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Allungai la mano per spegnerla, ancora intontito dal
sonno, col solo risultato di farla cadere dal comodino mentre continuava a emettere il suo fastidioso trillo.
“Aaaah, che strazio!!!” Mi alzai a fatica dal letto e misi fine a quel fastidio.
“Jacooob! Ti sei alzato?”
“Sì...sì mamma.....” – Che barba – brontolai tra me e me.
Come molto ragazzi della mia età, alzarsi per andare a
scuola era una barba. Non che fossi un somaro, me la
cavavo abbastanza bene; ma mi piaceva dormire la mattina.
Dopo essermi lavato e vestito raggiunsi mia madre in
cucina, intenta a prepararmi la colazione.
“Sei il solito dormiglione Jake!
Poi ti tocca sempre correre per non fare tardi!”
“Non ti preoccupare mamma, oggi c’è il sole, posso usare i
pattini per andare a scuola; arriverò in un lampo!”
“Va bene, va bene, ma fa attenzione!”
“Certo certo...” Infilai lo
zaino in spalla, diedi un rapido bacio alla cannella sulla guancia di mia
madre, e afferrai i pattini.
Vivevo a La Push, una riserva
indiana nella Penisola di Olimpia, uno dei posti più piovosi degli Stati Uniti.
Non era certo una grande metropoli, tutt’altro. Tutti si conoscevano nella nostra comunità, come
una vera e propria tribù dopotutto.
Mentre sfrecciavo sulla strada per scuola
avvistai i miei amici, Quil ed Embry.
Ci conoscevamo da sempre, erano come fratelli per me.
“Ecco Jake!”
“Guarda che faccia! Hai fatto le ore piccole?”
“Quil lo sai che il nostro amico
è un dormiglione! Ahahah!”
“Ah ah...divertente...Io vado
avanti, a dopo” E accelerando l’andatura mi avvia verso scuola.
La mattinata passò in fretta. All’ora
di pranzo, vista l’insolita giornata di sole, raggiunsi i miei amici sui tavoli
del cortile.
“Finalmente si mangia!” Quil era
un pozzo senza fondo.
“Jake come procedono i lavori
sulla macchina?” Anche Embry, come me, era
appassionato di motori.
“Andrebbero meglio se avessi i pezzi che mi
mancano...chissà quando riuscirò a trovarli, e ad avere i soldi per potermeli procurare...”
“Che ne dici se più tardi
facciamo un giro a Forks? Potremmo andare a dare un’occhiata dallo sfasciacarrozze.”
“E se non trovate niente magari potremmo
incontrare qualche bella ragazza in centro!”
“Quil, le belle ragazze del
liceo di Forks non aspettano che te!” rispose Embry.
“Ah ahahahah! Ok,
allora ci vediamo più tardi”.
Quando tornai a casa mia madre, Sarah Black, era in
veranda ad aspettarmi, intenta come al solito a
intrecciare monili Quileute, la tribù dalla quale
discendevamo. Il giorno seguente ci sarebbe stata una festa tribale sulla
spiaggia, con falò e cibo a volontà. Mio padre, Billy,
era uno degli anziani, insieme al nonno di Quil e adHarryClearwater.
“Mamma, io vado a Forks con Quil ed Embry.”
“Non fare tardi, stasera abbiamo ospiti a cena.”
“Ospiti? Qualcuno che conosco?”
“Gli amici di tuo padre.”
“Ok, a più tardi allora”.
Mi tolsi i pattini e presi il vecchio pic
up rosso di papà. Quel ferro vecchio faceva un rumore
infernale, non vedevo l’ora di sbarazzarmene. Pare che papà avesse trovato qualche folle a cui venderlo, ma nell’attesa
di finire il restauro della mia Volswagen Golf non
avevo altri mezzi di trasporto.
Passai a prendere i ragazzi, davanti al negozio di alimentari della madre di Embry,
e li trovai che discutevano come al solito per chi dovesse stare nel cassone
dietro, visto che c’era un solo posto a sedere oltre al mio.
“Quil, se starai
dietro avrai una visuale migliore nel caso dovessi
scorgere qualche ragazza in giro!”
“Certo, bella scusa! L’ultima volta sei stato tu sul sedile con Jacob, oggi tocca a
me!”
“Che ne dite di tirare a sorte?”
li interruppi.
“Sarà meglio, sennò non ci schiodiamo più da qui!” Embry era un tipo pratico, per fortuna, ma la sorte scelse Quil, che si sedette accanto a me, davanti.
Andammo dallo sfasciacarrozze per primo, ma non trovammo
nulla di utile, o meglio niente per le mie tasche. Il
giro in centro invece fu più fruttuoso, almeno per Quil,
il quale era al settimo cielo perché grazie alla temperatura insolitamente
alta, le ragazze di Forks erano meno imbacuccate del
solito. Era insopportabile, ma anche divertente!
Comunque nessuna di loro sembrava
disposta a dargli retta.
“Quelle pollastre non capiscono niente!”
“Certo Quil....”
fu la risposta laconica mia e di Embry.
Tornato a casa notai un paio di persone sotto il portico, e la macchina
del capo della polizia, Charlie Swan, parcheggiata nel
Tornato a casa notai un paio di
persone sotto il portico, e la macchina del capo della polizia, CharlieSwan, parcheggiata nel
vialetto. Era uno dei migliori amici di mio padre, spesso loro due e HarryClearwater andavano a pesca
insieme, e non si perdevano una partita del campionato di football.
Parcheggiai il pic-upfuori dal garage e poi
raggiunsi gli altri in casa.
“Ecco Jacob”
sentii papà che faceva il mio nome.
Mi avvicinai e vidi che stava
parlando con Charlie.
“Ciao Jacob”
“Ciao Charlie,
tutto bene? Era tanto che non ti vedevo da queste parti.”
“Ho avuto un po’ da fare negli
ultimi giorni. Non vivo più da solo ora, c’è mia figlia con
me. Ti ricordi di Bella?”
“Vagamente...eravamo piccoli
credo, l’ultima volta che l’ho vista.”
“Credo sia in cucina con Sarah,
perché non vai a salutarla?!”
Entrai in casa, mia madre stava
cucinando, sentivo un buon profumino provenire dai
fornelli. La raggiunsi e vidi che parlava con una ragazza.
“Oh Jake,
sei arrivato!” mi fece uno dei suoi più radiosi sorrisi e mi presentò
la nostra ospite “Ti ricordi di Bella Swan?”
“Più o meno, credo siano davvero
molti anni che non ci vediamo. Ciao Bella.”
Ed ecco che un paio di grandi
occhi marroni, di una dolcezza disarmante, puntò l’attenzione su di me. Rimasi un pochino imbambolato mentre mi parlava.
“Ciao Jacob.
In effetti l’ultima volta eravamo dei bimbetti, eh eheh!”
Allungò la mano, timidamente, per
salutarmi. Se ben ricordavo aveva un paio d’anni più
di me, ma il suo viso di porcellana era quello di una ragazzina, con le gote
rosa, come le labbra. I lunghi capelli scuri le ricadevano sulle spalle. Era
vestita semplicemente, con dei jeans e una camicia
rossa. Non mi era mai successo prima di soffermarmi così a lungo su certi
particolari, guardando una ragazza, ma lei era diversa da tutte le altre.
Soprattutto era completamente diversa dalle ragazze di La
Push, che si distinguevano per la pelle naturalmente scura, lo sguardo fiero e gli
occhi neri, così come i capelli, lisci come la seta. Come le mie sorelle.
Le strinsi la mano, e la sua
pelle era morbida e liscia, sembrava così delicata al confronto delle mie manone, abituate a sporcarsi di
grasso per motori e impugnare attrezzi da meccanico. In quel momento, nel breve
contatto che ci fu, la guardai negli occhi, e non riuscii a scorgerne il fondo.
Sembravano talmente profondi che avrebbero potuto assorbire una persona, farla
perdere al loro interno. Erano magnetici e bellissimi.
Quell’attimo
incantato venne spezzato dal vociare dei nostri padri
che rientravano in casa per mettersi a tavola.
Bella si sedette
accanto a me, così potemmo chiacchierare per tutta la durata della cena.
Mi raccontò che era tornata a Forks, dove era nata,
perché sua madre si era risposata e presto sarebbe partita col suo nuovo marito,
un giocatore di baseball, per lavoro in giro per il paese. Così lei aveva
deciso di lasciarli al loro girovagare, per passare del tempo con Charlie, e per finire il liceo.
L’ascoltai attentamente mentre mi
spiegava che il clima di Forks non le
era mai parso idilliaco, ma che dopotutto per una persona di carnagione
così chiara, era l’ideale, un rischio in meno di scottarsi.
“Certo qui difficilmente
prenderai un’insolazione!” le dissi scherzando. “Oggi comunque
è stata una giornata particolarmente soleggiata, cosa rara da queste parti”.
“Sì, è vero”disse sorridendo, e
il discorso si concluse lì.
Finita la cena, lei a Charlieuscirono in giardino con Billy; li seguiii e scoprii che
la nuova proprietaria del pic-up era proprio Bella.
Ero piuttosto entusiasta della novità, un po’ perché ero fiero di aver riparato
a dovere quel rottame, rendendolo un mezzo di trasporto di tutto rispetto. Un po’ perché questo creava una sorta di piccolo legame tra noi.
Salii con lei in macchina e le
spiegai qualche trucchetto necessario per farlo
partire, e per non farlo ingolfare. Ad un tratto, per caso, entrambi
appoggiammo le mani, che si sfiorarono, sulla leva del cambio. Per una frazione
di secondo sentii come una scossa elettrica percorrermi il braccio. Non so se
lei se ne accorse, ma mi sorrise, e ritrasse la mano.
Una volta che Bella e Charlie se ne furono andati mi chiusi in camera mia, a
pensare.
Quella notte fui tormentato da uno
strano sogno. Ricordo che camminavo sulla spiaggia di First Beach, era buio,
notte fonda, ma la luna era piena e talmente grande da illuminare il mare,
stranamente calmo, e parte della spiaggia. Sentii un fruscio
provenire da dei cespugli al limitare del bosco così mi fermai prestando
attenzione. Vidi due occhi, due grandi occhi scuri che mi fissavano.
Mi svegliai un di soprassalto e
la maledetta sveglia non suonava ancora. Era molto presto, le 5,00. Il sonno
ormai se n’era andato, così mi vestii e decisi di fare due passi proprio sulla
spiaggia.
Mentre camminavo lungo la riva il sole stava spuntando all’orizzonte. Era davvero uno
spettacolo. Non so nemmeno come, mi ritrovai a pensare Bella Swan. L’incontro con lei, la sera prima, mi aveva lasciato
una sorta di stordimento, una strana ma piacevole confusione mai provata prima.
Non ero pratico di certe cose, i miei interessi fino ad
allora avevano sempre riguardato cose prettamente maschili. I motori, le
uscite con gli amici, un po’ di pesca... Ma Bella
aveva spostato d’improvviso la mia attenzione su di lei, continuavo a vedere il
suo viso nella mia testa. “Probabilmente – pensai - visti gli
ormoni tipici della mia età, tutto ciò è assolutamente normale”.
Ma dentro di me, per quanto poco
tempo avessi passato con lei, sentivo che non era solo
questione di ormoni. C’era qualcosa nel suo sguardo che mi aveva catturato,
come una calamita potentissima.
Corsi a casa, ormai era ora di
andare a scuola. Per tutto il giorno QuileEmbry chiacchierarono
ininterrottamente, mentre io rimuginavo.
“Jake,
vuoi darti una svegliata accidenti?”
“Come? Oh,
scusa Quil, che hai detto?”
“Stavo dicendo aEmbry che stasera potremmo invitare qualche amica di Forks al falò.”
“Ma sei sicuro di trovare una
ragazza disposta a uscire con te?” disse Embry.
“Amico, tu mi sottovaluti! Che ne dici Jake?”.
“Come scusa?”
“Buona notte bello
addormentato! Oggi sei proprio su un altro pianeta.”
“Scusate, in
effetti sono un po’ intontito. Vado a casa, ci si vede stasera alla
spiaggia.”
Mia madre notò subito che avevo
un’aria strana. Lei capiva cose di me che io nemmeno immaginavo, e anche
stavolta non fu da meno:
“Tesoro, che te ne sembra di
Bella?”
“Perché
me lo chiedi mamma?” le risposi un po’ troppo sulla difensiva, e lo notò.
“Mi sembra una cara ragazza,
potreste essere buoni amici, visto che lei è qui da poco
tempo e non conosce nessuno. Perché non la inviti alla festa
sulla spiaggia di stasera?”
In effetti
era un’eventualità sulla quale rimuginavo da ore, ma non osavo pensare di
chiederglielo davvero.
“Pensi che le piacerebbe?”
“Ma
certo caro! Così avrà occasione di conoscere anche i tuoi amici”
“Chissà Quil
quando la vedrà….” borbottai
“Chiamala, sono certa che ne sarà
felice”
Mamma era sempre ottimista, o
forse aveva solo l’occhio lungo per certe cose. Fatto sta che ne seguì un’imbarazzantissima telefonata.
“Pronto, casaSwan”
“Ehm…Bella? Sono
io….ehm….sonoJacob Black”
“Oh, ciao Jacob!
Che piacere sentirti!”
Era felice di
sentirmi…incredibile…
“……” silenzio dalla mia parte
“Jacob?
Ci sei?”
Idiota che non sono
altro!
“Ehm…scusa, sì…ecco….per caso
stasera hai da fare?”
“In realtà no.
Hai qualche proposta interessante?”
Fantastico!
“Sai, da noi, a First Beach, c’è
una festa tribale…con il falò e tutto il resto, così pensavo
che magari potevi venirci anche tu…con me….” forse
sottolineai troppo le ultime due parole, ma lei non ci fece caso.
“Penso proprio che verrò. Non ti
dispiace se mi faccio accompagnare da Charlie, vero?”
“Figurati! Così lui e Billyfaranno baldoria insieme!”
“Capita spesso?”
“In genere solo quando la loro
squadra di football preferita vince qualche partita, ma penso che si
divertiranno stasera, con Harry e gli altri amici”
“Bene, allora forse è il caso che
guidi io! Ah ahah!”
