like a bolt from the blue

di ladykiwi_
(/viewuser.php?uid=739350)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


-Sono ventiquattro dollari e settantaquattro centesimi signora.- Dico nella mia solita maniera educatamente annoiata.

-Paga in contanti o carta di credito?.- continuo.

-Carta di credito.- mi risponde con tono pomposo la mia attuale cliente, una donna sui sessanta con un orrendo rossetto che, aimè, nessuno le ha detto dove solitamente si mette, dato che ne ha la metà sui denti.

Sospiro e concludo l'operazione, guardando poi l'orologio, notando con mio grande sollievo che alla fine del mio turno mancano solo due minuti.

Quando Vera mi viene incontro per darmi il cambio, le sorrido grata stampandole un bacio sulla guancia e mi affretto di andare verso gli spogliatoi per cambiarmi e finalmente uscire da questo incubo.

Quando varco le porte secondarie riservate al personale, l'aria afosa del tipico luglio di Los Angeles mi colpisce subito, lasciandomi sulla pelle una fastidiosa sensazione di umidità, facendomi così rimpiangere l'aria condizionata del negozio.

In fretta, mi incammino per la strada, sperando di riuscire a prendere l'ultimo bus di linea senza dover necessariamente chiamare un taxi. Quando realizzo di essere arrivata in tempo, non posso credere ai miei occhi, di solito Cielo e fortuna non stanno nella stessa frase.
Guardo ancora l'orologio al mio polso, sperando di essere la prima a rincasare, dato che, essendo io l'unica vegetariana in quella casa, probabilmente quei due avrebbero cucinato una cena a base di carne e a me sarebbe toccata l'ennesima pizza che la pizzeria all'angolo della strada spacciava per tale. 
Quando inserì le chiavi nella toppa e aprì la porta di casa, un gradevole profumino di cucinato mi investe le narici facendomi così capire che Blake era rincasato prima di me, dato che Tom non era in grado di cucinare nemmeno un uovo fritto. 
-Azzurra sei tu?. - mi chaiama subito Blake facendomi sorridere. Da quando gli avevo detto il mio nome quattro anni prima e averli spiegato cosa significava, non c'era una volta sola che lo utilizzava. Mi chiamava tutte le volti con dei sinonimi o oggetti che ricordavano in concetto iniziale: Azzurra, blu, nuvola, ecc.. 
Lo adorava. Adorava lui. Odiava ammetterlo, ma se non avesse incontrato Blake, sia lei che Tom probabilmente oggi non sarebbero qui. 
-Si, sono io. - dico incamminadomi verso la cucina del nostro piccolo appartamento. Certo, potevamo permettercene uno nuovo, ma come diceva sempre Blake ''stretti e vicini, larghi e lontani''.
Entro in cucina con il solito broncio che mi compariva sul viso quando realizzavo che mi sarebbe toccata pizza al sapore di cartone. Quando Blake mi vede, un sorriso a trentadue denti compare sul suo bellissimo viso, facendo scintillare i suoi bellissimi occhi color castagna e facendoli scompigliare i capelli color miele con una mano come faceva sempre quando era felice o nervoso. 
-che succede Sole? Perché quel broncio?. - dice dandomi un buffetto sulla guancia. 
-non la voglio di pizza di Dust questa sera. - dico come una bambina di cinque anni alla presa con un capriccio. 
-Bhé, quando sei italiana e hai conosciuto la vera pizza, non puoi aspettarti molto dalle pizzerie americane. Specie da quelle della bellissima e chicchissima periferia di Los Angeles. - mi dice con l'aria di chi la sapeva lunga. - ma, per tua fortuna, Nuvola, questa sera Tom sarà molto triste e tu molto felice dato che ho cucinato pasta al sugo. - mi comunica rendendomi felice tanto da mettermi a saltellare sul posto. 
-Te l'ho mai detto che ti amo?. - gli dico saltandogli al collo e abbracciandolo come un koala. 
-Una volta o due. - risponde ridendo. - ma lo accetto solo se me lo dici in italiano. - conclude serio. 
Ti amo, sei una delle persone più importanti della mia vita. Mi hai salvato la vita. Sei tutto per me, non te ne andare mai. - dico. 
- Parli troppo veloce! Così non vale. - Blake andava pazzo per la lingua italiana, ma purtroppo negli anni oltre a dire spaghetti e pizza, non era mai riuscito a capire altro, nonostante avesse un'insegnante ottima come me. 
- Ho semplicemente detto che ti amo, sul serio Blake, rinuncia, non riuscirai mai ad imparare l'italiano. - dico ridendo. 
-Potrei sorprenderti sai?. - dice mettendo su quel adorabile broncio a cui nessuno poteva resistere. 
Il cigolio della porta che veniva aperta interruppe il nostro piccolo battibecco facendoci capire che anche Tom era rincasato.

-Blake, ti prego, dimmi che questa sera quello felice sarò io...-  dice Tom entrando in cucina con due ombre scure sotto gli occhi.

-Mi spiace deluderti, ma quella felice questa sera sarò io. Spaghetti al sugo.- dico con l'acquolina in bocca. - Tom.- continuai seriamente.- Da quanto non dormi?- 

-Dormire? E chi ne ha il tempo ormai? Mr. Walker non mi permette nemmeno di andare in bagno.- mi comunica scuro in volto Tom.

-Tom, non puoi continuare così... Quel lavoro, non fa bene per te... Magari c'è un altro studio legale in cui puoi fare il tuo stage.- proprongo con una punta d'ansia nella voce. Sapevo bene quanto questo argomento fosse delicato per Tom.

-No, non c'è un altro studio legale per me. Era l'unico disponibile.- sbotta lui. - e lo sai benissimo anche tu perchè mi sono beccato lo stage più tosto di tutti. Il tuo stage invece? Come procede? Hai trovato una azienda?.- cambia discorso lui.

-Non lo so. Il professor Adams ha detto che ha qualcosina per me, domani dovrò andare in facoltà per tutti i dettagli, quindi... non lo so.- rispondo io. - Adesso possiamo mangiare? Sto morendo di fame.-

-Ogni suo desiderio è un ordine, Sole.- dice Blake in un buffissimo tono pomposo che proprio non gli si addice.

Iniziamo a mangiare in un religioso silenzio che proprio non ci si addiceva, quindi, per spezzarlo, dissi la prima cosa che mi passò in testa, anche perchè Blake era molto misterioso con questo argomento. -Come va con Tristan?.- chiedo Blake che per tutta risposta andò di traverso il boccone iniziando a tossire.

