The Baby Gap

di quizasvivamosefp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dettagli ***
Capitolo 2: *** Ritornello ***
Capitolo 3: *** Ponte ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Dettagli ***


Blaine alzò, come al solito, lo sguardo quando la campanella alla porta suonò.

Lo fece perché era il suo  lavoro salutare ogni singola persona che entrava in negozio.

Lo fece anche perché , praticamente, era l’unica volta al giorno in cui interagiva con la gente per qualcosa che non riguardasse l’università.
Blaine sapeva di essere solo.

Tra l’enorme carico di lavoro, le infinite sessioni pratiche, le lezioni e la borsa di studio di cui ha bisogno per prendere i suoi master, riesce a malapena a resistere, riesce a malapena a trovare il tempo di respirare.

Ma quando Blaine alzò lo sguardo questa volta, scoprì che respirare era qualcosa che non riusciva a fare.

Stava sistemando l’esposizione di un espositore sul davanti del negozio quando i suoi occhi incontrarono questo bellissimo sconosciuto.

Ringraziò dio che l’uomo , in quel momento, stesse armeggiando con il suo cellulare, troppo occupato per notare Blaine che lo fissava a bocca aperta.

Poi, finalmente, Blaine riuscì a dargli un balbettante ed esitante benvenuto, con il suo “Salve, come va oggi?”, la solita frase che ha detto così tante volte da essere diventata ormai naturale.

Ma per qualche ragione, in presenza di quest’uomo alto , bello, alla moda e molto attraente, aveva difficoltà a dire altro.

Quando due luminosi occhi azzurri si sollevarono per incontrare i suoi , Blaine sentì il cuore battere più velocemente e fece quasi cadere il piccolo maglione che stava distrattamente piegando e ripiegando ,la cui manica si agganciò al cartellino del suo nome, attaccato al cordoncino che circondava il colletto della sua t-shirt.

Il nuovo cliente gli passò accanto mentre Blaine cercava di fingere di non essere uno sciocco, maldestro ed imbranato che smette di essere efficiente solo perché sta guardando un uomo.

Finì velocemente il compito assegnatogli , guardando un paio di volte oltre le sue spalle per assicurarsi che il ragazzo fosse ancora li e che non avesse avuto un’allucinazione, poi tornò dietro la cassa.

Era un piccolo negozio, quindi non era difficile tenere discretamente d’occhio la persona interessata.

E visto che il suo cervello aveva smesso di funzionare, non riuscì a ricordarsi dove lavorava fino a quando riuscì a schiarirsi la mente e vide l’uomo prendere dei piccoli pantaloncini cachi ed un maglione altrettanto minuscolo da uno scaffale e sollevarli per vedere se si abbinassero bene.

Blaine sentì lo stomaco girare ed il suo cuore iniziò di nuovo a fargli male.

Nello stesso istante in cui l’uomo scosse la testa e rimise tutto di nuovo sullo scaffale, Blaine scosse tristemente la sua per essersi comportato così scioccamente.

“Hai finito di sistemare l’espositore?” una fin troppo familiare voce interruppe i suoi pensieri, così Blaine si voltò a guardare il suo capo.

“Si…penso sia apposto…umm…c’è altro che devo fare, Jeremiah?” chiese Blaine , comportandosi sempre come un perfetto commesso, volendo sempre compiacere.

“No…ma grazie per averlo chiesto… manca circa un’ora alla fine del tuo turno… quindi… perché non ti rilassi semplicemente?”

“Oh… grazie” disse Blaine .

Poi alzò lo sguardo verso il punto dov’era l’uomo, ma rimase male quando vide , invece, una donna di mezza età che cercava di tenere a bada un bimbo, di circa 5 anni, capriccioso, mentre lei faceva compere.

Dopo essersi guardato attorno , cercando in tutto il negozio, realizzò che l’uomo non era più li.

Era una specie di benedizione, quando ci pensò su, perché aveva del lavoro da fare e l’essere distratto da un bell’uomo e, viste le circostanze, anche probabilmente etero con moglie e figli, non era qualcosa di cui Blaine aveva bisogno.

Così lasciò la cassa e si avvicinò alla signora per offrirle il suo aiuto.

La donna sapeva cosa voleva, così Blaine si accovacciò ed intrattenne il bambino irrequieto con alcuni giochini e qualche sciocca canzone.

Presto Blaine riuscì a farlo ridere e sua madre gliene fu immensamente grata e fu molto sollevata.

Era di buon umore quando lasciò il negozio con due grandi borse , piene di vestiti per il piccolo ed anche qualcosa per la figlia più piccola che era rimasta a casa, e per cui Blaine l’aveva aiutata a sceglierne uno.

Una veloce occhiata all’orologio e Blaine realizzò che il suo turno era quasi finito .

