Mary in blues

di OttoNoveTre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una chiusura in apertura ***
Capitolo 2: *** La figlia di un eroe ***
Capitolo 3: *** Anton ***
Capitolo 4: *** Terry ***
Capitolo 5: *** Blue Mary ***
Capitolo 6: *** Postfazione ***



Capitolo 1
*** Una chiusura in apertura ***


Una chiusura in apertura

- Sentito? Il vecchio Jam chiude la bettola.-
- Avrei scommesso che sarebbe morto lucidando uno dei suoi dannati bicchieri, chi l’avrebbe detto…-
Captò per caso le parole dei due ragazzi, deformazione professionale. Si bloccò in mezzo alla strada, fissando il marciapiede. Poi si voltò, prendendo una direzione ben conosciuta.

Benjamin aveva appena alzato la saracinesca, e adesso riempiva le ciotole sul banco di noccioline. Erano le sei appena, poteva fare tutto con calma, mai venuti clienti prima delle nove.
Aveva cominciato prima del solito, poteva infilarci pure una sigaretta più tardi, guardando il rosa acceso del tramonto al metano. Gli sarebbe mancata pure l’aria appestata si South Town nella sua pensioncina in campagna?
Si perse a immaginarsi in sedia a dondolo sulla veranda, come ogni vecchio in pensione che si rispetti, quando il cigolio della porta lo fece sobbalzare. Un cliente? Dalle sei? Poi ne vide il volto.
- Miss Ryan! In anticipo di tre ore e mezza rispetto al solito, in ritardo di nove anni rispetto al nostro ultimo incontro.-
Mary gli sorrise, e andò a sedersi al banco. Jam riprese a versare le noccioline, poi mise via il sacchetto.
- Fuori l’aria, tre giri, elastico verde per chiudere.-
- Cosa?-
Mary indicò la ciotola colma di fronte a sé.
- Il tuo modo di mettere via il sacchetto, non è cambiato di una virgola.-
- Cosa vuole farci miss, i vecchietti come me hanno una vita abitudinaria. Ed anche i clienti diventano come me. C’è quello del giovedì sera che si lamenta del capo e beve tre birre. Quello che si scusa tutte le volte di non avere spicci e quello che prende solo un bicchiere e mi mangia tutte le noccioline.-
E quella ragazza bionda, nove e mezza, tutti i giorni, sguardo basso e mai una parola, da una a tre bottiglie di roba che non daresti nemmeno al tuo agente del fisco. Robaccia tenuta per scrupolo, caso mai fosse arrivato un cliente disperato.
Come lei.  

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Capitolo 2
*** La figlia di un eroe ***


La figlia di un eroe

- Cosa posso offrirle, bella signorina?-
- Qualcosa… qualsiasi cosa. Pesante.-
- Immagino sia stupido chiederle se devo lasciare la bottiglia.-
Per tutta risposta la bionda non degnò di una sguardo il bicchierino, e trangugiò il contenuto della bottiglia. Jam ne mise sul tavolo un’altra, però stavolta la tenne in mano, versandone un po’ nel bicchiere. Lo spinse verso di lei.
- Come si chiamava?-
-…-
Ok, non faceva parte di quelli che cercavano solo qualcuno con cui sfogarsi. Regole non scritte dei baristi: se al primo approccio il cliente non parla, non vuole parlare. Si limitò a riempire di nuovo il bicchiere.
- Sai che sono la figlia di un eroe nazionale?-
Ed ecco la voce dell’alcol. Jam annuì.
- No, sbaglio… Ero figlia di un eroe nazionale, perché sai, quando uno salva il presidente parandosi davanti e poi…bum! Ecco, quello è… è un eroe, però è un po’, come dire, morto…-
Stava scherzando? Quell’uomo morto in una parata il giorno prima… come si chiamava? E sì che non si parlava d’altro in tv. E la ragazza.
- E mica solo lui, eh? La vedi la giacca? E’ l’unica cosa rimasta intera di quell’altro. E domani mi daranno pure una medaglia! Che bello vero? Si prendono il papà e il ragazzo, ma ti lasciano una giacca e una medaglia e…eh… la gratitudine, cazzo, IMMENSA della nazione… E un fottutissimo funerale di stato, con la mamma che piange e il presidente che viene a stringerci la mano. E Papà e Butch in due belle bare chiuse, perché gli hanno svuotato contro 3 caricatori… Vadano affanculo. Lascia la bottiglia nonnino, l’eroismo fa schifo.-
Ah ecco come si chiamava!
- Lei è la figlia di quel Ryan?-
Lo squadrò con un’espressione beffarda.
- Din-don! Vinto un orsacchiotto! E io ho vinto un altro giro, versa.-
- Mi dispiace per quello che è successo a suo padre e al suo collega.-
- Non sai a me, nonno. Non sai a me.-

