Shadows

di Mallow92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Life ***
Capitolo 3: *** Stupid ***
Capitolo 4: *** Signs ***
Capitolo 5: *** Impossibilities ***
Capitolo 6: *** Date ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Shadows

 

Prologo

 

La ragazza aprì lentamente la porta, cercando in tutti i modi di fare il più silenziosamente possibile.

Prima di entrare dentro alla stanza, vi sbirciò dentro, sicura di trovare chi cercava e, infatti, eccolo lì.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso

“Ecco fatto” Anche lui non poté fare a meno di lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo.

“Sicura di aver fatto tutto come si deve?” Domandò subito dopo, improvvisamente allarmato.

Lei lo guardò con sufficienza con quei suoi occhi color ghiaccio.

“Ma per chi mi hai preso?”

La ragazza tirò fuori una fialetta e la scosse davanti al naso dell’altro per fargli notare il fatto che fosse vuota.

“D’accordo...”

Lui prese l’oggetto e lo mise al sicuro in tasca.

“Dovremmo sbarazzarci di questo al più presto, prima che si accorgano di cosa sia successo.”

La fanciulla annuì, dopo di che il ragazzo la baciò a fior di labbra e lei, non contenta, volle approfondire..

“Ora sarà tutto perfetto...” Le sussurrò.

Lei annuì raggiante.

“Mi sposerai?” Domandò titubante.

“Certo... Prima, però, dobbiamo liberarci di qualcun altro.”

Paura e stupore attraversarono per qualche secondo il volto di lei.

“Non ti preoccupare” Sorrise dolcemente, ma in un modo che le fece venire i brividi. “Manterrò la promessa”

 

 

Et voilat... Ecco il seguito di Whispers...

Prima di tutto ringrazio qui le ragazze che hanno commentato l’epilogo di Whispers: Ice Queen Silver, valevre, Angel Texas Ranger, Tetide, Amarie (ciaoooooo cara!!! Da quanto tempoooo hihi!!), nikoletta89.

Grazie tantissimissimissimo, non so come farei senza di voi!! Cmq alla fine ho esaudito le vostre preghiere e ho deciso di mettermi subito al lavoro. =D

Beh, dunque... Per chi non ha letto Whispers sarà un pochino complicato seguire questa... Quindi XD se la storia vi incuriosisce vi invito caldamente a leggere quella prima... =D

(Povera, si fa pubblicità da sola! -.-“)

Eh va beh... HIHIHI

Ragazze spero di ritrovarvi anche qui!! Bacioni grandissimi

 

Vostra Mallow92

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Capitolo 2
*** Life ***


Capitolo primo.

Life

 

“I don't know what I've done
Or if I like what I've begun
But something told me to run
And ,honey, you know me it's all or none

There were sounds in my head
Little voices whispering
That I should go and this should end
Oh and I found myself listening

'Cos I dont know who I am, who I am without you
All I know is that I should
And I don't know if I could stand another hand upon you
All I know is that I should”

 

Missy Higgins – Where I Stood

 

 

Il suono della sveglia interruppe bruscamente il mio sonno.

Mugolando mi voltai dall’altra parte del letto e spensi quell’aggeggio infernale, che, ancora mi domandavo chi potesse aver avuto l’idea di inventare.

Tastai più volte il comodino prima di trovare il pulsante, ma alla fine riuscii a compiere quella terribile missione.

Sbattei più e più volte le palpebre per fare in modo che la patina appannata che mi ricopriva gli occhi mi liberasse la vista e guardai l’orologio: le 8.

Sbadigliando scesi dal letto controvoglia e raggiunsi il bagno dove mi soffermai davanti allo specchio: avevo proprio un aspetto schifoso.

Mi sciacquai la faccia per riprendermi dallo shock dell’essermi dovuta svegliare e mi lavai frettolosamente i denti.

Dopo essermi infilata qualcosa addosso decisi che era arrivato il momento di rendersi in qualche modo presentabile, anche se la vedevo molto dura.

Fortunatamente non c’era niente che il fondotinta, l’eye-liner e il mascara non riuscissero a fare. Poco dopo, soddisfatta del mio lavoro mi vestii e afferrai la cartella.

Prima di uscire urlai un frettoloso ciao, accorgendomi solo in quel momento che quel giorno era sabato.

Questo significava festa.

Sorrisi, ignorando il fatto che avrei dovuto affrontare un test di biologia di lì a poco.

Giunsi a scuola con dieci minuti di anticipo e trovai Jess che mi aspettava.

“Ciao!” La salutai allegramente.

“Ciao...” Rispose lei, con meno entusiasmo: sapevo che stava valutando il mio umore quel giorno per pesare le parole che avrebbe potuto dirmi in modo tale che io non le rispondessi male.

Non sapevo proprio come diavolo facesse a sopportarmi.

Comunque mi ripromisi che almeno quel giorno non sarei stata scorbutica.

Non con lei almeno.

Notai da lontano Matt, il fratello di Jess, che mi salutava con la mano. Io sollevai un sopracciglio e mi rivolsi alla mia migliore amica che fece spallucce.

“Mi ha accompagnata a scuola...”

Mio malgrado ricambiai il saluto.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaah!!” Jess mi perforò il timpano, indicando con la mano non sapevo bene cosa.

“è lui! È lui!!!” Aggiunse col fiato mozzo.

“Ma che diavolo stai dice...”

Parbleau.

Già era proprio lui.

James Lotterman. Era tutto quello che c’era bisogno di dire.

La sua perfezione era quasi fastidiosa allo sguardo: ma come si faceva a non possedere nessun difetto?

Capelli biondi, occhi verdi, alto quanto bastava, vestito in maniera impeccabile, pieno di soldi da fare invidia a chiunque.

E dava una festa a cui tutto il quinto anno era stato invitato.

Me e Jess comprese.

“Non lo trovi ancora più bello?”

Sollevai un sopracciglio.

Ok, faceva invidia a qualsiasi modello di Bulgari, ma si vedeva lontano un miglio che era perfetto solo dal punto di vista fisico, per il resto il suo ego era direttamente proporzionale alla sua bellezza.

Era strafigo e sapeva di esserlo.

Io stavo per rispondere qualcosa tipo ‘si però non esageriamo’, quando James ebbe la bell’idea di guardare dalla nostra parte.

Ok, ritirai per un nano secondo quello che stava per uscirmi dalla bocca, non appena lui sorrise indirizzando evidentemente il suo sguardo verso di noi.

A Jess per poco non venne un infarto, mentre io ero rimasta lì imbambolata come una deficiente.

Dannazione, era davvero divino. Nulla da dire.

Quando sembrava che quella tortura stesse per finire, io e Jess strabuzzammo gli occhi appena vedemmo che si era messo ad agitare la mano a mo’ di saluto, sempre verso di noi.

Né io né la mia amica avemmo il coraggio di rispondergli, perché avevamo il puro terrore che una delle mille ragazze che gli ‘gallinava’ di fianco avrebbe potuto farci esplodere la testa con la sola forza del pensiero.

Infine il suono della campanella interruppe quella situazione imbarazzante e, senza dire nulla, io e la mia amica ci defilammo in classe e riuscimmo a rimanere zitte per addirittura tre minuti di fila, cosa mai accaduta prima. Soprattutto a Jess.

Mi sedetti al mio posto e Jess mi seguii soprappensiero e io, ripresami da quello shock, tossicchiai per svegliarla dal suo imbambolamento.

Niente da fare quel giorno era partita di testa.

 

Finalmente la campanella che determinava la fine delle lezioni ebbe la decenza di mettersi a suonare e tutti schizzammo allegramente fuori dalla classe.

“E cosa mi metto sta sera???”

Io mi voltai verso Jess sollevando un sopracciglio.

“Ti ricordo che stai parlando con me...” Dissi annoiata, alludendo al semplice fatto che i vestiti non erano uno degli argomenti in cui ero più ferrata.

“Tu sì che mi sei d’aiuto! Io sono in crrrrrisi!!!!”

Eh beh si, ciò che avrei indossato quella sera era l’ultimo dei miei problemi piuttosto avrei dovuto pensare a come non svenire addosso a James nell’eventualità che mi avesse salutato, o peggio, parlato.

Anche perché lui non mi piaceva.

Non poteva piacermi.

Non doveva piacermi!

Piaceva a Jess quindi era tabù, punto e basta.

Avrei raccolto tutto il mio autocontrollo, ecco cosa avrei fatto.

“Roxy!!! Mi stai ascoltando?? Allora secondo te, va bene la maglia rossa che avevo indossato tre mesi fa al compleanno di Sasha?”

“Prima di tutto devo ricordare chi è Sasha... Poi secondo te io ho anche solo una vaga idea di come ti eri vestita quel giorno??”

La mia memoria consisteva nel ricordare esattamente i discorsi che facevo con le persone in modo tale da poter sbattere in faccia a chiunque le sue stesse parole e, credetemi, la cosa faceva comodo. Non sprecavo parte del mio cervello per ricordare cose futili, come i capi d’abbigliamento!

“Massi, tu avevi addosso la camicetta blu troppo carina e i tuoi soliti jeans neri!”

Ovviamente Jess la pensava diversamente, ma quando mai?

“D’accordo... Alle 5 a casa mia, porta tutto l’occorrente che ci prepariamo!”

Un sorriso di trionfo attraversò il volto di Jess.

“Eccellente! Ora vado!!”

La salutai senza badare troppo al fatto che per poco non finiva in una fossa.

“Ehi ciao...”

Mi voltai, ma mi maledissi appena lo feci.

James Lotterman mi stava parlando, forse???

Il mio cervello si rifiutò di apprendere la notizia.

“C-ciao...” Biascicai senza fiato.

Come si poteva essere così belli?

Ok, Roxy, riprendiamoci! Non è successo niente.

“Ci sarai sta sera, vero?”

Ma stava davvero parlando con me? Per un attimo mi venne il dubbio che ce l’avesse con qualcuno intorno anche se effettivamente non c’era praticamente più nessuno, a parte qualche ragazza che mi fulminava con lo sguardo.

Ok, avevo decisamente paura.

“Si...”

Certe volte la mia loquacità mi stupiva.

Mi rivolse un sorriso da far sciogliere un ice-berg e se ne andò lasciandomi in balia di quelle ragazze ossessive che erano in grado di tirare fuori un macete dalla borsetta e uccidermi a sangue freddo.

Ebbi la netta sensazione di essere osservata e così mi defilai in fretta e furia nella speranza che quelle tizie non sapessero dove abitavo.

 

Arrivai a casa ringraziando il cielo di non avere tanti compiti per il lunedì così che li avrei potuti benissimo fare il giorno dopo.

Pensai a come vestirmi quella sera, perché non avevo la minima intenzione di lasciare scegliere il mio abbigliamento a Jess. Soprattutto mi misi a pensare perché diavolo James mi fosse venuto a parlare.

Cavolo ma usava le lenti a contatto?

Ok!

Non entriamo nei particolari di quello che pensai in quel momento.

Punto primo James non mi piaceva: era troppo sbruffone per i miei gusti.

Punto secondo non era mica colpa mia se aveva uno sguardo ipnotico.

Punto terzo... Non so quale fosse il punto terzo, ma sapevo che c’era e quindi bastava come motivazione per non pensare a lui.

Solo in quel momento mi resi conto che stavo convulsamente accarezzando il ciondolo che portavo al collo.

Mi fermai subito e mi costrinsi a smettere, ma mi venne l’indomabile voglia di fare una cosa.

Sganciai la catenella e aprii la medaglietta, avvicinai il mio naso all’apertura e chiusi gli occhi. Non sapevo per quale strano motivo, ma sentivo ancora il suo odore.

Ok, ero consapevolissima di ciò che sarebbe successo tre secondi dopo, ma non me ne importava proprio niente.

Afferrai i fazzoletti, mentre riagganciavo la collanina al collo.

