Mary in blues di OttoNoveTre (/viewuser.php?uid=76304)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una chiusura in apertura ***
Capitolo 2: *** La figlia di un eroe ***
Capitolo 3: *** Anton ***
Capitolo 4: *** Terry ***
Capitolo 5: *** Blue Mary ***
Capitolo 6: *** Postfazione ***
Capitolo 1 *** Una chiusura in apertura ***
Una chiusura
in apertura
- Sentito? Il vecchio Jam chiude la bettola.-
- Avrei scommesso che sarebbe morto lucidando uno dei suoi dannati
bicchieri, chi l’avrebbe detto…-
Captò per caso le parole dei due ragazzi, deformazione
professionale. Si bloccò in mezzo alla strada, fissando il
marciapiede. Poi si voltò, prendendo una direzione ben
conosciuta.
Benjamin aveva appena alzato la saracinesca, e adesso riempiva le
ciotole sul banco di noccioline. Erano le sei appena, poteva fare tutto
con calma, mai venuti clienti prima delle nove.
Aveva cominciato prima del solito, poteva infilarci pure una sigaretta
più tardi, guardando il rosa acceso del tramonto al metano.
Gli sarebbe mancata pure l’aria appestata si South Town nella
sua pensioncina in campagna?
Si perse a immaginarsi in sedia a dondolo sulla veranda, come ogni
vecchio in pensione che si rispetti, quando il cigolio della porta lo
fece sobbalzare. Un cliente? Dalle sei? Poi ne vide il volto.
- Miss Ryan! In anticipo di tre ore e mezza rispetto al solito, in
ritardo di nove anni rispetto al nostro ultimo incontro.-
Mary gli sorrise, e andò a sedersi al banco. Jam riprese a
versare le noccioline, poi mise via il sacchetto.
- Fuori l’aria, tre giri, elastico verde per chiudere.-
- Cosa?-
Mary indicò la ciotola colma di fronte a sé.
- Il tuo modo di mettere via il sacchetto, non è cambiato di
una virgola.-
- Cosa vuole farci miss, i vecchietti come me hanno una vita
abitudinaria. Ed anche i clienti diventano come me.
C’è quello del giovedì sera che si
lamenta del capo e beve tre birre. Quello che si scusa tutte le volte
di non avere spicci e quello che prende solo un bicchiere e mi mangia
tutte le noccioline.-
E quella ragazza bionda, nove e mezza, tutti i giorni, sguardo basso e
mai una parola, da una a tre bottiglie di roba che non daresti nemmeno
al tuo agente del fisco. Robaccia tenuta per scrupolo, caso mai fosse
arrivato un cliente disperato.
Come lei.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** La figlia di un eroe ***
La figlia di un eroe
- Cosa posso offrirle, bella signorina?-
- Qualcosa… qualsiasi cosa. Pesante.-
- Immagino sia stupido chiederle se devo lasciare la bottiglia.-
Per tutta risposta la bionda non degnò di una sguardo il
bicchierino, e trangugiò il contenuto della bottiglia. Jam
ne mise sul tavolo un’altra, però stavolta la
tenne in mano, versandone un po’ nel bicchiere. Lo spinse
verso di lei.
- Come si chiamava?-
-…-
Ok, non faceva parte di quelli che cercavano solo qualcuno con cui
sfogarsi. Regole non scritte dei baristi: se al primo approccio il
cliente non parla, non vuole parlare. Si limitò a riempire
di nuovo il bicchiere.
- Sai che sono la figlia di un eroe nazionale?-
Ed ecco la voce dell’alcol. Jam annuì.
- No, sbaglio… Ero figlia di un eroe nazionale,
perché sai, quando uno salva il presidente parandosi davanti
e poi…bum! Ecco, quello è…
è un eroe, però è un po’,
come dire, morto…-
Stava scherzando? Quell’uomo morto in una parata il giorno
prima… come si chiamava? E sì che non si parlava
d’altro in tv. E la ragazza.
- E mica solo lui, eh? La vedi la giacca? E’
l’unica cosa rimasta intera di quell’altro. E
domani mi daranno pure una medaglia! Che bello vero? Si prendono il
papà e il ragazzo, ma ti lasciano una giacca e una medaglia
e…eh… la gratitudine, cazzo, IMMENSA della
nazione… E un fottutissimo funerale di stato, con la mamma
che piange e il presidente che viene a stringerci la mano. E
Papà e Butch in due belle bare chiuse, perché gli
hanno svuotato contro 3 caricatori… Vadano affanculo. Lascia
la bottiglia nonnino, l’eroismo fa schifo.-
Ah ecco come si chiamava!
