i suoi poster, la sua tv, le sue consolle, il suo cane, il suo letto, la sua vita in pratica. Non c’era giorno che non si augurava di mettere al più presto piede fuori da quel posto orribile e mettere le braccia a riposo, erano un’indecenza per tutti i segni di punture che aveva sparsi. Sorrise, era impaziente di conoscere l’esito “ Allora, posso uscire da qui?“ non gli importava della pessima figura, voleva solo sapere se era libero di andarsene. Non voleva più vedere la faccia di un dottore per i prossimi anni.
Il nonno diede un colpo con la mano alla gamba del nipote “ Yugi, per favore“ capiva la sua impazienza, l’aveva anche lui, ma c’erano dei comportamenti da tenere in presenza di un medico.
L’uomo scoppiò a ridere “ Però, sei impaziente Yugi “.
“ Sì, lo sono” e con un colpo improvviso alla mano del nonno, lo costrinse a ritrarla prima che gliene desse un altro. Doveva pur capirlo che voleva andarsene via da quell’ospedale infernale dove il cibo faceva schifo e la tv non funzionava, non era poi così vecchio da non capire che le sue esigenze erano di tornare a casa e alla sua cara vita di una volta, dove faceva della sua camera il suo personale campo di battaglia con il disordine che regnava sovrano e tante piccole cose che gli riempivano la giornata di rimproveri e punizioni.
Il medico rise “ Si vede “ aprì la cartella clinica, cominciando a sfogliare le pagine che gli scorrevano davanti, in un tombale e improvviso silenzio, in attesa che lui pronunciasse qualche parola “ Dunque, da ciò che mi risulta qui, vedo dei buoni valori di calcio, ferro e zuccheri. La pressione si è stabilizzata, anche il peso è tornato quello di prima. Inoltre, vedo ottimi riscontri con la terapia di riabilitazione, rispondi positivamente agli esercizi fisici e non ci sono danni di nessuna entità al cervello o sistema nervoso. Sei in ottima forma “.
Un barlume di speranza si accese negli occhi ametista di Yugi “ E questo che significa?” a come parlava, sembrava tutto a posto, niente di grave quindi e questo doveva significare che le porte dell’ospedale si sarebbero aperte per lui da un momento all’altro, doveva per forza essere così. Non aveva senso dirgli che doveva stare ancora ricoverato se non aveva alcun problema. Cominciò mentalmente a pregare non solo i santi ma anche gli dei egizi di Atem pur di ottenere la grazia di potersene andare via e respirare di nuovo aria pulita, fuori da quella struttura maledetta e puzzolente di disinfettante.
Il medico lo guardò “ Da quanto vedo qui, sei perfettamente in salute “ chiuse la cartella clinica “ Direi che tenerti ancora qui non sia necessario “.
Il nonno spalancò gli occhi “ Vuol dire, che lo dimettete?” sarebbe stata una cosa veramente fantastica se fosse stato possibile farlo subito, avrebbe avuto il suo nipotino a casa immediatamente, sarebbe stato meraviglioso.
Il medico annuì “ A questo punto direi proprio di sì, vado a fare il certificato di dimessa “ detto ciò, uscì dalla stanza.
Yugi e il nonno si guardarono con dei grandissimi sorrisi e si abbracciarono, scoppiando a ridere. Finalmente Yugi poteva uscire dall’ospedale e ancora non gli sembrava vero che era tutto finito, non vedeva l’ora che gli staccassero quella dannata flebo, arrivasse il certificato e gli aprissero le porte per poter finalmente scappare via a gambe levate e buttare a terra il portone d’ingresso di casa sua per urlare a squarciagola di essere di nuovo in libertà.
Anche il nonno era felice, il suo adorato nipotino stava di nuovo bene ed era il momento di riportarlo a casa. Basta sentire solo silenzio, basta passare da quella stanza e trovarla vuota e immacolata, il casino poteva di nuovo ricominciare e non vedeva l’ora di tornarle a rimproverare quell’adorabile ragazzino solo per riprendere le care e vecchie abitudini che tanto gli mancavano. Ed era sicuro che anche per il faraone fosse lo stesso. Un flash gli passò davanti agli occhi, Atem era a casa poiché non aveva scuola, doveva avvertirlo che Yugi stava per essere dimesso “ Dobbiamo chiamare Atem” si separò da Yugi prese il telefono per digitare il numero.
Rapidissimo, il ragazzino lo fermò prima che chiamasse il faraone “ No, aspetta “ il nonno lo guardò e lui gli sorrise “ facciamogli una sorpresa “ voleva vedere che faccia avrebbe fatto quando se lo sarebbe ritrovato davanti senza preavviso, già immaginava che sarebbe rimasto spiazzato e con gli occhi sbarrati, sarebbe stato un bello scherzo e già s’immaginava l’infarto che si sarebbe preso. Al solo immaginarsi la sua faccia gli veniva da ridere, sarebbe stato davvero divertente scoppiare a ridergli in faccia e sfotterlo per il resto della settimana, anche se sapeva che non era una buona idea era comunque divertente prenderlo in giro.
 
Con un disumano sforzo di memoria che lo portava a stringere gli occhi, rivolti al cielo, Bakura provò a terminare la sua spiegazione “ Finché, il sette Dicembre del millenovecento quarantadue… “ scosse il capo, correggendosi “ No, quarantuno, i giapponesi attaccarono Pearl Harbor e causarono… “ attese qualche minuto, per farsi venire l’illuminazione e schioccò le dita più volte “ Causarono… duemila duecento morti e…”.
Marik scosse la testa, esasperato “ NO, sono duemila quattrocento tre morti. Quante volte devo ripeterlo?”.
Bakura ringhiò e poggiò la testa contro il bordo del tavolo, in preda a una crisi isterica e piagnucolò “ Non ce la farò mai “ era inutile, troppe date, numeri, nomi e cose da ricordare. Il suo cervello cominciava a invocare pietà, ormai era giunto all’esaurimento nervoso per tutto quello che aveva da studiare. Il professore di storia aveva spiegato in tempi da record ben due capitoli sani sulla Seconda Guerra Mondiale e Bakura aveva le crisi di nervi, purtroppo la sua interrogazione programmata era la prossima settimana e il suo cervello stava scoppiando, c’erano troppi eventi complicati che non riusciva a imparare come i nomi dei politici, le cause a catena che avevano finito per fare entrare in guerra tutte le nazioni del mondo. Semplicemente era un casino e aveva ancora due capitoli da studiare mentre stava fermo all’attacco di Pearl Harbor da parte del Giappone agli Stati Uniti.
Marik sbuffò “ Hai finito di piagnucolare?” Bakura aveva le crisi perché non riusciva a imparare niente, ma anche lui era giunto all’esaurimento per aiutarlo. Quando si era precipitato a casa sua per scongiurarlo di aiutarlo a studiare, gli era venuto un colpo. Era un casino tutta quella roba e Bakura ci metteva pure del suo per perdere altro tempo in più “ Anche se piangi non risolvi niente”
“Ma a me, fa male la testa” era sfinito, il suo cervello invocava pietà da quando aveva aperto il libro di storia.
Ishizu entrò nella cucina e guardò Bakura, preoccupata” Che succede? Sta male?”.
Marik scosse la testa “ No, fa solo i capricci”.
Il ragazzo alzò la testa infuriato come una iena “ Io non faccio i capricci, ho solo mal di testa” Marik se lo poteva permettere di parlare, tanto lui che problemi aveva, non doveva sostenere un’interrogazione di un’ora con un mostro che chiedeva per filo e per segno tutto quello che era scritto e faceva domande a trabocchetto alle quali rischiava di abbassarti il voto se non davi la giusta risposta. La sua media scolastica era già quella che era, un’insufficienza lo avrebbe costretto a dover portare altri capitoli in più per recuperare il voto e ricevere meno crediti per gli esami finali.
Marik sospirò “ Facciamo una pausa?”
Bakura annuì “ Hai un gelato?” ne aveva assolutamente bisogno di mettere qualcosa di fresco in bocca, doveva riprendersi dallo sfinimento e mettere a riposo i neuroni malandati che aveva.
“ Non lo so “ si rivolse a sua sorella “ Il nano di Biancaneve ha mangiato tutto il gelato che avevamo in casa?”
Ishizu assottigliò gli occhi con uno sguardo infuriato “ Marik…” quando faceva così lo odiava, va bene che non gli faceva molta simpatia ma poteva evitare di parlare a voce così alta. Il fratello fece spallucce con un sorrisetto fastidioso e la ragazza, pur di non perdere le staffe, lasciò stare e andò al congelatore, tirando fuori la vaschetta di gelato al limone e la posò sul tavolo “ Tieni” poi si sporse verso di lui e con un sorrisino cattivo disse “ Con gli auguri che ti venga un blocco al cervello, fratellino” gli diede un bacio sulla guancia che Marik non gradì, storcendo il naso.
Marik scosse la testa con rabbia mentre la guardò andare via.
Bakura mugugnò “ Che amore di sorella” faceva quasi paura quella minaccia, non credeva che Ishizu fosse così cattiva. A questo punto poteva considerarsi fortunato di non avere fratelli o sorelle come lei, altrimenti sarebbe stato sicuramente in mezzo ai guai.
 
Infuriata come una iena e con la faccia completamente arrossata, Tea prese il quaderno di algebra e lo scaraventò a terra, finendo per fare spaventare Atem, che, seduto sul letto, alzò gli occhi dal cellulare guardandola sconvolto, e urlò “ BASTA, NON CE LA FACCIO PIÙ “ era disperata, i risultati di quelle dannate equazioni non volevano essere come scritto nel libro e il suo cervello era ormai fuso. Voleva passare il sabato mattina a studiare con Atem per poi essere liberi il resto della giornata e anche la Domenica, ma poiché quello scellerato non aveva intenzione di studiare, a lei aveva scaraventato l’ingrato compito di farlo da sola e il risultato era una catastrofe colossale, le rotelle del suo cervello erano andate a farsi benedire insieme alla concentrazione e di questo passo si sarebbe ritrovata a dover studiare per tutto il giorno pur di avere la Domenica libera.
Atem roteò gli occhi e sospirò “ Io te l’ho detto che è inutile sforzarsi “ certe volte si domandava se Tea ragionava con la testa quando le parlava, si era presentata a casa sua con una marea di libri per studiare insieme con lui nonostante le avesse ripetuto che per quel giorno non voleva saperne di toccare libri di scuola, ma lei aveva fatto la sorda e adesso si ritrovava con il cervello annebbiato dalla stanchezza e soprattutto dalla scarsissima voglia di studiare, perché che lo volesse o no quella di Tea era tutto tranne che voglia.
La ragazza si voltò a guardarlo innervosita “ Certo, per te è facile, sei un genio” aveva davvero una gran bella faccia tosta a parlare, per lui era facilissimo dopo tutto. Non era lui quello che aveva problemi di memoria, difficoltà a fare i calcoli matematici, studiare pagine intere di storia senza dimenticare nomi, date e luoghi di battaglie e tante altre cose inutili che non le interessavano.
Atem mise il cellulare e la guardò “ Dico solo che dovresti staccare un po’ la spina, del resto sei con me, a che ti serve studiare?” se la sua idea di passare il sabato mattina con lui era quella di stare chini sui libri di scuola era sicuramente sbagliata. Fino a qualche settimana fa faceva il diavolo a quattro perché non potevano stare insieme poiché lui aveva i suoi problemi, ora che finalmente si era ripreso dalla depressione, lei che faceva? Decideva di passare la fine della settimana a casa sua solo per studiare algebra.
Tea assottigliò gli occhi “ Magari ad avere il fine settimana libero “ sì, era vero, era insieme con lui e voleva studiare, ma Domenica era San valentino e lei aveva un bel po’ di cose cui pensare e aveva bisogno di una buona dose di libertà senza dover stare dietro lo studio.
Il faraone sbuffò “ Tu sei strana “ notevolmente era strana, prima faceva tante storie perché voleva stare con lui e poi si metteva a studiare facendolo annoiare a morte, proprio una gran bella fidanzata quella che si era trovato, certe volte si chiedeva come accidenti aveva fatto a prendersi una cotta per lei con tutte le ragazze disponibili.
Tea montò di rabbia “ Ma come ti permetti “ si alzò in fretta dalla sedia e saltò sul letto, pronta ad avventarsi contro Atem.
Atem mollò il cellulare e tentò la fuga, ma non fece in tempo a svignarsela perché Tea gli saltò addosso, mettendosi cavalcioni su di lui, con le mani puntate sulle sue spalle e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, poggiando la fronte sulla sua, guardandolo con un’espressione rabbiosa “ Non azzardarti di nuovo a dirmi che sono strana, chiaro?” nonostante fosse spaventato, annuì, ma Tea non era soddisfatta. Gli fece un perfido sorriso e guardò le sue labbra, sussurrando “ Sì o no?”
Atem deglutì e annuì di nuovo “ Sì “
Tea sorrise e lo baciò, con tutto l’amore sconfinato che provava per lui. L’erano mancate le sue battute e quegli sguardi di paura che faceva tutte le volte che finiva per saltargli addosso, l’era mancato essere presa in giro dalla sua ironia, l’era mancato tutto di lui. Si era allontano dai suoi amici, da lei per chiudersi del tutto dentro la sua barriera di dolore ma ora quella barriera si era infranta e il ragazzo che amava era spuntato di nuovo fuori dal baratro di disperazione dove stava lentamente cadendo, e soprattutto era felice che finalmente potesse essere tutto suo. Approfondì ancora di più quel bacio, respirando profondamente mentre le sue mani s’insinuavano tra i suoi capelli, toccandoglieli, accarezzandoglieli. Sentiva il respiro di Atem irregolare sul suo viso e le sue braccia che la stringevano, da una parte c’era la sua testa che le suggeriva di staccarsi da lui per fermarsi, ma dall’altra c’era il suo corpo, che invece non voleva allontanarsi da quell’abbraccio, da quel bacio, e che anzi voleva molto di più, voleva lui.
 
Atem stava perdendo la testa, il cuore gli batteva fortissimo, lo sentiva quasi fin dentro le orecchie e sentiva il viso avvampargli. Non c’era mai stato un vero e proprio contatto così vicino tra lui e Tea da quando stavano insieme, colpa anche del fatto che non si era proprio comportato da perfetto fidanzato, poiché a mente lucida si rendeva conto di essere stato solo un cumulo di nervi e l’ultima cosa cui pensava era a stare con Tea. Solo che c’era qualcosa in quel bacio, anzi in tutta la situazione in generale, che lo stava facendo agitare e quel qualcosa era Tea, forse avrebbe dovuto dirle di allontanarsi, anzi forse era proprio il caso di dirglielo perché stava cominciando a perdere la ragione. Quelle carezze, quel bacio, la vicinanza magari troppo esagerata di Tea, stavano avendo un brutto effetto sulla sua capacità di razionalizzare e non era un buon segno perché l’ultima cosa che voleva erano i suoi peggiori istinti che finissero per sopraffarlo, e poi sarebbero davvero stati guai. Ci provò ad allontanarla, a interrompere il bacio “ Tea… forse è meglio ricominciare a studiare… “ ma lei non gli permise di poter continuare il discorso perché non voleva lasciarlo andare, perché lo spinse di nuovo verso di lei, riprendendo a baciarlo, e sinceramente neanche lui voleva lasciarla andare.
Tea si staccò da lui solo per sussurrargli “ Sta zitto” lo baciò di nuovo, stringendogli le braccia dietro al collo, il tutto mentre le mani di Atem cominciarono a infilarsi sotto la sua maglia, accarezzandole i fianchi con le dita. Dei brividi attraversarono la spina dorsale della ragazza quando le mani del faraone si posarono sulla pelle dei suoi fianchi, erano fredde ma nonostante questo non ci provò a ritrarsi da quel contatto. Mentre le sue dita le accarezzavano la pelle, Tea avvertiva un fastidioso solletico, ma fu ben disposta a sopportarlo pur di non allontanarsi da lui, era la prima volta che qualcuno la toccava così, se fosse stato un qualunque altro ragazzo non gli avrebbe permesso di metterle le mani addosso, neanche dopo un mese di fidanzamento, ma lui era Atem, gli avrebbe permesso di fare tutto ciò che voleva pur di non allontanarsi da lui.




La porta si aprì di scatto e una voce allegra urlò “ SORPRESA “ i due ragazzi si voltarono immediatamente, urlando a loro volta, rossi come i pomodori per la vergogna, con i cuori accelerati e i respiri affannati, ma chi davvero era rimasto sconvolto fu Yugi che, colto dall’improvviso imbarazzo per la scena, urlò alla svelta “ Oddio, scusate “ la porta si richiuse di scatto.
Tea e Atem saltarono subito giù dal letto, riprendendosi dalla terribile situazione che avevano appena vissuto, cercando di calmarsi. Ma quando si diedero uno sguardo, entrambi scoppiarono a ridere e Tea si portò una mano davanti alla bocca “ Oddio, non posso crederci” rideva solo per non piangere dall’imbarazzo, aveva completamente perso il senso della ragione presa com’era, tanto da non capire neanche che qualcuno era arrivato e aveva aperto la porta.
Atem era ancora sconvolto, cercava di darsi una regolata, con le mani sui fianchi e il respiro agitato, la guardò malissimo per le risate che si stava facendo “ Sì, ridi pure, tanto era solo Yugi “ smise subito di ridere, così come Tea. Corrugarono entrambi la fronte, sconvolti, si guardarono in faccia e con gli occhi dilatati esclamarono insieme “ QUELLO ERA YUGI?” seriamente, quello che era appena entrato era Yugi? Ma come poteva essere possibile se era all’ospedale. Si precipitarono entrambi alla porta e quando la aprirono, si sporsero per guardare la porta della stanza accanto, quella che era la stanza da letto di Yugi, provenivano dei rumori e dei bisbigli da lì dentro. Si guardarono e uscirono dalla stanza, avvicinandosi alla porta e sporgendosi appena per guardare. Sbarrarono gli occhi, quello che ci stava lì dentro era davvero lui. Atem era incredulo, Yugi, quella piccola peste combina guai era davvero lì dentro che giocava con Anakin “ Non ci posso credere “.
Il ragazzino alzò lo sguardo e sussultò, Atem e Tea sbucavano da dietro il muro della stanza da letto. Il ragazzino si alzò immediatamente dal letto, con una faccia arrosata per l’imbarazzo che aveva provato quando li aveva beccati a baciarsi, sempre che stavano solo facendo quello e cercò di tranquillizzare sia se stesso sia loro “ Ehm… per quanto mi riguarda, io non ho visto niente, ok?” fece un mezzo sorriso, sperando che bastasse a evitargli di venire picchiato da qualcuno. Solo che quando si vide Atem avanzare verso di lui, fu preso dal panico, in pratica aveva violato la privacy di quei due ma non poteva certo sapere che erano insieme a fare… determinate cose, quindi era molto probabile che adesso gliela volesse far pagare cara. Deglutì e indietreggiò, mentre dei brividi gli attraversavano il corpo “ So che sei arrabbiato, però io non lo sapevo che eri con Tea, altrimenti non avrei aperto la porta, volevo solo farti una …” ma non ebbe il tempo di finire, Atem lo afferrò per un braccio e lo tirò contro di se, abbracciandolo. Lo strinse così forte da togliergli il respiro, schiacciandogli l’addome, ma fu solo per qualche istante la sorpresa che lo aveva travolto, Yugi sorrise e chiuse gli occhi, abbracciandolo a sua volta, sentenziando un semplicissimo “ Sorpresa “.
Tea sorrise a quella scena, le mancavano quei bei quadretti familiari, quei due sembravano davvero fratelli ed era contenta di vedere che Yugi era finalmente a casa, anche se non aveva la più pallida idea del perché nessuno aveva avvertito.
Il nonno si avvicinò alla ragazza, guardando la scena con un sorriso “ è bello rivedere certe scene “ gli sembrava di essere tornato alla prima volta che aveva visto il faraone in quella stanza accanto a Yugi, quando lo aveva salvato diversi mesi fa. Era contento di vedere finalmente un quadro familiare più allegro, era tutto quello che voleva e che gli mancava da mesi, adesso sì che la famiglia era di nuovo completa.
Tea annuì “ Sì, è vero “ lo guardò “ Però poteva avvertire che Yugi era stato dimesso” almeno avrebbero risparmiato tutto quel teatro, anche se non aveva chiaro se ucciderlo per aver interrotto il loro momento o ringraziarlo per averli fermati.
Il nonno scosse la testa, sconsolato “ Credi che sia facile badare con uno come lui?” alzò gli occhi per guardare la ragazza “ Ha insistito per fare una sorpresa al faraone “ ma al di là di questo, era contento di poter vedere quei due di nuovo uniti, avevano litigato così tanto e Atem era stato così depresso che vedere finalmente un po’ di felicità era la cosa più bella che ci fosse per lui, si augurava soltanto che la pace e la tranquillità durassero per molto.
 
Joey parcheggiò la macchina in fretta sotto casa di Atem, Tea aveva spedito il messaggio al gruppo Whatsapp circa una ventina di minuti prima, proprio mentre stava per giungere a casa di Duke essendo da poco arrivato a Domino ma sapere che Yugi era finalmente fuori dall’ospedale e a casa sua lo aveva portato a fare tutta la strada di corsa per raggiungerlo in fretta battendo tutti gli altri sul tempo.
Scese velocissimo dalla macchina e corse fino al negozio, spalancando la porta d’ingresso, facendo quasi venire un infarto al nonno, che era appena entrato dentro il locale “ Joey, mio Dio…”
Il ragazzo, senza perdere tempo, entrò in fretta nel locale “ Scusi signore, ma vado di fretta “ corse dentro il negozio e spalancò la porta che dava sul corridoio interno della casa e a squarciagola urlò “ EHI, DOV SIETE?” non aveva tempo di mettersi a cercare, voleva subito vedere Yugi e abbracciarlo. Forse aveva un po’ esagerato a fare un’irruzione a casa loro in quel modo, ma non stava più nella pelle.
Dal piano superiore, si sentirono dei passi e Yugi si affacciò sulla cima delle scale “ Cioa Joey”.
La voce di yugi attirò il ragazzo, che corse subito verso le scale e quasi scoppiò a urlare non appena si trovò proprio Yugi davanti agli occhi “ Yugi…” i suoi occhi divennero lucidi e con un sorriso smagliante, corse su per le scale, salendo i gradini due alla volta per raggiungerlo, come se avesse paura che quello fosse un miraggio. Arrivato alla cima della scala, afferrò subito il ragazzino per un braccio e lo abbracciò, sollevandolo da terra “ Yugi, sei tornato” lo strinse così forte da strangolarlo ma non gli importava, era contento di poterlo finalmente rivedere in salute e libero di poter di nuovo scorrazzare insieme con tutti loro, gli era mancato.
Yugi scoppiò a ridere mentre si reggeva a lui “ Joey, mettimi giù” odiava quando lo sollevava da terra in quel modo, ogni volta gli faceva salire la nausea, ma doveva ammettere che i suoi abbracci gli erano mancati.
 
Erano tutti riuniti nella cucina, gli altri erano arrivati poco dopo non appena il messaggio era stato visualizzato e adesso stavano ridendo e scherzando, di nuovo il gruppo al completo con la presenza di Yugi, anche se a mancare era Lizzie.
Joey continuava a tenere il braccio dietro le spalle di Yugi, abbracciandolo come se fosse una piovra “ Sai? Ormai contavamo i giorni“ non vedevano l’ora che Yugi uscisse dall’ospedale. Avevano visto tutti che si stava riprendendo sempre più velocemente e che la sua dimessa era solo questione di giorni, ma l’attesa era diventata insopportabile e aspettavano solo la comunicazione per vederlo di nuovo libero di stare insieme con loro, ma a quanto sembrava era avvenuto tutto senza preavviso ed era sicuramente la miglior sorpresa che potevano ricevere da lui.
Yugi rise “ Anch’io volevo uscire da quel posto, ho digiunato per giorni per quanto faceva schifo il cibo “ una delle grosse pecche dell’ospedale era sicuramente il cibo che rifilavano, se era sopravvissuto, era stato solo grazie ai panini che il faraone gli portava di nascosto. Per giorni non gli avevano dato altro che mangiare da diabetici, minestra, pane, insalata e verdure.
Tristan lo guardò con sarcasmo “ Si vede quanto sei deperito, stai meglio di noi” se quello che aveva era l’aspetto di uno che non mangiava da giorni, significava che non aveva la più pallida idea di cosa significasse. Yugi era bello e in carne, con un colorito salutare sulla faccia, non proprio uno che si era ridotto pelle e ossa come voleva far credere. Che il cibo facesse schifo non lo metteva in dubbio, quando era nato suo nipote aveva visto cosa sua sorella era costretta a mangiare durante il ricovero, i brodini erano semplicemente disgustosi ma Yugi stava comunque benissimo, quasi lo invidiava. Paragonati a lui, tutti loro sembravano dei caraibi che camminavano.
Tea gli mollò una gomitata “ Tristan…” lo rimproverò con gli occhi e soprattutto con il tono di voce, come il solito trovava sempre una scusa per attaccare polemica, certe volte lo detestava quando si comportava così.
Il ragazzo si toccò il gomito dolorante “ Ma che ho detto?” non c’era bisogno di prendersela per una battuta, in fondo stava solo scherzando.
La ragazza sospirò “ Lo sai cosa hai detto”.
La guardò con stizza “ E allora? Era solo una battuta. E poi scusa ma è vero. Qui sembriamo tutti dei cadaveri rispetto a Yugi “ poi guardò Marik “ Tranne lui”.
Il ragazzo lo guardò “ Perché, che ho che non va”.
Duke troncò la discussione prima che degenerasse “ Niente, tranquillo, Tristan parla sempre troppo” e accentuò quel troppo con un calcio al ragazzo, che quasi urlò. Poi si rivolse agli altri “ Che ne dite se stasera festeggiamo?” a parte che era Sabato, Yugi era finalmente tornato a casa e le uscite settimanali sarebbero tornate quelle di prima, quindi tanto valeva festeggiare il suo ritorno.
Bakura annuì “ Sì, dai, è una buona idea” sicuramente lo era, tutti quanti avevano voglia di fare baldoria e lui non era da meno, l’ultima volta che erano usciti l’allegria era seppellita dietro quintali di depressione, almeno per una volta bisognava uscire e riprendere le care vecchie abitudini di prima con il divertimento, se no non aveva senso uscire.
Annuirono tutti, d’accordo sulla serata e ovviamente Duke si rivolse ad Atem “ Tu vieni, vero?” l’ultima volta che lo avevano visto a una serata di divertimento, era stato solo capodanno e non era stato neanche un gran che poiché per tutta la serata aveva tenuto il muso e il suo umore era certamente a terra. Ora che Yugi era uscito dal come ed era tornato a casa, non aveva più scuse, i tempi della depressione erano finiti.
Ovviamente cadde un silenzio nella stanza e tutti gli occhi si puntarono su Atem, che si sentì a disagio per tutti gli sguardi che aveva puntati addosso “ Veramente, volevo guardare la televisione e…”
Ma un coro di voci urlò furiosamente “ ATEM!”
Il faraone indietreggiò con la sedia, mettendo le mani avanti “ Ehi, calmatevi, stavo scherzando”.
Scoppiarono tutti a ridere e continuarono per il resto della giornata.
 
Il messaggio di Tea era ancora lì, in bella mostra sul gruppo di whatsapp, tutti avevano risposto tranne lei. Lizzie non voleva saperne di vedere Yugi, soprattutto perché non voleva vedere il faraone, ormai ne aveva fatto una malattia della confessione che gli aveva fatto quel giorno, non se la sentiva proprio di volerlo vedere perché non poteva affrontare di nuovo quella situazione. La confessione che gli aveva fatto era ancora fresca nella sua testa, mentre guardava la foto del profilo di Atem, dove spiccavano lui e Tea abbracciati, erano così carini insieme che solo vederli le dava il voltastomaco. Doveva farsene una ragione, lo sapeva bene, ma non ce la faceva proprio a digerire l’amaro boccone che le avevano rifilato. Lui con quella sonora mazzata e lei con quei discorsi di san valentino l’avevano fatta sentire uno strofinaccio per i pavimenti, odiava già quella festa per i suoi motivi, adesso ne aveva davvero le scatole piene.
Purtroppo a complicare ancora di più la sua giornata fu il messaggio che le arrivò, di Tea.
Questa sera siamo al Bowling per festeggiare, passiamo alle 21 e 30.
Lizzie le scrisse subito il messaggio che non avrebbe gradito ricevere, avrebbe dato tutti i suoi soldi pur di non uscire di casa per una squallida festa.
Non me la sento, magari un’altra volta.
Spedì il messaggio gettando via il cellulare sulla scrivania, sperando che lei si arrendesse, ma quando sentì il cellulare vibrare di nuovo, fu costretta a leggere.
Ci vediamo questa sera, senza discussioni.
Il tutto accompagnato da una faccina arrabbiata.
Lizzie storse il naso, quel bel messaggino era stato pure abbellito con un’emoticon e quando Tea metteva simili faccine significava che non voleva essere contraddetta. Sbuffò snervata, non le andava di voler andare con loro ma Tea era capace di tutto purtroppo e dovette arrendersi, anche perché non aveva voglia di litigare. Quindi le inviò un semplice e la mandò a quel paese.
 
Il bowling era pieno di persone che giocavano e che schiamazzavano mentre dal pub proveniva una musica assordante. Mentre Joey e Tristan erano andati a prendersi qualche cosa da bere e Marik e Bakura stavano giocando a Bowling, al tavolo erano rimasti solo Tea e Duke che ridevano come i pazzi mentre guardavano Atem e Yugi litigare per il bicchiere di Mojito del faraone.
Yugi era furioso e continuava a stringere il braccio di Atem “ Dai, solo un assaggino, per favore” non era giusto che solo perché aveva quattordici anni Atem lo trattasse come un bambino. Tutti quanti avevano ordinato dei cocktail alcolici, avevano ognuno un bicchiere davanti, lui era quello più piccolo e non poteva bere perché era minorenne, ma almeno potevano concedergli di assaggiare, non stava chiedendo la luna dopo tutto, ma solo di prendere un sorso dal bicchiere.
Atem continuava a tenere il bicchiere lontano da Yugi, cercando di divincolarsi dalla sua stretta “ Dai, lasciami, ti ho detto di no” era peggio di una zecca, glielo aveva ripetuto mille volte che bere quelle cose a lui faceva male, soprattutto perché doveva finire le cure che il medico gli aveva prescritto con degli integratori e bere certe cose non era salutare, ma come al solito Yugi non ascoltava mai facendo solo i capricci.
Tea scoppiò a ridere “ Dai, almeno un sorso puoi darglielo” non c’era niente di male se gli faceva prendere un assaggino piccolo, non doveva mica scolarselo tutto infondo.
Atem sbarrò gli occhi “ Cosa? Tu da che parte stai? ” gli bastò solo quella piccola distrazione per vedersi il bicchiere staccato dalle mani all’improvviso. Si voltò a guardare Yugi infuriato con le mani sui fianchi “ Ehi…”.
Il ragazzino rimosse la cannuccia dal bicchiere e facendo spallucce bevve un sorso, finendo per tossire subito dopo per il fortissimo concentrato di menta che gli era sceso in gola “ Ma che cavolo…” dovette posare il bicchiere per non rischiare di rovesciarsi tutto addosso per la tosse, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
L’unica che non si stava divertendo era solo Lizzie, che guardava il punteggio di Marik e Bakura con scarsissimo interesse. Non aveva spiccicato una sola parola da quando l’avevano trascinata al Bowling e sinceramente non aveva voglia neanche di bere, nonostante le sarebbe sicuramente piaciuto scolarsi qualche alcolico forte giusto per dimenticarsi un bel po’ di cose, come per esempio le odiose risatine di Atem e Tea che si guardavano con gli occhi quasi a cuoricino. Aveva il voltastomaco solo a sentirli parlare, avrebbe do gran lunga preferito starsene a casa sua a piangere davanti a un film d’amore tragico giusto per dannarsi l’anima mangiando cioccolatini per farsi passare la depressione. Voleva davvero andarsene via da lì, sparire e non guardare nessuno in faccia, in fondo non aveva salutato neanche Atem quando lo aveva visto, andarsene senza dire una sola parola non era poi così difficile.
Tea si accorse del suo pessimo stato d’animo “ Lizzie, stai bene?” era così strana, ultimamente sembrava giù di corda e non capiva il perché, non era da lei starsene seduta da sola senza parlare. Doveva sicuramente aver litigato con qualcuno e si augurava che non fosse Marik, altrimenti avrebbe picchiato entrambi.
Lizzie sbuffò “ Sì, grazie “ che avrebbe dato per non sentirla rivolgersi a lei, cominciava veramente a odiarla.
La porta che collegava pub e Bowling si aprì e Joey e Tristan tornarono con mano dei bicchieri e il primo, con un sorriso smagliante, posò i bicchieri sul tavolo ed esclamò “ Eccoci qui “.
Bakura si avvicinò al tavolo, lasciando la partita in sospeso “ Finalmente “ era ora che quei bicchieri arrivassero, aveva perso le speranze di avere il suo Cuba Libre.
Joey prese in mano il bicchiere e lo diede a Bakura “ Questo è tuo “ poi prese il secondo bicchiere, con dentro la sprite e il ghiaccio e lo consegnò al ragazzo “ Questo è di Marik “ poi prese il terzo bicchiere con dentro dell’acqua e lo mise davanti a Lizzie, guardandola con un sorriso sarcastico “ E questo della signorina, ti ho preso l’acqua così non finisci come l’ultima volta”.
Ovviamente la battuta non piacque a Lizzie, che si alzò dal tavolo in malo modo e sentenziò “ Sei davvero un’imbecille” prese la borsa e andò nel pub, spalancando la porta con la mano.
Il ragazzo rimase allibito dalla reazione di Lizzie, così come tutti gli altri “ Ma che cavolo le è preso?” quella ragazza diventava sempre più strana per i suoi gusti, da un po’ di giorni aveva la luna storta e non aveva chiaro il perché poiché a quel che gli risultava, sul gruppo né lei né Marik si erano fatti sentire molto, quindi doveva essere una cosa sua, per forza. Però non c’era bisogno di rispondere in quel modo così brusco, in fondo stava solo scherzando.
Marik le lanciò una pessima occhiata “ Quella è completamente pazza”.
Bakura annuì “ Pazza e anche arrabbiata, qui c’è il rischio che si ubriachi di nuovo” l’ultima volta era andata a finire proprio così, era arrabbiata e ci aveva dato giù pesante con l’alcool, non voleva che rovinasse la serata per l’ennesima volta con il suo pessimo vizio di bere come una spugna, volevano festeggiare il ritorno di Yugi, non stare a guardare lei che si ubriacava.
Marik incrociò le braccia sul petto “ Qualcuno dovrebbe andarle dietro” annuirono tutti, perfettamente d’accordo con lui, ma, di fatto, nessuno si stava alzando dal tavolo per andarle dietro e impedire che si ubriacasse.
Duke, che sorseggiava il suo cocktail, disse “ Infatti, qualcuno dovrebbe andarci “ guardò Marik e gli sorrise, nessuno meglio di lui era più qualificato nella situazione, poi gli piaceva vederli litigare, poteva quasi dire che erano fatti l’uno per l’altra.
Marik roteò gli occhi, capendo perfettamente che l’ingrato compito lo stavano scaricando a lui. Sbuffò e le andò dietro, prima che quella pazza combinasse qualcosa. Il tutto mentre Duke, Joey e Tristan se la ridevano di nascosto guardandosi in faccia.
 
Lizzie aprì la borsa e tirò fuori il portafogli di mala voglia, quello dell’acqua era stato uno scherzo che proprio non le era piaciuto. Certe si domandava se glielo facevano apposta a farla arrabbiare, aveva già la luna girata, non era necessario che ci mettessero del loro, adesso sì che aveva voglia di bere qualcosa di forte e andare tutti a quel paese. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, una mano fermò il suo braccio “ Hai deciso di andarci giù pesante di nuovo?”
Lizzie ringhiò, trovandosi davanti gli occhi di Marik “ Che cavolo vuoi?” ci mancava solo lui adesso a guastarle l’umore. Strattonò il braccio “ lasciami andare, rompi scatole” bene, adesso le era passata pure la voglia di bere, per tanto lo spinse via in mano modo, dirigendosi verso il retro del locale per andarsi a prendere una boccata d’aria fresca.
Marik andò su tutte le furie, ora si era rotto di essere trattato male. Le andò dietro, inseguendola fino al retro del locale e prima che la porta si chiudesse davanti a lui, la spalancò con la mano facendo spaventare la ragazza “ Ora mi dici che accidenti di problemi hai con me” incrociò le braccia sul petto, infuriato come una iena per l’ennesimo maltrattamento che aveva ricevuto, non aveva fatto niente di male e pure lei continuava sempre a trattarlo come una pezza vecchia, ne aveva abbastanza.
Lizzie ringhiò, rispondendo in malo modo “ E tu mi spieghi che diavolo vuoi da me “ voleva stare tranquilla, non litigare di nuovo, era la serata sbagliata per lei quella e Marik la stava guastando di più.
Il ragazzo perse le staffe “ Magari sapere che diavolo hai contro di me” da quando la conosceva, ogni scusa era buona per trattarlo male, non ci bastava solo sua sorella ma pure una bisbetica viziata che non sapeva regolarsi e usare dei modi più dolci di parlare con le persone, certe volte voleva veramente prenderla a male parole o peggio, se almeno non fosse stata una ragazza.
Lizzie impazzì “ Vuoi sapere che cosa ho? Semplice, voglio che mi lasciate tutti in pace, chiaro? Non sto bene nel caso non lo avete notato tutti quanti siete”.
Marik sbuffò “ Ti dispiace darti una calmata, pazza scatenata?”
Lizzie non ci vide più a quell’offesa, d’istinto alzò la mano per dargli uno schiaffo, ma lui, repentino, la afferrò, stringendo il polso con forza. Lizzie tentò di svincolare la presa ma non riusciva a muoverle la mano, era bloccata nella stretta del ragazzo “ Lasciami “ provò a strattonare il polso ma non ci riusciva e la presa di Marik divenne più forte, cominciò a farle male. Ma non fu solo questo, senza rendersene conto, la spinse contro il muro, inchiodandola tra lui e la parete con il polso schiacciato sul muro ruvido. Lizzie cominciò ad avere paura di lui, del suo sguardo furioso, per la prima volta non sapeva cosa fare, i suoi occhi erano puntati dritti nei suoi, leggeva rabbia in quello sguardo che sembrava trapassarle il corpo. Tentò di spingerlo via con l’altra mano, ma non ebbe il tempo di fare niente, Marik gliela afferrò e la inchiodò dietro la schiena, bloccandola con la sua, strinse gli occhi per il dolore che percepiva su entrambe le braccia, per la scomoda costatazione di essere impossibilitata a difendersi o a fare qualunque movimento. Deglutì, per la prima volta aveva davvero paura di lui, cominciò a pentirsi di averlo spinto via in malo modo, tutte le volte che avevano litigato non le aveva mai alzato le mani o dato mostra di un’indole aggressiva, in effetti neanche adesso lo stava facendo, ma solo perché la teneva immobilizzata contro il muro, dei brividi serpeggiarono lungo la sua spina dorsale. Aveva paura di lui, della sua forza e soprattutto della sua altezza, perché non aveva mai notato con accurata attenzione quanto fosse più alto di lei se non in quel momento, mentre la sovrastava. Aveva il terrore che le facesse qualcosa, non aveva il coraggio neanche di parlare, ma era l’unica cosa che poteva fare per tentare almeno di fermare i suoi seguenti gesti, anche perché il braccio bloccato dietro la schiena si stava atrofizzando “ Ma… Marik, lasciami”.
 
La guardava dritta negli occhi, il suo viso era così vicino al suo che il respiro di Lizzie lo sentiva sulla sua faccia, la sua idea era stata solo quella di difendersi dal suo schiaffo ma aveva perso completamente la testa e adesso si sentiva male. Continuava a guardare i suoi occhi azzurri, il suo viso pallido e le sue labbra, soprattutto quelle. Gli tornò in mente la sera in cui lo aveva baciato, da ubriaca certo, ma lo aveva comunque sconvolto. Di tutte le azioni che quella ragazza poteva fare, quella di baciarlo era stata la più inaspettata e lo aveva destabilizzato al punto da non riuscire più a scordarselo. Quel bacio lo perseguitava in continuazione tutte le volte che si sforzava di dormire e quando litigavano, e anche adesso tornava a perseguitarlo, mentre la teneva ferma contro il muro, già una volta si era ritrovato sul punto di baciarla, nelle scuderie, e voleva farlo di nuovo, era più forte di lui. Non era capace di trattenersi, il cuore gli stava scoppiando nel petto e finì per non capire più niente, tutto quello che aveva in testa era una cosa sola ed era l’unica che era in grado di fare, perché era quello che voleva. Ormai il suo cervello era completamente andato e cedette, senza neanche avere ben chiaro come accadde, la baciò.
 


Gli occhi di Lizzie si spalancarono, il suo cuore si fermò e così anche il suo respiro. Marik la stava baciando, così, all’improvviso. Il suo viso esplose in un bagno di calore, il suo cuore cominciò a battere così forte da pompare sangue fino al suo cervello e il respiro accelerò, rimanendo bloccato dentro la sua cavità respiratoria. Doveva respingerlo, andarsene via, allontanarsi da lui, ma era bloccata, le sue mani erano ancora ferme contro il muro, nella presa di Marik. Iniziò a girarle la testa non appena sentì quel bacio diventare sempre più profondo. Non capiva cosa le stava accadendo, perché il suo corpo non rispondeva al comando della sua testa di respingerlo, eppure poteva, bastava solo dargli un calcio per costringerlo ad allontanarsi, ma non riusciva a fare un bel niente, solo stare ferma e lasciarlo continuare, mentre la scena di un altro bacio le si parava davanti agli occhi, quello che aveva sognato e che ancora la perseguitava.
Con il respiro affannato e il cuore che gli batteva come un tamburo, Marik si staccò da lei e senza darle il tempo di dire o fare qualsiasi cosa, andò via, sparendo oltre la porta d’ingresso dal quale erano passati, lasciandola lì, da sola, confusa e sconcertata.
Marik invece attraversò l’intero corridoio senza guardare se Lizzie era dietro di lui o no, tornò dentro il locale e si avvicinò al tavolo dei ragazzi, ma senza dire una sola parola prese il giubbotto e il cellulare, non voleva più restare in quel posto, non dopo quello che era successo con Lizzie.
Bakura notò cosa Marik stava facendo “ Ehi, che fai?“ la faccia di Marik non gli piaceva per niente, era stranissimo, sembrava che fosse successo qualcosa che lo aveva traumatizzato di brutto e sicuramente centrava qualche pesante litigata con Lizzie poiché erano spariti entrambi nel retro e non si erano più fatti vivi per una decina di minuti abbondanti. Comunque fosse, Marik aveva qualcosa che non andava.
“ Me ne vado, non ce la faccio più a stare qui “ non era in vena di dare conto e ragione a nessuno, voleva solo mettersi in macchina e andarsene via “ Torna a casa con Duke, io me ne vado a letto “ senza dire una sola parola a nessuno dei suoi amici, che continuavano a guardarsi in faccia e si voltò per andarsene.
Bakura corrugò la fronte, si alzò dal divanetto “ Scusate un attimo “ gli corse dietro e lo fermò per un braccio “ Ehi, aspetta, che è successo?” non gli piaceva la faccia che aveva, sembrava arrabbiato.
Lui strattonò il braccio “ Niente “ non aveva proprio niente da dirgli, tanto meno voleva riferirgli cosa aveva appena fatto nel retro del locale con Lizzie. Intanto non erano affari suoi e poi aveva bisogno di lavorarci sopra, anche se ormai aveva chiare un bel po’ di cose che avrebbe preferito non averci a che fare.
“ Ma…”
Lo guardò dritto negli occhi, boccandolo “ Non voglio parlarne, chiaro?” lo folgorò con gli occhi e poi uscì dal locale e salì subito in macchina. Non aveva proprio un bel niente da dire a nessuno, anzi era meglio se per un po’ non si faceva vedere in giro perché non avrebbe avuto il coraggio di affrontare di nuovo lo stesso errore in cui era incappato per la seconda volta. Poggiò mani e fronte sul volante, maledicendosi per l’ennesimo casino che aveva combinato, ma purtroppo, se c’era una cosa che aveva imparato abbastanza bene di se stesso era che aveva il pessimo vizio di prendersi una sbandata per le ragazze sbagliate, perché se c’era una cosa che purtroppo aveva capito di tutta quella storia, era una sola. Non importava quanto si sforzasse di detestare Lizzie, quello che aveva fatto aveva una sola spiegazione con cui doveva purtroppo fare i conti e cioè che sua sorella aveva ragione. Si guardò nello specchietto retrovisore, ammirando il meraviglioso aspetto che aveva la sua faccia “ Sono veramente un idiota “ infuriato, accese il quadro della macchina e partì a tutta velocità, senza neanche stare a guardare se c’erano macchine dietro di lui cui rischiava di tagliare la strada. Era talmente infuriato, che persino la sua stessa guida era fuori controllo, voleva solo tornarsene a casa e dimenticarsi di tutto quanto, anche se sapeva che non era possibile, perché il danno che aveva fatto era stato ben più grosso di quanto chiunque altro poteva solo immaginare, perché per quella bisbetica viziata purtroppo, si era preso una sbandata e purtroppo, adesso, ne aveva la disperata consapevolezza. Poteva veramente ammetterlo, se esisteva un premio per gli ingenui, lui l’avrebbe vinto da tempo.
 
Lizzie era rimasta lì, ferma, nel mezzo del retro del locale, da sola a guardare un punto non preciso del vuoto intorno a lei, con solo il vento che soffiava sui suoi capelli, scompigliandoli. Il cuore dentro il suo petto batteva così forte che sembrava pronto a rompere le costole della gabbia toracica e uscire fuori dal petto, il suo respiro irregolare sembrava pronto a fermarsi da un momento all’altro, soffocandola e i suoi occhi azzurri, dilatati, erano lucidi e vitrei. L’aveva baciata, Marik, il ragazzo che più odiava sulla faccia della terra, che non poteva vedere neanche con il binocolo, che tutte le volte che lo incontrava finiva per litigarci in malo modo, che la insultava, la offendeva, la maltrattava, l’aveva baciata, così, senza preavviso. Era bastato solo farle abbassare la guardia per sconvolgerla con quel gesto inaspettato e ripetitivo. In quei momenti, l’era venuto in mente un altro bacio che li riguardava, quello di capodanno, quella sensazione di déjà-vu, quelle strane sensazioni che aveva provato quando lo aveva sognato, adesso non aveva capito che non erano frutto della sua immaginazione. Quel bacio era veramente successo e adesso si era ripetuto, solo che era stato lui a baciare lei e Lizzie non sapeva il perché, solo si sentiva male, sul punto di piangere.
La sensazione delle sue labbra, il sapore della sua bocca, erano ancora lì, sulle sue labbra, esattamente dov’erano state lasciate.
Il cuore cominciò a farle male mentre con le dita sfiorò le sue labbra, perché l’aveva fatto, che cosa voleva dimostrarle con quel gesto, perché le aveva fatto una cosa simile, proprio a lei inoltre. Si era vendicato perché voleva dargli quello schiaffo? Perché per l’ennesima volta lo aveva offeso e aveva deciso di fargliela pagare in quel modo? Lo aveva fatto per divertimento? Per approfittarsi del fatto che stava male tutte le volte che vedeva Atem e Tea insieme?
Si portò la mano sul cuore, continuava a battere ancora e non ne comprendeva il perché.
La porta del retro si aprì e Tea uscì fuori, trovando una Lizzie spaventata “ Lizzie… “ le andò vicino, guardandola in faccia. Aveva un aspetto orribile, sembrava che avesse visto un fantasma per quanto era pallida “ Lizzie, che è successo?” le mise le mani sulle spalle, scuotendola. Non le piaceva quella situazione, prima Marik che andava via in malo modo, ora lei che sembrava uscita da un’esperienza traumatica per quanto era sconvolta, era successo qualcosa di spiacevole, ne era sicura.
La ragazza si girò ma non la stava guardando negli occhi, non riusciva a concentrare lo sguardo su Tea, cercò di parlare ma tutto ciò che uscì fu solo una sequenza di balbettii senza senso “ Io… io non… “.
Tea le mise il braccio dietro le spalle “ Vieni dentro, avanti “ la portò dentro il corridoio, non sapeva cosa fosse accaduto tra lei e Marik ma era pronta a picchiarlo se aveva fatto qualcosa alla sua amica.
Lizzie si fermò all’improvviso, non voleva andare dagli altri, non se la sentiva di affrontare il resto della serata con loro “ Io voglio andare a casa “ Tea la guardò allibita, ma lei non le diede il tempo di ribattere, si portò la mano sulla testa “ Sul serio, non mi sento bene “ non voleva più restare in quel posto, voleva andare a casa sua e dimenticare quello che era appena accaduto con Marik, aveva bisogno di far passare quella terribile serata con una buona dormita, ne valeva della sua salute mentale.
Tea voleva ribattere, ma preferì lasciar stare “ va bene, come vuoi “.
Proprio in quel momento, Joey spuntò nel corridoio e si avvicinò alle due ragazze, era visibilmente preoccupato visto come stava andando a finire “ Ehi, va tutto bene?” guardava Lizzie e il colorito non gli piaceva, sembrava traumatizzata da qualcosa ed era pronto a scommettere che aveva a che fare con Marik.
Tea lo guardò preoccupata “ Joey, puoi accompagnarla a casa? Dice che sta male”.
Il ragazzo annuì “ Ovvio “ naturalmente voleva sapere che diavolo era successo, ma vista la faccia di Lizzie forse era meglio non chiedere, ma era deciso a voler fare il terzo grado a Marik quando sarebbe stato il momento, quei due non gliela raccontavano giusto e visto com’era andato via lui e come stava adesso lei, certamente la gatta ci covava e non era niente di buono.
Lizzie non ascoltava una sola parola di quello che Joey e Tea si dicevano, continuava a guardare il vuoto, con la testa ancora rivolta a quel bacio e il ricordo tangibile sulle sue labbra che le svuotava il cervello e le svuotava la mente.

nota dell'autrice
salve a tutti gente con questo e finalmente lungo capitolo XD
Allora, che ve ne pare di questo quadro?
Vi piace? dopo il prossimo capitolo, si partirà con la questione Sigillo, quindi preparatevi.
Spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate e fate i complimento a Musicandarts95 ( spero di averlo scritto giusto con tutte ste maiuscole e minuscole ) per i disegni strepitosi che ha regalato alla mia storia.
 

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Capitolo 81
*** San Valentino ***


Era ormai notte fonda, tutta la casa era immersa nel silenzio mentre i deboli raggi della luna filtravano dalle finestre conferendo una tenue illuminazione argentea ai mobili e gli oggetti vari. Il nonno dormiva profondamente nel suo letto e lo stesso faceva il faraone, girato su un fianco con le coperte che gli coprivano metà faccia. Ma mentre loro dormivano beati, nella stanza di Yugi capitava tutt’altro. Il ragazzino era agitato, si girava e rigirava nel sonno, sudato e ansimante.
 
Correva veloce lungo quelle scale di pietra sotterranee, deciso ad arrivare fino in fondo per raggiungere quelle dannate porte di pietra che lo tormentavano di continuo. Non voleva aspettare ancora, doveva assolutamente scoprire che cosa ci fosse dietro quella maledetta porta, perché continuava a sognare quel punto specifico e soprattutto che cosa diamine significavano tutti quei sogni che faceva.
Giunto alla base delle scale, cominciò a correre lungo il corridoio, gli facevano male le piante dei piedi, dove sabbia e pietre sfregavano e raschiavano la pelle, facendogli male, ma non gli importava del dolore, voleva soltanto arrivare al suo obbiettivo. Conosceva ormai la strada a memoria, sapeva dove svoltare, bastava solo giungere a destinazione.
Un piede colpì una grossa pietra e cadde rovinosamente a terra.
I suoi polsi e le sue caviglie, furono improvvisamente incatenati e si trovò con la schiena sdraiata contro una lastra di pietra ruvida. Il corpo cominciò a fargli male, le ferite bruciavano e urlò a squarciagola per l’insopportabile dolore.
Una mano gli afferrò la testa e quando aprì gli occhi, si trovò davanti Aknadin, con un pugnale in mano “ NO, LASCIAMI “.
Aknadin rise, le sue risate sguaiate penetrarono le sue orecchie “ Dimmi, dove si trova il sigillo, e ti lascerò vivere “.
Sigillo, sempre quella storia “ Io non lo so, te l’ho detto “.
Un grosso taglio fu aperto sul suo braccio, Yugi urlò per il dolore atroce, stringendo i denti per tentare di abituarsi a quella grossa ferita che colava lungo la sua pelle. Un altro taglio si aprì, stavolta sulla gamba e di nuovo Yugi urlò, poiché il dolore nuovo aveva sostituito, quello vecchio “ BASTA, TI PREGO” cominciò a piangere, urlava così forte che le corde vocali gli bruciavano.
Poi sentì una forte presa sui polsi, aprì gli occhi solo per vedere il pugnale poggiarsi a due millimetri dal dorso del polso, sulla vena principale “ No, ti prego “.
“ Dove si trova il Sigillo?“
Scosse la testa “ Non lo so “ il pugnale lacerò la vena e Yugi urlò così forte da non poterne più, mentre i suoi polsi erano afferrati e stritolati.
 
Atem cercava di tenerlo fermo, continuava a dimenarsi come se fosse in preda alle convulsioni e urlava a squarciagola “ Yugi, svegliati, avanti “ continuava a scuoterlo ma non sembrava che funzionasse a fargli aprire gli occhi. Quando aveva sentito le sue urla, aveva pensato che fosse successo qualcosa, come l’ultima volta, ma quando era entrato, aveva solo visto Yugi in preda all’agitazione e non sembrava voler aprire gli occhi. Anzi, più cercava di tenerlo fermo, più lui si agitava e continuava a scalciare senza smetterle di ribellarsi, come se qualcosa lo stesse facendo soffrire “ Yugi, avanti, rispondimi “ si trovò costretto a dover lottare contro di lui, a dovergli tenere ferme le mani prima che gli mollasse qualche pugno inavvertito. Allo stremo delle sue forze e ormai incapace di poterlo svegliare con le buone, urlò “ YUGI, SVEGLIATI “.
Finalmente gli occhi ametista di Yugi si aprirono, il viso del faraone si mostrò alla sua vista sgranata. Il respiro affannato gli bruciava i polmoni, il sudore gocciolava lungo la sua faccia avvampata da un caldo infernale e surreale per il periodo invernale in cui si trovavano. Era confuso, non capiva, dove si trovasse “ Atem… “ sussurrò a bassa voce. Si sollevò di scatto, liberando i polsi dalla presa del faraone e guardandosi intorno, ansimante e terrorizzato. Aveva di nuovo sognato quel maledetto tempio e quel pazzo di Aknadin, di nuovo quelle orribili scene che aveva vissuto in prima persona e che non riusciva a dimenticare nonostante ce la mettesse tutta per farlo.
Atem vedeva che era terrorizzato, stava rannicchiato come se avesse paura e continuava a guardarsi intorno “ Yugi… “ provò ad avvicinarsi a lui, ma finì solo per farlo spaventare di più “ Yugi, va tutto bene “ riuscì a poggiarli le mani sulle spalle e a farsi guardare in faccia da lui, il ragazzino tremava come una foglia, scoppiò a piangere e senza dirgli una parola, si buttò tra le sue braccia, piangendo e stringendogli la maglia del pigiama con le mani. Atem lo abbracciò, cercando di farlo calmare “ Va tutto bene, sta tranquillo “ gli sussurrò all’orecchio, stringendolo forte e sfregando più volte la sua mano sulla schiena di Yugi, cercando di farlo rilassare.
Lui scosse la testa “ No, non è vero “ singhiozzò disperato “ Non è vero, non finché continuerò a farli “ quanto voleva che tutto questo finisse in fretta, ormai la sua salute mentale stava per andare veramente a farsi friggere. Voleva veramente che tutto questo cessasse per sempre, che i suoi sogni sparissero nel nulla così come quei maledetti segni che continuava ad avere sul corpo e che cercava di ignorare tutte le volte che si specchiava in quel maledetto specchio, che aveva voglia di distruggere con qualcosa.
Atem non capì di cosa stava parlando, lo allontanò per guardarlo negli occhi “ Fare cosa? Di che parli?“ ma Yugi non gli rispose, continuava a piangere e il faraone decise che forse era meglio aspettare che si calmasse del tutto prima di fargli altre domande. Si alzò dal letto, insieme a lui “ Vieni, andiamo in cucina “ lo condusse fuori dalla stanza, seguiti ovviamente dall’immancabile cane, ormai fin troppo cresciuto per poter dormire in una cuccetta così piccola come quella che avevano improvvisato in quei giorni, sotto lo sguardo allarmato del nonno, che come il faraone si era svegliato di soprassalto sentendo le sue urla.
 
