Un cuore tanto gonfio da esplodere.

di faithisunavailable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Mi mancherai. ”
Bakugou alza lo sguardo da dove sta cacciando ciò che è rimasto del suo bucato in una sacca. Kirishima è spaparanzato a faccia in giù sul suo letto, sta tenendo il broncio. “Beh fattene una ragione.”
“No.”
Bakugou strattona i cordoncini della sacca per richiuderla.
“Bakugooouu…”
Smettila.”
Kirishima si spinge in su sui gomiti. “Dai! Non potresti almeno dire che ti mancherò anch’io?”
“Non dico cose che non penso.”
Bugia,” lo accusa Kirishima. “Ti mancherò tantissimo. Mi messaggerai ogni giorno chiedendomi di uscire e venire a casa tua per tenerti per mano e baciarti e toccarci a vicenda.”
“Scordatelo. E puoi toccarti benissimo da solo.” Biascica Bakugou facendo scivolare il cellulare fuori dalla tasca per mandare un veloce messaggio a suo padre. “Quest’estate me la godrò non vedendo per niente la tua faccia.”
“Ad eccezione del ritiro.”
Bakugou riesce quasi a nascondere il modo in cui le sue dita esitano prima di premere ‘invia’. “Pazienza.”
Kirishima, ovviamente, non riesce proprio lasciar perdere e scivola dal letto solo per apparire dietro Bakugou, avvolgendo le sue mani attorno alla vita e appoggiandogli la fronte contro le spalle. “Non preferiresti non andare? Potremmo fare qualcos’altro… visitare un parco a tema o semplicemente uscire insieme.”
Bakugou prende un momento per decidere se dargli una gomitata dritta in quella stupida faccia o andarsene . “Perché cazzo non dovrei voler andare ad un ritiro a cui parteciperà praticamente tutta la classe?” ringhia.
“Amico, andiamo.”
“Levati dal cazzo.” Bakugou non colpisce in faccia Kirishima, ma riesce a svincolarsi dalla sua presa e spingerlo all’ indietro, prendendo la sacca della lavanderia e caricandosela sulla spalla. Commette l’errore di guardare verso di lui e lo intravede mordersi leggermente il labbro inferiore. Cazzo. Dovrà combattere con tutte le sue forze per non mandargli un messaggio appena sveglio solo per dimostrare di avere ragione. “Io ci andrò e anche tu verrai di sicuro. Ci andremo tutti. Nessuno di noi è un codardo.”
“Non sei un codardo.” Dice dolcemente Kirishima.
“Che cazzo ho appena detto? Lo so.”
Kirishima allunga il braccio fino a toccare il polso di Bakugou, circondandolo lentamente con le dita. Il cellulare di Bakugou squilla tra le sue mani. “Mi mancherai così tanto.  Anche se ci sentiremo ogni giorno e usciremo insieme.”
Bakugou non può assolutamente permettersi di mostrare quanto anche lui provi le stesse cose. Quelle parole non potranno mai uscire dalla sua bocca, ma a giudicare da come Kirishima si avvicina per baciarlo, non ce n’è neanche bisogno. La sua farsa è stata già smascherata dal modo in cui ignora il telefono che continua a vibrare e da come si abbandona al bacio, con gli occhi chiusi. La sacca della lavanderia inizia ad appesantirsi nella sua stretta, quindi la fa cadere, il che gli lascia una mano libera per stringere quello stupido codino che Kirishima è solito portare quando non deve andare a lezione. Stupido cazzo di coso, lo fa sembrare ancora più scemo di quegli aculei alti fino al cielo, ma almeno è meglio che coi capelli davanti alla faccia. Che stupido.
Kirishima geme sofficemente quando Bakugou gli sfiora il cuoio capelluto con le unghie. Il cellulare di Bakugou vibra di nuovo, perciò lancia quell’aggeggio maledetto sul suo letto e seppellisce anche l’altra mano nei capelli di Kirishima. Le mani di Kirishima trovano i suoi fianchi e lo tirano più vicino e Bakugou spinge più a fondo per fa scivolare la sua lingua nella bocca dell’altro, passandola sopra una delle punte dei suoi denti. “Merda”, sussurra Kirishima, la sua voce tremolante e senza fiato. Bakugou vorrebbe registrare quella fottutissima parola e ascoltarla ancora e ancora per tutta l’estate.
“Ehi Bakugou, c’è qualcuno là fuori che ti cerc- oh ragazzi, andiamo. La porta non è neanche chiusa.”
“ ‘Fanculo Salsa di Soia.” Mormora Bakugou aprendo gli occhi giusto per osservare come le ciglia di Kirishima stanno sventolando sopra le guance arrossite. Cazzo.
“Tuo padre è qua fuori, amico.”
Kirishima si lecca le labbra, aprendo finalmente gli occhi. “Dovresti andare.”
“Cerchi di liberarti di me, stronzo? Pensavo che ti sarei mancato cooosì tanto” , borbotta Bakugou.
“Dannazione,” geme Kirishima avvolgendogli le braccia attorno al collo. “Mi mancherai. Dannazione amico, già mi manchi e non te ne sei neanche andato.”
“Mollami,” dice Bakugou. Kirishima invece lo prende come un invito a saltare sulla sua vita, cingendola con le gambe. “Stronzetto, levati dal cazzo. Questa è tipo la cosa meno virile che tu abbia mai fatto.”
“Lo so,” mormora Kirishima nel collo di Bakugou.
“Ti stai rendendo imbarazzante.”
“Sul serio, state imbarazzando tutti quanti.” Dice Sero dalla porta.
“Prometti di scrivermi.”
Bakugou lancia un’occhiataccia verso la porta, ma Sero si limita a sorridere e poggiarsi allo stipite. Bastardo. “… e va bene. Prometto che ti scriverò, stupido.”
“Tutti i giorni.”
Lasciami andare Kirishima!”
&&&
 
“Difficile separarsi, eh?” riflette suo padre mentre Bakugou riesce finalmente a lanciare la borsa sui sedili posteriori e lasciarsi cadere sul sedile davanti. Quanto si accorge che non si stanno muovendo, Bakugou lancia un’occhiataccia a suo padre solo per vederlo indicare il finestrino.
Kirishima è lì in piedi, sta per bussare sul vetro.
“Guida.” Dice Bakugou. Suo padre invece abbassa il finestrino.
“Salve Signor Bakugou ” dice Kirishima, salutando con la mano.
Suo padre si sporge. “Ehi Eijirou. Come stai?”
“Oh molto bene. A quanto pare la mia sorellina sta saltando come un grillo al fatto che ritorni pe l’estate. Sto aspettando che mia madre esca dal lavoro per venirmi a prendere.”
“Hai bisogno di un passaggio?”
“Nah sono apposto. La UA è comunque sulla strada di casa. Grazie del pensiero, signore.”
“Oh mio dio.” Brontola Bakugou sprofondando nel sedile. “Già che ci siete scambiatevi i fottuti numeri di telefono. Kirishima. Va’ via.”
Ahhhh! Bakugou te ne stavi andando senza dirlo a nessuno?!” Ashido arriva correndo dai dormitori e Bakugou vorrebbe picchiare la testa sul cruscotto fino a svenire.
Asui esce allo scoperto subito dopo di lei, portando dietro le sue borse. “Ne sei davvero sorpresa?” Poggia le borse sul marciapiede e siede su una di esse. “Ha una reputazione da mantenere, dopotutto.”
Ashido non ne vuole che sapere. “Bakugou!” Pesta i piedi. “Non posso credere che non tu non abbia salutato me!”
Ok, ecco, non riesce proprio a sopportarlo quel presupporre che siano amici. Bakugou si sporge a metà dal finestrino spingendo Kirishima da parte in modo da poter urlare “Questo è perché non me ne fotte un cazzo di te!”
Uraraka aggiunge dall’altro lato del cortile: “probabilmente era preoccupato che sarebbe scoppiato a piangere.”
Di gioia, stronza! Il giorno del diploma sarà il cazzo di picco della mia vita sociale perché non dovrò mai più vedere nessuno di voi stronzi!” Lancia un’occhiataccia a Kirishima che si è voltato tremante. “Cazzo, smettila di ridere! È colpa tua!  A quest’ora sarei potuto essere fuori di qui!”
“Ah haha” sbuffa Kirishima, non preoccupandosi neanche di nascondere il fatto che stia sorridendo. “Ah vero, hai dimenticato il tuo polsino.” Tira fuori il cinturino di pelle dalla tasca e glielo da. Era un regalo, una di quelle cretinate da coppietta che avevano fatto a Natale dove si erano scambiati dei pensierini. Kirishima gli aveva regalato quel polsino che, ad essere onesti, non era così terribile, stiloso e marchiato con un teschio. Bakugou lo prende e fa finta che la faccia non gli stia diventando rossa al ricordo di quanto fosse stato merdoso regalargli una giftcard di un cafè che aveva ricevuto lui in cambio.
“Ti scrivo domani.” Dice Kirishima.
“Fa’ come ti pare.” Borbotta Bakugou.
“Arrivederci signor Bakugou! È stato un piacere parlare con lei.”
“Ci si vede Eijirou, stammi bene. Saluta la tua famiglia da parte mia.”
Bakugou non si degna di sedersi in modo decente fino a che non sono scesi dalla collina su cui è situata la scuola. Prende il cellulare tra le mani prima di realizzare ciò che sta facendo e ricacciarlo indietro.
“Quel ragazzo ti piace veramente tanto, eh?” il padre di Bakugou ha l’ardire di mostrare un tono compiaciuto.
È fottutamente fastidioso.”
È’ quello giusto per te.” Suo padre getta uno sguardo su di lui. “Potresti allacciare la cintura, ragazzino?”
“Non chiamarmi ragazzino.” Bakugou fa passare un tempo che gli sembra ragionevole prima di obbedire, così che suo padre non creda l’abbia fatto su sua richiesta.
“Ascolta Katsuki, riguardo al ritiro…”
Bakugou lancia la testa all’indietro lamentandosi.
“Andiamo, figliolo non fare così. Io e tua madre stiamo solo cercando di fare quello che è meglio per te.”
“No invece, mi state addosso! Cazzo! Ho diciassette anni e andrò a quel cazzo di ritiro se lo vorrò, capito?”
“Voglio solo accertarmi che tu non stia andando perché ti stai costringendo a partecipare.” Dice dolcemente suo padre.
“Non è così. Vado perché mi sto allenando per diventare un eroe professionista, dio santo! Tutti gli altri andranno e non sarò io a rimanere indietro. E non lo ripeterò due volte!”
È che, tanto per iniziare, non sono veramente sicuro sia una buona idea.” Suo padre tamburella con le dita sul volante. “Per tutti voi ragazzi. Ed è ancora tra le montagne; non potevano scegliere un posto diverso?”
È in un posto diverso. È nella direzione opposta al posto della volta scorsa. Stranamente saremo circondati dalle montagne. Cazzo, rilassati.”
“Katsuki, tu…” suo padre scuote la testa. “Non sai cosa si prova ad aprire la porta e trovarsi davanti la polizia a dirti che tuo figlio è stato rapito. Non puoi proprio capire cosa prova un genitore. Spero non lo capirai mai.”
Bakugou sprofonda ancora di più nel sedile. Il telefonino è troppo caldo a contatto con le sue mani e lo ricaccia in tasca, asciugando i palmi sudati sui jeans. “Come dici tu.” Borbotta dopo un momento guardando fuori dal finestrino. “Vi preoccupate fottutamente tanto.”
Ignora suo padre che avvicina una mano e gli dà delle pacche sul suo ginocchio, ed ignora il fatto che suo padre che abbia acceso la radio per riempire di rumori quel silenzio. Il cellulare giace pesantemente nelle sua tasca.

Una settimana al ritiro.



TN:
Salve, rieccomi sulle scene del mondo delle fanftiction con una bella traduzione di una storia che ho letto qualche tempo fa e che mi sembrava valesse la pena portare in italiano. Ci sono millemila mie fanfiction incomplete, lo so e me ne vergogno TwT ma non trovo l'ispirazione per finirle TwT e scrivere senza ispirazione mi fa scrivere scemenze - ecco perché ora mi sono data alla traduzione haha. Dal punto di vista della traduzione in sè devo precisare che, benchè ho cercato di rimanere molto fedele al testo originale, purtoppo mantenere inalterata la struttura sintattica delle frasi è pressocchè impossibile - a meno che non si voglia fare un lavoro becero di traduzione letterale - quindi l'adattamento è più che giustificato - ovviamente non stravolgendo il senso della frase stessa. Il link alla storia originale è questo - lo trovate anche nell'intro.
Detto questo, spero vi sia piaciuto e vorrete vedere come andrà a finire - preparate i fazzoletti :,)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Bakugou viene svegliato dalla vibrazione del suo cellulare sul comodino. Prende in considerazione di farlo saltare in aria, prima di decidere che ri-settare un cellulare nuovo gli darebbe più problemi che semplicemente ignorarlo. Si gira di fianco proprio per fare questo, quando vibra ancora una volta e, in un impeto di frustrazione, lo prende. Perché non mette il silenzioso prima di andare a letto? Perché si aspetta che le persone siano fottutamente educate e non inviino messaggi al-

Gesù. Alle sei e mezza del mattino.

E ovviamente è Kirishima.

This Asshole: manchi!!!!

This Asshole: primo giorno snz te

This Asshole: mi sono svegliato e qnd mi sn girato e tu nn eri lì : ((((

Gesù Cristo.

BOOMgod: non t permettere mai più di mandarmi messaggi alle cazzp di sei di mattins.

Bakugou silenzia il telefono, lo rilancia sul comodino e fissa la porta. Nel dormitorio, la stanza di Kirishima sarebbe stata proprio dietro quel muro, proprio accanto alla sua. Bakugou ha perso il conto di quante volte erano sgattaiolati fuori dalle rispettive camere dopo il coprifuoco solo per intrufolarsi nella camera dell’altro. Kaminari sembrava aver preso come offesa personale il fatto che l’unica cosa che facessero era dormire nello stesso letto. Che occasione sprecata, aveva borbottato tra sé quando Kirishima glielo aveva detto, non riesco proprio a credervi.

Bakugou si rigira tra le coperte.

Tira un pugno al cuscino.

…dannazione, prende il cellulare e legge i messaggi.

This Asshole: ok bene metti il silenzioso xk continuerò a scriverti

This Asshole: so k li leggerai cmq xk sei cs tsundere

This Asshole: ugh nn riesco a dormire sn trpp abituato a svegliarmi per le lezioni

This Asshole: k palle sn stanco Dx

This Asshole: se fossi qui potrei farti le coccole

This Asshole: sei cm un sedativo amico giuro k mi basta sdraiarmi accanto a te x addormentarmi mi manca

This Asshole: 6 sicuro di nn essere segretamente Midnight

This Asshole: nn credo che il costume ti doni ma la parte sadica decisamente

This Asshole: k forse anche il costume

Bakugou alza gli occhi al cielo.

BOOMgod: stupido. ho visto il tuo costume. il look da bondage è più da te.

This Asshole: !!! BAKUBRO 6 ANCORA SVEGLIO vieni a casa mia e stai nel letto cn me finché nn mi addormento

BOOMgod: mi chiamo per caso nyquil? comprati un body pillow.

This Asshole: mi manchi

BOOMgod: lo hai già detto. sei decisamente patetico senza di me.

This Asshole: : ((((( lo sn davvero nn sto scherzando sto perdendo così tanti punti virilità snz di te

This Asshole: cm hai potuto farmi una cs del genere nn l’ho mai autorizzata

This Asshole: vbb suppongo di averlo fatto qnd ho acconsentito a frequentarti xò NO

This Asshole: mi manca la tua stupida faccia perfetta. non permetterti di cambiarla prima k riesca a vederla di nuovo.

&&&
  
“Katsuki, vieni qui!”

Bakugou si ferma sulla porta e spia sua madre sfogliare un raccoglitore sul tavolo, sorseggiando del caffè. Cazzo.  Finirà per chiedergli un parere su qualcosa di cui non gli importa nulla e dovrà rimanere là per i successivi venti minuti. “Vado a correre.”

Sua madre gli lancia uno Sguardo e poi dà un’occhiata all’orologio sul muro. “Alle sette di mattina. Tu.”

Si irrita. “Sono ancora abituato ai cazzo di orari di scuola, va bene?”

“Vieni qui e guarda un attimo questa cosa.”

“Non m’importa un cazzo di gamme di colori,” si lamenta, ma si avvicina comunque al tavolo tenendo il broncio.

“In questa foto quali di questi sta meglio con l’arredamento?”

Sua madre lo trattiene a guardare campioni e modelli e arredamento moderno vs tradizionale per, come aveva predetto, circa venti fottutissimi minuti. Non importa se guardi realmente qualcosa o se cerchi di sabotare i suoi gusti scegliendo deliberatamente la combinazione più orrenda che possa venirgli in mente. Non importa se sia steso faccia in giù sul tavolo e indichi una foto a caso quando gli viene chiesto. Lui sa cos’è. Ѐ un pezzo di scenografia vivente che usa per avere un riscontro sulle sue idee. Probabilmente questa è l’unica ragione per cui si è disturbata di metterlo al mondo. Dio quant’è noiosa.

“Va bene piagnucolone, fuori di qui.”

“Finalmente,” esplode Bakugou, spingendo indietro la sedia e scattando verso la porta.

“Fai in modo di selezionare la spazzatura quando sei fuori!”

“Dio, va bene.”

“E prendi il latte quando rientri, lo abbiamo finito!”

“Cazzo mamma, la fai qualcosa ogni tanto?”

“Cos’hai detto stronzetto?!”
 
&&&
 
Il problema di vivere nello stesso quartiere tutta la vita è che le persone credono di poterti fare da genitore perché ti conoscono da quando eri in fasce. Le persone cominciano a prenderti in confidenza. E mentre Bakugou era riuscito a tenere i bambini del quartiere sotto il suo controllo o almeno fuori dai piedi, non valeva la stessa cosa per gli altri ficcanaso o le altre mamme del vicinato che lo ricordano piangere quella volta che era caduto sbucciandosi il ginocchio ed evidentemente utilizzavano quell’immagine a fondamento del suo carattere, anziché tutti i calci in culo che aveva dato dopo.

“Oh Katsuki! Come stai oggi tesoro?”

La signore Fukayama non è alta neanche un metro e venti ed è mezza cieca. Bakugou sarà anche irascibile, ma non è, contrariamente all’opinione comune, un cazzo di mostro. Se la nonnina che aveva l’abitudine di dargli spicchi di mandarino congelati e tè d’orzo quando le faceva del giardinaggio estivo su ordine dei suoi genitori lo vuole vedere come un tesoro, allora lascerà che lo faccia.

“Bene.” Borbotta. Ciò non significa che debba incoraggiare le sue illusioni.

“Come sei scontroso oggi.” Almeno la signore Fukuyama non si offende. Bakugou lo attribuisce al fatto che sia vecchia e non le importi di niente. “Sei felice di non andare a scuola?”

“Ѐ. Normale.” Bakugou guarda in cagnesco il cartone sparpagliato nella spazzatura e fruga intorno per trovare una cordicella. “Tra una settimana c’è il ritiro, quindi non è che passerà molto prima di rivedere gli stronzi della mia classe.”

Storce il naso al suo linguaggio, ma non lo corregge. Tutti nell’isolato conoscono sua madre. “Non hai degli amici? C’è qual ragazzino rosso che qualche volta viene a trovarti, ho dimenticato il suo nome.”

Bakugou arrossisce, felice di starle rivolgendo le spalle. “Stava diventando irritante.”

“Credo sia un bravo ragazzo. Portalo qui di nuovo, ha un bel sorriso.”

Bakugou alza gli occhi al cielo e stringe il nodo della cordicella. “Le sembro un sito d’incontri? Lo inviti da sola.”

“Oh ho ho! Dammi il suo numero e lo farò.”

Merda, gli si è ritorto contro. “Non ce l’ho.”

“Oh mmm, davvero? Peccato.”

La signora Fukuyama gli chiede di comprarle dei fagottini di fagioli rossi dal negozio quando viene a sapere che sua madre gli aveva chiesto di prendere il latte, e lui quasi rifiuta finché lei non preme una banconota da cento yen nelle sue mani e dice di comprare anche qualcosa per sé. Soldi gratis sono soldi gratis, alza le spalle e se li butta in tasca prima di iniziare la sua corsa. Probabilmente dopo avrà comunque voglia di una bibita.

Correre senza meta non è mai stato il suo forte. Bakugou odia gli esercizi ripetitivi senza alcun obiettivo: è noioso anche con la musica. Kirishima è un maniaco a cui piace sollevare pesi e fare conversazione con i completi sconosciuti che usano gli attrezzi accanto a lui, ma se Bakugou potesse fare di testa propria, vivrebbe sul cucuzzolo di una montagna dove nessuno potrebbe rompergli il cazzo e semplicemente farebbe escursioni verso e dalla città ogni mattina e pomeriggio. Si terrebbe in forma e non dovrebbe più guardare in faccia un altro umano se non fosse necessario: le condizioni di vita ottimali.

Sfortunatamente le montagne più vicine sono lontane un’ora di treno e generalmente se si prendesse la briga di andare ci starebbe almeno per una notte. Dopo quello che era successo coi Villain per i mesi a venire non aveva neanche il permesso di lasciare casa, figuriamoci andare da solo da qualche parte e passarci una notte. Era stato… difficile. Molto, molto difficile. Per quel periodo di tempo aveva dovuto abbandonare l’arrampicata, che era una di quelle poche cose che lo faceva rimanere sano di mente e (relativamente) non violento.

Ѐ vero, subito dopo erano stati trasferiti nel dormitorio quindi comunque non c’erano state grandi possibilità di andare in giro, ma avrebbe dovuto essere accompagnato da un professore perfino nel lasciare la scuola. E dal momento che la scuola non aveva professori disponibili a prendersi cura della claustrofobia dei propri studenti, ciò significava che per tutto ciò che rimaneva del suo primo anno Bakugou era più o meno agli arresti domiciliari.

Non che fosse il solo. Tokoyami, in virtù del fatto di essere stato anche lui tra gli obiettivi e l’intero gruppo che era andato in suo soccorso, anche a loro era proibito lasciare il suolo scolastico. Questo significava che le possibilità d’intrattenimento di Bakugou si riducevano a parlare con una di quelle persone.
Kirishima era la scelta meno irritante.
 
&&&
 
“Adesso ammazzo qualcuno,” annuncia Bakugou, “per giustificare questa cazzo di detenzione.”

Kirishima si ferma nel far rimbalzare la sua pallina da tennis contro il muro prima di ricominciare. Il rumore è irritante, ma, come Kirishima aveva fatto notare in precedenza, se non aveva qualcosa da fare avrebbe potuto cominciare a fare qualcosa di ancora più irritante. Come mettersi a canticchiare.

“Troverò qualcuno che se lo merita, così non avranno cazzate da dire a riguardo.”

“Sono abbastanza sicuro che avranno comunque qualcosa da ridire,” ride Kirishima. Manca il lancio successivo e si alza per andare in cerca della pallina sotto la scrivania di Bakugou.

“Tutto questo è fottutamente stupido. Mi annoio, cazzo!”

“Beh.” Kirishima picchietta la pallina da tennis contro il suo mento. “Potremmo andare in palestra.”

“Siamo appena tornati dalla palestra.”

“Potremmo riandarci.”

“Stupido topo da palestra. Che ne dici di studiare? I tuoi voti sono ancora merdosi.” Bakugou sporge la mano e senza che debba chiederlo, Kirishima gli lancia la pallina da tennis.  La fa rimbalzare sul soffitto, testando i suoi riflessi. “Quand’è che entrò in vigore la legge per controllare la responsabilità dei sidekick nelle agenzie professionali?”

“Uhhh…”

Bakugou lancia la palla un po’ più forte e quasi lo colpisce in faccia. “Sarà nel prossimo test.”

“Oh merda, davvero?”

“Cretino.”

Il rumore della pallina contro il soffitto non è così tanto irritante quando è lui a lanciarla. Bakugou pensa di riuscire a cogliere cosa ci sia di piacevole.

“Potremmo limonare.”

Bakugou si congela. La palla gli colpisce il petto e rotola sul pavimento.

“Scherzavo! Stavo scherzando.” Quando Bakugou abbassa lo sguardo, Kirishima è a pancia in giù, ancora a frugare sotto la sua scrivania per la palla. Non ne è sicuro, ma crede di aver visto le punte delle orecchie di Kirishima tingersi di rosa. Forse.

Non è… una prospettiva terribile. Anche se a Bakugou il solo pensiero fa battere forte il cuore e sudare le palme delle mani più del solito. Ma perché cazzo Kirishima- non può essere. Beh non lo è- Kirishima lo perseguita sempre e cerca di farlo socializzare, ma è solo- è Kirishima. Fa queste stronzate con tutti. Ѐ sempre in giro con il cretino elettrico e occhi neri e salsa di soia, ed è sempre in giro a parlare con persone di altri gruppi. Ѐ solo una persona estroversa, qualcuno a cui piace stare insieme ai suoi compagni per qualche stupido cazzo di motivo.

Però non scherza sul voler limonare con nessuno di loro. Questo Bakugou lo sa.

“Oi” dice con voce rauca e si schiarisce la gola. “Cazzo stai- Era una specie di confessione?” Non lo pensa veramente, le spalle di Kirishima sobbalzano e Bakugou è costretto a considerare la possibilità che lo fosse, santo dio, forse lo era.

Tokoyami entra in camera di Bakugou come se avesse il permesso di andare ovunque volesse, per dire loro che stanno andando tutti in piscina per nuotare e sono invitati anche loro. Kirishima praticamente si fionda su Tokoyami per cui Bakugou non ha la possibilità di interrogarlo oltre su cosa esattamente fosse stata quella cosa, ma in realtà non importa.

Ha bisogno di tempo per pensare.
 
&&&
 
Ѐ solo quando Bakugou si ritrova tempo in abbondanza che realizza, con non poca dose di orrore, di non avere niente da fare. Tutti i suoi hobby sono diventati irrevocabilmente legati alla presenza dei suoi compagni di classe.

Non può giocare a nessuno dei suoi videogiochi perché li ha già finiti e l’unico modo per riuscire a cavarci qualche divertimento è giocare con Hagakure o Kaminari per il gusto di sfidarli. Non può cucinare per divertimento perché sua madre s’incazza quando spreca il cibo e senza Satou e Yaoyorozu con il loro appetito infinito ci sarebbero più avanzi di quanti sua madre avrebbe voglia di tollerare. Non può neanche allenarsi perché è diventato così bravo in quello che fa che senza un compagno con cui confrontarsi è come se non stesse facendo niente. Potrebbe andare in palestra, pensa. Ascoltare la stessa musica ancora e ancora e semplicemente sollevare pesi. Per ore fino a cena.

Bakugou esprime la sua frustrazione sdraiandosi a faccia in giù sul divano con la TV accesa, lamentandosi con noia ogni qualvolta controlli il cellulare solo per scoprire che sono passati solo cinque minuti, o meno.

“Oh mio dio. Sei patetico, Katsuki, che aspetti a chiamare i tuoi amici.”

“No.” Ringhia Bakugou. Controlla le email per la quarta volta nel giro di mezz’ora.

“Almeno chiama Eijirou.”

“Bleh, non chiamarlo così. *”

“Non lo chiamerò mai Kirishima, cretino, quindi fattene una ragione.”

“Ho detto che non avrei voluto rivedere la sua faccia fino al ritiro.” Se si rimangiasse la parola farebbe la figura del piccolo perdente appiccicoso.

“Ascolta, ragazzino.” Un peso si abbandona sulle sue gambe e sua madre gli dà una vigorosa pacca sulla schiena. “Te lo sto dicendo perché sei il mio fottutissimo clone in praticamente tutto: prima scendi dal piedistallo e ammetti di essere un caso perso per quel ragazzo che ti piace, più semplice per te sarà la situazione a lungo termine.”

“Ѐ così che papà ti ha costretta a sposarlo?” Non che Bakugou lo voglia sapere o gli interessi particolarmente, ma almeno la conversazione lo distrae da quanto la sua casella di posta sia vuota da qualsiasi cosa possa mantenere la sua attenzione. Ancora.

“Tuo padre non mi ha costretta a fare un bel niente. Sono io che ho fatto il primo passo.”
Bakugou emette un grugnito disinteressato e seppellisce nuovamente la testa tra i cuscini del divano.

“Indovina un po’? Sentirai una bella storia, dato che sei così scocciato.”

“Mamma no,” si lamenta Bakugou, cercando di tirarsi su contro il peso sulle sue gambe.

“Finiscila e torna giù!” Quando Bakugou si risistema riluttante, lei gli tamburella le dita sulla schiena. “Tuo padre non è stato il mio primo ragazzo. Ne ho avuto uno al liceo e lo trattavo di merda. Mi aspettavo che fosse sempre lui a chiamare, decidere gli appuntamenti e fare qualsiasi altra cosa. Mi dava fiori, dolcetti e mi faceva dei regali e qualche volta anche io gli davo qualcosina, ma non gli davo molto peso. Non quanto lui.”

Bakugou si morde l’interno delle guance e ricorda la giftcard e il sorriso di Kirishima farsi meno brillante una volta aperta. Era stato un regalo di merda, lo sa, lo sapeva anche allora, ma non era stato in grado di farsi venire in mente alcuna idea e non poteva presentarsi a mani vuote. Merda, a Kirishima piaceva quel cafè, no? Che cosa si aspettava?

“Beh per lo stupore di un cazzo di nessuno, mi aveva mollato e si era trovato una ragazza che faceva veramente delle cose per lui. Ero così incazzata all’epoca. Ma poi al college ho trovato tuo padre, quindi credo che alla fine abbia funzionato per me.”

Forse se riuscisse a essere veramente preciso con un’esplosione potrebbe semplicemente farla alzare a da lui e correre via. “Dove vuoi andare a parare?”

“Sai a cosa, cretino.” Sua madre gli dà un colpetto sulla nuca. “Metti da parte l’orgoglio e chiamalo. Non importa quanto ti conosca bene: se non si sentirà apprezzato, alla fine andrà oltre.”

Prima che Bakugou potesse sprofondare troppo nella paura di rompere sul serio con Kirishima, il suo telefono s’illumina e vibra per una chiamata in arrivo. Sua madre deve aver intravisto il soprannome sullo schermo perché sbuffa. “Che classe, Katsuki. Ѐ lui?”
Sembrerà disperato se risponderà? Gliene importa? Arrg, chi cazzo se ne frega, è annoiato a morte e la sua unica alternativa è ascoltare sua madre rimuginare sui ‘bei vecchi tempi’ o su qualunque altra fottutissima cosa abbia intenzione di torturarlo. “Che c’è,” risponde monotono, lanciando un’occhiataccia a sua madre da dietro la spalla.

“Almeno mettigli un nome decente,” sbuffa, dandogli un altro scappellotto sulla testa prima di alzarsi e dargli finalmente un momento di fottutissima pace. Gesù, se avesse saputo quanto sarebbe stata irritante in questi giorni, avrebbe supplicato Kirishima di farlo rimanere a casa sua.

“Mi arrendo,” sospira Kirishima.

Bakugou si siede e contempla gli innumerevoli modi per cercare di calmare il suo fottutissimo cuore. Vede Kirishima ogni giorno. Vive con lui durante l’anno scolastico. Lo aveva visto appena ieri, per l’amor di Dio, tutto questo non ha senso. “Arrenderti a cosa?”

“Stavo cercando di trattenermi per vedere se mi avresti chiamato per primo, ma non riesco più ad aspettare.”

Perché la vita è così difficile. Bakugou si strofina una mano sulla faccia tentando di levarsi quel rossore dalla faccia. Cazzo. Come si risponde a una cosa del genere? “Ѐ- fa niente.” Dio è così patetico. Cazzo, è una specie di test? E se Kirishima stesse cercando di vedere quanto fosse mancato a Bakugou? Anche se non è il tipo da fare certe cose, probabilmente ha soltanto ceduto e chiamato perché voleva. Ma non è da Kirishima dire qualsiasi cosa gli entri in testa, quindi forse-

“Amico, riesco a sentire il tuo cervello friggere. Qualunque cosa sia, ci stai pensando troppo.”

“Sta’ zitto, non è vero.”

“Sì invece.”

Bakugou salta in piedi e si dirige in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Non è una cosa per le compiaciute orecchie dei suoi genitori. “Ero- ‘Fanculo, stavo per chiamarti anche io. O. Lo sai.”

Non c’è alcun motivo per cui la voce di Kirishima debba suonare così felice. “Sì?”

“Sì.”

“Controllavi il cellulare tutto il giorno? Perché io sì.”

Dio, sta veramente per morire. Di tutte le cose che gli erano successe nella vita, con tutto quello che avrebbe potuto accadergli e questo era quello che lo avrebbe ucciso. La fottutissima voce felice di Kirishima e questa terrificante sincerità. “Sì.”

“Heh heh. Questo è perché ti piacciooooo.”

Bakugou è seduto sul pavimento, la schiena poggiata al letto. “Non fare il cazzone.”

“Beh anche tu mi piaci.”

“Cretino.”

“Un cretino che ti piiiiac-”

Bakugou lo avverte, “Ti chiudo il telefono in faccia,” anche se sa che Kirishima non lo ha preso sul serio.

“Ehi, stai facendo qualcosa? Stasera vado al cinema con Kaminari e Sero. Ti va di venire?”

Una pugnalata d’irrazionale gelosia fa calciare i piedi a Bakugou in modo violento. “Non voglio vedere quegli idioti.”

“Però quegli idioti vogliono vedere te.”

Non per la prima volta Bakugou si chiede perché diavolo le persone dicano cose del genere. Perché qualcuno dovrebbe fare tanta fatica per cercare di fare amicizia con qualcuno che chiaramente non ne ha interesse? Non che sia particolarmente gentile con entrambi. Certo, si sono riversati nel gruppo di studio che per qualche motivo adesso è a capo Bakugou e certo, crede che in battaglia non siano totalmente inutili, ma non è che sappia i giorni dei loro compleanni o gli importi cosa succeda nelle loro case eccetera. E in cambio neanche a loro interessano queste stronzate. Ѐ un buon compromesso. Tutto il resto è una noiosa distrazione.

…che, sfortunatamente è proprio ciò che gli serve in questo momento. “Va bene,” sbuffa ed ignora il sììì sussurrato da Kirishima all’altro capo del ricevitore. “Che andiamo a vedere?”
 
&&& 
 
Ashido è riuscita a convincere Yaoyorozu a creare una cassa per il suo cellulare, ma in musica ha dei gusti fottutamente strani. Da quella cassa esce di tutto, dalle sigle di anime, alle Babymetal, all’ enka, senza un ordine ben preciso. Bakugou definisce malati i suoi gusti e per questo lei lo spinge in acqua.

Di lì a poco scoppia una guerra e sempre più dei loro compagni si avvicinano per buttarsi nella mischia. All’improvviso c’è una battaglia di torri umane a cinque e nonostante la conversazione imbarazzante di poco prima, Kirishima trova Bakugou in pochi secondi e Bakugou si arrampica sulle sue spalle per rompere il culo a Kaminari e Sero.

Tutti sanno che quando inizierà il nuovo anno, gli studenti del dipartimenti Eroi saranno rimescolati. Ѐ improbabile che siano tutti ancora nella stessa classe e dopo tutto quello che hanno passato insieme sarà difficile perdersi di vista. A Bakugou, personalmente, non gliele fotte un cazzo.

… va bene, ok, se Kirishima fosse nella sua stessa classe sarebbe un poco meno annoiato.

Il punto è che la classe A, la loro classe A, non sarà più la classe A. Anche se saranno letteralmente nella stanza accanto, non è la stessa cosa quando le lezioni sono separate, quando i loro coordinatori saranno completamente differenti. Il diploma non sarà che tra pochi mesi, ma possono tutti sentirlo arrivare come se fossero legati ai binari di un treno in corsa.

Chiedere ad Aizawa di far rimanere le cose come prima non aveva funzionato. Ashido aveva raccolto metà della classe per andargli a leccare il culo e tutto ciò che avevano ottenuto era stato farlo arrivare al massimo livello di irritazione, il che non aveva giovato a nessuno. “Nulla rimane mai com’è.” Gli aveva detto alla fine, stanco di tutte quelle lamentele. “Prima lo imparate, meglio è. Ora fatevene una ragione, sarete ancora insieme nei dormitori.”

Bakugou esce dall’acqua e si dirige verso la vasca idromassaggio lì vicino, sollevando l’interruttore per azionare i getti d’acqua. L’UA non risparmia mica sui comfort: dovrebbe essere usata per bagni veloci per riscaldare i muscoli prima dell’esercizio, ma lui ha intenzione di mettersi a mollo. Fa fottutamente freddo e se proprio deve uscire di nuovo fuori per tornare ai dormitori, vuole essere così caldo da trasformare l’asfalto in della cazzo di lava.

“Oooh Bakugou, buona idea!” Un bikini volante saltella verso di lui e si accomoda nella sua vasca idromassaggio. “Che bellezza.”

“Levati dal cazzo,” ordina, scivolando in acqua e spingendola dalle spalle. “L’ho riscaldata per me, cazzo. Il tuo culo non è nella lista degli invitati.”

“Il culo di Kirishima è nella lista?” chiede con una risatina.

