Il Piccolo Principe e il Serpente

di Euterpe098
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Can you draw me a sheep? ***
Capitolo 2: *** Than tame me... ***
Capitolo 3: *** Sunset ***
Capitolo 4: *** Pain ***
Capitolo 5: *** For a bag of gold... ***
Capitolo 6: *** ...if you wanna see butterflies ***
Capitolo 7: *** Until down ***
Capitolo 8: *** It's life again... ***



Capitolo 1
*** Can you draw me a sheep? ***


Il piccolo principe e il serpente

 

-Mi disegni una pecora?-

Yoongi abbassa lo sguardo di parecchio, quasi a terra, per arrivare ad incrociare gli occhi di quel bambino. Sono nascosti dietro una frangia bionda tutta storta, eppure un’intensità del genere Yoongi non l’ha mai sperimentata nemmeno sul campo di battaglia. Non c’è terrore ad allargare quello sguardo, né disperazione. Solo disarmante curiosità. Un’ingenuità che sembra intiepidire l’aria fredda della notte.

Dopotutto è ancora un bambino.

-Mi disegni una pecora?- ripete quello stesso bambino, afferrando con la manina un lembo della sua giacca.

Il vento notturno solleva la sabbia dalle dune, rimodellando la faccia del deserto. Non sarà mai uguale a se stesso una volta di più. Un po’ come lui.

Il bambino gli tira delicatamente la giacca e Yoongi torna a guardare lui anziché l’arido paesaggio che si scorge dalla finestra.

-Non importa se non sei bravo…- sussurra il bambino.

Jimin. Deve iniziare a ricordarselo se vuole diventare suo amico. Se vuole avvicinarsi abbastanza da avvelenare la sua esistenza. Se vuole farlo scomparire tra le sue spire.

Perché lui è un serpente. E’ solo la sua natura che gli chiede di fare questo. Nient’altro che il suo essere animale e morte insieme. Non si può vincere contro la propria natura. Cosa mai potrebbe esserci di più forte, di più inscindibile, se non ciò che ci rende noi stessi?

Yoongi sospira, si inginocchia davanti al bambino che stringe il block-notes in una mano e la sua giacca dall’altra e gli tende la mano per farsi dare i fogli e la matita.

Jimin gli passa fiducioso una matita bianca. Yoongi la guarda senza capire.

-E’ bianca- gli fa notare annoiato. Seriamente, cos’ha nella testa quella specie di nanetto. Come potrebbe mai disegnargli qualcosa se la matita è bianca e il foglio pure?

Il bambino annuisce guardandolo curioso da sotto la frangia storta.

Non è mai stato un tipo particolarmente paziente, lui. Durante la guerra un istante di indecisione poteva essergli fatale. Semplicemente non è abituato ad aspettare, a fermarsi a riflettere. Un’altra cosa che lo rende ciò che è e che è impossibile da cambiare. I serpenti non aspettano. I serpenti si volgono di scatto e attaccano. Che si tratti di un’animale o di un uomo che potrebbe facilmente schiacciarli, loro attaccano senza lasciare scampo. Fanno quello che va fatto.

Senza guardare negli occhi nessuno.

Eppure lui ora è costretto a guardare dritto negli occhi quel bambino. Non più fare altrimenti, se vuole avere successo.

-E’ bianca- gli ripete. Anche il ripetere è fastidioso per quelli come lui, abituati al comando. Ad avere sotto di sé qualcuno che esegue senza fare domande.

Jimin piega la testa da un lato, segno che ancora sembra non aver afferrato quale sia il problema.

Calmo. Deve restare calmo prima che la sua vera natura esca allo scoperto e…

-Preferiresti una pecora nera?- chiede incerto il bambino torturandosi la camicia da notte troppo lunga.

Yoongi impreca internamente tutta la sua frustrazione. Non vuole una dannatissima pecora nera, vuole solo sapere perché gli ha dato una cazzo di matita bianca per disegnare su un foglio bianco su cui non si vedrà assolutamente nulla. A che serve che lui disegni se poi nessuno dei due potrà vedere un bel niente?

-No- si limita invece a rispondere senza una particolare intonazione. Perché un’altra cosa che i serpenti fanno è mentire e ingannare. E sono bravi a farlo. Molto bravi.

Jimin sembra rasserenarsi. Smette di girare le dita nel tessuto della camicia da notte e annuisce come a premiare Yoongi della sua risposta.

-Per fortuna. Se avessi voluto disegnarmi una pecora nera non avrei potuto che accettare… ma pensa poi a come avrebbe sofferto il caldo, poverina- conclude stringendo gli occhi preoccupato e scuotendo la testa.

-…il caldo?-

-Oh, sì. Qui nel deserto fa davvero molto caldo. E c’è sempre il sole. Con tutta la lana scura avrebbe sofferto il caldo ancora di più- spiega Jimin -Sarebbe stato davvero molto difficile per lei- conclude, una luce triste negli occhi, e quasi Yoongi teme di essersi già tradito, che quel piccolo esserino abbia già scoperto il suo essere infido e spregevole e che ne soffra infinitamente.

Ma no, lui a mentire è bravo. Il migliore di tutti.

-Avresti potuto tenerla all’ombra, nel palazzo- suggerisce Yoongi tentando di trovare il filo che ricolleghi tutti quei pensieri.

Jimin lo guarda e l’espressione si fa più malinconica.

-Ma sarebbe stata infelice senza poter vivere nel giardino. E io sarei stato infelice a mia volta perché avrei dovuto costringerla a stare dove non avrebbe voluto stare. E’ una cosa terribilmente crudele da fare… intrappolare qualcuno, intendo-

-Ma l’avresti protetta. Non è forse una cosa buona proteggere?- ribatte Yoongi testardo. Quanti problemi per una stupida pecora nera.

Jimin stringe gli occhi e pare pensarci per un lungo istante.

-Pensi che si possa essere felici anche se non si è liberi?- chiede, alzando la testa per incontrare lo sguardo di Yoongi.

E Yoongi trattiene il fiato perché la frangia storta si è spostata e gli occhi sono di un azzurro talmente intenso da farlo tremare e il suo intero essere per un attimo si sbilancia.

No, non si può essere felici se non si è liberi. Lui lo sa bene.

 

* * *

 

-Potrei farti una pecora senza lana, così non soffrirà affatto il caldo- propone Yoongi, certo di aver trovato una soluzione ai suoi dilemmi.

Si è seduto per terra, sul pavimento di pietra delle stanze di Jimin, ancora incerto sul perché stia sprecando così tanto tempo a discutere con quel bambino su qualcosa di così banale come un disegno.

Jimin allarga gli occhi e arriccia un poco la bocca. La luce della luna che illumina appena i tratti delicati del viso.

-Poi non sarebbe più una pecora- gli fa notare senza traccia di rimprovero nella voce -Anche lei sarebbe triste, perché non potrebbe essere ciò che è nata per essere. Una pecora è fatta per avere la lana a ricoprirla. E’ una cosa che la rende orgogliosa di essere come è.-

E per la seconda volta Yoongi non sa come rispondere.

-Perciò vorresti una pecora bianca. Con la lana. E che sia felice- elenca Yoongi, non senza una certa ironia. Che aspetto hanno esattamente le pecore felici?

-Oh, non felice.- lo corregge Jimin fissando intensamente il foglio bianco e strizzando gli occhi in due mezzelune -Solo che possa esserlo. Nessuno dovrebbe essere sempre felice, sarebbe triste esserlo costantemente.-

Yoongi alza gli occhi al cielo, la sua coda che invisibile si scuote a destra e sinistra per il nervosismo.

-Come potrebbe essere triste il fatto di essere eternamente felici?- lo provoca in un moto di stizza.

Jimin sembra non fare caso al suo tono e riprende a giocherellare incerto con la camicia da notte.

-Credo perché non potresti più apprezzare il fatto di esserlo. Se una cosa è sempre uguale diventa scontata e si guarda con meno meraviglia. Un po’ come il sole nel deserto.-

-Che ha il sole che non va?- borbotta Yoongi. A lui il sole piace, è necessario per muoversi. Fosse per lui dovrebbe esserci sempre il sole. Detesta la pioggia, perché è costretto a rimanere fermo sotto la sabbia, impotente. Ha paura, quando piove, perché non può fare nient’altro che aspettare che smetta.

-Nulla. Ma qui nel deserto tutti danno per scontato che ci sia il sole. Iniziano a vederne solo gli aspetti negativi. Non si incantano più a guardare come le dune brillino sotto di esso, o come i raggi si riflettano nelle oasi. Sono solo preoccupati del calore cocente e di come i raccolti muoiano. Quando arriva la piaggia, invece, tutti la guardano meravigliati e grati. Eppure, se piovesse ogni giorno così come ogni giorno c’è il sole, non trovi che inizierebbero ad odiare anche la pioggia?-

Yoongi non più fare a meno di annuire, nonostante tutto. Perché non c’è sole più caldo e piacevole di quello che asciuga la sabbia dopo un acquazzone.

-Allo stesso modo la felicità. Essere sempre felici è come non esserlo se nessuno è in grado di apprezzarlo. I momenti tristi servono anche a ricordarci quanto è bello essere felici.- conclude Jimin sorridendo.

Ha perso un incisivo, ma qual sorriso sdentato sembra comunque la cosa più calda e luminosa che Yoongi abbia mai visto. Forse anche più del sole.

Ma lui ha una missione. E ha intenzione di portarla a termine a costo di vivere il resto della sua vita sotto la pioggia.

-E’ tardi- sussurra a Jimin nella quieta tenebra della stanza mettendo fine a quel discorso troppo insensato e sincero.

-Disegnerò la tua pecora domani- lo rassicura.

Jimin annuisce sereno e lascia che Yoongi lo prenda in braccio e che lo adagi tra le coperte.

Yoongi guarda il bambino addormentarsi in silenzio ed esce strisciando senza fare alcun rumore.

Domani.

Domani porterà a termine la sua missione.

 

* ° * ° *

 

-E’ vero che sei venuto dal cielo?- gli chiede Jimin il giorno seguente. Ha appeso il disegno della pecora ad uno degli alberi del giardino e ora lo guarda sorridente mentre dondola i piedi, seduto su una panca di pietra.

La pecora è bianca, infatti non si vede nemmeno, ma a Jimin va bene così perché “basta che noi sappiamo che lei c’è”. E’ più stilizzata di quanto Yoongi avrebbe voluto in realtà. Non che volesse stupire il bambino con chissà quali abilità artistiche, però…

Il mezzodì è passato da un po’, l’ora più calda che si avvicina con la sua cappa soffocante, ma né a lui né a Jimin sembra dare troppo fastidio.

Yoongi abbandona un attimo il suo prendere il sole, sdraiato sull’erba ai piedi della panchina, e apre pigramente un occhio.

-Sono arrivato su un areoplano- mormora atono.

Jimin lo guarda dall’alto con quei suoi occhi troppo grandi  e troppo curiosi e Yoongi già se l’aspetta la domanda seguente.

-Cos’è un aeroplano?- chiede infatti il bambino -Puoi disegnarmelo?-

Yoongi sbuffa e grugnisce, perché se gli c’è voluta una giornata per disegnare una pecora soddisfacente non osa immaginare quanto impiegherebbe a fare un aereo.

-No- risponde quindi.

-Oh, d’accordo- mormora Jimin. E già Yoongi si pente di non aver preso carta e penna e avergli disegnato uno stupido aeroplano.

-E’ una macchina molto grande che serve per volare.- inizia a spiegare controvoglia -Ha due ali e un motore che…-

-Come un uccello!- lo interrompe Jimin eccitato -E puoi volare dove vuoi con quello?-

-Tecnicamente sì-

-Fantastico!- ride Jimin con il viso rivolto al cielo. Il sole pomeridiano gli bagna i capelli biondi facendoli brillare più dell’oro che a Yoongi è stato promesso per stringere quella piccola vita innocente tra le sue spire e spegnerla definitivamente.

-Devi aver visto un sacco di posti stupendi!- mormora Jimin accovacciandosi accanto a lui come un gatto.

Yoongi freme, il corpo teso cercando di non scattare come il suo istinto gli suggerisce.

Non qui, non ora, qualcuno potrebbe vederlo.

Non è ancora il momento.

Domani. Quando il sole sarà meno luminoso e il cielo meno azzurro.

Domani.

-Si, un sacco…- mormora al cielo senza nuvole.

Tutti distrutti dalla guerra, bruciati dalle bombe e dal fuoco di uomini troppo avidi per accorgersi di quanta bellezza sprecata.

Questo però non lo dirà a Jimin. Lo lascerà crogiolare nell’illusione che siano ancora tutti là ad aspettare di essere visti.

 

* ° * ° *

 

-Se avessi un aeroplano volerei dritto dritto su una stella- mormora Jimin una mattina lanciando il suo personalissimo aeroplanino di carta che Yoongi è stato costretto a costruirgli.

Il foglio di carta piegata plana leggero e si incastra in un cespuglio e subito Jimin corre a recuperarlo e con cura lo estrae dai rami.

Yoongi sbuffa ma apre un occhio per controllare il bambino che, scalzo, scorrazza ridendo per il giardino.

-Gli aeroplani non sono fatti per andare sulle stelle- borbotta Yoongi scuotendo le spire, assonnato.

-Ma se lo fossero ci andrei subito- continua Jimin imperterrito -Me ne basterebbe una piccola piccola, non troppo lontana e con qualche vulcano-

Yoongi davvero non vuole chiedere, ma la sua lingua biforcuta è più veloce di lui.

-Perché dei vulcani?-

-Per scaldarmi. Fa freddissimo nello spazio, e a me piace il caldo. Ci sono abituato ormai.- spiega assorto il bambino osservando una foglia galleggiare nell’acqua della fontana.

-Avresti potuto sceglierti una stella con il riscaldamento- brontola Yoongi.

Jimin ride deliziato e Yoongi con un grugnito torna a coprirsi gli occhi con un braccio.

Quella notte, per la prima volta dopo tanto tempo, non sogna i fuochi di polvere da sparo e il rumore delle bombe.

Solo un bambino che corre su una stella.

 

* ° * ° *

 

-Vieni, ti presento la mia rosa- lo riscuote Jimin un giorno di primavera quando il sole inizia a calare e l’aria bollente si fa un po’ più respirabile.