Dopo l’imbarazzo iniziale
sembrava ormai che il ghiaccio si fosse sciolto, e chiacchierammo allegramente
ancora un po’, dandoci appuntamento a casa mia la sera stessa.
Mamma spuntò fuori
dal nulla.
“Allora, Bella verrà?”
“Hai origliato?”
“Affatto, per questo te lo
chiedo”
“Sì verrà, con Charlie. Temo che lui e papà faranno i matti stasera!”
“Oh povera me! Vabé, pazienza…Bella verrà….” Lo
disse sotto voce, parlando con sé stessa, più che con me, e se ne andò con un’aria maledettamente compiaciuta,
canticchiando.
L’attesa mi rendeva nervoso, e mi sentivo uno stupido, un po’ a disagio
in questa condizione
L’attesa mi rendeva nervoso, e mi
sentivo uno stupido, un po’ a disagio in questa condizione. Tuttavia,
quando Bella e Charlie arrivarono, mi calmai.
Lei sfoderò un sorriso
abbagliante e mi salutò: “Ciao, eccoci qua.”
“Ben arrivati!”
Mamma le andò incontro, carica di
collanine di perline intrecciate da lei, e ne mise una al collo di Bella:
“Questo è un monile Quileute, stasera siete nostri ospiti, e assisterete alla
cerimonia del fuoco.”
“Grazie Sarah, è bellissima!”
“Prego cara”.
Alla spiaggia lo spettacolo era
fantastico! Un enorme falò campeggiava in mezzo a dei tronchi spiaggiati. Le musiche dei Quileute
riecheggiavano nell’aria.
Il sole stava tramontando e il
cielo era dipinto coi colori del fuoco. In quella luce
persino la pelle diafana di Bella riluceva di rosso. Era ancora più carina del
giorno prima.
In lontananza vidi i miei due
amici. Ci avevano già notati e temevo che facessero i
buffoni, soprattutto Quil. Infatti:
“Ehi Jake!
Siete arrivati!” aveva gli occhi sbarrati e uno sguardo interrogativo
“Jacob
ci presenti la tua amica?”
“Piacere, sono Bella”
“La figlia di CharlieSwan vero? Non sapevo che stessi qui” Embry fu molto gentile con lei, e lei ricambiò.
“Loro sono Embry
e Quil, quei matti dei miei amici” dissi indicandoli.
“Ehi, non è carino da parte tua
darci dei matti Jake! Ah ahah! Ma forse un po’ lo
siamo…”
“Ah, tu di sicuro Quil!”
“Bella, sei mai stata ad un falò Quileute?”
“No Embry,
è la prima volta. L’atmosfera sembra fantastica.”
“Vedrai dopo!”
“Sì sì,
dopo vedrà – dissi con impazienza – ora andiamo a cercare qualcosa da mangiare
però.”
Ci procurammo
degli hot dog, poi ci sedemmo in un angolo, su uno dei tronchi.
Ad un tratto la musica si fermò, e il vecchio Ateara, il nonno di Quil, parlò.
Narrò la storia della nostra
tribù, della loro venuta in queste terre, moltissimi secoli prima. Di come si
adattarono a vivere ai margini della foresta secolare integrandosi con le altre
creature che l’abitavano, in particolar modo con i lupi, cacciando non loro, ma
insieme a loro, prendendo a volte la loro stessa forma
animale. La leggenda narrava di un lupo in particolare, un grande
lupo nero, il capo branco, che una notte trovò una giovane Quileute
persa nella foresta, ferita. Tra le braccia teneva un neonato. Il bambino, anzi
la bambina, non era come la madre: la sua pelle era bianca
come il latte. Il lupo guardò negli occhi la ragazza, e quando capì che
non sarebbe vissuta, prese con sé la neonata e l’accudì insieme ai suoi
cuccioli come fosse sua figlia, e la chiamò Nayeli.
Nessun uomo sapeva della sua esistenza, ma un giorno, molti anni dopo, il
giovane Kiowa Lupo Rosso, figlio del capo tribù, era
a caccia nella foresta e vide un bellissimo lupo dal pelo candido. Incuriosito
lo inseguì, ma lo perse di vista. Mentre lo cercava,
d’improvviso apparve una giovane, vestita di pelli, ma diversa da qualsiasi
donna lui avesse mai visto. La sua pelle era così chiara che quasi abbagliava,
e parlava il linguaggio dei lupi. I ragazzo si
avvicinò, lei anche. Unirono le loro mani e i loro sguardi si
intrecciarono e capirono che erano fatti per stare insieme. E così fu. Se vi capita di vedere
un lupo bianco e uno rosso che corrono insieme nella foresta, sono gli spiriti
dei due giovani, Nayeli e Kiowa.
Si era fatta notte ormai, il
cielo era blu scuro e la luna aveva preso posizione sopra il
mare, grande e luminosa. Mi voltai verso Bella e notai che aveva un’espressione totalmente rapita, come quando si
raccontano le favole ai bambini.
“Oh Jacob,
è una storia bellissima!”
“Ti è piaciuta?”
“Certo!”
“Mi fa piacere!” certo che mi
faceva piacere vederla così entusiasta. “Bella, come va con il pic-up? Hai avuto qualche problema? Sai l’ho sistemato a puntino, ma è pur sempre un vecchietto...”
“Assolutamente
no, lo adoro, e funziona perfettamente!”.
Chiacchierammo a lungo, del più e
del meno, della scuola, della sua negazione per lo sport. Pare che Bella non fosse molto portata per l’attività fisica. Però adorava leggere, adorava le storie, come quella appena
raccontata. Parlare con lei d’un tratto era diventato
così semplice, come se ci conoscessimo da sempre. Sembrava fosse perfettamente
a suo agio con me, e visto che diceva di essere molto timida,
non potevo che esserne felice. Ci accordammo per vederci nei giorni successivi.
Le avrei fatto vedere il mio garage e l’auto che stavo sistemando, e magari avremmo potuto fare un giro insieme da qualche parte.
Tornammo davanti casa mia per
salutarci.
“Bene, noi torniamo a casa. Pare
che Charlie non abbia esagerato con l’alcool, per
fortuna. Eh eh!”
“A presto
Bella” disse mia madre
“Grazie mille per l’ospitalità, è
stata una festa bellissima!”
La guardai mentre saliva in
macchina salutandoci con la mano. Ed ecco che mia madre mi
fece sussultare, mormorandomi all’orecchio, con voce divertita: “La consumerai
a forza di guardarla in quel modo!”
“Mamma! Ma che dici?”
ero imbarazzatissimo!
“Non ti preoccupare, non dirò
niente a nessuno”
“Non c’è niente
da dire, Bella è un’amica!”
“Certo certo...Buona
notte Jaky...” disse con
voce affettuosa.
“Non sono più un moccioso,
smettila di chiamarmi in quel modo....” mi lamentai, ma con poca convinzione. Volevo molto bene a mia
madre e tutto sommato non mi dispiaceva quando mi
chiamava così.
Quella notte feci lo stesso sogno
della notte precedente. Camminavo sulla spiaggia, illuminata dalla luna, ma
quando mi voltai verso i cespugli attirato dal rumore,
vidi un’ombra bianca che sia allontanava verso la foresta.
Nei giorni seguenti, come promesso, Bella venne a trovarmi a casa, per
vedere cosa combinavo nel mio garage
Nei giorni seguenti, come
promesso, Bella venne a trovarmi a casa, per vedere cosa combinavo nel mio
garage.
“Accidenti Jake,
ma sei bravissimo! Io non saprei proprio dove mettere le mani lì dentro! Quando pensi che la finirai?”
“Purtroppo non ho i fondi
necessari al momento, credo che ci vorrà del tempo, per procurarmi i pezzi
mancanti”
“Non vedo l’ora!”
Sembrava
sinceramente entusiasta, benché ovviamente non capisse niente di motori.
Stare insieme era divertente, scherzavamo e ridevamo molto, e spesso facevamo
delle passeggiate sulla spiaggia
Visto che ormai ci frequentavamo
assiduamente, decidemmo di fare insieme i compiti, un giorno da me e uno da
lei.
Charlie
era contento perché finalmente Bella aveva legato con qualcuno, e poi mi
conosceva bene, perciò spesso restavo da loro anche a cena. QuileEmbry si erano ormai
rassegnati a vedermi solo a scuola.
“Che
pizza Jake! Da quando c’è Bella non stai più con noi
come prima!”
Avevano ragione, ma ero
completamente assorbito da questa nuova amicizia, e lei lo era
da me. Bella mi piaceva, mi piaceva tantissimo, sia come amica che come
ragazza. Ma non capivo se anche lei provasse qualcosa
di più.
Un giorno, stavamo camminando per
Forks, tornando a casa dopo essere andati a prendere
un gelato. Eravamo quasi arrivati quando Bella, guardando me al posto della
strada, inciampò in un marciapiede. L’afferrai appena in tempo, e ci trovammo
abbracciati, a guardarci negli occhi, ma in un modo diverso dal solito. Non
riuscivamo a staccare lo sguardo l’uno dall’altra e senza rendercene conto ci
trovammo con i visi a due centimetri di distanza. Il mio cuore iniziò a battere
così forte che probabilmente chiunque fosse passato di lì l’avrebbe
sentito.
Poi di colpo lei s’irrigidì,
cambiò espressione, così mi staccai lentamente. Sembrava che non stesse molto bene.
“Tutto ok?”
“Sì....credo,
o forse no...scusami tanto Jake, potresti portarmi a
casa?”
“Certo, ti porto subito! Non ti
senti bene?”
“Non molto, sarà meglio che mi
misuri la febbre, il mio stomaco sta facendo i capricci”
L’accompagnai, ma non mi fece
entrare in casa.
“Forse è meglio che io resti
finché non torna Charlie, non credi?”
“No no!
Non ti preoccupare, tanto tra poco sarà a casa”
“Se sei
sicura io vado, ma fammi sapere come stai, mi raccomando. Riguardati”
“Ok...”
Quasi mi sbatté
la porta in faccia. Rimasi un po’ perplesso. Forse avevo fatto qualcosa
di sbagliato? O forse stava male davvero...Speravo comunque
di avere sue notizie in serata, ma ciò non accadde.
Il giorno seguente, dopo scuola
attesi a lungo una chiamata che non arrivò, così feci io il numero di casa sua.
“Pronto?”
“Bella, sono Jacob”
“...Oh, ciao...”
“Volevo sapere come stai, non ti
ho più sentita”
“...Non molto bene in realtà.
Credo sia meglio che per qualche giorno non ci vediamo. Mi dispiace, ma non
sono un bello spettacolo”
“Accidenti, spero che ti rimetta
presto.”
“Lo spero anch’io” lo disse con
una voce che lasciava poche speranze, il che mi fece preoccupare non poco.
Dopo aver messo giù arrivò mia
madre e vedendomi preoccupato mi chiese cos’avessi,
così le spiegai tutto. Ma stranamente lei invece di
rincuorarmi come faceva sempre si preoccupò. Era molto strano perché,
per quando fosse affezionata a Bella, mi sembrò una reazione eccessiva,
dopotutto era solo influenza...o no? Mi toccò la fronte, per sentire se avessi
anche io la febbre, e trasalì!
“Mamma che c’è? Sono caldo?”
“Non solo caldo, sei bollente!”
“Ma mi
sento bene, com’è possibile?”
“Devo chiamare subito tuo padre!”
e corse al telefono.
“Mamma ma che dici, calmati! Io sto bene, non mi sento debole!”
“Pronto Billy?
Credo sia il momento! Chiama subito Harry e il
vecchio Quil! Ti mando Jake!”
“Mamma ti vuoi
calmare per piacere?!”
“Jake
tesoro, papà ti aspetta a casa del nonno di Quil,
raggiungilo per piacere”
“Ok, ma
mi vuoi spiegare che succede?”
“Vai, su! Io sto bene, vai da tuo
padre, ti spiegherà tutto!”
Non riuscivo a capire perché si
agitasse in quel modo, ma le diedi retta e andai da mio padre.
Il vecchio QuilAteara viveva in una casetta lontana dal centro
abitato, praticamente in mezzo alla foresta. Lo trovai
lì, con Billy e HarryClearwater, che discutevano animatamente e quando mi videro
mi fecero cenno di raggiungerli.
“Papà ma che succede? Mamma è impazzita.
Ha sentito che scottavo come se avessi la febbre, poi mi ha detto di venire qui, non capisco.”
“Vieni Jacob, dobbiamo parlarti. E’ il momento che tu sappia certe cose.”
“Jacob
– il vecchio Quil mi guardò con aria solenne – tu
conosci bene le leggende Quileute, che parlano della
nostra storia.”
“...Sì, certo”
“Conosci la storia di Kiowa Lupo Rosso e Nayeli la
principessa lupo?”
“Certo, l’hai raccontata
all’ultimo falò sulla spiaggia”
“Esattamente,
esattamente. Ricorderai dunque che il nostro popolo e i lupi sono
fratelli, da allora e anche da prima, e che quando cacciavano insieme la forma di uomo era sostituita da quella di lupo”
“Ma sono
solo leggende, no?!”
“Non proprio Jake”
disse mio padre “Vedi, è passato moltissimo tempo da allora, ma pare che ogni
cento anni, la magia si ripeta.”
“Ma che
stai dicendo papà? Ha bevuto? E poi che c’entra adesso?”
“Jacob,
quello che tu padre sta cercando di dirti, è che tu discendi da Kiowa Lupo Rosso, che come te era
il figlio del capo tribù. Questo significa che stai acquisendo la capacità di
prendere le sembianze del lupo”.
Probabilmente erano impazziti.
Certe cose non succedono davvero, sono solo favole,
leggende. Nella vita reale le persone non si trasformano di
certo in animali, figuriamoci! Ma allora perché
anche mamma si era agitata tanto?
“Jacob,
non ti stiamo prendendo in giro. Inoltre c’è un’altra cosa che devi sapere:
questo cambiamento, il momento in cui sta avvenendo, non è casuale. La causa è
l’arrivo di Bella Swan.”
Ok,
erano definitivamente usciti di senno!
“Ma che diavolo
state blaterando? Siete matti! Mi state prendendo in giro!”
Non so perché, ma cominciavo a innervosirmi.