Mi raggomitolai sul letto e coccolai il mio peluche.

Chiusi gli occhi ma questo non servì a fermare le lacrime e quella sensazione di dolore che provavo all’altezza del petto.

Probabilmente era il mio cuore che reclamava a gran voce l’altro pezzo di sé, perché si rifiutava di credere che non lo avrebbe riavuto più.

Ma avevo fatto la scelta giusta.

E continuando a ripetermi quell’enorme bugia che sapevo essere tale mi addormentai.

 

Alle cinque in punto Jess era nella mia stanza.

Aveva portato con sé diecimila borse con altrettanti abiti dentro, per non parlare dei trucchi e degli accessori.

Mi misi le mani tra i capelli già disperata.

Ma cosa avevo fatto di male? Cosa? Perché tutte a me?

“Ehm, Jeees, non ti sembra di avere, come dire? Un tantino esagerato?”

Lei mi guardò convinta che stessi scherzando.

“Ma figurati! Ho preso il minimo indispensabile.”

Eh meno male.

“Allora!! Secondo te è meglio questo con questo o questo con questo?” E mi tirò fuori magicamente una gonna e una maglietta scollatissima e un paio di pantaloncini con un top nero.

Deglutii sperando in un’illuminazione dal cielo.

“Ehm...”

“Sì! Hai ragione! Meglio non mettersi le gonne che poi qualcuno potrebbe pensare male! Anche se quella scozzese mi piace... Tu che ne dici?”

E tirò fuori la sua mini mini gonna scozzese.

“Molto ca...”

“Eh ma poi cosa ci abbino??”

“Potresti...!”

“Ma non scherzare!!! Quella maglia non so nemmeno come ci sia finita lì!”

E pensare che non avevo ancora parlato.

Risparmio il racconto di quel pomeriggio che mi sconvolse ogni secondo di più per colpa di Jess che continuava a dare di testa se i vestiti non le andavano perfettamente.

Alla fine mi arresi e arrivai alla conclusione che forse era arrivata anche per me l’ora di prepararmi e di decidere che diavolo indossare.

Dopo circa cinque minuti di contemplazione di tutti gli angoli più remoti del mio armadio e dopo la scoperta di numerosi indumenti che non sapevo nemmeno di avere, decisi per il mio solito paio di jeans e un top blu che si legava dietro al collo.

Per lo meno ero comoda.

Non indossavo mai alcun gioiello, mi bastava il mio ciondolo che custodivo gelosamente.

Anche Jess, dopo circa tre ore, si era decisa: alla fine aveva optato per una gonna in jeans e un top senza bretelle.

Si si, stava proprio bene.

Io un po’ perplessa mi avvicinai allo specchio già scoraggiata dai miei capelli che, come al solito, quando dovevano essere decenti non lo erano mai.

Presi in mano la spuma e tentai di rimediare a quell’enorme pasticcio e alla fine venne fuori qualcosa di guardabile, ma preferii comunque puntare quelli che mi cadevano davanti agli occhi con una pinzetta.

Dopo di che io e Jess ci litigammo la specchio per poterci truccare e, a suon di spallate alla fine ce la facemmo giusto in tempo per poter attivare in ritardo.

Quasi di corsa (con il mio leggendario passo) giungemmo a casa di James che, fortunatamente, era abbastanza vicina alla mia.

Dopo esserci riassettate alla bell’e meglio e dopo aver preso due grossi respiri ci avvicinammo alla casa, dove vedemmo già un mucchio di gente in giardino, chi intento a chiacchierare, chi a ballare e chi nella piscina.

Io e Jess (soprattutto per mia insistenza) avevamo avuto la decenza di evitare di metterci in costume, usando come scusa il fatto che non avevamo notato l’enorme scritta che occupava mezzo invito che raccomandava di indossare un costume da bagno.

A volte eravamo mooolto distratte.

Non ci fu bisogno di suonare in casa per cercare il proprietario: lo trovammo vicino all’entrata del giardino che sbirciava verso la strada.

Noi gli sbucammo da dietro e per poco non gli facemmo venire un infarto.

“Oh mamma! Ehi ciao!” Si ricompose quasi subito appena ci vide e mi sembrò di rivivere la scena di quella mattina di cui a Jess non avevo parlato.

James mi afferrò la mano e me la baciò delicatamente lasciandomi senza parole e senza fiato.

Ancora sconcertata lo fissai interrogativa, ma lui mi rivolse uno di quei sorrisi e io andai in brodo di giuggiole.

“Benvenute...”

Sentivo lo sguardo di Jess pungermi addosso. Uno sguardo pieno d’odio probabilmente.

Ricordandomi che non potevo né essere scortese né permettere che il ragazzo che piaceva alla mia migliore amica ci provasse con me (anche se la cosa mi sembrava molto strana), decisi per una tattica infallibile.

“Uuuh! Guarda! C’è Sasha! Grazie, James, bella festa!”

E trascinai Jess.

“Sasha?”

Dopo che mi fui allontanata abbastanza da essere sicura che James non ci sentisse, feci spallucce.

“Devo essermi sbagliata...”

“Dì la verità... Tu non ha nemmeno la minima idea di chi sia Sasha...”

Mi grattai la testa nella vana speranza di un aiuto dal cielo.

“Ehmm...”

“è mia cugina di 5 anni...” Jess alzò un sopracciglio “JAMES LOTTERMAN CI STAVA PARLANDO E TU SEI SCAPPATA!! Ma cosa hai al posto del cervello?? Banane???”

Aprii la bocca per dire qualcosa di sensato, ma non uscii niente.

“Ciao Jess! Ciao Roxy!”

Mi voltai e non fui mai così felice di vedere Michael in vita mia.

Forse lassù c’era qualcuno che mi amava.

 

 

Scusate!!! Dovevo avere internet al mare e invece avevano finito le schedine perché vado in un luogo sperduto in mezzo al nulla… -_-‘

Cmq...

Grazie a chi ha commentato il prologo!

 

valevre: eeeeh non tanto presto ma ho postato XD Grazasi muchos

nikoletta89: eeeeeeeh lo capirai lo capirai chi sono quei due... Tra un po’ ma si capirà.

Bacione grazie!!

MakyMay: SIIIII grazieeeee anche per la recensione all’ultimo capitolo di Whispers XDXD Eeeeeeh lo so che sto rischiando la mia povera vita in questo modo (mi sa che sono un po’ masochista XDXD)

Grazias bacione!

Ice Queen Silver: Hola! Eeeeh ora lo spero pure io di riuscire ad andare avanti con l’altra storia... Anche se penso che mi concentrerò più su questa, dato che l’altra sappiamo già come va a finire praticamente XDXD

Grazieee muchos alla prossima!

Tetide: Ciau! Eeeeeeh c’è ancora un mistero da svelare riguardo a ciò che successe ad Andrew e Charlotte... Mmmmm sisi sarà un’altra delle mie cose complicate, dato che oramai sapete che ho la mente contorta! :P

Grazieee bacione!

 

Volevo ancora ringraziare Meridian princess che ha commentato l’ultimo capitolo di Whispers e ha letto tutto la storia! Spero leggerai anche il suo seguito! Un bacio!!

Un grazie anche ad Amarie, kiravf e sydney bristow che hanno messo questa storia nelle preferite e ad arte e Tisia che l’hanno messa nelle seguite! J E a tutti quelli che leggono!

Un bacione!!!

A presto (questa volta sul serio XD)

Mara

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Capitolo 3
*** Stupid ***


Capitolo secondo.

 

Stupid

 

“Sleep has left me alone
To carry the weight of unravelling where we went wrong
It's all I can do to hang on
To keep me from falling
Into old familiar shoes

How stupid could I be?
A simpleton could see
That you're no good for me
But you're the only one I see”

 

Sarah McLachlan – Stupid

 

Nelle puntate precedenti (XD):

 

<< Jess alzò un sopracciglio “JAMES LOTTERMAN CI STAVA PARLANDO E TU SEI SCAPPATA!! Ma cosa hai al posto del cervello?? Banane???”

Aprii la bocca per dire qualcosa di sensato, ma non uscii niente.

“Ciao Jess! Ciao Roxy!”

Mi voltai e non fui mai così felice di vedere Michael in vita mia.

Forse lassù c’era qualcuno che mi amava. >>

 

 

“Michaellll!!!” Esclamai, completamente in preda al panico “Quanto tempo! Saranno...”

“Dieci ore più o meno” In quel momento il mio cervello si connesse e mi resi conto di averlo incontrato quel giorno stesso nel corridoio della scuola.

Ma perché tutte a me?

“Eh beh! Sono sembrate molte di più! Il tempo non passa mai quando non ci si diverte, vero Jess?”

Sembravo una pazza psicopatica, ma pazienza, oramai avevo cominciato a farci l’abitudine.

Jess e Mike mi guardavano un po’ scioccati, forse a causa della risatina isterica che continuava a scuotermi.

“Jess... Sta bene, vero?” Domandò il ragazzo.

“Massi, è perfettamente normale...”

L’importante era sapere di avere degli amici che sapevano capire il tuo stato d’animo.

“Allora come va la festa?”

Fantastico, ora mi ignoravano bellamente!

“Beh, fino a cinque minuti andava benissimo!” E la mia migliore amica mi lanciò un’occhiataccia.

Quasi quasi preferivo che continuassero a fare finta che non esistessi.

“Beh, se vuoi te la faccio diventare io decisamente migliore... Ti va di ballare?”

Io e Jess ci guardammo nello stesso momento, entrambe un po’ scioccate.

Dopo un secondo di titubanza io ebbi la prontezza di riflessi di avvicinarmi a Jess e scaraventarla senza tante cerimonie in mezzo alla pista per poi sorridere verso Mike e incoraggiarlo a seguirla.

Grazie al cielo!

Allora qualcuno mi amava davvero!

Era troppo tempo che Jess continuava a lamentarsi del fatto che nemmeno mezzo ragazzo si interessasse a lei e finalmente qualcuno era disposto a farle cambiare idea.

E di sicuro non avrei mai e poi mai permesso che quella degenere della mia migliore amica facesse in modo di perdersi un’occasione del genere.

Non me lo sarei mai potuto perdonare.

Wow...

Michael... E chi ci avrebbe mai pensato?

Mi era sempre andato a genio quel ragazzo.

“Hey Roxy!” Mi corressi nuovamente: nessuno lassù mi amava!

Mi voltai molto lentamente sperando che si aprisse un baratro sotto i miei piedi che mi risucchiasse per sempre.

Magari laggiù all’Inferno faceva caldo. E io adoravo il caldo.

Per quanto riguardava diavoli e forconi avrei anche potuto farci l’abitudine.

“James!”

“Vieni a ballare”

Non riuscii a trattenere una risatina tra l’isterico e il nervoso: ballare e la mia persona davano vita ad un binomio disastroso.

Chiariamo una cosa molto importante: io-non-so-ballare, non ho mai imparato e di certo quella non mi sembrava l’occasione più adatta.

“Ehm...” Pregai che mi venisse una qualunque idea geniale. “Non posso... Ho una storta alla caviglia e non posso fare movimenti troppo bruschi...”

Beh dai... Come scusa inventata sul momento non era male.

Lanciai senza pensarci un’occhiata alla pista e mi accorsi che Jess mi stava fissando con uno sguardo omicida.

Ok...

Dovevo liberarmi di lui. In qualunque modo.

“Eh dai! Un ballo al festeggiato non si può rifiutare...”

Ma si... Dopo tutto avremmo solo ballato, no?

Annuii prima di ricordarmi che non sapevo ballare, ma senza lasciare il tempo al mio povero cervellino di riattivarsi, James mi trascinò letteralmente sulla pista.

Mi cinse i fianchi e si avvicinò a me più del dovuto, tanto che sperai che il buio riuscisse a nascondere il rossore di cui si era sicuramente dipinta la mia faccia, ma lo dubitavo seriamente.