Yoongi lo segue di malavoglia.

-Cosa avrebbe di tanto speciale la tua rosa che non abbiano tutte le altre rose di questo giardino- chiede sbuffando, ma lasciandosi guidare docilmente dalla mano di Jimin stretta intorno alla sua.

Jimin si ferma e lo guarda negli occhi, una cosa a cui Yoongi non si abituerà mai. Nessuno guarda i serpenti negli occhi. Sono tutti troppo occupati a guardare i denti pieni di veleno per farlo.

-E’ perché è la mia rosa. Me ne prendo cura da quando è nata, perciò è speciale per me- gli confida Jimin a bassa voce, quasi tema che gli altri fiori possano offendersi.

-Mi sembra una gran perdita di tempo- ribatte allora Yoongi -prendersi cura di qualcosa che è destinato a crescere da sé- indicando i cespugli rigogliosi di rose che circondano le mura del giardino.

Jimin abbassa il capo vergognoso.

 

* * *

 

Come previsto la rosa in questione non ha nulla di speciale. Non è né più bella né più brutta delle altre rose, eppure mentre Jimin le si affaccenda intorno con cura Yoongi non può che acconsentire al fatto che quella sia la sua rosa.

Il bambino la bagna piano, piccole gocce alla volta, in modo da non piegarne lo stelo sottile, l’accarezza, la riempie di attenzioni e la vezzeggia proprio come farebbe con una persona speciale.

E la rosa, che per Yoongi è fin troppo vanitosa e piena di sé, si nutre di quelle attenzioni e di quell’amore che il bambino sembra dimostrarle così incondizionatamente e se ne bea, e cresce e si fa più bella e rigogliosa di tutte le altre rose del giardino. E Yoongi si rende conto che quella rosa è di Jimin perché è’ il tempo che ha perduto per lei  che ha reso quella rosa così importante. E’ sua per il semplice fatto che hanno bisogno l’una dell’altro per poter crescere.

Jimin termina il suo rituale mentre il sole ha quasi raggiunto l’orizzonte. E’ stanco, Yoongi  se ne accorge da come fa ciondolare la testa e da come gli occhi si chiudono, ma non ha smesso un attimo di sorridere.

-Andiamo a vedere il tramonto- propone allegro mentre saluta con affetto la rosa che sta iniziando a richiudere i petali.

-Non mi piacciono i tramonti- mormora Yoongi.

-Quando si è molto tristi si amano i tramonti. Me lo ha detto Seokjin. Quindi è un bene che a te non piacciano, significa che non sei triste- conclude Jimin gonfiando le guance in modo delizioso.

-Chi è Seokjin?- chiede Yoongi. Perché altrimenti direbbe a Jimin che gli sono state dette delle frottole piuttosto grosse, perché lui è triste, ma i tramonti non gli piacciono perché non fanno che renderlo più triste ancora.

-La mia rosa- risponde Jimin.

-Hai dato un nome alla tua rosa?-

-Se avessi continuato a chiamarla rosa non avrei potuto distinguerla dalle altre- conclude Jimin stringendosi nelle piccole spalle.

E Yoongi, senza alcun motivo, si trova ad invidiare quello stupido fiore.

 

* ° * ° *

 

E’ passato un anno da quando è arrivato alla reggia. Yoongi se ne è reso conto solo perché l’incisivo di Jimin ormai è cresciuto e il piccoletto si è alzato di qualche centimetro. Ancora troppo pochi, secondo lui, per rientrare nell’altezza media.

Ora Jimin di anni ne ha otto, ma stranamente non è cambiato di un soffio. Ha sempre i capelli biondi, la frangia storta, le guance paffute e quel sorriso che brilla più del sole del deserto.

Ha ricevuto diverse lettere in quell’anno, Yoongi. Lettere che gli ordinano di sbrigarsi, di fare in fretta, di portare a termine la sua missione o il denaro se lo può anche scordare. Yoongi non ha risposto nemmeno ad una.

Preferisce aspettare ancora.

Quando il sole sarà meno brillante e il cielo meno azzurro.

Quando Jimin smetterà di stupirlo con ogni su gesto, ogni sua parola, allora lì, in quel momento, lui finirà ciò che ha iniziato.

Ma il deserto continua ad essere brillante, nel cielo non passa mai una nuvola e Jimin non smette di stupirlo un solo istante. E così Yoongi continua ad aspettare.

D’altronde, anche se i serpenti non hanno pazienza, lui ha imparato.

 

* ° * ° *

 

-Tu cosa faresti con un aeroplano che può andare nello spazio?- chiede Jimin sinceramente curioso riprendendo improvvisamente quel vecchio discorso che a Yoongi pareva concluso.

La brezza lieve porta nella stanza il profumo dei fiori e la sabbia sottile. Ormai è maggio inoltrato.

Yoongi solleva gli occhi dallo scrittoio e incrocia quelli impossibilmente azzurri del bambino. Qualche giorno fa è riuscito a convincerlo a farsi tagliare un po’ i capelli e ora la frangia è più corta, anche se sempre storta.

-Prenderei tante bandiere e ne pianterei una in ogni stella che incontro-

-Che cosa buffa da fare… perché mai piantare delle bandiere?- chiede curioso Jimin scendendo dal letto e andandosi a sedere ai piedi di Yoongi.

Yoongi fa guizzare la coda, nervoso, ma Jimin non sembra intimorito dal nero delle squame.

-Così potrei possederle tutte- mormora Yoongi.

Jimin piega la testa di lato come un cucciolo, i capelli spettinati che danzano con lui.

-A che ti serve possedere le stelle?-

-Mi serve per essere ricco-

-E a che serve essere ricchi?-

-Ad essere felici- soffia Yoongi, lo sguardo rivolto al cielo stellato.

I soldi fanno girare il mondo. E’ per soldi che ha deciso di arrivare fin lì, nel mezzo del deserto. Eppure ora, circondato dal silenzio della notte e dal profumo del gelsomino, Yoongi si chiede se sia davvero quello il segreto della felicità.

 -Che sciocchino- ride Jimin -Non serve possedere le stelle per essere felice. Ti basta fare quello che più ti piace.-

Yoongi scuote la testa perché dopo tanti anni a seminare morte nemmeno si ricorda più cosa gli piace.

Forse non sarà mai più in grado di ricordarselo.

 

* ° * ° *

 

Dopo mesi la pioggia sta finalmente arrivando. Ed ecco che il deserto non brilla più ed il cielo non è più limpido.

Oggi, si ripete Yoongi. Oggi farà quello per cui deve essere pagato.

All’ombra delle prime nubi la pelle di Jimin appare pallida, i capelli biondi che al sole sembravano grano maturo solo grigie sterpi. Yoongi rabbrividisce.

Ha deciso.

Farà quello che deve fare di notte, quando le tenebre coprono i colori e nascondono ogni cosa.

Lo farà di notte così da nascondere a sé stesso i colori di Jimin che si spengono piano.

 

* * *

 

E’ buio. La luna è nera e ad illuminare la stanza ci sono solo le candele. Piove a dirotto ora, il rombo dei tuoni a rompere il silenzio.

Jimin è già a letto.

Trema e piange, la fronte bollente per una febbre improvvisa.

E Yoongi si ripete che va bene, che è meglio così. Che non si accorgerà di nulla e sarà più facile per lui nascondere le sue tracce.

Jimin piange ancora, singhiozza in silenzio, grosse lacrime calde che gli rigano il viso. Gli occhi azzurri sono umidi e arrossati e non riescono a rimanere aperti.

Yoongi invece, stupidamente, vorrebbe solo fare quello che deve fare guardando Jimin sorridergli fino alla fine, come ad assolverlo in anticipo per il peccato imperdonabile che sta per commettere.

Le sue lunghe spire strisciano lente sul materasso e si stringono al corpicino tremante del bambino.

Basta solo un’istante. Solo un morso è potrà lasciarsi alle spalle tutto questo.

Essere finalmente felice.

Non serve possedere le stelle per essere felice. Ti basta fare quello che più ti piace.

Correre nel deserto.

Guardare la luna.

Dormire sull’erba.

Fare stupidi aeroplanini di carta.

Disegnare pecore bianche su fogli bianchi.

E’ così semplice, adesso, ricordarsi tutte le cose che gli piacciono mentre sta per abbandonarle per sempre…

Jimin chiude gli occhi ignaro. Ha smesso di piangere. Sospira piano nel silenzio di una tempesta ormai lontana e chiama il suo nome nel sonno.

Una, due, tre volte.

E Yoongi semplicemente si rende conto che non può farlo, non può farcela.

Per la prima volta capisce che non è in grado di portare a termine la sua missione.

Non più.

-Non avere paura- sussurra Jimin nel buio della stanza.

Con le piccole dita accarezza le squame di Yoongi come se fossero soffice pelliccia e Yoongi trema e ride, perché non è lui che dovrebbe avere paura. Perché il tocco di Jimin è tiepido e rassicurante e lo scalda più del sole e per una volta vorrebbe solo abbandonarvisi senza pensare a nient’altro.

-Non avere paura- ripete Jimin soffice stringendogli la mano pallida con una carezza -Passerà presto… la pioggia. Passerà presto-

Yoongi annuisce nel buio della camera anche se Jimin non può vederlo.

Passerà presto.

E il sole che verrà sarà il più bello e caldo di tutti.

 

* ° * ° *

 

-Mi piacerebbe vedere  il mare- sussurra una sera Jimin mentre osservano le stelle al riparo nel piccolo giardino.

Anche Seokjin è rimasto sveglio per l’occasione, ma non smette un attimo di blaterare sul fatto che lui sia molto meglio di un cumolo di astri intermittenti.

Yoongi gli sibila di chiudere la bocca, mentre Jimin ride spensierato e rabbonisce la rosa con una carezza.

-Il mare?- ripete Yoongi. Lui ha sorvolato tanti mari diversi, e gli sono sembrati tutti uguali, tutti noiosi.

Jimin annuisce frenetico, le mani che accarezzano l’erba sotto di loro.

-Dicono che sia come il diserto, ma blu. Un’enorme deserto blu. Ed è salato!- ride estasiato.

-E bagnato- aggiunge Yoongi, atono.

-E bagnato- ripete Jimin ridendo più forte.

Yoongi si lascia sfuggire un piccolo sorriso mentre Jimin gli si fa più vicino e si stringe a lui, l’aria pungente della sera che si intrufola sotto la loro coperta.

Guarda quel bambinetto troppo piccolo e troppo gentile e improvvisamente prova il fortissimo istinto di stringerlo tra le sue spire e non lasciarlo andare più.

Non è come al solito. Non è per soffocare che vorrebbe farlo. Solo per averlo più vicino a sé.

Solo un po’ di più.

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Questa credo sia una delle cose più folli che abbia fatto nella mia vita. 12 ore no stop di scrittura. Ma cercate di capirmi, avevo un bisogno viscerale di scrivere questa storia. Io e il mio cervello abbiamo per lo meno imparato il significato di "compromesso". Lui scrive e io evito di fare storie a capitoli perchè poi so che non le porto mai a compimento. Meglio una oneshot divisa in due parti. Inizio - casino completo -conclusione. Fine. Punto.

Semplice no?

No. Perchè a metà mi sono resa conto che stava diventando meno poetica e più romantica, ma mi piaceva lo stesso. E a tre quarti mi sono resa conto che morivo dalla voglia di un po' di smut (che non so scrivere per nulla) e sentivo da una parte il mio cervello che annuiva tutto partecipe e dall'altra lo spirito di Saint-Exupery che mi urlava alla blasfemia... I risultato lo scoprirete poi (ovvero: non guardate il rating, non ho ancora deciso XD) e verso la fine... FOLLIA! Improvvisamente scegliere tra un finale happy e uno super sad è diventato improvvisamente super difficile (e ve lo dice una che mai nella vita patteggia per il finale tragico) perchè da un lato volevo cimentarmi in qualcosa di inedito per me e dall'altro ma anche no grazie, vogliamo bene alle nostre ship per piacere, che già sono sfigate di loro. Idem come sopra, ho due versioni e ancora non ho ben deciso (ma la me fangirl patteggia alla grande per l'happy ending).

Per i personaggi...bha, pensateli come se esistessero su due piani, uno fisco e l'altro metafisico... Si , sono seria.

E nulla. E' tutto un casino, quindi... ENJOY!

Ps Dovrei postare la seconda parte al più presto, ma conoscendomi anche no. Sorry not sorry, io e la procrastinazione viviamo in simbiosi.

(errori ce ne saranno una valanga, commentate pure eventuali orrori grammaticali con l'intento di distruggermi, ne ho bisogno XD)

Kiss ;-*

#Ho tanto bisogno di Yoonmin in questi giorni >=< E di ore di sonno. E di studiare.... esattamente in quest ordine.


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Capitolo 2
*** Than tame me... ***


-Guarderesti il tramonto con me?- domanda Jimin un pomeriggio.

Yoongi solleva gli occhi dal suo libro e lo osserva preoccupato torcersi il bordo della maglia.

-Sei triste?- chiede cauto, lasciando il tomo di giardinaggio da parte. Ha promesso a Jimin che lo aiuterà a piantare nuovi fiori dopo che una tempesta di sabbia ne ha strappati via molti. Con suo grande disappunto, Seokjin è ancora attaccato al terreno, però.

Jimin scuote piano il capo, negando, ma Yoongi non si lascia incantare. I serpenti sono bravi a mentire e ingannare, perciò sanno riconoscere fin troppo bene le bugie.

Prende Jimin per mano e lo accompagna sul tetto del palazzo e restano lì, in silenzio, osservando il sole scendere oltre la line dell’orizzonte.

Jimin guarda incantato il cielo rosso fuoco e, piano piano, le lacrime gli bagnano le guance morbide. Le spalle tremano e le mani si stringono al petto e Yoongi mai come in quel momento desidera poter far qualcosa, cancellare quel dolore sconosciuto dal viso di Jimin.

Ma lui è un serpente, quindi non può fare proprio nulla se non restare in silenzio a guardare la notte calare, nera come le sue spire. E si odia per questo.

Le stelle brillano di meno quella sera.

 

“Il re è morto. Lunga vita al principe."



* ° * ° *


Oggi è il dodicesimo compleanno di Jimin.