-B-bene. Insomma, è un tipo apposto, ma ancora non ho capito se è quello giusto.- mi risponde rosso come un pomodoro.

-Ma che carino! Sei addirittura arrossito! Ti piace proprio tanto eh?  è per questo che ancora non l'hai portato a casa? Perchè temi che possiamo dirli di quando avevi la faccia piena di brufoli o di quella volta che sei andato in facoltà con la maglietta al contrario e tutti ti guardavano straniti?- lo prende prontamente in giro ridendo Tom.

-Primo, io sono sempre e dico SEMPRE stato bellissimo.- Dice alzando il mento in un tono pomposo.- Secondo, presentargli voi due sarebbe un passo molto importante, porterebbe la nostra relazione al così detto "livello successivo", e non so se mi sento pronto per quello. Insomma, dopo Luke, non credevo che ci fosse un dopo...-

-Luke è uno stronzo. Ripetetelo sempre. E non è stata assolutamente colpa tua.-  rispondo immediatamente io. -Non devi pensarlo nemmeno per un secondo. Chiaro?.-

-Chiaro. Lo so, lo so. Non so cosa avrei fatto se non avessi avuto voi due ragazzi.- commenta cupo Blake.

- Siamo rotti insieme, ricordi?.- proferisce con un sorrisetto amaro Tom.

Dopo quella inquietante conversazione, convenni che ora di una bella dose di entusiasmo. Quindi ci spostiamo sul divano dove, con una bella maratona di serie tv, scelte da me ovviamente, migliorammo notevolmente il nostro umore, accorgendosi due ore dopo che Tom si era addormentato da un pezzo, perdendosi così due episodi.

Quattro episodi dopo, anche Cielo e Blake decisero che era ufficialmente ora di andare a letto, così svegliarono Tom e tutti e tre andarono nelle loro stanze.

 

La mattina, svegliarsi era un serio problema, specie perché mi maledivo tutti i giorni per non essere andata a letto prima, ma puntualmente tutte le sere facevo comunque tardi.

La sveglia suonava senza sosta, e dopo un paio o forse più paia di sonori sbuffi decido di iniziare la giornata. Mentre sono in bagno a lavarmi, ricordo con entusiasmo che oggi dovevo recarmi in facoltà per parlare con il professor Adams del mio stage, e sinceramente non vedevo l'ora. Sarebbe stato un nuovo punto di inizio non solo per la mia carriera lavorativa, ma anche per poter mettere definitivamente punto al mio tormentato passato, che ancora oggi si faceva sentire. Per questo evitavo il più possibile di andare all'università. Troppo spesso avevo usato la scusa del lavoro, ma la verità era che mi sentivo bene solo quando stavo con Blake e Tom. Non mi serviva altro. 

Mi asciugo velocemente, mi trucco un pochino e esco dalla mia camera per andare a fare colazione.

Quando entro in cucina non trovo nessuno. Un biglietto è attaccato al frigo, Tom è già uscito, il suo isterico datore di lavoro se ne era inventata un'altra per rovinagli la giornata. Blake probabilmente ancora dormiva, dato che non aveva lezioni, e nemmeno un lavoro. Era bello quando i tuoi ti pagavano università e alloggio e tu non dovevi necessariamente lavorare. Ancora mi chiedevo se sarei riuscita a conciliare stage e il mio solito lavoro al supermercato. Non ero ancora certa che lo stage sarebbe stato retribuito, e dovevo ancora pagare l'ultima rata universitaria, mi mancava così poco e poi finalmente mi sarei laureata anche io.

Mi preparo velocemente un caffè, mangio qualche biscotto e poi schizzo come un fulmine fuori casa per prendere l'autobus.

Una volta in facoltà, vado direttamente nell'aula del professor Adams. Busso due volte, dopo aver avuto il consenso, spalanco la porta ed entro a gran carriera. Il mio turno sarebbe iniziato tra meno di un'ora, quindi non potevo perdere tempo.

-Buongiorno Mr. Adams, sono qui per parlare dello stage, se potessimo fare in fretta mi farebbe in un gran favore. Il mio turno inizia tra poco.- prorompo.

-Buongiorno anche a lei signorina.- dice atono il professore.- dunque, per lei è rimasto l'ultimo e anche l'unico stage disponibile, devo dirle fin da subito che con quest'ultimo stage abbiamo avuto non pochi problemi, cinque ragazzi l'hanno lasciato, preferendone uno di prestigio minore, ma, le dico fin da subito, che con la sua situazione attuale, non può prendersi questo lusso. Se vuole laurearsi e laureasi con un voto dignitoso per la sua eccellente carriera accademica, deve portare a termine questo stage. Durerà sei mesi, e sarà in un importante ufficio stampa di una azienda altrettanto importante. La D&V.- conclude serio.

- La D&V? Quella D&V? Quella che sforna stelle del cinema e della televisione?.-

-Esattamente. Lei di preciso sarà a contatto con uno di questi importanti artisti.-

-I-io? Oddio... ne sarò capace?.-

-Ha studiato diligentemente per quattro anni. è più che competente per questo ruolo assegnatole. Era mia intenzione affidarglielo fin dall'inizio, ma dato il susseguirsi degli eventi... Ma sono più che soddisfatto che alla fine sia comunque andato a lei, è il modo perfetto di concludere la sua brillante carriera accademica.- mi dice benevolo. -Ora vada pure, le ho inviato tutti i dettagli per email. Il suo stage inizia domani.-

 

 

SALVE A TUTTI!

Sono pronta a condividere con tutti voi questa storia, spero interessante, che da mesi mi frulla in testa. Prometto colpi di scena, storie strappalacrime, amore, amicizia, risate, e perchè no? Pazzia.