L’orologio sopra il banco segnava le tre e mezza. Mary Ryan, figlia del salvatore del presidente degli Stati Uniti d’America, era accasciata ubriaca fradicia sopra il suo bancone. Si chiedeva come poterla accompagnare fuori o chi chiamare perché se la venissero a prendere, quando dalla porta entrarono due uomini in nero e una donna bionda. Nel vederla, uno dei due uomini prese una trasmittente.
- Trovata-
La donna si precipitò verso la figlia, e con l’aiuto dei due la portò fuori.
- La ringrazio per essersi preso cura di mia figlia.-
- Condoglianze signora Ryan.-

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Capitolo 3
*** Anton ***


Anton

Con un gemito fece cadere il sacco della spazzatura. Si era meritato la quinta sigaretta della giornata: tirò fuori il pacchetto accartocciato, scuotendolo per farne uscire qualcosa, ma già al primo colpo si accorse che era vuoto.
- Merda…-
Lo appallottolò, lanciandolo dietro di sé, poi si diresse verso la drogheria più vicina.
Un colpetto alla caviglia ed abbassò lo sguardo.
- E tu chi saresti, bestiaccia?-
Un cucciolo di cane non più alto dei suoi calzini lo guardava, tenendo in bocca… una pallina? Avvicinando la testa riconobbe il suo pacchetto di sigarette.
- Ehi, guarda che il tabacco uccide! Non dovresti mangiare questa robaccia. Vabbè, è stato un piacere ma ho un po’ da fare ora.-
Si rimise a camminare. E il piccoletto gli caracollava dietro.

- Jam, è tuo il coso davanti alla mia porta?-
Il cane non aveva rinunciato all’inseguimento, ed adesso aspettava paziente davanti al negozio, seguendo con lo sguardo i movimenti di Benjamin. A tratti spazzava il marciapiede con la coda.
- Macché, è da prima che non si scolla.-
- E’ un cucciolo di foxhound, no? I cani di razza sono soldi, approfittane!-
- Seccatura in più.-
Prese il portafoglio, pagò e, prendendo fuori la prima sigaretta, si diresse verso l’uscita. Il cane continuava a fissarlo.
- Fai il furbo, eh? Pensi di intenerirmi con i tuoi occhioni? Ma guardati!-
Per tutta risposta il cane scattò sull’attenti, scodinzolando come un forsennato.
Al diavolo!
Tornò indietro al bancone.
- Dammi qualche scatoletta, Mitch. E tu vieni con me, sacco di pulci, ma solo per stasera.-

