Lost Souls Forever

di kannuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'assassina malinconica ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno del Re ***
Capitolo 3: *** Il Distruttore ***
Capitolo 4: *** Il killer a terra ***
Capitolo 5: *** Darth Moul ***
Capitolo 6: *** La più grande menzogna del mondo ***
Capitolo 7: *** La casualità della vita ***
Capitolo 8: *** Vivi per sopravvivere ***
Capitolo 9: *** Il tramonto degli eroi ***
Capitolo 10: *** L'ombra sul sole ***
Capitolo 11: *** Respira... ***
Capitolo 12: *** Baciala e poi lasciala andare... ***
Capitolo 13: *** L'apice del masochismo ***
Capitolo 14: *** La Love Coach ***
Capitolo 15: *** Rebirth ***
Capitolo 16: *** Urto frontale e fuga veloce ***
Capitolo 17: *** Il Buono, il Brutto e il Cattivo ***
Capitolo 18: *** Io fumo Maria perchè l'ha inventata dio... ***
Capitolo 19: *** S.O.S. ***
Capitolo 21: *** // ***
Capitolo 22: *** Colla per l'orgoglio ***
Capitolo 23: *** Stavolta è molto di più... ***
Capitolo 24: *** I ricchi viziati ***
Capitolo 25: *** Si dice MIAMI ***
Capitolo 26: *** La rete sotto il tappeto rosso ***
Capitolo 27: *** Tu ed io, nessun altro ***
Capitolo 28: *** L'intrigo di Ariel ***
Capitolo 29: *** Frusta e bastone! ***
Capitolo 30: *** Paris ***
Capitolo 31: *** Con un capo così... ***
Capitolo 32: *** Prof, il cane mi ha mangiato il quaderno... ***
Capitolo 33: *** Cinema?! Buio! ***
Capitolo 34: *** Decidi tu.. ***
Capitolo 35: *** Se ti dico salta.. ***
Capitolo 36: *** Sai chi sono e cosa devo fare... ***
Capitolo 37: *** Birthday Girl ***
Capitolo 38: *** Blackout ***
Capitolo 39: *** Occhio per occhio ***
Capitolo 40: *** Happy end ***
Capitolo 41: *** Due semplici parole ***
Capitolo 42: *** Blindatela! ***
Capitolo 43: *** magari un mese...o forse tutta la vita ***



Capitolo 1
*** L'assassina malinconica ***


“Perché vuoi raccontarmela

Datemi un sogno in cui vivere perché la realtà mi sta uccidendo.

 

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Shaz guardò il corpo riverso a terra e non potè impedire ad una lacrima di uscirle furtivamente dagli occhi.

Vi gettò sopra un fiore e ripose la pistola nel giubbotto di jeans che le teneva fin troppo caldo.

Il cellulare ronzava leggero nella tasca dei jeans...i jeans che indossava al concerto degli U2… i jeans con i quali aveva arrestato Vic a suo tempo….devo buttarli prima o poi...devo liberarmene.

“Si?” ripose secca e diretta.

“Shaz, hai finito? Se sei ancora da quelle parti, potresti fare un salto al parco e stendere un tipo?”

La voce pacata di Jesus risuona piacevolmente nell’orecchio della ragazza.

“Come no? Descrivimelo” gli disse meccanicamente senza traccia di calore nella voce.

“Sei sicura?”

“Se ti ho detto di si..”

Stette ad ascoltare la descrizione fisica dell’uomo, seduta su un cartellone basso di ferro che pubblicizzava un nuovo film al cinema. Le era venuta voglia di andarlo a vedere ma ancora non si decideva. Non sapeva a chi domandarlo sebbene avesse l’imbarazzo della scelta, da quando abitava alla Villa con gli altri.

 

La novità aveva entusiasmato gli animi dei suoi abitanti anche se Shaz passava più tempo in giro a  stendere gente che con loro a cazzeggiare  

Jesus la chiamava sempre per prima, quando c’era bisogno di spostarsi. Lei non si lamentava mai e non faceva storie.

Era cambiata completamente e certe volte anche Jack col quale aveva continui scontri fisici a boxe, si stupiva di trovarla a fare yoga da sola nella palestra. 

 

Shaz lavorava ancora come poliziotta. L’avevano riassunta di corsa, dopo essere stata scagionata dalle accuse.

All’inizio quasi si vergognava, a presentarsi al commissariato in quelle condizioni pietose. I suoi colleghi erano stati tutti molto gentili con lei, così gentili da farle venire la nausea.

Solo lavoro d’ufficio, per un pò. Lei l’aveva richiesto espressamente. Si metteva seduta alla scrivania e non si alzava neanche per mangiare. Finiva regolarmente le scartoffie, tanto che Drake si stupiva sempre di trovare i suoi rapporti ordinatamente compilati sulla scrivania.

Felix passava sempre a trovarla, così come tutti gli altri, e lei rispondeva a monosillabi, scoraggiandoli dal continuare.

L’agente della Buoncostume era l’unico intestardito che l’accompagnava anche a trovare Alex in ospedale.

Lui non si riprendeva e lei moriva ogni giorno di più. 

 

E quando decideva di essere ‘morta’ al punto giusto, andava a lavorare per Jesus.

 

Si piantava davanti a lui con le mani nelle tasche dei jeans e aspettava, finchè per togliersela di torno non la spediva lontano anche miglia da casa. In quei casi Shaz mostrava regolare richiesta di ferie a Drake che l’accontentava in tutto e per tutto.

 

Aveva imparato a camuffarsi perfettamente, a cambiare di personalità, a calarsi in tutti i possibili personaggi…pur di non tornare nella propria pelle.

 

Alex si era svegliato il 15 aprile, giorno in cui spendeva un pallido sole primaverile che scaldava appena la pelle.

Shazzer era al massimo della felicità. Erano tornati insieme ma era stato poco, troppo poco. Ogni volta che la guardava, Alex non riusciva a fare a meno di ricordare; il suo volto tumefatto era una prova dell’incubo che avevano vissuto in quei giorni.

Il loro rapporto si era raffreddato del tutto fino a spegnersi completamente. L’aveva lasciata così...semplicemente. L’aveva guardata un’ultima volta abbozzando un sorriso di circostanza, desideroso solo di andarsene al più presto.

Lei l’aveva osservato chiudersi la porta alle spalle e in quel momento il suo cuore si era barricato, isolandosi completamente da qualsiasi interferenza del mondo esterno.

 

Quella sera arrivò al parco, fece quello che doveva fare e poi tornò a casa in silenzio, sempre con quell’espressione vacua e assente che si portava appresso da tre mesi.

 

Bussò delicatamente allo studio di Jesus e lo trovò super impegnato in una partita al computer. Aggirò la scrivania e sorrise vedendolo alle prese con GTA.

“Vice City o San Andreas?” domandò proprio nel momento in cui il suo capo si schiantava contro un odrante con la macchina.

“Merda! E mi era anche scaduto il tempo!” esclamò schioccando le dita di una mano. Guardò Shaz che accennava un piccolo sorriso e le indicò lo schermo, sperando in una risposta affermativa “vuoi fare una partita?”

Lei scosse la testa e sospirò, staccandosi dalla sua sedia sulla quale era mezza piegata. “Meglio di no. Se lo finisco prima di te, chi ti sente” ridacchiò senza neanche guardarlo.

Jesus l’aveva già notata questa cosa.

Difficilmente Shaz dava realmente retta a qualcuno, da tre mesi a quella parte. Difficilmente guardava una persona negli occhi.

Sempre assente… se fosse caduto stecchito di fronte a lei, la ragazza si sarebbe limitata a scavalcare il suo corpo e tornare a dedicarsi tranquillamente ai propri affari.

 

“Tutto fatto” gli disse prima di uscire dallo studio guardando il pomello della porta. “Se hai altro da farmi fare, dimmelo. Se sto ferma mi annoio” mormorò distratta.

 

Jesus la guardò giocare con la zip del giubbotto che portava sul braccio e strinse un attimo il labbro inferiore fra i denti. “Shaz…torna qua, siediti un attimo”

Lei annuì senza guardarlo. Si sedette sulla poltrona e aspettò che parlasse. Ramanzina in vista?

Restò stupita quando s’inginocchiò davanti a lei e le prese una mano “Guardami, fai questo sforzo”

Lei sollevò lo sguardo, incontrò i suoi occhi azzurri e si sentì nuovamente in colpa.

“Non è colpa tua se Maret se n’è andata” scandì per bene le parole, sebbene sapesse che lei a malapena lo ascoltava.

“Ti stanno bene le lenti verdi” le disse notando le lenti a contatto colorate che aveva indossato prima di uscire per illavoro.’

“Grazie. Posso andare?” gli chiese gentilmente senza alcuna inflessione nella voce.

Sciolse la mano dalla sua presa e si tolse la parrucca bionda che indossava. Sotto, la crocchia dei suoi capelli neri come la notte, stava soffrendo per il giogo delle migliaia di forcine che tenevano ferme la chioma ribelle arricciolata.

In un momento di pura follia, si era tinta i capelli di un nero violaceo che le facevano risaltare la pelle bianchissima.

E dulcis in fundo, una bella permanente che aveva trasformato i suoi capelli sempre leggermente mossi, in una cascata di riccioli setosi.

 

Strana contro - reazione che Jesus non aveva preventivato. Si aspettava urla, distruzione di soprammobili, porte sbattute e risse con Jack, memore delle ire funeste di Maret che si fermava - fortunatamente - ai soli scontri verbali con gli altri abitanti della Villa.  

Nulla di tutto questo era accaduto…o almeno NON era accaduto in quella casa. Per quel poco che la conosceva, la donna aveva sempre dimostrato un carattere focoso e irascibile…se stava così male da non riuscire neanche a prendersela, all’ennesimo gelato al cioccolato finito, voleva dire che era proprio annichilita dal dolore…e da qualcos’ altro che Jesus non riusciva ad afferrare pienamente e al quale non voleva dare un nome, per il timore che la domanda che barcamenava nella sua testa, trovasse finalmente una risposta.

Per lo meno non si lasciava andare, pensò quando la vide con il nuovo look...non come me. 

I suoi capelli dorati, erano ricresciuti in una discreta coda e gli occhi, una volta così limpidi, erano perennemente cerchiati dalla stanchezza e dalle occhiaie. Una mattina si era guardato allo specchio e aveva scoperto tre capelli bianchi e qualche ruga nuova. Così aveva rinunciato del tutto a farsi la barba.

Il pizzetto diventava sempre più folto e copriva la smorfia amara che periodicamente deformava la sua bocca, in serate tristi e solitarie. Non usciva mai dalla Villa: solo una volta si era spostato personalmente per fare un favore a Rowan.

Shaz l’aveva guardato sprofondare nell’apatia e si era limitata a restare in silenzio.

Solo una volta aveva dimostrato il suo disappunto: quando l’aveva beccato a scolarsi tutto il minibar. Gli aveva tirato un cazzotto, al quale Jesus aveva risposto con un sonoro ceffone dettato più dalla sorpresa che dalla rabbia e il litigio silenzioso era degenerato in un rissone che aveva fatto accorrere i ragazzi al rumore di vetri rotti.

“Ma che cazzo state facendo?!”

L’esclamazione di Rex li aveva fatti voltare come due furie contro di lui e il ragazzo si era ritrovato a fissare la porta chiusa a chiave mentre il rumore, i tonfi e le imprecazioni proseguivano,  lasciandolo confuso di fronte ad una tale sceneggiata.

Il diverbio era finito alla pari: Jesus si era trascinato contro un muro, appoggiandosi stanco contro di esso e Shaz l’aveva raggiunto, massaggiandosi un nuovo livido che l’uomo aveva guardato con una smorfia di disprezzo e colpa verso se stesso. L’aveva abbracciata con forza, passandole l’unica bottiglia rimasta integra nel loro scontro e mormorando uno ‘scusa’ roco al quale la donna aveva risposto con un’alzata di spalle.

“Sarebbe successo prima o poi  aveva decretato attaccandosi alla bottiglia e mettendogliela in mano con un gesto secco. “Lo sapevamo entrambi”

Jesus annuì dentro di se posandola da una parte e restando a guardare quel livido che faceva urlare indignata la sua coscienza “Scusami…non alzo le mani sulle donne ma mi hai fatto proprio incazzare!”

Shaz si era voltata di qualche grado, facendo spallucce e mormorando ‘quanto fosse figlio di puttana a non averla chiamata per avvelenarsi un po’ insieme.’

Jesus aveva sospirato sedendosi meglio e tirandola contro di se: la rabbia che provava verso di lei era scomparsa. Inconsciamente le dava la colpa della sparizione di Maret anche se sapeva la triste verità. Si era sforzato di essere razionale, ma alla fine aveva ceduto alla parte impulsiva del carattere che aveva ereditato dalla madre e che non era molto diversa da quella impetuosa di Shaz.

Quel corpo caldo e morbido accanto a se, era stata una tentazione troppo forte a cui resistere. Aveva voltato la testa, guardandola negli occhi per qualche istante. Shaz lo stava fissando allo stesso modo, irrigidendosi alla stretta che andava accentuandosi sempre di più.

“Non ci pensare neanche” aveva mormorato la donna scostandosi bruscamente. “Non sono Maret”

“Mai pensato” aveva riposto lasciandola andare con un sospiro profondo e vergognoso…cristo santo come sono ridotto male!

 

Si tolse le forcine lentamente, raccogliendole nel palmo della mano e scosse la testa, facendo una smorfia per il fastidio di un capello tirato.

Si alzò in piedi e ficcò le mollettine nella tasca dei jeans, abbozzando un sorriso e un ‘buonanotte’ a mezza bocca.

“Shaz..”

La voce di Jesus la ferma nuovamente.

“Votan è tornato”

La ragazza restò immobile a quelle parole, stringendo in una mano la parrucca e nell’altra il giubbotto.

Annuì, chiuse la porta alle sue spalle e scese i gradini di legno che odoravano intensamente di olio.

C’è del rumore in cucina.

Posa le sue cose su un ripiano e si affaccia nella stanza.

Votan se ne sta lì a mangiare un tramezzino, leggendo una rivista con i piedi su tavolo.

Ha i capelli neri…come mai?

Resta a fissarlo assolutamente immobile, sentendo qualcosa dentro che si muove, facendole male. 

Lo scricchiolio della spalla contro lo stipite che Rex è riuscito ad incrinare, sbattendoci contro con la sedia, durante un’accesa discussione con Jack, richiama l’attenzione dell’uomo che alza gli occhi in fretta, restando a metà di un boccone.

Una rasoiata sul cuore di Shaz.

La osserva col viso impassibile. Ingoia il tramezzino e la guarda con aria sarcastica. Shaz entra nella cucina e si dirige verso il frigo, scoprendo con disappunto che l’acqua frizzante è finita.

Apre il rubinetto e riempie un bicchiere d’acqua, rabbrividendo sotto i colpi di quelle lame che si conficcano nella schiena.  

Che ci fai qui?”

La sua voce fredda e dura la trapassa da parte a parte. Le gambe le tremano e si appoggia al lavello dandogli le spalle. “Ci lavoro”

 

Ode il fruscio della rivista che viene gettata su tavolo: un lungo rumore cartaceo che rompe il silenzio.

“Stronzate”

Shaz non gli risponde. Si limita a posare il bicchiere sul ripiano e a passargli accanto con aria distratta.

Un’altra rasoiata.

Si dirige in salotto, riprende le sue cose e si avvia verso la camera da letto perennemente in disordine. 

Appena entra, sente qualcuno che la spinge dentro e la porta che viene sbattuta alle sue spalle.

Non fa una piega.

Si volta a guardare Votan che la fissa incredulo. “Come sarebbe a dire che lavori qui?!”

Shaz annuisce tranquillamente. Infila le mani nelle tasche posteriore dei jeans e borbotta a bassa voce che è il suo secondo lavoro.

Il sorriso che si allarga sul volto di Votan la lascia perplessa “me la voglio proprio vedere tutta, questa! Quant’è incazzata la scimmia urlatrice per la tua presenza?”

Shaz fissa il ripiano delle creme e si muove verso di esso, per chiudere un paio di boccette che ha avvitato male prima di uscire. “Maret se n’è andata”

Quella frase lo fa smettere di gracchiare come un folle.

“Ha perso il bambino e se n’è andata. Ha lasciato Jesus. Evita d’uscirtene di fronte a lui con una battuta del genere” lo avverte con voce atona.

“Oh...merda”

Adesso non parla più. La guarda seriamente preoccupato. “Ehi ragazzina..” Mormora avvicinandosi a Shaz che sta mettendo a posto una maglietta lasciata sul letto.

“TU come stai?”    

“Bene. Alex è uscito dal coma e mi ha mollato perché non riusciva più a sopportare la mia presenza” risponde asciutta aprendo l’armadio e afferrando una stampella.”Mi passi quella camicetta?”

La sua voce incolore lo lascia allibito.

Guarda la camicetta sul letto e poi guarda lei. La prende con due dita e gliela allunga lentamente. Shaz la afferra e nel momento in cui le loro dita si sfiorano, la mano le trema e la lascia cadere a terra. Si china a raccoglierla e gli volta nuovamente le spalle.

Sente delle continue rasoiate che la colpiscono e le strappano via brandelli di pelle dalla schiena.

Quando lo sente avvicinarsi, si volta e lo sorpassa agilmente.

Per un momento ha respirato troppo forte e l’odore del suo dopobarba le ha riempito le narici solleticandole quella ‘cosa’ che tiene fermamente sepolta dentro di se.

“Ti fermi un attimo?”

“Ti dispiace andartene? Stasera ho ammazzato due cristiani e avrei bisogno di riposare” gli dice con voce stentata aprendogli la porta e continuando a mettere a posto i campioncini di profumo che deve decidersi a buttare prima o poi, tanto non li metto, che li tengo a fare?     

Votan si dirige piano verso la porta, stentando a riconoscere in lei la pazza frignona di alcuni mesi prima.

Se ti serve qualcosa...chiamami” mormora con tono grave. Shaz percepisce una nota stonata. È troppo preoccupato. E da quando in qua? Sono stata mesi senza di te, me la so cavare benissimo da sola.

“Certo, come no” mormora con voce incolore…un chiaro messaggio di stare fuori dalle palle.

 

 

 

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Terzo e ultimo atto, neanche nel Padrino scassavano così! Una fict molto più romantica e introspettiva delle precedenti, una storia che tutti possono leggere anche senza avere letto le prime. Sia chiaro: il rating è PG13, ma tanto lo so che mi toccherà cambiarlo!Come tema portante, abbiamo gli aforismi di Jim Morrison:ho trovato una discreta raccolta, reperibile su Internet che mi ha ispirato tantissimo, idem per Il diario di Claudine di Isabella Santacroce, la mia dea! 

ps: 'Votan Unsaid' è lo spoiler di questa fict, sarebbe carino leggerle prima, così vi fate un’idea di cosa stesse facendo Votan mentre tutti piangevano e si disperavano(se la divertiva, mica è scemo!).  

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Capitolo 2
*** Il Ritorno del Re ***


Una macchina sportiva sfreccia fra le strade notturne

Rew: due ore prima

 

La macchina sportiva sfreccia fra le strade notturne. Il suo conducente continua a picchiare impaziente il dito sul volante di pelle scura.

La musica che diffonde dalle casse del Kenwood, è abbastanza malinconica da far si che i suoi occhi perennemente freddi si addolciscano quel tanto che basta da sembrare quasi umani.

 

Probabile relazione. Scomparsa…tutta assurdità! Non può essersene andata, non ci credo neanche se lo vedo, pensa irrequieto, innestando con rabbia la quarta. Il rettilineo è deserto ma sta per entrare in città; abbassa i giri del motore e alza la musica.

Sorpassa il ponte e s’immette nel traffico cittadino; svolta a sinistra dirigendosi verso il lato ovest della città. 

Osserva minuziosamente il paesaggio attorno a se. Non ci sono stati cambiamenti in quei tre mesi. L’albero che pende sull’asfalto è sempre li. Quando cadrà combinerà un macello e qualcuno ci rimetterà la pelle, pensa con una smorfia. Sorpassa a tutta velocità la macchina di due sbarbatelli che guidano lentamente e in maniera approssimativa. Principianti! Pensa inchiodando al semaforo rosso vagamente irritato.

Appoggia il gomito fra la portiera e il vetro, sfiorando la fronte e gli occhi assonnati con tre dita. Volta distrattamente la testa a sinistra, osservando una coppietta sul marciapiede che si tiene per mano e si scambia qualche bacio a fior di labbra.  

I clacson dietro di lui, lo distraggono dal quadretto idilliaco che si è impresso nella sua mente. Riparte svoltando sulla destra, infilandosi in una stradina privata. D’ora in poi non incontrerà più nessuno.

L’SLK sobbalza su un dissuasore della velocità che Jesus ha fatto creare apposta per evitare agli spericolati come lui di sbucare all’improvviso, rischiando di mettere sotto qualcuno.

 

La stradina di apre su uno spiazzo ben curato su cui sorge la Villa.

Il giardino all’inglese ha l’erba perfettamente tagliata, gli alberi sono in fiore e i cespugli di rose sono ..veramente fantastici, pensa stupito. Ma che gli danno, a quelle piante?

Oltrepassa il cancello elettrico, notando con un certo disappunto che la lunghezza d’onda del telecomando non è stata cambiata. Non è da Jesus. Guida lentamente verso il parcheggio, anche se la prima idea è stata quella di lasciare la macchina in mezzo, per rivendicare la sua presenza.

Il parcheggio è pieno, segno che i suoi colleghi non sono impegnati in qualche missione.

C’è una moto appoggiata in un angolo…sembra quasi che voglia nascondersi in mezzo a quel concessionario privato.

Qualche nuova passione di Jack, pensa sigillando elettronicamente la Mercedes. 

 

Esce dal garage camminando bruscamente verso la casa, la valigetta stretta in mano. Il viso è duro, il nervosismo scorre sotto pelle come un fiumiciattolo in piena.

 

Getta un’altra occhiata al cespuglio di rose. Bianca o rossa? Pensa indeciso.

 

Probabile relazione.

 

Quelle due semplici parole risuonano violentemente nella sua testa. La scuote, stringendo la presa sulla valigetta e accelera il passo. Il portone è aperto.

Il maggiordomo lo sta aspettando con un sorriso. “Bentornato, signore” mormora prendendo la giacca leggera che indossa.

“Ciao Chuck” mormora a bassa voce, ignorando la mano tesa verso la valigetta e lasciando cadere a terra la sacca da viaggio che pesa più del solito, segno che la carta di credito è stata brasata durante la vacanza. “Il padrone di casa?”

“Nel suo studio, signore” afferma con la sua solita cadenza ossequiosa.

Sale le scale due gradini alla volta. L’irrequietezza si accentua, ora che sta per scoprire la verità. Di fronte alla porta chiusa, si ferma e bussa dopo qualche secondo di indecisione.

“Avanti e non c’è bisogno di distruggere la porta!” lo sente gridare con voce stanca.

Votan guarda l’orologio: il quadrante chiaro su cui spiccano le lancette cromate del Bulova d’acciaio, gli rimanda un orario piuttosto tardo, sia per le visite di cortesia sia per le sottili torture psicologiche a cui sottoporrà la sua ignara vittima. Alza un sopracciglio, sentendo la faccia stranamente indurita.

Quando compare di fronte a lui, Jesus solleva lo sguardo dal computer e resta a fissarlo.

Che cazzo gli è successo? Pensa poggiando la terra la valigetta e chiudendo la porta con maggior delicatezza.

Nota subito le occhiaie da stanchezza, l’eccessivo pallore e..quanto cazzo è dimagrito? Si chiede aggirando la scrivania per salutarlo in un abbraccio fraterno che dura pochi secondi.

“Ti trovo bene, ti sei divertito in vacanza?” gli domanda rimettendosi a sedere con pigrizia e spegnendo il monitor del computer.

“Io invece ti trovo una merda. Ma falli lavorare al posto tuo, quei mangiapane a tradimento che svezzi al piano di sotto” ringhia indicando col pollice alle proprie spalle.

Jesus annuisce con una smorfia amara “se lo guadagnano, quello che gli do”

 

Nota la valigetta che tiene sulle gambe e la indica sorridendo “penso che non te la ruberà nessuno se la poggi in terra”

Votan la apre con un gesto deciso e gli tira un paio di fascicoli ma tiene per se gli stampati.

Jesus li guarda con aria distratta e palesemente annoiata “non è il mio profilo migliore” afferma posando la foto da un lato. Legge le note con crescente nervosismo, girando più volte i tabulati “Dove l’hai prese?”

 

Votan accenna ad una smorfia chiudendo la valigetta e posandola accanto a se “Mi sono fatto un giro a Los Angeles…lo sapevi che quel coglione di Vincent  aveva messo su una baracca come la tua?”

Jesus lo fissa dubbioso e per nulla preoccupato “sempre stato sulle palle, quel tipo.” Getta i fogli sulla scrivania incrociando le mani che tremano un pò troppo, secondo il parere scanzonato di Votan. “Come li hai avuti?”

“Gli ho fatto un lavoretto veloce veloce; avevo perso un po’ al casinò e volevo rifarmi. Si è quasi fatto venire un orgasmo per il sottoscritto e mi ha chiesto se gentilmente potevo sforacchiarti per far vedere al mondo che ce l’aveva più grosso di te”

Votan lo vede tendersi sulla poltroncina, guardandolo come un animale che fiuta il pericolo.

