Dietro la maschera

di Betty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

Nel parco

"Galeotto fu quel matrimonio che sancì nuove unioni e altrettante divisioni…" un rumore attirò l'attenzione della ragazza che stava leggendo un libro, seduta su una panchina del parco.

"Attenta!" la ragazza si girò verso quella voce e riuscì a vedere un pallone che le stava piombando addosso a velocità sostenuta; riuscì a malapena a schivarlo.

"Tutto bene? Ti ha preso?" che un ragazzo, che era sbucato da chissà dove, riferendosi al pallone.

Faith lo guardò, o meglio lo squadrò da capo a piedi, alto, muscoloso, i capelli neri scompigliati e nei grandi occhi nocciola si leggeva preoccupazione.

"Sto bene, ma per poco non ci rimanevo secca!" rispose stizzita Faith.

"Scusaci, ma il mio amico è un po’ irruente e ogni tanto non controlla i tiri" si giustificò il ragazzo.

"Digli al tuo amico di stare più attento se non vuole una bella denuncia per lesioni" la ragazza era alquanto arrabbiata.

"Tom ho ammazzato qualcuno?" chiese un altro ragazzo che stava sopraggiungendo correndo.

"Ci sei andato vicino Mark, chiedi scusa a…" Tom si girò verso la ragazza e le chiese "come ti chiami?"

"Faith"

".. ecco chiedi scusa a Faith!"

Mark osservò la ragazza, non era molto alta, capelli ricci neri come l'ebano, gli occhi erano un misto tra il colore verde e marrone ed aveva delle ciglia lunghissime; il corpo tonico ed allenato era messo in evidenza dai jeans e da una leggerissima canottiera.

"Scusa Faith! Non volevo uccidere nessuno, tantomeno una bella ragazza come te!"

- Ma i deficienti li becco tutti io? - pensò Faith poi rispose: "Scuse accettate. Adesso se volete scusarmi devo finire di leggere"

"Non verresti a bere qualche cosa?" chiese Mark.

"Non ho sete e poi ho da fare" rispose Faith seccata.

"Frequenti per caso il corso di letteratura del sig. Carter?" chiese Tom.

"Sì ma ci conosciamo?" domandò incuriosita la ragazza.

"Anch'io frequento quel corso, mi sei sembrata subito familiare ma dopo che ho visto il libro ho capito dove ti avevo già visto."

"Strano, non ti ho mai visto in aula" disse Faith anche se a pensarci bene lei non cercava di fare amicizia con i ragazzi del suo corso e quindi non conosceva neanche la metà di loro.

"Diciamo che non sono un tipo che si fa notare" scherzò Tom

"Ragazzi mentre voi due parlate di letteratura io me ne torno dagli altri ad allenarmi." Disse Mark un po’ contrariato perché Tom aveva manipolato a suo favore l'attenzione della ragazza.

"Arrivo subito" disse Tom mentre si sedeva sulla panchina accanto a Faith.

"A che punto sei del libro?" chiese il ragazzo con un sorriso

"Al matrimonio dei protagonisti" rispose Faith cercando di essere aggressiva, voleva allontanare quel ragazzo, cosa voleva da lei?

"La parte principale, quindi. Io pensavo che fosse noioso come libro invece mi è piaciuto molto"

"Non dirmi che lo hai già letto tutto?" chiese Faith

"Sai di notte dormo poco!" rispose sorridendo il ragazzo "E poi devo riguadagnarmi la stima del prof. Visto che ogni tanto salto le lezioni a causa del calcio."

Faith spalancò gli occhi "Ma allora sei Tom Becker! Che stupida come ho fatto a non capirlo prima!"

"Sono così famoso?" chiese Tom

"Diciamo che il prof. Quando non ci sei fa parecchie battute su di te. Però aggiunge sempre che sei uno dei migliori del corso, anche se per lui sembri un po’ addormentato!" disse spontaneamente la ragazza.

"Chissà perché me lo dice sempre" si chiese Tom

"Cosa?"

"Che sembro addormentato o meglio in un altro mondo" disse Tom.

- forse perché hai gli occhi di un sognatore - pensò Faith.

"Ma, forse ti conosce bene?" ipotizzò Faith cercando soffocando il pensiero di pochi istanti prima.

"Ti sembro un tipo che dorme?" chiese Tom

"Adesso no di certo ma devi ammettere che non tutti riescono a subirsi una lezione di Carter senza sbadigliare almeno una volta."

"Anche questo è giusto. Tu sbadigli mai durante le sue lezioni?" Ma che domande le faceva? Tom in quel momento si sentì uno stupido ma voleva, anzi sentiva il bisogno di stare ancora un po’ con lei.

"Io??? Mai! trovo le lezioni del prof. Troppo interessanti!" rispose Faith con aria di superiorità.

"Facciamo una scommessa, domani in aula voglio vedere se sbadigli almeno una volta e se vinco verrai a bere qualcosa con me" disse Tom

"Se non accettassi la scommessa?" domandò Faith irritata, se voleva uscire con lei avrebbe potuto chiederglielo senza questi sotterfugi.

"E' l'unico modo per poter uscire con te. Perché se te lo chiedo apertamente tu mi dici di no!"

"Come fai a saperlo?" domando la ragazza.

"Che io sappia tutti i ragazzi del corso ci hanno provato almeno una volta e tu hai risposto di no a tutti, quindi aggiro questo problema proponendoti questa scommessa. Allora ci stai?" chiese Tom con un sorriso.

Faith non si era mai tirata indietro da una sfida anche se era stupida come quella. "Accetto, però se vinco io non mi romperai più le scatole"

"Va bene!" disse Tom allungando una mano e stringendo quella piccola di Faith "Scommessa accettata!"

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

Non aveva mai passato una notte così agitata, aveva finito di leggere il libro e poi esausta si era addormentata. Ma nei suoi sogni o meglio nei suoi incubi era piombato Tom Becker, il suo sguardo, la sua voce insomma per colpa sua si era girata e rigirata nel letto per tutta la notte.

Adesso si stava guardando allo specchio e si spaventò vedendo l’immagine che questo le rimandava, aveva le occhiaie, i capelli sembravano un ammasso di rovi.

"Speriamo che una doccia basti per rimettermi in sesto" pensò mentre si buttava sotto l’acqua gelata, doveva assolutamente svegliarsi per bene, così non avrebbe sbadigliato e quindi non avrebbe più rivisto Tom.

Tom entrò nell’aula pochi minuti prima dell’inizio della lezione si osservò intorno e la vide, come al solito sedeva nei primi banchi notò subito la sua brutta c’era, aveva delle occhiaie tremende anche se aveva cercato di mascherarle con del fondotinta.

Le si avvicinò e le sedette da parte "Hai fatto baldoria stanotte?" chiese sorridendo.

"No, ho avuto degli incubi tremendi!" rispose lei di malumore.

"Cosa può averti fatto fare degli incubi così tremendi?" domandò curioso.

"Tu, maledizione. E anche adesso mi devi rompere le scatole!" era troppo arrabbiata, avrebbe voluto prenderlo a schiaffi.

"Sono così brutto da farti venire gli incubi? Sto proprio peggiorando! E per il fatto che ti sto appiccicato, ti ricordo che abbiamo una scommessa in corso e non voglio di certo perdermi un tuo sbadiglio!" disse felice Tom. La fortuna era dalla sua parte, non aveva dormito e per quel giorno era in programma un’ora buona di spiegazione da parte del prof. Presto sarebbe uscito con Faith Williams.

Faith già dopo i primi dieci minuti si stava appisolando, era riuscita a trattenere un paio di sbadigli mentre Becker sembrava attento alla lezione; il momento adatto per sbadigliare le arrivo quando un loro compagno, mentre si dondolava sulla sedia cadde. Tom si girò come tutti gli altri e lei ne approfittò per sbadigliare ma Tom si girò all’improvviso e la beccò in pieno.

"Quando ti va di uscire?" domandò felice il ragazzo.

"Prima lo facciamo, prima mi tolgo il dolore!" disse sgarbatamente la ragazza.

"Signorina Williams, cosa dovrebbe fare con il sig. Becker?" chiese il prof. Carter.

"Come diavolo ha fatto a sentirci?" chiese Tom

"Stavo dicendo al Sig. Becker che lo aiuterò con lo studio, anche perché lui continuava ad insistere per farsi dare una mano." Si giustificò Faith.

"Bene sig. Becker, vedo che finalmente ha deciso di impegnarsi. La sig.na Williams le sarà molto d'aiuto. Anzi per aiutarvi vi preparerò un compito che svolgerete insieme, diciamo uno studio sul tipo di scrittura di un autore a vostra scelta."

"Ma prof. È proprio necessario?" chiese Tom

"Certo, per uno come lei può fare solo bene, sono sicuro che la sig.na Williams le farà capire l'importanza di questo corso! Domani vi preparerò la traccia sulla quale baserete il vostro lavoro, lascio a vostra scelta l'autore." Disse Carter.

"Scusi, un'ultima domanda" disse Tom

"Mi dica sig. Becker"

"Quanto tempo abbiamo a disposizione per ultimare il lavoro?"

"Diciamo tre settimane"

Fuori dall'aula Faith cominciò ad urlare contro Tom.

"Accidenti a te, ma non potevi stare zitto! Adesso mi tocca fare anche un compito supplementare!"

"Ci tocca, forse non ti ricordi ma dobbiamo farlo insieme!" le disse Tom

"Tu non capisci, non ho il tempo per fare dei compiti in più!" disse Faith poi corse via.

Tom incuriosito la seguì e dato che il ragazzo correva molto più veloce di lei, riuscì a fermarla.

"Anch'io ho poco tempo a disposizione. Gli allenamenti mi prendono molto."

"Fossero degli stupidi allenamenti a farmi perdere tempo" commentò Faith.

"A parte il fatto che non sono stupidi, cosa ti prende così tanto tempo?" chiese Tom un po’ arrabbiato.

"Il lavoro! Se non lavoro non mangio, non pago l'affitto del mio appartamento.."

"Va bene. Uno a zero per te. Adesso cerchiamo di chiarirci le idee e di organizzare un piano di lavoro." Disse Tom

"Adesso non posso devo andare a lavorare" disse Faith poi strappò un pezzo di carta dal suo quaderno e ci scrisse sopra un numero "Chiamami stasera dopo le otto sono in casa" poi corse via.

Tom lesse il numero e sorrise, forse si stava smuovendo qualcosa.

Era stanca morta, al locale c'era stato il pienone e aveva dovuto districarsi tra bambini urlanti e madri isteriche, adesso aveva bisogno di una bella doccia e di una dormita. I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del telefono "Chi diavolo è?" pensò

"Pronto"

"Ciao Faith sono Tom, come stai?"

"Sono stanca, puzzo di fritto e ho una patatina dei capelli!!" disse Faith mentre la toglieva dai capelli.

"Quindi è tutto a posto!" ironizzò Tom.

"Cosa vuoi?" chiese la ragazza.

"Me l'hai detto tu di chiamarti, per metterci d'accordo sugli orari per fare il lavoro"

"Già è vero. Se ti chiedo di venire qui da me che prepariamo un calendario per i nostri incontri, ti va bene?"

Tom non riusciva a credere alle proprie orecchie in soli due giorni era riuscito a fare quello che gli altri ragazzi non si sarebbero mai sognati.

"Dove abiti?"

Faith gli diede l'indirizzo e disse: "Dammi almeno un quarto d'ora per farmi un doccia, ok?"

"Agli ordini capo!" rispose Tom.

- Ci voleva anche questa! - Pensò la ragazza mentre si dirigeva verso il bagno.

- Cosa mi metto? - si domandò Tom che stupido dovevano solo decidere delle date, non stava per andare ad un appuntamento galante. Ma doveva ammettere che Faith gli piaceva e non era solo per la sua bellezza fisica ma per il suo carattere, così forte e determinato anche se era sicuro che sotto quella maschera si nascondesse una donna dolce ed appassionata. Doveva solo scoprirla.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

Prima di iniziare questo capitolo vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito le mie storie, in particolare Sweetchiara che mi fa sentire proprio come una vera scrittrice.

 

Tom osservò la palazzina dove abitava Faith, era abbastanza vecchiotta ma localizzata in un quartiere tranquillo. Salì fino all'ultimo piano e suono il campanello.

"Sto arrivando!" disse una voce dopo pochi istanti.

Faith aveva ancora i capelli bagnati. Li legò in una coda e si affrettò ad aprire la porta, si ritrovò davanti Tom vestito con un paio di jeans che fasciavano le sue forme e con una maglietta nera con le maniche lunghe che evidenziava i pettorali scolpiti. La ragazza vide per la prima volta Tom sotto un altro aspetto, era veramente bello poi quando le passo da parte Faith punto lo sguardo sul fondoschiena del ragazzo, semplicemente perfetto.

- Ma cosa cavolo stai pensando? - si chiese la ragazza.

"Tutto bene?" chiese Tom vedendo Faith soprappensiero.

"Sì, sì tutto ok."

"Sei tutta rossa, sei sicura di stare bene?" chiese preoccupato il ragazzo.

"Ho solo caldo, ho fatto tutto di fretta. Che ne dici di metterci sul terrazzino?"

"Va bene. Tanto non fa per niente freddo per essere ottobre." Rispose Tom osservando l'appartamento. Adesso si trovava nel piccolo salotto dove c'era una cucina a vista, alla sinistra della porta d'entrata c'erano altre due porte, il ragazzo suppose che portassero alla camera da letto e al bagno.

Faith prese dal tavolo un blocco e una matita poi si diresse verso una delle finestre del salotto e la scavalcò, Tom andò a vedere se non si fosse lanciata nel vuoto, invece la trovò seduta ad un tavolino, quello era il modo per accedere al terrazzino.

"Vuoi restare lì tutta sera?" chiese Faith con un sorriso.

"Eccomi, pensavo che ti stavi suicidando!" esclamò il ragazzo.

"Non preoccuparti non arriverei mai a tanto solo perché mi stai così vicino!" esclamò con ironia la ragazza.

"Sei sempre gentile!" rispose Tom.

"Basta perdere tempo e concentriamoci sulle cose importanti" così dicendo estrasse un foglio dal blocco. "Questi sono i miei turni di lavoro"

"Vediamo, ci potremmo trovare il martedì sera e il giovedì. Siccome finisci alle sette avrai il tempo di riposarti e poi verso le otto e mezzo potremmo iniziare." Propose Tom.

"Ottima idea, nel caso avessimo bisogno di trovarci qualche giorno in più, potremo fare anche il mercoledì, iniziamo un po’ più tardi." Aggiunse Faith.

"Quindi abbiamo già finito di preparare il piano di studi?" chiese Tom.

"Effettivamente sì, ma visto che sei qui ti posso offrire qualcosa da bere?" chiese Faith meravigliandosi subito di aver fatto quella domanda.

"Grazie, accetto volentieri"

"Una birra ti va bene?"

"Benissimo"

Faith allora sparì nella finestra, Tom osservò le gambe della ragazza avvolte nei pantaloni della tuta e fece dei commenti molto positivi sul suo fondoschiena, chissà come mai era così loquace quella sera. Quando Faith arrivò con le birre Tom cercò di cancellare quei pensieri dalla testa ma senza risultato.

"Allora Becker, gli allenamenti non ti prendono così tanto se hai tutte le sere libere" disse Faith.

"Infatti alcune volte li faccio al mattino e per quello che non ci sono a lezione, tutti gli altri prof. Non me ne fanno un peso, anche perché ho dei voti discreti, invece Carter.."

"Odia il calcio!" terminò la frase Faith.

"Esatto! E tu cosa ne pensi?" chiese Tom

"Del calcio? Non mi interessa più, ogni tanto lo seguivo ma solo perché mio padre era un grande appassionato" rispose la ragazza mentre gli occhi le si intristirono.

"Perché era?"

"E' morto, cinque anni fa. I dottori hanno detto che è stato un infarto" Faith non aveva mai confidato a nessuno quelle cose, perché le stava dicendo proprio a lui?

"Tua madre?"

