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di Silor_2691
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Anche in punto di morte Severus si era mostrato un occlumante formidabile.
“Guardami” disse al giovane Harry Potter prima di consegnargli quella lacrima, quel malinconico contenitore di una realtà che per Potter sarebbe stata fondamentale.
Perché il severo Piton era un occlumante eccellente? Perché nonostante il dolore della ferita inflitta da Nagini e gli ultimi secondi di vita aveva selezionato perfettamente quali ricordi far vedere al figlio di lei, quei ricordi inerenti la conversazione con Silente, quei ricordi legati a Lily che bastassero a fargli capire quanto l’ amasse, senza mostrare porzioni di ricordi che non avrebbe voluto rivelare a nessuno!

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Capitolo 2
*** 1 ***


L’ Estate era iniziata segnando la conclusione del primo anno ad Hogwartz. Io e Lily eravamo i preferiti di Lumacorno e lo meritammo. Nessuno era al nostro livello, nessuno amava pozioni come me e lei, fattore che aveva rafforzato ancor più il nostro legame. Un legame a mio avviso inscindibile. Il treno sfrecciava verso King Kross. Mi ero seduto da solo nonostante i miei compagni Serpeverde mi avessero invitato. Li stimavo, con Mulciber e Avery avevo istaurato un rapporto interessante. Non bello come quello con lei però. “Sev”, quella voce soave, elegante e gentile mi era parsa un’ illusione. Aprì lo scompartimento e prese posto di fronte a me. Gli occhi verdi erano come smeraldi inafferabili, più volevo toccarli più non mi era permesso. Eppure la luce che sprigionavano quando erano rivolti verso me era intensa tanto più dei sorrisi rivolti a tutti gli altri. “Come mai sei solo?”, “quando sono in treno mi piace stare solo”, “capisco”, rispose triste facendo per alzarsi... “No!”, mi era uscito un urlo, “mi fa piacere se rimani”, le avevo sussurrato, “grazie”, quel sorriso! “Come mai non sei con Alice e Mary? Mi è sembrato sperassero di viaggiare con te”, “è così Sev però...”, si era arrestata mentre quello sguardo non mi abbandonava, luminoso come un Sole lontano anni luce, “io voglio stare qui con te”. Non so se le mie guancie fossero arrossite però avvertivo una felicità erompere dal cuore. “Come mai me e non loro?”, “adoro Alice e Mary però loro non sono te. Tu sei un amico unico”. Silenzio, non avevo bisogno di sapere altro. Eravamo scesi dal treno, i genitori di Lily non erano ancora arrivati, mi avrebbero accompagnato a casa. “MOCCIOSUS!”, quei due balordi arroganti di Potter e Black si erano avicinati a noi, “che volete pavoni?”, avevo risposto con un ghigno, “ma guarda, capelli unti vuole fare il ribelle”, Black aveva riso, quella risata odiosa, quel latrato, “ribelle? No! Mi rendo conto che siete solo due babbei!”, “ah si?”, Potter avanzava minaccioso contro di me, sapevo bene e anche lui che non era concesso usare la magia fuori dalla scuola, “ti spacco la faccia e ti faccio vedere chi è il babbeo!”, “non penso proprio”, Lily si era posta tra noi e lo guardava storto, “ma che ci trovi in lui Evans?”, “quello che non troverò mai in te”. Potter era diventato verde di invidia e io rosso di emozione. “Che codardo, ti fai difendere da una ragazza senza fiatere”, disse Black in tono di sfida e io per tutta risposta feci un ghigno, “vedi Black, anche se tu mi hai detto che non ho ne muscoli ne cervello fidati, il cervello c’è e come. È impossibile che possiate colpire Evans”. “Lily, Severus”, la madre di Lily ci aveva raggiunti, “mamma!”, aveva urlato la dolce amica mia, stringendosi forte a lei. “Ciao Severus”, quella donna aveva posato la sua mano nella mia spalla, “come stai?”, “bene”, avevo risposto a voce bassa, timidamente. I signori Evans mi invitarono a pranzo, così io e Lily giocammo e riparlammo di Hogwartz per tutto il pomeriggio.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Era il 9 Gennaio e frequentavo il secondo anno ad Hogwartz. Lily mi aveva fatto gli auguri del compleanno di mattina quando ci eravamo incrociati nel corridoio. Era stato un incontro fugace, quel giorno avremmo avuto lezioni differenti, non saremmo stati insieme. Ero nella biblioteca e stavo aiutando Mulciber e Avery con lo studio, il giorno seguente Lumacorno avrebbe interrogato! “Ma che palle!”, aveva urlato Mulciber chiudendo il libro, “come fa a piacerti questa materia?”, “chiamala affinità”, avevo risposto guardandolo truce, “affinità? TZ! Mi sono stancato”, Avery aveva seguito il suo esempio. Erano negati. Nessuno mi aveva fatto gli auguri perché tranne Lily, nessuno conosceva il giorno del mio compleanno. Il cortile era innevato, amavo quel panorama e Hogwartz lo rendeva magico! Cosa non era magico li dentro? L’ avevo intravista in compagnia di Alice e Mary, non volevo disturbarla e soprattutto non volevo aggregarmi, non mi piacevano quelle due! Mi ero seduto in solitudine, come sempre del resto. “Sev”, Lily mi stava di fronte, le sue mani erano nascoste dietro la schiena. “Lily”, ero scattato in piedi come vittima di un sortilegio, “auguri ancora mio caro amico”, le mani avanzavano verso di me, reggevano un pacco regalo verde. “Lily perché?”, “perché è il compleanno del mio migliore amico. Sev non aspettarti molto, ho fatto quello che ho potuto”. Avevo scartato il regalo, una cornice conteneva una fotografia mia e di lei che ridevamo di gusto. Era stato splendido. Accadde qualcosa che non mi aspettavo, non da me, ero molto introverso quindi uno slancio del genere non era da me. L’ avevo stretta alle mie braccia baciandola sulla fronte, “grazie”, “prego tesoro”, mi aveva dato un bacio sulla guancia. Quanto amavo i suoi baci innocenti.

