How to save a life di BlackMoonRising (/viewuser.php?uid=41233)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How you have gone into my life ***
Capitolo 2: *** The Peace seems so far ***
Capitolo 3: *** Wild wild war ***
Capitolo 4: *** Waiting for the prodigal brother's return ***
Capitolo 1 *** How you have gone into my life ***
Un
paio di note, prima di iniziare ^^.
La storia
è
ambientata nell’aprile del 1945, anno, ovviamente, della
Liberazione d’Italia e della fine della Seconda Guerra
Mondiale.
L’ambientazione è quella delle Langhe, zona che
pullulava
di brigate partigiane. Tra tutte le loro precauzioni per non essere
scoperti, c'eraa anche quella di usare dei nomi in codice. Le
corrispendenze dei nomi io l'ho scritta - altrimenti non si sarebbe
giustamente capito niente. Però, forse, non si capisce molo
il
motivo: le spiegazioni le metto in fondo, almeno vi risparmio la
sorpresa XD. Quella dei soprannomi è stata la parte
più
divertente di tutto il lavoro che ho fatto XD.
Il titolo
della fanfiction l’ho preso dalla famosissima canzone dei The
Fray - pertanto, la canzone e il titolo appartengono a loro -,
perché,
secondo me, questa è una storia che parla di salvezza. Lo
so, la
fantasia non è il massimo, la spiegazione nemmeno, ma spero
almeno che voi gradiate la storia ^^.
Ogni canzone
citata appartiene ai rispettivi gruppi, segnati sotto i versi che ho
riportato.
La fanfiction, come ho detto prima, si è classificata prima
dal
contest NaruSaku in AU ^^. È stata una bella sorpresa,
perchè proprio non me l'aspettavo **.
Buona
lettura ^^.
How to save a Life
Capitolo 1
- How
you have gone into my life -
[Ho
sempre sognato di dedicare qualcosa a qualcuno
e ora ne ho l'occasione *_____*.
Il primo capitolo lo dedico a Zù, che mi ha
aiutato e sostenuto,
a
Frà, che giaceva malata e non gliene fregava niente,
e,
infine, a Cate e a Leti, che proprio non sanno che esiste
e
dubito lo sapranno mai XD
Vi voglio bene.]
[Lost and insecure,
You
found me, you found me
Lying
on the floor,
Surrounded,
surrounded.
Why’d
you have to wait?
Where
were you? Where were you?
Just
a little late
You
found me, you found me…
The Fray -
You Found Me]
Il ragazzo
camminava da
solo, lungo una strada che si inerpicava tra le vigne. Il sole
picchiava, nonostante fosse solo aprile, e aveva già
asciugato
la pioggia che era caduta nei giorni precedenti. Per il giovane, che
doveva compiere più volte al giorno lunghe camminate, era un
sollievo. Osservò i suoi vestiti, ancora intrisi di fango
non
ancora completamente secco.
“Faccio
schifo. Sembro appena uscito da un pantano.”
Erano
parecchie ore che
camminava. Ormai c’era abituato, ma, dopo due anni di quella
vita, era diventato snervante scattare ad ogni minimo movimento,
estraendo fulmineamente la pistola dalla fondina, per poi realizzare
che non c’era nessuno. Ma in fondo, ringraziando Dio,
ciò
accadeva sempre più spesso, dato che di fascisti se ne
incontravano sempre meno: anche Radio Londra, da quanto diceva Frog, il
capo della sua precedente brigata, affermava che la guerra non si
sarebbe protratta a lungo. I prati si stavano rinverdendo dopo
l’inverno, la temperatura si mitigava: la natura si rivestiva
a
festa dopo i conflitti, iniziati solo dal 1943 in Italia, ma che erano
parsi infiniti.
Attraversava
un esteso
vigneto e non incontrava nessuno da giorni: le persone erano troppo
spaventate dall’idea di incappare nei soldati e di essere
uccisi
per uscire di casa. Poco dopo, sarebbe iniziato un boschetto e
lì avrebbe raggiunto la sua meta.
Infatti,
eccola: la
cascina semidistrutta sembrava tutto fuorché abitata, ma lui
sapeva che i topi e i ragni non erano gli unici inquilini.
Era arrivato
a circa dieci
metri dalla porta, quando sentì un rumore alle spalle. Il
partigiano si girò di scatto: era un ragazzino, di circa
dieci
anni, che reggeva una carabina più grossa di lui.
Sogghignò, notando come le sue braccia esili tremavano per
lo
sforzo.
- Chi va
là? - gridò il bambino, con un tono di voce
più fermo della sua arma.
- Ma come?
Ora non
riconosci nemmeno gli amici, moccioso? - domandò beffardo il
ragazzo. L’interpellato aguzzò la vista e, quando
lo
riconobbe, spalancò gli occhi.
- Ma tu sei
Naru…
- Deficiente!
- lo riprese Naruto, arrabbiato - Secondo te perché ci diamo
dei nomi in codice? Per divertimento?
- Oh,
be’. Scusa,
Volpe - disse il ragazzino marcando l’ultima parola con
esagerata
attenzione. Fece spallucce, poi riprese:
- Allora,
vecchio bastardo? Sei riuscito a salvarti la pelle, eh?
Naruto
sospirò.
- Stare con i
partigiani ti fa male, Konohamaru. Impari tante cose che non dovresti
sapere.
- Se
è per questo,
le bestemmie le sentivo anche prima a casa. Avessi sentito mio zio,
quando i fascisti hanno riconquistato le Langhe!
Purtroppo,
suo zio Asuma,
il precedente capo della brigata, era mancato da appena un anno. I suoi
genitori erano morti da tempo e suo nonno li aveva seguiti quando
all’inizio della guerra. Le fortune tutte agli altri,
commentava
spesso il suo amico Shikamaru, quando i suoi attacchi di pigrizia
raggiungevano il culmine. Ma tutti sapevano che non diceva sul serio e
che il suo era solo uno sfogo per l’insofferenza dei continui
combattimenti.
Konohamaru lo
fece entrare
nel casale. Erano passati solo sei mesi, ma Naruto notò che
la
crepa dell’ingresso, che alla fine dello scorso anno era
appena
accennata, ora serpeggiava con mille diramazioni su tutta la parete,
come un fiume impetuoso con molti affluenti.
La stanza era
lurida,
sebbene il pavimento fosse stato stranamente spazzato di recente. Qua e
là erano sparse alcune sedie sgangherate; erano su queste
sedie
che erano seduti i vecchi compagni di Naruto. Quando essi sentirono la
porta aprirsi, si voltarono tutti e uno di loro, appena rivide
l’amico, esplose in grida selvagge.
- Volpe! -
esclamò Kiba, altrimenti conosciuto come Zanna Bianca - Non
hai resistito un anno con i Rossi, vero?
-
Macché -
negò il ragazzo, scuotendo la testa - È che non
mi
piaceva ciò che pensavano. Il comunismo non mi va tanto a
genio…
- Ma dillo
che ti hanno
cacciato loro! - lo sbeffeggiò di nuovo il ragazzo. Naruto
rimpianse di non avere né una padella né una
scarpa
libera da lanciargli.
- Come mai
sei tornato
qua? - domandò svogliatamente Shikamaru, o Leo, da
quell’uomo maledettamente geniale che era vissuto nel
Rinascimento, o giù di lì. Il tono strascicato
della sua
voce sembrava voler dire: “Perché non sei rimasto
là? Avresti risparmiato fatica”.
- Ci tenevo a
vedere la fine della guerra nel luogo in cui sono nato - rispose
semplicemente facendo spallucce - Tutto qua.
- La guerra,
quando
finisce, finisce dappertutto. Un posto vale l’altro -
sentenziò l’altro, a mo’ di risposta.
Poi si
disinteressò totalmente alla questione e tornò a
sonnecchiare sul suo letto improvvisato.
“È
sopravvissuto. Troppo pigro, anche per morire”
pensò,
ridacchiando tra sé. Si guardò intorno: tranne la
crepa e
l’intonaco un po’ più scrostato, tutto
sembrava
uguale a sei mesi prima. Notò in un angolo Neji, in silenzio
come sempre. Era per questo che lo avevano soprannominato Niet, da
Nietzshe o Nietche - non ricordava bene - che era stato un filosofo, o
qualcosa del genere. Visto che era l’unico disposto a dargli
ascolto, poiché Shikamaru, ormai, dormiva alla grossa, e
Kiba si
stava occupando del cane, si rivolse a lui.
- Allora?
Novità? - chiese.
- Non molte -
rispose, impassibile - Io ho compiuto diciotto anni, il cane di Kiba ha
avuto le zecche e cose così.
Pensò
un attimo, poi aggiunse:
- Anzi, no.
Purtroppo è morto anche il dottore.
- Oh, no -
mormorò Naruto, dispiaciuto - Come è morto?
- Ucciso. Dai
fascisti.
Calò
un silenzio grave e pesante.
- Per fortuna
è arrivata Tsunade - riprese Neji, dopo un po’ - E
per fortuna che lei è brava.
- Solo brava?
- esclamò Kiba, che aveva finito di pulire Akamaru - Ricordi
quando avevano beccato Konohamaru sulla gamba?
- Hanno
beccato Konohamaru
sulla gamba? Con un proiettile? - domandò con orrore il
ragazzo.
Konohamaru ascoltava orgoglioso, come se farsi colpire da un proiettile
fosse un’impresa eroica.
- Certo.
Lento com’è…
- Ehi! Non
è
assolutamente vero, sacco di pulci! - sbraitò il ragazzino.
Kiba
alzò gli occhi al cielo e non se ne curò.
- Dicevo, era
una ferita
abbastanza seria: il proiettile era passato da parte a parte e usciva
un mare di sangue. Be’, in poco tempo lo ha guarito, ha
suturato
la vena - perché aveva leso una vena, quel dannato
proiettile -
e lo ha rimesso a nuovo. Ora cammina meglio di prima.
-
Stupefacente. È un’infermiera?
- No, per la
verità
non è neanche un medico. Ha studiato sui libri del marito,
morto
anche lui da tanto tempo. Ma diavolo, se ha imparato! Probabilmente
cura le persone meglio di quel pover’uomo. E ha portato pure
un’apprendista.
- Si dice
“tirocinante” - rettificò Neji
flemmaticamente.
- Quello che
è,
tanto Volpe ha capito. È anche piuttosto carina!
Però non
toccarla, perché è di Leo.
- Idiota -
bofonchiò Shikamaru, riemergendo per un attimo dal mondo dei
sogni.
- Oh,
è vero… Tu fai il filo alla fornaia. Come si
chiama? Temari! Ecco, proprio lei.
- Ma chi,
quella strega? - fece l’interessato, ormai desto - Ma se
neanche la sopporto!
- Chi
disprezza compra,
caro mio. Ho i miei informatori, sai? Da fonti certe, so che passi ogni
giorno alla panetteria. Non dirmi che vai per rifornire noi di pane,
perché non ci credo - aggiunse maliziosamente.
-
Rompiscatole.
- Mi sbaglio,
o qui siete tutti più allegri? - domandò Naruto,
accennando a un sorriso.
- Ci puoi
giurare! Pochi
giorni or sono abbiamo beccato un’intera squadra! Stava
fuggendo
e avevano finito quasi tutte le munizioni. Però direi che
è comunque un bel colpo, no? - esultò Kiba
- Certo!
- Solo
questione di poco
tempo - concluse il ragazzo, stiracchiandosi sulla sedia, sorridendo
compiaciuto - Pochi giorni e la guerra finirà. Sono sicuro.
Scese di
nuovo il
silenzio, ma stavolta era molto più leggero, carico di
speranza.
Stavano ancora tutti zitti, quando si sentirono due colpi brevi alla
porta. Il battente si aprì e Konohamaru andò ad
aprire.
