La fine non è che l'inizio

di Anwyn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La profezia, ma non sul Prescelto ***
Capitolo 2: *** Purosangue non basta ***
Capitolo 3: *** Non è il mago a scegliere la bacchetta ***
Capitolo 4: *** Una bacchetta smisurata è per Lily un dono grato ***
Capitolo 5: *** Anni soli ***



Capitolo 1
*** La profezia, ma non sul Prescelto ***


Erano passati soltanto due mesi dalla caduta del Signore Oscuro. La famiglia Nott faceva parte della cerchia ristretta dei Mangiamorte ormai da anni, e i due coniugi, Everard ed Alanis Nott, di certo non erano interessati ad avere figli. I Nott erano Purosangue, appartenenti ai Serpeverde da anni, servivano con devozione e orgoglio Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma la moglie, scoperta l'inaspettata gravidanza, non aveva preso parte agli ultimi attentati che il Signore Oscuro aveva compiuto prima della sua caduta.

Così, appena due mesi dopo la sconfitta del loro padrone, il 24 settembre in un fredda e piovosa mattinata autunnale, Alanis diede alla luce due splendidi bambini, due gemelli eterozigoti che volle chiamare Theodore e Lily.

I due coniugi ancora non lo sapevano, ma era stato profetizzato a lungo sui loro figli, specialmente su una, sulla bambina; girava voce che ella sarebbe diventata la creatura magica avente i poteri più forti mai esistiti. Alcune profezie narravano di una ragazza, nata verso la fine di settembre, che avrebbe cambiato il corso della storia, che poteva creare bufere sbattendo le ciglia, invertire il giorno e la notte, volare senza un mezzo adatto a quella funzione e fare incantesimi senza l'uso di una bacchetta.

I Nott non lo sapevano, ma quell'avvolgente fagottino di coperte conteneva un essere differente da tutti gli altri, di straordinarie capacità magiche, che avrebbe dimostrato senza esitazione le sue doti naturali.

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Capitolo 2
*** Purosangue non basta ***


SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. dei Maghi)

Caro signor Nott,

Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Distinti saluti,

Minerva McGranitt
Vicepreside


 

Lista dell'occorrente:

-Uniforme

Gli studenti del primo anno dovranno avere:

  1. Tre divise da lavoro in tinta unita (nero)

  2. Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno

  3. Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)

  4. Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)

N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

-Libri di testo

Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:

 

  1. Storia della Magia, di Bathilda Bagshot

  2. Teoria della magia, di Adalbert Waffling

  3. Giuda pratica alla Trasfigurazione per principianti, di Emeric Switch

  4. Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore

  5. Infusi e Pozioni magiche, di Arsenius Jigger

  6. Gli Animali Fantastici: dove trovarli, di Newt Scamander

  7. Le Forze Oscure: guida all'autodifesa, di Quentin Trimble

  8. Manuale degli incantesimi, Volume primo, di Miranda Goshawk

-Altri Accessori

  1. 1 bacchetta

  1. 1 calderone (in peltro, misura standard 2)

  2. 1 set di provette di vetro o cristallo

  3. bilancia d'ottone

  4. Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON È CONSENTITO L'USO DI SCOPE PERSONALI.


 

Nella villa dei Nott era arrivata una sola lettera di ammissione, sebbene fossero due i figli. I familiari erano tutti molto sconcertati, ma Everard pensò immediatamente che il gufo che avrebbe dovuto portare la lettera di sua figlia doveva aver ritardato, c'era stato sicuramente un disguido, non era possibile che Lily non fosse stata ammessa alla scuola dei maghi.

Lei era magica, lo era fin troppo effettivamente, all'età di tre anni aveva trasformato il loro gufo in un rospo e, a differenza di quanto decretavano le leggi magiche, riusciva a far fiorire i loro alberi presenti in giardino per tutto il corso dell'anno.

Era una ragazzina di doti eccezionali e rifiutare un talento del genere era più di quanto il padre potesse sopportare; egli era l'unico della famiglia a conoscenza delle profezie su sua figlia, non era riuscito a dirlo nemmeno alla moglie per paura di spaventarla, quello era un segreto che andava rivelato solo quando la fanciulla sarebbe stata pronta a reggere il peso della realtà.

