Nessun pregiudizio

di Plando
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


“Come sindaco di Zootropolis, sono fiero di annunciare che la mia Iniziativa di Integrazione Mammifera ha portato alla promozione di una cadetta, prima assoluta nel suo corso, diventando il primo agente donnola di Zootropolis, Samantha Nivalis”

Leodore Lionheart, che era stato eletto da poco sindaco di Zootropolis, aveva portato fin da subito aria di cambiamento nella città; teoricamente la sua iniziativa puntava a dare pari opportunità a chiunque, infatti prima di allora a nessun mammifero sotto la taglia di un lupo medio era concesso di partecipare all’accademia di polizia; in realtà era tutta una manovra politica, atta ad assicurargli la poltrona di sindaco fino alla pensione, ma a quanto pare funzionava, se anche una donnola, che godevano di una fama analoga a quella delle volpi, era riuscita a diventare agente di polizia, ed il fatto che non avesse utilizzato minimamente l'amicizia di vecchia data che aveva col neo-promosso capitano del distretto di Downtown lasciava capire l'entusiasmo e la tenacia che aveva messo nell'addestramento, avrebbe mostrato che anche una donnola può essere migliore di quello che tutti pensano.

L’agente in questione era un grazioso esemplare femmina di donnola, per dimensioni era decisamente la più piccola di tutto il suo gruppo di cadetti, mentre per età era vero il contrario, a differenza della maggior parte dei suoi simili, il suo manto era completamente bianco, candido come la neve, mentre risaltavano gli occhi e il naso, entrambi neri; la piccola Mustelide si avvicinò al palco una volta sentito il suo nome, era vestita con la classica divisa da cerimonia della polizia, camicia e pantaloni blu e cravatta nera, il tutto stonava parecchio col pelo albino.
Leodore si avvicinò alla poliziotta, per insignire finalmente la donnola che non aspettava altro, non fu per nulla facile, il piccolo distintivo era fatto su misura per la piccola mammifera e con le zampe che si ritrovava ebbe non poca fatica ad appuntarglielo al petto, non appena lo fece l'espressione dolorante che gli mostrò lei gli fece capire che la spilla era andata ben oltre la divisa, il leone era visibilmente mortificato, sperando che non cominciasse ad urlare dal dolore, fortunatamente si limitò a sistemarselo come doveva stare, lanciando occhiatacce al felino.

A differenza dei capitani degli altri distretti, Bogo si era recato alla cerimonia, la loro amicizia andava avanti da troppo tempo perché delle stupide formalità si mettessero in mezzo e alla conferenza stampa della sua nomina a capitano, avvenuta pochi mesi prima, lei lo aveva semplicemente salvato, aiutandolo a scrivere il suo discorso, non sarebbe mancato per nessun motivo.

Finita la cerimonia la neo-poliziotta si avvicinò al bufalo, che per tutta risposta si abbassò, sorridendole e allungando la zampa nella sua direzione.

“Complimenti Sam, sono fiero di te” Lei ricambiò la stretta, annuendo e sorridendo.

“Grazie Hank, tutto questo conta molto per me”

Sorrise anche lui, mollando poi la stretta.

“Lo so, ma d’ora in avanti per te io sarò capitano Bogo, non te lo dimenticare” Lo disse con sguardo serio, almeno per qualche secondo prima di non resistere più e scoppiare a ridere.

“Altro che capitano” Lo incalzò la donnola, trattenendo le risate “Sei il solito buffone, e non ti dimenticare che sono più vecchia di te, porta rispetto per le signore anziane”

“Ah ah ah, come se un paio di anni di differenza contasse qualcosa, ma fammi il piacere”

Passarono qualche minuto ridendo e scherzando, ricordando il passato ed il fatto che, ora che anche lei era agente di polizia, il loro più grande sogno si fosse avverato; sebbene in ritardo rispetto all’amico d’infanzia, alla fine anche lei era riuscita, l’unico suo dispiacere era che il bufalo nel frattempo aveva fatto carriera, impedendogli così di averlo a fianco come partner di lavoro, tuttavia era anche orgogliosa del successo che aveva ottenuto, se l’era meritato, poco ma sicuro.



“Sicuro che non ti creeranno problemi per il fatto che sono una tua sottoposta? Insomma, lo sanno tutti ormai che siamo amici da una vita”

“Se anche fosse, se qualcuno avrà da ridire, semplicemente non m'interessa, che ci provino a rompere” Concluse la frase con una scrocchiata di zoccoli, come per enfatizzare che non sarebbe finta bene a chiunque si fosse messo in mezzo.

“Si certo…immagino che mi farai fare la gavetta tipo dirigere il traffico giusto?”

“E perché dovrei? E non lo dico perché sei te, ma se qualcuno esce dall'accademia con dei risultati come i tuoi non vedo perché sprecarlo per una cosa del genere”

La donnola sorrise prima di fare una proposta al bufalo “Stasera vado a festeggiare con qualche amico, verrà anche il mio fidanzato, ci sarai?”

“Certo, che domande, anche se, lasciamelo dire, sul tuo fidanzato non sono molto d’accordo, è un delin…”

“Ne abbiamo già parlato, non lo mollo solo perché non ha avuto un passato felice, lo sto mettendo in riga, non preoccupartene”

Bogo non parve convinto, il fatto che lei si frequentasse con uno che aveva conosciuto mentre gli svaligiava la casa gli sembrava una cosa fuori dal mondo, ma a lei andava bene così e sapeva non ci avrebbe potuto fare nulla, decidendo quindi di cambiare discorso.

“Il sindaco ti ha bucata per bene è?”

“Taci, mi fa ancora male, è fortunato che sono piccola, lo avrei preso volentieri a schiaffoni”









Leodore era da poco tornato nel suo ufficio, si sentiva ancora in colpa per la gaffe del distintivo, decise che il momento che aveva rimandato continuamente in quei giorni era arrivato, avrebbe assunto un'assistente, qualcuno che avesse più manualità con quel genere di cose e che potesse incolpare in caso di errore, per cui aprì un cassetto della scrivania e prese i due soli curriculum presenti al momento.

“Vediamo che abbiamo qua” Il primo era di una pecorella, diede una rapida occhiata alla foto, non guardando neppure il nome, non lo convinse minimamente, soprattutto per le sue dimensioni minute, non avrebbe mai potuto fottersela come avrebbe voluto, certo le femmine non erano un problema per lui, bastava solo andare nel posto giusto e far vedere i verdoni e gli cadevano hai suoi piedi e non solo.
Ma se doveva avere un'assistente voleva che ci fosse un rapporto “speciale” con quest'ultima, possibilmente senza che sua moglie lo venisse a sapere, buttò il fascicolo nel cestino e prese il secondo, restò senza parole, mai avrebbe pensato che una tigre potesse essere così gnocca e già si immaginava tutte le posizioni in cui l'avrebbe messa dentro quell'ufficio una volta assunta, diede uno sguardo al curriculum, il numero di telefono era calcato in una maniera assurda.

