Bonne nuit

di Alchimista di Neve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il piacere dell'attesa ***
Capitolo 2: *** Tragitto piacevole ***
Capitolo 3: *** Musica e dessert ***



Capitolo 1
*** Il piacere dell'attesa ***


Riza era nervosa. Non era una novità per lei essere tesa come una corda di violino, ma questa volta era diverso: si sentiva disorientata, tremendamente fuori posto, e pensare che non aveva ancora varcato l’uscio di casa. Se ne stava seduta sul letto, con indosso un lungo abito nero a collo alto che le lasciava scoperte solo le braccia; in mano reggeva un paio di scarpe nere a tacco alto, e i capelli ancora umidi le ricadevano sulle spalle. Era avanti con i preparativi, poteva concedersi qualche minuto per pensare. Hayate dormiva nel suo lettino in un angolo dell’appartamento, gli unici rumori che le giungevano erano quelli del traffico serale di Central City.
Doveva uscire. Doveva uscire e non se la sentiva, le cicatrici sulla sua schiena e sul suo collo sembravano essere scoperte e ben visibili nonostante l’abito la coprisse esattamente nei punti più critici del suo corpo. Non se n’era mai curata, ma quella sera si sentiva diversa dal solito. Roy… il Colonnello sarebbe passato a prenderla di lì a poco, e sarebbero andati al ristorante insieme, per la prima volta in veste non ufficiale. Lui si era raccomandato che si vestisse elegantemente, e come se fosse stato un ordine lei aveva obbedito: ora che ci pensava era stata veramente una sciocca a prendere sul serio quel dongiovanni del Colonnello. Si schiaffò leggermente una mano sulla fronte, ridendo mentalmente di se stessa.
 
- Tenente, io e te dobbiamo uscire. –
- Signore? –
- Ho voglia di filet mignon e champagne. Ho recuperato la vista, non posso rischiare di perdere anche il gusto! –
- Provvedo a inserirlo in agenda… -
- No, no, niente agenda, Riza. –
Nel momento in cui l’aveva chiamata col suo nome di battesimo, il cuore le era rimbalzato in gola per poi risprofondare nello stomaco. Le aveva sfiorato la mano quando lei aveva fatto per prendere il diario degli appuntamenti, gliel’aveva stretta delicatamente e le aveva chiesto di uscire, non come colonnello e tenente, bensì come Roy e Riza.
 
Riza si stava distrattamente carezzando le mani dove ricordava di aver sentito il contatto del colonnello qualche giorno prima. Sentì un rintocco d’orologio: erano le sette e mezza, mancava mezz’ora all’appuntamento. Si alzò e andò a finire di prepararsi: volente o nolente ora era in ballo.
 
---
 
Roy era sotto casa di Riza dalle sette. La aspettava in macchina a motore spento, tamburellando le dita sul volante nell’impazienza di vederla. Sapeva che sarebbe arrivata puntuale come sempre, ma l’attesa era estenuante: voleva vedere il suo viso, sentire il suo profumo, ascoltare la sua voce. Più di ogni altra cosa, voleva passare con lei una serata da persone normali, fingendo di non avere sulla coscienza la sporcizia che purtroppo dovevano caricarsi ogni giorno e ogni notte.
Si ingobbì per appoggiarsi al volante ed emise un sospiro. Di donne quella macchina ne aveva caricate molte ma, nonostante le voci che giravano su di lui, poche erano state quelle che avevano raggiunto anche il suo letto. Magari Riza… no, no! Era il loro primo appuntamento, come poteva pensare di sedurla? Non che lui non lo desiderasse, anzi, ma affrettare così le cose in nome di un istinto non gli sembrava né appropriato né rispettoso nei confronti di lei. Sogghignò: in ogni caso, che speranze poteva avere con quel portento di donna che era la tenente? Se l’aveva invitata a uscire era solo per soddisfare un proprio capriccio, illudersi di poterla vedere al di fuori dell’ambiente militare, sognare di poter passare del tempo con lei senza che si dovessero guardare le spalle. Non che lui fosse tanto capace, ma lei, l’Occhio del Falco, vegliava costantemente su di lui.
 
