Miracolo di luglio

di gr_lady863
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo ***
Capitolo 2: *** Occhi negli occhi ***



Capitolo 1
*** Arrivo ***


Mancava poco all’alba del 14 luglio 1794 e il generale Jarjayes, dopo una notte insonne, decise di alzarsi e di mettersi subito in viaggio, per percorrere, a cavallo, le ultime miglia che lo separavano da Bordeaux. Lì, si sarebbe recato dal conte Louis de Longueville, suo amico di vecchia data che, circa vent’anni prima, stanco della vita militare, aveva deciso di dedicarsi ai cavalli, la sua più grande passione, trasformando parte della sua proprietà in uno dei migliori allevamenti della Francia. Lo stesso generale aveva acquistato alcuni esemplari della sua scuderia proprio dall’allevamento dell’amico.
Tuttavia, erano passati tantissimi anni dall’ultima volta che vi si era recato; infatti, il generale aveva sempre declinato gli inviti dell’amico che, ultimamente, erano diventati sempre più frequenti. Questa volta aveva deciso di accettare, perché voleva allontanarsi da Parigi che, già da un mese, era in pieno fermento, poiché si preparava a celebrare il quinto anniversario della presa della Bastiglia, episodio che aveva segnato l’inizio della Rivoluzione francese e la fine dell’ancien régime.
Per il generale, invece, 14 luglio 1789 era una data da dimenticare, rappresentava il giorno peggiore della sua vita, poiché quel giorno, la sua splendida e valorosa figlia aveva perso la vita, schierandosi con il popolo in rivolta. Come sempre, aveva mostrato coraggio e abilità strategica e, probabilmente, senza il suo intervento, il popolo non avrebbe espugnato la fortezza. Tuttavia, ciò non era bastato a salvarle la vita, poiché, contravvenendo agli insegnamenti bellici, non si era limitata a impartire ordini ai suoi uomini dalle retrovie, come si addice a un comandante, ma aveva combattuto in prima fila, esponendo il suo esile corpo al fuoco nemico. Così era morta Oscar François de Jarjayes, accasciandosi al suolo, dopo che il suo petto era stato crivellato dai colpi dei fucili nemici.
Quel giorno, la sua Oscar era andata incontro alla morte deliberatamente. Dopo la morte di André, avvenuta un giorno prima, Oscar non voleva più vivere, sarebbe stato impossibile per lei continuare a camminare lungo il percorso della vita, senza avere accanto André, la sua ombra costante, il suo amico fidato, il suo consigliere, l’uomo che amava. Sì, il generale aveva scoperto che anche Oscar ricambiava i sentimenti di André, anche se, probabilmente, aveva avuto pochissimo tempo per vivere il suo amore.
Povera Oscar e povero André!
La morte dei suoi due ragazzi era una ferita ancora aperta. Era rimasto indelebile nella sua memoria il momento in cui Alain Soisson, un soldato del reggimento di Oscar, e Rosalie, la giovane ragazza che Oscar e André avevano accolto in casa anni prima, si erano recati a palazzo Jarjayes e avevano chiesto di conferire con lui. Prima che giungessero nel suo studio, aveva udito l’urlo disperato di Marie Grandier che aveva squarciato il silenzio della notte, facendogli presagire il peggio.
E, infatti, i due ragazzi erano messaggeri della più nefasta delle notizie, dato che la morte di un figlio provoca un dolore lacerante, che ti sconquassa il petto e ti toglie il respiro. Il generale non riusciva a capacitarsi di aver perso la sua magnifica figlia, quella donna stupenda e coraggiosa, di cui il cielo gli aveva fatto dono. Era molto addolorato anche per la morte di André, quel ragazzo speciale, a cui voleva bene come se fosse un figlio. I due ragazzi gli avevano raccontato della morte di André, della disperazione inconsolabile di Oscar per la perdita del suo uomo, della sua morte ai piedi della Bastiglia.
Nonostante il dolore lacerante, il generale, facendo appello al suo pragmatismo, aveva chiesto che gli venissero restituite le salme, avrebbe disposto che i corpi di Oscar e André venissero seppelliti sulla collina di Arres, il posto in cui erano soliti recarsi da bambini, durante le vacanze estive, per ammirare splendidi tramonti.