Yoongi lo sa, non perché abbia fatto particolarmente attenzione al calendario, ma perché il ragazzino non fa che ripeterglielo eccitato da più di dieci minuti, cercando di farlo alzare dal letto.

Il sole è appena sorto e Yoongi si maledice come non mai di non aver fatto fuori subito quella peste.

-Non ti ho preparato nulla- informa un Jimin fin troppo sorridente.

-Non importa, ho preparato io qualcosa per te- gli risponde l’altro, tirandolo per un braccio.

E allora Yoongi sbuffa, e si maledice di nuovo, ma non più fare a meno di alzarsi e seguire Jimin per i corridoi del palazzo, giù per le scale e poi fuori, non nel giardino, ma nel deserto.

Il sole brilla alto nel cielo e la sabbia bollente scricchiola piano ad ogni passo mentre Jimin lo chiama e lo incita a sbrigarsi a raggiungerlo, che non hanno tutto il giorno.

A Yoongi manca il fiato. Perché la bellezza delle dune modellate dal vento è accecante, ma quella di Jimin che corre spensierato sulla sabbia lo è ancora di più.

 

* * *

 

Hanno passato l’intero pomeriggio a rotolarsi nella sabbia. Si sono rincorsi, si sono spinti e hanno corso con il cuore più leggero; e se fino a qualche anno fa  a Yoongi sarebbe potuto sembrare un passatempo stupido e inconcludente, ora non può fare a meno che esserne contento.

Sono entrambi sudati e con il fiatone, ma felici.

Jimin non ha smesso un momento di ridacchiare, divertito dall’abilità di Yoongi di nascondersi tra la sabbia.

Ecco, questo è buono, questo è giusto, pensa Yoongi.

Jimin che ride, le guance piene e gli occhi stretti, è qualcosa che non smetterà mai di guardare.

Da solo sembra in grado di illuminare l’intero deserto.

E Yoongi decide.

Afferra Jimin per un braccio e corre. Corre dentro i palazzo, giù per le scale, nelle segrete fino al garage dove un suo vecchio amico lo aspetta paziente da anni.

-E’ un aeroplano!- esclama Jimin eccitato, battendo le mani.

Yoongi sorride della sua felicità e lo aiuta a salire. Spera che il motore abbia abbastanza benzina per sorvolare il deserto e che funzioni ancora.

Dopo qualche tentativo a vuoto finalmente l’aereo si mette in moto. Jimin grida euforico mentre l’aereo inizia a sollevarsi da terra.

-E’ come essere su una stella…- fa sapere Jimin al vento, come un segreto, e non smette di ridere per tutto il viaggio.

 

* * *

 

Passata qualche ora dal decollo Yoongi si è fatto promettere da Jimin che avrebbe tenuto gli occhi chiusi fino a nuovo ordine.

Jimin ha semplicemente annuito, obbediente, coprendoseli con le mani.

Con calma Yoongi fa planare il mezzo e poi lo aiuta a scendere. Jimin è leggero come una piuma, anche se Yoongi si assicura che mangi bene tutti i giorni.

-Ora puoi guardare- gli sussurra.

Sa di aver fatto la scelta giusta quando gli occhi, ora liberi, di Jimin si allargano e si spalancano dalla meraviglia, con quell’azzurro impossibile di cui Yoongi si dissenta avidamente ogni volta che può.

-E’ bellissimo- mormora Jimin colto dall’emozione -E’ questo… il mare?- chiede, osservando affascinato le onde che si infrangono sulla sabbia finissima.

Yoongi annuisce. Lui ha sorvolato tanti mari diversi, e gli sono sembrati tutti uguali, tutti noiosi. Ma con Jimin accanto che ride felice mentre corre ad abbracciare le onde, pensa che questo sia speciale. Di qualunque mare si tratti.

 

* ° * ° *

 

Da quel pomeriggio di metà ottobre ogni volta che è possibile Yoongi porta Jimin al mare. Glielo regala ancora, ogni volta, e ogni volta Jimin lo guarda con gli occhi grandi pieni di stupore e di gioia.

Jimin ha sedici anni adesso, ma di nuovo non è cambiato. Si è alzato, il volto si è fatto più sottile e la frangia storta si è trasformata in un ciuffo ribelle. Si è fatto grande, eppure nel profondo è rimasto ancora quel bambino ingenuo che vorrebbe vivere su una stella e che si prende cura della sua rosa.

E a Yoongi va benissimo. Non vuole che Jimin smetta di essere quello che è. Ha ragione lui. Una pecora è fatta per avere la lana. Jimin è fatto per avere gli occhi pieni di meraviglie e il sorriso che illumina a giorno le notti desertiche.

E’ calata la sera e lo sciabordio delle onde culla un Jimin felice verso il mondo dei sogni. Yoongi lo stringe a sé con delicatezza, lasciando che si appoggi a lui per dormire.

La luna illumina entrambi e si riflette nell’acqua. Jimin mormora qualcosa nel sonno e sorride e affonda di più il viso nel petto di Yoongi.

E Yoongi odia sé stesso per essere così pallido e freddo e di non poter stringere Jimin come vorrebbe, di non poterlo accarezzare come vorrebbe.

 

* ° * ° *

 

Qualcuno si è intrufolato a palazzo. Yoongi ha percepito la vibrazioni dei passi prima ancora di scorgere una figura guizzare tra le ombre.

-Cosa ci fai qui?-chiede Yoongi al buio della stanza. Jimin si è addormentato nel suo letto mentre lui dal balcone osservava la luna brillare piena sul giardino fiorito.

-So che sei lì, esci fuori- ordina secco.

La volpe si mostra con un sospiro, uscendo dal cono d’ombra. Scivola silenzioso sulle zampe felpate e osserva Jimin dormire sorridendo.

-Ma guardalo hyung, non è adorabile?- mormora avvicinandosi per accarezzare una delle guance di Jimin con gli artigli.

Yoongi immediatamente sibila e allora lo volpe, suo malgrado, è costretta a ritrarsi con un ghigno.

-Non mi dire, lui ti piace!- gorgheggia la nuova arrivata battendo le mani. Yoongi sibila ancora, in avvertimento, e finalmente l’altra si allontana dal letto in cui Jimin dorme ignaro.

-E’ così, o lo avresti ucciso anni fa...- mormora la volpe, rivolta più a se stessa questa volta -Quanti anni sono passati? Nove? Dieci?-

-Cosa vuoi Taehyung?- ringhia Yoongi minaccioso osservando ogni mossa dell’animale.

-Io? Sono semplicemente venuto di persona a portarti un messaggio che stai cercando di ignorare da fin troppo tempo. Jungkook sta perdendo la pazienza e la guerra non si vince se questo esserino morbido e rosa non muore…- spiega candidamente.

Yoongi fa scattare la mascella con un rumore sinistro, ma Taehyung non sembra per nulla impressionato. Si guarda le unghie perfettamente curate e ghigna compiaciuto.

Troppo facile far arrabbiare un serpente, non c’è nemmeno gusto.

-Riferisci pure a Jungkook che della sua guerra non me ne frega un cazzo. E che può tenersi i suoi soldi sporchi- gracchia Yoongi.

Taehyung sospira plateale, una mano alla fronte. -Sapevo avresti detto così. Ora mi toccherà uccidervi entrambi… Un tale spreco!- borbotta crucciato, occhieggiando il ragazzo addormentato.

Yoongi scivola veloce accanto a Jimin, le spire ad avvolgergli il corpo protettive, mentre mostra nuovamente i canini affilati e grondanti veleno.

-Suvvia, è ordinaria amministrazione hyung, lo sai bene anche tu. Che senso ha morire per fermare l’inevitabile? Uccidilo e torna a casa. Jungkook non verrà mai a sapere del tuo… momento di debolezza e sarai ricco e felice. - cerca di convincerlo la volpe.

Yoongi ride, rauco.

-Felice? Come potrei mai essere felice se la mia vita dipende dai capricci di un moccioso.-

Pensi che si possa essere felici anche se non si è liberi?

-Una volta avresti fatto qualunque cosa pur di avere tutto questo- borbotta la volpe, indispettita.

Yoongi scuote la testa, ferino. -Tu una volta non ti saresti piegato a nessuno. E ora guardati, a mostrare il culo solo per farti scopare da Jungkook-

Taehyung si lecca le labbra.

-Facciamo che non l’hai detto-

 

* * *

 

-E’ piuttosto deludente se ci pensi- commenta Taehyung mentre lo spedisce a terra con un calcio -Tutto quel tuo atteggiarti da eroe salvatore del mondo… e per cosa?- Evita di un soffio i denti affilati e azzanna con precisione la spalla di Yoongi.

Yoongi sibila e fa schioccare la mascella cercando di liberarsi dalla presa.

-La verità è che sei invecchiato, hyung.- rivela spingendolo a terra e schiacciandogli la gola con un piede.

Yoongi si contorce, impotente.

-Ti sei rammollito e… Oh!- esclama compiaciuto -Molto peggio. Ti sei lasciato addomesticare! Il grande Min Yoongi, il serpente, si è lasciato addomesticare da un ragazzino!- latra Taehyung sorpreso da quella rivelazione così palese. La luce lunare ne deforma i tratti delicati rendendoli folli e grotteschi.

-Sei decisamente caduto in basso- mormora schiacciandogli la gola più forte. -Avevi tanto da ridire su di me e guardati, a fare da cagnolino fedele ad un moccioso. Dimmi, te lo sei almeno scopato per bene, fino in fondo? Il sesso con lui deve essere fantastico se ti ha ridotto in questo stat…-

Yoongi avvolge la sua coda attorno alla gamba della volpe e in un colpo Taehyung vola contro la parete.

-Ti concedo l’ultima possibilità, in nome della nostra vecchia amicizia…- propone piccata la volpe, rialzandosi senza difficoltà.

Yoongi si solleva a stento aggrappandosi alla ringhiera di pietra della terrazza. Il sangue esce nero dalla spalla e gli imbratta la divisa bianca.

Taehyung osserva esaltato il liquido scuro scivolare lento verso terra. 

-Uccidi quello stupido ragazzino e torna a casa con me-

-Fottiti- sputa Yoongi insieme al sangue.

-Risposta sbagliata-


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Uh uh, here comes the angst... più o meno. Che ne pensate? Ho desiderato un Taehyung volpe da una vita e ora ce l'ho. Probabilmente lo riciclerò per una vkook rossa ma...ehm...questa è un'altra storia.

Breve interludio prima del finale. Ho detto praticamente tutto l'altra volta, perciò mi limiterò a chiedere il vostro parere.
Un abbraccio e a presto, kiss ;-*

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Capitolo 3
*** Sunset ***


Oggi Jimin è più silenzioso del solito. Ha preso in mano un libro e si è messo a sfogliarlo in terra, sul tappeto. Deve essere piuttosto coinvolgente perché non ha staccato gli occhi dalle pagine per un solo istante.

Così Yoongi ne ha approfittato per guardalo.

Con calma, senza fretta. Ha ripassato con lo sguardo la linea della mascella. Ha seguito la curva elegante del collo e si è soffermato sulle clavicole che spuntano dalla maglia. Ha accarezzato il profilo dei capelli e ammirato le ciglia folte.

Solo gli occhi non riesce a vedere, ma non ne ha bisogno. Conosce a memoria ogni sfumatura di quelle iridi chiare, ogni tonalità di azzurro, ogni stella intrappolata in quello sguardo.

Il suo studio accurato ha portato ad un’unica possibile conclusione, che però preferisce tenere per sé, avvolta tra le pieghe della sua mente.

Al sicuro da chiunque.

-Che sciocchezza- mormora Jimin, rompendo il corso dei suoi pensieri.

-Che cosa?- chiede Yoongi, sorpreso. Raramente Jimin da giudizi di merito, qualunque sia l’argomento.

-Questo libro- si limita a rispondere Jimin, chiudendo di scatto il volume e riponendolo nella libreria. Yoongi guarda con attenzione le spalle contratte e d’istinto gli si avvicina.

-Cos’ha che non va quel libro?-

Jimin parla senza voltarsi, lo sguardo a terra.

-Sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche… sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita…- recita a bassa voce.

Yoongi si irrigidisce e scudiscia la coda.

-Questo c’è scritto in quel libro, ma non ha senso… non ha senso…- ripete Jimin, la voce rotta, e Yoongi è ormai in panico, perché quando Jimin è triste lui è impotente. Come quando cade la pioggia.

-E’ un libro- mormora soltanto.

Non capisce la reazione di Jimin. E’ arrabbiato con lui per il suo essere serpente? Ne avrebbe tutte le ragioni, in effetti. Anche lui è arrabbiato con se stesso, dopotutto.

Le spalle tremano.                                                                                              

-Mi fa così arrabbiare, così tanto…- sussurra Jimin -Tu non sei… non sei…- annaspa.

Yoongi sospira.

-Il serpente non è mai stato ben visto come animale. Siamo infidi, siamo cattivi. E’ normale che alcuni libri vi costruiscano intorno storie per…-

Jimin si volta di scatto.

Gli si getta letteralmente addosso e Yoongi, con tutta la buona volontà dei suoi sensi di serpente, fa appena in tempo ad afferrarlo per i fianchi ed evitare ad entrambi di cadere.

-Tu non sei così. Non è giusto. Tu non sei infido, non sei cattivo…- geme nel petto di Yoongi.

E Yoongi vorrebbe trovare il modo di consolarlo, ma non può, perché in fondo quello stupido libro dice solo la verità. Perché lui infido lo era stato, aveva mentito, ingannato, ucciso, e la cosa peggiore di tutte è che aveva desiderato prendersi la vita di Jimin in cambio di un sacchetto d’oro.

E questo lui non lo ha mai dimenticato ne mai lo farà. Rimarrà il suo fardello, la sua colpa da espiare a vita.

In silenzio si limita a stringere Jimin e gli accarezza piano la schiena per calmare quei singhiozzi impazziti.

Nessuno ha mai pianto per lui, nessuno si è mai preoccupato di cercare di smentire secoli di rancori verso la sua specie.

-Dio è ingiusto se ha ordinato una cosa del genere- gli confida Jimin.

-Dio non è ingiusto, è solo imparziale- lo corregge Yoongi.

Jimin si scosta da lui, gli occhi azzurri liquidi di lacrime che a Yoongi continuano a togliere il respiro ogni volta.