Ok... L’importante era riuscire a darsi un contegno.

Mentre il mio cervello non riusciva a riconnettersi (e per questo ringraziai che non fosse necessario parlare in quel momento) mi resi conto che forse James si stava prendendo un po’ troppe confidenze per i miei gusti, eppure non glielo feci notare.

Già. Per la prima volta dopo mesi stare lì a ballare con un quasi sconosciuto mi faceva sentire meglio e quasi mi faceva smettere di pensare a ciò che mi era stato strappato, o meglio, a ciò che io avevo allontanato da me credendo fosse la cosa giusta da fare.

E ne ero ancora sicura, o per lo meno cercavo di convincermi di esserlo.

Mi sentivo, però, la nuca pungere: lo sguardo di Jess non doveva essersi spostato di un millimetro da quando ero entrata in pista insieme a James.

Oh, al diavolo! Non dovevo privarmi del divertimento solo per una cosa così stupida! Era un ragionamento senza senso! Jess non mi avrebbe mai potuto tenere il muso per una cavolata del genere.

Convinta di questi miei pensieri continuai a ballare sulla pista.

Dopo circa mezz’ora James mi portò lontano dalla zona di ballo e mi offrì un drink.

Non ebbi il coraggio di chiedere se fosse alcolico per paura di fare la figura della bambina dodicenne. Sperai con tutto il cuore che non fosse niente di forte e bevvi timidamente un piccolo sorso.

Alla fine era buono! Era molto dolce e non sentii nessuna punta di alcool così continuai la mia conversazione con James che sembrava molto a suo agio.

Ogni tanto, mentre parlava, rimanevo ipnotizzata e non ascoltavo molto quello che dicesse. Effettivamente era un po’ imbarazzante farsi beccare a non saper cosa rispondere perché non si ha ascoltato nemmeno una parola del proprio interlocutore.

Ma, a parte le mie continue distrazioni mi sembrò che la serata non stesse andando così male.

James mi offrì un altro bicchiere di quella strana bibita arancione e io lo accettai volentieri, alla fine, ero ad una festa, no? Era mio dovere divertirmi.

Ogni tanto mi voltavo verso la pista da ballo, prestando ascolto alla piccola vocina che mi sussurrava che ero un’amica degenere e notavo che Jess era sempre lì a fissarmi con sguardo truce, analizzando ogni minimo gesto che facevo e aspettando un solo passo falso.

Ok forse si sarebbe arrabbiata un po’, ma Jess non era il tipo di ragazza che teneva il muso e noi due non avevamo mai litigato seriamente. Insomma se c’era qualcosa che non andava ne discutevamo sempre chiarendoci e tutto tornava come prima.

Mi dispiaceva un po’ per Michael, si vedeva che era in imbarazzo, povero! Cercava di instaurare una conversazione, ma Jess era troppo concentrata su me e James da non dargli praticamente retta.

“Piaccio alla tua amica, non è così?”

Mi voltai nuovamente verso James, un po’ stupita dalla schiettezza delle sue parole.

“Oh, beh... Ehm...“

Mi aveva proprio lasciata senza parole, non che fosse una novità, però per una volta non era stato il suo sguardo a bloccarmi ogni capacità cerebrale.

“È carina, ma non è il mio tipo...” Fece una pausa ad effetto per mostrarmi ancora la sua dentatura perfetta. “Preferisco le ricce con gli occhi azzurri...”

Ok... O ci stava provando con me o ci stava provando con me... In effetti mi era venuto quel sospetto un po’ prima, ma diciamo che non avevo realizzato fino a quel momento che James potesse essere interessato a me. Cioè con tutte le bionde che poteva avere mi era sembrato molto strano che avesse scelto me, dato che non ero una modella da passerella.

Arrossii vistosamente, ancora e posai il mio sguardo a terra.

Dovevo smetterla o avrei fatto la figura di un’imbecille, beh... Oramai...

Allungò una mano e mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, io rimasi paralizzata, senza sapere cosa fare e sperando che Jess non tirasse fuori un macete per mozzarmi la testa una volta per tutte. Contai fino a tre, ma non successe niente.

Ok, magari non mi aveva vista.

Quando spostò la mano sul collo smisi immediatamente di preoccuparmi della migliore amica, decidendo all’istante che se ne sarebbe fatta una ragione prima o poi.

Dopo di che James si avvicinò pericolosamente al mio volto ma deviò sul collo dove mi diede qualche lieve bacio e numerosi brividi mi percorsero la schiena.

“Ti va di andare dentro?” Mi sussurrò in un orecchio.

Senza nemmeno pensarci annuii e lo seguii senza più voltarmi verso Jess, che però sapevo mi stava mandando milioni di maledizioni insieme a tutte le ragazze presenti.

L’interno della casa era stupendo: era enorme, ma non ebbi modo di fermarmi sui particolari un po’ perché incominciava a girarmi la testa, forse per il caldo, pensai, un po’ perché ci dirigemmo subito al piano di sopra in una stanza che riconobbi subito come la sua.

Mi fece accomodare su un divano (già perché aveva anche un divano in camera!), e prese qualcosa da un frigo bar (già c’era anche quello e chissà perché la cosa non mi sorprese più di tanto).

“Champagne?”

Eh beh... Pensai che effettivamente non potevo aspettarmi qualcos’altro.

Presi il bicchiere e ne bevvi constatando che era molto buono: non lo avevo mai assaggiato prima.

Finito il primo bicchiere James versò dell’altro Champagne sia a me che a lui e ne bevvi ancora.

Ad un certo punto mi tolse il bicchiere dalle mani e avvicinò pericolosamente il suo volto al mio per poi poggiare le labbra sulle mie.

Una miriade di sentimenti mi pervase, lasciandomi senza respiro.

Alla fine lo volevo davvero?

Ma che mi importava? Tanto non avrei mai trovato nessuno che potesse sostituirlo e mi sarei dovuta accontentare. Inoltre per la prima volta dopo tanto tempo mi ero trovata a non avere preoccupazioni, a non avere niente per la testa, a non ascoltare quella voce che mi diceva che ero stata una stupida, a non dover sopportare quel dolore che sentivo nel petto ogni volta che prendevo respiro.

Il mio cuore non si sarebbe mai più riparato. Nessuno avrebbe potuto farlo.

Così repressi il mio senso di colpa verso Jess e verso di lui e, dopo qualche secondo di esitazione ricambiai quel bacio.

Mi fu facile, troppo facile.

La cosa sconvolgente era che non provavo assolutamente niente, ma mi sentivo bene. In un certo senso era come se il mio corpo ne avesse bisogno e io ne avessi bisogno, così non mi misi a pensare a ciò che stavo facendo, ma provai semplicemente a lasciarmi andare, ignorando il mal di testa e la mia coscienza.

Dopo un interminabile bacio, ci staccammo un attimo e ci guardammo negli occhi, anche se vedevo la stanza girare notai nei suoi occhi molto desiderio. James scrutò lentamente tutto il mio corpo e io probabilmente arrossii per l’ennesima volta quella sera, dopo di che infilò le mani sotto il mio top e poco dopo me lo tolse senza tanti complimenti. Non sapevo esattamente cosa stesse succedendo, un po’ come se non fossi nemmeno io la protagonista di quella storia, come se stessi guardando un’altra persona fare quello che effettivamente stavo facendo io.

“James…” Cominciai senza sapere nemmeno dove andare a parare, ma non ebbi bisogno perché mi ritrovai di nuovo zittita da un altro bacio. Finimmo sul suo letto, l’uno sopra all’altra con le sue mani che indagavano tutto il mio corpo.

Mi ritrovai ad ansimare, mentre sentivo le sue mani aprire il bottone dei miei pantaloni, mi strinsi il più possibile a lui, mentre mi dava dei baci sul collo. Improvvisamente la crepa che ogni giorno diventava più profonda nel mio cuore bruciò in maniera insopportabile e aprii gli occhi di scatto convinta del fatto che avrei trovato lui e non quella di James.

“Aspetta…” Sussurrai, ma lui non diede segno di avermi sentita.

La testa prese a pulsarmi e ogni cosa mi sembrava annebbiata, tutto era come in un sogno. Già, magari mi sarei presto svegliata.

Di nuovo la mia bocca fu presa in ostaggio da James e di nuovo non potei fare a meno di ricambiare quei baci, sentendomi terribilmente in colpa con me stessa.

Le mie mani, quasi senza il mio comando andarono a sbottonargli avidamente la camicia, in un movimento che poco tempo prima avevo fatto con lui. Magari lasciarmi andare con James mi avrebbe ricordato tutta quella infinità di emozioni che solo lui riusciva a darmi, ma continuavo a non sentire niente se non un senso di vuoto e la terribile consapevolezza che quella specie di benessere che provavo sarebbe svanito e mi avrebbe lasciato solo il suo ennesimo ricordo.

Gli toccai il petto, non sapevo fermarmi. Non sapevo sottrarmi a quel piacere che non aveva nulla a che fare con quello che avevo provato, ma per lo meno sentivo qualcosa.

“Andrew…” James si fermò e mi fissò con un punto interrogativo stampato sulla fronte.

Lui non era Andrew, nessuno era come lui. Nessuno lo avrebbe mai sostituito, non c’era nessuno che il mio cuore avrebbe accettato più dentro di sé. Non c’era niente, niente che avrebbe riparato quella ferita.

Mi accorsi solo dopo qualche secondo di stare piangendo e James si sedette di fianco a me. Non sapevo che dire.

“Che è successo?”

“Mi dispiace, non posso...”

Mi asciugai frettolosamente le lacrime e raccolsi la mia maglietta.

“Dai ci stavamo divertendo…” James mi guardò con uno sguardo che non mi piacque per nulla e si avvicinò a me strappandomi la maglia dalle mani e pochi secondi dopo me lo ritrovai sopra.

“Lo so che ti piaccio...” Mi sussurrò all’orecchio.

Me lo tolsi di dosso malamente.

“Scusa, non posso farlo...” Lo fissai negli occhi, ma quel modo di guardarmi che aveva avuto poco prima non scomparve.

Cominciai seriamente a preoccuparmi, dato che, in un barlume di lucidità, mi ero accorta di essere da sola in una stanza con un ragazzo che speravo non fosse capace di certe cose, ma che effettivamente non conoscevo nemmeno, per di più se avessi urlato non mi avrebbe sentito nessuno per la musica alta che veniva dalla festa e non ero nemmeno sicura di poter fare più di cinque passi senza volare per terra. Ok, forse ero un tantino brilla.

Provai comunque ad alzarmi e il mondo vacillò per qualche istante per poi tornare ad essere naturalmente fermo.

Mossi qualche passo, ma James era molto determinato ad ottenere quello che voleva e infatti me lo ritrovai davanti in meno di qualche secondo.

“Dove credi di andare?” Aveva un tono gentile, ma che non mi piaceva per niente.

Mi fece ricadere indietro nel letto e afferrandomi entrambi i polsi si mise a cavalcioni sopra di me, di nuovo, per poi appropriarsi senza il mio consenso della mia bocca.

Cercai di levarmelo di dosso ma con scarsi risultati, inoltre la testa cominciava davvero a farmi male in un pulsare insopportabile.

“Sta’ ferma!” mi intimò, di nuovo con quel sorrisino inquietante.

Ignorandolo, continuai a divincolarmi, decisa che non mi sarei fatta fare niente da quell’idiota e intanto cercavo di mantenere quel poco di lucidità che c’era ancora nel mio cervello per architettare un piano di fuga.

La mia gamba tentava di colpire i suoi gioielli, là sotto, ma James, evidentemente accortosene, me le teneva salde al letto.

Ok... Provai a cercare un’altra soluzione, ma era come se ogni idea mi sfuggisse e io non avevo le forza per inseguirla. Solo l’adrenalina mi continuava a far muovere e dimenare come una forsennata.

“ROXY!”