Quando staccò, si diresse attraverso il centro commerciale verso il parcheggio vuoto  per poi salire in macchina e fu lì che tutto gli venne in mente.

Un freddo ricordo lo colpì in pieno.

Era solo e sarebbe tornato nel suo appartamento vuoto per dormire in un letto freddo solo per risvegliarsi per le lezioni del mattino dopo e ricominciare la sua solita e triste routine.

Pensò che avrebbe potuto andargli peggio.

Avrebbe potuto rimanere bloccato a lavorare per il Baby Gap per il resto della vita.



La ghiaia scricchiolò sotto le ruote mentre entrava nel parcheggio del suo condominio e poi nel posto numerato assegnatogli ; e, mentre scendeva dall’auto, pensò continuamente alla lista di faccende e di compiti incompleti che doveva assolutamente finire per il giorno dopo.

Lavatrice… i piatti…le bollette…

Finire di trasporre quei tre lavori originali per il suo seminario.

Assicurarsi che il programma delle lezioni fosse tutto pronto per la settimana in cui avrebbe iniziato ad insegnare al corso introduttivo.

E la lista continuava.

Il monolocale di Blaine era abbastanza grande solo per lui, l’unico posto che poteva permettersi col suo ristretto budget.

Non era lussuoso , ma era accogliente ed era, per ora, casa.

Una volta gettati i vestiti in lavatrice, Blaine si affrettò al piano dove tutti i suoi compiti incompleti erano sparpagliati sulla panca o appoggiati contro il leggio.

Cercò in quel casino , trovando proprio quello di cui aveva bisogno e quando si sedette, poggiò le dita sui tasti , sollevò la matita e sfiorò il foglio , ed in quel momento il mondo di Blaine tornò di nuovo in armonia.

Suonò fin quando non finì i suoi compiti poi suonò ancora un po’, perché lì, immerso e perso nella musica , Blaine dimenticava tutte le sue preoccupazioni.

Era lì che Blaine si sentiva di nuovo pieno e completo.

Sapeva di aver preso la decisione giusta nel ritornare all’università per seguire musica, che suo padre sia dannato.

Ed avrebbe sopportato di vivere nel suo minuscolo appartamento , con il suo lavoro di commesso e le sue lunghe giornate nel frequentare lezioni e ad insegnare se questo avesse significato poter vivere la sua passione , essere se stesso ed essere felice.



NOTE

Ed eccoci con una nuova FF...

Un modo nuovo in cui la ns coppia preferita si incontra....

La storia è breve , 4 capitoli in tutto che pubblicherò una volta a settimana... il Giovedì..

E come al solito... buona lettura e spero vi piaccia al punto tale da lasciare un piccolo commento ;)....

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Capitolo 2
*** Ritornello ***


Passarono in paio di settimane e Blaine si aggrappò alla speranza di poter , possibilmente , rivedere l’uomo dagli occhi azzurri, il volto da cherubino ed un corpo mozzafiato , tornare in negozio.

Ma non era comunque preparato quando accadde.

E Blaine non era preparato nemmeno per la persona che lo accompagnava.

Per quanto negasse, i sospetti di Blaine sembrarono confermati quando vide il piccolo bambino , avrà avuto 1 o 2 anni, con i capelli castani, le guance paffute, e grandi occhi neri come il cioccolato.

Blaine sentì il cuore precipitare nello stomaco e venire dissolto completamente dai succhi gastrici... si sentì come se stesse ammalandosi.

Ma non c’era tempo per questo, perché questa volta l’uomo si avvicinò a Blaine, sembrando leggermente perplesso ed irritato.

“Hey… scusa se ti disturbo… tu lavori qui , giusto?”

“Oh… si si lavoro qui… e non disturbi… è per questo che sono qui… per aiutare” riuscì a dire Blaine, senza completamente incartarsi.

“Ho bisogno di un piccolo aiuto” disse l’uomo, abbassando lo sguardo sul piccolo bambino che stava stringendo il suo indice tra le ditina, “ sto trovando un po’ difficile fare compere per Stephen soprattutto visto che ama togliersi tutto alla prima occasione e che cresce troppo velocemente… giuro… qualcuno lo nutre con un “miracle-gro”* o con degli steroidi per bambini”

Blaine rise mentre abbassava lo sguardo sul bimbo che aveva messo il broncio.

“Ma che carino, vero?” disse Blaine, facendo le boccacce al bimbo che si voltò , timidamente, ed affondò la testa nella coscia dell’uomo.

“Potrebbe esserlo” disse l’uomo , aggiungendo poi, “ la mia migliore amica è completamente senza speranza quando si tratta di comprare vestiti, così eccomi qua a farmene carico.”