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Capitolo 4
*** 3 ***


Era il mese di Aprile. Quel giorno ho avuto due belle soddisfazioni! La prima è che ho tenuto testa a quei due maiali di Black e Potter. Solitamente avevano la meglio su di me in quanto riuscivano a cogliermi di sorpresa ma quella volta non andò così. Ero nel cortile, avevo un’ ora di pausa dalla lezione di difesa contro le arti oscure. Non ricordo per quale motivo ma avevo la bacchetta tra le mani e improvvisamente udì un rumore, mi volto e vedo Potter che mi scaglia un incantesimo, lo schianto e finisce col sedere a terra. “Mocciosus!”, Black mi lancia due incantesimi che riesco a parare. Inizia uno scontro. Io solo contro quei due mentre Lupin e Minus osservarono. “Questa volta ti sta andando meglio mocciosus!”, urlava Potter con quell’ area arrogante che mi irritava attimo dopo attimo. Lo scontro stava proseguendo con molti colpi parati e andati a segno sia a mio favore che a loro. “Schifosi farabutti!”, Lily era corsa verso di noi, paonazza e isterica. Stupenda anche in quelle condizioni. “Evans”, il maiale si era passato la mano tra i capelli scompigliati, “Potter, Black, per quale motivo lo state attaccando?”, “chi ti dice che abbiamo iniziato noi?”, risponde Black con un ghigno, “è la verità, avete iniziato voi”, rispondo guardandolo dritto negli occhi, “zitto tu!”, prova ad affatturarmi ma lo schivo. “Basta!”, Lily era una furia, “Evans dai, non fare così”, Potter parve sicuro di se come se potesse conquistarla con un atteggiamento così cretino, “facciamo così, dimentichiamo tutto e faciamoci un giro”, aveva provato a passarle la mano intorno la schiena provocando la mia indignazione e ancor più quella di lei che si allontanò, “te lo dico un’ ultima volta Potter, se provi a torcergli un capello, uno solo, io ti distruggo!”. Eccola la seconda soddisfazione! Lily era venuta verso di me posando il suo bracio intorno la mia schiena. Avvampai! “Andiamo via Sev”, voltando le spalle ai due balordi ci eravamo allontanati. Soli.

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Capitolo 5
*** 4 ***


Mancavano due giorni al termine delle lezioni. Al termine del secondo anno di Hogwartz. Ero nervoso! Non mi andava di rivedere quell’ orco di mio padre e quella succube passiva di mia madre. Ero tentato di proporre a Silente di tenermi con se, ma sapevo bene che non avrebbe potuto farlo. Mi tranquillizzavo nel pensare che al termine della scuola mi sarei unito a lui, il più potente e temuto mago, mi avrebbe reso importante e pieno di fama! E lei sarebbe stata con me. Io, Mulciber e Avery avevamo fatto uno “scherzo” alle spese di un ragazzo di Tassofrasso. Che sarà mai? Come io sopportavo le umiliazioni da parte di Potter anche quel Tassorosso avrebbe portato il mio stesso peso. Questo pensavo. La giornata si guastò quando ricevetti una lettera di Lily, “devo parlarti urgentemente”. Mi era salita l’ angoscia, aveva saputo del mio scherzo e voleva rimproverarmi. “Ciao Lily”, dissi con un filo di voce quando l’ avevo raggiunta, “ei la, ciao Sev”, era sorridente. Capì che desiderava parlarmi d’ altro. “Allora, cosa volevi dirmi?”, “emm”, le guance si erano tinete di rosso e gli occhietti da cerbiatta lasciavano trasparire l’ imbarazzo. “Insomma Lili, cos’ hai?”, “Sev...”, mi stavo agitando, “Lily”, “mi sono messa con Mettew Anderson”, era un ragazzo di Corvonero. Non fiatai, per la prima volta avevo avvertito una fitta malevola al cuore. “Di qualcosa”, attendeva impaziente, “non mi è simpatico”, “non lo conosci bene, è adorabile”. Adorabile. Non riuscivo a capirla. “Lily”, “si?”, “la cosa che davvero mi importa sai qual’è?”, “dimmelo tu”, “che tu sia felice”. Esplose in un mare di gioia, lo si leggeva negli occhi. Mi aveva abbracciato più forte che poteva, “per questo ti adoro Sev. Sei sincero con me. Sincero e dolce”.

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Capitolo 6
*** 5 ***


Era un pomeriggio d’ Estate e già desideravo tornare ad Hogwartz, desideravo che il terzo anno iniziasse subito! Ero chiuso a chiave in camera mentre sentivo le urla di mio padre contro mia madre. Quel giorno litigarono pesantemente e per non essere coinvolto mi ritirai nella mia stanza. Ero disteso sul letto, mi ricordo il mio sguardo vuoto, vuoto e diretto verso il soffitto ammuffito. Non riuscivo neppure a piangere, mi ero imposto di non farlo più. Che stupido, quanto sarebbe stato liberatorio piangere a dirotto. Lily non c’ era, quel pomeriggio aveva un impegno. Aveva invitato Mettew Anderson a casa sua. Lo odiavo perché temevo me la portasse via. In realtà anche se non lo avrei mai ammesso, Mettew era un ragazzo degno di rispetto. Serio, intelligente, abile, occhi verdi e sinceri. In effetti poteva sembrare la versione maschile di Lily. Il mio stato catatonico era stato interrotto da un gufo che picchiettò alla finestra. Era il suo gufo! Portava una sua lettera. “Caro Sev, Mettew è appena andato via, ti va di incontrarci? Ti aspetterò al fiume fino alle diciotto”. Non curandomi di mio padre che non appena mi vide mi urlò contro, ero uscito dalla porta di casa, dirigendomi veloce nel luogo. Lily era di spalle, stava guardando quel corrente d’ acqua sporco. “Ciao”, mi ero messo a sedere al suo fianco, “sei venuto Sev, sono felice”. Aveva capito subito che qualcosa non andava. “Hai litigato con tuo padre?”, silenzio, “capisco, non vuoi pararne”, “com’ è andato il pomeriggio?”, “i miei erano felici, sembrano apprezzare Mattew, tranne Petunia si intende”, “lei non apprezzerò mai nulla di te, Lily”, “ma io ci spero però...”, il suo sguardo si era perso nel vuoto. Dopo qualche attimo di silenzio, aveva ripreso a parlare, “sai Sev, quando Mattew se ne è andato mia madre mi ha detto una cosa”, “sarebbe?”, “non mi aspettavo che ti fidanzassi con qualcuno, pensavo fosse Severus il tuo ragazzo. Allora io le ho risposto che sei il mio migliore amico. Lei non ha risposto a questa mia affermazione e così le domando se per caso sarebbe stata felice se fossi stato tu il mio ragazzo”, “e lei?”, “lei ha risposto di si. Ti adora, ammira la tua timidezza e le piace come ti rapporti con me”. Quel poco servì a migliorare la mia giornata! Che patetico! Ero felice perché sua madre le disse che ci vedeva bene insieme.