Sì, il generale voleva che i loro corpi giacessero l’uno accanto all’altro, glielo doveva, sarebbe stato il suo tributo al loro amore. Dopo aver appreso della loro morte, il generale era lacerato dai sensi di colpa, aveva sempre saputo dell’amore che André nutriva per Oscar e, sebbene non conoscesse i sentimenti di Oscar, era consapevole che sua figlia non avrebbe mai accettato di vivere senza André.
Avrebbe dovuto fare di più per il loro amore, avrebbe potuto far adottare André da qualche nobile, privo di eredi, per consentirgli così di sposare Oscar oppure avrebbe potuto suggerire ad André di intraprendere una strada professionale, dato che aveva un ottimo bagaglio culturale, uno spiccato spirito di osservazione, era abile con le armi ed estremamente equilibrato, per poi acconsentire a un matrimonio tra André e Oscar. O, semplicemente, avrebbe potuto non opporsi al loro amore, a prescindere dalla differenza di rango.
L’unica consolazione era quella di aver saputo che la sua Oscar aveva assaporato, anche se solo per una notte, la libertà di vivere come il suo cuore le aveva comandato di fare.
Sì, avevano condiviso ogni istante della loro breve vita, pertanto, riteneva che i loro corpi dovessero giacere l’uno accanto all’altro. E, tuttavia, gli fu negata la possibilità di far loro questo dono.
Infatti, il soldato e la ragazza gli comunicarono che le salme erano scomparse dalla chiesetta in cui erano state poste, i corpi di Oscar e André erano stati portati via insieme a quelli di altri anonimi parigini, caduti in quelle due lunghe giornate di sangue.
Così, non avrebbe nemmeno potuto piangere sulla loro tomba. La fossa comune avrebbe accolto le nobili spoglie della sua amata figlia e del suo uomo. Era stata negata loro anche una degna sepoltura. La morte aveva consegnato all’anonimato quelle due fulgide esistenze. Che destino atroce!
Il generale imputava a se stesso la colpa per la morte della sua amata figlia, poiché, se non le avesse imposto di vivere come un uomo, lei non sarebbe andata incontro alla morte. Le aveva precluso le gioie del matrimonio e della maternità; se non l’avesse cresciuta come un uomo, Oscar non sarebbe morta in modo così atroce, colpita dal fuoco nemico.
Nemico? Il governatore Launey e i suoi uomini erano davvero i nemici di Oscar?
Perché la sua meravigliosa figlia aveva rinnegato il suo nome, aveva rinunciato al suo titolo e si era unita al popolo in rivolta? Il generale Jarjayes, dopo aver appreso la notizia della morte di Oscar, le aveva subito concesso il suo perdono, ma ancora non riusciva a comprendere le ragioni del suo tradimento. Di certo, la sua umanità e il suo senso di giustizia non le avrebbero mai permesso di puntare i fucili sul popolo, composto anche da donne e bambini. Il generale era convinto che questa fosse l’unica ragione plausibile per giustificare la scelta di Oscar. 
Aveva anche considerato l’idea che Oscar avesse deciso di combattere con il popolo, per seguire il suo André, ma aveva scartato questa ipotesi, nella convinzione che André non avrebbe mai preso da solo la decisione di combattere con il popolo e contro Oscar. Certo, quella sera in cui la furia del generale stava per abbattersi su Oscar, per essere contravvenuta agli ordini del Re, André, prima di salvarla e di offrire la propria vita in cambio di quella della donna amata, aveva esternato idee rivoluzionarie, parlando di uguaglianza e mettendo in discussione il concetto di rango, ma, nonostante ciò, André, anche a scapito delle sue idee, non avrebbe mai deciso autonomamente di schierarsi in favore del popolo, al quale pure apparteneva, perché ciò avrebbe comportato combattere contro Oscar e lui l’amava troppo per farlo. Inoltre, non le avrebbe mai imposto di seguirla, perché era troppo rispettoso della