Il Piccolo Principe e il Serpente di Euterpe098 (/viewuser.php?uid=992247)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Can you draw me a sheep? ***
Capitolo 2: *** Than tame me... ***
Capitolo 3: *** Sunset ***
Capitolo 4: *** Pain ***
Capitolo 5: *** For a bag of gold... ***
Capitolo 6: *** ...if you wanna see butterflies ***
Capitolo 7: *** Until down ***
Capitolo 8: *** It's life again... ***
Capitolo 1 *** Can you draw me a sheep? ***
Il
piccolo principe e il serpente
-Mi disegni una pecora?-
Yoongi abbassa lo sguardo di
parecchio, quasi a terra, per
arrivare ad incrociare gli occhi di quel bambino. Sono nascosti dietro
una
frangia bionda tutta storta, eppure un’intensità
del genere Yoongi non l’ha mai
sperimentata nemmeno sul campo di battaglia. Non
c’è terrore ad allargare
quello sguardo, né disperazione. Solo disarmante
curiosità. Un’ingenuità che
sembra intiepidire l’aria fredda della notte.
Dopotutto è ancora un
bambino.
-Mi disegni una pecora?- ripete
quello stesso bambino,
afferrando con la manina un lembo della sua giacca.
Il vento notturno solleva la sabbia
dalle dune, rimodellando
la faccia del deserto. Non sarà mai uguale a se stesso una
volta di più. Un po’
come lui.
Il bambino gli tira delicatamente la
giacca e Yoongi torna a
guardare lui anziché l’arido paesaggio che si
scorge dalla finestra.
-Non importa se non sei
bravo…- sussurra il bambino.
Jimin.
Deve
iniziare a ricordarselo se vuole diventare suo amico. Se vuole
avvicinarsi
abbastanza da avvelenare la sua esistenza. Se vuole farlo scomparire
tra le sue
spire.
Perché lui è un
serpente. E’ solo la sua natura che gli
chiede di fare questo. Nient’altro che il suo essere animale
e morte insieme. Non
si può vincere contro la propria natura. Cosa mai potrebbe
esserci di più forte,
di più inscindibile, se non ciò che ci rende noi
stessi?
Yoongi sospira, si inginocchia
davanti al bambino che
stringe il block-notes in una mano e la sua giacca dall’altra
e gli tende la mano
per farsi dare i fogli e la matita.
Jimin gli passa fiducioso una matita
bianca. Yoongi la
guarda senza capire.
-E’ bianca- gli fa notare
annoiato. Seriamente, cos’ha nella
testa quella specie di nanetto. Come potrebbe mai disegnargli qualcosa
se la
matita è bianca e il foglio pure?
Il bambino annuisce guardandolo
curioso da sotto la frangia
storta.
Non è mai stato un tipo
particolarmente paziente, lui.
Durante la guerra un istante di indecisione poteva essergli fatale.
Semplicemente non è abituato ad aspettare, a fermarsi a
riflettere. Un’altra
cosa che lo rende ciò che è e che è
impossibile da cambiare. I serpenti non
aspettano. I serpenti si volgono di scatto e attaccano. Che si tratti
di
un’animale o di un uomo che potrebbe facilmente schiacciarli,
loro attaccano
senza lasciare scampo. Fanno quello che va fatto.
Senza guardare negli occhi nessuno.
Eppure lui ora è costretto
a guardare dritto negli occhi
quel bambino. Non più fare altrimenti, se vuole avere
successo.
-E’ bianca- gli ripete.
Anche il ripetere è fastidioso per
quelli come lui, abituati al comando. Ad avere sotto di sé
qualcuno che esegue
senza fare domande.
Jimin piega la testa da un lato,
segno che ancora sembra non
aver afferrato quale sia il problema.
Calmo. Deve restare calmo prima che
la sua vera natura esca
allo scoperto e…
-Preferiresti una pecora nera?-
chiede incerto il bambino
torturandosi la camicia da notte troppo lunga.
Yoongi impreca internamente tutta la
sua frustrazione. Non
vuole una dannatissima pecora nera, vuole solo sapere perché
gli ha dato una
cazzo di matita bianca per
disegnare
su un foglio bianco su cui non si
vedrà assolutamente nulla. A che serve che lui disegni se
poi nessuno dei due
potrà vedere un bel niente?
-No- si limita invece a rispondere
senza una particolare
intonazione. Perché un’altra cosa che i serpenti
fanno è mentire e ingannare. E
sono bravi a farlo. Molto bravi.
Jimin sembra rasserenarsi. Smette di girare le
dita nel tessuto della camicia da notte e annuisce come a premiare
Yoongi della
sua risposta.
-Per fortuna. Se avessi voluto
disegnarmi una pecora nera
non avrei potuto che accettare… ma pensa poi a come avrebbe
sofferto il caldo,
poverina- conclude stringendo gli occhi preoccupato e scuotendo la
testa.
-…il caldo?-
-Oh, sì. Qui nel deserto
fa davvero molto caldo. E c’è
sempre il sole. Con tutta la lana scura avrebbe sofferto il caldo
ancora di
più- spiega Jimin -Sarebbe stato davvero molto difficile per
lei- conclude, una
luce triste negli occhi, e quasi Yoongi teme di essersi già
tradito, che quel
piccolo esserino abbia già scoperto il suo essere infido e
spregevole e che ne
soffra infinitamente.
Ma no, lui a mentire è
bravo. Il migliore di tutti.
-Avresti potuto tenerla
all’ombra, nel palazzo- suggerisce
Yoongi tentando di trovare il filo che ricolleghi tutti quei pensieri.
Jimin lo guarda e
l’espressione si fa più
malinconica.
-Ma sarebbe stata infelice senza
poter vivere nel giardino.
E io sarei stato infelice a mia volta perché avrei dovuto
costringerla a stare
dove non avrebbe voluto stare. E’ una cosa terribilmente crudele da
fare…
intrappolare qualcuno, intendo-
-Ma l’avresti protetta. Non
è forse una cosa buona
proteggere?- ribatte Yoongi testardo. Quanti problemi per una stupida
pecora
nera.
Jimin stringe gli occhi e pare
pensarci per un lungo
istante.
-Pensi che si possa essere felici
anche se non si è liberi?-
chiede, alzando la testa per incontrare lo sguardo di Yoongi.
E Yoongi trattiene il fiato
perché la frangia storta si è
spostata e gli occhi sono di un azzurro talmente intenso da farlo
tremare e il suo intero essere per un attimo si sbilancia.
No, non si può essere
felici se non si è liberi. Lui lo sa
bene.
* * *
-Potrei farti una pecora senza lana,
così non soffrirà affatto
il caldo- propone Yoongi, certo di aver trovato una soluzione ai suoi
dilemmi.
Si è seduto per terra, sul
pavimento di pietra delle stanze
di Jimin, ancora incerto sul perché stia sprecando
così tanto tempo a discutere
con quel bambino su qualcosa di così banale come un disegno.
Jimin allarga gli occhi e arriccia un
poco la bocca. La luce
della luna che illumina appena i tratti delicati del viso.
-Poi non sarebbe più una
pecora- gli fa notare senza traccia
di rimprovero nella voce -Anche lei sarebbe triste, perché
non potrebbe essere
ciò che è nata per essere. Una pecora
è fatta per avere la lana a ricoprirla.
E’ una cosa che la rende orgogliosa di essere come
è.-
E per la seconda volta Yoongi non sa
come rispondere.
-Perciò vorresti una
pecora bianca. Con la lana. E che sia
felice- elenca Yoongi, non senza una certa ironia. Che aspetto hanno
esattamente le pecore felici?
-Oh, non felice.- lo corregge Jimin
fissando intensamente il
foglio bianco e strizzando gli occhi in due mezzelune -Solo che possa
esserlo.
Nessuno dovrebbe essere sempre felice, sarebbe triste esserlo
costantemente.-
Yoongi alza gli occhi al cielo, la
sua coda che invisibile si
scuote a destra e sinistra per il nervosismo.
-Come potrebbe essere triste il fatto
di essere eternamente
felici?- lo provoca in un moto di stizza.
Jimin sembra non fare caso al suo
tono e riprende a
giocherellare incerto con la camicia da notte.
-Credo perché non potresti
più apprezzare il fatto di
esserlo. Se una cosa è sempre uguale diventa scontata e si
guarda con meno
meraviglia. Un po’ come il sole nel deserto.-
-Che ha il sole che non va?- borbotta
Yoongi. A lui il sole
piace, è necessario per muoversi. Fosse per lui dovrebbe
esserci sempre il
sole. Detesta la pioggia, perché è costretto a
rimanere fermo sotto la sabbia,
impotente. Ha paura, quando piove, perché non può
fare nient’altro che
aspettare che smetta.
-Nulla. Ma qui nel deserto tutti
danno per scontato che ci
sia il sole. Iniziano a vederne solo gli aspetti negativi. Non si
incantano più
a guardare come le dune brillino sotto di esso, o come i raggi si
riflettano
nelle oasi. Sono solo preoccupati del calore cocente e di come i
raccolti
muoiano. Quando arriva la piaggia, invece, tutti la guardano
meravigliati e
grati. Eppure, se piovesse ogni giorno così come ogni giorno
c’è il sole, non
trovi che inizierebbero ad odiare anche la pioggia?-
Yoongi non più fare a meno
di annuire, nonostante tutto.
Perché non c’è sole più
caldo e piacevole di quello che asciuga la sabbia dopo
un acquazzone.
-Allo stesso modo la
felicità. Essere sempre felici è come
non esserlo se nessuno è in grado di apprezzarlo. I momenti
tristi servono
anche a ricordarci quanto è bello essere felici.- conclude
Jimin sorridendo.
Ha perso un incisivo, ma qual sorriso
sdentato sembra
comunque la cosa più calda e luminosa che Yoongi abbia mai
visto. Forse anche
più del sole.
Ma lui ha una missione. E ha
intenzione di portarla a
termine a costo di vivere il resto della sua vita sotto la pioggia.
-E’ tardi- sussurra a Jimin
nella quieta tenebra della
stanza mettendo fine a quel discorso troppo insensato e sincero.
-Disegnerò la tua pecora
domani- lo rassicura.
Jimin annuisce sereno e lascia che
Yoongi lo prenda in
braccio e che lo adagi tra le coperte.
Yoongi guarda il bambino
addormentarsi in silenzio ed esce
strisciando senza fare alcun rumore.
Domani.
Domani porterà a termine
la sua missione.
* ° * ° *
-E’ vero che sei venuto dal
cielo?- gli chiede Jimin il
giorno seguente. Ha appeso il disegno della pecora ad uno degli alberi
del
giardino e ora lo guarda sorridente mentre dondola i piedi, seduto su
una panca
di pietra.
La pecora è bianca,
infatti non si vede nemmeno, ma a Jimin
va bene così perché “basta che noi
sappiamo che lei c’è”. E’
più stilizzata di
quanto Yoongi avrebbe voluto in realtà. Non che volesse
stupire il bambino con
chissà quali abilità artistiche,
però…
Il mezzodì è
passato da un po’, l’ora più calda che
si
avvicina con la sua cappa soffocante, ma né a lui
né a Jimin sembra dare troppo
fastidio.
Yoongi abbandona un attimo il suo
prendere il sole, sdraiato
sull’erba ai piedi della panchina, e apre pigramente un
occhio.
-Sono arrivato su un areoplano-
mormora atono.
Jimin lo guarda dall’alto
con quei suoi occhi troppo
grandi e troppo
curiosi e Yoongi già se
l’aspetta la domanda seguente.
-Cos’è un
aeroplano?- chiede infatti il bambino -Puoi
disegnarmelo?-
Yoongi sbuffa e grugnisce,
perché se gli c’è voluta una
giornata per disegnare una pecora soddisfacente non osa immaginare
quanto
impiegherebbe a fare un aereo.
-No- risponde quindi.
-Oh, d’accordo- mormora
Jimin. E già Yoongi si pente di non
aver preso carta e penna e avergli disegnato uno stupido aeroplano.
-E’ una macchina molto
grande che serve per volare.- inizia
a spiegare controvoglia -Ha due ali e un motore che…-
-Come un uccello!- lo interrompe
Jimin eccitato -E puoi
volare dove vuoi con quello?-
-Tecnicamente sì-
-Fantastico!- ride Jimin con il viso
rivolto al cielo. Il
sole pomeridiano gli bagna i capelli biondi facendoli brillare
più dell’oro che
a Yoongi è stato promesso per stringere quella piccola vita
innocente tra le
sue spire e spegnerla definitivamente.
-Devi aver visto un sacco di posti
stupendi!- mormora Jimin
accovacciandosi accanto a lui come un gatto.
Yoongi freme, il corpo teso cercando
di non scattare come il
suo istinto gli suggerisce.
Non qui, non ora, qualcuno potrebbe
vederlo.
Non è ancora il momento.
Domani. Quando il sole
sarà meno luminoso e il cielo meno
azzurro.
Domani.
-Si, un sacco…- mormora al
cielo senza nuvole.
Tutti distrutti dalla guerra,
bruciati dalle bombe e dal
fuoco di uomini troppo avidi per accorgersi di quanta bellezza sprecata.
Questo però non lo
dirà a Jimin. Lo lascerà crogiolare
nell’illusione che siano ancora tutti là ad
aspettare di essere visti.
* ° * ° *
-Se avessi un aeroplano volerei
dritto dritto su una stella-
mormora Jimin una mattina lanciando il suo personalissimo aeroplanino
di carta
che Yoongi è stato costretto a costruirgli.
Il foglio di carta piegata plana
leggero e si incastra in un
cespuglio e subito Jimin corre a recuperarlo e con cura lo estrae dai
rami.
Yoongi sbuffa ma apre un occhio per
controllare il bambino che,
scalzo, scorrazza ridendo per il giardino.
-Gli aeroplani non sono fatti per
andare sulle stelle-
borbotta Yoongi scuotendo le spire, assonnato.
-Ma se lo fossero ci andrei subito-
continua Jimin
imperterrito -Me ne basterebbe una piccola piccola, non troppo lontana
e con
qualche vulcano-
Yoongi davvero non vuole chiedere, ma
la sua lingua
biforcuta è più veloce di lui.
-Perché dei vulcani?-
-Per scaldarmi. Fa freddissimo nello
spazio, e a me piace il
caldo. Ci sono abituato ormai.- spiega assorto il bambino osservando
una foglia
galleggiare nell’acqua della fontana.
-Avresti potuto sceglierti una stella
con il riscaldamento-
brontola Yoongi.
Jimin ride deliziato e Yoongi con un
grugnito torna a
coprirsi gli occhi con un braccio.
Quella notte, per la prima volta dopo
tanto tempo, non sogna
i fuochi di polvere da sparo e il rumore delle bombe.
Solo un bambino che corre su una
stella.
* ° * ° *
-Vieni, ti presento la mia rosa- lo
riscuote Jimin un giorno
di primavera quando il sole inizia a calare e l’aria bollente
si fa un po’ più
respirabile.
Yoongi lo segue di malavoglia.