La scatoletta era stata solo l’antipasto. Poi il cucciolo era passato ad una salsiccia, del prosciutto e, raffinatezza, aveva leccato tutta la schiuma di un boccale di birra.
- Miss Ryan, mi dispiace, ma quello lì non ha ancora imparato le buone maniere. Tu, a cuccia!-
- Lascia stare, Jam. Dammi qualcosa delle mia riserva speciale.-
Benjamin stappò la solita bottiglia di torcibudella. Rispetto ad un anno prima almeno la ragazza beveva molto meno. Pare avesse trovato un lavoro in polizia, o qualcosa del genere. Di sicuro usciva ubriaca più raramente. La osservò mentre grattava la testa del cucciolo, malinconica.
- Sei bravo ad attirare i casi disperati, Jam. Questo dovrebbe essere a cacciare volpi per qualche lord, e invece diventerà un cane ubriacone. Eh, pulcioso? Farai compagnia a Mary in questo postaccio?-
Ecco cosa lo aveva convinto, al negozio: il cane e la ragazza avevano lo stesso sguardo.
Cani perduti senza collare.
- Perché non me ne libera, miss? Fa la poliziotta, no? Sarebbe un ottimo segugio, ce l’ha nel DNA. Qui mi manda in rovina: si è mangiato tutto il prosciutto dei toast poco fa.-
- Non lo so Jam…-
Intanto il cane stava annusando il bicchiere vuoto di Mary: cominciò a leccare le poche gocce rimaste, ma con una slappata più vigorosa delle altre mandò il bicchiere in terra.
- Visto? Ha già cominciato a distruggere il locale!-
Si era sbagliato o le labbra di Mary avevano accennato ad un sorriso?
- E va bene, tanto ci troverai qui tutte le sere. Dammi una mano per il nome. “Sacco di pulci” è pittoresco, ma troppo lungo.-
Sovrappensiero, Benjamin iniziò a ripulire dai vetri.
- Che odore schifoso! Mi chiedo come faccia a bere questa roba, miss. Puah, “Anton’s liquor Store”, per me facevano diserbanti prima di convertirsi agli alcolici…-
Il cane abbaiò. In segno di approvazione?
A Jam venne un’idea: fissò il cane negli occhi e gli chiese:
- Anton?-
Lui abbaiò di nuovo, scodinzolando.
- Siete fatti l’uno per l’altra: tutti e due con pessimi gusti in fatto di alcol. Buon pro vi faccia…-

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Capitolo 4
*** Terry ***


Terry

Serata movimentata. Tante facce nuove, anche gente straniera. Non una grossa novità a South Town in generale, però era strano che arrivassero addirittura da lui. Vide con sollievo il muso di Anton sbucare dalla porta e, subito dietro, Mary.
La bestia si divincolò tra i tavoli, e piazzò le zampe ed naso sul bordo del bancone: decisamente cresciuta in 2 anni.
- Maledizione, speravo di tirarmi fuori dal casino venendo qua, ma vedo che non sei stato risparmiato nemmeno tu.-
- Miss, sa qualcosa di questa faccenda? Si, si mi ricordo di te, pulcioso, ecco la tua parte ma metti giù le zampacce dal tavolo.-
Soddisfatto Anton si mise a rosicchiare una costoletta ai piedi dello sgabello di Mary.
- Jam, so che il tuo mondo finisce alla lavanderia cinese, però in TV ne parlano da giorni.-
TV, notizie che riguardassero molta gente in città… ma certo.
- C’entra forse col torneo di lotta organizzato da Howard?-
- Geese Howard… paga bene, ci sono molti più partecipanti di quanto chiunque si aspettasse. Ci sta causando un bel po’ di problemi. Sembrava fosse sparito anni fa, e invece eccolo di nuovo in pista. E la povera Mary se lo ritrova tra i piedi. Uff, passami la bottiglia.-
- Partecipa pure lei, miss?-
- Mh, non farmici pensare.-
Benjamin accese la televisione, e facendo zapping trovò il canale locale. In basso a destra campeggiava la scritta “Great tournament: all about”. La presentatrice stava intervistando un ragazzo.
Anton scodinzolò allo schermo. Mary invece si incupì.
- Ancora lo stupido biondo, è una persecuzione! Sai che ha fatto, Jam? Mi ha corrotto anche il cane! Quel…quel Bogard o come diavolo si chiama. E tu sei un venduto!-
Anton sgranocchiava ancora la costoletta con aria angelica, e al rimprovero rispose con un’altra spazzolata di coda.
- Mah, avete in testa le stesse cose: cibo, pelo e pulci.-
L’intervistatrice, intanto, stava toccando il bicipite del ragazzo, e se ne uscì con un risolino civettuolo.
- Mi viene da vomitare.-
Eppure le avrebbe fatto bene avere trovarsi un ragazzo. Ma le volte in cui la doveva trascinare fuori dal locale da semi-incosciente la ragazza borbottava sempre quella parola.
Butch.
Ancora troppo presto? Lui quando aveva smesso di pensare a Louise? Forse da quando non aveva più detto “Cara vai tu?”, aspettando inutilmente che qualcuno rispondesse al telefono.
Approfittando della sua distrazione, Mary si era impossessata del telecomando e aveva messo su un canale musicale.
- Molto meglio!-