Faith in un altro momento si sarebbe arrabbiata per la curiosità del ragazzo ma in quel caso non ci badò neppure "Sì è risposata, lei è francese e tre anni fa mentre era in visita ai miei nonni a Parigi ha incontrato un uomo e sei mesi fa si sono sposati."

"I miei invece sono separati, io vivo con mio padre anche se per la maggior parte dell'anno viaggia per lavoro. Mia madre invece si è risposata e ha avuto un'altra figlia." Si confidò Tom.

"Che lavoro fa tuo padre?"

"Il pittore"

"Cosa dipinge?"

"Paesaggi"

"Anche il mare in tempesta? Sai ha un fascino strano il mare agitato, ha dei colori così scuri ed intensi e quando le onde si infrangono sugli scogli è come se un brivido mi attraversasse la schiena." Faith era persa in un altro mondo.

"Forse non sono l'unico sognatore qui dentro!" esclamò Tom.

"No, non lo sei. Purtroppo con i sogni non si vive e ogni giorno devo tirare avanti senza illudermi che le cose vadano come voglio io" disse la ragazza con un sorriso amaro dipinto sulle labbra.

"Non sei troppo pessimista?"

"Forse, ma così soffrirò di meno se non riuscirò a diventare quello che voglio."

"Cosa vorresti essere?" chiese Tom sempre più curioso, lo sapeva che quella ragazza non era come voleva mostrarsi.

"Non ti sembra di essere un po’ curioso?" chiese Faith.

"Può darsi, ma voglio conoscere tutto di te!"

"Perché?"

"Perché mi interessi" rispose semplicemente Tom.

"Sei sicuro di quello che dici. Io non sono così speciale e poi sto bene da sola, senza problemi aggiuntivi." Disse duramente la ragazza.

"Sarei un problema per te?" chiese Tom.

"Non si può mai sapere, adesso se vuoi scusarmi sono molto stanca." Disse freddamente Faith.

"Hai ragione si è fatto tardi" disse Tom dispiaciuto del cambiamento di umore, così repentino di Faith.

I due ragazzi rientrarono e Faith accompagnò Tom alla porta, il ragazzo prima di andarsene si girò verso di lei, erano così vicini che le loro labbra avrebbero potuto sfiorarsi.

"Scusa se sono stato così impiccione, prima di tutto io vorrei essere tuo amico"

Faith deglutì a fatica, il rossore si era espanso sulle sue guance, rispose con un sussurro: "Amici? Va bene ma non sono un tipo molto facile da sopportare"

"Questo è quello che vuoi far credere agli altri, ma a me non l'ha dai a bere. Ci vediamo domani a lezione." Così dicendo sparì lungo le scale.

Faith richiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò, come aveva fatto quel ragazzo a capirla così bene? Era così dolce e bello ma lei non doveva anzi non poteva innamorarsi, non poteva perdere se stessa un'altra volta.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

Tom entrò nell'aula sorridendo alzò lo sguardo e cercò Faith ma stranamente non la trovò, era sempre puntuale come mai quella mattina non c'era al suo solito posto?

Tom guardò di nuovo l'orologio, le nove meno un quarto, era presto sarebbe sicuramente arrivata. Alle nove meno cinque il ragazzo si convisse che per quel giorno non l'avrebbe vista, il professor Carter fece il suo ingresso in aula e mentre si sistemava alla cattedra vide una ragazza entrare di corsa.

"Mi scusi del ritardo professore, purtroppo il mio autobus si è rotto a metà strada!" si giustificò Faith.

"Non si preoccupi Sig.na Williams, deve aver fatto una bella corsa" disse l'uomo notando il viso rosso della ragazza e il suo fiato grosso.

"Infatti!" rispose sorridendo Faith poi si diresse verso il primo banco libero, il suo sguardo incontrò quello di Tom ma lo distolse subito, la lezione stava iniziando.

"Faith dove scappi?" chiese Tom alla ragazza.

La lezione era appena finita e Tom era corso dietro a Faith che sembrava volesse scappare.

"Ho fretta!" rispose semplicemente la ragazza.

"Ti ricordo che dobbiamo andare dal prof. Per il compito!" le disse Tom.

"Accidenti! Me ne ero scordata. Sbrighiamoci, cerca di non fare domande inutili, come ti ho già detto ho fretta" il tono di Faith era duro e freddo.

"Va bene" rispose Tom non capiva il perché del suo comportamento, la sera precedente era stata così gentile e dolce.

Arrivarono davanti alla stanza dei professori Faith bussò ed entrò subito dopo.

"Professore siamo venuti per il compito" disse la ragazza.

"Vi aspettavo! Vi ho preparato una traccia da seguire; naturalmente potrete anche gestirvi a modo vostro, sta a voi decidere. L'autore che studierete, come vi ho già detto, sarà a vostra scelta."

"Abbiamo tre settimane di tempo come ci ha già detto?" chiese Tom.

"A dire la verità ho deciso di lasciarvi più tempo, so che entrambi siete molto impegnati e vorrei che questo compito lo svolgeste bene e non frettolosamente. Mi fido di lei Williams so che non trascurerà il lavoro." Concluse Carter.

"La ringrazio della fiducia professore, non la deluderò" disse la ragazza.

"Io mi associo a lei" disse Tom.

"Mi aspetto il massimo, siete i più bravi e promettenti del mio corso, da questo compito potrei cambiare qualche valutazione" Carter guardava Tom certo che il ragazzo avesse capito l'allusione.

Dopo che furono usciti dall'università Tom cercò di capire il perché del comportamento di Faith.

"Ti ho fatto qualcosa?"

"Perché mi fai questa domanda?"

"Perché sei completamente diversa da ieri sera, sei ritornata fredda e scostante" disse Tom

"Ma io sono così!" rispose Faith senza però guardare il ragazzo.

Tom la afferrò per le spalle e le disse in tono brusco: " Non è vero! Tu non sei così, sei dolce e gentile, non capisco perché ti nascondi."

"Non sono come credi tu!" insistette Faith mentre le lacrime le riempivano gli occhi, non si aspettava una reazione così dura da parte di Tom.

"Guardami negli occhi e dimmelo, non ci riesci?" chiese il ragazzo vedendo Faith che non osava alzare la testa.

La lasciò andare vedendo le lacrime scorrere sulle sue guance "Faith, scusami non volevo farti male, io.."

"Lasciami stare!" disse la ragazza.

"Ma.."

"Ti ho detto di lasciarmi stare, vattene! Non ti voglio più vedere!" urlò Faith

"Come la mettiamo con il compito?" chiese Tom, quello era l'unico appiglio per poter risolvere le cose con Faith.

"Restiamo d'accordo come sai. Ma oltre allo studio non ti voglio più nella mia vita!" disse la ragazza prima di correre via.

- Questa volta l'ho fatta grossa - pensò Tom mentre guardava la figura di Faith sparire tra la folla.

Faith corse più veloce che poteva, arrivò in casa e si buttò sul letto piangendo e sbattendo i pugni per sfogare la sua rabbia.

"Perché, perché non mi lascia in pace? Io non voglio più amare nessuno e non sono come crede lui. Una volta ero quella ragazza ma adesso è morta, è morta con Alex." Pensò la ragazza continuando a piangere.

Quella mattina era arrivata tardi a lezione perché il suo incubo era ritornato, le sue urla, il suo volto insanguinato, tutto stava tornando a galla.

Perché non poteva dimenticare? Non aveva già sofferto abbastanza?

Tom andò agli allenamenti ma era pensieroso, cosa nascondeva Faith? Voleva aiutarla ma non sapeva come, quella ragazza per lui stava diventando importante, forse anche troppo.

"Tom, era ora che ti facessi vedere! Sei in ritardo!" urlò il mister.

"Scusi ho avuto un piccolo imprevisto!" si giustificò Becker.

"Del tipo?" domandò Bruce curioso.

"Ma sei proprio un impiccione!" lo riprese Patty come al solito.

"Senti Patty non c'è bisogno che mi sgridi sempre non sono più un ragazzino adesso, come te ho 22 anni!" disse Bruce.

"Ma hai il cervello di uno di dieci!" ribatte la ragazza.

"Io prima o poi la strozzo! Holly ma come fai a stare con un tipo del genere?" chiese Bruce esasperato.

"Guarda che è così solo con te" gli ripose Holly con un sorriso.

Il mister interruppe quella piccola discussione "Ragazzi siamo qui per allenarci, non per chiacchierare e adesso mi fate dieci giri del campo, di corsa!!!"

I ragazzi all'urlo dell'uomo iniziarono a correre senza aprire bocca. Tom sempre pensieroso si accodò agli altri e per quel giorno, gli allenamenti per lui si rivelarono solo una tortura.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

CAPITOLO 5

Tom si fermò davanti alla porta dell'appartamento di Faith, da quel giorno avrebbero cominciato a lavorare insieme per la stesura del compito. Dopo il loro litigio, non si erano più rivolti la parola, la ragazza si ostinava a non guardarlo neanche, mentre lui cercava un suo sguardo o un suo sorriso, ma senza risultato. Faith aveva eretto un altro muro per isolarsi dal resto del mondo.

Il ragazzo sospirò sonoramente poi suonò il campanello.

Faith non aveva proprio voglia di vedere Tom quella sera, era stata una giornata pesante e non avrebbe sopportato un altro interrogatorio da parte del ragazzo, fu distolta dai suoi pensieri dal campanello.

- E' in orario come un orologio svizzero - pensò la ragazza mentre andava ad aprire la porta.

"Ciao!" disse Tom con un sorriso.

"Ciao, accomodati pure" disse Faith con tono neutro.

Tom si sedette sulla sedia ad appoggio il suo zaino con i libri, osservò Faith e disse: "Allora cominciamo?"

"Certo" rispose la ragazza poi iniziò a parlare delle sue idee per il compito e dell'autore che le sarebbe piaciuto prendere in considerazione.

Tom ascoltò le proposte della ragazza e poi espose le sue idee, per quasi tre ore i due ragazzi discussero su come impostare il lavoro, solo quando Faith iniziò a sbadigliare sempre più spesso si decisero a guardare l'ora.

"Cavoli è quasi mezzanotte!" disse Tom.

"Già, non mi ero accorta che era passato così tanto tempo" esclamò Faith meravigliata.

"E' meglio che vado, ci vediamo giovedì sera" disse Tom.

"Perché domani non ci sei al corso?" chiese la ragazza.

"Domani ho doppi allenamenti, domenica abbiamo una partita importante"

"Di campionato o una amichevole?" chiese Faith.

"E' una amichevole, contro la squadra di quel ragazzo che ti ha tirato il pallone addosso."

"Ah! Credevo foste in squadra insieme!"

"No, anche se ogni tanto ci ritroviamo a fare gli allenamenti insieme nel parco"

"Allora ci vediamo giovedì" disse Faith mentre apriva la porta.

"Ok" rispose il ragazzo, erano uno accanto all'altro, Tom approfittando della stanchezza di Faith le diede un bacio sulla guancia e corse via.

La ragazza si riscosse e stava per urlare qualcosa a Tom ma lui era già corso via, si toccò la guancia con la mano e alcune lacrime scesero dai suoi occhi.

"Tom Becker, perché non vuoi capire che non sono più capace di amare?" disse Faith ad alta voce.

Il lavoro dei due ragazzi procedeva in modo brillante, Tom e Faith avevano raggiunto un'intesa almeno per quelle ore che erano costretti a passare insieme.

Più i giorni passavano e più la ragazza non vedeva l'ora di quegli incontri, anche se non voleva ammetterlo le faceva piacere avere accanto Tom, aveva rotto il suo spontaneo isolamento, infatti, aveva chiesto al prof. Carter di concedergli più tempo perché avrebbero allungato un po’ il lavoro.

Quel pomeriggio il locale era pieno, sicuramente sarebbe arrivata a casa in ritardo, avrebbe dovuto avvisare Tom, all'improvviso il suo capo la chiamò in ufficio.

"E' successo qualcosa?" chiese Faith preoccupata, aveva uno strano presentimento.

"Faith, mi dispiace dirtelo ma ti devo licenziare!" disse l'uomo seriamente.

"Cosa? Ma perché ho fatto qualcosa di male?" la ragazza era sbiancata.

"Il locale è stato ceduto ad una multinazionale e loro porteranno i loro dipendenti a lavorare qui, di te quindi non hanno bisogno"

"Perché non me l'ha detto prima?" chiese Faith arrabbiata.

"Non ho avuto tempo." Rispose l'uomo mettendosi a frugare tra le carte.

"Quindi questo è il mio ultimo giorno di lavoro?"

"Sì, mi dispiace"

"Non le dispiace per niente, lei è solo un gran bastardo!" urlò Faith poi se ne andò dal locale.

Tom era seduto fuori dalla porta di casa di Faith da circa mezz'ora; stava aspettando la ragazza ed era abbastanza preoccupato, di solito se ritardava lo chiamava, ma quella sera non era successo. Fiori pioveva a dirotto e Tom si chiedeva dove potesse essere, sentì dei passi lungo le scale e si affacciò, vide la ragazza bagnata fradicia che saliva stancamente verso il suo appartamento.

Tom le corse incontro e quando le fu di fronte vide che Faith aveva gli occhi rossi dal pianto.

"Faith cos'è successo?" chiese prendendole dolcemente la mano.

La ragazza alzò lo sguardo e ricominciò a piangere e si strinse a lui, Tom la condusse verso il suo appartamento e la portò in camera, la ragazza sedette stancamente sul letto senza però smettere di piangere.

"Faith, devi cambiarti sei bagnata fradicia" disse Tom.

Non ottenne risposta.

"Qualcuno ti ha fatto del male?" chiese preoccupato.

"No!" rispose la ragazza tra un singhiozzo e l'altro, Tom si sentì sollevato, ma allora perché piangeva?

"Faith adesso calmati e spiegami cos'è successo"

"Sono…. Sono stata licenziata!" disse la ragazza guardandolo negli occhi.

"Perché, sei la migliore cameriera che io abbia mai conosciuto oltre ad essere la più bella"

"Cerchi di adularmi per tirarmi su il morale?" chiese seria Faith.

"Sì!"

"Ci sei riuscito!" disse con un sorriso la ragazza.

"Meno male, credevo di dover stare qui tutta sera a farmi bagnare i vestiti dalle tue lacrime"

"Pericolo scampato, per ora!" disse Faith tirando su il naso.

"Adesso ti vai a fare una doccia e poi mi racconti tutto" ordinò Tom con un tono che non ammetteva repliche.

"Ok."

Dopo circa un quarto d'ora Faith spuntò dal bagno, indossava la sua solita tutta ed aveva legato i capelli, il profumo di cioccolata calda invadeva la stanza.

"Eccoti! Pensavo ti fossi addormentata sotto l'acqua!" esclamò Tom.

"Hai preparato la cioccolata! Sei proprio un ragazzo da sposare!" scherzò Faith.

"Vieni qui e dimmi perché ti hanno licenziata"

La ragazza si sedette sul divano e spiegò il motivo del licenziamento, inspiegabilmente le lacrime tornarono ad invadergli i suoi splendidi occhi.

"Non piangere, ti prego. Vedrai che in poco tempo riusciremo a trovare un altro lavoro per te" disse Tom accarezzandole la testa.

Faith confortata da quelle carezze si appoggiò alla spalla del ragazzo e iniziò a parlare, non riusciva più a nascondere i suoi segreti, aveva bisogno di parlarne con qualcuno, anzi non con qualcuno ma con Tom.

"Non è solo per il lavoro, io stavo cercando di rifarmi una vita. Ho già sofferto abbastanza, adesso se non trovo un lavoro al più presto sarò costretta ad andarmene di qui. Questo è stato il posto dove ho deciso di ritornare a vivere."

"Spiegati meglio Faith, dimmi cosa nascondi. Voglio solo aiutarti" disse Tom, certo che quella sera avrebbe scoperto finalmente il passato che tormentava tanto la ragazza.

"Lo so che mi vuoi aiutare, tu sei l'unica persona che conta nella mia vita. Sei la sola persona a cui voglio confidare il mio segreto e la mia sofferenza."