-Cosa avrebbe di tanto speciale la
tua rosa che non abbiano
tutte le altre rose di questo giardino- chiede sbuffando, ma
lasciandosi
guidare docilmente dalla mano di Jimin stretta intorno alla sua.
Jimin si ferma e lo guarda negli
occhi, una cosa a cui
Yoongi non si abituerà mai. Nessuno guarda i serpenti negli
occhi. Sono tutti
troppo occupati a guardare i denti pieni di veleno per farlo.
-E’ perché
è la mia rosa. Me ne prendo cura da quando è
nata, perciò è speciale per me- gli confida Jimin
a bassa voce, quasi tema che
gli altri fiori possano offendersi.
-Mi sembra una gran perdita di tempo-
ribatte allora Yoongi
-prendersi cura di qualcosa che è destinato a crescere da
sé- indicando i
cespugli rigogliosi di rose che circondano le mura del giardino.
Jimin abbassa il capo vergognoso.
* * *
Come previsto la rosa in questione
non ha nulla di speciale.
Non è né più bella né
più brutta delle altre rose, eppure mentre Jimin le si
affaccenda intorno con cura Yoongi non può che acconsentire
al fatto che quella
sia la sua rosa.
Il bambino la bagna piano, piccole
gocce alla volta, in modo
da non piegarne lo stelo sottile, l’accarezza, la riempie di
attenzioni e la
vezzeggia proprio come farebbe con una persona speciale.
E la rosa, che per Yoongi
è fin troppo vanitosa e piena di
sé, si nutre di quelle attenzioni e di quell’amore
che il bambino sembra
dimostrarle così incondizionatamente e se ne bea, e cresce e
si fa più bella e
rigogliosa di tutte le altre rose del giardino. E Yoongi si rende conto
che
quella rosa è di Jimin perché è’
il
tempo che ha perduto per lei che
ha reso
quella rosa così importante. E’ sua per il
semplice fatto che hanno bisogno
l’una dell’altro per poter crescere.
Jimin
termina il
suo rituale mentre il sole ha quasi raggiunto l’orizzonte.
E’ stanco,
Yoongi se ne
accorge da come fa
ciondolare la testa e da come gli occhi si chiudono, ma non ha smesso
un attimo
di sorridere.
-Andiamo
a vedere
il tramonto- propone allegro mentre saluta con affetto la rosa che sta
iniziando a richiudere i petali.
-Non mi
piacciono i
tramonti- mormora Yoongi.
-Quando
si è molto
tristi si amano i tramonti. Me lo ha detto Seokjin. Quindi è
un bene che a te
non piacciano, significa che non sei triste- conclude Jimin gonfiando
le guance
in modo delizioso.
-Chi
è Seokjin?-
chiede Yoongi. Perché altrimenti direbbe a Jimin che gli
sono state dette delle
frottole piuttosto grosse, perché lui è triste,
ma i tramonti non gli piacciono
perché non fanno che renderlo più triste ancora.
-La mia
rosa-
risponde Jimin.
-Hai dato
un nome
alla tua rosa?-
-Se
avessi
continuato a chiamarla rosa non avrei potuto distinguerla dalle altre-
conclude
Jimin stringendosi nelle piccole spalle.
E Yoongi,
senza
alcun motivo, si trova ad invidiare quello stupido fiore.
* ° *
° *
E’
passato un anno
da quando è arrivato alla reggia. Yoongi se ne è
reso conto solo perché
l’incisivo di Jimin ormai è cresciuto e il
piccoletto si è alzato di qualche
centimetro. Ancora troppo pochi, secondo lui, per rientrare
nell’altezza media.
Ora Jimin
di anni
ne ha otto, ma stranamente non è cambiato di un soffio. Ha
sempre i capelli
biondi, la frangia storta, le guance paffute e quel sorriso che brilla
più del
sole del deserto.
Ha
ricevuto diverse
lettere in quell’anno, Yoongi. Lettere che gli ordinano di
sbrigarsi, di fare
in fretta, di portare a termine la sua missione o il denaro se lo
può anche
scordare. Yoongi non ha risposto nemmeno ad una.
Preferisce
aspettare ancora.
Quando il
sole sarà
meno brillante e il cielo meno azzurro.
Quando
Jimin
smetterà di stupirlo con ogni su gesto, ogni sua parola,
allora lì, in quel
momento, lui finirà ciò che ha iniziato.
Ma il
deserto
continua ad essere brillante, nel cielo non passa mai una nuvola e
Jimin non
smette di stupirlo un solo istante. E così Yoongi continua
ad aspettare.
D’altronde,
anche
se i serpenti non hanno pazienza, lui ha imparato.
* ° *
° *
-Tu cosa faresti con un aeroplano che
può andare nello
spazio?- chiede Jimin sinceramente curioso riprendendo improvvisamente
quel
vecchio discorso che a Yoongi pareva concluso.
La brezza lieve porta nella stanza il
profumo dei fiori e la
sabbia sottile. Ormai è maggio inoltrato.
Yoongi solleva gli occhi dallo
scrittoio e incrocia quelli
impossibilmente azzurri del bambino. Qualche giorno fa è
riuscito a convincerlo
a farsi tagliare un po’ i capelli e ora la frangia
è più corta, anche se sempre
storta.
-Prenderei tante bandiere e ne
pianterei una in ogni stella
che incontro-
-Che cosa buffa da fare…
perché mai piantare delle
bandiere?- chiede curioso Jimin scendendo dal letto e andandosi a
sedere ai
piedi di Yoongi.
Yoongi fa guizzare la coda, nervoso,
ma Jimin non sembra
intimorito dal nero delle squame.
-Così potrei possederle
tutte- mormora Yoongi.
Jimin piega la testa di lato come un
cucciolo, i capelli
spettinati che danzano con lui.
-A che ti serve possedere le stelle?-
-Mi serve per essere ricco-
-E a che serve essere ricchi?-
-Ad essere felici- soffia Yoongi, lo
sguardo rivolto al cielo
stellato.
I soldi fanno girare il mondo.
E’ per soldi che ha deciso di
arrivare fin lì, nel mezzo del deserto. Eppure ora,
circondato dal silenzio della
notte e dal profumo del gelsomino, Yoongi si chiede se sia davvero
quello il
segreto della felicità.
-Che
sciocchino- ride
Jimin -Non serve possedere le stelle per essere felice. Ti basta fare
quello
che più ti piace.-
Yoongi scuote la testa
perché dopo tanti anni a seminare
morte nemmeno si ricorda più cosa gli piace.
Forse non sarà mai
più in grado di ricordarselo.
* ° *
° *
Dopo mesi
la
pioggia sta finalmente arrivando. Ed ecco che il deserto non brilla
più ed il
cielo non è più limpido.
Oggi, si
ripete
Yoongi. Oggi farà quello per cui deve essere pagato.
All’ombra delle prime nubi
la pelle di Jimin appare pallida,
i capelli biondi che al sole sembravano grano maturo solo grigie
sterpi. Yoongi
rabbrividisce.
Ha deciso.
Farà quello che deve fare
di notte, quando le tenebre
coprono i colori e nascondono ogni cosa.
Lo farà di notte
così da nascondere a sé stesso i colori di
Jimin che si spengono piano.
* * *
E’ buio. La luna
è nera e ad illuminare la stanza ci sono
solo le candele. Piove a dirotto ora, il rombo dei tuoni a rompere il
silenzio.
Jimin è già a
letto.
Trema e piange, la fronte bollente
per una febbre
improvvisa.
E Yoongi si ripete che va bene, che
è meglio così. Che non
si accorgerà di nulla e sarà più
facile per lui nascondere le sue tracce.
Jimin piange ancora, singhiozza in
silenzio, grosse lacrime
calde che gli rigano il viso. Gli occhi azzurri sono umidi e arrossati
e non
riescono a rimanere aperti.
Yoongi invece, stupidamente, vorrebbe
solo fare quello che
deve fare guardando Jimin sorridergli fino alla fine, come ad
assolverlo in
anticipo per il peccato imperdonabile che sta per commettere.
Le sue lunghe spire strisciano lente
sul materasso e si
stringono al corpicino tremante del bambino.
Basta solo un’istante. Solo
un morso è potrà lasciarsi alle
spalle tutto questo.
Essere finalmente felice.
Non serve
possedere le
stelle per essere felice. Ti basta fare quello che più ti
piace.
Correre nel deserto.
Guardare la luna.
Dormire sull’erba.
Fare stupidi aeroplanini di carta.
Disegnare pecore bianche su fogli
bianchi.
E’ così
semplice, adesso, ricordarsi tutte le cose che gli
piacciono mentre sta per abbandonarle per sempre…
Jimin chiude gli occhi ignaro. Ha
smesso di piangere.
Sospira piano nel silenzio di una tempesta ormai lontana e chiama il
suo nome
nel sonno.
Una, due, tre volte.
E Yoongi semplicemente si rende conto
che non può farlo, non
può farcela.
Per la prima volta capisce che non
è in grado di portare a
termine la sua missione.
Non più.
-Non avere paura- sussurra Jimin nel
buio della stanza.
Con le piccole dita accarezza le
squame di Yoongi come se
fossero soffice pelliccia e Yoongi trema e ride, perché non
è lui che dovrebbe
avere paura. Perché il tocco di Jimin è tiepido e
rassicurante e lo scalda più
del sole e per una volta vorrebbe solo abbandonarvisi senza pensare a
nient’altro.
-Non avere paura- ripete Jimin
soffice stringendogli la mano
pallida con una carezza -Passerà presto… la
pioggia. Passerà presto-
Yoongi annuisce nel buio della camera
anche se Jimin non può
vederlo.
Passerà presto.
E il sole che verrà
sarà il più bello e caldo di tutti.
* ° *
° *
-Mi
piacerebbe
vedere il mare-
sussurra una sera Jimin
mentre osservano le stelle al riparo nel piccolo giardino.
Anche
Seokjin è
rimasto sveglio per l’occasione, ma non smette un attimo di
blaterare sul fatto
che lui sia molto meglio di un cumolo di astri intermittenti.
Yoongi
gli sibila
di chiudere la bocca, mentre Jimin ride spensierato e rabbonisce la
rosa con
una carezza.
-Il
mare?- ripete
Yoongi. Lui ha sorvolato tanti mari diversi, e gli sono sembrati tutti
uguali,
tutti noiosi.
Jimin
annuisce
frenetico, le mani che accarezzano l’erba sotto di loro.
-Dicono
che sia
come il diserto, ma blu. Un’enorme deserto blu. Ed
è salato!- ride estasiato.
-E
bagnato-
aggiunge Yoongi, atono.
-E
bagnato- ripete
Jimin ridendo più forte.
Yoongi si
lascia
sfuggire un piccolo sorriso mentre Jimin gli si fa più
vicino e si stringe a
lui, l’aria pungente della sera che si intrufola sotto la
loro coperta.
Guarda quel bambinetto troppo piccolo
e troppo gentile e
improvvisamente prova il fortissimo istinto di stringerlo tra le sue
spire e
non lasciarlo andare più.
Non è come al solito. Non
è per soffocare che vorrebbe
farlo. Solo per averlo più vicino a sé.
Solo un po’ di
più.
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Questa credo sia una delle cose più folli che abbia fatto
nella mia vita. 12 ore no stop di scrittura. Ma cercate di capirmi,
avevo un bisogno viscerale di scrivere questa storia. Io e il mio
cervello abbiamo per lo meno imparato il significato di "compromesso".
Lui scrive e io evito di fare storie a capitoli
perchè poi so che non le porto mai a compimento. Meglio una
oneshot divisa in due parti. Inizio - casino completo -conclusione.
Fine. Punto.
Semplice no?
No. Perchè a metà mi sono resa conto che stava
diventando meno poetica e più romantica, ma mi piaceva lo
stesso. E a tre quarti mi sono resa conto che morivo dalla voglia di un
po' di smut (che non so scrivere per nulla) e sentivo da una parte il
mio cervello che annuiva tutto partecipe e dall'altra lo spirito di
Saint-Exupery che mi urlava alla blasfemia... I risultato lo scoprirete
poi (ovvero: non guardate il rating, non ho ancora deciso XD) e verso
la fine... FOLLIA! Improvvisamente scegliere tra un finale happy e uno
super sad è diventato improvvisamente super difficile (e ve
lo dice una che mai nella vita patteggia per il finale tragico)
perchè da un lato volevo cimentarmi in qualcosa di inedito
per me e dall'altro ma anche no grazie, vogliamo bene alle nostre ship
per piacere, che già sono sfigate di loro. Idem come sopra,
ho due versioni e ancora non ho ben deciso (ma la me fangirl patteggia
alla grande per l'happy ending).
Per i personaggi...bha, pensateli come se esistessero su due piani, uno
fisco e l'altro metafisico... Si , sono seria.
E nulla. E' tutto un casino, quindi... ENJOY!
Ps Dovrei postare la seconda parte al più presto, ma
conoscendomi anche no. Sorry not sorry, io e la procrastinazione
viviamo in simbiosi.
(errori ce ne saranno una valanga, commentate pure eventuali orrori
grammaticali con l'intento di distruggermi, ne ho bisogno XD)
Kiss ;-*
#Ho tanto bisogno di Yoonmin in questi giorni >=< E di
ore di sonno. E di studiare.... esattamente in quest ordine.
|
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Capitolo 2 *** Than tame me... ***
-Guarderesti
il
tramonto con me?- domanda Jimin un pomeriggio.
Yoongi
solleva gli
occhi dal suo libro e lo osserva preoccupato torcersi il bordo della
maglia.
-Sei
triste?-
chiede cauto, lasciando il tomo di giardinaggio da parte. Ha promesso a
Jimin
che lo aiuterà a piantare nuovi fiori dopo che una tempesta
di sabbia ne ha
strappati via molti. Con suo grande disappunto, Seokjin è
ancora attaccato al
terreno, però.
Jimin
scuote piano
il capo, negando, ma Yoongi non si lascia incantare. I serpenti sono
bravi a
mentire e ingannare, perciò sanno riconoscere fin troppo
bene le bugie.
Prende
Jimin per
mano e lo accompagna sul tetto del palazzo e restano lì, in
silenzio,
osservando il sole scendere oltre la line dell’orizzonte.
Jimin
guarda
incantato il cielo rosso fuoco e, piano piano, le lacrime gli bagnano
le guance
morbide. Le spalle tremano e le mani si stringono al petto e Yoongi mai
come in
quel momento desidera poter far qualcosa, cancellare quel dolore
sconosciuto
dal viso di Jimin.
Ma lui
è un
serpente, quindi non può fare proprio nulla se non restare
in silenzio a
guardare la notte calare, nera come le sue spire. E si odia per questo.
Le stelle
brillano
di meno quella sera.
“Il
re è morto. Lunga vita
al principe."
*
° * ° *
Oggi
è il dodicesimo compleanno di Jimin.
Yoongi
lo sa, non perché abbia fatto particolarmente attenzione al
calendario, ma perché il ragazzino non fa che ripeterglielo
eccitato da più di
dieci minuti, cercando di farlo alzare dal letto.
