Il mistero dei 'secondo bottone' scomparsi di Rebychan (/viewuser.php?uid=61532)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Eccomi
qui con questa nuova fic!
E'
una commedia dolce, senza grosse pretese, scritta appositamente per il LavYu
day (ovvero per chi ancora non lo sapesse per l'8 luglio).
Da
oggi fino a mercoledì posterò, infatti, un capitolo al giorno di questa storia.
I
quattro capitoli che la compongono, infatti, sono già stati scritti e sono
pronti per essere postati.
Poi,
dopo questa parentesi, ricomincerò a aggiornare le mie solite fic, partendo da Star Trek, il cui primo capitolo
s'intitola Disfatta.
Ringrazio
Bulma90 per aver letto la fic in
anteprima, e avermi dato il suo fiat al postaggio. Grazie cara!
Vi
lascia alla lettura. Spero vi piacerà. Fatemi sapere cosa ne pensate. Aspetto, infatti, vostri commenti.
Buon LavYu day!
Un
bacione
Rebychan
PICCOLA
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Se
in questo ultimo periodo sono un pò in ritardo negli aggiornamento, è anche
perché sto aiutando Bulma90 (o Kuroi.Ren) con il suo nuovo forum su D.Gray-man.
Io
sono un'amministratrice e la moderatrice.
E'
un forum generale sul manga e l'anime, ma ci sarà anche un grande spazio per la
coppia LavYu. Lo si vede anche dallo Skin.
Io
posterò anche lì, infatti, le mie fic, e se volete rintracciarmi lo potrete
fare in tempo reale.
Abbiamo
anche aperto una sezione per il fan club del pairing Lavi e Kanda..
Chi
volesse visitare il forum, presentarsi, iscriversi al fan club e aiutarci a far
crescere questo angolino dedicato a questo manga che amiamo tanto, sarà il
benvenuto e io lo ringrazio già d'ora.
Vorrei,
infatti, che potesse diventare un punto di riferimento nel fandom.
L'indirizzo
lo trovate nel mio account sul sito EFP, è inserito alla voce "Sito."
Ovviamente
fatevi vivi solo se siete interessati, non c'è nessun obbligo.
Vi
ringrazio per l'attenzione.
Rebychan
CAPITOLO 1
“E’
questa la divisa da distruggere, Lavi-chan?”, chiese la nuova assistente di
Johnny, che l'aiutava nella gestione delle divise: una mezzosangue, metà
indiana, metà giapponese con la carnagione scura e gli occhi lievemente
allungati.
“Sì.”,
mormorò il ragazzo dai capelli rossi, non sapendo esattamente cosa fare. Doveva
guardare con interesse o meno le grazie che la donna stava mettendo in mostra?
La
ragazza in questione, infatti, con un gesto volutamente provocante gli si era
avvicinata quel tanto da mettere sotto il suo naso il prosperoso decolté che
s’intravedeva dalla generosa scollatura della maglietta che indossava.
A
dirla tutta, il dubbio amletico che assaliva Lavi, in quel momento, era dovuto
a un problema della sua personalità che ultimamente lo preoccupava. Fino a
qualche tempo fa, infatti, avrebbe osservato senza farsi troppi problemi.
Del
ragazzo, infatti, che fingeva di essere da quando era all’Ordine Oscuro, da
bravo Bookman qual era, la mezzosangue era proprio il suo tipo: sui venticinque
anni, tutta pepe e con le curve nei punti giusti. Era per quello che quando
l’aveva vista la prima volta, aveva finto di essere stato colpito fin nel
profondo dalla sua comparsa, urlando come un idiota: “Strike!”. L'aveva fatto
più che altro per abitudine, purtroppo, però lei aveva gradito fin troppo quel
suo apprezzamento e ora ci provava ogni volta che lo vedeva. Lui ovviamente da
quel bravo attore che era stava al gioco, ma ultimamente le moine della ragazza
cominciavano veramente a innervosirlo.
Al
vero Lavi che albergava dentro di lui, infatti, quella ragazza non interessava
minimamente, anzi la trovava irritante. Non era nemmeno il suo tipo, visto che
improvvisamente si era reso conto di provare qualcosa di profondo per una
persona che con lei non aveva proprio niente a che fare. Era decisamente tutto
un altro genere, in ogni senso.
Siccome
poi era da un po’ che il vero se stesso lo aveva costretto a ammettere di avere
un cuore, obbligandolo a accettarlo dentro di sé, la presenza di quella ragazza
quindi per lui cominciava a diventare davvero fastidiosa.
Era
per quello che non sapeva come fare. Doveva continuare quel finto gioco di
conquista, finto per entrambi tra l’altro, visto che nemmeno a lei, lui
interessava davvero, si divertiva solo a mettere alla prova il suo fascino,
oppure dirle sinceramente che era il momento di farla finita, che preferiva
essere lasciato in pace perché certi rapporti che all’inizio per lui avrebbero
dovuto essere finti, ma che ora erano diventati davvero importanti, a causa sua
stavano prendendo una brutta piega?
Linalee
e Allen, infatti, non facevano che chiedergli quando l’incontravano di come
andavano le cose con Ashanti ,era quello il nome della ragazza, dichiarando
sorridenti che erano proprio una bella coppia e lui finiva allora con il
rispondere loro in modo brusco che non stavano insieme e che mai lo sarebbero
stati. S’irritava senza un vero motivo, anche solo per il fatto che lo
pensassero. Non riusciva più a fare finta di niente.
Possibile
che Allen e Linalee non riuscissero a capire che con lei recitava solamente?
No, era impossibile capirlo, dato che lui era veramente bravo a mentire, a
nascondere i suoi veri sentimenti, si disse. Era quindi solo colpa sua se loro
fraintendevano.
Si
passò nervosamente la mano tra i capelli.
E
le cose andavano anche peggio con...
Scrollò la testa per recuperare il suo sangue freddo, mentre a
malincuore ammetteva che nell’ultimo periodo, se prima lo salutava e si
arrabbiava di fronte alle sue battute, ora lo ignorava completamente. Chissà
poi perché.
Anche
se c’era Ashanti, fra loro le cose non avrebbero dovuto cambiare in quel modo,
no? O provando qualcosa per lui, ipotesi che fino a quel momento non aveva mai
osato sperare di poter prendere in considerazione, si comportava così perché
era geloso? Non capiva!
