Quando il destino ci mette lo zampino

di GaudinaSpecialALEC89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Abbandonare suo figlio non era stata una scelta facile, però non poteva fare altro, a breve sia lei che suo marito sarebbero, sicuramente, morti, ma il suo bambino poteva avere un futuro, ne era certa.
Aveva preso una cesta abbastanza grande l’aveva ricoperta con un lenzuolo e una coperta morbida e ci aveva adagiato il piccolo, non prima di avergli dato un bacio sulla fronte, mentre le lacrime le scendevano sulle guance.
Trovò un foglio e una penna e scrisse una veloce lettera:

“Con il cuore a pezzi affido l’amore della mia vita al vostro buon cuore. Il piccolo è l'erede al trono di Androvia. Per me e suo padre, separarci da lui è un dolore immenso, ma non possiamo fare altro. Siamo in pericolo e ciò che posso fare è mettere lui in salvo. Non vi conosco, ma ho visto che siete persone per bene e per questo motivo ho scelto voi per questo compito. Vi prego solo di dire al piccolo da dove proviene al compimento della maggiore età. Avrei voluto avere più tempo per stare con lui, ma purtroppo Dio ha deciso diversamente. Prendetevi cura di lui come se fosse vostro figlio, amatelo e proteggetelo in modo che prima o poi lui possa tornare a rivendicare il posto che gli aspetta! Con il cuore in mano vi saluto e vi ringrazio.”
 
Beatrix di Androvia
 
Mise la lettera nella cesta, sistemò la copertina al bambino, si preparò per non essere riconosciuta e a bordo di una carrozza, raggiunse i villaggi parigini, che non distavano molto dal regno in cui abitava.
Quando arrivò scese dalla carrozza con la cesta in mano e la posizionò davanti la porta della famiglia che aveva scelto. Bussò forte e poi si rintanò nella carrozza e la fece allontanare, ma rimase ad osservare, quello che succedeva e restò lì finché la culla non scomparve dallo scalino per poi tornare a palazzo come se niente fosse successe, anche se il suo cuore portava un peso enorme, ma nel pronfondo sapeva di aver fatto la cosa giusta!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Parigi 1769
«André ti ho battuto ancora, ma migliori sempre di più»
«Oscar, tu sei ancora troppo forte per me, ma arriverà il giorno in cui sarò io a batterti»
Rise, Oscar, con la sua risata cristallina, come a volerlo prendere in giro.
Ormai si conoscevamo da moltissimo tempo, erano cresciuti insieme, due fratelli, migliori amici.
André era il nipote, orfano di Marie, la governante del Palazzo De Jarjayes, ed era stato invitato lì dal generale per essere il compagno, di avventure, del figlio Oscar.
Anche se in realtà Oscar era una ragazza, ma suo padre l’aveva cresciuta come un ragazzo, perché non aveva avuto la fortuna di avere un maschio.
I due ragazzi erano legati e inseparabili, andavano ovunque insieme. Ciò che però preoccupava la nonna di André era che lui si potesse innamorare di Oscar, e questo non poteva accadere perché lui non era un nobile e non poteva di certo sposare Oscar, ma questo sembrava non interessare André, non si faceva problemi di dinastia sociale e la stessa cosa valeva per Oscar per lei erano tutti uguali.
La vita di André e Oscar era sempre piena di avventure, soprattutto da quando Oscar era diventata capitano della guardia reale.
André l’accompagnava in ogni occasione, anche se non sempre poteva entrare al corte di Versailles.
E in una di quelle sere Oscar conobbe il conte di Fersen e tutto sarebbe cambiato.
Oscar non avrebbe mai pensato che il suo cuore, potesse provare un sentimento del genere. Si sentiva strana quando nei paraggi c’era quel conte, e ne aveva spesso parlato con André, ma non si era mai accorta di quanto quell’argomento pesasse a lui e che ogni volta cercava una scappatoia per non continuare a parlarne.