“Datti una calmata…e che diavolo!” sbotta sistemandosi sulla sedia “non ho alcuna intenzione di farti saltare la capoccia, la signora non me lo perdonerebbe”

 

Mentre parla, lo vede abbassare gli occhi per qualche istante. E Jesus non è uno che si lascia distrarre durante un discorso del genere.

Votan si stira pigramente, un po’ assonnato, facendo finta di niente. “Vabbè, tanto me lo sono tolto dalle palle. Gli ho fregato un po’ di roba e fatto saltare il computer. Guarda la stanza stranamente in disordine, soffermandosi su un accessorio fin troppo femminile per appartenere a Jesus.  

L’agendina di una donna.

Sarà di Ariel, pensa cercando di calmare il batticuore che gli sta squassando il petto. 

“Ma Chuck non pulisce più qua dentro?” domanda svagato non sapendo come infilare quel discorso che preme per uscire.

“I ragazzi gli danno da fare. Sai che sono come i bambini piccoli” afferma toccando appena i fogli.

Saetta lo sguardo nei suoi occhi e quando parla la sua voce è gelida “perché mi hai fatto questo favore?”

Votan lo fissa per qualche istante “fra amici si fanno…e poi quel tipo era untuoso e ridicolo. Afferma in fretta alzandosi di scatto dalla sedia. “Ce l’ho ancora un camera in questo posto o quei tre l’hanno adibita a sala giochi?”

“C’è ancora” borbotta tornando ad accendere il monitor.

Votan lo guarda mentre smanetta il computer “Maret? 

Vede i suoi occhi immobilizzarsi sullo schermo. Quando parla non gira neanche la testa “è fuori per un lavoro…ci resterà per un bel po’”

Quella frase secca ha il chiaro intento di toglierselo di torno al più presto. Votan annuisce ed esce dalla stanza in silenzio.

Lui non ha avuto il coraggio di chiederglielo e Jesus ha mentito.

Tocca la valigetta in cui sono rinchiusi i suoi preziosi tabulati scendendo le scale sospettoso. E’ vero, allora?

 

Play

 

Votan richiuse la porta della camera di Shaz dietro di se con una calma innaturale. Non è possibile.

Si diresse verso la sua stanza e afferrò nuovamente i tabulati.  Ha un senso, adesso…

La foto di Maret, sgranata e in bianco e nero, sovrastava le note: Missing.

 

Se n’è andata perché ha perso il bambino…Votan inghiottì e il pomo d’adamo fece su e giù un paio di volte. Non mi sembra una buona ragione…le femmine sono strane!

Girò i documenti e osservò la foto di Shaz leggermente più piccola. Il viso smagrito, la testa bruna e arruffata chinata su un quotidiano aperto a metà. Trapelava dolore solo a guardarla. C’era tutta la vita della ragazza su quei fogli. Nessun riferimento alla brutta avventura, solo quella nota: Probabile relazione con Jesus Cox’

E’ una stronzata: quei due sono sepolti dal dolore per le rispettive perdite…indurì le labbra e le guance seriamente preoccupato…magari…si consolano a vicenda.

 

Soffiò come un toro al solo pensiero e scagliò i fogli lontano da se. Calma. Non hai le prove. Hai tempo per studiarli entrambi.

Si gettò sul letto seminudo, ma il sonno non accennava a venire. Eppure si sentiva stanchissimo, la testa pesante e le membra intorpidite dal lungo tragitto che aveva coperto senza mai fermarsi, neanche per una sosta temporanea. Prese l’unica foto di Alina che aveva scattato in preda ad un attacco di nostalgia paterna e lo guardò a lungo.

La ragazzina era stata sorpresa nell’atto di sistemarsi una ciocca dei suoi splendidi capelli biondi, dietro un orecchio. Era un tipo gracilino che ispirava tenerezza. Molto presto avrebbe fatto girare la testa a tutti i coglioncelli della città.

Storse la bocca all’idea che la sua creatura venisse tampinata da qualche stronzetto gasato con la macchina del papà e ripose la foto nel portafoglio, tornando a guardare il parco che circondava la villa. Che pace…non lo ricordavo così tranquillo questo posto!  

S’infilò nuovamente i vestiti ed uscì all’aperto.

La serata era fresca e avrebbe preferito dormire sul prato se non avesse dovuto preoccuparsi di quelle sanguisughe volanti che lo divoravano sempre con molto gusto…come se avessero messo un’insegna al neon su di lui: il Gambero Rosso delle zanzare!

Sorrise alla stupidaggine e si fermò accanto al cespuglio delle rose.

Si era sempre chiesto chi fosse stato a mettere quel lampioncino basso li. Creava un’atmosfera particolarmente romantica…

Il padron di casa era abbastanza sentimentale da fare una cosa del genere. O magari erano stati i fiori a crescerci intorno spontaneamente.

Si diede dello sciocco immediatamente. Le rose vanno potate e curate, non crescono come la semplice erbaccia!

 

Un rumore di finestra aperta. Alza lo sguardo verso il balcone che sovrasta la sua testa.

 

La vede uscire fuori in accappatoio, con i capelli bagnanti. Vi passa gentilmente le dita in mezzo, mentre osserva le stelle scostando il tessuto spugnoso dal decolleté, argentato dalla luce della luna.

Resta immobile, annegando in quella bellezza che brama da troppo tempo. La rosa che stringe fra le dita, lo ferisce leggermente con una delle sue lunghe spine verdi, colorate da una leggera punta di marrone sull’estremità acuminata, facendogli scappare una bassa imprecazione.

Shaz lo vede e si sporge ad osservarlo, le mani troppo magre che spuntano dalle maniche larghe dell’accappatoio, i capelli che pendono nel vuoto, lucidi d’acqua.

Quando Votan alza gli occhi, la trova assorta nella sua direzione. Abbassa la mano che stringe la rosa e la fissa a sua volta sperando fortemente dentro di se che non sia vero…che il suo timore si trasformi in un fantasma che svanisce all’alba del nuovo giorno.

Sospira gettando uno sguardo all’erba fresca. Un grillo che canta accanto a lui, intona una sinfonia cadenzata...perfetta per una dichiarazione

 

Quando rialza lo sguardo, Shaz non c’è più.

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Capitolo 3
*** Il Distruttore ***


La mattina dopo, un allegro schiamazzo sveglia Shaz

Shaz viene svegliata da un allegro schiamazzo che le strappa un lamento mortuario molto simile ai pianti delle donne siciliane ai funerali dei propri cari. La donna giace riversa nel letto, le palpebre socchiuse in una sorta di appiccicoso dormiveglia che non la fa muovere di un centimetro dal comodo giaciglio…una mano continua ad accarezzare il cuscino rosato come una caramella mentre la guancia si muove delicatamente sulla federa liscia.

Ha appena fatto un bel sogno che la fa ancora sorridere…un ricordo confuso, una persona non identificata che la coccolava e la faceva stare bene. La stringeva in un abbraccio tenero che ora rimpiange amaramente perchè non è reale, non c’è nessuno accanto a lei…

Alex probabilmente, pensa aggrottando la fronte.

Si alza lentamente, triste, grondante di sudore e nervosa per essere stata svegliata un’altra volta da quei maledetti, che vi possa venire una paralisi istantanea alle mandibole!

Fa la doccia svogliatamente, restando per molto tempo sotto l’acqua tiepida, appoggiando la schiena alle piastrelle fresche; l’acqua si confonde con le lacrime che anche quella mattina sono riuscite ad evadere dalla prigione in cui la donna le costringe durante tutto il santo giorno che Dio schianta in terra. Le piccole bastarde hanno trovato una via di fuga laterale, eludendo la sorveglianza della padrona: la mattina presto e la notte, quando si getta sul letto come un sacco di patate che è stato scaricato troppe volte e con poca delicatezza da mani rudi…

 

Quando fa caldo la gente impazzisce, penso chiudendo il rubinetto e asciugandomi con il mio stravagante accappatoio arancione e giallo. Impazzisce e fa cose che normalmente non farebbe.

Osservo le piastrelle azzurre su cui si tuffano le sirene…questa stanza l’ho scelta proprio per quello, per le sirene stilizzate. È piccola, ma non m’importa: ogni volta che entro nel bagno sembra di immergermi nel mare. Lo stesso mare dove facevo il bagno con Alex...dove m’insegnava a nuotare..

Dicono che l'amore è vita…beh, io per amore sto morendo.

Un flashback disturba i miei pensieri tristi: una rosa bianca in mano ad un uomo che è capace solo di uccidere…e di distruggere qualsiasi cosa tocchi.

Stanotte l’ho sognato. Ho sognato Praga, la mia prigionia insieme a quel pazzo di Nass…se chiudo gli occhi e mi concentro, riesco a sentire nuovamente i suoi discorsi sconclusionati e il tono delle parole...sempre così pacato e intrigante da farmi rabbrividire, mentre cianciava discorsi folli da manicomio criminale.

E poi ho sognato...Lui...e la festa..

 

Non è giusto essere così belle e non approfittarne. Non è giusto continuare a negarti a me senza un buon motivo.

 

Andiamo in albergo, adesso. Tu ed io

 

Brutto bastardo! Speravo di non rivederti mai più! Ho il respiro affannoso e le lacrime escono più facilmente, adesso. Godetevela finchè potete, disgraziate traditrici. Finito il piantarello ve ne tornate nel vostro umido posticino.

Infilo con rabbia un paio di pinocchietto sportivi rossi e un top in tinta. Le allegre infradito che indosso, le ho comprate con Felix durante un’uscita serale…. C’è un negozietto sperso nel centro, aperto fino a tarda notte che ha delle meraviglie artigianali che ti commuovono, per la loro accuratezza e semplicità.

 

Semplicità. Ho bisogno di sentirmi semplice.

Mi fa male la testa; guglie appuntite trafiggono il mio cervello perennemente affaticato.

Mi hanno pagato per sedurti!

E io ho pagato il bollo e l’assicurazione, guarda un po’!

Apro la porta ancora più furibonda, pregando per avere istanti di pace e la pazienza zen di Felix, quando una macchia bianca sul pavimento attira la mia attenzione. Mi chino a raccogliere una rosa…è mezza appassita per il caldo. La lascio cadere come se scottasse.

No, non lui. Cosa vuole ancora da me?

 

Alcuni petali si spargono sul pavimento.. mi piego e li raccolgo uno per uno con mani tremanti, temendo di essere morsa.

Porto quello scrigno bianco al naso e aspiro il profumo. Nessuno, a parte Alex, mi ha mai regalato dei fiori.

Ha una fragranza intensa, edulcorata dalla linfa fuoriuscita dalla ferita che le è stata inflitta dal suo brutale assassino.

Qualsiasi cosa tocca, lui la distrugge.

 

Mi appoggio allo stipite, indecisa sul significato del gesto di quell’essere che non voglio neanche nominare. Mi dirigo fuori della stanza, trovando la cucina immersa nel caos. Stringo ancora la rosa fra le dita abbronzate…non sarò mai abbastanza abbronzata. Il sole non riuscirà mai a scaldarmi del tutto. 

Ariel mi augura il buongiorno con la sua solita vocetta dolce e squillante. Le rispondo a monosillabi e la cosa mi dispiace un po’. Stamattina non ho voglia di parlare.

Mi fa male la testa, sono arrabbiata… perché mi sono arrabbiata! Io non sono mai arrabbiata, semmai apatica e depressa! Il fatto di essermi scaldata per colpa ...dell’essere, mi fa incazzare ancora di più!

Non doveva tornare e non doveva regalarmi…questa…cosa bianca e profumata...e vattene al diavolo, hai indovinato anche il mio colore preferito!!

 

Verso una tazza di caffè nero e ne preparo una anche per Jesus, sbattendo le tazze con rabbia. Charles mi fa un cenno di saluto con la testa e io sorrido appena, togliendogli il vassoio dalle mani.     

Salgo le scale a rilento, cercando di non fare un disastro. Busso alla porta e Jesus mi risponde in tono stanco e dolorante. Ha dormito di nuovo sulla poltrona? Mi chiedo posandogli la colazione davanti.

“Ma che ce l’abbiamo a fare, un maggiordomo?” domanda rivolgendomi un sorriso appena esistente.

“Seda le risse giù in cucina” rispondo osservando con occhio critico i vestiti spiegazzati e le occhiaie. “Se non ti fai una doccia, non ti porto più la colazione e ti lascio morire di fame” lo avverto con tono scocciato uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.

Scendo pesantemente le scale, calcando ogni passo per bene, per fare ancora più rumore e sfogarmi almeno in parte. Le mani prudono per la voglia che ho di piazzarle sul grugno di qualcuno…anzi: su un muso in particolare! Sento provenire un mormorio dalla cucina. Lo riconosco subito e ciò acuisce la mia vena d’odio. Il nuovo arrivato commenta il suo ultimo viaggio con un’espressione poco soddisfatta. Quando mi vede, resta a fissarmi…

 

E io resto a fissare lui…come ..come è cambiato…è più..

 

Il suo sguardo scivola lungo il mio corpo fino alla mano che stringe la rosa appassita.

 

Non guardarmi, bastardo!

 

È sorpreso e il suo stupore si rivela per un attimo. Tossisce il caffè che sta bevendo e poggia in tempo la tazza sul tavolo, prima di rovesciarselo addosso.

Mi sento calamitata verso di lui. Mi succede sempre, quando gli sto vicino.

Vecchi ricordi.

Praga.

Il sogno.

La festa in costume…le sue mani addosso a me, scampoli di lussuria mi frustano la mente senza lasciarmi via d’uscita.

Vago con gli occhi sulla sua attraente figura…è reale e presente. È di carne e sangue: non è più il fantasma che dimora nella mia testa, non è più fantasia. È spietata, crudele…e sensualissima realtà.

Posso leggere sul suo viso una leggera inquietudine, un’ansia che serpeggia dentro di lui. Quando stringe gli occhi c’è qualche ruga in più…non riesce più a confondersi con gli altri ragazzi, adesso si nota la differenza fra loro. L’atteggiamento, la postura, il modo che ha di giocherellare con il tovagliolino di carta…è più…maturo? O forse sono io che lo ‘vedo’ davvero. E’ come se gli fossero crollati addosso tutti gli anni arretrati…ha sofferto? Anche noi abbiamo sofferto! Non è certo l’unico!

Una spina mi punge leggermente, facendomi riprendere dalla bieca contemplazione del suo corpo.

Guardo il fiore, triste testimone del mio animo appassito e del suo amore non corrisposto.

 

Non è vero.

Non lo amo.

È una bugia.

 

Le mie dita si stringono ferocemente attorno allo scrigno bianco, gualcendo senza pietà il suo dono.

Potessi accartocciare il suo cuore, lo farei.

La getto nel cestino sotto i suoi occhi, mentre i tre non si accorgono del dramma nel mio cuore e del masso che sembra gli sia crollato sulla testa, con quel semplice gesto di repulsione. “Sei pregato di non uccidere anche le mie rose!” sibilo cattiva facendo girare gli altri ragazzi.

                                                                                                                                 

Mi dirigo nel parco. Ho bisogno di correre senza nessuno attorno.

Infilo le cuffie con l’heavy metal che mi confonde i pensieri frammentati da ricordi. Allungo il passo e chiudo per un attimo gli occhi. So il tragitto a memoria e potrei farlo bendata. 

Sbuffo mentre avanzo rapidamente sul prato con un paio d’aderenti pantaloncini neri, bordati di azzurro e la maglietta in tinta.

I capelli mi danno fastidio; mi fermo un attimo e li lego in una coda approssimativa che crolla miseramente dopo un paio di metri.

Non avevo alcun dubbio, piccoli bastardi senza disciplina.   

Le cuffie del lettore mp3, sparano i Korn nelle orecchie abbronzate come il resto del mio corpo sudato.

Una volta il mio corpo gli piaceva, lo voleva.

Lo vuole ancora?

Controllo i battiti e rallento la corsa. Mi stiro pigramente, sentendo il sudore che cola fra le scapole tese.

È sensuale, mi piace sentirmi sudata. Cacciare fuori le tossine che si annidano come vermi marci nel mio animo putrido e vuoto.

Muovo le spalle su e giù flettendole e distendendole con un sorrisetto ebete stampato in faccia. Il sole non è tanto caldo a quest’ora e mi sento in pace.

Per un po’ va così…. poi ricomincia la vita… e il dolore.

 

Le gambe stanno franando miseramente ma tengo duro e mi sforzo di mantenere l’alto regime che mi sono imposta.

 

Gli piacerei lo stesso se fossi un verme in decomposizione?

 

***

 

Mi ha cortesemente invitato a starle alla larga o me lo sono immaginato?

Votan suda abbondantemente mentre corre. Accelera il passo dirigendosi verso la parte in ombra del parco. Se mi avesse preso a calci, avrebbe fatto meno male. Ripensa alla scena nella cucina che ha fatto calare un silenzio agghiacciante, facendolo sentire un vero idiota di fronte a tre ragazzi che erano defilati con molto tatto e senza dire una parola. Shaz gli aveva voltato le spalle uscendo a passo di carica, sculettando, però, e lui era rimasto a guardare l’anta metallica che nascondeva il cestino col suo dono notturno. Avrebbe sicuramente fatto meno male!

 

Shaz si arresta brutalmente, nascondendosi fra gli alti cespugli quando lo vede. Osserva le goccioline che gli scivolano dal collo e il gioco dei muscoli sulla schiena mentre fa le flessioni. Sente la bocca improvvisamente secca e prende un bel respiro. I suoi occhi corrono sul corpo dell’uomo, ipnotizzati e ansiosi.

Non regge molto a fare gli esercizi. Si accascia a terra e chiude gli occhi…quel sottile rivolo di sudore che gli ricopre la fronte, viene continuamente eliminato dalle mani. Si mette a sedere, togliendosi la maglietta umida e passandosela in faccia, finchè non la getta di lato e si accascia sull’erba alta. 

 

“Continuo a guardarlo vogliosa; è lussurioso solo a guardarlo di striscio, quel maledetto che mi ha rovinato la vita. Mi rendo conto solo in quel momento che lo stomaco mi fa male, che le gambe non mi reggono quasi in piedi e che le fitte di piacere sono divenute violente.

Un segnale di pericolo squilla nella mia testa pesante. Esco dal nascondiglio e lo sorpasso come se nulla fosse, continuando dritto per la mia strada.

Ignoro la voglia che ho di sbatterlo sull’erba e approfittarne fino a fargli chiedere pietà.

 

Votan apre un occhio e la guarda allontanarsi come una saetta. Si alza da terra, spazzolandosi  l’erba di dosso e getta la maglietta sulle spalle, con uno strano sguardo negli occhi.

 

Conosce il sentiero molto bene. Con calma si muove nella direzione opposta.

 

Shaz corre cercando di non pensare allo spettacolo che le è stato servito su un piatto d’argento e oro. Alza la musica e chiude per un attimo gli occhi respirando l’aria fresca.

Un capello le vola in faccia, dandole fastidio e un urto violento la manda improvvisamente a gambe all’aria. Rovina a terra facendosi male e graffiandosi un polpaccio mentre le cuffie le volano via.

Ma che diavolo…

Quando vede Votan davanti a se, resta in silenzio “ah, sei tu…non ti ho visto” gli dice tranquillamente, recuperando le cuffie e sperando che funzionino ancora.

Lui le getta un’occhiata percorrendola dall’alto in basso. Sarà depressa ma è sempre una gran topa!

Shaz abbozza un mezzo sorriso falso e sprezzante e lo sorpassa, fremendo suo malgrado all’odore della pelle sudata. 

Un’idea maliziosa gli invade la mente e si riflette sul viso, facendolo sorridere. Quelle chiappe gridano per essere palpate! Con un ghigno divertito le da una pacca sul sedere, facendola strillare.

L’urlo estremamente femmineo si sente a chilometri di distanza.

Shaz si volta come una folgore, cercando di colpirlo e andando a vuoto “Adesso ti ammazzo!” urla imbarazzata a morte.

“Hai due chiappe sode che non ricordavo! E sì che le ho tastate parecchio!” le risponde sghignazzando e rimediandosi una parolaccia.

La donna lo fulmina con un’occhiata “Elenco nell’ordine: mi hai fatto cadere, hai rovinato questa magnifica giornata e hai osato mettere le tue manacce sul mio fondoschiena! Prega Dio che non mi arrabbi veramente!”

Che vuoi che sia per un’innocente pacca” le dice in tono svagato facendola ringhiare di rabbia.

“Te la do io una pacca: con la mazza da baseball!”

Votan la guarda interessato. “Giochi a baseball?”

La domanda le fa alzare gli occhi che tiene costantemente puntati altrove, tranne che sul suo interlocutore. “No, ma ho una bella mazza di ferro in camera. Vienimi a trovare e la presenterò al tuo intestino tenue con molto piacere!” 

La battuta maliziosa gli sale alle labbra e lo fa sorridere.

Che è quell’espressione maiale che ha in faccia? “Ehi verme...a che stai pensando con quella faccia?!” il tono sibilante di Shaz dovrebbe essere un valido motivo per rinunciare. Ormai lanciato, non risparmia il suo feroce sarcasmo. “Io ti vengo a trovare volentieri… e magari giochiamo con un altro tipo di mazza”

Il silenzio cala, mentre Shaz fissa l’erba incredula...che ha detto? Che ha osato dire? “Vattene… togliti dalla mia vista, prima che ti strangoli con il filo delle cuffiette!” sbotta cercando di aggirarlo.

 

“Guardami mentre ti parlo. Una volta lo facevi”

La sua voce è bassa e calda. Shaz sente un vecchio ricordo che sgomita per prendere possesso della sua mente. Lo osserva per un attimo, volgendo altrove lo sguardo “perché li hai tinti?” domanda in tono neutro riprendendo a camminare.

Votan sbuffa dentro di se. Ha capito il suo giochetto e la lascia stare. Per adesso.

“Motivi di lavoro. Che ascolti?” le chiede guardando il lettore che stringe in mano.

“Canti gregoriani! Si è rotto…e l’ avevo appena comprato” sbuffa mettendoglielo in mano e facendo attenzione a non toccarlo.

Votan lo osserva con aria concentrata…donne ed elettronica zero! “Guarda che non è rotto, si è spostata la batteria” afferma rimettendola a posto.

Le cade l’occhio sulle sue mani mentre lo aggiusta. Arrossisce furiosamente e devia lo sguardo.

Votan se n’è accorto e lo guarda a sua volta mentre s’infila le cuffiette nelle orecchie. Una musica violenta lo tramortisce per un attimo. “Bella scelta!” annuisce ironico “tutto così?” domanda togliendone una.

Shaz lo sta letteralmente spogliando con gli occhi “no…più avanti ci sono le sigle dei cartoni animati” borbotta con voce inspiegabilmente calda.

 “Tieni..” Mormora allungandole il lettore e restando a fissarla. “Devi dirmi qualcosa per caso?”

 

Ti odio.

Ti voglio.

Ti odio!

Ti amo..

  

“Io? No” risponde in tono piatto.

 

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Capitolo 4
*** Il killer a terra ***


Drake la fissa attraverso gli occhiali che è costretto a portare da un po’ di tempo, valutando i lividi con occhio esperto

Quando morirò andrò in paradiso, perché l'inferno l'ho vissuto quaggiù.

 

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Drake la fissa attraverso gli occhiali che è costretto a portare da un po’ di tempo, valutando i lividi di Shaz con occhio esperto. “Stanno guarendo...ti fa ancora male il naso?”

“No” risponde apatica senza mostrare alcuna emozione. “Vorrei riprendere il mio vecchio lavoro.

Il commissario la guarda per un po’, sospirando dentro di se e maledicendo il giorno in cui ha fatto entrare Nass da quella porta “sicura?”

“Certo. Con questa faccia posso spaventare i malviventi ed evitare di sprecare pallottole contro di loro” risponde semplicemente. “E voglio andare da sola”

Lui annuisce pensando che non può certo costringerla “prendi una macchina e vai, ma sta attenta.

 

Come se non l’avesse sentito, si dirige nell’armeria per farsi assegnare una pistola. Ci sono due novellini accanto a lei che restano imbambolati a guardare come la carica.

“Sembra che tu lo faccia da una vita” le dice uno, lanciandole un’occhiata di troppo al volto semitumefatto.

“E’ questione di polso” mormora fra i denti ficcandola nella fondina. Questione di polso e di continuo allenamento. Ricorda perfettamente quando ha dovuto mettersi a correre dietro ad una vittima che stava scappando: aveva perso tre caricatori mentre cercava di caricare la pistola al volo ed era dovuta tornare indietro a cercarli, visto che aveva dimenticato i guanti ed erano pieni d’impronte.

E non fissarmi in quel modo se non vuoi prenderle!” sibila facendolo arretrare di qualche centimetro.

“Scusami…” mormora a mezza bocca quando lei gli volta le spalle con uno sguardo sdegnoso.

“Coglione” borbotta allontanandosi e tastando la fondina più volte. 

 

La ronda è una noia mortale ma le da tempo per pensare. Di pensare a Votan. Cosa è tornato a fare? E cosa vuole da lei?