Blaine si chiese come mai avesse nominato la sua amica ed una piccola speranza che il bimbo non fosse suo, si acese.

“Posso sicuramente aiutarla a trovare qualcosa per lui… è appena arrivata la linea invernale, se vuole darci un’occhiata”

Blaine fece segno all’uomo di seguirlo e così si diressero verso l’espositore accanto al muro.

“Oh… a proposito… mi chiamo Kurt” disse l’uomo  una volta arrivati accanto al tavolo , mentre Blaine cercava tra gli abiti alla ricerca della taglia giusta, e Blaine avrebbe giurato di aver visto un piccolo sorriso sul volto di Kurt.

“Blaine” disse , abbassando lo sguardo per poi sollevare ed indicare la targhetta col suo nome sorridendo.

“Vedo” disse Kurt, sempre sorridendo , gli occhi fissi in quelli di Blaine, decisamente ipnotici, e , quando distolse lo sguardo, Blaine pensò di poter respirare di nuovo.

“Allora, qual è il suo colore preferito?” chiese Blaine, realizzando , una volta averlo detto, che il bambino camminava a malapena e che , probabilmente, non aveva ancora nessuna preferenza.

“Sua madre sembra pensare che sia il giallo ma io penso che fa terribilmente a pugni con la sua carnagione … ha questa cosa con i colori accessi , soprattutto con il giallo perché ha questa mania per le stelle…” Kurt scosse la testa e sospirò, “proviamo qualcosa di più semplice, qualcosa di più naturale; verde, marrone e blu”

Blaine prese una polo azzurro pastello ed un paio di jeans.

“Cosa ne pensi di questo?”

“Hm… “Kurt appoggiò la mano libero sotto il mento, “ è carino , ma penso che serva ancora qualcosa”

“Abbiamo dei papillon” gli offrì Blaine ed il volto di Kurt si illuminò , e quando sorrideva era ancora più bello.

“Sembra elegante ed adorabile… cosa ne pensi Stephen?” Kurt abbassò lo sguardo sul bambino che si aggrappò di nuovo alla sua gamba, fissando con curiosità Blaine.

“Non riesco a dire se sia un si o un no” disse Blaine.

“Di solito non è così timido, ma posso capire perché sia così intimorito da te” disse Kurt, fissando di nuovo Blaine con quei luminosi occhi azzurri e Blaine non riusciva a decifrare la sua espressione , ma pensò che , forse, Kurt stesse flirtando con lui.

Anche se , poteva esserlo solo immaginato.

“S… scusa?” disse Blaine.

“Non dirlo…” ridacchiò Kurt, probabilmente per l’espressione confusa di Blaine, “ Se io fossi un po’ più giovane , sarei intimorito da te”.

Blaine esitò poi prese altre maglietta da suggerirgli.

Un paio di completi dopo , Kurt fu soddisfatto e Blaine lo fece accomodare alla cassa.

“È stato bello parlare con te , Blaine” disse Kurt, prendendo la busta che Blaine gli stava allungando da dietro il bancone.

“Passa una bella giornata “ disse Blaine , mettendo su il suo miglior sorriso da “servizio clienti”, lo stesso che usava con tutti perché non sapeva cos’altro fare.

“Anche tu” disse Kurt, poi si voltò e si diresse fuori dal negozio.

Blaine lo guardò andar via, fissando la sua nuca, le sue spalle larghe, la vita sottile, il suo snello e rotondo sedere; poi fu come se qualcuno gli avesse appena dato un pugno allo stomaco… e faceva male.

Perché non aveva detto qualcosa?

Era stato un tale idiota.

C’era Kurt e Blaine non aveva avuto il coraggio di fargli qualche domanda, di dirgli qualcosa di interessante che potesse farlo tornare o restare più a lungo ; si sarebbe preso a calci .

Avrebbe potuto facilmente chiedergli se Stephen fosse suo figlio ed il mistero sarebbe stato risoldo; ma, forse, Blaine era troppo spaventato della verità, così preferiva rimanere beatamente nell’ignoranza e vivere nella sua fantasia.

Almeno per ora.

  • Miracle gro è inteso come un fertilizzante che farebbe crescere in fretta i bambini.

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Capitolo 3
*** Ponte ***


Blaine diede una seconda occhiata quando Kurt passò davanti al negozio una settimana dopo.

Questa volta senza il bambino e Blaine festeggiò internamente, anche se sapeva che non c’era davvero nulla per cui essere entusiasta.

Ma lo era… era eccitato perché sapeva che sarebbe stato molto più facile parlare con lui senza il piccolo al seguito, e, questa volta, avrebbe fatto tutto bene e non avrebbe soffocato le parole.

Blaine aveva passato gli ultimi giorni a pensare e a ripensare a vari scenari più volte nella sue mente, su cosa avrebbe detto se e quando avrebbe rivisto Kurt.