- Ehi,
è arrivato il medico - annunciò, quando ebbe
riconosciuto il misterioso arrivato.
- Ti prego,
non chiamarmi “medico”! Mi fai sentire vecchia! -
supplicò una voce femminile.
- Ma tu sei
vecchia. E
anche racchia - disse il ragazzino, mugugnando tra i denti. Un secondo
netto e giaceva sul pavimento, colpito violentemente alla testa da
un’indelicata mano di donna.
La sua
proprietaria varcò la porta. Tutti la salutarono
distrattamente.
Naruto,
invece, si pietrificò sul posto.
Era una
ragazza, doveva
avere più o meno la sua età. I capelli rosa,
intrisi
della polvere della guerra, ricadevano leggeri e lisci sulle spalle. La
sua pelle era pallida, dagli abiti spuntavano arti decisamente sottili:
si capiva subito che era denutrita, probabilmente a causa della
scarsezza del cibo. Tuttavia, a giudicare dai mugolii di dolore di
Konohamaru, quella debolezza era solo apparenza.
Una giovane
donna come
tante, insomma. Ma ciò che stregava Naruto erano i suoi
occhi:
limpidissimi, di un verde chiaro che cambiavano sfumatura con la luce,
come due smeraldi dalle mille sfaccettature, forti, decisi. Li fissava,
come un orafo osserva un diamante sotto una lampada, ammirando
affascinato le scintille che scaturivano da quelle pietre preziose. Gli
richiamavano qualcosa…
- Brutto
cretino! -
sbraitò la ragazza. Il suo sguardo scintillava
d’ira - e
se Naruto fosse stato tanto presente da notarlo, anche di un leggero
isterismo.
- Ciao,
Sakura! - la salutò tranquillamente Kiba.
- Ciao - lo
ricambiò sgarbatamente - Dov’è il
malato?
- Di
là. Sta aspettando impazientemente.
- Chi sta
male? - domandò Sakura, ancora imbronciata.
- Lee - la
informò
Neji laconicamente - Martello si è dato da fare come al
solito e
ha esagerato. Controlla la sua gamba: non ne sono convinto, ma credo
che abbia preso una brutta storta.
- Secondo me,
è rotta - proclamò il suo rozzo amico.
- No, non
ancora - replicò Niet, scuotendo la testa.
- Ragazzi, ma
che ha il
vostro amico? Sta male anche lui? - chiese Sakura, alzando un
sopracciglio. Solo ora, Kiba notò che Naruto era rimasto
imbambolato, lo sguardo fisso sulla ragazza. Sorrise con aria
d’intesa a Neji e Shikamaru, che però non
sembravano
interessati e non risposero all’amico.
- Volpe? - lo
chiamò con tono cantilenante. Il giovane ebbe un sussulto e
rispose con occhi spiritati:
-
Sì?
- Tutto bene?
Non sembri molto in te…
- No,
no… sto
bene… sto bene… - ripeteva. Si rese conto di
essere stato
parecchio ridicolo: Sakura lo stava guardando con una strana
espressione sul viso. Un lieve e impercettibile rossore si
impadronì delle sue guance.
-
Oh… Scusa…
Mi chiamo Naruto… Scusa se ti stavo
fissa…… Ehm,
no, in realtà non ti stavo fissando…
- Ok, va
bene, non fa
niente - lo fermò Sakura, anche lei leggermente rossa e
imbarazzata. Guardò male Kiba, che nel frattempo se la
rideva
sotto i baffi.
- Io vado da
Martello -
annunciò, desiderosa di cambiare stanza. Puntando lo sguardo
al
pavimento e arrossendo un po’ di più quando le
risate del
ragazzo aumentarono di volume, sparì nella camera vicina.
Nel silenzio
dei presenti, si alzò un gridò gioioso:
- Sakura!
Finalmente sei arrivata!
“
Un minuto di
silenzio, per i neuroni di quel povero ragazzo” pensarono
Kiba,
Neji e Shikamaru all’unisono, come se si fossero messi
d’accordo. Naruto, che era più o meno tornato in
sé, volendo cambiare discorso, domandò in fretta:
- Martello?
-
Sì - rispose
Shikamaru - È uno nuovo. Si chiama così
perché -
questa non la sapevo neanche io - in araldica, il martello è
simbolo di perseveranza e di duro lavoro. A quel ragazzo calza a
pennello.
- Al
contrario di te, direi - commentò Neji. Leo fece spallucce.
All’improvviso
si
aprì la porta. Vi entrò un giovane uomo dai folti
capelli
neri e dagli occhi luminosi, che si diresse con decisione verso una
delle sedie e vi si lasciò cadere di colpo. Anche lui era
totalmente coperto di fango secco.
- Salve a
tutti! - salutò lo sconosciuto.
- Salve,
Frank - risposero i tre in coro. Il nuovo arrivato si guardò
intorno e solo allora scorse Naruto.
- Ehi, tu
devi essere Volpe - commentò. Naruto fu sorpreso.
- Mi conosce?
-
Be’, le tue gesta
sono abbastanza famose - spiegò lui con un sorriso - Io sono
Yamato, nome in codice Frank. Piacere di averti qui.
- Ti
ringrazio, Frank.
- Visita di
piacere? So che questa era la tua vecchia brigata.
- No. Sono
tornato per restare.
- Perfetto,
allora! - gioì Yamato - Avevo proprio bisogno di un paio di
braccia in più.
Dalla bocca
di Shikamaru
trapelò quello che doveva essere un
“ingrato”, ma
tranne Kiba e Neji nessuno lo sentì.
- Ragazzi,
sto per darvi una missione. Ascoltatemi.
Alla parola
“missione”, tutti drizzarono le orecchie.
- I nazisti
stanno per
perdere la guerra. Le truppe fasciste, senza un appoggio, cercano di
fuggire oltre le Alpi. Il vostro compito è questo: a pochi
chilometri da qui, sul pendio di una collina, vi è una
stalla
abbandonata. Trasferitevi lì. E poi…
In quel
momento, rientrò Sakura.
- Aveva
ragione Niet, Zanna - annunciò, rivolgendosi a Kiba, che
spalancò gli occhi - La caviglia era solo storta.
- Ma no! Ne
sono sicuro, era rotta!
Neji si
permise un sorrisetto di superiorità.
- Certe cose
lasciale a chi le sa capire. I soldi, prego.
Kiba gli
tirò una
scarpa che il ragazzo, ovviamente, schivò. Poi, brontolando
come
un orso, fece cadere nel palmo del compagno alcune monete da venti lire.
- Avete
scommesso su un vostro amico? - esclamò Shikamaru,
scandalizzato.
- Lo so -
ammise Kiba - Avremmo dovuto far partecipare anche a te. Mi dispiace,
ci ho pensato solo dopo…
Sakura scosse
la testa rassegnata e, quando vide Yamato, agitò la mano in
segno di saluto.
- Ciao, Frank!
- Oh, Sakura!
Ascolta anche tu, ci sei dentro fino al collo.
- In cosa? -
domandò interessata.
- Una
missione. Bisogna
recuperare altre armi, perché qua abbiamo quasi finito le
munizioni e lo scorso assalto non ha dato molti frutti, purtroppo. So
per certo che in quella zona che vi ho detto prima dovrebbe passare una
squadra. Perciò andate in quella catapecchia, aspettate e,
quando quelli arrivano, gli fregate tutte le armi. Almeno se servono,
noi le abbiamo, anche se la guerra sta per finire. Domande?
-
Sì. Che ruolo ho, io? - chiese Sakura.
- Tu porterai
i
rifornimenti dal paese. Sei una tirocinante e puoi facilmente dire che
stai andando a visitare un contadino che sta male. Te la senti?
La ragazza
annuì con forza.
-
Ma… -
avanzò Shikamaru - Se ci porta lei il cibo e tutto il resto,
vuol dire che noi dobbiamo rimanere sempre lassù?
- Vedo che
capisci al
volo, Leo - confermò Yamato soddisfatto. Il giovane esplose
in
un “Come?!” parecchio sconvolto.
- Altre
domande?
- Vedi, che
gatta ci cova? - sghignazzò Kiba - Temari
soffrirà di solitudine, in questi giorni.
- E io dovrei
stare fino a tempo indefinito con questo elemento? - si
lagnò il ragazzo - Sparatemi.
- Bene.
Partirete
all’indomani - ordinò Yamato - E, Sakura, tu passa
alla
stalla tra due giorni per vedere se stanno bene. Tutto chiaro? Allora
preparatevi, domani mattina si parte presto.
- Io torno in
paese -
annunciò Sakura. Salutò tutti e uscì
in fretta
dalla porta. Shikamaru si accorse che Naruto evitava il suo sguardo,
come del resto la ragazza evitava il suo.
“Certo
che si sono
presi un bel colpo di fulmine” commentò
mentalmente. Ma se
ne fregò altamente e si appisolò di nuovo.
Era il dieci
aprile del 1945.
***
Note dell'autrice:
Ok.
Ora, come promesso, le spiegazioni dei nomi (sempre che ve ne freghi
qualcosa ^^).
Naruto: il
suo è Volpe, come rimando alla Volpe a Nove Code. Che
fantasia...
Jiraiya: Frog
è Frog, capite benissimo perchè. Anche qui, un
altro guizzo di fantasia...
Kiba:
è Zanna
Bianca, per ovvi motivi XD. Ho scelto questo nome anche
perché
si era soliti rifarsi a personaggi realmente esistenti/esistiti - nel
libro di Fenoglio, "Una questione privata", dal quale ho ricavato una
buona parte delle informazioni, il protagonista si chiama Milton, come
lo scrittore. Cavolo, se ho amato quell'uomo *____*.
Shikamaru:
lui invece è stato soprannominato
Leo, da Leonardo da Vinci. Occorre ricordare che questa brigata di
partigiani che ho creato è formata da uomini... non molto
dotti,
ecco XD. Poveretti, provate a capirli, a momenti neanche finivano la
terza media U.U.
Neji:
il suo appellativo è Niet, dal filosofo
Nietzsche - e qui ci sta benissimo l'accenno sulla cultura di sopra XD.
L’ho scelto perché richiamava il suo carattere
taciturno,
da "filosofo", e per la teoria dell’Oltreuomo, che
afferma che «l'Oltreuomo è colui che ha compreso
che
è lui stesso a
dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta "morale
aristocratica" che dice "sì" alla vita e al
mondo». Non ho
ancora
studiato filosofia, non so se quello che ho scritto è
pienamente
corretto; correggetemi se sbaglio. La fonte, in ogni caso, è
Wikipedia ^^.
Rock Lee:
lui si chiama Martello, poiché
«in araldica il martello simboleggia la fatica, il lavoro
continuo l'
ingegno e la perseveranza». Quando batte sull'incudine denota
volontà
tenace e animo saldo». Non avrei mai immaginato qualcosa del
genere o.o. Ma calzava così tanto che mi sembrava un peccato
mortale non usarlo >3.
Yamato: lui
è Frank, da
«Frankenstein», per la sua graziosa abitudine di
incutere paura ai suoi
sottoposti e perché la forma della sua testa ricorda un
po’ quella
dell’omonimo mostro - ci avete mai fatto caso XD?.
Sakura non ha
il
soprannome, perchè il suo compito era di fare da corriere
tra il
covo di partigiani e il paese e quindi non sarebbe servito a niente.
I
Rossi erano i partigiani di orientamento comunista. Invece, la brigata
di cui fa parte Naruto è quella dei Badogliani, o degli
Azzurri, che
non appartenevano a nessuna corrente politica particolare.
Ok. Riporto il giudizio:
Prima
Classificata: 37,5
“How to save a life”
di DarkMartyx_93
Grammatica
e Stile: 8,5
Ci sono
alcuni punti che
non scorrono tanto bene, ma sono veramente pochi. Nel complesso non ci
sono errori e si legge con abbastanza scorrevolezza, senza problemi.
