Fenice

di Glamsee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio nome ***
Capitolo 2: *** Sola ***
Capitolo 3: *** L'incarico ***



Capitolo 1
*** Il mio nome ***


IL MIO NOME

 
Dopo che la guerra contro Voldemort è finita la pace non è durata a lungo. Un altro male si è abbattuto sulla comunità magica di Londra. Una strega che sulle tracce di Voldemort aveva tentato di sottomettere i babbani alla supremazia dei maghi uccidendo chiunque la ostacolasse. Ma anche lei, dopo pochi anni, fu fermata. Una volta catturata Azkaban non era più un luogo sicuro dove imprigionare i criminali, i dissennatori erano fuori controllo e le prigioni si erano svuotate e così la sua custodia fu posta in un luogo che solo pochi eletti conoscevano. Solo dopo la sua cattura, la ribonifica della prigione e la ripresa del controllo sui dissennatori la pace è finalmente arrivata.

All’età di 27 anni Harry Potter è diventato capo della squadra di Auror e Ron Weasley è il suo fedel braccio destro. Hermione Granger è diventata vice ministro applicandosi e ottenendo sempre brillanti risultati “il più giovane e brillante vice primisto che il Ministero abbia avuto l’onore di annoverare” a detta della Preside della scuola di stregoneria McGranitt. Ginevra Weasley fa parte di una delle più prestigiose squadre di Quidditch di tutta l’Inghilterra. Per quanto riguarda gli ex Serpeverde la storia si è andata svelando nel tempo. Molti di coloro che erano sotto Voldemort si è scoperto che lo erano per via di obblighi familiari e imposizioni. Draco Malfoy, dopo lunghi giorni passata a cercare di ristabilirsi una reputazione, è diventato ministro degli affari esteri. Il suo rapporto con Potter è molto cambiato nel corso del tempo arrivando a stabilire un’amiciza profonda basata sulla reciproca conoscenza dei lati più oscuri l’uno dell’altro. Il suo rapporto con la Granger è arrivato e superare il rispetto reciproco, ma con Weasley rimane sempre quella sfida velata. Blaise Zabini, unico Serpeverde che è sempre stato al di fuori di tutte le faide, si è messo in affari con George Weasley prendendo il posto di Fred nella conduzione del negozio Tiri Vispi. Theodore Nott ha scalato le vette dell’amministrazione della banca Gringott. Le amiche Dafne Greengrass e Pansy Parkinson sono diventate l’una modela e l’altra redattrice della rivista per maghi la Gazzetta del Profeta.

Il mio nome è Camane Potter. Si, proprio Potter. Mio nonno era un uomo integerrimo per tutta la comunità magica, ma nel privato nascondeva la relazione avuta con un’altra donna e il figlio nato da quell’unione. Preferì James a quel bambino, abbandonandolo al suo destino a soli 14 in un paese straniero. Solo, senza più madre né padre, accompagnato solo dall’odio e dal risentimento. Questo fa di me la cugina di Harry Potter. Lui, la figura che sono cresciuta odiando, colui su cui mio padre ha riversato tutto l’odio che non ha potuto sfogare né verso mio nonno né verso James; lui, la mia nemesi.

Sono una Naturale. Questo vuol dire che posso usare la magia a mio piacimento senza aver bisogno di bacchette. La magia normale su di me non è efficace, a meno che non si tratti di maledizioni senza perdono. Sono cresciuta a pane, crucio e duri allenamenti di lotta con il fantasma di Harry che minacciava l’ascesa al potere della mia famiglia. Sono cresciuta odiandolo e ora devo infiltrarmi nel suo mondo per scoprire dove tengono mia sorella e il modo migliore per colpirlo e distruggerlo.

Il mio nome è Camane Potter, ma da oggi sarò Camane Prince. Da oggi sarò un Auror, un’amica su cui contare, una confidente a cui rivolgersi, sarò tutto quello che servirà a Potter e ai suoi amici per far sì che alla fine loro crollino e noi trionfiamo.