La folla si era diradata, erano rimasti giusto gli affezionati del “questo è davvero l’ultima pinta”. Anton si era appisolato, Mary canticchiava seguendo la TV. Bella voce.
La porta cigolò.
- Finalmente un bar aperto! E’ ok se entro?-
Oh.
Lo stupido biondo.
- Anton, per noi due è arrivata l’ora della nanna, in piedi su.-
Ma il cane l’aveva preceduta, e stava festeggiando il nuovo arrivato.
- Ehi bello! Che piacere rivederti! Anche la padrona, ovvio…-
- Bogard, domani iniziano gli incontri, ancora in giro a bere? Anton, ti ho detto che andiamo, vieni qua! Buona notte Jam…-
Con una scrollata di spalle, il biondo si sedette sullo sgabello occupato prima dalla ragazza.
- Ryan, ho sentito parlare tanto della bella poliziotta di South Town. Sarà un piacere scontrarmi con te domani. E il tuo cucciolo è molto simpatico!-
Mary si era fermata un attimo sulla soglia.
- Buona notte Bogard.-
Si sentì che avviava la moto, poi il rombo si fece sempre più distante.
- Diavolo, nonno, adesso capisco perché la chiamano Blue Mary!-
Blue Mary?
Mary la triste.
Appropriato.

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Capitolo 5
*** Blue Mary ***


Blue Mary

- Il torneo non era che l’inizio. Pare che a qualcuno sia piaciuto il mio modo di fare, e non ho un attimo di tempo. Uff, guarda se gli unici momenti di pace li devo passare in questa bettola. Beh, Jam, anche per stasera ho ucciso a sufficienza il mio fegato. A domani!-
- A domani miss, come al solito.-
Il domani di nove anni dopo.

Il sole delle otto tagliava la luce in strisce arancioni e palpabili, interrotte dalle ombre dei mobili. Lei era rimasta lì a guardare il pulviscolo fluttuante, Jam si era fumato la sua sigaretta.
- Dobbiamo festeggiare. Il solito andrà benissimo.-
- Purtroppo, se così si può dire, il produttore del suo drink ha scoperto che con gli stessi ingredienti in dosi meno concentrate poteva fabbricare dell’ottimo solvente per macchie difficili. O forse è bruciata la ditta? In ogni caso tutto quello che mi è rimasto è la mezza bottiglia che ha avanzato la volta scorsa.-
- Mezza? Io me la ricordo quasi piena.-
Benjamin le sorrise, e invece di dare spiegazioni tirò fuori alcuni alcolici e del ghiaccio, poi si mise ad armeggiare attorno ad un bicchiere. Per ultima prese la famosa bottiglia, e colmò il bicchiere con un dito del suo contenuto.
Lo fece roteare qualche volta, poi rimirò il risultato, soddisfatto.
Il cocktail non aveva nulla di particolare, anzi, sembrava acqua: trasparente, comune, trascurabile. E allora Jam lo pose dinanzi a lei.
Era blu.
Mary lo prese in mano: dal lato il liquido riprese il non colore di prima.
Lo riappoggiò sul tavolo. Da sopra di nuovo blu.
- Blue Mary.-
Cosa aveva detto Jam?
- In suo onore, miss. Spero le piaccia, non è di quelli da bere tutto d’un fiato.-
Ne prese un sorso, quasi con cautela.
- Ma cosa…-
Come poteva essere così, con dentro una schifezza vecchia di nove anni?
- Miss, io non sono buono a fare discorsi. Ecco, se mi spiego, cercando di aggirare i problemi, se li si prende di lato, questi non si risolvono,  la gente attorno non capisce. Però, se si tuffa dentro, in fondo al bicchiere può ritrovare i suoi occhi di cielo.-

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Capitolo 6
*** Postfazione ***


Postfazione

A metà dell'opera ho scoperto che esiste un brano chiamato "Blue Mary blues", unito su Youtube da alcune immagini della storia di Mary. Mi ha accompagnato nel resto della stesura, accanto a "Blue", della colonna sonora di Cowboy Bebop.
Due delle espressioni che ho messo in bocca a Jam non sono di mia invenzione: "Cani perduti senza collare" è un bel libro di Gilbert Cesbron, "Ojos de cielo" (occhi di cielo) è una canzone di Victor Heredia.
Grazie a chiunque si sia fermato a leggere o commentare. 

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