Il Segreto di Middleton Abbey

di Annrose Jones
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una parrocchia tranquilla ***
Capitolo 2: *** 2. La Signora di Middleton Abbey ***



Capitolo 1
*** 1. Una parrocchia tranquilla ***


1. UNA PARROCCHIA TRANQUILLA
 
 
Il cottage degli Herbert non era di certo il più grande ed ambito dell'Hertfordshire e, ad eccezion fatta per i conigli e i corvi, si poteva affermare che non vi abitasse anima viva.
In tutta la sua vita Alydia Mitchell non aveva mai visto un luogo più desolato di quello e, varcando il cancelletto di legno, non poté fare a meno di constatare quanto quel posto la facesse sentire finalmente a casa.
Nonostante la fama che lo circondava, Amos Mitchell era un uomo mite e schivo che alle chiacchiere dei suoi simili preferiva di gran lunga il silenzio delle piante. Il signor Mitchell aveva lavorato per molte famiglie della borghesia inglese e francese e, durante il suo lungo soggiorno oltremanica, aveva incontrato e amato Laura Delacroix, dalla quale aveva avuto un'unica figlia femmina. Alla morte della moglie, Amos Mitchell aveva deciso di far ritorno in patria e per anni aveva girato l'Inghilterra lavorando per i dignitari della corona e per tutti coloro che, in virtù di qualche sterlina in più, avevano il ridicolo vizio di credersi nobili.
Dopo aver visitato tutte le ville e le magioni costruite tra la Cornovaglia e la contea del Cumberland, il signor Mitchell aveva deciso di ritirarsi nell'Hertfordshire insieme alla figlioletta e di trascorrere i suoi ultimi anni vicino alla tranquilla parrocchia di Aldenham.

L'albero dei pensieri era l'invenzione più divertente che suo padre avesse mai escogitato per un giardino ed era quella che Alydia preferiva in assoluto. Tra i rami di un albero, il signor Mitchell appendeva lunghi nastri, file di perline, candele spente, lettere e bottiglie vuote insieme a chiavi, campanelle e figurine di legno. Sotto quell'inventario da rigattiere, si poteva riposare, pensare e ballare e i lunghi pomeriggi dell'Hertfordshire volavano veloci.
Alydia si calò sulla fronte il grande cappello di paglia e impugnò il rastrello, cominciando a raccogliere le erbacce che aveva strappato dalle aiuole e dai vasi con le fragole. Gli orli dei pantaloni avevano un curioso motivo marrone, che come una passamaneria decorava la circonferenza delle gambe, mentre due macchie verdi coloravano il tessuto beige in prossimità delle ginocchia. Alydia si tolse il cappello e si passò la manica della camicia sulla fronte, lasciando un segno marroncino e sudaticcio sulla camicia che aveva rubato al padre e si tirò su i calzoni, cercando di stringere ulteriormente la cintura che si era messa intorno ai fianchi per evitare che gli cadessero durante i lavori. Se qualcuno l'avesse vista in quello stato, con i capelli malamente raccolti e abiti maschili a camuffare le sue forme, sicuramente l'avrebbe scambiata per un ragazzo e subito sarebbe corso in città per informare tutti di quanto poco convenienti fossero i modi e l'abbigliamento della figlia di Amos Mitchell e subito si sarebbe cominciato a parlare di scandalo.
Alydia finì di rassettare il giardino, per poi andare a sedersi sotto i rami dell'albero dei pensieri dove, abbandonati sulla panchina tra i fiori recisi e le foglie, aveva lasciato un vecchio erbario, un quaderno, una matita e una manciata di gessetti colorati. La giovane si mise a sfogliare le pagine del manuale, cercando tra le sue pagine incartapecorite i fiori e le foglie che aveva raccolto e annotando il tutto sul suo blocco. Immersi nel silenzio e la pace del giardino era facile dimenticarsi del mondo all'esterno e, distratti dal canto degli uccelli o dallo scrosciare dell'acqua nel lavabo, era si finiva per prestare attenzione a ciò che accadeva oltre le mura del cottage come, per esempio, l'arrivo di un ospite.

 


 
 
 
 
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Capitolo 2
*** 2. La Signora di Middleton Abbey ***


