How to save a life

di BlackMoonRising
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How you have gone into my life ***
Capitolo 2: *** The Peace seems so far ***
Capitolo 3: *** Wild wild war ***
Capitolo 4: *** Waiting for the prodigal brother's return ***



Capitolo 1
*** How you have gone into my life ***


Un paio di note, prima di iniziare ^^.
La storia è ambientata nell’aprile del 1945, anno, ovviamente, della Liberazione d’Italia e della fine della Seconda Guerra Mondiale. L’ambientazione è quella delle Langhe, zona che pullulava di brigate partigiane. Tra tutte le loro precauzioni per non essere scoperti, c'eraa anche quella di usare dei nomi in codice. Le corrispendenze dei nomi io l'ho scritta - altrimenti non si sarebbe giustamente capito niente. Però, forse, non si capisce molo il motivo: le spiegazioni le metto in fondo, almeno vi risparmio la sorpresa XD. Quella dei soprannomi è stata la parte più divertente di tutto il lavoro che ho fatto XD.
Il titolo della fanfiction l’ho preso dalla famosissima canzone dei The Fray - pertanto, la canzone e il titolo appartengono a loro -, perché, secondo me, questa è una storia che parla di salvezza. Lo so, la fantasia non è il massimo, la spiegazione nemmeno, ma spero almeno che voi gradiate la storia ^^.
Ogni canzone citata appartiene ai rispettivi gruppi, segnati sotto i versi che ho riportato.
La fanfiction, come ho detto prima, si è classificata prima dal contest NaruSaku in AU ^^. È stata una bella sorpresa, perchè proprio non me l'aspettavo **.
Buona lettura ^^.


How to save a Life

Capitolo 1
- How you have gone into my life -

[Ho sempre sognato di dedicare qualcosa a qualcuno
e ora ne ho l'occasione *_____*.
Il primo capitolo lo dedico a Zù,  che mi ha aiutato e sostenuto,

a Frà, che giaceva malata e non gliene fregava niente,
e, infine, a Cate e a Leti, che proprio non sanno che esiste
e dubito lo sapranno mai XD
Vi voglio bene.]


[Lost and insecure,
You found me, you found me
Lying on the floor,
Surrounded, surrounded.
Why’d you have to wait?
Where were you? Where were you?
Just a little late
You found me, you found me…
The Fray - You Found Me]


Il ragazzo camminava da solo, lungo una strada che si inerpicava tra le vigne. Il sole picchiava, nonostante fosse solo aprile, e aveva già asciugato la pioggia che era caduta nei giorni precedenti. Per il giovane, che doveva compiere più volte al giorno lunghe camminate, era un sollievo. Osservò i suoi vestiti, ancora intrisi di fango non ancora completamente secco.
“Faccio schifo. Sembro appena uscito da un pantano.”
Erano parecchie ore che camminava. Ormai c’era abituato, ma, dopo due anni di quella vita, era diventato snervante scattare ad ogni minimo movimento, estraendo fulmineamente la pistola dalla fondina, per poi realizzare che non c’era nessuno. Ma in fondo, ringraziando Dio, ciò accadeva sempre più spesso, dato che di fascisti se ne incontravano sempre meno: anche Radio Londra, da quanto diceva Frog, il capo della sua precedente brigata, affermava che la guerra non si sarebbe protratta a lungo. I prati si stavano rinverdendo dopo l’inverno, la temperatura si mitigava: la natura si rivestiva a festa dopo i conflitti, iniziati solo dal 1943 in Italia, ma che erano parsi infiniti.
Attraversava un esteso vigneto e non incontrava nessuno da giorni: le persone erano troppo spaventate dall’idea di incappare nei soldati e di essere uccisi per uscire di casa. Poco dopo, sarebbe iniziato un boschetto e lì avrebbe raggiunto la sua meta.
Infatti, eccola: la cascina semidistrutta sembrava tutto fuorché abitata, ma lui sapeva che i topi e i ragni non erano gli unici inquilini.
Era arrivato a circa dieci metri dalla porta, quando sentì un rumore alle spalle. Il partigiano si girò di scatto: era un ragazzino, di circa dieci anni, che reggeva una carabina più grossa di lui. Sogghignò, notando come le sue braccia esili tremavano per lo sforzo.
- Chi va là? - gridò il bambino, con un tono di voce più fermo della sua arma.
- Ma come? Ora non riconosci nemmeno gli amici, moccioso? - domandò beffardo il ragazzo. L’interpellato aguzzò la vista e, quando lo riconobbe, spalancò gli occhi.
- Ma tu sei Naru…
- Deficiente! - lo riprese Naruto, arrabbiato - Secondo te perché ci diamo dei nomi in codice? Per divertimento?
- Oh, be’. Scusa, Volpe - disse il ragazzino marcando l’ultima parola con esagerata attenzione. Fece spallucce, poi riprese:
- Allora, vecchio bastardo? Sei riuscito a salvarti la pelle, eh?
Naruto sospirò.
- Stare con i partigiani ti fa male, Konohamaru. Impari tante cose che non dovresti sapere.
- Se è per questo, le bestemmie le sentivo anche prima a casa. Avessi sentito mio zio, quando i fascisti hanno riconquistato le Langhe!
Purtroppo, suo zio Asuma, il precedente capo della brigata, era mancato da appena un anno. I suoi genitori erano morti da tempo e suo nonno li aveva seguiti quando all’inizio della guerra. Le fortune tutte agli altri, commentava spesso il suo amico Shikamaru, quando i suoi attacchi di pigrizia raggiungevano il culmine. Ma tutti sapevano che non diceva sul serio e che il suo era solo uno sfogo per l’insofferenza dei continui combattimenti.
Konohamaru lo fece entrare nel casale. Erano passati solo sei mesi, ma Naruto notò che la crepa dell’ingresso, che alla fine dello scorso anno era appena accennata, ora serpeggiava con mille diramazioni su tutta la parete, come un fiume impetuoso con molti affluenti.
La stanza era lurida, sebbene il pavimento fosse stato stranamente spazzato di recente. Qua e là erano sparse alcune sedie sgangherate; erano su queste sedie che erano seduti i vecchi compagni di Naruto. Quando essi sentirono la porta aprirsi, si voltarono tutti e uno di loro, appena rivide l’amico, esplose in grida selvagge.
- Volpe! - esclamò Kiba, altrimenti conosciuto come Zanna Bianca - Non hai resistito un anno con i Rossi, vero?
- Macché - negò il ragazzo, scuotendo la testa - È che non mi piaceva ciò che pensavano. Il comunismo non mi va tanto a genio…
- Ma dillo che ti hanno cacciato loro! - lo sbeffeggiò di nuovo il ragazzo. Naruto rimpianse di non avere né una padella né una scarpa libera da lanciargli.
- Come mai sei tornato qua? - domandò svogliatamente Shikamaru, o Leo, da quell’uomo maledettamente geniale che era vissuto nel Rinascimento, o giù di lì. Il tono strascicato della sua voce sembrava voler dire: “Perché non sei rimasto là? Avresti risparmiato fatica”.
- Ci tenevo a vedere la fine della guerra nel luogo in cui sono nato - rispose semplicemente facendo spallucce - Tutto qua.
- La guerra, quando finisce, finisce dappertutto. Un posto vale l’altro - sentenziò l’altro, a mo’ di risposta. Poi si disinteressò totalmente alla questione e tornò a sonnecchiare sul suo letto improvvisato.
“È sopravvissuto. Troppo pigro, anche per morire” pensò, ridacchiando tra sé. Si guardò intorno: tranne la crepa e l’intonaco un po’ più scrostato, tutto sembrava uguale a sei mesi prima. Notò in un angolo Neji, in silenzio come sempre. Era per questo che lo avevano soprannominato Niet, da Nietzshe o Nietche - non ricordava bene - che era stato un filosofo, o qualcosa del genere. Visto che era l’unico disposto a dargli ascolto, poiché Shikamaru, ormai, dormiva alla grossa, e Kiba si stava occupando del cane, si rivolse a lui.
- Allora? Novità? - chiese.
- Non molte - rispose, impassibile - Io ho compiuto diciotto anni, il cane di Kiba ha avuto le zecche e cose così.
Pensò un attimo, poi aggiunse:
- Anzi, no. Purtroppo è morto anche il dottore.
- Oh, no - mormorò Naruto, dispiaciuto - Come è morto?
- Ucciso. Dai fascisti.
Calò un silenzio grave e pesante.
- Per fortuna è arrivata Tsunade - riprese Neji, dopo un po’ - E per fortuna che lei è brava.
- Solo brava? - esclamò Kiba, che aveva finito di pulire Akamaru - Ricordi quando avevano beccato Konohamaru sulla gamba?
- Hanno beccato Konohamaru sulla gamba? Con un proiettile? - domandò con orrore il ragazzo. Konohamaru ascoltava orgoglioso, come se farsi colpire da un proiettile fosse un’impresa eroica.
- Certo. Lento com’è…
- Ehi! Non è assolutamente vero, sacco di pulci! - sbraitò il ragazzino. Kiba alzò gli occhi al cielo e non se ne curò.
- Dicevo, era una ferita abbastanza seria: il proiettile era passato da parte a parte e usciva un mare di sangue. Be’, in poco tempo lo ha guarito, ha suturato la vena - perché aveva leso una vena, quel dannato proiettile - e lo ha rimesso a nuovo. Ora cammina meglio di prima.
- Stupefacente. È un’infermiera?
- No, per la verità non è neanche un medico. Ha studiato sui libri del marito, morto anche lui da tanto tempo. Ma diavolo, se ha imparato! Probabilmente cura le persone meglio di quel pover’uomo. E ha portato pure un’apprendista.
- Si dice “tirocinante” - rettificò Neji flemmaticamente.
- Quello che è, tanto Volpe ha capito. È anche piuttosto carina! Però non toccarla, perché è di Leo.
- Idiota - bofonchiò Shikamaru, riemergendo per un attimo dal mondo dei sogni.
- Oh, è vero… Tu fai il filo alla fornaia. Come si chiama? Temari! Ecco, proprio lei.
- Ma chi, quella strega? - fece l’interessato, ormai desto - Ma se neanche la sopporto!
- Chi disprezza compra, caro mio. Ho i miei informatori, sai? Da fonti certe, so che passi ogni giorno alla panetteria. Non dirmi che vai per rifornire noi di pane, perché non ci credo - aggiunse maliziosamente.
- Rompiscatole.
- Mi sbaglio, o qui siete tutti più allegri? - domandò Naruto, accennando a un sorriso.
- Ci puoi giurare! Pochi giorni or sono abbiamo beccato un’intera squadra! Stava fuggendo e avevano finito quasi tutte le munizioni. Però direi che è comunque un bel colpo, no? - esultò Kiba
- Certo!
- Solo questione di poco tempo - concluse il ragazzo, stiracchiandosi sulla sedia, sorridendo compiaciuto - Pochi giorni e la guerra finirà. Sono sicuro.
Scese di nuovo il silenzio, ma stavolta era molto più leggero, carico di speranza. Stavano ancora tutti zitti, quando si sentirono due colpi brevi alla porta. Il battente si aprì e Konohamaru andò ad aprire.
- Ehi, è arrivato il medico - annunciò, quando ebbe riconosciuto il misterioso arrivato.
- Ti prego, non chiamarmi “medico”! Mi fai sentire vecchia! - supplicò una voce femminile.
- Ma tu sei vecchia. E anche racchia - disse il ragazzino, mugugnando tra i denti. Un secondo netto e giaceva sul pavimento, colpito violentemente alla testa da un’indelicata mano di donna.
La sua proprietaria varcò la porta. Tutti la salutarono distrattamente.
Naruto, invece, si pietrificò sul posto.
Era una ragazza, doveva avere più o meno la sua età. I capelli rosa, intrisi della polvere della guerra, ricadevano leggeri e lisci sulle spalle. La sua pelle era pallida, dagli abiti spuntavano arti decisamente sottili: si capiva subito che era denutrita, probabilmente a causa della scarsezza del cibo. Tuttavia, a giudicare dai mugolii di dolore di Konohamaru, quella debolezza era solo apparenza.
Una giovane donna come tante, insomma. Ma ciò che stregava Naruto erano i suoi occhi: limpidissimi, di un verde chiaro che cambiavano sfumatura con la luce, come due smeraldi dalle mille sfaccettature, forti, decisi. Li fissava, come un orafo osserva un diamante sotto una lampada, ammirando affascinato le scintille che scaturivano da quelle pietre preziose. Gli richiamavano qualcosa…
- Brutto cretino! - sbraitò la ragazza. Il suo sguardo scintillava d’ira - e se Naruto fosse stato tanto presente da notarlo, anche di un leggero isterismo.
- Ciao, Sakura! - la salutò tranquillamente Kiba.
- Ciao - lo ricambiò sgarbatamente - Dov’è il malato?
- Di là. Sta aspettando impazientemente.
- Chi sta male? - domandò Sakura, ancora imbronciata.
- Lee - la informò Neji laconicamente - Martello si è dato da fare come al solito e ha esagerato. Controlla la sua gamba: non ne sono convinto, ma credo che abbia preso una brutta storta.
- Secondo me, è rotta - proclamò il suo rozzo amico.
- No, non ancora - replicò Niet, scuotendo la testa.
- Ragazzi, ma che ha il vostro amico? Sta male anche lui? - chiese Sakura, alzando un sopracciglio. Solo ora, Kiba notò che Naruto era rimasto imbambolato, lo sguardo fisso sulla ragazza. Sorrise con aria d’intesa a Neji e Shikamaru, che però non sembravano interessati e non risposero all’amico.
- Volpe? - lo chiamò con tono cantilenante. Il giovane ebbe un sussulto e rispose con occhi spiritati:
- Sì?
- Tutto bene? Non sembri molto in te…
- No, no… sto bene… sto bene… - ripeteva. Si rese conto di essere stato parecchio ridicolo: Sakura lo stava guardando con una strana espressione sul viso. Un lieve e impercettibile rossore si impadronì delle sue guance.
- Oh… Scusa… Mi chiamo Naruto… Scusa se ti stavo fissa…… Ehm, no, in realtà non ti stavo fissando…
- Ok, va bene, non fa niente - lo fermò Sakura, anche lei leggermente rossa e imbarazzata. Guardò male Kiba, che nel frattempo se la rideva sotto i baffi.
- Io vado da Martello - annunciò, desiderosa di cambiare stanza. Puntando lo sguardo al pavimento e arrossendo un po’ di più quando le risate del ragazzo aumentarono di volume, sparì nella camera vicina.
Nel silenzio dei presenti, si alzò un gridò gioioso:
- Sakura! Finalmente sei arrivata!
“ Un minuto di silenzio, per i neuroni di quel povero ragazzo” pensarono Kiba, Neji e Shikamaru all’unisono, come se si fossero messi d’accordo. Naruto, che era più o meno tornato in sé, volendo cambiare discorso, domandò in fretta:
- Martello?
- Sì - rispose Shikamaru - È uno nuovo. Si chiama così perché - questa non la sapevo neanche io - in araldica, il martello è simbolo di perseveranza e di duro lavoro. A quel ragazzo calza a pennello.
- Al contrario di te, direi - commentò Neji. Leo fece spallucce.
All’improvviso si aprì la porta. Vi entrò un giovane uomo dai folti capelli neri e dagli occhi luminosi, che si diresse con decisione verso una delle sedie e vi si lasciò cadere di colpo. Anche lui era totalmente coperto di fango secco.
- Salve a tutti! - salutò lo sconosciuto.
- Salve, Frank - risposero i tre in coro. Il nuovo arrivato si guardò intorno e solo allora scorse Naruto.
- Ehi, tu devi essere Volpe - commentò. Naruto fu sorpreso.
- Mi conosce?
- Be’, le tue gesta sono abbastanza famose - spiegò lui con un sorriso - Io sono Yamato, nome in codice Frank. Piacere di averti qui.
- Ti ringrazio, Frank.
- Visita di piacere? So che questa era la tua vecchia brigata.
- No. Sono tornato per restare.
- Perfetto, allora! - gioì Yamato - Avevo proprio bisogno di un paio di braccia in più.
Dalla bocca di Shikamaru trapelò quello che doveva essere un “ingrato”, ma tranne Kiba e Neji nessuno lo sentì.
- Ragazzi, sto per darvi una missione. Ascoltatemi.
Alla parola “missione”, tutti drizzarono le orecchie.
- I nazisti stanno per perdere la guerra. Le truppe fasciste, senza un appoggio, cercano di fuggire oltre le Alpi. Il vostro compito è questo: a pochi chilometri da qui, sul pendio di una collina, vi è una stalla abbandonata. Trasferitevi lì. E poi…
In quel momento, rientrò Sakura.
- Aveva ragione Niet, Zanna - annunciò, rivolgendosi a Kiba, che spalancò gli occhi - La caviglia era solo storta.
- Ma no! Ne sono sicuro, era rotta!
Neji si permise un sorrisetto di superiorità.
- Certe cose lasciale a chi le sa capire. I soldi, prego.
Kiba gli tirò una scarpa che il ragazzo, ovviamente, schivò. Poi, brontolando come un orso, fece cadere nel palmo del compagno alcune monete da venti lire.
- Avete scommesso su un vostro amico? - esclamò Shikamaru, scandalizzato.
- Lo so - ammise Kiba - Avremmo dovuto far partecipare anche a te. Mi dispiace, ci ho pensato solo dopo…
Sakura scosse la testa rassegnata e, quando vide Yamato, agitò la mano in segno di saluto.
- Ciao, Frank!
- Oh, Sakura! Ascolta anche tu, ci sei dentro fino al collo.
- In cosa? - domandò interessata.
- Una missione. Bisogna recuperare altre armi, perché qua abbiamo quasi finito le munizioni e lo scorso assalto non ha dato molti frutti, purtroppo. So per certo che in quella zona che vi ho detto prima dovrebbe passare una squadra. Perciò andate in quella catapecchia, aspettate e, quando quelli arrivano, gli fregate tutte le armi. Almeno se servono, noi le abbiamo, anche se la guerra sta per finire. Domande?
- Sì. Che ruolo ho, io? - chiese Sakura.
- Tu porterai i rifornimenti dal paese. Sei una tirocinante e puoi facilmente dire che stai andando a visitare un contadino che sta male. Te la senti?
La ragazza annuì con forza.
- Ma… - avanzò Shikamaru - Se ci porta lei il cibo e tutto il resto, vuol dire che noi dobbiamo rimanere sempre lassù?
- Vedo che capisci al volo, Leo - confermò Yamato soddisfatto. Il giovane esplose in un “Come?!” parecchio sconvolto.
- Altre domande?
- Vedi, che gatta ci cova? - sghignazzò Kiba - Temari soffrirà di solitudine, in questi giorni.
- E io dovrei stare fino a tempo indefinito con questo elemento? - si lagnò il ragazzo - Sparatemi.
- Bene. Partirete all’indomani - ordinò Yamato - E, Sakura, tu passa alla stalla tra due giorni per vedere se stanno bene. Tutto chiaro? Allora preparatevi, domani mattina si parte presto.
- Io torno in paese - annunciò Sakura. Salutò tutti e uscì in fretta dalla porta. Shikamaru si accorse che Naruto evitava il suo sguardo, come del resto la ragazza evitava il suo.
“Certo che si sono presi un bel colpo di fulmine” commentò mentalmente. Ma se ne fregò altamente e si appisolò di nuovo.
Era il dieci aprile del 1945.


