Nella città eterna

di TeamFreeWill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo sa che lo ami?! ***
Capitolo 2: *** E' solo un sogno...o no? ***
Capitolo 3: *** Un magnifico sogno d'amore divenuto realtà ***



Capitolo 1
*** Lo sa che lo ami?! ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'

 

 

“Cosa hai detto?! Sta’ lontano da Jared! O ti giuro che io...”, diceva Jensen mentre afferrava per il colletto della camicia , il ragazzo che da un po’ di tempo frequentava Jared.

“Sta’ calmo, tigre!" Disse Mark spingendolo via e sistemandosi la camicia con le mani. Sul viso, un’espressione di sfida.

“Lo sa almeno che lo ami? O il tuo è solo un amore a senso unico? Platonico?” Lo sfidò il bastardo e Jensen accusò il colpo.

Jared non sapeva niente. Non sospettava niente.


Lui, Jensen, si era innamorato pian piano di quel ragazzo che era stato il suo miglior amico fin da bambino.

Aveva tentato di negarlo. Di reprimerlo, ma il sentimento che sentiva esplodergli ogni volta che chiacchieravano o lo aveva vicino, era qualcosa che non riusciva a controllare.
Lo vinceva ogni volta.

Ne era spaventato. Non voleva cedere al cuore all'inizio.

Che diamine! Lui era più grande di Jared ed essendo cresciuti come vicini di casa lo aveva visto nascere!
Lo considerava un fratello oltre che il suo migliore amico.

Ma poi, nel modo più naturale possibile, il biondo si era innamorato di lui. Lo comprese, una sera, vedendo il più piccolo baciarsi con un altro ragazzo.

Gli crollò il mondo addosso, ma fece finta di niente e sopportò facendo bel viso a cattivo gioco.
Tanto erano solo baci. Niente d’ importante.

Finché Jared non conobbe questo Mark Pellegrino. Ricco, buona famiglia, galante, buona parlantina. Perfetto.

Il tipo gli girava attorno pressoché tutti i giorni e tutti i giorni erano regali, messaggi e varie sdolcinatezze. Da diabete insomma.

A Jensen non piacque fin da subito. Sembrava un angelo, ma per lui era un diavolo.

Vedeva come guardava Jared. Lo guardava come se quello davanti fosse solo un oggetto sessuale.

Ne ebbe conferma quella sera stessa e per puro caso.

Entrò nel locale di Samantha Ferris, il Roudhouse, e lo sentì vantarsi con i suoi amici...Sentì dirgli che in quel weekend romantico che avrebbero trascorso a Roma, avrebbe raggiunto la prima base con Jared. Il ragazzo era puro sesso ed era stanco di toccarsi da solo.

Il biondo non ci vide più per lo schifo che sentì e lo affrontò. La gente nel locale si zittì all’istante. In attesa dello scontro.


“Come sospettavo!” gli rise in faccia Mark, per poi guardare i suoi amici.

Alla vista di quella scena la mente si spense. Agì. Un passo. Le nocche della mano destra impattarono sullo zigomo di quel porco, un secondo dopo.

“Sta’ lontano da lui!” gridò mentre Ty Olson, il buttafuori, prendeva per le spalle Jensen e lo accompagnava fuori.

Mark, nel locale massaggiandosi la parte dolente, chiamava Jared informandolo dell’accaduto. Oh si! Chi meglio di Jared avrebbe potuto colpire e affondare definitivamente Jensen?


Poco dopo, Jensen tornò a casa, parcheggiò la sua fidata Impala nel vialetto ed entrò nel soggiorno.

Si sedette pesantemente sul divano sbuffando. La schiena appoggiata allo schienale. La testa buttata all’indietro, gli occhi chiusi.

Stava pensando. A tutto e a niente!
Quando il campanello suonò impaziente.

Quando aprì la porta, Jared lo stava guardando furioso, ma non era quello che lo ferì ma le parole che gli rivolse quando entrò.

“Non ti permettere mai più di picchiare il mio ragazzo ok, Ackles? Sta’ fuori dalla mia vita privata! O la nostra amicizia finisce qua!” disse.

Jensen lo guardò ferito. Ovviamente lo stronzo lo rigirava come voleva!

“Jared...Ascolta...lui ti vuole solo per scoparti...l’ho sentito io.. Non andare a Roma con lui questo weekend. Non partire domani per favore!" Supplicò, ma il moro lo spiazzò.