L’ha salvata, su quello non ci piove…ma per tutto il resto? Era scomparso senza una parola, una spiegazione o una lettera. Andava bene anche un post-it!

Sbuffa guardando i vicoli scuri. Scende dalla macchina con la pistola a portata di mano e il distintivo della polizia appeso al collo, sbattendo la portiera irritata.

La sottile maglietta arancione le tiene caldo. Si asciuga le mani sudate sui jeans freschi di bucato e continua a vagare distrattamente.

L’aria è immobile e non si muove una foglia. Stasera fanno tutti i bravi?

Un guizzo dietro di se. Lo percepisce con la coda dell’occhio. Si volta su se stessa e aggrotta la fronte. Qualcuno la sta seguendo?

Un rumore attufato. Shaz sa molto bene cosa significa: Jesus sta lavorando nella sua zona?

 

Abbassa l’arma con aria rilassata. La sta per rimettere nella fondina quando percepisce di nuovo quel movimento. Decisamente non è Jesus…chi è il figlio di puttana che vuole giocare al gatto col topo?! Con me?! Vuole morire, lo sciagurato?

“Esci fuori!” sibila al nulla con voce tagliente.

Rumore di scarpe. Passi leggeri…uomo o donna? Tanto ce le prenderà lo stesso!

Si muove verso sinistra per confonderlo/a e subito scarta a destra. Si appoggia ad una parete e guarda dietro di se.

Quando vede il cadavere in terra, non fa una piega. E quando il suo assassino le punta la pistola sul naso, lei lo guarda e resta immobile.

“Sei morta, poliziotta”

La voce roca e derisoria di Votan la trapassa nell’animo e accarezza languidamente la ‘cosa’ che non deve assolutamente muoversi dal suo stomaco. La fissa col suo solito sorrisetto sarcastico, l’unica cosa che non è cambiata di lui, in quei tre mesi.

Shaz gli getta un’occhiata veloce e alza le mani. “Casomai passasse qualche collega” spiega serafica guardando il vicolo aperto.

“Non dovresti arrestarmi?” le domanda divertito vedendola picchiettare un piede impaziente.

“Ci riuscirei?”

Votan la fissa sempre più divertito. “No, non penso proprio” Abbassa l’arma e la ripone con un gesto talmente fluido che Shaz è quasi ammirata.

“Vattene di qui, mentre chiamo la polizia vera”

Lui la guarda stupito “non sei tu, la Legge?”

Shaz si china sul cadavere ancora caldo e mormora fra se e se “no, io sono un’assassina part-time

L’uomo l’osserva mentre si muove verso la macchina della polizia e avvisa la stazione centrale. Quando Shaz si volta, aggrotta la fronte seccata “non ti avevo ordinato di andartene?”

Votan si appoggia morbidamente alla volante e sospira con le braccia incrociate sullo stomaco “credi di potermi dare ordini?”

La donna resta immobile a fissarlo, con un piede appoggiato dentro la macchina e la trasmittente in mano, dandogli un’ottima visuale del suo fondoschiena a cui Votan risponde con un mugolio di approvazione che le fa andare a fuoco il cervello. Getta la trasmittente sul sedile del guidatore ed estrae la pistola dai jeans, tenendola con due mani. “Se non te ne vai, ti arresto”

Il sibilo d’avvertimento non scalfisce la pacata tranquillità di Votan che ridacchia nella sua direzione. “ Mi fa piacere vedere che almeno sul posto di lavoro non sei una mummia come alla Villa.

Non ha neanche finito la frase quando si sente afferrare per un braccio e sbattere contro il portabagagli tiepido della macchina.

“Te l’ho detto che ho ricominciato a fare boxe?”

“Mai saputo in verità” mugugna sentendo le manette che scattano attorno ai suoi polsi. “Ce l’hai le chiavi stavolta?”  le domanda per nulla preoccupato.

Shaz non risponde e un vago sentore di pericolo s’impossessa del killer, quando lo fa entrare di forza nella volante.

Sale dentro e si volta verso di lui “sei in arresto, cocco. Hai il diritto di rimanere in silenzio…”cominciò ad elencargli tutti i suoi diritti con voce piatta e atona mentre Votan la osservava vagamente incazzato

“Fammi subito uscire di qui! Stavolta ce le prendi” ringhia nella sua direzione mentre Shaz si appoggia comodamente al sedile e afferra un pacchetto di patatine che stava sgranocchiando precedentemente.

“Fammi uscire subito di qui, cazzo!” le urla facendola voltare appena.

La donna resta in silenzio e continua a guardare il nulla, portandosi una patatina alla bocca con lentezza esasperante.

“Ti sei divertito a Praga, adesso mi diverto io” mormora asciutta.

L’ira di Votan sale a livelli inimmaginabili “è una fottuta vendetta?! Mi sbatti in galera per quello stupido scherzo innocente?!”

Shaz lo sta osservando dallo specchietto retrovisore. Chiude un attimo gli occhi e quando si volta ha il viso terreo. “Tu lo chiami scherzo? Non hai idea del casino che hai provocato, col tuo stupido scherzo!” urla fissandolo con rabbia.

Il risolino divertito che proviene dal suo prigioniero, la fa uscire di testa del tutto!

Scende dalla macchina in fretta, aprendo la portiera e tirandolo fuori con molto sforzo. “Mi hai rovinato la vita, hai rovinato il mio rapporto con Alex! Se tu non ci fossi stato, a quest’ora staremmo ancora insieme!” gli grida in faccia sconvolta.

Votan socchiude appena un occhio e fa una smorfia “si, ci sono naturalmente portato a fregare la gente”

Il cazzotto violento che gli arriva lo fa grugnire. Shaz lo scrolla con gli occhi lucidi di lacrime “Quanto ti hanno pagato per portarmi a letto?”

“Parecchio” afferma scocciato “ma non l’ho fatto! Che cazzo vuoi?!”

E perché non l’hai fatto?”

La frase suona a doppio senso nella testa del killer che continua ad essere premuta contro la carrozzeria della macchina “perché non mi andava!” sibila a mezza bocca sentendo un vago sapore di sangue.

“Però i soldi te li sei tenuti, vero?”

“Certo! Il minimo per aver sopportato tutti i tuoi continui piagnistei!” ribatte muovendo il collo intorpidito. “Se non avessi le mani legate, staresti già piagnucolando per le botte ricevute dal sottoscritto”

Un ceffone in pieno viso lo fa grugnire un’altra volta “alla prima occasione, te la faccio scontare tutta!”

“Questa è minaccia a pubblico ufficiale. La pena sale.” Sibila cattiva avvicinandosi al suo viso

“Quanti ergastoli pensi che prenderai, bello? Tre, quattro? Non saranno mai abbastanza, per un porco come te!”

Il killer la guarda con odio feroce, limitandosi a tenere la bocca chiusa. D’un tratto si rende conto che è passato troppo tempo da quando ha chiamato la stazione. Perché non arriva nessuno?

“Non li hai chiamati! Hai messo su questa manfrina per divertirti alle mie spalle!”

Shaz sogghigna divertita “il tuo urlo in macchina e la tua espressione, mi hanno ripagato quasi completamente. Dobbiamo farlo più spesso”

“Ti accontenti di così poco? Io ti avrei sparato” mormora arrabbiato, sentendosi stupido.

Shaz estrae la pistola e gliela punta sulla fronte con aria tranquilla “cosa ti fa pensare che non lo farò?”

“Non ne avresti il coraggio, non sei un’assassina”

La sua voce è calata di tono e suona quasi indistinta nel silenzio del vicolo.

 

“Non credere. Ho fatto molte cose brutte. Ho sparato più cartucce per Jesus che in cinque anni di polizia. Un morto in più o in meno non fa differenza” sibila accostandosi a lui.

“Jesus se la prenderà”

Shaz ride e solleva lo sguardo altrove “no, non penso.

Con un calcio ben angolato, lo sbatte a terra e gli si siede a cavalcioni addosso, sempre con quel sorriso carino e sinistro che Votan non le ha mai visto “ultime volontà?”

Lo vede girare la testa e fare una smorfia ironica “immagino che il sesso sia escluso”

“Immagini bene” sibila caricando la pistola.

Lo sente agitarsi sotto di se “ok…devo chiederti scusa, da quanto ho capito” mormora un po’ alterato.

“Per quello che me ne frega, ormai. La tua morte mi darà molto più gusto!” ribatte fredda.

Va bene, va bene! Mi dispiace! Pensavo di averti ripagato salvandoti la vita! Che altro devo fare, leccarti la suola delle scarpe?” grida in fretta sentendo la canna che preme sul suo torace.

“Voglio sapere perchè non l’hai fatto” 

La richiesta di Shaz è chiara. Votan la guarda di traverso: ha il viso freddo e cattivo…e un’intera sinfonia di tristezza negli occhi. “Il tempo passa, ho poca pazienza lo sai” 

“Non mi andava” mormora schiarendosi la voce: averla così vicino, dopo tutto quel tempo, non lo lascia certamente indifferente. Ricorda ancora la morbidezza del suo corpo raggomitolato addosso al proprio, nel letto dell’hotel di Praga…e quando l’aveva trovata nella neve mezza congelata…quella bellezza abbagliante e disperata….

“Non è una risposta!”

“E’ l’unica che avrai da me!” ribatte incazzato “stronza mocciosa rompipalle! Dovevo distrarmi davvero e lasciare che ti ammazzassero”

Shaz aggrotta la fronte e lo fissa, spostando l’arma “che vuol dire ‘distrarmi’? Cos’è sta storia?”

Votan la guarda di traverso ringhiando nella sua direzione “due opzioni: o ti ammazzavo o ti scopavo e portavo le prove che avrebbero mostrato al tuo ragazzo. C’era anche una cospirazione per farti finire in carcere! lI tappetto che ti stava dietro era un poliziotto corrotto che lavorava per Brelis e Perjosky. Stava montando prove per arrestarti come mia complice, così ti avrebbero tolto in un modo o nell’altro dalla vita del ragazzo!”

Shaz resta immobile ad ascoltarlo con uno strano sentimento che si agita dentro di lei.

“Indovina la bomba chi l’ha piazzata? Indovina che è stato a far fuori quel pulcioso? Il sottoscritto, tesoro! Quindi ringraziami invece da fare la stronza!” le grida in faccia senza alcun riguardo. “Mi sono divertito parecchio a darti fastidio, ma non scopo su richiesta e non prendo soldi per portare a letto le ragazzine piagnucolose come te!”

 

Shaz lo guarda mentre la sua mente corre febbrilmente a mettere a posto tutti i pezzi. Si alza con una lentezza devastante. Votan, steso sull’asfalto, non mette un fiato. Si solleva a sedere muovendo i polsi che gli fanno male ma non dice nulla, si limita ad aspettare. 

 

Quello che è successo ha bisogno di una seria prolungata meditazione.

Alza la pistola e gliela punta contro con aria meditabonda.

 

“Sei stato esauriente” mormora premendo il grilletto.

 

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Capitolo 5
*** Darth Moul ***


Votan restò a guardare la mano ferma di Shaz che gli puntava contro l’arma

Votan restò a guardare la mano ferma di Shaz che gli puntava contro l’arma. Quando premette il grilletto, chiuse gli occhi e attese, trattenendo il respiro.

Lo sparo lacerò l’aria, perdendosi in un eco prolungato nel vicolo solitario.

“Merda!”

L’uomo guardò il foro che attraversava il tessuto del pantalone e abbassò gli occhi sulla pallottola schiacciata in terra, a pochi centimetri da ciò a cui tiene di più.

È ancora vivo...deve buttare un paio di pantaloni nuovi…ma è ancora vivo!

“Accidenti, ho sbagliato. Riproviamo, dai” la sente esclamare con voce divertita.

“Vaffanculo!” urla contro di lei, saltando in piedi col fiatone e un principio di infarto “mi hai fatto prendere un colpo!”

 

Shaz lo sente respirare affannosamente e sorride “ti sta bene. Prende le chiavi delle manette e con poco grazia lo volta su se stesso, evitando di respirare il suo profumo. “Mi toccherà anche inventare una scusa plausibile per quel proiettile sprecato. Dirò che ho sparato per correre dietro all’assassino. Ora togliti dalle palle, prima che prenda la mira sul serio”

Ridacchia mentre lo dice, lo sente quasi tremare e non riesce a smettere di ridere.

“Questo ti causerà una punizione niente male. Dormi con la porta bene chiusa di notte e guardati le spalle!” le sibila ancora scosso per essersi lasciato fregare da lei.

“Si, si...vattene idiota” ridacchia nella sua direzione, ascoltando il suono di una sirena che sembra avvicinarsi. Respira nuovamente quando la volante si allontana e alza lo sguardo su due occhi grigi che la fissano irriverenti.

“Non voglio avere niente a che fare con te; fatti spedire il più lontano possibile da Jesus e non mettere più piede in questa città” sibila dritto in faccia al killer “la prossima volta ti arresterò davvero”

Votan sorride pericolosamente e le si avvicina, piegandosi sul suo viso indurito “la prossima volta non avrai neanche il fiato per chiamare aiuto. Questi erano nuovi!” sibila indicandole i pantaloni.

“Io non chiedo mai aiuto” ribatte cattiva “e non piagnucolo se mi puntano una pistola addosso. Non come te”

La sua sfrontatezza urta brutalmente contro la rabbia di Votan che esplode violenta. “Hai detto qualcosa di troppo.”

Le fa volare l’arma di mano e la bracca pesantemente, afferrandola per le braccia e girandola su se stessa. Shaz è sorpresa dalla sua agilità e resta inebetita quando si trova a contatto con il cofano, incapace di urlare. Non è piacevole stare da quella parte.

“Bene, mocciosa, è l’ora della sculacciata!”

“Non ti azzardare!” strilla col viso in fiamme e la ‘cosa’ che se ne va tranquillamente a spasso in ogni sua fibra.

Alla prima pacca che sente, lancia un urletto imbarazzato “ti ammazzo davvero stavolta!” grida sprofondando nella vergogna “smettila, cazzo”

Quando decise di essersi stancato, la voltò nuovamente e senza alcun riguardo, restando sorpreso di fronte allo spettacolo del suo volto rosso e all’espressione languida “non ti doveva piacere, ti doveva far incazzare. Sei un po’ masochista” le dice divertito vedendola avvampare ancora di più. “E sei bellissima..” Mormora facendole alzare lo sguardo sorpresa.

Quella frase gli è scappata inavvertitamente, Shaz lo vede da come muove gli occhi.

E tu sei uno stronzo”

La voce della donna non è molto convinta mentre pronuncia quelle parole. Il cuore le batte furiosamente e il corpo che preme addosso a lei la distrae troppo.

Le mani di Votan scivolano sui fianchi, andando ad accarezzarle i glutei “dovremmo rifarlo, non pensi?” sussurra abbassandosi verso di lei. “Magari non in mezzo alla strada e con meno vestiti addosso” insiste salendo lungo la schiena e facendola inarcare ancora di più.     

“Chi ti ha pagato stavolta?” domanda con voce tremula cercando di ignorare quella pressione insistente. Sente le gambe piegarsi e si raddrizza tutto insieme, irrigidendo ogni parte del suo corpo.

Cuore compreso.

 

Ma che...non mi ha pagato nessuno!”sbotta staccandosi da lei offeso e osservando al rallentatore la mano della poliziotta che esce dalla sua giacca, stretta attorno alla propria pistola col silenziatore ancora avvitato.

“Facciamo un giochino” sussurra cattiva, piantandogli la canna sul torace.

Votan allarga le mani incredulo “non ho fatto niente. Ma ce l’hai proprio con me!”

“Da morire!” esclama premendola ancora di più sulla camicia “giochiamo adammazza il killer’” sibila facendolo retrocedere “non dovrò neanche preoccuparmi del proiettile”

Votan la fissa sempre più preoccupato: nervosa com’è, potrebbe sparargli da un momento all’altro solo per uno scatto nervoso. L’arma pesa e la donna è costretta ad usate tutte e due le mani per reggerla.

“Te la se impresa per la sculacciata? Era uno scherzo simpatico” afferma deglutendo parzialmente.

Shaz lo guarda sprezzante “mi sono divertita tanto. Adesso gioco io!”

È un movimento troppo veloce perché sia registrato dalla mente dell’uomo che la vede abbassare la canna all’improvviso.

Un attimo dopo cade in ginocchio, sentendo uno spasimo bruciante nel polpaccio e la gamba bagnata dal proprio sangue. Un urlo strozzato gli esce dalla gola, quando il dolore esplode violento nei muscoli infiammati.

È in quel momento che la vena di follia e odio della donna, torna nel suo cantuccio buio. Shaz lo osserva piegarsi su se stesso stringendo i denti per il dolore e sussulta, lasciando cadere l’arma a terra. Dopo qualche istante d’incertezza, si avvicina a passi pesanti, chinandosi e osservando incredula il risultato della propria azione dissennata.

“Non volevo...davvero non volevo…” mormora continuamente sentendolo grugnire per il dolore che sale sempre di più.

“Tu sei squilibrata ”urla incazzato facendola cadere all’indietro. Afferra il cellulare e chiama Jesus sperando che sia ancora sveglio “c’è stato un problema, vienimi a prendere” sibila guardandola con odio “si, quella pazza incosciente della tua dipendente mi ha sparato!”

 

Shaz non parla più, sentendosi tremendamente in colpa. In quel momento aveva desiderato solo farlo soffrire come aveva sofferto lei. “Non volevo…”

 

“Certo! Non volevi sbagliare mira! Lurida stronza..” grugnisce dando a Jesus il nome della via.

“Ti sei sfogata abbastanza o devo aspettarmi un altro pezzo del genere?!” sbotta cercando di alzarsi in piedi. La donna si avvicina per aiutarlo ma viene allontanata bruscamente.  

Quando la guarda, ha un’espressione seria che non lascia spazio agli scherzi. “Ascoltami bene perché te lo dirò una volta sola: stavolta non gioco... ti voglio per me, ho aspettato anche troppo.

Lo stomaco di Shaz si svuota immediatamente, come se si fosse formato un buco nero al suo interno. Arretra dal ferito che la sta fissando col viso contratto dal dolore.

“Vorrà dire che chiuderò molto bene la porta la notte” ribatte con voce malferma.

Votan la fissa negli occhi trapassandola interamente “non sarà una porta a fermarmi”

 

*^*^*

 

Il tramonto è lontano e nel giardino della Villa non c’è nessuno, a parte lei. Si china ad esaminare le sue piantine con aria soddisfatta.

“Ha il pollice verde, signorina”

La voce paterna di Charles, il maggiordomo, la fa sorridere timidamente. Si alza da terra togliendosi gli spessi guanti da lavoro e sventolando le mani accaldate. “Pensa che dureranno con questo caldo?” domanda un po’ in apprensione. Quando parla delle sue piantine ha sempre un’aria triste, come se si trattasse di un figlio.

“Penso di si, vi dedica molte cure” la incoraggia strappandole un altro sorriso timido. Shaz annuisce e torna a trafficare un po’ meno concentrata di prima.

Il miagolio del suo micetto le fa girare la testa. I capelli corvini scivolano sulla guancia, toccandole discretamente un lato della bocca, come una sottile carezza.

Sorride dolcemente al piccolo che ha trovato durante una ‘commissione’ in una scatola da scarpe vicino ad un cassonetto. 

Era l’unico sopravvissuto fra i tanti cuccioletti che erano stati abbandonati e il cuore le si era stretto all’idea di lasciarlo in balia della morte.

“Qui…su..” Bisbiglia nella sua direzione agitando un filo d’erba.

Il micino si avvicina ancora un pò titubante, sebbene l’abbia preso già da due giorni.

È tutto nero con i ‘calzini’ bianchi sulle due zampette anteriore e un puntino chiaro sulla coda che si muove curiosa.

Si avvicina a piccoli scatti, scrutandola e soppesandola. Shaz sorride e muove il filetto, vedendolo accucciarsi per prendere lo slancio. Balza sul ramoscello traballando e finendo zampette all’aria mentre lei ride. Una risata cristallina che non le usciva da tanto tempo.

“Hai fame, piccino? Mh? Mi cerchi sempre quando hai fame” sussurra aprendo una mano che il micio annusa sospettoso. Le lecca un dito, facendola sorridere nuovamente.

Posa gli attrezzi alzandosi in piedi e vedendolo arretrare di qualche centimetro. Si china su di lui e lo prende fra le braccia osservando le unghiette che escono dai morbidi cuscinetti rosati. “Non graffiarmi anche stavolta, va bene?” lo ammonisce dirigendosi verso il fresco interno della casa. 

 

Un uggiolio di contentezza proviene da Ariel quando lo vede. Con delicatezza la donna glielo cede, affaccendandosi per preparargli la cena “come si chiama?”

Shaz la guarda per un secondo, sorridendo ai continui gemiti estasiati della ragazza. “Gatto. Ho sempre pensato che fosse stupido mettere i nomi agli animali. ” Afferma posando in terra una ciotola colma di cibo.

Il micetto viene depositato cautamente sul pavimento e gattona velocemente verso la scodella rossa.

Lo accarezza sulla testolina con un dito, vedendolo ritrarsi. Gli da fastidio essere accarezzato mentre mangia.  

Osserva il profilo delicato di Ariel e una domanda che da troppo tempo voleva farle, esce dalla sua bocca. “Neanche a te piace tanto, vero?”

La ragazza la fissa sollevando le sopracciglia per un attimo “non è proprio così”

Accosta la porta a scrigno della cucina e si siede al tavolo, prendendo un bicchiere d’acqua ghiacciata. “Non capisco bene cosa sia, ma quando gli sto vicino mi sento…” gioca col ghiaccio che galleggia immobile e la osserva, seduta in terra accanto al frigo, a ‘protezione’ della sua creatura.

“Ricordi il bullo della classe che ti prendeva ferocemente in giro? Lui è il bullo della Villa!” esclama con forza, leggermente irritata “quel sorrisetto idiota, quando ce l’ha, non lo sopporto…e quel modo di guardarti, facendoti sentire una merda per il solo fatto di esistere! Mi da fastidio e mi fa stare male.” Conclude con lo sguardo basso. “L’altra sera, quando è arrivato, sembrava che avesse appena giocato a scacchi con la Morte e avesse perso.

“Barerebbe anche con la Signora Nera” replica acidamente al solo ricordo della paura che le aveva fatto mettere a Praga.

“Le urla sono risuonate per una mezz’ora buona. Ce l’aveva con te. E’ vero che gli hai sparato?!”

La domanda le fa alzare gli occhi che teneva fissi sul micetto. Li riabbassa annuendo “m’è scappato il dito..

Ariel la fissa allibita “perché gli hai sparato? Capisco tutto ma questo…Shaz..” Sussurra attirando la sua attenzione “lui ti piace, perché ti comporti così?”

“Non è vero, lo odio!!”

L’accorata risposta della donna la mette sulla difensiva “si che è vero! Non sono cieca”

Shaz si rifiuta anche solo di replicare, a quell’affermazione così veritiera.

Comunque ha urlato dandoti tutti i peggiori appellativi presenti sulla faccia della terra, dopodiché s’è rinchiuso in camera sua e la mattina dopo emanava cattiveria da tutti i pori. Ora è scomparso e ti dirò...non mi manca! Bisogna ammettere che quando non c’è, si respira un’altra aria, qua dentro. Sembra Darth Moul!”

Shaz sorride alla battuta pensando che, in effetti, è proprio così “più un incrocio fra Darth Fener  e  l’Imperatore!”

“Gli manca solo la maschera e il respiro cupo e siamo a posto!” ridacchia battendosi una mano sulla gamba.

Il micetto, distratto dalle loro risate, alza la testolina leccandosi i baffi. Shaz lo guarda incuriosita “è normale che mangi come un maialino continuamente? Charles mi ha detto di si” borbotta dubbiosa vedendolo leccarsi una zampina.

Ariel non fa neanche in tempo a rispondere che la porta della cucina si spalanca e il fantasma del padron di casa fa la sua pallida comparsa “spettegolate?” domanda alle due che lo guardano preoccupate.

Shaz lo vede muoversi e nota i pantaloni troppo larghi e la maglietta leggermente floscia sulle braccia. Stesso dicasi per Ariel.

“Più o meno, parlavano di...Guerre Stellari. L’ha visto, no?”domanda allungandogli una bottiglia d’acqua intonsa e ghiacciata.

Jesus annuisce distrattamente. Come al solito, la sua soglia d’attenzione è ridotta a zero e non regge un discorso per due minuti di fila. “Quando ho visto l’Episodio Uno, ho pensato che quel tizio rosso fosse parente stretto di Votan!” sbotta facendo calare un silenzio di tomba che viene infranto dopo due secondi dagli scoppi allegri delle ragazze.

Il micetto spaventato, guizza fra le gambe di Jesus attirando la sua piena attenzione. Shaz non gliel’ ha ancora detto che si è portato a casa un trovatello e non sa come reagirà. Pensa tu se fosse allergico! Lo vede chinarsi a raccogliere quella palla di pelo che miagola impaurito.

Non lo prende per la collottola ma con entrambe le mani. Shaz ne è contenta perché denota attenzione anche verso quella creaturina indifesa.

“Di chi è?” domanda con tono strano guardandole a turno. Ariel la indica facendole fare una smorfia di dispetto.