***


Note dell'autrice:
Ok. Ora, come promesso, le spiegazioni dei nomi (sempre che ve ne freghi qualcosa ^^).
Naruto: il suo è Volpe, come rimando alla Volpe a Nove Code. Che fantasia...

Jiraiya: Frog è Frog, capite benissimo perchè. Anche qui, un altro guizzo di fantasia...
Kiba: è Zanna Bianca, per ovvi motivi XD. Ho scelto questo nome anche perché si era soliti rifarsi a personaggi realmente esistenti/esistiti - nel libro di Fenoglio, "Una questione privata", dal quale ho ricavato una buona parte delle informazioni, il protagonista si chiama Milton, come lo scrittore. Cavolo, se ho amato quell'uomo *____*.
Shikamaru: lui invece è stato soprannominato Leo, da Leonardo da Vinci. Occorre ricordare che questa brigata di partigiani che ho creato è formata da uomini... non molto dotti, ecco XD. Poveretti, provate a capirli, a momenti neanche finivano la terza media U.U.
Neji: il suo appellativo è Niet, dal filosofo Nietzsche - e qui ci sta benissimo l'accenno sulla cultura di sopra XD. L’ho scelto perché richiamava il suo carattere taciturno, da "filosofo", e per la teoria dell’Oltreuomo, che afferma che «l'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta "morale aristocratica" che dice "sì" alla vita e al mondo». Non ho ancora studiato filosofia, non so se quello che ho scritto è pienamente corretto; correggetemi se sbaglio. La fonte, in ogni caso, è Wikipedia ^^.
Rock Lee: lui si chiama Martello, poiché «in araldica il martello simboleggia la fatica, il lavoro continuo l' ingegno e la perseveranza». Quando batte sull'incudine denota volontà tenace e animo saldo». Non avrei mai immaginato qualcosa del genere o.o. Ma calzava così tanto che mi sembrava un peccato mortale non usarlo >3.
Yamato: lui è Frank, da «Frankenstein», per la sua graziosa abitudine di incutere paura ai suoi sottoposti e perché la forma della sua testa ricorda un po’ quella dell’omonimo mostro - ci avete mai fatto caso XD?.
Sakura non ha il soprannome, perchè il suo compito era di fare da corriere tra il covo di partigiani e il paese e quindi non sarebbe servito a niente.
I Rossi erano i partigiani di orientamento comunista. Invece, la brigata di cui fa parte Naruto è quella dei Badogliani, o degli Azzurri, che non appartenevano a nessuna corrente politica particolare.
Ok. Riporto il giudizio:

Prima Classificata: 37,5
How to save a life” di DarkMartyx_93
Grammatica e Stile: 8,5
Ci sono alcuni punti che non scorrono tanto bene, ma sono veramente pochi. Nel complesso non ci sono errori e si legge con abbastanza scorrevolezza, senza problemi.
Originalità: 8,5
Mi è molto piaciuta, anche l’intreccio familiare con Sakura e Sasuke: per me è stata veramente una genialata, ha reso più interessante l’intera trama. Veramente notevole.
Attinenza: 8
C’era tutto: il NaruSaku e l’AU. Ti avrei messo un voto più alto se non fosse stato che mi sarebbe piaciuto vedere di più l’evolversi dei sentimenti di Naruto e Sakura, ma alla fine la fic è bella anche così.
Caratterizzazione: 8
Sakura che arrossisce all’inizio davanti a Naruto e abbassa lo sguardo non mi ha molto convinto, ma poi con l’andare avanti della trama si delinea meglio il suo carattere, diventando la Sakura manesca che tutti conosciamo e amiamo.
Giudizio Personale: 4,5
Questa fan fiction l’ho letteralmente amata. Veramente, mi è piaciuta tanto perché è ben strutturata, c’è l’azione, l’introspezione, l’amore, lo ShikaIno e il SasuHina (ebbene sì, mi piace anche questa coppia). Veramente bella, complimenti.