"Anche se fosse?! Almeno lui agisce...prende l'iniziativa...non è come quegli uomini che non fanno niente! Quindi, Jensen, te lo ripeto: stanne fuori!!!"

"Non posso! Sei come un fratello per me...voglio proteggerti!" disse e nel viso del più piccolo, lo sguardo divenne ancora più furente...

"Stanne fuori, fratello !" Sibilò sarcastico e uscì sbattendo la porta.

Jensen era sgomento, ma non immaginava che negli stessi istanti, Jared, salito in auto, era in lacrime.

"Perché non agisce?! Perché?! Cazzo! Jensen, potevi fermarmi!" pensò ingranando la prima.

Un bacio! Solo un bacio chiedeva. Dio, se glielo avesse dato avrebbe mollato Mark seduta stante....invece niente! Come tutte le volte.

Perché lui sapeva. Sapeva che Jensen lo amava. Se ne era accorto. Non era stupido né cieco.


Jensen, in casa, ancora sconvolto andò a letto. Nella mente le parole del minore gli vorticavano furiose come un tornado. Poco dopo si addormento ma dormì un sonno agitato.

Verso le 5 del mattino si svegliò, gli occhi puntati al soffitto, il braccio sinistro sulla fronte. Rimase in quella posizione per circa mezz’ora.

“Basta!” Si alzò, all’improvviso, passandosi una mano sui capelli. "Devo confessargli i miei sentimenti. Devo agire!"

Scese dal letto, fece una veloce colazione, salì in auto e corse all’aeroporto. 

Doveva fermarlo. Doveva agire.

Era sicuro di farcela, il volo sarebbe partito alle 7, ma il destino fu beffardo e lungo il tragitto ci fu un incidente.

Pregava Dio e ogni Santo che si sbrigassero a sgomberare la strada ma niente, non si muovevano‼ E il tempo scorreva, ironia della sorte, più veloce del solito.


All'aeroporto, intanto, il minore guardava l’orologio al polso e, ogni tanto, osservava la folla indaffarata che avanzava nella sala d’attesa.

Sperava di scorgere quell’unica persona che il suo cuore desiderava vedere…Voleva scorgere quegli occhi verdi che avrebbe riconosciuto anche al buio.

Ma non li vide!...in quel mare di gente non li vide!
Una lacrima scese solitaria, un dolore indescrivibile.

“Aspetti qualcuno, amore?” La voce al suo fianco era melliflua, ma Jared non ci fece caso.

“No” rispose in fretta e negli stessi istanti dagli alto parlanti la voce dell’hostess chiamava il numero del volo

“Bene tesoro…è ora! Roma arriviamo!” disse Mark alzandosi e il moro lo seguì verso l’imbarco. Un ultimo sguardo, triste e deluso, verso la sala d’attesa. 

Non c’era. Lui non c’era. Sospirò e mandò già il groppo che aveva in gola.

Consegnò il biglietto alla signorina e salì sull’aereo.
Prese il volo per Roma circa 10 minuti dopo mentre Jensen, arrivato come una furia all’imbarco sbraitava contro la signorina del check-in di fermare l’aero.

Per poco non fu arrestato! Si calmò e nonostante la paura di volare, decise di prendere il primo volo diretto per Roma.

Sapeva dove avrebbero soggiornato. Lo avrebbe fermato. Costi quel che costi.

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Capitolo 2
*** E' solo un sogno...o no? ***


Circa 15 ore dopo, l’aereo di Jensen atterrò nell'aeroporto della capitale.
“Finalmente ti ho raggiunto, amore” disse tra sé e sé, mentre fermava un taxi e diceva all’autista d’andare urgentemente all’hotel Hilton.

“Fa’ che non sia tardi!” pensò mentre il tassista partiva verso la destinazione..

Mezz’ora dopo il ragazzo entrava nella hall del lussuoso hotel a 5 stelle. Si diresse alla reception e chiese il numero della stanza di Pellegrino e Padalecki, ma il concierge non volle dare informazioni per questioni di privacy.

“Per favore!” supplicò appoggiando le mani sul bancone, ma non ci fu niente da fare. 

Frustrato, si allontanò e fu allora che lo vide. Mark! Fermo al bar dell’hotel intento a bere un whisky, il liquido ambrato che si muoveva nel bicchiere ad ogni movimento che faceva l’uomo quando lo avvicinava alla bocca.