Sospirò
e poi sorrise come un beota mentre fingeva di gradire particolarmente la
visuale che la ragazza gli stava offrendo del suo corpo.
Maliziosamente
poi le porse la giacca della divisa.
Alla
fine, ancora una volta aveva vinto il suo falso io. Avrebbe assecondato i
capricci di Ashanti, fingendo di trovarli adorabili. Si disse rassegnato.
L’abitudine
aveva vinto sulla sincerità.
Si
sbagliava, invece, di grosso.
Le
parole che la ragazza disse successivamente, infatti, ebbero il potere di
risvegliare completamente il suo vero io.
Quando
allungò le braccia, infatti, per afferrare la giacca, Ashanti esclamò con un
tono di voce suadente: “Posso prendere il secondo bottone della tua vecchia giacca?”
A
quella strana richiesta, il volto di Lavi si fece pensieroso come se stesse
ricordando qualcosa.
La
giovane, infatti, era arrivata da poco all’Ordine Oscuro, non poteva sapere che
ogni volta che c’era il cambio della divisa e Lavi portava quella vecchia al
macero, prima dell’effettiva distruzione che avveniva solo quando anche tutte
le altre venivano raccolte, il secondo
bottone della sua giacca spariva sempre. L’aveva scoperto tramite Johnny che un
giorno gli aveva chiesto, se era lui a tenersi quel bottone come ricordo delle
vecchie divise che aveva avuto. Lui era rimasto interdetto di fronte a quella
domanda, tuttavia qualcosa l’aveva spinto a prendersi la responsabilità della
sparizione. Aveva intuito che nessuno doveva sapere, oltre lui, che qualcun
altro s’impossessava di quel suo bottone.
Ovviamente,
però, lui non poteva non chiedersi chi era quel qualcun altro, cosa ne facesse
e perché gli servisse.
Aveva
provato anche a fare delle ricerche ma non era riuscito a ottenere nessuna
informazione utile.
Si
ritrovò allora a chiedere di getto, un po’ più brusco del solito, a Ashanti:
“Perché lo vuoi?”
Il
suo vero io e quello fasullo, in quel momento, si ritrovarono improvvisamente
d’accordo.
Entrambi
erano curiosi di scoprire il mistero che si celava dietro quel secondo bottone.
Ashanti,
infatti, doveva sapere qualcosa se gli aveva chiesto proprio quello.
FINE CAPITOLO 1
Come
avete trovato il primo capitolo?
Aspetto
vostre considerazioni!
Un
bacio.
Rebychan
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Ecco,
come anticipato ieri, il secondo capitolo di questa fic.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto il primo e in particolar modo Kuroi.Ren (o Bulma90) che l'ha letto in anteprima e mi ha dato il
suo fiat al postaggio.
Ancora Buon LavYu
day!
Come
ho già detto ieri, e oggi ribadisco, chi vuole fare una capatina nel forum di
cui sono amministratrice (indirizzo nel mio account, alla voce sito), sarà il
benvenuto.
Vi
lascio alla lettura. Aspetto vostri
commenti.
Un
bacione
Rebychan
CAPITOLO 2
“Perché
lo vuoi?”
“E’
solo una tradizione del paese d’origine di mia madre. Non serve che ti scaldi
tanto.”, rispose Ashanti, con un sorriso cordiale, mettendo un po’ di distanza
tra lei e Lavi.
“Scusa
se sono stato un pò brusco.", disse Lavi, recuperando il suo usuale tono
di voce gioviale. Poi aggiunse, inarcando un sopracciglio, sempre più
interessato: "Ma cosa significa che è una tradizione giapponese? In cosa
consiste?”
La
madre della mezzosangue, infatti, era una giapponese e ultimamente il giovane
Bookman era particolarmente attento alle tradizioni di quel paese ed il motivo
era da ricercarsi nella persona che veramente gli piaceva.
Ashanti
con le dita sfiorò il bottone in questione e disse: “Non so come sia nata, ma la
tradizione dice che l'ottenere il secondo bottone, a partire da sopra, della
divisa della persona che ti piace, ti permetterà di rimanere per sempre insieme
con lei. E’ un gesto d’amore.”
Guardò
Lavi dolcemente, il quale strabuzzò l’occhio verde, mentre il suo volto divenne
una maschera di perplessità.
Cosa
significavano quelle parole? Possibile che avesse sbagliato tutto e a Ashanti
lui interessasse davvero?
Se
era così era stato uno scemo. Doveva spiegarle che purtroppo da lui non avrebbe
mai potuto ottenere quello che voleva.
Stava
per aprire la bocca per essere per la prima volta sincero con la ragazza,
quando lei sorprendendolo cominciò a ridere.
Tra
una risata e l’altra, facendogli capire che aveva inteso perfettamente quello
che gli passava per la testa, poi disse: “Non è necessario che fai quella
faccia sconvolta Lavi-chan. Scherzavo! In verità, fin dall’inizio non volevo il
tuo secondo bottone. So benissimo che quello che c’è fra noi è solo un gioco.
Entrambi non siamo veramente interessati l’una all’altro, ci piace soltanto
mettere alla prova la nostra faccia di bronzo. In questo, infatti, siamo molto
simili.”
Fece
una piccola pausa, mentre tornava seria. “Quando ho visto la divisa, però, mi è
venuta in mente quella tradizione di cui mia madre prima di morire mi parlava
sempre, e non ho resistito a chiederti quel bottone per scherzo. Se fosse
possibile, infatti, invece, del secondo, credimi, preferirei avere uno degli
altri bottoni, che si regalano solo fra amici, sempre ovviamente se tu almeno
mi consideri in quel modo.”
Lavi,
a quelle ultime parole, recuperò il sangue freddo e stava per dire qualcosa di
rassicurante circa il fatto che per lui, era un amica, quando lei con una mano
gli intimò di stare zitto ed ascoltarla.
Poi
la ragazza disse: “Prima di dire qualunque cosa, ascoltami ! Non sono stupida, Lavi. E’ dalla
prima volta che ti ho visto che ho capito che con la maggior parte delle
persone tu reciti una parte. Difficilmente sei sincero. Sei stato, infatti, per
tutto il tempo che ci siamo conosciuti molto sfuggente con me, solo oggi la tua
reazione, è stata veramente inaspettata. Quando ho parlato del bottone,
infatti, ti ho visto davvero interessato e mi chiedo perché.”