Solomon guardava quei due allontanarsi e scendere le scale, Yugi non aveva un bell’aspetto, in effetti, da quando si era svegliato dal coma, non l’aveva mai avuto. Gli altri dicevano che si era ripreso bene, ma lui sapeva che invece non era così, la notte non dormiva, a stento mangiava, non riusciva neanche a studiare e il faraone doveva pregarlo più volte per mantenere la concentrazione. Ormai ne era più che convinto che Yugi nascondesse qualcosa di grave che non voleva dire neanche ad Atem, andava così da mesi e si era illuso che la dimessa dall’ospedale avesse sistemato tutto, ma era chiaro che non era così ed era molto preoccupato per suo nipote, a questo punto solo Atem poteva sistemare la faccenda una buona volta, istigandolo a parlare. Glielo aveva detto più volte da quando Yugi era uscito, di parlare con lui, chiedergli cosa gli era successo, che fosse qualcosa che lo riguardava personalmente o anche quello che gli aveva fatto Aknadin, con lui parlava e si sfogava quindi era la persona ideale, altrimenti avrebbe dovuto rivolgersi a uno psichiatra e sinceramente preferiva evitare quella scelta assurda e anche pericolosa.
 
Il bicchiere d’acqua fu poggiato sul tavolo e Atem si sedette accanto a Yugi, se fosse una buona idea, non lo sapeva, ma era giunto il momento che parlasse una volta di ciò che lo tormentava, altrimenti sarebbe andata a finire molto peggio “ Vuoi dirmi che succede?” gli poggiò una mano sulla spalla, facendolo voltare verso di lui e gli sorrise “ Lo sai che di me puoi fidarti “
Yugi annuì “ Lo so… “ la sua voce flebile non mascherava la pura che ancora aveva. Lo sapeva anche lui che doveva dirglielo, era giusto che glielo dicesse, in fondo aveva tentato molte volte di parlargli di tutto questo senza mai riuscirci, eppure, ora che ne aveva la possibilità, aveva paura di farlo. Non aveva mai affrontato la questione seriamente, aveva paura di tutto questo, ma poteva immaginarsi che dopo quella notte, Atem non lo avrebbe più mollato ed era anche arrivato il momento di confessare la verità, lui stesso ormai si era stancato di tenersi tutto dentro. Anche perché, sentiva di stare impazzendo sempre di più. Prese un profondo respiro “ Però, devi promettermi una cosa “ il faraone annuì e Yugi aggiunse “ Devi promettermi, che non mi prendi per pazzo “ aveva bisogno di avere quella rassicurazione, ciò che stava per dirgli era la cosa più assurda di tutto quello che avessero mai affrontato, anche perché qui non c’era un bel niente da affrontare, tranne la sua mente perversa e pazza.
Atem rise “ Ma certo “
Yugi annuì e prese un profondo respiro. Cominciò dunque a raccontargli ogni cosa, dei sogni, delle visioni, di Aknadin e di tutta quella storia assurda su quella cosa che chiamavano sigillo e che cercava con tanta insistenza. Gli raccontò anche dell’ammasso di ombre informe che lo aiutava, delle torture che aveva subito e della paura che aveva di tutta questa storia. A volte gli sembrava davvero di impazzire del tutto, soprattutto per quanto erano reali i sogni che faceva e che si ostinavano a non voler svanire. Quando finì di parlare, sospirò pesantemente “ Credimi, non so più che pensare “ stava di nuovo per scoppiare a piangere, aveva sonno e non riusciva a dormire, pensava che una volta fuori dall’ospedale sarebbe finito tutto e invece no.
Atem era rimasto sconvolto da quel racconto, non tanto per i sogni, beh, sì, anche quello, ma soprattutto per la storia del Sigillo. Come faceva lui ad avere simili sogni che riguardassero proprio quello strano oggetto mostrato a lui e Seto da Pegasus tramite quelle fotografie, questo significava che la risposta che cercava l’aveva Yugi, il che era una cosa… assurda. Proprio non aveva idea di che cosa pensare, il suo cervello non riusciva a mettere a fuoco un bel niente, ma questo non toglieva la rabbia che comunque provava “ Perché non me lo hai detto subito?” era questo che soprattutto gli premeva, era una questione seria e anche molto delicata e lui aveva taciuto per mesi la verità, era così arrabbiato e confuso che aveva voglia di spaccare ogni mobile della casa.
“ Avevo paura “ ammise con sincerità, abbassando gli occhi a terra, se fosse dipeso da lui, glielo avrebbe detto subito, ma non era stato capace di affrontare una cosa del genere.
“ Paura? “il suo sguardo divenne furioso, si alzò dalla sedia guardandolo con rabbia funesta “ Ti rendi conto di quello che hai fatto? Questa è una cosa seria, dovevi dirmelo subito “ certe volte aveva voglia di aprirgli la scatola cranica e controllare se esisteva un cervello che funzionasse non solo per i videogiochi ma anche per le cose serie. Quello che aveva fatto era una cosa gravissima, soprattutto in una situazione delicata come quella. Erano mesi che cercava di capire che diavolo fosse il Sigillo e ora spuntava fuori anche questa storia di Yugi, certo, la stranezza diventava sempre più evidente, ma questa era una questione delicatissima che dovevano affrontare subito.
Yugi annuì “ Lo so, ma tu eri così preso dai tuoi problemi “ non aveva dimenticato tutto quella storia maledetta di Lizzie e Tea, non c’era stato con la testa per mesi ed era ovvio che non volesse dirglielo, si era sentito talmente trascurato e messo nel dimenticatoio che aveva capito benissimo che il faraone aveva per la testa solo i suoi problemi, a tal punto da non accorgersi che lui stava male e quando lo faceva era solo perché non poteva farne a meno. Doveva essere lui quello ferito e arrabbiato, non Atem.
Il colpo fu incassato da Atem con violenza, si sentì un emerito idiota nel sentire quelle accuse, che poi erano solo la verità. Aveva perso la pazienza solo per poi sentirsi rinfacciato la squallida verità che purtroppo non poteva ignorare, che alla fine era tutta colpa sua quello che era successo. Prese un profondo respiro e annuì “ Già, hai ragione “ gli si sedette accanto e lo spinse a guardarlo “ Però, adesso è finita e ho tutte le intenzioni di aiutarti “ poi, gli disse ciò che avrebbe voluto evitare di dirgli “ Però, solo se tu aiuti me “ Yugi annuì e il faraone lo fece alzare dalla sedia.
Entrambi uscirono dalla cucina e salirono al piano superiore per entrare nella stanza del faraone, Atem si avvicinò al cassetto e tirò fuori le fotografie che aveva preso da Pegasus. Non era molto convinto della cosa, ma se davvero Yugi sapeva qualcosa sul Sigillo, tanto valeva cominciare a buttare le carte in tavola. Lo guardò, stringendo tra le mani le foto “ Ok, io non posso aiutarti con i sogni ma … “ guardò le foto che aveva in mano, con un po’ d’incertezza visto cosa significava quella faccenda “ Il Sigillo l’ho già sentito e … “ si morse le labbra, prendendo un bel respiro e gli consegnò le foto “ Ha a che fare con questo “ nel momento in cui Yugi prese le fotografie, Atem entrò nel panico. Non gli aveva mai detto delle fotografie e di Pegasus, un po’ come lui non gli aveva detto dei sogni, quindi erano pari.
Yugi riconobbe le fotografie e, infatti, sbarrò occhi e bocca “ Le fotografie… “.
Atem rimase alquanto stupito da quell’uscita “ Le hai già viste?” assottigliò gli occhi, montando su tutte le furie “ Hai per caso frugato nei miei cassetti?“ incrociò le braccia sul petto, quello proprio non se lo aspettava.
Stavolta fu Yugi a montare su tutte le furie “ Chi te le ha date?” yugi continuò a guardare quelle fotografie, quella stele l’aveva già vista, anche se non ne aveva compreso il significato, la prima volta che aveva guardato quelle foto aveva avuto una terribile visione che ogni tanto lo tormentava “ Che cosa sarebbe questa stele?“.
Atem tornò serio “ Me le ha date Pegasus, dice che riguardano l’Ottavo oggetto del Millennio e che il suo nome è proprio Sigillo”.
 
Alzò gli occhi dalla foto, guardando Pegasus letteralmente sconvolto da quello che stava vedendo in quella foto, senza riuscire a capire cosa significava “ Che cosa sarebbe questa stele?”
“ Il motivo del perché tu e Seto siete qui. Questa stele la trovai per caso, diciamo che fu lo stimolo che mi guidò alla ricerca delle Divinità Egizie. Ebbe tutto inizio quando mi recai in Egitto la prima volta dopo aver ottenuto l’occhio del millennio, la mia idea era di riportare il gioco delle ombre nel nuovo millennio per poterti aiutare nel tuo cammino, Atem. Scoprì l’origine degli oggetti del millennio, la loro creazione e ciò che nascondevano al loro interno. Il Sigillo riportò la pace sul regno e bloccò il potere degli oggetti stessi ma purtroppo ciò non bastò. Ci fu qualcos’altro che causò caos e scompiglio in Egitto, e ciò fu scatenato proprio dal Sigillo stesso. In quel periodo di pace, uno spirito malvagio tentò di impossessarsi degli oggetti del millennio e la corte decise di ricorrere all’uso del Sigillo ma esso scatenò il risveglio di un potentissimo dio egizio. Sventare questa catastrofe nel mezzo di un’altra catastrofe, toccò al giovane principe d’Egitto. Nella stele era riportata la battaglia tra le Tre Divinità Egizie, mostri potenti guidati dal principe, e il mostro. Come accadde per il puzzle del millennio, anche quest’oggetto era protetto da una Divinità Egizia che scatenò la sua furia distruttiva su tutto il regno. Il dio fu abbattuto proprio dalle tre Divinità Egizie e il Sigillo passò nelle mani del principe, che sconfisse il demone. Il Sigillo, rimase nelle sue mani fino alla sua morte e il seguente sovrano decise di nascondere il Sigillo per impedire che altri tentassero di impossessarsi della sua magia“.
 
Raccontò a Yugi ogni cosa di quel ricordo del racconto di Pegasus, per filo e per segno quella storia lo tormentava costantemente. Purtroppo, lui non aveva mai sentito parlare del Sigillo, tanto meno aveva idea di chi avesse scolpito quella stele e che cosa doveva significare in tutta quella faccenda, a volte aveva davvero l’impressione di non conoscere proprio il suo passato.
 
Yugi aveva ascoltato tutto il racconto inerente al Sigillo da pare di Atem e non aveva idea di cosa pensare, anzi, in effetti, non aveva proprio niente da pensare, la situazione era tragica e surreale, forse più di quanto avesse mai osato immaginare. Si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra della stanza, guardando un punto non preciso della strada “ Io non posso crederci “ i suoi sogni avevano a che fare con un oggetto del millennio, l’ottavo, riportato su una stele egizia che ritraeva oltre ad Atem e anche Seto, una storia senza senso logico. Quello che però gli premeva era capire che cosa doveva entrarci lui, perché faceva quei sogni così strani e soprattutto da dove venivano e perché proprio dopo quella battaglia. Si accasciò a terra, sedendosi sul tappeto con la testa tra le mani, non aveva neanche la forza di piangere o anche solo di ridere per tutto questo, a dire il vero non aveva forza per niente, voleva solo smetterla di stare così male.
Atem sospirò “ Non sei solo “ ancora non riusciva a crederci che Yugi facesse dei sogni che riguardavano quell’oggetto del millennio, e poi perché, qual era la ragione di tutto questo discorso. Yugi gli aveva parlato che aveva cominciato a fare quei sogni dopo lo scontro con suo padre, ma non riusciva proprio a comprendere che cosa dovessero significare e il perché proprio lui. Prese un profondo respiro, guardava quelle fotografie e mille domande gli assalivano la testa, forse doveva parlare con suo padre, in fondo era stato lui a parlargli proprio di tutta quella storia che avrebbe voluto non conoscere. Guardò Yugi, le condizioni in cui era non gli piacevano proprio, si alzò dal ltto e gli s’inginocchiò accanto “ Ehi, ascoltami “ Yugi lo guardò e gli mise le mani sulle spalle “ Scopriremo cosa significa tutto questo, va bene?“.
Yugi annuì, anche se in cuor suo non aveva la più pallida idea di cosa pensare o fare “ Va bene “ Atem gli sorrise e lo abbracciò, Yugi avrebbe voluto piuttosto prenderlo a schiaffi per avergli nascosto tutto questo, ma girando la medaglia era già un miracolo che non fosse stato lui a farlo per non avergli detto dei sogni, quindi erano pari. Sbadigliò profondamente e poggiò la fronte sulla spalla di Atem “ Ho sonno… “.
Il faraone scoppiò a ridere “ Sì, hai ragione, è meglio dormire “ era decisamente tardi per stare svegli tutta la notte, l’indomani avevano i loro amici che gli aspettavano, avevano bisogno di dormire, anche per metabolizzare meglio tutto questo gran casino. Si alzò da terra, aiutando Yugi “ Vai a letto, dai “ gli diede un bacio sulla testa e si preparò per mettersi a letto, quando Yugi lo fermò per un braccio. Si girò a guardarlo “ Che c’è?”.
Tenendo lo sguardo basso, Yugi domandò “ Posso dormire con te? Ho paura di tutto questo “ quel sogno con Aknadin lo tormentava ancora, se fosse tornato nella sua stanza avrebbe fatto fatica ad addormentarsi di nuovo.
Sorrise e annuì “ Va bene “ poteva concederglielo di dormire con lui, anche perché, dopo quello che aveva visto quando lo aveva sentito urlare, gli aveva fatto prendere un colpo, almeno così poteva tenerlo sotto controllo.
Si coricarono entrambi e Yugi, guardò Anakin, indicandogli la porta della stanza “ Anakin, la porta “ il cane, corse fino alla porta della stanza e con la testa, cominciò a spostarla fino a chiuderla.
Atem scoppiò a ridere “ Ma come ha fatto?” non aveva mai visto una cosa del genere.
Yugi fece spallucce “ L’ho addestrato “.
Entrambi si coricarono e poco dopo si addormentarono.
 
Era mattina inoltrata, essendo Domenica, tutta Domino City era un caos. I parchi cittadini erano strapieni di persone che facevano picnic, i negozi erano affollati e le arene dei duelli erano piene di ragazzini che si davano battaglia per scommessa e gioco.
Marik era seduto al tavolo del bar, di fronte a Bakura che beveva un bicchiere d’acqua. Lo guardava dritto negli occhi, con un’ansia che lo stava divorando, non aveva neanche ordinato niente per timore di andare a vomitare ogni cosa per il nodo allo stomaco che si ritrovava a dover affrontare. C’era un motivo del perché aveva chiesto a Bakura di vedersi quella mattina, visto che era Domenica e nessuno aveva un bel niente da fare, solo che adesso non trovava il coraggio per dirglielo. Non aveva idea di che reazione avrebbe avuto Bakura non appena glielo avrebbe detto, ma almeno a lui doveva dirlo, era pur sempre il suo migliore amico. Si fece coraggio e disse, semplicemente “ Mi piace Lizzie “.
Bakura sputò l’acqua che stava ingoiando, bagnandosi la faccia, i suoi occhi si sbarrarono e puntarono su Marik, guardandolo sconvolto. Posò il bicchiere bagnato sul tavolo, era incredulo “ Tu, cosa?” voleva scherzare, lui si era preso una cotta per Lizzie, la persona dal carattere più insopportabile che esistesse sulla faccia della terra “ Come diamine è successo?”
Marik divenne viola, si morse le labbra e mugugnò intimorito “ è meglio se non te lo dico “.
“ No, ora melo devi dire “ adesso voleva sapere come era stato possibile che proprio lui si fosse preso una cotta per Lizzie, soprattutto secondo quale criterio visto che lui e Lizzie erano due persone incompatibili che litigavano per qualunque cavolata esistesse.
Marik cominciò a tremare, Bakura non lo avrebbe accettato non appena glielo avrebbe confessato, ma ormai non poteva scappare, se voleva una mano, doveva confessare “ L’ho baciata… ieri sera “ strinse subito gli occhi, scartando di lato prima che gli lanciasse qualcosa addosso e lo colpisse in pieno, perché ne aveva tutte le ragioni del mondo.
Gli occhi di Bakura si dilatarono di più, il respiro gli si era fermato per lo shock che aveva appena ricevuto, gli venne un nervoso tic all’occhio mentre la sua mente cercava di metabolizzare quello che aveva appena sentito. Marik, il suo migliore amico, che aveva ricevuto una batosta grande quanto una montagna per colpa di una sgualdrina maledetta, adesso si era preso una cotta per la ragazza più sbagliata che ci fosse, in altre parole Lizzie, che andava bene come amica ma non come fidanzata. Dovette sopprimere l’istinto di urlare in mezzo al locale, in preda ad una crisi di nervi, isterica. Si sforzò di fare un mezzo sorriso, ma scoppiò in una risata d’incredulità “ Tu…. cosa?“
A Marik caddero le braccia, va bene che gli era venuto un colpo, ma fare finta di non aver capito era davvero una cosa da stupidi “ Ma sei scemo?! Ti ho appena fatto la confessione più traumatica della mia vita, e mi dici solo tu … cosa?!” seriamente, certe volte si domandava a che cavolo serviva Bakura come amico, tutto quello che sapeva fare era solo imbambolarsi come un perfetto deficiente. Lui era in una situazione davvero imbarazzante e Bakura faceva il tontolone, aveva bisogno di un consiglio, non di ripetere la stessa cosa dieci volte.
“ Scusa “ confessò vergognandosi “ è che sono rimasto scioccato, non è che si sente tutti i giorni una cosa del genere “ non era colpa sua, Marik lo aveva sconvolto nel modo peggiore, ci aveva riso un mare di volte quando li vedeva litigare come Tom e Jerry, tutti li sfottevano, ma arrivare a prendersi una cotta per Lizzie era davvero una cosa terribile. Non osava neanche immaginare il putiferio che poteva scoppiare se quei due si fossero messi insieme, certo, Lizzie era ancora palesemente cotta del faraone, quindi era ovvio che non sarebbe accaduto, ma se solo fosse stato possibile ci sarebbe stato da scappare a gambe levate per non assistere alla carneficina che si sarebbe tenuta tutte le volte che non andavano d’accordo o che litigavano. Sinceramente, a lui sarebbe venuta voglia di uccidersi.
Marik montò di rabbia “ E lo vieni a dire a me? Ci sono io al centro tutto questo gran casino“ ancora si domandava lui stesso come accidenti era stato possibile che finisse di nuovo in quella situazione. Ok stavolta non avrebbe commesso lo stesso errore, perché tutto questo era già un errore di suo. Lizzie non era fatta per lui, non gli piaceva e poi era innamorata di un altro ragazzo che per di più neanche la guardava lontanamente.
“ E che intendi fare, quindi?” a quel punto c’erano poche soluzioni allo spinoso problema, perché Marik ormai si era incasinato di brutto e Bakura di certo non voleva entrarci in quella faccenda scomoda.
Il ragazzo sbuffò “ Non è ho idea, di sicuro non affronterò il problema con lei “.
Bakura sbarrò gli occhi “ Cosa? Ma che dici, certo che devi affrontare il problema “ era una cosa ovvia, non poteva scappare via da quello che aveva fatto. Sicuramente Lizzie una spiegazione l’avrebbe voluto o comunque qualcosa doveva pur fare e non poteva essere scappare via a gambe levate. La situazione si stava mettendo sempre più male, e di sicuro a uscirne sconfitto e ferito sarebbe stato Marik.
 
Era ormai mattina inoltrata ma Lizzie non se la sentiva di alzarsi, guardava il soffitto della sua stanza con occhi vuoti. Aveva dormito malissimo quella notte, ancora tormentata da quello che era accaduto la sera prima nel retro del locale con Marik. Quel maledetto bacio l’aveva sconvolta, era avvenuto tutto così in fretta che non era stata capace di fermarlo e adesso non solo si ritrovava con il cuore spezzato ma anche confusa e incapace di razionalizzare sulla questione.  Perché aveva fatto una cosa del genere, perché proprio a lei, in quel momento, forse era stata una vendetta, forse lo aveva fatto apposta, neanche lei sapeva trovare una spiegazione, Marik diceva sempre che la odiava e che non riusciva a sopportarla e adesso le faceva questo senza dirle neanche una parola subito dopo. Si sentiva confusa e spezzata, il suo cuore era spezzato, ma anche impazzito. Pensava al bacio di Atem e cominciava a fare male, pensava a quello di Marik e cominciava a battere così forte dal stordirla, voleva solo piangere, fino ad addormentarsi e scordare tutto, ma purtroppo neanche il sonno riusciva ad arrivare su di lei. La notte l’aveva passata insonne, con il cellulare in mano, indecisa se chiamare Marik per avere spiegazioni o per urlargli contro, perché a quel punto neanche sapeva che cosa dovergli dire o chiedere, solo il pensiero di doverlo rivedere quel giorno le metteva ansia. Di certo una spiegazione la voleva avere, doveva averla, ne aveva bisogno, anche se ne era spaventata, perché non riusciva non solo a dimenticare ma neanche a odiare. Il suo sconvolgimento emotivo era stato così devastante, che se pensava a quel ragazzo non riusciva a provare niente che non fosse incertezza e paura.
Si voltò su un fianco, calde lacrime amare scorrevano lungo il suo viso, bagnando il cuscino, si sentiva a pezzi, distrutta, e quelle lacrime non riusciva a fermarle, anche se non sapeva il perché stesse piangendo, le veniva e basta, di stimolo, e lasciò che scorressero indisturbate.
 
Joey faceva avanti e indietro lungo la fermata dell’autobus, davanti agli occhi annoiati di Duke e Tristan, che lo guardavano con il mal di mare. Finalmente, quel giorno, Sharon aveva accettato di venire a Domino con Serenity come compagnia, poiché lui aveva deciso di passare il fine settimana a Domino come ospite di Tristan, dal momento che a casa di suo padre non aveva intenzione di volerci andare e non vedeva l’ora che la sua adorata Sharon arrivasse in città. Aveva parlato così tanto di lei ai suoi amici che era arrivato il momento di fargliela conoscere, ma il tempo sembrava remare contro di lui e ogni minuto che passava era una condanna a morte, non stava più nella pelle, la voleva lì.
Tristan roteò gli occhi “ Joey, mi sta venendo la nausea “ lo capiva, era in ansia per Sharon, ma lui stava per sentirsi male, mancava poco che desse di stomaco davanti ad altre persone. Joey aveva rotto con quella storia di Sharon, ripetendo di continuo quanto gli piacesse, come voleva darle l’anello, preparandosi un discorso chilometrico che tanto non avrebbe usato e fatto venire l’emicrania a tutti.
“ Tristan ha ragione, sta venendo in autobus non con il Titanic “ anche Duke ne aveva le scatole piene di vedere Joey fare avanti e indietro continuamente, come se Sharon stesse giungendo dall’altra parte del mondo.
Joey non li ascoltava, era impaziente di vedere quel maledetto autobus arrivare dal ciglio della strada per avere davanti Sharon. Finalmente arrivò e gli occhi di Joey s’illuminarono come dei fari da stadio quando il veicolo si fermò e le porte si aprirono, una ciurma di persone uscì fuori. Joey le scrutò una a una finché non vide lei, Sharon “ Eccola è lei “ alzò le braccia per richiamare la sua attenzione “ Ehi, Sharon “.
Dal fondo, in mezzo le persone, una ragazza dai lunghi capelli ricci e gli occhi scuri si voltò cercando l’origine della voce e vide Joey, alzò il braccio, per ricambiare il suo saluto con un sorriso “ Ciao, Joey “ facendosi largo tra la folla, lo raggiunse.
Joey le andò incontro e la abbracciò “ Finalmente “.
Fu inutile dire che Tristan e Duke erano rimasti con gli occhi sbarrati, guardavano quella ragazza con incredulità, a stento credevano che fosse vera e in carne ossa. L’avevano già vista in foto ma dal vivo era tutta un’altra cosa, quasi non ci credevano che una carina come quella lì si mettesse con uno come Joey, sempre se avesse prima combinato qualcosa.
“ Sono contento che sei qui “ Joey la strinse più forte e lei scoppiò a ridere.
Lo guardò “ Beh, mi hai detto trecento volte al giorno di quanto fosse bella Domino, ora voglio vedere se è vero “.
Joey scoppiò a ridere e la portò dai suoi amici, presentandola “ Ragazzi, lei è Sharon “ poi guardò lei “ Loro sono Tristan Taylor e Duke Devlin “.
La ragazza sorrise e strinse loro la mano “ Piacere di conoscervi, finalmente “.
Poi una voce li chiamò a gran voce “ Ehi, ragazzi “ il gruppetto si voltò e videro Serenity, più in fondo, che li salutava.
“ SERENIY” urlarono contenti i due ragazzi, che corsero dritti verso di lei ad abbracciarla.
La ragazza sorrise “ Ciao, mi siete mancati “.
Ovviamente la scena diede abbastanza fastidio a Joey che andò su tutte le furie “ Ehi, lasciatela respirare, è l’unica sorella che ho “ andò dritti da loro e li afferrò per i colletti delle giacche, staccandoli da lei, e ovviamente i due ragazzi si lamentarono mentre Serenity e Sharon scoppiarono a ridere.
 
Il portone d’ingresso si aprì e Tea si trovò davanti alla cameriera, alla quale sorrise “ Buon giorno, sono Tea, Lizzie è ancora a letto?”
La cameriera annuì “ Sì, la signorina Brooks ha detto che non voleva essere disturbata “.
Tea fece un finto sorriso “ Bene, posso entrare?” la cameriera le aprì del tutto il portone e la ragazza entrò nella villa, correndo come una pazza immediatamente su per le scale di marmo. Era tutto il giorno che cercava di parlare con lei ma quel maledetto cellulare lo teneva staccato. Da quanto l’avevano riaccompagnata a casa, Tea aveva capito subito che qualcosa non andava in Lizzie, sembrava in stato catatonico e non ci voleva molto a capire che era tutta colpa di Marik, ma a lui avrebbe pensato dopo, quello che le premeva era finalmente parlare con la sua insopportabile amica. Si diresse verso la sua stanza e quando si trovò davanti alla porta, bussò così forte che quasi sembrava volerla buttare a terra “ Lizzie, apri questa porta “.
“ Va via “ fu la risposta che udì dall’altra parte della stanza.
Ovviamente Tea finì per montare di più di rabbia e senza aggiungere altro, aprì la porta di scatto, trovando le finestre abbassate e un cadavere sotto le coperte. Si diresse a grandi falcate verso la finestra e alzò la serranda con tanta di quella violenza che sembrava un terremoto, se ne batté persino quando il sole colpì gli occhi di Lizzie, che si rintanò sotto il piumone. Poi andò da lei e tirò via le coperte di scatto, lasciando la sua amica esposta al freddo “ Tu e io dobbiamo parlare “.
Lizzie, annoiata, sbottò “ Non ho niente di cui parlarti “ non se la sentiva di avere visite, voleva solo essere lasciata in pace.
“ Ah no, oggi viene Sharon e siamo tutti invitati a conoscerla e per tutti s’intende anche te “ Joey era stato chiaro, nessuno doveva mancare alla presentazione di Sharon al resto del gruppo. Era con molte probabilità la sua ragazza, o quasi, ed era giusto che loro, in quanto amici, la conoscessero. Gli avevano promesso che non si sarebbero assentati e Lizzie non era esclusa.
La ragazza sbuffò “ Ah, già, un’altra povera sventurata che avrà la disgrazia di rischiare di morire “ si voltò dall’altra parte del letto, dandole le spalle “ Non sono affari miei, io ho già i miei problemi “ che se la dondolassero loro l’ennesima sfigata che si trovava costretta a dover avere a che fare con salvataggi del mondo in extremis, lei aveva già la disgrazia di averci avuto a che fare e ci aveva rimesso la sanità mentale e il cuore, ma almeno si sarebbe potuta consolare con la soddisfazione di vedere scappare una povera decerebrata più furba di lei.
Tea s’infuriò, il suo volto avvampò di rabbia “ Ma che diavolo stai dicendo, avanti, alzati “.
Lei si voltò appena “ Fidati, è meglio se resto a letto quest’oggi, con il mio umore rischio di mandare all’aria tre o quattro bugie che le rifilerete “ sapeva che cosa sarebbe accaduto, l’avevano già fatto a lei, le dicevano che Atem e Yugi erano fratelli, le nascondevano tutte le stranezze che giravano intorno a quel gruppo di pazzi e poi Aknadin sarebbe spuntato e la avrebbe quasi uccisa. Il quadro era bellissimo, ne valeva solo la pena per potersi fare qualche sadica risata ai danni di quella sfigata.
Tea sbuffò e si sedette sul letto “ Va bene, che è successo ieri sera?” se parlava così, non era difficile che il motivo fosse quello che era accaduto al pub.
Lei si voltò di nuovo “ Niente, ho litigato con Marik “ non se la sentiva di dirle il vero motivo della storia, quindi tanto valeva rifilare una bugia, loro gliene avevano dette così tante in fondo.
Sbuffò “ Lo sapevo “ ecco, aveva visto giusto, quei due avevano avuto una discussione molto accesa, come il solito dopo tutto. Certe volte si domandava perché dovessero litigare così “ Qual è stata la ragione?”
“ Niente, il solito “
Lei annuì, forse era giunto il momento di fare tre chiacchiere con Marik perché quella storia doveva finire in un modo o nell’altro. Comunque, una litigata non giustificava quell’umore così nero, Lizzie aveva bisogno di sfogarsi “ Va bene, adesso alzati, così andiamo “.
Ma lei scosse la testa “ No, non vengo “ non ne aveva voglia, basta insistere, quando faceva così la odiava. Anzi, quello di cui aveva bisogno era di andarsi a fare una cavalcata libera nella campagna sperduta, ed era quello che voleva fare “ Anzi, me ne vado in campagna “ scostò le coperte e si alzò, la guardò in faccia “ Se vuoi venire con me, sei libera di farlo”.
Tea si accigliò, quel comportamento da parte di Lizzie non era normale, una litigata non la portava a essere così acida, doveva essere successo qualcosa di veramente grave tra lei e Marik “ No, ma in caso passo più tardi”.
Lei annuì “ Bene, mi vesto e ti lascio da Atem “ detto questo, aprì la cabina armadio, entrandovi, sotto gli occhi di una Tea confusa e sospettosa.
 
 
Il bowling era pieno di persone che giocavano tranquillamente tra una risata e l’altra e alcuni erano seduti a tavolino a conversare. Il gruppo stesso era riunito lì, anche se non era al completo poiché Marik e Bakura erano a farsi un giro da qualche parte e li avrebbero raggiunti dopo, Lizzie non si sapeva dove fosse e Atem e Tea erano a casa del faraone a fare non si era capito cosa, ma a quello che aveva compreso Tristan, a fare compagnia a Yugi che non si era sentito bene. Ovviamente si erano tutti un po’ preoccupati, ma visto che c’erano loro due con lui avevano deciso di lasciarli in pace tutti e tre, in fondo erano quasi tutti una famiglia ora che il faraone e Tea si erano messi insieme.
Tristan non si fece scappare l’occasione e cominciò a testare un po’ il terreno “ Allora, come hai conosciuto il nostro Joey? “ era curioso di sapere se la versione raccontata da Joey sulla questione della scuola era vera, se lei si era rivolta a lui per un suggerimento e da lì avevano fatto amicizia al punto da permettere a Joey di prendersi una cotta per lei.
Sharon rise “ Beh, durante una lezione in classe mi ha chiesto un suggerimento e abbiamo iniziato a parlare e l’ho fatto entrare in comitiva “.
“ Ah… “ fu la risposta di Tristan che schioccò una pessima occhiata a Joey, stizzito dal momento che gli aveva mentito, ma in fondo lo sapeva che Joey era un completo idiota.
Il ragazzo sorrise di vergogna poiché era consapevole di aver mentito ai suoi amici, ma aveva bisogno di un modo per farli stare zitti e l’unico era quello.
“ E come si comporta il nostro amico ?” avanzò Duke, voleva approfittare di quel momento per potersi prendere un po’ gioco di lui, in fondo li aveva sfottuti parecchie volte quando si trattava di ragazze, era l’ora che si ricambiasse il gesto.
Lei scoppiò a ridere “ Molto bene, è adorabile “ gli accarezzò la testa con la mano, gesto al quale Joey arrossì con una risatina, accettando la carezza visto che gli piaceva. Mai una ragazza lo aveva trattato così bene, tutte le altre gli davano sempre degli scappellotti, pure Tea, almeno per una volta qualche carezza la voleva pure lui e finalmente ne aveva la possibilità.
I due scoppiarono a ridere ma Joey non ci fece neanche caso, anzi non gli interessava proprio, aveva tutto quello che avrebbe potuto desiderare, o almeno quasi tutto poiché la parte più importante era ancora dentro la tasca dei suoi pantaloni, ma gli serviva ancora tempo per restare solo con lei e mettere a punto il suo piano.
 
Mentre Yugi giocava alla playstation davanti la tv, Atem e Tea lo guardavano dalla porta della cucina di fronte “ Perché non ne ha fatto parola?” Tea era preoccupata per Yugi, a quanto sembrava nascondeva di più di qualche malanno. Quando Atem le aveva detto che la storia del sigillo sembrava legata a Yugi le era venuto un infarto, non si era aspettata un risvolto del genere da quando era cominciata quella storia e ne era preoccupata perché conosceva Yugi e sapeva quanto poteva essere pericoloso per lui, in quelle condizioni, un simile segreto che per di più Aknadin sembrava conoscere. La situazione non le piaceva e neanche la faccia di Atem.
Lui scosse la testa “ Per colpa mia “ Yugi non era il tipo da nascondere simili segreti come se niente fosse, e purtroppo lui sapeva anche quale fosse la ragione, era tutta colpa sua. Lui aveva trascurato Yugi, lo aveva messo da parte senza accorgersi che stava male e quel che era peggio era che poi era finito in coma proprio per il suo errore. Aknadin aveva ragione, era colpa sua. Sospirò abbassando gli occhi.
Tea si rifiutò di voler ascoltare di nuovo una simile affermazione “ No, scordatelo, di nuovo no “ basta, si era rotta, ogni volta se ne usciva a dire che era sempre colpa sua, tra poco se scoppiava un meteorite nel cielo avrebbe detto la stessa cosa e ne aveva fin sopra i capelli.
“ Tea, è vero, è colpa mia, ero così preso dai miei problemi che me ne sono fegato di lui “ poteva stare ore a parlare di questo, lui la risposta già la conosceva ed era la sua stupidità.
“ Ma ora è finita “ gli sorrise e lo abbracciò “ E non sai quanto sono contenta “ poggiò la testa sulla sua spalla, stringendolo forte, ricambiata.
Lui la guardò e poggiò la guancia su quella di lei, che alzò la testa verso di lui. Fu solo questione di qualche sguardo e poi furono pronti per baciarsi se solo la voce di Yugi non avesse detto “ Non davanti un minorenne, grazie “.
Atem strinse gli occhi mentre Tea scosse la testa, da quando l’aveva vista arrivare la prima cosa che aveva fatto era stata quella di ricordare loro il simpatico siparietto in camera di Atem, come se fosse successo chissà cosa.
Atem invece non riuscì a trattenersi “ Ma tu non ti fai mai i fatti tuoi?” adesso non era neanche più libero di baciare la sua ragazza perché Yugi doveva intromettersi, questa davvero era la goccia che stava facendo traboccare il vaso. Ok, li aveva beccati una volta, ma non c’era bisogno di saltare subito alle conclusioni improbabili.
Lui scosse la testa “ No, sono un fratellino rompiscatole che fa il suo lavoro “ ed era un ruolo che gli piaceva sempre di più, fino a qualche tempo fa era disperato per questo, adesso si era abituato e il compito assegnatoli dal destino era fantastico. Era il più piccolo della comitiva e adesso anche della famiglia, essere coccolato da tutti era una cosa rarissima e per fortuna era toccato a lui.
Atem scosse la testa ed entrò nel salotto, insieme a Tea, che la prima cosa che fece fu quella di allontanare Anakin che chiedeva coccole. Il faraone si sedette accanto a lui sul tappeto, con una mano tirò una ciocca laterale di capelli a Yugi, facendolo distrarre e mandandogli a sbattere la macchina virtuale contro il muro.
Yugi ovviamente non la prese benissimo, anzi si adirò “ Ma no, sei un’idiota, perché?” ma no, non era giusto, stava faticando per superare il livello di gioco e lui gli mandava la macchina a sbattere con quel trucco idiota.
“ Scusa, sono solo un fratellone rompiscatole che fa bene il suo lavoro “ così erano pari, visto che Yugi si divertiva a dargli fastidio, adesso gli avrebbe ricambiato il favore.
In preda all’ira, Yugi gli si avventò addosso “ IO TI AMMAZZO” gli si lanciò contro, facendolo cadere nel tentativo di lottare contro di lui per strangolarlo, sotto gli occhi di una tea in preda alle risate.
 
Lizzie galoppava veloce tra la sterpaglia della campagna libera, il suo cavallo correva sull’erba morbida e profumava mentre il suo respiro era affannato e i suoi capelli ondeggiavano al vento come fili dorati. Continuava a spronare Lyla affinchè corresse di più, mentre il vento le sfiorava la faccia e l’aria fredda penetrava la sua gola, sentiva la sua testa sempre più leggera, non pensava a niente, non sentiva niente, era libera di sfogarsi quanto voleva e di correre dove voleva. Non c’era Atem nei suoi pensieri, Né Marik, ne la sera prima, ne le volte passate, c’era solo la campagna sconfinata e il rumore degli zoccoli del suo cavallo, che aumentava l’andatura ogni volta che lo spronava con i talloni. Quasi le veniva da ridere, di urlare, si sentiva carica ed energica, non aveva neanche dietro il cellulare, lo aveva lasciato a casa insieme ai suoi pensieri e fu solo un bene per lei.
 
Ormai era il tramonto, dopo aver salutato tutti, Joey aveva deciso di portare Sharon in giro per Domino, ancora aperti. Purtroppo aveva lasciato sua sorella a Duke e Tristan, non che non si fidasse di loro, se no col cavolo che avrebbe mollato Senerity a quei due, soltanto voleva che stesse con una compagnia più femminile, ma poiché Tea era con Atem e Lizzie non si sapeva che fine avesse fatto la soluzione erano Duke e Tristan, giusto per quei minuti che gli necessitavano per stare con Sharon e affrontare la questione spinosa.
Si sedettero al parco e Sharon sospirò “ Devo ammetterlo, i tuoi amici sono simpatici “.
“ Sì, beh, però a volte sono esasperanti “.
La ragazza scoppiò a ridere “ Ma no, a me piacciono “.
Joey annuì con un sorriso “ Beh, almeno si sono tolti dalle scatole così posso parlare con te di una cosa “ la ragazza sorrise e lo guardò, impaziente di sapere che cosa volesse chiedere.
Joey prese un profondo respiro, il suo volto si era fatto rosso ma ormai aveva promesso di chiederglielo e non voleva tirarsi indietro, non più. Per tanto, con un impercettibile movimento, dalla tasca posteriore dei jeans tirò fuori lo scatolino con dentro l’anello, lo tenne stretto tra le mani, dietro la schien “ Ecco, ormai ci conosciamo da mesi, andiamo a scuola insieme e lo so che a volte ti rompo le scatole, però… “ prese un profondo respiro per calmare l’agitazione “ Però… tu mi piaci e… “ cominciò a sudare freddo, poiché ciò che le avrebbe detto dopo poteva essere l’inizio del suo calvario o la cosa più bella della sua vita “ E io vorrei che tu fossi la mia ragazza “ tirò fuori lo scatolino e le porse l’anello in bella mostra. Era una piccola fedina con gli strass e un cuoricino al centro, scelto proprio da Serenity. Trattenere il fiato per quei secondi gli sembrò un’eternità, stava malissimo ed era sul punto di svenire.
“ Joey… “
Sentire il suo nome fu anche peggio, stava per dargli una risposta che temeva essere negati e che sperava positiva.
Ma anziché sentire una parola, lei gli si lanciò contro lo abbracciò “ Sì, certo, certo… “ gli riempì la faccia di tanti di quei baci da lasciargli lo stampo del lucidalabbra ovunque. Poi gli prese il viso tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra, che lasciò il povero Joey tramortito e con gli occhi sbarrati. Poi lo guardò in faccia “ Non sai da quanto aspettavo che me lo chiedessi “.
“ Ah… “ fu la sua unica risposta, poi scoppiò a ridere “ Bene… mi sento meglio adesso “ la ragazza gli porse la mano e Joey capì, sfilò l’anello dalla scatolina e lo mise al suo anulare “ Quindi, convinta? La ragazza di Joey Wheeler?”
“ Ci puoi giurare, infatti ho un regalo per te “ aprì la borsetta e tirò fuori uno scatolino marrone con un nastro nero e glielo porse. Joey lo prese e lo aprì sbarrando gli occhi. Dentro c’era un bracciale in acciaio con dei ganci che si alternavano in colore nero “ è bellissimo “.
“ è per te “ scoppiò a ridere e lo abbracciò di nuovo, stavolta si baciarono come si doveva.
 
Dopo essere usciti dal cinema, Atem e Tea stavano camminando, palesemente esausti dopo aver passato due ore a guardare un film di fantascienza con degli alieni blu sintetici che facevano guerra a umani con macchine da guerra super sofisticate per sterminarli e prendersi un minerale da fantastiliardi di miliardi di dollari. Bel film, senza dubbio, ma non era di certo un genere che piaceva ad Atem, ma vista che l’opzione era andare a guardare Enchanted, forse era meglio quello “ Giuro, dopo questo, il prossimo film lo scelgo io”.
Tea scoppiò a ridere “ Ma dai, a me è piaciuto “ era stato bello dopo tutto, un po’ lungo e a tratti noiosetto, ma incalzante alla fine. Un bel sette non glielo toglieva nessuno, sicuramente sarebbe stato un buon candidato agli Oscar di quell’anno, in fondo il regista era James Cameron, lo stesso di Titanic, mica il primo che passava dagli Studious di Hollywood.
“ Davvero?“ la guardò scettico, una come Tea che le piaceva un film del genere, quasi non ci credeva.
Lei annuì “ Certo, l’azione è stata bella “.
Lui fece spallucce “ Se lo dici tu… “
Lei alzò le mani “ Giusto, a te piace solo la Mummia “.
Lui la guardò con gli occhi storti “ La Mummia?! Sul serio? Questa è cattiveria, ti potrei lasciare per questa battuta “ non facevano altro che sfotterlo tutte le volte che quel film andava in onda, solo perché lui era effettivamente stato una mummia dopo la sua morte, non significava che potevano sfotterlo così.
Tea scoppiò a ridere e si mise a braccetto a lui “ No, ti prego, il mio cuore non lo sopporterebbe “.
Si avvicinarono alla ringhiera che dava sul porto, dove il sole stava tramontando rendendo così le acque del mare arancioni. La giornata era stata indubbiamente bella ma Tea non aveva ancora finito “ Beh, almeno devo ammetterlo, quello del cinema è stato un bel regalo “.
“ Davvero? Pensavo che i biglietti me li avresti strappati in faccia “.
Lei scosse la testa “ No, infatti ho anch’io un regalo per te “ aprì la borsa e tirò fuori uno scatolo e glielo consegnò.
“ Wow, spero che non sia una piramide in miniatura “ la prese in giro scherzosamente, purtroppo anche i regalini avevano il loro tocco di derisione. Lei scoppiò a ridere e in buona fede Atem aprì il regalo, sbarrando gli occhi “ Ok… “ non era di certo una piramide, ma un orologio in acciaio “ Quant’è che ti è costato?” la guardò con gli occhi sbarrati.
Lei strinse le spalle “ Non lo so “ poi sorrise “ Ti piace?” lui annuì più volte.
Atem la guardò negli occhi e sorrise “ Vuoi scherzare, è fantastico “ chiuse lo scatolo e lo infilò dentro il giubbotto, adesso toccava a lui darle il suo regalo “ Adesso tocca a me, chiudi gli occhi” lei scoppiò a ridere e obbedì.
Le batteva forte il cuore e le veniva da ridere, non aveva la più pallida idea di quale fosse il regalo di Atem ma non stava più nella pelle, voleva vederlo e tenere gli occhi chiusi le stava facendo venire l’ansia. Sentì la sua mano sinistra venire afferrata dolcemente da qualcosa e scoppiò a ridere “ Che cosa fai?” ma non ottenne alcuna risposta da parte di Atem, poi, sentì qualcosa di strano. Un oggetto freddo che passava attraverso la pelle del suo dito anulare e posarsi alla base, nonché la voce di Atem “ Apri gli occhi “ lo fece e guardò il suo dito, quasi le venne un colpo.
Un anello.
C’era una anello al suo dito.
La circonferenza era piena di strass ma la vera particolarità era la piccola rosa rossa scintillante che stava al centro, con una fogliolina verde. Scoppiò a ridere solo per non mettersi a piangere “ è … é…” non aveva neanche le parole per descrivere l’emozione. Guardò il faraone negli occhi, la guardava e basta e Tea non riuscì a dire neanche una parola. Gli saltò al collo, abbracciandolo forte “ è bellissimo “ glielo sussurrò all’orecchio, rafforzando la presa sul suo collo. Si guardarono negli occhi, quel tanto che bastò, soltanto per baciarsi.





note dell'autrice
salve salvinoooo.
lo so, mostruoso ritardo.
vergogna, vergogna, vergogna.
Sappiate che sto già camminando lungo il Cammino del Supplizio, quindi non vi scomodate a chiamare l'alto passero ( Chi ha orecche intenderà la citazione )
Dunque, questo capitolo è stato un parto difficile ma ci sono riuscita.
il prossimo sarà la rivelazione di tutto il mistero di Yugi.
saranno forse tre capitoli, dipende, ma vi assicuro che ci sarà da scioccarsi.
ciao.
 

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Capitolo 82
*** Questioni difficili ***


Con un grosso sbadiglio, Yugi versò il latte nella tazza, che cominciò ad assumere un colorito marroncino per via dei quintali di cioccolato che aveva versato nella tazza. Si sedette al tavolo e cominciò a girare con il cucchiaio il contenuto, con uno sguardo annoiato e soprattutto assonnato, per via delle grosse occhiaie nere che circondavano i suoi occhi stanchi e spenti. Era ormai una settimana che non chiudeva occhio del tutto, restando a girare per la casa come un sonnambulo nella speranza di aver preso sufficiente sonno per crollare e non avere alcun tipo di sogno, ma non aveva funzionato. Da una settimana i sogni si erano intensificati ma ciò che davvero gli stava rompendo l’anima era l’incubo che continuava a ripetersi ogni santa notte, quel tempio del cavolo che non sembrava voler sparire e che purtroppo non riusciva mai a raggiungere. Non aveva idea di cosa cavolo significasse, sapeva solo che quel tempio lo sognava ogni maledetta notte e si ripeteva nella stessa sequenza, le porte, le scale, il corridoio e poi più niente dato che per una caduta s’interrompeva tutto e lui finiva poi per non addormentarsi più.
Il nonno entrò nella cucina e quasi si spaventò trovandosi Yugi davanti agli occhi “ Santo Dio… “.
Yugi lo guardò e alzò una mano in segno di saluto “ Ciao “ tornò poi a bere di nuovo il suo latte e cioccolato, con tanto di quel sonno e tra poco rischiava di addormentarsi sulla tazza della colazione.
Il nonno guardò l’orologio, erano le sette e trenta del mattino, un orario notevolmente strano per uno che di solito passava la domenica mattina a dormire beatamente sotto le coperte del letto e che non si alzava neanche con i colpi di cannone se non dopo una strigliata di orecchie. Guardò, infatti, suo nipote con gli occhi sbarrati “ Ma tu che ci fai alzato a quest’ora?“ quel ragazzino non era normale, cominciava seriamente ad avere paura che avesse qualcosa che non andava e che nessuno sembrava volergli dire.
Yugi fece spallucce “ Niente, non ho più sonno” non gli andava di dare spiegazioni, sinceramente non gli andava proprio di fare un bel niente. Aveva un mal di testa che lo stava facendo impazzire e sentiva gli occhi pesanti come due sassi ma dormire proprio non se ne parlava proprio, come minimo si sarebbe ritrovato a contare le pecore inutilmente mentre guardava il soffitto della sua stanza.
Il nonno mugugnò, gli si avvicinò e gli voltò la faccia con le mani, studiandolo come se fosse un medico “ Sicuro? Hai due occhi che sembrano dei mandarini” come faceva a dire che non aveva sonno se stava letteralmente dormendo in piedi. Gli prese la tazza dal tavolo e lo afferrò per un braccio, ignorando le sue proteste “ Cammina, vai a dormire “.
“ Ma il latte… “ ci provò a protestare, ma non sembrava sortire alcun effetto.
Il nonno scosse la testa “ Te lo metto in frigo, fila di sopra “ gli puntò il dito verso la cima delle scale, quel ragazzino aveva bisogno immediatamente di continuare a dormire, non tollerava gente che camminava in giro per la casa con l’aspetto di morto vivente dal cervello fuso come la mozzarella. Aveva bisogno di gente attiva e sveglia, che quando la chiamava correva a gambe levate con le orecchie e gli occhi aperti e Yugi non era nella categoria. In quello stato vegetativo avrebbe solo dormito in piedi per il resto della giornata, in altre circostanze sarebbe stato ben felice di vederlo in piedi ma non se aveva quella faccia da scioccato catatonico.
Sbuffando, Yugi tornò di sopra, con le braccia penzoloni e gli occhi al cielo, cosa poteva farci lui a letto a parte fissare il soffitto per almeno altre tre ore inutili. Se avesse acceso il computer per ascoltare un po’ di musica avrebbe avuto il faraone a rompergli l’anima, se si fosse messo a giocare con Anakin avrebbe avuto il nonno a rimproverarlo perché il cane abbaiava e se avesse provato a dormire, sarebbe finito a sognare di nuovo templi egizi dall’aspetto strano. In pratica, la sua vita era uno schifo colossale. Arrivò ai piedi delle scale e gli occhi gli caddero sulla porta chiusa della stanza di Atem, lanciò uno sguardo di odio a quella porta e a chi ci stava dentro, scosse la testa e si diresse proprio lì. Abbassò silenziosamente la maniglia e la penombra della stanza si mostrò ai suoi occhi stanchi, sentiva Atem dormire profondamente e la sua sagoma che spuntava dalle coperte, quasi lo invidiava per come riuscisse a dormire senza agitarsi, mente lui si svegliava in una pozza di sudore. Non c’era alcuno spiraglio di luce, tranne che per i pochi buchi aperti della serranda, che facevano filtrare appena qualche raggio di sole che permetteva di vedere all’interno della stanza. Vi entrò, chiudendo la porta silenziosamente, cominciò a camminare piano sul pavimento e poi sul tappeto, fino a giungere al letto del faraone.
Era voltato sul fianco, rivolto verso il muro, con le coperte che gli coprivano mezza faccia. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea farlo, ma poiché non riusciva a dormire e stare nella sua stanza lo annoiava, poteva mettersi nel letto di Atem e non dormire lo stesso, ma almeno aveva una compagnia per quando lui si fosse svegliato. Scostò appena le coperte, cercando di non fare movimenti bruschi per non svegliare l’ira demoniaca di Atem, che quando veniva disturbato era peggio di una furia, e si coricò nel letto lentamente. Sicuramente il faraone si sarebbe accorto della sua presenza sul materasso, ma finché dormiva non c’erano problemi, tirò le coperte quel tanto che bastava per coprirsi e cercò di mettersi in una posizione un po’ più comoda. Sentiva la schiena di Atem dietro la sua, respirava pesantemente e questo era un bene, quindi cercò di rilassarsi, almeno finché non lo sentì girarsi, trattenne il fiato e cercò di stare il più fermo possibile, pregando tutti i santi e le divinità esistenti che non si accorgesse di lui e continuasse a dormire.
Purtroppo non fu così.
Il suo piede colpì la sua gamba, cosa che costrinse Yugi a dover trattenere l’urlo di dolore, sentì poi uno strano movimento e una mano che cominciava a toccargli la testa, le braccia e poi la faccia, come se cercasse qualcosa. Yugi non riusciva a trattenersi dalle risate, lo stava leggermente colpendo con la mano e gli veniva difficile non scoppiare a ridere.
Continuò a tastare la sua faccia finché non lo sentì sbuffare “ Che vuoi, Yugi…”.
La sua voce era impastata, Yugi non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere “ Ciao “ sussurrò a bassa voce “ Ti dispiace se ti rompo un po’ le scatole?”
“ Tu rompi sempre le scatole “ si voltò dall’altra parte di nuovo, dandogli la schiena, non sapeva che ora fosse ma era sicuro che fosse presto e voleva tanto potersi fare una buona dormita per il resto della mattinata senza avere Yugi davanti ai piedi, gli bastava già vederlo quando si alzava per avere una giornata fatta di discussioni.
Yugi scoppiò a ridere, si girò verso di lui e si sollevò a mezzo letto, buttandosi addosso a lui “ Dovevi pensarci prima di tornare sulla Terra, ormai mi conosci “ era inutile che facesse tanto il difficile, la verità era a lui piaceva averlo davanti ai piedi, tutte le volte scoppiava sempre a ridere quando litigavano.
Atem sospirò “ Va bene, puoi restare “.
Yugi scoppiò a ridere e si coricò, sistemandosi meglio sul materasso e chiudendo gli occhi, sapeva che non avrebbe preso sonno ma almeno aveva una compagnia molto più simpatica delle mura che circondavano la sua stanza. Scoppiò a ridere quando, da sotto le coperte, gli arrivò un calcio alla gamba seguito da una risata di Atem.
 