Bakugou è pronto a trascinare Hagakure e lanciarla di nuovo nella piscina, ma Kirishima nuota verso la parte profonda della piscina e appoggia le braccia ai lati, mostrando un sorrisetto nella direzione di Bakugou. “Già, il culo di Kirishima è nella lista?”

Bakugou lo guarda strizzando gli occhi prima di fare probabilmente la scelta più stupida della sua vita. “Sì, lo è.”

Dietro di lui Hagakure sussulta. La ignora per guardare il sorrisetto di Kirishima scivolare lentamente dal suo viso mentre sta diventando rosso.

“Vuoi venire o no?” Bakugou si gira di scatto per lanciare ad Hagakure un’occhiataccia, “Vai via.”

“Non posso guardare?! Bakugou fai schifo.” Ma Hagakure esce dalla vasca e si fionda dove Ashido, Asui e Uraraka sono riunite, nella parte meno profonda della piscina.
Probabilmente stanno spettegolando, a giudicare da come tutte lo stanno guardando.


Ignora anche loro e fissa Kirishima, aspettando.

Kirishima tamburella le dita sul pavimento, i denti premono leggermente sul labbro inferiore prima che si sollevi fuori dall’acqua. Bakugou lo segue con lo sguardo mentre strizza i capelli e scivola nella vasca idromassaggio. “Ahh, merda, è calda.”

Bakugou sbuffa “Ma dai, stupido.”

“Sì, ma è ancor più calda perché la piscina non è riscaldata!”

“Allora accendete quei cazzo di riscaldamenti. Non capisco perché voi idioti state nuotando in pieno inverno.”

“Credo che stanotte debba andare sotto lo zero stanotte.”

“Serio? Merda.”

“Sì perché quella cazzo di Ashido mi ha stracciato.”

Kirishima ride e Bakugou non può dare tutta la colpa della sensazione di calore allo stomaco all’acqua calda. Appoggia i piedi alla panca opposta e fa finta di non notare Kirishima guardare I piedi di Bakugou vicino a lui prima di fare altrettanto. “Sai, se continui a chiamare le persone per nome potrebbero confonderlo per sincero affetto.”

“Non lo dire neanche per scherzo.”

Kirishima sorride, una piega verso l’alto all’angolo della bocca.

Bakugou schioda la lingua dal palato. “Cos’era quello che hai detto prima?”

Il sorriso scompare. “Era. Tipo.” Kirishima gratta la nuca arrossata. “Era solo un suggerimento. Ho pensato, tipo, dal momento che siamo sempre insieme e cose del genere…”

“Sei gay?”

Gli occhi di Kirishima scattano verso Bakugou, poi nuovamente sull’acqua. “Mi piacciono anche i ragazzi, se è questo quello che intendi.”
La curiosità vince sull’imbarazzo e anche se il cuore di Bakugou sta battendo all’impazzata, chiede comunque, “Ti piaccio io?”

Kirishima esita, poi annuisce.

Questa cazzata dell’amore liceale è una distrazione, e lo sa. Non ne è mai stato enormemente interessato: prima di tutto, per essere interessato avrebbe dovuto per lo meno farsi piacere la gente intorno a lui. E spesso questo non è il caso. Ma Kirishima, beh, lui è apposto. Ѐ apposto perché non si allontana quando Bakugou urla, è apposto perché distingue tra il Bakugou che deve sfogarsi e il Bakugou veramente incazzato, due stati d’animo profondamente diversi che a quanto pare molte persone non ne capiscono la differenza.

Ѐ apposto anche per altre cose.

“Non so cosa mi piace,” Bakugou dice ad alta voce per la prima volta. Non che sia una rivelazione o qualcosa che lo tormenti particolarmente. Sapere se gli piacesse il cazzo o la patata o entrambi o nessuno dei due non ha mai occupato un posto preminente nella sua lista di priorità. Ha un obiettivo ed è allo stesso tempo incredibilmente vicino ed estremamente lontano. Ha troppo lavoro da fare per perder tempo a tentennare e tergiversare su cosa gli piacerebbe leccare.

Però, pensa, potrebbe ammettere a se stesso che non gli dispiacerebbe leccare Kirishima. “…ma se per te va bene, allora. Cioè, se l’alternativa è annoiarsi a morte…”
Kirishima alza lo sguardo, gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, e Bakugou vorrebbe annegare e sciogliersi nell’acqua. “Significa che- aspetta, vuoi dire che vorresti uscire? Con me?”

“Cazzo, sto parlando russo? Ovviamente.” ringhia Bakugou. Almeno qui nella vasca forse Kirishima non può riuscire a distinguere se la sua faccia sia rossa perché sta arrossendo o per il troppo calore.

“Vuoi uscire con me.” Kirishima ride, in modo solare, incredulo e scivola dalla panchina?? ppposta a Bakugou, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui. Si sporge e Bakugou si odia per come i suoi occhi viaggiano automaticamente sulle sue spalle e sul suo petto prima di tornare su alla sua faccia. “Ѐ- io non-”

Bakugou si distanzia un pochino. Spazio. Ha bisogno di spazio. Proprio dietro Kirishima scorge Uraraka aggrapparsi al braccio di Asui e scuoterla mente li fissa; appena vede Bakugou si gira ma stanno tutte guardando furtivamente nella loro direzione. Cazzo. Momento sbagliato.

Kirishima piega nuovamente la testa nel cono visivo di Bakugou e dannato lui e quella stupida fascia che Ashido gli ha prestato. ‘Fanculo. “Posso baciarti adesso?”
“Ma che caz- no!” Bakugou gli dà un pugno sulla spalla come se si stesse preoccupando del fatto che Kirishima potrebbe provare a prenderlo e violentarlo lì davanti all’intera classe. O è più preoccupato che potrebbe assecondarlo. Sì probabilmente lascerebbe fare a Kirishima tutto quello che vuole, proprio lì in una vasca idromassaggio davanti a tutti. Cazzo. “Non pensi di star pretendendo troppo, capelli di merda? Vedi di calmarti.”

“Non posso farne a meno! Dai, solo sulla guancia! Per favore?”

“Fottiti,” dichiara Bakugou. Salta fuori dalla vasca e, prima che il coraggio lo abbandoni, si lancia direttamente nella parte profonda della piscina. Il viso di Kirishima è tutto quello che riesce a vedere dietro le palpebre abbassate, in attesa e speranzoso, un labbro intrappolato tra quei bellissimi, straordinari, stupidi denti appuntiti.

&&&
 
Kaminari e Sero fanno sorrisini, lo prendono in giro e lo scocciano fino a farlo urlare, il che li fa quasi buttare fuori dalla gelateria dove si sono dati appuntamento. Kirishima stringe la mano di Bakugou in pubblico perché non gli interessa proprio un cazzo, neanche uno, di quanto invece metta in imbarazzo lui, o del fatto che le sue mani scoppiettano quando è troppo nervoso o che sono davanti a due dei più grandi coglioni che non si spaventano di prendere in giro Bakugou. Sempre dopo di Asui, lei è la cogliona più grande.

Come se fosse destino, incontrano Ashido e Hagakure che erano fuori a fare shopping nello stesso posto. Per qualche oscuro motivo riescono anche a trovare Tokoyami e Shouji, e poi Asui e Uraraka si uniscono a loro allontanandosi da dove stavano cercando delle nuove giacche per il ritiro. La classe A riunita ancora una volta: è quasi come una legge di natura a questo punto.

In qualche modo, Bakugou finisce con Kirishima in un negozio sportivo ancora mano nella mano e il resto dei loro compagni di classe si è disperso in giro, promettendo di avvisarli per messaggio per incontrarsi e andare a vedere il film. Come cazzo è possibile che siano passati da quattro a dieci? Non era quello per cui Bakugou aveva acconsentito.

Fa finta di esaminare una corda da arrampicata e dei moschettoni, ma in realtà non fa altro che guardare di nascosto Kirishima mentre usa il cellulare, canticchiando una stupida canzone pop trasmessa dagli altoparlanti. Aspetta finché Kirishima non si accorge che lo sta fissando prima di avvicinarsi e dargli un bacio sulla guancia.

Lo sguardo di Kirishima è inestimabile.

“Per cos’era quello?” chiede, stringendo la mano di Bakugou.

“Niente di che,” grugnisce Bakugou e stacca un moschettone dal suo gancio. “Dai, andiamo.”

Quella notte Bakugou non torna a casa se non dopo l’ora di cena e quando controlla il telefono vede qualcosa come quattordici notifiche perché è stato taggato nelle stupide foto che tutti hanno appena postato. I delinquenti recidivi (tipo Sero e Kaminari) mettono sempre come descrizione cose del tipo ‘@BOOMgod selvatico mai avvistato alla luce del giorno!’ e ‘alla vostra destra potete scorgere @BOOMgod mostrare comportamenti da essere umano’ e altre cazzate.

E poi ci sono quelle fatte da Uraraka e Ashido, foto di gruppo che dicono ‘incontro improvvisato della classe A !! guarda @indomitabledeku abbiamo fatto uscire @BOOMgod dal suo antro’ o ‘riunione del team Pokemon, abbiamo anche catturato uno splendente @BOOMgod di livello 60’ che non sa neanche come descrivere: perché i suoi compagni di classe devono metterlo in imbarazzo così davanti a tutti.

E ovviamente Kirishima deve postare una foto delle loro mani intrecciate come se fossero dei fottuti neo sposini o qualcosa del genere. ‘Uscita con @BOOMgod, GUARDATE CHE Ѐ SUCCESSO!! Muoio’ Bakugou si ripromette di passare i prossimi cinque giorni ad ignorare Kirishima per questo. Specialmente per tutti i commenti di merda di quelle teste di cazzo dei suoi compagni di classe ‘COME FAI AD ESSERE ANCORA VIVO KIRI!’ e ‘oh mio dio quelle mani sono buone a qualcos’altro oltre che uccidere e seminare il caos’ e qualsiasi altra cazzata sia venuta loro in testa. Non ha dato a quegli idioti il permesso di non aver paura di lui.

Bakugou commenta tutte le foto con un sentito VAFFANCULO e va a letto.



TN:
Secondo capitolo pieno di diabete :,) -poi mi dite come non si fa ad adorare Bakugou e Kirishima M-U-O-I-O. 
Come avrete notato il capitolo è molto più lungo del prologo, quindi ci ho messo un po' di tempo a tradurlo. Credo il "tempo di upload" dei capitoli sarà più o meno questo -comunque la storia è breve quindi non ci vorranno ere geologiche per finirla. 
Per chi avesse letto l'originale e avesse delle domande/dritte o semplicemente vorrebbe discutere sulla traduzione, non abbiate paura haha.
Detto ciò, spero vi sia piaciuta! Alla prossima OuO

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Le guance di Bakugou grattano sulla ghiaia, respira affannosamente. Il peso sulla sua schiena gli schiaccia i polmoni, gli spreme l’aria fuori dal corpo in centimetri cubici. Gratta il suolo in cerca di un appiglio fino a spezzarsi le unghie e farle sanguinare. Qualcuno gli prende un pugno di capelli e gli tira la testa verso l’alto.
Quel bastardo di Shigaraki avvicina tre falangi dalla tempia di Kirishima alla sua mandibola. “Vogliamo che tu sia un nostro eguale, Bakugou,” dice Shigaraki, aggiungendo il pollice alla guancia di Kirishima.
“Fermati,” ansima Bakugou. La sua voce è così fioca. Non riesce a prendere aria per urlare. “Fermati,” ci prova comunque, cercando di alzarsi contrastando il ginocchio sulla sua schiena. Qualcosa di invisibile tiene i suoi polsi bloccati a terra. Se mentire potrebbe sottrarre Kirishima alle sue mani, allora lo farebbe, ma non riesce a respirare, cazzo, quindi non può parlar-
Il tetto sopra di loro sbatacchia e fa piovere giù della polvere. Bakugou sa che All Might sta perdendo, si sta facendo ammazzare da quel coglione mascherato. All Might era venuto a salvarlo. All Might gli aveva dato questa possibilità di scappare e tutto quello che aveva fatto era farli catturare tutti quanti. Ѐ tutta colpa sua. Tutta colpa s-
Gli occhi di Kirishima si aprono. Bakugou riesce ad intravederli tra le dita di Shigaraki, riesce ad intravedere le sue lunghe ciglia e la cicatrice sulla palpebra e il modo in cui la sua speranza si affievolisce, a tempo con l’intermittenza delle luci, mentre realizza che non potrà essere salvato.
Sono un eroe, Bakugou pensa disperatamente. Gli eroi vincono. Gli eroi salvano le persone. Si dimena fino a quando è sicuro che la sua schiena si spezzi.
Shigaraki abbassa il suo indice e il volto di Kirishima si sbriciola.
“Fermati-!”
Bakugou si tira sui fianchi, ansimando, stringendo forte le coperte. I suoi occhi impiegano troppo ad abituarsi al buio, a riconoscere i contorni familiari della sua cameretta. Si colpisce febbrilmente la guancia –niente ghiaia. Niente lesioni. Si controlla le unghie: niente sangue. Tonde e intatte.
Le ombre vicino alla sua porta assumono le sembianze di persone e Bakugou scatta vero l’abatjour, clicca l’interruttore e lo rivolge verso gli angoli della stanza. Niente.
Niente.
Dei passi leggeri si allontanano lentamente dalla sua porta. Cazzo.
Bakugou lancia via le coperte e si siede curvo al bordo del letto, stringendo il materasso con le palme sudate. Le dita si flettono nel combattere il bisogno di afferrare il telefono e mandare un messaggio a Kirishima. Ѐ l’una del fottuto mattino, dichiara la sua sveglia. Se gli mandasse un messaggio adesso saprebbe dell’incubo e Bakugou è così stanco delle persone che insinuano gli piaccia vedere quello sguardo da cucciolo preoccupato.
Quindi si trascina in cucina e inizia a cucinare.
 
 &&&

“Va bene, va bene, Ti insegnerò. Hai comunque bisogno di imparare a cavartela da solo.”
Bakugou si tiene impegnato a togliere tutti i coltelli dai cassetti. Questa è un’occasione speciale. Di solito non gli è concesso toccarli, ma dal momento che sta imparando a cucinare è ovvio che debba sapere come usarli. Tutti quanti. In modo creativo.
“Katsuki! Piccolo psicopatico, togli il tuo culo da lì. Siediti qua.” Sua madre lo solleva e lo mette sulla sedia che ha tirato a sé come se fosse un bambino.
“Mamma smettila, ho sei anni.”
“Sono sicura che pensi sia un’età così matura.”
“Lo è!”
“In confronto ad averne cinque, credo di sì.” Le mani di sua madre sono ancora più grandi delle sue e più forti, nonostante tutta la pratica che ha fatto con il suo quirk. Avvicina lo sgabello con lui di sopra e gli passa uno dei coltelli come se stesse maneggiando una candela di dinamite. “Voglio che tu sia super attento. Non tagliarti. Le tue mani sono il tuo quirk, giusto? Quindi devi prenderti cura di loro se vuoi usarle per diventare un eroe.”
“Ugggh lo so.”
“Tuo padre sarà presto a casa e gli faremo una sorpresa con la cena che prepareremo noi due. Sarà così fiero di te.”
“Mi stai mettendo in imbarazzo,” borbotta Bakugou, il viso bollente. “Non lo sto facendo per papà.”
“Certo. È per questo che hai scelto il suo curry preferito, eh?”
“Io- anche a me piace il curry!”
“…Piccolo, sei un diavoletto così carino.”
 
 &&&


“Ehi figliolo, cosa stai preparando?”
Bakugou sciacqua l’ultima patata pelata. “Curry di pollo.”
“Piccante?”
“Sì.”
Suo padre sbadiglia e si siede al tavolo dietro di lui. Bakugou taglia a tocchetti le patate e le getta nuovamente nella ciotola, poi controlla il pollo e le cipolle.
“…Katsuki-”
“Sto bene,” scatta immediatamente Bakugou. “Finiamola qua.”
Così fa. O si addormenta un’altra volta. Bakugou non si gira a controllare finché non prende i dadini di curry da grattugiare nella padella, ma dall’occhiatina che lancia può vedere che gli occhi di suo padre sono chiusi, il mento sulla mano.
“Forse… forse non dovresti andare.”
O potrebbe essere sveglio, pronto a riprendere una discussione che non avrebbe voluto cominciare a prescindere. “Ci andrò.”
“Sono mesi che non ne hai uno così brutto-”
Bakugou sbatte la grattugia sul piano di lavoro. “Non importa. Io ci vado.” Mescola il contenuto della pentola aggressivamente, respirando profondamente attraverso le narici nel veloce tentativo di calmarsi. Far saltare in aria suo padre nella cucina a notte fonda non è probabilmente il migliore degli argomenti per convincere della sua stabilità e salute.
Sente suo padre alzarsi dal tavolo e andare dietro di lui, e non è per niente sollevato quando si limita ad allungarsi sopra di lui per prendere un paio di ciotole nel mobile da cucina. Bakugou non si muove, le spalle curvate mentre gela con lo sguardo il piano d’appoggio e ascolta il curry bollire mentre il brodo si addensa. “Ok,” si limita a dire suo padre e poggia le ciotole sull’isola accanto alla vaporiera per il riso. Bakugou aspetta che dica altro, che dica qualcosa su come debba conoscere i suoi limiti, su quanto stia facendo preoccupare sua madre e quanto dovrebbe essere più consapevole di come le sue azioni si riflettono in quelli che lo circondano, ma non lo fa. Si gira solamente e si risiede a tavola.
Bakugou sbatte le palpebre al piano di lavoro e inspira. Le sbatte di nuovo quando i suoi occhi bruciano, poi soffia su forte col naso e se lo gratta con l’interno del polso prima di mescolare il contenuto della pentola sul piano cottura. Quando mette a tavola il riso e il curry, suo padre prende la sua ciotola e si avventa su di essa senza una parola. Lo mangia tutto quanto, tirando su col naso quando le sue narici gocciolano perché Bakugou lo prepara piccante, come piace ad entrambi. Bakugou lo guarda magiare fino all’ultimo, toccando a malapena il suo.
Suo padre alza lo sguardo e lo trova a fissarlo e Bakugou torna a guardare la sua ciotola, fiondandosi sul cibo. “Che c’è Katsuki?”
“Niente,” borbotta Bakugou.
Con sua sorpresa suo padre ride. “Somigli così tanto a tua madre.”
Bakugou alza gli occhi al cielo.
“È una bella cosa.”
“Non dire cose strane.”
Suo padre si alza e sciacqua la ciotola nel lavandino. “Rimettiti a dormire presto, ok? Hai bisogno di dormire.” Si ferma vicino al tavolo e poggia una mano sui capelli di Bakugou, carezzandogli le ciocche fino alla fronte prima di andare via.
Bakugou stringe il cucchiaio così forte che è sicuro di piegarlo, ma finisce il pasto. E conserva il curry. E torna a letto e si sdraia sul materasso e fissa il soffitto fino al mattino.
 
&&&

“Sapete, siamo proprio un bel gruppo.”
Bakugou porta lo sguardo su Ashido e soppesa l’idea di mettersi gli auricolari. È troppo presto per queste cazzate sull’amicizia – non che sia mai andato a dormire. Il che è fantastico: avrebbe di certo voluto avere a che fare coi suoi stupidi compagni di classe per sei ore di pullman alle cazzo in punto del mattino senza aver chiuso occhio.
Sero apre la sua lattina di caffè sbadigliando. “Quale gruppo?”
“Noi!” Ashido indica lui, se stessa, Bakugou appoggiato a Kirishima e Kaminari che incespica mentre cerca di raggiungerli con gli occhi mezzi chiusi. “Siamo una cricca! Una di quelle fighe! Siamo tutti molto fighi, abbiamo quello intelligente che può fare da tutor al rest-”
“E quando cazzo avrei detto che avrei fatto da tutor al resto?” Bakugou chiede prendendo il cellulare e cercando tra le sue app. Deve assolutamente trovare della musica.
“Lo hai già fatto!”
“Beh non più.”
“Ug! Bakugou che sei cretino.”
“Eh sarebbe dovuto succedere prima o poi. Sai che ‘fare da tutor’ è un nome in codice per ‘limonare’,” biascica Sero poggiando un gomito sulla sua testa.
“No grazie,” dice Kaminari, stravaccandosi sulla panchina più vicina. “Voglio dire, a meno che non sia Ashido a chiederlo, allora credo che potrei farlo.”
“No, grazie,” dichiara Ashido. “Guardate. Sto solo dicendo che è una bella cosa. Mi piace il nostro gruppo. Anche se credo dovrebbero esserci più ragazze-”
Amen.”
Ashido tira un calcio alla scarpa di Kaminari. “Però, tutto considerato, va bene. Voi ragazzi siete apposto.”
“Sei molto sdolcinata stamattina,” osserva Kirishima, con la mano strofina la parte bassa della schiena di Bakugou facendo dei cerchi confortevoli. Bakugou sta cercando di non dare a vedere quanto si stia abbandonando alla cosa, ma è abbastanza sicuro di star fallendo dal momento che Kirishima continua a spostarsi per sorreggere il suo peso. “Non che non pensi la stessa cosa, ma perché lo dici proprio ora? Va tutto bene?”
Ashido si preme le nocche sulla bocca e sbatte gli occhi come se stesse per scoppiare in lacrime. “E tu. Tu sei la parte migliore. Gah dio, Kirishima ti amo.” Gli si avvicina e seppellisce la testa contro la sua spalla attaccandosi al suo braccio.
“Levati,” sbuffa Bakugou, spingendola via quando si intromette troppo nel suo spazio.
“È appiccicosa da appena sveglia,” Sero si offre avvolgendo le dita attorno alla lattina di caffè e allungando un braccio. “Ashido, vieni qui. Smettila di importunare Bakugou, nessuno vuole sentirlo urlare così presto.”
Come Ashido si posiziona nella piega del braccio di Sero, Bakugou sogghigna e s’incastra ancora di più contro Kirishima. “E comunque non faccio parte della vostra stupida combriccola.”
“Amico, esci sempre insieme a noi,” osserva Kaminari.
“Esco con Kirishima. Che è un coglione ed esce con voi perdenti.”
Kirishima sorride e dice, “Però mi piacciono questi perdenti,” il che dà di nuovo inizio ad un’altra manifestazione amorosa di Ashido e Bakugou riesce a malapena a tenere a bada il volume così che Aizawa non gli tira un calcio in faccia mentre fa avanti e indietro per portare la classe sull’altro bus.
Quando salgono sul loro pullman, Sero li abbandona per Shouji eTokoyami, Kaminari si dirige verso Mineta e Ashido si attacca ad Asui. “Kirishima,” lo chiama Ashido quando le passa vicino, “Ti sposerei se non fossi già impegnato ed avremmo avuto degli adorabili figli color fragola.”
“Onestamente questa è la cosa più gentile che qualcuno mi abbia mai detto,” le risponde Kirishima.
“Ti va qualche snack?”
“Sì. Grazie.”
Kirishima si dirige verso dove sta seduto Bakugou, alla fine del pullman, portando con sé una paio di bastoncini di Pocky. Gliene porge uno. “Credo che i suoi stiano litigando di nuovo.”
Bakugou grugnisce.
“A quanto pare le vacanze estive non sono state belle per tutti.” Kirishima sgranocchia il suo bastoncino fissando il punto dove le sue corna spuntano appena dal retro del sedile. “Dovrei invitarla a casa per un paio di giorni quando torniamo. A mamma piacerebbe tanto.”
Bakugou alza lo sguardo dal cellulare e strizza gli occhi a Kirishima.
Kirishima sbatte gli occhi di rimando. “…cosa?”
“Sei così fottutamente fortunato ad avermi.”
Kirishima si lancia in bocca l’ultimo dei suoi snack. “E perché?”
“Vorresti invitare a casa una ragazza durante le vacanze estive. Per farle incontrare la tua famiglia.”
“Sì e allora?” Bakugou aspetta finché Kirishima non si tira a sedere dritto e arrossisce. “Amico- no. Tu lo sai che non era quello che- ”
“Non m’interessa.”
“Bakugou, non era- ”
“Idiota, non m’interessa minimamente.” Bakugou scrive qualcosa al cellulare. “Non importa. Tu sei mio. Anche se lei stesse flirtando con te sul serio, dovrebbe passare sul mio corpo per averti e saprebbe di perdere. Non ti cedo a nessuno.”
Kirishima tossisce e abbassa la testa. “Bakugou,” sibila, la voce strozzata, “Siamo su un autobus. Non puoi dirmi cose virili come questa su- su un mezzo di trasporto pubblico, circondati dai nostri coetanei- ”
“Allora non flirtare con le ragazze come un cretino ingenuo.”
“Maledizione.” Kirishima sprofonda nel sedile, coprendosi il viso. “Mi hai fatto eccitare. ”
“Quello è un tuo problema.” Bakugou indossa di nuovo gli auricolari e chiude gli occhi.
 
&&&
 
Il problema di Kirishima è che fa cazzate senza pensare. Lo fa con così tanta innocenza che è difficile arrabbiarsi con lui, ma Bakugou ci riesce comunque.
“Testa di cazzo! Te l’ho detto mille volte, se qualcuno ti si confessa allora li devi respingere immediatamente!”
“Lo so,” dice Kirishima tra le braccia incrociate sul suo banco. “Ma non posso fare lo stronzo, non è figo.”
“Cosa cazzo c’è di figo ad essere un cazzo di indeciso cronico?!”
Kirishima si lamenta e scalcia.
“Whoa ehi, problemi in paradiso? Che succede, Blasty?”
“Vai a fottere un cactus, imbecille.” Bakugou tira un calcio alla gamba del banco di Kirishima. “Questo irriducibile coglione ha un appuntamento. Con una cazzo di ragazza. ”
“Oh.” Kaminari scivola nella sedia accanto al banco di Kirishima. “Uh, ma voi due non state…”
“Ora vedi qual è il mio cazzo di problema!”
“Non è un appuntamento,” protesta Kirishima emergendo per difendere il suo onore. O la sua relazione. O forse le sue merdose scelte di vita, a Bakugou non frega un cazzo per quale motivo. “Non si è confessata! Mi ha solo chiesto se potevamo incontrarci al bar in città vicino alla libreria perché aveva qualcosa da dirmi.”
“Fratello,” Kaminari geme tirandosi una mano in faccia. “È proprio un appuntamento.”
“Non sappiamo per certo se sarà una confessione! E se le avessi detto tipo ‘oh scusa ho un ragazzo, non posso’ e lei tipo ‘ok, beh volevo solo farti una domanda non inerente all’uscire insieme. ’ L’avrei fatta sentire così in imbarazzo! ”
“Kirishima,” Bakugou ringhia a denti stretti, “dimmi chi era.”
Sia Kirishima che Kaminari saltano su allarmati. “Amico no,” dice Kirishima, “la spaventerai a morte.”
“Rimedierò al tuo cazzo di errore, ecco cosa cazzo farò!”
Kirishima salta in piedi porgendo la sua mano. “No, no, no! Va bene. Le- le andrò a chiedere se sarebbe un appuntamento e se lo fosse le dirò che non posso andarci.”
“Dille il cazzo di perché.”
“Lo farò, Gesù!”
Kaminari fissa a lungo Bakugou dopo la partenza di Kirishima, mento tra le mani. “…probabilmente non lo fa apposta.”
“Chi cazzo te l’ha chiesto,” mormora Bakugou girando i tacchi e pestando i piedi verso il suo banco. Si lancia sulla sua sedia e freme di rabbia finché Kirishima non fa ritorno sembrando ancor più imbarazzato di prima e da quel momento continua a ribollire anche per il resto della loro ultima lezione. Prende a malapena appunti quindi dovrà rivedere il capitolo da solo e sprecare il suo cazzo di tempo prezioso a fare dello studio in più perché Kirishima è un maledetto buonista che tutti amano ed è così carino senza alcun motivo, che crede che debbano avere tutti una possibilità.
Ok, forse Bakugou è più infastidito di quanto avesse pensato.
“Amico mi dispiace,” Kirishima prega Bakugou mentre lancia le sue cose nella borsa. Non lo guardare, Bakugou dice a se stesso orgogliosamente. Ti intrappolerà con quegli stupidi occhi tristi e poi crollerai come il debole che sei. Non riesce a credere quanto sia diventato patetico da quando ha iniziato a frequentare questo disastro di gentilezza. Se non fosse stato così bravo con la lingua, Bakugou lo avrebbe scaricato una settimana dopo essersi messi insieme.
… va bene, forse un mese.
Qualcuno gli picchietta sulla spalla e Bakugou si gira per vedere Yaoyozoru porgergli alcune pagine. “Hai bisogno degli appunti vero? Non te ne ho visti prendere.”
Bakugou la guarda malissimo. “Posso cavarmela da solo,” scatta, lasciandosi la borsa sulla spalla e urtando Kirishima dirigendosi verso la porta. La sente sospirare e sente anche Kirishima buttare tutto nella sua borsa e seguirlo.
“Bakugou, amico, seriamente, che cosa devo fare? Questa cosa sta diventando ridicola.”
“Sai che c’è? Sono d’accordo. Molliamoci così puoi andare a tutti i non appuntamenti con tutte le cazzo di gallinelle che ti pare, che ne dici?”
Kirishima geme. “Non lo pensi davvero.”
Non che non lo pensa ma “Sì che lo penso! Finalmente avrò della cazzo di pace e tu potrai fare il cazzo che ti pare. Ciao Kirishima è stato ok, mi mancherà limonare con te.” Lancia le sue scarpe da scuola, tira via le sue scarpe e chiude l’armadietto sbattendolo, prima di uscire furibondo dalla porta.
Bakugou non sa se Kirishima lo stia seguendo, ma non importa. Entra nel dormitorio della classe 1-A, lancia la borsa sulla sua scrivania e si toglie la giacca, afferrando la sua barra per trazioni nell’architrave dell’armadio e comincia a tirarsi su. Ogni volta che il suo mento tocca la sbarra si immagina prendere a calci il culo di Kirishima. Non è così soddisfacente come avrebbe dovuto essere, quindi quando Kaminari entra nella camera di Bakugou il suo umore è peggiore di prima.
“…amico. Sei evidentemente infastidito dalla cosa.” Il coglione ha questo tono curioso, come se non si aspettasse che Bakugou fosse arrabbiato. Chi cazzo non si sarebbe arrabbiato?
“Non mi pare di aver invitato il tuo culo nella mia stanza,” grugnisce invece Bakugou. Trentasei. Trentasette.
“Sai che è al piano di sotto a tenere il broncio, vero? È solo- ” Kaminari sospira. “Vai a fare pace con lui, questa cosa è stupida.”
“No.”
“Seriamente, sembri così scemo in questo momento.”
“Vaffanculo. Ci siamo lasciati quindi non importa.”
“Cazzate, ti sei lasciato da solo.”
“Vai a chiedere a lui, cazzo!” Bakugou scende dalla sbarra dal momento che non sta facendo nulla per migliorare il suo umore e si toglie la camicia dell’uniforme lanciandola nella cesta della biancheria. “Finalmente io sono libero da distrazioni e lui può andare a palpeggiare tutte le tette che vuole, non me ne frega un cazzo!”
“Amico.” Kaminari gli lancia un’occhiataccia dal suo letto. “È perché è bisessuale? Sei incazzato perché è bisex?”
Bakugou digrigna i denti. “Sono incazzato perché ogni volta che una ragazza gli va allegramente incontro lui si fa in quattro per compiacerle. Mi sarà pure concesso incazzarmi per una cosa del genere.”
Kaminari esita. “È- ok, va bene, posso capire. Ma non metterla in questo modo, penserà che gli stai dando dell’infedele.”
“Come cazzo lo chiameresti?”
“Non infedele. È solo. Non lo so, ma so che non ti tradisce. Ti stai comportando da bambino, amico, credi che almeno potresti ammetterlo?”
Bakugou guarda Kaminari dall’altro in basso dalla cesta dei panni sporchi. “…levati dal cazzo.”
Kaminari sembra percepire di aver oltrepassato il limite perché salta in piedi e si dirige verso la porta. “Va bene, va bene. Fai lo stronzo qui da solo, è quello che sai fare meglio.” Chiude la porta appena in tempo per mancare un libro che Bakugou gli aveva lanciato contro.
 
&&&
 
Alla prima fermata dell’autobus i due terzi degli studenti rimangono piantati nei loro sedili.
Cementos sposta lo sguardo verso i propri alunni. “Potete scendere dal bus, è una fermata.”
“A proposito di questo.” Mineta si alza in piedi sul sedile. “Vede, è che siamo abituati ad essere ingannati. Quindi se scendessimo da questo autobus e finissimo per essere scaraventati dal fianco di una montagna…”
“No, no, no. Non succederà nulla del genere. Quella è più una cosa da Eraser.”
Quando ancora nessuno della loro vecchia classe A si muove, Bakugou sospira e si alza in piedi, scavalcando le gambe di Kirishima per raggiungere il corridoio. “Siete tutti un mucchio di codardi,” fa sapere loro mentre gli passa accanto.
“Amore, dove stai andando?” lo chiama Kirishima come se non avessero già parlato circa quattordici milioni di volte del non chiamarmi in quel modo davanti alla classe.
“A scoparmi tua madre!” Bakugou ignora le prese in giro e i fischi nello scendere dal bus.
Come la volta scorsa sono parcheggiati su un dirupo tra due montagne verdi. Bakugou sta molto vicino al guard-rail, mani ficcate nelle tasche, godendosi un panorama che è oggettivamente incredibile con ancora una sensazione di fastidio dall’incubo avuto quella mattina.
Si porta le mani alle guance come se potesse trovare pezzi di ghiaia tra i solchi di graffi inesistenti che gli scavano il viso. Cosa dovrebbe fare per toglierselo dalla testa? Distrarsi di solito funziona, ma un viaggio in pullman di molte ore non offre moltissime distrazioni. È frustrante saper cosa c’è che non va e sapere cosa c’è da sistemare, ma non avere alcuna idea di come fare.
Forse suo padre aveva ragione.
Forse non sarebbe dovuto andare.
“Ehi.”
Bakugou lancia uno sguardo sopra la sua spalla come Kirishima si avvicina lentamente per poggiarsi al guard-rail accanto a lui. “Sparisci stronzo. Non ti spaventa essere lanciato dal burrone?”
“Nah, mi fido di Ishiyama-sensei.” Kirishima tira su col naso e si sofferma a guardare la vallata, il modo in cui la nebbiolina del primo mattino serpeggia tra gli alberi.
“Se ti vedono qui con me non la finiscono più,” borbotta Bakugou ma non può negare che il solo stare accanto a Kirishima fa sì che tutti i muscoli tesi della schiena e del collo si rilassino lentamente.
“Facciano pure. Chi sono quelli che ci danno dentro ogni giorno?” Kirishima solleva il pugno e Bakugou, dopo un momento, lo batte “Appunto, noi.”
“Sei proprio un cretino.”
“Un cretino che sa quello che ti piace.” Kirishima è troppo dolce quando solleva le sopracciglia e sorride in quel modo.
“Un immenso cretino,” conferma Bakugou, ma lo sbuffo di Kirishima gli fa intuire che ha colto il sorriso che Bakugou cercava di nascondere. Entrambi rimangono in silenzio e Kirishima inspira profondamente, si sporge finché il guardrail non scricchiola. Bakugou lascia che i suoi occhi vaghino lascivamente lungo la curva del petto di Kirishima su fino alle sue spalle e braccia.
“Scusa se ti ho messo in imbarazzo sull’autobus.”
Bakugou distoglie lo sguardo. “È... Niente, non importa.”
La cosa buona di Kirishima, che Bakugou crede molte persone non sappiano, è che lui in realtà sa quando stare zitto. Gli piace stuzzicare e parlare del più e del meno e ama conoscere a fondo le persone, ma riesce anche a capire quando c’è bisogno di chiudere il becco e ascoltare quello che non viene detto. Bakugou non è invidioso dell’abilità di Kirishima con le persone, ma ne è grato quando concerne loro due, solamente loro due che ancora cercano di capire come comunicare.
Avevano lasciato scuola la mattina presto, prima che il giorno minacciasse di rovesciarsi oltre l’orizzonte, quindi il freddo della notte indugia ancora ai piedi delle montagne e rende tutto ovattato ed umido. Bakugou vi si immerge, in quella sensazione di purificazione, nella calma e nel silenzio del mattino e nelle chiazze di tepore del il sole che sta sorgendo e nell braccio di Kirishima accanto al suo.
Cementoss li richiama a salire sul bus e quando Bakugou s’infila gli auricolari e si sistema accanto a Kirishima si ritrova con gli occhi chiusi e la testa penzoloni. Lascia che Kirishima gli avvolga un braccio intorno alla spalle e dormicchia, solo per stavolta.
 