“Mio….” Sussurra Shaz guardandolo di sottecchi “sporco io dove pulisce, giuro”

Jesus annuisce e resta ad accarezzare il micino che si è calmato e fa le fusa “ci posso giocare un po’?” le domanda all’improvviso, sorprendendola.

“Certo..”afferma guardando Ariel, stupita come lei.

“Avevo un cane da piccolo…volevo prenderne uno” lo sentono biascicare a bassa voce “che ne pensate?”

Si accomoda su una sedia e resta a farsi mordicchiare il dito dal micetto. Shaz lo vede sorridere ed è come se uno sprazzo di luce illuminasse improvvisamente la stanza.

“Certo, un cucciolo…che ne pensi?” Ariel la incita con dei gesti veloci e silenziosi.

Shaz le da man forte: uscisse dal suo torpore perenne, in quel modo!  

“L’hai portato dal  veterinario?” le chiede girandosi verso di lei.

Scuote la testa, battendosi una mano sulla fronte “ecco che dovevo fare!” sbotta dandosi della stupida. “Mi sono dimenticata, bestia che sono!” Tace e lo fulmina con gli occhi “ce lo porteresti tu? Devo andare a lavoro!”

Jesus annuisce soprappensiero e resta ad osservare il micetto accoccolato placidamente fra le sue braccia “come si chiama?”

“Non lo so, non gliel’ho mai chiesto” quella battuta le è uscita spontanea. Jesus la guarda e sorride.

“Un cucciolo di Labrador?” domanda alle due che annuiscono velocemente.

Ariel impazzisce all’idea. “Andiamo a prenderlo, dai! Ma non in un negozio, al canile. Non mi piace la fine che fanno quelle povere bestiole se non trovano un padrone”

Senza opporre resistenza, Jesus si fa condurre fuori della cucina, da una strepitante Ariel al settimo cielo.

Shaz raccoglie la ciotola vuota e la lava con attenzione. Sarà un macello tenere la casa pulita con un gatto e un cane. Charles impazzirà!

Si asciuga le mani su un asciughino pulito e resta immobile, pensando che dai gatti c’è solo da imparare. Lui mangia, gioca e dorme e se ne frega del resto del mondo. Non deve preoccuparsi dei bastardi che appestano l’aria e la vita. All’improvviso sente il rombo di una Mercedes che taglia l’aria e sbuffa. Il bastardo in questione!

 

…Ti voglio per me..

 

Si precipita nella sua stanza e si barrica dentro. Tutta l’allegria che aveva provato fino ad un momento prima scompare improvvisamente, udendo il rumore della portiera sbattuta. 

Sistema meglio la sedia sotto la maniglia della porta, sebbene sia chiusa a chiave e si siede sul letto inquieta.

 

...Non sarà una porta a fermarmi!

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Capitolo 6
*** La più grande menzogna del mondo ***


Si dice che un uomo nella vita s’innamori una o due volte in tutto

Si dice che un uomo nella vita s’innamori solamente una o due volte. Parliamo di vero Amore, quello con la A maiuscola. Quello che si blocca fra lo sterno e la carotide e ti straccia l’anima e il petto.

Votan aveva esaurito tutte e due le possibilità, prima con Margot e ora per colpa di una pazzoide con guinzaglio sciolto, priva di freni inibitori.

Poeti, cantanti e scrittori ti dicono sempre di ascoltare il cuore, ma lui ascolta mai te quando stai così male da voler schiattare? Tirare un discreto botto tutto insieme. Pum, morto, e chi s’è visto s’è visto!

Sarebbe stato divertente lasciarci la pelle di fronte a quella pazza schizzata col grilletto facile e già isterica di prima mattina, quando il nastro di partenza è ancora bello teso e non c’è nessuno a darti il via.

C’è poco da fare: le donne invecchiando diventano acide, soprattutto quelle senza uno straccio d’uomo e quella ragazza stava battendo tutti i record!

Ma d’altronde che doveva aspettarsi dopo quello che le aveva fatto? Un sorriso smagliante e braccia aperte per ricevere il suo casto bacio? Beh, casto proprio no e passionale è riduttivo…mhh… mah, comunque sia, che bisogno c’era di spararmi?!

Che figlia di buona donna! Troppo pazza per essere vera e troppo carina per non perdonarle quel gesto insano. Dopotutto l’aveva preso in giro ferocemente e l’aveva anche trattata come una mocciosa delle elementari che fa i capricci per non mangiare la pappa a pranzo.

Mi sa che se l’ è presa per la sculacciata! Ridacchia senza controllo al solo ricordo: lui si era divertito tantissimo e anche quella piccola intrigante che faceva un sacco di storie aveva gradito la sua trovata…quello sguardo negli occhi valeva più di mille parole!

Peccato non avesse apprezzato il suo gesto cavalleresco e l’invito spassionato di passare qualche ora con lui, piacevolmente distesi in orizzontale a concepire ed attuare le peggiori perversioni gli venissero in mente. Non solo a lui, sia chiaro. Se vuole metterci del suo, la ragazza è libera di proporsi…sono per la par condicio, a letto!

Stronzate a parte, l’unica cosa che aveva rimediato era un buco nei pantaloni e nella gamba che gli faceva un male cane ogni volta che ci si appoggiava, condito da un malumore cronico che non lo lasciava un secondo.   

Come diceva il caro vecchio Jim? ‘Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sé è una lacrima’. Mhh...se si accontenta del mezzo litro versato, sono a posto.

 

Votan gira per l’appartamentino che ha affittato nell’estrema periferia della città per stare in santa pace, lontano dai residenti parassiti della villa e dal frastuono del centro urbano che lo disturba più di ogni altra cosa.

Ci si era diretto di corsa dopo quella serata, certo di fargliela pagare, a quella stronzetta senza un minimo di buonsenso. Che bisogno c’era di sforacchiarlo? Non era stato gentile da parte sua, dopo che le aveva confessato ogni cosa.

Che altro doveva dirle? Che la amava? Che era tornato solo per lei? Che se il suo grande amore fosse stato ancora presente non si sarebbe fatto scrupolo di rapirgliela sotto il naso? 

 

Sei un dilettante su certe cose e lei non ti aiuta, facendoti ostruzionismo!

 

Sbuffa, parecchio seccato e annoiato. Doveva darle un sacco di ceffoni e farle entrare in zucca, una volta per tutte che non si può agire in un certo modo senza ricevere un’adeguata contropartita!

 

Ogni volta che Shaz apriva bocca era una stilettata nel cuore e nella pancia, un’ulteriore dimostrazione del suo odio per lui.

 

Votan aveva sempre vissuto con il bizzarro tentativo di bastare a se stesso, una vita contornata di stelle cadenti, belle da guardare e impossibili da prendere, ma per propria volontà, non per altro.

La solitudine è un sentimento democratico che colpisce uomini e donne, un fatto privato da vivere in silenzio e con la muta rassegnazione di aver toppato alla grande.

Anche lui ci si era messo d’impegno, bruciando sul nascere certe relazioni e negandosi (soprattutto nell’anima, il corpo era un’altra storia), azzerando con una certa spensieratezza ogni tentativo di apertura verso l’esterno.

Che diamine, dopo vent’anni c’è la prescrizione: non si può stare all’ombra dell’infelicità troppo tempo perchè la vita scorre veloce, tra un po’ ci scade il contratto e con un lavoro del genere non si sa mai che può succedere. Oggi ci sei, domani chi lo sa? 

Inutile procrastinare l’indifferenza: se ci sei caduto con tutte le scarpe, non si fa prima ad accettare la malaugurata sventura e chinare la testa aspettando risvolti liberatori?

 

L’amore, la più grande menzogna del mondo.

 

Raccontarsi bugie consolatorie è divertente per un po’, non fanno male e in fondo sai che ti stai mentendo. ‘Non la amo’ o ‘è solo attrazione sessuale’ non funzionavano più, nel magro repertorio di Votan che si alzava ogni mattina, sfrondando le frasi fatte e strafatte che non sentiva più sue.

La amava e voleva stare con lei.

Più secca e diretta di così, cosa c’era?

 

Il destino gli si era messo contro già una volta…beh, peggio per lui. Non sarebbe stato fermo a guardare scivolar via quella donna un’altra volta!

 

***

 

Nella villa si respira un’altra aria, molto più rilassata e allegra da quando Votan ha dato forfait.

Il gattino ha l’aria un po’ sbattuta quando viene riconsegnato alla legittima padrona che lo guarda tristemente “si è messo paura dal veterinario?”

La domanda è posta con una vocina dolce a Jesus che annuisce e le mostra il braccio graffiato “Già!” 

La sua smorfia ironica la fa sorridere, si rivolge al micio con occhi seri e lo ammonisce col dito, sperando nella buona sorte e nell’intelligenza felina “Non si graffia Jesus! Lui è carino e gentile, è un dogma, ricordalo”

Il micetto intontito e miagolante, la guarda per qualche secondo e si accuccia subito fra le sue braccia, distrutto per la giornata. “Gli hanno fatto le iniezioni?”

Jesus la osserva attentamente, quando si rivolge a lui con quella vocina morbida che lo fa sorridere e che usa solamente per il gatto e le piante. Una volta era stato ad ascoltare un intero monologo della donna con una piantina che non voleva saperne di crescere e si era stupito del fatto che riuscisse ad essere così dolce, alla luce delle litigate con Votan, sempre a volume convenientemente alto e incazzato.

Annuisce alla domanda e la segue mentre sistema il micio nella cesta che tiene nel corridoio vicino alla sua stanza.

Aveva la forte sensazione che se si fosse lasciata andare e avesse mollato quella corazza di durezza che la avvolgeva, sarebbe stata la donna più dolce del mondo. La convivenza ne avrebbe sicuramente giovato e qualcun’altro che stava ringhiando come un leone nella savana forse avrebbe avuto qualche chance in più.

“Adesso disinfettiamo te” decide prendendolo per mano e portandoselo in camera come se fosse un bambino di tre anni con la bua alle ginocchia. Chissà cosa sta pensando, con quell’aria assorta. Jesus la lascia fare accondiscendente. Si è incantato a studiarla e probabilmente la sta mettendo a disagio, fissandola in quel modo. Mh, un brutto vizio che non riesco a togliermi. “Domani andiamo al canile, non abbiamo fatto in tempo stasera. Vieni con noi?” le chiede guardandosi attorno distratto, notando il caos che regna incontrastato nella stanza della donna. “Il luogo dove i vestiti vanno a morire…”ridacchia a bassa voce facendole fare una smorfia d’imbarazzo.

“Non ho mai tempo di mettere a posto” si giustifica con la vocetta “Lavoro, mica ciondolo tutto il giorno come voi!” mormora mentre gli passa l’acqua ossigenata sui graffi lunghi “piuttosto profondi, il piccolo infame si è divertito parecchio”

“Shaz…”

La donna conosce molto bene quel tono di voce: sta per farle un cazziatone con i fiocchi.

Il suo Capo, con la C maiuscola e sebbene sia seduto, troneggia su di lei incutendole un sottile timore “sei pregata di non farmi fuori i dipendenti” sbotta fermandole la mano. “L’ho detto anche a Votan: se avete pendenze in sospeso, risolvetele senza farvi saltare i rispettivi cervelli vuoti.

Shaz lo guarda socchiudendo per un attimo gli occhi “non volevo, non me ne sono neanche resa conto.” Mormora a mo di scusa “come sta?”

“Come vuoi che stia? Incazzato e intrattabile” borbotta lasciandola libera di continuare.

La donna lo guarda con una smorfietta divertita “come al solito, allora!”

Jesus sbotta a ridere annuendo “non fatemi più fare la parte del capo cattivo, mi stressa. Ridacchia rilassandosi nuovamente. Shaz sorride e lui pensa che si sia ripresa, almeno in parte. “E a te come va?”

Quella domanda la fa irrigidire “ bene…ma tu non chiedermelo mai”. Incontra il suo sguardo spento e inghiotte, seriamente dispiaciuta “non ti passa..

“No, non passa..”afferma duro. Vede i suoi occhi lucidi e getta di proposito una discreta quantità di disinfettante sul braccio, facendolo ringhiare “ahio, cazzo!” esclama stringendo con una mano le ferite “sei poco delicata.

Shaz non replica mentre getta via l’ovatta sporca. “Non frignare, sennò attacco anche io e non la finisco più” mormora con la voce bassa.

Jesus non le risponde limitandosi ad inghiottire il rospo che ha in gola. Resta sempre li, quell’infame, facendolo strozzare con il proprio dolore.

Il rumore del flacone sbattuto con forza su un ripiano, lo fa voltare verso di lei. Ha il viso rosso e le labbra che tremano.

La vede passarsi una mano sul volto, il seno si alza e si abbassa iperventilando per non mettersi a piangere.

“Il mio animo da crocerossina per stasera ha dato…” scherza girando la testa per non far vedere i lacrimoni che le stanno uscendo uno appresso all’altro. “Toh, è l’ora del frigno...anche stasera..”

Si sente toccare una spalla e lo scaccia con una mano “via, non è un bello spettacolo” singhiozza sentendosi stringere da Jesus che le affonda il viso fra i capelli e respira pesantemente.

Si volta affondando fra le sue braccia che la stringono troppo forte, segno che sta nuovamente male anche lui. I singhiozzi le escono violentemente, costringendola ad abbracciarlo sempre di più.  

 

La porta della camera è aperta e chiunque può vederli da quell’angolazione.

Votan sta svoltando l’angolo, stanco morto per la giornata faticosa, nervoso per il dolore sordo alla gamba e ancora incredulo del fatto che Shaz gli abbia sparato senza esitazione. Fa appena in tempo a sentire il pianto dirotto e una frase che lo raggela.

”Resti con me stanotte?

Votan non ode la risposta, ma osserva immobile la porta di Shaz che viene chiusa dalla mano di Jesus. Capta per una frazione di secondo i due corpi abbracciati e una violenta fiammata gelida lo lambisce da capo a piedi.

La felpa leggera che tiene in mano gli cade a terra con un fruscio attufato. 

 

Resti con me stanotte?

 

La frase rimbomba violentemente nel suo cervello, sbattendo lungo tutti gli angoli come una pallina impazzita. Raccoglie la felpa con sguardo vacuo e si dirige verso la sua stanza con passo rigido e dolorante. 

Resti con me stanotte?

 

***

 

Mi sveglio con l’impressione di esser passata sotto uno schiacciasassi. Mi fa male tutto e ho assunto una posizione scomoda per troppo tempo.

Non mi ricordo nulla all’inizio. Poi una scintilla nel buio e una sensazione triste…

Ho pianto così tanto da addormentarmi mentre Jesus si sforzava di non lasciarsi andare a sua volta, anche se alla fine aveva ceduto anche lui.

Poveretto, mi fa una pena vederlo così. Lo osservo raggomitolato accanto a me, con la fronte distesa e quella barba bionda che continua a crescere ogni giorno di più.

Sento il collo lievemente irritato nel punto in cui si è appoggiato durante quel pianto liberatore.

Pensate che ci siamo consolati a vicenda questa notte? Beh, andate a quel paese! Fra noi due non c’è niente di torbido o vagamente sessuale. Siamo solo amici che si sfogano di tanto in tanto.   

Mi alzo con attenzione, cercando di non svegliarlo. Ha il viso rilassato e ha assolutamente bisogno di farsi una sana dormita.

Esco in punta di piedi dalla stanza afosa. Ho dormito con i vestiti addosso e ho un caldo tremendo: se non faccio una doccia entro cinque minuti, sclero.

Dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua, torno nella stanza e afferro lo stretto indispensabile.

 

Quando esce, la biancheria intima le cade in terra e lei neanche se ne accorge.

 

Resto sotto l’acqua fredda con un sorriso estatico ed è solo al momento di rivestirmi che mi accorgo di essere senza biancheria intima.

Ero sicura di averla presa, penso guardando il pavimento sperando che salti magicamente fuori da sola. Apro la porta del bagno e mi dirigo verso la mia stanza, in tempo per vedere un assonnatissimo Jesus svoltare l’angolo.

Quant’è carino, appena sveglio! È uno spettacolo, sembra un pupetto con quel sorriso simpatico e dolce.

Parlo a ragion veduta, non immaginate le volte che abbiamo dormito insieme… non sapete le volte che mi ha visto piangere. Dopo quella sera non ha più provato a guardarmi in quel modo…penso si senta in colpa. Mi ha chiesto scusa un sacco di volte.

Con gli occhi ridotti ad una fessura, mi sorride pacioso “non volevo cacciarti dalla tua stanza” mormora passandosi una mano in faccia e sventolandosi per il caldo, infilando l’altra sotto la maglietta bianca e scostandola dalla pelle sudata. 

“Non fa niente” borbotto cercando in terra la biancheria.

Jesus è uno degli uomini più belli che abbia conosciuto e certe volte dimentico che dietro quel sorriso dolce si nasconde uno spietato assassino.

Lui non uccide per il gusto di farlo…Jesus non è …non è come…

 

Un lampo bianco e rosato mi balza agli occhi. Perché ha i miei slip in tasca?! Glieli strappo leggermente imbarazzata.

“L’ho trovati in terra, fuori la porta” spiega mezzo assonnato, togliendosi nel frattempo la maglietta e mostrando un fisico niente male, solo un po’ appassito da quei mesi d’inattività. “Cristo, fa un caldo terribile!”

Lo guardo preoccupata “sei dimagrito troppo” sbotto spizzicandogli un fianco.

Jesus si piega da un lato mugugnando un “te lo rompo quel dito” che mi fa sorridere. Mi prende la mano e la torce per gioco, senza farmi male veramente. 

Jesus non mi fa mai male. Non mi ha mai fatto male. Forse perché non c’è mai stato niente fra noi due…

 

Shaz si sente bene. Quell’uomo emana dolcezza da tutti i pori. Gli struscia amichevolmente una guancia addosso e sorride “dovresti venderti in fialette piccole piccole, da annusare in caso di grave carenza affettiva!” ridacchia facendolo sorridere a sua volta.

 

È così che li trova Votan: ridacchianti come due amanti appena usciti dal letto dopo una notte appassionata! Li vorrebbe uccidere entrambi!

 

Nella finta colluttazione l’accappatoio di Shaz è calato leggermente su una spalla e la sua biancheria è volata nuovamente. Lei sorride con le guance rosse mentre Jesus la stringe e le promette le peggiori torture possibili all’orecchio facendola ridere. “Faccio da supporto morale volentieri …e sento che qualcuno mi sta trapassando la testa, in questo momento” le sussurra a bassa voce facendola sussultare.

“Non ti girare, fallo cuocere nel suo brodo. Magari il fiato se lo fa uscire, prima o poi” le dice continuando a coccolarla.   

 

Quello che vede Votan è una coppia che…che amoreggia! Stringe i pugni per la rabbia e li sorpassa incazzato, interrompendo la loro ‘lotta’.

Shaz ridiventa subito seria, stringendo di più la cintura dell’accappatoio. Jesus lo guarda allontanarsi mezzo zoppicante e lo sente dal rumore che fa che è furioso. “Ha frainteso” le dice tranquillo gettandosi la maglietta sulla spalla “credi a me, gli serve da lezione. Per uno come lui, è quello che ci vuole. Io me ne torno a dormire nella mia stanza”

Shaz annuisce e resta a guardare il corridoio vuoto. Pensa che lei abbia una relazione con Jesus? Meglio!

 

 

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Capitolo 7
*** La casualità della vita ***


Il gattino ha l’aria un po’ sbattuta quando viene riconsegnato alla legittima padrona

Nella vita capitano quei momenti in cui il mondo ti crolla addosso tutto d’un tratto, costringendoti a fare i conti con una parte di te che non sapevi da avere.

Votan ha scoperto di avere una pazienza e un sangue freddo invidiabile, quando ha trovato i due vigliacchi abbracciati.

Poiché è nella natura degli esseri umani dimenticare velocemente il dolore, perché quei due non potevano tentare di rifarsi una vita insieme?

 

Perché se ci provano, li ammazzo tutti e due, ecco perchè!!

 

Sbatte nel lavello la tazza del caffè, posando le mani sul bordo liscio e bagnato da minuscole goccioline d’acqua.

La dura casualità della vita, col suo flusso aspro e inarrestabile, ha fatto sì che Votan svoltasse l’angolo proprio nel momento in cui i due stavano giocando innocentemente, facendogli perdere la testa. Ora siede innervosito e picchietta furiosamente la superficie del tavolo. Allora era vero! E ho fatto anche la figura dell’idiota con quello stramaledetto fiore!

Da un calcio alla sedia davanti a se, facendola strisciare di alcuni centimetri sul pavimento cosparso di briciole della cena precedente.

“Miao..”

Quel suono improvviso e insensato gli fa alzare un sopracciglio. Miao? Che miao? È entrato un gatto in casa?! Si domanda guardando in terra.

“Miao!”

Lo strangolo, quant’è vero iddio! Se lo trovo gli faccio fare una gran brutta fine! Pensa prendendosela con povero micetto che non ha fatto nulla. Dietro di lui, il gattino di Shaz siede sulle zampette posteriori e lo osserva con due occhioni grandi e gialli.

Votan resta a guardarlo con aria cupa, sentendo una strana commozione spazzar via la rabbia.

Gli da le spalle nuovamente, tornando a ravanare nella stizza e nel disprezzo. Il micetto gattona fino a lui e si accuccia ai suoi piedi miagolando.

Che vuoi coso? Fila via, qui non troverai cibo!” esclama alzandosi in piedi e facendolo arretrare di alcuni passi.

Apre la dispensa per sgranocchiare qualcosa in preda alla fame e alla rabbia e resta stupito di fronte al massiccio quantitativo di scatolette con cibo per gatti. Ringhia contro Ariel, responsabile a suo avviso, di quella presenza inopportuna.

Quando si volta, il micetto è sempre li, a guardarlo con i suoi occhioni grandi e il musetto all’aria.

Sono montati apposta per farti commuovere! Pensa sempre meno nervoso. Chiude la dispensa con un gesto secco e lo guarda brontolando. “Se cerchi coccole hai trovato l’uomo sbagliato” lo avverte chinandosi e allungando un dito, piuttosto reticente. Il gattino lo annusa e si ritrae subito, tornando ad annusarlo dopo un attimo. Un mezzo sorriso gli piega l’angolo della bocca. “Di chi sei, coso? Di quella mocciosetta bionda, figlia di Barbie?” domanda al micetto che si struscia contro la sua mano. 

Lo accarezza con aria assorta, sentendolo franare sotto il peso eccessivo. Un miagolio sofferente gli fa sollevare la mano, vagamente dispiaciuto per la propria rudezza. Delicatezza zero. Gli passa un dito sotto la gola e lo sente fare le fusa contento. Il sorriso si apre di più. È talmente piccolo che sta tutto in una mano, pensa osservandolo da vicino. Quando lo prende in braccio, ha una strana sensazione di protezione verso il cuccioletto peloso e caldo come un termosifone.  

Il gatto gli si arrampica addosso, con le sue unghiette corte e ben affilate, graffiandogli leggermente la pelle. Votan neanche ci fa caso mentre afferra il cibo e lo guarda indeciso. Carne, pesce...salmone? “Ti tratta bene, la piccola Barbie” mormora al micetto che è ormai arrivato sulla sua spalla. Si aggrappa furiosamente piantandogli le unghie in profondità, facendolo mugugnare “Fai male, cazzo. Te li taglio, quegli artigli” sibila al micio in procinto di cadere.

 

Ariel lo guarda seminascosta dietro la porta. È rimasta impressionata dalla tenerezza che ha dimostrato quella bestia verso il gattino, anche se il primo impulso è stato quello di strapparglielo dalle mani.

Non le ha fatto piacere ascoltare quei commenti irriverenti, ma stringe i denti e resta a guardare il volto semi umano di Votan , accumulando rabbia per una bella esplosione finale, quando ne avrebbe avuto le scatole piene di lui. È allibita dalla delicatezza che ha dimostrato nel deporlo a terra vicino al cibo che il micetto ha ingurgitato rapidamente. Ed è ancora più sorpresa quando lo vede sorridere: Darth Moul ha radici umane!

Dei passi dietro a lei fanno voltare: Shaz, con la fronte aggrottata sta cercando in terra qualcosa, probabilmente proprio il piccolino. “Hai visto..

Ariel le fa segno di tacere, con un dito davanti alla bocca e le indica la scena sottovoce “E’ grottesco.

Shaz si affaccia e resta impressionata a sua volta. Ariel la vede sbiancare in maniera preoccupante. “Sorride normalmente come tutti. Non ci posso credere..

Non finisce la frase perché la donna entra nella cucina come una furia facendo alzare gli occhi a Votan che stava giocando con il micetto, sazio e felice.

Glielo toglie dalle mani, facendolo miagolare e guardandolo con due occhi di fuoco “non ti azzardare a toccarlo! Saresti capace di ammazzarlo, con quelle manacce che ti ritrovi!” urla fuori di se.

L’uomo la guarda esterrefatto, non sapendo cosa rispondere. Quando è incazzata è ancora più gnocca!

Shaz stringe il micetto protettiva, allontanandosi da lui a ritroso“non toccare i miei fiori e non toccare il mio gatto! E sta lontano da me” ringhia nella sua direzione arretrando verso la porta dove Ariel ha assistito a tutta la scena e la guarda sbalordita.