Era fatta, uno splendore del genere non era certo da farselo scappare, eppure c'era qualcosa che non tornava, i suoi occhi continuavano ad abbassarsi verso le carte nel cestino e la foto della pecorella, inutile girarci attorno, era attratto da quel curriculum, soprattutto, ma sarebbe meglio dire SOLO per il fatto che aveva già il pieno appoggio dei felini, assumere lei come sua assistente l'avrebbe messo in ottima luce pure con gli ovini, il che voleva dire secondo mandato assicurato, visto il loro numero sempre più crescente a Zootropolis; certo la mossa perfetta, quella definitiva e che lo avrebbe sistemato a vita sarebbe stato ingraziarsi i leporidi di Bunnyburrow, ma sarebbe arrivato anche il tempo per quello, così, dopo essersi segnato i dati personali della tigre su un post-it in caso di emergenza, prese dal cestino le carte per vedere il nome della sua nuova assistente.





“Dawn Bellwether”





La serata proseguì in un locale in centro città.
I primi ad arrivare furono Samantha, il suo fidanzato e degli amici come loro di piccole dimensioni, dopo un po' arrivò anche Bogo e gli ultimi ritardatari, per cominciare poi a mangiare.
Finito di cenare e una volta chiusa la cucina partiva la musica a palla con mammiferi di medie e piccole dimensioni che ballavano sui tavoli.
L'attenzione di Bogo più che alla musica andò alla voce della giovane promessa che quella sera cantava, un’anonima Gazzelle accompagnata da un suo amico tigre che ballava a ritmo, con una voce del genere era più che sicuro che da lì a poco avrebbe sfondato nel mondo della musica; la serata si concluse abbastanza bene, col gruppetto che andava ognuno a casa propria a riposare, il giorno successivo sarebbe stato il primo di lavoro per la donnola.





Percorse tutto l’atrio, osservandosi attorno, non era la prima volta che entrava nel dipartimento di Downtown, ma farlo con una divisa addosso era tutta un’altra cosa, ora poteva gironzolare libera dove gli pareva, esplorando stanze che fino a pochi mesi prima gli erano proibite e cominciando a conoscere i suoi nuovi colleghi di lavoro, partendo dalla reception.
Ad accoglierla trovò un vecchio stambecco, lei si avvicinò, salutando e attendendo una risposta che non tardò ad arrivare, nonostante fosse al telefono.

“Scusi un attimo, attenda in linea” Detto questo posò la cornetta e si volse verso la donnola “Buongiorno, se non sbaglio lei è una delle reclute appena arrivate”

“Si esatto, mi chiamo Samantha, e lei è….”

Il caprino, che sembrava abbastanza avanti con l’età, si alzò in piedi facendo un mezzo inchino, per poi presentarsi.

“Winston Smith, addetto alla reception e, si spera, pensionato oziatore da qui a poco”

“Eh, ooook, dove devo andare per l’appello?”

“L’arena è in fondo al corridoio, ultima porta a sinistra”

Avrebbe voluto ringraziarlo come si deve per la disponibilità, ma era evidente che lui fosse sommerso di lavoro, avrebbe rimandato ad un’altra volta, decidendo quindi di limitarsi ad un semplice saluto subito ricambiato, per poi dirigersi verso la stanza.

Non appena varcò la porta venne investita dal caos più totale, gli agenti presenti erano tutti impegnati in qualunque genere di attività che non fosse il starsene tranquilli, partendo da normali discussioni a voce forse troppo alta, fino ad arrivare a gente che si sfidava a braccio di ferro, percorse pian piano la fila di banchi con relative sedie, cercandone una libera dove avesse potuto accomodarsi, sperando che l’arrivo del bufalo avesse tranquillizzato la situazione, rimase sbigottita quando vide cosa stava accadendo in prima fila.

“Ma…che diavolo…”

Sulla prima fila di tavoli ci stavano due mammiferi che facevano a braccio di ferro, una tigre da una parte e…Bogo dall’altra, non ci poteva credere che il capitano della polizia stava partecipando attivamente al caos presente in quella stanza, invece di riportare l’ordine stava incentivando i suoi agenti a continuare a fare casino, era pressoché sconvolta da quello che stava vedendo in quel momento; il bufalo nel frattempo si accorse dell’arrivo della sua amica, mentre era ancora sotto sforzo per la sfida che era in atto in quel momento accennò un sorriso per poi rivolgersi alla tigre.

“Scusa Mike, ma ora che ci siamo tutti dobbiamo tornare al lavoro”

“Cos…non penserai davvero che mi arrenda per così poco?”

Il sorriso del bufalo si accentuo ulteriormente “Oh no, non ce ne sarà bisogno”

Finita la frase Bogo spinse con tutta la forza che aveva nascosto finora, portando il braccio dell’avversario ad impattare contro il tavolino, facendolo sobbalzare da terra, sancendo così la fine dello scontro, il bufalo si alzò in piedi trionfante, per poi schernire il suo rivale.

“Non è la prima volta che te lo dico, ed immagino non sarà nemmeno l’ultima, ma hai perso”

Samantha era a dir poco scandalizzata da quello che aveva appena visto, certo conosceva molto bene Hank, erano amici dalle elementari e sapeva quanto potesse essere sbruffone riguardo la sua forza, ma diavolo, arrivare a trasformare la sala briefing del primo distretto di Zootropolis in una sorta di bisca clandestina forse era troppo anche per lui, ci manca solo che avessero scomm…

“Ehi, non dimentichi qualcosa?” La voce del bufalo tuonò nella stanza, mettendo un silenzio di tomba per qualche secondo, poi la tigre si avvicinò e posò, con velato disappunto, una banconota da cinquanta sullo zoccolo del suo capo; la donnola restò per un attimo imbambolata sul posto, cercando di mettere a fuoco tutto quello che era accaduto in quel momento, mentre i suoi colleghi prendevano posto.

“Samantha, hai intenzione di sederti o preferisci stare tutto il tempo in piedi?”





Era appena uscita dalla sala briefing assieme a Higgins, a cui era stata assegnata per pattugliare Downtown, quando si fermò da una parte, attirando l’attenzione dell’ippopotamo.

“Nivalis, che succede?”

Lei si voltò verso di lui, osservandolo qualche secondo per poi rispondergli “Devo dire una cosa al capitano, vai pure all’auto, ti raggiungo subito”

Lui si limitò ad annuire per poi allontanarsi, dopo qualche minuto anche l’ultima squadra aveva abbandonato l’arena, compreso Bogo, che dopo aver chiuso la porta, andò verso il suo ufficio; lei lo seguì, bussando una volta arrivata innanzi alla porta.

“Avanti”

“Ciao Sam, qualche problema con l’incarico che ti ho assegnato?”

La donnola albina percorse tutta la lunghezza dell’ufficio, saltando sulla sedia davanti la scrivania per poi sbatterci i pugni sopra, con sguardo furente.

“Hank, si può sapere cosa sarebbe la pagliacciata che a cui ho appena assistito?”

“Pagliacciata? Non ho idea di cosa tu stia parlando, per quanto mi riguarda si è svolto tutto nella norma”

Una cocente delusione la prese all’improvviso, quello che stava vivendo era sempre stato il suo sogno ed il fatto di essere riuscita a trasmetterlo anche al suo migliore amico l’aveva fatta sentire in qualche modo appagata, dato che a suo tempo, a causa delle sue piccole dimensioni, lei non avrebbe avuto alcuna speranza di realizzarlo, cosa che cambiò non appena salì al potere Lionheart e le sue iniziative, che le permisero l’arruolamento.