Non appena le tende si spalancarono, i raggi del sole colpirono violentemente la faccia di Marik, che svegliatosi in malo modo, si voltò dalla parte opposta velocemente, facendo tremare il letto, e tirò su le coperte sulla faccia, lamentandosi. Purtroppo, chi era entrato nella stanza, non volle desistere, si sedette a bordo letto con un tonfo violento e tirò via la coperta dalla faccia del ragazzo, che disturbato per l’ennesima volta, ficcò la testa sotto il cuscino “ Dai, Ishizu, ancora cinque minuti”.
“ Io non sono Ishizu”
Gli occhi di Marik si aprirono di scatto, tirò via il cuscino e si trovò davanti Tea che lo guardava con una faccia incavolata “ E tu che ci fai qui?” di cose strane ne aveva viste centinaia, ma fin ora nessuno dei suoi amici, tranne Bakura, si era ancora azzardato a entrare nella sua stanza di prima mattina per svegliarlo, tanto meno in quel modo così aggressivo da battere persino sua sorella e suo fratello, gli unici che erano così cattivi da sparargli in faccia il sole o tirargli via il piumone mentre ancora se ne stava al calduccio sotto le coperte del suo letto.
“ Tu ed io, dobbiamo parlare”
Il tono di Tea fu così serio, che Marik fu preso dalla paura “ Di cosa, esattamente, perché io avrei ancora sonno“ non c’era cosa peggiore quando qualcuno voleva cominciare una discussione di prima mattina, quando ancora lui era rincretinito per il sonno, poi ancora doveva spiegargli cosa ci faceva lei lì se abitavano a parecchia distanza l’uno dall’altra.
Tea incrociò le braccia sul petto “ Di Lizzie” gli fece un fintissimo sorriso che non mascherava il suo desiderio di ammazzarlo. Era una settimana che non faceva altro che fare avanti e indietro da casa sua, l’umore della sua amica era a terra, era continuamente arrabbiata, intrattabile, svogliata e passava tutto il giorno chiusa in casa come se soffrisse di qualche malattia e tutto questo partiva da quando lei e Marik si erano allontanati, non ci voleva certo un genio per capire che la colpa era tutta sua e adesso pretendeva una spiegazione.
Marik sbarrò gli occhi, fu colto da un improvviso senso di paura che gli scatenò brividi di terrore “ Li… Lizzie? Perché?” che cosa accidenti voleva da lui riguardo a Lizzie? Sperava che non fosse per la storia del bacio perché già si sentiva pronto per andarsi a sotterrare da qualche parte. Non voleva toccare quell’argomento, era già stato difficile parlarne con Bakura che era il suo migliore amico, doverlo dire anche a Tea sarebbe stato una catastrofe.
“ Perché mi ha raccontato cos’è successo la settimana scorsa “.
Marik dovette trattenere un urlo di terrore per la grossa mazzata che gli era arrivata in testa con violenza, quella pazza scatenata aveva confessato tutto a Tea e adesso si era messo nei guai, quanto voleva non aver mai fatto quella grandissima cavolata, forse si sarebbe salvato dall’imminente apocalisse che lo avrebbe travolto da li a poco “ Ah… “ decise di prendere subito in mano la situazione, prima che cominciassero le domande a raffica “ Beh, il fatto è che… “
Tea roteò gli occhi “ Non m’interessa quale sia il fatto, a me interessa sapere perché continuate a litigare in questo modo“.
“ Litigare?” significava che Lizzie non glielo aveva detto cos’era accaduto veramente al locale? Era strano visto che era la sua migliore amica.
Lei annuì “ Sì, non fate altro che litigare ogni volta che vi vedete, come la settimana scorsa. Pensi che sia così stupida da non averlo capito che avete litigato per l’ennesima volta? Lizzie me l’ha detto e ora voglio sapere il perché ” puntò le mani sui fianchi, aspettando la sua risposta. Non aveva smosso sua madre per accompagnarla da Marik per niente, la situazione andava subito chiarita, si era stancata di sopportare i loro litigi sul cellulare o di vedere la faccia inviperita di Lizzie tutte le volte che si urlavano addosso, adesso voleva avere una risposta al perché Marik l’aveva così con lei, erano mesi che andava avanti quella storia e adesso si era rotta le scatole.
“ Te l’ha detto lei?!” quindi non aveva detto niente della questione del bacio ma solo che avevano litigato per colpa sua, montò di rabbia, non sapeva se perché aveva nascosto la storia del bacio o perché aveva mentito, comunque fosse percepì una scarica di rabbia così forte da fargli avvampare la faccia “ E che altro ti ha detto, a parte questa cavolata?”
Tea avvicinò il suo volto a quello di Marik, ringhiandogli a denti stretti “ Non cambiare argomento e rispondi, perché la tratti così?” Lizzie non aveva un carattere facile, a volte neanche lei la sopportava, ma quella di Marik era una persecuzione. Non era normale che ogni volta che si parlasse di qualcosa lui doveva sempre trattarla male, certo che poi andava a finire a discussione e a litigata, era lui che se la cercava. Adesso, doveva fornire una spiegazione buona per evitargli di essere picchiato malamente proprio nella sua stanza da letto, perché se non le avesse dato una giustificazione plausibile gli avrebbe riempito la faccia su pugni. Lizzie era pur sempre la sua migliore amica ed era suo dovere doverla difendere.
Marik si spaventò, non aveva mai visto Tea così furiosa, beh, cerano state un paio di volte in cui quasi tutti erano stati costretti a difilarsela, ma mai quanto adesso, a quanto sembrava la cara principessa Sissi doveva aver fatto passare lui per il cattivo della situazione “ Non è colpa mia, ok? È lei che è strana” e su questo non ci pioveva per niente, insomma, se non fosse stata strana, lo avrebbe dovuto respingere quando l’aveva baciata e invece no, il che era stata la cosa più traumatica di tutta la faccenda. Diceva che lo odiava, doveva stare lontano da lei e poi neanche lo respingeva, non che gli interessasse molto sapere il perché, o meglio, gli interessava un po’, ma almeno doveva evitare di dire certe cose.
Tea inarcò un sopracciglio “ Davvero? Allora, raccontami tu cos’è successo nel locale, perché ti assicuro che lei era sconvolta”.
A Marik venne un colpo, l’ultima cosa che avrebbe voluto era di confessarle la verità “ è stata colpa sua, mi ha aggredito perché ho cercato d’impedirle di bere” il che non era poi una bugia, ma una mezza verità. Era partito tutto da lì e poi la situazione gli era scappata dalla mano, era successo tutto così in fretta che neanche lui aveva capito più niente, ma almeno la discussione se la ricordava.
Tea squadrò attentamente lo sguardo di Marik, era veramente arrabbiato ma anche Lizzie lo era per tanto, visto che non si sentiva più di scaricare la colpa addosso a lui, decise di appioppare a entrambi un cinquanta e cinquanta e fare a metà di colpa, così evitava di litigare anche con lui “ Ok, ho capito. Comunque, alzati che dobbiamo andare “.
“ Dove?“
“ Non dirmi che lo hai dimenticato “ puntò le mani sui fianchi, guardandolo accigliata. L’espressione di Marik mostrava chiaramente la totale estraneità alla situazione e Tea roteò gli occhi “ La mangiata! A casa di Lizzie! Oggi! “ non poteva crederci che lo aveva veramente dimenticato, ne avevano parlato tutto il giorno prima, Tristan e Duke erano persino andati a fare la spesa mentre lei aveva dovuto scomodare sua madre per spedirla da Marik e costringerlo ad alzarsi. Ogni volta che lui e Lizzie litigavano, finivano per rovinare l’umore a tutti, era di sicuro meglio che qualcuno spronasse uno dei due a smuoversi e dato che lei era considerata la voce della ragione, il compito lo aveva preso in consegna proprio lei.
Marik ci pensò su per qualche istante, ma proprio non ricordava “ Non mi ricordo di aver mai sentito parlare di una mangiata”.
Tea incrociò le braccia sul petto “ Certe volte mi chiedo a che ti serve avere un cellulare se non lo guardi” non era la prima volta che capitava, Marik era stordito, su questo non ci pioveva, ecco perché aveva fatto bene ad andare a casa sua poiché comunque una cosa del genere doveva aspettarsela dal momento che non aveva risposto a neanche un singolo messaggio nel gruppo “ Ti do due minuti, poi spedisco tua sorella”.
“ Scusa, ma non sei nella posizione di poterlo fare. Sei la ragazza del faraone, è lui che devi comandare a bacchetta, non gli amici” una cosa che odiava delle ragazze era proprio questo, dovevano sempre e comunque comandare sugli altri, uno dei tanti motivi per i quali aveva rinunciato alla possibilità di avere una ragazza, discorso della strega a parte.
Il volto di Tea si avvicinò a quello del ragazzo, il suo sguardo era minaccioso “ Eh no, mio caro, io ho il diritto di comandare chiunque, soprattutto quelli storditi come te e adesso sbrigati “.
Marik avrebbe tanto voluto urlarle addosso tre o quattro cosette, ma preferì tacere prima di dare il via a una discussione con un’amica “ Va bene, ma non ti azzardare a comandarmi, mai più, chiaro?” se ci avesse provato solo un’altra volta a dirgli cosa fare. Altro che amica, l’avrebbe ammazzata con le sue mani e forse al faraone gli avrebbe fatto un favore, tanto lo sapeva che alla fine sarebbe scoppiato a urlare disperato perché non riusciva a sopportare più Tea, era un classico.
 
Duke caricò i sacchi della spesa nel cofano della macchina, aiutato da Tristan “ Certo, che forse, abbiamo un po’ esagerato” avevano circa tre sacchi pieni di carne, verdura e quanto altro da cucinare e fare al barbecue, per non parlare delle salse varie e delle bottiglie di coca cola, acqua e aranciata. Sembrava che doveva mangiare un esercito piuttosto che otto persone, anzi dieci, poiché Joey si trascinava dietro anche Serenity e Sharon. Quella ragazza, oltre che carina, era anche una Joey in formato femminile, anche lei rideva senza un motivo, ma almeno le sue battute avevano più senso rispetto a quelle di lui, era senza dubbio più seria, sapeva giocare a Duel Monsters ma almeno non era stupida come Joey, il che era senza dubbio qualcosa di positivo.
“ Ma no, è la quantità giusta, anche perché Joey mangia come uno scaricatore di porto “ Tristan sapeva quanto Joey era bravo a mangiare, tanto quanto era bravo a fare casini. Quasi quattro pezzi di salsiccia li mangiava solo li, lasciando tutti gli altri non solo a digiuno ma a guardare a lui che si comportava da rozzo lupo affamato, di quanto mangiava sembrava un pozzo senza fondo, non guardava in faccia nessuno e si abbuffava, a volte voleva strangolarlo e fargli andare il cibo di traverso in modo da dargli una lezione.
Duke scoppiò a ridere “ In effetti, speriamo che Sharon non sia come lui “ chiuse il cofano ed entrambi salirono in macchina.
Duke mise in moto e partirono, Lizzie aveva dato loro appuntamento a casa sua per le undici e un quarto, avevano il tempo sufficiente per poter andare a prendere Bakura e andare da lei e aspettare gli altri, inoltre quella era una giornata speciale, finalmente anche Yugi si sarebbe unito a loro dopo tanto tempo, avevano in programma una bella giornata per lui.
 
Joey sbuffava di continuo, era fermo in coda davanti a quel semaforo da una ventina di minuti e il verde non si decideva a scattare “ Ma quanto ci vuole?”.
Sharon scoppiò a ridere “ Dai, Joey, è un semaforo, a Seattle è anche peggio, lo sai” non c’era zona di quella città dove i semafori funzionassero correttamente o fossero sincronizzati, Domino era un paradiso a confronto.
“ Sì, lo so, però a me piace la puntualità “.
Dal sedile posteriore, Serenity scoppiò a ridere “ Strano detto da uno che non sa cosa sia la puntualità “ Joey non aveva alcun diritto di lamentarsi sulla puntualità, lui era sempre l’ultimo ad arrivare ovunque, anche ad alzarsi dal letto, ma era il primo a mangiare e a uscire di casa o da scuola, in pratica era la tipica persona ritardataria che pretendeva puntualità dagli altri.
Joey si voltò indignato “ Cosa? Ma non è vero” era una bugia, lui non era in ritardo, solo non sapeva regolarsi bene con le partenze e non voleva avere fretta addosso, se doveva fare una cosa voleva il suo tempo, anche a costo di starci mezz’ora.
Sharon scoppiò a ridere “ Guarda che è vero, ogni volta mi fai aspettare come una scema “ Joey era un campione nel fare ritardi, dopo tutto aveva aspettato due mesi prima che si facesse avanti a chiederle di diventare la sua ragazza, un altro ragazzo non avrebbe perso tempo a farlo.
Joey sbuffò, preferendo tacere, odiava quelle due quando lo trattavano così, ma decise di non aggiungere altro e di dare loro ragione, almeno poteva risparmiarsi di dare il via allo sfottimento.
 
Sdraiata sul letto della sua stanza, al piano superiore della villa, Lizzie guardava il soffitto maledicendosi mentalmente per essersi lasciata convincere da Tea a organizzare una mangiata di gruppo nella sua villa di campagna. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe voluto più saperne di Atem e Marik e pure Tea continuava a portarglieli davanti alla faccia, forse per ricordarle in che genere di cosino si fosse messa. Aveva passato una settimana a evitare Marik, non avevano neanche parlato in chat, quando scriveva lui lei si dileguava subito senza dare più alcuna risposta se non in privato  lo stesso valeva per Atem, poiché non poteva bloccare il suo profilo solo per la foto di lui e Tea, aveva deciso di cancellare proprio la conversazione, così da non avere la sua chat nella lista delle più usate, non poteva certamente non parlargli ma almeno poteva evitare di guardarlo, ma quel giorno, li avrebbe avuti davanti agli occhi entrambi e sarebbe stata la giornata più lunga della sua vita ed era pronta a giurare anche la più crudele, perché era sempre così, quando si trattava di non voler avere a che fare con qualcuno, quel qualcuno per un motivo o un altro se lo ritrovava davanti e per di più da solo in un momento tattico, era capitato più di una volta con Atem ed era certa che quel giorno non sarebbe stato diverso essendo lei molto fortunata.
Guardò l’orologio, erano ancora le dieci e trenta, mezz’ora, forse poteva farsi un giro a cavallo in quei trenta minuti, almeno si rilassava un po’ e non aveva nessuno davanti ai piedi, tanto aveva munito Tea di telecomando e chiavi di casa, quindi non c’erano problemi di lasciare fuori qualcuno.
Tuttavia, uno sgradevole rumore di cancello risuonò nelle orecchie di Lizzie, la quale sbuffò pesantemente.
Ci siamo.
Si affacciò alla finestra, eccola lì, la BMW maledetta con il suo guidatore, che apriva la strada, era ora di affrontare il demonio poiché comunque quello che era successo le stava girando nella testa. Andò all’armadio e si guardò al vetro che lo rivestiva, il suo volto era pallido come un lenzuolo, aveva il cuore che le batteva fortissimo nel petto e il respiro affannato, era il momento.
Uscì dalla stanza e cominciò a scendere le scale, le tremavano le gambe, sembravano di gelatina, la regola che si era imposta e che continuava a ripetere era una sola, ignorare Marik, fare finta che non ci fosse, non calcolarlo minimamente e vivere più a lungo, inoltre evitare ogni possibile contatto con lui, solo che più quella porta si avvicinava, più cresceva in lei il bisogno di scappare via alla svelta, magari intanarsi nelle scuderie e fare finta di niente.
Si bloccò immediatamente quando sentì le voci di Tea e Joey avanzare verso l’ingresso, seguite da una voce femminile che non conosceva, probabilmente la famosa Sharon, e da quella inconfondibile di Marik.
Fu presa dal panico, i suoi buoni propositi si stavano dissolvendo.
In preda a una crisi, cominciò a guardarsi intorno per una via di fuga e la trovò, la finestra del soggiorno, che dava sulle scuderie.
Non perse tempo, corse nella stanza opposta e spalancò l’imposta della finestra scavalcando con un salto e rannicchiandosi dietro il muro, proprio mentre la porta si apriva.
Tea entrò in casa “ Ehi, Lizzie “ si strofinò subito le braccia con le mani per la forte corrente che c’era in casa, proveniente dalla finestra spalancata del soggiorno “ Vuole farci prendere un malanno “.
Si diressero nella cucina, senza trovare alcuna traccia della ragazza “ Ma siamo sicuri che sia in casa?” Joey guardava in giro, di Lizzie non c’era alcuna traccia ed era molto strano, non che facesse le feste quando li vedeva, ma almeno un piccolo segno di vita lo dava quando qualcuno arrivava a casa sua.
“ Ovvio, la macchina è qui fuori “ certo che era in casa e, anzi, Tea poteva anche immaginare dove fosse adesso, con molte probabilità era nelle scuderie e giocare all’amazzone con i suoi cavalli.
Sharon si guardava intorno, sbalordita “ Ha davvero una bella casa “ di ville come quella a Seattle se ne vedevano molte, quasi tutte appartenenti a miliardari o comunque gente che aveva un buon tenore di vita, quella Lizzie doveva senza dubbio avere molti soldi.
Joey annuì “ Sì, anche tanti soldi e un pessimo carattere “ una cosa su cui tutti erano dovuti scendere a patti, ma di sicuro niente a che vedere con Seto kaiba, lui sì che la batteva.
L’unico che non si espresse fu solo Marik, che rimase ad ascoltare mentre guardava la casa con gli occhi, e casualmente lo sguardo gli finì proprio sulla finestra spalancata, dove intravide qualcuno che guardava. Voltò del tutto lo sguardo e la figura era scomparsa, ma si riusciva a vedere appena il contorno di un fiocco verde. Altro che nelle scuderie, la signorina era nascosta dietro la finestra e questo lo fece innervosire perché era sicuro che lo stesse facendo per lui, poiché quando l’aveva guardata, lei si era nascosta.
 
Lizzie respirava pesantemente mentre stava guardinga a ogni movimento dall’interno della casa, per fortuna Marik non si era accorto che lei stava guardando da sotto la finestra altrimenti sarebbero stati guai per lei, averlo davanti agli occhi era l’ultima cosa che voleva. Ovviamente lo sapeva che non poteva scappare, dovevano stare entrambi nella stessa casa, l’unica fortuna era che poteva quanto meno scappare via e rinchiudersi da qualche parte per tutta la mattina, anzi, poteva scappare nelle scuderie, montarsi un cavallo in fretta e partire al galoppo per le campagne senza farsi vedere, giusto per dare l’impressione di essere uscita, in fondo non era la prima volta che lo faceva.
Facendo attenzione, cominciò a gattonare sul prato, tenendosi bassa e quando giunse all’angolo del muro si sporse per guardare, erano tutti entrati dentro, non c’era nessuno fuori e le voci all’interno della casa facevano ben capire che avevano invaso la sua abitazione. Poteva farcela, ma doveva fare attenzione. Si voltò di nuovo verso la finestra ancora spalancata e, pregando i suoi santi protettori, spiccò una corsa rapidissima verso le scuderie, senza voltarsi indietro e quando giunse al muro di legno, si nascose dietro la catasta di fieno posta accanto. Attese qualche minuto e poi si sporse, nessuno l’aveva vista.
Tirò un sospiro di sollievo e sorrise soddisfatta.
Sono meglio di Diabolik.
Uscì dal nascondiglio e andò ad aprire la porta delle scuderie, infilandosi dentro il capannone e chiudendo la porta silenziosamente “ Perfetto, li ho fregati “ si voltò verso il suo cavallo, Lyla, e sorrise “ Piccola, ciao “ il cavallo nitrì non appena la vide e le poggiò la mano sul muso per accarezzarla, toccare il muso peloso del suo destriero era la cosa più appagante che esistesse “ Lo so, vuoi uscire di qui, vero? “ sorrise “ Lo sai che facciamo? Ora ci andiamo un giro “.
Ma prima che Lizzie potesse fare qualunque cosa, la porta si aprì e Tea entrò nelle scuderie “ Eccoti qui, finalmente “.
Lizzie ringhiò a bassa voce e si sforzò di fare un sorriso “ Ciao “ che tempismo, la signorina che non sapeva farsi gli affari suoi era venuta a disturbarla, e pensare che potesse squagliarsela per tutta la giornata “ Che c’è? Qualcuno si è perso?”.
Tea sorrise sarcastica “ Che spiritosa, lo sai che devi venire a conoscere Sharon, vero?” se pensava di tagliare la corda, si sbagliava di grosso. Sharon era venuta fino a Seattle per conoscere tutto il gruppo e lei faceva parte della comitiva, quindi era suo dovere dover conoscere la fidanzata di Joey, anche in segno di rispetto altrui.
“ Io non voglio conoscere la nuova sfigata “ non le importava affatto di conoscere questa Sharon, quanto poteva essere simpatica o intelligente una che si metteva con il babbeo della squadriglia.
Tea sospirò “ Lizzie, ti prego. È la ragazza di Joey “.
“ Appunto, quanto può essere normale una che si mette con Joey Wheeler?” era già difficile sopportarlo, figurarsi starci insieme, con molte probabilità non duravano neanche una settimana, o se duravano, doveva proprio essere una scema galattica dal momento che Joey non brillava per intelligenza e aveva una simpatia da idiota decerebrato dove tre quarti delle sue battute non facevano neanche ridere.
Tea incrociò le braccia sul petto “ Mi vuoi costringere a trascinarti con la forza? Avanti, è nostro amico, fagli questo favore “ non poteva comportarsi da ragazzina viziata, doveva fare la sua parte e avere rispetto per gli altri.
Lizzie sbuffò “ Ok, dimmi almeno com’è vestita “.
“ E questo che centra?“ che voleva dire con quella frase proprio non lo capiva, ma poiché lei insisteva con lo sguardo, Tea dovette cedere “ Jeans strappati, un maglione color verde fluo con i decori azzurri e scarpe fiorate”.
Lizzie si girò sdegnata “ Scarpe fiorate con maglione verde fluo e azzurro?” storse il naso e scosse la testa “ No, grazie “ chi mai metteva scarpe fiorate con maglioni dai colori fluo, solo chi aveva un pessimo gusto nel vestire, ma di certo non si poteva dire che Joey lo avesse, bastava vedere come andava a volte conciato, c’era solo da mettersi a ridere. Non c’era da stupirsi se poi quella si metteva quei vestiti.
Tea era incredula “ Ma se neanch l’hai vista “ questa era bella, adesso giudicava solo per i modi di vestire, tra l’altro senza neanche averla prima vista o conosciuta, questa era cattiveria pura e per quanto fosse nel suo stile di certo non era nel suo carattere. A Lizzie, era successo qualcosa che non voleva dirle.
“ Non mi occorre conoscere una persona per capire che ha poco gusto nel vestire “.
Tea non ci vide più, la afferrò per un polso “ Ora basta, mi sono rotta “ cominciò a trascinarla fuori dalle scuderie e poi dentro casa, dove i ragazzi erano seduti nel divano del soggiorno.
Lizzie cercava di opporre resistenza, soprattutto quando intravide Marik accanto a Bakura, le venne subito voglia di scappare e provò ad aggrapparsi al muro, frenando così Tea, che al guardò inferocita. Le sorrise appena, doveva essere diventata rossa in volto “ Aspetta, ho dimenticato una cosa nelle scuderie “ ma Tea le rivolse uno sguardo così furioso che fu presa dalla paura.
Tea, a denti stretti, esclamò “ Cammina “
Non potendo opporre più resistenza, dovette seguire la sua amica fin dentro il salotto e lì, il suo cuore si fermò, Marik si girò a guardarla e il suo sguardo folgorante le gelò il sangue nel corpo, dovette distogliere lo sguardo da lui per poter mettere piede in quella stanza come se niente fosse, per la prima volta si sentiva davvero a disagio con i suoi stessi amici.
Joey si voltò a guardarla “ Era ora, che fine avevi fatto?”
“ Nessuna “ fu l’unica cosa che riuscì a dire, sedendosi immediatamente sull’unico spazio libero di uno dei due divani, proprio accanto alla ragazza di Joey, Sharon. Ovviamente cercò di trattenere il disgusto per il modo in cui era vestita, davvero orribile per i suoi gusti più raffinati.
La ragazza le porse la mano con un sorriso “ Io Sharon “.
Lizzie si sforzò di sorridere, anche se voleva scappare via e prendere a calci qualcosa di solido “ Lizzie “ le strinse la mano con poca voglia, poggiandosi poi allo schienale imbottito e facendosi gli affari propri poiché non aveva nessuna voglia di fare un bel niente, tanto meno di parlare, ancora meno di festeggiare perché Yugi era finalmente con loro. In pratica, non aveva nessun interesse per niente, sentiva lo sguardo di Marik su di lei e si sentiva a disagio, una cavalcata non avrebbe potuto che farle bene, ne aveva un disperato bisogno. L’unica fortuna era che almeno non c’era Atem nel salotto, il che fu strano, ma in fondo per lei fu un sollievo.
 
Yugi aprì gli occhi lentamente, si sentiva stordito e ci volle un po’ per ricordare dove fosse, ovvero nella macchina di Marik, precisamente nei sedili posteriori “ Ma che cavolo è successo?”
“ Ti sei addormentato per una buona mezz’ora “.
Yugi si voltò e si trovò accanto Atem, che lo guardava preoccupato “ davvero? Non me ne sono accorto” non ricordava niente di cosa fosse successo dopo che era salito in macchina. Sapeva che gli occhi avevano cominciato a fargli male e poi si era ritrovato alla soglia dell’ormai famoso tempio egizio che tanto tormentava il suo povero sonno non solo la notte ma anche a scuola. Non c’era volta che i suoi occhi si chiudessero per catapultarlo nel bel mezzo del deserto egiziano, che ormai era diventato il solo posto che frequentava nel mondo onirico che tanto somigliava alla realtà visto che sentiva tuto ciò che toccava come se fosse reale e vivo.
Atem era preoccupato per quella storia, Yugi andava peggiorando sempre di più, la notte non dormiva e si agitava, credeva che con l’uscita dal coma tutto fosse a posto e invece no, la situazione andava sempre a complicarsi di più e lui non sapeva che cosa fare. I sogni di Yugi, per come li descriveva lui, erano molto legati alle foto della stele e al Sigillo, questo era ormai chiaro per lui, ma il collegamento non lo trovava, cosa c’entrava lui in quella storia così confusa che anche il faraone a stento riusciva a capire. Ci aveva provato a sforzarsi di ricordarsi qualcosa, in fondo era parte della sua vita, eppure non aveva mai sentito parlare di alcun Sigillo, tanto meno sapeva dell’esistenza della stele, c’erano talmente tanti segreti che persino lui li conosceva tutti, a volte si chiedeva che cosa mai avesse ripreso del suo passato se poi tre quarti di cose non le ricordava proprio << Forse era meglio se non venivi” in quelle condizioni, Yugi non poteva affrontare una giornata del genere, c’era il serio rischio che si sentisse male e già una volta, all’ospedale, era stata più che sufficiente.
Yugi scosse la testa “ No, tranquillo, ce la faccio “ si sforzò di sorridere, ma in realtà neanche lui era così convinto di poter sopportare risate e battute sguaiate, aveva mal di testa e sonno, probabilmente si sarebbe addormentato di nuovo nel corso della giornata.
“ In caso, chiediamo a Lizzie una stanza “ anzi, forse era meglio che si mettesse subito a dormire, prima che svenisse.
Yugi scosse di nuovo la testa “ No, davvero, sto bene. Ho dormito e mi è bastato”.
“ Sicuro? “ Yugi annuì anche se Atem non si fidava molto delle brutte occhiaie che aveva in faccia, ma tanto qualcuno lo avrebbe di sicuro riaccompagnato a casa se fosse stato necessario farlo, quindi non c’erano problemi. Tutti, per fortuna, tenevano a Yugi, anche visto ciò che era successo, quindi la sua salute fregava un po’ a tutti ed era già questa una fortuna.
 
Il pranzo era passato tranquillo, a ridere e scherzare nonostante però non fosse tutto rose e fiori per Lizzie. non aveva alzato gli occhi su nessuno e quando lo aveva fatto, aveva evitato di incrociare lo sguardo di Marik che, per oscuri motivi a Lizzie sconosciuti, continuava a tenere lo sguardo su di lei, come se fosse la cosa più interessante che ci fosse, o forse la più odiata visto che le lanciava delle pessime occhiate folgoranti che a volte la opprimevano e le facevano venire certi blocchi allo stomaco che si si sentiva sul punto di vomitare tutto quello che stava mangiando, anche adesso la guardava, mentre giocava a carte con Joey, la sua ragazza, Duke e Tristan, dal divano. Stava a fissarla come se volesse ucciderla con gli occhi, non le staccava lo sguardo di dosso e questo la innervosiva, cominciava davvero a sentire il bisogno di prendere una boccata d’aria e di stare alla larga da lui, quasi invidiava Yugi che si era andato a coricare ai piani superiori con Atem e Tea per compagnia. Quel ragazzino era diventato strano, non che lo conoscesse così bene da poter avanzare l’opinione di dire qualcosa su di lui, in fondo non gli aveva mai parlato per più di qualche volta prima che scoppiasse quel finimondo, ma indubbiamente aveva qualcosa che non andava poiché Atem era fin troppo preoccupato. Però era più che sicura che la preoccupazione di Atem per Yugi non potesse battere la sua per lo sguardo cattivo di Marik nei suoi confronti, l’aveva con lei per qualcosa quando doveva essere lei ad avercela con lui, poiché quello che le aveva fatto era stato davvero crudele e inconcepibile. Provò almeno a concentrarsi sulle sue carte, portandosele davanti alla faccia per coprire quella di Marik.
 
Marik montò su tutte le furie all’ennesimo gesto di Lizzie, era tutto il giorno che lo evitava e anche se per lui doveva essere un bene, purtroppo non era così. Sì, si era promesso di ignorare lei e la questione, ma proprio non ci riusciva, l’aveva davanti e la sola cosa che pensava continuamente era che voleva baciarla di nuovo, odiava quei sentimenti di attrazione che provava per lei, ancora si chiedeva come fosse stato possibile e che cavolo gli era preso per mettersi nei casini con una come quella lì vista la precedente esperienza che gli aveva fatto giurare di chiudere per sempre con le ragazze, ma stava il fatto che staccare gli occhi da lei era impossibile e più la guardava più la detestava per questo. Sì, la detestava, perché lei continuava a stargli perennemente davanti alla faccia, fare finta che non c’era era impossibile e guardarla era la cosa più insopportabile che gli venisse di fare, personalmente voleva andarsene, anche se da una parte voleva affrontare la questione e mettere subito le cose in chiaro per la faccenda del bacio, cioè che lui se ne sbatteva di lei e che quel gesto non era stato niente di particolare, perché una come lei non poteva stare con lui, neanche morto avrebbe accettato di mettersi con lei, assolutamente no.
“ Ehi, mi ascolti?” Bakura cercò di richiamare la sua attenzione, purtroppo non gli piaceva quello sguardo assassino sulla faccia di Marik, guardava Lizzie e sembrava pronto a menarla di brutto, con molte probabilità voleva persino ucciderla. Continuava a guardarla come se fosse un mostro spaventoso da debellare al più presto e di sicuro non lo tranquillizzava sapere che aveva una cotta per lei, sempre se cotta poteva chiamarsi poiché sembrava non saperlo neanche lui, ma di certo non era una buona cosa.
“ Sì, ti ascolto “ più che una risposta alla domanda, il suo fu un ringhio, stringeva con le mani la pelle del divano, placando o provando a placare l’istinto omicida verso quella ragazza poiché continuava a ignorarlo come se non esistesse.
“ Forse dovresti evitare di guardarla così”.
Si voltò a guardare Bakura, folgorandolo sul colpo con gli occhi “ Così, come?”.
Il ragazzo si spaventò, i suoi capelli divennero più bianchi di quanto già non fossero naturalmente per il terrore che gli causava lo sguardo arrabbiato che gli lanciò, sembrava un vulcano in eruzione pronto a scoppiare “ Direi, cose come la stai guardando adesso “ fece un mezzo sorriso, di paura, che Marik non gradì.
Infatti, ringhiò a bassa voce “ Io non la guardo in alcun modo perché di lei me ne frego” ok, forse non era la verità, però era l’unica cosa che si sentiva di fare adesso anche per la sua salute mentale, prima dimenticava quel bacio e meglio era, anche se comunque la cosa doveva chiarirla.
 
Lizzie, mentre seguiva le carte che venivano sparate sul terreno, tra un imprecazione e una risata, udì cosa aveva detto Marik e lo guardò folgorandolo con gli occhi, era ovvio che fosse riferito a lei e questo la mandò in bestia. Non riuscì più a trattenersi, prima di scoppiare a urlargli contro la sua frustrazione davanti a tutti, gettò le carte sul tavolo “ Io vado a far bere i cavalli “.
“ OK “ fu il coretto che le rispose.
Uscì velocemente dalla stanza lanciando un furioso sguardo a Marik con la coda degli occhi, fregandosene se lui lo avrebbe notato. Uscì velocemente dalla casa e corse fino alle scuderie, chiuse la porta di legno alle sue spalle e cominciò a tirare diversi sospiri di sollievo, finalmente si era scrollata Marik di dosso e adesso lo odiava di più.
 
Dal canto suo, Marik non sopportò la cosa, aveva ben capito che lei lo aveva sentito e quello sguardo di odio anziché farlo ridere lo aveva solo fatto arrabbiare di più. Si alzò dal divano senza dire una sola parola e uscì a sua volta dalla casa per dirigersi verso le scuderie, stavolta quel giochetto lo aveva fatto esasperare e finalmente avrebbe dato a se stesso la prova che quella lì era solo da prendere e uccidere.
 
Lo strano comportamento dei due ragazzi fu notato dal gruppetto, soprattutto da Joey “ Quei due sono strani” da tutto il giorno non si erano ne guardati ne parlati, si erano solo limitati a lanciarsi sguardi in cagnesco, come se fossero pronti a prendersi a pugni da un momento all’altro, per i suoi gusti tra quei due era successo qualcosa di veramente serio, di solito si riempivano a frecciatine quando litigavano, ma mai c’era stata una simile tensione.
Duke alzò le spalle “ Per me dovremmo i fatti nostri “ non era il caso di andare a prendere quei due e parlare con loro, c’era il rischio di farli arrabbiare di più e preferiva evitare.
Sharon non capì molto di quella preoccupazione dei suoi nuovi amici “ Perché, è successo qualcosa tra loro?”.
Joey annuì “ Sì, si stanno sulle scatole ma nessuno capisce il perché” poi guardò Bakura, che a sua volta era preoccupato e dava l’impressione di sapere qualcosa che a loro sfuggiva “ Ehi, Bakura, vieni un po’ qui?”
Il ragazzo sussultò “ Perché?”
“ Tu vieni qui ” con un falso sorriso, Joey batté le mani sul tavolo, indicando il posto libero al ragazzo che, titubante, si avvicinò a loro e si sedette. Gli passò un braccio dietro le spalle, tirandolo verso di lui “ Dicci un po’, caro, che cosa è successo a quei due, tu sei il migliore amico di Marik, quindi aggiornaci un po’ “ nessuno, meglio di lui, poteva conoscere la situazione. Marik parlava solo con lui dei suoi affari personali, e poiché Bakura non era capace di mantenere un segreto se minacciato, era la persona giusta per estorcere informazioni.
“ Io non so niente “ ci tenne a precisare, non aveva nessuna intenzione di raccontare a quei babbei cosa Marik aveva detto a lui, era il suo migliore amico e gli aveva promesso di stare zitto ed era ciò che voleva fare.
Duke rise “ Avanti, Bakura, tu devi per forza saperlo “ per farlo parlare, cominciò a far scricchiolare le dita delle sue mani.
Nonostante Bakura avesse paura degli sguardi assassini di quei tre, decise di tacere “ No, non lo so e anche se lo sapessi a voi tre non lo direi mai” era fuori discussione, i segreti erano segreti, fine della discussione.
Sharon s’intromise “ Beh, ragazzi, ha ragione, dovete smetterla. Sono affari loro, dopo tutto” non potevano intromettersi in qualcosa che non li riguardava.
I tre si lanciarono un’occhiata di sospetto, erano curiosi di sapere cosa fosse accaduto, ma Sharon aveva ragione, forse era meglio riprendere a giocare, per tanto annuirono e ripresero a svolgere la loro partita.
 
Yugi dormiva tranquillo sul letto che Lizzie aveva dato il permesso di usare, sotto gli sguardi preoccupati di Atem e Tea, seduti sul letto. Era stato colto da un colpo di sonno improvviso che per poco non lo aveva fatto svenire, aveva inoltre mangiato poco e niente e non sembrava stare affatto bene, cosa che faceva molta paura a Tea “ Non mi piace questa storia, lui non centra niente con il Sigillo” Atem le aveva spiegato tutti sui sogni di Yugi o almeno su ciò che aveva capito, con la promessa di non dire niente a nessuno e la cosa la spaventava. Yugi stava male, sempre di più, in quello stato poteva succedere di tutto e lei non voleva rivederlo all’ospedale e soprattutto non voleva perdere Atem.
Il faraone sospirò “ è questo che non mi spiego, non so che cosa pensare “ da quando gli aveva detto dei sogni il tasso di panico che si portava dentro era cresciuto in maniera esponenziale, aveva paura che potesse capitargli qualcosa di terribile e non voleva perderlo. Per ora dormiva tranquillo, o almeno così sembrava, ma qualunque cosa fossero quei sogni, non gli piaceva.
“ Spero che non ci siano conseguenze disastrose, non sembra affatto essersi ripreso dalla convalescenza”
“ Lo so, ma non cosa fare “ gli strinse una mano, sul suo palmo sentiva la presenza in rilievo della cicatrice che si presentava tutte le volte che lo toccava. Le mani di Yugi non erano più lisce come prima, erano segnate da orribili ricordi che non si sarebbero mai cancellati e ancora si domandava come avesse fatto a non impazzire. Aknadin era un mostro che non conosceva pietà per nessuno, per Yugi soprattutto, se solo pensava che lo aveva trovato quasi moribondo in quella chiesa gli salivano le lacrime agli occhi, perché da un trauma simile nessuno poteva uscirne sano e si era confermato ciò che aveva sempre sostenuto, Yugi era più forte di quanto immaginassero tutti.
 
La porta delle scuderie si palancò di botto, Lizzie sussultò in malo modo e sbiancò quando si trovò davanti Marik “ Tu che vuoi?” ringhiò furiosamente, persino il suo cavallo s’innervosì.
Marik batté la porta di legno e si avvicinò alla ragazza “ Tu ed io dobbiamo parlare “ non gli importava di un bel niente in quel momento, doveva e voleva chiarire quello che pensava di lei, cioè che era solo una ragazzina viziata.
Lizzie strinse i pugni “ Tipo, cosa? Che te ne freghi di me? Questo lo avevo già capito, perché uno che dovrebbe interessarsi a una persona non fa quella cosa infame che tu hai fatto a me” perché era questo che era quel bacio maledetto, solo un infame gesto di chi si era approfittato della delicatezza dei suoi sentimenti, lei soffriva e lui aveva pensato bene di darle quella mazzata giusto per confonderla di più.
Marik montò di rabbia “ Gesto infame? Bene, se quel bacio ti ha fatto così schifo, perché non mi hai respinto?”.
“ E come avrei potuto se non mi hai lasciato il tempo? E già che siamo sull’argomento, dimmi perché cavolo lo hai fatto” ora era lei che voleva una spiegazione.
“ Perché ti ho baciato?” i suoi occhi divennero due fessure, perché disgraziatamente temo che tu mi piaccia doveva essere la risposta, ma col cavolo che avrebbe detto una cosa del genere perché mai nella vita si sarebbe messo con una come lei, che più odiava sulla faccia della terra e tutto partiva dal bacio del cavolo che lei gli aveva dato quando si era ubriacata, il che gli fece balenare in testa la seguente domanda “ Vuoi sapere perché? Prima dimmi perché l’hai fatto tu”.
“Io’” dilatò gli occhi, ma allora era successo davvero e lui le aveva mentito” Ma allora è successo veramente” si portò una mano tra i capelli, sconcertata e spaventata, quindi aveva davvero baciato Marik per prima.
Marik incrociò le braccia sul petto “ Sì, cara, a Capodanno, mi hai anche detto che ti piaccio” e stranamente la cosa gli dava un leggero senso di orgoglio e soddisfazione che persino lui rimase sorpreso. Quelle furono le sue esatte parole e a dargli ancora più soddisfazione fu lo sguardo bianco cadaverico di lei, l’aveva fregata per bene.
Lizzie scosse la testa “ No, è impossibile, questo te lo sei inventato” assolutamente no, lei non poteva avergli detto una cosa del genere, lei lo odiava, adesso ancora di più di prima e con un buon motivo sulle spalle.
“ Giuro sul mio onore che è vero “ divenne ancora più cattivo, avvicinandosi a lei di qualche passo, giusto per avere il suo bel visino odioso davanti a se “ Anzi, ti dico di più, per poco eri già pronta a saltarmi addosso “.
Lizzie non ci vide più dalla rabbia, gli mollò un sono schiaffo in faccia, così forte da arrossargli la guancia, era indignata, offesa e sconvolta, ma soprattutto si sentiva ferita “ Sei veramente un verme “ lo spinse via e uscì dalla scuderia. Scoppiò a piangere mentre correva, come aveva potuto dirle una cosa del genere, comportarsi così. Le aveva fatto male e non sapeva il perché, ma una cosa era sicura, non voleva più saperne di lui per il resto della vita.
 
Solomon aveva appena finito di sistemare gli ultimi scatoloni nel negozio, aveva dato una bella riorganizzazione a tutto il locale, sistemando quello che era stato lasciato fuori posto. La casa era silenziosa, non c’erano rumori di alcun tipo e in po’ lo deprimeva, il casino della mattina si era estinto quando Yugi e Atem erano usciti, il che lo aveva fatto preoccupare non poco. Yugi era strano, continuava a svegliarsi la notte e lo sentiva lamentare, Atem non voleva dirgli che cosa stava accadendo e quei segreti lo uccidevano dentro. Era il suo nipotino, doveva sapere che cosa gli stava succedendo, ma nessuno lo metteva al corrente della situazione. Sospirò pesantemente, sperava che la situazione si riprendesse.
Il campanello di casa suonò e il nonno andò ad aprire e quando la porta d’ingresso si spalancò, il nonno sbarrò bocca e occhi, per la sorpresa.
 
nota dell'autrice
salve a tutti genteeee.
Si, sono in ritardo di due settimane, ne sono consapevole, ma ci sono alcuni motivi che vi spiego subito.
1) gestisco un'altra storia su wattpad che richiede cura.
2) sto partecipando con degli amici a un progetto per la realizzazione di un fumetto che se va in porto potremmo guadagnare qualcosa e trasformarlo in un lavoro. Io sono addetta alla stesura della trama dell'intera storia, quindi è un lavoro che va fatto bene e che richiede tempo. La FF non la molleò ( Siete pazzi?) però andrò a ritardi che potrebbero prolungarsi. 
comunque, questo è l'antipasto di ciò che riguarderà il Sigillo, che avverrà dal prossimo capitolo ( perdonate il titolo completamente a cavolo ).
commentate, commentate, commentate.

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Capitolo 83
*** Comincia il viaggio per la verità ***


ATTENZIONE: la lettura dei seguenti capitoli a partire da questo, è severamente sconsigliata a gente debole di cuore in quanto verranno completamente stravolti i canoni di conoscenza che tutti noi/voi conosciamo/ conoscete sulla storia di Yu gi oh, in quanto la mente perversa dell'autrice ha immaginato uno stravolgimento di trama che potrebbe seriamente nuocere alla salute psichica dei lettori. Per ulteriori avvertenze leggere attentamente il foglio illustrativo.
grazie in anticipo XD




La giornata era trascorsa tranquilla, nonostante Yugi avesse fatto l’intero pomeriggio a dormire e Marik e Lizzie erano così tesi da generare molto spesso una vera e propria atmosfera di tensione che molto spesso aveva reso tutti agitati. Comunque fosse, era andato tutto bene e ognuno si stava apprestando a tornare a casa poiché era già sera e l’indomani avrebbero avuto scuola.
Joey fermò la macchina proprio davanti alla casa e dopo i saluti, Atem e Yugi scesero dalla vettura per apprestarsi a entrare dentro casa, solo che gli occhi del ragazzino si fermarono su una macchina bianca recante la targa del Nevada, a lui parecchio familiare “ Ehi, guarda quella macchina “ indicò la vettura al faraone, che si voltò nella direzione da lui indicata.
“ Sì e allora? “ era una semplicissima Charger degli settanta, di colore bianco, niente di eclatante o lussuoso come una macchina sportiva o chissà che cosa di incredibile visto che ne giravano parecchie in giro per Domino.
Yugi si accigliò “ Non lo so, ha qualcosa di familiare” non sapeva come definirlo, ma quella macchina l’aveva già vista da qualche parte in passato, anche se non ricordava proprio dove “ A te sembra di averla già vista?”.
Atem scosse il capo “ Certo, ce ne sono centinaia in giro “ infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta di casa, poi si rivolse al ragazzino “ E poi non m’interessa, quindi vieni dentro “ non aveva voglia di perdere tempo dietro una macchina come quella solo perché stava parcheggiata davanti casa loro, aveva sonno e voleva andare a dormire, con la speranza di riuscirci poiché Yugi aveva ultimamente il vizio di svegliarsi nel cuore della notte e fare perdere il sonno agli altri. La giornata era stata bella ma stressante, aveva fatto la veglia a Yugi per quella mezz’ora in cui si era addormentato e poi aveva passato il resto della giornata a sentire discorsi persi fatti dai suoi amici, la sua testa urlava pietà adesso e voleva tanto farsi un buon sonnellino.
Yugi annuì ed entrò in casa e subito una voce a lui familiare riecheggiò nel corridoio, proveniente dal salotto di casa. I due si scambiarono uno sguardo interrogativo e si diressero verso il soggiorno, rimanendo sorpresi, dinanzi a loro, seduto sul divano, vi era il professor Arthur Hawkins.
Il nonno alzò gli occhi sui due e sorrise “ Ah, eccoli qui “ il nonno era indubbiamente una delle persone più felici del mondo, non si era aspettato la visita di Arthur Hawkins così all’improvviso, ma rivedere un suo vecchio amico e collega era sempre una bella esperienza, anche se quando accadeva c’era sempre una ragione ben specifica.
L’uomo si alzò dal divano e si avvicinò ai due ragazzi, soprattutto al faraone, che come Yugi lo guardava con gli occhi sbarrati “ Faraone, finalmente ho il piacere di vederti di presenza “ sorrise e gli tese la mano “ è un vero piacere per me poterti finalmente conoscere di fatto “ la prima volta che aveva sentito del faraone era stato al museo, quando aveva visto la stele e poi durante quella poco piacevole esperienza con Darz, all’epoca aveva stentato a credere a questo ma poi aveva avuto modo di poter constatare da sé che era tutto vero e finalmente aveva la possibilità di conoscere il faraone senza intermezzi, un onore che non si riceveva tutti i giorni.
Atem ricambiò” Lo è anche per me. E per favore, non mi chiami Faraone, il mio nome è Atem “ ormai non era più necessario essere chiamato in quel modo, non era più il re d’Egitto da secoli e gli metteva disagio essere chiamato così dopo tanto tempo, neanche più i suoi amici lo chiamavano più Faraone se non per scherzare.
Il professore annuì “ Così hai trovato i tuoi ricordi, beh, Atem, è un vero piacere conoscerti “.
Per quanto il nonno fosse contento di vedere che finalmente Arthur avesse conosciuto il faraone, purtroppo era giunto il momento che spiegasse il motivo della sua visita poiché aspettava che fossero tutti riuniti prima di parlare “ Allora, Arthur, di cosa vuoi parlarci?“ chissà perché, aveva un brutto presentimento a riguardo, per qualche motivo era preoccupato.
Il professore si sedette sul divano, così come Atem e Yugi e li guardò tutti quanti “ Sono qui perché ho bisogno del vostro aiuto. Immagino che conosciate la storia di Marco Antonio, il generale romano, e di Cleopatra, l’ultima regina egizia”.
Annuirono tutti e tre, erano perfettamente a conoscenza della storia di quei due. Antonio e Cleopatra erano due amanti, lui morto in battaglia e lei suicidatasi con un serpente e la loro tomba non era mai stata trovata da nessun archeologo. Tutto il deserto era stato ribaltato da cima a fondo pur di trovare quella tomba introvabile, che aveva fatto nascere intorno a sé miti e storie di ogni sorta e che aveva trasformato i loro nomi in leggenda mondiale.
L’uomo annuì “ Beh, mi trovavo in Egitto diverse settimane fa, stavo conducendo uno scavo archeologico presso uno dei più famosi templi mai esistiti, Dendera “.
A sentire quel nome, Yugi sobbalzò, Dendera, come poteva non conoscerlo.
Il professore continuò “ è un complesso templare di età tolemaica, costruito durante il regno dei greci in Egitto e durante lo scavo per riportare alla luce il resto del complesso, ho fatto una scoperta sensazionale, una tomba segreta”.
 
Il sole cocente del deserto illuminava con i suoi forti raggi l’intero scavo archeologico di Dendera, dove molti operai stavano conducendo una e propria ricostruzione di tutte le strutture templari che sorgevano su quel vasto pezzo di terreno roccioso riemerso dalla sabbia che lo circondava. Grandi fari spenti erano impostati lungo tutto il perimetro, con filamenti che scendevano sotto terra, lungo gli interni delle strutture già emerse e in procinto di restauro, operai salivano e scendevano dalle scalinate di templi sotterranei ed entravano nella grande struttura principale, il tempio della dea Hathor. Dentro una grande tenda, posta all’esterno del sito archeologico, il professor Arthur Hawkins guardava la mappa planimetrica di quella che sembrava essere la ricostruzione del complesso una volta che fosse stato riportato alla luce del sole, lavorava a quello scavo da due ani ormai, Dendera era un complesso templare che risaliva al tempo del periodo tolemaico - romano del regno d’Egitto. C’erano all’incirca più degli apparenti quattro templi ancora in fase di scavo e con molte probabilità, poiché quelle strutture non erano del tutto identificabili, se la fortuna lo assisteva, lì poteva trovarsi la tomba di Marco Antonio e Cleopatra. La regina d’Egitto era stata accomunata con ben due diverse divinità egizie, Iside e Hathor, anche se quest’ultima è stata identificata di più come Venere poiché era presente l’influenza romana nel regno. Non sarebbe stato strano se la tomba dell’ultima e famosa regina d’Egitto si trovava proprio nei pressi dell’unico tempio tolemaico dedicato alla dea dell’amore.
Erano stati fatti scavi ovunque in tutta la Valle delle Regine e sotto templi dall’uso più improbabile per cercare la leggendaria tomba che nessuno riusciva a trovare sulla regina e il generale romano, nessuno sapeva dove si trovava e come rintracciarla, c’era anche chi dubitava della sua stessa esistenza ma quella tomba doveva per forza esistere, da qualche parte, li nel deserto, si trovava la Regina delle Regine e lui aveva tutte le intenzioni di riportarla alla luce del sole. Era il sogno della vita di chiunque si definisse un archeologo riuscire a mettere le mani sul sarcofago di Cleopatra, era una sfida che molti avevano affrontato e perso ma non per lui, che aveva trovato Atlantide nonostante tutto quello che era successo dopo, che aveva trovato tesori inestimabili che lo avevano reso famoso in tutto il mondo. Doveva trovare quella tomba, per la sua carriera e per il suo sogno, e nessuno doveva impedirgli di realizzare i suoi obiettivi “ Sono sicuro che sarà qui sotto, da qualche parte, sotto una di queste strutture “.
“ Ne sei davvero sicuro, Nonno?“ Rebecca non era molto convinta che il progetto di suo nonno si potesse realizzare, quando le aveva detto che avrebbe ribaltato da cima a fondo tutto il deserto egiziano pur di trovare Cleopatra e la sua tomba gli aveva riso in faccia, ma adesso si rendeva conto che stava parlando sul serio ed era preoccupata per lui. Suo nonno era un bravo archeologo, forse il migliore che ci fosse in circolazione, aveva senza dubbio le carte in regola per trovare qualunque cosa i suoi studi gli permettessero, ma Cleopatra era una tomba inesistente, nessuno sapeva dove si trovasse, non c’erano papiri o indicazioni sull’ubicazione della tomba della regina, personalmente era una perdita di tempo e denaro.
Un forte fracasso e delle urla si udirono fuori dalla tenda, il professore e la piccola Rebecca corsero subito fuori, trovando una massa di polvere e sabbia che si alzava dal terreno e gli operai spaventati che correvano il più lontano possibile dalla zona. Il professore si avvicinò a uno dei responsabili dello scavo “ Che cosa è successo?“.
L’umo indicò lo scavo “ è crollato qualcosa “.
Il professore si avvicinò alla fossa che si era formata e strabuzzò gli occhi “ Impossibile “ davanti a lui, a Rebecca e al resto dello scavo egizio, si trovava una strana apertura sotterranea, con porte di pietra mezze sepolte dalla sabbia e geroglifici ieratici scolpiti ma soprattutto, al centro delle due porte, si poteva vedere distintamente un grosso occhio egizio, l’occhio di Udjet, il simbolo del millennio.
 
“ Ero convinto di aver trovato la leggendaria tomba di Marco Antonio e Cleopatra, avrebbe anche avuto senso in fondo. Dendera è di origine tolemaica e Cleopatra fu l’ultima regina di quella dinastia, inoltre era paragonata a Iside e Hathor, non sarebbe stato così strano nascondere la tomba nell’unico posto mai pensato. Così decidemmo di entrare e di esplorare il luogo e subito notai una cosa molto curiosa, sulle pareti della tomba erano incisi dei geroglifici ieratici usati dai sacerdoti durante i giochi delle ombre, accanto a raffigurazioni del Duel Monsters. Ho anche scattato delle fotografie” infilò le mani nella parte interna della giacca e tirò fuori un piccolo blocco di fotografie che porse al faraone.
Atem non mancò di notare i simboli riportati, erano i geroglifici ieratici usati dai sacerdoti durante i giochi delle ombre e i riti a essi inerenti, ma soprattutto riconobbe l’occhio di Udjet riportato sull’ingresso, ovvero il simbolo del millennio e questo bastò a sconvolgere di più il faraone “ Questi simboli riportano i rituali dei giochi delle ombre “ alzò gli occhi sul professore “ è sicuro che fosse una tomba?”.
L’uomo scosse la testa “ Purtroppo non ne sono più sicuro, ecco perché sono qui, ho bisogno di te Atem. Tu sei l’unico che può darmi delle risposte, nessuno del mio staff è in grado di poter tradurre questi simboli, tu invece sì “ Atem era l’unico che potesse compiere l’impresa di dargli delle risposte adeguate alle sue domande, all’inizio aveva pensato a Solomon, ma avere davanti un faraone vero e proprio cambiava tutto, solo lui poteva aiutarlo a risolvere l’arcano della sua scoperta.
 