Il
sole è appena sorto e Yoongi si maledice come non mai di non
aver
fatto fuori subito quella peste.
-Non
ti ho preparato nulla- informa un Jimin fin troppo sorridente.
-Non
importa, ho preparato io qualcosa per te- gli risponde
l’altro,
tirandolo per un braccio.
E
allora Yoongi sbuffa, e si maledice di nuovo, ma non più
fare a meno
di alzarsi e seguire Jimin per i corridoi del palazzo, giù
per le scale e poi
fuori, non nel giardino, ma nel deserto.
Il
sole brilla alto nel cielo e la sabbia bollente scricchiola piano
ad ogni passo mentre Jimin lo chiama e lo incita a sbrigarsi a
raggiungerlo,
che non hanno tutto il giorno.
A
Yoongi manca il fiato. Perché la bellezza delle dune
modellate dal
vento è accecante, ma quella di Jimin che corre spensierato
sulla sabbia lo è
ancora di più.
*
* *
Hanno
passato l’intero pomeriggio a rotolarsi nella sabbia. Si sono
rincorsi, si sono spinti e hanno corso con il cuore più
leggero; e se fino a
qualche anno fa a
Yoongi sarebbe potuto
sembrare un passatempo stupido e inconcludente, ora non può
fare a meno che
esserne contento.
Sono
entrambi sudati e con il fiatone, ma felici.
Jimin
non ha smesso un momento di ridacchiare, divertito
dall’abilità
di Yoongi di nascondersi tra la sabbia.
Ecco, questo è buono, questo è
giusto, pensa
Yoongi.
Jimin
che ride, le guance piene e gli occhi stretti, è qualcosa
che
non smetterà mai di guardare.
Da
solo sembra in grado di illuminare l’intero deserto.
E
Yoongi decide.
Afferra
Jimin per un braccio e corre. Corre dentro i palazzo, giù
per
le scale, nelle segrete fino al garage dove un suo vecchio amico lo
aspetta
paziente da anni.
-E’
un aeroplano!- esclama Jimin eccitato, battendo le mani.
Yoongi
sorride della sua felicità e lo aiuta a salire. Spera che il
motore abbia abbastanza benzina per sorvolare il deserto e che funzioni
ancora.
Dopo
qualche tentativo a vuoto finalmente l’aereo si mette in
moto.
Jimin grida euforico mentre l’aereo inizia a sollevarsi da
terra.
-E’
come essere su una stella…- fa sapere Jimin al vento, come
un
segreto, e non smette di ridere per tutto il viaggio.
*
* *
Passata
qualche ora dal decollo Yoongi si è fatto promettere da
Jimin
che avrebbe tenuto gli occhi chiusi fino a nuovo ordine.
Jimin
ha semplicemente annuito, obbediente, coprendoseli con le mani.
Con
calma Yoongi fa planare il mezzo e poi lo aiuta a scendere. Jimin
è leggero come una piuma, anche se Yoongi si assicura che
mangi bene tutti i
giorni.
-Ora
puoi guardare- gli sussurra.
Sa
di aver fatto la scelta giusta quando gli occhi, ora liberi, di
Jimin si allargano e si spalancano dalla meraviglia, con
quell’azzurro
impossibile di cui Yoongi si dissenta avidamente ogni volta che
può.
-E’
bellissimo- mormora Jimin colto dall’emozione -E’
questo… il
mare?- chiede, osservando affascinato le onde che si infrangono sulla
sabbia
finissima.
Yoongi
annuisce. Lui ha sorvolato tanti mari diversi, e gli sono
sembrati tutti uguali, tutti noiosi. Ma con Jimin accanto che ride
felice
mentre corre ad abbracciare le onde, pensa che questo sia speciale. Di
qualunque mare si tratti.
* ° *
° *
Da
quel pomeriggio di metà ottobre ogni volta che è
possibile Yoongi
porta Jimin al mare. Glielo regala ancora, ogni volta, e ogni volta
Jimin lo
guarda con gli occhi grandi pieni di stupore e di gioia.
Jimin
ha sedici anni adesso, ma di nuovo non è cambiato. Si
è
alzato, il volto si è fatto più sottile e la
frangia storta si è trasformata in
un ciuffo ribelle. Si è fatto grande, eppure nel profondo
è rimasto ancora quel
bambino ingenuo che vorrebbe vivere su una stella e che si prende cura
della
sua rosa.
E
a Yoongi va benissimo. Non vuole che Jimin smetta di essere quello
che è. Ha ragione lui. Una pecora è fatta per
avere la lana. Jimin è fatto per
avere gli occhi pieni di meraviglie e il sorriso che illumina a giorno
le notti
desertiche.
E’
calata la sera e lo sciabordio delle onde culla un Jimin felice
verso il mondo dei sogni. Yoongi lo stringe a sé con
delicatezza, lasciando che
si appoggi a lui per dormire.
La
luna illumina entrambi e si riflette nell’acqua. Jimin
mormora
qualcosa nel sonno e sorride e affonda di più il viso nel
petto di Yoongi.
E
Yoongi odia sé stesso per essere così pallido e
freddo e di non
poter stringere Jimin come vorrebbe, di non poterlo accarezzare come
vorrebbe.
* ° *
° *
Qualcuno
si è intrufolato a palazzo. Yoongi ha percepito la
vibrazioni
dei passi prima ancora di scorgere una figura guizzare tra le ombre.
-Cosa
ci fai qui?-chiede Yoongi al buio della stanza. Jimin si è
addormentato nel suo letto mentre lui dal balcone osservava la luna
brillare piena
sul giardino fiorito.
-So
che sei lì, esci fuori- ordina secco.
La
volpe si mostra con un sospiro, uscendo dal cono d’ombra.
Scivola
silenzioso sulle zampe felpate e osserva Jimin dormire sorridendo.
-Ma
guardalo hyung, non è adorabile?-
mormora avvicinandosi per
accarezzare una delle guance di Jimin con gli artigli.
Yoongi
immediatamente sibila e allora lo volpe, suo malgrado, è
costretta a ritrarsi con un ghigno.
-Non
mi dire, lui ti piace!- gorgheggia la nuova
arrivata
battendo le mani. Yoongi sibila ancora, in avvertimento, e finalmente
l’altra
si allontana dal letto in cui Jimin dorme ignaro.
-E’
così, o lo avresti ucciso anni fa...- mormora la volpe,
rivolta
più a se stessa questa volta -Quanti anni sono passati?
Nove? Dieci?-
-Cosa
vuoi Taehyung?- ringhia Yoongi minaccioso osservando ogni mossa
dell’animale.
-Io?
Sono semplicemente venuto di persona a portarti un messaggio che
stai cercando di ignorare da fin troppo tempo. Jungkook sta perdendo la
pazienza e la guerra non si vince se questo esserino morbido e rosa non
muore…-
spiega candidamente.
Yoongi
fa scattare la mascella con un rumore sinistro, ma Taehyung non
sembra per nulla impressionato. Si guarda le unghie perfettamente
curate e
ghigna compiaciuto.
Troppo
facile far arrabbiare un serpente, non c’è nemmeno
gusto.
-Riferisci
pure a Jungkook che della sua guerra non me ne frega un
cazzo. E che può tenersi i suoi soldi sporchi- gracchia
Yoongi.
Taehyung
sospira plateale, una mano alla fronte. -Sapevo avresti detto
così. Ora mi toccherà uccidervi
entrambi… Un tale spreco!- borbotta
crucciato, occhieggiando il ragazzo addormentato.
Yoongi
scivola veloce accanto a Jimin, le spire ad avvolgergli il
corpo protettive, mentre mostra nuovamente i canini affilati e
grondanti
veleno.
-Suvvia,
è ordinaria amministrazione hyung, lo sai bene anche tu. Che
senso ha morire per fermare l’inevitabile? Uccidilo e torna a
casa. Jungkook
non verrà mai a sapere del tuo… momento
di debolezza e sarai ricco e
felice. - cerca di convincerlo la volpe.
Yoongi
ride, rauco.
-Felice?
Come potrei mai essere felice se la mia vita dipende dai
capricci di un moccioso.-
Pensi che si possa essere felici anche se non si
è liberi?
-Una volta
avresti fatto qualunque cosa pur di avere tutto questo- borbotta la
volpe,
indispettita.
Yoongi
scuote la testa, ferino. -Tu una volta non ti saresti piegato a
nessuno. E ora guardati, a mostrare il culo solo per farti scopare da
Jungkook-
Taehyung
si lecca le labbra.
-Facciamo
che non l’hai detto-
*
* *
-E’
piuttosto deludente se ci pensi- commenta Taehyung mentre lo
spedisce a terra con un calcio -Tutto quel tuo atteggiarti da eroe
salvatore
del mondo… e per cosa?- Evita di un soffio i denti affilati
e azzanna con
precisione la spalla di Yoongi.
Yoongi
sibila e fa schioccare la mascella cercando di liberarsi dalla
presa.
-La
verità è che sei invecchiato, hyung.- rivela
spingendolo a terra e
schiacciandogli la gola con un piede.
Yoongi
si contorce, impotente.
-Ti
sei rammollito e… Oh!- esclama compiaciuto -Molto peggio. Ti
sei
lasciato addomesticare! Il grande Min Yoongi, il
serpente, si è lasciato
addomesticare da un ragazzino!- latra Taehyung sorpreso da quella
rivelazione
così palese. La luce lunare ne deforma i tratti delicati
rendendoli folli e
grotteschi.
-Sei
decisamente caduto in basso- mormora schiacciandogli la gola
più
forte. -Avevi tanto da ridire su di me e guardati, a fare da cagnolino
fedele
ad un moccioso. Dimmi, te lo sei almeno scopato per bene, fino in
fondo? Il
sesso con lui deve essere fantastico se ti ha ridotto in questo
stat…-
Yoongi
avvolge la sua coda attorno alla gamba della volpe e in un
colpo Taehyung vola contro la parete.
-Ti
concedo l’ultima possibilità, in nome della nostra
vecchia
amicizia…- propone piccata la volpe, rialzandosi senza
difficoltà.
Yoongi
si solleva a stento aggrappandosi alla ringhiera di pietra
della terrazza. Il sangue esce nero dalla spalla e gli imbratta la
divisa
bianca.
Taehyung
osserva esaltato il liquido scuro scivolare lento verso
terra.
-Uccidi
quello stupido ragazzino e torna a casa con me-
-Fottiti-
sputa Yoongi insieme al sangue.
-Risposta
sbagliata-
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Uh uh, here comes the angst... più o meno. Che ne pensate?
Ho desiderato un Taehyung volpe da una vita e ora ce l'ho.
Probabilmente lo riciclerò per una vkook rossa
ma...ehm...questa è un'altra storia.
Breve interludio prima del finale. Ho detto praticamente tutto l'altra
volta, perciò mi limiterò a chiedere il vostro
parere.
Un abbraccio e a presto, kiss ;-*
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Capitolo 3 *** Sunset ***
Oggi Jimin è più
silenzioso del solito. Ha preso in mano un libro e si è
messo a sfogliarlo in
terra, sul tappeto. Deve essere piuttosto coinvolgente
perché non ha staccato
gli occhi dalle pagine per un solo istante.
Così Yoongi ne ha
approfittato per guardalo.
Con calma, senza
fretta. Ha ripassato con lo sguardo la linea della mascella. Ha seguito
la
curva elegante del collo e si è soffermato sulle clavicole
che spuntano dalla
maglia. Ha accarezzato il profilo dei capelli e ammirato le ciglia
folte.
Solo gli occhi non
riesce a vedere, ma non ne ha bisogno. Conosce a memoria ogni sfumatura
di
quelle iridi chiare, ogni tonalità di azzurro, ogni stella
intrappolata in
quello sguardo.
Il suo studio
accurato ha portato ad un’unica possibile conclusione, che
però preferisce
tenere per sé, avvolta tra le pieghe della sua mente.
Al sicuro da
chiunque.
-Che sciocchezza-
mormora Jimin, rompendo il corso dei suoi pensieri.
-Che cosa?- chiede
Yoongi, sorpreso. Raramente Jimin da giudizi di merito, qualunque sia
l’argomento.
-Questo libro- si
limita a rispondere Jimin, chiudendo di scatto il volume e riponendolo
nella
libreria. Yoongi guarda con attenzione le spalle contratte e
d’istinto gli si
avvicina.
-Cos’ha che non va
quel libro?-
Jimin parla senza
voltarsi, lo sguardo a terra.
-Sii tu
maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte
le
bestie selvatiche… sul tuo ventre camminerai e polvere
mangerai per tutti i
giorni della tua vita…- recita a bassa voce.
Yoongi
si irrigidisce e scudiscia la coda.
-Questo
c’è scritto in quel libro, ma non ha
senso… non ha senso…- ripete Jimin, la
voce rotta, e Yoongi è ormai in panico, perché
quando Jimin è triste lui è
impotente. Come quando cade la pioggia.
-E’ un
libro- mormora soltanto.
Non
capisce la reazione di Jimin. E’ arrabbiato con lui per il
suo essere serpente?
Ne avrebbe tutte le ragioni, in effetti. Anche lui è
arrabbiato con se stesso,
dopotutto.
Le spalle tremano.
-Mi fa
così arrabbiare, così tanto…- sussurra
Jimin -Tu non
sei… non sei…- annaspa.
Yoongi
sospira.
-Il
serpente non è mai stato ben visto come animale. Siamo
infidi, siamo cattivi.
E’ normale che alcuni libri vi costruiscano intorno storie
per…-
Jimin
si volta di scatto.
Gli si getta letteralmente addosso e Yoongi, con tutta la buona
volontà dei
suoi sensi di serpente, fa appena in tempo ad afferrarlo per i fianchi
ed
evitare ad entrambi di cadere.
-Tu non
sei così. Non è giusto. Tu non sei infido, non
sei cattivo…- geme nel petto di
Yoongi.
E
Yoongi vorrebbe trovare il modo di consolarlo, ma non può,
perché in fondo
quello stupido libro dice solo la verità. Perché
lui infido lo era stato, aveva
mentito, ingannato, ucciso, e la cosa peggiore di tutte è
che aveva desiderato
prendersi la vita di Jimin in cambio di un sacchetto d’oro.
E
questo lui non lo ha mai dimenticato ne mai lo farà.
Rimarrà il suo fardello,
la sua colpa da espiare a vita.
In
silenzio si limita a stringere Jimin e gli accarezza piano la schiena
per calmare
quei singhiozzi impazziti.
Nessuno
ha mai pianto per lui, nessuno si è mai preoccupato di
cercare di smentire
secoli di rancori verso la sua specie.
-Dio è
ingiusto se ha ordinato una cosa del genere- gli confida Jimin.
-Dio
non è ingiusto, è solo imparziale- lo corregge
Yoongi.
Jimin
si scosta da lui, gli occhi azzurri liquidi di lacrime che a Yoongi
continuano
a togliere il respiro ogni volta.
Lo
guarda fisso e poi fa l’ultima cosa che Yoongi si sarebbe
aspettato.