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Capitolo 7
*** 6 ***


“Lily che hai?”, singhiozzava. Era il trentuno Agosto, il giorno dopo saremmo finalmente andati ad Hogwartz, eppure lei piangeva, qualcosa la rendeva infelice e volevo sapere cosa. “Lily mi preoccupo, dimmi cos’ hai?”, cervavo di scuoterla con delicatezza. “Sev, ho litigato con Mettew e ci siamo lasciati”, “quando?”, “ieri pomeriggio. È venuto a trovarmi a casa e ha detto una cosa”, non smetteva di piangere, mi distruggeva vederla così ma d’ altra parte il mio egoismo mi faceva provare una sensazione di indescrivibile piacere. Lei era di nuovo sola e io avrei riempito il suo vuoto. “Cosa ti ha detto Lily?”, “lui...lui”, “ti ha offesa?”, “no, non me”, i nostri occhi si erano incatenati. “ha offeso te, mi ha chiesto come faccia a essere amica di un tipo strano e oscuro come te”, “davvero? Domani gli lancio una fattura!”, “no Sev ti prego”, mi stringeva forte il polso, mi stava addirittura facendo male mentre i suoi occhi in lacrime mi guardavano supplichevoli, “ti prego non fare nulla”. Quegli occhi, no, non potevo andare contro quegli occhi. “Va bene Lily”, “ma ti ho difeso! E come se ti ho difeso! Ho iniziato a litigarci pesantemente e alla fine gli ho detto di sparire. Chi non apprezza la nostra amicizia o chi mi parla male di te deve andare via”. Questa volta non l’ abbracciai come feci quando mi regalò la foto per il mio compleanno, ma dentro di me il cuore era un tamburo. Che stupido sono stato, che stupido sono! Lei era li, sempre con me e io non ho fatto nulla se non tradirla, offenderla e causarne la morte. Lei per me ci sarebbe sempre stata, lei per me avrebbe cambiato il mondo. Sempre!

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Capitolo 8
*** 7 ***


Quell’ Estate, come tutte, avevo del tempo libero da trascorrere in solitudine, quindi mi ero impegnato nello sperimentare un incantesimo, non di quelli insegnati dai professori, ma un incantesimo di mia invenzione. Ero minorenne e mi era proibito praticarlo sul campo fuori dalla scuola, quindi lo avevo teorizzato e trascritto in diversi fogli di carta. Quel mattino noi Serpeverde e i Tassorosso stavamo seguendo la lezione di Babbanologia e siccome non poteva importarmene di meno di tale disciplina, avevo preso posto tra gli ultimi banchi, cercando di dare un nome a quella mia creazione. Ad un certo punto mi era balenata l’ idea geniale, spezzai un pezzetto di foglio del mio quaderno per gli appunti e vi scrissi “Levicorpus”. Piegato il foglietto lo avevo lasciato sotto il mio banco con l’ idea di non dimenticarlo li. Babbanologia era finita e non vedevo l’ ora di lasciare l’ aula. I Grifondoro attendevano fuori la porta, toccava a loro seguire quella lezione a mio avviso insignificante. Avevo salutato Lily per poi accorgermi che Potter e Black ridevano guardando in mia direzione. Avevo un pò di tempo prima dell’ ora di trasfigurazione. Mi ero accorto di un ragazzo che leggeva seduto sotto un albero. Nascosto dietro una spiepe, avevo puntato la bacchetta su di lui e... “Levicorpus”, d’ un tratto si era ritrovato a mezz’ aria con la testa pendoloni, urlava e si dimenava attirando l’ attenzione di tutti. Quando avevo sciolto l’ incanto quello era caduto in mezzo all’ erba. Mi ero allontanato entusiasta. Nel pomeriggio dovevo vedermi con Lily in biblioteca e siccome un’ ora prima dell’ appuntamento mi trovavo senza alcun che da fare mi ero messo a guardare il lago nero. Nella mia mente il ricordo di noi che giocavamo davanti il fiume all’ età di nove anni... ci penso anche ora. Ad un certo punto la voce di Potter si scaglia contro di me, “Levicorpus!”, mi ritrovo sospeso a mezz’ aria e a testa in giù. “Come fai a conoscere questo incantesimo?!”, gli urlavo, “non sei nella posizione di fare domande Mocciosus!”, aveva riso al fianco di Black. Certo! Il foglietto lo avevo dimenticato in aula, doveva averlo trovato lui. “Expelliarmus”, gridò Lily facendo volare la bacchetta di quell’ individuo. Peccato che lei non aveva calcolato che ero sospeso proprio sopra la riva del lago nero e disarmando Potter l’ incantesimo si era dissolto e io ero caduto in acqua. “Sev!”, aveva urlato terrorizzata e io ero uscito di fretta. Black rideva nel suo modo così volgare, “devi ringraziare sia James che Lily Mocciosus, grazie a loro hai potuto lavarti”. “Siete dei cretini!”, Lily sembrava impazzita, “ascolta Evans”, riecco Potter passarsi la mano tra i capelli, “facciamo un patto. Io lo lascio stare e tu diventi la mia ragazza. Che ne dici?”, “facciamo così Potter, tu lo lasci stare e torni a fare il galletto con quelle oche, hai loro a disposizione e ti corrono dietro. Lasciami in pace perché non starò mai con un mentecatto”. Potter era furioso, voleva ribattere ma non lo fece, andò via col suo compare. “Sev, mi spiace”, il vento muoveva i suoi fantastici capelli rossi e i miei gocciolanti, “non è colpa tua, ansi mi spiace per te”, “che vuoi dire?”, “per colpa mia ti batti sempre con loro”, “sono sicura che faresti lo stesso. Però Sev io vorrei che tu parlassi a Silente di come quei due ti bullizzino, vedrai che prenderà dei seri provv...”, “no!”, “ma perché vuoi fare l’ orgloglioso?”, l’ avevo percepita la tristezza nei suoi occhi, “non voglio Lily, non insistere. È un problema mio”, lei aveva sbuffato, “non insisto ma io ho paura”. Si era avvicinata a me, i suoi occhi quasi toccavano i miei e la sua calda mano accarezzava i miei capelli fradici, “non voglio che ti facciano del male Sev. Non voglio perché sei la persona più importante”. Quella frase mi è rimasta incisa dentro, quel ricordo è il motore che da vita al mio Patronus. Ancora oggi!