"Faith, io ti voglio bene. Ricordatelo e qualsiasi cosa tu mi dirai non cancellerà quello che pensò di te" - e soprattutto quello che provo per te - pensò il ragazzo.

"Ti prego ricordati di quello che hai detto, spero che le tue parole valgano anche dopo che ti avrò raccontato tutto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

Tom aspettava con finta calma le spiegazioni di Faith, la ragazza cercava di prendere tempo per riuscire a trovare le parole giuste.

"Quando è morto mio padre, è stato un duro colpo per me e anche per mia madre. Non ero pronta ad affrontare da sola la vita. La mamma era caduta in depressione e per quanti sforzi facessi per aiutarla peggiorava giorno dopo giorno.

La mia unica consolazione erano i miei amici, la mia compagnia, quando Nick si è unito al gruppo si è subito contraddistinto per la sua bellezza, sembrava dolce e comprensivo. Mi sono sentita subito attratta da lui e quando ci siamo messi insieme per me è stato un sogno.

Presto però il sogno è diventato un incubo.." Faith si interruppe un attimo come per raccogliere le idee, Tom con una carezza la incitò ad andare avanti.

"..i primi tempi era tutto così bello e romantico poi una domenica abbiamo litigato e lui mi ha dato uno schiaffo, si è subito scusato dicendomi tante frottole. Quella è stata la prima di tante volte in cui mi ha picchiato; io cercavo di staccarmi da lui ma mi minacciava e avevo troppo paura per osare sfidarlo.

Una sera eravamo usciti a mangiare con gli altri e lui si era ubriacato, io ho cercato…" Faith iniziò a piangere e Tom la abbracciò più forte.

"Vuoi un po’ d'acqua per calmarti?" chiese dolcemente il ragazzo.

"No, devo finire! Ho cercato di scappare ma lui mi ha preso e mi ha violentato nel vicolo dietro il locale. Io non volevo! Lui come al solito mi aveva fatto del male."

"Faith non è stata colpa tua, era anzi è lui il colpevole di tutto quello che ti è successo" disse Tom con rabbia.

"Tom non è finita. Dopo la violenza, ho scoperto di essere incinta!"

Tom rimase di sasso a quelle parole, dov'era suo figlio? Il pensiero che la ragazza avesse abortito gli passò subito nella mente, ritornò con lo sguardo a guardare la ragazza sembrava così piccola e indifesa stretta tra le sue braccia e la esortò a continuare.

"Nick voleva che abortissi ma io non potevo uccidere mio figlio, anche se era nato da una violenza. Lui fece in modo che tutti i miei amici credessero che il bambino non fosse suo, fui emarginata mi guardavano come se fossi una lebbrosa. Ero sola pensai invece no. Mia madre riuscì a reagire e insieme ci facemmo forza per noi due ma anche per il mio piccolo.

A 17 anni esattamente il 24 settembre ho partorito mio figlio Alexander James Williams." Disse con un sorriso la ragazza.

Tom era sempre più confuso se voleva così bene a suo figlio perché non era con lei adesso, decise di tacere perché Faith ricominciò a parlare, la storia non era ancora finita.

"Io e mia madre non gli facevamo mancare niente, era il nostro angelo, era sano e bello, fortunatamente non assomigliava a Nick ma a mio padre. Quando aveva circa tre anni si è preso una bella influenza, d'inverno è naturale per un bambino. Mia madre era al lavoro e io dovevo andare in farmacia per acquistare le medicine che aveva prescritto il dottore, Alex dormiva pesantemente allora decisi di uscire anche se sarebbe rimasto in casa da solo. Cosa gli sarebbe successo in casa?" disse Faith mentre calde lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance.

Tom lasciò sfogare la ragazza ed aspettò che si calmasse, non parlava per non interrompere quel momento; Faith doveva sputare fuori tutto quello che la tormentava.

"Ho cercato di fare più in fretta che potevo, mentre tornavo a casa l'ho visto dall'altra parte della strada che si guardava in giro smarrito, aveva addosso il suo pigiamino azzurro e in mano la sua coperta preferita. Io ho iniziato ad urlare - Nick, stai lì non ti muovere. Sto arrivando. - ma lui non mi ascoltò e corse in mezzo alla strada. Una macchina lo ha preso in pieno, il mio bambino è morto sul colpo e la causa sono stata io!" disse tra le lacrime Faith.

Tom sentiva il grande dolore di Faith come se fosse il proprio, aveva visto morire suo figlio sotto i suoi occhi e si sentiva responsabile.

"Faith ascoltami non è stata colpa tua. Capito! Tu hai cercato di essere una buona madre e sono sicuro che il tuo piccolo Alex era un bambino felice"

"Non avrei dovuto lasciarlo solo! Se fossi stata con lui ora sarebbe qui con me!" urlò la ragazza.

"Lui è sempre con te! E' nel tuo cuore e nella tua anima. Lui non ti ha mai lasciato." Disse Tom cercando di asciugare le lacrime che uscivano copiose dai suoi occhi.

"Vorrei tanto abbracciarlo ancora e dirgli che gli voglio bene. Vorrei vedere il suo sorriso davanti ad una vetrina di dolci, volevo vederlo crescere.." disse Faith mentre la voce le si incrinava per il pianto.

"Lo so, piccola. Lo so che avresti desiderato averlo sempre accanto a te. Devi pensare che lui adesso è tra gli angeli, e sono sicuro che è il più bello e dolce di tutti. Non pensi che soffrirebbe a vederti così? Lui vorrebbe che tu fossi felice." Tom cercava di consolarla come meglio poteva.

"Sono le stesse parole che mi ha detto mia madre" disse Faith, le lacrime stavano diminuendo gradatamente mentre la stanchezza si impossessava del suo corpo.

"Sono felice che ti sei confidata con me, è molto importante sapere che conto qualcosa per te." disse Tom mentre accarezzava i capelli di Faith, non ottenendo nessuna risposta la guardò e vide che si era addormentata; la sollevò con facilità e la portò in camera da letto, la mise sotto le coperte e stava per uscire quando la mano di Faith lo bloccò.

"Non andartene ti prego. Ho bisogno di te!" disse assonnata.

Tom le sorrise e le si sdraio da parte. "Non sei più sola. Non ti lascerò tanto facilmente!" disse mentre la ragazza gli si accoccolava sul fianco, lui la strinse protettivo in un caldo abbraccio.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

Faith si svegliò dolcemente, cosa che non le succedeva da tanto tempo. Quella notte non aveva avuto incubi, si girò verso il ragazzo che le dormiva accanto, i capelli arruffati e il viso rilassato lo facevano sembrare un bambino; gli accarezzò la guancia poi si alzò per preparare la colazione, era il minimo che poteva fare per lui.

Mentre cercava tutto il necessario per la colazione Faith ripensò alla sera prima, era successo tutto così velocemente, il licenziamento, Tom che era sempre lì al suo fianco e la sua confessione. Si era liberata di un peso, adesso si sentiva libera anche se la morte di Alex restava sempre come un macigno sul suo cuore. Ma adesso il suo cuore era tornato a battere, la vita non le era mai sembrata così bella.

Tom si svegliò e cercò con la mano Faith ma non era più al suo fianco, si alzò di scatto e sentì la ragazza che canticchiava; si alzò e si diresse verso il salottino e la vide intenta a preparare la colazione con un dolce sorriso sulle labbra. Era così bella senza quell'ombra che le offuscava gli occhi.

"Buongiorno" disse il ragazzo.

"Buongiorno" rispose lei dolcemente.

"Dormito bene?"

"Grazie a te sì. Adesso vieni qui a fare colazione che è tutto pronto" rispose la ragazza mentre prendeva delle brioche calde dal forno.

Tom non si fece ripetere l'invito e si sedette accanto a lei, erano entrambi affamati e in un attimo finirono la colazione; Faith fece per alzarsi dalla sedia ma Tom la bloccò prendendole la mano.

"Sicura che va tutto bene?" chiese serio.

"Era tanto tempo che non mi sentivo così bene, così….viva! Non riuscivo a liberarmi dalla convinzione che io avevo ucciso mio figlio, a parte mia madre non avevo nessuno che poteva aiutarmi. Solo tu hai capito che dietro alla maschera che mi ero costruita nascondevo un grande dolore. Non riuscirò mai ad accettare interamente la morte di Alex ma posso continuare a vivere."

"Sei bellissima quando sorridi!" disse Tom accarezzandole dolcemente la guancia.

Faith chiuse gli occhi e disse: "Era così tanto tempo che nessuno me lo diceva"

Tom incoraggiato da quella frase avvicinò viso a quello della ragazza e la baciò dolcemente, Faith rispose al bacio ma all'improvviso si staccò.

"Non devi farlo perché hai pietà di me" disse triste la ragazza.

"Ti ho baciato perché volevo farlo. Non ho pietà di te, ho rispetto per te perché dopo tutto il dolore che hai provato e le delusioni avute dalle altre persone, sei riuscita a fidarti di me e mi hai fatto partecipe della tua vita."

"Provi solo rispetto per me?" chiese Faith pentendosi subito della domanda.

"No! Per te provo anche amore" disse Tom.

Faith arrossì, lui la amava e lei? Cosa provava per quel ragazzo?

"Tom, io non so se sono ancora capace di amare" disse la ragazza cercando di non guardarlo negli occhi.

"Sono sicuro che sei capace di amare, devi solo ascoltare il tuo cuore. Cosa ti sta dicendo in questo momento?" chiese Tom.

Faith chiuse gli occhi e si isolò dal mondo esterno, sentiva solo la sua mano stretta in quella di Tom, il suo cuore.. cosa diceva? Batteva così veloce come se avesse corso fino a quel momento, aveva lo stomaco chiuso e una strana sensazione di benessere che le invadeva il corpo. Non aveva mai provato niente di simile. Aprì gli occhi e guardò Tom con un sorriso poi appoggiò la sua mano sul petto del ragazzo, all'altezza del cuore e sentì che anche quello del ragazzo batteva veloce come il suo; anzi no, sembrava che battevano all'unisono.

Tom restò immobile cercando di capire cosa aveva in mente Faith, il tocco della ragazza era così dolce, non voleva che lei si staccasse.

"I nostri cuori battono insieme." Disse semplicemente la ragazza.

"E hai lo stomaco in subbuglio?" chiese Tom.

Faith annuì poi disse sottovoce: "Non mi ero mai sentita così, penso che forse è amore"

"Forse.." Disse Tom con un sorriso.

Faith gli sorrise di rimando e lo baciò sorprendendo sia se stessa sia lui.

"Scusa io … io non so cosa mi è preso" si giustificò la ragazza.

"Perché ti devi scusare per una cosa che volevamo entrambi? Io voglio stare con te se non l'hai ancora capito!" disse Tom con un sorriso.

Faith non era del tutto sorpresa dell'affermazione del ragazzo e disse: "Quindi mi stai chiedendo se voglio mettermi con te?"

"Esatto! Allora cosa mi rispondi?"

"Che te ne pentirai sono cinica e permalosa.."

".. dolce, sensibile e bellissima" terminò Tom interrompendola.

"Secondo me hai bisogno di un paio di occhiali, comunque la mia risposta è sì!" disse Faith felice.

Tom la abbracciò e le diede un bacio sulla fronte "Che ne dici di saltare le lezioni e prenderci un giorno tutto per noi?"

Faith sbiancò improvvisamente non aveva pensato all'aspetto fisico della loro relazione, Tom vedendo la sua espressione, chiese preoccupato: "Faith ti senti male?"

"No, è che, insomma, io non sono pronta…"

"Pronta per cosa?"

"L'unica volta che è successo è stato con Nick e.."

"Ma cosa hai capito stupida! Non voglio certo metterti fretta! Io volevo soltanto andare un po’ in giro con te; dobbiamo anche risolvere la questione del tuo lavoro e prima ci sbrighiamo meglio è"

Faith era rossa come un peperone aveva fatto una brutta figura!

"Non volevo dire che tu sei un tipo che pensa solo a quello!" si giustifico la ragazza

"Faith guardami. Lo so che per te la tua prima e unica volta è stata un trauma, ed è per questo che lo faremo solo quando lo vorrai tu."

Un lampo di delusione passò negli occhi di Faith, che domandò: "Ma non mi desideri?"

"Se ti desidero? Ogni parte di me ti desidera, se potessi farei l'amore con te, qui adesso, su questo pavimento. Ma è meglio aspettare devi volerlo anche tu, come lo voglio io. Senza incertezze e paure."

Faith annuì felice e chiese: "Cosa ho fatto di così bello per meritarti?"

"Potrei farti la stessa domanda" le rispose Tom abbracciandola.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

CAPITOLO 8

Tom e Faith rientrarono a casa della ragazza sconsolati dopo l'ennesima giornata passata a cercare un lavoro per lei.

"Non riuscirò mai a trovare un altro lavoro, devo rassegnarmi ad andarmene di qui." Disse Faith sconsolata.

"Non essere così pessimista." La rimproverò Tom.

"Sarò costretta a chiedere dei soldi a mia madre" disse la ragazza tristemente.

"Ma tua madre può, insomma.."

"Certo che può darmi dei soldi, economicamente sta molto bene, suo marito è molto ricco. Però volevo farcela da sola, volevo dimostrarle che non si deve più preoccupare per me." Disse Faith.

"Facciamo così: aspettiamo un'altra settimana e poi se siamo ancora in questa situazione chiederai un aiuto a tua madre"

"Speriamo di non dover arrivare a tanto, è quasi un mese che sono senza lavoro, è solo grazie a te se sono riuscita a tirare avanti." Disse Faith.

"Se no cosa servo a fare?" chiese Tom abbracciandola.

"Hai ragione! Dovrei approfittare di più del famoso Tom Becker, sai non pensavo che fossi così amato!"

"Odio essere rincorso da delle ragazzine urlanti!" disse ridendo il ragazzo.

"Caro mio è il prezzo della celebrità!"

"Io voglio solo giocare a calcio!" si difese Tom.

"Lo so che non è colpa tua. Ma ti giuro che la prossima volta che qualcuna di loro prova a metterti una mano addosso in mia presenza, finisce male!" disse Faith con gelosia.

"Non pensavo fossi così gelosa, se non ti fermavo avresti strappato tutti i capelli a quella ragazza!" disse ridendo Tom.

"Ti stava saltando addosso!" disse Faith mentre prendeva una bottiglia d'acqua e un bicchiere.

"Era solo un po’ espansiva!"

"Se lo dici tu!"

"Cosa mangiamo?" chiese Tom; dopo aver passato tutta la mattina ad esporre il lavoro al prof. Carter e il pomeriggio prima agli allenamenti e poi in giro con Faith, si sentiva distrutto ed affamato.

"E' una sorpresa! Dobbiamo festeggiare la buona riuscita del nostro compito, il prof. è stato molto soddisfatto." Disse la ragazza.

"Se non era soddisfatto con tutto quello che gli abbiamo presentato, lo avrei ucciso con le mie stesse mani." Ironizzò Tom.

"Siamo stati bravi! Penso che a fine corso avremo proprio un bel voto!"

Tom si sedette sul divano ed accese la tv, di solito aiutava Faith a preparare la cena quando stavano insieme ma quel giorno era proprio stanco. Fra meno di una settimana sarebbe stato Natale e loro lo avrebbero passato insieme, doveva trovare un momento per andarle a comprare il regalo. Ci avrebbe pensato l'indomani in quel momento voleva solo mangiare e farsi una dormita.

Il telefono suonò insistentemente Faith corse fuori dal bagno e andò a rispondere sperando che Tom non si fosse svegliato. Dopo cena era crollato sul divano, stanco dopo una dura giornata.

"Pronto!" disse guardando il ragazzo che sembrava non avesse sentito niente.

"Ciao tesoro sono io"

"Ciao mamma, come stai?"

"Bene, e tu? Ti sento strana, sei diversa."

Faith si diresse con il cordless verso la camera da letto così avrebbe potuto parlare senza disturbare Tom.