Guardò
Lavi, il quale non sapeva più cosa dire. Lui di solito così pieno di parole,
ora ne era a debito.
Ashanti,
allora, sorridendo disse: “Non voglio
obbligarti a dirmi il motivo, se non te la senti. Ma vorrei che mi credessi
quanto ti dico, che ti considero un amico e ti ho osservato molto per tutto
questo tempo mentre giocavamo tra noi. Sinceramente rivedo in te un po’ della
me stessa di qualche anno fa. Mi stai quindi molto simpatico per cui permettimi
di darti un piccolo consiglio d’amica. Se tu per caso dovessi avere qualcuno
che t’interessa davvero, e a causa di certi tuoi atteggiamenti sospetto sia
così, tienilo per quella persona quel bottone, e consegnaglielo. Forse non
capirà, ma è un inizio per dichiararti.
Non so perché nascondi i tuoi sentimenti, ma non credo sia giusto. Sono
preziosi e devi viverli. Credo sinceramente che sia meglio per te che cominci a
essere sincero, altrimenti perderai tutte le tue occasioni e io ne so qualcosa.
Sei la prima persona qui all’Ordine Oscuro a cui racconto la mia storia, ma
prima di decidere di venire qui, ero innamorata di un ragazzo che tra l’altro
era il mio migliore amico. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi e adesso
lui è sposato con un’altra. Non commettere il mio errore, può darsi che verrai
rifiutato, ma almeno non avrai rimpianti. Vivi sinceramente i tuoi sentimenti
Lavi-chan, se no te ne pentirai.”
Lavi
era sempre più interdetto.
Mai
avrebbe creduto che Ashanti avesse letto così bene dentro di lui.
L’aveva
capito più di altre persone che conosceva da anni.
Pensava
di essere bravo a nascondersi, e invece era stato sbugiardato su tutta la
linea.
E
pensare che fino a qualche attimo prima aveva ritenuto la giovane irritante e
fastidiosa. Era stato davvero uno stupido! La ragazza era sveglia e apposto, e
quel consiglio che gli aveva dato prezioso.
“Grazie.”,
disse semplicemente, tentando di calmarsi. Le parole della giovane, infatti,
l’avevano colpito davvero.
Non
ebbe, però, il coraggio di confidarsi con lei circa i suoi sentimenti, né di
rassicurarla che avrebbe dato retta a quel consiglio.
In
verità non sapeva nemmeno lui, se gli avrebbe dato ascolto.
Se
avesse saputo per certo, infatti, che la persona che gli interessava
corrispondeva ai suoi sentimenti, probabilmente sarebbe riuscito a zittire il
suo falso io abituale, ma così nell’incertezza non ce la faceva.
L’abitudine,
come già, aveva potuto verificare quel giorno, per lui era una piaga. Non
riusciva mai a opporvisi del tutto, quando si trovava nell’incertezza sul da
farsi.
Restò,
quindi, sul vago con Ashanti. Non riusciva proprio, infatti, ad aprirsi del
tutto.
Tuttavia
per togliersi dall’impiccio e dimostrare all’altra che apprezzava molto la sua
confidenza e la sua sincerità sentiva che doveva fare qualcosa.
Voleva
farle capire che la considerava davvero un amica e poteva farlo solo in un
modo.
Proprio,
in quel momento, sentì la porta della stanza, dietro di lui, aprirsi ma non ci
fece caso.
Strappò
un bottone dalla divisa e lo diede alla mezzosangue, dicendole: “Te lo sei
meritata.”
Lei,
capendo le sue intenzioni, sorrise.
“Grazie.”,
gli disse prima di abbracciarlo e baciarlo sulla guancia in segno d’amicizia.
Fu
solo quando si separarono che Lavi vide con la coda dell’occhio quello che non
avrebbe mai voluto vedere: un movimento improvviso, dei lunghi capelli neri che
volteggiavano, la porta che si richiuse dietro di essi.
“Yu.”,
disse girandosi di scatto. Ormai, però, l’altro se n’era già andato.
Maledizione, ringhiò tra sé. Chissà cosa aveva visto, e cosa aveva pensato
fosse successo. Forse aveva creduto che lui e Ashanti si fossero messi insieme,
anche se non era vero.
Pensò
di rincorrerlo per parlargli e dirgli la verità ma poi capì che era inutile. Se
avesse provato a chiarire il malinteso che si era creato in quel momento,
probabilmente, infatti, l’altro non l’avrebbe ascoltato o per lo meno non gli
avrebbe creduto. In quel periodo, dopotutto Kanda era davvero intrattabile con
lui. Sospirò.
“Kanda.”,
esclamò Ashanti a sua volta alla porta chiusa, per poi sbuffare. “Uffa, capisco
che sia un orso, ma insomma, quando si consegna la divisa si dovrebbe anche
firmare. Per colpa che se n’è andato così di colpo, dopo mi toccherà cercarlo
per tutto il quartier generale.”
La
divisa vecchia del giapponese, infatti, era per terra, tutta in disordine.
La
ragazza fece per andare a raccoglierla, ma Lavi la anticipò.
“Non
serve che lo cerchi. Firmo io per lui, tanto so falsificare la sua firma. Non
credo ci saranno problemi.”, disse tentando di apparire naturale.
Se
la ragazza intuì qualcosa circa il nervosismo che provava, però, finse
noncuranza.
“Grazie.”,
disse, infatti, la mezzosangue dolcemente. “Certo che quel tizio è proprio
impossibile. E pensare che per metà ha le mie stesse origini.” Sbuffò.
Quando
udì parlare delle stesse origini, Lavi per un attimo si perse in un mondo tutto
suo.
Ebbe
come un’intuizione.
L’unica
altra persona, infatti, all’interno dell’Ordine Oscuro che poteva sapere dei
bottoni, essendo giapponese, era proprio Yu.
Quello
quindi cosa poteva significare?
Se
era come pensava, allora, anche l’altro forse…
Non
finì quel pensiero, però, non poté non dirsi che in quel modo, si sarebbero spiegati
anche lo strano comportamento del giapponese di quegli ultimi giorni, non gli
rivolgeva più la parola, nemmeno se provocato, e neppure lo degnava più di uno
sguardo, e la reazione esagerata che aveva avuto in quel momento.
Kanda,
infatti, era entrato nella stanza e dopo quello che aveva visto o meglio
pensava di aver visto se n’era andato in un modo che non era da lui.