“Mark!” disse Jensen facendolo voltare. L’altro appoggiò il bicchiere oramai vuoto sul bancone e lo guardò sorridendo.

“Jensen!” rispose di rimando. “Che cosa ti porta qui…nella città eterna?” lo scimmiottò.

“Lo sai, figlio di puttana!” rispose l’altro a pochi centimetri dal suo viso diabolicamente angelico. Gli occhi verdi, furenti.

“Giusto! Il tuo amato!” lo prese in giro! 

“Non lascerò che tu…”, ma fu interrotto da Mark.
Il dolore che provò fu grande. Il cuore gli si frantumò in milioni di pezzi quando sentì le parole crudeli che l’altro gli rivolse.

“Sei arrivato tardi!!” e gli appoggiò la mano sulla spalla stringendola appena. “Dopo un giro romantico siamo ritornati in stanza e ho iniziato a baciarlo. Gli ho chiesto di fare l’amore dolcemente...”

Jensen si rifiutava di ascoltare e istintivamente chiuse gli occhi. Dolore. Provava solo dolore. 

“Smettila” riuscì a dire, ma l’altro , inesorabile continuò, crudele e sadico, quel racconto. “Beh, lui mi ha detto di si! Jensen l’ho fatto urlare! Cristo se l’ho fatto urlare di puro piacere! Questa scopata se la ricorderà per un bel po’ mio caro!”

Solo allora il biondo lo scansò. Negli occhi, resi liquidi dalla disperazione, le lacrime lottavano per non scendere.

Non poteva crederci. Lo aveva perso. Lo aveva perso per sempre ed era solo colpa sua. L’altro si voltò verso il barman e ordinò un altro whisky.

Jensen per un po’ rimase lì, fermo, pietrificato, sconvolto. Fu solo quando una lacrima scese ribelle che si destò e corse fuori dal bar.

Negli stessi istanti , Jared, uscì dall’ascensore e lo vide che stava per andarsene dall’hotel. Era sconvolto.

“Jensen?!” chiamò mollando le valige in mezzo alla grande sala e iniziando a rincorrerlo “Jensen!”. Ma niente, l’altro non lo sentiva. 

Stava per uscire anche lui quando un braccio lo fermò. Lui si voltò e quando vide che Mark lo stava tenendo fermo, si divincolò in malo modo.

“Tu! Lasciami, brutto figlio di puttana! Che gli hai detto? Che gli hai detto?!” sbraitò verso quello che era oramai, evidentemente, il suo ex.

“Gli ho detto che ci siamo dati alla pazza gioia!” Lo schiaffo arrivò un secondo dopo, lasciando Mark furioso più che mai. Nessuno mai lo aveva scaricato e mandato in bianco.

“Fanculo Padalecki! Io ritorno ad Austin. Tu arrangiati anche a pagare la tua parte di viaggio e soggiorno!” gli gridò dietro mentre Jared, fregandosene e mandandolo all’inferno, usciva in strada e guardava a destra e a sinistra , alzandosi pure in punta di piedi, per vedere se scorgeva il suo amato in mezzo all’orda di turisti che camminava nelle strade accaldate della città eterna.

“Eccolo!” Finalmente lo aveva visto poco più avanti seduto su una panchina. Il più piccolo iniziò a correre per raggiungerlo e a chiamarlo, scansando chiunque gli si parasse davanti. 

Jensen, sentendosi chiamare, si voltò in direzione di quel richiamo e lo vide. 

Jared, bello più del sole, avanzava verso di lui. I capelli mossi dal vento, la maglietta scollata sul davanti faceva intravedere ogni muscolo di quel corpo stupendo. Corpo che Mark aveva assaporato. 

Nella sua mente esplose l’immagine dei due che facevano sesso.
Non voleva affrontarlo. Era troppo.
Si alzò e senza guardare attraversò la carreggiata, però non sulle strisce pedonali. 

Il povero tassista che avanzava tranquillo per la sua strada in quel momento se lo ritrovò davanti all’improvviso. Inchiodò e suonò il clacson , imprecando contro quello sconsiderato che per lo spavento, dalla stanchezza e dalle troppe emozioni , si ritrovò accasciato, decisamente sfinito, contro il muso del taxi giallo.
Jared, dal marciapiede assistette alla scena con il fiato in gola. Lui vide tutto a rallentatore e fu solo quando il tassista scese per prestare soccorso che si destò e corse da Jensen per cercare di destarlo da quella sorta di apatia in cui lo vedeva.