Poi sentii un calore
insopportabile crescere dentro dime ed
espandersi dal centro del mio petto fino alle estremità, fino alla punta delle
dita e ai capelli. La vista si offuscò e sentii le voci di mio padre e degli altri
due come distorte, come un effetto speciale al rallenty.
Non capivo bene, ma sembrava che cercassero di calmarmi.
In quel momento fu come se
esplodessi. Non so come ci si può sentire ad andare in mille pezzi, io rimasi integro. Fu come se la mia pelle non fosse più in
grado di contenermi e tutto ai miei occhi apparve diverso da prima, più
piccolo. Vedevo i tre uomini che conoscevo bene, davanti a me, con l’aria
preoccupata e un po’ spaventata che guardavano verso l’alto, guardavano me! Cercavano
disperatamente di dirmi qualcosa, ma sentivo la loro voce come se fossi
sott’acqua, come coperta da un ringhio, che partiva dal mio interno.
A fatica riuscii a percepire il senso delle loro parole:
“Calmati Jacob!”
“Rilassati, respira
profondamente!”
“Concentrati, ricordati chi sei!”
Lentamente mi
calmai e allora distinsi chiaramente le loro voci. Ma
non erano la sola cosa che sentivo. Era come se mi avessero tolto dei tappi
dalle orecchie, come se per la prima volta in vita mia riuscissi a udire tutti
i suoni intorno a me, anche quelli più flebili. Poi una voce risuonò nella mia
testa. La riconobbi subito, era Bella! Ma non era lì
con me, ne ero certo perché vidi nei miei pensieri i
suoi. Era spaventata e confusa. Infine capii dov’era! Era nel bosco, ma non
dove ero io, e probabilmente vagava senza meta.
Questa situazione mi stava
facendo impazzire: non solo ero diventato un enorme lupo nel giro di mezzo
secondo, cosa che già da sola potrebbe indurre un uomo alla follia, ma sembrava
che fossi improvvisamente in contatto telepatico con Bella.
Quando Billy e gli altri riuscirono a catturare la mia attenzione
a sufficienza perché gli dessi ascolto, mi concentrai e non so bene in che modo
mi ritrovai steso a terra, di nuovo nel mio corpo umano. Ero stordito ma
una cosa mi era chiara, dovevo aiutare Bella, era diventata di colpo la mia
priorità.
“Tutto questo è folle! Non
capisco, che mi è successo?”chiesi con voce affannata strabuzzando gli occhi
“Ti sei trasformato Jake. Non abbiamo avuto tempo per prepararti alla cosa, ed
è successo d’improvviso.”
“Papà io ho sentito Bella”
“In che senso?” la mia frase lo
colpì perché sembrò improvvisamente più preoccupato che mai
“Io non lo so! Era come se la
sentissi nella mia testa, era confusa e spaventata ed era nel bosco…Devo assolutamente trovarla!”
Provai ad alzarmi ma barcollai. Harry mi prese al volo e mi aiutò, e mi resi conto che ero
nudo! Certo i miei vestiti non potevano contenere quello che ero
diventato poco prima. Per fortuna ero tra uomini. Mentre
il vecchio Quil andava in casa a prendermi dei
vestiti sani, mio padre volle sapere dettagliatamente cos’avevo visto, così
capimmo più o meno in che zona si poteva trovare Bella.
“Jacob,
puoi andare a cercarla, ma devo avvisarti di una cosa: potresti trovarla
diversa da come la conosci”
“In che senso
diversa?” un dubbio assurdo si insinuò nella mia mente
“Ho come il sospetto che abbia
avuto la tua stessa trasformazione…” rispose con timore
“COSA???
Ma che dici? Perché anche lei? Già fatico a credere
che io abbia avuto questa….cosa, ma anche Bella, è impossibile!”
“Invece
è un’eventualità da non escludere. – disse nonno Quil
serio– Quando l’ho vista, al falò sotto la luce del fuoco e della luna, vicino
a te, ho capito che lei è la reincarnazione della principessa lupo, Nayeli”.
Rimasi talmente di sasso che non
riuscii a dire più niente, ma sapevo che non potevo più stare lì a perdere
tempo, dovevo assolutamente trovare Bella, e spiegarle tutto. Chissà che paura
aveva…Stavo per vestirmi, prima di iniziare a correre, poi pensai che come lupo
avrei fatto più in fretta. Non sapevo come fare però.
Pensai a Bella, sola nel bosco, impaurita e di nuovo mi sentii esplodere. Era
così insolito, ci avrei messo un po’ ad abituarmi a questa cosa, ma ora non
c’era tempo. Presi in bocca i vestiti e partii.
Conoscevo
abbastanza bene la foresta per sapermi orientare, ma oltre a questo, sentivo
di nuovo i pensieri di Bella dentro di me, così non ci misi molto a
raggiungerla. Stavo quasi per arrivare quando improvvisamente lei sparì dalla
mia testa. Mi fermai, guardandomi intorno, e benché fossi lupo da poco più di
cinque minuti, l’istinto di fiutare ebbe la meglio, quindi annusai l’aria.
C’era un odore vagamente familiare, anche se leggero, ma nessuna traccia di altri lupi. Come avrei fatto una volta che l’avessi
trovata? Cosa le avrei detto? Forse l’avrei
spaventata; era il caso di tornare umano. Cercai di rilassarmi, come avevo fatto
prima, pensando intensamente a me stesso. Ed eccomi
qui. Non era poi così difficile. Mi infilai i
pantaloni, tenendo la camicia sotto braccio, e mi incamminai.
Infine sentii dei rumori dietro
un albero, e un lamento, un lamento umano.
“Bella?” dissi a bassa voce,
avvicinandomi piano.
Silenzio.
“Bella, sei tu? Sono Jacob.”
“Jake?....” mi rispose con una vocina
tremante “Perché sei qui?”
“Va tutto bene, sono qui per
aiutarti”
“NO! Vattene!” urlò “Non puoi
stare qui...io...io ti potrei fare del male, non
voglio farti del male” Era agitatissima, ma continuai a parlarle con
delicatezza.
“Non devi avere paura, stai
tranquilla, voglio solo parlarti...”mi stavo avvicinando, ma lei urlò di nuovo.
“Jake
allontanati!”
“Va bene,non mi muovo, ma tu calmati, ok? Possiamo parlare?”
“...Sì, ma non venire qui...”
Mi si accese una lampadina e
capii: “Bella, posso darti la mia camicia se vuoi...è abbastanza grande per te,
così potrai coprirti”. Dopo un attimo di esitazione
rispose, sempre incerta
“...Sì, grazie...”
Allungò la sua piccola manina
bianca e tremante da dietro l’albero e le passai la camicia. Probabilmente
oltre al grande spavento che le aveva causato la trasformazione aveva anche freddo,
o forse no, se scottava come me.
“Posso avvicinarmi Bella? Non
devi avere paura, so cosa stai passando, perché è successo anche a me...è
così...fuori da ogni concezione logica, così
folle...ma...”
Uscì dal suo nascondiglio, era
così piccola e arruffata, si stringeva nella grande
camicia guardandomi da sotto in su con quei suoi occhi bellissimi, ma rossi dal
pianto. Il mio cuore galoppò di felicità vedendo che nonostante tutto stava
bene, almeno fisicamente. Si avvicinò prima cauta, poi quando le sorrisi mi si
gettò tra le braccia, piangendo come una fontana.
C’erano così tante domande a cui entrambi volevamo dare una risposta che
non sapevamo proprio da dove cominciare
C’erano così tante domande a cui
entrambi volevamo dare una risposta che non sapevamo proprio da dove
cominciare. Provai a spiegarle quel poco che mi avevano
detto Billy e gli altri, ma sembrava così difficile
credere che fosse vero, che ci stesse capitando tutto questo. Se non avessi avuto la certezza che la mia famiglia sapeva
tutto probabilmente sarei stato terrorizzato quanto lei, ma per fortuna non era
così. Loro ci avrebbero aiutati, insieme avremmo
superato tutto. Ma Bella era preoccupata per Charlie.
“Ieri, quando mi hai portata a
casa, stavo malissimo, così mi sono messa a letto. Charlie
mi ha portato un brodo caldo, ma non l’ho nemmeno toccato. Non ho dormito quasi
per niente, tutta la notte. Poi stamattina, dopo che papà è uscito per andare
al lavoro, mi sono alzata, credevo di stare meglio così ho mangiato qualcosa e
mi sono vestita per uscire. Come ho messo piede fuori
di casa ho iniziato a tremare, non capivo cosa mi stesse succedendo, così ho
camminato fino ai primi alberi del bosco e lì è successo tutto...”
Mentre
Bella mi raccontava la sua storia tenevo le sue mani nelle mie, per farle
coraggio.
“Oh Jake,
avrei potuto fare del male a qualcuno!”
“Ma non
è successo, quindi ora stai tranquilla, ok?”
“ECharlie? Cosa devo fare? Sua
figlia è un mostro, ti rendi conto, questa cosa lo ucciderà!”
“Bells,
ora smetti di pensare al peggio. E’ il caso di tornare dai miei, loro sanno
tutto e ci aiuteranno a superare questo problema, ne
sono certo!”
Ci incamminammo
verso casa del vecchio Quil che ci stava aspettando
con Billy , Harry e mia
madre. Probabilmente le avevano detto di Bella e si
era precipitata lì.
“Bella tesoro!” le si fece incontro abbracciandola “Vieni dentro con me, ti
aiuto a metterti in ordine.”
“Grazie Sarah...”
Mamma le aveva portato
dei vestiti puliti; dopo che si fu vestita le raggiungemmo in casa.
“Billy,
mi sento così in colpa per quello che è successo...”
“Bella ma che dici? Come puoi
avere colpa di qualcosa che nemmeno tu conosci?”
“Non solo sono in pena per Charlie, ma anche per le altre persone! Se
mi dovesse ricapitare una cosa del genere quando sono in mezzo alla
gente...Potrei fare del male a qualcuno! Io non sono in grado di controllarmi....”
“Dimmi Bells,
come hai fatto prima, quando ti stavo cercando, a tornare umana?” nonostante
tutto faticavo ancora a fare certi discorsi come se
stessi parlando del tempo.
“Beh...io sapevo che tu stavi
arrivando Jake, sentivo i tuoi pensieri dentro di
me...”
“Anche
per me è stato così, è grazie a questo che ti ho trovata”
“Comunque
non volevo farti del male, e non volevo nemmeno che mi vedessi in quelle
condizioni! Però non sapevo come fare...poi ho provato a calmarmi, respirare
forte e non so come sono tornata me stessa.”
Il vecchio Quil
sembrava molto soddisfatto di questa rivelazione:
“Devo dire che sei
stata molto in gamba cara. Non avevi nessuno ad aiutarti, ma sei
ugualmente riuscita a riacquistare il controllo di te”
“Davvero Bella, quando ho capito
che stava succedendo anche a te, ero così preoccupato che tu fossi da sola,
persa nel bosco...meno male che ti ho trovata!”
Mi sorrise, un po’ più rilassata
di prima, e mi scaldò il cuore. Ricambiai e vidi che
le sue guance si colorarono di rosa. Forse stando insieme sarebbe andato tutto
liscio; se ci fossimo fidati l’uno dell’altra avremmo
potuto superare le preoccupazioni che ci erano piombate addosso nelle ultime
ore.
Mamma si offrì di accompagnare
Bella a casa, così avrebbero potuto parlare un po’ tra donne, e l’avrebbe rassicurata su come fare con Charlie.
Quando
tornò ci disse che avevano progettato un piano per poter superare indenni
questi primi giorni di cambiamento.
L’indomani era
venerdì, saremmo andati in campeggio, io e Bella, con i miei genitori,
anticipando il weekend. Charlie aveva accettato senza
problemi l’idea, tanto era molto preso dal lavoro, non avrebbe
potuto stare a casa con lei. La nostra intenzione era
di imparare a controllare la trasformazione, quindi ci saremmo
allontanati dai centri abitati.
Quella sera, prima di andare a
dormire, le telefonai, per sentire come stava. Rispose lei.
“Pronto, casaSwan”
“Ciao”
“Ciao” sembrava tranquilla per
fortuna
“Volevo darti la buona notte, ero
molto in pena per te oggi”
“Anche
io”
“Davvero?”
“Certo sciocchino! Cosa credi?” sentivo dal tono di voce che era davvero in
pensiero per me.
“Sai sono contento che passeremo
del tempo insieme”
“Noi stiamo sempre insieme Jake” disse ridacchiando leggermente
“Dì la verità, cominci a essere stufa di me...”
“Neanche un po’, credimi”
“Meglio così”
In quel momento insolito ero così
felice che avrei urlato! Il nostro legame, ancora acerbo fino al giorno prima, si era di colpo rafforzato, e sentivo
dentro di me, o almeno lo speravo, che Bella potesse ricambiare i miei
sentimenti, che ormai avevo capito, non erano di semplice affetto, ma si avvicinavano
a quello che la gente chiama amore.
Bella venne da noi la mattina seguente, molto presto
Bella venne da noi la mattina
seguente, molto presto. Non avevo avuto modo di avvisare di persona QuileEmbry
che sarei stato via per tre giorni, sicuramente me l’avrebbero fatta pagare, ma
certo non potevano venire con noi! Così scrissi un biglietto e lo infilai sotto
la porta di casa di Embry,
che abitava più vicino a casa mia:
“So che sono un latitante ultimamente, spero di farmi perdonare presto.
Sarò via per tutto il weekend con i miei. Ci vediamo a scuola. Jake.”
Non sapevo di preciso dove
saremmo andati, ma se c’era una cosa che non mancava nel posto dove vivevo
erano i boschi!
Avremmo viaggiato con il vecchio pic-up, che ormai era di Bella, perché dietro c’era
abbastanza spazio anche per le tende piegate. In quattro non era il massimo
della comodità, ma attrezzammo il pianale con dei cuscini, così io e Bella ci posizionammo lì, e mamma davanti con papà che guidava.
L’aiutai a salire, le passai lo
zaino e poi mi sedetti accanto a lei.
QuandoBilly partì lei si accoccolò attaccata al mio braccio.
Avrei tanto voluto sapere cosa le passava per la testa, e probabilmente l’avrei
saputo presto...Una delle cose strane di questa nostra trasformazione, che già
era uno strano tipo di magia di per sé, era che le
nostre menti animali erano in perenne contatto.