Mentre Atem stringeva tra le mani quelle fotografie, Yugi non poteva che osservare quelle immagini e riconoscerle. Quei simboli, quelle strutture, lui le conosceva bene perché le aveva già viste, più di una volta anche, nei suoi sogni. Non aveva alcun dubbio a riguardo, era quel tempio maledetto che lo tormentava durante la notte nei suoi incubi, aveva percorso quelle scale così tante volte da aver impresso nella memoria ogni corridoio e geroglifico inciso su quelle mura di pietra e avrebbe giurato davanti a Dio stesso che quel tempio era il suo incubo trasformato in realtà “ Impossibile… “ sussurrò a bassa voce, ma sufficientemente perché Atem lo sentisse.
Il faraone voltò gli occhi verso di lui e dal suo sguardo perso intuì qualcosa “ Yugi, va tutto bene?” non lo convinceva quello sguardo, Yugi sembrava conoscere quelle fotografie e si preoccupò.
Yugi annuì “ Sì… “ poi guardò il professore “ Posso venire anch’io?” non poteva restare a Domino se Atem andava a vedere il tempio che lo tormentava, era soprattutto la sua missione scoprire perché diamine se lo sognava la notte e quale fosse la ragione di quell’incubo, doveva andarci.
Il nonno spalancò la bocca “ Yugi, che dici, tu hai la scuola” assolutamente no, Yugi non poteva andare in Egitto. Oltre a dover recuperare un mese di scuola, aveva ancora visite e controlli da terminare, il coma non era una cosa che veniva e andava via come una malattia, potevano esserci conseguenze postume a un simile trauma e i medici erano stati chiari riguardo alla prevenzione e le analisi, se saltava così tanti giorni poi avrebbe dovuto recuperare dopo e rifare tutto da capo.
Ma Yugi insistette “ Nonno, ti prego, devo andarci anch’io “ non voleva dare spiegazioni così sensibili davanti a una persona che non centrava niente.
Il nonno non fu molto contento di quel tipo di risposta, Yugi era diventato molto strano quando aveva visto quelle fotografie e anche il faraone non sembrava sereno, quei due nascondevano veramente qualcosa di cui lui non era a conoscenza e la cosa lo stava spaventando “ Voi due… “ ma non fece in tempo a poter completare la frase, una mano si posò sulla sua spalla ed era quella di Arthur.
“Tranquillo, Solomon, siete invitati tutti e tre. Ho soprattutto bisogno di te per questo compito, se quella è la tomba di Marco Antonio e Cleopatra potrebbe essere la scoperta del secolo e mi piacerebbe condividerla con te “ gli sorrise per rassicurarlo, naturalmente era ovvio che anche Yugi sarebbe venuto con loro, non si poteva certo lasciare un ragazzino da solo in casa, guardò poi i due ragazzi “ La partenza è domani mattina alle nove e trenta ”.
Cogliendo a pieno l’occasione, Yugi non perse tempo, si alzò dalla poltrona “ Bene, vado a fare la valigia e chiamo qualcuno per sistemare Anakin “ e senza permettere a qualcuno di parlare, corse fuori dalla stanza e salì di corsa il piano superiore.
Anche Atem decise di andargli dietro, più per andare a fondo della faccenda che per la valigia “ Vado anch’io “ si alzò quindi dalla sedia e uscì dalla stanza, correndo poi dietro a Yugi su per le scale e quando lui giunse nella sua stanza, Atem entrò dietro di lui e chiuse la porta alle sue spalle, fermandolo per un braccio “ Ok, adesso parla “ incrociò le braccia sul petto, aspettando la sua spiegazione.
Yugi annuì, anche perché doveva dirglielo per forza “ Conosco quella struttura e non è una tomba, ma un tempio e non è della dinastia tolemaica ma della tua “.
Atem inarcò un sopracciglio “ Stai dicendo che è della diciottesima dinastia?” questo era decisamente strano, un tempio che non aveva a che fare con Dendera non doveva stare lì, ma in un altro luogo. Questa cosa non gli piaceva.
Yugi annuì “ Sì, ed è il tempio che sogno ogni notte, lo riconosco “.
Atem non sapeva cosa rispondere, la situazione era sempre più confusa “ Wow, questo sì che è strano “ almeno adesso si capiva perché Yugi era diventato così rigido a riguardo delle fotografie, però la situazione si stava davvero rivelando inquietante, non capiva cosa centrasse lui con tutta quella faccenda e sinceramente aveva paura a scoprirlo.
Il ragazzino si sedette sul letto con un sospiro “ Non dirlo a me” era avvilito, voleva davvero liberarsi di tutto questo e sperava che vedere il tempio di persona potesse risolvere una volta e per sempre tutte le domande che aveva nella testa perché stava davvero impazzendo.
“ è credo che sia anche molto peggio “.
Yugi inarcò un sopracciglio “ Cosa?”
“ Questo “ prese una delle foto e la voltò verso Yugi, mostrandogli la fotografia dell’occhio inciso sulla pietra, foto che Yugi riconobbe “ Lo conosci, è il simbolo del millennio “.
Yugi annuì “ Sì, l’occhio di Udjet. Tutti gli oggetti del millennio l’hanno inciso “ a quella costatazione, gli occhi ametista di Yugi si dilatarono e cominciò a scuotere la testa, bianco come un cadavere “ Oh no, non dirmelo ti prego, è quello che penso che sia?”.
Atem dovette annuire “ Temo di sì, ha a che fare con gli oggetti del millennio “ se su una porta come quella era inciso l’occhio del millennio, significava solo una cosa, che quel posto aveva a che fare con gli oggetti e su questo Atem non aveva alcun dubbio.
“ Credi… che riguardi il tu sai cosa che cerca tu sai chi?”
Il faraone lo guardò con gli occhi storti “ A meno che non stai parlando di Lord Voldemort e della Pietra Filosofale, direi di sì “.
Yugi prese un profondo respiro per farsi passare i brividi di terrore “ Bene, ora ho paura“ davvero una meraviglia, l’ultima cosa che voleva sentirsi dire era che quella storia riguardasse il Sigillo. Non aveva nessuna voglia di trovarsi davanti Aknadin, bastavano già i suoi problemi personali con incubi e tutto il resto, ma tanto era una questione che alla fine andava affrontata e tutti volevano sapere del Sigillo, lui soprattutto, quindi, se davvero era di questo che si parlava, tanto valeva fare buon viso a cattivo gioco. Sospirando, si alzò dal letto “ D’accordo, vado a fare le valige“.
 
Bakura inarcò un sopracciglio “ Devo tenerti il cane? È forse successo qualcosa?” domandò mentre reggeva il cellulare con la faccia sulla spalla poiché le mani slacciavano i lacci delle scarpe. Quella telefonata di Yugi a quell’ora della sera non lasciava intendere qualcosa di positivo, specialmente se si parlava del suo cane. Era legato a quell’animale, sembrava quasi un fratellino minore a quattro zampe, doveva essere qualcosa di urgente se senza alcun preavviso gli diceva di tenergli Anakin.
“ No, solo che mi serve che me lo tieni per un paio di giorni, il tempo di sistemare questa cosa”.
Bakura mugugnò, quella storia non lo convinceva molto “ Che cosa devi sistemare, scusa, è successo qualcosa di grave?” adesso si stava preoccupando, Yugi non la raccontava giusta, era fin troppo vago per i suoi gusti abbastanza esperti in materia di segreti.
No, solo che io e il faraone non verremo a scuola per qualche giorno, tranquillo, non è niente di grave come pensi tu”.
Fu ufficiale, Yugi non stava dicendo tutto e Bakura non demorse “ Yugi, lo sai che se nascondi qualcosa lo verremo a sapere comunque, vero?”.
Lo sentì prima sbuffare e poi dire “ Ok, ma non dirlo agli altri. Io e il faraone partiamo per l’Egitto, sembra che ci sia qualcosa che abbia a che fare con il Lucchetto o come si chiama”.
Gli occhi di Bakura si dilatarono “ Vuoi scherzare vero? Tu e il faraone scoprite una cosa del genere e volete tenerlo nascosto? Ma poi scusa, come fate a sapere di questo?” quei due non erano normali, erano mesi che si spremevano per scoprire che diamine fosse quel coso dannato che Aknadin cercava come se fosse il più grande tesoro del mondo, rischiando anche di farsi ammazzare inutilmente per mano sua, e quei due decidevano di non dire niente quando avevano scoperto non si sapeva come qualcosa che lo riguardava. Avevano ragione gli altri quando dicevano che li volevano prendere e ammazzare per controllare i loro cervelli e assicurarsi che funzionassero.
è una lunga storia che non posso spiegarti, ma ti prego, non dire niente a nessuno di questo, Atem mi uccide se scopre che te l’ho detto. Tienimi solo il cane e non fare altre domande, per favore”.
Bakura si trovò a storcere il naso, non voleva essere complice di una cosa del genere, anche lui rischiava di essere ucciso se i loro amici avessero saputo una cosa simile e scoperto che lui non lo aveva detto a nessuno di loro. Prima lo avrebbero picchiato a sangue, e sapeva bene quanto i pugni di Marik e Duke facevano male, e poi lo avrebbero rimproverato e sepolto vivo da qualche parte, si rischiava un omicidio per quel segreto, il suo omicidio. Ma allo stesso tempo, non voleva tradire la fiducia di Yugi, lo stava letteralmente supplicando al telefono. Si grattò la testa con le mani, confuso sul da farsi, ma alla fine fece la cosa più ovvia “ D’accordo, non dirò niente, te lo prometto”.
“ Grazie, ti devo un favore. Passo domani e ti lascio Anakin? “.
Annuì “ No, passo io con mio padre. Ciao “ riattaccò il telefono e tirò un profondo respiro, si era condannato e lo sapeva fin troppo bene che in tutta quella storia ci sarebbe andato poi di mezzo lui, già gli facevano male le ossa al solo pensiero di ritrovarsi i pugni di Marik addosso, quello uccideva anche se sfiorava appena, ma cosa poteva fare.
 
La sveglia, impostata per le otto e trenta del mattino, suonò puntuale e il faraone si svegliò, la sera prima aveva preparato un borsone adeguato per le necessità di quei pochi giorni che avrebbero caratterizzato la sua piccola avventura in Egitto. Era curioso per lui pensare che ogni volta che si parlava della sua terra natia, era sempre per questioni che non riguardavano mai gite o vacanze, ma solo pericoli e misteri che toccava a lui dover svelare per forza, come se fosse un eroe, ma non poteva scappare al suo destino, l’intera sua vita girava intorno a misteri e segreti che spesso non riusciva a comprendere. Per una volta avrebbe voluto andare in Egitto solo per divertirsi e visitarlo, invece ci stava tornando per fare una spedizione archeologica e trovare il Sigillo, si sentiva quasi come gli attori del film La Mummia, solo che mentre loro recitavano, lui stava vivendo davvero tutto questo.
Sbadigliò e si alzò, i suoi vestiti, scelti apposta per il viaggio, erano adagiati sulla sedia della scrivania. Erano un semplice paio di jeans e una maglietta a maniche corte nera, ovviamente avrebbe indossato il giubbotto pesante sopra quei vestiti leggeri, era pur sempre febbraio dopo tutto, faceva ancora freddo nonostante le giornate si fossero un più allungate, ma non avendo modo di cambiarsi in aereo, un modo per organizzarsi doveva trovarlo. Prese ogni cosa e uscì dalla stanza, trovandosi davanti al nonno, che stava trascinando con la mano un borsone “ Giorno”.
“ Ciao, Atem” rispose lui affaticato e con una mano sulla schiena. La colonna vertebrale gli doleva, si stava pentendo di aver deciso all’ultimo di fare le valigie e di trascinarle giù per le scale di prima mattina, ma ormai il danno era fatto.
Atem, prendendo tutto con una sola mano, si avvicinò all’uomo e prese il borsone in mano “ Lascia, ti aiuto” l’uomo lo ringraziò e il faraone scese a piano terra con il peso dell’oggetto che gravava sul suo braccio e posò il borsone accanto agli altri due “ fatto ”.
“ Grazie “.
Atem gettò uno sguardo in giro, trovando strano che Anakin non fosse nei paraggi come il solito “Ma dov’è finito il cane?”.
“ è passato il padre di Bakura poco fa per venirlo a prendere “.
Atem spalancò gli occhi “ Il padre di Bakura?” sentire quella storiella non mi piacque per niente e la colpa era tutta di Yugi, si augurava quanto meno che non avesse fatto dei guai come il solito.
Il vecchietto annuì “ Sì, dice che Yugi ha chiamato ieri sera a suo figlio. Comunque, a proposito, puoi andare a svegliarlo? Tra poco dobbiamo andare“.
Il faraone annuì e si apprestò a salire le scale per tornare di sopra, poiché era il caso anche di fare un discorsetto a quel piccolo teppista.
 
Yugi era davanti allo specchio a figura intera dell’armadio, centinaia di maglie erano buttate alla rinfusa sul letto ed erano tutte rigorosamente a maniche lunghe e dai colori scuri, proprio come quella che teneva in mano. Scrutava con uno sguardo vitreo il suo corpo pieno di orribili cicatrici e di segni che non volevano rimarginarsi completamente, il suo torace e le sue braccia presentavano segni profondi di grossi tagli uguali a quelli delle mani, molti erano solo semplici graffi che presentavano delle piccole croste in via di guarigione, ma il resto erano segni indelebili che non sarebbero mai andati via. Si solito evitava sempre di guardarsi a figura intera, il solo modo che aveva escogitato per non cedere ai pianti e ai ricordi era quello di non guardare il suo riflesso e di solito aveva funzionato, ma adesso era costretto a guardarsi. Non aveva idea di come fosse conciata la sua schiena, una volta sola, ridendoci sopra, aveva chiesto ad Atem di fargli una foto per mostrargliela ma lui aveva detto no, negandogli la possibilità di poter vedere la parte più ignota del suo corpo e anche quella messa probabilmente peggio. Sapeva che in Egitto ci sarebbe stato caldo, l’ideale erano pantaloncini e maglietta, ma non voleva mostrare il suo corpo conciato in quel modo a occhi indiscreti, segni come quelli non potevano essere esposti alla luce, neanche e soprattutto con i suoi amici, così aveva deciso di indossare una maglia a maniche lunghe ma l’unico problema era che quasi tutte erano o troppo pesanti o troppo leggere e poco colorate, anche la più piccola aderenza temeva che potesse mettere in risalto le sue cicatrici e il suo corpo non doveva essere visto da nessuno.
Qualcuno bussò alla porta e più udì la voce del faraone “ Ehi, sei sveglio?”
Al volo e con il cuore che batteva, Yugi infilò in fretta la maglia grigio topo che teneva in mano, accertandosi di coprire ogni singola cicatrice per bene e poi rispose “ Sì”.
Atem entrò nella stanza, trovando un gran disordine sul povero letto sfatto e guardò Yugi dalla testa ai piedi, accorgendosi del suo abbigliamento un po’ troppo pesante per il luogo in cui stavano per andare “ Vieni vestito così? Non sentirai troppo caldo?”.
Yugi sorrise e scosse la testa “ No, anzi, sto bene” mentì spudoratamente, non stava bene, quella maglia non gli piaceva e i jeans azzurri erano orribili ma erano l’unico tessuto leggero di cui disponeva tra i suoi vestiti, inoltre i colori erano un pugno in un occhio ma non poteva essere altrimenti.
Atem non ribatté, se Yugi era conciato in quel modo c’era solo una ragione ed erano i segni che portava sul corpo, a volte si chiedeva come potesse ridere e scherzare con tutto quello che si portava dentro. Dandogli un’occhiata più accurata con le lacrime pronte a uscire, si accorse che la maglia era stata messa al contrario “ Devi aggiustare la maglia, l’hai infilata dal lato sbagliato”.
Yugi si guardò il maglione e si accorse con sgomento che aveva ragione lui, aveva messo la maglia al contrario e almeno adesso si rendeva conto del perché il girocollo fosse così soffocante “ Cavolo, non ci ho fatto caso” afferrò il bordo della maglia e fece per sollevarla ma si bloccò, Atem era davanti a lui e non voleva farsi vedere. Distolse lo sguardo, bianco come un fantasma “ Ehm, non per sembrarti sgarbato, ma potresti…” gli indicò la porta.
Atem capì perfettamente cosa voleva dirgli e annuì “ Certo, ti aspetto fuori” Yugi gli sorrise e uscì, fece per chiudere del tutto la porta ma in quel momento il ragazzino sfilò la maglia e Atem rimase sconvolto nel vedere l’orribile spettacolo che si presentava a lui. La schiena di Yugi era rovinata, grossi solchi spessi erano sollevati con irregolarità sulla pelle, in versi differenti tra obliqui e orizzontali, sembravano quasi creare un groviglio su quella povera schiena. Ed era così tutto il corpo, coperto da segni orribili che avrebbe preferito non vedere e che gli pungevano la vista, Grazie al cielo, Yugi si coprì in fretta, nascondendo quei segni ad Atem, che fu costretto a distogliere gli occhi e prendere un profondo respiro per assimilare quanto aveva visto e trattenersi. La porta fu tirata e Atem la lasciò andare per permettere a Yugi di uscire “ Sei pronto, allora?”.
Yugi sorrise “ Sì, il padre di Bakura è già passato?”.
Atem annuì “ Sì, almeno così ha detto il nonno, anche se avresti fatto meglio a non chiamarlo proprio. Mi auguro che tu non abbia detto niente di questa gita, lo sai che poi si arrabbiano, vero?” più di una volta aveva sentito Joey o gli altri lamentarsi per le continue sfighe che li perseguitavano, mai una gita si rimaneva tale, senza che qualcuno potesse rovinare il momento ludico, quindi aveva preferito tacere con tutti solo per non sentire discussioni e per assicurarsi che filasse tutto liscio.
Yugi rise “ Tranquillo, andrà tutto bene, non ho detto niente “ in realtà aveva fatto il resoconto a Bakura, ma sentiva una strana aura positiva nell’aria ed era certo che non avrebbe parlato con nessuno, anche perché lo avrebbe ucciso lui. Detto ciò, Atem andò in bagno per cambiarsi mentre Yugi scese a fare colazione con il nonno, pronti così per prendere l’aereo e andare in Egitto. Yugi si sentiva stranamente allegro, non vedeva l’ora di risolvere tutti i suoi problemi perché sentiva che proprio in Egitto avrebbe trovato le risposte che cercava da tanto. Aveva tenuto sotto il cuscino quella foto per tutta la notte, osservando per bene l’occhio inciso sulla porta di pietra e il corridoio pieno di geroglifici, tutte cose che aveva sognato per così tanto tempo da aver perso il conto. Finalmente, avrebbe compreso che cosa significava tutto questo.
 
L’aeroporto era affollato tra voli che arrivavano e che partivano, parenti e amici salutavano coloro che si apprestavano a partire e coloro che erano appena atterrati. Non appena le porte scorrevoli si aprirono, Atem, Yugi e Solomon entrarono nella struttura, raggiungendo la fila di sedie “ Spero che sia puntuale, l’aereo parte tra mezz’ora “ Atem guardò l’orologio, non vedeva l’ora di essere sull’aereo anche perché tra l’America e l’Egitto c’erano circa quindici ore di volo, senza contare il fuso orario che andava cambiato una volta arrivati a terra. Il viaggio sarebbe stato lungo e difficoltoso, augurandosi che non ci fossero turbolenze durante il volo, l’ultima cosa che voleva era vomitare.
“ Io mi auguro che non ci sia Rebecca” fu la risposta di Yugi, quella ragazzina la detestava. Non che fosse antipatica, ma era una piovra, si attaccava a lui come se avesse la colla sul corpo e poi non era nelle condizioni di poterla sopportare, una cosa che proprio non avrebbe accettato sarebbe stata farsi toccare da lei. Non che gli desse fastidio, ma sapeva cosa portava sul corpo e un conto erano i suoi amici, un conto era chi non centrava niente, inoltre, era più concentrato sulla destinazione. Voleva vedere quel tempio e capire così perché se lo sognava, cosa c’era di così importante al suo interno.
Un cellulare squillò immediatamente, costringendo i due ragazzi a toccarsi tutte le tasche dei giubbotti per capire di chi fosse ed era quello di Atem, il quale trovò sul display il numero di Tea si allontanò di qualche passò e rispose “ Ciao, splendore “.
“ Ciao, caro, dove sei?”
Ad Atem non piacque per niente quel tono di voce, quando lo chiamava caro, c’era sempre una ragione che lo scaraventava a pochi passi da un precipizio investito dalle ire funeste di quella che era la sua ragazza “ Ok, che ho fatto di sbagliato?” aveva una brutta sensazione, come se un’imminente catastrofe si stesse per abbattere su di lui.
“ Niente “
La chiamata fu subito interrotta e Atem non capì che cosa fosse successo “ Pronto? Tea mi senti?” allontanò il cellulare dall’orecchio e guardò il display, la chiamata risultava terminata e non capì il perché.
“ Forte e chiaro”
Gli occhi di Atem si sbarrarono e il terrore si manifestò sul suo volto, quella era la voce di Tea e la stava udendo da dietro le sue spalle, dal vivo. Deglutì e si girò, trovandosi davanti alla faccia incavolata di Tea, con il resto del gruppo dietro di lei, che lo salutavano con le mani e dei sadici sorrisi sulle loro facce. Atem deglutì di nuovo ed eseguì una risata di terrore “ Ragazzi… che ci fate voi qui?”.
Tea incrociò le braccia sul petto “ Piuttosto dovresti essere tu a dirci cosa ci fate voi due qui, perché Bakura ci ha dato una spiegazione abbastanza squallida che si è riassunta con: Atem e Yugi stanno in Egitto per il Sigillo” quando avevano ricevuto tutti il messaggio di Bakura si era scatenato il finimondo dato che ne Atem ne Yugi non avevano risposto ad alcun messaggio. L’unica cosa che aveva detto era che quei due dovevano partire l’indomani per l’Egitto e come il solito non avevano detto niente a nessuno di loro, neanche a lei che era la sua ragazza si era degnato di fare una chiamata e si erano ritrovati tutti quanti a fare le valige in fretta alle dieci di sera e inventare una scusa imbecille di assemblea studentesca pur di poter essere di libera uscita, con tanto di imbroglio collettivo su inviti a casa di qualcuno o semplici gite fuori città.
“ Riassunto?” domandò Atem a denti stretti con un sorriso nervoso e imbarazzato, rivolse uno sguardo folgorante a Yugi, che puntualmente si nascose dietro il nonno, che a sua volta lo rimproverava con gli occhi.
Duke si avvicinò a Tea, guardando il faraone con rabbia “ Come il solito devi sempre nasconderci le cose, vero? Per fortuna che Bakura è un’idiota “ una delle cose positive di quel tonto era che bastavano due o tre minacce per costringerlo a parlare, almeno quando ci riuscivano poiché Marik era bravissimo a minacciarlo di morte e metterlo in soggezione. Se non fosse stato per lui che aveva spronato Bakura a parlare dopo aver commesso il piccolo errore di dire che Atem non sarebbe venuto a scuola perché doveva partire, probabilmente non sarebbero giunti fino a lì.
“ Esatto, quindi perché non ci spieghi un po’?” rispose nuovamente Tea, la sua domanda attirò gli sguardi tutti quanti addosso a lui.
Atem prese un profondo respiro “ Ok, ve lo spiego, il fatto è che…” ma non poté completare il discorso poiché il professore arrivò poco dopo.
L’uomo guardò tutto il gruppo al completo “ Ah, buon giorno ragazzi, è una sorpresa vedervi qui” non era stupito più di tanto nel trovarsi davanti tutti gli amici di Yugi, aveva capito subito che dove andava lui, gli altri erano a seguito. Infatti, notò che con loro avevano delle piccole valigie e capì che erano stati invitati alla gita “ Venite anche voi, vero? L’avevo messo nel conto”.
Tristan lanciò una pessima occhiata ad Atem “ Diciamo che l’abbiamo improvvisato”.
Marik annuì “ Molto improvvisato “ poi lanciò una brutta occhiata a Bakura, che rabbrividì “ Giusto?” ottenne un cenno di sì con la testa. Quell’imbecille si meritava di venire pestato a sangue poiché aveva detto con ben due ore di ritardo che Atem e Yugi dovevano andare in Egitto per una questione che quasi aveva ucciso sua sorella, perché quella simpatica esperienza proprio non poteva scordarsela.
Il professore rise “ Beh, se avete ciò che vi occorre, direi che siete invitati e quindi possiamo andare” guardò Solomon che gli fece spallucce poiché come lui non poteva di certo cacciarli.
Annuirono tutti, ma Tea si accorse che mancava ancora una persona all’appello “ Un attimo, che fine ha fatto Lizzie?” si guardò intorno senza trovare alcuna traccia di lei. Quando l’aveva chiamata la sera prima per informarla con urgenza della situazione, prima aveva fatto delle storie e poi aveva accettato di venire con loro per quella pazzia, ma adesso non si trovava da nessuna parte, neanche aveva chiamato per farsi venire a prendere da qualcuno. Aveva solo spedito un messaggio la mattina per avvertirli di non fare i biglietti aerei che avrebbe pensato a tutto lei.
A Marik scappò una risata “ Forse, sta dormendo, è meglio non disturbarla” l’idea di non averla davanti era sicuramente una delle migliori che potesse formulare, era già difficile sopportarla per poche ore il giorno, figurarsi per un intero viaggio di quindici ore dirette per il Cairo, come minimo si sarebbe ucciso.
Tea gli sferrò una gomitata e poi prese il cellulare, scorse nella rubrica e quando trovò il numero fece partire la chiamata, alla quale lei rispose subito dopo “ Lizzie, che fine hai fatto?”.
“ La mia, vi sto aspettando, non lo vedi?”
Tea sospirò “ Aspettando dove? Stiamo per partire, smuoviti” quando faceva così non la sopportava, forse era meglio scaricarla a Domino e andare senza di lei.
“ Dove, la vedi la grade vetrata che da sulla pista di partenza? Ecco, affacciati”
Fece come la ragazza le disse e la trovò, ai piedi di un grosso jet, che la guardava e la salutava con la mano “ Tu sei pazza” fu la sola risposta che le diede, mentre gli altri si guardarono tutti in faccia palesemente infastiditi. Quello che stava accanto alla minuscola figura di Lizzie era il suo aereo privato, quella pazza si era vantata centinaia di volte di quel coso e aveva fatto vedere migliaia di fotografie, solo che non si potevano aspettare che lo tirasse fuori per un viaggio campato per aria in sole dieci ore.
 
Lizzie osservò l’intero gruppo avvicinarsi all’aereo, le loro facce sconvolte erano una goduria per lei. Quando Tea l’aveva disturbata alle dieci di sera per dirle che quei pazzi volevano partire per l’Egitto, quasi l’era venuto un colpo, non perché quelli volevano farsi un giro fuori stato ma perché era stato tutto deciso all’improvviso e in più Tea l’aveva quasi uccisa tramite telefono per il suo iniziale rifiuto. Sinceramente solo degli squinternati potevano organizzare un viaggio improvviso di quindici ore di volo e così aveva tentato di trovare i biglietti su internet, almeno prima di avere l’illuminazione di poter usare il suo jet privato. Sua madre aveva fatto un paio di storie, ma poiché lei era la maestra del convincimento, alla fine era riuscita a strapparle il permesso e aveva organizzato il suo aereo di primissima mattina, cosa che l’aveva costretta a doversi svegliare alle sei e trenta, ma se il risultato era il massimo confort tanto valeva accettare.
Si avvicinò a loro, calando sul volto gli occhiali da sole “ Buon giorno, vi piace l’aereo?” lo indicò con il braccio, sorridendo largamente.
“ Che carino, è più modesto di te” fu la sincera risposta di Duke, che in quel momento stava leggermente peccando d’invidia, non aveva mai visto un jet come quello, a parte gli aerei di Seto Kaiba ovviamente.
Lei fece spallucce “ Intanto ho fatto risparmiare soldi con i biglietti o sbaglio?” a quell’affermazione, tacquero tutti quanti.
Quando anche il professore e il nonno raggiunsero il gruppo, salirono tutti a bordo dell’aereo di Lizzie, pronti a raggiungere come destinazione il Cairo.
 
Mentre loro salivano sull’aereo, dall’alto dell’edificio, Aknadin osservava la scena con un sadico sorriso che non lasciava intendere niente di buono.


nota dell'autrice
salve a tutti gente, lo so, l'avvertenza iniziale è qualcosa di idiota ma era troppo divertente e non ho saputo resistere. Lo so, sono in un ritardo pazzesco ma tra compleanni, fumetto, storia su wattpad e blocco dello scrittore in piena crisi estiva dove si preferisce di più andare a mare che stare parcheggiati dietro al pc, la noia è tanta, infatti quell'avvertenza è il risultato di un colpo di sole preso sotto all'ombrellone XD
come ho scritto, stravolgerò le vostre conoscenze, poichè ho letto, o per meglio dire ho provato a leggere, alcune cosucce di cui non posso parlarvi nelle note perchè se no si capisce tutto e prefrisco tenermi gli spoilerXD.
detto questo vi saluto.
ricordo sempre la mia storia su Wattpad, Egyptian Chronicles e commentate, commentate, commentate.

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Capitolo 84
*** In Egitto ***


L’aereo era in volo ormai da diverse ore e per fortuna non vi era alcun tipo di perturbazione nell’aria, il viaggio procedeva tranquillamente e all’interno del velivolo tutti erano impegnati a chiacchierare. Le previsioni di volo stimavano un viaggio di circa diciotto ore che sembravano un’eternità per chi, come Yugi, guardava fuori dall’oblò senza spiccicare una parola. Stava guardando le nuvole che si stagliavano nel limpido cielo azzurro davanti alle sue iridi ametista, con uno sguardo spento, era seduto nella parte più lontana, da solo, poiché non era in vena di parlare con gli altri. Sulle sue gambe stavano appoggiate le fotografie del tempio scattate dal professore e non poteva fare a meno di pensare con una forte ansia a cosa lo aspettasse una volta raggiunta la destinazione cui stavano andando. C’erano molti interrogativi nella sua testa e tutti convergevano in un solo punto, Dendera. Si domandava perché proprio un complesso templare del genere, che cosa mai centrava lui con tutta quella faccenda di questo Sigillo, la causa del suo dolore. Aspettava con ansia il momento cui l’aereo sarebbe atterrato al Cairo per raggiungere il luogo dello scavo e aveva paura.
Sentì del movimento accanto a sé e il riflesso di Atem spuntò tramite il vetro dell’oblò “ Va tutto bene?“ gli chiese posando una mano sulla sua spalla. Era preoccupato per lui, quella faccia così spenta non gli piaceva molto, da quando si era alzato dal letto, non aveva fatto neanche un sorriso e quasi sembrava infastidito dalla presenza degli altri sull’aereo. Non era difficile comprendere cosa gli passava per la testa né perché si comportava così, isolandosi da tutti, in fondo aveva visto cosa si portava dentro e a giudicare dalle fotografie che teneva sulle gambe, poteva anche immaginare a cosa pensava.
Yugi annuì soltanto, senza rispondergli, e Atem non poté che preoccuparsi di più “ Sei sicuro?” gli posò una mano sulla spalla, stringendola con forza “ Guarda che puoi dirmi tutto quello che vuoi, sai che non parlerei con nessuno” glielo aveva confermato più volte che non lui i suoi segreti erano al sicuro ma sembrava cambiato, meno attivo, meno allegro e metà della colpa non poteva che essere attribuita al coma oltre che a quei sogni. Non sapeva cosa vedesse esattamente, aveva come il sospetto che Yugi non gli avesse detto tutta la verità e non sapeva cosa fare. Voleva che tornasse ad aprirsi e che si sfogasse, ma sembrava impossibile fare breccia nel muro di ghiaccio che aveva formato intorno a sé, persino per lui che lo conosceva meglio più di quanto lui potesse conoscere se stesso.
“ Sto bene” sospirò infastidito e poi lo guardò “ Non mi serve che mi stai addosso, quando fai così, sei insopportabile” tornò a guardare fuori e strattonò la spalla per svincolarsi dalla presa del faraone. Voleva solo starsene da solo e in silenzio ma a quanto sembrava era chiedere troppo poiché neanche poteva dormire. Era frustrante e insopportabile dover fissare un orologio nella speranza di atterrare in fretta ma ancora c’erano diverse ore di viaggio e voleva tanto mettersi a piangere per il nervoso che aveva addosso, per non parlare di quanto fossero scomodi i sedili. Gli faceva male la schiena e per di più gli pizzicavano le ferite.
“ Sono preoccupato per te, lo siamo tutti” non era un bello spettacolo vederlo starsene per conto suo, da quando erano saliti sull’aereo, non avevano fatto altro che tenere gli occhi su di lui domandandosi che accidenti avesse. Soprattutto il nonno stava in ansia per lui, era stato costretto a intervenire al posto suo per impedirgli di fare domande a Yugi altrimenti avrebbe complicato la situazione. Trovava pesante dover mantenere un segreto di simile portata a chi faceva parte della famiglia o agli altri, voleva davvero essere svincolato dalla promessa.
“ Potete risparmiarvelo” fu la semplicissima risposta che diede al faraone, non era un bambino, non aveva bisogno di qualcuno che si preoccupasse per lui, a dire il vero non voleva che qualcuno si preoccupasse poiché sapeva bene quali fossero i suoi problemi e che tutto si sarebbe risolto, o almeno era ciò che sperava, non appena avrebbe scoperto il motivo che lo spingeva a sognare quel maledetto tempio del cavolo che lo stava esasperando con i suoi segreti.
“ Posso farti compagnia almeno?”
Per quanto Yugi avesse preferito restare completamente solo, alla fine si trovò ad annuire.
 
Con la coda degli occhi, Solomon guardava Yugi con fare preoccupato, suo nipote era molto strano per i suoi gusti e non sapere cosa gli stava accadendo lo tormentava. Avrebbe notevolmente preferito stare accanto a Yugi e parlare con lui piuttosto che spedirci Atem, ma lui era l’unico con cui si confidava e si sentiva quasi escluso dalla sua vita. Prima che arrivasse Atem, Yugi si apriva con lui, gli raccontava ogni cosa e gli chiedeva persino dei consigli che spesso erano ignorati, a volte gli aveva dato fastidio ma poi pensava che quello fosse il suo nipotino adorato e che aveva bisogno di parlare e di sfogarsi con lui, ma con la compagnia di Atem era cambiato tutto. Yugi preferiva di più confidarsi con il faraone che con lui, la notte li sentiva bisbigliare a bassa voce, se aveva un problema, preferiva parlare con lui come se fosse più utile che suo nonno e da quando si era risvegliato dal coma quei due sembravano anche avere dei segreti di cui lui non era a conoscenza e non sapeva se considerarlo un bene, per il rapporto speciale che avevano, o un male per non essere coinvolto. Voleva bene ad Atem come se fosse suo nipote, teneva a lui e sapeva quanto ci tenesse Yugi, ma non sopportava che tenesse per se i segreti, Atem non era il fratello mentre lui era il nonno e doveva contare qualcosa in più per Yugi ma a quanto sembrava non era così e gli faceva male perché Yugi soffriva e lui non sapeva il perché.
“ Tuo nipote è davvero affezionato al faraone “ costatò il professore con un sorriso mentre osservava quei due. Atem e Yugi sembravano avere un rapporto che andava oltre all’amicizia, chi non li conosceva poteva giudicarli come due fratelli poiché questo traspariva dai loro sguardi quando si guardavano, il loro era un naturale rapporto tra fratelli, una cosa rara per i tempi che correvano, dove tra poco neanche più questo contava qualcosa per le persone. Ma Atem veniva da un tempo ben diverso da quello in cui vivevano loro, un mondo dove vecchi valori esistevano anche se con una concezione molto diversa.
Solomon annuì “ Sì, è vero, forse anche troppo” confessò con una nota di tristezza negli occhi.
“ Che vuoi dire?” il professore non comprese, doveva essere contento di sapere che suo nipote avesse una persona accanto che gli voleva bene eppure sembrava quasi che fosse deluso da questo e non capiva la ragione.
“ Voglio dire che qualcosa non va ed io non so cosa sia. Prima si rivolgeva a me quando aveva un problema e adesso corre dal faraone per ogni cosa, è a lui che confessa i suoi segreti ed io mi sento escluso da questo. Voglio dire, io non il nonno, dovrei sapere quando mio nipote sta male o nasconde qualcosa e non è così” confessò con gli occhi lucidi quello che da qualche tempo lo tormentava, quella sottile verità che adesso non riusciva a tollerare, all’inizio era contento ma ora stava diventando insostenibile per lui vivere quella realtà dove il centro del bisogno emotivo di Yugi era il faraone, come se fosse il suo psicologo. Arthur scoppiò a ridere, cosa che non piacque all’uomo, che lo guardò allibito “ Che c’è da ridere?”.
Il professore gli posò una mano sulla spalla “ Solomon, non mi dirai di essere geloso. È normale che Yugi voglia confidarsi con Atem, mi hai detto tu stesso che per lui è come un fratello maggiore. Non sono uno psicologo, ma posso comprendere che tuo ha bisogno di confidarsi con chi possa capire il suo stato d’animo, un coetaneo”.
“ Coetaneo? Parliamo di uno che ha trecento secoli di esistenza, quanto potrebbe essere coetaneo con un bambino di quattordici anni?” chiese scettico, Atem non era coetaneo di Yugi, in effetti non lo era neanche di tutti gli altri ragazzi che stavano a discutere sull’aereo, inoltre quanto poteva essere capace di capire i sentimenti di suo nipote se non era stato in grado di capire che una ragazza avesse una cotta per lui? Eppure Yugi si ostinava a fare a lui le sue confessioni segrete escludendo lui che era nettamente più importante e presente.
Arthur scoppiò a ridere e scosse la testa “ Solomon, non centra niente questo discorso, semplicemente ha bisogno di parlare e confidarsi con qualcuno che non sia un adulto. Lo vedo anche con mia nipote, preferisce confidarsi con le amiche al posto di sua madre, è un loro bisogno parlare con chi credono possa ascoltarli meglio”
Solomon stentò a comprendere il ragionamento di Arthur “ Scusa, vuoi dire che io non sono capace di capire mio nipote? Gli ho fatto da padre per otto anni della sua esistenza, che cosa c’è che io non possa fare per aiutarlo?” non era un ragionamento sensato quello, conosceva Yugi benissimo, lui stesso lo aveva educato a raccontargli tutto quello che gli succedeva, cosa cose belle che brutte, stupide e serie, a volte si arrabbiava, ma era normale farlo, ciò che non lo era riguardava gli ultimi avvenimenti, quelli che Yugi si teneva dentro ostinatamente.
Arthur sospirò “ Se c’è una cosa che ho imparato da Rebecca, è che la testa dei ragazzi è diventata difficile da capire ed è ovvio che abbiano dei segreti che preferiscono confidare ad altri. Dovresti ritenerti fortunato che il confidente di Yugi sia il faraone, trecento secoli di vita sono comunque pieni di esperienza e saggi consigli, cosa rara per i tempi che corrono”.
Solomon spostò lo sguardo incerto verso Atem e Yugi, non sapeva cosa pensare su quanto detto da Arthur, che avesse ragione lui e doveva fidarsi di Atem e delle scelte di suo nipote? Doveva fare finta di niente e smettere di preoccuparsi per lui e lasciare che ci pensasse il faraone? Non metteva in dubbio che il piccolo Yugi fosse in buone mani ma poteva veramente stare tranquillo? Ne sentiva tante in giro di situazioni preoccupanti e non voleva perdere suo nipote, non sapeva quanto Atem potesse aiutarlo ma se Yugi aveva fiducia in lui, allora doveva averne anche Solomon. Essere tagliato fuori, però, e non conoscere i suoi segreti, lo rendeva inquieto e aveva sempre quella brutta sensazione di perenne disagio.
 
Ormai era sera, fuori dagli oblò non si vedeva niente, neanche una nuvola e la sola illuminazione erano le luci di bordo che attraversavano tutto l’hangar principale. Lizzie era l’unica che non riusciva a dormire e non provava alcuna invidia per gli altri, tranquillamente addormentati sui sedili. Per giungere al Cairo ci voleva ancora un giorno di volo e non sarebbero atterrati prima del pomeriggio, il che deprimeva non poco la ragazza. Stava guardando fuori dal vetro quella vasta oscurità attraverso cui viaggiava, non aveva rivolto la parola a nessuno da quando era salita a bordo, tranne forse a Tea. In verità neanche voleva partire, ma se aveva accettato, era stato per staccare un po’ e cambiare aria anche se ancora le era sconosciuta la ragione e sinceramente non le importava saperlo poiché tutto ciò che le importava, era di evitare Marik.
Dopo la discussione, si era sentita tremendamente in colpa per avergli mollato quello schiaffo ma soprattutto si era sentita ferita dalle sue parole, l’aveva offesa e le aveva fatto male e più cercava di scordarlo più tutto le tornava costantemente in mente e soprattutto a una cosa continuava a pensare, il bacio e quell’insulto che le aveva fatto, sempre se insulto poteva ancora definirsi. All’inizio non ci aveva creduto, ma ripensandoci bene e collegando a quella specie di presentimento, purtroppo doveva confessare che di follia e d’insulto quel discorso aveva ben poco e questo la spaventava. L’alcool centrava poco perché il bacio che le aveva dato l’ultima volta aveva scombussolato quasi tutto il suo mondo e ancora una volta si era ritrovata confusa e frustrata.
Prese un profondo respiro, scuotendo la testa nella speranza di scacciare via quei pensieri ma era inutile, si sentiva vuota e stanca.
“ Lizzie”.
Strinse gli occhi e si morse le labbra, a quanto sembrava lei non era l’unica a non dormire e purtroppo la voce di Marik era l’unica cosa che non voleva sentire e la sua faccia l’unica che non voleva vedere, ma era troppo stanca per aggredirlo, quindi scelse l’unica strada, quella del silenzio.
 
Marik non era riuscito a dormire, in effetti, non ci riusciva da quando aveva litigato. Subito dopo lo schiaffo che aveva ricevuto, si era pentito amaramente di quello che le aveva detto, il suo pessimo tentativo di allontanarla aveva finito solo per farlo sentire davvero un verme come lei lo aveva definito, ma cancellare quello che aveva passato era troppo complesso e purtroppo era difficile non fare i paragoni, anche se la situazione era ben diversa. Si sentiva veramente uno schifo e già salire sull’aereo di Lizzie non era stato un bel colpo, avrebbe preferito di più la confusione di un normale aereo di linea che stare su un mezzo di trasporto portato proprio da lei. Ma ormai non poteva scappare, la scelta di chiederle scusa l’aveva presa “ Posso sedermi?” non ricevette alcuna risposta da parte sua, tranne che per un sospiro. Non sapeva cosa fare, se si fosse seduto, lei lo avrebbe preso a male parole ma era pur vero che lo avrebbe offeso comunque e a quell’ora della notte non se la sentiva di inscenare una discussione, era anche per rispetto di chi dormiva. Per tanto decise di sedersi lo stesso accanto a lei.
Lizzie fu colta dai brividi quando lo spostamento d’aria le sfiorò i capelli, sentiva la presenza di Marik accanto a se e il cuore cominciò a battere.
“ Senti Lizzie, io volevo chiederti… “
“ Non voglio saperlo “ lo troncò prima ancora che potesse parlarle, lasciare che cominciasse il discorso l’avrebbe costretta a guardarlo negli occhi e non se la sentiva “ Davvero, non voglio litigare”.
“ Neanch’io voglio litigare” fu la sua risposta, assolutamente non voleva mettere in piedi una discussione con lei, sarebbe stato pesante e non se la sentiva “ Voglio solo chiederti scusa”.
La ragazza sobbalzò per l’incredulità di ciò che aveva appena sentito dalla bocca di Marik, lui che chiedeva scusa, l’aveva davvero fatto, con lei. Girò lo sguardò verso di lui, i suoi occhi dilatati lo guardavano con stupore “ Cosa?” fu tutto quello che riuscì a dire, temendo quasi di essere impazzita o di aver scambiato fischi per fiaschi.
Lo imbarazzava parecchio dire quelle cose ma non poteva fare a meno “ Sì, mi dispiace per le cose che ti ho detto, eri ubriaca quella sera e non sapevi cosa stavi facendo, non avrei dovuto offenderti”.
“ Cosa? “ ripeté Lizzie irritata e allibita “ Tutto qui quello per cui devi scusarti?” voleva prenderla in giro, c’erano motivi per più gravi per cui doveva farle delle scuse e di certo l’offesa era la minima parte. La rabbia stava di nuovo alterando i suoi nervi, stavolta lo avrebbe ucciso.
Marik sospirò “ Lizzie… “
Ma lei alzò le mani e scosse la testa “ Senti, lasciamo perdere ok? Non voglio sentire altro”.
“ Ti dispiace smetterla di comportarti come una bambina?” il comportamento di Lizzie lo stava innervosendo, era disposto a chiederle scusa purché la finisse di ignorarlo, ma lei si ostinava a trattarlo così, va bene che l’aveva offesa ma lo schiaffo non era già stato sufficiente a farlo sentire un completo idiota? Doveva per forza infierire di più su di lui?
“ Oh certo, perché tu sei adulto, vero? Beh, il tuo comportamento è da bambino, credimi”.
Marik svampò di rabbia “ ma lo sai che ti dico? Anzi, non ti dico niente, me ne torno al mio posto e quando le tarantole avranno smesso di mordere forse parleremo” e detto questo si alzò dalla poltrona.
Ma lizzie si rifiutò di lasciarlo andare “ Ah no, tu ed io parliamo adesso” si alzò anche lei e lo afferrò per un braccio, bloccandolo.
“ Ah certo, adesso vuoi parlare?” tentò di strattonare il braccio ma lei glielo afferrò e strinse con le sue braccia, attaccandosi a lui.
“ Adesso vuoi parlare?” tentò di strattonare il braccio ma lei non voleva mollare l’osso.
“ Sì, perché mi devi delle spiegazioni sul perché mi hai baciata”.
Marik riprovò a strattonare ma era una piovra quella che gli stava attaccata “ E invece io non voglio parlarne, quindi lasciami” e riuscì a liberarsi dalla sua presa e se ne andò al suo posto, accanto a Bakura senza degnarla di uno sguardo.
 
L’arrivo al Cairo avvenne l’indomani, verso le quindici del pomeriggio. Fu un pasto veloce quello che consumarono tutti quanti direttamente all’aeroporto poiché le Jeep vennero a prelevarli tutti all’uscita. Per il viaggio nel deserto erano stati sistemati tutti quanti su ben tre Jeep e un sole bollente li aveva accolti ed era merito dell’aria condizionata all’interno dei veicoli se nessuno era squagliato dal caldo infernale. Furono due ore quelle che li separarono dalla fine del viaggio nel mezzo del nulla dove la sola cosa che ci stava erano metri di sabbia che scottava come lava incandescente.
“ Ecco, ci siamo “ indicò il professore con il dito.
Solomon, Atem e Yugi si sporsero dai finestrini per osservare il complesso templario, dove erano in corso scavi e si ergevano colonne gigantesche “ Dendera, è lei” esclamò Yugi, a differenza degli altri non erano sbalordito, quel complesso lo conosceva benissimo, anche se non c’era mai stato prima se non nei sogni. Forse, dalla faccia del nonno e del professore, si vedeva una certa emozione ma Yugi era in preda all’ansia e alla paura.
Atem posò la mano sulla sua spalla e la strine, stretta che Yugi ricambiò con la mano.
Le Jeep si fermarono proprio accanto al campo che si era eretto, dove la troupe del professore aspettava che l’uomo arrivasse. Scesero tutti quanti e la prima cosa che fece Tristan, fu quella di stiracchiarsi “ Finalmente è finita, non ne potevo più “ il viaggio era stato fin troppo stressante per lui, non aveva dormito benissimo sui sedili dell’aereo, che per quanto fossero sufficientemente comodi erano pur sempre dei sedili e la sua schiena urlava pietà. Poi non si poteva certo dire che stare in un deserto aiutava, faceva un caldo bestiale e si domandava come facesse Yugi a sopportarlo con quella maglia addosso.
“ Ehi, facciamo una foto e la spediamo a Joey? Scommetto che creperà d’invidia “ la prima cosa che Duke pensò dal momento cui scese dall’aereo fu di fare una foto al complesso egizio, non gliene fregava niente del motivo per cui erano andati lì, era stato anche un modo per prendere qualche giorno di vacanza dalla scuola e divertirsi, in fondo quante volte poteva ricapitare di scroccare un viaggio gratis in Egitto? Se finiva bene, potevano anche farsi un giro in città alla faccia di quello screanzato che stava a Seattle.
“ Buona idea “ esclamò un Tristan eccitato all’idea di ricevere gli insulti del suo migliore amico, già immaginava la rabbia che avrebbe preso il sopravvento su Joey e la sua faccia inviperita nel vedere le foto, per tanto prese subito il cellulare.
Tea sospirò e scosse la testa “ Ragazzi, non cominciate a farvi conoscere, vi prego” non era possibile che ogni volta finiva sempre così, era normale che Joey se la sarebbe presa, era il primo viaggio che facevano senza di lui e la sua mancanza si sentiva moltissimo, per questo non c’era bisogno di fare i bambini e farlo arrabbiare.
“ Beh che ti aspetti?” fu l’acida risposta di una Lizzie intenta a controllarsi il trucco nello specchietto portatile “ Dai bambini si può aspettare altro “ e schioccò una pessima occhiata a Marik con la coda degli occhi, che ricambiò volentieri.
Tea unì le mani in segno di preghiera e guardò Lizzie supplichevole “ Ti prego, almeno per questi giorni, non stuzzicare la bestia che dorme, ti prego” se già cominciavano così chissà che avrebbero fatto nel corso della permanenza lì, non voleva sedare una rissa, voleva solo godersi la magia del deserto egiziano e rilassarsi.
In disparte, Yugi guardò i suoi amici ridere e divertirsi, cosa che purtroppo non veniva di fare a lui, per tanto scosse la testa e guardò il tempio intorno a lui e fu lì che una vertigine violenta lo colpì. La testa cominciò a girargli e le immagini si fecero sfocate e doppie si sentì quasi mancare.
Lo scenario cambiò aspetto davanti ai suoi occhi, colonne vecchie e scheggiate si ricostruirono e con esse tutta la struttura principale, come se una ricostruzione grafica improvvisa fosse stata fatta davanti a lui. Sparirono tutti i suoni molesti e le immagini dei suoi amici e ogni tipo di figura estranea, lasciando spazio solo a lui, nel mezzo di un complesso templario perfettamente intatto e dai geroglifici brillanti. Sembrava di essere davvero nei tempi passati, era tutto nuovo davanti a lui, proprio come nel suo sogno “ Impossibile “ sussurrò a bassa voce mentre i suoi occhi vagavano lungo quelle meravigliose strutture che si ergevano dinanzi a lui.
Un colpo violento alla testa cancellò quelle splendide immagini e si ritrovò davanti il faccione di Duke, che lo guardava da vicino. La reazione di spavento fu immediata, mollò un pugno violento sulla sua guancia, costringendolo a urlare e ad allontanarsi “ Ma sei impazzito, che cavolo ti prende?”.
Yugi, con il fiatone, si allontanò dal ragazzo, che si lamentava. Il respiro accelerato nel suo petto lo fece quasi sbiancare.
 “ Che è successo?” domandò Bakura, nel vedere la faccia spaventata di Yugi e quella inviperita di Duke.
“ Chiedilo a lui, mi ha mollato un pugno “ indicò il ragazzino davanti a lui.
Ancora ansimante, con una mano schiacciata sullo stomaco, Yugi chiese “ Dov’è Atem?”
Duke lo guardò con sospetto “ Lì “ indicò il faraone, che stava parlando con Tea e Tristan.
Senza dire una sola parola a nessuno dei due, corse verso Atem e lo afferrò per un braccio “ Ti devo parlare, adesso” e lo trascinò via senza permettergli dire neanche una frase.
“ Yugi, lasciami “
Ma lui non lo ascoltò, lo condusse nella parte più distante dal gruppo, conscio del fatto che tutti lo guardavano ma non gli importava, ciò che aveva da dirgli era più importante di quel gruppo di idioti del cavolo. Quando fu sicuro di essere a distanza da orecchie indiscrete, lo guardò negli occhi “ Ho avuto una visione “ disse senza mezzi termini e con una decisione che lasciò sbalordito il faraone.
“ Cosa? Adesso?”
Yugi annuì “ Era come i miei sogni, solo che ero sveglio e in tempi antichi “ Atem stava per parlare ma lui lo fermò “ C’è qualcosa qua sotto “ ormai non glielo toglieva più nessuno il dubbio, sotto quelle sabbie c’era qualcosa che lo spingeva a sognare e ad avere visioni, solo che non riusciva a capire cosa fosse ma era disposto a scoprirlo.
Atem poggiò le mani sulle sue spalle “ Va bene, adesso calmati “ si guardò intorno, non conosceva neanche una di quelle strutture ma se Yugi diceva di aver avuto una visione e quel posto era ciò che sognava di continuo, voleva dire che era da quei sogni che dovevano partire “ Questo posto è chiaramente vecchio di secoli quasi quanto me, devi dirmi cosa cercare esattamente” aveva bisogno di un punto di partenza specifico, quel posto poteva estendersi più di quanto lasciasse immaginare ed era ovvio che Yugi aveva tanta voglia di giocare a Indiana Jones, e sinceramente se davvero centrava il Sigillo come aveva capito, dovevano mettersi a cercare senza dare nell’occhio, o quanto meno senza farsi beccare. Gli altri non sapevano niente dei sogni di Yugi, erano lì sono perché lui aveva spifferato tuto a Bakura, l’importante era che nessuno si ficcasse nei guai.
Yugi stava per parlare, ma Marik e gli altri arrivarono e il discorso si bloccò “ Allora “ fu la voce del ragazzo che spostò verso di lui l’attenzione dei due “ Cosa facciamo? Siamo qui per una ragione, quindi diteci ” erano mesi che cercavano il Sigillo, se davvero stava lì e di certo come avevano fatto a scoprirlo era un gran mistero, da qualche parte dovevano pur cominciare.
Atem scambiò un mezzo sguardo con Yugi, era chiaro che lui non aveva intenzione di averli addosso, quindi dovette cercare un veloce mezzo per toglierseli di torno e forse lo aveva trovato “ Intanto dobbiamo cercare. Quindi cominciate dai templi agibili. Il sigillo ha la forma di un rombo con un occhio al centro, ci saranno dei geroglifici che lo riporteranno da qualche “ guardò Marik, l’unico che poteva sfruttare, anche se un po’ gli dispiaceva “ Tu sai leggere i geroglifici quindi sta a te “ Marik annuì e Atm tirò fuori le fotografie della stele fatte da Pegasus “ Questo è l’unico indizio, qui ci sono le immagini della stele e del Sigillo. Non fate domande sul fatto che c’è la mia immagine e quella di Seto perché vi assicuro che io non ricordo o un bel niente di questa storia se mai ci fosse qualcosa da ricordare. Questo è ciò che so, quindi diamoci da fare”.
Si guardarono tutti in faccia e Tea era poco convinta di quella storia, chiaramente quei due stavano nascondendo qualcosa, lo leggeva negli occhi di Yugi che sapevano più di quanto volevano fare intendere “ Sicuro che non ci stai prendendo in giro?” aveva un brutto presentimento su quella faccenda, era orribile non avere fiducia nella persona che si amava ma era legittimo se quella persona aveva il pessimo vizio di nascondere ogni cosa.
“ Credimi, in questo momento prendervi in giro è l’unica cosa che vorrei fare” ed era vero, i segreti di Yugi erano schiaccianti per lui e la sua coscienza ma necessari, i suoi amici dovevano fungere da diversivo per il loro vero piano. Yugi parlava dei sogni e quindi erano questi che dovevano seguire e loro dovevano occuparsi di perdere tempo. Avrebbero pensato dopo a cosa fare nei dettagli.
“ Ok “ fu la risposta di Tristan “ Andiamo a parlare a parlare con il professore “ e quando tutti annuirono, si allontanarono.
Atem tirò un sospiro di sollievo, anche se c’era ben poco da rallegrarsi “ D’accordo, facciamo quello che dobbiamo fare “ lo guardò negli occhi “ Dimmi qualcosa di utile, qual è il luogo in cui dobbiamo andare?”
Yugi tirò fuori la fotografia del tempio fatta dal professore e la porse ad Atem “ Questo “.
 