Ma subito capì che era stato tutto vano, perché Kurt, in realtà, era li fermo davanti al negozio senza però intenzione di entrarvi.

Blaine pensò in fretta, controllò l’orologio e poi si avvicinò a Jeremiah.

“Ci sono problemi se vado in pausa ora?” chiese .

Il suo capo diede un’occhiata nel negozio e poi si voltò verso di lui.

“Si… okay vai…chiederò a Meg di coprirti”

E prima ancora che Jeremiah avesse finito di parlare, Blaine stava già correndo per timbrare il cartellino , ansioso di trovare Kurt e raggiungerlo , sperando, oltre ogni limite, che non si stesse allontanando dal centro commerciale quando lo aveva notato.

Blaine lo vide proprio mentre stava per entrare al Banana Republic , così accelerò il passo fin quando non fu a portata d’orecchio.

“Kurt?” disse, leggermente senza fiato.

Kurt si voltò, le sopracciglia sollevate per la sorpresa e Blaine si chiese , all’improvviso, se Kurt si ricordasse di lui.

“Blaine” disse Kurt, dopo una breve pausa, ”Hey… lavori oggi?”

“Si… ma sono in pausa adesso” esitò, sentendo lo stomaco contorcersi per il nervosismo, “ quindi… ti va… cioè… sto andando a prendermi qualcosa da mangiare… spero che non la trovi una cosa troppo strana …ma… ti andrebbe di unirti a me?”

“Certo” disse Kurt, “mi piacerebbe”

“Ho solo una mezz’ora, ma possiamo prendere un pretzel o qualcosa di simile” disse Blaine, sentendosi un po’ sciocco per non poter offrire qualcosa di meglio a Kurt.

“Sembra perfetto… desideravo proprio prendermi un pretzel al formaggio e sarei andato a prendermelo subito dopo aver fatto qualche altro colpaccio in qualche altro negozio, ma non c’è problema se ne prendo uno ora”.

Si diressero insieme verso l’area ristoro e Blaine infilò le mani in tasca , insicuro su cosa farci.

Aveva 23 anni ed era un professore aggiunto all’università, cristo santo, e si sentiva ancora come un sedicenne al primo appuntamento , nervoso ed imbarazzato;  per lo meno Kurt lo faceva sentire così.

Con soli venti minuti rimasti, presero un tavolo per rilassarsi mentre mangiavano i loro pretzel caldi e Blaine scoprì che Kurt non era per nulla timido ; iniziò immediatamente la conversazione , raccontandogli un aneddoto sui problemi di parcheggio del centro commerciale.

“Quindi… ero seduto li e questo coglione ha letteralmente abbassato il finestrino e mi ha urlato… giuro… la gente è davvero fuori di testa e si comporta come se fosse questione di vita o di morte se dovesse fare dalla loro macchina dieci passi in più nel parcheggio”.

Era solo una schiocca chiacchierata ma Blaine rideva ; il modo in cui Kurt raccontava la storia era così espressiva e piena di vita e Blaine ne era affascinato.

Poi realizzò di non aver ancora detto nulla di quello che intendeva chiedergli.

“Kurt?” iniziò, “posso chiederti una cosa?”

“Certo… cosa vuoi sapere?”

Blaine stava per chiedergli di Stephen, ma pensò che potesse essere troppo presuntuoso da parte sua .

Così optò per un , “ ti ho visto in giro per il centro commerciale , ma dove lavori?”

“Oh… lavoro alla Revival House * qui in città… fanno spettacoli musicali in autunno ed in primavera e sono il capo del reparto costumi e recentemente ho anche fatto il regista”.

“Ma è fantastico” disse Blaine, “amo il teatro musicale; sono stato alla Revival House a vedere alcuni films ma mai uno spettacolo”

“È molto meno affascinante di New York, ma almeno faccio quello che amo…è davvero difficile trovare lavoro li… così… eccomi qua… e non mi secca fare una parodia del “The last 5 years* ” disse Kurt, “ ci penso continuamente.”

Blaine si prese un momento per pensare a quello che aveva scoperto, ma… fu catturato dalla parola New York.

“ Hai… Vivevi a New York?”

“Ho frequentato lì l’università per le arti dello spettacolo… la Nyada… ma sono di Lima però.

A volte bisogna tornare alle proprie radici, credo”

“Si” disse frastornato Blaine, prendendo un morso del suo pretzel e la sua mente iniziò a vagare.

Dopo essersi laureato in economia aziendale , Blaine si era sentito insoddisfatto ed in trappola.

Sembrava che avesse buttato al vento 4 anni della sua vita, così aveva iniziato a farsi domande su un significato diverso della sua laurea.