Il mio nome è Camane Prince e da oggi sarò il volto della menzogna.

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Capitolo 2
*** Sola ***


SOLA

 

Davanti a me c’è una vecchia cabina del telefono nel classico stile londinese. Osservo il mio riflesso nei vetri a quadri compiacendomi del mio aspetto. “Fa si ché le donne ti invidino e gli uomini ti desiderino, questo è il segreto per accedere ai loro segreti”. Così mi ha detto mio padre prima di consegnarmi il biglietto per Londra, numerose valigie piene di lussuosi vestiti e accessori e la chiave di una camera di sicurezza alla Gringott piena di oro. “Una volta che avrai la loro invidia e il loro desiderio avrai accesso ai loro segreti e solo allora potremmo attaccare mettendoli in ginocchio! Sei una donna usa le tue carte”.

Ho lasciato i capelli neri sciolti in morbide onde che superano le spalle. I punti luce di diamante che catturano la luce ogni qual volta spuntano tra le ciocche. Gli occhi verdi incorniciati dall’eyeliner e dal mascara e le labbra neutre velate da un leggero velo di lucido. La camicetta bianca con un generoso scollo a v sotto una giacca nera dai risvolti bianchi a righe. Un jeans grigio dell’Armani e delle decolleté nere della Loubutin in coordinato a una borsa di pelle nera dell’Hermés. Sorrido compiaciuta mentre con la mano fresca di manicure apro la porta della cabina telefonica.

Dopo aver richiuso alle mie spalle mi volto verso la cornetta del telefono che alzo e compongo il numero che mi è stato inviando via gufo.  6-2-4-4-2. Una voce calda mi risponde.

“Benvenuti al Ministero della Magia. Prego dire il proprio nome e motivo della visita”.

“Camane Prince, Auror”

“Benvenuta Camane Pince. La preghiamo di ritirare il suo cartellino e di rivolgersi al primo banco di accettazione. Le auguriamo una buona permanenza”.

La cabina comincia a muoversi verso giù sprofondando nel cuore della strada mentre la vita dei babbani prosegue come se niente fosse in superficie. L’Atrium è affollato di maghi e streghe indaffarati che vanno e vengono. Gufi e pezzi di carta stregati volano indisturbati sopra le teste delle persone. Da un lato e l’altro della sala sono disposti enormi camini dalle fiamme verdi dove si materializzano o smaterializzano i maghi e le streghe che sfruttano la metropolvere. Poco davanti a me ci sono due file che portano ai cancelli di accesso al ministero. Mi accodo alla più vicina attendendo pazientemente il mio turno. Dalle occhiate che ricevo deduco che il mio aspetto sta già facendo il suo dovere. Com’è frivolo e superficiale l’essere umano! Tutto si gioca su come si appare! Mentre formulo il mio pensiero il mio sguardo viene attratto da un movimento alla mia sinistra.

È solo un veloce scambio di sguardi il nostro, ma basta per farmi passare un brivido lungo la spina dorsale. Solo un veloce sguardo grigio che si posa su di me quel tanto che basta per rimanermi impresso. E poi scompare così com’è arrivato. Cos…

 “La bacchetta prego!” la voce gracchiante e fastidiosa di un elfo mi riscuote dai miei pensieri.

“Non la posseggo!” dico semplicemente osservando l’essere dall’altra parte della grata dorata.

“La bacchetta prego!” forse non ha capito…

“Non la posseggo”

“La bacchetta prego!” comincio a capire perché secondo mio padre si meritino il rango di servi.

“Se può gentilmente andare a chiamare la vice ministro Granger…” dico a denti stretti.

“La bacch…”

“Grimson non c’è bisogno grazie!” la voce di una donna interrompe l’elfo.

“Mi scusi signorina Prince! Il signor Grimson non era stato avvisato del suo arrivo oggi! Pensavamo che prima si sarebbe sistemata e sarebbe venuta domani!” mi dice porgendomi la mano una ragazza dallo sguardo ambrato e una folta criniera quasi domata di riccioli dorati “Sono Hermione Granger” naturalmente…

“La prego, mi chiami Camane e mi dia del tu! Nessun disturbo!” dico velando l’irritazione provocata da quell’inetto di un elfo.