Si allontana a passi veloci, sembra quasi che abbia il diavolo alle calcagna.

La ragazza entra nella cucina e lo osserva rialzarsi dal pavimento, muovendo la gamba indolenzita.

Perché è arrabbiata con te? Non dovrebbe essere il contrario? Hai fatto nuovamente l’animale con lei?” comincia muovendosi verso di lui che ha lo sguardo cupo e sembra quasi...triste? Si domanda stupita.

Abbassa lo sguardo su di lei e indurisce il volto “senti ragazzina, non intrometterti nella mia vita se non vuoi prendercele anche tu!”

“Ma quanto sei…mi stavo solo preoccupando per te, specie di orco mangiabambini! Appesti l’aria della Villa e ferisci continuamente le persone. Richiamami figlia di Barbie e ti faccio vedere quanto sono inoffensiva!” sbotta saettando gli occhi verdi nei suoi, che sono così stranamente…l’ho ferito?

 

Votan la guarda ancora per un po’ e poi la scansa con un braccio, facendola quasi sbattere contro il lavello. “Togliti di torno, stupida mocciosa. Tutte isteriche, le femmine di questa casa!”

“Pezzo di merda!” sbotta con forza fermando la sua fuga dalla cucina. Quando si rigira minaccioso, la sicurezza di Ariel si incrina un po’.

“E’ vero e me ne compiaccio!” ribatte con un ghigno folle.

Ariel scuote la testa e sospira “peggio per te, non siamo noi ad aver bisogno della tua presenza.

Votan ridacchia divertito ed incredulo “stai scherzando, non dici su serio. Cammina fino a lei facendola arretrare di un passo “non ho bisogno di nessuno di voi. Tanto meno di una sottospecie di Barbie appena uscita da un negozio di giocattoli!” esclama afferrando una ciocca dei suoi capelli e gettandola all’aria.

Un casuale nodo nei sottili capelli della ragazza la fa strillare, quando s’incastra fatalmente e accidentalmente fra le sue dita.

“Votan!!”

La voce tonante di Jesus lo fa voltare di qualche grado. Lo vede camminare furioso verso di lui e mettersi di fronte alla ragazza “stai esagerando, devi darti una calmata!” ringhia mentre Ariel si massaggia la testa per eliminare il fastidio del capello tirato, con una smorfia d’irritazione.  

Votan allarga le braccia scocciato “Non ho fatto niente, è stato…” lo guarda negli occhi e in quel momento lo rivede abbracciato alla sua…a Shaz.

Fissa la ragazza imbronciata e torna a guardarlo con disprezzo e invidia malcelata. “Cazzo ma non ne hai mai abbastanza? Te le sbatti tutte e due?! Ti è convenuto che la scimmia urlatrice ti abbia mollato. Almeno ne hai una a giorni alterni!” sbotta prendendosi istantaneamente un pugno in bocca.

Arretra di qualche metro mentre Jesus gli si scaglia addosso. La colluttazione fa accorrere i ragazzi che si frappongono velocemente fra i due litiganti.

 

Fuori da questa casa, non ti voglio più fra i piedi!”

 

Votan lo guarda con un lampo gelido negli occhi. Si scrolla dalla presa di Jack che lo sta fissando senza aver capito un’accidenti della situazione e grugnisce d’irritazione.

“Perfetto” ringhia guardando Jesus che lo fissa furioso, trattenuto da Rex che sgrana gli occhi verso la propria ragazza.

Lei gli risponde con un’occhiataccia secca e torna a guardare Jesus che soffia come un furetto.

 

***

 

“E’ stato un incidente”

La vocetta di Ariel rimbomba nello studio dove Jesus sta sbatacchiando i soprammobili per calmarsi

“Che fai, lo difendi anche?”  le grida contro incazzato. Crolla a sedere ma dopo un secondo si rialza dando un calcio al cestino pieno di carte.

“Non ci penso neanche, però è stato davvero un incidente. Si è impigliato nei miei capelli casualmente. Mi piacerebbe dirti che la colpa è sua ma non ce l’ha…per una volta.”

La ragazza lo osserva mentre va su e giù, tirandosi indietro i capelli dalla fronte e sospirando più volte.

Jesus la guarda con la fronte aggrottata. Quell’esitazione non gli piace. “Va avanti. Fammi capire di che morte deve morire” le dice sedendosi davanti a lei, sulla poltrona libera.

Ariel fa una smorfia e guarda la porta chiusa. “Stava giocando con il gattino di Shaz”

“Giocava con quella palletta? Spero che sia ancora intero!” ribatte stizzito accavallando una gamba.

“Certo che è vivo, non penso sia becero fino a quel punto!”esclama la ragazza sorpresa. “Era una scena grottesca vedere quell’uomo delle caverne che giocava con quel cosino che si regge appena in piedi…però era carina, come immagine! Sai quella pubblicità col tipo figo che tiene un braccio il pupetto…”

Jesus la guarda ironico. La ragazza si schiarisce la gola, dandosi della deficiente, e prosegue sotto lo sguardo canzonatorio del gran capo. “Quando è arrivata Shaz l’ha cazziato in un modo! Tu non ci saresti mai arrivato a quei livelli di cattiveria. Deve esserci rimasto parecchio male. Mi sembrava triste”

Jesus mugola di dolore e abbassa la gamba “ho capito tutto”

“Poi l’ho aggredito io perché mi ha dato della Barbie” finisce la ragazza con una smorfietta facendogli alzare le sopracciglia.

“L’hai cazziato anche tu?” le domanda stupito.

“Già” sussurra dispiaciuta “lo sai: te le toglie, a volte!”

 

Jesus non parla più. Tolta l’offesa personale, quel tipo ha iniziato la mattinata con la visione della donna che ama abbracciata ad un altro. Chissà cosa gli ha detto quando l’ha visto in quel modo..

“Mh…c’è ancora la macchina?”

“Penso l’avremmo sentito andarsene” afferma alzandosi e muovendosi verso la porta. “Vado a parlare al Minotauro”

“Ariel. Aspetta…toglimi una curiosità”

La ragazza torna sui suoi passi con un balzo scherzoso, mettendosi sugli attenti e facendolo sorridere. Jesus la fissa sperando in una risposta negativa “secondo te…quel tipo è attraente?”

Ariel lo fissa per qualche secondo, senza dar segni di aver capito. Quando il cervello incamera la domanda assurda sbatte gli occhi più volte, rilassandosi dalla posa militaresca. “Oh…beh..

Si siede sul bracciolo della poltrona facendo qualche smorfietta e inclinando la testa da una parte.

“Sincera”

Una risatina stupida e un sorrisetto malizioso, danzano sul viso abbronzato della ragazza.

“Perché devi farmi dire cose..

“Parla. Voglio sapere che ha di tanto interessante quel tipo da farvi reagire tutte così. La stuzzica vagamente seccato.

Ariel prende un bel sospiro mentre il sorriso si allarga “è affascinante” mormora storpiando senza vergogna il suo pensiero reale.

Jesus la sta ancora fissando e la ragazza odia quando lo fa, perché vuol dire che non accetta la risposta “Ok, senza vergogna e senza ritegno: è….ecco….è interessante…” sussurra imbarazzata “e sexi…porca vacca quanto è sexi, soprattutto la mattina appena sveglio, con quella voce bassa e roca, perennemente scontroso. Ha quel modo di porsi che te lo fa odiare di prima acchito ma se vai a guardare bene, dopo un po’ ti viene voglia di prenderlo..

“Ok basta! Sei state esauriente” esclama in fretta, stupito dal giudizio della ragazza che lo guarda di traverso con la faccia di quella che la sa lunga.

“Adesso te la fai la barba e ti tagli quei capelli, tornando ad essere quel gran fico di principe azzurro che ho incontrato nel vicolo o devo continuare con una descrizione dettagliata di ciò che gli farei, ogni volta che lo vedo in costume da bagno?” mormora dolcemente facendolo irrigidire per l’imbarazzo.

Jesus sbuffa sentendosi un idiota senza spina dorsale e mugola di dolore. “Il mio charme è calato miseramente, se impazzite tutte per quel tipo”

Ariel sorride divertita, facendogli una carezzina canzonatrice “tu sei bellissimo, credi a me. E sei fico. Votan non è fico, è primitivo”

Jesus la guarda di traverso mugolando “continua, il mio animo si sta risollevando” la prega con una vocetta dolce che la fa uggiolare di tenerezza.

“Stai su. Pensi che a Maret farebbe piacere saperti così?”

Quella domanda gentile e affettuosa non sortisce l’effetto desiderato: Jesus si raddrizza con aria rabbiosa fulminandola con lo sguardo. “Maret mi ha mollato come uno stronzo, da un giorno all’altro lasciandomi questo cazzo di biglietto!” urla tirandole il pezzo di carta appallottolato “pensi che me ne freghi qualcosa di ciò che penserebbe vendendomi?!” sibila mentre la ragazza si maledice per aver toccato quel nervo scoperto.

“Scusami, non volevo…” sussurra sentendosi in colpa. Scende dal bracciolo mezzo schiacciato e lo risistema con un paio di colpetti laterali ben assestati.

“Via, aria, mi avete stufato tutti anche per oggi!” sbotta sventolando una mano e girandosi da un lato, lo sguardo perso nuovamente nel vuoto. 

 

Quando esce, Jesus sospira più volte per calmarsi, arruffandosi i capelli che avrebbero seriamente bisogno di una sfoltita. Non si può continuare in questo modo!

 

Altrove

 

“Non è sto granché, ma sempre meglio che dormire all’aperto!”

La ragazza osserva la sua nuova affittuaria continuando a chiedersi come fa una come quella a non andarsene in albergo a cinque stelle, invece di preferire quel buco. Si appoggia con la spalla allo stipite e mastica una gomma svogliatamente mentre la donna va su e giù curiosando in tutti gli angoli.

Madeleine si guarda intorno soddisfatta. L’appartamentino è piccolo ma carino e intimo. “va benissimo” afferma posando la valigia a terra.

“Ah..” La ragazza resta spiazzata e per un attimo una smorfia di sorpresa si palesa sul volto fresco e senza trucco. “Ok...l’affitto si paga i primi del mese” mormora smorzando le sue parole quando la donna le mette in mano una mazzetta di dollari “i primi due sull’unghia. Va bene, così?” domanda divertita e al tempo stesso intenerita dal musetto della ragazza che avrà appena 18 anni.

Annuisce e intasca la somma nella tasca posteriore dei jeans “io mi chiamo Rosita. Se hai qualche problema, telefonami.” Mormora lasciandole un foglietto di carta con su scritto un numero a penna, l’inchiostro sbafato e la carta stropicciata. “Mio padre tornerà dopodomani sera.” Sussurra come se volesse scusarsi mentre Madeleine la guarda con aria tranquilla. Rosita la fissa e abbassa subito lo sguardo “lui è un po’ vecchio stile…quindi se devi portarti un ragazzo a casa..

 

La donna scoppia a ridere divertita “tuo padre non ha niente di cui preoccuparsi” sghignazza spostando la valigia dalla porta “non ho nessun amico particolare o fidanzato o spasimante. Precisa continuando a sorriderle.

La ragazzina annuisce e fa un sorrisino imbarazzato “ok...allora. Il numero ce l’hai e…mi hai pagato. Buon soggiorno” sussurra allontanandosi dalla soglia. Le fa un cenno distratto con la mano mentre Madeleine la saluta a sua volta con un sorriso tirato.

Che angioletto! L’ appenderei a testa in giù fuori la finestra! Sghignazza sedendosi di schianto su una poltroncina. Apre la valigetta più piccola ed estrae una pistola smontata che comincia a riunire,  canticchiando fra i denti. La chiude di scatto e sorride. E adesso cerchiamoci qualche cliente!

 

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Capitolo 8
*** Vivi per sopravvivere ***


Aforisma: Cerca di essere sempre te stesso, così un giorno potrai dire di essere stato l'unico

La tana dell’orco ha una semplice porta di legno marrone che divide il mondo in due parti: la spensieratezza degli abitanti della casa - beh, non di tutti - e la triste solitudine del proprietario della stanza che siede affranto sul proprio letto.

Aveva toppato con due persone nel giro di un minuto. Un record!

 

Diciamocela tutta: la vita adulta è una gran rottura di palle, con tutte le sue regole e non-regole sepolte sotto strati e strati di finti discorsi liberali.

Corriamo tutto il giorno, cercando di accaparrarci un posto al sole per non sprofondare nella melma in cui cercano sempre di ricacciarci. Impazziamo per amore, affetto e sesso.

Nessuno ti regala niente e se stai alle regole, finisci nel cantuccetto buio dal quale sei emerso, per godere di cinque pulciosi minuti di celebrità.

La vita sorride ai pescecani come lui, non alle anime buone e gentili.

Eppure, stavolta, la fortuna gli ha fatto lo sgambetto e l’ha mandato gambe all’aria nella cacca.

 

Forse andare fuori di testa era la soluzione migliore…perché ammettiamolo: è inutile prendere sul serio la vita, se lo fai non ne esci illeso!

Siamo animali progettati per sopravvivere a qualsiasi esperienza ma Votan non riusciva più a dare un significato al proprio operato in quella casa. Qualsiasi cosa facesse gli si ritorceva contro e per qualche strana legge del karma o per punirlo della sua vita non proprio retta e cristallina, il destino gli toglieva una seconda volta la donna che amava e la fiondava fra le braccia del suo capo...tzè capo...un ragazzetto che si è fatto mollare per ben due volte dalla stessa femmina e che come uno stupido insisteva a raccogliere in casa ogni volta!

Le chiacchiere correvano veloci nella cucina, di notte, quando si ritrovavano dopo il lavoro per una birra gelata o una cioccolata calda. Il quartier generale delle vipere faceva capo nella stanza di Jack, dove il ragazzo pontificava sull’amore e i rapporti uomo - donna con la leggerezza di chi non ha mai avuto il cuore spezzato e non ha mai sofferto la lontananza o l’abbandono.

Che ne sapeva lui di cosa volesse dire, avere una figlia che cresceva senza sapere della tua esistenza, con la madre che ti odia con tutta l’anima perché ti sei portato il lavoro a casa e le hai rovinato la vita?

Quella stessa donna che incontrasti al parco, in un giorno in cui il sole era strano, grigiastro, complice l’eclisse che stava attraversando il cielo proprio in quel momento.

Quella donna che ti ritrovasti accanto, con un sorriso incerto sulle labbra e la timidezza che deriva dall’avvicinare uno sconosciuto per chiedergli la ‘cortesia di prestarle il visore affumicato che aveva accidentalmente dimenticato a casa’

‘e mi scusi, non volevo essere così sfacciata’

‘si figuri, per così poco’

Banalità scambiate in una luce cinerea e opaca che si era dissolta presto, lasciandoti accanto alla più bella donna del mondo che brillava come una stella, su quel prato verde e odoroso di primavera.

‘Lei ha il crepuscolo negli occhi’ ti aveva sussurrato incantata, gli occhi allacciati ai tuoi.

‘Lei è una grande impertinente, signorina, ma la sua sfacciataggine mi ha contagiato. Posso dirle che è indubbiamente la più bella donna che abbia mai visto?

 

Una domanda lineare e giusta, gettata dal caos del sangue, inavvertitamente incendiato da un sorriso dolce e da due occhioni neri e schietti, un corpo flessuoso e armonico scolpito dallo sport all’aria aperta e un’intelligenza pronta e vivace.

 

Troppo intelligente per non capire la verità, dietro ai tuoi silenzi enigmatici e alle finte cene di lavoro.

Margot, affascinante e solare, con una rara dose di simpatia spesso inaccessibile alle belle donne, l’aveva cacciato dalla sua vita con una durezza che gli era sconosciuta e che l’aveva ferito più di mille parole.    

 

Si stava riproponendo nello stesso modo con Shaz? No, con lei aveva sbagliato fin dall’inizio, accettando la bieca proposta della seduzione a pagamento. Avrebbe dovuto tirare fuori la pistola e farli secchi all’istante, quei due vecchi barbogi!

 

Shaz… una donna che aveva bisogno di stabilità emotiva, come un naufrago di una zattera e che si era votata all’autodistruzione, negando qualsiasi contatto umano.

 

Con lui! Con Jesus no!

 

Non è giusto, pensa guardando l’armadio aperto e la stampella dondolante per il brusco gesto con quale vi ha strappato da sopra una camicia che giace nuovamente sgualcita accanto a se, lei non capisce…quello che provo, lei non lo vuole capire!

 

Quando Ariel arriva alla ‘tana dell’orco’, bussa discretamente. Non ricevendo alcuna risposta, gira la maniglia chiedendosi se abbia già sbaraccato. Lo trova seduto di spalle sul letto con una valigia aperta e un disordine incredibile tutt’attorno.

“Votan..” Sussurra avvicinandosi piano…altro giro, altro regalo? Doveva dosare le parole con lui. Sebbene fosse il tipo da non offendersi mai, in quel momento era provato e non avrebbe esitato ad azzannarla al collo.

L’uomo gira appena la testa e quando parla ha una voce roca che le fa venire i brividi “che cosa vuoi?”

La ragazza si ferma a mezzo metro di distanza, grattando delicatamente l’orlo degli hot pants che indossa “gli ho spiegato l’equivoco. Non devi andartene”

“Sicura che sia stato un incidente? Magari mi andava proprio di farti male”

La sua voce è nuovamente fredda e ironica, macchiata da un dolore interno che le stringe il cuore. Rex la prende sempre in giro, attribuendole poteri empatici...ma lui non sa tante cose. Non sa cosa vuol dire consolare un uomo nel mezzo della notte, quando il cuore e la mente si sciolgono completamente, lontani dalle trappole soffocanti della quotidianità e dalla fredda cortesia della luce del sole.

“Non è vero. Ci sei rimasto male perché Shaz ha dato di matto quando ti ha visto col micio” afferma sicura, sperando di non fare un disastro anche con lui.

“Come no,..”.

Che voce depressa! Ariel si avvicina fin quasi a toccarlo “eravate così carini...ti piacciono i gatti?”

Una pausa che non riesce ad interpretare. La ascolta o sta ancora pensando a Shaz?

“Arrosto non sono male” afferma sentendola sbuffare delusa.

“Smettila di fare sempre l’acido. Non sei davvero così. Ti piacciono i gatti e ti piace Shaz, punto”

“Darei fuoco ad entrambi” esclama irritato. Che diavolo vuole quella bomboletta da lui? Consolarlo?

Perché sei sempre così scorbutico con noi?”

Perché non vi sopporto!” è la secca risposta che la fa allontanare dai suoi intenti pacifisti.

E perché torni sempre qui?”

Perché è comodo” risponde distratto. “Via adesso, ho da fare”

La sua voce si è alzata di un tono. Ariel non si lascia intimidire dall’occhiata dura che le lancia.

“Non dovevi dire quelle cose a Jesus, ci sta soffrendo come un cane da quando Maret se n’è andata” mormora restando nella sua posizione, osservandolo mentre gira per tutta la stanza, ficcando vestiti alla rifusa nel borsone che la ragazza toglie ‘sbadatamente’ con un sorriso.

Sta per esplodere, pensa quando getta dietro di se un'altra maglietta e gli butta in terra il borsone, ficcandolo con un piedino sotto il letto “Hai finito di fare l’isterico? Siediti e parla con me, non te ne vuoi andare davvero. Dichiara con estrema dolcezza mentre Votan la guarda impalato.

Si china su di lei rigidamente e scandisce secco ogni singola parola, rimediandosi un altro sbuffo. “Non voglio parlare con te”

La vede alzare gli occhi al cielo e fare una smorfietta, seguita da uno sguardo d’intesa “si che vuoi parlare con me, solo che non te ne rendi conto. Stai soffrendo perché Shaz ti ha cazziato, Jesus ti ha dato un pugno e credi che loro due siano amanti. Tu vuoi stare con lei e lei con te. C’è solo un piccolo problema da superare: deve capirlo da sola e tu devi lasciarle il tempo necessario”

Votan tace e la guarda. La soppesa dall’alto in basso e prende le misure ad occhio. Con un gesto veloce che le fa scappare un gridolino, la carica a sacco di patate su una spalla.

“Mettimi giù! Orco che non sei altro, non riesci a discutere neanche con una donna senza dover fare il cavernicolo?!” strillacchia arrossendo.

“Non discuto con la copia di Barbie di queste cose” ribatte duro, facendola arrabbiare.

“Smettila di chiamarmi Barbie!” esplode divincolandosi e facendosi mollare a terra pesantemente.

 

Sposta con un gesto secco la ciocca bionda che le è volata in faccia e lo fulmina con i suoi occhioni, stretti in una fessura verde. “Usare la forza fisica non serve a nulla, vuoi capirlo o no? Le donne sono istintive in amore, ma riescono anche ad essere parecchio cerebrali. Amano essere conquistare qui” ribatte puntandosi un dito alla tempia “e qui…”finisce abbassando la voce e toccandogli lo sterno con un dito. “Tu a che punto sei arrivato, con lei?”

“Neanche all’inizio” risponde istintivamente lasciandole campo d’azione.

Ariel ha un sorriso dolce che gli fa terribilmente piacere in quel momento “Sono brava a studiare la gente: lei ti ama. Non lo ammette, lo nega continuamente ma è proprio in questo che si vede quanto tiene a te.

“Eh…mi ha sparato!” mormora affranto muovendosi verso la propria stanza mentre la ragazza gli va dietro, contenta che la sua tattica consolidata abbia funzionato anche in quel caso disperato.

“Tu l’hai fatta soffrire. Lei ha fatto lo stesso con te, ma il dolore che ha sentito Shaz non è paragonabile al tuo, perché questo stupido muscolo pulsante quando viene colpito fa male…e tu lo sai.”

Votan la ascolta in silenzio, perso nei suoi pensieri...eccome se lo sapeva.

“Ho visto che fine ha fatto la rosa e ho visto la tua espressione… è stato come se ti avessero accoltellato all’improvviso”

Lo sente mugugnare incazzato e prosegue dandogli una leggera spintarella che non lo sposta di un millimetro “ti piacciano i gatti, ti piace Jesus e ti piace stare qui! E ti piaccio anche io, solo che non riesci mai a dirlo perché sei stupido, arrogante e presuntoso, pieno di te, borioso al massimo grado e…. non fare quella faccia cattiva, che non mi ci freghi!” esclama vedendolo aprire bocca.

 

Votan la guarda mezzo sorpreso “che saggezza…mi stupisci. Come mai sai tutte queste cose sugli uomini?”

La ragazza s’incupisce, piegando leggermente le spalle e quando parla ha una strana espressione negli occhi e nella voce “facevo un altro lavoro prima di questo...roba noiosa.”

“Cos’eri, un’assistente sociale?”

Ariel lo guarda di sfuggita e china la testa, fissando il pavimento “si…una specie. Ma non mi piaceva tanto”

 

Shaz si allaccia i jeans e infila la prima maglietta che le viene a tiro, in piena vestizione per andare a lavoro. Infila le scarpe sportive ed esce dalla stanza dopo aver preso tutto. L’attende una giornataccia e tutti quei morti in poche settimane non le sconfinferano più di tanto. Non vorrei essere di fronte ad un pazzo squilibrato e maniaco.

Con la coda dell’occhio intravede la porta della camera di Votan aperta, che neanche a farlo apposta è vicina alla sua, e osserva la sua schiena stringendosi una mano sullo stomaco. Abbassa gli occhi e per qualche istante rivede la sua immagine nel giardino, vicino al lampione con la rosa in mano…

 

Il lieve movimento della poliziotta è stato intravisto da Ariel che lancia un’occhiata dietro le spalle dell’uomo.

Sta per aprire bocca quando la richiude con un’idea migliore. Osserva il suo collega freddamente e fa una smorfia. Beh, è per il bene della società e per la tranquillità di questa casa, pensa decidendo di sacrificarsi.

“Vieni qua. Abbassati” gli ordina mezza seccata per quello che sta per fare.

Quel tono asciutto lo fa girare dalla sua parte. La ragazza ha smesso l’aria da assistente sociale che aveva fino a qualche momento prima, sciorinandola a destra e a manca e lo fissa vagamente nervosa “Che vuoi?” domanda chinandosi leggermente.

Quando sente le braccia sottili della ragazza che gli circondano il collo, resta immobile con una sensazione terribile “che caz..

“Fa silenzio” sussurra spiaccicandogli le labbra sulle sue con uno ‘scusa’ mentale rivolto al proprio ragazzo.

 

Shaz resta paralizzata a guardare la scena: si stanno baciando...si stanno baciando davvero! Le dita si contraggono sullo stomaco, improvvisamente bloccato a metà della digestione della colazione e sente i piedi freddi. Il cuore le batte furiosamente quando lo vede stringerla a sua volta e muovere la testa da un lato, sdraiandola sul letto.

Ma come si permette! Brutto bastardo, dopo quello che mi ha detto! Urla dentro di se trattenendo un singhiozzo che muore sulle labbra quando li vede insistere in un bacio appassionato che li fa estraniare dal mondo circostante.

Fugge via senza far neanche attenzione a non fare rumore.