“A cosa pensi Jake?”
“Pensavo che quando questa storia
si sarà appianata, quindi spero presto, dovrò dare delle spiegazioni ai miei
amici, per la mia prolungata assenza”
“E poi?”
Non se l’era bevuta...
“E
poi...e poi...che hai proprio una bella testolina!” le arruffai i capelli
scherzando.
Lei ridacchiò e puntò quei suoi
occhi incredibili dritti nei miei. Mi aveva catturato completamente, avrei
fatto qualsiasi cosa per lei, e non era un’esagerazione. Sentivo che da quando ci eravamo incontrati averla accanto mi rendeva più felice
di quanto fossi mai stato prima, l’aspettavo sempre con impazienza e ogni
minuto insieme era gioia pura.
Eravamo lì, a guardarci,
sorridendoci, quando Billy prese una buca più forte
del solito. Sobbalzammo e senza rendercene conto ci trovammo con le labbra
attaccate. Fu un bacio involontario, ma lo aspettavo da tanto! Non riuscivo a
capacitarmi di quando morbida e dolce fosse la sua
bocca, ma non abbi il tempo di capire; durò un attimo, seguito da un lieve
imbarazzo. Bella diventò rossa come un peperone e abbassò la testa timidamente,
sorridendo. Io avevo ancora gli occhi sbarrati dallo stupore e probabilmente
un’espressione ebete, che avrei dovuto cancellare subito se non volevo fare la figura dello scemo. Lei si rannicchiò ancora
di più contro dime, e non disse nulla.
Arrivammo a destinazione verso
mezzogiorno, e il mio stomaco iniziò a brontolare, mentre aiutavo papà a
montare le tende e Bella era in giro con mamma a cercare della legna per il
fuoco.
D’un
tratto sentimmo un urlo...Era mamma! Ed ecco che di nuovo il
fuoco dentro di me prese vita. Senza che me ne rendessi
conto, in un secondo esplosi, diventai un enorme lupo rossiccio. Mio padre
sobbalzò e cercò di calmarmi, ma io ringhiavo perché volevo andare a vedere
cos’era successo, infatti lo scansai e mi misi a
correre. Quando arrivai da lei era seduta in un
angolo, evidentemente terrorizzata. Davanti a lei un grosso lupo bianco, pronto
a scattare, con le zanne scoperte, le dava le spalle come per difenderla. Era
Bella:
“Maledetto!!! Lasciala stare!!!” ringhiònella direzione verso cui puntava. Mi
voltai e vidi che davanti a noi, incredibilmente c’era un altro lupo, dal pelo grigio.
Non poteva essere un semplice lupo, perché era davvero enorme, più o meno
grande quanto me.
Dai pensieri di Bella capii che
aveva cercato di attaccare mia madre, ma lei era stata
più veloce. In un lampo si era trasformata mettendosi in mezzo a difesa, e l’altro
lupo era momentaneamente arretrato. Quando si accorse
che ora eravamo in due fece marcia indietro per scappare. Provai a rincorrerlo,
ma dopo poco sparì nel fitto della foresta. Ma chi
diavolo era? Bella rispose alla mia domanda, condividendo i suoi pensieri:
“Non lo so Jake”
“Bells tutto bene?”
“Sì, tutto bene...più o meno...”
“Mia madre?”
“E’ solo spaventata, per fortuna non ha fatto in tempo a farle del
male”
“Sei stata fantastica!”
“Ehm...grazie...”
“Che c’è?”
“Io...mi vergogno tanto...!”
“Ma che dici? Se non ci fossi stata tu quello avrebbe attaccato mia madre, tu l’ha difesa,
le hai salvato la vita!”
Quando tornai da loro Billy le aveva raggiunte e stava
abbracciando mamma rassicurandola. Bella a una decina
di metri da loro, li guardava con timore.
“Bells?”
Sentivo il suo grande
cuore di lupo battere come un martello pneumatico, insieme al mio.
“Jake non guardarmi! Ti prego!”
Fece per scappare ma la fermai,
parandomi davanti in un lampo. Per lei non era per niente
facileaccettare questa condizione,
l’avevo capito.
“Come puoi accettarmi? Sono un mostro!”
“Sei impazzita? O forse sei cieca! Se non te ne sei accorta siamo sulla stessa barca! E comunque sei bellissima anche come lupo, te lo giuro. ”
Mi guardò negli occhi, prima
incerta, poi capì che non doveva temere nulla. Se non avesse avuto tutto quel pelo avrei giurato che fosse arrossita. Mi avvicinai di
più e appoggiai il mio enorme testone peloso al suo. Aveva un odore buonissimo.
Era così strano...era come un abbraccio tra lupi
suppongo.
“Ti voglio bene Jacob, non saprei
proprio cosa fare se non avessi te!”
Ora, immaginate che i vostri genitori si trovino davanti, al posto del
proprio figlio e della sua migliore amica, due grossi l
Ora, immaginate
che i vostri genitori si trovino davanti, al posto del proprio figlio e della
sua migliore amica, due grossi lupi, uno rosso e uno bianco, che si fanno le
fusa come cuccioli. I miei però non sembrava poi tanto sconvolti. Meglio
così, ci voleva qualcuno che mantenesse la presa sulla
realtà, per aiutare anche noi a farlo.
Il mondo era impazzito, anche se
sembrava che io e Bella avessimo in qualche modo preso
coscienza della nostra trasformazione, c’erano mille domande che affollavano la
nostra mente, ancora tutte senza risposta. Non avrei saputo da dove cominciare
per sbrogliare questi nodi. Ma c’era una cosa al momento che mi preoccupava più
delle altre, più del fatto che fossi un lupo, che anche Bella lo fosse e che questo era un dato di fatto inoppugnabile: c’era
qualcun altro che aveva subito la nostra stessa sorte. Perché?
Cos’era, un epidemia di licantropi? Che
strano pensare questa parola…
Forse mio padre poteva saperne
qualcosa; doveva saperlo, vista la sua esperienza. Era pur sempre un anziano Quileute! Sembrò che avesse intuito la mia preoccupazione,
perché lo vidi che mi guardava pensieroso.
“Questa non me la spiego proprio”
Ottimo! “Il nostro popolo non si trasforma più in lupo da quando la caccia non
è più un’attività necessaria, cioè da almeno due
secoli. Per voi due è diverso, perché come ti ho accennato, la magia che
avvolgeva Kiowa e Nayeli
era talmente potente da essere tramandata per generazioni.”
“MaBilly, allora perché è successo proprio a loro e non a noi
o ai nostri genitori?” anche mia madre si era posta questa domanda, come avevo
fatto io.
“Credo sia perché prima di ora Nayeli non si era ancora
reincarnata della persona giusta”
“Bella…”
“Sì. Bella è nata a Forks, ma si è trasferita quasi subito. Lontano da qui non
ha avuto modo di entrare in contatto con Jacob, discendente
di Kiowa Lupo Rosso. Ma ora
che i ragazzi si sono ritrovati, ora che c’è un forte legame tra loro, tutto si
spiega. Probabilmente erano destinati a incontrarsi da
quando sono nati.”
“Figlio mio..!”
mamma si avvicinò a me, con aria commossa, e fece per abbracciarmi, ma io
arretrai “Non temere, so che non mi faresti mai del male”. Era
minuscola rispetto alla mia stazza, così abbassai il testone per farmi
coccolare.
Una volta
ripreso l’aspetto di Jacob Black e Bella Swan, in separata sede perché ovviamente dovevamo anche
rivestirci, i nostri stomaci si fecero prepotentemente sentire. Per fortuna
mamma, dopo essersi ripresa dalla brutta avventura, aveva
preparato da mangiare, così ci mettemmo tutti intorno al fuoco per
riacquistare un po’ di forze e cercare di diradare la confusione causata da
tutte queste novità.
“Pensate che tornerà?”
“Non lo so mamma, ma se dovesse
tornare lo affronteremo”
“Ma sei
impazzito Jacob? Potreste farvi
male, è pericoloso!”
“Mamma, non so se l’hai notato,
ma sono abbastanza grosso da dargli una lezione”
“E poi
noi siamo in due, lui è da solo” disse Bella, come se niente fosse.
Tutti e tre ci girammo
sbalorditi verso di lei:
“Bells,
che stai dicendo? Sei matta? Non voglio che tu corra rischi!”
“E io
non voglio che ne corriate voi! Forse non sarò forte come te, ma ti posso
assicurare che quando quel…tizio ci è venuto incontro,
ha risvegliato il mio istinto animale. Se non fossi
arrivato tu, avrei anche potuto attaccarlo, per difendere Sarah…”
“Oh, Bella cara…”
“A quanto pare
te la stai cavando meglio di quanto sperassi Bella” papà sembrava fiducioso,
più di quanto ero stato io fino a quel momento.
La guardai negli occhi e vidi una
luce che non aveva mai avuto prima, una sicurezza nuova, che trasmise anche a
me. Forse aveva finalmente accettato la realtà, anche se a fatica.
Quella sera, dopo che mamma e
papà furono andati a dormire nella loro tenda, noi restammo un po’ fuori a
goderci un cielo stellato come non ne avevo mai visti.
“Sai Jake,
quanto stavo aPheonix non
c’erano tutte queste stelle, erano coperte dalle luci della città. E’
incredibile quante se ne vedano qui…”
“E’ vero”
C’era una grande
calma nell’aria, però mi pareva di sentire, oltre al mio, anche il suo cuore,
battere forte. Mi voltai per guardarla. Stava lì, col mento appoggiato alle
ginocchia, a naso in su a contemplare il cielo e mi
chiesi nuovamente cosa le passasse per la testa. Certo, ero quasi sicuro ormai
che mi volesse bene, ma chissà se stava pensando quello che pensavo io…
Poi si voltò e mi fissò con
un’intensità che mi sconvolse, e la mia faccia prese fuoco. Allungò una mano
candida e mi accarezzò il viso. Io chiusi gli occhi sornione,
per godermi il suo tocco.
“Tutte queste novità mi fanno
girare la testa Jake, – a chi lo dici! – ero seria
oggi, quando ti ho detto che se non ci fossi tu mi sentirei
persa. Non è solo per questa faccenda…da lupi. Da quando ti ho incontrato, non
ho smesso mai di pensarti. Credo proprio di essermi innamorata di te.”
Lo disse in un sussurro, ma la
voce era ferma. Il cuore stava per uscirmi da petto. Aprii gli occhi e
ricambiai lo sguardo. Lei mi avvicinò a sé, delicatamente, e sfiorò le mie
labbra con le sue. Fu un bacio lento e dolcissimo. Ora potevo sentire il suo
profumo, il suo sapore, il suo calore, la sua intera essenza…Non avrei voluto
staccarmi da lei mai e poi mai, avrei voluto fermare questo istante
magico per farlo durare in eterno.
Lunedì mattina. Devo proprio
andarci a scuola? Ok, non potevo certo abbandonare
tutto di punto in bianco, solo che avevo talmente tante cose
a cui pensare…
Nel viaggio di ritorno, seduti
nel retro del pic-up,discutemmo sul da farsi, riguardo a QuileEmbry, senza giungere a una
conclusione definitiva. Avrei dovuto inventarmi qualcosa per non trascurarli;
erano i miei migliori amici da sempre. Ovviamente non potevano e non dovevano
sapere nulla, ma senz’altro, se già non l’avevano immaginato, avrebbero capito
che io e Bella non eravamo più solo amici, soprattutto
perché dopo il weekend in montagna, non sarei riuscito più a passare un minuto
lontano da lei.
Dire che stavamo insieme era
riduttivo. Eravamo passati dall’amicizia alla complicità e ora cos’eravamo? Una squadra? Ma anche due
innamorati. Un’unica entità divisa in due corpi. Non riuscivo a vederla in
altro modo. Quando eravamo lupi le nostre menti erano
sempre in contatto e sulla stessa frequenza, niente ci poteva cogliere
impreparati, inoltre Bella aveva sfoderato una grinta e un entusiasmo tutti
nuovi. E quando eravamo umani, beh…era un paradiso!
Comunque
c’erano delle novità, che avevano tranquillizzato, oltre a noi, anche i miei
genitori. Tanto per cominciare eravamo riusciti a controllare alla perfezione
la nostra trasformazione in soli due giorni. Ora non rischiavamo più di
esplodere senza preavviso, ma potevamo trattenerci il tanto che bastava per
farlo nel momento e nel luogo che volevamo. Per Bella era una
grande sollievo, soprattutto pensando a Charlie,
inoltre ciò implicava che non distruggessimo tutti i vestiti, e che fossimo
completamente padroni delle nostre emozioni, almeno alcune. Perché per altre,
non esisteva un freno, ma non dovevamo certo
preoccuparcene. E questo era ciò che rendeva felice mia madre sopra ogni altra
cosa: l’amore che era sbocciato tra me e Bella era sotto il suo naso, senza ombra di dubbio. Lei l’adorava come se fosse un’altra
figlia, e ancora di più era felice perché lei mi rendeva felice, anzi, ci
rendevamo felici a vicenda.
Poi venne il momento di
affrontare Charlie. Non c’era molto da dire, in fondo
mi vedeva sempre girare per casa loro, e mi conosceva da che ero nato. All’inizio
sembrò un po’ imbarazzato nel notare come io e Bella
ci guardavamo, ci tenevamo per mano ed eravamo inseparabili, ma presto si
rassegnò all’evidenza.
“L’importante è che non
trascuriate la scuola” fu la sua unica obbiezione, niente di irrimediabile.
Ne io né
lei avevamo mai avuto una storia prima di allora,era tutto nuovo per noi, e lo vivevamo con
grande impazienza, cogliendo al volo ogni attimo insieme.
“Jake
com’è andato il weekend in montagna?” mi chiese Embry
mentre andavamo a scuola.
“Bene, bene…”
“Sai Jake,
amico mio, ieri abbiamo incontrato il capo Swan, e ci
ha detto che Bella era con voi. Come hai potuto abbandonarci così?”
Ecco, lo sapevo! Bella grana, e
ora che gli avrei detto?
“Ma Quil,
che domande fai, è ovvio che ci ha lasciati a casa!
Mica poteva portarsi dietro il terzo…e il quarto, incomodo!”
