After The Break-Up

di Merthur Pendragon
(/viewuser.php?uid=676995)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** After The Break-Up Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** After The Break-Up Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** After The Break-Up Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** After The Break-Up Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** After The Break-Up Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** After The Break Up Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** After The Break-Up Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** After The Break-Up Chapter 8 ***



Capitolo 1
*** After The Break-Up Chapter 1 ***


Note del non autore (forse) traduttore:
Ciao a tutti! Per quelli che seguivano già da prima questa storia e per quelli che hanno il piacere dargli un'occhiata solo adesso, voglio dirvi innanzitutto grazie e avvisarvi che con la mia nuova beta Viviana sto ripubblicando i capitoli già postati della storia con una revisione più precisa e una presentazione del testo migliorata. Per questo ringrazio di cuore appunto la mia beta Viviana con la quale ho la fortuna di collaborare.
Questa nuova storia NON è mia, ma di un'autrice bravissima. Ho chiesto il suo permesso per tradurre la sua storia e lei mi ha dato l'ok! Per chi volesse visitarla la sua èpagina: https://m.fanfiction.net/u/3594035/
Non mi voglio dilungare e quindi vi auguro una buona lettura!
 

After The Break-Up
Capitolo 1

 

Erano tutti seduti nell'appartamento condiviso da Merlin e Gwen. Non era spazioso come quello di Arthur o immacolato come quello di Morgana, ma era ciò che due amici di lunga data con le risorse economiche di due studenti universitari potevano permettersi. In più, il fatto che Gwaine, Lance e Percy abitassero nello stesso edificio e Leon solamente in fondo alla strada, era un vantaggio in più.

In quel momento, Arthur e Merlin erano rannicchiati insieme sul divano.
"Allora, Arthur, come ti sta trattando il grande mondo degli affari?" gli chiese Gwaine.
Arthur e Leon erano più vecchi di qualche anno rispetto agli altri, si erano già laureati e lavorano da un anno nel mondo reale. Arthur per la compagnia di suo padre, mentre Leon come architetto.
"Veramente stancante. Abbiamo lavorato come matti per poter aprire la nuova sede a New York, ma adesso finalmente le cose si sono stabilizzate e hanno iniziato ad ingranare" rispose Arthur, tirando Merlin più vicino a sé, per poi baciargli la testa.

Arthur e Merlin erano una coppia soltanto da un anno e mezzo.
Morgana li aveva fatti incontrare due anni prima, poco tempo dopo aver conosciuto Merlin. Aveva conosciuto Gwen ad una lezione che tutte e due frequentavano e erano diventate subito amiche, cosa che poi permise loro di incontrare Merlin.
Arthur e Merlin, invece, i sei mesi dopo il loro primo incontro li avevano trascorsi ignorandosi, insultandosi  e provando persino ad uccidersi a vicenda. I loro amici, invece, se ne erano tenuti fuori, godendosi lo spettacolo e sapendo che, forse, tra loro avrebbero potuto esserci qualcosa. Sei mesi dopo, finalmente, avevano dichiarato di essere una coppia.

È raro che si ritrovino insieme tutti e otto. Di solito, alcuni non c’erano per motivi lavorativi, scolastici o per altri obblighi.
Negli ultimi tempi, poi, Arthur era stato assente più del solito a causa delle tante ore trascorse in ufficio. Sentiva che stava trascurando Merlin, ma quest'ultimo era sempre comprensivo con lui. Anche Merlin, infatti, era abbastanza occupato con le lezioni e il lavoro nella caffetteria di Gaius all'università.
Ogni momento libero, Arthur lo trascorreva con Merlin, ma non era mai abbastanza per lui. Adesso, invece, avrebbe finalmente avuto più tempo da trascorrere con lui ed entrambi ne avrebbero assaporato ogni momento.

*

Arthur non aveva mai intenzionalmente nascosto a suo padre Uther di essere gay, semplicemente non era mai venuto fuori.
Nonostante a scuola Arthur avesse anche frequentato ragazze, dentro di sé aveva sempre saputo di esserlo. Uther qualche volta gli aveva chiesto se c'era una ragazza speciale, ma lui aveva sempre negato, da quando quella persona speciale era Merlin.

Fino a quando, dopo la fine dei lavori per la nuova sede di New York, Uther aveva iniziato a incoraggiarlo, dicendogli che era arrivato a un punto della sua vita nel quale doveva trovare qualcuno con cui sistemarsi e avere una famiglia in futuro. Sentendo ciò, allora, Arthur trovò finalmente il coraggio di dire a suo padre di essere gay. Ovviamente Uther non fu propenso ad accettarlo.
"NON avrò un figlio gay! NON mi farai vergognare così! NON disonorerai il nome dei Pendragon!"
Arthur era rimasto seduto ad ascoltare la ramanzina di Uther. Aveva paura che suo padre lo avrebbe disconosciuto, ma, dopo che ebbe lasciato il suo ufficio, non menzionarono mai più il discorso e si comportarono come se non fosse successo nulla.

*

Qualche settimana dopo, Cendred si trovava nell'ufficio di Uther.
"Signor Pendragon, sembra che la relazione tra vostro figlio Arthur e questo Merlin stia andando avanti. Sembra anche che vostro figlio stia passando molto più tempo con lui, adesso che il progetto di New York è finito."
"Cosa sai di questo ragazzo?"
"Si chiama Merlin Emrys. Viene da una piccola città che si chiama Eldor, è stato cresciuto solo dalla madre, frequenta l'università e lavora in una caffetteria per pagarsi le spese e avere crediti extra. Studia per diventare insegnante e sta finendo il secondo anno. Ha dei voti eccellenti. Ed è anche amico di vostra figlia Morgana" rispose Cendred, dandogli anche il rapporto dettagliato con tanto di foto di Arthur che teneva la mano di Merlin mentre lo baciava.

Quando Arthur gli disse che era gay, Uther decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse necessaria per mettere fine a quella storia. NON avrebbe mai avuto un figlio gay.

Poi, gli era venuta un'idea: avrebbe mandato Arthur a New York per allontanarlo da Merlin e quest'ultimo non sarebbe stato in grado di seguirlo, essendo impegnato con l'università. Così la distanza e il tempo avrebbero messo una volta per tutte la parola fine a quella situazione.

*

Arthur venne chiamato nell'ufficio di Uther il lunedì mattina. Intuiva che non era un buon segno essere chiamati per una riunione privata e importante.
Si sedette sulla sedia prima che Uther cominciasse a parlare.
"Voglio che tu vada nella nuova sede a New York dall'inizio del prossimo mese."
"Perché? E’ successo? Pensavo che avessimo già assegnato i lavori allo staff."
"Certo, però ho pensato che, visto che è una sede nuova, sarebbe meglio se un Pendragon fosse lì a supervisionare giornalmente le cose per assicurarsi che tutto proceda per il meglio."
"Di quanto tempo stiamo parlando?"
"Un anno o due al massimo."
Arthur boccheggio, ma Uther lo ignorò, andando avanti. "Hai già un appartamento affittato lì, quindi non dovrebbero esserci ritardi nella partenza. Penso che tre settimane siano sufficienti per sospendere tutti i tuoi legami qui." disse, come se fosse un obbligo. Arthur avrebbe fatto ciò che gli aveva ordinato. Fine della storia.
"Ma papà... non potrebbe andarci qualcun altro? Ci sono numerose persone che potresti mandare, come Owen e George e.."
"Fermati!" lo interruppe Uther, alzando la sua voce. "Voglio un Pendragon lì. Un giorno questa compagnia sarà tua e devi renderti conto che bisogna fare dei sacrifici lungo il cammino. Adesso non voglio più sentire una parola. Tu sarai lì dall'inizio del mese."
Arthur si sentiva senza forze. Tre settimane, aveva meno di tre settimane prima di partire. Avvertiva di aver perso il colorito e sentiva di avere un nodo allo stomaco. E Merlin?
"Ma papà... tu non capisci, non posso lasciare Mer.." tentò di dire, prima che Uther lo zittisse improvvisamente.
"Arthur, se non hai intenzione di dare il meglio per questa compagnia, forse è meglio cerchi qualcun altro più portato a guidare la Pendragon Inc. dopo il mio ritiro..."
Quindi le cose stavano così: fare come voleva Uther, oppure essere diseredati.
"Sei congedato. Farò il modo che Vivian mandi alla tua assistente tutte le informazioni."
Arthur si alzò per andarsene, quando Uther aggiunse: "Non mi deludere di nuovo, Arthur."
Sapeva esattamente a cosa si riferisse quel "di nuovo".

Arthur tornò nel suo ufficio. Si sentiva male. Cosa aveva fatto? Aveva appena acconsentito ad andare a New York per almeno un anno? Perché non poteva semplicemente opporsi a suo padre? Stava veramente lasciando che tenesse sotto controllo la sua vita?
Allora, appoggiò la testa alla scrivania per qualche minuto dopo aver detto alla sua assistente, Mithian, di cancellare tutti gli appuntamenti del giorno.

Quindici minuti dopo, se ne andò per tornare a casa sua.
Non poteva concepire l'idea di lasciare Merlin, ma non pensava nemmeno di essere forte abbastanza da sfidare suo padre. Sapeva che Uther sarebbe stato capace di licenziarlo. Sapeva anche quanto meschino e dispettoso potesse essere e temeva anche che, dimettendosi, sarebbe stato capace di fargli terra bruciata intorno affinché nessuno lo riassumesse. Se fosse successo, cosa avrebbe fatto?
Sentendosi senza speranze, si ubriacò, cercando di dimenticare quanto incasinata fosse la sua vita.

*

Merlin e Arthur si trovavano nell'appartamento di quest'ultimo dopo aver pranzato. Era da diverse settimane che Arthur si comportava stranamente e il biondo sapeva che avrebbe dovuto dire all’altro che sarebbe andato a New York, ma non riusciva a costringersi a farlo. Voleva solo trascorrere più tempo possibile con lui, perché sapeva che presto non avrebbe più avuto la possibilità di farlo. Sapeva di essere egoista comportandosi in quel modo, ma non ne poteva fare a meno.
"Merlin, dobbiamo parlare."
"Finalmente ti sei deciso a dirmi cosa ti sta succedendo?"
Ogni volta che Merlin glielo chiedeva, Arthur si giustificava dicendo di essere semplicemente impegnato e stressato per il lavoro, che non c’era niente di cui preoccuparsi.
Merlin sapeva che era una bugia, perché Arthur aveva finito il progetto di New York da ben due mesi e, per quello che ne sapeva lui, non c'erano nuovi progetti in corso, ma capiva che Arthur si sarebbe confidato solo quando si sarebbe sentito pronto.
Purtroppo, venne comunque preso in contropiede da quello che apprese.
"Merlin, dobbiamo rompere"
"Cosa?!? Di che cosa stai parlando? Perché?"
Non se lo aspettava e quelle parole gli arrivarono come un pugno allo stomaco. Era vero che Arthur si comportava stranamente, ma Merlin non si aspettava di certo che avrebbe voluto mettere fine alla loro relazione.
"Penso che sia ora di andare avanti. Tu sei ancora a scuola, mentre io voglio focalizzarmi sulla mia carriera. Siamo in momenti diversi delle nostre vite."
"Mi stai prendendo in giro...? Da dove viene tutto questo, così, all’improvviso?"
"Mi sto per trasferire a New York per supervisionare la nuova sede. Starò li per almeno un anno e non voglio essere legato a qualcuno qui."
"Io... io non capisco. Ti amo e pensavo mi amassi anche tu. Vuoi davvero buttare via tutto?"
Arthur non disse niente, allontanandosi da lui e non sapendo se sarebbe riuscito ad andare fino in fondo.
"È una decisione che hai voluto prendere tu, oppure c'entra qualcosa Uther?"
La voce di Merlin era scossa e Arthur sapeva che, se si fosse girato a guardarlo, avrebbe visto le lacrime dai suoi occhi.
"Smettila!"
"No che non la smetto! Perché stai facendo tutto questo? Cos’è, Uther ha finalmente scoperto di noi e, visto che non approva, ti manderà a New York?" domandò Merlin.
In realtà, quel pensiero lo aveva attraversato, ma scelse di ignorarlo. "No. Penso solo che... sarebbe meglio se rompessimo..."
"È per Uther, vero? – riprovò Merlin - Quindi l'opinione di tuo padre conta più di me?"
"Merlin, per favore smettila! È finita, okay?"
"Perché non ti opponi a lui e gli dici che non andrai? Non vale la pena combattere per me?" urlò quello.
Arthur voleva finire lì il discorso, perciò si avvicinò a Merlin dicendogli: "Okay, hai ragione: non ne vali la pena!" Sperò che non si girasse, ma la faccia devastata di Merlin gli spezzò il cuore. Si sentì male, sapendo quello che le sue parole avevano fatto al ragazzo, ma non fu abbastanza per impedirgli di girarsi ed andarsene, sbattendo la porta, pochi secondi dopo.

Merlin rimase lì, come congelato, per qualche secondo, per poi iniziare a camminare verso l’uscita passando davanti a una sbalordita Morgana. La ragazza, allora, si diresse alla porta della camera di Arthur per bussare, ma dall'altra parte sentì un urlo che non riuscì a comprendere, ma che la distolse dall'intento di parlare con lui. Raggiunse poi Merlin per chiedergli se stesse bene. Il ragazzo la guardò e dal volto traspariva quanto fosse devastato; le disse di chiederlo al fratello, per poi fuggire e uscire fuori dall'edificio.

Vedere Merlin in quello stato, le spezzò il cuore e le fece venire voglia di prendere a pugni il suo adorato fratellino, perciò si precipitò nel suo appartamento. Non vedendo Arthur, si diresse nella sua stanza e aprì la porta senza preoccuparsi nemmeno di bussare, entrando con irruenza e sbattendola contro al muro lasciando anche un'ammaccatura. Arthur era seduto alla scrivania e dava le spalle alla porta. Non si accorse nemmeno della presenza della sorella. Morgana si diresse verso di lui, girando la sedia finchè non fu di fronte a lei.
"Cosa diavolo hai fatto?!? Sei un pezzo di merda, non ci posso credere! Che cosa hai detto a Merlin per sconvolgerlo?"
Quando Arthur non rispose, se ne stette li con le braccia incrociate, guardandolo ferocemente. "Beh, sto aspettando."
"Gli ho detto che abbiamo rotto, okay? Adesso che lo sai, te ne puoi andare."
"Hai fatto cosa?! Perché mai?"
"Lascia perdere Morgana. Non sono affari tuoi."
"Col cavolo che non lo sono! Merlin è uno dei miei amici più cari. Come hai potuto fargli questo?"
"Tu non capisci," rispose Arthur, piano.
"Allora illuminami!"
"Mi trasferisco a New York..." sussurro lui.
"Tu COSA?!? E per quale motivo lo faresti?"
"Papà ha bisogno di me per supervisionare la nuova sede a New York per almeno un anno o due, quindi è meglio così. Non voglio una relazione a distanza."
"Ti è mai passato per la mente di dire no ad Uther?"
Arthur non osò rispondere perché non c'era niente da dire. Sapeva di essere un codardo, ma ormai aveva già deciso e non aveva intenzione di cambiare idea. Anche se avrebbe potuto. Le parole erano già state dette e il danno fatto.

Quando Arthur continuò a stare seduto in silenzio, Morgana proferì parola: "Incredibile! - poi aggiunse – Sei un coglione!" e se ne andò, sbattendo la porta dietro di lei. Doveva trovare Merlin ed assicurarsi che stesse bene.

*

Merlin lasciò l'appartamento di Arthur in uno stato di shock, senza nemmeno far caso a dove stesse andando, al punto che, mentre stava camminando in mezzo alla strada, si accorse che una macchina stava venendo verso di lui. Fortunatamente stava andando piano, ma lo fece cadere lo stesso. Atterrò sul sedere, scorticandosi le mani e i gomiti e il guidatore ed un passante accorsero subito per vedere se stesse bene. Lui insistette, dicendo che stava bene e si rialzò in piedi, si pulì le mani sui pantaloni e si spazzolò il didietro.
Il conducente stava tornando alla sua macchina quando Morgana arrivò e si precipitò subito da lui per assicurarsi che non avesse danni gravi, per poi chiamare un taxi per riportarlo a casa. Merlin camminò carponi, per poi salirvi, sentendosi ammaccato e malconcio, sia fisicamente che emotivamente. "Vuoi che venga a casa con te?"
Merlin disse di no.
"Ti chiamo più tardi allora, okay?"
"Grazie Morgana" fu tutto ciò Merlin riuscì a dire, facendo poi partire il taxi.
Quando Merlin se ne andò, Morgana prese il cellulare e chiamò Gwen.

*

Non appena Merlin arrivò a casa, Gwen si precipitò verso di lui e gli prese i polsi.
"Dobbiamo pulire queste ferite." Disse, guardandogli le mani e alzandogli delicatamente le maniche della maglietta per vedere i gomiti.
"Non sono messi così male. Andiamo."
Poi lo fece entrare in corridoio per dirigersi in bagno.