Originalità:
8,5
Mi
è molto
piaciuta, anche l’intreccio familiare con Sakura e Sasuke:
per me
è stata veramente una genialata, ha reso più
interessante
l’intera trama. Veramente notevole.
Attinenza:
8
C’era
tutto: il
NaruSaku e l’AU. Ti avrei messo un voto più alto
se non
fosse stato che mi sarebbe piaciuto vedere di più
l’evolversi dei sentimenti di Naruto e Sakura, ma alla fine
la
fic è bella anche così.
Caratterizzazione:
8
Sakura che
arrossisce
all’inizio davanti a Naruto e abbassa lo sguardo non mi ha
molto
convinto, ma poi con l’andare avanti della trama si delinea
meglio il suo carattere, diventando la Sakura manesca che tutti
conosciamo e amiamo.
Giudizio
Personale: 4,5
Questa fan
fiction
l’ho letteralmente amata. Veramente, mi è piaciuta
tanto
perché è ben strutturata,
c’è
l’azione, l’introspezione, l’amore, lo
ShikaIno e il
SasuHina (ebbene sì, mi piace anche questa coppia).
Veramente
bella, complimenti.
Ringrazio Coco Lee, per il giudizio dettagliato e per avermi ricordato
che devo migliorare nella grammatica e nella caratterizzazione dei
personaggi ^^. Effettivamente, quei due tendo sempre a vederli in
chiave sdolcinata... Cavolo, sempre quei due punti -.-''
Mi è dispiaciuto parecchio per quella discussione sul topic.
Ho espresso la mia opinione e spero che non si continui più,
perchè è triste quando succedono queste cose.
Saluto tutte le altre partecipanti, con le quali, nonostante tutto, ho
passato dei divertenti momenti di sclero di gruppo.
Bacioni!
Marti
|
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Capitolo 2 *** The Peace seems so far ***
How to save a Life
Capitolo 2
- The
Peace seems so far -
[Questo capitolo è
dedicato a tutti gli amici della mia classe
e a tutte le ragazze della squadra di pallavolo.
E quindi sì, Zù e Leti si beccano la doppia
dedica XD.
Voglio bene anche a voi.]
[So am I still waiting
For this world to stop
hating
Can't find a good reason
Can't find hope to
believe in
Sum 41 - Still Waiting]
Alla porta si
udirono tre
tocchi. Naruto corse a correre come una furia, aprì e si
trovò di fronte lei: Sakura indossava un semplicissimo
vestito
verde chiaro a fiori, che le donava molto. Le sue guance si coloravano
di un rosso tenue.
- Ciao! -
salutò imbarazzato. La ragazza sorrise, arrossendo di
rimando.
- Ciao,
Naruto. Allora… Dove volevi portarmi?
-
Ho… scoperto un bel posto, poco lontano da qui. Vuoi vedere?
- Che posto
è?
- Se te lo
dico adesso, ti rovino la sorpresa. Aspetta e vedrai.
- Ma ti puoi
allontanare? - domandò Sakura, dubbiosa.
- Mica
andiamo tanto
lontano. È giusto qui dietro: anche se i fascisti
arrivassero
adesso, con due minuti di corsa sarei già di ritorno.
Poco tempo
dopo, ridevano
insieme, mentre Naruto teneva le mani sugli occhi di Sakura e lei si
dimenava cercando di liberarsi. Le sue dita erano posate sul suo viso
senza esercitare pressione, titubanti: il contatto con la pelle liscia
e calda della ragazza era esaltante per lui. Sentiva il cuore battere a
mille, i polmoni lavorare allegramente, sebbene bruciassero per la
fatica. Era molto contento che lei non riuscisse a vederlo in faccia,
perché ormai il suo viso era paonazzo e sicuramente non solo
per
il caldo.
Attraversarono
la
sommità della collina, fino ad arrivare ad un dolce pendio.
L’erba era di un verde brillante che ben si intonava con il
vestito di Sakura; il prato era interrotto qua e là
dall’ombra dei noccioli, che già iniziavano ad
esporre i
loro frutti verdini.
- Siamo
arrivati? - domandò Sakura, curiosa.
-
Sì - confermò Naruto - Apri pure gli occhi.
La ragazza li
spalancò: davanti a sé ebbe un panorama
meraviglioso. In
lontananza si scorgevano le punte aguzze delle montagne innevate, che
contro il cielo assumevano un bel color indaco. Sotto di esse, le
colline, verdeggianti di vigne fiorenti. Poco lontano, sul pendio di
quella stessa collina, un campo d’erba punteggiato di
macchiette
viola: orchidee selvatiche.
Naruto si
sdraiò a
terra, ne raccolse una che cresceva ai suoi piedi e la porse alla
ragazza perché la annusasse: sapeva di aria frizzante e di
montagna.
Sakura lo
affiancò,
godendosi appieno la sensazione dell’erba tenera e fresca
contro
la sua pelle. Il sole li accarezzava, riscaldandoli con un manto
tiepido.
-
È magnifico qui! - esclamò Sakura - Come hai
scoperto questo posto?
- Mentre
tornavo alla nostra brigata. È proprio bello, non
è vero?
-
Sì - annuì
la ragazza, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dalla
pungente brezza montana - Proprio bello.
Naruto
osservò il
sorriso sereno della ragazza che si distendeva ogni secondo di
più. Mentre la guardava, sentiva un bruciore
all’altezza
del cuore, ma non gli dava fastidio, anzi. Irrequieto e nervoso,
stropicciava insistentemente i fili d’erba.
- Naruto,
posso chiederti una cosa?
La domanda lo
colse alla sprovvista. Rispose:
-
Sì, dimmi.
- Shikamaru
oggi era al rifugio?
Una secchiata
d’acqua fredda. Perché gli chiedeva di Shikamaru?
Un
terribile dubbio si insinuò tra i suoi pensieri concitati.
Cercò di rimanere naturale.
- No.
È uscito.
Poi, cercando
di sembrare poco interessato, aggiunse:
-
Perché?
Sakura,
notando il tono
della sua voce, si voltò e osservò la ruga che si
era
formata tra i suoi occhi, sempre limpidi, ma in quel momento velati da
una leggera ombra di turbamento che ne oscurava la brillantezza.
Capì
all’istante.
“Che
idiota che sono!” pensò, e in fretta si
spiegò:
- Ma che hai
capito! Non era in quel senso.
Naruto non
era sicuro di aver capito quale fosse veramente il senso di cui parlava
lei. Iniziava a non capirci niente.
- Ah.
Ok…
“Brillante.
Veramente brillante. Questa è la più grande
figura di
merda della mia vita” considerò Naruto, coprendosi
mentalmente la faccia con una mano.
“Sono
uscita con lui
e gli chiedo di un altro. Questa è la più grande
figura
di merda della mia vita” ragionò Sakura, scavando
una buca
immaginaria e ficcandovi la testa, come uno struzzo.
Rimasero in
silenzio per
un po’. Poi Naruto, stanco dei suoi trip mentali alla ricerca
della motivazione della domanda precedente, chiese di getto:
-
Perché hai fatto quella domanda?
La ragazza
avvertì
un nodo all’altezza dello stomaco. Sembrava una domanda da
Grande
Inquisizione. Sorrise, a mo’ di scusa.
- Per Ino -
rispose semplicemente, continuando a sorridere al pensiero
dell’amica.
- Ino?
-
Sì. Ino, del paese. La ragazza bionda, figlia di quel
contadino…
- Ah,
sì! Ho capito! - realizzò Naruto - Ma cosa
c’entra Shikamaru?
- Non lo sai?
- domandò Sakura, sorpresa - Si vedono tutti i giorni, nelle
vigne dietro al paese.
Silenzio.
- Shikamaru
ed Ino? Impossibile! - esclamò sconvolto - Non passava tutti
i giorni alla panetteria per vedere Temari?
- Temari? Per
lui è
soltanto un’amica, anche se afferma che è una gran
rompiscatole. No, il motivo per cui va tutti i giorni al forno
è
per comprare del pane bianco e per portarlo ad Ino. Lo sai, Ino fa
parte di una famiglia povera: non può permettersi molte cose
da
mangiare e si devono arrangiare con gli ortaggi del loro piccolo
campicello. E sì, che ha anche due fratellini!
Perciò
Shikamaru compra ogni giorno alcuni filoncini e li regala ad Ino. Si
incontrano nelle vigne, ne mangiano un po’, stanno insieme e
poi
tornano a casa. Lei è molto orgogliosa, non accetterebbe mai
dell’elemosina. Questo è praticamente
l’unico modo
per sfamarla - Rise - È da quando erano piccoli che va
avanti
questa storia.
- Ma ne sei
sicura?
Sakura si
accigliò.
- Ti ricordo
che Ino è la mia migliore amica. Io so quello che le succede.
- Wow. Non me
ne ero mai
accorto - affermò, preso alla sprovvista - Shikamaru ed
Ino… non lo avrei mai creduto possibile. E poi, da quel
ragazzo
non mi sarei aspettato mai un gesto così sensibile. Gli deve
piacere proprio.
- Eh,
già - confermò la ragazza, sorridendo - Hanno
deciso di sposarsi, una volta finita la guerra.
- Sposarsi? -
esclamò Naruto sbalordito - Non staranno correndo troppo?
-
Perché no?
È da quando sono bambini che si conoscono e frequentano.
Alcune
volte, anch’io stavo con loro. Si vogliono bene - lo
informò Sakura, facendo spallucce.
- Ma tu in
che modo lo sai, se sei arrivata in paese da così poco
tempo? - domandò Naruto curioso.
- Come?
Guarda che io ci sono nata, in paese.
Il ragazzo la
guardò con un punto interrogativo che aleggiava sulla sua
testa.
- Allora non
mi hai riconosciuto! - esclamò Sakura.
-
Perché, chi sei? Non sei la figlia della donna medico?
- Ma chi, io?
No! Tsunade non è mia madre!
- E allora,
chi sei?
- Grazie.
Vedo che ero
importante per te - replicò seccata, ma con
un’ombra negli
occhi cristallini - Prova a ricordare.
Il ragazzo si
sforzò intensamente. Immediatamente, le immagini
dell’infanzia affollarono la sua mente, come un album di
fotografie ormai vecchio e consunto: con nostalgia e dolore rivide il
vecchio pino sul quale si arrampicava, facendo a gara con i suoi
compagni per chi arrivava per primo in cima, abbattuto dai fascisti per
costruirvi una nuova strada, o il muretto soleggiato alla fine del
paese, dove si divertiva a catturare le lucertole. Rivide i giochi nel
fiume con i suoi amici, controllati da uno dei loro fratelli maggiori.
Anche loro erano stati ingoiati dalla leva militare e ora erano in
battaglia o sepolti in qualche terra straniera.
Mentre
ricordava e
soffriva, un fotogramma persisteva, chiedendo di essere riconosciuta.
Nell’immagine, vi erano due bambini: uno era lui, Naruto.
L’altro era una mescolanza di macchie bianche e nere: la
pelle
chiara, i capelli corvini, le labbra pallide e gli occhi scuri. Il suo
migliore amico.
Come un
flash,
ricordò tutta la sua famiglia: suo padre, sua madre, suo
fratello maggiore. E sua sorella gemella. Una bambina con i capelli
rosa e gli occhi verdi, di cui si ricordava vagamente.
- Non ci
credo… tu sei quella Sakura?
-
Perché, quante Sakura conosci? - domandò lei,
riducendo gli occhi a due fessure.