Aveva passato la maggior parte della sua vita nei cori e a suonare nella sua band al liceo , ma quando era arrivato il momento di andare all’università fu come se avesse gettato via tutto quegli anni, come se li avesse spazzati via nascondendoli sotto al tappeto, come se fossero qualcosa di cui vergognarsi e da dimenticare.

Blaine non aveva mai lasciato l’Ohio, ma era riuscito a trovare un modo per riprendersi parte della sua vita che era veramente importante per lui nonostante tutti i sacrifici che stava facendo per averla.

Così, sebbene le loro esperienza erano molto differenti, Blaine pensava di poter capire completamente da dove venisse Kurt.

“Ora posso farti io una domanda?” chiese Kurt, portando la conversazione su Blaine.

“Non intendo impicciarmi o metterla troppo sul personale, ma… sei andato all’università?”

Blaine fu preso alla sprovvista , ma subito si riprese e cercò di non ridere.

“Si… fatta… o meglio … sono ancora all’università… Lavoro al Baby gap solo nei weekend , se è questo quello che stai chiedendo…. Vado all’OSU… dove al momento mi dedico al mio master in Musica grazie ad una borsa di studio. Ed insegno, alle matricole soprattutto”

“Scuola di specializzazione in musica ed anche insegnante? Bello” disse Kurt, “ Strumentale o vocale?”

“Un po’ di entrambe… per lo più piano e chitarra ma posso suonare quasi tutto… per un semestre ho anche diretto un coro femminile”.

“È davvero impressionante… non lo dico per offenderti ma… lavori al Baby Gap… come mai qualcuno come te con il tuo talento e le tue credenziali , lavora come commesso?”

“Mi servono i soldi”.

Blaine guardò distrattamente l’orologio e poi saltò in piedi quando realizzò che ore fossero.

“Mi dispiace Kurt, ma la pausa è finita… è stato davvero bellissimo parlare con te e poterti conoscere … forse potremo rifarlo qualche altra volta?”

“Si… lascia che ti accompagni al negozio” si offrì Kurt, e Blaine ne fu felice perché non voleva interrompere e far finire il loro tempo insieme in modo così brusco.

Arrivarono davanti l’entrata e Blaine si voltò verso Kurt, “ Mi dispiace… devo solo timbrare e poi possiamo parlare ancora per qualche minuto” e poi sparì.

Kurt girovagò per qualche minuto nel negozio prima che Blaine tornasse, la targhetta del nome abbottonata e sorrideva, quello stesso caldo sorriso di prima.

“Speravo che… forse, potevamo scambiarci i numeri di telefono?” osò Blaine, sapendo che quello poteva essere il momento in cui la verità venisse fuori, così si preparò.

“Speravo la stessa cosa… a dire il vero… speravo potessi essere il mio “+ uno” per qualcosa”

“Da…davvero? per cosa?”

“Beh… sembra che sei davvero bravo con i bambini…e quando sono tornato a casa dopo aver fatto compere con Stephen , sua madre ha continuato a chiedere chi fosse questo Blaine, così mi chiedevo se fossi interessato ad una festa di compleanno… fa 3 anni il prossimo week end.”

“Se posso prendermi la giornata libera… mi piacerebbe molto” disse Blaine.

E non era il suo ideale di appuntamento… ma era felice che Kurt glielo avesse chiesto e che volesse passare del tempo con lui.

“Dovrei darti il mio numero ora e lasciarti tornare al lavoro… penso che il tuo capo ti stia guardando e non voglio metterti nei guai” disse Kurt sottovoce

Blaine si passò una mano sulla tasca come se potesse trovarci qualcosa.

“Non mi è permesso avere il cellulare nel reparto vendite, naturalmente”

“Nessun problema” disse Kurt, “ dammi il tuo numero e ti mando un messaggio con tutti i dettagli della festa”.

Blaine gli snocciolò il suo numero di telefono e Kurt glielo rilesse  per sicurezza.

“Perfetto” sorrise Blaine, “ Spero di rivederti allora”

“In una settimana” lo corresse Kurt, “ci vediamo Blaine”



Quando Blaine timbrò l’uscita quel giorno e prese il cellulare , vide che aveva un paio di messaggi persi, tutti di Kurt.

“Hey sono Kurt!  Posso ammettere una cosa? Di solito non frequent il centro commerciale, speravo solo di poterti rivedere… sono felice di averlo fatto… J

Come promesso, il messaggio successivo conteneva tutti I dettagli per la festa, incluso l’ora , il luogo e un avvertimento che la padrona di casa era vegana, quindi… “ non ti disturbare a portare cibo o altro… vieni solo così come sei”

Blaine poteva farlo.

Dopo anni passati a fingersi qualcun altro, dopo essersi riscoperto, Blaine era davvero bravo ad essere esattamente chi era e nulla di più o meno.