 

Il rumore di passi pesanti fa staccare immediatamente la ragazza che riprende fiato a stento e lo spinge via allarmata “Vattene! Diosanto, mai più!” esclama cercando di tenere la voce bassa e sventolandosi con una mano. Fra la fantasia e la realtà c’è una bella differenza! Pensa cancellando con un secco colpo di spugna un esteso settore dedicato alle perversioni su Votan. Forse era il caso di riparlare con Jesus…

Ma come fa Shaz ad esserne innamorata?! I misteri della psiche femminile non li capirò mai del tutto. È rossa da capo a piedi e le manca l’aria.”Sono scema a farmi venire ste idee balorde! Prima che ti faccia pensieri strani su di me, era tutta una finta!”

Votan la guarda dapprima sorpreso e in seguito inorridito “ma che avete, voi ragazze?! Una che mi spara, l’altra che mi salta addosso!” esclama mentre Ariel salta giù dal letto e chiude la porta facendogli più volte segno di tacere.

Che fai? Riaprila subito!” sbotta col sangue nelle vene ghiacciato. “Cristo, peggio di un incesto, sembrava di baciare mia figlia. Ma che hai, la sindrome di Lolita?!” mormora disgustato allontanandosi da lei.

“Abbassa la voce, scemo! Era una finta, una maledettissima finta! Shaz ci stava guardando e ho pensato bene di farla ingelosire un po’!” gli spiega velocemente tappandogli la bocca all’istante.  

“Mi hai quasi morso con quelle zanne acuminate che ti ritrovi e che bisogno c’era di sdraiarmi sul letto? Capisco dare enfasi alla recita, ma IO recitavo, TU stavi facendo sul serio” sussurra con la voce stridula e ancora imbarazzata.

Votan piega la testa da una parte con aria innocente “pensavo fosse una tattica di voi assistenti sociali: scavare nel cuore degli uomini e poi dar loro un discreto contentino per farli stare meglio. Certo, se fossi stata una stangona con due belle pere, dieci anni in più e soprattutto, avessi saputo baciare decentemente, avrei anche potuto eccitarmi. Così mi è venuta solo la pelle d’oca!”

 

Quel discorso declamato in tono leggero e mezzo sghignazzante la lascia spiazzata. “Io non bacio male..

“Malissimo e sei pregata di non farlo più. Mi hai fatto rabbrividire, stupida ragazzina brufolosa!”

“Non ho i brufoli! Guarda che pelle liscia e fresca: ho solo 23 anni, io!” urla agitata appoggiandosi al muro, il più possibile lontano da lui.

23 anni? Pensa improvvisamente attento. Un po’ troppo giovane per fare l’assistente sociale. Quella gli suonava di balla vera e propria!

La sta studiando da alcuni secondi quando la ragazza solleva lo sguardo dal pavimento e lo guarda dubbiosa “hai una figlia davvero?”

Quella domanda così privata, lo fa restare per un pò silenzioso. Si appoggia al muro e incrocia le braccia sullo stomaco. Annuisce vagamente sulla difensiva. Era prudente lasciarsi andare a confidenze con quella ragazzetta? Ma si, perché no? Probabilmente gli aveva fatto un favore.

“Vive con la madre” afferma con voce dura e dispiaciuta per quella lontananza forzata.

“Foto?”

Senza una parola le tira il portafoglio “prima tasca”

Ariel osserva la foto con un sorriso estatico “ma è carinissima! E’ bellissima, quanti anni ha?”

“14” mormora con un a fierezza paterna che non sapeva di avere

“Ti somiglia, è un vero spettacolo. Ha i tuoi stessi occhi!”

I gridolini della ragazza lo mandano nel pallone. Imbarazzato volge lo sguardo altrove.”Ha il crepuscolo negli occhi” mormora col pensiero rivolto a Margot.

La ragazza lo guarda con aria stupita: quella frase così romantica da dove gli usciva? E poi...come sarebbe a dire che aveva 14 anni?! Lo fissa di traverso, sbattendo più volte le ciglia. “Scusa, ma tu quanti anni hai?”

“Quasi 44”

Ariel lo fissa sconvolta, alzando un sopracciglio tremolante. Disgustata, si allontana di mezzo metro. “Oh mi odio! Ho baciato mio nonno!” esclama facendo finta di vomitare.

“Nonno un cazzo!”

Votan ha una faccia spaventosa e la ragazza pensa che stia per prendergli un colpo “non è che mi soffri di cuore, nonno? Alla tua età capita…sta tranquillo!”esclama sgomitandolo “vedrai che le acque si sono smosse in quel modo. Shaz è gelosa di qualsiasi donna ti giri intorno” Si alza dal letto continuando a guardare la foto e piega la testa sorridendo “spiccicata a te, anche quella pieghetta che ha la bocca…identica!”

 

Votan non riponde, continuando a fissare il muro nervoso “tu non sai niente di me.

Ariel sbuffa esasperata da tutti quei segreti ma lo accontenta, ritirandogli il portafoglio con la foto. “Non farmi litigare con Rex. Mi sacrifico per una buona causa ma non fino al punto di perdere il mio ragazzo per voi due rimbambiti! E la sottoscritta bacia benissimo!!”

 

 

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Capitolo 9
*** Il tramonto degli eroi ***


“Ci hai mai fatto caso

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“Ci hai mai fatto caso? Gli animali ci fissano solo per pochi secondi e abbassano lo sguardo innervositi. Dobbiamo fargli paura.”

“Non la vedo così, Madeleine…secondo me siamo troppo brutti per loro”

La deejay sorrise ascoltando la risposta divertita che proveniva dalle cuffie “sei simpatico Fred. Non hai mai niente da fare, di notte?”

Girò lentamente sulla sedia aspettando la risposta impertinente del suo ascoltatore più assiduo.

“Tesoro non perderei la tua trasmissione per tutto l’oro del mondo”

La donna rise e il suono argentino accarezzò le orecchie dei suoi colleghi in perenne adorazione per il nuovo acquisto. “E’ in bel complimento…cosa vorresti ascoltare? Stasera mi sento magnanima”

Accavallò le lunghe gambe coperte da sottilissime calze color carne che si sposavano stupendamente con i sandaletti di pelle nera e appoggiò la schiena stanca alla poltroncina.

“Tu cosa vorresti ascoltare? Cosa ti piacerebbe ballare, stretta al tuo uomo?

La deejay smise di sorridere.

Tirò indietro una ciocca dei capelli corvini e masticò lentamente la gomma senza farsi sentire. “Quello che vuoi, a me sta bene” gli disse distratta dall’anello che continuava a rigirare fra le dita abbronzate. Lo smalto bianco contrastava meravigliosamente sulle mani dalla pelle scurita da lunghe sedute al sole. Tutto il calore del sole non riesce a sciogliere il suo cuore congelato.

 

“Il Cafè del Mar. La ascolto sempre immaginando di ballare con te.

 

La deejay fece un gesto stanco, alzando le sopracciglia per un attimo solo. “Sei molto gentile Fred, sarai accontentato.

“Sei la mia preferita, Madeleine.”

L’uomo staccò la comunicazione e la donna sbuffò seccata. “Non passatemelo più, ha cominciato a fare il lumacone.

Due ore dopo si alzò finalmente dalla poltroncina rigida. Stirò le braccia verso l’altro tendendosi tutta e miagolando come un gatto. Quando si distese il suo viso era impassibile e non mostrava alcun segno della precedente ilarità che aveva accompagnato la trasmissione.

Si staccò dalla sua postazione ed uscì a passi leggeri dalla stanza insonorizzata, facendo girare i collaboratori. “Ci vediamo domani sera” disse svogliatamente col suo tono secco che avevano imparato ad ignorare. Quella donna poteva diventare di una freddezza unica.

 

Madeleine scese nel garage sotterraneo, assaporando con piacere la frescura. Salì nella macchina e mi se in moto decisa, abbassando il vetro per far cambiare aria all’abitacolo. Era nuova e odorava ancora di concessionario.

Un urto violento alla portiera la fece voltare di scatto verso un coltellino piantato di fronte al suo viso. Strinse gli occhi dello stesso colore delle nocciole e attese le richieste del suo aggressore.

“Scendi dalla macchina!” sibilò il malvivente con voce roca e contraffatta.

Madeleine spense il motore, aprì la portiera con un’aria forse un po’ troppo sciolta per l’aggressore che le sventolò la lama davanti agli occhi

“Scommetto che vuoi i soldi e il cellulare” ridacchiò tirando indietro una ciocca sbarazzina che le sfiorava il viso.

“Sbrigati!” le urlò guardandosi intorno.

Un ladruncolo da poco, pensò la donna infilandosi dentro la macchina. Allungò la mano verso il cruscotto e l’aprì di scatto. La pistola scintillava sinistramente alla lucetta debole.

La prese lentamente, il suo aggressore era distratto e non si rendeva conto che da lì a poco sarebbe stato solo un vago ricordo sulla Terra.

Con un sorriso che le illuminò sinistramente il volto, la donna allungò il braccio e distese le labbra con un atteggiamento sarcastico. Sollevò il caricatore e attese. Vide l’uomo fremere per la paura e indietreggiare. Il coltellino tremò e scivolò dalle dita che si aprirono di scatto.

“Non…non mi sparare!”gridò allarmato mentre la donna attendeva pazientemente. Quando vide una macchia di urina colorare i pantaloni del suo aggressore, rise divertita. “Via!” sibilò muovendo la pistola verso destra.

L’uomo si mosse a ritroso, inciampando sul muso di una Toyota che sporgeva dietro le sue gambe, facendo scattare l’allarme.

Quando fu abbastanza lontano, Madeleine abbassò il braccio con stanchezza. Aprì il caricatore e lo osservò.

Vuoto.

Devo ricordarmi di metterci le pallottole, pensò risalendo nella macchina e chiudendo la portiera con leggerezza. L’antifurto della Toyota venne spento all’improvviso dal cicalino di un telecomando. La donna guardò nervosamente la figura maschile che si avvicinava.

“Ha fatto un bel lavoro” commentò il proprietario della macchina sportiva appoggiandosi alla sua due posti.

Madeleine piegò la testa da una parte mentre un sorriso simpatico si apriva sul volto dell’uomo.

“Grazie” ribattè secca mettendo in moto. “Ne compri una finta anche lei”

 

Il proprietario della Toyota la guardò allontanarsi con un sorrisetto appena accennato sulle labbra sottili.

Non c’era voluto molto a trovarla e non se la sarebbero lasciata scappare. La microspia che aveva piazzato sul tetto della macchina, l’avrebbe portati dritti diritti nel covo di quella donna pericolosa come un’anaconda a cui è stata pestata la coda.

 

Rew: molte settimane prima.

 

Piume di struzzo, colori sgargianti che trapassavano l’occhio come una lama acuminata. L’uomo spostò lo sguardo per non farsi investire da quel torrente di colori.

“Cristo, Rowan…hai mai pensato di cambiare genere? Mi fanno male gli occhi a guardarti!”

La donna sbuffò dandogli un simpatico colpetto su un braccio. “Tesoro, mi sono precipitata da te quando ho saputo e mi sono infilata il primo straccetto che ho trovato nell’armadio!” trillò con la sua vocetta squillante “come stai ? Hai bisogno di qualcosa?”

 

Natt mugugnò di dolore “no, non mi serve niente…c’è Lyse che pensa a me” dichiarò con un tono felice nella voce.

La donna burrosa come il personaggio di un quadro botticelliano sventolò allegramente il suo foulard variopinto accavallando le gambe. “Quella delizia di tua moglie? Dov’è adesso? Non viene a trovarti oggi?”

Natt sorrise come uno scemo sentendo un leggero pizzicore al mento. Si strusciò il palmo sulla barba corta e nera e indicò la porta chiusa, dietro la quale sostavano le guardie del corpo di Rowan.

“Sta facendo un’ecografia e io me la sto perdendo!” sbuffò scocciato.

“E’ malata?” domandò chiudendo una rivista che aveva trovato accanto al letto

Natt sorrise ancora di più e si rilassò muovendo la testa su cuscino. “E’ incinta!” dichiarò guardando il sorriso della donna aprirsi sempre di più.

“Sei impazzito Kluge? E da quando in qua…”

Restò inebetita di fronte allo sguardo amorevole e sognante dell’uomo e tacque schiarendosi la gola.

“Quindi non ho più speranze adesso..” Mormorò a bassa voce lanciandogli uno sguardo veloce.

Natt girò la testa e la guardò sorpreso “cosa?”

La donna si sollevò appoggiandosi alla testiera metallica del letto con attenzione “come lo chiamerete?” domandò ignorando la domanda.

Vide di nuovo quel sorriso ebete e ridacchiò dentro di se.

 

L’era di Kluge era finita! Si era lasciato ingabbiare e addirittura stava per diventare padre!

 

Lo vide muovere gli occhi su e giù, pensieroso e al tempo stesso sorridente. In quel momento era l’uomo più felice del mondo.

“Non lo so…”mormorò con aria tenera. Cercò di portare le braccia dietro al collo e grugnì per  il dolore alla ferita; le riabbassò e stette immobile per un po’, aspettando che passasse.

“Il dottore ha detto che te la sei vista brutta” commentò sottovoce la donna, tornando a sedersi accanto a lui. In quel momento sembrava un padre confessore “quando l’ho scoperto mi è quasi venuto un colpo!”

Afferrò la mano che teneva poggiata sullo stomaco e la strinse “non avevi detto che non avresti più lavorato? Hai una moglie da cui tornare, Nathaniel…e un bimbo in arrivo.

La guardò sorpreso: mai era stata così in pena per lui. “Chiama Maret e fatti raccontare la vicenda. Non ho sparato un colpo” disse serio ricambiando la presa della donna.

 

Rowan lo fissò attraverso le lunghe ciglia scure, aggiustando il vestito di una taglia in meno che la donna portava per sembrare più attraente. Le tette si vedono di più, pensò Natt lanciando uno sguardo veloce al seno rifatto della sua amica e semi socia in affari.

Abituato al corpo snello e ben proporzionato di Lyse, gli diede quasi fastidio, tutta quell’esplosione di sensualità.

 

“Quella donna…la pupilla di Robert..” Mormorò a mezza bocca quasi temendo che le uscisse qualcosa di troppo.

“Si, è incinta anche lei. Lo avresti mai creduto che quella strega possedesse l’istinto materno?” domandò sollevandosi un po’ a sedere.

Rowan restò in silenzio lasciandogli la mano e tornando a posarla in grembo. “Davvero?” domandò distratta. Gli occhi neri di Natt la scrutavano implacabili: quando faceva così aveva qualche segreto. “Cosa è successo? Cosa sai?” domandò in fretta facendola sussultare.

Rowan girò la testa, muovendo leggermente capelli corti che portava acconcianti in un taglio corto e perfettamente in ordine. Le mechès bionde brillavano fra i sottili capelli castani e s’illuminavano grazie al sole proveniente dalla finestra.

Natt la vide cambiare più volte posizione, assai inquieta.

“Non sta bene?”

“Girano voci…parecchie voci..” Mormorò alzandosi e passeggiando su dei tacchi talmente alti e sottili che Natt ebbe l’impressione che fossero troppo fini per sorreggere  il peso che gravava sulle spalle di Rowan: era successo qualcosa di brutto e lei non sapeva come dirglielo.

“Non girarci attorno, vai dritta al punto, per favore” la incitò serio.

 

“Si dice” esclamò la donna buttando il fiato fuori tutto insieme “si dice che abbia lasciato il tuo amico “

“Impossibile!” tuonò con la voce cupa “Maret non lo farebbe un’altra volta, è anche incinta”

“Natt per favore!” esplose secca, voltandosi verso di lui “io l’ho visto il tuo amico…e non sta molto in forma, non ha il tuo stesso sorriso idiota, non è …” abbassò la voce torcendosi le mani “lei lo ha lasciato davvero”

 

Altrove: Now

 

Nel terzo distretto si respira aria pensante. Troppo omicidi in due settimane.

“Un serial killer?”

Shaz si muove nervosamente sulla sedia, con lo sguardo concentrato su Drake. Il commissario annuisce continuando a muovere su e giù la stilografica che gli hanno regalato da poco.

Nella sua camicia azzurrina, con grosse macchie sotto le ascelle, continua a sventolarsi con un foglio stropicciato. Accende il ventilatore da scrivania indirizzandolo sul viso accaldato. “Sembrerebbe di si

Shaz si sporge verso l’aeratore seguita dalla sua nuova compagna, una ragazza più o meno della sua età che attende pazientemente che Drake parli.

Nell’acquario, l’aria è immobile. Il telefono tace, si sente solo il rumore del fax che continua a sfornare tabulati. Drake li strappa con decisione e li legge per qualche secondo.

Decisamente un seriale killer. Il modus operandi è identico: le uccide e poi le mutila…e lascia sempre una iniziale insanguinata. Una ‘H’, stavolta” mormora strusciando il mento rugoso con il palmo della mano.

“Può voler dire un sacco di cose” bisbiglia sottovoce la poliziotta. Stende le gambe guardando il tabulato con aria dubbiosa “un nome o un’indicazione.

 

Charlene accanto a lei non dice niente. È molto silenziosa e attenta a tutto quello che fa. Mitiga il carattere di Shaz rendendola meno aggressiva verso i colleghi che rimpiangono i tempi in cui era innamorata di Nass ed era diventata quasi umana.

Ora la sua faccia perennemente imbronciata, a tratti seccata, lo sguardo assente il più delle volte e le risposte monosillabiche, la rendono una specie di bestia rara da tenere il più lontano possibile. Hanno fatto fronte comune contro di lei; a parte Angela e i poliziotti della Buoncostume, non ha molti amici.

Non che le interessi, alla fin fine.

La morte orribile di Nass l’ha sconvolta più di quanto pensasse. Ormai teme anche la sua ombra e se non ha un’arma in mano si sente indifesa, fino a rasentare la paranoia.  

L’ unico posto in cui si sente davvero al sicuro, è la Villa. Quando entra, quelle mura solide abitate da persone normali, la accolgono come se fosse il grembo di una madre.

Ha una serie di fratelli e una sorellina…e un padre che se non la smette di bere in quel modo morirà presto di cirrosi epatica!

E poi c’è Lui…

 

Shaz ha un sussulto che si manifesta sul volto scurito dal sole.

“Stai male, Laverne?”

 

La domanda di Drake è puramente innocente, ma in quel momento la donna sente i suoi occhi puntati addosso, come se il suo capo sapesse quale terribile colpa porta sulla coscienza…come se sapesse che quasi tutte le sere si traveste ed esce armata fino ai denti, con lo sguardo teso e nervoso, i guanti di pelle che le tengono caldo ma che sono così dannatamente utili a non lasciare scomode impronte sui luoghi dei delitti.

 

‘Once upon a time..

 

“No, sto bene. Pensavo ad un possibile collegamento con altri casi”

 

‘i could read your thoughts and tell you what you saw and never say a word…’

 

E’ così brava a mentire, adesso. È più facile parlare con le persone senza guardarle negli occhi. 

Quelle parole false escono chiaramente dalla sua bocca dalle labbra rovinate, a furia di maltrattarle con le unghie e con i denti. A nulla serve truccarle con rossetti che mascherano le ferite sempre sanguinanti che s’infligge quando è nervosa.

Anche in quel momento, Shaz continua a mordicchiare quella pellicina che non vuole proprio venire via e che quando si staccherà sanguinerà per qualche minuto, costringendola a succhiare via il sangue che le ricorda sempre….

 

‘...i can tell you why people go insane, i can show you how, you could do the same...’

 

Si scuote con un brivido, stringendosi nelle spalle perennemente abbassate. Il suo viso è stanco e mostra i segni di una ‘nottata di lavoro’.

Per Drake, Shaz soffre d’insonnia.

Non sa che sono tre notti che esce di casa di soppiatto, quando tutti dormono, prendendo la moto e guidando per ore, per cercare di non pensare, non ricordare…

 

Shaz ha scovato un posto dove fanno le gare clandestine con le moto. Memore del suo passato e delle folli corse che faceva col fratello, è riuscita a farsi ammettere al club segreto, dando prova di abilità. Seppur arrugginita, ha stracciato il più bravo corridore in carica, rimediandosi una solenne pacca sulle spalle dal muscoloso organizzatore. Tyler.

 

Tyler è un ex pugile di 39 anni dal naso storto che sbarca il lunario facendo mille lavoretti, ma la passione per la corsa non si ferma di fronte alle bollette da pagare e ai solleciti delle banche. Spende parecchio denaro per la sua motocicletta, la lucida e la tiene sempre in funzione sebbene non la usi per correre con loro. È una sorta di sacra reliquia da toccare con cautela.

Shaz è rimasta colpita dalla dedizione dell’uomo per quel gioiellino.

E Tyler è rimasto colpito da lei.

La fissa sempre un pò troppo e lei gli risponde con occhiate secche che gli fanno subito girare lo sguardo.

Basta uomini, si è imposta come principio indiscutibile.

 

Torna a fissare Drake che la sta guardando stupito. Gli rivolge un’occhiata interrogativa.

“Davvero Sharon, non stai bene. Sei tutta rossa e hai due occhiaie spaventose. Perché non te ne torni a casa a dormire?”

Shaz non risponde immediatamente.

Tornare a casa a quell’ora vuol dire trovare quella persona che poltrisce al sole, sbracato sull’enorme sdraio accanto alla piscina.

Tornare a casa a quell’ora vuol dire trovarlo in costume da bagno, vuol dire spiarlo da dietro la finestra, vuol dire impazzire alla vista di quelle goccioline d’acqua che scivolano dal collo lungo la schiena.

 

“No, sto bene. Fa caldo qui, è per quello che sono rossa” dichiara seccata.

 

Charlene la guarda e tace, da dietro le lenti chiare che la ragazza porta per correggere un difetto di miopia.

Charlene non sopporta le lenti a contatto e se ne preoccupa: casomai dovesse incappare in qualche azione o in un inseguimento, ha paura di non essere utile e mettere a repentaglio la sua vita e quella dei colleghi.

Si muove timidamente nel commissariato, cercando quasi di mascherare la sua presenza ai colleghi. È piccolina, non arriva neanche al metro e sessanta e quelle finestre verdi aperte sul mondo fanno sospirare mezzo distretto. Charlene neanche se ne rende conto, ma Shaz sente dai commenti che fanno, che darebbero volentieri il braccio destro per lavorare con lei.

Ha un’intelligenza aperta e geniale, è la stratega per eccellenza e mente occulta dietro molte loro azioni. Difetta di forza fisica, per quello si compensa brillantemente con Shazzer, tutta istinto e razionalità zero.

Charlene ha 24 anni e un doppio lavoro che rende parecchio. Shaz l’ha scoperta una sera in cui erano rimaste sole.

La sua collega è un’hacker con le contropalle che ha aggirato anche le difese del FBI dal Mac verde acqua che tiene nella propria abitazione.

La ragazza non sa che la sua attività illecita è stata scoperta e Shaz non ne ha fatto parola con lei. Può sempre tornare utile.

 

Charlene non ha mai avuto in fidanzato a causa della timidezza patologia che la porta ad isolarsi dal resto del mondo. Soffre quasi, quando deve attraversare il poligono di tiro per raggiungere l’ultima postazione. Quando impugna la pistola non sa dove mettere le mani.

Shaz l’ha notato un giorno in cui stava per spararsi su un piede. Gliel’aveva tolta, facendole un cazziatone senza precedenti e facendole venire le lacrime agli occhi.

La donna aveva sbuffato sentendosi in colpa e aveva cambiato atteggiamento radicalmente quando si era accorta della sua insicurezza.    

 

Drake gliel’aveva affidata perchè si intendevano senza neanche parlare. Sembrava che le due ragazze si leggessero nella mente.

Dove non arrivava l’una, c’era l’altra. Una soffriva in silenzio e l’altra la consolava con un semplice sguardo d’intesa. Shaz era più mamma orsa rispetto a Charlene, delicata come un giglio appena sbocciato.

Shazzer era iper protettiva e Charlene si prestava volentieri come spalla su cui piangere.

 

Spalla che restava perennemente asciutta perché la poliziotta non si faceva uscire una lacrima da settimane.

Le aveva esaurite tutte, quando il suo rapporto con Alex era sprofondato drasticamente, lasciandola nella più cupa disperazione. 

 

‘..to live without a soul and nothing to be learned..’

 

Shazzer si mosse sulla sedia accavallando la gamba sinistra svogliatamente.”La commissione quando si riunirà? Dobbiamo parlare con altri di questa faccenda, ascoltare il loro punto di vista. Disse tranquilla gettando a Drake uno sguardo apparentemente sereno.

“Domani mattina dovrebbero arrivare i migliori esperti del campo. Lavoreremo gomito a gomito con la scientifica che ci ha già cazziato per il modo in cui è stata isolata la scena del crimine.

Shaz sorrise muovendo appena gli angoli della bocca. Annuì, guardando Charlene seduta rigidamente come al solito “tu cosa ne pensi?” le domandò appoggiando la mano sul bracciolo della sua sedia.

Gli enormi occhi verdi della ragazza si posarono su quelle scuri e stanchi di Shaz per pochi secondi. “Non ho elementi sufficienti per farmi un’idea del criminale. Dovremmo chiamare i nostri migliori criminologi per avere un quadro preciso del killer”

 

Shaz storse la bocca per un breve momento. “I serial killer sono rari …”i killer a pagamento un po’ meno, pensò dentro di se “questo tipo deve aver visto qualche film di troppo alla televisione!”