Ringrazio Coco Lee, per il giudizio dettagliato e per avermi ricordato che devo migliorare nella grammatica e nella caratterizzazione dei personaggi ^^. Effettivamente, quei due tendo sempre a vederli in chiave sdolcinata... Cavolo, sempre quei due punti -.-''
Mi è dispiaciuto parecchio per quella discussione sul topic. Ho espresso la mia opinione e spero che non si continui più, perchè è triste quando succedono queste cose. Saluto tutte le altre partecipanti, con le quali, nonostante tutto, ho passato dei divertenti momenti di sclero di gruppo.
Bacioni!
Marti

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Capitolo 2
*** The Peace seems so far ***


How to save a Life

Capitolo 2
- The Peace seems so far -


[Questo capitolo è dedicato a tutti gli amici della mia classe
e a tutte le ragazze della squadra di pallavolo.
E quindi sì, Zù e Leti si beccano la doppia dedica XD.
Voglio bene anche a voi.]

[So am I still waiting
For this world to stop hating
Can't find a good reason
Can't find hope to believe in
Sum 41 - Still Waiting]

Alla porta si udirono tre tocchi. Naruto corse a correre come una furia, aprì e si trovò di fronte lei: Sakura indossava un semplicissimo vestito verde chiaro a fiori, che le donava molto. Le sue guance si coloravano di un rosso tenue.
- Ciao! - salutò imbarazzato. La ragazza sorrise, arrossendo di rimando.
- Ciao, Naruto. Allora… Dove volevi portarmi?
- Ho… scoperto un bel posto, poco lontano da qui. Vuoi vedere?
- Che posto è?
- Se te lo dico adesso, ti rovino la sorpresa. Aspetta e vedrai.
- Ma ti puoi allontanare? - domandò Sakura, dubbiosa.
- Mica andiamo tanto lontano. È giusto qui dietro: anche se i fascisti arrivassero adesso, con due minuti di corsa sarei già di ritorno.
Poco tempo dopo, ridevano insieme, mentre Naruto teneva le mani sugli occhi di Sakura e lei si dimenava cercando di liberarsi. Le sue dita erano posate sul suo viso senza esercitare pressione, titubanti: il contatto con la pelle liscia e calda della ragazza era esaltante per lui. Sentiva il cuore battere a mille, i polmoni lavorare allegramente, sebbene bruciassero per la fatica. Era molto contento che lei non riuscisse a vederlo in faccia, perché ormai il suo viso era paonazzo e sicuramente non solo per il caldo.
Attraversarono la sommità della collina, fino ad arrivare ad un dolce pendio. L’erba era di un verde brillante che ben si intonava con il vestito di Sakura; il prato era interrotto qua e là dall’ombra dei noccioli, che già iniziavano ad esporre i loro frutti verdini.
- Siamo arrivati? - domandò Sakura, curiosa.
- Sì - confermò Naruto - Apri pure gli occhi.
La ragazza li spalancò: davanti a sé ebbe un panorama meraviglioso. In lontananza si scorgevano le punte aguzze delle montagne innevate, che contro il cielo assumevano un bel color indaco. Sotto di esse, le colline, verdeggianti di vigne fiorenti. Poco lontano, sul pendio di quella stessa collina, un campo d’erba punteggiato di macchiette viola: orchidee selvatiche.
Naruto si sdraiò a terra, ne raccolse una che cresceva ai suoi piedi e la porse alla ragazza perché la annusasse: sapeva di aria frizzante e di montagna.
Sakura lo affiancò, godendosi appieno la sensazione dell’erba tenera e fresca contro la sua pelle. Il sole li accarezzava, riscaldandoli con un manto tiepido.
- È magnifico qui! - esclamò Sakura - Come hai scoperto questo posto?
- Mentre tornavo alla nostra brigata. È proprio bello, non è vero?
- Sì - annuì la ragazza, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dalla pungente brezza montana - Proprio bello.
Naruto osservò il sorriso sereno della ragazza che si distendeva ogni secondo di più. Mentre la guardava, sentiva un bruciore all’altezza del cuore, ma non gli dava fastidio, anzi. Irrequieto e nervoso, stropicciava insistentemente i fili d’erba.
- Naruto, posso chiederti una cosa?
La domanda lo colse alla sprovvista. Rispose:
- Sì, dimmi.
- Shikamaru oggi era al rifugio?
Una secchiata d’acqua fredda. Perché gli chiedeva di Shikamaru? Un terribile dubbio si insinuò tra i suoi pensieri concitati. Cercò di rimanere naturale.
- No. È uscito.
Poi, cercando di sembrare poco interessato, aggiunse:
- Perché?
Sakura, notando il tono della sua voce, si voltò e osservò la ruga che si era formata tra i suoi occhi, sempre limpidi, ma in quel momento velati da una leggera ombra di turbamento che ne oscurava la brillantezza.
Capì all’istante.
“Che idiota che sono!” pensò, e in fretta si spiegò:
- Ma che hai capito! Non era in quel senso.
Naruto non era sicuro di aver capito quale fosse veramente il senso di cui parlava lei. Iniziava a non capirci niente.
- Ah. Ok…
“Brillante. Veramente brillante. Questa è la più grande figura di merda della mia vita” considerò Naruto, coprendosi mentalmente la faccia con una mano.
“Sono uscita con lui e gli chiedo di un altro. Questa è la più grande figura di merda della mia vita” ragionò Sakura, scavando una buca immaginaria e ficcandovi la testa, come uno struzzo.
Rimasero in silenzio per un po’. Poi Naruto, stanco dei suoi trip mentali alla ricerca della motivazione della domanda precedente, chiese di getto:
- Perché hai fatto quella domanda?
La ragazza avvertì un nodo all’altezza dello stomaco. Sembrava una domanda da Grande Inquisizione. Sorrise, a mo’ di scusa.
- Per Ino - rispose semplicemente, continuando a sorridere al pensiero dell’amica.
- Ino?
- Sì. Ino, del paese. La ragazza bionda, figlia di quel contadino…
- Ah, sì! Ho capito! - realizzò Naruto - Ma cosa c’entra Shikamaru?
- Non lo sai? - domandò Sakura, sorpresa - Si vedono tutti i giorni, nelle vigne dietro al paese.
Silenzio.
- Shikamaru ed Ino? Impossibile! - esclamò sconvolto - Non passava tutti i giorni alla panetteria per vedere Temari?
- Temari? Per lui è soltanto un’amica, anche se afferma che è una gran rompiscatole. No, il motivo per cui va tutti i giorni al forno è per comprare del pane bianco e per portarlo ad Ino. Lo sai, Ino fa parte di una famiglia povera: non può permettersi molte cose da mangiare e si devono arrangiare con gli ortaggi del loro piccolo campicello. E sì, che ha anche due fratellini! Perciò Shikamaru compra ogni giorno alcuni filoncini e li regala ad Ino. Si incontrano nelle vigne, ne mangiano un po’, stanno insieme e poi tornano a casa. Lei è molto orgogliosa, non accetterebbe mai dell’elemosina. Questo è praticamente l’unico modo per sfamarla - Rise - È da quando erano piccoli che va avanti questa storia.
- Ma ne sei sicura?
Sakura si accigliò.
- Ti ricordo che Ino è la mia migliore amica. Io so quello che le succede.
- Wow. Non me ne ero mai accorto - affermò, preso alla sprovvista - Shikamaru ed Ino… non lo avrei mai creduto possibile. E poi, da quel ragazzo non mi sarei aspettato mai un gesto così sensibile. Gli deve piacere proprio.
- Eh, già - confermò la ragazza, sorridendo - Hanno deciso di sposarsi, una volta finita la guerra.
- Sposarsi? - esclamò Naruto sbalordito - Non staranno correndo troppo?
- Perché no? È da quando sono bambini che si conoscono e frequentano. Alcune volte, anch’io stavo con loro. Si vogliono bene - lo informò Sakura, facendo spallucce.
- Ma tu in che modo lo sai, se sei arrivata in paese da così poco tempo? - domandò Naruto curioso.
- Come? Guarda che io ci sono nata, in paese.
Il ragazzo la guardò con un punto interrogativo che aleggiava sulla sua testa.
- Allora non mi hai riconosciuto! - esclamò Sakura.
- Perché, chi sei? Non sei la figlia della donna medico?
- Ma chi, io? No! Tsunade non è mia madre!
- E allora, chi sei?
- Grazie. Vedo che ero importante per te - replicò seccata, ma con un’ombra negli occhi cristallini - Prova a ricordare.
Il ragazzo si sforzò intensamente. Immediatamente, le immagini dell’infanzia affollarono la sua mente, come un album di fotografie ormai vecchio e consunto: con nostalgia e dolore rivide il vecchio pino sul quale si arrampicava, facendo a gara con i suoi compagni per chi arrivava per primo in cima, abbattuto dai fascisti per costruirvi una nuova strada, o il muretto soleggiato alla fine del paese, dove si divertiva a catturare le lucertole. Rivide i giochi nel fiume con i suoi amici, controllati da uno dei loro fratelli maggiori. Anche loro erano stati ingoiati dalla leva militare e ora erano in battaglia o sepolti in qualche terra straniera.
Mentre ricordava e soffriva, un fotogramma persisteva, chiedendo di essere riconosciuta. Nell’immagine, vi erano due bambini: uno era lui, Naruto. L’altro era una mescolanza di macchie bianche e nere: la pelle chiara, i capelli corvini, le labbra pallide e gli occhi scuri. Il suo migliore amico.
Come un flash, ricordò tutta la sua famiglia: suo padre, sua madre, suo fratello maggiore. E sua sorella gemella. Una bambina con i capelli rosa e gli occhi verdi, di cui si ricordava vagamente.
- Non ci credo… tu sei quella Sakura?
- Perché, quante Sakura conosci? - domandò lei, riducendo gli occhi a due fessure.
- Scusa - fece lui, seccato - Dimmi tu come potevo ricordare, però: te ne sei andata che avevo tre anni sì e no…