Una volta pulite le ferite, Merlin la ringraziò e si diresse nella sua stanza.
Non disse quasi niente, dopo essere arrivato a casa.

Gwen aspettò qualche minuto, prima di seguirlo. Era sdraiato su un fianco sul suo letto a guardare il vuoto e non si accorse che era lì finché la ragazza non si sedette sul letto vicino a lui. Merlin, allora, la guardò con gli occhi rossi e le disse che Arthur lo aveva lasciato.
Lei non disse niente. Si sdraiò accanto a lui, lo abbracciò e lo lasciò piangere. Rimasero in quella posizione fino a che Merlin non si addormentò, dopo un'ora e mezza. Poi, Gwen si alzò, lo copri con una coperta, gli diede un bacio sulla fronte e usci dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.
Andò in cucina per chiamare Morgana. Poi chiamò anche Lance per cancellare i loro piani per quella sera e quest'ultimo fu comprensivo, dicendole di chiamarlo se avessero avuto bisogno di qualcosa.

*

Una volta tornata a casa, Morgana telefonò a Leon per dirgli cosa aveva fatto Arthur. Lui pensò che sentisse responsabile, perché era stata lei a far incontrare Merlin ed il fratello.
"Andrò a parlarci e ti chiamerò più tardi."

Leon arrivò all'appartamento di Arthur e bussò alla porta; quando non ricevette risposta, girò la maniglia, trovandola sbloccata, quindi entrò. Arthur non era in salotto, né in cucina, quindi andò nella sua stanza,
bussando alla porta.
"Vattene via, Morgana! Non ne voglio più parlare!"
Leon aprì la porta e vide Arthur seduto sul letto che guarda fuori dalla finestra. C'erano lattine di birra vuote sparse per terra.
"Senti, Arthur... - disse Leon - Ho bisogno di parlarti: Merlin ha avuto un incidente."
Arthur si girò istintivamente, guardandolo preoccupato, quindi Leon aggiunse rapidamente "Sta bene. Ha solo qualche piccola ferita, ma sta bene."
Prima che Leon potesse aggiungere altro, Arthur, però, lo interruppe: "Non voglio più sentire altro! " il che era una bugia, vista la faccia preoccupata che aveva visto Leon qualche momento prima.
"Cosa?!? Non vuoi nemmeno sapere cos'è successo?"
Arthur scosse la testa e Leon si chiese perché facesse finta che non gli imporatasse. "Cosa ti sta succedendo?"
"Leon, non ti riguarda. Siamo amici da tanto tempo, ma devi imparare comunque a farti i fatti tuoi e rimanerne fuori."
Leon non poteva credere a quello che sentiva. "Accidenti, Arthur, perché stai lasciando che Uther controlli la tua vita? Cammina da solo, prendi le decisioni da solo, digli che non ti trasferirai a New York! E smettila di essere il burattino di tuo padre!"
"È la mia vita e non voglio che nessuno mi dica come viverla, quindi, se non hai altro da dire, vattene, perché non sono interessato" disse Arthur con voce severa.
Leon lo guardò furioso, dicendogli che stava facendo un grosso errore e che un giorno se ne sarebbe pentito.
Arthur, però, non ci fece caso e tornò a guardare la finestra, come prima. L’altro, allora, uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

Quando Leon uscì dall'edificio, chiamò subito Morgana e lei rimase scioccata scoprendo che non era riuscito a far parlare Arthur. Erano amici da quando avevano dieci anni e Leon era sempre stato capace di far ragionare l’altro.

Quando Arthur sentì la porta chiudersi, si buttò sul letto. Che cosa aveva fatto? Aveva rotto con Merlin e adesso questo stava male, mentre lui faceva finta che non gli importasse, quando in realtà tutto ciò che voleva fare era assicurarsi che stesse bene e pregare per il suo perdono. Ma sapeva di non potere. Sarebbe partito dopo pochi giorni, quindi era meglio così, si convinse. In qualche modo avrebbe dovuto scordarsi di Merlin senza rimpianti e concentrarsi sulla sua carriera. Sarebbe stata dura, ma era uno dei sacrifici che avrebbe dovuto fare.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** After The Break-Up Chapter 2 ***


Note del non autore forse traduttore:

Ecco un altro capitolo revisionato e modificato testualmente da Viviana, la mia cara beta che stavolta mi ha fatto dei complimenti per la traduzione del capitolo, ne sono felice. La ringrazio di cuore per essere così bacchettona e precisa perché mi raddrizza e fa notare i miei errori.
Per chi volesse visitare l'autrice di questa meravigliosa storia eccola: https://m.fanfiction.net/u/3594035/
Ok, non vi voglio rubare altro tempo e vi auguro una buona lettura.
Grazie ancora, R.

 


After The Break-Up
Chapter 2

 

 

Pochi giorni dopo la rottura

Nessuno lo contattò più, da quel giorno. Arthur ritenne che tutti avessero saputo della rottura e che ce l'avessero con lui, forse giustamente.
Tutti amano e si preoccupano per Merlin e - che cavolo! - anche lui, ma il fatto che nessuno dei loro amici lo avesse chiamato per dirgli arrivederci o per augurargli buona fortuna, lo deluse un po'.
Oh, beh, avrebbe iniziato di nuovo da zero a New York. Nuova città, nuova vita, o almeno così sperava. Magari con così tanta distanza avrebbe potuto dimenticarsi di Merlin, per quanto sembrasse improbabile.

*

Arthur stava finendo le valigie, quando sentì qualcuno bussare alla porta. Quando rispose, Morgana entrò e le vide.
“Vedo che vuoi andare veramente a fondo con questa decisione.”
La delusione nella sua voce era evidente.
“Se sei qui per farmi cambiare idea, fermati subito.”
“Oh, non lo farò, caro fratellino. Vedi, più ci penso e più realizzo che, probabilmente, è la soluzione migliore. Non fraintendermi, mi mancherà averti intorno per poterti infastidire, ma per Merlin è meglio così.”
Lui la guardò con una faccia perplessa, ma rimase in silenzio.
“Merlin adesso sta male, beh, veramente devastato sarebbe il termine migliore, ma lo supererà. Quindi penso che, se te ne vai, sarà meglio. Così avrà modo di vederti per l'uomo che sei veramente invece di perdere altro tempo con te. Lui merita qualcuno che lo metta al primo posto e che lo tratti nel modo in cui deve essere trattato. Onestamente, non so come qualcuno possa lasciarlo di sua spontanea volontà, ma tu non l'hai solo lasciato, no, tu lo hai buttato via solo per compiacere il caro padre. Hai fatto la tua scelta, adesso buona fortuna e prova a conviverci!”
Sapeva di essere stata crudele e senza cuore, ma non le importava. Non poteva accettare il fatto che avesse permesso ad Uther di distruggere la cosa migliore che gli fosse mai capitata,, la faceva arrabbiare, al punto che voleva gridare e strapparsi i capelli.

Quando Morgana finì, Arthur sentì come se qualcuno gli avesse dato un calcio allo stomaco, ma, prima che potesse rispondere, lei si avvicinò e lo abbracciò. “Chiamami quando atterri.”
“Sì, lo farò.” Stava ancora cercando di riprendersi dallo shock e dalla sensazione di bruciore dovuta alle sue parole.
“Per favore, promettimi una cosa...”
“Cosa?”
“Merlin è la cosa migliore che ti sia mai capitata...”
“Morgana, fermati!”
“Per favore, ascoltami! Aver avuto Merlin nella tua vita ti ha reso una persona migliore e non voglio vedere quella persona scomparire. Non tornare come eri prima di Merlin, non eri felice, allora. Non tornare a far finta di non essere gay, anche se è ciò che Uther vuole. Tu SEI gay, Arthur, e nessuna distanza cambierà questo. Potrai spingere via quella parte di te, ma non sarai in grado di mantenere il travestimento per sempre. Spero solo che, quando te ne renderai conto, non sia troppo tardi.”

*

Merlin andava avanti con le lezioni ed il lavoro. Aveva una faccia spavalda davanti ai suoi amici, ma in realtà tutti sapevano quanto stava male, anche se non sapevano come rimediare.
Un pomeriggio, due settimane dopo la partenza di Arthur, Morgana e Merlin stavano studiando seduti in biblioteca, quando lui le chiese a bassa voce come stesse Arthur a New York.
“Non lo so, a dire il vero. Abbiamo parlato solo una volta da quando è arrivato ed è stata una conversazione piuttosto breve. Chi ha bisogno di lui, dopotutto? Puoi fare a meno di quell'asino egoista!”
“Grazie, Morgana” rispose lui, prima di guardare il libro, facendo finta di studiare e provando a nascondere le lacrime.

*

Due mesi dopo la rottura

“Ciao, Arthur! È bello vedere che sai rispondere alle telefonate. Sono passati quasi due mesi. Non intendi più rispondermi?”
“Scusa, Morgana, sono stato impegnato. Come va?”
“Ho sentito delle notizie inquietanti e ho pensato che forse potresti far luce su di esse per me.”
“Che cosa?”
“Ho parlato con papà, ieri. Mi ha detto che stai uscendo con una ragazza del tuo ufficio. Non hai di certo perso tempo, eh? Vedo che stai ancora cercando di compiacere Uther, facendo finta di essere il figlio etero che ha sempre voluto.”
“Non sono affari tuoi, quindi, se è tutto ciò che volevi sapere...”
“No, volevo anche chiedere come stavi, ma se hai intenzione di fare l'asino...”
“Scusa, Morgana. Sì, sto uscendo con una donna che si chiama Sophia, e sì, lavora in sede, ma, no, non è niente di serio. Ha importanza?”
"Sei felice, Arthur? Non so come tu possa esserlo, a vivere nella menzogna solo per compiacere Uther. Non pensi di meritare di essere felice, come quando stavi con Merlin?”
“Mi dispiace, Morgana, ma non affronterò di nuovo questo discorso con te. Fammi solo un favore: non nominare più il suo nome. Adesso devo tornare a lavoro. Ci sentiamo presto. Ciao!” e la chiamata fini prima che lei potesse dire altro.

Arthur incrociò le braccia sulla scrivania, chiuse gli occhi e appoggiò la testa alle braccia.
*Sono felice?* chiese a se stesso.
Col cavolo! Non pensò che sarebbe potuto essere più miserabile, nemmeno provandoci. Perché non aveva detto a Morgana la verità? Avrebbe dovuto farlo. Sophia era solo la sua assistente con una grande cotta per lui, che aveva acconsentito a far sapere ad Uther che stavano uscendo insieme. Lui, in realtà, non era minimamente interessato a lei.
“E se Merlin sapesse che sono andato avanti e sto uscendo con qualcuno?”
Doveva fermarsi lì.
“Ho lasciato Merlin, quindi cosa importa se lo pensa? Forse è meglio così. Forse Merlin sarebbe capace di andare avanti, sapendolo, dimenticandosi di me e facendo come Morgana. - disse - Trovando qualcuno che lo merita…”
“E se Merlin mi avesse già dimenticato e fosse andato avanti?”
Allora, lasciò il suo ufficio e si diresse a casa, dove avrebbe potuto arrovelarsi in pace.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** After The Break-Up Chapter 3 ***


Note del non autore (forse) traduttore:

Rieccoci con il terzo ed il quarto capitolo della storia con una nuova revisione e presentazione. La mia beta sta veramente andando velocissima e in poco tempo ci ritroveremo a pari passo con la storia. Yeah!!
Grazie mille V per tutto il lavoro che fai.
Adesso vi lascio, e ci rivediamo direttamente al quinto capitolo. Buona lettura e alla prossima!!
Renz


After The Break-Up
Chapter 3


 

Quattro mesi dopo la rottura

Merlin stava facendo il suo turno nella caffetteria di Gaius, quando un ragazzo di nome Mordred entrò e si accorse di lui. Questi iniziò ad andare tutti i giorni, aspettando anche delle ore, fino a che Merlin non si faceva vedere per fare il suo turno.
Merlin, però, si sentiva poco a suo agio quando Mordred era intorno, perché non levava mai gli occhi da lui e seguiva costantemente ogni sua mossa. Gaius, ovviamente, se ne accorse e gli suggerì di prendersi una settimana libera pensando che Mordred avrebbe smesso di venire, ma Merlin rifiutò. Dato che c'era una pausa dalle lezioni, quello era il momento giusto per prendere tutti i turni che poteva, in modo da avere un po' di soldi per il cibo e l'affitto in previsione dei mesi in cui avrebbe dovuto frequentare il college.

Gwaine, che lavorava anche lui alla caffetteria, provò a parlare con Mordred, ma, ogni volta che si avvicinava, questo si fiondava fuori dalla porta, il che era bello, se non fosse stato che, sfortunatamente, lei e Merlin non avevano gli stessi turni a causa dei loro orari.

Anche Percy andò un paio di volte, presentandosi come il ragazzo di Merlin nella speranza di far allontanare Mordred. Alla fine, però, quando nessuno di questi tentativi funzionò, Gwen e Morgana andarono dalla polizia. L'ispettore spiegò loro che, dal momento che Mordred non aveva fatto niente a Merlin, né gli aveva rivolto alcuna minaccia, non c'era veramente niente che potessero fare. Naturalmente, Morgana non fu d’accordo, così, poco prima che se ne andassero, l'ispettore accettò di inviare qualcuno alla caffetteria per fare una chiacchierata con Mordred.

Il giorno successivo, si fece vivo un agente di polizia, che lo portò fuori per una chiacchierata. Dopo ciò, non lo rividero più, per il sollievo di tutti.

*

Pochi giorni dopo, Merlin stava andando a lezione, quando ricevette una chiamata da un numero che non conosceva.
"Merlin Emrys?" chiese la voce, non appena rispose.
"Sì, chi è?"
"Mi scusi. Sono il sergente Kaye. La sto chiamando per sua madre… Hunith?"
"Cosa c'è che non va?"
"È stata coinvolta in un grave incidente d'auto. Potrebbe venire qui appena possibile?"
"È viva?" chiese allora, con una voce appena al di sopra di un sussurro.
"Sì, ma non so altro. È abbastanza grave, figliolo. Ha qualcuno che la possa portare qui?"
"Sarò lì il prima possibile" disse, frastornato, prima di riagganciare.

Poi chiamò Gwen. "Gwen, ho bisogno del tuo aiuto. Mia mamma ha avuto un incidente e ho bisogno di andare da lei il prima possibile. Puoi portarmi?"
"Oh mio Dio, certo, Merlin! Dove sei? Hai bisogno che ti venga a prendere, o puoi venire tu qui?"
"Sarò lì fra quindici minuti."

Gwen preparò velocemente una borsa per entrambi ed era al telefono con Morgana, quando Merlin entrò. Salutò la ragazza e le promise di tenerla aggiornata. Poi prese Merlin e lo abbracciò.
"Sei pronto?"
"Sì, andiamo."

Arrivarono ad Ealdor in tempo di record. Quando furono lì, Merlin si precipitò subito accanto al letto della madre, dove gli dissero che non si aspettavano che superasse la notte. Quando la vide, aveva un aspetto terribile. Il suo respiro era veramente affannato ed era terribilmente pallida.
"Hey, mamma… Sono qui!" Si sedette su una sedia accanto a lei e le prese la mano. Non seppe quanto tempo stette seduto lì, prima che lei aprisse finalmente gli occhi.
Quando lo vide, sorrise e disse, appena sussurrando: "Mio dolce ragazzo… Ti voglio tanto bene…"
"Ti voglio bene anche io, mamma."
Stava trattenendo le lacrime perché voleva essere forte per lei.
"Merlin, tesoro mio, voglio che mi ascolti…”
E cominciò a dirgli quanto fosse orgogliosa di lui; Merlin provò subito a fermarla perché vedeva quanto si stava affaticando a parlare, ma lei scosse la testa e continuò. "Voglio che tu finisca la scuola e sia felice."
"Lo sarò mamma, lo prometto. Ti voglio tanto bene… Grazie per l'appoggio che mi dai e per credere in me."
Con queste parole si interruppe, ma solo per un minuto perché aveva ancora tante cose da dirle, prima che fosse troppo tardi.

Un'ora più tardi, con un ultimo "Ti voglio bene" da parte di entrambi, lei sorrise, gli strinse la mano e chiuse gli occhi per l'ultima volta.
Merlin, invece, rimase lì, pietrificato. Sentiva come se non potesse respirare. Si sentiva vuoto e così solo… Dopo aver faticato a trattenere le lacrime, alla fine le lascio finalmente cadere.

Un infermiere venne a spegnere i macchinari e gli disse che poteva restare finché ne avesse avuto bisogno. Merlin restò accanto al suo letto tenendole la mano finché le lacrime non smisero di cadere. Era esausto, ma trovò la forza di alzarsi, darle un ultimo bacio sulla guancia e allontanarsi da lei per l'ultima volta.