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Capitolo 9
*** 8 ***


Quel giorno di Autunno saremmo andati a Hogsmeade. Quando lasciai il letto, presi dei vestiti molto decenti rispetto quelli che indossavo solitamente. Erano abiti che usavo per le occasioni, vale a dire mai! Feci una cosa che non faccio spesso, ero andato a fare un bagno che comprendeva anche i capelli. Quando Lily mi aveva visto sembrò stupita, la mia chioma nera brillava alla luce. Aveva trascorso gran parte del suo tempo a Mielandia in compagnia delle sue amiche. Solo nel pomeriggio si era allontanata con me. Eravamo sotto un maestoso albero e ce ne stavamo seduti molto vicini l’ uno all’ altra. Improvvisamente aveva riso. “Cos’ hai?”, “nulla Sev, oggi Mary mi ha fatto una domanda e voglio rivolgerla a te”, “sono tutto orecchie”, “qual’ è il tuo tipo di donna ideale?”. Era lei, nessun’ altra esisteva per me. “Non saprei dirti”, “non hai un tipo quindi?”, “no. Direi di no. Invece chi è il tuo tipo di uomo?”, “il mio tipo di uomo?”, aveva esitato, stava fantasticando, “beh, il mio tipo deve essere dolce, sensibile e intelligente. Un tipo che non si vanta di se stesso”, “l’ anti Potter”, la guardai con un ghigno che lei condivise, “decisamente l’ anti Potter!”. Per questo l’ hai sposato?

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Capitolo 10
*** 9 ***


Era Luglio, anche il terzo anno era volato via. Quel pomeriggio ero con Lily, gli odango(1) la facevano sembrare più piccola dei suoi quattordici anni. Ci eravamo fermati davanti casa mia. “Lily sulserio, non credo sia una buona id...”, “Sev”, mani ai fianchi ed espressione di fuoco, “non incominare, mi hai detto che finché c’ è solo tua madre va bene”, “in effetti mio padre dovrebbe tornare dopo le ventuno”, “infatti! Dai fammi conoscere tua madre”. Avevo aperto la porta di casa, Lily non si era scomposta, lo squallore la rendeva una dimora ben diversa dalla sua. “Mamma, siamo qui!”, “sono in cucina”. Nel vedere Lily, un sorriso radioso si era formato nel viso di mia madre. Avevano parlato di molte cose inerenti Hogwartz, i biscotti alla vaniglia sembravano deliziare la mia amica. Ci eravamo messi in camera mia, lei si era seduta sul mio letto e io avevo le spalle poggiate contro la finestra. “Carina tua madre, non sembra che ti tratti male”, “infatti non mi tratta male Lily, semplicemente finge che io non esista”, “devi capirla Sev, è succube di tuo padre”, “e chi capisce me Lily?”, “a proposito di capirti, non comprendo il tuo atteggiamento nei confronti di altri studenti Sev, sembra che tu li voglia bullizzare insieme a quei due soggetti”, “Avery e Mulciber sono amici miei”, “si”, il suo sguardo si era oscurasto, “non capisco come tu faccia a considerarli tali”, “sono già due le cose che non capisci. Per quanto riguarda il bullissmo, i cari Potter e Black fanno lo stesso con me”, “appunto per questo non capisco. Tu sai cosa significa essere umiliati, non dovresti farlo. Mi piaci Sev”, quel mi piaci mi fece balzare il cuore dal petto, “sei un amico stupendo ma nei confronti degli altri sembri così...così...”, “crudele?”, lei annuì. “Non mi sorprende che tu non capisca Lily”, mi ero voltato verso la finestra, sentivo il cuore esplodermi dall’ odio, “facile per te dire ciò che è giusto o sbagliato, hai una famiglia che ti ama. Non capisci come possa incidere nella tua mente il non essersi mai sentiti amati o accettati, l’ atteggiamento di mio padre in quanto babbano che ha sviluppato il mio disprezzo nei confronti dei non maghi. Le botte che prendo da quando sono piccolo sentendomi impotente, una madre che è più impotente di me. L’ idea di arrivare in una scuola ed essere deriso da due ragazzini viziati che hanno l’ oro a casa”, “questo ti dovrebbe aiutare a capire che alcune cose che fai non dovresti neppure pensarle!”, aveva alzato il tono della voce, “se tu nasci nell’ odio, l’ odio avrai nell’ anima!”, avevo letteralmente urlato, “tu non conosci l’ odio Lily”, “Severus”, usava il mio nome per intero quando si arrabbiava, “non sei l’ unico a soffrire, l’ incompreso del mondo, anche io sono detestata da Petunia che è mia sorella!”, “ma hai i genitori dalla tua parte!”. Dopo l’ ennesimo urlo avevo obbligato la mia voce a tornare normale, più bassa della media, “non capirai mai Lily, non puoi capire”. Si era alzata, mi guardava con una rabbia tale che mi fece paura. L’ ho persa? Mi ero chiesto. Era uscita dalla camera. Mi ero buttato a letto e mi ero addormentato, avevo la testa pesante. Avevo dormito circa un ‘ora, quando mi ero alzato dal letto avevo sentito la voce di Lily , soave ed elegante. Stava conversando ancora con mia madre. “Finalmente”, avevano detto contemporaneamente nel vedermi spuntare, “mi sono addormentato”, sussurrai. Si erano fatte le diciannove e Lily doveva andare via. Avevamo passeggiato in silenzio. Davanti la porta di casa sua, mi aveva baciato sulla guancia, “scusa se ho preso un argomento forte”, non risposi, non doveva scusarsi perché aveva pienamente ragione. Aveva sempre ragione! (1) Gli odango sono una pettinatura tipica giapponese. Per intenderci la pettinatura di sailor moon.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Era Ottobre e l’ aria frizzante stava diventando sempre più fredda! Quel pomeriggio io e lei eravamo all’ ingresso del dormitorio femmilie, seduti sul freddo pavimento, la sua testa era poggiata sulla mia spalla. Stava piangendo e io volevo lanciare l’ anatema Crucio su Potter e Balck. Seriamente. In poche parole Potter aveva proposto ancora una volta a Lily di sucire insieme, lei ha rifiutato e i toni si sono accesi. È intervenuto Black dicendo che non capiva come l’ amico potesse provare interesse per una ragazzina dal cuore arido che molto probabilmente sarebbe rimasta zitella! “Sev”, continuava a piangere, “ma secondo te è vero?”, “cosa?”, “insomma non è che perché rifiuto Potter vuol dire che sono arida e rimarrò single a vita. Giusto?”, “tu sei scema, dai retta a Black, quello neppure è consapevole di quello che dice!”, “lo pensi sul serio?”, “Lily tu...”, mi ero interrotto, non ero in grado di dire quello che stavo pensando, “io cosa Sev? Ti prego dimmelo”, i suoi occhi, quegli occhi... mi infondevano quella porzione di coraggio di cui avevo bisogno, “...tu non sei affatto arida o altre scemenze simili. Tu sei unica”. Lei mi sorrise luminosa, mentre le lacrime andavano seccandosi. Le voci di alcune ragazze si fecero sempre più vicine. “Stanno arrivando le tue amiche, sicuramente loro penseranno al resto per consolarti”, mi ero alzato in piedi, “ci vediamo domani Lily”. Mi stavo allontanado quando il suo richiamo mi aveva fermato, “Severus”, mi ero voltavo verso di lei, si era alzata in piedi e il suo sguardo era serio e penetrante. Perché mi ha chiamato Severus? Era arrabiata? “Cosa c’ è?”, “ma io... io cosa sono per te?”. Il mio cuore si era arrestato mentre l’ ansia mi divorava il fegato. “Sei la mia migliore amica Lily”, aveva sorriso, “mi fa sempre piacere sentirtelo dire”.