- Non me ne sono andata - rettificò - Mi hanno mandato via i miei. Sai, nel caso… di una qualche rappresaglia.
Silenzio.
- E… i tuoi fratelli? - domandò Naruto, esitante.
- Non lo so. So solo che Sasuke è… è entrato nell’esercito.
Il ragazzo abbassò lo sguardo. Il suo migliore amico era sempre stato una spina nel fianco.
- Sai cosa significa questo, vero? - chiese Sakura, socchiudendo gli occhi.
- Sì - rispose Naruto - Che i partigiani hanno il dovere di uccidere tutti i fascisti. Io ho il dovere di ucciderlo.
La ragazza tacque, aspettando il seguito.
- Tuttavia, non credo che lo farò. Gli amici non si tradiscono l’uno con l’altro - aggiunse poi, con amarezza.
- Anche se i tuoi compagni ti uccideranno per questo?
- Anche se i miei compagni mi uccideranno per questo. Ci sono cose più importanti di una guerra.
Sebbene la temperatura fosse mite, Sakura si sentì rabbrividire. Quante cose erano cambiate solo perché un uomo aveva deciso che ciò che aveva non soddisfaceva più la sua sete di potere.
[Il freddo di quella notte tornò a tormentarla…]
Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che Naruto aveva parlato.
- Puoi ripetere?
- Invece… Itachi?
La ragazza tacque. Lui si accorse che le tremavano le mani.
- Di Itachi non so niente. Né voglio saperne.
- Ma è tuo fratello. È impossibile che tu…
- Mio fratello?! - ruggì, inferocita - Mio fratello, quando i nostri genitori sono morti, uccisi dai Rossi perché erano fascisti, era con loro. Doveva salvarli, dannazione, erano i suoi genitori! Poco importava che fossero fascisti! Non facevano del male a nessuno! Li ha traditi! Per colpa sua, io e Sasuke siamo rimasti soli!
Sakura cercò di trattenersi, ma scoppiò in lacrime, sotto lo sguardo di un Naruto attonito. La ragazza parlava, gridava tra un singhiozzo e un altro. Il petto era squassato tra attacchi di tosse e respiri convulsi.
- Io sono rimasta con i partigiani, perché quello che fanno i fascisti è ingiusto; ma Sasuke, Sasuke, si è unito a loro! A quegli assassini! Tutto per colpa sua! Ha distrutto la nostra famiglia! Ci ha abbandonati! Come pretendi che io non ce l’abbia con lui?
Si coprì il volto con le mani, incapace di continuare, e riprese a piangere. Naruto, muto davanti a tanto dolore, le posò un braccio sulle spalle e la attirò a sé; lasciò che si sfogasse e, quando lei iniziò a tirare su con il naso, sospirò.
- Itachi può anche aver tradito i tuoi genitori; ma tu stai sbagliando. Non devi desiderare la vendetta.
- Come ti permetti di dirmi che sto commettendo un errore? - sibilò lei - Ci ha lasciato soli! Soli!
- Hai mai ucciso un uomo?
La domanda la sconvolse.
- No, certo che no! Io sono un medico, non un assassino!
Naruto chinò il capo.
- Io ho ucciso tredici uomini in due anni - mormorò - Contati uno per uno. Dicono che la guerra giustifica tutto; ma, in due anni, non sono riuscito a trovare un motivo valido per averli ammazzati.
Sakura, pur sbuffando irata, ammorbidì i toni e alzò gli occhi sul suo viso.
- Ma questo cosa c’en…
- Mia madre è morta quando io sono nato. Mio padre è morto in Russia. La mia unica famiglia è il maestro Kakashi, che mi ha preso sotto la mia protezione. Se c’è una cosa che lui mi ha insegnato, tralasciando leggere e scrivere, è stato che la vendetta non porta a niente. Una vendetta compiuta porta una vendetta da compiere. È una catena: non finirà finché tutte le persone coinvolte non saranno morte. La vendetta è fine a se stessa.
Sakura tacque.
- Quando vedo una pistola, un fucile, ripenso a tutte le persone che ho reso sole e le paragono a me stesso, quando piangevo per i miei genitori e maledicevo i fascisti, perché avevano mandato mio padre a morire lontano da casa. La prima volta che ne ho fucilato uno, pensavo che mi sarei sentito meglio. Ma poi ho pensato: chi era quell’uomo che ho ucciso? E mi sono reso conto che anche lui poteva avere un figlio e che quel figlio mi stava certamente maledicendo a sua volta. Ero diventato un assassino, come quelli che avevano ammazzato mio padre. La notte mi addormento a fatica, perché i loro fantasmi mi tormentano.
Pausa. La ragazza notò che il respiro di Naruto cominciava ad affannarsi.
- I familiari sono importanti, Sakura. Se tuo fratello morisse, rimarresti sola anche tu con il tuo rancore. Anche se ti ha tradita e abbandonata, non puoi avercela con lui. L’Italia sta per perdere la guerra: non è detto che Sasuke non venga processato. Se verrà condannato a morte, a cosa ti sarà costata una vita di rancore? Sarai sola. Sola…
Affondò il volto tra le ginocchia, incapace di reggere la bellezza pura dei raggi del sole. Si sentiva troppo sporco del sangue altrui, le sue ferite troppo esposte e brucianti per poter pensare di illuminarle con altra luce. Cominciò a singhiozzare, senza versare lacrime, mentre toccava a Sakura, ancora turbata dal suo discorso, ad abbracciarlo per tirarlo su di morale. Avvertiva che la sofferenza di Naruto era qualcosa di più solido e duro della sua, quasi impenetrabile, la sofferenza di qualcuno che ha già commesso degli errori e che sa di non poter tornare indietro.
Rimasero così per un po’, lui accartocciato su se stesso, lei a stringerlo sempre più forte e ad accarezzargli i capelli biondi. Quando Naruto smise di gemere, alzò il capo, respirò profondamente. Ricompostosi, sorrise amaramente alla ragazza.
- Grazie, Sakura.
Lei arrossì, imbarazzata.
- Perché, pensavi che ti avrei lasciato a piangere senza fare niente, idiota?
- Forse no - scherzò lui, rinfrancato - Sei così acida, a volte.
Tempo due secondi e anche lui fece la fine di Konohamaru.
- Ma dove diavolo hai imparato e tirare pugni così con quelle braccia così secche? - si lagnò il ragazzo, massaggiandosi il bernoccolo.
La domanda gli costò un secondo scappellotto, prima che lei rispondesse piccata:
- Mi ha insegnato Tsunade. Dice che saper picchiare può sempre tornare utile. E io non sono né racchia, né secca.
- Tsunade? - fece, scandalizzato - Ma non era un medico, anche se non laureato? Non dovrebbe curarle, le persone?
- Un medico e la figlia di un generale. È suo padre che, a sua volta, le ha insegnato a dare botte.
- Cavolo - commentò Naruto - Meglio che non la faccia arrabbiare, allora.
- Sì, direi di sì - rise lei. Poi diventò pensierosa.
- Naruto, posso farti una domanda? - fece, osservando il cielo.
- Sicuro. Dimmi.
- Secondo te vedremo mai la fine di questa guerra?
Il ragazzo si infuriò.
- Certo che sì! Non ascolti Radio Londra?
- Sì, l’ascolto. Però… dopo due anni di guerra… dopo tutte le ferite che ha provocato… sembra impossibile che possa tornare la pace…
Naruto notò il velo di tristezza sui suoi occhi. Audacemente, le afferrò la mano, cogliendola di sorpresa.
- Certamente! - affermò con decisione - Ti prometto, ti giuro, che la vedremo insieme. Sopravvivremo; e io, quando faccio una promessa, la mantengo - Ridacchiò - È questo il mio motto.
Sakura ringraziò silenziosamente, guardandolo con affetto. Il suo sguardo sciolse tutte le difese di Naruto, che arrossì.
- Vedremo. Guarda che io mi ricordo delle promesse, eh?
Stavano ancora scherzando tra di loro, quando udirono un rumore di passi proveniente da dietro. Si zittirono all’istante, avvezzi ad allarmi e agguati e si nascosero silenziosamente dietro ad un nocciolo dal tronco particolarmente largo.
All’inizio non videro niente, ma con ansia crescente si accorsero che il calpestio, di chiunque fosse, si stava avvicinando e diventava sempre più cadenzato e ritmato. Ad esso si aggiunsero nuovi rumori disordinati: rumori di oggetti che si scontravano tra di loro, tintinnii metallici. Sakura e Naruto attendevano con il fiato sospeso, per paura di essere avvistati. Finché il dubbio del ragazzo non venne confermato, quando intravidero qualcosa proprio all’inizio del viottolo di campagna.
Una squadra di Camicie Nere, in chiare intenzioni offensive, si stava dirigendo verso la cascina.
I due ragazzi, si scambiarono uno sguardo, allarmati. Naruto riacquistò immediatamente il controllo della situazione e iniziò a elaborare una strategia per passare inosservati.
- Bisogna avvertire la brigata - ragionava - Se passiamo per la vigna abbassandoci e senza fare rumore, ce la possiamo fare… Forse arriviamo anche prima di loro… Invece se…
- Stai zitto! - sibilò Sakura.
- Ma sei cretina? Sto cercando un modo per tornare a casa e tu…
Dopo l’ennesimo scapaccione, Sakura spiegò:
- Guarda, si sono fermati.
Naruto si affacciò cautamente: effettivamente, la ragazza aveva ragione. Avevano rotto le righe e si erano disposti in cerchio proprio lì, davanti a loro. Quello che lui aveva riconosciuto come il capo, un individuo corpulento e coperto di numerosi riconoscimenti al merito, si era piazzato di spalle e loro non riuscivano a vederlo. Tuttavia lo sentivano e iniziarono ad ascoltarlo con grande attenzione.
Se fossero stati tanto attenti da prestare attenzione all’ambiente circostante, avrebbero sicuramente captato il debole fruscio dietro le loro spalle. La minaccia invisibile attese, mentre il vento copriva i suoi rumori e portava lontano il suo odore…