 

‘…lights a candle in memory of the one who lived inside my skin..’

 

Detto questo balzò in piedi scocciata. “Me ne vado di ronda”

Un gesto della mano a mo di saluto e lasciò l’acquario sentendosi immediatamente più leggera senza più gli occhi di Jim piantati sul suo viso.

Guardò l’agenda con uno strano simboletto sulla data.

Quella sera doveva lavorare.

 

..i can tell you why  the end will never come, i can tell you on the shadow on the sun..

 

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Capitolo 10
*** L'ombra sul sole ***


Shaz scivolò silenziosissima nelle docce della palestra per figli di papà altolocati che occupava metà palazzo del nuovo gratt

‘Once upon a time..

 

Lo senti? Respira. Respira a fondo e riempiti i polmoni. Questo è l’odore della ricchezza.

Lo senti per bene?

Respira l’odore della notte prima di fare ciò che devi. 

 

Odore d’acqua, di profumo…dolciastro e speziato al tempo stesso.

Odore di asciugamani bagnati e di cotone asciutto, una nota morbida e calda.

Odore di sigarette fumate una dopo l’altra, odore di tappezzerie di automobili costose, di lucido da scarpe, pungente e con una inflessione legnosa a tratti asprigna.

Niente profumi femminili, niente deodoranti delicati, niente lacca per capelli… non in quell’ala dello spogliatoio.

Dopobarba costosi e sudore misti all’odore caratteristico di gomma e ferro delle attrezzature sportive.

 

Respira…

 

Scivola silenziosamente, non farti scoprire. Non c’è nessuno, ma sta attenta! Non distrarti!

Socchiudi gli occhi alla nebbiolina dovuta al vapor acqueo e muoviti lentamente, nelle docce della palestra per figli di papà altolocati che occupa metà palazzo del nuovo grattacielo. Muoviti come ti hanno insegnato in polizia.

 

‘..i could read your thoughts and tell you what you saw and never say a word..’

 

Le lenti azzurre le davano fastidio, probabilmente aveva qualcosa nell’occhio. Non si fermò a controllarlo, ipnotizzata dall’odore che sentiva.

 

L’hai sempre sentito in una famiglia con troppi maschi, vanitosi e spendaccioni per la cura del proprio corpo.

Quella nota bassa.. ti ricorda papà non è vero? Quando eri piccola e ti stiravi tutta per abbracciarlo prima che andasse a lavoro e già sentivi l’odore di olio della pistola d’ordinanza che portava appesa alla cintura. E già sapevi cosa avresti fatto.

‘Fai la brava e aiuta la mamma’

Si papà…papà? Quando sarà grande potrò fare il poliziotto come te?

‘Vedremo, tesoro. Non vuoi fare la ballerina come le tue amichette?

‘No, io voglio arrestare i cattivi’

 

E papà rideva e si strizzava l’occhio con la mamma che scuoteva la testa e affermava di aver messo al mondo quattro maschi.

 

Non sarebbe fiero di te, lo sai vero?

 

Tirò dritto verso la ‘povera preda’ che avrebbe fruttato un lauto compenso a Jesus e un cospicuo guadagno personale. Stata diventando ricca con quel mestiere. …per forza Maret sfoggiava vestiti d’alta sartoria e Jack andava in giro come un manichino di Valentino!

Poteva dare l’anticipo per la nuova casa senza preoccuparsi del mutuo e delle spese di ristrutturazione.

Ci aveva pensato più di una volta a lasciare la Villa, ma come avrebbe spiegato ai suoi colleghi l’improvviso arricchimento?

Un poliziotto non guadagna un cazzo, è risaputo. Non poteva certamente inventarsi un’eredità poiché i suoi erano in piena salute e ancora mantenevano contatti con i grandi vecchi alla stazione di polizia.

Poteva sempre affittare un pied -a- terre privato sotto falso nome.

 

L’idea di una vita solitaria la deprimeva. Questo era il motivo principale per cui non mollava tutto e se ne andava a stare da sola. Era sicura che si sarebbe rinchiusa dentro, senza rispondere alle telefonate, senza andare a lavorare, lasciandosi sprofondare lentamente nell’apatia.

Il contatto con quei quattro caciaroni della villa le garantiva un contatto umano che necessitava alla sua natura di allegrona nata, ormai soppressa dalla tristezza perenne.

E poi si sentiva in dovere di badare a Jesus.

Shaz si addossava l’intera colpa di quello che era successo a Maret, anche se lui continuava a negare la sua responsabilità nella scelta drastica della donna.

Alla fine era Jesus che la consolava. 

 

‘..staring at the loss, looking for the cause and never really sure

nothing but a hole, to live without a soul and nothing to be learned..’

 

Anche li…quegli odori forti e insinuanti. Una casa con troppi uomini.

Anche li…quella nota bassa che spadroneggia in tutte le stanze….

Anche quando non c’è, è sempre presente….

 

Non respirare.

 

Si avvicinò all’uomo di mezz’età che si stava asciugando la faccia con una salviettona bianca e un asciugamano avvolto attorno ai fianchi leggermente appesantiti e gli sparò senza alcun rimorso.

Shaz guardò per qualche secondo il sangue che fluiva verso il condotto di scarico e girò su se stessa, ritrovandosi di fronte un uomo in accappatoio che guardava la scena allibito.

La sorpresa fu tale che Shaz si lasciò scappare un gemito e balzò all’indietro mentre l’uomo alzava la mano e faceva dei cenni negativi “non mi sparare...ti prego..” Singhiozzò vedendola sbattere gli occhi e indurirli un attimo dopo.

“Non dovevi esserci…”mormorò alzando la pistola verso di lui “non toccava a te”

 

‘..i can tell you why people die alone..

 

Quando il secondo corpo cadde a terra, la donna barcollò leggermente, tentando di prendere aria dalla bocca e ansimando per l’adrenalina che pompava furiosamente attraverso il suo corpo troppo magro.

 

Non respirare! Non respirare!

 

Scappò a gambe levate, saltando sulla moto parcheggiata in un angolo buio e gettando in un cassonetto, a parecchi isolati di distanza, la parrucca che indossava. 

Non toccava a te, perché ti sei messo sulla mia strada? Pensò disperata sfrecciando a tutta velocità verso la villa.

 

‘..i can tell you why people go insane,i can tell you why the end will never come, i can tell you on the shadow on the sun..’

 

Di nuovo quell’odore di ricchezza. Familiare stavolta, un profumo che mi appartiene.

 

Non voglio più farlo! Non voglio più farlo! Non mi possono costringere! Non voglio più ammazzare nessuno!

 

Una volta dentro, sorpasso a tutta velocità la figuretta snella di Ariel in procinto di uscire per una seratina romantica…una fitta di invidia profonda mi trapassa per un istante. Mi lancio verso lo studio di Jesus ancora più arrabbiata. Spalanco la porta trovandolo intento a giocare a carte con il MIO acerrimo nemico. Ma lo sa che bara?!

 

‘...a candle in memory of the one who lived inside my skin...’

 

L’occhiata sorpresa che mi lancia Jesus, fa saltare definitivamente i miei nervi messi a dura prova.

“Mi hai detto che c’era solo lui nella palestra a quell’ora!” urlo afferrandolo per la maglietta e scrollandolo “ho dovuto uccidere un innocente! Un altro! Non bastano tutti quelli che ammazzo per te, dovevo anche..

Smetto di urlare rendendomi conto che la colpa non è sua, che sono cose che possono capitare. Imprevisti del mestiere. Come al lavoro, quando esci di ronda e ti ritrovi a freddare un ragazzino che ha la metà dei tuoi anni, per il solo fatto che il piccolo fetente impugna la pistola e sta cercando di farti la pelle.

Abbasso la testa inghiottendo le lacrime incipienti. Allento la stretta cercando una scusa plausibile per quello scoppio di rabbia. Sono isterica e sono frustrata! Certe volte mi domando quanto avrò il coraggio di spararmi un colpo e mettere fine a quest’assurdità che chiamano ‘vita.

Sto girando a vuoto da troppo tempo. Dio, quanto è brutto...fare… quello che faccio.

 

E perché lo fai?

Che altro potei fare?

 

Jesus le afferra le mani, per nulla offeso dal suo sfogo. “Può capitare, non starci a pensare” mormora staccandola da lui con una pacatezza che stupì Votan: lui le avrebbe urlato addosso, dopo una scenata del genere.

 

Alzo il viso contratto e rigato dalle lacrime. Ancora una volta sono riuscita a fare la figura della cretina con lui. Perché sento il mio già scarso livello di maturità, prendere definitivamente il volo, quando sono vicino a quella gente?

Annuisco più volte muovendomi all’indietro e mordendo le labbra che tremano. “Scusa…i nervi…”

Una volta pensavo di essere una persona buona, almeno decente. Mettevo i cattivi in prigione e ne ero orgogliosa. Un disastro sentimentale lo sono sempre stata…

 

Respira. Un odore familiare….ti fa stare bene, lo senti vero?

È Jesus

Non è Jesus.

 

Mi sento osservata.

Lasciami stare e non ti ci mettere anche tu! E’ colpa tua se sto così di merda!!

Giro lo sguardo verso Votan che attende con il volto impassibile di ricominciare la partita interrotta.

I suoi occhi si fissano nei miei e restano a guardare le tracce umide che sto togliendo con le mani, arrabbiata e imbarazzata per lo sfogo. Cos’è quella? Tenerezza?!  Figlio di puttana, non compatirmi mai.

 

Ma perché non la smetti e non torni al tuo vecchio lavoro? Non ci sei portata” afferma con voce pacata, mischiando le carte senza guardarmi.

Già…perché non lo faccio?

Perché dovesti andartene di qui. E tu non vuoi farlo.

 

Non è stato offensivo o ironico. Ha parlato chiaro. È un dato di fatto, non ci sono portata per questo lavoro. Non sono abbastanza fredda e lucida. Non sono un’assassina io.

 

Respira, calmati.

 

È colpa sua: finchè no c’era lui, avevo svolto tutti i  compiti assegnatami con rapidità e precisione..

Non è vero. Ci stavi male, ma non lo sentivi perché eri morta dentro.

Anche adesso…

Menti sapendo di mentire.

 

“Hai ragione “ammetto a bassa voce. Lui alza gli occhi e mi guarda per qualche istante,  giocherellando con l’angolo delle carte.

“Non sono una killer. Sono un poliziotto e metto i cattivi in galera. Dovrei tornare al mio vecchio lavoro, dare l’indirizzo di questo posto e farvi arrestare tutti. Siete tutti da sedia elettrica…come la sottoscritta”

Ho parlato con una strana inflessione nella voce. Le mie orecchie l’hanno registrata con un attimo di ritardo e quando me ne rendo conto ho una pistola per mano e li tengo sotto tiro entrambi.

Ho avuto una serata di merda, è giusto prendermela con qualcuno. Perché non con loro?

 

Arretro dalla scrivania e li guardo a turno. Jesus mi fissa impalato, con una luce oscura negli occhi c che non gli ho mai visto e Votan ha smesso di giocare con le carte e mi sta guardando. Inclina la testa da una parte e appoggia il mazzo sulla scrivania incrociando le dita delle mani. Jesus sembra un felino sul punto di balzare sulla preda: è teso e nervoso e continua a fissarmi.

“Basterebbe una pallottola ciascuno. Una presa d’aria per fare respirare meglio il cervello..” Mormorò incantata dalla situazione.

 

Stai tenendo sotto mira due killer! Due killer con le contropalle! Quelli ti si bevono a colazione!! Hai visto cosa a fatto Votan a Nass e sai cosa ha fatto Jesus, te l’hanno raccontato nei minimi dettagli!

Si e allora? La pistola ce l’ho io, adesso.

 

Mi muovo verso il telefono, muovendo alternativamente l’unica pistola che tengo in mano mentre compongo il numero della polizia.

“Shaz…lo scherzo non è divertente” sibila Jesus alzandosi lentamente finchè non muovo la pistola e lo risbatto a sedere

“Ti sembra che stia giocando?” domando con voce stranamente tranquilla.

 

Lo senti l’odore del pericolo? Inebriante vero?

Respira forte…questo è l’odore dell’adrenalina, questo è il vero odore della paura: sordo, battente e altalenante.

“Ciao June, passami Drake. C’è ancora o se n’è andato?” domando alla centralinista che smista le chiamate.

 

“Non sai mai quando fermarti…”

 

La voce roca di Votan mi distrae e la cornetta scivola dalla spalla battendo contro la scrivania. Succede tutto troppo in fretta!

Dopo un secondo, Jesus ha strappato il filo dal telefono e Votan mi ha fatto volare la pistola di mano. Il dito scatta e una pallottola finisce fischiando contro il soffitto, mentre soffro sentendo il braccio che viene piegato all’indietro con violenza. 

 

“Ma sei impazzita?!” mi urla nelle orecchie incredulo “dopo questa, niente dolci per un mese!”

 

A malapena lo sento, rendendomi conto di quello che stavo per fare un attimo troppo tardi.

 

I due uomini si guardano senza proferire parola. Era un pericolo vagante, quella donna! Potevano anche ritrovarsi la polizia dentro casa, una sera di quelle!

Jesus la fissò arrabbiato mentre Votan la rimetteva in piedi e lei continuava ad avere quell’espressione vacua e assente. Stavolta aveva esagerato.

“Portala giù di sotto” gli ordinò con voce cupa, facendogli alzare gli occhi all’improvviso.

“Nel sotterraneo?!” esclamò allibito. In quella merda di saletta fatta apposta per interrogare i più fetenti figli di puttana che avevano avuto il dispiacere di mettersi sulla loro strada? In quello schifo lugubre e senza uno straccio di contatto con l’esterno?!

Jesus annuì con irritazione, pensando che le ci volesse ‘una sana bastonata terapeutica’

 

Perché non mi spari un colpo e via?” gli domandò d’un tratto con un sorrisetto. Shaz inclinò la testa da un lato, muovendo appena i polsi che Votan le teneva fermi dietro la schiena.

 

Jesus sorrise sinistramente facendole morire il risolino “perché accontentarti? Non mi piace dare troppa soddisfazione alle donne, poi se ne approfittano” ridacchiò rimettendosi a sedere e riallacciando il telefono.

“Adesso chiami i tuoi amici e gli dici che non stai bene, che sei indisposta e tutte le balle varie che solo voi donne sapete inventarvi e ti prendi una settimana di ferie.”

Raccolse l’arma che aveva abbandonato in terra e glielo puntò alla tempia “e attenta a quello che dici che ho l’indice sensibile stasera” sibilò componendo il numero e accostandole la cornetta all’orecchio. “Casomai, tu sposta la testa” disse a Votan con un sorrisino divertito che lo lasciò incredulo.

Beh, la fama era quella e le voci non erano state gonfiate. E lui che pensava di essere abbastanza cattivo…

 

“Brava ragazza. Adesso giù nei sotterranei e ringrazia che ho mal di testa altrimenti una sana lezione non te la toglieva nessuno. Le disse appoggiando il telefono soddisfatto “mi hai interrotto la partita, mi hai strillato nelle orecchie e puntato una pistola contro! Un’altra persona sarebbe morta per molto meno. Adesso...aria! Non voglio più vederti per una settimana minimo.” Le disse sventolando una mano e tornando ad appoggiarsi alla propria poltroncina.

“Una settimana? La dentro?!” esclamò Votan che era stato ad ascoltare con crescente nervosismo

Jesus annuì seccato “anche di più se non me la togli di torno all’istante”

 

Dopo un secondo, Shaz fu catapultata nel corridoio e quasi inciampò contro la ringhiera di legno. Si ritrovò a guardare il nulla e il pavimento lontano del salone temendo di cadere di sotto. Votan la afferrò per la maglietta tirandola contro di se e portandola in salvo “ma che cazzo ti dice la testa? Imbecille!” sibilò a bassa voce spingendola davanti a se “ in quello schifo di sotterraneo non ci farei stare neanche un cane!”

“Ah già... non sono più passata al canile” la sentì borbottare a bassa voce. Quando incrociarono Jack che saliva dall’armeria con una pistola in mano, lo fermò ansiosa “andresti con Ariel al canile domattina? Io sono in punizione” ridacchiò facendo sgranare gli occhi al ragazzo che guardò Votan ammutolito dalla rabbia.

Seguì con lo sguardo il lento spalancarsi di quella porta che conduceva giù nel sotterraneo e che non veniva quasi mai aperta. I cardini cigolarono raggelando la spina dorsale del ragazzo “ma dove la porti?!” esclamò in fretta al collega che non lo degnò di un’occhiata. Ma che cavolo sta succedendo?!

 

***

 

Silenzio…lo senti?

Ti entra nelle orecchie continuamente.

Silenzio…respira.

Odore di muffa e di chiuso. Odore di carta da parati sudicia e intonaco che cade a pezzettini piccoli piccoli, se lo gratti via con l’unghia.

Il pavimento stride leggermente quando ci strusci la scarpa sopra…è l’intonaco che sto sgretolando con le unghie. Mi s’infila sotto e mi costringe a fermarmi per toglierlo.

Appoggio la testa al muro, spalla contro parete.

 

Ascolta.

Una vibrazione. Macchine che escono dal garage interno. Voci concitate.

È nella mia testa o stanno litigando lassù?

Tolgo la giacchetta che ancor indosso e resto solo con la maglietta.

 

Senti. L’aria calda proviene da qualche buco che non riesco a trovare. Almeno sto fresca, nella mia cella di punizione.

 

Me la sono proprio cercata. Che mi è saltato in testa di chiamare la polizia…dovevo essere impazzita. Certo che quando si arrabbia Jesus fa paura!

Sto qua dentro da un giorno solo e già mi taglierei le vene dalla noia. Non era così che avevo immaginato di finire i miei giorni.

 

Altre voci concitate e altre urla. Ma chi è? Che palle, non venite a litigare dietro la mia porta!

 

“Me ne sbatto! Questo non è un fottuto lager e quello non è Hitler! Dammi quelle cazzo di chiavi!”

“Peggiori la sua situazione così!”

“Dammi le chiavi e non seccarmi!”

 

Ariel sta litigando con Votan. Ma come, andavano così d’amore e d’accordo.

 

La porta viene aperta all’improvviso e la ragazza balza dentro correndo verso di me “alzati.” Mi ordina tirandomi per un braccio.

“Lasciami qui. Fa fresco, fuori si muore di caldo” mormoro senza spostarmi di una virgola.

Che cazzo dici?!” urla la ragazza scrollandomi “Siete tutti impazziti in questa casa!”

 

Mi alzo sbuffando e la seguo mentre sorpassa Votan che attende sulla porta con uno sguardo tranquillo negli occhi. 

“Aspetta.” Mormora alla ragazza che sta quasi correndo. Le tira un mazzo di chiavi e neanche mi guarda. “Portala a casa mia” 

 

 

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Capitolo 11
*** Respira... ***


Ci sono case che hanno un’anima nascosta e puoi vederla solo se qualcuno te la mostra e ci sono persone che hanno il fuoco den

Ci sono case che hanno un’anima nascosta e puoi vederla solo se qualcuno te la mostra e ci sono persone che hanno il fuoco dentro, che ti brucia la pelle e il cuore quando ti avvicini troppo…

 

Sei qui da sola, in un posto che non conosci, pregno di quel profumo basso e insistente che ti fa stare bene.

Sei da sola in un appartamento chiuso da troppo tempo e non sai dove sederti perché t’intimorisce tutta quella novità, t’intimidisce guardarti intorno e toccare le cose che non ti appartengono. Oggetti estranei che hanno una storia che tu non conosci. Oggetti che appartengono ad una persona che in questo momento sta probabilmente prendendosi una sfuriata per te.

Ariel ti ha lasciato da sola perché aveva una lezione.

 

‘Lezione?’

‘Ho lasciato la scuola troppo presto e sono più ignorante di una capra. Mi sono segnata al liceo, tanto ho un mucchio di tempo libero e lavoro si e no una volta a settimana.’

‘Hai avuto una bella idea.’

 

Una sensazione opaca mi annebbia la testa come orzata densa mentre mi siedo sulla prima sedia che mi viene a tiro. 

Che ci faccio qui? Mi domando restando rigida con la schiena, le mani infilate fra le ginocchia unite e una caviglia leggermente piegata verso l’esterno.

 

Odora.

Legno del parquet, cuoio delle poltrone. Quell’odore strano che hanno solo gli impianti hi-fi e i negozi di dischi.

La vicina sta cucinando del pesce, sento provenire del profumo da sotto la porta.

Non mi piace il pesce, mi da la nausea. Apro la finestra della stanza lasciando che il sole inondi il pavimento. 

Odore di sudore. Sono io, avrei bisogno di fare una doccia.

Che cosa ci faccio qui?

 

Ascolta.

Rumori della strada, la lucidatrice del piano di sopra che sta passando in questo momento sopra la mia testa. Una sedia spostata, qualcosa che cade con un rumore di vetri rotti e un’imprecazione di rabbia.

Musica soffusa, un concerto di violino.

Una casa come tante altre, molto bella, molto…calda.

Questa casa è terribilmente calda. Sembra fatta apposta per le famigliole con tanti bambini.

Una casa accogliente.

La casa di un killer.

…..

Però è accogliente. 

 

Tocca.

Superficie lisce, fresche…ci passo i polpastrelli sopra. E’ un po’ polverosa. Legno ruvido sotto le dita, il disegno a rilievo di un pannello di compensato.

 

Lo scricchiolio del parquet quando sollevo un piede, muovendomi verso il resto dell’appartamento.

 

Un interruttore che scatta. La lampada bassa illumina la cucina piccola e pulita. C’è una tazza lasciata nel lavello e un cucchiaino dentro…chissà da quanto tempo sta li.

Il frigo è quasi pieno….ha la passione per la senape? Mi domando osservando i numerosi tubetti che giacciono in fondo ad un ripiano metallico.  

Cerco il secchio della spazzatura. Si possono capire molte cose frugando nell’immondizia.

Niente da fare. L’ha portata via prima di andarsene…ma ha lasciato una cosa… mi piego e raccolgo una striscetta di plastica. Mh...ha la passione per il ketchup, non per la senape: quella è la confezione che teneva insieme i due tubetti.

 

Esco dalla cucina, attraversando il corridoio corto e spoglio. Non una stampa alle pareti, niente quadri. In compenso gli piacciono i soprammobili strani e ha una libreria stracolma che mi fa sgranare gli occhi.

La mia libreria piena dei libri di papà è stata bruciata da quella pazza mitomane di cui non voglio neanche ricordare il nome…

Thriller, fantascienza...noir, bello, quel genere mi piace molto, fantapolitica...solo gli uomini possono leggere quella noia della fantapolitica, gli ultimi best seller…mh…legge parecchio, quando trova il tempo se sta perennemente in giro? Forse quando se ne va dalla villa viene qua, si sdraia sul divano con una birra in mano e legge.

Strano: non c’è neanche una saga scabrosa in mezzo a quest’accozzaglia di libri? Che razza di maschio è? Ah, no, ecco qua un bel libro interessante…e bravo Votan…noo è in lingua! Come faccio a leggerlo?! Lo rimetto al suo posto dopo aver lanciato un’altra occhiata alla copertina illustrata da Rojo.

Due porte.

Bagno e camera da letto. Quale delle due per prima?

Sento nuovamente quell’odore di sudore acido e una sensazione sgradevole di sporcizia addosso e decido per il bagno. Mattonelle azzurre. Non male, molto bello. Beh? Niente vasca? Sta scherzando?! Come fai a sopravvivere senza vasca, d’inverno?

Curioso per un po’ mentre il tubo della doccia mi guarda e mi attira con una vocetta insinuante verso di lui. Stai buono, tu ed io faremo una bella chiacchierata dopo.

Una conversazione molto lunga: se non mi tolgo questi abiti di dosso al più presto e mi ficco sotto l’acqua fredda, svengo!

Lascio la porta del bagno aperta e guardo quella della stanza da letto. Ricordi quello che è capitato l’ultima volta che sei stata ospitata? Potresti trovare qualcosa che non ti piace, quindi evita di metterti a frugare.

Appoggio le dita sulla maniglia e le ritraggo subito. Perché non ti piazzi su quel bel divano e la fai finita? Lascia stare…poi ti si scatena la fantasia e la notte non ci dormi.

Giro le spalle urtando un mobiletto. Un oggetto cade a terra e rimbalza. Meno male che non è di vetro!

Mi chino a raccoglierlo e sento…

 

Annusa forte: quest’odore, santa miseria…guardo la porta tremando e mi raddrizzo lentamente, rimettendo al suo posto l’oggettino con una sottile scossa che mi attraversa le dita.

Odore di morte, di metallo…sangue ed escrementi…un cadavere?!

 

Apro la porta con timore..

Sangue… sangue sul pavimento…una strisciata lunga e continua fino alla finestra aperta. Il vento fa muovere le tendine…

 

Mi viene la pelle d’oca quando spalanco la porta e quell’odore m’investe come un calcio nello stomaco.

Mi stacco leggermente dalla cornice e arretro di qualche passo. Le gambe tremano come impazzite.

CHE COSA E’ SUCCESSO QUA DENTRO?!!

Indietreggio ancora e scivolo sul niente, dando una schienata al muro. Il cadavere smembrato sul letto, sangue ovunque e la lettera sul muro..