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Capitolo 12
*** 11 ***


8 Febbraio 1975. Non dimenticherò mai questa data, mi evoca un senso di tristezza e solitudine deprimente, perché quel giorno, anche se l’ ho negato, ho visto chiarmanete l’ amara verità, una verità di cui Lily non si accorgeva. Mi doveva parlare, mi aveva dato appuntamento al lago nero. Ero già li quando la vidi comparire, il cappotto color cammello le stava divinamente bene. “Ciao”, “ciao Lily”, il suo volto era corrucciato. Cosa le sarà successo? L’ avranno presa in giro? Avrà preso un cattivo voto? No, Lily Evans non prendeva cattivi voti. “Sono indignata Sev”, “perché?”, “oggi ho evocato il mio patronum”. Ero sbalordito, beh ma poi perché? Era felice lei, non mi sorprendeva che fosse stata in grado di eseguire quell’ incantesimo che odiavo. Odiavo in quanto non mi ritenevo abbastanza felice da evocarlo. “Il patronum lo si evoca quando si è felici, perché hai questa faccia?”, “è una cerva”, “mi piacciono i cervi”, “Sev, il patrunum di Potter è un cervo!”. Il mondo mi crollò addosso, il patronum assume la forma del patronum della persona che ami. “Cosa significa secondo te?”, aspettava una risposta, “significa che a...”, non ci riuscivo, “significa che a... cosa?”, vedevo chiaramente i suoi occhi ardere di un sentimento negativo, “ami Potter”, lo sussurrai ma arrivò, purtroppo, alle sue orecchie. “Severus Piton! Vuoi che ti schianti adesso o tra due secondi?”, “ma allora perché ha assunto quella forma?”, “vorrei saperlo anche io. Dovevi vedere la faccia soddisfatta di Potter. Crede che lo ami”, “non è così?”. Lily si avvicinò senza distogliere lo sguardo dal mio, “ascoltami bene. Io non amerò mai Potter, mai!”. Non lo amerai mai, certo, proprio questo testimonia l’ esistenza di tuo figlio.

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Capitolo 13
*** 12 ***


Agosto. Quel giorno rimasi chiuso in casa tutto il giorno, stavo ideando un incantesimo difenzivo molto pericoloso. Sectusempra, l’ incanto che dilania la pelle. I miei genitori non erano in casa, quale gioia maggiore per me? Non sentire le loro urla mi permetteva di godermi il silenzio e di ideare le mie creazioni, almeno teoricamente. Lily non c’ era, era andata a trovare quell’ Alice, quindi non avevo nessuno da incontrare, nessuno con cui passare il tempo. Solo con i miei pensieri. Ricordo che a un certo punto mi ero messo davanti lo specchio a contemplare il mio riflesso. L’ odio che sentivo dentro era cresciuto parecchio. Pensavo a lord Voldemort e i benefici che avrei avuto nel sostenere la sua causa. Per una persona come me i moralismi del comportarsi bene ed essere buoni e gentili con tutti non avevano effetto. Perché avrei dovuto diventare una persona per bene? Per mostrarmi superiore a tutti coloro che nella vita mi avevano deriso e ucciso dentro? No! Loro hanno voluto avvelenare la mia anima? E la mia anima sarebbe stata il veleno del peggiore dei serpenti. Stupido! Un motivo per essere una persona migliore c’ era, quel motivo era lei! Una pietra aveva colpito la finestra distogliendomi dall’ oscurità nella mia testa. Avevao guardato lungo la strada. Lily era li. “Lily”, ero sceso raggiungendola, “”Sev! Mi sei mancato”, mi aveva abbracciato facendomi diventare rosso. Insomma era una quindicenne e le forme del suo corpo erano quelle di una donna. Il vestito rosa e corto che indossava ne era testimone. “Ti ho detto mille volte di non venire qui da sola Lily, non è una zona sicura!”, “cosa vuoi che mi succeda? Sono le quattro del pomeriggio”, aveva guardato in direzione di casa mia, “i tuoi sono dentro?”, “no”, l’ avevo fatta accomodare. “Questo è per te”, aveva uscito un pacco regalo dalla borsa, “non dovevi”, “certo che dovevo”. Lo scartai, era un libro, “Ivanhoe”. “So che ti aspettavi una tipica cosa del posto e so che i libro è babbano, però...”, “lo apprezzo tanto. A parte che non mi aspettavo proprio nulla ma poi devo ammettere che i babbani almeno nei romanzi sanno davvero farci”. Lily mi aveva sorriso con quelle guancotte rosse di abbronzatura, la amavo, la amavo da sempre e ritrovarmi da solo in casa non più con una bambina di nove anni ma con una ragazza stupenda di quindici era difficile. Ma ovviamente mi ero mostrato il ragazzo più composto del mondo. “Ci pensi Sev? Stiamo per fare il quinto anno, stiamo per affrontare i GUFO”, “con le nostre menti ce la faremo sicuramente”, “saremmo amici anche dopo la scuola secondo te?”, la domanda mi aveva spiazzato oltre ad avermi causato una paura cieca, “s-si”, balbettai, “lo spero. Sai alle volte ho paura che l’ influenza che hanno Mulciber e Avery su di te finirà per spezzare il nostro legame”. Era triste, sembrava quasi che stesse per piangere, avrei dovuto dirle cose del tipo, “non preoccuparti, loro non mi allontaneranno mai da te”, oppure, “io mi allontanerò da loro non da te”. Ovviamente non dissi nulla, mi limitai a poggiare la mia mano bianca e scarna alla spalla di lei mentre le rivolgevo un sorriso, o meglio, un ghigno. Però lei sorrise contenta, il mio gesto arido era servito.