Lo guarda fisso e poi fa l’ultima cosa che Yoongi si sarebbe aspettato.

Lo bacia.

 

* ° * ° *

 

Yoongi riapre gli occhi e prega di essere morto.

Spera che Taehyung lo abbia gettato nel deserto, che lo abbia ucciso con il suo stesso veleno, che lo abbia mangiato. Qualunque cosa pur di non vedere, pur di non sapere.

Chiede al cielo, alla luna e al deserto di esaudire la sua richiesta.

Prega che quella sia la sua ultima vita, che le porte dell’inferno si spalanchino e lo accolgano con il gelo della notte e il calore bruciante del sole per non lasciarlo andare mai più. Vuole solo questo, perché la prospettiva della dannazione eterna gli appare ora come un sollievo, come la benedizione più grande che potrebbe mai ricevere.

Preferisce bruciare per l’eternità piuttosto che essere vivo e guardare in faccia le conseguenze del suo fallimento.

Guardare un mondo che non ha più senso di continuare ad esistere.

-Hyung! Alla buon’ora!- gli sorride Taehyung compiaciuto, alzandosi con calma dalla sedia ai piedi del letto su cui lui è sdraiato. -Hai dormito davvero troppo per un morsetto del genere…-

Cammina lento verso di lui, la luce delle candele che gli balla sul viso.

E Yoongi improvvisamente non vuole più essere morto.

Vuole vivere. Vuole vivere per uccidere Taehyung. Gettarlo nel deserto, avvelenarlo, farlo a pezzi.

Perché la volpe stringe tra le mani la maglietta di Jimin.

La stringe ed è sporca di sangue.

 

* * *

 

-Temevo avessi intenzione di dormire ancora.- continua Taehyung allegramente -Va bene essere pigri, ma così mi sembra un po’ esager…-

L’intero di corpo di Yoongi si avvolge intorno alla volpe e stringe, stringe con tutta la forza che gli resta.

Stritola per soffocare e uccidere chi ha osato toccare e sporcare la cosa più preziosa del mondo. L’unica cosa che il mondo avrebbe dovuto proteggere.

-Aspetta!- ansima Taehyung sorpreso. Si dimena e cerca di graffiargli le squame nere con gli artigli, ma è troppo tardi.

Nessuno è in grado di liberarsi dalla presa di un serpente.

-Aspetta!- ripete la volpe, respirando affannosamente.

Yoongi guarda la sua disperazione e ride, folle di rabbia, perché quell’essere non si merita nemmeno la pietà di pronunciare le sue ultime parole. Non si merita niente, nemmeno il suo veleno per morire chiudendo gli occhi. Farà in modo che muoia con gli occhi spalancati, a guardare in eterno l’orrore immondo che ha portato a compimento.

-Fermati- soffia la volpe ormai senza fiato. Ma Yoongi non lo ascolta, sordo a qualunque cosa che non sia il sangue che ribolle nelle sue vene e il dolore lancinante che prova al petto.

Mi disegni una pecora?

Mi piacerebbe vedere il mare…

E’ come essere su una stella!

-Hyung…- Un sussurro a malapena udibile.

Ma questa volta non è Taehyung ad aver parlato.

Yoongi volta il capo sorpreso verso la porta.

Jimin è lì, in piedi.

Gli si avvicina piano, silenzioso come un fantasma e bello come il sole, senza mai distogliere gli occhi dai suoi. Yoongi si nutre avido di quell’azzurro prezioso che temeva perso per sempre. Si abbevera di quella luce e di quel calore che la sola presenza dell’altro può portare.

Il dolore al petto si è acquietato.

-Va tutto bene…- sussurra Jimin, con un sorriso dolce come il miele -Va tutto bene, hyung- ripete.

Finalmente, solo a quel richiamo, la presa di Yoongi si fa inconsistente.

Taehyung tossisce, tutto il suo disappunto dipinto sul volto. Yoongi lo ignora, gli occhi solo per Jimin, per i suoi capelli d’oro e il suo sorriso soffice.

-Sei  vivo- gli sussurra soltanto, l’adorazione nello sguardo.

-E’ quello che stavo cercando di dirti- sbotta la volpe spazzandosi i pantaloni, offesa.

-Sei vivo- ripete ancora Yoongi, incredulo.

-Questo lo hai già detto- borbotta Taehyung alzando gli occhi al cielo. Ma poi distoglie lo sguardo perché il modo in cui quei due si guardano è così… intimo, che nemmeno lui ha il coraggio di intromettersi.

* ° * ° *

 

-Perché sei ancora qui?- chiede Yoongi un pomeriggio.

Nemmeno lo guarda in faccia, gli occhi solo per il ragazzo addormentato su di lui con i fiori tra i capelli. Yoongi ne accarezza piano la fronte, i capelli e le guance e lascia che le sue spire lo avvolgano delicate per ripararlo dal sabbioso vento pomeridiano.

Taehyung intanto osserva in silenzio la morte stessa prendersi cura di una creatura effimera come l’uomo.

-Non te lo ha ancora detto…- sussurra la volpe distogliendo lo sguardo. I cespugli di rose ballano nella brezza e diffondo ovunque il loro profumo.

Yoongi ferma le sue carezze  e finalmente si volta a guardalo.

-Che intendi dire?- vuole sapere. Non ha mai visto Taehyung serio.

Taehyung accarezza l’erba e punta gli occhi verso ovest.

-Vieni con me, hyung.- mormora soltanto -Andiamo a vedere il tramonto…-

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Cervello ride da ore perchè settimane fa avevo detto che sarebbe stata una oneshot divisa in due capitoli.... MA CERCATE DI CAPIRMI, SONO TROPPO INNAMORATA DI QUESTA STORIA PER FINIRLA! Perciò nemmeno oggi è il giorno *not today in background*
Breve capitolo prima del climax, se così possiamo chimarlo XD Ho ceduto e alla fine ho aggiunto il momento di pure romance che ero indecisa se inserire o meno. Il libro che Jimin stava leggendo è ovviamente la Bibbia perchè, quale miglior testo che critica la figura del serpente se non questo? ;)

Posso solo promettere che si, finirò questa storia e, sì, mancano solo 2 o 3 capitoli alla conclusione perchè so che non ne potete più XD
Un bacio e grazie mille a chiunque abbia letto, recensito e aggiunto questa storia a preferite\seguite\ricordate, kiss ;-*

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Capitolo 4
*** Pain ***


Sono due giorni che non vede Jimin

Ha smesso di andare da lui perché Jimin è ancora troppo giovane e non capisce.

Che lui è solo un serpente, che è diverso. Che non potrà mai dargli quello che desidera.

E nemmeno vuole.

Yoongi passa le giornate nella sua stanza, ad osservare il cielo che abbraccia il deserto.

Sente ancora su di sè il calore del corpo di Jimin, le sue braccia esili che lo tirano a sè e il sapore dolce delle sue labbra.

E' tutto sbagliato, tutto così dannatamente sbagliato.

Non è a lui che dovrebbe appartenere quel calore, quel sapore. Non è lui che dovrebbe sospirare la morbidezza delle labbra e la dolcezza di quegli occhi blu.

Jimin non gli appartiene.

Ha appena diciotto anni. E’ giovane, confuso, convinto di essere legato a lui solo perchè è stato la sua unica compagnia per quasi un decennio.

Deve solo farglielo capire.

Deve solo smettere di anelare a tutto quello e allontanarsi abbastanza da lui.

Riprendere il controllo di se stesso e mettere a tacere il suo istinto che gli grida di abbandonarsi finalmente a quel calore una volta per tutte.

 

* ° * ° *

 

Sono sul tetto del palazzo.

Yoongi non ci è più salito dal giorno in cui Jimin gli ha chiesto di guardare insieme il tramonto. Non ha mai saputo la ragione dietro quel pianto silenzioso.

Come allora si sente impotente. Ricevente di una verità che si consce già impreparato ad accogliere. 

-Non lo è mai stato… - rivela Taehyung, lo sguardo lontano.

Dopo quanti secondi un cuore è in grado di elaborare il dolore? Dopo quanti secondi un cuore si spezza?

-Non è mai stato un principe.-

Uno.

-Lo hanno messo qui come carne da macello aspettando che qualcuno come te lo uccidesse. Per poter tirare fuori dal cilindro il vero erede al momento giusto, sano e salvo.-

Due.

-Lo hanno usato come esca, per farci credere che, una volta rimasti senza un erede al trono, la guerra fosse vinta… In ogni caso sapevano che non sarebbe comunque sopravvissuto a lungo…-

-Cosa stai dicendo?- chiede Yoongi rauco -Che significa?-

La volpe lo guarda, una pietà infinita negli occhi gialli da predatore.

-Sta morendo…- mormora piano -Non gli resta più molto tempo ormai…-

Tre.

* * *

.

E Yoongi lo sente.

Il dolore.

Sordo. Lancinante. Senza fine.

-Me lo ha detto lui quella sera…- continua Taehyung senza più togliere gli occhi dal sole -Che non era lui il vero erede. Che stava comunque per morire. Noi la chiamiamo maledizione. Gli uomini la chiamano malattia incurabile.-

Yoongi non lo sta più nemmeno ascoltando.

-Credevo fosse il tentativo di avere salva la vita, poi ho capito… l’unica vita che voleva salva era la tua…-

Riesce solo a guardare la figura addormentata di Jimin tra i fiori e chiedere perdono per ogni suo peccato, ogni sua vittima, ogni morte che ha causato. Chiede perdono per quello che è stato, per quello che è diventato… chiede perdono per tutto.

Qualunque cosa, qualunque punizione è giusta per lui. E’ disposto a qualunque cosa pur di fermare quella follia. Pur di non vedere Jimin scomparire ancora una volta.

Non è in grado di sopportare quel dolore un’altra volta.

Non può farcela.

Si può impazzire di dolore?

Se ne può morire?

Yoongi è sicuro della risposta.

-Avevo torto.- mormora ancora la volpe al cielo infuocato, il vento caldo che le scompiglia la pelliccia -Non ti ha addomestico. Vi siete addomesticati a vicenda… E forse farà più male. E forse sarà meno doloroso…-

Se Dio esiste ha bisogno che gli parli ora. Ha bisogno di ricevere un miracolo.

E’ pronto ad offrire la sua vita pur di ottenerlo. Una vita per una vita, anche se la sua non varrà mai quanto quella di Jimin.

Ma rinuncerà a tutte le sue vite future, ad ogni possibilità di redenzione se servirà. Ancora una volta accoglierà l’inferno, la dannazione eterna come l’ultimo e il più squisito dei doni. Non vuole morire per egoismo questa volta, per non guardare, per punirsi di un errore commesso, no.

Morirà per salvare una vita. L’unica che vale davvero.

E’ uno scambio equo, giusto.

Dio deve ascoltarlo.

Non può voltare il capo.

Non può nascondere la mano.

 

* * *

 

-Mi sarebbe piaciuto essere addomesticato da lui.- mormora Taehyung alle stelle -Mi sarebbe piaciuto non essere l’unico a sentire la mancanza…-

La notte è la sola ad ascoltare il suo lamento. 


* * *


Dio è ingiusto se ha ordinato una cosa del genere…

Dio non è ingiusto, solo imparziale…

Oh.

E’ così evidente ora, quanto avesse torto anche quella volta.

Dio è crudele, Dio è cattivo ed infido quanto i serpenti che lui stesso ha creato e poi maledetto come se fossero sostanza diversa da lui. Come se non fosse stato lui a crearli.

Dio è ingiusto. 

Altrimenti tutti quanti soffrirebbero. Tutti quanti proverebbero il dolore lancinante che sta provando lui.

Tutti.

In eterno.

 

-Hyung, sei qui?-

 

Lascerà questo luogo.

Se è il suo destino essere maledetto, essere infelice, farà in modo di portare con sé quell’infelicità e farla patire ad ognuno, a tutti quelli che incroceranno il suo cammino.

Il suo veleno sarà l'unica giustizia, l'unico castigo.

 

-Hyung, sono io, per favore, apri-

 

No.

Non guarderà in faccia nessuno. A nessuno più permetterà di avvicinarsi, di accarezzarlo. Di nessuno più proverà il tepore, ne il dolce profumo.

Taehyung aveva ragione. Si è lasciato addomesticare. Si è reso debole da solo, ha abbandonato la sua natura, il suo vero essere.

 

-Hyung…hyung, ti prego, ascoltami…-

 

Nessuno potrà mai guardarlo negli occhi.

Ridere in sua presenza.

Le stelle dovranno spegnersi una ad una al suo passaggio, i fiori appassire al suo sguardo.

Il sole smettere di bruciare al suo cospetto.

Sarà un’eterna pioggia.

 

-Mi dispiace, hyung. Perdonami…-     

 

Per nessuno mai proverà ancora pietà, amore o compassione.

Ha sbagliato una volta, ma non commetterà di nuovo lo stesso errore.

Mai più.

 

-Min Yoongi, apri questa stracazzo di porta! Jimin è sparito!-

* ° * ° *

Ho cercato di tergiversare così a lungo prima di scrivere questo capitolo. Evitarlo come si cerca di evitare una malattia contagiosa. Sinceramente l'ho scritto di getto alle 2.00 di questa mattina. Non ne sono orgogliosa, ma allo stesso tempo non potrei modificarlo in nessun modo. E nemmeno voglio. E' breve ma contiene tutto quello che avevo bisogno di esprimere.

Grazie come sempre a chi segue, legge e recensisce questa storia, vi prometto che i prossimi capitoli saranno meno angoscianti, giuro XD

Kiss, ;-*

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Capitolo 5
*** For a bag of gold... ***


Jimin non ha mai avuto paura del buio.

Ha vissuto per anni nella cecità più completa, dove la poca luce che riceveva filtrava da sotto una porta come una promessa non mantenuta. Dolorosa e costantemente presente.

Di quegli anni ricorda solo la frustrazione, il desiderio bruciante che qualcuno aprisse quella porta e lo lasciasse andare.

Che si ricordasse che lui era ancora lì, al buio, ad aspettare che qualcuno tornasse a prenderlo come aveva giurato di fare.

Anche dopo, non è mai stato intimidito dalle tenebre.

Il deserto è la sua casa, nelle giornate limpide di sole quanto nelle notti fredde e punteggiate dalle stelle.

C’è bellezza, nell’assenza di luce.