Follow me on instagram --> 

All the love, ladykiwi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


-Okay, Blu, mi dici che succede? Quel muso non lo sopporto più.- sbotta Blake nel bel mezzo della cena. Quella sera avevamo deciso di mangiare cinese, ma era da mezzora ormai che stavo giocando con i miei spaghetti di soia, non avevo appetito. La mia conversazione con il professor Adams oggi mi aveva terrorizzata: cinque e dico cinque ragazzi prima di me avevano mollato lo stage. I motivi? Non ne avevo la minima idea. Troppo lavoro? Datori di lavoro antipatici? Per carità, vedendo come era combinato Tom al mio fianco, che da un momento all'altro avrebbe fatto un tuffo nel suo piatto perché stava praticamente dormendo in piedi, ero veramente terrorizzata. -Oggi ho parlato con il professor Adams del mio stage. Adesso Tom non sarai più l'unico ad essersi beccato l'ultimo e il più tosto stage, ora siamo in due. Mi hanno affidata alla D&V.- dico mestamente. -La D&V? Seriamente? E adesso pensi di compiacermi? Cielo, io non sono arrabbiato con te. Perché pensi questo?- dice incredulo Tom. -Bhè, da come mi hai risposto ieri, credevo che tu ce l'avessi con me...- -Cielo, tu mi hai dato una carica che nessuno prima mi aveva mai dato. Senza di te, io sarei ancora quella persona.- risponde con disgusto. -Ed io?- Blake mette su quel suo adorabile muso. -Tu e Blake mi avete dato la carica. Contento?- gli risponde facendoli la linguaccia. -Nuvola, che c'è? Hai paura per lo stage? Stai tranquilla, spaccherai. Non l'hanno mai avuta una come te lì.- -Blake, io quel mondo lo odio. È tutto ciò che ho sempre odiato. È tutto ciò che mi ha rovinato la vita. Lì non cè una sola cosa vera. Non so come potrei eccellere con qualcosa che detesto fino al midollo.- -E allora cambia stage, no?- propone con la bocca piena Tom. -Non posso. Il professor Adams l'ha detto molto chiaramente. Ho fatto troppe cazzate l'anno scorso con l'università. Se non lo finisco, non mi laureo. Bella merda eh?- -Mi aspetto dalla mia stellina un linguaggio consono, le signorine le parolacce non le dicono!- mi riprende scherzosamente Blake. -E che non so come farò a starci. Credo che impazzirò. Non voglio finire come l'ultima volta.- -Tu non finirai mai più come l'ultima volta. Tu sei forte. Tu non sei come prima. Sei forte, sei intelligente, e hai due bellissimi ragazzi che ti aspettano a casa la sera pronti a massaggiarti i piedi e a raccogliere tutti i tuoi lamenti sulla vita e sul perché sei nata e blablabla....- cerca di incoraggiarmi Blake. -A me, i piedi non me li massaggiate però.- protesta subito Tom. -Tesoro, non prenderla male, ma se non trovi una ragazza da quattro mesi, forse dovresti iniziare a fartele due domande. Io inizierei con dare la colpa ai tuoi piedi. Puzzano.- lo prese prontamente in giro Blake. -Ehi! I miei piedi non puzzano assolutamente! E' che ogni volta che ho una ragazza cerca prontamente di scavare nel mio passato, e sapete benissimo quanto io lo odi. Per non parlare di quando conoscono voi due. Specialmente Cielo. Credono subito che io e lei siamo innamorati cotti e non ci dichiariamo i nostri sentimenti perché abbiamo troppa paura di uscire dalla friendzone.- -Wao! Tutto questo in tre giorni di relazione?.- inizio a ridere io. -Ed io? Non dicono niente su di me?.- chiede deluso Blake. -Tu sei l'amico gay innamorato cotto di me che sbava quando giro in mutande per casa e si masturba su di me dalla stanza accanto.- Ormai piangevo dalle risate, Tom pure, e dopo qualche titubanza anche Blake inizia a ridere. -Ho deciso.- dice Blake dopo essersi calmato.-la prossima ragazza te la scelgo io.- -Per te nessuna ragazza è degna del tuo amore non corrisposto.- lo prende in giro Tom. -Hai ragione, ma prima o poi dovrò farmene una ragione. Tu sei etero, io omosessuale, apparteniamo a due mondi diversi.- dice platealmente Blake. -mi si spezzerà il cuore a vederti con una donna che non sia io... Ma devo accertalo ed andare avanti con la mia vita.- -Ma due amici normali non potevo averceli pure io?.- dico in italiano. Adoravo parlare in italiano in loro presenza, loro non mi capivano, ed io potevo dire tutto ciò che volevo. -EHI! Non vale! Cosa hai detto?.- si anima subito Blake. -Non lo saprai mai.- lo sfidai io. -Arriverà il giorno, cara ragazza, in cui quest'uomo parlerà perfettamente l'italiano, e da quel giorno, i discorsi da sola credendo che nessuno ti capisca finiranno. Questa è una promessa solenne.- dichiara serissimo Blake. -Semplicemente imparerò un'altra lingua.- rispondo facendo scoppiare tutti a ridere. La mattina dopo ho i nervi a fior di pelle. Metto il vestito più bello che ho, mi trucco con più cura del solito e presto particolare attenzione a quel disastro che solitamente sono i miei capelli. Quando mi guardo allo specchio, due occhi verdi contornati da una massa di riccioli castani mi restituiscono lo sguardo. Distolgo immediatamente il mio. Odiavo guardarmi allo specchio. Odiavo vedere la mia figura in generale. E' ancora una ferita troppo dolorosa. In fretta provo ad indossare l'unico paio di scarpe con il tacco che ho, ma dopo i primi passi, ci rinuncio immediatamente. Su quei cosi proprio non ci so camminare. Optai invece per un comodo paio di mocassini chiari, che, nell'insieme formavano un outfit serio e professionale. Bene, ecco come volevo apparire. Esco fuori dalla mia camera ed apro direttamente la porta di casa, ho lo stomaco serrato per l'ansia e mi è impossibile anche solo pensare di mettere qualcosa nello stomaco. Quando arrivo a destinazione, stento a credere a miei stessi occhi. Certo, quei grattacieli li vedevi sempre quando abiti a Los Angeles, ma capire che proprio in uno di questi sarebbe iniziata la mia carriera mi sembrava incredibile. Titubante entro e mi avvicino alla receptionist, una volta ottenuto il mio baige, prendo l'ascensore e salgo fino al quarantunesimo piano. Quando le porte si spalancano inizio seriamente a tremare. Ad accogliermi c'è una donna sulla trentina con un dress code impeccabile: faccia arcigna, tacchi a spillo, un tailleur da vera donna di ufficio, più una crocchia strettissima ai capelli che mi faceva male la testa solo a guardarla. -Wright? Miss Cielo Wright?.