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Capitolo 14
*** 13 ***


“So benissimo che James Potter è un arrogante. Non ho bisogno che me lo dica tu, ma il modo di divertirsi di Mulciber e Avery è malvagio. Malvagio, Sev. Non capisco come fai ad essere loro amico”. Così si era concluso quel litigio tra me e lei nel cortile, mancava una settimana alla prova GUFO ed oltre a dover affrontare lo stress per lo studio intenso, ci trovavamo a discutere. Discussioni, durante quel quinto anno ne avevamo spesso, sempre per il solito motivo. Mulciber e Avery. Non avevo risposto, “allora? Non hai nulla da aggiungere?”, mi ero poggiato con la schiena al pilastro, al suo fianco. “Il loro modo di scherzare è malvagio. Lo so”, “è già qualcosa che tu lo ammetta, ma che farai?”, “Lily nemmeno io sono buono”, “Sev sei un po come dire, vittima di te stesso, ma...”, “non sono vittima di me stesso, sono il prodotto di quello che ho subito”, avevo alzato la voce, “non iniziare con la storia che l’ odio in cui sei nato genera odio in te perché sai che non mi piace”, “va bene Lily. Non asseconderò più il loro modo di divertirsi”, “sono contenta. Scusami ma ora devo andare, mi devo vedere con Mary”. La settimana era volata via velocemente, troppo velocemente. Era il giorno prima dei GUFO, Lily aveva passato la prima parte del pomeriggio a studiare con le sue compagne di casa, la seconda parte con me. Aveva chiuso il libro, non avevo ancora finito. “Sev ti spiace se vado ora? Sai tra un’ ora si cena e vorrei stendermi un pò e poi darmi una sciacquata”, “vai pure”, il suo sguardo era serio e fermo su di me, “dopo la cena raggiungimi nel cortile, vorrei parlarti di una cosa”. Durante la cena sentivo Mulciber e Avery parlare ancora dello “scherzo” fatto alle spese di Mary McDonalds. Mi ero estraneato. Quando raggiunsi il cortile lei era già li. Sedevamo su una panchina. “Allora, cosa vuoi dirmi?”, “Sev, io credo di avere scelto la mia strada”, mi stava venendo un colpo, la sua strada significava che voleva troncare l’ amicizia? “Credo che dopo il diploma studierò per diventare Auror”, “capisco”, “qual’ è la tua strada?”, pensai subito a Voldemort ma non volli dirlo, “non lo so”, “ascoltami, non so se i tuoi piani sul signore oscuro siano cambiati, però devi sapere che se tu ti unissi a lui noi diventeremmo nemici”. Il cuore mi batteva, un senso di amara angoscia mi scorreva lungo tutto il corpo, “io non voglio esserti nemico”, “sono contenta. Ma questo significa che non dovrai unirti a lui. Ne sei consapevole vero?”, “si Lily, ne sono consapevole”. “Ora passiamo all’ altra cosa di cui volevo parlarti Sev. Quest’ Estate partirò con i miei genitori, andremo in Scozia. Ho chiesto di pagare il viaggio anche per te. Mi piacerebbe che tu venissi con noi”, “ma Lily”, ero arrossito per l’ imbarazzo, “non voglio farmi pagare il viaggio”, “ti prego non fare l’ orgoglioso. Ho bisogno della tua vicinanza. Voglio stare con il mio migliore amico”, “e va bene allora”. “Sev”, i suoi occhi smerlado sembravano brillare nel buio della sera, “io cosa sono per te?”, di nuovo, di nuovo quella domanda, “Lily, sei la mia migliore amica”. Mi sorrise, era il sorriso più bello che vidi. Quella fu l’ ultima volta che mi sorrise. Non ci sarebbe stato alcun viaggio in Scozia.

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Capitolo 15
*** 14 ***


Lo suguardo sprezzante e il ritratto che si chiuse. La nostra amicizia era finita! Ero rimasto li, immobile e disarmato. La mia mano stava per bussare ancora una volta sulla signora grassa. Lily. Volevo dirle che per me non era mai stata solo un’ amica. Lei era la luce che dissipava le tenebre della mia vita, lei era la mia anima gemella. I suoi capelli rossi che accarezzavano il mio volto quando mi abbracciava e quegli occhi come fari verdi mi davano una sensazione che mai avrei riprovato con altre persone. “Severus, cosa sono io per te?”, “la mia vita Lily.. ecco cosa sei!”. Volevo dirle questo, ma la mia mano non aveva mai raggiunto il quadro. Ero immobile. Quella notte piansi finché non mi era venuto il dubbio. Quel dubbio fondamentale. Mi ritrovai davanti un bivio: Voldemort o Lily con conseguente allontanamento da Avery e Mulciber che mi avrebbero odiato ma di contro lei mi avrebbe perdonato? Ovviamente scelsi la strada sbagliata.

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Capitolo 16
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Quell’ Estate la trascorsi interamente a casa di Lucius Malfoy. Ne fui felice, ammiravo quel ragazzo. Spinner’s and era orrida e non volevo stare con i miei, con mio padre. Inoltre avevo perduto lei. Fu in quel preciso momento che le conobbi. Narcissa e Bellatrix Black, sorelle e cugine di quel Black tanto amico di Potter! Con Narcissa mi ero trovato bene fin da subito ma la sorella, anche se condividevo con lei l’ ammirazione per Voldemort, non riuscivo a tollerarla e lei non tollerava me. Ci ricambiavamo. Era l’ uno Settembre e mi ritrovai al binario 9 e ¾. Vidi Lily in compagnia di Mary e Alice. Erano allegre. Lei era allegra mentre io distrutto dentro. “Cos’ hai?”, mi chiede Avery mentre il treno stava viaggiando verso la scuola, “non lo sai che ha?”, lo sguardo di Mulciber era irritante, lo avrei schiantato in quel momento, “sta pensando alla sangue sporco ecco che ha”, “Mulciber, alle volte la tua stupidità mi disarma”, risposi con voce melliflua mentre lui mi guardava con disprezzo, “è una sangue sporco, non potrei mai provare tristezza. Il fatto che adesso mi odia mi da sollievo”. Lo dissi perché non volevo che mi reputassero troppo debole per unirmi a quello che divenne il nostro signore. È tutta la vita che recito, per un motivo o un altro. Volevo vederla, volevo chiederle ancora perdono. “Faccio un giro, ci vediamo tra poco”, mi congedai dai miei due “amici”, è uscì dal vagone. Ero rimasto a fissarla dal vetro della porta. Rideva e scherzava con Mary e Alice. Quando aprì lei fu la prima a voltarsi, il suo sguardo cambiò: dalla solarità passò alla rabbia. “Che vuoi?”, “parlarti”. Mary aveva risposto al posto suo, “non avete più nulla da dirvi”, l’ avevo guardata con astio, “non sono affari tuoi”, “per tanto tempo ho lasciato che Lily ti frequentasse e soffrisse per le tue cattiverie”, “contuinua a farti gli affari tuoi”, “Basta!”, aveva urlato Lily contro di me scattando in piedi, “voglio parl...”, “lo vuoi capire che non voglio più saperne nulla di te?!”, il suo sguardo era folle e pieno di rabbia, “non volevo dirti sang... insomma quella parola”, “ma lo hai fatto Piton!”. Piton? Il fatto che mi chiamasse per cognome era la piena dimostrazione di quanto si fosse frantumata la nostra amicizia mia cara Lily. Ero rimasto fermo, immobile e inespressivo, “ancora li con quello sguardo ebete? Sparisci!!”. Non potevo sentirla urlare, mi spezzava il cuore, avevo chiuso la porta ed ero andato via. Mi faceva male il petto.