“Nella norma? Ma ti rendi conto di come ti sei comportato? Lasciamo perdere quello che ho visto appena sono entrata, per tutto il resto del tempo, mentre davi gli incarichi, non hai fatto altro che ridere e scherzare coi tuoi sottoposti, li chiami per nome, permetti che loro facciano lo stesso con te, hai anche…”

Il bufalo la interruppe bruscamente “Esatto, tutto nella norma, in questo anno in cui sono stato promosso a capitano ho sempre agito così, quegli agenti sono i miei compagni di corso, sono prima di tutto miei amici, so benissimo come fare il mio…”

“Ah no, ciccio bello, te non mi metti a tacere così, ricordati che sono stata io a tirarti fuori dai casini e a spingerti a diventare qualcosa di meglio di un vandalo che imbrattava i muri delle case altrui, sono fiera di dove sei arrivato, ma se vuoi essere veramente un capo di polizia, devi esigere il rispetto da quelli che sono tuoi sottoposti, soprattutto se…”

La predica sembrava non finire più, sotto un certo aspetto lui la capiva, diventare agente di polizia e, magari, farci pure carriera era sempre stato il sogno di lei, infranto fin troppo presto da delle stupide leggi, lui invece non era stato altro che un bullo con la sua banda di teppistelli che si divertiva periodicamente a danneggiare le proprietà altrui, pensando sempre di farla franca, fino al giorno in cui Sam non si prese la colpa al posto suo, risparmiandolo probabilmente da una nottata dietro le sbarre, da allora si decise a cambiare, venendo pian piano contagiato dalle idee dell’amica, ma ora la donnola si stava spingendo troppo oltre, lui aveva il suo modo di agire e non lo avrebbe certamente cambiato perché glie lo diceva lei, decise quindi di interromperla, sbattendo violentemente il pugno sul tavolo.

“ADESSO BASTA!”

La donnola, intimorita dalla reazione del bufalo si zittì di colpo, facendo sprofondare la testa nelle spalle e abbassando le orecchie sul cranio.

“Adesso ascoltami bene, agente Nivalis, non sarai certo tu a dirmi come devo fare il mio lavoro, quindi, se non vuoi finire a ricoprire il ruolo di ausiliare del traffico ti conviene uscire da quella porta e fare il tuo dovere, sono stato abbastanza chiaro?”

Lei lo osservava ad occhi sgranati, a sua memoria quella era la prima volta che vedeva il suo amico di una vita “aggredirla” in quella maniera, mai prima di allora l’aveva chiamata col suo cognome così seriamente, tutto questo la fece esitare mentre tentò di dare una risposta.

“Si…sissignore”

Detta quest’unica parola scese dalla sedia per andare verso l’uscita, Bogo la osservava mentre si allontanava, si sentiva in colpa, probabilmente l’aveva spaventata con quella sfuriata, ma in quel momento il suo orgoglio gli impedì di scusarsi con lei, decidendo che lo avrebbe fatto alla fine del turno, si sarebbero chiariti, avrebbero fatto pace e visto un film spazzatura, mangiando schifezze a volontà come sempre.





Ormai era quasi arrivato l’orario di fine turno, Samantha sarebbe tornata presto, al che Bogo decise di aspettarla alla reception, facendo compagnia ad Alfred, lo stambecco che quella stessa mattina aveva dato il benvenuto alla nuova recluta.

“Avete infine deciso?”

Bogo, che in quel momento aveva la testa altrove, si voltò verso il caprino.

“Cosa? Di che parli?”

“Ma come di che parlo? Capo, tra tre mesi vado in pensione, avete trovato qualcuno per sostituirmi?”

“Ah, si certo, per il momento prenderà il tuo posto una recluta in arrivo, Benjamin Clawhauser, un ghepardo, sarà qui tra due settimane, avrai tutto il tempo di affiancarlo e spiegargli come svolgere il suo lavoro, e comunque non…”

Non riuscì a terminare la frase che la radio sulla scrivania cominciò ad emettere un sibilo, per poi udire la voce dell’ippopotamo.

<< Qui Higgins, abbiamo individuato dei tipi sospetti, corrispondono alle descrizioni, richiediamo rinforzi presso la nostra posizione >>

“Ricevuto, vi mando Johnson e Jackson, saranno li tra cinque minuti”

Informati gli altri due agenti Bogo rimase alla reception, aspettando notizie, purtroppo arrivarono fin troppo presto e non erano quelle che avrebbe voluto sentire, la voce era quella di Higgins.

<< Qui Higgins, siamo rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco, l'agente Nivalis è ferita gravemente, ripeto agente a terra servono soccorsi immediati >>




“Sebbene ci siano poche possibilità, potrebbe farcela, ma in quel caso resterà paralizzata dal collo in giù, per il resto della sua vita”





Note
Ciao a tutti, vi starete chiedendo cosa è questa roba? Non si tratta di una AU, tranquilli, è più un missing moment, o almeno io la vedo così, comunque verrà chiarito tutto dalla seconda, e ultima, parte. Non metterò OOC, il motivo lo scoprirete poi.
Non credo ci metterò molto, dato che era stata pensata come una OS sono già abbastanza avanti, stavolta saranno due capitoli, non uno di più
P.S. Non saprei che mettere come genere, se avete consigli dite pure.

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Un imprecisato numero di anni dopo.










Bogo entrò nella sala briefing, serio ed impassibile, gli agenti veterani cominciarono a battere i pugni sui tavoli sotto gli occhi increduli dei novellini al loro primo giorno in polizia.

“Va bene, va bene, mettetevi seduti”

Il baccano cessò all'improvviso, il bufalo si guardò intorno, dando uno sguardo veloce a Francine mentre prendeva posto, era il suo compleanno e si era già preparato il discorso, ma il suo sguardo, seppure per una frazione di secondo, si posò sulla piccola mammifera che stava seduta in prima fila; aveva letto il suo fascicolo, a quanto pare questa Judith Hopps si era data parecchio da fare in accademia, arrivando ad essere la prima del suo corso, non poteva non vedere come lei lo fissasse ammirata, glie lo leggeva negli occhi che avrebbe fatto di tutto per non deluderlo ed essere degna del distintivo che aveva al petto.

Fatti gli auguri all'elefantessa cominciò a fare la predica di come il municipio gli stesse col fiato sul collo per via di quattordici mammiferi scomparsi, cominciando poi a dare gli incarichi.

“Agenti Grizzoli, Fangmeyer, Delgado. Occupatevi dei mammiferi scomparsi nel distretto Foresta Pluviale” Il fascicolo venne afferrato dal leone, sollevandolo in modo che Grizzoli, un lupo bianco, non riuscisse a raggiungerlo, Bogo posò per un attimo lo sguardo sulla coniglietta, era visibilmente ansiosa di sentirsi chiamare.

“Agenti McHorn, Rhinowitz, Wolfard. Occupatevi dei casi di Piazza Sahara” Stavolta fu uno dei due rinoceronti a prendere la cartella.
“Agenti Higgins, Snarlov, Trunkaby. I casi Tundratown” L'elefante prese il fascicolo con la proboscide per poi uscire chiudendosi dietro la porta; erano rimasti solo loro due, loro due e il fascicolo di Otterton, Bogo lo osservò, alzando lo sguardo su di lei.