Mentre gli altri erano spariti, alla ricerca d’indizi dentro le strutture principali con il permesso del professore, forse per toglierseli davanti ai piedi mentre lui doveva lavorare, Solomon, Atem e Yugi scesero dentro il tempio sotterraneo scoperto di recente proprio da Arthur e ricoperto di geroglifici ieratici e figure che avevano poco a che fare con una tomba reale, ma più con rituali sacri legati al Duel Monsters.
Mentre scendevano quei gradini, per giungere ai luoghi d’interesse del professore, Yugi sentiva sempre di più la percezione di qualcosa di molto più importante di qualche scarabocchio, nell’aria albergava una strana presenza familiare che ormai da mesi percepiva nei suoi sogni. Conosceva a memoria quelle figure, poteva dire di essere quasi capace di orientarsi all’interno di quei cunicoli di pietra scarabocchiati e ricoperti di polvere e detriti.
“ Questo è l’ingresso principale, come potete vedere “ esclamò il professore indicando il lungo corridoio di pietra, sorretto da colonne ormai deteriorate e ricoperte di geroglifici scoloriti e intagli ricoperti da uno spesso strato di disgustosa polvere e ragnatele.
Il nonno fu sbalordito “ Interessante, abbiamo un bel lavoro da fare” non aveva mai visto niente del genere ed era emozionato. Da anni non metteva piede in una tomba egizia o qualunque cosa essa fosse e tornare sul campo era davvero una meravigliosa esperienza che difficilmente si sarebbe ripetuta negli anni a venire, sempre che ci sarebbe vissuto.
Yugi non si trattenne più, qualunque cosa ci fosse al suo interno lo attirava “ Sì, molto interessante, io e Atem possiamo fare un giro?” aveva bisogno di dare risposta alle sue domande, era una necessità quasi istintiva.
Il nonno lo guardò allibito “ Ma che dici, sei impazzito? Potresti perderti o trovare passaggi segreti pericolosi. Non sei mai stato in questi posti e non sai come funziona” era da pazzi ciò che chiedeva Yugi, esplorare tombe non era un gioco, c’erano trabocchetti e trappole mortali e l’idea che si avventurasse da solo era fuori discussione. Erano lì per aiutare Arthur e non per farsi le scampagnate dentro templi antichi, ecco il motivo del perché non lo voleva con sé in quel viaggio.
“ Sì, sì certo, come no” sbottò roteando gli occhi e scuotendo la testa.
“ YUGI” urlò il nonno inferocito “ Non indento mandarti da solo qui dentro, anzi torna dai tuoi amici “ e con il dito indicò l’uscita.
Per bloccare l’imminente discussione che stava per nascere, fu Arthur a intervenire “ Tranquillo, Solomon, tutto è stato esplorato accuratamente e messo in sicurezza”.
“ Bene, allora andiamo” e senza dire più una parola, trascinò Atem per un polso e se lo portò dietro, sparendo lungo il corridoio illuminato dalle luci. Tirarono fuori dagli anelli di ferro appesi alle mura, vecchie fiaccole di legno che Atem accese con i fiammiferi che aveva rubato dalla borsa del nonno e si avventurarono per il corridoio.
Lentamente le voci all’esterno si facevano lontane e si udivano solo i loro passi sulla pietra impolverata. Atem cominciò a sentirsi a disagio mentre seguiva Yugi “ Mi sa che abbiamo fatto una stupidaggine “ non era il tipo da spaventarsi, ma quando si trattava di posti del genere la prudenza non era mai troppa, non sapevano neanche cosa avrebbero trovato.
“ Se hai paura di perderti tranquillo, conosco queste strade a memoria”.
“ sai almeno cosa cercare?”.
Yugi annuì “ Una porta nascosta in un muro” sapeva bene cosa stava cercando, l’aveva impresso nella mente come un tatuaggio, ricordava geroglifici, incisioni e forme varie. Sapeva benissimo come fosse fatta quella porta che lo ossessionava e sapeva anche dove si trovava.
 
I ragazzi stavano facendo il giro di tutto l’interno del tempio principale mentre cercavano tra i geroglifici intagliati nella pietra o quelli dipinti qualcosa che potesse somigliare a un rombo egizio, ma c’erano solo volti intagliati nelle colonne di una donna, geroglifici incomprensibili e figure di divinità egizie, insieme a tanti scarabocchi colorati e restaurati.
Lizzie se ne stava in disparte a sbuffare mentre vedeva i suoi amici che cercavano sui muri, non si sapeva bene che cosa poiché l’unico indizio erano delle fotografie decisamente poco utili visto che lì dentro ci stavano almeno un fantastilione di scarabocchi e disegnini tra colonne, pareti e soffitti “ Mi spiegate esattamente cosa cerchiamo?”
“ Il Sigillo” esclamò Tea, la cui voce fece da eco in quella struttura illuminata dal sole. Stava china su una parete a guardare centinaia di disegnini mentre teneva in mano la foto del rombo con l’occhio al centro nella speranza d’individuarlo, anche se sembrava un’impresa impossibile.
Lizzie annuì scettica “ Interessante, e come pensi di trovarlo in mezzo a tutto questo?” con le braccia indicò l’intero edificio. Se speravano di trovare un minuscolo rombo dentro un colossale edificio potevano stare freschi, anche perché voleva sapere come arrivare al soffitto o in cima alle colonne, salvo che qualcuno non era stato morso da un ragno geneticamente modificato che li aveva muniti della capacità di scalare i muri non vedeva come arrivarci “ Inoltre non mi pare che sappiate leggere i geroglifici”.
Marik si voltò a guardarla “ Sì, hai ragione, ma se ci dessi una mano sarebbe anche meglio”
Lizzie distolse lo sguardo sdegnata “ Io non mi metto a leggere simili cose, tanto meno con quelli come te”
“ Sai? Leggere i geroglifici non ha mai ucciso nessuno” ribatté lui tentando di mantenere la calma prima di ucciderla con le sue mani.
“ Ho visto un film una volta, dove dicevano la stessa cosa e poi hanno finito per risvegliare una mummia arrabbiatissima con le dieci piaghe d’Egitto. Vorrei evitare di trovarmi nella stessa situazione”.
Marik scosse la testa e sbuffò, tornando a guardare i geroglifici “ Sei fortunata che ti faccio diventare io una mummia” sussurrò a bassa voce, quasi ringhiando.
Tristan, in preda a una crisi di nervi, si voltò e sbottò “ Sapete che c’è? Io credo che lei abbia ragione” la sua affermazione attirò li sguardi di tutti, soprattutto quello incredulo di Lizzie “ Non ha alcun senso quello che stiamo facendo, non sappiamo neanche se questo coso sia ritratto qui, dobbiamo cercare Atem” era sempre più convinto, fin da quando era entrato in quel tempio, che ciò che cercavano non stava li dentro. Quel tempio esisteva da secoli ed era stato scoperto da anni, se davvero un tesoro come questo Sigillo stava in un luogo del genere lo avrebbero già scoperto da tempo e trovato, e invece non era così. Per lui c’era sotto qualcosa, Atem e Yugi non gliel’avevano detta giusta con quello sguardo enigmatico.
“ Lo credo anch’io” sentenziò a un certo punto Duke, Tristan aveva ragione a dubitare, bisognava per forza chiedere a quei due di risolvere il problema. A parte Marik nessuno sapeva leggere i geroglifici e di certo lì ce n’erano anche troppi, non potevano ispezionare tutto un tempio.
Bakura s’intromise nella discussione “ Scusate, ma è stato lui a dirci di cercare”.
Tristan scoppiò a ridere “ Certo, e tu gli credi vero? Hai idea di quante volte lui e il piccoletto abbiano tentato di liquidarci? Voi restate pure qui, io vado da quei due “ e s’incamminò versò l’uscita.
A seguirlo ci fu ovviamente Lizzie e subito dopo anche Duke, gli altri si diedero un mezzo sguardo e alla fine decisero di seguire i loro amici verso l’uscita del tempio.
 
Atem e Yugi continuavano a camminare nel corridoio, svoltando tra i vicoli “ Tutte le volte che faccio questo sogno “ cominciò Yugi mentre si guardava intorno e scrutava geroglifici sulle pareti “ Arrivo fino alla porta e poi il sogno s’interrompe e tutto comincia a crollare”.
Atem mugugnò “ Bene, buono a sapersi, ma come è fatta esattamente questa porta?”
“ Beh, è… “ ma non finì la frase poiché la porta in questione si palesò dinanzi a lui, con geroglifici, intagli e serratura strana inclusa “ Questa “ la porta era in pietra, scavata nel gigantesco muro coperto da ragnatele e polvere incrostata, evidentemente in quel punto gli scavatori non dovevano esserci arrivati ancora.
Una vertigine lo colpì all’improvviso e le immagini cambiarono, da vecchie e impolverate, le strutture assunsero un’aria brillante e nuova, con perfetti stadi di conservazioni e colori brillanti.
Durò tutti pochi istanti, poiché la mano di Atem lo toccò sul braccio “ L’ho avuto di nuovo “ sentenziò mentre le figure tornavano a essere quelle originali.
Atem guardò la porta, i geroglifici e le figure erano quelle tipiche del Duel Monsters e quindi doveva obbligatoriamente essere quella la famosa porta di cui Yugi parlava “ Ok“ si avvicinò al muro e cominciò a guardare ogni simbolo “ Se questa la sogni ogni notte, sai come aprirla?”
Yugi annuì e si avvicinò a essa, porse la torcia al faraone e poi, con la mano, cominciò a girare la strana serratura. Prima una volta verso destra e poi due giri verso sinistra, finché la serratura non scattò e il muro si aprì con uno scatto. Sobbalzarono entrambi e compirono un passo indietro “ Ora cominci a farmi paura “ sentenziò Atem, guardandolo spaventato.
“ Davvero? Perché io comincio ad avere paura di me stesso” comunque, prese un profondo respiro “ Entriamo?”.
Atem annuì “ Entriamo”.
“ RAGAZZI”
I due sobbalzarono non appena udirono la voce tuonante del nonno che li chiamava, si voltarono appena in tempo, giusto per vedere l’uomo sbucare da dietro il muro e giungere da loro “ Eccovi qui” sentenziò furioso, si avvicinò ai due e afferrò Yugi per un polso “ Andiamo di là, Arthur ha bisogno di aiuto”.
Senza poter ribattere, i due ragazzi dovettero seguire il nonno, che li fece allontanare dalla porta lasciata socchiusa, con sommo rammarico di Yugi che credeva finalmente di poter svelare il suo mistero finalmente, e invece avrebbe dovuto aspettare per colpa sua.
 
Ormai era sera e all’accampamento stavano dormendo tutti. Per poter ospitare il gruppo, avevano piazzato delle tende in più piazzate alla bella e meglio dato che la loro venuta era inaspettata, erano tenute accese solo le luci necessarie a creare quanto meno una non molto influente illuminazione, accompagnate dal chiarore della splendente luna piena e delle stelle nel limpido cielo stellato del deserto egiziano.
Di notte, purtroppo, faceva molto freddo, in contrasto con il caldo orribile della mattina, motivo per il quale erano muniti tutti di coperte belle pesanti.
Dormivano tutti, o almeno quasi tutti, poiché nella tenda l’unico che non riusciva a tenere gli occhi chiusi era Yugi. Continuava a pensare a quella dannata porta lasciata socchiusa nel sotterraneo, aveva voglia di andarci, di completare l’operato, doveva scendere di nuovo lì sotto e aprire quel muro maledetto.
Decise, ci sarebbe andato.
Scostò lentamente le coperte, infilò le scarpe e una giacca e uscì dalla tenda lentamente, cercando di non fare alcun rumore per evitare di svegliare Atem o il nonno. Il freddo improvviso finì per pungere le guance pallide di Yugi ma lui cercò di non badarci molto e di affrontare il gelo comunque. Le suole delle scarpe lasciavano impronte ben visibili sulla sabbia ma lui non se ne curò, attraversò tutto il campo cercando di non fare alcun rumore e giunse fino ai piedi delle scale di pietra.
Sembrava di rivivere lo stesso sogno che faceva tutte le notti, solo da sveglio. Era proprio quello lo scenario, una pallida luna piena nel deserto egiziano e quel sotterraneo spalancato pronto per lui, l’unica differenza era che quando lo sognava non c’era nessuno ed era sempre nell’antico Egitto. Trovò quasi buffa quella situazione, lui che scendeva in una tomba egizia da solo, nel mezzo della notte, se glielo avessero detto non ci avrebbe mai creduto, ma erano molte le cose che comunque faticava a credere in certe occasioni e quella era forse la più plausibile.
Prese un profondo respiro, accese la torcia del cellulare e affrontò l’oscurità di quella tomba, scendendo quei gradini di pietra, per ritrovarsi di nuovo alla soglia del corridoio che si stagliava dinanzi a lui. Guardò l’entrata superiore, dove la luce della luna e il vento filtravano da quelle porte, un conto era scendere li di giorno, in compagnia, e un conto era di notte e da solo, ma che poteva fare? Il nonno aveva interrotto il momento in cui stava per svelare il mistero della tomba e gli altri avevano fatto mille domande di cui si era occupato Atem, dicendo solo che sapeva che il Sigillo era lì perché lo aveva capito dalle fotografie. Non sapeva quanto avessero creduto, ma sapeva solo che le vere risposte le poteva trovare soltanto lui ed era il suo compito principale.
Si fece coraggio, puntò la luce lungo il corridoio e cominciò a camminare.
Ciò di cui non si accorse, fu della strana figura alle sue spalle che lo stava osservando mentre spariva inghiottito dalle tenebre interne.
 
 nota dell'autrice.
Salve a tutti con questo nuovo capitolo.
Allora, volevate il Sigillo? dovrete aspettare ancora un capitolo prima di vederlo, si sono stronza, lo so.
Dunque, questo capitolo non ho potuto pubblicarlo prima perchè non avevo il pc ma ormai eccovelo.
Allora, ci sono delle citazioni sporadiche, a buon intendito buon orecchio quindi se le avete riconosciute sappiate che avrete la mia stima.
Commentate, commentate, commentate e...
Valar Morgulis.
No, scherzavo, alla prossima.

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Capitolo 85
*** I segreti del Sigillo ***


A passo lento ma deciso, Yugi camminava lungo il corridoio per ripetere la stessa strada fatta insieme al faraone per raggiungere quella porta. Anche se era notte e non si vedeva niente, Yugi non era spaventato, sapeva che il solo modo per fare chiarezza sull’origine dei suoi incubi stava dietro quella porta ed era deciso più che mai a scoprirne il segreto. Sapeva di star facendo una grandissima sciocchezza ad avventurarsi da solo in un tempio sotterraneo, poteva già immaginare cosa sarebbe accaduto se qualcuno si fosse alzato e non lo avesse trovato nella tenda, come minimo il nonno avrebbe rivoltato tutto l’accampamento e poi sarebbe sceso dritto lì sotto per prenderlo a schiaffi, ma non poteva aspettare l’alba. I sogni non lo avrebbero lasciato in pace e sinceramente preferiva farsela da solo la scampagnata nella tomba, risolvere un segreto da solo era meglio di avere una folla alle spalle che avrebbe urlato alla minima occasione. Forse aveva sbagliato a dire a Bakura la verità, ma se non lo avesse fatto non sarebbe stato lasciato in pace ed era molto peggio la seconda opzione. Adesso gli premeva trovare la porta e aprirla in modo definitivo, sentiva che lì sotto qualcosa non andava, da quando aveva messo piede la prima volta in quei corridoi aveva percepito come una strana aura magica che poco aveva a che fare con la suggestione del posto. C’era qualcosa e doveva trovarla.
 
Il sonno di Bakura fu disturbato da qualcosa e il ragazzo aprì gli occhi lentamente. Un bagliore dorato si manifestò attraverso la sua vista appannata e quando i suoi occhi si aprirono del tutto, osservò l’anello del millennio al suo fianco brillare e i suoi pendenti muoversi in varie direzioni freneticamente.
Si girò velocemente verso Marik, che dormiva al suo fianco e cominciò a chiamarlo “ Marik… “ gli scosse la spalla, sperando che si svegliasse in fretta “ Marik, Santo Dio, svegliati “ dovette smuoverlo per parecchio prima che sentisse un qualunque movimento da parte sua, per fortuna la reazione arrivò anche se non era ciò che si era aspettato per l’urgenza del momento.
Il ragazzo, infatti, disturbato nel dormire mugugnò “ Che c’è, fammi dormire “ e si voltò dalla parte opposta dando a Bakura le spalle. Solo che la reazione non fu gradita da quest’ultimo, che afferrò un cuscino e lo scaraventò contro la sua testa svegliandolo in malo modo. Si sollevò voltandosi di scatto verso di lui, folgorandolo con gli occhi “ Ma sei impazzito?” urlò a bassa voce, massaggiandosi la testa per il dolore. Non ebbe però il tempo di fare niente, Bakura gli finì addosso, facendo il giro dietro di lui e attaccandosi alla sua schiena come se fosse uno scudo umano “ Ma che fai?”
Con il dito tremante Bakura indicò l’anello “ Quel… quel coso è posseduto” urlò così forte nelle orecchie di Marik da costringerlo a stringere gli occhi per il forte dolore che gli perforò i timpani.
Marik guardò l’oggetto in questione, ovvero l’anello, e si accorse che si stava agitando fin troppo “ Ma che cavolo…” provò ad avvicinarsi all’artefatto ma le braccia di Bakura si attorcigliarono intorno al suo collo costringendolo a restare immobile e con il respiro che gli mancava “ Bakura…” tentò di urlare.
Ma lui scosse la testa avvinghiandosi a lui con le dita “ No, scordatelo, è pericoloso “ cominciò a frignare, in preda a una crisi di panico.
Marik sbuffò roteando gli occhi “ Bakura, se non mi lasci giuro che ti uccido “.
“ Ok…” rispose lui lasciandolo andare “ ma io scappo “ e sgattaiolò fuori dalla tenda in fretta, solo per restare impalato come una statua al freddo pungente della notte. Infatti, il calduccio che c’era dentro la tenda aveva fatto scordare a Bakura di trovarsi in pieno deserto e ciò significava che la notte era notevolmente più fredda del giorno, sembrava, infatti, di stare in Antartide per il gelo che congelò immediatamente il sangue del ragazzo, che si trovò a urlare e tremare di freddo.
Marik sbuffò “ ma si può essere così scemi?” scosse la testa dinanzi alla stupidità di Bakura, quando diceva che aveva dei seri problemi psicologici non aveva torto. Acchiappò le due coperte e uscì fuori dalla tenda, lanciandone una a Bakura “ Tieni idiota “ con mani tremanti Bakura afferrò la coperta stringendosela addosso per coprire il suo corpo congelato “ Torna dentro, prima di diventare un ghiacciolo “ stare fuori in piena notte significava diventare dei polaretti, soprattutto per via della tenda ormai esposta al freddo. C’era un motivo se le tende da campeggio avevano le cerniere e non era per bellezza.
Ma lui scosse la testa “ Scordatelo, io non ci metto piede lì dentro con quel coso che continua a brillare “ era fuori discussione se pensava davvero che sarebbe tornato dentro una tenda con un oggetto che si comportava come posseduto, aveva passato orribili momenti quando quell’affare si comportava così in passato e non aveva intenzione di viverli ancora. Pensava che fosse tutto a posto, era felice quando non se lo era più trovato davanti ma non riusciva neanche a dormire sapendo che stava lì con lui. Era imprevedibile, senza che se ne accorgesse quel coso poteva fargli di tutto.
Marik sospirò “ Bakura, sono l’una di notte, ti prego torniamo a dormire “ era esausto, svegliarsi in piena notte per lui significava non addormentarsi più e non aveva nessuna intenzione di stare sveglio a contare le stelle nella speranza di riprendere sonno, perché tanto era inutile, quindi prima di ammazzare Bakura con le sue mani seppellendogli la testa sotto la sabbia come uno struzzo avrebbe gradito rientrare nella tenda.
Con un grosso sbadiglio, un assonnato Tristan uscì dalla sua tenda “ Ragazzi, non vi pare un po’ tardi per le conversazioni notturne?” domandò, stava facendo un buon sonnellino essendo tutto solo nella sua tenda giacché Duke aveva deciso di dormire per conto suo da un’altra parte. Non era una bella cosa essere svegliati dalle soavi voci di Marik e Bakura, che non sembravano aver niente di meglio da fare che rompere le scatole a orari poco consoni per fare i pigiama party. Stropicciandosi gli occhi, si avvicinò ai due ragazzi, stringendosi per bene la giacca intorno alle spalle “ Spero che abbiate una buona ragione per rompere a quest’ora” li guardò entrambi in attesa di una buona giustificazione.
Marik cercò di tagliare corto “ Niente d’importante, Bakura ha avuto un incubo, adesso ce ne torniamo a dormire “ si voltò verso di lui e gli afferrò il braccio “ Giusto?” lo trafisse con lo sguardo, intimandogli di non fiatare e di obbedire. Qualunque cosa avesse l’anello non era opportuno occuparsene adesso, ci avrebbe pensato domani quando sarebbe stato più sveglio.
Bakura, però, strattonò il braccio “ Cosa, no, te lo sogni se speri che io dorma con un oggetto mistico che mi fa simili giochetti” gli urlò in faccia, allontanandosi bruscamente dalla tenda, dalla quale, attraverso il tessuto, s’intravedeva appena lo scintillio dorato.
Tristan lo guardò allibito e con gli occhi storti e si rivolse a Marik, indicando Bakura con il dito “ Ma di che cavolo sta parlando?” lo sguardo gli finì casualmente verso la tenda, dove c’era uno scintillio dorato che si vedeva chiaramente e gli occhi del ragazzo si sbarrarono “ Che è quello?” per l’esperienza che aveva, quando qualcosa brillava e il colore era giallo oro non c’era da stare tranquilli.
“ Niente di particolare “ tentò di coprire Marik.
“ L’anello del millennio che fa strani giochetti da solo” ribatté invece un adirato Bakura, che non aveva intenzione di chiudere il discorso come invece voleva fare Marik. Forse lui aveva sonno e non voleva batterci sopra, ma era lui quello che poi avrebbe avuto gli incubi ed era meglio risolverla subito la situazione.
Gli occhi di Tristan si spalancarono per il terrore “ Che cosa?” piombò subito verso la tenda, spalancandola, e fu con sua grossa sorpresa che aveva ragione Bakura, l’anello si agitava come se impazzito. Fu il terrore che si dipinse sul volto del ragazzo, che prima che qualcuno potesse far qualcosa, scoppiò a urlare così forte da correre via e ripararsi dietro Bakura.
L’urlo disumano che gettò fu sentito anche da Tea e Lizzie, che aprirono la tenda e sporsero le loro teste per controllare “ Che è successo?” domandò Tea allarmata, che infilò subito le scarpe e uscì dalla tenda. Davanti a lei c’erano Bakura e Tristan spaventati a morte e Marik infastidito che ringhiava.
Quest’ultimo, vedendosi spuntare anche le ragazze, capì che la serata era stata gettata alle ortiche e decise di assecondare la situazione “ Va bene, ho capito, me ne vado a dormire “ spalancò la tenda e afferrò l’anello, gettandolo fuori dalla tenda e ai piedi dei ragazzi, che indietreggiarono quando osservarono ciò che stava facendo quel coso “ Ma questo ve lo gestite voi “ e poi chiuse la tenda in faccia ai ragazzi.
Lizzie mugugnò “ Bene, a questo punto non so cosa sia più agghiacciante se quel pazzo scatenato “ indicò Marik che era appena sparito oltre la tenda “ O quel coso lì “ e poi indicò l’anello sulla sabbia che si agitava. Guardò poi Bakura, sdegnata “ Seriamente, Bakura, quest’affare dovresti scioglierlo nell’acido muriatico “ non era normale che ogni volta che succedeva qualcosa c’era sempre di mezzo quel coso.
 
Le voci all’esterno della tenda giunsero fino alle orecchie di Atem, che si svegliò proprio in quel momento. Non aveva sentito niente prima di adesso, ma ormai il sonno era completamente stato disturbato dal vociare fuori e aprì gli occhi. Ci vollero dei minuti per mettere in funzione i suoi sensi e si sollevò scompigliandosi i capelli sulla testa. Casualmente voltò lo sguardo verso la sua sinistra e si accorse che il posto di Yugi era vuoto, mancava persino il cellulare.
“ Atem, ma che succede?”
Fu la voce impastata di sonno del nonno che spostò la sua attenzione su di lui, stava ancora coricato e con gli occhi chiusi, probabilmente in dormiveglia “ Va tutto bene, torna a dormire “ gli toccò la spalla e il nonno annuì leggermente, non era convinto che fosse del tutto sveglio perché si riaddormentò poco dopo come se niente fosse.
Atem invece sentiva bene che c’erano delle voci all’esterno della tenda e che erano quelle dei suoi amici, prese quindi la sua giacca e infilò le scarpe, poi uscì dalla tenda e la prima cosa che fece fu quella di andare da loro. Stavano radunati sulla sabbia, con i cellulari a cerchio, dai quali sbucavano delle luci fisse che li illuminavano.
Tristan si accorse della sua presenza e abbassa voce esclamò “ Finalmente, ce ne hai messo per svegliarti” il suo tono scherzoso cozzava parecchio con la situazione che si presentava poiché l’anello continuava a brillare con più intensità.
Atem se ne accorse della presenza dell’oggetto e la cosa non gli piacque per niente “ Che è successo all’anello?”
Bakura scosse le spalle “ nessuno lo sa, io mi sono svegliato e si comportava così”.
Il faraone gettò uno sguardo intorno, la situazione si stava facendo sempre più strana per i suoi gusti “ E dov’è Yugi, lo avete visto?” se si era alzato, loro dovevano averlo visto per forza, non poteva essere scomparso.
Tea scosse la testa “ No, nessuno l’ha visto “ da quando si erano svegliati, non si erano neanche posti il problema, anzi vedendo Atem era convinta che sarebbe saltato fuori anche lui, del resto dormivano insieme nella tenda “A proposito che fine ha fatto Duke, non ci credo che non si sia accorto che siamo tutti qui” non vedere Duke era di sicuro la cosa più strana. Conoscevano il loro amico, aveva delle antenne al posto delle orecchie e non mancava a lui svegliarsi per ascoltare.
“ Vado a svegliarlo “ disse Tristan, che si alzò dal suo posto scrollandosi i pantaloni dalla sabbia in eccesso e umida.
Mentre Tristan si allontanava, la cerniera della tenda si Marik si aprì e il ragazzo uscì fuori visibilmente preoccupato “ Ragazzi, ho un problema”.
Lizzie rise e ghignò “ Che c’è, disturbiamo il tuo sonnellino?”
Marik le lanciò una brutta occhiata ma non le rispose, guardando gli altri “ Non riesco più a trovare la barra del millennio”.
“ Cosa?” rispose Atem incredulo.
Marik annuì “ Sì, è sparita. L’avevo lasciata sopra lo zaino ma quando ho guardato non c’era più, ho controllato l’intera tenda “ subito dopo essere rientrato, aveva capito che non ci sarebbe riuscito a dormire e così aveva deciso quanto meno di vestirsi per unirsi agli altri. Solo, che quando aveva preso i vestiti, si era accorto che la barra non era più dove l’aveva lasciata, aveva controllato ogni centimetro interno, persino dentro lo zaino di Bakura o sotto i cuscini, ma non c’era proprio il che era strano.
Ma la notizia della barra non fu l’unica che preoccupò il gruppo, infatti, Tristan tornò e sembrava agitato “ Ehi, Duke è sparito nel nulla, non è nella sua tenda “.
“ Sparito?” domandò Tea “ Ok, questa notte sta diventando sempre più strana”.
Ma a complicare la situazione fu l’anello del millennio. I suoi pendenti cominciarono a tremare di più finché non si paralizzarono, indicando qualcosa nella direzione opposta. Gli occhi allarmati del gruppo si spostarono nella direzione indicata dai pendenti e Atem sbarrò gli occhi, la direzione era quella del tempio sotterraneo e un brutto presentimento si fece largo nei suoi pensieri.
 
La grande porta intagliata si mostrò dinanzi gli occhi di Yugi, la guardava con attenzione e il cuore che batteva, finalmente era dinanzi a lui e finalmente l’avrebbe aperta. Nessuno poteva più impedirglielo adesso, era il motivo per cui era sceso, era ciò che sognava da mesi e adesso avrebbe scoperto il suo segreto per sempre. Prese un respiro e cominciò a girare quella specie di serratura, finché non la sentì scattare.
La porta rimbalzò, aprendosi.
Yugi mise il cellulare a terra, tenendo la torcia ben puntata nella sua direzione, e con le mani cominciò a tirare la porta di pietra verso l’esterno. La porta iniziò a spostarsi, strofinando sulla pietra logorata del pavimento lentamente si cominciò a muovere. Yugi, con uno sforzo, riuscì a farla giungere fino al muro e ciò che si trovò dinanzi ai suoi occhi lo lasciò senza parole.
La stanza era vuota, spoglia, i geroglifici che un tempo dovevano essere splendenti adesso erano sommersi da strati di polvere e ragnatele, c’erano sabbia ovunque e spifferi fastidiosi. Nessuno metteva piede lì dentro da millenni e le condizioni cui versava quel posto ne erano la lampante prova, tutta via non era vuota del tutto. Al centro della stanza c’era un altare di pietra e sopra vi era sistemato quello che sembrava essere uno scrigno. Prese il cellulare da terra e lo puntò verso l’oggetto e cominciò ad avvicinarsi. Man mano che si faceva più vicino vedeva che lo strato abbondante di polvere non copriva del tutto lo scrigno, si poteva intravedere lo scintillio dell’oro di cui era fatto.
Giunse davanti all’oggetto.
Posò il cellulare in modo da poterlo avere a portata di mano con la luce e poggiò le mani sullo scrigno. La polvere spessa era disgustosa e c’era un cattivo odore, ma era deciso a capire cosa ci fosse lì dentro perché quello scrigno aveva qualcosa di familiare. L’aveva già visto da qualche parte, anche se non ricordava dove, probabilmente era uno dei tanti sogni che faceva la notte.
Cominciò a rimuovere con la mano la polvere incrostata e le ragnatele, granelli di polvere e sabbia svolazzavano in giro e gli riempivano le narici ma non aveva importanza per lui, non si sarebbe fermato solo per quello. Quando rimosse tutto, lo scrigno si mostrò dinanzi a lui nel suo antico e meraviglioso splendore. Era ricoperto di geroglifici ed era identico a quello che aveva contenuto il puzzle. C’era un grande occhio al centro che brillava. Yugi prese un respiro, era pronto per aprire l’oggetto. Posò la mano sul coperchio e lo rimosse.
Rimase sbalordito per ciò che vi trovò dentro.
C’era un medaglione, o almeno era ciò che sembrava.
Aveva la forma di un rombo, tutto d’oro e con un occhio al centro. Il taglio sembrava uguale a quello degli oggetti del millennio. C’era una corda di cuoio attaccata al gancio.
Yugi fece per prenderlo ma l’oggetto iniziò a brillare. Yugi indietreggiò spaventato e l’amuleto cominciò a sollevarsi dallo scrigno, fluttuando a mezz’aria e spostandosi verso di lui. Non riuscì a fare nulla, solo guardare ciò che faceva l’amuleto magico e lo vide sorvolare la sua testa solo per ricadere intorno al suo collo.
Il peso neanche si sentiva, era leggero e soprattutto strano.
Prese il ciondolo in mano per osservarlo.
Occupava perfettamente il suo palmo “ Wow “ ancora gli era sconosciuto il motivo del perché tutto questo, non sembrava per niente essere chissà cosa ma se lo sognava voleva dire solo una cosa, quello doveva essere il famoso Sigillo. La descrizione sembrava combaciare con quella fornita da Atem e forse era proprio lui.
Mentre Yugi esaminava l’oggetto nelle sue mani, alle sue spalle comparve Duke con mano la barra del millennio e uno sguardo vuoto e opaco, che avanzava verso di lui con la lama in bella mostra pronta per usarla. Un ghigno comparve sulle sue labbra.
 
Le teste di Lizzie, Tea, Bakura, Marik e Tristan si sporsero in fila indiana oltre il bordo del muro di pietra osservando il lungo corridoio che si apriva dinanzi a loro, immerso nel buio più oscuro. L’anello del millennio continuava a indicare quel corridoio con insistenza e l’aspetto tetro del posto inquietava non poco il gruppo, che di certo l’ultima cosa avrebbe voluto fare era di entrare lì dentro.
Lizzie percepì dei brividi di terrore nel guardare quel posto “ Siamo sicuri di volerlo fare? Non mi sembra molto allegro come posto”.
Tea deglutì “ Si sono d’accordo anch’io “ il luogo che guardava non le piaceva per niente, a parte i primi metri illuminati dalla luce esterna, il resto dava sul buio più nero e non si sentiva per niente tranquilla.
“ Secondo voi ci saranno dei serpenti lì sotto?” avanzò Marik abbastanza titubante, aveva avuto una tragica esperienza con quei simpatici animali e preferiva non averci più a che fare. Aveva ancora i segni del morso che aveva preso quel giorno, se non fosse stato per l’antidoto, probabilmente sarebbe morto e all’epoca gli sembrava persino una prospettiva abbastanza buona visto cosa accadde dopo.
Lizzie rabbrividì “ Avrei preferito che non lo domandassi, io odio i serpenti, mi fanno schifo” le basta solo vedere i documentari alla televisione per scappare via urlando, quei cosi lunghi e viscidi con la testa piccola e la lingua biforcuta che sibilava, quegli occhietti sottili e la sensazione di viscido che lasciavano quando strisciavano, per non parlare degli agghiaccianti denti che sbucavano quando spalancavano la bocca. Solo pensarci le veniva la pelle d’oca.
“ A te fanno schifo, io sono stato morso da un cobra egiziano” se lo ricordava ancora cosa aveva passato dopo quel morso, era stato a letto per giorni con la febbre alta e la caviglia che gli faceva male per il gonfiore.
Atem superò tutti quanti, teneva in mano l’anello e il cellulare ed era pronto ad avventurarsi lì sotto “ D’accordo, non ho la più pallida idea di cosa ci sia qui sotto “ li guardò negli occhi “ Volete venire sempre con me, giusto?” poiché ormai era inutile dire loro di andarsene, tanto valeva chiedere per sicurezza.
Marik e Tristan annuirono, tranne Bakura, Tea e Lizzie, che invece non erano dello stesso avviso “ Ma non possiamo aspettare che sorga il sole almeno?” chiese Lizzie, era pur sempre notte fonda, come minimo potevano perdersi o chissà che altro.
Bakura annuì “ Ha ragione, forse dovremmo andarci piano”.
Tristan sorrise “ O forse potete spettarci fuori “ quei due erano terrorizzati a morte e ne avevano ragione, in fondo non era poi così tragico se qualcuno non veniva, soprattutto se si trattava di Lizzie.
Atem annuì “ Sì, sono d’accordo “ e con un ultimo sguardo tra lui e Tea, i due gruppi si separarono, prendendo le direzioni opposte.
 
Yugi batté la schiena contro l’altare, rovesciando a terra lo scrigno e stringendo tra le mani l’amuleto che aveva trovato, che con insistenza Duke cercava di strappargli dal collo puntandogli contro la barra, o almeno quello che sembrava essere Duke perché in realtà non ci voleva molto a capire che in realtà chi stava sotto il suo aspetto era Aknadin “ Lasciami “ esclamò Yugi mentre cercava di respingere il suo amico posseduto.
Una risata che di naturale aveva poco fuori uscì dalla bocca “ Credi davvero che lo farò, ragazzino? Tu hai qualcosa che mi appartiene, se tieni alla tua vita, devi darmelo” Aknadin aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, aveva aspettato con impazienza il momento in cui avrebbe preso quell’amuleto e lo avrebbe usato. Troppo a lungo era stato schiavo di quello spirito, troppo a lungo aveva penato e adesso era deciso a liberarsi delle sue catene e prendere in mano le redini del suo destino, gli oggetti del millennio che gli mancavano stavano tutti radunati in un solo posto, ma gli bastava prendere almeno il sigillo per poter avere ciò che cercava e non aveva intenzione di farselo scappare. Yugi Muto sarebbe stato presto uno spinoso ricordo che avrebbe estirpato a breve.
Yugi scosse la testa “ No, scordatelo” cercava di resistere benché la paura continuava a tormentarlo, così come gli orribili ricordi che Aknadin aveva risvegliato in lui. Cercava di lottarci contro, di non ricordare quanto male gli avesse fatto quel mostro e anche a costo di morire non gli avrebbe dato la soddisfazione di mettere le mani sopra quell’oggetto. Lo sognava per una ragione e se lo aveva trovato c’era un motivo e di sicuro non era cederlo a lui per distruggere il mondo o chissà che altro. Un violento schiaffo in faccia lo destabilizzò e uno spintone lo mandò a terra.
L’oggetto scivolò via dalle sue mani, finendo in bella mostra sulla sabbia.
Aknadin ghignò e si apprestò a prenderlo dal collo di un tramortito Yugi.
Atem, Marik e Tristan arrivarono appena in tempo, solo per vedere ciò che stava accadendo in quella stanza. Duke si voltò a guardarli con uno sguardo rabbioso e Atem percepì chiaramente che quello lì non era il loro amico bensì Aknadin “ Tu…”.
“ Duke, che stai facendo?” esclamò uno sconvolto Tristan che osservava il suo migliore amico con mano la barra del millennio, scoperta della custodia e con la lama in bella mostra “ Ma che hai fatto a Yugi?”.
Lui ringhiò “ Io non sono Duke “ e puntando contro di loro la barra, un forte getto di luce avvolse tutti e tre, una forte energia immobilizzò i loro corpi e una strana forza di gravità li fece crollare a terra in ginocchio, impossibilitandoli a muoversi. Aknadin scoppiò a ridere “ Che carini, i tre moschettieri, quasi quasi vi uccido così mi tolgo il pensiero “ si avvicinò ad Atem e gli puntò contro la barra “ A cominciare da te, salutami l’aldilà nipotino”.
Una luce abbagliante alle spalle di Aknadin cominciò a brillare.
Si voltò a guardare.
Era il Sigillo.
La luce che emanava era più brillante e accecante del sole, investì tutta la sala interna e annullò la magia che teneva Atem, Marik e Tristan prigionieri. Aknadin dovette coprirsi gli occhi, così come i ragazzi, per non restare accecato. Nessuno sapeva cosa stava accadendo, ma solo che non riuscivano a vedere un bel niente.
Il sigillo si sollevò da terra, fino a sfilarsi da solo dal collo di Yugi. Continuava a fluttuare a mezz’aria, finché un portale non si aprì e lo risucchiò.
In quel frangente, Aknadin riuscì ad aprire gli occhi e intravide cosa l’oggetto stava facendo “ No…” urlò, uscì dal corpo di Duke, che cadde al suolo privo di sensi, e corse verso il Sigillo che svanì oltre il portale di luce. Lo stesso fece Aknadin, che riuscì ad attraversarlo poco prima che si chiudesse.
Il sacerdote e il sigillo sparirono nel nulla, così come il bagliore accecante che investiva ogni cosa fino a pochi istanti prima.
Ci vollero dei secondi prima che i tre ragazzi riuscissero a riaprire gli occhi e quando ciò accadde, la prima cosa che videro fu il corpo privo di sensi di Duke da una parte e Yugi dall’altra. Atem si rialzò subito in piedi, correndo verso quest’ultimo “ Yugi…” s’inginocchiò accanto a lui, sollevandolo da terra e scuotendolo.
Tristan invece si avvicinò a Duke, provandolo a scuotere “ Ehi, mi senti? Duke, rispondi” ma non rispondeva, era completamente svenuto.
“ Portiamolo via di qui “
Tristan annuì e caricò il ragazzo dietro le spalle e corsero fuori dalla tomba sotterranea.
Anche Atem era pronto a uscire con Yugi in braccio, quando udì una voce chiamarlo “ Atem…”.
Si voltò e intravide una figura che cominciava ad assumere un tratto più distintivo che il ragazzo riconobbe all’istante poiché chi gli stava davanti era nient’altri che suo padre, Aknamkanon.

nota dell'autrice.
Valar Morgulis,
L''inverno è arrivato e anche il mio capitolo lo è ( Strizzatina d'occhio a chi ha capito di cosa sto parlando).
Scherzi a parte, questo capitolo mi ha fatta penare per via dell'impostazione e alla fine non ho saputo fare di meglio, lo so, fa schifo.
Da adesso ci avventureremo nel vivo di questo mistero misterioso e vedremo di capire che farci con questo Sigillo. Vi consiglio di prepararvi psicologicamente perchè adesso andremo velocissimi con gli eventi, o almeno me lo auguro.
Spero che vi piaccia e valar Doaheris ( Speri di averlo scritto giusto ).

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Capitolo 86
*** Viaggio nel deserto ***


“ Padre “ Atem era sorpreso nel trovarsi dinanzi agli occhi proprio sul padre, l’ultima volta che lo aveva visto fu per lo scontro al quale lo aveva costretto “ Che cosa ci fai qui?” suo padre non gli rispose, si limitò solo ad avvicinarsi a lui e s’inginocchiò dinanzi a Yugi, posando la mano sulla sua fronte.
Il faraone guardava il ragazzino stordito tra le braccia di suo figlio, stentava ad aprire gli occhi “ Per fortuna il tuo amico sta bene ma è stato fortunato nelle sue condizioni “.
Fu in quel momento che Yugi aprì gli occhi del tutto e vide il volto del faraone Aknamkanon dinanzi a lui. Rimase sorpreso “ Faraone “ esclamò sollevandosi per guardarlo e si trovò costretto a portarsi una mano alla testa per il forte dolore provocato dall’urto contro l’altare di pietra. Si guardò intorno, ricordava perfettamente cosa fosse accaduto con Aknadin prima di essere scaraventato a terra, il che gli fece correre con i ricordi allo strano amuleto che aveva trovato “ Dov’è il ciondolo?”
“ Quale ciondolo?” chiese Atem, poi gli venne in mente lo strano oggetto dorato che aveva intravisto in quella luce prima che scoppiasse il finimondo dentro quella tomba e mille domande gli si formularono in testa, ansiose di riversarsi addosso a quella piccola peste che aveva scatenato tutto quel gran casino “ Credo che tu debba darmi un bel po’ di spiegazioni “.
Aknamkanon scosse la testa “ Ti sbagli, sono io che devo darne “ le sue parole attirarono l’attenzione dei due ragazzi che lo guardarono interrogativi. Il faraone prese un sospiro “ Ciò che hai trovato qua sotto, Yugi, è il Sigillo” quelle parole fecero spalancare gli occhi di Atem, che guardò prima suo padre e poi Yugi, pronto a fare mille domande riguardo alla faccenda ma Aknamkanon le troncò sul nascere “ Questo che vedete è il suo luogo di sepoltura, fu qui che fu nascosto secoli addietro, per impedire che fosse trovato da forze oscure che adesso si sono messe in moto e cercano di prenderlo “ guardò Atem “ Tu sai di cosa parlo “ aveva raccontato ad Atem cosa fosse il Sigillo e quanto fosse stato terribile crearlo, ma ormai il suo peggiore incubo si era avverato e Aknadin aveva scoperto dove si trovasse e adesso era importante doverlo recuperare.
Atem annuì sconsolato “ Sì, purtroppo “ certo che lo sapeva, quell’oggetto era stato progettato per contenere i poteri degli oggetti del millennio e assicurarsi che non fosse usato per distruggere il mondo. Come il solito, il suo popolo aveva portato l’ennesimo disastro che spettava a lui, purtroppo, dover sistemare.
Yugi sospirò “ Sì e anch’io, solo che ancora mi spiego perché me lo sogno la notte “ Atem aveva spiegato cosa fosse e a che cosa servisse il che non era assolutamente una bella cosa, ma pensava di trovare lì dentro la risposta ai suoi sogni su cosa li generasse, era chiaro se si trattasse del Sigillo ma ancora gli sfuggiva la domanda più importante, il perché.
Il faraone scosse la testa “ è ciò che voglio capire anch’io, per questo sono qui. Il Sigillo in qualche modo è legato a te ma ciò che è più importante adesso è ritrovarlo prima di Aknadin “ si alzò da terra e raccolse lo scrigno dorato dalla sabbia porgendolo a Yugi “ Per questo sono qui. Volevo impedire ad Aknadin di prenderlo ma sono arrivato tardi, so comunque, dove si trova e ho bisogno del tuo aiuto per riprenderlo, Yugi “.
Yugi guardò Atem, il quale lo guardò a sua volta, incerto su cosa significasse questo. Il ragazzo spostò gli occhi su suo padre “ E dove dovremmo andare esattamente?” non era così che si era immaginato che finisse tutto, quando aveva accettato di andare in Egitto lo aveva fatto solo per aiutare Yugi a capire che cosa rappresentassero i suoi sogni e che centrasse in tutto questo il Sigillo con la scoperta del professore, e invece ora andava a finire tutto da schifo. Chissà se mai sarebbe finito tutto questo prima o poi.
Dei passi veloci giunsero dall’esterno della stanza e il nonno spuntò sulla soglia “ Yugi “ urlò a squarciagola, con il respiro affannato. Era stato svegliato dai rumori generati dai ragazzi e aveva trovato la splendida sorpresa. A quanto pare Aknadin aveva colpito e il pensiero era corso subito a suo nipote e Atem che adesso erano in compagnia di un'altra persona. I suoi occhi si spalancarono nel vedersi davanti un altro faraone, perché chi aveva davanti era indubbiamente un antico sovrano egizio, visti gli abiti che portava “ Oh Mio Dio “ puntò il dito tremante verso l’uomo, balbettando e a stento e spostando gli occhi da lui ad Atem. Lasciò intendere a quest’ultimo di spiegargli cosa stava accadendo lì.
“ Nonno, va tutto bene, è mio padre “ fu la pronta risposta di Atem, che capì perfettamente cosa voleva dire il nonno con quei gesti e lo capiva perfettamente che era rimasto sconvolto, chiunque lo sarebbe, ma almeno non lo aveva preso a male parole come aveva fatto Yugi la prima volta. Quando ci pensava prima rideva e poi rabbrividiva per l’affronto.
Il nonno rimase ammutolito per diversi secondi per poi esclamare un “ Oh “ guardò poi il faraone e si sentì in imbarazzo “ Bene, io sono… “.
“ So chi sei “ esclamò di rimando il faraone.
Il nonno sobbalzò per lo stupore “ Conosce la mia lingua? “ questa sì che era una sorpresa per lui, poteva capire Atem poiché aveva vissuto nel corpo di Yugi per anni e aveva imparato la lingua che parlavano, ma non si aspettava che un altro faraone potesse farlo. Almeno non doveva parlare in egiziano antico, per quel che riusciva a ricordarsi.
Aknamkanon guardava il vecchio dinanzi a lui e alla sua immagine si sovrappose quella di Shimon, la somiglianza tra i due era ammirevole poiché quel vecchio doveva essere per forza di cose la sua reincarnazione e non poteva essere più che lieto di sapere che suo figlio era affidato a un uomo come quel Solomon. Anche Shimon trattava Atem come se fosse una sorta di nonno in passato e sapere che l’era davvero adesso era senza dubbio un sollievo “ Conosco bene la vostra lingua e sono lieto di conoscerti Solomon Muto”.
Il nonno annuì e poi tornò serio “ Bene, adesso mi spiegate che cosa sta succedendo?” si avvicinò ai due ragazzi, assicurandosi che Yugi stesse bene e attese delle spiegazioni per soddisfacenti poiché era scoppiato il finimondo la sopra.
Yugi entrò nel panico, il peso delle sue bugie e del suo segreto cominciò a gravare su di lui poiché sapeva che se avesse detto la verità suo nonno sarebbe andato su tutte le furie “ Ecco nonno, io…” la sua mano fu stretta da quella di Atem, che gli sorrise.
Atem si voltò verso il nonno “ Yugi ha trovato qualcosa qui sotto che ha attirato l’attenzione di Aknadin e che adesso dobbiamo prendere “ non poteva dire la verità al nonno, sapeva che era sbagliato mentire ma ormai era troppo tardi per confessare la verità e Yugi era ancora troppo scosso. In fondo era più o meno come fossero andate le cose in quella tomba, Yugi il Sigillo l’aveva trovato per davvero e loro dovevano fare in modo che Aknadin non se ne impossessasse, qualunque cosa fosse accaduta.
“ Trovato cosa?” chiese il nonno, la cosa non gli piaceva per niente.
“ è difficile da spiegare, ma quando lo avremo preso ti spiegherò “
Ma lui scosse la testa e s’impuntò “ No, adesso mi dovete spiegare “ alzò gli occhi verso il padre di Atem, che per essere morto da secoli si chiedeva come riuscisse a vedere ciò che in pratica era un fantasma “ Che succede, perché lei è qui e che cosa mi stante nascondendo?” si era stancato di tutti quei segreti, doveva sapere cosa diamine stava succedendo a suo nipote e adesso anche ad Atem e soprattutto perché suo padre fosse lì in quella tomba. Ormai aveva raggiunto il limite della sopportazione, doveva capire una buona volta in quale guaio si erano cacciati quei due.
Aknamkanon comprendeva perfettamente la preoccupazione dell’uomo, intuiva che doveva essere all’oscuro di molte cose e per quanto metterlo al corrente sarebbe stata una cosa giusta, sfortunatamente il tempo remava contro di loro “ Credimi, spiegare sarebbe indubbiamente opportuno, ma non abbiamo molto tempo. Mio fratello sta cercando un oggetto pericoloso e bisogna riprenderlo “ si voltò dando loro le spalle, sollevò una mano e uno squarcio di luce si aprì dinanzi a lui e gli occhi sbalorditi di Atem e degli altri, che osservavano stupefatti la luce dorata che accecava i loro occhi socchiusi. Si voltò verso di loro e si fece da parte, indicando con la mano lo squarcio “ Da questa parte”.
I tre si alzarono da terra e per il nonno la domanda fu spontanea “ In che senso, che sarebbe quella luce?” non comprendeva cosa stava accadendo, era arrivato e tutti gli parlavano quasi in codice, per di più un faraone morto da secoli voleva che andassero tutti con lui chissà dove tramite un faro da stadio, non aveva senso per la sua mente forse troppo ingenua.
“ Tutto ti sarà presto chiaro “ fu tutto ciò che disse il faraone.
Poiché fu palese a tutti che non sembrava esserci altra scelta, nonostante l’indecisione generale, annuirono e decisero di seguire il faraone attraverso lo squarcio di luce. Vi entrarono tutti e tre, coprendo gli occhi con le mani.
Bastò un semplice passo in avanti per far sprofondare i piedi su una superficie morbida e sabbiosa e venire investiti da una forte ondata di caldo. Quando tutti e tre si sentirono pronti, aprirono gli occhi e con loro stupore si trovarono in mezzo a un deserto, in pieno giorno, circondati dal nulla. Yugi voltò subito gli occhi indietro, lo squarcio era ancora lì e mostrava dall’altra parte l’interno della stanza sotterranea, almeno fin quando non si richiuse. Deglutì e guardò Atem, a sua volta esterrefatto “ E adesso?”.
“ E adesso andiamo “ si voltarono tutti verso Aknamkanon e rimasero sbigottiti. Tre magnifici cavalli nitrivano dinanzi a loro “ Come potete notare “ cominciò il faraone “ Ci troviamo nell’antico Egitto, o almeno è dove il Sigillo si troverebbe adesso. Per muoverci ci necessita un mezzo di trasporto e i cavalli sono il migliore “ salì sul dorso di uno di essi e afferrò le redini.
Il nonno si avvicinò verso uno dei cavalli e lo accarezzò “ Una volta sono salito su un dromedario, non è stata una bella esperienza “.
Yugi scoppiò a ridere “ E all’epoca eri persino più giovane “ si era fatto raccontare quella storia centinaia di volte dopo la partenza del faraone per l’aldilà, era una delle poche cose che gli permetteva di mantenere vivo il suo ricordo di lui, questo prima che lui tornasse.
“ Fidati, i cavalli sono meglio “ disse Atem mentre saliva su quello che sarebbe stato il suo destriero e tese la mano a Yugi per aiutarlo a salire dietro di se. Guardò suo padre “ Adesso?”.
Il faraone voltò gli occhi verso Yugi “ è lui la nostra guida”.
Yugi batté più volte le palpebre e si auto indicò “ Io?” il faraone annuì e prese un profondo respiro. Si sporse oltre la schiena di Atem per guardare nient’altro che le immense dune del deserto che si stagliavano dinanzi a lui “ Io non credo…” scosse la testa più volte, non aveva la più pallida idea di dove fosse il Sigillo adesso, un conto era un punto di riferimento e un conto era un immenso deserto da attraversare alla cieca. Ma gli occhi ametista del faraone erano puntati su di lui e Yugi si trovò pieno di dubbi e con il peso dello sguardo di quell’uomo che gravava su si sé. Cercò di fare mente locale, magari ricordando qualche sogno che aveva fatto e fu lì che gli venne una mezza sensazione “ Forse, dobbiamo a Dendera “.
Atem si voltò di spiego per guardarlo “ Sei sicuro?”.
“ La maggior parte dei… tu sai cosa… hanno sempre Dendera come sfondo, forse si trova sempre lì, avrebbe anche senso “ era l’unica cosa che gli veniva in mente se proprio doveva trovare un indizio. Molti suoi sogni cominciavano nel deserto e lo portavano a Dendera, fu così anche mentre stava in coma, quel cavallo lo aveva condotto fino al tempio sotterraneo nello scavo anche se effettivamente c’erano già stati a Dendera. Ma adesso erano nel deserto e non vedeva altro indizio da seguire.
Atem guardò suo padre il quale annuì “ Molto bene, andiamo a Dendera “ diede un colpo di talloni all’animale e subito il cavallo partì al galoppo lasciandosi una scia di sabbia dietro di se.
“ Dendera “ esclamò il nonno “ Poi mi spiegate “ e detto ciò speronò anche lui il suo cavallo e seguì il faraone.
Atem sospirò “ Ok, reggiti forte mi raccomando “ Yugi annuì e si strinse a lui, dopo di che, con un colpo di talloni, lanciò il cavallo al galoppo.
 