 
  • Revival House è un cinema/teatro dove vengono rappresentati solo vecchi film o classici.


Ed eccovi il 3 e penultimo capitolo... volevo scusarmi per il ritardo, ma sono ancora alla casa al mare ed ho avuto un pò di problemi sia col pc che con la linea...

Domani si torna a casa e giovedì ci sarà l'ultimo capitolo , promesso!!

Buona lettura...

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Era una piccolo festa in giardino in una bella giornata di sole autunnale e quando Blaine arrivò , con la chitarra in mano , Kurt si affrettò a salutarlo e lo presentò a tutti: a suo padre, la sua matrigna, e molti dei suoi amici, ed anche alcuni suoi insegnanti del liceo, e Blaine cercò di fare attenzione per ricordare il nome di ognuno di loro.

“Devo aiutare con un paio di cose… torno subito” gli disse Kurt, e Blaine poteva dire che Kurt stava scorrazzando avanti ed indietro , probabilmente aveva organizzato tutto lui ed ora si stava assicurando che tutto filasse liscio.

Kurt prese la chitarra dalle mani di Blaine e la portò in casa, lasciando solo Blaine che si sentì quasi nudo e senza un appiglio.

Blaine si mise in disparte , sentendosi fuori posto, e poi Stephen lo vide e lo salutò con la manina.

Il bimbo stava giocando con un’adorabile bimba dai capelli ricci e biondi che sembrava avere 7 o 8 anni, e poi Blaine vide un altro paio di bambini, uno con dei capelli rossi molto ben evidenti.

Uno degli amici di Kurt vide Blaine li da solo , Noah, se ricordava bene, che lo chiamò dal gruppo che si era formato sotto un albero in un angolo del giardino.

“Vieni… unisciti a noi… gli amici di Kurt sono nostri amici” disse Noah e Blaine si sentì un po’ più a suo agio.

“Beth è stata assolutamente un incubo stamattina” raccontò Quinn al resto del gruppo, riprendendo la conversazione che stavano avendo prima che Blaine si unisse a loro, “ non voleva alzarsi dal letto o farsi il bagno, e poi non sono riuscita a farle mangiare nulla… ho scoperto che non voleva venire alla festa”.

“Quale bambino non vuole andare ad una festa di compleanno?” aggiunse Noah.

“Vero? È davvero molto strano… ma penso che lei è più grande degli altri bambini e questo potrebbe non essere così divertente per lei”

“Scusami… Blaine giusto?” una piccola brunetta li interruppe, “ Sono Rachel Berry la mamma di Stephen , e la padrona di casa che ha organizzato questo bizzarro raduno … sono felice che sei riuscito ad unirti a noi”

“Grazie per avermi invitato” disse Blaine.

“Kurt mi ha detto che sei un musicista e poi ho visto che hai portato con te la chitarra”.

“Oh si… scusa.. avevo semplicemente pensato che forse potevo suonare qualcosa per i bambini”

“Non scusarti, penso sia un’eccellente idea!” Rachel sorrise , afferrò il braccio di Blaine e lo strinse gentilmente prima di ritirare la mano, “ quando si tratta di musica e di esibizioni , sei sicuramente in ottima compagnia”

“Sono tornato” disse Kurt, avvicinandosi a Rachel, “ mi dispiace per questo… dovevo assicurarmi che i cupcake fossero tutti glassati e pronti per essere serviti”

Rachel avvolse le braccia attorno ad un braccio di Kurt, fece scivolare la mano nella sua ed appoggiò la testa sulla sua spalla e Blaine sentì lo stomaco contorcersi per il disagio a quella dimostrazione d’affetto.

Quella era la madre di Stephen, la donna di cui Kurt parla molto, e Blaine cominciò davvero a vedere la somiglianza.

Guardò Rachel e Kurt e vide quanto vicini fossero e si sentì di nuovo confuso e leggermente nauseato.

E fu li che capì di non sapere praticamente nulla di Kurt e del suo passato, sa solo dove è andato a scuola ed dove lavora attualmente.

Era quasi sicuro che Kurt fosse gay e che avesse flirtato con lui, ma ora non era più sicuro di nulla.

Ora Blaine pensa che forse questo non era nemmeno un appuntamento.

Forse Kurt era stato solo amichevole quando lo aveva invitato.

Poi pensò che forse Kurt fosse bisessuale.

Non c’era nessun anello al suo dito né su quello di Rachel, così Blaine nutre la speranza che Kurt sia stato una volta con Rachel, hanno fatto un figlio e poi si sono lasciati o forse non si sono mai sposati.

Non è una cosa inusuale.

E forse si sta solo arrampicando sugli specchi, ma Blaine davvero spera che sia questo il caso.