Mi voltai verso quella voce, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno, perché sapevo riconoscere la mia migliore amica quando la sentivo.

Distinguevo solo due sagome in piedi sulla soglia della porta, le loro facce erano nascoste da una patina annacquata, che solo in quel momento capii fossero lacrime.

Una delle due persone, probabilmente Mike, si avvicinò correndo e, prendendo James per la maglia lo scaraventò via da me senza tanti complimenti.

L’altra, che evidentemente era Jess, si avvicinò a me porgendomi la mia maglia che, dopo essermi asciugata gli occhi con la mano, indossai velocemente.

“Stai bene?” Mi domandò.

Vidi intanto James che si alzava e se ne andava, diciamo pure che scappava, dalla stanza.

“I-io...” Biascicai alla ricerca di qualcosa da dire.

“Sei completamente diventata pazza??” Jess alzò la voce con me “Ma ti rendi conto di quel cavolo che hai combinato??”

Rimasi un po’ sconcertata dalla sua reazione e capii che non era arrabbiata perché avevo fatto la scema tutta la sera con un ragazzo che piaceva a lei, ma me ne vergognai lo stesso.

“Cioè ma ti è andato di volta il cervello?? Finire a letto con quell’idiota! Che diavolo avresti fatto se non fossimo arrivati noi due? Io non ti riconosco più!”

Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere quello accusatorio di Jess.

“Da quando Andrew se ne è andato tu non sei più la stessa” Quando pronunciò quel nome sollevai di scatto gli occhi e mi sentii di nuovo le lacrime pungere, tanto che mi dovetti mordere il labbro per trattenerle.

“Non riesci nemmeno più a pronunciare il suo nome, non ti ho mai più sentito farlo... Io non so più che cosa fare, devi reagire! Una volta non mi avresti fatto mai una cosa del genere, - capii che ora si stava riferendo a James - ma io non voglio più sopportarti così. Oramai è andato via, VIA. E devi dare solo la colpa a te stessa per questo, lo hai voluto tu. Lo so che ci pensi ancora, ma è stata una TUA scelta e ora devi accettarne le conseguenze. Quando sarai rinsavita sai dove trovarmi.” Girò i tacchi e se ne andò, lasciando Michael e me soli. In imbarazzo, il povero Michael cercava di non guardarmi in faccia, ma alla fine, vedendo che non facevo un minimo cenno di movimento, ruppe il silenzio.

“Ti riaccompagno a casa...” Annuii ancora incapace di proferire parola a causa del groppo in gola che mi chiudeva lo stomaco.

Grata del fatto che non avesse aggiunto altro per tutto il tragitto fino a casa mia, passai quei dieci minuti a fissare il finestrino e a tentare di non pensare per non scoppiare in lacrime lì con lui.

Alla fine, però, quando si fermò davanti al vialetto, io non scesi immediatamente dalla macchina: sentivo di dovergli delle scuse, ma tentavo anche di trovare le parole esatte.

Non riuscendo a capire il motivo del mio indugio Michael mi guardò un po’ titiubante

“Vuoi che ti accompagni alla porta?”

Scossi la testa in segno di rifiuto. Pessima idea: la testa riprese a pulsarmi.

Finalmente trovai la forza di parlare e mi voltai verso di lui.

“Mi dispiace di avervi rovinato la serata...”

Michael mi sorprese e sorrise. “Non ti preoccupare per quello...”

“Grazie... Per tutto...” Aggiunsi, guardando il cruscotto e arrossendo per quello che poteva pensare di me.

Lo guardai di nuovo e vidi che continuava a sorridere.

“Se vuoi ripagarmi metti una buona parola per me con Jess...”

“Ti piace, eh?” Lo punzecchiai io, ritrovando un po’ del mio buon umore nel parlare di un argomento come quello.

Non ci fu bisogno di una risposta per capire quello che lui pensava.

“Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere ad una scenata come quella, di solito Jess non si arrabbia mai.. Beh almeno sai cosa ti succederebbe se provassi a tradirla.”

Ridacchiò e lo feci anche io.

“Beh, allora non mi conviene...”

“Penso che tu le piaccia..”

Il suo sorriso si allargò ancora di più.

“Comunque mi sa che è meglio che ce la metti tu una buona parola con lei per me, dopo quello che è successo ‘sta sera..” Aggiunsi dispiaciuta.

“Non ti preoccupare, vedrai che si sistemerà tutto..”

E con quella speranza lo salutai, mentre scendevo dalla sua auto, e mi avviai verso casa.

 

 

SIGH, SOB SNIFF!!!!! :’( :’( SOOOO SOOOO SORRY!!

 

Non so se ancora qualcuno è interessato a questa fic dopo tutto sto tempo, ma io ci provo lo stesso... Ohhhhhh come mi dispiace di non essere più andata avanti per tutto questo tempo!!! :’( Il destino era contro di me! Cioè se non mi hanno rinchiusa in un manicomio quest’anno non lo faranno mai più! Ho studiato per 9 mesi giorno e notte e non sapevo nemmeno più cosa fosse un computer fino a quando non mi è venuta la brillante idea di accenderlo e giustamente non so come mi si è rovinato lo schermo e mi fumava la batteria!! XD XD insomma era a pezzi! E giustamente con le mie fics dentro, no???? E quindi, dopo aver costretto mio padre a mandarmelo subitissimissimo ad aggiustare, giustamente ci hanno messo 4 e DICO 4 mesi a mettermelo a posto!!! MA COME SI FA????

Ok dopo avervi tediato con la storia della mia vita, vi chiedo ancora scusa, sperando che siate disposte a perdonarmi e a continuare a seguire Shadows L

 

Tetide: Eeeeh ritorni dal passatooooo???? :P :P non lo dirò MAI!! XD Ma se continui a leggere lo scopriraiiiii! Grazie mucho per i complimenti J Aaaaaaaaaaaaaah e grazie millissimimo per il tuo voto per il concorso “Storia con i migliori personaggi originali”! Grazie grazie grazie!!! :D Sono stracontenta che i miei personaggi ti piacciano tanto! Un bacione stramega enorme!

nikoletta89: Si ma non ti preoccupare io questa ragazza la farò rinsavire! Povera Jessssssssssssssss!! Me la adora! E odia un po’ Roxy ultimamente, ma mi farò perdonare :P Grazias! Bacione!

MakyMay: uoooooooooooo mi sa che dopo tutto questo tempo mi vorrai uccidere di nuovo sigh!!! :’( :P un bacione!

Angel Texas Ranger: Beh se vuoi mandare a James Samara a casa sei ancora in tempo! XD io lo farei! Dopo quello che ha fatto poi! Però Roxy non è dimenticata di Andrew... Don’t worry! Bacione!

 

Cercherò di farmi perdonare, promesso!

Grazie a tutti!

Mallow92

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Capitolo 4
*** Signs ***


Capitolo terzo.

      Signs
 
“The last time we slept together
There was something that was not there
You never wanted to alarm me
But I'm the one that's drowning now.
I can sleep forever these days
'Cause in my dreams I see you again
But this time fleshed out fuller faced
In your confirmation dress
 
[...]
 
I see signs now all the time
That you're not dead, you're sleeping
I believe in anything
That brings you back home to me”
 
Bloc Party – Signs

       
Nelle puntate precedenti:
 
<< “Cioè ma ti è andato di volta il cervello?? Finire a letto con quell’idiota! Che diavolo avresti fatto se non fossimo arrivati noi due? Io non ti riconosco più!”
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenere quello accusatorio di Jess.
“Da quando Andrew se ne è andato tu non sei più la stessa” Quando pronunciò quel nome sollevai di scatto gli occhi e mi sentii di nuovo le lacrime pungere, tanto che mi dovetti mordere il labbro per trattenerle.
“Non riesci nemmeno più a pronunciare il suo nome, non ti ho mai più sentito farlo... Io non so più che cosa fare, devi reagire! Una volta non mi avresti fatto mai una cosa del genere, - capii che ora si stava riferendo a James - ma io non voglio più sopportarti così. Oramai è andato via, VIA. E devi dare solo la colpa a te stessa per questo, lo hai voluto tu. Lo so che ci pensi ancora, ma è stata una TUA scelta e ora devi accettarne le conseguenze. Quando sarai rinsavita sai dove trovarmi.” >>
 

 