“Ragazzi mi dispiace, davvero” in
verità non mi dispiaceva neanche un po’! “Perché non organizziamo un’altra
escursione, tutti insieme stavolta?! Potremmo
coinvolgere anche altri amici, no?”
“…Oamicheeee, sì! L’idea mi piace!” per
fortuna bastò poco per farmi perdonare.
“Quindi
con Bella…eh? Racconta un po’…”
“Cosa ti
devo raccontare?”
“Voi, sì insomma….avete concluso?”
“MA CHE DICI???
Figuriamoci se ti racconto certe cose! Comunque stiamo
insieme, se questo può placare la tua curiosità”
“Accidenti devi essere proprio
cotto se fai così il misterioso!” Quil era sbalordito
da come me la fossi presa, però aveva capito quanto ci
tenessi, perciò non fece più battute idiote, anche se il mio stato di pera
cotto lo infastidiva non poco, e lo apprezzai molto.
Tutta la mattina faticai a stare attento in classe. Ovviamente mi chiedevo cosa stesse facendo Bella. Chissà come se la cavava a
scuola, in questo primo nuovo giorno delle nostre vite.
Mi ero appena messa a letto, dopo tre giorni incredibili, estenuanti ed
emozionanti
Mi ero appena messa a letto, dopo
tre giorni incredibili, estenuanti ed emozionanti. Quante cose erano successe?!
Stavo sdraiata a fissare il soffitto con gli occhi sbarrati e un sorriso di eccitazione che non voleva saperne di scomparire.
Quando
eravamo tornati Charlie aveva subito fiutato la
novità, per lo meno quella che poteva conoscere senza problemi. Io e Jake, insieme, non più come semplici
amici, cosa che dubito fossimo mai stati in fin dei conti, ma come innamorati.
Era la prima volta che confessavo il mio amore ad un ragazzo, e probabilmente
anche l’ultima. Non avrei mai amato nessun’altro. Ormai Jacob Black si era
preso il mio cuore, e non l’avrei rivoluto indietro, era suo, per sempre. Questa
però era solo la punta dell’iceberg.
La potente magia che ci aveva
fatti incontrare, innamorare, era più antica che mai, e aveva una “piccola”
controindicazione…ogni tanto ci trasformavamo in lupi! Solo Billy
e Sarah Black, oltre al vecchio QuilAteara e HarryClearwater, entrambi capi tribù, erano a conoscenza di
questo segreto. Charlie non avrebbe
mai dovuto venirlo a sapere, anche se avrei desiderato dirglielo più di
ogni altra cosa al mondo; era troppo pericoloso per lui e soprattutto temevo
che non avrebbe capito.
Era stata già una grossa impresa
per me imparare a convivere con la nuova me stessa, e se non ero impazzita era
solo merito di Jacob e dei suoi genitori. Ancora non
mi spiegavo che scopo avesse tutto questo, ma l’avevo accettato, non avevo scelta.
Quando diventavo il grosso lupo
bianco l’istinto mi dominava, ero velocissima, agile e
forte, con udito, fiuto e vista sviluppatissimi.
Ma
quello che mi sorprese maggiormente fu che anche da umana i miei sensi si erano
amplificati! Fino a tre giorni prima ero una frana, scoordinata,
imbranata, la negazione della fisicità. Ora ero l’opposto. Una sensazione
davvero appagante.
Mi chiesi cos’avrebbero pensato i
miei compagni di scuola alla prossima lezione di educazione
fisica, materia che avevo sempre odiato, per ovvi motivi.
Quasi quasi
mi veniva voglia di andare a scuola a piedi, di corsa! Ma
non era proprio il caso, tra l’altro adoravo guidare il mio vecchio pic-up rosso, che Billy Black
aveva venduto a Charlie per me, riparato e messo a
nuovo da Jacob.
A notte fonda non avevo ancora
preso sonno, rimuginando ed elaborando tutte le informazioni che si erano
accumulate, pensando al mio primo bacio, a Jacob.
Chissà se anche lui era sveglio...Mi balenò un’idea!
Controllai che Charlie stesse dormendo e in silenzio uscii di casa. Fuori
non c’era in giro nessuno. Feci una corsa fino al limitare della foresta che
circondava Forks, mi spogliai e legai il pigiama alla
caviglia, poi mi liberai dei lacci invisibili che mi contenevano e mi
trasformai. La notte era piena di profumi inebrianti, soprattutto in mezzo agli
alberi. Feci un respiro profondo e mi lanciai in una corsa a perdifiato in
direzione di La Push.
Mi lasciai guidare dall’istinto,
e ad un tratto mi sorpresi immersa nei pensieri di Jacob.
Anche lui si era trasformato.
“Bella! Che ci fai in giro a quest’ora?”
“Potrei farti la stessa domanda sai”
“Soffro d’insonnia stasera”
“Anch’io, ero troppo eccitata per dormire.
Stavo venendo da te”
“Sono alla spiaggia, ti aspetto”
Accelerai e in un battibaleno arrivai
a destinazione. Jacob era acciambellato per terra e
guardava il mare.
“Ciao” pensai
Si drizzò sulle zampe e mi venne
incontro.
“Guarda chi c’è!”
“Eh eheh!”
“Non dirmi che ci stai prendendo gusto Bells?!”
“Un po’...Mi mancavi già, così ho pensato di venire a vedere se
dormivi”
“E cos’avresti fatto? Ti saresti infilata in
camera mia di nascosto?”
“Può darsi”
Avevo una gran voglia di farmi
abbracciare e baciare...
“Bastava dirlo”
“Ops...!” per mezzo secondo avevo
dimenticavo che Jacob poteva sentire i miei pensieri,
che imbarazzo!
“Ahahahah! Che ne dici di
tornare Bella e Jacob?”
“Dammi solo un attimo.”
Scappai dietro un cespuglio e
dopo un istante tornai da lui. Era in pantaloncini, io
in pigiama.
“Carina” diventai rossa come un
peperone
“Anche
tu”.
Altro che
carino. Jake era uno schianto! Meno male che ora la mia mente era inaccessibile.
“Vieni qua piccola.” Mi avvicinò
a sé e mi avvolse nelle sue braccia. Affondai la faccia nel suo petto e
respirai forte, sorridendo. Poi mi prese per mano e camminammo lungo la riva
con l’acqua che ci bagnava i piedi. Per chiunque sarebbe stata gelida, ma noi eravamo talmente bollenti che la temperatura ci appariva
ideale. Presto avrei dovuto giustificare a Charlie
anche questo, o avrebbe pensato che avevo sempre la
febbre alta!
“Guarda Jake,
una conchiglia!” mi chinai a raccoglierla, anche al buio ci vedevo benissimo
“Che bella!”
Alzai gli occhi, con uno sguardo
entusiasta per la novità, e trovai Jacob che mi
guardava sorridente, con gli occhi che gli brillavano. Si abbassò per prendermi
il viso tra le mani e mi baciò. Assaporai quel momento e il sapore di Jacob, misto alla salsedine, e chiudendo gli occhi vidi
tutte le stelle del cielo.
Mi infilai nel letto che era l’alba inoltrata, assonnata ma felice come
non mai
Mi infilai
nel letto che era l’alba inoltrata, assonnata ma felice come non mai.
Quando scesi in cucina poche ore dopo trovai Charlie che stava
per uscire:
“Buongiorno Bells!
Dormito bene?”
“Abbastanza, grazie”
“Oggi dopo scuola andrai da Jacob?”
“Probabile”
“Bene”
Ghignai tra me e me;
probabilmente per lui questa situazione si era fatta imbarazzante, anche se
conosceva Jacob da sempre.
Feci colazione e andai a scuola.
Per strada non potei fare a meno di pensare quanto fossi
cambiata rispetto alla settimana precedente. Chissà se i miei compagni
di classe se ne sarebbero accorti...Forse era solo una mia fissazione, perché
fisicamente, per chi mi vedeva, ero sempre la stessa.
Alla prima ora avevo lezione di
matematica, una vera noia. Per fortuna ero seduta ad uno degli ultimi banchi in
fondo, così ogni tanto potevo buttare un occhio fuori dalla
finestra e immergermi nei miei pensieri.
Mentre mi
giravo per prestare attenzione e non farmi beccare, mi accorsi che qualcuno mi
fissava. Non erano molti i compagni con cui avevo
legato, e sempre superficialmente, ma ero sicura che questo ragazzo non l’avevo
mai visto prima di allora. Forse aveva cambiato corso da poco...Quando
ricambiai il suo sguardo sì voltò dall’altra parte. Che tipo strano...
All’ora
di pranzo mi sedetti in disparte, ad un tavolino isolato in un angolo, con le
cuffie nelle orecchie, per estraniarmi dal rumore circostante, che col mio
nuovo “super udito” era ancora più fastidioso del solito.
Mentre
ero intenta a farmi i fatti miei, di punto in bianco sentii un odore fortissimo
e insolito per una mensa scolastica, come di legna bruciata. Alzai gli occhi di
scatto e in piedi davanti a me c’era il ragazzo di prima, quello che mi spiava
a matematica.
Mi tolsi le cuffiette e gli
parlai:
“Ciao, hai bisogno di qualcosa?”
Continuò a fissarmi e non
rispose. Che maleducato!
“Ti ho chiesto se ti serve qualcosa!”
Niente. Magari era sordo...Gli sorrisi, mi alzai e mi misi lo zaino in spalla.
“Se
cambi idea e decidi di parlarmi sono fuori in cortile fino alla fine della
pausa”.
Mi incamminai
per uscire e lui mi seguì. Stavo cominciando a spazientirmi, otre tutto mi accorsi che gli altri ci stavano guardando incuriositi.
Una volta fuori
dalla mensa mi parlò:
“Ciao Isabella Swan” disse sorridendomi improvvisamente.
Ok, non
era muto, ma conosceva il mio nome, forse l’aveva sentito in classe.
“Ciao a te. Posso sapere come ti
chiami?”
“Io sono Daniel, Daniel Ateara”
“Ateara?
Conosco un Ateara, si chiama Quil,
vive alla riserva di La Push. Siete parenti per caso?”
“Sì, suppongo che sia mio
parente” non mi sembrava molto convinto
“Supponi? O
lo sei? E come mai vieni a scuola qui e non vai a La
Push?”.
Dopo averlo osservato più
attentamente mi accorsi di una cosa molto strana: era un ragazzo abbastanza
alto, magro ma muscoloso, con i capelli corti, biondo scuro e gli occhi verdi.
Non aveva l’aspetto di un Quileute, neanche un po’.
“E
dunque? Sei parente di Quil o no?”
“Non conosco gli Ateara che vivono a La Push, mi
sono trasferito da poco in questa zona con i miei genitori, siamo di New York.”
Ecco svelato il mistero, probabilmente
era da generazioni che la sua famiglia non viveva in riserva e i tratti indiani
erano scomparsi.
“Per questo vengo a scuola al
liceo di Forks.”
Improvvisamente era diventato loquace.
“E dimmi
Daniel, avevi bisogno di qualcosa prima?”
“In realtà non conosco ancora
nessuno qui a scuola, mi sei sembrata una ragazza simpatica e così mi è venuta
voglia di conoscerti”
“Beh, piacere allora. Puoi
chiamarmi Bella comunque, nessuno mi chiama mai
Isabella.” allungai la mano
“Piacere...Bella” lui ricambiò e
quando me la strinse ebbi una sensazione stranissima, come un deja-vu, mi sentii stranamente a disagio.
“Caspita che mani calde hai!” merda, dovevo stare attenta a
queste cose! Non che la sua fosse fredda però…che strano.
“Ehm, sì...Com’è
tardi! Sarà già suonata la campanella! Ci vediamo in giro Daniel, a
presto!” e scappai dentro.
Alla lezione del pomeriggio,
letteratura inglese, la mia materia preferita, lui non c’era. Che strano tipo
quel Daniel, speravo non mi si appiccicasse troppo; e che strana sensazione avevo provato prima...Forse le mie nuove esperienze
“paranormali”, chiamiamole così, mi avevano resa più suggestionabile, o forse
no...Ne avrei parlato a Jake nel pomeriggio. Il
pensiero di rivederlomi mandò in pappa
il cervello e faticai addirittura a seguire la lezione sulla letteratura
romantica del ‘700, che adoravo. Riuscii però a
cogliere una frase, del poeta William Blake: “L'immaginazione
non è uno stato mentale: è l'esistenza umana stessa.”Era buffo come me la
sentissi addosso, proprio
in quel momento.
Per quanto adorassi il mio pic-up, era decisamente troppo lento ora
Per quanto adorassi
il mio pic-up, era decisamente troppo lento ora.
Ma di giorno era l’unico mondo
per andare a La Push, non era proprio il caso di
rischiare che la gente vedesse un lupo girare indisturbato, avrebbero potuto
farmi la pelle!
Al mio arrivo dai Black c’era
Sarah seduta sotto il portico ad aspettarmi.
“Buongiorno Bella!”
Sarah era un
raggio di sole, sempre sorridente, emanava dolcezza, come Jacob.
Era una mamma al cento per cento,
e le volevo molto bene, mi aiutava a sopportare la lontananza dalla mia, che
era in giro per il paese col suo nuovo marito, Phil.
“Buongiorno! Jake
non c’è?”
“Arriverà a momenti, dopo scuola
doveva passare da Embry, ma a quest’ora
sarà già per strada.”
Infatti
nel giro di dieci minuti arrivò, sfrecciando sui suoi pattini a rotelle, e ci
trovò a chiacchierare amabilmente. Quando mi vide
s’illuminò tutto!
Si tolse i pattini e ci venne
incontro, dando un bacio veloce in testa a me e uno sulla guancia a Sarah.
“Bene, vi lascio, vado a fare un po’di cose in casa” disse lei.
“A più tardi”
Jake si
sedette accanto a me sui gradini e mi abbracciò:
“Buongiorno signorina, com’è
andato il primo giorno a scuola?”
“Ma non
era il primo giorno” ribattei
“Volevo dire il primo nuovo giorno a scuola.”
“Bene, ma avevo la testa altrove”
dissi sogghignando
“E dove
sentiamo? Devi stare attenta in classe, non vorrai
diventare una somara?!” rispose con finto diniego.
“Non te lo dico!” e gli feci una linguaccia
“Che
impertinente! Adesso vedrai!”