Everard, dopo aver rassicurato sua figlia contattò immediatamente il preside della scuola di Hogwarts, che eccezionalmente concesse all'ex Mangiamorte di entrare in collegamento con il camino del suo ufficio per discutere della faccenda.

Everard Nott partì immediatamente, pieno di rabbia e frustrazione i corpo, e udendo il saluto pacato di Silente appena mise piede nel camino si adirò a tal punto che riuscì a stento a controllarsi.

Silente lo invitò ad accomodarsi su un'elegante sedia con un'imbottitura di velluto blu che si trovava di fronte alla scrivania, e l'uomo, getttandogli uno sguardo sprezzante e facendo cadere tutta la polvere mista a cenere che si era depositata sul mantello da viaggio sopra uno dei tappeti presenti nella stanza, ubbidì, pensando brevemente a tutte le cose che avrebbe voluto dire a quell'uomo tanto odiato.

Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, il preside, guardandolo negli occhi attraverso gli occhiali a mezaluna, disse semplicemente: -Tua figlia non è adatta a questa scuola-

Everard a quel punto pensò di espodere, ma prima di fare qualsiasi gesto avventato lasciò che il vecchio parlasse, fissandolo con uno sguardo carico di disgusto.

Silente gli spiegò che sua figlia poteva essere un pericolo per gli altri studenti in quanto le sue doti magiche erano troppo elevate rispetto alla media e nessun insegnante sarebbe riuscito a controllarle o al placarle se fossero esplose per una reazione emotiva, nemmeno lui.

Everard rispose con forza, sua figlia non aveva mai avuto reazioni di quel genere in undici anni di vita, non c'era motivo quindi di preoccuparsene ora, Lily non aveva nessun tipo di disturbo, non era una ragazzina anormale e una scuola mediocre come Hogwarts doveva essere fiera di poter avere una studentessa così eccezionale.

Silente sorrise tranquillo e alzandosi dalla scrivania disse al suo interlocutore che nessuna scuola avrebbe accettato sua figlia, in quanto 'troppo magica', ella doveva essere istruita separatamente dagli altri, in modo da poter controllare i suoi poteri e addestrarli per poterli usare solo a fin di bene.

Il preside non voleva che Lily si sentisse diversa dagli altri ragazzi, anche se in qualche modo lo era fin dalla nascita, voleva solo che per i primi anni di studio apprendesse le materie base tramite un insegnante privato che Silente si era preso la briga di scegliere.

Everard rifiutò furiosamente l'offerta dell'uomo e disse che avrebbe scritto immediatamente una lettera alla preside dell'Accademia della Magia di Beauxbatons chiedendole di poter iscrivere sua figlia, ma Silente, con una leggera risata disse che tutti i direttori delle scuole, appea sentite le profezie su Lily, avevano preso di comune accordo questa decisione, per proteggerla e proteggere coloro che la circondano. Poi, con un rapido gesto della mano congedò Everard Nott e rivolse tutta la sua attenzione alla fenice che dormiva tranquillamente sul traspolo in mezzo allo studio.

L'ex Mangiamorte, furioso, rovesciò con forza uno dei tavoli di Silente dove erano sistemati con cura numerosi oggetti magici e, prendendo una manciata di polvere, imprecò verso il preside, che, minimamente scomposto, lo vide scomparire tra le fiamme verde smeraldo del suo camino.

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Capitolo 3
*** Non è il mago a scegliere la bacchetta ***