 
Chiusi lentamente la porta di casa, chiedendomi come diavolo avessi fatto a trovare le chiavi giuste dal mio mazzo e ad infilarle nella serratura, dato che tutto il mondo continuava a girare intorno a me. Ebbi l’improvvisa voglia di vomitare, per potermi liberare non solo dalla nausea, ma anche da ciò che stavo per fare prima con e poi contro la mia volontà. Ma probabilmente nemmeno quello sarebbe riuscito a cancellare il ricordo di quella serata, che avrebbe dovuto essere il modo di dimenticare qualcos’altro (o meglio qualcun altro), ma senza riuscirvi.
Non c’era modo di cancellare il passato dalla memoria (a meno che uno non si prendesse una botta in testa e avesse una sottospecie di amnesia, ma non mi sembrava il modo migliore) e questo lo avevo imparato a mie spese qualche ora prima.
Già, però in quel momento ciò che più mi premeva era risolvere l’ennesimo casino che avevo combinato con Jess: ero stata proprio una stronza nei suoi confronti e delle semplici scuse non sarebbero mai bastate. Dovevo dimostrarle che sarei potuta tornare in me e che avrei potuto andare avanti con la mia vita e, anche se non sarei mai riuscita a dimenticare... Andrew (mi sforzai di pronunciare il suo nome, prendendolo come un piccolo passo per il mio nuovo proposito), per lo meno avrei potuto accantonarlo e cercare di far finta che non fosse mai accaduto. Sarebbe stata dura, ma almeno dovevo tentare. Dovevo provare a salvare quei pochi cocci che erano rimasti della mia vita.
Già, era quello che avevo intenzione di fare.
Dopo essermi ripresa da quella sbornia colossale.
Intanto il mio problema principale era raggiungere camera mia senza svegliare i miei e senza volare giù dalle scale.
Miracolosamente riuscii nell’impresa, ma, prima di buttarmi sul letto, il mio stomaco mi diede segnali abbastanza chiari sulle sue condizioni e fui costretta a deviare verso il bagno. Dopo di che mi levai i vestiti che avevo addosso per poi accoccolarmi nel letto e, ignorando la testa e i brontolii del mio stomaco, chiusi gli occhi.
Non ebbi nemmeno il tempo di entrare in una specie di dormiveglia che sentii uno strano rumore, come qualcuno che sbatteva contro qualcosa proprio lì, nella mia stanza. Aprii gli occhi di scatto, ma non vidi niente. Mi tirai su a sedere e accesi la luce e coraggiosamente mi alzai a controllare se ci fosse qualcosa di strano ed effettivamente notai a terra un peluche, che prima mi sembrava stare proprio su quella scrivania dalla quale mi era parso arrivare il suono.
Il mio cervello passò in rassegna mille possibili spiegazioni: da un topo (rabbrividii al solo pensiero) a Elizabeth. Mi sedetti di nuovo sul letto e, facendo respiri profondi, tentai di calmarmi: probabilmente era stata solo la mia immaginazione! Cioè ero ancora un po’ ubriaca e dopo quello che mi era successo era comprensibile che potessi avere questo genere di reazione, ma comunque, per sicurezza, tenni accesa la lampadina sul mio comodino e, con qualche sforzo di autocontrollo riuscii quasi a dormire.
O per lo meno per qualche ora.
Mi sembrava di aver vissuto già una situazione del genere, ma sembrava talmente lontana da appartenere quasi ad un’altra vita.
Poi riuscii addirittura ad entrare nella così detta fase rem, perché cominciai a sognare di panorami strani, in mezzo alle colline, prati pieni di fiori e come sottofondo mi sembrava di sentire l’eco di una risata. Sorrisi a mia volta nel sonno.
Ma dopo poco tempo la luce sia della lampadina sia del sole mi strapparono da quel limbo di felicità. Mi costrinsi a tenere gli occhi chiusi per cercare di non dovermi svegliare, ma oramai tutte quelle belle immagini erano scomparse. Dopo qualche secondo suonò la sveglia e capii che era destino non poter dormire quella mattina. Sbuffando chiusi la mano a pugno e tirai una martellata a quell’aggeggio a forma di rospo che mi era stato regalato circa cinque anni prima.
Poi però giustamente sbagliai mira e mi scorticai la mano sullo spigolo del comodino. Dopo aver imprecato in trentasei lingue diverse aprii gli occhi, per non rischiare di rompermi l’unica mano sana che mi era rimasta. Ma appena lo feci notai qualcosa che non doveva esserci accanto alla mia sveglia.
Sbattei gli occhi più volte e mi diedi anche un pizzicotto.
Ok... Cominciai a faticare a respirare.
Che diavolo ci faceva una rosa bianca sul mio comodino????
Mi guardai intorno sospettosa.
Poi deglutii.
Presi un grosso respiro e rivolsi di nuovo il mio sguardo verso il comodino. Ok, non me l’ero immaginato.. Era proprio una rosa bianca.. Ed era sul mio comodino.
Il cuore cominciò a martellarmi nel petto con una forza tale che quasi mi faceva male e riuscivo a sentire il sangue pulsarmi affannosamente nelle vene.
“Andrew?” chiamai, ma inutilmente. Sapevo che era una cosa più che impossibile, ma non potei fare a meno di frenare quel pensiero che mi era venuto immediatamente in testa.
Presi il fiore nelle mie mani, sorridendo come una bambina a cui è appena stata regalata la bambola che da tanto si aspettava. Eppure chi altri poteva essere stato? Solamente lui sapeva di quello che c’era stato tra di noi e di quel dettaglio che aveva caratterizzato da subito la nostra relazione. Era tornato? Come era possibile e perché ci aveva messo tutto quel tempo a cercarmi?
“Giuro che ti verrò a cercare... Se c’è un paradiso o un inferno, non mi interessa, giuro che troverò la tua anima e non la lascerò mai più... Ricordati che sei mia...”
Mi riaffiorarono nella mente quelle parole che Andrew mi aveva detto poco prima del nostro addio.
Incominciarono a scendere lacrime calde sul mio viso e mi misi a singhiozzare fino ad arrivare a piangere istericamente: proprio non riuscii a controllarmi.
“Mi dispiace averti sconvolta…”
Mi voltai di scatto verso la porta della mia stanza, da dove proveniva quella voce.
“C-cosa?” Biascicai ancora senza fiato un po’ per i singhiozzi e un po’ per lo spavento.
Il ragazzo che si trovava proprio all’ingresso della mia stanza mi guardò duramente. “Dovevo essere sicura che fossi proprio tu”
“Io?” Domandai esterrefatta.
“Chi diavolo sei?” Superato il momento di shock mi accorsi di essere furibonda. Come si era permesso di farmi una cosa del genere chiunque egli fosse e che cosa voleva da me??
Quel ragazzo dagli occhi scurissimi e, dovetti ammetterlo, tanto bello quanto sprezzante, incominciò ad avvicinarsi a me.
In un gesto istintivo di protezione mi alzai dal letto per allontanarmi, ma lui comparve improvvisamente accanto a me nel letto.
Trasalii, ma lui mi trattenne per un braccio.
“Non avere paura di me.. Mi chiamo Gabriel”
Lo fissai interrogativa: perché credeva che dicendomi il suo nome io mi sarei dovuta tranquillizzare??
“Roxanne.. Rilassati non voglio farti del male!”
“Chi sei??” Ripetei io con più enfasi. No, non avrei sopportato un altro fantasma nella mia vita.
“No, in realtà la domanda giusta è ‘cosa sei?’, ma comunque si sa che voi umani non brillate per intelligenza” Sospirò “Insomma ancora non riesco a credere a cosa siete riusciti a combinare in qualche millennio!”
Lo guardai accigliata e sconcertata.
“Comunque non hai risposto alla mia domanda e poi perché sai il mio nome?” Ero ancora un po’ spaventata, ma ciò che aveva detto, non so perché, mi fece capire che non era un tipo pericoloso e che non voleva davvero farmi del male.
“D’accordo.. Io non vorrei essere qui con te come tu non vorresti essere qui con me, quindi facciamo una cosa veloce e indolore..”
Ok, ero ufficialmente sconvolta.
Senza preoccuparsi minimamente del mio stato confusionario, questo sconosciuto, o Gabriel, come si era presentato poco prima, continuò il suo discorso.
“Ok, il tuo caro amico Andrew ha fatto un bel casino lassù, sai?”
“Frena!! Che ne sai di Andrew, chi sei e che cosa vuoi???”
Il ragazzo mi fissò profondamente con i suoi occhi nerissimi, dopo di che sbuffò alzando gli occhi al cielo “Giuro che non uscirò mai più con un’umana in vita mia!”
Ok, ‘sto tizio era pazzo. Completamente pazzo.
“Se mi lasci finire il discorso te lo spiego, ragazzina. Mi stai spazientendo!”
Ah io stavo spazientendo lui??
Aprii la bocca per tentare di ribattere qualcosa, ma il suo sguardo contrariato ed esasperato me la fece richiudere.
“Sono una specie… Com’è che li chiamate voi? Angeli, diavoli, nono so quale sia il termine giusto!” Esclamò!”Sono un semplice messaggero.. Dall’Altro Mondo…” Enfatizzò queste ultime parole con un movimento della testa “Capisci?” Mi chiese come se avessi cinque anni.
Mi limitai a fissarlo.
“E sono qui per chiederti una cosa… Ma non sono venuto di mia spontanea volontà, né voglio fermarmi insieme a te più del dovuto, quindi lasciami parlare!”
“Che ne sai di Andrew?”
“Ma perché vi abbiamo dato il dono della parola? Comunque.. Mi serve una cosa che credo tu sappia dove sia Roxanne, basta che tu me lo dica e io me ne andrò subito!”
Ok, ero in una stanza con una specie di essere sovrannaturale proveniente dall’altro mondo che mi stava irritando a morte. Feci un respiro molto profondo per evitare di strozzarlo.
“No io non capisco…”
“E ti pareva…” Lo fulminai con lo sguardo, poi lui ricominciò “il tuo amichetto è bloccato”
“Bloccato?” Gabriel mi ricambiò lo sguardo carico di irritazione.
“Si, Roxanne, bloccato... Non può entrare nell’Aldilà perché non è definitivamente morto, o meglio lo è, ma non era il tuo perdono l’unica cosa che gli serviva per andarsene da qui”
Il mio cuore prese a battere più velocemente.
“Vuoi dire che è ancora nel.. Nel nostro mondo?”
Gabriel alzò di nuovo gli occhi al cielo.
“Non pensarci nemmeno! Non te lo riporteremo indietro cambiando il corso della vita solo per una stupida cottarella adolescienziale!”
Ok, che qualcuno mi fermi o lo ammazzo di botte!
“Tu come diavolo ti permetti di venire qui a parlarmi in questo modo?!”
Mi alzai e mi diressi velocemente verso l’uscita della stanza, decisa a non voler più rivolgere la parola a quella specie di mostro insensibile.
Prima che potessi raggiungere la porta, però, Gabriel mi si piazzò davanti e mi fissò con aria sufficiente.
“Scusa” disse in tono ironico e sbeffeggiante “Come ti ho già detto non vorrei essere qui, ma se ci muoviamo con questa cosa io me ne andrò e ti libererai di me in men che non si dica, tutti andremo per la nostra strada e vivremo felici e contenti”
Sperai che dicesse la verità, perché non avrei potuto sopportarlo un secondo di più.
“Torni a sederti?” Mi chiese, aggiungendo alla fine un ulteriore “Per favore” con tono, se possibile, ancora più ironico.
Lo guardai con disprezzo, ma tornai a sedermi, nella speranza che quello che aveva appena detto fosse vero.
“D’accordo, biascicai.. Ti ascolto”
“Gli manca un pezzetto di anima..”
Mi venne il sangue freddo solo a pensare ad una cosa del genere.
“Cosa intendi dire?”
“Che la sua anima non può passare perché non è completa... Per questo è rimasto nel tuo mondo tutto questo tempo, poi stupidamente ha pensato di poter oltrepassare i confini della vita, dopo che gli avevi detto che lo perdonavi...”
“Ok, smettila!” Intimai “ti aiuterò soltanto se la smetterai di… Di essere così stronzo!” Conclusi.
Come se non mi avesse nemmeno sentita, Gabriel continuò a parlare.
“Quindi è scoppiato un putiferio, perché una cosa del genere non era mai successa.”
Stavo tentando di non pensare a tutto ciò che Gabriel aveva detto e a tutto quello che esso comportava, per non dover realizzare per l’ennesima volta quanto fosse stato stupido quel gesto che avevo compiuto pochi mesi prima, ovvero mandare via Andrew. Cosa che sembrava ancora più insensata ora che avevo scoperto che ciò non era servito proprio a niente.
Quindi il mio cervello decise di passare subito alle cose pratiche, in modo da sbarazzarmi di quell’essere insopportabile.
“E io che cosa c’entro?”
“Non ti ha mai detto dove si trovi questo pezzo?”
“Dimmelo tu, visto che pensi di sapere tutto” Lo punzecchiai.
“Tic tac, tic tac, il tempo scorre e io non so perché sono ancora qui... Quindi per favore dimmi dov’è quest’anima.”
“Io non ne ho la più pallida idea...” Scossi la testa.
“D’accordo, so a cosa stai pensando, ma non è possibile, ok? Non tornerà mai più indietro!”
Quel pensiero mi aveva sfiorato poco prima, dovetti ammetterlo, anche se sapevo che era impossibile, ma sentirlo ad alta voce, mi fece male.
Abbassai lo sguardo per nascondere i miei occhi appannati dalle lacrime.
“Io non lo so dove si trova...” Ripetei.
Gabriel sospirò.
“Stupendo”
Rimanemmo un po’ in silenzio ed io ebbi il tempo di riprendermi
“Questo cosa significa?”
“Significa che dobbiamo trovarlo, cara Roxanne...”

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Capitolo 5
*** Impossibilities ***


Capitolo quarto

 

Impossibilities

 

“Angel of Mercy
How did you find me?
Where did you read my story?
Pulled from the papers
Desperate and hardened
seeking a momentary fix

All I wanted to say
All I wanted to do
Is fall apart now
All I wanted to feel
I wanted to love
It's all my fault now”
 
Mercy – One Republic

 
Nelle puntate precedenti:
 
“D’accordo, biascicai.. Ti ascolto”
“Gli manca un pezzetto di anima..”
Mi venne il sangue freddo solo a pensare ad una cosa del genere.
“Cosa intendi dire?”
“Che la sua anima non può passare perché non è completa... Per questo è rimasto nel tuo mondo tutto questo tempo, poi stupidamente ha pensato di poter oltrepassare i confini della vita, dopo che gli avevi detto che lo perdonavi...”
[…]
“Io non lo so dove si trova...” Ripetei.
Gabriel sospirò.
“Stupendo”
Rimanemmo un po’ in silenzio ed io ebbi il tempo di riprendermi
“Questo cosa significa?”
“Significa che dobbiamo trovarlo, cara Roxanne...”