Yu
sapeva che bisogna firmare quando si consegna una divisa, se non l’aveva fatto,
quello poteva significare che se n’era andato di fretta, perché era scosso.
E
a scuoterlo poteva essere stato solamente quello che aveva visto ovvero lui che
dava un bottone a Ashanti e lei che lo baciava.
Lavi,
quindi, poteva sperare di aver visto giusto.
Lo
sguardo del ragazzo dai capelli rossi finì istintivamente sul secondo bottone
del pastrano di Yu che ancora teneva in mano.
Era
proprio l’orientale, infatti, la persona a cui Lavi si era accorto di volere
bene.
Gli
piaceva da morire, nonostante anzi forse soprattutto per il suo caratteraccio.
I
suoi occhi che trasmettevano tutte le sue emozioni lo facevano impazzire.
Le
sue parole irriverenti gli scaldavano il sangue nelle vene.
I
suoi scatti di rabbia lo incantavano.
Fu
per quello che di nascosto Lavi fece scivolare nella tasca dei suoi pantaloni
il secondo bottone a partire da sopra, della divisa di Kanda.
Poi
apertamente tolse il suo, facendo finta di non accorgersi del sorriso radioso
che illuminò il viso di Ashanti a quel suo gesto.
In
quel momento, non se la sentiva di rivelarle tutta la verità sui suoi
sentimenti.
Prima
doveva avere la certezza che la sua intuizione fosse quella azzeccata.
Se
era come pensava, infatti, probabilmente ora Yu aveva frainteso ogni cosa e
stava pensando di liberarsi di alcuni oggetti compromettenti che aveva raccolto
negli ultimi anni, non propriamente di sua proprietà.
Se
aveva veramente visto giusto, quella sera per Lavi sarebbe giunto il momento
della verità.
Forse,
in fin dei conti, dare retta al consiglio di prima di Ashanti non sarebbe stato
male.
Ora
che sapeva di avere una qualche possibilità di vedere i suoi sentimenti
corrisposti, sentiva di poter finalmente dare un calcio alle vecchie abitudini
che lo costringevano a recitare una parte che ormai gli andava stretta, ovvero
quella del ragazzo allegro e spensierato, con tutti.
Sorrise
alla ragazza sinceramente dicendole che doveva andare, ormai non era più il
caso di continuare quel gioco di conquista tra loro, potevano cominciare a comportarsi normalmente come due perfetti
amici, la salutò e dopo aver firmato per la consegna della divisa per lui e
Kanda, uscì dalla stanza deciso a mettere in atto il piano che gli era venuto
in mente per quella sera.
FINE CAPITOLO 2
Cosa
succederà nel prossimo capitolo?
Lo
scoprirete domani, quando lo posterò!
E
ora un ringraziamento speciale va a:
Jei: Come vedi quella ragazza è stata
meno azione di disturbo per Lavi di quello che pensavi. Per Yu il discorso,
invece, è molto diverso! Per scoprire se effettivamente i "secondo
bottone" li teneva il giapponese dovrai leggere il terzo capitolo che
posterò domani. Spero che la fic continuerà a piacerti. Grazie per il commento.
Bulma90: Grazie per aver lasciato un
commentino anche qui! In effetti, giochi davvero d'anticipo dato che hai già
letto tutta la fic e sai dove voglio andare a parare. Sono felice di sapere che
riesco a rendere i nuovi personaggi piacevoli. Se Faux lo trovi odioso, allora
posso ritenermi pienamente soddisfatta. E' nato per esserlo. Non preoccuparti,
se in questi giorni sei assente. So che domani hai l'orale di maturità. Ne
approfitto per augurarti un caloroso In bocca al lupo. Non preoccuparti
rispondi all'email quando riesci. L'importante per ora è studiare. E per quanto
riguarda lo staffer, sto scoprendo un interesse per certe cose che non sapevo
di avere. E' davvero piacevole dare vita a un forum. Spero solo di riuscire a
fare un buon lavoro. Grazie per il commento.
_NaNa_: Ciao a te cara! Spero che il
seguito sia arrivato prestissimo, visto che l'ho postato, come tabellina di
marcia, il giorno dopo il primo capitolo. Già! Hai gli orali di maturità l'8
luglio, lo stesso giorno in cui anch'io li ho dati, il giorno del LavYu day.
Non può che portarti fortuna, ma per scaramanzia ti auguro lo stesso un
caloroso In bocca al lupo. Non preoccuparti per Nod, leggi e rimandami il nuovo
capitolo quando riesci. L'importante per ora è studiare! Sono felice di sapere
che l'inizio di questa fic ti è piaciuto. Spero che anche questo capitolo sia
di tuo gusto. Grazie per il commento.
Un
bacione
Rebychan
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Ecco
qui il terzo capitolo.
Ormai
ne manca uno, e la storia vedrà la sua conclusione.
Ringrazio
coloro che hanno letto i precedenti, soprattutto Kuroi.Ren (o Bulma90) che l'ha letto in anteprima e mi ha dato il
fiat al postaggio.
Ringrazio
in anticipo anche coloro che vorranno fare una capatina nel forum BlackOrder, in
cui sono amministratrice.
Vi
lascio alla lettura. Aspetto vostri
commenti.
Buon LavYu day per domani!
Un
bacione
Rebychan
CAPITOLO 3
Era
notte inoltrata quando la porta della stanza in cui si trovavano gli
inceneritori si aprì facendo entrare una persona con una candela in mano.
Era
un ragazzo dai lunghi capelli neri, con la carnagione pallida e gli occhi dai
contorni allungati.
Richiuse
l’uscio dietro di sé e, nonostante la stanza fosse buia, non accese la luce.
Si
guardò intorno utilizzando solo il lume della candela, per accertarsi che non
ci fosse qualche seccatore che si fosse appisolato lì in zona. Conoscendo le
strane abitudini dei membri di supporto dell’Ordine Oscuro non era, infatti,
un’eventualità poi così remota.
Capitava
spesso che certe persone dormissero un po’ dappertutto, anche nei posti più
inaspettati.
Non
scorgendo nessuno, si arrischiò a inoltrarsi nella stanza, avvicinandosi agli
inceneritori.
Andavano
ventiquattro ore su ventiquattro, anche se di notte erano a basso regime.
Bastava
che mettesse un po’ di legna, alimentasse la fiamma e il gioco era fatto.