Poi ancora, c’era la possibilità che Rachel fosse una surrogata , la madre biologica del figlio di Kurt da una passata relazione e Blaine davvero non sapeva come sentirsi su questo.

L’immaginazione di Blaine era ormai fuori controllo quando Kurt catturò la sua attenzione. 

“È il momento della torta e dei regali.. vuoi unirti a me, Blaine?” Kurt gli offrì il braccio e Blaine si sentì combattuto, fissandolo con aria assente mentre prendeva in considerazione il significato del gesto.

Alla fine prese il suo braccio, facendo scivolare il suo attorno a quello di Kurt, e si avviarono dov’erano seduti i bambini.

“Allora… Stephen…” iniziò Blaine ma Kurt lo interruppe.

"Sondheim e Schwartz*… non è riuscita a sceglierne uno in particolare.”

“Aspetta… cosa?”

“Oh dio… pensavo stessi per chiedermi per quale motivo avesse quel nome… mi dispiace tanto per averlo pensato… immagino di avere il teatro musicale sempre in testa… cosa stavi per chiedermi?”

“Nulla… era questo quello che volevo sapere” mentì Blaine, realizzando che Kurt aveva anche Rachel sempre in mente, non mancando di menzionarla ancora una volta.

Kurt gli lanciò uno sguardo dubbioso e poi riportò la sua attenzione ai bambini.

Blaine si unì quando cantarono Buon Compleanno, ma quello che provava era il contrario di essere felici a quel compleanno e cominciò a rimpiangere di essere venuto in primo luogo.

Stephen stava mangiando il suo cupcake e Blaine notò che stava indossando uno dei completini che aveva aiutato Kurt a scegliere e che, in quel momento, stava diventando davvero sporca, macchiandosi di glassa la parte davanti della maglietta.

“Non è certamente come suo padre” commentò Blaine.

Kurt sbuffò come se stesse cercando di trattenere una risata e poi si voltò a guardare Blaine.

“Scusa?”

“Non è come te… sai… il modo in cui tratti i tuoi vestiti... sei sempre così raffinato e composto , quindi avevo pensato che lui non è… lascia stare” Blaine voleva solo fare una battuta con il suo commento, ma Kurt non stava reagendo come si era aspettato.

Questa volta Kurt scoppiò a ridere, scuotendo la testa mentre cercava di riprendere fiato.

“Woah…Blaine, Stephen non è mio figlio… hai pensato… aspetta… davvero hai pensato che Stephen fosse mio figlio per tutto il tempo?”

“Beh… una specie? Si… l’ho pensato” ammise Blaine, sentendosi arrossire ed abbassò la testa imbarazzato.

 “Rachel è meravigliosa e tutto , ma ti assicuro che questo accoppiamento non potrebbe mai funzionare… sono gay, Blaine, e Rachel ha troppi estrogeni per  far eccitare le mie parti basse… oltre altre cose che ci rendono completamente incompatibili”

“Oh” disse Blaine, iniziando anche lui a ridere e si sentì sollevato, “è solo che , beh, voi due siete così uniti , e sembra che tu sia sempre con Stephen e ti prendi cura di lui ”

“Hai ragione, lo faccio… vedo perché tutto questo può creare confusione… mi dispiace per questo… Stephen è mio nipote, non mio figlio… il fatto è che , suo padre, beh… vedi… non è più in giro”

“Oh , mi dispiace di sentirlo… chi lascerebbe un così bel bambino?”

Kurt rimase zitto per un momento.

“Non li ha lasciati… suo padre è morto” spiegò Kurt, “ era il mio fratellastro … non stavano insieme a quel tempo…Rachel gli ha tenuto nascosta la gravidanza, così non si sono mai riconciliati… e penso che questo la uccida ogni giorno... perché lo amava così tanto.

Gli volevo bene e mi preoccupo davvero di Rachel, così sono intervenuto.

È la ragione principale per cui sono tornato in Ohio, ma non voglio che Rachel lo sappia o che si senta in colpa per questo”

“Kurt… questo è… questo è davvero ammirevole” disse Blaine, commosso.

“Non sono un eroe… era solo la cosa giusta da fare. 

Mio padre e la mia matrigna gli vogliono un bene da morire e lo viziano, così ha abbastanza amore da tutti noi”.

Blaine e Kurt rimasero in silenzio per un po’ e Blaine cercò di processare tutte le novità, non sapendo cos’altro dire.

Ma Kurt sembrava stare bene e da quello che Blaine aveva visto ne erano usciti più forti nonostante la perdita.

Blaine provò molto più rispetto per Kurt, e voleva sapere, più di qualsiasi cosa, cosa stesse accadendo tra loro.