- Scusa -
fece lui,
seccato - Dimmi tu come potevo ricordare, però: te ne sei
andata
che avevo tre anni sì e no…
- Non me ne
sono andata - rettificò - Mi hanno mandato via i miei. Sai,
nel caso… di una qualche rappresaglia.
Silenzio.
-
E… i tuoi fratelli? - domandò Naruto, esitante.
- Non lo so.
So solo che Sasuke è… è entrato
nell’esercito.
Il ragazzo
abbassò lo sguardo. Il suo migliore amico era sempre stato
una spina nel fianco.
- Sai cosa
significa questo, vero? - chiese Sakura, socchiudendo gli occhi.
-
Sì - rispose Naruto - Che i partigiani hanno il dovere di
uccidere tutti i fascisti. Io ho il dovere di ucciderlo.
La ragazza
tacque, aspettando il seguito.
- Tuttavia,
non credo che
lo farò. Gli amici non si tradiscono l’uno con
l’altro - aggiunse poi, con amarezza.
- Anche se i
tuoi compagni ti uccideranno per questo?
- Anche se i
miei compagni mi uccideranno per questo. Ci sono cose più
importanti di una guerra.
Sebbene la
temperatura
fosse mite, Sakura si sentì rabbrividire. Quante cose erano
cambiate solo perché un uomo aveva deciso che ciò
che
aveva non soddisfaceva più la sua sete di potere.
[Il freddo di
quella notte tornò a tormentarla…]
Era
così immersa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno
che Naruto aveva parlato.
- Puoi
ripetere?
-
Invece… Itachi?
La ragazza
tacque. Lui si accorse che le tremavano le mani.
- Di Itachi
non so niente. Né voglio saperne.
- Ma
è tuo fratello. È impossibile che tu…
- Mio
fratello?! -
ruggì, inferocita - Mio fratello, quando i nostri genitori
sono
morti, uccisi dai Rossi perché erano fascisti, era con loro.
Doveva salvarli, dannazione, erano i suoi genitori! Poco importava che
fossero fascisti! Non facevano del male a nessuno! Li ha traditi! Per
colpa sua, io e Sasuke siamo rimasti soli!
Sakura
cercò di
trattenersi, ma scoppiò in lacrime, sotto lo sguardo di un
Naruto attonito. La ragazza parlava, gridava tra un singhiozzo e un
altro. Il petto era squassato tra attacchi di tosse e respiri convulsi.
- Io sono
rimasta con i
partigiani, perché quello che fanno i fascisti è
ingiusto; ma Sasuke, Sasuke, si è unito a loro! A quegli
assassini! Tutto per colpa sua! Ha distrutto la nostra famiglia! Ci ha
abbandonati! Come pretendi che io non ce l’abbia con lui?
Si
coprì il volto
con le mani, incapace di continuare, e riprese a piangere. Naruto, muto
davanti a tanto dolore, le posò un braccio sulle spalle e la
attirò a sé; lasciò che si sfogasse e,
quando lei
iniziò a tirare su con il naso, sospirò.
- Itachi
può anche aver tradito i tuoi genitori; ma tu stai
sbagliando. Non devi desiderare la vendetta.
- Come ti
permetti di dirmi che sto commettendo un errore? - sibilò
lei - Ci ha lasciato soli! Soli!
- Hai mai
ucciso un uomo?
La domanda la
sconvolse.
- No, certo
che no! Io sono un medico, non un assassino!
Naruto
chinò il capo.
- Io ho
ucciso tredici
uomini in due anni - mormorò - Contati uno per uno. Dicono
che
la guerra giustifica tutto; ma, in due anni, non sono riuscito a
trovare un motivo valido per averli ammazzati.
Sakura, pur
sbuffando irata, ammorbidì i toni e alzò gli
occhi sul suo viso.
- Ma questo
cosa c’en…
- Mia madre
è morta
quando io sono nato. Mio padre è morto in Russia. La mia
unica
famiglia è il maestro Kakashi, che mi ha preso sotto la mia
protezione. Se c’è una cosa che lui mi ha
insegnato,
tralasciando leggere e scrivere, è stato che la vendetta non
porta a niente. Una vendetta compiuta porta una vendetta da compiere.
È una catena: non finirà finché tutte
le persone
coinvolte non saranno morte. La vendetta è fine a se stessa.
Sakura tacque.
- Quando vedo
una pistola,
un fucile, ripenso a tutte le persone che ho reso sole e le paragono a
me stesso, quando piangevo per i miei genitori e maledicevo i fascisti,
perché avevano mandato mio padre a morire lontano da casa.
La
prima volta che ne ho fucilato uno, pensavo che mi sarei sentito
meglio. Ma poi ho pensato: chi era quell’uomo che ho ucciso?
E mi
sono reso conto che anche lui poteva avere un figlio e che quel figlio
mi stava certamente maledicendo a sua volta. Ero diventato un
assassino, come quelli che avevano ammazzato mio padre. La notte mi
addormento a fatica, perché i loro fantasmi mi tormentano.
Pausa. La
ragazza notò che il respiro di Naruto cominciava ad
affannarsi.
- I familiari
sono
importanti, Sakura. Se tuo fratello morisse, rimarresti sola anche tu
con il tuo rancore. Anche se ti ha tradita e abbandonata, non puoi
avercela con lui. L’Italia sta per perdere la guerra: non
è detto che Sasuke non venga processato. Se verrà
condannato a morte, a cosa ti sarà costata una vita di
rancore?
Sarai sola. Sola…
Affondò
il volto
tra le ginocchia, incapace di reggere la bellezza pura dei raggi del
sole. Si sentiva troppo sporco del sangue altrui, le sue ferite troppo
esposte e brucianti per poter pensare di illuminarle con altra luce.
Cominciò a singhiozzare, senza versare lacrime, mentre
toccava a
Sakura, ancora turbata dal suo discorso, ad abbracciarlo per tirarlo su
di morale. Avvertiva che la sofferenza di Naruto era qualcosa di
più solido e duro della sua, quasi impenetrabile, la
sofferenza
di qualcuno che ha già commesso degli errori e che sa di non
poter tornare indietro.
Rimasero
così per
un po’, lui accartocciato su se stesso, lei a stringerlo
sempre
più forte e ad accarezzargli i capelli biondi. Quando Naruto
smise di gemere, alzò il capo, respirò
profondamente.
Ricompostosi, sorrise amaramente alla ragazza.
- Grazie,
Sakura.
Lei
arrossì, imbarazzata.
-
Perché, pensavi che ti avrei lasciato a piangere senza fare
niente, idiota?
- Forse no -
scherzò lui, rinfrancato - Sei così acida, a
volte.
Tempo due
secondi e anche lui fece la fine di Konohamaru.
- Ma dove
diavolo hai
imparato e tirare pugni così con quelle braccia
così
secche? - si lagnò il ragazzo, massaggiandosi il bernoccolo.
La domanda
gli costò un secondo scappellotto, prima che lei rispondesse
piccata:
- Mi ha
insegnato Tsunade.
Dice che saper picchiare può sempre tornare utile. E io non
sono
né racchia, né secca.
- Tsunade? -
fece, scandalizzato - Ma non era un medico, anche se non laureato? Non
dovrebbe curarle, le persone?
- Un medico e
la figlia di un generale. È suo padre che, a sua volta, le
ha insegnato a dare botte.
- Cavolo -
commentò Naruto - Meglio che non la faccia arrabbiare,
allora.
-
Sì, direi di sì - rise lei. Poi
diventò pensierosa.
- Naruto,
posso farti una domanda? - fece, osservando il cielo.
- Sicuro.
Dimmi.
- Secondo te
vedremo mai la fine di questa guerra?
Il ragazzo si
infuriò.
- Certo che
sì! Non ascolti Radio Londra?
-
Sì,
l’ascolto. Però… dopo due anni di
guerra…
dopo tutte le ferite che ha provocato… sembra impossibile
che
possa tornare la pace…
Naruto
notò il velo di tristezza sui suoi occhi. Audacemente, le
afferrò la mano, cogliendola di sorpresa.
- Certamente!
-
affermò con decisione - Ti prometto, ti giuro, che la
vedremo
insieme. Sopravvivremo; e io, quando faccio una promessa, la mantengo -
Ridacchiò - È questo il mio motto.
Sakura
ringraziò
silenziosamente, guardandolo con affetto. Il suo sguardo sciolse tutte
le difese di Naruto, che arrossì.
- Vedremo.
Guarda che io mi ricordo delle promesse, eh?
Stavano
ancora scherzando
tra di loro, quando udirono un rumore di passi proveniente da dietro.
Si zittirono all’istante, avvezzi ad allarmi e agguati e si
nascosero silenziosamente dietro ad un nocciolo dal tronco
particolarmente largo.
All’inizio
non
videro niente, ma con ansia crescente si accorsero che il calpestio, di
chiunque fosse, si stava avvicinando e diventava sempre più
cadenzato e ritmato. Ad esso si aggiunsero nuovi rumori disordinati:
rumori di oggetti che si scontravano tra di loro, tintinnii metallici.
Sakura e Naruto attendevano con il fiato sospeso, per paura di essere
avvistati. Finché il dubbio del ragazzo non venne
confermato,
quando intravidero qualcosa proprio all’inizio del viottolo
di
campagna.
Una squadra
di Camicie Nere, in chiare intenzioni offensive, si stava dirigendo
verso la cascina.
I due
ragazzi, si
scambiarono uno sguardo, allarmati. Naruto riacquistò
immediatamente il controllo della situazione e iniziò a
elaborare una strategia per passare inosservati.
- Bisogna
avvertire la
brigata - ragionava - Se passiamo per la vigna abbassandoci e senza
fare rumore, ce la possiamo fare… Forse arriviamo anche
prima di
loro… Invece se…
- Stai zitto!
- sibilò Sakura.
- Ma sei
cretina? Sto cercando un modo per tornare a casa e tu…
Dopo
l’ennesimo scapaccione, Sakura spiegò:
- Guarda, si
sono fermati.
Naruto si
affacciò
cautamente: effettivamente, la ragazza aveva ragione. Avevano rotto le
righe e si erano disposti in cerchio proprio lì, davanti a
loro.
Quello che lui aveva riconosciuto come il capo, un individuo corpulento
e coperto di numerosi riconoscimenti al merito, si era piazzato di
spalle e loro non riuscivano a vederlo. Tuttavia lo sentivano e
iniziarono ad ascoltarlo con grande attenzione.
Se fossero
stati tanto
attenti da prestare attenzione all’ambiente circostante,
avrebbero sicuramente captato il debole fruscio dietro le loro spalle.
La minaccia invisibile attese, mentre il vento copriva i suoi rumori e
portava lontano il suo odore…
- Gran parte
della
dinamica dell’attacco l’abbiamo già
discussa prima
di metterci in marcia - esordì il capo gruppo, quando fu
sicuro
di avere l’attenzione di tutti. Si guardò intorno
e con
gran soddisfazione notò che i suoi uomini erano concentrati,
rigidi, immobili; non si perdevano una parola di quello che diceva,
come se fosse Dio in persona e stesse consegnando le tavole della
legge. Con feroce orgoglio fascista, proseguì la sua
spiegazione.
- Ci
è stato
riferito che la cascina in questione è occupata da una banda
di
sporchi partigiani azzurri. Per il dovere che abbiamo nei confronti di
questo Paese, che ancora è lungi dal perdere la guerra,
abbiamo
l’obbligo di dirigerci là e distruggerli tutti.
Immagino
voi siate d’accordo.
Parecchi non
si mossero, attendendo la fine della spiegazione, alcuni annuirono
impercettibilmente. Sorridendo, continuò:
-
L’avanguardia
attaccherà la brigata da davanti. Inizierà a fare
fuoco
al mio segnale e dovrà distrarre i partigiani che faranno la
guardia nel retro della casa. A questo punto entrerà in
scena la
squadra d’attacco: il suo compito è di penetrare
le difese
dal retro e di catturare tutti i nemici possibili. L’edificio
verrà raso al suolo, cosicché
nessun’altra brigata
partigiana ci si possa installare per tentare di sabotare i grandiosi
piani del nostro Duce.