volontà della donna amata. Probabilmente, avevano maturato insieme la scelta di combattere in favore del popolo, perché ritenevano un abuso di potere schierare le truppe francesi e straniere contro il popolo francese e, inoltre, credevano fermamente negli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza. Infatti, dopo la morte di Oscar, il generale apprese che sua figlia aveva tentato invano di convincere la regina a ritirare le truppe, proprio per evitare che esplodesse un conflitto civile. Il generale era convinto, però, che, se fossero sopravvissuti, Oscar e André non avrebbero mai approvato gli eventi successivi a quel maledetto 14 luglio, si sarebbero opposti strenuamente al regime del terrore che ne era seguito, a quella caccia al nobile che tradiva quegli ideali per i quali avevano combattuto.
La morte di Oscar era ancora una ferita aperta per il generale e ogni anno, in prossimità del 14 luglio, il dolore si acuiva.
Proprio per questa ragione, cinque giorni prima, era partito alla volta dell’Aquitania, per raggiungere l’amico.
Ormai, era quasi giunto nei pressi della tenuta Longueville, composta da un ampio vigneto, che si estendeva tra i fiumi della Dordogna e della Garonna. Alle spalle dei vigneti, il conte aveva fatto costruire l’allevamento dei cavalli. Il palazzo del conte era sito tra i vigneti e l’allevamento. Giunto in prossimità dell’abitazione, il generale si fece annunciare, ma gli venne riferito che il conte era momentaneamente assente, poiché si era recato presso l’abitazione dell’amministratore della tenuta, posta alle spalle della casa padronale.
Il generale, dopo aver lasciato il suo cavallo alle cure dello stalliere, prese a passeggiare lungo la tenuta, nella direzione dell’abitazione dell’amministratore. Era una casa graziosa e recintata, con un giardino antistante molto curato.
Il generale, stanco per la notte insonne e per il viaggio, decise di sostare all’ombra di un pino posto dinnanzi alla villetta, in attesa che il suo amico Louis si liberasse.
Stava per appisolarsi, quando fu destato dalla voce squillante di una bambina:
-          Belle[1], non correre, vieni qui, devi fare il bagnetto... Belle!
Incuriosito, il generale si avvicinò all’abitazione e vide una bambina che cercava di rincorrere, in maniera buffa, un cane bianco di grossa taglia. Che strano, aveva la sensazione di aver già visto quella bambina e non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo volto: aveva dei lunghi capelli neri e lisci e un viso paffuto delizioso. Eh sì, stava davvero invecchiando, aveva sempre avuto un atteggiamento distaccato nei confronti dei bambini e, ora, invece, questa piccola sconosciuta gli stava suscitando tenerezza e gli aveva strappato un sorriso, mentre cercava invano di afferrare il suo cane.
Nel frattempo, la bambina si era avvicinata al cancello, ma, essendo troppo impegnata a rincorrere la sua amica pelosa, non si era accorta del generale che, invece, a distanza ravvicinata, rimase colpito dallo sguardo della bambina: aveva dei meravigliosi occhioni verde smeraldo.
Il generale provò un’immediata sensazione di disagio: quegli occhi erano identici a quelli di André, quella bambina era identica ad André.
Fece un sospiro, nel tentativo di calmarsi e di razionalizzare. Era per caso impazzito? Era solo una coincidenza. In Francia, erano innumerevoli le bambine con gli occhi verdi. La stanchezza si stava facendo sentire, offuscandogli il lume della ragione.
Il generale si voltò per tornare indietro, presso il palazzo, quando sentì una voce familiare esclamare:
-          Estelle, Belle, non allontanatevi troppo, venite qui.
-          Sì, papà.
Il conte era pietrificato. Si voltò lentamente e ai suoi occhi apparve una scena incredibile: la bambina, seguita dal cane, stava correndo incontro a sua padre, che subito la sollevò tra le braccia e la strinse a sé. Non poteva crederci…quell’uomo era proprio André Grandier!
 