Quando tornò in sala d'aspetto, Morgana, Leon, Lance, Gwaine e Percy erano tutti lì con Gwen. Dopo averne parlato prima con quest’ultima, Morgana aveva preso accordi per avere una macchina che li portasse ad Ealdor.
Non appena lo videro, lo abbracciarono e lui seppe, seppe veramente, che ci sarebbero sempre stati per lui. Sarebbero stati la sua unica da quel momento in poi.
Quando si prepararono ad uscire dall'ospedale per andare a dormire, disse piano: "Grazie a tutti. Non sapete quanto questo significhi per me…"

*

"Arthur, sono di nuovo io. Per favore, è importante. Chiamami appena senti questo messaggio."

Arthur non aveva intenzione di rispondere alle chiamate di Morgana. Invece, scelse di sedersi nel suo appartamento e ubriacarsi per nessun altra ragione se non quella che era mercoledì.
“Alla vita” pensò fra sé e sé.

*

Il funerale di Hunith avvenne due giorni dopo. Fu un elogio piccolo, ma molto sentito. In seguito, si erano diretti tutti alla casa d'infanzia di Merlin per iniziare a dare una ripulita. Dal momento che sua madre non ne era mai stata proprietaria, però, non c'era molto da fare. Con tutti che aiutavano, ci volle soltanto un giorno. Merlin, invece, impacchettò tutte le cose a lui care che voleva riportarsi a Londra con lui, mentre quelle rimaste vennero date in beneficenza.

Pianificarono di tornare in città in mattinata, quindi decisero di ordinare delle pizze così da non avere nessun piatto da ripulire il giorno dopo. Mentre stavano mangiando, Lance tirò fuori il discorso di Mordred.
"È più tornato alla caffetteria?"
"No, penso che aver avuto quella chiacchierata con la polizia abbia fatto effetto"  disse Merlin, sorridendo a Gwen e Morgana che lo stavano guardando come a dire “Te l'avevo detto!”
"Beh, stai in guardia, okay? Non puoi sapere se o quando si farà di nuovo vivo" consigliò Leon.
"Ecco perché c'è Percy:  per proteggere il suo ragazzo!"
Gwaine canzonò Merlin, che roteò gli occhi e Percy provò a dargli un buffetto in testa, ma la ragazza evitò velocemente la sua mano mostruosa.

Mangiarono la pizza rimanente godendo della compagnia l'uno dell'altro. Aver avuto loro lì con lui, per Merlin, fu un salvataggio.
"Non ce l'avrei mai fatta in questi giorni, beh.. veramente in questi ultimi mesi, senza di voi, ragazzi. Grazie."
"Ecco a cosa servono gli amici! Avresti fatto lo stesso per noi" rispose Gwaine e tutti loro concordarono.
Con quell’ultima frase, si abbracciarono l'uno con l'altro, prima di darsi la buonanotte e andare a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** After The Break-Up Chapter 4 ***


After The Break-Up
Chapter 4


 

Sette mesi dopo la rottura

Tutto era finalmente tornato alla normalità: Merlin aveva stabilito una routine caratterizzata da lezioni, studio e lavoro, mentre stava ancora cercando di avere tempo per i suoi amici.
Tre settimane dopo, però, tutto andò al diavolo. Successe una sera, quando Merlin finì il suo turno alla caffetteria. Gwaine era lì ed era in programma che chiudesse lui per la notte. Merlin chiese se voleva che restasse per aiutare, ma quello lo salutò e gli augurò una buona serata.
Era buio fuori, quando uscì. Stava camminando per la strada, quando tutto d'un tratto Mordred apparve fuori dalle ombre, ma Merlin non si accorse di avere qualcosa dietro.
Quello gli disse che lo rivoleva indietro.
"Di che cosa stai parlando? Vattene via e lasciami stare!"
Merlin iniziò ad andarsene, quando Mordred lo attaccò da dietro.
Lo colpì alla testa, di lato, con qualcosa di grande e pesante e l’altro cadde immediatamente al suolo. Quando si ritrovò a terra, sentì una scarpa che toccava il suo stomaco e poi un lato della sua testa. Dopo ciò, tutto divenne nero.

Nel frattempo, Gwaine stava strofinando il bancone, quando guardò verso il basso e si accorse che Merlin aveva dimenticato il cellulare. Visto che se n'era andato solo qualche minuto prima, Gwaine lo afferrò e corse fuori, sperando di raggiungerlo prima che andasse troppo lontano. Mentre stava guardando la strada per cercarlo, scorse qualcuno che sembrava essere stato malmenato. Corse lì il più veloce possibile e vide Mordred che stava prendendo a calci Merlin, a terra privo di sensi e coperto di sangue.
Sbraitò, mentre placcava Mordred per terra. Una volta che lo ebbe bloccato, lo prese a pugni in faccia facendogli perdere i sensi. Poi, balzò verso Merlin, che sembrava morto e iniziò ad urlare aiuto, piegandosi singhiozzando verso di lui. Si raccolse una piccola folla e qualcuno ovviamente doveva aver chiamato il 999 perché presto sentì delle sirene in lontananza.

Tempo qualche minuto e l'ambulanza e la polizia furono lì. C'erano diversi uomini attorno a Mordred per accertarsi che non si svegliasse e cercasse di fuggire. La polizia lo prese e lo trascinò in piedi, facendolo svegliare. Lui guardò giù e vide il corpo immobile di Merlin che veniva curato dai paramedici. Rise solamente e disse: "Se non ti posso avere io, nessuno ti avrà."
I poliziotti lo portarono via e lo fecero entrare in macchina per portarlo in centrale.

"Mettiamolo sulla barella."
"Attenti al collo!"
"Al tre. Uno... due... tre! Sollevate!"
"Muoviamoci!"
I medici dovettero tenere Gwaine distante per poter lavorare su Merlin e lei a malincuore si spostò di  lato, dove rimase in piedi in uno stato di shock. Era coperta dal sangue di Merlin. Sentiva cosa le veniva detto, ma non lo registrava davvero nel suo cervello.

Arrivarono molti altri poliziotti. Un ispettore donna camminò verso di lui, gli accarezzò leggermente il braccio e gli chiese se conoscesse la vittima. Allora, Gwaine si riprese dallo shock e la guardò per un secondo, prima di andare a cercare freneticamente Merlin. L'altra disse che il suo nome era Elena e gli chiese di nuovo se conoscesse la vittima. Le rispose, allora, che Merlin era il suo migliore amico e un fratello, per lui. Elena gli disse che lo avevano portato in ospedale e che poteva seguirla. Poi lo guidò verso la sua auto, dove lo fece entrare, accese le luci e la sirena, dirigendosi verso l'ospedale.

Durante il tragitto, Gwaine le disse che era stato testimone della scena prima di raggiungere Mordred e fermare il suo assalto a Merlin. Poi si abbatté.
"Dovrà stare bene. Deve solo stare bene…" ripeté di continuo, singhiozzando. Una volta arrivati in ospedale, venne detto loro che Merlin era stato portato urgentemente in chirurgia. Almeno era vivo, per quel momento.

Elena chiese a Gwaine chi dovesse contattare e quello le fece i nomi di Gwen e Morgana. Poi trovò il cellulare di Merlin, ancora nella sua tasca e glielo diede.
"I loro numeri sono qui."
Gli chiese anche se ci fosse qualche membro della famiglia che potesse chiamare, ma lui scosse la testa e le disse che Merlin era solo, da quando, recentemente, sua madre era morta, perciò gli unici contatti di emergenza che aveva erano Morgana e Gwen. Loro avrebbero contattato tutti gli altri.
Elena si allontanò per fare le telefonate. Una volta finito, ritornò e si sedette con Gwaine ad aspettare i suoi amici.

Morgana e Leon furono i primi ad arrivare. Corsero dentro e si diressero al banco delle informazioni, chiedendo come stesse Merlin. All'inizio, però, l'infermiera si rifiutò di dare informazioni finché lei non rivelò di essere il contatto di emergenza del ragazzo. Allora, quella le spiegò che era ancora in chirurgia e che ci sarebbe restato probabilmente almeno per le successive ore. Morgana strinse la presa di Leon, che se la avvicinò a sé, mentre singhiozzava forte continuando a dire: "No, no, no!"
Leon non riuscì a trattenere le lacrime che uscivano dai suoi occhi.

Arrivò Gwen con Lance e Percy. Lei stava già piangendo, quando entrò con i due ragazzi a fianco che la sostenevano. Camminò verso gli altri e si accasciò su una sedia di fianco di Morgana, dove si aggrapparono l'una sull'altra. Nel frattempo, Gwaine era inconsolabile e camminava in sala d'attesa in cerca di qualcosa da prendere a pugni e a calci.

Ogni venti minuti, uno di loro andava al banco delle infermiere per chiedere come stesse Merlin e quella pazientemente ripeteva che era ancora in chirurgia e che il dottore sarebbe uscito per parlare con loro non appena finito.
Due ore dopo, Gwaine era seduto da solo a guardare fuori dalla finestra. Sapevano tutti che cuore gentile avesse quando si trattava di Merlin. Loro due si prendevano in giro e scherzavano fra loro con gli altri, ma tutti sapevano che Gwaine avrebbe ucciso per lui. Se non fosse stato così preoccupato per Merlin, probabilmente avrebbe potuto uccidere Mordred.
Gwen si avvicinò e si sedette a fianco a lui. Poi, mise una mano sul suo ginocchio e lui la guardò con le lacrime agli occhi, che aveva anche lei. Lei lo raggiunse e si abbracciarono. Stettero così, piangendo sulle spalle l'uno dell'altro, per quelle che sembrarono ore, quando, tutto d'un tratto, un dottore arrivò in sala d'attesa chiedendo di parlare con gli amici di Merlin. Andarono tutti in fretta verso lui, che li guidò in una stanza a fianco, così da poter avere un po' di privacy.

"Per prima cosa, Merlin è fortunato ad essere vivo. Con le botte che ha preso, molte persone non ce l'avrebbero nemmeno fatta ad arrivare in ospedale."
Dopo queste parole, tutti guardarono con gratitudine Gwaine.
Il dottore continuò: "Ha un edema nel cervello, che è quello per cui siamo più preoccupati. Lo terremo in terapia intensiva così da poterlo monitorare da vicino. Le prossime quarantotto ore saranno cruciali: abbiamo, infatti, indotto il coma per dare tempo al suo cervello di curarsi e al gonfiore di migliorare. Non sapremo se ci saranno danni cerebrali finché non riprenderà conoscenza. Temo che i suoi timpani siano stati danneggiati, ma non sapremo cosa comporterà esattamente finché non si sveglierà. Ha qualche costola rotta o incrinata, il naso rotto ed è coperto da lividi e lacerazioni. Lo sposteremo a momenti. Una volta che lo avremo sistemato, lo potrete vedere per poco tempo. Lasciate che vi avverta, però: potreste non riconoscerlo con tutti quei lividi e gonfiori. Mi dispiace, ma non posso dirvi qualcosa di più definitivo. Come ho detto, dobbiamo aspettare che si svegli. Adesso...  avete qualche domanda cui posso rispondere?"
Erano tutti scioccati dalle notizie e rimasero lì seduti, storditi. Finalmente, il dottore si alzò per andarsene, dicendo che sarebbe tornato se qualcosa fosse cambiato, ma, nel frattempo, se avessero avuto qualche domanda, avrebbero dovuto farlo sapere alle infermiere, che lo avrebbero contattato.

Gwaine fu il primo a parlare, dopo che l’uscita del dottore. Colpì violentemente con i pugni il tavolo e sbraitò: "Non è giusto! Merlin non merita tutto questo! Non è giusto! Se fossi arrivato lì prima... Non è giusto, non è giusto…"
Le sue parole si fecero sempre più flebili, finché non si fermarono e lui si accasciò. Provarono tutti a consolarlo attraverso le loro lacrime e il dolore.
"Se non fosse per te, Merlin non sarebbe vivo, adesso" disse Lance, provando a rassicurarlo.

Finalmente, dopo due ore, un'infermiera venne da loro dicendo che avevano sistemato Merlin e che era in condizioni critiche, ma stabili. Spiegò che lo potevano vedere, ma: "Solo due persone alla volta e solo per dieci minuti."

Gwen e Morgana furono le prime ad entrare. A prima vista, Morgana boccheggiò, prima di scoppiare in lacrime. Gwen, invece, iniziò a singhiozzare e si precipitò verso di lui, prendendogli la mano. Si sedette su una sedia di fianco a lui e con l'altra mano strofinò il suo braccio dove non aveva lividi. Non poteva nemmeno vedere i suoi capelli perché la sua testa era avvolta dalle garze. Respirò profondamente e si sforzò di smettere di piangere perché voleva essere forte per Merlin.
Morgana, invece, si ricompose abbastanza da poter camminare fino all'altro lato del letto e tenere l'altra mano di Merlin. Lei e Gwen si guardarono con totale incredulità. Gli parlarono anche per qualche minuto, prima che l'infermiera entrasse dicendo loro che erano passati dieci minuti. Entrambe si piegarono e gli diedero un bacio sulla guancia, prima di uscire.

Leon e Percy furono la coppia successiva. Dieci minuti dopo, riapparvero in sala d'attesa con un aspetto peggio rispetto a prima di entrare.

Poi, finalmente entrarono Lance e Gwaine, che si prepararono a vedere qualcosa di orribile, viste le reazioni dei loro amici. Lance andò immediatamente verso Merlin, iniziando a parlare con lui, mentre Gwaine rimase lontano. Stava trattenendosi per non vomitare a quella vista. Pochi minuti dopo, riuscì a stare di fianco al letto di Merlin e Lance se ne andò, sapendo che voleva restare qualche momento da solo.

"Mi dispiace così tanto, Merlin... Se fossi stato più veloce, se solo avessi accettato il tuo aiuto per chiudere la caffetteria quando ti sei offerto. Devi guarire! Sei il migliore amico che io abbia e ho bisogno di te..."
Le lacrime iniziarono a rigare il suo volto. Si sedette su una sedia vicino a letto e tenne la mano di Merlin come se la sua vita dipendesse da ciò.
L'infermiera gli diede altri cinque minuti, prima di chiedergli di uscire.

Ormai erano le sei del mattino. Era stato detto loro che non avrebbero potuto vedere Merlin fino a mezzogiorno, quindi sarebbero dovuti andare a casa a riposare un po’.
Con riluttanza, se ne andarono tutti, ma non prima di aver ricontrollato i numeri di telefono dati da Gwen e Morgana e l'infermiera promise che avrebbero fatto sapere se ci fossero stati cambiamenti nelle condizioni di Merlin.
Leon tornò a casa con Morgana, mentre Gwaine, Percy e Lance tornarono all'appartamento di Gwen e Merlin, che era più vicino all'ospedale.

Per mezzogiorno, erano tutti di nuovo in sala d'attesa e il dottore uscì per dare loro qualche aggiornamento sui progressi di Merlin.
"Il gonfiore sul cervello si sta sgonfiando e sembra, dalle analisi, che non ci saranno danni permanenti, ma non lo sapremo con certezza finché non si sveglierà."

*

"Arthur, - Dio mi aiuti! - se non rispondi alla mia telefonata, giuro che con te ho chiuso!"

Arthur premette il bottone per cancellare il messaggio di quella pazza di sua sorella senza nemmeno ascoltarlo, seduto sul bancone del bar a perdere tempo. Non aveva nessun amico, lì. Tutti in ufficio lo conoscevano come l'asino privilegiato, figlio del proprietario della compagnia e lui non faceva niente per far loro cambiare idea. Non gli importava. Era vivo, ma non stava di certo vivendo. Tutto ciò che voleva era Merlin e pensava soltanto a lui.
“Che cosa starà facendo, adesso? E' felice? Avrà trovato qualcun altro?” Questi pensieri si rimescolavano nella testa di Arthur.
Il lavoro non aveva aiutato, stare in una nuova città neanche e  anche i pochi appuntamenti che aveva avuto, con ragazzi magri, alti e con i capelli neri, non  avevano aiutato a dimenticare Merlin. Anzi, lo avevano solo fatto sentire colpevole, come se lo avesse tradito. L'unico sollievo che trovava era l'alcool, ma era soltanto temporaneo.
Finalmente, il barista lo fece uscire e chiamò un taxi perché lo portasse a casa.