- Lei è la figlia di quel Ryan?-
Lo squadrò con un’espressione beffarda.
- Din-don! Vinto un orsacchiotto! E io ho vinto un altro giro, versa.-
- Mi dispiace per quello che è successo a suo padre e al suo
collega.-
- Non sai a me, nonno. Non sai a me.-
L’orologio sopra il banco segnava le tre e mezza. Mary Ryan,
figlia del salvatore del presidente degli Stati Uniti
d’America, era accasciata ubriaca fradicia sopra il suo
bancone. Si chiedeva come poterla accompagnare fuori o chi chiamare
perché se la venissero a prendere, quando dalla porta
entrarono due uomini in nero e una donna bionda. Nel vederla, uno dei
due uomini prese una trasmittente.
- Trovata-
La donna si precipitò verso la figlia, e con
l’aiuto dei due la portò fuori.
- La ringrazio per essersi preso cura di mia figlia.-
- Condoglianze signora Ryan.-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Anton ***
Anton
Con un gemito fece cadere il sacco della spazzatura. Si era meritato la
quinta sigaretta della giornata: tirò fuori il pacchetto
accartocciato, scuotendolo per farne uscire qualcosa, ma già
al primo colpo si accorse che era vuoto.
- Merda…-
Lo appallottolò, lanciandolo dietro di sé, poi si
diresse verso la drogheria più vicina.
Un colpetto alla caviglia ed abbassò lo sguardo.
- E tu chi saresti, bestiaccia?-
Un cucciolo di cane non più alto dei suoi calzini lo
guardava, tenendo in bocca… una pallina? Avvicinando la
testa riconobbe il suo pacchetto di sigarette.
- Ehi, guarda che il tabacco uccide! Non dovresti mangiare questa
robaccia. Vabbè, è stato un piacere ma ho un
po’ da fare ora.-
Si rimise a camminare. E il piccoletto gli caracollava dietro.
- Jam, è tuo il coso davanti alla mia porta?-
Il cane non aveva rinunciato all’inseguimento, ed adesso
aspettava paziente davanti al negozio, seguendo con lo sguardo i
movimenti di Benjamin. A tratti spazzava il marciapiede con la coda.
- Macché, è da prima che non si scolla.-
- E’ un cucciolo di foxhound, no? I cani di razza sono soldi,
approfittane!-
- Seccatura in più.-
Prese il portafoglio, pagò e, prendendo fuori la prima
sigaretta, si diresse verso l’uscita. Il cane continuava a
fissarlo.
- Fai il furbo, eh? Pensi di intenerirmi con i tuoi occhioni? Ma
guardati!-
Per tutta risposta il cane scattò sull’attenti,
scodinzolando come un forsennato.
Al diavolo!
Tornò indietro al bancone.
- Dammi qualche scatoletta, Mitch. E tu vieni con me, sacco di pulci,
ma solo per stasera.-
La scatoletta era stata solo l’antipasto. Poi il cucciolo era
passato ad una salsiccia, del prosciutto e, raffinatezza, aveva leccato
tutta la schiuma di un boccale di birra.
- Miss Ryan, mi dispiace, ma quello lì non ha ancora
imparato le buone maniere. Tu, a cuccia!-
- Lascia stare, Jam. Dammi qualcosa delle mia riserva speciale.-
Benjamin stappò la solita bottiglia di torcibudella.
Rispetto ad un anno prima almeno la ragazza beveva molto meno. Pare
avesse trovato un lavoro in polizia, o qualcosa del genere. Di sicuro
usciva ubriaca più raramente. La osservò mentre
grattava la testa del cucciolo, malinconica.
- Sei bravo ad attirare i casi disperati, Jam. Questo dovrebbe essere a
cacciare volpi per qualche lord, e invece diventerà un cane
ubriacone. Eh, pulcioso? Farai compagnia a Mary in questo postaccio?-
Ecco cosa lo aveva convinto, al negozio: il cane e la ragazza avevano
lo stesso sguardo.
Cani perduti senza collare.
