Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Shaz guardò il corpo riverso a terra e non potè impedire ad
una lacrima di uscirle furtivamente dagli occhi.
Vi gettò sopra un fiore e ripose la pistola nel giubbotto di
jeans che le teneva fin troppo caldo.
Il cellulare ronzava leggero nella tasca dei
jeans...i jeans che indossava al concerto degli U2… i jeans con i quali aveva
arrestato Vic a suo tempo….devo buttarli prima o
poi...devo liberarmene.
“Si?” ripose secca e diretta.
“Shaz, hai finito? Se sei ancora da
quelle parti, potresti fare un salto al parco e stendere un tipo?”
La voce pacata di Jesus risuona
piacevolmente nell’orecchio della ragazza.
“Come no? Descrivimelo” gli disse meccanicamente senza
traccia di calore nella voce.
“Sei sicura?”
“Se ti ho detto di si..”
Stette ad ascoltare la descrizione fisica dell’uomo, seduta
su un cartellone basso di ferro che pubblicizzava un nuovo film al cinema. Le
era venuta voglia di andarlo a vedere ma ancora non si decideva. Non sapeva a
chi domandarlo sebbene avesse l’imbarazzo della scelta, da quando abitava alla
Villa con gli altri.
La novità aveva entusiasmato gli animi dei suoi abitanti
anche se Shaz passava più tempo in giro astendere gente che con loro a cazzeggiare
Jesus la chiamava sempre per prima, quando c’era bisogno di
spostarsi. Lei non si lamentava mai e non faceva storie.
Era cambiata completamente e certe volte anche Jack col
quale aveva continui scontri fisici a boxe, si stupiva di trovarla a fare yoga
da sola nella palestra.
Shaz lavorava ancora come poliziotta. L’avevano riassunta di
corsa, dopo essere stata scagionata dalle accuse.
All’inizio quasi si vergognava, a
presentarsi al commissariato in quelle condizioni pietose. I suoi
colleghi erano stati tutti molto gentili con lei, così gentili da farle venire
la nausea.
Solo lavoro d’ufficio, per un pò. Lei l’aveva richiesto
espressamente. Si metteva seduta alla scrivania e non si alzava neanche per
mangiare. Finiva regolarmente le scartoffie, tanto che Drake si stupiva sempre
di trovare i suoi rapporti ordinatamente compilati sulla scrivania.
Felix passava sempre a trovarla, così come tutti gli altri,
e lei rispondeva a monosillabi, scoraggiandoli dal continuare.
L’agente della Buoncostume era
l’unico intestardito che l’accompagnava anche a trovare Alex in ospedale.
Lui non si riprendeva e lei moriva ogni giorno di più.
E quando decideva di essere ‘morta’ al punto giusto, andava a lavorare per Jesus.
Si piantava davanti a lui con le mani nelle tasche dei jeans e aspettava, finchè per togliersela di torno non
la spediva lontano anche miglia da casa. In quei casi Shaz mostrava regolare
richiesta di ferie a Drake che l’accontentava in tutto e per tutto.
Aveva imparato a camuffarsi perfettamente, a cambiare di
personalità, a calarsi in tutti i possibili personaggi…pur di non tornare nella
propria pelle.
Alex si era svegliato il 15 aprile, giorno in cui spendeva
un pallido sole primaverile che scaldava appena la pelle.
Shazzer era al massimo della felicità. Erano tornati insieme
ma era stato poco, troppo poco. Ogni volta che la guardava, Alex non riusciva a
fare a meno di ricordare; il suo volto tumefatto era una prova dell’incubo che
avevano vissuto in quei giorni.
Il loro rapporto si era raffreddato del tutto fino a
spegnersi completamente. L’aveva lasciata così...semplicemente. L’aveva
guardata un’ultima volta abbozzando un sorriso di circostanza, desideroso solo
di andarsene al più presto.
Lei l’aveva osservato chiudersi la porta
alle spalle e in quel momento il suo cuore si era barricato, isolandosi
completamente da qualsiasi interferenza del mondo esterno.
Quella sera arrivò al parco, fece quello che doveva fare e
poi tornò a casa in silenzio, sempre con quell’espressione vacua e assente che
si portava appresso da tre mesi.
Bussò delicatamente allo studio di Jesus e lo trovò super
impegnato in una partita al computer. Aggirò la scrivania e sorrise vedendolo
alle prese con GTA.
“Vice City o San Andreas?” domandò proprio nel momento in cui il suo capo si
schiantava contro un odrante con la macchina.
“Merda! E mi era anche scaduto il
tempo!” esclamò schioccando le dita di una mano. Guardò Shaz che accennava un
piccolo sorriso e le indicò lo schermo, sperando in una risposta affermativa “vuoi fare una partita?”
Lei scosse la testa e sospirò, staccandosi dalla sua sedia
sulla quale era mezza piegata. “Meglio di no. Se lo
finisco prima di te, chi ti sente” ridacchiò senza neanche guardarlo.
Jesus l’aveva già notata questa cosa.
Difficilmente Shaz dava realmente retta a
qualcuno, da tre mesi a quella parte. Difficilmente guardava una persona
negli occhi.
Sempre assente… se fosse caduto stecchito di fronte a lei,
la ragazza si sarebbe limitata a scavalcare il suo corpo e tornare a dedicarsi
tranquillamente ai propri affari.
“Tutto fatto” gli disse prima di uscire dallo studio
guardando il pomello della porta. “Se hai altro da
farmi fare, dimmelo. Se sto ferma mi annoio” mormorò
distratta.
Jesus la guardò giocare con la zip
del giubbotto che portava sul braccio e strinse un attimo il labbro inferiore
fra i denti. “Shaz…torna qua, siediti un attimo”
Lei annuì senza guardarlo. Si sedette sulla poltrona e aspettò
che parlasse. Ramanzina in vista?
Restò stupita quando s’inginocchiò davanti a lei e le prese una mano “Guardami, fai questo sforzo”
Lei sollevò lo sguardo, incontrò i suoi occhi azzurri e si
sentì nuovamente in colpa.
“Non è colpa tua se Maret se n’è andata” scandì per bene le
parole, sebbene sapesse che lei a malapena lo ascoltava.
“Ti stanno bene le lenti verdi” le disse notando le lenti a
contatto colorate che aveva indossato prima di uscire per il
‘lavoro.’
“Grazie. Posso andare?” gli chiese gentilmente senza alcuna inflessione nella voce.
Sciolse la mano dalla sua presa e si tolse la parrucca
bionda che indossava. Sotto, la crocchia dei suoi capelli neri come la notte,
stava soffrendo per il giogo delle migliaia di forcine che tenevano ferme la chioma
ribelle arricciolata.
In un momento di pura follia, si era tinta i capelli di un
nero violaceo che le facevano risaltare la pelle bianchissima.
E dulcis in fundo, una bella permanente
che aveva trasformato i suoi capelli sempre leggermente mossi, in una cascata
di riccioli setosi.
Strana contro - reazione che Jesus
non aveva preventivato. Si aspettava urla, distruzione di soprammobili, porte
sbattute e risse con Jack, memore delle ire funeste di Maret che si fermava -
fortunatamente - ai soli scontri verbali con gli altri abitanti della Villa.
Nulla di tutto questo era accaduto…o almeno NON era accaduto
in quella casa. Per quel poco che la conosceva, la donna aveva sempre
dimostrato un carattere focoso e irascibile…se stava così male da non riuscire
neanche a prendersela, all’ennesimo gelato al cioccolato finito, voleva dire che
era proprio annichilita dal dolore…e da qualcos’ altro che Jesus non riusciva
ad afferrare pienamente e al quale non voleva dare un nome, per il timore che
la domanda che barcamenava nella sua testa, trovasse
finalmente una risposta.
Per lo meno non si
lasciava andare, pensò quando la vide con il nuovo look...non come me.
I suoi capelli dorati, erano ricresciuti
in una discreta coda e gli occhi, una volta così limpidi, erano
perennemente cerchiati dalla stanchezza e dalle occhiaie. Una mattina si era
guardato allo specchio e aveva scoperto tre capelli bianchi e qualche ruga
nuova. Così aveva rinunciato del tutto a farsi la barba.
Il pizzetto diventava sempre più folto e copriva la smorfia
amara che periodicamente deformava la sua bocca, in serate tristi e solitarie.
Non usciva mai dalla Villa: solo una volta si era spostato personalmente per
fare un favore a Rowan.
Shaz l’aveva guardato sprofondare nell’apatia e si era limitata
a restare in silenzio.
Solo una volta aveva dimostrato il suo disappunto: quando
l’aveva beccato a scolarsi tutto il minibar. Gli aveva tirato un cazzotto, al
quale Jesus aveva risposto con un sonoro ceffone dettato più dalla sorpresa che
dalla rabbia e il litigio silenzioso era degenerato in un rissone che aveva
fatto accorrere i ragazzi al rumore di vetri rotti.
“Ma che cazzo state facendo?!”
L’esclamazione di Rex li aveva fatti voltare come due furie
contro di lui e il ragazzo si era ritrovato a fissare
la porta chiusa a chiave mentre il rumore, i tonfi e le imprecazioni
proseguivano,lasciandolo confuso di
fronte ad una tale sceneggiata.
Il diverbio era finito alla pari: Jesus si era trascinato
contro un muro, appoggiandosi stanco contro di esso e
Shaz l’aveva raggiunto, massaggiandosi un nuovo livido che l’uomo aveva
guardato con una smorfia di disprezzo e colpa verso se stesso. L’aveva
abbracciata con forza, passandole l’unica bottiglia rimasta integra nel loro
scontro e mormorando uno ‘scusa’ roco al quale la
donna aveva risposto con un’alzata di spalle.
“Sarebbe successo prima o poi”aveva decretato attaccandosi alla bottiglia e
mettendogliela in mano con un gesto secco. “Lo sapevamo entrambi”
Jesus annuì dentro di se posandola da una parte e restando a
guardare quel livido che faceva urlare indignata la sua coscienza “Scusami…non alzo le mani sulle donne ma mi hai fatto proprio
incazzare!”
Shaz si era voltata di qualche grado, facendo spallucce e mormorando
‘quanto fosse figlio di puttana a non averla chiamata
per avvelenarsi un po’ insieme.’
Jesus aveva sospirato sedendosi meglio e tirandola contro di
se: la rabbia che provava verso di lei era scomparsa. Inconsciamente le dava la
colpa della sparizione di Maret anche se sapeva la triste verità. Si era
sforzato di essere razionale, ma alla fine aveva ceduto
alla parte impulsiva del carattere che aveva ereditato dalla madre e che non
era molto diversa da quella impetuosa di Shaz.
Quel corpo caldo e morbido accanto a se, era stata una
tentazione troppo forte a cui resistere. Aveva voltato la testa, guardandola
negli occhi per qualche istante. Shaz lo stava fissando allo stesso modo,
irrigidendosi alla stretta che andava accentuandosi sempre di più.
“Non ci pensare neanche” aveva mormorato la donna
scostandosi bruscamente. “Non sono Maret”
“Mai pensato” aveva riposto lasciandola andare con un
sospiro profondo e vergognoso…cristo santo come sono ridotto male!
Si tolse le forcine lentamente, raccogliendole nel palmo
della mano e scosse la testa, facendo una smorfia per il fastidio di un capello
tirato.
Si alzò in piedi e ficcò le mollettine
nella tasca dei jeans, abbozzando un sorriso e un ‘buonanotte’ a mezza bocca.
“Shaz..”
La voce di Jesus la ferma nuovamente.
“Votan è tornato”
La ragazza restò immobile a quelle parole, stringendo in una
mano la parrucca e nell’altra il giubbotto.
Annuì, chiuse la porta alle sue spalle e scese i gradini di
legno che odoravano intensamente di olio.
C’è del rumore in cucina.
Posa le sue cose su un ripiano e si affaccia nella stanza.
Votan se ne sta lì a mangiare un tramezzino, leggendo una
rivista con i piedi su tavolo.
Ha i capelli neri…come
mai?
Resta a fissarlo assolutamente immobile,
sentendo qualcosa dentro che si muove, facendole male.
Lo scricchiolio della spalla contro lo stipite che Rex è
riuscito ad incrinare, sbattendoci contro con la sedia, durante un’accesa
discussione con Jack, richiama l’attenzione dell’uomo che alza gli occhi in
fretta, restando a metà di un boccone.
Una rasoiata sul cuore di Shaz.
La osserva col viso impassibile. Ingoia il tramezzino e la
guarda con aria sarcastica. Shaz entra nella cucina e si dirige verso il frigo,
scoprendo con disappunto che l’acqua frizzante è finita.
Apre il rubinetto e riempie un bicchiere d’acqua, rabbrividendo
sotto i colpi di quelle lame che si conficcano nella schiena.
“Che ci fai qui?”
La sua voce fredda e dura la trapassa da parte a parte. Le
gambe le tremano e si appoggia al lavello dandogli le spalle. “Ci lavoro”
Ode il fruscio della rivista che viene
gettata su tavolo: un lungo rumore cartaceo che rompe il silenzio.
“Stronzate”
Shaz non gli risponde. Si limita a posare il bicchiere sul
ripiano e a passargli accanto con aria distratta.
Un’altra rasoiata.
Si dirige in salotto, riprende le sue cose e si avvia verso
la camera da letto perennemente in disordine.
Appena entra, sente qualcuno che la spinge dentro e la porta
che viene sbattuta alle sue spalle.
Non fa una piega.
Si volta a guardare Votan che la fissa incredulo. “Come
sarebbe a dire che lavori qui?!”
Shaz annuisce tranquillamente. Infila le mani nelle tasche
posteriore dei jeans e borbotta a bassa voce che è il
suo secondo lavoro.
Il sorriso che si allarga sul volto di Votan
la lascia perplessa “me la voglio proprio vedere tutta, questa! Quant’è incazzata la scimmia urlatrice per la tua presenza?”
Shaz fissa il ripiano delle creme e si muove verso di esso, per chiudere un paio di boccette che ha avvitato male
prima di uscire. “Maret se n’è andata”
Quella frase lo fa smettere di gracchiare come un folle.
“Ha perso il bambino e se n’è andata. Ha lasciato Jesus.
Evita d’uscirtene di fronte a lui con una battuta del genere” lo avverte con
voce atona.
“Oh...merda”
Adesso non parla più. La guarda seriamente preoccupato. “Ehi
ragazzina..” Mormora avvicinandosi a Shaz che sta
mettendo a posto una maglietta lasciata sul letto.
“TU come stai?”
“Bene. Alex è uscito dal coma e mi ha mollato perché non
riusciva più a sopportare la mia presenza” risponde asciutta aprendo l’armadio
e afferrando una stampella.”Mi passi quella camicetta?”
La sua voce incolore lo lascia allibito.
Guarda la camicetta sul letto e poi guarda lei. La prende
con due dita e gliela allunga lentamente. Shaz la afferra e nel momento in cui
le loro dita si sfiorano, la mano le trema e la lascia cadere a terra. Si china
a raccoglierla e gli volta nuovamente le spalle.
Sente delle continue rasoiate che la colpiscono e le
strappano via brandelli di pelle dalla schiena.
Quando lo sente avvicinarsi, si
volta e lo sorpassa agilmente.
Per un momento ha respirato troppo forte e l’odore del suo
dopobarba le ha riempito le narici solleticandole
quella ‘cosa’ che tiene fermamente sepolta dentro di
se.
“Ti fermi un attimo?”
“Ti dispiace andartene? Stasera ho ammazzato due cristiani e
avrei bisogno di riposare” gli dice con voce stentata aprendogli la porta e
continuando a mettere a posto i campioncini di profumo che deve decidersi a
buttare prima o poi, tanto non li metto, che li tengo a fare?
Votan si dirige piano verso la porta, stentando a
riconoscere in lei la pazza frignona di alcuni mesi
prima.
“Se ti serve qualcosa...chiamami” mormora
con tono grave. Shaz percepisce una nota stonata. È troppo preoccupato. E da quando in qua? Sono
stata mesi senza di te, me la so cavare benissimo da sola.
“Certo, come no” mormora con voce incolore…un chiaro
messaggio di stare fuori dalle palle.
Terzo e ultimo atto, neanche nel Padrino scassavano
così! Una fictmolto più
romantica e introspettiva delle precedenti, una storia che tutti possono
leggere anche senza avere letto le prime. Sia chiaro: il rating è PG13, ma
tanto lo so che mi toccherà cambiarlo!Come tema portante, abbiamo gli aforismi
di JimMorrison:ho trovato una discreta raccolta, reperibile su Internet
che mi ha ispirato tantissimo, idem per Il
diario di Claudine di Isabella Santacroce, la mia
dea!
ps:
'Votan Unsaid' è lo spoiler di questa fict, sarebbe carino leggerle prima, così vi fate un’idea
di cosa stesse facendo Votan mentre tutti piangevano e si disperavano(se la divertiva, mica è scemo!).
Una macchina sportiva sfreccia fra le strade notturne
Rew: due ore prima
La macchina sportiva sfreccia fra le strade notturne. Il suo
conducente continua a picchiare impaziente il dito sul volante di pelle scura.
La musica che diffonde dalle casse del Kenwood,
è abbastanza malinconica da far si che i suoi occhi
perennemente freddi si addolciscano quel tanto che basta da sembrare quasi
umani.
Probabile relazione.
Scomparsa…tutta assurdità! Non può essersene andata, non ci credo neanche se lo
vedo, pensa irrequieto, innestando con rabbia la quarta. Il rettilineo è
deserto ma sta per entrare in città; abbassa i giri del motore e alza la
musica.
Sorpassa il ponte e s’immette nel traffico cittadino; svolta
a sinistra dirigendosi verso il lato ovest della città.
Osserva minuziosamente il paesaggio attorno a se. Non ci
sono stati cambiamenti in quei tre mesi. L’albero che pende sull’asfalto è
sempre li. Quando cadrà combinerà un macello e qualcuno ci
rimetterà la pelle, pensa con una smorfia. Sorpassa a tutta velocità la
macchina di due sbarbatelli che guidano lentamente e in maniera approssimativa.
Principianti! Pensa inchiodando al
semaforo rosso vagamente irritato.
Appoggia il gomito fra la portiera e il vetro, sfiorando la
fronte e gli occhi assonnati con tre dita. Volta distrattamente
la testa a sinistra, osservando una coppietta sul marciapiede che si tiene per
mano e si scambia qualche bacio a fior di labbra.
I clacson dietro di lui, lo distraggono dal quadretto
idilliaco che si è impresso nella sua mente. Riparte svoltando sulla destra,
infilandosi in una stradina privata. D’ora in poi non incontrerà più nessuno.
L’SLK sobbalza su un dissuasore
della velocità che Jesus ha fatto creare apposta per evitare agli spericolati
come lui di sbucare all’improvviso, rischiando di mettere sotto qualcuno.
La stradina di apre su uno spiazzo
ben curato su cui sorge la Villa.
Il giardino all’inglese ha l’erba perfettamente tagliata,
gli alberi sono in fiore e i cespugli di rose sono ..veramente fantastici, pensa stupito. Ma che gli danno, a quelle piante?
Oltrepassa il cancello elettrico, notando con un certo
disappunto che la lunghezza d’onda del telecomando non è stata cambiata. Non è da Jesus. Guida lentamente verso
il parcheggio, anche se la prima idea è stata quella di lasciare la macchina in
mezzo, per rivendicare la sua presenza.
Il parcheggio è pieno, segno che i suoi colleghi non sono
impegnati in qualche missione.
C’è una moto appoggiata in un
angolo…sembra quasi che voglia nascondersi in mezzo a quel
concessionario privato.
Qualche nuova passione
di Jack, pensa sigillando elettronicamente la Mercedes.
Esce dal garage camminando bruscamente verso la casa, la
valigetta stretta in mano. Il viso è duro, il nervosismo
scorre sotto pelle come un fiumiciattolo in piena.
Getta un’altra occhiata al cespuglio di rose. Bianca o rossa? Pensa indeciso.
Probabile relazione.
Quelle due semplici parole risuonano violentemente nella sua
testa. La scuote, stringendo la presa sulla valigetta e accelera il passo. Il
portone è aperto.
Il maggiordomo lo sta aspettando con un sorriso.
“Bentornato, signore” mormora prendendo la giacca leggera che indossa.
“Ciao Chuck” mormora a bassa voce, ignorando la mano tesa
verso la valigetta e lasciando cadere a terra la sacca da viaggio che pesa più
del solito, segno che la carta di credito è stata brasata durante la vacanza.
“Il padrone di casa?”
“Nel suo studio, signore” afferma con la sua solita cadenza
ossequiosa.
Sale le scale due gradini alla volta. L’irrequietezza si
accentua, ora che sta per scoprire la verità. Di fronte alla porta chiusa, si
ferma e bussa dopo qualche secondo di indecisione.
“Avanti e non c’è bisogno di distruggere la porta!” lo sente
gridare con voce stanca.
Votan guarda l’orologio: il quadrante chiaro su cui spiccano le lancette cromate del Bulova
d’acciaio, gli rimanda un orario piuttosto tardo, sia per le visite di cortesia
sia per le sottili torture psicologiche a cui sottoporrà la sua ignara vittima.
Alza un sopracciglio, sentendo la faccia stranamente indurita.
Quando compare di fronte a lui,
Jesus solleva lo sguardo dal computer e resta a fissarlo.
Che cazzo gli è successo? Pensa poggiando
la terra la valigetta e chiudendo la porta con maggior delicatezza.
Nota subito le occhiaie da stanchezza, l’eccessivo pallore
e..quanto cazzo è dimagrito? Si chiede
aggirando la scrivania per salutarlo in un abbraccio fraterno che dura pochi
secondi.
“Ti trovo bene, ti sei divertito in vacanza?” gli domanda
rimettendosi a sedere con pigrizia e spegnendo il monitor del computer.
“Io invece ti trovo una merda. Ma
falli lavorare al posto tuo, quei mangiapane a tradimento che svezzi al piano
di sotto” ringhia indicando col pollice alle proprie spalle.
Jesus annuisce con una smorfia amara “se lo guadagnano,
quello che gli do”
Nota la valigetta che tiene sulle gambe e la indica sorridendo
“penso che non te la ruberà nessuno se la poggi in terra”
Votan la apre con un gesto deciso e gli tira un paio di
fascicoli ma tiene per se gli stampati.
Jesus li guarda con aria distratta e palesemente annoiata
“non è il mio profilo migliore” afferma posando la foto da un lato. Legge le
note con crescente nervosismo, girando più volte i tabulati “Dove l’hai prese?”
Votan accenna ad una smorfia chiudendo la valigetta e
posandola accanto a se “Mi sono fatto un giro a Los Angeles…lo sapevi che quel
coglione di Vincentaveva
messo su una baracca come la tua?”
Jesus lo fissa dubbioso e per nulla
preoccupato “sempre stato sulle palle, quel tipo.” Getta i fogli sulla
scrivania incrociando le mani che tremano un pò troppo, secondo il parere
scanzonato di Votan. “Come li hai avuti?”
“Gli ho fatto un lavoretto veloce veloce;
avevo perso un po’ al casinò e volevo rifarmi. Si è quasi fatto venire un
orgasmo per il sottoscritto e mi ha chiesto se gentilmente potevo
sforacchiarti per far vedere al mondo che ce l’aveva più grosso di te”
Votan lo vede tendersi sulla poltroncina, guardandolo come
un animale che fiuta il pericolo.
“Datti una calmata…e che diavolo!” sbotta sistemandosi sulla
sedia “non ho alcuna intenzione di farti saltare la
capoccia, la signora non me lo perdonerebbe”
Mentre parla, lo vede abbassare gli
occhi per qualche istante. E Jesus non è uno che si
lascia distrarre durante un discorso del genere.
Votan si stira pigramente, un po’ assonnato, facendo finta
di niente. “Vabbè, tanto me lo sono tolto dalle palle. Gli ho fregato un po’ di
roba e fatto saltare il computer.” Guarda la stanza
stranamente in disordine, soffermandosi su un accessorio fin troppo femminile per appartenere a Jesus.
L’agendina di una donna.
Sarà di Ariel, pensa cercando di calmare il batticuore che
gli sta squassando il petto.
“Ma Chuck non pulisce più qua dentro?” domanda
svagato non sapendo come infilare quel discorso che preme per uscire.
“I ragazzi gli danno da fare. Sai
che sono come i bambini piccoli” afferma toccando appena i fogli.
Saetta lo sguardo nei suoi occhi e quando parla la sua voce
è gelida “perché mi hai fatto questo favore?”
Votan lo fissa per qualche istante “fra amici si fanno…e poi
quel tipo era untuoso e ridicolo.” Afferma in fretta
alzandosi di scatto dalla sedia. “Ce l’ho ancora un
camera in questo posto o quei tre l’hanno adibita a sala giochi?”
“C’è ancora” borbotta tornando ad accendere il monitor.
Votan lo guarda mentre smanetta il computer “Maret?
Vede i suoi occhi immobilizzarsi sullo schermo. Quando parla non gira neanche la testa “è fuori per un
lavoro…ci resterà per un bel po’”
Quella frase secca ha il chiaro intento di toglierselo di
torno al più presto. Votan annuisce ed esce dalla stanza in silenzio.
Lui non ha avuto il coraggio di chiederglielo e Jesus ha
mentito.
Tocca la valigetta in cui sono
rinchiusi i suoi preziosi tabulati scendendo le scale sospettoso. E’ vero, allora?
Play
Votan richiuse la porta della camera di
Shaz dietro di se con una calma innaturale. Non è possibile.
Si diresse verso la sua stanza e afferrò nuovamente i
tabulati.Ha un senso, adesso…
La foto di Maret, sgranata e in bianco e nero, sovrastava le
note: Missing.
Se n’è andata perché ha perso il bambino…Votan
inghiottì e il pomo d’adamo fece su e giù un paio di volte. Non mi sembra una buona
ragione…le femmine sono strane!
Girò i documenti e osservò la foto di Shaz leggermente più
piccola. Il viso smagrito, la testa bruna e arruffata chinata
su un quotidiano aperto a metà. Trapelava dolore solo a guardarla. C’era
tutta la vita della ragazza su quei fogli. Nessun riferimento alla brutta
avventura, solo quella nota:‘Probabile relazione con Jesus Cox’
E’ una stronzata: quei
due sono sepolti dal dolore per le rispettive perdite…indurì le labbra e le guance seriamente preoccupato…magari…si consolano a vicenda.
Soffiò come un toro al solo pensiero e scagliò i fogli
lontano da se. Calma. Non hai le prove.
Hai tempo per studiarli entrambi.
Si gettò sul letto seminudo, ma il sonno non accennava a
venire. Eppure si sentiva stanchissimo, la testa
pesante e le membra intorpidite dal lungo tragitto che aveva coperto senza mai
fermarsi, neanche per una sosta temporanea. Prese l’unica foto di Alina che aveva scattato in preda ad un attacco di
nostalgia paterna e lo guardò a lungo.
La ragazzina era stata sorpresa nell’atto di sistemarsi una
ciocca dei suoi splendidi capelli biondi, dietro un orecchio. Era un tipo
gracilino che ispirava tenerezza. Molto presto avrebbe fatto girare la testa a
tutti i coglioncelli della città.
Storse la bocca all’idea che la sua creatura venisse tampinata da qualche stronzetto gasato con la
macchina del papà e ripose la foto nel portafoglio, tornando a guardare il
parco che circondava la villa. Che pace…non lo
ricordavo così tranquillo questo posto!
S’infilò nuovamente i vestiti ed uscì all’aperto.
La serata era fresca e avrebbe preferito dormire sul prato
se non avesse dovuto preoccuparsi di quelle
sanguisughe volanti che lo divoravano sempre con molto gusto…come se avessero
messo un’insegna al neon su di lui: il Gambero Rosso delle zanzare!
Sorrise alla stupidaggine e si fermò accanto al cespuglio
delle rose.
Si era sempre chiesto chi fosse stato
a mettere quel lampioncino basso li. Creava un’atmosfera particolarmente
romantica…
Il padron di casa era abbastanza sentimentale da fare una
cosa del genere. O magari erano stati i fiori a
crescerci intorno spontaneamente.
Si diede dello sciocco immediatamente. Le rose vanno potate e curate, non crescono come la semplice erbaccia!
Un rumore di finestra aperta. Alza lo sguardo verso il
balcone che sovrasta la sua testa.
La vede uscire fuori in accappatoio, con i capelli bagnanti.
Vi passa gentilmente le dita in mezzo, mentre osserva le stelle scostando il
tessuto spugnoso dal decolleté, argentato dalla luce della luna.
Resta immobile, annegando in quella bellezza che brama da
troppo tempo. La rosa che stringe fra le dita, lo ferisce leggermente con una
delle sue lunghe spine verdi, colorate da una leggera punta di marrone sull’estremità
acuminata, facendogli scappare una bassa imprecazione.
Shaz lo vede e si sporge ad osservarlo, le mani troppo magre
che spuntano dalle maniche larghe dell’accappatoio, i capelli che pendono nel
vuoto, lucidi d’acqua.
Quando Votan alza gli occhi, la
trova assorta nella sua direzione. Abbassa la mano che stringe la rosa e la
fissa a sua volta sperando fortemente dentro di se che non sia vero…che il suo
timore si trasformi in un fantasma che svanisce all’alba del nuovo giorno.
Sospira gettando uno sguardo all’erba fresca. Un grillo che
canta accanto a lui, intona una sinfonia cadenzata...perfetta per una dichiarazione…
La mattina dopo, un allegro schiamazzo sveglia Shaz
Shaz viene svegliata da un allegro
schiamazzo che le strappa un lamento mortuario molto simile ai pianti delle
donne siciliane ai funerali dei propri cari. La donna giace riversa nel letto,
le palpebre socchiuse in una sorta di appiccicoso
dormiveglia che non la fa muovere di un centimetro dal comodo giaciglio…una mano
continua ad accarezzare il cuscino rosato come una caramella mentre la guancia
si muove delicatamente sulla federa liscia.
Ha appena fatto un bel sogno che la fa ancora sorridere…un ricordo
confuso, una persona non identificata che la coccolava e la faceva stare bene.
La stringeva in un abbraccio tenero che ora rimpiange amaramente perchè non è reale, non c’è nessuno accanto a lei…
Alex probabilmente,
pensa aggrottando la fronte.
Si alza lentamente, triste, grondante di sudore e nervosa
per essere stata svegliata un’altra volta da quei maledetti, che vi possa venire una paralisi istantanea
alle mandibole!
Fa la doccia svogliatamente, restando per molto tempo sotto
l’acqua tiepida, appoggiando la schiena alle piastrelle fresche; l’acqua si
confonde con le lacrime che anche quella mattina sono riuscite ad evadere dalla
prigione in cui la donna le costringe durante tutto il santo
giorno che Dio schianta in terra. Le piccole bastarde hanno trovato una via di fuga
laterale, eludendo la sorveglianza della padrona: la mattina presto e la notte,
quando si getta sul letto come un sacco di patate che è stato scaricato troppe
volte e con poca delicatezza da mani rudi…
Quando fa caldo la gente impazzisce, penso chiudendo
il rubinetto e asciugandomi con il mio stravagante accappatoio arancione e
giallo. Impazzisce e fa cose che
normalmente non farebbe.
Osservo le piastrelle azzurre su cui si tuffano le sirene…questa
stanza l’ho scelta proprio per quello, per le sirene stilizzate. È piccola, ma
non m’importa: ogni volta che entro nel bagno sembra di immergermi nel mare. Lo stesso mare dove facevo il bagno con
Alex...dove m’insegnava a nuotare..
Dicono che l'amore
è vita…beh, io per amore sto morendo.
Un flashback disturba i miei pensieri tristi: una rosa
bianca in mano ad un uomo che è capace solo di uccidere…e di distruggere qualsiasi cosa tocchi.
Stanotte l’ho sognato. Ho sognato Praga, la mia prigionia
insieme a quel pazzo di Nass…se chiudo gli occhi e mi
concentro, riesco a sentire nuovamente i suoi discorsi sconclusionati e il tono
delle parole...sempre così pacato e intrigante da farmi rabbrividire, mentre
cianciava discorsi folli da manicomio criminale.
E poi ho sognato...Lui...e la festa..
Non è giusto essere così belle e non
approfittarne. Non è giusto continuare a negarti a me senza un buon motivo.
Andiamo in albergo, adesso. Tu ed io
Brutto bastardo!
Speravo di non rivederti mai più! Ho il respiro affannoso e le lacrime
escono più facilmente, adesso. Godetevela finchè potete,
disgraziate traditrici. Finito il piantarello ve ne
tornate nel vostro umido posticino.
Infilo con rabbia un paio di pinocchietto
sportivi rossi e un top in tinta. Le allegre infradito che indosso, le ho
comprate con Felix durante un’uscita serale…. C’è un negozietto sperso nel
centro, aperto fino a tarda notte che ha delle meraviglie artigianali che ti
commuovono, per la loro accuratezza e semplicità.
Semplicità. Ho bisogno di sentirmi semplice.
Mi fa male la testa; guglie appuntite trafiggono il mio
cervello perennemente affaticato.
Mi
hanno pagato per sedurti!
E io ho pagato il bollo e l’assicurazione,
guarda un po’!
Apro
la porta ancora più furibonda, pregando per avere istanti di pace e la pazienza
zen di Felix, quando una macchia bianca sul pavimento attira la mia attenzione.
Mi chino a raccogliere una rosa…è mezza appassita per
il caldo. La lascio cadere come se scottasse.
No, non lui. Cosa vuole ancora da
me?
Alcuni petali si spargono sul pavimento..
mi piego e li raccolgo uno per uno con mani tremanti, temendo di essere morsa.
Porto quello scrigno bianco al naso e aspiro il profumo.
Nessuno, a parte Alex, mi ha mai regalato dei fiori.
Ha una fragranza intensa, edulcorata dalla linfa fuoriuscita
dalla ferita che le è stata inflitta dal suo brutale assassino.
Qualsiasi cosa tocca,
lui la distrugge.
Mi appoggio allo stipite, indecisa sul significato del gesto
di quell’essere che non voglio neanche nominare. Mi dirigo fuori della
stanza, trovando la cucina immersa nel caos. Stringo ancora
la rosa fra le dita abbronzate…non sarò mai abbastanza abbronzata. Il
sole non riuscirà mai a scaldarmi del tutto.
Ariel mi augura il buongiorno con la sua solita vocetta
dolce e squillante. Le rispondo a monosillabi e la cosa mi dispiace un po’.
Stamattina non ho voglia di parlare.
Mi fa male la testa, sono arrabbiata… perché mi sono
arrabbiata! Io non sono mai arrabbiata, semmai apatica e depressa! Il fatto di
essermi scaldata per colpa ...dell’essere, mi fa incazzare ancora di
più!
Non doveva tornare e non doveva regalarmi…questa…cosa bianca
e profumata...e vattene
al diavolo, hai indovinato anche il mio colore preferito!!
Verso una tazza di caffè nero e ne preparo una anche per
Jesus, sbattendo le tazze con rabbia. Charles mi fa un cenno di saluto con la
testa e io sorrido appena, togliendogli il vassoio dalle mani.
Salgo le scale a rilento, cercando di non fare un disastro. Busso
alla porta e Jesus mi risponde in tono stanco e dolorante. Ha dormito di nuovo sulla poltrona? Mi chiedo posandogli la
colazione davanti.
“Ma che ce l’abbiamo a fare, un
maggiordomo?” domanda rivolgendomi un sorriso appena esistente.
“Seda le risse giù in cucina” rispondo osservando con occhio
critico i vestiti spiegazzati e le occhiaie. “Se non
ti fai una doccia, non ti porto più la colazione e ti lascio morire di fame” lo
avverto con tono scocciato uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.
Scendo pesantemente le scale, calcando ogni passo per bene,
per fare ancora più rumore e sfogarmi almeno in parte. Le mani prudono per la
voglia che ho di piazzarle sul grugno di qualcuno…anzi: su un muso in particolare! Sento provenire un mormorio dalla cucina.
Lo riconosco subito e ciò acuisce la mia vena d’odio. Il nuovo arrivato commenta
il suo ultimo viaggio con un’espressione poco soddisfatta. Quando
mi vede, resta a fissarmi…
E io resto a fissare lui…come ..come
è cambiato…è più..
Il suo sguardo scivola lungo il mio corpo fino alla mano che
stringe la rosa appassita.
Non guardarmi,
bastardo!
È sorpreso e il suo stupore si rivela per un attimo.
Tossisce il caffè che sta bevendo e poggia in tempo la tazza sul tavolo, prima
di rovesciarselo addosso.
Mi sento calamitata verso di lui. Mi succede sempre, quando
gli sto vicino.
Vecchi ricordi.
Praga.
Il sogno.
La festa in costume…le sue mani addosso a me, scampoli di
lussuria mi frustano la mente senza lasciarmi via d’uscita.
Vago con gli occhi sulla sua attraente figura…è reale e
presente. È di carne e sangue: non è più il fantasma che dimora nella mia
testa, non è più fantasia. È spietata, crudele…e sensualissima
realtà.
Posso leggere sul suo viso una leggera inquietudine,
un’ansia che serpeggia dentro di lui. Quando stringe
gli occhi c’è qualche ruga in più…non riesce più a confondersi con gli altri
ragazzi, adesso si nota la differenza fra loro. L’atteggiamento, la postura, il
modo che ha di giocherellare con il tovagliolino di carta…è più…maturo? O forse sono io che lo ‘vedo’
davvero. E’ come se gli fossero crollati addosso tutti
gli anni arretrati…ha sofferto? Anche noi abbiamo
sofferto! Non è certo l’unico!
Una spina mi punge leggermente, facendomi riprendere dalla
bieca contemplazione del suo corpo.
Guardo il fiore, triste testimone del mio animo appassito e
del suo amore non corrisposto.
Non è vero.
Non lo amo.
È una bugia.
Le mie dita si stringono ferocemente attorno allo scrigno
bianco, gualcendo senza pietà il suo dono.
Potessi accartocciare il suo cuore,
lo farei.
La getto nel cestino sotto i suoi occhi, mentre i tre non si
accorgono del dramma nel mio cuore e del masso che sembra gli sia crollato sulla testa, con quel semplice gesto di
repulsione. “Sei pregato di non uccidere anche le mie rose!” sibilo cattiva
facendo girare gli altri ragazzi.
Mi dirigo nel parco. Ho bisogno di correre senza nessuno attorno.
Infilo le cuffie con l’heavy metal che mi confonde
i pensieri frammentati da ricordi. Allungo il passo e chiudo per un attimo gli
occhi. So il tragitto a memoria e potrei farlo bendata.
Sbuffo mentre avanzo rapidamente sul prato con un paio
d’aderenti pantaloncini neri, bordati di azzurro e la
maglietta in tinta.
I capelli mi danno fastidio; mi fermo un attimo e li lego in
una coda approssimativa che crolla miseramente dopo un paio di metri.
Non avevo alcun dubbio, piccoli bastardi senza disciplina.
Le cuffie del lettore mp3, sparano i Korn
nelle orecchie abbronzate come il resto del mio corpo sudato.
Una volta il mio corpo gli piaceva, lo
voleva.
Lo vuole ancora?
Controllo i battiti e rallento la corsa. Mi stiro pigramente,
sentendo il sudore che cola fra le scapole tese.
È sensuale, mi piace sentirmi sudata. Cacciare fuori le
tossine che si annidano come vermi marci nel mio animo putrido e vuoto.
Muovo le spalle su e giù flettendole e distendendole con un
sorrisetto ebete stampato in faccia. Il sole non è tanto caldo a quest’ora e mi
sento in pace.
Per un po’ va così…. poi ricomincia
la vita… e il dolore.
Le gambe stanno franando miseramente ma tengo duro e mi
sforzo di mantenere l’alto regime che mi sono imposta.
Gli piacerei lo stesso se fossi un verme in decomposizione?
***
Mi ha cortesemente invitato a starle
alla larga o me lo sono immaginato?
Votan suda abbondantemente mentre corre. Accelera il passo
dirigendosi verso la parte in ombra del parco. Se mi
avesse preso a calci, avrebbe fatto meno male. Ripensa alla scena
nella cucina che ha fatto calare un silenzio agghiacciante, facendolo sentire
un vero idiota di fronte a tre ragazzi che erano defilati con molto tatto e
senza dire una parola. Shaz gli aveva voltato le spalle uscendo a passo di
carica, sculettando,
però, e lui era rimasto a guardare l’anta metallica che nascondeva
il cestino col suo dono notturno. Avrebbe sicuramente fatto meno male!
Shaz si arresta brutalmente, nascondendosi fra gli alti
cespugli quando lo vede. Osserva le goccioline che gli scivolano dal collo e il
gioco dei muscoli sulla schiena mentre fa le flessioni. Sente la bocca
improvvisamente secca e prende un bel respiro. I suoi occhi corrono sul corpo
dell’uomo, ipnotizzati e ansiosi.
Non regge molto a fare gli esercizi. Si accascia a terra e
chiude gli occhi…quel sottile rivolo di sudore che gli ricopre la fronte, viene continuamente eliminato dalle mani. Si mette a sedere,
togliendosi la maglietta umida e passandosela in faccia, finchè non la getta di
lato e si accascia sull’erba alta.
“Continuo a guardarlo vogliosa; è lussurioso solo a
guardarlo di striscio, quel maledetto che mi ha rovinato la vita. Mi rendo
conto solo in quel momento che lo stomaco mi fa male, che le gambe non mi
reggono quasi in piedi e che le fitte di piacere sono divenute violente.
Un segnale di pericolo squilla nella mia testa pesante. Esco
dal nascondiglio e lo sorpasso come se nulla fosse, continuando dritto per la mia
strada.
Ignoro la voglia che ho di sbatterlo sull’erba e
approfittarne fino a fargli chiedere pietà.”
Votan apre un occhio e la guarda allontanarsi come una
saetta. Si alza da terra, spazzolandosil’erba di dosso e getta la maglietta sulle spalle, con uno strano
sguardo negli occhi.
Conosce il sentiero molto bene. Con calma si muove nella
direzione opposta.
Shaz corre cercando di non pensare allo spettacolo che le è
stato servito su un piatto d’argento e oro. Alza la musica e chiude per un
attimo gli occhi respirando l’aria fresca.
Un capello le vola in faccia, dandole fastidio e un urto
violento la manda improvvisamente a gambe all’aria. Rovina a terra facendosi
male e graffiandosi un polpaccio mentre le cuffie le volano via.
Ma che diavolo…
Quando vede Votan davanti a se,
resta in silenzio “ah, sei tu…non ti ho visto” gli dice tranquillamente,
recuperando le cuffie e sperando che funzionino ancora.
Lui le getta un’occhiata percorrendola dall’alto in basso. Sarà
depressa ma è sempre una gran topa!
Shaz abbozza un mezzo sorriso falso e sprezzante e lo
sorpassa, fremendo suo malgrado all’odore della pelle
sudata.
Un’idea maliziosa gli invade la mente e si riflette sul
viso, facendolo sorridere. Quelle chiappe gridano per essere palpate! Con un ghigno divertito le da una pacca sul sedere, facendola
strillare.
L’urlo estremamente femmineo si
sente a chilometri di distanza.
Shaz si volta come una folgore, cercando di colpirlo e
andando a vuoto “Adesso ti ammazzo!” urla imbarazzata
a morte.
“Hai due chiappe sode che non ricordavo! E
sì che le ho tastate parecchio!” le risponde sghignazzando e rimediandosi una
parolaccia.
La donna lo fulmina con un’occhiata “Elenco nell’ordine: mi
hai fatto cadere, hai rovinato questa magnifica giornata e hai osato mettere le
tue manacce sul mio fondoschiena! Prega Dio che non mi arrabbi
veramente!”
“Che vuoi che sia per un’innocente
pacca” le dice in tono svagato facendola ringhiare di rabbia.
“Te la do io una pacca: con la mazza da baseball!”
Votan la guarda interessato. “Giochi a baseball?”
La domanda le fa alzare gli occhi che tiene costantemente
puntati altrove, tranne che sul suo interlocutore. “No, ma ho una bella mazza
di ferro in camera. Vienimi a trovare e la presenterò al tuo intestino tenue
con molto piacere!”
La battuta maliziosa gli sale alle labbra e lo fa sorridere.
Che è quell’espressione maiale che ha in
faccia? “Ehi verme...a che stai pensando con quella faccia?!” il tono
sibilante di Shaz dovrebbe essere un valido motivo per rinunciare. Ormai
lanciato, non risparmia il suo feroce sarcasmo. “Io ti vengo a trovare
volentieri… e magari giochiamo con un altro tipo di mazza”
Il silenzio cala, mentre Shaz fissa l’erba incredula...che ha detto? Che
ha osato dire? “Vattene… togliti dalla mia vista, prima che ti strangoli
con il filo delle cuffiette!” sbotta cercando di aggirarlo.
“Guardami mentre ti parlo. Una volta lo facevi”
La sua voce è bassa e calda. Shaz sente un vecchio ricordo
che sgomita per prendere possesso della sua mente. Lo osserva per un attimo,
volgendo altrove lo sguardo “perché li hai tinti?” domanda in tono neutro
riprendendo a camminare.
Votan sbuffa dentro di se. Ha capito il suo giochetto e la
lascia stare. Per adesso.
“Motivi di lavoro. Che ascolti?” le chiede
guardando il lettore che stringe in mano.
“Canti gregoriani! Si è rotto…e l’
avevo appena comprato” sbuffa mettendoglielo in mano e
facendo attenzione a non toccarlo.
Votan lo osserva con aria
concentrata…donne ed elettronica zero! “Guarda
che non è rotto, si è spostata la batteria” afferma rimettendola a posto.
Le cade l’occhio sulle sue mani
mentre lo aggiusta. Arrossisce furiosamente e devia lo sguardo.
Votan se n’è
accorto e lo guarda a sua volta mentre s’infila le cuffiette nelle orecchie.
Una musica violenta lo tramortisce per un attimo. “Bella scelta!” annuisce
ironico “tutto così?” domanda togliendone una.
Shaz lo sta
letteralmente spogliando con gli occhi “no…più avanti ci sono le sigle dei
cartoni animati” borbotta con voce inspiegabilmente calda.
“Tieni..” Mormora allungandole il lettore e
restando a fissarla. “Devi dirmi qualcosa per caso?”
Drake la fissa attraverso gli occhiali che è costretto a portare da un po’ di tempo, valutando i lividi
di Shaz con occhio esperto. “Stanno guarendo...ti fa
ancora male il naso?”
“No” risponde apatica senza mostrare alcuna
emozione. “Vorrei riprendere il mio vecchio lavoro.”
Il commissario la guarda per un po’, sospirando dentro di se
e maledicendo il giorno in cui ha fatto entrare Nass da quella porta “sicura?”
“Certo. Con questa faccia posso spaventare i malviventi ed
evitare di sprecare pallottole contro di loro” risponde semplicemente. “E voglio andare da sola”
Lui annuisce pensando che non può certo costringerla “prendi
una macchina e vai, ma sta attenta.”
Come se non l’avesse sentito, si dirige nell’armeria per
farsi assegnare una pistola. Ci sono due novellini accanto a lei che restano
imbambolati a guardare come la carica.
“Sembra che tu lo faccia da una
vita” le dice uno, lanciandole un’occhiata di troppo al volto semitumefatto.
“E’ questione di polso” mormora fra i denti ficcandola nella
fondina. Questione di polso e di continuo allenamento. Ricorda perfettamente
quando ha dovuto mettersi a correre dietro ad una vittima che stava scappando:
aveva perso tre caricatori mentre cercava di caricare la pistola al volo ed era
dovuta tornare indietro a cercarli, visto che aveva dimenticato i guanti ed
erano pieni d’impronte.
“E non fissarmi in quel modo se non
vuoi prenderle!” sibila facendolo arretrare di qualche centimetro.
“Scusami…” mormora a mezza bocca quando lei gli volta le
spalle con uno sguardo sdegnoso.
“Coglione” borbotta allontanandosi e tastando la fondina più
volte.
La ronda è una noia mortale ma le da tempo
per pensare. Di pensare a Votan. Cosa è tornato a
fare? E cosa vuole da lei?
L’ha salvata, su quello non ci piove…ma
per tutto il resto? Era scomparso senza una parola, una spiegazione o una
lettera. Andava bene anche un post-it!
Sbuffa guardando i vicoli scuri. Scende dalla macchina con
la pistola a portata di mano e il distintivo della polizia appeso al collo,
sbattendo la portiera irritata.
La sottile maglietta arancione le tiene caldo. Si asciuga le
mani sudate sui jeans freschi di bucato e continua a
vagare distrattamente.
L’aria è immobile e non si muove una foglia. Stasera fanno tutti i bravi?
Un guizzo dietro di se. Lo percepisce con la coda
dell’occhio. Si volta su se stessa e aggrotta la fronte. Qualcuno la sta
seguendo?
Un rumore attufato. Shaz sa molto bene cosa significa: Jesus
sta lavorando nella sua zona?
Abbassa l’arma con aria rilassata. La sta per rimettere nella
fondina quando percepisce di nuovo quel movimento. Decisamente
non è Jesus…chi è il figlio di puttana
che vuole giocare al gatto col topo?! Con me?! Vuole morire, lo sciagurato?
“Esci fuori!” sibila al nulla con voce tagliente.
Rumore di scarpe. Passi leggeri…uomo o donna? Tanto ce le prenderà lo stesso!
Si muove verso sinistra per confonderlo/a
e subito scarta a destra. Si appoggia ad una parete e guarda dietro di se.
Quando vede il cadavere in terra,
non fa una piega. E quando il suo assassino le punta
la pistola sul naso, lei lo guarda e resta immobile.
“Sei morta, poliziotta”
La voce roca e derisoria di Votan la trapassa nell’animo e
accarezza languidamente la ‘cosa’ che non deve assolutamente
muoversi dal suo stomaco. La fissa col suo solito sorrisetto sarcastico,
l’unica cosa che non è cambiata di lui, in quei tre mesi.
Shaz gli getta un’occhiata veloce e alza le mani. “Casomai passasse qualche collega” spiega serafica guardando
il vicolo aperto.
“Non dovresti arrestarmi?” le domanda
divertito vedendola picchiettare un piede impaziente.
“Ci riuscirei?”
Votan la fissa sempre più divertito. “No, non penso proprio”
Abbassa l’arma e la ripone con un gesto talmente fluido che Shaz è quasi
ammirata.
“Vattene di qui, mentre chiamo la polizia vera”
Lui la guarda stupito “non sei tu, la Legge?”
Shaz si china sul cadavere ancora caldo e mormora fra se e
se “no, io sono un’assassina part-time”
L’uomo l’osserva mentre si muove verso la macchina della
polizia e avvisa la stazione centrale. Quando Shaz si
volta, aggrotta la fronte seccata “non ti avevo ordinato di andartene?”
Votan si appoggia morbidamente alla volante e sospira con le
braccia incrociate sullo stomaco “credi di potermi dare ordini?”
La donna resta immobile a fissarlo, con un piede appoggiato
dentro la macchina e la trasmittente in mano, dandogli un’ottima visuale del
suo fondoschiena a cui Votan risponde con un mugolio di approvazione
che le fa andare a fuoco il cervello. Getta la trasmittente sul sedile del
guidatore ed estrae la pistola dai jeans, tenendola
con due mani. “Se non te ne vai, ti arresto”
Il sibilo d’avvertimento non scalfisce la pacata
tranquillità di Votan che ridacchia nella sua direzione. “ Mi fa piacere vedere
che almeno sul posto di lavoro non sei una mummia come alla Villa.”
Non ha neanche finito la frase quando si sente afferrare per
un braccio e sbattere contro il portabagagli tiepido della macchina.
“Te l’ho detto che ho ricominciato a fare boxe?”
“Mai saputo in verità” mugugna sentendo le manette che
scattano attorno ai suoi polsi. “Ce l’hai le chiavi
stavolta?”le domanda per nulla
preoccupato.
Shaz non risponde e un vago sentore di pericolo s’impossessa
del killer, quando lo fa entrare di forza nella volante.
Sale dentro e si volta verso di lui “sei in arresto, cocco.
Hai il diritto di rimanere in silenzio…”cominciò ad elencargli tutti i suoi diritti
con voce piatta e atona mentre Votan la osservava vagamente incazzato
“Fammi subito uscire di qui! Stavolta ce
le prendi” ringhia nella sua direzione mentre Shaz si appoggia
comodamente al sedile e afferra un pacchetto di patatine che stava sgranocchiando
precedentemente.
“Fammi uscire subito di qui, cazzo!” le urla facendola
voltare appena.
La donna resta in silenzio e continua a guardare il nulla,
portandosi una patatina alla bocca con lentezza esasperante.
“Ti sei divertito a Praga, adesso mi diverto io” mormora
asciutta.
L’ira di Votan sale a livelli inimmaginabili “è una fottuta
vendetta?! Mi sbatti in galera per quello stupido scherzo innocente?!”
Shaz lo sta osservando dallo specchietto retrovisore. Chiude
un attimo gli occhi e quando si volta ha il viso terreo. “Tu lo chiami scherzo?
Non hai idea del casino che hai provocato, col tuo stupido scherzo!” urla
fissandolo con rabbia.
Il risolino divertito che proviene dal suo prigioniero, la
fa uscire di testa del tutto!
Scende dalla macchina in fretta, aprendo la portiera e tirandolo
fuori con molto sforzo. “Mi hai rovinato la vita, hai
rovinato il mio rapporto con Alex! Se tu non ci fossi
stato, a quest’ora staremmo ancora insieme!” gli grida in faccia sconvolta.
Votan socchiude appena un occhio e fa una smorfia “si, ci
sono naturalmente portato a fregare la gente”
Il cazzotto violento che gli arriva lo fa grugnire. Shaz lo
scrolla con gli occhi lucidi di lacrime “Quanto ti hanno pagato per portarmi a
letto?”
“Parecchio” afferma scocciato “ma non l’ho fatto! Che cazzo vuoi?!”
“E perché non l’hai fatto?”
La frase suona a doppio senso nella testa del killer che
continua ad essere premuta contro la carrozzeria della macchina “perché non mi
andava!” sibila a mezza bocca sentendo un vago sapore di sangue.
“Però i soldi te li sei tenuti,
vero?”
“Certo! Il minimo per aver sopportato tutti i tuoi continui
piagnistei!” ribatte muovendo il collo intorpidito. “Se
non avessi le mani legate, staresti già piagnucolando per le botte ricevute dal
sottoscritto”
Un ceffone in pieno viso lo fa grugnire un’altra
volta “alla prima occasione, te la faccio scontare tutta!”
“Questa è minaccia a pubblico ufficiale. La pena sale.”
Sibila cattiva avvicinandosi al suo viso
“Quanti ergastoli pensi che
prenderai, bello? Tre, quattro? Non saranno mai abbastanza, per un porco come
te!”
Il killer la guarda con odio feroce, limitandosi a tenere la
bocca chiusa. D’un tratto si rende conto che è passato
troppo tempo da quando ha chiamato la stazione. Perché
non arriva nessuno?
“Non li hai chiamati! Hai messo su questa manfrina per
divertirti alle mie spalle!”
Shaz sogghigna divertita “il tuo urlo in macchina e la tua
espressione, mi hanno ripagato quasi completamente. Dobbiamo farlo più spesso”
“Ti accontenti di così poco? Io ti avrei sparato” mormora arrabbiato, sentendosi stupido.
Shaz estrae la pistola e gliela punta sulla fronte con aria
tranquilla “cosa ti fa pensare che non lo farò?”
“Non ne avresti il coraggio, non
sei un’assassina”
La sua voce è calata di tono e suona quasi indistinta nel
silenzio del vicolo.
“Non credere. Ho fatto molte cose brutte. Ho sparato più
cartucce per Jesus che in cinque anni di polizia. Un morto in più o in meno non
fa differenza” sibila accostandosi a lui.
“Jesus se la prenderà”
Shaz ride e solleva lo sguardo altrove “no, non penso.”
Con un calcio ben angolato, lo sbatte a terra e gli si siede
a cavalcioni addosso, sempre con quel sorriso carino e sinistro che Votan non
le ha mai visto “ultime volontà?”
Lo vede girare la testa e fare una smorfia ironica “immagino
che il sesso sia escluso”
“Immagini bene” sibila caricando la pistola.
Lo sente agitarsi sotto di se “ok…devo chiederti scusa, da
quanto ho capito” mormora un po’ alterato.
“Per quello che me ne frega, ormai. La tua morte mi darà molto più gusto!” ribatte fredda.
“Va bene, va bene! Mi dispiace!
Pensavo di averti ripagato salvandoti la vita! Che altro devo
fare, leccarti la suola delle scarpe?” grida in fretta sentendo la canna che
preme sul suo torace.
“Voglio sapere perchè non l’hai fatto”
La richiesta di Shaz è chiara. Votan la guarda di traverso:
ha il viso freddo e cattivo…e un’intera sinfonia di tristezza negli occhi. “Il tempo passa, ho poca pazienza lo sai”
“Non mi andava” mormora schiarendosi la voce: averla così
vicino, dopo tutto quel tempo, non lo lascia certamente indifferente. Ricorda
ancora la morbidezza del suo corpo raggomitolato addosso al proprio, nel letto
dell’hotel di Praga…e quando l’aveva trovata nella neve mezza congelata…quella
bellezza abbagliante e disperata….
“Non è una risposta!”
“E’ l’unica che avrai da me!” ribatte incazzato “stronza
mocciosa rompipalle! Dovevo distrarmi davvero e lasciare che ti ammazzassero”
Shaz aggrotta la fronte e lo fissa, spostando l’arma “che
vuol dire ‘distrarmi’? Cos’è sta
storia?”
Votan la guarda di traverso ringhiando nella sua direzione
“due opzioni: o ti ammazzavo o ti scopavo e portavo le prove che avrebbero
mostrato al tuo ragazzo. C’era anche una cospirazione per farti finire in
carcere! lI tappetto che ti stava dietro era un
poliziotto corrotto che lavorava per Brelis e Perjosky. Stava montando prove per arrestarti come mia
complice, così ti avrebbero tolto in un modo o nell’altro dalla vita del
ragazzo!”
Shaz resta immobile ad ascoltarlo con uno strano sentimento
che si agita dentro di lei.
“Indovina la bomba chi l’ha piazzata? Indovina che è stato a
far fuori quel pulcioso? Il sottoscritto, tesoro! Quindi
ringraziami invece da fare la stronza!” le grida in faccia senza alcun
riguardo. “Mi sono divertito parecchio a darti fastidio, ma non scopo su richiesta e non prendo soldi per portare a letto le
ragazzine piagnucolose come te!”
Shaz lo guarda mentre la sua mente corre febbrilmente a
mettere a posto tutti i pezzi. Si alza con una
lentezza devastante. Votan, steso sull’asfalto, non mette un fiato. Si solleva
a sedere muovendo i polsi che gli fanno male ma non dice nulla, si limita ad
aspettare.
Quello che è successo ha bisogno di una seria prolungata
meditazione.
Alza la pistola e gliela punta contro con aria meditabonda.
“Sei stato esauriente” mormora premendo il grilletto.
Votan restò a guardare la mano ferma di Shaz che gli puntava contro
l’arma
Votan restò a guardare la mano ferma di Shaz che gli puntava
contro l’arma. Quando premette il grilletto, chiuse
gli occhi e attese, trattenendo il respiro.
Lo sparo lacerò l’aria, perdendosi in un eco prolungato nel
vicolo solitario.
“Merda!”
L’uomo guardò il foro che attraversava il tessuto del
pantalone e abbassò gli occhi sulla pallottola schiacciata in terra, a pochi
centimetri da ciò a cui tiene di più.
È ancora vivo...deve buttare un paio di pantaloni nuovi…ma è
ancora vivo!
“Accidenti, ho sbagliato. Riproviamo, dai”
la sente esclamare con voce divertita.
“Vaffanculo!” urla contro di lei, saltando in piedi col
fiatone e un principio di infarto “mi hai fatto
prendere un colpo!”
Shaz lo sente respirare affannosamente e sorride “ti sta
bene.” Prende le chiavi delle manette e con poco
grazia lo volta su se stesso, evitando di respirare il
suo profumo. “Mi toccherà anche inventare una scusa plausibile per quel
proiettile sprecato. Dirò che ho sparato per correre dietro all’assassino. Ora
togliti dalle palle, prima che prenda la mira sul serio”
Ridacchia mentre lo dice, lo sente quasi tremare e non
riesce a smettere di ridere.
“Questo ti causerà una punizione niente male. Dormi con la
porta bene chiusa di notte e guardati le spalle!” le sibila ancora scosso per
essersi lasciato fregare da lei.
“Si, si...vattene idiota” ridacchia nella sua direzione,
ascoltando il suono di una sirena che sembra avvicinarsi. Respira nuovamente
quando la volante si allontana e alza lo sguardo su due occhi grigi che la fissano
irriverenti.
“Non voglio avere niente a che fare con te; fatti spedire il
più lontano possibile da Jesus e non mettere più piede in questa città” sibila
dritto in faccia al killer “la prossima volta ti arresterò davvero”
Votan sorride pericolosamente e le si
avvicina, piegandosi sul suo viso indurito “la prossima volta non avrai
neanche il fiato per chiamare aiuto. Questi erano nuovi!”
sibila indicandole i pantaloni.
“Io non chiedo mai aiuto” ribatte cattiva “e non piagnucolo
se mi puntano una pistola addosso. Non come te”
La sua sfrontatezza urta brutalmente contro la rabbia di
Votan che esplode violenta. “Hai detto qualcosa di troppo.”
Le fa volare l’arma di mano e la bracca pesantemente,
afferrandola per le braccia e girandola su se stessa. Shaz è sorpresa dalla sua
agilità e resta inebetita quando si trova a contatto con il cofano, incapace di
urlare. Non è piacevole stare da quella parte.
“Bene, mocciosa, è l’ora della sculacciata!”
“Non ti azzardare!” strilla col viso in fiamme e la ‘cosa’ che se ne va tranquillamente a spasso in ogni sua
fibra.
Alla prima pacca che sente, lancia un urletto imbarazzato
“ti ammazzo davvero stavolta!” grida sprofondando nella vergogna “smettila,
cazzo”
Quando decise di essersi stancato,
la voltò nuovamente e senza alcun riguardo, restando sorpreso di fronte allo
spettacolo del suo volto rosso e all’espressione languida “non ti doveva
piacere, ti doveva far incazzare. Sei un po’ masochista” le
dice divertito vedendola avvampare ancora di più. “E sei bellissima..” Mormora facendole alzare lo sguardo
sorpresa.
Quella frase gli è scappata inavvertitamente, Shaz lo vede
da come muove gli occhi.
“E tu sei uno stronzo”
La voce della donna non è molto convinta mentre pronuncia
quelle parole. Il cuore le batte furiosamente e il corpo che preme addosso a
lei la distrae troppo.
Le mani di Votan scivolano sui fianchi,
andando ad accarezzarle i glutei “dovremmo rifarlo, non pensi?” sussurra
abbassandosi verso di lei. “Magari non in mezzo alla strada e con meno vestiti
addosso” insiste salendo lungo la schiena e facendola inarcare ancora di più.
“Chi ti ha pagato stavolta?” domanda con voce tremula
cercando di ignorare quella pressione insistente. Sente le gambe piegarsi e si
raddrizza tutto insieme, irrigidendo ogni parte del suo corpo.
Cuore compreso.
“Ma che...non mi ha pagato nessuno!”sbotta
staccandosi da lei offeso e osservando al rallentatore la mano della poliziotta
che esce dalla sua giacca, stretta attorno alla propria pistola col
silenziatore ancora avvitato.
“Facciamo un giochino” sussurra cattiva, piantandogli la
canna sul torace.
Votan allarga le mani incredulo
“non ho fatto niente. Ma ce l’hai proprio con me!”
“Da morire!” esclama premendola ancora di più sulla camicia
“giochiamo ad ‘ammazza il killer’”
sibila facendolo retrocedere “non dovrò neanche preoccuparmi del proiettile”
Votan la fissa sempre più preoccupato: nervosa com’è,
potrebbe sparargli da un momento all’altro solo per uno scatto nervoso. L’arma
pesa e la donna è costretta ad usate tutte e due le mani per reggerla.
“Te la se impresa per la sculacciata? Era uno scherzo
simpatico” afferma deglutendo parzialmente.
Shaz lo guarda sprezzante “mi sono
divertita tanto. Adesso gioco io!”
È un movimento troppo veloce perché sia registrato dalla
mente dell’uomo che la vede abbassare la canna all’improvviso.
Un attimo dopo cade in ginocchio, sentendo uno spasimo
bruciante nel polpaccio e la gamba bagnata dal proprio sangue. Un urlo
strozzato gli esce dalla gola, quando il dolore esplode violento nei muscoli
infiammati.
È in quel momento che la vena di follia e odio della donna,
torna nel suo cantuccio buio. Shaz lo osserva piegarsi su se stesso stringendo
i denti per il dolore e sussulta, lasciando cadere l’arma a terra. Dopo qualche
istante d’incertezza, si avvicina a passi pesanti, chinandosi e osservando
incredula il risultato della propria azione dissennata.
“Non volevo...davvero non volevo…” mormora continuamente
sentendolo grugnire per il dolore che sale sempre di più.
“Tu sei squilibrata ”urla incazzato
facendola cadere all’indietro. Afferra il cellulare e chiama Jesus sperando che
sia ancora sveglio “c’è stato un problema, vienimi a prendere” sibila
guardandola con odio “si, quella pazza incosciente della tua dipendente mi ha
sparato!”
Shaz non parla più, sentendosi tremendamente in colpa. In
quel momento aveva desiderato solo farlo soffrire come aveva sofferto lei. “Non
volevo…”
“Certo! Non volevi sbagliare mira! Lurida stronza..” grugnisce dando a Jesus il nome della via.
“Ti sei sfogata abbastanza o devo aspettarmi un altro pezzo
del genere?!” sbotta cercando di alzarsi in piedi. La donna si avvicina per
aiutarlo ma viene allontanata bruscamente.
Quando la guarda, ha un’espressione
seria che non lascia spazio agli scherzi. “Ascoltami bene perché te lo dirò una
volta sola: stavolta non gioco... ti voglio per me, ho aspettato anche troppo.”
Lo stomaco di Shaz si svuota immediatamente, come se si
fosse formato un buco nero al suo interno. Arretra dal ferito che la sta
fissando col viso contratto dal dolore.
“Vorrà dire che chiuderò molto bene la porta la notte”
ribatte con voce malferma.
Votan la fissa negli occhi trapassandola interamente “non
sarà una porta a fermarmi”
*^*^*
Il tramonto è lontano e nel
giardino della Villa non c’è nessuno, a parte lei. Si china ad esaminare le sue
piantine con aria soddisfatta.
“Ha il pollice verde, signorina”
La voce paterna di Charles, il maggiordomo, la fa sorridere timidamente.
Si alza da terra togliendosi gli spessi guanti da lavoro e sventolando le mani
accaldate. “Pensa che dureranno con questo caldo?” domanda un po’ in
apprensione. Quando parla delle sue piantine ha sempre
un’aria triste, come se si trattasse di un figlio.
“Penso di si, vi dedica molte cure”
la incoraggia strappandole un altro sorriso timido. Shaz annuisce e torna a
trafficare un po’ meno concentrata di prima.
Il miagolio del suo micetto le fa girare la testa. I capelli
corvini scivolano sulla guancia, toccandole discretamente un lato della bocca,
come una sottile carezza.
Sorride dolcemente al piccolo che ha trovato durante una ‘commissione’ in una scatola da scarpe vicino ad un
cassonetto.
Era l’unico sopravvissuto fra i tanti cuccioletti che erano
stati abbandonati e il cuore le si era stretto
all’idea di lasciarlo in balia della morte.
“Qui…su..” Bisbiglia nella sua
direzione agitando un filo d’erba.
Il micino si avvicina ancora un pò
titubante, sebbene l’abbia preso già da due giorni.
È tutto nero con i ‘calzini’
bianchi sulle due zampette anteriore e un puntino chiaro sulla coda che si
muove curiosa.
Si avvicina a piccoli scatti, scrutandola e soppesandola.
Shaz sorride e muove il filetto, vedendolo accucciarsi per prendere lo slancio.
Balza sul ramoscello traballando e finendo zampette all’aria
mentre lei ride. Una risata cristallina che non le usciva da tanto
tempo.
“Hai fame, piccino? Mh? Mi cerchi sempre quando hai fame”
sussurra aprendo una mano che il micio annusa sospettoso. Le lecca un dito,
facendola sorridere nuovamente.
Posa gli attrezzi alzandosi in piedi e vedendolo arretrare
di qualche centimetro. Si china su di lui e lo prende fra le braccia osservando
le unghiette che escono dai morbidi cuscinetti rosati. “Non graffiarmi anche
stavolta, va bene?” lo ammonisce dirigendosi verso il fresco interno della casa.
Un uggiolio di contentezza proviene da Ariel quando lo vede.
Con delicatezza la donna glielo cede, affaccendandosi per preparargli la cena
“come si chiama?”
Shaz la guarda per un secondo, sorridendo ai continui gemiti
estasiati della ragazza. “Gatto. Ho sempre pensato che fosse stupido mettere i
nomi agli animali. ” Afferma posando in terra una ciotola colma di cibo.
Il micetto viene depositato
cautamente sul pavimento e gattona velocemente verso la scodella rossa.
Lo accarezza sulla testolina con un dito, vedendolo
ritrarsi. Gli da fastidio essere accarezzato mentre mangia.
Osserva il profilo delicato di Ariel
e una domanda che da troppo tempo voleva farle, esce dalla sua bocca. “Neanche
a te piace tanto, vero?”
La ragazza la fissa sollevando le
sopracciglia per un attimo “non è proprio così”
Accosta la porta a scrigno della cucina e si siede al
tavolo, prendendo un bicchiere d’acqua ghiacciata. “Non capisco bene cosa sia,
ma quando gli sto vicino mi sento…” gioca col ghiaccio che galleggia immobile e
la osserva, seduta in terra accanto al frigo, a ‘protezione’
della sua creatura.
“Ricordi il bullo della classe che ti prendeva ferocemente
in giro? Lui è il bullo della Villa!” esclama con forza, leggermente irritata
“quel sorrisetto idiota, quando ce l’ha, non lo
sopporto…e quel modo di guardarti, facendoti sentire una merda per il solo
fatto di esistere! Mi da fastidio e mi fa stare male.” Conclude
con lo sguardo basso. “L’altra sera, quando è arrivato, sembrava che avesse
appena giocato a scacchi con la Morte e avesse perso.
“Barerebbe anche con la Signora Nera” replica acidamente al
solo ricordo della paura che le aveva fatto mettere a
Praga.
“Le urla sono risuonate per una mezz’ora buona. Ce l’aveva con te. E’ vero che gli hai sparato?!”
La domanda le fa alzare gli occhi che teneva fissi sul
micetto. Li riabbassa annuendo “m’è scappato il dito..”
Ariel la fissa allibita “perché gli
hai sparato? Capisco tutto ma questo…Shaz..” Sussurra
attirando la sua attenzione “lui ti piace, perché ti comporti così?”
“Non è vero, lo odio!!”
L’accorata risposta della donna la mette sulla difensiva “si che è vero! Non sono cieca”
Shaz si rifiuta anche solo di replicare, a
quell’affermazione così veritiera.
“Comunque ha urlato dandoti tutti i
peggiori appellativi presenti sulla faccia della terra, dopodiché s’è rinchiuso
in camera sua e la mattina dopo emanava cattiveria da tutti i pori. Ora è
scomparso e ti dirò...non mi manca! Bisogna ammettere che quando non c’è, si
respira un’altra aria, qua dentro. Sembra DarthMoul!”
Shaz sorride alla battuta pensando che, in effetti, è
proprio così “più un incrocio fra DarthFenerel’Imperatore!”
“Gli manca solo la maschera e il respiro cupo e siamo a
posto!” ridacchia battendosi una mano sulla gamba.
Il micetto, distratto dalle loro risate, alza la testolina
leccandosi i baffi. Shaz lo guarda incuriosita “è normale che mangi come un
maialino continuamente? Charles mi ha detto di si”
borbotta dubbiosa vedendolo leccarsi una zampina.
Ariel non fa neanche in tempo a rispondere che la porta
della cucina si spalanca e il fantasma del padron di casa fa la sua pallida
comparsa “spettegolate?” domanda alle due che lo guardano preoccupate.
Shaz lo vede muoversi e nota i pantaloni troppo larghi e la
maglietta leggermente floscia sulle braccia. Stesso dicasi
per Ariel.
“Più o meno, parlavano di...Guerre Stellari. L’ha visto,
no?”domanda allungandogli una bottiglia d’acqua intonsa e ghiacciata.
Jesus annuisce distrattamente. Come al
solito, la sua soglia d’attenzione è ridotta a zero e non regge un discorso per
due minuti di fila. “Quando ho visto l’Episodio Uno, ho pensato che quel tizio
rosso fosse parente stretto di Votan!” sbotta facendo calare un silenzio di tomba
che viene infranto dopo due secondi dagli scoppi
allegri delle ragazze.
Il micetto spaventato, guizza fra le gambe di Jesus
attirando la sua piena attenzione. Shaz non gliel’ ha ancora detto che si è
portato a casa un trovatello e non sa come reagirà. Pensa tu se fosse allergico! Lo vede
chinarsi a raccogliere quella palla di pelo che miagola impaurito.
Non lo prende per la collottola ma con entrambe le mani.
Shaz ne è contenta perché denota attenzione anche
verso quella creaturina indifesa.
“Di chi è?” domanda con tono strano guardandole a turno.
Ariel la indica facendole fare una smorfia di dispetto.
“Mio….” Sussurra Shaz guardandolo di sottecchi “sporco io
dove pulisce, giuro”
Jesus annuisce e resta ad accarezzare il micino che si è
calmato e fa le fusa “ci posso giocare un po’?” le domanda
all’improvviso, sorprendendola.
“Certo..”afferma guardando Ariel,
stupita come lei.
“Avevo un cane da piccolo…volevo prenderne uno” lo sentono
biascicare a bassa voce “che ne pensate?”
Si accomoda su una sedia e resta a farsi mordicchiare il
dito dal micetto. Shaz lo vede sorridere ed è come se uno sprazzo di luce
illuminasse improvvisamente la stanza.
“Certo, un cucciolo…che ne pensi?” Ariel la incita con dei
gesti veloci e silenziosi.
Shaz le da man forte: uscisse dal
suo torpore perenne, in quel modo!
“L’hai portato dalveterinario?” le chiede girandosi verso di lei.
Scuote la testa, battendosi una mano sulla
fronte “ecco che dovevo fare!” sbotta dandosi della stupida. “Mi sono
dimenticata, bestia che sono!” Tace e lo fulmina con gli occhi “ce lo porteresti tu? Devo andare a lavoro!”
Jesus annuisce soprappensiero e resta ad osservare il
micetto accoccolato placidamente fra le sue braccia “come si chiama?”
“Non lo so, non gliel’ho mai chiesto” quella battuta le è
uscita spontanea. Jesus la guarda e sorride.
“Un cucciolo di Labrador?” domanda alle due che annuiscono
velocemente.
Ariel impazzisce all’idea. “Andiamo a
prenderlo, dai! Ma non in un negozio, al
canile. Non mi piace la fine che fanno quelle povere bestiole se non trovano un
padrone”
Senza opporre resistenza, Jesus si fa condurre fuori della
cucina, da una strepitante Ariel al settimo cielo.
Shaz raccoglie la ciotola vuota e la lava con attenzione. Sarà un macello tenere la casa pulita con un
gatto e un cane. Charles impazzirà!
Si asciuga le mani su un asciughino
pulito e resta immobile, pensando che dai gatti c’è solo da imparare. Lui
mangia, gioca e dorme e se ne frega del resto del mondo. Non deve preoccuparsi
dei bastardi che appestano l’aria e la vita. All’improvviso sente il rombo di
una Mercedes che taglia l’aria e sbuffa. Il
bastardo in questione!
…Ti voglio per me..
Si precipita nella sua stanza e si barrica dentro. Tutta
l’allegria che aveva provato fino ad un momento prima
scompare improvvisamente, udendo il rumore della portiera sbattuta.
Sistema meglio la sedia sotto la maniglia della porta,
sebbene sia chiusa a chiave e si siede sul letto inquieta.
Capitolo 6 *** La più grande menzogna del mondo ***
Si dice che un uomo nella vita s’innamori una o due volte in tutto
Si dice che un uomo nella vita s’innamori solamente una o
due volte. Parliamo di vero Amore, quello con la A maiuscola. Quello che si
blocca fra lo sterno e la carotide e ti straccia l’anima e il petto.
Votan aveva esaurito tutte e due le possibilità, prima con
Margot e ora per colpa di una pazzoide con guinzaglio sciolto, priva di freni inibitori.
Poeti, cantanti e scrittori ti dicono sempre di ascoltare il
cuore, ma lui ascolta mai te quando stai così male da voler schiattare? Tirare
un discreto botto tutto insieme. Pum, morto, e chi
s’è visto s’è visto!
Sarebbe stato divertente lasciarci la pelle di fronte a
quella pazza schizzata col grilletto facile e già isterica di prima mattina,
quando il nastro di partenza è ancora bello teso e non
c’è nessuno a darti il via.
C’è poco da fare: le
donne invecchiando diventano acide, soprattutto quelle senza uno straccio
d’uomo e quella ragazza stava battendo tutti i record!
Ma d’altronde che doveva aspettarsi dopo quello
che le aveva fatto? Un sorriso smagliante e braccia aperte per ricevere il suo
casto bacio? Beh, casto proprio no e
passionale è riduttivo…mhh… mah, comunque
sia, che bisogno c’era di spararmi?!
Che figlia di buona donna! Troppo
pazza per essere vera e troppo carina per non perdonarle quel gesto insano.
Dopotutto l’aveva preso in giro ferocemente e l’aveva anche trattata come una
mocciosa delle elementari che fa i capricci per non mangiare la pappa a pranzo.
Mi sa che se l’ è
presa per la sculacciata! Ridacchia senza controllo al solo ricordo: lui si
era divertito tantissimo e anche quella piccola intrigante che faceva un sacco
di storie aveva gradito la sua trovata…quello sguardo negli occhi valeva più di
mille parole!
Peccato non avesse apprezzato il suo gesto cavalleresco e
l’invito spassionato di passare qualche ora con lui, piacevolmente distesi in
orizzontale a concepire ed attuare le peggiori perversioni gli venissero in
mente. Non solo a lui, sia chiaro. Se vuole metterci
del suo, la ragazza è libera di proporsi…sono
per la par condicio, a letto!
Stronzate a parte, l’unica cosa che aveva rimediato era un
buco nei pantaloni e nella gamba che gli faceva un male cane ogni volta che ci
si appoggiava, condito da un malumore cronico che non lo lasciava un secondo.
Come diceva il caro vecchio Jim? ‘Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare
di sé è una lacrima’. Mhh...se si accontenta del mezzo litro versato, sono a posto.
Votan gira per l’appartamentino che ha affittato
nell’estrema periferia della città per stare in santa pace, lontano dai
residenti parassiti della villa e dal frastuono del centro urbano che lo
disturba più di ogni altra cosa.
Ci si era diretto di corsa dopo quella serata, certo di
fargliela pagare, a quella stronzetta senza un minimo di buonsenso. Che bisogno c’era di sforacchiarlo? Non era stato gentile da
parte sua, dopo che le aveva confessato ogni cosa.
Che altro doveva dirle? Che la amava? Che era tornato solo
per lei? Che se il suo grande amore fosse stato ancora
presente non si sarebbe fatto scrupolo di rapirgliela sotto il naso?
Sei un dilettante su
certe cose e lei non ti aiuta, facendoti ostruzionismo!
Sbuffa, parecchio seccato e annoiato. Doveva darle un sacco
di ceffoni e farle entrare in zucca, una volta per tutte
che non si può agire in un certo modo senza ricevere un’adeguata contropartita!
Ogni volta che Shaz apriva bocca era una stilettata nel
cuore e nella pancia, un’ulteriore dimostrazione del
suo odio per lui.
Votan aveva sempre vissuto con il bizzarro tentativo di
bastare a se stesso, una vita contornata di stelle cadenti, belle da guardare e
impossibili da prendere, ma per propria volontà, non per altro.
La solitudine è un sentimento democratico che colpisce
uomini e donne, un fatto privato da vivere in silenzio e con la muta rassegnazione
di aver toppato alla grande.
Anche lui ci si era messo d’impegno, bruciando sul nascere
certe relazioni e negandosi (soprattutto nell’anima, il corpo era un’altra
storia), azzerando con una certa spensieratezza ogni tentativo di apertura verso l’esterno.
Che diamine, dopo vent’anni c’è la prescrizione: non si può stare all’ombra
dell’infelicità troppo tempo perchè la vita scorre veloce, tra un po’ ci scade
il contratto e con un lavoro del genere non si sa mai che può succedere. Oggi
ci sei, domani chi lo sa?
Inutile procrastinare l’indifferenza: se ci sei caduto con
tutte le scarpe, non si fa prima ad accettare la malaugurata sventura e chinare
la testa aspettando risvolti liberatori?
L’amore, la più grande menzogna del
mondo.
Raccontarsi bugie consolatorie è divertente per un po’, non
fanno male e in fondo sai che ti stai mentendo. ‘Non la amo’ o ‘è solo attrazione sessuale’
non funzionavano più, nel magro repertorio di Votan che si alzava ogni mattina,
sfrondando le frasi fatte e strafatte che non sentiva più sue.
La amava e voleva stare con lei.
Più secca e diretta di così, cosa c’era?
Il destino gli si era messo contro già una volta…beh, peggio
per lui. Non sarebbe stato fermo a guardare scivolar via quella donna un’altra
volta!
***
Nella villa si respira un’altra aria, molto più rilassata e
allegra da quando Votan ha dato forfait.
Il gattino ha l’aria un po’ sbattuta quando viene riconsegnato alla legittima padrona che lo guarda
tristemente “si è messo paura dal veterinario?”
La domanda è posta con una vocina dolce a Jesus che annuisce
e le mostra il braccio graffiato “Già!”
La sua smorfia ironica la fa sorridere, si rivolge al micio
con occhi seri e lo ammonisce col dito, sperando nella buona sorte e
nell’intelligenza felina “Non si graffia Jesus! Lui è carino e gentile, è un
dogma, ricordalo”
Il micetto intontito e miagolante, la guarda per qualche
secondo e si accuccia subito fra le sue braccia, distrutto per la giornata.
“Gli hanno fatto le iniezioni?”
Jesus la osserva attentamente, quando si rivolge a lui con
quella vocina morbida che lo fa sorridere e che usa solamente per il gatto e le
piante. Una volta era stato ad ascoltare un intero monologo della donna con una
piantina che non voleva saperne di crescere e si era stupito del fatto che
riuscisse ad essere così dolce, alla luce delle litigate con Votan, sempre a
volume convenientemente alto e incazzato.
Annuisce alla domanda e la segue mentre sistema il micio
nella cesta che tiene nel corridoio vicino alla sua stanza.
Aveva la forte sensazione che se si fosse lasciata andare e
avesse mollato quella corazza di durezza che la avvolgeva, sarebbe
stata la donna più dolce del mondo. La convivenza ne avrebbe
sicuramente giovato e qualcun’altro che stava ringhiando
come un leone nella savana forse avrebbe avuto qualche chance
in più.
“Adesso disinfettiamo te” decide prendendolo per mano e
portandoselo in camera come se fosse un bambino di tre anni con la bua alle
ginocchia. Chissà cosa
sta pensando, con quell’aria assorta. Jesus la lascia fare accondiscendente. Si è incantato a studiarla
e probabilmente la sta mettendo a disagio, fissandola in quel modo. Mh, un
brutto vizio che non riesco a togliermi.
“Domani andiamo al canile, non abbiamo fatto in tempo
stasera. Vieni con noi?” le chiede guardandosi attorno distratto, notando il
caos che regna incontrastato nella stanza della donna. “Il luogo dove i vestiti
vanno a morire…”ridacchia a bassa voce facendole fare
una smorfia d’imbarazzo.
“Non ho mai tempo di mettere a posto” si giustifica con la
vocetta “Lavoro, mica ciondolo tutto il giorno come
voi!” mormora mentre gli passa l’acqua ossigenata sui graffi lunghi “piuttosto
profondi, il piccolo infame si è divertito parecchio”
“Shaz…”
La donna conosce molto bene quel tono di voce: sta per farle
un cazziatone con i fiocchi.
Il suo Capo, con la C maiuscola e sebbene sia seduto,
troneggia su di lei incutendole un sottile timore “sei pregata di non farmi
fuori i dipendenti” sbotta fermandole la mano. “L’ho detto anche a Votan: se
avete pendenze in sospeso, risolvetele senza farvi saltare i rispettivi
cervelli vuoti.”
Shaz lo guarda socchiudendo per un attimo gli occhi “non
volevo, non me ne sono neanche resa conto.” Mormora a mo di scusa “come sta?”
“Come vuoi che stia? Incazzato e intrattabile” borbotta
lasciandola libera di continuare.
La donna lo guarda con una smorfietta divertita “come al solito, allora!”
Jesus sbotta a ridere annuendo “non fatemi più fare la parte
del capo cattivo, mi stressa.” Ridacchia rilassandosi
nuovamente. Shaz sorride e lui pensa che si sia ripresa, almeno in parte. “E a te come va?”
Quella domanda la fa irrigidire “
bene…ma tu non chiedermelo mai”. Incontra il suo sguardo spento e inghiotte,
seriamente dispiaciuta “non ti passa..”
“No, non passa..”afferma duro. Vede
i suoi occhi lucidi e getta di proposito una discreta quantità di disinfettante
sul braccio, facendolo ringhiare “ahio, cazzo!” esclama stringendo con una mano
le ferite “sei poco delicata.”
Shaz non replica mentre getta via l’ovatta
sporca. “Non frignare, sennò attacco anche io e non la finisco più”
mormora con la voce bassa.
Jesus non le risponde limitandosi ad inghiottire il rospo
che ha in gola. Resta sempre li, quell’infame, facendolo strozzare con il
proprio dolore.
Il rumore del flacone sbattuto con forza su un ripiano, lo
fa voltare verso di lei. Ha il viso rosso e le labbra che tremano.
La vede passarsi una mano sul volto, il seno si alza e si
abbassa iperventilando per non mettersi a piangere.
“Il mio animo da crocerossina per stasera ha dato…” scherza
girando la testa per non far vedere i lacrimoni che le stanno uscendo uno
appresso all’altro. “Toh, è l’ora del frigno...anche
stasera..”
Si sente toccare una spalla e lo scaccia con una mano “via,
non è un bello spettacolo” singhiozza sentendosi stringere da Jesus che le
affonda il viso fra i capelli e respira pesantemente.
Si volta affondando fra le sue braccia che la stringono
troppo forte, segno che sta nuovamente male anche lui. I singhiozzi le escono
violentemente, costringendola ad abbracciarlo sempre di più.
La porta della camera è aperta e chiunque può vederli da
quell’angolazione.
Votan sta svoltando l’angolo, stanco morto per la giornata
faticosa, nervoso per il dolore sordo alla gamba e ancora incredulo del fatto
che Shaz gli abbia sparato senza esitazione. Fa appena in tempo a sentire il
pianto dirotto e una frase che lo raggela.
”Resti con me stanotte?
Votan non ode la risposta, ma osserva immobile la porta di
Shaz che viene chiusa dalla mano di Jesus. Capta per
una frazione di secondo i due corpi abbracciati e una violenta fiammata gelida
lo lambisce da capo a piedi.
La felpa leggera che tiene in mano gli cade a terra con un
fruscio attufato.
Resti con me stanotte?
La frase rimbomba violentemente nel suo cervello, sbattendo
lungo tutti gli angoli come una pallina impazzita. Raccoglie la felpa con
sguardo vacuo e si dirige verso la sua stanza con passo rigido e
dolorante.
Resti con me stanotte?
***
Mi sveglio con l’impressione di esser passata sotto uno
schiacciasassi. Mi fa male tutto e ho assunto una posizione scomoda per troppo
tempo.
Non mi ricordo nulla all’inizio. Poi una scintilla nel buio
e una sensazione triste…
Ho pianto così tanto da addormentarmi mentre Jesus si
sforzava di non lasciarsi andare a sua volta, anche se alla fine aveva ceduto
anche lui.
Poveretto, mi fa una pena vederlo così. Lo osservo
raggomitolato accanto a me, con la fronte distesa e quella barba bionda che
continua a crescere ogni giorno di più.
Sento il collo lievemente irritato nel punto in cui si è
appoggiato durante quel pianto liberatore.
Pensate che ci siamo consolati a
vicenda questa notte? Beh, andate a quel paese! Fra noi due non c’è niente di
torbido o vagamente sessuale. Siamo solo amici che si sfogano di tanto in
tanto.
Mi alzo con attenzione, cercando di non svegliarlo. Ha il
viso rilassato e ha assolutamente bisogno di farsi una sana dormita.
Esco in punta di piedi dalla stanza afosa. Ho dormito con i
vestiti addosso e ho un caldo tremendo: se non faccio una doccia entro cinque
minuti, sclero.
Dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua, torno nella stanza e
afferro lo stretto indispensabile.
Quando esce, la biancheria intima le cade in terra e lei
neanche se ne accorge.
Resto sotto l’acqua fredda con un sorriso estatico ed è solo
al momento di rivestirmi che mi accorgo di essere senza biancheria intima.
Ero sicura di averla presa, penso guardando il pavimento sperando
che salti magicamente fuori da sola. Apro la porta del bagno e mi dirigo verso
la mia stanza, in tempo per vedere un assonnatissimo Jesus svoltare l’angolo.
Quant’è carino, appena sveglio! È uno
spettacolo, sembra un pupetto con quel sorriso simpatico e dolce.
Parlo a ragion veduta, non immaginate le volte che abbiamo
dormito insieme… non sapete le volte che mi ha visto piangere. Dopo quella sera
non ha più provato a guardarmi in quel modo…penso si senta in colpa. Mi ha chiesto scusa un sacco di volte.
Con gli occhi ridotti ad una fessura, mi sorride pacioso
“non volevo cacciarti dalla tua stanza” mormora passandosi una mano in faccia e
sventolandosi per il caldo, infilando l’altra sotto la maglietta bianca e
scostandola dalla pelle sudata.
“Non fa niente” borbotto cercando in terra la biancheria.
Jesus è uno degli uomini più belli che abbia conosciuto e
certe volte dimentico che dietro quel sorriso dolce si nasconde uno spietato
assassino.
Lui non uccide per il gusto di farlo…Jesus
non è …non è come…
Un lampo bianco e rosato mi balza agli occhi. Perché ha i miei slip in tasca?! Glieli
strappo leggermente imbarazzata.
“L’ho trovati in terra, fuori la porta” spiega mezzo
assonnato, togliendosi nel frattempo la maglietta e mostrando un fisico niente
male, solo un po’ appassito da quei mesi d’inattività. “Cristo, fa un caldo
terribile!”
Lo guardo preoccupata “sei dimagrito troppo” sbotto
spizzicandogli un fianco.
Jesus si piega da un lato mugugnando un “te lo rompo quel
dito” che mi fa sorridere. Mi prende la mano e la torce per gioco, senza farmi
male veramente.
Jesus non mi fa mai male. Non mi ha mai fatto male. Forse
perché non c’è mai stato niente fra noi due…
Shaz si sente bene. Quell’uomo emana dolcezza da tutti i
pori. Gli struscia amichevolmente una guancia addosso e sorride “dovresti
venderti in fialette piccole piccole, da annusare in
caso di grave carenza affettiva!” ridacchia facendolo
sorridere a sua volta.