"Sai mamma ho tante cose da dirti, avrei dovuto chiamarti prima ma non ho avuto molto tempo" disse tutto d'un fiato la ragazza.

"Anch'io ho qualche novità da dirti, ma inizia prima tu."

Faith raccontò velocemente tutto quello che le era successo da quando aveva conosciuto Tom e delle sue piccole disavventure per trovare un nuovo lavoro.

"Hai bisogno di soldi?" chiese Anna alla figlia.

"Per il momento no" mentì Faith.

"Non mi mentire, ti conosco troppo bene! Domani ti mando un bonifico in banca e non accetto obiezioni!"

Faith sorrise sentendo sua madre così energica, nessuno avrebbe detto che qualche anno prima era caduta in preda ad una profonda depressione. "Mamma tu che novità mi devi raccontare"

"Ti prego di non giudicare troppo velocemente" disse Anna con tono strano.

"Non avrai combinato qualcosa?"

"No, cioè sì, insomma sono incinta!" disse la donna.

Faith restò sconcertata un attimo poi esclamò: "Ma è stupendo! Mamma sono così felice per te!"

"Davvero? Non mi giudichi troppo vecchia?"

"No, sarai una madre stupenda come lo sei stata per me" disse la ragazza.

"Faith, perché non vieni a trovarmi per Natale?" chiese la donna.

"Mamma, io e Tom avevamo deciso di rimanere qui insieme"

"Potresti portare anche lui! Mi farebbe piacere conoscerlo, è riuscito a fare quello che io ho tentato per anni. Ti ha fatto rinascere, deve essere un tipo in gamba."

"Infatti lo è!" disse con un sorriso la ragazza poi continuò "Ci penserò. Adesso mi devi dire di quanti mesi sei"

"Sono di cinque mesi" rispose la donna.

"Perché non me l'hai detto prima?" chiese Faith quasi offesa di averlo saputo così tardi.

"Perché non volevo darti questa notizia prima di essere sicura che sarei riuscita a portare a termine la gravidanza."

"Hai rischiato di perderlo?"

"Sì, a dire la verità i medici mi avevano consigliato di non portare avanti la gravidanza, ma non potevo abortire."

"Non potevi uccidere tuo figlio" aggiunse Faith.

"Lo sapevo che tu mi avresti capito più di chiunque altro."

"Come l'ha presa Antony?"

"Non riesce ancora a credere che diventerà padre. Pensava che si sarebbe dovuto preoccupare solo di te!" scherzò Anna.

"Mamma adesso vai a riposarti, salutami Antony e il mio fratellino o sorellina"

"Faith, pensaci mi farebbe piacere festeggiare Natale con te"

"Tranquilla mamma ci penserò, ti voglio bene"

"Anch'io piccola mia."

Faith attaccò felice, aveva sempre desiderato un fratellino o una sorellina. Lo sapeva che quel bambino avrebbe potuto essere suo figlio ma era contenta per la madre.

Da quando aveva incontrato Antony era tornata a vivere, un po’ com'era successo a lei con Tom; aveva voglia di rivedere la madre, avrebbe chiesto a Tom se voleva andare con lei a Parigi.

Sperava che il ragazzo accettasse la proposta, non le andava di deludere la madre.

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

CAPITOLO 9

Ringrazio nuovamente Sweetchiara che con i suoi commenti mi da una carica in più per continuare a scrivere meglio! Continua così con le tue storie che stai andando alla grande!

Finalmente era arrivata a Parigi, da sola. L'aeroporto De Gaulle era pieno all'inverosimile e Faith aveva avuto difficoltà a trovare il patrigno Antony, che la aspettava pazientemente tra la folla.

"Ciao Antony! Come stai?" chiese la ragazza abbracciando l'uomo.

"Bene! E tu? Com'è stato il viaggio?"

"Lungo!" disse sorridendo Faith.

"Andiamo a casa, tua madre non vede l'ora di abbracciarti" disse l'uomo prendendo la valigia di Faith e avviandosi verso l'uscita con la ragazza di fianco.

Parigi era completamente rivestita di bianco, Faith osservava le decorazioni natalizie per le strade e le persone camminare velocemente tenendosi stretti nei cappotti per sopportare meglio il freddo.

"Tom, come vorrei che tu fossi qui con me!" pensò la ragazza tristemente.

Ripensò ai giorni precedenti quando il ragazzo aveva accettato entusiasta l'idea di andare a Parigi, avevano organizzato tutto poi l'arrivo improvviso del padre di Tom aveva rovinato tutti i loro piani.

"Non posso lasciarlo solo a Natale" le aveva lui.

Faith comprendeva il pensiero di Tom, che aveva accettato di rinunciare ai suoi progetti per soddisfare il desiderio di suo padre. Anche lei dopotutto era partita lo stesso per Parigi anche senza Tom, sapeva che per sua madre era importante.

La macchina si fermò davanti ad un'elegante villetta con giardino, Faith vide sua madre alla finestra e dopo pochi istanti era già fuori per correre incontro alla figlia.

"Come sono contenta di vederti!" esclamò Anna abbracciandola.

"Anch'io mamma sono contenta. Mi sei mancata tanto!"

"Ragazze è meglio se entriamo, qui fuori fa troppo freddo" disse Antony

Le due donne non si fecero ripetere il consiglio e si fiondarono in casa, dove nel salotto scoppiettava allegro il fuoco nel camino.

Faith si avvicinò ad esso e cercò di scaldarsi le mani.

"Che freddo, con tutta questa neve è il Natale ideale!" commentò la ragazza.

"Faith, cosa ne dici di una bella cioccolata calda?" chiese la madre alle sue spalle.

"Va bene, solo se la preparo io!" disse la ragazza sorridendo mentre osservava il pancione della madre.

"Non trattarmi anche tu come un'invalida! Sono solo incinta!" disse la donna scoccando un'occhiata al marito e alla figlia.

"Non fare i capricci Anna, lo sai che non ti devi affaticare" disse Antony

"Vedrete dopo che avrò partorito vi metterò ancora tutti in riga!" disse la donna mentre si dirigeva verso la cucina.

"E' meglio che la tenga sott'occhio, sono sicura che mi farà disperare!" disse Faith al patrigno.

"Stanne certa, non riesce a stare ferma un attimo, per questi giorni la cedo volentieri a te!"

"Grazie" disse Faith con un sorriso poi raggiunse la madre in cucina.

Tom osservava l'albero di Natale con occhio critico, gli addobbi sembravano a posto ma mancava qualcosa.

"La punta" disse suo padre.

"Come scusa?"

"Manca la punta." Ripeté l'uomo.

"Cavoli come ho fatto a non accorgermi?"

"Forse perché stavi pensando ad una certa ragazza?"

"Si vede così tanto?" chiese Tom.

"Io lo noto. Avresti anche potuto andare con lei"

"No, sei venuto a casa apposta per Natale è giusto che stiamo insieme"

"Grazie Tom, non sai come sono felice di stare con te"

"Anch'io papà!"

Era Natale, Faith aveva calcolato quante ore c'era di differenza con il Giappone e adesso stava per chiamare Tom.

"Speriamo di non aver sbagliato i calcoli!" pensò sorridendo.

Il telefono squillava ma non rispondeva nessuno, Faith sconsolata stava per attaccare quando sentì la voce di Tom "Pronto"

"Ciao, sono io. Dimmi che non ti ho svegliato!" disse Faith sapendo però che era esattamente quello che era successo.

"Ciao! Se ti fa piacere ti posso dire che sono in piedi da un paio d'ore"

"Ma che ore sono lì da te?"

"Le sette!"

"Scusami Tom, ho sbagliato a fare i calcoli" si giustificò la ragazza.

"Amore, non fa niente mi fa piacere sentirti. A proposito buon Natale!"

"Buon Natale anche a te!"

"Come vanno le cose lì in Francia?" chiese Tom ormai del tutto sveglio.

"Bene, mia madre sta benissimo dovresti vedere che pancione che ha. Adesso sta nevicando."

"Mi manchi!" disse Tom cambiando discorso.

"Anche tu! Fra tre giorni sono a casa, almeno il capodanno lo passiamo insieme"

"Non vedo l'ora di stringerti tra le braccia e di riempirti di baci"

"Io… voglio fare l'amore con te!" disse la ragazza diventando subito rossa come un peperone, meno male che era al telefono, così Tom non la poteva vedere.

"Davvero? Insomma sei sicura?" chiese Tom.

"Ti amo, più di quanto avrei mai pensato di amare una persona, non voglio più aspettare, non ho più paura con te."

"Non vedo l'ora che arrivi"

"Presto sarò a casa, adesso vado. Ricordati che ti amo!"

"Ti amo anch'io Faith!" rispose Tom.

Quando attaccò il ragazzo posò lo sguardo sulla scatolina che conteneva un anello, era il regalo di Faith; avevano deciso di scambiarsi i regali al ritorno della ragazza e lui non vedeva l'ora di osservare la reazione di Faith davanti al regalo.

Faith corse da basso dove sua madre la attendeva per andare ad ascoltare i cori natalizi che erano posizionati ai piedi della Torre Eiffel.

"Eccomi mamma, scusa il ritardo!" disse la ragazza.

"Non c'è problema, sappiamo con chi eri al telefono" disse Anna rivolta al marito.

"Va bene, niente battutine e andiamo non vorrete arrivare in ritardo" disse la ragazza, per cercare di evitare i soliti commenti di sua madre e di Antony.

Stavano camminando in mezzo alla folla e avrebbero dovuto attraversare la strada, quando il semaforo divenne verde i passanti iniziarono ad attraversare, all'improvviso Faith vide un'auto arrivare di corsa verso di loro, fu istintivo, diede una spinta a sua madre e la scansò dalla traiettoria della macchina ma lei non riuscì ad evitarla.

Chiuse gli occhi, sentì il botto e il dolore, si sentiva morire ma prima doveva sapere, aprì gli occhi con fatica "Mamma.."

"Tesoro, sono qui! Stanno arrivando i soccorsi!" disse la donna tra le lacrime.

"Tu e il bambino.."

"Sto bene, anzi stiamo bene! Mi hai salvato la vita!"

"Antony"

"Sono qui Faith, sto bene anch'io" disse l'uomo prendendo la mano della ragazza.

"Ti prego, prenditi cura della mamma e del bambino"

"Faith non dire così, ce la farai!" disse l'uomo.

La ragazza cercò di aprire gli occhi ma vedeva tutto nero, sorrise mentre diceva. "Dite a Tom che lo amo" poi i suoi occhi si chiusero.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

CAPITOLO 10

 

Stava correndo attraverso il buio e si guardava intorno, ma non vedeva niente.

"Mamma! Mamma! Sono qui!" disse una voce.

Faith sentì il suo cuore perdere un battito.

"Alex! Oh mio dio dove sei?" urlò la ragazza.

"Sono qui mamma, con il nonno"

Faith si girò ma intorno a lei c'era solo il buio "Dove siete? Fatevi vedere vi prego!" era disperata se era lì con il suo bambino e suo padre voleva dire che era morta.

Sentì una mano che prendeva la sua, si girò e vide il suo Alex e suo padre, sentì le lacrime salirle agli occhi e abbracciò prima l'uno e poi l'altro.

"Sono così felice di vedervi, siete così belli" disse tra le lacrime Faith e tenendo tra le braccia Alex.

"Faith anche tu sei così bella, ormai sei una bellissima donna!" disse suo padre.

"Papà! Dimmi la verità, sono morta?" chiese Faith.

"No bambina mia, sei ancora viva. Ma tutto dipende da te."

"Da me?"

"Mamma, hai voglia di vivere?" chiese il piccolo Alex.

"Adesso sì, anche se vorrei stare con voi" ammise Faith.

"Ma noi siamo sempre con te. Siamo parte di te, come tu lo sei di noi. Sei così giovane e piena di vita e adesso non sei più sola." Disse suo padre.

"Quindi conoscete anche Tom?"

"Sì, è buono con te. E ti vuole bene." Alex asciugava con le sue piccole manine le lacrime della madre.

"Cosa devo fare adesso?" chiese Faith confusa.

"Devi decidere, se tornare a vivere con accanto Tom e tua madre, oppure restare qui con noi." Disse l'uomo.

"Aiutatemi, vi prego! Io non so cosa fare" ammise sconsolata Faith.

"Guarda nel tuo cuore, lui cosa desidera?"

Faith sorrise dicendo: "Sono quasi le stesse parole che mi ha detto Tom"

"Mamma, ricordati che anche se non possiamo stare insieme, io non ti ho mai lasciata sola. E neanche il nonno."

"Lo so, il vostro ricordo e il vostro amore sono sempre custoditi nel mio cuore. Pensavo di essere finalmente felice e adesso nuovo dolore e poi cosa succederà. Sono stanca di soffrire." Disse tristemente la ragazza.

"E dove lo metti l'amore?" le chiese suo padre

"L'amore?" ripeté Faith.

"Sì l'amore per Tom, per tua madre e per il tuo fratellino!"

"Sarà un maschio?" chiese stupita Faith. Suo padre annuì.

"Non vorresti conoscerlo?" chiese Alex.

"Sì, e voglio vivere, voglio vivere la mia vita fino alla fine. Voglio tornare da Tom e dalla mamma." Disse Faith.

"Hai fatto la scelta giusta, ricordati che noi ti vogliamo bene" disse suo padre abbracciandola.

"Siamo sempre con te, anche quando tu pensi di essere sola." Disse Alex dando un bacio alla madre.

"Addio! Vi voglio bene!" disse Faith mentre li vedeva allontanarsi.

"No mamma, non addio, arrivederci"

"Arrivederci" sussurrò Faith poi tutto sparì e il buio la avvolse nuovamente.

Tom stava accanto al letto d'ospedale e stringeva la mano di Faith, perché non si svegliava? Era una settimana che era in coma, si ricordava ancora la telefonata di Anna, la madre della ragazza.

"Tom? Tom Becker?" aveva chiesto con voce incerta.

"Sono io. Chi parla?"

"Sono Anna, la mamma di Faith. Ti devo dire una cosa."

"Cos'è successo?" chiese Tom, mentre già sentiva che era accaduto qualcosa alla sua Faith.

"C'è stato un incidente e Faith è rimasta ferita" disse la donna tutto d'un fiato.

"E' grave?" chiese Tom cercando di stare calmo.

"E' in coma, ma non sanno se si risveglierà!" disse la donna piangendo.

"Signora, prendo il primo aereo e sono lì"

E così dopo un viaggio estenuante, era lì accanto a lei da una settimana e purtroppo non dava segno di ripresa.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivedere ancora il suo sorriso, i suoi occhi luminosi, voleva sentire la sua risata e le sue carezze.

"Non ti permetto di morire, non puoi farmi questo" le disse guardandola.

Era pallida ma la sua bellezza sembrava non aver risentito dell'incidente, i lividi si stavano riassorbendo, il gesso intorno alla gamba rotta si stava riempendo di poesie, che Anna scriveva per lei.

I dottori avevano detto che il fisico aveva retto bene alle ferite, ma l'impatto violento con l'asfalto aveva provocato un ematoma all'interno della testa, i medici dicevano che se non si fosse riassorbito, non ci sarebbero state speranze; Faith sarebbe rimasta in vita solo grazie ai macchinari. E se mai si fosse svegliata, avrebbe potuto avere dei danni permanenti a livello neurologico.

"Svegliati! Maledizione! Perché mi vuoi lasciare solo?" chiese Tom con rabbia mentre calde lacrime scorrevano sul volto per poi cadere su quello di Faith.

Faith era ancora immersa nel buio, non vedeva niente ma sentiva che le pioveva sul volto, ma l'acqua non era fredda, al contrario, era calda come le lacrime. Si toccò il volto ma lei non stava piangendo e allora di chi erano quelle lacrime?

"Tom, perché piangi?" chiese Faith sussurrando, mentre correva verso un punto imprecisato nel buio; all'improvviso una luce abbagliante la fece tornare alla realtà.

"Tom perché piangi?" quel sussurro, quella domanda così stupida ma fatta dalla voce che gli era tanto mancata.