“E infine, il nostro primo coniglio, l'agente Hopps” Se fosse esistito uno strumento per misurare l'eccitazione che vedeva nella sua sottoposta all'idea di avere un incarico tutto suo, probabilmente il valore sarebbe andato fuori scala, facendolo esplodere come una bomba.

Si ritrovò ad un bivio, lo sapeva che lei era in gamba, da anni non vedeva risultati del genere in una recluta fresca di accademia, forse anche migliore di alcuni suoi agenti più esperti, gli sarebbe bastato richiamare Wolfard ed assegnarla a lui, McHorn e Rhinowitz se la potevano certamente cavare da soli, poi però il ricordo di Samantha si fece largo nella sua mente, la sua amica e quella coniglietta erano uguali, stesso senso del dovere, la volontà di dare tutta se stessa per la causa e di rendere fiero chiunque avesse riposto anche solo una minima speranza in quello che faceva, ma più di ogni altra cosa in lei ci rivedeva la stessa, terribile fragilità, Leodore, o chi prima di lui aveva inventato quel detto, si sbagliava alla grande, mettere in testa alla gente che ognuno poteva essere quello che voleva era stato un grosso errore, quello del poliziotto era un lavoro troppo duro per mammiferi di quelle esigue dimensioni, non poté fare a meno di pensare che, se solo lo avesse capito qualche anno prima, forse per Sam sarebbe andata diversamente.

Decise quindi che doveva fare qualcosa, non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore, non avrebbe perso un altro suo agente e se questo voleva dire essere visto come un bastardo carico di pregiudizi, allora avrebbe fatto così, sapeva che lei non avrebbe mollato facilmente e solo l'idea di distruggere i suoi sogni lo faceva sentire una merda, ma era la cosa giusta da fare, su questo ne era pienamente convinto

“Ausiliare del traffico. È tutto”

Finita la frase si voltò per uscire, nella speranza che non avrebbe ribattuto e si fosse arresa al fatto che quello era il suo compito e non avrebbe avuto altro, cosa che non accadde.





Passata una settimana la coniglietta non mollava, continuava a fare multe a raffica e a Bogo andava bene così, l'avrebbe relegata a quella degradante mansione fintanto non avesse capito che per lei lì non c'era posto, che non sarebbe stata nulla di più; stava passando davanti al bancone di Clawhauser quando arrivò una chiamata.

<< Qui agente McHorn, codice 1031... >>

<< Ci penso io! >>

<< Ma che... >>

<< Agente Hopps all'in... >>

La chiamata s'interruppe così, dopo aver strappato il microfono dalle mani del ghepardo si mise in contatto col rinoceronte.

“Sono Bogo, che succede?”

<< Capitano, l'ausiliare Hopps è all'inseguimento del ladro >>

Solo il pensiero gli gelò il sangue, non sapeva se essere incazzato perché aveva trasgredito un ordine o preoccupato che le accadesse qualcosa, non era minimamente equipaggiata per un inseguimento a piedi “McHorn, fermala, subito”

Dopo qualche minuto il rinoceronte si fece di nuovo vivo << Mi dispiace signore, l'ho persa dentro Little Rhodentia, ho provato a chiamarla ma... >>

Bogo sbuffò sonoramente prima di sbattere giù la chiamata ed andare verso il suo ufficio, a quel punto non gli restava altro da fare che aspettare che tornasse in centrale.





Le aveva fatto una ramanzina fin troppo esagerata, mai avrebbe pensato che avrebbe dovuto punire un suo agente perché faceva il suo dovere, arrivando a licenziarla quando si propose, in via del tutto autonoma e senza alcuna autorizzazione, di trovare il marito della signora Otterton; se solo non ci fosse stata li Bellwether, quella dannata pecorella era sempre tra i piedi nei momenti peggiori, ma tutto sommato la cosa tornò a suo favore, dandole quarantotto ore di tempo non sarebbe mai stata in grado di completare il caso, era sufficiente che non si facesse ammazzare in quel lasso di tempo e poi se ne sarebbe liberato definitivamente, facendole capire che quel lavoro non era adatto a lei.





Quella sera non uscì al solito orario, con la scusa di finire delle pratiche aspettò che anche Clawhauser se ne andasse, aprì un cassetto e ne tirò fuori una foto, stette ad osservarla per un po', per poi parlare tra sé e sé.

“Che dovrei fare, Sam?”

Rivedere quella foto, scattata la sera in cui la sua amica divenne finalmente una poliziotta, gli fece tornare in mente il giorno peggiore della sua vita.






La volante del capitano si era appena fermata sul luogo dove si era conclusa da poco la sparatoria, erano arrivate tre ambulanze, i paramedici di una di queste stavano prestando soccorso a Higgins, l’ippopotamo presentava una ferita di striscio alla gamba destra, sembrava parecchio infastidito dalla presenza dei dottori.

“Dannazione, vi ho detto che sto bene, andate a prestare soccorso a chi ne ha veramente…”

“Higgins”

Venne interrotto da Bogo, non appena se ne rese conto si alzò in piedi porgendogli il saluto, per poi rimettersi seduto a causa dei dolori che quel movimento gli avevano procurato alla ferita.

“Stai giù, sei ferito”

“Io sto bene, capitano, è solo un graffio”

“Graffio o no, ora te ne starai fermo e li lascerai fare il loro dovere, è un ordine”

A questo punto l’agente non poté più controbattere, annuendo e lasciando che i medici gli fasciassero la ferita, non appena ebbero finito Bogo si avvicinò per chiedergli spiegazioni, ma soprattutto per sapere le condizioni degli altri agenti.

“Come stanno gli altri?”

“Johnson e Jackson sono incolumi, adesso stanno dentro a controllare i due rapinatori che ce l’hanno fatta, erano in cinque, ci hanno colto alla…”

“E lei?” La voce tremante e soffocata con cui pose quella domanda fece capire fin troppo bene quanto temesse quello che gli sarebbe stato detto subito dopo, l’ippopotamo si voltò verso l’ingresso della palazzina dove fino a poco prima aveva visto l’inferno.

“Le stanno prestando soccorso proprio ora, io…non so proprio dirle nulla sulle sue condizioni, certamente non era messa bene, l’ultima volta che l’ho vista”

Era più che convinto di aver perso un battito, forse anche più, solo l’idea che Sam fosse ferita gravemente, o peggio, lo fece letteralmente star male.

“L’hanno colpita?”