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Capitolo 17
*** 16 ***


Il mio sesto anno ad Hogwartzs non è stato per nulla bello. Lily non mi rivolgeva la parola e gli scherzi di Potter e compari non diminuivano, di contro io, Mulciber e Avery trattavamo male i sangue sporco (termine che utilizzavo allora). All’ inizio del mio settimo anno notai qualcosa che mi fece rabbrividire, Lily non era più ostile a Potter. Passeggiavano insieme, ridevano e scherzavano. Delle volte li vedevo pure parlare da soli. Quel mattino stavo facendo colazione quando Avery si avvicinò a me. “Devo dirti una cosa”, rideva sotto i baffi, “cosa c’è?”, “non hai la minima idea di chi ha appuntamento oggi pomeriggio”, non ci arrivai, “chi?”, “Potter e la sangue sporco ex amica tua”. Un’ amara sensazione aveva investito il mio animo. Sentivo la gola secca. Avevo lanciato un’ occhiata a Lily che stava farfugliando qualcosa a Mary e Alice. Emanava allegria da tutti i pori, non potevo credere che tanta felicità le venisse da Potter! Come aveva fatto quello a convincerla? La stava conquistando per davvero? Non me ne davo pace, volevo capire, volevo vedere anche se mi avesse distrutto. Comprendevo che lei non mi volesse più parlare, sono stato uno schifoso ma accettare la corte di quel ragazzo che lei stessa ha tanto denigrato, che lei stessa non riteneva degno di avere una ragazza seria al suo fianco mi sembrava vero simile. Uscì nel cortile e li vidi stendersi sotto un albero. Mi appostai poco distante, ben nascosto in una siepe. Ascoltai. “Sono contento Lily”, diceva Potter mentre le carezzava la ciocca di capelli rossi, “sei contento che io ti abbia dato una possibilità?”, la luce dei suoi occhi la conoscevo, l’ aveva sempre rivolta verso me. Non pensavo che quello sguardo potesse mai rivolgersi a quel soggetto. “Si, sono contento di poterti chiamare per nome adesso. Lily io provo dei forti sentimenti da sempre”, “oh James”, le sue guance si era arrossate, “fin’ ora mi sono comportato da cretino solo per poter apparire ai tuoi occhi, ma sono stato stupido”, “l’ importante è che tu abbia compreso i tuoi errori. Mi piace il modo in cui ti sei approcciato negli ultimi giorni James”, “tu cosa senti per me Lily?”. Lo vedevo chiaramente, il suo sguardo si era intensificato, la luce che i suoi occhi smeraldo emanava era immensa, quasi un’ esplosione di energia. No. Non mi aveva mai guardato così. “Mi piaci James. Il tuo cuore è davvero nobile”. Si erano baciati. Quel bacio aveva fatto a pezzi me. In silenzio mi allontanai.

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Capitolo 18
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Se mi domandasserro “Severus, qual’ è il giorno più brutto della tua vita?”, io risponderei, “è ovvio, il giorno in cui Lily è morta. Il secondo giorno più brutto invece è stato il 18 Gennaio del 1976”. In quel periodo non mi andava bene che Potter non mi disturbasse più, che fingesse semplicemente la mia inesistenza. Non mi andava a genio in quanto non aveva maturato un rispetto vero me, lo faceva solo e soltanto per Lily. Quel mattino, prima che cominciassero le lezioni lo vidi con i suoi amichetti, avevo estratto la bacchetta ma lui, agile, mi aveva schiantato. “Lascia stare Mocciosus”, mi aveva sorriso di scherno, lo stesso sorisso maligno nel volto di Black. Le lezioni erano proseguite regolarmente. Ero nella sala dei Serpeverde, stavo finendo di scrivere una pergamena quando un mio compagno mi si avvicinò e disse. “Severus, c’è la sangue sporco qua fuori che ti vuole parlare. Quella Evans”. Il mio animo si era riempito di gioia, mi ero illuso che volesse fare pace. “Lily”, era poggiata con le spalle al muro, quando mi vide aveva inarcato un sopracciglio e aveva fatto solo due passi in mia direzione. “Ascoltami bene, lo dirò solo una volta. Non permetterti mai più a puntare la bacchetta sul mio fidanzato, sono stata chiara?”. Il mio fidanzato... “Ma Lily, pensavo che tu fossi qui...”, “per cosa Piton?”, di nuovo Piton, “per fare pace? Tu hai scelto la tua strada e io la mia che adesso combacia con quella di James”, “cosa ci vedi in quell’ arrogante?”, “quello non vedrò mai più in te!”, le parole che mi lacerarono l’ anima, “una volta avevi detto che non saresti mai stata con uno come lui”, “le cose sono cambiate e non ti riguardano”, “avevo ragione quando mi dicesti che il tuo patronum era una cerva. Tu lo amavi”, “forse si! Forse per una volta la tua orribile mente ha partorito un pensiero ragionevole. Comunque sia non ti interessa”, mi aveva voltato le spalle allontanandosi, “te lo ripeto, non provare più a schiantarlo, altrimenti...”, mi aveva guardato con un disprezzo indescrivibile, “...altrimenti sarò io a schiantarti”. Ci fu silenzio di due secondi, poi avevo risposto, “mi ripugna la vostra relazione”, “ah si? A me ripugni tu. Seriamente, non capisco come io abbia fatto a essere stata amica tua”. Detto ciò era andata via. Una parte di me era morta, morta trafitta da quelle parole. Non provai mai più a schiantare Potter.