 &&&

Cementoss sarà anche meno ingannevole di Aizawa, ma questo non rende il suo allenamento meno brutale. La prima cosa che ordina agli alunni del secondo anno dopo aver svuotato il bus è separarsi e trovare qualcosa da mangiare per cena nelle montagne, dal momento che non verrà loro cucinato. “Abilità di sopravvivenza come queste potranno non essere importanti per quegli eroi che avranno intenzione di rimanere nell’area urbana, ma imparare a adattarsi a situazioni difficili lo è. Utilizzate la vostra unicità qualora vi sia necessaria.” E poi lui e gli altri insegnanti vanno al coperto, probabilmente a mangiare cibo vero e ridere di quanto amino torturare i propri studenti. Non è fuori dal regno del possibile. Dopo tutto Midnight è con loro.
Bakugou si ritrova con sei approfittatori, dal momento che solo sette su quarantuno dei suoi coetanei riescono a distinguere cosa sia velenoso e cosa edibile. “Siete tutti patetici,” dice loro allegramente, perché è in una posizione di potere dato che tiene il destino della loro cena nelle sue mani.
“Seriamente, dove trovi lo spazio nel cervello per sapere anche queste cose?” Si lamenta Sero, sollevandosi da un cespuglio di rovi. “Per persone normali come noi è deprimente starti vicino.”
“Come fai a sapere queste cose di sopravvivenza?” chiede Ashido curiosamente.
Bakugou gira un tronco lì vicino con i suoi scarponcini, cercando dei funghi. “Vado ad arrampicarmi.”
Sero alza gli occhi al cielo. “Disgustoso.”
“Sì,” sospira Kirishima. “Dovresti sentirlo quando lo fa. Tutto quel ’questo è blah blah’ e ‘quello è blah blah’ e ‘conosco i nomi di ogni pianta del Giappone’ e cose del genere. È notevole, ma tipo, cosa sei, un vecchietto?”
Super disgustoso.”
“Bakugou sta adescando Kirishima!”
“Voglio dire, Bakugou è il più grande del nostro anno, no? Credo? Il suo compleanno è proprio all’inizio dell’anno scolastico.”
“Bakugou, vecchietto pervertito, esci con Kirishima solo per la sua tonica pelle da ragazzino.”
Bakugou si ferma e semplicemente riesamina le scelte della sua vita prima di girarsi verso di loro. “Volete mangiare?”
La decisione unanime è, “Sì.”
“Allora muti.”
Bakugou odia essere seguito da questi idioti, ma allo stesso tempo gli piace stare al comando. Come quando era piccolo e guidava la sua piccola gang per i boschi, anche se la sua gang non era mai così fottutamente chiacchierona. Deve anche buttare via cose dalle mani di Tetsutestu che a quanto pare è un bambino perché mette qualsiasi cosa trova direttamente nella sua maledettissima bocca.
“Amico ma che cazzo!”
Idiota. Quella è doku utsugi, è velenosa.”
“Cosa? Ma sono piccole bacche! Sembrano così buone! “
“È questo il cazzo di punto! Va bene, nessuno di voi si azzardi a mangiare qualcosa pria di mostrarmela!”
Segue un coro di ‘sì papà’ da dietro di lui e Bakugou alza gli occhi al cielo.
“Che schifo Kirishima, tu non puoi chiamarlo papà. Sarebbe come se avessi una daddy kink “
“Hahaha! Non lo so, forse sì. E allora?”
“Ew! Kirishima ew!”
“Chiudete tutti il becco!”
Comunque non è che sia l’unico là fuori a sapere quello che sta facendo, e non è che ha persone che gli girano intorno da quando è entrato alla UA. Il modo in cui il gruppo continua a guardarsi attorno e stargli vicino gli sta facendo salire il sospetto che i suoi compagni di classe lo stiano seguendo per altri motivi piuttosto che una cena garantita.
“Perché cazzo sei qui?” chiede ad Hagakure in tono accusatorio.
“Um, perché questa sera vorrei magiare?”
Le lancia un’occhiataccia, ma non riesce a capire se riuscirà ad ottenere qualcosa, quindi si limita a sbuffare e girarsi dall’altro lato.
Dopo quattro deviazioni per ritrovare compagni di classe che si erano allontanati e altre tre esperienze di morte di Tetsutetsu che raccoglie e cerca di mangiare tutto quanto, rientrano con le giacche piene di radici e germogli ed altri pezzi commestibili di piante, oltre un paio di conigli che sono riusciti a catturare. Gli altri gruppi che si erano divisi più o meno allo stesso modo, dopo aver ripulito gli animali e le piante, finiscono per buttare tutto quanto in degli enormi calderoni sospesi sopra il fuoco per farvi uno stufato. Bakugou e pochi altri studenti rimangono indietro per badare al cibo, mentre tutti gli altri apparecchiano.
Una volta, quando era alle media, una professoressa gli aveva chiesto cosa avrebbe voluto fare se non fosse diventato un eroe. Era stata con buona probabilità la domanda più stupida che gli avessero mai fatto (soprattutto all’epoca, quando il suo cervello era pieno di sogni di gloria e non c’erano tutte queste altre insensatezze a riempirgli la mente), ma ci aveva comunque pensato su.
Lo chef, aveva detto con confidenza. Non uno chef che non era un cazzo di nessuno: un cazzo di chef di fama mondiale, re di un impero culinario con catene di ristoranti sparse per il globo. Così capace che avrebbe fatto vergognare di sé l’eroe Lunch-Rush, di un talento riconosciuto a livelli tali che gli eroi migliori avrebbero frequentato i suoi locali. Semplicemente il migliore, anche in questo caso.
E adesso sta cucinando dei funghi e carne di coniglio per sfamare i suoi stupidi e appiccicosi compagni di classe. Almeno è sulla strada per diventare un eroe.
Bakugou fa una smorfia nel provare la carne. Selvaggina. “Vammi a prendere del latte,” ordina a Todoroki che per qualche motivo ha deciso di essere stato invitato a gironzolare silenziosamente tra le pentole come una sorta di fantasma bicolore, curiosando in giro e dando fastidio.
“Metti il latte nello stufato?” chiede in quel patetico modo silenziosamente curioso che fa venire voglia a Bakugou di fargli rispondere a voce più alta a suon di calci.
“No, mi serve perché ho carenza di calcio.”
“Non capisco se sei ironico, ma la mancanza di calcio causa irritabilità, quindi credo non abbia nulla da perdere.”
Ashido e Sero riescono a malapena a trattenere Bakugou dal piantare un’esplosione sulla fottuta nuca di Todoroki.

&&& 
Turni separati per usare i bagni.
In parte è colpa di Mineta. Dopo la stupida trovata dell’ultima volta di scalare il muro per spiare le ragazze, gli insegnanti avgevano deciso che fare dei turni fosse la cosa migliore da fare. Ragazzi turno 1, poi ragazze turno 2 e ragazzi turno 2. Bakugou non nasconde di essere incazzato che lui e Kirishima siano finiti in due turni diversi, anche se probabilmente se lo sarebbe dovuto immaginare.
“È una presa per il culo,” si era lamentato con Aizawa che non voleva sentir ragioni.
“Frigna quanto vuoi. Questo è un ritiro non un love hotel.”
Kirishima va comunque a trovarlo dopo il suo bagno. Ed è caldo e ha un buon profumo e ha tutti i capelli davanti agli occhi, quindi nessuno può biasimarlo di averlo trascinato nella sala comune più vicina per limonare un pochino. Non appena la cosa inizia a farsi divertente, sbuca Cementoss che gli dice di tenere in tasca le loro schifose mani piene di ormoni adolescenziali – ma in modo più educato, come farebbe Cementoss. Kirishima lo rispetta e Bakugou non è dell’umore di dare ai professori altre scuse per tenerli separati, quindi si separano riluttantemente. “Riprendiamo a luci spente,” sussurra Kirishima e Bakugou lo bacia ancora una volta quando Cementoss è girato di schiena.
Kaminari cerca di allontanare il futon di Kirishima da quello di Bakugou quando cominciamo a prepararsi per andare a dormire, perciò Bakugou, ragionevolmente, fa quasi un buco nella porta a scomparsa nel cercare di immobilizzarlo.
“No,” urla Kaminari, insultandolo finché Bakugou non lo blocca a terra mettendogli attorno una gamba. “Voi due non dormirete l’uno accanto all’altro! Non voglio svegliarmi nel pieno della notte per voi due che ci date dentro!”
“Ma sei cretino?” ringhia Bakugou. Con la coda dell’occhio vede Sero cominciare a raccogliere scommesse e fa a Kirishima un cenno col mento; questo alza i pollici e prende il portafogli di Bakugou per aggiungere al totale. “Sei tu quello che ci prende sempre per il culo perché non sfruttiamo il fatto di essere vicini di camera. E comunque non farei mai niente in una stanza piena di persone, non fare lo schifoso!”
“Non ti credo,” ansima Kaminari. Si dimena ancora prima di cedere col respiro corto. “Porca miseria! Perché sei così forte?! Devi proprio essere bravo in tutto?”
“Ovviamente.” Bakugou si accerta che Kaminari stia bene e si sia veramente arreso prima di sollevarsi, aggiustandosi il pigiama.
“La scommessa era tutta a tuo favore,” gli dice Kirishima, portandogli un altro centinaio di yen. “Anche se Satou pensava che Kaminari avrebbe provato a elettrizzarti.”
“Kaminari sarebbe stato annientato se avrebbe provato a farlo,” borbotta Bakugou, ripiegando i soldi nel portafogli. Non che Kaminari non avrebbe potuto per lo meno stordirlo, ma a caval donato non si guarda in bocca. L’idiota probabilmente non ci aveva neanche pensato.
“Amico, forse non voleva farti veramente del male.”
“Allora dovrebbe migliorare le prese se si sente di poter vincere.” Bakugou fruga nella sua borsa. “… merda. Ho dimenticato il telefono fuori.”
Kirishima scatta. “Ti accompagno.”
“A prendere il cazzo di cellulare?” Kirishima non crederà mica che abbia cinque ann- oh. Quello sguardo. “Come vuoi,” Bakugou tira su col naso come se il suo cuore non avesse fatto un improvviso salto mortale dopo aver realizzato che Kirishima vuole sgattaiolare via con lui per fare cose losche come baciarsi e sussurrarsi a vicenda e stringersi l’un l’altro e forse anche un po’ di strofinio reciproco. “Non m’importa.”
Kirishima sorride eccitato, saltellando verso la porta dietro di lui. “Ciao ragazzi! Non preoccuparti Kaminari, esauriremo tutto quello che dobbiamo fare prima di tornare.”
“Lo spero!”
Le montagne sono abbastanza alte da scoraggiare la maggior parte dell’umidità, quindi, mentre durante il giorno c’è afa, la notte un’arietta quasi confortevole filtra attraverso gli alberi. Bakugou lancia un mezzo sguardo al limitare della foresta prima di correre verso il tavolo da pic-nic e afferra il suo cellulare. Tra le montagne il segnale va e viene, senza alcuna speranza di riuscire a connettersi ad internet (per lo meno, non senza corrompere Kaminari), ma gli rimangono comunque tutte le sue app e musica.
Anche con la luminosità al minimo, il suo cellulare fa un sacco di luce. L’unica altra fonte di illuminazione proviene dalle finestre del rifugio dietro di loro, essendo la Luna nascosta da tempo dietro le pesanti nuvole serali. Gli occhi di Bakugou continuano a soffermarsi sull’ingresso dei sentieri che s’inoltrano nel bosco, recintato e senza luce.
“Ehi” le braccia di Kirishima circondano Bakugou da dietro, la sua bocca contro il retro del suo collo. Il contrasto del freddo sulla sua pelle e il calore delle labbra di Kirishima lo fanno rabbrividire. “Che peccato essere in due turni diversi, eh?”
Bakugou sbuffa, cacciandosi in tasca il telefono e costringendo il bosco fuori dai suoi pensieri. A chi cazzo importa? Sono solo dei sentieri e ora c’è qualcosa di più importante su cui soffermare la sua attenzione. “Avresti davvero il coraggio di fare qualcosa lì dentro?”
Kirishima esita, poi sospira contro il collo di Bakugou. “Ok, no. Ma potrei almeno rifarmi gli occhi! Mi sento come se mi avessero derubato.”
“Come no.”
“Come se anche tu non ti sentissi così. Ti ho sentito andare a piagnucolare da Aizawa-sensei.”
Bakugou borbotta. “Non stavo- quello non era un piagnucolio. Stavo dibattendo. ” Si gira tra le braccia di Kirishima e lo lascia guidarlo per farlo sedere sulla panchine del parco, tirando insistentemente prima che Kirishima acconsenta e si sieda a cavalcioni sulle sue gambe. Le sue mani trovano i fianchi di Kirishima e li stringono. “Chiudi il becco.”
Kirishima affonda le dita tra i capelli di Bakugou e fa una risatina. “Amico. Sei così carino.”
“Non dirmi che sono carino.”
Virilmente carino.”
Bakugou lo pizzica per farlo divincolare. “Non esiste un cazzo di niente che sia virilmente carino.”
“Sì che c’è! Sei tu. Una nuova categoria tutta per te. Tipo virilmente sexy, con i muscoli e il sorrisetto maniacale quando fai esplodere le cose, ma anche dannatamente carino quando arrossisci. Stai esplorando nuovi territori, qui, sii orgoglioso pioniere.” Kirishima gli sorride e Bakugou sente che potrebbe abbattere l’intera montagna se solo Kirishima glielo chiedesse.
“…scemo.” Borbotta Bakugou, fa scivolare le mani sulla schiena di Kirishima e lo tira finché non si abbassa a baciarlo.
La cosa fantastica di Kirishima è che è forte. Bakugou ha più o meno fatto pace col fatto che preferisce il duro al morbido, che è decisamente più attratto dalla tonicità dei muscoli piuttosto che dalle soffici curve di seno e fianchi. È abbastanza sicuro che non gli piacerà mai nessuna ragazza, ma allo stesso tempo, è anche altrettanto sicuro che non gli piacerà mai nessuno che non sia Kirishima. Kirishima con le sue braccia forti e i fianchi solidi e quei denti affilatissimi che sfiorano leggermente il suo collo in modo merav-
Crack.
Acqua fredda inizia a scorrergli nelle vene e Bakugou afferra le spalle di Kirishima per spingerlo via, divincolandosi per guardare l’ingresso ai sentieri. Coglie un flash di qualcosa, come il calcio dello zoccolo di un cervo, ma ci mette troppo tempo, davvero troppo tempo a collegarlo con il rumore sentito. Un cervo. Solo un cervo. Ma potrebbe esserci qualcos’altro: deve rimanere vigile, deve accertarsi che non ci sian-
Qualcosa gli tocca il viso e Bakugou trasalisce per poi realizzare che è solo Kirishima, una mano alzata ad accarezzargli la guancia. “Amico,” dice insistentemente, la voce bassa e piena di preoccupazione. “Stai bene?” La mano scivola fino a raggiungere il suo petto. “Porca miseria, il tuo cuore batte a mille al minuto. Vedi qualcosa?”
“Ho sentito qualcosa.” Borbotta Bakugou, poggiando i gomiti sul tavolo e premendo le nocche sul legno. “… era solo un cervo.”
Kirishima si zittisce e Bakugou non ha bisogno di girarsi per vedere che tipo di sguardo abbia. “Torniamo dentro,” dice dopo un minuto, scivolando via dalle gambe di Bakugou e porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. “Dai, prima che ci cacciamo nei guai.”
Bakugou non ribatte, ma continua a fissare il bosco finché non tornano al chiuso. E quando i ragazzi decidono di andare a dormire, veramente esausti dopo un lungo primo giorno, Bakugou tira fuori la mano da sotto le coperte così che Kirishima può prenderla, stringerla e baciargli le nocche finché entrambi non si addormentano.

 
 
 
 
TN:
Salve popolo! Sono stata incasinata troppo in questi mesi e per una cosa o l'altra non sono riuscita a tradurre, ma alla fine ce l'ho fatta - con una quantità non indifferente di ritardo haha! Spero mi possiate perdonare t.t 
Che dire di più? Godetevi questo secondo capitolo!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il programma del campo è abbastanza definito, il che è un sollievo se si considera l’ultimo ritiro. Anche prima che fosse andato tutto a puttane l’allenamento era stato infernale. Bakugou ancora ricorda il dover tenere le mani in acqua praticamente bollente, finché non sentiva la pelle quasi staccarsi, prima di immergerle in un contenitore pieno di ghiaccio. Non è sicuro di come cazzo una cosa del genere lo avrebbe potuto aiutare con il suo quirk, ma stiamo parlando di Aizawa che è un pazzo e probabilmente anche un sadico, quindi forse era solamente per il suo divertimento.
Stavolta invece è una cosa più diretta. La mattina allenamento, addestramento di forza e resistenza subito dopo pranzo. Diverse lezioni con i professori nel pomeriggio, poi tempo libero, cena, doccia, letto. Bakugou ha il sospetto che i professori ci stiano andando piano, cercando di riabituarli agli allenamenti senza forzarli al punto da far ricordare loro com’era stato lo scorso anno. Tutto quello che sa è che sarebbe meglio per lui fare qualche cazzo di miglioramento o sarà incredibilmente scazzato per questa colossale perdita di tempo.
Il mattino albeggia e tutti gli studenti si trascinano fuori con vari gradi di lucidità. Bakugou spinge quello stronzo di copione in un cespuglio, quando ci sbatte per la terza volta di fila, e si fa i complimenti per come sia riuscito a trattenersi. Quello che avrebbe veramente voluto fare era fargli esplodere la faccia.
“Vorrei che pensiate a un potenziale avversario che possa aiutarvi a migliorare,” sta dicendo Cementoss, come se qualcuno di loro potesse riuscire ad assorbire queste informazioni alle prime luci della cazzo di alba. “Mentre gli istruttori vi daranno dei consigli occasionali, vorremmo che consideraste attentamente le abilità dei vostri compagni e scegliate il vostro avversario di conseguenza. Questi saranno gli eroi con cui collaborerete in futuro: conoscere come armonizzare i vostri quirk e i vostri stili di combattimento è vitale non solo per misurare i vostri progressi, ma anche per incoraggiare una migliore comprensione sia dei vostri amici che delle vostre rivalità.”
Bakugou si strofina gli occhi. La presenza di Kirishima lo ha aiutato a tenere lontano gli incubi, ma aveva comunque dormito male e si era svegliato con una profonda sensazione di disagio. O forse è sempre la stessa preoccupante sensazione che ha da quando è sceso dall’autobus. Dannazione non se ne va-
“Bakugou!”.
Solleva la testa di scatto per vedere, tra tutte le persone, Uraraka saltellare verso di lui con un sorrisone sulla faccia, “Che cazzo vuoi?” chiede.
“Secondo te? Voglio combattere! Fammi da compagno di allenamento!”.
Bakugou chiude gli occhi per un momento. Ha ragione, dal festival sportivo dell’anno precedente non aveva avuto una vera e propria rivincita. “…Va bene” dice dopo un momento, perché, ad essere onesti, non ricorda la metà dei quirk dei suoi compagni di classe quindi tanto vale la pena provarci comunque. E, beh, se deve essere ancora onesto, lo scontro con Uraraka era stato un po’ divertente finché non era finito, troppo presto.
“Oh dio, Uraraka, ma sei masochista?” Kaminari lancia a Bakugou uno sguardo malevolo. “Stavolta potresti evitare di menarla solo per divertimento?”.
“A dire il vero, Bakugou è un grande avversario.” Uraraka sposta delicatamente la mano che Kaminari ha messo sulla sua spalla “Nessuno di noi migliorerà mai se non prendiamo quest’opportunità seriamente, no?”.
“L’hai sentita” si vanta Bakugou, autocompiacendosi. “Mangiati un cazzo. Sono un migliore avversario di te.”
“Non ho detto questo.” Uraraka gira loro attorno e comincia a spingere contro la schiena di Bakugou finché lui non punta i piedi per alzare il dito medio verso Kaminari e comincia a camminare. “Um, ma sì, praticamente quello che ha detto lui! Per favore cerca di prendere sul serio il tuo avversario, anche se è una ragazza, ok Kaminari?”.
“Ehi, perché non combatti di nuovo contro quella ragazza-vite?” fa Bakugou da sopra la sua spalla. “Così potrai essere imbarazzato quando ti farà il culo per la seconda volta!”.
“Hai le spalle molto irrigidite,” nota Uraraka dietro di lui quando finalmente hanno raggiunto un posto abbastanza lontano dove le sue esplosioni non possono interferire con gli altri combattimenti.
“Fatti i fatti tuoi”.
“Ok, ma se ti batto perché prima non ti sei riscaldato, non voglio sentire storie!”.
Bakugou le lancia un’occhiataccia, poi comincia a fare stretching, riluttante. Ignora i suoi risolini.
A causa della vicinanza al resto della classe, Bakugou non può usare le sue esplosioni alla massima potenza come farebbe normalmente. Deve essere creativo: usarle come propulsione per scappare, crearne qualcuna con tanto fumo per oscurarle apposta la vista. Potrebbe ammettere a se stesso, con riluttanza, che è migliorata parecchio nel corpo a corpo quando arriva a pochi centimetri dall’afferrargli il braccio e spedirlo nella maledetta stratosfera.
“Ho fatto qualche lezione all’ufficio di Mr. Gunhead!” cinguetta quando glielo chiede. O meglio, le ringhia contro in una vaga approssimazione di domanda. “Non ha molto tempo libero, ma vorrebbe tanto che il prossimo anno vada da lui per il tirocinio. Mi alleno più che altro con i suoi assistenti, di solito uno o due giorni al mese, ma sento veramente la differenza! Sto andando bene, eh?”.
Bakugou le sgancia un’esplosione in faccia e lei sputacchia.
“Allora” borbotta Uraraka non appena riesce a toccargli la giacca. Lui se ne libera per evitare che gli voli in faccia e quando lei la rilascia da qualche parte sopra di lui, la scaccia via. Ha provato ad accecarlo, la stronzetta. “Hai già trovato qualche posto dove fare tirocinio? Andrai da Best Jeanist?”.
“Dovremmo combattere, non socializzare” scatta Bakugou. E comunque non farebbe mai tirocinio lì, anche se gli si puntasse addosso una pistola. Non solo sarebbe una perdita di tempo, ma dovrebbe indossare quegli orribili jeans attillati. E poi c’è il fatto che Best Jeanist ultimamente non è nelle migliori condizioni e Bakugou non vuole che gli sia ricordato ogni giorno il perché non riesca più a muovere il braccio destro.
“Che problema c’è a fare entrambi? Ahi!” Sputa della sabbia che lui ha lanciato nella sua direzione.
Bakugou si concede di apparire compiaciuto. “Fa’ attenzione o mangia la polvere, faccia rotonda”.
“Che maleducato! Non chiamarmi in quel modo”.
“Allora evita di avere una faccia rotonda”.
“Non è qualcosa che posso cambiare!”.
A un certo punto fa capolino Aizawa per dare la propria opinione. “Stai facendo troppo affidamento sul tuo quirk” dice in tono piatto a Bakugou. “Solo perché è forte, non significa che debba essere il punto focale di ogni tuo attacco”.
“Che altro dovrei usare? Lei ha delle cazzo di mani fluttuanti,” controbatte Bakugou, guance infuocate. Perché cazzo lo sta dicendo solo a lui? Tutti quanti stanno usando il loro quirk in modo eccessivo in questi incontri, non è questa la cosa su cui devono fare pratica?
“Allora avete molte cose in comune. Entrambi avete bisogno della mani per attaccare.” Aizawa fa per afferrare i polsi di Bakugou, ma fa quella cosa strana dove si ferma e lo guarda prima di continuare la sua azione più lentamente. Gli torce un braccio dietro la schiena, ma gli gira il polso e gli preme la mano contro la parte bassa della schiena. “Non puoi usarla ora, o sì? Entrambi dovete pensare più a come riuscire a disarmare il vostro avversario senza usare il vostro quirk.” Lascia Bakugou e indietreggia velocemente, Bakugou sente subito le sue spalle rilassarsi. Se ne massaggia una distrattamente. “Va bene, fatemi sentire le vostre rotelle girare. Uraraka, come potresti immobilizzare Bakugou?”
“Um.” Uraraka si massaggia la bocca pensosa, riducendo gli occhi a due fessure. “…Beh, potrei cominciare col farlo levitar-”
“Ricorda con chi hai a che fare. Bakugou ha un ottimo controllo delle sue esplosioni ed è già abituato a muoversi a mezz’aria. C’è la possibilità che potrebbe usarlo a suo vantaggio.”
“Oh.”  Uraraka torna coi piedi per terra, prima di tirare su il petto e marciare verso Bakugou. Comincia a girargli intorno e a guardarlo come se fosse un pezzo di carne.
“Ehi,” protesta, colpendole la mano quando fa per toccarlo.
“Lasciala fare,” dice lentamente Aizawa, come se pensasse fosse divertente.
Uraraka gli lancia un’occhiata prima di tornare a cercare di toccargli di nuovo i polsi. Lui stringe l’altra mano in un pugno per trattenersi dallo scacciarla. “Credo che, um...” Gli preme il braccio sui fianchi. “Farei quello che ha fatto lei e troverei un modo di bloccarlo così che abbia le mani rivolte contro di sé. O comunque in mezzo. Non può usare le sue esplosioni se con quelle si ferirebbe, giusto?”
-che aspettate a mettergli quelle manette, non può fare nulla con le-
Bakugou allontana il braccio da lei e Uraraka alza le mani in alto. “O qualcosa del genere.”
“Giusto, ma non se ne starà lì impalato per farti cercare qualcosa da utilizzare.”
“Io –oh!” Uraraka corre verso la giacca di Bakugou rimasta a terra a riempirsi di polvere e la afferra. “Avrei potuto bloccarlo con questa mentre cercava di togliersela di dosso!”
Aizawa annuisce. “Esattamente. Non fare qualcosa semplicemente sperando che si rivolga a tuo favore, ogni volta che fai una mossa, anche se diventa un errore, devi essere in grado di usarla a tuo vantaggio.”
Uraraka sbatte via la polvere dalla giacca di Bakugou e sulla sua faccia c’è qualcosa che non gli piace. Una parte di lui che vede più di quanto gli sia concesso, come se avesse in qualche modo sentito il suo cuore accelerare durante la dimostrazione. “Bakugou? Cosa faresti tu?”
Bakugou lo fissa come se niente fosse. Aizawa starà cercando qualche punto debole. Forse anche un motivo per spedirlo a casa: sa che sua madre lo adora. Probabilmente i suoi genitori non ci penserebbero due volte a chiamare Aizawa e raccontargli dell’incubo. Non può lasciarsi sfuggire di non essere al massimo della forma. “Lascerei che mi facesse levitare,” dice con aria di sfida, sollevando il mento. “La afferrerei prima che possa lanciarmi da qualche parte, poi la farei saltare in aria come se non ci fosse un domani.”
Aizawa sospira. “Utilizzeresti ancora il tuo quirk, vedo. Però è una buona strategia.”
“E va bene, la riempirei di pugni in faccia finché non rilascia! Che cosa vuole da me?”
“Va bene, va bene.” Aizawa rivolge lo sguardo verso Uraraka. “Vorrei vedervi pensare in maniera più critica per il tempo che rimane. Le lotte non dovrebbero essere troppo lunghe, vogliamo finirle il più presto possibile. Basta far finta di giocare al gatto e al topo, è noioso da guardare. Capito?”
Uraraka scatta in un saluto. “Sissignore!”
Va bene, ok, va bene.”
Uraraka si gira verso Bakugou dopo che Aizawa se ne va lentamente per infastidire qualcun altro e piega curiosamente la testa. “Davvero mi tireresti un pugno in faccia?”
“Ovviamente. Non stiamo qui a sorseggiare del fottutissimo tè, questa è una battaglia.” Non si aspettava il piccolo sorriso che si fa strada sul volto di lei e le lancia lo sguardo più brutto che ha in repertorio. “Cazzo ridi?”
“No niente!”
“Ti fa eccitare essere presa a pugni? Cazzo, che schifo.”
“Non essere stupido!”
 
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Da quando Bakugou aveva spostato la sua roba da cucina nella cucina al piano di sotto, nessuno lo aveva più lasciato in pace per un cazzo di secondo.
Tutto quello che voleva era un maledetto sauté ogni tanto. Voleva solamente fare un fottutissimo sauté, portarlo in camera sua e mangiarlo in sante pace, ma il minuto dopo che lo avevano visto armeggiare lì dentro, avevano cominciato a girargli intorno come mosche. Come insopportabili, ronzanti, mosche lamentose.
Non che si sentisse obbligato a dar da mangiare a qualcuno di loro, ovviamente. Da quando c’erano i dormitori la mensa era aperta per colazione, pranzo e cena, quindi non è che li lasciassero andare in giro a sfamarsi da soli. E comunque non aveva alcun problema col mettersi gli auricolari e ignorarli pesantemente finché non aveva finito e sarebbe potuto scappare in camera sua.
Ma si erano ingegnati e gli dava sui nervi.
Avevano iniziato col radunarsi attorno ai fornelli lamentandosi ed elogiandolo, ma dopo la volta in cui aveva lanciato una coltellata sul tagliere a due centimetri dalla mano di Sero, avevano tutti capito la minaccia e si erano dispersi. Nessuno lo disturba più, ma c’è sempre troppo traffico al primo piano e ha scoperto un paio di persone a fissarlo.
Kirishima sosteneva che fosse perché vedere Bakugou fare qualcosa di domestico doveva essere veramente interessante, che Bakugou sostiene sia la motivazione più stupida di sempre.
“Non necessariamente,” dice Kirishima mentre guarda Bakugou cucinare con quello sguardo imbrazzanatemente dolce in viso. Kirishima è l’unico a cui è concesso stare intorno a Bakugou quando cucina la cena e utilizza quel privilegio a suo estremo vantaggio sotto le mentite spoglie di “assaggiatore”. Come se gli servisse. “Amico, sei sempre così esagerato. A volte è dura credere che tu sia umano come noi altri.”
“Che cazzo significa?”
“Sei solo troppo serio]. Non è un insulto.”
Bakugou non sa se essere offeso o meno, quindi si limita a dire “Vaffanculo,” e forza un pezzo di tofu nella bocca di Kirishima.
Ha un paio di settimane di meravigliosa pace finché un giorno Jirou, che a quanto pare si è stufata delle vicissitudini della vita e vuole morire, gli si avvicina mentre sta cucinando e gli dice, “Allora, le sai fare le crocchette?”
“Chi cazzo pensi che sia?” Bakugou domanda. Le cazzo di crocchette. Certo che sa fare le crocchette. “Non prendo ordinazioni, stronzetta. Fuori dalla mia vista.”
“Ascolta, a me piacciono veramente un sacco, ma le brucio sempre. Se ti compro gli ingredienti per cucinarle per entrambi, me le faresti?”
“No.”
“Neanche per un pasto gratis?”
“Ti sembro un barbone per caso? Non m’interessano i tuoi pasti gratis!”
Jirou sospira e si allontana dal mobiletto della cucina. “Ok… Vorrà dire che me le cucinerò da sola. Non potranno essere peggiori delle tue, no?”
La situazione è questa: Bakugou sa quando qualcuno lo sta stuzzicando. Lo sa. Lo sa circa sette volte su dieci quando qualcuno sta semplicemente cercando di provocarlo. Non apprezza questo tipo di becera manipolazione, ma-
Ma dannazione, come si permette.
“Le tue sapranno di cibo per cani in confronto alle mie. Comprami quei cazzo di ingredienti, le farò.”
Col senno di poi, se lo sarebbe dovuto aspettare.
Arrivano sempre più e più richieste, generalmente poste allo stesso modo, finché non arriva al punto dove accetta di farlo senza neanche essere provocato. Alcuni vengono rimandati indietro e se il piatto che richiedono non è di suo gradimento, non lo fa (perché dovrebbe cucinare qualcosa che non vorrebbe mangiare?), ma più spesso di quanto ci si aspetti, sono sempre cose semplici. Meno lavoro per lui dato che non deve andare a comprare gli ingredienti e non deve ripulire alla fine.
In più –ok, va bene, gli piace essere elogiato. A quanto pare la sua cucina è così fottutamente buona, il che lui attribuisce a tutti quegli anni passati a insistere a cucinarsi da solo a casa e probabilmente anche dovuta al suo talento naturale. Non che sia difficile, ma quando vede qualcuno come Yaoyorozu chiedergli come cucinare il riso nella vaporiera, pensa al fatto che ha un’altra incredibile capacità che molti dei suoi coetanei non anno. Quindi è una buona spinta per il suo ego.
Alla fine è così che le cose vanno a finire. Per il resto dell’anno ogni tanto fa da cuoco ufficiale della classe e la voce della sua cucina si diffonde anche tra i suoi nuovi compagni di classe quando comincia a frequentare il secondo anno, quindi finisce per diventare il cuoco ufficiale anche della sua nuova classe. Qualcuno dei suoi vecchi compagni continua ad andare al suo dormitorio per chiedergli di cucinare qualcosa, quindi è meglio dire che è il cuoco dell’intero secondo anno. Sospetta inoltre che ci siano una sorta di “linee guida per le richieste” in circolazione, perché seguono sempre una stessa formula e qualche stronzo cono cui non ha mai scambiato mai nemmeno una parola riesce comunque a fare tutto bene senza farlo urlare.
Bakugou non si rende conto, fino a quando non è troppo tardi, che in qualche modo ha imparato piccole cose sui suoi compagni di classe, contro la sua volontà. A Uraraka piace il dashimaki perché le ricorda casa. Tetsutestu mangerebbe qualsiasi cosa contenga spinaci. A Kaminari piacciono gli hamburger che Bakugou prepara nella sua padella in ghisa e a Kendou il goya chanpuru che Bakugou ha cucinato una sola volta perché è disgustoso.
Non sarebbe un problema se quelle informazioni non cominciassero a mischiarsi col resto delle sue interazioni con loro. Il suo maledetto cervello traditore vede Kendou bere da una tazza di caffè e si chiede se lo preferisce nero, dal momento che le piacciono i cibi amari. Ma chi cazzo se ne frega? Perché dovrebbe sprecare la sua preziosa energia celebrale considerando ciò che piace o non piace alle persone?
Smise di accettare richieste per un po’, e di nuovo, non ha idea di come l’informazione si sia diffusa all’intero universo, quando tutto quello che aveva fatto era stato dire a Kaminari di andarsi a farsi fottere: per qualche motivo nessuno lo aveva più disturbato. E poi aveva realizzato che fare la spesa e lavare i piatti era stancante, quindi aveva detto a malincuore a Kirishima di dire a tutti che avrebbe cominciato a cucinare di nuovo.
Non che sia l’unico studente a utilizzare la cucina. E poi c’è una specie di scala gerarchica che è complicata e contorta e non è qualcosa che Bakugou si sente di svelare. Monoma non ha il diritto di fare richieste, di persona o attraverso qualcun altro, perché è un sacco di merda ruba quirk e Bakugou lo odia. Tetsutetsu neanche se recentemente ha fatto lo stronzo, perché a quanto pare si era auto nominato il protettore non ufficiale della virtù di Kirishima, quindi di tanto in tanto lo guarda come se lui non fosse abbasta. Come al solito Kirishima è inutile, dal momento che trova la cosa esilarante.
Todoroki e Deku non avranno nulla, mai. Bakugou sospetta che Uraraka una volta abbia fatto una richiesta per quel motore a quattr’occhi testa di cazzo, ma non ne ha le prove.
Bakugou sa che la situazione gli sta sfuggendo di mano quando Yaoyorozu va da lui a chiedergli una sorta di piatto figo francese che mangia quando è a casa. “Perché cazzo pensi che cucinerò per te?”
Lei lo guarda come se non capisse il perché di quella domanda. “Stai cucinando per tutti quanti.”
“Non tutti”. Bakugou le dà le spalle e riprende a tagliuzzare il suo cavolo. “Sparisci. Non sei neanche più nella mia classe”.
Yaoyorozu sospira dietro di lui, come se fosse lei ad avere problemi per quello che sta succedendo, ma se ne va. Bakugou avrebbe dovuto immaginarselo che Ashido sarebbe venuta volando per infastidirlo, ma è troppo impegnato a essere scocciato di essere caduto così in basso perché Yaoyoruzu possa pensare di poter arrivare e chiedergli cose nel suo dormitorio.
“Bakugou! Andiamo, perché non vuoi cucinare per Momo? Per me lo fai!”
“Lei non mi piace. Quella riccona so tutto io con la coda”.
“Ok, prima di tutto, non è che si vanti di essere ricca o cosa! Secondo, la coda è carina. E terzo-” Ashido gli getta le braccia intorno al collo e pende da lui come una patella. Nella sua testa comincia un conto alla rovescia fino al momento esatto in cui le farà esplodere la faccia se non lo molla. “-ha un sacco di soldi quindi può comprare della carne molto, molto buona. E tu puoi mangiarla.”
Merda. Ha ragione. Probabilmente Bakugou non dovrà neanche convincerla a comprare roba da ricchi.
“Andiamo. Lo sai, se non fosse stato per lei i poliziotti non ti avrebbero neanche ritrovato quando facevamo il primo anno”. Bakugou le lancia un’occhiata pericolosa e Ashido lo molla all’improvviso, facendo un paio di passi indietro, mani serrate dietro la schiena. “Era per dire. È grazie al tracker di Momo che sapevano dove andare a cercare, no? Anche se era ferita, comunque aveva pensato a te. Non pensi di esserle in debito di qualcosa?”
…Cazzo. “Va bene”, ringhia Bakugou. “Valle a dire che lo farò”.
Ashido applaude felicemente e saltella via.
E quando Yaoyorozu si siede a tavola e lo prova e quando si porta una mano davanti alla bocca e lo guarda e dice: “Bakugou, è… delizioso”, beh, grazie al cazzo. E va bene, forse non è così terribile saper fare questo genere di cose.
 