- Perché non me ne libera, miss? Fa la poliziotta, no?
Sarebbe un ottimo segugio, ce l’ha nel DNA. Qui mi manda in
rovina: si è mangiato tutto il prosciutto dei toast poco fa.-
- Non lo so Jam…-
Intanto il cane stava annusando il bicchiere vuoto di Mary:
cominciò a leccare le poche gocce rimaste, ma con una
slappata più vigorosa delle altre mandò il
bicchiere in terra.
- Visto? Ha già cominciato a distruggere il locale!-
Si era sbagliato o le labbra di Mary avevano accennato ad un sorriso?
- E va bene, tanto ci troverai qui tutte le sere. Dammi una mano per il
nome. “Sacco di pulci” è pittoresco, ma
troppo lungo.-
Sovrappensiero, Benjamin iniziò a ripulire dai vetri.
- Che odore schifoso! Mi chiedo come faccia a bere questa roba, miss.
Puah, “Anton’s liquor Store”, per me
facevano diserbanti prima di convertirsi agli alcolici…-
Il cane abbaiò. In segno di approvazione?
A Jam venne un’idea: fissò il cane negli occhi e
gli chiese:
- Anton?-
Lui abbaiò di nuovo, scodinzolando.
- Siete fatti l’uno per l’altra: tutti e due con
pessimi gusti in fatto di alcol. Buon pro vi faccia…-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Terry ***
Terry
Serata movimentata. Tante facce nuove, anche gente
straniera. Non una grossa novità a South Town in generale,
però era strano che arrivassero addirittura da lui. Vide con
sollievo il muso di Anton sbucare dalla porta e, subito dietro, Mary.
La bestia si divincolò tra i tavoli, e piazzò le
zampe ed naso sul bordo del bancone: decisamente cresciuta in 2 anni.
- Maledizione, speravo di tirarmi fuori dal casino venendo qua, ma vedo
che non sei stato risparmiato nemmeno tu.-
- Miss, sa qualcosa di questa faccenda? Si, si mi ricordo di te,
pulcioso, ecco la tua parte ma metti giù le zampacce dal
tavolo.-
Soddisfatto Anton si mise a rosicchiare una costoletta ai piedi dello
sgabello di Mary.
- Jam, so che il tuo mondo finisce alla lavanderia cinese,
però in TV ne parlano da giorni.-
TV, notizie che riguardassero molta gente in
città… ma certo.
- C’entra forse col torneo di lotta organizzato da Howard?-
- Geese Howard… paga bene, ci sono molti più
partecipanti di quanto chiunque si aspettasse. Ci sta causando un bel
po’ di problemi. Sembrava fosse sparito anni fa, e invece
eccolo di nuovo in pista. E la povera Mary se lo ritrova tra i piedi.
Uff, passami la bottiglia.-
- Partecipa pure lei, miss?-
- Mh, non farmici pensare.-
Benjamin accese la televisione, e facendo zapping trovò il
canale locale. In basso a destra campeggiava la scritta
“Great tournament: all about”. La presentatrice
stava intervistando un ragazzo.
Anton scodinzolò allo schermo. Mary invece si
incupì.
- Ancora lo stupido biondo, è una persecuzione! Sai che ha
fatto, Jam? Mi ha corrotto anche il cane! Quel…quel Bogard o
come diavolo si chiama. E tu sei un venduto!-
Anton sgranocchiava ancora la costoletta con aria angelica, e al
rimprovero rispose con un’altra spazzolata di coda.
- Mah, avete in testa le stesse cose: cibo, pelo e pulci.-
L’intervistatrice, intanto, stava toccando il bicipite del
ragazzo, e se ne uscì con un risolino civettuolo.
- Mi viene da vomitare.-
Eppure le avrebbe fatto bene avere trovarsi un ragazzo. Ma le volte in
cui la doveva trascinare fuori dal locale da semi-incosciente la
ragazza borbottava sempre quella parola.
Butch.
Ancora troppo presto? Lui quando aveva smesso di pensare a Louise?
Forse da quando non aveva più detto “Cara vai
tu?”, aspettando inutilmente che qualcuno rispondesse al
telefono.
Approfittando della sua distrazione, Mary si era impossessata del
telecomando e aveva messo su un canale musicale.