Lo
bacia.
* ° *
° *
Yoongi
riapre gli
occhi e prega di essere morto.
Spera che
Taehyung
lo abbia gettato nel deserto, che lo abbia ucciso con il suo stesso
veleno, che
lo abbia mangiato. Qualunque cosa pur di non vedere, pur di non sapere.
Chiede al
cielo,
alla luna e al deserto di esaudire la sua richiesta.
Prega che
quella
sia la sua ultima vita, che le porte dell’inferno si
spalanchino e lo accolgano
con il gelo della notte e il calore bruciante del sole per non
lasciarlo andare
mai più. Vuole solo questo, perché la prospettiva
della dannazione eterna gli
appare ora come un sollievo, come la benedizione più grande
che potrebbe mai
ricevere.
Preferisce
bruciare
per l’eternità piuttosto che essere vivo e
guardare in faccia le conseguenze
del suo fallimento.
Guardare
un mondo
che non ha più senso di continuare ad esistere.
-Hyung!
Alla
buon’ora!- gli sorride Taehyung compiaciuto, alzandosi con
calma dalla sedia ai
piedi del letto su cui lui è sdraiato. -Hai dormito davvero
troppo per un morsetto
del genere…-
Cammina
lento verso
di lui, la luce delle candele che gli balla sul viso.
E Yoongi
improvvisamente
non vuole più essere morto.
Vuole
vivere. Vuole
vivere per uccidere Taehyung. Gettarlo nel deserto, avvelenarlo, farlo
a pezzi.
Perché
la volpe
stringe tra le mani la maglietta di Jimin.
La
stringe ed è
sporca di sangue.
* * *
-Temevo
avessi
intenzione di dormire ancora.- continua Taehyung allegramente -Va bene
essere
pigri, ma così mi sembra un po’ esager…-
L’intero
di corpo
di Yoongi si avvolge intorno alla volpe e stringe, stringe con tutta la
forza
che gli resta.
Stritola
per
soffocare e uccidere chi ha osato toccare e sporcare la cosa
più preziosa del
mondo. L’unica cosa che il mondo avrebbe dovuto proteggere.
-Aspetta!-
ansima
Taehyung sorpreso. Si dimena e cerca di graffiargli le squame nere con
gli
artigli, ma è troppo tardi.
Nessuno
è in grado
di liberarsi dalla presa di un serpente.
-Aspetta!-
ripete
la volpe, respirando affannosamente.
Yoongi
guarda la
sua disperazione e ride, folle di rabbia, perché
quell’essere non si merita
nemmeno la pietà di pronunciare le sue ultime parole. Non si
merita niente,
nemmeno il suo veleno per morire chiudendo gli occhi. Farà
in modo che muoia
con gli occhi spalancati, a guardare in eterno l’orrore
immondo che ha portato
a compimento.
-Fermati-
soffia la
volpe ormai senza fiato. Ma Yoongi non lo ascolta, sordo a qualunque
cosa che
non sia il sangue che ribolle nelle sue vene e il dolore lancinante che
prova
al petto.
Mi disegni una pecora?
Mi piacerebbe vedere il mare…
E’ come essere su una stella!
-Hyung…-
Un
sussurro a malapena udibile.
Ma questa
volta non
è Taehyung ad aver parlato.
Yoongi
volta il
capo sorpreso verso la porta.
Jimin
è lì, in
piedi.
Gli si
avvicina
piano, silenzioso come un fantasma e bello come il sole, senza mai
distogliere
gli occhi dai suoi. Yoongi si nutre avido di quell’azzurro
prezioso che temeva
perso per sempre. Si abbevera di quella luce e di quel calore che la
sola
presenza dell’altro può portare.
Il dolore
al petto
si è acquietato.
-Va tutto
bene…-
sussurra Jimin, con un sorriso dolce come il miele -Va tutto bene,
hyung-
ripete.
Finalmente,
solo a
quel richiamo, la presa di Yoongi si fa inconsistente.
Taehyung
tossisce,
tutto il suo disappunto dipinto sul volto. Yoongi lo ignora, gli occhi
solo per
Jimin, per i suoi capelli d’oro e il suo sorriso soffice.
-Sei vivo- gli sussurra
soltanto, l’adorazione
nello sguardo.
-E’
quello che
stavo cercando di dirti- sbotta la volpe spazzandosi i pantaloni,
offesa.
-Sei
vivo- ripete
ancora Yoongi, incredulo.
-Questo
lo hai già
detto- borbotta Taehyung alzando gli occhi al cielo. Ma poi distoglie
lo
sguardo perché il modo in cui quei due si guardano
è così… intimo,
che nemmeno lui ha il coraggio di intromettersi.
* ° *
° *
-Perché
sei ancora
qui?- chiede Yoongi un pomeriggio.
Nemmeno
lo guarda
in faccia, gli occhi solo per il ragazzo addormentato su di lui con i
fiori tra
i capelli. Yoongi ne accarezza piano la fronte, i capelli e le guance e
lascia
che le sue spire lo avvolgano delicate per ripararlo dal sabbioso vento
pomeridiano.
Taehyung
intanto
osserva in silenzio la morte stessa prendersi cura di una creatura
effimera
come l’uomo.
-Non te
lo ha
ancora detto…- sussurra la volpe distogliendo lo sguardo. I
cespugli di rose
ballano nella brezza e diffondo ovunque il loro profumo.
Yoongi
ferma le sue
carezze e
finalmente si volta a guardalo.
-Che
intendi dire?-
vuole sapere. Non ha mai visto Taehyung serio.
Taehyung
accarezza
l’erba e punta gli occhi verso ovest.
-Vieni
con me,
hyung.- mormora soltanto -Andiamo a vedere il tramonto…-
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Cervello ride da ore perchè settimane fa avevo detto che
sarebbe stata una oneshot divisa in due capitoli.... MA CERCATE DI
CAPIRMI, SONO TROPPO INNAMORATA DI QUESTA STORIA PER FINIRLA!
Perciò nemmeno oggi è il giorno *not today in
background*
Breve capitolo prima del climax, se così possiamo chimarlo XD
Ho ceduto e alla fine ho aggiunto il momento di pure romance che ero
indecisa se inserire o meno. Il libro che Jimin stava leggendo è ovviamente la Bibbia perchè, quale miglior testo che critica la figura del serpente se non questo? ;)
Posso solo promettere che si, finirò questa storia e,
sì, mancano solo 2 o 3 capitoli alla conclusione
perchè so che non ne potete più XD
Un bacio e grazie mille a chiunque abbia letto, recensito e aggiunto
questa storia a preferite\seguite\ricordate, kiss ;-*
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Capitolo 4 *** Pain ***
Sono
due giorni che non vede Jimin
Ha smesso di andare
da lui perché Jimin è ancora troppo giovane e non
capisce.
Che lui è solo un
serpente, che è diverso. Che non potrà mai dargli
quello che desidera.
E nemmeno vuole.
Yoongi passa le
giornate nella sua stanza, ad osservare il cielo che abbraccia il
deserto.
Sente ancora su di
sè il calore del corpo di Jimin, le sue braccia esili che lo
tirano a sè e il
sapore dolce delle sue labbra.
E' tutto sbagliato,
tutto così dannatamente
sbagliato.
Non è a lui che
dovrebbe appartenere quel calore, quel sapore. Non è lui che
dovrebbe sospirare
la morbidezza delle labbra e la dolcezza di quegli occhi blu.
Jimin non gli
appartiene.
Ha appena diciotto
anni. E’ giovane, confuso, convinto di essere legato a lui
solo perchè è stato
la sua unica compagnia per quasi un decennio.
Deve solo farglielo
capire.
Deve solo smettere
di anelare a tutto quello e allontanarsi abbastanza da lui.
Riprendere il
controllo di se stesso e mettere a tacere il suo istinto che gli grida
di
abbandonarsi finalmente a quel calore una volta per tutte.
* ° *
° *
Sono sul
tetto del
palazzo.
Yoongi
non ci è più
salito dal giorno in cui Jimin gli ha chiesto di guardare insieme il
tramonto.
Non ha mai saputo la ragione dietro quel pianto silenzioso.
Come
allora si
sente impotente. Ricevente di una verità che si consce
già impreparato ad
accogliere.
-Non lo
è mai
stato… - rivela Taehyung, lo sguardo lontano.
Dopo quanti secondi un cuore
è in grado di elaborare il dolore? Dopo quanti secondi un
cuore si spezza?
-Non
è mai stato un
principe.-
Uno.
-Lo hanno
messo qui
come carne da macello aspettando che qualcuno come te lo uccidesse. Per
poter
tirare fuori dal cilindro il vero erede al momento giusto, sano e
salvo.-
Due.
-Lo hanno
usato
come esca, per farci credere che, una volta rimasti senza un erede al
trono, la
guerra fosse vinta… In ogni caso sapevano che non sarebbe
comunque
sopravvissuto a lungo…-
-Cosa
stai dicendo?- chiede Yoongi rauco -Che significa?-
La volpe
lo guarda,
una pietà infinita negli occhi gialli da predatore.
-Sta
morendo…-
mormora piano -Non gli resta più molto tempo
ormai…-
Tre.
*
* *
.
E Yoongi
lo sente.
Il dolore.
Sordo.
Lancinante.
Senza fine.
-Me lo ha
detto lui
quella sera…- continua Taehyung senza più
togliere gli occhi dal sole -Che non
era lui il vero erede. Che stava comunque per morire. Noi la chiamiamo
maledizione. Gli
uomini la chiamano malattia incurabile.-
Yoongi
non lo sta
più nemmeno ascoltando.
-Credevo
fosse il
tentativo di avere salva la vita, poi ho capito…
l’unica vita che voleva salva
era la tua…-
Riesce
solo a
guardare la figura addormentata di Jimin tra i fiori e chiedere perdono
per
ogni suo peccato, ogni sua vittima, ogni morte che ha causato. Chiede
perdono
per quello che è stato, per quello che è
diventato… chiede perdono per tutto.
Qualunque
cosa,
qualunque punizione è giusta per lui. E’ disposto
a qualunque cosa pur di
fermare quella follia. Pur di non vedere Jimin scomparire ancora una
volta.
Non
è in grado di
sopportare quel dolore un’altra volta.
Non
può farcela.
Si può impazzire di dolore?
Se ne può morire?
Yoongi è sicuro della
risposta.
-Avevo
torto.-
mormora ancora la volpe al cielo infuocato, il vento caldo che le
scompiglia
la pelliccia -Non ti ha addomestico. Vi siete addomesticati a
vicenda… E forse
farà più male. E forse sarà meno
doloroso…-
Se Dio
esiste ha
bisogno che gli parli ora. Ha bisogno di ricevere un miracolo.
E’
pronto ad
offrire la sua vita pur di ottenerlo. Una vita per una vita, anche se
la sua
non varrà mai quanto quella di Jimin.
Ma
rinuncerà a
tutte le sue vite future, ad ogni possibilità di redenzione
se servirà. Ancora
una volta accoglierà l’inferno, la dannazione
eterna come l’ultimo e il più
squisito dei doni. Non vuole morire per egoismo questa volta, per
non guardare, per
punirsi di un errore commesso, no.
Morirà
per salvare
una vita. L’unica che vale davvero.
E’
uno scambio
equo, giusto.
Dio deve ascoltarlo.
Non
può voltare il
capo.
Non
può nascondere
la mano.
*
* *
-Mi
sarebbe piaciuto
essere addomesticato da lui.- mormora Taehyung alle stelle -Mi sarebbe
piaciuto
non essere l’unico a sentire la mancanza…-
La notte
è la sola
ad ascoltare il suo lamento.
*
* *
Dio è ingiusto se ha ordinato una cosa del genere…
Dio non è ingiusto, solo
imparziale…
Oh.
E’
così evidente ora, quanto
avesse torto anche quella volta.
Dio
è crudele, Dio è cattivo
ed infido quanto i serpenti che lui stesso ha creato e poi maledetto
come se
fossero sostanza diversa da lui. Come se non fosse stato lui a crearli.
Dio
è ingiusto.
Altrimenti
tutti quanti soffrirebbero. Tutti quanti proverebbero il
dolore
lancinante che sta provando lui.
Tutti.
In eterno.
-Hyung,
sei qui?-
Lascerà
questo
luogo.
Se
è il suo destino
essere maledetto, essere infelice, farà in modo di portare
con sé quell’infelicità
e farla patire ad ognuno, a tutti quelli che incroceranno il suo
cammino.
Il suo veleno sarà l'unica
giustizia, l'unico castigo.
-Hyung,
sono io, per
favore, apri-
No.
Non
guarderà in
faccia nessuno. A nessuno più permetterà di
avvicinarsi, di accarezzarlo. Di
nessuno più proverà il tepore, ne il dolce
profumo.
Taehyung
aveva
ragione. Si è lasciato addomesticare. Si è reso
debole da solo, ha abbandonato
la sua natura, il suo vero essere.
-Hyung…hyung,
ti
prego, ascoltami…-
Nessuno
potrà mai guardarlo
negli occhi.
Ridere in
sua
presenza.
Le stelle
dovranno
spegnersi una ad una al suo passaggio, i fiori appassire al suo sguardo.
Il sole
smettere di
bruciare al suo cospetto.
Sarà
un’eterna
pioggia.
-Mi
dispiace, hyung. Perdonami…-
Per
nessuno mai proverà
ancora pietà, amore o compassione.
Ha
sbagliato una
volta, ma non commetterà di nuovo lo stesso errore.
Mai
più.
-Min
Yoongi, apri
questa stracazzo di porta! Jimin è sparito!-
* ° * ° *
Ho cercato di tergiversare
così a lungo prima di scrivere questo capitolo. Evitarlo
come si cerca di evitare una malattia contagiosa. Sinceramente l'ho
scritto di getto alle 2.00 di questa mattina. Non ne sono orgogliosa,
ma allo stesso tempo non potrei modificarlo in nessun modo. E nemmeno
voglio. E' breve ma contiene tutto quello che avevo bisogno di
esprimere.
Grazie come sempre a chi segue, legge
e recensisce questa storia, vi prometto che i prossimi capitoli saranno
meno angoscianti, giuro XD
Kiss, ;-*
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Capitolo 5 *** For a bag of gold... ***
Jimin non
ha mai
avuto paura del buio.
Ha
vissuto per anni
nella cecità più completa, dove la poca luce che
riceveva filtrava da sotto una
porta come una promessa non mantenuta. Dolorosa
e
costantemente presente.
Di quegli
anni
ricorda solo la frustrazione, il desiderio bruciante
che qualcuno aprisse quella porta e lo lasciasse andare.
Che si
ricordasse che
lui era ancora lì, al buio, ad aspettare che qualcuno
tornasse a prenderlo come
aveva giurato di fare.
Anche
dopo, non è
mai stato intimidito dalle tenebre.
Il
deserto è la sua
casa, nelle giornate limpide di sole quanto nelle notti fredde e
punteggiate
dalle stelle.
C’è
bellezza, nell’assenza
di luce.