*

Merlin rimase ricoverato poco, se così si può dire di uno che è stato incosciente per tre giorni. L'edema nel suo cervello si era sgonfiato e sembrò che non ci fossero danni permanenti. Anche il gonfiore in faccia iniziò a migliorare e i lividi a scolorirsi fin dal momento in cui si svegliò.
Quando aprì gli occhi per la prima volta, si innervosì, cercando di capire dove fosse. Era così luminoso e silenzioso. Una volta che vide tutti i muri bianchi e i macchinari, gli venne in mente: era stato aggredito e ora si trovava in ospedale. Si accorse di un'infermiera che usciva dalla stanza, ritornando poi con un uomo in camice bianco. Doveva essere il dottore.
"Ciao, Merlin. È bello vederti sveglio. Come ti senti?"
Merlin lo guardò per un secondo. "Cosa sta succedendo? Non riesco a sentirla. Perché non riesco a sentirla?" Stava iniziando ad andare in panico. Con l'istinto, cercò le sue orecchie, ma non riuscì a toccarle perché gran parte della sua testa era coperta da bendaggi o qualcosa di simile.
L'infermiera prese dalla tasca un piccolo quaderno e lo diede, insieme ad una penna, al dottore, che lo prese velocemente e le disse di vedere se c’erano i suoi amici, se sì, di farli entrare.

Il dottore mise una mano sulla spalla di Merlin, cercando di calmarlo. Scrisse: "Ciao Merlin. Sono il Dottor Mercer. Sai dove ti trovi?"
Merlin annuì: "in ospedale."
"Molto bene. Adesso, tu sai perché sei qui?"
"Mordred mi ha colpito con qualcosa. Non ricordo molto dopo quello. Perché non riesco a sentire?" Tastò di nuovo cosa c’era avvolto intorno alla sua testa. "Può togliere queste cose? Non riesco a sentire niente con questo sulle orecchie."

Proprio in quel momento, entrarono Gwen, Morgana e Gwaine. Lui li guardò, rivolgendo loro un piccolo sorriso. Sembravano tutti esausti, ma gli rivolsero un sorriso ancora più grande. Gwen e Morgana andarono vicino a lui, dandogli un bacio sulla guancia, prima di indietreggiare lasciando che Gwaine camminasse verso di lui. I suoi occhi iniziarono a lacrimare, scosse la testa e gli sorrise.
"Ben tornato, amico! Ci sei mancato.”
"Mi spiace, non riesco a sentirti con la testa avvolta così."
I tre amici guardarono il dottore, che scrisse: "Sii paziente, mentre ti togliamo le bende dalla testa. Così possiamo dare un'occhiata alle tue orecchie. Ok?"
Merlin annuì e guardò le facce preoccupate dei suoi amici. Pensò gli stessero nascondendo qualcosa.

Una volta che la sua testa fu liberata, il dottore guardò le sue orecchie con uno strumento, per poi schioccare le dita accanto a ogni orecchio. Merlin non reagì. Poi guardò verso i suoi amici scuotendo la sua testa.
A Gwen crollò la testa giusto mentre stava coprendo la sua faccia con le sue mani, provando a nascondere le lacrime. Morgana sembrava truce e Gwaine chiuse gli occhi e scosse la testa.
"Che c'è? Perché non riesco a sentire?" A quel punto, stava iniziando a delirare.
Il dottor Mercer iniziò a scrivere: "Mi dispiace, Merlin. I tuoi timpani sono severamente danneggiati per via delle botte che hai ricevuto alla testa."
Mostrò a Merlin il quadernino, prima di riprenderlo e continuare: "Non c'era niente che potevamo fare."
Di nuovo, lo mostrò a Merlin: "Mi dispiace ma hai perso permanentemente l'udito."
"Sordo… sono… sordo?" Con queste parole guardò i suoi amici, sperando che il dottore si sbagliasse, ma lo sguardo nei loro volti fu la conferma che non voleva. Gwen andò verso lui, si piegò e lo abbracciò.
Dopo che Gwen lo lasciò, Merlin mise i palmi delle mani sugli occhi e chiese se poteva essere lasciato solo per un momento. Quando tolse le mani, annuirono tutti, inclusi il dottore e l'infermiera. Uscirono tutti tranne Gwaine, che si avvicinò e rivolse a Merlin un piccolo sorriso.
"Andrà tutto bene" scrisse sul quaderno che aveva usato il dottore, dandogli poi una carezza gentile sulla spalla prima di girarsi ed uscire.

*

Le ferite di Merlin si rimarginarono lentamente. Fu spostato dalla terapia intensiva in una stanza normale. Le infermiere lo facevano camminare qua e là diverse volte al giorno. Iniziò anche a lavorare con una specialista del linguaggio dei segni fornita dall'ospedale per diverse ore al giorno, che gli diede molti materiali con cui poteva esercitarsi quando non era con lui.

Merlin insistette parecchio con i suoi amici per farli tornare in classe. Sapeva che tutti loro avevano perso una settimana di lezioni a causa sua. Continuarono ad andare in ospedale a trovarlo ogni volta che non avevano lezioni o il lavoro. Scoprirono che, piuttosto che scrivere note su un foglio, messaggiare era più veloce e più facile.

*

Tre lunghe settimane dopo, Merlin poté uscire finalmente dall'ospedale. Aveva già imparato come mimare l'alfabeto e molte parole comuni e frasi. Era un bel inizio, ma sapeva di avere ancora molta strada da fare.

Gwaine venne a prenderlo e lo accompagnò al suo appartamento. Dopo averlo accompagnato, lo guardò con una faccia triste.
Merlin gli prese le mani e gli disse che stava bene perché sapeva che Gwaine si sentiva ancora preoccupato e turbato nei suoi confronti.
"Mi dispiace così tanto, Merlin. Se fossi arrivato più velocemente, niente di tutto questo sarebbe successo. Per favore, perdonami..."
Tutto questo era scritto in un foglietto che Gwaine tirò fuori dalla sua giacca.
Merlin guardò il foglietto. Non poteva credere a ciò che aveva letto. "Gwaine, smettila di fare lo stupido! Se non fosse stato per te, sarei morto. Mi hai salvato la vita e non te ne sarò mai grato abbastanza…"
Lui guardò Merlin, scosse la testa, sorrise e lo raggiunse per dargli un abbraccio, piagnucolando: "Lo hai già fatto Merlin, lo hai già fatto…"

*

Da quando era uscito dall'ospedale, Merlin aveva continuato a lavorare con la sua specialista del linguaggio dei segni e, secondo lei, lui stava imparando più velocemente di qualsiasi altra persona con cui avesse mai lavorato.
Morgana, invece, assunse un insegnante privato perché insegnasse a lei, Gwen, Lance, Leon, Gwaine e Percy come parlare coi segni. Si incontravano con l'insegnante tre volte alla settimana. Quando Merlin lo scoprì, era a dir poco incredulo e, ogni volta che li ringraziava, loro rispondevano solamente che erano grati di averlo ancora tra loro e che era il minimo che potessero fare.

*

Un nuovo semestre stava per iniziare e Merlin voleva tornare a lezione, visto che era indietro di un semestre. Si accorse che non avrebbe più potuto insegnare in una classe normale, quindi andò a parlare con un consulente dell’università per vedere che cosa avrebbe potuto fare per poter diventare insegnante in una scuola per bambini sordi. L'incontro era stato eccessivamente lungo: primo, perché il consulente dovette comunicare con lui scrivendo ogni cosa e secondo, perché avrebbero dovuto programmare le sue lezioni prima dell'inizio del semestre. Alla fine, era esausto, ma veramente contento, sapendo che avrebbe potuto fare ciò che aveva sempre voluto: l'insegnante.

*

Quando la mamma di Merlin morì, la sua piccola polizza assicurativa andò a lui. Nonostante non fosse così tanto, lui aveva sempre voluto metterli da parte. Ora, però, il denaro dell'assicurazione era abbastanza per pagare l’ affitto, il cibo e il resto della sua retta, quindi lo usò per quello. Dopo aver rimosso questo peso dalle sue spalle, poté finalmente dedicarsi ai suoi studi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** After The Break-Up Chapter 5 ***


After The Break-Up
Chapter 5


 

Un anno dopo la rottura

Merlin e Gwaine dovevano testimoniare contro Mordred, quel giorno. Arrivarono in tribunale con Gwen e Morgana, che avevano insistito per andare come supporto morale ed emotivo. Entrando nell'aula, Merlin apparve nervoso, ma determinato; Gwaine, invece, aveva una brutta cera. Sapevano tutti quanto gli eventi di quella sera lo avessero influenzato: da quel momento, infatti, non aveva più fatto parola dell'argomento con nessuno. Tutti, però, sapevano che il solo pensiero di rivivere quegli attimi lo nauseava.

Merlin testimoniò per primo. Gli diedero un monitor dove il procuratore e l'avvocato scrivevano le domande in modo che lui potesse leggerle e rispondere. Evitò di guardarsi troppo intorno perché aveva paura di come avrebbe potuto reagire se avesse rivisto Mordred per la prima volta dopo quella notte. Colse, invece, gli sguardi di Gwen e Morgana e ciò lo aiutò a superare quel calvario.

Il successivo fu Gwaine, che si assicurò che Merlin, Gwen e Morgana non fossero all'interno dell'aula a sentire la sua testimonianza. Una volta che ebbe finito, tutti insieme lasciarono il tribunale per andare a pranzo e, quando furono di ritorno, il giudice li informò che Mordred aveva cambiato la sua dichiarazione da innocente a colpevole. Per l'attacco a Merlin, fu condannato a venti anni di reclusione.

Non appena tornarono a casa, sospirarono tutti quanti per il sollievo. Erano emotivamente esausti per lo stress accumulato durante il processo e, ora che si era concluso, si erano guadagnati il diritto di rilassarsi. Finalmente, potevano ritenere chiuso definitivamente quel capitolo della loro vita ed andare avanti.

*

Arthur stava ancora cercando di dimenticare Merlin. Non poteva chiamare né Morgana, né Leon, né nessun altro, dopo tutto quel tempo. Tutti loro, probabilmente, lo odiavano e sarebbero stati più che felici di sbattergli in faccia quanto aveva incasinato le cose. Aveva paura che gli dicessero che Merlin stava con un ragazzo migliore di lui e che era felice come non lo era mai stato.
Arthur non poteva dimenticare Merlin e non avrebbe potuto accettare quella situazione, perciò lavorava e si dava all'alcool.

*

Quindici mesi dopo la rottura

"Sono così felice che gli esami siano finiti!" esclamò Merlin, mimando a Gwen quella frase, subito dopo essere entrato nel loro appartamento. Era diventato estremamente bravo nel linguaggio dei segni, nonostante il  poco tempo che aveva avuto per impararlo.
Lei mimò in risposta: "Dovremmo riunirci tutti quanti insieme e festeggiare."
Era più lenta e non così tanto abile, ma Merlin le voleva bene per questo.
Lui annuì, d'accordo, e sorrise. "Okay, mandiamo un messaggio a tutti per vedere quando sono disponibili."

*

Arthur non riusciva a superare la rottura con Merlin. Per cercare di rimediare alla situazione, ora beveva ogni giorno e il suo lavoro aveva cominciato seriamente a risentirne. Alcuni giorni, infatti, arrivava in ufficio con i postumi da sbornia e l'aria di uno appena uscito dal bar. Altri, invece, non ci andava affatto. Quei giorni, ormai, erano diventati la norma, non più una rarità.

*

Diciotto mesi dopo la rottura

Si erano riuniti tutti nell'appartamento di Morgana per la cena ed erano seduti in soggiorno con un bicchiere di vino in mano, ridendo e godendosi la compagnia l'uno dell'altro prima di iniziare a mangiare.

*

Arthur, invece, era seduto nel suo appartamento  a New York a cercare di alleviare i postumi della sbornia, rivolgendo uno sguardo furioso ad Uther, seduto di fronte a lui.
"Cosa diavolo ti è preso?!" gli domandò Uther, restituendogli lo stesso sguardo feroce.
"Non capisco quale sia il problema. Ho solo bevuto un po' di più la scorsa notte, non ho fatto niente di male."
"Niente di male un corno! Lavori da schifo e continuano a riferirmi che non ti presenti al lavoro per intere giornate a causa delle tue bevute. Non ti ho mandato qui per fare baldoria!"
"Baldoria? Mi prendi in giro? No! Tu mi hai mandato qui per tenermi lontano da Merlin! Così potevi far finta che io non fossi gay, ma - indovina un po'? - io SONO gay, papà, e non me ne frega un cazzo se lo accetti oppure no! Io amo Merlin e ho mandato tutto all'aria per te e per questo maledetto lavoro! Perciò potete andare al diavolo tu e anche la tua compagnia!"
"Arthur, adesso basta!" lo ammonì Uther, con fermezza.
"Non capisci? Non te ne importa proprio niente? Mi sento come se stessi morendo lentamente, senza di lui…" Arthur si prese la testa fra le mani, cercando di nascondere le lacrime di fronte a suo padre.

Uther si sedette accanto a suo figlio, guardandolo andare in mille pezzi. Finalmente, dopo quelle che parvero ore, prese un profondo respiro, prima di cominciare a parlare.
"Arthur, io non accetto che tu sia gay. Però, immagino che dovrò imparare a conviverci."
Arthur lo guardò. "Cosa?"
"Ho detto che immagino che dovrò imparare a conviverci."
"Non capisco…"
"Figliolo, preferirei che tu fossi gay e ancora in vita, piuttosto che etero e morto. Adesso ti riporto a Londra, il luogo a cui appartieni, ok?"

Tre giorni dopo, padre e figlio tornarono insieme a Londra.

*

In quei pochi giorni successivi al suo rientro a Londra, Arthur si fece ricoverare in una clinica. Era completamente esaurito, sia fisicamente, sia psicologicamente e aveva pensato che farsi ricoverare in quel posto sarebbe stato terapeutico.
Aveva anche pensato a Merlin, ma alla fine aveva deciso di non provare a contattarlo fino a quando non avrebbe risolto i suoi problemi. Essere di nuovo nella sua stessa città, però,  aveva reso in qualche modo l'attesa più facile.

*

Un mese dopo, Arthur era tornato a lavorare per la Pendragon Inc. I rapporti tra lui e Uther erano ancora tesi, ma, finché le discussioni riguardavano soltanto questioni di lavoro e non personali, erano tollerabili.
Arthur, però, non aveva ancora avuto il coraggio di contattare neanche uno dei suoi amici. Naturalmente, però, Morgana sapeva che era tornato, anche se in realtà non si erano parlati.
Desiderava riavere indietro Merlin più di qualsiasi cosa al mondo. Non sapeva se stava  con qualcuno o se voleva rivolgergli ancora la parola, ma ormai si era deciso: era disposto a fare qualunque cosa fosse necessaria per riaverlo con sé, perché lui ne valeva assolutamente la pena. Aveva persino iniziato a vedersi con un terapista perché lo aiutasse a riprendersi dai suoi problemi.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** After The Break Up Chapter 6 ***


After The Break-Up
Chapter 6



Ventuno mesi dopo la rottura

Merlin, Gwen, Morgana, Lance, Percy e Gwaine erano seduti attorno ad un tavolo godendosi il loro primo giro di bevute. Erano al pub a festeggiare la laurea di Morgana, Gwen e Lance e il fatto che tutti e tre avessero trovato lavoro a Londra. Merlin, Gwaine e Percy, invece, si sarebbero laureati il prossimo semestre.
Dopo il secondo giro, scesero tutti in pista, dove ballarono, risero e si divertirono l'uno con l'altro. Nessuno si accorse di Arthur, che se ne stava seduto in un angolo del bar a bere una Coca, avvolto nell'oscurità.
Quando questi puntò lo sguardo sulla pista da ballo, verso Merlin, quasi gli si mozzò il fiato. Erano già passati quasi tre mesi da quando era tornato e quella era la prima volta che lo rivedeva. Era bellissimo, alto e magro come se lo ricordava, anche se i suoi capelli erano cresciuti e si arricciavano attorno alle orecchie facendo risaltare ancora di più i suoi vistosi zigomi. Sembrava così felice, lì in pista, mentre muoveva le mani e saltellava di qua e di là con un grandissimo sorriso stampato in faccia. Non era mai stato un bravo ballerino, ma sembrava aver perso un po' del suo ritmo. Forse aveva bevuto troppo, ma non importava dal momento che Arthur era completamente ipnotizzato da lui.
Stava considerando l'idea di raggiungerlo, quando Gwaine lo afferrò per il polso e i due, insieme a Morgana, lasciarono la pista. Si sedettero al loro tavolo e Arthur si accorse che Morgana e Gwaine stavano muovendo le mani come se stessero simulando il linguaggio dei segni. Si accorse che anche Merlin lo faceva, il che lo rese perplesso. Questo lo fermò dal suo intento di alzarsi, perchè si riteneva soddisfatto solo guardando la scena.
Presto anche gli altri li raggiunsero e Arthur notò come ognuno di loro mimasse i gesti, mentre parlava. Stava diventando sempre più confuso. Notò come Merlin sembrava concentrarsi sulle loro mani più di tutti gli altri.
Arthur continuò a guardarli, diventando sempre più perplesso ogni minuto che passava, finchè non si alzarono e se ne andarono tutti insieme.