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“Un migliore controllo sui vostri quirk è, sfortunatamente, qualcosa che non si può imparare in una sola settimana”. Cementoss ha le mani poggiate sulle ginocchia mentre si rivolge a ognuno dei suoi circa quaranta studenti seduti in cerchio di fronte a lui. “È qualcosa che si acquisisce in una vita di uso del proprio quirk in modo professionale. Molti di voi hanno già un controllo impressionante del proprio quirk, mentre altri hanno ancora del lavoro da fare”.
“Senza fare nomi?” dice Monoma con autocompiacimento.
“Beh non voleva metterti in imbarazzo”.
“Oooh”, gracchia Kaminari, lanciandosi sopra le gambe di Satou per dare il cinque a Jirou.
“Per favore, state attenti”. Cementoss ha questo magnifico modo di minacciare i suoi studenti che include il fissarli in modo placido. È come essere osservati da un muro di mattoni silenziosamente minaccioso, molto diversa dalla perpetua esausta irritazione di Aizawa. “…Confrontarvi con i vostri compagni è un modo eccellente per incoraggiare a farvi pensare in modo diverso. Spesso un’altra prospettiva è inestimabile nel processo in perenne evoluzione che distingue un eroe mediocre da un grande eroe”.
Bakugou è irritato. Mediocre? ‘Sto stronzo rettangolare. Non c’è nulla di mediocre in lui.
“Siete ancora degli studenti quindi non mi aspetto che possediate la stessa versatilità di un eroe professionista che ha affinato le sue abilità contro miriadi di avversari dai quirk e capacità più disparate. L’opinione dei vostri compagni vi sarà utile per poter meglio isolare i vostri difetti e un feedback onesto sul vostro aspetto da eroe vi aiuterà a coltivare meglio l’immagine che sperate di far arrivare al pubblico. Lo scopo di questa seduta è di fare entrambe, quindi mettete da parte il vostro ego, studenti, così che possiate rafforzare le maglie deboli della vostra armatura. Ora, c’è qualche volontario?”.
Un paio di mani si proiettarono in cielo, ma nessuna più alta di quella di Iida. Bakugou alza gli occhi al cielo e poggia il mento sulla mano. Grandioso. Stare in piedi di fronte ai tuoi compagni di classe e aspettare che ti sbranino. Sarebbe contento se provassero a dire a lui di usare meglio il suo quirk. Gli mostrerà come riesce a controllarla benissimo.
 
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Iida è in piedi accanto a Cementoss con le mani dietro la schiena a urlare qualcosa sul non trattenersi sulle critiche, mentre Bakugou si dissocia dalla conversazione. Non era andato lì per sprecare concentrazione e cervello ad aiutare gli altri a migliorare. Se non ce la fanno da soli, non devono avere la pretesa di diventare un eroe professionista. Opinioni dei compagni, che cazzata.
“Amico”, bisbiglia Kirishima premendogli un gomito nel fianco. “Non dici niente? Guardi tutti così attentamente quando combattono”.
“Questo è perché voglio trovare dei punti deboli per prenderli a calci in culo”, borbotta Bakugou, “Scemo, io voglio diventare l’eroe numero 1. Perché dovrei aiutare la concorrenza?”
“È vero, saremo rivali a tempo pieno una volta diplomati, ma adesso siamo compagni di classe. E ci sono sempre degli esercizi da fare in coppia e cose del genere e qualcuno di noi potrebbe anche finire nella stessa agenzia. Non preferiresti combattere con qualcuno con delle buone capacità che ti copre la schiena?”
“Preferisco combattere da solo, grazie”.
Kieishima non dice niente e Bakugou non gli rivolge lo sguardo, ma non ne ha bisogno. Il secondo in cui quelle parole hanno lasciato la sua bocca aveva capito di aver fatto una cazzata, non ha bisogno di vedere quella punta di dolore sul viso di Kirishima per sapere che l’ha presa sul personale.
Che cazzo di idiota. Pensava che sarebbero stati insieme per sempre o qualcosa del genere? C’è una ragione per cui molti eroi professionisti non si sposano né decidono di avere figli.
“Kirishima? Ok, fai un passo avanti”.
Bakugou guarda Kirishima a bocca aperta mentre abbassa la mano e si alza in piedi, saltellando verso Cementoss. Che sta facendo? Perché si è offerto volontario quando è già ipercritico sul fatto che il suo quirk non sia abbastanza vistoso o cose del genere? Che vuole dimostrare?
Kirishima non sembra preoccupato, mani sui fianchi mentre gonfia il petto orgogliosamente. “Fatevi sotto!” dice giocosamente.
Gli occhi di Bakugou passano in rassegna i suoi compagni di classe, guardandoli in cagnesco.
“Amico, smettila”.
“Non sto facendo un cazzo”, dice Bakugou mentre continua a minacciare tutti con lo sguardo.
Kirishima lo guarda bieco. “Dai!”
Stupido Kirishima, va bene. Bakugou non riesce a capire perché dev’essere così ossessionato dall’amicizia, ma se è così che ha deciso di percorrere la sua carriera da eroe, allora può fare quello che cazzo vuole. Può prendere tutte le stupide decisioni che vuole. A Bakugou non interessa, non gli deve interessare e non gli interesserà.
Si gira sbuffando e ignora il verso di irritazione che fa Kirishima, poggiando nuovamente il mento sulla mano. Come vuole. Come vuole.
Yaoyorozu si schiarisce la voce. “Bene, dal momento che il tuo quirk non è molto vistoso-”
Bakugou torna a girarsi e le punta un dito contro. “Chiudi il becco, codino, non capisci un cazzo!”
Bakugou!”
Bakugou torna a rivolgersi davanti solo per vedere Kirishima lanciargli un’occhiataccia e arrossire, pugni stretti ai fianchi. “Fa silenzio, dai. Mi stai mettendo in imbarazzo”.
Qualcosa di acido gli ribolle nello stomaco e si alza in piedi andandosene. “Va bene. Tanto è una cosa idiota”. Qualcuno lo chiama, ma non sa (né gli importa) chi. Si dirige verso gli alberi, ne trova uno con dei rami abbastanza spessi e lontano da quello spiazzo da non poter esser visto, e si arrampica.
I boschi sono silenziosi. È quel tipo di silenzio che la natura offre a una persona al di fuori della città. Non c’è quel rumore distante del traffico in autostrada, nessun vociare di autostoppisti improvvisati, nessun rumore cittadino in sottofondo a inquinare la calma di una foresta che accoglie solo i suoi abitanti e ospiti occasionali. Da casa, Bakugou deve prendere due treni e un autobus per raggiungere questo tipo di pace.
Ma adesso non è più in grado di godersela completamente.
E di tutto quello che gli è successo, questa è la cosa peggiore. Di tutto quello che era successo: All Might che ha perso la sua forza, il puzzle che si era man mano completato sul modo in cui Deku aveva improvvisamente acquistato un quirk, la sicurezza che si era serrata a punto di diventare opprimente, la paura che si era diffusa sulla popolazione poiché Shigaraki continua a sfuggire alle autorità, di tutte queste cose quella che tormenta di più Bakugou è il non riuscire più a trovare un po’ di pace. Era solito trovarla nei boschi a distanza di due treni e un autobus, nella placidità delle montagne prima del sorgere del sole, ma adesso… adesso non ci riesce più. Sussulta per un’ombra. Si irrigidisce e aspetta che qualcosa si spezzi.
Sarebbe anche ora che qualcosa di spezzasse.
“Ti stai di nuovo autopunendo?”
Bakugou sussulta e aggrotta la fronte verso Ashido che sta ai piedi del suo albero con le mani dietro la schiena. “’Fanculo”.
“Scherzo! Ti conosco troppo bene per pensare che ti senta male per una cosa del genere”. Invece di andarsene si arrampica raggiungendolo e toccandogli le costole finché, a malincuore, non gli fa posto. “Se ti fa sentire meglio, io ho pensato fosse una cosa dolce”.
“Sta’ zitta.”
“Davvero! Soffocante e da maniaco del controllo, ma comunque dolce! Per uno come te.”
“Vaffanculo.”
Ashido tira su un ginocchio e se lo abbraccia. “Kirishima non è arrabbiato. Sarebbe voluto venirti dietro, ma gli ho detto di rimanere”. Poggia una guancia sul ginocchio e fissa Bakugou. “Sai, è molto carino. Sta facendo complimenti alle persone così che non si sentano troppo criticate”.
“Ma stanno lì per essere criticate”, ringhia Bakugou.
Ashido sospira. “Sei così sensibile”.
“Non sono sensibile”.
“Lo sai che devi tornare indietro e fare la stessa cosa. È obbligatorio. Vorresti di nuovo essere incatenato a un palo?”
Grandioso. Era stato bello non averci più pensato. “… Sta’ zitta”.
Ashido dondola le gambe. “Ecco, ti dirò quello che diranno tutti quanti. Che per quanto riguarda la tua immagine da eroe sei un cretino immenso e violento e terribile con la stampa e i civili e i bambini e nessuno vorrebbe stare con te perché sei odioso tutto il tempo.”
Se pensava che queste cose gli facessero male, si sbagliava. E si sbagliava anche perché non importa quanto fosse odioso, le persone comunque continuavano a stargli addosso. “Come se m’importasse di queste cazzate”.
“E per quanti riguarda il tuo quirk…” Ashido alza le spalle. “Gesù, non lo so. Non penso che qualcuno possa usare il proprio quirk meglio di come lo usi tu”.
Bakugou si rifiuta di sentirsi orgoglioso per quelle parole. No –si rifiuta, stupido cervello. Non c’è alcuna ragione per compiacersi solo perché una compagna di classe che odia meno degli altri sta dicendo una cosa del genere come se fosse una cosa risaputa. Perché lo è. Quindi non c’è alcun motivo. Nessuno. “Non lo dirò un’altra volta, Occhi neri: levati”.
Ashido alza gli occhi al cielo e scende dal suo ramo. “Sbrigati a tornare o dovrà venirti a prendere qualcun altro e non sarà Kirishima! Probabilmente Tetsutetsu. O IIda se ci sentiamo particolarmente stronzi”.
È solo finché Bakugou non intravede IIda correre verso di lui che finalmente scende dall’albero e torna dal gruppo. “E va bene, muovetevi”, scatta mentre prende posto al centro del semicerchio, rifiutandosi di sedersi, mani schiaffate in tasca, più profondamente di quanto riesca.
“Ovviamente, per cominciare, c’è da lavorare sulla tua personalità”, Asui dice automaticamente senza neanche alzare la mano.
“Vaffanculo, ragazza-rana!”
Lo indica. “Appunto. Non credo sia buono per la TV”.
“Eh”, dice Sero, “A volte funziona. Endeavor è un po’ così, no? Voglio dire, con meno parolacce, ma sempre con la stessa attitudine? Ed è l’eroe numero 2”.
“Non è diventato l’eroe numero due per la sua attitudine”, precisa Shiozaki. “O almeno penso. Todoroki?”
“È sempre stato così”, mormora Todoroki “ma non so come fosse prima di diventare l’eroe numero 2. Non saprei”.
“Dal tuo passato e dal modo in cui ti comporti penseranno tutti che sei un villain”. Ogni singola testa si rivolge verso Shinsou, mento tra le mani mentre fissa diritto Bakugou senza batter giglio.
Shinsou era entrato del Dipartimento Eroi a metà del primo anno. Bakugou se lo ricordava appena, non stava prestando attenzione a nulla che non fosse proprio davanti al suo naso e Shinsou non aveva alcun interesse nei suoi confronti quindi non avevano alcuna ragione di parlarsi. Neanche quando quello stronzo era stato messo nella loro sezione e poi selezionato per andare in classe con Deku l’anno seguente.
Non che Bakugou non lo sappia. Dopo quella lotta con Deku al festival sportivo tutti erano al corrente del quirk di Shinsou. Un quirk da villain. Non vistoso, non una che cattura l’attenzione, ma pericolosissimo.
Bakugou ficca le mani ancora più in profondità nelle tasche e assottiglia gli occhi. Shinsou sa che non risponderà, quindi è tutto solo una provocazione. Non importa quanto ci sia di vero, molti eroi hanno visto quanto era forte e non avevano esitato a chiedergli di fare tirocinio nelle loro agenzie. Che importava se un branco di patetici perdenti pensavano che potesse essere un villain solo perché era antipatico? Quelle persone non importavano.
Shinsou sbatte gli occhi languidamente. “E ti sta bene? Puoi rispondere, sai. Non ti farò il lavaggio del cervello”.
“La mia risposta è vatti a fare fottere, non m’interessa”.
Kirishima si schiarisce la gola. “Beh, molti eroi sfruttano un’immagine da duro per vendersi. Non tutti devono essere amichevoli, no?”
“Per non parlare” s’intromette Kendou, forse per cercare di mantenere la pace proprio come Kirishima “che è forte e il suo quirk è molto appariscente e questo fa almeno due terzi dei punti di forza di un eroe. E poi, se si procura un’agente non dovrà preoccuparsi molto delle pubbliche relazioni”.
Shinsou alza le spalle e si risiede. “Hai ragione”.
Bakugou incrocia gli occhi di Kirishima per un momento prima di distogliere nuovamente lo sguardo. Il silenzio si fa imbarazzante e Bakugou comincia a spostare il peso da una gamba all’altra. Kirishima si è semplicemente alzato e si è volontariamente proposto per questo linciaggio. Ma che problemi ha?
“Non riesco a pensare a un modo in cui potrebbe usare meglio il suo quirk”, dice alla fine Yaoyorozu, esasperata.
Disgustosamente talentuoso”, Concorda solennemente Sero, annuendo.
“Sta’ zitto”, ringhia Bakugou.
“Um…”
Bakugou alza lentamente la testa, sente il cuore battere mentre scorge la sola mano alzata dal fondo del gruppo.
Deku. Fottutissimo, Deku. Ovviamente doveva dirgli come usare meglio il suo quirk. Gli studenti nella prima linea indietreggiano un pochino quando Bakugou si sporge in avanti. “Cosa.”
Uraraka da una gomitata a Deku e annuisce incoraggiandolo. Stronzetta di una faccia rotonda. Faccia rotonda traditrice. Erano riusciti a fare un buon allenamento che Bakugou non aveva odiato completamente e ora questo. Era stato un idiota per aver anche solo pensato che fosse la meno merdosa di quel merdoso gruppo dei suoi merdosi amici.
“Kacchan, i palmi delle tue mani, uh, il sudore che secernono. È tipo nitroglicerina, vero?”
Bakugou lo guarda il più in cagnesco possibile, pregando per un’improvvisa mutazione di quirk che farebbe esplodere le persone solo con la forza dello sguardo. “Perché cazzo lo chiedi, come se già non lo sapessi”,
“Ehm…” Deku sfoglia il suo stupido quadernino da stalker e Bakugou riesce in qualche modo a resistere all’impulso di raggiungerlo, strapparglielo dalle mani e farlo saltare in aria. “Stavo pensando, se potessi trovarne l’esatta composizione chimica, beh, sai, la nitroglicerina ha anche usi terapeutici”.
“Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta. Fermo”. Kaminari alza la mano “Stai dicendo che il sudore di Bakugou ha proprietà curative?”
“No, non esattamente…”
“La nitroglicerina è utilizzata per curare l’angina che è il restringimento dei vasi sanguigni attorno al cuore” interviene Yaoyorozu. “Apre vene e arterie così che il cuore non deve sforzarsi troppo a pompare sangue. È buono per le persone con muscoli indeboliti, malattie cardiache, etc”.
Kendou si gratta il mento. “È abbastanza specifico. Potrà mai tornare utile in una missione?”
“Beh ha anche-” Yaoyorozu diventa paonazza “ha anche altri usi”.
Bakugou, che conosce esattamente quali siano gli altri usi della nitroglicerina, realizza improvvisamente e con un po’ di panico che ci sono abbastanza persone nel gruppo che potrebbero fare la stessa connessione che lui aveva appena fatto. “Sta’ zitta” ordina un po’ troppo disperatamente a giudicare dagli sguardi d’interesse che improvvisamente gli rivolgono Sero e Kaminari, due stronzi che non hanno alcun problema a rischiare la propria vita ridendo di lui.
“Che tipo di altri usi?” chiede Monoma, avendo notato l’imbarazzo di Bakugou e, da bravo semina zizzania e leccaculo, è determinato a scoprirne il perché.
Yaoyorozu guarda Bakugou. Lui fa scorrere il pollice sulla gola e promette morte con gli occhi. Morte e più nessuna di quelle merdose costolette alle cipolle che lei ama, mai, mai più.
“Può bastare”, dice Cementoss sempre placidamente, anche se sembra aver fiutato qualcosa di strano dal modo in cui cerca di accompagnare Bakugou verso il gruppo. “Andiamo avanti, abbiamo altri volontar-”
“Oh mio dio” urla Kaminari, tenendo in mano il cellulare. Ovviamente, ovviamente quel pezzo di merda riesce ad avere una connessione internet in un posto come quello. Ovviamente sa come si scrive nitroglicerina, ovviafottutamente lo ha cercato- “è anche usata come antidolorifico per le dilatazioni anali”.
Ogni singola testa si gira a fissare Kirishima. Kirishima sbatte le palpebre, poi diventa di un rosso così intenso che la sua faccia si mimetizza coi capelli. “Oh mio dio! No! No, non abbiamo neanc-”
“Idiota, chiudi il becco!” Bakugou abbaia e subito la classe scoppia in un ruggito. Può vedere Sero quasi morire e lancia una piccola preghiera a qualsiasi dio esista per prenderselo, prenditi quel cazzo di salsa di soia bastardo.
Kirishima soffoca una risatina e si copre la faccia. “Amico… io neanche lo sapevo…”
“Non lo sapevi?! Andiamo Bakugou devi darti un po’ più da fare”.
Bakugou non ci vede più.
Punta Kaminari, ignorando come il suo viso stia letteralmente andando a fuoco, in favore di avvicinarsi a lui con una mano fumante per prendergli il telefono.
Kaminari strilla e cerca di riprenderselo, quando Bakugou glielo tira via dalle mani. “Amico, non osare-”
Bakugou fa esplodere il cellulare di Kaminari.
 
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Cementoss sembra veramente determinato a portare avanti quell’intera farsa alla samurai vecchio stile perché la sua idea di punizione è di far inginocchiare gli studenti con una statuetta in pietra del Buddha sulle ginocchia. Ma poi da dove cavolo le ha prese? Le ha fatte lui? Con quale cazzo di cemento? Sono nel bel mezzo di dannatissime montagne.
“Mi devi un cellulare nuovo”, sibila Kaminari verso Bakugou, il sudore a imperlargli la fronte.
Bakugou ringhia da sopra la testa del Buddha “Non ti devo un cazzo”.
“Ehi, ragazzi” Kirishima li chiama, la sua testa fa capolino dalla porta “Oh cavolo. Sembrano pesanti.”
“Vaffanculo Kirishima!”
“Non posso credere di essere d’accordo con questo assassino di cellulari, ma sì, vaffanculo”.
“Wow” Kirishima tira su col naso “Sono venuto a vedere se volevate della compagnia, ma se le cose stanno così allora me ne vado”.
Messo davanti alla possibilità di dover stare seduto per il resto della punizione con la sola stupida faccia di Kaminari da dover guardare, Bakugou trova molto più semplice mettere da parte l’orgoglio. Beh, almeno un pochino. “Aspetta.”
Kirishima si ferma sulla porta, si gira e alza un sopracciglio. Merda. Ce l’ha ancora con lui per quel pomeriggio.
Bakugou tamburella le ditta sulla statuetta. “…Puoi rimanere.”
“Oh wow, posso rimanere? Wow…” .
“Uh.” Kaminari guarda prima uno e poi l’altro. “Dovete litigare proprio adesso?”
“Kirishima, cosa diavolo vuoi da me? Sei venuto qui per vedere se potevi restare e ti ho detto che puoi farlo!”
“Sono venuto qui per farti un favore, amico, non per chiederti il permesso di poterlo fare.”
“Ooook”, dice Kaminari ad alta voce, “State litigando. Uh, provate a calmarvi? Chiedetevi scusa?”
“Sta’ zitto,” lo aggredisce Bakugou.
“Amico, finiscila!” Kirishima incrocia le braccia. “Questo è un problema serio, ok? Smettila di urlare contro le persone al mio posto!”
“Gli stavo urlando contro per conto mio!”
“Beh smettila di urlargli, punto!”
Bakugou lancia via la statuetta dalle gambe così da potersi alzare. Non può essere più basso di Kirishima in questa situazione, neanche se per farlo dovrà tenere quella cazzo di cosa sulle gambe per tutta la notte. “Stronzo. Da quand’è che mi dici cosa devo fare?”
“Non sto-” Kirishima si ferma e preme le dita sulle tempie. “Guarda. Non m’importa delle cose che fai se interessano solo te, ok? Ma non puoi urlare contro le persone quando sono stato io a chiedere il loro aiuto, o cercare di minacciarle al posto mio, o- o cose del genere. Non puoi farlo. È la mia linea.
Bakugou lo fissa. “…Che cavolo significa che è la tua linea?”
“La mia linea, la linea che ho disegnato! Quella che sto disegnando così” dimostra Kirishima. “Stai attraversando la mia linea!”
“Sei un cazzo di idiota. Non è la tua linea, è solo una linea.”
“Perché dovrei essere un idiota?! Non è mica la stessa linea per tutti!”
È una linea metaforica!”
“Amico!” Kirishima lancia le mani all’aria. “Che diavolo significherebbe?”
Non sai che significa metaforico?!”
“So che significa, dico che non capisco che cosa vuoi dire tu!”
Voglio dire quel che cazzo ho detto!”
“Oh wow, ragazzi siete un sacco bravi in queste cose,” dice Kaminari, “avrei voluto avere il mio cellulare così avrei potuto registrarvi come dimostrazione di terapia di coppia.”
“Sta’ zitto, Kaminari”, dicono in contemporanea Bakugou e Kirishima.
Non vuole fare qui una cosa del genere. Ogni volta che lui e Kirishima hanno una discussione seria, la fanno sempre in privato. Anche se Kaminari fa parte di questo strano, semi… qualcosa problema con le persone che ha, comunque a Bakugou non va di parlare col suo ragazzo di questo nuovo problema davanti a questo stronzetto pettegolo.
Kirishima si gratta la fronte e questo a Bakugou non piace. Lo fa apparire troppo responsabile, come se avesse delle cose di cui preoccuparsi. Bakugou non vuole essere un suo motivo di preoccupazione. “Guarda, Bakugou, solo-”
Ugh, e va bene, ‘fanculo Kaminari. “Il tuo quirk non è noioso.”
Kirishima guarda in alzo e sospira. “Amico, lo so, ma è che-”
“Non è patetico. Non è poco interessante. Non è noioso, cazzo.” Sputa Bakugou, perché nonostante gli piaccia avere il quirk che ha, odia tutte quelle stronzate sul fatto che debba per forza catturare l’attenzione. Quando diventerà l’eroe numero 1 non sarà dovuto al fatto che il suo quirk è riuscito a catturare l’attenzione, sarà dovuto al fatto che è incredibilmente forte. Lui. E Kirishima – anche lui è altrettanto forte. “Non lascerò che la gente si sieda e ti dica di essere più così o che devi essere meno colà, perché il tuo quirk non è abbastanza interessante. Sono stronzate. Tu sei apposto così. Non devi cambiare niente.”
A quanto pare è riuscito a scioccare anche Kaminari che si è ammutolito. Bakugou si risiede sulle ginocchia e vi poggia sopra la statuetta per sicurezza, in caso Cementoss decidesse di controllare a cosa fossero dovute tutte quelle urla. “Quindi ok. Bene. Come vuoi, non mi metterò più in mezzo. Ma non fare l’idiota.”
Kirishima si poggia allo stipite della porta e la sua espressione diventa quella soffice e vulnerabile che Bakugou non avrebbe voluto che nessun altro vedesse. Prende in considerazione di fare coppia con Kaminari il giorno dopo così da poterlo menare a volontà durante l’incontro di allenamento per avergli portato via quel privilegio.
“Cazzo, è stata una cosa troppo romantica.”
“Scemo,” Bakugou ringhia come avvertimento, “chiudi il becco.”
“No, sono serio, lo penso davvero.” Kaminari si stringe le mani al petto “Non devi cambiare niente di te, baby! Ti amo per come sei!”
“Ma che c-” Bakugou sente la sua faccia surriscaldarsi e si sporge minacciosamente nella direzione di Kaminari. “Non ho detto niente del genere!”
“Eccome invece.”
“Sì, più o meno,” s’intromette Kirishima dall’uscio della porta, quell’espressione dolce ancora sul suo viso anche quando incrocia le braccia e sorride.
“Chiudi il becco! Entrambi chiudete quella cazzo di fogna!”
Cementoss si sporge dentro da dietro Kirishima, più indifferente che mai. “Avete finito? La vostra punizione è terminata. Bakugou mi aspetto che rimborsi a Kaminari il suo cellulare.”
“Che?!”
“Kaminari, mi aspetto che tu chieda scusa a Bakugou. Sentitamente.”
“Ugh, cheeeee?!”
 
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I confini della foresta si scuriscono col tramontare del sole e Bakugou è stanco di esserne spaventato. L’unico modo per farsela passare è marciarci proprio dentro, quindi propone di trovare qualche torcia e dirigersi verso le pareti rocciose in lontananza per andare a esplorare durante il loro tempo libero.
“Ci siamo allenati per tutto il giorno,” si lamenta Sero. “Perché dovrei voler andare ad arrampicarmi? Ma dove la trovi tutta questa energia?”
Ashido salta su dal suo posto sull’erba. “Io ci vengo! Sembra che da lì ci sia una bella vista, voglio andare a controllare!”
“Ooh, anche io voglio venire!” Hagakure s’infila i sandali e trotterella verso lo chalet principale. “Devo cambiarmi però, aspettatemi! Mina, non lasciarlo partire senza di me!”
Kaminari li guarda. “Sul serio? Perché vuoi andarc-ahia,” guaisce quando Jirou gli piazza un gomito nel fianco mentre gli passa accanto. “Ma che cazzo, Jirou?! Che ho fatto?!”
Bakugou non vuole neanche sapere che cosa stanno discutendo. No. È che lo sa, sa quello di cui stanno discutendo ma ha già preso una decisione e sentirli sussurrare cazzate del tipo vai con lui, probabilmente sta cercando di fare il duro lo farà solo incazzare ancora di più. Quindi invece prende una delle torce a LED da uno dei tavoli da picnic e si dirige da solo verso il cancelletto dove si imbocca il sentiero.
E si ferma.
Kirishima gli si avvicina. I graffi e i lividi dell’allenamento di quella mattina in mostra, ma li porta bene. Bakugou sente ancora la nervosa sensazione della loro quasi-lite punzecchiargli le punte delle dita, ma la ignora mentre studia il profilo di Kirishima. “…Vieni anche tu?”
“Vorrei, ma…” Kirishima alza lo sguardo verso di lui. “Verrei solo perché sono preoccupato per te. Quindi se non vuoi che venga, rimarrò qui.”
“Che cazzo di accollo.”
“Non mi stai dando molti motivi per non farlo, amico.”
…Beh, ok. Ha ragione. Guarda nelle ombre che si infittiscono, sconfinando sul sentiero e accende la torcia. "Allora rimani qui. Io sto bene."
Kirishima tocca il gomito di Bakugou, solo a sfiorarlo, ma torna sui suoi passi per andare a infastidire Kaminari.
“Bakugou!” Ashido e Hagakure lo fiancheggiano da entrambi i lati e hanno anche l’audacia di prenderlo a braccetto mentre apre il cancelletto e mette piede sul sentiero.
“Staccatevi cazzo,” ringhia, liberandosene. Torna la nervosità di prima e lui la ignora con intento vendicativo, rifiutandosi di guardarsi indietro. Lì non c’è niente. Lì non c’è un cazzo di niente.
Ashido e Hagakure parlano di argomenti futili che variano dai dolci al trucco alle nuove attrezzature per eroi ai ragazzi carini della classe ai film al libri a che cazzo ne so. Bakugou non capisce come riescano a trovare il tempo per tutte queste cose senza senso, ma suppone che i pomeriggi debbano essere un sacco liberi per la gente che non studia mai.
Ad un certo punto un cervo gli spunta davanti e si lancia tagliandogli la strada. Bakugou sa di aver sussultato, ma una volta che il suo cuore finalmente si calma, realizza che Ashido sta ancora stringendo la sua maglietta. Non le dice di lasciarla.
La scarpinata di per sé non è male. Ci sono un po’ di sentieri scoscesi da attraversare dove Bakugou passa dietro la torcia e prende il comando per trovare gli ancoraggi più sicuri, ma ce la fanno a discapito solo del fiato corto. Bakugou fa festa col bruciore dei muscoli sforzati all’estremo: l’allenamento della mattina e del pomeriggio era stato faticoso e le gambe gli traballano un po’ per tutto quello stare in ginocchio di prima, ma questo è… questo va bene. Va bene. Non è successo nulla nel loro viaggio fin lì, lo ha provato a se stesso. Non c’è alcun motivo di essere inquieti.
“Wow,” sussurra Hagakure e si avvicina un po’ all’orlo del precipizio per guardare in giù. “Oooh, ooh Mina! Mina, guarda, quello è lo chalet! Wow, abbiamo camminato molto meno di quanto mi aspettassi.”
Bakugou da una rapida occhiata all’orizzonte, ancora illuminato di un rosso pallido. Dovrebbe esserci Luna piena e cielo senza nuvole quindi il chiaro di luna li aiuterà al ritorno, ma devono ancora riuscire a scendere quei sentieri rocciosi prima di arrivare sul percorso principale. Farlo con la sola luce della torcia non sarà semplice. Beh, potrebbe sempre fare delle piccole esplosioni se ce n’è bisogno.
Hagakure si siede sull’orlo del precipizio, i piedi a penzoloni oltre il bordo. “Fiuu, sono esausta. Svegliatemi quando è ora di rientrare, ok?” Si sdraia a terra e si gira sul fianco. Bakugou alza gli occhi al cielo.
“Ehi, ehm, Bakugou?” Ashido si preme le mani dietro la schiena e gli si avvicina, abbassando la voce. “Posso chiederti una cosa?”
Lui la guarda in modo sospetto. “Cosa.”
“Quando tu e Kirishima vi siete messi insieme, tipo… voglio dire, chi si è confessato per prima? Tu hai fatto la prima mossa in piscina, giusto? O è stata una cosa molto più romantica, tipo uno di voi-”
Chiudi il becco,” Bakugou mormora disperatamente, guardando indietro al sentiero, un po’ aspettandosi che sbucasse fuori qualche stronzo per registrarlo. “Ma che cazzo? Perché vuoi saperlo?”
“Beh è che…” Ashido si sistema le unghie.
Sputa il rospo.”
“Mi piace Sero,” dice tutto d’un fiato prima di schiaffarsi le mani in faccia. “Ahh! Non l’avevo mai detto ad alta voce prima d’ora! Oddio. Non ci credo che la prima persona a cui l’ho detto sei tu. Cavolo.”
Ma perché glielo ha detto? Neanche lui riusciva a crederci. “…Ok,” dice lentamente, “non m’interessa un cazzo, quindi…”
“Bakugou!” Ashido pesta i piedi. “Ti sto chiedendo un consiglio!”
“Ma è una cosa stupida” la prende in giro Bakugou.
“Non è stupida! È normale.”
“Perché sono io quello a cui chiedere consigli amorosi? Chiedi al cretino elettrico, conosce quel bastardo meglio di me. Oppure chiedi a una delle tue amiche femmine, ce n’è una proprio lì.”
“Non posso chiederlo a Kaminari! E tu stai con Kirishima da tipo sei mesi. Siete una coppia fatta! Voglio una cosa del genere con Sero.”
“Allora chiedi a Kirishima.”
Ashido diventa di una strana sfumatura di magenta. “Non posso. Kirishima non sa tenere i segreti quando è nella foga del momento. Probabilmente lo urlerebbe lo stesso secondo in cui glielo dico.”
Beh, non ha tutti i torti.
“E poi, sicuro sei stato tu a fare la prima mossa. Che probabilmente sarà la stessa cosa che dovrò fare anch’io, dal momento che Sero non sta facendo niente! Dovrò prenderlo e baciarlo prima che riesca a capirlo!”
Bakugou ridacchia, tirando un calcio a una pietra sull’orlo del dirupo. “Allora procurati una scatola su cui salire, tappetta.”
“Ugh! Scemo.” Bakugou sta al gioco quando lei lo spintona e lui fa lo stesso.
È –non lo ammetterebbe mai ad alta voce, ma è ok. Ashido potrà anche essere fastidiosa e parlare un po’ troppo ed essere troppo riservata su certe cose, ma non è ipersensibile. Potrà anche lamentarsi e piagnucolare, ma non è il tipo che quando si impaurisce diventa irritante, tipo come la gente che lo guarda come se stesse per far esplodere un palazzo ogni volta che alza un po’ il tono di voce.
E va bene, ha… ok, sì è stato sul punto di farlo una volta, ma è stato più di un anno fa ed era perché Deku stava facendo lo stronzo. Dai, fatevela passare, era solo un palazzo.
Ashido lo tira dalla manica e lui la lascia fare. “Dovremmo andare. Tra poco ci sarà la cena.”
Ha ragione. E Bakugou sta morendo di fame e se rimanesse ancora qui correrebbe il rischio di essere assalito da altre stronzate sentimentali. All’improvviso la ragazza invisibile si lamenterà con lui di avere una cotta per bastardo mezzo e mezzo o qualcosa del genere. Dio, meglio essere rapito un’altra volta.
“Tooru, stiamo tornando! Sveglia!”
“Mina, oh dio, ti piace Sero.”
Ah! Stavi ascoltando?! Ti odio! Perché non hai detto niente?!”
“Voglio dire, non è colpa tua! È super stiloso. Anche se è praticamente un idiota.”
“Tooru, stai zittaaaa-”
Bakugou ricorda un’intervista di All Might di quando era piccolo. Aveva quattro anni, raggomitolato tra i suoi genitori mentre cercava di star sveglio molto dopo l’ora della nanna per vedere All Might dal vivo in TV per la prima volta. Non ricorda molto dell’intervista, ma ricorda in particolare una domanda perché aveva sempre pensato che la sua risposta fosse stata troppo figa. L’intervistatore aveva chiesto ad All Might come faceva a trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto e la sua risposta era stata:
Non è accurato al 100%, ma quando hai preso conoscenza di quello che ti circonda cominci a sviluppare un certo istinto per l’equilibrio del mondo intorno a te. Credo che molti altri eroi potrebbero rispondere a questa domanda in modo più accurato! Ma per quanto mi riguarda è una semplice sensazione. Sai quando qualcosa sta andando per il verso sbagliato.
Bakugou ha già lasciato cadere la torcia quando lo vede.
I vestiti di Hagakure sono oltre il bordo, troppo lontani, i suoi sandali sono scivolati dall’orlo del precipizio (va a fare trekking coi sandali, l’idiota) e sta cadendo. Ashido sta già cercando di afferrarla dalla maglietta ma si sta sporgendo troppo, finirà col sbatterle contro e mandarle entrambe-
Non c’è tempo.
Il pugno di Bakugou si stringe attorno alla maglietta di Ashido e genera un’esplosione in direzione del precipizio per farli scaraventare nella direzione opposta. Hagakure lancia un urlo e finiscono tutti e tre a terra, uno sopra l’altro, le orecchie che fischiano a causa del boom che ancora echeggia sulle cime degli alberi.
“Bakugou… grazie” dice a fatica Ashido, spingendosi in piedi da sopra Bakugou e tendendo una mano ad Hagakure. “Tooru, tutto bene?”
“Io- io sto bene.” Hagakure è seduta con le gambe incrociate e il suo altro sandalo salta via quando se lo toglie. “Wow, questi cosi sono più mosci di quanto pensavo. Pessima scelta, eh?”
“Una scelta stupida,” sputa Bakugou, tirandosi in piedi sui gomiti. “Sarebbe meglio fare escursioni da scalzi.”
“Sì, penso tu abbia ragione! Wow. Oddio, mi tremano le mani. È stato emozionante! Ti mette l’adrenalina in circolo”.
“Stupida. Sei una stupida. Cadere da quest’altezza significa morire.”
“Ma non l’ho fatto! Mina,” Hagakure getta le mani attorno alle spalle di Ashido. “Tu saresti morta per salvarmi! Forse ora sono io a essermi innamorata di te!”
“Bakugou ci ha salvate entrambe,” fa notare Ashido, guardando nella sua direzione in un modo che non è sicuro piacergli. “Voglio dire, lo hai fatto per questo, vero? Siamo compagni di classe.”
“Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo,” ringhia Bakugou alzandosi e scotolandosi la polvere di dosso. Controlla la torcia per assicurarsi di non averla rotta. “Non farti i film. Torniamo, lo avranno sentito tutti quanti. Staranno pensando che siamo sotto attacco.”
Ashido e Hagakure lo seguono giù per il sentiero molto più silenziosamente di prima. Quasi cadere da un precipizio è uno scherzo se comparato a tutte le cose che hanno dovuto passare, ma Bakugou realizza che sono il calo di adrenalina e la fame a farle stare zitte e non si azzarda a rompere il silenzio. Il modo in cui il boom dell’esplosione di prima aveva scosso la parete rocciosa, il modo in cui il fumo ancora danzava sottile e scuro nell’aria immobile, lo trasportarono proprio da quel precipizio da cui era riuscito a scappare.
Quando sia Ashido che Hagakure si aggrappano alla sua maglietta mentre scendono lungo il sentiero principale, le lascia fare.
 