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Capitolo 19
*** 18 ***


(Questo è il penultimo capitolo ^^) Era l’ ultimo giorno del settimo anno di scuola, avevo superato i MAGO eccellentemente. Ero in ansia, non sarei tornato a casa ma sarei stato ospitato da Lucius Malfoy che mi avrebbe fatto conoscere lord Voldemort che mi avrebbe impresso il marchio nero. Sarei divenuto il suo fedele servo! Era ora di cena, feci una doccia (come capitava di rado) e mi rivestì. Quella era l’ ultima sera in cui avrei visto il volto della mia amata Lily. Che tristezza non trascorrerla insieme a lei, poter accarezzare i suoi capelli e inebriarmi dei suoi sguardi. Mi ero seduto al tavolo dei Serpeverde, non avevo molta fame a dire il vero. I miei occhi scuri incontrarono il volto di Lily al tavolo dei Grifondoro. Alla sua sinistra c’ era Mary mentre alla destra Potter che le carezzava il volto e le dava qualche bacio delicato. Il mio odio verso di lui cresceva attimo dopo attimo. Non gli era bastato rovinare la mia vita? Non gli erano bastate le umiliazioni di sette anni? No! Doveva avere anche lei. Improvvisamente mi erano tornati alla mente tutti i ricordi legati a Lily Evans: la mia felicità nell’ ascoltare le sue parole, nel poter essere ascoltato. Un’ idea mi illuminò. Terminata la cena mi ero diretto dinanzi il lago nero. Odiavo il Patronum in quanto non mi ritenevo abbastanza felice da poterne evocare uno, ma la mia felicità non era forse quella bellissima ragazza dai capelli rossi? Non lo era stata? Presi la bacchetta tra le mani, ripensai a quel momento in cui per colpa di Potter cascai nel lago, il momento in cui Lily mi carezzò i capelli fradici d’ acqua. Ripensai a quelle dolci parole. “Non voglio che ti facciano del male Sev. Non voglio perché sei la persona più importante”. “Expecto Patronum”, avevo urlato alzando la bacchetta verso il cielo. Un bagliore argenteo aveva preso forma, la luce mi investiva e quando ottenni la facoltà di vedere senza che gli occhi bruciassero, vidi una cerva d’ argento saltellare intorno a me. Era lei, era la mia Lily. Voldemort e Albus continuano a ripetere che io sia una persona molto intelligente. Sbagliano! Io sono un disastro, un totale idiota. Il Patronum mi stava comunicando la via che avrei dovuto seguire. Odiavo Potter e la relazione con Lily, ma forse il vero amore non implica che bisogna felicitarsi per la felicità della persona che ami? Avrei dovuto partire dopo quella sera, lasciare Lucius e non incontrare Voldemort. Un viaggio di sola andata, anche via dalla stessa Inghilterra! Non avrei trovato la felicità in quanto la mia felicità non mi rivolgeva più la parola ormai, ma forse avrei potuto lasciare il mio odio e la mia oscurità e abbracciare un filo di serenità in un piccolo angolo di mondo. Il mio angolo di mondo.

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


(Ultimo capitolo. Qui la narrazione cambia, non sono più i pensieri di Severus, la storia è raccontata in terza persona). Quel tardo pomeriggio la neve cascava lenta. Era un’ atmosfera maliconica e magica. Era Natale. Sverus osservava la caduta di quei fiocchi bianchi dalla torre di astronomia. Il suo piano aveva funzionato, attraverso la sua cerva d’ argento, attraverso Lily nel suo cuore, aveva permesso al giovane Harry Potter di recuperare la spada di Gifondoro. La scuola apparteneva ai mangiamorte ormai e Severus ne era il preside. Il dolore di un nuovo rimorso stringeva il suo petto, un rimorso che questa volta non era legato a Lily Evans. Aveva la necessità di parlare con Albus Silente, rivolgersi al quadro che ne conteneva l’ anima. Questa volta non gli doveva parlare di piani contro lord Voldemort. Silente in quegli anni era stata una figura importante per lui, non lo aveva mai ammesso ma era il padre che non aveva mai avuto. Magari fosse stato il suo padre biologico! Per la prima volta voleva aprirsi a lui. Quando dovette dirgli di Lily fu costretto dalle circostanze a rivelare il suo amore, ma adesso voleva confidarsi di propria volontà. Aveva aperto la porta della presidenza, il cuore gli martellava forte in petto, sarebbe riuscito a parlare? Non doveva essere vigliacco, non quella volta. “Albus”, “Severus”, la voce dell’ anziano preside e il suo volto dal quadro aveva riscaldato l’ animo gelido del giovane, “devo parlarti”, “riguarda Harry? Devo ammettere che il tuo piano per fargli recuperare la spada è stato brillante. Complimenti”, “no preside, io...”, si era interrotto, una morsa stritolava il suo cuore, “tu cosa Severus?”, voce calma e paterna, “voglio confidarmi con te, Albus”. Silente aveva sorriso, “non hai idea da quanto tempo speravo tu lo facessi. Riguarda Lily?”, “no, non lei. Non solo”. Severus Piton aveva preso posto nella poltrona. “Ho sbagliato tutto Albus”, “in passato si, ma ti sei rivelato coraggioso nel tentativo di proteggere il giovane Potter”, “no, ho sbagliato anche in questo”, “spiegami”, “proteggerlo si, ma facendomi odiare. Sono stato cieco e ostinato nel mio odio verso James. James, non sto qui a pentirmi sul come ne abbia parlato, non mentirò dicendo che non provo più rabbia per lui ma di certo questo rancore si è un po placato. Devo riconoscerlo, James...”, un’ altra morsa aveva bloccato le parole di Severus, gelate come il freddo pungente di quel natale. “James cosa?”, domandava in tono dolce, “James è un valoroso Albus. Ha cercato di proteggere Lily e il figlio morendo. Lui l’ amava la mia Lily e ne era degno”, “questo si che è un cambiamento e queste tue parole ti rendono onore e valore. Più di quanto tu creda”, “no, io sono solo una stupida anima tormentata dal male e dalla morte che ha provocato. Harry, io sento che l’ odio che ho riversato verso di lui è stata solo una mia forzatura. Gli occhi di Lily, Albus, quegli occhi in lui”, “ti sei affezionato al ragazzo?”, “si, mi sono affezionato al ragazzo. E ora che sto iniziando a volergli bene, a sentire la sua mancanza in questa scuola, non solo mi odia ma non avrò modo di dirgli come stanno le cose. Dirgli che sono pentito di averlo trattato in quel modo, dirgli che la tua morte per mano mia non l’ ho desiderata io”, “oh Severus. Io sono davvero dispiaciuto ma nel contempo sono immensamente felice. Una piccola parte di te è cambiata nel momento in cui mi hai chiesto aiuto per proteggere Lily dopo aver riferito la profezia a Voldemort. Tuttavia la sua morte e il tuo impegno per proteggere Harry non avevano cambiato la tua negatività, la tua inclinazione verso l’ oscuro. Ma adesso si che sei cambiato. Quanto vorrei che Lily ti vedesse ora”, “io no. È un bene che lei non mi veda”. Le lacrime rigavano il volto scarno di quell’ uomo pentito. “Prima hai detto che non avrai modo di dire a Harry come stanno le cose. Parli come se fossi già morto”, “Albus, non è da escludere che io ne esca morto da questa storia”, “allora ti faccio una promessa Sverus. Se tu dovessi perire ma Harry dovesse vincere la guerra, farò presente al ragazzo le tue parole”. Severus aveva guardato il volto lucente e genuino dell’ uomo e gli aveva sorriso con ancora le lacrime al volto, “grazie Albus”.

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