Il costante giuramento che il chiarore tornerà presto, e in tanto gli occhi si riposano.

L’ombra offre il suo ristoro a chi nel deserto ha camminato troppo a lungo, a chi ha guardato il sole direttamente, a chi chiede un respiro dopo il caldo bollente che scioglie le ossa.

No, Jimin il nero dell’oscurità non lo ha mai temuto.

Forse perché è lo stesso colore delle squame di Yoongi.

Scure. Bellissime. Lucide, come quelle pietre provenienti da est e lisce come il più duro dei marmi.

Vorrebbe poterle rivedere.

Vorrebbe rivedere Yoongi ancora una volta, per salutarlo. Dirgli addio.

Fargi sapere che sa, che lo capisce perché è arrabbiato con lui. 

Ripetergli che gli dispiace, che è stato egoista a volerlo tenere vicino a sè quando in cuor suo sapeva che quella stretta non sarebbe potuto durare a lungo. Che non sarebbe sopravvissuto abbastanza da poter amare Yoongi come avrebbe voluto, come Yoongi avrebbe meritato.

Glielo ha spiegato Seokjin, cos’è l’amore, perchè lui non lo cososceva.

Glielo ha raccontato in una giornata di sole come tante, mentre Jimin lo innaffiava con delicatezza e intanto lo lodava per i suoi petali lucidi, le sue foglie brillanti e il profumo dolce.

Seokjin parlava e Jimin ascoltava attento quello che dell’amore c’era da sapere. I tremori, i palpiti, le farfalle che, non si sa bene come, finiscono nello stomaco.

Jimin ascoltava tutto, assorbiva ogni parola come fosse luce solare e piano piano iniziava a comprendere.

Il perché delle sue guance rosse quando Yoongi gli è vicino, i brividi quando gli sorride in quel modo, fugace ma bellissimo, con i denti bianchi come perle d’acqua e gli occhi stretti che sembrano prendere il suo stomaco e stringerlo in una morsa dolce che sa di cioccolato e corse sulla sabbia.

Adesso sa il motivo di quel battere furioso e troppo, troppo veloce del suo cuore quando Yoongi lo accarezza piano, come se fosse fatto di vetro. Conosce finalmente la fonte di quel calore improvviso che non ha nulla a che fare con il sole del deserto, ma solo con le mani di Yoongi che lo stringono a sé mentre guardano le stelle.

Jimin sembra capire tutto, ora che sa cosa significa amare.

-Ma devi fare attenzione- lo aveva messo in guardia il fiore. -L’amore è come noi rose, dolce e bellissimo. Ma porta con sé le sue sofferenze. E’ improvviso, ma può ferirti più di quanto potrà mai fare una qualunque delle mie spine.- aveva detto Seokjin mentre lui annuiva.

-Fa attenzione, poiché nessuno può resistere all'amore. Esso è inevitabile. Guardati bene dall’innamorarti, perché non c’è rimedio ne cura. L’amore è la malattia mortale dell’uomo. Il suo tormento senza fine. La sua ferita aperta e sanguinante. E non si può richiudere in alcun modo.-

E allora a Jimin era venuto un dubbio.

-Ma ne vale la pena? Se davvero l’amore porta tutte queste spine, ne vale la pena?- aveva chiesto incerto.

Seokjin gli aveva sorriso.

 

* * *

 

E’ stato ingiusto, lo sa.

Lo ha tenuto nel castello per tutti questi anni quando invece Yoongi appartiene al mondo, a cieli più limpidi, a mari più grandi, a terre più rigogliose.

E’ stato crudele, costringerlo a stare dove certamente non avrebbe voluto stare.

L’amore non è prepotenza, gli ha detto Seokjin. L’amore non è possesso, ma la libertà di scegliere, di scegliersi costantemente, ogni volta, ed essere felici della propria scelta.

L’amore non è egoista, invece lui lo è stato.

Ha tenuto Yoongi esattamente come avrebbe fatto con una pecora dalla lana nera. Prigioniero. Per paura di perderlo, di guardalo scomparire lontano da lui, dove non avrebbe potuto raggiungerlo.

Sì, è stato crudele. E la cosa peggiore di tutte è che non se ne pente.

Nemmeno per un istante Jimin sarebbe disposto a cedere anche un solo momento trascorso con Yoongi.

Non cederebbe un sbuffo annoiato, un sorriso dolce, uno sguardo arrabbiato, una carezza distratta.

Sono il suo tesoro più prezioso, la sua fonte d’acqua fresca, la sua ombra al sole cocente. Sono tutto quello che ha, tutto quello che gli resta mentre, lentamente, torna di nuovo tra le tenebre.

Questa volta però, non c’è alcuna promessa, nessuno giuramento.

Nessuno verrà ad aprire la porta, nessuno si ricorderà di lui.

Resterà così, tra le tenebre, aspettando che qualcuno torni a prenderlo sapendo che nessuno lo farà mai davvero.

Ora sì che il buio fa paura.                           

 

* ° * ° *

 

-Min Yoongi, apri questa stracazzo di porta! Jimin è sparito!- grida Taehyung, la voce rasposa da predatore resa stridula dall'urgenza.

-So che sei qui!- continua ad urlare, picchiando i pugni sulla porta.

Ha lasciato un idiota solo per ritrovarsi con un altro idiota.

Un povero idiota.

Un povero idiota innamorato che sta per commettere la più grande cazzata della sua esistenza, senza dubbio.

Taehyung ha fiuto per certe cose, e come ha già detto, è fin troppo facile far arrabbiare un serpente.

Il problema è che un serpente arrabbiato è quanto di più imprevedibile esista al mondo. Ed altrettanto pericoloso.

-Bhe, vaffanculo!-

Lui comunque con tutta questa storia non c’entra un bel niente. Non è mai centrato niente e nemmeno gli interessava.

Era venuto per uccidere uno stupido ragazzino e quella sottospecie di serpente bipolare giusto perché non aveva nulla di meglio da fare, se non passare le sue giornate ad aspettare che quel coglione di Jeon Jungkook si ricordasse che lui e il suo culo hanno bisogno di manutenzione quotidiana. E, grazie tante, anche no. Lui un briciolo di dignità ce l’ha ancora.

Ma ovviamente le cose non potevano filare lisce e basta. Era dovuto diventare un confidente, un infermiere, un baby sitter e pure una pallina antistress mentre quei due idioti vivevano alla giornata, troppo stupidi per capire che si amano a vicenda e troppo cagasotto per dirselo.

E ora, anche l’uccello del malaugurio è costretto a fare.

Da volpe assassina a piccione viaggiatore.

Che grande conquista, l’evoluzione.

-Mi hai sentito!? Vaffanculo Min Yoongi! Sei il più grande idiota che la storia abbia mai conosciuto!-

Dall’altra parte, il rumore di oggetti spezzati e vetri in frantumi è l’unico responso.

-Ma sì, bravo. Fai pure l’incazzato. Rompi tutto. Tanto non sei tu quello che sta per morire!-

I rumori cessano di colpo e ora il silenzio è quasi innaturale.

Taehyung, soddisfatto di avere finalmente l'attenzione che necessita, continua.

-Non sei tu quello che ha la spada di Damocle sulla sua testa da quando è nato, no? Non sei tu quello che sperava di passare gli ultimi momenti della sua schifosa vita da prigioniero con la persona più importante della sua esistenza e scoprire che invece lo farà da solo, chissà dove. Proprio un bravo serpente! Stronzo e insensibile fino alla fine…-

Dall’altro lato della porta sente i passi di Yoongi calpestare rabbiosamente il pavimento di pietra. Ma ormai il danno è fatto, perciò si toglierà lo sfizio.

Quando si dice “unire dovere e piacere”.

-Ti avevo sottovalutato, sai? Credevo ti fossi rammollito. Invece sei lo stesso bastardo senza cuore che uccideva per un sacchetto d’oro…-

Uhhh, questa è pesante. Non gliela farà passare liscia.

La porta si apre con un rumore di cardini staccati.

Bhe, poco male. Aveva comunque messo in conto la possibilità di soccombere durante la missione.

 

* ° * ° *

Non ce la posso fare. Dopodomani ho un'esame e non ce la posso fare... *posizione fetale mode on*

Oh, ma guarda, siete tutti qui, con quelle splendide... ehm... mazze chiodate e... uhm, è una mannaia quella? E' molto carina, non vorrai sporcarla con il sangue, mi auguro...

Soooo, anche questo capitolo non era assolutamente nel programma (perchè io ho già scritto il finale ma non i resto, lol)
Ok, no, non c'è niente da ridere. Ma almeno ci ha pensato Tae Tae a tirarvi un po' su di morale, giusto?

Non... ce l'avrete mica per la storia degli anni al buio e tutto il resto, vero? Jimin, dì loro che non l'ho fatto apposta, dì loro che stai bene ora! Più o meno... all'incirca...
Jimin?

*nessuna risposta*

Ok, ehm, comunque. Questo capitolo è un po' diverso dagli altri.Non saprei sinceramente come definirlo, quindi fatelo voi XD

Come al solito, ci vediamo alla prossima.
Sempre se sopravviverò all'esame. Tutto sommato la mannaia non sembra poi così male, in confronto.

A questo punto intendo smetterla di anticiparvi il numero di capitoli mancanti perchè è evidentemente inutile. Solo... il prossimo sarà... sì, insomma, avete capito...
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa sempre un grandissimo piacere.
Un abbraccio a tutti i lettori, silenziosi  e non.

Kiss ;-*

Ps I casi sono due, o sono sonnambula o sono deficiente, perchè ho postato questo capitolo ieri notte ma oggi non c'era... bha XD






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Capitolo 6
*** ...if you wanna see butterflies ***


yoonmin il piccolo principe 6

-Non dovresti staccare i bruchi-

Yoongi solleva lo sguardo dal cespuglio di rose su cui sta lavorando per incontrare quello di Jimin. La sua bocca si tende in un sorriso involontario.

-O i bruchi o le rose…- lo prende in giro scompigliandogli piano i capelli. Dovrà di nuovo convincere Jimin a tagliarseli, prima o poi.

Forse più poi che prima. Anche a lui, in fondo, piacciono lunghi così.

Jimin lo guarda dall’alto del suo stiracchiato metro e sessantacinque.

Stupore, incertezza, e uno strano miscuglio a cui Yoongi non riesce propriamente a dare un nome. Attraversano tutti il viso come se fossero scritti su un pezzo di carta, o dipinte sulla tela grezza.

Jimin è davvero facile da leggere a volte.

Solo a volte però. Altre sembra talmente distante, talmente irraggiungibile che pare su un altro pianeta.

Yoongi teme quei momenti.

Ha paura di guardare Jimin sollevarsi leggero nel vento e sparire, lontano da lui.

Ma sono solo sciocchezze, in fondo. Solo sciocchezze.

Forse ripeterlo servirà a qualcosa.

-Allora… allora non toglierli tutti, lasciane qualcuno…- ribatte Jimin accovacciandosi accanto a lui. Con le dita sottili accarezza delicatamente il corpicino verde di uno dei bruchi, che intanto si mangia indisturbato le foglie delle rose bianche.

Quelle che a Yoongi piacciono tanto.

-Sentiamo…- borbotta Yoongi sedendosi pigramente sul prato -…cosa non ho afferrato questa volta, riguardo i bruchi?-

Anni fa non avrebbe reagito in quel modo. 

Avrebbe sbuffato, contestato, ignorato e proseguito a testa alta.

Anni fa non si sarebbe nemmeno cura delle rose di quel giardino.

Com’è facile a volte, il cambiamento. Avviene e nemmeno se ne ècoscienti. Nemmeno ce ne si preoccupa, perché accade dolcemente, senza rimpianti.

-N…nulla, stavo solo pensando… mi piacerebbe avere qualche farfalla nel giardino…- mormora Jimin arrossendo. -Così… ecco, bisogna pur sopportare qualche bruco se si vogliono vedere le farfalle…-

Yoongi passa gli occhi da lui alle foglie bucherellate.

Sono solo un mucchio di rose bianche, in fondo.

Non hanno nemmeno un nome.

Jimin vuole vedere le farfalle e Yoongi sarebbe disposto ad allevare mille bruchi con tutte le rose bianche del giardino se questo rende Jimin felice.

Perché sorride un po’ meno, ultimamente, con più fatica.

E dorme di più. Molto di più, tanto che a volte Yoongi è costretto a svegliarlo per farlo uscire a prendere almeno un po’ d’aria.

E’ come se uno strano torpore lo abbracciasse, in silenzio ma costantemente. Ed è terribile da guardare. Yoongi spera che sia solo l’arrivo dell’autunno, che intorpidisce le membra come fa con il terreno.

Osserva gli occhi cerchiati di occhiaie sul viso di Jimin e annuisce.

Se sono le farfalle che lo faranno sorridere i bruchi possono restare lì anche in eterno.

-D’accordo.- mormora Yoongi accarezzandogli piano una guancia -Che bruchi siano.-

E dopo giorni, finalmente Jimin sorride.

 

* ° * ° *

 

Fa freddo.

Davvero troppo freddo.

E lui è stanco.

Dovrebbe dormire?

Si, forse è meglio…

Forse…

-Jimin!-

E’ stanco… vuole solo chiudere gli occhi.

-Hyung, è qui!-

-Jimin! Mi senti?-

Non vuole ascoltare, ha troppo sonno. E fa freddo.

-Jimin… Dio, è un pezzo di ghiaccio.-

-Jimin! Apri gli occhi!-

Ma Jimin non sente più nulla.

 

* ° * ° *

 

Taehyung ha visto tante cose incredibili nella sua vita.

Ha girato il mondo, visitato i posti più strani, esotici, dimenticati dall’uomo o mai scoperti. Ha bevuto dalle sorgenti più pure, toccato fiori tropicali dai colori abbaglianti e camminato su ogni terreno possibile. Ha visto cose che gli uomini non potrebbero nemmeno pensare, nemmeno provare ad immaginare.

Questa, tra tutte, è la più misteriosa ed impossibile.

Perché i serpenti non piangono.

Yoongi invece sì.

E, in verità, a realtà sembra banale nella sua affascinante rarità.

Yoongi è un uomo ed è un serpente. Ha provato a smettere di essere entrambi per lungo tempo, ad ignorare quelle voci che fanno entrambe parte di lui. Le ha soppresse senza esitazione per ben due volte.