 
 
[1] Il nome del cane è tratto dal film Belle&Sebastien

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Capitolo 2
*** Occhi negli occhi ***


André? Cosa ci faceva André Grandier nella tenuta del conte di Longueville? Il generale era sconvolto: credeva che André fosse morto e, invece, sembrava godere di ottima salute, indossava degli occhiali da vista, ma, per il resto, aveva un aspetto sano e vigoroso, gli sembrava più in forma rispetto all’ultima volta in cui lo aveva visto, esattamente cinque anni prima. Gli avevano detto che Oscar era disperata dopo la morte di André e che, per questa ragione, era andata deliberatamente incontro alla morte, ai piedi della Bastiglia!
Cosa stava succedendo? Forse, André non era stato ferito mortalmente e Oscar, credendolo morto, aveva cercato di porre fine alla sua vita. Quindi, probabilmente, sua figlia era morta per un equivoco. Non poteva sopportarlo! Beninteso, era contento che André fosse vivo, ma si chiedeva come avesse potuto andare avanti con la sua vita, dopo aver perso Oscar. Come aveva potuto tradire così la memoria del loro amore? Si era dichiarato innamorato di lei, aveva offerto la sua vita in cambio di quella di Oscar, ma non aveva esitato a dimenticarla tra le braccia di un’altra donna. Chi era diventato André Grandier? Il ragazzo cresciuto in casa sua non si sarebbe mai comportato in modo tanto egoista e sprezzante dei sentimenti altrui, non avrebbe mai lasciato credere alla sua anziana nonna di essere morto.
 Il generale ricordava bene la disperazione di Marie, dopo aver appreso la notizia della morte di Oscar e di André, non era più stata la stessa e, dopo qualche giorno, aveva lasciato palazzo Jarjayes e aveva deciso di tornare nel suo villaggio natale, Giverny[1]. Marie non aveva mai espresso la volontà di ritornare a Parigi, ma si era limitata a far recapitare i suoi auguri alla famiglia Jarjayes per Natale e Pasqua, almeno fino all'anno precedente. Di sicuro, per lei sarebbe stato inconcepibile continuare a vivere in quel palazzo, senza Oscar e André. Ma, a quanto pare, al suo amato nipote poco era importato delle sorti della sua anziana nonna.
E se, invece, André, dopo il ferimento, avesse perso la memoria? Se avesse fatto perdere le proprie tracce perché non ricordava nulla? Forse, questa era l’unica soluzione plausibile.
Queste e altre domande assillavano il generale, subito dopo aver visto che André era ancora in vita. Ben presto, i suoi dubbi avrebbero trovato una risposta, dato che André, dopo essersi assicurato che la bambina fosse rientrata in casa, andò incontro al generale.
Dopo averlo raggiunto, André, visibilmente agitato e con gli occhi lucidi, disse:
- Signor generale, sono onorato di rivedervi. Vi attendevo da un po’. Credo di dovervi dare delle spiegazioni.
- Ciao, André! Sì, lo credo anch’io.
- Venite, facciamo due passi.
Dopo aver percorso qualche metro, il generale decise di rompere l’imbarazzante silenzio, andando subito al nocciolo della questione:
- André, non indugiare oltre, parla! Cosa ci fai dal conte de Longueville? Perché hai fatto credere a tutti di essere morto? Hai spezzato il cuore alla tua povera nonna! Lo sai che, dopo aver appreso la notizia della tua morte, ha voluto lasciare il palazzo immediatamente? E Oscar…
Il generale, nel menzionare sua figlia, non riuscì a mantenere il solito tono distaccato e, con la voce rotta dall’emozione, disse:
-  Come hai potuto dimenticarla così in fretta? Come hai potuto permettere che il suo bellissimo corpo giacesse in un’anonima fossa?
André, abbandonando ogni formalità, pose la mano sul braccio del generale e la strinse forte per confortarlo. Dinnanzi a sé non c’era più il generale, con la sua altera compostezza, ma solo un padre, provato da un atroce dolore, che non riusciva a non versare lacrime per la morte della sua meravigliosa figlia. André si rese conto di quanto fosse invecchiato e di come il suo sguardo fosse spento, privo di quella indomita fierezza che brillava anche nello sguardo di Oscar. Quel povero uomo meritava una spiegazione e al più presto, aveva già sofferto troppo. André stava cercando solo le parole più adatte.