- Gran parte della dinamica dell’attacco l’abbiamo già discussa prima di metterci in marcia - esordì il capo gruppo, quando fu sicuro di avere l’attenzione di tutti. Si guardò intorno e con gran soddisfazione notò che i suoi uomini erano concentrati, rigidi, immobili; non si perdevano una parola di quello che diceva, come se fosse Dio in persona e stesse consegnando le tavole della legge. Con feroce orgoglio fascista, proseguì la sua spiegazione.
- Ci è stato riferito che la cascina in questione è occupata da una banda di sporchi partigiani azzurri. Per il dovere che abbiamo nei confronti di questo Paese, che ancora è lungi dal perdere la guerra, abbiamo l’obbligo di dirigerci là e distruggerli tutti. Immagino voi siate d’accordo.
Parecchi non si mossero, attendendo la fine della spiegazione, alcuni annuirono impercettibilmente. Sorridendo, continuò:
- L’avanguardia attaccherà la brigata da davanti. Inizierà a fare fuoco al mio segnale e dovrà distrarre i partigiani che faranno la guardia nel retro della casa. A questo punto entrerà in scena la squadra d’attacco: il suo compito è di penetrare le difese dal retro e di catturare tutti i nemici possibili. L’edificio verrà raso al suolo, cosicché nessun’altra brigata partigiana ci si possa installare per tentare di sabotare i grandiosi piani del nostro Duce.
Naruto inorridì, mentre i soldati più estremisti grugnivano con approvazione.
- Che vigliacco! - sibilò Sakura -Li vuole prendere alle spalle.
- Tutto chiaro? - domandò un ultima volta il capo gruppo, quando ebbe finito. Tutti risposero in coro un “sissignore” folto e compatto.
- E dei partigiani catturati? - domandò una voce più giovane delle altre - Che ne sarà?
Rabbrividirono entrambi, al suono di quella voce. Il battito del loro cuore aumentò, quando udirono la risposta alla domanda:
- Se non è necessario, non uccideteli: devono essere processati come criminali. Sono cristiani anche loro, che credete? - concluse. Naruto era sicuro che in quel momento stesse mostrando uno schifosissimo sorriso.
- Bastardo - imprecò Sakura - Non ha minimamente intenzione di processarci: vuole solo portarci ai suoi superiori, per avere qualche altro disgustoso riconoscimento.
- Bisogna avvertirli - considerò il giovane. Poi, rivolto alla ragazza:
- Stai attenta. Trova un nascondiglio e rimani lì. Io vado a raggiungere i miei compagni.
- No, vengo anch’io - si ribellò lei - Vado alla stalla a curare i feriti. Hanno bisogno anche di me.
Il ragazzo avrebbe voluto proibirglielo, ma era una partigiana anche lei e sicuramente sapeva il fatto suo. Dopo alcuni brevi istanti di lotta interiore, annuì rassegnato.
- Però, pretendo di andare avanti: così, se vedo qualche nemico, non ci metterò molto a stenderlo.
La ragazza annuì a sua volta. Lasciò che Naruto entrasse per primo nel vigneto, consapevole che lui voleva coprirla con il proprio corpo, sorrise interiormente per ciò e lo seguì.


***

Bene. Secondo capitolo postato ^^. Non perchè, ma molti hanno capito che questo è l'unico capitolo. No, non è così: per vostra informazione, in tutto c'è un altro capitolo più l'epilogo e non so se postarli tutti insieme o divisi. Ditemi voi ^^.
Risposte alle recensioni (ah, quanto mi mancavano **):
Cleo92: Grazie mille per i complimenti ^^. L'ho già scritto, non mi aspettavo assolutamente di arrivare prima... Sono contentissima, perché questa è una fanfiction a cui sono molto affezionata, perché è NaruSaku e perché è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale ^^. Spero continuerà a  piacerti!
bravesoul: Ciao! Che bello risentirti **! Lasciamo perdere le informazioni -.-''. Se mio padre guarda la cronologia, probabilmente penserà che sono diventata fascista, assassina e persino fanatica di fucili xD. Per fortuna, non sa nemmeno cos'è, la cronologia xD. Caratterizzare Kiba è stata una delle cose più divertenti insieme a trovare i nomi in codice xD.
Pai: Yamato è arrivato all'improvviso. All'inizio ci doveva essere Kakashi. Poi, però, per lui ho trovato un altro ruolo xD. Vedrai, vedrai...
Fallen Star: Mi dispiace deluderti, ma un seguito c'è ;). Continuerò a tormentarti ancora xD.
Clahp: Ciao **! Il NaruSaku si è evoluto, a quanto pare xD. Ma nel prossimo capitolo viene l'azione. Oh, se c'è azione... ;)
home_coming: Ma quale pasticcio! Anzi, grazie per la recensione ^^! Cavolo, i nomi... per fortuna quello di Rock Lee l'ho trovato subito, altrimenti penso che mi sarei messa le mani tra i capelli xD! Quello di Jiraiya, invece, non mi piace >.> Ma non ho trovato niente di meglio...
Ok, ho finito. Grazie mille per le recensioni ^^! Non sapete quanto fa piacere trovare un numeretto in più, nella colonnina dei commenti: continuate, vi prego, rallegrate la mia incasinatissima vita >. Bacioni, Marti

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Capitolo 3
*** Wild wild war ***


How to save a Life

Capitolo 3
- Wild wild war -

[Questo lodedico a SweetGirl91,
ragazza simpatica e alla mano.
Le tue mail sono una ventata di novità
- wow, come sono poetica ^^ -.
Ti voglio bene.]

[I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven
Red Jumpsuit Apparatus - Your Guardian Angel]