“No, non le hanno sparato, avevamo trovato un nascondiglio dove ripararci e rispondere al fuoco, ma uno di loro, un rinoceronte, ha provato ad aggirarci, appena ci è riuscito ha iniziato a correrci incontro sparando come un pazzo, ferendomi alla gamba, Nivalis se né accorta per prima e mi si è messa davanti, puntandogli l’arma contro, ma ormai era troppo tardi, è stata colpita da un calcio, l’ha fatta volare sopra le nostre teste, per poi finire contro un muro di cemento, mi ha salvato la vita, facendogli perdere tempo e permettendoci a noi di sparargli”

Presa in pieno dal calcio di un mammifero che come minimo pesava venti quintali, probabilmente era ancora peggio di un colpo di pistola, per quanto si sforzasse non riusciva a non pensare alla peggiore delle conclusioni, poi dei rumori provenienti dallo stabile attirarono la sua attenzione, ne uscirono due medici portandosi appresso una barella su cui avevano adagiato la piccola agente, Bogo si avvicinò per valutarne le condizioni, e quello che vide fu molto peggiore di qualunque cosa avesse immaginato.
La donnola era priva di sensi, a giudicare dalla posizione completamente innaturale degli arti si poteva dire che ormai non le rimaneva neppure un osso integro, la mandibola era spostata tutta da una parte, probabilmente lussata se non completamente rotta anche quella, ma ad impressionarlo maggiormente fu il fatto che, oltre ad essere coperta di sangue, un osso della gamba destra, forse la tibia, rompendosi aveva squarciato la pelle, fuoriuscendo per qualche centimetro dall’orribile ferita.

Si fermò un attimo, gli tremavano le gambe ed era convinto che se avesse continuato a camminare sarebbe crollato a terra, nel frattempo la stavano caricando sull’ambulanza, uno dei paramedici che l’avevano soccorsa, una zebra, lo riconobbe e si avvicinò a lui.

“Lei è il capo qui?”

Il bufalo alzò lo sguardo verso di lui, l’equino notò subito lo sguardo perso del bufalo, che si limitò ad annuire.

“Questa…è la prima volta per lei? Intendo che un suo agente rimane ferito”

“S…si”

“Ascolti, le posso assicurare che faremo tutto il possibile per salvarla, ma le sue condizioni sono critiche, non le mentirò, sebbene ci siano poche possibilità, potrebbe farcela, ma in quel caso resterà paralizzata dal collo in giù, per il resto della sua vita”







Scrollò la testa, tornando ad osservare la foto per poi rimetterla dentro al cassetto, uscito dall’ufficio e chiusa la porta era pronto per tornare a casa, ma aveva un’ultima cosa da fare, nell'area di detenzione della centrale; in quelle piccole celle in genere ci mettevano chi doveva essere rilasciato da lì a poco o trasferito al carcere vero e proprio, arrivato davanti quella di Duke aprì il cancello, aspettando all'entrata.

La donnola si voltò verso di lui, guardandolo con stizza “Capitano Bogo, che diavolo vuoi da me?”

“Non si perdono le vecchie abitudini è?”

“E a te che ti frega? Se hai finito di farmi la tua morale del cazzo, puoi anche levarti di torno”

“Sai, mi ero fidato di lei, sul tuo conto, ma credo che se Samantha ti vedesse ora, proverebbe solo delusione”

Al solo sentire quel nome Duke si alzò furibondo avvicinandosi al bufalo e arrivando ad urlargli contro puntandolo col dito, quasi con le lacrime agli occhi.

“Non osare, non pronunciare il suo nome, non ne hai alcun diritto, quello che è successo è solo colpa tua, tua e di quell’idiota di un leone con le sue dannate iniziative...eri suo amico, avresti dovuto dissuaderla, invece l'hai incoraggiata a seguirti”

“Ti sbagli, sono sempre stato io a seguire lei, qualunque cosa gli avessi potuto dire, lei lo avrebbe fatto comunque. So come ti senti, ma non…”

“NO, lei forse sarà anche stata la tua migliore amica…ma io l’amavo, tu non sai come mi sento, non puoi saperlo”

Il bufalo si limitò ad osservare senza dire una parola.

“Cosa ti aspettavi che potesse fare? Ogni volta che penso a lei…riesco solo a vedere come l’ha ridotta quel maledetto…ci stavo quasi per cascare, stava davvero per convincermi che potevo avere una vita normale…adesso lasciami in pace e levati dalle palle”

“No, sarai tu ad andartene”

“Cosa?”

“Ho riconsegnato la refurtiva al suo legittimo proprietario e l'ho convinto a non sporgere denuncia, sei libero” Detto questo si fece da parte per far uscire la donnola “Non capiterà un'altra volta”

Mentre usciva, Duke tenne lo sguardo fisso davanti a se, senza incrociarlo con quello del bufalo “Lasciarmi andare non cambierà assolutamente nulla, non sperare di ricevere alcun ringraziamento per questo”

Finita la frase si fermò, a pochi metri da Bogo, senza voltarsi “Ho visto come lavora, la tua coniglietta, è proprio come Sam, si farà ammazzare ed ancora una volta la colpa sarà solo tua”





Era passato ormai un giorno e mezzo e non aveva notizie dalla sua agente, cominciava seriamente a preoccuparsi, anche per il fatto che l'agente Swinton gli aveva riferito di averla vista alla motorizzazione in compagnia di una volpe, una dannata volpe, che cavolo gli passava per la testa proprio non riusciva a capirlo, finché Clawhauser non piombò nel suo ufficio urlando frasi sconnesse su un probabile 1091 ed un giaguaro inferocito, il tutto seguito dal cognome Hopps, quella coniglietta stava mettendo a dura prova la sua pazienza.

“Chiama McHorn, Rhinowitz e gli altri due rinoceronti nuovi di cui non ricordo il nome, avvisa anche Fangmeyer, li voglio tutti alle loro volanti ora, ti ha detto dov'era?”

“All'incrocio tra Vine e Tujunga”



Stava finendo di strappare le liane che tenevano intrappolati Judy e Nick, quest’ultimo lo ringraziò non appena mise le zampe a terra, ricevendo nient’altro che un’espressione di stizza nei suoi riguardi.

“Capitano Bogo, ci sono vicina lo so, il giaguaro che ci ha attaccato fino ad un attimo prima mi ha raccontato che…”

La coniglietta era una vera e propria macchinetta parlante, ma il bufalo non la stava ascoltando nemmeno per sbaglio, la sua attenzione era rivolta alla passerella della funivia posta ad un centinaio di metri più in alto, da dove, presumibilmente, lei e quella volpe si erano gettati.



“Questa qui è completamente pazza, non posso assolutamente attendere altre dieci ore”



L’arto del bufalo era teso verso di lei, aspettando che si togliesse di dosso il distintivo e lo consegnasse nelle sue zampe, nonostante riuscisse a mantenere uno sguardo freddo ed impassibile, dentro di lui si sentiva una merda per quello che stava facendo, ma soprattutto per quello che le aveva detto; lui lo sapeva, sebbene nessun’altro nel dipartimento ne fosse a conoscenza, lui sapeva che erano stati avvistati quelli che potevano a tutti gli effetti sembrare dei predatori con comportamenti selvaggi, eppure non aveva mancato di ridicolizzare lei e tutta la sua specie davanti ai suoi colleghi, facendo notare quanto potessero essere fifoni i conigli, al punto da non comprendere la differenza tra un predatore aggressivo e uno selvaggio, ed ora la stava licenziando senza nemmeno tenere fede alle sue parole, dieci ore prima del previsto, probabilmente in quel momento Sam si stava rivoltando nella tomba, a causa del suo comportamento ignobile.

“NO”

“Che cos'hai detto, volpe?”