“No! Il solletico no, ti prego!”
stavo impazzendo, il solletico proprio non lo sopportavo!
Mi ribellai e spinsi viaJacob che si ritrovò steso per
terra con me sopra a cavalcioni che lo tenevo
bloccato. Rimasi quasi stupita di me stessa, Jake mi
guardò sbalordito e iniziò a ridere come un matto.
“Bells
ricordami di non farti mai arrabbiare! Ah ahahah!”
Venimmo
interrotti dall’arrivo di Quil:
“Ehi, non si fanno certe cose in
pubblico!” mi ricomposi, liberando Jacob dalla mia
presa d’acciaio. “Amico, non dirmi che hai trovato una donna che ti tiene
testa?!”
“Ma no Quil, figuriamoci! Stavamo solo giocando...” risposi imbarazzata.
“Sì sì”
disse lui con aria maliziosa.
“Che ci
fai da queste parti? Ci siamo appena lasciati, ti mancavo di già?” chiese Jakesbuffando
“Avevo voglia di vedere Bella
ovviamente! La prossima volta aspetterò un invito scritto”
“Sai Quil
che a scuola oggi ho conosciuto un ragazzo che pare
essere un tuo lontano parente?!”
“Davvero?”
“Davvero?”
I ragazzi mi risposero in coro, Quil con aria stupita, Jacob quasi
sospettosa.
“Viene da New York, è qui da
poco, non era sicuro di essere tuo parente, ma si
chiama Ateara, Daniel per la precisione. La cosa
strana è che a vederlo non sembrerebbe un Quileute”
“In che senso?”
“E’ di carnagione chiara, capelli
chiari e occhi verdi”
“L’hai osservato bene direi”
mugugnò Jacob
Alzai gli occhi al cielo. Non mi
aspettavo che s’ingelosisse per così poco.
“Non ho proprio idea di chi sia. Chiederò al nonno. Volete venire con me?”
“Ma noi veramente...”Jacob provò a controbattere ma
io ero troppo curiosa di scoprire qualcosa sul quel misterioso ragazzo. Saremmo rimasti da soli più tardi.
“Certo,
volentieri!”
Jacob
sbuffò per tutta la strada, nonostante le mie promesse sussurrate all’orecchio:
“E dai,
non brontolare, resterò a cena così staremo un po’ da soli dopo. E poi posso sempre ripetere l’incursione notturna!”
“Guarda che se non dormi neanche stanotte ti verranno le occhiaie e Charlie penserà che ti consumi!”
“Non dormirei una settimana pur
di farmi consumare da te”
“Bella, sei una sfacciata! Ih ihih!”
Per fortuna parlavamo così piano
che Quil non ci avrebbe mai sentiti,
non senza l’udito da lupo. Non so come mi erano venute
certe frasi così allusive.
Ero decisamente
inesperta di certe cose, e supponevo che anche lui lo fosse.
Ma ogni
volta che Jake mi sorrideva o mi fissava mi
scioglievo come un ghiacciolo…Perdevo l’autocontrollo! E penso proprio che lui
se ne fosse accorto, vista la sua espressione
compiaciuta.
“Figliolo, che hai da urlare come
un pescivendolo?”
“Buongiorno nonno! Siamo venuti a
trovarti.”
“Buongiorno nonno Quil” facemmo eco io e Jacob
“Oh, ciao ragazzi, ci siete anche
voi due.”ci guardò con aria
soddisfatta.
Billy
gli aveva raccontato tutto della nostra gita.
“Nonno, Bella ti deve raccontare
una cosa. Diglielo Bella.”
“Sì. Ecco, oggi a scuola ho
conosciuto un ragazzo che si è appena trasferito qui da New York, si chiama
Daniel Ateara.”
“Daniel hai detto? Se viene da New York, dev’essere il
nipote di mio fratello Hermes. Lui è andato a vivere là avent’anni e non
l’ho più visto da allora. E dimmi cara, com’è questo
ragazzo?”
“E’ un tipo strano...ed è biondo!
Con occhi verdi e pelle chiara. Infatti all’inizio
faticavo a credere che foste davvero parenti”
“Bells,
in che senso è un tipo strano?” Jake non si lasciò
sfuggire la mia frase
“In classe mi fissava di
nascosto, poi è venuto lui a presentarsi, conosceva il mio nome.” A quelle parole Jacob ringhiò!
Lo guardai con gli occhi sbarrati facendogli cenno di contenersi. “E quando gli ho parlato di Quil ha
detto che non lo conosceva”
“Come ti ho detto non
abbiamo più avuto contatti con la famiglia di mio fratello, da
moltissimo tempo. E’ normale che il ragazzo non abbia idea di chi siano i suoi
parenti. Ma chissà perché sono tornati da queste
parti? Proprio ora che...”
Il vecchio Quilsi immerse nei suoi pensieri e fece per tornare dentro
casa, ma si fermò sull’uscio:
“Ah, Jacob,
dì a tuo padre di passare più tardi, devo parlargli”
“Ok.
Andiamo Bells?”
“Sì. Quil, tu che fai?”
“Vado a casa. Ci si vede piccioncini!”
Questa frase gli
face guadagnare un pugno sulla spalla da Jacob.
“Accidenti amico! Da quando
picchi così forte? Mi resterà il livido!”
“Sei tu che sei un pappamolle! Ah
ahah!”
Il povero Quil
si allontanò massaggiandosi la spalla dolorante, mentre noi ci avviammo verso
la spiaggia, per stare un po’ da soli.
C’era una piccola insenatura,
riparata dagli scogli, dove nessuno ci avrebbe disturbato.
Jacob
era ancora pensieroso. Non potevo credere che mi tenesse ancora il broncio per
una stupidaggine del genere!
“Ehi tu!”
“Che
c’è?”
“La smetti di fare il musone?”
“Mmmmm...e
tu la smetterai di pensare a quel tizio?”
“Jacob
Black, sei ridicolo!” lo rimproverai
“Certo certo...Ma
adesso che hai questo spasimante, devo segnare il territorio.”disse con ovvietà
“Ah ahah! Ma che dici? Prima di tutto
non è uno spasimante, ci siamo a mala pena presentati.
L’unica mia curiosità era sapere se era parente del tuo amico Quil. E poi cosa faresti per marcare
il territorio, sentiamo: la pipì intorno a casa mia?”
“Magari funziona!”
Scappò perché mi misi a
rincorrerlo agitando i pugni fingendo di essere arrabbiata.
Non potevo
esserlo davvero, non mi riusciva proprio con lui.
Quando arrivammo agli ultimi
alberi prima della spiaggia Jacob
si spogliò in corsa, rimanendo in boxer, diretto verso il mare.
“Che
fai?” gli urlai
“Scappo a nuoto! Ah ahah!”
“Aspettami!”
Lasciai i miei vestiti accanto ai
suoi, dietro un cespuglio, e rimasi in mutande e reggiseno.
Lo raggiunsi prima che entrasse
in acqua e mi sollevò di preso, come se non pesassi niente, per lanciarmi tra
le onde. Poi si tuffò anche lui e mi abbracciò da dietro.
“Pensa, se avessimo
fatto una cosa del genere la settima scorsa ci saremmo presi una
polmonite...” non finii di parlare, perché mi voltò e
mi tappò la bocca con un bacio.
Ogni volta che le nostre labbra si incontravano erano scintille, e brividi in tutto il
corpo.
Non certo brividi di freddo,
anche se l’acqua era gelida, perché la nostra temperatura era
molto al di sopra di quella di un normale essere umano. Era la prima
volta che ci trovavamo così a stretto contatto, pelle contro pelle, io
pallidissima e lui scuro da fare invidia, come latte e caffè.
Non riuscivamo più a staccarci.
Non volevo separarmi da Jacob, perché quando mi
baciava non esisteva più niente al mondo, più niente intorno a noi. Eravamo noi
il mondo intero, l’uno dell’altra.
Le mie piccole mani gli
stringevano forte il viso, come se da questo dipendesse la mia stessa
sopravvivenza.
Prese fiato, senza allontanarsi
da me che di un centimetro: “Vogliamo fare una gara di apnea
Bells?”
“Molto carino!”
“Oh, sì, lo era
davvero credimi!”
“E
allora perché hai smesso?”
Bastò dirlo perché ricominciasse
a baciarmi, con tutta la passione e l’amore di cui era capace.
Approfittando del fatto che c’era un po’ di sole ci sdraiammo sulla
sabbia per asciugarci
Approfittando del fatto che c’era
un po’ di sole ci sdraiammo sulla sabbia per
asciugarci.
Anche se
non rischiavamo un raffreddore, non era il caso di andare in giro zuppi
fradici.
“Jake...”
“Dimmi”
“Che ne
sarà di noi?”
“Ma che domande mi fai ora? Sei in paranoia?”
“No. Pensavo al futuro.”
“In che senso?”
“Chissà cosa faremo dopo il
liceo...”
“Bells,
questa è una cosa che si domandano tutti i ragazzi della nostra età, è normale.”
“Si ma
noi non siamo normali! Finché restiamo qui, ci sono
persone che conoscono il nostro segreto e ci possono aiutare in caso di
bisogno. Se ho voglia di diventare un lupo e farmi una corsa nei boschi, posso
farlo più o meno quando mi pare, c’è tutta la foresta che voglio.”
“Non capisco che problema ci sia?
Vuoi forse andartene?”
“Beh...speravo di andare al
college...”
“Capirai, fino a Port Angeles, non è dall’altra parte del mondo”
“Se mi
prendono lì...”
“Figuriamoci se non ti prendono,
sei praticamente un genio!”
“Non esagerare...ma non è solo
per il college, anche dopo...Ho sempre pensato di studiare letteratura, o
giornalismo, magari viaggiare per il mondo!”
Jacob
si sedette e mi guardò serio:
“Bella, tu puoi fare tutto quello
che vuoi nella tua vita, nessuno te lo impedisce. Certo, bisognerà pensare a
come fare per questa...situazione, ma non credo assolutamente che interferirà
più di tanto con i progetti che hai.” Wow! Jacob aveva davvero fiducia in me.
“Lo pensi sul serio? E il lupo
grigio che ci ha attaccati? Se
dovesse tornare? Se ce ne fossero altri in giro, altri come
noi?”
“In effetti
ci ho pensato non poco in questi giorni. Credo che sarà il caso di discuterne
nuovamente anche con Billy e il resto del consiglio.
Solo una cosa, per favore.”
“Cosa?”
mi sedetti anch’io accanto a lui.
“Se più avanti deciderai di
partire, ricordati sempre che io ti amo Bells, e che
hai il mio cuore, in custodia permanente, quindi trattalo bene.”
Stavo per mettermi a piangere;
quello sciocco mi aveva detto “Ti amo”, per la prima volta così direttamente, e
inaspettatamente.
“Che fai
ora? Piangi?” chiese stupito
“Brutto zuccone che non sei
altro! Cosa credi di fare?” gli urlai quasi
“Che intendi?” ora era confuso
dalla mia reazione
“Pensi forse che ti lascerei qui,
per andarmene a zonzo da sola? Se mai andrò da qualche
parte, ci andrò con te. Credi che potrei sopravvivere facilmente lontano da te?
Beh, non è così! Tu...Jacob...tu sei l’amore della
mia vita! Niente avrebbe senso, niente di quello che potrei fare, se non avessi
te accanto!”
Ormai non mi controllavo più, le
lacrime mi scendevano sulle guance e la mia voce tremava.
Era una reazione stupida, anche
perché avevo iniziato io il discorso, rivelandogli i miei dubbi sul futuro, avevo fatto tutto da sola.
Ma mentre ne parlavamo mi rendevo
contro che, per quanto ci tenessi a costruirmi una
vita, a proseguire gli studi, a trovare un lavoro che mi piacesse, tutto perdeva
valore al pensiero di separarmi da Jacob.
Lui non mi avrebbe mai e poi mai
chiesto di rinunciare ai miei progetti per restare a Forks,
ma io sapevo che l’avrei fatto senza esitazione, e
senza mai pentirmene.
Mi prese tra le mani il viso
bagnato di lacrime che sapevano di salsedine e mi baciò le guance per asciugarle,
poi passò alla bocca e fu ancora diverso, ancora nuovo, rispetto a tutti i baci
appassionati che ci eravamo dati fino ad allora.
Eravamo totalmente in sintonia, i
nostri cuori battevano come uno solo e i nostri respiri erano un unico respiro,
affannato dall’impazienza di quel momento.
Non fu una
decisione razionale, niente era più razionale ormai.
Ci stringevamo forte l’una
all’altro, per non perdere neanche un istante di quel contatto.
Per fortuna dov’eravamo nessuno poteva vederci, né sentirci.
E lì,
sulla nostra spiaggia segreta, scoprimmo un altro tipo di magia, una magia
conosciuta, anche se per noi due era nuova.
Sarah aveva già avvisato Charlie che sarei rimasta a mangiare da loro e aveva
invitato anche lui, così poi non sarei dovuta tornare a casa da sola, di notte.
Era una situazione comica, a dir
poco. Che mi sarebbe potuto succedere?
Oltretutto io e Jakeavevamo fatto una scoperta
allucinante: mentre camminavo scalzasulla sabbia, mi ero tagliata sotto il piede con unvetro. Per un attimo ero andata in panico
perché la sola vista del sangue mi faceva rivoltare lo stomaco. Neanche il tempo di sciacquare la ferita, che questa si era già
rimarginata completamente, lasciando solo una cicatrice rosa scuro. Guarigione
miracolosa istantanea!
Sommando questo al fatto che ero forte come un lottatore di sumo,
direi che non correvo alcun rischio concreto.
ComunqueCharlie, purtroppo per me, non sapeva nulla di tutto
ciò, perciò si preoccupava per la mia incolumità come aveva sempre fatto, forse
anche di più, visto il mio continuo andarivieni da
casa a La Push.
“Non immaginate cosa mi è
capitato oggi!” esordì una volta a tavola.
“CosaCharlie?” chiese Billy
“Per tutto il giorno un sacco di
gente, sia di qua che turisti, ci hanno telefonato per
avvisarci che stamattina presto hanno avvistato un grosso lupo, in prossimità
della statale, ai margini della foresta. E’ strano, di solito se ne stanno in
montagna, è difficile che scendano vicino alle strade e ai centri abitatati.”