- Metti qualcosa di elegante, d’accordo? –
- E lei si copra bene. Le previsioni mettono cielo coperto e temperature basse per venerdì sera. –
- Agli ordini! –
Mentre lei usciva dall’ufficio, lui la seguì con lo sguardo, non volendo perdersi nemmeno un frammento della sua immagine: pacata e al contempo intimidatoria, un’austerità raccolta come i suoi capelli. Poteva ancora sentire l’odore della polvere da sparo della sua pistola.
 
Si ritrovò presto un sorriso ebete in volto al pensiero di Riza, se qualcuno fosse passato di lì e l’avesse visto avrebbe quasi sicuramente chiamato la polizia. Roy tornò ad appoggiarsi contro lo schienale, sollevò il polsino della manica sinistra, avendo lasciato a casa il suo orologio da taschino, e guardò l’ora: le sette e mezza. Si ravviò i capelli, appoggiò le mani sul volante, e attese.







Angolo autrice: vi lascio qui una Royai piccina picciò. Dovrei studiare, ma le idee corrono e non le posso fermare; questa mi assillava da un po' di tempo, seguiranno altri due capitoli, se non uno solo.

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Capitolo 2
*** Tragitto piacevole ***


- È da molto che aspetta, Colonnello? –
Riza era scesa in strada quando mancavano tre minuti alle otto. Roy per qualche istante rimase stordito dall’eleganza che la donna esibì unitamente alla sobrietà che la contraddistingueva: si concesse un istante per rimirarla nel suo abito nero, che le disegnava il profilo sinuoso ed esaltava il biondo chiaro dei suoi capelli, e notò che ai lobi indossava due orecchini lunghi con frange di brillanti. Le sue spalle erano avvolte in un bolerino abbinato al vestito, e in mano stringeva una pochette nera.
- N-no, sono appena arrivato. – mentì il colonnello faticando a guardarla negli occhi, tanto preso com’era dalla sua bellezza a tutto tondo. Le aprì la portiera per farla accomodare al posto del passeggero, e dopo che lei ebbe tirato dentro l’ultimo lembo la richiuse, prima di fare il giro dietro l’auto tirando un forte sospiro: sarebbe stata un’impresa ardua resistere alla tentazione.
 
Riza era salita altre volte in macchina con il colonnello, il più delle volte temendo per la propria incolumità considerate le doti automobilistiche del suddetto; in quell’occasione, invece, si sentiva a disagio per altri motivi, vuoi perché non aveva la sua pistola d’ordinanza, vuoi perché la vicinanza col colonello le sembrava più una questione emotiva che di spazio.
- Allora, - Roy ritrovò la propria spavalderia – Visto che stasera siamo in libera uscita, lasciamo perdere cose come “sissignore”, “tenente”, “colonnello” e simili, d’accordo? –
Riza accennò un ghigno dal lato del finestrino, in modo che lui non lo notasse: - Sissignore. –
Lui sbuffò divertito e scosse la testa.
- La sto prendendo in giro, Roy. Non sono così seriosa, dovrebbe saperlo. –
Lui alzò un dito per riprenderla: - E… diamoci del tu. –
Lo osservò, lui incrociò brevemente il suo sguardo per riportare l’attenzione alla strada, poi con un sorriso sereno lei rispose: - Come vuoi. –
 