Il ragazzo guardò Faith per vedere se aveva sognato la sua voce, sembrava ancora immobile e addormentata. Lentamente però vide le sue palpebre alzarsi, con fatica, perché gli occhi rimasti al buio per troppo tempo furono abbagliati dalla luce presente all'interno della stanza.

"Faith, amore…" riuscì a dire Tom, dopo il primo attimo d'incredulità.

"Non piangere per me, ti prego." Disse Faith.

"Come stai?" chiese il ragazzo asciugandosi le lacrime.

"Stanca, ma sono tornata. Per stare con te."

"Faith, sono così felice, non riesco a ….." Tom non riuscì a finire la frase che scoppiò a piangere e abbracciò la ragazza, stando però attento a non farle male.

"Ti amo Tom, è grazie a te se sono qui." Disse Faith, la sua voce era poco più che un sussurro ma per Tom era come un grido che gli rimbombava nella testa.

"Ti amo anch'io, più della mia vita" disse Tom sfiorandogli le labbra con un bacio. "Vado a chiamare il dottore, non scappare!"

"Non penso che andrò da nessuna parte" rispose Faith, osservò il ragazzo uscire dalla stanza poi disse, con gli occhi rivolti verso il cielo: "Grazie! Grazie a tutti e due."

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

Il medico uscì dalla stanza di Faith con faccia incredula.

"Come sta mia figlia?" chiese Anna.

"Non voglio sbilanciarmi troppo prima di aver fatto esami più accurati, ma sembra che non abbia nessun danno a livello neurologico. Sembra che non abbia mai avuto l'incidente."

"E' così strano?" chiese Antony.

"Vede, di solito dopo un trauma del genere, con conseguente ematoma, restano comunque delle piccole anomalie nel paziente. Riflessi più lenti, mal di testa, perdita parziale della memoria. Naturalmente, questi sintomi possono comparire anche dopo un lasso di tempo più o meno lungo dal risveglio dal coma. Al momento vostra figlia sta benissimo, ma come ripeto voglio effettuare esami più approfonditi, per vedere se l'ematoma si è riassorbito e se ci sono danni più o meno evidenti al cervello." Disse il primario.

"Fra quanto tempo potremo avere gli esiti?" chiese Tom.

"Penso che nel giro di un paio di giorni, sapremo se è avvenuto un piccolo miracolo e quindi se Faith non avrà conseguenze."

"Grazie dottore." Disse Anna poi corse in camera dalla figlia.

"Faith tesoro, il dottore ha detto che stai bene!"

"Mamma, non ti agitare. Ho già parlato con il primario, devo ancora fare degli accertamenti."

"Sembra che sia avvenuto un piccolo miracolo" disse Antony abbracciando la moglie.

"Lo so" rispose Faith con un sorriso e reprimendo uno sbadiglio subito dopo. Era stanca si era svegliata dal coma da circa un paio d'ore e c'era stato un trambusto generale.

"Mamma, vai a casa a riposare." Disse Faith vedendo la stanchezza sul volto della madre.

"Vorrei stare qui con te" protestò la donna.

"Starà Tom qui con me. Tu devi riposare sia per te che per il bambino."

La donna rifletté un attimo indecisa, poi si arrese all'evidenza e decise di andare a casa

"Comunque torno appena posso" disse Anna.

"Mamma, non ti preoccupare. Adesso sto bene."

Faith avrebbe voluto raccontare a Tom tutto quello che aveva vissuto durante il coma, ma si addormentò non appena sua madre ed Antony uscirono dalla stanza.

Il suo risveglio non fu certo dei migliori, si sentiva soffocare, aprì faticosamente gli occhi e vide Tom addormentato sulla sedia accanto al letto.

"Tom" sussurrò senza più voce. Il ragazzo non la sentì allora lei si alzò faticosamente dal letto e andò verso di lui.

Tom aprì gli occhi sentendosi scuotere, vide davanti a sé il volto pallido di Faith, la ragazza si teneva la gola.

"Non riesco a respirare" disse la ragazza poi svenne tra le braccia di Tom.

"Dottore! Dottore!" Iniziò ad urlare il ragazzo mentre rimetteva Faith a letto. Un'infermiera entrò nella stanza attirata dalle urla.

"Cosa succede?"

"Non respira! Non respira più!" disse Tom disperato.

La donna parò all'interfono situato vicino alla porta della camera, in pochi istanti arrivò il medico e un'altra infermiera.

"Dobbiamo intubarla" disse il dottore mentre si faceva passare il necessario per l'operazione.

Tom era in un angolo e osservava la scena, perché il destino era così crudele con loro?

I minuti sembrarono ore e solo quando il medico gli disse che la crisi era passata, Tom riuscì finalmente ad articolare qualche parola.

"Perché? Perché è successo questo?"

"Sembra un'allergia a qualche farmaco somministrato, questo ha fatto sì che la trachea si gonfiasse"

"Sta bene?"

"Per adesso sì, anche se dovremo farle altre analisi per costatare la di questa reazione allergica"

"Va bene. Posso stare con lei?" chiese Tom.

"Sì, le abbiamo somministrato un sedativo, quindi non si sveglierà molto presto."

"Grazie dottore"

Il dottore annuì e poi uscì dalla stanza.

Tom osservò Faith così fragile e indifesa, aveva rischiato ancora di perderla. Si ritrovò a fare una cosa che non faceva da tempo: pregò.

"Ti prego signore, lo so che non mi sono fatto sentire molto spesso, ma questa preghiera è per lei. Falla guarire, ti chiedo solo questo. In parte però è anche per me questa richiesta, perché Faith ormai è la mia vita e se salvi lei, salverai anche me."

Le ore passarono lente senza che Faith si svegliasse, Tom aveva avvisato Anna ed Antony che erano corsi subito in ospedale. Adesso tutti e tre vegliavano silenziosamente sopra la ragazza.

Quando Faith aprì gli occhi, si sentiva meglio, respirava ancora anche se si accorse che era intubata, strinse la mano della madre appoggiata sulla sua per farle capire che era sveglia.

Anna sorrise alla figlia poi disse: "Ciao, piccola come ti senti?"

Faith fece capire che voleva che le togliessero quel tubo dalla gola.

"Adesso Antony va a chiamare il dottore, tu devi solo stare tranquilla." Continuò la madre.

"Ci hai fatto prendere un bel colpo" le disse Tom.

La ragazza cercò di girare la testa per vederlo meglio ma non riusciva a muoversi bene così intubata.

"Stai calma! Quando ti toglieranno il tubo potrai dirci tutto quello che vuoi." Le disse Tom con un sorriso.

In quell'istante entrò il medico "Signorina, ci stai facendo prendere dei begli spaventi"

Faith chiuse gli occhi mentre il dottore le sfilava il tubo, sentì male e delle lacrime le inumidirono gli occhi.

"Per un po’ farai fatica a parlare, ma poi tornerai ad urlare come prima." Scherzò il medico, poi uscì.

Faith deglutì un paio di volte poi disse con fatica: "Ho visto papà e Alex, quando ero in coma."

Anna rimase stupita dalle parole della figlia, poi sorrise: "Sarà stato un bellissimo sogno"

"No, non era un sogno. Io ero con loro!" disse Faith faticosamente.

Anna annuì, anche se era scettica poi disse alla figlia. "Va bene, adesso riposa. Ne hai bisogno. Io e Antony andiamo dal dottore a chiedere se hanno scoperto cosa ti ha provocato la reazione allergica."

La donna e il marito uscirono dalla stanza, Faith si girò verso Tom e gli chiese: "Tu mi credi?"

"Sì! Più tardi mi racconterai tutto. Adesso devi solo riposare, così prima recuperi le forze prima ti porto fuori di qui."

Faith annuì con il capo e chiuse gli occhi, era stanca.

 

 

 

N.A. Per Sweetchiara e Selphie, non potevo far morire un mio personaggio, anche perché ci sono troppo affezionata!! Baci Betty

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

CAPITOLO 12

Lo osservava dormire e sembrava un angelo, era sveglia già da un po’, erano le quattro del mattino un po’ troppo presto per svegliarlo.

Faith si accomodò meglio nel letto ma faticava a girarsi con l'ago della flebo nel braccio e il sondino per la respirazione al naso.

"Ma tutte a me devono capitare?" si chiese mentre cercava una posizione comoda per addormentarsi, anche se sapeva che non ci sarebbe riuscita; aveva già dormito troppo.

"Se tolgo il sondino, non dovrebbe succedere niente" pensò mentre si sfilava dal naso l'oggetto in questione. "Bene adesso vediamo. La flebo non posso toglierla però posso portarmela dietro" constatò vedendo che l'asta che sosteneva il sacchetto aveva le ruote.

Lentamente Faith si alzò dal letto e si diresse verso il bagno.

In quel momento l'infermiera stava passando per controllare i pazienti e appena non vide più la ragazza nel letto svegliò Tom.

"Si svegli! Presto! Dov'è andata la ragazza?"

Tom aprì gli occhi con fatica e non capì subito la domanda, vide l'infermiera indicare il letto vuoto. Vuoto!

"Dove l'avete portata?" chiese agitato.

"Noi non l'abbiamo portata da nessuna parte! Stavo chiedendo a lei dove fosse. Con la dose di sedativi che le abbiamo dato dovrebbe ancora dormire!" disse l'infermiera poi uscì dalla stanza seguita da Tom.

I due tornarono dopo pochi istanti nella camera con il medico di turno, che non credeva ad una parola di quello che gli aveva detto l'infermiera. La Williams doveva ancora essere nel mondo dei sogni. Restò di stucco quando vide il letto vuoto.

"Ma è impossibile e poi e sparita con tutta la flebo e…"

Le parole del medico furono interrotte dal rumore dello sciacquone in bagno si voltarono tutti verso la porta, con sollievo videro Faith uscire portandosi dietro la flebo.

"Cosa succede?" chiese la ragazza sorpresa di vedere tutti i presenti con quei volti preoccupati.

"Ti stavamo cercando!" esclamò Tom.

"Sono andata solo in bagno, d'altronde conciata così dove volete che vada? A ballare?" domandò la ragazza indicando il camice dell'ospedale e i capelli in disordine.

Il medico rise, seguito dall'infermiera "Se continua così sig.na Williams penso che la dimetterò prima del tempo! Ci sta facendo prendere uno spavento sopra l'altro." Poi uscì dalla stanza con la donna.

Faith si diresse faticosamente verso il letto e Tom la aiutò a stendersi.

"Non capisco cosa c'era da ridere! Sono solo andata in bagno! Mi scappava troppo." Disse quasi offesa la ragazza.

"Però avresti dovuto dormire almeno fino a domani mattina, e non vedendoti a letto ci siamo spaventati." Disse Tom.

"Tom hai sonno?"

"Adesso mi è passato! Prima o poi mi farai morire d'infarto!"

"Se lo dici tu!" esclamò Faith con una smorfia.

"C'è qualcosa che non va?" chiese Tom

"Mi fa male la schiena, non vedo l'ora di uscire di qui. Mi sento stupida a stare a letto tutto il giorno."

"Ti ricordo che da quando sei qui, non hai fatto altro che dormire!" disse Tom scherzando.

"Appunto mi sento tutta intorpidita! A proposito ti ho detto che ho visto mio padre e Alex?"

"Sì, hai accennato qualcosa." Disse Tom

Faith iniziò a raccontare come si era svolta tutta la scena.

".. non era un sogno! Lo so! Ho stretto entrambi tra le mie braccia. Era troppo reale per essere un sogno." Concluse seria la ragazza.

Tom non sapeva cosa dirle, sapeva che alcune persone che erano in stato comatoso dicevano di aver visto aldilà, Faith non era arrivata a tanto però aveva "incontrato" delle persone a lei care.

"Può darsi che il tuo subconscio abbia elaborato queste scene" disse Tom.

"Scusa ma mi sta psicoanalizzando o stai cercando di parlare con la tua ragazza?"

"Non posso dare una spiegazione a quello che ti è successo"

"Infatti non ti chiedo una spiegazione, ti chiedo solo di credermi. E anche se non vuoi accettare le mie certezze, non fa niente! Io so che loro mi hanno dato la forza per andare avanti. Loro mi hanno fatto capire che non potevo morire!" disse Faith risoluta.

"Allora li devo ringraziare, senza di loro non avrei più potuto stringerti tra le mie braccia." Disse Tom accarezzandole la testa.

La ragazza sorrise, Tom aveva capito, lui le credeva.

Le due settimane successive furono molto noiose per Faith, non aveva niente da fare, i soli momenti felici erano quando venivano a trovarla Tom o sua madre e Antony. Facevano a turno in modo da non lasciarla troppo sola.

Il suo corpo stava reagendo bene alle cure, aveva sempre un tremendo prurito alla gamba destra, era dovuto al gesso, ma ogni giorno rileggeva le splendide frasi scritte dalla madre per lei e si ritrovava a sorridere.

Il medico le aveva detto che le costole le avrebbe fatto ancora male, dopotutto due costole rotte non sono uno scherzo!

"Va bhe! Consoliamoci con questo gelato!" pensò mentre gustava quella prelibatezza.

"Diventerai una balena se continui a mangiare!" esclamò Anna entrando nella stanza.

"Mamma! Non è vero! Spero!" disse Faith con un sorriso.

"Dai stavo scherzando! Come stai oggi?" chiese la donna.

"Meglio, sono pronta per tornare a casa"

"Bene, perché il medico ha detto che ti dimette domani mattina"

"Non mi stai prendendo in giro?" chiese Faith seria.

"No, a casa starai comunque a riposo, assoluto!"

"Assoluto, ma io voglio andare in giro!" si lamentò la ragazza.

"Come farai con quella gamba?"

"Userò le stampelle, e poi c'è Tom che mi sorveglierà da vicino!"

"A proposito di Tom, non pensi che starà qui in eterno." Disse Anna.

"Infatti appena riesco a capire come funzionano le stampelle, me ne torno in Giappone con lui." Disse Faith.

Poi vedendo la faccia triste della madre aggiunse: "Ma sarò qui per la nascita del mio fratellino!"

"Sei così sicura che è maschio?"

"Sì, la mia fonte non si può sbagliare!" disse Faith con un sorriso.

Le due donne furono interrotte da Tom che entrò in quel momento nella stanza.

"Buongiorno signora, scusate se vi interrompo, ma dovrei parlare con te, Faith." Disse il ragazzo con voce seria.

"E' successo qualcosa?" chiese preoccupata la ragazza mentre sua madre la baciava sulla guancia e usciva dalla stanza.

"Faith ci vediamo questo pomeriggio" disse Anna.

"Va bene mamma. A dopo!"

Poi l'attenzione di Faith si rivolse al ragazzo.

"Cosa devi dirmi?"

"Oggi ho sentito il mister, ormai sono tre settimane che sono assente e mi ha chiesto di rientrare"

"Vorrai dire che ti ha ordinato" disse Faith.

"Esatto! Io vorrei stare qui con te ma…"

"Non ti preoccupare, parti pure, tanto io vengo con te!" disse Faith.

"Come????"

"Domani mi dimettono, digli al mister che rientri tra tre giorni e così vengo anch'io"

"Ma puoi viaggiare? Cosa ne dice il medico?" chiese Tom.

"Sentiamo il medico ma se mi da l'ok, io vengo con te! E non discutere le mie decisioni!" disse Faith mettendo fine al discorso.

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

CAPITOLO 13

"Eccolo!" esclamò Patty vedendo l'amico sbucare in mezzo alla folla.

"Era ora, sono due ore che siamo qui!" si lamentò Bruce.

"Non è colpa sua se il volo è in ritardo!" gli rispose Patty.

"Ragazzi ma perché dovete sempre litigare?" chiese Benji esasperato.

I due non sentirono la domanda perché stavano già discutendo attirando su di loro gli sguardi curiosi delle persone.

Il resto del gruppo andò incontro a Tom che appena li vide sorrise calorosamente.

"Ma è venuta tutta questa gente a prenderti? Neanche fossi il capo dello stato!" esclamò Faith.