Era un'uggiosa mattinata di fine agosto e, in mezzo alla sinistra e insolita foschia che si addensava tra i vicoli di un'ancora dormiente Diagon Alley, apparvero le figure di Everard Nott e i suoi due figli, che camminavano silenziosamente per le strade semi deserte. Il terzetto, stringendosi tra i mantelli, avanzava frettolosamente verso il lato Sud del viale magico; il padre e i figli erano giunti sin lì per comprare l'occorrente a Theodore per il suo primo anno a Hogwars, il materiale era solo per lui, non per Lily, che era costretta ad assistere alla scena in silenzio, senza poter comprare nulla. Lei non era stata ammessa alla scuola di stregoneria, le sue doti magiche erano troppo elevate, e mentre sfogliava rapidamente lo spesso volume di Storia della Magia al Ghirigoro non poteva fare a meno di pensare a cosa si sarebbe persa, a tutte le cose a cui doveva rinunciare, come: il Quidditch, il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico, le passeggiate intorno al lago Nero.. a quante fantasie e sogni erano state infrante a causa di quel rifiuto. Ci stava ancora riflettendo mentre di stavano avvicinando alla loro ultima tappa: il negozio di bacchette. Esso aveva un'insegna che recitava: Ollivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C , scritta in caratteri dorati. Il negozio era gestito dalla famiglia Ollivander e nella vetrina era esposta una sola bacchetta che poggiava su un cuscino color porpora. Everard e i due figli entrarono facendo tintinnare la campanella sulla porta e si ritrovarono in una stanza di piccole dimensioni, in cui al centro era presente una scrivania in legno scuro e tutt'intorno spiccavano scaffali con migliaia di scatole di bacchette impilate in perfetto ordine fino al soffitto. Il fabbricante di bacchette, Garrick Ollivander, apparve dopo poco da dietro un ripiano e mostrò subito curiosità per il terzetto. Everard, per evitare domande inappropriate, disse frettolosamente al rivenditore che a suo figlio occorreva una bacchetta e il proprietario del negozio, guardando l'uomo con sguardo interrogativo, sparì dietro agli scaffali in cerca di qualcosa di adatto a soddisfare la richiesta. Ritornò poco dopo con le braccia colme di scatole lunghe, nere e lucide, le dispose con ordine sulla scrivania e invitò il ragazzo a provare la prima bacchetta, Theodore, intimorito, prese la bacchetta in mano e non compì alcun gesto. Allora Ollivander, intenerito dal ragazzino gli disse di scuoterla, il movimento generò il rovesciamento di uno degli scaffali, e, dopo un attimo di sconcerto, il proprietario gliela fece immediatamente riporre sul bancone. Dopo qualche altro tentativo senza buon esito, Theodore riuscì a trovare la sua bacchetta, che, appena fu impugnata nelle sue mani, si illuminò sulla punta. Ollivander allora, dopo aver spiegato le caratteristiche della bacchetta al giovane, rivolse la sua attenzione a Lily, che guardava distrattamente la bacchetta in vetrina. Everard però se ne accorse, e non volendo perdere ulteriore tempo, stava già avanzando a grandi passi verso l'uscita. Lily secondo le profezie non aveva bisogno di alcuna bacchetta, e ciò si era dimostrato con regolarità durante gli anni, quindi era inutile spendere altro denaro, pensava il Mangiamorte. Tuttavia Ollivander, non essendo a conoscenza di queste predizioni, fermò i tre, chiedendo di poter fare solo un tentativo con la ragazza. Il padre, sbuffando vistosamente, acconsentì, senza nutrire alcun tipo di speranza e rimpiangendo di aver dato una possibilità all'uomo. Ollivander allora, invitò la ragazza al centro della stanza e le porse delicatamente la bacchetta posata sul cuscino. Nessuno era mai riuscito a conquistare la fedeltà di quella stecca, sembrava agli occhi di tutti indomabile, era diventata famosa quanto la Bacchetta di Sambuco, e per lungo tempo maghi e streghe da ogni parte del mondo avevano tentanto di guadagnarsi la sua fiducia, senza successo. Ormai anche il proprietario aveva perso le speranze, ma appena la giovane Lily la prese in mano ….