“Quand’è così chiamami Hermione! Prego da questa parte! Ti mostro il tuo ufficio!” dice sorridendomi e invitandomi con un gesto a seguirla. “Com’è andato il tuo trasferimento dalla Grecia? Ho sentito ottime referenze sul tuo conto sia dal ministero Greco che da quello Spagnolo che Italiano!”

“Il trasferimento è stato molto semplice, in fondo sono attrezzata ai cambiamenti!”

“Hai trovato un alloggio o posso esserti utile in qualche modo?”

Saliamo su un ascensore dove la Granger da all’elfo l’indicazione del piano a cui siamo dirette.

“No grazie, ho trovato un delizioso appartamento a Richmond” quanto mi infastidiscono queste frivole sciocchezze. Vorrei poter saltare tutti questi convenevoli ed entrarle in testa per carpirle semplicemente le informazioni che mi servono, ma i miei ordini sono chiari: infiltrarmi, conoscere il nemico e scoprirne tutti i punti deboli.

“E’ una bella zona in cui vivere! Eccoci arrivati! Vieni ti presento la tua squadra! Harry è entusiasta di acquisire un membro come te tra le sue fila! Voglio dire, Potter…!” dice arrossendo un poco, come se la sua mancanza di formalità la facesse apparire meno all’altezza della sua carica.

Apre una porta e ci troviamo in un ampio open space illuminato a giorno. Subito alla nostra destra si apre una piccola zona ristoro con un ricco buffet e qualche poltrona. Al centro della sala c’è un grosso tavolo pieno di scartoffie e pile di libri e cartelle. Diverse scrivanie sono ai vari lati della sala, qualcuna occupata, qualcuna no. La Granger mi fa strada dirigendosi al lato opposto della stanza verso l’unico ufficio presente. La porta è aperta e noi entriamo senza neanche bussare e lui è lì.

 Seduto sul bordo della scrivania con una camicia bianca e dei blu jeans, gli occhialetti tondi e i capelli neri scompigliati. Per un attimo un pensiero mi balena in testa. Siamo così simili…  Ma subito lo reprimo ricordandomi chi è.

Accanto a lui, in piedi, intento a porgere un fascicolo aperto all’amico c’è il rosso. È vestito con una semplice t-shirt celeste anch’esso con dei blue jeans. Al nostro arrivo entrambi alzano lo sguardo dal fascicolo che Potter chiude poggiandolo alle sue spalle sulla scrivania.

“Harry, Ron vi presento Camane Prince. L’Auror che la Grecia ha faticato molto a concederci!” dice rivolgendosi agli amici sorridendo.

“Benvenuta! È un onore averti nella nostra squadra!” il suo sguardo è amichevole mentre sorridendo si alza dalla scrivania porgendomi la mano. “Sono Harry, Harry Potter”.

“Si, immaginavo” dico sorridendo a mia volta e accennando alla sua cicatrice. Sorride quasi imbarazzato.

“Lui è Ron Weasley, il mio vice!” a sua volta il rosso si fa avanti con un sorriso sghembo quasi timido che contrasta con la sua corporatura massiccia.

Ricambio la stretta imponendomi di sorridere. Devo ricordarmi che d’ora in poi loro sono i miei amici, non sono più il mio obbiettivo, le persone che devo distruggere. Devo camminare sul filo di rasoio che separa l’odio dall’amicizia, essergli vicina ricordando chi sono veramente: i miei nemici.

“Bene… penso che vi lascerò ad ambientarvi un po’ mentre torno alle mie occupazioni!” dice con un’alzata di spalle la Granger sorridendo prima di allontanarsi.

I due uomini la guardano allontanarsi sorridendo a loro volta, uno con un’aria più imbambolata, l’altro con quell’affettuosa di un fratello maggiore.

“Allora! Immagino che a questo punto sia d’obbligo un bel giro di presentazioni e poi ti faccio vedere la tua scrivania, okay?”