*

Più tardi, quella sera, Arthur stava abbattendo a suon di colpi la porta di Morgana.
"Cosa diavolo sta succedendo?" Sbraitò lui, non appena lei aprì la porta.
"Beh, ciao anche a te, Arthur. È così bello vederti, è passato molto tempo dall'ultima volta..." disse lei, con una voce disgustosamente dolce. Poi si spostò di lato per farlo entrare.
"Non importa, cosa diavolo sta succedendo?" Domandò di nuovo.
"Non so di cosa tu stia parlando."
"Con Merlin. Cosa diavolo sta succedendo? Sono serio, Morgana. Per favore, dimmelo..." supplicò lui.
Lei camminò verso il divano e si sedette. Arthur la seguì e si mise sulla poltrona più vicina a lei.
"Non ti ricordi, caro fratello, che, ogni volta che ti chiamavo, tu non rispondevi mai, stessa cosa ai miei messaggi? Non ti suona familiare? Penso che, se lo avessi fatto, adesso sapresti cosa sta succedendo a Merlin" ribatté lei con un tono di voce chiaramente arrabbiato.
"Lo so e mi dispiace, Morgana, ma, per favore, dimmi cosa sta succedendo..."
"Da dove vuoi che inizi? Merlin ha passato l'inferno da quando te ne sei andato..."
"Inizia col dirmi perché stavate usando, beh, quello che credo fosse il linguaggio dei segni."
"Merlin adesso è sordo" dichiarò lei come se fosse stata la cosa più normale al mondo.
"Cosa?!? No, non può essere, stava ballando!"
"Può avvertire le vibrazioni quando la musica è veramente alta."
"Oh mio Dio, sei seria?!? E com'è successo?" Si chinò in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia e si mise la testa tra le mani. "Dimmelo, per favore..." disse, abbassando lo sguardo.
"È stato picchiato a sangue ed è quasi morto. E lo sarebbe stato sicuramente, se Gwaine non fosse intervenuto."
Arthur rialzò la testa e un bagliore assassino gli lampeggiò negli occhi. "Da chi? Giuro che li ucciderò!"
"Calmati, se vuoi che te lo dica!" ordinò lei.
"Allora, per favore, va avanti." Era più che arrabbiato, quasi nel panico, a quel punto.
"Be, c'era questo ragazzo, Mordred, che era diventato ossessionato da lui e, quando Merlin non volle averci niente a che fare, diventò strano. Si sedeva nella caffetteria e lo guardava per delle ore. Dopo che la polizia gli parlò, finalmente se ne andò finalmente via, ma poi, quattro mesi dopo, si rifece vivo e picchiò Merlin a sangue."
"Perché non c'era nessuno con Merlin? Se voi ragazzi sapevate che c'era questo psicopatico in giro..."
Non riuscì a finire la sua frase, però, perché era arrivato il momento per Morgana di urlare. "Nessuno lo aveva previsto, coglione! Avevamo ritenuto, visto che Merlin non lo aveva visto per quasi quattro mesi, che si fosse finalmente arreso e fosse andato avanti!"
Prese un respiro profondo, provando a calmarsi. "Fidati di me, Arthur, ci siamo sentiti tutti in colpa. Pensavi veramente che lo avremmo lasciato camminare da solo se avessimo saputo che stava andando incontro al pericolo?" La sua rabbia stava cominciando a fuoriuscire. "E poi, cosa cavolo credi di ottenere, cercando di incolparci?!? Tu dov'eri, scusa? A nasconderti a New York dopo avergli spezzato il cuore! Se non lo avessi mollato, forse niente di tutto questo sarebbe successo, fottuto idiota!" Gridò lei.
Arthur impallidì e tutta la sua rabbia si dissolse. "Hai ragione, è colpa mia."
Morgana allora si prese un momento per calmarsi, prima di continuare. "Mi dispiace, Arthur, non volevo. Merlin non ci avrebbe permesso di incolparci e, di sicuro, non avrebbe voluto che tu incolpassi te stesso."
Arthur la guardò con le lacrime agli occhi. "Cosa gli ha fatto?"
"Non conosco i dettagli, so solo quello che Gwaine ci ha raccontato la notte che è accaduto. Quando ha testimoniato al processo contro Mordred, si era assicurato che Gwen e io tenessimo fuori dall'aula Merlin perché era preoccupato di come avrebbe potuto reagire. Penso anche che non volesse far sapere a Merlin quanto l'accaduto l'avesse colpito duramente. Comunque, ci disse quella notte che lui e Merlin stavano facendo il turno serale e che lui avrebbe dovuto chiudere, perciò Merlin se ne era andato. Poi si era accorto che aveva lasciato il cellulare sul bancone ed era corso fuori per provare a raggiungerlo. Ci disse che aveva trovato Merlin per terra e Mordred che lo stava prendendo a calci." Si fermò, cercando di mantenere la sua compostezza. La sconvolgeva ancora pensare che avevano quasi perso Merlin, quella sera.
"Quando li raggiunse, Gwaine disse di aver notato subito che Merlin non si muoveva. Era coperto di sangue e sembrava morto."
Prima che potesse dire un'altra parola, però, Arthur si alzò e si fiondò in corridoio in direzione del bagno, dove vomitò. Morgana entrò poco dopo e lo trovò seduto sul pavimento, chino in avanti a piangere, inconsolabile. Allora, si sedette silenziosamente al suo fianco e gli massaggiò la schiena. Una volta che riuscì a ricomporsi, gli fece cenno di seguirla in soggiorno, dove sarebbero stati più comodi.

Una volta seduti sul divano, Arthur gli chiese di proseguire.
"Hanno portato Merlin in chirurgia non appena è arrivato in ospedale. È rimasto sotto i ferri per ore, in condizioni critiche e non sapevano se ce l'avrebbe fatta. Se tu lo avessi visto... è stato terribile..." la ragazza riuscì a malapena a parlare, prima di crollare per aver fatto riaffiorare quei ricordi.

Questa volta fu Arthur a cercare di consolarla, sebbene egli stesso facesse fatica a trattenersi.
Dopo un po’, Morgana riuscì finalmente a continuare. "Aveva vari tagli e contusioni, il naso e le costole rotte, la sua faccia era così gonfia, che lo si riconosceva a stento e gli avevano anche bendato la testa. Il dottore ci disse che aveva un rigonfiamento nel cervello, ma che non sapeva se avesse avuto qualche danno permanente, pur essendo abbastanza sicuri che avrebbe perso l'udito. Si è svegliato dopo tre giorni, sordo ed è rimasto in ospedale per tre settimane. Considerando tutto, ha gestito la cosa incredibilmente bene..."
"Mi dispiace, Morgana. Mi dispiace così tanto... Niente di tutto questo sarebbe dovuto succedere. È colpa mia, è tutta colpa mia..."
Lei gli mise una mano sul ginocchio e lo guardò con tristezza.
"C'è dell'altro? Per favore, dimmi che non c'è dell'altro.." praticamente la pregò.
"Mi dispiace Arthur, Hunith è morta."
"Oh mio Dio..." gettò la testa all'indietro contro la spalliera del divano e si coprì il volto con le mani. Non poteva credere a quello che stava sentendo.
"Si, è stata coinvolta in un incidente d'auto. Merlin ha fatto in tempo ad arrivare in ospedale e a parlare con lei prima che morisse."
A quel punto lui scosse la testa, con la mano che andava dai suoi occhi ai suoi capelli e li tirava. Come aveva potuto Merlin sopravvivere a tutto? Avrebbe dovuto essere lì a confortarlo, a porgergli una spalla, a sostenerlo, ad amarlo.

Morgana si risollevò quando disse ad Arthur quanto fosse stato difficile per Merlin riprendere le lezioni. "Insegnerà ai bambini non udenti e ne è così eccitato. Sarà un bravissimo insegnante" concluse lei, ovviamente con voce fiera. "Stiamo finalmente ricominciando a vedere di nuovo il vecchio Merlin. Ci ha messo quasi due anni per riprendersi."
Arthur se ne stette lì seduto, incredulo. "Oh Dio, cosa ho fatto? Come potrò mai aggiustare tutto questo?" Disse rivolgendosi, più a se stesso, ma Morgana lo sentì.
"Non puoi. Ciò che è fatto, è fatto. Merlin lo ha accettato ed è andato avanti con la sua vita. Adesso, perdonami la domanda, ma... perchè d’un tratto così tanta preoccupazione per Merlin? Cosa vuoi da lui?" Sapeva che si stava comportando da stronza, ma non le importava.
"Non lo so. Cosa vuoi che ti dica, Morgana... Lo amo. Lo rivoglio indietro."
"Fermati! - sbraitò lei - Tu non hai il diritto di dirlo, non dopo tutto ciò che gli hai fatto!"
"Lo so, ma è la verità: non ho mai smesso di amarlo.”
Poi aggiunse: "Tu non capisci..."
"Allora prova a spiegarmi, perchè hai ragione, non capisco come qualcuno possa andarsene e spezzargli il cuore come hai fatto tu" la sua voce si alzò ancora una volta.
"Avevo paura. Papà mi ha praticamente detto che mi avrebbe diseredato se non fossi andato a New York a supervisionare gli uffici. So che non era quello il vero motivo per cui mi ha voluto mandare lì, che voleva che stessi lontano da Merlin. E io ci sono andato perché sono un vigliacco e questo mi è costato l'unica cosa che contava per me più di qualsiasi altra al mondo." Dovette fermarsi a quel punto per provare a fermare le lacrime e riacquistare la sua compostezza.
"Hai ragione, sei stato un codardo."
"Ho imparato la lezione. Morgana, devi credermi, io non ho mai smesso di amare Merlin! Ho pensato a lui ogni singolo giorno. Ho smesso di rispondere alle tue telefonate solo perché avevo paura che mi dicessi che si era innamorato di qualcun altro." A quelle parole, le lacrime cominciarono a scorrergli lungo il viso.
"Oh, Arthur..."
"Lo rivoglio indietro, Morgana. Lo rivoglio nella mia vita. Ho smesso di vivere quando l'ho perso, nonostante sia stata tutta colpa mia. Te lo giuro, non gli farò mai più del male..." Si interruppe, prima di fare la temuta domanda.
"A proposito, sta con qualcuno?"
"No. Non è uscito con nessuno per sua scelta. Fidati di me, ci sono un sacco di ragazzi che vorrebbero farlo, ma li ha rifiutati tutti educatamente. Sinceramente, penso che abbia paura di farsi male di nuovo. Quindi faresti meglio a non fare niente di tutto ciò, Arthur."
"Lo giuro, non lo farò."

Mentre si stava alzando per andarsene, chiese: "Come avete imparato il linguaggio dei segni? Ve l'ha insegnato Merlin?"
"Ho assunto un insegnante per tutti, subito dopo l'incidente. Ovviamente, non siamo abili come lo è Merlin, ma dopo un anno ce la caviamo abbastanza. È stato così dolce la prima volta che siamo stati in grado di mimare a lui, che si è commosso. Avresti dovuto vederci, tutti e sette a piangere e ridere come un gruppo di ragazzine." Sorrideva a quel ricordo.
"Avrei tanto voluto..." disse Arthur, così silenziosamente, che Morgana lo sentì a malapena.
"A volte dobbiamo ancora fare lo spelling di alcune parole qua e là, ma di solito siamo piuttosto abili, anche se Gwaine è di gran lunga il più bravo di tutti. Si comporta un po' come una madre. Si preoccupa sempre per Merlin. Quando andiamo nei locali, Gwaine si accerta sempre che Merlin abbia davvero voglia di ballare, quindi se la svigna e chiede al DJ di mettere una musica molto ritmata cosicché lui possa sentirla. È così carino... Lui pensa che noi non lo sappiamo, ma invece sì." Lei rise al solo pensarci.
"Oh."
Avrebbe dovuto essere grato a Gwaine per aver badato a Merlin, ma non lo era, anzi, era geloso, perché avrebbe dovuto farlo lui, quel lavoro. Avrebbe dovuto essere l'unico a fare tutte quelle cose per Merlin, non Gwaine.
Alla fine, Arthur abbracciò Morgana e le diede un bacio, ringraziandola per tutto. Le disse che l'avrebbe chiamata presto, poi si girò e andò via.

*

Quando Arthur tornò nel suo appartamento, si buttò sul divano e stette lì a guardare il soffitto, lasciando che le parole di Morgana lo penetrassero fino in fondo. Poi andò a letto e si stese, ma stette sveglio la maggior parte della notte pensando a Merlin. Il suo cuore si gonfiò di fierezza sapendo che aveva perseverato ed era riuscito a superare tutto. Poi si rese conto che lo aveva fatto senza di lui. E se non lo avesse più voluto, o non avesse più avuto bisogno di lui?

"Come posso essere stato così stupido? Mi farò perdonare Merlin, lo prometto..." giurò lui.
Adesso doveva in qualche modo convincerlo a concedergli un'altra opportunità. Sapeva che sarebbe stato alquanto difficile, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse necessaria. Se solo Merlin gliene avesse dato la possibilità, si sarebbe assicurato che non se ne pentisse. Lo avrebbe amato e ne avrebbe avuto cura ogni singolo minuto di ogni singolo giorno per il resto della sua vita.

Finalmente, alle prime ore del mattino, riuscì ad elaborare un piano per riavere indietro Merlin, poi scivolò in un sonno senza riposo.
Quando si svegliò dopo poche ore, la prima cosa che fece fu chiamare Morgana.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** After The Break-Up Chapter 7 ***


Note del non autore forse traduttore!

Eccomi di nuovoooo!! Ok, lo so, lo so, sono assolutamente imperdonabile per questo ritardo secolare e mi dispiace da morire. Ho avuto problemi di vario genere durante questi mesi, sia con la ricerca di ben due beta reader che per motivi vari mi hanno abbandonato, sia con la mia famiglia quindi vi prego comprendetemi se riuscite. 
Spero che io capitolo riuscirà a farmi perdonare visto che è veramente ricco e lunghissimo (-.- che fatica!!) quindi spero che lo apprezzerete!

Adesso vi lascio e vi auguro buona lettura!!

Link dell'autrice: http://m.fanfiction.net/u/3594035

E grande ringraziamento alla mia nuovissima Beta Audrey Nightray!! :*


~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•


Ventotto mesi dopo la rottura

XXX

Merlin, Gwaine e Percy si laurearono e iniziarono a lavorare. Merlin venne assunto come insegnante alla Scuola per Bambini Non Udenti e ne era assolutamente entusiasta. I bambini e il personale scolastico lo avevano accolto a braccia aperte e, in men che non si dica, si erano innamorati tutti della sua personalità, del suo buon cuore e della sua disponibilità a fare di tutto per essere d'aiuto ai suoi studenti. Anche i genitori lo adoravano.

XXX

Durante il giorno Arthur lavorava alla Pendragon Inc., ma ogni sera, alle sei, si trovava seduto ad imparare la lingua dei segni. Dopo sette mesi, era diventato piuttosto bravo. Sperava che quando finalmente avrebbe avuto il coraggio di affrontare Merlin, quest'ultimo avrebbe visto gli sforzi fatti nell'imparare il linguaggio dei segni e forse ciò avrebbe aumentato la possibilità che Merlin lo perdonasse, almeno ci sperava. Doveva ringraziare Morgana per avergli dato il numero dell’insegnante che aveva assunto.

Spiava Merlin da lontano ogniqualvolta ne aveva la possibilità e provava a tenersi aggiornato sulla sua vita attraverso Morgana. La ragazza era stata riluttante all'inizio, ma una volta visto quanto tempo e sforzo stesse mettendo Arthur nell'imparare il linguaggio dei segni, quanto fosse pentito e quanto sembrasse serio a riavere Merlin indietro, aveva acconsentito.

XXX

Arthur decise finalmente che era pronto ad affrontare Merlin quindi chiese a Morgana di portarlo fuori in un ristorante a caso cosicché potesse accidentalmente, di proposito, imbattersi in loro. Morgana era abbastanza titubante. Non pensava che fosse la maniera più adeguata per Arthur di andare a parlare con Merlin per la prima volta, ma quando Arthur la supplicò in ginocchio, la ragazza finalmente acconsentì.

XXX

Morgana e Merlin erano seduti al tavolo di una pizzeria, stavano gustando il cibo e conversando con il linguaggio dei segni, quando Arthur si avvicinò. Merlin si gelò non appena lo vide. Arthur gli sorrise e accennò un saluto con la mano. Morgana provò a fare finta di essere sorpresa, ma Merlin non se la bevve. Guardò Morgana assottigliando lo sguardo e scosse la testa prima di andarsene velocemente dal ristorante con Arthur che lo inseguiva. Quando Arthur lo raggiunse, lo afferrò per un braccio facendolo girare sorpreso:  non sapeva che lo avesse seguito. Merlin si limitò a guardarlo, poi scosse la testa, liberò il braccio dalla presa e se ne andò via. Beh, pensò Arthur, sarebbe potuta andare meglio.