Il
costante giuramento
che il chiarore tornerà presto, e in tanto gli occhi si
riposano.
L’ombra
offre il
suo ristoro a chi nel deserto ha camminato troppo a lungo, a chi ha
guardato il
sole direttamente, a chi chiede un respiro dopo il caldo bollente che
scioglie
le ossa.
No, Jimin
il nero
dell’oscurità non lo ha mai temuto.
Forse
perché è
lo stesso colore delle squame di Yoongi.
Scure.
Bellissime.
Lucide, come quelle pietre provenienti da est e lisce come il
più duro dei
marmi.
Vorrebbe
poterle
rivedere.
Vorrebbe
rivedere
Yoongi ancora una volta, per salutarlo. Dirgli addio.
Fargi
sapere che sa, che lo
capisce perché è arrabbiato con lui.
Ripetergli
che gli dispiace, che è stato
egoista a volerlo tenere vicino a sè quando in cuor suo
sapeva che quella
stretta non sarebbe potuto durare a lungo. Che non sarebbe
sopravvissuto abbastanza da poter amare Yoongi come avrebbe voluto,
come Yoongi
avrebbe meritato.
Glielo ha
spiegato
Seokjin, cos’è l’amore,
perchè lui non lo cososceva.
Glielo ha
raccontato
in una giornata di sole come tante, mentre Jimin lo innaffiava con
delicatezza
e intanto lo lodava per i suoi petali lucidi, le sue foglie brillanti e
il profumo
dolce.
Seokjin
parlava e
Jimin ascoltava attento quello che dell’amore c’era
da sapere. I tremori,
i palpiti, le farfalle che, non si sa bene come, finiscono nello
stomaco.
Jimin
ascoltava
tutto, assorbiva ogni parola come fosse luce solare e piano piano
iniziava a
comprendere.
Il
perché delle sue
guance rosse quando Yoongi gli è vicino, i brividi quando
gli sorride in quel
modo, fugace ma bellissimo, con i denti bianchi come perle
d’acqua e gli occhi
stretti che sembrano prendere il suo stomaco e stringerlo in una morsa
dolce che
sa di cioccolato e corse sulla sabbia.
Adesso sa
il motivo
di quel battere furioso e troppo, troppo
veloce del suo cuore quando Yoongi lo
accarezza piano, come se fosse fatto di vetro. Conosce finalmente la
fonte di quel
calore improvviso che non ha nulla a che fare con il sole del deserto,
ma solo
con le mani di Yoongi che lo stringono a sé mentre guardano
le stelle.
Jimin
sembra capire
tutto, ora che sa cosa significa amare.
-Ma devi
fare
attenzione- lo aveva messo in guardia il fiore. -L’amore
è come noi rose, dolce
e bellissimo. Ma porta con sé le sue sofferenze.
E’ improvviso, ma può ferirti
più di quanto potrà mai fare una qualunque delle
mie spine.- aveva detto
Seokjin mentre lui annuiva.
-Fa
attenzione, poiché
nessuno può resistere all'amore. Esso è
inevitabile. Guardati bene dall’innamorarti,
perché non c’è rimedio ne cura.
L’amore è la malattia mortale dell’uomo.
Il suo
tormento senza fine. La sua ferita aperta e sanguinante. E non si
può richiudere
in alcun modo.-
E allora
a Jimin era
venuto un dubbio.
-Ma ne
vale la pena?
Se davvero l’amore porta tutte queste spine, ne vale la
pena?- aveva chiesto
incerto.
Seokjin
gli aveva
sorriso.
* * *
E’
stato ingiusto,
lo sa.
Lo ha
tenuto nel
castello per tutti questi anni quando invece Yoongi appartiene al
mondo, a cieli
più limpidi, a mari più grandi, a terre
più rigogliose.
E’
stato crudele,
costringerlo a stare dove certamente non avrebbe voluto stare.
L’amore
non è prepotenza, gli ha detto Seokjin. L’amore
non è possesso, ma la libertà di
scegliere, di scegliersi costantemente, ogni volta, ed essere felici
della propria
scelta.
L’amore
non è
egoista, invece lui lo è stato.
Ha tenuto
Yoongi esattamente come avrebbe fatto con una pecora dalla lana nera.
Prigioniero. Per paura di perderlo, di guardalo
scomparire lontano da lui, dove non avrebbe potuto raggiungerlo.
Sì,
è stato
crudele. E la cosa peggiore di tutte è che non se ne pente.
Nemmeno
per un
istante Jimin sarebbe disposto a cedere anche un solo momento trascorso
con
Yoongi.
Non
cederebbe un
sbuffo annoiato, un sorriso dolce, uno sguardo arrabbiato, una carezza
distratta.
Sono il
suo tesoro
più prezioso, la sua fonte d’acqua fresca, la sua
ombra al sole cocente. Sono
tutto quello che ha, tutto quello che gli resta mentre, lentamente,
torna di
nuovo tra le tenebre.
Questa
volta però,
non c’è alcuna promessa, nessuno giuramento.
Nessuno
verrà ad
aprire la porta, nessuno si ricorderà di lui.
Resterà
così, tra
le tenebre, aspettando che qualcuno torni a prenderlo sapendo che
nessuno lo
farà mai davvero.
Ora
sì che il buio fa paura.
* ° *
° *
-Min
Yoongi, apri
questa stracazzo di porta! Jimin è sparito!- grida Taehyung,
la voce rasposa da
predatore resa stridula dall'urgenza.
-So che
sei qui!-
continua ad urlare, picchiando i pugni sulla porta.
Ha
lasciato un idiota
solo per ritrovarsi con un altro idiota.
Un povero
idiota.
Un povero
idiota
innamorato che sta per commettere la più grande cazzata
della sua esistenza,
senza dubbio.
Taehyung
ha fiuto
per certe cose, e come ha già detto, è fin troppo
facile far arrabbiare un
serpente.
Il
problema è che
un serpente arrabbiato è quanto di più
imprevedibile esista al mondo. Ed
altrettanto pericoloso.
-Bhe, vaffanculo!-
Lui
comunque con
tutta questa storia non c’entra un bel niente. Non
è mai centrato niente e
nemmeno gli interessava.
Era
venuto per
uccidere uno stupido ragazzino e quella sottospecie di serpente
bipolare giusto
perché non aveva nulla di meglio da fare, se non passare le
sue giornate ad
aspettare che quel coglione di Jeon Jungkook si ricordasse che lui e il
suo
culo hanno bisogno di manutenzione
quotidiana. E, grazie tante, anche no. Lui
un briciolo di
dignità ce l’ha ancora.
Ma ovviamente le cose
non
potevano filare lisce e basta. Era dovuto diventare un confidente, un
infermiere,
un baby sitter e pure una pallina antistress mentre quei due idioti
vivevano alla
giornata, troppo stupidi per capire che si amano a vicenda e troppo
cagasotto
per dirselo.
E ora,
anche l’uccello
del malaugurio è costretto a fare.
Da volpe
assassina
a piccione viaggiatore.
Che
grande
conquista, l’evoluzione.
-Mi hai
sentito!?
Vaffanculo Min Yoongi! Sei il più grande idiota che la
storia abbia mai
conosciuto!-
Dall’altra
parte, il
rumore di oggetti spezzati e vetri in frantumi è
l’unico responso.
-Ma
sì, bravo. Fai
pure l’incazzato. Rompi tutto. Tanto non sei tu quello che
sta per morire!-
I rumori
cessano di
colpo e ora il silenzio è quasi innaturale.
Taehyung,
soddisfatto di avere finalmente l'attenzione che necessita, continua.
-Non sei
tu quello
che ha la spada di Damocle sulla sua testa da quando è nato,
no? Non sei tu quello
che sperava di passare gli ultimi momenti della sua schifosa vita da
prigioniero
con la persona più importante della sua esistenza e scoprire
che invece lo farà
da solo, chissà dove. Proprio un bravo serpente! Stronzo e
insensibile fino
alla fine…-
Dall’altro
lato
della porta sente i passi di Yoongi calpestare rabbiosamente il
pavimento di pietra.
Ma ormai il danno è fatto, perciò si
toglierà lo sfizio.
Quando si
dice “unire
dovere e piacere”.
-Ti avevo
sottovalutato, sai? Credevo ti fossi rammollito. Invece sei lo stesso
bastardo
senza cuore che uccideva per un sacchetto d’oro…-
Uhhh,
questa è
pesante. Non gliela farà passare liscia.
La porta si apre con un rumore di
cardini staccati.
Bhe, poco
male.
Aveva comunque messo in conto la possibilità di soccombere
durante la missione.
* ° *
° *
Non
ce la posso fare. Dopodomani ho un'esame e non ce la posso fare...
*posizione fetale mode on*
Oh, ma guarda, siete
tutti qui, con quelle splendide... ehm... mazze chiodate e... uhm,
è una mannaia quella? E' molto carina, non vorrai sporcarla
con il sangue, mi auguro...
Soooo, anche questo
capitolo non era assolutamente nel programma (perchè io ho
già scritto il finale ma non i resto, lol)
Ok, no, non
c'è niente da ridere. Ma almeno ci ha pensato Tae Tae a
tirarvi un po' su di morale, giusto?
Non... ce l'avrete mica
per la storia degli anni al buio e tutto il resto, vero? Jimin,
dì loro che non l'ho fatto apposta, dì loro che
stai bene ora! Più o meno... all'incirca...
Jimin?
*nessuna risposta*
Ok, ehm, comunque.
Questo capitolo è un po' diverso dagli altri.Non saprei
sinceramente come definirlo, quindi fatelo voi XD
Come al solito, ci vediamo alla prossima.
Sempre se
sopravviverò all'esame. Tutto sommato la mannaia non sembra
poi così male, in confronto.
A questo punto intendo
smetterla di anticiparvi il numero di capitoli mancanti
perchè è evidentemente inutile. Solo... il
prossimo sarà... sì, insomma, avete capito...
Fatemi sapere cosa ne
pensate, mi fa sempre un grandissimo piacere.
Un abbraccio a tutti i
lettori, silenziosi e non.
Kiss ;-*
Ps I casi sono due, o
sono sonnambula o sono deficiente, perchè ho postato questo
capitolo ieri notte ma oggi non c'era... bha XD
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Capitolo 6 *** ...if you wanna see butterflies ***
yoonmin il piccolo principe 6
-Non dovresti staccare i bruchi-
Yoongi solleva lo sguardo dal cespuglio di
rose su cui sta lavorando per incontrare quello di Jimin. La sua bocca
si tende
in un sorriso involontario.
-O i bruchi o le rose…- lo prende in
giro
scompigliandogli piano i capelli. Dovrà di nuovo convincere
Jimin a
tagliarseli, prima o poi.
Forse più poi che prima. Anche a lui, in
fondo, piacciono lunghi così.
Jimin lo guarda dall’alto del suo
stiracchiato
metro e sessantacinque.
Stupore, incertezza, e uno strano miscuglio
a cui Yoongi non riesce propriamente a dare un nome. Attraversano tutti
il viso
come se fossero scritti su un pezzo di carta, o dipinte sulla tela
grezza.
Jimin è davvero facile da leggere a
volte.
Solo a volte però. Altre sembra talmente
distante, talmente irraggiungibile che pare su un altro pianeta.
Yoongi teme quei momenti.
Ha paura di guardare Jimin sollevarsi
leggero nel vento e sparire, lontano da lui.
Ma sono solo sciocchezze, in fondo. Solo
sciocchezze.
Forse ripeterlo servirà a qualcosa.
-Allora… allora non toglierli tutti,
lasciane qualcuno…- ribatte Jimin accovacciandosi accanto a
lui. Con le dita
sottili accarezza delicatamente il corpicino verde di uno dei bruchi,
che intanto
si mangia indisturbato le foglie delle rose bianche.
Quelle che a Yoongi piacciono tanto.
-Sentiamo…- borbotta Yoongi sedendosi
pigramente
sul prato -…cosa non ho afferrato questa volta, riguardo i
bruchi?-
Anni fa non avrebbe reagito in quel modo.
Avrebbe
sbuffato, contestato, ignorato e proseguito a testa alta.
Anni fa non si sarebbe nemmeno cura delle
rose di quel giardino.
Com’è facile a volte, il
cambiamento. Avviene
e nemmeno se ne ècoscienti. Nemmeno ce ne si preoccupa,
perché accade dolcemente,
senza rimpianti.
-N…nulla, stavo solo
pensando… mi piacerebbe avere qualche farfalla nel
giardino…- mormora Jimin arrossendo.
-Così… ecco, bisogna pur sopportare
qualche bruco se si vogliono vedere le farfalle…-
Yoongi passa gli occhi da lui alle foglie
bucherellate.
Sono solo un mucchio di rose bianche, in
fondo.
Non hanno nemmeno un nome.
Jimin vuole vedere le farfalle e Yoongi
sarebbe disposto ad allevare mille bruchi con tutte le rose bianche del
giardino se questo rende Jimin felice.
Perché sorride un po’ meno,
ultimamente, con
più fatica.
E dorme di più. Molto di più,
tanto che a
volte Yoongi è costretto a svegliarlo per farlo uscire a
prendere almeno un po’
d’aria.
E’ come se uno strano torpore lo
abbracciasse, in silenzio ma costantemente. Ed è terribile
da guardare. Yoongi
spera che sia solo l’arrivo dell’autunno, che
intorpidisce le membra come fa
con il terreno.
Osserva gli occhi cerchiati di occhiaie sul
viso di Jimin e annuisce.
Se sono le farfalle che lo faranno sorridere
i bruchi possono restare lì anche in eterno.
-D’accordo.- mormora Yoongi
accarezzandogli
piano una guancia -Che bruchi siano.-
E dopo giorni, finalmente Jimin sorride.
*
° * ° *
Fa
freddo.
Davvero
troppo
freddo.
E lui
è stanco.
Dovrebbe
dormire?
Si, forse
è meglio…
Forse…
-Jimin!-
E’
stanco…
vuole solo chiudere gli occhi.
-Hyung,
è qui!-
-Jimin!
Mi senti?-
Non vuole
ascoltare, ha troppo sonno. E fa freddo.
-Jimin…
Dio, è un
pezzo di ghiaccio.-
-Jimin!
Apri gli
occhi!-
Ma Jimin
non sente
più nulla.
* ° *
° *
Taehyung ha visto tante cose incredibili
nella sua vita.
Ha girato il mondo, visitato i posti più
strani, esotici, dimenticati dall’uomo o mai scoperti. Ha
bevuto dalle sorgenti
più pure, toccato fiori tropicali dai colori abbaglianti e
camminato su ogni
terreno possibile. Ha visto cose che gli uomini non potrebbero nemmeno
pensare,
nemmeno provare ad immaginare.
Questa, tra tutte, è la più
misteriosa ed
impossibile.
Perché i serpenti non piangono.
Yoongi invece sì.
E, in verità, a realtà sembra
banale nella
sua affascinante rarità.
Yoongi è un uomo ed è un
serpente. Ha provato
a smettere di essere entrambi per lungo tempo, ad ignorare quelle voci
che
fanno entrambe parte di lui. Le ha soppresse senza esitazione per ben
due
volte.