 
 
“Roxanne!!” La voce di mia madre arrivò come un fulmine a ciel sereno, tanto che mi fece sobbalzare: quasi mi ero scordata di essere a casa mia con i miei genitori, tanto quelle ultime notizie che avevo appreso poco prima mi avevano sconvolta.
“Scendi a fare colazione?”
Fissai Gabriel senza sapere cosa dirgli, quindi decisi di alzarmi e di dirigermi verso il bagno lasciandolo lì imbambolato. Non era di certo un mio problema quell’essere lì e poi, pensai, sicuramente se la sarebbe cavata senza di me.
Mi misi qualcosa addosso e scesi al piano inferiore: bene Gabriel non c’era. Con un po’ di fortuna mi avrebbe lasciata in pace.
Avvicinai il cucchiaino alla bocca distrattamente dopo averlo riempito di cereali, anche se avevo tutto lo stomaco attorcigliato sia per colpa di quello che era successo la sera prima sia per quello che mi aveva detto Gabriel.
Quindi Andrew era ancora nel mio mondo, cioè era ancora qui, ma su questo punto Gabriel era stato molto chiaro: non gli avrebbero mai permesso di tornare indietro. Perciò non serviva a niente starmene lì a preoccuparmi e a ripensare continuamente a quanto fosse stato inutile tutto quello che era successo: certo era proprio un’ironia il fatto che il destino ci avesse fatti rincontrare per poi separarci, ma senza aver risolto un bel nulla!
Però Jess aveva ragione: non potevo passare il resto dei miei giorni a rimuginare sul mio passato: dopo tutto che cos’era una vita in cambio di un’eternità da passare con Andrew? Già, non aveva senso non voler vivere. E poi ora ero sicura del fatto che ci fosse qualcosa al di là di questo mondo, quindi ero anche sicura che lo avrei incontrato. Avrei dovuto andare avanti e probabilmente anche Andrew sarebbe stato felice di questa mia nuova decisione.
“Come è andata ieri sera?” mia mamma interruppe il flusso dei miei pensieri.
Ecco! Proprio ora che mi stavo distraendo e stavo tornando in me stessa mi ritornò in mente tutto quel casino che avevo combinato!
“Oh bene!” Sperai che nessuno cogliesse l’ironia nella mia voce.
“A proposito mi sono appena ricordata che ho un appuntamento con Jess!” Finii velocemente la mia tazza di latte e cereali e mi precipitai su per le scale nella mia stanza.
“Quindi da dove cominciamo?”
Mi voltai di scatto e, sorpresa!, già: Gabriel era ancora lì.
“Perché sei ancora qui??” Gli domandai retoricamente.
“Ti prego non dirmi che devo ricominciare a spiegarti tutto da capo!” Esclamò lui.
Lo guardai in cagnesco sfoderando la mia occhiata più truce.
“Scordatelo! Non ho alcuna intenzione di aiutarti...”
Afferrai velocemente dei vestiti e mi richiusi in bagno per cambiarmi e darmi una sistemata veloce: dovevo andare da Jess a tutti i costi e, anche se probabilmente lei non voleva vedermi, parlare con lei.
Uscii dal bagno e con soddisfazione notai che non c’era nessuno, a parte me, nella mia stanza.
Salutai i miei genitori e mi diressi verso la macchina.
“Ok, sappi che non me ne andrò fino a quando non avrò quel pezzo di anima nelle mie mani!”
Trasalii.
“Non farlo mai più! O raggiungerò il tuo mondo molto presto e poi verrò a cercarti per tormentarti per tutta l’eternità!”
Una specie di sorrisino gli attraversò il viso.
“Ok, devo ammettere che hai carattere: la maggior parte delle persone sarebbe un po’ spaventata, invece tu non hai proprio paura di me?”
“Sei tu che dovresti averne di me se non mi lasci subito in pace!”
Salii in macchina lasciandolo davanti alla portiera con ancora un ghigno stampato sulla faccia.
“Per favore facciamola finita, ok?” Me lo ritrovai di fianco, seduto sul posto del passeggero, ma questa volta non mi spaventai, perché ero certa che avrebbe fatto questo gesto.
Accesi la macchina e ingranai la retromarcia, decisa ad ignorarlo fino a quando ne avrebbe avuto abbastanza.
“Dove stiamo andando?” Mi domandò ad un certo punto.
”NOI non stiamo andando da nessuna parte! E dove vado io non sono affari tuoi!” Ok la mia pazienza era definitivamente esaurita!
Sentii uno sbuffo provenire dalla mia sinistra (N.d.A. Siamo in Inghilterra quindi si guida a destra J): ok anche quello mi irritava! Perciò accesi la radio e la misi a tutto volume: magari in quel modo avrebbe capito che non avevo proprio voglia di starlo a sentire.
Grazie al cielo arrivai sotto casa di Jess abbastanza in fretta. No, un momento! Pensai che non avrei mai più potuto ringraziare nessun cielo dopo quello che mi aveva mandato giù!
Gabriel mi fissò interrogativo, ma con uno sguardo allo stesso tempo divertito.
“Dai però sei buffa!”
Che???
“Ma chi ti conosce?? Vattene via!!”
Sbattei la portiera senza tanti complimenti, poi me ne pentii e mandai delle scuse mentali alla mia povera macchinina che non aveva nessuna colpa in quella storia! Piuttosto avrei dovuto sbattere un bel pugno in faccia di Gabriel perché mi lasciasse stare per sempre!
Ma quello evidentemente era l’essere più ostinato dell’intero universo, perché mi si piazzò davanti impedendomi di continuare per la strada che avevo intrapreso.
“Su perché non ci pensi un po’? Non può non venirti in mente niente!”
Lo scansai, mi diressi verso il portoncino di Jess e mi attaccai disperata al campanello, nella speranza che mi rispondesse.
Niente.
Uff... Intanto quello lì persisteva! Avevo voglia di pestarlo e lasciarlo sul bordo della strada.
Poi miracolosamente la porta della casa di Jess si aprì e me la ritrovai davanti.
Il suo sguardo infuriato si placò subito, sostituito da uno di stupore appena si accorse di Gabriel.
“Jess, io… Sono stata un’idiota, un’egoista e una stupida e una cretina! Cioè io davvero non so cosa dirti per farmi perdonare, ma ti giuro che ho capito che hai ragione! Non posso continuare così! Perché non ha alcun senso vivere in questo modo! E ora l’ho capito e ho intenzione di dimostrartelo! Se me lo permetterai... Me lo permetterai?” Dissi tutto d’un fiato, sfoderando i miei occhioni da cucciolo abbandonato alla fine: non avrebbe potuto resistere.
Ma Jess mi fissò come se non avesse sentito nemmeno una parola di quello che le avevo detto: ed effettivamente mi accorsi che era proprio così.
“Ma chi è lui?”
“Ignoralo e se ne andrà!” Dissi io senza dare importanza alla cosa. “Quindi mi hai perdonata?” Aggiunsi speranzosa.
Jess non dava segni di starmi ascoltando: aveva ancora la bocca aperta fissando Gabriel.
Ci fu un momento di silenzio, poi lei disse “Scusaci un attimo!” Rivolta a Gabriel e mi trascinò in casa, sbattendo l’ennesima porta in faccia al ragazzo (cosa che non mi dispiacque per nulla).
“Ma chi è??” Urlò Jess.
Alzai gli occhi al cielo “Si chiama Gabriel...” Lei nemmeno mi lasciò finire.
“Ma vuoi dirmi che è un altro… un altro... Ma perché sono tutti così fighi??? E perché non me lo presenti????”
“No non è un altro fantasma! E se lo vuoi te lo regalo volentieri, guarda!! Basta che me lo togli dai piedi”
“Grazie!” Ci voltammo e ovviamente lui era entrato.
Jess era sul punto di svenire per lo spavento, mentre io lo guardai di traverso.
“Me lo dici quando sono dietro alla porta!” Aggiunse rivolto a me.
“Oh scusami hai ragione... Sei uno stronzo! Così va meglio?”
“Molto” Sorrise lui.
Non sentivo parlare Jess da più di dieci secondi: c’era qualcosa che non andava!
No, ok tutto normale: stava semplicemente sbavando per Gabriel.
“Andiamo?” Mi domandò lui.
Che stress! “No! Come te lo devo dire??”
“Andiamo dove?” Si intromise Jess, sconcertata.
“A trovare quel pezzo di anima...” Rispose Gabriel.
“Non hai ancora capito che io non ti aiuterò? Poi sono io quella lenta?!?”
“Jess???”
Tutti smettemmo di parlare.
“Dobbiamo andare, sei pronta?” Dopo un momento di smarrimento capii che quella era la voce della madre della mia migliore amica.
“S-si!” Rispose lei. “Cavoli devo andare via! No ma tu devi spiegarmi che diavolo sta succedendo!”
“è tardi!!” Di nuovo si intromise la voce di Michaela, la madre di Jess.
“Ti chiamo dopo!” Disse lei aprendo la porta “Scusa ho promesso a mia madre che l’avrei accompagnata! Scusa, scusa!”
Pochi secondi dopo mi ritrovai nuovamente sola con Gabriel.
Cercai di trovare il lato positivo della situazione: almeno Jess mi aveva perdonata!
“Perché non mi vuoi aiutare?”
Inspirai, espirai... NO! Non serviva per niente a calmarmi.
“Punto primo! Perché sei un idiota e io non ti sopporto! Punto secondo perché io non tornerò mai laggiù. Terzo perché l’ultima volta che ho tentato di fare qualcosa di giusto, ho rovinato la mia vita! Quindi non mi interessa! Penso che tu possa farcela senza di me, perché io mi chiamo fuori!!”
“Come fai a dire che hai rovinato la tua vita? Su! Era solo un ragazzo!”
Ok, giuro che lo avrei ucciso.
Lo fissai negli occhi, domandandomi come facesse a non capire, così glielo domandai.
“Come fai a dire una cosa del genere?”
“Perché direi che ho molti più anni di te per capire quanto siano stupidi i tuoi capricci!”
“Non sono capricci!” Sbottai io. “Perché ne stiamo parlando? Tanto tu non capisci me e io di certo non capisco te... Quindi addio!”
Mi voltai nuovamente, ma me lo ritrovai davanti. Barcollando qualche passo indietro, rimasi comunque ferma sui miei piedi senza volare per terra. Ci fissammo negli occhi, in una specie di tacita sfida: io di certo non avrei mai mollato.
“Io lo amavo... Non puoi capirlo, ma è così. Non posso aiutarti, perché se c’è ancora una minima speranza di rivederlo, io non voglio perderla e perché non riuscirei a rimettere piede in quel castello, dove probabilmente si trova questo pezzo di anima, nemmeno se lo volessi. Ok?” Ero stata più che ragionevole: doveva lasciarmi in pace una volta per tutte.
“Castello? Quello in Scozia? È lì che pensi che sia?”
“Ma allora non hai sentito una parola di quello che ho detto???” No Roxanne controllati! Mantieni la calma!
“Devo saperne di più! Tornerò presto!” E così svanì.
Mi guardai intorno spaventata, sperando che nessuno avesse visto niente, ma le persone intorno a me erano del tutto tranquille e intente nelle loro vite.
“Tornerò presto... Fantastico!” Sussurrai.
 