In quell’ultimo periodo André era cambiato. Era quasi assente, non voleva più duellare con lei, e spesso passava la sera fuori, tornando a casa molto tardi. Oscar non capiva cosa stava succedendo al suo amico fraterno. Tutto peggiorò quando una sera Oscar aveva deciso di indossa un abito femminile per far colpo su Fersen, e lui era rimasto lì ad osservare quello che stava succedendo. L’aveva fatto chiamare poco prima di andare.
«André oggi vorrei che tu non venissi con me al ballo, non vorrei che qualcuno mi riconoscesse. Ci vediamo quando torno»
Queste erano state le parole che aveva rivolto al suo amico prima di uscire dal palazzo.
Queste parole gli penetrarono nel cuore, come un pugnale, non poteva più stare al suo fianco e soffrire così. Oscar non si accorgeva di lui, era solo un amico e poi ora aveva occhi e cuore solo per quel conte.
Raccolse le sue cose e decise di andare via da lì.
Durante le serate nelle locande aveva incontrato e conosciuto Alain, che l’avrebbe ospitato a casa sua per qualche giorno in attesa di riuscire ad arruolarsi nei soldati della guardia. Era ben addestrato, visto che era stato vicino ad Oscar per anni, quindi sapeva maneggiare bene, pistole, fucili, spade e fioretti.
Quella stessa sera mentre Oscar era fuori raggiunse le stanze del generale e bussò alla porta e attese che gli venisse dato il permesso di entrare, quando lo ebbe aprì la porta e si avvicinò alla sedia su cui il generale era seduto.
«Scusate signor generale, se vi disturbo, ma avrei bisogno di parlarvi»
Il generale gli fece cenno di continuare e lui continuò
«Sono qui per rassegnare le mie dimissioni, da stalliere e attendente di Oscar, non posso più stare al suo fianco in quanto sono intenzionato ad arruolarmi nei soldati della guardia»
De Jarjayes lasciò la lettura del libro che teneva in mano e alzò lo sguardo verso di lui stupito dalle parole del ragazzo.
«È successo qualcosa? Perché vuoi abbandonare il palazzo?»
«No signore, o meglio sì, penso di provare qualcosa nei confronti di Oscar, e sarebbe solo un amore impossibile»
Il generale si alzò dalla sedia raggiungendo André
«La differenza di ceto sociale è troppo vasta, e poi il re non approverebbe mai un’unione così, se tu fossi un nobile, avrei appoggiato di buon grado la vostra unione, ma così non è»
«Generale, non si tratta di ceto sociale, ma di altro. Vi prego di accettare le mie dimissioni e di lasciarmi andare»
«Se la metti così, puoi andare, ma ricordati che puoi tornare qui a trovare tua nonna, ogni volta che vorrai»
André fece un piccolo inchino al generale e dopo averlo salutato lasciò il palazzo, per recarsi a casa di Alain, ma prima andò a consegnare i documenti per la richiesta di arruolamento nella guardia nazionale.
La sera quando Oscar tornò a palazzo, era sconvolta e aveva bisogno di parlare con il suo migliore amico, di ciò che era successo. Corse ancora con quel vestito addosso nella stanza di André
«André, André sveglia ti devo parlare»
Si avvicinò al suo letto e quando allungò la mano per svegliarlo non trovò nessuno.
La nonna di André aveva sentito Oscar rientrare e si era alzata andando anche lei nella stanza che era stata di suo nipote
«Madamigella Oscar, cosa sta facendo qui?»
«Stavo cercando André, ma non c’è»
«Oh bambina, André è andato via, non so dove sia andato»
Disse con una voce triste la nonnina, che poche ore prima aveva dovuto veder partire il suo amato nipote.
«André è andato via e perché mai? E soprattutto perché non mi ha detto niente? Oh André che hai combinato?»
La nonna la lasciò sola e lei stremata si addormentò nel letto del suo amico che era andato via senza dirle niente.