Intanto qualcuno, tra la folla di curiosi, chiamò un’ambulanza, che arrivò prontamente circa 5 minuti dopo.

Quando Jensen si riprese in quello che sembrava essere una qualche stanza medica, la prima cosa che vide furono due occhi verdi chiaro che lo fissavano.
Gli occhi di Jared. I suoi occhi. I suoi dolcissimi occhi.

Jared, seduto su una sedia li accanto al letto, lo stava fissando con uno sguardo che mai, fino a quel momento, gli aveva visto in viso.

"Sei sveglio finalmente!" Gli sentì dire, la voce calma e rassicurante. No, non lo era!
"Sto sognando!" rispose.

Decisamente stava sognando!! Perché era impossibile che Jared gli stesse accarezzando e sfiorando la mano in quel modo ipnotico.

“No! Sei più che sveglio!” gli disse ancora , alzandosi dalla sedia e sedendosi sul letto, la mano che ora non accarezzava più il dorso della mano dell’altro, ma la guancia.

“Jared io sto sognando...perché ora tu dovresti essere con Mark...visto che avete fatto....” ma non finì la frase poiché zittito dalle labbra di Jared.

Ecco! La prova del nove! Era un sogno. 

Jared, in realtà, non lo stava baciando, non stava richiedendo l’acceso alla sua bocca, non gli stava mordendo dolcemente le labbra e lui non stava rispondendo al bacio con passione. No! Lui stava ancora dormendo!
Non poteva essere altrimenti.
Dio che sogno reale! Mai sogno fu più bello. Era l’aria di Roma. Sicuro.

Quando il minore si staccò, sul viso del biondo c’era un’espressione beata. Ancora non aveva realizzato che era stato tutto vero.

Lo realizzò solo quando il dottore di turno, entrando nella stanza e aiutandolo a tirarsi su, comunicò in inglese che i valori stavano rientrando nella norma e che era stato solo un calo di pressione.

“Signor Ackles, stiamo compilando gli ultimi documenti e tra meno di mezz’ora potrà essere dimesso” e con questo parole il medico uscì dalla stanza.

Jensen fissò l’uomo richiudersi la porta alle spalle e poi posò il suo sguardo su Jared che lo guardava sorridendo.

“Sono sveglio!” disse e Jared annuì e che poi aggiunse un divertito “Lo hai capito finalmente!”

“Si! Ma è stato talmente bello il bacio, che mi sembrava di sognare! Però tu non dovresti essere con Mr. Faccia d’angelo?” chiese, d’un tratto, posando la mano su quella del moro iniziando a sfiorargliela delicatamente.

“Con quello? nemmeno se mi pagano! preferisco altre compagnie!” fu la risposta sincera.

“Ma tu e lui..insomma...avete..” e una morsa gli strinse il cuore ricordando le parole di quel farabutto.

“L’ho mandato in bianco e l’ho lasciato subito dopo....quindi nessun “io e lui”....Stavo andando via dall’hotel....poi ti ho visto e ti sono corso dietro!” raccontò ad un Jensen felice e sollevato di quelle parole.

“Ma allora perché metterti con lui....baciarlo...partire....litigare con me....non capisco!” chiese ad un certo punto, confuso.

“Volevo che tu reagissi...Ma non lo hai capito che io sapevo che mi amavi? Non sono cieco....i tuoi occhi su di me li sentivo, come sentivo battere il tuo cuore ogni volta che mi stavi accanto...Ho fatto così perché volevo solo che ti dichiarassi con me!” confessò.

Jensen, colpito da quelle parole, prese il viso di Jared tra le mani e lo baciò di slancio, con un bacio bagnato e languido. Gemettero all'unisono e quando solo il bisogno d’aria li fece staccare, fu Jared ad  
avere un’espressione sognante sul viso. “Finalmente mi ha baciato come ho sempre desiderato!” pensò, il cuore che batteva all’impazzata.

Il biondo lo guardò. Dio! Quanto era bello in quel momento! Si diede dello stupido da solo a non aver capito che era ricambiato! Quanto tempo si era tormentato per niente! 