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Capitolo 4
*** Una bacchetta smisurata è per Lily un dono grato ***


Ormai anche il proprietario aveva perso le speranze, ma appena la giovane Lily la prese in mano sprizzarono scintille dorate dalla punta della bacchetta che illuminarono lo sguardo stupito della bambina. Olivander sorrise con gioia, mai avrebbe pensato che una ragazzina riuscisse a domare una bacchetta tanto potente! Il fabbricante allora si rivolse al padre che, alquanto spazientito e sorpreso, non aveva intenzione di comprare quell'oggetto magico. Olivander, allora pese delicatamente dalle mani di Lily la bacchetta illustrandone le caratteristiche: Melo, 13¼ pollici, rigida, nucleo di fenice. Una bacchetta piuttosto insolita date le sue componenti, Olivander non ricordava di aver mai venduto bacchette di melo, legno piuttosto insolito per la loro fabbricazione. Tuttavia Everard non sembrava interessato, anzi cercava di concludere la faccenda il prima possibile, Lily non aveva bisogno di una bacchetta e quel vecchio pazzo stava solo cercando di far perdere loro tempo! L'attenzione del Mangiamorte venne però catturata quando Olivander affermò con sicurezza che la bacchetta di melo aveva un valore inestimabile, era considerata un cimelio storico e che non avrebbe dovuto cadere nelle mani sbagliate, in quanto era pericolosa quanto la Bacchetta di Sambuco. Everard in cuor suo si spaventò, come poteva sua figlia controllarla? Forse era meglio lasciarla nel negozio e farle dimenticare l'accaduto? Impossibile, la ragazzina aveva un immenso potere nonostante l'età, non si sarebbe lasciata sfuggire tale oggetto. E poi il padre ricordava l'ultima volta che aveva impedito a Lily di esternare i suoi poteri, e non voleva che la sua casa saltasse di nuovo in aria a causa della sua collera. Doveva assecondarla, prenderle la bacchetta. Si rendeva conto solo ora dell'importanza di mantenere stabile l'umore della figlia. Doveva solo renderla felice, poi magari sarebbe riuscito anche a parlare con il direttore del San Mungo e farla rinchiudere in qualche cella blindata dotata di protezioni magiche che nemmeno lei sarebbe riuscita a scavalcare. Immerso nelle sue riflessioni non si accorse che Olivander stava porgendo di nuovo la bacchetta a Lily, e salutandoli gentilmente con un sorriso lo congedò senza chiedergli nemmeno una falce e affermando che ciò che era appena successo valeva più di mille galeoni. Everard condusse i figli fuori, ma prima si fece giurare da Olivander il silenzio sulla questione, e, uscendo dal negozio, si incamminò coi figli lungo Diagon Alley che iniziava a brulicare di maghi e streghe dall'aria stanca. Lily era più felice che mai, forse con quella bacchetta avrebbe potuto convincere il preside di Hogwarts a concederle l'iscrizione.

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Capitolo 5
*** Anni soli ***


Il potere non basta. Lily ne era la dimostrazione. Lei, tanto potente, lei, tanto lontana da quella normalità che vivevano i giovani maghi. Suo fratello Theodore viveva un'adolescenza spensierata, nel castello di magia dove anche lei sentiva di meritare un posto. Eppure quel posto non c'era, non per lei, mai. Lily viveva a casa, studiava a casa, si esercitava a casa. Tanta solitudine non le aveva permesso di farsi degli amici e i suoi genitori con il tempo si abituarono ai suoi silenzi. Aveva poteri straordinari. Compiuti i dodici anni era riuscita ad ottenere un Patronus a forma di cobra. Era riuscita a compiere una magia di cui non conosceva nemmeno la formula. Il suo maestro privato di magia non gliel'aveva mai insegnata. Eppure lei sapeva fare cose straordinarie. Raramente pronunciava le parole degli incanti. Era come se riuscisse a emanare le magie utilizzando solo le mani, senza dire una parola. La bacchetta di melo era riposta all'interno del suo cappotto da tempo. Ormai era lei a dominare la magia, a controllarla, era come fosse fatta lei stessa di magia. E, più si rafforzavano i suoi poteri, e più diventava bella. Occhi azzurri, glaciali, una pelle candida e capelli corvini. Labbra rosse e sottili. Aveva tratti così delicati da sembrare una sirena del Lago Nero. Questi i suoi tratti normali, ma lei era in grado di cambiare. Lei era in grado di fare ogni cosa, di cambiare ogni cosa. Era famosa quanto il Prescelto, anche se in pochi la conoscevano. La sua grandezza ne alimentava la fama, ogni giorno, da quindici anni.

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