Quando Merlin tornò nel suo appartamento, si sedette sul divano e provò a non piangere. Dopo che Morgana, mesi prima, lo aveva informato del suo ritorno a Londra, aveva pensato che forse Arthur avrebbe provato a contattarlo. Quando non lo aveva fatto, se ne era sentito ferito, ma lo aveva comunque superato. Adesso Merlin era confuso. Vedere Arthur dopo tutto quel tempo aveva riportato a galla i sentimenti che pensava di aver già rimosso.

XXX

Merlin non parlò con Morgana per una settimana dopo l'accaduto e quando finalmente decise di perdonarla, lei gli promise che non avrebbe più provato a incastrarlo in quel modo.

Morgana disse ad Arthur che non lo avrebbe più aiutato perché l'amicizia e la felicità di Merlin significavano per lei più di qualunque altra cosa. Se gli farai ancora del male, giuro che non ti perdonerò mai lo avvertì per l’ennesima volta e Arthur le promise che non avrebbe più fatto del male a Merlin.

XXX

Arthur spiava segretamente Merlin per provare ad imparare i suoi orari e la sua routine. Sapeva che si stava comportando come uno stalker, ma non aveva altre opzioni. Pianificava di imbattersi in Merlin di nuovo, ma questa volta al supermercato di sabato.

Il sabato mattina Arthur era seduto di fronte al supermercato, al lato opposto della strada. Sapeva che Merlin ci andava tra le dieci e mezzogiorno. Non dovette aspettare a lungo prima di vedere Merlin entrare. Attraversò velocemente la strada ed entrò anche lui. Stava fingendo di fare la spesa quando si imbatté in Merlin. Dopo aver visto l'espressione scioccata sul volto di Merlin trasformarsi in rabbia, lo supplicò, nel linguaggio dei segni, di concedergli solo qualche minuto del suo tempo. Merlin non rispose, si girò e camminò fuori senza comprare niente.

Arthur accusò male il colpo, ma non aveva intenzione di arrendersi.

Era quasi arrivato a casa, la rabbia ormai dissipatasi, quando si accorse che Arthur gli aveva parlato usando il linguaggio dei segni. 'Perché Arthur dovrebbe sapere il linguaggio dei segni? Lo ha imparato per me?' Si chiese, prima di fermare in fretta quel treno di pensieri. Si rifiutava di continuare per quella strada. 'Ricorda, ti ha lasciato, non pensava che valessi la pena.'

XXX

Arthur si assicurò di tenere il mercoledì seguente libero da impegni di lavoro così da poter andare via presto. Sapeva dove insegnava Merlin grazie a Morgana, quindi andò fino alla scuola, si sedette su una panchina e aspettò che uscisse alla fine della sua giornata. Merlin stava camminando verso l'uscita, quando si fermò improvvisamente dopo aver puntato lo sguardo verso Arthur.

Arthur si alzò, guardò Merlin e, per un istante, i loro occhi si incontrarono. Purtroppo Merlin distolse lo sguardo troppo presto e cominciò a camminare. Quando si accorse che Arthur era al suo fianco, si fermò, si voltò verso di lui e disse, "Cosa? Cos'è che vuoi Arthur?"

Arthur chiese a Merlin di andare a prendere un caffè perché gli sarebbe piaciuto parlare con lui. Merlin non voleva andarci perché aveva paura di quello che gli avrebbe suscitato. Guardare Arthur era già abbastanza difficile, ma sedersi in sua compagnia e parlarci era qualcosa di completamente differente. Non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma poi si decise: se quello era l'unico modo per far sì che Arthur lo lasciasse in pace, lo avrebbe fatto. Si misero d'accordo di incontrarsi la sera successiva alle 6.00 per un caffè.

Arthur tornò a casa con un sorriso stampato in faccia, mentre Merlin si incamminò verso casa con aria abbattuta e sentendosi confuso. Quando tornò nel suo appartamento mandò un messaggio a Gwen per sentire cosa ne pensasse. Lei gli rispose "Forse dovresti andare a parlare con lui per avere qualche chiarimento". Sfortunatamente, quando Merlin si coricò a letto quella notte, ancora non sapeva se si sarebbe presentato il giorno seguente per vedere Arthur.

XXX

Il giorno seguente Arthur era un miscuglio di eccitazione e nervosismo. Si era assicurato di conoscere i segni per tutte le cose che voleva dire a Merlin.

Merlin sentiva lo stomaco in subbuglio. Una parte di lui era terrorizzata all’idea di avere effettivamente una conversazione con Arthur dopo tutto quel tempo, l'altra era curiosa di vedere cosa avesse da dire.

XXX

Quando l'ora del loro incontro arrivò, Arthur era seduto in attesa nella caffetteria. A dire la verità era arrivato dieci minuti prima nel caso in cui Merlin si fosse presentato qualche minuto in anticipo. Si sedette e aspettò 6.00...6.10...6.15...6.20...6.30...7.00. Arthur voleva solo tornare a casa, buttarsi a letto e compatire se stesso, ma non poteva perdere le speranze che Merlin si sarebbe fatto vivo. Decise allora di aspettare lì, nella caffetteria, fino all’orario di chiusura prima di arrendersi.

XXX

Merlin era seduto nel suo appartamento indeciso se andare o meno ad incontrare Arthur. Il suo stomaco era sotto sopra. Alla fine decise di presentarsi tardi all’incontro per vedere se Arthur lo stesse ancora aspettando. Sapeva che si stava comportando in modo infantile ma non poteva costringere se stesso ad importarsene. Era ridicolo pensare che Arthur lo stesse ancora aspettando quando era in ritardo di quasi un'ora e mezza quindi, quando arrivò nella caffetteria, rimase scioccato di vederlo ancora lì con aria abbattuta, ma ancora in attesa, dopotutto.

Quando finalmente Arthur lo individuò, i suoi occhi si illuminarono, balzò in piedi con in volto il suo sorriso più grande e salutò Merlin. Quest'ultimo rilasciò un piccolo sbuffo d’aria e scosse la testa incredulo prima di raggiungere Arthur con le sopracciglia leggermente aggrottate. Prima che avesse la possibilità di sedersi, Arthur gli chiese cosa volesse da bere. Merlin glielo disse e Arthur si sbrigò ad ordinare per far sì che potesse tornare da Merlin il più presto possibile.

Quando tornò, notò che Merlin teneva lo sguardo basso, puntato sulle sue mani con un'espressione triste sul volto. Rialzò lo sguardo quando Arthur gli mise il caffè di fronte. Arthur sorrise e lo salutò con la mano. Merlin ricambiò il saluto e lo ringraziò per il caffè.

Prima che Arthur avesse la possibilità di dire qualcosa, Merlin lo prese in contropiede chiedendogli, "Che cosa vuoi Arthur?"

Arthur vide la tristezza negli occhi di Merlin e la sentì nella sua voce. Prese un respiro profondo prima di dire, "Merlin, ho fatto l'errore più grande della mia vita quando ti ho lasciato e non c'è stato un giorno in cui non me ne sia pentito. Ero stupido, egoista e codardo e voglio che tu sappia quanto io sia dispiaciuto."

Merlin lo guardò ma non disse nulla quindi continuò. "Ho pensato a te ogni singolo giorno. Tu eri, beh sei ancora, la prima cosa a cui penso la mattina e l'ultima cosa a cui penso la notte. Merlin, non perdonerò mai me stesso per quello che ti ho fatto. Farei di tutto per poter tornare indietro nel tempo ma, visto che non posso, vorrei provare a farmi perdonare." Voleva aggiungere, "Ogni giorno per il resto della mia vita" ma pensò che fosse troppo.

Merlin scosse la testa. "Non c'è niente da perdonare. È acqua passata. È tutto apposto. Hai reso abbastanza chiaro che non valeva la pena combattere per me. L'ho superato."

Il cuore di Arthur si spezzò. "Per favore, per favore dammi solo la possibilità di conoscerti di nuovo. Ti voglio nella mia vita anche solo come amico. Possiamo ricominciare?" Teneva le mani ferme mentre aspettava la risposta di Merlin.

Fu come se un interruttore venisse azionato nella mente di Merlin perché tutto d'un tratto si sentì arrabbiato. "Come posso sapere che non ti stai ripulendo la coscienza. Non ho bisogno della tua pietà, Arthur." Si alzò per andarsene, ma Arthur gli afferrò la mano e la strinse gentilmente. Quando Merlin lo guardò, poté vedere che i suoi occhi erano arrossati e sembrava che le lacrime fossero pronte a scendere. Merlin prese un respiro profondo e si risedette con riluttanza.

Arthur mosse di nuovo le mani. "Merlin non è pietà. Mi sono sentito uno schifo senza di te. Voglio solo far parte della tua vita di nuovo. Non m'importa quanto importante. Beh, m'importa, ma prenderò ciò che riuscirò ad avere. Ti prego."

Merlin guardò giù per un momento. Arthur stava sudando e muoveva nervoso la sua gamba. Finalmente, Merlin sollevò lo sguardo e disse, "Forse possiamo provare a diventare amici."

Il cuore di Arthur salì alle stelle, mentre un sorriso si disegnava sul suo volto. Alla fine avrebbe riavuto Merlin nella sua vita dopo tutto quel tempo. Le labbra di Merlin si distesero in un leggero sorriso, ma Arthur se ne accorse e sentì la speranza crescere.

Stettero lì seduti in silenzio per alcuni minuti prima che Merlin sollevasse il discorso dell'abilità di Arthur di parlare nel linguaggio dei segni. Arthur gli mostrò ancora le sue abilità quando rispose, "Quando ho saputo che non potevi sentire, ho ingaggiato un'insegnante, beh, è la stessa insegnante che ha avuto Morgana, comunque, l'ho ingaggiata per insegnarmi e ci ho lavorato su ogni giorno da allora."

Arthur colse un piccolo sogghigno attraversare il suo volto prima che scomparisse.

Chiese a Merlin se volesse andare a prendere qualcosa da mangiare. Merlin scosse la testa e disse che aveva delle verifiche da correggere. Arthur disse, "Ok, posso incontrarti a pranzo domani o la prossima settimana, beh, sempre che tu possa pranzare lontano dai tuoi studenti."

Questo fece ridere Merlin che rispose, "Non è una prigione, sai? Ho quarantacinque minuti di pausa pranzo mentre i miei studenti sono nell'aula di arte." Le guance di Arthur arrossirono d’imbarazzo. "Non ho tempo per pranzare domani o lunedì, ho delle riunioni del personale, ma, penso che per il prossimo martedì vada bene. Mangio alle 11.45 quindi se è troppo presto..."

Arthur scosse velocemente la sua testa. "No, no, 11.45 va benissimo. Ci vediamo alla panchina fuori dalla scuola, ti va bene?" Chiese lui.

Merlin annuì e si alzò per andarsene. Arthur si alzò insieme a lui e uscirono fuori dal locale insieme. Non appena uscirono, Merlin lo ringraziò di nuovo per il caffè prima che si girasse e andasse via. Arthur stette lì a guardarlo come un cucciolo innamorato finché non scomparve dalla sua vista. Si sentì più leggero, come non gli capitava da anni.

XXX

Quando Merlin arrivò a casa, si tolse le scarpe, prese dal tavolo la pila di fogli che doveva correggere e si sedette sul divano con le gambe appoggiate contro il tavolino pronto a lavorare. Sfortunatamente fu tutto inutile. Guardò il primo foglio davanti a lui, ma non riuscì a concentrarsi. La sua mente continuava a tornare ad Arthur e realizzò che forse non era mai riuscito a dimenticarlo. Merlin sapeva che sarebbe stata una lunga notte.

Nel frattempo, quando Arthur arrivò a casa sua, saltellò per l’appartamento con in volto il suo sorriso più grande. Chiamò Morgana e le disse della sua serata. Lei lo avvertì di andare piano con Merlin e, ancora una volta, lo informò che se avesse fatto del male a Merlin, non glielo avrebbe mai perdonato. Arthur non aveva assolutamente intenzione di fargli di nuovo del male.

XXX

Il giorno successivo fu per Arthur il più lento della sua vita. Quando arrivò venerdì sera, si sentiva perso. Come avrebbe fatto a superare il week-end e poi il lunedì? Pregò che i tre giorni successivi passassero in fretta.

XXX

Finalmente, arrivarono le 11 di martedì. Arthur uscì dal suo ufficio con un sorriso che arrivava alle orecchie e disse al suo assistente che non sarebbe tornato fino alle 13.00. Prima di dirigersi verso la scuola per incontrare Merlin, guidò per dieci minuti e fece una deviazione per passare a prendere il curry al ristorante preferito di Merlin. Si accigliò improvvisamente considerando la possibilità che Merlin potesse avere un nuovo posto preferito dove prendere il curry. Scacciò via quel pensiero dalla testa, non aveva intenzione di farsi abbattere perché presto avrebbe rivisto Merlin, il che lo fece tornare a sorridere.

Alle 11.49, Merlin uscì dall'edificio e, ancor prima di cominciare a scendere le scale, vide Arthur che lo stava aspettando.

Dopo che Merlin lo salutò con una certa timidezza, lo guidò verso un tavolo da picnic nel prato della scuola. Fecero appena in tempo a sedersi, prima che diversi bambini arrivassero per parlare con Merlin. Arthur guardò l'interazione e poté vedere dalle loro facce quanto gli studenti adorassero Merlin e quanto lui adorasse loro.

Quando se ne andarono, Merlin guardò Arthur e vide il sorriso sul suo viso, "Che c'è?"

"Niente, è solo che… sembravi così felice quando stavi parlando con loro" disse Arthur.

"Cosa posso dire, amo il mio lavoro." Guardò giù e si accorse finalmente del nome del ristorante stampato sulla busta del curry. "Te lo ricordi ancora?" Chiese, rivolgendo ad Arthur uno sguardo perplesso.

"Certo, adesso mangiamo prima che si raffreddi" e il sorriso sul volto di Merlin rese il viaggio per il ristorante più soddisfacente. Trascorsero il tempo rimanente della pausa pranzo, che ormai erano solo venti minuti, parlando del lavoro di Merlin e dei suoi studenti. Troppo presto arrivò l’ora per Merlin di tornare nella sua classe.

Quando si alzarono, Arthur esitò per un secondo prima di chiedere a Merlin se potessero rivedersi di nuovo. Aveva paura di dare l'idea di essere disperato ma, a dire la verità, lo era. Sembrava che potesse respirare davvero solo quando era con Merlin. Quando non era con lui, gli sembrava di soffocare.

Merlin disse che sarebbe andato al pub venerdì verso le 7.00 e che Arthur era il benvenuto. Arthur disse, "È un appuntamento" prima che potesse fermare se stesso. "Oh merda, mi dispiace, non intendevo… non volevo dire..."

Merlin lo interruppe. "Lo so Arthur. Devo tornare. Ci vediamo venerdì."

Arthur annuì, gli rivolse un sorriso e guardò Merlin risalire i gradini. Quando raggiunse il gradino più alto, guardò indietro, trovando Arthur che lo fissava con il sorriso in volto. Scosse la testa è ricambiò il sorriso prima di sparire dentro la scuola. Il cuore di Arthur si gonfio quando vide quel sorriso e, per il resto della giornata, si sentì come se stesse camminando a mezz’aria. Venerdì, avrebbe rincontrato Merlin venerdì.

XXX

I giorni seguenti trascorsero senza particolari avvenimenti. Arthur e Uther erano giunti a un compromesso: non avrebbero parlato della vita personale di Arthur. Quest'ultimo aveva supposto che facendo così Uther avrebbe potuto pretendere di non avere un figlio gay.

Arthur provò a distrarsi lavorando e sperava che venerdì arrivasse più velocemente. Ciò non avvenne e temette che non sarebbe sopravvissuto fino ad allora, ma in qualche modo ce la fece.

Venerdì pomeriggio Arthur era di nuovo un ammasso di nervosismo. Quel giorno era la prima volta che avrebbe rivisto tutti gli altri insieme. Aveva incontrato Gwen e Lance mentre era fuori a fare spesa, Percy per strada e Gwaine, che lo aveva ignorato completamente, ma dopo sei mesi solo Leon aveva provato a ricostruire la loro amicizia. Capiva quanto tutti fossero protettivi nei confronti di Merlin, ma provò a non farsi turbare da ciò.

XXX

Giunse finalmente venerdì sera. Non appena Arthur entrò nel pub, vide Leon che stava richiamando la sua attenzione. Camminò verso di lui e Leon si accostò maggiormente a Morgana per fargli spazio. Una volta seduto, tutti tranne Leon, Morgana e Merlin lo guardarono scetticamente. Erano rimasti al fianco di Merlin durante tutto quello che era successo e gran parte di loro, specialmente Gwaine, ma in misura minore anche Gwen, non erano inclini a perdonarlo e a farlo rientrare nel loro gruppo.