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“E poi è saltato verso di noi, ma tipo, proprio saltato, come se avesse dovuto buttarsi dal dirupo per salvarci! È stato così eroico.”
Il dentista di Bakugou lo odia. Lo odia perché ha diciassette anni e lo smalto dei suoi denti è già andato come se avesse masticato ghiaia per trent’anni. Ha cercato di fargli mettere un apparecchio, convinto che la notte digrignasse i denti. ‘No, no, lo fa durante il giorno’ gli aveva detto sua madre.
“Occhi neri,” dice digrignando quei denti che il suo dentista odia, “se non la smetti di parlare-”
“Ma sei stato un sacco figo! E veloce! Pensavo che saremmo precipitate, vero, Tooru?”
“Già! Ma anche tu sei veloce, Mina, cavolo wow!” Hagakure si lancia addosso ad Ashido e si aggrappa a lei. “Siete entrambi i miei eroi! Potrei essere morta!”
“Probabilmente è per questo motivo che è sconsigliato andare ad arrampicarsi quando fa buio,” dice meccanicamente Todoroki facendo la scarpetta con la salsa che era rimasta.
“Ma è stato entusiasmante!” Ashido spara un sorriso a Bakugou. “E poi, c’era un cavaliere senza macchia pronto a salvarci.”
Bakugou le ringhia contro.
Il secondo in cui arrivarono alla baita c’erano già un paio di professori schierati fuori pronti alla battaglia. Bakugou aveva scoperto che Aizawa era addirittura salito sul precipizio alla ricerca di indizi. Imbarazzante: fare tutto questo casino per una piccola esplosione. Come se non avesse raso al suolo prima metà della foresta se qualcuno avesse provato a prenderli.
Il fatto di non essere l’unico all’erta per l’inevitabile lo fece solo sentire peggio. Un intero anno era passato e la gente ancora credeva che potesse essere preso da quello stronzo di Shigaraki. Che i professori e la polizia sapessero qualcosa che lui non sa? Per quanto ne sapesse Bakugou, Shigaraki aveva superato la fase del rapimento di studenti. Quindi quando l’avrebbero fatta finita con questa farsa? Quando avrebbero messo Shigaraki in prigione? Quando lo avrebbero ucciso?
Il peggiore è stato Kirishima che stava cercando di non stargli troppo addosso, ma ovviamente era in prima fila nel gruppo di studenti che si era formato all’ingresso. Tutti quanti si erano diretti verso la sala da pranzo quando avevano sentito che era stato un falso allarme, ma Kirishima era rimasto e aveva aspettato di scorgere Bakugou prima di andare via. Vedere quel lampo di preoccupazione irrequieta era stata la cosa assolutamente, dannatamente peggiore di tutte.
“-ha detto,” Ashido aggrotta le sopracciglia e abbassa la voce fino a sussurrare, poggiando i gomiti sul tavolo, “Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo. Non farti i film.
“Kacchan ha detto una cosa del genere?” chiede Deku, come se avesse il permesso di intromettersi in tutte le conversazioni in cui citano Bakugou senza essere invitato.
“Sì, lo ha fatto! E poi ha detto qualcosa sul tornare indietro, ma la parte importante è quella.” Ashido sorride e punta Kirishima che cercava di far finta di stare ascoltando. “Non è una cosa che lo rende davvero attraente, Kirishima? Non sei ancora di più suuuuuuper innamorato di lui adesso?”
“Sì, più o meno.” Dice Kirishima con un boccone di riso in bocca e Ashido e Hagakure lanciano degli urletti e battono le mani.
Bisogna adottare delle misure drastiche. “Peccato che non fossi Sero, dal momento che è il suo cazzo quello su cui vuoi sederti.”
Sulla tavola scende il silenzio e Bakugou impila i suoi piatti sul vassoio prima di alzarsi dalla panca. Kirishima lo guarda a bocca aperta, poi guarda Sero e apre la bocca ancora di più e sorride ancora di più e comincia a indicare gente e Bakugou realizza che, sì, Ashido aveva ragione. Non avrebbe mai tenuto il segreto.
“Aspetta,” dice lentamente Kaminari. “Sero? Ti piace Sero?”
“Ti piaccio io?”  Dice Sero incredulo, afferrando il bordo del tavolo.
“Io- tu -! Aaah! Bakugou!” l’urlo di Ashido echeggia dietro di lui mentre Bakugou scappa verso la cucina.
Lavare i piatti non è esattamente il suo passatempo preferito o cose del genere, ma è silenzioso e solitario e gli lascia spazio e tempo per pensare. Le sue dita non la smettono di tremare, come quando usa il suo quirk troppo a lungo. Quasi le bacchette non gli cadevano per due volte. Stava meglio prima. Stupida Hagakure. Stupida Ashido.
Riempie lo scolapiatti e apre una tovaglia.
“Davvero piaccio ad Ashido?”
Bakugou non si scomoda nemmeno a girarsi. Ha forse un cartello sulla schiena? Venite a disturbarmi coi vostri patetici problemi amorosi o cose del genere? “Ti sembro mica Ashido? Vallo a chiedere a lei.”
“È scappata. Ha detto che doveva preparare le cose per il bagno.” Sero si avvicina a Bakugou e comincia ad asciugare i piatti. Bakugou vorrebbe spaccargli un piatto in testa, ma non è in vena di avere un’altra cosa da sostituire e piuttosto continua a ignorarlo mentre lava i piatti. “Quindi, come fai tu a saperlo?”
“Perché ha aperto bocca e me lo ha detto, cretino.”
Perché?”
Era andato lì per trovare della cazzo di pace, non per questo interrogatorio di cazzate- “Non lo so! Cazzo, non so perché qualcuno di voi idioti fa le cose! Lasciami da solo, cretino! Non m’importa un cazzo dei tuoi sentimenti e non m’importa un cazzo della tua brutta copia di una vita amorosa! Fottiti!”
Sero smette di asciugare i piatti e schiaffa la tovaglia sul piano cottura. “Gesù Cristo, va bene. Sei proprio uno stronzo.”
Bene. Finalmente. “Ovviamente!”
Bakugou strofina furiosamente una ciotola mentre Sero si dirige a passi pesanti verso la porta. Passano dieci secondi di silenzio prima di decidere di avere l’ultima parola. “Non ti sei chiesto perché tutti sono stati così gentili con te per tutto il campo, anche se continui a essere uno stronzo?”
Il pasto di Bakugou si trasforma in acido nel suo stomaco mentre solleva la testa e serra la mascella. Non deve girarsi. Non darà a quello stronzo questa soddisfazione. “Non perdere tempo.  Non ho bisogno della compassione di nessuno.” Sogghigna, lascia che la sua voce si permei di quel tono di scherno. “In particolare la tua, patetico.”
“Stronzo.” Mormora Sero e Bakugou aspetta teso prima di girarsi e trovare l’uscio vuoto. Le sue dita tremano nell’acqua e sapone, sente le risate provenienti dalla sala da pranzo dietro l’uscio stesso. La cucina è di un bianco accecante, non ci sono ombre da nessuna parte.
Il boom del precipizio ancora gli vibra nelle ossa.
Non c’è nessuno. Non c’è niente.
Niente.
 
&&&
 
Bakugou si sveglia all’odore acre di paglia bruciata e al suono di qualcuno che urla.
È a pezzi. Qualcuno lo sta trattenendo a terra, qualcuno di grosso –cazzo, forse il tizio calamita? Cazzo –ha i polsi legati, i palmi delle mani rivolti verso il basso così se dovesse usare il suo quirk non farebbe altro che farsi saltare in aria le mani. Maledetti bastardi –gli stanno impedendo di attaccare. Vaffanculo. È disposto anche a farsi saltare in aria le mani pur di andare via di lì, a staccarsi gli arti uno alla volta-
Il ginocchio di qualcuno gli preme contro la schiena e Bakugou ricorda il viso di Kirishima spezzarsi in due e soffoca nel suo stesso grido –le urla sono le sue.
Si dimena il più possibile. Tira una gomitata a qualcosa o qualcuno, perché è così buio, dov’è lui, ma qualcuno prende il posto di chi si è liberato e ora sente come di avere l’intera Alleanza dei Villain sulla schiena a schiacciarlo contro il terreno, a soffocarlo, e qualcuno dice qualcosa su una quirk e il ghiaccio e non –deve andarsene da lì, deve-
“No, no, no! Non lo trattenete!”
Kirishima. C’è Kirishima qui, sta gridando, deve raggiungerlo prima di Shigaraki, deve farlo, è un eroe-
Comincia a scalciare di più quando i rumori iniziano a filtrare, quando sente “-impazzendo, che cosa dovremmo fare?!”
Levatevi di dosso!” ringhia Bakugou, strattonando le braccia finché non gli fanno male le spalle. Il panico gli stringe lo stomaco in una morsa. Kirishima è qui, lui deve vederlo, deve- deve-
Bakugou calmati, è tutto ok!” Qualcuno gli blocca di nuovo le gambe e Bakugou non riesce a trattenere un altro urlo mentre scalcia a più non posso. Il suo piede prende qualcuno e a un tratto il peso su di lui sparisce.
Bakugou si alza sulle ginocchia, lo stomaco gli sussulta come se dentro di lui vi fosse un terremoto e gli arti gli tremano come se stesse per congelarsi a morte. Una mano gli si avvicina al viso per toccargli la guancia. Bakugou si tira indietro, ma la mano ritorna e c’è luce, all’improvviso, troppo forte e vede rosso-
Kirishima.
È Kirishima. È proprio lì. Sta bene.
Bakugou non riesce a guardarlo, gli occhi ancora fissi sulle sue dita mezze raccolte e tremanti tra le sue ginocchia. Sta tremando tutto. Ogni parte di lui sta tremando, tremando, tremando.
“Vai a chiamare un professore,” dice Kirishima. Bakugou vorrebbe dire a chiunque stia andando di non fare niente, ma i suoi denti battono così forte che non riesce a parlare. L’altra mano di Kirishima si poggia sulla sua spalla. “Bakugou. Ci sei?”
Piano piano ritorna anche la percezione spaziale. Bakugou ricorda un pezzo alla volta. Il ritiro. L’estate del secondo anno. Si sono allenati tutto il giorno sulle montagne. L’escursione nel bosco dopo il tramonto. Hagakure e Ashido sono quasi cadute. Boom attraverso gli alberi. Cena, bagno, letto.
Nessun attacco. Nessun’ombra a spingerlo nel vuoto. Nessuna cosa appiccicosa che gli si riversa nella gola fino a farlo strozzare. Nessun muro saltato in aria. Nessuno che lo insegue. Ok, lui sta bene. Non è ferito. Nessuno lo sta costringendo ad andare in qualche posto in cui non vorrebbe. Va tutto bene. Lui sta bene. Non c’è niente che non va.
Ma il suo corpo non ha ancora realizzato. I polmoni ghermiscono l’interno delle costole, bruciano come se fossero stati strofinati con della carta vetrata. Continua ad ansimare. Non riesce a respirare.
Bakugou non realizza di essere piegato su se stesso con la testa sulle ginocchia finché non sente un’altra mano sulla sua schiena. “Lasciategli spazio,” dice Aizawa da sopra di lui. Lui sta bene. “Allontanatevi, lasciategli spazio.”
Respirare è difficilissimo, la cosa più difficile che abbia mai fatto-
“Inspira e conta.”
Bakugou scuote la testa. La vista gli si annebbia ai bordi. Lui sta bene.
Bakugou. Trattieni il respiro e conta. Inspira.”
Bakugou prende decisamente troppa poca aria. Aizawa conta fino a cinque e lui espira col più patetico woosh mai sentito prima, ma la volta dopo ne prende di più ed è più facile trattenere il respiro. Aizawa continua a tenergli la mano sulla schiena, facendo pressione verso il basso come se non volesse permettergli di alzarsi. Bakugou non vuole alzarsi. Vuole solo tornare a respirare normalmente e poi nascondersi per sempre sotto le coperte. Merda, lo hanno visto tutti, ha avuto un incubo e tutti lo hanno sentito-
“Al cinque espira, Bakugou. Ricomincia da capo.”
Aizawa continua a contare, continua a tenerlo fermo finché non respira normalmente. Il suo battito smette di pulsargli così forte in testa come il ruggito di uno tsunami, ma ancora Bakugou non solleva la testa. Sa che nella stanza ci sono ancora tutti gli altri ragazzi. Sa che nella stanza c’è ancora Kirishima.
Tutti hanno visto.
“Ho fatto saltare in aria il pavimento,” mormora Bakugou con voce roca. La stanza puzza ancora di fumo. Per quanto ne sa potrebbe esserci un piccolo incendio.
“Lascia perdere. Andiamo, in piedi.”
Alzarsi sembra impossibile, ma Bakugou si costringe a farlo. Le gambe gli sembrano troppo instabili quindi lo fa incrociando le gambe e ora vede che la luce viene da una delle torce LED dei tavoli di fuori. Sono tutti svegli. Tutti lo stanno guardando.
Bakugou serra i pugni e fissa il pavimento.
Aizawa indica la porta con la testa. “Andiamo.”
Bakugou non chiede dove. Kirishima è intenzionato a seguirli, ma Bakugou lo trattiene con una mano sul petto. Non riuscirebbe a sopportare la sua presenza, non adesso che la vuole veramente. Se si concedesse una cosa del genere sarebbe finita. Deve riuscire a farcela da solo. “Torna a dormire.”
Kirishima gli tocca il polso. “Amico, è impossibile dopo una cosa del genere.”
“Allora rimani qui e basta, non m’importa.”
Kirishima abbassa la testa finché Bakugou non la alza per guardarlo, i loro occhi s’incrociano. Li fissa in cerca di qualcosa, prima di mordersi sofficemente il labbro e annuire, stringendogli il polso e allontanandosi. “Quando tornerai io sarò qui,” dice.
Aizawa lo guida fino all’ingresso. Bakugou vede la porta delle ragazze chiudersi velocemente non appena la raggiungono. Perfetto. L’intero Dipartimento Eroi sa cos’è successo. L’indomani dovrà anche averci a che fare. E quelli stupidi gli si avvicineranno per fargli delle domande perché non ci arrivano proprio, perché non sanno starsene zitti.
Aizawa lo porta in una specie di lounge e gli indica il divano. Bakugou ci sprofonda dentro, strizzando gli occhi alla luce troppo forte, ma non di meno grato di questa cosa. Le mani non gli tremano più almeno, ma ogni centimetro del suo corpo continua a risuonare ed è stanco, mentre il suo cervello è sveglissimo, come se avesse preso anfetamine o roba del genere. Aizawa va da qualche parte, i suoi passi soffici. Bakugou spinge la testa nelle mani e stringe i pugni tra i capelli.
Aizawa non torna subito, ma quando lo fa ha in mano una tazza di tè e sta aspettando che Bakugou alzi la testa e la prenda. “C’è della droga dentro?” chiede Bakugou, ma lo sorseggia comunque.
“Non stavolta.”
Bakugou alza gli occhi al cielo e prende un altro sorso.
Aizawa è seduto su un bracciolo del divano e Bakugou deve nascondere quanto questa cosa lo tranquillizzi. “Non farmi aspettare tutta la notte, Bakugou.”
Mani piene di graffi e punti a coprirgli la bocca, qualcuno di grosso sopra di lui a tenerlo giù, gli tiene giù le mani mentre gli infilano di forza delle manette-
“-un sogno,” dice Bakugou in tono strozzato, stringendo la tazza così forte che gli brucia sui palmi, dà l’illusione che stia usando il suo quirk. “Solo un fottutissimo sogno.”
“Midoriya ha detto che stavi urlando.”
Bakugou lo maledice. Ovviamente doveva essere Deku a chiamare il professore. Come se non ne avesse avuto abbastanza di salvarlo. Maledetto idiota col complesso del salvatore.
Aizawa sospira e si alza, si siede pesantemente su una sedia di fronte a lui e incrocia le braccia. “Non cominciare a fare storie. Si sentiva dall’ingresso. Stavo comunque per venire a controllare.”
“Era solo un sogno,” insiste Bakugou.
“Se continui a tenerlo dentro, la prossima volta sarà peggio.” Bakugou guarda il tè bagnare delicatamente la ceramica. Aizawa si sistema sulla sedia davanti a lui e sospira di nuovo. “Vorresti tornare a casa?”
Cazzo, no,” sussulta Bakugou. Gesù Cristo, essere portato via da un campo estivo a diciassette anni perché fa degli incubi? Può già sentire il sapore dell’umiliazione. Non riuscirebbe a sopravviverci.
“Allora torna a letto. Domani ci aspetta un altro giorno.” Aizawa si avvicina uno sgabello e ci poggia i piedi, sprofondando nella sedia e chiudendo gli occhi.
Bakugou strizza gli occhi nella sua direzione. “Dorme qui?”
“Certo.” Aizawa tira su col naso. “Sono troppo stanco per tornare indietro. Tu fai quello che ti pare.”
Bakugou fissa il suo tè, lo finisce e poggia la tazza sul pavimento prima di sdraiarsi sul divano, girarsi per dare le spalle ad Aizawa e far finta di dormire fino al mattino.
Il programma del campo è abbastanza definito, il che è un sollievo se si considera l’ultimo ritiro. Anche prima che fosse andato tutto a puttane l’allenamento era stato infernale. Bakugou ancora ricorda il dover tenere le mani in acqua praticamente bollente, finché non sentiva la pelle quasi staccarsi, prima di immergerle in un contenitore pieno di ghiaccio. Non è sicuro di come cazzo una cosa del genere lo avrebbe potuto aiutare con il suo quirk, ma stiamo parlando di Aizawa che è un pazzo e probabilmente anche un sadico, quindi forse era solamente per il suo divertimento.
Stavolta invece è una cosa più diretta. La mattina allenamento, addestramento di forza e resistenza subito dopo pranzo. Diverse lezioni con i professori nel pomeriggio, poi tempo libero, cena, doccia, letto. Bakugou ha il sospetto che i professori ci stiano andando piano, cercando di riabituarli agli allenamenti senza forzarli al punto da far ricordare loro com’era stato lo scorso anno. Tutto quello che sa è che sarebbe meglio per lui fare qualche cazzo di miglioramento o sarà incredibilmente scazzato per questa colossale perdita di tempo.
Il mattino albeggia e tutti gli studenti si trascinano fuori con vari gradi di lucidità. Bakugou spinge quello stronzo di copione in un cespuglio, quando ci sbatte per la terza volta di fila, e si fa i complimenti per come sia riuscito a trattenersi. Quello che avrebbe veramente voluto fare era fargli esplodere la faccia.
“Vorrei che pensiate a un potenziale avversario che possa aiutarvi a migliorare,” sta dicendo Cementoss, come se qualcuno di loro potesse riuscire ad assorbire queste informazioni alle prime luci della cazzo di alba. “Mentre gli istruttori vi daranno dei consigli occasionali, vorremmo che consideraste attentamente le abilità dei vostri compagni e scegliate il vostro avversario di conseguenza. Questi saranno gli eroi con cui collaborerete in futuro: conoscere come armonizzare i vostri quirk e i vostri stili di combattimento è vitale non solo per misurare i vostri progressi, ma anche per incoraggiare una migliore comprensione sia dei vostri amici che delle vostre rivalità.”
Bakugou si strofina gli occhi. La presenza di Kirishima lo ha aiutato a tenere lontano gli incubi, ma aveva comunque dormito male e si era svegliato con una profonda sensazione di disagio. O forse è sempre la stessa preoccupante sensazione che ha da quando è sceso dall’autobus. Dannazione non se ne va-
“Bakugou!”.
Solleva la testa di scatto per vedere, tra tutte le persone, Uraraka saltellare verso di lui con un sorrisone sulla faccia, “Che cazzo vuoi?” chiede.
“Secondo te? Voglio combattere! Fammi da compagno di allenamento!”.
Bakugou chiude gli occhi per un momento. Ha ragione, dal festival sportivo dell’anno precedente non aveva avuto una vera e propria rivincita. “…Va bene” dice dopo un momento, perché, ad essere onesti, non ricorda la metà dei quirk dei suoi compagni di classe quindi tanto vale la pena provarci comunque. E, beh, se deve essere ancora onesto, lo scontro con Uraraka era stato un po’ divertente finché non era finito, troppo presto.
“Oh dio, Uraraka, ma sei masochista?” Kaminari lancia a Bakugou uno sguardo malevolo. “Stavolta potresti evitare di menarla solo per divertimento?”.
“A dire il vero, Bakugou è un grande avversario.” Uraraka sposta delicatamente la mano che Kaminari ha messo sulla sua spalla “Nessuno di noi migliorerà mai se non prendiamo quest’opportunità seriamente, no?”.
“L’hai sentita” si vanta Bakugou, autocompiacendosi. “Mangiati un cazzo. Sono un migliore avversario di te.”
“Non ho detto questo.” Uraraka gira loro attorno e comincia a spingere contro la schiena di Bakugou finché lui non punta i piedi per alzare il dito medio verso Kaminari e comincia a camminare. “Um, ma sì, praticamente quello che ha detto lui! Per favore cerca di prendere sul serio il tuo avversario, anche se è una ragazza, ok Kaminari?”.
“Ehi, perché non combatti di nuovo contro quella ragazza-vite?” fa Bakugou da sopra la sua spalla. “Così potrai essere imbarazzato quando ti farà il culo per la seconda volta!”.
“Hai le spalle molto irrigidite,” nota Uraraka dietro di lui quando finalmente hanno raggiunto un posto abbastanza lontano dove le sue esplosioni non possono interferire con gli altri combattimenti.
“Fatti i fatti tuoi”.
“Ok, ma se ti batto perché prima non ti sei riscaldato, non voglio sentire storie!”.
Bakugou le lancia un’occhiataccia, poi comincia a fare stretching, riluttante. Ignora i suoi risolini.
A causa della vicinanza al resto della classe, Bakugou non può usare le sue esplosioni alla massima potenza come farebbe normalmente. Deve essere creativo: usarle come propulsione per scappare, crearne qualcuna con tanto fumo per oscurarle apposta la vista. Potrebbe ammettere a se stesso, con riluttanza, che è migliorata parecchio nel corpo a corpo quando arriva a pochi centimetri dall’afferrargli il braccio e spedirlo nella maledetta stratosfera.
“Ho fatto qualche lezione all’ufficio di Mr. Gunhead!” cinguetta quando glielo chiede. O meglio, le ringhia contro in una vaga approssimazione di domanda. “Non ha molto tempo libero, ma vorrebbe tanto che il prossimo anno vada da lui per il tirocinio. Mi alleno più che altro con i suoi assistenti, di solito uno o due giorni al mese, ma sento veramente la differenza! Sto andando bene, eh?”.
Bakugou le sgancia un’esplosione in faccia e lei sputacchia.
“Allora” borbotta Uraraka non appena riesce a toccargli la giacca. Lui se ne libera per evitare che gli voli in faccia e quando lei la rilascia da qualche parte sopra di lui, la scaccia via. Ha provato ad accecarlo, la stronzetta. “Hai già trovato qualche posto dove fare tirocinio? Andrai da Best Jeanist?”.
“Dovremmo combattere, non socializzare” scatta Bakugou. E comunque non farebbe mai tirocinio lì, anche se gli si puntasse addosso una pistola. Non solo sarebbe una perdita di tempo, ma dovrebbe indossare quegli orribili jeans attillati. E poi c’è il fatto che Best Jeanist ultimamente non è nelle migliori condizioni e Bakugou non vuole che gli sia ricordato ogni giorno il perché non riesca più a muovere il braccio destro.
“Che problema c’è a fare entrambi? Ahi!” Sputa della sabbia che lui ha lanciato nella sua direzione.
Bakugou si concede di apparire compiaciuto. “Fa’ attenzione o mangia la polvere, faccia rotonda”.
“Che maleducato! Non chiamarmi in quel modo”.
“Allora evita di avere una faccia rotonda”.
“Non è qualcosa che posso cambiare!”.
A un certo punto fa capolino Aizawa per dare la propria opinione. “Stai facendo troppo affidamento sul tuo quirk” dice in tono piatto a Bakugou. “Solo perché è forte, non significa che debba essere il punto focale di ogni tuo attacco”.
“Che altro dovrei usare? Lei ha delle cazzo di mani fluttuanti,” controbatte Bakugou, guance infuocate. Perché cazzo lo sta dicendo solo a lui? Tutti quanti stanno usando il loro quirk in modo eccessivo in questi incontri, non è questa la cosa su cui devono fare pratica?
“Allora avete molte cose in comune. Entrambi avete bisogno della mani per attaccare.” Aizawa fa per afferrare i polsi di Bakugou, ma fa quella cosa strana dove si ferma e lo guarda prima di continuare la sua azione più lentamente. Gli torce un braccio dietro la schiena, ma gli gira il polso e gli preme la mano contro la parte bassa della schiena. “Non puoi usarla ora, o sì? Entrambi dovete pensare più a come riuscire a disarmare il vostro avversario senza usare il vostro quirk.” Lascia Bakugou e indietreggia velocemente, Bakugou sente subito le sue spalle rilassarsi. Se ne massaggia una distrattamente. “Va bene, fatemi sentire le vostre rotelle girare. Uraraka, come potresti immobilizzare Bakugou?”
“Um.” Uraraka si massaggia la bocca pensosa, riducendo gli occhi a due fessure. “…Beh, potrei cominciare col farlo levitar-”
“Ricorda con chi hai a che fare. Bakugou ha un ottimo controllo delle sue esplosioni ed è già abituato a muoversi a mezz’aria. C’è la possibilità che potrebbe usarlo a suo vantaggio.”
“Oh.”  Uraraka torna coi piedi per terra, prima di tirare su il petto e marciare verso Bakugou. Comincia a girargli intorno e a guardarlo come se fosse un pezzo di carne.
“Ehi,” protesta, colpendole la mano quando fa per toccarlo.
“Lasciala fare,” dice lentamente Aizawa, come se pensasse fosse divertente.
Uraraka gli lancia un’occhiata prima di tornare a cercare di toccargli di nuovo i polsi. Lui stringe l’altra mano in un pugno per trattenersi dallo scacciarla. “Credo che, um...” Gli preme il braccio sui fianchi. “Farei quello che ha fatto lei e troverei un modo di bloccarlo così che abbia le mani rivolte contro di sé. O comunque in mezzo. Non può usare le sue esplosioni se con quelle si ferirebbe, giusto?”
-che aspettate a mettergli quelle manette, non può fare nulla con le-
Bakugou allontana il braccio da lei e Uraraka alza le mani in alto. “O qualcosa del genere.”
“Giusto, ma non se ne starà lì impalato per farti cercare qualcosa da utilizzare.”
“Io –oh!” Uraraka corre verso la giacca di Bakugou rimasta a terra a riempirsi di polvere e la afferra. “Avrei potuto bloccarlo con questa mentre cercava di togliersela di dosso!”
Aizawa annuisce. “Esattamente. Non fare qualcosa semplicemente sperando che si rivolga a tuo favore, ogni volta che fai una mossa, anche se diventa un errore, devi essere in grado di usarla a tuo vantaggio.”
Uraraka sbatte via la polvere dalla giacca di Bakugou e sulla sua faccia c’è qualcosa che non gli piace. Una parte di lui che vede più di quanto gli sia concesso, come se avesse in qualche modo sentito il suo cuore accelerare durante la dimostrazione. “Bakugou? Cosa faresti tu?”
Bakugou lo fissa come se niente fosse. Aizawa starà cercando qualche punto debole. Forse anche un motivo per spedirlo a casa: sa che sua madre lo adora. Probabilmente i suoi genitori non ci penserebbero due volte a chiamare Aizawa e raccontargli dell’incubo. Non può lasciarsi sfuggire di non essere al massimo della forma. “Lascerei che mi facesse levitare,” dice con aria di sfida, sollevando il mento. “La afferrerei prima che possa lanciarmi da qualche parte, poi la farei saltare in aria come se non ci fosse un domani.”
Aizawa sospira. “Utilizzeresti ancora il tuo quirk, vedo. Però è una buona strategia.”
“E va bene, la riempirei di pugni in faccia finché non rilascia! Che cosa vuole da me?”
“Va bene, va bene.” Aizawa rivolge lo sguardo verso Uraraka. “Vorrei vedervi pensare in maniera più critica per il tempo che rimane. Le lotte non dovrebbero essere troppo lunghe, vogliamo finirle il più presto possibile. Basta far finta di giocare al gatto e al topo, è noioso da guardare. Capito?”
Uraraka scatta in un saluto. “Sissignore!”
Va bene, ok, va bene.”
Uraraka si gira verso Bakugou dopo che Aizawa se ne va lentamente per infastidire qualcun altro e piega curiosamente la testa. “Davvero mi tireresti un pugno in faccia?”
“Ovviamente. Non stiamo qui a sorseggiare del fottutissimo tè, questa è una battaglia.” Non si aspettava il piccolo sorriso che si fa strada sul volto di lei e le lancia lo sguardo più brutto che ha in repertorio. “Cazzo ridi?”
“No niente!”
“Ti fa eccitare essere presa a pugni? Cazzo, che schifo.”
“Non essere stupido!”
 
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Da quando Bakugou aveva spostato la sua roba da cucina nella cucina al piano di sotto, nessuno lo aveva più lasciato in pace per un cazzo di secondo.
Tutto quello che voleva era un maledetto sauté ogni tanto. Voleva solamente fare un fottutissimo sauté, portarlo in camera sua e mangiarlo in sante pace, ma il minuto dopo che lo avevano visto armeggiare lì dentro, avevano cominciato a girargli intorno come mosche. Come insopportabili, ronzanti, mosche lamentose.
Non che si sentisse obbligato a dar da mangiare a qualcuno di loro, ovviamente. Da quando c’erano i dormitori la mensa era aperta per colazione, pranzo e cena, quindi non è che li lasciassero andare in giro a sfamarsi da soli. E comunque non aveva alcun problema col mettersi gli auricolari e ignorarli pesantemente finché non aveva finito e sarebbe potuto scappare in camera sua.
Ma si erano ingegnati e gli dava sui nervi.
Avevano iniziato col radunarsi attorno ai fornelli lamentandosi ed elogiandolo, ma dopo la volta in cui aveva lanciato una coltellata sul tagliere a due centimetri dalla mano di Sero, avevano tutti capito la minaccia e si erano dispersi. Nessuno lo disturba più, ma c’è sempre troppo traffico al primo piano e ha scoperto un paio di persone a fissarlo.
Kirishima sosteneva che fosse perché vedere Bakugou fare qualcosa di domestico doveva essere veramente interessante, che Bakugou sostiene sia la motivazione più stupida di sempre.
“Non necessariamente,” dice Kirishima mentre guarda Bakugou cucinare con quello sguardo imbrazzanatemente dolce in viso. Kirishima è l’unico a cui è concesso stare intorno a Bakugou quando cucina la cena e utilizza quel privilegio a suo estremo vantaggio sotto le mentite spoglie di “assaggiatore”. Come se gli servisse. “Amico, sei sempre così esagerato. A volte è dura credere che tu sia umano come noi altri.”
“Che cazzo significa?”
“Sei solo troppo serio]. Non è un insulto.”
Bakugou non sa se essere offeso o meno, quindi si limita a dire “Vaffanculo,” e forza un pezzo di tofu nella bocca di Kirishima.
Ha un paio di settimane di meravigliosa pace finché un giorno Jirou, che a quanto pare si è stufata delle vicissitudini della vita e vuole morire, gli si avvicina mentre sta cucinando e gli dice, “Allora, le sai fare le crocchette?”
“Chi cazzo pensi che sia?” Bakugou domanda. Le cazzo di crocchette. Certo che sa fare le crocchette. “Non prendo ordinazioni, stronzetta. Fuori dalla mia vista.”
“Ascolta, a me piacciono veramente un sacco, ma le brucio sempre. Se ti compro gli ingredienti per cucinarle per entrambi, me le faresti?”
“No.”
“Neanche per un pasto gratis?”
“Ti sembro un barbone per caso? Non m’interessano i tuoi pasti gratis!”
Jirou sospira e si allontana dal mobiletto della cucina. “Ok… Vorrà dire che me le cucinerò da sola. Non potranno essere peggiori delle tue, no?”
La situazione è questa: Bakugou sa quando qualcuno lo sta stuzzicando. Lo sa. Lo sa circa sette volte su dieci quando qualcuno sta semplicemente cercando di provocarlo. Non apprezza questo tipo di becera manipolazione, ma-
Ma dannazione, come si permette.
“Le tue sapranno di cibo per cani in confronto alle mie. Comprami quei cazzo di ingredienti, le farò.”
Col senno di poi, se lo sarebbe dovuto aspettare.
Arrivano sempre più e più richieste, generalmente poste allo stesso modo, finché non arriva al punto dove accetta di farlo senza neanche essere provocato. Alcuni vengono rimandati indietro e se il piatto che richiedono non è di suo gradimento, non lo fa (perché dovrebbe cucinare qualcosa che non vorrebbe mangiare?), ma più spesso di quanto ci si aspetti, sono sempre cose semplici. Meno lavoro per lui dato che non deve andare a comprare gli ingredienti e non deve ripulire alla fine.
In più –ok, va bene, gli piace essere elogiato. A quanto pare la sua cucina è così fottutamente buona, il che lui attribuisce a tutti quegli anni passati a insistere a cucinarsi da solo a casa e probabilmente anche dovuta al suo talento naturale. Non che sia difficile, ma quando vede qualcuno come Yaoyorozu chiedergli come cucinare il riso nella vaporiera, pensa al fatto che ha un’altra incredibile capacità che molti dei suoi coetanei non anno. Quindi è una buona spinta per il suo ego.
Alla fine è così che le cose vanno a finire. Per il resto dell’anno ogni tanto fa da cuoco ufficiale della classe e la voce della sua cucina si diffonde anche tra i suoi nuovi compagni di classe quando comincia a frequentare il secondo anno, quindi finisce per diventare il cuoco ufficiale anche della sua nuova classe. Qualcuno dei suoi vecchi compagni continua ad andare al suo dormitorio per chiedergli di cucinare qualcosa, quindi è meglio dire che è il cuoco dell’intero secondo anno. Sospetta inoltre che ci siano una sorta di “linee guida per le richieste” in circolazione, perché seguono sempre una stessa formula e qualche stronzo cono cui non ha mai scambiato mai nemmeno una parola riesce comunque a fare tutto bene senza farlo urlare.
Bakugou non si rende conto, fino a quando non è troppo tardi, che in qualche modo ha imparato piccole cose sui suoi compagni di classe, contro la sua volontà. A Uraraka piace il dashimaki perché le ricorda casa. Tetsutestu mangerebbe qualsiasi cosa contenga spinaci. A Kaminari piacciono gli hamburger che Bakugou prepara nella sua padella in ghisa e a Kendou il goya chanpuru che Bakugou ha cucinato una sola volta perché è disgustoso.
Non sarebbe un problema se quelle informazioni non cominciassero a mischiarsi col resto delle sue interazioni con loro. Il suo maledetto cervello traditore vede Kendou bere da una tazza di caffè e si chiede se lo preferisce nero, dal momento che le piacciono i cibi amari. Ma chi cazzo se ne frega? Perché dovrebbe sprecare la sua preziosa energia celebrale considerando ciò che piace o non piace alle persone?
Smise di accettare richieste per un po’, e di nuovo, non ha idea di come l’informazione si sia diffusa all’intero universo, quando tutto quello che aveva fatto era stato dire a Kaminari di andarsi a farsi fottere: per qualche motivo nessuno lo aveva più disturbato. E poi aveva realizzato che fare la spesa e lavare i piatti era stancante, quindi aveva detto a malincuore a Kirishima di dire a tutti che avrebbe cominciato a cucinare di nuovo.
Non che sia l’unico studente a utilizzare la cucina. E poi c’è una specie di scala gerarchica che è complicata e contorta e non è qualcosa che Bakugou si sente di svelare. Monoma non ha il diritto di fare richieste, di persona o attraverso qualcun altro, perché è un sacco di merda ruba quirk e Bakugou lo odia. Tetsutetsu neanche se recentemente ha fatto lo stronzo, perché a quanto pare si era auto nominato il protettore non ufficiale della virtù di Kirishima, quindi di tanto in tanto lo guarda come se lui non fosse abbasta. Come al solito Kirishima è inutile, dal momento che trova la cosa esilarante.
Todoroki e Deku non avranno nulla, mai. Bakugou sospetta che Uraraka una volta abbia fatto una richiesta per quel motore a quattr’occhi testa di cazzo, ma non ne ha le prove.
Bakugou sa che la situazione gli sta sfuggendo di mano quando Yaoyorozu va da lui a chiedergli una sorta di piatto figo francese che mangia quando è a casa. “Perché cazzo pensi che cucinerò per te?”
Lei lo guarda come se non capisse il perché di quella domanda. “Stai cucinando per tutti quanti.”
“Non tutti”. Bakugou le dà le spalle e riprende a tagliuzzare il suo cavolo. “Sparisci. Non sei neanche più nella mia classe”.
Yaoyorozu sospira dietro di lui, come se fosse lei ad avere problemi per quello che sta succedendo, ma se ne va. Bakugou avrebbe dovuto immaginarselo che Ashido sarebbe venuta volando per infastidirlo, ma è troppo impegnato a essere scocciato di essere caduto così in basso perché Yaoyoruzu possa pensare di poter arrivare e chiedergli cose nel suo dormitorio.
“Bakugou! Andiamo, perché non vuoi cucinare per Momo? Per me lo fai!”
“Lei non mi piace. Quella riccona so tutto io con la coda”.
“Ok, prima di tutto, non è che si vanti di essere ricca o cosa! Secondo, la coda è carina. E terzo-” Ashido gli getta le braccia intorno al collo e pende da lui come una patella. Nella sua testa comincia un conto alla rovescia fino al momento esatto in cui le farà esplodere la faccia se non lo molla. “-ha un sacco di soldi quindi può comprare della carne molto, molto buona. E tu puoi mangiarla.”
Merda. Ha ragione. Probabilmente Bakugou non dovrà neanche convincerla a comprare roba da ricchi.
“Andiamo. Lo sai, se non fosse stato per lei i poliziotti non ti avrebbero neanche ritrovato quando facevamo il primo anno”. Bakugou le lancia un’occhiata pericolosa e Ashido lo molla all’improvviso, facendo un paio di passi indietro, mani serrate dietro la schiena. “Era per dire. È grazie al tracker di Momo che sapevano dove andare a cercare, no? Anche se era ferita, comunque aveva pensato a te. Non pensi di esserle in debito di qualcosa?”
…Cazzo. “Va bene”, ringhia Bakugou. “Valle a dire che lo farò”.
Ashido applaude felicemente e saltella via.
E quando Yaoyorozu si siede a tavola e lo prova e quando si porta una mano davanti alla bocca e lo guarda e dice: “Bakugou, è… delizioso”, beh, grazie al cazzo. E va bene, forse non è così terribile saper fare questo genere di cose.
 