Sorseggiai la cioccolata calda che Jess mi aveva pazientemente preparato: avevo decisamente bisogno di zuccheri, dopo quella brutta esperienza insieme a quel dannato Gabriel!
“E quindi tu dovresti aiutarlo a ritrovare questo pezzetto d’anima che Andrew ha perso da qualche parte, ho capito bene?”
“Si! Ma non ti sembra una cosa assurda, insensata e impensabile??”
Jess era di nuovo nel suo mondo e non mi stava dando retta. Ma quando mai qualcuno mi dava retta??
“Roxy, secondo me dovresti farlo...”
Il mio cervello interruppe per un momento il flusso di pensieri.
“Sei impazzita?? Gabriel ha preso possesso del tuo corpo?????”
“Scusami... Se non vuoi farlo per Gabriel, ok, se non vuoi farlo per te stessa va bene lo stesso, ma almeno fallo per Andrew, o preferisci che passi il resto dell’eternità bloccato tra un mondo e l’altro? È stata una tua decisione e ora devi avere il coraggio di andare fino in fondo, per poter finalmente andare avanti.”
La guardai sconcertata: era stata lei a parlare oppure la mia coscienza?
“Oddio stai diventando più saggia di me... Il prossimo passò sarà l’apocalisse.”
Jess sorrise, ma tornò quasi subito seria.
“Sul serio, Roxy, devi farlo!”
Dannazione quanto aveva ragione! Perché non poteva semplicemente appoggiarmi??
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio: non volevo affrontare quella realtà, tanto che mi costrinsi a non pensarci, come facevo di solito quando qualcosa mi spaventava a tal punto di impedirmi anche solo di rifletterci sopra.
“Non ci riesco, Jess...”
“Si che ci riesci,  Roxy! Devi solo volerlo e poi me lo hai promesso, ricordi?”
Si avvicinò a me nel letto su cui eravamo sedute e mi abbracciò brevemente.
“Voglio che torni quella di sempre, anche se sarà la strada più difficile... Io ti aiuterò te lo prometto!”
Wow... Mi vennero quasi le lacrime agli occhi: davvero non me lo aspettavo.
“Grazie!” Fu tutto quello che mi venne in mente da dire, ma era davvero sincero.
“Grazie davvero!” Sobbalzammo entrambe e ci voltammo verso dove quell’odiosa e oramai troppo riconoscibile voce era provenuta.
I miei poveri nervi avrebbero ceduto presto, me lo sentivo!
“Finalmente qualcuno che riesce a far ragionare questa ragazza, ci voleva tanto?”
Jess mi guardò sconcertata “Oddio è davvero odioso come dici, anzi anche peggio!”
Mi alzai per fronteggiarlo e fissarlo negli occhi (beh più o meno perché lui mi sovrastava di almeno quindici centimetri, ma l’idea era quella) “D’accordo! Ti aiuterò, ma ciò non significa che mi devi comandare, capito? E lo farò ad una condizione!”
Gabriel sollevò le sopracciglia, interrogativo.
“Smettila di comparire dal nulla!”
Fece un mezzo sorrisetto, ma mantenne la sua naturale compostezza.
“Ok abbiamo bisogno di un piano e io ho un’idea!!!” Se ne uscì Jess con una voce stridula che non mi piacque per niente.
“Un piano per cosa?”
“Beh non dobbiamo tornare in Scozia?” Asserì lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Piano piano piano! Chi ha detto questo??” Urlai io.
“Tu l’hai detto!” Ok, ci mancava soltanto che Gabriel e Jess si mettessero d’accordo contro di me “Prima... Hai detto che credi che la sua anima sia là!”
Ma porca...
“D’accordo, quindi potremo andare là, a casa tua, durante le vacanze di Natale.”
Gabriel si sedette sul letto al mio posto, interessato.
“Mi piace la tua amica, qui!” Mi disse poi.
Io la fulminai con lo sguardo, sperando che avesse capito la mia richiesta disperata di stare zitta.
“E naturalmente ci serve una scusa...” Evidentemente non aveva afferrato.
“Continua...”
Ok, ero di nuovo tornata invisibile!
“Quindi ovviamente potremmo andare lì per Capodanno e io porterei Michael, mentre voi due...” Jess indicò me e Gabriel, ma non finì la frase.
Probabilmente non ebbe il coraggio di farlo.
“Noi due cosa??????” Gridai io, completamente sconvolta.
“Eddai Roxy sarebbe per finta, dovrebbero solo crederlo i tuoi!”
“Mi sembra di essere nella stessa stanza con una ragazzina... Mica dobbiamo stare insieme sul serio!”
Erano impazziti! Impazziti tutti quanti e io ero forse l’unica rimasta sana di mente??
“Allora è deciso.” Gabriel scomparve e me lo ritrovai accanto con una mano poggiata bellamente sul fianco. “Sei d’accordo, amore?”
“No che non sono d’accordo!” Sbottai, prendendogli il braccio e spostandolo il più lontano possibile da me.
“Non pensarci nemmeno! E neppure tu!” Aggiunsi rivolta a Jess. “Io con lui non posso nemmeno far finta di stare insieme, ma nemmeno nei miei peggiori incubi!”
I due matti si scambiarono uno sguardo veloce.
“Hai un’idea migliore?”
E imprecai nella mia mente quella che doveva essere come minimimo la milionesima volta quel giorno.

 
 
Grazie mille a quelli che ancora seguono questa storia, nonostante io la aggiorni veramente di rado. Purtroppo quest’anno è andato un po’ così e questa ff era l’ultima cosa a cui pensavo, quindi ora che si torna alla normalità sto provando ad andare avanti Jma passiamo ai ringraziamenti...
Dear Juliet:Grazie mille, cara! Sono commossa! E sono davvero contenta che questa storia ti piaccia, anche se ho in mente qualche ideuzza sconvolgente XDXD. Povera Roxy con questo odioso Gabriel, io lo avrei già ucciso. Eh comunque certo, lei è ancora pazza di Andrew e non lo dimenticherà facilmente! Spero che commenterai anche questo capitoletto. Bacioni e buon Natale!
Tetide: Io non lo so con che pazienza leggi ancora quello che scrivo. LGrazie sul serio, perché io mi ricordo che tu sei stata una delle prime a commentare Whispers e sei ancora qui! Davvero sono felicissima e hai anche commentato J, grazie grazie! E aspettaaaa! Mi ricordo anche che tu hai votato la mia storia per un concorso! Cioè ti erigerò una statua prima o poi!! JDavvero immensamente grazie! Dai ho risposto alla tua domanda in questo capitolo: l’altruismo ha avuto la meglio, anche grazie a Jess, che oramai è diventata la sua coscienza! JSpero di sentirti presto, un bacione! Buon Natale!
Selina89:nono abbi fede, magari tra 40 anni la finirò XD, no dai sotto ho promesso di impegnarmi di più! È il mio buon proposito per il 2012! Grazie per il commento, Auguroni!!!
 
P.S. Ho creato un account facebook Se volete chiedermi l’amicizia sarei felicissima! Lì vi darò qualche aggiornamento, ci saranno anticipazioni e qualche mio lavoretto grafico sulle mie storie. Sei vi va di farci un salto anche solo per insultarmi direttamente lì (io lo farei XD) l’indirizzo è:
http://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100003237027296&sk=wall (ma lo trovate anche sulla mia pagina, vicino al nome)
è ancora in work in progress quindi lo riempirò mano a mano.
Ah! E ovviamente dirò anche quando aggiorno XD
Bene se non mi faccio più viva prima, BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO A TUTTI! Vi voglio bene, ragazzi! Perché vedere che tante persone leggono questa storia mi rende davvero felice e orgogliosa... Prometto che mi darò di più da fare per aggiornare prima!
Bacioni a tutti!

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Capitolo 6
*** Date ***


Cap.5

Date

 
I forgot that I might see
So many beautiful things
I forgot that I might need
To find out what life could bring

Take this happy ending away
It's all the same
God won't waste this simplicity
On possibility
Get me up, wake me up, dreams are filling
This trace of blame
Frozen still I thought I could stop
Now who's gonna wait?
 
Now what do I do?
Can I change my mind?
Did I think things through?
It was once my life
It was my life at one time

Andain – Beautiful Things

 
Il campanello suonò ed io ebbi un tuffo al cuore.
Sperai solo che tutto sarebbe andato per il meglio e soprattutto che Gabriel avesse ascoltato i miei suggerimenti e le dritte che gli avevo dato. Sapevo che sarebbe stata tutta una farsa, ma doveva essere una farsa convincente o il piano che stavamo progettando oramai da una settimana sarebbe andato in fumo. E ovviamente io avevo bene in mente a chi attribuire la colpa.
Stiracchiai velocemente le labbra cercando di far assomigliare qual gesto a un sorriso, ma non ne ero convinta nemmeno io, figuriamoci se l’avrei potuta dare a bere a mia madre. Ripensai al nostro piano e per l’ennesima volta mi sembrò la cosa più stupida del mondo, ma effettivamente, come aveva detto Jess, non c’era un’idea migliore. Il che era tutto dire.
 
“Io non posso ancora credere di come pensi che io possa fingere di stare insieme a questo energumeno!”
L’occhiataccia di Gabriel non mi toccò per niente e lo ignorai altezzosamente.
“Su Roxy in quinta elementare eri stata molto brava ad interpretare il tuo personaggio durante la recita!” Ribattè Jess.
“Avevo nove anni!! E facevo la “Bella Addormentata nel Bosco”, hai presente?? Quella che il novantanove per cento del tempo dorme!!”
“Beh dai dormivi bene!” Gabriel sogghignò.
Sarebbero stata una bella coppia questi due!
“Perché non state insieme voi due e io prendo Michael? Almeno non rischierebbe di essere strozzato ogni cinque minuti!” Affermai ragionevolmente, prima di accorgermi dell’enorme gaffe che avevo fatto: aver tentato di soffiare il ragazzo che piace alla tua migliore amica due giorni prima e poi dire di voler rifare lo stesso non era proprio il massimo della dimostrazione di pentimento.
Calò un brutto silenzio.
“Ok ok stavo scherzando, me lo prendo io sto qui, dissi indicando Gabriel”
Nella mia vita precedente dovevo essere stata un serial killer, come minimo, e ora stavo pagando tutte le mie colpe.
“Ok allora dobbiamo accordarci sulla versione dei fatti” Cominciò Gabriel, come se stessimo per testimoniare il falso ad un processo di omicidio, “E su come ci siamo incontrati e tutte quelle cose noiose che fate voi umani prima di andare a letto insieme, che poi è l’unica cosa che volete.. Quindi non capisco perché tutti questi inutili preliminari!”
Inspirai profondamente e lo fissai negli occhi.
“Qui nessuno andrà a letto con nessuno!!!”
“Uei se tu vuoi fare la zitellona acida pensa per te!” Si intromise Jess.
“E a Michael che diciamo?” Chiesi.
“Lui non deve sapere niente.. Già lei non dovrebbe essere qui!” per enfatizzare meglio le sue parole Gabriel indicò Jess, che subito piantò un urlo. “Esatto! Porca miseria, non dovrei proprio essere qui! È tardissimo e io devo uscire col mio prossimo ragazzo, quindi se volete scusarmi..”
Afferrai Jess per il braccio stritolandoglielo e la guardai peggio che potevo.
“Tu non te ne andrai e non mi lascerai da sola qui con LUI!”
“Dai anche tu hai da fare con il tuo prossimo ragazzo” E mi fece una linguaccia ”Non divertitevi troppo senza di me, adios!!”
In men che non si dica era già volata giù dalle scale e poco dopo la vidi attraverso la finestra mentre allegramente usciva da casa mia.
Probabilmente aveva ottenuto la sua vendetta.
 
“Allora come vi siete conosciuti?” Squittì allegramente mia madre mentre prendeva dell’insalata. La sua felicità era come prima cosa dovuta al fatto che credeva che dopo la mia storia dell’estate precedente non avrei mai più voluto avere un altro ragazzo e quindi mi sarei fatta suora in Tibet o qualcosa del genere, senza darle dei nipotini. In secondo luogo dovevo ammetterlo, ma Gabriel era dannatamente bello e affascinante.
“Ma mamma te l’ho già raccontato!”
Gabriel sorrise e mia madre si sciolse in un brodo di giuggiole, mentre mio padre lo guardava scrutandolo nella vana ricerca di un difetto.
“Beh io ero stato invitato alla festa di James e ad un certo punto stavo camminando quando ho visto Roxy seduta per terra con Jess che le sventolava un foglio davanti per farle aria. L’ho vista pallida così mi sono avvicinato e ho chiesto se andava tutto bene: visto che sono al secondo anno di Medicina pensavo di poterla aiutare.” Alle parole ”secondo anno di Medicina” mia madre squittì di nuovo, tutta eccitata. Quel ragazzo era il suo sogno e quanto mi avrebbe insultata quando le avrei detto che ci eravamo lasciati, solo io lo sapevo!
 