Angolo Autrice:
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito il prologo di questa storia, e mi scuso se avete trovato qualche piccolo errore, ma ogni tanto sfuggono alla rilettura. In caso doveste trovarne altri avvisatemi e io con tranquillità modificherò l'errore.
In più mi scuso se questo primo capitolo dovesse deludere le vostre aspettative, ma è stato
distaccato di  proposito dal prologo. All'inizio è un piccolo riassunto della storia che conosciamo, non ho descritto tutto, per non sembrare ripetitiva e ho cercato di portare la storia al punto che mi serviva per farla partire come si deve. 
Nel corso della storia si tornerà anche al punto toccato dal prologo. Tempo al tempo. Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo.

Queen89

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Oscar si svegliò quando i primi raggi del sole iniziarono a filtrare dalla finestra semichiusa, e con gli occhi ancora assonati si rese conto di non essere nella sua stanza. Era nella stanza di André, ma lui non c’era.
Due domande le affollavano la mente
1. come mai era lì?
2. E soprattutto perché André le aveva permesso di dormire nella sua stanza, con ancora il vestito addosso?
Era capitato altre volte che lei si addormentasse in quella stanza, ma al mattino si era sempre ritrovata nella sua camera. Ora cosa c’era di diverso?
All’improvviso come un fulmine a ciel sereno si ricordò le parole della nonna, André era andato via, aveva lasciato il palazzo.
Aveva mostrato il suo cuore di donna ed era stata ferita proprio dall’uomo che credeva d’amare, l’aveva definita il suo migliore amico! Ma cavolo era una donna, le parole, “migliore amico” le avevano fatto capire cosa provava lui per lei! Doveva dimenticarlo e basta. Aveva bisogno di André per non pensare, voleva duellare, ma ora anche lui l’aveva lasciata e si era ritrovata da sola in un momento così poco felice della sua vita.
Si alzò da quel letto e si trascinò verso la sua stanza. Si spogliò di quel vestito che non avrebbe mai più messo, per ritornare ad indossare i panni che fino ad allora aveva usato, quelli da ragazzo.
Aveva qualche ora libera e voleva passarla a cercare di capire dove André fosse andato.
Nel frattempo André stava a casa del suo amico mentre aspettava la chiamata dall’esercito, e anche per passare un po’ il tempo, aveva deciso di fare una passeggiata. Doveva dimenticare Oscar una volta per tutte.
Stava camminando da un po’ ed aveva raggiunto un piccolo mercato, anche se ormai il popolo non aveva quasi più denaro e lì incontrò una fanciulla che sembrava in difficoltà per comprare del pane. Lui aveva ancora qualche soldo in tasca e si avvicinò ad aiutarla
«Faccio io non vi preoccupate, pago io il pane»
E le sorrise mentre glielo porgeva, la ragazza ebbe come un flash, quegli occhi, quel sorriso, non avrebbe mai potuto dimenticarli.
Appartenevano a quel ragazzino che molti anni aveva vissuto nel suo villaggio a cui aveva chiesto di non essere dimenticata, e di impulso parlò
«Sicuramente mi sto sbagliando, ma se non ve lo chiedo mi porterò questo rimorso per tutta la vita. Per caso siete André Grandier?»
Lui rimase stupito cercando di capire come quella donna potesse sapere chi lui fosse.
«Sì sono io»
Disse tranquillo e la ragazza sorrise
«Sicuramente non si ricorderà di me, sono Christine Blanc, abitavamo nello stesso villaggio»
André si illuminò e capendo chi fosse, finalmente, quella ragazza e come mai infondo le ricordasse qualcosa
«Christine oh Dio, non ci vediamo da una vita, da quando avevamo 8 anni è un piacere per me rivederti. Abiti da queste parti?»
«Sì abito a casa di mia cugina, anche perché ho trovato lavoro qui in zona. E tu invece stai ancora in quel palazzo dove tua nonna ti ha portato?»
André iniziò a camminare a fianco della ragazza
«No non abito più lì, a breve sarò arruolato nella guardia nazionale» Christine si fermò e gli toccò il braccio
«André ti posso offrire qualcosa? Per sdebitarmi di quanto hai fatto prima per me? Così possiamo continuare a chiacchierare ricordando la nostra infanzia al villaggio?»
Lui annuì appena e entrò dopo di lei in casa, era contento di aver ritrovato qualcuno del suo passato e poi Christine gli era sempre stata simpatica e ultimamente era diventata molto bella, anche se paragonata alla sua Oscar non era niente.
Avevano passato insieme tutta la mattinata, ma poi lui dovette andare via, e si congedò da lei con la promessa che si sarebbero rivisti presto.
I giorni passavano e lui era diventato un soldato aveva indossato la divisa della guardia nazionale e i primi tempi gli capitavano spesso le notti, ma non si lamentava, si trovava bene e i suoi colleghi e compagni erano molto amichevoli, anche se non tutti.
A giorni alterni Christine andava a trovarlo agli alloggi, perché avevano iniziato una specie di frequentazione.
Alain lo prendeva in giro per questo, anche perché sapeva che nel suo cuore aveva un’altra donna impossibile.
«Vedi André, lei è più alla tua portata, dimentica la donna che ti ha rapito il cuore e vivi la tua vita con Christine, se no me la prendo io». E ogni volta finivano per fare una finta lotta.
Non riusciva a dimenticare Oscar, ma la presenza di Christine gli dava conforto e quindi appena poteva passava del tempo con lei.
Nel frattempo Oscar continuava la sua vita, senza di lui, ma stranamente le veniva molto difficile, avevano sempre fatto le cose insieme e ora ogni qualvolta doveva ringraziare lo stalliere che le preparava il cavallo le veniva istintivo dire
«Grazie André, andiamo?!»
Quando si rendeva conto che lui non c’era, un moto di sconforto le si muoveva dentro.
Non l’aveva più visto dall’ultima volta e le sue ricerche non avevano portato a nulla, aveva anche chiesto a suo padre, ma lui non le aveva voluto dire niente. Anche la nonna Marie, era preoccupata erano molto tempo che suo nipote non si faceva sentire, ma sicuramente l’avrebbe fatto appena si sarebbe sentito pronto.
Cavalcando verso Parigi, Oscar, intravide una figura che le sembrava di conoscere. Rimase ad osservarla mentre camminava in compagnia di una giovane. Li vedeva parlare e ridere insieme e questo aveva provocato in lei una stranissima sensazione che non aveva mai percepito e che al momento non poteva nemmeno descrivere.