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Capitolo 3
*** Un magnifico sogno d'amore divenuto realtà ***


A interrompere quei pensieri fu lo stesso dottore di prima, che comunicava a Jensen che poteva andare.

Non ci misero molto a firmare tutte le varie carte e quando uscirono dal pronto soccorso era oramai sera tarda.

Chiamarono un taxi che li portò ad un chioschetto da strada dove mangiarono un panino e bevvero una birra a testa.

Brindarono così la loro nuova vita insieme facendo, poi una passeggiata. Roma di notte era un incanto. Magnifica. Magica.

Le loro mani si sfioravano e si cercarono in continuazione come i loro occhi. Avevano entrambi le farfalle nello stomaco.

Verso mezzanotte, la stanchezza però era oramai troppa e decisero di ritornare all’Hilton, anche perché Jared, lì, aveva tutte le sue cose. 

Giunti all’hotel, il consierge di turno informò Jared che le valige erano state riportate in stanza e che non c'erano problemi se Jensen si fosse fermato da loro.

Ricordò loro, infine, prima di lasciarli andare, che Mark aveva pagato la propria parte e che se volevano tornare ad Austin non c'erano aerei prima delle 17 del giorno dopo.

I due ragazzi lo ringraziarono e presero, subito dopo, l'ascensore per il 4 piano.

Giunti in camera, la prima cosa che fecero fu farsi una doccia.

Si misero in boxer e maglietta ed entrarono nel grande e morbido letto a baldacchino che campeggiava nella grande stanza. 

Dalla finestra alla loro destra si poteva scorgere il Colosseo in tutto il suo splendore; i raggi della luna di maggio entravano in stanza attraverso le tende di raso avvolgendo tutto con la loro luce tenue e argentea.

I due ragazzi, immersi in quell'atmosfera romantica, nonostante la stanchezza, iniziarono a baciarsi e a coccolarsi e a dirsi frasi di miele.

Non riuscivano a smettere e, come naturale che sia ,quei baci e quelle coccole si trasformarono ben presto, in fuoco! 

Fuoco che, oramai libero e senza confini, divampò stordendoli e inebriandoli. Galvanizzandoli fin dentro l’anima.

Jensen attirò a sé Jared , iniziando a baciargli il collo e accarezzando contemporaneamente il fianco sotto la maglietta, facendolo fremere e gemere.

Preso dalla passione, il minore, portò la sua mano sull'inguine del biondo, all'interno dei boxer, iniziando a massaggiare la più che evidente virilità di quello che, ora, era il suo compagno. 

I movimenti, subito impacciati, divennero sempre più sensuali e cadenzati dal ritmo giusto.

Jensen, con enorme sforzo, stava resistendo per non far finire tutto così. Ma era alquanto difficile. Aveva sognato tante volte di poter saggiare quel corpo, di amarlo. 

"Oddio...Jared...se continui...fermati ti prego!" Ansimò il maggiore e il minore lo fece. 

Poi gli accarezzò i capelli e lo baciò piano, mentre il più grande gli toccava i fianchi e la schiena, perso nello sguardo e in quello che gli disse il suo amante all'orecchio. La voce bassa e carica di desiderio.

"Ti voglio Jensen...voglio fare l'amore con te.... Voglio fare l'amore con te!"

"Piccolo…" disse "…ne sei sicuro?! Sarebbe la prima volta per entrambi”

“Non sono mai stato più sicuro in vita mia! Lo sai cosa giurai a me stesso?….che avrei fatto l’amore solo con l’uomo che ritenevo giusto…che mi sarei donato completamente solo all’uomo che…” e si fermò per trovare le parole giuste. “Jensen…” riprese “Io ti amo! E tu sei l’uomo giusto! Non chiedo di meglio che compiere questo passo con te! ” lo disse con una luce negli occhi che Jensen non gli aveva mai visto. 

“Oddio!! sono le stesse cose che mi sono giurato anch’io!” Il biondo era al colmo della felicità e piacevolmente stordito da quello che sentiva esplodergli nel cuore! Ma poi si riprese, prendendo il viso del moro tra le mani.

Congiunse le sue labbra con quelle sottili di Jared in un bacio bagnato e pregno d’amore, spingendo contemporaneamente il corpo del minore sul materasso.