- chiede efficiente. Titubante annuisco. -Un minuto di ritardo. Iniziamo bene.- commenta con una faccia sadicamente compiaciuta. Capisco immediatamente che con lei non avrò vita facile. -Venga, le illustro le sue mansioni.- inizia a camminare ed io immediatamente mi affretto a seguirla. - Innanzi tutto mi presento: sono il suo tutore Willa Martin, può chiamarmi miss Martin. Questa è la sede principale della D&V ma lei miss Wright qui ci starà ben poco. Il suo compito è quello di affiancare il nostro modello di punta, Daniel Karlsen. Naturalmente non c'è bisogno che gli spieghi chi è. Sono convinta che conosca già tutto di lui. Non è questo che fanno tutto il giorno le ragazzine come lei? Sbavate sulle sue foto tutto il giorno.- dice mettendo tutto il veleno possibile nella voce. Ma chi era questo tipo qui? Daniel cosa? Un modello? Di chè? E perché questa qui dava già per scontato che io lo conoscessi? Mentalmente presi un appunto: appena arrivata a casa lo avrei googlato. -Dunque.- riprese calmandosi dopo aver preso un respiro profondo.- lei ce l'ha il passaporto? Perché viaggerà molto. Il signor Karlsen ha molti impegni in diverse parti del mondo e mi aspetto che lei lo accompagni pure in bagno, se necessario.- -Viaggiare molto? Questo il professor Adams non l'ho aveva detto...- commento sorpresa. Come avrei fatto con il lavoro al supermercato? -C'è qualche problema?.- chiede immediatamente lei. -Sa, ho fatto questo favore al signor Adams perché è un amico di vecchia data, non volevamo più nessun inutile stagista dopo che gli ultimi cinque se ne sono andati, ma dopo una lunga chiaccherata con il tuo professore... So della sua situazione signorina, non può permettersi di rifiutare questo stage se vuole la sua piccola e stupida laurea. Quindi si prepari la valigia e la tenga pronta perché domani mattina alle sette in punto mi aspetto di vederla in aeroporto perché il signor Karlsen deve essere a Praga per un servizio fotografico. Le invierò la sua agenda e sarà suo dovere assicurarsi che rispetti tutti gli impegni presi, dal primo all'ultimo. In caso contrario il suo stage finirà e lei non si laureerà mai. Sono stata chiara?- - Cristallina.- rispondo con una punta di veleno nella voce. -Ora venga, per oggi prenderà semplicemente confidenza con il mestiere, non accetto domande, mi aspetto che lei stia attenta tutto il tempo. Non mi piace ripetermi, questo deve impararlo fin da subito.- E smisi di ascoltarla. Ma parla solo di lei? Dove diamine sono finita? -Praga? E per quanto? E il supermercato?.- chiede scioccato Tom quella sera a cena. Blake non aveva ancora proferito parola. -Non lo so per quanto. Non so niente. Ho chiamato la signora Lee a pomeriggio. Mi ha licenziata in tronco, e mi ha anche detto molte altre cose ma sono troppo educata per ripeterle. -Non puoi rifiutare? Nuvola, non credo tu sia pronta per tutto questo. Specialmente in quel mondo....- sussurra triste Blake. -Nemmeno io credo di esserlo Blake, ma mi gioco la laurea se non ci vado. Saranno solo sei mesi. Non durano tanto sei mesi, vero?.- cerco di rincuorarlo. -Durano tantissimo sei mesi invece. Riusciremo a vederci? Cielo, non possono dividerci.- dice preoccupato Tom. -Tom, Blake, niente e nessuno potrà dividerci. Mai. Potrò anche essere dall'altra parte del mondo, ma io sono sempre qui, con voi. E poi smettetela con questi pensieri! Mica sto andando in guerra! Probabilmente tra due giorni o poco più sarò di nuovo qui a rompervi i coglioni!.- sbotto innervosita. Che cosa era questa depressione? Ci saremmo comunque rivisti a distanza di qualche giorno! -L'hai visto? Com'è questo Daniel Karlsen? Se è gay me lo presenti?- cambia argomento Blake. -Ah allora non lo conosci nemmeno tu? Credevo di essere l'unica sulla faccia della terra a non conoscerlo... da come ne parlava miss Martin, ossia la stronza di dimensioni apocalittiche, la bastarda per eccelenz..- mi animo io. -Basta.- mi interrompe subito Tom. - L'hai già insultata per più di mezzora. Abbiamo capito. Concetto afferrato. Vai avanti. Com'è questo Daniel?.- - Non lo so. Avevo intenzione di cercarlo su Google dopo cena.- ammetto. - Cosa dice sempre tua mamma? Non rimandare a dopo quello che puoi fare ora!- cita con l'aria di chi la sa lunga Blake. Prende il computer e dopo aver digitato qualcosa sopra emette un sonoro fischio. - Però! È messo bene il ragazzo! Luna, se è veramente gay devi veramente presentarmelo.- dice girando il computer. E fu lì che lo vidi per la prima volta, che i miei occhi si scontarono per la prima volta con i suoi, anche se da uno schermo di un computer. A sapere come sarebbero cambiate le cose in soli sei miseri mesi, non avrei mai e poi mai tuffato i miei occhi nei suoi. Occhi azzurri come l'oceano, capelli biondi come grano, una barba maledettamente sexy a contornagli il viso. E il fisico, oh il fisico. Un dio greco sceso in terra. Ecco cos'era. Ma era anche ciò che io odiavo di più al mondo. Un modello. Un burattino della società che incarnava ciò che secondo loro era la perfezione del corpo umano. Immediatamente distolsi lo sguardo. No. Non ci cascavo. Io non ero così. Io non mi perdevo dietro a degli addominali. Non io, odiavo quel mondo. E odiavo lui. -Quindi?.- chiede Blake aspettando una mia opinione. -È un semplice modello, Blake. Lo sai come la penso su quel mondo.- rispondo atona. Cercando di non dare conto a ciò che mi si era smosso dentro solo a guardarlo. -E se ci prova con te?.- dice spaventato Tom. -Dagliela!.- risponde ovvio Blake. -Ma sei scemo?.- urliamo in contemporanea sia io che Tom. -Ma l'avete visto?.- si giustifica Blake. -Cielo, se ti fa anche solo un accenno di... dimmelo che parto seduta stante e lo prendo a pugni.- si infuoca Tom. -Tu? Prendere a pugni qualcuno? Ma se litighi pure con il barattolo della nutella!.- rido io. -Non è colpa mia se lo chiudete fin troppo bene!.- dice lui. -Ma come farei senza di voi?.- chiedo io. -Non dovrai mai scoprirlo. Buona fortuna, Stella.- conclude il discorso Blake.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. ***