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“Un migliore controllo sui vostri quirk è, sfortunatamente, qualcosa che non si può imparare in una sola settimana”. Cementoss ha le mani poggiate sulle ginocchia mentre si rivolge a ognuno dei suoi circa quaranta studenti seduti in cerchio di fronte a lui. “È qualcosa che si acquisisce in una vita di uso del proprio quirk in modo professionale. Molti di voi hanno già un controllo impressionante del proprio quirk, mentre altri hanno ancora del lavoro da fare”.
“Senza fare nomi?” dice Monoma con autocompiacimento.
“Beh non voleva metterti in imbarazzo”.
“Oooh”, gracchia Kaminari, lanciandosi sopra le gambe di Satou per dare il cinque a Jirou.
“Per favore, state attenti”. Cementoss ha questo magnifico modo di minacciare i suoi studenti che include il fissarli in modo placido. È come essere osservati da un muro di mattoni silenziosamente minaccioso, molto diversa dalla perpetua esausta irritazione di Aizawa. “…Confrontarvi con i vostri compagni è un modo eccellente per incoraggiare a farvi pensare in modo diverso. Spesso un’altra prospettiva è inestimabile nel processo in perenne evoluzione che distingue un eroe mediocre da un grande eroe”.
Bakugou è irritato. Mediocre? ‘Sto stronzo rettangolare. Non c’è nulla di mediocre in lui.
“Siete ancora degli studenti quindi non mi aspetto che possediate la stessa versatilità di un eroe professionista che ha affinato le sue abilità contro miriadi di avversari dai quirk e capacità più disparate. L’opinione dei vostri compagni vi sarà utile per poter meglio isolare i vostri difetti e un feedback onesto sul vostro aspetto da eroe vi aiuterà a coltivare meglio l’immagine che sperate di far arrivare al pubblico. Lo scopo di questa seduta è di fare entrambe, quindi mettete da parte il vostro ego, studenti, così che possiate rafforzare le maglie deboli della vostra armatura. Ora, c’è qualche volontario?”.
Un paio di mani si proiettarono in cielo, ma nessuna più alta di quella di Iida. Bakugou alza gli occhi al cielo e poggia il mento sulla mano. Grandioso. Stare in piedi di fronte ai tuoi compagni di classe e aspettare che ti sbranino. Sarebbe contento se provassero a dire a lui di usare meglio il suo quirk. Gli mostrerà come riesce a controllarla benissimo.
 
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Iida è in piedi accanto a Cementoss con le mani dietro la schiena a urlare qualcosa sul non trattenersi sulle critiche, mentre Bakugou si dissocia dalla conversazione. Non era andato lì per sprecare concentrazione e cervello ad aiutare gli altri a migliorare. Se non ce la fanno da soli, non devono avere la pretesa di diventare un eroe professionista. Opinioni dei compagni, che cazzata.
“Amico”, bisbiglia Kirishima premendogli un gomito nel fianco. “Non dici niente? Guardi tutti così attentamente quando combattono”.
“Questo è perché voglio trovare dei punti deboli per prenderli a calci in culo”, borbotta Bakugou, “Scemo, io voglio diventare l’eroe numero 1. Perché dovrei aiutare la concorrenza?”
“È vero, saremo rivali a tempo pieno una volta diplomati, ma adesso siamo compagni di classe. E ci sono sempre degli esercizi da fare in coppia e cose del genere e qualcuno di noi potrebbe anche finire nella stessa agenzia. Non preferiresti combattere con qualcuno con delle buone capacità che ti copre la schiena?”
“Preferisco combattere da solo, grazie”.
Kieishima non dice niente e Bakugou non gli rivolge lo sguardo, ma non ne ha bisogno. Il secondo in cui quelle parole hanno lasciato la sua bocca aveva capito di aver fatto una cazzata, non ha bisogno di vedere quella punta di dolore sul viso di Kirishima per sapere che l’ha presa sul personale.
Che cazzo di idiota. Pensava che sarebbero stati insieme per sempre o qualcosa del genere? C’è una ragione per cui molti eroi professionisti non si sposano né decidono di avere figli.
“Kirishima? Ok, fai un passo avanti”.
Bakugou guarda Kirishima a bocca aperta mentre abbassa la mano e si alza in piedi, saltellando verso Cementoss. Che sta facendo? Perché si è offerto volontario quando è già ipercritico sul fatto che il suo quirk non sia abbastanza vistoso o cose del genere? Che vuole dimostrare?
Kirishima non sembra preoccupato, mani sui fianchi mentre gonfia il petto orgogliosamente. “Fatevi sotto!” dice giocosamente.
Gli occhi di Bakugou passano in rassegna i suoi compagni di classe, guardandoli in cagnesco.
“Amico, smettila”.
“Non sto facendo un cazzo”, dice Bakugou mentre continua a minacciare tutti con lo sguardo.
Kirishima lo guarda bieco. “Dai!”
Stupido Kirishima, va bene. Bakugou non riesce a capire perché dev’essere così ossessionato dall’amicizia, ma se è così che ha deciso di percorrere la sua carriera da eroe, allora può fare quello che cazzo vuole. Può prendere tutte le stupide decisioni che vuole. A Bakugou non interessa, non gli deve interessare e non gli interesserà.
Si gira sbuffando e ignora il verso di irritazione che fa Kirishima, poggiando nuovamente il mento sulla mano. Come vuole. Come vuole.
Yaoyorozu si schiarisce la voce. “Bene, dal momento che il tuo quirk non è molto vistoso-”
Bakugou torna a girarsi e le punta un dito contro. “Chiudi il becco, codino, non capisci un cazzo!”
Bakugou!”
Bakugou torna a rivolgersi davanti solo per vedere Kirishima lanciargli un’occhiataccia e arrossire, pugni stretti ai fianchi. “Fa silenzio, dai. Mi stai mettendo in imbarazzo”.
Qualcosa di acido gli ribolle nello stomaco e si alza in piedi andandosene. “Va bene. Tanto è una cosa idiota”. Qualcuno lo chiama, ma non sa (né gli importa) chi. Si dirige verso gli alberi, ne trova uno con dei rami abbastanza spessi e lontano da quello spiazzo da non poter esser visto, e si arrampica.
I boschi sono silenziosi. È quel tipo di silenzio che la natura offre a una persona al di fuori della città. Non c’è quel rumore distante del traffico in autostrada, nessun vociare di autostoppisti improvvisati, nessun rumore cittadino in sottofondo a inquinare la calma di una foresta che accoglie solo i suoi abitanti e ospiti occasionali. Da casa, Bakugou deve prendere due treni e un autobus per raggiungere questo tipo di pace.
Ma adesso non è più in grado di godersela completamente.
E di tutto quello che gli è successo, questa è la cosa peggiore. Di tutto quello che era successo: All Might che ha perso la sua forza, il puzzle che si era man mano completato sul modo in cui Deku aveva improvvisamente acquistato un quirk, la sicurezza che si era serrata a punto di diventare opprimente, la paura che si era diffusa sulla popolazione poiché Shigaraki continua a sfuggire alle autorità, di tutte queste cose quella che tormenta di più Bakugou è il non riuscire più a trovare un po’ di pace. Era solito trovarla nei boschi a distanza di due treni e un autobus, nella placidità delle montagne prima del sorgere del sole, ma adesso… adesso non ci riesce più. Sussulta per un’ombra. Si irrigidisce e aspetta che qualcosa si spezzi.
Sarebbe anche ora che qualcosa di spezzasse.
“Ti stai di nuovo autopunendo?”
Bakugou sussulta e aggrotta la fronte verso Ashido che sta ai piedi del suo albero con le mani dietro la schiena. “’Fanculo”.
“Scherzo! Ti conosco troppo bene per pensare che ti senta male per una cosa del genere”. Invece di andarsene si arrampica raggiungendolo e toccandogli le costole finché, a malincuore, non gli fa posto. “Se ti fa sentire meglio, io ho pensato fosse una cosa dolce”.
“Sta’ zitta.”
“Davvero! Soffocante e da maniaco del controllo, ma comunque dolce! Per uno come te.”
“Vaffanculo.”
Ashido tira su un ginocchio e se lo abbraccia. “Kirishima non è arrabbiato. Sarebbe voluto venirti dietro, ma gli ho detto di rimanere”. Poggia una guancia sul ginocchio e fissa Bakugou. “Sai, è molto carino. Sta facendo complimenti alle persone così che non si sentano troppo criticate”.
“Ma stanno lì per essere criticate”, ringhia Bakugou.
Ashido sospira. “Sei così sensibile”.
“Non sono sensibile”.
“Lo sai che devi tornare indietro e fare la stessa cosa. È obbligatorio. Vorresti di nuovo essere incatenato a un palo?”
Grandioso. Era stato bello non averci più pensato. “… Sta’ zitta”.
Ashido dondola le gambe. “Ecco, ti dirò quello che diranno tutti quanti. Che per quanto riguarda la tua immagine da eroe sei un cretino immenso e violento e terribile con la stampa e i civili e i bambini e nessuno vorrebbe stare con te perché sei odioso tutto il tempo.”
Se pensava che queste cose gli facessero male, si sbagliava. E si sbagliava anche perché non importa quanto fosse odioso, le persone comunque continuavano a stargli addosso. “Come se m’importasse di queste cazzate”.
“E per quanti riguarda il tuo quirk…” Ashido alza le spalle. “Gesù, non lo so. Non penso che qualcuno possa usare il proprio quirk meglio di come lo usi tu”.
Bakugou si rifiuta di sentirsi orgoglioso per quelle parole. No –si rifiuta, stupido cervello. Non c’è alcuna ragione per compiacersi solo perché una compagna di classe che odia meno degli altri sta dicendo una cosa del genere come se fosse una cosa risaputa. Perché lo è. Quindi non c’è alcun motivo. Nessuno. “Non lo dirò un’altra volta, Occhi neri: levati”.
Ashido alza gli occhi al cielo e scende dal suo ramo. “Sbrigati a tornare o dovrà venirti a prendere qualcun altro e non sarà Kirishima! Probabilmente Tetsutetsu. O IIda se ci sentiamo particolarmente stronzi”.
È solo finché Bakugou non intravede IIda correre verso di lui che finalmente scende dall’albero e torna dal gruppo. “E va bene, muovetevi”, scatta mentre prende posto al centro del semicerchio, rifiutandosi di sedersi, mani schiaffate in tasca, più profondamente di quanto riesca.
“Ovviamente, per cominciare, c’è da lavorare sulla tua personalità”, Asui dice automaticamente senza neanche alzare la mano.
“Vaffanculo, ragazza-rana!”
Lo indica. “Appunto. Non credo sia buono per la TV”.
“Eh”, dice Sero, “A volte funziona. Endeavor è un po’ così, no? Voglio dire, con meno parolacce, ma sempre con la stessa attitudine? Ed è l’eroe numero 2”.
“Non è diventato l’eroe numero due per la sua attitudine”, precisa Shiozaki. “O almeno penso. Todoroki?”
“È sempre stato così”, mormora Todoroki “ma non so come fosse prima di diventare l’eroe numero 2. Non saprei”.
“Dal tuo passato e dal modo in cui ti comporti penseranno tutti che sei un villain”. Ogni singola testa si rivolge verso Shinsou, mento tra le mani mentre fissa diritto Bakugou senza batter giglio.
Shinsou era entrato del Dipartimento Eroi a metà del primo anno. Bakugou se lo ricordava appena, non stava prestando attenzione a nulla che non fosse proprio davanti al suo naso e Shinsou non aveva alcun interesse nei suoi confronti quindi non avevano alcuna ragione di parlarsi. Neanche quando quello stronzo era stato messo nella loro sezione e poi selezionato per andare in classe con Deku l’anno seguente.
Non che Bakugou non lo sappia. Dopo quella lotta con Deku al festival sportivo tutti erano al corrente del quirk di Shinsou. Un quirk da villain. Non vistoso, non una che cattura l’attenzione, ma pericolosissimo.
Bakugou ficca le mani ancora più in profondità nelle tasche e assottiglia gli occhi. Shinsou sa che non risponderà, quindi è tutto solo una provocazione. Non importa quanto ci sia di vero, molti eroi hanno visto quanto era forte e non avevano esitato a chiedergli di fare tirocinio nelle loro agenzie. Che importava se un branco di patetici perdenti pensavano che potesse essere un villain solo perché era antipatico? Quelle persone non importavano.
Shinsou sbatte gli occhi languidamente. “E ti sta bene? Puoi rispondere, sai. Non ti farò il lavaggio del cervello”.
“La mia risposta è vatti a fare fottere, non m’interessa”.
Kirishima si schiarisce la gola. “Beh, molti eroi sfruttano un’immagine da duro per vendersi. Non tutti devono essere amichevoli, no?”
“Per non parlare” s’intromette Kendou, forse per cercare di mantenere la pace proprio come Kirishima “che è forte e il suo quirk è molto appariscente e questo fa almeno due terzi dei punti di forza di un eroe. E poi, se si procura un’agente non dovrà preoccuparsi molto delle pubbliche relazioni”.
Shinsou alza le spalle e si risiede. “Hai ragione”.
Bakugou incrocia gli occhi di Kirishima per un momento prima di distogliere nuovamente lo sguardo. Il silenzio si fa imbarazzante e Bakugou comincia a spostare il peso da una gamba all’altra. Kirishima si è semplicemente alzato e si è volontariamente proposto per questo linciaggio. Ma che problemi ha?
“Non riesco a pensare a un modo in cui potrebbe usare meglio il suo quirk”, dice alla fine Yaoyorozu, esasperata.
Disgustosamente talentuoso”, Concorda solennemente Sero, annuendo.
“Sta’ zitto”, ringhia Bakugou.
“Um…”
Bakugou alza lentamente la testa, sente il cuore battere mentre scorge la sola mano alzata dal fondo del gruppo.
Deku. Fottutissimo, Deku. Ovviamente doveva dirgli come usare meglio il suo quirk. Gli studenti nella prima linea indietreggiano un pochino quando Bakugou si sporge in avanti. “Cosa.”
Uraraka da una gomitata a Deku e annuisce incoraggiandolo. Stronzetta di una faccia rotonda. Faccia rotonda traditrice. Erano riusciti a fare un buon allenamento che Bakugou non aveva odiato completamente e ora questo. Era stato un idiota per aver anche solo pensato che fosse la meno merdosa di quel merdoso gruppo dei suoi merdosi amici.
“Kacchan, i palmi delle tue mani, uh, il sudore che secernono. È tipo nitroglicerina, vero?”
Bakugou lo guarda il più in cagnesco possibile, pregando per un’improvvisa mutazione di quirk che farebbe esplodere le persone solo con la forza dello sguardo. “Perché cazzo lo chiedi, come se già non lo sapessi”,
“Ehm…” Deku sfoglia il suo stupido quadernino da stalker e Bakugou riesce in qualche modo a resistere all’impulso di raggiungerlo, strapparglielo dalle mani e farlo saltare in aria. “Stavo pensando, se potessi trovarne l’esatta composizione chimica, beh, sai, la nitroglicerina ha anche usi terapeutici”.
“Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta. Fermo”. Kaminari alza la mano “Stai dicendo che il sudore di Bakugou ha proprietà curative?”
“No, non esattamente…”
“La nitroglicerina è utilizzata per curare l’angina che è il restringimento dei vasi sanguigni attorno al cuore” interviene Yaoyorozu. “Apre vene e arterie così che il cuore non deve sforzarsi troppo a pompare sangue. È buono per le persone con muscoli indeboliti, malattie cardiache, etc”.
Kendou si gratta il mento. “È abbastanza specifico. Potrà mai tornare utile in una missione?”
“Beh ha anche-” Yaoyorozu diventa paonazza “ha anche altri usi”.
Bakugou, che conosce esattamente quali siano gli altri usi della nitroglicerina, realizza improvvisamente e con un po’ di panico che ci sono abbastanza persone nel gruppo che potrebbero fare la stessa connessione che lui aveva appena fatto. “Sta’ zitta” ordina un po’ troppo disperatamente a giudicare dagli sguardi d’interesse che improvvisamente gli rivolgono Sero e Kaminari, due stronzi che non hanno alcun problema a rischiare la propria vita ridendo di lui.
“Che tipo di altri usi?” chiede Monoma, avendo notato l’imbarazzo di Bakugou e, da bravo semina zizzania e leccaculo, è determinato a scoprirne il perché.
Yaoyorozu guarda Bakugou. Lui fa scorrere il pollice sulla gola e promette morte con gli occhi. Morte e più nessuna di quelle merdose costolette alle cipolle che lei ama, mai, mai più.
“Può bastare”, dice Cementoss sempre placidamente, anche se sembra aver fiutato qualcosa di strano dal modo in cui cerca di accompagnare Bakugou verso il gruppo. “Andiamo avanti, abbiamo altri volontar-”
“Oh mio dio” urla Kaminari, tenendo in mano il cellulare. Ovviamente, ovviamente quel pezzo di merda riesce ad avere una connessione internet in un posto come quello. Ovviamente sa come si scrive nitroglicerina, ovviafottutamente lo ha cercato- “è anche usata come antidolorifico per le dilatazioni anali”.
Ogni singola testa si gira a fissare Kirishima. Kirishima sbatte le palpebre, poi diventa di un rosso così intenso che la sua faccia si mimetizza coi capelli. “Oh mio dio! No! No, non abbiamo neanc-”
“Idiota, chiudi il becco!” Bakugou abbaia e subito la classe scoppia in un ruggito. Può vedere Sero quasi morire e lancia una piccola preghiera a qualsiasi dio esista per prenderselo, prenditi quel cazzo di salsa di soia bastardo.
Kirishima soffoca una risatina e si copre la faccia. “Amico… io neanche lo sapevo…”
“Non lo sapevi?! Andiamo Bakugou devi darti un po’ più da fare”.
Bakugou non ci vede più.
Punta Kaminari, ignorando come il suo viso stia letteralmente andando a fuoco, in favore di avvicinarsi a lui con una mano fumante per prendergli il telefono.
Kaminari strilla e cerca di riprenderselo, quando Bakugou glielo tira via dalle mani. “Amico, non osare-”
Bakugou fa esplodere il cellulare di Kaminari.
 
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Cementoss sembra veramente determinato a portare avanti quell’intera farsa alla samurai vecchio stile perché la sua idea di punizione è di far inginocchiare gli studenti con una statuetta in pietra del Buddha sulle ginocchia. Ma poi da dove cavolo le ha prese? Le ha fatte lui? Con quale cazzo di cemento? Sono nel bel mezzo di dannatissime montagne.
“Mi devi un cellulare nuovo”, sibila Kaminari verso Bakugou, il sudore a imperlargli la fronte.
Bakugou ringhia da sopra la testa del Buddha “Non ti devo un cazzo”.
“Ehi, ragazzi” Kirishima li chiama, la sua testa fa capolino dalla porta “Oh cavolo. Sembrano pesanti.”
“Vaffanculo Kirishima!”
“Non posso credere di essere d’accordo con questo assassino di cellulari, ma sì, vaffanculo”.
“Wow” Kirishima tira su col naso “Sono venuto a vedere se volevate della compagnia, ma se le cose stanno così allora me ne vado”.
Messo davanti alla possibilità di dover stare seduto per il resto della punizione con la sola stupida faccia di Kaminari da dover guardare, Bakugou trova molto più semplice mettere da parte l’orgoglio. Beh, almeno un pochino. “Aspetta.”
Kirishima si ferma sulla porta, si gira e alza un sopracciglio. Merda. Ce l’ha ancora con lui per quel pomeriggio.
Bakugou tamburella le ditta sulla statuetta. “…Puoi rimanere.”
“Oh wow, posso rimanere? Wow…” .
“Uh.” Kaminari guarda prima uno e poi l’altro. “Dovete litigare proprio adesso?”
“Kirishima, cosa diavolo vuoi da me? Sei venuto qui per vedere se potevi restare e ti ho detto che puoi farlo!”
“Sono venuto qui per farti un favore, amico, non per chiederti il permesso di poterlo fare.”
“Ooook”, dice Kaminari ad alta voce, “State litigando. Uh, provate a calmarvi? Chiedetevi scusa?”
“Sta’ zitto,” lo aggredisce Bakugou.
“Amico, finiscila!” Kirishima incrocia le braccia. “Questo è un problema serio, ok? Smettila di urlare contro le persone al mio posto!”
“Gli stavo urlando contro per conto mio!”
“Beh smettila di urlargli, punto!”
Bakugou lancia via la statuetta dalle gambe così da potersi alzare. Non può essere più basso di Kirishima in questa situazione, neanche se per farlo dovrà tenere quella cazzo di cosa sulle gambe per tutta la notte. “Stronzo. Da quand’è che mi dici cosa devo fare?”
“Non sto-” Kirishima si ferma e preme le dita sulle tempie. “Guarda. Non m’importa delle cose che fai se interessano solo te, ok? Ma non puoi urlare contro le persone quando sono stato io a chiedere il loro aiuto, o cercare di minacciarle al posto mio, o- o cose del genere. Non puoi farlo. È la mia linea.
Bakugou lo fissa. “…Che cavolo significa che è la tua linea?”
“La mia linea, la linea che ho disegnato! Quella che sto disegnando così” dimostra Kirishima. “Stai attraversando la mia linea!”
“Sei un cazzo di idiota. Non è la tua linea, è solo una linea.”
“Perché dovrei essere un idiota?! Non è mica la stessa linea per tutti!”
È una linea metaforica!”
“Amico!” Kirishima lancia le mani all’aria. “Che diavolo significherebbe?”
Non sai che significa metaforico?!”
“So che significa, dico che non capisco che cosa vuoi dire tu!”
Voglio dire quel che cazzo ho detto!”
“Oh wow, ragazzi siete un sacco bravi in queste cose,” dice Kaminari, “avrei voluto avere il mio cellulare così avrei potuto registrarvi come dimostrazione di terapia di coppia.”
“Sta’ zitto, Kaminari”, dicono in contemporanea Bakugou e Kirishima.
Non vuole fare qui una cosa del genere. Ogni volta che lui e Kirishima hanno una discussione seria, la fanno sempre in privato. Anche se Kaminari fa parte di questo strano, semi… qualcosa problema con le persone che ha, comunque a Bakugou non va di parlare col suo ragazzo di questo nuovo problema davanti a questo stronzetto pettegolo.
Kirishima si gratta la fronte e questo a Bakugou non piace. Lo fa apparire troppo responsabile, come se avesse delle cose di cui preoccuparsi. Bakugou non vuole essere un suo motivo di preoccupazione. “Guarda, Bakugou, solo-”
Ugh, e va bene, ‘fanculo Kaminari. “Il tuo quirk non è noioso.”
Kirishima guarda in alzo e sospira. “Amico, lo so, ma è che-”
“Non è patetico. Non è poco interessante. Non è noioso, cazzo.” Sputa Bakugou, perché nonostante gli piaccia avere il quirk che ha, odia tutte quelle stronzate sul fatto che debba per forza catturare l’attenzione. Quando diventerà l’eroe numero 1 non sarà dovuto al fatto che il suo quirk è riuscito a catturare l’attenzione, sarà dovuto al fatto che è incredibilmente forte. Lui. E Kirishima – anche lui è altrettanto forte. “Non lascerò che la gente si sieda e ti dica di essere più così o che devi essere meno colà, perché il tuo quirk non è abbastanza interessante. Sono stronzate. Tu sei apposto così. Non devi cambiare niente.”
A quanto pare è riuscito a scioccare anche Kaminari che si è ammutolito. Bakugou si risiede sulle ginocchia e vi poggia sopra la statuetta per sicurezza, in caso Cementoss decidesse di controllare a cosa fossero dovute tutte quelle urla. “Quindi ok. Bene. Come vuoi, non mi metterò più in mezzo. Ma non fare l’idiota.”
Kirishima si poggia allo stipite della porta e la sua espressione diventa quella soffice e vulnerabile che Bakugou non avrebbe voluto che nessun altro vedesse. Prende in considerazione di fare coppia con Kaminari il giorno dopo così da poterlo menare a volontà durante l’incontro di allenamento per avergli portato via quel privilegio.
“Cazzo, è stata una cosa troppo romantica.”
“Scemo,” Bakugou ringhia come avvertimento, “chiudi il becco.”
“No, sono serio, lo penso davvero.” Kaminari si stringe le mani al petto “Non devi cambiare niente di te, baby! Ti amo per come sei!”
“Ma che c-” Bakugou sente la sua faccia surriscaldarsi e si sporge minacciosamente nella direzione di Kaminari. “Non ho detto niente del genere!”
“Eccome invece.”
“Sì, più o meno,” s’intromette Kirishima dall’uscio della porta, quell’espressione dolce ancora sul suo viso anche quando incrocia le braccia e sorride.
“Chiudi il becco! Entrambi chiudete quella cazzo di fogna!”
Cementoss si sporge dentro da dietro Kirishima, più indifferente che mai. “Avete finito? La vostra punizione è terminata. Bakugou mi aspetto che rimborsi a Kaminari il suo cellulare.”
“Che?!”
“Kaminari, mi aspetto che tu chieda scusa a Bakugou. Sentitamente.”
“Ugh, cheeeee?!”
 
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I confini della foresta si scuriscono col tramontare del sole e Bakugou è stanco di esserne spaventato. L’unico modo per farsela passare è marciarci proprio dentro, quindi propone di trovare qualche torcia e dirigersi verso le pareti rocciose in lontananza per andare a esplorare durante il loro tempo libero.
“Ci siamo allenati per tutto il giorno,” si lamenta Sero. “Perché dovrei voler andare ad arrampicarmi? Ma dove la trovi tutta questa energia?”
Ashido salta su dal suo posto sull’erba. “Io ci vengo! Sembra che da lì ci sia una bella vista, voglio andare a controllare!”
“Ooh, anche io voglio venire!” Hagakure s’infila i sandali e trotterella verso lo chalet principale. “Devo cambiarmi però, aspettatemi! Mina, non lasciarlo partire senza di me!”
Kaminari li guarda. “Sul serio? Perché vuoi andarc-ahia,” guaisce quando Jirou gli piazza un gomito nel fianco mentre gli passa accanto. “Ma che cazzo, Jirou?! Che ho fatto?!”
Bakugou non vuole neanche sapere che cosa stanno discutendo. No. È che lo sa, sa quello di cui stanno discutendo ma ha già preso una decisione e sentirli sussurrare cazzate del tipo vai con lui, probabilmente sta cercando di fare il duro lo farà solo incazzare ancora di più. Quindi invece prende una delle torce a LED da uno dei tavoli da picnic e si dirige da solo verso il cancelletto dove si imbocca il sentiero.
E si ferma.
Kirishima gli si avvicina. I graffi e i lividi dell’allenamento di quella mattina in mostra, ma li porta bene. Bakugou sente ancora la nervosa sensazione della loro quasi-lite punzecchiargli le punte delle dita, ma la ignora mentre studia il profilo di Kirishima. “…Vieni anche tu?”
“Vorrei, ma…” Kirishima alza lo sguardo verso di lui. “Verrei solo perché sono preoccupato per te. Quindi se non vuoi che venga, rimarrò qui.”
“Che cazzo di accollo.”
“Non mi stai dando molti motivi per non farlo, amico.”
…Beh, ok. Ha ragione. Guarda nelle ombre che si infittiscono, sconfinando sul sentiero e accende la torcia. "Allora rimani qui. Io sto bene."
Kirishima tocca il gomito di Bakugou, solo a sfiorarlo, ma torna sui suoi passi per andare a infastidire Kaminari.
“Bakugou!” Ashido e Hagakure lo fiancheggiano da entrambi i lati e hanno anche l’audacia di prenderlo a braccetto mentre apre il cancelletto e mette piede sul sentiero.
“Staccatevi cazzo,” ringhia, liberandosene. Torna la nervosità di prima e lui la ignora con intento vendicativo, rifiutandosi di guardarsi indietro. Lì non c’è niente. Lì non c’è un cazzo di niente.
Ashido e Hagakure parlano di argomenti futili che variano dai dolci al trucco alle nuove attrezzature per eroi ai ragazzi carini della classe ai film al libri a che cazzo ne so. Bakugou non capisce come riescano a trovare il tempo per tutte queste cose senza senso, ma suppone che i pomeriggi debbano essere un sacco liberi per la gente che non studia mai.
Ad un certo punto un cervo gli spunta davanti e si lancia tagliandogli la strada. Bakugou sa di aver sussultato, ma una volta che il suo cuore finalmente si calma, realizza che Ashido sta ancora stringendo la sua maglietta. Non le dice di lasciarla.
La scarpinata di per sé non è male. Ci sono un po’ di sentieri scoscesi da attraversare dove Bakugou passa dietro la torcia e prende il comando per trovare gli ancoraggi più sicuri, ma ce la fanno a discapito solo del fiato corto. Bakugou fa festa col bruciore dei muscoli sforzati all’estremo: l’allenamento della mattina e del pomeriggio era stato faticoso e le gambe gli traballano un po’ per tutto quello stare in ginocchio di prima, ma questo è… questo va bene. Va bene. Non è successo nulla nel loro viaggio fin lì, lo ha provato a se stesso. Non c’è alcun motivo di essere inquieti.
“Wow,” sussurra Hagakure e si avvicina un po’ all’orlo del precipizio per guardare in giù. “Oooh, ooh Mina! Mina, guarda, quello è lo chalet! Wow, abbiamo camminato molto meno di quanto mi aspettassi.”
Bakugou da una rapida occhiata all’orizzonte, ancora illuminato di un rosso pallido. Dovrebbe esserci Luna piena e cielo senza nuvole quindi il chiaro di luna li aiuterà al ritorno, ma devono ancora riuscire a scendere quei sentieri rocciosi prima di arrivare sul percorso principale. Farlo con la sola luce della torcia non sarà semplice. Beh, potrebbe sempre fare delle piccole esplosioni se ce n’è bisogno.
Hagakure si siede sull’orlo del precipizio, i piedi a penzoloni oltre il bordo. “Fiuu, sono esausta. Svegliatemi quando è ora di rientrare, ok?” Si sdraia a terra e si gira sul fianco. Bakugou alza gli occhi al cielo.
“Ehi, ehm, Bakugou?” Ashido si preme le mani dietro la schiena e gli si avvicina, abbassando la voce. “Posso chiederti una cosa?”
Lui la guarda in modo sospetto. “Cosa.”
“Quando tu e Kirishima vi siete messi insieme, tipo… voglio dire, chi si è confessato per prima? Tu hai fatto la prima mossa in piscina, giusto? O è stata una cosa molto più romantica, tipo uno di voi-”
Chiudi il becco,” Bakugou mormora disperatamente, guardando indietro al sentiero, un po’ aspettandosi che sbucasse fuori qualche stronzo per registrarlo. “Ma che cazzo? Perché vuoi saperlo?”
“Beh è che…” Ashido si sistema le unghie.
Sputa il rospo.”
“Mi piace Sero,” dice tutto d’un fiato prima di schiaffarsi le mani in faccia. “Ahh! Non l’avevo mai detto ad alta voce prima d’ora! Oddio. Non ci credo che la prima persona a cui l’ho detto sei tu. Cavolo.”
Ma perché glielo ha detto? Neanche lui riusciva a crederci. “…Ok,” dice lentamente, “non m’interessa un cazzo, quindi…”
“Bakugou!” Ashido pesta i piedi. “Ti sto chiedendo un consiglio!”
“Ma è una cosa stupida” la prende in giro Bakugou.
“Non è stupida! È normale.”
“Perché sono io quello a cui chiedere consigli amorosi? Chiedi al cretino elettrico, conosce quel bastardo meglio di me. Oppure chiedi a una delle tue amiche femmine, ce n’è una proprio lì.”
“Non posso chiederlo a Kaminari! E tu stai con Kirishima da tipo sei mesi. Siete una coppia fatta! Voglio una cosa del genere con Sero.”
“Allora chiedi a Kirishima.”
Ashido diventa di una strana sfumatura di magenta. “Non posso. Kirishima non sa tenere i segreti quando è nella foga del momento. Probabilmente lo urlerebbe lo stesso secondo in cui glielo dico.”
Beh, non ha tutti i torti.
“E poi, sicuro sei stato tu a fare la prima mossa. Che probabilmente sarà la stessa cosa che dovrò fare anch’io, dal momento che Sero non sta facendo niente! Dovrò prenderlo e baciarlo prima che riesca a capirlo!”
Bakugou ridacchia, tirando un calcio a una pietra sull’orlo del dirupo. “Allora procurati una scatola su cui salire, tappetta.”
“Ugh! Scemo.” Bakugou sta al gioco quando lei lo spintona e lui fa lo stesso.
È –non lo ammetterebbe mai ad alta voce, ma è ok. Ashido potrà anche essere fastidiosa e parlare un po’ troppo ed essere troppo riservata su certe cose, ma non è ipersensibile. Potrà anche lamentarsi e piagnucolare, ma non è il tipo che quando si impaurisce diventa irritante, tipo come la gente che lo guarda come se stesse per far esplodere un palazzo ogni volta che alza un po’ il tono di voce.
E va bene, ha… ok, sì è stato sul punto di farlo una volta, ma è stato più di un anno fa ed era perché Deku stava facendo lo stronzo. Dai, fatevela passare, era solo un palazzo.
Ashido lo tira dalla manica e lui la lascia fare. “Dovremmo andare. Tra poco ci sarà la cena.”
Ha ragione. E Bakugou sta morendo di fame e se rimanesse ancora qui correrebbe il rischio di essere assalito da altre stronzate sentimentali. All’improvviso la ragazza invisibile si lamenterà con lui di avere una cotta per bastardo mezzo e mezzo o qualcosa del genere. Dio, meglio essere rapito un’altra volta.
“Tooru, stiamo tornando! Sveglia!”
“Mina, oh dio, ti piace Sero.”
Ah! Stavi ascoltando?! Ti odio! Perché non hai detto niente?!”
“Voglio dire, non è colpa tua! È super stiloso. Anche se è praticamente un idiota.”
“Tooru, stai zittaaaa-”
Bakugou ricorda un’intervista di All Might di quando era piccolo. Aveva quattro anni, raggomitolato tra i suoi genitori mentre cercava di star sveglio molto dopo l’ora della nanna per vedere All Might dal vivo in TV per la prima volta. Non ricorda molto dell’intervista, ma ricorda in particolare una domanda perché aveva sempre pensato che la sua risposta fosse stata troppo figa. L’intervistatore aveva chiesto ad All Might come faceva a trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto e la sua risposta era stata:
Non è accurato al 100%, ma quando hai preso conoscenza di quello che ti circonda cominci a sviluppare un certo istinto per l’equilibrio del mondo intorno a te. Credo che molti altri eroi potrebbero rispondere a questa domanda in modo più accurato! Ma per quanto mi riguarda è una semplice sensazione. Sai quando qualcosa sta andando per il verso sbagliato.
Bakugou ha già lasciato cadere la torcia quando lo vede.
I vestiti di Hagakure sono oltre il bordo, troppo lontani, i suoi sandali sono scivolati dall’orlo del precipizio (va a fare trekking coi sandali, l’idiota) e sta cadendo. Ashido sta già cercando di afferrarla dalla maglietta ma si sta sporgendo troppo, finirà col sbatterle contro e mandarle entrambe-
Non c’è tempo.
Il pugno di Bakugou si stringe attorno alla maglietta di Ashido e genera un’esplosione in direzione del precipizio per farli scaraventare nella direzione opposta. Hagakure lancia un urlo e finiscono tutti e tre a terra, uno sopra l’altro, le orecchie che fischiano a causa del boom che ancora echeggia sulle cime degli alberi.
“Bakugou… grazie” dice a fatica Ashido, spingendosi in piedi da sopra Bakugou e tendendo una mano ad Hagakure. “Tooru, tutto bene?”
“Io- io sto bene.” Hagakure è seduta con le gambe incrociate e il suo altro sandalo salta via quando se lo toglie. “Wow, questi cosi sono più mosci di quanto pensavo. Pessima scelta, eh?”
“Una scelta stupida,” sputa Bakugou, tirandosi in piedi sui gomiti. “Sarebbe meglio fare escursioni da scalzi.”
“Sì, penso tu abbia ragione! Wow. Oddio, mi tremano le mani. È stato emozionante! Ti mette l’adrenalina in circolo”.
“Stupida. Sei una stupida. Cadere da quest’altezza significa morire.”
“Ma non l’ho fatto! Mina,” Hagakure getta le mani attorno alle spalle di Ashido. “Tu saresti morta per salvarmi! Forse ora sono io a essermi innamorata di te!”
“Bakugou ci ha salvate entrambe,” fa notare Ashido, guardando nella sua direzione in un modo che non è sicuro piacergli. “Voglio dire, lo hai fatto per questo, vero? Siamo compagni di classe.”
“Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo,” ringhia Bakugou alzandosi e scotolandosi la polvere di dosso. Controlla la torcia per assicurarsi di non averla rotta. “Non farti i film. Torniamo, lo avranno sentito tutti quanti. Staranno pensando che siamo sotto attacco.”
Ashido e Hagakure lo seguono giù per il sentiero molto più silenziosamente di prima. Quasi cadere da un precipizio è uno scherzo se comparato a tutte le cose che hanno dovuto passare, ma Bakugou realizza che sono il calo di adrenalina e la fame a farle stare zitte e non si azzarda a rompere il silenzio. Il modo in cui il boom dell’esplosione di prima aveva scosso la parete rocciosa, il modo in cui il fumo ancora danzava sottile e scuro nell’aria immobile, lo trasportarono proprio da quel precipizio da cui era riuscito a scappare.
Quando sia Ashido che Hagakure si aggrappano alla sua maglietta mentre scendono lungo il sentiero principale, le lascia fare.
 