"E' sempre così, o tutti o nessuno. Sei pronta a conoscere i miei amici?" chiese il ragazzo.

"Basta che non mi investono!" scherzò Faith.

Il gruppo non aveva notato che Tom era arrivato con la ragazza e in poco tempo lo accerchiarono allontanando Faith da lui.

"Ragazzi che furie!" esclamò Faith in disparte.

"Tom, adesso ci dici perché sei partito così di corsa!" disse Holly in tono perentorio.

"Ecco, se aspettate un attimo.." Tom cercava Faith tra la folla ma non la vedeva.

"Abbiamo aspettato quasi un mese e tu non ti sei neanche fatto sentire. Sei partito per la Francia così all'improvviso. Non si fa in questo modo!" continuò Holly.

"Holly, se non vi ho detto niente aveva i miei buoni motivi. Adesso fatevi in là che non vedo più Faith!" disse il ragazzo con tono arrabbiato.

Rimasero tutti sorpresi dal tono di rabbia mista preoccupazione nella voce del ragazzo, Tom era sempre stato così calmo anche nei momenti peggiori mentre ora sembrava completamente cambiato e poi chi era questa Faith?

La ragazza intanto se ne stava ferma in mezzo alla folla, un tipo la urtò e per poco non cadde a terra ma una ragazza la sostenne.

"Grazie! Se non fosse stato per te avrei fatto un bel volo!" disse Faith.

"Non c'è di che, con quelle stampelle non dovresti stare qui ferma in mezzo alla folla!" disse l'altra.

"Sto aspettando il mio ragazzo, in questo momento è assalito dai suoi amici" Faith indicò il gruppetto e Patty rimase sorpresa quando si accorse che indicava i suoi amici.

"Non dirmi che sei la ragazza di Tom?" chiese Patty meravigliata escludendo gli altri dal fatto che potessero avere una ragazza.

"Perché lo conosci?"

"Io sono Patty.."

"La manager della squadra! Io sono Faith!" la interruppe la ragazza dandogli la mano.

"Come fai a conoscermi? Noi non sapevamo neanche che Tom avesse una ragazza!" disse Patty ancora più stupita.

"Vi vuole molto bene ma è troppo riservato per parlare della sua vita privata, comunque mi ha raccontato molte cose su di voi. Comunque sono pronta a conoscere sempre nuovi particolari!"

"Abbiamo tempo per parlare, adesso però è meglio se smuovo quei testoni." Disse Patty dirigendosi verso il gruppo ed interrompendo la discussione.

"Chi sarebbe Faith?" chiese Bruce interessato.

"Scusate se vi interrompo ma è meglio andare!" disse Patty.

"Ma arrivi sempre nei momenti meno opportuni. Tom ci stava dicendo chi è questa misteriosa Faith." Disse Bruce.

"Se magari lo lasciaste parlare vi spiegherebbe tutto! Tom, Faith è lì che ti aspetta" disse Patty indicando la ragazza.

"Meno male, è tutta intera!" esclamò Tom sollevato poi si diresse verso di lei.

"Scusami, non avrei dovuto lasciarti sola!" si scusò

"Non è colpa tua. Diciamo che i tuoi amici sono un po’ irruenti! A parte Patty che mi ha dato una mano. Adesso possiamo andare? Questo gesso è bello pesante da portare in giro"

"Hai ragione adesso ti porto a casa" disse Tom.

"Finalmente hanno capito che voi due state insieme!" disse Patty arrivando alle loro spalle e rivolgendosi agli altri del gruppo che erano ancora frastornati dalla notizia.

"Patty, è meglio andare Faith è stanca la porto a casa e poi vengo al campo e vi spiego tutto" disse Tom.

"Dai Tom passa qui le valige, te le portiamo noi!" disse Benji strappando letteralmente di mano il borsone a Tom.

"Se proprio insisti!" rispose il ragazzo sorridendo.

"Visto che nessuno ci pensa, mi presento da sola! Piacere io sono Faith!"

"Piacere io sono Bruce! Però che ne dite se andiamo in qualche posto a bere qualcosa, così ci raccontate tutto? Voglio proprio sapere cosa ti sei fatta."

"Sei sempre il solito curioso!" lo riprese Patty.

"Ragazzi, Faith è stanca.."

"No, l'importante è che mi fate sedere. Per il resto sono in gran forma!" disse la ragazza.

"Sei sicura? Ti hanno appena dimesso" chiese Tom preoccupato.

"Tranquillo, sto benissimo!" lo rassicurò la ragazza.

Si erano appena seduti che Bruce iniziò a bombardare i due di domande:

"Come vi siete conosciuti? E come hai fatto a romperti una gamba? Tom è per questo che sei partito?"

Patty tirò un man rovescio sulla testa del ragazzo per farlo smettere.

"Bruce! Piantala, sei peggio di una donna!" disse la ragazza.

"Perché sei sempre così manesca con me?"

"Perché te la vai a cercare!"

"Voi due piantatela!" esclamò Holly e finalmente Tom poté spiegare della sua improvvisa partenza.

Parlo dell'incidente di Faith e poi il coma e la convalescenza.

"Adesso come stai?" chiese Patty.

"Sono viva! Questo mi basta" rispose Faith.

"Come vi siete conosciuti?" chiese Bruce mentre si allontanava da Patty.

Rispose Faith: "Frequentiamo lo stesso corso di letteratura, è stato odio a prima vista!"

"Da parte tua!"

"Comunque, con il tempo mi sono talmente abituata ad averlo tra i piedi, che non riesco più a farne a meno!" concluse Faith con un sorriso.

"Non lo vuole ammettere ma senza di me non vivrebbe!" scherzò Tom.

"Perché non ci hai detto niente quando sei partito? Almeno a me potevi dirmelo." Disse Holly.

"Ero talmente sconvolto che non ho pensato a niente e ho preso il primo volo per Parigi." Disse Tom stringendo la mano di Faith, ripensare a quei momenti angosciava ancora il ragazzo.

"Tutto è bene, quel che finisce bene! Adesso direi di far andare a casa questi poveretti" disse Benji.

"Sarete stanchi morti! Vi accompagniamo io e Holly." Disse Patty

"Chiamiamo un taxi, non disturbatevi" disse Faith.

"Per gli amici questo e altro" rispose sorridendo Patty.

Faith si sedette sul divano con non poche difficoltà.

"Finalmente a casa!" esclamò

"Sei stanca?" chiese Tom.

"No e tu?"

Tom le si piazzò davanti e le disse: "Voglio la verità! Non quello che voglio sentirmi dire!"

"Ok! Sono stanca morta! Anzi se mi dai una mano me ne vado a dormire"

"Non mangi niente?"

"No, mi abbufferò domani mattina a colazione!" disse Faith alzandosi.

"Andiamo a dormire. Anch'io sono molto stanco"

"Non hai fame?" chiese Faith.

"No"

"La verità!"

"Sono affamato!" disse Tom.

"Facciamo così, mentre tu ti mangi qualcosa io me ne vado in bagno a darmi una rinfrescata e poi a nanna." Disse Faith mentre Tom la aiutava a sedersi sul letto.

"Faccio in fretta!"

"Non troppo se ti va storto un boccone, non riesco a correre per salvarti la vita!"

Tom andò in cucina e quando tornò vide Faith addormentata, non si era neanche spogliata. La osservò dormire sembrava un angelo. Il suo angelo.

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14

CAPITOLO 14

"Maledizione!" esclamò Faith mentre cercava di aggrapparsi velocemente a qualcosa.

Aveva perso di nuovo l'equilibrio, quel dannatissimo gesso la stava facendo impazzire, si preparò a sentire l'impatto con il pavimento di casa.

Tom fortunatamente la afferrò prima che toccasse terra.

"Grazie! Se non ci fossi tu mi sarei già rotta l'osso sacro!" esclamò la ragazza.

"Cosa stavi facendo?" chiese Tom.

"Dovevo prendere la farina! Volevo fare una torta" si giustificò Faith.

"Quante volte ti devo dire che se hai bisogno di qualcosa mi devi chiamare? Non capisco come fai a salire sopra le sedie con quella gamba ingessata!" disse esasperato Tom.

Da quando erano tornati a casa, Faith non era stata ferma un secondo, pretendeva di fare tutto quello che le passava per la testa.

Ogni volta che usciva, aveva paura di tornare e trovarla per terra dopo l'ennesimo capitombolo; più che altro aveva paura che si facesse veramente male.

"Non sono una invalida!" Tom fu riscosso dai suoi pensieri da questa affermazione della ragazza.

"Finché hai il gesso però non puoi pretendere di arrampicarti dove vuoi o uscire sul terrazzo senza rischiare di finire di sotto. Quel gesso se non l'hai notato è ingombrante e pesante, tu non riesci a portartelo in giro senza fare danni!"

"E' già umiliante dovermi fare aiutare anche a fare il bagno.."

"..secondo me è sexy!" disse Tom ridendo.

"Sto parlando seriamente! Comunque hai ragione è… eccitante, però non mi va che mi corri sempre dietro per fare tutto quello che invece dovrei fare io."

"Cioè?"

"Sono io che devo pulire la mia casa, fare da mangiare, stirare i vestiti."

"Ammetto che ti ho bruciato un paio di magliette e mi scuso, però cucino bene" disse Tom

"Non riesci a capirlo, mi sento inutile a stare tutto il giorno seduta a fare niente. Io devo fare qualcosa!!! Quindi o la finisci di essere iperprotettivo o ti devo chiedere di tornare a vivere a casa tua!" disse Faith seria.

Tom stette per qualche secondo in silenzio poi disse: "Hai ragione, sto esagerando. Ma è perché ti voglio bene."

"Ti prego non farmi quel faccino da cane bastonato. Lo sai che non riesco a stare seria quando fai così." disse Faith mentre lo abbracciava.

"Allora resto?" chiese il ragazzo.

"Certo che resti, anche se odio ammetterlo per alcune cose ho bisogno di te!"

"Del tipo?"

"Secondo te, se tu te ne vai, con chi faccio l'amore?" chiese Faith sorridendo.

"Mi tieni qui solo per quello?"

"No, voglio che stai qui perché ti voglio bene" disse la ragazza mentre avvicinava le sue labbra a quelle di Tom e lo baciava.

Patty seguiva l'allenamento con il solito interesse i ragazzi erano al massimo della forma, l'amichevole contro la Francia, sarebbe stata un bello scontro. La ragazza fu riscossa dai suoi pensieri quando si sentì chiamare.

"Patty!" disse una voce conosciuta.

La ragazza si girò e vide Faith dirigersi verso di lei, piuttosto agilmente anche se utilizzava ancora le stampelle.

"Come sei arrivata fino a qui?" chiese curiosa Patty mentre aiutava l'amica a sedersi accanto a lei.

"Con l'autobus!" rispose Faith tranquilla.

"Se lo sa Tom ti uccide"

"Basta non dirglielo" disse Faith sorridendo.

"Va bene ti reggerò il gioco. quando te lo tolgono?" chiese Patty indicando il gesso.

"Tra quattro giorni sarò libera. Anche perché devo tornare in Francia, mia madre partorirà poco più di un mese e voglio esserle vicina. I medici l'hanno messa a riposo totale e quindi ha bisogno di me."

"Ma come farai con l'università?"

"Era abbastanza avanti con i corsi, ho parlato con i professori e visto le mie condizioni di salute e i problemi familiari mi hanno concesso un permesso di sei mesi"

"Scusa ma a tua madre che deve partorire lo consideri un problema familiare?" chiese Patty stupita.

"Io no, ma la professoressa Jones di Storia dell'arte sì! Sai lei ha sessanta anni e si fa chiamare ancora signorina, per lei il parto e solo una maledizione per le donne!"

"Che tipo!"

"Non sa quanto si sbaglia! Avere un figlio è la cosa più bella del mondo, ti riempie la vita. E' una parte di te che ti tramanderà al mondo futuro." Disse Faith pensando al suo Alex.

"Che belle parole! Sembra quasi che tu abbia già provato queste sensazioni!" disse Patty.

"Si capisce che ho l'istinto per fare la mamma!" disse Faith maledicendosi per essersi scoperta così tanto sul suo passato.

"Faith guai in vista! Sta arrivando Tom e non sembra molto contento" disse Patty dimenticandosi all'istante delle parole di Faith.

"Cosa ci fai qui? E come ci sei arrivata?" chiese il ragazzo.

"Prima di tutto Ciao! Sono qui perché volevo vederti in azione e salutare gli altri. Secondo sono venuta in taxi." Disse seria Faith.

"E allora come mai qualcuno ti ha visto scendere alla fermata del bus qui di fronte?" chiese Tom.

"Cavoli! Lo sapevo che dovevo scendere una fermata prima!" esclamò Faith facendo ridere i ragazzi che si erano radunati intorno a loro e avevano ascoltato il loro battibecco.

"Quante volte ti devo dire.." Tom fu interrotto da Faith che lo imitò continuando la frase.

"..che per qualsiasi cosa mi devi chiamare? E poi sei matta a prendere l'autobus con quella gamba. Imitazione riuscita!"

Tom scosse la testa e disse: "Cosa devo fare con te?"

"Niente! Sopportami ancora quattro giorni e poi sarò ancora libera da questo coso!" disse Faith.

Tom sorrise dopotutto amava anche questa parte di lei, la sua ironia, la sua determinazione e la sua forza interiore di affrontare i problemi. La abbracciò mentre l'intera squadra li prendeva in giro.

"E questo abbraccio e perché ti faccio disperare?" chiese Faith.

"No è perché ti amo! Anche se mi fai disperare!"

"Ammettilo senza di me la tua vita sarebbe monotona?" disse Faith.

"Diciamo che sarebbe più tranquilla."

"Va bene, mettiamola sotto questo senso, se ti fa felice. Lo sai che ti amo anch'io?"

"Lo so, piccola"

"Ragazzi scusate se vi interrompo ma il mister sta arrivando" disse Patty.

"Va bene torniamo ad allenarci!" disse Bruce sbuffando.

"Sei sempre il solito sfaticato!" lo riprese Patty.

"Sfaticato io? Ma come ti permetti?"

I due iniziarono come al solito a litigare.

"Aspettami qui e goditi il teatrino" disse Tom, riferendosi a Bruce e Patty.

"Sicuro, dove vado senza di te?" rispose Faith sorridendo, Tom le sorrise di rimando e corse in campo con gli altri.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

CAPITOLO 15

"…Mi raccomando non sforzare la gamba!" ripeté nuovamente Tom mentre salutava Faith all'aeroporto.

"Ho capito! Tanto fra un paio di giorni mi raggiungi, cerca di stare calmo!" rispose la ragazza.

"Va bene! Hai ragione!" disse Tom abbracciandola e dandole un bacio.

"Così va meglio! Ci vediamo a Parigi!" disse Faith mentre si dirigeva all'imbarco.

Tom restò lì a fissare la figura della ragazza che spariva tra la folla.

"Sveglia! Non sta scappando!" esclamò Patty dandogli una pacca sulle spalle.

"Tra qualche giorno sarete di nuovo insieme! Non avere quella faccia da funerale!" disse Holly.

"Ragazzi, volete sbrigarvi! Se arriviamo tardi agli allenamenti il mister ci ammazza." Esclamò Benji mentre si avviava verso il parcheggio.

"Non gli conviene uccidere i migliori giocatori del Giappone proprio alla vigilia di una partita così importante" disse Patty.

"E' solo un amichevole!" disse Tom.

"Contro la Francia. Una delle squadre più forti d'Europa." Continuò Patty.

"Allora volete chiudere quella bocca e iniziare a correre?" chiese Benji urlando.

"Arriviamo!" risposero gli altri in coro.

Quella sera Tom stava mangiando da solo dopo tanto tempo e si sentì tremendamente triste; ormai era abituato a vivere con Faith, dopo l'incidente lui si era stabilito da lei a tempo indeterminato.

Le mancava forse troppo per averla conosciuta da meno di sei mesi.