Calò il gelo. Smettemmo tutti di
mangiare. Billy e Sarah ci lanciarono
uno sguardo severo e interrogativo ma non potevamo certo rispondergli. Charliepensò di averci spaventati così
proseguì dicendo:
“Non preoccupatevi comunque, domani manderò in giro i miei uomini a
controllare”.
Un brivido di terrore mi percorse
la schiena. Non per me, o per Jake. Non eravamo due
incoscienti come credevano i suoi genitori, ed io ero più che sicura di non
essermi mai avvicinata alla statale, la notte precedente.
Il mio pensiero andò al lupo
grigio. Forse era arrivato fin qui, forse ci cercava! Avrebbe
potuto fare del male a delle persone innocenti! Avrei dovuto spiegarlo anche
agli altri, ma in quel momento non potevo. Trovai la
forza di parlare:
“Papà, per caso qualcuno di
quelli che ha visto il lupo ti ha detto di che colore
fosse?”
Jake mi
guardò e gli si accese una lampadina, aveva capito
dove volevo andare a parare.
“Non so Bells,
fammi pensare...mi pare che una donna abbia detto che gli sembrava grigio, ma
sai, era in mezzo agli alberi, non l’ha visto bene. Ma che importanza può avere?”
“Ehm, così per curiosità” domanda
stupida ma necessaria. Non sapevo se esserne sollevata o preoccupata
“Per fortuna non ha fatto del
male a nessuno. Speriamo che sia uno solo e non abbia un branco...”
Questo era uno dei nostri crucci.
Certo se fossero stati più di due ci avrebbero creato
non pochi problemi. Non ci restava che pregare che fosse un lupo, anzi un
licantropo solitario, e che come noi non avesse
cattive intenzioni.
Dopo mangiato io e Jakeuscimmo in giardino per
parlare da soli, mentre Charlie guardava la tv con Billy.
“Jake
sono molto preoccupata per questa faccenda.”
“E di
cosa ti preoccupi?”
“Come di cosa? Non capisci?
Quel...lupo, potrebbe fare del male a degli innocenti! Tra l’altro non sappiamo
quando e dove potrebbe farsi vivo!”
“Senti, tanto per cominciare, se
stesse cercando noi, non saprebbe dove trovarci, almeno finché siamo umani”
“Jacob,
non so se te ne sei accorto, ma il nostro odore, anche da umani è molto
riconoscibile, e se ha la metà del fiuto che abbiamo noi ci metterà poco a
capire dove siamo.”
“Accidenti, se almeno sapessimo
chi è...quando è in forma umana...”
Fino a quel momento non avevo mai
pensato al lupo grigio come a una persona, ma come a
un’entità; che stupida, era ovvio che avesse un’identità umana.
Ma chi
poteva essere? Poi, come un fulmine a ciel sereno,
vidi la soluzione a questo rebus. Impallidii, se possibile
ancore di più, e iniziai a tremare.
Probabilmente la mia espressione
allucinata spaventò Jacob.
“Bella! Bella
che hai?”
“Io...io, credo...di aver
capito...”
“Cosa?”
“Chi è il lupo grigio...”
“Davvero???”
“Dobbiamo andare dal vecchio Quil, subito!”
“Ma che
stai dicendo? E’ tardissimo, e tra poco tuo padre ti porterà a casa. E poi mi vuoi dire a chi diavolo ti riferisci?”
Mi alzai di scatto:
“Jake,
fidati di me, adesso io e Charlie andiamo a casa. Ma tornerò più tardi. Ci troveremo a casa
del vecchio Quila mezzanotte, dobbiamo parlargli! Chiamalo, avvisalo che andremo
da lui. Non appena Charlie si sarà addormentato uscirò
per raggiungerti.”
“EBilly e Sarah? Che gli dico? Non
pensi che abbiano diritto di sapere.”
“No, li metteremmo inutilmente in
pericolo, saranno più al sicuro se resteranno qui.”
Stavo per correre in casa a
chiamare Charlie, ma Jacob
mi prese per una mano e mi avvicinò a lui.
“Bells,
fermati un secondo”
“Che c’è ora?” ero talmente
immersa nei miei progetti che per un attimo non avevo
pensato ad altro. Jacob puntò i suoi occhi profondi
come la notte nei miei e avvicinandosi mi sussurrò:
“Prima che tu te ne vada come una
furia, vorrei ricordarti una cosa”
Detto questo mi strinse forte e mi baciò con passione. Io mi
sciolsi completamente e rividi tutte le immagini e ricordai tutte le sensazioni
della giornata appena trascorsa. Mi sentivo in paradiso, come adagiata su una
nuvoletta galleggiante nel cielo, più leggera dell’aria, tanto felice da poter
scoppiare.
Per mia fortuna Charlie era con la macchina della polizia, così non fui
costretta a stare da sola con lui per tutta la strada
Per mia fortuna Charlieera con la macchina della
polizia, così non fui costretta a stare da sola con lui per tutta la
strada fino a casa. Non sapevo se sarei riuscita a rimanere impassibile, avrebbe sicuramente capito che avevo qualcosa che non
andava.
Quando scesi dal pic-up e mi avviai verso la porta d’ingresso
rimasi bloccata come una statua. Sembrava tutto in ordine, ma percepii
nell’aria l’odore della legna bruciata, e in quella stagione nessuno teneva il
camino acceso. Iniziai a tremare pericolosamente.
“Bella stai bene?”
“Sì, sì papà”
“Stai tremando,
hai freddo per caso?”
Non potevo permettere che si
avvicinasse, avrebbe sentito che ero bollente. Inoltre dovevo controllarmi, o mi sarei trasformata lì,
davanti a lui.
“No! Ho dimenticato una cosa in
macchina. Arrivo subito.” Mi voltai e lui entrò in
casa.
Ormai non avevo
più dubbi, tutto quadrava. Era una follia, ma non poteva che esserecosì.
Cercai di respirare profondamente
per rilassarmi e annusando l’aria notai che l’odore era più forte vicino alla
siepe.
Mi aveva spiata, o meglio ci
aveva provato, ma in casa non c’era nessuno evidentemente…e fortunatamente!
Appena il tremore si placò entrai
anch’io.
“Sono proprio stanco – disse Charlie - credo che mi farò una doccia e andrò a letto.”
Gli feci un sorriso stiracchiato
e ringraziai la mia buona stella. Prima avrebbe dormito e prima avrei potuto
raggiungere Jacob e aggiornarlo sugli ultimi
sviluppi.
QuandoCharlie ebbe finito andai anche io a darmi una lavata.
Avevo ancora la salsedine nei
capelli. Mentre mi sciacquavo con l’acqua tiepida
ripensai ancora al pomeriggio appena passato e di nuovo un brivido mi percorse
la schiena.
In tutto il casino che stava
succedendo, la cosa che occupava maggiormente i miei pensieri era che io e Jacobavevamo fatto l’amore.
Chissà quante ragazze della mia
età avrebbero pagato per avere una prima volta così perfetta...Il cuore mi era quasi scoppiato nel petto. Come faceva a
contenere tutto quell’amore?
Forse da quando batteva come
quello di un lupo, era più forte...Chi lo sa...?!
Ancora persa nelle mie fantasie
mi asciugai e mi infilai un paio di pantaloncini e una
t-shirt, tanto me li sarei tolti quasi subito.
Mi assicurai che Charlie fosse nel mondo dei sogni e sgattaiolai fuori di
casa.
Non appena mi trasformai fui in
contatto con Jacob.
“Bells!Eccoti finalmente!” sembrava
felice di sentirmi
“Era tanto che mi aspettavi?”
“Certo che sono felice di sentirti! E no, non aspettavo da molto.”
“Ok, ora ti aggiorno sulle novità”
Gli spiegai tutti i miei
sospetti, che si erano fatti certezze dopo aver sentito l’odore fuori da casa. Jake aveva
telefonato al vecchio Quil per dirgli che stavamo
andando da lui, cercando di non farsi beccare da Billy
e Sarah.
“Avevo ragione a non fidarmi di quel tizio, quel Daniel! Maledizione!”
“Come potevamo immaginarlo Jake? Già è assurdo
che ci siano due licantropi in giro da queste parti, figuriamoci un terzo!”
In breve ci ricongiungemmo, in
prossimità della casa del vecchio Ateara e tornammo
umani, per poter parlare con lui senza problemi.
“Lo sai Bells,
se fossimo da soli potresti anche evitare di rivestirti” disse Jacob sorridendomi maliziosamente “Credi che non sappia a cosa stavi pensando mentre venivi qui?”
La mia faccia avvampò di colpo.
“Non hai idea di quanto mi costi,
ma temo proprio che dovremo riprendere il discorso in un altro momento” ammisi,
nonostante l’imbarazzo.
“Peccato...” sorrise
sconsolato “Andiamo su.”
Il vecchio Quil
ci aspettava con impazienza: “Entrate entrate
ragazzi! Bella cara, raccontami tutto”
“Una domanda prima: secondo lei è
possibile che Jacob non sia l’unico erede di Kiowa Lupo Rosso?”
“Jacob
è l’unico figlio maschio di Billy, dubito che le sue
sorelle...”
“Non è a loro che mi riferisco.
Voi siete parenti, giusto? Il nonno di Sarah era un Ateara.
Anche la vostra famiglia è di discendenza nobile come i Black.”
“Stai pensando a mio nipote Quil?”
“No, sto pensando a Daniel Ateara, il ragazzo di New York. Sono sicura al 99% che il
lupo grigio che abbiamo incontrato in montagna e che è stato avvistato questa
mattina da queste parti, sia proprio lui.”
“E come fai a
esserne così certa?”
“Bella ha riconosciuto l’odore di
questo Daniel, stasera fuori da casa sua. Pensa che si
fosse appostato per spiarla.” Rispose Jacob per me, io annuii.
“Così come io ho riconosciuto il
suo odore, probabilmente anche lui ha fatto lo stesso, quando ci siamo visti a
scuola, dopo l’incontro in montagna.”
“Quello che non mi spiego è cosa voglia da noi. Insomma, è così crudele da
desiderare di attaccare delle persone innocenti e volersi vendicare di me e
Bella perché non gli abbiamo lasciato sbranare mia madre?” Jacobtremava mentre ripensava a quella scena, e anche me
venne un senso di fastidio, per il rischio corso.
“E se invece non avesse mai
voluto fare del male a Sarah?” disse il vecchio “Se il suo scopo fosse sempre stato un altro?”
“E
quale?” chiesi. Per tutta risposta mi guardò con espressione preoccupata.
“Bella? – urlo Jacob improvvisamente più furibondo che mai – Vuoi forse
dire che quel verme vuole Bella?”
“Se anche lui è l’erede di Kiowa come te, e a questo punto non vedo altre opzioni, è possibile che stia cercando Nayeli,
ovvero la nostra Bella.”
“Jake,
calmati!”cercai di tranquillizzarlo, ma il suo tremore stava aumentando.
In quel momento sia io che lui sentimmo un ringhio provenire da fuori.
Ci guardammo negli occhi, entrambi
fiammeggianti, Jakesi immobilizzò
ed ebbe solo la forza di dirci. “Restate dentro!” prima di schizzare come un
fulmine fuori dalla casa.
“Ma cosa
crede di fare quel pazzo da solo?!” urlai fiondandomi
anch’io fuori.
Mi ritrovai davanti due enormi
lupi, uno rossiccio, il mio Jake, e quello grigio,
probabilmente Daniel. Si puntavano, ringhiando a denti scoperti, girando
lentamente in tondo, pronti a scattare.
Non potevo starmene lì impalata
come una fessa, dovevo fare qualcosa. Non ebbi il
tempo di spogliarmi purtroppo, l’idea che Jacobfosse in pericolo mi fece esplodere come un petardo!
Almeno adesso potevo sapere cosa
pensavano.
“Non ti azzardare ad avvicinarti a lei, vigliacco che non sei altro!”
ruggì Jacob
“Noi siamo predestinati a stare insieme, tu sei di troppo!” rispose
il lupo Daniel.
Ok, il
vecchio c’aveva preso, a quanto pare ero argomento di
discussione.
“Bells, ti avevo detto di rimanere dentro!”
“E secondo te avrei potuto darti retta e
lasciarti combattere da solo?”
“Isabella Swan, quindi avevi capito chi ero”
“Sta’ zitto! Non osare rivolgerle ancora la parola!”
“Il nostro destino è stare insieme – ripeté Daniel quasi meccanicamente – come Kiowa e Nayeli e i loro discendenti prima di noi. Se questo non ti
va bene combatteremo, e vedremo chi dei due sarà degno di stare con lei.”
“Adesso mi hai proprio stufato bastardo che non sei altro!”
In un lampo Jacob
gli si scagliò contro, ma l’altro lupo non fu da meno.
Non sapevo se essere più
spaventata che si facessero del male o innervosita per essere considerata
oggetto di contesa. Nell’indecisione mi buttai in mezzo alla rissa. Jake rimase talmente spiazzato che si fermò:
“Bells, vuoi farti ammazzare?”
Daniel invece nella confusione
stava ancora attaccando, così gli tirai una zampata tale da ribaltarlo e
sbatterlo contro il tronco di un grosso albero a pochi metri da lì.
“Non ti azzardare MAI PIU’ ad attaccare il
MIO Jacob, o la prossima volta ti stacco la testa a
morsi!” ringhiai con tutta la cattiveria di cui ero capace, il pelo ritto
sulla schiena.
Il MIO Jacob
mi fu subito accanto.
“Ehm, Bells, credo che abbia capito, l’hai tramortito.”
“Stai bene?” gli chiesi
“Io sì, ma credo che l’amico abbia preso una bella botta. Sei una forza
della natura!”era incredulo, e un po’ anch’io devo
dire.
“Non potevo neanche pensare di vederti ferito, sarei impazzita”
“Per me vale lo stesso, lo sai, per quello ti avevo detto di rimanere
dentro, ma ora sono contento che tu sia qui, forse quello capirà che ci vuole
ben altro per dividerci” disse indicando col muso Daniel, ancora mezzo
stordito dalla botta.
Fortunatamente pareva che Daniel
si fosse calmato e fosse disposto al dialogo.
“Dunque Isabella Swan,
vuoi opporti al destino. Non c’è modo di convincerti a cambiare idea?”