Naruto
inorridì, mentre i soldati più estremisti
grugnivano con approvazione.
- Che
vigliacco! - sibilò Sakura -Li vuole prendere alle spalle.
- Tutto
chiaro? -
domandò un ultima volta il capo gruppo, quando ebbe finito.
Tutti risposero in coro un “sissignore” folto e
compatto.
- E dei
partigiani catturati? - domandò una voce più
giovane delle altre - Che ne sarà?
Rabbrividirono
entrambi,
al suono di quella voce. Il battito del loro cuore aumentò,
quando udirono la risposta alla domanda:
- Se non
è
necessario, non uccideteli: devono essere processati come criminali.
Sono cristiani anche loro, che credete? - concluse. Naruto era sicuro
che in quel momento stesse mostrando uno schifosissimo sorriso.
- Bastardo -
imprecò Sakura - Non ha minimamente intenzione di
processarci:
vuole solo portarci ai suoi superiori, per avere qualche altro
disgustoso riconoscimento.
- Bisogna
avvertirli - considerò il giovane. Poi, rivolto alla ragazza:
- Stai
attenta. Trova un nascondiglio e rimani lì. Io vado a
raggiungere i miei compagni.
- No, vengo
anch’io - si ribellò lei - Vado alla stalla a
curare i feriti. Hanno bisogno anche di me.
Il ragazzo
avrebbe voluto
proibirglielo, ma era una partigiana anche lei e sicuramente sapeva il
fatto suo. Dopo alcuni brevi istanti di lotta interiore,
annuì
rassegnato.
-
Però, pretendo di andare avanti: così, se vedo
qualche nemico, non ci metterò molto a stenderlo.
La ragazza
annuì a
sua volta. Lasciò che Naruto entrasse per primo nel vigneto,
consapevole che lui voleva coprirla con il proprio corpo, sorrise
interiormente per ciò e lo seguì.
***
Bene. Secondo
capitolo postato ^^. Non
perchè, ma molti hanno capito che questo è
l'unico capitolo. No, non è così: per vostra
informazione, in tutto c'è un altro capitolo più
l'epilogo e non so se postarli tutti insieme o divisi. Ditemi voi ^^.
Risposte alle recensioni (ah, quanto mi mancavano **):
Cleo92:
Grazie mille per i complimenti ^^. L'ho già scritto, non mi
aspettavo assolutamente di arrivare prima... Sono contentissima,
perché questa è una fanfiction a cui sono molto
affezionata, perché è NaruSaku e
perché è ambientata nella Seconda Guerra Mondiale
^^. Spero continuerà a piacerti!
bravesoul:
Ciao! Che bello risentirti **! Lasciamo perdere le informazioni -.-''.
Se mio padre guarda la cronologia, probabilmente penserà che
sono diventata fascista, assassina e persino fanatica di fucili xD. Per
fortuna, non sa nemmeno cos'è, la cronologia xD.
Caratterizzare Kiba è stata una delle cose più
divertenti insieme a trovare i nomi in codice xD.
Pai: Yamato
è arrivato all'improvviso. All'inizio ci doveva essere
Kakashi. Poi, però, per lui ho trovato un altro ruolo xD.
Vedrai, vedrai...
Fallen Star:
Mi dispiace deluderti, ma un seguito c'è ;).
Continuerò a tormentarti ancora xD.
Clahp: Ciao
**! Il NaruSaku si è evoluto, a quanto pare xD. Ma nel
prossimo capitolo viene l'azione. Oh, se c'è azione... ;)
home_coming:
Ma quale pasticcio! Anzi, grazie per la recensione ^^! Cavolo, i
nomi... per fortuna quello di Rock Lee l'ho trovato subito, altrimenti
penso che mi sarei messa le mani tra i capelli xD! Quello di Jiraiya,
invece, non mi piace >.> Ma non ho trovato niente di
meglio...
Ok, ho finito. Grazie mille per le recensioni ^^! Non sapete quanto fa
piacere trovare un numeretto in più, nella colonnina dei
commenti: continuate, vi prego, rallegrate la mia incasinatissima vita
>.
Bacioni, Marti
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Capitolo 3 *** Wild wild war ***
How to save a Life
Capitolo 3
- Wild wild war
-
[Questo lodedico a SweetGirl91,
ragazza simpatica e alla
mano.
Le tue mail sono una
ventata di novità
- wow, come sono poetica
^^ -.
Ti voglio bene.]
[I will never let you fall
I'll stand up with you
forever
I'll be there for you
through it all
Even if saving you sends
me to heaven
Red Jumpsuit Apparatus - Your Guardian Angel]
Attraversarono
tutto il
campo, a testa bassa. Cercavano di trattenere il fiatone, ma dopo pochi
minuti di marcia affrettata, cominciarono a sentirsi affannati; i loro
respiri si scontravano con il terreno, sollevando a volte piccole
nuvolette di polvere chiara.
Ogni tanto,
il partigiano
si elevava al di sopra dei pampini per scrutare il terreno intorno. I
fascisti stavano passando per la strada principale, ma la prudenza non
bastava mai. Però la campagna intorno era deserta e non si
sentiva alcun suono, eccezion fatta per il fruscio delle foglie e il
canto di qualche uccellino. Il cielo era azzurro e senza una nuvola e
si faceva sempre più luminoso: erano passate da poco le
quattro.
La stalla era
stata
costruita proprio lungo il pendio della collina. Avevano spianato il
declivio fino a creare una gradonata, insolita nel paesaggio
piemontese, che nascondeva l’edificio dalla vista di chi
guardava
dalla sommità del colle. Aveva anche un altro pregio:
qualunque
cosa fosse dietro alla costruzione era invisibile. Sulla cima di una
ripida discesa alle spalle dello stabile, derivata dal terrazzamento,
nascosti da alcuni fitti cespugli, si poteva osservare tutto lo spiazzo
senza essere notati, se si aveva l’accortezza di spiare con
prudenza. Era proprio lì che stavano andando.
Superata la
vigna, il
tragitto per la cascina durava meno di dieci minuti; ma essi dovettero
tralasciare tutte le vie che potevano essere battute dai soldati.
Allungarono il giro passando per il campo di noccioli, cercando aree
coperte da alberi e boscaglia, allontanandosi di più dalla
strada maestra. Alla fine, impiegarono più di venti minuti,
ma,
infine, giunsero al casolare.
La battaglia
era iniziata.
Dalle
finestrelle della
stalla poteva arrivare in qualsiasi momento un pericolo mortale: le
lunghe canne dei fucili vi si affacciavano, silenziose, nere come la
morte, pronte a sparare in ogni momento proiettili letali; a terra,
ogni tanto si alzava una piccola esplosione di terriccio, seguita da un
ringhio frustrato.
- Dannazione!
L’ho mancato!
La squadra
fascista aveva
trovato dei covoni di paglia, lasciati fuori da qualche contadino per
nutrire le bestie, e vi si era rifugiata dietro, usandoli come trincea.
Dall’oro della stoppa, occhieggiavano i baschi e le camicie
nere
dei soldati, simili a piante infestanti; erano in maggior numero dei
partigiani e lentamente stavano avendo la meglio. L’aria era
quasi irrespirabile per la polvere sollevata e per le grida dei feriti,
opprimenti come se fossero state solide e palpabili. Naruto
osservò quello che era abituato a vedere come il macabro
gioco
della guerra: stringeva in pugni le mani sudate, deglutiva per ogni
fiotto di sangue, cercava di rimanere impassibile di fronte a uno
spettacolo al quale assisteva quasi tutti i giorni.
Imbracciò il
moschetto, scacciando l’agitazione. Sakura, forzatamente
fredda e
razionale, ma non meno scossa di Naruto, prese in mano la situazione.
- Io scendo
ed entro dal
retro - disse, decisa - Tu non sparare, per nessun motivo, altrimenti
scopriranno la tua posizione. Guardati le spalle.
Gli strinse
forte la mano.
Appena il tempo di restare bruciato dal suo calore che lei era
già scomparsa oltre i blocchi di pietra che trattenevano il
terreno; si irrigidì, pronto a correre in suo aiuto se fosse
stata ferita da qualche colpo vagante, ma non fu colpita e
attraversò la porta di legno secondaria sana e salva. Una
volta
rassicurato, rilassò i muscoli.
“Bene.
Ora vado giù anch’io, almeno…”
- Stai fermo
lì. Non ti muovere.
Solo allora
Naruto si
accorse di un sommesso rumore di passi alle sue spalle. Prima era stato
troppo concentrato su Sakura per notare l’arrivo del
fascista,
che ora gli puntava contro un fucile. Con la coda
dell’occhio,
distinse a fatica gli occhi, di uno strano viola, e la capigliatura
grigia come il ferro.
- Oh, ma
guarda. Tu sei
Volpe, l’eroe dei partigiani - commentò, molto
lentamente
- Sei una leggenda, per tutti i nemici del Duce, nelle Langhe.
Avanzò
ancora, osservandolo compiaciuto, mentre Naruto lo guardava con un
cipiglio duro e deciso.
- Molla il
moschetto a terra, mani in alto e girati lentamente.
Il ragazzo
eseguì,
mentre osservava con attenzione il suo nemico. Lo riconobbe come un
abitante del paese, che aveva aderito con fervore quasi religioso alle
idee del nuovo partito.
- Hidan -
pronunciò con fermezza, mantenendo il sangue freddo.
Hidan sorrise.
- Allora ti
ricordi di me,
Naruto - replicò, scandendo il nome con esagerata
cerimoniosità - Peccato sia totalmente inutile. È
finita:
preparati a morire.
Il giovane lo
fissò
negli occhi, senza paura. Il suo cuore batteva veloce per
l’adrenalina che scorreva a fiumi nel suo corpo.
- Forse io
morirò -
concesse - Ma tutti gli uomini là sotto no.
Finché ci
sarà un superstite, per voi non ci sarà pace. In
più, conosciamo i vostri piani. Non riuscirete ad
annientarci.
Il suo corto
discorso non
ebbe l’effetto sperato. Anzi, Hidan sorrise di nuovo,
stavolta
con quella che sembrava pena e compassione.
- Allora,
lascia che ti dica una cosa, prima di farti fuori: non esiste nessun
piano. O meglio, ne esiste un altro.
Naruto non
capiva, ma sentiva come un liquido gelato che lentamente gli
paralizzava tutte le membra.
- Cosa vuoi
dire?
- Nessuna
squadra
arriverà dal retro - comunicò il soldato, con
finto
dispiacere - Il nostro capo squadra sarà un pallone
gonfiato, ma
non è certamente stupido. Vi aveva già visto e ha
pensato
di depistarvi: non è stato un caso se ne abbiamo parlato
proprio
di fronte a voi. Ora i tuoi amici cercheranno qualcuno alle loro
spalle; e invece, aspettiamo rinforzi che li attaccheranno
lateralmente. Così occupati a difendere due fronti, non si
accorgeranno minimamente del nuovo assalto e avremo la vittoria
assicurata.
L’orrore,
stavolta,
straripò come un fiume in piena. Dietro di lui infuriava la
battaglia, una battaglia che forse lui aveva contribuito a mandare in
rovina. Poi si riprese d’animo: i suoi non erano
così
stupidi da farsi sconfiggere da un attacco a sorpresa. Che diamine,
dopo due anni di guerriglia! Erano sicuramente preparati a tutto. Ma
un’imboscata non avrebbe certo giovato.
Doveva
comunicarlo al più presto.