Quello
che voleva distruggere, sarebbe finito in cenere, si sarebbe disintegrato in
tanti piccoli pezzettini, diventando, in quel modo, come il cuore che nessuno
sospettava avesse, come il cuore che aveva nascosto per tanto tempo dietro un
comportamento scostante e indisponente e che quel giorno si era spezzato,
provocandogli un dolore che non aveva mai immaginato poter sperimentare.
Nel
pomeriggio, infatti, aveva visto quello che per lui sarebbe stato meglio non
vedere.
I
presagi di quello ovviamente erano nell’aria, quell’idiota dopotutto ultimamente
stava sempre insieme a quella tizia, eppure lui non aveva voluto dare loro
ascolto.
Aveva
tentato di proteggersi dall’inevitabile, iniziando a evitare ogni occasione che
l’avrebbe fatto interagire con l’altro, eppure una parte di lui non si era mai
rassegnata a quello che stava accadendo.
Sperava
che per lo scemo fosse come al solito, ovvero che il suo comportamento fosse
dettato da una recita, e invece quel giorno aveva capito che non era così.
L’idiota,
in effetti, aveva sempre pensato di essere furbo e un ottimo attore, ma alla
persona che si era introdotta nella stanza era sempre stato impossibile
considerarlo in quel modo.
Fin
dal loro primo incontro, i suoi occhi, infatti, erano riusciti a scorgere
l’inganno dell’altro, erano riusciti a leggergli dentro scoprendo un anima a
lui affine e molto preziosa e per quello aveva finito con l’innamorarsi.
Ora,
però, era finita.
Doveva
dimenticarlo. L’altro stava con quella nuova tipa della sezione scientifica.
Per
lui non c’era più posto nel cuore dell’altro. Ormai anche i loro piccoli e
innocenti battibecchi erano diventati inutili.
Era
tutto finito e per quello doveva liberarsi di quelle cose.
Il
ragazzo appoggiò la candela sopra a un inceneritore e guardò con occhi
malinconici gli oggetti che teneva in mano.
Chissà
poi perché aveva cominciato a collezionarli. Si chiese indispettito dalla sua
stessa debolezza. Non era da lui, infatti, essere così sentimentale. Lui era un
tipo cupo e pragmatico, a cui non andava mai bene niente. Eppure per l’altro si
era ridotto a fare cose che l’avevano sorpreso.
A
spingerlo a impossessarsi del primo di quegli oggetti era stato, infatti,
l’impulso del momento. Era andato a consegnare la propria divisa, aveva visto
quella dell’altro lì sopra un tavolo incustodita, si era ricordato di quella
tradizione sentita tempo fa da sua madre e istintivamente aveva tolto il
secondo bottone della giacca, mettendoselo in tasca.
Nessuno
si era accorto di niente e galvanizzato dall’idea di avere quel particolare
oggetto dell’altro, un oggetto che avrebbe dovuto legarli in qualche modo per
sempre, impossessarsene divisa dopo divisa era diventata un’abitudine.
Forse
l’aveva fatto e aveva continuato a farlo in verità perché inconsciamente
sperava che un giorno lo stupido coniglio si sarebbe accorto di lui, dei suoi
sentimenti e così avrebbe potuto corrisponderli.
Era
impossibile!
A
l’altro erano sempre piaciute le donne. Doveva saperlo.
Eppure
era finito a sperare anche solo che le cose potessero almeno continuare a
andare avanti come erano andate fino a quel momento.
Gli
sarebbe bastato, infatti, stargli per sempre accanto anche solo come aveva
fatto fino ad allora: con molti insulti, battibecchi, e solo a volte qualche
parola civile.
Era
dopotutto pur sempre un modo di interagire particolare, che riguardava solo
loro due.
Era
per quello che aveva raccolto i bottoni, perché si sarebbe accontentato di
stare per sempre insieme a lui anche solo come una sottospecie di amico.
Non
voleva nient’altro.
Purtroppo
si sbagliava e ora non poteva tornare sui suoi passi.
A
un’altra persona, infatti, spettava di diritto il secondo bottone e l’aveva
ottenuto.
L’incantesimo
che c’era fra loro due si era spezzato.
Lo
stare insieme per sempre, anche in quel modo, non era più possibile.
Vederlo
felice con un’altra, infatti, lo addolorava.
Non
poteva mentire con se stesso. Non riusciva a fare finta di niente.
Stava
male nel vederli insieme.
Per
superare il dolore non gli rimaneva che cancellare ogni traccia della presenza dell’altro
nella sua vita, solo così forse finalmente sarebbe riuscito a liberarsi del
sentimento che provava per l’altro.
Era
per quello che doveva eliminare i bottoni che gli avevano fatto sperare in un
futuro che non si sarebbe mai realizzato.
Sollevò
il coperchio dell’inceneritore, allungò il braccio per buttarli dentro, quando
la stanza si illuminò a giorno.
Rimase
con la mano a mezz’aria, mentre sorpreso girava la testa verso la porta dove
doveva esserci l’interruttore.
E
lì, tutti si sarebbe potuto aspettare di vedere, ma non lui.
Un
ragazzo dai capelli rossi e un occhio coperto da una benda, infatti, era lì
davanti a lui che lo guardava con un sorriso furbo.
Fino
a qualche attimo prima, il giovane era nascosto in un angolo buio della stanza,
che la luce della candela non era riuscito a illuminare quando l’altro si era
guardato intorno.
Aveva
osservato attentamente e in silenzio il ragazzo dai capelli neri mentre si
avvicinava agli inceneritori, aspettando il momento propizio per rivelare la
sua presenza.
Quel
momento era arrivato quando l’altro stava per incenerire i bottoni della sua divisa.
Il giovane, infatti, sapeva di doverlo impedire.
“Lavi.”,
biascicò confuso il giovane dai capelli neri nel capire chi era la persona che
l’aveva disturbato, per poi improvvisamente rendersi conto di una cosa e nascondere
dietro la schiena la mano con i bottoni, lievemente imbarazzato.
Non
voleva, infatti, che l’altro capisse cosa aveva in mano, ai suoi sensi Bookman,
infatti, non sarebbe sfuggito di chi erano quei bottoni, e così avrebbe intuito,
visto che era palese che quel giorno Ashanti gli aveva raccontato la tradizione,
tanto che Lavi le aveva dato un bottone, quello che stava facendo, quello che
provava.