“Tu uno studente di Medicina!? Maddai non è credibile!!”
“E perché no, scusami? Perché sono troppo bello, quindi non posso essere anche intelligente?”
Arrossii e poi mi maledissi. Abbassai lo sguardo a terra nella speranza che non se ne fosse accorto.
Lui sorrise e si avvicinò a me.
Alzai lo sguardo per dimostrargli che non avevo nulla da nascondere, anche se non ero molto convincente a venti centimetri sotto il suo naso.
“Guarda che capisco perfettamente l’effetto che ti faccio. Hai passato due ore davanti allo specchio per prepararti e ti sei messa questa maglietta così scollata, ma non dovevi andare da nessuna parte, solo sapevi che sarei dovuto venire qui.”
Il suo sorriso si allargò ancora di più quando si rese conto di avere vinto quel round.
Sostenni il suo sguardo e aprii la bocca per dire qualcosa, ma mi resi conto troppo tardi che non avevo la minima idea di cosa dire.
“Sei attratta da me, lo sappiamo tutti e due, guarda che non dobbiamo fingere per forza, alla fine quello che vuoi tu potrei volerlo anche io.”
“Cioè che cosa potresti volere?” Mi accorsi solo dopo averle pronunciate quanto quelle parole suonassero stupide.
Ci fissammo per qualche secondo, ma perché i suoi occhi erano così dannatamente ipnotizzanti???
Poi il mio cervello riprese a funzionare e si ricordò che io odiavo quel ragazzo con cui stavo quasi per flirtare.
“Ok puoi essere un futuro dottore, ma te lo concedo solo perché devi piacere sul serio ai miei genitori e un salvataggio stile superman è un buon inizio! Ma credimi, non ti basterà...”
 
Cavoli, invece gli bastò. Anzi lo adoravano anche prima di sentire questa stupida storiella che ci eravamo inventati su due piedi.
“Oh si, non mangia niente questa ragazza, lo credo bene che si senta poco bene!”
Sì, anche se mi fossi mangiata un bue intero mia madre avrebbe continuato a dire che non mangio niente!
“Gabriel rise” Certo che sapeva mentire meglio di chiunque altro io conoscessi.
“E poi abbiamo cominciato a parlare e lei era così brillante che nono ho potuto non rimanerne colpito...”
E a quelle parole poggiò la mano sulla mia in modo tenero.
Rimasi impietrita e non potei fare altro che fissarlo come una scema, mentre lui mi sorrise teneramente, tanto che riuscì a convincere persino me.
“OOOOOOOH non trovi che siano molto teneri!!”
“Ti ricordi il nostro primo incontro, tesoroooo???” Mio padre bofonchiò qualcosa arrossendo, mentre la mamma imperterrita era decisa a raccontare quell’aneddoto per filo e per segno.
“Siii eravamo al mare...”
 
“Perché non riponi più fiducia in me, piaccio molto alle donne umane, non so se te ne eri accorta.”
Ok questa storia doveva finire! Subito!.
“No, non mi sono accorta di nulla... E mia madre non è una di quelle che devi sedurre, sai com’è! Anche se non sono sicura che tu questo lo abbia capito.”
“Si, si lo so io preferisco le figlie...”
Lo guardai torva.
“Senti ma se hai gli ormoni in subbuglio, perché non ti vai a sfogare con qualcuna da qualche parte e poi torni qui, quando ti sarai calmato!?!”
“O magari potrei rimanere qui e sfogarmi con te, così risparmieremmo del tempo, non credi?”
Arrossii di nuovo e lo guardai sconvolta: quella sfacciataggine era davvero disarmante.
“Facciamo che torniamo a lavorare invece che dire scemenze, così risparmiamo ancora più tempo!”
 
“Grazie per la cena signora, era tutto squisito!”
“Oh ma figurati, caro torna pure quando vuoi!” Tutti i denti della mamma si riuscivano a contare da quanto era largo il suo sorriso.
“Bene è ora che rimaniate un po’ da soli, andate pure a farvi una bella passeggiata!”
Seppur mi balenò, per un arco di tempo non trascurabile, l’idea di compiere un matricidio annuii e seguii Gabriel fuori dalla porta, per poi sentire quest’ultima che si richiudeva dietro di me.
Notai un attimo dopo che la tendina della finestra vicina alla porta si era scostata e con la coda dell’occhio notai mia madre che ci sbirciava e quasi subito la voce di mio padre “Susan!” che la richiamava. Subito la tendina tornò a posto. Ridacchiai.
“Ci sta ancora guardando... Potremmo anche accontentarla...”
“No, no, no, regola numero uno: non ti avvicinare a me di più di 20 centimetri!”
Sbuffò e mi prese la mano.
Sbuffai anche io, ma non feci niente. Sia chiaro: solo perché sapevo che mia madre ci stava guardando. O almeno in quel momento mi fidavo di quello che lui aveva detto.
“Beh direi che sono stato bravo, contrariamente a quello che pensavi tu!” Mi rimbeccò mentre stavamo camminando per la via.
Sorrisi continuando a guardare davanti.
“Direi che ci lasceranno andare...” Affermai io “Anzi, probabilmente ci lascerebbero anche sposarci subito...”
Gabriel ridacchiò.
Per un paio di minuti rimanemmo in silenzio continuando a passeggiare e io sempre di più mi domandavo per quale motivo lo stessimo facendo, visto che non ci stava più guardando nessuno oramai, ma in quel momento la curiosità che mi assillava era per un’altra cosa.
“Perché ti stai impegnando così tanto con questa storia?”
Aprì la bocca, poi la richiuse e notai l’indecisione nei suoi occhi.
“Beh visto che siamo in vena di serietà, ti darò un grande insegnamento di vita... Non andare a letto con un’umana e poi lasciarti scappare informazioni molto riservate.”
Scoppiai a ridere.
Dopo un attimo di smarrimento rise anche lui.
“Cosa sarebbe questa? Una specie di punizione?”
Inspirò “Già...”
“Ed eri innamorato di lei?”
Rise di nuovo “Innamorato? Per favore, l’amore non esiste... Era solo molto bella...”
“Certo che mi sembra strano che tu dica queste cose visto da dove provieni...”
“Beh non sono mica tutti come me!”
“Per fortuna!” Aggiunsi io.
“È tutta colpa di voi umane... Avete un qualcosa di irresistibile...”
“Certo è sempre colpa di noi donne come al solito, mai che vi prendiate le vostre responsabilità per qualcosa!” Sbottai stizzita, da brava femminista qual ero.
“Dovreste solamente imparare a controllarvi, noi non siamo mica così!”
“Oh sì che lo siete, solo non volete darlo a vedere...” E sottolineò le sue parole con un sorrisetto che lasciava sottointendere di tutto.
Preferii non rispondere, mantenendo un dignitoso silenzio.
“Però ora ho io una domanda per te...”
Lo guardai interrogativa.
“Cioè?”
“Perché mi stai ancora tenendo la mano?”
Arrossii per l’ennesima volta.
Solo in quel momento mi accorsi che oramai le nostre mani erano intrecciate l’una all’altra ed io non me ne ero nemmeno resa conto. Ovviamente gliela lasciai immediatamente, con fare brusco, senza sapere cosa dire.
Lui rise, mentre io ero un po’ arrabbiata e un po’ scocciata per quello che era appena successo.
“Torniamo indietro...” Mugugnai alla fine, dopo qualche minuto di interminabile silenzio.
Gabriel sbuffò “Perché non ti lasci andare e basta? Non dirmi che è ancora per lui?!? È assurdo!”
“Primo è per il fatto che se non fosse per tutta questa storia io non ti avrei mai incontrato e credimi che la cosa mi avrebbe resa alquanto felice e secondo quello che penso o che non penso non sono affari tuoi!” Gli gridai contro, spaventando qualche cane, che si trovava nei dintorni, tanto che si mise ad abbaiare.
“Terzo ora ritorniamo a casa e non voglio vederti più del necessario per terminare questa faccenda una volta per tutte...”
Senza aspettare una sua risposta, mi voltai e cominciai a camminare in direzione di casa mia.
La rabbia si era così tanto impossessata di me che non mi accorsi che Gabriel non mi aveva seguita fino a quando mi ritrovai ad infilare le chiavi nella serratura di casa.
Cinque secondi dopo ritrovai nuovamente mia madre raggiante e allora mi ricordai che dovevo sembrare contenta anche io, così sfoggiai le mie migliori doti interpretative e sfoggiai il sorriso più naturale che mi riuscisse.
“Oh tesooooro è così cariiino!! E alto, bello, muscoloso e pure intelligente! Lo sapevo io che saresti finita con uno così! Eh avessi io la tua età!!!” Ridacchiò diventando tutta rossa in faccia appena si rese conto che mio padre l’aveva sentita. Si avvicinò a me sussurrando “Oh secondo me è quello giusto, non lasciartelo scappare! Piace perfino a tuo padre!” Continuò a sogghignare come una ragazzina e io, nonostante quello che era accaduto poco prima, mi dimenticai della mia rabbia per un attimo e risi di gusto.
“Si sembra proprio perfetto...” Aggiunsi, pensando dentro di me a quanto odiassi in realtà quel ragazzo!
“Bene ora vado a dormire, visto che domani c’è scuola...”
“Notte tesoro!”
 
Mi raggomitolai sotto le coperte, in cerca di un po’ di calore.
Dannato Gabriel!
Cioè uno non poteva lasciarsi andare un attimo con quel tizio... L’impresa di sopportarlo per tutto il tempo necessario a ritrovare quel pezzo di anima stava diventando più ardua ogni giorno.
Chissà se sarei riuscita a non strangolarlo? Era un dubbio a cui prima o poi avrei dato una risposta... E una parte di me (una grande parte di me) sperava che quella risposta fosse no.
Che assurdità! Come poteva anche solo pensare che mi sarei potuta interessare a lui?
Innanzitutto io ero ancora innamorata di Andrew e di certo non lo avrei sostituito con quell’essere lì! Per quanto fosse attraente...
DANNAZIONE!
Ma perché non mi avevano mandato qualcuno di un po’ più sopportabile e soprattutto meno bello? Era così difficile?? Chiedevo tanto??? Santo cielo, dopo tutto quello che avevo passato, ancora non era abbastanza?
Avrei strappato il cuscino a morsi da quanto ero infuriata.
Infuriata con il mondo, con Gabriel e... Mi costava ammetterlo, ma con me stessa, perché dopo tutto quello che era successo con Andrew non avevo mai considerato l’idea di cercare un’altra persona con cui stare: mi sembrava una sorta di tradimento nei suoi confronti. Io lo amavo davvero e sapevo che lo avrei amato per sempre, ma era giusto rimanere da sola ad aspettare di rincontrarlo? Dopo tutto era la mia vita... Solo mia. Magari nella prossima lo avrei ritrovato, proprio come era successo a Charlotte con me, ma non mi sarei mai ricordata di tutta questa storia e allora avrei sprecato quello che c’è di più prezioso: il mio tempo. Lo avrei trascorso ad attendere invano qualcuno che non sapevo nemmeno se avrei mai più ritrovato.
D’altro canto come avrei potuto innamorarmi di qualcun altro se il mio cuore apparteneva a lui? Avrei dovuto trovare qualcuno con cui stare bene e rimanere con lui fino alla fine, ma senza amore?
Mentre quei pensieri mi affollavano la mente, entrai in una specie di dormiveglia agitato, durante il quale il mio cervello continuava a pensare senza darmi tregua. Cercando una soluzione a quel dilemma, ma senza trovarla, perché soluzione non c’era. L’unica cosa di cui ero certa è che non sarei mai cascata nel fascino di Gabriel, soprattutto perché, dopo ciò che mi aveva detto, non gliela avrei mai lasciata vinta. Mai.

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