“Scusi. Quello che ho detto è “no” non le darà il distintivo”

Ci mancava anche un altro guastafeste, a quanto pare la Bellwether non aveva fatto abbastanza danni appoggiandola la prima volta, ci mancava anche quella cavolo di volpe che si metteva a fargli notare quanto stesse facendo lo stronzo, davanti ai suoi agenti per giunta, ora per lui era diventato praticamente impossibile liberarsi di quella coniglietta prima del tempo, per la prima volta rimase senza parole, decidendo di lasciarli andare per la loro strada e andarsene coi suoi agenti.



Qualcuno bussò alla porta, Bogo diede il via libera col suo solito modo di fare, voce fredda ed impassibile, ad entrare fu un ippopotamo.

“Capitano Bogo”

“Higgins, non dovresti essere di pattuglia?”

“Si, dovrei, ma credo che in questo momento sia meglio che stia qua”

“Se sei in vena di scherzare Mike, ti assicuro che oggi non è giornata, torna al lavoro”

“È per via di lei giusto? Sai, si è saputo come l’hai trattata, tutto questo non ti fa onore”

Il bufalo si alzò in piedi, con un’espressione irritata sul muso.

“Bada a come parli, e comunque non sono affari che ti riguardano, si tratta solo di me e Hopps”

“Mi riguarda eccome, perché voglio capire cosa può mai averti fatto di male per meritarsi tutto questo, il prossimo chi sarà? Wolfard perché ulula? O magari io perché arrivo in ufficio con la divisa fradicia dopo che l’asciugatore della metro si guasta nuovamente? Cosa ti costa trattarla dignitosamente e lasciarle fare il suo dovere?”

A questo punto Bogo sbottò, battendo il pugno sulla scrivania per arrivare quasi ad urlare al suo subordinato.

“È un coniglio, il suo dovere è coltivare carote, non rischiare la pelliccia con un lavoro che non è minimamente alla sua portata”

“Quindi è questo il problema? Perché, a tuo dire, lei non ha le qualità per questo lavoro allora merita di essere maltrattata? Questa non è una cosa che puoi decidere te, non ti riconosco più, ne come capo e neppure come compagno d’accademia”

“Sinceramente? Non mi frega nulla di quello che pensi, sono cambiato, il tempo delle buffonate è finito da un pezzo e non cambierò idea su di lei, puoi anche metterti il cuore in pace”

“Già” Rispose allora l’ippopotamo “Immagino che era proprio cosi che l’agente Nivalis voleva che diventassi, spregevole da far schifo, e non provare a dire che non è così, perché è quello che stai dando a vedere”

Dopo quest’uscita Bogo se ne stette in silenzio, era stato toccato sul vivo con un argomento che avrebbe preferito non saltasse più fuori, e che gli fece tornare alla mente gli ultimi dolorosi istanti che aveva passato con lei.





Si trovava seduto su quella scomoda panca da almeno tre ore, nonostante l’operazione fosse finita da un pezzo ancora non gli permettevano di vederla, passò un’altra ora e mezza prima che un’infermiera lo chiamasse.

“Capitano Bogo?”

Sentendosi chiamare il bufalo scattò in piedi, dirigendosi a lunghi passi verso l’antilope che l’aveva chiamato.

“Si, sono io, allora? Come sta?”

“Mi dispiace, vorrei darle notizie migliori, ma le sue condizioni sono ancora critiche, la teniamo in uno stato di coma farmacologico per sicurezza, ma potrebbe non essere abbastanza, se vuole ora può vederla”

Non se lo fece ripetere due volte e, una volta ringraziata l’infermiera, aprì la porta ed entrò nella stanza, quello che vide lo paralizzò sul posto, la sua amica era sdraiata sul lettino dell’ospedale, era coperta dalle cicatrici dell’operazione che aveva subito da poco e una vera e propria selva di tubicini e fili di diramavano verso dei macchinari li vicini da ogni parte del suo corpo, Bogo si passò una zampa sul muso, rimanendo poi ad osservarla per qualche minuto, prima di parlarle.

“Sam?”

Non giunse alcun tipo di risposta dal mammifero in coma.

“Spero tu possa sentirmi, volevo scusarmi con te, non avrei dovuto attaccarti in quella maniera, tu mi hai…reso migliore, avevi ragione, vedrò di cambiare, dico sul serio, ma…devi riprenderti, altrimenti, non so come potrei fare”






Bogo scrollò la testa come per cacciare quei pensieri, per poi riportare l’attenzione verso l’ippopotamo.

“Dalle una possibilità, potrebbe sorprenderti”

“Non ci contare, neppure trovasse tutti e quattordici i mammiferi scomparsi in una botta sola”






<< Uao, sei un gran ballerino, capitan Bogo >>

“CAPITAN BOGO”

“Non adesso”

“Aspetti, quella è Gazzelle?”

“Noo”

<< Sono Gazzelle, e tu sei un gran ballerino >>

“Anche lei ha quella app? Ooooooh caaaapooo”

“Clawhauser, sto lavorando ai casi dei mammiferi scomparsi”

“Oh oh, si certo, a proposito signore, ha chiamato l’agente Hopps, ha trovato tutti i mammiferi”

<< Uau, notevole >>










Un altro imprecisato numero di anni dopo










Percorsa tutta la lunghezza della balconata arrivò dinnanzi a quello che per un buon numero di anni era stato il suo ufficio, degli addetti stavano rimuovendo le lettere che componevano il suo cognome dal vetro della porta, per poi sostituirle con quelle del nuovo capitano del primo distretto di Zootropolis, dato che non gli mancava molto decise di attendere che finissero, per poi assicurarsi che il lavoro fatto fosse a regola d’arte; si avvicinò un poco al vetro, osservando le lettere e constatando che era stato fatto tutto bene.





<< CHIEF HOPPS >>





Bussò alla porta, attendendo che la squillante voce della leporide gli desse il via libera, non appena entrò la vide mentre era in piedi sulla scrivania nell’intento di sistemare articoli di cancelleria vari, con ovviamente Wilde a darle una mano, sia mai che quei due stessero separati più di dieci minuti, appena lo vide, la coniglietta portò la zampa alla fronte e si mise sull’attenti, davanti a quello che fino a qualche giorno prima era il suo superiore, Bogo sbuffò sonoramente, per poi rivolgerle uno sguardo infastidito.

“Quante volte te lo devo ripetere Hopps, non sono più il tuo capitano”

Judy, quasi colta da un’improvvisa illuminazione mista ad un lieve imbarazzo, abbassò la zampina, sotto lo sguardo divertito della volpe.

“S…si, è vero, sa, la forza dell’abitudine…”

Il bufalo annuì semplicemente per poi voltarsi verso Nick, dopo aver notato che non aveva mosso un muscolo “E te Wilde? Che fine ha fatto la tua abitudine”

“Oh, io mi abituo facilmente ai cambiamenti, specialmente quelli piacevoli, Bogo”

Finita la frase mostrò uno dei suoi migliori sorrisi, quelli che fomentavano la voglia della ormai ex-partner di prenderlo a sberloni in faccia e che facevano imbestialire il bufalo.
Lui non ci diede bado, per poi rivolgersi alla coniglietta.

“Dovrei parlarti, in privato, quindi, se non ti dispiace Wilde…”

“Oh, ma si figuri, mi dispiace eccome, e poi, come ha giusto detto lei un attimo fa, non è più il mio capitano, quindi, mio stimato concittadino…”

Non terminò la frase che la coniglietta saltò giù dalla scrivania per poi dirigersi verso la volpe.