E
quello visto che il ragazzo dai capelli rossi era innamorato di un’altra e non
di lui, sarebbe stato umiliante.
Era,
infatti, Lavi la persona che il giapponese aveva imparato ad amare.
Gli
piaceva quel suo modo di fare spensierato, che però nascondeva un fine acume e
una sensibilità incredibile.
Gli
piaceva quel suo sorriso accattivante e la sua aria sorniona.
Ogni
suo modo di fare lo affascinava incredibilmente.
Peccato,
però, che niente dell’altro sarebbe mai stato suo.
“Yu.”,
rispose Lavi di rimando guardandolo intensamente.
“Non
chiamarmi per nome.”, disse Kanda tentando di darsi un tono, non riuscendoci,
però, appieno visto che la situazione in cui lui e Lavi si trovavano era
surreale.
Lui
che tentava di liberarsi dei bottoni che nemmeno avrebbe dovuto avere
dell’altro e l’altro che lo scopriva. Tutto era decisamente imbarazzante!
Lavi
scrollò le spalle a quell’usuale protesta del giapponese e gli si avvicinò
lentamente, guardandolo enigmatico.
Con
voce suadente e maliziosa poi chiese: “Cosa stai nascondendo?”
FINE CAPITOLO 3
Come
si concluderà questa storia leggera e dolce?
Lo
scoprirete solamente domani quando posterò l'ultimo capitolo.
E
ora un ringraziamento speciale va a:
_NaNa_: Già! Kanda non è proprio il re
del tempismo. Se non altro, però, quello ha permesso a Lavi di prendere in mano
la situazione. Ora i due finalmente sono l'uno di fronte all'altro. Chissà cosa
succederà! In effetti, Ashanti era proprio un tipo sveglio! Sono felice di
sapere che hai trovato il capitolo bellissimo! A domani per l'ultimo
aggiornamento. E ancora in bocca al lupo per gli orali. Sono arcisicura che il
LavYu day ti porterà fortuna e chissà che tu non riesca sul serio a scrivere
qualcosa per i due. Se lo meriterebbero. Sbav! Grazie per il commento.
Bulma90: Stai ben certa che se c'è qualcosa
che Yu non deve vedere, la vede! Se non altro, però, il malinteso ha permesso a
Lavi di prendere in mano le redini della situazione. Ora, infatti, Yu e Lavi
sono l'uno di fronte all'altro pronti per il gran finale che posterò domani,
anche se tu l'hai già letto! Ashanti è stata davvero una santa, ci voleva! Mi
ha fatto piacere sapere che tutto sommato l'orale della maturità è andato. Ora
potrai riposarti. Hai cominciato davvero a scrivere Nemici? Come procede? Sì, mi
piace amministrare il forum, lo trovo stimolante. Tant'è poi che è pieno di
immagini Lavi x Kanda ovunque per cui è anche un piacere per gli occhi. Grazie
per il commento e anche per tutto l'aiuto che mi dai.
Un
bacione
Rebychan
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Ecco
qui nel LavYu day l'ultimo capitolo di questa fic, senza grosse pretese.
Ringrazio
tutti quelli che l'hanno letta, soprattutto Bulma90 (o Kuroi.Ren) per averla letta in anticipo e avermi dato il
fiat al postaggio.
Ringrazio
anche coloro che vorranno fare una capatina del forum BlackOrder di cui sono
amministratrice e lasciare un piccolo segno del loro passaggio.
Vi
lascio alla lettura. Aspetto vostri
commenti.
BUON LAVYU DAY!!!!!
Un
bacione
Rebychan
CAPITOLO 4
“Cosa
stai nascondendo?”, chiese Lavi con voce suadente e maliziosa mentre allungava
il collo per guardare oltre le spalle di Kanda.
“Tsk.
Niente.”, ringhiò il giapponese
spostandosi in modo che l’altro non vedesse quello che teneva in mano.
“Come
niente? E allora perché nascondi la mano dietro la schiena?”, disse
innocentemente il ragazzo dai capelli rossi.
“Perché
di sì. Non sono affari tuoi.”, digrignò i denti il giapponese.
Lavi
sospirò e, notando che con quel tipo di domande non otteneva niente, decise
allora di cambiare tattica.
“Come
mai sei qui a quest’ora della notte? Da come ti sei comportato una volta
entrato nella stanza mi sembrava volessi distruggere qualcosa.”, chiese, a quel
punto, Lavi tentando di essere più specifico per vedere se riusciva a far
sbottonare l’altro.
Kanda,
però, non rispose. Si limitò a guardare furioso l’altro e a rigirare la
frittata facendogli quasi la stessa domanda: “E tu invece cosa ci facevi
nascosto qua dentro?”
Il
giapponese, infatti, non aveva sentito la porta aprirsi mentre era dentro alla
stanza, per cui l’altro, quando era arrivato, doveva essere già lì nascosto da
qualche parte.
Lavi nell’udire quelle parole sorrise. Gli
offrivano, infatti, l’occasione di cui aveva bisogno per far girare il discorso
dove avrebbe voluto. Rispose, quindi, sinceramente e semplicemente: “Aspettavo
te.”
Gli
occhi di Kanda strabuzzarono fuori dalle orbite. “Cosa?”, esclamò incredulo.
Non poteva aver sentito quello che le sue orecchie avevano captato.
“Aspettavo
te.”, ripeté il ragazzo dai capelli rossi.
Kanda
non disse più nulla. Si limitò a guardare l’altro sospettoso. Cosa significava
che aspettava lui? Non aveva senso! Non poteva sapere che sarebbe andato lì
oppure… sì?
Chi
capiva lo stupido coniglio era davvero bravo. Si disse scrollando le spalle.
Lavi
allora gli si avvicinò per spiegarsi meglio: “Sapevo che oggi saresti venuto
qui, dopo quello che hai visto questo pomeriggio, per liberarti di alcune cose
che hai raccolto in queste anni e che ormai ritieni inutili o compromettenti.”
Kanda
guardò intensamente Lavi per qualche istante e poi fece qualche passo indietro.
Improvvisamente,
infatti, si era reso conto di cosa
sottintendessero quella parole del ragazzo dei capelli rossi.
Lavi
sapeva quello che aveva fatto in quegli anni. Lui già sapeva quello che teneva
nascosto.
Come
era riuscito a capirlo? Non lo sapeva, ma non gli importava.