2. LA SIGNORA DI MIDDLETON ABBEY
 
Il cottage degli Herbert non era solo uno dei luoghi più angusti d'Inghilterra, ma anche uno dei più difficili da raggiungere. Dalla strada principale uno stretto sentiero si inoltrava per diverse miglia tra ettari ed ettari di boscaglia e, quando la brutta stagione dava liberofogo al maltempo, la pioggia e la neve trasformavano il sentiero in un rigagnolo di fango rendendo quasi impossibile il traffico.
Per anni il cottage, che confinava con il parco di Middleton Abbey, era stata la dimora del giardiniere della famiglia Potter fino a quando, per motivi che nessuno ricordava, la casa era diventato oggetto di un infinito mercanteggiare.
Dai Potter era passata ai Johnson, che l'avevano ceduta ai Parrish, che a loro volta l'avevano venduta per poche sterline ai Collins e, infine, agli Herbert che avevano acquistato la casa e tutti i suoi problemi per una cifra irrisoria. Da diverse settimane girava voce che il cottage avesse un nuovo proprietario e come membro della famiglia più illustre della parrocchia, e per accaparrarsi l'ultimo pettegolezzo prima delle altre comari, Lady Angelica Temperance Potter aveva deciso di andare ad accertarsi personalmente circa i nuovi inquilini.
Il cancelletto di legno era stato riverniciato e un cartello accoglieva i visitatori a nome dei padroni di casa; Lady Potter scese dal calesse e si avvicinò al muretto di cinta, cercando di sporgersi per sbirciare dentro al giardino alla ricerca di segni di vita o per annotare qualche atteggiamento inconveniente da parte dei nuovi ospiti. Nonostante la sua ferrea volontà di mantenere il decoro della parrocchia e dei suoi abitanti, Lady Potter dovette presto costatare quanto diverso apparisse il cottage e il suo giardino notoriamente in disordine: i cespugli e le aiuole, rese selvagge da anni di incuria, erano state domate e riportate entro i loro confini di pietra e ghiaia, le rose e gli arbusti erano stati potati così come gli alberi. L'edera, che copriva con arroganza i tronchi degli alberi e parte della casa, era stata strappata e delimitata ad un angolo dell'edificio dove non avrebbe dato fastidio. Le imposte e la porta erano state riverniciate con la stessa tinta verde smeraldo del cancelletto, i vetri rotti erano stati sostituiti e davanti ad ogni finestra era stato sistemato un vaso di gerani rossi e bianchi.
Lady Potter si avvicinò al cancello, lo spinse appena e, non trovando resistenze, lo aprì addentrandosi tra le piante e le siepi di quel piccolo fazzoletto di terra così simile all'Eden e iniziò a gironzolare nella speranza di incontrare uno dei padroni di casa. Finalmente, nascosto sotto un albero a cui erano state attaccate cianfrusaglie di ogni tipo, notò una figura china su un grosso libro e, sfoderando il suo miglior sorriso, gli andò in contro per sfoderare il repertorio di benvenuto che era solita sciorinare quando si trattava di accogliere un nuovo membro all'interno della comunità.
- Mr. Mitchell! - la donna tirò su la gonna quel tanto che bastava per non rimanere incastrata tra i rami degli arbusti più bassi. - Mr. Mitchell, come sono lieta di fare la vostra conoscenza! Lasciate che mi presenti io sono Lady Angelica Temperance Potter e sono...
Lady Potter si bloccò al vedere una ragazza alzare gli occhi dal volume e sorriderle con innocenza e incoscienza.
- Temo abbiate preso un abbaglio. - Alydia si alzò e fece una piccola riverenza. - Mio padre è andato dal pastore e non sarà di ritorno prima di cena.
Angelica Temperance Potter rimase immobile mentre i suoi occhi chiari squadravano con ben poca discrezione la fanciulla che aveva davanti: cominciando dagli abiti maschili e sporchi, per finire con i capelli neri intrecciati in una treccia raffazzonata alla bene meglio e senza alcun gusto.
- Miss Mitchell. - Lady Potter mosse qualche passo in direzione di Alydia. - Vogliate perdonare la mia sorpresa, mi aspettavo di trovare vostro padre.
- Mr. Pullman lo ha mandato a chiamare perché lo aiutasse con le rose. - Alydia si affrettò a raccogliere l'erbario e il blocco su cui stava scrivendo e invitò la sua ospite ad accomodarsi in casa.- Posso offrirvi una tazza di té?
La giovane aprì una porticina sul retro e la tenne aperta il tempo necessario perché Lady Potter entrasse nella piccola cucina del cottage.
- Mi dispiace accogliervi in questo stato. - mormorò visibilmente in imbarazzo la giovane, mettendo a posto il libro e nascondendo tra i libri e i vecchi progetti del padre il suo quaderno. - Non aspettavo ospiti.
Lady Potter si tolse il cappellino e si guardò intorno spaesata per poi sedersi su una delle quattro sedie che circondava il tavolo ed appoggiare il suo bonnet sulla seggiola accanto alla sua.
- Una padrona di casa deve essere sempre pronta a ricevere visite. - la rimbrottò mentre un gatto saltava sul piano e cominciava a giocherellare con le uova che la ragazza aveva lasciato incustodite.
Alydia mise a bollire l'acqua e, prima che il gatto potesse combinare una frittata, lo prese in braccio e lo invitò ad uscire con poca gentilezza.