-  Generale, le cose non sono andate in questo modo. Le racconterò tutto dall’inizio, partendo dal tardo pomeriggio del 13 luglio 1789, quando sono stato colpito dal fucile di uno dei soldati del reggimento Royal - Allemand. Quel giorno, la vista mi aveva completamente abbandonato, riuscivo a vedere solo ombre indistinte e, così, non sono stato in grado di schivare quella pallottola. Tuttavia, Dio è stato clemente con me, il proiettile si è fermata a un millimetro dai miei polmoni, senza perforare alcun organo vitale. All’inizio, i medici erano convinti che non ce l’avrei fatta a superare la notte, perché la situazione era critica e, nonostante avessero fatto tutto il possibile per salvarmi, avevo perso troppo sangue. Oscar era disperata, cercava di confortarmi, ma non riusciva a smettere di piangere, era terrorizzata. La potenza del suo amore, però, mi ha dato la forza necessaria per non soccombere. Non potevo morire proprio in quel momento, l’avevo appena ritrovata. Ho trascorso l’intera vita ad amarla disperatamente e, finalmente, lei mi aveva confessato di ricambiare i miei sentimenti. Per questo, ho combattuto con tutto me stesso per restare in vita, non avrei permesso nemmeno a Dio di separarmi da lei.
- Eppure, André, a quanto vedo, non hai esitato a rimpiazzarla tra le tue braccia. Hai addirittura avuto una figlia da un’altra donna. Come fai ad amare intensamente tua figlia, a stringerla a te, anche se non porta sul suo volto i segni della nostra bellissima Oscar?[2]
- Generale, mi lasci terminare. Oscar rimase accanto a me per tutta la notte, in una chiesetta di Parigi, in cui erano stati posizionati dei letti di fortuna, per curare i feriti. Anche il mio amico Alain era rimasto nei paraggi e, all’alba, nel dormiveglia, lo sentii discutere con Oscar. Le disse che il popolo si stava recando alla Bastiglia, l’intenzione era quella di espugnare la fortezza, simbolo del potere borbonico, e di appropriarsi delle armi. Alain l’aveva informata che anche lui e gli altri nostri compagni si sarebbero uniti al popolo in rivolta. Oscar affidò il comando dei suoi uomini ad Alain, poiché era uno dei suoi soldati migliori e, dopo avergli dato dei preziosi consigli tattici, tornò al mio fianco. Nel frattempo, il rombo dei cannoni diventava sempre più assordante, non accennava a placarsi. Intanto, io avevo riaperto gli occhi e, pian piano, diventavo sempre più cosciente. Ad un certo punto, entrò nella chiesa una donna che, stringendo al petto il corpo del figlioletto, rimasto ferito durante i bombardamenti, urlava e cercava disperatamente un medico. I dottori presenti accorsero subito in suo aiuto, ma non riuscirono a salvare il piccolo. Lo strazio di quella donna ci raggelò il sangue.
André fece una pausa, poiché era ancora toppo intenso in lui il ricordo delle urla di quella donna, mentre cullava il corpo esanime del figlioletto. Dopo un profondo sospiro, continuò il suo racconto:
- Oscar, estremamente provata da quell’episodio, corse subito fuori dalla chiesa alla ricerca di notizie provenienti dal campo di battaglia. Le dissero che la situazione stava volgendo in netto svantaggio per il popolo. Le riferirono che i soldati della guardia stavano provando a caricare i cannoni, ma non riuscivano a farlo con la stessa velocità, con la quale i soldati che presidiavano la Bastiglia caricavano i propri. Pertanto, il popolo non riusciva a resistere agli attacchi nemici.
Allora, Oscar tornò di corsa da me e mi disse che avrebbe raggiunto i suoi soldati, poiché non si sarebbe mai perdonata il fatto di averli abbandonati a sé stessi.
Provai a farla ragionare, a dirle che, da sola, non avrebbe potuto cambiare le sorti della battaglia, che non potevamo sfidare ancora il destino, dato che era già stato troppo clemente nei nostri confronti. Ma nulla poterono le mie parole contro la sua tenacia. Mi disse di non agitarmi, di aspettarla, che non aveva alcuna intenzione di morire, che sarebbe tornata presto da me, ma che doveva necessariamente correre in aiuto dei suoi uomini e del popolo francese, poiché il senso del dovere, la coscienza e il rispetto per i suoi uomini e per il popolo le imponevano tale scelta, altrimenti, avrebbe vissuto per il resto della vita con i sensi di colpa, per essere stata codarda e vigliacca.
Così, dopo avermi confessato nuovamente il suo amore, corse per strada, andando incontro al suo destino.
 

[1] Giverny è un pittoresco villaggio, noto per le sue bellezze naturali che ispirarono Claude Monet, favorendo la nascita dell’impressionismo.
[2] Lo so, è molto forte questa affermazione e, tuttavia, in parte, la condivido.

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