Angolo Autrice:
Vi dico solo amate Christine come io l'amo u.u Sarà un personaggio ricorrente
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Vedere André passeggiare con quella ragazza, le stava dando parecchio fastidio, e non riusciva a capire perché. L’aveva, spesso, visto con altre ragazze, ma ora che non lo frequentava più c’era qualcosa di diverso! Strinse le briglie fra le mani e fece girare il cavallo per poi lanciarlo al galoppo! 
“André che stai combinando?” 
Si domandava tra se Oscar, le mancava il suo amico, ma non poteva distrarsi doveva concentrarsi per continuare a proteggere la regina, anche se non aveva per niente testa. 
Dopo quel giorno Oscar iniziò a frequentare le locande che sapeva che André frequentava, sperava di poterlo incontrare, anche perché voleva farsi spiegare il motivo della sua fuga improvvisa dal palazzo.
Oscar stringeva tra le mani un bicchiere di liquore, quando all’improvviso fecero irruzione cantando alcuni soldati della guardia ancora in divisa, sicuramente avevano smontato da poco dal loro turno. E fra di essi c’era anche lui. Oscar non riusciva a crederci, André un soldato. Voleva avvicinarlo, ma prima che lei potesse farlo i soldati uscirono dalla locanda. Ora però sapeva dove poterlo rintracciare.
Quando ritornava a palazzo andava nella stanza di André e si addormentava sul suo letto, solo la nonna si era resa conto di quello che madamigella Oscar faceva. 
Aveva notato che c’era qualcosa che non andava da quando suo nipote era andato via, ma Oscar quando c’era in giro il generale non mostrava niente, solo quando restava sola si manifestava il suo malessere e la nonnina aveva percepito tutto, ma non osava parlare.
I giorni passavano e ancora André non si era fatto vedere a palazzo, così Oscar decise di andare a Parigi agli alloggi della guardia nazionale. Si fece predisporre il cavallo e partì. Una volta arrivata andò a presentarsi al comandate di quel reggimento e gli chiese se poteva incontrare il soldato Grandier e una volta che le fu concesso il permesso, attese con trepidazione l’arrivo di André.
Quando lui la vide un’espressione di stupore gli si dipinse sul volto.
«Oscar cosa ci fate qui?»
«Da quando usi il voi con me?» 
Chiese sconvolta sentendo le sue parole
«Siete un mio superiore è una questione di rispetto»
«Ma cosa stai dicendo, non l’hai mai usato con me, e sai che io non amo molto queste cerimonie soprattutto con te.»
André la guardava e cercava di trattenersi non poteva lasciarsi andare, aveva deciso che doveva dimenticarla e il muro che aveva alzato era una forma di protezione nei suoi confronti. E nel frattempo lui pensava:
“Scusami tanto Oscar, ma è ma è una barriera difensiva nei miei e nei tuoi confronti ed è meglio così” 
Lei sentiva come una morsa nello stomaco
«André torna a casa, vieni a trovare tua nonna è in pensiero, passa tutto il tempo nella tua camera»
“Bugia, quella che passa il tempo nella camera di André sei tu, Oscar, non la nonna”
«Sarei venuto alla prima licenza, fra qualche settimana, perché quando ho del tempo libero fra un turno e l’altro preferisco passarlo con Christine, una ragazza che ho conosciuto al villaggio dove sono nato e che ho ritrovato per le strade di Parigi»
Lei chiuse gli occhi e respirò a fondo, non andava a trovarla perché doveva incontrarsi con una sgallettata?!
«Capisco, fai come vuoi»
Disse lei con freddezza, era stata una stupida ad andare a cercarlo, si capiva perfettamente il motivo per cui aveva abbandonato il palazzo, non voleva più avere a che fare con lei per potersi concentrare sulle altre ragazze.
André l’osservava senza dire niente e Oscar si girò per andare via
«Buon lavoro»
E si incamminò verso l’uscita, lui la guardava camminare e pensava
“Possibile che continui a non capire? Io ti amo, e non riesco a vivere vicino a te senza potertelo dire e senza che tu mi possa ricambiare.”
Rimase lì in quella stanzetta a fissare il punto in cui Oscar era andata via, perché non riusciva a distogliere lo sguardo, mancava anche a lui, ma in quell’incontro non erano riusciti a dirselo nessuno dei due.


Angolo autrice:
questo capitolo non mi convince, non lo so perché ma spero che con il prossimo vada meglio.
 

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