“Non credo proprio, anzi: Jacob Black è il
degno erede di Kiowa Lupo Rosso, e il mio destino non
può essere con nessun’altro
che con lui”.
“E va bene, potrei dirti che te ne pentirai, ma ho come l’impressione
che non mi daresti retta comunque”
“Impressione esatta. E per piacere smetti una
buona volta di chiamarmi per nome e cognome!”
Jacob,
accanto a me, fece una risata lupesca, poi mi accarezzò
con la testa.
In quel momento sentimmo dei
passi affrettati provenire dal sentiero.
Erano Billy
e Sarah, trafelati e preoccupatissimi. Probabilmente
si erano accorti che Jacob non era nel suo letto.
“O forse nonno Quil
li ha chiamati per telefono. Dormivano come sassi quando sono uscito.”
Per fortuna non erano arrivati
nel bel mezzo della rissa!
“Accidenti…Jake, temo che nella confusione
del momento abbiamo distrutto i nostri vestiti!”
Pensai che anche Daniel avesse lo
stesso problema, invece quando mi voltai vidi che era sparito, salvo riapparire
poco dopo in pantaloncini.
“Furbo l’amico!”
“Jake, onestamente, i vestiti erano l’ultimo
dei miei pensieri poco fa.”
Invece, per nostra fortuna, Sarah
era stata avvisata della nostra improvvisa necessità di trasformarci, così
aveva provveduto a portarci un cambio. Non so proprio
come avrei fatto senza le sue premure.
“Voi due siete nei guai, grossi
guai!” tuonò Billy.
Aveva del fegato a sgridare due
lupi alti come cavalli, anche se eravamo pur sempre due adolescenti un po’
ribelli.
Nonno Quil
invitò il nostro ospite ad entrare in casa, e noi lo seguimmo poco dopo aver
ripreso il nostro aspetto.
Billy
era furibondo per non essere stato messo al corrente
dei nostri piani per la nottata.
“Non sapevate nemmeno a cosa
andavate in contro! Siete stati sfacciatamente fortunati!” ma un po’ era anche
sollevato perché tutto sommato stavamo bene.
Sarah ci abbracciò come solo una
mamma sa fare, anche se Jacob
era un tale colosso che ci sovrastava entrambe:
“Piccoli miei! Non immaginate
quanto mi avete fatta stare in pena!”
Chiacchierammo per un bel po’,
spiegandole tutto, delle mie intuizioni e delle tracce di odore
fuori da casa, mentre Daniel era seduto con Billy e
il vecchio Quil, a raccontare loro la sua storia.
Ero curiosa anch’io di
conoscerla, ma Sarah interruppe i miei pensieri:
“Bella cara, forse è il caso che
tu torni a casa ora, credo che stia per spuntare il sole…Ti accompagnerei ma
siamo tutti qui a piedi”
“Oddio, se Charlie non mi trova
gli verrà un colpo!”
Ovviamente ero stravolta. Avevo
delle occhiaie spaventose e crollavo di sonno.
“Bells,
non hai dormito stanotte?”
“Non molto in realtà”
“Beh, io vado, ci vediamo più
tardi.”
A scuola, ebbi una grande sorpresa: c’era anche Daniel! Fresco come una rosa,
tra l’altro. Che nervi!
“Buongiorno Isabe....Bella!”
“Ehi, ciao. Non mi aspettavo di
incontrarti stamattina.” Ero ancora un po’ diffidente
nei suoi confronti. Dopotutto voleva separarmi di Jake, forse non avrei dovuto dargli confidenza.
“Non ti preoccupare, non intendo
più intromettermi tra te e Jacob. Ho parlato a lungo
con nonno Quil stanotte, e mi sono chiarito un po’ di
cose.” Mi fece quasi tenerezza come chiamò il vecchio Quil, soprattutto perché di solito parlava in maniera così
formale e distaccata...
“Avrei anch’io un mucchio di
domande da farti, sai.”
“Davvero? Beh, fammele pure.”
“Mi chiedevo come fossi venuto a conoscenza della leggenda di Kiowa
Lupo Rosso e Nayeli la principessa lupo, se neanche
conoscevi i tuoi parenti Quileute.”
“E’ semplice, esattamente come te
e Jacob. Mi sono trasformato. Anche se erano molti
anni che non avevamo contatti con la famiglia Ateara,
mio padre era sempre stato affascinato dalle leggende Quileute
che gli raccontava nonno Hermes, perciò sapeva cosa mi
stava capitando.”
“E come
facevi a sapere che io vivevo qui?”
“Non lo sapevo, inizialmente.
Questo è stato davvero un insieme di coincidenze straordinarie. Ci siamo
trasferiti a Forks la settimana scorsa, dopo la
trasformazione, perché mio padre avrebbe voluto contattare
nonno Quil, per farsi aiutare con me. Mi ha portato
in campeggio, per tenermi al sicuro per un po’, ma gli sono scappato sotto il
naso. E' stato allora che ho incontrato te e Sarah Black. Non volevo
aggredirvi, ma ero disorientato. Quando ho visto arrivare anche Jacob sono scappato.”
“Quindi è stato in
quel momento che ti sei accorto che ero Nayeli?”
“Come ti ho detto ero confuso, non sapevo bene cosa mi stava accadendo. Ma quella notte, dopo essere tornato in me, feci un sogno
rivelatore. Sognai te, Bella, e il bellissimo lupo bianco che sei. Non ebbi più dubbi sulla tua identità. Per me è stato
un colpo vederti qui a scuola, ieri. Non volevo spaventarti,
così ho cercato un approccio...normale”
“Certo, normale...però poi sei
venuto sotto casa mia, per spiarmi, mentre io e mio padre non c’eravamo” ancora
mi seccava questa cosa.
“Volevo parlarti, ma non eri in
casa. Così ho seguito le tue tracce e il tuo odore nel bosco. C’ho messo più del dovuto perché ad un certo punto si
dividevano, verso casa Black e verso la casa di nonno Quil,
e infatti tu mi hai preceduta.”
“Ma mi spieghi che razza di
pretese avevi?”
“Te l’ho detto, il sogno mi aveva rivelato che eravamo destinati a stare insieme, come i
nostri antenati. Non riuscivo a cancellare dalla mia mente
l’idea di noi due insieme. Solo che non avevo messo in conto un piccolo
dettaglio.”
“Jacob.”
chiamalo piccolo!
“Esattamente. E
non solo lui ti ama, ma ora so che anche tu lo ricambi. Picchi duro, a
proposito! – risposi con una risatina imbarazzata - Chissà, se fossi arrivato
per primo...”
“Senza offesa
Daniel, dubito che sarebbe cambiato qualcosa. Il mio cuore ha iniziato a
battere per lui, molto prima della trasformazione. Lo avrei amato comunque, anche senza strane leggende Quileute
di mezzo.”
“E va
bene. Amici?” chiese timoroso
“Amici.” sorrisi
e allungai la mano per stringergliela.
Sembrava più rilassato del giorno prima, in fondo era un bravo ragazzo, doveva solo
imparare a essere un po’ più naturale, ma qualcosa mi diceva ci sarebbe
riuscito presto.
Quando
tornai da scuola salii in camera, mi tolsi le scarpe e mi buttai sul letto.
Avevo troppe ore di sonno da
recuperare. Dormii come un sasso e riaprii gli occhi di soprassalto verso le
sette di sera, svegliata dal suono del telefono.
Corsi di sotto a rispondere:
“PRONTO!” urlai nella cornetta
“Bells?
Stai bene?”
“Si...scusa,
ero di sopra, in camera.”
“Non dirmi che stavi dormendo?!”
“Ehm...no?!”
“Ah ahah! Scusa, non volevo svegliarti. Ho fatto bene a non
chiamarti prima, anche se non avrei potuto comunque. Billy mi ha messo ai lavori forzati, in castigo, che pizza!”
“Mi dispiace Jake!
Dovrei essere lì con te, meriterei anch’io un castigo”
“Scherzi? Se ci fossi qui tu sarebbe una pacchia! E ho come l’impressione che questo Billy lo sappia bene! Goditi la
libertà tu che puoi! Torna a dormire.”
“Non importa ormai, avrei dovuto comunque alzarmi per preparare la cena per Charlie, sarà qui a momenti. Ah, Jake...”
“Si?”
“Ti amo!” gli dissi in un
sussurro, sorridendo felice
“Anche io ti amo, più di quanto
immagini. A domani piccola. Risposati.”
Al mio arrivo a Forks mi ero sentita triste, oppressa e molto sola
Al mio arrivo a Forks mi ero sentita triste, oppressa e molto sola.
Stare con Charlie
mi andava bene, ma mi mancava mia madre, mi mancava il sole ogni giorno
dell’anno, mi mancava una scuola abbastanza grande da non essere oggetto di attenzione da parte di tutti, in quanto nuova arrivata.
Insomma mi sentivo come un pesce
rosso in una boccia di vetro, in vetrina, senza una misera alga finta dietro la quale potermi nascondere e stare un po’ in
pace.
Poi avevo conosciuto Jacob Black, e tutto era cambiato, colorandosi
improvvisamente.
Lui aveva dato un senso ai miei giorni...e alle mie notti, riempiendoli di
allegria, di avventura, di amore, più di quanto avessi mai osato sperare. Non
ricordavo un solo istante, da quando ci eravamo
stretti la mano la prima volta, che il mio cuore non avesse battuto per lui.
Ecco perché, anche se Port Angeles era solo a un ora di
macchina, il mio pensiero costante era che lui sarebbe rimasto ancora un anno
intero a La Push e io l’avrei visto solo nei weekend e nelle vacanze.
Non era poco in
fondo, ma per me, abituata a non separarmi mai da lui, era un bel
cambiamento.
Ero stata ammessa al Peninsula College e avrei diviso
la mia camera al campus con un’altra ragazza. L’idea non mi sorrideva molto, ma
sapevo che se avessi fatto la pendolare ogni giorno da Forks,
avrei finito per passare tutto il tempo rimanente con Jacob e non avrei combinato un bel niente.
Ci eravamo
promessi che niente avrebbe dovuto interferire con i nostri progetti per il
futuro, sia che fossero finire il liceo e andare al college, o aprire
un’officina meccanica.
Alla fine Jake
aveva terminato la sua Volswagen ed era uno
spettacolo! Una volta diplomato mi avrebbe raggiunta e
avrebbe seguito un corso di economia aziendale, così da poter aprire un giorno
una sua officina, magari in una grande città, e probabilmenteinsieme al suo amico Embry.
In quanto
a competenze meccaniche non li batteva nessuno.
Il giorno del mio diploma salutammo
Daniel, che partiva per tornare a New York, alla sua vecchia vita, anche se
ormai una parte di lui era cambiata per sempre.
“Torna a trovarci qualche volta,
mi raccomando!” gli disse Sarah abbracciandolo.
“Anche
no...” sussurròJacob così
piano che fui la sola a sentirlo. Gli pestai un piede.
“E’ stato bello conoscervi,
tutti, compreso te, Jacob Black.”ovviamente anche lui lo aveva sentito, ma era stato
gentile a non farglielo notare.
Nel frattempo Charlie
era contento di averci finalmente tranquillizzati con l’annuncio che non si erano più visti lupi in zona.
Io e Jacobstavamo bene attenti a girare solo di notte,
possibilmente in zone isolate, in modo da non rischiare mai di essere visti da
qualche cacciatore dal grilletto facile.
Ora che eravamo totalmente
padroni di noi stessi, e che conoscevamo bene la nostra forza e i nostri
limiti, Billy e Sarah avevano imparato a fidarsi di
noi, così ci lasciarono andare in vacanza da soli quell’estate.
Charlie
non era molto entusiasta che me ne andassi in giro da
sola con Jacob, per un mese intero, ma gli avevo
fatto notare che da settembre sarei stata via da casa cinque giorni alla
settimana, perciò non insistette troppo.
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“Che
razza di nome è La Burrita? Mi viene fame solo a
nominarlo!” mi chieseJacob
quando arrivammo in Messico.
Chiamarla cittadina era un eufemismo, in confronto Forks era
una metropoli. Ma la spiaggia era immensa e poco
popolata, e c’era un bellissimo albergo sul mare, con piscina e tutti i
comfort.
“Non dirmi che hai ancora fame?!
Ci siamo fermati poco fa a quel chiosco di tacos e te
ne sei spazzolati otto!!!”
“Bella, tu sei l’ultima che
dovrebbe parlare, per tutto il viaggio non facevi che
borbottare <enchilada
messicana...>> Hai un bel coraggio a dare a me della fogna! Fai
concorrenza a Quil.”
“Povero Quil...se
penso che passerà l’estate a sgobbare come un mulo, mentre noi siamo qui a
spassarcela, mi sento in colpa.”
“Sì, sei davvero crudele ad
averlo lasciato a casa! Comunque sgobbare mi sembra un
termine un po’ eccessivo, e poi non ti devi preoccupare per lui, vedrai che
fare il commesso nel negozio di articoli sportivi dei Newton gli piacerà, con
tutte le ragazze che passano di lì...”
L’appetito era una conseguenza
naturale della nostra nuova essenza, quando si dice
“fame da lupi”. Inoltre di giorno facevamo delle lunghissime nuotate in mare,
attirando l’attenzione dei pochi altri bagnanti, che a mala pena sopportavano di bagnare i piedi, visto quant’era
freddo l’oceano.
Per fortuna adoravamo la cucina
messicana e a cena facevamo sempre il bis. I camerieri ci guardavano con l’aria
di chi ha paura di trovare di colpo il frigorifero
svuotato.
“Non gli spiegherò di certo come
facciamo a mantenere un fisico così perfetto nonostante le quantità di cibo che
ingurgitiamo!” disse Jacob una sera mentre eravamo
sulla terrazza della nostra camera.
Il cielo mi ricordava molto
quello di La Push, con la luna piena che illuminava
tutto, riflettendosi sul mare, e le stelle che sembravano brillare solo per
noi.
“Potresti spiegarlo a me però”
gli bisbigliai nell’orecchio.
Non se lo fece ripetere due volte. Mi prese in braccio come fossi una bambina e ci rifugiammo nel nostro nido d’amore
messicano, cullati dal rumore delle onde, godendoci questi splendidi momenti
tutti per noi.