Roy poteva sentire il fumo uscirgli dalle orecchie, travolto dalle emozioni che il sorriso di Riza gli provocava: sul lavoro, e in generale negli ultimi anni, era raro vederla sorridere in modo così genuino e sincero. Se non avesse dovuto concentrarsi sulla guida, sarebbe rimasto a guardarla per ore.
- Allora, hai sentito gli Elric in questi giorni? – rompere il ghiaccio con un po’ di pettegolezzi gli sembrò una buona idea.
- Non i due fratelli, ma Winry mi ha telefonato giusto ieri. – rispose Riza guardando fuori dal finestrino – Alphonse si sta riprendendo bene. –
- Quei ragazzi sono veramente d’acciaio… - commentò Roy, con sommessa ammirazione. Pensò per un momento a Edward e Alphonse Elric, a come nel tempo aveva imparato a vederli come figli, poi volò con la mente all’idea di una famiglia, a quello che un uomo della sua età avrebbe dovuto iniziare a crearsi già da tempo: in quell’idea vedeva chiaramente gli occhi di Riza. Si riscosse dal flusso dei pensieri che rischiava di sopraffarlo: cha fervida immaginazione si ritrovava!
- Già. – Riza sorrise a un ricordo distante che sembrava fluttuare fuori dal finestrino – Dovremmo andare a trovarli, uno di questi giorni. –
Lasciarono che il silenzio si sedimentasse nell’abitacolo come la sabbia in una clessidra. Erano talmente abituati a dare e prendere ordini che si erano dimenticati come rapportarsi tra loro come persone comuni, sebbene con i rispettivi conoscenti non avessero queste difficoltà.
Roy interruppe di nuovo la stasi che si era creata tra di loro: - Hai ricevuto missive di ricollocamento o di promozione, ultimamente? –
- No, sono ancora tenente con la carica di assistente personale del Comandante Supremo. Tu? –
- In via ufficiosa Grumman mi ha accennato a una promozione a brigadiere generale. – un sorriso mesto gli si dipinse sulle labbra, non a caso.
- Congratulazioni. – Riza fu cauta nel pronunciare quella parola, come se stesse camminando su un campo minato, ma a Roy suonò semplicemente dolce e premurosa.
- L’importante è che non mi tenga troppo a lungo lontano dalla mia tenente. –
Non ne fu sicuro, ma gli parve di vederla arrossire lievemente.
 
Quando arrivarono al ristorante e Riza fece per aprire la portiera, Roy la interruppe a metà del gesto, riservandosi la galanteria di occuparsene lui. Lei scese e dopo che lui ebbe richiuso lo sportello lo prese sottobraccio; quel semplice atto le fece avvampare le guance: le sembrava di volare, e si scoprì restia a tornare coi piedi per terra. Quando si recarono a reclamare la propria prenotazione, il concierge li fece accomodare a un tavolo circolare nell’area non fumatori, in un angolo lontano dal resto della clientela. Ancora una volta Roy si comportò da gentiluomo e le spostò la sedia per farla sedere.
- Cosa vi porto da bere, signori? –
- La migliore annata di prosecco, e... – Roy si girò verso Riza, portandosi più sotto con la sedia - Acqua naturale o frizzante? –
- Naturale, per favore. –
Il cameriere si allontanò, lasciando i due da soli a studiare il menù. Riza doveva ammettere almeno a se stessa di non avere una gran fame, lo stomaco le si era contratto per il nervoso e guardare l’elenco delle portate non faceva che darle la nausea.
- C’è talmente tanta scelta che penso ti lascerò decidere anche per me. – con quella frase si sbarazzò della responsabilità di scegliere il proprio piatto. Non era schizzinosa, qualsiasi cosa sarebbe andata bene.
- Ah, allora dovrò scegliere bene! – commentò Roy con un sorriso, che Riza ricambiò. Pur tenendo sollevato il menù contro lo spigolo del tavolo, aveva lasciato che il proprio sguardo si posasse su di lui, vedendo per la prima volta quello che probabilmente vedevano tutte le donne con cui era uscito. Provò un moto di stizza a quel pensiero, ma lo ricacciò per lasciare il posto alla preoccupazione per il loro incontro; dopotutto erano ancora superiore e subordinata, e qualsiasi rapporto che non fosse professionale non era ben visto all’interno dell’esercito. Un velo di tristezza le adombrò il viso, ma lo dissimulò non appena il cameriere arrivò a portare il bere e a prendere l’ordine.






Angolo autrice: ecco il secondo capitolo! Aspettatevi un terzo :3

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Capitolo 3
*** Musica e dessert ***


Erano quasi le undici, e la loro cena stava volgendo al termine. La tenente si sentiva leggermente su di giri, poco avvezza com'era ad assumere alcolici. L’atmosfera si convertì in una soffusione di luci e in una penombra che incitava all'intimità, e la musica di sottofondo nelle casse lasciò presto il posto a una band dal vivo. La cantante, che già non passava inosservata col suo lungo abito di lustrini, si presentò e introdusse la canzone con cui avrebbero aperto il repertorio.
- Il nostro primo brano, “Bonne nuit”, lo dedichiamo a Elizabeth. Buon ascolto! -
 