L'aeroporto di Los Angeles mi evoca sempre brutti ricordi alla mente. Anche se sono passati nove anni da quando arrivai qui, sola e spaventata, dopo un volo di tredici ore, trovando mio padre ad accogliermi con un caloroso sorriso, nonostante ciò che mia madre mi aveva appena fatto, collegavo sempre quel posto all'abbandono di mia madre. Questo posto è immenso: come diamine avrei trovato la stronza? Non mi aveva nemmeno mandato una mail, un messaggio, una chiamata, un segnale di fumo. Niente. Sapevo solo che alle sette in punto dovevo trovarmi qui per partire. Salutare Tom e Blake questa mattina era stato davvero difficile. Non so perché continuavano ancora a credere che non ci saremmo visti per mesi quando sarei mancata da Los Angeles solo per giorni, almeno credevo. Senza le mie due scimmiette sarei impazzita. Quando qualcuno mi tocca la spalla, sussulto spaventata e mi preparo mentalmente a combattere contro quello che credo sia l'ennesimo scippatore, nell'aeroporto ne girano molti, e dopo quella volta che fregarono il portafogli a Tom ero pronta a difendere con le unghie e con i denti i miei effetti personali. Quando mi giro trovo un ragazzo che ha al massimo ventisei anni, capelli castani in una piega al dir poco perfetta con due occhi grigi che mi guardano increduli. -Ehi! Datti una calmata! Mi manda miss Martin per raccattarti!.- mi dice l'estraneo per calmarmi. -E tu saresti?.- chiedo guardigna. -Oh! Che scemo! Non mi sono presentato! Piacere! Io sono Emmet Mitchell.- mi sorride. Da suo accento capisco subito che è inglese.- Tu sei invece?.- -Cielo Wright. La nuova stagista.- -Ah! Allora sei tu la coraggiosa! Spero non scapperai con la coda tra le gambe come gli altri! Mi sembri una tipa intrepida!.- -Lo sono. Dov'è miss Martin?.- chiedo mettendo tutto il veleno possibile nella voce pronunciando il suo nome. -Ha fatto la stronza anche con te eh? È che ha tipo una cotta atomica per Daniel quindi non sopporta nessun genere umano, animale o vegetale che si avvicini a lui. Tranquilla non c'è l'ha con te, cioè si, c'è l'ha con te, ma non con te te.- -Wao, ora si che ho capito tutto.- Per tutta risposta Emmet scoppia a ridere. -Mi piaci, sei una tipa apposto. Vieni ti presento al resto dell'equipe.- Mi affretto a seguirlo, evitando di tanto i viaggiatori in ritardo che corrono come disperati da una parte all'altra dell'aeroporto. Quando si ferma vicino al gate 6, capisco che questo era il punto di incontro. Ma quella stronza apocalittica non poteva dirmelo fin dall'inizio? Doveva per forza complicarmi di più la vita? -Allora.- inizia Emett. – loro sono Zoe Sanders, la make-up artist. - dice indicando una ragazza con dei caratteri somatici orientali, contornati da una massa di capelli di un acceso colore rosa schocking.- Josè Cruz, si occupa dei vestiti.- indica il ragazzo con una carnagione olivastra, capelli nerissimi e due incredibili occhi azzurri che creavano un effetto incredibile con l'insieme.- ed poi ci sono io, Emmet, l'hair stylist.- conclude. Zoe e Josè mi fanno un sorriso a trendadue denti che io ricambio sinceramente. -Piacere, Cielo Wright, la stagista.- dico contenta. Finalmente qualcuno simpatico! -Tutte questa persone per una sola? Il vostro capo deve essere davvero molto vanitoso!.- dico per rompere il ghiaccio. - La vanità è qualcosa che ti puoi permettere quando hai il successo.- dice una voce roca provocandomi la pelle d'oca. E si gira. E l'aeroporto, Emmet, Zoe, Josè, ed io perfino, spariscono. Tutto sparisce. Tutto resta. Il tutto è nei suoi occhi come lo è anche il nulla. I suoi occhi blu mi inchiodano sul posto, anche se mi guardano con disgusto non importa, quello che importa è guardarli, perdermici. Cerco di parlare ma le parole non mi escono. È come se il mio cervello non volesse pensare, come se si fosse bloccato solo su una cosa: lui. E continuo a guardarlo per ciò che può durare un secondo come una vita. Non mi era mai successa una simile. Non ero mai stata minimamente al sesso opposto nei miei ventiquattro anni di vita: ogni qualvolta in cui mi prendevo una cotta venivo sempre prontamente presa in giro quindi avevo completamente perso fiducia in tutto. Avevo costruito una muro intorno a me in modo che nessuno riuscisse più a toccarmi, ma con lui.... con lui sembrava pronto a sbriciolarsi al minimo tocco. Non mi ero mai sentita così forte e fragile allo stesso tempo. Faticavo a fidarmi delle persone. A volte pure di me stessa. Le uniche persone di cui mi fidavo erano Blake, Tom e mio padre. Gli unici esemplari del sesso opposto con cui interagivo, e me non serviva altro, o così mi ero sempre ripetuta. Ma ora, guardando i suoi occhi, il suo viso, il suo corpo, provavo un senso di vuoto nel petto che solo guardandolo potevo riempire. A spezzare la magia fu la stronz... Miss Martin che si avvicina a gran carriera a noi incenerendomi con lo sguardo e cercando di ottenere l'attenzione di Daniel che stava ancora guardandomi. Non più con disgusto. Sembrava... interessato? Curioso? Difficile dirlo. -Daniel!.- urla la Martin. Controvoglia Daniel sposta lo sguardo su lei guardandola infastidito. -Andiamo, è tutto pronto.- annuncia lei arrossendo sotto il suo sguardo. Iniziamo tutti a seguirla quasi correndo per raggiungerla. -Quindi.- chiedo avvicinandomi a Zoe. –In cosa consiste il mio lavoro?.- -Non lo sai?.- risponde sbalordito Josè affiacandomi. -No, sinceramente no. Miss Martin non mi ha spiegato praticamente nulla ieri.- dico sottovoce assicurandomi che sia abbastanza lontana da non sentirmi.- ieri ci siamo incontrate per la prima volta, ma è stata tutto il tempo a parlare di lei. A me piace questo, a me piace quello.- la scimmiotto io. Vedo Daniel qualche passo davanti me sorridere. -Tipico di lei.- commenta Emmet.- cerca di farti fare brutta figura con Daniel per guadagnare qualche punto in più con lui. Crede che così facendo alla fine lo conquisterà. Sono due anni ormai che ci prova.- -Davvero? E c'è stato qualche risultato significativo nel frattempo?.- chiedo curiosa io. -Non molti, in realtà.- mi risponde Zoe.- solo che è sempre meno simpatica a tutti, specialmente a Daniel.