Quando combatteva e quando ha conosciuto Jimin.

Ora, a causa di quel gesto avventato, si ritrova irrimediabilmente spezzato in due. Senza più la certezza di dove finisca l’animale e dove inizi l’uomo. Dove è il serpente a parlare e dove invece è la sua coscienza di essere umano.

E’ rotto, Yoongi, in una maniera definitiva e spaventosa.

E Taehyung lo sa, sa con certezza che l’unica cosa che può aggiustarlo, rimettere insieme quei frammenti, è la stessa che ha aperto quella ferita.

Come un medico che incide la pelle e la fa sanguinare per guarire il corpo, così Yoongi ha bisogno che Jimin lo ferisca per farlo tornare in sé. Perché smetta infine di essere quello che non è e tornare ad essere ciò che è davvero.

Yoongi è un serpente. Perché ha mentito e ingannato. Perchè ha difeso e protetto.

Yoongi è un soldato. Perché ha ucciso e distrutto. Perché ha rischiato e vinto.

Yoongi è un uomo. Perché ha paura e soffre. Perché vive e ama.

Yoongi è tutte queste cose insieme.

Lo costituiscono nella maniera più profonda possibile e lui deve imparare a conviverci. Affrontare giorno per giorno quelle realtà così contrastanti del suo essere per un obbiettivo unico, comune. Deve smettere di negare a sé stesso ognuno di questi suoi lati, di queste sue identità, perché sono ciò che lo rendono tale.

E se servirà Jimin per convincerlo, se servirà un ragazzino troppo gentile e ingenuo per far si che accada, Taehyung è disposto a fare di tutto.

Anche insultarlo.

Anche colpirlo, lì dove fa più male. Lì dove non c’è uomo o serpente, ma solo un sentimento talmente profondo da oscurare qualunque altra cosa.

Yoongi appare dietro quella soglia come l’ombra di se stesso. 

Le mani strette in un pugno debole e tremante e il volto pallido di chi ha smesso di respirare da lungo tempo.

L’odio e il rancore lo stanno bruciando. Sta letteralmente crollando a pezzi davanti ai suoi occhi. Lentamente, viene consumato da quelle emozioni troppo intense, troppo famigliari per non lasciarsi sommergere.

Presto, però, di quell’incendio resta solo la cenere.

E allora Taehyung gli si avvicina. Allora, per la prima volta dopo tanto tempo, lascia che quell’uomo, che quel serpente, si aggrappi a lui come un naufrago si aggrappa all’asse pur di sopravvivere un altro giorno, un altro minuto.

Non lo salva, non lo rimette insieme.

Raccoglie solo i frammenti sparsi e li mette tutti nello stesso posto. In attesa che qualcun altro li trovi e completi l’opera.

Lo abbraccia, Taehyung.

Semplicemente.

 

* * *

 

Per la prima e unica volta nella sua esistenza, Yoongi piange.

Ed è umiliante, ed è liberatorio.

Pian piano le lacrime quietano l’incendio e domano il suo cuore incrinato.  

Prova ancora odio, Yoongi. La rabbia e la disperazione non lo hanno ancora abbandonato. Eppure ora si sente svuotato. Meno pesante.

Taehyung lo sostiene come faceva un tempo, quando la guerra era solo un’incognita e le giornate si passavano a correre tra i campi di grano e rubare la frutta dagli alberi. Quando il sole brillava sempre e la pioggia non faceva paura perché gli acquazzoni si trascorrevano giocando a scacchi al calore di un camino.

Sono ricordi tiepidi, quelli. Che raffreddano la pelle e leniscono ferite ancora troppo fresche per essere curate.

Non reggono il confronto con i sorrisi di sole e gli occhi di stelle, ma aiutano a non lasciar andare anche l’ultimo frammento di sé alla deriva.

Lo aiutano a pensare un po’ più lucidamente.

-E poi sarebbero le volpi, quelle melodrammatiche…- mormora Taehyung, l’affetto palese nel tono rauco.

Yoongi semplicemente annuisce, senza forze anche solo per prendersela per quella stupida dimostrazione di cura.

 

 

* ° * ° *

 

Sono passati due giorni.

Ma Yoongi ha imparato la lezione, perchè non ha distolto gli occhi da Jimin un solo istante. Non si è permesso di abbandonare la sua figura addormentata e tremante tra i cuscini neanche un attimo.

Ha ceduto solo una volta, al sonno sfatto di un’emozione troppo forte, ma al suo risveglio Taehyung era lì, in un angolo della stanza a fingere di leggere un libro.

Jimin ha la febbre alta da quando lo hanno trovato, scosso dai brividi e al buio, raggomitolato nei sotterranei gelidi vicino all’aereo, come se fosse l’unica cosa che potesse stargli vicino senza spaventarlo.

E’ stato fin troppo facile riportare alla mente quella notte di dodici anni prima, quando aveva smesso di essere un assassino perché Jimin lo aveva accarezzato piano e gli aveva chiesto di non avere paura.

Ora è lui ad accarezzarlo, è lui a sussurrargli di non avere paura, di essere forte, che passerà presto.

Ha bisogno di ripeterlo, per entrambi.

Adesso che il fuoco si è spento, il dolore che sembrava cauterizzato è tornato a prenderlo.

Fa male.

E’ come morire ogni istante senza mai poterlo fare davvero, ma Yoongi lo accoglie come un compagno fedele.

Finchè c’è il dolore, significa che un mostro non lo è ancora.

Perché è questo che stava diventando. Era a questo che stava andando in contro, senza nemmeno rendersene conto. Anni a cercare di essere una persona migliore, abbastanza umano da vivere al fianco di Jimin, alla sua luce e al suo calore, e aveva rischiato di perdersi definitivamente.

Per cosa poi?

Per una vita vuota e, ora lo vede chiaramente, eternamente gelida e buia.

Il dolore è quasi sopportabile, in confronto ad una vita senza emozioni, senza nulla a farlo muovere se non l’odio smodato e ingiustificato per il mondo.

C’è ancora, da qualche parte. Forse non se ne andrà mai. Ma può conviverci, può sopportarlo.

Bisogna pur sopportare qualche bruco se si vogliono vedere le farfalle…

Il dolore è necessario.

-Significa che ti importa.- gli ha detto Taehyung sorridendogli mesto -Significa che sentirai la mancanza.-

E’ la verità.

Finché prova qualcosa, potrà guardare Jimin negli occhi, chiedergli perdono mille volte e mille ancora.

Ripetergli che non lo lascerà più solo, mai più.

Promettergli che il freddo e il buio non lo sfioreranno, perché lui non lo permetterà.

E poi stringerlo.

E baciarlo.

Ancora e ancora, fino a che il fiato non mancherà ad entrambi e allora si respireranno l’anima a vicenda.

Questo farà.

Che Jimin viva un altro anno, un mese o un giorno appena, farà in modo che ogni istante sia perfetto, eterno e pienamente vissuto.

Non passerà il tempo a recriminare, a disperarsi.

Avrà tempo, per la vendetta, per l’odio, per la distruzione. Avrà tempo per lasciare che il dolore lo travolga e l’ira lo soffochi, che la tristezza lo bruci fino a lasciare solo cenere.

Ora vuole solo Jimin.

Guardarlo sorridere, correre sulla sabbia, prendersi cura dei fiori. Ascoltarlo parlare, ridere spensierato, raccontare storie. Sentire di nuovo il calore del suo abbraccio e la morbidezza dei suoi baci.

Guardarlo, in quel tempo contato che resta e di cui è infinitamente grato, e vederlo vivere ed essere felice.

Insieme a lui, se lo vorrà ancora accanto.

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Un po' di bromance e fluff (???) prima della stoccata finale, perchè ce lo siamo meritato. 

Sono un po' combattuta. Dovevo trovare il modo di far tornare in sè quel povero serpente di Yoongi. Dite che ci sono riuscita in maniera decente? O è tutto un orribile pastrocchio di pessima psicologia e Taegi? Ci ho messo una vita perchè ho aggiunto parti, tolto pezzi, cambiato frasi e ancora non ne sono del tutto soddisfatta... ma mi sembrava giusto aggiornare e continuo a ripetermi che di tempo per migliorare le mie pessime doti di narratrice ce ne sarà. Se inizio a bloccarmi, poi è la fine, non vado più avanti. XD

E niente, ho ancora paura a mettere piede fuori casa per timore di essere aggredita. Una di voi mi ha scritto qualche tempo fa dicendomi che per essere una che odia l'angst sono "maledettamente brava a scriverlo". Bhe, ho detto che detesto i finali tristi, but darling, I live for the angst... Ok, divago e sono inappropriata. Fatemi sapere, come sempre ogni commento è accettato con tanto di svolazzi, occhi a cuoricino e camminata ad un metro da terra. Si, sono particolarmente di buon umore per una che ha appena finito di scrivere un capirolo deprimente... Sto diventando bipolare sul serio.

Al prossimo capitolo, un abbraccio.

Kiss ;-*

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Capitolo 7
*** Until down ***


-Dobbiamo parlare- esordisce una mattina Taehyung, le braccia incrociate e lo sguardo basso. E’ buio e non ci sono candele nella stanza perché sono morte tutte ore fa.

Yoongi annuisce.

Sa che c’è solo una un’ultima domanda da porre, ora.

Vorrebbe evitarla, ignorare il suo premere continuo sulla cassa toracica che gli scava un solco e gli morde feroce il cuore. Vorrebbe poterla chiudere da qualche parte, dentro di sé, ma non può farlo.

-Quanto?- chiede solo.

Taehyung sembra comprendere, perché abbassa la testa sul viso ancora dormiente di Jimin e gli scosta con delicatezza i capelli sudati dalla fronte.

-Hyung…-

-Quanto?- ripete Yoongi senza guardarlo.

Taehyung scuote il capo.

-Non più di due mesi-

 

* * *
 

Una settimana più tardi Jimin si è ripreso.

Ora lui e Yoongi passano le giornate a curare il giardino, camminare tra la sabbia e guardare le stelle esattamente come Yoongi aveva progettato di fare.

A volte Jimin è troppo stanco per uscire, e allora si accoccola tra le sue spire per farsi leggere un libro, parlare o semplicemente per ascoltare il suono dei loro respiri e il battito del cuore. Certi momenti fatica persino a restare sveglio, ma Yoongi non gliene fa assolutamente una colpa. Restano vicini, sdraiati sul grande letto e Yoongi lo guarda riposare, beandosi di quella visione che gli stringe lo stomaco e che gli arpiona il respiro.

E, la cosa migliore, ad ogni risveglio lo bacia. Un piccolo premio per essere con lui ancora una volta.

Lo fa con delicatezza, sfiorandogli appena le labbra e ritraendosi divertito non appena Jimin si sporge per approfondire quel contatto, leggero come carta velina e che non è mai abbastanza per entrambi.

Jimin di solito stringe le sopracciglia e lo ignora, nascondendosi tra le enormi lenzuola come lui fa tra la sabbia.

Solo allora Yoongi cede e si piega di più su di lui. Lascia che il lenzuolo li divida mentre accarezza con le labbra il profilo del viso, le orecchie, i capelli, le spalle, senza mai toccarlo davvero. E appena Jimin fa sbucare nuovamente la testa tra e coperte, indispettito, solo in quel momento, Yoongi lo bacia sul serio, con tutta la forza, tutta la disperazione che possiede.

Con tutto l’amore cha ha accumulato in dodici anni.

Jimin risponde esattamente allo stesso modo, con quell’incertezza ingenua ma risoluta che lo lascia sempre senza respiro e che gli da i brividi.

Non c’è nulla di sporco, nulla di malizioso o lontanamente provocante in quei baci, eppure Yoongi non può fare a meno di sentirsi bruciare. E’ un fuoco nuovo, che scalda senza scottare. Ma come tutti gli altri, è molto difficile da spegnere.

Se dipendesse da lui, passerebbe l’eternità semplicemente a baciare Jimin, a bearsi dei suoi respiri, del suo profumo e del suo calore. Lo vorrebbe più di ogni altra cosa, perché quando si baciano, il tempo che scorrere sempre troppo in fretta sembra rallentare.

E così Yoongi continua a baciarlo e stringerlo a sé, nella speranza che un giorno il tempo rallenti fino a fermarsi solo per loro.

 

* * *

 

La mattina in cui Taehyung scopre una pulce dietro il suo orecchio destro è anche quella che gli ricorda come il tempismo a volte sa essere terribilmente crudele.

Jimin è svenuto in giardino, mentre si prendeva cura di Seokjin, e Yoongi ha fatto appena in tempo ad afferrarlo prima che si facesse male.

Tutti loro sanno che è solo uno dei tanti nuovi sintomi senza perché e senza soluzione, ma vedere con i propri occhi l‘avverarsi di quelle predizioni già lungamente anticipate è difficile.

Soprattutto per Yoongi.

A peggiorare le cose, a poche ore di distanza, con tutti loro allo stremo, una lettera è stata recapitata.

Taehyung ha potuto leggerla solo a tarda sera, dopo aver rimesso insieme tutti i pezzi che Yoongi aveva sparso per lo studio facendola a pezzi.

Il mittente è per forza di cose Jungkook e Taehyung prova un misto di sentimenti, di rabbia, paura e rimpianto, a leggere quel nome sulla carta e a seguire quella grafia sinuosa che impregna la pergamena di minacce.

Sapere che quel legame che si è instaurato tra loro è ancora lì lo fa sentire sporco e colpevole. Eppure sa per certo che in un altro tempo, in altre circostanze, forse i sentimenti che prova verso di lui sarebbero potuti essere ricambiati.

Ma sono troppi se e ma, e Taehyung per ora non ha la forza di pensarci.

Raccoglie i pezzi di quella lettera e li getta nel camino.

 

* * *

 

Yoongi si sveglia quella mattina e ha freddo. Lo sente sotto la pelle, fin dentro le ossa.

Jimin, accanto a lui, lo guarda con gli occhi socchiusi e sorride in quel modo dolce, tutto guance morbide e fossette, che gli blocca il respiro.

-Buongiorno hyung- sospira sporgendosi verso di lui per baciarlo.

Yoongi quel bacio non riesce a riceverlo.

Jimin si dissolve fra le sue braccia come se fosse fatto di fumo.