È così che li trova Votan: ridacchianti come due amanti
appena usciti dal letto dopo una notte appassionata! Li vorrebbe uccidere
entrambi!
Nella finta colluttazione l’accappatoio di Shaz è calato
leggermente su una spalla e la sua biancheria è volata nuovamente. Lei sorride
con le guance rosse mentre Jesus la stringe e le promette le peggiori torture
possibili all’orecchio facendola ridere. “Faccio da supporto morale volentieri
…e sento che qualcuno mi sta trapassando la testa, in questo momento” le
sussurra a bassa voce facendola sussultare.
“Non ti girare, fallo cuocere nel suo brodo. Magari il fiato
se lo fa uscire, prima o poi” le dice continuando a
coccolarla.
Quello che vede Votan è una coppia che…che amoreggia! Stringe i pugni per la rabbia e li sorpassa
incazzato, interrompendo la loro ‘lotta’.
Shaz ridiventa subito seria, stringendo di più la cintura
dell’accappatoio. Jesus lo guarda allontanarsi mezzo zoppicante e lo sente dal
rumore che fa che è furioso. “Ha frainteso” le dice
tranquillo gettandosi la maglietta sulla spalla “credi a me, gli serve
da lezione. Per uno come lui, è quello che ci vuole.
Io me ne torno a dormire nella mia stanza”
Shaz annuisce e resta a guardare il corridoio vuoto. Pensa
che lei abbia una relazione con Jesus? Meglio!
Il gattino ha l’aria un po’ sbattuta quando viene riconsegnato alla
legittima padrona
Nella vita capitano quei momenti in cui il mondo ti crolla addosso tutto d’un tratto, costringendoti a fare i conti con
una parte di te che non sapevi da avere.
Votan ha scoperto di avere una pazienza e un sangue freddo
invidiabile, quando ha trovato i due vigliacchi abbracciati.
Poiché è nella natura degli esseri
umani dimenticare velocemente il dolore, perché quei due non potevano tentare
di rifarsi una vita insieme?
Perché se ci provano,
li ammazzo tutti e due, ecco perchè!!
Sbatte nel lavello la tazza del caffè, posando le mani sul
bordo liscio e bagnato da minuscole goccioline d’acqua.
La dura casualità della vita, col suo flusso aspro e
inarrestabile, ha fatto sì che Votan svoltasse l’angolo proprio nel momento in
cui i due stavano giocando innocentemente, facendogli perdere la testa. Ora siede
innervosito e picchietta furiosamente la superficie del tavolo. Allora era vero! E
ho fatto anche la figura dell’idiota con quello stramaledetto fiore!
Da un calcio alla sedia davanti a se, facendola strisciare di alcuni centimetri sul pavimento cosparso di briciole
della cena precedente.
“Miao..”
Quel suono improvviso e insensato gli fa alzare un
sopracciglio. Miao? Che
miao? È entrato un gatto in casa?! Si domanda guardando in terra.
“Miao!”
Lo strangolo, quant’è
vero iddio! Se lo trovo gli faccio fare una gran brutta
fine! Pensa prendendosela con povero micetto che non ha fatto nulla. Dietro
di lui, il gattino di Shaz siede sulle zampette posteriori e lo osserva con due
occhioni grandi e gialli.
Votan resta a guardarlo con aria cupa, sentendo una strana
commozione spazzar via la rabbia.
Gli da le spalle nuovamente,
tornando a ravanare nella stizza e nel disprezzo. Il micetto gattona fino a lui
e si accuccia ai suoi piedi miagolando.
“Che vuoi coso? Fila via, qui non
troverai cibo!” esclama alzandosi in piedi e facendolo arretrare di alcuni passi.
Apre la dispensa per sgranocchiare qualcosa in preda alla
fame e alla rabbia e resta stupito di fronte al
massiccio quantitativo di scatolette con cibo per gatti. Ringhia contro Ariel,
responsabile a suo avviso, di quella presenza inopportuna.
Quando si volta, il micetto è
sempre li, a guardarlo con i suoi occhioni grandi e il musetto all’aria.
Sono montati apposta
per farti commuovere! Pensa sempre meno nervoso. Chiude la dispensa con un gesto
secco e lo guarda brontolando. “Se cerchi coccole hai
trovato l’uomo sbagliato” lo avverte chinandosi e allungando un dito, piuttosto
reticente. Il gattino lo annusa e si ritrae subito, tornando ad annusarlo dopo
un attimo. Un mezzo sorriso gli piega l’angolo della bocca. “Di chi sei, coso? Di
quella mocciosetta bionda, figlia di Barbie?” domanda al micetto che si
struscia contro la sua mano.
Lo accarezza con aria assorta, sentendolo franare sotto il
peso eccessivo. Un miagolio sofferente gli fa sollevare la mano, vagamente
dispiaciuto per la propria rudezza. Delicatezza
zero. Gli passa un dito sotto la gola e lo sente fare le
fusa contento. Il sorriso si apre di più. È talmente piccolo che sta tutto in una mano, pensa osservandolo da
vicino. Quando lo prende in braccio, ha una strana
sensazione di protezione verso il cuccioletto peloso e caldo come un
termosifone.
Il gatto gli si arrampica addosso, con le sue unghiette
corte e ben affilate, graffiandogli leggermente la pelle. Votan neanche ci fa
caso mentre afferra il cibo e lo guarda indeciso. Carne, pesce...salmone? “Ti tratta bene, la piccola Barbie” mormora
al micetto che è ormai arrivato sulla sua spalla. Si aggrappa
furiosamente piantandogli le unghie in profondità, facendolo mugugnare “Fai
male, cazzo. Te li taglio, quegli artigli” sibila al micio
in procinto di cadere.
Ariel lo guarda seminascosta dietro la porta. È rimasta
impressionata dalla tenerezza che ha dimostrato quella bestia verso il gattino,
anche se il primo impulso è stato quello di strapparglielo dalle mani.
Non le ha fatto piacere ascoltare quei commenti irriverenti,
ma stringe i denti e resta a guardare il volto semi umano
di Votan , accumulando rabbia per una bella esplosione finale, quando ne avrebbe
avuto le scatole piene di lui. È allibita dalla delicatezza che ha dimostrato
nel deporlo a terra vicino al cibo che il micetto ha ingurgitato rapidamente. Ed è ancora più sorpresa quando lo vede sorridere: DarthMoul ha radici umane!
Dei passi dietro a lei fanno voltare: Shaz, con la fronte aggrottata
sta cercando in terra qualcosa, probabilmente proprio il piccolino. “Hai visto..”
Ariel le fa segno di tacere, con un dito davanti alla bocca
e le indica la scena sottovoce “E’ grottesco.”
Shaz si affaccia e resta impressionata a sua volta. Ariel la
vede sbiancare in maniera preoccupante. “Sorride normalmente come tutti. Non ci
posso credere..”
Non finisce la frase perché la donna entra nella cucina come
una furia facendo alzare gli occhi a Votan che stava giocando con il micetto,
sazio e felice.
Glielo toglie dalle mani, facendolo miagolare e guardandolo
con due occhi di fuoco “non ti azzardare a toccarlo! Saresti capace di
ammazzarlo, con quelle manacce che ti ritrovi!” urla fuori di se.
L’uomo la guarda esterrefatto, non sapendo cosa rispondere. Quando è incazzata è ancora più gnocca!
Shaz stringe il micetto protettiva,
allontanandosi da lui a ritroso“non toccare i miei fiori e non toccare il mio
gatto! E sta lontano da me” ringhia nella sua direzione
arretrando verso la porta dove Ariel ha assistito a tutta la scena e la guarda sbalordita.
Si allontana a passi veloci, sembra quasi che abbia il
diavolo alle calcagna.
La ragazza entra nella cucina e lo osserva rialzarsi dal
pavimento, muovendo la gamba indolenzita.
“Perché è arrabbiata con te? Non
dovrebbe essere il contrario? Hai fatto nuovamente l’animale con lei?” comincia
muovendosi verso di lui che ha lo sguardo cupo e sembra quasi...triste? Si
domanda stupita.
Abbassa lo sguardo su di lei e indurisce il volto “senti
ragazzina, non intrometterti nella mia vita se non vuoi prendercele anche tu!”
“Ma quanto sei…mi stavo solo
preoccupando per te, specie di orco mangiabambini! Appesti l’aria della Villa e
ferisci continuamente le persone. Richiamami figlia di Barbie e ti faccio
vedere quanto sono inoffensiva!” sbotta saettando gli occhi verdi nei suoi, che
sono così stranamente…l’ho ferito?
Votan la guarda ancora per un po’ e poi la scansa con un
braccio, facendola quasi sbattere contro il lavello. “Togliti di torno, stupida
mocciosa. Tutte isteriche, le femmine di questa casa!”
“Pezzo di merda!” sbotta con forza fermando la sua fuga
dalla cucina. Quando si rigira minaccioso, la sicurezza di Ariel
si incrina un po’.
“E’ vero e me ne compiaccio!” ribatte con un ghigno folle.
Ariel scuote la testa e sospira “peggio per te, non siamo
noi ad aver bisogno della tua presenza.”
Votan ridacchia divertito ed incredulo “stai scherzando, non
dici su serio.” Cammina fino a lei facendola arretrare
di un passo “non ho bisogno di nessuno di voi. Tanto meno di
una sottospecie di Barbie appena uscita da un negozio di giocattoli!” esclama
afferrando una ciocca dei suoi capelli e gettandola all’aria.
Un casuale nodo nei sottili capelli della ragazza la fa
strillare, quando s’incastra fatalmente e accidentalmente fra le sue dita.
“Votan!!”
La voce tonante di Jesus lo fa voltare di qualche grado. Lo
vede camminare furioso verso di lui e mettersi di fronte alla ragazza “stai
esagerando, devi darti una calmata!” ringhia mentre Ariel si massaggia la testa
per eliminare il fastidio del capello tirato, con una smorfia d’irritazione.
Votan allarga le braccia scocciato “Non
ho fatto niente, è stato…” lo guarda negli occhi e in quel momento lo rivede
abbracciato alla sua…a Shaz.
Fissa la ragazza imbronciata e torna a guardarlo con
disprezzo e invidia malcelata. “Cazzo ma non ne hai mai abbastanza? Te le sbatti
tutte e due?! Ti è convenuto che la scimmia urlatrice ti abbia
mollato. Almeno ne hai una a giorni alterni!” sbotta
prendendosi istantaneamente un pugno in bocca.
Arretra di qualche metro mentre Jesus gli si scaglia
addosso. La colluttazione fa accorrere i ragazzi che si frappongono
velocemente fra i due litiganti.
“Fuori da questa casa, non ti
voglio più fra i piedi!”
Votan lo guarda con un lampo gelido negli occhi. Si scrolla
dalla presa di Jack che lo sta fissando senza aver capito un’accidenti della
situazione e grugnisce d’irritazione.
“Perfetto” ringhia guardando Jesus che lo fissa furioso,
trattenuto da Rex che sgrana gli occhi verso la propria ragazza.
Lei gli risponde con un’occhiataccia secca e torna a
guardare Jesus che soffia come un furetto.
***
“E’ stato un incidente”
La vocetta di Ariel rimbomba nello
studio dove Jesus sta sbatacchiando i soprammobili per calmarsi
“Che fai, lo difendi anche?”le grida contro incazzato. Crolla a sedere ma
dopo un secondo si rialza dando un calcio al cestino pieno di carte.
“Non ci penso neanche, però è stato davvero un incidente. Si
è impigliato nei miei capelli casualmente. Mi piacerebbe dirti che la colpa è
sua ma non ce l’ha…per una volta.”
La ragazza lo osserva mentre va su e giù, tirandosi indietro
i capelli dalla fronte e sospirando più volte.
Jesus la guarda con la fronte aggrottata. Quell’esitazione non
gli piace. “Va avanti. Fammi capire di che morte deve morire” le dice sedendosi
davanti a lei, sulla poltrona libera.
Ariel fa una smorfia e guarda la porta chiusa. “Stava
giocando con il gattino di Shaz”
“Giocava con quella palletta? Spero che sia
ancora intero!” ribatte stizzito accavallando una gamba.
“Certo che è vivo, non penso sia becero fino a quel
punto!”esclama la ragazza sorpresa. “Era una scena grottesca vedere quell’uomo
delle caverne che giocava con quel cosino che si regge
appena in piedi…però era carina, come immagine! Sai quella pubblicità col tipo
figo che tiene un braccio il pupetto…”
Jesus la guarda ironico. La ragazza si schiarisce la gola,
dandosi della deficiente, e prosegue sotto lo sguardo canzonatorio del gran
capo. “Quando è arrivata Shaz l’ha cazziato in un
modo! Tu non ci saresti mai arrivato a quei livelli di cattiveria. Deve esserci
rimasto parecchio male. Mi sembrava triste”
Jesus mugola di dolore e abbassa la gamba “ho capito tutto”
“Poi l’ho aggredito io perché mi ha dato della Barbie”
finisce la ragazza con una smorfietta facendogli alzare le sopracciglia.
“L’hai cazziato anche tu?” le domanda
stupito.
“Già” sussurra dispiaciuta “lo sai: te le toglie, a volte!”
Jesus non parla più. Tolta l’offesa personale, quel tipo ha
iniziato la mattinata con la visione della donna che ama abbracciata ad un
altro. Chissà cosa gli ha detto quando l’ha visto in quel modo..
“Mh…c’è ancora la macchina?”
“Penso l’avremmo sentito andarsene” afferma alzandosi e
muovendosi verso la porta. “Vado a parlare al Minotauro”
“Ariel. Aspetta…toglimi una
curiosità”
La ragazza torna sui suoi passi con un balzo scherzoso,
mettendosi sugli attenti e facendolo sorridere. Jesus la fissa sperando in una
risposta negativa “secondo te…quel tipo è attraente?”
Ariel lo fissa per qualche secondo, senza dar segni di aver
capito. Quando il cervello incamera la domanda assurda
sbatte gli occhi più volte, rilassandosi dalla posa militaresca. “Oh…beh..”
Si siede sul bracciolo della poltrona facendo qualche smorfietta
e inclinando la testa da una parte.
“Sincera”
Una risatina stupida e un sorrisetto malizioso, danzano sul
viso abbronzato della ragazza.
“Perché devi farmi dire cose..”
“Parla. Voglio sapere che ha di tanto interessante quel tipo
da farvi reagire tutte così.” La stuzzica vagamente
seccato.
Ariel prende un bel sospiro mentre il sorriso si allarga “è
affascinante” mormora storpiando senza vergogna il suo pensiero reale.
Jesus la sta ancora fissando e la ragazza odia quando lo fa,
perché vuol dire che non accetta la risposta “Ok, senza vergogna e senza
ritegno: è….ecco….è interessante…” sussurra imbarazzata “e sexi…porca vacca
quanto è sexi, soprattutto la mattina appena sveglio, con
quella voce bassa e roca, perennemente scontroso. Ha quel modo di porsi
che te lo fa odiare di prima acchito ma se vai a guardare bene, dopo un po’ ti
viene voglia di prenderlo..”
“Ok basta! Sei state esauriente” esclama in fretta, stupito
dal giudizio della ragazza che lo guarda di traverso con la faccia di quella
che la sa lunga.
“Adesso te la fai la barba e ti tagli quei capelli, tornando
ad essere quel gran fico di principe azzurro che ho incontrato nel vicolo o
devo continuare con una descrizione dettagliata di ciò che gli farei,
ogni volta che lo vedo in costume da bagno?” mormora dolcemente facendolo
irrigidire per l’imbarazzo.
Jesus sbuffa sentendosi un idiota senza spina dorsale e
mugola di dolore. “Il mio charme è calato miseramente, se impazzite tutte per
quel tipo”
Ariel sorride divertita, facendogli una carezzina
canzonatrice “tu sei bellissimo, credi a me. E sei fico. Votan non è fico, è primitivo”
Jesus la guarda di traverso mugolando “continua, il mio
animo si sta risollevando” la prega con una vocetta dolce che la fa uggiolare
di tenerezza.
“Stai su. Pensi che a Maret farebbe piacere saperti così?”
Quella domanda gentile e affettuosa non sortisce l’effetto
desiderato: Jesus si raddrizza con aria rabbiosa fulminandola con lo sguardo. “Maret
mi ha mollato come uno stronzo, da un giorno all’altro lasciandomi questo cazzo
di biglietto!” urla tirandole il pezzo di carta appallottolato “pensi che me ne
freghi qualcosa di ciò che penserebbe vendendomi?!” sibila mentre la ragazza si
maledice per aver toccato quel nervo scoperto.
“Scusami, non volevo…” sussurra sentendosi in colpa. Scende
dal bracciolo mezzo schiacciato e lo risistema con un paio di colpetti laterali
ben assestati.
“Via, aria, mi avete stufato tutti anche per oggi!” sbotta
sventolando una mano e girandosi da un lato, lo sguardo perso nuovamente nel vuoto.
Quando esce, Jesus sospira più
volte per calmarsi, arruffandosi i capelli che avrebbero seriamente bisogno di
una sfoltita. Non si può continuare in
questo modo!
Altrove
“Non è sto granché, ma sempre
meglio che dormire all’aperto!”
La ragazza osserva la sua nuova affittuaria continuando a
chiedersi come fa una come quella a non andarsene in albergo a cinque stelle,
invece di preferire quel buco. Si appoggia con la spalla allo stipite e mastica
una gomma svogliatamente mentre la donna va su e giù curiosando in tutti gli
angoli.
Madeleine si guarda intorno soddisfatta. L’appartamentino è
piccolo ma carino e intimo. “va benissimo” afferma
posando la valigia a terra.
“Ah..” La ragazza resta spiazzata e per un attimo una
smorfia di sorpresa si palesa sul volto fresco e senza trucco. “Ok...l’affitto
si paga i primi del mese” mormora smorzando le sue parole quando la donna le
mette in mano una mazzetta di dollari “i primi due sull’unghia. Va bene, così?”
domanda divertita e al tempo stesso intenerita dal musetto della ragazza che
avrà appena 18 anni.
Annuisce e intasca la somma nella tasca posteriore dei jeans “io mi chiamo Rosita. Se
hai qualche problema, telefonami.” Mormora lasciandole un foglietto di carta con su scritto un numero a penna, l’inchiostro sbafato e la
carta stropicciata. “Mio padre tornerà dopodomani sera.” Sussurra come se
volesse scusarsi mentre Madeleine la guarda con aria tranquilla. Rosita la
fissa e abbassa subito lo sguardo “lui è un po’ vecchio stile…quindi se devi
portarti un ragazzo a casa..”
La donna scoppia a ridere divertita “tuo padre non ha niente
di cui preoccuparsi” sghignazza spostando la valigia dalla porta “non ho nessun
amico particolare o fidanzato o
spasimante.” Precisa continuando a sorriderle.
La ragazzina annuisce e fa un sorrisino imbarazzato
“ok...allora. Il numero ce l’hai e…mi hai pagato. Buon
soggiorno” sussurra allontanandosi dalla soglia. Le fa un cenno distratto con
la mano mentre Madeleine la saluta a sua volta con un sorriso tirato.
Che angioletto! L’ appenderei a testa in giù
fuori la finestra! Sghignazza sedendosi di schianto su una poltroncina.
Apre la valigetta più piccola ed estrae una pistola smontata che comincia a
riunire,canticchiando fra i denti. La
chiude di scatto e sorride. E adesso cerchiamoci
qualche cliente!
Aforisma: Cerca di essere sempre te stesso, così un giorno potrai dire
di essere stato l'unico
La tana dell’orco ha una semplice porta di legno marrone che
divide il mondo in due parti: la spensieratezza degli abitanti della casa -
beh, non di tutti - e la triste solitudine del proprietario della stanza che
siede affranto sul proprio letto.
Aveva toppato con due persone nel giro di un minuto. Un record!
Diciamocela tutta: la vita adulta è una gran rottura di
palle, con tutte le sue regole e non-regole sepolte sotto strati e strati di
finti discorsi liberali.
Corriamo tutto il giorno, cercando di accaparrarci un posto
al sole per non sprofondare nella melma in cui cercano sempre di ricacciarci. Impazziamo
per amore, affetto e sesso.
Nessuno ti regala niente e se stai alle regole, finisci nel
cantuccetto buio dal quale sei emerso, per godere di
cinque pulciosi minuti di celebrità.
La vita sorride ai pescecani come lui, non alle anime buone
e gentili.
Eppure, stavolta, la fortuna gli ha
fatto lo sgambetto e l’ha mandato gambe all’aria nella cacca.
Forse andare fuori di testa era la
soluzione migliore…perché ammettiamolo: è inutile prendere sul serio la vita,
se lo fai non ne esci illeso!
Siamo animali progettati per sopravvivere a qualsiasi
esperienza ma Votan non riusciva più a dare un significato al proprio operato in quella casa. Qualsiasi cosa facesse gli si
ritorceva contro e per qualche strana legge del karma o per punirlo della sua
vita non proprio retta e cristallina, il destino gli toglieva una seconda volta
la donna che amava e la fiondava fra le braccia del suo capo...tzè capo...un
ragazzetto che si è fatto mollare per ben due volte dalla stessa femmina e che
come uno stupido insisteva a raccogliere in casa ogni volta!
Le chiacchiere correvano veloci nella cucina, di notte,
quando si ritrovavano dopo il lavoro per una birra gelata o una cioccolata
calda. Il quartier generale delle vipere faceva capo nella stanza di Jack, dove
il ragazzo pontificava sull’amore e i rapporti uomo - donna con la leggerezza
di chi non ha mai avuto il cuore spezzato e non ha mai sofferto la lontananza o
l’abbandono.
Che ne sapeva lui di cosa volesse dire, avere una figlia che
cresceva senza sapere della tua esistenza, con la madre che ti odia con tutta
l’anima perché ti sei portato il lavoro a casa e le
hai rovinato la vita?
Quella stessa donna che incontrasti al parco, in un giorno
in cui il sole era strano, grigiastro, complice l’eclisse che stava attraversando
il cielo proprio in quel momento.
Quella donna che ti ritrovasti accanto, con un sorriso incerto
sulle labbra e la timidezza che deriva dall’avvicinare uno sconosciuto per
chiedergli la ‘cortesia di prestarle il visore affumicato che aveva
accidentalmente dimenticato a casa’
‘e mi scusi, non volevo essere così sfacciata’
‘si figuri, per così poco’
Banalità scambiate in una luce cinerea e
opaca che si era dissolta presto, lasciandoti accanto alla più bella donna del
mondo che brillava come una stella, su quel prato verde e odoroso di primavera.
‘Lei ha il crepuscolo negli occhi’ ti aveva sussurrato incantata, gli occhi allacciati
ai tuoi.
‘Lei è una grande impertinente,
signorina, ma la sua sfacciataggine mi ha contagiato. Posso dirle che è
indubbiamente la più bella donna che abbia mai visto?’
Una domanda lineare e giusta, gettata dal
caos del sangue, inavvertitamente incendiato da un sorriso dolce e da due
occhioni neri e schietti, un corpo flessuoso e armonico scolpito dallo
sport all’aria aperta e un’intelligenza pronta e vivace.
Troppo intelligente per non capire la
verità, dietro ai tuoi silenzi enigmatici e alle finte cene di lavoro.
Margot, affascinante e solare, con una rara dose di simpatia
spesso inaccessibile alle belle donne, l’aveva cacciato dalla sua vita con una
durezza che gli era sconosciuta e che l’aveva ferito più di mille parole.
Si stava riproponendo nello stesso
modo con Shaz? No, con lei aveva sbagliato fin dall’inizio, accettando la bieca
proposta della seduzione a pagamento. Avrebbe dovuto tirare fuori la pistola e
farli secchi all’istante, quei due vecchi barbogi!
Shaz… una donna che aveva bisogno di stabilità emotiva, come
un naufrago di una zattera e che si era votata all’autodistruzione, negando
qualsiasi contatto umano.
Con lui! Con Jesus no!
Non è giusto,
pensa guardando l’armadio aperto e la stampella dondolante per il brusco gesto
con quale vi ha strappato da sopra una camicia che giace nuovamente sgualcita
accanto a se, lei non capisce…quello che
provo, lei non lo vuole capire!
Quando Ariel arriva alla ‘tana
dell’orco’, bussa discretamente. Non ricevendo alcuna
risposta, gira la maniglia chiedendosi se abbia già sbaraccato. Lo trova
seduto di spalle sul letto con una valigia aperta e un disordine incredibile
tutt’attorno.
“Votan..” Sussurra avvicinandosi piano…altro
giro, altro regalo? Doveva dosare le parole con lui. Sebbene fosse il tipo da non offendersi mai, in quel momento
era provato e non avrebbe esitato ad azzannarla al collo.
L’uomo gira appena la testa e quando parla ha una voce roca
che le fa venire i brividi “che cosa vuoi?”
La ragazza si ferma a mezzo metro di distanza, grattando
delicatamente l’orlo degli hot pants che indossa “gli
ho spiegato l’equivoco. Non devi andartene”
“Sicura che sia stato un incidente? Magari mi andava proprio
di farti male”
La sua voce è nuovamente fredda e ironica, macchiata da un
dolore interno che le stringe il cuore. Rex la prende sempre in giro,
attribuendole poteri empatici...ma lui non sa tante cose. Non sa cosa vuol dire
consolare un uomo nel mezzo della notte, quando il cuore e la mente si
sciolgono completamente, lontani dalle trappole soffocanti della quotidianità e
dalla fredda cortesia della luce del sole.
“Non è vero. Ci sei rimasto male perché Shaz ha dato di matto
quando ti ha visto col micio” afferma sicura, sperando di non fare un disastro
anche con lui.
“Come no,..”.
Che voce depressa! Ariel si avvicina fin quasi a
toccarlo “eravate così carini...ti piacciono i gatti?”
Una pausa che non riesce ad interpretare.
La ascolta o sta ancora pensando a Shaz?
“Arrosto non sono male” afferma sentendola sbuffare delusa.
“Smettila di fare sempre l’acido. Non sei davvero così. Ti piacciono
i gatti e ti piace Shaz, punto”
“Darei fuoco ad entrambi” esclama irritato. Che diavolo vuole quella bomboletta da lui? Consolarlo?
“Perché sei sempre così scorbutico
con noi?”
“Perché non vi sopporto!” è la
secca risposta che la fa allontanare dai suoi intenti pacifisti.
“E perché torni sempre qui?”
“Perché è comodo” risponde
distratto. “Via adesso, ho da fare”
La sua voce si è alzata di un tono. Ariel non si lascia
intimidire dall’occhiata dura che le lancia.
“Non dovevi dire quelle cose a Jesus, ci sta soffrendo come
un cane da quando Maret se n’è andata” mormora restando nella sua posizione,
osservandolo mentre gira per tutta la stanza, ficcando vestiti alla rifusa nel
borsone che la ragazza toglie ‘sbadatamente’ con un
sorriso.
Sta per esplodere,
pensa quando getta dietro di se un'altra maglietta e gli butta in terra il
borsone, ficcandolo con un piedino sotto il letto “Hai finito di fare
l’isterico? Siediti e parla con me, non te ne vuoi andare davvero.” Dichiara con estrema dolcezza mentre Votan la guarda
impalato.
Si china su di lei rigidamente e scandisce secco ogni singola parola, rimediandosi un altro sbuffo. “Non
voglio parlare con te”
La vede alzare gli occhi al cielo e fare una smorfietta,
seguita da uno sguardo d’intesa “si che vuoi parlare
con me, solo che non te ne rendi conto. Stai soffrendo perché Shaz ti ha
cazziato, Jesus ti ha dato un pugno e credi che loro due siano
amanti. Tu vuoi stare con lei e lei con te. C’è solo un piccolo problema da
superare: deve capirlo da sola e tu devi lasciarle il tempo necessario”
Votan tace e la guarda. La soppesa dall’alto in basso e
prende le misure ad occhio. Con un gesto veloce che le fa
scappare un gridolino, la carica a sacco di patate su una spalla.
“Mettimi giù! Orco che non sei altro, non riesci a discutere
neanche con una donna senza dover fare il cavernicolo?!” strillacchia
arrossendo.
“Non discuto con la copia di Barbie di queste cose” ribatte
duro, facendola arrabbiare.
“Smettila di chiamarmi Barbie!” esplode divincolandosi e
facendosi mollare a terra pesantemente.
Sposta con un gesto secco la ciocca bionda che le è volata
in faccia e lo fulmina con i suoi occhioni, stretti in una fessura verde. “Usare
la forza fisica non serve a nulla, vuoi capirlo o no?
Le donne sono istintive in amore, ma riescono anche ad essere
parecchio cerebrali. Amano essere conquistare qui” ribatte puntandosi un
dito alla tempia “e qui…”finisce abbassando la voce e toccandogli lo sterno con
un dito. “Tu a che punto sei arrivato, con lei?”
“Neanche all’inizio” risponde istintivamente lasciandole campo
d’azione.
Ariel ha un sorriso dolce che gli fa terribilmente piacere
in quel momento “Sono brava a studiare la gente: lei ti ama. Non lo ammette, lo
nega continuamente ma è proprio in questo che si vede quanto tiene a te.”
“Eh…mi ha sparato!” mormora affranto
muovendosi verso la propria stanza mentre la ragazza gli va dietro, contenta
che la sua tattica consolidata abbia funzionato anche in quel caso disperato.
“Tu l’hai fatta soffrire. Lei ha fatto lo stesso con te, ma
il dolore che ha sentito Shaz non è paragonabile al tuo, perché questo stupido
muscolo pulsante quando viene colpito fa male…e tu lo
sai.”
Votan la ascolta in silenzio, perso nei
suoi pensieri...eccome se lo sapeva.
“Ho visto che fine ha fatto la rosa e ho visto la tua
espressione… è stato come se ti avessero accoltellato all’improvviso”
Lo sente mugugnare incazzato e prosegue dandogli una leggera
spintarella che non lo sposta di un millimetro “ti piacciano
i gatti, ti piace Jesus e ti piace stare qui! E ti
piaccio anche io, solo che non riesci mai a dirlo perché sei stupido, arrogante
e presuntoso, pieno di te, borioso al massimo grado e…. non
fare quella faccia cattiva, che non mi ci freghi!” esclama vedendolo aprire
bocca.
Votan la guarda mezzo sorpreso “che saggezza…mi stupisci.
Come mai sai tutte queste cose sugli uomini?”
La ragazza s’incupisce, piegando leggermente le spalle e
quando parla ha una strana espressione negli occhi e nella voce “facevo un altro lavoro prima di questo...roba noiosa.”
“Cos’eri, un’assistente sociale?”
Ariel lo guarda di sfuggita e china la testa, fissando il
pavimento “si…una specie. Ma non mi piaceva tanto”
Shaz si allaccia i jeans e infila
la prima maglietta che le viene a tiro, in piena vestizione per andare a
lavoro. Infila le scarpe sportive ed esce dalla stanza dopo aver preso tutto. L’attende
una giornataccia e tutti quei morti in poche settimane non le sconfinferano più
di tanto. Non vorrei essere di fronte ad
un pazzo squilibrato e maniaco.
Con la coda dell’occhio intravede la porta della camera di
Votan aperta, che neanche a farlo apposta è vicina alla sua, e osserva la sua
schiena stringendosi una mano sullo stomaco. Abbassa gli occhi e per qualche
istante rivede la sua immagine nel giardino, vicino al lampione con la rosa in
mano…
Il lieve movimento della poliziotta è stato intravisto da
Ariel che lancia un’occhiata dietro le spalle dell’uomo.
Sta per aprire bocca quando la richiude con un’idea
migliore. Osserva il suo collega freddamente e fa una smorfia. Beh, è per il bene della società e per la tranquillità di
questa casa, pensa decidendo di sacrificarsi.
“Vieni qua. Abbassati” gli ordina mezza seccata per quello
che sta per fare.
Quel tono asciutto lo fa girare dalla sua parte. La ragazza
ha smesso l’aria da assistente sociale che aveva fino a
qualche momento prima, sciorinandola a destra e a manca e lo fissa
vagamente nervosa “Che vuoi?” domanda chinandosi leggermente.
Quando sente le braccia sottili della ragazza che gli circondano
il collo, resta immobile con una sensazione terribile “che caz..”
“Fa silenzio” sussurra spiaccicandogli le labbra sulle sue
con uno ‘scusa’ mentale rivolto al proprio ragazzo.
Shaz resta paralizzata a guardare la scena: si stanno baciando...si stanno baciando
davvero! Le dita si contraggono sullo stomaco, improvvisamente bloccato a
metà della digestione della colazione e sente i piedi freddi. Il cuore le batte
furiosamente quando lo vede stringerla a sua volta e muovere la testa da un
lato, sdraiandola sul letto.
Ma come si permette! Brutto bastardo, dopo quello che mi ha detto! Urla dentro di se trattenendo un
singhiozzo che muore sulle labbra quando li vede insistere in un bacio
appassionato che li fa estraniare dal mondo circostante.
Fugge via senza far neanche attenzione a non fare rumore.
Il rumore di passi pesanti fa staccare immediatamente la
ragazza che riprende fiato a stento e lo spinge via allarmata
“Vattene! Diosanto, mai più!” esclama cercando di tenere la voce bassa e sventolandosi
con una mano. Fra la fantasia e la realtà c’è una
bella differenza! Pensa cancellando con un secco colpo di spugna un
esteso settore dedicato alle perversioni su Votan. Forse era il caso di
riparlare con Jesus…
Ma come fa Shaz ad esserne innamorata?! I misteri della
psiche femminile non li capirò mai del tutto.È
rossa da capo a piedi e le manca l’aria.”Sono scema a farmi venire ste idee balorde! Prima che ti faccia
pensieri strani su di me, era tutta una finta!”
Votan la guarda dapprima sorpreso e in seguito inorridito “ma
che avete, voi ragazze?! Una che mi spara, l’altra che mi salta addosso!”
esclama mentre Ariel salta giù dal letto e chiude la porta facendogli più volte
segno di tacere.
“Che fai? Riaprila
subito!” sbotta col sangue nelle vene ghiacciato. “Cristo, peggio di un
incesto, sembrava di baciare mia figlia. Ma che hai,
la sindrome di Lolita?!” mormora disgustato allontanandosi da lei.
“Abbassa la voce, scemo! Era una finta, una maledettissima
finta! Shaz ci stava guardando e ho pensato bene di farla ingelosire un po’!”
gli spiega velocemente tappandogli la bocca
all’istante.
“Mi hai quasi morso con quelle zanne acuminate che ti
ritrovi e che bisogno c’era di sdraiarmi sul letto? Capisco dare enfasi alla
recita, ma IO recitavo, TU stavi facendo sul serio”
sussurra con la voce stridula e ancora imbarazzata.
Votan piega la testa da una parte con aria
innocente “pensavo fosse una tattica di voi assistenti sociali: scavare
nel cuore degli uomini e poi dar loro un discreto contentino per farli stare
meglio. Certo, se fossi stata una stangona con due belle pere, dieci anni in
più e soprattutto, avessi saputo baciare decentemente, avrei anche potuto eccitarmi.
Così mi è venuta solo la pelle d’oca!”
Quel discorso declamato in tono leggero e mezzo
sghignazzante la lascia spiazzata. “Io non bacio male..”
“Malissimo e sei pregata di non farlo più. Mi hai fatto
rabbrividire, stupida ragazzina brufolosa!”
“Non ho i brufoli! Guarda che pelle liscia e fresca: ho solo
23 anni, io!” urla agitata appoggiandosi al muro, il
più possibile lontano da lui.
23 anni? Pensa
improvvisamente attento. Un po’ troppo giovane per fare
l’assistente sociale. Quella gli suonava di balla vera e propria!
La sta studiando da alcuni secondi quando la ragazza solleva
lo sguardo dal pavimento e lo guarda dubbiosa “hai una figlia davvero?”
Quella domanda così privata, lo fa restare per un pò
silenzioso. Si appoggia al muro e incrocia le braccia sullo stomaco. Annuisce
vagamente sulla difensiva. Era prudente lasciarsi andare a confidenze con
quella ragazzetta? Ma si, perché no? Probabilmente gli
aveva fatto un favore.
“Vive con la madre” afferma con voce dura e dispiaciuta per
quella lontananza forzata.
“Foto?”
Senza una parola le tira il portafoglio “prima tasca”
Ariel osserva la foto con un sorriso estatico “ma è
carinissima! E’ bellissima, quanti anni ha?”
“14” mormora con un a fierezza paterna che non sapeva di
avere
“Ti somiglia, è un vero spettacolo. Ha i tuoi stessi occhi!”
I gridolini della ragazza lo mandano nel pallone. Imbarazzato
volge lo sguardo altrove.”Ha il crepuscolo negli occhi” mormora col pensiero
rivolto a Margot.
La ragazza lo guarda con aria stupita: quella frase così
romantica da dove gli usciva? E poi...come sarebbe a dire che
aveva 14 anni?! Lo fissa di traverso, sbattendo più volte le ciglia. “Scusa,
ma tu quanti anni hai?”
“Quasi 44”
Ariel lo fissa sconvolta, alzando
un sopracciglio tremolante. Disgustata, si allontana di mezzo metro. “Oh mi
odio! Ho baciato mio nonno!” esclama facendo finta di
vomitare.
“Nonno un cazzo!”
Votan ha una faccia spaventosa e la ragazza pensa che stia
per prendergli un colpo “non è che mi soffri di cuore,
nonno? Alla tua età capita…sta tranquillo!”esclama sgomitandolo “vedrai che le
acque si sono smosse in quel modo. Shaz è gelosa di qualsiasi donna ti giri
intorno” Si alza dal letto continuando a guardare la foto e piega la testa
sorridendo “spiccicata a te, anche quella pieghetta che ha la bocca…identica!”
Votan non riponde, continuando a fissare
il muro nervoso “tu non sai niente di me.”
Ariel sbuffa esasperata da tutti quei segreti ma lo
accontenta, ritirandogli il portafoglio con la foto. “Non farmi litigare con
Rex. Mi sacrifico per una buona causa ma non fino al punto di perdere il mio
ragazzo per voi due rimbambiti! E la sottoscritta
bacia benissimo!!”
“Ci hai mai fatto caso? Gli animali ci fissano solo per
pochi secondi e abbassano lo sguardo innervositi. Dobbiamo fargli paura.”
“Non la vedo così, Madeleine…secondo me
siamo troppo brutti per loro”
La deejay
sorrise ascoltando la risposta divertita che proveniva dalle cuffie “sei
simpatico Fred. Non hai mai niente da fare, di
notte?”
Girò lentamente sulla sedia aspettando la risposta
impertinente del suo ascoltatore più assiduo.
“Tesoro non perderei la tua trasmissione per tutto l’oro del
mondo”
La donna rise e il suono argentino accarezzò le orecchie dei
suoi colleghi in perenne adorazione per il nuovo acquisto. “E’ in bel
complimento…cosa vorresti ascoltare? Stasera mi sento magnanima”
Accavallò le lunghe gambe coperte da sottilissime calze
color carne che si sposavano stupendamente con i sandaletti
di pelle nera e appoggiò la schiena stanca alla poltroncina.
“Tu cosa vorresti ascoltare? Cosa
ti piacerebbe ballare, stretta al tuo uomo? ”
La deejay smise di sorridere.
Tirò indietro una ciocca dei capelli corvini e masticò
lentamente la gomma senza farsi sentire. “Quello che vuoi, a me sta bene” gli
disse distratta dall’anello che continuava a rigirare fra le dita abbronzate. Lo
smalto bianco contrastava meravigliosamente sulle mani dalla pelle scurita da
lunghe sedute al sole. Tutto il calore del sole non riesce a sciogliere il suo
cuore congelato.
“Il Cafè del Mar. La ascolto
sempre immaginando di ballare con te.”
La deejay fece un gesto stanco, alzando
le sopracciglia per un attimo solo. “Sei molto gentile Fred,
sarai accontentato.”
“Sei la mia preferita, Madeleine.”
L’uomo staccò la comunicazione e la donna sbuffò seccata. “Non
passatemelo più, ha cominciato a fare il lumacone.”
Due ore dopo si alzò finalmente dalla poltroncina rigida. Stirò
le braccia verso l’altro tendendosi tutta e miagolando come un gatto. Quando si distese il suo viso era impassibile e non mostrava
alcun segno della precedente ilarità che aveva accompagnato la trasmissione.
Si staccò dalla sua postazione ed uscì a passi leggeri dalla
stanza insonorizzata, facendo girare i collaboratori. “Ci vediamo domani sera”
disse svogliatamente col suo tono secco che avevano imparato ad ignorare.
Quella donna poteva diventare di una freddezza unica.
Madeleine scese nel garage sotterraneo, assaporando con
piacere la frescura. Salì nella macchina e mi se in moto decisa, abbassando il
vetro per far cambiare aria all’abitacolo. Era nuova e odorava ancora di
concessionario.
Un urto violento alla portiera la fece voltare di scatto
verso un coltellino piantato di fronte al suo viso. Strinse gli occhi dello
stesso colore delle nocciole e attese le richieste del suo aggressore.
“Scendi dalla macchina!” sibilò il malvivente con voce roca
e contraffatta.
Madeleine spense il motore, aprì la portiera con un’aria
forse un po’ troppo sciolta per l’aggressore che le sventolò la lama davanti
agli occhi
“Scommetto che vuoi i soldi e il cellulare” ridacchiò
tirando indietro una ciocca sbarazzina che le sfiorava il viso.
“Sbrigati!” le urlò guardandosi intorno.
Un ladruncolo da poco,
pensò la donna infilandosi dentro la macchina. Allungò la mano verso il cruscotto
e l’aprì di scatto. La pistola scintillava sinistramente alla lucetta debole.
La prese lentamente, il suo aggressore era distratto e non
si rendeva conto che da lì a poco sarebbe stato solo un vago ricordo sulla Terra.
Con un sorriso che le illuminò sinistramente il volto, la
donna allungò il braccio e distese le labbra con un atteggiamento sarcastico.
Sollevò il caricatore e attese. Vide l’uomo fremere per la paura e indietreggiare.
Il coltellino tremò e scivolò dalle dita che si aprirono di scatto.
“Non…non mi sparare!”gridò allarmato
mentre la donna attendeva pazientemente. Quando vide una macchia di urina colorare i pantaloni del suo aggressore, rise
divertita. “Via!” sibilò muovendo la pistola verso destra.
L’uomo si mosse a ritroso, inciampando sul muso di una Toyota che sporgeva dietro le sue gambe, facendo scattare
l’allarme.
Quando fu abbastanza lontano, Madeleine
abbassò il braccio con stanchezza. Aprì il caricatore e lo osservò.
Vuoto.
Devo
ricordarmi di metterci le pallottole, pensò risalendo nella macchina
e chiudendo la portiera con leggerezza. L’antifurto della Toyotavenne spento all’improvviso dal cicalino di un
telecomando. La donna guardò nervosamente la figura maschile che si avvicinava.
“Ha fatto un bel lavoro” commentò il proprietario della
macchina sportiva appoggiandosi alla sua due posti.
Madeleine piegò la testa da una parte mentre un sorriso
simpatico si apriva sul volto dell’uomo.
“Grazie” ribattè secca mettendo in moto. “Ne compri una
finta anche lei”
Il proprietario della Toyota la
guardò allontanarsi con un sorrisetto appena accennato sulle labbra sottili.
Non c’era voluto molto a trovarla e non se la sarebbero lasciata scappare. La microspia che aveva piazzato
sul tetto della macchina, l’avrebbe portati dritti diritti nel covo di quella
donna pericolosa come un’anaconda a cui è stata pestata la coda.
Rew: molte settimane prima.
Piume di struzzo, colori sgargianti che
trapassavano l’occhio come una lama acuminata. L’uomo spostò lo sguardo
per non farsi investire da quel torrente di colori.
“Cristo, Rowan…hai mai pensato di cambiare genere? Mi fanno
male gli occhi a guardarti!”
La donna sbuffò dandogli un simpatico colpetto su un
braccio. “Tesoro, mi sono precipitata da te quando ho saputo e mi sono infilata
il primo straccetto che ho trovato nell’armadio!” trillò con la sua vocetta
squillante “come stai ? Hai bisogno di qualcosa?”
Natt mugugnò di dolore “no, non mi serve
niente…c’è Lyse che pensa a me” dichiarò con un tono felice nella voce.
La donna burrosa come il personaggio di un quadro
botticelliano sventolò allegramente il suo foulard variopinto accavallando le
gambe. “Quella delizia di tua moglie? Dov’è adesso?
Non viene a trovarti oggi?”
Natt sorrise come uno scemo sentendo un leggero pizzicore al
mento. Si strusciò il palmo sulla barba corta e nera e indicò la porta chiusa,
dietro la quale sostavano le guardie del corpo di
Rowan.
“Sta facendo un’ecografia e io me la sto perdendo!” sbuffò
scocciato.
“E’ malata?” domandò chiudendo una rivista che aveva trovato
accanto al letto
Natt sorrise ancora di più e si rilassò muovendo la testa su
cuscino. “E’ incinta!” dichiarò guardando il sorriso della donna aprirsi sempre
di più.
“Sei impazzito Kluge? E da quando in qua…”
Restò inebetita di fronte allo sguardo amorevole e sognante
dell’uomo e tacque schiarendosi la gola.
“Quindi non ho più speranze adesso..”
Mormorò a bassa voce lanciandogli uno sguardo veloce.
Natt girò la testa e la guardò sorpreso “cosa?”
La donna si sollevò appoggiandosi alla
testiera metallica del letto con attenzione “come lo chiamerete?” domandò
ignorando la domanda.
Vide di nuovo quel sorriso ebete e ridacchiò dentro di se.
L’era di Kluge era finita! Si era
lasciato ingabbiare e addirittura stava per diventare padre!
Lo vide muovere gli occhi su e giù, pensieroso e al tempo
stesso sorridente. In quel momento era l’uomo più felice del mondo.
“Non lo so…”mormorò con aria tenera. Cercò di portare le
braccia dietro al collo e grugnì peril
dolore alla ferita; le riabbassò e stette immobile per un po’, aspettando che
passasse.
“Il dottore ha detto che te la sei vista brutta” commentò
sottovoce la donna, tornando a sedersi accanto a lui. In quel momento sembrava
un padre confessore “quando l’ho scoperto mi è quasi venuto un colpo!”
Afferrò la mano che teneva poggiata sullo stomaco e la
strinse “non avevi detto che non avresti più lavorato?
Hai una moglie da cui tornare, Nathaniel…e un bimbo in arrivo.”
La guardò sorpreso: mai era stata così in pena per lui.
“Chiama Maret e fatti raccontare la vicenda. Non ho sparato
un colpo” disse serio ricambiando la presa della donna.
Rowan lo fissò attraverso le lunghe ciglia scure,
aggiustando il vestito di una taglia in meno che la donna portava per sembrare
più attraente. Le tette si vedono di più, pensò
Natt lanciando uno sguardo veloce al seno rifatto della sua amica e semi socia
in affari.
Abituato al corpo snello e ben proporzionato di Lyse, gli
diede quasi fastidio, tutta quell’esplosione di
sensualità.
“Quella donna…la pupilla di Robert..” Mormorò a mezza bocca quasi temendo che le uscisse
qualcosa di troppo.
“Si, è incinta anche lei. Lo avresti mai creduto che quella
strega possedesse l’istinto materno?” domandò
sollevandosi un po’ a sedere.
Rowan restò in silenzio lasciandogli la mano e tornando a posarla
in grembo. “Davvero?” domandò distratta. Gli occhi neri di Natt la scrutavano
implacabili: quando faceva così aveva qualche segreto. “Cosa è
successo? Cosa sai?” domandò in fretta facendola
sussultare.
Rowan girò la testa, muovendo leggermente capelli corti che
portava acconcianti in un taglio corto e perfettamente in ordine. Le mechès bionde
brillavano fra i sottili capelli castani e s’illuminavano grazie al sole proveniente
dalla finestra.
Natt la vide cambiare più volte posizione, assai inquieta.
“Non sta bene?”
“Girano voci…parecchie voci..”
Mormorò alzandosi e passeggiando su dei tacchi talmente alti e sottili che Natt
ebbe l’impressione che fossero troppo fini per
sorreggereil peso che gravava sulle
spalle di Rowan: era successo qualcosa di brutto e lei non sapeva come dirglielo.
“Non girarci attorno, vai dritta al punto, per favore” la incitò
serio.
“Si dice” esclamò la donna buttando il fiato fuori tutto
insieme “si dice che abbia lasciato il tuo amico “
“Impossibile!” tuonò con la voce cupa “Maret non lo farebbe
un’altra volta, è anche incinta”
“Natt per favore!” esplose secca,
voltandosi verso di lui “io l’ho visto il tuo amico…e non sta molto in forma, non
ha il tuo stesso sorriso idiota, non è …” abbassò la voce torcendosi le
mani “lei lo ha lasciato davvero”
Altrove: Now
Nel terzo distretto si respira aria pensante. Troppo omicidi in due settimane.
“Un serial killer?”
Shaz si muove nervosamente sulla sedia, con lo sguardo
concentrato su Drake. Il commissario annuisce continuando a muovere su e giù la
stilografica che gli hanno regalato da poco.
Nella sua camicia azzurrina, con grosse macchie sotto le
ascelle, continua a sventolarsi con un foglio stropicciato. Accende il
ventilatore da scrivania indirizzandolo sul viso accaldato. “Sembrerebbe di si”
Shaz si sporge verso l’aeratore seguita dalla sua nuova
compagna, una ragazza più o meno della sua età che attende pazientemente che
Drake parli.
Nell’acquario, l’aria è immobile. Il telefono tace, si sente
solo il rumore del fax che continua a sfornare tabulati. Drake li strappa con
decisione e li legge per qualche secondo.
“Decisamente un seriale killer. Il
modus operandi è identico: le uccide e poi le mutila…e
lascia sempre una iniziale insanguinata. Una ‘H’, stavolta”
mormora strusciando il mento rugoso con il palmo della mano.
“Può voler dire un sacco di cose” bisbiglia sottovoce la
poliziotta. Stende le gambe guardando il tabulato con aria dubbiosa “un nome o
un’indicazione.”
Charlene accanto a lei non dice niente. È molto silenziosa e
attenta a tutto quello che fa. Mitiga il carattere di Shaz rendendola meno
aggressiva verso i colleghi che rimpiangono i tempi in cui era innamorata di
Nass ed era diventata quasi umana.
Ora la sua faccia perennemente imbronciata, a tratti
seccata, lo sguardo assente il più delle volte e le risposte monosillabiche, la
rendono una specie di bestia rara da tenere il più lontano possibile. Hanno
fatto fronte comune contro di lei; a parte Angela e i poliziotti della Buoncostume, non ha molti amici.
Non che le interessi, alla fin
fine.
La morte orribile di Nass l’ha sconvolta più di quanto pensasse. Ormai teme anche la sua ombra e se non ha un’arma
in mano si sente indifesa, fino a rasentare la paranoia.
L’ unico posto in cui si sente davvero al sicuro, è la
Villa. Quando entra, quelle mura solide abitate da
persone normali, la accolgono come se fosse il grembo di una madre.
Ha una serie di fratelli e una sorellina…e un padre che se
non la smette di bere in quel modo morirà presto di cirrosi epatica!
E poi c’è Lui…
Shaz ha un sussulto che si manifesta sul volto scurito dal
sole.
“Stai male, Laverne?”
La domanda di Drake è puramente innocente, ma in quel
momento la donna sente i suoi occhi puntati addosso, come se il suo capo
sapesse quale terribile colpa porta sulla coscienza…come se sapesse che quasi
tutte le sere si traveste ed esce armata fino ai denti, con lo sguardo teso e nervoso,
i guanti di pelle che le tengono caldo ma che sono così dannatamente utili a
non lasciare scomode impronte sui luoghi dei delitti.
‘Once upon
a time..’
“No, sto bene. Pensavo ad un possibile collegamento con
altri casi”
‘i could read your thoughts and tell you what you saw and never say a
word…’
E’ così brava a mentire, adesso. È più facile parlare con le
persone senza guardarle negli occhi.
Quelle parole false escono chiaramente dalla sua bocca dalle
labbra rovinate, a furia di maltrattarle con le unghie e con i denti. A nulla
serve truccarle con rossetti che mascherano le ferite sempre sanguinanti che
s’infligge quando è nervosa.
Anche in quel momento, Shaz continua a
mordicchiare quella pellicina che non vuole proprio venire via e che quando si
staccherà sanguinerà per qualche minuto, costringendola a succhiare via il
sangue che le ricorda sempre….
‘...i can tell you why people go insane, i can show you how, you could
do the same...’
Si scuote con un brivido, stringendosi nelle spalle perennemente
abbassate. Il suo viso è stanco e mostra i segni di una ‘nottata di lavoro’.
Per Drake, Shaz soffre d’insonnia.
Non sa che sono tre notti che esce di casa di soppiatto,
quando tutti dormono, prendendo la moto e guidando per ore, per cercare di non
pensare, non ricordare…
Shaz ha scovato un posto dove fanno le gare clandestine con
le moto. Memore del suo passato e delle folli corse che faceva col fratello, è
riuscita a farsi ammettere al club segreto, dando prova di abilità.
Seppur arrugginita, ha stracciato il più bravo
corridore in carica, rimediandosi una solenne pacca sulle spalle dal muscoloso
organizzatore. Tyler.
Tyler è un ex pugile di 39 anni dal naso storto che sbarca
il lunario facendo mille lavoretti, ma la passione per la corsa non si ferma di
fronte alle bollette da pagare e ai solleciti delle banche. Spende parecchio
denaro per la sua motocicletta, la lucida e la tiene sempre in funzione sebbene
non la usi per correre con loro. È una sorta di sacra reliquia da toccare con
cautela.
Shaz è rimasta colpita dalla dedizione dell’uomo per quel
gioiellino.
E Tyler è rimasto colpito da lei.
La fissa sempre un pò troppo e lei gli risponde con occhiate
secche che gli fanno subito girare lo sguardo.
Basta uomini, si è imposta come principio indiscutibile.
Torna a fissare Drake che la sta guardando stupito. Gli
rivolge un’occhiata interrogativa.
“Davvero Sharon, non stai bene. Sei tutta rossa e hai due
occhiaie spaventose. Perché non te ne torni a casa a dormire?”
Shaz non risponde immediatamente.
Tornare a casa a quell’ora vuol dire trovare quella
persona che poltrisce al sole, sbracato sull’enorme sdraio accanto alla
piscina.
Tornare a casa a quell’ora vuol dire trovarlo in costume da
bagno, vuol dire spiarlo da dietro la finestra, vuol dire impazzire alla vista
di quelle goccioline d’acqua che scivolano dal collo lungo la schiena.
“No, sto bene. Fa caldo qui, è per quello che sono rossa”
dichiara seccata.
Charlene la guarda e tace, da dietro le lenti chiare che la
ragazza porta per correggere un difetto di miopia.
Charlene non sopporta le lenti a contatto e se ne preoccupa:
casomai dovesse incappare in qualche azione o in un inseguimento, ha paura di
non essere utile e mettere a repentaglio la sua vita e quella dei colleghi.
Si muove timidamente nel commissariato, cercando quasi di
mascherare la sua presenza ai colleghi. È piccolina, non arriva neanche al metro e sessanta e quelle finestre verdi aperte sul mondo
fanno sospirare mezzo distretto. Charlene neanche se ne rende conto, ma Shaz
sente dai commenti che fanno, che darebbero volentieri il braccio destro per
lavorare con lei.
Ha un’intelligenza aperta e geniale, è la stratega per
eccellenza e mente occulta dietro molte loro azioni. Difetta
di forza fisica, per quello si compensa brillantemente con Shazzer,
tutta istinto e razionalità zero.
Charlene ha 24 anni e un doppio lavoro che rende parecchio.
Shaz l’ha scoperta una sera in cui erano rimaste sole.
La sua collega è un’hacker con le contropalle che ha
aggirato anche le difese del FBI dal Mac verde acqua
che tiene nella propria abitazione.
La ragazza non sa che la sua attività illecita è stata
scoperta e Shaz non ne ha fatto parola con lei. Può sempre tornare utile.
Charlene non ha mai avuto in fidanzato a causa della timidezza
patologia che la porta ad isolarsi dal resto del mondo. Soffre quasi, quando
deve attraversare il poligono di tiro per raggiungere l’ultima postazione. Quando impugna la pistola non sa dove mettere le mani.
Shaz l’ha notato un giorno in cui stava per spararsi su un
piede. Gliel’aveva tolta, facendole un cazziatone
senza precedenti e facendole venire le lacrime agli occhi.
La donna aveva sbuffato sentendosi in colpa e aveva cambiato
atteggiamento radicalmente quando si era accorta della sua insicurezza.
Drake gliel’aveva affidata perchè
si intendevano senza neanche parlare. Sembrava che le due ragazze si leggessero
nella mente.
Dove non arrivava l’una, c’era
l’altra. Una soffriva in silenzio e l’altra la
consolava con un semplice sguardo d’intesa. Shaz era più mamma orsa rispetto a
Charlene, delicata come un giglio appena sbocciato.
Shazzer era iper protettiva e Charlene si prestava
volentieri come spalla su cui piangere.
Spalla che restava perennemente asciutta perché la
poliziotta non si faceva uscire una lacrima da settimane.
Le aveva esaurite tutte, quando il
suo rapporto con Alex era sprofondato drasticamente, lasciandola nella più cupa
disperazione.
‘..to live without a soul and nothing to be learned..’
Shazzer si mosse sulla sedia accavallando la gamba sinistra
svogliatamente.”La commissione quando si riunirà? Dobbiamo parlare con altri di
questa faccenda, ascoltare il loro punto di vista.”
Disse tranquilla gettando a Drake uno sguardo apparentemente sereno.
“Domani mattina dovrebbero arrivare i migliori esperti del
campo. Lavoreremo gomito a gomito con la scientifica che ci ha già cazziato per
il modo in cui è stata isolata la scena del crimine.”
Shaz sorrise muovendo appena gli angoli della bocca. Annuì,
guardando Charlene seduta rigidamente come al solito
“tu cosa ne pensi?” le domandò appoggiando la mano sul bracciolo della sua
sedia.
Gli enormi occhi verdi della ragazza si posarono su quelle
scuri e stanchi di Shaz per pochi secondi. “Non ho
elementi sufficienti per farmi un’idea del criminale. Dovremmo chiamare i
nostri migliori criminologi per avere un quadro preciso del killer”
Shaz storse la bocca per un breve momento. “I serial killer
sono rari …”i killer a pagamento un po’
meno, pensò dentro di se “questo tipo deve aver visto qualche film di
troppo alla televisione!”
‘…lights a candle in memory of the one who lived inside my skin..’
Detto questo balzò in piedi scocciata.
“Me ne vado di ronda”
Un gesto della mano a mo di saluto e lasciò l’acquario
sentendosi immediatamente più leggera senza più gli occhi di Jim piantati sul suo viso.
Guardò l’agenda con uno strano simboletto
sulla data.
Quella sera
doveva lavorare.
..i can tell you whythe end will
never come, i can tell you on the shadow on the sun..
Shaz scivolò silenziosissima nelle docce della palestra per figli di
papà altolocati che occupava metà palazzo del nuovo gratt
‘Once upon
a time..’
Lo senti? Respira. Respira a fondo e riempiti i polmoni.
Questo è l’odore della ricchezza.
Lo senti per bene?
Respira l’odore della notte prima di fare ciò che devi.
Odore d’acqua, di profumo…dolciastro e speziato al tempo
stesso.
Odore di asciugamani bagnati e di
cotone asciutto, una nota morbida e calda.
Odore di sigarette fumate una dopo l’altra, odore di
tappezzerie di automobili costose, di lucido da
scarpe, pungente e con una inflessione legnosa a tratti asprigna.
Niente profumi femminili, niente
deodoranti delicati, niente lacca per capelli… non in quell’ala dello
spogliatoio.
Dopobarba costosi e sudore misti all’odore
caratteristico di gomma e ferro delle attrezzature sportive.
Respira…
Scivola silenziosamente, non farti scoprire. Non c’è
nessuno, ma sta attenta! Non distrarti!
Socchiudi gli occhi alla nebbiolina dovuta al vapor acqueo e
muoviti lentamente, nelle docce della palestra per figli di papà altolocati che
occupa metà palazzo del nuovo grattacielo. Muoviti
come ti hanno insegnato in polizia.
‘..i could read your thoughts and tell you what you saw and never say a
word..’
Le lenti azzurre le davano fastidio,
probabilmente aveva qualcosa nell’occhio. Non si fermò a controllarlo,
ipnotizzata dall’odore che sentiva.
L’hai sempre sentito in una famiglia con troppi maschi,
vanitosi e spendaccioni per la cura del proprio corpo.
Quella nota bassa.. ti ricorda papà
non è vero? Quando eri piccola e ti stiravi tutta per abbracciarlo prima che
andasse a lavoro e già sentivi l’odore di olio della
pistola d’ordinanza che portava appesa alla cintura. E
già sapevi cosa avresti fatto.
‘Fai la brava e aiuta la mamma’
‘Si papà…papà? Quando sarà grande
potrò fare il poliziotto come te?’
‘Vedremo, tesoro. Non vuoi fare la
ballerina come le tue amichette?’
‘No, io voglio arrestare i cattivi’
E papà rideva e si strizzava
l’occhio con la mamma che scuoteva la testa e affermava di aver messo al mondo
quattro maschi.
Non sarebbe fiero di
te, lo sai vero?
Tirò dritto verso la ‘povera preda’
che avrebbe fruttato un lauto compenso a Jesus e un cospicuo guadagno
personale. Stata diventando ricca con quel mestiere. …per forza Maret sfoggiava
vestiti d’alta sartoria e Jack andava in giro come un manichino di Valentino!
Poteva dare l’anticipo per la nuova casa senza preoccuparsi
del mutuo e delle spese di ristrutturazione.
Ci aveva pensato più di una volta a lasciare la Villa, ma
come avrebbe spiegato ai suoi colleghi l’improvviso arricchimento?
Un poliziotto non guadagna un cazzo, è
risaputo. Non poteva certamente inventarsi un’eredità poiché i suoi erano in
piena salute e ancora mantenevano contatti con i grandi vecchi alla stazione di
polizia.
Poteva sempre affittare un pied -a-
terre privato sotto falso nome.
L’idea di una vita solitaria la deprimeva. Questo era il
motivo principale per cui non mollava tutto e se ne
andava a stare da sola. Era sicura che si sarebbe rinchiusa dentro, senza
rispondere alle telefonate, senza andare a lavorare, lasciandosi sprofondare
lentamente nell’apatia.
Il contatto con quei quattro caciaroni
della villa le garantiva un contatto umano che necessitava
alla sua natura di allegrona nata, ormai soppressa dalla tristezza perenne.
E poi si sentiva in dovere di
badare a Jesus.
Shaz si addossava l’intera colpa di quello che era successo
a Maret, anche se lui continuava a negare la sua responsabilità nella scelta drastica della donna.
Alla fine era Jesus che la consolava.
‘..staring at the loss, looking for the cause and never really sure
nothing but a hole, to live without a soul and nothing to be learned..’
Anche li…quegli odori forti e insinuanti. Una casa con
troppi uomini.
Anche li…quella nota bassa che spadroneggia in tutte le
stanze….
Anche quando non c’è, è sempre
presente….
Non respirare.
Si avvicinò all’uomo di mezz’età che si stava asciugando la
faccia con una salviettona bianca e un asciugamano avvolto attorno ai fianchi
leggermente appesantiti e gli sparò senza alcun rimorso.
Shaz guardò per qualche secondo il sangue che fluiva verso
il condotto di scarico e girò su se stessa, ritrovandosi di fronte un uomo in
accappatoio che guardava la scena allibito.
La sorpresa fu tale che Shaz si lasciò scappare un gemito e
balzò all’indietro mentre l’uomo alzava la mano e faceva dei cenni negativi “non
mi sparare...ti prego..” Singhiozzò vedendola sbattere
gli occhi e indurirli un attimo dopo.
“Non dovevi esserci…”mormorò alzando la pistola verso di lui
“non toccava a te”
‘..i can tell you why people die alone.. ‘
Quando il secondo corpo cadde a terra,
la donna barcollò leggermente, tentando di prendere aria dalla bocca e
ansimando per l’adrenalina che pompava furiosamente attraverso il suo corpo
troppo magro.
Non respirare! Non
respirare!
Scappò a gambe levate, saltando sulla moto parcheggiata in
un angolo buio e gettando in un cassonetto, a parecchi isolati di distanza, la
parrucca che indossava.
Non toccava a te,
perché ti sei messo sulla mia strada? Pensò disperata sfrecciando a tutta
velocità verso la villa.
‘..i can tell you why people go insane,i can tell you why the end will
never come, i can tell you on the shadow on the sun..’
Di nuovo quell’odore di ricchezza. Familiare
stavolta, un profumo che mi appartiene.
Non voglio più farlo!
Non voglio più farlo! Non mi possono costringere! Non voglio più ammazzare
nessuno!
Una volta dentro, sorpasso a tutta velocità la figuretta
snella di Ariel in procinto di uscire per una seratina romantica…una fitta di invidia profonda mi
trapassa per un istante. Mi lancio verso lo studio di Jesus ancora più
arrabbiata. Spalanco la porta trovandolo intento a giocare a carte con il MIO acerrimo
nemico. Ma lo sa che bara?!
‘...a candle in memory of the one who lived inside my skin...’
L’occhiata sorpresa che mi lancia Jesus, fa saltare
definitivamente i miei nervi messi a dura prova.
“Mi hai detto che c’era solo lui nella palestra a
quell’ora!” urlo afferrandolo per la maglietta e scrollandolo “ho dovuto
uccidere un innocente! Un altro! Non bastano tutti quelli che ammazzo per te,
dovevo anche..”
Smetto di urlare rendendomi conto che la colpa non è sua,
che sono cose che possono capitare. Imprevisti del mestiere. Come
al lavoro, quando esci di ronda e ti ritrovi a freddare un ragazzino che ha la
metà dei tuoi anni, per il solo fatto che il piccolo fetente impugna la pistola
e sta cercando di farti la pelle.
Abbasso la testa inghiottendo le lacrime incipienti. Allento
la stretta cercando una scusa plausibile per quello scoppio di rabbia. Sono
isterica e sono frustrata! Certe volte mi domando quanto avrò
il coraggio di spararmi un colpo e mettere fine a quest’assurdità che chiamano
‘vita’.
Sto girando a vuoto da troppo tempo. Dio, quanto è
brutto...fare… quello che faccio.
E perché lo fai?
Che altro potei fare?
Jesus le afferra le mani, per nulla offeso dal suo sfogo.
“Può capitare, non starci a pensare” mormora staccandola da lui con una
pacatezza che stupì Votan: lui le avrebbe urlato
addosso, dopo una scenata del genere.
Alzo il viso contratto e rigato
dalle lacrime. Ancora una volta sono riuscita a fare la figura della cretina
con lui. Perché sento il mio già scarso livello di
maturità, prendere definitivamente il volo, quando sono vicino a quella gente?
Annuisco più volte muovendomi all’indietro e mordendo le
labbra che tremano. “Scusa…i nervi…”
Una volta pensavo di essere una persona buona, almeno
decente. Mettevo i cattivi in prigione e ne ero
orgogliosa. Un disastro sentimentale lo sono sempre stata…
Respira. Un odore
familiare….ti fa stare bene, lo senti vero?
È Jesus
Non è Jesus.
Mi sento osservata.
Lasciami stare e non
ti ci mettere anche tu! E’ colpa tua se sto così di merda!!
Giro lo sguardo verso Votan che attende con il volto
impassibile di ricominciare la partita interrotta.
I suoi occhi si fissano nei miei e restano a guardare le tracce
umide che sto togliendo con le mani, arrabbiata e imbarazzata per lo sfogo. Cos’è quella? Tenerezza?!Figlio
di puttana, non compatirmi mai.
“Ma perché non la smetti e non
torni al tuo vecchio lavoro? Non ci sei portata” afferma con voce pacata, mischiando le carte senza guardarmi.
Già…perché non lo
faccio?
Perché
dovesti andartene di qui.
E tu non vuoi farlo.
Non è stato offensivo o ironico. Ha parlato chiaro. È un dato di fatto, non ci sono portata per questo lavoro.
Non sono abbastanza fredda e lucida. Non sono un’assassina io.
Respira, calmati.
È colpa sua: finchè no
c’era lui, avevo svolto tutti icompiti
assegnatami con rapidità e precisione..
Non è vero. Ci stavi
male, ma non lo sentivi perché eri morta dentro.
Anche adesso…
Menti sapendo di mentire.
“Hai ragione “ammetto a bassa voce. Lui alza gli occhi e mi
guarda per qualche istante,giocherellando con l’angolo delle carte.
“Non sono una killer. Sono un poliziotto e metto i cattivi
in galera. Dovrei tornare al mio vecchio lavoro, dare l’indirizzo di questo
posto e farvi arrestare tutti. Siete tutti da sedia elettrica…come la
sottoscritta”
Ho parlato con una strana inflessione nella voce. Le mie
orecchie l’hanno registrata con un attimo di ritardo e quando me ne rendo conto
ho una pistola per mano e li tengo sotto tiro entrambi.
Ho avuto una serata di merda, è
giusto prendermela con qualcuno. Perché non con loro?
Arretro dalla scrivania e li guardo a turno. Jesus mi fissa
impalato, con una luce oscura negli occhi c che non gli ho
mai visto e Votan ha smesso di giocare con le carte e mi sta guardando. Inclina
la testa da una parte e appoggia il mazzo sulla scrivania incrociando le dita
delle mani. Jesus sembra un felino sul punto di balzare sulla preda: è teso e
nervoso e continua a fissarmi.
“Basterebbe una pallottola ciascuno. Una presa d’aria per
fare respirare meglio il cervello..” Mormorò incantata
dalla situazione.
Stai tenendo sotto mira
due killer! Due killer con le contropalle! Quelli ti si bevono a colazione!! Hai
visto cosa a fatto Votan a Nass e sai cosa ha fatto Jesus, te l’hanno
raccontato nei minimi dettagli!
Si e allora? La pistola ce
l’ho io, adesso.
Mi muovo verso il telefono, muovendo alternativamente l’unica
pistola che tengo in mano mentre compongo il numero della polizia.
“Shaz…lo scherzo non è divertente” sibila Jesus alzandosi
lentamente finchè non muovo la pistola e lo risbatto a
sedere
“Ti sembra che stia giocando?” domando con voce stranamente
tranquilla.
Lo senti l’odore del pericolo? Inebriante vero?
Respira forte…questo è l’odore
dell’adrenalina, questo è il vero odore della paura: sordo, battente e
altalenante.
“Ciao June, passami Drake. C’è ancora o se n’è andato?”
domando alla centralinista che smista le chiamate.
“Non sai mai quando fermarti…”
La voce roca di Votan mi distrae e la cornetta scivola dalla
spalla battendo contro la scrivania. Succede tutto troppo in fretta!
Dopo un secondo, Jesus ha strappato il filo dal telefono e
Votan mi ha fatto volare la pistola di mano. Il dito scatta e una pallottola
finisce fischiando contro il soffitto, mentre soffro sentendo il braccio che viene piegato all’indietro con violenza.
“Ma sei impazzita?!” mi urla nelle
orecchie incredulo “dopo questa, niente dolci per un mese!”
A malapena lo sento, rendendomi conto di quello che stavo per fare un attimo troppo tardi.
I due uomini si guardano senza proferire parola. Era un
pericolo vagante, quella donna! Potevano anche
ritrovarsi la polizia dentro casa, una sera di quelle!
Jesus la fissò arrabbiato mentre Votan la rimetteva in piedi
e lei continuava ad avere quell’espressione vacua e assente. Stavolta aveva
esagerato.
“Portala giù di sotto” gli ordinò con voce cupa, facendogli
alzare gli occhi all’improvviso.
“Nel sotterraneo?!” esclamò allibito. In quella merda di
saletta fatta apposta per interrogare i più fetenti figli di puttana che
avevano avuto il dispiacere di mettersi sulla loro strada? In quello schifo
lugubre e senza uno straccio di contatto con l’esterno?!
Jesus annuì con irritazione, pensando che le ci volesse ‘una
sana bastonata terapeutica’
“Perché non mi spari un colpo e
via?” gli domandò d’un tratto con un sorrisetto. Shaz inclinò la testa da un
lato, muovendo appena i polsi che Votan le teneva
fermi dietro la schiena.
Jesus sorrise sinistramente facendole morire il risolino
“perché accontentarti? Non mi piace dare troppa soddisfazione alle donne, poi
se ne approfittano” ridacchiò rimettendosi a sedere e
riallacciando il telefono.
“Adesso chiami i tuoi amici e gli dici che non stai bene,
che sei indisposta e tutte le balle varie che solo voi
donne sapete inventarvi e ti prendi una settimana di ferie.”
Raccolse l’arma che aveva abbandonato in terra e glielo
puntò alla tempia “e attenta a quello che dici che ho l’indice sensibile stasera”
sibilò componendo il numero e accostandole la cornetta all’orecchio. “Casomai,
tu sposta la testa” disse a Votan con un sorrisino divertito che lo lasciò
incredulo.
Beh, la fama era quella e le voci non erano state gonfiate. E lui che pensava di essere abbastanza cattivo…
“Brava ragazza. Adesso giù nei sotterranei e ringrazia che
ho mal di testa altrimenti una sana lezione non te la toglieva nessuno.” Le disse appoggiando il telefono
soddisfatto “mi hai interrotto la partita, mi hai strillato nelle
orecchie e puntato una pistola contro! Un’altra persona sarebbe morta per molto
meno. Adesso...aria! Non voglio più vederti per una settimana minimo.” Le disse
sventolando una mano e tornando ad appoggiarsi alla propria poltroncina.
“Una settimana? La dentro?!” esclamò Votan che era stato ad
ascoltare con crescente nervosismo
Jesus annuì seccato “anche di più se non me la togli di
torno all’istante”
Dopo un secondo, Shaz fu catapultata nel corridoio e quasi
inciampò contro la ringhiera di legno. Si ritrovò a guardare il nulla e il
pavimento lontano del salone temendo di cadere di
sotto. Votan la afferrò per la maglietta tirandola contro di se e portandola in
salvo “ma che cazzo ti dice la testa? Imbecille!” sibilò a bassa voce
spingendola davanti a se “ in quello schifo di sotterraneo non ci farei stare
neanche un cane!”
“Ah già... non sono più passata al canile” la sentì
borbottare a bassa voce. Quando incrociarono Jack che
saliva dall’armeria con una pistola in mano, lo fermò ansiosa “andresti con
Ariel al canile domattina? Io sono in punizione” ridacchiò
facendo sgranare gli occhi al ragazzo che guardò Votan ammutolito dalla rabbia.
Seguì con lo sguardo il lento spalancarsi di quella porta
che conduceva giù nel sotterraneo e che non veniva quasi mai aperta. I cardini
cigolarono raggelando la spina dorsale del ragazzo “ma dove la porti?!” esclamò
in fretta al collega che non lo degnò di un’occhiata. Ma che
cavolo sta succedendo?!
***
Silenzio…lo senti?
Ti entra nelle orecchie continuamente.
Silenzio…respira.
Odore di muffa e di chiuso. Odore di carta da parati sudicia
e intonaco che cade a pezzettini piccoli piccoli, se lo gratti via con
l’unghia.
Il pavimento stride leggermente quando ci strusci la scarpa
sopra…è l’intonaco che sto sgretolando con le unghie. Mi s’infila sotto e mi
costringe a fermarmi per toglierlo.
Appoggio la testa al muro, spalla contro parete.
Ascolta.
Una vibrazione. Macchine che escono dal
garage interno. Voci concitate.
È nella mia testa o stanno litigando lassù?
Tolgo la giacchetta che ancor indosso e resto solo con la
maglietta.
Senti. L’aria calda proviene da qualche buco che non riesco a trovare. Almeno sto fresca, nella mia cella di
punizione.
Me la sono proprio cercata. Che mi è saltato in testa di chiamare la polizia…dovevo essere impazzita. Certo
che quando si arrabbia Jesus fa paura!
Sto qua dentro da un giorno solo e già mi taglierei
le vene dalla noia. Non era così che avevo immaginato di finire i miei giorni.
Altre voci concitate e altre urla. Ma
chi è? Che palle, non venite a litigare dietro la mia
porta!
“Me ne sbatto! Questo non è un fottuto lager e quello non è
Hitler! Dammi quelle cazzo di chiavi!”
“Peggiori la sua situazione così!”
“Dammi le chiavi e non seccarmi!”
Ariel sta litigando con Votan. Ma
come, andavano così d’amore e d’accordo.
La porta viene aperta
all’improvviso e la ragazza balza dentro correndo verso di me “alzati.” Mi
ordina tirandomi per un braccio.
“Lasciami qui. Fa fresco, fuori si muore
di caldo” mormoro senza spostarmi di una virgola.
“Che cazzo dici?!” urla la ragazza
scrollandomi “Siete tutti impazziti in questa casa!”
Mi alzo sbuffando e la seguo mentre sorpassa Votan che
attende sulla porta con uno sguardo tranquillo negli occhi.
“Aspetta.” Mormora alla ragazza che sta
quasi correndo. Le tira un mazzo di chiavi e neanche mi guarda. “Portala
a casa mia”
Ci sono case che hanno un’anima nascosta e puoi vederla solo se qualcuno
te la mostra e ci sono persone che hanno il fuoco den
Ci sono case che hanno un’anima nascosta e puoi vederla solo
se qualcuno te la mostra e ci sono persone che hanno il fuoco dentro, che ti
brucia la pelle e il cuore quando ti avvicini troppo…
Sei qui da sola, in un posto che non conosci, pregno di quel
profumo basso e insistente che ti fa stare bene.
Sei da sola in un appartamento chiuso da troppo tempo e non
sai dove sederti perché t’intimorisce tutta quella novità, t’intimidisce
guardarti intorno e toccare le cose che non ti appartengono. Oggetti estranei
che hanno una storia che tu non conosci. Oggetti che
appartengono ad una persona che in questo momento sta probabilmente prendendosi
una sfuriata per te.
Ariel ti ha lasciato da sola perché aveva una lezione.
‘Lezione?’
‘Ho lasciato la scuola troppo presto e sono più ignorante di
una capra. Mi sono segnata al liceo, tanto ho un
mucchio di tempo libero e lavoro si e no una volta a settimana.’
‘Hai avuto una bella idea.’
Una sensazione opaca mi annebbia la testa come orzata densa
mentre mi siedo sulla prima sedia che mi viene a
tiro.
Che ci faccio qui? Mi domando restando
rigida con la schiena, le mani infilate fra le ginocchia unite e una caviglia
leggermente piegata verso l’esterno.
Odora.
Legno del parquet, cuoio delle poltrone. Quell’odore strano
che hanno solo gli impianti hi-fi e i negozi di
dischi.
La vicina sta cucinando del pesce, sento
provenire del profumo da sotto la porta.
Non mi piace il pesce, mi da la
nausea. Apro la finestra della stanza lasciando che il sole inondi il pavimento.
Odore di sudore. Sono io, avrei
bisogno di fare una doccia.
Che cosa ci faccio qui?
Ascolta.
Rumori della strada, la lucidatrice del
piano di sopra che sta passando in questo momento sopra la mia testa.
Una sedia spostata, qualcosa che cade con un rumore di vetri rotti e
un’imprecazione di rabbia.
Musica soffusa, un concerto di violino.
Una casa come tante altre, molto bella, molto…calda.
Questa casa è terribilmente calda. Sembra fatta apposta per
le famigliole con tanti bambini.
Una casa accogliente.
La casa di un killer.
…..
Però è accogliente.
Tocca.
Superficie lisce, fresche…ci passo
i polpastrelli sopra. E’ un po’ polverosa. Legno ruvido sotto
le dita, il disegno a rilievo di un pannello di compensato.
Lo scricchiolio del parquet quando sollevo un piede,
muovendomi verso il resto dell’appartamento.
Un interruttore che scatta. La
lampada bassa illumina la cucina piccola e pulita. C’è una tazza lasciata nel
lavello e un cucchiaino dentro…chissà da quanto tempo sta li.
Il frigo è quasi pieno….ha
la passione per la senape?Mi domando osservando i
numerosi tubetti che giacciono in fondo ad un ripiano metallico.
Cerco il secchio della spazzatura. Si possono capire molte
cose frugando nell’immondizia.
Niente da fare. L’ha portata via prima di andarsene…ma ha lasciato una cosa… mi piego e
raccolgo una striscetta di plastica. Mh...ha la passione per il ketchup, non
per la senape: quella è la confezione che teneva insieme i due tubetti.
Esco dalla cucina, attraversando il corridoio corto e spoglio.
Non una stampa alle pareti, niente quadri. In compenso gli piacciono i soprammobili
strani e ha una libreria stracolma che mi fa sgranare gli occhi.
La mia libreria piena dei libri di papà è stata bruciata da
quella pazza mitomane di cui non voglio neanche ricordare il nome…
Thriller, fantascienza...noir, bello, quel genere mi piace
molto, fantapolitica...solo gli uomini possono leggere quella noia della
fantapolitica, gli ultimi best seller…mh…legge parecchio, quando trova il tempo
se sta perennemente in giro? Forse quando se ne va dalla villa viene qua, si
sdraia sul divano con una birra in mano e legge.
Strano: non c’è neanche una saga scabrosa in mezzo a
quest’accozzaglia di libri? Che razza di maschio è? Ah,
no, ecco qua un bel libro interessante…e bravo Votan…noo
è in lingua! Come faccio a leggerlo?! Lo rimetto al suo posto dopo aver
lanciato un’altra occhiata alla copertina illustrata da Rojo.
Due porte.
Bagno e camera da letto. Quale delle due per prima?
Sento nuovamente quell’odore di sudore acido e una
sensazione sgradevole di sporcizia addosso e decido per il bagno. Mattonelle
azzurre. Non male, molto bello. Beh? Niente vasca? Sta scherzando?! Come fai a
sopravvivere senza vasca, d’inverno?
Curioso per un po’ mentre il tubo della doccia mi guarda e
mi attira con una vocetta insinuante verso di lui. Stai buono, tu ed io faremo una bella chiacchierata dopo.
Una conversazione molto lunga: se non mi tolgo questi abiti
di dosso al più presto e mi ficco sotto l’acqua fredda, svengo!
Lascio la porta del bagno aperta e guardo quella della
stanza da letto. Ricordi quello che è capitato l’ultima
volta che sei stata ospitata? Potresti trovare qualcosa che non ti piace,
quindi evita di metterti a frugare.
Appoggio le dita sulla maniglia e le ritraggo subito. Perché non ti piazzi su quel bel divano e la fai finita?
Lascia stare…poi ti si scatena la fantasia e la notte non ci dormi.
Giro le spalle urtando un
mobiletto. Un oggetto cade a terra e rimbalza. Meno male che non è di vetro!
Mi chino a raccoglierlo e sento…
Annusa forte: quest’odore, santa miseria…guardo la porta
tremando e mi raddrizzo lentamente, rimettendo al suo posto l’oggettino con una
sottile scossa che mi attraversa le dita.
Odore di morte, di metallo…sangue ed escrementi…un cadavere?!
Apro la porta con timore..
Sangue… sangue sul pavimento…una strisciata lunga e continua
fino alla finestra aperta. Il vento fa muovere le tendine…
Mi viene la pelle d’oca quando spalanco la porta e quell’odore
m’investe come un calcio nello stomaco.
Mi stacco leggermente dalla cornice e arretro di qualche
passo. Le gambe tremano come impazzite.
CHE COSA E’ SUCCESSO QUA DENTRO?!!
Indietreggio ancora e scivolo sul niente, dando una
schienata al muro. Il cadavere smembrato sul letto, sangue ovunque e la lettera
sul muro..
Nonquinonqui, NON QUI!!!
“O porca puttana…cristo santo…”
Le mie labbra si muovono da sole e continuano a borbottare
farsi sconnesse, scrollando la testa per cercare una spiegazione a tutto
quel…sangue...tutto quel sangue….
Mi tappo la bocca per non cominciare ad urlare. Barcollo
all’indietro cadendo e urtando la testa contro uno spigolo e continuo a
strisciare verso il salotto, quando arrivo in prossimità del telefono che
afferro per il filo e tiro giù con mani tremanti e scattose. La cornetta mi
cade in testa e sto per comporre un numero quando mi ricordo di due cose
fondamentali:
1° sono sulla scena di un crimine efferato.
2° questa è la casa di un killer con un morto scannato nella
sua camera da letto.
3° se telefono alla villa, la polizia vedrà i tabulati e
allora saranno cazzi acidi.
Chefacciochefaccio?! CHE FACCIO?!
Mi frugo nella tasca cercando il cellulare. Ha la batteria
quasi scarica e devo essere veloce e coincisa.
Votan mi risponde al secondo squillo,
particolarmente sorpreso. “Vieni qui…di corsa,
sbrigati!! Portati qualcosa per cancellare le impronte…dobbiamo
cancellare le tue impronte!”
“Shaz, calmati, che sta succedendo?”
Inghiotto guardando la batteria che lampeggia “il serial
killer, quello su cui sto indagando…ha deciso di usare
camera tua per ammazzare un poveraccio.”
***
“Porca puttana…guarda te che cazzo di casino! Ma quello sta aggravato, per fare una cosa del genere!”
Shaz lo guarda mentre resta a sua volta
raggelato alla scena terribile nella camera da letto.
“Figlio di puttana, proprio casa mia doveva usare?” lo sento
bisbigliare fra i denti.
“Non toccare niente” questa frase mi sale automatica alle
labbra mentre lui si gira e mi osserva continuare a tormentare un angolo della
maglietta che sta assorbendo il mio sudore ancora una volta.
“Devo chiamare la polizia e aggiungere quella Y alle altre
lettere” mormoro con voce incolore. “Poi devo chiamare quel coglione
criminologo e starmi ad ascoltare le sue supposizioni sulla probabile pazzia di
quell’uomo.”
“Mh…e ti ci vuole uno psicologo per capire che quello è
toccato di cervello?” Mi domanda d’un tratto. Sento la
sua voce vicina e resto immobile a guardare la stanza che doveva essere
accogliente come il resto della casa, quel letto che doveva essere comodo, i
cuscini colmi del suo profumo basso…
“Ascolta: adesso ce ne andiamo di
qui. Quest’appartamento è intestato ad un uomo che non esiste e non risaliranno
mai a me. Shaz mi senti?”
Alzo la testa mentre Votan mi fissa preoccupato e mi tocca
il viso con entrambe le mani, facendomi sussultare
“torna lucida. Dimmi cosa hai toccato, devo cancellare le tue impronte.”
“E le tue?”
“Io non ho impronte digitali, non te
l’avevo detto?”
“No”
“Un’idea niente male che mi è venuta un sacco di anni fa” mi spiega continuando a tenermi in quel modo e
ad accarezzarmi la pelle sotto l’orecchio sinistro. “Fa mente locale e comincia
ad indicarmi la prima cosa che hai toccato” mormora con lo sguardo
tranquillante, spostandomi i capelli dalle tempie e dalla fronte e piegandosi
su di me. Mi fa venire i brividi.
Dopo mezz’ora, Votan mi trascina fuori casa, facendomi
salire su una macchina sconosciuta.
“E’ tua?” Gli domando ancora
annebbiata dalla situazione. Mi sono mossa come un automa per tutto il tempo,
osservandolo mentre ripuliva le mie impronte con una soluzione apposita.
“Figurati se è mio, sto catorcio. L’ho rubata.” Mi risponde
guidando in tutta fretta verso un lato della città che non frequento mai. Si
ferma ad una cabina del telefono e chiama la polizia avvertendoli dell’omicidio
in un appartamento poco distante da li.
“Le telefonate anonime non vengono
prese in considerazione” gli dico quando ha attaccato.
“Per quello gli ho detto che c’è una lettera sul muro”
risponde sospingendomi verso la macchina. “Stronzo… avevo ridipinto quella
camera personalmente!”
“Perché non mi hai fatto
telefonare?”
“Pensaci un po’ su” risponde con un sorriso vacuo.
Capisco solo in ritardo il perchè del suo gesto: come avrei
spiegato la mia presenza sulla scena del crimine? Casualità? Stavo in casa di
un amico? Chi è questo amico?
Troppe domande a cui non avrei
saputo rispondere lucidamente, combinando un'altra volta un casino e facendo
passare un guaio a qualcuno.
Sono frastornata, assente e distratta e non vedo l’ora di
rintanarmi nella mia stanza.
“Jesus sa che mi avete fatto uscire?” gli
domando facendolo frenare di botto. Si slaccia la cintura e si gira
verso di me col viso serio. “Sai quanto me ne frega di quello che pensa. Come
ti senti?”
“Un po’ una schifezza...ho bisogno
di fare una doccia. Non mi piace il tuo bagno, non ha
la vasca” sussurro slacciandomi la cintura e seguendolo verso… la mia moto?
“Pensavo che ti avrebbe fatto piacere farti un giro con la
tua adorata” mi dice porgendomi il casco.
Io lo afferro e ci giocherello ancora svagata. “Grazie...avrei preferito un comodo passaggio su una bella Mercedes,
in verità. Sono un po’ stanca per guidare.”
Quella stramba sensazione mi è calata addosso dopo aver
fatto la telefonata a Votan ed essere rimasta ad osservare lo sfacelo nella
stanza.
“Sali dietro”
Quando sollevo gli occhi dal casco,
sua signoria è gia salito e spadroneggia sulla mia moto. Altro che farmi un
piacere… non vedeva l’ora di farci un giro! Non dico niente perché sono stanca
e abbastanza sull’orlo delle lacrime. Una sensazione di gonfiore alla pancia si
fa sentire prepotente e quando lo abbraccio, appoggiando il seno sulla sua
schiena, sento che mi duole.Che strazio.
Torniamo alla villa in pochissimo tempo, neanche un quarto
d’ora d’orologio. Per forza: il signore ha bruciato i semafori e fatto scattare
qualche autovelox…indovinate a nome di chi arriveranno
le multe? Te le faccio pagare, non
credere.
Quando frena e si raddrizza, togliendosi
il casco, resto appoggiata a lui. Sto troppo comoda
per lasciarlo andare. Lo sento voltare la testa, sento che mi sta guardando…lo
percepisco dai muscoli della schiena che cambiano
angolazione.
Mi accarezza per qualche secondo le mani ancora strette
attorno alla sua vita ed è solo in quel momento che faccio forza su me stessa e
mi raddrizzo, scendendo dalla moto con aria sempre più stanca.
“Ti fa sempre quest’effetto una scena del crimine?” mi
domanda restando seduto e posando il casco sul sellino nero.
“No, sono solo stanca… ho bisogno di dormire e farmi una doccia”
rispondo appendendo il mio sul manubrio.
Sente crescere la nota umida della sua voce e scorge un
barluginio di lacrime che scompaiono, cancellate da un rapido batter d’occhi.
Istintivamente allunga una mano per farle una scafetta
affettuosa sui capelli e se la ritrova addosso un po’
tremante. “Grazie…”
Votan non le risponde continuando a stringerla e a
trascinarla verso l’ingresso. “Si, hai proprio bisogno di riposo, non sei in te..” Le dice accompagnandola verso la sua stanza.
Trattengo le parole in gola per non farle scivolare via, come
se camminassi su un pavimento bagnato. In quel secondo sento qualcosa cedere a
livello del ventre, come uno strappo improvviso che mi fa sospirare…ecco la spiegazione alla strana sensazione!
Votan si è fermato e continua ad accarezzarmi la schiena
andando su e giù…su e giù…Sono di fronte alla mia stanza e me ne rendo conto in
ritardo. Mi sposto un po’ troppo velocemente da lui, imbarazzata e a disagio
per la situazione. Tutta la situazione.