“Certo!” sorrido mentre lascio che Potter mi preceda tornando nuovamente nella sala, quartier generale dell’ufficio Auror.

 

 

Chiudo la porta alle mie spalle appoggiando la borsa e le chiavi di casa sulla mensola accanto all’ingresso. Mi tolgo i tacchi vertiginosi ai quali mi sono costretta tutto il giorno e mi dirigo verso la cucina prendendo un calice e una bottiglia di vino rosso. Con un pigro movimento delle dita accendo il fuoco nel caminetto e comincio ad esplorare l’appartamento.

La casa è molto carina devo dire. Dall’ingresso si accede al salotto scendendo due gradini. La sala ha tre grossi finestre che si affacciano sulla città che riflette le sue luci sul lucido pavimento in parquet. Ci sono una scrivania in un angolo accanto a una grossa libreria, unico vizio che mi è stato concesso di avere nella mia vita. Due invitanti divani bianche colmi di cuscini sono disposti ad elle davanti a un tavolino basso e a un caminetto in marmo. Una tv a schermo piatto è appesa sulla parete del caminetto. La cucina si apre direttamente sul salone con un bancone a tre sedute e i mobili bianchi la fanno sembrare più grande di quel che è. Mi dirigo dall’altro lato dove, da un piccolo corridoio si aprono altre tre stanze. Alla mia destra c’è un ampio bagno completo sia di doccia che di vasca, una di quelle vasche a piedini che tanto vanno di moda nelle case di lusso. La porta alla mia sinistra dà a sua volta sulla camera da letto con pavimento in moquette color glicine. Un maestoso letto con testiera imbottita anch’esso stracolmo di cuscini, un tavolino con una poltroncina in un angolo dove sono appoggiati pennelli da trucco e profumi. La porta al centro, invece, porta direttamente nel paradiso delle donne: un’ampia cabina armadio corredata di tutto quello che si può desiderare. Mi concedo il lusso di indugiare in tutto quel lusso mentre a piedi nudi torno nel salotto. Mi siedo sul divano sorseggiando il mio calice di vino e con una mano tiro a me una coperta mentre richiamo mentalmente un libro che dolcemente volteggia dalla libreria verso la mia mano.

Devo essermi addormentata perché improvvisamente fuori è notte fonda e la temperatura in casa è calata. Il fuoco si è quasi ridotto in cenere. Cavolo! Lo riattivo velocemente con la mano e, quasi istantaneamente, appare un volto tra le sue fiamme.

“Perché mi hai fatto aspettare?” il suo tono è secco, tipico di qualcuno che odia farsi contraddire.

“Non succederà più padre” perché ha ancora il potere di farmi rabbrividire?

“Naturalmente” risponde gelido “Resoconto?”

“Ho conosciuto il trio. Nessun problema con le lettere di presentazione false. Tutti credono alla storia dell’Auror”

“Potter?”

“Potter si è rivelato molto amichevole. Non credo che avrò problemi a farmelo diventare amico”.

“Bene. Da questo momento in avanti sei sola. Nessun aiuto, nessun contatto. Le tue istruzioni rimangono sempre quelle: diventa loro amica, fai che loro si fidino di te, scopri dove tengono tua sorella e solo allora colpiremo”.

“Come faccio a comunicare l’avvenuta scoperta del luogo in cui la detengono?”

“Sarò io a contattarti. Questa è l’ultima volta che potrai chiamarmi. Potrebbero cominciare a controllarti”. E senza neanche aspettare che dica qualcosa il viso duro e affilato scompare così com’è apparso.

“A presto padre…”.

Non mi sono mai aspettata gesti d’affetto o parole gentili da lui. Lui era il mio istruttore, il mio carnefice quando trasgredivo alle sue regole. Ma non ho mai potuto dire di avere un padre affettuoso o generoso. Fin da quando ha scoperto che sono una Naturale il suo unico scopo è stato quello di convertirmi in un’arma da usare a suo piacimento per la sua guerra.