Quando combatteva e quando ha conosciuto
Jimin.
Ora, a causa di quel gesto avventato, si
ritrova irrimediabilmente spezzato in due. Senza più la
certezza di dove
finisca l’animale e dove inizi l’uomo. Dove
è il serpente a parlare e dove invece
è la sua coscienza di essere umano.
E’ rotto, Yoongi, in una maniera
definitiva
e spaventosa.
E Taehyung lo sa, sa con certezza che
l’unica
cosa che può aggiustarlo, rimettere insieme quei frammenti,
è la stessa che ha
aperto quella ferita.
Come un medico che incide la pelle e la fa
sanguinare per guarire il corpo, così Yoongi ha bisogno che
Jimin lo ferisca
per farlo tornare in sé. Perché smetta infine di
essere quello che non è e
tornare ad essere ciò che è davvero.
Yoongi è un serpente. Perché
ha mentito e
ingannato. Perchè ha difeso e protetto.
Yoongi è un soldato. Perché
ha ucciso e
distrutto. Perché ha rischiato e vinto.
Yoongi è un uomo. Perché ha
paura e soffre. Perché
vive e ama.
Yoongi è tutte queste cose insieme.
Lo costituiscono nella maniera più
profonda
possibile e lui deve imparare a conviverci. Affrontare giorno per
giorno quelle
realtà così contrastanti del suo essere per un
obbiettivo unico, comune. Deve
smettere di negare a sé stesso ognuno di questi suoi lati,
di queste sue
identità, perché sono ciò che lo
rendono tale.
E se servirà Jimin per convincerlo, se
servirà un ragazzino troppo gentile e ingenuo per far si che
accada, Taehyung è
disposto a fare di tutto.
Anche insultarlo.
Anche colpirlo, lì dove fa
più male. Lì dove
non c’è uomo o serpente, ma solo un sentimento
talmente profondo da oscurare
qualunque altra cosa.
Yoongi appare dietro quella soglia come
l’ombra
di se stesso.
Le mani strette in un pugno debole e tremante e il
volto pallido
di chi ha smesso di respirare da lungo tempo.
L’odio e il rancore lo stanno bruciando.
Sta
letteralmente crollando a pezzi davanti ai suoi occhi. Lentamente,
viene
consumato da quelle emozioni troppo intense, troppo famigliari per non
lasciarsi sommergere.
Presto, però, di
quell’incendio resta solo
la cenere.
E allora Taehyung gli si avvicina. Allora,
per la prima volta dopo tanto tempo, lascia che quell’uomo,
che quel serpente,
si aggrappi a lui come un naufrago si aggrappa all’asse pur
di sopravvivere un
altro giorno, un altro minuto.
Non lo salva, non lo rimette insieme.
Raccoglie solo i frammenti sparsi e li mette
tutti nello stesso posto. In attesa che qualcun altro li trovi e
completi l’opera.
Lo abbraccia, Taehyung.
Semplicemente.
* * *
Per la prima e unica volta nella sua
esistenza, Yoongi piange.
Ed è umiliante, ed è
liberatorio.
Pian piano le lacrime quietano l’incendio
e
domano il suo cuore incrinato.
Prova ancora odio, Yoongi. La rabbia e la
disperazione non lo hanno ancora abbandonato. Eppure ora si sente
svuotato.
Meno pesante.
Taehyung lo sostiene come faceva un tempo,
quando la guerra era solo un’incognita e le giornate si
passavano a correre tra
i campi di grano e rubare la frutta dagli alberi. Quando il sole
brillava
sempre e la pioggia non faceva paura perché gli acquazzoni
si trascorrevano
giocando a scacchi al calore di un camino.
Sono ricordi tiepidi, quelli. Che
raffreddano la pelle e leniscono ferite ancora troppo fresche per
essere
curate.
Non reggono il confronto con i sorrisi di
sole e gli occhi di stelle, ma aiutano a non lasciar andare anche
l’ultimo
frammento di sé alla deriva.
Lo aiutano a pensare un po’
più lucidamente.
-E poi sarebbero le volpi, quelle
melodrammatiche…- mormora Taehyung, l’affetto
palese nel tono rauco.
Yoongi semplicemente annuisce, senza forze anche
solo per prendersela per quella stupida dimostrazione di cura.
* ° *
° *
Sono
passati due giorni.
Ma Yoongi ha imparato la lezione, perchè non ha distolto gli occhi da Jimin un solo istante. Non si
è permesso di
abbandonare la sua figura addormentata e tremante tra i cuscini neanche
un attimo.
Ha ceduto
solo una
volta, al sonno sfatto di un’emozione troppo forte, ma al suo
risveglio
Taehyung era lì, in un angolo della stanza a fingere di
leggere un libro.
Jimin ha
la febbre
alta da quando lo hanno trovato, scosso dai brividi e al buio,
raggomitolato nei sotterranei
gelidi vicino all’aereo, come se fosse l’unica cosa
che potesse stargli vicino
senza spaventarlo.
E’
stato fin troppo facile
riportare alla mente quella notte di dodici anni prima, quando aveva
smesso di
essere un assassino perché Jimin lo aveva accarezzato piano
e gli aveva chiesto
di non avere paura.
Ora
è lui ad accarezzarlo,
è lui a sussurrargli di non avere paura, di essere forte,
che passerà presto.
Ha
bisogno di
ripeterlo, per entrambi.
Adesso
che il fuoco
si è spento, il dolore che sembrava cauterizzato è
tornato a prenderlo.
Fa male.
E’
come morire ogni
istante senza mai poterlo fare davvero, ma Yoongi lo accoglie come un
compagno fedele.
Finchè
c’è il
dolore, significa che un mostro non lo è ancora.
Perché
è questo che
stava diventando. Era a questo che stava andando in contro, senza
nemmeno
rendersene conto. Anni a cercare di essere una persona migliore,
abbastanza
umano da vivere al fianco di Jimin, alla sua luce e al suo calore, e
aveva
rischiato di perdersi definitivamente.
Per cosa
poi?
Per una
vita vuota
e, ora lo vede chiaramente, eternamente gelida e buia.
Il dolore
è quasi sopportabile,
in confronto ad una vita senza emozioni, senza nulla a farlo muovere se
non l’odio
smodato e ingiustificato per il mondo.
C’è
ancora, da
qualche parte. Forse non se ne andrà mai. Ma può
conviverci, può sopportarlo.
Bisogna pur sopportare qualche bruco se si
vogliono vedere le farfalle…
Il dolore
è
necessario.
-Significa
che ti
importa.- gli ha detto Taehyung sorridendogli mesto -Significa che
sentirai la
mancanza.-
E’
la verità.
Finché
prova
qualcosa, potrà guardare Jimin negli occhi, chiedergli
perdono mille volte e
mille ancora.
Ripetergli
che non
lo lascerà più solo, mai più.
Promettergli
che il
freddo e il buio non lo sfioreranno, perché lui non lo
permetterà.
E poi
stringerlo.
E
baciarlo.
Ancora e
ancora,
fino a che il fiato non mancherà ad entrambi e allora si
respireranno l’anima a
vicenda.
Questo
farà.
Che Jimin
viva un
altro anno, un mese o un giorno appena, farà in modo che
ogni istante sia
perfetto, eterno e pienamente vissuto.
Non
passerà il
tempo a recriminare, a disperarsi.
Avrà
tempo, per la
vendetta, per l’odio, per la distruzione. Avrà
tempo per lasciare che il dolore
lo travolga e l’ira lo soffochi, che la tristezza lo bruci
fino a lasciare solo
cenere.
Ora vuole
solo
Jimin.
Guardarlo
sorridere,
correre sulla sabbia, prendersi cura dei fiori. Ascoltarlo parlare,
ridere
spensierato, raccontare storie. Sentire di nuovo il calore del suo
abbraccio e
la morbidezza dei suoi baci.
Guardarlo, in quel tempo
contato che resta e di cui è
infinitamente grato, e vederlo vivere ed essere felice.
Insieme a
lui, se
lo vorrà ancora accanto.
--------------------------------------------------------
Un po' di
bromance e fluff (???) prima della stoccata finale, perchè
ce lo siamo meritato.
Sono un
po' combattuta. Dovevo trovare il modo di far tornare in sè
quel povero serpente di Yoongi. Dite che ci sono riuscita in maniera
decente? O è tutto un orribile pastrocchio di pessima
psicologia e Taegi? Ci ho messo una vita perchè ho aggiunto parti, tolto pezzi, cambiato frasi e ancora non ne sono del tutto soddisfatta... ma mi sembrava giusto aggiornare e continuo a ripetermi che di tempo per migliorare le mie pessime doti di narratrice ce ne sarà. Se inizio a bloccarmi, poi è la fine, non vado più avanti. XD
E niente,
ho ancora paura a mettere piede fuori casa per timore di essere
aggredita. Una di voi mi ha scritto qualche tempo fa dicendomi che per
essere una che odia l'angst sono "maledettamente brava a scriverlo".
Bhe, ho detto che detesto i finali tristi, but darling, I live for the
angst... Ok, divago e sono inappropriata. Fatemi sapere, come sempre
ogni commento è accettato con tanto di svolazzi, occhi a
cuoricino e camminata ad un metro da terra. Si, sono particolarmente di
buon umore per una che ha appena finito di scrivere un capirolo
deprimente... Sto diventando bipolare sul serio.
Al
prossimo capitolo, un abbraccio.
Kiss ;-*
|
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Capitolo 7 *** Until down ***
-Dobbiamo
parlare- esordisce una mattina Taehyung, le braccia incrociate e lo
sguardo
basso. E’ buio e non ci sono candele nella stanza
perché sono morte tutte ore
fa.
Yoongi
annuisce.
Sa che c’è solo una
un’ultima domanda
da porre, ora.
Vorrebbe evitarla, ignorare il suo
premere continuo sulla cassa toracica che gli scava un solco e gli
morde feroce
il cuore. Vorrebbe poterla chiudere da qualche parte, dentro di
sé, ma non può
farlo.
-Quanto?- chiede solo.
Taehyung sembra comprendere, perché
abbassa la testa sul viso ancora dormiente di Jimin e gli scosta con
delicatezza i capelli sudati dalla fronte.
-Hyung…-
-Quanto?- ripete Yoongi senza
guardarlo.
Taehyung scuote il capo.
-Non
più di due mesi-
*
* *
Una
settimana più tardi Jimin si è ripreso.
Ora lui e
Yoongi passano le giornate a curare il giardino, camminare tra la
sabbia e
guardare le stelle esattamente come Yoongi aveva progettato di fare.
A volte
Jimin è troppo stanco per uscire, e allora si accoccola tra
le sue spire per
farsi leggere un libro, parlare o semplicemente per ascoltare il suono
dei loro
respiri e il battito del cuore. Certi momenti fatica persino a restare
sveglio,
ma Yoongi non gliene fa assolutamente una colpa. Restano vicini,
sdraiati sul
grande letto e Yoongi lo guarda riposare, beandosi di quella visione
che gli
stringe lo stomaco e che gli arpiona il respiro.
E, la cosa
migliore, ad ogni risveglio lo bacia. Un piccolo premio per essere con
lui ancora
una volta.
Lo fa con
delicatezza, sfiorandogli appena le labbra e ritraendosi divertito non
appena
Jimin si sporge per approfondire quel contatto, leggero come carta
velina e che
non è mai abbastanza per entrambi.
Jimin di
solito stringe le sopracciglia e lo ignora, nascondendosi tra le enormi
lenzuola come lui fa tra la sabbia.
Solo allora
Yoongi cede e si piega di più su di lui. Lascia che il
lenzuolo li divida
mentre accarezza con le labbra il profilo del viso, le orecchie, i
capelli, le
spalle, senza mai toccarlo davvero. E appena Jimin fa sbucare
nuovamente la
testa tra e coperte, indispettito, solo in quel momento,
Yoongi lo bacia
sul serio, con tutta la forza, tutta la disperazione che possiede.
Con tutto
l’amore cha ha accumulato in dodici anni.
Jimin
risponde esattamente allo stesso modo, con quell’incertezza
ingenua ma risoluta
che lo lascia sempre senza respiro e che gli da i brividi.
Non c’è
nulla di sporco, nulla di malizioso o lontanamente provocante in quei
baci,
eppure Yoongi non può fare a meno di sentirsi bruciare.
E’ un fuoco nuovo, che
scalda senza scottare. Ma come tutti gli altri, è molto
difficile da spegnere.
Se
dipendesse da lui, passerebbe l’eternità
semplicemente a baciare Jimin, a
bearsi dei suoi respiri, del suo profumo e del suo calore. Lo vorrebbe
più di
ogni altra cosa, perché quando si baciano, il tempo che
scorrere sempre troppo
in fretta sembra rallentare.
E così
Yoongi continua a baciarlo e stringerlo a sé, nella speranza
che un giorno il
tempo rallenti fino a fermarsi solo per loro.
* * *
La
mattina in cui Taehyung scopre una
pulce dietro il suo orecchio destro è anche quella che gli
ricorda come il
tempismo a volte sa essere terribilmente crudele.
Jimin
è svenuto in giardino, mentre si
prendeva cura di Seokjin, e Yoongi ha fatto appena in tempo ad
afferrarlo prima
che si facesse male.
Tutti
loro sanno che è solo uno dei
tanti nuovi sintomi senza perché e senza soluzione, ma
vedere con i propri
occhi l‘avverarsi di quelle predizioni già
lungamente anticipate è difficile.
Soprattutto
per Yoongi.
A
peggiorare le cose, a poche ore di
distanza, con tutti loro allo stremo, una lettera è stata
recapitata.
Taehyung
ha potuto leggerla solo a
tarda sera, dopo aver rimesso insieme tutti i pezzi che Yoongi aveva
sparso per
lo studio facendola a pezzi.
Il
mittente è per forza di cose
Jungkook e Taehyung prova un misto di sentimenti, di rabbia, paura e
rimpianto,
a leggere quel nome sulla carta e a seguire quella grafia sinuosa che
impregna
la pergamena di minacce.
Sapere
che quel legame che si è instaurato
tra loro è ancora lì lo fa sentire sporco e
colpevole. Eppure sa per certo che
in un altro tempo, in altre circostanze, forse i sentimenti che prova
verso di
lui sarebbero potuti essere ricambiati.
Ma sono
troppi se e ma, e Taehyung per
ora non ha la forza di pensarci.
Raccoglie
i pezzi di quella lettera e
li getta nel camino.
* * *
Yoongi si
sveglia quella mattina e ha
freddo. Lo sente sotto la pelle, fin dentro le ossa.
Jimin,
accanto a lui, lo guarda con gli
occhi socchiusi e sorride in quel modo dolce, tutto guance morbide e
fossette,
che gli blocca il respiro.
-Buongiorno
hyung- sospira sporgendosi
verso di lui per baciarlo.
Yoongi
quel bacio non riesce a
riceverlo.
Jimin si
dissolve fra le sue braccia
come se fosse fatto di fumo.