“Quando ti sarai fatta quella
benedetta doccia e avrai ancora bisogno di stare attaccata a qualcuno come la
colla, sai dove trovarmi” bisbiglia nel mio orecchio con il sorriso fra le
parole.
“Avrei bisogno di dormire per giorni interi. Tra poco
gireranno la chiamata al nostro dipartimento che si sta occupando del caso e mi
chiameranno…dio, non mi va di rivedere quella scena tremenda.”
Borbotto continuando a passargli le unghie sulla maglietta. “Posso venire… da
te? Posso? Non mi va di stare sola.”
“Certo.”
Certo...non mi avrebbe mai detto di no.
“Allora arrivo fra dieci minuti” sussurro entrando nella stanza e liberandomi
dei vestiti stancamente.
Mi ficco sotto l’acqua tiepida e ci resto per un bel po’ di
tempo, finchè il dolore al ventre non mi riscuote.Dio, ti prego...fa che quella telefonata
arrivi tardi. Dio, ti prego…non adesso che sto così male, voglio stare un po’
con lui.
Esco dalla mia stanza con i capelli ancora un po’ umidi e
imbottita di analgesici, finalmente pulita e profumata.
Respira… frutta matura e deodorante delicato…respira…il sentore di caramella del bagnoschiuma che è
rimasto sulla pelle.
Busso alla sua porta con un certo batticuore, il cellulare
in mano scarico e la batteria di ricambio già pronta. Devo solo
sostituirla.
Quando mi apre con un sorriso
carino, resta a fissarmi soddisfatto e poi mi fa entrare aprendomi la porta per
intero.
Respira…nota bassa e pulsante. Invade la stanza…che pace c’è
qui.
Il fresco del lenzuolo sul quale mi siedo
e quella mano calda che continua ad accarezzarmi la spalla...
Il mio abbigliamento è un po’ troppo informale?
Quando Votan vede la stampa sulla
la mia maglietta, ridacchia a bassa voce “è proprio da te” sussurra indicando
l’orsacchiotto addormentato che stringe un cuscino a forma di cuore.
“E’ la mia preferita, mi concilia il sonno” gli spiego
tirando su la spallina che deve sempre cadere per qualche strana legge fisica
che non si applica alla sua gemella.
“E’ molto carina, come te…” mormora continuando ad
osservarmi e scostandomi i capelli dal collo.
Quel solletico interno, ogni volta che lo fa…
Maledetta fitta,
penso stringendo le labbra per qualche istante, passandomi una mano sulla
pancia, sotto la magliettona larga. Votan mi toglie il cellulare di mano mentre
lo smonto e lo appoggia sul comodino “Devi riposarti, non vai a lavorare
stasera. Sei stanca e non stai bene.” Decide risedendosi
accanto a me e guardandomi. Mi infila il naso fra i
capelli facendomi sorridere e annuisce soddisfatto “molto meglio, adesso… viene
voglia di mangiarti” ridacchia tirandomi contro di se e facendomi sdraiare
comodamente.
“Non sono commestibile, sono anche un pò
anemica in questo momento.” La sua mano scende sullo stomaco e più giù,
sulla pancia gonfia e dolorante, scostando delicatamente la mia e posandovisi
sopra: una sensazione di benessere mi rilassa totalmente quando comincia ad
accarezzarmi.
“Allora stasera bistecca. Va bene?”
“Si…però voglio anche le patatine fritte o non se ne fa
niente”
“Come no…”
Resta così, coccolandomi e parlando di stupidaggini finchè
non sento un sonno pressante che mi schiaccia contro il letto e contro di lui.
Chiudo gli occhi e mi addormento, dimenticando il dolore, la
paura, la sorpresa e il fatto che quando mi sveglierò sarà tutto molto
diverso.
Capitolo 12 *** Baciala e poi lasciala andare... ***
“Ti ha fatto male toglierle
Quanto tempo era che non baciava una donna?Troppo, decisamente
troppo!
Votan la osservava dormire placidamente, sdraiata su un
fianco, un po’ raggomitolata, una mano infilata sotto il cuscino e l’altra
abbandonata sopra. Le sue dita si muovevano leggermente, il seno si sollevava e
abbassava ritmicamente, gonfiando l’orsacchiotto che riposava sulla sua
magliettona larga.
La osserva da quasi un’orae ancora non era sazio di quella visione
angelica che giaceva compostamente accanto a lui. Si sdraiò sullo stomaco e la
guardò mentre muoveva la testolina sul cuscino e lo sistemava meglio sotto il
collo.
Allungò due dita toccandole appena la guancia fresca e
scostando qualche ciocca corvina che era sfuggita alla massa arricciolata che inondava
la federa di un colore tenue e rilassante.
Seguì con gli occhi la curva del fianco che scendeva verso
le sue gambe meravigliose e nude, coperte solo da un paio di pantaloncini
aderenti che mostravano maliziosi l’elastico degli slip.
Ma come fa ad essere così bella? Si domandò
avvicinandosi lentamente. La donna abbandonò la sua posizione con un sospiro,
mostrando tutta la pienezza del seno a Votan che restò a fissare per qualche
minuto trattenendo il respiro.
La vide toccarsi la pancia con una smorfietta di dolore che
le piegò la bocca e fece spuntare una ruga fra le sopracciglia.
Deve essere una
scocciatura bella e buona,pensò sentendola
mugolare, un suono caldo come la neve sciolta nel palmo della mano. Shaz voltò
su se stessa nuovamente, dandogli le spalle e permettendogli di ammirare un
altro lato di lei che Votan aveva già ampiamente conosciuto e tastato
senza ritegno più di una volta.
Senza vergogna,
proprio! Si disse avvicinandosi ancora.
Se la fortuna lo avesse aiutato, si
sarebbe stancata presto anche di quella posizione e sarebbe finita fra le sue
braccia dove l’avrebbe accolta con mooooolto
dispiacere!
S’incantò a guardarla, così rilassata e indifesa, così…dolce.. un
sentimento che lo aggredì e lo lasciò senza parole, solleticandolo sotto il
diaframma come una mano dispettosa. Dimenticò tutte le sconce considerazioni
che aveva fatto prima e fissò le labbra che si aprivano leggermente…
Se ne sarebbe accorta? Se l’avesse
baciata, se ne sarebbe resa conto?
Si sdraiò accanto a lei, attaccandole il torace alla schiena
e appoggiando il mento su una mano, continuando a fissarla fra la voglia di
baciarla che lo divorava e il timore che lo scacciasse che lo frenava. La sua
mano si mosse, toccandole la spalla nuda e la pelle sottile della tempia. La
vide sorridere appena e continuò, umettandosi istintivamente le labbra. Si
sporse su di lei, mentre la sua mano scivolava sotto la spallina e Votan
avvampava, rendendosi conto di quanto fosse soffice e levigata la sua pelle sul
decolleté...risalì lentamente sotto la gola e sentì il respiro che cambiava… Baciala. Un bacio solo e poi lasciala andare, si
disse piegandosi su di lei con un’ansia tremenda
addosso. Non ti svegliare proprio adesso,
la supplicò circondandola con il braccio e alzandole il mento.
Shaz si svegliò sentendo una scossa piacevole che la
attraversava, pensò di vivere un bel sogno e restò con gli occhi socchiusi,
confusa dal dormiveglia.
Chi la stava toccando? È bello…
Si voltò per metà, assaporando quella carezza lenta e
inebriante. Si sentiva in trappola, senza via di fuga…era
bello, che
bella sensazione…
Si voltò affondando il viso in un corpo caldo e profumato…profumo
basso…Votan…
Sbattè le palpebre assonnata,
rendendosi conto che la stava stringendo con troppa tenerezza e alzò il viso
verso un respiro bruciante come il vento del deserto.
Votan la stava guardando confuso e impaziente, la mano
ancora infilata fra i capelli e il braccio a mo di cuscino sotto il suo collo
inarcato.
Shaz chiuse gli occhi pensando che non fosse reale.
“Ti sei svegliata troppo presto…” sussurrò restando a pochi
centimetri dal suo viso, la fronte appoggiata alla sua. “Stavo per baciarti”
Soffia le parole come fossero
petali…
“Pensavo che le principesse si svegliassero con un bacio”
sussurrò sentendo il cuore che accelerava i battiti.
“Allora… chiudi gli occhi…”
La sua voce svanì mentre pronunciava quelle parole, una
dolce ansia che trapelava dalla ‘o’
, spessa e cicciotta, un refolo caldo che le
riempiva la mente, quella acca aspirata che perdeva il suono sulla lingua,
annacquandola e rendendola ancora più invitante.
Shaz sorrise imbarazzata abbassando
il viso “potrei farti diventare un rospo”
Anche lui sorrise, forzandola
lentamente ad alzare il viso e ammirando con estatico fragore celebrale le
guance rosate e lo spirito birichino che danzava nelle pupille scure. “Sarei il
tuo principe, allora?”
Shaz sorrise sempre di più “non hai la stoffa per fare il
principe, non se abbastanza azzurro”
Votan continuava a guardarla ma senza rispondere al suo
sorriso… le carezze che insistevano e la distraevano, costringendola a tornare
seria a sua volta.
“Shaz..”
Tratteneva il suo nome lasciandolo vibrare un po’ sulle
labbra e poi lo faceva rotolare fuori addentando la zeta, come la coda di un
gatto dispettoso.
“Ti ha fatto male toglierle?”
“Cosa?”
“Le impronte”
Votan la guardava, continuando ad accarezzarla e sentendola
tremare sempre di più. Piantò ancora una volta gli occhi nei suoi e la spogliò mentalmente, lasciandola libera un po’ alla volta.
“No, non molto”
Shaz respirò nuovamente, libera da quella costrizione
mentale che l’aveva mandata nel panico.
Gioco con un suo dito spingendo il
polpastrello col mio e cercando di osservarlo attentamente nella luce soffusa
della stanza. Ho aperto gli occhi sicura di
essere rimasta sola nella stanza…invece lui era li e mi osservava...mi
vuole baciare… “sei rimasto sempre qui?”
“Si”
“Ti sarai annoiato”
“E perché?” mi ha domandato
alzandosi su un gomito e scostandomi i capelli arruffati dal viso “c’eri tu a
tenermi compagnia…lo sai che parli nel sonno?”
A quelle parole sono impallidita “e cosa ho detto?”
Lui si è abbassato su di me, facendomi trattenere il
respiro….le sue labbra…così vicine alle mie…
“Tutte cose scandalose e irripetibili”
ha sussurrato mandandomi nel panico per un attimo.
Quando ho capito che stava
scherzando ho respirato di nuovo, ma per poco…lui è rimasto li...troppo
vicino…sentivo il suo respiro che si confondeva col mio...
Mi vedete? Lo credete possibile? Io accoccolata contro di
lui e Votan che mi guarda con un sorriso dolce e mi accarezza i capelli e si
vede lontano un miglio che vorrebbe baciarmi…
Vedo il pomo d’adamo che va su e giù e le sue labbra che si
schiudono leggermente, continuando a guardarmi e a fare resistenza col dito.
Sorride quando lo sfido a riprovarci. “Qui hai un taglio…”
sussurro guardando la linea piuttosto ampia che attraversa l’anulare destro.
“Non è un taglio, è una bruciatura.
È da lì che mi è venuta l’idea.”
Votan tace e la guarda continuare a giocherellare con le sue
dita, raggomitolata contro di lui.
Non è vero, si
ripete continuamente, è
un’illusione.
“Hai dormito bene?” le domanda
tanto per parlare, per farla rimanere ancora un po’ nel suo letto, stretta
contro il suo corpo.
“Molto..” Rispondo smettendo quel gioco stupido e sospirando
silenziosamente. Dovrei accendere quel cellulare…non mi va. “Ho sempre dormito bene…”
Tace mordendosi il labbro superiore: ‘quando sono
vicino a te’.
“Mi passi il cellulare? Devo rendermi reperibile, anche se
sono in ferie. Un supplizio del mestiere.” Gli spiego vedendolo pretendersi
sopra di me e inondarmi di profumo basso che mi stordisce ancora una volta.
Chiudo gli occhi per qualche istante, respirandolo a pieni polmoni. Quando li riapro lo vedo osservarmi in quel modo…che …
“Tieni” mi sussurra dopo averlo ricomposto, gli occhi
allacciati ai miei.
“Grazie” replico accendendolo e aspettando che si colleghi
alla rete e che arrivino la marea di messaggini delle
chiamate perse. Non faccio neanche in tempo a finire il pensiero che il
telefono comincia a suonare. Votan lo allontana nuovamente…e mi guarda….
“Stasera non ci sarai, vero?”
“Non penso” mormoro fissandolo a mia volta “dovrò passare
metà del tempo a casa tua, poi al dipartimento, poi all’obitorio…tutta vita!” esclamo a bassa voce facendolo sorridere.
Il risolino gli sparì dopo un secondo dalle labbra e Shaz
restò a godere di quella carezza insistente lievemente
eccitata, sentendo numerose fitte che si sommavano. Tirò le gambe a se per
diminuire il dolore e socchiuse gli occhi quando le sfiorò
le guance con un dito.
“Che posso fare per te?”
Lo stai
già facendo… “andare a lavorare al posto mio
mentre io mi crogiolo nel dolce far niente” rispose seguendo
quel movimento con la gota. Il suo dito scese, passando per il naso che colpì
scherzosamente facendola sorridere e poi le sfiorò le labbra per qualche
secondo, vedendo le fossette che sparivano, la piega della bocca che si
rilassava e si apriva, baciando il polpastrello caldo. Se
si eccitava, il dolore si faceva più intenso e l’effetto dell’antidolorifico
stava sparendo.
“Shaz…”
Mi raggomitolo ancora di più contro di lui, sentendo la sua
mano che mi accarezza il collo con una certa possessività.
“Shaz…devo dirti una cosa”
Il rumore fastidio di sottofondo continuava. “Ma chi è?”
esclamò afferrando il telefono e leggendo la moltitudine di numeri che sono arrivati “toh...anche un mio fratello” borbottò mentre
Votan la guardava e rinunciava a spiegarle a storia di quel finto bacio con
Ariel.
“Uno dei tre?” domandò per cambiare discorso.
“Si, quello più palloso”
“Quindi il maggiore” dichiarò
tranquillo continuando ad osservarla.
“Sei un fratello maggiore?”
“Già.”
“Pensa tu quei poveretti che hanno dovuto sopportare!”
esclamò divertita lasciando cadere il cellulare accanto a se e sentendo la vita
che veniva cinta da un braccio muscoloso. Alzò gli
occhi e naufragò con una certa facilità in quell’alba grigia che la supplicava
di restare con lui.
“Devi andare via?”
“Si” sospirò per nulla felice di uscire da quel letto comodo
e da quella situazione...
Le carezze in fondo alla schiena erano una piacevolissima
tortura che le annebbiava il cervello, tuffandolo in un mare di dolce e vischiosa
schiuma da cui non voleva assolutamente liberarsi.
“Torno tardi..” Affermò
sollevandosi a sedere mentre lui la seguiva nel suo breve percorso. “Tu starai già
dormendo. Beato te”
“Immagino che salterai la cena” replicò alzandosi e
mettendola in piedi, sempre tenendola stretta contro
di se.
“Con quello spettacolo, non penso che avrò molta fame” Shaz
lo guardò di traverso con un sorriso malizioso “perché?”
Lui sollevò le spalle mentre la donna lo fissava incuriosita
“gli spuntini di mezzanotte sono il mio forte”
Shaz si piegò a raccattare il cellulare, la testa svuotata
da una strana sensazione di tranquillità. “Ok...ma niente ketchup. Ecco chi è che lo finisce sempre” ridacchiò avvicinandosi alla porta
di un passo.
“Ma come fai…” Votan la fissò
sorpreso e Shaz sorrise, illuminando la stanza. “Faccio la poliziotta, lo sai” lo
prese in giro allontanandosi di un altro passo “capisco tutto, osservo tutto e
traggo le giuste conclusioni” esclamò aprendo la porta senza neanche voltarsi,
lasciandogli stampato nel lobo frontale il ricordo del suo sorriso che si
rifletteva anche negli occhi e le faceva brillare il volto.
***
“Di un po’ Laverne…ti sei trovata
un uomo per caso? Sei meno stronza del solito”
Shaz quasi saltò a quelle parole sfrontate ed irriverenti di
Logan Leighton, 29 anni, inglese puro sangue che rompeva le palle a tutto il
distretto, più svogliato e scansafatiche di lei, la lingua penzoloni ad ogni
sedere femminile che transitasse davanti a sua scrivania e soprattutto…l’aveva
presa di mira, quel rompiscatole!!
È della stessa pasta di Natt! Pensò iperventilando per un
tirargli il tagliacarte di punta nella carotide.Ma
che li fanno in serie, a Londra?Ah, no...non di Londra, di Birmingham.
“Fatti i cazzi tuoi, Logan” rispose carinamente, con un
sorriso al vetriolo che fece sorridere anche Charlene, appiccicata davanti al
computer dalla mattina e con due occhiaie che rasentavano la scrivania. La
ragazza si tolse le lenti trasparenti e strusciò una mano sugli occhi mentre
Shaz le allungava il collirio decongestionante alla camomilla.
“Mi sta venendo un mal di testa cronico” sussurrò alla sua
compagna che continuava a guardare storto Leighton che a sua volta fissava
Charlene imbarazzata.
“Me lo togli di torno? Ti prego” supplicò
con voce inesistente e pennellata di rosa ritrosia.
“Come no!”esclamò la donna ad alta voce afferrando per il
bavero il ragazzo che stava piegato sulla scrivania della sua compagna.
“Ohh…ma che ho fatto? Che strazio!” esclamò mentre Shaz lo cacciava a malo modo dalla
stanza. “Sei invidiosa perché io sono innamorato di Charlene e tu sei
una vecchia zitella avvizzita che fa scappare gli uomini”
La ragazza si girò imbarazzata a guardarlo e Logan non mancò
di strizzarle l’occhio con un sorriso malandrino che la mise a disagio. Il
silenzio calò nella stanza invasa dagli agenti addetti alla caccia al killer e
persino Drake aspettò di vedere la testa del poliziotto rotolare ai propri
piedi.
Nessun osava scherzare in quel modo con Shazzer dopo quel
che le era accaduto.
“Faccio finta di non averti sentito, per il bene del
dipartimento e perché stasera mi sento male!” sibilò lasciandolo andare.
“Sempre unazitellaccia acida resti” esclamò rimettendosi a posto i vestiti.
Anarchico ricopione!Anche lui era duro d’orecchi riguardo alla divisa. Maglietta,
jeans e scarpe da ginnastica erano il suo abbigliamento preferito.
‘Ma scherziamo, volete che copra il
mio fantastico fisico con quell’affare blu? Mi sta male il blu!’ aveva esclamato il primo giorno che aveva preso servizio al
dipartimento.
Ovviamente era il rimasuglio di un altro distretto, come lei
lo scorso anno.
A Shaz stava quasi simpatico. I primi due giorni l’aveva
inquadrato come possibile partner, con quella vena polemica e attaccabrighe che
si ritrovava.
Poi Logan si era accorto di lei e l’aveva presa di mira: il
terzo giorno Shaz l’aveva mandato lungo disteso per una battutina sulle sue
tette talmente pesante che neanche Natt sarebbe stato in grado di partorirla.
Il ragazzo aveva sbuffato e imprecato e qualcuno
probabilmente gli aveva raccontato della brutta avventura perché il giorno dopo
aveva cominciato a martoriarla e aveva preso di mira anche Charlene che
lavorava con lei.
E Charlene non si
tocca! Aveva pensato allontanandolo dalla scrivania della ragazza
con le cattive più di una volta.
Adesso si domandava se faceva bene a toglierglielo di torno tutte le volte, anche perché la ragazza aveva
mormorato un “è carino” che l’aveva meravigliata, poiché non si era mai
sbilanciata su un loro collega.
“Sei pazza? Quello la?” le aveva domandato
indicando il tizio sbracato sulla sedia mentre divorava un hot dog gigante che
le aveva fatto venire la nausea. La ragazza aveva annuito ed era tornata a
guardare lo schermo un po’ rossa. Shaz si era voltata
a guardarlo, mezza esterrefatta e assai preoccupata per i gusti della compagna.
Beh...non era da buttare…non era il suo tipo, ma era
indubbiamente un bel ragazzo.
Chissà perché, sembrava essere appena uscito da un film di
Tarantino! Non si sarebbe stupita di vederlo apparire una mattina con ‘Anarchy in the UK’ di sottofondo!
Era immersa in quei pensieri quando Logan l’aveva notata e continuando
a mangiare orribilmente quel concentrato di veleni, le aveva lanciato
un bacio che l’aveva stomacata.
“Sarò anche acida, ma tu scassi da
mattina a sera. Sta in campana bello, se non vuoi
ritrovarti appeso come una bandiera fuori dal palazzo!” esclamò facendo girare
gli agenti verso di lei.
“Uuu…che paura!” esclamò
stringendosi nelle spalle e facendo finta di tremare. “Capooo!
Laverne mi tratta male!” Ululò
verso Drake che li fissò temendo una strage.
Shaz lo guardò rimediandosi un sorriso sarcastico e
un’alzata di sopracciglia veloce che andò a stuzzicare il suo lato allegrone.
Abbozzò un risolino e comunicò a ridere come una pazza mentre il commissario la fissa sbigottito seguito a ruota dagli altri
poliziotti.
Gli mancava la risata di Laverne,
era da troppo tempo che non la sentiva.
“Simpatico, sissi. “sghignazzò con
aria pericolosa battendogli una mano sulla spalla “ricorda, ciccio: vola basso
e schiva il sasso”
Logan sorrise a sua volta e fece lo stesso con lei “certo,
bellezza. Continua a sbattere la manina con quella pesantezza e te la spezzo” ridacchiò applicando parecchia forza fisica nel proprio gesto.
“Ti strangolo una volta fuori di qui, lo
sai vero?”
“Non vero l’ora. Ti devo un pugno, carina”
“Carina chiamaci tua sorella”
“Leighton..”
La voce morbida e bassa di Charlene lo fece ammutolire all’improvviso.
Scansò Shaz da un lato e si protese verso la ragazza
che girò sulla sedia di qualche grado, togliendosi gli occhiali “Non fare
rumore, per favore. Qua dentro stiamo lavorando.”
“Tutto quello che vuoi!”le rispose contento mentre Shaz lo
guardava facendo le smorfie con gli altri agenti.
“Mi porteresti un caffè, per favore?” gli domandò con quella
vocetta tenera che faceva sospirare tutto il distretto “e non infastidire Shaz.
È stanca. Lo faresti per me?”
“Come no?” le rispose voltando su se stesso e sorpassando la
poliziotta allucinata “e tu lo vuoi il caffè,
stronza?”
“No...non lo voglio” borbottò guardandoli a turno. Possibile
che quel cialtrone spettinato e sovversivo avesse fatto colpo su
quell’angioletto? Sempre così!
A proposito di mascalzoni…Shaz
sentì un languorino allo stomaco e guardò l’orologio. Aveva uno spuntino da
consumare di lì a qualche ora…
Sorrise rilassata e si appoggiò ad una sedia con aria
felice.
“Inutile che sorridi in quel modo: tanto ti molla pure
questo!”
“Logaaan!” urlò saltando dalla
sedia e scagliandosi verso la voce che rideva “adesso ti ammazzo!!”
***
“Secondo te a lei piace?”
“Si, quindi evita di impicciarti”
“E’ un rompipalle”
“Lo stesso. Alza il culo e lasciali
da soli. Ma te le devo spiegare io, ste cose?”
“Volevo solo un parere, bestiaccia”
Shaz lo osserva mentre continua mangiucchiare il suo
tramezzino bello ripieno “mi vuoi mettere all’ingrasso
come i maialini per poi sacrificare il giorno di Natale?”
“Sei troppo magra. Mangia senza
discutere”
Lei sorride mentre lo osserva trafficare fra la credenza
aperta, il frigo spalancato e i cassetti che non chiude mai del tutto. Lo
studia come farebbe uno scienziato con un insetto sotto il microscopio e
sorride maliziosa quando lo vede inchinarsi, mettendo in bella mostra…un culo niente
male!
Votan si gira in quel momento per allungarle un altro
tramezzino e lei gli sorride imbarazzata con la bocca cosparsa di briciole che
spazza via con una mano.
“Ehi, mocciosa! Mi stavi guardando il sedere?!”
“Ma scherzi? Non lo farei mai!” ridacchia violacea in volto.
Votan le fa una smorfia arricciando le labbra “..e si presuppone che una a 30 anni abbia messo la testa a
posto”
“A parte che non ne ho ancora 30 ma sono ferma a 27: non ti
stavo guardando il sedere!”
Votan la fissa mentre Shaz ride sempre più imbarazzata “io intendevo un’altra cosa…”
“E cosa?!”
“Mangia che è meglio”
“Ma lo sa Jesus che non sto più in
punizione da un bel po’, ormai?”
Lui alza le spalle e si siede sul tavolo sgombro
osservandola dondolare le gambe da un lato della sedia. “Io non gliel’ho detto
e sinceramente non me ne frega un cazzo se lo sa oppure no” afferma
sciogliendole un laccio della scarpa mentre Shaz lo guarda sorpresa.
Dopo un secondo le getta a terra e la donna
rimane solo con i calzini e ha smesso di mangiare “che fai?” gli domanda
inghiottendo un pezzo troppo grosso.
Votan sorrise e le allunga un bicchiere d’acqua prima che si
strozzi. “L’intenzione sarebbe quella di farti rilassare un po’.”
“Sono rilassata” ribatte col cuore che martella nel petto e
la schiena indolenzita.
“Hai una faccia!”
“Mi fa male la schiena” risponde timidamente, posando il
resto del tramezzino e sentendo le sue mani che la accarezzano sulle spalle scendendo.
“Non c’è bisogno..” Mormora con gli occhi chiusi e
l’espressione soddisfatta.
“Shaz?”
“Mh?” domanda con un sorriso estatico sulle labbra e
voltando la testa verso di lui…che la guarda…e si è fermato…
Allunga un dito e le toglie una briciolina dalla guancia
vicino alla fossetta che si forma quando sorride.
D’improvviso un rumore e Shaz raggela trovando Jesus sulla
porta della cucina che li fissa incazzato. “Ma tu non stavi in castigo?” le domanda senza muoversi di un millimetro.
“Ho scavato un buco con un cucchiaio e sono scappata. L’hai
visto ‘Le ali della libertà’?
Ecco” risponde sentendosi improvvisamente forte accanto a Votan.
Jesus la fissa e poi volta lo sguardo su di lui che si è
raddrizzato e continua tenerle posata una mano sulla spalla “L’hai fatta uscire tu?”
L’uomo lo fissa per qualche istante e si avvicina di qualche
passo. Jesus ha un’aria sbattuta e omicida che non gli piace per niente. “Se anche fosse? Non ti sei regolato con
lei” sibila bloccando la visuale a Shaz.
Per alcuni secondi si fissano negli occhi con odio. “Stava
per chiamare la polizia e farci arrestare tutti! Te compreso” sbotta
continuando a tenere le mani in tasca.
Votan fa una smorfia infastidita “Non dare retta ad una
femmina in sindrome premestruale. Dicono e fanno un sacco di cazzate!” dichiara
facendo avvampare di vergogna Shaz e mandando nel pallone Jesus.
Lo sposta con una mano tenendo l’altra in
tasca…cos’ha in tasca? Una pistola? Si domanda
alzandosi in piedi ansiosa.
Jesus la fissa per qualche istante e la donna rabbrividisce…che cosa ha in mano?!!
“Che cosa hai li?” gli domanda con
voce bassa e tremante “una pistola?” Lo vede abbassare gli occhi verso la tasca
che è… stranamente sporca…
Quando estrae una lama di coltello
insanguinata, Shaz artiglia lo schienale della sedia e si sposta di un passo.
“Cliente esigente e vittima recalcitrante.”
Spiega con un sorrisetto sinistro che gela completamente la donna. “Non farmi
incazzare un’altra volta, sono stato chiaro?”
Lei annuisce più volte e continua ad artigliare la sedia, le
gambe che tremano. Crolla a sedere col fiatone…un coltello di quella
lunghezza…il serial killer che si accanisce sulle vittime…
“Mica ti sarai spaventata?”
La domanda di Votan le giunge lontano, attufata da strati di
cemento che improvvisamente le hannooccluso le cellule celebrali.
“Ehi? Che hai?”
Shaz muove la bocca senza emettere un suono elo guarda, aggrappandosi alla sua maglietta
“Jesus sa dove abiti? Sa l’indirizzo di casa tua?”
Jesus entrò nella propria stanza gettando la giacca lunga che indossava
su una sedia e togliendo da sotto un fucile di precisi
Nella vita ci sono solo due cose certe: la morte e gli
scioperi!
Se le delusioni si scomodassero ad indicarci la giusta via
per non incappare due volte negli stessi errori, forse la vita sarebbe un pelino più semplice e vivibile.
Sbagli con la donna, gli amici e il lavoro...mah, no…su
quello non poteva lamentarsi era l’unica cosa che andasse
bene.
Sbagliare è l’unica certezza della vita di Jesus. E questo nome doveva portarmi fortuna, secondo lei? La dura legge del contrappasso!
Entrò nella propria stanza gettando la giacca lunga che
indossava su una sedia e togliendo da sotto un fucile di precisione che gli
aveva richiesto l’incarico: beccare il tipo a 300 metri era stata una
passeggiata di salute.
Si diresse nel bagno e gettò il coltello sporco del proprio
sangue nel lavandino facendo correre l’acqua fredda.
Le aveva fatto mettere proprio una
bella paura, dicendole quella cosa in quel modo.
Si sedette sulla tavoletta del water abbassata e si tolse le
scarpe, sfilando con cautela i jeans pregni del proprio
sangue. Ma guarda tu se dovevo inciampare come un
cretino!
Sei rimbambito e
questo è il bel risultato.Te la
prendi con Shaz perché le dai la colpa di quello che è
successo a Maret.
Aveva avuto ragione solo a terrorizzarla dopo quel pezzo che
aveva fatto due sere fa…il fatto che
abbia gli ormoni sballati non vuol dire che dobbiamo
tutti passare dei guai per lei! Pensò infastidito afferrando delle garze
sterili e detergendo il sangue raggrumato.
Adesso se ne sarebbe stata buona. Lui sarebbe passato per lo
stronzo scanna-maiali di
turno e la vita sarebbe continuata.
Si fece una medicazione veloce e restò a guardare il
lavandino sporco, pensando dentro di se che forse doveva chiederle
scusa per averla mandata in qual postaccio dove non avrebbe tenuto neanche il
suo peggior nemico.
Quella stanza era stata l’unica a non essere stata
ristrutturata quando aveva comprato la villa. Alla fine non serviva a niente.
La cantina ce l’aveva, l’armeria era enorme… Non aveva
certo predisposto intenzionalmente una cella di reclusione per pazze sull’orlo
di una crisi di nervi!
Ma non le avrebbe spiegato il
perchè aveva reagito in quel modo terribile. Non le avrebbe detto
che quella casa era l’unico punto di riferimento di Maret.
Se lei fosse tornata e la villa
fosse stata abbandonata...come si sarebbero potuti rincontrare?
***
“Ma dove vai alle due di notte?”
“Alla centrale, devo controllare una cosa!”
Shaz s’infilò nuovamente le scarpe impicciandosi con i lacci
e tremando come un’ossessa. Non poteva essere Jesus il serial killer! Dove
trovare delle prove, doveva confrontare gli orari, doveva..
Si sentì afferrare per le spalle e alzò la testa di scatto
verso Votan che la guardava preoccupato “che ti sta succedendo?”
Lei lo guardò indecisa, chiudendo e aprendo più volte la
bocca, rendendosi conto di quanto fosse ancora più
bello sotto quella luce attenuata e di quanto avesse bisogno di un suo bacio.
“Il serial killer…lui ammazza con un coltello…è instabile e
odia le persone…” balbettò restando seduta a terra “odia le donne, ci si
accanisce in maniera feroce e lascia degli indirizzi, delle lettere..” Sussurrò abbassando la voce guardinga e stringendogli
una mano “finora ha lasciato un H, una A e una R…la Y
non la capisco…ma H, A, R, si ritrovano in alcuni nomi…il mio, ad esempio..”
Votan la guardò come se fosse impazzita e la strinse con
forza.”Continua”
“Jesus conosce il tuo indirizzo…probabilmente immaginava che
mi avreste fatto uscire e dove potevo andare se non a
casa tua? Sei l’unico che abbia un appartamento al di
fuori di qui” gli spiegò alzandosi dal pavimento.
“Per forza, io lo so fare il 740 e ci capisco qualcosa di Ici” commentò suo malgrado restando
a fissarla “secondo te Jesus è il serial killer che sta massacrando la gente?
Che droghe hai fumato col tuo amico spilungone? Se voleva ammazzarti, prendeva la pistola e ti sparava senza
tante storie. E poi perchè dovrebbe volerti morta?”
“Per Maret…è colpa mia se Maret ha perso il bambino. Lui
continua a negare ma la colpa me l’addossa inconsciamente.”
Gli spiegò tremando. “Forse è andato fuori di testa..”
“Non diciamo cazzate! Non ha senso. Piedi nel cemento e giù
nel fiume: rapido e pulito, non è tipo da torture psicologiche.” Esclamò frantumando le sue teorie strampalate. “Ed è raro che esca, sta sempre rinchiuso nel suo studio”
Come lo disse restò a guardarla
soprappensiero. La porta era chiusa…ma che ne sapevano loro se stava davvero
dietro al computer o se usciva senza farsi scoprire?
“No, assurdo” affermò più a se stesso che alla donna che lo
guardò incupita.
“Ti sta venendo il dubbio, vero?”
Si alzò in piedi e corse verso il salotto per prendere il
giubbotto imbottito quando vide Jesus scendere zoppicando dalle scale. Restò a
guardarlo per un po’, la mano dietro i jeans posata
sulla pistola.
“Devo parlarti” esordì con voce stanca, sedendosi sugli
scalini. “Aspetta un attimo..”
Shaz lo fissò guardinga mentre Votan li guardava a sua volta incupito. La vide fermarsi davanti a lui col
viso teso e serio.
“Che hai fatto alla gamba?” gli
chiese per spezzare il silenzio pesante.
Jesus tirò fuori il coltello pulito e lo guardò “ci sono
caduto sopra. Era uno scherzo, Shaz. Non ho sgozzato nessuno.” Le disse
vedendola sgranare gli occhi “se non ci credi, ti faccio vedere il buco.”
“Fammelo vedere” sibilò avvicinandosi un altro po’.
Jesus sbuffò e tirò su i bermuda fino alla benda chiara
“contenta?”
“Togli quel cerotto”
Lui alzò gli occhi al cielo e fece una faccia dolorante “ma
lo sai quanto fa male strapparsi i peli…ahio porca vacca!” esclamò quando la
poliziotta glielo staccò con un gesto deciso e restò a guardare il sangue che
usciva. “Ti basta o devo anche scarnificarmi la ferita per punizione?” le
domandò soffrendo per il dolore dei peli tirati.
Lei gli allungò il cerotto e non fiatò “dove sei stato tutto il giorno?”
“Qui” rispose sorpreso “mi stai
facendo l’interrogatorio per quale motivo? Originariamente volevo scusarmi di
averti fatto rinchiudere in quel buco, ora sarei curioso di sapere di cosa sono
accusato, signora poliziotta.”
“Di omicidio plurimo”
Jesus la guardò stupefatto e poi cominciò a ridere “beh, se
devo farti la lista non finiamo prima di tre - quattro giorni” ridacchiò
guardando Votan tremendamente serio.
Il sorrisetto gli si smorzò di fronte a quelle facce scure e
si tese tutto “spiegatemi questa faccenda”
Shaz prese un bel respiro profondo prima di parlare “quando
sono evasa dalla mia prigione, sono andata a casa sua.”
Mormoro indicando Votan che fissava le reazioni di Jesus “e ho trovato un ben
cadavere nella camera da letto.”
“Sempre meglio di una bambola gonfiabile” replicò
appoggiando le braccia sulle ginocchia piegate “e io che centro?”
“Ti sapevi che sarei scappata e sapevi che sarei andata li. Ce l’hai con me per via di Maret...di la verità che stai
cercando di prendermi alla sprovvista, vuoi uccidermi” concluse con voce bassa.
Jesus la guardò per un po’ schiarendosi la voce. “Mi
attribuisci doti di chiaroveggenza che non possiedo. Parliamoci francamente: primo,
non pensavo che saresti scappata da quel posto, secondo non immaginavo minimamente
che ti saresti rinchiusa in casa sua perché da quanto hai sempre detto ‘lo odi
e lo vorresti morto, quel maledetto figlio di puttana che mi ha rovinato la
vita e il rapporto con Alex’ tue testuali parole che
hai ripetuto a disco rotto per tre mesi circa e terzo…” cantilenò con un dito
alzato “ce l’avevo con te e ce le siamo date. Punto.
Non c’è altro da dire.” Dichiarò asciutto “ah si…non ci penso
neanche ad ammazzarti perché è esattamente quello che vuoi, da quella sera in
cui stavo per spararti. Non l’ho fatto allora e non lo farò adesso o in futuro.
Sarebbe troppo semplice accontentarti.” Le spiegò con una piega che incurvava
oscenamente il labbro superiore. Si voltò verso Votan e lo fissò con un
sorrisetto maligno “torturare lui sotto i tuoi occhi e lasciarlo crepare
lentamente…quello sì che risulterebbe efficace, se
proprio volessi farti passare quello che ho passato io quando Maret mi ha
lasciato” finì con un sorriso seducente e gli occhioni innocenti.
Si alzò barcollando per un secondo e tornò stabile,
scendendo un paio di scalini fino ad arrivare di fronte a lei, un sorriso
sarcastico e pericoloso sul volto. “Sarebbe divertente vederti soffrire mentre
lui muore, passeresti le pene dell’Inferno ed io ne godrei immensamente, anche
se non mi ripagherebbe della perdita di due persone..”
Ringhiò appoggiandole pesantemente un braccio sulle spalle e facendo sobbalzare
internamente Votan che li osservava poco distante.
Shaz restò impietrita, la testa che le urlava di scappare al
più presto da quel pazzo furioso che la stava terrorizzando.
“Ma come ti ho detto qualche minuto
fa, non lo farò!” esclamò con voce allegra, dandole un colpetto scherzoso sulla
spalla e tornandosene da dove era venuto “non è una buona mossa finanziaria”
Shaz lo guardava in silenzio, allibita dall’ultima parte del
discorso e con le teorie che si frantumavano l’una dopo l’altra. Si strinse nel
giaccone, sentendo improvvisamente freddo e incrociò le braccia sullo stomaco. Porca vacca…non è spietato...è …peggio!
“Posso dire la mia sull’ultima parte? Così, giacché mi hai messo in mezzo…” biascicò Votan avvicinandosi lentamente
e restando a guardarli uno per uno, Shaz ancora fissa sul killer che la
guardava a sua volta.
“Dilla se proprio devi.”
“Sarò veloce”
“Spara”
Shaz volò lo sguardo su di lui e lo vide sedersi accanto a
Jesus con aria complice “questa già pensa che sei uno psicopatico latente…e
sinceramente mi stai facendo preoccupare, ragazzo..”
Sospirò annuendo “se poi le dici così, la polizia la
chiama davvero”
“Non penso che lo farà mai perché è una persona sveglia.
Vero, agente Laverne?” le domandò facendola scendere
di un gradino “Ti ricordi il pub in cui ci siamo incontrati la sera dopo?
Qualcosa mi ha suggerito più volte di piantarti una pallottola in testa, ma
come uno stupido non l’ho fatto.”
Shaz mosse le labbra senza pensarci, senza rendersi conto
che quella parte del discorso la stava udendo anche Votan “ma come puoi dire.…tu ed io siamo stati a letto insieme. Mi hai
portato a casa tua...”
Lui la fissò per qualche istante e sollevò le spalle
fregandosene dei suoi occhi lucidi e dell’espressione triste che dominava i
lineamenti contratti “e allora? Mi è sembrato di averti lasciato un buon
ricordo. Correggimi se sbaglio: chi ha detto ‘non ti dimenticherò mai’?”
Votan ascoltò quelle parole iperventilando per la rabbia,
strusciando nervosamente una mano sulla bocca per non mandarli al diavolo
entrambi. Si alzò in piedi con le gambe che fremevano per andarsene ma si
risedette incupito: masochista com’era, voleva sentirsela tutta fino in fondo!
“Certo...” Affermò la donna portandosi una
mano alla fronte “la tacca alla cintura…” Mormorò demoralizzata da tutta
quella cattiveria. Sospirò lasciando cadere il braccio lungo il fianco “mi hai
chiesto di rimanere con te, dopo”
“Non è andata proprio così, tesoro!” rettificò con voce
divertita, scuotendo la testa “e ti ricordo che mi stavi usando come rimpiazzo…
dovrei sentirmi offeso”
“Tu stavi facendo la stessa cosa” Shaz lo guarda delusa e
amareggiata “sei proprio bravo ad addossarmi tutta la
colpa. Ci hai provato con me quando Maret ti ha sbattuto fuori
dal letto”
“Era un bacetto innocente”
“Ok...innocente” sospirò mettendosi le mani sui fianchi,
stanca di quel discorso “era innocente…come dici tu.
Guarda caso, hai baciato me. Non Ariel o un’altra donna rimorchiata in un bar.”
“Mi hai lasciato un buon ricordo” affermò con aria svagata.
Shaz si tolse il giubbotto con aria intristita e lo gettò in
spalla, voltandosi appena su se stessa. Alzò lo sguardo e vide l’espressione
cupa di Votan che aveva seguito tutto il dibattito e restava in silenzio, incazzato
nero. Perfetto. Se ne
andò a passi pesanti, sfiduciata e con la testa in procinto di
scoppiare.
Jesus la guardò allontanarsi pensando d’aver calcato un po’
troppo la mano. Si diede dello stupido e aggrottò la fronte per la rabbia: l’aveva
fatto un’altra volta!
“Non sei stato un gentleman”
“Non mi interessava esserlo! Se lei
non fosse mai esistita, Maret..”
“…ti avrebbe lasciato per qualche altro motivo..” Borbottò facendolo ammutolire
“smettila di prendertela con lei. Quella scimmia non ha mai avuto le
palle per impegnarsi in una relazione seria perché è immatura e viziata. È
scomparsa per ben due volte, sempre quando c’era da prendere qualche decisione seria.
Shaz non centra niente, lei è stata la punta
dell’iceberg. Quando le hai chiesto di sposarti ha
alzato i tacchi. Fine”
Votan tacque per qualche secondo soppesando le parole.
“…non dico che non ti amava, per carità. Faceva senso vedervi
insieme, eravate la nostra dannazione ma certe tipe non sono fatte per stare
troppo legate.” Continuò mentre Jesus taceva e
guardava nel vuoto “Più o meno ho capito che razza di
infanzia ha avuto Maret…come fai a venire su con tutto il cervello messo la
posto giusto? Prendi quella sventola che ci sta sicuramente ascoltando da
dietro il muro..”
Shaz impallidì e arrossì lanciandogli un accidente
silenzioso. Come faceva a sapere che si era fermata ad ascoltare? Si nascose
meglio e restò immobile.
“..quella è cresciuta con tre
fratelli, per quello è manesca e violenta. Che fai con una
cosi?” Votan gli strizzò l’occhio e continuò a voce più alta “Le dai un
sacco di botte per farle abbassare la cresta!” esclamò facendola avvampare di
rabbia
“Brutto bastardo!” urlò da dietro il muro.
Una serie di passi pesanti e la porta sbattuta gli annunciò
che la spiona si era ritirata nelle proprie stanze.
Votan tornò serio, tremendamente serio “t’ho
capito, a te…se Shaz avesse chiamato la polizia, avrebbero sequestrato e
sigillato questa casa...e poi Maret non sarebbe più riuscita a trovarti”
Jesus assentì soprappensiero, sentendosi
una schifezza dentro “ho esagerato con Shaz ben due volte. Tre, contando
il ceffone che le ho dato qualche mese fa. Quattro con
questa… e questa è stata ‘bella pesa’, come dicono i
giovani d’oggi”
Votan lo guardò di traverso, le mani che fremevano per
prenderlo a pugni “vergognati”
“Già lo faccio” ammise muovendo la schiena
indolenzita “mi crede davvero lo scanna-polli
dellacittà?”
Lui annuì facendo una smorfia “ha
una fantasia! Per un attimo c’ho creduto anche io. Non
avevi una bella faccia quando sei comparso come un maniaco in cucina.”
“Per forza…sono stato da Rowan..” Sospirò più volte “mi ha chiesto un altro favore. Sai
l’amica un po’ formosa di Natt? Quello pure è un altro tasto dolente…” Jesus
sbuffò un’altra volta allungando la gamba che gli faceva male “Non lo chiamo da
un sacco di tempo perché la moglie è amica di Maret…se la chiamo mi chiederà di
passargliela. Non posso inventarmi scuse su scuse, no?”
“E se sono così amiche, ti pare
logico che non si sentano più?”
Quella domanda lo fece riflettere “quando è scomparsa e
l’abbiamo ripescata un Messico, Lyse non la sentiva da sette mesi come me.
Quando lei decide di scomparire non lascia tracce.”
“Scusa la franchezza…bella stronza!”
Jesus non si offese perché era la verità. “Devo aspettarmi
altri interrogatori dalla tua psicopatica? Ho visto un certo
movimento in cucina…” borbottò divertito.
“Niente di che” rispose rinchiuso a riccio schiarendosi la
voce “stavo convincendola a restare a dormire da me quando sei arrivato come un
maniaco omicida...non mi stai dando una mano”
“Perdono!” esclamò alzandosi con una certa difficoltà “corri
che ti starà spettando per farsi raccontare la chiacchierata”
Votan guardò il Bulova che segnava le tre precise “a
quest’ora starà dormendo”
Jesus ridacchiò salendo le scale “e poi sono io quello che
non capisce un cazzo di donne”
L’uomo lo guardò per un po’ e poi si alzò dagli scalini,
salutando con un cenno della mano un assonnatissimo Jack che rientrava dai
bagordi notturni “avevo pizzicato una stasera…devo
farmi casa per conto mio, non posso sempre portarle in albergo. Non è serio e
le ragazze si offendono”
Gli disse sbadigliando platealmente.
“Ricorda: alle donne non sta mai bene niente” gli rispose
dirigendosi verso la camera di Shaz.
Picchiò un paio di volte e la porta si aprì lentamente. La
donna apparve sulla soglia con una faccia da far spavento e l’aria sconsolata.
“Devi dirmi qualcosa di offensivo anche tu?”
Votan grugnì fra i denti facendole una carezza pesante in
testa “ci sei rimasta male…”
“Vedi un po’” mormorò scansandosi. “Quando
vi ci mettete, voi uomini siete perfidi”
Era tremendamente in imbarazzo a parlare con lui, lo vedeva
da come si nascondeva dietro lo stipite e dalle occhiate veloci che gli
lanciava. Si avvicinò fino ad appoggiarsi al legno della porta e infilò la
testa dentro sperando che non gliela chiudesse in mezzo “non dargli peso.”
Shaz alzò gli occhi dalla maniglia con cui stava giocando e
fece una smorfia “non è stato per niente piacevole…una volta voi uomini non
rinfacciavate niente. Ormai avete imparato ad essere stronzi come noi e chi vi frena più? Colpa della par condicio”
Mentre parlava, distratta dai propri pensieri, Votan
sgattaiolava dentro la sua camera un centimetro alla
volta e quando la donna alzò la testa, restò a guardarlo sorpresa “chi ti ha
invitato ad entrare?”
“Lo sai che faccio sempre come mi pare” mormorò appoggiando
la spalla al muro. Shaz si guardò intorno, calcolò la distanza dalla porta e
decise che ci sarebbe voluto un miracolo per traslocare quel tipo fuori della
sua stanza.
“Perché non fai come ti pare
lontano da me? Non sono in vena di altre carinerie” sibilò senza neanche guardarlo. Si allontanò
nervosa, grattandosi i capelli con una mano, l’altra stretta attorno allo
stomaco che le faceva male: piagnucolio
in arrivo!
Votan la fissò in silenzio, vedendola sedersi sul letto e
restare incassata su se stessa, le ginocchia sollevate e le braccia strette
attorno ad esse. Nascose il viso fra le braccia, il
volto arrossato e il respiro intermittente. Senza far rumore chiuse la porta e le si avvicinò, silenzioso come un gatto, inchinandosi a
guardarla con una faccia preoccupata che la donna intercettò con la coda
dell’occhio. Alzò la testa, scostandosi allo stesso tempo i capelli che le
erano ricaduti sul viso “Perché non te ne vai a dormire?” gli domandò con voce
umidiccia di lacrime. “E’ tardi e non sei più un giovincello”
“Perché non m’inviti a restare?”
Shaz lo guardò sgranando gli occhi e si raddrizzò posando le
gambe a terra, mentre Votan si sedeva accanto a lei. “La cuccia non va bene
stasera?” domandò con un risolino imbarazzato che le scivolava dalla gola
contratta, sforzandosi di inghiottirlo e di farlo tornare dentro di se.
Lui scosse la testa con un mugolio. Si sdraiò sul suo letto
e le indicò la finestra “piove. Poi mi vengono i
reumatismi e sei costretta a portarmi dal veterinario...e magari ad abbattermi”Ridacchiò vedendola
alzarsi e scostare la tenda ricamata. “Non me n’ero accorta..”sussurrò
aprendo la finestra e respirando l’odore pungente di ozono e quello buono
dell’erba bagnata. Accostò il vetro lasciando ricadere la tenda davanti e
quando si girò e lo vide sdraiato sul suo letto che la guardava con
un’espressione talmente seducente da stendere anche la più reticente delle fanciulle, non seppe dirgli di no.
Si sedette dandogli le spalle “domattina dovrò alzarmi
presto, non voglio sentire lamentele per il rumore”
Votan la osservò continuare a grattare il
lenzuolo con aria nervosa “tanto non mi hai mai fatto dormire” mormorò
scivolando fino alle sue spalle e circondandola con decisione. Shaz trasalì e
lasciò fuggire un gemito mentre la gettava scherzosamente da un lato. Si voltò verso
di lui infuriata e lo picchiò più volte con un cuscino “se mi rinfacci qualcosa anche tu, te la faccio pagare!"
“Non solo il tipo” affermò un bel po’ seccato dalla
situazione, strappandole via il cuscino e sdraiandola sulla schiena. Si mosse
su di lei sorridendole quando la vide restare immobile, un po’ a disagio.
“Neanche Jesus era il tipo” sussurrò cercando di scappare
via. “Guarda che ti metto alla porta!”
“La gratterei tutta la notte ululando di solitudine”
“Votan…” sussurrò con voce flebile.
“Mh?”
“Scendi dalla mia pancia”
Si scostò come un razzo da lei, un bel po’ imbarazzato
“scusa!”
Shaz sorrise dentro di se, pensando che da
che mondo e mondo, il modo migliore per terrorizzare e neutralizzare un uomo - anche un tipo come quello - era parlargli
di mestruazioni. Ridacchiò quando lo vide guardarle fisso
i pantaloncini e si appoggiò alla testiera del letto mordendosi un labbro per
non ridere apertamente del suo imbarazzo. “Sei proprio sicuro
di voler rimanere, eh?”
Assunse la sua esatta posizione guardando davanti a se la
specchiera che rifletteva il suo viso finalmente rilassato. “Come no? Uno deve
provare tutto nella vita!”
Shaz ridacchiò raggomitolandosi come una palla “è una cosa naturale, come mai vi fa tanta paura?”
“Siete voi che ci terrorizzate!” esclamò
con aria atterrita “siete isteriche, permalose e irrazionali e poi
diventate…così” mormorò guardandola di traverso “tranquille,
indifese…dolci da divorare un pezzetto alla volta…siete disarmanti”
“Sono gli ormoni che calano e ci lasciano a terra…come una
gomma bucata”
“Evviva le puntine” mormorò
strisciando di qualche centimetro verso di lei.
Dopo qualche momento, Shaz scivolò verso la sua spalla e ci
si appoggiò morbidamente contro. “Devo cambiare la crema. Hai
questo strano desiderio di mangiarmi ogni volta…” sussurrò aspirando a
pieni polmoni il suo buon odore.
Votan abbassò il viso verso di lei e restò a fissarle le
palpebre che battevano lentamente e la curva del naso e delle labbra…
“Fammi dare un morso” sussurrò accarezzandole il mento e
alzandolo verso di lui.
Shaz lo guardò troppo stupita ed eccitata per aprire bocca e
aspettò, col cuore che batteva a dismisura e un incendio sotto i polmoni che le
impediva di respirare. “Non sono commestibile…”
Sussurrò quando le baciò la fossetta e il mento
morbidamente.
“Se ti pesco a baciarti con quel
tipo, passi un sacco di guai” mormorò dandole un morsetto leggero all’angolo
della bocca che la mandò in visibilio.
Shaz lo ascoltò frastornata, il viso infiammato e quell’angolino ustionato che gridava ‘al fuoco, al fuoco!’
dentro la sua testa. Le si era formato un cratere
nello stomaco e ansimava leggermente, conscia del fatto che la sua agitazione
fosse palese.
Votan la contemplò per molto tempo continuando ad
accarezzarla lentamente lungo il collo e sorrise soddisfatto per averla
sconvolta.
Shaz si raggomitolò un altro po’ su se stessa, girando la
testa con le guance visibilmente rosse. Inghiottì a stento e restò a fissare il
cassettone sotto la specchiera che aveva bisogno di una messa in ordine. La sua
camera era un disastro… ma non poteva ordinarla di tanto in tanto? Che vergogna! Aveva ospiti e la sua stanza
era peggiore di un accampamento nomade!
Lo sentì muoversi accanto a se e si ritrasse di qualche
altro centimetro.
Quando se lo trovò di fronte,
arrossì ancora di più. Istintivamente spense la lucetta sul comodino e fece
calare il buio nella stanza.
Con un sorriso che Shaz non potè vedere, la abbracciò
tirandola a se. “Voglio l’esclusiva delle tue labbra”
La donna si dimenticò di respirare e restò stretta a lui
senza ricambiare la sua stretta. Non aveva senso...ma che stava dicendo? “Io
non bacio nessuno”
“Neanche me?”domandò passandole le
dita sulla spina dorsale, percependo chiaramente l’assenza del reggiseno.
Quella scoperta lo eccitò e continuò ad insistere, insinuandosi sotto la maglia
per accarezzarla senza l’ingombro del tessuto. Lei non gli rispondeva ma gli
stava conficcando le unghie sulle spalle, mugolando un ‘no’ non molto convinto. “Lasciami”
Sgusciò via dalle sue braccia e si allontanò di qualche
centimetro, sedendosi ai piedi del letto per riprendere il controllo di se.
“Devo alzarmi molto presto domattina. Ho bisogno di
dormire…da sola” specificò dopo qualche secondo.
La sua voce era artefatta e inconsistente, quasi forzata
quando gettò fuori quel ‘da sola’
che Votan incamerò per nulla sorpreso.
Scese dal letto arretrando verso la porta. Per tutto il
tempo, Shaz non si mosse dalla sua posizione,
il profilo del corpo soffuso nel
buio della stanza.
Quando la porta si chiuse, girò la testa verso di essa. Si alzò un po’ barcollante e la chiuse a chiave.
La vocetta allegra di Ariel fa
sospirare nuovamente Votan che le risponde con un grugnito.
Attorno alla piscina ci sono solo loro due. La ragazza
continua a leggere la sua rivista di moda e ad emettere esclamazioni accorate
sulla moda travolgente dell’anno.
Quell’articolo era proprio interessante e Ariel l’aveva
divorato, lanciando occhiatine allo scorbutico!che sonnecchiava al sole. Aveva richiuso la rivista con un
piano niente male in mente e aveva sorriso al suo indirizzo facendolo rantolare
al solo ricordo della scenetta che aveva messo in piedi.
Il suo collega neanche la sente, o
meglio, fa finta di non ascoltarla. Continua a ghignare tra se e se e a non
filarla, mentre lei si spalma di crema solare e si sventola con un ventaglio
cinese pieghevole.
“Mi ascolti o parlo al muro?” gli domanda risentita,
saltando sulla sdraio e togliendosi gli occhiali da
sole tempestati di brillantini sulle stecchette. Quel modello di Valentino l’ha
pagato una fortuna!
“Ma che hai da ridere in quel
modo?”
“Non ti ascolto” risponde girandosi sullo stomaco e
sospirando beato…quella ragazza lavora troppo. Devo trascinarla al mare, un giorno di
questi!
Ariel fa una smorfia di nervosismo e sirinfila gli occhiali fumè. “Non la conquisterai mai
se non mi dai retta!” ribatte tornando ad aprire la rivista che fa finta di
leggere.
Lo sente borbottare un ‘come dici tu’ con voce soffocata. Non sa che sta andando tutto troppo
bene, invece. Il fatto di essere stato cacciato la sera prima lo fa sorridere
ancora più soddisfatto: era divertentissimo giocare con quella scemetta che non
faceva altro che scappare da lui!
Ariel lo scruta di sottecchi, guardando il
collo girato verso destra, in direzione della piscina. Scende con lo
sguardo lungo il corpo e ammette dentro di se che per l’età che ha, se li porta
bene, quel vecchiaccio!Il
sole è caldo, sono le tre e lei sta per fondere. La sua pelle chiara non può
reggere lo sforzo a lungo. Toglie gli occhiali e posa la rivista sulla sdraio, ancheggiando su dei sandali assurdi che Votan
aveva fissato per mezz’ora, soppesandoli con lo sguardo mentre si passava la
lingua all’interno della guancia con aria dubbiosa e li gettava a terra stupito
“c’è da ammazzarsi su quei tacchi” aveva decretato facendola mugugnare offesa.
***
Uccidi, uccidi, uccidi!!! “Togliti di
torno, Logan. Mi dai sui nervi!”
“Ehh…quanto scocci! Ma Charlene dov’è finita, secca? Non la vedo da stamattina”
“Si starà riposando! Lei lavora, non è
una scansafatiche come te!”
“O come te..”
Shaz fulminò Logan a quell’ultima battuta e dovette chiudere
il fumetto che stava leggendo con i piedi sul tavolo e un sandwich nell’altra
mano. “Dicesi ‘Pausa Pranzo’, bello”
Il ragazzo sghignazzò dandole una pacca veloce sulla gamba e
facendola ritratte “non toccarmi, verme della terra”
“Sempre antipatica e scassamaroni!”
“Lo so e mi piace essere così” ribatte con una linguaccia
divertita, sentendo un nuovo dolorino alla pancia che
le fa tirare giù i piedi dalla scrivania e fare una smorfia.
“Beh? T’è andato di traverso il cetriolo? Attenta, un mio
amico c’è morto così”
“Quanto sei bastardo!”
“Ti piaccio lo stesso”
“Come i dolori il sabato sera!”
Leighton ridacchia a sua volta osservandola da capo a piedi:
è carina, l’agente Laverne: una gran rompipalle che
non si tira mai indietro se c’è da torchiare qualcuno. Ha un bel musetto da
impunita e la lingua affilata. E soprattutto ha un
destro micidiale!
“Senti un po’!”esclama strusciando la sedia fino ad arrivare
davanti a lei che lo fissa con un occhio stretto e le labbra arricciate “tu non
hai un compagno di scorribande e neanch’io. Facciamo
coppia e mettiamo a ferro e fuoco le vie della grande
città” sghignazza con un’aria idiota e divertita che fa sorridere Shaz.
“Non ci penso neanche, il mio ultimo partner era uno
schizzato guerrafondaio”
“Tanto sano non sono ma tifo per Greenpeace…ti
va bene?” esclama dopo un attimo facendola ridere di cuore.
“O santo cielo, la musona ride.
Gente, facciamo festa!”esclama attirando l’attenzione delle poche persone che
non sono andate in mensa.
“Smettila, dispensatore sano di pensieri inutili!” ribatte divertita
“ne dobbiamo parlare con Drake”
“Tanto ci dirà di si, non vede
l’ora di appiopparci a qualcuno, noi due.” Ribatte a bassa voce con aria da
cospiratore “non siamo male, secondo te come mai la gente non ci sopporta?”
Shaz lo osserva mentre continua a giocare con uno
scacciapensieri che fa un rumore infernale e a dondolarsi pericolamene sulla
sedia con aria svaporata e l’occhio da matto. Sorride quando lo vede
protendersi verso la figuretta di Charlene che arriva trafelata, gli occhiali
da sole graduati sulla testa e quelli d’ordinanza già in mano.
Lo sente sospirare più volte comicamente e sorride un’altra
volta.
“Mi ci metti una buona parola?” le domanda
con la vocetta tenera e morbida mentre la saluta con la mano e la ragazza gli
risponde di sfuggita con un imbarazzato sorriso
“Mah...chissà..”
“Dai…ti porto il caffè per una settimana di seguito”
“Due”
“Anche tre se mi procuri un
appuntamento”
“Le sbava dietro tutto il distretto. Pensi di competere con Peterson e Larry?”
“Quei cazzoni pompati? Certo” Logan
torna il ritratto della serietà quando si volta verso di lei “a me piace davvero, non lo faccio per sport o per scommessa”
“Stanno facendo le scommesse su Charlene?!” Shaz scatta in
piedi fissandolo avvelenata “chi? Nome e numero di matricola! Glielo faccio io,
un bello scherzetto!!”
Il ragazzo la guarda con aria serena e sventola una mano
rimettendola a sedere “prendi fuoco all’istante, ti chiamerò fumina”
“Fallo e non ti resteranno denti per mangiare” ribattè
osservando l’amica scaricare tomi su tomi di scartoffie.
All’improvviso Leighton non è più accanto a lei ma sta
aiutando Charlene a non fare cadere la pila di documenti che tiene
in precario equilibrio fra le braccia.
L’amica le lancia un’occhiata supplice a cui Shaz risponde
con un sorriso malizioso. Si rimette a sedere aprendo nuovamente il suo fumetto
e succhia l’aranciata fredda con la cannuccia…santo Votan!
Resta a fissare il nulla con un sorrisino…lui prendeva il
sole mentre lei sgobbava...mi sembra giusto. Chissà se Ariel c’è già passata al canile…
Ad un certo punto, un flashback le fa tornare in mente una
scena terribile che ha completamente dimenticato, troppo assorbita dal lavoro.
Quei due figli di
buona donna si sono baciati …e io c’ho anche dormito
insieme!! Sbatte la rivista sul tavolo rabbrividendo di rabbia. Quindi mentre io sono qui a soffrire, col culo sulla graticola e la paura che scovino qualche mia
impronta sulla scena del delitto…quei due bastardi se ne stanno a…a fare cosa?!
Si alza in piedi velocemente, attirando l’attenzione dei due
ragazzi che stavano parlando a bassa voce completamente
assorbiti l’uno dall’altro “coprirmi con Drake, devo fare un salto a
casa!”
“Sei in pausa; puoi andartene dove ti pare, secca” le
ricorda Logan con una smorfia. “Dove corri? A fare una
sorpresa al tuo uomo? Non si fanno mai le sorprese!”
“E’ proprio per quello che esco!”
***
Ariel si scioglie i capelli e aggiusta il bikini porpora che
le va alla perfezione. Il suo corpo snello non ha nulla da invidiare a quello
di Cameron Diaz! Decide ancheggiando soddisfatta di se.
“Ti fai il bagno con me, scorbutico?” gli
domanda chinandosi verso di lui e inondandolo di profumo di cocco. Votan
gira la faccia dall’altra parte senza filarla. Non disturbarmi mentre escogito
tattiche per far capitolare la mia prossima preda!
“Sempre scontroso!” ribatte lanciandosi in acqua e
schizzandolo di proposito. Votan non fa una piega, felicemente rinfrescato e
continua a sonnecchiare contento.
“Eddai fammi compagnia, nonno!”
Nonno?!Ringhia dentro di se aprendo un occhio e richiudendolo subito. Si gira
annoiato e la guarda, posando le braccia sulle ginocchia piegate “fatti un
bagno freddo, Lolita. Sono fuori della tua portata”
La ragazza si volta come una furia, con l’acqua negli occhi
“che hai detto? Prima Barbie, ora Lolita,le vuoi prendere?!”
D’improvviso abbassa la testa sbattendo un occhio “ahio..” Piagnucola col viso rosso. Resta per un po’ a cercare di
togliere quel ‘qualcosa maledetto’
che le è finito nell’occhio muovendosi lentamente verso il bordo.
“Non ti metterai a frignare per così poco?” le domanda ironicamente vedendo le sue smorfie.
“Macché, ho una ciglia nell’occhio
o un salvagente intero, visto il fastidio che mi da”
Sente la testa che viene spostata
bruscamente all’indietro e si ritrova a guardare con un occhio solo l’orco da
vicino “aprilo!” le dice con tono estenuato.
La ragazza sbatte la palpebra infastidita.
“Ferma” le ordina lanciandole un’occhiataccia “guarda te,
peggio dei bambini!” sussurra mentre le toglie la ciglia
che si era ripiegata su se stessa.
Ariel resta comodamente appoggiata sulla sua gamba mentre si
occupa di lei. Che evento!
“Sai che hai degli occhi fantastici? Visti da vicino e senza
quell’ombra cattiva, sono proprio belli”
Votan la guarda incupito “certo, sono i
miei!” ribatte trovandosi stranamente a suo agio a cianciare di
stronzate con quella ragazza. Sente i suoi capelli bagnati che strusciano sulla
gamba e la sensazione orrenda che ha provato quando l’ha baciato si rifà viva. “Sono
50 sacchi al minuto per l’utilizzo della mia gamba
come cuscino!” ribatte secco spostandola di scatto e facendole dare una craniata in terra.
“Ma sei scemo? Ci potevo rimettere la vita!” esplode massaggiandosi la nuca
dolorante.
“Mi fa senso guardarti da vicino dopo quello
che hai fatto. Mi viene la pelle d’oca e il vomito!”
Esclama infastidito, tornando a sdraiarsi. La ragazza
sorride ed esce dall’acqua strizzandogli i capelli sullo stomaco e facendolo
balzare “era per il bene del mondo! Guarda che non mi sono mica divertita!” ribatte ridacchiando.
“Neanche io, neanche un po’. Ma come cavolo fanno quei mezzi pedofili a dire che siete attraenti alla
tua età, ancora lo vorrei capire! ”esclama rabbrividendo al solo ricordo.
“Quelli o sono malati o non hanno figlie!”
Ariel non sorride più. Si sdraia al sole inforcando gli
occhiali e smorzando le risa “sono più normali di quanto pensi… tranquilli
impiegati che il fine settimana mollano a casa moglie e figli per rimorchiare
qualche stellina cadente lungo le stradine per un’oretta scarsa di sesso a
pagamento.
Eravate tutti uguali per me”
Quelle parole risuonano come una randellata nella testa di
Votan che si gira completamente verso di lei.
Ariel gli lancia un’occhiata e sorride sprezzante. Non ha
più l’immagine della bambola decorativa che Votan odia. è
una donna con un passato sconosciuto.
La ragazza si solleva a sedere piegando le gambe da un lato.
Gioca con le stecchetta e sorride amara. “Sei stupito che la bella bambolina
appena uscita dal negozio di giocattoli si vendesse per strada?”
Lo vede piegare appena la testa e alzare un sopraciglio “non
penso di aver capito”
“Ma come…un uomo di mondo come te
che si stupisce per così poco?! Hai capito bene, invece: facevo la prostituta. Lo
sa solamente Jesus, mi ha trovato lui quella sera”
mormora sedendosi compostamente e abbassando lo
sguardo. “Sono scappata di casa a 15 anni perché non sopportavo quella famiglia
di bigotti. I primi due mesi è andato tutto bene, poi quando sono finiti i
soldi ho cominciato a cercare un impiego. Non ero
pretenziosa, quando vivi per strada dentro una macchina abbandonata, non storci certo il naso, se devi fare le pulizie nelle case o
portare via i sacchi della spazzatura da un ristorante.
Storia vecchia come il mondo: una sera, mentre servivo
dentro un locale, ho incontrato uno che mi ha offerto un sacco di soldi per
farlo…lui era belloccio e mi piaceva parecchio. Ho
pensato ‘perché no? Solo per stavolta’…” Ariel
sorride sdegnosa e fa una smorfia triste “’solo per stavolta’
era la mia frase preferita…sono finita in un brutto giro e mi sono ritrovata in
strada con un protettore sanguisuga. Jesus stava
lavorando nella mia zona quando è arrivato Paco a prelevare l’incasso della
serata. Quando ha sentito che mi picchiava per lo
scarso guadagno, gli ha sparato a bruciapelo.
Il corpo di Paco che cadeva a terra e tutto quel sangue che
usciva da lui, mi hanno terrorizzato e dopo un attimo ho pensato ‘perché
diavolo non l’ho fatto io prima?!’ Ho visto la Morte negli
occhi quella sera…e poi è arrivato il suo Angelo Vendicatore.”
Sorride indicando la Villa “solo che era molto diverso dall’immagine
iconografica della mia famiglia. Era bello e biondo!”ridacchia con gli occhi
lucidi “il vero principe azzurro sul cavallo bianco. Quando avevo 13 anni ci
credevo alla stronzata del cavaliere che salva la principessa in pericolo, poi
a 20, quando ormai conoscevo a memoria tutte le
perversioni di questa schifosa città…diciamo che l’immagine tende a sparire!”
sorride mentre Votan resta serio a guardarla.
Ariel abbassa lo sguardo, ancora sofferente per la storia
“mi ha portato via da quella fogna in cui vivevo e mi ha lasciato decidere:
potevo restare con lui oppure riprendere la mia strada. Non so perchè l’abbia
fatto…lui non mi hai chiesto niente del mio passato e
non mi ha mai cercato di…beh, hai capito”
Votan annuisce non aspettandosi altro da Jesus.
Ariel continua, persa nel ricordo “quando sono arrivata qui, c’erano gia Rex e Jack che si disputavano ogni singola
birra all’interno del frigo e si scannavano per la minima stronzata. Jesus era perennemente in giro…poi è arrivata Maret, la strega
cattiva dell’Ovest. Si vedeva lontano un miglio che erano
persi l’uno per l’altro. Jesus se ne andava in giro
con lo sguardo svaporato e un giorno ha cercato di aprire una bottiglia con il
cavatappi al contrario! Giuro: ci ha provato per cinque minuti d’orologio. Il
giorno in cui arrivato Natt è stato traumatico.”
“Quello è un trauma vivente, deve aver battuto la testa da
piccolo!” sbotta facendola ridere.
Ariel si appoggia alla sdraio e
ridacchia “ha cominciato a provarci dopo un secondo di presentazione! Si capiva
che stava scherzando e che non aveva intenzioni viscide nei miei confronti...però
mi ha fatto venire i brividi. Io non sono timida ma in certe situazioni i
vostri comportamenti mi lasciano basita!” ribatte lanciandogli un’occhiataccia
a cui Votan risponde con un grugnito “io non sono normale, non mettermi nel
mucchio, bella”.
La ragazza non risponde e resta a fissarlo “tu sei più molto
normale...e molto stupido. Perché non parli chiaro con Shaz?”
“È troppo lunga da spiegare!” borbotta a mezza bocca “non
penso che…” la guarda tacendo la frase fatta che stava per uscire dalla sua
bocca: ‘non penso che capiresti’
“Io non ti ho detto niente” mormora all’improvviso
fulminandolo con lo sguardo. “Rex non lo sa e non voglio che lo sappia”
L’uomo la fissa ancora un po’ e torna a sdraiarsi. “Pensi
che cambierebbe idea su di te se lo sapesse? Stronzate, se ti ama davvero non
smetterebbe di farlo per simili dettagli”
Ariel non riesce a capirlo. “Non è un dettaglio…penso di
aver avuto più uomini io che tutti voi messi insieme”
“Mai avuto un uomo, mi piacciono le donne” sottolinea con un risolino sulle labbra che la fa ridere.
“E guarda che il sottoscritto
rimorchia parecchio!”
Ariel ridacchia lanciandogli la crema “quanto sei
presuntuoso! Ancora maledico il giorno in cui sei entrato da quel portone.
Immagina la scena: la controfigura di DarthVater che compare nella stanza piena di Cavalieri Jedi! Agghiacciante!”
Votan la guarda con un ghigno “non dirlo a me! Fra voi tre
che finite regolarmente i dolci e lo stordito al piano
di sopra che sospira come un mantice, c’è da prendere il largo” ridacchia
portando le braccia dietro la testa “per non parlare della scimmia urlatrice
che sembra abbia ingoiato un manico di scopa...questo per essere fini in
presenza di una signora”
Un sorrisino dolce si apre sul viso della ragazza
“grazie...sei molto carino.” Si piega verso di lui
stampandogli un bacio sulla guancia che lo fa saltare come una molla“tieni
quelle labbra lontano da me!” esclama strusciandosi una mano sul viso.
“Ahio! Mi sono punta con quella barbaccia! Ma perché non te la fai come tutti?!” brontola
massaggiandosi le labbra.
“Da fascino, ma tu non puoi capire perché sei troppo
piccola, pulce”
“Pulce!”esclama ridendo “ma pensa tu!”
“Caccola è meglio?”
“No, meglio pulce”
Cala un momento di tregua fra i due. Ariel sorride al sole
sentendosi bene e ripensa a quel ‘pulce’
che suona tanto affettuoso. “Mi ci sono affezionata a te, orco. Sei il mio
nonno preferito”
Votan non risponde, fermo alla prima parte della frase,
cercando di immagazzinare quel ‘mi sono affezionata a te’ in tempo utile a darle una risposta abbastanza
tagliente.
“Mh” mugugna senza scomporsi “peggio per te.” Sorride e sposta gli occhiali sportivi pigramente “DarthVater?”
“Già!” annuisce la ragazza soddisfatta.
Votan fa una smorfia compiaciuta “mh…sempre piaciuto quel
tipo.”
“Bene, mi sono scottata abbastanza per oggi!” Afferra la
rivista e la crema solare alzandosi in piedi per dirigersi all’interno della
casa.
Quando gli passa accanto, si sente
improvvisamente franare addosso a lui. Sussulta sorpresa lasciando cadere le
sue cose.
Votan la accoccola su di se e le
passa pesantemente una mano sui capelli, in una sorta di carezza consolatrice
che non ha alcuna traccia di biechi intenti, stringendola in un abbraccio
orchesco che la lascia senza parole. Alla fine capisce: le parole sono sempre
troppe per quell’uomo. Lui non parla, agisce, anche se la sua tecnica non è delle migliori. È rozzo ma affettuoso, quando decide di
esserlo.
“Sei troppo piccola per fare quel
lavoraccio.” La sgrida dandole un colpetto in testa.
“Mi fai venire il voltastomaco se sei così carino con me” mormora
accomodandosi meglio e sentendo il suo cuore battere calmo e placido.
“Me ne sbatto” è la tranquilla risposta del suo collega che
sorride divertito “sempre una sega rimani a baciare”
Ariel ridacchia, dandogli una gomitata “ti
faccio pentire di essere rimasto!”
Il solletico lo fa grugnire mentre si muove per liberarsi
dalle dita veloci e insistenti della ragazza. “Finiscila o ti affogo!” esclama
duro sentendo una risata che preme per uscire.
“Non ci riuscirai mai, sei un
vecchietto con smanie da grand’uomo!”
Quando lo sente ridere si ferma
soddisfatta “oh mi dio! L’orco mangiabambini ha riso!”
“Stronza!” ridacchia scostandole le mani un’ultima volta
“non ho testimoni, il capo dorme e tutto il tempo di farti fuori con calma” la
minaccia scherzosamente, tirandola verso la piscina
“No, mi sono appena asciugata!” urla
divertita tirando dalla parte opposta “ho appena mangiato e se faccio il
bagno mi si blocca la digestione e poi muoio!”
Le risate accorate della ragazza attirano l’attenzione di un
assonnatissimo padron di casa appena alzatosi dal letto che si affaccia al
balcone e resta a guardare dapprima sorpreso e poi con un sorrisetto la
battaglia fra i due. Quella ragazza è speciale, l’ho sempre detto io! Sbadiglia
vendendo sopraggiungere la moto di Shaz. All’improvviso sgrana gli occhi e
immagina il peggio.
La poliziotta parcheggia la moto in fretta stappandosi il
casco dalla testa. Se stanno facendo una qualsiasi
cosa che preveda contatto fisico, li ammazzo tutti e due!
Pensa avvelenata entrando in casa e non trovando nessuno. E dove vuoi che siano quegli scansafatiche?
In piscina!
Ariel finisce in piscina con un urlo, tirando con se Votan
che inciampa rovinosamente e ingoia più acqua di quella che avrebbe voluto.
“Come stai nonno? Devo chiamarti il
dottore per l’anca incrinata?” ridacchia ormai rossa come il suo bikini.
Quando si sente afferrare e un braccio le viene
passato attorno al collo, stenta a respirare. “Supplica in ginocchio e forse ti
perdono!” sibila cattivo facendola ingoiare rumorosamente.
“Molla dai, non respiro” ansima mezza ridacchiante.
Un risolino di scherno e una velatissima minaccia continuano
a farla ridere. Con una mossa veloce le slaccia il bikini facendola strillare.
“Adesso voglio vedere se non la finisci. Copriti e non far
vedere le tette al vecchio Chuck, svergognata!” ridacchia uscendo dall’acqua e
portandosi appresso il pezzo colorato.
“Ridammi il mio bikini” urla coprendosi con le braccia. Alza
lo sguardo e vede Jesus che li osserva sorridente “digli qualcosa tu!” lo
supplica con una vocetta piagnucolosa.
“Qualcosa!” lo sente esclamare divertito all’indirizzo del
killer che sventola il suo trofeo “ma che…ma c’è l’imbottitura! Che vergogna e io che pensavo che avessi…ehi, J!”urla in
direzione di Jesus che continua a sogghignare “questa ha le bocce finte!”
“Li dovrebbero mettere fuori legge, sono ingannevoli!” gli
risponde pensando che se ci fosse stato Natt, le cose
sarebbero degradate inesorabilmente.
La ragazza urla stizzita e si avventa su Votan coprendosi
appena “ non ho una terza, allora? Le mie tette sono
bellissime ugualmente!”esplode chinandosi leggermente e coprendosi con
le braccia allo stesso tempo. Votan guarda lei e il reggiseno “non hai le
tette!” ridacchia divertito sentendola urlare di rabbia. “E ringrazia che siamo
due gentiluomini, le battute si sarebbero sprecate se ci fosse
stato…”
In quel momento la sente sussultare allibita. Segue il punto
che sta guardando la ragazza piegando la testa all’indietro e resta immobile a
guardare Shaz che li osserva col casco in mano e un’espressione incredula.
“Merda!” sibila Ariel nervosa. Jesus li guarda a sua volta e
si batte una mano in fronte. Peggio di così!
Figlio di…Shaz li
osserva con uno sguardo omicida e una narice che freme per lo sdegno. Lo sapevo io!
Votan rigira la testa con lo sguardo cupo e una piega amara
alla bocca; tende con due dita il reggiseno della ragazza e si alza, afferrando
l’asciugamano che mette sulla spalla con noncuranza. Le passa accanto senza
neanche filarla e tira dritto dentro casa, abbassando
lo sguardo quando vede arrivare di corsa la palletta di pelo che scivola sul
pavimento liscio e finisce ai suoi piedi miagolando. Si piega a raccoglierlo,
mettendoselo in spalla
Sente gli occhi della donna puntati addosso. Vorrebbe spiegarle
che c’è stato un fraintendimento ma lei lo guarda in
un modo…così duro e disincantato che non riesce ad aprire bocca.
Care lettrici, cosa si fa quando si trova l’uomo che si ama per
ben DUE volte con la stessa ragazza in atteggiamenti equivoci?
Tre opzioni:
1)Si
prende il fucile a canne mozze e si fanno secchi entrambi (molto quotata ma
poco attuabile)
2)Ci
si dispera (a lungo e svisceratamente)
3)Si
fa SHOPPING!!
Shaz ha optato per la terza
soluzione, poiché non può ammettere di essere gelosa di quei due bastardi
fetenti ingrati - e quella stronzetta
è anche fidanzata!!- e perché non ne può più di disperarsi.
In un’altra stanza, Jesus rimugina la scena pensando che il
fraintendimento è palese, ma che la scena di per se,
era abbastanza shoccante anche per la più solida e razionale delle menti.
Se fosse capitato a me…no, che dico? A me è capitato e adesso
stanno suonando le arpe in paradiso! Trae un lungo sospiro nostalgico ripensando
a quando era un bastardo senza scrupoli e peli sullo stomaco ma il pensiero
della ragazza, probabilmente in lacrime o calata nella furia distruttiva da
Erinni, lo fa muovere dalla sua camera. Tanto doveva chiederle scusa…
Bussa discretamente e un ‘via dalle
palle’ urlato con la stessa potenza di un cannone, lo
aggredisce all’istante.
“Vengo in pace, non sono armato” ridacchia affacciandosi
lentamente.
“Che vuoi?!”
Shaz lo fissa con la stessa simpatica e gradevole
espressione di un Minotauro tenuto digiuno per troppo tempo e continua a
sbatacchiare le sue cose in giro.
Jesus attende sulla porta indeciso
ma quando mette un piede nella stanza, la donna lo fulmina. “Ti volevo chiedere
scusa per aver fatto il coglione ieri sera”
Shaz lo guarda non fidandosi, troppo ferita da quei due
balordi per rispondere a tono e abbassare la guardia.
L’uomo si appoggia alla parete, molto lontano da lei con le
mani in tasca e l’espressione abbattuta “mi dispiace di essere stato così…”
“Figlio di puttana? Te la suggerisco io,
la terminologia esatta” sbotta con la voce tremante al ricordo. “A parte
il fatto di avermi terrorizzato, mi hai offeso dicendo quelle cose…”
“..io avevo in mente ‘sgradevole’ ma direi che hai colto l’essenza del mio
comportamento” ribatte a mezza bocca “Non è stato male.. ‘conoscerti’….in tutti i sensi.”
Shaz lo guarda di sottecchi dall’altro capo della stanza e
non dice nulla. Non si fida e non vuole stare male di nuovo.
“Che cosa posso fare per ottenere
il sacro perdono?”
La donna continua a fissarlo ma non ricambia la battuta “non
m’interessano le tue scuse. Non c’è limite alla cattiveria che hai dimostrato
nei miei confronti...soprattutto davanti…a quel testa di cazzo! Spero che gli
venga una brutta malattia!!”
Jesus alza gli occhi e la fissa dritto
in viso divertito “pensavo che stesse per sgozzarmi. Soffre di gelosia
retroattiva”
“Chiunque ti avrebbe strozzato in quel momento.” Ribatte scacciando il pensiero di Votan e lei sul letto…quel
morso leggero e le sue labbra che l’avevano ustionata…e l’immagine di Ariel arrampicata sopra all’uomo senza reggiseno!
“Ero anche venuto a dirti che hai
frainteso tutta la scena. Loro stavano..”
“Me ne sbatto!” esplode ficcando uno specchietto nella borsa
“sono liberi di fare quello che vogliono, a me non importa un fico secco se
scopano come ricci o giocano alle belle statuine! Sono incazzata e tra un pò
morderò qualcuno; quindi togliti dalle palle e non vuoi che sfoghi la mia
rabbia su di te.”
Quel monologo imbufalito, lascia Jesus vagamente perplesso.
“Ok…mi fa piacere vedere che non stai piangendo.”
Shaz lo fulmina con un’occhiata, sbattendo
un altro soprammobile con aria feroce “io non piango per quello! È
chiaro, biondino?!”
“Come il sole, ma smettila digitare quel dito se non vuoi
perderlo” mormora con una pacata tranquillità che la
raggela all’istante.
Sbuffa tre - quattro volte gettando all’aria un po’ di
vestiti e poi crolla sul letto esausta e con gli occhi
lucidi. Finita l’arrabbiatura esplosiva, arriva la prima ondata di
tristezza.
Jesus le siede accanto, dandole di gomito
“ vuoi prendermi a pugni per sfogarti un po’?” le propone con tono
sornione strappandole un sorriso.
All’improvviso si tende e lo guarda stringendo gli occhi,
una smorfietta maliziosa che si allarga sempre di più “Shopping compulsivo!!!” esclama saltando
giù dal letto e afferrando le carte di credito “infilati qualcosa di decente e
vieni a fare shopping con me! È la volta buona che la mando in rosso, questa!”
sibila alzando davanti ai suoi occhi l’American Express.
L’uomo sorride e si alza con molta lentezza “non vi ho mai capito,
a voi donne. Quando avete un problema vi buttate nei
negozi”
“Te lo spiego per strada” ridacchia trascinandolo fuori
della camera.
***
Jesus si guardò allo specchio del negozio in cui l’aveva
trascinato Shaz con una smorfia di disgusto; si scansò distrattamente quando
una ragazza gli si parò davanti con una camicetta da controllare e le sorrise a
mo di scusa.
Forse aveva ragione Ariel…forse doveva
cominciare a curarsi di più. Stare a commiserarsi non serviva a niente: se
Maret aveva deciso di lasciarlo per via…del piccolo- Jesus inghiottì a vuoto imponendosi di non pensarci più - erano
solo fatti suoi!
Erano usciti dalla villa entrambi a passo di carica,
dirigendosi nel garage dove la macchina di Jesusimpolverata e probabilmente senza benzina,
con i freni da revisionare e l’olio da cambiare,
giaceva triste e abbandonata in un angolo.
Quella macchina gli aveva sempre
portato fortuna…e sfortuna! Ce l'avevo quando ho fatto il mio primo colpo, quando ho
incontrato Jeanne e ce l'avevo la sera che ho deciso
di non ammazzare quella fetente disgraziata.
C’è una certa idea che ronza in testa come un calabrone
sotto vetro. Piccola Ariel, quando hai ragione hai ragione.
“E questo? Come mi sta?!”
Santo iddio, perché l’ho accompagnata? “Una
favola”
Shaz lo guarda con aria vagamente omicida
“cambia repertorio, cocchino. Hai ripetuto ‘una favola’ per gli ultimi cinque
modelli e con l’ultimo sembravo MorticiaAddams venuta male!” sbotta facendo sorridere la commessa
che gli lancia uno sguardo d’intesa: scene all’ordine del giorno, quelle.
“Ma se sei bellissima con tutto,
che posso farci?” ridacchia tentando la strada della galanteria che fa alzare
le sopracciglia alla commessa poco più che ventenne e uno ‘stupido cascamorto’ da Shaz che non si lascia ingannare. Lo guarda
attentamente negando con la testa l’ultima camicetta alla ragazza che si
allontana a malincuore dalla visione di Jesus appoggiato alla parete, mezzo
ridacchiante e mezzo annoiato
“Stavi flirtando con la ragazza?”
gli domanda a bassa voce dirigendosi all’uscita carica di pacchetti “Se vuoi ti
lascio qui e torno a casa da sola.
Jesus la guarda con aria compassionevole e le toglie
l’ennesimo pacchetto di mano.
“Però! Sei un
ottimo facchino!” Ridacchia rimediandosi un risolino di scherno dal
proprio accompagnatore avvezzo ad essere trascinato per negozi.
“Di un po’, non ti sembra ora di darti una svecchiata?
St’abiti sono fuori moda!” esclama tirando leggermente
la maglietta che indossa.
“Vanno benissimo” risponde sbuffando “è
una maglietta stirata e pulita. Non le serve altro. “ afferma mentre Shaz lo
guarda esterrefatta “no, no. Non ci siamo, ciccio!
Questa è una frase che hai rubato dal mio repertorio
dello scorso anno. Via, ti porto a fare shopping!” decide
deviando verso un negozio da uomini.
“Non ci pensare neanche!” esclama opponendosi debolmente
alla follia di quella donna “non sono assolutamente in vena!”
“Io si. Quindi, seguimi senza fare
storie! E per prima cosa: via quel pizzetto!”
***
“Quanto sei figo così!”
“Stai scherzando? È terribile, sto
taglio”
“Credi a me, fai un sacco David Beckham…faranno la fila fuori la tua porta, le
donne!”
Jesus si diede un ulteriore sguardo
triste allo specchio e la fulminò con un’occhiata “mi hai fatto rasare a zero!”
esclama facendo girare i tre clienti rimasti “tutti li perdono e io che faccio?
Seguo i consigli di una pazza sciroccata con la mania del calcio!”
Shaz lo spinse fuori, ridacchiando e lo prese sottobraccio “odio il calcio ma mi piace quel tipo! Sei bellissimo!
Scommettiamo che nel giro di tre secondi ti ritrovi con cinque numeri di
telefono in tasca?!” insistette facendolo sorridere.
“E crediamoci. Tanto non posso farmeli riattaccare uno per uno” sospirò dirigendosi
verso l’auto e sentendo una piacevole frescura alla testa. Mah...a qualcosa serviva quel non - taglio!
Guardò la propria auto con un certo disappunto e ci si
appoggiò per qualche istante. Ma si, brasiamo la carta di credito fino in
fondo!
Shaz si stirò pigramente, ficcando i suoi pacchetti nel
portabagagli e sentendosi meglio.
“I soldi non daranno la felicità, ma come ti calmano i
nervi!” esclamò ad un Jesus pensieroso e con un ghigno
malizioso. “Cos’è quella faccia?”
Le fece cenno di salire e mise in moto con aria divertita
“non adagiarti troppo, sbirra. Adesso ti porto io, in un bel posto!”
***
“Di chi è quella favola?!”
Jack, appena rientrato dai bagordi con la
nuova fidanzata che secondo Ariel durerà da Natale a Santo Stefano, fa un cenno
veloce alla ragazza mezza depressa per il terribile fraintendimento avvenuto in
piscina. Si alza pesantemente dal divano su cui stava sedimentando come
un lichene islandese, sventolandosi con un giornale vecchio e il libro di
storia nell’altra mano e si affaccia alla finestra, trattenendo un fischio
d’ammirazione alla bestia su quattro ruote appena parcheggiata.
“Chi è, un cliente facoltoso del capo?” Domanda sbavando
sulla BugattiVeyron, blu
notte e lucida come una stella da cui scende un tipo con i capelli a spazzola,
vestito come un dandy bohèmien, seguito da una donna in evidente stato di esaltazione.
“Quello è il capo…” mormora incredula
uscendo di corsa e andandogli incontro.
“Impara come si fa! Se compri una
cosa, lo fai in grande!” le spiega soddisfatto di stesso.
Shaz continua a sfarfalleggiare intorno alla macchina che
Jesus ha pagato sull’unghia e ha quasi fatto svenire il direttore del
concessionario.
Quando vedono i due ragazzi
venirgli di corsa incontro, Shaz si rabbuia aprendo il portabagagli e
scaricando i suoi acquisti lievitati notevolmente durante la giornata. Getta
un’occhiataccia ad Ariel che le si avvicina per
spiegare l’equivoco e si allontana seccata.
“Buono che è nuova!” intima a Jack che svolazza attorno alla
macchina
“Mi ci fai fare un giro, vero?”
“Scordatelo. Non pomicerai con la tua donna sul mio sedile.” Sibila divertito aprendo il portabagagli e scaricando una
discreta quantità di pacchi che Ariel osserva con una certa curiosità.
Fissa i capelli ..quali capelli?e
i vestiti di ottima fattura sbattendo gli occhi senza parole.
Jesus la guarda sorridendo “me l’hai
detto tu. Te l’ho detto che hai sempre ragione?” mormora mettendole in mano un
pacchetto infiocchettato.
Ariel lo fissa ancora ammutolita e stenta a casere che sia la stessa persona che fino a poche ore prima vagava come
un fantasma per casa, sepolto sotto un chilometro di barba.
Quello. È. Decisamente. Un. Figo.
Da. Ululato!
Apre bocca ma le esce solo un debole mormorio. Guarda il
pacchetto che le è stato messo in mano e inghiotte a vuoto.