In lontananza un tuono.

 

* * *

 

Yoongi si sveglia, di nuovo, fradicio di sudore. Sente ancora addosso il freddo che l’incubo ha portato con sè.

Non è la prima volta che fa sogni del genere e non sarà l’ultima. Eppure in questo c’è qualcosa di diverso, qualcosa che gli sfugge.

Jimin sta dormendo contro di lui, le gambe intrecciate alle sue e il respiro leggero sul suo petto.

La luna è appena sorta e Yoongi la guarda, ringraziandola della sua presenza silenziosa. Non c’è nessuna nuvola, nessuna pioggia. E’ una notte limpida.

-Hyung…- gracchia Jimin contro il suo collo.

-Sono qui…- risponde subito Yoongi accarezzandogli piano la schiena con un sospiro.

Jimin è ancora lì, con lui. Gli basta questo.

-Jimin?- lo richiama, perché Jimin sembra guardarlo senza vederlo. Nella penombra gli occhi si muovono nervosamente senza posarsi davvero su qualcosa, le mani che torturano tremanti le lenzuola.

-Non… hyung…- geme Jimin stringendoglisi addosso.

-Va tutto bene… Va tutto bene…- ripete Yoongi mentre il cuore gli si stringe. Si sporge a baciargli la fronte, il naso e le guance per asciugargli le lacrime che hanno iniziato a scendere.

-Va tutto bene. Vieni...- gli mormora tra i capelli e Jimin annuisce.

Lo avvolge in una delle coperte e lo prende in braccio come faceva dodici anni fa per andare insieme a vedere le stelle

 

* * *

 

Il rumore della risacca non è il solo ad accoglierli. Gli fanno eco il vento notturno e la sabbia scricchiolante.

Yoongi ha abbandonato l’aereo sulla spiaggia.

Jimin affonda il viso nel suo collo e Yoongi può sentire le sue labbra aprirsi in un sorriso stanco.

-Il mare…- sospira nell’aria tiepida.

Yoongi annuisce, lo poggia piano sulla sabbia e gli si siede accanto.

La luna adesso è alta, e si specchia nell’acqua come argento liquido.

Jimin la osserva rapito e Yoongi osserva Jimin mentre allunga piano una mano come a cercare di afferrare il satellite con le dita.

-Non avevo mai visto il mare di notte… E’ bellissimo…- sussurra, con quella delicatezza meravigliata che è solo di Jimin.

-…bellissimo- concorda Yoongi adorante.

Ma stanno parlando di cose diverse.

L’immagine di Jimin illuminato dalla luna è una delle cose più belle che Yoongi possa mai vantarsi di aver posseduto. E una delle più preziose.

-Andiamo- sorride Jimin voltandosi verso di lui.

Fa per alzarsi, ma Yoongi sa che non ne ha la forza, così lo libera dal bozzolo di coperte in cui lo ha avvolto e se lo carica in spalla. Jimin ride deliziato, indicandogli la strada da percorrere come se fosse un su destriero, un eroico cavaliere che sfida le onde.

E’ come essere tornati indietro, quando lui e Yoongi giocavano a nel deserto. Questa volta il deserto è blu. E bagnato.

-Più in fretta hyung- lo sprona Jimin con un sorriso -Altrimenti le onde ci prenderanno- ridacchia al suo orecchio.

Yoongi sbuffa. -Sono un serpente, mica un cavallo!- si lamenta. Ma la verità è che sta ridendo quanto lui.

Gli era mancata quella risata.

Alla fine le onde gli arrivano quasi al ginocchio. Jimin soddisfatto lascia penzolare i piedi nell’acqua fredda e si stringe alla sua schiena.

-Ti amo, hyung- gli sussurra sul collo, e Yoongi sente le gambe tremare e la gola bruciare a quella frase.

Tiene il viso fisso sulla luna perché altrimenti non riuscirà a ricordarsi come respirare.

Jimin intanto si è addormentato di nuovo, sfinito.

Yoongi lo avvolge di nuovo nella sua coperta e poi torna ad immergersi, fino al petto. Lascia che l’acqua gelida gli lambisca i fianchi e la schiena e si ripete che quello che gli bagna il viso è semplice acqua salata.

 

* * *


-Hyung… c'è un'ultima cosa… che devo dirti. E’ il motivo per cui sono rimasto...-

Yoongi annuisce assente.

-Me lo ha chiesto Jimin. Mi ha chiesto di dirtelo perchè sa che se sarà lui a farlo non lo ascolterai.-

-Parla...-

Ormai qualunque nuova rivelazione non può fargli più nulla.

-Ha un ultimo desiderio...-

 

* * *

 

Le stelle brillano come mai prima, quella notte. Luminose come Yoongi non le aveva mai viste, vicine che sembra di poterle sfiorare con il respiro.

-Una volta volevi andare a vivere su una stella- mormora Yoongi al cielo.

-Lo vorrei ancora.- ammette Jimin senza staccare gli occhi dalle stelle -Ne ho anche trovata una perfetta. Tre vulcani, un bel prato per Taehyung, una campana di vetro per Seokjin e una coperta per guardare il cielo…- sorride spensierato.

-Solo una?-

Jimin si volta per guardarlo, con quel suo sorriso stanco ma luminoso.

-Possiamo condividerla…-

-Mi aspettavo un po’ di più- borbotta Yoongi fingendosi deluso -Sai, sono abituato ad un palazzo. Un sacco di stanze… Un letto grande…- mormora, facendosi però più vicino.

-Penso che una coperta basti- sussurra Jimin accarezzandogli le squame.

Yoongi a quel gesto non può che tremare. Se potesse scegliere un momento della sua vita da ripetere all’infinito, in eterno, sarebbe quello.

Lui, il mare e Jimin che lo accarezza piano.

-Si, forse può bastare…- mormora, tornando a guardare il cielo. Nessuna stella può eguagliare gli occhi di Jimin, comunque.

Jimin ride appena, come se anche quell’azione così semplice gli costasse una fatica immane. Eppure Yoongi vorrebbe sentirlo ridere per sempre. Incidersi quel suono che sembrano milioni di monete tintinnanti, ma che al contrario dell'oro non ha prezzo.

-Voglio sentirti ridere ancora…- si lascia sfuggire. Si era ripromesso che non avrebbe detto nulla, ma le parole gli sfuggono dalla bocca, scivolano tra i denti e scappano fuori prima che possa trattenerle.

Jimin scuote piano la testa, i capelli biondi che alla luce della luna sembra fatti della stessa materia delle stelle. Forse Jimin non appartiene nemmeno a quel mondo, marcio e oscuro. E’ troppo brillante, troppo perfetto per quel luogo.

Probabilmente viene davvero dal cielo.

-Non starò via tanto. Il tempo di sistemare la nostra stella e torno a prenderti…- sussurra Jimin -Ci metterò davvero poco…- ripete, con la voce che inizia a spezzarsi.

Gli stringe appena la mano e Yoongi può sentire quanto sia più fredda di prima.

-E nel frattempo tu guarderai le stelle da qui e io riderò per te ogni notte…- promette con un singhiozzo -Riderò… e sarà come se tutte le stelle ridessero… tutte quante. Avrai delle stelle che nessun’altro possiede… Stelle che sanno ridere…- rivela, come un segreto solo loro.

Yoongi lascia scivolare le dita sulla guancia per asciugargli una lacrima.

 

* * *

 

-Non sceglierla troppo piccola, la nostra stella, o ci saranno troppi tramonti…- mormora Yoongi lasciandogli un bacio sui capelli. Jimin, contro il suo petto, annuisce.

E’ quasi l’alba.

Si dice che l’ora più buia sia quella.

-E trova una museruola per Taehyung, o non la smetterà un secondo di parlare…- continua Yoongi imperterrito, baciando piano ogni centimetro di quel viso.

La voragine che ha nel petto si sta facendo più grande, e l’unico modo per tenerla a bada è continuare a parlare e stringere Jimin più forte contro di sè.

-Devi proprio portare anche Seokjin?-

Jimin lascia andare uno sbuffo e si stringe di più alla sua camicia, quasi temesse di cadere. I primi raggi del sole bucano l’orizzonte e le stelle pian piano spariscono. Yoongi è felice, perché Jimin non andrà da nessuna parte senza stelle.

Resterà lì, con lui, un altro giorno. Un’altra ora. Un altro istante.

-Mi piacciono le albe- rivela Jimin con un filo di voce -Molto più dei tramonti. Sono nuovi inizi, nuove storie, nuovi giorni…-

Yoongi concorda.

-Hyung…- lo richiama Jimin, ma non serve, perché Yoongi ha occhi solo per lui, respiri solo per lui.

-Credo… mi piacerebbe che accadesse adesso…-

Ha un ultimo desiderio...

Yoongi smette di baciarlo e stringe gli occhi; scrolla il capo come ad allontanare quelle parole, lanciarle nel mare e guardarle affondare lontano.

-No-

-L’alba è una buona scelta…- continua Jimin senza ascoltarlo, gli occhi fissi sul sole -Non è triste come un tramonto ed è altrettanto mozzafiato… E poi le stelle non sono troppo lontane…-

Il buco nel petto continua ad allargarsi.

Si era preparato Yoongi. Si era ripromesso di essere forte, di fare di tutto perché Jimin fosse felice fino alla fine, ma probabilmente non è abbastanza bravo a mantenere le promesse. Dopotutto, resta pur sempre un serpente.

-No- ripete disperato.

Il sole è ormai a metà e Yoongi vorrebbe solo tornare ad avere la pioggia.

-Per favore…- lo prega Jimin tirandolo per le maniche con le poche forze che gli restano -Se deve accadere voglio che sia ora-

-Perché?- chiede Yoongi dilaniato, affondando il volto nel collo morbido di Jimin -Perché adesso?- geme.

Jimin gli accarezza i capelli e gli bacia piano il viso.

-Perché mi hai portato al mare. Perché abbiamo giocato sulla sabbia e visto le stelle. Perché mi hai baciato…- sussurra tremante -Perché tu sei con me. Perché se non posso scegliere di vivere posso almeno scegliere come morire...-

Con il rumore del mare, il calore del sole, la sabbia sotto e il cielo azzurro sopra. Con i baci di Yoongi a bruciargli la pelle e il suo tepore a riempirgli il cuore.

Tra le braccia delle persona che ama, così da poterla guardare fino alla fine, negli occhi.

Così vuole morire Jimin.

-Per favore…- ripete, mentre il cielo si tinge di rosa e di arancio e i gabbiani si alzano in volo.

Ha un ultimo desiderio…

Yoongi alza il viso. Jimin non ha mai brillato più intensamente di adesso. Il sole, il mare, tutto sparisce davanti a lui.

Jimin gli sorride. Un sorriso pieno, sincero, come quando, una notte di dodici anni prima, aveva terminato di disegnargli una pecora bianca su un foglio bianco.

Come quando gli ha raccontato del suo aeroplano, lo ha rincorso sulla sabbia, lo ha aiutato piantare i fiori, gli ha letto una storia sui pirati, ha fatto il bagno con lui nel mare.

Come quando è stato perdonato dopo il loro primo litigio, lo ha aiutato con un uccellino ferito, gli ha rimboccato le coperte dopo un brutto sogno.

E’ solo per quel sorriso che Yoongi ama con tutto se stesso che trova la forza di fare quello che Jimin gli chiede.

Piano piano, con una lentezza esasperante e una delicatezza impossibile, Yoongi gli si avvicina. Circonda il collo con le mani come se prendesse in mano una bolla di sapone e si sporge sulle sue labbra mentre Jimin sospira.

E’ un bacio lento, profondo, struggente. Distrugge e rimette insieme in un moto continuo e meraviglioso e Yoongi chiede ancora una volta che il tempo si fermi, in quell’istante esatto, per sempre, con Jimin che preme le labbra contro le sue e lui che brucia vivo per tutto quel calore, quel profumo e quell’amore che è ormai troppo per essere contenuto.

Si baciano fino a che il sole non è completamente sorto e il cielo diventa azzurro e senza una nuvola. Fino a che Jimin non si scosta appena per riprendere fiato per rendersi conto che di fiato non gliene resta nemmeno un po’, nemmeno respirando.

Allora lo guarda e sorride un’ultima volta, come Yoongi si era immaginato.

Vuole che sia tu a farlo…

-Yoongi…-

Ed è come essere chiamato per nome per la prima volta, come morire e rinascere, tutto in un istante, tutto insieme.

Quando sarà il momento… vuole che sia tu… ad ucciderlo.

-…grazie- soffia appena, gli occhi pesanti mentre il veleno si spande lento e arriva fino al cuore. 

Il tempo alla fine si ferma. Proprio lì, su quella frase sussurrata. 

Ma è troppo tardi, adesso. Troppo tardi.

E Yoongi vede tutto e niente.

Vede galassie, cieli di ghiaccio e fiori di fuoco. Vede mari in tempesta e colline erbose. Vede occhi di stelle e capelli di grano.

Vede un bambino che corre su una stella.

* * *

 E' un nuovo giorno e Jimin non c’è più.

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Sto male sul serio. Goditi i tuoi ultimi giorni di vacanza dicevano... Perchè non ascolto mai nessuno?

Non ho nemmeno la forza di scrivere qualcosa di sensato, voglio solo sotterrarmi da qualche parte perchè la mia povera patata è morta e sono stata io ad ucciderla >< Sappiate solo che soffro quanto voi. Ma questa  non è la fine. Ve lo giuro, io odio i finali tristi, lo sapete. Un bacio a tutti e grazie per essere arrivati fin qui. Il prossimo è in definitiva l'ultimo capitolo e io sono ancora più depressa perchè sono troppo innamorata del paciugo che è questa storia.

Un abbraccio fortissimo,

Kiss ;-*

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Capitolo 8
*** It's life again... ***


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  °

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  °

*

-C’è troppo sole...- sbuffa Taehyung afferrando la sabbia bollente e guardandola scorrere tra le dita. Il sole in effetti è particolarmente cocente, quel giorno, ma da nord arriva il soffio fresco della brezza marina.

Yoongi lo ignora, sdraiato sulla sabbia mentre prende il sole come fanno notoriamente i serpenti. Stando immobile.

Taehyung gli lascia cadere il resto della sabbia sul viso. Yoongi ancora non si muove, ma la coda si avvolge attorno ad una delle caviglie della volpe come monito a non provare oltre la sua pazienza.