Fu riscosso dai suoi pensieri dal campanello andò ad aprire e con sorpresa si ritrovò davanti Benji e Holly.

"Cosa ci fate qui?" chiese Tom.

"Non avrai creduto che ti lasciavamo solo? Oggi per poco in campo non ti mettevi a piangere!" disse Benji.

"Non dire cazzate!" disse Tom con un sorriso.

"Non ti puoi ridurre così per una donna!" continuò il portiere mentre si sedeva sul divano. Holly stava appoggiando delle pizze sul tavolo.

"Benji, quando ti innamorerai capirai come si sente il nostro Tom" disse Holly.

"Io?? Innamorarmi?? Mai! Sto bene così, tanto le donne non mi mancano!" disse Benji

"Ecco le ultime parole famose!" lo rimbeccò Tom.

"Vedrai che quando meno te lo aspetti, non potrai fare ameno di pensare a lei" disse Holly.

"Lei chi???" chiese Benji.

"Lei! Insomma la ragazza che ti farà perdere la testa!" disse Holly cercando di far capire all'amico quello che lui stesso provava per Patty.

"Tranquilli ragazzi! Per me non dovrete mai rinunciare a una serata con le vostre donne!" disse Benji mentre Holly lo fulminava con lo sguardo.

"Holly non dirmi che hai mandato a monte una serata con Patty solo per venire qui?" chiese Tom.

"Certo, sei il mio migliore amico! E' il minimo che posso fare!"

"Holly dilla tutta! Non volevi andare a cena dai tuoi suoceri!" disse Benji.

"Il padre di Patty non mi sopporta molto" ammise il ragazzo abbassando la testa.

"Dì pure che ti odia!" disse Benji.

"Bell'amico! Invece di aiutarmi fai anche il sarcastico!"

"Dicevo solo la verità!"

"Quindi mi hai preso come scusa?" chiese Tom.

"Sì, ma è a fin di bene! Tu non sei qui da solo.."

"… e lui si è dimostrato un bravo amico agli occhi della sua Patty e non si è dovuto sorbire una cena con i suoi!" disse Benji

"Holly! Non ci si comporta così! Però lo avrei fatto anch'io al tuo posto!" disse Tom.

"Tom, cosa stavi mangiando?" chiese Benji mentre ispezionava la cucina in cerca di qualcosa da aggiungere alla sua pizza.

"Solo un piatto di pasta, lo vuoi finire?"

"Certo?" disse Benji e in pochi secondi aveva svuotato il piatto.

"Adesso possiamo mangiare le pizze!" disse felice.

"Sei una fogna Price!" disse Tom.

"Concordo con Tom!" disse Holly.

"Se devo essere il migliore mi devo nutrire" disse il portiere.

"Perché noi siamo due schiappe!" esclamò Holly.

"No! Però non sarete mai al mio livello!" disse Benji con un sorriso.

"Presuntuoso!!" disse Tom.

"E' inutile discutere con lui, mangiamo e basta!" disse Holly.

"Ok!" concordò Tom.

Faith si aspettava che fosse il patrigno ad andarla a prendere all'aeroporto, invece c'era sua madre.

"Mamma! Cosa ci fai qui?"

"Sono venuta a prenderti." Rispose la donna.

"Ti devi riposare, il parto si sta avvicinando!"

"Guarda che sono io la mamma. Comunque sono venuta in taxi"

"Andiamo non ti devi affaticare più del dovuto" disse Faith prendendo le sue valigie e dirigendosi con la madre verso l'uscita.

Il taxi che avevano preso restò imbottigliato nel traffico di Parigi.

"Mamma, mi sa che ci metteremo un bel po’!" disse Faith.

"Tanto non abbiamo fretta" disse Anna.

Dopo mezz'ora erano ancora nello stesso punto "Non capisco cosa succede" disse Faith irritata.

"Deve esserci stato un tamponamento" disse il tassista.

"Che culo!"

"Faith! Come ti espri.. ahi!!" urlò Anna.

"Mamma cosa c'è?"

"Una contrazione!" disse la donna.

"Ma com'è possibile! Avresti dovuto avere di meno dolorose prima"

"Infatti!"

"Come infatti?" chiese Faith.

"E' da stanotte che ho dei dolorini ma pensavo fossero dovuti alla stanchezza!!"

"Tu sei pazza! Dovevi andare in ospedale! Adesso cosa facciamo?" disse Faith disperata.

"Faith stai calma, finché non mi si rompono le acque abbiamo tempo" disse Anna ma non fece in tempo a finire la frase che disse: "Adesso abbiamo un problema. Mi si sono rotte le acque!"

"Ma non è possibile! Stiamo calmi! Lei tassista non riesce a portarci fuori di qui? Mia madre sta partorendo."

L'uomo si girò spaventato e disse: "Signora, ho appena rifatto gli interni, la prego di resistere. Adesso chiamo via radio la centrale e mi faccio mandare un'ambulanza"

"Capito mamma, adesso arriva l'ambulanza!" disse Faith mentre aiutava la madre a sdraiarsi.

"Dì a quel cafone che mio figlio nascerà dove vuole e se dovrò rifargli gli interni, lo farò! Lì ho i soldi per pagare! AHHHHH!"

"Dobbiamo tenere il tempo tra una contrazione a l'altra, vero?" chiese Faith.

"Sì, speriamo solo che tuo fratello o sorella non abbia fretta di uscire."

"Speriamo mamma!"

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16

CAPITOLO 16

"Non spingere! Mi raccomando fai tutto quello che vuoi ma non spingere!!!"

"La fai facile tuuuuuuuuu!!!!" urlò Anna mentre sentiva un'altra contrazione.

"Adesso respiriamo come hai fatto al corso" disse Faith cercando di stare calma.

"Ok! Ma che corso?" chiese la donna.

"Il corso di preparazione al parto!" esclamò Faith.

"Ahhhhhh! Io non l'ho fatto!"

"Perché?" chiese Faith ormai in preda alla disperazione.

"Ho già avuto te! Sono sicura che è tutto come allora. Di certo il dolore è uguale!"

"Mamma.. mamma non stritolarmi la mano!!"

"Allora questa cavolo di ambulanza dov'è????" urlò Anna.

"Saranno imbottigliati nel traffico." Disse il tassista preoccupato che il bambino nascesse sul suo taxi.

"Faith, ho bisogno un medico!" disse Anna.

"E dove lo trovo?"

"Va bene anche un'infermiera, insomma qualcuno che sappia far nascere un bambino!"

"Ascolti lei! Sì lei tassista, scenda e vada a vedere se c'è un medico o qualcosa del genere bloccato in mezzo al traffico." Disse Faith.

"Ma.."

"Se non vuole che questo bambino nasca qui, la invito a muovere il culo!!!"

L'uomo scese velocemente dal taxi e iniziò a bussare a tutti i finestrini delle auto cercando aiuto.

"Vedrai che si risolverà tutto!" disse Faith alla madre.

Il cellulare della donna si mise a suonare: "E' Antony! Cosa gli dico?" disse Faith prendendo il cellulare dalla borsa della madre.

"Ci parlo io! Amore, sì siamo imbottigliate nel traffico. C'è però un problema… sto per partorire! Non urlare per quello basto io, siamo in pieno centro. Come arrivi subito, Antony? Antony?"

La donna ebbe un'altra contrazione e per poco non rompeva veramente la mano di Faith.

"Cos'ha detto?" chiese la ragazza.

"Sta arrivando! Mi chiedo come cavolo farà ad arrivare!"

"L'ho trovato! L'ho trovato!" urlò il tassista mettendo la testa nell'abitacolo dell'auto.

"Cosa ha trovato?" chiese Faith.

"Un dottore!"

"E' meraviglioso!" esclamò Anna.

"Salve sono il dottor LaRue, posso vedere a che punto siamo?" chiese un uomo sulla quarantina.

"Aspetti, come faccio a sapere che lei è un medico?" chiese Anna.

L'uomo sorrise ed estrasse il cartellino di identificazione dell'ospedale centrale di Parigi.

"La amo!" esclamò la donna mentre si rilassava.

Il dottore osservò a che punto era il travaglio e disse: "Signora, tra poco dovrà prepararsi a partorire. La sua dilatazione è al massimo, quindi mettiamoci comodi perché questo bambino non ne vuole sapere di nascere in ospedale."

"Cosa???? Partorirà sul mio taxi?" disse il tassista preoccupato.

"Stia zitto!!" esclamarono all'unisono Faith e sua madre.

"Signora stia calma e vedrà che andrà tutto bene. Adesso quando sentirà le contrazioni spinga, va bene?"

"Lo so come si fa!" esclamò Anna.

Intorno a loro si era formata una folla di curiosi e tra di loro c'era anche una giornalista di un noto giornale del paese. "Sì ti dico che stanno facendo nascere un bambino in un taxi, mandami una troupe che oltre alle foto vendiamo lo scoop ai telegiornali! Cerca qualcuno nella zona ma sbrigati!" disse Claire Grenoble.

Antony correva tra le auto ferme e cercava di arrivare al taxi. Ma quale taxi era? La sua attenzione fu attirata da una piccola folla e capì che sua moglie era lì.

"Anna! Posso chiamarla Anna?" chiese LaRue.

"Mi chiami come le pare!"

"Anna, spinga ancora, tra un po’ dovrei vedere la testa."

Faith teneva la madre appoggiata a sé, dal niente era spuntate delle coperte pulite per accogliere il bambino e pulirlo.

Era preoccupata, temeva per la vita del bambino e di sua madre. Chiuse gli occhi e pregò, pregò che andasse tutto bene.

Vi prego aiutateli voi, siete i suoi angeli custodi. Papà, Alex la loro vita è nelle vostre mani.

Fu riscossa dai suoi pensieri da una nuova contrazione della madre e da una voce familiare.

"Anna, sono qui!"

"Antony! Oh mio dio! Come hai fatto a trovarmi?" chiese la donna stupita ma felice di avere accanto il marito.

"Non potevo perdermi la nascita di nostro figlio" disse l'uomo con un sorriso.

"Amore, lui è il dottor LaRue. E' stata una fortuna che fosse in mezzo al traffico."

"Anna! Adesso si concentri e spinga forte alla prossima contrazione"

"Va bene!" la donna spinse più forte che poté, mentre stingeva la mano di Faith.

"Ecco la testa!" disse il dottore.

"Amore! E' pieno di capelli, neri come me!" esclamò Antony.

"Sono stanca! Non ce la faccio più!" disse Anna.

"Non vorrà fermarsi proprio adesso che ce l'abbiamo quasi fatta."

"Forza mamma solo un'altra spinta e stringerai il piccolo tra le braccia" disse Faith.

"Adesso Anna!" disse LaRue.

La donna spinse fino a quando sentì il bambino uscire dal suo corpo e il suo pianto invase il taxi.

"E' un maschio! E anche bello grosso!" disse il dottore, mentre lo puliva un po’ e lo avvolgeva in una coperta.

"Visto mamma cosa ti avevo detto? Un maschio!" disse Faith tra le lacrime.

Quando Anna strinse a sé il suo bambino scoppiò a piangere felice.

"E' bellissimo amore!" disse Antony mentre lo osservava, in lontananza sentirono le sirene dell'ambulanza che finalmente arrivava.

"Signori e signore benvenuti sul volo 545 diretto a Parigi, speriamo che il viaggio sia di vostro gradimento. Per qualsiasi cosa potrete rivolgervi alle nostre assistenti di volo."

"Era ora che partissimo!" esclamò Tom.

"Che impazienza! Non eri mai stato così!" esclamò Holly divertito.

"Non sono impaziente!" ribatté il ragazzo.

I ragazzi della nazionale erano tutti in prima classe, una hostess passò ad offrire degli stuzzichini, poi accese il televisore per informare i viaggiatori di quello che succedeva a Parigi.

I ragazzi non ascoltavano il video perché in lingua francese, solo Tom che aveva giocato per qualche anno in Francia cercava di seguire qualcosa nel trambusto che c'era.

"Ed ora un lieto evento per tutta Parigi, questa mattina una donna imbottigliata nel traffico ha dato alla luce la sua creatura. Il resoconto nel servizio di Claire Grenoble che è riuscita a filmare l'episodio"

"Eccomi qui imbottigliata nel traffico, sul quel taxi, una donna, Anna Robins sta per dare alla luce suo figlio. La donna è assistita da un medico, il dottor LaRue anche lui imbottigliato nel traffico. Come vedete dalle immagini Anna è aiutata dalla figlia Faith e dal marito appena giunto sul posto…"

Tom non poteva credere ai proprio occhi "State zitti!" urlò mentre si avvicinava al video e osservava la figura di Faith e di sua madre.

"…stiamo tutti aspettando l'ambulanza ma a quanto pare il piccolo ha voglia di nascere. Ecco il dottore dice che vede la testa" alcuni secondi di silenzio mentre la telecamera riprende il dottore che prende tra le mani un bambino "..E' nato, è un maschio è piange a pieni polmoni. Sento in lontananza le sirene di una ambulanza, fortunatamente è andato tutto bene. Sembra che sia la madre che il bambino stiano bene." Il servizio finiva con un'inquadratura di tutta la famiglia.

Tom osservò la sua Faith che piangeva di gioia e anche lui si commosse.

"Tom, ma quella è Faith." Disse Patty.

"Cosa hanno detto?" chiese Bruce.

"E' nato mio cognato!" esclamò il ragazzo felice, si catapultò al suo posto e prese il telefono, doveva sentire Faith. Dietro di lui Patty stava traducendo tutto quello che era stato detto nel servizio agli altri.

"Faith!"

"Tom! Ma da dove chiami?"

"Sono in aereo! Ho visto tutto in tv! Come stanno tua madre e il piccolo?"

"Bene, mia madre è stanca ma felice. E il piccolo Nicholas pesa 3 chili e mezzo e strilla come un matto."

"Tu come stai?" chiese il ragazzo preoccupato.

"Bene, adesso sto bene!"

"Sicura?"

"Certo! Appena arrivi mi troverai in aeroporto ad aspettarti!" disse Faith.

"Non vedo l'ora!"

"Tom?"

"Sì"

"Je T'aime!"

"Moi aussi"

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17

CAPITOLO 17

Tom osservava lo stadio pieno, era solo un amichevole ma i francesi erano molto entusiasti di questa partita. Erano sicuri di vincere.

La sera prima il presidente del Paris Saint Germain lo aveva chiamato, voleva che tornasse a giocare con la sua squadra.

"Becker, ti abbiamo lasciato andare via a malincuore ma devi ammettere che qui in Europa avrai più possibilità di successo. Torna a giocare con noi, ti assicuro che non te ne pentirai, soprattutto a livello economico."

Non giocava per i soldi anche se non gli facevano schifo, aveva preso tempo, avrebbe comunicato la sua decisione prima di tornare in Giappone; certo giocare una squadra del genere era una grande opportunità ma se doveva rinunciare a lei avrebbe rifiutato l'ingaggio.

"Tom vuoi rimanere lì impalato o entri in campo a giocare?" chiese Benji dando una spinta all'amico.

"Scusate ero un po’ soprappensiero!" si giustificò mentre seguiva i compagni in campo.

"Patty, è la prima volta che assisto dal vivo ad una partita di calcio!" disse Faith emozionata, erano proprio sopra la panchina della squadra giapponese, posto privilegiato riservato alla manager della squadra ed ad un eventuale accompagnatore.

"Cosa???" disse Patty

"Ho detto che è la prima…"

"Ho capito cos'hai detto. La mia esclamazione era di meraviglia!"

"Ah! Come al solito ho fatto una delle mie figure di ragazza sveglia!" ironizzò Faith.

"La pianti di scherzare su te stessa? La vuoi capire che sei una ragazza bellissima, intelligente e con un fidanzato come Tom Becker. Sei praticamente perfetta!"

"Mi prendi in giro? Con questa descrizione mi hai candidata a miss universo!"

"Faith! Sei sempre la solita! Guarda stanno scendendo in campo!" esclamò Patty emozionata.

Faith osservò i ragazzi entrare in campo e cercò Tom, il suo Tom, accanto a lei Patty stava urlando come un'ossessa incitamenti per la squadra ma soprattutto per il suo Holly.