C’era
altro che lo preoccupava.
Probabilmente,
infatti, Lavi, se sapeva quelle cose, aveva capito anche i suoi sentimenti e se,
in quel momento, era lì era solo per mettere le cose in chiaro con lui, perché
essendo gentile non voleva che fra loro le cose continuassero come nell’ultimo
periodo, con lui che l’evitava e con l’altro che lo rincorreva.
Voleva
spiegargli che si era innamorato di quella ragazza e che gli dispiaceva di non
poter corrispondere i suoi sentimenti, che lui gli piaceva come amico ma nulla
più e che non voleva perderlo.
Le
solite frasi di circostanza, insomma, che si utilizzano con chi si scarica.
Kanda
non era così fuori dal mondo, come qualcuno pensava, da non sapere quelle cose.
Sapeva
perfettamente come andavano certe cose, era per quello che mai avrebbe voluto
che Lavi sapesse ciò che provava.
A
lui in quel momento dell’amicizia dell’altro, infatti, non gliene fregava
niente. Non riusciva a sopportare di vederlo insieme a quella tizia, a
discapito dei buoni propositi che si era fatto in passato, di farsi bastare
quel poco che l’altro poteva offrirgli.
Le
sue parole gentili ora come ora non potevano consolarlo. Gli avrebbero arrecato
ancora più dolore, perché avrebbero reso certo quello che già sapeva
perfettamente.
Sospirò
rassegnato, recuperando il controllo della sua emotività.
Ormai
era inutile tergiversare.
Se
le cose dovevano andare in quello stupido e odioso modo, era meglio farla
finita quanto prima.
Si
sarebbe comportato da uomo, e avrebbe accettato l’inevitabile, facendo di tutto,
però, perché l’altro non pronunciasse quelle parole che l’avrebbero solo
angosciato maggiormente.
Nel
frattempo, Lavi stava continuando a parlare: “Hai in mano qualcosa che mi apparteneva,
vero? Credo siano delle cose tonde, e decorate ovvero dei bottoni.”
Kanda
vedendosi completamente scoperto riportò il braccio davanti a sè, in modo che
l’altro ne vedesse il contenuto. Ormai era inutile tentare di nasconderlo.
Lavi
sorrise a quella vista, mentre il suo cuore cominciava a battere all’impazzata.
Allora aveva visto davvero giusto. Era arrivato all'esatta conclusione.
Le
parole che pronunciò Yu dopo, però, ebbero il potere di gelarlo sul posto.
“Te
li restituisco. Immagino che la tua ragazza, essendo metà giapponese, ti abbia
raccontato della tradizione del secondo bottone e vorrai darli a lei, come hai già
fatto con l’ultimo questo pomeriggio.”
Kanda
fece scivolare i bottoni sulla mano di Lavi, in tutto erano cinque, poi
continuò dicendo: “Non serve che mi dici niente. Ho capito tutto. Sto bene come
sto.”
Poi
fece il gesto di andarsene.
Lavi
si risvegliò dalla catarsi in cui era caduto nell’udire le ultime parole, e lo
afferrò per un braccio per impedirglielo.
“No,
Yu, non è vero. Non hai capito niente.”
“Non
chiamarmi per nome.”, disse il giapponese più per abitudine che per altro, mentre
tentava di liberarsi dalla presa dell’altro.
Qualunque
cosa Lavi volesse dirgli, lui infatti non voleva sentirla.
Quando
il ragazzo dai capelli rossi disse le successive parole, però, improvvisamente
smise di fare ostruzionismo e si voltò verso l’altro per guardarlo perplesso.
“Ashanti
non è la mia ragazza e sì mi ha raccontato di quella tradizione, però, io non
le ho dato il secondo bottone della divisa, ma solo il terzo e in segno
d’amicizia.”
“Non
ci credo.”, dichiarò Kanda che non riusciva a capire perché Lavi gli stesse
raccontando quelle bugie. Era palese che a Lavi, Ashanti piacesse davvero. “Ti
ho visto mentre le davi il bottone, e poi lei ti ha baciato.”
“L’ha
fatto solo per amicizia, per ringraziarmi di essere stato finalmente sincero
con lei.”
Kanda
gli lanciò un occhiataccia e Lavi capì che
continuava a non credergli. Era davvero di coccio, quando s’impuntava su
una cosa.
Sospirò
e disse: “Lasciami spiegare tutto, invece, di essere così astioso e vedrai che
capirai.”
Gli
mollò il braccio e Kanda istintivamente decise di rimanere a ascoltare quello
che aveva da dire. Voleva sapere perché gli stava raccontando quelle cose.
Se
stava insieme con Ashanti perché doveva raccontargli quelle frottole e se,
invece, come diceva non erano fidanzati, quello per lui cosa comportava? Perché
l’aveva aspettato lì? Perché ci teneva così tanto a raccontargli la sua storia?
Possibile
che anche Lavi fosse interessato a…
Sospirò
dando la sua completa attenzione a Lavi, il quale cominciò a dire: “Ashanti, come
ti ho già detto, mi ha raccontato sì, di quella tradizione di origine
giapponese dei bottoni, ed è stato proprio grazie a quello che ho capito chi
era che s’impossessava del mio secondo bottone ogni volta che consegnavo la mia
divisa per essere distrutta. E’ stato Johnny, infatti, a dirmi che sparivano.
Quando ho capito che eri tu che lo facevi e ne ho intuito il motivo, ne sono
stato davvero felice. Solo che poi tu mi hai beccato in un momento
compromettente con Ashanti e hai frainteso andandotene senza darmi il tempo di
spiegarmi, ma credimi fra me e lei non è successo niente. Siamo solo amici.
Avevo anche pensato di venire a cercarti per spiegarti come stavano veramente
le cose perché non volevo che soffrissi per qualcosa di non vero, ma ho capito
che ti saresti negato, che non avresti voluto parlarmi. L’unica soluzione che
mi rimaneva, quindi, per capire se effettivamente le mie intuizioni erano
giuste, se davvero eri tu quello che portava via i bottoni, era di aspettarti
qui e attendere se saresti venuto a distruggerli. Ho pensato, infatti, che dopo
quello che hai visto, se davvero avevi frainteso i miei rapporti con Ashanti, avresti
voluto liberarti di alcune cose che ti avrebbero fatto pensare a me, che
avrebbero continuato a arrecarti dolore. ”
“Eh?”,
disse sorpreso Kanda, a quelle parole, sempre più perplesso, mentre il suo
cuore batteva irregolarmente nella cassa toracica, intuendo prima del suo
cervello quello che l’altro stava per dirgli.