“Come non me la presti? Dai!”
“Scordatelo. È nuova di pacca e non si
tocca!”
La scaramuccia fra i due uomini va avanti per un po’, sotto
gli occhi allibiti della ragazza che non riesce a muovere un muscolo. Certo che quando si sveglia, fa le cose in
grande, pensa rientrando dentro casa col suo regalo che guarda appena.
“Di chi è quella macchina coatta la fuori?!”
La voce incredula di Rex fa da sfondo al tramestio di Jack
che sta pregando Jesus in ginocchio pur di farci un ‘giro
solo, capo!’
“Ciao amore..” Sussurra
abbassandosi per darle un bacio sulle labbra immobili. “Di chi è?” ridacchia
indicando col dito la macchina. Ariel si schiarisce la voce col regalo ancora
impacchettato. “Di Jesus. Ha deciso di tirarsi su di morale ed è uscito a fare
shopping…e si è praticamente rasato a zero”
“E’ del capo?!” tuona il ragazzo fermo
alla prima parte del discorso “devo farci un giro assolutamente!” esclama
piantandola in asso e salendo le scale in balzi felini.
Ariel li sente discutere a lungo, incredula che quei due
deficienti non si siano accorti di niente.
Sale le scale lentamente il regalo stretto in mano e la
flemma britannica di una dama ottocentesca.
Nello studio la scena è patetica mentre Jesus si sbarazza di
mezzo ufficio e distribuiscesuoi nuovi
acquisti in giro. I due lo stanno ancora pregando come ragazzini.
“No. N - O! Compratevela, vi pago
abbastanza!” Sghignazza posando gli occhiali da sole sulla scrivania libera dalle
cartacce impolverate.
“Smettetela, stupidi!” tuona la ragazza sbattendo la porta
“ma lo avete visto?!”
I due si voltano a guardarla e poi gettano uno sguardo vacuo
a Jesus che la fissa perplesso.
“Si è completamente rasato a zero! E
i vestiti!” esclama indicandolo “quei pantaloni sono indecenti, dovrebbero
arrestarti per porto d’armi osceno!”
I ragazzi lo fissano e annuiscono ”e allora? Si è tagliato i
capelli.”
“Manco c’avevo fatto caso”
Ariel fulmina Rex, fautore dell’ultima battuta con aria
seccata “fuori di qui, tutti e due. Ci parlo io con lo
scemo” esclama chiudendoli fuori e posando pesantemente le mani sulla scrivania
“che sta succedendo?” lo interroga continuando a fissarlo sorpresa. Jesus fa spallucce mettendosi a sedere “Sono bello, no? Un’idea di
Shaz” domanda ridacchiando.
La ragazza scuote la testa esasperata “sei
bellissimo, lo eri anche prima…ma tutto questo?!” esclama indicando i
suoi vestiti tremendamente indecenti.
“Grazie!” esclama di buon umore toccandosi la testa e
sorridendo allo strano effetto che fanno i capelli
sotto le dita “mai portati così.”
Ariel aggira la scrivania e si siede con una certa nota di apprensione negli occhi. “Fa sentire..”
Mormora passandogli una mano sulla testa e sorridendo “Mh…simpatico. Ho trovato il giochino per infastidirti” ridacchia facendolo
sorridere. “Bravo, stai reagendo” sussurra annuendo e lanciando un’occhiata
alla maglietta da fighetto con un sacco di soldi da buttare “ma quella è
troppo” esclama indicandola col dito e abbassandolo un attimo dopo sui
pantaloni ”e quelli sono osceni”
“Perfetto!” ribatte allungandosi per prendere il regalo e
porgendoglielo con un certo divertimento. “Non l’hai ancora aperto?”
“Ero troppo sconvolta per pensare
al tuo regalo” mormora tirando la coccardina e strappando la carta. “Capo!”
esclama imbarazzata a morte quando solleva con due dita un completino
intimo che … “è indecente!”
“Non è indecente, finiscila. E’
sexi e ti starà benissimo e Rex apprezzerà sicuramente.”
Ridacchia alzandosi e stirandosi pigramente “E poi è imbottito!” esclama
facendole l’occhiolino con una faccia maliziosa che la fa arrossire.
Le serate alla Villa è diventata parecchio deprimente
Shaz si è rifiutata di uscire dalla sua stanza per ascoltare
le scuse di Ariel, ha dato da mangiare al gattino
rivolgendo loro un’occhiata indifferente, posandosi un secondo di troppo su
Votan che ha sentito la faccia scorticata da unghie immaginarie e poi se n’è
andata in camera sua sempre in silenzio.
Jesus è rinchiuso nello studio a smanettareil computer e i due ragazzi sono andati a
fare ‘le commissioni’ con la
stessa verve di un fossile del Mesozoico appena rivenuto dal sedimento
secolare.
Ariel ha licenziato Charles, affermando che quella sera
avrebbe cucinato lei, rimediandosi un’occhiata allusiva
da Votan seguita da un commento a mezza bocca nel suo tipico stile bastardo,
affermando che avrebbe bruciato anche l’acqua, invece di farla bollire come è
intrinseco nella sua natura di liquido.’
La ragazza gli ha riposto con una linguaccia e l’ha cacciato
con un ‘crepa di fame, orco’
che l’ha fatto sorridere allegramente.
Tempo cinque minuti, l’ha ri-trascinato
in cucina facendogli assaggiare di tutto, usandolo come cavia per i suoi
esperimenti azzardati.
Un’oretta dopo, i due redivivi new look, transitarono
di fronte a loro informandoli del fatto che se ‘l’andavano a spassare alle loro
spalle e che avrebbero fatto sicuramente tardi’.
“Molto tardi!” aveva sibilato Shaz lanciando un’occhiataccia
a Votan che non aveva fatto una piega, tranne quando l’aveva vista prendere
Jesus per mano e trascinarlo verso la porta, ancheggiando in un modo vistoso e calamitando la sua attenzione, finchè la porta non
si era richiusa con un tonfo dietro di loro. Era rimasto a fissare il pannello
scuro cercando di squagliarlo con gli occhi e aveva grugnito qualcosa in
cecoslovacco che Ariel non aveva capito ma che le aveva fatto
rizzare i capelli alla base della nuca.
“Se n’è andata, puoi rinfoderare la
lingua” aveva commentato la ragazza sbuffando per quella situazione
ambigua.
“Che cazzo ha fatto ai capelli?”
“Se l’è rasati. Aveva caldo”
“E la gonna?”
“Ce l’aveva. Sei tu che ti sei
fermato alla scollatura” era stata la sbuffante risposta di Ariel
mezza frustrata e in colpa. “Sai che ti dico? Stravacco, popcorn e televisione”
Rimpinzata come un maialino, si gettò su divano con aria
annoiata. Il suo compagno resse poco, dato la scarsità d’interesse per i
programmi trash preferiti della ragazza e per una sottile inquietudine che gli
correva dentro. Si sarebbero dati alla pazza gioia, magari bevuto qualche
bicchiere di troppo e poi….grugnì un’altra volta a bassa voce, lo sguardo
torrido di incazzatura e la visione delle mani di Jesus
infilate sotto la gonna (quale gonna?! Quel rettangolo alto come un
tovagliolino?!) di Shaz.
Ariel gli stava dicendo qualcosa che non capiva ma che gli
entrava nell’orecchio come un ronzio fastidioso.
“Ho capito! Thriller o horror? Tanto un babau come te, solo
quelli può vedere!” esordì sprezzante spizzando la
colonna dei dvd“mostri con la sega
elettrica al posto delle braccia o case infestate?”
Ma no, dai. Una donna non si lascia
neanche avvicinare da uno che le ha detto tutte quelle cose e le ha rinfacciato un vecchio rapporto.
Ma non ci esce a divertirsi….lo evita come la peste!
Ma no, dai.
Ma Shaz voleva lui, gliel’aveva
letto negli occhi. Lui, non Jesus.
Si, è così.
Completamente rilassato sul divano, imbottito come un
tacchino il giorno del Ringraziamento, la testa ciondoloni sullo schienale e le
gambe appoggiate al tavolino basso, Votan aprì un occhio, guardando Ariel di
sbieco “commedia, qualcosa di divertente…ti concedo
anche del romanticume…ma non troppo!”
Quella frase mezza mangiucchiata dalla beatitudine più
totale la fece girare incredula “cosa? Ripeti lentamente…”
“Metti un film qualsiasi e non rompere”
Ariel lo guardò ancora una volta allibita e poi scelse il
suo preferito “questo l’ho visto una diecina di volte” mormorò mentre le
immagini di ‘Blow’ apparivano sullo schermo. “Se non
ti piace si cambia” gli concesse in tono carino che lo fece borbottare un ‘mh..’ a bassa voce.
“Scherzi, c’è quella gran topa della Cruz,
lascia li” borbottò fregandole il telecomando del lettore di proporzioni
spaziali.
“E’ proprio come dicono: il telecomando è un’affermazione…”
Votan glielo tirò quasi in testa “so
dove stai andando a parare. Non parlare di sesso con me. Guarda il film e taci”
Adesso gli ci voleva una mano leggera che gli accarezzasse la nuca e un corpo morbido contro cui
stringersi. Guardò la figuretta della ragazzina con un’occhiata di troppo e
rabbrividì spostandosi di qualche centimetro.
Ariel ridacchiò e gli si accoccolò accanto, mentre la cena
troppo nutriente e ipercalorica, faceva sprofondare Votan in una beata apatia
da cui difficilmente si sarebbe destato.
***
“Ti sei comprato la macchina coatta!” lo rimprovera
chiudendo lo sportello con qualche difficoltà.
Jesus alza le spalle, mettendo in moto e sgasando
soddisfatto. “Allacciati la cintura che questa tocca i 240” l’avverte
dirigendosi fuori la Villa.
Shaz s’impiccia di qualsiasi cosa brilli o faccia rumore all’interno dell’abitacolo e continua a
ridacchiare. “Siamo belli, abbronzati e fighi! La notte è
nostra!” esclama facendolo sorridere.
“Mi sento figa e quando mi sento figa, vuol dire che lo
sono!”afferma sistemandosi il vestito che ha scelto per la serata di ‘folleggio’.
Jesus la guarda con aria perplessa “ma quello è un top o ti
sei messa il reggiseno dimenticando tutto il resto?
“Tesoro...questo è l’ultimo look di KilyeMinogue!” precisa sventolando la microborsetta
che conterrà al massimo un fazzolettino ripiegato molto stretto.
“Ah..” Borbotta adocchiando lo scampolo di stoffa lucida che
la donna sta cercando di far passare come gonna. “Ha la stessa altezza di un
cerotto piccolo!”
“Ma la finisci? Che
stress! Mi sono fatta un altro padre!” ridacchia allungando le gambe nude e
abbronzate con aria felice “Spero che tu abbia le
chiavi di casa, perché qua dentro non ci entravano”
“Perché centra qualcosa la dentro?!”
ridacchia parcheggiando in prossimità di un locale molto di moda indicatogli
dalla poliziotta euforica.
“Come facciamo ad entrare con la ressa che c’è?”le domanda mentre scende e un fischio d’ammirazione fa
sorridere la sua collega. Jesus la prende sottobraccio con aria galante e la
sospinge verso l’ingresso stracolmo di gente.
“Lo so io!”
I cocktail sono forti all’‘OverLust’:
la gente darebbe un rene per poterci entrare tutte le sere, ma liste sono restrittive
e Jesus ancora si domanda come abbiano fatto ad accedervi
dopo soli cinque minuti. Shaz l’ha guardato sorridendo come una pazza e
indicandogli il pierre all’entrata “quello mi viene dietro”
“E cosa ha voluto in cambio?”
La donna lo fulminò con un’occhiata al vetriolo “niente!”
“Non ti arrabbiare, scherzavo!” ribatte andandole dietro
fino al bancone affollato.
Shaz si trova stranamente a suo agio in quell’ambiente
confusionario e fa da balia volentieri ad un Jesus
frastornato “ma è sempre così sto posto?” domanda guardandosi attorno stupito.
La ragazza annuisce muovendo un piede a
suon di musica “stai troppo a casa! Sei giovane, sei
bello: devi divertirti! E sei stato puntano da
due occhioni azzurri da circa mezz’ora”
Jesus la guarda interrogativo e poi solleva le spalle “non
m’interessa”
La donna lo fissa per qualche
istante, lo prende per mano e lo trascina verso la pista dove la gente più che
ballare, si muove dinoccolata “con questo look da dandy stai facendo strage di
cuori femminili”
Lui le fa una carezza amichevole e parecchio pesante che la
fa piegare da un lato, grato al suo modo di fare che sta cercando di fare
risalire il suo ego afflitto. “Se sapevo che saresti
riuscita a trascinarmi in una discoteca, quella sera ti avrei sparato!” sorride
alla ragazza che resta impalato a guardarlo e sbatte gli occhioni truccati. “Scherzavo”
sghignazza facendole mettere il broncio.
“Andiamo a ballare, va. Io sono
una sega, guida tu”
Tre ore dopo…
Shaz guida la Bugatti continuando
a lanciare occhiate al suo capo assopito e sbronzo. Doveva proprio cadere il
mondo, per permetterle di pilotare quella macchina!
Guida lentamente, non fidandosi dell’acceleratore che
scivola troppo facilmente verso i 180 in piena città e si dirige alla villa,
pensando che dovrà svegliarlo per metterlo a letto come si conviene.
“Cerca di stare in piedi, pesi come un bisonte trippone!”
ridacchia cercando di farlo reagire. Lui sorride appena, barcollando e
appoggiandosi alla donna che sta per caracollare sui tacchi alti. “Guarda che
lascio dormire sul pavimento!”
“Mhhhh…letto”
“Su, un piede dopo l’altro. Ma non potevi andarci cauto coi cocktail? Non quel posto non sono
certo annacquati! Accidenti a lui quanto
pesa! E’ un falso magro!
Con una mossa veloce si sbarazza dei tacchi scendendo di nove
centimetri per avere un punto d’appoggio più stabile.
“Resta qui” sussurra a bassa voce mentre apre il portone, impicciandosi
con le chiavi.
Jesus la guarda fra le nebbie dell’alcool e il sonno e resta
a fissarla scambiandola per Maret. Con i capelli davanti al viso mentre cerca
di riporre le chiavi nella borsetta e le scarpette in mano, Jesus rivive una vecchia
scena.
“Maret…”
Shaz si volta a guardarlo, prima meravigliata e poi
dispiaciuta “sono solo io” mormora aiutandolo ad entrare in casa.
Jesus non ha capito niente e non la riconosce al buio della
stanza. L’abbraccia, facendole scappare un urletto sorpreso. Si tappa
immediatamente la bocca per non svegliare nessuno.
Jesus continua a biascicare parole dolci e disperate insieme mentre lei lo ascolta con una stretta al
cuore.
Quando ha finito, continua ad
abbracciarla e a stringerla e stavolta la sua stretta non è più quella morbida
e amichevole del solito ma molto più…eh
no!
“Ehi bello! Guardami: non sono Maret. Sono
Shaz, la tua poliziotta tuttofare!” esclama schioccandogli le dita di
fronte agli occhi per farlo riprendere.
Jesus non da segni d’averla capita e tenta di baciarla
facendola arrabbiare “non sono Maret, cretino! Sono Sharon! Lei è alta dieci
centimetri più di me, possibile che non mi riconosci?!” sbotta cercando di
allontanarlo. Jesus la stringe troppo forte e continua a sussurrare cose che la
fanno arrossire.
“Mi sto arrabbiando e quando mi arrabbio divento pericolosa!
Mollami se non vuoi svegliarti con un’intera compilation di lividi !” strilla a
bassa voce pensando che dovrà ricorrere alle maniere forti con lui.
“Basta fare i capricci Maret” borbotta con la voce roca e
alterata prendendola in braccio.
Shaz è esterrefatta: come fa, se fino a
dieci minuti prima non si reggeva in piedi? “Mollami! Subito! Mi sono
stancata di giocare!” grida agitata.
“Anche io” ribatte dirigendosi con
difficoltà verso il corridoio buio e sbattendo da tutti gli angoli “Scappare
come una deficiente non mi sembra una mossa saggia, non con me” singhiozza ubriaco
mentre la donna si divincola e la stretta si accentua.
“NON sono Maret, lo vuoi capire?!” Urla quando vede la porta
della stanza di Jesus “che cavolo hai in mente di
fare? Sei impazzito?!”
Finisce pesantemente sul letto mentre Jesus sempre più svaporato
non capisce nulla, certo di aver ritrovato la sua
donna e al buio quel corpo morbido è sicuramente quello di Maret e quella
vocetta irriverente è inconfondibile. La razionalità se n’è andata ed è rimasto
solo l’istinto a guidarlo.
Shaz si sposta velocemente fino all’altra sponda e arretra irritata
“Come fai a non capire? Sono Shaz!”
Indietreggia verso il muro mentre la bracca, gattonando fino
a lei e avvicinandosi ancora un pò traballante. Non la ascolta proprio e la
donna è sempre più preoccupata.
“Mica vorrai…? Ti rompo la testa!” esclama scivolando accanto a lui per
sfuggirgli. Ha calcolato male la traiettoria e si ritrova stesa sul letto con
Jesus sopra. “Finiscila, scemo!” urla in preda all’imbarazzo e all’agitazione
sentendolo armeggiarne coi i propri vestiti “Jesus,
non sono Maret. Sono Shaz! Shaz, ripetilo dopo di me” afferma agitata sentendo
quei movimenti felini e pesanti su di lei e la sua mano che si sta insinuando
sotto la gonna - cerotto.
“Ora ti pesto!”
Cinque minuti dopo…
Un trauma cranico gli
ho dovuto procurare, a quell’idiota senza un minimo di cervello e buon senso!
Shaz esce dalla stanza arrabbiata e con le lacrime agli
occhi per quella mezza aggressione che non si aspettava e l’ha fatta rimanere
piuttosto male dentro.
Si dirige verso la propria stanza infastidita e depressa.
Essere scambiata per un’altra donna non le va proprio giù e sente di non
potersi fidare neanche più di Jesus. Neanche
di lui…
Un flashback di Votan abbracciato ad Ariel la aggredisce
mentre posa la mano sulla maniglia della propria stanza, il micetto che si
struscia alle sue gambe, più sveglio di lei.
Gli fa una carezzina veloce ed entra nella camera,
asciugandosi una piccola lacrima di stizza. Cribbio,
mi ci vorrebbe un vagone di coccole, adesso!
Sdraiata sul letto, rilegge per la trentesima volta una riga
del libro che ha comprato qualche giorno prima senza
capirci un’acca. Il sonno se n’è andato definitivamente e ha deciso di fare un
after hour fino al mattino successivo.
Doveva lavorare a quel caso: il serial killer si muoveva in
fretta e mieteva vittime nella città e loro erano sempre punto
da capo.
La commissione che avevano formato in fretta e furia era
d’accordo nel ritenere l’uomo estremamente pericolo,
non solo per come si accaniva sulle vittime ma anche per le lettere vergate col
sangue che lasciava sparse qua e la nelle scene dei delitti. Indice di una
mente criminale sopraffina, un’intelligenza sopra la media e una gran faccia tosta! Li sfidava a trovarlo, lasciando indizi che non riuscivano
a capire…
Posò il libro sul comodino, guardando la propria immagine
tagliata dallo specchio accanto a se.
Imbecille! Se domattina non mi chiedi scusa, ti do il resto! Frigna,
imprecando ancora verso Jesus che sta dormendo come un pupetto in seguito ad un
casuale urto frontale con il suo pugno.
Incrocia le braccia scocciata,
pensando con stizza che le coccole di cui avrebbe bisogno - la sua espressione
cambia e si addolcisce, pensando a Votan e al suo strano modo di consolarla
quando è triste - le vorrebbe da un’unica persona…
Resta un po’ a crogiolarsi in quel pensiero piacevole ma si
rabbuia, riesaminando la scena della piscina. Da come si comportavano quei due,
poteva significare due cose: amici intimi o coppia in via di formazione!
Shaz sentì una fitta al cuore e un’ondata di gelosia
travolgente che la costrinse a trattenere il respiro per 30 secondi buoni.
Ma scherziamo?! Loro due insieme?! Ariel
stava con Rex e Votan con aveva alcuna attrazione
verso di lei, a malapena la sopportava!
Nel suo cervello estenuato dal caldo, dalla frustrazione
lavorativa e dalla gelosia divoratrice, cominciarono a passarle davanti le
peggiori immagini che riuscisse a concepire.
Li aveva trovati a baciarsi….si
erano baciati, non se l’era inventato!!
Saltò giù dal letto arrabbiata prendendo a calci le Tuscany nuove su cui Jesus aveva scherzato, affermando che
in caso di rottura avrebbe dovuto portarle alla Goodyear per farle riparare, e
strinse le labbra infuriata.
Quando scorse la sua immagine allo
specchio, trasalì: ma che cavolo stava facendo? Che
gliene fregava a lei se quei due si facevano le storie? Che
gliene importava di ….
Mollò un altro calcio al cuscino caduto in terra e poi un
altro, finchè non si fermò e si accasciò lungo la testiera inferiore del letto.
“Va a quel paese”sussurrò alzandosi con una gran sete e un
languorino allo stomaco.
Uscì dalla stanza immettendosi nel corridoio fresco e
oscuro. La cuccetta del micio era vuota, segno che era uscito a cacciare o a
giocare.
Si preparò un tramezzino che addentò con gusto, appoggiata
al tavolo e il frigo davanti a se aperto che le illuminava le gambe, una
vecchia abitudine che aveva preso tornando a casa tardi la sera quando viveva ancora coi suoi. Rabbonita dal cibo, si
concesse un sano dubbio: ci doveva essere una spiegazione al bacio e a quel
bikini svolazzante. Si leccò le dita soddisfatta e
chiuse il frigo dirigendosi fuori della cucina. Guardò le lancette
dell’orologio appeso al muro e fece una smorfietta...certo, le quattro del
mattino non era un’ora simpatica per chiedere spiegazioni.
Ohh, chi se ne frega! Dopotutto ha sempre detto
che io non lo facevo dormire!
Sghignazzò al ricordo e si diresse verso la stanza di Votan
picchiando delicatamente alla porta.
Se lo sveglio, mi ammazza.
Ridacchiò al ricordo della sera in cui si era infilato nel
suo letto e aprì la porta istintivamente pensando che poteva anche rendergli il
favore...e magari, dormire con lui…
Restò allibita alla visione del letto vuoto e ancora fatto.
Si grattò un orecchio perplessa e richiuse la porta
delicatamente. All’improvviso una violenta ondata di gelosia l’avvolse e fece
dietro front, verso la stanza di Ariel. Senza alcuna
discrezione, spalancò la porta e…trovò anche lì un letto vuoto! Ma dove cavolo sono
tutti?! Pensò chiudendo l’uscio e respirando nuovamente per lo scampato
pericolo.
Delusa dal fatto che una certa persona fosse assente, si
diresse verso il salotto da cui sentiva provenire della musica e delle voci
concitate, certa che Jack avesse lasciato la tv accesa come al suo solito.
Se avesse avuto ancora qualche residuo di tramezzino in
bocca, le sarebbe andato di traverso: quasi si strozzò con la saliva quando
vide Ariel comodamente addormentata addosso a Votan che, da quanto poteva
vedere, le teneva un braccio attorno alla vita e dormiva alla grande a sua
volta.
Restò congelata a guardare l’idilliaca scenetta e fece un
passo indietro, poi un altro, non riuscendo a staccare gli occhi dalla coppia.
Vide al rallentatore il braccio destro della ragazza che cercava il telecomando
e spegneva la tv con un gesto stanco, tornando ad appoggiare la testolina
bionda sul suo torace, sospirando e mettendosi comoda.
La ciliegina sulla torta l’ebbe quando lo vide accarezzarla
pigramente, infilandole la mano nei capelli.
Shaz si sentì distruggere dentro, quando le labbra di Votan
si allargarono in un sorrisetto sognante.
Che…che cosa hanno
fatto quei due insieme?! Che
cosa hanno osato fare?! Pensò arretrando di un altro passo ma con l’intento
di andare lì a prenderli a calci entrambi!
Scelse la via più breve: girò le spalle per non vedere più -
quei due luridi stronzi teste di cazzo!!
- e tornò in camera sua a vestirsi, prendendo il
giubbotto imbottito da moto, con tutto l’intento di non tornare per un bel
pezzo alla Villa.
Capitolo 17 *** Il Buono, il Brutto e il Cattivo ***
Nel silenzio nella testa di Arile risuona solo una frase che le ha fatto
male più di cento coltellate
Rex era indeciso fra l’arrabbiarsi e prendere a cazzotti qualcuno
o riprendersi dalla sorpresa, sempre col fine ultimo di spaccare la mascella
irsuta di quel tipo che stava stringendo un po’ troppo la sua ragazza.
Che è sta novità? Pensò seccato dall’essere
rientrato di prima mattina dopo una nottataccia insonne, passato a correre
dietro ad uno stronzo playboy e le sue trecento donne.
Si tolse la giacca scura e gettò la fondina sulla poltrona,
facendo più rumore possibile e aspettò con le braccia incrociate ed
un’espressione che non prometteva nulla di buono che i due infingardi traditori
si svegliassero e gli dessero qualche spiegazione.
La figura assonnata del suo compagno di scorribande
alcoliche, fece la sua pallida comparsa nella stanza, scalzo e con indosso solo
un paio di boxer e una maglietta bianca“’giorno..” Mormorò grattandosi la testa mesciata e alzando appena un angolo della bocca in un
sorriso inesistente.
“Buongiorno un cazzo! L’hai visti sti
due?!” ringhiò costringendolo a fare un comico e alquanto instabile
dietro front.
Jack lo guardò sbattendo le palpebre “senza lenti a contatto
non vedo neanche il frigo gigante che abbiamo
comprato, figurati..” Gettò un’occhiata al divano e ammutolì. “Ma non si odiavano?” domandò a bassa voce piegandosi un po’
di più su di loro.
Rex girò le spalle seccato e
particolarmente furente “sembra di no! A me sembra che vadano parecchio
d’accordo, se dormono addirittura insieme!” esclamò
alzando la voce.
Jack si grattò stancamente lo stomaco sbadigliando e indicò
i resti dei pop corn “non saltare a conclusioni affrettate. Può darsi che si siano addormentati mentre guardavano un film “ mormorò
conciliante.
“E da quando in qua vedono i film
insieme? Da quando in qua questo tipo si ferma nella
villa per più di tre giorni di seguito?!” gridò quasi facendo allungare un
braccio a Votan in direzione della tv col telecomando in mano per spegnere
l’eventuale sonoro, disturbatore del proprio riposo.
Lo videro biascicare qualcosa e stirarsi placidamente,
disturbando il sonno della sua compagna che si accucciò meglio fra le sue
braccia e gli strusciò il viso sulla maglietta.
La pazienza scarsa di Rex raggiunse il limite, quando lo
vide accarezzarle distrattamente la testa per un secondo o due.
“Sveglia un po’ voi due!” gridò
arrabbiato facendo sobbalzare Votan che sibilò qualcosa in cecoslovacco, molto
probabilmente una parolaccia “ma che cazzo ti urli di prima mattina?” ringhiò
sentendo un peso sullo stomaco che non doveva esserci.
“Urlo quanto mi pare e poi sono le nove! Che cazzo stai facendo con la mia ragazza?!”gridò facendo muovere anche Ariel che
sbadigliò guardandoli con le ciglia aggrottate.
Il suo sorriso si allargò in direzione di Rex, aprendosi in
un ‘ciao amore’ che lo fece
infuriare ancora di più.
“Amore un corno! Che stai facendo
con questo qua?” urlò indicando Votan che la guardava con una brutta
sensazione.
“Ma allora è un vizio. Ti ho detto
che non devi avvicinarti a me, Lolita” ringhiò
sgusciando via e facendola cadere dal divano.
“Cretino, non chiamarmi mai Lolita!” mormorò nella sua
direzione non riuscendo a capire perchè strillassero tutti e perché Rex ce l’avesse tanto con lei.
Si stirò pigramente cercando di schiarirsi la testa “mi sa
che ci siamo addormentati..” Sussurrò a Votan che si
sgranchiva il collo lentamente “per forza, con quella cena ipercalorica..”
“Qualcuno mi vuole dare retta?!” urlò la voce concitata di
Rex trattenuto a fatica da Jack che temeva volassero
denti stranieri.
Ariel si girò verso di lui tranquilla
“amore non c’è bisogno di arrabbiarti. Stavamo guardando la televisione
e ci siamo addormentati. Semplice”
Rex la fissò con la gelosia che lo divorava e quando parlò,
Ariel non credette che avrebbe potuto ferirla così tanto. “Che
puttana!”
Il silenzio di tomba che calò nella stanza si tagliava
letteralmente col coltello. Ariel lo fissò tramortita dalla cattiveria che
aveva messo nella frase e fece un passo indietro.
“Ehi stronzo, modera i termini e chiedile scusa” sibilò la
voce roca e improvvisamente sveglia di Votan che era
rimasto male per lei.
Rex si girò verso di lui furente e lo spintonò,
rimediandosi un cazzotto allo stomaco.
La colluttazione che seguì fu particolarmente violenta, col
povero Jack che cercava di dividerli edi evitare i pugni volanti nel frattempo. Ariel crollò a sedere sul
divano con gli occhi pieni di lacrime guardandoli appena mentre si pestavano;
li alzò quando sentì la voce indignata di Jesus che si precipitava a dividerli
e osservò i due che non accennavano a smetterla.
“Ma che avete in questa casa?
Datevi una calmata o vi sbatto fuori entrambi! Votan! Che hai
combinato, stavolta?!” urlò in direzione dell’uomo che si stava
riaggiustando i vestiti.
“Chiedilo al signorino che sta succedendo”
Jesus lanciò uno sguardo di ghiaccio a Rex che ringhiava
ancora verso Votan e guardò stancamente il terzo componente
che restava in silenzio “che è successo?”
Il ragazzo li guardò a turno indeciso “penso
che ci sia stato un gran fraintendimento e basta. Rex li ha trovati sul divano
insieme e si è incazzato di brutto.”
Quella frase fece alzare un sopraciglio a Jesus che guardò
Votan piombato a sedere con aria di superiorità.
“Tu e lei?” domandò stupito.
“E allora? Non t’è mai capitato di
addormentarti con lo stomaco pieno davanti alla tv?” domandò
sprezzante lanciando un’occhiata alla ragazza che taceva con le lacrime
incipienti negli occhi.
“Tutto qua?” domandò scandalizzato il padron di casa
guardando Rex “mi sembra esagerata come reazione… e vi
pestate per questo?”
Il ragazzo non rispose lanciando un’occhiata accusatrice ad
Ariel.
“Quel mezzo invertito ha la lingua lunga! La prossima volta
che le ridai della puttana ti faccio sputare i polmoni!” ringhiò
Votan balzando in piedi e riprendendo a litigare con Rex già pentito della
frase che gli era uscita di bocca.
Jesus lo guardò stupito del calore che metteva nella sua
difesa e gli battè una mano sulla spalla contento
“però…non ti ci facevo.. bravo, sono fiero di te”
“Che fai, coglioni?” ringhiò
sentendo un risolino interno. “A proposito…st’occhio nero chi te l’ha fatto?”
Jesus lo guardò come se fosse impazzito “occhio nero?”
Si voltò verso i ragazzi che annuirono e lanciò un’occhiata
incuriosita alla finestra che rifletteva…un alone rossastro sul suo viso… “Ma
che ca..”
Si staccò dal gruppo per guardarsi meglio e rimestò nella
memoria qualche avvenimento della serata. Nulla, buio assoluto!
Votan lo guardò tirando ad indovinare “dalla gravità del
livido, intuisco che hai fatto arrabbiare qualcuno
grosso, ieri sera. Ti sei pestato con un buttafuori del locale in cui avete
bagordato?” domanda con un po’ di stizza e d’invidia.
Jesus alza le spalle allargando le mani “non che ricordi…”
All’improvviso, sente il viso spostato da tutti i lati e
lancia un’occhiataccia a Jack fautore di quell’eccessiva libertà
“Dall’angolazione si capisce tutto!
Che seghe, che siete: pugno sinistro, mano di donna...è stata Shaz” afferma
sicuro “solo lei li da così e così bene. Lo so per
esperienza” afferma sbadigliando e guardando la coppietta che siede isolata,
Rex che continua a scusarsi con la ragazza che gli nega la sua attenzione.
Un’aurea fredda e furiosa proviene istantaneamente da Votan.
Jesus lo guarda sereno, con la coscienza a posto e senza la minima ombra di
dubbio “non le ho fatto nulla, sono sicuro.”
“Hai fatto il porco con lei?!” sibila scrocchiandosi le
nocche.
Jesus gli volta le spalle e si dirige in tutta fretta nella
camera della ragazza per interrogarla. Quando apre la porta non c’è nessuno. Solo un gran casino in terra e sul letto.
“Se n’è andata. Sarà già uscita per
lavoro” borbotta girando su se stesso e dirigendosi
nella cucina dove Charles sta preparando una sostanziosa colazione per tutti: l’unico
modo che aveva scoperto per placare gli animi in quella casa di matti dal pugno
veloce e gli animi passionali.
“Hai visto Shaz? È già uscita?” gli domanda mentre l’uomo lo
saluta rispettosamente.
“No, signore. La signorina è uscita ieri notte. Era molto
tardi. Ho sentito la moto che si allontanava” risponde chinandosi a dare il
cibo anche al gattino che si struscia piacevolmente alle sue gambe.
Jesus lo guarda, rabbrividendo per la voce cattiva che gli
trapassa l’orecchio alle sue spalle “se hai fatto il maiale con lei, ti levo
dal mondo”
“Non ho fatto nulla!”sbotta difendendosi dalle minacce di
Votan sempre più nero che saetta sguardi sulla coppietta in pieno litigio.
“Pensaci: eri ubriaco se non ti ricordi niente…le sarai
saltato addosso e lei te l’ha suonate e se n’è andata
per questo!”
“Non potrei mai! Non con Shaz!” esclama allibito.
“Come no?! Per ben due volte voi due avete fatto…quello che
avete fatto, non farmelo neanche immaginare o sclero di brutto! La conosci
meglio di me e non sai quanto mi fa incazzare questa cosa!” sibila sempre più cupo,
battendogli un dito nello sterno “se scopro che hai di nuovo fatto il suino con
lei, Maret verrà a sapere della tua morte dal telegiornale” ringhia andando a
toccare un tasto che suona particolarmente scordato.
Votan lo vede sollevare gli occhi al soffitto e borbottare
il nome di Maret più volte. Le sue palpebre si allargano quando richiama alla
memoria la scenetta patetica che ha fatto e soprattutto…
“Cazzo!” sbotta grattandosi la testa con le mani “porco zio!
Ti credo che si è incazzata!”
Votan lo fissa con rabbia,
avvicinandosi “lo sapevo io! Adesso… TU MUORI!”
Jesus lo guarda ritrovando tutto il suo sangue freddo “se
non avessi fatto il coglione con Ariel, lei non sarebbe stata
depressa e io avrei ancora i capelli! La colpa è tua”
“Cosa?” gli domanda senza capire
nulla del discorso. “Che cazzo centra con il fatto che c’hai
provato con la mia donna?!”
“Non è la tua donna!” ribatte secco “tecnicamente..”
“Il tuo ‘tecnicamente’ te lo puoi
ficcare al…”
“Basta su..”
La vocetta tranquilla di Jack, li fa girare dalla sua parte.
Il ragazzo rabbrividisce, davanti a quelle facce truci “Invece di litigare, usciamo
e la cerchiamo. Tu le chiedi scusa e tu…” si volta verso Votan che lo fissa con
aria cattiva “Le spieghi che è stato un incidente: qualsiasi cosa sia successa,
è
stato un grosso incidente!” esclama nervoso “e smettetela di fissarmi
così! Sembra di vedere ‘il Buono, il Brutto e il Cattivo’!”
***
“Risparmia il fiato, non ti voglio ascoltare, stronzo”
“Mi dispiace… “
“A me dispiace che Votan non te l’abbia date di più!”
“Trovare la mia ragazza che dorme con un altro uomo non è esattamente il massimo, dopo una nottataccia in
bianco!”
“Dorme, hai detto bene! Dormivo, non ho fatto niente! Sei saltato subito alle
conclusioni”
“Ma se non lo sopporti quel tipo!
Hai sempre detto che lo detesti”
“Non è Votan il problema. Mi hai dato della puttana!”
Una porta sbattuta con violenza su un naso, fa stringere i
denti a Jesus. Le porte sbattute sono
all’ordine del giorno, pensa sobbalzando al rumoraccio. Non so se farei meglio a venderla sta casa e
ognuno per se. Si eviterebbero un sacco di guai.
Ha appena ascoltato la litigata di quei due - era impossibile non sentirla, usando quei
toni- e conviene con Jack che la colpa è sicuramente di Rex e della sua
linguaccia. Stringe gli occhi alla nuova porta -stavolta di casa - che sbatte e sospira
estenuato.
Un brontolio che proviene dalle profondità dell’inferno, lo
fa girare verso Votan che lo guarda snervato “ma noi eravamo così, alla loro
età?” gli domanda sentendo la musica a tutto volume che proviene dalla stanza
del fidanzato colpevole.
“Che ne so..” Sospira
allontanandosi dal corridoio “io lavoravo a quei tempi e avevo una ex traditrice”
“Anch’ io lavoravo, ma non mi
sembra di aver mai interpretato un simile dramma russo…non ero così geloso come
quel marmocchio! Non che avessi una fidanzata vera”
risponde secco dirigendosi verso il mini bar “è l’ora dell’aperitivo” decreta
tirando fuori del Martini.
Jesus lanciò un’occhiata alla pendola di legno scuro che segnava
le 20: 30 e sorrise “il momento dell’aperitivo è passato da un pezzo. A
quest’ora la gente cena”
“Noi non siamo gente normale,
ragazzo” borbotta allungandogli un bicchiere. Jesus lo guarda e fa una smorfia
“sempre tirato con l’alcool”
“Questo passa il convento.” Brontolò soprappensiero. “E poi sei in punizione!”
“Di un po’, non ti stai allargando?”
“Se mi fossi allargato, il tuo
cadavere sarebbe su un tavolo dell’obitorio, smembrato e con un pezzo mancante!!”
Jack li guarda uno per uno, chiedendosi se è il caso di mollare
la bomba o meno. Si schiarisce la voce richiamando l’attenzione dei due killer
che si guardano con aria omicida.
“Non ho trovato Shaz. Sono passato al dipartimento e mi
hanno detto che non si è fatta vedere: assenza ingiustificata! Vi ha visti
anche lei, ieri sera?” domanda all’improvviso facendo quasi strozzare Votan.
“Che ne so? Dormivo! Mi sarò
addormentato alla terza inquadratura del film” ripete per l’ennesima
volta scocciato “prenditela con mister ‘ho - il - pisello - in - tiro’ che non riesce a tenerlo nei pantaloni!”
“Senti chi parla! Quello che a Praga..”
“Era lavoro! Non mi divertivo mica, sai?!”
“Si, vabbè!”
I due uomini tacciono mentre Jack li soppesa e fa due più due velocemente “poveretta. Ha ragione ad essersene
andata.” Mormora allungando i piedi sul tavolinetto basso, sentendosi fulminato
all’istante. Si muove a disagio cercando una scusa per andarsene quando il buon
senso di cui l’ha generosamente fornito madre natura prende il sopravvento “ohh..che cavolo! Mettetevi dalla
sua parte: torni a casa con un amico sbronzo che sul più bello decide di
provarci con te. Una ci resta di merda! Avrà avuto bisogno di coccole e qualche
rassicurazione e sarà uscita a cercate te ..” Sbotta
indicando Votan che resta in silenzio con una vaga speranza che fosse andata proprio
così nel suo caso.
“..e ti ha trovato con Ariel! Cosa
stavate facendo, è irrilevante: lei ha trovato l’uomo che ama con un’altra..”
“Chi te l’ha detto?!” Votan lo guarda sorpreso e indagatore
e Jack fa spallucce “si vede lontano un miglio”
A quelle parole l’uomo alza velocemente le
sopracciglia…davvero si vedeva? Perchè lui era l’unico che non si
accorgeva di quella cosa ed era fermamente convinto del contrario?
“E poi in camera sua c’è un pupazzo
imbottito a grandezza naturale che porta il tuo nome e ti somiglia, su cui Shaz
si allena piuttosto duramente! Più chiaro di così!” ridacchia facendogli alzare
gli occhi dal bicchiere vuoto.
Andiamo
bene… pensa affranto franando nella poltrona. L’idea che Shaz se ne sia andata per gelosia, gli fa piacere…ma non è detto che
sia stato per quello.
Jesus lo guarda sorridere per un attimo mentre si scola il
Martini “come vecchi della casa dobbiamo mettere pace fra le file”
Un grugnito è la secca risposta di Votan. “Si fottessero, non me ne frega niente
di quei due”
L’occhiata allusiva di Jesus lo fa brontolare
nuovamente “smettila!”
“Ammetti di esserti affezionato ad Ariel”
Lo sente mugugnare qualcosa per parecchio
tempo finchè non annuisce seccato “è meno deficiente di quanto pensassi”
gli concede a mezza bocca.
Capitolo 18 *** Io fumo Maria perchè l'ha inventata dio... ***
“Esci come me, stasera
“Esci come me, stasera? Cosi mi posso
ubriacare serenamente per non pensare alla mia squallida vita”
L’occhiata in tralice di Felix non scalfisce minimamente la
tranquilla pacatezza di Shaz.
L’agente sbuffa, tormentandosi dalle punte dei capelli
leggermente flosce e fa una smorfia che dimostra tutto il suo biasimo “Shaz,
non possiamo fare qualcos’altro? Non sono d’accordo nell’uso forzato e
prolungato di bevande alcoliche, lo sai.”
La donna lo guarda negli occhi scuri sempre così tanto
preoccupati per lei. “Io non cedo alla lusinga di paradisi artificiali come
te…fammi ubriacare in santa pace almeno una volta a settimana!” ribatte
vedendolo sollevare gli occhi al cielo.
“Farsi una canna non porta a dipendenza, l’alcool si.” Afferma più duro di lei.
“Il fegato si rigenera, i polmoni no.
E poi dovresti smetterla, anche tu. Hai lo sguardo
fumato” afferma lanciandogli lo specchietto che staziona
sulla scrivania nel caos più completo.
Felix l’afferra e lo riposa sulla superficie con un getto
annoiato. “E sia, ma se vomiti non ci esco più con te”
l’avverte saltando giù dal ripiano.
La osserva mezza sdraiata sulla scrivania con lo sguardo
perso nel vuoto e la testa appoggiata sulla mano sinistra. Con la destra gioca
con una penna con l’estremità composta da uno sbuffo
peloso e argentato di fili sottili, comprata in libreria con lui. “Ci vediamo
stasera” le dice sempre più preoccupato.
Shaz annuisce tornando a scarabocchiare su un foglio.
“Senti..”
La voce di Felix le fa alzare la testa incuriosita. L’uomo
indica il foglio che ha scribacchiato con un dito. “Visto che
non vuoi raccontarmi niente di quello che è successo..” Vede un’ombra scura
dietro quegli specchi neri che riflettono il mondo annebbiato dal dolore. “Perché non scrivi qualcosa?”
“E cosa? Le mie prigioni?”
ridacchia lasciando andare la penna con una risatina deliziata.
Felix la osserva senza alcuna voglia di scherzare. La donna
alza le sopraciglia per un breve momento e ammutolisce.
“Che ne so...non tenevi un diario
da piccola?”
“No, Joey me lo leggeva sempre”
afferma con voce distratta scarabocchiando il suo nome su un pezzetto di foglio
e lanciando una parolaccia, quando si accorge che era la bella copia del suo
rapporto e che dovrà ristamparlo da capo.
“Beh…ora non hai impiccioni fra i piedi, no? Male non ti fa”
“Che stronzata..”
“Chi fa stronzate senza il mio permesso?”
“Non ora Leighton!”
Shaz lo fissa di traverso mentre il ragazzo la sta guardando
con un broncio a dir poco irritante “l’hai trovato con un'altra?”
“Logaaaannn…”
Felix lo guarda con aria da compatimento “quando grugnisce
così non va bene; fossi in te mi darei ad una fuga veloce… e non voltarti
indietro, se non vuoi diventare di pietra”
Il poliziotto lo guarda incuriosito e poi schiocca le dita
“ma si! Tu sei quel fricchettone amico suo…Hill! Ho
letto meraviglie su di te! Come fai ad andare d’accordo con sta
tipa qui?”
Felix lo guarda ripensando a quel ‘fricchettone’ che gli ha appioppato e decide all’istante
che è innocuo “basta un po’ di dolcezza con la piccola Laverne”
Logan ridacchia come un matto e la indica come se Shaz non
fosse presente. La donna ha abbandonato la penna sul tavolo e continua a
battere un piede in terra con forza crescente.
“Dolcezza? Con questa qui? Ti faccio vedere una cosa..”
Si china verso di lei e le accarezza la testa rimediandosi
un grugnito e un semi morso sul braccio.
“Hai visto?! Per poco non mi morde!”
esclama divertito afferrandole entrambi i polsi e girandola su se
stessa.
“Mollami o ti faccio male davvero!” lo minaccia
sbuffando stizzita “Vuoi uscire con Charlene? La tua vita sociale dipende da me. Lo sai, vero?!”
Il ragazzo neanche la ascolta mentre continua a tenerla a
bada e le si siede quasi sopra, facendola soffocare.
“Ma ti sei stancato di vivere?” gli
domanda Felix sentendola sempre più incazzata e sbraitante. Logan solleva le
spalle e sorride “tra poco l’aria non giungerà più ai polmoni e sarà costretta
a smetterla. Tranquillo, tattica consolidata” afferma chinandosi a guardarla.
“Leighton, via il culo dalla mia
schiena”
“Prometti che farai la brava e non mi morderai?” le chiede
sentendo che ansima per il fiato corto.
“Si”
“Mente” affermò diretto a Felix che l’osservò scansarsi
velocemente e schivare un circolare perfetto della
ragazza. “Vieni qua che ti spello un centimetro alla volta!” esclamò
correndogli dietro mentre il ragazzo le faceva le pernacchie e la eludeva con
facilità.
La sua corsa finisce quando scorge la bellissima Charlene
che esce dall’ufficio di Drake e si arresta facendo sbattere il naso di Shaz
contro la sua schiena “guarda che angelo…dolce, carina…ha quegli occhioni
verdi…ehhh” sospira posando una mano in testa a Shaz
e tenendola lontano quel tanto che basta per evitarla. “Però
è vero...come mai sei così facinorosa, oggi? L’hai davvero trovato con un’altra?”
le domanda abbassando la voce e tirandola contro di se, strusciandole un pugno
in testa.
“Ahio! Smettila, fa male”
“Parla”
Shaz smette di divincolarsi e annuisce “già..”
“Ops”
“Già…ops…”
Logan la lascia andare e le da un buffetto spiritoso sulla
guancia “l’hai fatto parlare?”
“No, me ne sono andata”
“Male, dovevi torchiarlo: Lampada in faccia e dita nel
cassetto!”
Shaz lo guarda ammettendo che ha pianamente ragione, quel
tipo strambo “ma tu eri venuto a dirmi qualcosa, per
caso?”
Il ragazzo schiocca le dita e la tira velocemente verso
l’archivio “cacchio, mi sono dimenticato! Abbiamo trovato una terza impronta su
una finestra!”esclama raggelandola.
Shaz sbianca sentendo i brividi freddi lungo la schiena “
intera?”
“Tzè, magari!” ribatte spingendola fra le scrivanie “l’hanno
cancellata male, dobbiamo metterci al computer e confrontarla con le altre
schedate.”
La donna è sempre più bianca e si muove appena: se scoprono che sono sta li…se scoprono che
l’impronta era mia…decapitazione istantanea!
***
La sera è fresca, e accarezza il viso di Ariel
con delicatezza. Si asciuga per l’ennesima volta la guancia arrossata e tira un
altro accidenti a Rex per la sua gelosia.
Sul prato della Villa, nascosta fra le rose che continua ad
odorare cercando di tirarsi su di morale, la ragazza insiste a strappare fili
d’erba che getta via con stizza.
Fosse stata la scenata in se… era quell’appellativo che
proprio non le andava giù!
“Ti si è rotto il giocattolo, Barbie?”
Ariel alza gli occhi al cielo “per favore,
non è il momento. Vattene via sono in preda ad una crisi di pianto, cosa
che tu odi, se ben ricordo”
Votan si siede accanto a lei e la abbraccia con uno
strattone secco “no, non sopporto vedervi frignare a lungo. C’è differenza.”
Afferma allungandole un fazzoletto pulito.
“Che onore” ridacchia commossa
tamponandosi un occhio. “Testa di cazzo senza cervello”sibila arrabbiata
lasciandosi coccolare “lo sai che Shaz se n’è andata?
Mi sa che si è ingelosita parecchio; vedi che a darmi retta…” tace muovendo
appena un labbro “faccio schifo come love coach”
“Pensa a te, adesso. Lasciala stare quell’altra,
tutto istinto e niente cervello” mormora facendole un buffetto sulla
testa “toh, gioca col gatto” le dice porgendole la palletta di pelo che si era
arrampicata sulla sua schiena mentre ci si trastullava annoiato. “Quella scema
se n’è andata lasciandolo da solo e non fa altro che frignare.”Mormora accarezzandolo mentre Ariel
sussurra qualcosa in tono dolce al micetto triste. “Bisognerebbe
prenderla per un’orecchia e sculacciarla! Quando torna
mi sente!” sibila incazzato.
“Se torna..”
Quel ‘se’
è tutto un programma. Votan ammette dentro di se che c’è la possibilità che non
si faccia più viva.
“Se fossimo gente normale con le
bollette da pagare e il mutuo sul groppone, non avremmo così tanti problemi.
Certe volte rimpiango la vita ordinaria” sbotta prendendo lei e il gatto e
ficcandoli fra le sue gambe “questo lavoro è troppo comodo: fai una commissione
a settimana, che dico, al mese, guadagni un fottio di
soldi …e poi? Ti lascia troppo tempo per pensare. Quasi quasi
mi trovo un secondo lavoro”
“E’ vero” ammette la ragazza lasciandosi circondare dalle
sue braccia, vagamente stupita da quel gesto affettuoso “abbiamo una vita
sentimentale disastrosa…voi due, poi!” esclama dandogli una pacchetta sullo
stinco e indicando la villa “non mi capacito della sparizione di Maret.
Sembravano così innamorati… cavolo, facevano quasi rabbia.”
Votan si sporge per fulminarla “che hai da dire contro di
me, pulce?”
“Tutto! Non riesco a capire cosa salti in testa a Shaz ogni
volta che ti guarda.” Sussurra accarezzando il gatto
con le sue unghie lunghe e ben curate. Osserva il pelo morbido del micettomentre parla, scandendo ogni singola parola
“le piaci e parecchio, anche. Secondo me è innamorata
e non se n’è resa conto.” A quelle parole sente l’uomo tendersi. Si volta verso
di lui e lo fissa intensamente “oppure rifiuta l’idea. Penso centri il suo ex.
Forse si sente in colpa per essersi innamorata di te dopo solo tre mesi dalla
loro rottura”
Votan la fissa senza parlare. Pondera seriamente la cosa,
con il volto sollevato verso le stelle.
“Ce l’ha con me per come mi sono
comportato a Praga.”
“Ah, già la storia dei soldi…che bastardo!” esclama in un
moto femminile di difesa contro le donne “fattelo dire, sei stato
spregevole”
Votan mugugna esausto per l’ennesimo
cazziatone “ho capito!”
“Di un po’…”
La vocetta maliziosa della ragazza gli fa abbassare gli
occhi con un grugnito di avvertimento.
“Ti manca tua figlia, vero?”
A quella domanda, Votan fa una serie di smorfie imbarazzate
stentando a rispondere “perché?”
Ariel indica la sua posizione e le braccia che la avvolgono,
coccolandola “mi sa tanto che hai bisogno di una donna e di mettere su
famiglia, tu!”
****
“Io fumo Maria perché Dio l'ha inventata e Dio non sbaglia
mai.”
Shaz contemplò per l’ennesima volta il suo amico facendo una
smorfia mentre portava il bicchiere alle labbra “risparmiami questi aforismi
stupidi!” esclamò indispettita dalla sua calma.
“Brava, hai detto bene. Aforismi di JimMorrison, tesoro” replicò aspettando placidamente lo
spinello che mandava il classico odore d’erba.
“Fammi fare un tiro, va” borbottò
allungando la mano e fregandoglielo “magari se mi sballo un pò risolvo qualche
problema”
Felix la osservò, completamente stravaccata sul divanetto
del loro pub preferito tentando di toglierle la canna che stava finendo in
fretta.
“Tu non hai problemi! Ti ostini a tirarti addosso
la sfiga e a piangere su te stessa” la sgridò preoccupato.
La risposta di Shaz fu una lunga occhiata e il bicchiere
sbattuto sul tavolo.”Fammi il piacere. Tu non sai che vita faccio
da quando non c’è più Alex…e da quando…” la voce le tremò, un occhio si inumidì
all’improvviso e Shaz fu costretta a stringere le labbra per un farsi scappare
un gemito.
Dall’archivio di stato non è saltato fuori niente e domani
dovranno lavorare sulle impronte dei
poliziotti…porca puttana, non vi voglio pensare!
“Cavolo, almeno una volta mi ubriacavo e diventavo allegra:
ora mi viene solo la sbornia triste” borbottò all’indirizzo di Felix che alzò
gli occhi al cielo “non sei sbronza, l’hai appena
toccato quell’affare. Sei ancora perfettamente lucida”
“Non sono lucida. Sono tre mesi che…”Uno sbuffo esasperato.
“Sai che ti dico?” domandò con la voce alterata e sbattendo una mano sul
tavolo, in preda al nervosismo “Voglio morire ubriaca
per vomitare davanti alle porte dell'inferno! Ci porta una bottiglia di
questo?!” urlò al barista che le fece un cenno di assenso
“questa è l’unica battuta del tuo amico Jim che
ricordo sempre perfettamente.”
Felix la guardò accasciarsi su se stessa e allungò un
braccio per abbracciarla. Shaz lo fissò per un attimo e si raddrizzò
allontanandogli la mano “niente svenevolezze, mi fai venire da vomitare prima
del tempo” esclamò facendolo rimanere male.
“Non ti fidi più neanche di me?” domandò a bassa voce alla
donna che gli lanciò appena un’occhiata. Vide il suo sguardo addolcirsi
lentamente ma restare sempre duro in fondo agli occhi incupiti dal dolore “di
te sempre. Sei un buon consigliere. Ma non mi piace
farmi coccolare continuamente dalla gente. Cazzo, mi hanno solo rapita, pestata e tenuta in ostaggio per giorni! Che vuoi che sia?!” esclamò facendo arretrare la cameriera di un
passo. Lei la guardò di sfuggita e fece segno di mollare la bottiglia “è uno
scherzo, tesoro, non farci caso” le disse seccata dalla faccia stranita della
donna. Si riempì il bicchiere di vino e lo trangugiò con gusto “decisamente ottimo! Prendine un sorso anche tu” mormorò allungandogli la bottiglia con un gesto calibrato.
Felix la guardò sprofondare nella poltroncina e accendersi un’altra sigaretta
soddisfatta “hai ripreso a fumare..” Constatò preoccupato.
Shaz annuì con forza “e c’è di
peggio! Frequento brutte compagnie” ridacchiò ricordandosi un
attimo troppo tardi di tacere.
“Cosa?!”
La domanda allarmata del suo amico la fa
restare in silenzio per un po’ “scherzavo, non prendermi sul serio” gli disse
evitando di scegliere in dettagli.
“Non mi hai neanche voluto dire dove abiti adesso” la rimproverò
deciso a sapere qualche verità.
“In un bel posto. Bel giardino. Mi sono presa anche un
gatto.” Rispose tranquilla bevendo un altro sorso e restando a guardare un
gruppo di amici che scherzavano e ridevano
allegramente.
“Ha le sbarre alle finestre o ti posso venire a trovare
qualche volta?”
A quella domanda Shaz dovette evitare di esplodere in una
risata sfrenata: come no? Vienimi a
trovare in un covo di assassini prezzolati! Pensò
scuotendo la testa “mi dispiace ma il padrone di casa
ha detto niente uomini. E la sottoscritta anche”
Felix si appoggiò allo schienale morbido scuotendo la testa
“quando hai finito di fare la deficiente, avvertimi.
Volevo passare un po’ di tempo con te prima di partire”
La poliziotta la guardò sgranando gli occhi. All’improvviso
aveva perso tutta la sua ilarità “dove vai?”
Dal tono di voce l’agente capì che aveva colpito qualcosa
che forse non avrebbe dovuto incrinare inquel momento “mi trasferiscono…mi dispiace Shaz” mormorò prendendole la
mano e vedendola ritrarre dopo un secondo.
“Non fa niente. Capita. Il lavoro è così,
si sa” rispose brusca sentendosi nuovamente abbandonata.
Allontanò il bicchiere da se e mollò un paio di banconote su
tavolo, afferrando la borsetta “devo andare adesso”
“Ma Shaz…siamo appena arrivati” mormorò cercando di fermarla
“Shaz..”
****
Quella notte la moto romba furiosamente nello spiazzo
affollato dai giovani che si cimentano in una
nuova gara.
“Non fatevi male, bambini!” urla la voce divertita di Tyler
al suono concitato delle voci.
Shaz staziona in un angolo, pulendo
il casco distrattamente, lo sguardo perso nel vuoto. Ha ancora la scena dei due stampata in testa e se chiude gli occhi li
rivede…rivede il braccio di Votan che girava lentamente dietro la vita della
ragazza e le manine di Ariel che gli accarezzavano i capelli…
“Ehi signorina! Hai deciso di stracciarli tutti anche
stasera?”
Shaz solleva lo sguardo disattenta
e osserva Tyler che si appoggia al manubrio della moto sporcasulle ruote di fango.
“Certo” è la cupa risposta che riceve oltre ad
un’occhiataccia che gli fa spostare le braccia immediatamente.
Tyler la fissa mentre si allontana in fretta, avvicinandosi
ai posti di partenza. La stranezza fatta
persona!
Shazzer da gas furiosamente, ripensando al
momento in cui li ha trovati sul divano insieme. Poteva aver frainteso
la scena in piscina, ma quell’espressione beata, quell’abbraccio. Abbassa la
visiera con uno strattone brusco e parte sgommando al via dello starter.
La gara è finita male: non solo si è fatta fregare come una
cretina, ma alla curva stretta è volata malamente
dalla moto, tanto che il laccetto del casco si è quasi strappato. I ragazzi
l’hanno soccorsa ma lei ha rifiutato di lasciarsi portare all’ospedale.
“Non puoi guidare in queste condizioni, ti riportiamo a casa
noi!” ha insistito Tyler rimediandosi solo un’occhiata di disinteresse più
completo.
“Non mi serve la balia, ce la faccio” ha dichiarato
raddrizzando la moto da terra. Sente male dappertutto ma non intende andare
all’ospedale. Li odia, li ha sempre odiati e quando Alex era in coma…
Guida a velocità ridotta, fermandosi continuamente ai lati
dei marciapiedi deserti. Toglie il casco cercando di respirare e prende aria
con la bocca, sentendo male ovunque.
“Ehi…ragazza?”
Shaz volta la testa pesante con l’espressione crucciata e
sofferente verso un uomo che la sta guardando incuriosito “stai bene?”
“No” risponde cercando di rimettersi il casco e di
andarsene.
I suoi sensi la avvertono di non fidarsi di un tipo spuntato
fuori dal nulla nel bel mezzo della notte.
“Hai una faccia. Vuoi che ti accompagni all’ospedale?”
insiste avvicinandosi, vedendola immobile. Shaz sta inghiottendo le lacrime e
il dolore e scuote la testa con delicatezza sentendo rimbombare le parole dello
sconosciuto.
“Povera Laverne…ti sei fatta la
bua cadendo dalla moto?”
Quella sera la moto romba furiosamente nello spiazzo affollato dai
giovani che si cimentano in una
Rew
Quel sibilo basso e sarcastico la fa voltare verso un
ragazzo che la poliziotta ci mette un po’ a riconoscere. Quello l’ha sbattuto
in galera…e anche quello dietro di lui. Cazzo.
“Che cazzo vuoi, Serpe?” domanda
drizzandosi dolorosamente e pensando che quella mattina sarebbe dovuta
rimanersene a casa.
Micheal la ‘Serpe’ è il classico bravo ragazzo che
presenteresti alla mamma, sicura di aver trovato il principe azzurro. Shaz lo
conosce bene e conosce tutte le ragazze che sono finite all’ospedale per colpa
sua.
Sotto quegli occhioni scuri dolci come il miele, si nasconde
il più viscido figlio di puttana stupratore che la donna abbia mai incontrato
nella sua quinquennale carriera.
Shaz è sicura che l’incontro non sia stato casuale.
Probabilmente la stava seguendo. Se aveva già scovato
la villa, poteva dormire in un oceano di morbidi guanciali.
Però adesso non era a casa: era
sola e stata per svenire dal dolore.
L’uomo dietro di lui e quello alla sua sinistra, appena
spuntato dal nulla, sono indubbiamente scagnozzi della Serpe. Chiude gli occhi
respirando con fatica, schiarendosi la gola per mandarlo al diavolo come si
deve.
Non da cenni di paura, anche se dentro di se freme per il
timore che la sta sopraffacendo.
“Ho saputo di Vicious; mi chiedevo se la tua passione per
gli ergastolani si fermasse a lui o se ne avessi una predisposizione innata”
A quelle parole la donna avvampa d’indignazione e di un
dolore profondo...il suo Alex...lui era speciale, non era…inghiotte le lacrime e alza il
mento sprezzante. Ho
una predisposizione per gli stronzi, pensa cercando di mettere in
moto per andarsene.
“Ehh, quanta fretta! Resta a fare due chiacchiere con noi.”
Sibila mentre l’uomo alla sinistra di Shaz la blocca stringendole proprio un
livido nuovo nuovo con la mano pesante.
Il corpo della poliziotta viene
trascinato a forza giù dalla Toyota che cade a terra con un rumore pesante. Alè, altro graffio, pensa mentre la
conducono lontano dalla strada aperta.
“Che vuoi fare? Che
palle, Mick. Ti va proprio di finire un’altra volta in galera?” gli domanda con
voce stanca e il cervello che urla silenziosamente, lasciandola frastornata.
Il ragazzo sorride biecamente, guardandola con un ghigno che
vorrebbe essere sinistro e intimidatore ma che Shaz valuta come una smorfietta
in faccia ad un ragazzino viziato. Tzè,
abituata a Votan e alle minacce di Jesus, non mi fai né caldo ne freddo, pischello, pensa sentendo la testa svaporata e
la paura che continua a salire.
“Capisco che l’idea di farti una scopata gratis è
allettante, ma non credere che riuscirai a mettere le mani anche addosso a me.” Ridacchia sprezzante sentendo che l’uomo dietro di lei le
blocca le braccia impedendole di muoversi e che la costola strilla impazzita.
“Io penso di si”
Sorride mentre lo dice, fissandole il volto nuovamente
tumefatto. “Una volta eri più carina, ma non è il tuo viso ad interessarmi”
Shaz fa una smorfia divertita ma un breve lampo le ricorda
che non ha la pistola. Deve cavarsela da sola, affidandosi alle sole forze che
stanno svanendo pian piano.
“Guarda che ho il raffreddore, potrei attaccartelo”
ridacchia sentendo le mani del ragazzo che la frugano, avvicinandosi alla vita.
“Eviterò di baciarti” sghignazza facendo
un cenno al secondo uomo rimasto libero “fa da palo. Quando
sarà il tuo turno, ti chiameremo” mormora con voce dura che la fa solamente
ridere.
“Non penso proprio, Serpe…” sibila sentendo con irritazione
il suono di un coltellino che scatta e l’improvvisa frescura della notte sulle
gambe nude.
Shaz sibila maledizioni contro il ragazzo che continua a
tagliarle via i jeans con gli occhi febbricitanti e
una smania di sesso che gli scorre nelle membra. Quando
sente la lama fredda avvicinarsi al ventre, soffia come un toro “Devo proprio
farti male, allora!” sbotta irrigidendo il collo e dando una capocciata
all’uomo dietro di se.
Il rumore di naso rotto accompagnato ad un lamento accorato,
è musica per le orecchie della donna che si libera dalla presa e sferra un
calcio ai testicoli della Serpe.
Mick cade a terra miagolando per il dolore e un secondo colpo,
una ginocchiata secca al volto, lo manda a far conoscenza con il marciapiede
odoroso di escrementi canini e sicuramente anche
umani.
La testa le batte sempre di più e ha la vista annebbiata;
non fa caso al terzo uomo, ‘il palo’ che giunge di
corsa mentre lei infierisce sulla Serpe con violenza ed ira troppo a lungo
represse.
Un colpo violento la manda a far compagnia al ragazzo per qualche
secondo. Quando si rialza, i due uomini vedono
balenare nei suoi occhi una luce folla.
Respira a fatica ma ciò non le impedisce di scagliarsi come
una furia sui due, menando i migliori colpi di shootfighting che conosce e
congratulandosi con se stessa per non aver perso la mano in quei mesi di
rilassata inattività.
Lo shootfighting non è tecnica da sottovalutare: come il
Krav magà, è ottima per risolvere le risse da strada. Prevede scarti,
strangolamenti, scivolate… Shaz si era allenata molto
con Simon, un anno di stiramenti, lividi e occhi neri ma non si era potuta
lamentare quando era incappata in qualche ‘problema’ durante il servizio.
Ma questa è gente che ne ha passate un bel pò e non si
lascia certo intimorire da una poliziotta sola e mezza dolorante ..soprattutto da una sbirra che li mandati in carcere!
Mi odiano un pochetto,
mi sa che non li posso invitare a prendere una birra per dimenticare tutto,
pensa tentando di buttarla sul ridere per non piangere a dirotto.
Ha sottovalutato i due sgherri di Micheal: in un momento di seria
difficoltà, vede balenare la lama del serramanico come una luce improvvisa e lo
afferra di slancio, puntandolo contro i due che la fissano minacciosi.
“Avevo giusto giusto bisogno di
sfogarmi…fatevi sotto, signori. Ma rispettate
le regole: uno per volta!” li incita con la sua solita lingua lunga che più di
una volta l’ha messa nei guai.
“Ammazzatela, quella puttana!”
Shaz si volta come una vipera verso il ragazzo inginocchiato
a terra.
L’ira raggiunge il livello di allerta; le lacrime reclamano
libertà e la decisione è breve ed immediata: afferra Mick per i capelli e gli
pianta il coltellino nella carotide, sgozzandolo brutalmente e sporcandosi del
sangue che sgorga come una fontanella, dall’arteria recisa.
I due uomini arretrano, guardandola come se fosse una strega pazza che ha appena ballato il sabba col
diavolo, mentre sussurra qualcosa all’orecchio della Serpe. Gli occhi del
ragazzo si allargano per un breve momento e si riempiono del buio del vicolo
mentre la vita fluisce via dalla ferita.
Soddisfatta, lo lascia andare con un gesto nauseato,
strusciandosi la mano sporca di sangue sui brandelli di jeans che pendono
lateralmente e le lasciano le gambe mezze scoperte.
Si volta verso i due con uno sguardo funereo, la testa in
procinto di scoppiare sotto l’azione sferzante dell’adrenalina che la sta
facendo ansimare come un toro “ce n’è anche per voi..”
Ridacchia con un ghigno folle molto simile a quello di Votan nella sua migliore
e sadica performance.
“Tanto perché lo sappiate…ho molti amici e non intendo
la polizia. Ho molti amici che questo lavoro lo fanno da quando sono nati”
sibila alle due mummie viventi imprigionate in gambe cementificate sul
marciapiede. Chiude il coltellino con uno scatto e lo ripone nella tasca
illesa. Si avvicina lentamente, soffrendo per ogni singolo, corto respiro “so i
vostri nomi e so dove abitate, ricordatevelo” sibila saettando uno sguardo di
ghiaccio alternativamente. “ Tu hai una moglie e dei figli se non sbaglio.
Carini i bambini…mi piacciono molto. Mi piace il rumore che fanno quando
muoiono”
Si guardano l’un l’altro,
inghiottendo e facendo un passo indietro.
“Toglietevi dalle palle! Di corsa!” urla con il sangue che
ribolle e la testa leggera, sul punto di svenire. Cristo che recita! Jesus sarebbe stato fiero di me.
Osserva compiaciuta i due che si affrettano ad andarsene e
getta uno sguardo al corpo senza vita della Serpe. Schifoso, lurido maniaco! Pensa barcollando sulle gambe e guardando
il sangue che scorre verso il tombino, grazie alla pendenza della stradina.
Un conato di vomito e poi un altro la ghermiscono
all’improvviso, costringendola a piegarsi su se stessa e a rigettare anche
l’anima vicino ad un cassonetto della spazzatura. L’odore nauseante non la
aiuta di certo, mentre si pulisce la bocca con un fazzolettino ripescato nel
giubbotto imbottito. Crolla in ginocchio e continua vomitare finchè lo stomaco
si svuota completamente.
Trema in modo inquietante, mentre barcolla lontano dal
cadavere, guardandosi i jeans a pezzi e graffi sulle
gambe. Fanculo, col sole resteranno i
segni! Pensa tentando di reagire alla brutta avventura e all’omicidio che
l’ha lasciata più sconvolta del previsto.
“Vaffanculo...uomini di merda” sibila rivolta al cadavere,
muovendosi all’indietro e sbattendo contro uno spigolo vivo che le ferisce la
testa “chi cazzo ha messo questo spigolo qui?!” urla stizzita dando un calcio
al muro e facendosi male, le gambe che tremano impazzite.
Traballa fino alla moto, che miracolo dei miracoli, non è
stata ancora rubata e la tira su osservando i graffi che la fanno imprecare
apertamente “il carrozziere mi spellerà per questo!”
Play
Lungo la strada non riesce a respirare ed è costretta ad
alzare la visiera per prendere aria, le fa male la testa, nel punto dove
l’hanno colpita, lo stomaco è un livido unico e una costola sarà sicuramente incrinata, visto il dolore che le provoca anche solo
respirare. Spera di arrivare a casa in tempo, senza ammazzarsi e far ammazzare
qualcuno a sua volta. Per quella sera ne aveva avuto abbastanza
della violenza.
Quando appare il cancello, tira un
sospiro di sollievo ma sa che non potrà rilassarsi troppo o perderà il
controllo, anche se tiene un regime basso.
Il portone è davanti a lei. Non si premura di parcheggiare
la moto; la lascia davanti all’entrata abbandonando il casco in terra. Entra a
fatica in casa, con un rantolo sommesso che fluisce dalle labbra, gonfie per
uno schiaffo ben piazzato. La testa la sente poco e quello che sente le fa
male. Pensare è escluso, non riesce ad usare troppe
cellule tutte insieme.
Sorride alla battuta stupida e fa quattro passi, cercando di
avvicinarsi alla propria camera. Il quinto passo è troppo: perde conoscenza e
si accascia a terra senza un lamento.
Jesus si è appena affacciato alla finestra che aria
sospettosa. Era lei?
Si domanda scrutando il cortile vuoto. Ha sentito la moto ma non i classici
rumori di Shaz…e sì che hanno le camere vicine..
Esce sul terrazzino respirando lungamente la frescura della
sera. C’era voluto un sacco di tempo per far rappacificare quei due. Il
cazziatone di Votan era da filmare: fenomenale! Sembrava che si fosse allenato
tutta la vita in un asilo nido!
Passeggia su e giù a torso nudo. Gli manca
terribilmente Maret in sere come quelle…non
è
vero, mi manca sempre.
Ogni tanto non può fare a meno di immergere il viso fra i vestiti
che ha lasciato nella loro stanza. Un’ondata di commozione lo travolge e non
riesce a stare in piedi per i due giorni seguenti.
Chissà cosa aveva pensato Rowan, vedendolo
in quel modo.
Devo telefonare a Natt,
pensa distratto: dice sempre che deve farlo poi se ne dimentica. Sospira
demoralizzato dondolandosi sul balconcino di marmo…non valeva
proprio niente, se l’aveva mollato così una seconda volta.
All’improvviso una rabbia violenta lo aggredisce: cosa le
aveva detto in Messico? Che
se fosse fuggita nuovamente l’avrebbe trovata e gliel’avrebbe fatta pagare…Stavolta mi ha fatto incazzare sul
serio!
Ffw
“Guarda sta deficiente come ha parcheggiato!”
La voce di Votan risuona funerea nella macchina sportiva. “Pensa
che siamo tutti ai suoi comodi? La signorina crede di poter fare come le pare,
qua dentro!”
Scende dall’auto sbattendo la portiera, deciso a cazziarla
per bene anche se a quell’ora starà sicuramente dormendo.
Si ferma, improvvisamente conscio di ciò che significhi.
Shaz era tornata…unanuova tragedia da sedare? Pensò restando
appoggiato alla macchina leggermente impolverata. Passa distrattamente una mano
sul tettino, togliendo un granello di terra e cammina verso il portone come un
condannato al patibolo. Le parole di Ariel gli tornano
in mente come un’eco di salvezza..
‘ “Dovresti farti
perdonare.”
“E
come, se non vuole neanche che mi avvicini a lei?”
Ariel strizza l’occhio birichina e alza un dito sventolandolo platealmente
“corteggiamento, mio caro. Corteggiamento vecchio stile. Violini, rose rosse…non
c’è donna in grado di resistere!”
Votan la guardò con una faccia terribile “stai scherzando?”
“La vuoi? Sbattiti un po’ per lei!” esclamò saltando i piedi.
“L’ho fatto, le ho
salvato la buccia e ho fatto fuori..”
“Ma
che stai dicendo? Dio, che bestia che sei! Non devi
ammazzare nessuno, devi semplicemente metterti in tiro, invitarla ad uscire e
corteggiarla!” Si risiede sull’erba scuotendo la testa “se quello è il tuo
ideale di romanticismo, siamo fritti. Ma non hai mai
avuto una ragazza in gioventù?!”
“Io sono giovane!”
ribatte seccato “e poi no, non ho mai avuto una ragazza” grugnisce imbarazzato
a parlare di quell’argomento con Ariel che lo fissa come se fosse un alieno
appena sbarcato da Marte “Non nel senso vero e proprio del termine”
Ariel continua a
guardarlo a bocca aperta e l’irritazione di Votan sale “hai
finito di fare la stronza?”
La ragazza sospira e
dondola leggermente “ho capito…devo cominciare dalla
base con te. Vogliopensare ardentemente
che tu sia recuperabile…diosanto, quanto dovrò lavorarci su..”
’
Forse dovrei dirglielo in maniera normale, senza
tanti giri di parole e senza battute stronze in mezzo….
Ancora soprappensiero, entra sbattendo la porta principale e
stringendo i denti per il rumore eccessivo. La stanza è oscura e Votan non vede
il corpo esanime della donna a terra. Ci inciampa
sopra lanciando un accidente a chi ha lasciato la roba in mezzo. Cos’è sta cosa morbida?
Si abbassa a toccare ‘la cosa morbida’ e
sente chiaramente un braccio fasciato da un giubbotto imbottito da
motociclista. Gli occhi si sono abituati al buio e ora la sua mano sta
sfiorando una testa riccioluta. Aspira un brutto odore metallico e dolciastro
che conosce molto bene. O cazzo!
Arranca verso l’interruttore che preme con violenza. Lo
spettacolo che si presenta ai suoi occhi è troppo assurdo perché riesca ad
accettarlo immediatamente. Segue con gli occhi le gocce di sangue dall’ingresso
e non riesce a spiccicare una parola mentre s’inginocchia al rallentatore
presso di lei e la volta sulla schiena, con un certo timore malcelato. “Porco
mondo” sibila fra i denti vedendo lo stato in cui è ridotta. Che cazzo è
tutto sto sangue?!La fruga disperatamente, non trovando la feritae tirando un sospiro enorme, al
pensiero che quei cinque litri scorrono ancora nelle vene della loro bellissima
padrona.
“Ehi...sveglia. Ci sei ancora o sei già morta e mi stai facendo perdere tempo per niente?” Le domanda
preoccupato, maledicendosi per la sua lingua lunga. Le tasta il polso sentendo
il cuore accelerato ma quando la scrolla lievemente, la totale assenza di
reazione di Shaz lo fa agitare sempre di più.
I jeans a brandelli…sangue sulle
gambe…segue la traccia rossa fino alla tasca lacerata, vedendo
chiaramente la linea dell’abbronzatura del bikini spiccare accanto alla pelle
chiara del ventre che si intravede discretamente.
Resta a guardarla col cervello bloccato su ‘Off’
al solo pensiero che abbia subito violenza. La adagia a terra e in quatto salti
sì fionda nella camera di Jesus senza neanche bussare. Apre la porta e il
padron di casa lo guarda perplesso “beh? E se avessi
avuto visite?” Domanda abbassando il libro che stava leggendo, infilandoci un
dito dentro.
Votan inghiotte più volte prima di riuscire a parlare e la
sua voce quando esce, suona aspra e tremolante “Abbiamo un problema bello grosso, giù di sotto. Hanno pestato la ragazzina…e
spero solo quello”
“Ariel? Ma non l’ho mandata a lavorare” esclama allarmato, mollando il libro sul letto e afferrando un paio
di jeans che s’infila saltellando.
“No, la frignona!” borbotta mentre scendono le scale in
fretta e furia.
“Shaz è tornata?”
“Si, un bel po’ acciaccata”
Jesus resta allibito a quella vista penosa: rivede Maret
stesa sull’asfalto accanto alla cabina del telefono e sente il respiro
strozzato in gola. “Shaz!”
Si lancia su di lei, non sapendo dove mettere le mani. Calma e sangue freddo,
s’impone cominciando dalla testa che giace riversa sul pavimento freddo. Gli
basta un’occhiata per valutare i graffi e le piccole escoriazioni.
“Direi che è il caso di portarla all’ospedale” mugugna Votan
arrabbiato, pensando già a quanti cadaveri penzoleranno il giorno in cui
riuscirà a prendere il responsabile.
“No, li odia” afferma deciso sentendole il respiro e il
polso.
Un violento strattone di Votan gli sposta lo sguardo sulle
gambe. Jesus alza un sopracciglio e non dicenulla, con un terribile timore dentro.
Il suo collega prende un respiro profondo, inghiottendo
nervosamente “se è successo quello che penso, il responsabile non vedrà
un’altra alba” sibila trattenendosi dal non svegliarla a forza per farsi dire
chi è stato. “Pregherà di non essere morto nella culla!” Continua non riuscendo
neanche ad immaginare una cosa del genere.
Jesus la guarda attentamente mandando giù un rospo enorme.
“Bisognerebbe…” guarda Votan apertamente confidando nel suo sangue freddo. “Toglile
i jeans” gli ordina vedendo già la città andare a
fuoco e Votan troneggiare sulle macerie fumanti.
Il nuovo cliente fisso di Maret è un malavitoso italo -
irlandese che si diverte a giocare al gangster con una combriccola di fumati
che hanno visto il Padrino più del dovuto.
Secondo lei.
Maret l’ha conosciuto tramite un giro incredibile di persone
e di passaparola che la donna ricordava solo ai tempi di MacMahon.
Lennie Darco è abbastanza preciso nelle sue richieste, le
lascia campo d’azione e la rifornisce di ciò che le serve. Non c’è paragone con
Jesus: quel tipo non saprebbe neanche trovarsi il culo
con le mani, se non ci fosse il suo segretario a ricordargli le cose!
Maret lo giudica un patetico idiota da spellare finché
lavora alla radio. Quando avrà tirato su una discreta
somma, si darà nuovamente alla macchia, lasciando solo il suo ricordo. Mettere
radici in quella città caciarona e frenetica non l’attira molto.
Partirà e andrà in Europa…a Roma, pensa sempre rigirando l’anello di
Jesus.
Fitte continue al cuore: quell’uomo è stato la sua rovina e
dannazione….
“Tutto fatto. Sta pistola è una merda, si è inceppata e ho
dovuto usare la mia.”
Maret tirò con un gesto svogliato l’arma scarica sul
tavolino dell’uomo davanti a se
“La prossima volta, niente baracche americane. Sai la mia
marca preferita” affermò afferrando la valigetta con i
soldi la aprì e li contò mentalmente, facendo una smorfia sarcastica. Tolse una
mazzetta e gliela tirò. “Questi sono in più”
Lennie la guardò sorpreso quando vide le banconote
svolazzare “quello è una gratifica personale per la rapidità e la pulizia”
affermò impilandole una per una svogliatamente. Gliele posò davanti e incrociò
le dita “prendile”
Maret sghignazzò dentro di sé “Come no? Quelle sono per portarmi a letto” dichiarò chiudendo la valigia con uno
scatto deciso “addio Lennie, ci sentiamo fra una settimana”
L’uomo la guardò allontanarsi dalle telecamere puntate nel
corridoio e restò a giocare con la mazzetta lasciandola cadere da un lato. Sarà pure brava…ma accidenti a lei quanto è
stronza!
***
Votan lo guarda per qualche istante, tornando a fissare il
viso esanime della ragazza. Allunga le mani verso l’unico bottone e si ritrae
immediatamente. “Fallo tu…la conosci meglio di me” sbotta allontanandosi in
fretta per paura di scoprire la verità e con la sacrosanta voglia di uccidere
qualcuno.
Jesus lo osserva pensando quanto sia
bastardo ad accollargli un simile ed ingrato compito.
Scosta il tessuto tagliato con due dita, sentendo lo stomaco
raffreddarsi all’improvviso.
Non ha gli slip,pensa non
osando andare oltre e decidendo di farsi raccontare la verità dalla ragazza una
volta sveglia. “Torna qua e dammi una mano. Respira male deve avere una costola
andata” borbotta all’indirizzo del collega che va avanti e indietro come un
pazzo. Velocemente le apre il giubbotto imbottito e le tasta le costole. Un
dolore lancinante la fa rinvenire con grido troppo forte.
“Ti ammazzo se mi tocchi di nuovo, stronzo!” urla annebbiata
dall’incubo che le stava facendo rivivere la terribile esperienza.
Jesus la guarda, alzando le mani e parlandole sottovoce
“Sono io...sta calma.”
La poliziotta respira sempre più affannosamente, gli occhi
lucidi. Arretra di un centimetro e urta Votan dietro di lei, lo sguardoinchiodato sulle gambe nude. Quella è
una ditata! Quella è una fottutissima ditata! Pensa osservando i segni violacei. “Chi devo
ammazzare per quello?!” sibila indicandole i lividi procurati da Mick.
“Stammi lontano, tu!” sibila sbiancando per il dolore e
traendo un respiro spezzato a metà. “E anche tu!”
La voce calma e gentile di Jesus la fa sussultare nuovamente
“Shaz, calmati. Sei stata aggredita?” le domanda
avvicinandosi cautamente.
Shaz lo guarda cercando di rimettere a posto i pensieri
confusi. Sono a casa. Si rilassa
leggermente e annuisce portandosi una mano alla testa ferita.
Il coltellino a serramanico scivola dalla tasca cadendo su
pavimento e producendo un rumorino piccolo e metallico. Shaz lo raccoglie
domandandosi cosa ci fa in tasca sua quell’affare. Fa scattare la lama e del
sangue cola lungo la mano…quando ricorda, lo lascia cadere come se scottasse e
allunga un piede per allontanarlo da se, scossa e tremante. “Ho ammazzato un
tipo…” sussurra a Jesus che attende paziente che la belva rinfoderi gli
artigli.
“Non riesco a respirare..” Mormora con voce stranamente flebile, sollevando il busto e
aspirando profondamente. Una fitta lacerante la fa strillare e
istintivamente si porta una mano alle costole. “Decisamente
è incrinata. Stenditi e fammi giocare al dottore” le dice in tono dolce
cercando di rabbonirla. Shaz lo fissa furiosa, con la
fronte aggrottata e il nervosismo sottopelle “Faccio da me…” Mormora con la
voce roca, cercando di alzarsi e ricadendo a terra “uomini del cazzo!”
I due si guardano incupiti e sempre più preoccupati. Quando Votan la vede barcollare sulle gambe con la faccia di
una che sta per svenire, si affretta a raggiungerla. “Si va all’ospedale,
ragazzina!” sbotta con voce tesa “me ne frego se non ti piacciono, non puoi…”
Un ceffone ben piazzato, cala all’improvviso sul suo viso “Va
al diavolo…sono caduta per colpa tua…stronzo” sibila a mezza bocca
incenerendolo con lo sguardo e scostandosi da lui. “Ti ho
visto baciare Ariel, è pure fidanzata! Dopo tutto
quello che mi hai detto, ti trovo a baciare un’altra!!”
Jesus spia le loro reazioni: Shaz sembrava aver dimenticato
il dolore e la brutta avventura e per qualche secondo una luce di trionfo si
era accesa negli occhi di Votan. È
gelosa marcia.
Si avvicina alla donna che continua a fissare Votan con gli
occhi lucidi di rabbia, dolore e disperazione e cerca di calmare le acque
“Shaz…stai calma. Lo pesterai quando starai meglio. Adesso..”
Non riesca neanche a finire la frase che la vede barcollare.
È lesto ad afferrarla, battendo sul tempo Votan che lo guarda irritato. “Dicevo:
adesso lasciati medicare”
“Lasciami!” urla nuovamente cercando di strapparsi dalla sua
presa. “Siete uno peggio dell’altro e anche di voi non
posso più fidarmi!”
Jesus la lascia libera per evitare che si faccia ancora più
male, rendendosi conto che ha una crisi isterica in piena regola. La norma
suggerisce uno schiaffo,ma non gli
sembra il caso, ridotta in quel modo. Si guarda un attimo con Votan e l’uomo
scatta avanti afferrandole il viso “Shaz! Guardami, guardami!”le
ordina sentendola divincolarsi. Quelle lacrime che escono dagli occhi scuri lo fanno incazzare ancora di più contro il verme che
l’ha aggredita. La donna lo guarda fisso e non batte neanche le palpebre. Ha
smesso di urlare e lo guarda mugolando qualcosa d’indistinto, un lamento appena
accennato, come farebbe una bambina piccola che cerca di trattenere le lacrime
dopo essere stata sgridata.
Votan la accarezza sui capelli come fa di solito, un po’
meno pesante e un po’ meno irruento. “Sei al sicuro...lasciati medicare” le
sussurra con voce bassa e cercando di essere il più dolce possibile.
Lei annuisce, sforzandosi di capire le sue parole e lascia
che la posi a terra senza opporre resistenza.
Alla prima fitta, Shaz guarda il suo
medico personale con occhi febbricitanti di dolore “fai piano…ho già ammazzato
uno che ha allungato troppo le mani” lo minaccia facendo sorridere Jesus.
“Gli potevi sparare…”
“Non avevo la pistola, furbone”
Abbozza un sorrisetto di scuse quando si avvicina al seno
“giuro che non è un’avance a scopo sessuale”
“Fa male…smettila” mormora cercando di respirare e di
spostargli le mani allo stesso tempo, non riuscendoci.
Votan la guarda con una luce omicida negli occhi, seguendo
ogni livido e ogni più piccola escoriazione. I suoi occhi glaciali si muovono
freneticamente osservando le smorfie che fa e ascoltando con rabbia crescente i
suoi lamenti accorati ogni volta che Jesus la tocca. Si avvicina sempre di più
non riuscendo a mantenere il suo solito sangue freddo. “Cassetta del pronto
soccorso?”
“Soccorso avanzato” borbotta guardando i brutti lividi che
ha addosso “Questi sono tutti nuovi. Che ti è
successo? Racconta tutto a zio Jesus. Ti porto all’ospedale davvero, se non me
lo dici ”
“Piuttosto la morte” risponde abbozzando un sorriso che le
deforma la faccia in un ghigno. “Stamattina una baby gang ha cercato di
rapinarmi: erano in sette e mi hanno fregato come una principiante…li detesto i
ragazzini di quell’età! Sono caduta dalla moto durante una corsa..” Mormora mezza arrabbiata ma troppo stanca per
dimostrarlo. “Mentre tornavo, incontro quella Serpe di Mick
che crede di potermi violentare come se nulla fosse...”
Le mani di Jesus s’immobilizzano, dandole qualche attimo di
respiro. Guarda Votan con la sua stessa identica espressione: incazzata e
incredula “Chi dobbiamo castrare per te? Lo facciamo
volentieri” le dice innervosito mentre Votan avvampa di rabbia alla sola idea
che quel lombrico le abbia messo un dito addosso,
figurarsi…
“L’hai ridotto a frammenti piccoli piccoli,
spero” grugnisce cercando di mantenere il sangue freddo che sta evaporando
troppo velocemente.
Le viene da ridere ma se lo fa, sente miriadi di fitte che
si propagano nel torace.”Non farmi ridere” lo prega rantolando.
“Shaz..” La voce interrogativa e forzatamente dolce di Jesus
le fa girare la testa di qualche grado.
Muove l’unico angolo della bocca che non le fa male, per
articolare le parole correttamente “non è successo niente...”
“L’hai torturato, quel cane?!” il tono duro e furibondo di
Votan le fa chiudere gli occhi, ripensando alla fortuna che ha avuto e che l’ha
rimessa in pari con il resto della giornata.
“No…”
“Male! Non ti abbiamo insegnato niente?!” la rimprovera
sospirando platealmente e sentendosi tre volte più leggero.
“Hai parcheggiato di merda!”
“Scusa..”
“Devo toglierti la maglietta per fasciarti a mummietta. Non mi picchierai per questo, vero?”
Il tono spiritoso di Jesus la fa sorridere. “No…basta che
non mi strapazzi troppo. Niente sadomaso, stasera…non sono in
forma” ridacchia fra i denti. “Forte avere due uomini che si prodigano
per te...il sogno di ogni donna”
“Fai poco la spiritosa!” sbotta Votan sempre più allegro per
la bella trovata di Ariel e sempre meno preoccupato.
La donna lo guarda di traverso, dicendo addio alla sua
maglietta mentre Jesus la taglia via giacché sfilarla era impossibile. “Vattene
tu, questo è uno spettacolo vietato ai minori”. Lancia uno sguardo implorante a
Jesus che si blocca e la fissa a sua volta, senza parlare.
“Vattene, dai.”
Con un grugnito d’assenso Votan si allontana, troppo ferito
per risponderle a tono.
Jesus la guarda di sottecchi e non commenta la sua scelta.
“Tu mi hai già visto nuda” afferma sentendo dolori da tutte
le parti “tanto lo so che devi togliermi anche il reggiseno, mi è già successo
una volta…però non faceva così male” Tossisce rendendosi contro di non sapere
che esistevano tutti muscoli per respirare “e i miei slip sono rimasti sul
marciapiede”
L’uomo si ferma ponderando quelle parole e s’irrigidisce,
pensando che è un bene che Votan se ne sia andato e non abbia ascoltato quelle
parole. “Stringi i denti, ti porto in camera tua. Non
mi va di dare spettacolo, qualora si svegli qualcuno”
Le strizza l’occhio facendola sorridere. Quando
la prende in braccio, si stupisce della sua leggerezza. Forse era il caso di
preoccuparsi della dieta di quella ragazza. Con
delicatezza la appoggia sul letto tornando a prendere la cassetta del pronto
soccorso, più simile ad una Samsonite da viaggio
attorno almondo e chiude la porta a
chiave “Nel caso in cui si facesse prendere dalla smania di irrompere…” le dice
tranquillo mettendosi comodo e continuando ad assisterla.
Avere qualcuno di cui occuparsi lo fa uscire dal suo stato
di torpore perenne. Si sente quasi utile e il sorriso di gratitudine che gli
rivolge è il più bel regalo che potesse fargli in quel momento.