Sospiro e mi alzo. È bene andare a letto. Devo essere lucida quando sono in loro compagnia, non posso permettermi sbagli.

Io sono Camane Prince e riuscirò a farmi amico il mio nemico.

 

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Capitolo 3
*** L'incarico ***


03.

L'INCARICO


Sono passate diverse settimane dal mio arrivo a Londra e, ormai, ho iniziato a far parte della piccola combriccola partecipando a piccole routine come la colazione da Barney's in cui si incontrano prima di andare a lavorare, o l'aperitivo subito dopo i rispettivi lavori delle ragazza al Jhonsons Pub.

Hermione ha sempre un sorriso sulle labbra ed è sempre pronta a includermi in ogni cosa. Ginevra Weasley è continuamente subissata di impegni con la sua squadra e, a dirla tutta, non mi va ancora molto a genio. Le Serpeverde, invece, sono una tutt'altra storia. Daphne, quando non è a Parigi per una sfilata, potrebbe sembrare una persona frivola e superficiale a un primo sguardo, ma ha un'intelligenza sottile e vivace ed è una persona con cui è facile parlare. Pansy non ha mai un pelo sulla lingua, dice tutto quello che pensa senza neanche pensarci due volte.

Quando entro nel pub le trovo tutte già sedute con i loro drink davanti. Hermione indossa un semplice maglione a v verde bosco su dei jeans; ha i capelli tenuti su da una matita e porta un leggero velo di trucco. Daphne indossa un vestito di lana a collo alto nero che mette in risalto ancora di più la sua carnagione diafane, gli occhi azzurri truccati con solo un po' di mascara, i capelli sempre perfettamente lisci, le labbra di colore rosso acceso come le unghie e le décolleté dal tacco vertiginoso. Pansy indossa una giacca nero su un dolcevita bianco, una gonna anch'essa nera e dei stivali con tacco da capogiro. Ginevra, fortunatamente, questa volta mancava all'appello.

“Eccola” dice Hermione rivolgendomi un caldo sorriso.

Le altre mi salutano sorridendomi a loro volta mentre mi siedo togliendomi il trench.

“Hai fatto tardi oggi” osserva Pansy.

“Si, scusate. Harry mi ha affidato per così dire un caso...” pronunciare il suo nome così, come se niente fosse, mi fa ancora strano.

“Ah si?”. Ho l'attenzione di tutte puntata addosso.

“Si. In pratica sembra che ultimamente ci siano stati degli attacchi sporadici ai nostri ambasciatori, come se stessero cercando qualcosa. Quindi Harry ha deciso di pormi a scorta del nostro delegato, dovrei incontrarlo domani...” dissi ordinando il mio drink.

Mentre distoglievo gli occhi dalla cameriera vidi le ragazze scambiarsi uno sguardo eloquente.

“Che c'è?” chiesi.

“Sono sicura che troverai il nostro delegato estero molto... interessante...” disse Daphne mentre Hermione quasi si strozzava bevendo.

“Io direi più eccitante” sentenziò Pansy, al che le altre si misero tutte a ridere.

“Ecco, diciamo che è impossibile resistere alle sue infinite capacità” continuò Daphne.

“Io ci sono riuscita!” disse piccata la Granger.

“Di sicuro hai resistito a quel fascino, ma non alla sua capacità di riuscire sempre a piccarti” replicò sardonica Pansy.

A quel punto Hermione aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse subito interdetta con il risultato che il sorriso ironico di Pansy si allargò ancor di più. Era raro vedere la Granger rimanere senza parole...

 

Mi guardai allo specchio un'ultima volta. Ho assunto un codice di abbigliamento leggermente più informale per il lavoro, senza però rinunciare alla femminilità. Indosso un maglione a collo alto color verde smeraldo con fantasia a trecce, blu jeans di Armani e dei tronchetti con tacco alto e quadrato di velluto nero, trench nero di Burberry e una borsa tote classica monogram di Louis Vuitton. Ho lasciato i capelli sciolti nelle loro solite onde morbide. Porto dei semplici punti luce alle orecchie mentre per il trucco ho optato per eyeliner, molto mascara e un rossetto nude. Soddisfatta prendo le chiavi dell'appartamento e mi avvio a lavoro.