Lanciò
un’occhiata laterale al fosso dietro di lui: se si buttava di
spalle aveva scarse probabilità di finire indenne la
rotolata. I
pietroni erano duri e aguzzi: nella migliore delle situazioni, avrebbe
ricavato un paio di ematomi. Però prima doveva distrarre il
fascista davanti a lui, altrimenti sarebbe arrivato alla cascina,
sì, ma con il buco di una pallottola sul corpo e questo era
sicuramente da evitare.
- No, non
riuscirai ad avvertire i tuoi amici - disse Hidan, caricando il fucile
- Morirai prima.
Fece
pressione sul grilletto.
“Bah…
Finisce così?” pensò Naruto con
amarezza, attendendo l’esplosione.
I secondi
passavano…
- Cosa
succede qui? - domandò con arroganza qualcuno.
“Quella
voce…”
La stessa che
avevano
udito prima e che gli aveva fatto balzare il cuore in gola, ma che
aveva ignorato, forse per vigliaccheria, forse per
l’accavallarsi
furioso dei pensieri. Ciò non cambiava il fatto che ora il
suo
migliore amico, Sasuke Uchiha, era davanti a lui, soffocato in una
camicia nera, come notò Naruto dolorosamente. Scrutava
freddamente la scena, il suo commilitone, il suo fucile puntato, il
partigiano; Naruto provò un brivido quando il suo sguardo
scivolò su di lui con la stessa indifferenza che si riserva
ad
un dettaglio di poco conto. Stava con il fiato sospeso, aspettando
quello che sarebbe stato un gesto d’amnistia o di condanna.
- Caporale,
è
arrivato anche lei - commentò Hidan con tono incolore. A
Naruto,
però, sembrò di cogliere un certo astio in quelle
parole.
Sasuke lo
gelò con una sola occhiata.
- Cosa
succede qui? - ripeté.
Hidan fece
spallucce.
- Sto solo
facendo il mio
dovere. Ho beccato questo partigiano e lo stavo mandando
all’Inferno, dove merita di stare con tutti i suoi compagni.
Il partigiano
ringhiò sommessamente.
-
Bastardo…
- Bastardo? -
domandò il soldato, come se avesse detto una cosa stupida -
Se
io sono bastardo, tu sei solo ingenuo. Hai scelto di essere un
antifascista; sei entrato nella Resistenza. Io sono un tuo nemico.
Perché, ora, io divento un bastardo se ti uccido?
Con la canna
dell’arma, indicò il campo di battaglia.
- Non credi
che vi sia una
sorta di macabra bellezza nella distruzione che porta? Osserva gli
zampilli del sangue, il suo rosso scarlatto, le ragnatele che lascia
sul viso, il suo fantasioso intrico… Di’ un
po’, non
ti senti attratto dalla morte? Non ti chiedi cosa
c’è
dall’altra parte? Non guardi mai un cadavere e le sue orbite
vuote, chiedendoti: “Chissà dove si trova
ora”?
Naruto
ripensò a
tutti i morti che aveva visto: nemici, amici, persone che non
conosceva. Ricordava la smorfia di dolore sui loro visi. Non provava
alcuna attrazione: solo un brivido di disgusto al pensiero
dell’essere umano - se era davvero un essere umano - che gli
stava davanti.
- Ora basta -
ordinò seccamente Sasuke. Poi, rivolto ad Hidan:
- Catturalo.
Il nostro capo squadra sarà ben contento di avere un
ostaggio simile.
Il cuore del
partigiano sprofondò.
Hidan
sembrò pensarci su. Poi mirò di nuovo su Naruto,
con qualcosa in mente.
- Cosa vuoi
fare? - domandò Sasuke, impassibile.
- Il mio
dovere. So che vi
conoscete e non le permetterò di lasciarlo andare una volta
che
nessuna la vede. Stia indietro.
- Smettila
subito! - abbaiò il ragazzo, furioso - Questa è
insubordinazione!
- E il suo
è
tradimento - ribatté il soldato. Caricò il fucile
e
puntò sul partigiano. Naruto lo osservava frustrato, conscio
di
non poter far niente.
“Che
tristezza.
Morire quando sono ad un passo da Sasuke” pensò di
nuovo.
Si fece coraggio, sospirò e fissò negli occhi il
suo
assassino, cercando di mantenere la sua dignità.
“È
finita.”
Udì
uno sparo. Ma
il proiettile, invece di ferirlo, colpì l’arma di
Hidan,
sbalzandola lontano. Confuso, Naruto si guardò intorno,
cercando
di capirne la provenienza.
Sul ciglio
del terrazzamento riconobbe Sakura, con una Beretta malferma tra le
mani.
- Sakura? -
esclamò Sasuke, sconcertato. La sorella lo guardò
con le sopracciglia aggrottate.
- Sasuke! -
esclamò, stupefatta.
- Sakura! -
la chiamò Naruto - Era tutta una trappola! Non
arriverà nessuno dal…
- Stai zitto!
- ruggì Hidan.
- Lo sappiamo
-
annuì la ragazza - Da quella parte stava arrivando la
brigata di
Frog; li hanno già sconfitti e ora stanno venendo a darci
una
mano. Tra poco dovrebbero arrivare.
Hidan rimase
di sasso. Iniziò a tremare convulsamente.
-
È una sporca menzogna! - urlò il soldato.
- Temo
proprio di no - gridò Naruto trionfante - Sono
già arrivati.
Infatti, il
volume delle
grida era aumentato. Al rumore degli spari, si aggiunse quello di altri
spari; il frastuono si fece più intenso e gli ordini si
fecero
più concitati dalla parte dei fascisti.
Il soldato si
affacciò dalla china, appurò che quello che
diceva il
ragazzo era vero; schiumante di rabbia, teneva il fucile tra le mani
come se fosse una biscia che gli stesse per scivolare via da un momento
all’altro.
- Il Duce non
può crollare… il Duce non può
crollare! - farfugliava rabbioso.
-
Arrendetevi. Ormai non potete fare più niente -
sillabò Sakura, con la pistola ancora in pugno.
- Stai zitta!
- abbaiò il soldato - Tu sarai la prima a finire
all’Inferno!
E, senza
preavviso,
premette il grilletto. Il tempo si dilatò incredibilmente:
la
mente di Sakura registrò quella frazione di secondo come se
fosse stata un’ora. Raccolse ogni particolare, come gli occhi
iniettati di sangue di Hidan, il fischio acuto del proiettile, Naruto
che si precipitava davanti a lei. Con la consapevolezza che quel tipo
di pallottole erano veloci, il ragazzo spinse a terra la ragazza, per
evitare che fosse coinvolta anche lei. Nello stesso momento, Sasuke,
istintivamente, sparò al suo subordinato e lo
colpì al
torace. Il compagno, per tutta risposta, usò le ultime
energie
per vendicarsi del suo superiore e lo ferì ad una gamba con
un
colpo di arma da fuoco; Sasuke cadde all’indietro, gemendo di
dolore.
Mentre Sakura
cadeva a
terra, tutto diventò confuso. Quando riacquistò
la vista,
l’immagine che vide le gelò il sangue: suo
fratello che
cercava di fermare l’emorragia alla coscia, Hidan che
agonizzava
e respirava affannosamente; e, proprio sopra di lei, Naruto, con gli
occhi sbarrati, le braccia allargate a difenderla. Dalla sua spalla,
stava sbocciando un fiore rosso scarlatto; impiegò due
secondi
per capire di cosa si trattasse. Mentre lo sguardo di Naruto si faceva
vitreo, sussurrò il suo nome, con un’espressione
allucinata.
-
Naruto…
Il suo corpo
la travolse,
inerte; le sue ginocchia si piegarono e le sue braccia la circondarono
in un molle e raccapricciante abbraccio. La stretta di un cadavere.
- NARUTO!
Ora, lei e
suo fratello
stavano trasportando l’amico, sostenendolo l’una
dalla
spalla destra, l’altro dalla sinistra. Sakura cercava di
attirare
la sua attenzione, per il terrore che quelle palpebre sempre
più
pallide cedessero all’improvviso sotto il peso della morte.
- Naruto!
Naruto, mi
senti? Ecco, siamo quasi arrivati! Questa è la stalla! Ora
entriamo… Naruto, non chiudere gli occhi! Non è
ancora il
momento di gettare la spugna! Non mollare! Non mollare!
Sasuke, ogni
tanto, si
lasciava sfuggire un lamento gutturale; poi, tornava a trasportare il
suo vecchio compagno di giochi, facendo perno sulla gamba ancora illesa.
Non sapeva
neanche
perché lo stava aiutando; proprio come sua sorella, aveva
vissuto gli istanti precedenti in una nebbia in cui si mescolavano
confusione, rabbia, sorpresa, sofferenza, rammarico; solo ora poteva
ragionare, reso un po’ più lucido dal dolore che
gli
procurava la ferita.
Tuttavia, non
ragionava:
era spinto dall’urgenza di portare Naruto in salvo. Non
pensava,
seguiva ciò che gli diceva l’istinto.
Rischiando di
cadere e
ruzzolare giù dalla discesa, arrivarono alla porta
secondaria;
Sakura la spalancò con decisione, arrancando affannata per
l’enorme stanzone costruito in legno. Quando trovò
un
tavolo, tagliato rozzamente e instabile, ma pur sempre un tavolo, con
una bracciata febbrile rovesciò tutto ciò che vi
era
sopra e si fece aiutare dal fratello per sistemarvi sopra Naruto. Il
suo respiro era via via più debole e fiacco, le palpebre
strette
e la fronte imperlata di sudore.
- Sakura! -
la riconobbe
Kiba, dall’alto della sua postazione di tiro - Cosa ci fai
qui?
Cos’è successo a Naruto?
Poi riconobbe
l’Uchiha e ringhiò astioso:
- E tu? Cosa
ci fai qui?
- Non
è il momento
per queste faccende, Kiba! - lo zittì Sakura, rabbiosa -
Dimmi
subito dove posso trovare un coltello! E del vino!
- Il coltello
è nel
cassetto del tavolo; il vino è nella damigiana
laggiù. Ma
tu, cosa vuoi fare? - domandò perplesso e agitato.
La ragazza
non gli rispose
e recuperò gli oggetti che le servivano. Bagnò il
coltello nel vino, per disinfettarlo, e fece lo stesso con le sue mani
e con la lesione. Naruto mugolò nella sua nera incoscienza,
quando l’alcool lambì la sua ferita.
- Resisti!
Resisti…
- lo incoraggiava Sakura sottovoce, mentre cercava di ritrovare la
concentrazione. Gettò un’occhiata nervosa a
Sasuke,
crollato a terra dopo la faticosa traversata; lui annuì
impercettibilmente, troppo occupato ad ignorare il dolore.
- Va
bene… - disse
la ragazza tra sé, già nella parte del medico.
Con
decisione, appoggiò il coltello sul labbro della lesione e
affondò con decisione la lama, alla ricerca della pallottola
ancora nel corpo di Naruto. Mentre cercava, il ragazzo si dimenava
debolmente, lanciava brevi e orribili grida di dolore, si mordeva le
labbra a sangue; Sakura corse a ficcargli un panno nella bocca, per
evitare che si facesse del male ulteriormente.
Mentre ancora
lo stava
operando, si aprì la porta. Hidan, bianco come un morto,
riapparve con il passo malfermo e gli occhi infossati e deliranti.
Sembrava l’anima di un dannato che risorge dagli Inferi per
compiere la sua vendetta.
Imbracciava
ancora il suo
fucile; farfugliando insulti e bestemmie incomprensibili,
alzò
ancora l’arma, puntandola verso Sasuke.
-
Ora… giungerà la tua… ora…
bastardo…
Si
udì uno sparo;
un’ennesima chiazza scura apparve sulla camicia nera del
fascista, allargandosi a macchia d’olio. Senza più
forza,
Hidan crollò come un sacco, mentre dietro di lui appariva
una
figura che Sakura e Sasuke conoscevano bene.