“Nick, fuori”

Era seria, ma sia mai che Nicholas Wilde non avesse provato a buttarla sul ridere, non avrebbe potuto farne a meno.

“Oh suvvia Carotina, non riusciresti ad essere minacciosa nemmeno se ti ci impegnassi…”

“Agente Wilde, se non ti togli subito dai piedi giuro che ti spedisco a dirigere il traffico sotto le mura climatiche di Sahara Square, per un mese fine settimana inclusi”

Ora era maledettamente seria, al punto da far pensare alla volpe che non stesse affatto scherzando, solo l’idea di passare un mese in quel clima cocente lo fece desistere dal proseguire, optando che una fuga silenziosa era la scelta migliore.
Una volta che la volpe ebbe lasciato la stanza, Bogo non poté proprio fare a meno di lasciarsi scappare una mezza risata, era sempre una soddisfazione vederlo allontanarsi sconfitto con la coda tra le zampe, indipendentemente da chi lo avesse legnato.

“Bè Hopps, sembra che hai cominciato bene il tuo nuovo incarico”

“Dice…che ho esagerato?”

“No, anzi, se ti posso dare un consiglio, di tanto in tanto una randellata non fa mai male, se ti dovesse servire una zampa pesante, io sono sempre disponibile”

La coniglietta soffocò una risata “Anche no, sa, lui ora è un mio sottoposto, ma prima di tutto è il mio miglior amico”

Nonostante non lo diede a vedere questa frase colpì molto duramente Bogo, facendogli tornare alla mente ricordi a cui non pensava da troppo tempo, forse era arrivato il momento di liberarsi di quel peso che si sentiva addosso fin dal momento che vide il fascicolo di quella recluta che contro ogni previsione ora sedeva al suo posto.

“Ascolta Judith”

Per qualche secondo la coniglietta rimase interdetta, mai prima di allora il bufalo l’aveva chiamata per nome, e lei era sempre stata completamente d’accordo a riguardo, era poco professionale e pian piano anche lei si stava abituando all’idea di cominciare a chiamare i suoi sottoposti per cognome, Nick incluso quando non erano soli, questo improvviso cambiamento la lasciò spiazzata.

“S…si?”

Bogo, intuito il motivo che l’aveva perplessa accennò un sorriso, per poi continuare a parlare.

“Voglio che tu sappia che non ho mai avuto alcun dubbio sul tuo valore come agente di polizia, ancora prima di vederti di persona al tuo primo giorno sapevo che saresti arrivata in alto, d'altronde il tuo fascicolo dell’accademia parlava chiaro”

Ecco un modo semplice e diretto per riempire quella testolina grigia di confusione a livelli a dir poco esagerati, Judy non ci stava capendo più nulla e, dopo aver negato con la testa, prese la parola.

“Aspetti, perché o non me la racconta giusta, oppure sono io la cretina che non ha capito nulla in questi anni, perché fino al momento in cui io e Wilde abbiamo incastrato Lionheart lei non ha fatto altro che complicarmi la vita, umiliandomi di fronte ai miei colleghi e provando a licenziarmi senza alcun valido motivo”

“La verità Hopps…è che avevo paura”

La coniglietta era sempre più incuriosita da questo cambiamento che vedeva nel suo ex-capo, ed ora più che mai voleva andarci a fondo della questione.

“Paura di che?”

Per un momento parve quasi che Bogo ci avesse ripensato e fosse restio a continuare, poi tirò un sospiro e riprese l’argomento, dando spiegazioni.

“Che ti accadesse qualcosa, non sei il primo mammifero di piccole dimensioni ad entrare in polizia, prima di te ce né stata un’altra, un’amica a cui tenevo molto”

“Per caso, questa sua amica era una donnola?”

Bogo la fissò incredulo, non le aveva mai parlato di Sam e sapeva che nessuno della “vecchia guardia” era andato in giro a raccontarlo.

“Come fai a saperlo? Non dirmi che la conoscevi”

“Cosa? No no, non mi ricordo nemmeno come si chiama, ma vidi in televisione la cerimonia d’investitura a cui partecipò, insomma, un po' come per me era stata una cosa abbastanza clamorosa, per una donnola, ma quindi si è ritirata?”

A quel punto sul viso di Bogo calò un velo di tristezza che la coniglietta notò subito, andando ad intuire che non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe sentito poco dopo.

“Venne ferita gravemente al suo primo giorno, morì pochi giorni dopo a causa delle ferite, in ospedale”

Le orecchie di Judy calarono dietro la testa e il nasino rosa cominciò a tremolare, anche il sorriso scomparve dal suo musetto.

“Oh, mi…mi dispiace, quindi è per questo che non mi voleva qui, temeva che potesse accadermi qualcosa del genere anche a me?”

“Si, era quello che temevo, dopo quanto accaduto a Samantha non ho più voluto mammiferi di piccole dimensioni nel mio distretto, non si è mai trattato di mettere in dubbio le tue capacità, semplicemente non ritenevo che il nostro fosse un lavoro adatto per voi piccoletti, è cambiato tutto dopo che incastrasti Lionheart, capì che probabilmente mi ero fatto troppo condizionare dalle esperienze passate, quando decidesti di rassegnare le dimissioni mi resi conto di aver perso uno dei migliori agenti che avevo mai avuto, e la maggior parte della colpa era soprattutto mia, alla fine Sam ha solo avuto sfortuna, mentre svolgeva il suo dovere”

Judy rimise il sorriso sul muso, avvicinandosi ulteriormente a Bogo “Sa, se sono riuscita ad arrivare fin qua lo devo anche alla sua amica, e non metaforicamente, vederla mi ha veramente aiutato”

A queste parole il bufalo si incuriosì, volendo capire cosa intendesse “Che vuoi dire?”

“Ecco, finiti gli studi non è stato un buon periodo per me, mi sono laureata in agraria a pieni voti, nonostante non me ne importasse nulla ho sempre dato il massimo in tutto quello che facevo, i miei erano entusiasti, pensavano che così facendo abbandonassi la folle idea di arruolarmi in polizia”

“Ed immagino che non ci siano riusciti”

“Invece si” Ora l’entusiasmo era un poco svanito, ricordando quel periodo poco felice.

“A parte qualche mio fratello e un paio di amici, nessuno credeva veramente in me, in quello che volevo fare, anche i miei genitori, per quanto provassero a non farmelo pesare vedevo che non erano felici delle mie scelte, per cui decisi di abbandonare l’idea e darmi da fare per farmi una vita come ogni coniglio che si rispetti, anche se non era quello che volevo”

“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Il fatto che un giorno come tanti altri, dopo aver acceso la tv, per puro caso si sintonizzò sulla ZNN, in quel momento stava andando in onda la trasmissione della cerimonia d’investitura dei cadetti che poi sarebbero diventati poliziotti, tra i molti grossi mammiferi rimasi stupita di vedere che ci stava qualcuno non più grande di me per dimensioni, per di più una donnola, lo vidi come un segno che forse anche io potevo ancora farcela, con o senza l’appoggio delle persone a cui volevo bene, decisi che, una volta raggiunta la maggiore età, avrei fatto l’accademia”

Finita la frase alzò le zampette al cielo per poi farle ricadere lungo ai fianchi.