Arrivata all'ufficio sento la voce di Harry chiamarmi dal suo ufficio. Appoggio la borsa e il trench sulla mia scrivania e mi reco da lui. È seduto alla sua scrivania e parla con un uomo che gli sta seduto di fronte.

“Eccoti! Camane ti Presento Draco Malfoy, il nostro delegato per gli affari esteri”.

Mentre si alza dalla poltrona si allaccia i bottoni della giacca del completo nero che indossa, sicuramente fatto su misura. L'altra mano invece corre a sistemarsi una ciocca ribelle della chioma bionda, più in un gesto automatico che propriamente voluto. La mascella leggermente squadrata senza il minimo accenno di barba. Si volta verso di me e i suoi occhi si fissano nei miei per un secondo che sembra durare in eterno, mentre un brivido mi percorre tutta la spina dorsale.

“Come ti ho già spiegato numerose volte, Potter, non ho bisogno di una scorta!”

“Piacere di conoscerla signor Malfoy, mi chiamo Camane Prince e sto molto bene, la ringrazio per avermelo chiesto, le i è molto gentile” dico sorridendo affabilmente porgendogli la mano. Vedo che Potter sta cercando di nascondere il suo sorriso divertito dietro la mano senza troppi risultati mentre Malfoy, messo alle strette dalla mia mano porta e dalla mia non troppo sottintesa allusione alla sua mancanza di buone maniere, mi stringe serrando leggermente la mascella con fare stizzito.

“Ordini dall'alto Malferret, mi spiace, anche io ho le mani legate e vorrei evitare di privarmi di un valido elemento come Camane. Ma gli attacchi si stanno facendo sempre più numerosi, uno a poca distanza dall'altro. Sembra come se stiano cercando qualcosa, dio solo sa cosa! E la cosa più inquietante è che sembrano prendersela con persone a caso e siccome tu al momento sei in trattative per un delicato accordo con la Russia il Primo Ministro non vuole rischiare” disse Harry recuperando un po' del suo contegno.

Nella mia testa intanto i miei pensieri erano una macchina in corsa mentre mentalmente mi creavo una mappa dei movimenti di mio padre. Stava cercando di destabilizzare la difesa del Ministero inglese con attacchi sempre più frequenti e imprevedibili. Ma qualcos'altro nelle parole di Potter aveva attirato la mia attenzione: una trattativa delicata con la Russia, il mio paese di origine, il luogo dove ero nata ed ero stata addestrata. La cosa accendeva nella mia mente un campanello di allarme, anche se non sapevo spiegarmi il perché.

“Bene” disse il biondo sospirando, “a quanto pare lei ed io dovremmo convivere per qualche tempo signorina Prince. Spero che lei non abbia impegni per il weekend, il mio lavoro purtroppo non conosce riposo”. Mi rivolse un sorriso ironico prima di imboccare la porta.

“Per quanto dovrò stare con questo pallone gonfiato?” chiesi a Potter.

“Le trattative con la Russia si stanno protraendo già da due anni, quindi non so dirti precisamente quanto a lungo ancora dureranno. Dovrete stare a stretto contatto per un po'. Mi dispiace Camane, ma sei l'unica che avevo libera, tutti gli altri hanno incarichi già da tempo...” mi rispose Harry con tono di scuse.

Sospirai e uscii dall'ufficio per raccogliere le mie cose.

“Guarda il lato positivo, Prince” disse Weasley avvicinandosi alla mia scrivania ridendo, “Almeno non devi sorvegliarlo anche a casa”.

Sospirai e mi avviai sulla scia del mio affabilissimo incarico pensando alle parole di Pansy. Di certo potevo resistere a quel suo fascino più facilmente di quanto lei e Daphne avevano previsto.

 

Il mio nome è Camane Prince e niente mi distrarrà dal mio obiettivo.

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