- Maestro
Kakashi! - esclamarono.
- Sasuke
Uchiha, ci sei
anche tu? - intervenne una donna in camice bianco, appena entrata. I
capelli biondi ondeggiavano dietro di lei e i suoi occhi vagavano
nervosi per la stalla.
- Signorina
Tsunade!
- Sakura!
Cosa è successo?
-
Naruto… Naruto è stato…
- Naruto
è stato
colpito da un proiettile. Deve estrarlo subito, altrimenti
perderà troppo sangue… - completò la
frase Sasuke,
attirandosi un’occhiata sorpresa dalla sorella. Chiuse gli
occhi,
sbuffò e strinse i denti per il dolore.
- Sono un
dottore. So
quello che devo fare - lo rimbeccò Tsunade, piccata - Ora
voi
aiutate fuori. Io e Sakura pensiamo a Naruto.
Si
avvicinò al
tavolo, sfilò il coltello dalle mani tremanti della ragazza
e
iniziò a dare ordini e indicazioni. Kakashi, capendo di
essere
inutile, salì sul soppalco con Kiba, dandogli manforte
contro i
nemici. Il ragazzo dai capelli neri rimase lì, con la
schiena
appoggiata alla parete legnosa.
- Potresti
anche andare a dare una mano - commentò acida Tsunade -
L’emorragia si è fermata, mi sembra.
L’Uchiha
la fulminò con un’occhiata.
- Non siete
voi i miei compagni - replicò Sasuke, gelido - Qui non
c’è più posto per me.
- Ma cosa
dici, Sasu… - iniziò Sakura, ma venne bruscamente
interrotta dalla sua insegnante.
- Basta
parlare! Dobbiamo operare, altrimenti sarà troppo tardi!
La ragazza
osservò
il viso bianco di Naruto, il petto che si alzava e si riabbassava
sempre più lentamente. Per la prima volta da quando Sasuke
si
era arruolato, iniziò a pregare. Strinse i denti,
impugnò
il coltello e ricominciò la sua tormentata
ricerca…
Sakura si
svegliò
di soprassalto, a causa di un grido belluino: di fuori, Kiba stava
ancora festeggiando il buon esito della battaglia.
- A-ah!
Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! A quel paese i fascisti!
Intontita, si
rese conto
di essersi addormentata; alzando la testa dalle coperte sporche,
guardò il viso di Naruto, sempre smorto, e la sua fasciatura
bianchissima, che non faceva quasi distacco con la sua carnagione. Dopo
l’operazione, che era riuscita alla perfezione, lo avevano
spostato sul letto. Avevano medicato anche Sasuke: lui non aveva
accettato un letto e ora giaceva legato su un mucchio di paglia al
piano superiore, in attesa di essere giudicato.
Saggiò
il suo
polso: il battito era regolare. Le sue mani erano sudate, ma calde per
la febbre. La situazione si era normalizzata.
Un dito si
mosse. Con immensa gioia, la ragazza si accorse che il malato aveva
aperto un occhio e che la stava osservando.
-
Sakura… - sussurrò faticosamente.
L’infermiera
gli chiuse le labbra, sfiorandogliele con un dito. Due chiazze rosse si
dipinsero sulle sue guance.
- Non
parlare. Sei ancora debole - gli ordinò, sussurrando.
-
Stai… bene? - domandò lui, ignorandola.
Sakura
aggrottò le sopracciglia.
- Certo che
sto bene! Ma a te, che ti salta in mente? Potevi rimetterci la vita,
con quest’alzata d’ingegno!
Naruto
borbottò qualcosa e non replicò.
I due
rimasero in silenzio. Poi, la ragazza abbassò gli occhi.
- Grazie per
avermi protetta, Naruto. Grazie davvero.
Il ragazzo
sorrise con difficoltà.
- Ma
figurati… Ti avrei lasciata morire?
Non
poté
continuare, perché Sakura lo abbracciò
improvvisamente e
lo lasciò senza fiato. Udì un singhiozzo e
qualcosa di
bagnato che scivolava lungo il suo collo. Imbarazzato,
accarezzò
la sua schiena, cercando qualcosa da dirle per farla smettere di
piangere.
- Dai,
Sakura… Ora sto bene… Sasuke è
tornato… Non piangere…
Sakura si
staccò,
asciugandosi le lacrime. Naruto alzò una mano tremante per
appoggiarla sulla sua guancia. Arrossì, mentre la ragazza si
godeva il calore bollente della sua mano sul suo viso freddo.
- Ho avuto
paura… - singhiozzò. Naruto si sentì
uno schifo, per quello che le stava facendo passare.
- Ti
prometto… ti
prometto che una cosa del genere non accadrà più.
Non ti
farò più soffrire…
Restarono
così,
immobili, finché Sakura non stampò un bacio sulla
sua
fronte, come una madre con suo figlio. Sorrise come per scusarsi,
mentre il rossore aumentava.
- Riposa.
Dobbiamo festeggiare insieme la fine della guerra.
Il ragazzo
ridacchiò, imbarazzato.
- Ci puoi
giurare. Insieme.
E le strinse
la mano, a suggello della promessa.
***
Era
il
ventuno aprile del 1945. Ormai era chiaro che i fascisti avevano perso
la guerra: il giorno dopo, i partigiani, con l’aiuto della
popolazione, liberarono Modena, poi fu il turno di Genova, poi Ferrara,
Parma, Reggio Emilia. Fino ad arrivare al venticinque
d’aprile,
quando tutte le maggiori città settentrionali iniziarono a
cadere sotto il controllo dei partigiani e degli Alleati.
Radio
Londra comunicava con soddisfazione i nuovi progressi e nelle campagne
i contadini uscivano di casa, finalmente senza pericolo, e, ubriachi di
libertà, si lanciavano in danze sfrenate, come non ne
facevano
da almeno due anni. Per le strade si respirava aria di
novità e
felicità, ma anche di tristezza e amarezza, per chi aveva
nelle
liste dei caduti il nome di qualche loro familiare.
Due
giorni dopo, il Duce fu catturato e il ventotto aprile fucilato con la
sua compagna in un paese in provincia di Como. Il fascismo e la
dittatura stavano per diventare solo un brutto incubo.
Naruto
guarì in fretta; alla notizia dell’assassinio del
Duce
sorrise stancamente, appoggiato a Sakura, mentre Kiba gridava come un
selvaggio. Tutta la brigata era in fermento: persino Neji e il maestro
Kakashi mostravano un grande entusiasmo e Rock Lee saltellava in giro,
reggendosi alla caviglia ancora dolorante. La vecchia brigata di
Naruto, quella guidata da Jiraiya, o “Frog”, era
tornata in
paese e partecipava con grande foga ai festeggiamenti.
-
La fine della guerra l’abbiamo vista - affermò
ridendo Sakura.
-
Ma
vogliamo vedere solo la fine della guerra? - sussurrò
Naruto,
sfiorandole la guancia con le labbra. La ragazza rabbrividì
piacevolmente.
-
Chi
lo sa? Staremo a vedere… - rispose lei sibillina, osservando
Ino
nel suo vestito candido. Proprio in quel momento, Shikamaru la baciava,
come rituale nei matrimoni.
-
Alla
fine sono riusciti a sposarsi, come si erano promessi -
constatò
Sakura, mentre i due novelli sposi uscivano di chiesa - Secondo te,
finiremo come loro?
-
Ah,
io spero proprio di sì - replicò Naruto
abbracciandola da
dietro. Allacciati l’uno all’altra, osservarono la
cascata
di chicchi di riso, che entrambi avevano conservato per due anni in
attesa di questa occasione.
Il
cielo era chiaro e i due ragazzi, stretti l’uno
all’altra,
si godevano il calore del sole, finalmente liberi di poterlo fare
all’aperto e sotto gli occhi di tutti.
***
Da
qui vedete la mia indole buona e decisamente altruista. Mi sarebbe
piaciuto parecchio interrompere il capitolo al grido disperato di
Sakura: riuscite a immaginare la suspence? E invece no. Ve
l'ho
messo tutto insieme.
Ah, sono troppo buona xD.
Però ho deciso di postare l'epilogo la prossima volta:
almeno,
la storia dura più tempo, no? E poi ho una piccola sorpresa in
serbo nel prossimo capitolo ^^. Non vi aspettate grandi cose,
però, eh ^^.
Va bene, ora le risposte:
Fallen Star:
Anche a me
piacciono le storie ambientate nelle guerre. Sono il paradiso
dell'angst: c'è sempre quella sottile tensione
nell'aria,
prima delle battaglie decisive. Sì, quella dell'amore tra
ragazzi, a quei tempi, era una cosa molto delicata e lenta. Dopotutto,
come l'affetto di Sakura per Naruto, no? Sperando sempre che
Kishimoto-sensei si decida a metterli insieme, per una buona volta :(.
Cleo92: Che
lo farò
presto è certo. Non ho niente da fare, a casa ^^. Il
problema
più grande, per me, è quello di postarli troppo
velocemente. Per voi non è un pericolo, ma questa, per me,
è la seconda Longfic che scrivo e me la voglio godere per
bene
^^. Io sono una tipa molto sintetica, più da One-shot e
Drabble:
fatemi divertire, per una volta xD.
_Ala_:
Visto? Sasuke è
saltato fuori ^^. Però, non mi piaceva descriverlo come il
rapitore: per me, il personaggio di Sasuke, quello che amavo e adoravo,
si è fermato al volume 27, mentre quello di adesso
è solo
un fantoccio nelle mani degli altri. Il Sasuke che ho descritto io
è quello del Team 7, secondo me. Hai la maturità?
In
bocca al lupo! E sono contenta che tu non abbia trovato disattenzioni
ed errori riguardo a quel periodo storico, che piace moltissimo anche a
me ^^.
simonachan90: Ah, non ti preoccupare ^^. Hai recensito questo, no? E
hai detto che recensirai anche gli altri, no? Guarda, che io ci conto
xD.
home_coming:
Che bello,
addirittura "più coinvolgente" **! Ti ringrazio di cuore,
per
questo complimento. Io pensavo che il capitolo fosse il
più...
"goffo", perchè non accadeva niente e c'era solo NaruSaku.
Il
mio preferito è questo e il prossimo, di capitolo,
perchè
sono riuscita a metterci anche l'angst **. Oh, sì, sono
masochista xD.
Pai:
Curiosità
soddisfatta? Sii contenta che non ho diviso in due il capitolo,
altrimenti dovevi aspettare due giorni per sapere cosa diavolo sarebbe
successo a Naruto - come se qualcuno non potesse vivere benissimo anche
senza saperlo xD. Benedette scrittrici egocentriche xD.
Anche per oggi, finito. Se avete domande, non fatevi remore xD!
E continuate a recensire, per favore! Non sapete quanto mi fate felice
:D! Circa sei recensioni a capitolo mi sembra una grande cosa, quando
prima ne ricevevo due o tre... perciò volevo
ringraziarvi, di cuore ^^! Non vi perdete d'animo proprio adesso, manca
solo l'epilogo xD!
Grazie mille.
Marti
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Capitolo 4 *** Waiting for the prodigal brother's return ***
Epilogo
- Waiting
for the prodigal brother's return -
[In
diretta esclusiva da Mogliano ^^.
Dedicato a tutti quelli che sono qui: Michela, Nicholas, Stefania,
Gioele,
Jacopo, Martino, Michele, Luca, Elisa, Erika.
Di tutti questi, solo Michela sa dell'esistenza di questa storia.
Grazie a tutti voi. Vi voglio bene.]