Attraversarono tutto il campo, a testa bassa. Cercavano di trattenere il fiatone, ma dopo pochi minuti di marcia affrettata, cominciarono a sentirsi affannati; i loro respiri si scontravano con il terreno, sollevando a volte piccole nuvolette di polvere chiara.
Ogni tanto, il partigiano si elevava al di sopra dei pampini per scrutare il terreno intorno. I fascisti stavano passando per la strada principale, ma la prudenza non bastava mai. Però la campagna intorno era deserta e non si sentiva alcun suono, eccezion fatta per il fruscio delle foglie e il canto di qualche uccellino. Il cielo era azzurro e senza una nuvola e si faceva sempre più luminoso: erano passate da poco le quattro.
La stalla era stata costruita proprio lungo il pendio della collina. Avevano spianato il declivio fino a creare una gradonata, insolita nel paesaggio piemontese, che nascondeva l’edificio dalla vista di chi guardava dalla sommità del colle. Aveva anche un altro pregio: qualunque cosa fosse dietro alla costruzione era invisibile. Sulla cima di una ripida discesa alle spalle dello stabile, derivata dal terrazzamento, nascosti da alcuni fitti cespugli, si poteva osservare tutto lo spiazzo senza essere notati, se si aveva l’accortezza di spiare con prudenza. Era proprio lì che stavano andando.
Superata la vigna, il tragitto per la cascina durava meno di dieci minuti; ma essi dovettero tralasciare tutte le vie che potevano essere battute dai soldati. Allungarono il giro passando per il campo di noccioli, cercando aree coperte da alberi e boscaglia, allontanandosi di più dalla strada maestra. Alla fine, impiegarono più di venti minuti, ma, infine, giunsero al casolare.
La battaglia era iniziata.
Dalle finestrelle della stalla poteva arrivare in qualsiasi momento un pericolo mortale: le lunghe canne dei fucili vi si affacciavano, silenziose, nere come la morte, pronte a sparare in ogni momento proiettili letali; a terra, ogni tanto si alzava una piccola esplosione di terriccio, seguita da un ringhio frustrato.
- Dannazione! L’ho mancato!
La squadra fascista aveva trovato dei covoni di paglia, lasciati fuori da qualche contadino per nutrire le bestie, e vi si era rifugiata dietro, usandoli come trincea. Dall’oro della stoppa, occhieggiavano i baschi e le camicie nere dei soldati, simili a piante infestanti; erano in maggior numero dei partigiani e lentamente stavano avendo la meglio. L’aria era quasi irrespirabile per la polvere sollevata e per le grida dei feriti, opprimenti come se fossero state solide e palpabili. Naruto osservò quello che era abituato a vedere come il macabro gioco della guerra: stringeva in pugni le mani sudate, deglutiva per ogni fiotto di sangue, cercava di rimanere impassibile di fronte a uno spettacolo al quale assisteva quasi tutti i giorni. Imbracciò il moschetto, scacciando l’agitazione. Sakura, forzatamente fredda e razionale, ma non meno scossa di Naruto, prese in mano la situazione.
- Io scendo ed entro dal retro - disse, decisa - Tu non sparare, per nessun motivo, altrimenti scopriranno la tua posizione. Guardati le spalle.
Gli strinse forte la mano. Appena il tempo di restare bruciato dal suo calore che lei era già scomparsa oltre i blocchi di pietra che trattenevano il terreno; si irrigidì, pronto a correre in suo aiuto se fosse stata ferita da qualche colpo vagante, ma non fu colpita e attraversò la porta di legno secondaria sana e salva. Una volta rassicurato, rilassò i muscoli.
“Bene. Ora vado giù anch’io, almeno…”
- Stai fermo lì. Non ti muovere.
Solo allora Naruto si accorse di un sommesso rumore di passi alle sue spalle. Prima era stato troppo concentrato su Sakura per notare l’arrivo del fascista, che ora gli puntava contro un fucile. Con la coda dell’occhio, distinse a fatica gli occhi, di uno strano viola, e la capigliatura grigia come il ferro.
- Oh, ma guarda. Tu sei Volpe, l’eroe dei partigiani - commentò, molto lentamente - Sei una leggenda, per tutti i nemici del Duce, nelle Langhe.
Avanzò ancora, osservandolo compiaciuto, mentre Naruto lo guardava con un cipiglio duro e deciso.
- Molla il moschetto a terra, mani in alto e girati lentamente.
Il ragazzo eseguì, mentre osservava con attenzione il suo nemico. Lo riconobbe come un abitante del paese, che aveva aderito con fervore quasi religioso alle idee del nuovo partito.
- Hidan - pronunciò con fermezza, mantenendo il sangue freddo.
Hidan sorrise.
- Allora ti ricordi di me, Naruto - replicò, scandendo il nome con esagerata cerimoniosità - Peccato sia totalmente inutile. È finita: preparati a morire.
Il giovane lo fissò negli occhi, senza paura. Il suo cuore batteva veloce per l’adrenalina che scorreva a fiumi nel suo corpo.
- Forse io morirò - concesse - Ma tutti gli uomini là sotto no. Finché ci sarà un superstite, per voi non ci sarà pace. In più, conosciamo i vostri piani. Non riuscirete ad annientarci.
Il suo corto discorso non ebbe l’effetto sperato. Anzi, Hidan sorrise di nuovo, stavolta con quella che sembrava pena e compassione.
- Allora, lascia che ti dica una cosa, prima di farti fuori: non esiste nessun piano. O meglio, ne esiste un altro.
Naruto non capiva, ma sentiva come un liquido gelato che lentamente gli paralizzava tutte le membra.
- Cosa vuoi dire?
- Nessuna squadra arriverà dal retro - comunicò il soldato, con finto dispiacere - Il nostro capo squadra sarà un pallone gonfiato, ma non è certamente stupido. Vi aveva già visto e ha pensato di depistarvi: non è stato un caso se ne abbiamo parlato proprio di fronte a voi. Ora i tuoi amici cercheranno qualcuno alle loro spalle; e invece, aspettiamo rinforzi che li attaccheranno lateralmente. Così occupati a difendere due fronti, non si accorgeranno minimamente del nuovo assalto e avremo la vittoria assicurata.
L’orrore, stavolta, straripò come un fiume in piena. Dietro di lui infuriava la battaglia, una battaglia che forse lui aveva contribuito a mandare in rovina. Poi si riprese d’animo: i suoi non erano così stupidi da farsi sconfiggere da un attacco a sorpresa. Che diamine, dopo due anni di guerriglia! Erano sicuramente preparati a tutto. Ma un’imboscata non avrebbe certo giovato.
Doveva comunicarlo al più presto.
Lanciò un’occhiata laterale al fosso dietro di lui: se si buttava di spalle aveva scarse probabilità di finire indenne la rotolata. I pietroni erano duri e aguzzi: nella migliore delle situazioni, avrebbe ricavato un paio di ematomi. Però prima doveva distrarre il fascista davanti a lui, altrimenti sarebbe arrivato alla cascina, sì, ma con il buco di una pallottola sul corpo e questo era sicuramente da evitare.
- No, non riuscirai ad avvertire i tuoi amici - disse Hidan, caricando il fucile - Morirai prima.
Fece pressione sul grilletto.
“Bah… Finisce così?” pensò Naruto con amarezza, attendendo l’esplosione.
I secondi passavano…
- Cosa succede qui? - domandò con arroganza qualcuno.
“Quella voce…”
La stessa che avevano udito prima e che gli aveva fatto balzare il cuore in gola, ma che aveva ignorato, forse per vigliaccheria, forse per l’accavallarsi furioso dei pensieri. Ciò non cambiava il fatto che ora il suo migliore amico, Sasuke Uchiha, era davanti a lui, soffocato in una camicia nera, come notò Naruto dolorosamente. Scrutava freddamente la scena, il suo commilitone, il suo fucile puntato, il partigiano; Naruto provò un brivido quando il suo sguardo scivolò su di lui con la stessa indifferenza che si riserva ad un dettaglio di poco conto. Stava con il fiato sospeso, aspettando quello che sarebbe stato un gesto d’amnistia o di condanna.
- Caporale, è arrivato anche lei - commentò Hidan con tono incolore. A Naruto, però, sembrò di cogliere un certo astio in quelle parole.
Sasuke lo gelò con una sola occhiata.
- Cosa succede qui? - ripeté.
Hidan fece spallucce.
- Sto solo facendo il mio dovere. Ho beccato questo partigiano e lo stavo mandando all’Inferno, dove merita di stare con tutti i suoi compagni.
Il partigiano ringhiò sommessamente.
- Bastardo…
- Bastardo? - domandò il soldato, come se avesse detto una cosa stupida - Se io sono bastardo, tu sei solo ingenuo. Hai scelto di essere un antifascista; sei entrato nella Resistenza. Io sono un tuo nemico. Perché, ora, io divento un bastardo se ti uccido?
Con la canna dell’arma, indicò il campo di battaglia.
- Non credi che vi sia una sorta di macabra bellezza nella distruzione che porta? Osserva gli zampilli del sangue, il suo rosso scarlatto, le ragnatele che lascia sul viso, il suo fantasioso intrico… Di’ un po’, non ti senti attratto dalla morte? Non ti chiedi cosa c’è dall’altra parte? Non guardi mai un cadavere e le sue orbite vuote, chiedendoti: “Chissà dove si trova ora”?
Naruto ripensò a tutti i morti che aveva visto: nemici, amici, persone che non conosceva. Ricordava la smorfia di dolore sui loro visi. Non provava alcuna attrazione: solo un brivido di disgusto al pensiero dell’essere umano - se era davvero un essere umano - che gli stava davanti.
- Ora basta - ordinò seccamente Sasuke. Poi, rivolto ad Hidan:
- Catturalo. Il nostro capo squadra sarà ben contento di avere un ostaggio simile.
Il cuore del partigiano sprofondò.
Hidan sembrò pensarci su. Poi mirò di nuovo su Naruto, con qualcosa in mente.
- Cosa vuoi fare? - domandò Sasuke, impassibile.
- Il mio dovere. So che vi conoscete e non le permetterò di lasciarlo andare una volta che nessuna la vede. Stia indietro.
- Smettila subito! - abbaiò il ragazzo, furioso - Questa è insubordinazione!
- E il suo è tradimento - ribatté il soldato. Caricò il fucile e puntò sul partigiano. Naruto lo osservava frustrato, conscio di non poter far niente.
“Che tristezza. Morire quando sono ad un passo da Sasuke” pensò di nuovo. Si fece coraggio, sospirò e fissò negli occhi il suo assassino, cercando di mantenere la sua dignità.
“È finita.”
Udì uno sparo. Ma il proiettile, invece di ferirlo, colpì l’arma di Hidan, sbalzandola lontano. Confuso, Naruto si guardò intorno, cercando di capirne la provenienza.
Sul ciglio del terrazzamento riconobbe Sakura, con una Beretta malferma tra le mani.
- Sakura? - esclamò Sasuke, sconcertato. La sorella lo guardò con le sopracciglia aggrottate.
- Sasuke! - esclamò, stupefatta.
- Sakura! - la chiamò Naruto - Era tutta una trappola! Non arriverà nessuno dal…
- Stai zitto! - ruggì Hidan.
- Lo sappiamo - annuì la ragazza - Da quella parte stava arrivando la brigata di Frog; li hanno già sconfitti e ora stanno venendo a darci una mano. Tra poco dovrebbero arrivare.
Hidan rimase di sasso. Iniziò a tremare convulsamente.
- È una sporca menzogna! - urlò il soldato.
- Temo proprio di no - gridò Naruto trionfante - Sono già arrivati.
Infatti, il volume delle grida era aumentato. Al rumore degli spari, si aggiunse quello di altri spari; il frastuono si fece più intenso e gli ordini si fecero più concitati dalla parte dei fascisti.
Il soldato si affacciò dalla china, appurò che quello che diceva il ragazzo era vero; schiumante di rabbia, teneva il fucile tra le mani come se fosse una biscia che gli stesse per scivolare via da un momento all’altro.
- Il Duce non può crollare… il Duce non può crollare! - farfugliava rabbioso.
- Arrendetevi. Ormai non potete fare più niente - sillabò Sakura, con la pistola ancora in pugno.
- Stai zitta! - abbaiò il soldato - Tu sarai la prima a finire all’Inferno!
E, senza preavviso, premette il grilletto. Il tempo si dilatò incredibilmente: la mente di Sakura registrò quella frazione di secondo come se fosse stata un’ora. Raccolse ogni particolare, come gli occhi iniettati di sangue di Hidan, il fischio acuto del proiettile, Naruto che si precipitava davanti a lei. Con la consapevolezza che quel tipo di pallottole erano veloci, il ragazzo spinse a terra la ragazza, per evitare che fosse coinvolta anche lei. Nello stesso momento, Sasuke, istintivamente, sparò al suo subordinato e lo colpì al torace. Il compagno, per tutta risposta, usò le ultime energie per vendicarsi del suo superiore e lo ferì ad una gamba con un colpo di arma da fuoco; Sasuke cadde all’indietro, gemendo di dolore.
Mentre Sakura cadeva a terra, tutto diventò confuso. Quando riacquistò la vista, l’immagine che vide le gelò il sangue: suo fratello che cercava di fermare l’emorragia alla coscia, Hidan che agonizzava e respirava affannosamente; e, proprio sopra di lei, Naruto, con gli occhi sbarrati, le braccia allargate a difenderla. Dalla sua spalla, stava sbocciando un fiore rosso scarlatto; impiegò due secondi per capire di cosa si trattasse. Mentre lo sguardo di Naruto si faceva vitreo, sussurrò il suo nome, con un’espressione allucinata.
- Naruto…
Il suo corpo la travolse, inerte; le sue ginocchia si piegarono e le sue braccia la circondarono in un molle e raccapricciante abbraccio. La stretta di un cadavere.
- NARUTO!

Ora, lei e suo fratello stavano trasportando l’amico, sostenendolo l’una dalla spalla destra, l’altro dalla sinistra. Sakura cercava di attirare la sua attenzione, per il terrore che quelle palpebre sempre più pallide cedessero all’improvviso sotto il peso della morte.
- Naruto! Naruto, mi senti? Ecco, siamo quasi arrivati! Questa è la stalla! Ora entriamo… Naruto, non chiudere gli occhi! Non è ancora il momento di gettare la spugna! Non mollare! Non mollare!
Sasuke, ogni tanto, si lasciava sfuggire un lamento gutturale; poi, tornava a trasportare il suo vecchio compagno di giochi, facendo perno sulla gamba ancora illesa.
Non sapeva neanche perché lo stava aiutando; proprio come sua sorella, aveva vissuto gli istanti precedenti in una nebbia in cui si mescolavano confusione, rabbia, sorpresa, sofferenza, rammarico; solo ora poteva ragionare, reso un po’ più lucido dal dolore che gli procurava la ferita.
Tuttavia, non ragionava: era spinto dall’urgenza di portare Naruto in salvo. Non pensava, seguiva ciò che gli diceva l’istinto.
Rischiando di cadere e ruzzolare giù dalla discesa, arrivarono alla porta secondaria; Sakura la spalancò con decisione, arrancando affannata per l’enorme stanzone costruito in legno. Quando trovò un tavolo, tagliato rozzamente e instabile, ma pur sempre un tavolo, con una bracciata febbrile rovesciò tutto ciò che vi era sopra e si fece aiutare dal fratello per sistemarvi sopra Naruto. Il suo respiro era via via più debole e fiacco, le palpebre strette e la fronte imperlata di sudore.
- Sakura! - la riconobbe Kiba, dall’alto della sua postazione di tiro - Cosa ci fai qui? Cos’è successo a Naruto?
Poi riconobbe l’Uchiha e ringhiò astioso:
- E tu? Cosa ci fai qui?
- Non è il momento per queste faccende, Kiba! - lo zittì Sakura, rabbiosa - Dimmi subito dove posso trovare un coltello! E del vino!
- Il coltello è nel cassetto del tavolo; il vino è nella damigiana laggiù. Ma tu, cosa vuoi fare? - domandò perplesso e agitato.
La ragazza non gli rispose e recuperò gli oggetti che le servivano. Bagnò il coltello nel vino, per disinfettarlo, e fece lo stesso con le sue mani e con la lesione. Naruto mugolò nella sua nera incoscienza, quando l’alcool lambì la sua ferita.
- Resisti! Resisti… - lo incoraggiava Sakura sottovoce, mentre cercava di ritrovare la concentrazione. Gettò un’occhiata nervosa a Sasuke, crollato a terra dopo la faticosa traversata; lui annuì impercettibilmente, troppo occupato ad ignorare il dolore.
- Va bene… - disse la ragazza tra sé, già nella parte del medico. Con decisione, appoggiò il coltello sul labbro della lesione e affondò con decisione la lama, alla ricerca della pallottola ancora nel corpo di Naruto. Mentre cercava, il ragazzo si dimenava debolmente, lanciava brevi e orribili grida di dolore, si mordeva le labbra a sangue; Sakura corse a ficcargli un panno nella bocca, per evitare che si facesse del male ulteriormente.
Mentre ancora lo stava operando, si aprì la porta. Hidan, bianco come un morto, riapparve con il passo malfermo e gli occhi infossati e deliranti. Sembrava l’anima di un dannato che risorge dagli Inferi per compiere la sua vendetta.
Imbracciava ancora il suo fucile; farfugliando insulti e bestemmie incomprensibili, alzò ancora l’arma, puntandola verso Sasuke.
- Ora… giungerà la tua… ora… bastardo…
Si udì uno sparo; un’ennesima chiazza scura apparve sulla camicia nera del fascista, allargandosi a macchia d’olio. Senza più forza, Hidan crollò come un sacco, mentre dietro di lui appariva una figura che Sakura e Sasuke conoscevano bene.
- Maestro Kakashi! - esclamarono.
- Sasuke Uchiha, ci sei anche tu? - intervenne una donna in camice bianco, appena entrata. I capelli biondi ondeggiavano dietro di lei e i suoi occhi vagavano nervosi per la stalla.
- Signorina Tsunade!
- Sakura! Cosa è successo?
- Naruto… Naruto è stato…
- Naruto è stato colpito da un proiettile. Deve estrarlo subito, altrimenti perderà troppo sangue… - completò la frase Sasuke, attirandosi un’occhiata sorpresa dalla sorella. Chiuse gli occhi, sbuffò e strinse i denti per il dolore.
- Sono un dottore. So quello che devo fare - lo rimbeccò Tsunade, piccata - Ora voi aiutate fuori. Io e Sakura pensiamo a Naruto.
Si avvicinò al tavolo, sfilò il coltello dalle mani tremanti della ragazza e iniziò a dare ordini e indicazioni. Kakashi, capendo di essere inutile, salì sul soppalco con Kiba, dandogli manforte contro i nemici. Il ragazzo dai capelli neri rimase lì, con la schiena appoggiata alla parete legnosa.
- Potresti anche andare a dare una mano - commentò acida Tsunade - L’emorragia si è fermata, mi sembra.
L’Uchiha la fulminò con un’occhiata.
- Non siete voi i miei compagni - replicò Sasuke, gelido - Qui non c’è più posto per me.
- Ma cosa dici, Sasu… - iniziò Sakura, ma venne bruscamente interrotta dalla sua insegnante.
- Basta parlare! Dobbiamo operare, altrimenti sarà troppo tardi!
La ragazza osservò il viso bianco di Naruto, il petto che si alzava e si riabbassava sempre più lentamente. Per la prima volta da quando Sasuke si era arruolato, iniziò a pregare. Strinse i denti, impugnò il coltello e ricominciò la sua tormentata ricerca…