Dopo qualche chiacchiera, fatta nel linguaggio dei segni cosicché Merlin non venisse lasciato fuori dalla conversazione, Arthur guardò verso di lui, che era seduto dalla parte opposta, e gli rivolse un sorriso imbarazzato che Merlin ricambiò. Gwen, che era seduta di fianco a Merlin, notò quello scambio di sguardi e sorrisi e provò a guardarli il più discretamente possibile.

Quando sembrò che l'atmosfera si fosse finalmente alleggerita attorno a lui, si rilassò e chiese a Merlin come fosse andato il resto della settimana. Continuarono a chiacchierare fino a che Gwaine non richiamò l'attenzione di Merlin, chiedendogli se volesse andare a ballare con loro. Lui annuì e si alzarono tutti dirigendosi verso la pista da ballo, tutti eccetto Arthur e Gwen, che rimasero indietro.

Tutti e due rimasero lì seduti a guardare la pista, senza neppure dirsi una parola fino a che non diventò quasi insopportabilmente scomodo e strano. Finalmente, quando Gwen non poté più sopportarlo, sbottò, "Che cosa vuoi da lui?"

"Non so che vuoi dire."

"Per favore, non sono stupida. Sai esattamente cosa voglio dire. Quindi dimmelo e basta, che cosa vuoi da Merlin? Perché sei qui, Arthur?"

"Gwen, so che probabilmente non ti fidi di me."

"Puoi già fermarti. Nessuna probabilità. Non mi fido di te e basta. Ho visto cosa hai fatto a Merlin. Convivevo con lui, ricordi, quindi ho potuto vedere in prima persona, ogni singolo giorno per mesi, la sofferenza alla quale è andato incontro a causa tua, quindi perdonami se non mi fido di te."

"Mi dispiace, Gwen, se solo potessi tornare indietro e cambiare le cose, lo farei."

"Sai una cosa, Arthur? Questo è il problema. Non puoi. Lo hai mollato e ti sei trasferito a New York. Prova solo ad immaginare come ti saresti sentito tu al suo posto. Lo hai distrutto e sei corso via e siamo rimasti noi a guardarlo lottare, provando a raccogliere i pezzi e in qualche modo a far tornare la sua vita alla normalità.

Sfortunatamente per Arthur, aveva appena iniziato.

"Noi, intendo tutti noi che siamo qui con Merlin stasera, eccetto te, tutti noi amiamo Merlin e non lo faremmo mai soffrire intenzionalmente. Abbiamo visto quanto fosse distrutto dopo che lo hai lasciato, siamo stati testimoni della devastazione alla quale è andato incontro quando Hunith è morta, lo abbiamo visto aggrapparsi a stento alla vita, lo abbiamo visto accettare il fatto che non avrebbe mai più potuto sentire un singolo suono, siamo stati seduti nell'aula giudiziaria mentre testimoniava contro Mordred, lo abbiamo visto sforzarsi con le sue lezioni, lo abbiamo visto combattere ogni giorno con cose che per noi sono scontate, lo abbiamo visto accettare il destino al quale è stato sottoposto e lo abbiamo visto abbracciare di nuovo la vita. Non ha mai chiesto perché, non si è sentito dispiaciuto per se stesso, non è mai stato amareggiato. È la persona migliore che abbia mai sperato di conoscere. È finalmente felice e che mi venga un colpo, se ti lascerò di nuovo portare via la sua felicità."

Quando finì di inveirgli contro, vide l’orrore nel suo volto ora pallido. Sembrava che stesse per sentirsi male.

Gwen prese un respiro profondo. "Mi dispiace, Arthur." Questa volta la sua voce era delicata, non brusca come prima. "Ascolta, non avevo il diritto di parlarti in quel modo. Mi dispiace, ma devi capire, non posso sopportare di vederlo di nuovo triste, quindi se lo stai solo illudendo..."

"No, Gwen, lo giuro" disse con voce tremante. "Lo so che tu non ti fidi di me e che non mi crederai, ma lo amo. Non ho mai smesso di amarlo e morirei piuttosto che vederlo soffrire di nuovo. Sai cosa voglio da lui? Voglio la possibilità di far parte di nuovo della sua vita. Voglio che mi perdoni, Gwen, voglio che veda quanto lo amo e quanto io tenga a lui. Voglio che si fidi di me, voglio che mi accetti di nuovo, voglio che mi ami di nuovo e voglio trascorrere il resto della mia vita dimostrandogli quanto lo amo." Abbassò la testa per nascondere le lacrime che stavano per cadere.

Gwen allungò la mano e gli accarezzò il braccio. "Arthur, guardami per favore."

Quando lo fece, lei disse, "Ok, ti credo. Ho visto come ti guardava prima e mi ha fatto paura. Per favore, per favore, ti scongiuro, prenditi cura di lui e se lo ami veramente e se anche lui ti ama veramente, allora non lasciarlo andare via questa volta." Finì lei con le lacrime agli occhi.

Lui si protese ad abbracciarla, "Lo prometto. Se me lo permetterà, lo terrò con me per sempre."

Si ricomposero prima che tornassero tutti al tavolo e il resto della serata trascorse senza drammi e senza eventi particolari. Arthur, sfortunatamente, non ebbe molte occasioni per parlare a tu per tu con Merlin, cosa che desiderava disperatamente.

Quando furono tutti pronti ad andarsene, ebbe finalmente la possibilità di avere Merlin per sé e di dargli il suo numero. Aveva chiesto a Merlin se gli potesse dare il suo, di numero. Merlin sorrise mentre prendeva il suo cellulare e vi salvava il suo numero. Arthur non era sicuro che Merlin glielo avrebbe dato così volentieri, se non avesse bevuto qualche bicchiere di birra, ma non aveva intenzione di chiederglielo.

Dal momento che Percy e Gwaine abitavano nella stessa direzione di Merlin, lo afferrarono e se ne andarono senza dire un'altra parola. Arthur rimase a guardarli per qualche minuto mentre Leon e Morgana, insieme con Gwen e Lance, lo guardavano solamente. Leon andò verso di lui, gli diede una pacca sulla spalla e gli disse di aspettare ed essere paziente. Si girò a guardare Leon e gli altri e disse loro che avrebbe aspettato tutto il tempo necessario perché per Merlin ne valeva la pena, poi si diresse verso il suo appartamento. Gli altri si guardarono e sorrisero.

XXX

Arthur aspettò fino a sabato pomeriggio prima di mandare un messaggio a Merlin. Si erano messi d'accordo di incontrarsi per un caffè domenica. Non era abbastanza presto per Arthur, perché se fosse stato per lui sarebbe già stato con Merlin in quel momento, ma aveva capito che non era una sua decisione. Era di Merlin.

XXX

Domenica incontrò Merlin alla caffetteria. Questa volta era in ritardo solo di cinque minuti. Trascorsero il tempo ad aggiornarsi sugli ultimi eventi delle loro vite, ma alla fine dovettero salutarsi. Una volta fuori Arthur non era pronto a lasciare andare via Merlin quindi gli chiese se potesse camminare con lui verso casa cosicché potessero continuare a parlare.

“Ho la fama di essere piuttosto impacciato anche nei miei momenti migliori, quindi se conti che riesca a guardarti le mani mentre cammino, beh, lasciami dire che, con ogni probabilità, finiremo col passare la serata in ospedale.”

Arthur rise alla battuta che fece ridere a sua volta anche Merlin, e dio, quanto era mancato quel suono ad Arthur. "Allora che ne dici di pranzare domani, sei libero?"

"Scusami, ho una riunione coi professori."

"Martedì ti va bene?"

"Certo" Merlin sogghignò prima di aggiungere, "se tutto va bene la preside mi farà uscire per quaranta cinque minuti."

Arthur scosse la testa prima di ridere e dare a Merlin uno spintone giocoso. Merlin sorrise, "È stato bello oggi. Grazie. Ci vediamo martedì" e quando Arthur annuì, Merlin si girò e se ne andò senza vedere il sorriso inebetito che si estese ancora una volta sul volto di Arthur.

Sulla strada verso casa, Merlin pensò che era fregato. Sulla strada verso casa, Arthur seppe che era fregato e che lo sarebbe stato per il resto della sua vita.

XXX

Il martedì fu una ripetizione del pranzo che avevano avuto la settimana prima, ad eccezione del fatto che Arthur aveva portato quello che sperava fosse ancora il cibo cinese preferito da Merlin, e lo era. Stavano iniziando a stare bene l'uno con l'altro e Arthur ne era estasiato. Più si riavvicinava a Merlin, più si innamorava di lui, se possibile. Salutarsi stava diventando sempre più difficile per lui.

Arthur continuò a fare programmi per passare con Merlin tutto il tempo che il ragazzo era disposto a concedergli. Finalmente, un giorno mentre stavano dividendo il pranzo, Merlin guardò verso Arthur, "Perché continui a fare tutto questo?" Chiese.

"Fare cosa?"

"Questo. Venire sempre a pranzare con me o uscire a prendere un caffè insieme. Siamo di nuovo amici, Arthur, quindi non c'è bisogno che continui a farlo."

Arthur lo guardò scioccato. Veramente Merlin non lo sapeva? Era sempre stato in qualche modo lento a cogliere le cose ma wow, non poteva credere che Merlin non lo avesse notato. Arthur lo guardò negli occhi per qualche secondo prima di dire, "Merlin, sto facendo tutto questo per mostrarti che sono cambiato e che non voglio essere solo un amico. Voglio essere molto più di un amico, ma se tu non vuoi la stessa cosa, allora mi godrò ogni minuto che abbiamo insieme come amici. Ma se c'è una minima possibilità che possiamo diventare qualcosa di più, allora la prenderò."

Merlin lo guardò per qualche secondo, poi sorrise e annuì con la testa.

Arthur nutriva buone speranze, "Questo significa che possiamo diventare qualcosa di più."

Merlin sogghignò soltanto, "Vedremo come andrà."

XXX

Qualche settimana dopo tutti i loro amici erano insieme a cena in un bel ristorante. Alla fine se ne andarono tutti e Arthur rimase da solo con Merlin. Arthur si spostò, cosicché stesse seduto direttamente di fronte a Merlin, "Sono innamorato di te. Non ho mai smesso di amarti e ti farò innamorare di nuovo di me." 

Merlin lo guardò sogghignando e disse, "Buona fortuna, allora."

Arthur si fece scappare una piccola risata e rispose, "Pensi che ne abbia bisogno?"

Merlin sorrise un po' di più e fece spallucce aggiungendo, "Non si sa mai."

Arthur lo prese come qualcosa di positivo e guardò Merlin direttamente negli occhi con tutta la sincerità che poteva trasmettere. "Ti amo veramente, lo sai."

Merlin sorrise annuendo, poi disse, "Penso che potrei iniziare a farlo anch'io."

Arthur fermò ogni impulso che aveva di avvicinarsi a Merlin, tirarlo tra le sue braccia e dargli un bacio appassionato. Sapeva di avere ancora tanto lavoro da fare per riavere indietro la fiducia di Merlin. Sarebbe andato con calma per il bene di Merlin.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** After The Break-Up Chapter 8 ***




 

*

 

 

Trentadue mesi dopo la rottura

 

 

*

 

 

Arthur decise che era arrivato il momento di portare Merlin fuori per un vero appuntamento. Avevano trascorso molto tempo insieme negli ultimi tre mesi, ma fino ad ora, avevano solo pranzato insieme, si erano incontrati per un caffè o, in quelle poche volte in cui si erano trovati in un vero ristorante, erano sempre in gruppo.

 

Giovedì, durante uno dei pranzi con Merlin, Arthur era un fascio di nervi ed evidentemente agitato. "Cos'hai oggi?"

 

A quella domanda Arthur non potè non rivolgere lo sguardo verso Merlin. Non sapeva spiegarsi come mai fosse così nervoso, era piuttosto sicuro che Merlin avrebbe detto di si, ma non sapeva cosa avrebbe fatto se gli avesse detto di no. Finalmente decise di ingoiarsi il rospo e chiedergli se sarebbe andato ad un vero appuntamento con lui. Ecco, lo aveva fatto.

 

“Si, va bene.”

 

“Che ne dici di una cena stasera? Se sei libero.”

 

“Certo. Dove vuoi che ci incontriamo?”

 

“No, non voglio che ci incontriamo da nessuna parte, voglio essere io a venirti a prendere davanti a casa tua, se per te va bene.”

 

“Wow, vogliamo fare il galante, non è vero? Per me va bene. A che ora?”

 

“Ebbene si Merlin, voglio fare il galante. Alle 7 ti va bene?”

 

“Certo.”

 

L’orario di pranzo di Merlin era quasi finito ormai, quindi si alzarono entrambi per salutarsi. Arthur sospirò, “Ci vediamo alle 7.” disse con un grande sorriso stampato in faccia. Merlin annuì ricambiando il suo sorriso prima di incamminarsi e tornare dentro la scuola.

 

 

*

 

 

“Indovina cosa farò stasera Morgana.” Disse Arthur al telefono.

 

“Beh, vediamo, forse guarderai una partita di football mentre te ne starai spaparanzato per il tuo appartamento con del cibo d’asporto o congelato? Questo, o forse ti incontrerai con Merlin per un caffè.”

 

“No, veramente porterò Merlin fuori per un vero appuntamento.”

 

“Beh era ora. Ero stanca di vederti continuamente struggerti d’amore per lui.” Rise lei dall’altra parte del telefono.

 

Durante gli ultimi mesi, dopo aver visto come Arthur stava trattando Merlin con così tanta cura, Morgana, Leon e Percy diedero la loro benedizione. Gwen e Lance ci misero più tempo ad accettare quella realtà, ma Gwaine, beh, ci volle molto più tempo affinchè accettasse l’idea che tornassero insieme, ma eventualmente se ne era fatto una ragione.

 

 

*

 

 

Pochi minuti prima delle 7, Arthur si trovava davanti all’appartamento di Merlin, premette il campanello della porta che fece accendere una luce, avvertendo il moro che c’era qualcuno fuori dalla porta. Merlin aprì e lo salutò con un “Ciao.”

 

Arthur non riusciva a staccare gli occhi da lui. Era stupendo, come sempre. Indossava un paio di pantaloni scuri slavati che si stringeva nei punti giusti e fasciavano il suo corpo alla perfezione così come la maglia blu a manica lunga che aveva addosso.

 

“Vado bene per la serata o devo andare a cambiarmi?”

 

“Stai benissimo!” Fece segno Arthur e questo fece arrossire Merlin.

 

“Grazie. Stai bene anche tu.”

 

“Grazie. Sei pronto?”

 

“Si, fammi solo prendere le chiavi e il cellulare,” qualche secondo dopo, stava chiudendo la porta a chiavi e si incamminavano verso la macchina di Arthur.

 

Trascorsero una bellissima serata insieme e mentre uscivano dal ristorante, Merlin avvertì la mano di Arthur poggiarsi sulla sua schiena e accompagnarlo verso l’uscita. Una volta fuori, il biondo tenne la mano appoggiato allo stesso punto, quasi a volerlo proteggere finchè non arrivarono in macchina. Il biondo aprì la portiera per far entrare Merlin che lo ringraziò sfoderando un sorriso.

 

Arthur non voleva che la serata finisse, ma sapeva che Merlin aveva ancora delle cose da preparare per l’incontro insegnanti-genitori il giorno successivo. Lo accompagnò a casa e insieme fecero un pezzo di strada fino alla porta dell’abitazione. “Ho passato una bellissima serata. Vorrei uscire di nuovo con te sabato sempre se non hai già degli impegni.”

 

“No, sono libero.”

 

“Bene, è un appuntamento. Ti scrivo per dirti l’orario.” Detto ciò si sporse verso il moro per dargli un bacio casto. Ci volle tutta la sacrosanta volontà per impedire a se stesso di spingere Merlin contro la porta e baciarlo come se non ci fosse un domani.

 

Merlin si limitò a ridacchiare e disse, “Buonanotte Arthur. Grazie per la cena e ci vediamo sabato” mentre era impegnato ad aprire la porta e poco dopo scomparve dentro il suo appartamento.

 

 

*

 

 

Arthur si sentì di nuovo come un adolescente alla sua prima cotta. Ripercorse più e più volte con la mente la serata che aveva passato con Merlin mentre si trovava disteso a letto e non poteva fare altro che sorridere.

 

 

*

 

 

Come previsto, quel sabato, Arthur si presentò davanti casa di Merlin verso mezzogiorno. Il moro aprì la porta e chiese ad Arthur se volesse entrare.

 

“Certo, mi piacerebbe.”

 

Era la prima volta che Arthur metteva piedi dentro l’appartamento di Merlin. Il moro lo condusse verso il salotto unito alla cucina. Era piuttosto accogliente, niente a che fare con l’appartamento che allora condivideva con Gwen. A Merlin piaceva quel open-space perché quando aveva amici in casa, poteva comunque vederli quando si trovava in cucina.

 

“Vuoi del tè?”

 

“Si, volentieri.” Mimò Arthur in risposta.

 

Merlin gli disse di sedersi e fare come fosse a casa sua. Dopo qualche minuto, arrivò con due tazze fumanti di tè e le poggiò al tavolino del salotto.