[I wish I
could fix you
And I wish you could fix
me
The Offspring - Fix You]
I
due bambini giocavano nelle vigne. Era settembre e i grappoli, gonfi di
succo violaceo, pendevano dai rami, decorati da pampini verdissimi e
attorcigliati. Erano un maschio e una femmina. Lui era biondo e aveva
gli occhi verde cupo; lei aveva lo sguardo smeraldino come il fratello,
ma più tendente all’azzurro e i capelli lisci e
rossi come una fiamma.
- Da chi
avrà preso? - si chiedeva spesso sua madre, toccandosi i
capelli rosa.
- Non lo so -
rispondeva il padre, facendo spallucce - Forse dalla nonna materna.
La
bambina, sebbene fossero così strani, andava fiera di quei
capelli e
tutte le mattine li spazzolava con una cura quasi maniacale.
I
due correvano tra i filari, cercando di catturare il loro gatto. I loro
piedi, che calzavano sandali estivi, solcavano veloci le zolle di
terra. Il ragazzino si tirava su le maniche della maglietta per
galoppare più liberamente e la bimba si teneva il vestito,
che
svolazzava al vento. Avevano all’incirca tra i sei e i nove
anni.
Arrivarono
alla fine del vigneto. Davanti a loro si stagliava il panorama
mozzafiato delle Langhe, con le sue montagne azzurrine in lontananza e
le colline verdi e lussureggianti. Ma loro avevano fretta: se non
riacchiappavano il gatto prima che calasse il sole, sarebbe rimasto
fuori tutta la notte. I raggi arancioni del tramonto dipingevano le
case e gli specchi d’acqua.
D’un
tratto la bambina si fermò.
- Minato!
Minato!
Minato
Fugaku Uzumaki, sempre sollecito verso la sua sorellina,
tornò indietro
dopo qualche esitazione, facendo attenzione a non mettere i piedi
dentro le buche. Il gatto scomparve tra i campi.
- Che
c’è, Mikoto? Guarda, lo hai fatto scappare! Ora
chi lo riacchiappa più?
La bambina
indicò un punto con il dito. Il fratello maggiore lo
seguì con lo sguardo, ancora un po’ seccato.
Sulla
dimessa strada di campagna c’era qualcuno che camminava. Il
sole
accarezzava la pelle chiara e i capelli mori, senza però
intaccarne il
pallido chiarore. Si avvicinava lentamente, curvo, come oppresso da un
peso invisibile.
I
ragazzini osservarono in silenzio quello sconosciuto. Quando capirono
che si stava dirigendo verso di loro, corsero via e tornarono a casa.
- Mamma,
mamma! - gridava Mikoto.
- Cosa
c’è? - chiese Sakura, allarmata.
- Un estraneo
sta venendo qui!
Quando il
viaggiatore raggiunse il casolare, la famiglia al completo era pronta
ad accoglierlo sulla porta.
Rimasero
in silenzio, gli uni davanti all’altro. Minato osservava
incuriosito il
bambino di fronte a lui, che stava fissando con intensità le
proprie
scarpe impolverate e consunte. Doveva avere la sua età.
Però,
differentemente da lui, era solo. Non c’era nessuno che gli
stringesse
la spalla, come stava facendo suo padre in quel momento.
- Come ti
chiami? - chiese Sakura, con voce dolce.
- Nekoshiro -
mormorò il ragazzino, senza guardarla in faccia.
-Come sei
arrivato da noi?
-
È stato mio padre. Mi ha detto di venire qui.
- Chi
è tuo padre?
- Sasuke
Uchiha - affermò, alzando lo sguardo. Sakura
provò un brivido.
Era
la fotocopia precisa di Sasuke, un equilibrio perfetto di bianco e
nero. I lineamenti delicati, il corpo gracile e apparentemente
fragile…
C’era solo un tratto diverso: gli occhi, non i due pezzi di
carbone
rovente che Sakura era abituata a vedere, ma due perle bianche
incastonate nel viso, vuote, spente, ma che, pronunciando il nome del
padre, si erano accese come due stelle. Sulle spalle, reggeva una
piccola sacca di tela floscia, che probabilmente conteneva tutti i suoi
averi. Minato vide i suoi genitori scambiarsi uno sguardo; suo padre
circondò le spalle di sua madre, mentre lei nascondeva il
volto nella
sua spalla.
- Come mai
sei da solo? Tuo padre dov’è? - chiese Naruto, con
un’espressione indecifrabile.
-
L’hanno portato via due uomini - raccontò
Nekoshiro, con una scintilla
di rancore - Quando l’hanno preso, mi ha detto di andare qui.
Ha detto
che sarei stato bene…
L’uomo
tacque, sopraffatto dai ricordi...
I
loro compagni, cedendo all’amicizia verso Naruto e
Sakura,avevano
rimesso a loro qualsiasi decisione riguardo Sasuke. Naturalmente,
sapevano che loro non avrebbero mai accettato di condannare il ragazzo.
-
Allora? Rimarrai qui? - domandò Sakura, rivolta a suo
fratello. Lui
aveva lo sguardo perso, pensieroso. Lo distolse e lo posò
sul viso di
sua sorella, guardandola con un’aria grave.
- No.
Andrò altrove.
-
Perché? - esclamò Sakura, sconvolta - La tua casa
è qui e noi ti…
- No, casa
mia non è più questa - la interruppe.
- Ma che
dici! Tu rimani qui e…
- Sakura - la
fermò Naruto con sua grande sorpresa - Basta. Lascialo
partire.
La ragazza lo
guardò con occhi furiosi.
- Ma sei
rimbecillito anche tu?
- Grazie -
disse l’Uchiha, chiudendo gli occhi.
L’amico
sorrise.
- Fai buon
viaggio.
-
Trattala bene - lo redarguì il ragazzo dai capelli mori,
indicando sua
sorella - Se, quando torno, la trovo infelice, te le suono per le
feste, Testa Quadra.
Naruto
strinse le spalle della sua promessa sposa.
- Devi solo
provarci - sogghignò.
Sasuke
annuì e poi fece una carezza alla sorella.
- Buona
fortuna - le augurò - Addio.
Lo
osservarono insieme mentre spariva dietro la strada. Avanzava piano,
come se in fondo fosse restio ad abbandonare il luogo dov’era
nato.
Scrutava i monti, i colli, così familiari, così
accoglienti; quindi
affrettò il passo e riprese la sua strada, imponendosi di
non guardarsi
indietro.
Quando non lo
videro più, Sakura si sciolse dal suo
abbracciò e lo fissò, inviperita.
- Ora mi dici
perché l’hai lasciato andare! - lo
aggredì.
Naruto chiuse
gli occhi.
- Sai meglio
di me
com’è fatto tuo fratello: ha un orgoglio
impossibile.
Restare con noi sarebbe stata un’umiliazione, per lui.
- Ma
è una sciocchezza!
- Vai e
spiegaglielo - brontolò il ragazzo.
Sakura
sapeva che Naruto aveva ragione. Tornò a guardare il punto
nel quale
suo fratello era scomparso, come se sperasse di vederlo riapparire. Ma
quel giorno, non riapparve nessuno, su quella strada.
- Stai
tranquilla - le sussurrò Naruto - Vedrai. Prima o poi
tornerà. Ne sono certo…
Ora,
osservando il figlio del suo migliore amico, suo nipote, Naruto
sentì
un groppo alla gola che lo soffocava. Deglutì, riprendendo
possesso di
sé.
“Brutto
bastardo. Hai detto che saresti tornato per controllare Sakura. Devi
mantenere la promessa, dannazione!”
- E tua
madre? - domandò ancora il giovane, per allontanare i brutti
pensieri.
- Mia madre
si chiama Hinata.
- Ora
dov’è?
- Non lo so -
rispose, guardando altrove - Hanno catturato anche lei. Solo io sono
riuscito a fuggire.
Naruto
socchiuse gli occhi e strinse le labbra in una smorfia amara.
- Non hai
più nessuno? - domandò.
-
Sì! -
esclamò energicamente Nekoshiro - Ho mio padre e mia madre!
Hanno detto che torneranno. Dicevano la verità, vero?
Sakura
strinse con più forza l’orlo della camicia del
marito. Con il cuore infranto e sanguinante, Naruto sorrise.
Sasuke
gli aveva mandato suo figlio perché lui lo accudisse in
attesa del suo
ritorno. Ciò significava che si sarebbero rivisti? O avrebbe
infranto
la parola data?
Non lo
sapeva, ma il fatto che gli avesse affidato suo figlio lo rendeva
contento.
- Certo che
torneranno. Però ora andiamo dentro: tra poco
comincerà a far freddo.
Il
bambino varcò la soglia. Osservò i suoi nuovi
cugini e notò che quello
biondo aveva all’incirca la sua età. Era sempre
stato un ragazzino
timido quando si relazionava con gli altri, anche se sapeva essere
freddo e scostante quando si sentiva escluso. Per quello, sua madre
diceva che somigliava tutto al padre.
Anche
in quel momento, l’orgoglio Uchiha manteneva alte le sue
difese.
Tenendosi sulle sue, varcò esitante la soglia di casa, per
posare il
suo modesto bagaglio a terra.
- Piacere! Io
sono Minato.
Nekoshiro
si voltò, sorpreso. Il bambino gli tendeva la mano, con un
sorriso
radioso stampato in faccia. Non lo conosceva affatto: come faceva ad
essere così amichevole? Spalancò gli occhi,
arrossì leggermente e poi
strinse con poca decisione la mano del cugino. Lui, da parte sua, la
ghermì con la forza di un cucciolo vivace.
- Nekoshiro -
mormorò, piantando gli occhi a terra.
-
Questa è mia sorella Mikoto Kushina - esordì il
suo coetaneo, per nulla
intimidito dalla sua reticenza - I miei genitori si chiamano Naruto e
Sakura. Vedrai che ti troverai bene qui.
Nekoshiro
sbirciò per l’ultima volta fuori dalla porta: il
sole era
definitivamente tramontato e il cielo si tingeva già di blu
scuro. Si
preannunciava una serata serena.
Si
voltò e,
accompagnato dalla cuginetta più piccola, entrò
in
cucina, per mangiare ciò che la zia aveva preparato per cena.
FINE
Epilogo. Eh
già. Un po' delusa, perchè nello scorso capitolo
ho ricevuto pochissime recensioni, ma alla fine va bene
così. Spero almeno che adesso qualcuno in più
recensisca l'epilogo.
Aggiungerò un altro capitolo per i ringraziamenti. Spero che
vi sia piaciuto, l'accenno felino ^^.
Black Cats rulez :D!
Cleo92: Non
si sa cosa sia successo a Sasuke, infine ^^. Finale libero: vuoi
ucciderlo o salvarlo? xD
Fallen Star:
Va be', dai! Anch'io ero Mosca Nera, prima. Poi ho visto che Shikamaru
stava bene un po' con tutte. Così adesso sono Mosca Grigia
(lo ShikaShiho, però, non mi piace >.<).
Però prediligo il Bianco ^^. Della serie
"ma-che-me-ne-frega".
Pai: Nah,
l'epilogo è questo ^^! Spero ti siano piaciuti i due
pargoletti **. Io adoro Minato **.
simonachan90:
Hidan ce l'ho infilato all'improvviso, in realtà ^^'.
All'inizio doveva esserci... un soldato sconosciuto, poi Kisame (?).
Però non mi piaceva, così sono ricorsa ad Hidan
(che, al contrario di te, non sopporto ^^' Si dà troppe
arie...). Grazie mille per i complimenti **.
Cavolo, questa long mi ha fatto tornare voglia di altri capitoli. Mi
dispiace, ma la storia è così. Continuarla
significherebbe forzarla. Però, se va tutto bene, pubblico
uno spin-off su Shikamaru e Ino ^^. Statemi dietro, non si sa mai...
Bacioni!
Marti
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