- -Si prospetta un'avventura divertente.- commento sarcastica. -Tranquilla, ci siamo noi con te. Sai, sei più simpatica degli altri tu. In primis sei arrivata qui. Gli altri dopo il primo colloquio con la strega se la sono data direttamente a gambe levate.- dice Josè. -Davvero? Bè io non posso, o finisco lo stage o non mi laureo.- gli informo cupa. -Non è così male come pensi, sai? Viaggi molto, ti diverti pure! E Daniel non è così antipatico come può sembrare, è simpatico!.... quando vuole.- dice Zoe. -Questo non lo metto in dubbio.- dico con un chiaro tono sarcastico. Daniel si gira e mi guarda con un sorrisetto sfottò. Gli occhi brillano con una scintilla di chiaro divertimento, facendomi capire che, se volevo passare inosservata, dopo questa conversazione non ci sarei riuscita di sicuro. -Un jet privato? Sul serio? Non ho mai preso un jet privato.- dico stupita. Usciti dall'aeroporto un pulmino ci aveva lasciati direttamente sulla pista privata di un privatissimo jet privato. Ero emozionata? Si! Un jet privato! Willa mi guarda invece con disgusto alla mia chiara eccitazione di tutta questa situazione. Mi stavo comportando come una bambina di cinque anni, ma sinceramente non me ne importava più di tanto. Un jet privato dannazione! -Non hai viaggiato su uno di questi?.- mi chiede beffando Daniel. -Tralasciando il tuo tono odioso.- gli dico.- no, non ho mai viaggiato su uno di "questi" perché a differenza tua, non tutti cagano soldi.- Inizialmente mi guarda con la bocca spalancata poi scoppia in una sonora risata, tanto da doversi piegare in due. Willa mi guarda furiosa. E cerca subito di mettere fine a questo momento con il suo prezioso Daniel urlando un – Presto! Salite! Siamo già in ritardo!.- Una volta a bordo, scelgo un posto vicino al finestrino, non volendo perdere nemmeno un fotogramma di questo viaggio. Prendo il telefono iniziando a mandare messaggi sia a Blake che Tom, sul nostro gruppo whatsapp, per raccontarli di ogni secondo vissuto, dicendoli anche che tutto questo sarebbe stato dieci volte più bello e divertente se con me ci fossero stati anche loro. Quando alzo gli occhi noto che Emmet si è seduto vicino a me, Zoe e Josè davanti. -Da come guardavi il cellulare posso affermare con assoluta certezza che hai il ragazzo.- mi dice Emmet. -Era una domanda o un affermazione?- chiedo io. -Una domanda e una affermazione.- replica lui. -No, non ho il ragazzo. Ne ho due per la verità.- lo prendo in giro io. -Cosa? Wao! Aggressiva la ragazza!.- dice José facendomi ridere. Zoe mi guarda a bocca aperta mentre Emmet è rimasto senza parole. -Ma no! Era uno scherzo! Stavo messaggiando con i miei due coinquilini. Sapete dirmi per caso quando durano mediamente questi viaggi? Si torna a Los Angeles vero?.- cambio discorso. -Il più delle volte si.- mi dice Zoe.- ma a volte da una meta si va ad un'altra. Ma non è questo il caso, tranquilla. Torneremo a Los Angeles tra quattro giorni. Poi tra una settimana partiremo per New York. Ma miss Martin non ti ha detto proprio niente?.- usa un tono scioccato. -No. Assolutamente nulla.- dico. Con lo sguardo cerco Daniel. Trovandolo disteso poi sul divanetto con un braccio a coprirli gli occhi. Probabilmente si è già addormentato. Dall'altra parte invece c'è Willa, appoggiata al tavolino retraibile che lavora al computer, ma guarda più Daniel che il computer. Dopo circa quattro ore passate a parlare con i ragazzi, cado preda del sonno e mi addormento nel bel mezzo del discorso. Quando apro gli occhi, circa cinque ora dopo, i ragazzi sono spariti, ma in compenso il mio collo urla per il dolore per la posizione scomoda in cui mi sono addormentata. Cerco di massaggiarlo un po' quando una voce mi fa arrestare seduta stante i miei movimenti. -Dormito male?.- mi chiede Daniel. Si era seduto esattamente di fronte a me. -Un po'.- rispondo cercando di nascondere lo stupore. -Dove sono gli altri?.- chiedo dopo qualche minuto di silenzio, che mi stava facendo impazzire. Con la coda dell'occhio noto che Willa, che sta facendo finta di dormire, dall'altra parte dell'abitacolo ci guarda con un occhio semichiuso e cerca di sentire ciò che diciamo tendendo quanto più possibile l'orecchio. -In cabina.- risponde Daniel. -C'è una cabina per dormire? Perché nessuno me lo ha detto prima? Avrei evitato un torcicollo dolorossisimo. - inizio a parlare senza sosta io. Daniel per tutta risposta sorride. Se i sorrisi potessero uccidere, lo avrebbero fatto. E quello era il sorriso più bello del mondo secondo me. Dopo qualche minuto di silenzio in cui ognuno guardava in direzioni diverse, alternandocele quando ci beccavamo a fissarci, decisi di rompere di nuovo il silenzio, dopo l'ennesima occhiata di fuoco di Willa. -E da molto che lavori con lei?.- chiedo a bassissima voce per non farmi sentire dalla manager antipatica. -Con chi con Willa? Da sempre credo.- commenta sorpreso dal mio argomento di conversazione. -E non ti sei mai accorto di nulla?.- continuo stupita. Davvero non si rendeva conto che lei si sarebbe lanciata da un ponte per lui? -Tipo?.- risponde non riuscendo a capire dove volessi andare a parare. -Davvero non ti sei mai accorto che....? Niente niente... dimentica ciò che ho detto.- dico io. Per tutta risposta lui alza le spalle, non riuscendo a capire niente del discorso. Come si può essere così cechi? Improvvisamente, per la prima volta da quando l'ho incontrata, un moto di compassione mi colpì, interamente rivolto a Willa. Come si può sopportare questo dolore giorno dopo giorno? Per forza una diventa acida. -Se vuoi puoi dormire ancora, vai sul divano, mancano ancora tre ore all'atterraggio, ti sveglio io.- dice dopo un po' Daniel. Colpita gli rispondo – e tu? Dove dormi?.- -Io ho dormito abbastanza. Vai pure.- risponde. -Bè grazie.- gli faccio un sorriso poco convinto e vado a stendermi sul divano, girandomi immediatamente dalla parte dello schienale per non averlo nel mio campo visivo, altrimenti non avrei chiuso occhio. Daniel Karlsen. Ancora non riuscivo a inquadrarti.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 5. ***