- Siete sola in casa?
- Sola.
- Una giovane della vostra età tutta sola?- Lady Potter sbarrò gli occhi.- Vostro padre non ha paura che vi possa succedere qualcosa?
- Mio padre sa che non mi può succedere nulla di male. - Alydia prese una teiera e preparò a parte il latte.
Lady Potter prese la tazza che le veniva offerta e vi versò dentro qualche goccia di latte freddo. Il cottage degli Herbert, ora cottage dei Mitchell, era difficile da raggiungere e sicuramente la contea offriva ai ladri alternative più sfarzose e con strade meno impervie; in più, come se la boscaglia e il fango non fossero deterrenti sufficienti, gli abiti maschili della ragazza, per quanto totalmente inconvenienti ad una giovane in età da marito, potevano essere un ulteriore motivo per scegliere un'altra casa da ripulire.
- Immagino che vostra madre sia insieme a Mr. Mitchell. - osservò Lady Potter portandosi alle labbra la tazzina.
- Mia madre è morta quando avevo dodici anni. - Alydia prese una zolletta di zucchero e se la mise in bocca ignorando l'occhiata di rimprovero della sua ospite.
- Siete cresciuta senza madre? Tutta sola con un uomo? - improvvisamente i modi grezzi e gli abiti maschili della ragazza passarono in secondo piano: cresciuta senza una figura femminile a cui fare riferimento e senza l'educazione necessaria ad una signorina per diventare una brava moglie, Miss Mitchell aveva sicuramente problemi ben più gravi dell'abbigliamento a cui pensare. Lady Potter guardò la ragazza e le rose che qualcuno aveva sistemato in un vaso accanto alla finestra: davanti a sé vi era un virgulto selvatico ed indisciplinato, un bocciolo che sarebbe riuscito a sbocciare e a dare frutto solo con l'aiuto di mani sapienti e di un cuore generoso e materno.
Alydia Carolyn Mitchell era la rosa selvatica, Angelica Temperance Potter era il giardiniere che l'avrebbe aiutata a sbocciare.
- Siete mai stata a Middleton Abbey, Miss Mitchell? La famiglia di mio marito vi risiede da generazioni e ora è il gioiello di questa parte dell'Hertfordshire. I miei figli hanno fondato un circolo per i giovani e le fanciulle della parrocchia e potrebbe essere un'ottima occasione per conoscere i membri della vostra nuova comunità. In più il vostro muro confina con il parco della nostra magione!
Alydia ascoltò attentamente la spiegazione di Lady Potter e la conseguente proposta e sorrise timidamente, cercando di nascondere dietro il pudore il suo imbarazzo.
- Non ho mai frequentato circoli.- Un motivo in più per venire a farci visita.- la incalzò Lady Potter annotandosi quell'ennesimo particolare: il giorno seguente avrebbe avuto diversi argomenti da affrontare con le sue comari e, sapere di aver così tante informazioni in esclusiva, le dava una certa soddisfazione.- Perché non venite a trovarci sabato prossimo per il té? Sono sicura che mia figlia vi adorerà e così anche le sue compagne.
- Non voglio sembrare arrogante o scortese. - Alydia si alzò e andò a posare la tazza e la teiera vuota nel lavabo, mettendo un po' di distanza tra lei e la sua ospite. - Non credo che un circolo sia un posto adatto a me.
- Per via del vostro abbigliamento? - Lady Potter inarcò un sopracciglio mentre il suo sguardo si posava ancora un volta sui calzoni da uomo e la camicia sporca e lisa. - Non temete, sono sicura di potervi procurare un abito entro sabato.
- Il mio abbigliamento? - Alydia soffocò a stento una risata e si morse il labbro. - Temo di non capire.
- Posso comprendere il vostro disagio. - Lady Potter si alzò e si avvicinò alla ragazza assumendo il tono di chi sta per rendere qualcuno partecipe di una confidenza non richiesta. - Ma sono sicura che, se me lo permetterete, riuscirò a farvi avere un bell'abito per il ricevimento di sabato sera.
Alydia fece un passo indietro e andò ad aprire la finestra a cui il gatto, visibilmente irritato per essere stato cacciato fuori, stava bussando da una decina di minuti abbondanti.
- Ne parlerò con mio padre. - sospirò, sperando così di mettere fine a quella futile discussione.- Una signorina a modo tiene sempre in considerazione le opinioni del padre.
Lady Potter annuì compiaciuta e si calò il cappellino in testa, certa di aver portato a termine con successo la sua missione.
- Devo mandare il calesse a prendervi? - domandò avviandosi verso la porta.
- Non oserei mai disturbarvi con una simile richiesta. - Alydia uscì accanto alla donna e la accompagnò fino al calesse che paziente la attendeva sul sentiero. - Le nostre proprietà confinano, non vedo perché dovrei scomodare un vetturino.
- Come preferite, mia cara. - con un movimento non così tanto agile, Lady Potter si issò a bordo del calesse. - Spero di vedervi molto preso e di avere l'onore di conoscere vostro padre.
Alydia sorrise e la omaggiò con un'altra piccola riverenza, restando sul cancello fino a quando il calesse non sparì inghiottito dalle ombre e dalla boscaglia.


 
 
 
 
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