Shaz sta ripensando a come hanno fatto a sorprenderla in
quel modo, quei bastardelli da poco. Certo...loro erano in sette e lei da sola!
Invece lo sa benissimo come ha fatto a cadere dalla moto…e
sa di chi è la colpa! “Mi fa male la testa...l’ho battuta…ma avevo il casco”
mormora sentendosi uno schifo.
“Se mi muori qui perché sei scema e
non ti lasci portare all’ospedale…potresti avere una commozione celebrale!” la
rimproverava a bassa voce afferrando un paio di bende chilometriche
“Votan direbbe che ce l’ho da
quando sono nata” afferma sorridendo e sentendo le sue dita che le fanno il
solletico “mi stai facendo il solletico, sbrigati, non posso neanche mettermi a
ridere” farfuglia cercando ditrattenere
le risa.
“La prendi bene” le dice quando ha finito.
“Non credere: il momento in cui uscirai di qui, comincerò a
frignare. Anzi no...non ne ho la forza…” sospira sentendosi leggermente meglio,
per il solo fatto che ci sia qualcuno a prendersi cura
di lei. “Grazie” mormora prendendogli una mano mentre osserva un brutto livido
sul braccio.
“Prego…” borbotta guardandola attentamente da capo a piedi.
“Domani vai dal medico.”
L’ordine la fa sorridere. “Ok capo...se mi alzo…”
“Ti mando Votan, se non ti alzi in fretta” ridacchia
vedendola slacciarsi i jeans con difficoltà.
Distoglie lo sguardo e le da le
spalle, mentre li sfila con molti lamenti e si copre immediatamente con il
lenzuolo. Quando si volta, ha gli occhi lucidi e un
gran bisogno di essere coccolata.
“Davvero non ti ha fatto niente?” le
domanda con tono dolce, accarezzandole la testa e notando terriccio fra
i capelli e del sangue raggrumato che pulisce via con un po’ di disinfettante
“No, non così sprovveduta…” sussurra sorridendogli di
sbieco. “Ti sta bene quel viola e tutto quel nero attorno all’occhio, la
prossima volta ti pesto sul serio”
“Scusami, sono stato un vero stronzo”
“Puoi ben dirlo!”
“Hai un mucchio di tagli e il cervello è scappato.
Finalmente il poveretto ha trovato una via di fuga.”
Shaz lotta per non ridere e tossisce. Le fa più male che
bene “ti prego abbi pietà di me…non farmi ridere”
“Vuoi che rimanga a farti compagnia?” Si piega su di lei e
Shaz sente il suo buon odore che la fa tranquillizzare.
“Ok...tienimi la manina per un po’..”
Mormora rilassandosi così tanto che finisce per addormentarsi
quasi subito. Quando Jesus lo nota, sorride
intenerito.
È una casinista, si fa
continuamente male ma è veramente carina, pensa toccandole il
viso su cui si staglia un brutto livido vicino allo zigomo e una cicatrice
fresca sul labbro superiore.
Il micetto li guarda dal fondo del letto sul quale è saltato agilmente. Jesus gli fa cenno di stare in
silenzio. “Fa la guardia alla padrona” sussurra grattandogli la testolina nera.
Il gattino cammina leggero fino ad avvicinarsi alviso della ragazza che annusa per un attimo.
Gira su se stesso più volte e si accoccola accanto a lei, cominciando a fare le
fusa.
***
Laverne è scomparsa e mi ha mollato a fare tutto il
lavoro da solo! Quella disgraziata mi schiavizza!
Logan si abbandonò contro lo schienale della sedia, seduto
davanti al computer dell’archivio. Dovevano confrontare le impronte dei
poliziotti con quelle trovate sulla scena dell’ultimo delitto, cosa che non
facevano mai, ma da quando era capitata quella brutta faccenda che Logan
conosceva a memoria perché l’aveva sentita ripetere centinaia di volte dalle
voci di corridoio e dagli altri agenti dentro gli spogliatoi, Drake era
diventato molto più duro.
Non che fosse sta gran fatica, ma era lo stare da solo e rinchiuso
la dentro, che lo annoiava a morte!
Portò le braccia dietro i capelli castani e fece una smorfia
che deformò le labbra arricciate. Era quel sorriso storto che piaceva tanto a
Charlene, ne era sicuro! Tornò ad
appoggiarsi alla scrivania e con un dito solo, premette un paio di
tasti.
Le immagini che apparvero davanti ai suoi occhi, lo
lasciarono interdetto. Le creste papillari combaciavano in due punti con tre
agenti del distretto…anche con…
Guardò meglio, chiudendo un attimo gli occhi e sperando che
quella foto svanisse dal monitor. Quando li riaprì, il viso serio di Shaz lo
guardava insieme ad altri due agenti che mostravano
vaghe corrispondenze...ma la sua …è identica, in quel punto!
“Cosa stai facendo, Leighton?”
Il ragazzo si girò e non aprì bocca per alcuni secondi,
guardando la figura davanti a se “io stavo…”
Shaz si sveglia a mattino inoltrato sentendosi uno schifo e sperando che
il lieve sdoppiamento di visione sia dovuto solo ad u
Charlene lo guarda con aria sospettosa, adocchiando la foto
di Shaz sullo schermo.
“Se stai cercando il suo indirizzo,
non lo troverai. Shazzer non vuol dire a nessuno dove abita. Neanche a me” conclude con voce leggermente triste. Si stacca dalla porta
con una smorfietta e un sospiro silenzioso. Senza volerlo Shaz le aveva rubato…
“Guarda che non è come credi!”
Ci manca solo un
fraintendimento del genere! Pensa catapultandosi verso di lei ed
investendola quasi. La ragazza lo fissa per qualche istante e non dice nulla,
bloccata nella timidezza.
Logan la tira per una mano piantandola di fronte al monitor
senza fare caso alla vampata che le è salita alle guance. “Guarda qui…”
Le indica l’impronta a metà mentre la ragazza siede e
inforca gli occhiali che pendono da una catenella colorata attorno al collo.
“Questa l’abbiamo trovata sulla
scena del delitto. La telefonata anonima è stata fatta da un uomo e la casa è
intestata ad una persona che non esiste. Secondo te…perchè c’era un’impronta di
Shaz in quell’appartamento?!”
***
Shaz si sveglia a mattino inoltrato, sentendosi uno schifo e
sperando che il lieve sdoppiamento di visione sia dovuto
ad un fattore momentaneo. Ma perché non esiste il riciclaggio anche per
gli esseri umani?
Prova a muoversi, ululando come un cane alla luna senza voce
e non ottiene alcun risultato. Scosta il lenzuolo ritrovandosi nuda.
Impallidisce per qualche istante, rimestando disperata nella
memoria e quando rivive la terribile serata, scaccia il pensiero con un
brontolio. Non ci pensare. Se ci pensi poi ti metti a piangere e non la smetti più! Gliel’hai fatta pagare, ora non darà fastidio più a nessuna
ragazza. Cerca di alzarsi e finisce per caracollare dal letto, facendo un
rumore infernale e lanciando una parolaccia stanca a fior di labbra.
“Allora scema! Hai finto di far rumore?”
le urla la voce scocciata di Votan aprendo la porta e rimanendo a
fissare la sua schiena nuda e abbronzata, con qualche livido qua e là.
Rew: qualche minuto prima…
Votan aveva passato la notte in bianco, con le accuse della
donna che risuonavano come campane a morto dentro il suo animo afflitto.
Parlare chiaro e coinciso avrebbe risolto il problema…o almeno ci avrebbe
provato.
Era stato più un meno un’ora ad aspettare che si svegliasse,
dondolando su una gamba davanti alla sua porta e dando leggeri colpetti la muro
con la schiena, ignorando il sorrisetto di scherno di Jesus che gli era passato
davanti ridacchiante.
“Finiscila” gli aveva intimato imbarazzato.
“Se vuoi sapere come sta, apri la porta e dalle
un’occhiata!” era stata la sogghignante riposta del suo capo che si era
allontanato borbottando un ‘grande grosso e fregnone’
Votan aveva atteso di vederlo sparire prima di lanciarsi
contro la porta e aprirla, tirando un accidente al cardine che aveva cigolato
per un attimo.
Shaz giaceva sul letto con un’espressione che non gli era
piaciuta per niente e il gatto acciambellato sullo stomaco.
Quando lo aveva sollevato per la collottola mormorando un ‘gatto fesso’l’aveva vista rilassarsi immediatamente.
Era uscito portandosi dietro la palletta miagolante con le
unghie distese “se tu le dormi addosso, quella ci lascia la pelle!” lo aveva
rimproverato portandolo in cucina e rimpinzandolo di cibo.
Ora che ci pensava, doveva anche rifocillare quella mezza
pazza che non mangiava mai! Tornò sui suoi passi sentendo un rumoraccio brutto…
Play
“Vattene via, non si usa bussare?” esclama imbarazzata
allungando una mano per prendere il lenzuolo e coprirsi.
“No, come stai?” le domanda burbero
chiudendo la porta e aggirando il letto ad una piazza e mezza.
“Male…e ci vedo male” mugugna stringendo di più il lenzuolo
addosso e cercando di metterlo a fuoco. Sente la testa sfiorata e si sposta
all’indietro dando quasi una capocciata al comodino, fortunatamente salvata da Votan
che l’aveva previsto, conoscendola! e aveva ammortizzato l’urto con una mano “la smetti?”
ringhia notando che ha un taglio fra i capelli. Afferra il cuscino e nota le
macchie di sangue. “Poche storie, si va in ospedale” le dice rimettendola in
piedi con facilità e aggrottando la fronte “ma mangi? Non pesi niente!” esclama
arrabbiato. È troppo preoccupato e non riesce a smorzare il suo solito tono
irriverente.
“Si che mangio...ogni tanto, quando
ho fame e quando mi ricordo” afferma sentendo che la testa le gira. Si appoggia
a lui e cerca di respirare allo stesso tempo.
Votan la sente muoversi debolmente e un’ondata improvvisa di
tenerezza, lo aggredisce lasciandolo stordito. “Come va?”
Quel tono cauto e preoccupato la mette in allarme. Alza gli
occhi e si specchia nei suoi con una tremenda consapevolezza.
Lo ami.
Non è vero.
Ammettilo!
Non ci penso neanche!
“Una merda” sussurra asciugandosi con il dorso della mano la
miriade di lacrime che le solcano le guance. La leggera stretta iniziale si
approfondisce e lei si ritrova a piagnucolare addosso a Votan che la stringe
rimpiangendo il fatto di non essere stato lui a far fuori lo stronzo.
“Sei stata brava. Hai le palle quadrate,
ragazza!” afferma accarezzandola con decisione “ne potevi lasciare un
pezzetto anche a noi. Fra colleghi ci facciamo i favori, sai?” continua a
biascicare non trovando le giuste parole per consolarla.
Shaz sorride per qualche istante a quella frase ma il
ricordo si fa pressante e la fa cadere nuovamente in uno stato di prostrazione.
Si aggrappa con le unghie mezze spezzate alla maglietta e gli affonda il viso
sul collo.
“Non ce la facevo da sola…mi sentivo troppo male e non c’era
nessuno, non avevo la pistola!” grida istericamente sfogando la rabbia repressa
“…e poi..” Si accascia addosso a lui che la stringe
con forza, sentendo un fiotto di rabbia che sale nuovamente.
“Schifoso…bastardo…”
Votan la sente tremare per la rabbia e la paura e apre bocca
tentando di consolarla, quando una frase mezza mangiucchiata lo blocca a metà.
“Tu non c’eri…non c’eri…e io speravo che arrivassi..”
L’uomo inghiotte con molta difficoltà, allentando la presa per
un momento e tornando a stritolarla con affetto.
Respiro a tratti, sentendo le sue mani che mi accarezzano
con troppa dolcezza e un bisbiglio che mi incita a
lasciarmi andare e a rilassarmi. Si siede sul letto e delicatamente mi fa
sdraiare, continuando ad accarezzarmi e a darmi leggeri baci sulla fronte e la
tempia. Come sto bene, adesso. Mi fa sentire protetta e al sicuro. Il cuscino è
morbido e fresco, il tessuto della maglietta è così liscio sotto le dita… posso
sentire chiaramente la linea dei pettorali che nasconde il suo cuore che batte
veloce…
Ricordo vagamente di essere mezza
nuda, coperta da un lenzuolo troppo leggero che lascia passare tutto il suo
calore. Appoggia la mano sulla guancia, accarezzandola in un modo…così
affettuoso… c’è anche qualcos’altro che conosco bene ma che non riesco a
spiegare.
Mi fa stare male e bene al tempo stesso. No, non è solo
affetto il suo. Sollevo gli occhi lucidi su di lui e contemplo quell’espressione
così calda e ansiosa.
Ti amo.
E lo ammetti così?
Si
Brava!
Vorrei dirgli di non essere preoccupato per me, perchè sto
bene.. se sto vicino a lui sto bene, se mi guarda in
quel modo sto bene.
Lui sorride e continua ad accarezzarmi il viso sfiorandolo
leggermente ed io mi vergogno di avergli detto quelle cose orribili, mi
vergogno di avergli urlato contro e di averlo cacciato via ieri sera.
Si solleva su un gomito, prendendo la mia mano segnata dalla
lotta, le nocche rosse e screpolate per via dei pugni che ho piazzato su quelle
carogne e la bacia gentilmente facendo una smorfia alla vista delle unghie che
tenevo con tanta cura e che si sono spezzate nella lotta.
“Quanto sei arrabbiata per questo?
“domanda con una luce maliziosa negli occhi.
“Tanto. Più del resto” rispondo con il broncio, guardandolo
intensamente.
Non reggo più quell’esplosione improvvisa di
affetto. Mi sposto da quel corpo voluttuoso e caldo, con immenso
dispiacere. Deve ancora spiegarmi quelle scenette strappalacrime con Ariel…
Quindi resto arrabbiata con lui! “Devo andare
in ospedale…”
“Ti accompagno” decide girandosi verso di me e continuando
ad accarezzarmi con un dito la mano abbandonata sul letto, l’altra stretta
attorno al lenzuolo. La ritraggo istintivamente, posandola sulla sua gemella
“no… vado con qualcun altro”
E’ troppo vicino, troppo preoccupato...mi
fa quasi male.
La guarda imbambolato, incredulo di tanta scontrosità dopo
quegli attimi di dolcezza che ricorderà per parecchie notti, quando sarà solo o
lontano da lei. “Come vuole sua signoria!”
Ha la voce incrinata, l’ho ferito. L’ho
ferito e mi sento in colpa. Stronzo…baci
un’altra e poi ti preoccupi per me.
***
“Charlene? Di a Drake che non vengo
a lavoro oggi. Sono caduta dalla moto e sto ridotta un po’ una schifezza.”
“Ti sei fatta male?!”
“Un po’, ho una costola incrinata…devo stare a riposo”
“Dimmi dove sei, vorrei vederti”
“No...sta tranquilla, è tutto a
posto. La bambinaia si sta occupando di me”
“Ma Shaz…”
“Salutami Leighton e fammi un favore: escici, così la smette
di importunarmi a lavoro”
Charlene guarda il telefono muto mentre Logan si toglie la
cuffia “era un cellulare, sarà difficile rintracciare la chiamata”
La ragazza sta già lavorando febbrilmente al suo portatile,
guardandosi alle spalle mentre approfitta dei mezzi della polizia per
un’indagine non regolamentare.
“Per chi mi hai preso?” sussurra a mezza bocca mentre lui la
guarda stupito. Si tira su gli occhiali che le sono scivolati dal naso e spinge
invio, osservando la cascata di numeri di telefono completi di
orari e destinazioni.
Logan la guarda da dietro le spalle e fa una smorfia
sorpresa “però...sei brava. Sta cosa non mi sembra
tanto legale.”
“Non è legale, infatti” mormora concentrata rintracciando
l’ultima chiamata “trovata! È nella parte ovest della città”
esclama chiudendo il portatile e togliendosi gli occhiali.
“Lontanuccio” ribatte il ragazzo
vedendola parecchio nervosa. “Come si fa per l’impronta?”
Lei solleva le spalle infilando il suo amato computer in una
valigetta anonima “Gli ho mandato un virus: quando cercheranno di aprire il
file, saranno dolori”
Logan la guarda a bocca aperta “ma chi cavolo sei tu? Un
hacker?”
Charlene solleva lo sguardo perdendo tutta la concentrazione
e fissando il ragazzo un bel po’ imbarazzata “si..”
Il sorriso storto ed eloquente che si apre sul volto di
Logan, le fa piacere più di mille complimenti “Sei forte..”
“Grazie”
“Senti, li segui mai i consigli di Laverne?”
“Qualche volta…perché?”
“Allora… perché non esci con me stasera?”
***
Sonnecchio al sole tiepido sentendomi eccezionalmente bene, il
pensiero ancora rivolto a Lui. Mi ha aiutato a superare le domande sgradevoli
in ospedale e la lunghissima visita che mi ha portato via tre ore della mia
vita. Tre ore che potevo passare con Lui.
Sento sprofondare la dignità: sono tremendamente in imbarazzo
per quella confessione innaffiata di abbondante riserva ‘lacrimifera’
della sottoscritta. E’ vero…in quel momento ho sperato ardentemente che venisse
a salvarmi come ha fatto a Praga, dopo la festa.
Mh...che pensiero balordo. Fa tanto favola della buona notte
che mi leggeva la mamma da piccola. Non mi riconosco più. Da quando in qua sono
così…viva? Neanche ricordavo più cosa voleva dire respirare e...amare…
Scaccio quel pensiero imbarazzante sorridendo come una
scema.
Concentrati su qualcos’
altro!
E su cosa?
Qualsiasi cosa che non
riguardi il bel tenebroso straniero, dalla pelle dorata e gli occhi cinerei..
Ok, finiscila. Vediamo…il
mio stato di salute precario. E’ forte,fare
l’ammalata. Si preoccupano tutti per me!
Sorrido, cercando di stirarmi e rinuncio subito all’idea, sentendo ogni fibra
che grida di essere lasciata a pascere nel dolore. Maledetti muscoli!
Mi appoggio al muro assolato del giardino, sebbene ci siano
delle fantastiche sdraio attorno alla piscina. Mi piace stare in questo nido
accogliente e personale.
Lo facevo sempre da piccola, nella casa al mare dei miei.
Trovavo un angolo tutto per me e ci restavo le
giornate intere, quando avevo bisogno di pensare.
Gioco con la porta a vetri e l’aria fresca mi fa sorridere.
Mi piace stare in mezzo alla porta, impedendo alla gente di passare e
obbligandoli a scavalcarmi…sono dispettosa, lo so.
Sento uno spostamento d’aria; qualcuno si è avvicinato a me.
Ho gli occhi chiusi e respiro a fondo cercando di capire chi è dal profumo dei
vestiti.
Roma Uomo misto a polvere da sparo che non
andrà mai via, per quando possa lavarsi le mani.
Votan la guarda, mezza dentro e mezza fuori casa, appoggiata
alla finestra che continua a muovere con un dito.
Perché si è piazzata in questo punto? Con
tutte le sedie comode che ci sono in questa casa!
“Ciao” sussurro sentendolo chinarsi su di me. Adoro quando lo fa, mi da un senso di protezione. Ne ho un
bisogno estremo.
“Hai bisogno di qualcosa? Flebo d’orgoglio? Colla per la
dignità a pezzi?”
Mi viene da ridere a quelle battute lanciate come un
salvagente in mezzo all’uragano! Apro un occhio, pigra come un gatto. Fortuna che ho ripreso a vedere normalmente. “No, non mi
serve niente, non da te.” borbotto ancora arrabbiata
per la scenetta della piscina e per quel bacio. Finchè non mi darà una degna spiegazione gli terrò un broncio
chilometrico. Non c’è nessuna che sa farlo bene come me! Ci vogliono anni di
studio e una propensione naturale, che modestamente, alla sottoscritta non
manca.
Mi volto verso di lui e vedo che sta fissando i miei lividi
più evidenti con un’espressione indecifrabile.
Lo guardo negli occhi, annegandovi dentro. Sono completamente
rapita da quelle pupille grigie che riflettono il vetro della finestra. Occhi
come preziosa ceramica lucida.
Non avevamo stabilito di
evitare paragoni azzardati e campati in aria?
Ma l’hai visto?
Certo, lo guardo
attraverso i tuoi occhi.
Allora comprendimi!
Mh...c’è bisogno di
spogliarlo in quel modo? Non l’hai mai visto nudo.
Immaginazione! Con
l’immaginazione va avanti il mondo!!
Immagina,
immagina.
Penso che se gli chiedessi di togliersi quella roba di
dosso, non si farebbe certo pregare. Cretina!!
Votan si alza e mi scavalca, sedendosi al sole, ai miei
piedi
I raggi inondano i suoi capelli che vanno schiarendosi dalla
tinta nera. Il macellaio del mio cuore sta tornando al suo aspetto originario.
Vorrei essere quel
raggio di sole per accarezzargli la pelle.
Ahhh…di nuovo? T’è presa male, eh?
“Cosa ti ha detto il medico?”
Mi sento una merda per essermi comportata male con lui. “Riposo,
crema per i lividi e tanto gelato al cioccolato per la
carenza d’..” La mia voce si smorza, tacendo l’ultima parola: amore.
Lui mi guarda accennando un sorriso che mi schianta il
cuore. “Il surgelatore ne è pieno. Ci ho pensato io”
Che carino…
Certo che è carino! Ci
sta provando con te da quando ti ha incontrato, figurarsi se non si fa in
quattro in questo momento. Che vergogna, stai riproponendo
il classico quadretto: il salvatore e la fanciulla in pericolo. Fatti una
treccia, a questo punto, e lasciala penzolare dalla finestra.
Ma che cavolo…a parte
il fatto che me la sono cavata da sola…Ma stai mai
muta?!
“Non dovevi prenderti questo disturbo” replico mettendo a tacere la vocina bastarda.
Quando un’intera vaschetta di gelato mi viene
posata in grembo, sento la rabbia dileguarsi all’istante. “Grazie..” Sussurro afferrando il cucchiaino che mi porge con un sorriso
ironico.
Affondo una cucchiaiata timida,
portandola alle labbra con un sorriso ebete. Il cioccolato mi mette sempre di
buon umore. Votan mi guarda e sorride nuovamente, stavolta con affetto.
Si siede accanto a me e osserva la vaschetta piena. “Va meglio,
adesso?”
Lo fisso per qualche istante, domandandomi cosa intende.
L’umore? Il fisico mezzo acciaccato?
“Un po’..” Rispondo tenendomi sul
vago e gustando il gelato che si squaglia piacevolmente sulla lingua,
rinfrescandomi la bocca. Picchietto distratta il cucchiaio sulla superficie brunita,
afferrando una scaglietta di cioccolato bianco.
“Hai un taglio sul labbro” borbotta avvicinandosi per
osservarlo meglio. Quella presenza mi distrae fortemente. Giro la testa da un
lato, mentre lui lo sfiora con un dito.
“Mi pulsa ancora, non toccarlo..”
Mormoro sentendo il labbro accarezzato con estrema delicatezza.
Votan abbassa la voce e si avvicina un altro po’ “ti faccio
male così?” sussurra sfiorandomi la pelle intorno e mandandomi nel pallone.
Da morire…
“No” bisbiglio perdendo la presa sul cucchiaino che cade
nella vaschetta sporcandosi per tutta la sua lunghezza.
Non starmi così
vicino…
Ha ragione: saltale
addosso direttamente! Ehi mister, che aspetti a darle questo maledetto bacio?
Sono mesi che smania per te!
Sta zitta! Non
rovinare questo bellissimo momento! Ti tolgo l’audio!
“Si sta squagliando” mi avverte facendomi sobbalzare. Resto
a guardarlo imbambolata, annuendo con molta difficoltà. Le mani tremano e sono
costretta a posare la vaschetta sulle gambe, il fresco che s’irradia e solletica
la pelle nuda.
Vorrei essere carina con lui, ma non so
fino a che punto spingermi “Vuoi?” sussurro porgendogli il cucchiaino pieno
come fosse una bandiera della pace. Lui mi fissa per qualche istante e sorride divertito
ed è difficile mantenere la giusta concentrazione mentre avvolge quelle...labbra...favolose…attorno al
metallo freddo e levigato.
Continua a fissarmi muovendo la bocca
soddisfatto e calamitando la mia attenzione su di lui “Buono. Sa di cioccolato…”
mormora facendomi ridere apertamente. Ho poco fiato e devo usarlo per respirare
e per resistere a lui: se mi fa anche ridere, svengo all’istante per ipossia!
“Parliamo di quello che hai visto e che ti ha fatto tanto
incazzare: è stato un incidente” afferma facendomi morire il riso sulle labbra.
L’immagine di quei due infami mi aggredisce e m’irrigidisco con
un’espressione cupa che Votan vede benissimo.
“Non essere gelosa, non m’interessa quella pulce” continua
restando voltato verso di me, costringendomi a socchiudere gli occhi per il
riflesso del sole. “Lo so che al buio una pietra può sembrare un elefante, ma
in questo caso è un sasso vero e proprio”
Ammutolisco colta nel vivo. Sono indignata: come si permette
di parlarmi così? “Non credere bello, non sognartelo neppure che io sia gelosa
di voi due.” Ringhio chiudendo gli occhi al sole “mi
fa specie che uno come te, che ha sempre pontificato
sull’eccessiva differenza d’età, si sbaciucchi con una ragazzina appena
ventenne e per di più fidanzata!” Sibilo fuori di me “hai fatto tutte quelle
storie a Praga per Vidana e alla fine ti ritrovo attaccato come una ventosa ad
Ariel. Potrebbe essere tua figlia!”
Votan ha ascoltato quelle accuse intrise di veleno e gelosia con un’aria
tranquilla che l’ha fatta arrabbiare ancora di più
Votan ascoltava quelle accuse intrise di veleno e gelosia
con un’aria tranquilla che la faceva arrabbiare ancora di più.
La voglio ammazzare!
Lasciala
parlare, è più divertente: sta facendo la figura della gelosa e noi ne stiamo
godendo immensamente.
Fatti i cazzi tuoi, tu.
Io sono la tua coscienza bastarda.
Faccio solo il mio lavoro!
Con lei no.
Aspetta che abbia finito di blaterate stupidaggini
finte-bigotte perbeniste e poi si piega verso di lei, fissandola negli occhi
“non mi faccio dare lezioni di moralità da una che è saltata addosso a Jesus
sotto gli occhi di Maret..”
“E’ stato un incidente!” esplode tirando fuori troppa aria e
restando trafitta dal dolore per un lungo attimo.
“Ma nel mio caso no: io sono il
depravato che ci prova intenzionalmente con le ragazzine fidanzate. Questa
scusa con me non si applica, vero?” mormora abbassandosi e farcendola ritrarre
“non pretendere di avere l’esclusiva della mia attenzione.”
“Non ti ho mai chiesto niente. Sei tu che m’imponi la tua
presenza sgradevole” sbraita cercando un appiglio a cui aggrapparsi.
Come una ragazzina, mi arrabbio e gli chiudo la metà della
finestra in faccia, mettendo il broncio e ponendo una fragile barriera fra noi
due.
Votan alza gli occhi al cielo, sospirando “Sarai contenta di
sapere che riparto stasera. Penso che non ci vedremo
per un bel pezzo.”
Parte? Perché?!
Perché sei stronza e lui
s’è stancato!
Sorrido cercando di mantenere il giusto controllo facciale.
“Dio, ti ringrazio! Penso che andrò in chiesa ad accendere un cero, dopo quest’inaspettata
grazia che mi è stata concessa!”
L’uomo la guarda chiedendosi come faccia sempre ad essere
così, come faccia a negare anche l’inverosimile.
Sospira mentre il sole gli riscalda il corpo e cerca di
entrare dentro di lui, per sciogliere il blocco di ghiaccio che si è formato
attorno al proprio cuore.
Che vuoi dirle? È inutile parlare con
una ferma nelle proprie convinzioni errate.
Secondo me ci stai chiacchierando un pò
troppo. Dalle quel cazzo di bacio che vuole e falla
stare zitta. Lo sai come sono le donne: sempre a tirarsela, ma parlare chiaro
mai!
“Quanto starai via? Tanto per
organizzarmi per la festa” sghignazzo stupidamente, sentendomi sciocca… e
terribilmente triste.
Parte. Se ne va di
nuovo. Mi lascia sola nuovamente.
Ti lascerei sola anche io,
se non avessi un contratto a vita. Ma sarai scema?!
“Un mese, due…anche di più.” Mormora stanco del suo
comportamento irragionevole. “Un lasso di tempo
sufficiente a farti capire che vuoi stare con me. Oppure preferisci che non
torni più? Vuoi che scompaia dalla tua vita per sempre? Posso
farlo, non ho alcun problema”
Quella frase ha creato un vuoto pneumatico spinto dentro il
mio stomaco. Arrossisco visibilmente, ma taccio per il timore di dire qualcosa
di compromettente.
Tu non lo sai...non
sai cosa provo. Io voglio stare con te più di ogni
altra cosa.
Fatti uscire il fiato, tonta!
Non è
facile per me, lo sai! Quindi sta zitta e fammi
macerare nella tristezza.
Sei pazza! Sono la
coscienza di una pazza schizzata! Quest’uomo ti sta offrendo il paradiso e tu
che fai? Fai la stronza!
“Non mi rispondi?” domanda in tono ambiguo, sporgendo la
testa oltre il vetro e facendomi ritirare nel mio cantuccio sicuro.
Appoggio una mano sul vetro, esattamente all’altezza della
sua spalla. Charles si arrabbierà per l’impronta che sto lasciando.
Resto a guardarlo attraverso il vetro che mi
isola crudelmente dal suo corpo.
È colpa mia, l’ho voluto io.
Se solo fossi in
grado...se solo ce la facessi..
La mano sale verso l’alto. Adesso è proprio al livello della
sua guancia.
Votan mi guarda pensando che sia matta. Beh, tanto sana non
lo sono mai stata o non avrei preso certe decisioni,
nella vita.
Il molestatore dei miei pensieri imita il gesto,
tremendamente serio in volto.
Ha la mano grande, quasi due centimetri di differenza fra le
nostre dita. Tocco la superficie illudendomi di sentire il suo calore.
M’inginocchio in terra, sedendo sui talloni e lui si volta
verso di me con sguardo enigmatico. L’altra metà della finestra sbatte per un
colpo improvviso di vento e si riapre, trasportando all’interno della casa il
suo odore acuito dal calore del sole.
Sento il bisogno di averlo addosso.
Solida forma maschile su uno sbiadito fantasma di donna.
Avvicino il viso al vetro, soffiandoci sopra. Si appanna
solo un pò ma il gesto gli fa battere gli occhi.
Si sposta da un lato, fissandomi intensamente.
Sorrido, le nostre labbra divise da
un colloide trasparente.
Non lo vedi che sono
già tua?
Mi appoggio per qualche istante al vetro. L’ illusione di un
bacio. Sfioro la superficie liscia con le labbra e resto così, immaginando di
sentire la sua bocca muoversi e catturare la mia.
L’amore per lui, lo
vivo solo nella mia testa.
Apro gli occhi e lo trovo nella mia identica posizione, fissandomi
intensamente e sorridendo a fior di labbra. È matto come me,
non ci sono dubbi. Li richiudo, perseverando in quel bacio freddo e
traditore.
Votan la osserva, scrutando avidamente ogni suo più piccolo
gesto, il vetro che va appannandosi sotto il respiro e le labbra rosse che
premono contro la lastra, fremendo per il desiderio di trasformare quell’atto
fantasioso e malizioso in pura realtà. Si muove lentamente, aggirando la metà
della finestra con attenzione, spinto dall’istinto.
Sento i capelli accarezzati da una mano possessiva che mi fa
gemere fra i denti. Stacco le labbra con gli occhi chiusi, aspirando forte un
profumo troppo vicino, troppo intenso.
Calore contro calore. Mi sta abbracciando.
Stringimi fino a farmi male. Non lasciarmi in balia di me
stessa.
Votan la abbraccia facendo attenzione al minimo movimento:
non deve essere brusco o freddo, deve sentire solo il suo amore per lei. E’ troppo
magra, troppo gracile, pensa sfiorandola con cautela, mentre Shaz si
appoggia addosso a lui, con un sospiro di felicità, mista ad inquietudine.
Voglio aprire gli occhi, devo farlo, devo vederlo.
Muovo le palpebre per un attimo e sento le sue labbra che ci
si appoggiano sopra, baciandole con timoroso rispetto. “No” sussurra
intrappolandomi in una gabbia umana di tenerezza.
Mani piccole salgono sulle sue cosce allargate che
circondano le mie, chiuse in atteggiamento adorante, come di fronte ad
un’immagine sacra.
Tremo per la compatta realtà che mi sta accarezzando
delicatamente il viso. Le palpebre oscillano quando le bacia, le labbra tiepide
e morbide.
Non lo senti che sono
già tua?
La sua mano scivola fino alla nuca, tirandomi indietro la
testa. Le mie labbra si schiudono. Respiro a fatica, aspirando aria dalla bocca
con una pena terribile nel cuore.
Votan osserva le ciglia inumidite e ricomincia a baciarla
sul viso con un trasporto ancora maggiore, percependo sotto le dita le lacrime
che scorrono e i sottili gemiti che trapelano dalle sue labbra socchiuse. È in
quel momento che prende la decisione più azzardata della sua vita…
Labbra calde, pulsanti di vita premono sulle mie, senza alcun dubbio, nessuna esitazione. Caldi polpastrelli
che scivolano lungo le guance bagnate dalle lacrime che non riesco
più a trattenere.
Mi fai male. Non
essere così dolce. Perché devi sempre farmi male? Non
riesco a sopportarlo.
Votan la sente tremare, mentre le sfiora le labbra con le
proprie; ha l’impressione di peggiorare la situazione perché il corpo della
donna s’irrigidisce.
Mi stringe di più, muovendo le labbra come se pregasse. La
sua fronte struscia sulla mia, dopo quel bacio delicato e casto. Voglio di più, perché ti sei fermato? Premo
le labbra sulle sue e le apro leggermente.
Votan la ‘respira’ in preda ad un
sentimento che aveva provato solo una volta nella vita, tanto tempo fa…non pensava che sarebbe stato così…di nuovo così…no, stavolta è molto di
più…
Quelle labbra morbide che non ha mai baciato….
La trasporta in un altro mondo quando il bacio si
approfondisce e la lascia senza forze, aggrappata a lui con la poca energia che
le è rimasta.
La scintilla accesa tanti mesi prima, divampa pericolosamente.
Mille baci, come un contorno delizioso suggellano quel bacio
che non è mai stato dato prima.
Shaz si stacca ansimando, per il dolore al torace e il fiato
corto per l’emozione. Si accorge distrattamente che il sole sta calando, segno
inequivocabile del loro lunghissimo bacio.
Votan vorrebbe chiederle come sta, se è colpa sua o se è la
costola incrinata che la fa stare male in quel modo, ma ha paura a
chiederglielo, ha paura di parlare e cosa può fare
allora, se non riprendere a baciarla, ri -
trascinandola fuori del suo corpo? La mano che la donna aveva
posato sulla fasciatura, ritrova la strada e si adagia delicatamente sul
suo braccio, accarezzandolo e dissipando ogni dubbio nel suo compagno. Non sa
come sia successo e quando, ma ad un cento punto si ritrova sul pavimento,
sdraiata sotto di lui che continua a baciarla. Se ne accorge
distrattamente, appena un grammo di coscienza che ritorna nel suo corpo e
riprende all’istante il volo, portandola via del tutto.
Il miagolio discreto del micetto li separa l’uno dall’altro.
Shaz gira la testa, leggera e svaporata e osserva il micio che lecca una
zampina e i baffi. Si sofferma sul gattino, senza vederlo veramente. Ha una
luce dolce negli occhi lucidi e continua ad accarezzare pigramente il suo
compagno che
sta tentando di riprendersi da quel
bacio sconcertante, il respiro impercettibile e il suo sapore buono sulle
labbra misto al gusto pieno e pastoso della cioccolata.
Quando crede di essere in grado di
sopportare il suo sguardo, si volta e lo fissa come se non lo avesse mai visto
prima. Che silenzio che c’è …non c’è più nessuno?
Si domanda continuando a guardarlo...sente solo il rumore discreto dei suoi
vestiti sul pavimento e lo sfioccare dei baci leggeri
che le sta dando sul viso.
Le sue labbra gonfie e morbide si avvicinano nuovamente, un
invito irresistibile a cui Votan non riesce a sottrarsi, pienamente offerto
dalla donna che sta tremando fra quelle braccia che la cingono con una
tenerezza inimmaginabile.
Improvvisamente è a corto di parole, tranne due che continuano
a vorticare impazzite; la guarda negli occhi strappandole un altro bacio e poi
un altro, sempre più lungo e intenso, ma è sempre troppo poco e lui ne ha
abbastanza di fare le cose a metà con quella pazza che gli ha sconvolto la
vita. “Ti amo..” Mormora con labbra roventi “e voglio
stare con te”
Shaz lo spinge via come se l’avesse morsa un serpente,
facendosi male, senza riuscire a spiccicare parola.
Lo guarda esterrefatta, dimentica
del dolore al torace. Si porta distrattamente la mano alle labbra, sbalordita
da quanta tenerezza e amore ci fosse nell’ultimo bacio
e da quella dichiarazione così appassionata.
“Shaz..”
Alza gli occhi verso di lui con un’espressione terrorizzata
che lo coglie alla sprovvista. “Non ti azzardare più…a….” Resta
con un dito alzato e la voce bloccata in gola, il cuore che tambureggia
furiosamente sotto il seno.
Si alza di scatto trattenendo il respiro per il dolore e lo
sguardo di chi ha appena saputo che gli rimangono due settimane di vita.
Votan la guarda allontanarsi sconcertato, crollando contro
il muro. Ma che cavolo è successo?! Io le dico
che la amo e lei scappa?!
Si è spaventata...la
facevo più tosta. Ti ci vorrà un bel po’, per portartela a letto.
Maporc...qui
si tratta di roba seria!
Ma
io sono serio. Mai scherzato sul sesso.
Sbuffa per la frustrazione alzando le mani e lasciandole
ricadere sulle cosce impotente. Chiude gli occhi nascondendo
il viso con le braccia abbronzate: che devo fare con lei?
L’hai sconvolta, amico. Ben fatto! Ora
sparisci per un po’ e fatti sospirare.
Dopo qualche minuto di meditazione, si dirige verso la sua
camera per preparare i bagagli. Un anno minimo…ma non per lei, per me!
Pensa sbattendo un paio di cassetti.
“Te ne vai?” la vocina dolce e sorpresa di
Ariel gli fa voltare la testa di tre gradi. Annuisce senza emettere un
fiato. “Divertitevi alla festa che farà Shaz per la mia partenza” mormora con
aria svagata, sentendosi terribilmente pesante dentro.
È un fascio di nervi, lo vede da come si muove per la
stanza. Solitamente i suoi gesti sono fluidi e controllati, misurati al
millimetro.
“Festa? Che festa?” domanda
incuriosita. Quando capisce alza gli occhi al cielo.
Si siede sul suo letto con una smorfia “mi dispiace…”
Votan non le risponde; continua a rimanere in silenzio,
girando su e giù come una trottola.
Quando Ariel lo vede riempire tre
valige al posto della solita sacca, sgrana gli occhi “ma te ne vai…ma per
quanto tempo?”
“Per sempre, penso” risponde velocemente aprendo la porta
del bagno e scaricando i suoi effetti personali in un astuccio da viaggio.
Gli occhi le si riempiono di
lacrime e abbassa la testa sconfortata “guarda che non muoio mica. Ti sembrerà
strano ma ho una casa perennemente vuota che aspetta solo di prendere aria.”
“Non ti vedrò più?” domandò stringendosi a lui triste.
“Vienimi a trovare” mormora scribacchiando velocemente
l’indirizzo. Ariel lo intasca senza guardarlo.
“Inutile chiederti di ripensarci, vero
nonno?” mormora dandogli un colpetto sul braccio.
Votan sorride soddisfatto “vedo che mi conosci. Non farti
mettere sotto i piedi da quel testone geloso. Se cerca
di comandarti, prendilo per il naso e fagli fare il giro della morte!”sghignazza facendola esplodere in una risata
interminabile.
Sta uscendo con la faccia da morto quando un timido ‘din-don’ gli fa posare le valige in terra. Grugnisce
arrabbiato e col pensiero ancora rivolto a Shaz che si è rifugiata chissà dove.
“Lascia Chuck, ci penso io” ringhia verso il maggiordomo che si allontana
immediatamente, conoscendo i suoi stati d’animo.
“Chi è lo stronzo che ha dimenticato le chiavi, stavolta?”
ruggisce raggelando la figuretta di Charlene sulla porta.
La ragazza resta imbambolata a guardarlo dietro gli occhiali
da sole neri e a sua volta Votan non può fare a meno di fissarla con un
sopracciglio alzato.
Chi cazzo è e com’è entrata senza far scattare
tutti gli allarmi da qui al cancello? Si domanda prendendo un
respiro profondo. Una collega? Con quello sguardo da coniglio che sta per collassare,
non penso proprio.
Charlene lo fissa togliendosi gli
occhiali da sole e inforcandone un paio trasparenti. Ma con chi vive Shaz? Ma è il suo ragazzo? Il
padrone di casa? Un amico? Ma come fa a permettersi
una villa del genere?E poi quel tipo le fa
paura!!
“Chi sei e come hai fatto ad
entrare! Di corsa, che mi girano parecchio oggi” ringhia poco espansivo.
La ragazza fa un passo indietro e Votan avanza verso di lei
minaccioso “allora, ragazzina? Sto aspettando una risposta!”
“Io…vorrei…” balbetta facendo un altro passo indietro,
vedendolo stagliarsi minaccioso sulla porta.
La sua attenzione viene attratta da
Ariel che sta transitando proprio in quel momento. La ragazzina sbuffa con le
mani in tasca e tira calci a qualcosa d’invisibile sul pavimento. “Ma proprio non la cambi, st’idea insana?” sbotta girandosi
verso Votan e restando impietrita ad osservare la scena.
Il suo volto diventa serio mentre avanza verso di lei “e tu
chi sei? Come hai fatto ad entrare?” esclama sorpresa
facendo voltare Votan.
“Penso di aver sbagliato casa…scusatemi” mormora girando le
spalle e sbattendo contro un tipo alto e biondo con le chiavi della macchina in
mano e l’aria fra il sorpreso e il seccato.
Accerchiata da tutte le parti, Charlene li guarda a turno
concentrandosi su quello che sembra il più ragionevole di tutti. Su Jesus…che
non è esattamente ragionevole in quel momento!
“Io stavo cercando una persona, una mia amica. Ma penso di aver sbagliato casa…”
“Tu hai violato la sicurezza di questa villa! Adesso vieni
dentro e mi racconti come hai fatto, signorina!”
sibila spingendola dentro casa.
La ragazza si guarda attorno, spaesata e confusa. Posa lo
sguardo su Ariel in cerca di appoggio ma riceve una
dura occhiata “chi è questa tua amica?” le domanda con le braccia incrociate e
una vaghissima idea di chi sia la persona in questione
Charlene deglutisce sempre più rossa mentre Votan si domanda
che diavolo abbia da arrossire in quel modo e Jesus si scrocchia le dita,
sapendo già la risposta “Stai cercando una deficiente che si chiama Sharon Laverne, vero?” sibila con una vena pulsante d’odio.
La ragazza annuisce sempre più intimorita
“abita qui?”.
“Non per molto…” sibila Jesus iperventilando per la rabbia:
stavolta sì che l’aveva fatta grossa!
“Sei una poliziotta, vero?”
La ragazza annuisce e Votan esplode “Shaaaaz!!! Vieni immediatamente qui, deficiente!”
“Ma è pazza?” la vocetta indignata di Ariel
si sovrappone ai sibili sconnessi di Jesus e agli urlacci di Votan che fa
accorrere la ragazza con una certa espressione preoccupata.
Allora non se n’è
andato, pensa restando a guardarlo mentre l’uomo stranamente si placa e la
osserva in quel modo che le fa battere il cuore. Adesso gli dico…glielo dico...non se ne può andare..
La ragazza si rilassa immediatamente come la vede e Shaz
resta senza parole. “Come hai fatto a trovarmi?!” esclama ad alta voce
storcendo la bocca per il dolore al torace “Come hai fatto ad entrare? Come…”
tace quando ricorda che la sua imbarazzatissima amica che la sta abbracciando è
una formidabile hacker.
“Shaz…questa è grossa e pesante!”
Jesus la fissa con una voglia di strozzarla che lo porta e
lei alza le mani contrita “non le ho dato l’indirizzo!
Mi ha trovato da sola! E poi non sgridarmi che sono in
convalescenza” mormora a mezza bocca pensando che gli urlacci di Jesus sono
l’ultima cosa che le ci vuole in quel momento. Adesso…devo dirgli che…
“Non sgridare la bambina!”
Lancia un’occhiata a Votan, fautore dell’ultima
arrabbiatissima frase e resta a guardarlo. L’uomo ha afferrato le valige e sta allontanandosi
silenziosamente. Vorrebbe dirgli di non andarsene ma non le esce
nessun suono di bocca. Lui la guarda un'altra volta, poi chiude la porta dietro
di se e Shaz resta a guardarla con i lacrimoni traballanti fra le ciglia.
“E quello dove se n’è andato?!” la
voce incredula di Jesus la fa voltare verso di lui. Abbassa lo sguardo a terra
e non risponde.
“In vacanza...” Suggerisce Ariel mordendosi un labbro “ma
torna…prima o poi torna!”
Charlene sente la presa di Shaz che si rafforza e la vede
voltare lo sguardo verso il fondo della stanza. La tira per un braccio e lei la
segue, gettando un’altra occhiata al tipo biondo rasato e alla ragazzina che
tenta di calmarlo
“Come se n’è andato? Perché fanno tutti come cazzo gli pare qua dentro e nessuno mi avverte?! Anarchici
di merda senza un minimo di disciplina!”
“Sta calmo...è per via di Shaz”
Jesus tace e la guarda sbuffando “ma perché non trombano e
la fanno finita?!” esplode facendo trasalire Shaz, ammutolire Ariel e arrossire
Charlene che ridacchia. “Simpatico, il tuo amico”
“Innocuo soprattutto” le risponde ingoiando il magone a stento.
“Ma Shaz che fai? No, non piangere”
La vocina triste di Charlene non impedisce che la donna
scoppi in singhiozzi una volta rinchiusasi nella sua stanza, in tremendo
disordine come al solito. Alla poliziotta basta
un’occhiata per vedere i resti dell’incidente recente e la mette a sedere
gentilmente sul letto, inchinandosi davanti a lei.”E’ per via di quell’uomo,
vero?”
Shaz annuisce lasciando una pioggerella di lacrime scendere
sulle guance e gocciolare sui pantaloncini corti.
“Non è Alex”
Lei scuote nuovamente la testa e si soffia il naso in un
fazzoletto di carta pescato chissà dove in quel caos terribile. “Se n’è andato per colpa mia!” mugugna con la voce strozzata
e il fiato corto, il dolore al torace che aumenta.
Charlene le fa una carezza affettuosa e si siede accanto a
lei “è carino…state insieme?” le domanda rabbrividendo
a quel ‘è carino’ che le è costato parecchio: a lei
fa solo una paura incredibile, sembra un mastino sul punto di azzannare la
preda.
“No…perché io sono deficiente!” ripete per l’ennesima volta
lasciandosi abbracciare dalla sua amica.
“Su...prendi un bel respiro,
soffiati il naso e raccontami tutto”
Shaz la guarda con gli occhioni gonfi e rossi e annuisce, ricordandosi
che deve omettere alcuni punti fondamentali.
Due ore dopo..
Quando ha finito Charlene è frastornata dalla quantità
d’informazioni che Shaz ha riversato nelle sue
orecchie. Soprattutto non riesce a capire…”ma se ti piace perché non..” Fa una smorfia non trovando il termine giusto: le
viene in mente solo quello usato da Jesus ma è un pò troppo per lei. Shaz la
guarda più rilassata e svuotata, finalmente, e scuote la testa “perché…io sono
strana, lui è strano…e poi …è un rompipalle”
“Anche tu”
“E’ insopportabile”
“Anche tu”
“E ha un brutto carattere”
“Anche tu”
Shaz la guarda affranta “la finisci?”
“Dico solo la verità, sono tua amica!” ribatte con un
sorriso, tirandole un bacio finto e stupido che usano sempre fra
di loro quando vogliono prendersi in giro a vicenda. “Finalmente mi
sento utile: hai ascoltato le mie lamentele per mesi, è giusto ricambiare un”
Le sorride appena e si rilassa contro il cuscino che l’amica
le ha infilato dietro la schiena per farla stare più
comoda.
Resta per un po’ in silenzio e muove la testa ripensando ai
baci che si sono scambiati “è carino forte…” mormora sorridendo “ed è
dolce…quando vuole, riesce ad essere così…”
Charlene rabbrividisce un’altra volta, al ricordo di quel
brutto muso minaccioso e solleva le sopracciglia, pensando che l’amore ha uno
strano effetto sulla sua amica. “Vi siete baciati?”
Shaz arrossisce e non le risponde. Volta lo sguardo verso la
finestra e sorride dolcemente “non ho mai baciato nessuno così”
La ragazza le da di gomito con aria
furba “neanche Alex?”
“No…lui è…non è come Alex, lui è...unico” risponde con
sguardo sognante “mi fa ridere e mi sopporta quando sono isterica...e ha quello
strano modo di consolarmi che mi fa stare così bene..”sospira con aria soddisfatta e la voce morbida morbida
“e poi…è…”
“E’ il principe azzurro, ammettilo” ridacchia rimediandosi
un’occhiataccia allusiva.
“E’ il lupo cattivo” mormora trasognata, facendola
arrossire.
“Non cominciare con i tuoi racconti spregiudicati!” esclama
in fretta diventando bordeaux mentre Shaz ride apertamente e fa mille smorfie
per il dolore al torace. D’un tratto ricorda che non
sono due liceali che si stanno scambiando confidenze sui rispettivi ragazzi e
la guarda vagamente preoccupata “come hai fatto a trovarmi?”
Charlene torna seria, troppo per i gusti di Shaz. Si siede
compostamente e incrocia una gamba tenendo ben dritta la schiena, cosa che fa
solo nei momenti di estremo disagio.
“Leighton ha trovato una tua impronta sull’ultima scena del
delitto” esclama diretta e senza fronzoli “Adesso mi spieghi perchè c’era una
tua impronta sulla finestra di quellacasa.”
Shaz la guarda perdendo tutto il colore e Charlene pensa che
stia per sentirsi male.
“Non è come pensi…non sono stata io” balbetta guardandola
con gli occhi sgranati “quella è casa di un mio amico, mi aveva
permesso di stare da lui per un po’ di tempo ma quando sono arrivata…e
ho trovato…mi è preso un colpo e ho cancellato le impronte perché avevo paura…”
Charlene la guarda come se fosse impazzita
“ti rendi conto della stupidaggine che hai fatto? Potevi essere accusata di omicidio!”
Le loro chiacchiere vengono
interrotte da un tramestio violento e da voci concitate, finchè la porta della
camera di Shaz non si spalanca e Jesus tira dentro di essa una persona che le
donne conoscono molto bene
“Anche questo è amico tuo?” le
domanda lasciando andare Logan che lo guarda con un mezzo broncio e s’illumina
alla vista di Charlene.
“Si, anche lui”
“E anche lui fa il poliziotto,
scommetto!” ringhia sempre più incazzato. Si appoggia al letto e la fissa a tre
centimetri dal viso “che dovrei fare dopo questo? Che ti avevo detto?”
“Ma io..”
La poliziotta sta per spiegarsi quando una mano che batte
simpaticamente sulla spalla di Jesus lo fa alzare dalla sua posizione e voltare
con aria pericolosissima. Logan alza le mani e sorride “non prendertela con la
secca. Le ho fatto la posta sotto casa!” ridacchia non
tirando fuori neanche non accenno di sorriso a Jesus che lo fissa con le
braccia lungo i fianchi e il respiro pesante.
Il ragazzo si sporge verso di lei e la saluta entusiasta “ma
quanto paghi d’affitto? Sta casa è un sogno, ho
intravisto pure una piscina”
“Leighton...stai calmo e mettiti a sedere. In silenzio.”
La vocetta morbida di Charlene lo fa zittire immediatamente
mentre Jesus continua a fissarlo freddo. La ragazza si schiarisce
la voce attirando la sua attenzione “Mi scusi, signore…potrebbe
lasciarci soli? Per favore. È una questione seria e dovrei
discuterne con la mia amica. Sarebbe così gentile?”
Jesus la fissa palesemente irritato e stupito dalla
gentilezza della ragazza lanciando un’altra occhiataccia a Shaz che fa una
smorfia dolente.
“Ma chi è il tuo ragazzo?” le
bisbiglia Logan sedendosi accanto a lei.
“Ma scherzi? E’…un amico”
“E’ un rompicoglioni”
“Si, ma non farti sentire perché prende subito d’acido” gli
risponde fra i denti mentre Jesus li guarda ancora e si allontana in silenzio.
Leighton si guarda attorno facendo una smorfia di ribrezzo
“ma le ragazze non dovrebbero essere ordinate? Guarda
te che casino, sembra l’ultima festa a casa..”
“Fatti i cavoli tuoi su come tengo la mia stanza!” esclama
arrossendo “lo so che dovrei metterla a posto, ma sto male se non te ne fossi accorto!”
Il ragazzo la guarda fisso su e giù, notando le escoriazioni
sulla pelle e la cicatrice piccola sul labbro, la fasciatura che s’intravede
dal top. Si alza con le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans e la osserva in silenzio “cos’è questa storia? Chi
è questa gente? Tutti parecchio incazzosi e con macchine da
far invidia ad un rapper nero. Ho visto uno dei tuoi amici uscire con
una Mercedes che per comprarla non basterebbe una vita” afferma con voce dura,
appoggiandosi alla scrivania della donna “Con che gente ti sei impelagata?
Mafiosi?”
Shaz lo guarda stringendo il labbro inferiore fra i denti.
Deve ricordarsi di mentire e deve farlo bene “Quel tipo che avete visto uscire
è un diplomatico con un mucchio di soldi e quello che ti ha sbattuto dentro è
un ricco figlio di papà in vacanza con la sorellina piccola”
Leighton fa una faccia eloquente: non crede ad un’acca di
quello che ha detto “certo. L’impronta. Come c’è finita sulla finestra di
quella casa?”
“E’ casa di un mio amico”
“Chi è questo tuo amico?
“Logan…”
“Rispondi o ti faccio arrestare”
“Leighton!” Charlene balza in piedi scandalizzata “ma che
stai dicendo?! Non è stata lei!”
Il ragazzo la guarda di traverso, la faccia indurita “ha
cancellato le proprie impronte da un luogo del delitto e ha fatto una
telefonata anonima alla centrale!” ribatte arrabbiato protendendosi verso Shaz
che lo fissa freddamente “che hai da nascondere?”
“Niente”
“Stai mentendo!”
“Pensa quello che ti pare” esclama mettendo il muso.
****
“Che stai facendo? Dove stai andando?”
Ariel corre dietro a Jesus che si sta precipitando dietro
una porta perennemente chiusa e quando accende la luce, la postazione piena di
monitor appare ai suoi occhi facendole restare allibita.
“Cos’è questo?”
“Roba che non uso mai” le risponde incazzato e preoccupato.
Bastano pochi secondi, uno sfrigolare di energia
elettrostatica e polvere sui monitor e immediatamente ogni angolo della casa e
del giardino viene inquadrato dalle telecamere occultate.
“Ma che cavolo…” Ariel guarda incredula l’apparire di ogni stanza, comprese le loro e si aggrappa allo
schienale della poltrona mentre Jesus inquadra la camera di Shaz
“Non sapevo…”
“Non lo sa nessuno” ribatte accendendo il microfono nascosto
“solitamente funzionano solo quelle del giardino fino alla cancellata
principale, ma questa è un’emergenza!”
Sullo schermo azzurro si stagliano i tre poliziotti: Shaz
con il volto indurito e una piega amara alla bocca, Charlene che le ha posato la mano sul braccio e sta discutendo debolmente con
Logan, il quale continua ad andare su e giù per la stanza.
La ragazza lancia un’occhiata agli altri monitor che
inquadrano il salotto vuoto, la cucina e il giardino in cui sembra tutto molto
tranquillo. Abbassa lo sguardo fissandosi sulle stanze: quella di Votan vuota e
in ordine, quella di Jack con i cd di musica ‘ambient’
e Men’s Health sul letto,
ridacchiando per quella scoperta pensando già a quanto lo prenderà in giro e la
sua, con i libri sparpagliati sulla scrivania e il letto con il cagnone gigante
che le ha regalato Rex…
Cerca con gli occhi la stanza di Jesus perché è l’unica che
non ha mai visto, neanche di striscio ed è curiosa di vedere il nido dove dorme
il suo arrabbiatissimo capo.
La trova subito perché la fotografia di Maret che sorride è
incorniciata sul comodino e resta a fissarla, stringendogli distrattamente una
mano sulla spalla. Jesus se ne accorge e con un gesto
secco spenge il monitor senza proferire parola.
Ariel fa una smorfia dispettosa e resta a fissare Shaz in
difficoltà.
****
“Inutile! Non cambierò la mia versione dei fatti!” esclama
Shaz con voce roca “sono andata a casa di un amico, ho
trovato il macello e mi sono messa paura. Fine!”
“Fine un cazzo!” sbotta Logan fissandola. Si piega verso di
lei, con le mani sulle ginocchia “se non
l’avessi trovate io, a quest’ora
staresti già vedendo il sole a scacchi!”
“Grazie per il favore!” ribatte impunita “tanto non ci vorrà
molto prima che lo scoprano”
Charlene tossicchia ammettendo che un virus ha casualmente invaso l’archivio telematico e che le sue
impronte e quelle di molti altri poliziotti sono andate perdute, idem quella
parziale che mostrava la corrispondenza delle creste papillari.
Shaz ammutolisce rilassandosi di botto. Sospira più volte
per lo scampato pericolo e si sventola con una mano. “O
cacchio!!”sbotta all’indirizzo della ragazza “sapevo che eri una brava hacker
ma non fino a questo punto”
“Lo sapevi?!” esclama con la voce tremante.
Lei annuisce e solleva le spalle, per quanto le è possibile
“ognuno ha i suoi hobby. Anche io faccio un secondo
lavoro”
Logan la fissa con aria sospettosa “e qual è il tuo hobby, Laverne?”
A quella domanda Jesus s’irrigidisce e Ariel sgrana gli
occhi sperando che sia veloce ad inventarsi una balla.
La poliziotta lo guarda fisso, abbassando
la voce “io proteggo questa gente. Faccio la bodyguard”
mente stupendosi di come le esce bene di bocca quella bugia “è per questo che
sono ridotta in così: hanno cercato di far secco il diplomatico, quello che hai visto andarsene di gran carriera sulla Mercedes!”
esclama saltando in piedi con sempre meno fiato “quello è impaccato di soldi,
ti credo che può permettersi quella belva su quattro ruote!”
Jesus si rilassa con un lungo sospiro, perché ci avrebbe creduto anche lui a quella stupidaggine. Ha recitato
bene, meno male.
Shaz incalza Logan che la fissa accigliato “quella casa era un appoggio del diplomatico, per quello era registrata
ad un uomo che non esiste. Pensa allo scandalo che ne sarebbe
venuto fuori!”
Il ragazzo la guarda poco convinto, ma non ha prove per
dimostrare che sta mentendo. La fissa freddamente negli occhi e lei lo fissa a
sua volta con aria feroce. Quando Logan sospira e
scioglie le braccia che aveva tenuto incrociate sullo stomaco, Shaz respira
nuovamente e pensa: è andata!
Leighton annuisce e resta a guardare la stanza invasa dal
disordine. “Non ci credo molto, ma non importa. A me basta che non fai cazzate.
Mi piace averti come compagna” mormora guardandola storto.
Shaz accenna un sorriso timido e gli batte una mano sul
braccio. “Mi avete messo in un casino. Quel tipo biondo è parecchio
permaloso…sai, i ricchi: sono viziati!
Ariel ridacchia fra i denti e Jesus fa una smorfia giurando
di farle pagare anche quello.
La ragazzina gli indica l’apparecchiatura con aria tesa “ma
tu ci spii?”
Lui la guarda ironicamente e non risponde. Spenge tutti i
monitor e si appoggia alla consolle impolverata “hai visto troppi film.”
Lei lo guarda per qualche istante per capire se sta mentendo
oppure no e si allontana in silenzio.
Quando rimane solo, Jesus chiude la
porta a chiave riaccendendo la telecamera nella stanza di Shaz…segue lo scambio
di battute fra i tre ed è contento di vederla scherzare così, come la prima
volta che si è presentata alla villa. Gira la testa verso una pila di
videocassette vuote…tutte vuote, tranne una. La prende e la rigira fra le
mani…è da un sacco di tempo che non la guarda. Fa partire il nastro e un
vecchio filmino che ha fatto con Maret, in una vacanza particolarmente
romantica, scorre sotto i suoi occhi.
“Dio, ti prego, spegni quella
telecamera!”
E’ l’unica frase di Maret che si ode chiaramente in tutto il
filmato…
Si scrocchia le dita mezzo arrabbiato: ti trovo, non credere…
Charlene si toglie gli occhiali e indica il computer,
attorno al quale è assiepato mezzo distretto di polizia.
“E’ un vecchio magazzino, nella parte nord della città.
Chiama da una delle poche cabine ancora funzionanti che ci sono rimaste”
“Forza, scattare! Stavolta lo inchiodiamo sul posto!”
La voce dura e nervosa di Shaz li fa schizzare tutti verso
le macchine. Da una pacchetta sulla spalla di Charlene in segno di
ringraziamento e si affretta ad uscire, infilandosi nella propria auto con Leighton.
Guida come una pazza fra le stradine affollate, i lampeggianti della polizia
illuminano i volti delle persone sui marciapiedi facendoli voltare al loro
passaggio, sorpresi dall’eccessivo spiegamento di forze.
Il magazzino è un
antro polveroso e pieno di mondezza, lasciato in balia di se stesso. Shaz si
avvicina incurante del pericolo, con la sua vecchia verve pazzoide e suicida che è ripiombata fuori da quando Votan se n’è
andato. Quando c’era lui si controllava, ora si getta
nella mischia come una scriteriata. Stringe il giubbotto antiproiettile attorno
alla vita e carica la pistola d’ordinanza con un gesto secco che ha affinato
lavorando per Jesus.
Cammina piano, sgusciando fra gli scatoloni di cartone e le
assi di legno poggiate ai muri sporchi e scrostati. I barboni devono averlo usato per dormire e come gabinetto privato,
pensa arricciando il naso all’odore nauseabondo degli escrementi.
Attizza le orecchie come un gatto: ha sentito un lamento o
se l’era immaginato?
Fa dei segnali con la mano ai poliziotti dietro di lei che
si aprono a ventaglio, accerchiando la fonte del lamento.
Tira fuori la testa per un attimo, in tempo per vedere la
vittima ancora viva e imbavagliata.
È una donna di mezz’età, stavolta. Strano
che sia ancora viva. È una
trappola? Si domanda fredda come il ghiaccio, guardando ovunque. Si
avvicina alla donna sebbene le facciano dei segnali negativi. Non abbassa la
pistola mentre la donna mugola nella sua direzione.
“Stia tranquilla” mormora inchinandosi per scioglierle i lacci
che le tengono legate le gambe.
La donna urla e guarda continuamente verso di lei, le
lacrime che le scivolano lunghe le guance leggermente paffute e rosse per la paura
e l’emozione.
Shaz segue il suo sguardo sentendo improvvisamente un
brivido freddo lungo la schiena.
La scena è in 3D! Pensa ricordando i vecchi insegnamenti
dell’accademia e i libri di Lyncoln Rhyme che ha divorato da poco. Alza di
scatto la testa verso il tetto fatto di lamieroni attraversato da ponti di
ferro sospesi.
Il dito scatta ancora prima che la poliziotta abbia preso la
mira.
Un gemito soffocato e il corpo di un uomo cade
a terra, volando da una decina di metri.
Shaz fa appena in tempo a spostarsi, spingendo via la
mancata vittima, per non essere travolta dalla mole dell’assassino.
Il resto della scena è confusa
nella mente della poliziotta che si allontana imbambolata mentre tutti i suoi
colleghi piombano in fretta e furia sul serial killer.
L’ha fatto apposta, voleva farsi scoprire:le lettere componevano il suo nome, pensa ancora prima di sentire
il parere di quel coglione criminologo saccente che Shaz detesta con tutta se
stessa…questo perché ha provato a psicanalizzarla, cosa che lei odia,
rimediandosi un cazzotto in faccia alla seconda frase sbagliata.
Beh, non che avesse
tutti i torti, pensa togliendosi distrattamente il
giubbotto antiproiettile e gettandolo sul sedile posteriore della vecchia
Mazda. Ho davvero istinti suicidi e pericolosi. Si chiude dentro per non sentire
le sirene della polizia che le stanno scavando la testa. La tensione è stata
troppa. O picchio qualcuno o piango…meglio la prima,
pensa tirando indietro il sedile e appoggiando un ginocchio al volante. Sospira
per un po’, sentendo che finalmente la costola non le da più problemi. È
rimasto solo un dolore interno che non ha cause fisiche e non guarisce con
alcuna medicina…
Ti amo...voglio
stare con te.
Una leggera bussata al vetro, le fa aprire gli occhi
cerchiati dalla stanchezza. Tira giù il vetro elettrico e Angela si affaccia,
toccandosi il cappello blu con un gesto pieno di scherzoso rispetto. “Sei
sempre la migliore, Shaz. Quel colpo è stato fenomenale” ridacchia osservando
la sua espressione persa che non cambia di una virgola.
La donna si raddrizza e guarda la poliziotta mettendo in
moto. “Di a Drake che avrà il mio rapporto domattina. Sono stanca, me ne vado a dormire”
****
‘ I can’t sleep tonight, Everybody saying everything’s alright . Still I
can’t close my eyes, I’m seeing a tunnel at the end of all these lights. Sunny
days, Where have you gone?
I get the strangest feeling you belong ..’
Doccia, letto...tutte
le sere la stessa trafila.
Mi getto sul letto ancora avvolta dall’accappatoio ma dopo
un secondo mi rialzo e chiudo a chiave la porta della mia
stanza. Sfilo il tessuto che sta scaldandosi rapidamente a contatto col corpo e
lo getto su una sedia.
Mi piace stare nuda. Mi fa respirare.
Mi sdraio sulle lenzuola fresche e sospiro chiudendo gli
occhi. Massaggio la radice del naso che mi fa ancora male…è psicologica, la cosa:
risento spesso il dolore che mi ha causato Nass. Un piccolo gemito sfugge
solitario nel silenzio della camera. Viene
immediatamente soppresso dalla voce indignata della mia coscienza.
Sta zitta, frigno
quanto mi pare, mi dico girandomi su un lato e guardando la pieghetta del
lenzuolo celeste, con piccoli fiorellini appena stilizzati.
Ci passo il dito, osservando come si flette il tessuto
quando spingo il polpastrello sopra. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi
senza pensare al lavoro che assorbe tutto il mio tempo. Tagliare i ponti con
Felix era l’ultima cosa che avrei voluto: la Buoncostume
l’ha trasferito in un’altra città, troppo lontano per arrivarci con la macchina
il fine settimana. Ho perso un caro amico; sentirsi per telefono non è esattamente
la stessa cosa.
Mi distendo nuovamente sulla schiena e sospiro a fondo, ascoltando
i grilli che cantano fuori della finestra. Un anno fa di quei tempi, stavo…e già: a quei tempi uscivo con Nass.
Rabbrividisco al solo pensiero e la marea di ricordi pressanti
e acuti mi porta sulla barca di Alex..
Aspetto di sentire nuovamente la fitta di dolore che mi accompagna
ogni santa volta che ripenso a noi due e mi stupisco quando non arriva.
È già
troppo tardi?
No...
È sempre stato troppo tardi.
****
Los Angeles, 00:34 am
‘Why does it always rain on me, Is it because I lied when I was
seventeen
Why does it always rain on me, Even when the sun is shining,I can’t avoid the lightning
I can’t stand myself...’
Votan alza il volume della radio ascoltando con interesse la
canzone, stupendosi di quanto gli calzi a pennello. Posa la rivista di motori
che stava sfogliando svogliatamente, indeciso se cambiare l’SLK
con un modello nuovo o tenersela così com’è. È depresso e per un metereopatico
come lui non c’è niente di peggio di una giornata di
pioggia. Piove a dirotto e la città è intasata dal traffico e dallo smog…quell’acquazzone
violento sembra spazzarli via, lasciando il posto ad un’insolita freschezza.
‘Oh where did the blue skies go And why is it raining so. It’s so cold,
I can’t sleep tonight..I can’t sleep tonight
Everybody saying everything’s alright, Still I can’t close my eyes
I’m seeing a tunnel at the end of all these lights
Sunny days
Where have you gone, I get the strangest feeling you belong..’
Ancora non riesce a credere di averla
baciata: cinque
volte e le ricordo tutte con sommo piacere!
Soprattutto non riesce a crederle di averle
detto che ne è innamorato! Si da una manata in fronte,
l’ennesima della giornata, l’ennesima da un po’ di tempo a quella parte.
Spera di aver colto nel segno, con lei.
L’ha sperato la prima settimana, la seconda ha cominciato a
perdere un po’ di fiducia e la terza ha mollato il colpo depresso.
Le donne hanno sempre bisogno di essere rassicurate, perché
Shaz doveva fare la differenza? Lei più delle altre, dopo quello
che aveva passato…
Conoscere lei è stato come pulire dietro il frigo: capita
una sola volta nella vita!
La musica in dissolvenza gli ricorda che fra un po’ tornerà
la voce antipatica del deejay a ferirgli le orecchie con la sua petulanza
anglosassone. Sta per spengerla quando sente una voce femminile morbida e
seducente che parla alla radio e presenta la nuova deejay notturna.
Resta in ascolto sgranando gli occhi e alzando il più
possibile. Quella voce la conosce…possibile che fosse
proprio…
Il cellulare che squilla insistentemente lo distrae, ma
lascia la radio accesa, rispondendo con un ‘pronto’
frettoloso e distratto.
Quando non sente nessuna voce
provenire dal microfono, impallidisce e meccanicamente spegne la radio,
sedendosi per evitare che le gambe gli cedano sul più bello.
“Sei tu?”
Shaz attorciglia il filo dell’auricolare fra le dita
tremanti “che voce…eri con una donna e ti ho interrotto?”
Votan resta ad ascoltare il suo tono timido e si appoggia
allo schienale della sedia, tormentando un filo strappato dalla maglietta. “Non
avrei risposto in quel caso..” E’ la cauta risposta
che le da.
Shaz guarda le forme degli alberi riflesse sul soffitto e
sbatte gli occhi più volte, sdraiata sullo stomaco, la finestra aperta e la
luce della luna che le accarezza le gambe lucide e profumate di crema alle
mandorle “perchè non mi hai mai baciato? A Praga…perché non l’hai fatto?”
mormora a mezza bocca inghiottendo il magone.
Votan resta allibito a quella richiesta…era
così semplice, non ci arrivava da sola?
“Perché se l’avessi fatto, ti avrei
inseguito fino in capo al mondo…con o senza fidanzato” sussurra completamente
dimentico del mondo attorno ai lui, delle sirene che suonano in strada, degli elicotteri
che sfrecciano nei cieli e del televisore sempre troppo alto dei vicini.
La donna inghiotte, col respiro improvvisamente corto e
stringe gli occhi, affondando il viso sul lenzuolo e muovendo la bocca, un
bacio fasullo in ricordo delle sue labbra tiepide.
“E adesso?”
“Non lo so ancora…sei scappata. Non
mi lasci molta speranza”
La sua bocca morde il tessuto, bagnandolo leggermente di
saliva, come se bastasse a cancellare il ricordo di quel bacio dolcissimo.
“Ti basta come risposta?”
“Si”
“Non vuoi sapere altro?”
La donna tormenta il filo con gli occhi
improvvisamente lucidi“tu…mi ami
davvero?”
Un lungo silenzio dall’altra parte del filo. Si tende
inspiegabilmente, come se la sua vita dipendesse da quella semplice
risposta.
“Si”
Mi volto sulla schiena, accarezzandomi lo stomaco con due
dita “dillo ancora” sussurro nel telefono sentendo il suo respiro vicino a me “per
favore..”
Un
fantasma di donna che sta diventando pericolosamente reale.
“Ti amo”
Sospiro perdendomi in quelle parole. La luce illumina i miei
piedi dalle unghie smaltate d’argento.
“Sei ancora li?”
“Si..”
Votan resta immobile, annullato da quella semplice
confessione che è stata più semplice di quanto pensasse “vuoi che torni? Mi hai
chiamato per questo?”
“Si…”
“Mi ami, Shaz?”
La sente nuovamente contro di se, tremante e docile nel sole
pomeridiano, la labbra fresche dopo il contatto con il
vetro.
“Non potevi negare?” mormoro piano cercando di non pensare a
quello che porteranno le sue parole. Dolore, attimi di felicità, paura…di nuovo
dolore.
Il micetto adagiato sulla sponda del letto mi guarda,
leccandosi le vibrisse lunghe e argentate; si muove sornione, strusciandosi
giocosamente lungo il mio corpo nudo.
“No, non voglio giocare più del necessario con te”
Votan si alza ringraziando l’ingegneria per aver inventato
il cordless. Non riesce a stare fermo e cammina fino al divano dove si sdraia
pesantemente.
“Devi per forza farmi impazzire…” sussurro piano solleticata
dal morbido corpo del micetto che fa le fusa contento.
Bizzarra bestiolina senza pene nel cuore. Vorrei essere come
te.
Votan non risponde, limitandosi ad assaporare il suono della
sua voce morbida. “Cosa stai facendo?”
Sorrido immaginando la sua espressione, se sapesse che sono nuda “sono sul letto…”
“Sola?”
Sorrido nuovamente, girandomi sullo stomaco. “No...c’è
qualcuno morbido e peloso che fa le fusa, qui con me”
“Lo invidio” confessa rilassato “hai la voce che hanno solo le donne alle tre di notte…”
Guardo il cielo nero, cercando di contare le stelle “quante
sono le stelle?” mormoro a mezza bocca.
Vorrei ammaestrarle tutte una per una, impedendo loro di
svanire.
Ho bisogno che questa notte duri per sempre.
“Non lo so… Shaz, rispondimi” insiste con i nervi tesi. “Mi
ami?”
La sua voce è quasi supplichevole. Non deve essere facile
per uno come lui domandare una cosa simile. “Si dice
Miami” rispondo cercando di articolare un ‘si’ che non
vuole proprio saperne di uscire.
Lo sento sbuffare infastidito “ho
capito! Devo venire di persona a fartelo sputare!” ringhia
facendomi sorridere. “A proposito..” Sussurra malizioso “sei nuda, vero?”
Clic!
Votan ascolta il segnale di via libera e guarda il telefono
muto. Lo appoggia sul tavolo con un gesto divertito e riaccende la radio, non riuscendo
a concentrarsi sulla voce della deejay, l’animo troppo preso dalla voce flebile
e sensuale di un’altra donna.
Capitolo 26 *** La rete sotto il tappeto rosso ***
“Ciao Madeleine, ci vediamo domani sera”
Alina girava fra i negozi al seguito delle amichette,
starnazzanti come galline e truccate troppo
pesantemente per i loro 14 anni scarsi.
La ragazzina era inquieta e triste. La fugace apparizione di
quell’uomo che sembrava davvero essere suo padre, non la faceva dormire, certe
notti. Era un mese che andava avanti così, in un’altalena di notti in bianco
che la lasciavano perennemente assonnata.
La madre non aveva voluto dirle niente e insisteva
nell’affermare che l’uomo era morto quando lei era piccola. Alina aveva notato
che girava gli occhi quando le parlava del suo vero padre e quello l’aveva
fatta pensare: aveva letto su una rivista che facevano
così i bugiardi, e lei dubitava fortemente che la madre le stesse dicendo la
verità.
Suo padre poteva anche essere un poco di buono e averla
lasciata quando lei era incinta, perché no? Se ne sentivano tante, in una città
come quella…
Tirò a se la borsetta temendo di venir derubata come era successo a Beverly e si fermò, quando Sammy indicò un capo di vestiario particolarmente carino ma
che su di lei sarebbe stato come un cavolo a merenda.
“Vi aspetto fuori, non mi va di entrare c’è troppa gente”
disse in fretta alle amiche che si affacciarono in gruppo ad osservarla “Aly, togliti quell’espressione da
morta dalla faccia! Sei noiosa” esclamòKathy sbuffando.
Le abbozzò un sorriso e si appoggiò al muro laterale del
negozio osservando il centro commerciale affollato.
Le guardie per la sicurezza giravano su e giù, perché
c’erano stati molti furti in quella settimana. Strinse di più la borsetta
quando passò un uomo che si fermò accanto a lei e la osservò a lungo. La
ragazza girò la testa, sperando che se ne andasse in
fretta…aveva una faccia…
“Ciao piccola, tutta sola?”
Alina si strinse contro il muro e borbottò un “sono con
delle amiche” che suonò impaurito.
Votan si staccò dalla vetrina del negozio che stava usando
come copertura per osservare la figlia,quando vide il tipo fare un pò troppo il lumacone con la ragazzina. Girò
su se stesso in preda al furore paterno e avanzò minaccioso verso l’uomo che
stava palesemente infastidendo Alina.
La ragazzina lo guardò con occhi sgranati, seguendolo mentre
Votan afferrava il malcapitato in malo modo e lo portava verso la guardia
sbraitando un “quello stava infastidendo mia figlia e lei
neanche se n’è accorto?! Che razza di guardiano
è? Con tutti i soldi che riceve per fare la guardia a quattro mocciosi che
rubano le macchinette! Le potrei far passare dei guai con la
direzione!” ringhiò tirando il tipo contro la guardia.
Si voltò e restò stupito a guardare Alina che sorrideva incredula “allora è vero” ridacchiò
abbracciandolo. Votan la guardò leggermente scosso e meccanicamente le sue
braccia si strinsero attorno ad un corpo gracilino… e troppo magro! Non farà già la dieta a 14 anni? Ma
Margot non la controlla?
La ragazzina si staccò con gli occhi
lucidi sentendolo ingoiare rumorosamente “vero che sei mio padre e che non ho
appena fatto una figuraccia abissale?” mormorò arrossendo.
“No...cioè si…sono tuo
padre..”affermò sentendo che suonava strana in bocca a lui quella parola.
“Le tue amiche ci stanno guardando malissimo” l’avvertì
indicando dietro di lei le ragazzine che guardavano stupefatte la scena.
Alina si voltò tirandolo verso di loro e indicandolo,
saltellante come un coniglietto “lui è il mio
veropadre!”
Le ragazzine lo guardarono in silenzio e poi la fissarono
senza spiccicare una parola.
“Quando lo saprà la mamma..”
“No, non dirle niente!”
Il secco ordine fece girare la ragazzina con un viso
improvvisamente triste “perché?” domandò con un broncio che assomigliava
fortemente al suo, ma che su quel visetto era irresistibilmente carino.
“Margot non mi sopporta tanto. Per quello ci siamo lasciati” le disse il più diplomaticamente possibile.
“E …io?” domandò facendogli
stringere il cuore.
“Io non lo sappevo” mormorò a mo
di scusa.
***
“Che lavoro fai? Dove vivi? Ce l’hai la ragazza?”
La selva di domande di Alina lo
mandavano nel pallone. Votan si sforzava di stare dietro a tutte, mantenendo
una pazienza invidiabile mentre la ragazza mangiava il suo frappè gigantesco
seduta al tavolo di un MacDonald’s. A forza di
sopportare Shaz, quella era una passeggiata di salute!
“Faccio il libero professionista, sono perennemente in giro
e non ho la ragazza” rispose alterando certe parti del discorso.
“Neanche io ho il ragazzo”borbottò spostando la cannuccia
mordicchiata dalle labbra rosate.
“Vorrei anche vedere! Hai solo 14 anni, signorina: niente
ragazzi fino ai 25 minimo” le disse facendola
esplodere dalle risate.
“Sei peggio di Stu. Lui ha detto fino ai 20” ridacchiò nominando il suo padre
adottivo.
“Mica farai la dieta? Sei troppo magra!” le disse indicandola con la cartina
bianca della cannuccia che aveva tormentato nervoso per tutto il tempo.
“Ho preso dalla mamma: mangio tutto quello che voglio e non
ingrasso.” Gli rispose pavoneggiandosi nell’arroganza
da adolescente americana.
Lo vide sorridere perso in qualche ricordo felice e lo
guardò con attenzione “papà..”
Votan sussultò sentendosi chiamare in quel modo. Alina
sorrise e si alzò dal tavolo prendendolo per mano, mentre le amiche li
seguivano con lo sguardo, ancora ammutolite per la sorpresa.
Lo trascinò verso una di quelle macchinette per le foto
istantanee che pullulavano nei centri commerciali e sorrise,
spingendolo dentro “mi dai l’idea di un uccel di bosco, chissà quando potrò
rivederti. Fai una foto con me?” gli domandò
timidamente sedendosi accanto a lui.
“Non farla vedere a tua madre o scoppia il finimondo”
l’avvertì ordinando copie multiple. Mentre aspettavano
lo scatto della macchinetta, Votan ghignò divertito “che cazzo di nome èStu?”
Alina si voltò sorpresa “Papà! Non si dicono le parolacce!” Strillò ridendo mentre la macchinetta scattava e li
immortalava con le lacrime agli occhi dalle risate.
“Io devo partire domani mattina” le disse scompigliandole i
capelli per l’ennesima volta. Guardò quegli occhioni feriti così simili ai suoi
e tornò serio “non mi va, te lo dico sinceramente”
Alina gli si strinse contro in fianco e tirò su col naso
“quando torni a trovarmi?”
“Il prossimo mese va bene?”
La ragazzina stette un po’ a pensarci e annuì svogliatamente
“ok…però non è giusto” borbottò asciugandosi un occhio.
Votan la strinse un altro po’ pensando che tante cose non erano giuste.. il suo lavoro non era giusto avere una figlia
e non poter passare del tempo con lei non era giusto..
Si limitò a scribacchiare il suo numero di telefono sul
retro di un biglietto usato del tram e glielo diede. “Vale anche per questo” le
disse mentre la ragazzina lo guardava mordicchiandosi un labbro. Annuì più
volte e lo mise nel portafoglio colorato con cura, nascosto in mezzo alle
foto.
“Le tue amiche ti stanno aspettando” mormorò indicando con
un cenno della testa le ragazzine bisbiglianti.
La ragazzina non accennò a staccarsi da lui “ voglio venire
con te”
Quella richiesta suonò come una campana d’allarme. Fosse
stato per lui l’avrebbe portata ovunque…se fosse stato
per lui.
“Non dire sciocchezze. Neanche mi conosci. Sono rompipalle
peggio di Stu..”ringhiò
facendo una smorfia disgustata e facendola ridere “e non ho pazienza e faccio
una vitaccia non adatta ad una mocciosa della tua età.” Le disse cercando di
consolarla.
“E’ una palla…”
“Si, è una vera palla” ammise guardandola negli occhi grigi.
Alina sorrise a mezza bocca e dopo un secondo fece una
smorfietta maliziosa che lo mandò in orbita perché era identica alla sua “sei
figo, papà”
Votan ridacchiò sospingendola verso le amiche “certo che sono figo! E anche tu sei figa, sei
mia figlia!”
***
“Ciao Madeleine, ci vediamo domani sera”
La donna di nome Madeleine fece un gesto annoiato al tecnico
del suono e restò immobile sulla sedia davanti al microfono.
Non pensava di avere così tanto successo,
parlando di cavolate alla radio con avventori insofferenti e sonnambuli dal
cuore schiacciato dal dolore e dalla solitudine.
Chiuse la borsetta, passando elegantemente la tracolla
attorno al braccio. Ancheggiò morbida fino all’ascensore e spinse in tasto ‘S’
che la portò nel parcheggio sotterraneo.
Rew
Era stato carino Lennie. Non aveva più tentato di baciarla e
lei non l’aveva mai lasciato avvicinare. Spesso lui le fissava l’anello che
portava ma non diceva nulla, non le domandava nulla e faceva finta di niente
nelle giornate ‘no’ che ricorrevano sempre più
spesso, perché Lennie era troppo gentile con lei, era troppo dolce e lei era
terribilmente depressa e le mancava Jesus anche se non lo voleva ammettere. E
più lui le mancava, più si sforzava di essere gelida
col suo mandante.
Il suo mandante…tenerlo alla larga usando quella definizione
non funzionava più. Stava per cadere nella rete che quell’uomo le aveva posto sotto i piedi come un tappeto rosso e su cui lei aveva
camminato altezzosa, sicura di poterne uscire in qualsiasi momento.
Non era pronta a quello che sarebbe successo la sera stessa
e quando successe, non potè negare a se stessa di averlo desiderato.
***
Madeleine sorpassa agilmente le porte metalliche quando si
aprono, gira un angolo che la immette nel garage fresco e arresta violentemente
il suo passo, fissando un uomo appoggiato alla macchina di fronte alla sua.
“Lo sapevo che eri tu” borbotta la voce bassa e roca del suo
vecchio collega.
Madeleine si avvicina cauta “l’erba cattiva non muore mai,
giuda traditore”
L’uomo sorride e si accomoda meglio “hai nove vite come i gatti.
A che numero sei arrivata?”
La donna rise a fior di labbra e si appoggiò alla propria
auto divertita “fammi pensare …la terza o la quarta.
Ho altre 5-6 vite da sfruttare.”
Quella battuta non ha fatto ridere Votan. Neanche un po’.
“Maret, non ti sembra di aver esagerato, stavolta?” il suo
tono è cauto e preoccupato, cosa che strabilia la killer.
“Non farmi la predica dopo aver accettato di fare il doppio
gioco con noi e aver cercato di sedurre Shaz” sibila staccandosi dal muso della
biposto.
Votan alza gli occhi al cielo e mugola stanco “cheppalle…ma siete tutti fissati sulla stessa cosa?!”
“Non hai un briciolo di cuore e parli a me di esagerazione?!”sbotta arrabbiata.
Votan fa un gesto di abbassare la voce “calma, scimmia. Qua
dentro rimbomba, non facciamo sentire a tutto il mondo gli
affari di famiglia.” Ridacchia staccandosi dalla macchina blu come la notte.
Si avvicina a Maret che lo fissa accigliata, stranamente
sulla difensiva.” Mi fa senso vederti preoccupato. Che cosa vuoi da me?”
“Torna da Jesus. Non vorrai certo che prima
o poi, Shaz si consoli con lui” le dice gettando l’amo e aspettando che
abbocchi.
“Shaz?” domanda senza capire. Sbatté gli occhi in preda alla
confusione.
“Semplice: la frignona s’è mollata con il suo amore adorato
e adesso vive alla villa. Ha preso il tuo posto come ape regina e molto presto prenderà
il tuo posto anche nel letto del ragazzo. Ci scommetto la mia lercissima reputazione
di figlio di buona donna.”
“Quella che non hai?” Sibila non credendo ad una parola di
quello che le ha detto. “E come mai tu sei qui invece
di stare appresso a Shaz?”
Tace improvvisamente, segno che le parole
di Votan sono finalmente arrivate al punto giusto. “Shaz si è
lasciata…perché?” domanda appoggiandosi stancamente alla
macchina col viso triste “ma dopo tutta quella fatica…c’entri tu?” esclama
saltando verso di lui
“Neanche c’ero quando è successo, hanno fatto tutto da soli.” Borbotta chiudendo il discorso.
“Torna da Jesus e fate una mandria di ragazzini. I figli sono una bella cosa, Maret”
La donna alza lo sguardo gelido fissandolo con una luce
omicida “perché, tu ne hai?”
Votan la guardò rimestando nel portafogli e tirandole le
foto “sì e guarda che splendore che è.” Ridacchiò mentre
Maret impallidiva dalla sorpresa.
Lo fissò e guardò il volto della ragazzina che lo
abbracciava stampandogli un bacio sulla guancia. “Non ho parole…” mormorò
rendendogliele con due dita. “Quindi sei in grado di riprodurti anche tu,
pensavo che non ti fossi evoluto abbastanza..”
Sussurrò soprappensiero.
“Stronza! Se non fossi la donna di
un mio amico e il sottoscritto non fosse impegnato, te lo darei io un saggio di
riproduzione” esclamò ridendo come un matto.
“Stai scherzando? C’è qualcuna che davvero sta perdendo
tempo con te?”
Votan ignorò bellamente la domanda e aggrottò la fonte innervosito. “Torna da Jesus di tua spontanea
volontà o un giorno te lo ritroverai qua sotto al posto
mio”
Maret assunse l’aspetto di un pezzo di ghiaccio appena
staccatosi da un iceberg vagante “la mia vita privata non è affar
tuo!” sibilò sentendo un’ondata di nostalgia “decido io quando e ..” La sua voce si incrinò
tradendola.
“Donne! Sempre a soffrire quando la soluzione è tanto semplice!” rumoreggiò imbarazzato di vedere la
scimmia urlatrice con le lacrime agli occhi. Si allontanò di un passo
voltandole le spalle e dandole l’opportunità di ricomporsi.
“E qual è la soluzione tanto
semplice?” gli domandò tirando silenziosamente su col naso.
Votan la fissò come se le stesse rivelando un grande segreto “L’amore, tesoro mio. Lo dice anche Jim. Se non ti vedo entro un mese
alla villa, ti vengo a prendere di forza” la minacciò allontanandosi verso
l’uscita del parcheggio interno.
La donna lo osservò allontanarsi placidamente, con le mani
infilate nelle tasche. Che diavolo stava succedendo
alla Villa se Votan si prendeva la briga di stanarla dentro Los Angeles, tirava
fuori una figlia dall’oggi al domani ed era diventato addirittura un poeta che inneggiava
all’amore?
Alzò le spalle e salì in macchina mettendo in moto, sperando
che non la lasciasse a piedi anche quella sera. Mentre
guidava fra le strade libere dal traffico congestionante della mattina, ripensò
alle parole di Votan e sentì un’angoscia terribile salirle dentro.
Jesus poteva anche avere un’altra donna, dopotutto erano
passati tre mesi e lei l’aveva lasciato con un bigliettino pulcioso e scritto
di corsa. Poche righe vergate con la biro nera trovata sulla
scrivania, un addio che a suo tempo era sembrato giusto e indispensabile.
Un singhiozzo le salì in gola, infrangendosi contro i denti,
la mascella contratta e gli occhi appannati. Si fermò su un lato della strada e
tirò fuori un fazzoletto, rovesciando la borsa sul sedile accanto. Un
bigliettino scivolò fuori e restò davanti ai suoi occhi sussurrandole
mentalmente di comporre quel numero. Come un automa spinse i tastini illuminati
del cellulare e restò in attesa finché un’assonnata
voce maschile rispose piuttosto sorpreso.
Lennie gliel’aveva dato ma Maret non lo aveva mai chiamato.
‘Stai bene?’
‘No’
‘Dove sei?’
‘In macchina’
Una pausa lunga in cui nessuno dei due parlò e quando lo
fecero, contemporaneamente, le loro voci di sommarono e nessuno capì niente.
Lennie disse: vuoi che venga da te?
Maret disse: posso venire da te?
‘Posso venire da te?’
Lennie guardò il cellulare pensando di aver capito male e
istintivamente si mise seduto, in silenzio. ‘Posso
venire da te?’