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“E poi è saltato verso di noi, ma tipo, proprio saltato, come se avesse dovuto buttarsi dal dirupo per salvarci! È stato così eroico.”
Il dentista di Bakugou lo odia. Lo odia perché ha diciassette anni e lo smalto dei suoi denti è già andato come se avesse masticato ghiaia per trent’anni. Ha cercato di fargli mettere un apparecchio, convinto che la notte digrignasse i denti. ‘No, no, lo fa durante il giorno’ gli aveva detto sua madre.
“Occhi neri,” dice digrignando quei denti che il suo dentista odia, “se non la smetti di parlare-”
“Ma sei stato un sacco figo! E veloce! Pensavo che saremmo precipitate, vero, Tooru?”
“Già! Ma anche tu sei veloce, Mina, cavolo wow!” Hagakure si lancia addosso ad Ashido e si aggrappa a lei. “Siete entrambi i miei eroi! Potrei essere morta!”
“Probabilmente è per questo motivo che è sconsigliato andare ad arrampicarsi quando fa buio,” dice meccanicamente Todoroki facendo la scarpetta con la salsa che era rimasta.
“Ma è stato entusiasmante!” Ashido spara un sorriso a Bakugou. “E poi, c’era un cavaliere senza macchia pronto a salvarci.”
Bakugou le ringhia contro.
Il secondo in cui arrivarono alla baita c’erano già un paio di professori schierati fuori pronti alla battaglia. Bakugou aveva scoperto che Aizawa era addirittura salito sul precipizio alla ricerca di indizi. Imbarazzante: fare tutto questo casino per una piccola esplosione. Come se non avesse raso al suolo prima metà della foresta se qualcuno avesse provato a prenderli.
Il fatto di non essere l’unico all’erta per l’inevitabile lo fece solo sentire peggio. Un intero anno era passato e la gente ancora credeva che potesse essere preso da quello stronzo di Shigaraki. Che i professori e la polizia sapessero qualcosa che lui non sa? Per quanto ne sapesse Bakugou, Shigaraki aveva superato la fase del rapimento di studenti. Quindi quando l’avrebbero fatta finita con questa farsa? Quando avrebbero messo Shigaraki in prigione? Quando lo avrebbero ucciso?
Il peggiore è stato Kirishima che stava cercando di non stargli troppo addosso, ma ovviamente era in prima fila nel gruppo di studenti che si era formato all’ingresso. Tutti quanti si erano diretti verso la sala da pranzo quando avevano sentito che era stato un falso allarme, ma Kirishima era rimasto e aveva aspettato di scorgere Bakugou prima di andare via. Vedere quel lampo di preoccupazione irrequieta era stata la cosa assolutamente, dannatamente peggiore di tutte.
“-ha detto,” Ashido aggrotta le sopracciglia e abbassa la voce fino a sussurrare, poggiando i gomiti sul tavolo, “Il mio corpo si è mosso ancora prima che potessi pensarlo. Non farti i film.
“Kacchan ha detto una cosa del genere?” chiede Deku, come se avesse il permesso di intromettersi in tutte le conversazioni in cui citano Bakugou senza essere invitato.
“Sì, lo ha fatto! E poi ha detto qualcosa sul tornare indietro, ma la parte importante è quella.” Ashido sorride e punta Kirishima che cercava di far finta di stare ascoltando. “Non è una cosa che lo rende davvero attraente, Kirishima? Non sei ancora di più suuuuuuper innamorato di lui adesso?”
“Sì, più o meno.” Dice Kirishima con un boccone di riso in bocca e Ashido e Hagakure lanciano degli urletti e battono le mani.
Bisogna adottare delle misure drastiche. “Peccato che non fossi Sero, dal momento che è il suo cazzo quello su cui vuoi sederti.”
Sulla tavola scende il silenzio e Bakugou impila i suoi piatti sul vassoio prima di alzarsi dalla panca. Kirishima lo guarda a bocca aperta, poi guarda Sero e apre la bocca ancora di più e sorride ancora di più e comincia a indicare gente e Bakugou realizza che, sì, Ashido aveva ragione. Non avrebbe mai tenuto il segreto.
“Aspetta,” dice lentamente Kaminari. “Sero? Ti piace Sero?”
“Ti piaccio io?”  Dice Sero incredulo, afferrando il bordo del tavolo.
“Io- tu -! Aaah! Bakugou!” l’urlo di Ashido echeggia dietro di lui mentre Bakugou scappa verso la cucina.
Lavare i piatti non è esattamente il suo passatempo preferito o cose del genere, ma è silenzioso e solitario e gli lascia spazio e tempo per pensare. Le sue dita non la smettono di tremare, come quando usa il suo quirk troppo a lungo. Quasi le bacchette non gli cadevano per due volte. Stava meglio prima. Stupida Hagakure. Stupida Ashido.
Riempie lo scolapiatti e apre una tovaglia.
“Davvero piaccio ad Ashido?”
Bakugou non si scomoda nemmeno a girarsi. Ha forse un cartello sulla schiena? Venite a disturbarmi coi vostri patetici problemi amorosi o cose del genere? “Ti sembro mica Ashido? Vallo a chiedere a lei.”
“È scappata. Ha detto che doveva preparare le cose per il bagno.” Sero si avvicina a Bakugou e comincia ad asciugare i piatti. Bakugou vorrebbe spaccargli un piatto in testa, ma non è in vena di avere un’altra cosa da sostituire e piuttosto continua a ignorarlo mentre lava i piatti. “Quindi, come fai tu a saperlo?”
“Perché ha aperto bocca e me lo ha detto, cretino.”
Perché?”
Era andato lì per trovare della cazzo di pace, non per questo interrogatorio di cazzate- “Non lo so! Cazzo, non so perché qualcuno di voi idioti fa le cose! Lasciami da solo, cretino! Non m’importa un cazzo dei tuoi sentimenti e non m’importa un cazzo della tua brutta copia di una vita amorosa! Fottiti!”
Sero smette di asciugare i piatti e schiaffa la tovaglia sul piano cottura. “Gesù Cristo, va bene. Sei proprio uno stronzo.”
Bene. Finalmente. “Ovviamente!”
Bakugou strofina furiosamente una ciotola mentre Sero si dirige a passi pesanti verso la porta. Passano dieci secondi di silenzio prima di decidere di avere l’ultima parola. “Non ti sei chiesto perché tutti sono stati così gentili con te per tutto il campo, anche se continui a essere uno stronzo?”
Il pasto di Bakugou si trasforma in acido nel suo stomaco mentre solleva la testa e serra la mascella. Non deve girarsi. Non darà a quello stronzo questa soddisfazione. “Non perdere tempo.  Non ho bisogno della compassione di nessuno.” Sogghigna, lascia che la sua voce si permei di quel tono di scherno. “In particolare la tua, patetico.”
“Stronzo.” Mormora Sero e Bakugou aspetta teso prima di girarsi e trovare l’uscio vuoto. Le sue dita tremano nell’acqua e sapone, sente le risate provenienti dalla sala da pranzo dietro l’uscio stesso. La cucina è di un bianco accecante, non ci sono ombre da nessuna parte.
Il boom del precipizio ancora gli vibra nelle ossa.
Non c’è nessuno. Non c’è niente.
Niente.
 
&&&
 
Bakugou si sveglia all’odore acre di paglia bruciata e al suono di qualcuno che urla.
È a pezzi. Qualcuno lo sta trattenendo a terra, qualcuno di grosso –cazzo, forse il tizio calamita? Cazzo –ha i polsi legati, i palmi delle mani rivolti verso il basso così se dovesse usare il suo quirk non farebbe altro che farsi saltare in aria le mani. Maledetti bastardi –gli stanno impedendo di attaccare. Vaffanculo. È disposto anche a farsi saltare in aria le mani pur di andare via di lì, a staccarsi gli arti uno alla volta-
Il ginocchio di qualcuno gli preme contro la schiena e Bakugou ricorda il viso di Kirishima spezzarsi in due e soffoca nel suo stesso grido –le urla sono le sue.
Si dimena il più possibile. Tira una gomitata a qualcosa o qualcuno, perché è così buio, dov’è lui, ma qualcuno prende il posto di chi si è liberato e ora sente come di avere l’intera Alleanza dei Villain sulla schiena a schiacciarlo contro il terreno, a soffocarlo, e qualcuno dice qualcosa su una quirk e il ghiaccio e non –deve andarsene da lì, deve-
“No, no, no! Non lo trattenete!”
Kirishima. C’è Kirishima qui, sta gridando, deve raggiungerlo prima di Shigaraki, deve farlo, è un eroe-
Comincia a scalciare di più quando i rumori iniziano a filtrare, quando sente “-impazzendo, che cosa dovremmo fare?!”
Levatevi di dosso!” ringhia Bakugou, strattonando le braccia finché non gli fanno male le spalle. Il panico gli stringe lo stomaco in una morsa. Kirishima è qui, lui deve vederlo, deve- deve-
Bakugou calmati, è tutto ok!” Qualcuno gli blocca di nuovo le gambe e Bakugou non riesce a trattenere un altro urlo mentre scalcia a più non posso. Il suo piede prende qualcuno e a un tratto il peso su di lui sparisce.
Bakugou si alza sulle ginocchia, lo stomaco gli sussulta come se dentro di lui vi fosse un terremoto e gli arti gli tremano come se stesse per congelarsi a morte. Una mano gli si avvicina al viso per toccargli la guancia. Bakugou si tira indietro, ma la mano ritorna e c’è luce, all’improvviso, troppo forte e vede rosso-
Kirishima.
È Kirishima. È proprio lì. Sta bene.
Bakugou non riesce a guardarlo, gli occhi ancora fissi sulle sue dita mezze raccolte e tremanti tra le sue ginocchia. Sta tremando tutto. Ogni parte di lui sta tremando, tremando, tremando.
“Vai a chiamare un professore,” dice Kirishima. Bakugou vorrebbe dire a chiunque stia andando di non fare niente, ma i suoi denti battono così forte che non riesce a parlare. L’altra mano di Kirishima si poggia sulla sua spalla. “Bakugou. Ci sei?”
Piano piano ritorna anche la percezione spaziale. Bakugou ricorda un pezzo alla volta. Il ritiro. L’estate del secondo anno. Si sono allenati tutto il giorno sulle montagne. L’escursione nel bosco dopo il tramonto. Hagakure e Ashido sono quasi cadute. Boom attraverso gli alberi. Cena, bagno, letto.
Nessun attacco. Nessun’ombra a spingerlo nel vuoto. Nessuna cosa appiccicosa che gli si riversa nella gola fino a farlo strozzare. Nessun muro saltato in aria. Nessuno che lo insegue. Ok, lui sta bene. Non è ferito. Nessuno lo sta costringendo ad andare in qualche posto in cui non vorrebbe. Va tutto bene. Lui sta bene. Non c’è niente che non va.
Ma il suo corpo non ha ancora realizzato. I polmoni ghermiscono l’interno delle costole, bruciano come se fossero stati strofinati con della carta vetrata. Continua ad ansimare. Non riesce a respirare.
Bakugou non realizza di essere piegato su se stesso con la testa sulle ginocchia finché non sente un’altra mano sulla sua schiena. “Lasciategli spazio,” dice Aizawa da sopra di lui. Lui sta bene. “Allontanatevi, lasciategli spazio.”
Respirare è difficilissimo, la cosa più difficile che abbia mai fatto-
“Inspira e conta.”
Bakugou scuote la testa. La vista gli si annebbia ai bordi. Lui sta bene.
Bakugou. Trattieni il respiro e conta. Inspira.”
Bakugou prende decisamente troppa poca aria. Aizawa conta fino a cinque e lui espira col più patetico woosh mai sentito prima, ma la volta dopo ne prende di più ed è più facile trattenere il respiro. Aizawa continua a tenergli la mano sulla schiena, facendo pressione verso il basso come se non volesse permettergli di alzarsi. Bakugou non vuole alzarsi. Vuole solo tornare a respirare normalmente e poi nascondersi per sempre sotto le coperte. Merda, lo hanno visto tutti, ha avuto un incubo e tutti lo hanno sentito-
“Al cinque espira, Bakugou. Ricomincia da capo.”
Aizawa continua a contare, continua a tenerlo fermo finché non respira normalmente. Il suo battito smette di pulsargli così forte in testa come il ruggito di uno tsunami, ma ancora Bakugou non solleva la testa. Sa che nella stanza ci sono ancora tutti gli altri ragazzi. Sa che nella stanza c’è ancora Kirishima.
Tutti hanno visto.
“Ho fatto saltare in aria il pavimento,” mormora Bakugou con voce roca. La stanza puzza ancora di fumo. Per quanto ne sa potrebbe esserci un piccolo incendio.
“Lascia perdere. Andiamo, in piedi.”
Alzarsi sembra impossibile, ma Bakugou si costringe a farlo. Le gambe gli sembrano troppo instabili quindi lo fa incrociando le gambe e ora vede che la luce viene da una delle torce LED dei tavoli di fuori. Sono tutti svegli. Tutti lo stanno guardando.
Bakugou serra i pugni e fissa il pavimento.
Aizawa indica la porta con la testa. “Andiamo.”
Bakugou non chiede dove. Kirishima è intenzionato a seguirli, ma Bakugou lo trattiene con una mano sul petto. Non riuscirebbe a sopportare la sua presenza, non adesso che la vuole veramente. Se si concedesse una cosa del genere sarebbe finita. Deve riuscire a farcela da solo. “Torna a dormire.”
Kirishima gli tocca il polso. “Amico, è impossibile dopo una cosa del genere.”
“Allora rimani qui e basta, non m’importa.”
Kirishima abbassa la testa finché Bakugou non la alza per guardarlo, i loro occhi s’incrociano. Li fissa in cerca di qualcosa, prima di mordersi sofficemente il labbro e annuire, stringendogli il polso e allontanandosi. “Quando tornerai io sarò qui,” dice.
Aizawa lo guida fino all’ingresso. Bakugou vede la porta delle ragazze chiudersi velocemente non appena la raggiungono. Perfetto. L’intero Dipartimento Eroi sa cos’è successo. L’indomani dovrà anche averci a che fare. E quelli stupidi gli si avvicineranno per fargli delle domande perché non ci arrivano proprio, perché non sanno starsene zitti.
Aizawa lo porta in una specie di lounge e gli indica il divano. Bakugou ci sprofonda dentro, strizzando gli occhi alla luce troppo forte, ma non di meno grato di questa cosa. Le mani non gli tremano più almeno, ma ogni centimetro del suo corpo continua a risuonare ed è stanco, mentre il suo cervello è sveglissimo, come se avesse preso anfetamine o roba del genere. Aizawa va da qualche parte, i suoi passi soffici. Bakugou spinge la testa nelle mani e stringe i pugni tra i capelli.
Aizawa non torna subito, ma quando lo fa ha in mano una tazza di tè e sta aspettando che Bakugou alzi la testa e la prenda. “C’è della droga dentro?” chiede Bakugou, ma lo sorseggia comunque.
“Non stavolta.”
Bakugou alza gli occhi al cielo e prende un altro sorso.
Aizawa è seduto su un bracciolo del divano e Bakugou deve nascondere quanto questa cosa lo tranquillizzi. “Non farmi aspettare tutta la notte, Bakugou.”
Mani piene di graffi e punti a coprirgli la bocca, qualcuno di grosso sopra di lui a tenerlo giù, gli tiene giù le mani mentre gli infilano di forza delle manette-
“-un sogno,” dice Bakugou in tono strozzato, stringendo la tazza così forte che gli brucia sui palmi, dà l’illusione che stia usando il suo quirk. “Solo un fottutissimo sogno.”
“Midoriya ha detto che stavi urlando.”
Bakugou lo maledice. Ovviamente doveva essere Deku a chiamare il professore. Come se non ne avesse avuto abbastanza di salvarlo. Maledetto idiota col complesso del salvatore.
Aizawa sospira e si alza, si siede pesantemente su una sedia di fronte a lui e incrocia le braccia. “Non cominciare a fare storie. Si sentiva dall’ingresso. Stavo comunque per venire a controllare.”
“Era solo un sogno,” insiste Bakugou.
“Se continui a tenerlo dentro, la prossima volta sarà peggio.” Bakugou guarda il tè bagnare delicatamente la ceramica. Aizawa si sistema sulla sedia davanti a lui e sospira di nuovo. “Vorresti tornare a casa?”
Cazzo, no,” sussulta Bakugou. Gesù Cristo, essere portato via da un campo estivo a diciassette anni perché fa degli incubi? Può già sentire il sapore dell’umiliazione. Non riuscirebbe a sopravviverci.
“Allora torna a letto. Domani ci aspetta un altro giorno.” Aizawa si avvicina uno sgabello e ci poggia i piedi, sprofondando nella sedia e chiudendo gli occhi.
Bakugou strizza gli occhi nella sua direzione. “Dorme qui?”
“Certo.” Aizawa tira su col naso. “Sono troppo stanco per tornare indietro. Tu fai quello che ti pare.”
Bakugou fissa il suo tè, lo finisce e poggia la tazza sul pavimento prima di sdraiarsi sul divano, girarsi per dare le spalle ad Aizawa e far finta di dormire fino al mattino.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Sono più coraggioso degli altri bambini,” annuncia orgogliosamente Bakugou tenendo stretta la manica di sua madre mentre lei lo tira più vicino a sé.

Sì? Che cosa te lo fa pensare?”

Sono sceso giù dallo scivolo grande.”

Ohhh, quello vicino la palestra della giungla? Sì, quello è un sacco figo.” Prende una lattina dallo scaffale e legge l’etichetta prima di lasciarla cadere nel carrello. “È per questo che ti sanguinava il ginocchio quando sei tornato a casa? Non hai calcolato bene l’atterraggio, eh?”

Ma ce l’ho fatta comunque!”

Sì, sì.” Sorride e lo stringe a sé. Lui le permette di portarlo in giro come un bambino solo perché gli fa male il ginocchio. “Ma perché sei sceso dallo scivolo grande? Credevo che ti piacessero di più le altalene.”

È perché nessun altro voleva farlo.” E ora tutti gli altri bambini lo ammirano e ascoltano quello che ha da dire. È fantastico. Comincerà a conquistare sempre più giochi del parco e sempre più bambini ne rimarranno impressionati. Gli piace essere ammirato. “Mi arrampicherò anche sulla palestra della giungla.”

Sopra il mio cadavere, mocciosetto. Non ti è permesso avvicinarti a una cosa simile finché non sarai più grande.”

Mamma! Dai.”

No.”

 

Durante le successive cinque ore Bakugou scopre che Aizawa si muove tantissimo nel sonno.


 

 

È davvero impressionante. Non ho mai visto un ragazzo così giovane essere così abile con il suo quirk! La maggior parte dei bambini della sua età ha ancora degli incidenti, ma Katsuki riesce a controllare perfino i diversi elementi del suo quirk, come la quantità di luce o fumo che creano le sue esplosioni. È davvero impressionante.”

Bakugou schiocca le dita facendo scoppiettare piccole scintille mentre sua madre parla alla scrivania con il consulente per i quirk. Si annoia e vorrebbe andare a casa.

Sì, so che è molto bravo. C’è qualcos’altro su cui dovrebbe focalizzarsi? Per esempio, a casa non lo usa, ma non so cosa fa quando è fuori a giocare. A lei sembra che abbia capito che non deve usare il suo quirk tutto il giorno solo per mettersi in mostra?”

Cosa? Oh, sì. Sembra essere molto sveglio. Sono sicuro che capirà.”

Snap-pop.  Snap-pop.  Snap-pop. 

Aspetti non gliene ha parlato? Perché no?”

Bakugou inclina la testa. Uno scarabeo avanza lentamente sul pavimento, mezzo azzoppato per la mancanza di una zampetta. Lo prende e lo chiude tra le mani.

In realtà è stato Katsuki a portare avanti la questione! Ha detto di aver capito che non gli è consentito utilizzare il suo quirk indiscriminatamente finché non avrà ottenuto la licenza di eroe, il che è davvero ammirevole, è davvero consapevole delle regole della società. La maggior parte dei bambini non capisce-”

La maggior parte dei bambini, la maggior parte dei bambini, sta cominciando a farmi incazzare con questa storia. Katsuki ha bisogno di un’attenzione particolare, mi ha sentito? Non può etichettarlo sulla base di modelli che fanno riferimento a ‘la maggior parte dei bambini’.”

Oh, ne sono bene consapevole. Eccelle in tutte le categorie in cui è stato testato-”

Sì, lo ha già detto.”

Lo scarabeo brancola inutilmente tra le dita di Bakugou. In mente gli da il nome di Deku e chiude le mani a coppetta: gli solletica le dita, leggermente, e lo fa esplodere con un poomf sorprendentemente rumoroso.

Katsuki! Che cazzo è stato?!”

Scusa,” dice, anche se non è realmente dispiaciuto. Si scotola le mani formicolanti e guarda la carcassa fumante dello scarabeo per terra. Quando la calpesta, diventa cenere. “Non l’ho fatto apposta.”

Dopo che sua madre finisce di parlare con il consulente lo riporta a casa e gli dice che non c’è bisogno che gli faccia ancora visita.


 

 

Fuori le cicale fanno una cazzo di casino. Ronzano così insistentemente che Bakugou si sorprende di essere riuscito ad addormentarsi. Continuano ancora e ancora, come il ronzio dell’alta tensione prima di un temporale. Bakugou mette le mani dietro la testa e chiude gli occhi.


 

 

A casa sua i suoi genitori stanno litigando. O meglio- sua madre sta gridando e litigando mentre suo padre dissente silenziosamente. Non pensano che possa sentirli ma ha aperto la porta della sua camera appena da poter origliare. Dovrà ricordarsi di chiuderla velocemente se sentisse rumore di passi. Dovrebbe essere in punizione.

-gliel’hai visto fare, tesoro. Non possiamo andare lì a dire che sono tutti dei bugiardi-”

Col cazzo che non possiamo! Katsuki è un ragazzo turbolento, gli piace giocare in maniera pesante con i suoi amici. Se ai suoi amici non piacesse, non continuerebbero a venire qui per invitarlo a giocare!”

Ma è ai loro genitori che non piace. E continua a fare a botte con i ragazzi più grandi. Noi- noi dovremmo fare qualcosa…”

Oh, tipo cosa? Dire a Katsuki che non può giocare come vuole o che non può difendersi? Sai, ha già cominciato a leggere delle brochure sulla UA. Andrà lì, dovremmo incoraggiarlo a diventare più forte, non dirgli di darsi una cazzo di calmata!”

Lo so, lo so tesoro, lo so…”

Bakugou sogghigna e chiude la porta. Suo padre cede sempre con sua madre.

Ma a quanto pare qualcuno stava facendo la spia. Dovrà portare tutti quanti nel bosco e scoprire se qualcuno di loro si sta lamentando con i suoi genitori del gioco “L’Agenzia di Eroi di Bakugou”. Non è colpa sua se è più forte e migliore di tutti gli altri. Se non gli piaceva, potevano semplicemente andarsene.


 

 

È così stanco.

È così stanco, ma è impossibile che possa addormentarsi. Dovrà conviverci e sperare che l’allenamento giornaliero lo stanchi a tal punto da farlo collassare.


 

 

I poliziotti dicono a Bakugou che deve sottoporsi a una valutazione psicologica prima che possano rilasciarlo.

Hai avuto un’esperienza traumatica, “ gli sta dicendo la strizzacervelli con quella voce pacata, come se stesse parlando a un bambino o a qualche specie di animale selvatico. Bakugou si limita a fissare la scrivania.

All Might.

La strizzacervelli ticchetta la matita. “Come ti senti adesso?”

Stanco morto, cazzo,” mormora Bakugou. Troppi pensieri in testa. Troppe estremità che non si toccavano per poter far partire il circuito. Troppi suoni e odori e voci che costringevano le sue mani a stringersi in pugni. Vorrebbe rannicchiarsi sotto le coperte e dormire per un anno. Vorrebbe far saltare in aria un’intera città.

Troppo. C’è troppo con cui fare i conti.

Due parole e già la strizzacervelli ha preso mezza pagina di appunti. “Solo stanco morto?”

Stanco morto, cazzo” Bakugou la corregge perché l’enfasi è importante.

Capisco.”

Gli fa una dozzina di domande che hanno l’aria di essere domande standard. Ad alcune è difficile rispondere perché lui stesso ancora non sa la risposta. La maggior parte erano solo per essere sicuri che non gli fosse stato fatto il lavaggio del cervello. Bakugou affronta la cosa con più pazienza del solito, la docilità sopravvenutagli dallo sfinimento lo rende più accomodante del solito. Forse se i villain lo avessero tenuto sveglio per un paio di giorni piuttosto che lasciarlo abbandonato a se stesso, non sarebbe stato così accondiscendente.

Ti ho prescritto temporaneamente dei sonniferi,” gli dice la strizzacervelli e strappa un pezzo di carta che gli porge. “È solo per due settimane. Se ne avrai bisogno ancora dovrai parlarne col tuo medico. Ti consiglio di seguire la ricetta, ma dipende tutto da te. ”

Bakugou legge la prescrizione senza vederla veramente.

I tuoi genitori ti stanno aspettando nella lobby.”

Lo sguardo sul volto di sua madre è qualcosa di mai visto prima. Lei gli tocca il viso, i capelli, gli tira uno scappellotto sulla nuca ma lo stringe a sé troppo forte. Suo padre piange e avvolge le braccia attorno entrambi e Bakugou adagia il mento sulla spalla della madre.

Mai più... ” rompe il silezio sua mamma, un tremito nella voce, un tremito in tutto il corpo, “Non lasciare mai più che accada una cosa del genere, non-”

Tesoro,” sussurra suo padre.

Bakugou chiude gli occhi.


 

 

Il mattino arriva così silenziosamente che Bakugou non se ne accorge finché Aizawa non si stiracchia sulla sedia. Brontola, si gira e la sua schiena fa lo steso rumore di un pluriball. Bakugou ascolta i rumori che fa mentre cammina trascinando i piedi prima di smetterla di far finta di dormire e si siede per guardarlo. È rimasto sveglio per tutta la notte.

Bakugou lancia un'occhiataccia al tavolino che si trova in mezzo a loro.

“Datti una mossa,” dice Aizawa, superando il divano per avvicinarsi alla porta. “Tra mezz’ora c’è la colazione.”

La porta fa click dietro di lui e Bakugou fissa la tazza di tè vuota sul tavolino prima di fare come gli è stato detto e muoversi. Bakugou passa troppo tempo di fronte alla porta del dormitorio dei ragazzi, cercando di captare rumori di attività. Devono stare ancora dormendo: di solito non si svegliano se non dieci minuti prima della colazione siccome è troppo presto. Ma se entrasse per cambiarsi i vestiti e qualcuno si svegliasse…

“Bakugou?”

Bakugou quasi non tira un pugno attraverso la porta, si gira e vede dei pigiami.

I pigiami si muovono con disagio. “Ehm- se- se quello che ti è successo è successo per colpa mia-”

“Zitta,” Bakugou dice più minacciosamente possibile. Si sporge in avanti, dai pugni comincia a uscire fumo. “Piantala. Non parlarmi, cazzo.”

Hagakure sembra offesa. “Ehi! Sto cercando di scusarmi!”

“Non m’importa. ‘Fanculo.”

Se rimanesse lì nel corridoio sembrerebbe che abbia troppa paura di entrare in camera, perciò Bakugou si prepara mentalmente e apre la porta il più silenziosamente possibile. Quasi tutti sono addormentati. Todoroki è già sveglio, quel bastardo, ma a malapena lo degna di uno sguardo prima di tornare a giocare al cellulare o qualsiasi cosa stesse facendo. Soppesa l’idea di tirare un calcio in faccia a Deku per aver fatto la spia, ma decide che il subbuglio che creerebbe quest’azione non vale la soddisfazione di averla fatta.


 

 

Bakugou è il primo ad arrivare per fare colazione, quindi prende il suo vassoio e trova un tavolo nell’angolino. Lanciare i piedi sulla sedia davanti a lui e calciare via le altre il più lontano possibile dovrebbe far arrivare agli altri il messaggio di lasciarlo fottutamente in pace.

Gli studenti cominciano pian piano a sopraggiungere e lui sente gli occhi di tutti addosso. Nessuno lo fissa in modo spudorato, ma lo stanno guardando tutti. Kirishima fa per avvicinarsi, ma Bakugou gli proietta quanto più possibile un’aura da non starmi addosso. Kirishima non ne sembra felice, ma torna alla sua conversazione con Sero.

Bakugou non avrebbe dovuto fare una cosa del genere per due volte di fila; probabilmente Kirishima è incazzato. O peggio, potrebbe essere ferito. È troppo cercare di rassicurarlo o perfino stargli accanto: vorrà stare insieme a lui o ascoltare su cosa fosse quel sogno o semplicemente se ne starebbe lì seduto, chiedendo silenziosamente a Bakugou di stare bene ed è difficile stare bene quando sono altre persone a dirti di farlo.

“Stai bene?” Nella sua classe non ci sono molte persone che sanno sia quanto odierebbe quella domanda, sia che siano completamente sfacciati nel rivolgergliela comunque, quindi Bakugou non è sorpreso di vedere Uraraka in piedi vicino a lui con il suo vassoio.

“Perché non dovrei stare bene?” grugnisce, facendo a pezzettini il pesce.

“Perché ieri notte sei impazzito e hai spaventato tutti quasi a morte?”

“Non sono impazzito. Era solo un incubo, Gesù Cristo.”

Uraraka dice, “Hmmm,” e lascia cade il suo vassoio vicino a quello dell’altro, tirandosi dietro una sedia.

Bakugou la guarda malissimo. “Che cazzo stai facendo.”

Allunga la mano sul vassoio per raggiungere la salsa di soia. “Faccio colazione.”

Lui fa cenno con la mano verso le sedie e le panche che aveva allontanato. “Che cosa di questa disposizione dice che abbia bisogno di compagnia? Vai a ‘fanculo.“ L’altra non va a ‘fanculo. “Sei sorda? Vai. Via.”

Lei non si allontana.

Una rabbia più pungente del solito gli lacera le viscere e si diffonde bianca e calda. Bakugou scatta in piedi e le scaglia il vassoio via dal tavolo. Uraraka si allontana con un gridolino rivolto ai piatti che si frantumano sul pavimento e alle posate che sfrecciano lungo le mattonelle.

Vai via, cazzo!” Bakugou ruggisce, il cuore gli pulsa nelle orecchie. Con la coda dell’occhio nota Deku e Iida alzarsi in piedi, Kirishima in piedi a metà e una mezza dozzina di altri studenti sull’attenti e pronti a intervenire.

La sedia di Uraraka striscia all’indietro mentre si alza e lui nota, improvvisamente, che ha le lacrime agli occhi. “Tu,” comincia, si ferma. Serra la mascella, solleva il mento e sibila, “Sei veramente un ragazzo cattivo e orribile.” Porta l’avambraccio verso il suo petto per spintonarlo, si gira e corre fuori dalla sala da pranzo.

Il cuore di Bakugou gli pulsa nelle orecchie come dei tamburi di guerra.


 

 

Nessuno gli si avvicina per l’allenamento. Alla fine Cementoss dice a Tetsutetsu di fare coppia con lui. Bakugou sospetta che sia per assicurarsi che non faccia del male a nessuno.

Fa scrocchiare le nocche e lancia un’occhiataccia a Tetsutetsu che ricambia l’occhiataccia e si arma.

L’allenamento è fomentato e brutale e, onestamente, era proprio quello che gli serviva. Le sue esplosioni scuotono le foglie degli alberi, spaventano la fauna a sparpagliarsi e a giudicare dai salti di alcuni degli studenti che stanno loro vicino, scombussola estremamente anche i suoi compagni di classe. Bene. Ignora il dolore palpitante dei suoi palmi mentre colpisce Tetsutetsu ancora e ancora, intaccando la sua armatura di acciaio frammento dopo frammento.

“Bakugou, diamine, calmati,” si lamenta Kaminari da bordo campo. Bakugou lo ignora. Molti degli studenti hanno già terminato I relativi incontri e si sono avvicinati per guardare. Che lo facciano. Vogliono provare compassione per lui? Guardarlo come se ne avessero paura? Che si fottano, vaffanculo tutti quanti. È il più forte del suo anno escludendo Todoroki, a cui potrebbe comunque fare il culo sei volte su dieci.

È incazzato, ma comunque non ha perso il controllo. Se avessero voluto che la cosa si fermasse, sarebbe già intervenuto un professore. È tutto ok.

L’unico problema è che Tetsutetsu è migliore di quanto sembri e questo lo fa incazzare. Continua a tenere testa alle esplosioni che Bakugou si aspetta lo mandino in aria. Forse l’acciaio lo rende più pesante, lo aiuta a radicare meglio i piedi. Non combatte come Kirishima e Bakugou deve ammettere malvolentieri che forse lui e Kirishima non dovrebbero allenarsi così tanto insieme se ha questo effetto sul suo giudizio.

Tetsutetsu abbandona la testa a un’altra esplosione e schiaffa via le braccia di Bakugou. Quest’ultimo è costretto a dirigere un’esplosione verso terra solo per riuscire a distrarlo abbastanza da cercare di mettere un po’ di distanza tra loro.

“Uh ho, sembra che Blasty stia battendo in una clamorosa ritirata,” lo deride Sero alle sue spalle e questo lo fa sentire un po’ meglio. È stupido quanto si sia abituato a come i suoi compagni di classe facciano di tutto per scocciarlo. Se fosse successo alle medie, avrebbe fatto il culo a tutti quanti, ma ora sembra strano non avere Asui a mettere alla prova la sua pazienza o Kaminari che insulta la sua personalità.

Eppure ci sono le prese in giro e c’è… qualsiasi cosa fosse quello che era successo con Uraraka. Avrebbe dovuto essere un insulto? Un ragazzo cattivo e orribile. Chi cazzo chiama così una persona e poi si aspetta che ne sia ferita? Non succede. Bakugou è cattivo di proposito. Oppure non è colpa sua se è cattivo, insomma, una delle due.

Il terreno è butterato e graffiato a causa delle esplosioni, solchi profondi dove Bakugou ha preso terra e polvere per aiutarsi a scomparire alla vista. In genere già il fumo basta, ma il terriccio aiuta e sta migliorando nell’essere più consapevole di ciò che lo circonda e usarlo come propria difesa e attacco da quando-

...da quando gli avevano fatto capire che poteva fare di meglio.

Eppure è inquietante come Tetsutetsu stia riuscendo a tenergli testa. Bakugou non ricordava che prima fosse lontanamente così bravo da riuscire a dargli filo da torcere, ma ora è più veloce, disciplinato e usa delle vere tecniche piuttosto che limitarsi a menare in aria i pugni.

“Sembra che nel tempo libero tu e Kendou avete fatto altro oltre che limonare, eh?” sogghigna Bakugou.

Tetsutetsu si ritrae scioccato e lui gli pianta un colpo nei fianchi che lo fa ruzzolare a terra. Si rialza con un sussulto e dice “C-Come fai sapere che stiamo uscendo insieme?!”

“Me lo hai appena detto, stupido idiota.”

Tetsutetsu ringhia e torna alla carica.