Quando due ore dopo il servizio fotografico finisce, posso finalmente tirare un sospiro di sollievo. Dopo l'ultimo attacco isterico di Daniel, sono rimasta attaccata al mio muro tutto il tempo non muovendomi di un centimetro. Non volevo che per colpa mia Emmet perdesse il posto di lavoro, quindi sono stata buona e tranquilla. Mentre usciamo dalla stanza addetta al set, mi rendo conto che non so dove passerò la notte, o quel che ne rimaneva, dato che erano quasi le tre del mattino. Non era inclusa una camera d'albergo nel pacchetto? -Cielo!.- mi chiama Zoe – la nostra camera è da questa parte!- Stupita mi affretto a seguirla, nessuno mi diceva mai niente qui, e mi limitavo a seguire tutti come un cagnolino. Proprio quando stiamo per voltare l'angolo, la strega mi chiama: - Miss Wright! Venga qui!.- Alzo gli occhi al cielo torno indietro. -Le ho inviato per email il programma completo di mr Karlsen per i prossimi quattro giorni. Mi aspetto che lo impari a memoria e che lo rispetti al secondo. Se Daniel arriverà in ritardo a un qualunque evento, la colpa sarà immediatamente sua. E il suo stage finirà seduta stante. Sono stata chiara?.- dice guardandomi negli occhi. Annuisco. Un sorrisetto beffardo compare sul suo volto prima che si gira sui tacchi e se ne va dalla direzione opposta. -Cielo! Andiamo! Ho sonno!.- mi richiama Zoe. -Scusa! Arrivo!.- mi affretto a seguirla. Prendo subito il telefono e scorro nelle mail ricevute. Il più sono tutte pubblicità ma lì nel mezzo trovo quella di Willa. La apro e rimango a bocca aperta. Daniel deve davvero fare tutto questo in un solo giorno? Com'è umanamente possibile? La sua sveglia è prefissata per le sei in punto. Alle otto deve trovarsi a Città Vecchia per un servizio fotografico. A mezzogiorno al castello di Praga per girare un videoclip, mezzora per mangiare alle tre del pomeriggio e poi un ultimo servizio alle cinque all'Orologio Astronomico. -Dov'è la camera di Daniel?.- chiedo a Zoe. -Perché? Non vorrai giocarli qualche brutto scherzo vero? Ti ho già detto che...- cerca di dire. - Anche se si meriterebbe anche di più, no, niente del genere. Willa mi ha appena passato il suo programma. Devo svegliarlo domani mattina. Che poi è oggi.- ragiono. -Ah- sospira sollevata –lui dorme nella 707. Ma ti avverto che al mattino è totalmente intrattabile.- -Perché tutto il resto del giorno lo è?- Quando Zoe apre la porta della nostra camera ed entriamo, noto è una semplice camera doppia color crema. Dalla finestra il panorama di Praga notturna è fantastico. Mi perdo a guardarla per un tempo infinito. -Cielo, la tua valigia.- mi chiama Zoe. Controvoglia, distolgo lo sguardo dalla finestra e guardo Zoe, ora in pigiama. Quanto tempo sono rimasta incantata? -Grazie, ma come ci è arrivata qui?.- chiedo io. Effettivamente, dopo la mia caduta sul set, avevo completamente rimosso dalla mia mente il carico di bagagli che trasportavo. -Un fattorino? Non lo so. Erano all'entrata.- scrolla le spalle lei. Un fattorino? Non poteva chiamarlo prima un fattorino? Capisco immediatamente che Willa me ne ha fatta un'altra delle sue. Cielo 0, Willa 2. Ma la partita era appena iniziata. Mi trascino verso la valigia, la apro e prendo il laptop. Ho promesso a quei due di fare una video chiamata e probabilmente erano entrambi rimasti a casa con la faccia spiaccicata davanti il computer ad aspettare che li chiamassi. Sorrido inconsciamente. Ma quanto li amavo? Troppo. -Zoe, ti dispiace se faccio cinque minuti una video chiamata? Metto le cuffie e tengo bassa la voce.- prometto. -Fai pure. Quando dormo può passare pure un'orchestra intera. Non sento nulla.- si stende sul letto, chiude gli occhi, e il tempo di accodarmi sulla piccola scrivania all'angolo della stanza che già la sento russare. Accendo il pc, mi connetto alla rete Wi-Fi dell'hotel, avvio il programma delle videochiamate, ed eccole lì, le mie scimmiette. Entrambi siedono quanto sul tavolo della cucina, con l'aria stanca di chi ha aspettato fino ad ora e il sorriso di chi è stato accontentato. -Ehilà straniera!.- urla Blake euforico. -Aspetta non urlare!.- gli dico spaventata. Mi ricordo solo ora di non aver indossato le cuffie, e, sonno pesante o meno, nessuno dormiva se c'era Blake nei paraggi realmente o virtualmente. Dopo aver indossato le cuffie, finite in fondo alla valigia, ritorno a sedermi e sorrido ai miei migliori amici. -Ecco, ora possiamo parlare. Come state?.- -Bene.- -Male.- Dicono così in contemporanea tanto da non farmi capire chi dice cosa. -Okay, non ho capito nulla. Chi sta bene e chi sta male?.- -Io sto bene.- dice Tom. -Io sto male.- ripete Blake. –mi manchi.- -Anche a me.- continua subito Tom. Il mio cuore perde un battito alla vista dei miei cuccioli così abbattuti soltanto per la mia lontananza. Si poteva amare due persone così tanto? -Lo sapete che vi amo vero?.- gli dico con tutto l'amore possibile. -Dillo in italiano!.- ne approfitta subito Blake. -Vi amo ragazzi.- gli rispondo alzando gli occhi al cielo. –che ore sono da voi? Qui le due e mezzo del mattino.- cambio argomento. -Ma è tardissimo! Vai subito a dormire!.- mi rimprovera Tom. -Qui sono le sei e mezzo del pomeriggio.- mi informa Blake. -Forse è per questo che non ho sonno... Non sono in sintonia con questo orario... Com'è che lo chiamano? Jetleg?.- Entrambi rispondono con una scrollata di spalle. -Proverò comunque a dormire un po'. Ci sentiamo domani ragazzi. Dunque, se per me è mattina per voi è notte. Quindi vi chiamo domani pomeriggio. Ok?.- Cerco conferma. Non sono ancora abituata a tutta questa faccenda del fuso orario, ma se voglio continuare a restare in contatto con Blake e Tom, devo iniziare ad organizzarmi meglio. -Non so se ci sarò... sai lo stage.