Il vasto deserto si stagliava dinanzi agli occhi di Aknadin, in piedi su di un’altura rocciosa circondata dai soldati delle ombre che si era portato dietro. Finalmente era giunto il suo momento tanto atteso, aveva spiato quei ragazzini per settimane, torturato Yugi e pedinato, tutto per poter giungere a quel punto cruciale, mettere le mani sul sigillo. Era solo uno dei suoi traguardi, certo, mancavano ancora altri oggetti del millennio per potersi sbarazzare del suo padrone ma era solo questione di tempo e per prima cosa doveva avere l’amuleto. Era stanco di servire qualcuno che non lo ripagava, si era messo al servizio di quello spirito senza nome solo per potersi vendicare e fin ora non era riuscito nell’intento tranne che in qualche occasione, gli occorreva più forza per assumere il potere ed essere finalmente libero dalla pressione del suo padrone. Una volta preso il Sigillo sarebbe venuto tutto da se e doveva trovarlo a qualunque costo. Schioccò le dita e uno dei suoi soldati si avvicinò a lui “ Voglio che tu e i tuoi uomini prendiate Yugi Muto, non fatevelo scappare “ era importante avere Yugi, quel piccolo pidocchio aveva la conoscenza necessaria per poter trovare il Sigillo, farselo scappare era assolutamente fuori discussione, doveva battere suo nipote sul tempo prima che finisse per avere il suo tesoro tra le mani. Troppo a lungo aveva aspettato e ora che finalmente si era rivelata la sua ubicazione, il Sigillo doveva essere suo e avrebbe ucciso con le sue mani pur di prenderlo.
Il soldato chinò la testa portandosi il pugno sul cuore e svanì, seguito da altri tre soldati.
 
I cavalli galoppavano veloci sulla sabbia del deserto, seguendo le indicazioni di Yugi. Non sapeva quanto ci volesse con esattezza per raggiungere Dendera, ma era certo che non sarebbe stato una passeggiata e che probabilmente gli altri stavano impazzendo.
“ Dici che gli altri ci staranno cercando?“ domandò Yugi, da diverso tempo si chiedeva se avevano fatto bene a lasciare gli altri indietro, non che avessero chissà quale altra scelta ma probabilmente li stavano cercando ed erano capaci di ribaltare tutto lo scavo pur di sapere che fine avevano fatto, in più avevano anche lasciato indietro il puzzle del millennio e quello sì che era stato un errore.
“ Non lo so “ rispose Atem, mentre guidava il cavallo “ Con molta probabilità sì, non vorrei essere ucciso da nessuno quando torneremo “ conosceva quella banda di scalmanati, non erano i tipi da accettare di venire lasciati indietro ed era ciò che avevano fatto loro. Già immaginava che Tea fosse schizzata e gli altri dietro di lei. L’unica fortuna era che almeno non doveva sopportare i loro litigi come il solito.
“ Pensi che ce la faremo a trovare il Sigillo?” Yugi si guardava attorno preoccupato, correvano in pieno deserto e per ciò che ne sapeva Aknadin poteva anche essere riuscito a trovarlo a quest’ora e la loro ricerca poteva anche essere infruttuosa e per giunta mortale. Non sapeva cosa li avrebbe attesi ma aveva paura, c’era una brutta sensazione che lo perseguitava e non sapeva dire cosa fosse, ma solo che non gli piaceva.
Atem annuì “ Certo, come sempre “.
Yugi sospirò “ Sai, mentre Aknadin mi puntava contro la barra ho rivisto di nuovo tutto quello che mi ha fatto e ho pensato che mi avrebbe ucciso davvero per quel pezzo d’oro “ aveva passato i mesi a provare a dimenticare di ciò che Aknadin gli aveva fatto, a non guardarsi allo specchio per non vedere le cicatrici che stavano sul suo corpo e a cercare di non pensarci la notte, ma quando quella luce si spegneva o i suoi occhi guardavano il suo riflesso ritornava tutto alla mente ed era stato così quando aveva capito che chi si trovava davanti non era Duke ma Aknadin. Improvvisamente il suo corpo gli fece male, ogni cicatrice si riaccese e per lui fu come rivivere l’orrore che provava a dimenticare e che stava ancora dentro di lui.
Atem spostò una mano dalle redini a quella di Yugi, premuto sulla sua pancia e la strinse. Voleva davvero poter fare qualcosa ma non sapeva cosa. Ciò che Yugi aveva subito era qualcosa che non poteva essere immaginato da nessuno, neanche lui poteva sapere cosa stava passando e non aveva intenzione di fare il moralista. Era difficile vedere un amico soffrire e non poter fare niente per lui, perché era questa la situazione in cui si trovava adesso Yugi.
Tutto quello che poteva fare era solo proteggerlo e impedire che si ripetesse di nuovo una cosa del genere ed era ciò che avrebbe fatto a qualunque costo. Mai più Aknadin gli avrebbe tolto un solo capello, lo aveva giurato sulla sua vita e soprattutto a Yugi.
 
Il sole cominciò a calare lentamente oltre l’orizzonte.
Dopo un intero giorno di cavalcare, furono costretti a doversi fermare per riposarsi. Yugi scese da cavallo, aiutato da Atem, e nel modo di farlo il cellulare scivolò via dalla tasca finendo sulla sabbia “ Cavolo “ si chinò a raccoglierlo e ne accese il display per assicurarsi che la sabbia non avesse fatto danni e quando lesse il display strabuzzò gli occhi “ Questo non è normale “ l’orologio segnava ancora l’una, lo stesso orario cui era sceso nel sotterraneo. Lo mostrò ad Atem “ Per te ha senso?”.
Il faraone corrugò la fronte notando che l’orario non corrispondeva per niente a quanto doveva indicare il giorno “ Aspetta “ prese il suo cellulare e lo accese, l’orario era identico a quello di Yugi “ Sembra che il tempo si sia fermato” non c’era altra possibilità, non era normale che l’orologio segnasse un orario completamente diverso da quello che doveva essere attualmente. “ Sai una cosa? Evitiamo di farci domande “.
Yugi mugugnò “ Sì, è meglio così “ una cosa che aveva imparato in quegli anni era che se la situazione sfuggiva di mano era il caso di non farsi domande a riguardo poiché le risposte non sarebbero state trovate o quelle che lo sarebbero state non erano logiche e formulate da congetture personali. Quindi, era certamente il caso di lasciare correre per davvero e concentrarsi su Dendera.
“ è saggio fermarsi nel cuore del deserto?” avanzò il nonno scendendo da cavallo e guardando Aknamkanon “ La mia esperienza mi ha sempre sconsigliato di fare simili assurdità “ come archeologo la prima cosa che aveva imparato fu che quando si viaggiava in un deserto o una zona poco favorevole, la soluzione migliore era proseguire. In un deserto potevano essere sorpresi da una tempesta di sabbia o peggio da Aknadin, se non avevano un riparo, si sarebbero trovati in seri guai.
Aknamkanon ribatté “ Comprendo, ma non abbiamo altra scelta e i cavalli sono stanchi “.
“ Sì, ma non abbiamo un riparo né roba per coprirci “.
Atem si rivolse al nonno “ Sì, ma dobbiamo accontentarci “ anche lui era d’accordo con il nonno riguardo la questione del deserto ma era anche vero che la situazione che si stava presentando non era quella di una gita organizzata, non era così che doveva andare la faccenda, ma era ciò che era accaduto e loro non potevano fare altrimenti se non fare buon viso a cattivo gioco, per quanto esso fosse pessimo.
Il nonno guardò tutti quanti e fu costretto a doversi rassegnare all’evidenza “ Come volete voi “ sospirò e si sedette a terra, sfregando le braccia con le mani per il freddo che già cominciava a pungere sulla pelle scoperta.
 
La sera era scesa veloce su di loro, la luna spiccava nel cielo circondata da mille stelle. Yugi e il nonno dormivano beatamente, il primo poggiato alla spalla del faraone e l’altro rannicchiato sulla sabbia con il gilet a fare da cuscino. Senza farsi sentire da Yugi, Atem puliva la lama della spada che suo padre gli aveva dato, in modo da essere pronto per qualsiasi evenienza. Ogni tanto gettava qualche sguardo al ragazzino, solo per assicurarsi che dormisse tranquillo.
Aknamkanon guardava Yugi dormire accanto a suo figlio “ Dorme pacifico “.
Atem alzò gli occhi su suo padre “ Sì, spero che continui così”.
L’uomo sospirò “ Mi dispiace per quello che ho cercato di fare, non sai quanto me ne sia pentito “.
Atem scosse la testa “ Non importa, è tutto a posto”.
Improvvisamente udirono dei rumori nel silenzio, simili a scalpitii di zoccoli e nitriti di cavalli.
Yugi e il nonno si svegliarono di colpo mentre Atem balzò in piedi “ Che diavolo è?” non riusciva a capire da dove provenisse ma sembrava essere molto vicino a loro.
Yugi sbadigliò “ Ma che succede, stavo sognando di mozzare la testa d Aknadin “ si strofinò la mano sugli occhi per scacciare gli ultimi residui di sonno sulla faccia, svegliando così i suoi sensi annebbiati e intorpiditi.
Improvvisamente li videro, cinque cavalli che puntavano verso di loro con dei soldati incappucciati a condurli, che brandivano delle spade.
Item spalancò gli occhi “ Maledizione no “.
“ Via svelti “ urlò Aknakamon salendo subito a cavallo.
Anche Atem e il nonno fecero altrettanto e subito partirono al galoppo sfrenato, cercando di scappare e seminarli. I soldati aumentarono le andature dei cavalli, correvano a perdifiato sulla sabbia del deserto con le spade sguainate, pronti a colpire non appena li avrebbero raggiunti.
Item stringeva le redini con forza, gettava diverse occhiate dietro di sé accorgendosi con sgomento che quei mostri li stavano raggiungendo grazie all’andatura veloce dei loro destrieri, praticamente erano quasi dietro di loro “ Ci stanno raggiungendo “ diede un altro colpo di talloni ai fianchi del cavallo, schioccando un colpo di frusta più forte con le redini, per invogliare il suo cavallo ad andare più veloce.
Il nonno si voltò a guardare cosa stava accadendo alle sue spalle e trovò cinque cavalli che correvano come se fossero delle macchine “ ma che diavolo vogliono”.
Aknamkanon rispose “ ucciderci”.
La risposta fece sbiancare il nonno, che guardò Atem. Faceva correre quel cavallo come se fossero impazzito, purtroppo era in fondo la coda e quei mostri erano armati di spade affilate “ Atem, sta attento a Yugi” non osava neanche pensare a cosa poteva succedere se uno di quei mostri avesse messo le mani su quei due, non voleva assistere alla morte di suo nipote o di Item, l’aveva rischiato già fin troppe volte.
Atem annuì e continuò a scoccare frustate, era consapevole che i cavalli non potevano andare più veloce di così ma non aveva altra scelta purtroppo. Comprendeva la paura del nonno perché era anche la sua “ Yugi, qualunque cosa accada reggiti a me con forza “.
Yugi annuì e infatti rafforzò la presa intorno ai suoi fianchi, stringendosi a lui. Aveva paura di cosa poteva succedere, a quanto sembrava la giornata stava davvero andando malissimo.
Uno dei soldati tirò fuori dal mantello una corda con due sfere di metallo e cominciò a farla roteare per poi lanciarla contro le zampe del cavallo. Esse furono costrette a congiungersi e il cavallo perse l’equilibrio, Item e Yugi vennero scaraventati a terra e finirono per roteare sulla sabbia, sotto gli occhi sconvolti di Aknamkanon e del nonno.
Item non fece in tempo a poté capire cosa stava accadendo, sentì Yugi urlare e quando si rese conto della situazione fu tardi. Vide uno dei cavalli allontanarsi, con Yugi sdraiato sulla sella che chiedeva aiuto. Balzò in piedi con gli occhi sbarrati “ Yugi no”.
“ ATEM” urlò Yugi tendendogli la mano, sbalzato sulla sella per la pessima posizione, mentre vedeva la figura dei due faraoni e del nonno farsi sempre più piccoli. Poi, avvertì un fortissimo colpo alla testa e il dolore fu tale che perse i sensi di botta.
 

nota dell'autrice.
salve a tutti con questo nuovo capitolo.
Sì, due settimane di ritardo lo so.
ma tra ferragosto, intere giornate al mare, mouse che non funzionava, compleanni e tanta noia, sono riuscita a sfornare questo... capitolo insulso.
Dunque, volevo fare il combattimento per intero ma non ce lo fatta per tanto ho deciso di accorgiarlo per farlo poi nel prossimo capitolo.
Spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.

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Capitolo 87
*** Missione di salvataggio ***


Yugi si svegliò con un forte dolore alla testa, la sentiva pulsare come se un martello pneumatico stesse trivellando la sua scatola cranica per scavarci dentro. Provò a muovere un braccio per poterlo portare alla testa e magari massaggiarsela ma si accorse con sgomento che non riusciva a muoverlo. Spalancò gli occhi di botto, era sdraiato su un fianco contro la sabbia, le braccia intorpidite erano legate dietro la schiena con una forte corda e così anche i piedi, presto si ritrovò nel panico nel tentativo di svincolarsi e allo stesso tempo capire cosa fosse successo. Ricordava lo sbalzo via dal cavallo e poi fu afferrato e colpito, ma per il resto non sapeva un bel niente.
Neanche aveva idea di dove fosse adesso, ma a giudicare dalla temperatura e il buio intorno doveva già essere sera. Aveva inoltre un fastidioso prurito nelle narici, dovuto forse alla quantità di sabbia che respirava. Doveva essere ancora nel deserto ma per capire dove fosse con esattezza, doveva tirarsi su e guardare ma gli sgradevoli rumori metallici che udiva non lo invogliavano molto a muoversi.
Sentì una mano afferrarlo per i capelli e si ritrovò a essere tirato su, quasi urlò quando il volto di Aknadin si palesò dinanzi ai suoi occhi ametista spalancati, peccato che la sua bocca fu subito tappata dalla mano del sacerdote “ Ciao, piccolino” gli sorrise sadicamente, cosa che lo fece tremare “ Ti sono mancato?”.
Yugi era paralizzato, con gli occhi sbarrati e pieni di terrore guardava quell’uomo davanti a lui con quel sadico sorriso in faccia e gli venne voglia di piangere, solo che per qualche ragione riuscì a trattenersi e reprimerle. Con gli occhi si guardava intorno, era circondato dai soldati del sacerdote, spade affilate erano riposte nei loro foderi che pendevano ai loro cinti, le mani scheletriche stavano posate sui pomi delle else, pronte a essere sfoderate al minuscolo cenno di Aknadin, si sentiva come un tipo in trappola, legato come un salame con gli occhi folli di un pazzo davanti a lui.
Prese diversi respiri per calmare il suo cuore.
Aknadin lo lasciò andare e cadde sulla sabbia, alcuni granelli finirono dentro la bocca essendo così respirate, cosa che gli scatenò dei colpi di tosse “ Che… che cosa vuoi… “ continuò a tossire per liberarsi i polmoni.
Aknadin sorrise “ Il Sigillo, tu mi porterai da quell’oggetto, sei la mia guida “ quando aveva seguito il Sigillo non aveva pensato che quel minuscolo oggettino lo avesse scaraventato in un punto non specifico del deserto con un pugno di mosche in mano, si era lanciato nella luce per afferrare la fonte di potere più grande che avesse mai creato e invece si ritrovava sperduto senza uno straccio di idea su dove si trovava. L’unico che poteva aiutarlo era quel piccolo ragazzino e lo avrebbe condotto al Sigillo, in un modo o nell’altro.
“ Io non ti porterò a un bel niente, chiaro?” urlò con aggressività, era fuori discussione che aiutasse un sadico che lo aveva quasi ucciso solo per permettergli di farlo davvero, il come gli era stato già più che sufficiente, la tomba poteva anche aspettare. Peccato che pagò la sua risposta con un coltello puntato a due centimetri dai suoi occhi, cosa che gli gelò il sangue nelle vene.
Aknadin avvicinò il coltello alla gola di Yugi, poggiando il dorso della lama gelida contro la sua giugulare “ Ora ascoltami bene, se sei ancora vivo non è stato merito di mio nipote ma perché io ho deciso di risparmiarti. Credimi se ti dico che se avessi voluto ti avrei ammazzato mentre schiacciavi il tuo bel sonnellino”.
Yugi strinse gli occhi, gocce di sudore scendevano dal suo volto terrorizzato.
Aknadin continuò “ Quindi, tu mi porterai al Sigillo o il tuo sangue sulla sabbia sarà l’ultima cosa che vedrai prima di crepare, chiaro?“ gli afferrò il braccio, strappò un lembo di tessuto dalla manica e causò un taglio sulla pelle.
Yugi urlò per il dolore quanto per la vista del sangue che scorreva sul braccio macchiando sabbia e jeans. Il suo braccio martoriato dalle cicatrici già esistenti, ne aveva appena guadagnata un’altra fresca.
Aknadin pulì l’arma con il pezzo di tessuto, che poi gettò a terra e seppellì con il piede.
Si rivolse a uno dei suoi soldati “ Medicagli la ferita, non deve morire, non ancora almeno “ il soldato obbedì al suo comando e strappò un lembo di mantello che intoricliò intorno al braccio ferito di Yugi.
Il ragazzino scoppiò a piangere, facendosi piccolo nel suo angolino con le gambe unite e la testa poggiata sulle ginocchia.
Cominciò a tremare e singhiozzare.
Atem, per favore, salvami.
 
Atem cavalcava velocemente, spronava il cavallo dandogli violenti colpi di tallone ignorando i richiami di suo padre dietro di lui. Non aveva idea di quanto stesse galoppando, era puio ormai e faceva freddo, ma quei tizi con il mantello erano venuti da quella parte e le tracce dei cavalli erano ancora visibili sulla sabbia, doveva cogliere l’occasione al volo prima che il vento le cancellasse. Non aveva intenzione di lasciare Yugi nelle mani di Aknadin, quel pazzo gliel’avrebbe pagata cara se avesse osato fargli di nuovo del male, stavolta lo avrebbe trafitto davvero con la sua spada e fatto a pezzi.
Aknamkanon correva dietro Atem, spronava il cavallo affinchè potesse raggiungere quel testone di suo figlio e fermarlo prima che commettesse qualche idiozia di cui poteva amaramente pentirsi “ Atem, fermati immediatamente “ le sue corde vocali si stavano consumando per i tentativi sprecati di farlo ragionare, quel ragazzo era forse peggio di sua madre.
Atem si girò quel tanto che bastava per urlargli “ Vai al diavolo “ e tornò a guardare davanti a sé la sabbia con le tracce ancora visibili, qualche dio doveva averlo in grazia perché non c’era un alito di vento a compromettere la pista che stava seguendo, se fosse stato fortunato e gli dei continuavano a stare dalla sua parte avrebbe trovato Yugi in fretta.
Fortunatamente lo scontro con quei bastardi non era stato lungo, metterli al tappeto era stato facile ma aveva comunque fatto perdere tempo prezioso e chissà quanto si erano allontanati, ma non per questo voleva arrendersi.
Aknamkanon ringhiò, aumentò l’andatura del cavallo e superò quello di Atem, fermandosi davanti a lui in modo da bloccare il passaggio e Atem fu costretto a tirare velocemente le redini per fermarsi prima che i due animali si scontrassero “ Ma sei impazzito?” lo spavento gli aveva ausato un mancamento.
Dovette fare più respiri per colmare il suo cuore impazzito.
“ Atem, non possiamo proseguire oltre, notte fonda, possiamo riprendere domani mattina”.
Ma Atem scosse la testa “ No, scordatelo, domani le tracce potrebbero sparire e i perderò Yugi per sempre “ l’ultima cosa che avrebbe voluto era quella di non poterlo salvare, conosceva il deserto, da bambino più di una volta si era avventurato di notte ed era in grado di seguire le tracce meglio di suo padre. Non si sarebbe arreso, anche a costo di morirci nel deserto avrebbe proseguito per la sua strada.
Gli occhi del faraone divennero fuoco “ Sei peggio di tua madre quando ti comporti così” lo specchio di Nefhen in tutto e per tutto, testardo, incosciente e stupido, non era sufficiente che avesse ereditato il suo aspetto ma anche il carattere. Avva sempre detestato quando sua moglie si comportava da ribelle, più di una volta aveva sfidato le regole e le leggi per fare di testa sua, poco ci era mancato che prendesse una spada per andare in guerra. Era una donna bellissima e una coraggiosa regina, orgoglio dell’Egitto intero, ma anche sconsiderata e suo figlio non era da meno, parlare con lui quando assumeva lo stesso atteggiamento di lei era impossibile.
Atem scoppiò a ridere, non aveva alcun ricordo di sua madre ma i racconti li conosceva bene “ Sai una cosa, lo ritengo un complimento”.
“ Non è un complimento” sbottò spazientito il faraone.
Il nonno roteò gli occhi al cielo “ Finitela vi prego” entrambi lo guardarono allibiti e Solomon continuò “ Per l’amor del cielo, siete padre e figlio, litigare non serve a niente ed io voglio trovare mio nipote se non vi dispiace. Non so che cosa sia accaduto tra voi, ma chiamare in scena gente morta da secoli, non è il caso “ era impuntato nella sua decisione, forse stava esagerando o forse no, sapeva solo che quei due dovevano finirla di litigare e che suo nipote era in pericolo. Non gli interessava la loro discussione, Yugi era da qualche parte e dovevano trovarlo.
Atem e il faraone abbassarono gli occhi a terra, mortificati per aver dato vita a una discussione fuori luogo e stupida. Atem sospirò “ Sì, hai ragione, scusa nonno” si vergognava per la figura che aveva fatto ma quando suo padre faceva così era impossibile non perdere la pazienza.
Anche il faraone annuì “ Hai ragione, persona il mio comportamento “ alzò gli occhi, era deciso e serio “ Tuo nipote è più importante, andiamo dunque “ girò il cavallo e partì al galoppo.
Lo stesso fecero Atem e il nonno.
Tutti e tre ripresero la loro corsa sulle sabbie del deserto con una pallida luna piena tempestata di stelle che splendeva nel cielo sulla loro testa.
 
Il sole splendeva altro in cielo e il calore che si sprigionava era tale da poter arrostire chiunque, la terra era bollente, un forte calore saliva verso l’alto e l’aria era soffocante. Il deserto aveva cambiato paesaggio, non era più sabbioso ma roccioso e la gola attraverso cui stavano passando era nel mezzo di due alte sporgenze.
Seduto lateralmente su un cavallo, con piedi e mani legati, Yugi faticava a tenere gli occhi aperti, stanco e accaldato, con una gran voglia di dormire su un morbido letto comodo esposto alle gelide intemperie di Febbraio. Aveva sete e fame, la sua gola era arsa e il suo stomaco brontolava, tra l’altro gli girava la testa e gli faceva male, era certo che quel maledetto sole desertico lo avrebbe fatto svenire prima o poi. Le energie scarseggiavano nel suo corpo, non era capace di stare forzatamente seduto su una sella, ascoltando il lento movimento del cavallo sul quale si trovava da chissà quante ore. Erano in viaggio da tutta la notte per guadagnare tempo, aveva dormito poco e niente.
Aknadin stava davanti alla fila, di spalle, teneva le redini del cavallo con una mano poiché l’altra stava poggiata sull’elsa della spada che pendeva al cinto, una sciabola dalla lama ricurva. Quanto avrebbe voluto sfilargliela per trapassargli lo stomaco e guardarlo mentre moriva malamente, sarebbe stata una meravigliosa vendetta per ciò che gli aveva fatto, a era impossibile. Legato come un salame non poteva muoversi e anche se ci provava lo avrebbero affettato come un etto di prosciutto. Il pensiero, comunque lo ricaricò, ma non fu sufficiente per la fame. Alla fine cedette “ Ehi, brutto vecchiaccio “ gli urlò “ Solo perché tu lo sappia ho fame e sete, hai qualcosa da mangiare?”.
“ Sfortunatamente no, ragazzino, e di certo non lo sprecherei per te “ fu la risposta dell’uomo che neanche si degnò di guardarlo.
Yugi assottigliò gli occhi “ Ok, allora sarà colpa tua se creperò di stenti”.
Come aveva immaginato la sua minaccia aveva fatto effetto, con una mano alzata Akandin bloccò la fila e i cavalli si arrestarono. Lo vide voltarsi e camminare verso di lui, il suo sguardo contrariato lasciò intendere brutte cose per lui da parte di quel folle scatenato. Tuttavia, non si lasciò impressionare.
Il sacerdote gli arrivò vicino e lo guardò, con fare minaccioso, dritto negli occhi “ Ora stammi a sentire pidocchio, tu non morirai perché non te lo permetterò”.
“ E come pensi di impedirlo se non mi fai mangiare o bere, emerito idiota?” la sua risposta acida gli costò uno schiaffone in faccia, che gli arrossò la guancia, ma non gli tolse il ghigno cattivo dalla faccia.
Aknadin avrebbe voluto ucciderlo se solo non gli serviva vivo, quel marmocchio era la sua guida per il Sigillo e l’ultima cosa che gli serviva era che morisse. Aprì dunque la borsa di pelle e tirò fuori un pezzo di stoffa che sbattè contro le sue gambe “ Fattelo bastare, non avrai altro”.
Yugi annuì “ Ok, adesso mi liberi?” gli porse le mani, legate da una corda. Gli occhi di Aknadin si fecero carichi d’ira ma Yugi lo spense “ Non posso mangiare con le mani legate”.
Il sacerdote ringhiò, estrasse un coltello dalla manica e tagliò le corde intorno ai suoi polsi, poi portò l’arma contro il volto di Yugi “ Ti avverto, fammi qualche scherzo e questo coltello taglierà più di qualche corda “ un sadico sorriso spuntò sulle sue labbra “ Dicono che tagliare le vene e bruciare le ferite per rimarginarle non sia molto piacevole, soprattutto se fatto più di una volta “ il volto di Yugi sbiancò e Aknadin infierì di più “ Non vorrei mai che questi piccoli polsi finissero per consumarsi, anche perché sarebbe il minore dei tuoi problemi. Si dice che le vittime impazziscano dopo le prime cinque volte di taglio e bruciatura, l’odore di carne bruciata non è delizioso, specie se è la tua. Tieni a mente queste parole, perché ti consiglio di non scordarle “ e con un inchino del capo, se ne andò alla sua postazione, riprendendo di nuovo a camminare.
Yugi fu colto dai brividi, gli si era chiuso persino lo stomaco.
 
Mentre la fila proseguiva, dall’alto di una sporgenza rocciosa, Atem, il nonno e il faraone osservavano la scena. Avevano seguito quelle tracce per tutta la notte fino all’alba e finalmente li avevano trovati in movimento verso sud, in direzione di Dendera ma per un’altra via, probabilmente più lunga.
Era stata una fortuna avere quella gola, il gruppo stava proprio sotto di loro e Atem era pronto “ Possiamo attaccarli ora” e fece per alzarsi.
Aknamkanon lo fermò “ No, Atem, è rischioso. Siamo solo tre e scarsamente armati, possiamo coglierli di sorpresa ma batterli no, questo posto diventerebbe una tomba “.
Atem sbuffò “ E allora che facciamo, stiamo a guardare? Devo salvare Yugi” non aveva importanza, era sempre riuscito a cavarsela con poco o niente in situazioni ben più difficili ed era sopravvissuto a tutto.
“ Sì, ma questo è un suicidio, non salveremo Yugi da morti”.
“ E allora che facciamo?”
Stavolta fu il nonno a intervenire “ Aspettiamo che si fermino” osservava con attenzione il luogo “ Dovranno pur fare delle pause, Dendera non si raggiunge in un giorno. Ne abbiamo circa altri due e questa gola è molto lunga, ci vorrà circa un giorno per superarla. Aspettiamo il momento opportuno e interveniamo” per quanto non fosse più molto attivo nel campo, simili scenari li aveva già visti e la sua esperienza gli aveva permesso di farsi già un paio di calcoli. Il deserto era pieno di simili paesaggi ed erano gole lunghe e difficili da superare, non era la prima volta che le affrontava.
Atem annuì “ D’accordo, aspettiamo allora”.
 
Le guardie erano scomparse per fare il loro giro di perlustrazione insieme ad Aknadin e per tanto Yugi era da solo. Lo avevano lasciato legato e sdraiato a terra, probabilmente addormentato, con solo una guardia a controllarlo.
Sull’altura, i tre guardavano tutto con meticolosa attenzione, decisi a eseguire la loro impossibile quanto rischiosa missione di salvataggio, sapevano che Aknadin l’avrebbe fatta pagare a tutti se avessero provato a mostrarsi dinanzi a lui. Atem era quello più deciso di tutti a scendere lì sotto e prendere Yugi per portarlo al sicuro anche se il piano era pericoloso. Osservava attentamente ciò che accadeva sotto quella gola, era nervoso poiché sapeva a cosa stava per andare incontro e di certo non voleva scatenare l’inferno.
Il nonno, accanto a lui, lo guardava con attenzione e preoccupazione, non voleva che Atem facesse qualche follia poiché sapeva quanto fosse spregiudicato quando si trattava di Yugi. Non aveva staccato gli occhi dal fondo della gola per un solo istante, ispezionava tutto con meticolosa attenzione probabilmente studiandosi tutto il perimetro come un perfetto militare, dopo tutto sapeva quanto fosse rigida l’educazione in Egitto, l’aveva studiata per anni e Atem ne era la prova vivente, solo che non era sicuro che fosse una buona idea ciò che voleva fare “ Sei davvero sicuro di ciò che fai? “ la sua domanda attirò l’attenzione di Atem, che lo guardò inespressivo. L’uomo si agitò “ Se vai laggiù, potresti… “ la sua mano si poggiò sulla sua spalla e il nonno dovette troncare il suo discorso.
Il ragazzo gli sorrise “ Lo so cosa vuoi dire, non preoccuparti, non accadrà nulla “ comprendeva fin troppo bene la preoccupazione del nonno, gliela leggeva negli occhi ma non aveva altra scelta purtroppo, era l’unico che poteva andare laggiù e salvare Yugi e il nonno doveva fidarsi di lui. Ormai si era stancato di sentirsi ripetere sempre le stesse cose da lui, la vita l’avrebbe rischiata comunque e in qualsiasi momento e Aknadin non era ne il primo ne l’ultimo ma sarebbe stato quello che avrebbe ucciso più che volentieri anche se per il momento portare al sicuro quella piccola peste era la cosa più importante, la morte di Aknadin sarebbe giunta con il tempo.
 
Il nonno non si fidava di Atem, non che non avesse fiducia in lui, era ovvio, gli avrebbe affidato la sua vita se avesse potuto farlo, ma era una testa calda, impulsivo e andava fin troppo in escandescenza per i suoi gusti, bastava poco per farlo andare fuori di testa e purtroppo Yugi era il cardine principale della sua scarsa pazienza. Doveva gioire del fatto che fosse disposto a morire pur di salvare il piccolino di famiglia, ma non voleva perdere anche lui, ormai si era abituato alla sua presenza, poteva anche detestarlo perché suo nipote lo aveva rimpiazzato con il faraone, ma gli voleva un bene sconfinato, era parte della famiglia e l’ultima cosa che voleva era vederlo morire sotto ai suoi occhi e dirgli addio. Purtroppo, però, sapeva che la sola cosa che poteva fare era sperare e confidare. Yugi era pur sempre nelle mani di un nemico fuori di testa e non voleva perdere il suo nipotino, proprio come non voleva perdere Atem. tuttavia si trovò costretto ad accettare la situazione. Annuì, rassegnandosi “ Va bene, fai attenzione “.
Al consenso del nonno, Atem lo abbracciò e poi si alzò e si avvicinò al cavallo. Aprì la borsa di cuoio e tirò fuori il mantello che aveva rubato al soldato, raccolto dopo che lo aveva ucciso durante lo scontro, e lo infilò tirando su il cappuccio. Poi, insieme a suo padre si affrettò a scendere dall’altura in silenzio, impugnando entrambi le spade che avevano prelevato dai soldati sconfitti nello scontro. Cercavano di correre senza fare alcun rumore, bastava un solo sassolino che rotolava giù per mettere tutti in allarme e Yugi non lo avrebbero salvato. Atem cercava di stare attento a dove metteva i piedi, gettando anche sguardi sotto di lui, lottando contro le vertigini per la grande altezza che lo separava dall’arrivare in fondo al percorso, prendeva dei grossi respiri, stringeva la spada in mano con forza e ogni tanto alzava gli occhi al cielo respirando e poggiandosi alla parete rocciosa. Le altezze non gli erano mai piaciute, purtroppo neanche la famosa regola del non guardare giù era sufficiente perché era costretto a doverlo fare se voleva assicurarsi di arrivare vivo e vegeto da Yugi. Un’altra ragione per cui avrebbe ucciso suo zio con le sue mani.
Aknamkanon stava dietro di lui, lo seguiva e lo guardava, purtroppo le loro pause a ogni passo non aiutavano molto il tempo che pendeva contro di loro “ Atem, dovresti accelerare il passo, non sappiamo quando potrebbero tornare “ il suo non fu un rimprovero ma un avvertimento, Aknadin era scomparso da svariati minuti e ogni secondo che passava accresceva sempre di più il terrore che quel folle di suo fratello ritornasse e mandasse tutto all’aria. Il sigillo era un segreto che solo Yugi custodiva ed era l’unico che conosceva la strada per raggiungerlo, Aknadin lo sapeva e non era il tipo da lasciare qualcosa di prezioso incustodito per più di qualche minuto senza che ci fosse una ragione, motivo per cui dovevano fare in fretta.
Atem ringhiò “ Ti dispiace non mettermi l’ansia? Cammino sul bordo di un dirupo nel caso non te ne sia accorto “ non era il momento di perdere la pazienza ma era sotto stress, non gli piacevano quei percorsi così stretti e lunghi, specie se sotto di lui c’erano più di dieci metri di altezza.
Il faraone inarcò un sopracciglio “ Non sapevo soffrissi di vertigini “.
Atem stava perdendo la pazienza “ Soffro di tante cose solo perché tu lo sappia, vertigini e nervosismo sono tra queste, contento? “ lo guardò adirato, i suoi occhi ametista erano fiammeggianti per l’odio che provava in quel momento per suo padre, sapeva bene che stavano perdendo tempo ma non era colpa sua se le altezze gli facevano impressione. Esasperato, riprese a camminare.
Suo padre fece spallucce “ Beh, il nervoso non mi stupisce, era una caratteristica di tua madre “ Nefhen era famosa per il suo scarso temperamento controllato, molte volte aveva perso le staffe davanti alla corte reale durante le riunioni quando le decisioni prese non erano di suo gradimento, si ribellava a tutto e se non veniva fatto come diceva lei era capace di distruggere l’intero palazzo reale e pure la capitale con le sue mani.
“ La smetti di parlare della mamma, tanto non me la ricordo perciò è inutile che me la citi “ centinaia di volte gli era stato ripetuto di come fosse fatta sua madre, qualche imbecille gli aveva pure detto che per vedere lei doveva guardarsi allo specchio perché il suo riflesso viveva in lui, peccato solo che lui non se la ricordava lo stesso, era morta che aveva quattro anni, neanche un cane avrebbe ricordato qualcosa di lei.
Il faraone scoppiò a ridere “ Va bene, come vuoi “ tuttavia il sorriso svanì, gli dispiaceva che Atem non avesse ricordi di lei, avere al suo fianco sua madre sarebbe stata solo una fortuna, chissà se lei sarebbe riuscita dove purtroppo lui aveva fallito.
Scesero finalmente dall’altura e corsero contro una grossa pietra, dietro la quale si nascosero. Quando si sentirono pronti, entrambi sollevarono la testa e osservarono la situazione, il soldato era da solo a controllare Yugi, che stava sdraiato, legato per i piedi e per i polsi e sembrava dormire, gli occhi di Atem divennero fuoco alla vista di quello spettacolo “ Se gli hanno tolto un capello giuro che li ammazzo uno a uno “ strinse la mano intorno l’elsa della spada, desideroso di ammazzare qualcuno.
Aknamkanon posò la mano sulla sua spalla “ Non perdere la calma, figliolo, salvare il tuo amico non significa fare uno spargimento di sangue inutile “.
“ Tanto non ce l’hanno il sangue “ si sistemò il cappuccio sulla testa con accurata attenzione, nascondendo per bene i capelli a punta e il volto “ Io vado, tu coprimi le spalle “.
Aknamkanon accettò “ Va bene, fai attenzione “.
Atem uscì dal nascondiglio facendo molta attenzione al perimetro, si guardava intorno mentre dall’alto il nonno teneva gli occhi incollati su di lui, pregando affinché si salvasse insieme a Yugi. Mentalmente anche il giovane faraone pregava qualunque dio lo stesse ascoltando, facendosi più vicino al soldato sentiva l’ansia crescere e bastava poco per mandare all’aria il piano di salvare Yugi. Per fortuna lo scheletro era voltato di spalle e fu facile arrivargli da dietro e lo toccò con una mano. Il soldato si voltò m non ebbe il tempo di fare nulla poiché Atem lo decapitò con la spada, lasciando che si polverizzasse. Il rumore svegliò Yugi, che aprì gli occhi di scatto. Fu pronto a urlare ma Atem gli tappò la bocca con la mano, impedendogli di fiatare e sollevò il cappuccio dalla faccia “ Tranquillo sono io “ sussurrò.
Gli occhi spalancati di Yugi cambiarono espressione e sussurrò il suo nome contro il palmo della sua mano, o almeno ci provò. Il faraone lo lasciò andare e finalmente fu libero di esprimersi “ Atem, mi hai trovato “ era felice di vederlo, quasi non ci sperava più di essere salvato dalle grinfie di quel pazzo scatenato che lo teneva persino a digiuno. Atem annuì e tagliò le corde delle mani e dei piedi, lasciando Yugi libero di abbracciarlo, gesto che fu più che lieto di ricambiare “ Non ti avrei lasciato nelle loro mani, sei il mio fratellino “ lo strinse forte, poggiando la guancia contro la sua testa, probabilmente lo stava stritolando ma non gli importava.
Yugi scoppiò a ridere “ Lo so, sei mitico per questo “ non riceveva un simile abbraccio da parte sua da un sacco di tempo e gli erano mancati tutti quegli stritolamenti, dormire insieme cinque minuti o qualche abbraccino non era lo stesso, gli mancava essere soffocato in quel modo, gli ricordavano un po’ gli abbracci che gli lasciavano i suoi genitori da bambino.
“ Andiamo, ti porto via “ Yugi annuì ed entrambi si alzarono da terra. Quando si voltarono, pronti per andarsene, una spiacevole sorpresa li attese.
Dinanzi a loro si trovava nient’altro che Aknadin, seguito dai suoi soldati incappucciati che li guardava con un sadico ghigno sul volto “ Bene, guarda che sorpresa “.
Yugi urlò mentre Atem lo spinse dietro di sé facendogli da scudo “ Aknadin “ pronunciò il suo nome tra i denti, ringhiandogli contro con aria minacciosa.
Il sacerdote rideva “ Mi chiedevo quanto ci avresti impiegato a uscire dal tuo nascondiglio, ammetto che non mi aspettavo una simile puntualità poiché sei un tipo così attento che quasi ritenevo impossibile che ti spingessi subito qui senza neanche accertarti che non fosse una trappola. Ma forse sono io che ti sopravvaluto, chi lo sa “ non era stato difficile pianificare la trappola, sapeva che Atem e suo fratello lo stavano seguendo e si era organizzato. Lasciare Yugi scoperto era solo la prima parte del suo piano, quel tonto di suo nipote aveva fatto il resto senza neanche badare alla situazione e finalmente lo aveva nelle sue mani, era bello vedere come perdeva la ragione quando quel nanerottolo insignificante fosse in pericolo, bastava che gli puntasse contro un coltello per vedere Atem scattare come una molla verso di lui armato fino ai denti. Doveva smetterla di elaborare piani complicati per avere la testa di suo nipote, quel piccolo scarafaggio si condannava da solo pur di salvare la pelle della sua reincarnazione.
“ Era una trappola “.
Aknadin annuì “ E ci sei cascato in pieno, ora mettiti in ginocchio e butta via la spada. Non ti serve a nulla contro cinque soldati armati “ schioccò le dita e i suoi sottoposti sfoderarono le loro armi, che puntarono prontamente contro Atem.
Atem si sentiva in trappola, circondato dai demoni e con Yugi da dover proteggere, una spada contro cinque non era utile a niente ed era in netto svantaggio, forse aveva ragione lui, se si arrendeva era meglio, almeno poteva provare a raggirarselo con le parole e guadagnare tempo in attesa di un piano.
Yugi si aggrappò al suo braccio, scuotendo la testa “ Atem, non farlo “ gli sussurrò quelle parole implorandolo di non arrendersi, dopo tutto non mancava a lui potersi liberare di quei mostri, c’era riuscito talmente tante volte che sapeva come fare. Non doveva assolutamente pensare a proteggere lui, ormai Aknadin gli aveva fatto talmente tante di quelle cose che non aveva più nulla da inventarsi se non ucciderlo e sapevano bene entrambi che non lo avrebbe fatto finché non avesse avuto il Sigillo.
Atem comprendeva il timore di Yugi ma erano finiti in trappola e non aveva idea di come liberarsi, la sua posizione era precaria e sfavorevole in quel momento. Non aveva calcolato che fosse una trappola, era così concentrato a salvare Yugi che l’idea di poter finire in un tranello non gli era passata neanche per l’anticamera del cervello.
“ Aknadin “ la voce di Aknamkanon fu nell’aria facendo eco nella gola.
Atem spalancò gli occhi, proprio come Yugi, e puntarono lo sguardo sul faraone che avanzava verso di loro con la spada tra le mani.
Anche Aknadin si voltò a guardare “ Guarda chi c’è, il mio fratello maggiore “ il disprezzo che provava per lui era difficile da estinguersi, soprattutto quando s’intrometteva in affari che non lo riguardavano assolutamente. Ma non poteva aspettarsi altro, in fondo era più che ovvio che si sia unito anche lui alla simpatica combriccola di Atem per ritrovare il Sigillo per primo, ad Aknamkanon piaceva stare al centro dell’attenzione più di quanto voleva ammettere.
Il vecchio faraone avanzava verso suo fratello con la spada in mano, lo fronteggiava apertamente e non si curava dei mostri che gli stavano accanto, non aveva alcuna paura dei poteri che Aknadin possedeva adesso, ciò che voleva era fare ciò che non aveva potuto fare tremila anni fa, aiutare suo figlio a combattere. Si fermò dinanzi suo fratello, lo guardava negli occhi “ Non voglio combattere, ma non ti permetterò di toccare nessuno dei ragazzi “ puntò la spada contro di lui, aizzandosi contro i soldati, che a loro volta puntarono le armi contro di lui “ Se vuoi prendertela con qualcuno, fallo con me “.
Aknadin inarcò un sopracciglio “ E perché dovrei, è stato tuo figlio a imprigionarmi nel Regno delle Ombre “.
Il faraone scosse la testa “ Ti sei condannato da solo per le tue azioni, hai corrotto la tua anima solo per avere il potere di vendicarti. Io non volevo questo, se avessi saputo prima la verità ti avrei dato il posto che ti spettava e lo avrei fatto anche con tuo figlio “.
Aknadin ringhiò “ Non nominare mio figlio, mi avete tradito tutti, io ho salvato l’Egitto e creato gli oggetti, io ho lottato, versato sangue e sudore, sacrificato ogni cosa per il bene del regno e il merito era sempre tuo o di tuo figlio “ l’odio cresceva dentro di lui, la voglia di uccidere suo fratello e suo nipote si stava facendo strada nelle profondità delle sue viscere. Era colpa loro se lui era stato costretto a diventare ciò che era, un burattino nelle mani di uno spirito sconosciuto che avrebbe volentieri distrutto con le sue mani piuttosto che continuare a essere il suo schiavo. Non aveva intenzione di continuare in quel modo e dopo aver fatto fuori suo fratello e Atem, avrebbe messo le mani sugli oggetti e il Sigillo e poi sarebbe stato libero, non avrebbe permesso a niente e nessuno di distruggere il suo progetto “ Mi dispiace, ma non saranno le tue parole a convincermi” sguainò la spada dal cinto, impugnandola.
Atem capì immediatamente cosa stava accadendo e ne approfittò, indietreggiò di svariati passi, trascinandosi dietro Yugi.
Aknadin avanzò di qualche passo verso suo fratello ma si rivolse ai soldati “ Prendete il ragazzino e uccidete quell’impiastro di Atem “ i soldati obbedirono con un cenno della testa.
Aknamkanon scosse la testa “ Atem scappa “ urlò a squarciagola, correndo contro Aknadin e incrociando con lui la sua spada.
Atem non se lo fece ripetere due volte, cominciò a correre trascinandosi dietro Yugi, prontamente inseguito dai soldati di Aknadin, nettamente più veloci e quasi pronti ad acchiapparli “ Corri, yugi “ provavano a seminarli ma erano dietro di loro, uno aveva persino pronta la spada per colpirlo. Atem lo vedeva dall’ombra che si rifletteva sulla sabbia che il soldato alle sue spalle era pronto a sferrargli un colpo, si sfilò il mantello ingombrante e lungo e lo lanciò contro la faccia di ben due soldati, che colpiti in pieno persero l’equilibrio, poiché la stoffa scura coprì i loro volti e li disorientò, e caddero a terra trascinandosi dietro un altro soldato, tre di quei demoni furono fatti fuori con facilità ma ne mancavano altri due, le cui spade sguainate erano praticamente su di loro.
 
Aknadin e Aknamkanon continuavano a combattere, si scambiavano fendenti e colpi, indietreggiavano o avanzavano l’uno contro l’altro mentre le lame emanavano scintille e suoni metallici che riecheggiavano in quello spazio aperto tra le montagne rocciose. Nessuno dei due voleva cedere all’altro, proteggendo i propri interessi, incuranti dei rischi che correvano. Aknadin cercava in ogni modo di disarmare il fratello “ Arrenditi, Aknamkanon, sai bene di non poter competere con me “ provò a sfoderare un colpo che puntualmente Aknamkanon bloccò.
“ Mai, non avrai la vita di mio figlio e di quel ragazzino “ anche a costo della sua vita avrebbe impedito a quel mostro di toccarli.
Aknadin ringhiò, usò tutta la forza che aveva nelle braccia per spingere suo fratello contro la parete rocciosa e bloccargli ogni via di fuga possibile, non avrebbe mai permesso che quel buono a nulla riuscisse a distruggere i suoi piani, aveva troppo da perdere e molto da guadagnare, soprattutto voleva la testa di suo nipote su un vassoio d’argento.
 
Atem e Yugi continuavano a correre per allontanarsi, avevano il fiatone e i soldati stavano dietro di loro con le spade sguainate pronte a colpirli. Uno di loro tirò fuori una frusta dal cinto e sferrò un colpo che colpì Atem alla gamba. Il ragazzo cascò a terra per il dolore costringendo Yugi a fermarsi “ Atem “ urlò e si avvicinò a lui, con le ombre dei soldati che gravavano su di loro.
Atem non si lasciò intimorire dalla spada che stava per calarsi su di lui, a sua volta prese la propria e sfoderò un colpo che disarmò il soldato e si rialzò in piedi. Prima che quello potesse fare qualcosa, lo trafisse con la lama e il soldato si disintegrò in polvere e poi la puntò contro l’ultimo rimasto, il quale non si lasciò spaventare. I due cominciarono a combattere e Yugi si allontanò quanto bastava per non essere d’intralcio al faraone e raccolse da terra la spada del soldato appena ucciso, guardando lo scontro terrorizzato. Sapeva che Atem era capace di combattere, era addestrato, ma non era sicuro dell’esito, per di più non vedeva più gli altri tre soldati. Non erano così lontani da averli seminati e aveva un brutto presentimento che lo costringeva a guardarsi attorno con la spada che gli pesava tra le mani, cercando eventuali pericoli improvvisi mentre sentiva i rumori degli scontri.
atem continuava ad avanzare e sferrare fendenti contro il soldato, che provava in tutti i modi a colpirlo e infatti ci riuscì, la lama avversaria gli toccò la gamba, lacerandogli i jeans e causando un taglio lieve ma comunque dolorante. Il taglio cominciò a sanguinare, macchiando il tessuto. Atem strinse i denti per il dolore e purtroppo questo gli costò caro perché la lama quasi sfiorò il suo collo.
Fu svelto a prendere la spada e parare il colpo in tempo, purtroppo le lame erano a pochi millimetri dalla sua pelle e cominciò a sentire il peso delle armi gravargli sulle braccia e la presenza del metallo. Deglutì mentre provava a reagire ma si faceva sempre più difficile e cominciò a sudare freddo.
Strinse gli occhi, ormai sentiva che era finita.
All’improvviso il soldato fu spinto via e Atem sentì le braccia libere dal peso e quando aprì gli occhi sobbalzò. A spingerlo era stato Yugi che adesso puntava la spada contro il soldato incappucciato “ Yugi, che diavolo fai”.
Ma Yugi non gli diede ascolto, guardava il soldato in ginocchio con il cuore che batteva e le mani saldamente strette intorno all’elsa, L’ultima volta che aveva impugnata una simile spada le sue mani erano tagliate e sanguinanti ma per quanto avesse paura non aveva scordato cosa gli avevano fatto e aveva un debito con tutti quei tizi scheletrici che non vedeva l’ora di saldare per le ferite che gli avevano causato. Il soldato si rialzò e gli puntò contro la spada pronto a colpirlo ma, chissà come, Yugi riuscì a parare il colpo incrociando le armi. Ciò accadde un bel po’ di volte, riuscendo a combattere quasi quanto Atem, avanzando e indietreggiando se necessario e poi, sferrò un colpo che decapitò il soldato, riducendolo in polvere.
Solo quando vide il mantello cadere a terra Yugi si rese conto con lucidità di quanto fosse capitato, aveva ucciso un soldato con le sue stesse mani, combattendo con una spada. Urlò terrorizzato e lasciò andare la spada, indietreggiando per lo shock. Lui aveva ucciso un mostro da solo, lo aveva fatto sul serio e non aveva idea neanche di come poiché una spada non l’aveva mai usata. Presto, sul suo volto affaticato comparve un sorriso che si tramutò in esultazione.
Atem era scioccato, si rialzò da terra incredulo “ Come accidenti hai fatto?“.
Yugi continuava a ridere “ Non lo so, ma è stato fichissimo “ rideva da solo come uno scemo, stranamente carico di euforia “ Posso rifarlo?”
Gli occhi di Atem si fecero sottili “ Assolutamente no “ gli strappò la spada di mano “ Niente più film d’azione per te “.
Yugi sbuffò “ Sei odioso, ti ho pure salvato la vita “ roteò gli occhi al cielo e fu in quel momento che scorse delle ombre sull’altura. I suoi occhi si spalancarono non appena le ombre saltarono giù “ Atem, attento “ il faraone purtroppo non fece in tempo a scansarsi poiché un’ombra allungò una frusta che colpì Atem alla testa, scaraventandolo a terra. Il dolore fu così forte che perse i sensi e un rivolo di sangue scivolò lungo la sua fronte.
Yugi urlò a squarciagola e provò a scuotere il faraone per svegliarlo “ Atem, ti prego svegliati “ gli toccò la testa e quando sollevò la mano la trovò sporca di sangue “ No… ti prego… “ alzò gli occhi verso i soldati “ Che gli avete fatto, mostri?” ma uno di loro gli si avvicinò a gli sferrò un pugno in faccia, che lo stordì in malo modo. Purtroppo, anche Yugi perse i sensi e sentì solo due braccia che lo sollevavano da terra e poi nient’altro.
 