-Noioso…- borbotta Taehyung alzandosi e osservando l’ingresso del giardino, dove l’erba verde è appena spuntata e i primi fiori sbocciano pigri, diligentemente innaffiati ogni singolo giorno. -Fa troppo caldo…- si lamenta ancora.

-Sei libero di andare, ormai…- mormora Yoongi, gli occhi ostinatamente chiusi.

-Vado, vado…- sbotta la volpe, scrollandosi la sabbia dalla pelliccia -Cerca di non abbrustolirti…- lo ammonisce.

Yoongi annuisce appena, il sole sul viso.

E’ l’ora più calda del giorno e riesce a malapena a scaldarlo.

-E’ già passato un anno...- sussurra Taehyung, guardando assorto la linea frastagliata dell’orizzonte. 

-Lo so…- gli concede Yoongi.

Non sembra turbato come Taehyung si aspettava. Nemmeno incerto. Pare aver raggiunto quella pace, quella resa volontaria che gli hanno permesso di andare avanti, di non farsi soffocare da qualcosa di così atroce e terribile.

Taehyung si ricorda la mattina in cui lo ha visto tornare al palazzo. Jimin non era più al suo fianco e il suo sguardo è qualcosa che non scoderà mai.  

Aveva avuto davvero paura, in quel momento. Il terrore di vederlo scivolare nuovamente nell’odio, nel dolore più nero senza che qualcuno potesse riportarlo più indietro.

Invece c’è solo voluto del tempo.

Tanto, mesi interi, ma pian piano Yoongi ha ricominciato. Non a vivere, ma almeno a provarci.

Ogni giorno innaffia i fiori, all’alba e al tramonto. A volte passa i pomeriggi a chiacchierare con lui e Seokjin, altri li passa chiuso nella libreria. Altri ancora nel garage, accanto al suo aereo che da quella notte non ha più volato.

Spesso Taehyung lo trova addormentato nel letto che non è il suo, nella stanza che non è la sua, ma si limita a spegnere le candele e coprirlo meglio con le lenzuola.

Non ha mai avuto il coraggio di cambiarle, quelle lenzuola, anche se ormai il profumo di Jimin è svanito da tempo.

Alcuni giorni, come quello, Yoongi li passa semplicemente tra la sabbia, sotto il sole bollente, perché continua a ripetere che sente freddo. Entrambi sanno che non è quel genere di freddo che può essere allontanato da un po’ di sole. E’ più profondo, più diffuso e radicato.

Più difficile da combattere.

Taehyung gli fa compagnia lo stesso, anche se lui odia il caldo e la sabbia nella pelliccia.

- Aspettare lui sarà come attendere la pioggia nel deserto. Inutile… e deludente…- mormora stanco, alzandosi con calma da terra.

Il vento del nord si è fatto un po’ più forte e la sabbia si solleva appena dando l’illusione che tutto sia sfuocato e lontano, come in un sogno.

-Forse- sospira Yoongi, la coda che scivola tra le dune -Ma non credo tu abbiamo mai visto la bellezza del deserto dopo un acquazzone…- aggiunge piano, quasi ad assaporare sulla lingua il fascino di quell’immagine.

-Fai come ti pare…- risponde Taehyung alzando le spalle.

E per uno come lui è un po’ come una benedizione prima di salutarsi.

-Addio, Taehyung- lo saluta Yoongi, alzando infine lo sguardo su di lui.

La volpe annuisce.

-Addio hyung-

E con un balzo inizia la sia corsa per tornare a casa.

 

* ° * ° *

 

I mesi passano e per ognuno di loro Yoongi scrive una lettera a Jimin.

Gli parla di Seokjin, del giardino che ha ripreso a fiorire, del vento bollente che decora le dune e delle stelle che brillano luminose e che ridono solo per lui.

E ogni volta prende la lettera, ne fa un aeroplano e lo lancia lontano.

Lo affida al vento del deserto, alla luce della luna e al sorriso del cielo e spera che davvero  loro portino il suo messaggio.

Lassù.

Fino alle stelle.

 

* ° * ° *

 

-Ho deciso. Voglio viaggiare…- rivela Seokjin una notte. Yoongi sposta gli occhi dal cielo per guardare quella piccola rosa insopportabile a cui deve tanto. In Seokjin ha trovato molto di quello che gli mancava. Un confidente. Un consigliere. Un amico.

-Senza Jimin a prendersi cura di me la mia bellezza è sprecata...- borbotta melodrammatico -Non ha senso per me vivere dove nessuno può ammirarmi e lodarmi…- aggiunge con un fremito di petali.

-Posso farlo io…- mormora Yoongi.

Non lasciarmi vuole dire.

-Non voglio che sia tu a farlo.- ribatte la rosa -Tu sei un serpente, e i serpenti ingannano. Non saresti capace di apprezzarmi davvero come invece faceva lui. Voi siete buoni soltanto ad adulare, mai ad ammirare…-

Non c’è cattiveria nel tono di Seokjin. Solo tanta malinconia.

Lasciami andare gli sta chiedendo.

E così quella sera la lettera affidata al vento non viaggia da sola.

Porta con sé una rosa.

 

* ° * ° *

 

Si dice che il serpente visse in quel palazzo, da solo, per il resto dei suoi giorni.

Che nel momento in cui esalò il suo ultimo respiro il suo migliore amico era con lui e che i suoi pensieri furono tutti per il piccolo principe, per il bambino che aveva cresciuto e protetto, per il ragazzo che aveva amato e perso e che avrebbe raggiunto presto sulla loro stella.

Si racconta che dopo la sua morte sia stato sepolto in un angolo del giardino e che sulla sua tomba siano fiorite centinaia di rose bianche che non appassiscono mai.

Si sussurra che sia stato sepolto accanto ad un’altra tomba più piccola, che non reca nessun nome, ma solo un foglio tutto bianco ormai a brandelli.

Si parla di come il castello venne presto inghiottito dal deserto stesso, ma di come il giardino sia rimasto rigoglioso e florido, ancora oggi, e che sia stato l’amore che univa i due, il principe e il serpente, a tenerlo in vita.

Si raccontano molte storie, ma nessuno sa cosa sia accaduto veramente…

 

* ° * ° *

 

-Sapevo che ti avrei trovato qui-

Yoongi si volta di scatto, alzando uno spruzzo d’acqua salata.

-Sei proprio invecchiato hyung…- commenta Taehyung con un sorriso da volpe provetta -Tutte quelle rughe, quei capelli bianchi…- lo prende in giro ridendo.

Yoongi sibila seccato, passandosi una mano tra i capelli, neri esattamente come dieci anni prima.

-Sta zitto- lo rimbecca, anche se è felice di vederlo.

Anche lui non è cambiato per niente. Forse solo il viso, che si è fatto appena più rotondo.

Taehyung finge uno sguardo ferito.

-Velenoso come sempre, vedo...- borbotta incrociando le braccia e mettendo il broncio come un bambino capriccioso.

-Stai parlando con un serpente- ribatte Yoongi con un ghigno.

La volpe sorride di nuovo e gli si avvicina.

-Cazzo, ma è ghiacciata!- si lamenta, saltellando sul posto mentre la risacca gli bagna i piedi. I gabbiani garriscono prendendola in giro.

Yoongi sbuffa. A volte vorrebbe poter invecchiare solo per avere la scusa per perdere davvero la pazienza e dare la colpa all’anzianità.

-Ti ho portato un regalo, ma se fai così me lo tengo io…- borbotta Taehyung, guardando con sospetto il moto dispettoso delle onde.

-Non ce n’era bisogno…- mormora Yoongi calciando l’acqua solo per il gusto di vedere la pelliccia di Taehyung afflosciarsi e incrostarsi di sale.

-Si, si, certo. Vedi di darti una mossa. Sta per venire a piovere.-

-Non sali con me?- chiede Yoongi, innocente.

-Io!? Su quel trabiccolo volante!? Manco morto.-

 

* ° * ° *

 

La pioggia li raggiunge quando il palazzo e già all’orizzonte. Un temporale primaverile in piena regola.

Yoongi atterra mentre Taehyung lo segue, tremante e bagnato.

-Ma qui non c’era sempre il sole una volta?- si lamenta con uno starnuto, mentre le gocce gli scivolano sul viso.

Yoongi però non lo ascolta.

Vede tutto e niente.

Vede galassie, cieli di ghiaccio e fiori di fuoco.

Vede mari in tempesta e colline erbose.

Vede occhi di stelle e capelli di grano.

Vede un bambino.

-Ah, già… Mi c’è voluto un po’ in effetti…- sorride Taehyung.

Ha un’espressione allegra e la voce che rischia di spezzarsi in ogni istante.

-Dieci anni in realtà, ma il mondo è molto più grande di quanto credessi ed è bravo a nascondere quello che non vuole far trovare…-

Yoongi fissa quel bambino come chi vede il sole per la prima volta, come chi respira dopo una vita passata ad affogare.

Lo fissa e ha paura che sia un sogno, che presto qualcuno lo svegli per riportarlo in quella realtà grigia e soffocante in cui ha continuato a vivere sorretto solo dalla speranza che un giorno, forse, sarebbe terminata.

Il bambino solleva curioso gli occhi verso Yoongi.

Sono azzurri come il cielo primaverile e brillano come il mare. Galassie intere devono essere rinchiuse in quello sguardo e Yoongi ci affoga dentro.

Affogare non è mai stato così bello.

Perciò Yoongi fa un passo.

Poi un altro. E un'altro ancora.

Le gambe cedono e lui cade in ginocchio, senza fiato. Senza più niente che non sia quella piccola figura che stringe una matita in una mano e un foglio in un’altra.

Che accanto a sè tiene un vaso con una rosa rossa e impertinente, un po’ ammaccata dagli anni, ma sempre bella.

Che ha una borsa ricolma di lettere portate dal vento e un libro sui pirati.

Che lo guarda come se anche lui vedesse la luce dopo anni passati nell’oscurità più completa.

-Jimin?- chiede Yoongi con un sussurro tremate.

E Jimin sorride, le guance piene, gli occhi stretti e quel sorriso che brilla e scalda più del sole.

Sorride e basta.

-Buon compleanno, hyung-

 

* ° * ° *

 

-Oh, ma andiamo! Vengo a trovarvi solo una volta al mese. Almeno in queste occasioni, potreste smetterla per un attimo di pomiciare e prestarmi un po’ di attenzione?!-

-Vai al diavolo- sibila Yoongi, tuffandosi nuovamente su quella bocca rossa e morbida.

Jimin ride e si scusa, cercando di sottrarsi a quell’assalto come la buona educazione richiederebbe, ma senza metterci particolare impegno. La corona di fiori che ha in testa cade sulla sabbia bianca senza che nessuno se ne preoccupi.

-Tu guarda che roba…- sospira Taehyung lisciandosi il pelo, offeso.

-Non dirmelo…- concorda Seokjin, coprendosi la corolla con le foglie, più rosso del normale -Anagraficamente potrebbe essere suo nonno-

-Chiudete il becco voi due- li minaccia Yoongi, voltandosi nella loro direzione e scuotendo la coda minaccioso.

-Hyung…- soffia Jimin, prendendogli il viso tra le mani e voltandolo verso di sè per guardarlo negli occhi.

Il rumore del mare è dolce mentre li culla in quel riempirsi vicendevole.

-Ti amo, hyung- mormora Jimin con quel sorriso tranquillo che illumina il mondo.

-Ti amo- ripete Yoongi, felice.

Un’onda si infrange sulla spiaggia.

E’ l’alba.

 

* ° * ° *

Si dice che il serpente non visse a palazzo per il resto dei suoi giorni, ma in una piccola casetta sul mare con tre braceri, un letto di coperte e un piccolo giardino.

Che nel momento in cui esalò il suo ultimo respiro i suoi migliori amici erano con lui e che i suoi pensieri furono tutti per il piccolo principe, per il bambino che aveva cresciuto e protetto, per il ragazzo che aveva amato e che rimase accanto a lui fino alla fine, entrambi in attesa di rinascere, ancora una volta, e di cercarsi fino alle stelle come si erano promessi di fare.

Si racconta che in ogni nuova vita che Dio concesse loro, mai ci fu volta in cui non poterono ricongiungersi, poiché il loro amore era stato più forte del dolore e della morte stessa e come tale andava ricompensato.

Si sussurra che in una di queste vite essi siano rinati entrambi come semplici umani. Di come la rosa vanitosa, il despota crudele, il sole del deserto e la volpe furba si siano uniti a loro grazie all’aiuto di un uomo di nome Namjoon, che, si dice, sia stato colui che propose di mandare un certo serpente crudele e ferito ad uccidere un piccolo principe solo e infelice.

Si parla di come il palazzo sia diventato un appartamento, il giardino un palco, e il mare una folla. Si dice che quei sette siano destinati a grandi cose, poiché legati da quel filo invisibile che unisce tutti i fati e tutte le esistenze. E anche che, nonostante nessuno ricordi qualcosa delle loro vite passate, alcune cose non sono mai cambiate. Soprattutto l’amore.

Si raccontano molte storie, ma nessuno sa cosa sia accaduto veramente…

 

 

I see ocean, I see desert, I see the world

Everything is the same thing

But with different name

It’s life again

******

Oddio, da dove partire? 

Innanzitutto questa è la mia primissima storia che raggiunge la fine e mi sento tanto fiera di me per avercela fatta. Farò del mio meglio per far si che accada con tutte le storie in corso. 

Secondo, vorrei ringraziarvi tutti, uno per uno, soprattutto quelli che mi hanno supportato dall'inizio alla fine (Yes, I'm talking about YOU)  nonostante abbiano subito dolori immani. 

Vorrei poter dire di essere soddisfatta, ma non lo sarò mai perchè sono troppo perfezionista, ma va bene così perchè ho ancora un bel po' di strada da fare. 

Aggiungo che ho almeno altre 13 ff pronte sui miei ciccini, ma che mi impegno a portare a termine prima le storie in corso. 

E niente, piango perchè ero troppo affezionata a questa ff. A proposito, avete visto? L'avevo detto io che c'era l'happy ending ;)

PS Qualcuno si era accorto dei riferimenti a Sea? XD 

Un abbraccio fortissimo a tutti! E grazie <3

Kiss ;-*

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