- mi informa cupo Tom. Quello stage proprio non lo va giù, come questo non piace a me. -Mandami un messaggio quando ci sei. Mollo tutto e ti chiamo.- lo rassicuro io. -E a me non pensi?.- Blake cerca attenzioni, come sempre d'altronde. -Te l'ho mai detto che sei veramente ma veramente egocentrico? Sei peggio di Daniel. Ed è tutto dire!.- -Quindi Daniel è egocentrico?.- cerca subito informazioni Blake. -Davvero ragazzi, l'ultima cosa che voglio fare ora è parlare di quello stronzo. Quando ritorno vi dico tutto. Ora voglio solo andare a riposare un po'.- gli informo io. -Okay vai. Tanto non scappi, lo sai! Buonanotte Sole!.- mi saluta con un bacio Blake. -'Notte.- mi sorride Tom. -Buonanotte ragazzi, vi amo.- li saluto io. Chiudo il programma, spengo il computer, vado in bagno a farmi una meritata doccia e poi mi butto sul letto. Zoe al mio fianco, russa tranquilla, mentre io dopo un'oretta passata a guardare il soffitto non ho ancora chiuso occhio. Capisco ormai che è inutile cercare di dormire tanto non ci sarei riuscita comunque. Il mio orologio biologico è impostato su Los Angeles. Stizzita mi alzo e mi avvicino alla finestra a perdermi ancora una volta nel panorama incredibile che è Praga notturna. Un'idea mi viene in mente: perché limitarmi a vederla attraverso un vetro quando potevo viverla? Indosso i primi indumenti che raccatto dalla valigia, prendo la chiave magnetica della camera, il telefono, qualche contante ed esco fuori. Trovo la hall vuota, con solo la stessa receptionist di prima ora mezza addormentata. Quando esco in strada, ha finalmente smesso di piovere. Inizio a camminare e più vado avanti e più rimango stupefatta dalla bellezza che questa città può offrire a tutti i suoi visitatori. Un gradevole odore di cucinato, mi ricorda che non mangio da un giorno circa, e mi stupisco di come sia potuto succedere. Di solito non salto nemmeno un pasto. Entro in uno di quei minimarket aperti ventiquattro ore su ventiquattro e trovo un commesso che per tenersi sveglio si tiene impegnato giocando ai videogame. Faccio il pieno di patatine, pago ed esco. Quando arrivo a Ponte Carlo, mi fermo esattamente al centro e faccio scorrere ancora e ancora lo sguardo sulle mille luci di fronte a me. Non mi bastava mai. -Che ci fai qui?.- mi fa sobbalzare la sua voce maledettamente roca. Ero talmente concentrata che non l'ho sentito arrivare. Si poggia sul parapetto alla mia sinistra e mi guarda aspettando la mia risposta. Si era cambiato. Aveva legato i capelli, indossava un pesante parka, jeans scuri e tronchetti ai piedi. Non mi ero mai interessata un gran ché al vestiario delle persone che mi circondavano, ma a lui, sembrava stare bene tutto. -Non riuscivo a dormire.- gli rispondo. -Nemmeno io.- Restiamo in silenzio così, poggiati vicini sullo stesso parapetto e lasciamo che il tempo scorra lento. -È la prima volta che vieni a Praga?.- mi chiede Daniel. Annuisco. -Ti andrebbe un giro turistico con la migliore guida che potresti mai desiderare?.- domanda scherzoso. -Ma sei davvero tu, Daniel?.- sospettosa inarco le sopracciglia. -Scusami?.- -Fino ad un paio d'ore fa mi abbaiavi contro di portarti un caffè, e ora vuoi offrirmi un giro turistico? Sei serio?.- gli faccio notare io. -Serissimo. Muoviti, la notte sta per finire.- inizia poi a camminare girandosi dopo qualche passo per assicurarsi che lo stessi seguendo. Vedendo la mia titubanza, sorride maliziosamente dicendomi – non ti facevo così fifona. Andiamo! Non ti mangio mica!.- mi sollecita Sbuffo e mi appresto a seguirlo. -Dunque, dove mi porti?.- -Su una stella.- dice prima di scoppiare a ridere da solo. – ma che coglionata!.- si autocommenta. -Daniel, ma sei ubriaco?.- sono seriamente preoccupata. O è lunatico a livelli incredibili, o è ubriaco a livelli incredibili. -No perché?.- inarca un sopracciglio. Passiamo la maggior parte del tempo a camminare in silenzio. Ogni volta che arriviamo davanti ad un edificio storico Daniel si limita a dirmi a snocciolarmi qualche aneddoto e poi proseguiamo dritti. -Vuoi qualcosa di caldo?.- mi chiede indicando una caffetteria all'angolo della strada. -Magari...- stavo congelando. Per la prossima tappa, avrei controllato le previsioni del meteo prima di farmi la valigia. -Dunque.- chiedo quando ci accomodiamo su un tavolino nella caffetteria, è vuota.- da quanto fai il modello?- -Da quando avevo circa diciassette anni. Perché?.- -Così, giusto per fare conversazione. Ora quanti anni hai?.- -Oh! Andiamo! Come se non lo sapessi! Tutta la mia vita è su internet, tutti sanno tutto su di me.- dice tristemente. -Bhè, non io. Sinceramente parlando, non ti ho mai visto né sentito nominare fino a quando l'altra mattina Willa non mi ha parlato di te.- -Davvero?.- commenta sbigottito. –Mai sentito? Sei l'unica persona sulla faccia della terra allora!.- aggiunge con tono pomposo. -Nemmeno i miei amici ti conoscevano.- -Impossibile. Lo sai quanti follower conto?.- prosegue altezzoso. -Lo sai? Sei esattamente come ti immaginavo. Egocentrico e borioso.. -Oh, e puoi dire tutto questo dopo quante ore che mi conosci?.- ghigna lui. -E stronzo. Dimenticavo stronzo.- aggiungo. -Lo sai che sei la persona più insopportabile che io abbia mai conosciuto?.- -La più vera vorrai dire. Tutti intorno a te sono sempre un "oh Daniel", "ti prego Daniel", "fallo pure Daniel". Quanti "no" hai mai ricevuto nella tua vita, principessa?.- lo derido. -Sei davvero una stronza.- mi sputa in faccia prima di alzarsi e andarsene. Io la stronza? Ma dove hai vissuto fino ad ora? Nel mondo delle favole? ANGOLO AUTRICE Salve a tutti! Volevo solo informarvi che ho iniziato una nuova storia! Si intitola "i do." e la potete trovare sul mio profilo! Follow me on instagram ----> @ladykiwi_ All the love, ladykiwi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3775975