Lui si sistemò sopra il più piccolo, facendo aderire il suo corpo perfettamente a quello dell’altro e quando il bacio finì, appoggiò la fronte in quella di Jared. Sorrisero incatenando i loro sguardi.

“Amore mio!!!” continuò, scostando una ciocca di capelli con le dita e accarezzandogli lo zigomo. “Piccolo, ti amo anch’io! Ti amo anch’io. Dio‼ Era da tantissimo che desideravo diterto. Sei la mia vita! Sei l'uomo giusto anche tu e anch'io voglio fare l'amore con te! Ti amo da impazzire Jared!” confessò al limite della felicità.

Dicendo così iniziò a togliergli sensualmente la maglia e i boxer, sussurrandogli, tra un bacio e un altro, come fosse un segreto che solo loro dovevano custodire, delle parole di miele che giunsero alle orecchie di Jared con la forza dirompente di un uragano.

“Sei il mio uomo, sei il mio migliore amico, sei come un fratello, sei la mia vita, sei il mio tutto, piccolo!” 

Jared era rimasto senza parole dalla gioia che sentiva esplodergli nel petto sentendo quella dichiarazione d’amore dolcissima.

Voleva dire qualcosa…voleva dirgli che anche per lui era la stessa cosa, ma l’emozione era troppa. Riuscì solo a sorridere. Sorriso che gli illuminò il viso e gli occhi, che divennero lucidi.

Il maggiore, sorridendo a sua volta capì cosa stava provando e cosa volesse dirgli. Tra loro era sempre così. Si capivano solo con sguardo.

Gli sussurrò solo un dolcissimo “Lo so piccolo mio che vale anche per te”, poi riprese a baciarlo languidamente con sempre più passione scendendo verso la mandibola fino alla scapola destra. 

Le labbra piene del biondo lasciarono una scia infuocata che arrivò fino al ventre fermandosi a pochi centimetri dalla sua esposta virilità.

Con uno sguardo carico di fuoco, il minore a questo punto, lo invitò a spogliarsi e Jensen lo accontentò immediatamente e quando anche lui fu nudo e le loro pelli accaldate si sfiorarono, furono solo ansimi e grida sospiratati.

Entrambi esplorarono minuziosamente ogni centimetro che poteva essere esplorato, toccato, amato, bramato.

Entrambi davano e ricevano e quando Jensen, incoraggiato dal suo compagno, lo preparò amorevolmente e poi lo fece suo, fu il paradiso per entrambi.

Jared si donò completamente a Jensen. Stava facendo l’amore con l’uomo che amava e quando sentì sopraggiungere il piacere estremo fu pervaso da una felicità che mai in vita sua aveva provato, ma volle comunque trattenersi.

Jensen dal canto suo, sebbene fosse lui a condurre quella danza sensuale ed erotica, si stava donando anche lui al suo Jared in modo totalizzante e appagante fin dentro l’anima.

E fu in quei movimenti e in quegli affondi, man mano sempre più frenetici e profondi, che prese le mani del minore tra le sue e si lasciò andare, seguito dal più piccolo, al piacere più fisico e carnale, sussurrandogli all’orecchio mille ti amo e nascondendo poco dopo la testa nell’incavo tra collo e spalla.

I mille ti amo vennero ricambiati con tanti piccoli baci sulla testa del maggiore da parte del più piccolo, che al colmo della felicità, lo strinse a sé per non lasciarlo andare via da quella posizione così intima.

Rimasero in quella posizione per un po’ di tempo finché il maggiore, a malincuore, decise di uscire da quel magnifico corpo per adagiarsi al suo fianco e appoggiare la testa al centro del petto di Jared, dove il cuore batteva ancora forte, come il suo, d’altronde.

“Piccolo” disse il maggiore, ascoltando quel suono così rilassante e ipnotico.

“Si, amore?” gli rispose Jared accarezzandogli la schiena ancora madida di sudore.

“Questo è un magnifico sogno divenuto realtà” fece dolcemente.

“Un magnifico sogno, amore. Ti amo” gli rispose Jared, dolcemente.

“Ti amo, piccolo” replicò l'altro, sorridendo.

Poco dopo i due si addormentarono in quella posizione, uno tra le braccia dell’altro. 
Felici ed innamorati, sicuri che da quel sogno non si sarebbero mai risvegliati..





Note autrice
Grazie come sempre a cin75 per avermela betata. *_*
Grazie a chiunque ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti. 

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