Riza ascoltò volentieri e con trasporto la canzone, che neanche a farlo apposta era la sua preferita: una melodia malinconica, dolceamara, sublime.
- Se non erro questa è la tua canzone preferita, giusto? – le chiese Roy avvicinandosi e accarezzandole l’avambraccio appoggiato accanto al tovagliolo. Lei non si sentiva più a disagio, e si permise di indugiare negli occhi del suo superiore e protetto.
- Già... – replicò mentre poneva una mano su quella del colonnello, poi si bloccò: - Aspetta. Elizabeth? –
Lui sorrise divertito vedendola gradualmente elaborare l’informazione.
- Oh, Roy. – le sfuggì una risatina imbarazzata, e si portò una mano davanti alla bocca per contenersi.
- Capisco perché ti piaccia tanto. Ricorda molto… noi due. -
La risata della tenente si placò, un sorriso inquieto stagnò sul suo volto.
- Sono stato inappropriato? – chiese Roy senza mostrare particolare ansia, con un tono che voleva essere tranquillo e rassicurante. Lei non ce la faceva a resistere oltre al suo sguardo magnetico, né poteva continuare a negarsi quei sentimenti che da anni si facevano largo nella sua mente per soppiantare la ragione. Il loro mestiere le aveva sempre impedito di studiarli, come fossero un’alchimia arcana e proibita. Ora capiva che non c’era nulla di più appropriato di quello che provava per lui.
- No, affatto. È… dolce, da parte tua. –
Forse anche Roy iniziava a risentire degli effetti dell’alcol, era l’unica spiegazione che Riza si diede per il gesto che lui compì l’istante successivo alla sua risposta: prima che lei se ne potesse rendere conto, le labbra di Roy e le proprie erano unite in un bacio inaspettato, i palmi di lui avvolti intorno al suo viso. Dopo i primi secondi di shock, Riza scelse di non ritrarsi e anzi indugiare nell’atto. Non le importava se qualcuno avesse potuto vederli, non le importava che cosa avrebbero pensato i suoi colleghi, i suoi subordinati o i suoi superiori: le interessava solo quel momento, quelle labbra, quell’uomo.
 
Le labbra di Riza erano la cosa più dolce e inebriante in cui Roy avesse mai potuto imbattersi, se quello era il verbo giusto per descrivere la sua assidua caccia al cuore della donna. Si lasciò cullare dall’illusione di averla finalmente conquistata, fino a che lei non si ritrasse lentamente dal gesto per abbassare lo sguardo con malcelata timidezza. Subentrò il terrore, l’angoscia che la sua complicità in quel momento fosse solo il risultato di qualche bicchiere di champagne, un’inibizione persa temporaneamente e già ritrovata dopo la risacca iniziale di quel mare di sensazioni che li aveva travolti.
- Riza… -
Lei alzò lo sguardo su di lui e gli portò l’indice sulle labbra, zittendolo con delicatezza. I loro occhi rimasero agganciati come poli opposti di due calamite, e Roy si sentì affogare nell’immensità del suo sguardo, docile eppure acuto come quello del falco di cui portava il soprannome. Sulle note di quella melodia, stavolta fu lei a prendere l’iniziativa e a ricongiungere le loro bocche; Roy non ricordava di aver mai sfiorato labbra così morbide.
- Vogliamo portare la questione in un luogo più appartato o…? –
- Sst. – lo zittì lei tra un bacio e un altro – Aspettiamo che finisca la canzone. –
Si accostarono di più con le sedie, in modo da potersi lasciare avvolgere l’una nelle braccia dell’altro. Le avrebbe volentieri sciolto lo chignon in cui aveva raccolto i capelli, ma si limitò ad afferrarle la nuca e a stringerla a sé per assaporare fino in fondo la sua amata.
 
Quando la musica si interruppe e gli applausi investirono la sala, i due militari in borghese si alzarono discretamente da tavola per uscire dal locale. Oh, sì: quella sì che sarebbe stata una buona notte.





Angolo autrice: io che concludo qualcosa? Questa sì che è nuova! By the way, penso di dovervi una spiegazione circa il titolo, soprattutto per coloro che non hanno familiarità con le OST. "Bonne nuit" è il titolo del "theme" della nostra amata Hawkeye, e a quanto ne so è cantata proprio dalla sua doppiatrice giapponese. Vi lascio il link qui qualora voleste sentirla :3
https://www.youtube.com/watch?v=xlkg_4NlNqY

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