In
lontananza un tuono.
* * *
Yoongi si
sveglia,
di nuovo, fradicio di sudore. Sente ancora addosso il freddo che
l’incubo ha
portato con sè.
Non
è la prima
volta che fa sogni del genere e non sarà l’ultima.
Eppure in questo c’è
qualcosa di diverso, qualcosa che gli sfugge.
Jimin sta
dormendo
contro di lui, le gambe intrecciate alle sue e il respiro leggero sul
suo
petto.
La luna
è appena
sorta e Yoongi la guarda, ringraziandola della sua presenza silenziosa.
Non c’è
nessuna nuvola, nessuna pioggia. E’ una notte limpida.
-Hyung…-
gracchia
Jimin contro il suo collo.
-Sono
qui…-
risponde subito Yoongi accarezzandogli piano la schiena con un sospiro.
Jimin
è ancora lì,
con lui. Gli basta questo.
-Jimin?-
lo
richiama, perché Jimin sembra guardarlo senza vederlo. Nella
penombra gli occhi
si muovono nervosamente senza posarsi davvero su qualcosa, le mani
che torturano tremanti
le lenzuola.
-Non…
hyung…- geme
Jimin stringendoglisi addosso.
-Va tutto
bene… Va
tutto bene…- ripete Yoongi mentre il cuore gli si stringe.
Si sporge a
baciargli la fronte, il naso e le guance per asciugargli le lacrime che
hanno
iniziato a scendere.
-Va tutto
bene. Vieni...-
gli mormora tra i capelli e Jimin annuisce.
Lo
avvolge in una
delle coperte e lo prende in braccio come faceva dodici anni fa per
andare
insieme a vedere le stelle
* * *
Il rumore
della risacca non è il solo
ad accoglierli. Gli fanno eco il vento notturno e la sabbia
scricchiolante.
Yoongi ha
abbandonato l’aereo sulla
spiaggia.
Jimin
affonda il viso nel suo collo e
Yoongi può sentire le sue labbra aprirsi in un sorriso
stanco.
-Il
mare…- sospira nell’aria tiepida.
Yoongi
annuisce, lo poggia piano sulla
sabbia e gli si siede accanto.
La luna
adesso è alta, e si specchia
nell’acqua come argento liquido.
Jimin la
osserva rapito e Yoongi
osserva Jimin mentre allunga piano una mano come a cercare di afferrare
il
satellite con le dita.
-Non
avevo mai visto il mare di notte…
E’ bellissimo…- sussurra, con quella delicatezza
meravigliata che è solo di
Jimin.
-…bellissimo-
concorda Yoongi adorante.
Ma stanno
parlando di cose diverse.
L’immagine
di Jimin illuminato dalla
luna è una delle cose più belle che Yoongi possa
mai vantarsi di aver posseduto.
E una delle più preziose.
-Andiamo-
sorride Jimin voltandosi
verso di lui.
Fa per
alzarsi, ma Yoongi sa che non ne
ha la forza, così lo libera dal bozzolo di coperte in cui lo
ha avvolto e se lo
carica in spalla. Jimin ride deliziato, indicandogli la strada da
percorrere
come se fosse un su destriero, un eroico cavaliere che sfida le onde.
E’
come essere tornati indietro, quando
lui e Yoongi giocavano a nel deserto. Questa volta il deserto
è blu. E bagnato.
-Più
in fretta hyung- lo sprona Jimin
con un sorriso -Altrimenti le onde ci prenderanno- ridacchia al suo
orecchio.
Yoongi
sbuffa. -Sono un serpente, mica
un cavallo!- si lamenta. Ma la verità è che sta
ridendo quanto lui.
Gli era
mancata quella risata.
Alla fine
le onde gli arrivano quasi al
ginocchio. Jimin soddisfatto lascia penzolare i piedi
nell’acqua fredda e si
stringe alla sua schiena.
-Ti amo,
hyung- gli sussurra sul collo,
e Yoongi sente le gambe tremare e la gola bruciare a quella frase.
Tiene il
viso fisso sulla luna perché
altrimenti non riuscirà a ricordarsi come respirare.
Jimin
intanto si è addormentato di
nuovo, sfinito.
Yoongi lo
avvolge di nuovo nella sua
coperta e poi torna ad immergersi, fino al petto. Lascia che
l’acqua gelida gli
lambisca i fianchi e la schiena e si ripete che quello che gli bagna il
viso è semplice
acqua salata.
* * *
-Hyung… c'è un'ultima cosa… che devo
dirti. E’ il motivo per cui sono
rimasto...-
Yoongi annuisce assente.
-Me lo ha chiesto Jimin. Mi ha chiesto di dirtelo perchè sa
che se sarà lui a
farlo non lo ascolterai.-
-Parla...-
Ormai
qualunque nuova rivelazione non può fargli più
nulla.
-Ha un ultimo desiderio...-
*
* *
Le stelle
brillano come mai prima,
quella notte. Luminose come Yoongi non le aveva mai viste, vicine che
sembra di
poterle sfiorare con il respiro.
-Una
volta volevi andare a vivere su
una stella- mormora Yoongi al cielo.
-Lo
vorrei ancora.- ammette Jimin senza
staccare gli occhi dalle stelle -Ne ho anche trovata una perfetta. Tre
vulcani,
un bel prato per Taehyung, una campana di vetro per Seokjin e una
coperta per
guardare il cielo…- sorride spensierato.
-Solo
una?-
Jimin si
volta per guardarlo, con quel
suo sorriso stanco ma luminoso.
-Possiamo
condividerla…-
-Mi
aspettavo un po’ di più- borbotta
Yoongi fingendosi deluso -Sai, sono abituato ad un palazzo. Un sacco di
stanze… Un letto grande…-
mormora, facendosi però più vicino.
-Penso
che una coperta basti- sussurra
Jimin accarezzandogli le squame.
Yoongi a
quel gesto non può che tremare.
Se potesse scegliere un momento della sua vita da ripetere
all’infinito, in
eterno, sarebbe quello.
Lui, il
mare e Jimin che lo accarezza
piano.
-Si,
forse può bastare…- mormora,
tornando a guardare il cielo. Nessuna stella può eguagliare
gli occhi di Jimin,
comunque.
Jimin
ride appena, come se anche quell’azione
così semplice gli costasse una fatica immane. Eppure Yoongi
vorrebbe sentirlo
ridere per sempre. Incidersi quel suono che sembrano milioni di monete
tintinnanti,
ma che al contrario dell'oro non ha prezzo.
-Voglio
sentirti ridere ancora…- si lascia
sfuggire. Si era ripromesso che non avrebbe detto nulla, ma le parole
gli
sfuggono dalla bocca, scivolano tra i denti e scappano fuori prima che
possa
trattenerle.
Jimin
scuote piano la testa, i capelli
biondi che alla luce della luna sembra fatti della stessa materia delle
stelle.
Forse Jimin non appartiene nemmeno a quel mondo, marcio e oscuro.
E’ troppo
brillante, troppo perfetto per quel luogo.
Probabilmente
viene davvero dal cielo.
-Non
starò via tanto. Il tempo di
sistemare la nostra stella e torno a prenderti…- sussurra
Jimin -Ci metterò
davvero poco…- ripete, con la voce che inizia a spezzarsi.
Gli
stringe appena la mano e Yoongi può
sentire quanto sia più fredda di prima.
-E nel
frattempo tu guarderai le stelle
da qui e io riderò per te ogni notte…- promette
con un singhiozzo -Riderò… e
sarà come se tutte le stelle ridessero… tutte
quante. Avrai delle stelle che
nessun’altro possiede… Stelle che sanno
ridere…- rivela, come un segreto solo loro.
Yoongi
lascia scivolare le dita sulla guancia per asciugargli una lacrima.
* * *
-Non
sceglierla troppo piccola, la
nostra stella, o ci saranno troppi tramonti…- mormora Yoongi
lasciandogli un
bacio sui capelli. Jimin, contro il suo petto, annuisce.
E’
quasi l’alba.
Si dice
che l’ora più buia sia quella.
-E trova
una museruola per Taehyung, o
non la smetterà un secondo di parlare…- continua
Yoongi imperterrito, baciando
piano ogni centimetro di quel viso.
La
voragine che ha nel petto si sta
facendo più grande, e l’unico modo per tenerla a
bada è continuare a parlare e
stringere Jimin più forte contro di sè.
-Devi
proprio portare anche Seokjin?-
Jimin
lascia andare uno sbuffo e si
stringe di più alla sua camicia, quasi temesse di cadere. I
primi raggi del
sole bucano l’orizzonte e le stelle pian piano spariscono.
Yoongi è felice, perché
Jimin non andrà da nessuna parte senza stelle.
Resterà
lì, con lui, un altro giorno.
Un’altra ora. Un altro istante.
-Mi
piacciono le albe- rivela Jimin con
un filo di voce -Molto più dei tramonti. Sono nuovi inizi,
nuove storie, nuovi
giorni…-
Yoongi
concorda.
-Hyung…-
lo richiama Jimin, ma non
serve, perché Yoongi ha occhi solo per lui, respiri solo per
lui.
-Credo…
mi piacerebbe che accadesse
adesso…-
Ha
un ultimo desiderio...
Yoongi
smette di baciarlo e stringe gli
occhi; scrolla il capo come ad allontanare quelle parole, lanciarle nel
mare e
guardarle affondare lontano.
-No-
-L’alba
è una buona scelta…- continua Jimin senza
ascoltarlo, gli occhi fissi sul sole -Non
è triste come un tramonto ed è altrettanto
mozzafiato… E poi le stelle non sono
troppo lontane…-
Il buco
nel petto continua ad
allargarsi.
Si era
preparato Yoongi. Si era
ripromesso di essere forte, di fare di tutto perché Jimin
fosse felice fino
alla fine, ma probabilmente non è abbastanza bravo a
mantenere le promesse.
Dopotutto, resta pur sempre un serpente.
-No-
ripete disperato.
Il sole
è ormai a metà e Yoongi
vorrebbe solo tornare ad avere la pioggia.
-Per
favore…- lo prega Jimin tirandolo
per le maniche con le poche forze che gli restano -Se deve accadere
voglio che
sia ora-
-Perché?-
chiede Yoongi dilaniato, affondando
il volto nel collo morbido di Jimin -Perché adesso?- geme.
Jimin gli
accarezza i capelli e gli
bacia piano il viso.
-Perché
mi hai portato al mare. Perché abbiamo
giocato sulla sabbia e visto le stelle. Perché mi hai
baciato…- sussurra
tremante -Perché tu sei con me. Perché se non
posso scegliere di vivere posso
almeno scegliere come morire...-
Con il
rumore del mare, il calore del
sole, la sabbia sotto e il cielo azzurro sopra. Con i baci di Yoongi a
bruciargli la pelle e il suo tepore a riempirgli il cuore.
Tra le
braccia delle persona che ama,
così da poterla guardare fino alla fine, negli occhi.
Così
vuole morire Jimin.
-Per
favore…- ripete, mentre il cielo
si tinge di rosa e di arancio e i gabbiani si alzano in volo.
Ha
un ultimo desiderio…
Yoongi
alza il viso. Jimin non ha mai
brillato più intensamente di adesso. Il sole, il mare, tutto
sparisce davanti a
lui.
Jimin gli
sorride. Un sorriso pieno,
sincero, come quando, una notte di dodici anni prima, aveva terminato
di
disegnargli una pecora bianca su un foglio bianco.
Come
quando gli ha raccontato del suo aeroplano,
lo ha rincorso sulla sabbia, lo ha aiutato piantare i fiori, gli ha
letto una
storia sui pirati, ha fatto il bagno con lui nel mare.
Come
quando è stato perdonato dopo il
loro primo litigio, lo ha aiutato con un uccellino ferito, gli ha
rimboccato le
coperte dopo un brutto sogno.
E’
solo per quel sorriso che Yoongi ama
con tutto se stesso che trova la forza di fare quello che Jimin gli
chiede.
Piano
piano, con una lentezza
esasperante e una delicatezza impossibile, Yoongi gli si avvicina.
Circonda il
collo con le mani come se prendesse in mano una bolla di sapone e si
sporge sulle sue labbra mentre Jimin sospira.
E’
un bacio lento, profondo, struggente.
Distrugge e rimette insieme in un moto continuo e meraviglioso e Yoongi
chiede
ancora una volta che il tempo si fermi, in quell’istante
esatto, per sempre,
con Jimin che preme le labbra contro le sue e lui che brucia vivo per tutto
quel
calore, quel profumo e quell’amore che è ormai
troppo per essere contenuto.
Si
baciano fino a che il sole non è
completamente sorto e il cielo diventa azzurro e senza una
nuvola. Fino a che Jimin
non si scosta appena per riprendere fiato per rendersi conto che di
fiato non
gliene resta nemmeno un po’, nemmeno respirando.
Allora lo
guarda e sorride un’ultima
volta, come Yoongi si era immaginato.
Vuole
che sia tu a farlo…
-Yoongi…-
Ed
è come essere chiamato per nome per
la prima volta, come morire e rinascere, tutto in un istante, tutto
insieme.
Quando
sarà il momento… vuole che sia tu… ad
ucciderlo.
-…grazie-
soffia appena, gli occhi pesanti mentre il veleno si spande
lento e arriva fino al cuore.
Il tempo
alla fine si ferma. Proprio
lì, su quella frase sussurrata.
Ma
è troppo tardi, adesso. Troppo tardi.
E Yoongi
vede tutto e niente.
Vede
galassie, cieli di ghiaccio e
fiori di fuoco. Vede mari in tempesta e colline erbose. Vede occhi di
stelle e
capelli di grano.
Vede un
bambino che corre su una
stella.
* * *
E'
un nuovo giorno e Jimin non c’è
più.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sto male sul serio. Goditi i tuoi
ultimi giorni di vacanza dicevano... Perchè non ascolto mai
nessuno?
Non ho nemmeno la forza di scrivere
qualcosa di sensato, voglio solo sotterrarmi da qualche parte
perchè la mia povera patata è morta e sono stata
io ad ucciderla >< Sappiate solo che soffro quanto voi.
Ma questa non è la fine. Ve lo giuro, io odio i
finali tristi, lo sapete. Un bacio a tutti e grazie per essere arrivati
fin qui. Il prossimo è in definitiva l'ultimo capitolo e io
sono ancora più depressa perchè sono troppo
innamorata del paciugo che è questa storia.
Un abbraccio fortissimo,
Kiss ;-*
|
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Capitolo 8 *** It's life again... ***
*
°
*
°
*
-C’è troppo
sole...- sbuffa Taehyung afferrando la sabbia
bollente e guardandola scorrere tra le dita. Il sole in effetti
è particolarmente
cocente, quel giorno, ma da nord arriva il soffio fresco della brezza
marina.
Yoongi lo ignora, sdraiato sulla
sabbia mentre prende il
sole come fanno notoriamente i serpenti. Stando immobile.
Taehyung gli lascia cadere il resto
della sabbia sul viso.