- Molto meglio!-
La folla si era diradata, erano rimasti giusto gli affezionati del
“questo è davvero l’ultima
pinta”. Anton si era appisolato, Mary canticchiava seguendo
la TV. Bella voce.
La porta cigolò.
- Finalmente un bar aperto! E’ ok se entro?-
Oh.
Lo stupido biondo.
- Anton, per noi due è arrivata l’ora della nanna,
in piedi su.-
Ma il cane l’aveva preceduta, e stava festeggiando il nuovo
arrivato.
- Ehi bello! Che piacere rivederti! Anche la padrona, ovvio…-
- Bogard, domani iniziano gli incontri, ancora in giro a bere? Anton,
ti ho detto che andiamo, vieni qua! Buona notte Jam…-
Con una scrollata di spalle, il biondo si sedette sullo sgabello
occupato prima dalla ragazza.
- Ryan, ho sentito parlare tanto della bella poliziotta di South Town.
Sarà un piacere scontrarmi con te domani. E il tuo cucciolo
è molto simpatico!-
Mary si era fermata un attimo sulla soglia.
- Buona notte Bogard.-
Si sentì che avviava la moto, poi il rombo si fece sempre
più distante.
- Diavolo, nonno, adesso capisco perché la chiamano Blue
Mary!-
Blue Mary?
Mary la triste.
Appropriato.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Blue Mary ***
Blue Mary
- Il torneo non era che l’inizio. Pare che a
qualcuno sia piaciuto il mio modo di fare, e non ho un attimo di tempo.
Uff, guarda se gli unici momenti di pace li devo passare in questa
bettola. Beh, Jam, anche per stasera ho ucciso a sufficienza il mio
fegato. A domani!-
- A domani miss, come al solito.-
Il domani di nove anni dopo.
Il sole delle otto tagliava la luce in strisce arancioni e palpabili,
interrotte dalle ombre dei mobili. Lei era rimasta lì a
guardare il pulviscolo fluttuante, Jam si era fumato la sua sigaretta.
- Dobbiamo festeggiare. Il solito andrà benissimo.-
- Purtroppo, se così si può dire, il produttore
del suo drink ha scoperto che con gli stessi ingredienti in dosi meno
concentrate poteva fabbricare dell’ottimo solvente per
macchie difficili. O forse è bruciata la ditta? In ogni caso
tutto quello che mi è rimasto è la mezza
bottiglia che ha avanzato la volta scorsa.-
- Mezza? Io me la ricordo quasi piena.-
Benjamin le sorrise, e invece di dare spiegazioni tirò fuori
alcuni alcolici e del ghiaccio, poi si mise ad armeggiare attorno ad un
bicchiere. Per ultima prese la famosa bottiglia, e colmò il
bicchiere con un dito del suo contenuto.
Lo fece roteare qualche volta, poi rimirò il risultato,
soddisfatto.
Il cocktail non aveva nulla di particolare, anzi, sembrava acqua:
trasparente, comune, trascurabile. E allora Jam lo pose dinanzi a lei.
Era blu.
Mary lo prese in mano: dal lato il liquido riprese il non colore di
prima.
Lo riappoggiò sul tavolo. Da sopra di nuovo blu.
- Blue Mary.-
Cosa aveva detto Jam?
- In suo onore, miss. Spero le piaccia, non è di quelli da
bere tutto d’un fiato.-
Ne prese un sorso, quasi con cautela.
- Ma cosa…-
Come poteva essere così, con dentro una schifezza vecchia di
nove anni?
- Miss, io non sono buono a fare discorsi. Ecco, se mi spiego, cercando
di aggirare i problemi, se li si prende di lato, questi non si
risolvono, la gente attorno non capisce. Però, se
si tuffa dentro, in fondo al bicchiere può ritrovare i suoi
occhi di cielo.-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Postfazione ***
Postfazione
A metà dell'opera ho scoperto che esiste un
brano chiamato "Blue Mary blues", unito su Youtube da alcune
immagini della storia di Mary. Mi ha accompagnato nel resto della
stesura, accanto a "Blue", della colonna sonora di Cowboy Bebop.
Due delle espressioni che ho messo in bocca a Jam non sono di mia
invenzione: "Cani perduti senza collare" è un bel libro di
Gilbert Cesbron, "Ojos de cielo" (occhi di cielo) è una
canzone di Victor Heredia.
Grazie a chiunque si sia fermato a leggere o commentare.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=375423
|