Sakura si svegliò di soprassalto, a causa di un grido belluino: di fuori, Kiba stava ancora festeggiando il buon esito della battaglia.
- A-ah! Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! A quel paese i fascisti!
Intontita, si rese conto di essersi addormentata; alzando la testa dalle coperte sporche, guardò il viso di Naruto, sempre smorto, e la sua fasciatura bianchissima, che non faceva quasi distacco con la sua carnagione. Dopo l’operazione, che era riuscita alla perfezione, lo avevano spostato sul letto. Avevano medicato anche Sasuke: lui non aveva accettato un letto e ora giaceva legato su un mucchio di paglia al piano superiore, in attesa di essere giudicato.
Saggiò il suo polso: il battito era regolare. Le sue mani erano sudate, ma calde per la febbre. La situazione si era normalizzata.
Un dito si mosse. Con immensa gioia, la ragazza si accorse che il malato aveva aperto un occhio e che la stava osservando.
- Sakura… - sussurrò faticosamente.
L’infermiera gli chiuse le labbra, sfiorandogliele con un dito. Due chiazze rosse si dipinsero sulle sue guance.
- Non parlare. Sei ancora debole - gli ordinò, sussurrando.
- Stai… bene? - domandò lui, ignorandola.
Sakura aggrottò le sopracciglia.
- Certo che sto bene! Ma a te, che ti salta in mente? Potevi rimetterci la vita, con quest’alzata d’ingegno!
Naruto borbottò qualcosa e non replicò.
I due rimasero in silenzio. Poi, la ragazza abbassò gli occhi.
- Grazie per avermi protetta, Naruto. Grazie davvero.
Il ragazzo sorrise con difficoltà.
- Ma figurati… Ti avrei lasciata morire?
Non poté continuare, perché Sakura lo abbracciò improvvisamente e lo lasciò senza fiato. Udì un singhiozzo e qualcosa di bagnato che scivolava lungo il suo collo. Imbarazzato, accarezzò la sua schiena, cercando qualcosa da dirle per farla smettere di piangere.
- Dai, Sakura… Ora sto bene… Sasuke è tornato… Non piangere…
Sakura si staccò, asciugandosi le lacrime. Naruto alzò una mano tremante per appoggiarla sulla sua guancia. Arrossì, mentre la ragazza si godeva il calore bollente della sua mano sul suo viso freddo.
- Ho avuto paura… - singhiozzò. Naruto si sentì uno schifo, per quello che le stava facendo passare.
- Ti prometto… ti prometto che una cosa del genere non accadrà più. Non ti farò più soffrire…
Restarono così, immobili, finché Sakura non stampò un bacio sulla sua fronte, come una madre con suo figlio. Sorrise come per scusarsi, mentre il rossore aumentava.
- Riposa. Dobbiamo festeggiare insieme la fine della guerra.
Il ragazzo ridacchiò, imbarazzato.
- Ci puoi giurare. Insieme.
E le strinse la mano, a suggello della promessa.

***

Era il ventuno aprile del 1945. Ormai era chiaro che i fascisti avevano perso la guerra: il giorno dopo, i partigiani, con l’aiuto della popolazione, liberarono Modena, poi fu il turno di Genova, poi Ferrara, Parma, Reggio Emilia. Fino ad arrivare al venticinque d’aprile, quando tutte le maggiori città settentrionali iniziarono a cadere sotto il controllo dei partigiani e degli Alleati.
Radio Londra comunicava con soddisfazione i nuovi progressi e nelle campagne i contadini uscivano di casa, finalmente senza pericolo, e, ubriachi di libertà, si lanciavano in danze sfrenate, come non ne facevano da almeno due anni. Per le strade si respirava aria di novità e felicità, ma anche di tristezza e amarezza, per chi aveva nelle liste dei caduti il nome di qualche loro familiare.
Due giorni dopo, il Duce fu catturato e il ventotto aprile fucilato con la sua compagna in un paese in provincia di Como. Il fascismo e la dittatura stavano per diventare solo un brutto incubo.
Naruto guarì in fretta; alla notizia dell’assassinio del Duce sorrise stancamente, appoggiato a Sakura, mentre Kiba gridava come un selvaggio. Tutta la brigata era in fermento: persino Neji e il maestro Kakashi mostravano un grande entusiasmo e Rock Lee saltellava in giro, reggendosi alla caviglia ancora dolorante. La vecchia brigata di Naruto, quella guidata da Jiraiya, o “Frog”, era tornata in paese e partecipava con grande foga ai festeggiamenti.
- La fine della guerra l’abbiamo vista - affermò ridendo Sakura.
- Ma vogliamo vedere solo la fine della guerra? - sussurrò Naruto, sfiorandole la guancia con le labbra. La ragazza rabbrividì piacevolmente.
- Chi lo sa? Staremo a vedere… - rispose lei sibillina, osservando Ino nel suo vestito candido. Proprio in quel momento, Shikamaru la baciava, come rituale nei matrimoni.
- Alla fine sono riusciti a sposarsi, come si erano promessi - constatò Sakura, mentre i due novelli sposi uscivano di chiesa - Secondo te, finiremo come loro?
- Ah, io spero proprio di sì - replicò Naruto abbracciandola da dietro. Allacciati l’uno all’altra, osservarono la cascata di chicchi di riso, che entrambi avevano conservato per due anni in attesa di questa occasione.
Il cielo era chiaro e i due ragazzi, stretti l’uno all’altra, si godevano il calore del sole, finalmente liberi di poterlo fare all’aperto e sotto gli occhi di tutti.



***

Da qui vedete la mia indole buona e decisamente altruista. Mi sarebbe piaciuto parecchio interrompere il capitolo al grido disperato di Sakura: riuscite a immaginare la suspence? E invece no.  Ve l'ho messo tutto insieme.
Ah, sono troppo buona xD.
Però ho deciso di postare l'epilogo la prossima volta: almeno, la storia dura più tempo, no? E poi ho una piccola sorpresa in serbo nel prossimo capitolo ^^. Non vi aspettate grandi cose, però, eh ^^.
Va bene, ora le risposte:
Fallen Star: Anche a me piacciono le storie ambientate nelle guerre. Sono il paradiso dell'angst: c'è sempre quella sottile tensione nell'aria, prima delle battaglie decisive. Sì, quella dell'amore tra ragazzi, a quei tempi, era una cosa molto delicata e lenta. Dopotutto, come l'affetto di Sakura per Naruto, no? Sperando sempre che Kishimoto-sensei si decida a metterli insieme, per una buona volta :(.
Cleo92: Che lo farò presto è certo. Non ho niente da fare, a casa ^^. Il problema più grande, per me, è quello di postarli troppo velocemente. Per voi non è un pericolo, ma questa, per me, è la seconda Longfic che scrivo e me la voglio godere per bene ^^. Io sono una tipa molto sintetica, più da One-shot e Drabble: fatemi divertire, per una volta xD.
_Ala_: Visto? Sasuke è saltato fuori ^^. Però, non mi piaceva descriverlo come il rapitore: per me, il personaggio di Sasuke, quello che amavo e adoravo, si è fermato al volume 27, mentre quello di adesso è solo un fantoccio nelle mani degli altri. Il Sasuke che ho descritto io è quello del Team 7, secondo me. Hai la maturità? In bocca al lupo! E sono contenta che tu non abbia trovato disattenzioni ed errori riguardo a quel periodo storico, che piace moltissimo anche a me ^^.
simonachan90: Ah, non ti preoccupare ^^. Hai recensito questo, no? E hai detto che recensirai anche gli altri, no? Guarda, che io ci conto xD.
home_coming: Che bello, addirittura "più coinvolgente" **! Ti ringrazio di cuore, per questo complimento. Io pensavo che il capitolo fosse il più... "goffo", perchè non accadeva niente e c'era solo NaruSaku. Il mio preferito è questo e il prossimo, di capitolo, perchè sono riuscita a metterci anche l'angst **. Oh, sì, sono masochista xD.
Pai: Curiosità soddisfatta? Sii contenta che non ho diviso in due il capitolo, altrimenti dovevi aspettare due giorni per sapere cosa diavolo sarebbe successo a Naruto - come se qualcuno non potesse vivere benissimo anche senza saperlo xD. Benedette scrittrici egocentriche xD.
Anche per oggi, finito. Se avete domande, non fatevi remore xD!
E continuate a recensire, per favore! Non sapete quanto mi fate felice :D! Circa sei recensioni a capitolo mi sembra una grande cosa, quando prima ne ricevevo due o tre...  perciò volevo ringraziarvi, di cuore ^^! Non vi perdete d'animo proprio adesso, manca solo l'epilogo xD!

Grazie mille.
Marti

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Capitolo 4
*** Waiting for the prodigal brother's return ***


Epilogo
- Waiting for the prodigal brother's return -

[In diretta esclusiva da Mogliano ^^.
Dedicato a tutti quelli che sono qui: Michela, Nicholas, Stefania, Gioele,
Jacopo, Martino, Michele, Luca, Elisa, Erika.
Di tutti questi, solo Michela sa dell'esistenza di questa storia.
Grazie a tutti voi. Vi voglio bene.]