“Ascolta Kurt. Mi piaci … mi piace molto… ti prego , ho bisogno di sapere… mi hai invitato qui… doveva essere tipo un appuntamento? Voglio solo essere sicuro di tutto , perché non penso che siamo partiti col piede giusto”.

“Si” disse Kurt, sospirando pesantemente, “ doveva essere un appuntamento, e so che questa è una patetica scusa per un appuntamento… è solo che è passato un po’ di tempo dall’ultimo appuntamento e ho dimenticato come fare le cose correttamente.

Così ho deciso di invitarti ad una festa di compleanno di un bimbo di tre anni, perché è la prima cosa a cui sono riuscito a pensare e volevo passare del tempo con te in qualsiasi modo avessi potuto”.

“Ne sono lusingato, credimi… mi fa piacere che tu mi abbia invitato per qualcosa di così intimo con la tua famiglia e gli amici più cari, e non penso che sia patetico… non mi importa… e ammetto che in qualsiasi modo avessi potuto passare del tempo con te… se me lo avessi chiesto avrei detto di si…anche se mi avessi invitato all’ora della favola in biblioteca, ti avrei detto di si” disse Blaine , ridacchiando al pensiero.

“Dio… sei come un sogno che diventa realtà… Wow… l’ho davvero appena detto? Mi dispiace…solo non sai quanto sia difficile per me non lasciarmi sfuggire quanto bello tu sia e  quando ho scoperto che eri un musicista e che eri bravo con i bambini… il mio cuore stava quasi per esplodere.

E l’ho rifatto…

Ma Blaine, mi piaci davvero anche tu e visto che ho davvero fallito  tutta l’intera faccenda… che ne dici se ricominciamo?”

“Penso… mi piacerebbe… dobbiamo essere aperti ed onesti da qui e da ora “.

Kurt allungò la mano e Blaine la prese, anche se in realtà non le stavano stringendo; erano li uno davanti all’altro le mani strette tra loro.

“Ciao… mi chiamo Kurt Hummel. Mangio , dormo e respiro il teatro… non ho nessun figlio, sono totalmente gay e totalmente single e disponibile… penso che tu sia terribilmente affascinante e mi piacerebbe offrirti un caffè qualche volta”.

“Woow…um.. e come faccio?” scherzo Blaine passandosi una mano tra i capelli fino al collo, “ Sono Blaine Anderson, la musica scorre tra le mie vene, anche io sono single e molto solo, e mi piacerebbe molto prendere un caffè con un bellissimo sconosciuto dagli accattivanti occhi azzurri ed un sorriso che illumina una stanza… almeno, c’è molto più luce da quando è entrato nella mia vita”

“Cosa ne dici di oggi? Quando la festa è finita, possiamo andare al Lima Bean, se per te va bene”

“Va più che bene… sembra perfetto”.

L’attenzione di Blaine viene attirata da Stephen che trotterellava verso di loro e non poté trattenere una risata quando Stephen gli lanciò un sorriso al cioccolato.

“Hey Stephen, ti stai divertendo?” chiese Blaine, accovacciandosi un po’. 

Stephen annuì.

“ Mi sto divertendo molto… puoi giocare con me , Blaine?”

“Oh io…” la domanda del bimbo scaldò il cuore di Blaine; era la prima volta che non fosse troppo timido da parlare con lui.

Blaine guardò Kurt, una domanda negli occhi.

“Quindi… che ne dici della chitarra? Non puoi prenderci in giro così portandola senza suonarci nulla” disse Kurt, dando una leggera gomitata a Blaine.

“Certo… andiamo Stephen… ho un regalo per te… ma dobbiamo sederci così posso condividerlo con te” disse Blaine.

Stephen sussultò e spalancò gli occhi e la bocca.

“Altri regali” strillò.

“Si” disse Blaine ridendo, “ ti suonerò qualche canzone… ti piacerebbe?”

Stephen annuì vigorosamente ed avvolse la braccia attorno alla gamba di Blaine, stringendola in un abbraccio.

“Lasciami prendere la chitarra e poi andiamo a suonare”

“Sii”

Kurt guardò i due interagire ed il suo sorriso era così aperto e luminoso da fare quasi male.

Guardò Blaine con suo nipote e realizzò che Blaine sembrava adattarsi bene alla loro piccola e bizzarra famiglia, in modo così indescrivibile e perfetto.

Kurt non sapeva cosa riservasse il futuro o se la loro relazione potesse funzionare, ma sapeva che voleva continuare ad avere Blaine intorno fin quando possibile.





NOTE

Sondheim e Schwartz sono due compositori 

Ed anche questa è finita... tornerò presto con una nuova storia... ( e tante altre di altri autori)...

Froda/Simona

Ringrazio le persone che hanno commentato e farò sapere all'autrice che le sue storie piacciono anche a noi italiani!!! ^__^

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