I soldati li scaricarono entrambi davanti Aknadin, il quale scoppiò a ridere non appena si vide arrivare i corpi privi di sensi dei due ragazzi. Aknamkanon però non fu del suo stesso avviso, il faraone cadde in ginocchio e in lacrime alla vista di suo figlio che sanguinava dalla fronte ed era svenuto “ Atem… “ sussurrò a bassa voce, il cuore gli sanguinava allo stesso modo e tremò.
Il sacerdote scoppiò a ridere alla vista di quello spettacolo e si avvicinò ai due ragazzi. Toccò per primo la testa di Atem, dove rivoli di sangue scorrevano lungo la fronte e macchiavano il suolo “ Però, un bel taglietto” sollevò la mano trovandola sporca di strisce di sangue umido che si passò tra le dita “ Non c’è niente di più delizioso nel vedere il sangue di chi odi sulle dita” voltò la mano verso il fratello in modo che guardasse “ Non sei d’accordo? “ si pulì le dita nella tunica. Poi guardò Yugi, se ne stava anche lui svenuto accanto ad Atem, con un livido nero sul volto, purtroppo la reazione di Aknadin non fu per niente piacevole come quella per Atem “ A lui avevo detto di lasciarlo sano “ alzò gli occhi acidi sul soldato “ Spero che non ci siano conseguenze con questo colpo”.
“ Lasciali andare, ti prego “ lo supplicò Aknamkanon, non poteva vedere quei due in quello stato, Atem aveva bisogno di medicazioni e Yugi non meritava quel trattamento, nessuno di loro meritava di finire nelle mani di quel folle di suo fratello. Se doveva prendersela con qualcuno era meglio che lo facesse con lui, infondo era una questione tra loro fratelli, i ragazzi non avevano colpe.
Aknadin non lo ascoltò, poggiò la mano sul volto di Yugi.
Un occhi dorato comparve sulla sua fronte e una luce dorata abbagliò tutto, accecando Aknadin e i soldati, i quali divennero polvere non appena quella luce li colpì in pieno, mentre Aknamkanon si coprì gli occhi.
Tale luce fu vista anche dal nonno nella parte alta della gola, che dovette distogliere lo sguardo per l’intensità di tale bagliore.
Il sacerdote, colpito in pieno, ringhiò furioso e schioccò le dita, sparendo nel nulla.


nota dell'autrice ritardataria.
Salve a tutti con ... un mese... magari due... di ritardo. Mi dispiace.
Sono stata occupata tra vacanze e feste varie e il capitolo è stato finalmente terminato. Cercherò di essere puntuale la prossima volta ma come avete visto non vi ho abbandonati.
Spero che questo capitolo vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
Ricodo la storia su Whattpad e spero di ricevere anche lì le vostre recensioni XD

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Capitolo 88
*** Sulla strada per la verità ***


Quando Atem riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu l’oscurità rischiarata da una tenue luce rossastra che si rifletteva su un soffitto smussato e roccioso. La testa gli martellava come un tamburo e la vista vacillò, costringendolo a stringere con forza gli occhi, che lacrimarono.
Alzò una mano per toccarsi la testa, trovandovi qualcosa poggiata sulla nuca che rimosse. Aprì gli occhi e si trovò davanti un fazzoletto bianco macchiato di sangue.
Sgranò i suoi occhi ametista e si sollevò di scatto stringendo l'oggetto tra le mani con stupore, avvertì una dolorosa fitta sulla testa che si toccò senza però trovare nulla a parte una strana sensazione di unto su una piccola sezione di capelli e quando guardò la mano, la trovò appena unta di piccoli residui di sangue quasi asciutto che dava un tremendo fastidio “ Ma cosa… “ si guardò intorno e scorse al suo fianco, sdraiato e privo di sensi, nient'altro che Yugi. Teneva la testa poggiata contro una giacca accuratamente ripiegata come sostegno e il corpo era coperto da un’ampia tunica. Sul volto pallido era presente, contro la guancia, un grosso livido viola sicuramente causato da un pugno bello violento. Lo toccò con la mano “ Yugi… “ provò a scuoterlo ma non ottenne risultati “ Yugi, mi senti? “ lo scosse ancora e stavolta entrò nel panico per le sue mancate risposte “ Yugi, ti supplico… “.
“ Atem… “ sentendosi chiamare, il giovane faraone si voltò ma non fece in tempo a capire che si trovò immediatamente il nonno stretto a lui, con le braccia intorno al suo collo, che scoppiò a piangere aggrappandosi a lui “ Atem, grazie al cielo stai bene “ lo guardò in faccia controllando con apprensione che non avesse altre ferite “ Come ti senti, hai altri dolori? Ti fa male qualcosa oltre alla testa?” era in ansia, quei due si erano salvati grazie alla strana luce che si era manifestata all’improvviso e aveva costretto Aknadin a scomparire nel nulla. Non aveva mai visto nulla del genere prima d'ora e purtroppo aveva avuto davvero paura, soprattutto con quell’orribile ferita che Atem aveva riportato sulla testa e il cui sangue non voleva smetterla di scorrere. Erano stati fortunati a trovare un nascondiglio in una grotta lungo quella gola rocciosa come riparo dalla notte e dal freddo, in quelle condizioni nessuno dei due poteva muoversi e con Yugi ancora provo di coscienza stare nascosti era la soluzione migliore. Era davvero contento di saperlo sveglio, l'ultima cosa che voleva era perdere uno solo di quei due scapestrati.
Atem scosse la testa “ No io… credo di stare bene… “ alla sua affermazione il nonno lo abbracciò di nuovo e il ragazzo rimase davvero sbalordito a quella manifestazione di affetto. A parte Yugi, il nonno non si era mai spinto così con lui, lievi tocchi di mano o di spalle non erano uguali a un abbraccio del genere e per tanto era rimasto rigido e sbalordito. Una sensazione che non avrebbe mai creduto di provare, sorrise e ricambio l'abbraccio dapprima dolcemente e poi si lasciò andare del tutto stringendolo forte mentre piangeva contro la sua spalla “ Sta tranquillo, sono vivo “.
Il nonno annuì “ Lo so e non sai quanto io sia contento di questo. Se ti fosse successo qualcosa di grave io non… non… non lo avrei sopportato “ riusciva a stento a parlare, troppe emozioni si mischiavano in lui come gioia, paura, preoccupazione e sollievo. Quando era sceso giù da quella rupe per soccorrere i ragazzi aveva urlato per il terrore alla vista del sangue sulla testa di Atem, temeva che fosse morto o che comunque avesse subito dei gravi danni, l'esperienza con Yugi era stata così traumatica che adesso gli bastava una minima cosa per entrare nel panico. Non poteva perdere nessuno di loro, Atem soprattutto, quel ragazzo rappresentava tutto ciò che aveva desiderato per Yugi da quando era un bambino. Un amico, un fratello, persino un padre sotto certi aspetti. Vederlo andare via era stato un trauma, vederlo morire e all’ospedale sarebbe stata la sua morte.
Troppe persone a lui care erano finite in una bara o ricoverate per gravi motivi, un’esperienza tra l'altro avvenuta di recente con Yugi, voleva che almeno Atem non facesse quella fine.
Poggio una mano sulla sua testa, accarezzandogli i capelli e lo sentì sobbalzare e lamentarsi non appena sfiorò il punto ferito con la mano involontariamente. Si staccò subito da lui “ Scusa, mi dispiace “.
Atem scosse la testa, toccandosi il punto con la mano “ Sto bene, tra poco mi passa “ teneva gli occhi stretti per sopportare meglio il forte fastidio che sentiva sulla nuca “ Devo avere preso una bella botta  per bruciare così “ si guardò la mano, per fortuna non scorreva sangue come agghiacciatemene aveva visto poco prima.
“ Fammi dare un'occhiata “ fece cenno al faraone di abbassare la testa e quando lo fece, Solomon cominciò a guardare tra i capelli il punto dove Atem provava dolore e guardò la ferita in che stato era. Si trattava di un taglio, dritto, sotto la radice dei capelli, vivo e per fortuna non più sanguinante ma che purtroppo aveva reso i capelli appiccicati e con tratti rossicci poiché il sangue si era indurito e aveva macchiato tutto. L'unica forse era stata che non c'era alcun bisogno di cucire la ferita, altrimenti sarebbe stato un grosso problema anche per le eventuali conseguenze “ Non è grave, non c'è sangue per fortuna “ poté tirare un sospiro di sollievo.
Atem alzò la testa e guardò Yugi.
Giaceva ancora privo di sensi al suo fianco, avrebbe giurato che dormire se solo non ci fosse stato quel livido violaceo sulla guancia “ Lui come sTa? “ aveva sempre i brividi quando lo trovava in simili condizioni, gli sarebbe piaciuto svegliarsi e trovarsi la sua faccia davanti agli occhi come certe mattine cui si svegliava e se lo trovava davanti facendogli prendere un colpo.
Il nonno scrollò le spalle “ La verità? Non lo so, spero che stia bene altrimenti… “ le lacrime tornarono a pungergli gli occhi come spilli.
Atem abbassò gli occhi a terra “ È colpa mia, non sono riuscito a difenderlo “.
l'uomo scosse la testa e gli prese il volto tra le mani costringendolo a guardarlo con stupore del ragazzo “ Smettila di dire queste cose, non è colpa tua , mai “ lo folgorò con lo sguardo, Atem non faceva altro che ripetere di essere il responsabile di tutto quando in realtà non era vero. Sì, stargli dietro non era facile, si portava dietro intoppi di un passato che continuava a perseguitarlo, ma non per questo bisognava fare di lui il colpevole assoluto di ogni cosa. Forse era così per Seto Kaiba, ma lui non poteva comprendere i drammi che Atem viveva ogni giorno, colpevolizzarlo era una mossa da idioti senza cuore.
“ Ma nonno… “
Scosse la testa “ Se ti sento dire un’altra volta che è colpa tua, giuro che ti prendo a calci, chiaro? Proprio come farò con Aknadin se mi ricapita davanti “.
Ma Atem non riusciva a essere del suo stesso avviso “ Nonno, lo sai che è vero, da quando sono sulla terra, non ho fatto altro che portare Aknadin da tutte le persone cui voglio bene. Ha distrutto la mia famiglia una volta e vuole farlo di nuovo, la verità è che Seto ha ragione, sono una disgrazia “ le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance mentre guardava Yugi. Potevano girarla come volevano loro, in realtà la situazione non cambiava, era tutta colpa sua sempre e comunque e avrebbe fatto meglio ad andarsene via invece che restare. Lo aveva sempre detto e così avrebbe fatto in futuro.
Il nonno si adirò, lo prese le spalle e lo abbracciò di nuovo “ Tu non sei una disgrazia. sei mio nipote, non scordarlo mai “.
Atem scoppiò a piangere del tutto e lo strinse forte “ Ti voglio bene, nonno “.
“ Posso averlo anche io un abbraccio? “.
La voce di Yugi porto entrambi a separarsi e a guardarlo.
Era sveglio, con le palpebre mezze socchiuse e un tenue sorriso sulle labbra.
Atem prima sorrise e poi scoppiò a ridere, buttandosi addosso a lui e abbracciandolo, scoppiando a piangere contro la sua spalla “ Sono contento che sei sveglio “ lo sussurrò piano contro la sua spalla mentre le deboli braccia di Yugi si stringevano attorno al suo collo.
Il ragazzino sorrise “ Ed io che non hai perso la memoria con quella botta “ lo schernì, scoppiando a ridere poco dopo e poggiando la guancia sana contro la sua testa.
 
Aknamkanon, seduto contro la parete di un angolo lontano, osservava la scena con occhi lucidi e un sommo rammarico negli occhi. Era contento di vedere Atem finalmente felice, se lo meritava davvero di avere la famiglia che da sempre sognava, quello che gli dispiaceva era di non essere mai stato lui quello che gli aveva dato ciò di cui aveva bisogno. Uno dei suoi più grandi pregi era stato di essere un buon re, amato dal popolo e dalla corte, responsabile del suo regno e rispettoso del culto della sua terra, ma essere un buon re non significava essere un buon padre e purtroppo, nonostante quanto si potesse dire, non lo era mai stato. Aveva istruito Atem a essere un degno principe, a prepararlo per la sua futura e alquanto prematura ascesa al trono, ma gli aveva negato la spensieratezza della sua infanzia e la libertà che voleva, in parte era colpa sua se non era capace di poter esternare i suoi sentimenti. Atem rappresentava ciò che a sua volta aveva rappresentato sua moglie, la libertà.
Era uno spirito libero che aveva tenuto in gabbia, lasciandogli serbare un profondo rancore dovuto alla sua mancanza di affetto verso i suoi confronti. Non si stupiva se per Atem la famiglia erano quel vecchio e quel ragazzino, adesso aveva compreso che la famiglia che si era creato sulla terra non nasceva dalla sua necessità ma dall’affetto che aveva sviluppato per loro è di cui aveva un gran bisogno.
Non aveva dubbi che Atem fosse in ottime mani ma aveva dei dubbi riguardo a Yugi adesso.
La luce che aveva visto sprigionarsi da lui era la stessa di quella volta, nel mezzo dello scontro, e aveva provato qualcosa d’inaspettato e d’insolito nel sentirla contro la sua pelle. Non era chiaro, ma in lui c'era più di quanto si vedeva.
Il nonno si accorse dello strano sguardo del faraone Aknamkanon e inarcò un sopracciglio. Quell’uomo non gli faceva molta simpatia nonostante si fosse mostrato una brava persona, Atem a tratti sembrava disprezzarlo e lui dava persino l'impressione di sentirsi in colpa per qualcosa. Si alzò da terra e decise di andargli incontro.
Mentre avanzava, vedeva che il faraone non lo guardava, I suoi occhi erano lucidi e continuamente rivolti sui due ragazzi, doveva provare dolore per qualcosa che Solomon non comprendeva ma che con molta probabilità riguardava Atem. Quando gli fu vicino, gli sorrise “ Tutto bene?“.
Il faraone annuì “ Sì “ si voltò, dandogli le spalle.
Solomon si sentì spiazzato da un tale atteggiamento, quasi si sentì a disagio per l'improvviso giramondo di spalle, sembrava quasi che non volesse parlargli “ OK… “ forse era davvero il caso di lasciarlo in pace e decise di tornare dai Due ragazzi.
“ Per tutta la mia vita “ cominciò il faraone, portando l'attenzione del nonno su di sé “ Non ho fatto nulla di buono per mio figlio, non ho mai tenuto conto do quanto si sentisse solo. Sono contento che qui abbia trovato la famiglia che ha sempre desiderato “.
Il nonno rimase sorpreso dalle parole dell’anziano re. Poi sorrise “ Beh, io sono contento che lui sia qui, mio nipote è cambiato da quando c'è Atem “.
“ Anche lui è cambiato, sono certo che Nefhen sarebbe stata orgogliosa di lui “.
A sentire quel nome, la curiosità fu spontanea nel nonno “ Di cosa è morta la madre di Atem se posso domandare “ non avevano mai parlato di questo, un po’ perché non c'era stata occasione e un po’ perché non aveva mai avuto il coraggio di chiedere. Atem non sembrava accettare molto il suo passato, molte cose dovevano ancora fargli molto male e gli dispiaceva.
Il faraone scosse la testa “ È accaduto molto tempo fa, Atem aveva quattro anni quando accadde ed io non ho mai voluto parlarne “ prese un sospiro “ Era malata “.
La rivelazione fu un terribile colpo nello stomaco per Solomon, guardò immediatamente Atem e Yugi e le lacrime furono difficili da fermare “ Mi dispiace “ lo guardò nuovamente “ Non mi ha mai parlato di questo “.
Il faraone scrollò le spalle “ Probabilmente non lo ricorda neppure, era piccolo “ il ricordo scatenò in un lui un forte senso di tristezza che gli riempi gli occhi di lacrime, la morte della sua regina fu un lutto per tutto il regno, assistere alla mummificazione e poi seppellirla nella tomba, chiusa dentro un sarcofago dorato, fu un dolore così grande che difficilmente riusciva a dimenticarlo. Atem era troppo piccolo per ricordarlo ma pianse per giorni interi, le balie di corte non riuscivano a farlo smettere. Era cresciuto con i racconti e con continui rimproveri che lo paragonavano a lei e al suo carattere ribelle, guardare Atem era come guardare Nefhen, lo specchio riflesso di sua madre in tutto e per tutto.
Persino lui, a volte, era stato difficile guardare negli occhi il suo stesso figlio senza pensare a lei.
Il nonno sospirò “ Posso capire il dolore, Yugi ha perso i suoi genitori a sei anni “.
L'uomo si voltò a guardare il vecchio e poi guardò i due ragazzi che parlavano, seduti nel loro angolino “ Per questo è legato a mio figlio “.
Solomon scosse la testa “ Non è solo per questo, Atem e Yugi hanno condiviso corpo e mente per tre anni, ogni giorno e ogni notte, ogni istante delle loro vite sono stati l'uno a fianco dell’altro. Il loro legame e più forte di quanto noi possiamo immaginare. Sono orgoglioso di loro. Per me Atem è un po’ come un secondo nipote e gli voglio un bene infinito, a stento ricordo come fosse la mia vita prima che ci fosse lui “.
“ Capisco “.
Solomon lo guardò “ Anche tu dovresti essere orgoglioso di Atem, è un ragazzo fantastico “ alcune volte lo aveva sentito parlare con Yugi di suo padre e quello che diceva non gli era mai andato a genio, adesso che lo aveva conosciuto, aveva compreso alcune cose in più di lui, come l'essere troppo autoritario. Se quanto detto da Atem era vero solo la metà, non meritava di avere un padre del genere.
Il faraone sorrise “ Lo sono infatti “ sorrise, nessuno poteva essere più orgoglioso di lui riguardo Atem.
 
Era ormai notte fonda fuori dalla caverna, tranne Aknamkanon, tutti gli altri dormivano pacifici e rannicchiati l'uno accanto all'altro Pe riscaldare i loro corpi infreddoliti per il gelo notturno che passava dall’apertura della grande caverna in cui erano riparati. Atem dormiva con la schiena poggiata contro la ruvida parete alle sue spalle e la testa contro la testa di Yugi, comodamente seduto accanto a lui con la testa poggiata alla sua spalla che respirava a fatica e si lamentava, cambiando più volte posizione con il corpo e parlando nel sonno in strane frasi in egiziano.
Con un piede, dette un calcio nella schiena al nonno, che dormiva sdraiato a terra.
L’uomo, per il dolore, si svegliò di colpo e si voltò arcigno per rimproverare i due ragazzi.
Sbarro gli occhi.
Yugi aveva il sonno agitato, molto agitato, e sembrava stare molto male “ Yugi… “ sussurrò preoccupato.
Presto l'agitazione del ragazzino sveglio anche il faraone, che aprì un occhio ancora assonnato per trovarsi tra le braccia Yugi agitato “ Yugi… “ scatto subito, voltò il ragazzino verso di lui e provo a svegliarlo “ Yugi aprì gli occhi “.
Anche il nonno si avvicinò al nipote, provando a svegliarlo con dei colpi sul volto “ Yugi, mio dio che hai? “ era nel panico, né lui né Atem riuscivano a fargli aprire gli occhi, guardò quest'ultimo “ Atem, che cosa gli è preso, perché non si sveglia? “ stava entravo nel pieno di una crisi, vedeva suo nipote in simili condizioni e non riusciva a fare niente per svegliarlo, tanto meno faceva qualcosa Atem.
Il faraone scosse la testa “ Non lo so… “ in realtà lo sapeva bene cosa stava accadendo nella testa di Yugi, erano i sogni di cui gli aveva parlato, quelli del Sigillo. Con molta probabilità ne stava facendo uno in quel momento e non si sarebbe svegliato se non dopo averlo finito. Erano sicuramente i minuti più angoscianti della sua vita vedere il volto di Yugi così pallido e stravolto, sentirli sussurrare delle frasi in egiziano a torno così basso che non era un grado di capire il loro significato. Se solo avesse avuto più informazioni a riguardo.
Poi, finalmente gli occhi color ametista di Yugi si spalancarono e il ragazzino torno a respirare regolarmente sebbene non fosse un respiro semplice ma affaticato. Si sollevò con gli occhi spalancati e stringeva le sue mani sulle braccia di Atem, riprendendo il battito regolare del suo cuore.
Il nonno poggiò le mani sulle spalle del ragazzino “ Yugi, che cosa ti è successo? Ero preoccupato”.
Yugi scosse la testa “ Niente, ho solo avuto un incubo “ alzò la coda degli occhi su Atem, lasciandogli intendere con le sue parole ciò che realmente aveva avuto. Il faraone intuì a cosa si riferiva poiché strinse gli occhi e annuì.
Si alzò da terra reggendosi ad Atem, che a sua volta si alzò “ Vieni, ti porto a prendere una boccata d’aria “.
Yugi annuì.
Tuttavia, il nonno non cedette “ Fermi” ordinò a entrambi e si alzò a sua volta, afferrando i loro polsi con le mani e lo costrinse a fermarsi. Li guardò negli occhi con fare feroce “ Adesso basta, voglio la verità da entrambi e subito”.
“ Nonno davvero, va tutto bene” Yugi provò a liberarsi dalla presa dell’uomo ma era inutile, la stretta era troppo forte.
“ Tutto bene?” urlò, i due ragazzi sobbalzarono “ Io non credo proprio, hai incubi tutte le notti e non stai per niente bene, mangi poco e niente e hai la faccia più pallida di un fantasma. Io pretendo di avere una risposta e subito” lo prese le braccia “ Non lo capisci che sono preoccupato per te? “ poi guardò Atem “ E anche tu non me la racconti giusta, siete messi d’accordo per farmi prendere qualche infarto o cosa?” stava impazzendo, quando quei due avevano un segreto di solito non era niente di buono e aveva paura.
Non sopportando più lo sguardo supplichevole del nonno, Atem cedette “ Sì, hai ragione, è giusto dirtelo”.
Yugi spalancò gli occhi e scosse la testa terrorizzato a morte da ciò che Atem voleva dire. Non poteva tradirlo così, gli aveva fatto una promessa “ Atem…”.
Il nonno guardò il nipote “ Di cosa sta parlando, Yugi ti prego…” stava perdendo le staffe, se non gli avesse detto la verità come minimo lo avrebbe preso a schiaffi e direttamente ammazzato. Non ce la faceva più, stava impazzendo e voleva sapere la verità a qualunque costo, era suo diritto.
Atem scosse la testa “ No Yugi, adesso basta. Se non glielo dici tu lo farò io” gli dispiaceva perché gli aveva fatto una promessa, ma quando era troppo era troppo, il nonno doveva conoscere la verità e Yugi non doveva più ascondergliela. Sapeva bene che sarebbe scoppiato il finimondo ma ormai era più che sufficiente, i segreti non gli erano mai piaciuti già quando era lui ad averne, se poi riguardavano Yugi era ancora peggio. Il nonno aveva ragione, era giunto il momento di confessare.
Yugi abbassò gli occhi a terra, forse aveva ragione lui ed era giunto il momento di confessare la verità al nonno. S voltò verso di lui ma non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi “ Ha ragione, c’è una cosa che dovevo dirti un po’ di tempo fa” strinse i pugni lungo i fianchi, un nodo alla gola gli serrava il respiro ma era giusto confessare.
E così avvenne.
Gli raccontò ogni cosa accaduta in quei mesi riguardo ai sogni che lo tormentavano da quando Atem e suo padre si erano sfidati, il Sigillo e il suo legame con gli oggetti del millennio e l’interesse di Aknadin. Si trovò persino costretto a raccontare il segreto riguardo il suo rapimento da parte di Aknadin e tutto quello che gli aveva fatto. Il nonno aveva creduto che fosse una vendetta ai danni di Atem e il faraone si era assunto la colpa di tutto quando invece era solo colpa sua, adesso, nel raccontare la verità, se ne stava pentendo amaramente delle bigie che aveva detto a tutti coloro che gli volevano bene, famiglia inclusa.
Quando terminò il resoconto, nel silenzio tombale della grotta, alzò gli occhi sul nonno.
Se ne stava in silenzio a fissare il vuoto con uno sguardo vago e gli occhi lucidi. Le sue mani si stringevano a pugno sulle ginocchia, stropicciando anche il tessuto dei pantaloni con forza.
Prese un respiro e disse “ Mi dispiace “ ora come ora lo sapeva che chiedere scusa non bastava, il segreto che per mesi si era portato dietro e che aveva taciuto per così tanto tempo era più che sconvolgente e non si sarebbe stupito se il nonno non gli avesse più rivolto la parola.
Anche Atem si sentiva in colpa, aveva ascoltato il racconto in silenzio e non aveva avuto il coraggio di alzare gli occhi né sul nonno né su suo padre. Non lo guardava in faccia ma sentiva il peso del suo sguardo su di lui ed era pronto a giurare che non era contento nel sapere che aveva fatto squadra con Yugi nel nascondere una simile verità al nonno. Decisamente era il peggior comportamento che uno come lui avrebbe potuto assumere, ma ormai il danno era fatto e poi dell’onore dei tempi passati non contava più niente anche se avesse voluto, non era più un faraone e proteggere Yugi era la cosa che più gli premeva anche nel torto, in fondo era questo che facevano i fratelli. Non ne andava fiero ma non aveva alcun ripensamento su quanto fatto, Yugi gli aveva fatto fare una promessa e lui non l’aveva tradita se non quando davvero la situazione si era fatta critica. Quindi, era più che pronto a ribattere con lui, forse però lo era un po’ meno con il nonno.
Deglutendo, Yugi alzò lo sguardo sul nonno “ Puoi perdonarmi?”
Il nonno non alzò lo sguardo su Yugi e si limitò solo a dire “ Per adesso voglio solo dormire “ si alzò da terra e si portò in un angolino ben distante dai ragazzi, sedendosi contro la parete fredda e rannicchiandosi sulle sue ginocchia.
Aknamkanon si alzò a sua volta “ Credo che non ci sia altro da dire “ lanciò una pessima occhiata di rimprovero a suo figlio e si allontanò, lasciandoli da soli.
 
I cavalli galoppavano veloci lungo la gola rocciosa, per giungere alla svelta alla sua fine. Stavolta avevano preso delle precauzioni per impedire attacchi a sorpresa di Aknadin, Atem e Yugi galoppavano al centro mentre Aknamkanon e il nonno aprivano e chiudevano la piccola fila. Tenevano costantemente gli occhi aperti per evitare spie o visite poco gradite, con le spade a portata di mano e pronte per essere sguainate in un qualunque momento. Avevano passato la notte in quella caverna e alle prime luci dell’alba si erano subito rimessi in viaggio, la prima cosa che avevano fatto era stata di controllare le scorte di cibo che si trovavano nelle borse di cuoio attaccate alle selle, sicuramente per Aknadin, e di razionarle durante il resto del viaggio per il tempio. Secondo i calcoli, si trovavano circa a metà strada da Dendera, la gola si era rivelata una scorciatoia grazie a uno dei sogni di Yugi avvenuti quella notte e secondo le sue indicazioni entro l’alba del giorno seguente il tempio sarebbe stato dinanzi a loro. Una cosa che tuttavia nessuno ancora riusciva a digerire, era il silenzio tombale del nonno.
Yugi voltò la testa per guardarlo ed era preoccupato per lui. Teneva lo sguardo basso, guidando il cavallo più per l’esperienza che per la strada in se.
Aveva tenuto il muso per tutta la notte e da quando si trovavano in viaggio non aveva spiccicato una parola, se ne stava dietro di loro in silenzio con lo sguardo nel vuoto e purtroppo Yugi sapeva bene che era più che giusto che stesse così. Aveva nascosto per mesi la verità a suo nonno e non solo a lui per la verità, se già l’aveva presa male lui non osava immaginare gli altri come avrebbero reagito.
Si sentiva in colpa e responsabile “ Adesso lo so come ti senti tu” si voltò il faraone.
“ Che vuoi dire?”
Yugi scrollò le spalle “ Quando dici di sentirti in colpa, adesso ti capisco “.
Atem sospirò “ Yugi, era la scelta giusta da fare e lo sai anche tu “ abbassò gli occhi a terra “ Anzi, abbiamo impiegato fin troppo a dirglielo “ purtroppo aveva parte abbondante di responsabilità in quella storia e il nonno era passato da essere amorevole a belva scatenata che gli aveva urlato di tutto e di più e aveva anche ragione. I sogni e le visioni di Yugi erano una faccenda seria che era giusto confessare dall’inizio e invece era stato complice di quella peste ed era finito tutto a rotoli, non si meravigliava se il nonno non gli avesse più rivolto la parola.
Yugi annuì “ Magari potessi parlargli “.
Atem scosse la testa “ Non credo sia una buona idea, finiresti per farlo arrabbiare di più. Aspettiamo che sia lui a parlarci, infondo tu sei bravo a rabbonire le persone, vedi un po’ come te la giochi con me”.
Il ragazzino scoppiò a ridere “ Allora ho ragione quando dico che la tua è tutta apparenza, non sei capace di fare l’antipatico per più di cinque minuti “.
Il faraone storse il naso “ Diciamo che ho sviluppato una pazienza che non credevo di avere “.
Yugi scoppiò a ridere per la battuta infelice di Atem, in realtà sapeva fin troppo bene che il suo era un modo per conservale il suo orgoglio faraonico ormai gettato alle ortiche da tempo. Non sapeva come fosse stato Atem nel passato originale ma non ci credeva molto alla cosa della pazienza forzata, gli bastava poco per sciogliersi e addolcire i suoi finti cipigli cattivi.
 
Solomon teneva un’andatura veloce ma non guardava nessuno dei due ragazzi dinanzi a lui. Ancora non riusciva a crederci che per mesi gli avevano mentito sulle condizioni di Yugi, credeva di non potersi aspettare più niente da Atem e da suo nipote ed ecco che invece le sue convinzioni si spegnevano e qualcosa di peggiore si manifestava da parte di quei due. Nascondere una verità del genere e trattarlo come se non contasse niente era davvero una crudeltà oltre che una vera mancanza di rispetto nei suoi confronti, aveva fatto di tutto e di più per entrambi, da Yugi per anni, ed ecco come lo trattavano, tenendolo all’oscuro di questo. Se pensavano che fosse disposto a perdonarli dopo una confessione del genere si stavano sbagliando, avrebbero avuto molte cose da chiarire e da spiegare una volta ritornati a casa e una sonora punizione da scontare come si doveva. Avrebbero capito come dovevano comportarsi con lui e di certo le bontà e la gentilezza sarebbero state accantonate per un bel pezzo e si questo non intendeva dibattere.
 
Dall’alto della gola, ben distanti dal bordo, Aknadin galoppava veloce insieme a ciò che restava dei suoi soldati incappucciati, senza staccare gli occhi dal gruppetto sottostante. Era vero, si era fatto scappare l’occasione di poter prendere Yugi una seconda volta ma era il Sigillo che voleva e doveva cambiare strategia, ovvero seguire il gruppo fino a Dendera e poi soffiare loro l’oggetto una volta recuperato.
Il suo piano era uno e preciso, prendere il Sigillo, sbarazzarsi del suo padrone e recuperare gli altri oggetti anche a costo di uccidere i loro custodi. Nessuno si sarebbe messo sul suo cammino, avrebbe fatto rimpiangere ad Atem e Seto di essersi intromessi e vendicato il passato, il potere degli oggetti era l’unica cosa che lo avrebbe reso sufficientemente potente da disintegrare quei due e accedere finalmente alla pace cui anelava. Nessuno glielo avrebbe impedito, la conquista del mondo e la sottomissione dei mortali non erano sue ambizioni, ma uccidere Atem e tutti i suoi maledetti amici invece sì e lo avrebbe fatto.
 
Ciò che però Aknadin ignorava, era che dal Regno delle Ombre, lo spirito osservava i suoi spostamenti attraverso una finestra aperta sul passato, dove il Sigillo si era rifugiato per sfuggire al sacerdote. I suoi occhi rossi erano assottigliati mentre guardava quanto avveniva e la sua aura nera si spargeva per tutto l’ambiente oscuro.


nota dell'autrice.
salve salvino gente.
Lo so, sono in ritardo colossale ma ho avuto un bel po di imprevisti.
So bene che i ritardi non hanno giustificazioni ma se devo scrivere un capitolo decente devo pur avere tempo per farlo e c'è sempre una persona tra voi recensori che non fa altro che vessarmi ogni volta che salto la settimana per l'aggiornamento. Io capisco che siete affezionati a questa storia ma porca vacca ho bisogno di tempo per scrivere qualcosa di sensato, non posso buttare righe a cavolo di cane e non essere soddisfatta o sbaglio?
comunque, nel prossimo giungeremo al tempio di Dendera e scopriremo un bel pò di verità, o quasi visto che saranno due capitoli e poi via nel presente.
commentate, commentate, commentate e fatemi sapere che ne pensate.

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Capitolo 89
*** Il tempio di Dendera ***


Il viaggio del deserto continuava senza troppi imprevisti, non una minaccia o qualche attacco improvviso li aveva colti di sorpresa e benché Atem non fosse tranquillo e continuasse a guardarsi attorno sospettoso doveva ammettere che era una fortuna essersi liquidato Aknadin, malgrado immaginasse che li stava spiando. Uno come lui non era facile da liquidarsi nonostante i mille sforzi compiuti da lui e i suoi amici, soprattutto per la sua ostinazione verso il Sigillo, aveva fatto del male a Yugi per impossessarsene e ora che erano tutti a pochi passi dall’ottenerlo la sua crudeltà si era fatta spietata e incontrollabile, era capace di qualsiasi cosa specie dopo quanto accaduto il giorno precedente. Non si ricordava molto, il colpo che aveva preso lo aveva stordito e ciò che aveva assimilato proveniva dal resoconto striminzito di Yugi.
La previsione era di raggiungere il tempio di Dendera all’alba dell’indomani e di ritornarsene a casa subito dopo aver preso il Sigillo prima di Aknadin, se lo auguravano tutti i presenti che adesso cavalcavano a passo spedito lungo ciò che restava della gola per raggiungere il deserto e da lì mettersi sulla strada per la loro destinazione.
 
Saldamente seduto sulla sella con le braccia di Atem che passavano sotto le sue per stringere le redini, Yugi continuava a tenere il suo triste sguardo a terra poiché con la testa continuava a pensare a suo nonno che galoppava dietro di loro in silenzio. Aveva fatto un gran casino e se ne rendeva perfettamente conto, a mente lucida capiva che per mesi era stato un piccolo idiota che aveva solo portato pesanti scompigli in famiglia con i suoi comportamenti e che alla fine c'era andato di mezzo proprio il nonno che non centrava niente e anzi aveva il diritto di conoscere la verità da subito. Non gli aveva mai mentito così spudoratamente come aveva fatto in quel periodo, era stato così spaventato e preso dai suoi problemi che non provava alcun interesse per come stavano gli altri e per la preoccupazione che mostravano per lui, soprattutto se si trattava della sua famiglia. Il nonno era quasi come un padre per lui e non voleva che lo odiare, si sentiva dannatamente in colpa per quanto successo, voleva chiedergli scusa ma aveva paura di farlo per la sua reazione, era capace di urlargli contro o di schiaffeggiarlo e qualunque fosse stato il suo gesto lo sapeva bene che era più che giustificato perché davvero non c'erano scuse per quello che aveva fatto.
Sospirò pesantemente sentendosi afflitto.
“ Stai bene? “.
Il ragazzino si riscosse dai suoi pensieri e si voltò a guardare Atem, che a sua volta guardava lui con preoccupazione. Si limitò a sorridere “ Sì, non preoccuparti “ si voltò e rivolse lo sguardo sull'orizzonte, non aveva voglia di parlare di tutto ciò che lo affliggeva anche quanto sarebbe stato pressoché inutile poiché la ragione era ben palese e ormai era stata messa in chiaro in modo abbastanza dettagliato.
La testa del faraone si poggiò a quella di Yugi “ Ehi, guarda che non devi fingere con me, se sei preoccupato per il nonno basta semplicemente dirlo “ Atem lo sapeva abbastanza bene che si trattava della discussione, la faccia cadaverica di quest'ultimo e il silenzio improvviso di Yugi avevano fatto scendere un velo di depressione su tutti loro, in pratica Atem si sentiva oppresso dalla completa mancanza di dialogo che stava accompagnando il resto del loro viaggio verso Dendera. Anche lui aveva buona parte di colpe ed era lieto di essersi liberato dalla promessa ma doveva ammettere che si stava meglio quando si stava peggio invece di dover patire tutto ciò.
Yugi sospirò “ Certo che sono preoccupato per il nonno, da quando ci siamo rimessi in viaggio non mi parla. Dovremmo fermarci e parlare, sarebbe una buona cosa “.
Atem scosse la testa “ Non credo proprio, intanto perché stiamo per rimetterci nel deserto se le tue indicazioni sono giuste e secondo perdere altro tempo é pressoché un pericolo “.
“ Sì ma io… “.
“ Ehi, ascoltami, per adesso non forziamolo. Quando avremo trovato un luogo sicuro dove passare la notte, allora potrete chiarire ok? “.
Yugi annuì, aveva ragione lui, il viaggio era ancora lungo e la notte non sarebbe tardata ad arrivare, non che sapesse che ore fossero ma era più che certo che era pomeriggio inoltrato e la sera calava presto nel deserto. Per di più, Dendera era ancora lontana, le sue previsioni dettate dai suoi sogni indicavano l'arrivo per l'indomani in pieno giorno, quindi era più che ovvio che prima di terminare il percorso nella gola dovevano trovare un luogo sicuro dove passare la notte, si sperava l'ultima in quel deserto per poter poi tornare a casa e metterci una pietra sopra. Adesso non sapeva più cosa fosse peggio tra i suoi incubi e la litigata con il nonno, sicuramente il margine di confine era sottile perché si sentiva d’impazzire da un momento all'altro.
 
Esattamente come annunciato, la sera giunse in fretta sopra le loro teste, quella sera non c'era vento ma il cielo era coperto da densi nuvoloni che coprivano la luce della luna piena.
La grotta che avevano trovato era piccola e stretta, ma sufficiente per poterci passare la notte senza troppi impicci.
Per sicurezza, il faraone Aknamkanon aveva vietato di accendere del fuoco fuori dalla cavità per evitare che qualcuno li trovasse e faceva molto freddo. Yugi non sapeva cosa comportasse non avere un mezzo di riscaldamento in pieno deserto ma era certo che crepare di freddo non era certamente una buona cosa, ma dovevano resistere solo per quell'ultima notte e poi tutto sarebbe finito, o almeno era ciò che sperava.
Atem e suo padre si erano addormentati, nonostante la parte della roccia fosse dura che i vestiti che si portavano non erano molto pesanti, la stanchezza aveva preso il sopravvento e i due erano crollati, gli unici che non prendevano sonno erano per l'appunto Yugi e Solomon.
Il ragazzino se ne stava seduto accanto ad Atem a guardare suo nonno, a sua volta seduto all'ingresso della grotta.
Atem aveva detto di aspettare il momento giusto per parlargli e Yugi sentì in cuor suo che era giunto il momento di farlo.
Si alzò da terra nella maniera più silenziosa che conosceva e si avvicinò a suo nonno, fermandosi alle sue spalle. Prese un respiro profondo e parlò “ Nonno… “.
L'uomo si voltò a guardarlo inespressivo.
Yugi ebbe un minuto di esitazione ma si fece coraggio “ Posso sedermi accanto a te? “.
Senza rispondergli, il vecchietto fece spallucce e Yugi decise di sedersi al suo fianco.
Con la coda degli occhi lo guardava e si sentiva in imbarazzo, sulle sue spalle gravava la responsabilità di quanto stupide erano state le sue scelte compiute fino a quel momento riguardo tutta la situazione è aveva dei forti sensi di colpa verso quello che era sempre stato come un padre per lui. Non poteva in alcun modo starsene otto senza dire una parola, doveva chiedergli scusa.
Prese un profondo respiro e lo guardò “ Nonno, volevo chiederti scusa per quello che ho fatto. Hai ragione, avrei dovuto dirtelo fin dall'inizio ma avevo paura. Io non so come gestire tutto questo, ero arrabbiato e spaventato e lo sono ancora. Ti ho deluso e mi dispiace “.
Anche il nonno sospirò “ Quel che è fatto è fatto, Yugi, non si può tornare indietro per cambiare le proprie azioni e lo sai. Mi dispiace solo che tu abbia pensato che io non ti avrei capito “.
Dalle sue parole, Yugi senti tutta la rabbia e il dispiacere che gli aveva procurato con la sua confessione, era probabile che in quelle settimane si era posto più di una domanda e non aveva alcuna risposta certa è la colpa era solo sua “ Mi dispiace “.
Solomon lo guardò “ Avresti dovuto dirmi la verità fin dall'inizio lo sai, non capisco perché avevi così paura di dirmelo. Credevi che lo avrei detto a qualcuno? Non so, magari ti avrei portato in qualche clinica psichiatrica e abbandonato li? “.
Yugi scosse la testa “ Non lo so neanche io di cosa ho paura, so solo che la mia vita è tutta incasinata da quando ho risolto il puzzle. Neanche adesso so cosa mi aspetta, spero di riuscire a capirci qualcosa una volta a Dendera “ purtroppo le uniche informazioni che aveva riguardavano un vecchio tempio egizio e un oggetto millenario senza capo ne coda che compariva all'improvviso e che aveva portato alla distruzione di Shadi e tutti coloro che ne erano implicati.
Voleva davvero sapere cosa c’entrasse lui in quella storia, era convinto che riguardasse prima di tutto Atem essendoci sempre lui nei suoi sogni e sperava di smetterla di avere incubi la notte perché davvero era giunto al limite della sopportazione.
Solomon annuì “ Siamo qui per questo no? “.
Yugi annuì.
Il nonno lo guardava negli occhi e scorgeva benissimo quanta sofferenza provasse suo nipote dentro di sé, le sue scuse erano sincere, lo vedeva perfettamente nelle sue iridi color ametista e non poté che perdonarlo. Dopo tutto era un bambino di quattordici anni che doveva imparare e lui non era un inquisitore “ Vieni qui “ gli allargò le braccia.
Yugi si appoggiò a lui “ Ti voglio bene, nonno “.
“ Anch'io piccolino “ gli diede un bacio sulla fronte riappacificandosi con lui. Potevano anche litigare, nascondersi i segreti, ma erano comunque sangue del proprio sangue ed era ciò che più contava alla fine.
 
Il deserto, dune focose che sprigionavano enormi quantità di calore sufficienti a sfinire persino gli insetti, trappola mortale per chi a stento riusciva a sopravvivere esattamente come loro.
Il gruppo si era rimesso in viaggio prima ancora che il sole sorgesse e per tanto era ancora buio, c’era scarsa luce ma era sufficiente per proseguire il percorso. I cavalli galoppavano veloci sulla sabbia bollente mentre gli occhi di tutti erano puntati verso l’orizzonte vasto che stava di fronte a loro.
“ Secondo i miei sogni “ esclamò Yugi “ Dobbiamo proseguire sempre dritto in questa direzione “.
Atem annuì “ Come capiremo quando il tempio sarà a nostra portata?”.
Yugi fece spallucce “ Se mi viene un attacco epilettico significa che siamo arrivati” per la battuta, una mano colpì la sua nuca causandogli un forte dolore “ Ahi “.
“ Ma ti pare divertente?” lo folgorò con gli occhi “ E poi a te non vengono attacchi epilettici quando hai visioni, ti si oscurano solo gli occhi “ lo aveva visto un bel po’ di volte, sembrava entrare in trance quando aveva una visione, gli occhi si velavano come se dormisse in piedi e diventava uno zombie.
Yugi scoppiò a ridere “ Dai, volevo fare una battuta “.
“ Beh, non fa ridere “.
Aknamkanon, non sopportando più i loro discorsi stupidi, si voltò a rimproverarli “ Scusate, vi dispiacerebbe non perdere la concentrazione? State rallentando l’andatura del cavallo”.
I due abbassarono lo sguardo “ Scusa” con un colpo di talloni leggero, Atem portò il cavallo alla velocità precedente afferrando nuovamente entrambe le redini.
Il nonno, in coda dietro i due ragazzi, diede un colpo più forte al cavallo per portarlo al pari dei due, affiancandosi “ Scusate, ma come lo troviamo questo sigillo una volta nel tempio?”.
A rispondere fu Yugi “ Non si trova nel tempio ma in una tomba segreta costruita nel complesso. Ci siamo già stati insieme al professore, ricordi?”.
Gli occhi del nonno si dilatarono “ Stai dicendo che quella tomba sotterranea è un tempio? Questo spiegherebbe perché c’erano i simboli del Duel Monsters incisi in quelle pareti “.
Yugi annuì “ Esatto, è un tempio della diciottesima dinastia, non so chi lo abbia costruito ma lì dentro c’era lo scrigno del Sigillo. Si trova nascosto dietro una porta segreta ricavata in una parete, secondo i miei sogni il sigillo si troverebbe lì dentro per il momento “.
Il nonno si rivolse ad Atem “ Tu l’hai visto questo coso?”.
Il ragazzo annuì “ Sì, abbiamo trovato la porta, è sigillata con un meccanismo a chiave che non avevo mai visto prima, deve essere stato costruito dai maniscalchi apposta per il sigillo” nessuno meglio di lui poteva riconoscere una tipica serratura da un meccanismo del tutto estraneo. Non era un chiavistello con il perno ma una ruota stellata che girava con un complesso meccanismo a codice uguale a quello degli armadietti scolastici, c’era una combinazione degna delle casseforti più sicure e non era di certo di uso comune. Una serratura simile era senz’altro stata progettata a posta per nascondere un tesoro d’inestimabile valore.
Il nonno inarcò un sopracciglio “ Sei sicuro?”.
Annuì “ Hai mai visto serrature a ruota nei tuoi scavi archeologici prima d’ora, perché io no. Sono nato in Egitto e ti assicuro che non è così che si facevano le serrature”.
Yugi fece spallucce “ Magari è stata inventata qualche anno dopo la tua morte, l’Egitto ha subito parecchie influenze esterne”.
Atem scosse la testa “ Non credo, ha qualcosa di strano”.
“ Per il momento cerchiamo di raggiungere il tempio, al resto pensiamo dopo “ fu la risposta secca di Yugi, deciso a darsi una mossa a raggiungere i suoi obiettivi, scoprire l’origine dei suoi sogni e trovare quel pezzo d’oro prima di Aknadin.
Annuirono tutti e procedettero nella corsa verso il tempio egizio.
 
Il cielo cominciò a rischiararsi e le prime luci dell’alba sorsero all’orizzonte regalando una tenue colorazione aranciata a tutto ciò che era illuminato, fino a prendere sempre più luce. Il sole cominciò lentamente a sorgere e innalzarsi sul vasto cielo che si stava colorando di azzurro a mano a mano che l’alba si spargeva sulle loro teste.
Finalmente, tra le dune del deserto, una figura cominciò a sorgere.
Come un miraggio, il muro di cinta e la grande struttura templare di Dendera iniziava a stagliarsi dinanzi gli occhi di tutti.
Gli la indicò con un dito “ Eccolo”.
Aknamkanon annuì “ Perfetto, ci siamo”.
Atem scoppiò a ridere “ I tuoi sogni funzionano, le prime luci dell’alba come avevi detto”.
“ Davvero? Perché è la prima cosa sensata che ha creato la mia mente da quando li faccio”.
I cavalli continuavano a galoppare e il tempio si faceva sempre più vicino, sorgendo e innalzandosi in tutta la sua magnificenza nel mezzo del vasto deserto egiziano.
Purtroppo, dietro di loro, altri cavalli cominciarono a scalpitare.
Solomon si voltò sentendone il rumore e con sgomento si trovò in coda Aknadin e altri soldati incappucciati che li inseguivano “ Per la miseria, ragazzi date un’occhiata”.
Si voltarono tutti e Atem spalancò gli occhi “ Accidenti, lo sapevo”.
Aknadin scoppiò in una fragorosa risata “ Pensavate di liberarvi di me, vi sbagliavate di grosso” batté più volte i talloni contro i fianchi del suo destriero con il preciso intento di raggiungerli e possibilmente di superarli per raggiungere il tempio prima di loro, il sigillo apparteneva a lui, lo aveva creato lui e soltanto lui doveva usarlo per avere la sua vendetta e la libertà.
Il vecchio faraone, comprendendo quanto grave fosse la situazione, sollevò in alto il braccio sinistro e un dihadihank comparve. La luce energetica illuminò l’occhio al suo centro e le ali dello strumento si aprirono “ Io t’invoco Mavelo” la figura stilizzata di un uccello comparve su una delle ali.
Ci fu un raggio di luce e poi comparve un uccello rosso con le ali e la coda fatti di fuoco. Emise un urlo stridulo e aprì il suo becco per generare una fiammata di fuoco e sbarrò la strada ai soldati dietro di loro, costringendoli a fermarsi.
Il gruppo riuscì a guadagnare quel poco di terreno a loro concesso e seminarli.
Aknadin, però, non ci stese, a sua volta alzò il braccio e uno strumento per i duelli comparve “ Drago acqua mitico, vieni a me “ il mostro comparve e sprigionò un getto d’acqua che spense le fiamme per permettere ai soldati di passare e poi cominciò un duello contro il mostro del fratello.
I due mostri lottavano l’uno contro l’altro mente i soldati ripresero l’inseguimento sfrenato contro il gruppo che si stava facendo sempre più vicino al tempio “ Svelti, dobbiamo raggiungerli” incitò Aknadin puntando contro il gruppo. Poi, percepì un forte dolore al petto e si voltò. Il suo mostro era stato distrutto da quello di suo fratello e ciò non solo aveva ridotto notevolmente la sua energia ma gli aveva anche causato un terribile dolore dritto al cuore. Ringhiò inferocito contro suo fratello.
Aknamkanon vide tornare il suo mostro, che adesso volava sopra di loro, e si voltò. Aknadin era ancora dietro di loro più arrabbiato che mai.
Tirò le redini del cavalo e andò nella direzione opposta.
Atem arrestò il cavallo e lo guardò “ Padre, cosa fai?”.
“ Io fermo Aknadin, voi proseguite verso il tempio e prendete quel sigillo “ e senza dare il tempo a qualcuno di ribattere, proseguì fino ad arrestare la sua corsa e sbarrare la strada al gruppo di nemici.
Aknadin ringhiò “ Togliti di mezzo, fratello”.
“ No, non ti permetterò di vincere”.
Aknadin strinse i denti e i suoi occhi divennero fuoco “ Scusa ma non è con te che ho un conto in sospeso “ schioccò le dita e incitò i suoi soldati ad avanzare verso il fratello mentre lui scappò via per darsi all’inseguimento di Atem e di Yugi.
Aknamkanon non fece n tempo a poterlo fermare e si ritrovò tra i piedi alcuni soldati, poiché altri erano andati dietro il loro padrone. Non potendo fare altro, puntò il suo dihadihank contro di loro, che fecero altrettanto e cominciarono uno scontro evocando mostri su mostri.
Aknadin, invece, correva dietro i ragazzi.
Atem non riusciva a mandare il suo cavallo più veloce per via del doppio peso che portava sulla sua groppa mentre il nonno, essendo piccolino e più leggero, correva come il vento raggiungendo l’arcata del tempio, dentro del quale entrò. Il giovane faraone fece di tutto per spronare il cavallo, purtroppo Aknadin era ugualmente dietro di lui e lo stava raggiungendo.
Il sacerdote scoppiò a ridere “ Arrenditi Atem, è finita”.
Ma il ragazzo non lo ascoltò.
Giunse dinanzi alle porte del tempio egizio e quando fu sicuro, saltò giù malgrado esso fosse ancora in corsa, lasciando Yugi a proseguire la sua corsa. Il ragazzino si voltò “ Atem…”.
Il faraone non si voltò, puntò il suo dihadihank contro i suoi nemici e lo attivò “ Vieni a me, Slyfer “.
All’invocazione della divinità egizia, tutto il gruppo si fermò e Aknadin sbarrò gli occhi.
Il gigantesco dragone comparve dalle nuvole oscure che coprirono il cielo e planò dritto contro i nemici, atterrando alle spalle di Atem e sbarrando la strada a tutti “ Se volete il sigillo, dovrete vedervela con Slyfer” sapeva bene quanta energia richiedesse l’invocazione di una divinità ma Yugi era il solo che poteva mettere piede nel tempio e trovare il sigillo, stavolta era tutto nelle sue mani e lui n poteva fare altro che aiutarlo.
Aknadin ringhiò, Slyfer non avrebbe permesso loro il passaggio se non fosse stato sconfitto “ D’accordo, ma te la farò pagare cara “.
 
Yugi raggiunse il tempio, dove il nonno già lo aspettava e fermò il cavallo per voltarsi indietro. Slyfer era piazzato davanti all’ingresso della struttura bloccandone la via di accesso con la sua enorme mole.
“ Yugi, trova quel tempio, io vado da Atem”.
Il ragazzino guardò il nonno con gli occhi spalancati “ Cosa, non puoi” stava scherzando, non era in condizioni di affrontare un duello.
“ Sì che posso, tu sei l’unico che può prendere quell’affare perciò vai “ lo trascinò giù al cavallo e lo spinse contro la tomba sotterranea, la cui apertura spiccava nella roccia scavata nella sabbia e sigillata da pesanti lastre di pietra con un occhio inciso sulle due porte.
Non potendo opporsi poiché il nonno scappò via, a Yugi non restò altro da fare che seguire le indicazioni dei suoi sogni e scendere in quel tempio.
Corse contro il tempio e scese lungo le piccole scale che portavano alle porte.
Allungò le mani e le posò contro le lastre ma senza esercitare una vera pressione poiché esse si aprirono da sole.
Senza porsi troppe domande, scese dentro la tomba, correndo lungo le scalinate e poi lungo il corridoio. Ormai aveva imparato la strada a memoria, riconobbe i geroglifici nuovi e freschi, proprio come tutto il reso, saltò le botole che aprivano le trappole, stette attento a non toccare i muri e proseguì verso la porta di pietra dietro alla quale si trovava nient’altro che il tanto cercato sigillo.
 
Mentre Mavelo lottava contro Jeroid Oscuro, Negro difensore e Demone Fantasma, Aknamkanon lottava contro i soldati incappucciati tenendo testa a tutti e tre con la propria spada. Era sempre stato il migliore tra lui e suo fratello nell’uso delle armi bianche, in guerra era il primo della linea a guidare l’attacco poiché generale dell’esercito ed era in grado di lottare contro più di un guerriero contemporaneamente. Aveva personalmente addestrato suo figlio nell’uso della spada affinché a sua volta fosse capace di tenere testa a più avversari, senza fare affidamento su nessuno, purtroppo le difficoltà erano state non poche e la sua fortuna proveniva dal fatto che sotto il breve ma pacifico regno di suo figlio la nazione non fosse mai finita nel mezzo di guerre sanguinose e brutali come quelle che seguirono sotto la dinastia di altri faraoni.
Sferrò un fendente e decapitò un soldato costringendo così gli altri due a indietreggiare.
Era sfinito ma non si sarebbe arreso e vedere in lontananza Slyfer alle mura del tempio, che lottava contro demoni ben più piccoli, gli fece tirare un tenue respiro di sollievo malgrado sapesse quanto difficoltoso sarebbe stato per Atem gestire il potere di una divinità direttamente con le sue energie.
I giochi delle ombre veri non erano come quelli che si giocavano sulla terra, con le carte e gli apparecchi di transito come ologrammi, purtroppo i mostri si nutrivano con l’energia viale dell’umano che li evocava e una divinità sapeva prosciugare in poco tempo le forze di chi la evocava.
Sperava in cuor suo che Atem sapesse cosa fare.
 
Esattamente come Aknamonkanon, anche Atem era impegnato in uno scontro ad armi bianche ma con suo zio.
Il nonno aveva deciso di gestire il duello contro i mostri tenendo anche testa molto bene ai suoi avversari, ma il ragazzo era messo molto male. Aknadin era un osso duro e in più lui gestiva una divinità egizia che a ogni colpo perdeva forza.
Aknadin sferrò un fendente violento dritto contro la gola di Atem.
Il ragazzo lo schivò appena in tempo ma la lama recise la corda di cuoio che teneva attaccato il cartiglio egizio.
La collana volò via dal collo di Atem, finendo sulla sabbia.
Gli occhi del ragazzo guardarono l’oggetto a terra con il cuore che palpitava e il volto bianco. Per istinto, si portò una mano sul collo, deglutendo.
Aknadin scoppiò a ridere “ Hai perso la tua medaglietta, ti consiglio di non perdere anche il tuo nome dopo la fatica che hai fatto per recuperare le tue memorie “ e partì nuovamente all’attacco.
Atem incrociò immediatamente le due spade, parando il colpo “ Non temere, ho intenzione di tenermelo stretto”.
 
Yugi svoltò l’angolo, continuando a correre lungo il corridoio e finalmente trovò la porta.
Si fermò.
Era lei, con i geroglifici e tutto il resto “ Eccola” si avvicinò alla grossa lastra scolpita e scorse la serratura.
Vi posò sopra la mano ed eseguì la combinazione che fece scattare la serratura.
La porta si aprì e con le mani la spostò.
La stanza era buia tranne che per il luminoso scintillio dello scrigno contenuto sull’altare di pietra al centro.
Entrò nella stanza, camminando sulla sabbia che ricopriva la pavimentazione e si avvicinò allo scrigno.
La luce si rifletteva sul suo volto.
Con un respiro, posò le mani sul coperchio e lo aprì trovando dentro il sigillo.
Fece per prenderlo ma una vertigine lo colpì all’improvviso.
Cadde in ginocchio stringendosi la testa con le mani.
Tebe.
Il palazzo reale.
Il trono dorato sulle scale.
Atem, voltato di spalle.
La testa gli pulsava come un tamburo, il cuore batteva così forte da fargli fischiare le orecchie.
“ Non avere paura “.
Una dolcissima voce femminile giunse alle sue orecchie.
Aprì gli occhi di scatto e li alzò.
La stanza s’illuminò grazie a delle fiaccole che si accesero all’improvviso.
Una tenue luce dorata comparve e da essa sbucò una figura semi trasparente che si tramutò in un corpo vero e proprio.
Yugi spalancò gli occhi.
Era una donna egizia, con lunghi capelli neri screziati di biondo, indossava un lungo abito bianco con gioielli d’oro e aveva due grandi occhi viola ametista.
La donna sorrise “ Ti stavo aspettando, Yugi Muto”.
 
 
Nota dell'autrice.
Tadaaaaan, sono vivaaaa.
Ok, c'è voluto un pò ma eccomi quì e accidenti, questo capitolo si può paragonare solo a una puntata della settima stagione di GOT per i salti temporali ma oh, gli altri non ci sono e in qualche modo bisogna scandire le transizioni.
Dunque, abbiamo il sigillo e non solo lui.
Non vi chiedo secondo voi chi sia la donna perchè credo che si capisca quindi la domanda è: Cosa vorrà da Yugi?
Lo scopriremo nel prossimo episodio.... se ci arrivo.
Commentate, commentate, commentate e buona lettura.
ciao a tutti. 
 