[I wish I could fix you
And I wish you could fix me
The Offspring - Fix You]

I due bambini giocavano nelle vigne. Era settembre e i grappoli, gonfi di succo violaceo, pendevano dai rami, decorati da pampini verdissimi e attorcigliati. Erano un maschio e una femmina. Lui era biondo e aveva gli occhi verde cupo; lei aveva lo sguardo smeraldino come il fratello, ma più tendente all’azzurro e i capelli lisci e rossi come una fiamma.
- Da chi avrà preso? - si chiedeva spesso sua madre, toccandosi i capelli rosa.
- Non lo so - rispondeva il padre, facendo spallucce - Forse dalla nonna materna.
La bambina, sebbene fossero così strani, andava fiera di quei capelli e tutte le mattine li spazzolava con una cura quasi maniacale.
I due correvano tra i filari, cercando di catturare il loro gatto. I loro piedi, che calzavano sandali estivi, solcavano veloci le zolle di terra. Il ragazzino si tirava su le maniche della maglietta per galoppare più liberamente e la bimba si teneva il vestito, che svolazzava al vento. Avevano all’incirca tra i sei e i nove anni.
Arrivarono alla fine del vigneto. Davanti a loro si stagliava il panorama mozzafiato delle Langhe, con le sue montagne azzurrine in lontananza e le colline verdi e lussureggianti. Ma loro avevano fretta: se non riacchiappavano il gatto prima che calasse il sole, sarebbe rimasto fuori tutta la notte. I raggi arancioni del tramonto dipingevano le case e gli specchi d’acqua.
D’un tratto la bambina si fermò.
- Minato! Minato!
Minato Fugaku Uzumaki, sempre sollecito verso la sua sorellina, tornò indietro dopo qualche esitazione, facendo attenzione a non mettere i piedi dentro le buche. Il gatto scomparve tra i campi.
- Che c’è, Mikoto? Guarda, lo hai fatto scappare! Ora chi lo riacchiappa più?
La bambina indicò un punto con il dito. Il fratello maggiore lo seguì con lo sguardo, ancora un po’ seccato.
Sulla dimessa strada di campagna c’era qualcuno che camminava. Il sole accarezzava la pelle chiara e i capelli mori, senza però intaccarne il pallido chiarore. Si avvicinava lentamente, curvo, come oppresso da un peso invisibile.
I ragazzini osservarono in silenzio quello sconosciuto. Quando capirono che si stava dirigendo verso di loro, corsero via e tornarono a casa.
- Mamma, mamma! - gridava Mikoto.
- Cosa c’è? - chiese Sakura, allarmata.
- Un estraneo sta venendo qui!
Quando il viaggiatore raggiunse il casolare, la famiglia al completo era pronta ad accoglierlo sulla porta.
Rimasero in silenzio, gli uni davanti all’altro. Minato osservava incuriosito il bambino di fronte a lui, che stava fissando con intensità le proprie scarpe impolverate e consunte. Doveva avere la sua età. Però, differentemente da lui, era solo. Non c’era nessuno che gli stringesse la spalla, come stava facendo suo padre in quel momento.
- Come ti chiami? - chiese Sakura, con voce dolce.
- Nekoshiro - mormorò il ragazzino, senza guardarla in faccia.
-Come sei arrivato da noi?
- È stato mio padre. Mi ha detto di venire qui.
- Chi è tuo padre?
- Sasuke Uchiha - affermò, alzando lo sguardo. Sakura provò un brivido.
Era la fotocopia precisa di Sasuke, un equilibrio perfetto di bianco e nero. I lineamenti delicati, il corpo gracile e apparentemente fragile… C’era solo un tratto diverso: gli occhi, non i due pezzi di carbone rovente che Sakura era abituata a vedere, ma due perle bianche incastonate nel viso, vuote, spente, ma che, pronunciando il nome del padre, si erano accese come due stelle. Sulle spalle, reggeva una piccola sacca di tela floscia, che probabilmente conteneva tutti i suoi averi. Minato vide i suoi genitori scambiarsi uno sguardo; suo padre circondò le spalle di sua madre, mentre lei nascondeva il volto nella sua spalla.
- Come mai sei da solo? Tuo padre dov’è? - chiese Naruto, con un’espressione indecifrabile.
- L’hanno portato via due uomini - raccontò Nekoshiro, con una scintilla di rancore - Quando l’hanno preso, mi ha detto di andare qui. Ha detto che sarei stato bene…
L’uomo tacque, sopraffatto dai ricordi...

I loro compagni, cedendo all’amicizia verso Naruto e Sakura,avevano rimesso a loro qualsiasi decisione riguardo Sasuke. Naturalmente, sapevano che loro non avrebbero mai accettato di condannare il ragazzo.
- Allora? Rimarrai qui? - domandò Sakura, rivolta a suo fratello. Lui aveva lo sguardo perso, pensieroso. Lo distolse e lo posò sul viso di sua sorella, guardandola con un’aria grave.
- No. Andrò altrove.
- Perché? - esclamò Sakura, sconvolta - La tua casa è qui e noi ti…
- No, casa mia non è più questa - la interruppe.
- Ma che dici! Tu rimani qui e…
- Sakura - la fermò Naruto con sua grande sorpresa - Basta. Lascialo partire.
La ragazza lo guardò con occhi furiosi.
- Ma sei rimbecillito anche tu?
- Grazie - disse l’Uchiha, chiudendo gli occhi.
L’amico sorrise.
- Fai buon viaggio.
- Trattala bene - lo redarguì il ragazzo dai capelli mori, indicando sua sorella - Se, quando torno, la trovo infelice, te le suono per le feste, Testa Quadra.
Naruto strinse le spalle della sua promessa sposa.
- Devi solo provarci - sogghignò.
Sasuke annuì e poi fece una carezza alla sorella.
- Buona fortuna - le augurò - Addio.
Lo osservarono insieme mentre spariva dietro la strada. Avanzava piano, come se in fondo fosse restio ad abbandonare il luogo dov’era nato. Scrutava i monti, i colli, così familiari, così accoglienti; quindi affrettò il passo e riprese la sua strada, imponendosi di non guardarsi indietro.
Quando non lo videro più, Sakura si sciolse  dal suo abbracciò e lo fissò, inviperita.
- Ora mi dici perché l’hai lasciato andare! - lo aggredì.
Naruto chiuse gli occhi.
- Sai meglio di me com’è fatto tuo fratello: ha un orgoglio impossibile. Restare con noi sarebbe stata un’umiliazione, per lui.
- Ma è una sciocchezza!
- Vai e spiegaglielo - brontolò il ragazzo.
Sakura sapeva che Naruto aveva ragione. Tornò a guardare il punto nel quale suo fratello era scomparso, come se sperasse di vederlo riapparire. Ma quel giorno, non riapparve nessuno, su quella strada.
- Stai tranquilla - le sussurrò Naruto - Vedrai. Prima o poi tornerà. Ne sono certo…

Ora, osservando il figlio del suo migliore amico, suo nipote, Naruto sentì un groppo alla gola che lo soffocava. Deglutì, riprendendo possesso di sé.
“Brutto bastardo. Hai detto che saresti tornato per controllare Sakura. Devi mantenere la promessa, dannazione!”
- E tua madre? - domandò ancora il giovane, per allontanare i brutti pensieri.
- Mia madre si chiama Hinata.
- Ora dov’è?
- Non lo so - rispose, guardando altrove - Hanno catturato anche lei. Solo io sono riuscito a fuggire.
Naruto socchiuse gli occhi e strinse le labbra in una smorfia amara.
- Non hai più nessuno? - domandò.
- Sì! - esclamò energicamente Nekoshiro - Ho mio padre e mia madre! Hanno detto che torneranno. Dicevano la verità, vero?
Sakura strinse con più forza l’orlo della camicia del marito. Con il cuore infranto e sanguinante, Naruto sorrise.
Sasuke gli aveva mandato suo figlio perché lui lo accudisse in attesa del suo ritorno. Ciò significava che si sarebbero rivisti? O avrebbe infranto la parola data?
Non lo sapeva, ma il fatto che gli avesse affidato suo figlio lo rendeva contento.
- Certo che torneranno. Però ora andiamo dentro: tra poco comincerà a far freddo.
Il bambino varcò la soglia. Osservò i suoi nuovi cugini e notò che quello biondo aveva all’incirca la sua età. Era sempre stato un ragazzino timido quando si relazionava con gli altri, anche se sapeva essere freddo e scostante quando si sentiva escluso. Per quello, sua madre diceva che somigliava tutto al padre.
Anche in quel momento, l’orgoglio Uchiha manteneva alte le sue difese. Tenendosi sulle sue, varcò esitante la soglia di casa, per posare il suo modesto bagaglio a terra.
- Piacere! Io sono Minato.
Nekoshiro si voltò, sorpreso. Il bambino gli tendeva la mano, con un sorriso radioso stampato in faccia. Non lo conosceva affatto: come faceva ad essere così amichevole? Spalancò gli occhi, arrossì leggermente e poi strinse con poca decisione la mano del cugino. Lui, da parte sua, la ghermì con la forza di un cucciolo vivace.
- Nekoshiro - mormorò, piantando gli occhi a terra.
- Questa è mia sorella Mikoto Kushina - esordì il suo coetaneo, per nulla intimidito dalla sua reticenza - I miei genitori si chiamano Naruto e Sakura. Vedrai che ti troverai bene qui.
Nekoshiro sbirciò per l’ultima volta fuori dalla porta: il sole era definitivamente tramontato e il cielo si tingeva già di blu scuro. Si preannunciava una serata serena.
Si voltò e, accompagnato dalla cuginetta più piccola, entrò in cucina, per mangiare ciò che la zia aveva preparato per cena.

FINE

Epilogo. Eh già. Un po' delusa, perchè nello scorso capitolo ho ricevuto pochissime recensioni, ma alla fine va bene così. Spero almeno che adesso qualcuno in più recensisca l'epilogo.
Aggiungerò un altro capitolo per i ringraziamenti. Spero che vi sia piaciuto, l'accenno felino ^^.
Black Cats rulez :D!
Cleo92: Non si sa cosa sia successo a Sasuke, infine ^^. Finale libero: vuoi ucciderlo o salvarlo? xD
Fallen Star: Va be', dai! Anch'io ero Mosca Nera, prima. Poi ho visto che Shikamaru stava bene un po' con tutte. Così adesso sono Mosca Grigia (lo ShikaShiho, però, non mi piace >.<). Però prediligo il Bianco ^^. Della serie "ma-che-me-ne-frega".
Pai: Nah, l'epilogo è questo ^^! Spero ti siano piaciuti i due pargoletti **. Io adoro Minato **.
simonachan90: Hidan ce l'ho infilato all'improvviso, in realtà ^^'. All'inizio doveva esserci... un soldato sconosciuto, poi Kisame (?). Però non mi piaceva, così sono ricorsa ad Hidan (che, al contrario di te, non sopporto ^^' Si dà troppe arie...). Grazie mille per i complimenti **.
Cavolo, questa long mi ha fatto tornare voglia di altri capitoli. Mi dispiace, ma la storia è così. Continuarla significherebbe forzarla. Però, se va tutto bene, pubblico uno spin-off su Shikamaru e Ino ^^. Statemi dietro, non si sa mai...
Bacioni!
Marti

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