Yoongi ancora non si muove, ma la coda si avvolge attorno ad una delle
caviglie
della volpe come monito a non provare oltre la sua pazienza.
-Noioso…- borbotta
Taehyung alzandosi e osservando
l’ingresso del giardino, dove l’erba verde
è appena spuntata e i primi fiori
sbocciano pigri, diligentemente innaffiati ogni singolo giorno. -Fa
troppo
caldo…- si lamenta ancora.
-Sei libero di andare,
ormai…- mormora Yoongi, gli occhi
ostinatamente chiusi.
-Vado, vado…- sbotta la
volpe, scrollandosi la sabbia dalla
pelliccia -Cerca di non abbrustolirti…- lo ammonisce.
Yoongi annuisce appena, il sole sul
viso.
E’ l’ora
più calda del giorno e riesce a malapena a
scaldarlo.
-E’ già passato
un anno...- sussurra Taehyung, guardando
assorto la linea frastagliata dell’orizzonte.
-Lo so…- gli concede
Yoongi.
Non sembra turbato come Taehyung si
aspettava. Nemmeno
incerto. Pare aver raggiunto quella pace, quella resa volontaria che
gli hanno
permesso di andare avanti, di non farsi soffocare da qualcosa di
così atroce e
terribile.
Taehyung si ricorda la mattina in cui
lo ha visto tornare al
palazzo. Jimin non era più al suo fianco e il suo sguardo
è qualcosa che non
scoderà mai.
Aveva avuto davvero paura, in quel
momento. Il terrore di
vederlo scivolare nuovamente nell’odio, nel dolore
più nero senza che qualcuno
potesse riportarlo più indietro.
Invece c’è solo
voluto del tempo.
Tanto, mesi interi, ma pian piano
Yoongi ha ricominciato. Non a vivere, ma almeno a provarci.
Ogni giorno innaffia i fiori,
all’alba e al tramonto. A
volte passa i pomeriggi a chiacchierare con lui e Seokjin, altri li
passa
chiuso nella libreria. Altri ancora nel garage, accanto al suo aereo
che da
quella notte non ha più volato.
Spesso Taehyung lo trova addormentato
nel letto che non è il
suo, nella stanza che non è la sua, ma si limita a spegnere
le candele e
coprirlo meglio con le lenzuola.
Non ha mai avuto il coraggio di
cambiarle, quelle lenzuola,
anche se ormai il profumo di Jimin è svanito da tempo.
Alcuni giorni, come quello, Yoongi li
passa semplicemente
tra la sabbia, sotto il sole bollente, perché continua a
ripetere che sente
freddo. Entrambi sanno che non è quel genere di freddo che
può essere
allontanato da un po’ di sole. E’ più
profondo, più diffuso e radicato.
Più difficile da
combattere.
Taehyung gli fa compagnia lo stesso,
anche se lui odia il
caldo e la sabbia nella pelliccia.
- Aspettare lui sarà come
attendere la pioggia nel deserto.
Inutile… e deludente…- mormora stanco, alzandosi
con calma da terra.
Il vento del nord si è
fatto un po’ più forte e la sabbia si
solleva appena dando l’illusione che tutto sia sfuocato e
lontano, come in un
sogno.
-Forse- sospira Yoongi, la coda che
scivola tra le dune -Ma
non credo tu abbiamo mai visto la bellezza del deserto dopo un
acquazzone…- aggiunge
piano, quasi ad assaporare sulla lingua il fascino di
quell’immagine.
-Fai come ti pare…-
risponde Taehyung alzando le spalle.
E per uno come lui è un
po’ come una benedizione prima di
salutarsi.
-Addio, Taehyung- lo saluta Yoongi,
alzando infine lo sguardo
su di lui.
La volpe annuisce.
-Addio hyung-
E con un balzo inizia la sia corsa
per tornare a casa.
* ° * ° *
I mesi
passano e
per ognuno di loro Yoongi scrive una lettera a Jimin.
Gli parla
di
Seokjin, del giardino che ha ripreso a fiorire, del vento bollente che
decora
le dune e delle stelle che brillano luminose e che ridono solo per lui.
E ogni
volta prende
la lettera, ne fa un aeroplano e lo lancia lontano.
Lo affida
al vento
del deserto, alla luce della luna e al sorriso del cielo e spera che
davvero loro
portino il suo messaggio.
Lassù.
Fino alle
stelle.
* ° *
° *
-Ho
deciso. Voglio
viaggiare…- rivela Seokjin una notte. Yoongi sposta gli
occhi dal cielo per
guardare quella piccola rosa insopportabile a cui deve tanto. In
Seokjin ha
trovato molto di quello che gli mancava. Un confidente. Un consigliere.
Un
amico.
-Senza
Jimin a
prendersi cura di me la mia bellezza è sprecata...- borbotta
melodrammatico
-Non ha senso per me vivere dove nessuno può ammirarmi e
lodarmi…- aggiunge con
un fremito di petali.
-Posso
farlo io…-
mormora Yoongi.
Non lasciarmi vuole dire.
-Non
voglio che sia
tu a farlo.- ribatte la rosa -Tu sei un serpente, e i serpenti
ingannano. Non
saresti capace di apprezzarmi davvero come invece faceva lui. Voi siete
buoni
soltanto ad adulare, mai ad ammirare…-
Non
c’è cattiveria
nel tono di Seokjin. Solo tanta malinconia.
Lasciami andare gli sta chiedendo.
E
così quella sera
la lettera affidata al vento non viaggia da sola.
Porta con
sé una
rosa.
* ° *
° *
Si dice
che il serpente
visse in quel palazzo, da solo, per il resto dei suoi giorni.
Che nel
momento in
cui esalò il suo ultimo respiro il suo migliore amico era
con lui e che i suoi
pensieri furono tutti per il piccolo principe, per il bambino che aveva
cresciuto e protetto, per il ragazzo che aveva amato e perso e che
avrebbe
raggiunto presto sulla loro stella.
Si
racconta che
dopo la sua morte sia stato sepolto in un angolo del giardino e che
sulla sua
tomba siano fiorite centinaia di rose bianche che non appassiscono mai.
Si
sussurra che sia
stato sepolto accanto ad un’altra tomba più
piccola, che non reca nessun nome,
ma solo un foglio tutto bianco ormai a brandelli.
Si parla
di come il
castello venne presto inghiottito dal deserto stesso, ma di come il
giardino
sia rimasto rigoglioso e florido, ancora oggi, e che sia stato
l’amore che
univa i due, il principe e il serpente, a tenerlo in vita.
Si
raccontano molte
storie, ma nessuno sa cosa sia accaduto veramente…
* ° *
° *
-Sapevo
che ti
avrei trovato qui-
Yoongi si
volta di
scatto, alzando uno spruzzo d’acqua salata.
-Sei
proprio
invecchiato hyung…- commenta Taehyung con un sorriso da
volpe provetta -Tutte
quelle rughe, quei capelli bianchi…- lo prende in giro
ridendo.
Yoongi
sibila
seccato, passandosi una mano tra i capelli, neri esattamente come dieci
anni
prima.
-Sta
zitto- lo
rimbecca, anche se è felice di vederlo.
Anche lui
non è
cambiato per niente. Forse solo il viso, che si è fatto
appena più rotondo.
Taehyung
finge uno
sguardo ferito.
-Velenoso
come
sempre, vedo...- borbotta incrociando le braccia e mettendo il broncio
come un
bambino capriccioso.
-Stai
parlando con
un serpente- ribatte Yoongi con un ghigno.
La volpe
sorride di
nuovo e gli si avvicina.
-Cazzo,
ma è
ghiacciata!- si lamenta, saltellando sul posto mentre la
risacca gli bagna i
piedi. I gabbiani garriscono prendendola in giro.
Yoongi
sbuffa. A
volte vorrebbe poter invecchiare solo per avere la scusa per perdere
davvero la
pazienza e dare la colpa all’anzianità.
-Ti ho
portato un
regalo, ma se fai così me lo tengo io…- borbotta
Taehyung, guardando con
sospetto il moto dispettoso delle onde.
-Non ce
n’era
bisogno…- mormora Yoongi calciando l’acqua solo
per il gusto di vedere la
pelliccia di Taehyung afflosciarsi e incrostarsi di sale.
-Si, si,
certo. Vedi
di darti una mossa. Sta per venire a piovere.-
-Non sali
con me?-
chiede Yoongi, innocente.
-Io!? Su
quel
trabiccolo volante!? Manco morto.-
* ° *
° *
La
pioggia li
raggiunge quando il palazzo e già all’orizzonte.
Un temporale primaverile in
piena regola.
Yoongi
atterra
mentre Taehyung lo segue, tremante e bagnato.
-Ma qui
non c’era sempre
il sole una volta?- si lamenta con uno starnuto, mentre le gocce gli
scivolano
sul viso.
Yoongi
però non lo
ascolta.
Vede
tutto e niente.
Vede
galassie, cieli di ghiaccio e
fiori di fuoco.
Vede mari
in tempesta e colline erbose.
Vede
occhi di stelle e capelli di
grano.
Vede un
bambino.
-Ah,
già… Mi c’è voluto un
po’ in
effetti…- sorride Taehyung.
Ha
un’espressione allegra e la voce che
rischia di spezzarsi in ogni istante.
-Dieci
anni in realtà, ma il mondo è
molto più grande di quanto credessi ed è bravo a
nascondere quello che non
vuole far trovare…-
Yoongi
fissa quel bambino come chi vede
il sole per la prima volta, come chi respira dopo una vita passata ad
affogare.
Lo fissa
e ha paura che sia un sogno,
che presto qualcuno lo svegli per riportarlo in quella
realtà grigia e
soffocante in cui ha continuato a vivere sorretto solo dalla speranza
che un
giorno, forse, sarebbe terminata.
Il
bambino solleva curioso gli occhi
verso Yoongi.
Sono
azzurri come il cielo primaverile
e brillano come il mare. Galassie intere devono essere rinchiuse in
quello
sguardo e Yoongi ci affoga dentro.
Affogare
non è mai stato così bello.
Perciò
Yoongi fa un passo.
Poi un
altro. E un'altro ancora.
Le gambe
cedono e lui
cade in ginocchio, senza fiato. Senza più niente che non sia
quella piccola
figura che stringe una matita in una mano e un foglio in
un’altra.
Che accanto
a sè tiene un vaso con una
rosa rossa e impertinente, un po’ ammaccata dagli anni, ma
sempre bella.
Che ha
una borsa ricolma di lettere portate dal vento e un libro sui pirati.
Che lo
guarda come se anche lui vedesse
la luce dopo anni passati nell’oscurità
più completa.
-Jimin?-
chiede Yoongi con un sussurro
tremate.
E Jimin
sorride, le guance piene, gli
occhi stretti e quel sorriso che brilla e scalda più del
sole.
Sorride e
basta.
-Buon compleanno, hyung-
*
° * ° *
-Oh, ma
andiamo! Vengo a trovarvi solo una volta al mese. Almeno in queste
occasioni, potreste smetterla per un attimo
di pomiciare e prestarmi un po’ di attenzione?!-
-Vai al
diavolo- sibila Yoongi,
tuffandosi nuovamente su quella bocca rossa e morbida.
Jimin
ride e si scusa, cercando di
sottrarsi a quell’assalto come la buona educazione
richiederebbe, ma senza metterci
particolare impegno. La corona di fiori che ha in testa cade sulla
sabbia
bianca senza che nessuno se ne preoccupi.
-Tu
guarda che roba…- sospira Taehyung
lisciandosi il pelo, offeso.
-Non
dirmelo…- concorda Seokjin,
coprendosi la corolla con le foglie, più rosso del normale
-Anagraficamente potrebbe essere suo nonno-
-Chiudete
il becco voi due- li minaccia
Yoongi, voltandosi nella loro direzione e scuotendo la coda minaccioso.
-Hyung…-
soffia Jimin, prendendogli il
viso tra le mani e voltandolo verso di sè per guardarlo
negli occhi.
Il rumore
del mare è dolce mentre li
culla in quel riempirsi vicendevole.
-Ti amo,
hyung- mormora Jimin con quel
sorriso tranquillo che illumina il mondo.
-Ti amo-
ripete Yoongi, felice.
Un’onda
si infrange sulla spiaggia.
E’
l’alba.
*
° * ° *
Si dice
che il
serpente non visse a palazzo per il resto dei suoi giorni, ma in una
piccola
casetta sul mare con tre braceri, un letto di coperte e un piccolo
giardino.
Che nel
momento in
cui esalò il suo ultimo respiro i suoi migliori amici erano
con lui e che i suoi
pensieri furono tutti per il piccolo principe, per il bambino che aveva
cresciuto e protetto, per il ragazzo che aveva amato e che rimase
accanto a lui fino alla fine, entrambi in attesa
di
rinascere, ancora una volta, e di cercarsi fino alle stelle come si
erano promessi di fare.
Si
racconta che in
ogni nuova vita che Dio concesse loro, mai ci fu volta in cui non
poterono
ricongiungersi, poiché il loro amore era stato
più forte del dolore e della
morte stessa e come tale andava ricompensato.
Si
sussurra che in
una di queste vite essi siano rinati entrambi come semplici umani. Di
come la
rosa vanitosa, il despota crudele, il sole del deserto e la volpe furba
si siano
uniti a loro grazie all’aiuto di un uomo di nome Namjoon,
che, si dice, sia stato
colui che propose di mandare un certo serpente crudele e ferito
ad uccidere un piccolo principe solo e infelice.
Si parla
di come il
palazzo sia diventato un appartamento, il giardino un palco, e il mare
una
folla. Si dice che quei sette siano destinati a grandi cose,
poiché legati da
quel filo invisibile che unisce tutti i fati e tutte le esistenze. E
anche che,
nonostante nessuno ricordi qualcosa delle loro vite passate,
alcune cose non sono mai cambiate. Soprattutto l’amore.
Si
raccontano molte
storie, ma nessuno sa cosa sia accaduto veramente…
I see ocean, I see desert, I see the
world
Everything
is the same thing
But
with different name
It’s life again
******
Oddio, da dove partire?
Innanzitutto questa è la mia primissima storia che
raggiunge la fine e mi sento tanto fiera di me per avercela fatta.
Farò del mio meglio per far si che accada con tutte le
storie in corso.
Secondo, vorrei ringraziarvi tutti, uno per uno, soprattutto
quelli che mi hanno supportato dall'inizio alla fine (Yes, I'm talking
about YOU) nonostante abbiano subito dolori immani.
Vorrei poter dire di essere soddisfatta, ma non lo
sarò mai perchè sono troppo perfezionista, ma va
bene così perchè ho ancora un bel po' di strada
da fare.
Aggiungo che ho almeno altre 13 ff pronte sui miei ciccini, ma
che mi impegno a portare a termine prima le storie in corso.
E niente, piango perchè ero troppo affezionata a
questa ff. A proposito, avete visto? L'avevo detto io che c'era l'happy
ending ;)
PS Qualcuno si era accorto dei riferimenti a
Sea? XD
Un abbraccio fortissimo a tutti! E grazie <3
Kiss ;-*
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