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Capitolo 90
*** La verità svelata ***


La donna egizia gli sorrideva amorevolmente e Yugi non poteva che scorgere immediatamente in lei dei tratti molto familiari, a guardarla gli ricordava moltissimo Atem.
I capelli, benché lici, gli occhi e lo sguardo, erano la copia spiccicata del faraone o meglio era lui a essere la sua copia. Un sospetto gli venne spontaneo “ Sei la madre di Atem? “ gli aveva parlato di lei, conosceva il suo nome e stando ai racconti del padre sembrava che Atem le somigliasse anche nell’aspetto fisico e dato che non conosceva nessuno con quel genere di aspetto era più che ovvio che fosse sua madre, solo che non sapeva che cosa centrasse lei in tutto questo né che cosa volesse da lui.
La donna annuì “ Sì, sono Nefhen ” la donna cominciò ad avanzare verso di lui e quando gli fu vicina tese una mano per prendere la sua.
Yugi percepì un brivido non appena le loro mani si toccarono.
Un brivido familiare.
Gli occhi ametista della regina lo guardavano fisso negli occhi e il ragazzino cominciò a sentirsi a disagio, dovette distogliere lo sguardo colto da un improvviso imbarazzo.
“ Non devi agitarti, non è necessario, sei qui per il mio stesso motivo. Il Sigillo “ si fece appena da parte, mostrando a Yugi lo scrigno dorato poggiato sull’altare di pietra, brillava con una strana luce dorata proveniente dall’occhio inciso su di esso. Non era la prima volta che lo vedeva, nei suoi sogni era una cosa comune “ Quest’oggetto si trova qui da secoli ormai e aspettava te “.
Il ragazzino la guardò con gli occhi spalancati “ Me? Perché, cosa centro io con il Sigillo?” era sempre più confuso e anche abbastanza spaventato, da quando era cominciata quella storia, le domande non smettevano di assillargli la mente e cominciava ad averne abbastanza di tutti quei segreti. Per almeno una volta desiderava che qualcuno gli dicesse qualcosa di sensato che gli permettesse di capire una buona volta.
“ Perché appartiene a te, da sempre “ i grandi occhi ametista della regina incrociarono il suo sguardo confuso “ Tu eri destinato ad avere quest’oggetto del millennio dal giorno cui sei venuto al mondo, la sua magia è qualcosa di veramente potente e solo tu puoi utilizzarla perché sei il suo guardiano “.
Yugi si allontanò dalla donna, era sempre più allibito “ Il suo guardiano? Io?“ indicò se stesso con le mani, le sopracciglia dilatate fino all’inverosimile. Poi scosse la testa “ No, questa non ha senso “.
La donna sorrise “ Posso comprendere, non c’è da meravigliarsi che tu non ti ricordi, infondo era inevitabile per la reincarnazione” il suo sguardo si fece all’improvviso triste e cupo, come se dolorosi ricordi fossero apparsi nella sua mente privandola di qualsiasi sorriso. Anzi, un accenno di lacrime bagnò le lunghe ciglia nere che adornavano le gemme ametista dei suoi occhi socchiusi, le mani si strinsero a pugno lungo i fianchi trattenendo al loro interno la stoffa bianca della lunga veste che indossava. Poi, con la dignità da vera regina, si ricompose, prese un respiro e tornò a guardarlo, seria e composta “ Vuoi delle spiegazioni, io sono qui per dartele poiché il mio compito da secoli. Tu non sei un normale ragazzino di questo secolo, in te c’è qualcosa di molto più speciale, qualcosa che indissolubilmente ti lega ad Atem ed è molto più di una qualsiasi reincarnazione di anima. Il vostro legame è più profondo, più viscerale ed è il motivo di tutta la tua esistenza. Che cosa credi che ti abbia spinto a risolvere il puzzle del millennio, quella notte di tre anni fa?“.
“ Non vedo cosa centri questo con il Sigillo “.
“ Ti prego di rispondere “ lo incalzò lei, non perdendo quel tono pacato e amorevole che caratterizzava la sua dolce voce e il suo sguardo.
Il ragazzino scosse le spalle “ Non lo so, dicono che c’era una profezia su quell’oggetto, riguardo al prescelto”.
“ È vero, ma non è solo questo. C’è una verità nascosta dietro quella profezia, una verità che riguarda una persona molto importante nella vita di Atem “.
Con quella dichiarazione particolare, la regina si guadagnò la completa attenzione di Yugi che con la fronte corrugata si pose in ascolto.
La regina continuò il suo racconto “ Quella persona importante è suo fratello”.
“ Suo fratello?” esclamò Yugi sconvolto. Per quanto il passato di Atem potesse ancora risultare complicato quanto il suo carattere, una cosa era ben certa: lui non aveva avuto fratelli. Gli aveva raccontato tutto della sua precedente vita in Egitto dopo essere tornato a Domino. Gli aveva raccontato di quanto gli avesse fatto schifo, essere un principe, quanto suo padre si fosse effettivamente dimostrato l’idiota bigotto che era, quanto gli fosse pesata la responsabilità di faraone e cosa importante che era sempre stato solo come un cane, proprio come lui. Era questa una delle tante cose che li aveva uniti contro ogni aspettativa, la solitudine. Potevano anche avere avuto degli amici, ma fondamentale erano soli e senza genitori alle spalle, entrambi non avevano avuto la possibilità di sapere cosa si provasse ad avere un fratello con cui passare le giornate e un po’ avevano esorcizzato quella mancanza facendosi da fratelli a vicenda. Era anche una scusa che funzionava davanti a tutti, si somigliavano come solo due fratelli potevano, tanto era vero che Lizzie aveva impiegato mesi per scoprire la verità nonostante ne avesse passate di ogni da quando si era unita a loro, tralasciando il dettaglio di quanto si fosse scoperto essere insopportabile Marik con lei. A reggere tutto il discorso c’era proprio questo fatto dei fratelli, non ne avevano avuto nessuno, altrimenti Atem glielo avrebbe detto, dopotutto perché nascondere di avere avuto un fratello. Scosse la testa “ Atem non ha fratelli, altrimenti me l’avrebbe detto”.
La regina rise “ Ma certo che lo avrebbe fatto, se solo se lo fosse ricordato “.
“ Atem ha ritrovato la memoria, mi ha detto tutto sul suo passato”.
“ Quello che Atem ti ha raccontato, è solo la sua parte. In realtà c’è molto di più ma quelle memorie sono state cancellate involontariamente. Io avevo un altro figlio, nacque quattro anni dopo Atem e fu la causa della mia morte. Il suo nome era Heba. Entrambi erano molto legati, lo erano stati per anni fino a quel giorno. Quando Akhnadin tradì il regno, schierandosi con Zork, la prima cosa che fece fu di attaccare il palazzo con un esercito di mostri e per salvare Atem, Heba si mise nel mezzo e fu ucciso. Lui non l’ha mai sopportato e quando anche Atem morì, poco prima cancellò tutte le sue memorie per imprigionare Zork nel Puzzle, in particolare quelle che riguardavano Heba. In qualche modo esse sono ancora bloccate nella sua mente “.
Un fratello che non ricordava di avere. Yugi si stupì di quella confessione, mai avrebbe immaginato una cosa del genere benché fosse risaputo che buona parte dei suoi ricordi o fossero poco dettagliati o proprio non li ricordasse. Aveva legato quelle mancanze al troppo tempo trascorso, in fondo quelli legati alla sua infanzia erano i più sbiaditi, non si poteva ricordare sempre tutto ma questa cosa del fratello era una sorpresa che lo aveva lasciato basito e incuriosito, soprattutto perché non comprendeva il suo legame con tutto ciò “ E che cosa centro io? “ a essere sincero, aveva un po’ di paura di volere la risposta. Non se lo sapeva spiegare ma aveva un brutto presentimento, qualcosa gli suggeriva che aveva fatto un pessimo errore a chiedere ma ormai il dado era stato tratto, non restava che condurre la partita al termine.
“ Diversi anni dopo “ riprese la regina “ L’Oracolo fece una profezia alla corte di Seth. Il faraone si sarebbe destato per sconfiggere il male ancora una volta e il prescelto avrebbe riunito i pezzi del Puzzle. La corte ricevette precise istruzioni su cosa sarebbe successo e decisero di eseguire un rituale per permettere a un’anima di reincarnarsi nel futuro, precisamente tremila anni dopo e la scelta cadde su Heba. Volevano… che Atem ricevesse un aiuto speciale, qualcuno che mai lo avrebbe tradito. Così, Heba si reincarnò diverse generazioni dopo “ gli rivolse un lungo e intenso sguardo colmo di un grande significato dai contorni specifici.
Gli occhi ametista di Yugi si dilatarono all’inverosimile, il suo respiro accelerò portando il suo petto ad alzarsi e abbassarsi convulsamente. No, era impossibile, doveva per forza aver capito male perché la velata allusione della regina era rivolta a lui e tutto ciò che stava dicendo non aveva alcun senso, non poteva averlo. Scosse la testa, più di una volta, e indietreggiò. Il volto si era fatto pallido, il passo incerto e traballante “ No… non, è impossibile “ la voce era ridotta a un sussurro strozzato, la gola si era serrata e un nodo la stringeva come a volergli togliere persino la capacità di respirare. Lui era Yugi Muto, aveva un passato e forse un futuro, ciò che quella donna voleva fargli credere non poteva in alcun modo essere vero, era pazza, tutto qui. Doveva essere pazza, voleva che fosse pazza perché si rifiutava di dare ascolto a una simile storia.
 
La lama della spada colpì il braccio recidendo la stoffa della maglia e tagliando la pelle lasciando che gocce di sangue schizzassero via da essa. La mano lasciò cadere a terra la propria spada e Atem crollò in ginocchio, urlando per il dolore e stringendo il taglio sul braccio con la mano sana, macchiata dal sangue che continuava a scorrere dalle dita. L’ombra di un Akhnadin soddisfatto e ridente gravava su di lui. Anche il sacerdote era messo male, il loro duello era una lotta senza quartiere che aveva lasciato i segni sul suo corpo. La tunica era lacerata su più punti, tagli e graffi avevano macchiato la stoffa di lino pesante con chiazze di sangue. Il volto sporco e contratto in un’espressione folle presentava il labbro spaccato da un pugno che Atem gli aveva sferrato con forza e un occhio nero dovuto a una gomitata.
Il ragazzo sapeva difendersi bene, lo ammetteva, ma anche lui aveva subito parecchi colpi. Le mani erano solcate da tagli e graffi più o meno profondi, un sopracciglio era solcato da un taglio sanguinante che gli scorreva lungo l’angolo dell’occhio a causa di una pietra che gli aveva sbattuto contro la faccia tumefatta, gambe e petto erano stati colpiti su più punti rovinando i vestiti che indossava. Il ragazzo aveva resistito finché i riflessi non si erano affievoliti, complice anche il taglio che gli solcava la nuca, ed era finito per soccombere contro il suo impalcabile colpo di spada che lo aveva messo in ginocchio, nel senso fisico del termine. Ora era piegato su una gamba, tremava e respirava a mala pena, la soddisfazione più grande. Per anni era stato lui a prostrarsi ai piedi di quel marmocchio, e a suo padre prima di lui, in simili condizioni, con il cuore colmo di rabbia per un orgoglio che non gli avevano mai permesso di sfoggiare e adesso era lui a esserlo, umiliato e debole. Come il bambino che in fondo era sempre stato, che sfoggiava con arroganza una corona che non meritava di avere, che camminava per i corridoi del palazzo come se fosse l’imperato del mondo intero e che scalciava e strepitava quando i suoi capricci non erano soddisfatti. Adesso avrebbe avuto la dimostrazione ultima, per mano sua, quanto il suo sangue nobile che adesso macchiava la sabbia, contasse davvero.
Gli sferrò un calcio alla schiena, mandandolo con la faccia contro la terra sentendolo gemere di dolore “ Come ci si sente a essere ferito e mangiare la polvere macchiata del tuo stesso sangue Atem? “ gli diede un altro calcio, stavolta allo stomaco, costringendolo a contorcersi con le mani incrociate su di esso “ Come ci si sente a essere umiliati? Io ho passato anni su un campo di battaglia. Subendo questi trattamenti da parte di nemici che volevano uccidermi mentre tu sedevi sul trono dorato come il marmocchio insignificante che eri “ gli diede un altro calcio, stavolta dritto in faccia. La sua rabbia si alimentava con l’adrenalina che gli cresceva dentro per il potere che stava saggiando. Potere che si alimentava con il rancore e il desiderio di vederlo morto ai suoi piedi. I gemiti di dolore che gli scappavano dalla bocca accompagnavano le lacrime che gli scorrevano dagli occhi, Aknadin si sentì furioso a quella vista “ Guardati, non riesci neanche a reagire. E saresti un re? I re combattono e si rialzano anche quando non hanno più le forze per farlo, anche quando il loro sangue abbandona il loro corpo. Non te l’hanno insegnato quegli idioti che ti addestravano giorno e notte nell’armeria del palazzo, per farti diventare il guerriero che avresti dovuto essere, usando quegli insegnamenti con i tuoi stupidi amichetti per giocare alla guerra? “ gli afferrò i capelli e lo strattonò, sollevandolo appena da terra per portare i loro volti vicini. Atem neanche riusciva a guardarlo, non reagiva ridotto com’era. Riusciva solo a lamentarsi “ Tu non sei un re, non dovevi neanche nascere a dire la verità “ gli sferrò un pugno sulla guancia e lo atterrò di nuovo.
Mentre Aknadin continuava a infierire su Atem, Slyfer veniva colpito dai suoi mostri ruggendo dolorante, finendo quasi atterrato. Ovviamente, ogni affondo che subiva, si ripercuoteva su Atem stesso le cui energie si stavano esaurendo. La barra luminosa sul disco che portava al braccio sinistro scendeva sempre di più verso il basso, avvicinandosi alla sua fine e con lei si avvicinava anche quella di Atem, sempre più debole.
Akhnadin non poté che guardare lo spettacolo pietoso dell’imponente divinità egizia che veniva abbattuta come un animale da caccia qualunque Guarda che scena patetica, persino la tua divinità egizia si sta facendo annientare come se niente fosse e tu non hai le forze per comandarla. E tu saresti l'erede di tale potere… tu non sei niente “ lo schernì, infierendo anche di più su di lui, sputando le sue crudeli parole con la ferocia di chi era stato ferito e di chi non pensava altro che alla sua vendetta, ignorando lo scontro che si consumava alle sue spalle, dove anche il vecchio era impegnato.
Atem continuava a lamentarsi, abusava orribili dolori sul corpo, sulla faccia, sulla testa, il braccio ferito continuava a sanguinare senza fermarsi. Non riusciva a muoversi o a reagire, gli occhi bruciavano come pire ardenti, bagnati da lacrime che non riusciva a fermare.
Dalla manica della tunica, Akhnadin estrasse un pugnale e avvicinò la lama al volto del nipote. Poggiò la superficie liscia e fredda sulla pelle e la passò lentamente sulla guancia, compiacendosi nel sentirlo sussultare e tremare “ Non preoccuparti, il tuo trapasso avverrà lontano da occhi indiscreti. Poi ucciderò il tuo amichetto e poi toccherà ai tuoi amichetti del cuore, così sarete tutti insieme come desiderate tanto “ un sogghigno sfuggi dalle sue labbra “ Poi dicono che sono senza cuore, anche la morte ti faccio avere piacevole. Lo vedi? Sono un uomo buono in fondo “.
“ Aknadin!”.
Il suo nome fu urlato dalla voce di suo fratello che lesto galoppava nella sua direzione, avvicinandosi sempre di più. Un moto di fastidio suscitò la sua vista nel sacerdote, che si discostò dal ragazzo inerme al suolo per puntare i suoi occhi iracondi sul faraone. In brevi galoppate egli lo raggiunse e smontò dal cavallo, puntandogli contro la sua spada “ Sta lontano da mio figlio “.
“ Non mi pare sia rimasto molto di lui “ lo guardò con la coda degli occhi, mantenendo un ghigno divertito sul volto.
Aknamkanon sentiva la rabbia svampargli il volto “ Non ti permetterò di torcergli un solo capello, mai più “ sentiva i gemiti di dolore dalla bocca di Atem, il sangue continuava a scorrere dal braccio ferito.
Il sacerdote scoppiò a ridere “ Tanto morirà lo stesso, Slyfer sta per essere annientato, la sua energia è ridotta al minimo. Quando la divinità non esisterà più, Atem tornerà nel regno dei morti con te “.
“ Non accadrà, non lo permetterò “ infatti, puntò una mano verso il figlio ed eseguì un lieve movimento del palmo. Il dihadihank scomparve dal braccio sano e con esso anche Slyfer, mandando a vuoto i colpi dei mostri di Aknadin. Dopo ciò, osservò Atem smettere di dimenarsi benché non bastasse, almeno parte del dolore era cessato.
“ Davvero non comprendi, fratello? Hai solo ritardato la sua dipartita “.
“ Tu hai appena segnato la tua “ alle spalle del faraone, comparve un mostro, una fenice dal manto rosso alla quale si rivolse “ Porta mio figlio da Solomon Muto “..
La fenice svolazzò sopra la testa di Atem, che prese delicatamente tra i suoi enormi artigli e si allontanò da quello che a breve sarebbe stato un altro scampo di battaglia. Così fu, Aknadin si avventò sul fratello ed entrambi tornarono a scontrarsi, portando a compimento il loro precedente duello lasciato in sospeso.
La fenice compì un brevissimo tragitto per raggiungere Solomon che, con maestria, aveva guidato il suo mostro ad annientare quelli di Aknadin, uno a uno. Quando il vecchio vide comparire la fenice, quasi aveva sussultato per poi cacciare un urlo alla vista di Atem tra i suoi artigli. Era mal ridotto, semi incosciente ma per fortuna vivo solo con un enorme taglio sul braccio che continuava a sanguinare “ Santo dio “ si avventò su di lui nel momento cui il mosto lo poggiò a terra per poi volare verso l’entrata dello spiazzo, sbarrando la strada a chiunque volesse provare di entrare.. Solomon cercò di farlo riprendere, battendogli qualche schiaffo sulla guancia mal ridotta “ Atem… Atem andiamo, questi scherzi no “.
Il faraone aprì lentamente gli occhi, bruciavano e la sua vista era appannata “ Nonno…” un filo di voce a stento sussurrato, difficile da udire anche a quella vicinanza.
Solomon non perse tempo, si sfilò il gilet che indossava, sbottonò il polso di una manica e ne afferrò il tessuto. Con forza, tirò la stoffa riuscendo a strapparne la manica, lacerandola alla cucitura sulla spalla. Poi prese un fazzoletto che teneva in tasca e corse subito alla piccola fontana circolare non molto distante a dove si trovavano e ne immerse il tessuto leggero. Tornò di corsa da Atem e delicatamente pulì la ferita come meglio poteva, per rimuovere il sangue in eccesso. Man mano che rimuoveva i residui, poteva vedere quanto profondo il taglio fosse e anche quanto fosse necessario intervenire immediatamente prima che la situazione peggiorasse. Ignorò le proteste di dolore del ragazzo, tenendolo fermo come meglio poteva, poi prese la manica strappa e tirò fuori dalla tasca un coltellino svizzero. Lacerò il tessuto verticalmente per allargarlo e con forza, lo poggiò sulla pelle lacerata. Avvolse il tessuto sul taglio come una spirale per coprire tutto il taglio, esercitando una forte pressione per bloccare il sangue e quando fu certo, strinse le due estremità con un doppio nodo sufficientemente stretto per impedire che si sciogliesse.
“ Ahi…” fu tutto ciò che uscì dalla bocca tremante di Atem, a stento si rendeva conto di cosa gli avesse fatto.
“ Shh, va tutto bene “ gli accarezzò la testa con la mano, delicatamente.
Atem cominciò a riprendersi poco alla volta, la vista si schiarì lentamente “ Dov’è Yugi…” provò ad alzarsi ma tutto il suo corpo era un muscolo pulsante che gli mozzava il respiro.
Solomon lo costrinse a stare sdraiato per quanto fosse impossibile “ Non lo so, adesso devi stare fermo o la ferita s’infiammerà di più “.
“ Modestamente me ne frego “ fu la sua protesta che portò il nonno a sbuffare rumorosamente.
Il vecchio scosse la testa esasperato “ Non puoi muoverti, guarda come sei…” ma Atem lo ignorò, incurante di essere mezzo morto si mosse lo stesso trattenendo tra i denti le labbra e s’impose di alzarsi. Il vecchio alzò le mani “ Ci rinuncio… “ era possibile che non riuscisse a stare fermo per un momento? Doveva sempre fare di testa sua, basta che spuntasse il nome di suo nipote in una frase e Atem non capiva più niente. Dovette aiutarlo a reggersi in piedi, sostenendo il suo passo barcollante “ Spero che tu non abbia intenzione di fare follie, non ti reggi neanche in piedi “.
“ Sono sopravvissuto a tante cose, una ferita e tre calci non potranno fare di peggio “ provò a muovere una gamba ma finì per barcollare e sentire ancora più dolore. Il suo peso non era retto come doveva e il rischio di svenire era dietro l’angolo. Tuttavia combatté, perché era lui e perché non era il tipo da abbattersi neanche se gli avessero amputato tutti gli arti o distrutto le ossa con un machete.
“ E vuoi morire oggi? “.
“ Sono già morto una volta “.
“ Evitiamo il bis se non ti dispiace “.
La battuta scatenò una piccola risata in Atem, costretto a soffocarla contro la propria volontà a causa del dolore scatenato nel suo petto. A passi incerti raggiunsero la fontana e sul suo bordo si sedettero.
 
Con le mani, la regina prelevò dallo scrigno dorato il Sigillo e poi si voltò verso Yugi, guardandolo. L’oggetto pendeva dalla corda, ondeggiando a mezz’aria con il suo scintillio dorato “ Quest’oggetto appartiene soltanto a chi ne è degno, non ha mai avuto alcun guardiano all’infuori di Heba, l’unico che riuscì in un momento disperato a ottenerne il potere. L’oggetto fu sepolto in questa tomba dopo la sua morte, lontano da tutti e custodito dai secoli in attesa che il suo legittimo proprietario lo rivendicasse “.
Yugi tremava, indietreggiava scuotendo la testa con decisione “ No… io non … “ le sue iridi ametista erano spalancate in un punto impreciso sul terreno, il pallore del suo volto lo aveva reso cadaverico. Si rifiutava di credere che tutto ciò fosse vero, lui non era il fratello di Atem, non era il proprietario di niente.
“ Tu sei più di quello che dimostri di essere. Lo sai, probabilmente lo hai sempre saputo ed è giunto il momento che tu ricordi ogni cosa “ si avvicinò a lui, tendendo la corda per infilare l’oggetto al collo del ragazzino.
Tuttavia, Yugi si ritrasse urlando “ NO!” indietreggiò di qualche passo, con le lacrime agli occhi stretti in una morsa disperata “ No, io non sono quello che tu sostieni, io sono Yugi Muto “.
La regina sorrise “ Certo che lo sei, ma non solo questo. Un ragazzino qualunque non sogna quello che sogni tu, non ha visioni del passato e non può evocare antichi poteri. Credi che Atem non l’abbia capito? In te c’è più di quanto appare e solo se lo accetterai potrai comprendere “ più lei avanzava, nel tentativo di convincerlo, più lui indietreggiava e in brevi passi finì con le spalle al muro. Piangeva adesso, singhiozzava stringendosi le braccia con le mani, le gambe tremavano. Fu allora che Nefhen, abbastanza vicina, infilò la corda al collo di Yugi, lasciando che l’oggetto pendesse sul suo petto.
L’occhio dorato inciso sulla superficie sfaccettata brillò.
Gli occhi di Yugi si spalancarono.
 
Il palazzo di Tebe con i suoi obelischi e le sue torri, i giardini verdeggianti che davano su ampi corridoi esterni dalle colonne colorate, la fontana di pietra che spiccava al suo centro con alti alberi e palmeti ben curati.
Due spade identiche dalla fattura pregiata furono estratte dai foderi e porse. Aknamkanon sorrideva calorosamente “ Queste spade sono per voi, vi ricorderanno sempre chi siete e che cosa sarete per sempre, figli miei. Fratelli“.
Le else furono impugnate.
Un giovanissimo Atem, appena tredicenne, sorreggeva in mano la sua guardandola con gli occhi lucidi “ Grazie padre “ si rivolse a qualcuno che stava accanto a lui e che a sua volta sorreggeva la spada gemella.
Era un bambino, più piccolo. L’elsa era notevolmente troppo grande per la manina sottile che impugnava la spada.
Ma non era un bambino qualsiasi.
Quel bambino non era altri che…
Yugi.
In tempi antichi.
Atem sorresse la sua spada a mezz’aria, avvicinandola a lui.
Il bambino, che di età non avrebbe avuto  oltre gli otto o i nove anni, sorrise a sua volta e sorresse a mezz’aria la propria con entrambe le mani.
Le due lame si scontrarono appena, emettendo un lieve suono che accompagnò l’applauso della corte lì riunita.
 
Le ginocchia crollarono contro la sabbia sollevando un lieve polverone. Il ciondolo sfiorò il terreno, continuando a brillare. Yugi si prese la testa tra le mani, i suoi occhi erano ancora spalancati e sudava “ Ho visto… ho visto me stesso ma ero… ero…”.
La regina s’inginocchiò di fronte a lui “ Eri nella tua vita passata, quando eri Heba. Questi non sono delle comuni visioni, sono ricordi. Lascia che fluiscano, solo così li potrai accettare “.
Yugi alzò gli occhi umidi sulla regina “ Ma perché adesso? “.
“ Perché eri pronto. Durante lo scontro tra tuo padre e tuo fratello, quando ti sei messo in mezzo per proteggere Slyfer, hai incrinato risvegliato per la prima volta la tua memoria e il Sigillo. Non è stato un caso, era il destino che l’ha voluto. Da quel momento hai cominciato ad avere visioni del passato sotto la forma di sogni, ti hanno tormentato soltanto perché non permettevi loro di scorrere nella tua mente, li hai rifiutati e continui a farlo anche adesso “ gli porse la mano, che Yugi, titubante, afferrò e i due si alzarono. Le mani della regina si poggiarono sulle guance pallide di Yugi, che la guardava incredulo, e gli sorrise “ Se vuoi comprendere, devi lasciarli andare “ si chinò su di lui e gli lasciò un bacio sulla fronte che fece sobbalzare il ragazzino.
E fu ciò che Yugi fece.
Chiuse gli occhi e l’occhio dorato comparve sulla sua fronte, lì dove la regina aveva lasciato il suo bacio.
Fu come se il tempo si riavvolgesse intorno a lui, la sua mente vagava in tempi lontani e portava alla memoria, ora libera dalle costrizioni cui lo stesso Yugi la rilegava tutte quelle notti, quando si svegliava spaventato e in preda all’isteria senza permettere che esse compissero il loro percorso. Tempi antichi, quando l’Egitto era un regno prospero e due bambini, due fratelli, correvano per i vasti giardini giocando insieme, correndo liberi e spensierati sotto gli sguardi di un padre che li osservava da lontano. Frecce che erano scoccate contro bersagli da lunghi archi con due diverse mire, una più precisa, la sua, e una più incerta, quella di Atem, spade che si scontravano tra le mani di quei due bambini adesso più cresciuti che lottavano tra loro.
Sentiva come se le lancette di un orologio percorressero il tempo a ritroso, riavvolgendo nella sua mente ogni dettaglio, suono, volto o luogo che adesso assumeva un tratto più distintivo e preciso. Senza paura, senza esitazione, esse attraversavano la sua mente lentamente.
Adesso sapeva, ricordava.
Come i pezzi di un puzzle, tanti frammenti si legavano tra loro.
Spalancò gli occhi ametista, uno sguardo intenso e lucido accompagnò le sue iridi.
Adesso sapeva cosa doveva fare.
 
Una sfera nera colpì in pieno Aknamkanon che, con un urlo, fu scaraventato via finendo contro la terra rida e rocciosa.
“ Sei patetico fratello “ fu la risposta di Aknadin, eseguiva con un sorriso feroce “ Tranquillo, prometto che tuo figlio non soffrirà quando lo avrò ucciso”.
Il faraone alzò la testa, pulendosi la guancia graffiata con le mani “ Non ti permetterò di farlo” ma prima che potesse rialzarsi, il fratello sparì. Di conseguenza, il faraone si votò verso il suo mostro, ancora a guardia del portone di accesso al tempio “ Proteggi Atem, svelta “ la fenice spiccò il volo e fece il giro per andare immediatamente dal ragazzo e dal nonno.
Questi ultimi, intanto, erano ancora seduti a bordo della fontana quando Aknadin comparve dinanzi a loro, facendo sobbalzare non solo il nonno ma anche Atem, il cui volto sbiancò. Aknadin aveva la spada puntata contro Atem, dinanzi al quale si era messo il nonno per fargli da scudo poiché lui non poteva in alcun modo combattere per le condizioni in cui versava. Tanto è vero che a mala pena riuscì a mettersi in piedi, reggendosi al bordo di pietra con un braccio.
Il sacerdote scoppiò a ridere “ Togliti dai piedi, vecchio “.
“ Se vuoi toccare mio nipote, dovrai prima passare sul mio cadavere “.
La risposta dell’uomo stupì il sacerdote, che inarcò entrambe le sopracciglia “ Tuo nipote? Questa mi giunge nuova “.
“ Nonno, non farlo “ Atem lo supplicò con gli occhi di lasciare perdere, scuotendo anche la testa. Non doveva combattere contro di lui, non era nelle condizioni di farlo e l’ultima persona che voleva perdere era proprio lui. Non metteva in dubbio che sapesse cavarsela, ma Aknadin era armato di spada ed era un folle sadico che gioiva nel torturare gli altri, sfidarlo per proteggerlo significava andare incontro alla morte.
Ma Solomon scosse la testa, deciso “ Mai!”.
Aknadin tirò un sospiro, dopo di ché, sferrò una sfera nera contro Solomon e lo scaraventò di lato, mandandolo a strisciare sulla terra finché non batté contro una roccia.
“ NONNO!” alla vista di quello spettacolo, Atem montò di rabbia e lanciò un folgorante sguardo di follia all’uomo “ Come ti sei permesso, mostro?” strinse i pugni con decisione, ruggendogli contro come un leone “ Questa me la pagherai cara “.
Gli occhi di Aknadin si strinsero “ Che cosa vuoi fare agghindato così, intimorirmi? Minacciarmi? Non sei nelle condizioni “ alzò il braccio al quale era situato il dihadiankh e invocò un mostro, cacciatore di caos, che comparve alle sue spalle in tutta la sua spaventosa grandezza. Lo puntò contro il nipote “ Finiscilo “.
Il mostro sollevò in alto il braccio e cominciò a roteare la lunga frusta dalla quale si generò una scarica di energia che puntava dritta contro di lui e che si rifletté nelle sue iridi spalancate e affaticate.
Atem dovette chiudere gli occhi, coprendosi il volto con le mani in un tentativo di proteggersi.
Fu allora che udì la voce di Yugi, uscito dal tempio, urlare. Il ragazzino corse verso di lui proprio mentre la scarica di energia si stava per avvicinare. Mise quanta più energia poteva nelle gambe e si lanciò contro il faraone. Le sue mani sfiorarono appena il fianco di Atem.
La scarica di energia si abbatté su di loro, generando una fortissima esplosione di luce nera che investì ogni cosa, allargandosi e spazzando via tutto ciò che li circondava.
 

nota dell'autrice.
SONO VIVAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.
Buon halloween, Buon Natale, Buon Anno e Buon Carnevale a tutti.
Svizzera bella, Svizzera cattiva. Mi sono trattenuta più del previsto visto che... beh, i parenti non ci vedevano da tantissimo tempo ( almeno a me ). Infatti ho solo aggiornato wattpad perchè avevo molti capitoi di Egyptian Chronicles già scritti e li avevo nel pennino, mentre la FF... no, lei dovevo scriverla e sinceramente non avevo voglia di farlo, insomma non si è in Svizzera per passare le vacanze al pc.
Il capitolo avrei potuto farlo meglio ma l'ispirazione mi era venuta alle quattro del mattino ma sapete quanta voglia si ha di accendere il pc a quell'ora dopo essersi appena messi a letto quindi il risultato è stato diverso da ciò che pensavo di volere mettere su carta ma l'importante è di esserci riusciti. Stando ai miei calcoli, il prossimo è l'ultimo di questo viaggio in Egitto per tanto si ritornerà alla vita normale (?) e si vedrà di lasciare tutte quelle spinose questioni in risolte che ho dovuto leggere e rileggere per riprendere il discorso. Magari vedrò di rimettere Seto da qualche parte, chi lo sa.
Spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.
ciao.

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Capitolo 91
*** La fine del viaggio ***


La densa polvere che si era sollevata dopo l’esplosione, copriva ogni cosa, inclusa la visuale di Atem, ancora a terra che cercava di riprendersi, e Aknadin, a sua volta scaraventato via che provava a rialzarsi. Il giovane faraone non vedeva un bel niente, neanche capiva chi o cosa lo avesse spinto con tale violenza da mandarlo a terra. La polvere gli era entrata persino nelle narici, tossiva e cercava di scacciarla con la mani dai vestiti e soprattutto dalla sua visuale per aprirsi uno spazio. Fu allora che corse qualcosa al suo interno, poco distante da lui.
Una luce dorata.
Provò a rialzarsi per capire meglio ma una vertigine lo colse all’improvviso.
Le sue iridi ametista si spalancarono per un improvviso dolore che lo aveva colto alla testa e sulla fronte comparve il simbolo del millennio.
 
Il palazzo reale.
Due bambini che si rincorrevano per i vasti giardini reali.
Uno era lui, a tredici anni, che correva davanti e si girava verso qualcuno, ridendo e incitandolo a seguirlo “Dai, che tanto non mi prendi, Heba”.
“ Non è vero, ti sono dietro “.
La voce che aveva parlato era di un altro bambino, meno definita e più acuta, probabilmente di un bambino piccolo.
E non di un bambino qualsiasi.
Yugi.
 
Il flash lo aveva destabilizzato, tornò alla realtà annaspando con la bocca in cerca di ossigeno. Cosa ci faceva Yugi nell’antico Egitto, cos’era quella strana visione che aveva avuto e soprattutto chi era Heba. La testa gli faceva male, gli annebbiava la vista causandogli dolori acuti alle tempie, si sentiva strano.
Ma che accidenti è stato.
Poggiò una mano sulla pietra della fontana e si fece forza per rialzarsi, spingendo con le gambe tremanti. Sollevò lo sguardo per stabilizzare meglio la vista e fu allora che, di nuovo, spalancò gli occhi.
Yugi era davanti a lui ma era…diverso.
Una tunica bianca stretta in vita da una cintura, pelle scura con gioielli egizi su braccia, polsi e gambe, scarpe bianche dalle definiture dorate e soprattutto un lungo mantello rosso che sventolava alle spalle. Al collo pendeva il Sigillo, brillante e luminoso, sulla fronte, splendeva il simbolo del millennio, in bella mostra.
“ Yugi… “sussurrò il ragazzo, lo guardava dalla testa ai piedi e… non riusciva a credere a ciò che vedeva.
Il ragazzino si voltò a guardarlo, un flebile sorriso era comparso sulle sue labbra.
Fu quando le loro iridi s’incrociarono che un altro capogiro colse all’improvviso Atem, stavolta però riuscì a mantenersi in equilibrio.
Ricordi.
Vecchi ricordi del passato riaffiorarono tutti in una volta nella sua mente, in ordine di cronologia e si sentì quasi affogare dentro di essi.
La morte di sua madre per dare alla luce il suo fratellino, i combattimenti con le spade, le cavalcate nel deserto, la morte di suo padre e la sua ascesa al trono con lui al suo fianco. Poi ne seguirono altri come la ribellione di Aknadin, la distruzione dell’Egitto, la morte di suo fratello…
Uno a uno, conditi da risate allegre e suoni diversi, i ricordi gli riempirono la vista lucida facendo riaffiorare vecchie gioie e soprattutto orribili dolori che gli lacerarono a metà il cuore. Era come se tutto ciò fosse stato contenuto dentro un contenitore di vetro che aveva isolato tutto questo in una parte profonda della sua memoria e che adesso si era rotto lasciando libero tutto ciò che si trovava al suo interno da anni, anzi, da secoli. Ora ricordava ogni cosa, aveva sempre avuto il sospetto che la sua memoria non fosse del tutto completa e aveva ragione, molti dettagli avvolti dall’ombra finalmente trovavano la loro luce, risvegliando in lui cose che non credeva neanche esistere.
Le lacrime gli rigarono le guance, non sapeva neanche perché stesse piangendo ma solo che aveva bisogno di farlo, come se gli fosse stato proibito per lungo tempo e ora tutto ciò aveva bisogno di uscire fuori e liberarlo da un peso estenuante che schiacciava il suo petto. Si sentiva come se delle catene si fossero all’improvviso spezzate e fosse libero per la prima volta.
Yugi gli si avvicinò, poggiò le sue mani sulle sue braccia e si guardarono.
Non ci fu bisogno di dirsi niente, erano i loro sguardi lucidi e pieni di lacrime a parlare per loro.
Si abbracciarono entrambi, stringendosi e piangendo l’uno tra le braccia dell’altro come se fosse la prima e vera volta che lo facevano in tutta la vita. Non si dissero niente, neanche una parola o un sussurro, si udivano solo i loro reciproci singhiozzi.
Nessuno dei due si accorse che anche l’aspetto di Atem era cambiato in quei brevi secondi.
L’occhio del millennio sulla sua fronte aveva continuato a brillare fino a dargli il vero aspetto che gli apparteneva, pelle scura, tunica, mantello di blu e gioielli vari. Persino il puzzle pendeva pesantemente al suo collo.
Solo quando si separarono, se ne accorsero.
L’urlo di Aknadin fendette l’aria.
I due ragazzi si voltarono verso di lui, ricordandosi in quel momento della presenza di colui che era la causa di tutto questo, nonché il loro zio.
Il sacerdote guardava i due ragazzi con disprezzo, soprattutto Yugi, che indicò con il dito tremante e, uno sguardo pieno di rancore “ Tu… piccolo bastardo, sapevo che in te c’era qualcosa di storto… “ anche i suoi ricordi tornarono a galla ma a differenza dei due, i suoi erano molto più cupi. Anni di umiliazioni davanti alla corte reale per colpa della bocca troppo lunga del minore dei suoi nipoti maledetti, scherzi di pessimo gusto e offese senza possibilità alcuna di potersi difendere senza mancare di rispetto al principino.
Entrambi i fratelli gli rivolsero un’occhiata raggelante.
Yugi soprattutto lo guardò con disprezzo.
Anche lui ricordava tutto, più di ogni cosa con quanta arroganza pretendeva di avere l’ultima parola su tutto, come cercava durante le riunioni del consiglio di interferire con le decisioni prese da Atem, considerandolo solo un ragazzino inesperto quando era chiaro che fosse il contrario, la pessima simpatia che suscitava in lui tutte quelle volte che durante i processi o le sentenze screditava di continuo o metteva anche solo in dubbio le sue scelte. Per non parlare, di quando, in quelle rare volte che Atem era al fronte o in viaggio con alcuni membri della corte per trattati di pace con i loro avversari, lasciava lui al comando del regno e si trovava costantemente la lingua di Aknadin tra i piedi. Ricordare tutto questo era strano ma almeno aveva un dettaglio più delineato di quanto il vero bastardo tra loro alla fine fosse sempre e comunque il sacerdote malefico.
“ Aknadin “ tuonò Atem “ Adesso basta, hai perso “.
Il sacerdote scoppiò a ridere “ Perso? Oh non credo proprio, volevo la mia vendetta per liberarmi di te ma giunti a questo punto, credo che vi farò fuori entrambi “.
I due si scambiarono uno sguardo esasperato e Yugi rispose “ Quanto avrei preferito non ricordarmi di lui “.
“ Io avrei preferito che non ci fosse mai stato nella nostra vita “.
Entrambi si stupirono di quel discorso che li portò a sorridere, era strano parlare di certe cose con una così tranquilla naturalezza come se fosse sempre stato normale.
Non ebbero comunque il tempo di poter fare niente, Aknadin attivò il suo dihadiahank ed evocò un mostro “ Vieni a me Raviel, Signore dei fantasmi “.
La luce dorata si attivò sull’oggetto magico e una densa nube di fumo nero comparve dinanzi ai due ragazzi, nascondendo la vista di Aknadin. Enorme, grande e imponente, essa cominciò a emettere fulmini azzurri mentre il cielo si oscurava.
Atem e Yugi dovettero ripararsi dal vento improvviso che cominciò a soffiare contro di loro, strisciarono con i piedi sul terreno per la spinta che subivano dalle folate, i loro mantelli sventolavano per seguire il vento incessante, energia negativa si liberava da quell’agglomerato attualmente informe che si innalzava verso l’alto “ Ma che diavolo succede? “ chiese Yugi confuso, con gli occhi stretti per il fastidioso cumulo di sabbia che si alzava ed entrava dentro le sue pupille.
“ Non lo so “ fu la risposta di Atem, anche lui si copriva gli occhi come meglio poteva mentre nelle orecchie risuonava lo stridulo rumore dei fulmini.
Un paio di ali si manifestarono dall’agglomerato di fumo e fulmini, enormi zampe di colore blu con lunghi artigli affilati calpestarono il terreno lasciando impronte e crepe, imponenti corna erano presenti sulla testa. La sua ombra tetra sovrastò i due ragazzi, che quando aprirono gli occhi urlarono per la paura.
Dinanzi a loro c’era un gigantesco mostro dalla possanza titanica, blu e viola, con lunghi artigli alle mani, una lunga coda biforcuta sventolava dietro di lui ed enormi ali dalla forma di pipistrello sbucavano dalla schiena. Occhi rossi come il sangue e lunghe zanne affilate rendevano il suo volto inquietante.
Quel mostro, nel duel monsters, non aveva meno di quattromila punti di attacco e difesa, se poi si contava gli effetti speciali, i punti aumentavano svariatamente.
Aknadin scoppiò a ridere sguaiatamente “ Raviel, uccidi questi maledetti marmocchi per sempre “ urlò con tutto il rancore di cui era capace.
Il mostro unì le mani a cono e generò una sfera di luce nera.
Ci vollero giusto pochi secondi, la sfera di trasformò in un raggio di energia che mirò direttamente ai due ragazzi, i quali urlarono a squarciagola.
Il Sigillo al collo di Yugi brillò per pochi secondi con maggiore intensità.
Sotto terra, nella profondità della stanza segreta dove ancora si trovava lo scrigno del medaglione, su una parete buia, due luci rosse brillarono.
Un’esplosione di luce avvolse i due ragazzi, generando uno schermo contro il quale batté il raggio nero.
“ Cosa?” fu l’esclamazione di stupore di Aknadin, costretto poco dopo a ripararsi gli occhi.
La luce bianca era alta e imponente, più grossa del mostro che Aknadin aveva evocato.
Il raggio nero si annullò, dissolvendosi al vento che si era generato.
L’esplosione di luce durò per pochi secondi, poi diminuì d’intensità fino a ritirarsi in un bagliore appena accennato alle spalle dei due ragazzi.
Quando entrambi aprirono gli occhi per guardare, Yugi notò il forte bagliore che proveniva dal medaglione. A quel punto, i due si voltarono a guardare e ciò che videro li lasciò senza parole.
Alle loro spalle era comparso un mostro, ma non uno qualunque.
Era una divinità egizia.
Dalla forma umana, con pelle chiarissima quasi alabastro. Un’armatura dorata con tanto di mantello bianco luccicava sul suo corpo. Un copricapo da faraone gli copriva la testa, striato di bianco e nero. I copri spalle erano lunghi e dalla particolare forma alata, di un lucente colore oro. Sulla placca frontale del pettorale, portava inciso l’anello del millennio, la cavità oculare destra era occupata dall’occhio. Al collo era presente la collana del millennio e sorreggeva nella mano sinistra la bilancia. Nella mano destra, impugnava un lungo scettro dorato sulla cui cima erano presenti gli intarsi della barra e nella parte inferiore l’ankh, appartenente alla chiave. Nella parte frontale dei copri fianchi, era incastonato il puzzle e sulla cima del copricapo, splendeva un rombo, il Sigillo.
Tipici decori egizi erano presenti sull’armatura e sui vestiti, non che sull’ampio mantello che sventolava lungo le spalle. L’occhio sano era di un azzurro intenso, sembrava uno zaffiro.
Yugi si guardò il polso sinistro, aveva un dihadihank al braccio, dove splendeva stilizzata la figura del mostro “ Ma che diavolo…” guardò di nuovo il mostro che eretto alle sue spalle. Aveva un qualcosa di molto familiare, che ricordava di aver già visto da qualche parte.
Ebbe un flash.
 
L’Egitto sotto attacco.
Caos e devastazione.
Quel mostro avvolto dalla luce bianca e lui in prima linea che combatteva, con il Sigillo a splendergli al petto.
 
“ Ma’at “ esclamò con stupore, ricordandolo adesso.
“ Cosa?” esclamò Atem.
Yugi indicò il mostro dinanzi a lui “ Questo è Ma’at, è la quarta divinità egizia. È legata al Sigillo ed è… mia “.
Prima che Atem potesse dire qualunque cosa, sentirono l’urlo di Aknadin alle loro spalle, l’ennesimo da quando si erano ritrovati tutti faccia a faccia. Yugi si compiacque dell’espressione allucinata del sacerdote, scoppiò a ridere “ Adesso chi ha il mostro più grosso, Aknadin? “ non era da lui vantarsi, ma doveva ammettere che la situazione gli stava piacendo. Quando gli ricapitava di poter usare una divinità egizia personale? Guardò Atem, che gli fece cenno di assenso con il capo e Yugi capì che era il momento, finalmente avrebbero detto addio per sempre a quel mostro maledetto. Puntò il dito contro il mostro avversario “ Ma’at, distruggilo “.
Alla divinità egizia non bastò altro che un leggero movimento della mano.
Puntò lo scettro contro il mostro e la testa della barra brillò.
Un raggio dorato di enorme intensità fu sparato e colpì in pieno il mostro.
All’inizio non sembrò sorbire alcun effetto, poi ci fu un lieve bagliore all’altezza del petto e si generò un’esplosione che mandò il mostro in frantumi. Luce dorata si sprigionò, investendo in pieno Aknadin che, urlante, fu costretto a sparire nel nulla.
La luce durò brevi istanti, poi si dissolse e tutto tornò alla normalità. Anche il cielo si rischiarò.
La divinità egizia si dissolse in un lampo di luce che accecò per brevi istanti i due fratelli appena ritrovati e quando ciò accadde, la prima cosa che entrambi videro, furono Aknamkanon e Nefhen, l’uno al fianco dell’altro.
Il cuore di Atem ricevette un sussulto violento alla vista della regina, sua madre.
Tutti e quattro si avvicinarono e quando furono di fronte, Atem abbracciò la madre che, con le lacrime agli occhi, lo accolse tra le sue braccia “ Figlio mio “.
“ Madre”.
Pianse tra le braccia della regina, erano secoli, letteralmente, che non la vedeva. Non era stata nell’aldilà quando vi aveva messo piede la prima volta, sperava di rivederla lì e non era stato così. Gli mancava disperatamente, ogni giorno, i suoi ricordi di lei erano così confusi che era felice di poterla finalmente rivedere per davvero e abbracciarla anche.
La regina, a sua volta, era felice di rivedere il figlio. Il suo compito di sorvegliante del Sigillo finalmente si era concluso dopo millenni trascorsi sotto terra e poter riabbracciare il suo amato bambino era la gioia che ogni madre desiderava vivere dopo essere stata separata da lui prematuramente. Avrebbe dovuto essere al suo fianco da sempre e non era stato così “ Amore mio, non sai quanto io sia contenta di rivederti “.
“ Mi sei mancata, madre “ sussurrò sulla sua spalla.
“ Anche tu “ rispose lei, le lacrime scorrevano sulle sue guance, cariche di una gioia immensa che finalmente le aveva colmato quel vuoto che si portava dentro da una vita intera. Si separarono solo per guardare Yugi, rimasto appena dietro Atem a guardare la scena. La regina gli fece cenno di avvicinarsi e gli prese la mano nelle proprie “ Hai fatto ciò per cui eri destinato, hai accettato quello che sei “ poi prese anche la mano del figlio più grande e li guardò entrambi “ Quello che siete non si più cambiare, era destino che foste uniti anche in questo tempo e la vita che vi è stata strappata via, ora vi è resa. Non conta il tempo passato, non conta cosa sia successo, conta solo ciò che siete e sarete per sempre, fratelli “.
“ Ho sbagliato a giudicarti, Yugi Muto “ esclamò il faraone, portando l’attenzione su di sé “ Tu sei più di ciò che mostri, eri mio figlio in un’altra vita, non di meno lo sarai in questa”.
Yugi sorrise a entrambi, poi chiese “ Poichè venite dall’aldilà, forse conoscete i miei genitori…gli altri genitori. Potete salutarli per me?“.
“ Ma certo “ rispose la regina abbracciandolo “ Saranno orgogliosi di te come siamo noi “ gli baciò la testa e si allontanò “ Ma’at è e sarà per sempre il tuo guardiano “ poi guardò il figlio maggiore “ Come le divinità egizie sono le tue “.
Atem annuì.
I due consorti sparirono, dissolvendosi davanti agli occhi lucidi dei due ragazzi che si guardarono e scoppiarono a ridere mentre i loro aspetti tornarono normali, lasciando comparire al posto delle tuniche i loro precedenti abiti e lasciando che la pelle tornasse chiara. Anche il puzzle sparì ma non il Sigillo, che rimase a penzolare al collo di Yugi.
Fu allora, che i lamenti del nonno si udirono.
Ricordarono di lui solo in quel momento e corsero dritti verso di lui aiutandolo a rimettersi in piedi “ Santo cielo, che botta che ho preso “ commentò stordito, con la vista doppia che gli destabilizzava l’equilibrio.
“ Come stai, nonno? “ chiese Yugi preoccupato.
“ Bene, credo “ guardò i due nipoti e trovò al collo del piccolo un medaglione dalla provenienza sconosciuta “ Bel pezzo d’oro, hai saccheggiato quella tomba per caso? “.
“ È il Sigillo, nonno “.
Il vecchio annuì “ Ok… come torniamo a casa adesso? “.
Prima che qualcuno potesse rispondere, il Sigillo cominciò a brillare e un altro bagliore luminoso si manifestò, inghiottendo il trio.
 
La luce si manifestò all’interno del sotterraneo e i tre cascarono al suolo con un grido.
“ Maledizione “ imprecò Atem, la cui schiena aveva battuto violentemente contro il suolo duro e impolverato. Erano tornati al punto di partenza, il sotterraneo del tempio “ Siamo nella nostra epoca, vero? “ domandò, anche se l’aspetto malandato del posto era indubbiamente quello di un luogo che aveva visto tempi migliori.
“ Direi di sì “ rispose Yugi mentre si rimetteva in piedi.
Aiutarono il nonno ad alzarsi da terra e insieme si avviarono verso l’uscita, seguendo Yugi che ormai conosceva il posto a memoria.
Quando giunsero all’uscita del tempio, ai piedi della scala, Atem si accorse che fuori era ancora buio. Le stelle erano alte in cielo e la luna piena illuminava il firmamento, ovviamente il gelo della notte colpì le sue ossa adesso infreddolite “ Che freddo, dite che gli altri si sono preoccupati? “.
“ Beh…” Yugi non fece in tempo a rispondere.
Fuori dal tempio si potevano udire gli sghignazzi di tutto il gruppo, soprattutto le urla di Tristan contro Duke che sembravano litigare da diversi minuti su qualcosa che riguardava una secchiata d’acqua finitagli sulla faccia.
Cercando di fare piano, il trio sbucò le teste dal bordo del muro e trovò tutto il gruppo radunato che sopportava la discussione, lamentandosi a loro volta e cercando di placare i due, infatti la faccia di Duke era bagnata fradicia “ D’accordo, ma non era necessario bagnarmi in quel modo “.
“ Ma se sembravi in trance, in qualche modo dovevo fare “.
“ Ragazzi, piantatela “ fu la risposta esasperata di Tea, poco prima che voltasse gli occhi verso di loro “ Atem”.
I due si zittirono mentre il resto del gruppo voltò lo sguardo nella loro direzione. Schiarendo la voce, Atem avanzò per primo su per le scale “ Ehi, che succede? “.
“ Che succede a noi? “ rispose Bakura indignato “ Piuttosto che è successo a voi, siete stati chiusi lì dentro per dieci minuti senza darci alcun segno di vita e… che cosa ti è successo?” indicò il corpo di Atem, su cui erano presenti lividi viola di recente procura e graffi.
Il faraone si guardò il corpo e spalancò gli occhi “ Ah, ehm… “ cercò in fretta una scusa, non poteva dire loro che avevano fatto un viaggio in un’altra dimensione, sarebbe stato troppo lungo e inopportuno così la buttò sulla prima scusa che gli venne in mente, la più plausibile “ Abbiamo trovato il Sigillo dopo una lunga caduta lungo una parete nascosta, per fortuna abbiamo ritrovato il passaggio “.
“ E Aknadin? “ domandò Marik.
“ è sparito, si spera per sempre “.
Un lungo sbadiglio colpì la povera Lizzie “ Ok, possiamo andare a letto adesso? Avrei un po’ di sonno “.
Marik roteò gli occhi al cielo “ Oh povera bambina “ sussurrò a bassa voce, da quando Duke si era ripreso non aveva fatto altro che lamentare di voler andare a dormire senza farlo di concreto, aveva rotto le scatole per venti minuti abbondanti fracassando le orecchie a tutti.
“ Ti ho sentito “ gli lanciò contro un sassolino che lo colpì dritto sulla testa, costringendolo a voltarsi per il dolore.
Anche gli altri protestarono e in breve decisero tutti di andare a dormire.
Anche Atem e Yugi tornarono alle loro tende e quando il ragazzino mise piedi dentro la tenda, la prima cosa che notò fu una carta luccicante posata sul cuscino. Incuriosito si avvicinò e scorse su di essa la figura di Ma’at e sorrise. Posò la carta insieme al suo deck, nello zaino e si mise sotto le coperte con il Sigillo riposto dietro il cuscino e al sicuro.
 
Nel regno delle ombre, Aknadin era in ginocchio al cospetto dello spirito, adirato “ E così ha pensato non solo di tradirmi ma anche di sottrarmi il Sigillo, che adesso hanno comunque loro?” tuonò lo spirito.
“ Padrone, io…”.
“ZITTO!” alzò la voce lo spirito “ Ti avevo avvertito aknadin di non esagerare ma ormai è ovvio che non mi servi più a niente “.
Il sacerdote provò a protestare ma fu inutile.
Lo spirito gli lanciò contro una scarica elettrica che lo fulminò per un tempo impreciso e gli succhiò tutta l’energia cui disponeva. In breve tempo, tra urla strazianti di dolore, Aknadin si dissolse, sparendo nel nulla.
 
 nota dell'autrice.
Yeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ho aggiornato in tempi brevi, sì.
Allora buona sera ragazzi miei.
Sono tornata con un nuovo capitolo.
Ho cercato di fare tutto per bene ma ho terminato a quest'ora e sì, per Aknadin avrei dovuto fare di più ma... questo è quanto ho immaginato, alla fine ce lo siamo tolto comunque dalle scatole. Magari lo modifico domani mattina.
spero che vi piaccia e commentate, commentate, commentate.

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