“Io
non voglio dare a nessun altro questi bottoni, o meglio voglio che sia tu a
continuare a tenerli. Vorrei anche poi che accettassi questo.” Estrasse dalla
tasca destra il secondo bottone della divisa portata al macero quel pomeriggio
e lo mise insieme agli altri nella sua mano sinistra. “E’ il secondo bottone, a
partire da sopra, della divisa che ho indossato fino all’altro ieri.”
Fece
una piccola pausa e poi concluse dicendo: “E vorrei potermi tenere
quest’altro.”
Dalla
tasca sinistra prese in mano il bottone, invece, che aveva tolto dalla divisa
di Kanda. “E’ il secondo bottone della tua divisa, me lo concedi?”
Kanda
a quella richiesta aggrottò la fronte
incredulo. Non poteva credere alle sue orecchie. Quello che nemmeno mai aveva
osato sperare si stava improvvisamente realizzando.
A
Lavi lui piaceva, possibile?
Il
ragazzo dai capelli rossi, vedendo che l’altro non aveva nessuna reazione,
allora decise di essere ancora più chiaro. Ashanti gli aveva dato come
consiglio di essere sincero, e voleva esserlo davvero. Gli aveva consigliato di
dichiararsi e l’avrebbe fatto.
Per
la prima volta nella sua vita era riuscito a zittire completante il suo falso
io che l’avrebbe spinto a continuare a nascondere i suoi veri sentimenti, e a
far emergere definitivamente quello vero.
Voleva
stare con Kanda, ovviamente se anche l’altro era d’accordo.
Gli
voleva bene.
“Mi
piaci, Yu. E penso che anche tu provi i miei stessi sentimenti, visto che hai
collezionato questi miei bottoni, che rappresentano una promessa d’amore, una
promessa di stare sempre insieme, per tutto questo tempo. Lo hai fatto,
infatti, per quasi due anni, visto che ce ne sono ben cinque, beh ora sei, il
tuo, quindi, non può essere solo un capriccio. Se per tutto questo tempo mi hai
voluto bene in silenzio e non mi hai detto niente, posso anche capire perché
l’hai fatto visto che probabilmente pensavi di non interessarmi, ma non era
così. Te lo ripeto ancora. Mi piaci davvero tanto, Yu. Ora finalmente io sono
stato sincero, adesso, però, spetta a te fare altrettanto. Dimmi ciò che
provi.”
Kanda,
però, continuò a tacere.
Non
era nel suo carattere, infatti, estraniare tanto facilmente i suoi sentimenti a
parole.
Quando
il suo cervello riuscì finalmente a capire al cento per cento che Lavi si stava
dichiarando, però, fece qualcosa e quel qualcosa soddisfò anche il ragazzo dai
capelli rossi.
Si
riprese i bottoni che l’altro gli porgeva quasi meccanicamente e se li mise in
tasca. Poi di getto, fece scivolare le braccia dietro il collo di Lavi e lo
abbracciò.
Dall’imbarazzo
per l’audacia che aveva appena dimostrato, cominciò a tremare, ma Lavi lo
rassicurò abbracciandolo a sua volta.
Quell’abbraccio
gli aveva fatto capire, infatti, che il giapponese non solo accettava i suoi
sentimenti, ma anche che li ricambiava.
Passarono
diversi secondi e solo allora finalmente Yu si decise a dire qualcosa: “Puoi
tenerlo pure il mio bottone.”
Con
quello, Lavi capì che la dichiarazione dell’altro ragazzo si poteva
definitivamente ritenere conclusa.
Fargli
ammettere apertamente un ‘mi piaci’, così su due piedi, infatti, era troppo per
il caratteraccio da orso che si ritrovava.
Lavi
sorrise, decidendo che per il momento poteva accontentarsi.
“Grazie.”,
sussurrò, tirando un profondo respiro di sollievo.
Avvicinò
poi il suo volto a quello dell’altro e titubante lo baciò.
Kanda
ricambiò.
Continuando
a baciarsi, si sedettero sul pavimento alla ricerca di una posizione più
comoda.
L’uno
accanto all’altro, abbracciati in modo che fosse più semplice continuare a
sfiorare l’uno le labbra dell’altro, quando avessero voluto.
In
quel momento, quella era, infatti, l’unica cosa di cui avevano bisogno.
Volevano
semplicemente sincerarsi che davvero i loro sentimenti erano ricambiati, attraverso
quei continui leggeri baci.
Ci
volle una mezz’ora buona prima che Lavi trovasse abbastanza coerenza di
pensiero, era, infatti, stato sopraffatto dal piacere di stare, in quel modo, con
il suo Yu, per dire: “Ti è già chiaro che voglio anche quest’altro bottone, quando cambieremo nuovamente divisa,
vero?” Sfiorò il secondo bottone della divisa nuova fiammante che portava Kanda
in quel momento.
Yu
sollevò leggermente le labbra in un lieve sorriso, mentre rispondeva sfiorando
il secondo bottone dell’altro: “E’ tuo se lo vuoi, ma solo se tu mi darai
questo.”
“E’
già tuo, te lo posso assicurare.”, disse Lavi sorridendo sinceramente.
Poi
tornarono a occuparsi l’uno della bocca dell’altro e quel rituale antico di
baci dolci alternati a quelli più passionali durò fino al mattino.
Finalmente
i due erano stati sinceri con i loro sentimenti, li avevano fatti emergere
calpestando il loro io fasullo, e avevano trovato così la felicità.
FINE CAPITOLO 4
FINE IL MISTERO DEI “SECONDO
BOTTONE” SCOMPARSI
Ringrazio
tutte le persone che hanno letto questa fic, che l'hanno messa tra i preferiti
o tre le seguite, in particolare ringrazio coloro che leggeranno quest'ultimo
capitolo e lo commenteranno.
E
ora un ringraziamento speciale va a:
_NaNa_: Allora hai la consapevolezza di
un esame finito bene o no? Spero che anche il finale ti piacerà quanto il resto
della fic. Ebbene sì, Yu ha imparato la lezione. Quando si entra in una stanza
è meglio sempre accendere la luce. Grazie per il commento.
Un
bacione
Rebychan
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