“Purtroppo, per un motivo o per un altro, non riuscì a parteciparvi fino al compimento dei ventiquattro anni, nonostante non sapessi nemmeno come si chiamava, quella donnola mi ha cambiato la vita, volevo ringraziarla, ma una volta arrivata qua mi resi conto che non c’era più, diedi per scontato che se ne fosse andata o trasferita, poi col tempo mi passò di mente, non potevo immaginare che fosse finita così, tragicamente…”

Bogo, che era stato in silenzio ad ascoltare, prese la parola “Lei voleva entrare in polizia per dimostrare che anche le donnole potevano essere degne di fiducia, per far vedere che erano migliori di quello che tutti gli altri vedevano, un po' come ha fatto e continua a fare Wilde in questi anni, anche se dubito fosse quello il suo intento”

La coniglietta, non capendo appieno le parole del bufalo, si rivolse a lui con un po' d’incertezza nelle parole “Che vuole dire?”

“Semplicemente che i motivi che hanno spinto Wilde ad intraprendere la carriera del poliziotto non sono quelli, ma non spetta a me spiegartelo, forse un giorno ci arriverai di testa tua”

Finita la frase il bufalo si congedò da lei con una stretta di zampa, senza dare ulteriori spiegazioni a riguardo, per poi varcare un’ultima volta quella soglia, all’esterno lo aspettava una volpe che, appena lo vide, sorrise, mostrandogli il pugno chiuso col pollice in su, gesto che venne ricambiato dal bufalo.










“Allora Delgado, novità”

“Capitano, quanto riportato dall’ex-agente Hopps e la volpe di nome Nicholas Wilde corrisponde, sembra che la causa di tutto fosse realmente il sindaco Bellweather, abbiamo anche arrestato i suoi complici e provveduto a consegnare il siero al professor Walter White, troverà sicuramente una cura”

Bogo annuì, per poi rivolgersi nuovamente al leone “Perfetto, Hopps dov’è?”

“Dovrebbe essere qui a momenti, ha da poco lasciato il pronto soccorso per le dovute cure mediche”

“Ok, quando arriva mandala nel mio ufficio”



Meno di dieci minuti dopo Judy si presentò davanti Bogo, con una leggera fasciatura alla zampa destra che copriva la ferita che si era procurata durante la sua fuga dal museo, tutto sommato camminava bene, zoppicando appena.

“Mi ha cercata, capitano Bogo?”

“Si, abbiamo ancora una questione in sospeso noi due, e riguarda questo oggetto in particolare”

Il bufalo aprì un cassetto per poi estrarne il piccolo distintivo della coniglietta, lo posò sulla scrivania e lo spinse nella sua direzione, lei lo osservò, per poi alzare lo sguardo verso di lui.

“Ho rassegnato le dimissioni”

“NO” Rispose secco, prima di continuare “Te lo dico io cosa hai fatto, ti sei limitata a toglierti il distintivo, posarlo sulla scrivania del sindaco ed andartene come se nulla fosse per farti rivedere mesi dopo, risolvendo un caso che non era nemmeno più tuo, come la mettiamo?”

“Signore, con tutto rispetto, ma ricordo benissimo che il giorno dopo sono passata dalla centrale e ho firmato tutte le pratiche per…”

“Strano, perché io non me lo ricordo, come non ricordo di nessuna carta da te firmata, quindi…come la mettiamo?”

A questo punto Judy osservò ad occhi spalancati il bufalo, per poi allungare le zampette verso il distintivo, prendendolo e rigirandoselo diverse volte tra e zampe per poi rivolgere uno sguardo di gratitudine al suo capo.

“Molto bene, riprenderai a lavorare non appena la ferita sarà guarita completamente, quando esci mandami dentro Wilde, deve firmarmi delle deposizioni contro Dawn”





“Io ho già firmato tutto”

“Lo so, non è per questo che ti ho fatto chiamare”

A questo punto Nick era preoccupato per i reali motivi che avevano spinto il capo della polizia a voler a tutti i costi parlare con lui.

“E…quindi perché sono qui?”

Bogo tirò a se un respiro profondo, per poi cominciare a dare spiegazioni.

“Non credo ci sia da discutere che tu sia stato di vitale importanza nella risoluzione di questa crisi che si stava abbattendo sulla città, siamo tutti grati sia a te che ad Hopps, ma non è per nemmeno per questo che sei qui”

Si stava dilungando fin troppo per i suoi gusti, e Nick ne aveva già le scatole piene.

“Per favore non si dilunghi, mi dica qual è il problema”

“Il problema, caro Nicholas Wilde, è l’agente Hopps, immagino che avrai constatato tu stesso che quando ci si mette dimostra un’intraprendenza quasi maniacale per il suo dovere, tuttavia è sconsiderata e non presta nessuna attenzione alla sua sicurezza personale”

“Si, l’ho notato, diventa una sorta di kamikaze, ma io cosa centro?”

“Ho saputo che ha provato a reclutarti prima della conferenza stampa di due mesi fa, e che eri propenso”

“È stata una scelta stupida ed azzardata, insomma dai, guardiamo la realtà dei fatti, una volpe poliziotto? Chi potrebbe mai essere il pazzo sconsiderato che rischierebbe la sua reputazione prendendo una volpe sotto il proprio comando, non sta né in cielo né in ter…”

“IO” Bogo lo interruppe per poi continuare “Se quella volpe riuscisse a tenere a freno l’entusiasmo di Judith Hopps, lavorandoci a fianco come partner di lavoro, e così facendo evitarle prodezze che la porteranno ad una ingloriosa fine prematura allora la vorrei”

Detto questo tirò fuori un foglio d’iscrizione all’accademia di polizia di Zootropolis, del tutto uguale a quello che Judy gli diede tempo prima e che lui compilò senza pensarci due volte, sbagliando pure qualche campo.

Nick si avvicinò, prese il foglio e dopo avergli dato uno sguardo alzò il muso verso il bufalo “Lei non ha nemmeno idea di che razza di palla al piede si sta per trascinare dietro”

Bogo si passò una zampa sul muso con un’espressione di sconforto a farla da padrona “Chissà perché ma sento già che mi pentirò amaramente di quello che ti sto per dire, quindi, TACI E COMPILA QUEL DANNATO MODULO, e un’ultima cosa, sia mai che Hopps venga a sapere di questa conversazione, in quel caso sarà la tua fine”

Detto fatto, e stavolta si era guardato bene di compilarlo esattamente in ogni sua parte, per poi rivolgere un pollice in su in direzione del bufalo.

“Fai poco lo spiritoso e fuori di qui, ORA”











Note

Eccomi qua, c’è l’ho fatta a finirla anche se ciò messo più di quello che pensavo, Questa voleva essere una versione alternativa a come tutti (me compreso) vedono il carattere di Bogo nei confronti di Judy durante il film. L’avevo in cantiere da molto tempo, così come altre che chissà quando mai finirò, o se le finirò, ma almeno le long andranno avanti, arriveranno anche i capitoli di quelle, serve solo pazienza, tranquilli.

Un grazie va a Redferne ed EnZo89 per le recensioni al primo capitolo e quest’ultimo anche per averla messa tra le preferite, alla prossima. Davide

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