Nonostante Tetsutetsu sia abbastanza bravo da dargli filo da torcere, c’è qualcosa di meccanico nel combattere contro di lui. Forse perché Tetsutetsu ha perso la calma ed è il tipo di persona che abbassa l’attenzione quando è incazzato. Forse è per il rumore e la sensazione delle esplosioni che vibrano dal suo braccio alle spalle, fino alla sua gabbia toracica. Le palme delle mani gli bruciano più del solito. Probabilmente gli usciranno delle vesciche.

Bene.

Tetsutetsu fa questa presa dove afferra il polso di Bakugou e gli spinge via la mano, gli affonda il gomito nella schiena per cercare di buttarlo a terra. Bakugou abbassa la testa per cercare di rivolgere la situazione, ma Tetsutetsu lo prende dalla cottola-

Stai indietro Deku

Non fa neanche caso al fatto che abbia ancora la mano sul torso prima di sparare.

Bakugou sente il fianco bruciare in agonia mentre Tetsutetsu lancia un urlo e lo lascia andare. Striscia indietro aggrappandosi all’erba e stendendosi sulla schiena. Il terrore gli spinge il cuore contro le costole mentre aspetta le tenebre, aspetta che le ombre lo inghiottano, ma non arrivano.

Tenetelo a terra, bloccatelo, cazzo.

Qualcuno urla “Tetsu!” e Bakugou scuote violentemente la testa allungando le mani per impugnarsi i capelli. Può sentire Tetsutetsu gemere, sente una corsa disordinata di piedi mentre gli altri studenti si affollano intorno a loro, mentre i professori accorrono da Tetsutetsu. Troppi. Ci sono troppe cazzo di persone qui.

“Cazzo, cazzo, non ci vedo, i- io non ci-”

“Va tutto bene. Sposta le mani. Sposta le mani, fammi vedere.”

“Non posso-”

Era solo Tetsutetsu. Non era- Era solo-

“Ma sei pazzo?” Bakugou alza di scatto la testa per vedere un tizio, uno degli ex ragazzi della classe 1-B. Lo sta incenerendo con gli occhi. Un altro paio di scatti e sguardi. “Ma che problemi hai?!”

Il suo cuore non la smette di battere. Va tutto bene, c’è- perché non- “Non volevo-”

“Oddio Bakugou stai sanguinando!”

Bakugou sussulta quando Ashido s’inginocchia vicino a lui alzando con uno strattone I brandelli rimasti della sua maglietta e guardando a bocca aperta il punto dove si è bruciato il fianco nella sua ansia di scappare. “Ferma,” dice strozzato, spingendole via le mani. “Non toccarmi, levati- levati dal cazzo-”

“No amico, sembra una cosa seria.” Anche Sero è lì e sta allungando le mani per toccarlo e il mondo attorno a lui diventa più piccolo, si restringe ai punti dove le persone stanno per sfiorarlo. La gola gli comincia a chiudersi, sempre più piccola. “Gesù Cristo, non dirmi che te lo sei fatto apposta.”

“Tetsu, andrà tutto bene, andrà tutto bene...”

Gli studenti che non hanno accerchiato Tetsutetsu sono ora lì a fissarlo e Bakugou improvvisamente non vuole più stare a terra. “No,” insiste, cercando di sollevarsi anche se gli sembra che il fianco gli si stia per strappare. Si concentra su quello. Così fa ancora più male, ma lo calma, gli da una cosa su cui concentrarsi. Continuano a fissarlo. Non può affrontare una cosa del genere- “Piantatela,” ringhia. “Piantatela di guardarmi.”

Yaoyorozu e Todoroki si scambiano un’occhiata prima di cominciare ad avvicinarsi. Bakugou indietreggia. Troppo casino. Troppe persone.

“Portiamolo dentro. Vediamo se riusciamo a chiamare Recovery Girl, potremmo averne bisogno.”

Gli occhi di Bakugou scattano a dove Cementoss sta aiutando Testutestu ad alzarsi, Kandou ha un braccio dietro la sua schiena mentre si dirigono verso l’albergo. Kirishima è lì. Sono amici. Kirishima è molto intimo con Testutestu e lui non-

“Bakugou devi farti curare prima che ti venga un’infezione.” dice pazientemente Yaoyorozu, con troppa calma, come se stesse parlando a un animale selvatico. Forse è così che sembra: sicuro come la morte la sensazione è proprio quella. Ashido e Sero si guardano ma non si muovono di un millimetro, gli altri studenti a semicerchio attorno a lui. Il suo cuore non vuole rilassarsi ma è perché si stanno avvicinando: devono andarsene. Lui deve andarsene.

Nota Kirishima staccarsi dal gruppo che prima era accerchiato attorno Testutestu e dirigersi verso d lui. Ha quella faccia, la stessa fottutissima faccia di prima: stanca, tirata, preoccupata, che allunga una mano per-

“Non toccarmi!”

Bakugou l'avrà detto un milione di volte, ma mai a Kirishima, mai in quel modo. Kirishima si ferma, mano a mezz’aria, dolore che comincia dipingersi nei suoi occhi. Dannazione. Maledizione. “Amico, non ti vogliamo fare del male o cosa. È tutto ok.”

“Lo so,” dice. Certo che lo sa.

Yaoyorozu fa uscire qualcosa dal braccio, una specie di tubetto d’unguento. “Almeno metti questo sulla bruciatura. Ok?” Glielo porge. Quando non fa per prenderlo, lo poggia a terra, tirandosi via Todoroki. “Andiamo. Lasciategli spazio, non vuole il nostro aiuto.” Scompaiono tutti, dirigendosi lentamente verso l’albergo, finché rimane solo Kirishima a guardarlo con quella faccia che Bakugou non sopporta di vedere. Ha gli occhi fissi a terra sul tubetto di crema che Yaoyorozu ha lasciato, finché, alla fine, sente andare via anche lui.


 

 

Spalmarsi quell’unguento e fasciare il tutto senza aiuto era stata una faticaccia, ma per Bakugou è meglio sentire un po’ di fastidio piuttosto che dover sopportare un’altra persona che gli mette le mani addosso. Aizawa lo trova prima che riesca a scovare un posto dove nascondersi e gli ordina di aspettarlo nella lobby. Aveva usato quel tono imperativo da non farmi incazzare, quindi Bakugou obbedisce. Per lo meno nella lobby non c’è nessun altro. È silenziosa e ben illuminata e Bakugou può concentrarsi sulle pulsazioni delle sue palme rosse come se non ci fosse più pelle e le pulsazioni coordinate di dolore lungo il fianco.

Aizawa entra piano nella stanza e Bakugou non si alza in piedi.

“Tetsutetsu sta bene.”

Come una catena che si allenta, la schiena di Bakugou si rilassa.

“Grazie a te ha quasi perso la vista.”

E allora alza lo sguardo.

Aizawa si lascia cadere nella sedia accanto con un pesante sospiro. Sembra sempre stanco, in un perpetuo stato di sfinimento causato molto verosimilmente dal dover badare a tutti loro, ma adesso sembra anche peggio. Come se l’intero modo gli fosse caduto sulle spalle senza che gli fosse stato chiesto se fosse pronto. “Bakugou ti rimando a casa.”

Bakugou scatta in piedi prima di pensare e ne paga il prezzo con un dolore lancinante per tutto il fianco. “Non può,” ansima. “Non può mandarmi a casa. Sto bene, non perderò di nuovo la testa, devo solo-”

“No. Ci andai. Non permetterò più che tu o i tuoi pari siano messi in pericolo.”

“Ma era solo un combattimento-”

“Un combattimento che ha quasi reso permanentemente invalido uno studente,” scatta Aizawa. “Non sei l’unico a essere sotto la mia sorveglianza. Ti avevo dato una possibilità perché non volevo che rimanessi escluso, ma se le cose devono andare così, allora non ho altra scelta.”

Bakugou si butta di nuovo sul divano. “Quante cazzate!”

“La cazzata è quella che tu stai facendo continuando a strafare. Che stai cercando di provare?” Bakugou sente lo sguardo di Aizawa perforargli il cranio come se il suo quirk fosse un quirk fisico. “Lascia stare, non ho bisogno di una risposta. Tornerai a casa. A dirla tutta dovresti andare in ospedale, ma quello lo lascio decidere ai tuoi genitori. Tua madre è appena partita.”

Le nocche gli schioccano quando Bakugou stringe I pugni. Serra la mascella, i denti gli fanno male mentre combatte contro il pizzocore che ha negli occhi. “Che grandissima cazzata.

“Chi ti credi di essere?” Quando Bakugou solleva la testa al tono di Aizawa, più curioso che arrabbiato, Aizawa strizza gli occhi e gli si avvicina. “Cosa ti credi di essere? Credi di essere immune ai contraccolpi di evento traumatico? Credi essere tanto speciale?”

Bakugou si solleva di nuovo sul gomito per avere lo sguardo sullo stesso livello di quello di Aizawa. “Non è andata così male. Non mi sono neanche fatto male.”

“Non c’è una lista di controlli per un trauma. Non c’è bisogno di fermarsi da quel medico o l’altro affinché ci sia realmente.”Aizawa si pizzica l’attaccatura del naso prima di rovistare nelle tasche per la sua bottiglietta di collirio. “Incubi, attacchi di panico, cose che te lo riportano alla mente- la maggior parte degli eroi soffrono almeno di una di queste cose. La maggior parte di loro impara a conviverci perché non possiamo fare il nostro lavoro senza abbracciare anche la brutta faccia del mestiere. Anche All Might ha avuto i suoi problemi. Ma, beh, credo che al momento tu l’abbia capito.”

Thump, thump, thump. Bakugou di sdraia e si preme di nuovo una mano sul fianco. “Questo non significa che io sia come loro.”

“Sì invece.” Aizawa mette via la bottiglietta e si avvicina. “Ti dirò qualcosa che probabilmente non hai sentito abbastanza: tu non sei speciale.”

Bakugou si morde l’interno della guancia finché non brucia.

“Non lo sei. Sei un essere umano con un cuore e un cervello, come il resto di tutti noi. Puoi essere ferito tanto facilmente come gli altri. Pensare che tu sia fatto di qualcosa più duro che la pelle e le ossa non è solo pericolosamente arrogante, è da suicidi. Se vorrai essere un professionista, allora devi saper conoscere i tuoi limiti e rispettarli.”

“All Might non ha mai dovuto prestare attenzione a nessun limite.”

“E guarda come si è ridotto.”

Bakugou si strattona il fianco, ignorando il dolore, per ribattere “Non ti permettere di dirlo.”

“È la verità.” Aizawa intreccia le dita, sguardo inturbato. “Se lo rispetti davvero quanto dici, allora devi carpire un’ultima lezione dalle sue azioni: se continui a strafare e strafare per raggiungere i tuoi obiettivi, finirai col distruggerti prima ancora di esserti sollevato da terra. Almeno All Might ha avuto il buonsenso di darsi una regolata. Tu neanche quello.”

“Quindi cosa dovrei fare?” Bakugou serra i pugni. “Se sa tutto quello che sto sbagliando, allora perché non mi dice che cazzo si aspetta che faccia?!”

“Vorrei che lo scoprissi da solo,” dice Aizawa e si alza per qualcuno che sta bussando alla porta. “Hai avuto un sacco di indizi. Stai solo facendo il testardo.”

“Ma che cazzo significa,” borbotta Bakugou, rilanciandosi indietro sul divano mentre Aizawa lo supera e apre la porta.

“Sembra che tu abbia visite.”

“Vai via,” ringhia Bakugou senza neanche guardare.

“Andiamo, non lo pensi veramente.”

Bakugou chiude gli occhi. “Per te vale il doppio, Capelli al posto del cervello.”

“Wow, che cattivo.” Kirishima fa il giro attorno al divano e si siede su un bracciolo. “Ehi, professore, torno anche io. Ho già avvisato i miei.”

Cosa. “Perché cazzo dovresti farlo?” grida Bakugou, tirandosi su per guardarlo male. “Non ho bisogno di un cazzo di babysitter! Smettila di fare cose che non ti chiedo di fare!”

Kirihima, da grande seccatura quale è, si limita a ficcare le mani in tasca e fare spallucce. “Sono riuscito a venire solo per te. Se non mi avessi dato ripetizioni sarei dovuto andare alle lezioni estive di recupero.”

Bakugou muove la mano esasperato. “Cementoss stava mentendo! Tutti gli anni dicono sempre la stessa bugia!”

“Una rivisitazione accademica della verità ed è tradizione della UA,” Aizawa tira su col naso.

“Beh in ogni caso sono venuto solo per stare con te, quindi...”

Bakugou digrigna i denti. “Non dire cazzate. Sei venuto per allenarti, proprio come tutti gli altri.”

Aizawa lancia un sospiro di irritazione, fai il giro attorno a Kirishima e chiude la porta dietro le sue spalle. Bakugou lo nota appena, bollente di rabbia sul divano. Kirishima tira un filo dai pantaloni e non lo guarda. “Cosa.”

“Mi hai terrorizzato, amico,” ammette finalmente Kirishima.

“Già, incredibile, a quanto pare ho terrorizzato tutti quanti.” Bakugou si distende e se ne pente immediatamente quanto atterra sul fianco dolorante. Dev’essere riuscito a tenere basso il rantolo di dolore dal momento che Kirishima non si precipita a fare l’infermiera o cose del genere.

“Non hai visto che faccia avevi.” Kirishima fa il giro e prende la sedia che Aizawa ha lasciato libera. “Era come se non ci fossi. Amico, non era- non è stato bello.” Bakugou lancia uno sguardo furtivo solo per vedere Kirishima grattarsi il braccio e fissare le sue stupide Crocs fluorescenti.

Bakugou si gira per dargli le spalle. “Smettila di preoccuparti per me.”

“Difficile non farlo.”

“Fallo lo stesso.”

“Non ci riesco.” ride Kirishima, ma non è la sua solita risata. È quella risata forzata e triste che fa quando cerca di sentirsi meglio. “Sai, mi piaci veramente tanto. Sei comunque la cosa a cui penso di più ogni giorno, quindi...”

Bakugou chiude i pugni e se li preme contro il petto, raggomitolandosi su se stesso. “Non dovresti tornare.”

“Perché no?”

“Perché vuoi diventare un eroe. Dovrebbe essere una cosa importante per te.”

“Lo è! Amico, essere un eroe è il mio sogno, ma tipo… Voglio dire, non è che non posso avere più di una cosa a cui tengo. E ora, in questa situazione? Tu sei più importante.”

Dannazione. A Bakugou pizzicano gli occhi quando sbatte le palpebre e gli si scioglie il petto, come se stesse soffocando senza neanche saperlo. “Che stupidaggine,” mormora. Sente Kirishima muoversi dietro di lui, avvicinarsi, e sente la sua mano poggiarsi sulla sua schiena per accarezzarlo. ”Che immensa stupidaggine. Rimarrai indietro se continui a saltare le cose solo perché non ci sono io.”

“Mi rifarò con qualcos'altro. E poi continuerai a darmi ripetizioni, vero?”

“Non sarà abbastanza.”

“Amico,” ride Kirishima, una risata più vicina a quella che ha di solito e Bakugou non realizza quanto gli sia mancata finché non la sente, finché il sollievo non gli inonda le viscere e gli si riversa nel cervello come un’endovena di morfina. “Non tutti sono così disperati di voler diventare i numeri uno.”

“Non sono disperato,” protesta Bakugou, ma si rigira con sussulto e allunga mano per avvolgere le dita attorno al polso di Kirishima.

“Invece lo sei. Ma è una cosa che mi piace!” Kirishima strofina le nocche sulle guance di Bakugou. “Quando ti esalti e metti tutto te stesso nel raggiungere il top, amico, è fantastico. È così virile e figo. Mi piace vederti dominare la competizione.” E Kirishima gli mostra per un attimo quel sorriso provocante e appuntito con tutti quei suoi denti affilati e Bakugou non può fare altro che guardarlo negli occhi. “Non fraintendermi, voglio ancora diventare un eroe. Diventerò il miglior eroe che posso essere, ma adesso tu fai parte del mio piano. Non potrei dire di essere un grande eroe se lasciassi che ti occupassi da solo di questa cosa.”

“Non puoi,” Bakugou riprende, si ferma, si solleva su un gomito nonostante le fitte al fianco, “non puoi farlo. Non puoi farlo.”

“Non posso fare cosa?”

“Ridefinire- le tue priorità!” Bakugou continua a gesticolare perfino quando Kirishima intreccia insieme le loro dita. “Cazzo, ridefinire quello che vuoi e quello che vuoi diventare per colpa di qualcun altro! È stupido.”

“Amico, io-” Kirishima piega la testa di lato in confusione. “È questo quello che è una relazione.”

Bakugou quasi sviene.

Kirishima si allontana un pochino, la tenda nervosa delle sue sopracciglia fa quasi più male che il suo fianco. “Sai, voglio dire, so che stiamo insieme da neanche un anno, ma tipo… non so, amico. Non ho mai pensato a una cosa a lungo termine, ma non voglio neanche che ci lasciamo. A meno che non è quello che vuoi farmi capire con tutta questa cosa del ‘combattere da solo’ e-”

“No,” dice in fretta Bakugou. È l’unica cosa di cui è sicuro oggi. “Cazzo, no, non voglio che ci lasciamo.”

“Quindi cosa c’è di tanto difficile da capire? Le persone si riorganizzano tutto il tempo per riuscire a fare entrare una persona nella loro vita.” Kirishima stringe pigramente le loro dita. “Tu lo hai già fatto per me. Mi dai ripetizioni quando dovresti studiare. E lasci che ti chiami con nomignoli stupidi anche se ti imbarazzano. E anche se lo odio, diventi super protettivo e questo non lo hai mai fatto per nessun altro.”

“Tu sei diverso,” protesta Bakugou.

“Sì, esatto.” Kirishima da una testata leggera alla sua spalla. “Tu sei la mia persona diversa.”

Oh.

Kirishima strizza gli occhi nella sua direzione. “Non hai nemmeno…?” Sospira. “Amico, per essere intelligente sei davvero stupido a volte.”

Bakugou gli lancia uno sguardo di rimprovero e poggia la mano dietro il collo di Kirishima, tirandolo a sé in un bacio. “Tu sei stupido,” dice e lo bacia di nuovo.

Kirishima ride, quasi afferra il labbro dell’altro con i denti e ricambia il bacio. “Ti amo anch’io,” canticchia.

Bakugou lo zittisce con le sue labbra. Quando Kirishima lo spinge un po’, si sdraia, Kirishima si muove con lui per posizionarsi sopra di lui, tenendo il peso su ginocchia e mani per evitare di fargli male al fianco. Bakugou solleva la mano per accarezzargli il viso, la curva del suo pollice s’incastra perfettamente sul profilo del suo mento, proprio sotto l’orecchio, come i pezzi di un puzzle.

Kirishima si ritrae per riprendere aria, ma Bakugou lo ferma prima che si riavvicini con una mano sul petto. Guarda il volto di Kirishima bene e a lungo: la cicatrice sopra l’occhio, le ciglia lunghe, lunghe, il modo in cui le sue labbra sono screpolate dopo anni e anni di denti troppo appuntiti che vi strisciano sopra. Bakugou poggia il pollice sulla sua guancia e Kirishima chiude gli occhi, affondando nel suo tocco.

Li riapre e sembra diverso. Più vecchio, più stanco. Bakugou realizza con una sensazione di vuoto che Kirishima ha questo aspetto da un po’ di tempo e dev’essere- dev’essere stato a causa sua.

“Dobbiamo ancora fare le valigie.”

Bakugou lascia cadere la mano al suo fianco.

“...vuoi che prepari anche la tua roba? Non mi pesa.”

L’idea di lasciare la hall prima che sia pronto è terrificante, quindi solo per questa volta si lascia andare questa debolezza e annuisce.


 

 

Anche se non deve occuparsi di fare la valigia, deve comunque fare i conti col lasciare l’albergo proprio mentre gli studenti sono fuori a fare dei kata di rilassamento, cortesia di Cementoss. Ieri erano tutti a chiacchierare tra loro e fare i mezzi pagliacci, a prendersi in giro a vicenda o semplicemente a non prestare attenzione. Oggi sono tutti studenti modello, con lo sguardo rivolto all’orizzonte e concentrati sulle posizioni.

Bakugou sa che è a causa sua.

Lo stanno guardando tutti dall’alto in basso. Comportandosi come se non potesse riuscire a capire che stanno facendo finta che non sia lì, perché si sentono a disagio o pensano sia uno squilibrato o pazzo del tutto, o anche peggio: stanno cercando di non urtare i suoi sentimenti. Preferirebbe fossero tutti arrabbiati con lui piuttosto che una cosa del genere, tutto ma non quello.

Kirishima si offre volontario per portare le loro borse lungo il sentiero che collega alla strada principale e nonostante questo faccia sentire Bakugou come se avesse uno schiavo, lo lascia fare. Guarda le schiene dei suoi compagni di classe, delle persone che ormai conosce da più di un anno. I suoi compagni di stanza. I suoi rivali.

“Che cazzo guardi?” Bakugou dice all’improvviso.

Deku guarda da sopra la sua spalla facendo finta di aver appena notato Bakugou, non che stesse continuamente lanciando occhiate furtive. Bakugou sapeva che stava guardando. Probabilmente stava pensando a un sacco di cazzate senza senso su come lui debba essere così ferito dall’accaduto. Fottuto piccolo altezzoso, presuntuoso- “Allora?”

Deku non indietreggia. Si limita a fissarlo con quei dannati occhi tristi e questo lo fa incazzare ancora di più. Ora non riesce neanche a intimidire le persone a comando. “Ti ho chiesto che minchia guardi, Deku!”

“Non sto guardando niente, Kacchan,” dice Deku. Esita e Bakugu vede rosso perché sa già cosa sta per uscire dalla sua bocca prima che- “Io… Spero che tu ti senta meglio-”

“Non mi serve la tua compassione,” ringhia Bakugou. Sa che gli altri studenti stanno ascoltando, che hanno lasciato perdere l’esercizio per guardare e bisbigliare tra loro, ma le mani gli tremano, tutto gli trema di rabbia che sa di vergogna. Eccolo di nuovo a rimanere indietro mentre Deku salta in avanti. “Tu pensi- cosa. Pensi di essere più forte di me adesso? Eh? Pensi di poterti permettere di compatirmi? Perché sono così ferito da non essere più una minaccia?”

Kaminari si muove in imbarazzo. “Amico, smettila...”

“Nessuno lo sta dicendo,” dice Yaoyorozu di nuovo con quella maledetta voce e si sente un pungente bang nel pugno di Bakugou che fa saltare dallo spavento metà degli studenti.

“Calmati, amico,” comincia Sero facendo un passo in avanti.

“Chiudi quella fogna, cazzetto moscio!”

“Kacchan-”

Nel pugno di Bakugou c’è come uno scoppiettio di petardi mentre fa un minaccioso passo in avanti. “Smetti di chiamarmi Kacchan, stronzetto patetico!”

Daku guarda Bakugou senza alcuna espressione e lascia cadere la mano che prima si stava strofinando le nocche. “Bakugou,” comincia a dire e suona così male detto da lui, come se in qualche senso lo stesse pronunciando male, “se è per gli incubi non devi- tutti li hanno. Anche io li ho a volte-”

È come se Deku avesse fatto una lista di ‘cose da dire che mandano Bakugou in bestia’ e la stesse leggendo ad alta voce durante la loro conversazione. “Solo a volte, eh?” lo stomaco gli si rivolta come se qualcuno gli stesse pompando dentro dell’acido. Il fianco pulsa a ritmo del suo battito, una fitta al posto di un’altra. “Anche tu li hai? Ma solo a volte?”

Deku sospira. “Non è quello che volevo dire.”

“Allora che cazzo volevi dire?!”

“Whoa, che sta succedendo?” Kirishima arriva correndo dal sentiero e dev’essere stata la faccia di Bakugou, chiara come il sole, dato che lo prende per i polsi e lo tira. “Amico, andiamo, tra poco-”

Bakugou si libera Kirishima di dosso. “Sto parlando con Deku, levati. È questo quello che vuoi, vero, stronzo? Parlarmi? Quindi parla!”

Deku lancia uno sguardo al di là della sua spalla. Metà degli studenti si sono ritirati nel proprio gruppetto sforzandosi di ignorarli, ma a Bakugou non importa. Come sempre, come tutte le volte. Ogni volta che Deku decide di ficcare il naso nei suoi affari, il mondo si restringe a loro due.

A parte il fatto che Deku è troppo codardo per dire qualcosa.

“Esattamente,” sibila Bakugou. Kirishima mormora qualcosa dietro di lui e lo tira dall’orlo della maglietta perciò Bakugou gli tira uno schiaffetto per liberarsene. “Non dici niente. Ti comporti sempre in modo così arrogante, sempre a guardarmi dalla punta del naso, cercando di farmi sembrare stupido.”

Deku ha la sfacciataggine di esserne sorpreso. “Kacch- Bakugou, no, no era-”

“Pensavi che non l’avrei capito?” Bakugou tira su col naso e realizza, con un po’ di orrore che sta per piangere. Cazzo. Cazzo. “Pensavi che fossi troppo stupido per capirlo? Hai davveeeero fatto centro, eh? Farmi apparire come un pappamolle di fronte all’intera città ti ha aiutato? È per questo che lo hai fatto?”

Lo sguardo di puro shock sul volto di Deku è troppo onesto per non essere altro che la verità. Lo aveva davvero aiutato per colpa di quel suo complesso del salvatore. Nessun riguardo per le circostanze, nessuna.”

“Non hai mai bisogno di una ragione per intrometterti. Non aspetti mai di capire se c’è bisogno del tuo aiuto- Io non ho bisogno del tuo aiuto! Non ho bisogno del tuo fottutissimo aiuto e non ho bisogno della tua compassione!” Bakugou fa un passo in passo in avanti e strofina fuoriosamente i polsi sugli occhi. “Sicuramente non ne avevo bisogno, siccome non sei riuscito a chiamare aiuto. Non sei riuscito a-”

“Kacchan!” Deku grida allarmato, mani alzate come se dovessero calmarlo. “No. Ti prego- ti prego, no.”

Bakugou si calma. Quella compiaciuta soddisfazione che aveva sperato di trovare non è lì. Non ne vale neanche la pena. A giudicare dallo sguardo confuso sulle facce di tutti Deku non deve aver detto a nessuno di come abbia ‘magicamente’ acquistato il suo quirk. Deku lo ha detto solo a lui, Bakugou. Perché? Per vantarsi? O per farlo sentire meglio?

Bakugou non sa quale delle due odii di più.

“Perché te la prendi sempre con Deku?” interrompe Uraraka. “Non ha fatto niente.”

“Uraraka, è tutto ok,” fa Deku.

Non è ok.” Uraraka stringe i pugni. “Non è ok perché si comporta in modo orribile con te e poi con tutti gli altri.”

“Mettiti in pace l’anima, Faccia rotonda,” scatta Bakugou. “Forse dovresti ascoltare quando la gente ti dice di lasciarla da sola se non vuoi spezzare il tuo piccolo cuoricino.”

“No, Ochako ha ragione.” Lo sguardo di Bakugou sfreccia verso Asui che si sta avvicinando strisciando i piedi.

“Tsuyu,” la chiama nervosamente Ashido. “Forse dovremmo lasciarlo in pace, andiamo...”

“Per non parlare del fatto che dovremmo stare attenti alla lezione,” aggiunge Yaoyorozu, anche se non ne sembra molto convinta. Neanche Cementoss dice una parola, in silenzio dietro la folla, le braccia conserte.

“Solo un attimo.” Asui sorregge lo sguardo di Bakugou. “… Dico sempre quello che penso. Probabilmente ci hai già pensato, quindi ascoltami fino alla fine.”

Lancia uno sguardo al di là della sua spalla agli altri studenti prima di rigirarsi vero Bakugou. “I tuoi problemi sono i tuoi problemi, ma quella notte c’eravamo tutti quanti. Nessuno di noi ne è uscito illeso. A Midoriya sono rimaste le cicatrici dell’operazione, Momo ha frequenti mal di testa, Tetsutetsu ha ferite d’arma da fuoco. Inoltre ci sono ferite che non si possono vedere. Ochako ora ha paura degli aghi. Aoyama del buio. E io ancora mi sento in colpa per non essere andata con gli altri a salvarti. Era come se ti stessi abbandonando ai villain per proteggere me stessa.”

“Tsuyu,” mormora Kirishima.

“Lo so.” si sofferma un attimo su Kirishima prima di ritornare a Bakugou. “E per quanto ti riguarda, hai degli incubi. Veramente brutti a quanto pare. Non voglio dire che il tuo caso sia peggiore o migliore di quello di qualcun altro, perché questa non è una gara. Il punto è che qui nessuno di noi pensa di essere superiore agli altri a causa dei loro problemi. Tutti noi stiamo facendo del nostro meglio per conviverci e supportandoci a vicenda stiamo tutti un po’ meglio ogni giorno. Tutti stanno migliorando.”

“A eccezione di te.”

Qualcosa nel petto di Bakugou si stringe forte come un elastico pronto a scattare. La mano di Kirishima si poggia sulla sua spalla. “Che cazzo ne sai?” riesce a dire. La voce suona ovattata e distante alle sue stesse orecchie.

“Beh, sto tirando a indovinare.” Asui si strofina le nocche dietro l’orecchio. “A essere onesti non volevo venire a questa gita, ma mi sono costretta a farlo. Non sto dormendo bene. Non penso che molti di noi lo stiano facendo. Perciò non è strano che tu abbia paura di qualcosa.” Si gira e saltella verso Ashido. “Almeno così sembri un po’ più umano.”

Bakugou osserva come gli studenti si allontanino da lui uno per uno. Kaminari lancia uno sguardo verso Kirishima e Ashido trascina Sero dal braccio. Hagakure si rigira nervosamente l’orlo della maglia tra le mani. Uraraka lo fissa dalla prima fila del gruppo, ma alla fine svolge lo sguardo.

“Ehi,” protesta Bakugou, anche se non è sicuro del perché. Non aveva finito. Non aveva finito, dannazione.

Deku è l’ultimo. Incrocia gli occhi di Bakugou per un secondo prima che, anche lui, gli dia le spalle e si rigiri.

Quarantuno studenti gli stanno dando le spalle e, assieme a Cementoss, riprendono il loro kata.

Ci vado perché mi sto allenando a diventare un eroe professionista-

“… Andiamo,” mormora nuovamente Kirishima, tirando Bakugou per il braccio.

-e ci andranno tutti e io rimarrò indietro.

“Vaffanculo- Vaffanculo a tutti voi,” balbetta Bakugou. Nessuno lo guarda. Le sue palme sono troppo sudati e se le strofina sui jeans. I suoi compagni di classe si muovono senza interruzione verso il kata successivo, quindi fa un passo in avanti. “Ehi, ho detto vaffanculo!”

“Bakugou, andiamo,” lo prega Kirishima stringendogli una mano attorno al petto. “Non farlo, amico.”

“Non ho chiesto- Non ho bisogno della vostra compassione!” Non ne ha bisogno. Non ha bisogno del loro aiuto o del loro- Pensano davvero che sia così misero? Perché impazzisce quando qualcuno lo afferra senza preavviso? Perché è passato quasi un anno e ancora sente quel sapore metallico all’attaccatura della lingua ogni volta che c’è odore di fogna o liquore forte? Per tutte quelle piccole cose persistenti che si accumulano e lo rendono debole, lo rendono incapace di controllarsi o di combattere come vorrebbe? Cose che gli mozzano il respiro, che gli fanno vedere nell'ombra forme che in realtà non ci sono-

Non è- Lui sta bene. Avrà anche incubi a volte, ma non ha-

Non ha paura. Non ha paura.

“Non ho paura di niente!” ringhia. La classe passa al kata successivo; La vista gli si annebbia ancora con qualcosa di caldo e cerca di scattare in avanti trattenuto dal braccio di Kirishima, lo stringe tanto forte da fargli male. Non si girano. Non lo stanno ascoltando. “Non ho paura di un cazzo! Io non- Io non ho bisogno di nessun aiuto per superare le cose, capito?! Non ho problemi! Non ho bisogno di aiuto! Non ho paura!”

Bakugou.

Si impietrisce.

Aizawa tossisce dietro di lui e si schiarisce la gola. “È ora.” Bakugou sente il graffiare delle scarpe sul terreno mentre Aizawa si volta e torna dentro. “Non farla aspettare.”

Bakugou si poggia al braccio di Kirishima, l’intero colpo instabile e cascante. Nessuno lo sta ascoltando. È come se se ne fosse già andato.

Deku. Deku è sempre in ascolto, non lo lascia mai in pace. Nella sua vita non ha mai dovuto guardare la schiena di qualcun altro perché era stato sempre il contrario. “Faresti meglio a guardarmi mentre ti parlo, Deku.”

Deku si ferma e solleva un polso per asciugarsi la fronte prima di dire, senza voltarsi indietro, “… Ci vediamo a scuola, Bakugou.”


 

 

No, lo odio!

Sua madre lo guarda sorpresa. “Pensavo che tu e Izuku foste amici. Gioca sempre con te.”

Cerca di farmi sembrare stupido! È solo uno stupido perdente, debole e senza quirk. Non voglio andare alla sua festa di compleannoBakugou lancia una scarpa verso la porta. “Vorrei che morisse e basta!”

Prima di rendersene conto si gira su se stesso, la guancia gli brucia intensamente. Si siede e si tiene il visto tra le manine, guardando su verso sua madre che sta in piedi davanti a lui con lo sguardo più tempestoso che abbia mai visto.

Non dire mai cose del genere nei confronti di un’altra persona, Katsuki,sibila. Si abbassa e lo guarda, sbalordita, gli porta una mano sulla testa. “Non desiderare mai la morte altrui. Se vuoi diventare un eroe, il tuo compito sarà quello di salvare le persone. Come credi di poter diventare come All Might se dici cose del genere?”


 

 

Kirishima sussurra, “Andiamo,” e lo tira a sé.


 

 

Bakugou si fissa intensamente le mani. Vesciche a raggrinzirgli la pelle. Recovery Girl si era concentrata più sulle fratture di cranio e colonna vertebrale che sulle ferite superficiali che possono guarire da sole, ma questo significava che nel frattempo non avrebbe potuto usare il suo quirk o avrebbe rischiato di aprire tutte le vesciche impedendone la guarigione.

Non ha idea di come siano riusciti a vincere, ma lo può immaginare.

Avrebbe dovuto dirigersi al cancello. Trampolini. Sono tutti dei trampolini, specialmente Deku. Se si fosse diretto al cancello, avrebbero vinto entrambi. Avrebbe avuto abbastanza tempo per farlo.

Ma il suo corpo si è mosso da solo.


 

 

La camminata verso la strada è di pochi minuti, lungo un ampio sentiero. Bakugou si poggia a Kirishima per tutto il tempo.


 

 

Morirà. Morirà sepolto in quella poltiglia, la città intorno a lui sta andando in cenere. Morirà con una mezza dozzina di eroi rimasti nelle retrovie, troppo impauriti per prendersi una qualche responsabilità. Morirà con una con la folla che aspetta che All Might si presenti per filmare sua morte sui cellulari. I suoi genitori lo vedranno morire più e più volte online, quando i video saranno caricati.

Non potrà mai diventare un eroe. Non riuscirà mai a entrare nella UA. Sarà solo un numero senza nome. Nessuno. Una vittima.

I polmoni di Bakugou bruciano e gli si appannano gli occhi. Non riesce a muovere le braccia. Morirà. Morirà.

Non voglio morire.


 

 

Kirishima gli lancia una mano sulle spalle e preme forte il pugno sul il braccio di Bakugou.

Bakugou lo guarda solo per trovarsi di fronte degli occhi lucidi, la mascella serrata mentre combatte contro le sue stesse lacrime, quindi Bakugou afferra il collo della sua T-shirt e comincia a strofinarsela vigorosamente sul viso. Stupido Kirishima che non piange mai a meno che qualcuno non stia piangendo.

Questo per qualche motivo gli fa scendere le lacrime ancora più copiosamente e Bakugou comincia a singhiozzare, prende un respiro come se fosse la cosa più difficile del mondo. Kirishima lo stringe più forte al suo fianco e fa un cenno con la testa, le spalle ancora tremanti.

Kirishima incastra le loro borse nel portabagagli della madre di Bakugou. Bakugou non riesce a guardarla negli occhi; da come tiene le braccia conserte e come si è sporta dalla portiera del guidatore ha capito che è su tutte le furie.

“Grazie Eijirou,” mormora. Bakugou non prende posto nel sedile posteriore finché Kirishima non lo tira dentro.

Ci vogliono venti minuti pieni di silenzio prima che sua madre cominci a parlare.

“Basta prese per il culo.” Bakugou alza lo sguardo abbastanza da riuscire a vederle gli occhi nello specchietto retrovisore prima di riabbassarlo verso i pugni serrati sulle sue ginocchia. “Non sarò più così permissiva con te che ti comporti da testardo in questa situazione, Katsuki, mi hai capito? Ne ho abbastanza. Non appena saremo tornati troverò qualcuno che ti visiti. Ti metterò k.o. e ti trascinerò io stesa se sarà necessario, ma devi vedere qualche dottore o ti faccio lasciare la scuola.”

Bakugou non dice una parola, ma quando Kirishima allunga la mano, aperta, l’afferra e la tiene stretta come se ne andasse della sua stessa vita.

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