Tom ormai era parte della sua vita, della sua famiglia, se dovessi perderlo? Cosa farei? Pensò improvvisamente con paura. Chiuse gli occhi e l'immagine di suo padre con in braccio Alex si mise a fuoco davanti a lei.

"Vivi giorno per giorno. Come se ogni nuova alba dovesse essere l'ultima e come se ogni tramonto fosse il primo."

Farò così papà, come mi hai insegnato tu. Vivrò la mia vita anche per te e Alex.

"Faith! Faith! A cosa pensi?" Patty le stava urlando nell'orecchio già da un po’.

"Cosa? Niente di importante." Rispose Faith osservando Tom.

Lui la stava guardando era sicura, il suo sguardo era rivolto a lei. Faith alzò la mano e fece il segno della vittoria, Tom sorrise felice che Faith avesse visto il suo sguardo.

"Vincerò per te! Anche se è solo un amichevole."

I ragazzi si disposero in campo, l'arbitro fischiò, la partita era iniziata.

"Antony, lascia dormire tuo figlio e vieni a vedere Tom, è bravissimo!" disse Anna al marito mentre guardava il televisore.

"Se lo prendo in braccio?" chiese l'uomo mentre osservava estasiato il piccolo Nick.

"Caro, lo hai tenuto in braccio per più di due ore. Lo stai già viziando. Adesso cosa ne dici di coccolare un po’ anche la madre di tuo figlio?" chiese Anna con sguardo dolce.

"Scusami, non volevo trascurarti è che non mi sembra ancora vero di essere padre. Non me lo aspettavo più." Disse Antony mentre raggiungeva la moglie, comodamente seduta sul divano e la abbracciava.

"Cavoli! Avevi ragione, nostro genero è davvero in gamba!" esclamò l'uomo.

"Guarda che non è ancora sposato con Faith!"

"Non ti preoccupare, presto lo sarà"

"Come fai a dirlo?" chiese Anna curiosa mentre guardava il marito.

"Istinto maschile"

"Istinto maschile???"

"Sì perché. Adesso guardiamo la partita."

"Va bene amore. Mi fiderò del tuo istinto maschile."

Il primo tempo era finito in parità zero a zero, Faith e Patty osservarono i ragazzi dirigersi verso gli spogliatoi, sia Tom che Holly sorrisero alle due ragazze.

"La Francia è un osso duro" disse Faith.

"Ma anche i nostri ragazzi sono forti. Vedrai che Holly saprà ribaltare la partita" disse Patty con sicurezza.

"Speriamo" disse un po’ meno convinta Faith. Non aveva mai visto giocare Tom e gli altri se non in allenamento erano molto bravi ma lì giocavano a livello internazionale.

"Non hai mai visto una loro partita?" chiese Patty.

"A parte qualche allenamento, no!"

"Allora fra un po’ ti divertirai!"

Iniziò il secondo tempo e con esso anche le magnifiche giocate della squadra giapponese.

Faith si ritrovò a gridare con Patty come un'ossessa, faceva il tifo per loro ma soprattutto per Tom.

Alla fine il Giappone vinse per due reti a zero, le due ragazze si abbracciarono contente e iniziarono a saltare dalla gioia.

In campo i ragazzi festeggiavano la vittoria, Tom strinse la mano al suo amico e in quel momento rivale Pierre LeBlanc.

"Tom, allora accetti la nostra proposta?" chiese il capitano francese.

"Se mi lasci 10 minuti ti rispondo prima devo sapere una cosa!"

Tom iniziò a correre verso la panchina nipponica e con agilità si arrampicò fino agli spalti dove c'era Faith e Patty.

Il gesto non passo inosservato alle telecamere che inquadrarono subito la scena, anche i ragazzi in campo si voltarono a guardare cosa stava succedendo.

Tom incurante degli altri e di un cameramen con microfono che si era avvicinato a loro prese le mani di Faith tra le sue e disse: "Io ti amo." La sua voce rimbombo per tutto lo stadio "Più di quanto tu possa immaginare." Faith era emozionata e cercò di rispondere al ragazzo.

"Aspetta un attimo, prima ascoltami. Mi hanno proposto un ingaggio nel Paris Saint Germain, ma se questo vuol dire stare lontano da te, rinuncerò. Se tu vorrai lasciare la tua vita e iniziarne una nuova con me, qui a Parigi io posso solo esserne contento. Fosse per me, ti sposerei subito qui, ma se tu non ti senti pronta, aspetterò. Dimmi solo cosa vuoi fare ed io ti prometto che non ti lascerò mai sola."

Faith si era estraniata da tutto il mondo esterno, in quel momento c'erano solo lei, Tom e le sue bellissime parole. Nello stadio tutti stavano aspettando la risposta della ragazza.

"Voglio solo stare con te. Che abitiamo qui o in Giappone poco importa. La cosa veramente importante siamo noi. So che per te è molto importante il tuo sogno ed è per questo che ti seguirò; ti amo non potrei mai vivere lontano da te." disse la ragazza poi lo abbracciò tutto lo stadio applaudì, Faith disse a bassa voce in modo che solo Tom potesse sentire.

"Per il matrimonio, ne riparliamo. Adesso va bene così"

"Sarai tu a decidere dove e quando, io ho pazienza."

Patty accanto a loro piangeva felice, Holly era riuscito a raggiungerla e la abbracciò.

"Amore, perché piangi?"

"Sono così felice per loro!" esclamò tra le lacrime.

"Anch'io ma non mi sembra il caso di piangere!" esclamò Holly sorridendo.

"E' vero! Ma non sono riuscita a trattenermi"

"Vorrà dire che avremo un'invitata in più al nostro matrimonio."

"Sì, hai rag… matrimonio??" chiese Patty confusa. Holly non le aveva mai chiesto di sposarla.

"Certo!" disse Holly poi si inginocchiò "Patricia Gatsby, vorresti diventare mia moglie?"

"Io.. è l'unica cosa che desidero più al mondo!" esclamò Patty.

Holly la abbracciò poi guardò i suoi amici in campo e chiese: "L'avete trovato?"

"Certo!" esclamò Benji tirandogli una scatolina.

"Ecco, questo è per te" disse Holly mettendo al dito della ragazza un bellissimo anello in oro bianco con una fila di piccoli diamanti.

Patty non sapeva più cosa dire era talmente emozionata, tutto cominciò a girargli intorno.

Holly riuscì a prendere al volo Patty che era svenuta.

"Cavoli Holly, non sapevo facessi questo effetto!" disse Bruce arrampicato sulla balaustra.

"Non fare lo stupido e chiama un medico!" disse Holly preoccupato.

"Sì capitano, vado!!!"

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18

CAPITOLO 18

Holly stava aspettando che il medico uscisse dalla stanza dove era stata portata Patty. Camminava nervosamente avanti e indietro per il corridoio.

"Holly, consumerai il pavimento" disse Benji.

"Non riesco a stare fermo, insomma cosa faresti tu al mio posto?"

"Non lo so" ammise Benji.

In quel momento il medico uscì dalla stanza e si diresse verso Holly

"La sua fidanzata le vuole parlare" gli disse

"Come sta?" chiese il ragazzo.

"Adesso bene, ma adesso entri, non la faccia aspettare." Lo esortò il medico.

Holly pensò subito al peggio ma si fece coraggio ed entrò, la sua Patty era lì distesa sul letto, pallida ma bellissima.

"Amore, come ti senti?" chiese preoccupato.

"Meglio. Holly avrei dovuto dirtelo prima ma non ero sicura su come avresti preso la notizia."

"Patty, sei malata? E' grave?" chiese Holly visibilmente impallidito.

"Stai tranquillo. Non è niente di grave. Diciamo che tra qualche mese potrei ingrassare visibilmente."

"Devi fare qualche cura?"

"Il medico mi ha detto di non fare eccessivi sforzi, ovvero non saltare più come una matta durante una partita e cose del genere almeno per i primi tre mesi."

"Per i primi tre mesi di cosa?" chiese Holly.

Patty gli prese la mano e la appoggiò sulla sua pancia "Per i primi tre mesi di gravidanza"

Holly rimase stupito dalla notizia poi sorrise e abbracciò Patty.

"Mi hai reso l'uomo più felice della terra. Da quanto lo sapevi?"

"Da un paio di settimane ma avevo paura di dirtelo." Ammise Patty.

"Perché, tanto volevo già chiederti di sposarmi."

"Ma io non lo sapevo! Non volevo che tu mi sposavi solo per il bambino"

"Patty, lo sai che ti amo; perché avevi questi dubbi?" chiese Holly.

"Non lo so, ma adesso va tutto bene!"

"Adesso ti riposi per qualche giorno mentre io organizzo il matrimonio! Devo far venire qui a Parigi i nostri genitori. Fortunatamente i nostri amici sono tutti qui. Mi farò dare una mano!"

"Holly che fretta hai? Possiamo aspettare."

"Preferisci sposarti con il pancione?" chiese Holly sorridendo.

Patty gli sorrise di rimando e disse: "Hai vinto tu! Ma mi raccomando non fare casini. Lascio tutto nelle tue mani"

Holly le diede un bacio "Vado a dare agli altri la bella notizia. Saranno felicissimi di aiutarmi!"

Intanto i ragazzi fuori non sapevano più cosa pensare, il più preoccupato di tutti era Bruce che si era anche messo ad origliare alla porta.

"Come farò senza di lei? Con chi litigo?" si disperava.

Quando Holly uscì Bruce gli saltò letteralmente addosso "Dimmi che non morirà!!!"

"Bruce calmati! Patty sta bene, è solo incita!"

Tutti si complimentarono con il capitano e quando lui espose la sua idea erano già tutti d’accordo a dargli una mano.

Nel giro di una settimana tutto era già organizzato, era stata affittata una vecchia villa poco fuori Parigi, dove si sarebbero svolti sia la cerimonia che il banchetto nuziale.

Patty nella sua stanza d'albergo provò per l'ultima volta il vestito.

"Sei bellissima!" le disse Faith.

Anche Amy ed Evelyn concordarono, Patty all'improvviso chiese: "E' la cosa giusta?"

"Come?" chiese Eve

"Insomma il matrimonio, il bambino. Io ho paura!" ammise la ragazza.

Amy ed Eve non sapevano cosa dirle era la prima di loro che si sposava ed aveva un figlio.

"Non ti preoccupare, il matrimonio con Holly, se non mi sbaglio è la cosa che più desideravi al mondo. E per il bambino è la gioia più grande che può capitare ad una donna. Adesso ti sembra tutto così irreale, ma quando lo vedrai nella prima ecografia e sentirai il suo battito capirai che hai fatto la cosa giusta."

"Ne parli come sa avessi già avuto un figlio" disse Patty.

Faith sorrise, abbassò la testa e disse: "Infatti e così"

Le tre ragazze rimasero sbalordite "Ma se.. insomma dov'è?" chiese Amy.

"E' morto. Un incidente." Faith osservò le amiche e decise che non doveva più nascondere a nessuno il suo passato, così raccontò del suo bambino, del suo Alex.

Alla fine della sua storia, le tre ragazze piangevano commosse.

"Deve essere stato terribile! Insomma tutto quello che hai passato." Disse Eve asciugandosi le lacrime.

Patty soffiò sonoramente il naso rompendo quel momento di tristezza e facendo ridere le amiche.

"Adesso però le damigelle dovranno provare gli abiti!" disse Patty.

"Per forza?" chiese Faith.

"Sei obbligata!"

"Va bene. Ma lo faccio solo perché ti voglio bene."

"Davvero?" chiese Patty stupita.

"Sì. Era da tanto tempo che non avevo degli amici, dei veri amici. Ma adesso ci siete voi e i ragazzi…"

".. e Tom!" terminò la frase Amy.

"E Tom. Se non fosse stato per lui adesso sarei ancora in Giappone a compiangermi addosso."

"Il passato è passato! Adesso guardiamo al futuro. E' tutto pronto per domani?" chiese Patty.

"Fra tre ore partiamo per la villa e domani sarà tutto perfetto. Sarà il giorno più bello della tua vita!" disse Eve.

"Holly, piantala di agitarti e vieni qui che ti sistemo la cravatta!" disse Benji all'amico.

"Non sono un bambino!" protestò Holly.

Tom dal canto suo osservava la scena divertito, erano quasi le undici e fra poco sarebbe arrivata Patty. La madre di Holly e quella della futura moglie avevano già iniziato a piangere dalla commozione e lo sposo stava per avere una crisi di nervi.

"Holly non vorrai tirarti indietro?" chiese Benji.

Tom riportò la sua attenzione verso i due ragazzi. "Ma sei scemo? Voglio sposare Patty e solo che è la prima volta.."

".. e spero anche l'ultima!" disse Tom.

Il piano forte intonò le prime note sulle quali avanzarono le damigelle, i tre ragazzi si zittirono immediatamente e si misero ai propri posti.

Lungo il tappeto rosso arrivarono Amy, Evelyn e Faith che prima di mettersi alla sinistra dell'altare sorrise calorosamente a Tom.

"Altri fiori d'arancio in vista?" bisbigliò Benji a Tom.

"Per il momento no, ma ci stiamo pensando."

Quando Patty apparve alla porta tutti si zittirono, era bellissima nell'abito bianco. Holly si sentì mancare il respiro, tra poco lei sarebbe stata sua per sempre.

Quando le fu accanto il sorriso di Patty fece calmare un po’ Holly, la cerimonia si svolse tra la commozione dei genitori e delle ragazze.

"Vi presento il signore e la signora Hutton" disse il prete agli invitati. "Può baciare la sposa!"

Holly sollevò il velo e baciò Patty, sua moglie.

Per tutto il giorno i ragazzi festeggiarono, Holly e Patty passavano per i vari tavoli a salutare gli invitati, verso sera iniziò la musica.

Il primo ballo era solo per gli sposi, Holly prese la mano della moglie e la accompagnò in mezzo alla sala e iniziò a ballare. La ragazza rimase stupita Holly non sapeva ballare così bene.

"E' il mio regalo di nozze" disse Holly sorridendo.

"Sei stupendo!"

Intorno a loro tutti li osservavano commossi persino Benji si lasciò scappare un sospiro, mentre pensava a come gli sarebbe piaciuto trovare qualcuno da amare e che lo amasse veramente.

"Sono Bellissimi" disse Faith

"No, tu sei bellissima!" le disse Tom.

"Sei sempre il solito esagerato!"

"Balliamo?"

"Come dirti di no?"

Anche loro si unirono alle altre coppie, Faith si osservò intorno, vide solo amore tra Holly e Patty, Julian ed Amy, Bruce ed Evelyn e molti altri. Sorrise felice, finalmente si sentiva completa.

"Amore, perché sorridi?" le chiese Tom.

"Sono felice. Tutto qui."

"Ti prometto che cercherò di far rimanere questo sorriso sulle tue labbra, per sempre."

"Ti amo."

"Anch'io, piccola." Le rispose Tom abbracciandola più stretta mentre ballavano.

"Sai penso che possiamo ridimensionare il fatto del matrimonio."

"Cioè?" chiese Tom guardandola negli occhi.

"Potremo ripensare ai tempi. Insomma si vive una volta sola, perché sprecare altro tempo?"

"Giusto perché sprecarlo?"

"Appena ci sistemiamo qui a Parigi, possiamo riparlarne con più calma." Propose Faith.

"Come vuoi tu, principessa. L'importante è che stiamo insieme."

"Per sempre." Disse Faith poi lo baciò.

Benji vide tutta la scena e disse: "Mio caro Tom, fra poco ci saranno fiori d'arancio anche per te"

 

Finita! Anche questa volta sono riuscita ad arrivare fino alla fine, spero solo che vi sia piaciuto.

Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno recensito la mia fanfic, ho già un mezza idea di non abbandonare la coppia Faith e Tom; quindi spero di riuscire a fare un fanfic che li comprenda. Comunque ci devo ancora pensare.

Ringrazio ancora tutti, un bacio Betty J

 

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