Si, aveva capito bene “certo”
mormorò cauto e a bassa voce restando a guardare il nulla con quel groppo in
gola che si formava sempre quando parla con Maret.
Mezz’ora dopo Maret suonò alla sua porta con gli occhi
lucidi, si vedeva che aveva pianto e il suo dolore era quasi palpabile.
Lennie la fece entrare in silenzio e lei neanche lo guardò
continuando a dirsi che aveva fatto un tragico errore a venire lì e sbagliava
ad abbracciarlo in quel modo e sbagliava a baciarlo. Sbagliava e sbagliava, non
faceva altro che sbagliare.
Ma le sue carezze erano così dolci
e baciava così bene che non pensò più a nulla, quando la portò nella sua stanza….
Ariel gli balzò addosso con uno slancio tale che gli tolse letteralmente
il fiato. “Si, ma calma...ma che avete voi ragazze, al
giorno d’oggi?!”esclamò imbarazzato di una simile accoglienza, poiché fino a
qualche tempo prima, un grugnito e un ‘bella’ era il
massimo dell’espansività fra loro.
La ragazzina non si decideva a mollarlo e lo stringeva
sempre di più “pensavo davvero che non saresti tornato più! Stavo
già andando a comprare i biglietti per l’aereo!”strillò tutta contenta.
Votan restò immobile stranamente contento dentro di se “molla,
pulce. Non sono un appendino per ragazzine” le disse
facendola ridere.
“Che hai fatto? Raccontami tutto.”
Votan posò a terra il borsone e la allontanò con gentilezza
“dopo, ora mangiare e dormire.”
****
“Shaz, ma perché non ti prendi una settimana di ferie? Hai
una faccia tremenda”
La poliziotta alzò il volto stanco e depresso sul
commissario che ci stava perdendo il sonno per quella ragazza benedetta che lo
faceva solo preoccupare e annuì stancamente, riprendendo il suo lavoro da ‘finto
burocrate impegnato’, come chiamava l’attività da
scrivania.
Era sufficientemente defunta dentro per lavorare a qualcosa
di più ‘drastico’, così
staccò qualche ora prima, dopo aver promesso a Drake di non ripresentarsi al
commissariato se non il mercoledì successivo. Votan le aveva promesso
che sarebbe tornato, ma era passata una settimana e ancora non si era fatto
vivo. Dopo un’iniziale euforia, la donna aveva perso qualsiasi speranza ed era
‘morta’ nuovamente.
Saltò sulla moto nuova, una Yamaha
TDM 900, che aveva comprato per sostituire la prima, andata distrutta durante
una gara particolarmente impegnativa in cui era riuscita a rompersi un braccio
e vagò un po’ a vuoto, prima di recarsi alla Villa.
Entrò silenziosamente, poggiando il giacchetto leggero
sull’omino all’ingresso e facendo un vago sorriso tirato al maggiordomo sempre
sollecito nei suoi confronti.
Ho appena girato l’angolo quando m’imbatto in Lui. Una bizzarra
sensazione mi assale: timidezza, senso d’impotenza… odio per me stessa per aver
ceduto e avergli telefonato…e anche ..felicità.
E’
ancora più bello di prima, penso vedendolo barcollare assonnato nel
corridoio.
Perché esisti, perchè entri di prepotenza nei miei
sogni e mi costringi a ricorrere a droghe sintetiche per scacciarti nelle
profondità dalle quali sei affiorato?
Resto immobile a contemplarlo mentre avanza verso di me; si
scompiglia i capelli che sono stati accorciati da sapienti mani...mani che lo
hanno toccato…
Vorrei
essere un fiore per farmi raccogliere da lui.
Votan sbadiglia con la faccia ancora addormentata. Quando si accorge di me, si ferma e mi sorride in maniera
troppo carina. Ma è sempre così appena sveglio? A
Praga era così?
Rimesto nella memoria, ricordando qualche breve
spezzone…quella volta quando si era infilato nel mio letto perché non mi
sentivo bene e avevo nostalgia di Alex...oppure quando
avevo la febbre…si, quando si svegliava e incontrava il mio sguardo mi
sorrideva sempre, come adesso…
“Sei tornato” sussurro con la voce tremante mentre lui
continua a sbadigliare.
“Si. Non ci resisti senza di me...e neanche io, senza di me”
mormora divertito osservandomi con un sorriso che si
addolcisce sempre di più.
Profumo naturale che investe i miei sensi
addormentati. Fantasma di donna pericolosamente reale.
“Torno fra un secondo e poi parliamo. Se
vuoi” Mormora sorpassandomi, gli occhi inchiodati nei miei.
Sfiora il mio seno casualmente; giro su me stessa per
seguirlo nel suo tragitto, come una farfalla catturata dalla rete del
cacciatore.
Quando mi stringe il braccio, un
piccolo gemito sale alle labbra socchiuse.
Lo guarda senza capire e mi lascia andare immediatamente. “Me
lo sono rotto, mi fa ancora un po’ male” gli spiego massaggiandolo distrattamente.
“Cristo santo, ma possibile che riesci ad inciampare anche
sulla tua ombra!” esclama esterrefatto della scarsa attenzione di quella
ragazza per la propria integrità fisica. “Devi badare un po’ di più a te
stessa… non te l’avevo chiesto molto tempo fa?” le domanda
con tono morbido e ansioso che la lascia senza parole.
Osservo i suoi occhi che vagano alla ricerca di qualche
livido che non riesce a vedere, nascosto dai vestiti.
“E’ vero..” Mormoro
girando la testa da un lato e fissando un quadretto leggermente storto, pur di
non guardare lui. Allungo una mano e lo sistemo, ottenendo solo di
storcerlo nell’altro senso e di fargli notare il mio nervosismo.
La sensazione è troppo forte e mi sta sommergendo: se
continua così, cederò e gli dirò che …
che lo amo…non chiedetemi il
momento esatto in cui ho cominciato a farlo, è successo e basta. Nell’affannosa
ricerca di Alex, non mi rendevo conto di innamorarmene
ogni giorno di più.
Stringo la cinghia della borsa, restando imbambolata a
guardare il quadretto che è diventato il centro del mondo, in quel momento.
“E’ stato un caso, sono caduta dalla moto” borbotto
guardandolo di sfuggita. Continuo a mordermi l’interno della
guancia e a muovere istericamente un piede, pur di non lasciarmi sfuggire
quella frase benedetta che risuona nella mia testa da parecchio tempo.
Votan sospira vedendola agitarsi sempre di
più “Non ci sai andare, in moto. Perché non ti
fai una macchina come tutti? Ti presto la mia se giuri di non distruggerla”
Sorride mentre lo dice, sperando di strapparle un sorriso, anche uno, piccolo piccolo. “Ancora meglio: guido io risparmiandoti la fatica
di usare la frizione, per non rovinare i bellissimi tacchi che metteresti per
uscire a cena con me”
Allungo la mano e sistemo quel quadro maledetto che sta
vincendo 1 a 0 contro di me.
Lui lo osserva e poi torna con lo sguardo su di me,
fermandomi la mano e stringendola nella sua. “Lascialo stare..”
Mormora avvicinandosi e circondandomi la vita con un braccio. Appoggia la
fronte contro la mia. Socchiudo le palpebre col respiro corto.
Una mano piccola scivola lungo il suo corpo, lungo il
braccio che mi tiene legata a lui.
“Come stai?” mi domanda con voce calda, lambendomi le guance
col respiro leggero.
Da dio! Sto da dio!
“Bene..”sussurro facendo un passo
indietro e appoggiandomi alla parete solida.
Gioco distrattamente con l’orlo della manica corta che
nasconde il resto della sua pelle un po’ schiarita. Sollevo la schiena aderendo
al suo stomaco così invitante…bacerei ogni singolo millimetro di quella pelle
dorata. Mi sta facendo il solletico sul palmo della mano intrecciata alla sua. Sorrido
dentro di me.
“Quanto ti piace giocare?”
Quella domanda di punto in bianco mi lascia interdetta.
Irrigidisco ogni muscolo senza capire. “Cosa?”domando temendo
stranezze da parte sua.
Non ora che sono così indifesa, per favore! Continua ad
abbracciarmi e annullami in te, ma non farmi del male adesso!
Lui sospira e mi stringe ancora di più. Accarezza la guancia
che sta letteralmente andando a fuoco e sussurra ‘ti amo’,
aprendo una voragine sotto i miei piedi.
“Non …non giocare con me” mormoro
terrorizzata dal ricordo del dolore già vissuto. Cerco di allontanarmi
ma non riesco a muovermi, inchiodata sul terreno che sembra stia risucchiando le
mie gambe.
Votan si guarda intorno, consapevole che chiunque può
passare e sorprenderli. La prende per mano trascinandola nella propria stanza e
chiude la porta a chiave. “Ora!” sbotta prendendo un ampio respiro che
trattiene quando la vede osservare la stanza con gli occhi lucidi.
Mi guardo attorno leggermente spaventata: perchè mi ha portato qui? Getto
un’occhiata alle valige in un angolo e al letto sfatto… che mi sta chiamando
con una voce bassa e suadente che mi fa tremare le gambe! Lascio cadere la borsetta
in terra, spaesata e confusa.
“Volevo solo stare un po’ in pace con te” mormora chinandosi
a guardare il mio viso ostinatamente puntato verso il basso.
No, non verso il basso. Verso il letto. Devo scappare da
qui.
“Vieni qua, siediti”
Obbedisco in silenzio, aggrottando la fronte e mordendomi
un’unghia per il nervosismo.
Votan la osserva pensando che di aver solo peggiorato la
situazione, portandola in camera sua. Ma è pieno
di suocere, sto posto! Non si riesce mai a stare tranquilli!
Quando siedo accanto a lui, tesa
come un’asse da bucato, mi studia trafiggendomi con quegli occhi che mi fanno perdere,
se non ci sto attenta.
“Shaz…”
Chi è? Ah, sono io.
Volto la testa, osservando come i leggeri pantaloni che
indossa, formino quelle pieghe a livello dell’incavo
del ginocchio. Percorro la sua figura per intero, continuando a mordicchiare un
angolo della bocca.
È una droga… quest’uomo è una
droga. Massicce dosi per periodi prolungati e poi l’astinenza e la certezza di
non ricaderci più.
Infine il tracollo, l’overdose che spazza via la coscienza.
Sono una drogata in astinenza.
“Non guardarmi in quel modo o ti salto addosso” ridacchia
facendomi sussultare e allontanare immediatamente.
Lui sospira e mi guarda con una nota di biasimo negli occhi
“per favore…non sto giocando.”
Poiché non accenno a tornare nella
posizione originaria, si alza lui e cammina fino a me; retrocedo finchè il muro
non m’impedisce di fare un altro passo.
“Sei in trappola. Ora ascolta la mia spassionata
dichiarazione d’amore” sussurra guardandomi in quel modo che mi fa sciogliere
“ti amo e voglio stare con te. Normalmente, tu ed io. Nessun’altro
in mezzo.”
Il suo tono di voce…il modo in cui l’ha
detto. Non ricordo un’altra dichiarazione del genere.
“Si può fare? Che ne dici?” mi domanda
con un sorriso dolce che è davvero troppo in quel momento.
Continuo ad osservarlo senza dire una parola. Vorrei annuire
o abbracciarlo, ma non riesco a fare nulla di tutto ciò.
Fraintende, è deluso… lo vedo dalla
sua espressione. “Vabbè...come non detto” sbuffa depresso allontanandosi da me
“mi sa che aveva ragione la ragazzina: corteggiamento, violini e rose rosse. Forse..”
“Si..” Sussurro senza udire le mie stesse parole.
Votan si blocca e si gira lentamente verso la mummia
appoggiata alla sua parete “si?” ripete senza crederci e scrolla la testa.
“Vanno bene le rose rosse, Ariel ti ha consigliato bene..” Mormoro come una scema “preferisco
le bianche, ad essere sincera..”
Si avvicina fin quasi a toccarmi e scosta il ciuffo corvino
che è calato sul mio viso e che non osavo spostare, umile barriera contro
quella forza devastante dalla foggia umana.
“Bianche, allora…” mormora soddisfatto “sei riuscita per ben
due volte a non scucire una parola di troppo…sei proprio brava. Ma fate una
scuola apposita?”
Sorrido alla battuta e resto a guardare l’orlo del lenzuolo
che spunta da un lato del materasso.
“Esci con me, stasera?”
La domanda è posta in un tono gentile e mi fa dubitare che
sia stata fatta dalla stessa persona che ha comandato la mia vita per quasi un
mese, quando eravamo a Praga. Mordicchio un labbro indecisa…che
faccio? Quello è un appuntamento in piena regola.
Sta aspettando la mia risposta già da un po’... “a cena?”
domando raddrizzandomi leggermente. Lui smette di accarezzarmi e sorride come
al suo solito: da folle!
“Perchè no? Non abbiamo mai finito un pasto insieme, noi
due”
Non ha tutti i torti…”ok…”
Votan mi guarda in uno strano modo. E’ contento e al tempo stesso
non ci vuole crede.
“Ti ho detto di si” ribadisco con
un risolino isterico. Sobbalzo quando lo sento toccarmi i
lati del viso. Mi divincolo ma lui mi stringe sempre di più “mi sei
mancata così tanto” mormora nel mio orecchio baciandolo con cautela e facendomi
ritrarre nel mio guscio. Non ci riesco…non è normale! Fino a ieri
ci siamo urlati contro e adesso…dice che mi ama e che vuole stare con me…
“Anche tu..”
Il fantasma che ero, sta svanendo
come la luce che vedo filtrare dalla serranda abbassata.
Solida forma di donna contro solida forma maschile che vaga
e gioca con i miei capelli, ripetendomi incessante quando sono bella.
Sono bella? Davvero?
I fantasmi non si specchiano.
Il mio corpo si rilassa sempre di più e un silenzio pacifico
m’invade mentre mi accarezza dolcemente e mi sussurra cose carine che scendono
fin nel profondo. Sono di carne e sangue, adesso…non c’è
più scampo.
Vorrei restare così
per sempre.
Il fantasma è diventato di carne e non resiste ad attacchi
di quella portata, fossero anche leggeri baci lungo il
mento.
L'amore per lui è profondo e violento e non si ferma alla
semplice attrazione sessuale. Non riesco quasi a respirare quando comincia a
mordicchiarmi il labbro inferiore sfiorandolo con la lingua. Ho un vuoto dentro
che temo possa risucchiarmi da un momento all’altro e
trattengo il respiro per la paura di non avere più fiato alla fine di quel
bacio…perché è ancora più bello dell’altra volta…è più dolce, più tenero e lui è
più nervoso di me.
Ho l’impressione di aver corso per miglia senza mai
fermarmi, in tutti questi mesi. Ho viaggiato per mille giorni su e giù per il
paese cercando… cosa?
Quello che ho sempre desiderato è qui con me. Quello che non
riuscivo a trovare, mi sta stringendo e non voglio più
lasciarlo andare.
Non voglio…più…
lasciarlo…
“Ci vediamo dopo” balbetto sciogliendomi a fatica…fammi
respirare o non ci arrivo a stasera!
“Resta un altro po’”
Non mi pregare con quella voce, non riesco a resisterti!
Sorrido arrancando verso la porta e afferrando la borsetta con mani tremanti.
“Stasera…sono tutta tua”
Votan la lascia scappare senza dire una parola ma dopo
qualche secondo sbatte la testa al muro e sospira un po’ frustrato per essere
stato interrotto. E che rose bianche siano. Ti ci
annegherò, nelle rose!
***
L’armadio è stato rivoltato da cima a fondo e Shaz non ha trovato nulla che la soddisfacesse. Siede sul letto, caduta
in una sorta di languore estatico che la fa sorridere come una scema anche al ragnetto sul soffitto. Non
ho uno niente di decente da mettermi, pensa senza muoversi e continuando a guardare i
vestiti. Non importa, a
lui piaccio lo stesso…
Una discreta bussata la distrae dalla contemplazione del
letto ricoperto da capi colorati.
Meno male, capita a
proposito, pensa aprendo la porta e trovando Ariel con una faccetta
interrogativa che la fissa col micetto in braccio, anch’esso perplesso.
“Devo uscire e non ho niente da mettermi” afferma
indicandole il macello in giro.
La ragazza la osserva meravigliata perché quella stessa faccia
l’ha già vista su un’altra persona che in quello stesso momento sta fissando la
parete divisoria con aria ebete.
“Quello, quello e quello” esclama all’istante indicando i
capi “e ho una borsetta che starebbe una favola conquesti” afferma posando il gattino e tirando
su un paio di sandali dal tacco alto che Shaz ha comprato e non ha mai messo.
“Quella gonna è troppo corta!” ribatte arrossendo e
scuotendo la testa.
Ariel fa spallucce e chiude la porta con aria complice “che ti importa? Hai delle gambe stupende: fagli girare la testa.” Esclama saltando sul letto e tirando su una camicetta nera
“bravi, bravi: sono contenta per voi” ridacchia guardandola di sottecchi e
vedendola sbiancare e poi arrossire.
“Guarda che è solo una cena, niente di che” ribatte sentendo
l’emozione che sale e il nervosismo che fa da padrone nel suo corpo.
“Una cena: è l’inizio….vi guarderete come cretini tutta la
sera negli occhi e poi ci sarà il bacio della buona notte...e poi…” continua
insinuante mettendole un’ansia terribile. “Sesso!!!”
“Non mi stai aiutando!!” esclama ad alta voce rossa in volto.
“E non ho detto che andrò a ….. Io disdico tutto.”
Sbotta all’improvviso muovendosi verso la porta.
“No, ferma li! La smetto!”
La donna la fissa per qualche secondo cercando una scusa,
una scappatoia, una via d’uscita.
Il cellulare che squilla la fa saltare e
quando vede il numero di telefono del dipartimento, acquista immediatamente il
suo sangue freddo “che c’è Charlene?”
Ascolta con crescente preoccupazione la voce della ragazza
che sta mandando all’aria la sua serata.
“Vengo subito” risponde con voce dura. Ficca il cellulare in
tasca e infila le scarpe da ginnastica.
“Ma dove vai? E
la cena?”
La vocetta di Ariel le ricorda che
dovrà dare una spiegazione a Votan per quello. Merda!
Esce dalla stanza a passo di carica, tesa per il nuovo
incarico che forse le darà una promozione e si dirige alla porta del suo
collega bussando con decisione. Adesso si
arrabbia!
Quando apre la porta e le sorride
piacevolmente stupito di quella visita inaspettata, Shaz si sente una schifezza
per il fatto di dover disdire la cena.
Per rabbonirlo, opta per la tattica
più vecchia del mondo: fa un passo in avanti e gli getta le braccia al collo,
baciandolo con foga.
Votan la stringe dopo un attimo di sorpresa. “Cambiato
idea?” le domanda compiaciuto da quella novità.
“Mi hanno appena chiamato dal dipartimento, devo andare a
lavorare. Stasera non posso…uscire con te” mormora
dispiaciuta quando lo vede smorzare il sorriso e adombrarsi “Scusa…gli stiamo
dietro da mesi e…”
Votan la guarda di traverso, non
credendoci molto “potevi trovarti un’altra scusa” esclama lasciandola
andare.
“Ma è vero!”
La risposta ansiosa della donna, fa traballare la sua
convinzione, ma ormai incaponito e deluso non si risparmia e la aggredisce “Non
hai neanche le palle per venire a cena con me!”
Shaz lo guarda delusa e ferita a sua volta “devo lavorare
davvero…” gli rivolge un’occhiata dispiaciuta, quando un guizzo di rabbia della
vecchia Shaz si rifà vivo “Oh, ma che cavolo! Non devo darti spiegazioni!”
esclama arretrando dalla porta che le viene sbattuta
violentemente in faccia.
Si allontana innervosita e amareggiata, senza accorgersi che
Ariel la sta osservando seminascosta.
Ariel non sa più dove mettersi le mani, dal momento che l’ha
già ficcate nei capelli più volte. “Porca miseria, che
casino!”
Jesus la guarda annoiato, appoggiato sul balcone. Si
estrania sempre di più. Se si sparassero fra loro neanche
se ne accorgerebbe. “Mh..” Risponde distratto.
Lei sbuffa esausta “ma che avete in questa casa? Votan che
muore d’amore per Shaz che gli sbava dietro a sua volta…e tu..”
Lo indica con una mano dispiaciuta “spero di non
arrivare alla vostra età piena di problemi!”
“Mmmh..” E’ l’accorata replica di
Jesus. Solo un suono più lungo del primo. Non ha trovato Maret
da nessuna parte…ormai deve fare quella benedetta telefonata!
Mi prenderà
per un idiota, pensa grattandosi una narice
svogliatamente.
Ariel guarda il gran capo che osserva il nulla abbandonato
placidamente sulla finestra e vorrebbe urlare di rabbia. È come parlare al muro!
La filiale!
Muove due passi verso il defunto che staziona
all’aperto con la stessa verve di un celenterato fossile e gli ‘bussa’ simpaticamente sulla capoccetta “perché non li
spedisci a Parigi? Affidagli la filiale, saranno talmente occupati a metterla
in piedi che dovranno per forza far conto uno sull’altro! E
magari…” sussurra maliziosa “potranno anche ‘appoggiarsi’
come cristo
comanda, l’uno all’altro”
Jesus guarda il visetto espressivo di Ariel
che in quel momento è la fotocopia dell’astuzia fatta persona.
“Si ammazzeranno” è la cupa e poco sentita risposta.
Ariel si batte una mano sulla gamba cercando di non urlare
“non lo faranno, saranno costretti a lavorare insieme e senza estranei in mezzo
potranno finalmente trovare un punto d’incontro”
“Votan è troppo pigro per comandare
la baracca” mormora depresso cambiando posizione e appoggiandosi con la schiena
al balcone.
Ariel sorride furbescamente “ e qui ti volevo…”
****
Shaz sbuffa e si addossa alla poltroncina nello studio di
Jesus. Si rialza dopo un attimo: fa troppo caldo e la stanza non il
condizionatore.
Passeggia su e giù sentendosi squadrata dal suo capo “sono
brava, è vero… l’hai detto tu stesso. Dare ordini è la cosa che mi riesce
meglio …ma non penso di essere in grado di fare quello che mi chiedi”
Quelle parole hanno leggermente incrinato la voce. Inghiotte
appoggiandosi alla cornice della finestra. Vede un’ape che ronza vicino alla
zanzariera e fa un saltino indietro.
“Odio questi cosi volanti” sbotta a bassa voce.
Si rigira verso il suo ‘capo’ e
passeggia fino a lui. Appoggia le mani sui braccioli della sedia e si piega,
fissandolo negli occhi. “Non ho pazienza, instaurerei
un regime dittatoriale e sarebbe un massacro. La baracca chiuderebbe dopo tre
giorni”
Jesus non fa una piega, grattandosi discretamente il mento,
con una mezza idea di farsi finalmente la barba.
“Allora?” domanda in tono lugubre. “Sei ancora dello stesso
parere?”
Jesus continua a fissarla ponderando i pro e i contro. Shaz
è talmente bella e determinata che chiunque sarebbe disposto a lavorare per lei
e ad accettare critiche, pur di strapparle uno dei suoi ormai rari sorrisi.
“Certo. Ricorda però che si lavora anche durante le feste e
non esistono assenze per malattia.”
La vide sorridere appena “come faccio col lavoro?”Disse sventolandosi con un foglio di carta
pieno di scritte.
Jesus la guardò per un secondo, prima di mollare la bomba. “Sono
sicuro che avrai ferie arretrate e ultimamente hai fatto
un mucchio di straordinari. Te le concederanno senz’altro. Chiama Votan e
portatelo come schiavetto personale”
A quelle parole, Shazzer impallidì e si voltò a guardarlo
con gli occhi sgranati “ma…no, non me lo porto quel
tipo appresso! Mi farebbe impazzire” urlò sbattendo le
mani sul tavolo.
Jesus fece un mezzo sorrisetto di sbieco e la guardò
soddisfatto “Non puoi gestire tutto quanto da sola.
Hai bisogno di appoggio. Le persone che incontrerai
non saranno tutte ben disposte a prendere ordini da una donna. Dovrai farti
rispettare e dimostrare chi comanda. Sempre con molto tatto, mi raccomando”
“Siete un branco di maschilisti anche in questo mestiere!”urlò arrabbiata “non me lo porto quel disgraziato dietro!
Non sarei in grado di reggere lui, di restare di buon umore e nel frattempo di
comandare!”
“Prova di forza: se sopporti Votan per un mese in mezzo a
tutto questo, sarai libera di decidere per conto tuo. Assumerai chi ti pare
dalla lista di persone che ti manderò e potrai anche chiudere bottega per
Natale…sei contenta?” domandò facendola urlare di rabbia.
“Non ti ho ancora detto la parte divertente. Sono sicuro che
ti piacerà” sghignazzò alzandosi baldanzoso dalla
sedia.
Le andò vicino, circondandole le spalle con un braccio e rimediandosi
il miglior ringhio da animale ferito che aveva mai sentito. “Non ho mica detto
che sarà il tuo socio. Sarà il tuo schiavo personale. Lo comanderai a
bacchetta e lui dovrà tacere e fare tutto ciò che tu gli ordinerai!” ridacchiò vedendola cambiare espressione.
Il volto di Shaz si distese in un sorriso malizioso. Rise
per un lungo momento assaporando IL POTERE!
“Farà tutto quello che voglio?” domandò con voce pericolosa.
“Tutto!”
Il divertimento interno di Shaz, divenne un vero e proprio
scoppio di riso incontrollato. “Signore, quanto mi divertirò. Chiamalo, voglio proprio godermi a sua faccia!”esclamò
spingendola verso la porta.
Jesus la guardò divertito “hai già
cominciato a comandare? Chiamatelo da sola!” esclamò sbattendola
fuori dello studio con una pacca sul sedere che la fece saltare!
Shaz guardò la porta chiusa con aria truce e scese le scale saltellando.
L’avrebbe fatto sgobbare come un mulo!
Quando lo trovò, lo trascinò senza
tanti complimenti nello studio “diglielo diglielo!”
ridacchiò come una pazza rimediandosi un’occhiata strana da Votan. Guardò Jesus
che cercava di mantenere un’apparenza seria e si sedette con un grugnito
“veloci, stavo uscendo”
Jesus poggiò le braccia sul tavolo e si sporse verso di lui,
incrociando le lunghe dita “ricordi la filiale?”
L’uomo lo guardò con lo sguardo perso per un attimo e poi
s’illuminò “allora?”
“Ho trovato chi dovrà comandarla”
Shaz lo osservò mentre sorrideva soddisfatto “vedrò di fare
del mio meglio” lo sentì esclamare divertito. Si alzò senza filarla ma la donna
lo rimise a sedere “non hai capito un cavolo!”
“Sarà Shaz a comandarla e tu dovrai lavorare per lei”
Un macigno calò sulla testa di Votan che restò muto,
raggelato sulla poltrona. “E’ uno scherzo” balbetto stupito “che cazzo...non
lavorerò mai per questa…mocciosa arrogante!” esclamò
saltando in piedi e indicandola mentre sbadigliava e si atteggiava a gran diva.
“Ma guardala! Non reggerà alla
prima difficoltà e si metterà a frignare come ha sempre fatto! Non voglio sopportare
nuovamente le sue crisi di nervi.”
Jesus, pienamente soddisfatto della piega che stava
prendendo la situazione e aspettandosi tutto questo, lo guardò sbattendo
serenamente gli occhi azzurri. “Non ho mica detto che dovrai tenerle la manina.
Lei ordina, tu scatti!”
Lo stupore e la rabbia crebbero a livelli eccessivi. Votan
la fissò come se fosse un prosciutto appeso in attesa
di essere divorato “Sarà un massacro, sappilo. Ti farò sputare sangue alla
prima rottura di palle.” Sibilò nella sua direzione.
Vide il volto della ragazza indurirsi e fissarlo minacciosa.
“Prepara i bagagli, partiamo domattina.”
Con un ringhio d’avvertimento, Votan uscì dallo studio
sbattendo la porta. Shaz calò pesantemente su una poltrona e guardò il
lampadario sul soffitto “sarò sempre così...me lo sento”
***
La mattina dopo, Jesus quasi non riconobbe
la donna meravigliosa che lo aspettava fuori della porta per salutarlo.
Restò impalato a guardare il tailleur perfettamente stirato che indossava e la
camicetta chiara. “Sei...bellissima…e molto elegante” mormorò a mezza bocca.
Gli ricordava Maret.
Shaz non sorrise. Si limitò a guardarlo di sottecchi “la
prima impressione è quella che conta. Se devo incazzarmi, voglio farlo con eleganza. Magari il
fastidio della giacca m’impedirà di mollargli un cazzotto in faccia”
Jesus ridacchiò e le batte una mano sulla spalla “auguri, ne avrai bisogno!”
“Ti odio per avermi messa in questa situazione.” Decretò con raffinatezza scendendo le scale.
L’uomo sorrise nuovamente e poi la guardò “li stenderai
tutti. Sei meravigliosa”
“Non farmi troppi complimenti, non ci sono più abituata” gli
disse prendendo la valigia che aveva lasciato al piano inferiore.
Uscì sotto il sole cocente, ringraziando Dio per aver donato
l’aria condizionata all’umanità e restò impalata a guardare Votan che mugugnava
fra i denti il suo disprezzo.
Anche quella mattina era
semplicemente…
La fulminò con un’occhiata e ridacchiò nella sua direzione.
“Già mi da i nervi!” esclamò
respirando a fondo. Chiuse per un attimo gli occhi sotto le lenti nere e
abbracciò distrattamente Jesus “te lo rispedirò a pezzi, non temere” lo avvertì
con aria tranquilla.
“Fate i bravi a Parigi”
“Guido io!” decreto secca chiudendo il portabagagli, dopo
avervi stipato le valige.
“Fai come vuoi” mi risponde con uno strano tono di voce.
Come Jesus ha chiuso la porta, il suo atteggiamento è
cambiato radicalmente. Sembra quasi contento, adesso.
Entro in macchina e allaccio la cintura con un gesto deciso.
Ha fatto tutte quelle storie ma mi da l’idea che abbia
messo su una commedia ad uso e consumo degli abitanti della Villa.
Lo vedo sedersi con un sorrisetto che non mi piace per
niente. Gli getto qualche occhiata mettendo in moto e facendo marcia indietro
come se fossi ancora in polizia, alzando un po’ di polvere bianca dal
brecciolino in terra.
“Però! Mi piace come guidi!”
esclama annuendo.
Quel complimento mi fa piacere, perché è una cosa che non mi
ha mai detto nessuno. “Grazie” mormoro facendo finta di niente. Ha intenzione
di guardarmi in quel modo per tutto il tempo? Ci vuole una mezz’oretta per
andare all’aeroporto…
“Come si fa per la macchina?” domando uscendo sulla strada
cittadina e abbassando i giri del motore.
“Boh, la manderanno a prendere”
risponde guardando fuori.
Tiro leggermente la gonna del tailleur che è salita oltre il consentito e lo vedo occhieggiarmi insistentemente.
“Mi hai fatto guidare apposta” borbotto tirandola un altro
po’.
Lui sorride e mi va letteralmente avvampare se mi guarda con
quegli occhi irriverenti.
“Volevi guidare, ti ho lasciato guidare.” Risponde pacifico
abbassando la radio che trasmette una musica allegra. “Lo spettacolo non
l’avevo preventivato, giuro”
“Smettila” sussurro voltandomi a guardare quel semaforo che
odio perché dura una vita.
Mi giro sentendo una presenza che prima non c’era e lo
ritrovo a pochi centimetri dal mio volto “Mi piace il rosso, si può occupare il
tempo in maniera piacevole” sussurra guardandomi intensamente. “Hai le nostre
vite in mano, quindi non dare di matto mentre t’infastidisco” mormora baciandomi
delicatamente la linea della mandibola e facendomi gemere in silenzio. Stringo
in volante per un momento lunghissimo prima di scansarlo.
“Smettila, è verde…torna al posto tuo e
allacciati quella cintura!” singhiozzo eccitata, spostandolo di forza. Lo dovevo lasciar guidare!
Lui obbedisce e alza le mani sorridendo. “Ci sono un sacco
di semafori da qui all’aeroporto!”
Lo guardo per un attimo e poi scuoto la testa sorridendo….stupido
babbeo!
Natt la gaurdava stupendosi della calma che riusciva amantenere
Rew :
molte settimane prima
Natt la guardava stupendosi della
calma che riusciva a mantenere. Si rilassò sui cuscini bianchi e inarcò brevemente
le sopracciglia nere. “Hai visto Jesus? Come mai?”
Rowan seduta accanto a lui mosse
vagamente una mano riccamente ingioiellata “mi serviva un favore
particolare...tu sei fuori uso e volevo una persona di
cui fidarmi. Quando l’ho visto mi è preso un altro colpo...mi state facendo perdere anni di vita, voi due!”esclamò
stizzita.
Si tirò su la spallina larga del
vestito e sbuffò seccata “un morto che cammina, pallido da far paurae con un principio di cirrosi epatica, te lo
dico io.” mormorò dura muovendo nervosamente un piede
Natt la guardò tentando di assorbire
le parole una alla volta. “Pazzesco...porca vacca che cazzo di casino!” urlò d’un tratto prendendo eccessiva aria con i polmoni e
regalandosi una serie di fitte al petto.
“Porca puttana..”
Sibilò fra i denti toccandosi la ferita.
“Non ti scaldare come al tuo
solito. Sei mezzo rotto e sei vecchio ormai!”
Natt la fissò con due occhi
infuocati vagamente lucidi per il dolore. “Non dare mai del vecchio a Nathaniel
Kluge!”
La donna rise sollevata della sua
faccia offesa. Guardò la stanza e poi lo osservò mentre sirisistemava buonobuono nel letto. “Ma quando ti
fanno uscire?”
“Fra una settimana.. mi sono rotto le palle!” borbottò scocciato.
L’infermiera che transitò in quel
momento nella camera per controllare la flebo, era
molto carina. Rowan lo guardò aspettando le solite esclamazioni del degente che
non aveva certamente perso la vena suina, anche ridotto in quel modo. Lo vide
fare un sorriso distratto alla donna e tornare a guardare il muro davanti a se.
Quando la
ragazza uscì Rowan era il ritratto dello stupore “che ti è successo?! Non hai
neanche cercato di tastarla?”
“Chi?”
“L’infermiera!” esclamò incredula.
Lo vide alzare le spalle, accavallando
una caviglia sull’altra “manco l’ho vista” mormorò guardando la porta “ma
quanto ci mette?”
Rowan sospirò assistendo al
declino del grande Kluge, innamorato come non mai.
Poteva dire di averle viste tutte…quella cosa ancora le
mancava!
Quando Lyse apparve, in un
tripudio di capelli ricci e con un sorriso che avrebbe steso il più duro dei
cuori, si fiondò sul marito baciandolo con una foga che la fece sorridere.
“Fortuna che non sei malato di cuore!”
trillò facendo sobbalzare Lyse che si staccò in fretta.
“Ciao Rowan” mormorò arrossendo
fino alla radice dei capelli e facendo uggiolare Natt. “Ti ho portato una
cosa!”esclamò tirando fuori la foto dell’ecografia che i due fissarono senza
capirci nulla. Lyse ridacchiò quando lo vide girarla in tutte le posizioni.
“Ho capito..”
Sussurrò infilando la cassetta nel videoregistratore sotto la piccola tv. Quando
accese lo schermo un rumore stranissimo lo fece sussultare
“cos’è?” domandò timoroso
“E’ il cuore!” mormorò sorridendo
fra le lacrime. Lo vide restare a fissare lo schermo mentre lei gli ripeteva le
esatte parole del medico “anzi…i cuori…sono due”
Natt la fissò distogliendo lo sguardo
a fatica dallo schermo. Si drizzò senza neanche sentire il dolore al petto che
riprendeva sordo e costante.
Era come se fosse anestetizzato dalla
testa ai piedi. Anzino. la
testa no: nel cervello sentiva solo un gran fragore e il sangue che scorreva
velocemente.
“Sono due?” domandò con la voce flebile
mentre Lyse tornava accanto a lui e si sedeva
stringendolo.
“Si, sono due…sarà un bel casino!”
Affermò asciugandosi gli occhi “si metteranno a piangere contemporaneamente e
quando finirà uno, attaccherà l’altro...vorranno una macchina
per uno e tasse doppie all’università..” Continuò il fiume di parole stordendo Natt
che spense la tv crollando di steso.
“Due…sono due..”
Continuava a ripetere mentre Rowan emozionata si asciugava gli occhi e gli
stringeva la spalla “complimenti Kluge! Un’ulteriore
prova della tua maschia virilità!” commentò facendo scoppiare a ridere la
ragazza.
Natt la guardò sbattendo gli occhi
per riprendersi. Si schiarì la voce e le guardò entrambe “e già…”
Lyse lo stringeva facendo
attenzione alla ferita e la abbracciò con forza, infilando il viso fra i capelli
e facendola ridere “molla Natt, non sei in grado di fare molto in questo modo …e
siamo in un ospedale!” gli ricordò imbarazzata.
Rowan distolse lo sguardo
sorridendo dentro di se e invidiando quella ragazza che stringeva
appassionatamente un amore non corrisposto e mai rivelato.
Lyse lo sentiva respirare male, si
scostò e vide con sorpresa che si era commosso più di lei.
Torno ad abbracciando sentendosi
stringere un po’ troppo “sei felice?” domandò con voce bassa. Natt annuì più
volte stritolandola affettuosamente. Quando si ricordò
della ‘cosa’, si staccò di poco dalla moglie e fissò
la donna che guardava fuori della finestra “trovala Rowan, fammi questo regalo”
La donna botticelliana si voltò
con un sorriso “pensa a guarire e allenati a fare il padre, che al tuo amico ci
penso io”
Play
“Cos’è quella? Una sigaretta, per
caso?!”
Lyse lo fissò con le mani sui
fianchi abbondanti mentre Natt la stava per accendere. La tolse dalle labbra
con un sospiro esasperato.
“Bravo” sghignazzò dandogli un
bacio appassionato. “Però sarebbe divertente vederti ‘fumare’ da quel buco!”
“Disgraziata” sussurrò
abbracciandola con un’aria tenera e stupida allo stesso tempo: ormai era
perennemente stampata sul suo viso.
Il telefono che squillava fu
afferrato da una mano barcollante nel nulla “fammi rispondere..”
Mormorò la ragazza assai divertita e con aria sognante. Erano talmente innamorati
che risultavano quasi odiosi!
Quando
sentì la voce imbarazzata di Jesus, Lyse saltò per la sorpresa “ciao!! Come
stai? Come va? Tutto bene? Maret?”
Lo investì con un centinaio di
domande mentre Natt si tappava divertito in un orecchio con il dito e sorrideva
alla moglie cospargendola di baci “te lo passo subito”
Prese la cornetta continuando a
coccolare la donna che sbuffò per il mal di schiena “bella
chico, non ti ho più sentito. Maret è già entrata in quella fase fichissima che ogni uomo sogna? Come quale? Quella in cui hanno la libido alle stelle!” tacque rimediandosi
un’occhiataccia da Lyse nuovamente imbronciata per via degli ormoni.
Le diede un altro bacio mentre Jesus
tentennava all’altro capo del telefono “ho in braccio tre persone, sbrigati a chiedermi
sto favore, chico” ridacchiò smorzando dopo un attimo il sorriso.
Lyse lo vide diventare tremendamente
serio. Anche quando è serio è bellissimo! Pensò
dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi dalla comoda posizione per lasciarlo
spettegolare in santa pace.
Natt si alzò
dalla poltrona strusciandosi istintivamente la cicatrice della pallottola
“certo come no...certo che ti aiuto” mormorò avvicinandosi alla finestra
della lussuosissima abitazione.
“Tutto quello che vuoi.” Gli concesse
sentendolo sospirare “lo sapevo già...me l’ha detto
Rowan….voci di corridoio” mormorò mordendosi un dito
pensieroso.
Jesus sentiva la
propria dignità sotto le scarpe, ammettendo di non avere i mezzi necessari per
scovare la propria donna “stavolta gliela faccio pagare!” sibilò mezzo
arrabbiato “stavolta sono frustate!”
L’amico sorrise
con una smorfietta maliziosa in ricordo dei vecchi tempi in cui folleggiavano e
mettevano a ferro e fuoco Londra. “Potevi chiamarmi prima, idiota senza palle
per chiedere i favori” esclamò uscendo all’aperto e respirando l’aria fresca
della sera “Maret mi ha fatto conoscere quella meraviglia di Lyse e mi ha
salvato la buccia, puoi stare certo che ti do una mano a rintracciarla”
Quando
attaccò restò per un po’ di tempo silenzioso, organizzandosi mentalmente. Poteva
essere ovunque e Rowan non gli aveva più dato notizie.
Il suo pupillo nonché
nuovo amante, Seth, era parecchio in gamba e allacciato ad una rete di
informatori mai vista.
Doveva chiamare Beatrix: quella
donna aveva la lingua tagliente e un fascino da stenderti alla prima occhiata. La fotocopia di CharlizeTheron rossa di capelli e col fuoco nelle vene.
Beatrix lavorava alla Cia, neanche a farlo apposta e
faceva il bello e cattivo tempo con i colleghi.
Era particolarmente esigente, la
signorina…meglio tacere quel particolare a Lyse: avrebbe dato di matto.
Paul sarebbe
stato facile da reperire: un hacker con le palle, roba
mai vista! E poi non aveva quell’amica carina con cui corrispondeva
tempo fa? Marlene, Charlene…una cosa
così.
Inoltrare
un identikit di Maret...mhh….Laurence gli doveva un favore: s’era preso più mazzette da lui
che tutto il NYPD!
Scosse la testa qua e la sbuffando
e girovagando su e giù.
Ma si, un po’ di
azione gli avrebbe fatto bene, si riposava da troppo tempo. Il problema,
ora, era spiegarlo a Lyse
Entrò in casa continuando a toccarsi
la cicatrice che gli prudeva stranamente, sebbene fosse quasi del tutto guarita
e gli rimanesse solo il segno sulla pelle.
Aveva anche pensato di farsela
togliere con la chirurgia estetica, più che altro per lei. Non gli andava che
s’intristisse ogni volta che la vedeva: la notte, a
letto, era sempre malinconica mentre la osservava continuando a stringerlo.
Per lui poteva anche rimanere lì
come trofeo di una guerra combattuta e vinta in extremis. Ce ne
aveva tante qua e la sparse, una in più o in meno non faceva differenza.
Si ricordava ancora di quando
Votan l’aveva trasportato in ospedale.
Quando credeva di stare per
morire, un tipaccio con la voce lugubre e preoccupata se l’era caricato senza
tante storie in macchina e l’aveva lasciato in ospedale scusandosi del fatto
che non potesse rimanere a farsi un drink insieme, ‘perché
doveva andare a tirare fuori quei deficienti sentimentali dai guai’
Seee, aveva pensato mentre lo
spogliavano in fretta nella sala operatoria, con un risolino malandrino sulle
labbra secche e mezze congelate, pur di
rivedere Shaz e fare l’eroe, avrebbe fatto carte false e bruciato
Praga da cima a fondo.
Lyse aveva insistito perché la
lasciasse lì dov’era per due ragioni: primo, si sarebbe ricordato della brutta
avventura e non si sarebbe cacciato in pasticci e secondo…beh, secondo la
signora, passato il primo pensiero che se fosse stata qualche millimetro più
giù, avrebbe avuto una tomba su cui andare a piangere, era sexi e arrapante. E se la signora diceva che l’attizzava, lui doveva
accontentarla!
Non sia mai...sghignazzò
come un idiota.
“È scappata un’altra volta?! Oh santa miseria, ma che ha nel cervello quella benedetta ragazza?!”
Lyse si strusciò arrabbiata la
mano sulla panciona. “E il tuo amico ancora ci perde
tempo dietro?! Ho una comitiva di amiche single: se le
vuole conoscere basta che mi chiami!” esclamò incredula che Maret l’avesse
fatto un’altra volta.
Natt la fissava divertito:
cambiava umore ogni cinque secondi “Mi ha chiesto un favore”
La donna lo fulminò con un’occhiataccia
e non parlò per qualche istante “Se ti azzardi a prendere una pistola in mano..” Tacque e restò a fissarlo negli occhi
tremendamente seria “Natt…”
“Devo solo trovargliela, nessun
sparerà a nessuno!” esclamò cercando di non farla agitare e allungandosi un bel
po’ per abbracciarla.
“Prega che sia così, moretto!”
sibilò staccandosi da lui mezza arrabbiata “chiamami Jesus, ci parlo io con
lui”
“Perché?”
le domandò senza capire mentre la moglie gli toglieva il telefono di mano e
cercava il numero rimasto in memoria “cavolo, c’è l’identità privata. Forza,
numero!” esclamò dura “gli voglio spiegare una cosa fondamentale: se ti mette
nei guai, lo andrò ad ammazzare personalmente!”
Sull’aereo si scambiarono due parole, ognuno rinchiuso nel proprio
guscio
Jesus attendeva impaziente l’arrivo di Natt con tutta la
banda al completo. Il suo amico non si era mai risparmiato quelle rare volte
che gli aveva chiesto un favore.
Uscì nello spiazzo della Villa con le mani in tasca,
aspettando l’arrivo del re dei Buffoni. Ariel lo guardava
appostata alla finestra “chi aspetti, capo?” domandò seduta mezza fuori
e mezza dentro.
Lui la fissò per qualche istante, con aria assorta e seria.
“Natt”
“Oh mio dio!”
La ragazzina caracollò dalla finestra e cadde a terra
battendo il sedere mentre Jesus si sforzava di non sorridere: gli si erano
atrofizzati i muscoli facciali a forza di pensare a Maret.
“Ci vediamo fra qualche mese” esclamò alzandosi e cercando
di rintanarsi in casa.
“Vieni qui, scemetta” le ordinò
facendole un segno e indicandole il viottolo “impara come si fanno le grandi
entrate”
La ragazza si avvicinò e lo fissò di sottecchi: come mai era
così serio?
Quello sguardo negli occhi non gliel’aveva mai visto. Da
molti mesi a quella parte non era mai stato così…vivo.
Sentì un rumore lontano mentre il suo capo guardava
l’orologio “è in ritardo come al solito. I suoi venti
minuti di ritardo sono più precisi di lui” mormorò
fremendo nell’attesa.
La ragazza si appoggiò alla colonna all’entrata e attese,
sentendo il rumore crescere…macchine, molte macchine. La prima, lucida e nera,
spuntò dopo qualche minuto e si andò a sistemare sulla rotonda alla sinistra di
Jesus. Le guardò affluire dal vialottolo una dopo l’altra come tanti calabroni
che uscivano dall’alveare.
“Ma quanti sono?” sentì bisbigliare
la ragazza accanto a se.
“Quando Natt si sposta lo fa in grande”rispose dondolando
sulle gambe e osservando le macchine parcheggiate e gli uomini che uscivano da esse con aria seria e professionale.
“Impara una cosa. Non c’è niente di meglio dello spiegamento
di mezzi per intimorire l’avversario” le disse
divertito dall’espressione allibita della ragazza “ma in questo caso di tratta
di fare il cazzone e basta!”
Ariel lo guardò di sfuggita, osservando come le macchine avessero intasato lo spiazzo...ma quante ne dovevano arrivare ancora?!
Jesus scese i tre scalini, immettendosi nel sole caldo,
quando la portiera di una macchina si aprì e un uomo vestito piuttosto
formalmente ne discese con un sorriso smagliante.
Si avvicinò al suo amico che aiutò Lyse a scendere e li
guardò con un pizzico d’invidia e molta felicità per loro.
La ragazza sorrise in direzione del marito e puntò lo
sguardo su Jesus che sorrideva a sua volta, le parole di minaccia della donna
che gli vorticavano in testa.
Stette un po’ a fissarlo e si disse che doveva essere
proprio stupida la sua amica a lasciarsi scappare uno così. Deviò lo sguardo
sulla ragazzina all’entrata, che restava incredula a guardare quello
spiegamento di forze e si chiese chi potesse essere. Una dipendente? Un po’ troppo giovane, pensò appoggiandosi alla
macchina.
“Ma quanto sei cazzone..” Mormorò
Jesus all’indirizzo di Natt che lo guardava ridacchiando
“Tutta gente che serve.” Gli rispose osservandolo dal basso
verso l’alto “ma come cazzo sei vestito?!”esplose circondandolo in un abbraccio
un po’ più affettuoso del solito mentre Lyse li guardava intenerita e
continuava ad osservare Ariel che era scesa di qualche
gradino.
Natt la vide e le fece un cenno di saluto che la fece
rabbrividire.
Quella è la moglie? Quel
tipo assurdo è sposato?! Si domandò la ragazzina andandogli incontro e
alzando una mano titubante “ciao..”mormorò guardando
Lyse che le sorrideva…come faceva una
così ad essere moglie di quello la?! Si domandò fissandola un pò troppo.
“Se ti stai chiedendo come faccio ad
averlo sposato, pensa che me lo sto ancora chiedendo” ridacchiò facendola
sorridere.
“Me lo stavo domandando, infatti” borbottò schiarendosi la
gola mentre Natt la fissava come al suo solito e le faceva venire i brividi
“come va il lavoro? Ti tratta bene questo qui?” le domandò tranquillo e pacato continuando a guardare Lyse che si sventolava per il
caldo “chico” mormorò attirando l’attenzione di Jesus. Gli fece un cenno
silenzioso di entrare in casa e prese la moglie sottobraccio “avrai sempre un
posto nel mio cuore”sospirò divertito ad Ariel che lo guardava incredula.
Quando rielaborò quella battuta, la ragazza avvampò “ma quanto sei…ma per carità! Piuttosto la morte!”esclamò facendo
scoppiare a ridere Lyse “sei una sua ex vittima?” domandò
alla ragazza che abbozzò un sorriso “gli sarebbe piaciuto!”
Aeroporto
“La prossima volta guidi tu” mormoro mentre saliamo
sull’aereo e mi tocco ripetutamente i punti che ha baciato ad ogni santo semaforo. La parte sinistra del viso reclama la sua
razione. Ho beccato l’onda rossa, neanche a farlo apposta!
Lo vedo ghignare mentre la hostess
ci dirige ai nostri posti in prima classe. Mi piace spostarmi per lavoro,
abbiamo sempre il meglio.
“Come vuoi” ridacchia indicandomi i sedili giganteschi come
poltrone a due piazze.
Scivolo dentro, accanto al finestrino e solo dopo mi rendo
conto che il bastardo mi ha bloccato ogni via di fuga in quel modo.
“La smetti?” domando leggermente
imbarazzata.
“Non ho fatto niente” ribatte accomodandosi con un sospiro
“mi sa tanto che Parigi la ricorderò a lungo..”
A quelle parole rabbrividisco e divento rossa: che vuol
dire…che intende…
Sento il suo dito che mi sfiora il viso e abbasso lo sguardo
per quale istante, prima di voltarmi verso di lui, ritratto della serietà.
“Non ho mai avuto un capo così attraente” mormora lanciando
prima un’occhiata accanto a se, al discreto passaggio di una hostess.
Io lo guardo e sorrido seguendo con piacere la scia delicata
che traccia il suo dito sulla pelle “ti faccio sgobbare ugualmente” ribatto rimediandomi un sorriso sensuale e un buffetto sul
naso.
“Vedremo!” esclama tornando al suo posto e afferrando una
rivista che sfoglia distrattamente. La rimette al suo posto dopo un attimo e
torna a guardarmi.
“Raccontami qualcosa di te.”
Un fantasma che si guarda nei suoi occhi, non potrebbe
essere più reale.
“Cosa vuoi sapere?” domando
conciliante voltandomi verso di lui e lasciando che la gonna salga appena un
pochino.
Lui m’indica le gambe e sorride “qualunque cosa mi distragga da quell’invitante paradiso. Ma non potevi
metterti i jeans? Mi arresteranno per
molestie sessuali, una volta arrivati sul suolo francese!”
***
Nell’appartamento che ha trovato Jesus, regna la
tranquillità. La città è meravigliosa, con le sue mille luci dorate che
risplendono nel crepuscolo della sera.
Esco sul piccolo terrazzino e respiro l’odore della Senna.
La città gli innamorati ..e io sono
qui con una persona che di romantico non ha nulla!
No, forse…qualcosa…se lo cerco molto bene, c’è.
Poso la giacchetta sulla spalliera della sedia e siedo
accanto alla finestra aperta.
Parigi…l’ho sempre
voluta visitare!
Contemplo sognante
la Ville Lumière. Mi appoggio alla cornice impolverata, passandoci
distrattamente la mano sopra ed eliminando l’eccesso con un soffio deciso.
Parigi ti cambia, decido
sentendomi subito bene. Si, sarebbe stato un ottimo posto per ricominciare a
vivere. Potrei lasciare la polizia e comandare la filiale…perchè no?
Guardo i miei vestiti con una smorfietta comica: avrei fatto
man bassa della moda parigina!
Sorrido sempre di più a quella sciocchezza tipicamente
femminile e smetto solo quando penso...a Votan…che è stato un vero cavaliere
durante il volo: mi ha messo a mio agio, coccolandomi continuamente, in maniera
discreta e affettuosa… e ha fissato le mie gambe per tutto il tempo! Passare
del tempo da sola, con Lui… sempre a stretto contatto… poteva succedere di
tutto.
Una vocetta maligna e dispettosa prende il sopravvento.
Me lo sento: ci scapperà il morto, se comincerà a fare lo
stronzo...e sicuramente il cadavere non sarà il mio!
Nell’appartamento accanto, Votan stava per tirare giù una
parete a pugni. Che cazzo era saltato in testa al
biondino di mandarlo insieme a quella sciroccata a Parigi?!
Io odio Parigi!
Uscì sul terrazzino e guardò con disgusto la città che
brillava. Quanto vorrei
staccargli la corrente, a sti coglioni! Sai che divertimento?!
Si appoggiò alla ringhiera e sbuffò e mugugnò finché non fu
stanco…e finchè non sentì dei lievi risolini. Attizzò le orecchie e un attimo
dopo la sua espressione si trasformò in qualcosa che neppure lui seppe
spiegarsi. Ascoltò interessato le risatine della sua vicina e la musica che
usciva dall’appartamento. O Parigi le fa bene, o si sta drogando!
‘La
vie en rose’…Votan
si diede una manata in faccia e mugolò! O cristo santo! Mi ci
ubriacherà con quella robaccia romantica! Cos’era, il fuso orario? La bellezza
della città?! Se prova a fare la stronza, le sparo e
la getto nella Senna e i pesci banchetteranno con le sue membra livide!
Con quel pensiero consolante si gettò sul piccolo letto
soddisfatto. Dopo un secondo lo guardò con disgusto: che diavolo è sta roba?Un
letto ad una piazza?!
Figuriamoci, con tutto quello che aveva in mente di fare con
lei, un letto singolo non sarebbe bastato! Si accomodò
nuovamente e fece mentalmente una lista:
far saltare le centraline della città, sedurre Shaz e comprare un letto
matrimoniale…non necessariamente in quest’ordine!
***
L’anonimo appartamento nella periferia della città, sede
della filiale, non aveva niente a che vedere con la suntuosità della Villa. ‘Fanne quello che vuoi, sistemalo tu’
le aveva detto Jesus sempre conciliante.
Shaz lo guardò con aria perplessa, non sapendo dove mettere
le mani.
Una scrivania per
cominciare, sedie comode e confortevoli, atmosfera
professionale. Decise girando per il negozio tutto il giorno. Aveva
evitato di chiedere qualsiasi parere a Votan per fargli vedere che se la sapeva
cavare da sola, ma lo sentiva continuamente ridacchiare.
Alla fine lo guardò scocciata “di quello che hai da dire senza ghignare in quel modo osceno.”
Votan le tolse di mano una lampada da tavolo e ne prese
un’altra “non devono mica stare in una bomboniera!” le disse secco “allo studio
ci penso io, tu occupati del resto!”
Shaz lo lasciò fare senza parlare e poi ammirò il suo nuovo
studio con occhio critico “freddo e gelido. Rispecchia il tuo carattere, non il
mio” sibilò aggrottando la fronte perché a quel livello di eleganza,
lei non ci sarebbe arrivata.
“Essenziale e pratico! Non ti serve molto,
a parte un computer” esclamò divertito della sua faccia scocciata.
Shaz respirò a fondo e dovette convenire che su qualcosa aveva ragione.
C’era poco colore in quella stanza. Il pomeriggio stesso
uscì e acquistò delle piantine che sparse sul balconcino. Un bel bonsai sulla
scrivania. Lo aveva sempre voluto.
Provò la poltroncina che avevano comprato, o meglio, che
Votan aveva indicato al commesso con un secco “quella la” e aggrottò la fronte.
Cuscini. Un paio, almeno.
Quando il killer entrò e la trovò a
picchiettare con una mano su un cuscino stranamente in tono con l’ambiente,
sghignazzò “lo sapevo che dovevi metterci le mani tu!”
“E’ il mio studio. Lo arredo come mi pare” gli disse seccata per la sua insolenza. Si avvicinò come una
furia quando lo vide osservare troppo intensamente il bonsai “toccalo e ti butto di sotto. La tua aurea malvagia lo farà morire, non stargli troppo vicino” ringhiò nel suo orecchio.
Quando si voltò, Shaz ricevette un metaforico pugno in
faccia “lo sai potare, amore mio?”
Restò per un po’ senza parole poi distolse
lo sguardo “no…guarderò su Internet e mi farò una cultura”
Il modo frettoloso e balbettante con cui lo disse, lo
indusse a fissarla più del solito. “Non lo dico più, se fai quel musetto
spaventato”
Il telefono prese a squillare insistentemente. Shaz rispose
pensando che potesse essere una sola persona. ”Ciao Jesus, dimmi”
“Una è viva. L’altro?”domandò divertito, giocherellando con
il gattino che si contorceva sulla scrivania e continuava a mordicchiare un
foglio appallottolato.
“Ancora in piedi ma ci manca poco. Sta toccando il mio
bonsai e io sto per tirargli il portacenere in testa” borbottò
irritata e a disagio per il modo stupido con cui aveva riposto al suo ‘amore mio’.
“Domani arriveranno un paio di tipi. Avete messo a tutto a
posto e fatto i bravi?” ridacchiò sempre allegramente
facendo sorridere la donna.
“Si…che devo sapere di loro?”
“Fa scorta di sigarette e alcolici” le disse guardando le
schede dei due. “Ti mando le informazioni necessarie. Sta attenta a Ramirez, è
strano ed è un lumacone peggio di Natt.”
Il nome del sicario la fece sobbalzare “come sta? E Lyse?” domandò in fretta
facendo girare Votan.
Con un gesto istintivo attaccò il viva voce “sta bene, stanno
schifosamente bene insieme anche se è incazzato parecchio per il fatto di dover
smettere di fumare.”
Shaz sorrise al telefono “meno male, sono contenta per loro..”
...e il modo in cui lo disse fece
alzare gli occhi a Votanche la fissò
sorpreso. Era ..dolce, aveva uno sguardo dolce che non
le aveva mai visto.
Quando attaccò si rivolse a lui con
un’aria seria e compita “domattina andrai a prendere questi due e li porterai
qui” esclamò indicandogli le foto sul computer “niente battutine e niente
ragazzina o mocciosa….e niente Shaz” gli disse a bassa voce dopo un attimo
“Sharon Laverne non esiste qui a Parigi. Davanti ai
clienti e agli altri sono… Claire! Ma si, mi è sempre piaciuto come nome, se
avrò mai una figlia la chiamerò così” sussurrò
l’ultima frase con lo sguardo perso e poi si riscosse “mi hai capito…schiavo?”
Votan la fissò per un po’ chiedendosi se scherzasse o se
facesse sul serio. Mai visto così seria, quella ragazza!
“Come no? Devo darti del lei o del voi?” domandò
ironicamente.
“Non fare troppo lo spiritoso, ho un’immagine da formare e
da mantenere. Jesus ci tiene, IO ci tengo!”esclamò a
voce un po’ troppo alta.
“Abbassa i toni, femmina. Non montarti troppo la testa e non
rompermi inutilmente le palle. I tuoi ordini sai dove te
li puoi mettere”
Shaz respirò a fondo due o tre
volte e poi gli si piantò davanti, fissandolo negli occhi “non farmi incazzare
prima del tempo. Non mettermi i bastoni fra e ruote e non
contestare le mie decisioni. E soprattutto..” Sibilò
alzando un dito “..davanti agli altri non aprire bocca
a sproposito. Devono considerare me come il loro capo, non te!”
Votan sorrise, smuovendo violentemente la
‘cosa’ che riposava all’interno dello stomaco della donna.
“Hai paura di me” sghignazzò avanzando verso di lei “hai paura che ti faccia le scarpe!”
Shaz sollevò gli occhi al cielo e sbuffò “come no? Basta che
ci credi” mormorò distratta dalla sua presenza fisica.
Poi si ricordò una cosa che le aveva detto Jesus e alzò gli
occhi su di lui che continuava a fissarla divertito “se eviti di rompere per un
mese intero, potrò prendere tutte le decisioni che
voglio…ti rimanderò a casa o ovunque vorrai andare.” Gli disse attirando la sua
attenzione sulle labbra che si muovevano lentamente.
“C’è un unico posto in cui gradirei essere accolto, tesoro”
sussurrò piegandosi su di lei.
Quelle labbra…quelle labbra che non baciava da troppo tempo..
“Perché stai fissando la mia
bocca?” domando ansiosa.
“Non ti sto fissando la bocca” le rispose nuovamente
distratto.
“Si invece, lo stai facendo anche
in questo momento” sbotto innervosita mentre immagini oscene mi frullano per la
testa. Se mi guarda troppo intensamente temo possa
vederle.
Votan la guardò a fatica negli occhi e aggrottò la fronte “guardo quello che mi pare di te!”
Quella frase mi imbarazza fino alla
radice dei capelli, rendendomi incapace di rispondere a tono.
Lui si avvicina e mi abbraccia, facendomi ritrarre in me
stessa “sempre tesa! Rilassati un po’ o l’ipertensione ti ammazzerà!” ridacchia mentre abbozzo un lieve sorriso che muore di
fronte alla sua espressione seria.
Vuole baciarmi, lo vedo da come mi guarda. A quel pensiero
il mio corpo si tende e istintivamente lo allontano. Perchè mi comporto così?
Perché non mi fido.
Lo sento sospirare e qualche secondo dopo, torna ad abbracciarmi
con una presa da orso, fino a soffocarmi “ho tutto il
tempo che voglio, niente suocere fra i piedi e i nostri appartamenti sono
attaccati: non mi scappi, ragazza.”
Questi sono strani.
Non ho mai visto gente più strana di questa! Pensò seduta di fronte ai due
nuovi acquisti di Jesus.
Ramirez Contrero, 27 anni, un
genio spagnolo dell’elettronica. Sguardo sfuggente e nervosismo a livelli
impossibili. Ma come fa a lavorare? Non gli trema la mano,
se si agita in quel modo? pensò scrutandolo da
capo a piedi.
Il ragazzo sedeva quasi in bilico sulla sedia e continuava a
dondolare una gamba lanciando occhiate a destra e a sinistra.
Lolita - si chiama
Lolita! Che cavolo di nome da dare ad una bambina!-
Scarrabi, 30 anni, una bellezza italiana da farti
girare la testa; carnagione olivastra, occhi e capelli scuri…somigliava
vagamente ad un’attrice di cui non ricordava mai il nome.
La calma che emanava quella donna era quasi insopportabile
in contrasto all’irrequietezza di Ramirez.
Lanciò un’occhiata a Votan che la stava fissando e sorrise
aspramente. Gli ha fatto già girare la
testa. Con un moto di disappunto che non seppe spiegarsi, si sedette sulla
sua poltroncina, fasciata del suo migliore tailleur estivo che le stava a pennello e metteva in risalto… il culo! Come l’aveva
definito sua signoria il piccolo principe, che se ne stava in fondo allo studio
a slumare avidamente la capoccia della donna che si
girò un attimo e gli sorrise con aria seducente.
“Jesus vi avrà sicuramente informato, sono
il nuovo capo della filiale di Parigi. Dovrete rispondere a me per qualsiasi
cosa” disse con voce ben modulata e aria seria.
Le verrà un crampo alla faccia se si sforza in quel
modo! Pensò Votan divertito. Sembrava quasi seria e quasi
affidabile. Mentre Shaz...anzi, Claire, parlava con i
due killer, Votan la fissò a lungo, studiando ogni più piccola mossa.
Era nervosa e lo vedeva da come agitava le mani. Di solito
Shaz non gesticolava così tanto. Ce la stava mettendo tutta per non far
sfigurare Jesus e se stessa.
Era commovente, pensò lasciandosi
scappare un sorriso dolce che attrasse lo sguardo di Shaz. Lo fissò per un momento, poi tornò ad occuparsi dei due.
Quando se ne andarono, Shaz si
abbandonò contro lo schienale rendendosi contro di essere stata tutto il tempo
rigida. Chiuse gli occhi e sospirò affranta. “Non pensavo che fosse così
faticoso..ma come fa Jesus?” mormorò ad alta voce ignara della
presenza di Votan che era rientrato silenziosamente dopo aver scortato come un
bravo cagnolino i due ospiti.
La sentì bisbigliare quelle parole e sogghignò “non è una
mezza calzetta come te” rispose secco accomodandosi
davanti a lei.
Shaz si rizzò immediatamente trovandolo col suo solito sorriso
smagliante.
Una volta non sorrideva così. Era sempre ombroso e distante
e perennemente di cattivo umore. Non mi
piace che sorrida in quel modo! Pensò
aggiustandosi.
“Togliti quella finta espressione dalla faccia. Non mi freghi, ti conosco” la canzonò incrociando le braccia dietro
la testa.
La camicia leggera che portava era quasi trasparente alla
luce che proveniva dalla finestra.
Shaz guardò i contorni indistinti per un attimo di troppo e
distolse gli occhi portando a posarli sul computer.
“Datti una rilassata quando parli con quelli o ti partirà un
embolo”
“Ero rilassata “ mentì spudoratamente.
“Come no? E il pezzetto di carta
che hai arrotolato tutto il tempo?
Shaz abbassò lo sguardo sulla strisciolina malconcia e
arrossì.
“Non sei andata male, un po’ più naturale e la prossima
volta. Eri uno spettacolo da guardare!” ridacchiò facendola avvampare sotto il
trucco leggero.
In che senso ero uno
spettacolo? Si domandò facendo finta di niente e accendendo lo schermo del
computer per riprender la partita che aveva lasciato in sospeso.
“Tu che ne pensi di quelli?” domandò dopo un po’ con voce
distratta dalla partita a biliardo che stava facendo.
“Lei è una gran topa” esclamò facendola
sbagliare “il ragazzino è troppo nervoso. Si beccherà una pallottola prima o poi” dichiarò serafico.
“Meno male che almeno lei ti è piaciuta” commentò con una
lieve vena acida, seguendo con gli occhi una traiettoria immaginaria.
“Ma a che stai giocando?” domandò
d’un tratto sbucandole accanto e facendola saltare.
“Mi hai fatto sbagliare!” esclamò lanciandogli
un’occhiataccia veloce.
Votan fece una smorfia e la prese per l’avambraccio
tirandola su “andiamo a giocare davvero.” Le ordinò
con scioltezza.
Shaz lo guardò male e abbozzò. Era stanca e le andava
proprio una bella partita a biliardo.
“Scendi da quei trampoli ed esci da sto
vestito assurdo. Ti fa il culo ma non fa te”
le disse enigmatico lasciandola.
La ragazza lo guardò interrogativa. “E
cosa…cosa farebbe...me?” domandò temendo la risposta.
Votan la contemplò e all’istante si ritrovò nuda nella sua
mente. “Io mi ti farei volentieri” sghignazzò facendola avvampare mentre
metteva a posto la sedia e spegneva il computer.
“Queste battute stupide tienile per te!” gli rispose secca
mentre la cosa si muoveva freneticamente dentro il suo stomaco.
“Ma quale battuta?!”domandò facendo
finta di non capire.
***
“Dove l’hai trovata sta saletta?” gli domandò mentre si
dirigevano al tavolo con le stecche.
“Sulle pagine gialle, dove sennò?” rispose divertito dalla
sua sagacia
“Io lavoro e lui cazzeggia. È giusto” sospirò
comicamente.
Resto a guardarla mentre sistema le palle
nel triangolo nero. E’ molto più carina così: jeans, maglietta. A che diavolo le
serve quel coso che si mette e che la fa sembrare fredda e irraggiungibile? Così
invece…penso sorridendo mentre s’impiccia con le sfere colorate è naturale.
Ed è bellissima.
Sfrega un angolo della tempia, cercando di ricordare la
giusta disposizione delle sfere. Ci faremo notte, ma non importa.
Pur di restare con lei, sono disposto a chiuderlo io, sto buco parigino.
Mi guarda mentre aggiro il tavolo, avvicinandomi a lei in
silenzio.
“Non ricordo..”mormora imbarazzata
“queste due non ricordo mai dove vanno” finisce tentando di essere fredda con
me.
Perché deve farlo, non riesco
ancora a capirlo.
Le prendo le mani e le incrocio semplicemente. Ha le manine
piccole e lisce, così morbide da scatenare la fantasia.
Shaz lasciò cadere le due boccette all’improvviso come se
scottassero, troppo sorpresa da quel gesto. Si allontanò con fare casuale
continuando a strusciare isterica il gessetto blu sulla stecca.
Finirà per consumarlo del tutto!
Ridacchio dentro di me, osservando con palese compiacimento il suo nervosismo.
Da una parte è un bene, soddisfa la mia stronza vena
maschile. Dall’altro mi secca. Voglio che si fidi di me, la voglio veder
sorridere.
E voglio baciarla nuovamente.
Non mi basta più il ricordo di quel bacio fresco e
innocente: voglio sentirla su di me…o sotto di me, non ho preferenze.
La lancio vincere, solo per vederla girare attorno al
tavolo. È rilassata, si vede da come sorride, le smorfie che fa mentre pensa e
calcola la giusta traiettoria. È anche brava, mai trovata una donna capace di
giocare a biliardo.
Quando sbaglia, mi fa un gesto con
la mano, indicandomi il tavolo.
Votan la guardò dall’alto in basso un’altra volta. L’aveva
studiata da tutti i lati e aveva trovato il migliore. Sbagliò per l’ennesima
volta e la cosa cominciava ad irritarlo. Grugnì verso di lei che lo guardò di
sfuggita domandandosi se la lasciava vincere apposta.
Shaz osservò la posizione della palla bianca e sbuffò. Si rigirò
in tutti i modi per colpire la nera e mandarla dritta in buca.
“Continua così e ti metto il timer come per gli scacchi!”
esclamò stanco della sua indecisione. Lei lo fissò per un attimo e posò la
stecca accanto a se. “Vai, ti lascio la mossa”
“Perché?”
“Non riesco a colpirla in nessun modo da qui. Se la sposti mi fai un favore”
La guardò esterrefatto “che razza di
giocatrice, vieni qua!” le ordinò senza spostarla di un millimetro. “Per
favore”
Shaz si avvicinò lentamente temendo che la mordesse.
“Prendila da qua” le suggerì spostandola verso di se,
posandole le mani sulla vita per farle assumere la giusta posizione.
“Non ci arrivo lo stesso” mormorò imbarazzata dalla
vicinanza. La sua voce si affievolì sentendo che la circondava e si piegava
dietro di lei.
La ‘cosa’ si mosse e scivolò
attraverso tutti i muscoli e il sangue, restando a livello del cuore e
impedendole di respirare.
“Allungati di più” le suggerì mormorando nel suo orecchio,
mentre studiava l’angolazione migliore.
L’aria vibrò come un trapano elettrico nella sua testa. La ‘cosa’ le
invase ogni parte residua mentre le sfiorava il braccio.
“Hai le braccine corte, in effetti” le dico conciliante
annegando nel suo profumo dolce. Non possiamo restare per sempre così?
Basterebbe che lei si girasse..
Shaz restò immobile sotto di lui che non accennava a
muoversi dalla sua posizione.
Sposto la mano per non perdere l’equilibrio, strusciandomi
su di lei volutamente. La sento trattenere il respiro mentre spingo il bacino
contro il suo sedere morbido. Questa è una cosa che mi frutterà o uno schiaffo
o un cazziatone senza precedenti.
“Scusami, ho perso l’equilibrio” mormoro staccandomi da lei
con un senso di incompiutezza che mi lacera. Accidenti
a lei, è troppo soffice: dovrebbe essere bandita e messa fuorilegge!
“Non importa..”sussurra guardandomi
di sottecchi.
Mi piace quello che vedo: è eccitata, le trema la mano che
tiene la stecca ed è leggermente sudata, in un locale con una ventilazione
eccellente.
Mi appoggio nuovamente, stavolta con decisione, facendole
scappare un gemito. La stecca colpisce una pallina a caso, scompigliando
l’ordine creato.
“Fine partita, direi” mormoro compiaciuto per averla stuzzicata
fino a quel livello. Lascio andare la stecca e le circondo la vita, tirandola
su dal tavolo sul quale era quasi sdraiata. Ho fatto bene a prendere quello più
discosto.
“Mi sono stufato, andiamo a casa?” mormoro nel suo orecchio,
spostando i capelli che ricoprono la spalla e deponendovi un bacio sopra. E poi un altro, salendo e facendola mugolare.
Annuisce più volte in silenzio. Quando
lo fa, vuol dire che è talmente eccitata da non riuscire a spiccicare
parola.
Si gira col viso abbassato, prendendo la borsetta piccola e
sportiva che ha appoggiato su un angolo del tavolo.
“Aspetta”
Lei alza lo sguardo velocemente con gli occhi febbricitanti
che mi lasciano senza fiato. Ok, fuori tutti. Sto per approfittarne seduta
stante. “Il bacio alla vincitrice è d’obbligo”
“Non esiste questa regola” mi risponde con la voce ridotta
ad un bisbiglio debole.
“E’ la mia regola, infatti”
La vedo saettare lo sguardo attorno a se, incupita “è una
bella regola” mormora appoggiando una mano addosso a me e scendendo fino
all’orlo dei jeans… occhio bimba, potrei anche perdere
il controllo.
Non si ritrae, ma neanche mi viene incontro. Male.
“Facciamo la prossima volta” le dico condiscendente per
testare la sua reazione. Lei mi guarda ancora per un attimo e poi annuisce in
silenzio, togliendo la mano che era salita sul fianco
e facendomi restare di merda. Non è stata una buona idea.
Che coglione, mi sono fregato da solo!
Capitolo 32 *** Prof, il cane mi ha mangiato il quaderno... ***
Occacchio
Occacchio! Adesso ha attaccato con Micheal Bublè!
Votan guardò il terrazzino da cui proveniva la musica e
mosse istintivamente un piede. Da una parte era contento di sentirla
canticchiare tutto il santo giorno. Le
si era anche spianata quella ruga perenne sulla fronte e non si alzava
più con le occhiaie.
Una mattina gli aveva chiesto a mezza bocca di prestarle
dello zucchero e Votan aveva potuto ammirarla al naturale, senza tutto quel
fondotinta che si metteva e che nascondeva il vero colore della sua pelle.
Si era fissato a guardare le pochissime lentiggini che
aveva…ha le lentiggini? Si era
domandato inclinando la testa incuriosito.
“Se faccio prima a scendere a
comprarlo, dimmelo” aveva mormorato imbarazzata sotto quello sguardo
insistente.
Con un gesto della mano si era spostato dalla porta,
facendola entrare e dandole libero accesso alla cucina un perfetto ordine.
“Come sei ordinato..” Aveva
bisbigliato mentre si riempiva il caffè di un’esigua quantità di zucchero.
Votan aveva sorriso senza replicare, mentre lei portava la
tazza alle labbra così irresistibilmente rosse anche senza rossetto.
Una cosa aveva capito, standole vicino: se ci provava
spudoratamente, aveva 1 probabilità su 1 di farla scappare a gambe levate.
Nuova tattica: prenderla alla larga e
aggirarla come uno squalo.
La guardò sorridere alla visione della presina da forno a
forma di mela e ci rinunciò. Per vederla sorridere ancora in quel modo, avrebbe
aspettato tutto il tempo necessario.
“Oh, scusa…avevi da fare? Ti ho disturbato?” gli domandò notando il suo sguardo fisso sulla vestaglietta di
raso verde acqua che aveva comprato in un negozietto del centro.
“No, aspetto ordini dal mio capo sexi” le disse notando un
breve accenno di sorriso.
Shaz giocò con la tazza timidamente “sei
ferrato in francese?”
Lo vide alzare un sopracciglio e sorridere come un matto
“come no? Non faccio altro che parlarlo tutto il giorno!”
“Ho scaricato il corso da Internet e non ci capisco niente
degli accenti e non riesco a pronunciare..” Restò soprappensiero
posando la tazza su un ripiano. “Una parola strana, pieno di lettere alla
rifusa…” Mormorò con un’aria stranita che lo fece sogghignare.
Shaz lo guardò sistemarsi meglio la maglietta attorno ai
fianchi e voltò lo sguardo imbarazzata. “Significa
oggi” gli disse a mezza bocca improvvisamente conscia della bizzarra situazione
in cui si trovava.
Canto degli uccellini, traffico ridotto a
zero in quella domenica mattina…loro due soli in un appartamento vuoto…loro due
soli...
“Ah, si...fa finta di avere un problema ad un dente e poi dì
aujourd’hui ” le disse distratto da quel piccolo neo
che aveva sull’occhio e che non aveva mai notato, essendo coperto dal trucco.
“Non le dico, ste parolacce
strane!” ridacchiò facendolo sorridere e deviando lo sguardo sui
jeans aderenti che indossava. Sono scandalosi, pensòarrossendo. Dovrebbero proibirli!
Si schiarì la voce e ci provò “non riesco ad arrotondare la erre” gli piegò masticando quella parola più volte
“Tu la distruggi, quella povera lettera che non ti ha fatto
niente!” esclamò facendola scoppiare a ridere “il francese è una lingua
dolce…come te..” Le sussurrò avvicinandosi un po’
“Ah...se lo dici tu..” Rispose
imbambolata e con i nervi che fremevano sotto le sue carezze gentili. “Non
parlare di lingua dolce, tu che mastichi quello strano codice pieno di
consonanti, aspro come le rocce e senza un accenno di vocale.”
“Come le rocce…fantasiosa” mormorò sorridendo “poi ti insegno le parolacce in slovacco. Sono ingegnose ed
efficaci per scaricare la rabbia”
Shaz annuì soprappensiero, non era solo la sua lingua ad essere aspra, “anche tu sei asprigno”
Votan la guardò avvicinandosi un altro po’
“non sempre…smettila di guardare la superficie” la incitò stanco di
essere considerato un barbablù. Le prese la mano portandola a contatto col suo
cuore e la vide alzare gli occhi intimorita
“stupisciti, batte anche il mio”
Sorrise, smuovendole violentemente la ‘cosa’
nello stomaco. Distratta dal ritmo regolare, lasciò che le accarezzasse la
mano, sfiorandogli il torace con un certo imbarazzo e cercando di cambiare il
discorso che stava facendosi pericolosamente intimo.
“Aujourd’hui” mormorò facendo una
smorfia.
“Senza fretta, la ‘hui’ deve
scivolare via dalle labbra” sussurrò avvicinandosi a lei. “Riprova”
Shaz lo fissò negli occhi incantata,
muovendo le labbra fino ad ottenere un suono quasi decente.
“Ci sei quasi” mormorò rapito, arrivando quasi ad
abbracciarla “ dillo un’altra volta..”
Shaz lo fissò sentendo il cuore che accelerava i battiti e
si spostò un po’ all’indietro vedendolo piegato su di se “va bene?”domandò con
un filo di voce, aspirando l’odore di caffè che proveniva dalla sua bocca quasi
a contatto con la sua.
“Va benissimo…adoro come muovi le labbra” mormorò allungando
una mano per stringerle la vita e tirarla a se. “Adesso dì….baciami”
“Non è francese..” Sussurrò con il
cervello che se ne andava a spasso fischiettando e la
scritta ‘Chiuso per ristrutturazione locale’ a
caratteri cubitali.
Votan la circondò lentamente accarezzandola con il solo
sorriso “Baise - moi...ripeti”
“E’ il corso avanzato…sono ancora al livello base” mormorò
piegando la testa da un lato, sotto le labbra roventi che stavano tormentando
il lato sinistro del viso.
Votan ridacchiò dentro di se a quella battuta, è proprio
da lei, e insistette torturandole la parte destra.
Shaz stava sprofondando nel paradiso e lo lasciava
continuare con la testa svaporata e gli occhi chiusi. Un delicato mugolio gli
accarezzò dolcemente il timpano quando si avvicinò alla fossetta sulla guancia
“dillo dopo di me” sussurrò sentendo che si aggrappava a lui sempre di più “baise-moi..”
Mormorò dandole due baci a fior di labbra.
“Baise - moi”
ripetè con un gemito flebile.
“Sbagli la tecnica..” Continuò
passandole le mani lungo le braccia che gli circondavano la vita e
fremevano.
“Correggimi” pigolò sfregando la
guancia contro il suo viso che la pungeva leggermente. Votan le prese il volto
fra le mani con la decisione dettata dall’impazienza, ammirandola rapito: era
una visione celestiale, era spettacolare...si abbassò a baciarla mentre Shaz
gli veniva incontro, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi.
Il raso dello stesso colore dell’acqua, scivolò fluidamente
attorno alle sue braccia nude, quando gli circondò il collo accarezzandogli la
pelle surriscaldata, le orecchie che rimbombavano nel silenzio della stanza.
La cintura lucida si slacciò da sola aprendosi del tutto,
quando le accarezzò la vita con una certa irruenza che la accese come un
fiammifero.
La sua biancheria leggera premeva addosso ad un Votan
inconsapevole, rapito da quel bacio che gli stava facendo perdere la ragione e
il controllo.
Shaz si sciolse a fatica dal suo abbraccio, dopo moltissimo
tempo. Aveva bisogno di sedersi…. e di corsa, anche!
Si schiarì la voce che non voleva proprio saperne di uscire
e lo guardò di sottecchi sentendo continuamente qualche parte del corpo
sfiorato da quel tipo che baciava da dio… e che le stava passando…il dito…
sulla scollatura..
“Smettila, dai” bofonchiò scostandosi e guardando con
apprensione la sua vestaglietta aperta. È
stato lui? Si domandò cercando di coprirsi.
“Aspetta” mormorò con una voce roca che l’avrebbe
mandata in fibrillazione anche da morta.
Alzò lo sguardo sull’uomo, ipnotizzato da quel laccetto che
teneva chiusa la scollatura della sottoveste bianca sul seno e arrossì. “E’
l’ultima moda..” Sussurrò sbiancando completamente
quando allungò una mano e lo tirò, slacciandolo.
La situazione era molto simile a quella del suo sogno…..perchè non
accontentarla? Votan non parlava e non le rispondeva, troppo concentrato
sul nastrino di raso che si apriva…sempre di più…
L’emozione le aveva paralizzato il
corpo e il cuore stava per scoppiare come un palloncino gonfio d’acqua. Abbassò
lo sguardo, rabbrividendo alla carezza leggera sul seno che le provocava
‘smottamenti sotterranei’ con inaspettate frane e
inondazioni violente.
Chiuse gli occhi col respiro affrettato quando la toccò,
tastando il tessuto sottile e la morbidezza sotto di esso.
Lo sentì trattenere il respiro, una volta scoperto
l’effetto che provocava in lei quel gesto durato un’eternità nella mente dei
due innamorati e solo pochi secondi nella dura realtà.
Il tempo si stava sottomettendo ai loro desideri senza
chiedere nulla in cambio, colpevole di averli tenuti lontano per troppo
tempo.
Quasi indietreggiò, quando sentì le sue
mani che le circondavano il seno e le labbra che sfioravano la pelle scoperta.
Continua…pensò protendendosi verso di
lui, l’eccitazione che cresceva violentemente. Shaz indietreggiò di un passo e
lui la seguì, finchè la donna non sentì i fianchi premere contro un mobiletto
della cucina. Appoggiò istintivamente le mani sul bordo sentendo le gambe
intorpidite, la bocca del suo compagno che vagava sulla pelle accaldata. La
scollatura era troppo piccola per permettergli di
continuare come avrebbe voluto e automaticamente mosse le mani sorpassando il
tessuto e toccando la pelle caldissima sotto la sottile veste.
La sentiva tremare e abbassarsi sulle gambe. La mise a
sedere sul mobiletto facendola gemere per la sorpresa e continuò a baciarla
mentre Shaz tremava sempre di più e allargava le gambe per stare più comoda,
senza pensare minimante a fermarlo. Il legno fresco sotto le cosce e la
sensazione eccelsa di sentirlo addosso a lei così eccitato, si tradusse in un
lungo bacio che la mandò fuori di testa. Solo quando
percepì qualcosa di strano sul seno, tornò in sé e si rese conto di essere
quasi nuda e stretta a Votan che si era sbarazzato della maglietta per sentirla
a sua volta.
Arrossì furiosamente abbassando la testa e cercando di
coprirsi, nuovamente timida ed esposta alla luce del giorno.
Si coprì con le braccia cercando di afferrare la vestaglietta che giaceva
dietro la sua schiena e che non voleva proprio saperne di allacciarsi sotto le
sue mani tremanti.
“Sei ancora più bella così...” mormorò
baciandola sulla gola e insistendo a sfiorarle la schiena che sentiva
raddrizzarsi sotto le dita. La tirò verso di se muovendosi allo stesso tempo e
facendola impazzire per il piacere intenso. Gli slip erano così sottili e lei
poteva sentire benissimo…benissimo… “smettila…per favore” sussurrò con una
vocina inesistente, crollando addosso a lui che insisteva a torturarla,
spingendosi contro di lei morbidamente.
“Devo proprio?”
“No…” pigolò senza pensarci, intrecciandogli
le gambe attorno alla vita e continuando a stringerlo, sempre più eccitata e
indebolita allo stesso tempo.
Un sorriso gli increspò la bocca sentendola così
arrendevole. La tirò ancora di più contro di se e Shaz si domandò dove potesse
andare perché lo spazio era finito ed era impossibile essere più uniti di così.
Vestiti.
“Ti fidi un po’ di me?” le domandò a bassa voce scostandola
leggermente.
Lei annuì senza aver veramente capito e continuò a baciarlo,
sentendosi prendere in braccio. Qualche secondo dopo giaceva comodamente
sdraiata sul suo letto, sentendo solo un piacere incredibile che s’irradiava in
tutto il suo corpo e che la faceva quasi gridare.
Dopo molto tempo, quando si fu calmata e quel piacere
furioso scomparve, lasciando solo una traccia residua che la accarezzava come
una mano gentile, sentì la schiena circondata dal suo torace caldo e fremette
per l’emozione. Le allacciò le mani attorno allo stomaco stringendola e
baciandola con tenerezza, facendola sciogliere ancora di più.
“Quello era il corso intermedio…” le sussurrò facendola
sorridere e arrossire.
“E il corso avanzato?” domandò col
cuore in gola, completamente rilassata addosso a lui.
Votan sogghignò, reo di pensieri osceni e inapplicabili se
lei continuava a sfuggirgli.
“Non sei pronta. Ci vuole pratica sul campo. Per ottenere il
master, invece, tocca sgobbare” le spiegò sentendola trattenere il respiro.
Shaz affondò il viso nel lenzuolo che doveva essere stato
appena cambiato perché era ancora profumato di bucato, vergognandosi a morte
per quello che stava per dirgli. “Non ci sono più abituata… alla pratica.”
Mormorò accarezzandogli i polsi e le braccia che la strinsero ancora di più.
“Ho notato…” le rispose appiccicandola ancora di più a se,
le sue espressioni che vedeva di nuovo e i gridolini che gli risuonavano ancora
in testa, mentre Shaz si copriva il resto del viso con il braccio libero. Votan
ridacchiò dentro di se a quella manifestazione così palese di timidezzae pensò di aver trovato un buon metodo per
farla stare buona.
Tutto stava nel riuscire a tenere a bada se stesso.
Si sollevò su un gomito a guardarla, vedendo un sorrisino
balenare fra i capelli arruffati. Era dura resistere a quella bellezza seminuda
accanto a lui…ma se doveva farlo, lo avrebbe fatto!!
E a quello giù di sotto, chi glielo spiega?
Pensò osservando gli slip della ragazza giacere in un angolo lontano. Tornò a
guardare il tessuto della vestaglietta che le accarezzava le forme e si schiarì
la voce improvvisamente inesistente. Era sempre più frustrato!
Mentre era immerso nei suoi
pensieri, Shaz si voltò verso di lui, rendendosi conto che se l’amore era tutto
un dare e avere, lei aveva ricevuto a piene mani ma non lo aveva minimamente
ricambiato.
Quel lieve movimento lo distrasse e restò a fissarla mentre
lei si sollevava a sedere e chiudeva i lembi della vestaglietta, rossa in
volto. “Dovrò studiare con qualcuno che mi dia ripetizioni” mormorò guardando
il bordo del letto
“Sono un bravo insegnante, adattabile e flessibile alle
esigenze dello studente” le rispose con un certo divertimento, sdraiandosi
sulla schiena e continuando a macerarsi nell’attesa.
Shaz sospirò, mordendosi più volte un
labbro “anche adesso?” sussurrò facendogli sbattere gli occhi una sola
volta per poi restare a fissarla sorpreso.
Gli si avvicinò un po’ scattosa, dandogli una spintarella
“sono un po’ dura su certe materie, se non mi applico tutti i giorni ..” Tacque rendendosi conto che era inutile continuare a
girarci attorno.
Si sistemò comodamente su di lui che la guardava con quegli
occhi così caldi …e così scuri
adesso…quasi neri, pensò chinandosi a baciarlo, sentendo di nuovo la sua
eccitazione premere contro il ventre.
“Shaz..”
“Zitto.” Mormorò in fretta strusciandosi su di lui
nuovamente persa. “Sta…zitto…”
E Votan tacque, lasciandola libera
di muoversi senza frapporle ostacoli di sorta, sentendo le dita sottili e forti
di Shaz che lo accarezzavano con impazienza e quella pelle morbida che lo
accendeva come una miccia in un deposito d’esplosivo.
***
“Non sei stupida…è che non ti applichi.”
“Non è colpa mia se il cane mi ha mangiato il quaderno e non
ho potuto studiare”
Votan la guardò per qualche istante domandandosi perché i
loro discorsi dovevano essere sempre infarciti di stronzate. Mai che
riuscissero ad avere una conversazione seria!
Shaz ridacchiò pensando quasi la stessa cosa “la prossima
volta sarò preparata. Non mi metta quel
quattro: come lo spiego ai miei?”
“Possiamo scendere ad un compromesso…”
“Queste sono molestie sessuali!”
“Vero”
La donna scoppiò a ridere di cuore sentendosi
meravigliosamente bene, felice e appagata, benché
fossero lontani dalla loro meta finale.
Arrossì quando la abbracciò bisbigliandole nell’orecchio i
termini del compromesso “ma sei da galera!” sbottò imbarazzata “Non ho mai
sentito…vattene via. Voglio un altro
insegnante!” dichiarò scandalizzata.
“Per così poco?”
Lei annuì scansandolo. Vide le sue mutandine in un angolo e
fece per allungare la mano quando Votan la fermò “quelle sono
mie. Come caparra per le future lezioni”
Shaz arrossì fino alla radice dei capelli “no…ma che…non te
le do!” esclamò imbarazzata mentre Votan le nascondeva dietro la schiena
“intendo trasferire in questa camera tutto il tuo
cassetto della biancheria intima!”sghignazzò mettendola tremendamente in
imbarazzo “quindi… via quella roba.”
Lei lo guardò allibita chiedendosi se stesse scherzando o meno.