 

Una volta seduto, Arthur gli fece segno, “Mi piace il tuo appartamento. È carino e accogliente.”

 

“Grazie.”

 

Arthur girò il busto e fece salire un ginocchio verso il divano per poter guardare meglio Merlin. Il moro poggiò il suo tè giù e guardò il biondo con preoccupazione. Non sapeva come mai Arthur si fosse incupito tutto d’un tratto.

 

“Mi dispiace così tanto Merlin.”

 

Merlin gli rivolse uno sguardo confuso. Lo stava lasciando di nuovo?

 

“Vorrei esserci stato al tuo fianco questi ultimi anni. Non sapevo di Hunith. Morgana mi ha chiamato per dirmelo, ma non ho mai ascoltato i suoi messaggi, li ho semplicemente eliminati. Sappi che sarei tornato indietro se lo avessi saputo. Amavo tua madre. Era una donna così buona e mi ha fatto sentire sempre il benvenuto.”

 

Merlin si asciugò le lacrime agli occhi. La morte di sua madre era ancora una ferita aperta, e gli mancava cosi tanto. Arthur lo raggiunse per attirarlo tra le sue braccia.

 

Dopo qualche minuto, Merlin si ricompose e tornò a sedersi composto mentre Arthur continuava a mimare. “Mi dispiace di non esserci stato per proteggerti. Sei quasi morto...sarei dovuto essere li...mi dispiace così tanto.” Si fermò abbassando la testa mentre cercava di fermare le lacrime che volevano cadere. Stavolta fu Merlin ad attirarlo a se per un abbraccio. Arthur lo avvolse istintivamente con le braccia e si tenne a lui in cerca di conforto. Non avrebbe mai voluto lasciarlo. Una volta al sicuro tra le braccia di Merlin, il biondo scoppiò in lacrime. Arthur piangeva sulla sua spalla e per confortarlo, il moro accarezzava i suoi capelli con una mano.

 

Quando Arthur riuscì finalmente a tenere a bada le emozioni, Merlin lo lasciò andare e il biondo fece lo stesso con riluttanza. Il moro si sposto indietro per poter leggere meglio le mani di Arthur.

 

“Merlin, per favore perdonami. Se non ti avessi lasciato niente di tutto questo sarebbe successo. Saresti ancora in grado di sentire...”

 

“Fermati subito. Niente di tutto quello che mi è successo è colpa tua, almeno che non sia stato tu ad ingaggiare Mordred per attaccarmi.” Aggiunse cercando di alleggerire un po’ l’atmosfera, ma fallì miseramente. “Non sei da incolpare per tutto quello che è successo.” Si interruppe poi aggiunse, “L’unica cosa di cui ti posso incolpare è quello di avermi spezzato il cuore e avermi lascito.” Abbassò la testa nascondendo il dolore nel dire quelle parole. 

 

Arthur si avvicinò e gli prese il mento alzandogli delicatamente la testa così da poterlo vedere meglio. Fece cadere le mani per poter mimare, “Scusami tanto per averti fatto passare quell’inferno. Ti prometto che non ti lascerò mai più.”

 

Merlin sorrise a malapena e annuì leggermente con la testa. Arthur pensò che Merlin fosse restio a credergli. ‘Allora credo che glielo dovrò solo provare.’ Disse a se stesso.

 

“Che ne dici di uscire fuori da qui e andarci a divertire?”

 

“Bella idea.” Rispose di rimando Merlin.

 

Arthur si alzò per primo e gli offrì la mano per aiutarlo ad alzarsi dal divano. Merlin gliela porse e per un’istante rimasero così, mano nella mano a guardarsi negli occhi, prima che Merlin si alzasse lasciando poi la mano del biondo. Fecero a turno per andare al bagno a darsi una rinfrescata prima di andare fuori e passare un pomeriggio spensierato.

 

 

*

 

 

Il venerdì seguente, Merlin non poteva uscire con Arthur perché i suoi studenti avevano organizzato una mostra d’arte per i loro genitori. Arthur gli chiese se poteva passare e Merlin non glielo impedì, ma disse che non era necessario perché molto probabilmente sarebbe stato impegnato per tutta la serata con i bambini e i loro genitori. Quindi si misero d’accordo di vedersi sabato sera.

 

Arthur entrò dentro la scuola verso alle 8.00 di quel venerdì sera. Non aveva mai detto a Merlin che sarebbe passato lo stesso. Quello che vide quando oltrepassò la porta, lo fece sorridere a più non posso e il suo cuore si riempì di orgoglio.

 

Merlin era lì, circondato dai suoi alunni, la musica particolarmente alta che permeava la stanza, mentre mimavano le parole alla canzone “You Are the Wind Beneath My Wings” per i genitori presenti. Non c’era un’occhio asciutto tra i presenti, inclusi quelli di Arthur. Una volta finito, i genitori sventolarono le mani in segno di applauso per i bambini che sorridevano compiaciuti.

 

Finalmente, i bambini si diressero verso i loro genitori. Dopo qualche momento, Merlin venne attirato in un abbraccio da parte di una mamma che aveva ancora le lacrime agli occhi, quando si staccò da lui, gli fece segno di qualcosa, ma data la lontananza di Arthur, non riuscì a scorgere cosa fosse. Molto probabilmente si erano voluti complimentare con lui, perché Merlin aveva l’aria di essere in imbarazzo e quel rossore così adorabile che tinteggiava le sue guance e le sue orecchie erano un chiaro segno. Merlin rivolse alla donna un sorriso e annuì con la testa. La donna lo abbracciò di nuovo mentre suo marito gli strinse la mano dandogli una pacca sulla spalla. Alla fine se ne andarono solo per essere sostituiti da altri genitori.

 

Arthur guardò quella scena per un po’ prima che Merlin riuscisse a scorgerlo tra la folla, in fondo alla stanza. Il moro gli rivolse un timido sorriso che venne contraccambiato dal biondo facendogli poi segno, “Sono così fiero di te. Sei stato fantastico. Mandami un messaggio quando torni a casa.” Merlin sogghignò e annuì in risposta prima di essere attirato in un altro abbraccio. Arthur scosse la testa e rise compiaciuto mentre si allontanava per andare verso casa sua.

 

 

*

 

 

Dopo aver trascorso il pranzo in un ristorante italiano accogliente, Merlin e Arthur si trovavano a camminare per strada. Quando arrivarono ad un incrocio, Arthur si avvicinò a Merlin e gli prese la mano. Quest’ultimo guardò per un’istante giù verso le loro mani per un minuto prima di sogghignare e intrecciare le loro dita. 

 

Arthur suggerì di andare a fare una passeggiata al parco e prendere poi un gelato, un’idea che Merlin accettò. Qualche istante dopo il biondo si allontanava dallo stand del gelato con il suo cono al gusto di cioccolato alla menta mentre in mano teneva quello di Merlin al gusto di biscotto e gocce di cioccolato. La faccia del moro si accese non appena Arthur glielo porse. “Non mangio uno di questi da anni.” Disse cominciando a leccare il gelato.

 

Arthur si limitò a sorridere, roteò gli occhi e scosse la testa. Si incamminarono giù verso il sentiero finchè non trovarono una panchina che guardava verso il fiume e si sedettero. Mangiarono i gelati scambiandosi sguardi furtivi di tanto in tanto.

 

Una volta finito, Arthur notò che Merlin aveva un residuo di gelato sull’angolo della bocca. Mosse la mano per pulirlo con il pollice, ma si fermò all’ultimo secondo mostrando un velo di insicurezza. Merlin si lascio sfuggire una risata, “Non mordo mica.”

 

Arthur si lasciò convincere e pulì la macchia dalla sua bocca, fatto ciò, si porto il pollice in bocca leccandolo. Rivolse poi lo sguardo verso Merlin, “Posso baciarti?”

 

Merlin guardò giocosamente giù per un minuto come se ci stesse pensando, per poi rialzare gli occhi con un grande sorriso e annuì. Arthur si mosse più vicino al moro e gli pose entrambe le mani sul viso. Fece scorrere gentilmente i pollici sugli zigomi guardandolo direttamente negli occhi. In quegli stessi occhi, Arthur vi vide la fiducia di Merlin nei suoi confronti. In quel momento seppe che il moro gli stava donando di nuovo il suo cuore, quasi a comunicare di non fargli di nuovo del male e il biondo promise di non rompere mai quella fiducia.

 

Lentamente, diminuì le distanze tra i loro visi finché le loro labbra non si toccarono appena. Arthur si allontanò un poco e quando vide che Merlin non si tirava indietro, prese coraggio riappropriandosi delle sue labbra di nuovo. Si sentì di nuovo intero, come se il pezzo mancante di se stesso fosse di nuovo tornato e avrebbe fatto tutto il necessario per non perderlo di nuovo.

 

Stettero sulla panchina a baciarsi per quello che sembro delle ore, ma trascorsero probabilmente solo pochi minuti, prima che Merlin si tirasse indietro. Voleva fermarsi lì per adesso, prima che la situazione diventi fuori controllo. Quando Arthur riaprì gli occhi guardandolo, Merlin gli sorrise, “Abbiamo deciso di andarci piano, ricordi?”

 

“Lo so, scusami. Se solo sapessi quanto ho sognato di poterti baciare di nuovo in quel modo.” Mimò in risposta cercando di respirare a fondo per potersi calmare.

 

Si alzarono entrambi dalla panchine per incamminarsi verso l’appartamento di Merlin, tenendosi per mano per tutto il tragitto. Camminarono in silenzio e di tanto in tanto, Arthur portava in bocca le loro mani congiunte per baciare quella di Merlin.

 

Una volta arrivati da Merlin, decisero che era meglio finire la giornata li. Arthur tenne di nuovo il viso del moro tra le mani dandogli un bacio dolce e leggero. Non voleva iniziare qualcosa che sapeva non avrebbe potuto fermare. Disse a Merlin che gli avrebbe mandato un messaggio e aspettò che il moro aprisse la porta ed entrasse dentro chiudendosi la porta alle spalle.

 

Stava diventando sempre più difficile salutarsi. Voleva solo attirare Merlin tra le sue braccia e tenerlo lì per sempre.

 

 

*

 

 

Morgana li contattò entrambi lunedì per ricordare loro del compleanno di Leon quel venerdì. Pianificarono di incontrarsi all’Avalon Club alle 8.00. Arthur chiese a Merlin di andare con lui e il moro accetto con piacere. Come previsto il biondo lo andò a prendere dopo scuola per poter andare a comprare un regalo per Leon. Dopo aver girato dappertutto, optarono per comprargli una bottiglia di vino che sarebbe stato un regalo da parte di entrambi.

 

Avevano ancora qualche tempo prima dell’appuntamento in discoteca, quindi tornarono all’appartamento di Merlin così che si potesse fare una doccia e cambiarsi vestiti. Non appena entrarono dentro, il moro disse ad Arthur di fare come se fosse a casa sua. “Se hai fame, guarda cosa c’è in frigo.” Mimò prima di girarsi ed entrare dentro il bagno.

 

Qualche minuto dopo, Arthur sentì l’acqua della doccia scorrere. Per cercare di distogliere la sua mente dall’immaginarsi Merlin nudo dentro l’altra stanza, mise al lettore DVD il disco di Doctor Who. Attivò i sottotitoli e cominciò a guardare. Quindici minuti dopo, l’acqua smise di scorrere. E dopo poco più di 10 minuti, Merlin si trovava davanti a lui, completamente vestito.

 

Avevano ancora venti minuti da trascorrere prima di dover andare, quindi Merlin si sedette sul divano accanto ad Arthur e si misero a guardare il resto di Doctor Who che alla fine li fece partire in ritardo.

 

 

*

 

 

When they arrived, they spotted Morgana, Leon, Gwen, Lance, Percy and his new girlfriend Freya, already sitting around a table off to the side, so they made their way through the crowd over to them. They wished Leon a happy birthday as they sat down and gave him their gift.

 

Quando arrivarono, intercettarono Morgana, Leon, Gwen, Lance, Percy e la sua nuova ragazza Freya che erano già seduti attorno ad un tavolo, quindi si fecero strada tra la folla per raggiungerli. Fecero gli auguri a Leon e diedero il loro regalo.

 

Qualche minuto dopo, arrivò anche Gwaine con una donna che presentò come Elena. Tutti tranne Merlin e Arthur sembravano riconoscerla. Gwaine disse loro che Elena era la poliziotta che lo aveva portato in ospedale la notte in cui Merlin venne attaccato, ecco spiegato come mai Merlin e Arthur non la riconoscessero. Tutti fecero spazio per farli sedere e dopo pochi minuti, stavano già ridendo e trascorrendo una bella serata.

 

Arthur si alzò per prendere da bere per tutti e Gwaine lo raggiunse per aiutarlo a portarli. Quando arrivarono al bancone aspettando le bibite, Gwaine si sporse verso il biondo per assicurarsi che lo sentisse. “Arthur, se gli farai del male, giuro che ti prendo a pugni quei denti storti e te li faccio ingoiare.”

 

“Non lo farò Gwaine.”

 

“Non sai quanto sei fortunato. Molte persone non ti avrebbero dato una seconda possibilità, ma Merlin vede sempre il buono negli altri, da sempre loro il beneficio del dubbio, anche quando non se lo meritano. Lo hai trattato di merda e gli hai spezzato il cuore. E dio mi aiuti se lo rifarai di nuovo...”

 

“Gwaine, lo amo più di qualunque cosa. L’ho perso una volta, non farei mai niente che possa farmelo perdere di nuovo.”

 

Il barista arrivò con i loro drink e questo pose fine alla loro conversazione e portarono le bibite verso il tavolo. Gwaine si scusò con tutti dileguandosi tra la folla dicendo che sarebbe arrivato tra qualche minuto.

 

Dopo qualche istante Gwaine tornò e mimò, “Andiamo a ballare.” Tutti si alzarono per andare verso la pista da ballo ma quando Merlin notò che Arthur non si muoveva gli chiese, “Non vieni?”

 

No, rimango qui a guardare.”

 

Merlin cominciò a risedersi ma Arthur scosse la testa e mimò, “Tu vai a ballare e divertiti. Sto bene.”

 

Merlin roteò gli occhi ma alla fine si decise di andare con gli altri e cominciarono tutti a ballare e ridere, come quella prima volta in cui Arthur vide Merlin quando era tornato da New York. Era sicuro che Gwaine fosse andato dal DJ sentendo le canzoni che stavano riproducendo.

 

Mentre guardava Merlin e i loro amici ballare, beh per lo più Merlin, notò un ragazzo alto, dai capelli scuri e dall’aspetto veramente bello andare verso Merlin. Da quello che vide, il ragazzo chiese a Merlin di andare a ballare ma il moro apparentemente aveva rifiutato gentilmente, scuotendo la testa per poi guardare verso la sua direzione. L’uomo sorrise e annuì prima di andarsene con aria abbattuto.

 

Arthur lo prese come un segnale per avvicinarsi alla pista da ballo verso Merlin. Poco dopo, venne riprodotta una canzone lenta. Molte persone ne approfittavano per prendersi una pausa tra i quali Merlin che non vi riuscì perché Arthur lo rigirò e offrendogli la mano, gli chiese, “Vuoi ballare con me?”

 

“Non riesco ad avvertire la musica.”

 

“Fidati di me, va bene?” Merlin annuì sorridente e Arthur gli mise le mani sui fianchi attirandolo più vicino. Tutto era dannatamente al suo posto, avere Merlin tra le sue braccia e il suo corpo così vicino al suo. Il moro avvolse le braccia attorno al suo collo e si guardarono intensamente negli occhi sorridendosi. Quando Arthur si mosse al ritmo della musica, Merlin gli andò dietro. Il biondo chiuse gli occhi premendo la sua guancia contro quella di Merlin, cercando di convincere se stesso che tutto ciò era reale e non solo uno dei suoi sogni.

 

Nel frattempo, i loro amici erano rimasti a guardare quella scena sorridendosi complici, ma Merlin e Arthur erano nel loro mondo, lontano dal tutto e tutti quelli che avevano intorno.

 

 

*

 

 

Questo fu un punto di svolta per il rapporto tra Merlin e Arthur. Pranzavano insieme più volte alla settimana e trascorrevano la maggior parte delle sere l’uno con la compagnia dell’altro, per lo più nell’appartamento di Merlin. Ad entrambi piaceva quanto fosse spazioso. 

 

Delle sere quando Merlin doveva valutare delle verifiche, preparare qualche test o qualsiasi altro lavoro in ambito scolastico, riferiva ad Arthur che non era necessario che venisse perché sarebbe stato troppo impegnato per passare del tempo con lui, ma il biondo, veniva sempre e comunque. Guardava la tv o lavorava col suo PC. Era felice anche solo di sapere che Merlin era nella stessa stanza con lui, dove lo avrebbe potuto avere al suo fianco e toccarlo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2724317