La sua mente partorì un’idea cattiva: adocchiò quello che le
serviva e saltò giù dal letto con uno sguardo di sfida. “Ok” esclamò
togliendosi di dosso il suo scudo verde acqua e tirandoglielo in faccia
restando nuda di fonte a lui. Quando Votan se lo
strappò in tutta fretta dal viso, per una breve frazione di secondo ebbe una
visione paradisiaca che lo accese come un interruttore, finchè una delle sue
tante camicie, abbandonata in un angolo del letto non calò a coprire quelle
forme attraenti.
“Tieniteli pure!” esclamò uscendo dalla stanza, soddisfatta
di averlo abbandonato in quelle condizioni.
“La mia parcella è salata!” Lo sentì gridare dalla camera.
“Sanguisuga!” gli rispose raccogliendo la sottoveste e
lasciandogliela in bella mostra.
Ma si: se la sognasse di notte.
Quella camicia non gliel’avrebbe ridata di certo!
Ormai era sua.
‘Claire’ lavorava febbrilmente, canticchiando sottovoce e sfogliando
pagine su pagine tutti i fascicoli che Jesus le aveva man
‘Claire’ lavorava febbrilmente,
canticchiando sottovoce e sfogliando pagine su pagine tutti i fascicoli che
Jesus le aveva mandato via posta elettronica e che lei
aveva stampato per maggior comodità.
La vittima era un vero e proprio
approfittatore di fanciulle indifese e Shaz si sentì parecchio indignata dalla
cosa! Chiamò la sua nuova dipendente, Lolita, per attuare una vendetta
femminile cosmica.
Dal tono concitato, capì che la donna non vedeva l’ora di
cominciare a lavorare.
Lo so io perché!
Pensò lanciando un’occhiataccia a Votan che stazionava
accanto a lei e continuava rileggere i suoi appunti. “Qui fa acqua: devi darle
un orario più mattiniero.” Le disse soprappensiero,
stranamente concentrato dopo quello che era successo
in casa sua.
“Mattiniero? Stai scherzando?” domandò
stupita saltando in piedi e leggendo il suo appunto che era stato
scarabocchiato senza pietà da cima a fondo.
“Uno come quello non passa la notte
in albergo. Scopa ovunque si trovi e la mattina dorme. A mezzogiorno il nostro
eroe è ancora nel mondo dei sogni” borbottò vendendola alzare le sopracciglia sorpresa.
Annuì in silenzio e aggiustò l’orario sul file che doveva
consegnare alla donna “e le donne delle pulizie?” domandò girandosi di tre
quarti verso di lui, seduto sulla sua scrivania.
Shaz osservò per un lungo attimo la piega dei pantaloni,
leggermente rialzati sulle cosce e continuò a salire fermandosi sulla manica
della camicia arrotolata da cui spiccava un braccio abbronzato, contornato da
vene azzurrine che emergevano discretamente sulla grana dorata della
pelle.
S’imbambolò a guardare come sfogliava i suoi appunti e come
ci scribacchiava sopra appoggiandoli sulla gamba.
”Merda!” esclamò quando bucò il foglio con la penna.
Quell’imprecazione la fece riprendere in tutta fretta. Si rigirò di nuovo verso
il computer portandosi una mano al lato del viso per coprirlo. Pratica sul campo…tante ripetizioni per
raggiungere la perfezione… Si disse tamburellando la mano sinistra sulla
tastiera chiara. Finiscila, sembra che tu non abbia mai avuto un uomo!
“Quello è ricco sfondato: credi che si azzardino a
svegliarlo per pulirgli la camera, pena il licenziamento?” le rispose con voce
distratta, lanciando la penna sulla scrivania e fregandole la stilografica da
sotto la mano.
“Mi dai ragione o no?” le chiese notando un silenzio un po’
troppo prolungato. Le gettò un’occhiata vedendola appoggiata allo schienale,
con lo sguardo perso nel vuoto e la mano destra che sfiorava il mouse con
grazia.
Restò a fissarla abbassando i fogli lentamente. A cosa stava
pensando, con quell’aria illanguidita?
Quando la vide leccarsi per un
attimo il labbro, il suo sguardo si approfondì fissando con concupiscenza
quella bocca che sembrava nata per parlare francese e che gli dava l’idea stesse
sempre per chiedergli di baciarla.
Shaz voltò per un attimo lo sguardo, leggermente rossa e lo
fissò negli occhi, restandone legata. Si distolse con forza da quei due magneti
cinerei e mandò in stampa il file “si…hai ragione…su..”
Si interruppe perdendo il filo e sentendo troppo caldo
all’improvviso, rivivendo la scena un’altra volta.
“Su?” la incitò vedendola sventolarsi con una mano.
“Su quello che hai detto” borbottò non ricordandosi un
accidente dell’argomento appena trattato.
“Quindi sei d’accordo a passare una
notte di fuoco con me?” le disse sghignazzando senza che lei reagisse. Che cavolo..
La vide aggirarlo con l’aria persa e uscire dalla stanza
lentamente, tornando con un piccolo annaffiatoio per dare l’acqua alle piante
sul balcone, sempre con lo sguardo smarrito e l’aria smarrita.
“Sei d’accordo davvero?!” mormorò sospettoso per quel cambio
di opinione feroce.
“Certo...è una buona idea” gli
rispose rientrando e asciugandosi una mano sui pinocchietto
leggeri.
Non ha sentito una parola di quello che ho detto!
Pensò scocciato. Per un attimo ci aveva sperato fortemente. Stappò la
stilografica e in quel momento fu inondato da un getto improvviso di inchiostro nero che lo fece bestemmiare in lingua madre!
Shaz lo sentì urlare mentre si guardava le mani e la camicia
andata e tornò in se all’istante “Occavolo, mi sono
dimenticata di dirti che era rotta!” esclamò mollando a terra l’annaffiatoio di Ikea fucsia. “Ben svegliata!” ringhiò incazzato. “Questa
è da buttare e le mie mani anche!”
Shaz lo condusse verso il bagno dell’appartamento e gli
gettò un litro di alcool sulle macchie. “Peccato che
non ti sia finito in faccia, sarebbe stato molto più divertente e finalmente il
tuo brutto viso sarebbe scomparso dalla faccia della terra” ridacchiò mentre
Votan brontolava per la rabbia.
“Scherza scherza!”
sibilò sciacquandosi con cura “non andrà mai via!”
Shaz stette un altro po’ a ridacchiare sentendolo biascicare
qualcosa di incomprensibile e sicuramente
irripetibile, osservandolo mentre si lavava più volte le mani e guardava la
camicia irrecuperabile.
“Aspetta..” Mormorò togliendogli una goccia d’inchiostro
finita sul collo. Votan sentiva le sue mani che si muovevano delicatamente,
insistendo a tratti, e abbassò lo sguardo osservandola intensamente. Doveva
istituire il bacio del buongiorno! Quella mattina, era di una bellezza inconcepibile!
Shaz lo guardò di sfuggita, tornando a fissarlo un attimo
dopo.
Le sorrise maliziosamente, piegandosi su di
lei che lo baciò con un certo impeto, sorprendendolo. Evitò di stringerla
per non macchiarla e la cosa lo frustrò terribilmente.
Lo lasciò andare svaporata, il pezzetto di carta macchiato
d’inchiostro ancora stretto in mano e una nota vibrante nella voce. “Il livello
base è ottimo, vero?”
Votan annuì accarezzandole il viso con il proprio “promossa
a pieni voti. Devi cominciare a studiare per il corso intermedio.”
La donna annuì ricambiando il bacio
leggero “forse dovresti andare a cambiarti…”
Fu parecchio contenta quando se ne andò.
La loro bella e seducente subordinata sarebbe arrivata di lì a poco…
***
Lolita chiuse lo specchietto di madreperla con uno scatto
deciso, dopo aver controllato che il trucco fosse a
posto e non si fosse sciolto sotto il sole caldo. La donna
sorrise pigramente e aspettò con pazienza che qualcuno
molto interessante facesse la sua apparizione. Tamburellò
delicatamente leunghie corte e regolari
sul cambio del cabriolet e sorrise quando vide una macchina sorpassare la sua, ferma nella piazzola ombreggiata. La BMW frenò bruscamente e
fece marcia indietro, affiancandosi al cabriolet con uno stridore di freni.
Lolita sorrise al suo occupante,
sfoderando lunghe ciglia nere sulla carnagione abbronzata da vera donna
mediterranea.
Votan abbassò il vetro e si girò dalla sua parte, sorridendo
“Che piacevole incontro” mormorò restando a guardarla…questa ci sta!
Pensò osservando come sghignazzava sotto i baffi, l’aria seducente di quella
che sa cosa vuole e come ottenerlo.
Con grazia, la donna scese dal cabriolet rosso fuoco ed
entrò nella sua. “Non ti ho visto nell’ufficio e ho pensato di restare a farti
un breve saluto.” Miagolò ammirandolo spudoratamente
da capo a piedi.
L’ego solleticato di Votan si innalzò
parecchio, a quell’occhiata seducente che gli lanciò dritto negli occhi. “Sei
stata molto carina” le disse volgendo lo sguardo altrove.
La donna vagò con lo sguardo all’interno dell’auto e annuì
soddisfatta “ottima scelta. Denoto un certo gusto...mi piace in un uomo.”
Si, decisamente ci
starebbe! Pensò tornando a guardarla senza dire una parola. Gli si
era incollata la lingua al palato e faceva fatica a rispondere a tono alle
provocazioni fisiche della donna. Non fa caldo qua dentro…quindi quel bottone era
inutile slacciarlo, pensò notando come spuntava fuori
dall’asola il bottoncino perlato.
“Bene” borbottò schiarendosi la voce…e non per l’emozione di
intravedere una spallina color avorio del suo reggiseno.
“Parli sempre così poco?” gli domandò quando si appoggiò al
sedile sentendosi stranamente ‘legato.’
“Anche di meno” rispose girando la
testa nella sua direzione. Era carina, parecchio carina…e disponibile…ma Shaz…
lo mandava continuamente in bianco, però lei era…era Shaz!
Lolita gli si avvicinò morbidamente
facendo raddrizzare “posso essere ancora più carina ed invitarti a
cena?”
La donna osservò il guizzo istantaneo del pomo d’adamo e
rincarò la dose “mi piace essere carina…potrei esserlo molto di più, stasera a
cena…tu ed io…” sussurrò avvicinandosi a lui che restò immobile.
“Ho da fare” mentì spostandosi a disagio “devo lavorare” ma che cazzo…
La delusione della donna fu mascherata alla perfezione.
Sorrise con molta grazia e aprì lo sportello porgendogli con due dita il suo
numero su un biglietto da visita “se cambi idea…”
Votan l’afferrò senza neanche guardarlo. Mise in moto
sgommando per dirigersi nel garage privato e quando parcheggiò si diede una
manata in fronte, crollando miseramente sul volante...ma che cazzo…se una signora t’invita,
si dice ‘grazie signora’ e si ringrazia
in un solo modo! Si ricordò sofferente ..ma porca miseria...mi sto veramente
rovinando dietro a quella!
***
Salì a piedi le scale fino al terzo piano ed entrò con la
chiave doppia che possedevano entrambi.
“Hai fatto la brava?” le urlò prima di svoltare l’angolo, trovandola
a scribacchiare qualcosa che chiuse in fretta e nascose nella scrivania
“certo…si è tolto l’inchiostro?” domandò rossa in volto e con l’aria della spia
colta in flagrante.
Votan la guardò sospettoso e si sedette, spostando il
cuscino che tirò sull’altra sedia svogliatamente. Provò la poltrona muovendo la
schiena e si rialzò per afferrare i quattro cuscini che Shaz aveva
disposto personalmente.
È
senza pace, pensò osservando le sue manovre insofferenti. “Cos’è successo? L’hai dovuta buttare, la camicia?”
Gli chiese alzandosi e aggirando la scrivania, mettendosi seduta sopra.
Fece dondolare le gambe, stupita di quanto le era mancato in quel breve lasso di tempo. Senza di lui si sentiva persa.
Quando lo concepì, la sua mentre si
rifiutò di accettarlo per un istante lunghissimo che la lasciò senza fiato.
“Non lo so…la butterò” le rispose continuando a cambiare
posizione.
“Peccato…ti stava molto bene” mormorò soprappensiero,
facendogli alzare la testa di scatto. Shaz che se ne usciva con un complimento?
“Come posso farmi perdonare? La penna era
mia” domandò inghiottendo a stento l’eccessiva produzione di saliva.
Votan la fissò mentre il suo cervello gridava le peggiori
richieste che potesse farle. “Ah, non preoccuparti…ne ho tante simili..” Borbottò appoggiando il mento su una mano e restando a
guardare il vuoto: aveva rifiutato l’invito di quella donna per lei…eh, si. Ne era proprio innamorato. Se prima era un dubbio dettato
dalla passione verso di lei, adesso ne aveva avuto la
certezza più completa.
Shaz ne fu delusa, perché se gli avesse chiesto di uscire
con lui, avrebbe accettato volentieri. In preda
all’imbarazzo, inghiottì e decise di prendere l’iniziativa. Aprì bocca
mormorando un ‘esci con me stasera?’ che lo trapassò
come una vite sotto l’azione di un trapano elettrico: velocemente e violentemente!
Annuì con la bocca impastata dallo stupore, fissandola con
una certa ansia che la mise a disagio.
“Sarei capace di innaffiarti di vino anche al
ristorante…facciamo…cinema?” domandò arrossendo. Gettò un’occhiata a Votan che
non parlava e lo vide annuire nuovamente.
“Ok…” sussurrò scendendo dalla scrivania e aprendo il
giornale che aveva comprato la mattina “allora cerco qualcosa di sottotitolato,
fossero anche cartoni animati”
Restò piegata sulla pagina per un pò mentre il suo collega
non parlava ma almeno aveva smesso di agitarsi come se
fosse indemoniato.
La vedeva muovere le labbra in quel modo carino che amava follemente
e osservò come si scostava i capelli dal volto, mentre con l’evidenziatore sottolineava qualcosa. Alzò gli occhi grandi e scuri verso
di lui e lo fissò sospettosa “ti va bene tutto o hai
preferenze?” domandò accoccolandosi sulla poltroncina e appoggiando i gomiti
sulla scrivania.
“Fai tu” biascicò con la gola secca guardando da un’altra
parte. Gli stava mettendo un’agitazione terribile, quella ragazza!
Non se ne poteva uscire all’improvviso con una proposta come
quella! Cinema?!
Buio! Loro due appiccicati! Pensava forse che se ne sarebbe stato
con le mani in mano?! Mi sta venendo un infarto, a forza di emozioni!
Shaz sorrise e inclinò la testa da un alto, svuotandogli il
cervello. “Trovato! Fatti bello che stasera ti porto
fuori”
“Beh, era carino, dai” lo incitò riferendosi al film tragicamente
deficiente che era riuscita a scovare
“Beh, era carino, dai” lo incitò riferendosi al film
tragicamente deficiente che era riuscita a scovare.
“Neanche ti rispondo! Quella mondezza dovrebbe bruciare in
un bel rogo, insieme a tutti i cretini che lo vanno a vedere. Le uniche cose
guardabili, erano le tette della protagonista!”
Shaz ridacchiò alla battuta -neanche tanto una battuta- di Votan mentre uscivano dal cinema mano nella mano.
Mentre guardavano il film, si erano
avvicinati l’uno all’altra, finchè Shaz non si era infilata sotto il suo braccio
per stringersi a lui, eliminando la barriera del bracciolo e ringraziando
mentalmente la Warner per quell’idea. Votan l’aveva
guardata per qualche istante mentre lei si accoccolava per bene ed era rimasto
immobile occhieggiando la sua pelle che la luce dello schermo rendeva argentata. Era stato distratto per tutto il
secondo tempo, concentrato solo sul lieve alzarsi ed abbassarsi del seno,
sentendola fremere alle risatine che uscivano dalle sue labbra, narcotizzato
dal profumo che era rimasto sulla sua camicia.
Shaz si stropicciò gli occhi mugolando un
‘maledetti sottotitoli’ e sbatté le palpebre
più volte, fermandosi in mezzo al marciapiede affollato.
“Mi si sono incrociati gli occhi: mai più film con
sottotitoli o do di matto” brontolò prendendola nuovamente per mano e tirandola
verso una gelateria.
“Mi hai letto nel pensiero” esclamò allungando il passo e
stringendogli la mano senza accorgersene.
“Non penso proprio: l’hai mugugnato sottovoce per metà del
secondo tempo” le rispose aprendole la porta e cedendole il passo con
galanteria.
“Davvero? Non me ne sono accorta” rispose
sedendosi ad un tavolino libero.
La osservava di sottecchi mentre girava le pagine del menù
facendo le smorfie “non ce la posso fare…come cavolo si pronuncia sta roba?”
domandò indicandogli col dito la sua ordinazione.
Il cameriere si avvicinò con un sorriso di circostanza e
attese. Shaz lo guardò imbarazzata cercando di pronunciare quelle parole
strane. Il ragazzo le fece un sorriso incoraggiante e la corresse
finchè non riuscì nel suo intento.
Guarda quanto ci fa la
cretina! Pensò infastidito dalle risatine imbarazzate della ragazza.
Quando si allontanò, le scoccò
un’occhiata severa.
Shaz lo vide e s’incuriosì “cosa? Che ho
fatto?” domandò abbassando la voce.
Votan sospirò geloso e lasciò perdere “nulla.” Borbottò guardando attorno a se.
“Perché ti sei arrabbiato?” gli
chiese protendendosi verso di lui indispettita e mettendo il broncio.
“Non mi sono arrabbiato” affermò con una voce incazzata che
rese vane le sue parole.
“Bugiardo”
“Rompipalle”
Shaz sorrise, illuminandolo come una luce nel buio della
notte, finchè quella piega irritata si spianò lentamente fine a scomparire.
L’aveva coccolata durante tutto il film, anche se aveva
avuto l’impressione che non lo stesse seguendo per niente. E
anche lei era stata distratta, quando aveva avuto l’infelice idea di
appiccicarsi addosso a lui. Se gli avesse chiesto il
finale, cosa gli avrebbe risposto? ‘Non lo so, ero troppo occupata a tenere a
freno le mani e le labbra?’
Votan la fissò ritrovando in quegli occhi ridenti la ragazza
che aveva appena messo piede alla villa portandosi appresso un carico di allegria che aveva cortesemente scaricato sulle sue
teste, volenti o nolenti.
“Sei una sega in francese”
“Tu non mi dai ripetizioni, la colpa è tua” rispose
giocherellando con il centro tavola di fiorellini finti.
“Vedrò di rimediare” mormorò staccandosi dallo schienale e
restando a fissarla con un’aria dolce che la imbarazzò.
“Finiscila...sei senza vergogna”
“Non ho fatto niente” affermò allungando una mano verso la
sua. Le loro dita si stuzzicarono giocosamente, finchè non si
allacciarono in una morbida stretta.
“Stavolta il gelato lo offro io, senza discussioni”
Shaz annuì restando a guardarlo con la guardia abbassata.. la faceva sentire così…disponibile verso di lui. “Va
bene, non discuto”
“Che miracolo!”esclamò facendola ridacchiare “tu che perdi l’occasione di litigare con me!”
Shaz abbassò lo sguardo mormorando un “non mi va di litigare
con te stasera”’ che lo stupì parecchio e gli fece rafforzare la stretta.
“Neanche a me” mormorò avvicinandosi di più e spostando la
sedia verso di lei. La vide socchiudere gli occhi e arrossire, girando la testa
solo quando il cameriere tornò con le loro ordinazioni, rimediandosi un accidente
silenzioso da Votan.
Decisamente da coltivare, questa linea! Pensò
vedendola piluccare discretamente il gelato sotto il suo sguardo indagatore. “E da quando in qua non ti strafoghi di
gelato?” le chiese facendola ridere.
“Siamo a Parigi…in un cafè! Per
favore!” esclamò picchiettando il cucchiaino sul bordo del fiore di vetro
satinato in cui era stato servito il dolce.
Votan la guardò addentare elegantemente e con gusto una
ciliegina rosso fuoco e sorrise stupidamente “ringrazio il biondo che ci ha
spedito qua”
Shaz lo fissò di sottecchi ingoiando a stento la ciliegina. Anche lei lo ringraziava...e parecchio anche “si...non è
stata male come idea” mormorò distratta senza dargli troppo peso.
“Sei ancora più bella di prima e sei sempre allegra” continuò
imperterrito facendole cadere il cucchiaino. Restò a fissarlo imbarazzata senza
emettere un fiato, assentendo come una stupida al complimento.
“Ti sento sempre cantare…mi hai rotto le palle con quel tipo,
ma mi piace sentirti canticchiare tutte le mattine. Sei meglio della sveglia
telefonica” rincarò la dose, ipnotizzato dalle gote che andavano arrossandosi
sempre di più.
“Smettila” biascicò sentendo il bisogno di sotterrarsi in
una buchetta al centro del mondo per sfuggire a quei complimenti.
“Scherzi? Ho appena cominciato”
Si sistemò meglio accanto a lei e la fissò da capo a piedi “e
sei diversa…ti sei tagliata i capelli?” domandò incuriosito vedendoli
svolazzare molto di più attorno al collo della donna.
“Si..” Sussurrò smettendo di mangiare “mi metti in imbarazzo..”
“Perché non finisci quella montagna di cioccolato e non ce ne andiamo a…” s’interruppe vedendola alzare lo sguardo
all’improvviso.
“Dove?” domandò con unleggero timore dentro, associato ad una forte
emozione. Si sentiva la donna più bella del mondo quando la guardava in quel
modo.
“Non so…in giro…Parigi è grande e ci sono un sacco di cose
da vedere” mormorò togliendole uno sbuffo di cioccolata dal labbro superiore
che la fece abbassare gli occhi per un istante, tornando a colorare le sue
guance di rosso “si, sempre più bella…” confermò girando una mano dietro i jeans per prendere il portafoglio.
Quando lo aprì, un bigliettino
cadde su tavolo.
Destino spietato e beffardo.
“Hai perso..” Shaz lo guardò
aggrottando la fronte. Lo prese con due dita e lo girò sottosopra per leggerlo
meglio.
Lo gettò sul tavolo con uno sguardo di fuoco che lo fece
ammutolire. Si alzò in fretta facendo un gran baccano con la sedia, incurante
di sfigurare nel suo cafè preferito. Votan la guardò
interrogativo e osservò distrattamente il biglietto da visita, facendo una
smorfia di stizza verso quel cartoncino che si era dimenticato di gettare e che
Shaz fraintese completamente, credendolo seccato per essere stato scoperto.
“Lo sapevo io” sibilò afferrando la borsetta ed uscendo in
fretta.
La osservò allontanarsi per un attimo e dopo un secondo
scattò per andarle dietro! Una serata
perfetta rovinata!
La vedeva camminare furiosa fra la folla, leggermente
impedita dai tacchi ..ha i tacchi e io non me ne sono accorto?
Si domandò schiarendosi la testa da quelle sciocchezze per pensare a qualcosa
di ben più importante “Ti vuoi fermare?” gridò facendola voltare di mezzo
grado.
“Va al diavolo!”esclamò svoltando un angolo e scontrandosi
con un turista portoghese.
In due balzi la raggiunse, sbarrandole la strada “Ti dirò una cosa scontatissima: non è come pensi!”
“Vaffanculo! Anche questa è
scontata, stronzo!” gli urlò in faccia ferita da quella scoperta.
Si scostò quando cercò di toccarla “se non fai il doppio
gioco non ti diverti proprio?!” domandò infuriata abbassando la voce per non
mettersi ad urlare ancora di più…o per non piangere.
“Cazzate! L’ho incontrata e mi ha invitato ad uscire con
lei. E non mi sembra di aver accettato la sua proposta”
affermò abbassando la voce mentre parlava.
“Potevi farlo!”sbottò incrociando le braccia e sentendosi
stupida e gelosa.
“Ma non mi interessa uscire con la
sosia della Neri..” Sospirò inclinando la testa per guardarla meglio. “Ho altre
mire”
Shaz pensò che stesse per dirle qualcosa di carino e si avvicinò discretamente, con la guardia pericolosamente
abbassata.
“Rincoglionita!” esclamò facendola
rimanere male “Io voglio stare con te. Non m’ interessano le altre.”
Il mio stomaco fu aspirato da un improvviso vuoto cosmico e quella
semplice frase mi fece perdere tutta la rabbia.
Non sapendo cosa rispondere…o meglio, sapendolo e non riuscendo a parlare,
preferii passarci sopra scherzosamente. “Mh...crediamoci” mugugno a mezza bocca scostandomi
mentre si avvicina fino a sfiorarmi. “Quella è più carina di me ed è sexi da
morire, ti ho visto sbavarle dietro.” Insisto come una
ragazzina deficiente che ha bisogno di essere rassicurata.
“Meno male che non sei uomo, non ci capisci un cazzo delle
altre donne!” sospira abbracciandomi all’improvviso e facendomi saltare.
Mi divincolo con pochissima convinzione. E’ un amore così
violento che divora il mio corpo furiosamente.
Votan pensò quanto fosse vera la
frase che affermava spesso le azioni più avventate sono quelle che riescono meglio
nella vita.
“Ascoltami, rimba” scherzò facendole sollevare un angolo della bocca “lo so che ti
fidi pochissimo di me” mormorò
attirando tutta la sua attenzione e facendole morire la risatina sulle labbra.
Il suo sguardo s’incupì e Votan potè percepire un sottile nervosismo che
correva nel suo corpo come un filo dell’alta tensione. “Dammi una chanche e se non sarai soddisfatta potrai mandarmi al
diavolo in qualsiasi momento” le disse a bassa voce rimediandosi un diniego
silenzioso.
“Non chiedermi questo...non ti posso accontentare” sussurrò
guardandolo di traverso.
Votan la fissò cercando di leggere nei suoi occhi qualcosa.
Lei girò il viso verso la stradina buia e li escluse alla sua vista “lasciami”
“Perché? Rispondimi e ti lascio
andare”
“Perchè…chi mi assicura che non menti quando dici di amarmi?
Io non ci credo molto”
Quella domanda e la sua affermazione lo lasciò interdetto
“pensavo che fosse chiaro…”
Allentò la presa fino a lasciarla del tutto. Il terribile
calore che aveva sentito fino a quel momento, scomparve, facendola respirare di
nuovo. Votan si appoggiò di schianto al muro, fissando il vuoto e cercando di
farle capire…mosse le labbra lentamente, articolando ogni singola parola in
modo che capisse una volta per tutte.
“Perché pensi che a Praga non abbia
portato a termine il mio incarico?” le domandò vedendola girarsi spaventata
verso di lui.
Mosse una gamba e poi l’altra prendendo un respiro profondo
“perché pensi che non ti abbia mai baciato…”
“Hai fatto bene altro” gli ricordò sentendo il cervello in
fiamme al solo ricordo.
“Quello era un modo per farti cedere…meschino, lo ammetto” mormorò
lentamente vedendola allontanarsi da lui. “Tu eri di Alex…
ed io…” si strusciò una mano sulla mascella grattandosi discretamente un angolo
della bocca, imbarazzato, e senza trovare le giuste parole per dirle la verità
“Io ti volevo…e non sapevo come fare a..”
Non era uomo capace di fare grandi discorsi. Lui agiva, non parlava. La vide appoggiata al muro di fronte al
suo e si staccò con un sospiro triste. “Non importa, capirai da sola prima o poi. Torniamo a casa”
Mentre camminava in silenzio, con
Shaz poco discosta da lui, arretrata di qualche passo, si voltò nuovamente,
guardandola di sottecchi “decidi tu. Se vuoi posso anche togliermi dai piedi
domattina stessa.” Le disse osservando i cambiamenti
sul suo volto.
Shaz non emise un fiato, limitandosi ad annuire e riprese a
camminare lentamente, lasciando dietro di se un uomo macerato dai sensi di
colpa e dall’amore.
La voce stanca di Votan non ammette alcuna replica. Jesus
resta immobile al telefono pensando a cosa potrebbe inventarsi per farlo
restare.
“Possibile che non riesco a farvi stare insieme in alcun
modo?” borbottò smascherandosi. “Cos’è successo stavolta?”
Strinse la cornetta masticando nervosamente la rabbia verso
se stesso “semplice, non mi vuole…in tutti i sensi” rispose facendogli cadere
le braccia dall’altro capo del telefono. “C’ho provato…capisci bene che non ho più
alcuna voglia di stare con lei.”
“Non puoi lasciarla da sola.”
“Posso posso. È abbastanza grande per badare a se stessa.”
Risponde secco “stata così forte da calpestarmi, cosa che non mi succede tutti
i giorni, e ti posso assicurare che c’è riuscita benissimo! Ti ho avvertito per
correttezza, potevo anche andarmene in silenzio”
“Richiesta respinta!” sbotta incazzato Jesus “almeno voi…”
sospira indeciso vedendo la pioggia che scroscia con violenza. Un acquazzone
estivo in piena regola. “Cercate di andare d’accordo...cazzo, sembra di parlare
con i ragazzini!”
“Domattina non mi troverà.” Insiste Votan senza ascoltarlo
“farai bene a mettere su un aereo uno di quei falliti”
“Non ti azzardare..”
La voce di Jesus si spegne velocemente quando Votan ripone il
telefono. Stacca la spina e la getta in un angolo. È tutto inutile con
lei.
Esce dall’appartamento e si lancia nel corridoietto verso la
porta di Shaz. Bussa più volte con fervore.
Quando la donna apre la guarda per un attimo di troppo.
Shaz lo fissa incuriosita e al tempo stesso nervosa: non è
mai successo che lui sia venuto a cercarla.
“Me ne vado domattina, Jesus ti manderà qualcun altro. Gli
ho telefonato poco fa. In bocca al lupo”
Dichiara lasciandola senza fiato per ribattere.
Shaz lo guarda e la ‘cosa’ che se ne va a spasso per il suo
corpo silenziosamente si blocca all’istante, congelandole ogni emozione.
Lo osserva allontanarsi con la schiena dritta e i pugni
stretti per la rabbia. Se ne va,
pensa per un breve momento. Sta per rientrare in casa quando finalmente la
‘cosa’ si sblocca e la aggredisce ai polmoni e al cuore.
Votan sente la porta che sbatte con forza e si gira di mezzo
grado.
Shaz, dietro di lui, lo guarda a braccia incrociate con
un’espressione assassina “non te ne puoi andare! Sono io il tuo capo, non ti ho
dato il permesso di fare i bagagli” sbotta arrabbiata.
Votan la osserva leggermente sorpreso e poi ridacchia
sarcastico “ma smettila, non sei in grado di comandare una mosca con quella
faccia da impunita!”
La ginocchiata che gli arriva a livello dello stomaco, lo fa
piegare all’improvviso. Shaz lo afferra per la maglietta e lo tira su “devo
proprio rimetterti al tuo posto, eh?” sibila cattiva. Con forza lo sposta verso
il proprio appartamento, aprendo la porta e lanciandolo dentro. Si siede a cavalcioni
su di lui che ancora non ha bene compreso la situazione “io comando, tu
obbedisci! Se io ti dico di gettarti da un ponte, tu lo fai e sei io dico ‘salta’
tu devi chiedermi ‘quanto in alto, signora’? Ci siamo capiti? Non te ne vai da
nessuna parte senza il mio permesso!” sbraita infuriata “non ti puoi
licenziare. Non è nei tuoi diritti! Qua regna la monarchia, bello. Il regime
dittatoriale vero e proprio!”
Shaz continua il suo monologo con forza continuando a
sbatacchiarlo per terra e Votan la guarda come se fosse impazzita.
“Togliti stronza!”esplode sentendosi uno straccio da
spolvero.
“No, te la devo far pagare per tutto quello che mi hai fatto
a Praga!” urla infuriata “me le ricordo una per una, le tue cattiverie!
Soprattutto l’ultima: devo ancora vendicarmi come cristo comanda!”
“Mi avevano pagato” sbraita cercando di scrollarsela di
dosso. “E poi mi hai sparato! Direi che è il caso di finirla con questa
storia!” Con un colpo di reni che la sorprese la atterrò. Cazzo, non pensavo fosse così forte! Pensa sorpreso della sua resistenza.
“Non è una scusa! Tu dovevi rifiutarti di fare una cosa così
meschina! Non hai morale.” sibila divincolandosi.
“Non ne sento la mancanza!” ribatte divertito. Con molta
fatica riesce ad immobilizzarla “non risponderò ai tuoi ordini neanche fra cento
anni. Però mi è piaciuto quel discorsetto dittatoriale. La prossima volta fallo
con un bel completino di pelle addosso e una frusta. Saresti una perfetta
mistress!” Ridacchia alzando le sopracciglia e facendo infuriare Shaz…che non
riesce più a muoversi! Porca miseria!
“Togliti, pesi e mi dai fastidio!” ringhiò in faccia a Votan
che la guardava nuovamente distratto dalle sue labbra. “E non fissarmi la
bocca.”
“La fisso perché non riesco a credere alle cazzate che vi
escono!” replica con voce alterata.
Restarono a fissarsi come bestie furiose finchè la narice
che fremeva di Shaz non lo fece sorridere
“Quanto ti rode per essere stata sconfitta?” le domandò con
un voluto doppio senso.
“Non so di che parli” ribattè guardandola altrove e sentendo
onde di desiderio che si irradiavano nei vari punti di contatto.
“Mi viene voglia di sculacciarti nuovamente”
Lo sguardo della donna si mosse lungo il suo corpo
arrossendo per la posizione. “Ma come siamo spiritosi!Vattene, se te ne vuoi
andare. Sta attento che non ti trovi e non te la faccia pagare” gli disse
tranquillamente cercando di non pensare al probabile risvolto che avrebbe la
faccenda, se quel disgraziato attuasse veramente le sue intenzioni.
“Mi uccideresti? Non ci riuscirai mai”ridacchiò divertito.
Si piegò su di lei e assunse un’aria minacciosa “io lo faccio da quando sono
nato. Tu sei una novellina che a malapena sa maneggiare un’arma”
“Io faccio la poliziotta!” replicò offesa divincolandosi e
riuscendo a trovare un appiglio per ribaltare la situazione.
“Smettila, ti farai male”la avvisò con voce tesa. “Finiscila
di graffiare come una gatta.”
“Graffiarti non è il mio obiettivo anche se mi fa godere
immensamente”
La breve colluttazione finì con la sconfitta di Shaz che
sbuffò per il disappunto: non era piacevole sentire il pavimento freddo in
faccia.
“Se ti lego e ti lascio così, quanto ci metteranno a
ritrovare il tuo cadavere?” le domandò tenendole formi i polsi dietro la sua
schiena.
“Mah...settimane penso.” Rispose stanca senza muoversi
“strano, pensavo di vincere visto che sei un vecchiaccio con la pancia”
A quelle parole l’amor proprio di Votan andò in mille pezzi
“io non sono vecchio e non ho la pancia!”esplose rigirandola a trovandola a
sghignazzare. “Certo, se lo dici tuo.”
“Non ho la pancia!”
Shaz lo guardò con ironia e annuì “a-ah…allora è la piega
della maglietta” ridacchiò con un sorriso smagliante. “Sei ingrassato”
“Non ho preso un chilo!”
“Sei ingrassato e ti sono venute le rughe…guarda li”
Il broncio che mise la fece esplodere dalle risate. “Stai
tramontando, non puoi fare più il killer! Si perde la vista e la mano trema e
se devi correre? Con quella pancetta ti prenderebbero subito!” lo sferzò
crudele mentre la guardava ringhiando e le lasciava i polsi “ti farai arrestare
un giorno e allora io riderò” affermò con aria dispettosa facendogli la
linguaccia.
Lo sguardo omicida che perseverava sul viso di Votan, la
faceva ridere incontrollata. “Ti sei offeso? Povero piccolo!” sussurrò facendogli
una carezzina leggera e coglionatrice.
“Hai finito?” sibilò prendendole la mano e girandogliela
dietro la schiena
“Non ho neanche cominciato!” esclamò divertita.
“Hai finito!” ribattè alzandosi di scatto e prendendola in
braccio. Il sorriso di Shaz si smorzò bruscamente “beh? Chi ti ha dato il
permesso..”
“Mettilo dove sai, il tuo permesso!” ringhiò “pesi un sacco,
balenottera!”
Shaz lo guardò mentre si dirigeva…nella sua stanza! Che
diavolo voleva fare nella sua stanza?!
“Non sei il benvenuto in questa parte della casa!” gli disse
nervosamente, risentendo la carezza sul seno. Quando la lanciò sul letto gettò
un gridolino di sorpresa. “Che cavolo…”
“Quel pavimento è freddo e qua è molto più comodo!” le disse
gattonando verso di lei e tirandola sotto di se.
Shaz senti perfettamente ogni singolo movimento del suo
corpo. Sentì il materasso che sprofondava dolcemente e le sue dita che la
bloccavano.
“Ripeti quello che stavi dicendo” sussurrò accattivante “chi
è vecchio e grasso?
La donna non rispose, preda di una strana emozione che non
provava da tempo e che sentiva riaffiorare violentemente. Arrossì fino alla
radice dei capelli; la penombra della stanza risultò efficace nel mascherare il
suo imbarazzo.
“Non ti starai mica eccitando con un vecchio ciccione?” le domandò
ironico sentendola fremere.
“Si…no!” esclamò in fretta, avvampando.
“Quello è il cosiddetto lapsus freudiano” ribattè
compiaciuto “ti stai eccitando…”
“No, stavo pensando ad una cosa e mi è scappata di bocca
quel si” rispose mentendo spudoratamente
“Bugiarda”
“Non è vero” ribattè con troppa foga. Lo sentiva troppo. Era
troppo da sopportare. La ‘cosa’ ormai le aveva invaso ogni singola cellula e si
muoveva fra le pieghe del cervello incitandola a lasciarsi andare … a dirgli
quello che covava da mesi dentro di se.
Votan ridacchia assaporando la vittoria “te la sei cercata,
quella sculacciata. Deve piacerti parecchio, se mi stuzzichi sempre” Con un
gesto, la volta sullo stomaco e continua a sghignazzare.
Shaz inghiotte la rabbia e l’eccitazione e volta la testa di
qualche grado, cercando di guardarlo. “Ti pianto una pallottola in testa! Lo
sai che lo faccio!”
“Certo” esclama dandole una pacchetta leggera che la fa
sussultare “è divertente...e parecchio morbido” riprende dandogliene un’altra
sempre molto leggera che la fa grugnire.
Shaz si divincola sotto di lui, cercando di fermarlo con le
minacce di morte più fantasiose che le vengono in mente. Neanche si accorge che
la sta accarezzando “non viene bene con i jeans…via tutto” esclama voltandola e
slacciandole i pantaloni.
Come la zip si abbassa, la sorpresa di Shaz si trasforma in
eccitazione. La visione dei suoi slip non lascia addito a commenti; Votan la
guarda come se non avesse mai visto una donna e lei non può fare a meno di
arrossire. Si ritrae su se stessa cercando di opporsi a quell’occhiata che la
sta bruciando. Votan lascia cadere i jeans in terra e la guarda, seguendo con
gli occhi la linea delle sue gambe seriche e liscissime…e morbide...pensa allungando una mano
e accarezzandole il polpaccio.
Si avvicina ancora di più, salendo verso il ginocchio e
scendendo verso la caviglia nuda, fino al piedino ornato di un anellino
all’ultima moda che aveva attratto l’attenzione del suo collega qualche giorno
prima: le sue gambe dondolavano fuori dalla scrivania sulla quale era seduta e
lo zircone mandava riflessi luminosi che l’aveva fatto girare verso il piedino
elegantemente racchiuso da un sandaletto fresco di negozio.
Votan l’aveva guardato con interesse, sollevandole la
caviglia e sorridendo malizioso “è arrapante” aveva decretato scaldandola con
una sola occhiata.
“Va via” mormora con voce flebile, sentendolo proseguire
lungo la coscia. Quando comincia a baciarle la pelle, Shaz si tende per l’eccitazione
e piccole schegge di piacere la pungono in un punto solo. Abbassa la maglietta
per coprire gli slip e si allontana un altro pò, raggiungendo la spalliera del
letto e rimando bloccata contro di essa.
“E’ finito lo spazio” le sussurra distratto.
“Ho visto” ribatte con voce tremula, continuando a tirare
giù la maglietta.
Alza la testa e la guarda con gli occhi annegati nel piacere
che la lasciano stupita. Si muove di nuovo e la donna tira le gambe a se per
proteggersi, per frapporle fra loro due.
L’accarezza lentamente facendola gemere fra le labbra
chiuse.
La barriera cala un centimetro alla volta, morbidamente. Shaz
distende le gambe con un flebile mormorio. Le separa facendola tendere per
l’eccitazione e resta ad accarezzarle mentre s’inginocchia davanti a lei e la
guarda negli occhi.
“Adesso?” balbetta senza molta forza
Lui le sorride a malapena continuando a guardarla con quegli
occhi caldi...brucianti e al tempo stesso limpidi e diretti. Non la sta
toccando: poggia le mani sul letto attorno alla sua vita e si avvicina alla
bocca socchiusa “adesso…”
Il suo respiro troppo vicino, troppo invitante. E’ libera di
toccarlo… perchè allora...non approfittarne…
Alzò lentamente una mano e gli accarezzò i capelli, godendo
di quell’ ispido contatto...per un attimo
solo.. che vuoi che sia, pensò scendendo lungo il viso che si mosse, baciandole
il palmo della mano per un breve istante e creandole una voragine nello
stomaco.
Abbassò la testa e le sfiorò la bocca, baciandole un labbro
alla volta, stuzzicandolo con la lingua finchè un gemito troppo forte gli fece
perdere le briglie della propria coscienza.
Il bacio si fa intenso, si approfondisce mentre le lingue
s’incontrano in un gioco erotico e arcaico. La sente fremere e mugolare e la
stringe impedendole quasi di respirare.
La bocca della donna è famelica, al pari della sua. Esigente
e bramosa, vuole tutto di lui, il suo spirito e il suo corpo.
Un altro bacio sbrindella la sua coscienza già a pezzi, Shaz
lo stacca da se con dolcezza, ammirando il suo volto accaldato e gli occhi
socchiusi che tentando di arginare la passione che prorompe da essi. “Resta..”
“Perchè dovrei?” le rispose con la stessa intonazione
continuando a strusciarsi contro il suo palmo
“Non ce la faccio senza di te…”
Quella rivelazione lo lasciò tramortito. Non disse nulla e
si dimenticò anche di respirare. “Egoista fino all’ultimo!” ringhiò staccandosi
da lei. “Ti preoccupi solo di te stessa”
Shaz lo vide sedersi sulla sponda del letto dandole le
spalle. “Non temere, il rimpiazzo sarà certamente all’altezza. Jesus non sbaglia
mai.”
“Voglio che resti e la finisci di fare questa scenata da libro
cuore!” esplose avvinghiandosi alla sua schiena “lo faresti? Per favore” si
aggrappò addosso a lui con forza. “Non ti lascio andare finchè non mi dici di si”
Con un semplice momento Votan si distese, schiacciandola
“peccato che non stavamo sul pavimento. La tua testa vuota sarebbe risuonata
benissimo”
“Cretino” mormorò contenta di essere riuscito a convincerlo.
Quando si rialzò, la sua espressione non era più divertita.
La guardò a lungo mettendola a disagio
“Questa cosa la dobbiamo risolvere”
“Non capisco..”
“Non ci provare” la interruppe seccato. Sentiva il suo
respiro leggero che cambiava diventando più intenso. Il fatto di stare in una
stanza, su un letto CON LEI, non l’aiutava di certo.
“Non giocare con me. O dentro o fuori.” Borbotta pensando
che in fondo la colpa è sua. “Possibile che per te è così difficile ammettere
che mi ami? Pensi che non lo senta?”
Si, voglio stare con
te, ti amo! Pensò dentro di se stringendo le labbra per trattenere quella
frase che stava per scapparle.
Votan si alzò dal letto sbattendo una mano sui pantaloni.
Uscì in silenzio con l’animo gonfio di tristezza.
Capitolo 36 *** Sai chi sono e cosa devo fare... ***
La villa era ormai diventata un quartier generale di ricerca persone
scomparse
La villa era ormai diventata un quartier generale di ricerca
persone scomparse.
L’identikit di Maret era stato diramato in ogni dove, Rowan
non aveva dato notizie di se e Jesus era sempre più incazzato. A malapena parlava senza sbraitare, i contatti esterni erano stati
chiusi e i suoi dipendenti cooptati a forza nelle ricerche.
Quando Lyse aveva saputo della
perdita del piccolo, una sera da Natt, in un discorso mormorato a bassa voce,
le era quasi preso un colpo. Era rimasto a guardarlo a bocca aperta, con le
lacrime agli occhi, tirando su col naso. Che brutta cosa...non poteva neanche pensaci!
“Ho capito…l’ha lasciato per questo”sussurrò
ficcando un altro cuscino dietro la schiena “mi dispiace tanto per lei...per
loro” mormorò sentendo il letto franare da un angolo e un bacio leggero
sulle labbra.
“L’ho letto su una rivista molte donne rifiutano la cosa e
impazziscono quasi, altre si rinchiudono in se stesse, lo vivono come un lutto
da cui difficilmente usciranno…altre ancora scappano, come se avessero tradito
il proprio uomo.”
Natt la ascoltava preoccupato perché Jesus non stava per
niente bene e dopo quell’apatia iniziale che aveva saputo da Ariel, era diventato una specie di belva assetata di sangue. Gli
faceva quasi paura.
“Non doveva andarsene, ma che le è saltato in testa?!” gridò
d’un tratto piagnucolando “non doveva restare da sola..”
Singhiozzò crollando fra le braccia del marito che la coccolò a lungo.
Quello che temeva Natt era che Jesus volesse fargliela
pagare davvero. Non l’aveva mai visto soffrire così.
Paul lavorava febbrilmente, sotto
lo sguardo implacabile di Jesus dietro di lui: numeri delle carte di credito,
codici fiscali falsi… gli aveva dato tutto ciò che aveva di Maret.
Qualche conto doveva pur
averlo toccato! Quella era una maniaca dello shopping!
Il ragazzino che sedeva di fronte al computer, non era per
niente rilassato. Lanciò uno sguardo al monitor mente digitava una serie di
codici sgranando gli occhi all’enorme quantità di denaro che possedevano
quei conti.
Controllò le date una per una “depositi
recenti non ce ne sono stati” gli disse facendolo imprecare a denti
stretti. Seguì con un dito una linea sul monitor e si girò sorpreso.
“C’è stato un prelievo di 35.000 dollari. La signora è in America” esclamò soddisfatto di se stesso. Jesus lo
guardò senza parlare mentre il ragazzino di appena 18 anni gli spiegava i
movimenti che aveva fatto il denaro, il nome della
banca che aveva emesso l’assegno, completo di giorno e ora.
“Pieno pomeriggio…shopping” decretò con la voce strozzata.
“E’ fortunato, è di due giorni fa” gli disse sorridendo e
rimediandosi un’occhiata in tralice.
Sentì una carezza rude sulla testa e lo vide uscire come una
furia dal proprio studio mentre il ragazzo continuava le sue indagini.
***
“Non ti sembra di esagerare? Tanto non portarle sull'aereo”
Natt osservò con crescente preoccupazione la quantità d’armi
che veniva scaricata in una sacca sportiva.
“Non esagero affatto. Stavolta la gambizzo. Ma prima la torturo. E per quanto
riguarda l'aeroporto, tu che ci sei a fare? Mi presti un aereo” affermò con
aria tranquilla e un mezzo tic da pazzo all’occhio “sono stato un coglione con
lei, ha ragione Votan: con gli uomini si socializza con le donne si scopa”
Natt alzò gli occhi al cielo continuando ad osservarlo “a
proposito…dov’è? Non l’ho visto in giro, infatti le piante del giardino sono in fiore! Cazzo, amico, hai un giardiniere con le palle, Lyse sta impazzendo su un
roseto dietro la casa”
“Shaz...se ne occupa lei” rispose distratto.
Natt quasi si strozzò “Shaz lavora qui?!!”
“Si, è brava”
L’amico lo guardò allibito “ma non faceva la poliziotta? Ha
lasciato?
“No, fa due lavori”
Natt lo guardò sempre piùincredulo “scherzi? E come ci riesce?”
“Ci riesce”
“E il fidanzato?”
“L’ha lasciata” rispose telegraficamente.
“Quel testa di cazzo l’ha lasciata dopo tutta quella
fatica?!” esplose arrabbiato “io mi sono beccato una pallottola
per niente?!”
Jesus annuì senza commentare il fatto che
Maret avesse perso il bambino per colpa di quella storia “Tanto era questione
di tempo: Shaz è innamorata di Votan da parecchio. Da quando stavamo a Praga”
“Mamma mia..” Singhiozzò
rabbrividendo per la scelta poco felice “ma dov’è? Sta
lavorando?”
“A Parigi. Con Votan. Ho aperto una filiale, non lo sapevi?” gli disse divertito alla faccia allucinata che
aveva.
“Li hai spediti a Parigi? A Parigi?! Quei due?! Sono capaci
di tirare giù la torre Eiffel!” esclamò
ridacchiando e smorzando il risolino quando lo vide mettersi in spalla la
sacca.
“Che intenzioni hai?” gli domandò tornando serio.
“La vado a stanare” sibilò all’indirizzo dell’amico “grazie
del favore, da qui in poi me la cavo da solo”
“Aspetta..” Sospirò mettendo una mano in tasca e tirando
fuori un biglietto “contatta sta tipa. Bella donna, capelli rossi e pretenziosa. Se
cerca di portarti a letto, è normale. Lo fa con tutti”
“Simpatica” commentò intascandolo.
“Non ti dico!” esclamò sogghignando e dando ad intendergli
di essere capitato nelle maglie di quella donna “l’avviserò
che stai arrivando. Lavora alla Cia,
ti scoverà Maret in un batter d’occhio”
“Compenso?” gli domandò serio.
“A tuo buon cuore”
***
Beatrix posò il telefono con aria seccata. Natt gli aveva
appiccicato un altro suo amicoe a lei
non andava proprio di scorrazzarlo in giro per la città. Sbuffò all’ennesimo favore
che gli doveva, tutto per quella vecchia storia che continuava ad infilarle continuamente.
Che ci voleva fare lei se aveva la passione per gli
uomini, soprattutto per i suoi amici?
Beatrix Miller ha 32 anni, fa
parecchi lavori, ha tanti amici che le ricambiano i favori e uno stuolo di ammiratori in perenne ammirazione.
Si era fatta la fama di mangiatrice d’uomini solo per colpa di
quell’idiota di Natt e della sua lingua lunga.
Non l’avessi mai incontrato,
quello stupido londinese! Pensò guardando il telefono. Fortuna che si è accasato e ha messo la
testa a posto. Speriamo che
quest’altro che arrivi non sia un suo degno compare!
Jesus arrivò due giorni dopo, lo sguardo di chi si è appena messo seduto su una graticola infuocata e si è
alzato senza più pelle sul culo.
Beatrix lo osservò scendere dall’aereo privato di Natt,
l’unico modo per portarsi appresso l’armamentario che gli serviva e restò ad
osservarlo guardarsi attorno con le mani suoi fianchi e gli occhi schermati da
un paio di lenti scure che lo rendevano ancora più
affascinante.
Per lo meno è un bell’uomo, pensò
muovendosi verso di lui.
Jesus la riconobbe subito e s’incamminò verso di lei
pensando che era si una bella donna ma che la faccia
della mangiatrice di uomini non ce l’aveva proprio. Ma
non si poteva mai dire: anche Maret era bellissima ma schizzata mentalmente.
“Se sei qui, sai chi sono e cosa
devo fare” esordì spiccio senza neanche stringerle la mano.
Appena arrivato e già comincia a comandare, sto
rompipalle! Pensò tornando a posare la mano sull’altra.
Gli fece un gesto di seguirlo senza parlare e aggrottò le
sopracciglia per lo strazio. Sarà bello
ma è uno stronzo peggio dell’ultimo!
In macchina della donna non si scambiarono una parola e
quando giunsero in un appartamento che Natt gli aveva messo a disposizione,
Beatrix parlò chiaro “senti…io ti trovo questa persona in due -tre giorni di
tempo e tu resti buono qui”
Jesus la guardò togliendosi gli occhiali e parlò in modo
diretto “non darmi ordini e forse andremo d’accordo”
Cavolo che occhi,
pensò la donna colpita. Si costrinse a tenere la voce ferma e lo fissò come se
fosse un ratto di fogna “non dobbiamo andare d’accordo
tu ed io. Fai il turista mentre io lavoro per quello stronzo di Natt e dei suoi
maledettissimi amici che mi appioppa sempre!”
Un mezzo sorriso si aprì sulla faccia di
Jesus “ti sta simpatico, eh?”
“Come la scarlattina a 30 anni!” esclamò fuori di se “non so
cosa ti abbia detto su di me… anzi lo so, ma non lo voglio sentire: io non sono
disponibile e non faccio parte del pacchetto vacanze” mise in chiaro con
decisione. “Se ti sei fatto strane idee su di me,
toglitele subito”
Jesus la guardò da capo a piedi e pensò che con un corpo
come quello era tutto scusabile. “Mi
interessa una donna sola.” Dichiarò dandole le spalle “hai quello che ti serve, no? Comincia a lavorare e tempo tre
giorni non mi vedrai più!”
Una porta sbattuta con violenza lo fece girare di qualche
grado. Si guardò attorno e sospirò…però!
Aveva un gran bel culo. Per non parlare di tutto il
resto.
****
“Ecco qua!”
Beatrix sbattè un fascicolo sul tavolino davanti a Jesus e
si sedette stanca “la sua amica lavora per Lennie Darco, il nostro mafioso locale più attivo. Lì ci sono
indirizzi che sono stati controllati e risultano puliti.
Foto e informazioni. Auguri” esclama alzandosi in piedi e dirigendosi verso la
porta dell’appartamento.
“Aspetta”
Beatrix si fermò e lo guardò di traverso.
“Grazie”
“Mhh…sua maestà a ringraziato..” Sussurrò con voce alterata dalla stizza. “Ciao”
“Aspetta un attimo, questo tipo vi serve o posso ammazzarlo?
”
Beatrix lo guardò mente la sua mente vorticava impazzita: poteva
prendersi il merito dell’azione e salire di grado...per non parlare dello
stipendio che sarebbe raddoppiato!
Si stacca dalla porta con aria maliziosa “ne possiamo
discutere”
“Non c’è niente da discutere” ribatte duro “vivo, morto o
mezzo acciaccato?”
“Vivo ma in grado di parlare” sussurra con la voce ridotta
ad un sibilo.
“Allora siamo d’accordo. Prega che abbia la mano ferma,
perché ho deciso di ammazzarli tutti”
afferma con occhio di uno che non scherza. Sbatte la foto di
Maret sotto i suoi occhie la guarda fisso “Compresa lei”
***
Maret si accorse che alla serratura del suo appartamento era
stata forzata mentre era al lavoro nella stazione radio e fissò con occhi di
ghiaccio l’evidente segno di scasso che danneggiava la porta.
Prese la pistola dalla borsetta e spinse la porta accostata
con due dita. Ho ricordato di caricarla?
Pensò entrando un passo alla volta guardandosi attorno.
Non notò niente di strano, a parte un vaso rovesciato e la
terra sparsa sul pavimento lucido. Gettò la borsetta sul divano e si mosse con
cautela, sfilandosi le scarpe e camminando a piedi nudi. Aggirò un muro e si
ritrovò a fissare in viso il proprietario della Toyota
che le sorrise, facendo un simpatico gesto della mano. Restò inebetita mentre
l’uomo spostava la canna con un dito e indicava la stanza piena di gente,
guardie del corpo in atteggiamento fin troppo rilassato per i gusti di Maret.
Al centro della stanza una donna dall’aria annoiata e
trasudante colore la guardò con un sorriso. Maret abbassò il braccio e posò la
pistola su un ripiano. “Tanto era scarica”
L’uomo le sorrise incoraggiante,
indicando una sedia. Si sentì bassa accanto a lui e incrociò le braccia in
atteggiamento difensivo. “A che devo la visita inopportuna?”
Rowan la squadrò per bene e notò che un certo particolare
che avrebbe dovuto esserci in una donna al 4° mese di gravidanza, era assente.
Abbassò gli occhi sentendosi dalla sua parte. “Dovevo un
favore a Natt” le disse occhieggiando il suo ventre scolpito senza la minima
traccia di gestazione.
Maret si rilassò impercettibilmente “come sta?” domandò
sedendosi con grazia sulla sedia che le venne
accostata garbatamente dall’uomo senza nome.
Rowan continuava a scrutare le occhiaie perfettamente
mascherate dal trucco sapiente, la fredda eleganza che dimostrava e soprattutto
l’aria tormentata che abbassava le spalle delicate.
“Sta bene. Penso sia perennemente in giro a comprare
passeggini e culle…Lyse è incinta, lo sapevi?
Aspettano due gemelli”
Quella bomba sortì un effetto imprevisto nell’animo di
Maret. Si passò istintivamente una mano sul ventre liscio e abbassò lo sguardo
“davvero?” sussurrò con un sorriso dolce che scomparve subito dalle labbra
rosate. Si drizzò lanciando un’occhiata alle guardie del corpo visibilmente
annoiate e ricordò che anche a suo tempo, al Killer Instinct avevano quella
medesima aria scocciata.
“Le telefonerò per congratularmi” disse
tranquillamente incrociando una gamba rigidamente.
Rowan la fissava mettendola quasi a disagio. “Seth. Andate a
farvi un giro ma rimanete nei paraggi!” disse brusca
all’uomo che sostava dietro Maret. Vide gli scagnozzi della donna scattare
sugli attenti come tante molle e dirigersi fuori della stanza. Maret lanciò
un’occhiata dietro di se e l’ultima cosa che vide fu l’espressione simpatica
dell’uomo chiamato Seth con un sorriso incoraggiante stampato sul volto.
Quando rimasero sole, Rowan si
rilassò visibilmente “non sai che fatica dover fare sempre la donna di classe.
No, non lo sai, tu ci sei naturalmente portata”
Maret non disse una parola, limitandosi a far dondolare un
piedino nudo.
La donna la guardò con interesse “ho
visto Jesus…sta male. Senza di te non riesce quasi a reggersi in piedi”
Maret aggrottò la fronte abbassando la testa e la rialzò
dopo un attimo di troppo “gli passerà.” Decretò
sentendo un’oppressione alla testa, indice di un incipiente scoppio di lacrime.
“Non penso” sbottò irritata dalla sua freddezza. “Quei due
sono della stessa pasta. Fanno tanto i duri e nelle vostre mani si sciolgono
come agnellini”
Maret alzò un sopracciglio stupita.
Rowan la vide e fece finta di nulla.
“Non pensavo avessi una cotta per quel tipo assurdo” mormorò
a bassa voce.
Si pentì della frase che aveva appena pronunciato. Quando Natt era crollato a terra in quel modo, si era
sentita morire con lui. Un po’ seccata, dovette ammettere il suo affetto per lo
stupido!
Rowan la guardò per un secondo, poi tornò a giocare con la
collana che portava e che risaltava sul decolleté ampio. “Non è proprio
così...è l’idea che voglia rimanere fedele per sempre a quella delizia di
ragazza che mi distrugge. L’hai mai visti insieme? Sono uno spettacolo. Mai
visto due persone più innamorate di loro”
Aveva parlato in fretta, osservando il nulla, persa nei
pensieri. Non potè fare a meno di sorridere “Come tu e
Jesus. Torna da lui”
“Queste cose non devono riguardarti ”rispose con voce
strozzata dalla pena che provava.
Rowan rinunciò a discutere. Quella ragazza aveva avuto
bisogno di tempo per ‘accettarlo’,
adesso aveva bisogno di qualcuno che le facesse capire dove sbagliava. Si chinò
verso di lei sfiorandole il viso come se fosse stata una madre “tesoro, capita”
disse indicandole la pancia.
Maret si tese tutta, con gli occhiimprovvisamente lucidi.
“Puoi averne altri…torna da lui non
ha senso soffrire così e sprecare del tempo prezioso. Ogni singolo minuto è
prezioso.”
Maret lasciò che si allontanasse da lei prima di parlare
“potrei già essere stata sostituita…” sussurrò tormentando il collo della
camicetta che improvvisamente la soffocava.
Rowan guardò il muro perfettamente intonacato e storse la
bocca “devi accertarlo con i tuoi stessi occhi”
Quando la donna uscì, portandosi
dietro la sua nuvola di Yves Saint Laurent, Maret si strappò quasi la camiceria
di dosso. Aprì la finestra anelando il respiro fresco della notte e restò
appoggiata alla cornice di legno con gli occhi chiusi.
Lei lo pensava...però...sentirselo dire…
Jesus stava male, senza di lei...stava
male. E lei soffriva a sua volta per il dolore e la
lontananza. Scappare non risolve niente, non puoi
fuggire continuamente, Maret!
Ramirez muoveva gli occhi su e giù, perennemente inquieti ed indagatori
mentre Shaz gli dava tutte le indicazioni del caso
Ramirez muoveva gli occhi su e giù, perennemente inquieti ed
indagatori mentre Shaz gli dava tutte le indicazioni del caso.
“Ti ho chiamato perché Jesus mi ha assicurato che sei un
genio dell’elettronica. Per sabotare la centralina ed entrare nel bunker di
quel tipo ci vorranno due persone. Io verrò con te.” Affermò con un tono duro. Si, sono andata bene, pensò aspettando
le domande del ragazzo.
Ramirez annuì continuando a fissarla in un modo che la
metteva a disagio. La sua voce dal forte accento spagnolo era uno spettacolo da
ascoltare, peccato che se ne stesse sempre con la
bocca chiusa e si limitasse ad annuire.
“Hai...domande?” chiese con timore che il ragazzo non avesse
ascoltato una parola.
“No” risposemuovendo
costantemente una gamba su e giù.
La curiosità di Shaz giunse al limite “scusa se mi impiccio…ma come fai a lavorare..” Gli fece un cenno
indicando il dito che tamburellava spasmodicamente sul braccio della sedia e
fece una smorfietta.
“Lo vedrai” le rispose asciutto alzandosi di scatto e
facendola saltare dalla sorpresa. “A che ora?”
Shaz lo fissò innervosita da tanto fermento fisico “a
mezzanotte direttamente sul posto. Secondo le mie informazioni, a quell’ora Gails torna a casa.” Rispose
rimediandosi un assenso secco.
Quando se ne fu andato, Shaz
rabbrividì: mosse le spalle sue e giù e strabuzzò gli occhi “oddio, mi fa
venire un’ansia terribile, quel tipo!” sibilò muovendo le mani come se Ramirez
gli avesse passato il suo nervosismo.
Lanciò un’occhiata alla data sul calendario e notò che era
cerchiata. Il compleanno di papà! Si
ricordò con un gemito di sorpresa.
Dopo circa un’ora di chiacchierata paterna, Shaz attaccò il
telefono con aria soddisfatta e leggermente malinconica. Ora non aveva più tanto tempo per vederlo...non poteva certo mollare
tutto dall’oggi al domani per andare a trovare il proprio genitore!
Una bussata discreta alla porta dello studio la fece voltare
incuriosita. Ramirez che aveva
dimenticato qualcosa? Si chiese aprendola e trovandosi di fronte uno sbattutissimo Votan con occhiaie da sonno mancato. “Hai già
fatto casini alle dieci del mattino?” domandò entrando di forza come al suo
solito e crollando su una poltroncina.
“No, tutto bene” rispose evitando di rispondere alla sua
solita ilarità a cavolo “stasera vado fuori con Ramirez a lavorare” lo avvertì
vedendolo annuire con un piccolo cenno del capo che teneva poggiato stancamente
sul morbido cuscino.
“Non hai dormito?”
“ ‘Nsomma..”
Rispose tastandosi la fronte e la radice del naso con una mano. “Stavo pensando
all’ultimo lavoro. Abbiamo rischiato di farci scoprire..”
S’ interruppe quando sentì due mani leggere che gli
massaggiavano la fronte “che stai facendo?” domandò irrigidendosi per la
sorpresa.
“Ho un amico che mi ha insegnato il massaggio facciale; rilassati
e goditelo” gli disse a voce bassa dietro di lui.
“Sicura? Non è che ne approfitti
per farmi esplodere la testa?” le domandò con tono morbido e meravigliato per
la piacevole novità.
Sentì le sue mani che si fermavano per qualche istante “Magari!
Ora che sono in una posizione di vantaggio, dovrei approfittarne..” la sua voce tremava leggermente. Votan chiuse gli occhi godendo del contatto di quelle dita fresche e sottili.
“Voglio stare con te, davvero...” Shaz inghiottì sentendo un
muscolo della guancia guizzare sotto le dita “però devi darmi un po’ di tempo…per
metabolizzarlo”
Sentì che assentiva leggermente e riprese il suo lavoro che era diventato una goduria vera e propria: le dita le
formicolavano e il piacere correva nei polsi scoperti.
Quando si strusciò morbidamente contro il suo palmo come un
gatto, Shaz sorrise e si piegò dandogli un bacio dolce e soffice sulla guancia
sempre leggermente ispida, bacio che lo sorprese per la seconda volta in quel
breve lasso di tempo. La sua mano salì a catturarle il
polso e restarono a guardarsi teneramente in quella posizione obliqua per
qualche minuto, finchè la schiena della donna non chiese pietà e la costrinse a
raddrizzarsi a malincuore.
“Vieni qui” le ordinò gentilmente
attirandola su di se e facendola sedere addosso a lui.
Shaz inghiottì l’emozione, sentendosi una ragazzina che si
scambiava un bacio col più figo della classe.
“Come mai?” le chiese facendole scivolare
un braccio attorno alla vita per non farla cadere.
Lei sorrise imbarazzata e gli si accoccolò addosso
sorprendendolo per la terza volta. “Perché…si” rispose
vaga, sorridendo dentro di se.
“Perché si” ripetè per nulla
stupito della risposta. “E’ giusto, non si danno
risposte soggetto-verbo-oggetto. Troppa fatica” disse
facendola ridere e rimediandosi un secondo bacio sulla guancia, stavolta molto
più lungo e morbido, bacio che stava scivolando sensualmente verso la sua
bocca.
“Mi sto pungendo le labbra con la tua barbaccia incolta”
mormorò leggermente eccitata.
Votan girò la testa quale tanto che bastava per portare le
loro labbra quasi a contatto “mi dispiace” sussurrò avvicinandosi mentre lei si
ritraeva allo stesso tempo.
E quando mai! Pensò allontanandosi
vagamente seccato. “Neanche nel giorno del mio compleanno riesco..”
Shaz lo interruppe sorpresa “è il
tuo compleanno? Davvero? Non ci credo, come mio padre!”
“Così mi hanno sempre detto” le ripose soprappensiero. La
guardò stupito. “Che c’è di tanto speciale? È un
giorno come un altro”
“Cavolate!” ribattè la donna scendendo dalle
sue gambe e mettendosi le mani sui fianchi. “A casa mia si faceva sempre
festa, con tanto di torta con candeline e regali a profusione. Sono una cultrice delle feste di compleanno!” specificò con
un sorriso allegro.
Votan annuì distratto “a casa mia, la donna che chiamavo mamma non aveva mai abbastanza soldi per mangiare,
figurarsi se riusciva a farmi un regalo, quella santa donna.” ribattè facendole
morire il sorriso sulle labbra.
“Cosa?” sussurrò sedendosi sulla
scrivania quasi in bilico “come la donna…”
Votan fece spallucce annoiato
“si…il piccolo orfanello qui presente è stato raccolto da una coppia perché, a
quanto mi hanno detto, i miei sono morti durante una rivolta popolare...la sai
un po’ di storia, no?”
Shaz restò a guardarlo non riuscendo ad assimilare quelle
parole che risuonavano troppo stonate.
“Era il 25 di giugno quando mi hanno tirato fuori da sotto il letto, me lo ricordo appena..” Mormora
perso nei ricordi, stringendo gli occhi per sforzarsi di rimembrare qualche
dettaglio “ricordo di essermi rintanato la sotto perché avevo
avuto paura di qualcosa...fattosta che mi hanno preso in casa e tirato
su lo stesso, anche se non se lo sarebbero potuto permettere. Sono stati
carini”
Concluse con voce tranquilla, senza
dar segni di dolore passato o altro. “Tutti gli anni quella donna veniva da me
il 25 di giugno, mi abbracciava e mi coccolava per un bel po’ di tempo,
facendomi gli auguri. Non dubito di avere davvero 44 anni, perché ne avevo 10 tondi tondi quando mi
hanno trovato è il mese che mi fa pensare…mah, non che mi cambi la vita, sta
cosa” concluse incrociando le braccia dietro a testa e lanciandole un’occhiata
distratta.
Lesse una pena incredibile sul suo volto e la cosa lo irritò
“senti, non cominciare a compatirmi, sennò…”
S’interruppe quando Shaz lo abbracciò di slancio e lo
strinse con forza. “Guarda che non mi è mai mancato
l’affetto..” Mormorò turbato dal suo abbraccio sinceramente dispiaciuto “sono
stronzo di natura, non per vendetta contro il destino crudele”
Abbassò le braccia sentendola mugolare “non frignare sulla
mia camicia nuova!” ridacchiò quando alzò il volto scuro e senza ombra di
divertimento.
Shaz scosse un attimo la testa e strinse le labbra “ti rendi conto che così non ho nessuno con cui prendermela? Non
posso accusare i tuoi di averti tirato su male!” sbottò
facendogli alzare un sopracciglio.
Votan sbattè le mani sulla poltroncina e si alzò in un balzo
“tu sei tutta matta, sempre detto io”
“Ma Votan è il tuo vero nome?” gli
domandò con una certa curiosità.
Lui ghignò divertito “che ti cambia
saperlo oppure no? E’ un nome come un altro”
“Per favore…”
Shaz lo guardò con due occhioni dolci che gli strapparono la
risposta “No…il mio vero padre mi chiamava così. Ero il suo piccolo dio ed
essendo particolarmente dispettoso, me l’ha appioppato” le rispose
abbracciandola. “Contenta?”
“Quindi?” insistette stringendolo a
sua volta.
“Quindi…”
Lei lo guardò di nuovo con quegli occhioni innocenti e Votan
non seppe resistere “Tomasz”
“Tomasz…” ripetè dolcemente provando che effetto faceva quel
nome sulla lingua “è bello..”
“Grazie” rispose dandole un bacetto leggero. “Adesso hai la
scelta su quale dei due urlare”
Shaz arrossì furiosamente mentre lui rideva. Lei lo spinse
via e Votan tornò a circondarla facendole scappare un gridolino. “Quindi Votan è il nome da lavoro?” gli domandò imbarazzata
con la frase che le frullava in mente
“Si, ‘Claire’.
Più che altro per i potenziali clienti. Gli unici due che lo sapevano sono
morti da parecchio tempo” Le spiegò sbaciucchiandola lungo il collo “senza mi sento nudo”
Quand’è che imparava a
stare zitto? Si domandò la donna con una certa eccitazione che saliva
esponenzialmente.
Shaz abbozzò un lento sorriso “non mi
piace il tuo modo di festeggiare, si fa a modo mio. Visto che non posso
farlo per mio padre, festeggio te” Decise facendolo sorridere “che ti
piacerebbe avere di regalo?”
Votan la guardò in modo allusivo,
facendola arrossire un’altra volta.
“Faccio da me” decise con voce scanzonata per togliersi
dalla situazione imbarazzante.
“Stronza!”
***
Shaz vagava per i negozi senza la più pallida idea di cosa
sarebbe piaciuto a quel miserabile.
In un lampo di genio telefonò ad Ariel perché Jesus era fuori sede, ma non le
fu molto utile quando la risposta che le diede fu ‘plastico in quantità industriali’.
E dove lo andava a trovare a
Parigi, il plastico?!
Sbuffò avvicinandosi ad un negozio da uomo. Per carità, non so neanche la taglia,
pensò brontolando per l’ennesima volta. Rallentò fino a fermarsi davanti un
negozio di libri. No, non conosco i suoi
gusti...e poi un libro è il massimo della freddezza,decretò
tirando nuovamente dritto.
Due ore dopo era sull’orlo di una crisi di nervi!
Il lampione sotto la quale si era
fermata, lampeggiava per un cortocircuito interno e la illuminava a tratti.
Shaz alzò la testa e un sorriso allegro le balenò sul viso.
Canticchiando, girò per tornare a casa, deviando
gioiosamente verso una pasticceria dove gli occhi le si
illuminarono, mentre indicava un ‘gateau’ con
la sua migliore pronuncia francese che suonò all’orecchio del pasticcere come
un’offesa vera e propria alla lingua madre.
Un’ora dopo
“Stai scherzando? Non ti sarai azzardata a comprare davvero
44 candeline?” sbottò mezzo scocciato.
“Scherzi? Andava a fuoco casa, se le accendevo tutte
insieme!” scherzò dandogli una spintarella allegra e ficcando decisa l’unica
candelina bianca nella panna soffice.
Votan si guardò intorno a disagio. A parte averlo invitato a
cena e averlo costretto a mangiare le sue squisitezze che proprio malaccio non
erano, se non si fosse sbagliata a dosare il pepe, adesso si presentava anche
con quella torta monumentale! Con tanto di candelina!
“O mio dio..”mormorò imbarazzato
“era proprio necessario?”
Shaz lo fulminò con un’occhiataccia “si, perché non ho trovato un regalo decente!”
Mise il broncio guardando quella favola di torta che
spiccava su tavolo sgombro dai resti della cena, perché diavolo non ti ho mai ascoltato, madre
mia! Pensò alla mezza figuraccia che aveva fatto con suo ospite. Afferrò la
bottiglia di champagne dal frigo e gliela porse con un “toh, gioca col tappo
che io sono negata” che lo fece uggiolare di dolore.
“Come sarebbe a dire che non sai aprire una bottiglia?” la
sgridò facendola abbassare lo sguardo offesa e
sollevare gli angoli della bocca con una smorfietta triste “la birra è più
facile da aprire: linguetta + dito...si strappa via da se” mormorò a mo di
scusa, passandogli il cavatappi che prese con un ringhio di incredulità.
“Guarda come si fa, che poi ti interrogo.
Hai visto? È difficile, secondo te?” le domandò
sarcastico posandola sul tavolo accanto alla torta.
Shaz sbuffò a mezza bocca “voi uomini ci siete
portati.. come la storia della pompa di benzina!”
Ridacchiò facendogli dare una manata sulla fronte “è
atavico, ce l’avete scritto nel Dna. Tre semplici
movimenti che ripetete da una vita: ‘introdurre - fare
il pieno - estrarre’ e tutto in pochi secondi.”
“Ma cosa mi tocca sentire! Ma che uomini frequenti?! Tre secondi…” singhiozzò
divertendosi un mondo a quelle strane associazioni di pensiero di Shaz.
“Ricorda, gli uomini perfetti sanno svitare i tappi!”
“A te serve un’insegnante di sostegno, ragazza. Sei matta” decretò
mentre Shaz si protendeva per prendere dei bicchieri che non riusciva
proprio a raggiungere.
Un braccio si allungò oltre la sua mano, porgendole ciò che
le serviva. Per un breve istante, Shaz fu travolta da un’ondata ormonale che la
distrasse violentemente. “Grazie” mormorò prendendoli con il viso incupito per
la voglia che aveva di…
Alzò gli occhi su di lui: Votan la stava osservando con un
sorrisetto dolce che le fece abbassare pericolosamente tutte le sue difese. “Auguri”
mormorò a mezza bocca guardando la fiammella della torta che tremolava. Spense
la luce della cucina con un gesto secco. “Così è meglio” gli disse ringraziando
la penombra che non mostrava il suo rossore. Si stava formando una strana
intimità fra loro che quasi non la faceva respirare.
Le piaceva…ma ne era anche terrorizzata.
“Dovrei soffiarci sopra, penso,..”
Mormorò con quella voce bassa che la faceva vibrare.
Shaz si sedette al tavolo di fianco a lui e lo guardò
annuendo “oppure puoi aspettare che finisca e che goccioli sulla panna.”
Votan guardò la torta e lei sorridendo “penso che la farò
gocciolare un pò… con questa luce sei ancora più bella”
mormorò accarezzandole lievemente la guancia. Shaz restò dov’era con il cuore
in subbuglio e lo stomaco annodato, tormentando il tovagliolo con cui stava
giocando.
“Pensi che tra un’ora sarà finita?
Devo andare a lavorare” mormorò sentendo che era la cosa
più sbagliata da dire in quel momento. Aggrottò la fronte, vedendo la sua delusione
“scusami..” Borbottò in fretta mentre lui ritirava la
mano.
“Non importa” le rispose secco “a volte
dimentico che non siamo qui per divertirci” sbottò soffiando sulla candelina
e facendo calare la penombra nella stanza.
Shaz restò seduta al buio, sentendosi in
colpa “l’hai espresso il desiderio?” mormorò a bassa voce guardando il
nulla.
“Si…ma la vedo dura”
Shaz si alzò lentamente posando il tovagliolino che si distese,
improvvisamente libero dalla sua presa torcente. Si avvicinò all’interruttore e
stette un po’ di tempo a guardarlo. “E cosa hai
chiesto?”sussurrò guardando le maioliche lucide della cucina.
Votan si appoggiò allo schienale sorridendo. “Che una bellissima poliziotta mi baciasse con trasporto!”
esclamò facendola ingoiare con la gola stretta.
Accese la luce con un gesto nervoso e lo sguardo
basso…sembrava quasi che le facesse male ogni singola parola che l’uomo
pronunciava. Lo aggirò cercando nervosamente la paletta da
dolci “non si può mai dire. Magari la poliziotta che ti arresterà, si
commuoverà e ti bacerà” affermò cercando di non
saltargli addosso mentre si sedeva accanto a lui che la fissava in modo
incomprensibile.
****
“Mi scusi, posso avere la sua attenzione
per cinque minuti?”
La voce di Ramirez la fa riprendere dallo stato catatonico
in cui è caduta da quando è uscita di casa.
“Non darmi del lei, abbiamo la stessa età” mormora mentre si
dirigono verso il punto stabilito.
Il ragazzo le scocca un’occhiata veloce “quel favore che mi
hai chiesto mi prenderà un po’ di tempo. Penso di farcela entro le 4 di notte.”
Shaz guarda l’ora e annuisce, pensando che sarebbe bastato “va bene. Ti ringrazio molto”
Torna a guardare la strada, abbassando leggermente
le palpebre…muove le labbra rendendosi conto della loro morbidezza solo
in quel momento. Lecca il labbro inferiore discretamente,
estraniandosi dalla realtà che la circonda….
“Io vado. Se
non torno per le tre, sei ufficialmente a capo della filiale” decretò
sghignazzando simpaticamente in direzione di Votan che fece una faccia cupa
“finiscila e torna intera, scema”
Shaz si avviò dimenticandosi che era
casa sua e che forse doveva mettere
prima alla porta il suo piacevole ospite. Voltò su se stessa indicando con un
gesto della mano la soglia aperta “dopo di lei”
Votan sorrise mentre uscivano “non
farti male” la ammonì sfiorandole il naso con un dito e facendola ridere.
“Va bene” mormorò restando a guardarlo
e dondolando sulle scarpe sportive. “Allora…ciao”
Fece una piroetta, tornando verso di
lui “non mi va di andare a lavorare” mugugnò
col broncio
“Stai facendo i capricci?! Sei una
vergogna!” esclamò divertito capendola perfettamente:
sarebbe rimasto ore a parlare con lei.
“Stress!” sbottò alzando gli occhi al
cielo, con le mani infilate nelle tasche posteriori dei
jeans e continuando a dondolare pericolosamente verso di lui
“Fila a lavorare o spiffero a Jesus che
il capo della filiale fa i capricci come i pupi” la minacciò vedendola avvicinarsi
sempre di più.
“Ok, ok. Subito pronto a farmi le
scarpe, tu” Restò un attimo a guardarlo e si voltò avanzando di due passi…oh,
ma che cavolo! Sbottò rigirandosi e camminando decisa.
Votan aveva appena infilato la chiave
nella porta quando Shaz lo toccò su una spalla
facendolo voltare sorpreso. Qualche istante dopo, due labbra calde si appoggiano
sulle sue, deponendovi un bacio morbido e allo stesso tempo passionale.
“Buon compleanno” sussurrò staccandosi
in fretta e incamminandosi per il corridoio col cuore che tambureggia
come i TambourduBronx nella loro migliore performance live....
Shaz tornò a casa infuriata. Quel mezzo tentativo deficiente
di Ramirez di baciarla l’aveva fatto saltare veramente i nervi! E le avesse chiesto scusa, lo stronzo! Rituale un cazzo!
Entrò nell’appartamento alle tre di notte, sbattendo la
porta con fervore e sentendo gli occhi che le si chiudevano
nonostante l’adrenalina data dall’arrabbiatura.
Il telefono che squillò, la fece imprecare. Rispose pensando
che fosse Jesus ed esordì con ‘non ora, ho appena
schiaffeggiato un testa di cazzo’ che ammutolì l’utente.
Shaz ascoltò incuriosita il suono di libero che proveniva dalla cornetta e
pensò di aver spaventato l’interlocutore. Mah!
Poggiò la cornetta sulla forcella e fece spallucce.
Quando suonò il campanello, in maniera ripetuta e violenta,
strabuzzò gli occhi seccata.
Votan l’aspettava dall’altra parte con aria piuttosto innervosita.
Shaz gli aprì e restò un po’ titubante ad osservare il suo stato seminudo “chi
ha fatto cosa?” domandò con l’aria di uno che si era svegliato di punto in
bianco.
Shaz lo guardò da capo a piedi e inclinò leggermente la
testa a quella piacevole visione assonnata e preoccupata “un uomo nudo sulla
porta di casa…che potrei desiderare di più?” ridacchiò facendogli cenno di
entrare “mi hai chiamato tu, allora..” Mormorò
chiudendo la porta a due centimetri dalla sua attraente figura e aspirando per
un lungo momento l’odore buono che emanava la sua pelle. Quello la ripagò della
nottataccia di lavoro e del tentativo di seduzione diquell’essere
che meritava una morte lenta e dolorosa.
Votan si strusciò a lungo una mano sugli occhi assonnati e
la guardò mentre si sfilava la fondina di pelle appoggiandola sul tavolo del
salotto. Appoggiò con la schiena nuda alla porta e rabbrividì un secondo contro
il freddo della porta blindata “si, volevo sapere com’era andata…” mormorò
vedendola avvicinarsi lentamente. “Perdona il non- abbigliamento ma stavo
dormendo quando il rumore della porta sbattuta mi ha fatto fare
un salto di due metri dal letto” le disse facendola sentire in colpa.
“Sei stato carino a saltare per me” mormorò avvicinandosi un
altro po’, immergendosi in un bagno di feromoni che la stavano
rosolando a fuoco lento. “Ti dispiace aspettarmi qui? Ci metto qualche minuto,
il tempo di una doccia. Poi ti racconto tutto”
Votan sorrise divertito “allora
faccio in tempo a riprendere il sogno interrotto”
Shaz sorvolò sulla piccola malignità e fece una smorfietta
“era bello il sogno?”
La sua espressione cambiò e divenne più intensa, facendola
fremere “certo…c’eri tu” mormorò a mezza bocca.
Shaz sollevò un dito tremante e sussurrò “un minuto. Due.”
Si allontanò in fretta mentre Votan piombava sul suo divano
con tutta l’intenzione di restare sveglio…c’era qualcosa in lei che gli dava
una vaga idea….che forse loro avrebbero potuto…naaa, ma quando mai!
Faccio la doccia restando a guardare le goccioline che
scivolano lungo le gambe e dai capelli insaponati con un’idea precisa e…pazza!
Avvolta nell’accappatoio esco dal bagno, tamponandomi i
capelli scuri e restando a guardarmi allo specchio. Ho le guance arrossate
sebbene abbia fatto una doccia tiepida…
Una parte di me, prega fervidamente che si sia addormentato,
mentre l’altra…
Esco dal bagno avvolta solo dall’accappatoio che brilla
nella semioscurità. Mi avvicino a lui e come temevo ha gli occhi aperti.
“Che rapidità” mormora accorgendosi
solo dopo di come NON sono vestita.
“Te l’avevo detto..” Sussurro
stringendo la cinghia con un vuoto tremendo allo stomaco, sentendo le gambe che
tremano quando mi guarda in quel modo, che il cuore corre un po’ troppo quando
mi fissa negli occhi e che quel qualcosa che non dovrebbe, si muove nelle
profondità del mio animo.
Mi tira per la cintura, facendomi scappare un gemito. Gli
siedo in braccio e posso sentire…che è sveglio…troppo sveglio!
“Gli hai tirato uno schiaffo?” mi chiede raddrizzandosi
lievemente e allungando una mano per circondarmi la vita, stringendola
delicatamente sotto le dita.
“Un cazzotto per la precisione” mormoro col fiato corto e un
sottile tremito nelle gambe “me ne frego se è un
rituale, non si deve permettere..” La mia voce si smorza leggermente quando
sento un movimento sconosciuto sulla vita.
“Che fai?” domando con voce flebile
mentre scioglie delicatamente la striscia di spugna.
Lui mi guarda e poi apre lentamente i lembi dell’accappatoio.
Resto immobile, con i battiti accelerati e il sangue che urla.
“Ti guardo” afferma con voce roca e bassa. “Posso?” domanda
lentamente scostandomi i capelli dalla fronte e accarezzandomi, leggero come una piuma.
“Cosa?” pigolo con un tremore
terribile dentro e fuori, rivelato dalle ciglia che battono più rapidamente del
solito e dalle dita che lo stanno artigliando.
Votan si rende conto del suo scompiglio e insiste baciandole
delicatamente la clavicola. “Posso baciarti?”
Annuisco in preda al piacere. Labbra
morbide che scendono e salgono, tracciando un cerchio sulla pelle asciutta e
profumata.
Non c’è niente di più erotico… in questo momento, non c’è
niente che possa farmi smuovere da qui.
Calda, erotica realtà…seminuda in braccio a lui, ansimante
per il troppo piacere che mi sta uccidendo. Abbasso la testa gemendo. Le sue
dita oltrepassano la maliziosa fessura spugnosa accarezzandomi la pelle.
Ho caldo, sto andando a fuoco.
Mani piccole che si muovono sulle sue spalle, baciandogli il
collo tra i sottili peli appuntiti che mi pizzicano la lingua.
Votan assaporò quella sensazione con crescente euforia “Non
mi prendo uno schiaffo?” mi chiede con voce troppo
roca e l’eccitazione che lo avvolgeva come un guanto. Lo sento raddrizzarsi e
la stretta attorno alla mia pelle nuda si accentua facendomi gemere “no…niente
schiaffi” sussurro nascondendo il viso fra le braccia che cingono il suo collo
dalla pelle infuocata.
Sento il tessuto spugnoso e bagnato che scivola dalle
spalle. Stringo gli occhi per il troppo piacere, mentre lui strofina il viso
sulla pelle delicata del seno, pungendomi leggermente.
Lo lascio libero di continuare, sebbene mi faccia il
solletico, a tratti.
Baci leggeri cospargono la mia pelle come tanti petali
sfogliati da una rosa sbocciata.
Ho bisogno di te.
Mani grandi che accarezzano la schiena con
gesti possessivi, labbra che sussurrano preghiere strozzate dal piacere.
Una bocca calda che stuzzica parti delicate e indifese. Corde d’arpe che
vibrano fra le gambe divaricate e adagiate su un bacino fin troppo vivo, per un
uomo semiaddormentato e svegliato nel cuore della notte.
Mani troppo grandi che scendono su glutei troppo morbidi.
Ansimo forte ottenendo solo di farmi stringere di più.
Affondo il viso addosso a lui che respira male che me, il cuore sostituito con
una grancassa da circo.
Si sdraia portandomi con se, continuando a stritolarmi con
violenta dolcezza.
“E’ destino che tu non debba farmi dormire” mormora
baciandomi golosamente la fronte, scendendo lungo il naso
“Vuoi dormire qui? Fa freddo nel corridoio ed è troppo
lontano da…” meinterrompo quando sento la sua eccitazione fremere.
Le dita che fino a quel momento mi avevano sfiorato
delicatamente, mi artigliarono all’improvviso.
“Ho detto dormire..” Sussurro con un filo di voce sentendo il cuore che tamburella
allegramente e il sangue che ribolle, cantando a squarciagola.
“Non voglio dormire, voglio fare l’amore con te” sussurra
eccitato e impaziente. I baci che proseguono lungo la gola e il mento mi rendono incapace di parlare. Mi rovescia sotto di se con una
mossa ben calibrata e si alza su un gomito, per non pesarmi troppo addosso. Sfiora
la bocca con due dita, facendomi aprire le labbra che si chiudono morbidamente
attorno ai suoi polpastrelli roventi, tagliandogli in due la coscienza.
Mi lascia continuare con molta fatica, bramoso solo di
acquisire il posto che gli spetta di diritto da troppo tempo.
La mia lingua si muove delicata solleticandogli tutte le
terminazioni nervose che non sa di avere. Quando aprii
la bocca ed emisi un sottile gemito, la sua mano si liberò da quella calda e
umida prigione e girò velocemente dietro il collo tirandomi verso di lui, quasi
a contatto con le sue labbra improvvisamente secche. “Fa l’amore con me..” Mormora con un tono talmente
struggente da far cadere tutte le inibizioni. Lo guardo fra le ciglia
socchiuse, sfiorandolo con le labbra e sorridendogli incoraggiante.
“Si”
Mani piccole si muovono, risalendo voracemente la sua pelle
sudata e vibrante, graffiandolo con unghiette corte e regolari, dello stesso
colore dell’alba argentata.
Scendo lentamente lungo il braccio muscoloso che sento
contratto e fremente sotto la pelle umida, fino alla mano che continuava a
sfiorarmi i capelli aggrovigliati tra le dita. Inclino la testa all’indietro,
il cuore che batte troppo velocemente e il sangue che scorre nelle vene a
velocità folle.
Piacere bestiale che pulsa in un punto solo, sotto il suo
corpo che si muove insinuante, mimando l’unione finale. Non mi fa ragionare, se
continua così….
“Mi vuoi baciare, stupido?!” sbotto esausta e senza forze
per prenderlo da me. Votan mi guarda stentando a mettere insieme quelle parole
sofferte e piene di desiderio
“Come no..” Mormora con la voce
roca e quasi inesistente. Lo sento avvicinarsi sebbene tenga gli occhi chiusi.
Respiro pesante e sempre più affannoso quando le sue labbra mi toccarono
timorose.
Lo stringo a me, girando le braccia attorno al suo collo per
averlo ancora più vicino.
**Mi piego lentamente guardandola e
accarezzandola finchè non la vedo protendere le labbra e socchiuderle. La sfioro
una volta, due… quando sento la sua lingua che mi tocca timidamente, non reggo
più quel gioco perverso che stiamo facendo da troppi mesi e le catturo le
labbra con forza.**
Una violenta emozione si propaga nel corpo di Shaz che si
aggrappa a lui con foga, stringendolo sempre di più mentre le loro lingue
s’intrecciano senza sosta, mordendosi e leccandosi, impazziti da quelle
sensazioni. Si staccano per un breve momento e tornano a baciarsi finchè le
labbra non gli fanno male e la testa non gira per l’eccitazione.
**Era una sensazione bizzarra, dopo
tutto quel tempo…il lieve umidore della bocca, la sensazione di essere
risucchiato in un altro mondo…i suoi mugoli si perdono nel vuoto, le catturo la
lingua e la tormento sentendo i suoi gemiti che aumentano sempre di più
d’intensità, le unghie che mi graffiavano e le sue gambe che si muovono,
aprendosi lentamente.**
Shaz non riusciva quasi più a respirare, indecisa fra lo
svenimento e l’infarto. La fortuna e il suo compagno decisero per lei: Votan si
staccò con un’espressione sconvolta che la lasciò piacevolmente e
maledettamente contenta.
“Cristo santo…mai sofferto di cuore, ma tu mi ammazzi in
questo modo!” esclamò sollevandosi e cercando di calmare i battiti irregolari
del cuore
“Torna qua” mugolò facendolo ripiombare su di se e
imprigionandogli la bocca con le labbra roventi e fameliche che lo divorarono
per cinque minuti interi.
Lo lasciò andare con la sensazione di aver appena tamponato
un camion in corsa e giacque sul divano in preda alla passione e al fiatone che
non si esauriva. Sentiva la testa girarle vorticosamente e un caldo spaventoso
attraversarle il corpo. Si sciolse dal suo abbraccio possessivo e arrancò verso
la finestra che spalancò, uscendo sul terrazzino fresco, dimenticandosi di
essere quasi nuda.
Diosanto, ma come poteva baciarla in quel modo? Si chiese
vedendolo sconvolto quanto lei, giacere sul suo divano in stato comatoso.
Anzi: come possiamo fare scintille in questo modo?! Si chiese
sempre più timorosa, quando lo vide alzarsi cautamente e strusciarsi una mano
sulla fronte sudata. Necessitava di una doccia fredda
al più presto.
La abbracciò con la stessa grazia di un orso, guardandola
negli occhi ancora spalancati per la sorpresa “dopo una tale botta, direi che è il caso di fare una cosa per volta. Sei una droga da
assumere a piccole dosi.” Mormorò cercando di baciarla
nuovamente e vedendola girare la testa imbarazzata
“E’ meglio, si….” Affermò chiudendo gli occhi al piacere che
s’irradiava dalla fronte sulla quale si erano posate le sue labbra ancora
tremanti.
“Allora…me ne vado…è meglio…” Sussurrò cercando di arrivare
alla sua bocca senza riuscirci. La guardò teneramente abbassandosi per capire
cosa aveva e poi capì da come lo stringeva, che era in preda ad una crisi di
qualche genere.
“Niente bacio della buona notte?” domandò scherzosamente,
con la voce ancora roca e inesistente.
“Si..” Sussurrò alzando un viso infiammato e gettandogli le
braccia al collo. Gli stampò un bacio rovente sulla bocca facendolo
indietreggiare verso il muro al quale si appoggiò con un tonfo.
“Che fai adesso?” gli domandò
restando attaccata a lui, a pochi millimetri dalle labbra dischiuse
“Torno a letto...sono le tre di notte”
“Le quattro” lo corresse con una
vocetta sottile, ricordandosi del display rosso nel salotto “sono le quattro,
alle 4 non si dorme”
Votan riprese a baciarla e si avvicinò al suo orecchio che
stuzzicò con molto gusto “cosa si fa alle quattro?”
Shaz rabbrividì violentemente: già a sua voce era sexi da
morire di mattina…con quel tono così caldo poi…
“Si va…vieni con me” gli disse schiarendosi la voce e
prendendolo per mano. Dopo un secondo si voltò a baciarlo “devi vestirti” gli
sussurrò ridendo, consapevole di ciò che gli frullava nella mente.
“Pensavo il contrario.” Ridacchiò leggermente deluso ma per
niente stupito.
Shaz lo guardò continuando a baciarlo fra una parola e
l’altra “ti porto a divertirti..”
“Allora restiamo qui” ridacchiò facendola avvampare e sorridere
al tempo stesso.
****
“Che ci facciamo qua?”
Votan si mise a sedere accanto a Shaz, nell’erba alta di un
prato in periferia della città, fissandola interrogativo mentre lei sorrideva e
si muoveva come una ragazzina a cui hanno regalato la bambola nuova e guardava
l’orologio contando sottovoce. “Aspetta un secondo…” mormorò avanzando le dita.
Tre…due…uno!
All’improvviso calò il buio e la città fu oscurata dalla
notte.
“Ma che cavolo..”
Votan saltò in piedi guardando Parigi completamente spenta!
Shaz rideva come una pazza “buon
compleanno!” sghignazzò aggrappandosi alla sua gamba e facendolo
risedere incredulo.
Votan si girò con un sorriso sincero e scanzonato che non
gli aveva mai visto e che la fece innamorare ancora di più se fosse stato possibile.
“Tu sei pazza! Questa è opera di Ramirez, vero?!”
“Certo! Visto che ha fatto lo stronzo doveva pagarmi in
qualche modo. Non gli c’è voluto niente!” esclamò
saltandogli in braccio e tempestandolo di baci.
Shaz lo guardò per un po’ indecisa. Lei era
cambiata, stare a Parigi le aveva fatto bene...e anche lui. Non pensava
di poter essere così felice e aveva un pò paura.
“Io ho preso una decisione..”
Mormorò sentendo che era la soluzione giusta. Si staccò da lui, ingoiando e
guardandolo dritto negli occhi “lascio la
polizia…voglio vivere qui. Resto qui per sempre” affermò
osservando le sue reazioni.
Votan non aprì bocca come si aspettava; quella era una cosa
che la donna appezzava molto in lui: starla ad ascoltare quando doveva dirgli
qualcosa di serio.
C’era tempo per scherzare…
“Vuoi..” Abbassò un attimo la testa, studiando la sua
maglietta che tendeva i muscoli sotto il tessuto leggero. Li accarezzò con un
dito e mosse la testa “vuoi rimanere qui con me? Mi farebbe piacere”
“Tu ed io? A Parigi?” le domandò incredulo. Gli stava
chiedendo di vivere con lui?!
Shaz assentì “Lo so che odi la
città, però…da quando sono qui…con te, non riesco ad immaginarmi da nessun’altra parte. Ora sono felice….con te” sussurrò
l’ultima frase in preda all’imbarazzo e voltò lo sguardo sul pratino
aspettandosi una risposta negativa.
“Certo” le rispose secco senza neanche pensarci. Shaz alzò
la testa di scatto e lo guardò sorpresa. “Davvero?”
“Certo! Resto qua con te” mormorò
tornando ad abbracciarla.
Lennie la guardò con affetto e le strinse la mano che aveva
appoggiato sul suo ginocchio “lo sapevo…”
Maret lo fissò e dopo un secondo gli si strinse addosso
sussurrando un ‘non ti dimenticherò mai’ che lui
incamerò con un sorriso. Prima di lasciarla andare la strinse un’ultima volta e
parlò a bassa voce nel suo orecchio facendola commuovere “torna quando vuoi…io
ti aspetterò”
“No, non lo farai.”
Lei scosse la testa e sorrise ancora una volta e gli costava
tanto farlo, Maret glielo leggeva negli occhi.
“Non sottovalutarmi”
“Non l’ho mai fatto”
Si staccò con decisione perché se fosse rimasta ancora
abbracciata a lui forse non sarebbe più partita. Forse.
Il telefono che squillò all’improvviso ruppe quel momento.
Maret lo vide incupirsi sempre di più e lei rimase a guardarlo con una strana
inquietudine.
“Una retata! Via, presto!”le gridò afferrando la pistola nel
cassetto mentre Maret metteva mano alla sua. “Non la sai
usare! Stammi dietro e vedrai che ne usciamo puliti e vivi!” gli gridò aprendo la porta dell’ufficio e correndo, sentendo i
suoi dipendenti che rumoreggiavano e si stavano dando alla fuga veloce.
All’esterno, Beatrix aspettava e comandava mentre gli uomini
s’introducevano negli uffici di Lennie.
“Sono ancora dentro?” le domandò l’uomo alla sua sinistra,
seduto sul cofano della macchina.
Lei annuì e strinse gli occhi pensando che quell’azione le
avrebbe fatto scalare la vetta.
“Non è uscito nessuno” rispose sentendo lo sfrigolio di una
sigaretta che si accendeva e il rumore di un’arma che veniva
caricata.
Lo vide scendere dal cofano con aria rilassata, come se
stessa andando ad un pic-nic e quando sorpassò gli agenti con un fucile a pompa
in mano e due pistole nella fondina di pelle color cuoio,
Beatrix lo fissò pensando che un amico così Natt non poteva averlo e che quel tipo aveva le palle che gli fumavo!
E che aveva un gran bel culo.
Jesus camminava tranquillo e pacato
per i corridoi, osservando la gente che scappava da tutti i lati e i poliziotti
che li arrestavano.
Lui voleva il pezzo grosso.
E voleva lei.
“Di qua, è più veloce come uscita!
Lennie la tirò per un braccio e Maret fece una piroetta su
se stessa correndo a dispetto dei tacchi alti. “Sai quando dovrai pagarmi per
questo?” gli urlò col fiato in gola e l’adrenalina che pompava
“Se ne usciamo vivi, ti copro di
soldi!”
“L’hai detto!” esclama ridacchiando per allentare la
tensione e immettendosi in un corridoio.
Jesus camminava tranquillo con alcuni agenti dietro che lo seguivano
su ordine di Beatrix e tutti si domandavano chi cazzo fosse quel tipo che li
centrava tutti al primo colpo e che sembrava completamente a suo agio in
un’azione confusionaria come quella. C’era da perdere la testa!
“Qui, presto!”
Maret lo seguì osservando quell’angolo che faceva il corridoio
e che non le piaceva per niente, perché poteva vederli spuntare da lì da un
momento all’altro.
E fu così che successe.
Maret frenò istintivamente tirando Lennie dietro di se che
la guardò senza capire. Il cuore le batteva così forte che sembrava stesse per
esplodere quando vide apparire in mezzo a quella moltitudine di
agenti, che si muovevano al rallentatore, un uomo che lei conosceva
molto bene e che continuava a fumare vagamente seccato per il rumore delle armi
nelle orecchie, la sigaretta all’angolo della bocca e un fucile a pompa in mano
che stava puntando verso di lei.
“Ciao Maret, te l’ho detto che ti avrei trovata” mormorò con
aria soddisfatta tenendola sotto tiro.
Lennie la vide sbiancare completamente e per un attimo pensò
che stesse per svenire. La prese per un braccio, attirandosi un’occhiataccia da
Jesus “via le mani dalla mia donna o ti gambizzo” sibilò raggelandolo.
“E’ quello dell’anello?” domandò a bassa voce mentre Maret
non lo sentiva e non lo vedeva, vedeva solo Jesus di fronte a se che era ancora
più bello di prima - che diavolo ha fatto ai capelli??! - e che le puntava un fucile
contro parecchio incazzato.
“Jesus..” Mormorò col fiato stretto in gola. Perse la presa
su Lennie e restò a guardarlo con un labbro che tremava appena.
Lui la fissava e pensava che era
identica alla sera in cui le stava per sparare e la pistola si era
inceppata.
“Come stai, Maret? Ti trovo in forma”
sibilò sempre tenendole il fucile puntato contro il petto.
Maret pensò che se le avesse sparato,
la sua testa sarebbe stata raccolta un po' per volta con il cucchiaino da tè e
che ci avrebbero messo parecchi giorni per farlo.
Trattenneil respiro
quando lo vide spostarlo su Lennie. “Abbassa quell’arma, stai minacciando il mio
mandante” dichiarò con un tremito nella voce.
Jesus fece una smorfia parecchio stupita
“ti sei trovata un nuovo capo? Ti piaceva tanto
lavorare freelance, hai fatto un sacco di storie…”
“Era tanto tempo fa!” esplose alzando la voce e facendo un
passo avanti incurante delle canne che la guardavano col loro sorriso muto e
spalancato.
“Prima lui, poi te” dichiarò afferrando una pistola che
teneva nella fondina e gettando via il fucile che sbatte a terra pesantemente.
“Hai la brutta abitudine di prenderla male quando ti mollano.
Non pensi di essere eccessivo?” sibilò la donna tentando
di non far uscire Lennie da dietro la sua schiena ed era difficile perché spuntava
quasi di tutta la testa.
“Eccessivo un cazzo! Mi hai lasciato per
bene tre volte!” urlò abbassando l’arma e andandole incontro di qualche
passo.
“Mi dispiace, ma ero sconvolta l’ultima volta!” ribattè
indurita, sempre cercando di non muoversi.
“E invece di chiamarmi che hai
fatto? Sei sparita!”
“Scusa ma non ragionavo molto!
Tu non ragioni mai...e smettila di proteggere quel tipo!”esplose tirandola per un braccio. Maret si strappò dalla sua
presa e lo guardò gelidamente “quel tipo mi passa lo stipendio
ed è molto più generoso di te!”
“Ma pensi sempre ai soldi?!”
esplode incredulo guardandola negli occhi. La vide arretrare di un passo ed
esplose “adesso tu torni a casa con me!”
“Ma non se ne parla neanche”
ribattè allontanandosi. Si voltò verso Lennie
che stava assistendo alla discussione incupito e
leggermente discosto “si, è lui.”
“L’avevo capito”mormorò con le parole strette in gola “è
difficile sbagliarsi”
Maret lo guardò a lungo “mi dispiace tanto”
Lennie le sorrise incoraggiante
“torna da lui”
Jesus era sempre più incazzato ed incredulo! Da quando in
qua Maret dava tutta quella confidenza a qualcuno? Quando
capì che fra i due poteva esserci qualcosa, ogni sua cellula raggelò e una calma
immobile scese dentro d lui.
Strinse la pistola e alzò il braccio sparando un colpo a caso
che fischiò accanto alla testa di Lennie. L’uomo restò immobile e un secondo
dopo fece un passo indietro con un principio d’infarto
“Ehi calma..”balbettò alzando le mani
“io sono neanche armato”
“Tu sei morto!” sibilò aggiustando meglio la mira.
“No, fermati!”
Maret abbassò la testa sentendo la pallottola fischiare
accanto all’orecchio. Un secondo dopo, un forte sibilo
la trapassò e si portò una mano all’orecchio gemendo per il dolore. Si guardò
le dita sporche di sangue e boccheggiò cercando di non svenire.
“Cazzo!”
Maret sentì la pistola che sbatteva a terra e un profumo che
la investiva con una folata di vento. Un secondo dopo due mani che non la
toccavano più da parecchio tempo, le sfiorarono il viso e la testa “Non lo
guardare, non è niente. È un graffio”
le mormorò dolcemente tamponandole l’orecchio con un fazzoletto.
“Adesso te lo porti sempre appresso” sussurrò lasciandosi
stringere da lui. Alzò gli occhi che le si riempirono
subito di lacrime “Mi dispiace…” biascicò a bassa voce sentendo che le
conficcava le dita nella pelle.
Jesus la fissò senza risponderle perché stava camminando in
punta di piedi sul crinale del perdono e non poteva farlo nuovamente: stavolta
aveva deciso di punirla.
La lasciò andare e si allontanò di qualche passo. “E’ tardi, Maret”
La guardò fisso mentre la polizia li portavano via entrambi.
Li seguì frugandosi nella tasca alla ricerca di una sigaretta che non riusciva proprio a trovare: era bastato che lei
parlasse per far evaporare tutta la sua rabbia. Sospirò infilando le mani in
tasca e uscì depresso dall’edificio mentre all’esterno Beatrix era il ritratto
della felicità.
Guardò Maret e quel tipo che venivano
caricati su una volante e lei lo fissò a sua volta, finchè la donna dai capelli
rossi che gli stava accanto non lo abbracciò e gli saltò al collo stampandogli
un bacio sulle labbra.
Ogni cellula del corpo di Maret avvampò di
rabbia e restò impalata a guardarli baciarsi con un certo trasporto, sorda ad
ogni rumore, scrutandoli con gelosia.
***
“Togliti”
Beatrix lo fissò dall’alto con un certo nervosismo “ma te
l’hanno mai detto che sei un testa di cazzo?”
“Un mucchio di volte” dichiarò spingendola via e facendole
lanciare un gemito di sorpresa. La donna finì dall’altra parte del letto
guardandolo senza capire che diavolo frullasse in testa di quell’uomo che si era
lasciato baciare come un automa davanti a tutti e che una volta soli le era saltato addosso.
Girò le spalle con un “vaffanculo” a mezza bocca e
completamente nuda si diresse verso il bagno sbattendo la porta. Un secondo
dopo lo scroscio della doccia faceva da sottofondo al silenzio palpabile della
stanza.
Jesus aspettò finchè non uscì dalla stanza ancora
visibilmente incazzata e neanche la guardò mentre raccoglieva i suoi vestiti
sparsi un po’ ovunque e tirava su le calze che presentavano un’evidente
smagliatura. Le gettò a terra e gli rivolse un’occhiataccia.
“Dove stai andando?”
“A casa mia, stronzo”
Jesus si girò verso di lei, e la guardò inclinando la testa “Non
ti ho dato il permesso di andartene”
Beatrix abbassò le braccia allacciandosi il reggiseno e lo
guardò incredula. “Ma vattene al diavolo” ridacchiò
scuotendo la testa.
Si alzò per infilarsi la gonna, quando lo sentì muoversi
velocemente e finì nuovamente sul letto, sotto di lui. “Lasciami!” gridò
arrabbiata“ma chi cavolo ti credi di essere?”
Beatrix non lo poteva vedere, sentiva solo quel corpo sotto
di se e ne stava godendo in una maniera che non riteneva possibile. Perchè non
la faceva finita con quella tortura e la prendeva? Era eccitato,
lo sentiva benissimo! Le mani della ragazza si mossero cercando,
sfiorando, frugando il suo corpo. La fermò quando cominciò a toccarlo.
"Domattina, tu la fai uscire" mormorò
costringendola a smettere.
Chi devo
far uscire? Pensò dentro di se cercando di divincolarsi
"Chi..."ansimò, quando le toccò la pelle morbida delle cosce. Non
riusciva quasi a respirare "smettila"
"Quella donna, la devo portare via" le sussurrava
accarezzandole i fianchi tondi.
“Non è possibile...Io non posso…”
Gridò all'improvviso. La stava prendendo lentamente, in
quella posizione estremamente erotica.
Jesus si fermò, assaporando quella sensazione: poteva vedere
il seno che si alzava e abbassava rapidamente, la sentiva gemere così vicino al
suo orecchio da mandarlo letteralmente in paradiso… “Sì che puoi…”
La baciò con forza mentre spingeva in lei. Le sue grida si
perdevano sulle sue labbra. “Vero che lo farai?”
Beatrix stava impazzendo, gridava
sempre di più, dimenandosi e aggrappandosi alle lenzuola, rovesciando la testa
all'indietro per il piacere, spargendo i capelli sulla sua spalla e il suo
viso. La strinse fino a farle male e si fermò, aspettando la sua risposta “vero
che lo farai?”
“Si!” ansimò tentando di riprendere il ritmo, ma non ci
riusciva perché non ce la faceva a muoversi.
“Brava ragazza” mormorò tornando improvvisamente serio e
ricominciando a spingere.
***
“M’ interessa solo la donna, quegli altri te li puoi tenere”
“Sta zitto e non parlarmi”
Beatrix neanche lo guardò mentre scarceravano Maret. Firmò
quello che doveva firmare e gli voltò le spalle parecchio
incazzata. “Di a Natt che dopo questa deve
dimenticarsi il mio numero!” esclamò puntandogli un dito addosso.
Li lasciò soli e se ne andò
parecchio infuriata, con le lacrime agli occhi per essere stata raggirata da
quel tipo che si era comprato la libertà della sua donna portandosela a letto.
Maret non disse una parola mentre la spingeva verso la
macchina che aveva noleggiato “Sali e sta zitta” le intimò con voce bassa e
nervosa.
“Non ho detto mezza sillaba” sussurrò quando salì dalla
parte del passeggero.
“Hai parlato anche troppo” ribatté mettendo in moto e
guardandola di traverso. Maret resse poco il suo sguardo e tornò a fissare il
cruscotto finché non sentì una mano pesante che la afferrava il viso e la
girava verso di lui “toglimi una curiosità, ci sei
andata a letto?”
Maret lo osservò per unpo’ sentendo gli occhi lucidi “Si. E tu l’hai
fatto con quella donna. Ieri sera”
Jesus la guardò domandandosi come faceva a saperlo. Lei alzò
una mano e gli toccò un angolo dell’occhio “hai le occhiaie che hai solo dopo
ore di performance e stai ingozzando di acqua” gli
spiegò indicando la bottiglia vuota che giaceva sul sedile posteriore.
La lasciò andare tornando a fissarla un secondo dopo “direi
che siamo pari”
Maret non gli rispose, col cuore stretto e il respiro
inesistente: voleva urlare e prenderlo a schiaffi perché era gelosa da morire!
Se si metteva piangere si sarebbe
incazzato di brutto e l’avrebbe anche uccisa. In quel momento era capace di qualsiasi
cosa.
Mentre guidava far le strade mega
affollate, lei azzardò due parole ma fu subito messa a tacere.
“No, non torniamo alla villa, non subito almeno” affermò
duro mettendo la freccia e svoltando verso l’appartamento dove si era stabilito
“prima devo fartela pagare un po’…”
Maret sgranò gli occhi guardandolo “vuoi
torturarmi per caso?”
“Mh…” sospirò con un bel sorriso freddo “si, l’idea era proprio quella!”
Lei continuava a fissarlo senza aver ben capito le sue
intenzioni e sbattendo le palpebre per cercare di afferrare il concetto.
“Su, non fare quella faccetta. Non soffrirai
più tanto, te lo prometto! Lo sai che sono un esperto”
***
Jesus continuava a guardarla fisso e la stava facendo
diventare nervosa. Era indecisa fra il provare a calmarlo a parole o usare la
tattica più sporca e vecchia del modo, col risultato di farsi sgozzare come un
capretto a Pasqua. Quindi restò immobile lasciando che
la guardasse quando voleva. Lei stava comoda…comodamente legata alla testiera
del letto e Jesus era seduto su una sedia, lo schienale rivolto verso di lei e
le braccia sopra. Continuava a fumare una sigaretta appresso all’altra e non
faceva altro. La guardava in silenzio da un paio di ore,
minuto più minuto meno.
“Mi hai lasciato un’altra volta”
Quando parlò la sua frase risuonò
rauca e stupita, come se non riuscisse a credere che l’avesse fatto. “Mi hai
mollato con uno stupido bigliettino e te ne sei andata…e ti messa con un
mafioso che a quest’ora sarà già uscito di galera..”
“Non mi sono messa..”
“Fa silenzio e non interrompermi” Jesus alzò appena un po’
la voce e Maret tacque aspettando che avesse finito. “Io mi maceravo nel dolore
come un’idiota e tu nel frattempo scopavi con quel tipo…e brava Maret” sospirò
a bassa voce spegnendo anche l’ultima sigaretta “che ci dovrei
fare con te, adesso?”
Lei lo guardò muovendo appena una gamba e attirando
l’attenzione sulle sue caviglie nude. Le fissò ipnotizzato salendo fino
all’orlo della gonna che mostrava uno spicchio di coscia.
Sebbene si fosse sfogato parecchio
la sera prima, Maret l’accendeva sempre come una miccia.
Si alzò e cominciò a camminare su e giù irrequieto.
“Mi dispiace di essermene andata” la sentì mormorare a bassa
voce “quando ho perso il bambino è stato uno shock…tu non c’eri, eri da Natt e
io mi sono sentita morire. Mi sono messa paura e sono scappata” racconta con la
voce atona come se fosse una cosa che non riguardasse “tu ci tenevi tanto e io
pensavo che te la saresti presa con me…”
Jesus è fermo e la guarda con un’aria dolorosa che la fa
stare da cani “e mi hai abbandonato…non hai pensato a me neanche un attimo”
“Ci ho pensato invece!”
Maret sta urlando adesso e lui la guarda avvicinandosi di un
passo alla volta “ho pensato e ho pensato male! Ho sbagliato, ma stavo tornando
da te!” urla con gli occhi gonfi di lacrime, facendosi male ai polsi e
spingendosi contro di lui “stavo tornando da te perché
ho capito che aveva sbagliato e stavo tornando da te perché ti amo! Brutto
stronzo, ti sei anche scopato quella puttana che mi ha arrestato, la sera
stessa!”
Il fatto che stesse soffrendo di gelosia, era un buon
indice. “Sai qual è la novità, Maret?”
Jesus la guarda cercando di ignorare i lacrimoni che le
scorrono sul bel viso. “Non me ne frega niente. Se mi ami
o se stavi tornando per rimanere…non mi importa più nulla di te”
Ha parlato con la voce tranquilla e serena, come sempre
quando esclude qualcuno dal suo cuore.
Maret lo sa e ne sta soffrendo terribilmente: non credeva
che si potesse provare un dolore del genere!
La lascia libera di andarsene, con lo sguardo perso nel
vuoto. Giocherella con una sigaretta ancora spenta e intravede per qualche
attimo i suoi piedi che scendono dal letto. Ma non la
guarda.
“Sii così gentile da
venire a riprenderti la tua roba alla villa. Ma avverti
prima. Non voglio vederti neanche per sbaglio.”
Maret l’osserva freddamente, come fa sempre quando non vuole
cedere al pianto. Esce silenziosa dall’appartamento e si precipita in strada
andando a sbattere conto un passante, gli occhi offuscati dalle lacrime.
Jesus resta a guardare la forma che il corpo della donna ha
scavato sul letto e si alza faticosamente dalla sedia. Guarda il tessuto
stropicciato e il cuscino schiacciato dalla sua schiena.
Ci crolla sopra, stringendolo fra le braccia, il viso affondato
su di esso. Respira a lungo e trattiene il fiato e poi
inala di nuovo il vago profumo che vi è rimasto sopra.
Quando volta la testa verso la
finestra, uno strano luccichio gli corre lungo la guancia …come se stesse
piangendo.
Jesus lascia cadere il telefono per l’ultima volta. Lo lascia
suonare a vuoto e non riesce a distogliere lo sguardo dalla lampada che sta
fissando da mezz’ora.
Fuori piove, un bell’acquazzone estivo come non ne vedeva da
tempo.
Maret…
Distoglie lo sguardo a fatica dalla lampada. Si alza
lentamente, i muscoli contratti lo fanno gemere per un secondo. Fa una smorfia
e si appoggia alla finestra nell’attesa di qualcosa.
Scende le scale pigramente, senza alcuna fretta. La villa è immersa
nel silenzio perché sono tutti fuori a lavorare. Quei due se le staranno dando
di santa ragione, ma prima io poi ce la faranno a venirsi incontro. Sono due
testardi capoccioni!
Apre il frigo e prende una bottiglia d’acqua che beve
svogliatamente, la guarda e la posa sul tavolo della cucina, restando ad
osservare la pioggia.
Vaga per un po’ non
sapendo cosa fare. Si getta su una poltrona del salotto che è stato
miracolosamente ripulito dall’ultima scorribanda dei ragazzi e accende la
televisione.
Immagini strane, confuse.
Si sente stanco e apatico. Gratta leggermente la barba con
un dito. Ha ragione Shaz, dovrebbe farsela.
Finchè c’era lei che lo rimbeccava di tanto in tanto,
riusciva almeno ad alzarsi dal letto senza pensare a Maret continuamente.
Spegne la tv gettando il telecomando su divano.
Al diavolo, usciamo e
piangiamoci addosso un altro po’, pensa afferrando la giacca e l’ombrello.
****
Una macchina si ferma nel vialetto zuppo d’acqua; sul
selciato formato dai sassolini bianchi, la donna può intravedere dei piccoli
tratti fangosi.
Suona più volte alla porta con una trepidazione che non la
fa stare ferma.
Charles apre la porta e si meraviglia alla vista della donna
senza ombrello, completamente fradicia per l’acquazzone, sebbene sia stata
sotto la pioggia poco tempo.
“Signora!” esclama facendola entrare in fretta.
“Dov’è Jesus?” domandò allarmata cercandolo con gli occhi.
“Penso che il signore sia uscito…”
L’uomo non fa neanche in tempo a finire la frase che Maret
si è già gettata fuori alla sua ricerca.
***
La pioggia ha smesso di cadere. Jesus chiede l’ombrello restando a guardare la vetrina
sbarrata da una grata sebbene il vetro sia antiproiettile. Non c’è quasi
nessuno in giro...e fanno bene, pensa
notando con nervosismo la scarpa bagnata dalla pozzanghera nella quale ha
appena messo il piede. Scrolla la scarpa seccato e si appoggia alla grata
stanco. Che tristezza…diosanto…
***
Maret esce dalla macchina parcheggiandola in divieto di
sosta. Le facciano pure la multa, può pagarla. Ora deve trovarlo! Cammina in
fretta senza avere la più pallida idea di dove andarlo a scovare.
I suoi piedi l’hanno riportata nella stessa stradina nella quale
si sono incontrati-scontrati.
Non c’è più il suo negozio di camicette, pensa guardando la
vetrina perfettamente chiusa e l’uomo appoggiato alla grata
…non c’è più…
…il negozio…
Si ferma a guardarlo per bene. L’uomo sembra triste e
depresso. Ha le spalle incurvate e l’ombrello abbassato che sgocciola sul
marciapiede umido.
Jesus sospira e alza lo sguardo verso la vetrina, sbuffando
per la tristezza; quando sente qualcosa di duro che gli viene puntato addosso,
rabbrividisce e una calma irregolare scende dentro di lui.
Il suo aggressore è basso, non riesce a vedere il riflesso.
Il suo aggressore si sposta, mostrando una figura sottile,
fradicia dalla testa ai piedi.
Una donna, pensa
rigido “non è serata, te la faccio ingoiare quell'arma” sibila cercando di
scorgere qualche dettaglio in più.
Maret gli punta il manico dell’ombrello sulla schiena
trattenendo un singhiozzo “avresti ragione..” mormorò facendolo sussultare.
Abbassa lentamente l’ombrello, sporgendosi per farsi veder
meglio.
Jesus resta a guardarla dalla vetrina…come a suo tempo…ma la situazione era invertita…si volta lentamente
guardando le mani vuote della donna, vuote...ma il suo anello c’è ancora.
Ammutolisce di fronte alla piccola e bagnata figura che lo
guarda con gli occhi lucidi di lacrime.
Maret lo fissa immobile, senza ombrello, i capelli che
ricadono sulle spalle disordinatamente.
Jesus la osserva e non riesce a ravvogliare la matassa di
sentimenti che hanno scompigliato il suo intero essere.
La pioggia riprende meno violenta di prima e le batte
addosso, inzuppandole la maglietta leggera che porta.
“Mi dispiace…” mormora con voce tremula battendogli occhi
alla pioggia insistente.
Jesus si stacca dalla vetrina in silenzio e le si avvicina
velocemente abbracciandola con forza.
La donna lo lascia continuare, assaporando il suo odore
buono che non ha mai dimenticato in quei tre mesi.
Sente le sue dita che la stringono ferocemente impedendole
qualsiasi movimento.
“Perché sei tornata?” mormora arrabbiato “ti avevo detto…”
Maret lo guarda e si addossa nuovamente a lui “faccio sempre
come mi pare, lo sai” sussurra sentendo la sua mano che si muove sulla schiena
e fra i capelli.
Un bacio, poi un secondo e un terzo. La tempesta scoppia
anche dentro di loro.
“Scusami, scusami…”mormora continuamente continuando a
baciarlo.
“Non ti scuso stavolta!” ribatte stringendola “ti lego al
letto per il resto della vita”
“Per me va bene, se ci sei tu dentro” gli risponde con un
sorriso innaffiato di lacrime.
Jesus la guarda passandole delicatamente la mano sul viso “come
faccio a crederti ancora?”
Maret sorride tristemente e gli mostra l’anello “ce l’ho ancora…e voglio
ancora sposarti se tu mi vuoi...e stavolta mi metto in maternità per un anno
intero”
***
“Dici che va bene così?”
Natt guarda la moglie in avanzato stato di gravidanza seduta
sulla sedia a dondolo che ha insistito a comprare, perché tutte le donne incinte hanno
bisogno di una sedia a dondolo! Lei dice che le fa venire il mal di
mare e ha capito a che serve: Natt non vede l’ora di provarla, mentre
l’abbraccia e le mostra la cameretta doppia che insiste a sistemare e ogni
giorno arriva con un giocattolo nuovo.
“Si, va bene! Kluge, sei insopportabile adesso…dopo cosa
farai?” ridacchia alzando gli occhi al cielo.
Lui fa spallucce spostando un’altra volta il peluche a forma
di orsacchiotto, identico a quello che aveva da piccolo e che ricorda con un sorriso
ebete. Lyse è contenta di vederlo così preso.
“Insomma me lo vuoi dire di che sesso sono?” la stuzzica
continuamente girandole intorno e facendola sospirare.
“Che strazio!” ribatte ridendo e sollevando una bambola
troppo carina per essere vera. “Diciamo che questa va bene..” ridacchia
indicandola
“Si ! Dio ti raingarzio1” esclama felice dandole un bacio “e
l’altra? O l’altro?”
“Quella sarà una sorpresa” gli dice facendogli la linguaccia
e afferrando un pallone piccolo e tondo che rimbalza morbidamente nelle sue
mani.
“Ti prego…..” La supplica circuendola amorosamente “eddai…”
“Finiscila.” l’ammonisce scansandolo e vedendolo crollare sul
dondolo con aria comica. Gli occhioni che fa sono irresistibili e gli tira la
palletta sulla testa e sorride “diciamo che anche questa va bene”
Il sorriso muore sul volto di Natt che si alza lentamente
“un maschio? E una femmina!” urla in direzione di Lyse che si tappa le orecchie
“si, ma non urlare scemo, stanno dormendo e se si svegliano non fanno dormire
me” sbotta indicandosi la pancia voluminosa.
“Siii!!!!Jackpot!!!!” urla contento abbracciandola e
stampandole un bacio sulla bocca che la fa arrossire “un orgoglioso maschio della
stirpe di Kluge! Diventerà un dongiovanni come suo padre!” sghignazza felice
rimediandosi un’occhiataccia da Lyse che lo osserva con le mani sui fianchi “se
ti azzardi a fare distinzione fra i due, ti mangio la testa!” ringhia rimediandosi
un sorriso estasiato e un ‘ti amo’ da far accapponare la pelle.
Sta per chiamare Jesus per dargli la magnifica notizia
quando il telefono squilla“si? Chi disturba
il felicissimo Natt, futuro padre di due figli meravigliosi, un maschio e una
femmina per essere precisi?!” esordisce mentre Lyse si da una manata sulla
fronte per la sua stupidità.
Quando riattacca ha un’aria compiaciutissima “matrimonio in
vista. Tira fuori il vestito più bello che hai. Domani Jesus e Maret si
sposano”
***
E’ pomeriggio inoltrato a Parigi. Shaz continua a
sbaciucchiare Votan caduto come lei in una sorta di torpore estatico nell’ufficio
dopo aver spedito in missione i due.
“Squilla” mormora la donna allungando la mano per prendere
il telefono.
“Lascialo suonare, non devono disturbaci mentre io cerco di
convincerti a fare sesso sulla scrivania” ridacchia facendola arrossire.
“Io non faccio sesso sulla scrivania”ridacchia afferrando il
telefono e rispondendo con un ‘pronto’ allegro seguito da una risatina
imbarazzata.
“Cosa?! Cosa! Certo che veniamo! Sono contenta! Certo che
glielo dico, tanto è qui…”
Shaz ammutolisce e diventa di tutti i colori mentre Votan insiste
a baciarla sul collo “no, deficiente, non stiamo facendo sesso sul posto di lavoro!
Scemo!”
Attacca ridendo come una pazza e saltandogli al collo “si
sposano, si sposano!!!! Jesus e Maret si sposano! Finalmente è tornata a casa!”
urla saltellando per la felicità.
Votan alza un sopracciglio e annuisce con aria sarcastica
“merito mio”
Shazlo guarda
dubbiosa “e perchè sarebbe merito tuo?”
“Le ho fatto un discorsetto” mormora tornando a baciarla
“dicevamo del sesso in ufficio…io lo trovo estremamente erotico” sghignazzò
rimediandosi uno ‘scemo’ imbarazzato fino all’ultima vocale.
“Pensavo a qualcosa di un po’ più tradizionale per…” arrossì
fino alla radice dei capelli e lo spostò nervosa “la nostra prima volta…andiamo
a cercare il regalo a quei due” dichiarò cercando di tirarsi fuori da quella
situazione imbarazzante. Votan sospirò divertito e la prese per un braccio
mentre lei mugolava un ‘smettila maniaco’ da programma.
“Tradizionale in che senso?” le domandò mezzo serio e mezzo
divertito.
La vide girare lo sguardo da tutte le parti e tossicchiare
imbarazzata, mantenendo quella sfumatura di rosso che le stava decisamente
bene. “Violini? Champagne e fragole?” mormorò abbracciandola e vedendola
piegare la testa soprappensiero.
“Beh, perché no?” ridacchiò tamburellando le dita sul suo braccio
“e magari anche rose rosse..”
Votan la fissava con un’aria seria che la spaventò quasi
“cosa? È troppo? Non mi piace il fast sex, sono da tempi lunghi” ridacchiò per
la vergogna un’altra volta.”Di qualcosa prima che sprofondi a terra” lo incitò
con un’improvvisa faccia di bronzo.
Votan la lasciò dopo averle lanciato una lunga occhiata “tu
cerca il regalo, io telefono all’aeroporto” le disse afferrando il telefono
“quando si sposano mattina o pomeriggio?”
“Sera! Di sera è più romantico” gongolò con aria sognante.
“Perfetto..” Lo sentì sibilare lanciandole un’occhiata
malandrina “così abbiamo tutto il tempo”
“Di fare che?” gli domandò timorosa per quel voltafaccia
improvviso.
“Lo so io. Vuoi andare a comprare quel regalo?! E stasera si
va a cena fuori” esordì mettendola di fronte al fatto compiuto.
Shaz lo guardò stupita “Che cavolo è sto tono di comando?”
domandò con le mani sui fianchi e un broncio minaccioso.
Votan spostò il telefono dall’altro orecchio e sorrise
“scusa, luce dei miei occhi. Amore mio adorato, potresti cortesemente condurre
la tua dolce persona..”
“Oddio! Me ne vado, non posso sentirti parlare così!”
rabbrividì andandosene di corsa.
Votan guardò la porta che si chiudeva e rise “così impari,
scema.”
Shaz continua a guardarsi allo specchio che le rimanda
un’immagine di se troppo sexi. Ètroppo corto? Naaa.
Troppo scollato? Forse. Il tacco! Mi ci ammazzerò su questo tacco, ma le scarpe
erano troppo belle, non potevo lasciarle in quel
negozio!
Prende la borsetta e continua lisciare il vestito con le
mani. Stranamente non è ancora entrato di prepotenza.
Votan se ne sta appoggiato al muro, chiedendosi se non si
sia messo troppo in tiro.
Quando la vede uscire con un sorriso imbarazzato, resta
immobile ad osservare come il tessuto del vestito le danzi attorno al corpo,
come il seno tenda l’abito maliziosamente e come quelle spalline siano sottili …così sottili….così facili da abbassare…
La cena è silenziosa, è fatta solo
di sguardi e sorrisi. Shaz lo osserva, mordicchiandosi il labbro inferiore e
affrontando il grande dilemma del dolce.
“Torta o gelato?”
“Gelato” risponde sicura.
“Che lo chiedo a fare”
Votan incrocia le mani e la guarda compiaciuto. “Tre ore senza
urlare e senza battutine sarcastiche...non ci sono abituato” le dice allungando
una mano e prendendole la sua.
Shaz non porta neanche un anello. Ha le unghie corte e
curate con lo smalto trasparente.
Intreccia le dita mentre la guarda e lei gli sorride di
rimando, sentendosi come una ragazzina al primo appuntamento.
Si staccano quando arriva il dolce che Shaz guarda come
fosse un tesoro inestimabile.
“L’hai già inventata, una scusa per scappare?” le chiede
ironicamente.
Shaz lo guarda e scuote la testa “non ancora…ho tempo, altre quattro cucchiaiate di tempo” ridacchia
soddisfatta.
Quando escono dal ristorante Votan
l’abbraccia...quel tessuto è fatto apposta per essere toccato, come lei. Come
la sua pelle morbida e profumata.
Si baciano sotto la luna che splende piena e illumina la
strada.
“Allora? Questa scusa?” le chiede
ansimando per la passione di quel bacio leggero eppure travolgente.
“Non ce l’ho..”
La dirige verso la macchina e le apre la portiera con un
gesto comico “ti stai cacciando nella tana del lupo con le tue mani”
“Correrò il rischio” ridacchia divertita. La sua ansia
cresce col passare del tempo. Ad ogni semaforo sente un qualcosa d’inesprimibile
che le urla di scappare a gambe levate e qualcos'altro che la inchioda al
sedile.
Quando lo vede svoltare verso il
centro della città, aggrotta la fronte perplessa. “Dove
andiamo?”
Votan tamburella con le dita sul volante e guarda avanti a
se. Non l’ha sentita, perso nei suoi pensieri.
“Dove stiamo andando?”
La sua voce alterata, lo fece voltare per un secondo. “A
fare un giro” risponde parcheggiando nel primo spazio libero.
Shaz lo osserva mentre fa retromarcia e torce il collo
all’indietro, evidenziando una vena che è incredibilmente sexi.
Quando la guarda, sentendosi
fissato come un trofeo alla finale della partita, la vede assorta in
contemplazione. Tira il freno a mano facendo rumore e facendola riprendere.
“Che ti sei inventato stavolta?”
gli domanda aprendo la portiera ed immergendosi nel fresco della notte.
Votan si appoggia al tettino della macchina e la guarda,
mentre si volta su se stessa e il vestito che ondeggia con grazia attorno alle
gambe snelle “volevo fare un giro, te l’ho detto”
Si stacca lentamente avvicinandosi a lei e prendendola per
mano. Ha le dita fredde e le stringe con attenzione. “Non vorrai subito
portarmi a casa tua a farmi le cosacce?” esclama divertito facendola ridere e
allentando la tensione.
“Pensavo che tu volessi approfittare di me senza scrupoli”
ammette sorridendo mentre camminano per le strade illuminate e così
terribilmente romantiche!
In un café all’aperto, un musicista suona una lenta litania
al violino che lo fa grugnire di finto dolore “oddio, peggio del tuo gatto
quando miagola!” esclama sollevando gli occhi al cielo.
Shaz resta immobile ad ascoltare il suono del violino, col
viso leggermente rosso e le dita infuocate nella sua stretta forte.
“A me piace..” Sussurra inclinando
la testa e sorridendo al musicista che le fa un garbato inchino e riprende il
suo lavoro.
Votan la guarda completamente rapita e decide che non potrà
mai essere più bella come in quel momento.
“Hai mai visto ‘Sabrina’? La
versione nuova, intendo…mi commuovevo sempre quando
sentivo il suono dei violini” gli spiega persa nella musica.
Votan non le risponde e continua a guardarla socchiudere le
labbra e sorridere gentilmente. Quando la musica
finisce Shaz applaude commossa, lasciandolo inebetito di fronte ai suoi occhi
lucenti.
“Che c’è?” gli domanda toccandosi
appena l’occhio con la punta del dito.
Votan la osserva rapito toccandole il viso accaldato
dall’emozione “io penso…che non potresti essere più bella di così. In questo momento sei…semplicemente…” tace non trovando le
parole adatte e continuando ad accarezzarla delicatamente.
Shaz lo fissa accostandosi leggermente
a lui “come si dice: le cose più belle sono le più difficili da dire, perché le
parole le rimpiccioliscono..” Sussurra emozionata “è da cioccolatini…però…” lo
vede avvicinarsi e chiude gli occhi protendendosi verso di lui che le sfiora le
guance con il respiro. “E’ adatta..”
Sente la sua mano che si insinua
dietro la nuca e che la solletica irresistibilmente.
Il violino suona mentre le loro labbra si uniscono,
morbidamente e sempre più intensamente avvinghiandosi con dolcezza l’uno
all’altro.
Una signora che passa li guarda estasiata.
“Vive l’amour!” grida nella loro direzione.
La coppia non li sente persi nelle reciproche emozioni che
li dominano completamente.
“Sai la cosa che mi piacerebbe più di tutte? Essere
arrestato per atti osceni in luogo pubblico” le dice con la voce bassa e roca,
ancora preso dal bacio. Si schiarisce la voce un paio di volte mentre Shaz lo
stringe a lui sensualmente “beh, basta continuare…in questo modo..” Sussurra baciandolo con più trasporto e facendosi
fischiare dietro da una coppia di turisti.
Lo sente prendere un respiro profondo e la stringe con
tenerezza “al prossimo che biascica qualcosa, gli sparo”
sussurra facendola ridere.
“Ti sei portato la pistola anche stasera? Mi sembrava..”
“Non è la pistola, deficiente!” la prende in giro
continuando a farla ridere per tutto il tempo.
Shaz lo guarda di sottecchi con le guance ancora rosse. Ha un leggero tremito prima di parlare “Andiamo a casa?”
Un vulcano in eruzione esplode nel corpo di Votan a quella
frase semplice eppure carica di promesse. Le cinge la vita e fa dietro front
sentendola instabile sui tacchi.
Le tremano le gambe all’idea…che loro…loro quella sera..
Quando arrivano nel suo
appartamento perfettamente in ordine, Shaz trema sempre di più. Ha insistito
perché si fermasse da lei e l’ha accontentata senza neanche parlare ma l’ha
solamente fissata, sciogliendole il cuore sotto quello sguardo bollente. Si
stringe le braccia addosso e lo guarda, posando la borsetta tempestata di
perline sul primo ripiano che trova.
Quando lo vede togliersi la giacca
leggera, ha un sussulto che le fa scappare un gemito improvviso. Votan la
guarda avvicinandosi di un passo alla volta, dandole il tempo di ripensarci.
Si appoggia al muro con le braccia dietro la vita sottile.
Il suo nervosismo è palpabile. Resta
accoccolata contro di lui sentendo il cuore che batte furiosamente. Le
mani che si muovono lungo il corpo, la fanno gemere sommessamente, si strofina
sensualmente su di lui guardandolo con gli occhi febbricitanti e il respiro
corto.
Fa scorrere la zip che arriva fino
alla vita, baciandole il seno sopra la stoffa leggera e facendola mugolare
troppo forte. Corde mai suonate prima liberano note divine, stringendolo e
baciandolo con un trasporto che non riesce a farla ragionare...ascolta il suo
respiro pesante fra il frastuono dei propri pensieri che sembrano vogliano
esplodere tutti insieme da un momento all’altro e
neanche si rende conto di quando il vestito volo via dal suo corpo, restando
solo in lingerie che lo fa deglutire a stento fra le pieghe della passione che
gli lambiscono il cervello completamente distaccato dal resto del corpo.
“Ti odio” le dice cospargendola di baci leggeri.
“Perché?”
Votan si stacca con un sospiro sofferto “perché sei
imprevedibile…non pensavo ..” Sussurra staccandosi da
lei con uno sguardo truce.
“Che problema c’è?” domanda
debolmente senza capire
“Che sono un idiota” le dice
bestemmiando dentro di se qualsiasi santo a portata di memoria.
Shaz lo guarda incuriosita. Quando capisce,
dopo un bel pò, diventa di tutti i colori.
“Oh…” sussurra sentendosi morire per la frustrazione.
“Questo è decisamente fuori luogo, dovrei licenziati
per inadempienza al lavoro.” Sussurra stringendosi di più al suo corpo caldo
che diventato ancora più attraente per lapiccola impedenza. “Hai quindici minuti di tempo: recupera ciò che serve
e vieni in camera mia. Forza, scattare!” lo incita
sentendosi stupidamente sciocca e ridendo dentro di se.
Venti minuti dopo, Votan la guarda dormire saporitamente raggomitolata
sotto le coperte con un’espressione beata…ma
come si può! Pensa sospirando.
Nel cuore della notte Shaz sente qualcosa di caldo che preme
contro di lei. Si accuccia meglio fra le braccia del suo uomo e sorride
impercettibilmente respirando un profumo paradisiaco che la fa stare
meravigliosamente bene.
È una scia delicata di baci lungo la spalla che la sveglia
la mattina dopo. Non ricorda di aver dormito meglio, da alcuni mesi a quella
parte. Si volta sospirando “amore…che ore sono?” mormora mezza addormentata
“Non lo so…”
La voce profonda che ha parlato le fa aprire gli occhi sorpresa. Osserva Votan che la fissa con un
sorriso tenero e ingoia rumorosamente “che fai qui?” mormora scostandosi
leggermente da lui.
“Ti sei addormentata...mi mandi a
fare la spesa e ti addormenti? Il minimo che potevi fare era ospitarmi.”
ribatte mezzo assonnato sistemandosi meglio accanto a lei.
Shaz lo guarda e cerca di ricordare…poi arrossisce tutto
insieme “oddio, scusa!”esplode guardandolo aprire un occhio solo “mi sono
appoggiata al letto…devo essermi addormentata di colpo” gli spiega con una
vocetta morbida che lo manda in paranoia da sesso mancato.
“Fa niente..” Si sforza di dire
quando vorrebbe prenderla amorevolmente a schiaffi. “Su,
preparami la colazione per farti perdonare”
Shaz sorride all’ordine “preparatela da solo”
“La casa è la tua; sono ospite, trattami bene” mugugna
chiudendo gli occhi e sorridendo ampiamente.
La sente sbuffare parecchie volte “solo per questa volta e
per farmi perdonare “afferma alzandosi a stirandosi pigramente.
Si struscia ripetutamente una mano sugli occhi, pensando
quanto sia piacevole svegliarsi con qualcuno accanto e
attraversa il salottino per dirigersi nella cucina, quando qualcosa di rosso e
di bianco in quantità industriali le fa fare due passi indietro. Sbatte le
palpebre alla profusione di rose sparse ovunque.
Ammutolisce con gli occhi sgranati mentre aspira quel
delicato aroma che le ha invaso la stanza. Si avvicina
e tocca con due dita i fiori nel vaso più vicino. Quando
sente dietro di se la presenza del suo ospite che sorride soddisfatto per la
trovata, non può fare a meno di continuare a guardarlo con gli occhi sgranati.
Lo vede inclinare la testa da un lato “tu dormivi ….”Mormora vedendo gli occhi riempirsi di lacrime
“no eh!” la supplica allarmato.
Quando gli si lancia addosso e lo stringe, resta un attimo
stupito che la sua idea abbia avutoper
una volta successo con quella rompiscatole che non fa altro che
lamentarsi di lui, poi l’abbraccia a sua volta baciandole la fronte che spunta
fra i capelli arruffati.
Shaz si stacca con il viso rosso e gli
occhi ancora troppo lucidi “perché?” domanda a mezza bocca.
“Perché no?” le risponde senza
capire la sua reazione. “Che palle, ti regalo tutti i
fiori che voglio!” ribatte imbarazzato sotto il suo sguardo traballante.
La sente stringersi nuovamente addosso a lui e la bacia
lentamente su una guancia calda “grazie..” Sussurra
commossa arrampicandosi fino ad arrivare alle sue labbra, mentre le accarezza
la schiena e arriva al collo che sfiora leggermente.
“Prego..” Mormora quando un gemito della donna gli fa
passare qualsiasi fantasia, tranne una.
Si stacca da lui col fiato corto e le gambe che la
sorreggono appena. “Dobbiamo andare all’aeroporto, facciamo tardi” gli dice con
la voce tremula allontanandosi di più e urtando un vaso che prende
all’improvviso.
L’acqua che fuoriesce, le bagna le mani e Shaz ha
l’impressione di vedere salire le nuvolette di vapore come nei cartoni animati.
Lo osserva di sottecchi, ancora appoggiato alla porta con
uno sguardo divertito che la fa sentire..
Quando lo vede avvicinarsi, posa il
vaso a terra guardando le mani bagnate e asciugandole sulla vestaglietta
leggera.
“Abbiamo tempo” mormora prendendole le mani fresche e mettendole
attorno alla sua schiena. La sente rabbrividire e si abbassa a baciarla sul
collo facendole scappare un gemito più forte degli altri.
“Ora sei tutta per me…”
Quando la prende in braccio, Shaz si
accoccola contro di lui chiudendo gli occhi.
La adagia sul letto delicatamente, mantenendo un controllo che
la donna invidia con ferocia: è un fascio di nervi tesi all’inverosimile. Si
sdraia accanto a lei, accarezzandole il viso ormai fucsia. “Respira ogni tanto”
esclama facendola ridere e baciandole la fronte, allentando un pò la tensione.
Inarca la schiena a quel piccolo gesto affettuoso sentendo
la passione che dialoga violenta e inarrestabile.
“Ci credi…che ti amo?” le domanda
dandole un bacio ad ogni parola.
La sente rabbrividire sotto di se ma non ode la risposta. La
guarda accarezzandola con una tenerezza che le fa ancora più male “ci credi?”
le chiede osservando come arrossisce e gira la testa imbarazzata.
Un sospiro divertito le fa alzare lo
sguardo “lo prendo come un si” sussurra facendola sorridere “Da me si
dice ‘Ascolta la donna quando ti guarda, non quando ti parla.’” Mormora
adagiandosi su un fianco e guardandola voltarsi verso di lui in silenzio.
Restano per un po’ a fissarsi finchè un
risolino non sale alle labbra di entrambi “e cosa leggi nei miei occhi?”
gli domanda avvicinandosi lentamente.
“Un bel niente, c’è troppo buio qua dentro” ridacchia
abbracciandola. Allunga una mano per accendere la luce soffusa del comodino ma
lei lo ferma subito “no…se non vuoi vedermi scappare
per la timidezza” mormora scendendo con le dita lungo il suo braccio e
baciandolo sulla spalla.
Votan la stringe e la sente muoversi
lentamente su di lui, mordicchiandolo leggermente. Quando
arriva all’orecchio sussurra due semplici parole che hanno un effetto
improvviso dentro la sua testa.
Ci vuole troppo tempo per assimilare quel concetto e lei, di
tempo, non gliene sta andando a sufficienza….
Shaz si rannicchiò su di lui guardando il vuoto, sentiva il cuore che
riprendeva a battere con regolarità e il respiro che cal
Shaz si rannicchiò contro di lui con gli occhi chiusi; sentiva
il suo cuore che batteva regolarmente e il respiro ritmico e leggero. Gli baciò
dolcemente la pelle salata e sorrise quando lo vide
muoversi nel sonno.
Si alzò su un gomito studiandolo, mentre dormiva, finalmente
esausto. L’aveva fatto sudare, il vecchiaccio, pensò
con un sorriso malizioso e imbarazzato al tempo stesso.
I suoi occhi percorrevano l’attraente figura stesa sulla
schiena, con la testa voltata da un lato e un braccio infilato sotto il
cuscino.
Si sentiva assonnata, intontita e intorpidita…ma era felice!
Era così felice che sarebbe esplosa da un momento all’altro se non si fosse data
una calmata e non avesse smesso di guardarlo e di ripensare a...tutto il resto!
La prima volta era stato così dolce che l’aveva costretto ad
implorarlo, perché non si decideva proprio a… Shaz sorrise imbarazzata e sentì
una fiammata di eccitazione al volto, e poi era stato
così semplice e bello che non si erano più fermati.
Lei l’aveva steso con la sua mossa segreta e lui
l’aveva…lasciamo stare che è meglio! Pensò ironicamente tornando
a sdraiarsi. Girò la testa verso di lui e si rese conto di quanto poteva esser
sexi quell’uomo: da qualsiasi lato lo poneva, era scandalosamente arrapante! La
curva che faceva la mascella alla giunzione con l’orecchio, la vena che
spuntava dal braccio piegato e il lieve su e giù del pomo d’adamo quando
ingoiava…. Mmhh….pensò
avvicinandosi con un sorriso cattivo, so già cosa mangerò a
pranzo!
Cominciò a tormentarlo di bacetti fino a svegliarlo
lentamente. Shaz sentì la sua mano che le sfiorava il collo, insinuandosi nei
capelli sotto la nuca, per massaggiarla con tenerezza e un’ondata improvvisa
d’amore cancellò tutti i pensieri turpi e osceni che aveva fatto su di lui.
Dopo un altro piacevole minuto, liberò l’altro braccio e la
strinse con soddisfazione contro di se, gustando quel gradevole contatto e rabbrividendo
sotto le sue unghie corte e regolari che lo accarezzavano insistentemente.
Si incontrarono in un bacio dolce e
profondo che le fece nuovamente girare la testa. La ruotò sotto di se
continuando a baciarla, finchè non la sentì mugolare qualcosa d’incomprensibile.
“Fame” sussurrò sentendo lo stomaco vuoto.
Lui sorrise coccolandola.“Speravo mi chiedessi un altro round...”
Un altro ancora?! Shaz
sorrise con le guance arrossate e l’osservò muoversi un bel po’ intorpidito.
“Ti fa male la schiena?” domandò maliziosamente rimediandosi
un’occhiatina sarcastica.
“No, mi fa male la spalla.” Specificò indicandola “mi fa sempre
male quando ho accanto qualcuno che spara cazzate
sulla mia presunta vecchiaia” sbottò muovendola con qualche smorfia.
Shaz gattonò fino a lui e cominciò a massaggiarlo con
dolcezza “va meglio così?”
“Si…”dovette convenire con aria estasiata “sempre il tuo
amico del massaggio facciale?”
“Sempre” affermò mandando un grazie silenzioso a Felix “come
mai ti fa male?”
Votan fece una boccaccia muovendo il collo
“me la sono rotta durante un lavoro. Ci sono caduto sopra in un modo
talmente strano che non sto a spiegartelo” spiegò
rapido e con la voce in dissolvenza…certo che averla a disposizione ogni volta
che quella spalla gli dava problemi, sarebbe stata una gran cosa…averla a sua
disposizione sempre…
“Shaz..” Bisbigliò facendola fermare “a me sembra di essere
andati bene..”
La donna assentì muovendo la testa e facendogli il solletico
con i capelli. Lo circondò con tenerezza, baciandogli il
collo e le spalle “sembra anche a me” sussurrò dolce.
Votan la guardò girando il collo per quando gli fosse possibile “senti…perché non traslochi da me?” le
domandò con timore che potesse rifiutare.
Shaz lo lasciò andare e lo scavalcò inginocchiandosi di
fronte a lui. “Vuoi convivere…come una coppia?”
Lui annuì appena, tanto che la donna temette di esserselo
sognato. Lo guardò fisso per qualche secondo, provando ad immaginare come
sarebbe stato.
“Si” affermò senza aver ancora finito di elaborare il
concetto “tu hai una vista migliore.”
“Ma il tuo letto è più comodo”
sorrise avvicinandosi un po’ a lei.
“Allora portiamo il mio letto a casa tua”
Si mosse di qualche centimetro fino a sfiorarlo con le
ginocchia “la mia cucina è più attrezzata”
“Cosa ci farai con tutta quella
roba non so, visto che non sai cucinare” la prese in giro circondandole la vita
e stringendola a se.
“Potremmo fare una bella porta fra i nostri appartamenti,
così quando mi arrabbierò te la sbatterò in faccia senza preoccuparmi della
vecchietta accanto” ridacchiò ricominciando a baciarlo.
“Non è male come idea…”
“Tomasz..”
Shaz lo afferrò saldamente per il collo e lo guardò fisso
negli occhi cantilenando il suo nome…
Lui la guardò un po’ stranito e sorpreso nel sentirla
pronunciare il suo vero nome. Eh si, suonava proprio bene detto da lei...e in
quel modo poi…
“Ti amo”
“Anche io ti amo”
Shaz sorrise…e cambiò radicalmente espressione! Girò la
testa allarmata verso l’orologio e lanciò una parolaccia, mollandogli la
sveglia in mano. “L’aereo! Parte fra un’ora!” urlò in piena confusione,
girandosi da tutte le parti per raccapezzarsi delle cose che doveva fare.
“Porca vacca!” lo sentì sibilare a mezza bocca saltando giù
dal letto.
“Tu, a casa tua. Fra mezz’ora ci vediamo giù e prendiamo la
moto!” dichiarò in un lampo di genio.
“Non potrò mettermi la gonna!” sghignazzò abbracciandola e
ricominciando a baciarla.
“Dopo..”mormorò terribilmente
dispiaciuta. “Vattene via, sciò che devo…oddio le cose che devo fare!” urlò
lasciandolo di stucco.
…quindi mentiva quando
diceva di essere esausta! Ringhiò fra i denti,
sobbalzando alla porta del bagno sbattuta con violenza.
***
“E ti pareva! Chi potevano essere, i grandi assenti?”
Natt gongolò continuando a sghignazzare di fronte a Jesus
che ringhiava contro la cravatta che non voleva saperne di annodarsi
correttamente.
“Sei una sega, chico. Da qua!” esclamò
saltando in piedi e girandolo verso di se “ehi…che figurino!” ridacchiò
dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
“Fai poco lo stronzo, non mi sembra di averti coglionato così quando ti sei sposato!” gli ricordò con i
nervi a fior di pelle e l’espressione incupita. “Scapperà anche stavolta, ne
sono sicuro”
Natt lo guardò masticare nervosamente e sospirò stringendolo
in un abbraccio fraterno. “Tanto per stare sicuri, mi sono portato un po’ di amici. Barricheranno la porta e impediranno a Maret di darsela
a gambe.”
Jesus scoppiò in una risata divertita annuendo. “Mi porto la
pistola così la gambizzo, se ci prova!”
Un discreto bussare interruppe i loro piani e i ragazzi
fecero la loro smagliante apparizione vestiti di tutto
punto.
Jesus fissò Jack che indossava un modello alquanto…
”Non ti ci voglio al mio matrimonio vestito così!” esclamò
indicando il suo modello di D&G appena uscito dal
negozio. Il ragazzo assunse un’aria contrita facendolo ridacchiare.
“Scherzavo” gli disse lanciandosi un’occhiata allibita con
Natt che fissò maliziosamente la piccola Ariel alle
sue spalle e si allungò subito per infastidirla.
“Chiamo tua moglie, se provi anche solo a pensare
di fare lo scemo con me” sibilò con un sorriso dolce e uno sguardo al vetriolo
che lo fecero immediatamente allontanare.
“Scherzavo...ma quanto te la prendi” sospirò sulle spine “piuttosto,
quei due? Hanno perso l’aereo?”
Jesus allargò le braccia esausto
“che ne so. Saranno riusciti a farlo precipitare.” Affermò udendo in quel
momento la frenata improvvisa di una macchina.
“Eccoli” mormorò affacciandosi alla finestra e osservando Shaz
che scendeva dal posto del guidatore dalla macchina che avevano noleggiato all’aeroporto.
Votan smontò stiracchiandosi piacevolmente, con la faccia di
uno che è stato appena svegliato. “Mi piace proprio la
tua guida.”
“Corri dietro ai delinquenti per anni, poi vedrai se non ti
viene naturale come respirare!” ridacchiò orgogliosa di se, sbadigliando per un
secondo, gli occhi che le si chiudevano per la
stanchezza.
Avevano sonnecchiato per tutto il tempo sull’aereo, tanto
che la hostess aveva dovuto svegliarli per farli
sbarcare. Si erano lanciati uno sguardo complice ridacchiando come stupidi
mentre Shaz si impadroniva delle chiavi e saliva al
posto di guida. “Guido io, così arriviamo prima!” aveva decretato facendogli
alzare le mani senza neanche discutere. Stavolta non c’erano stati semafori
rossi, ma solo una lunghissima onda verde che lo aveva fatto sbuffare. L'aveva
appena presa e già la doveva dividere con gli altri. Non era per niente giusto!
A quest'ora loro dovevano stare a rotolarsi nel letto, a raccontarsi avventure
passate, coccolandosi fino alla nausea.
“Mi sento in colpa ad averti lasciato guidare fin qui” le
disse con tono carezzevole sfiorandole la guancia “sei stanca…”
Lei alzò velocemente le spalle, dimentica di essere quasi in
ritardo per la cerimonia “non importa. Al ritorno guidi tu” sussurrò dandogli un bacio veloce e togliendogli la
traccia di rossetto col dito “stai meglio senza” ridacchiò stringendogli
le mani fra le sue.
Natt si affacciò ammirando senza ritegno la figura elegante
della ragazza che si muoveva un pò traballante sui tacchi. Le fischiò dall’alto,
facendole alzare la testa. “Fiuuuu! Che bambola!”
“Natt!!” urlò affettandosi ad entrare in casa mentre Votan
gli faceva uno svogliato cenno di saluto e si rificcava le mani in tasca con una
flemma inglese invidiabile, frutto di un’intensa attività fisica e del riposo
negato.
Fu un fulmine di seta celeste, quello che travolse il sicario
in perfetto abbigliamento da cerimonia.
Shaz saltellò allegra stringendolo come una pazza “come stai? Stai bene? Dov’è tua moglie?
La devo vedere, quando nasce?!” trillò trapassandogli le
orecchie e facendo tappare un orecchio a Votan giunto dietro di lei con un’aria
distrutta.
“Cristo santo, ma quanto fiato hai ancora?!” domandò con una
mezza battuta a doppio senso che nessuno capì ma che Shaz comprese benissimo: diventò
fucsia, evitando di rispondergli. Si fiondò incontro a Jesus e lo abbracciò fino a fargli reclamare pietà.
“Quando sono contenta per te. Non
immaginavo..” Mormorò con le lacrime agli occhi continuando
ad ammirarlo nel suo completo scuro “sei bellissimo..”
“Che abbiamo detto sull’aereo?!” le
urlò una voce tonante dal fondo della stanza.
Shaz allargò le mani e si allontanò di un paio di passi “ha ragione, mi secca ma ha ragione!”
“Come va?”domandò indicando l’orco che cercava di tenere a
bada Ariel che lo abbracciava con più affetto del solito.
Shaz sorrise imbarazzata “va…. Bene.
Va tanto bene!”
Lo vide girarsi verso Natt e fare un comico cenno di ok
Il sicario sorrise a 36 denti e si
sgomitò con Votan che lo guardò interrogativo e appena un po’ seccato “hai
l’aria sbattuta, vecchio mio. La ragazza non ti fa dormire?!” domandò ad alta
voce in modo che tutti sentissero “guarda che fare sesso in alta quota è
vietato. C’è un club speciale per pochi eletti, se vuoi ti do il numero!”
Concluse facendo calare un silenzio di tomba.
Shaz lo fissò incredulo che si fosse
spinto a tanto e non riuscì ad emettere un fiato.
Li guardavano tutti con facce divertite e insinuanti, finchè
non videro Votan prendere un bel respiro e allungare la mano. “Dammi va, così
la prossima volta evita di farsi sentire da tutto lo scompartimento” mormorò
tranquillo mentre Shaz impallidiva e cercava di balbettare qualcosa che non voleva
proprio uscire dalla sua bocca.
Tossicchiò e ingoiò con molta fatica rivolgendosi a Jesus
che non si tratteneva neanche più “la sposa e la damigella?!” domandò tremando
non solo per la bugia ma anche per la rabbia che il loro bellissimo ed
idilliaco rapporto fosse stato scoperto in quella
maniera allucinante.
“Corridoio, ultima porta in fondo” le disse con molta fatica
continuando a ridere per la faccia serena che stava cercando di mantenere.
Shaz girò sui tacchi e passò accanto a Votan lanciandogli
un’occhiata furiosa. Lui ghignò divertito facendola ringhiare palesemente.
“Tu sei un porco!”esclamò rivolta al sicario che sorrise
come uno stupido e le fece la linguaccia.
“E tu me la paghi!” lo avvertì con
un tono minaccioso che non lo scompose minimamente. “Ricordati della porta!
Natt la guardò allontanarsi furibonda e sospirò “mi sa che
stasera non te la da” ridacchiò facendoli ridere come dei matti e raggelando
Shaz che si arrestò in mezzo al corridoio sibilando maledizioni verso di lui.
“Perchè mi doveva capitare gente così allucinante?!” ringhiò
aprendo la porta della stanza di Maret senza bussare e restando impietrita alla
vista delle due donne.
Il suo sguardo si posò prima su Lyse, difficile da non
vedere per il ‘carico sporgente’
e poi su Maret vestita di tutto punto con un viso raggiante come non l’aveva
mai vista.
“Oddio..” Mormorò portandosi una mano alla bocca e chiudendo
la porta delicatamente “dio, ragazze quando siete belle” sussurrò con le
lacrime agli occhi “siete…bellissime..”
“Già!” esclamò Maret andandole incontro e abbracciandola, cosa
che la lasciò parecchio stupita. “Come va?!” le chiese tornando a darsi gli
ultimi ritocchi mentre Shaz si sbaciucchiava con Lyse e si commuoveva alla
vista della pancia. “Ma di quanti mesi…”
“Sei, ma sono due” le spiegò orgogliosa vedendola sgranare
gli occhi.
“Due! O mio dio!” urlò contenta
“due!”
“Non farti prendere un infarto!” ridacchiò Maret lanciandole
un’occhiata “come va a Parigi?”
“Va bene! Oddio sono due! Non ci posso credere! Quell’essere di tuo marito, non è capace solo di fare battute
terribili allora!” esclamò fomentata.
Lyse si batte quasi una mano sulla guancia sconsolata “cosa
ti ha detto quel disgraziato?” le domandò vedendola sollevare le spalle.
Un poderoso bussare le fece sobbalzare. “Ma
chi è?” domandò Maret portandosi una mano al cuore.
Shaz si rabbuiò immediatamente “lo so io chi e!”esclamò piantandosi
di fronte alla porta e chiudendola a chiave “via, non sono
ammessi uomini!”
“Fammi salutare la sposa, rompiscatole” gridò la voce
potente di Votan da dietro il pannello.
Maret le fece un cenno e lei lo lasciò entrare non dopo
averlo guardato male. “Non mi sei piaciuto per niente, prima. Tu e quell’altro, dovete cucirvi la bocca!” Ringhiò mentre lui la
scostava cortesemente e decisamente piegandosi per salutare Maret che seguiva
la scena interessata.
“Non dare spago a mio marito!” lo pregò Lyse innervosita.
“E’ un bravo ragazzo” mormorò continuando a guardare Shaz
ritratto della virtù offesa. “Scusa!” esclamò rimediandosi uno sbuffo in faccia
“lo so che ti piaccio solo nudo e incatenato, ma non
…”
Con un urlo di rabbia, Shaz lo cacciò
fuori “maledico ancora il giorno in cui ti ho incontrato!” strillò rossa
in volto e col fiatone pesante. Sospirò e tornò la guardare le due donne
sorridenti
“Non è vero, non ci sai stare senza di me!” urlò da dietro la
porta sghignazzando.
Shaz assunse un’espressione sofferente “oddio, che ho fatto per meritarmelo…”
Maret scosse la testa divertita “siete
fatti l’uno per l’altro. Perfetti, credi a me!”
Shaz sospirò sedendosi sul letto “mah…sarà”
La vide girarsi con uno sguardo indagatore “ora che siamo
sole…spara: è un cavernicolo come sembra?”
“Maret!”esclamò imbarazzata mentre simpatici e scanzonati
flashback passavano nella sua mente “Beh…diciamo..”
****
Maret continua ad iperventilare, stritolando i gambi del
bouquet di calle bianche. Non si correva un po’ troppo?! Non potevano stare
insieme un altro po’ di tempo e poi decidere? Che so… un altro anno?!
Lanciò un’occhiata allo sposo che ascoltava attentamente le
ciance del prete - Maret si chiedeva tanto dove lo avesse trovato - e saettò lo
sguardo attorno a se.
Non mi piace sta
situazione,pensò sentendo le gambe che
formicolavano per scappare.
Si era attrezzato bene, il disgraziato: Natt aveva portato
un po’ di vecchie guardie del corpo che attendevano lungo i muri della stanza
principale che era stata adibita a chiesa e inghiottì,
pensando che con i tacchi non sarebbe andata lontano e che le macchine erano
tutte chiuse in garage.
Un moto di stizza la attraversò pensando che stavolta l’avevano ingabbiata per bene!
Jesus la stava guardando con un sorrisetto bastardo che la
fece sbuffare. Il prete si fermò e la guardò incuriosito.
“Vada, vada avanti” lo incitò Jesus
facendo un gesto con la mano.
Maret lo fissò con una lacrima all’occhio e ghignò nella sua
direzione a denti stretti “brutto infame, ti sei
portato anche le guardie del corpo per non farmi scappare!”
“Si, tesoro” rispose ghignando “sisi, certo che la voglio!” rispose scanzonato al pastore
“amore, tocca a te!”
Maret fissò lui e il prete con un moto di repulsione solo
all’idea di sposarsi e sospirò più volte.
Ce la fa? Si
domandò Natt stringendo la moglie “L’abbiamo blindata: se prova a scappare, non
andrà lontano!”
La donna lo guardò con gli occhi sgranati “beh, ma non penso
che lo farà anche stavolta..” Mormorò incredula, anche
se dentro di se, era poco convinta che la sua amica ce la facesse davvero a
sposarsi.
Natt si girò e fece un cenno alle guardie che si rizzarono
sull’attenti, ghignando per la sceneggiata che stavano tenendo.
“Allora? Lo vuole o no? Signorina?”
Maret guardava il prete allibita.
Arretrò di un passo scuotendo la testa “No..” Mormorò nel panico “Non ce la faccio, amore. Scusa scusa!” esclamò voltando su se stessa e finendo addosso ad
un gorilla.
“Non vale! Mi hai sequestrato!” urlò
in direzione di Jesus che aspettava tranquillamente.
Lui annuì con aria felice, sospirando in direzione del
parroco che li guardava sconcertato “mi ama alla follia
ma ha qualche problema ad impegnarsi” dichiarò raddrizzandosi e muovendosi
verso la donna che lo stava fulminando con lo sguardo “Maret, fa la brava e
torna qui.”
Lei lo guardò per un secondo e scartò lateralmente,
aggirando l’uomo e guadagnando qualche metro finchè la figura cupa ed incazzata
di Votan non le parò d’innanzi. “Beh? Che sono tutte queste
storie?!” ringhiò facendola fermare, con una piega minacciosa alla bocca
“togliti tu!”
Il killer respirò a fondo avanzando verso di lei e
spingendola verso Jesus che li guardava incredulo. Lanciò uno sguardo
interrogativo a Shaz che alzò le spalle e le mani con una faccia stupita quanto
la sua.
“Lo sai quanto mi rompono i matrimoni? Tantissimo! E sai quanto mi scoccia sentir frignare quella la?” ringhiò
indicando la poliziotta che lo fissò facendo una smorfia e giurando di
fargliela pagare.
“Mi secca ancora di più! Quindi
fila a sposarti se non vuoi prenderti una sculacciata!” ringhiò facendo
sbottare a ridere i ragazzi mentre Shaz scuoteva la testa, chiedendosi come
faceva a stare con uno così.
Capitolo 43 *** magari un mese...o forse tutta la vita ***
“Cazzo, quello si che ha le palle
“Cazzo, quello
si che ha le palle!” esclamò Natt rimediandosi uno schiaffetto dalla moglie
“che c’è?!”
“Non dire parolacce in chiesa!”
“Ma non siamo in chiesa” rispose
frastornato tornando ad interessarsi del cazziatone di Votan che stava facendo
abbassare pericolosamente la cresta a Maret.
“Hai 30 anni e fai ancora storie come una ragazzina di 16! Se fossi stata la mia donna, al primo pezzo del genere ti
avrei cacciato a calci nel sedere dalla mia vita! Non ti meriti un sant’uomo
come quello!” continuò mentre Shaz sprofondava nella
vergogna, Ariel rideva tramortita addosso al fidanzato e Natt annuiva cercando
un sigaro in tasca per gustare meglio la scena.
Quando si accorse della mancanza,
si girò verso Jesus che attendeva con l’aria depressa e sofferente. “Chico, ce l’hai una sigaretta?” domandò scostandosi dalla moglie
che lo fulminò con un’occhiata “Che ti ha detto il medico, mister polmone
bucato?” sibilò facendolo mugolare.
Si rivolse all’amico che aveva chiuso gli occhi e si
strisciava sempre più nervoso una mano sulla mandibola, masticando
pericolosamente “tu sei proprio sicuro di volerlo fare,
eh?”
“Mica tanto…”
“Devo sempre incazzarmi con te, stupida scimmia urlatrice!”
sbottò vedendo che il panico che trapelava dai suoi occhi passava, soppiantato
da un’ira funesta.
“Non darmi della scimmia, troglodita sessuomane”
Shaz perse tutto il colore che le
rimaneva chiedendosi perché diavolo non avesse tenuto la bocca cucita e una
foresta di occhi interessati si sollevò su di lei.
“Non ho finito, di parlare! Ti sembra che abbia finito?
Ascolta le mie parole: potrei essere tuo padre, brutta mocciosa viziata senza
spina dorsale!” gridò facendo perdere l’equilibrio a Shaz che impallidì: ma se io e
Maret abbiamo si e no due anni di differenza… o mio dio!
La donna cominciò ad iperventilare mentre Natt sghignazzava
senza ritegno alla sua faccia.
“Fai poco lo stupido, ti sei mai fatto un conto di quanti
anni abbiamo di differenza, tu ed io?” gli domandò Lyse sedendosi con la
schiena indolenzita e di cattivissimo umore.
Lui la guardò e mosse le dita “tanti…” borbottò a mezza
bocca “sono troppo vecchio per te?” domandò con una voce da bimbetto che la
fece sorridere nuovamente.
“E va bene!”
Maret fissò Votan negli occhi scostando il velo e facendogli
una smorfia “mi sposo, mi sposo! Contento?!
Rompipalle” sibilò voltandosi su se stessa, alzando il mento e aggiustando il
vestito che le stava alla perfezione.
Jesus la vide ondeggiare sui tacchi sensualmente e attese
finchè la donna non arrivò davanti al prete “Si, lo
voglio” mormorò con voce ben modulata rivolgendogli uno ‘scusa’
a mezza bocca.
Jesus non disse niente: aveva già incamerato nozioni a
sufficienza da quell’uomo, per fargliela pagare una volta soli.
Votan tornò al suo posto schiarendosi la gola e guardando la
piccola folla con aria interrogativa.
“Guardatevi la cerimonia, voi!” ringhiò facendoli girare
tutti alla velocità della luce.
Shaz lo guardò per un po’ allibita: si sarebbe comportato in
quel modo anche colei? Dio, mi ricorda
mio padre! Pensò tirando un sospiro spaventata.
Natt le lanciò uno sguardo di compatimento che si trasformò
in un ghigno divertito: ecco come aveva fatto a domarla!
***
“La smetti di frignare? Capisco commuoversi, ma ora stai
esagerando”
Il ringhio basso e cupo di Votan non distoglie Shaz dalla
contemplazione dei due sposi che si scambiano le fedi.
“Non posso farci niente, è più forte di me. Sono
bellissimi!” esclamò a bassa voce tamponandosi gli occhi con un fazzolettino
delicato.
Il suo compagno alzò gli occhi al cielo annoiato a morte,
guardando attorno a se i presenti e chiedendosi come facessero a commuoversi
tutti in quel modo.
Lanciò uno sguardo alla schiena di Natt che cingeva
amorevolmente la moglie e alla piccola Ariel,
appiccicata al suo grande amore. Lei si girò, gli fece l’occhiolino e tornò a
stringersi al ragazzo che la prese per mano.
E vabbè!Pensò arreso.
Se questi non fanno mostra di sentimenti, non
sono contenti!Sigirò verso Shaz con le labbra tremanti
e gli occhi lucidi e la strinse con forza. Lei lo
guardò stupita e si appoggiò a lui con un sorriso dolce.
“Non ti ci abituare” le sussurrò facendola ridere in
silenzio.
“Noo...il bacio!” mormorò
rizzandosi per godere meglio della scena romantica.
“Oh madonna mia! Ma da quando in qua sei così smielata?!”
sibilò vedendola protendersi con un sorriso che le arrivava alle orecchie.
Shaz lo fissò soppesando la domanda per alcuni secondi “lo
sono sempre stata, solo che non lo ammettevo neanche a me stessa” gli disse
serenamente “ti dispiace?”
Il modo in cui lo guardò dritto negli occhi, smorzò il suo
irriverente sarcasmo “no” sussurrò attirandola a se teneramente.
Quella strana inquietudine si agitava dentro di lui,
vedendola abbigliata in quel modo, con quello sguardo lucido e vibrante… era
quasi insopportabile.
Cristo santo, mi ha messo il cappio al collo!
Pensò restando discosto dagli altri mentre si congratulavano con gli sposi e
Maret ficcava decisa il bouquet in mano a Shaz, paralizzata dalla sorpresa.
“Sai cosa farci, tu e quel tipo la dietro” esclamò vedendolo assorto in qualche
strano pensiero che lo faceva sorridere.
Shaz guardò il mazzo senza emettere un fiato e lo strinse
leggermente. “Come no..”
Restò in fondo al corteo giocando con il nastro di seta perlato
avvolto attorno ad esso e un lampo le attraversò la
mente…lei stava per sposarsi. Una volta!
Fece una smorfia al ricordo e lo posò sul bancone ingombro
di fiori dove era stata celebrata la messa privata.
La vedo difficile, con
uno del genere. No, non mi sposerò mai, pensò voltandosi e trovandosi di
fronte il suo compagno che la fissava in maniera strana.
“Qual è il problema?” lo domandò con la voce che vibrava di
una nota sconosciuta.
“Nessuno…”sussurrò cercando di aggirarlo, mentre Votan le
sbarrava la strada e la abbracciava.
Shaz restò aggrappata a lui con il respiro pesante, in
silenzio, respirando l’odore buono dei fiori
“Non so quanto durerà…magari qualche mese, o forse tutta la
vita.” Mormorò facendole sgranare gli occhi a quelle
parole “se durasse per sempre non mi dispiacerebbe.”
La donna annuì con un groppo in gola “neanche a me. Strano,
siamo d’accordo su una cosa”
“Bene” annuì continuando a stringerla e a fissarla
intensamente “lo sai quanti capelli bianchi mi sta
costando, questa scenetta strappalacrime? Una marea! Quindi accetta di sposarmi
e facciamola finita, prima che tiri giù qualcuno!” esclamò
cambiando di tono, la voce un po’ isterica e facendole alzare gli occhi
sorpresa.
“Ma ti sembra il modo?!” urlò mezza
arrabbiata e mezza contenta. “In ginocchio, con un anello in mano e forse,se mi va, se c’è la giusta congiunzione astrale e un’umidità che mi
soddisfa, ti dico anche di si”
“Mhh…che palle!” sbottò ficcando
una mano in tasca e facendola sbiancare alla vista della scatoletta di velluto
rosso. Ridacchiò come uno scemo mentre, sospirando e tirando su leggermente il
pantalone elegante, s’inginocchiava, facendola rimanere a bocca aperta. Le
prese la mano con un sorriso smagliante e sospirò comicamente “se non mi dici
di si, ti rompo la testa” esclamò con un
brillante in mano che quasi
l’accecava.
Shaz lo fissò. Fissò lui, l’anello, il bouquet e se stessa.
Non era possibile e non stava succedendo a lei.
“No, nononononono! Ma siamo matti?!” strillò imbarazzata fino alle ossa e presa
in contropiede. “Ma non ci penso neanche!” gridò
allontanandosi in direzione delle porte aperte.
Votan la guardò allontanarsi per un attimo. Si alzò
ringhiando fra i denti e camminò nella suadirezione, con aria parecchio incazzata.
Quando la prendo, la strangolo!
Pensò uscendo all’aperto della Villa, dove la folla discreta festeggiava
brindando.
Al buio era difficile da individuare, quella pazza che
correva verso il garage a tutta velocità.
Dove vai? Sei scema? Torna indietro e digli di si! Urlò la coscienza impicciona mentre lei frugava
con le chiavi nella prima macchina libera.
Mi ha
preso alla sprovvista, non mi sento pronta! Pensò mettendo in modo e
uscendo con uno stridore di gomme dal garage.
Brutta disgraziata!
Votan la guardò allontanarsi in tutta fretta lanciandole uno
sguardo infuriato. “Ehi ragazzo!” ringhiò in direzione di Natt che stava
contemplando la scena visibilmente confuso “hai a
disposizioni mezzi pesanti per la caccia alla femmina?”
“Caccia?” domandò senza raccapezzarsi.
“E’ scappata. Mi costringe a fare il
cavernicolo, adesso!” ringhiò facendoli girare dalla sua parte.
“Shaz è scappata?” Jesus lo guardò
trattenendo un risolino “è scappata davvero?!”
“E’ scappata?!”
“Davvero?”
“E perché?”
“Ripetetelo in coro, vedrete che in testa vi ci entra!!” tuonò depresso alla miriade di domande tutte
parecchio divertite.
Mugugnò a mezza bocca e alzò una mano, sventolandola in aria
“argghhh…lo sapevo io! Femmine! Dai loro quello che
vogliono e ti ritroverai col culo a terra!”
Jesus lo guardò con una sorta di compatimento, battendogli
una mano sulla spalla, subito linciato da un’occhiataccia di Maret “tu stai
muta!” esclamò prevenendo le sue rimostranze.
In silenzio, Votan si allontanò dal gruppo spensierato e
sghignazzante, camminando e sbuffando al tempo stesso, dirigendosi verso il
roseto. Si sedette sulla panchina di marmo che prima non c’era e imprecò
scocciato. Come aveva detto ad Ariel tempo fa? ‘.. Se
ti ama davvero..’
Seee, vabbè…questa non è normale!
Pensò rigirando svogliatamente l’anello che aveva comprato un giorno, passando
di fronte alla vetrina di una gioielleria dopo aver notato che Shaz non portava
mai anelli o gioielli di alcun genere. Gli era
sembrato un gesto carino, non voleva certamente comprarle un anello di
fidanzamento...poi l’aveva visto scintillare sul cuscinetto di raso blu ed era
stato automatico indicarlo al commesso.
Lo rimise nella scatolina con un gesto rassegnato, posandola
accanto a se e sospirò per l’ennesima volta. Ci era
voluta una vita a convincerla a stare con lui, figurarsi se l’avrebbe sposato
alla prima richiesta!
Respirò a fondo un profumo conosciuto e un
fruscio di seta gli solleticò le orecchie dolcemente.
Shaz sedette accanto a lui, stringendo la scatolina fra le
mani e aprendola con un gesto timoroso.
“E’ stupendo… e tu sei matto” sussurrò in preda all’emozione
“sono arrivata fino al cancello e sono tornata indietro.…”
“Per forza, il telecomando ha le batterie scariche” borbottò
un po’ irritato.
“Funziona, invece…” replicò osservando il
diamante “non sono tipa da anelli” aggiunse a bassa voce.
“Lo so, tu solo orologi”
Shaz alzò lo sguardo allarmata “non
è vero, non devi dire una cosa del genere.”
Si rese conto di quanto l’avesse ferito con il suo
comportamento e posò la scatolina accanto a se velocemente.
Votan fece finta di niente mentre s’inchinava verso di lui e
gli sollevava il mento con un dito“mi
sono messa paura per un attimo, perché era troppo bello per
essere vero..” Sussurrò incontrando il suo sguardo duro “non me
l’aspettavo, non pensavo che avessi una cosa del genere con te. Non mi sembri
tipo da matrimonio”
“Quando ti sbagli” mormorò rimettendola a sedere “ci sono
andato vicino una volta…Shaz, tu non lo sai, ma io ho una figlia.”
Quella rivelazione la lasciò a bocca aperta.
“Ha 14 anni…” sussurrò togliendo la foto dal portafoglio e
porgendogliela.
La donna gliela strappò quasi dalle mani e restò inebetita
di fronte alla striscia colorata “ e chi…e perchè..”
“Sua madre mi ha cacciato quando ha scoperto cosa facevo per
vivere e non sapevo che fosse incinta” spiegò con un certo dolore nella voce,
tanto che Shaz si voltò a guardarlo.
“Te l’avrei detto…prima o poi..” Le
disse fissandola negli occhi per leggervi qualcosa che non conosceva neppure
lui.
Shaz taceva ancora e Votan non sapeva più cosa dirle.
Si mosse a disagio, togliendole la foto e contemplandola per
qualche istante “la vado a trovare una volta al mese e
ci vediamo di nascosto, perché se lo sa Margot da di matto”
“Margot…”sussurrò con voce tremante “tua…moglie?”
Votan la guardò storto “No! Non ci siamo
mai sposati” affermò con una certa durezza. “Ma
mi stai ascoltando?!”
“Scusa…sono rimasta indietro. Hai una figlia…non ci posso
credere…” biascicò crollando contro di lui “io non ho neanche la macchina e lui
ha una figlia di 14 anni: un uomo già accessoriato…che
tragedia”
Restarono per un po’ in silenzio finchè Shaz non si sollevò rigidamente
dalla posizione scomoda “la prossima volta che vai a
trovarla, posso venire anche io?”
Votan la guardò ed era talmente meravigliato che Shaz lo notò e sorrise, accarezzandogli una guancia “ti deve mancare
molto, vero?”
Lui annuì facendo una smorfia “un po’..”
“Da morire” precisò sollevando un dito e spingendoglielo sul
naso.
“Da morire” confermò lasciandosi abbracciare.
La donna lo coccolò per un po’ finchè non
lo sentì sospirare. “Va meglio, adesso?”
“Si, sei brava a consolare” affermò baciando il primo lembo
di pelle scoperto che gli venne a tiro.
“Shaz…mi sposi?”
“Certo che ti sposo...ma non voglio sentire storie per il
bagno” dichiarò con lo sguardo perso nel nulla, commossa fino all’ultimo
capillare “e il dentifricio lo schiaccio come pare a me”
“Uhm..”
Votan la guardò di traverso notando il suo sguardo divertito
e il sorrisino che balenava sul viso felice. “Ho fatto una figuraccia con gli
altri. Dovrei trovarmi una sostituta”
Shaz lo fissò sorridendo “io ti amo,
per quello sono tornata. Tu sei mio… e non voglio sentire discussioni!” esclamò porgendogli la mano e la scatolina. “Come hai fatto
per la misura?”
“La fortuna sorride agli audaci” Votan la fissò ghignando “sono cazzi tuoi se riprovi a scappare, lo sai, vero? Non
sono certo come il biondino…ah: se ti rivedo abbracciarlo in quel modo,
pregherai di non essere fuggita davvero!”
Il riso incontenibile di Shaz si confuse con lo stormire
delle foglie agitate dal vento estivo “Vedremo...intanto
non rompermi le scatole e andiamo a mangiare. Ho una fame che non ci vedo!” esclamò alzandosi baldanzosa e portandolo con se,
l’anello che scintillava al dito.
Votan mugugnò comicamente, stringendola con forza “mi
ritroverò una moglie chiattona”
“E’ carenza affettiva.” lo rimbeccò
ridendo. “La colpa è tua che non fai il tuo dovere”
L’occhiata cattiva che le arrivò, la mise in allarme “chi
era quella esausta? Comincia a scappare, bimba.” Sghignazzò
facendola arretrare con un sorriso a 36 denti.
“Non hai il fiato per inseguirmi” Ridacchiò mentre si
allontanava a ritroso.
L’ammirò mentre saltellava all’indietro con il vestito che
svolazzava leggero nell’aria e ficcò le mani in tasca. Bellissima, dispettosa e instabile sui tacchi, pensò muovendosi
nella sua direzione.
Shaz voltò su se stessa e gli planò in braccio “ti adoro”
mormorò stringendolo a se e aspettandosi una dichiarazione con i fiocchi. Lo
scappellotto leggero che le arrivò, la lasciò inebetita “Ehi! Bè?!”
“Quello perché sei scappata!”Votan
la guardò seriamente mentre si massaggiava la testa facendo un sacco di storie
finte ed esagerate “anche io ti amo, ma sempre una gran rompicoglioni rimani!”
Ringhiò tirandola verso di se e trascinandola in direzione della villa “ti ci
voglio proprio vedere in bianco…”
“Attento a come ti comporti o ti ci mando io, in bianco!”
“Sto finendo di parlare! Posso finirlo, un discorso? Uno?!”
“No!”
“Te l’ho già detto che ti amo?”
“Si. Anche troppe volte, in un
giorno solo. Ciò non cambia la sostanza: sei nato rompipalle...e l’anello mi va
un po’ stretto, come te!”