 

Nonquinonqui, NON QUI!!!

 

O porca puttana…cristo santo…” 

 

Le mie labbra si muovono da sole e continuano a borbottare farsi sconnesse, scrollando la testa per cercare una spiegazione a tutto quel…sangue...tutto quel sangue….

 

Mi tappo la bocca per non cominciare ad urlare. Barcollo all’indietro cadendo e urtando la testa contro uno spigolo e continuo a strisciare verso il salotto, quando arrivo in prossimità del telefono che afferro per il filo e tiro giù con mani tremanti e scattose. La cornetta mi cade in testa e sto per comporre un numero quando mi ricordo di due cose fondamentali:

 

1° sono sulla scena di un crimine efferato.

2° questa è la casa di un killer con un morto scannato nella sua camera da letto.

3° se telefono alla villa, la polizia vedrà i tabulati e allora saranno cazzi acidi.

 

Chefacciochefaccio?! CHE FACCIO?!

Mi frugo nella tasca cercando il cellulare. Ha la batteria quasi scarica e devo essere veloce e coincisa.

Votan mi risponde al secondo squillo, particolarmente sorpreso. “Vieni qui…di corsa, sbrigati!! Portati qualcosa per cancellare le impronte…dobbiamo cancellare le tue impronte!”

 

“Shaz, calmati, che sta succedendo?”

 

Inghiotto guardando la batteria che lampeggia “il serial killer, quello su cui sto indagando…ha deciso di usare camera tua per ammazzare un poveraccio.”

 

***

 

“Porca puttana…guarda te che cazzo di casino! Ma quello sta aggravato, per fare una cosa del genere!”

Shaz lo guarda mentre resta a sua volta raggelato alla scena terribile nella camera da letto.

 

“Figlio di puttana, proprio casa mia doveva usare?” lo sento bisbigliare fra i denti.

“Non toccare niente” questa frase mi sale automatica alle labbra mentre lui si gira e mi osserva continuare a tormentare un angolo della maglietta che sta assorbendo il mio sudore ancora una volta.

“Devo chiamare la polizia e aggiungere quella Y alle altre lettere” mormoro con voce incolore. “Poi devo chiamare quel coglione criminologo e starmi ad ascoltare le sue supposizioni sulla probabile pazzia di quell’uomo.

“Mh…e ti ci vuole uno psicologo per capire che quello è toccato di cervello?” Mi domanda d’un tratto. Sento la sua voce vicina e resto immobile a guardare la stanza che doveva essere accogliente come il resto della casa, quel letto che doveva essere comodo, i cuscini colmi del suo profumo basso…

“Ascolta: adesso ce ne andiamo di qui. Quest’appartamento è intestato ad un uomo che non esiste e non risaliranno mai a me. Shaz mi senti?”

Alzo la testa mentre Votan mi fissa preoccupato e mi tocca il viso con entrambe le mani, facendomi sussultare “torna lucida. Dimmi cosa hai toccato, devo cancellare le tue impronte.

E le tue?”

“Io non ho impronte digitali, non te l’avevo detto?”

“No”  

“Un’idea niente male che mi è venuta un sacco di anni fa” mi spiega continuando a tenermi in quel modo e ad accarezzarmi la pelle sotto l’orecchio sinistro. “Fa mente locale e comincia ad indicarmi la prima cosa che hai toccato” mormora con lo sguardo tranquillante, spostandomi i capelli dalle tempie e dalla fronte e piegandosi su di me. Mi fa venire i brividi.

 

Dopo mezz’ora, Votan mi trascina fuori casa, facendomi salire su una macchina sconosciuta.

“E’ tua?” Gli domando ancora annebbiata dalla situazione. Mi sono mossa come un automa per tutto il tempo, osservandolo mentre ripuliva le mie impronte con una soluzione apposita.

“Figurati se è mio, sto catorcio. L’ho rubata.” Mi risponde guidando in tutta fretta verso un lato della città che non frequento mai. Si ferma ad una cabina del telefono e chiama la polizia avvertendoli dell’omicidio in un appartamento poco distante da li.  

“Le telefonate anonime non vengono prese in considerazione” gli dico quando ha attaccato.

“Per quello gli ho detto che c’è una lettera sul muro” risponde sospingendomi verso la macchina. “Stronzo… avevo ridipinto quella camera personalmente!”

Perché non mi hai fatto telefonare?”

“Pensaci un po’ su” risponde con un sorriso vacuo.

Capisco solo in ritardo il perchè del suo gesto: come avrei spiegato la mia presenza sulla scena del crimine? Casualità? Stavo in casa di un amico? Chi è questo amico?

Troppe domande a cui non avrei saputo rispondere lucidamente, combinando un'altra volta un casino e facendo passare un guaio a qualcuno.

 

Sono frastornata, assente e distratta e non vedo l’ora di rintanarmi nella mia stanza.

“Jesus sa che mi avete fatto uscire?” gli domando facendolo frenare di botto. Si slaccia la cintura e si gira verso di me col viso serio. “Sai quanto me ne frega di quello che pensa. Come ti senti?”

“Un po’ una schifezza...ho bisogno di fare una doccia. Non mi piace il tuo bagno, non ha la vasca” sussurro slacciandomi la cintura e seguendolo verso… la mia moto?

“Pensavo che ti avrebbe fatto piacere farti un giro con la tua adorata” mi dice porgendomi il casco.

Io lo afferro e ci giocherello ancora svagata. “Grazie...avrei preferito un comodo passaggio su una bella Mercedes, in verità. Sono un po’ stanca per guidare.”

Quella stramba sensazione mi è calata addosso dopo aver fatto la telefonata a Votan ed essere rimasta ad osservare lo sfacelo nella stanza.

“Sali dietro”

Quando sollevo gli occhi dal casco, sua signoria è gia salito e spadroneggia sulla mia moto. Altro che farmi un piacere… non vedeva l’ora di farci un giro! Non dico niente perché sono stanca e abbastanza sull’orlo delle lacrime. Una sensazione di gonfiore alla pancia si fa sentire prepotente e quando lo abbraccio, appoggiando il seno sulla sua schiena, sento che mi duole. Che strazio.

 

Torniamo alla villa in pochissimo tempo, neanche un quarto d’ora d’orologio. Per forza: il signore ha bruciato i semafori e fatto scattare qualche autovelox…indovinate a nome di chi arriveranno le multe? Te le faccio pagare, non credere.

Quando frena e si raddrizza, togliendosi il casco, resto appoggiata a lui. Sto troppo comoda per lasciarlo andare. Lo sento voltare la testa, sento che mi sta guardando…lo percepisco dai muscoli della schiena che cambiano angolazione.

Mi accarezza per qualche secondo le mani ancora strette attorno alla sua vita ed è solo in quel momento che faccio forza su me stessa e mi raddrizzo, scendendo dalla moto con aria sempre più stanca.

“Ti fa sempre quest’effetto una scena del crimine?” mi domanda restando seduto e posando il casco sul sellino nero.

“No, sono solo stanca… ho bisogno di dormire e farmi una doccia” rispondo appendendo il mio sul manubrio.

 

Sente crescere la nota umida della sua voce e scorge un barluginio di lacrime che scompaiono, cancellate da un rapido batter d’occhi.

Istintivamente allunga una mano per farle una scafetta affettuosa sui capelli e se la ritrova addosso un po’ tremante. “Grazie…”

Votan non le risponde continuando a stringerla e a trascinarla verso l’ingresso. “Si, hai proprio bisogno di riposo, non sei in te..” Le dice accompagnandola verso la sua stanza.  

 

Trattengo le parole in gola per non farle scivolare via, come se camminassi su un pavimento bagnato. In quel secondo sento qualcosa cedere a livello del ventre, come uno strappo improvviso che mi fa sospirare…ecco la spiegazione alla strana sensazione!

Votan si è fermato e continua ad accarezzarmi la schiena andando su e giù…su e giù…Sono di fronte alla mia stanza e me ne rendo conto in ritardo. Mi sposto un po’ troppo velocemente da lui, imbarazzata e a disagio per la situazione. Tutta la situazione.      

 

Quando ti sarai fatta quella benedetta doccia e avrai ancora bisogno di stare attaccata a qualcuno come la colla, sai dove trovarmi” bisbiglia nel mio orecchio con il sorriso fra le parole.

“Avrei bisogno di dormire per giorni interi. Tra poco gireranno la chiamata al nostro dipartimento che si sta occupando del caso e mi chiameranno…dio, non mi va di rivedere quella scena tremenda. Borbotto continuando a passargli le unghie sulla maglietta. “Posso venire… da te? Posso? Non mi va di stare sola.”

“Certo.”

Certo...non mi avrebbe mai detto di no. “Allora arrivo fra dieci minuti” sussurro entrando nella stanza e liberandomi dei vestiti stancamente.

Mi ficco sotto l’acqua tiepida e ci resto per un bel po’ di tempo, finchè il dolore al ventre non mi riscuote.  Dio, ti prego...fa che quella telefonata arrivi tardi. Dio, ti prego…non adesso che sto così male, voglio stare un po’ con lui.

 

Esco dalla mia stanza con i capelli ancora un po’ umidi e imbottita di analgesici, finalmente pulita e profumata.

 

Respira… frutta matura e deodorante delicato…respira…il sentore di caramella del bagnoschiuma che è rimasto sulla pelle.  

 

Busso alla sua porta con un certo batticuore, il cellulare in mano scarico e la batteria di ricambio già pronta. Devo solo sostituirla. 

Quando mi apre con un sorriso carino, resta a fissarmi soddisfatto e poi mi fa entrare aprendomi la porta per intero.

 

Respira…nota bassa e pulsante. Invade la stanza…che pace c’è qui.

Il fresco del lenzuolo sul quale mi siedo e quella mano calda che continua ad accarezzarmi la spalla...

Il mio abbigliamento è un po’ troppo informale?

Quando Votan vede la stampa sulla la mia maglietta, ridacchia a bassa voce “è proprio da te” sussurra indicando l’orsacchiotto addormentato che stringe un cuscino a forma di cuore.

“E’ la mia preferita, mi concilia il sonno” gli spiego tirando su la spallina che deve sempre cadere per qualche strana legge fisica che non si applica alla sua gemella.

“E’ molto carina, come te…” mormora continuando ad osservarmi e scostandomi i capelli dal collo.

Quel solletico interno, ogni volta che lo fa…

Maledetta fitta, penso stringendo le labbra per qualche istante, passandomi una mano sulla pancia, sotto la magliettona larga. Votan mi toglie il cellulare di mano mentre lo smonto e lo appoggia sul comodino “Devi riposarti, non vai a lavorare stasera. Sei stanca e non stai bene.” Decide risedendosi accanto a me e guardandomi. Mi infila il naso fra i capelli facendomi sorridere e annuisce soddisfatto “molto meglio, adesso… viene voglia di mangiarti” ridacchia tirandomi contro di se e facendomi sdraiare comodamente.

“Non sono commestibile, sono anche un pò anemica in questo momento.” La sua mano scende sullo stomaco e più giù, sulla pancia gonfia e dolorante, scostando delicatamente la mia e posandovisi sopra: una sensazione di benessere mi rilassa totalmente quando comincia ad accarezzarmi.

“Allora stasera bistecca. Va bene?”

“Si…però voglio anche le patatine fritte o non se ne fa niente”

“Come no…”

Resta così, coccolandomi e parlando di stupidaggini finchè non sento un sonno pressante che mi schiaccia contro il letto e contro di lui.

Chiudo gli occhi e mi addormento, dimenticando il dolore, la paura, la sorpresa e il fatto che quando mi sveglierò sarà tutto molto diverso. 

 

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Capitolo 12
*** Baciala e poi lasciala andare... ***


“Ti ha fatto male toglierle

Quanto tempo era che non baciava una donna?Troppo, decisamente troppo!

Votan la osservava dormire placidamente, sdraiata su un fianco, un po’ raggomitolata, una mano infilata sotto il cuscino e l’altra abbandonata sopra. Le sue dita si muovevano leggermente, il seno si sollevava e abbassava ritmicamente, gonfiando l’orsacchiotto che riposava sulla sua magliettona larga. 

La osserva da quasi un’ora  e ancora non era sazio di quella visione angelica che giaceva compostamente accanto a lui. Si sdraiò sullo stomaco e la guardò mentre muoveva la testolina sul cuscino e lo sistemava meglio sotto il collo.

Allungò due dita toccandole appena la guancia fresca e scostando qualche ciocca corvina che era sfuggita alla massa arricciolata che inondava la federa di un colore tenue e rilassante.

Seguì con gli occhi la curva del fianco che scendeva verso le sue gambe meravigliose e nude, coperte solo da un paio di pantaloncini aderenti che mostravano maliziosi l’elastico degli slip.

Ma come fa ad essere così bella? Si domandò avvicinandosi lentamente. La donna abbandonò la sua posizione con un sospiro, mostrando tutta la pienezza del seno a Votan che restò a fissare per qualche minuto trattenendo il respiro.

La vide toccarsi la pancia con una smorfietta di dolore che le piegò la bocca e fece spuntare una ruga fra le sopracciglia.

Deve essere una scocciatura bella e buona, pensò sentendola mugolare, un suono caldo come la neve sciolta nel palmo della mano. Shaz voltò su se stessa nuovamente, dandogli le spalle e permettendogli di ammirare un altro lato di lei che Votan aveva già ampiamente conosciuto e tastato senza ritegno più di una volta.

Senza vergogna, proprio! Si disse avvicinandosi ancora.

Se la fortuna lo avesse aiutato, si sarebbe stancata presto anche di quella posizione e sarebbe finita fra le sue braccia dove l’avrebbe accolta con mooooolto dispiacere!

S’incantò a guardarla, così rilassata e indifesa, così…dolce.. un sentimento che lo aggredì e lo lasciò senza parole, solleticandolo sotto il diaframma come una mano dispettosa. Dimenticò tutte le sconce considerazioni che aveva fatto prima e fissò le labbra che si aprivano leggermente…

Se ne sarebbe accorta? Se l’avesse baciata, se ne sarebbe resa conto?

Si sdraiò accanto a lei, attaccandole il torace alla schiena e appoggiando il mento su una mano, continuando a fissarla fra la voglia di baciarla che lo divorava e il timore che lo scacciasse che lo frenava. La sua mano si mosse, toccandole la spalla nuda e la pelle sottile della tempia. La vide sorridere appena e continuò, umettandosi istintivamente le labbra. Si sporse su di lei, mentre la sua mano scivolava sotto la spallina e Votan avvampava, rendendosi conto di quanto fosse soffice e levigata la sua pelle sul decolleté...risalì lentamente sotto la gola e sentì il respiro che cambiava… Baciala. Un bacio solo e poi lasciala andare, si disse piegandosi su di lei con un’ansia tremenda addosso. Non ti svegliare proprio adesso, la supplicò circondandola con il braccio e alzandole il mento.

Shaz si svegliò sentendo una scossa piacevole che la attraversava, pensò di vivere un bel sogno e restò con gli occhi socchiusi, confusa dal dormiveglia.

Chi la stava toccando? È bello…

Si voltò per metà, assaporando quella carezza lenta e inebriante. Si sentiva in trappola, senza via di fuga…era bello, che bella sensazione…

Si voltò affondando il viso in un corpo caldo e profumato…profumo bassoVotan

Sbattè le palpebre assonnata, rendendosi conto che la stava stringendo con troppa tenerezza e alzò il viso verso un respiro bruciante come il vento del deserto.

Votan la stava guardando confuso e impaziente, la mano ancora infilata fra i capelli e il braccio a mo di cuscino sotto il suo collo inarcato.

Shaz chiuse gli occhi pensando che non fosse reale.

“Ti sei svegliata troppo presto…” sussurrò restando a pochi centimetri dal suo viso, la fronte appoggiata alla sua. “Stavo per baciarti”

 

Soffia le parole come fossero petali…

 

“Pensavo che le principesse si svegliassero con un bacio” sussurrò sentendo il cuore che accelerava i battiti.

“Allora… chiudi gli occhi…” 

La sua voce svanì mentre pronunciava quelle parole, una dolce ansia che trapelava dalla ‘o’ , spessa e cicciotta, un refolo caldo che le riempiva la mente, quella acca aspirata che perdeva il suono sulla lingua, annacquandola e rendendola ancora più invitante.  

Shaz sorrise imbarazzata abbassando il viso “potrei farti diventare un rospo”

Anche lui sorrise, forzandola lentamente ad alzare il viso e ammirando con estatico fragore celebrale le guance rosate e lo spirito birichino che danzava nelle pupille scure. “Sarei il tuo principe, allora?”

Shaz sorrise sempre di più “non hai la stoffa per fare il principe, non se abbastanza azzurro”

 

Votan continuava a guardarla ma senza rispondere al suo sorriso… le carezze che insistevano e la distraevano, costringendola a tornare seria a sua volta.

“Shaz..”

 

Tratteneva il suo nome lasciandolo vibrare un po’ sulle labbra e poi lo faceva rotolare fuori addentando la zeta, come la coda di un gatto dispettoso.

   

“Ti ha fatto male toglierle?”

Cosa?”

“Le impronte”  

 

Votan la guardava, continuando ad accarezzarla e sentendola tremare sempre di più. Piantò ancora una volta gli occhi nei suoi e la spogliò mentalmente, lasciandola libera un po’ alla volta. “No, non molto”

Shaz respirò nuovamente, libera da quella costrizione mentale che l’aveva mandata nel panico.

 

Gioco con un suo dito spingendo il polpastrello col mio e cercando di osservarlo attentamente nella luce soffusa della stanza. Ho aperto gli occhi sicura di essere rimasta sola nella stanza…invece lui era li e mi osservava...mi vuole baciare… “sei rimasto sempre qui?”

“Si”

“Ti sarai annoiato”

E perché?” mi ha domandato alzandosi su un gomito e scostandomi i capelli arruffati dal viso “c’eri tu a tenermi compagnia…lo sai che parli nel sonno?”

A quelle parole sono impallidita “e cosa ho detto?”

Lui si è abbassato su di me, facendomi trattenere il respiro….le sue labbra…così vicine alle mie…

“Tutte cose scandalose e irripetibili” ha sussurrato mandandomi nel panico per un attimo.

Quando ho capito che stava scherzando ho respirato di nuovo, ma per poco…lui è rimasto li...troppo vicino…sentivo il suo respiro che si confondeva col mio...

 

Mi vedete? Lo credete possibile? Io accoccolata contro di lui e Votan che mi guarda con un sorriso dolce e mi accarezza i capelli e si vede lontano un miglio che vorrebbe baciarmi…

Vedo il pomo d’adamo che va su e giù e le sue labbra che si schiudono leggermente, continuando a guardarmi e a fare resistenza col dito.

Sorride quando lo sfido a riprovarci. “Qui hai un taglio…” sussurro guardando la linea piuttosto ampia che attraversa l’anulare destro.

“Non è un taglio, è una bruciatura. È da lì che mi è venuta l’idea.”

 

Votan tace e la guarda continuare a giocherellare con le sue dita, raggomitolata contro di lui.

Non è vero, si ripete continuamente, è un’illusione.  

“Hai dormito bene?” le domanda tanto per parlare, per farla rimanere ancora un po’ nel suo letto, stretta contro il suo corpo.

 

“Molto..” Rispondo smettendo quel gioco stupido e sospirando silenziosamente. Dovrei accendere quel cellulare…non mi va. “Ho sempre dormito bene…” Tace mordendosi il labbro superiore:quando sono vicino a te’. 

“Mi passi il cellulare? Devo rendermi reperibile, anche se sono in ferie. Un supplizio del mestiere.” Gli spiego vedendolo pretendersi sopra di me e inondarmi di profumo basso che mi stordisce ancora una volta. Chiudo gli occhi per qualche istante, respirandolo a pieni polmoni. Quando li riapro lo vedo osservarmi in quel modo…che …

“Tieni” mi sussurra dopo averlo ricomposto, gli occhi allacciati ai miei.

“Grazie” replico accendendolo e aspettando che si colleghi alla rete e che arrivino la marea di messaggini delle chiamate perse. Non faccio neanche in tempo a finire il pensiero che il telefono comincia a suonare. Votan lo allontana nuovamente…e mi guarda….

“Stasera non ci sarai, vero?”

“Non penso” mormoro fissandolo a mia volta “dovrò passare metà del tempo a casa tua, poi al dipartimento, poi all’obitorio…tutta vita!” esclamo a bassa voce facendolo sorridere.

 

Il risolino gli sparì dopo un secondo dalle labbra e Shaz restò a godere di quella carezza insistente lievemente eccitata, sentendo numerose fitte che si sommavano. Tirò le gambe a se per diminuire il dolore e socchiuse gli occhi quando le sfiorò le guance con un dito.

Che posso fare per te?”

Lo stai già facendo… “andare a lavorare al posto mio mentre io mi crogiolo nel dolce far niente” rispose seguendo quel movimento con la gota. Il suo dito scese, passando per il naso che colpì scherzosamente facendola sorridere e poi le sfiorò le labbra per qualche secondo, vedendo le fossette che sparivano, la piega della bocca che si rilassava e si apriva, baciando il polpastrello caldo. Se si eccitava, il dolore si faceva più intenso e l’effetto dell’antidolorifico stava sparendo.

 

“Shaz…”

 

Mi raggomitolo ancora di più contro di lui, sentendo la sua mano che mi accarezza il collo con una certa possessività.

“Shaz…devo dirti una cosa”

 

Il rumore fastidio di sottofondo continuava. “Ma chi è?” esclamò afferrando il telefono e leggendo la moltitudine di numeri che sono arrivati “toh...anche un mio fratello” borbottò mentre Votan la guardava e rinunciava a spiegarle a storia di quel finto bacio con Ariel.

“Uno dei tre?” domandò per cambiare discorso.

“Si, quello più palloso”

Quindi il maggiore” dichiarò tranquillo continuando ad osservarla. 

“Sei un fratello maggiore?”

“Già.”

“Pensa tu quei poveretti che hanno dovuto sopportare!” esclamò divertita lasciando cadere il cellulare accanto a se e sentendo la vita che veniva cinta da un braccio muscoloso. Alzò gli occhi e naufragò con una certa facilità in quell’alba grigia che la supplicava di restare con lui.

“Devi andare via?”

“Si” sospirò per nulla felice di uscire da quel letto comodo e da quella situazione...

Le carezze in fondo alla schiena erano una piacevolissima tortura che le annebbiava il cervello, tuffandolo in un mare di dolce e vischiosa schiuma da cui non voleva assolutamente liberarsi.

“Torno tardi..” Affermò sollevandosi a sedere mentre lui la seguiva nel suo breve percorso. “Tu starai già dormendo. Beato te”

“Immagino che salterai la cena” replicò alzandosi e mettendola in piedi, sempre tenendola stretta contro di se.

“Con quello spettacolo, non penso che avrò molta fame” Shaz lo guardò di traverso con un sorriso malizioso “perché?”

Lui sollevò le spalle mentre la donna lo fissava incuriosita “gli spuntini di mezzanotte sono il mio forte”

Shaz si piegò a raccattare il cellulare, la testa svuotata da una strana sensazione di tranquillità. “Ok...ma niente ketchup. Ecco chi è che lo finisce sempre” ridacchiò avvicinandosi alla porta di un passo.

Ma come fai…” Votan la fissò sorpreso e Shaz sorrise, illuminando la stanza. “Faccio la poliziotta, lo sai” lo prese in giro allontanandosi di un altro passo “capisco tutto, osservo tutto e traggo le giuste conclusioni” esclamò aprendo la porta senza neanche voltarsi, lasciandogli stampato nel lobo frontale il ricordo del suo sorriso che si rifletteva anche negli occhi e le faceva brillare il volto.

 

***

 

“Di un po’ Laverne…ti sei trovata un uomo per caso? Sei meno stronza del solito”

 

Shaz quasi saltò a quelle parole sfrontate ed irriverenti di Logan Leighton, 29 anni, inglese puro sangue che rompeva le palle a tutto il distretto, più svogliato e scansafatiche di lei, la lingua penzoloni ad ogni sedere femminile che transitasse davanti a sua scrivania e soprattutto…l’aveva presa di mira, quel rompiscatole!! 

È della stessa pasta di Natt! Pensò iperventilando per un tirargli il tagliacarte di punta nella carotide.  Ma che li fanno in serie, a Londra?Ah, no...non di Londra, di Birmingham.

 

“Fatti i cazzi tuoi, Logan” rispose carinamente, con un sorriso al vetriolo che fece sorridere anche Charlene, appiccicata davanti al computer dalla mattina e con due occhiaie che rasentavano la scrivania. La ragazza si tolse le lenti trasparenti e strusciò una mano sugli occhi mentre Shaz le allungava il collirio decongestionante alla camomilla.

“Mi sta venendo un mal di testa cronico” sussurrò alla sua compagna che continuava a guardare storto Leighton che a sua volta fissava Charlene imbarazzata.

“Me lo togli di torno? Ti prego” supplicò con voce inesistente e pennellata di rosa ritrosia.

“Come no!”esclamò la donna ad alta voce afferrando per il bavero il ragazzo che stava piegato sulla scrivania della sua compagna.

Ohh…ma che ho fatto? Che strazio!” esclamò mentre Shaz lo cacciava a malo modo dalla stanza. “Sei invidiosa perché io sono innamorato di Charlene e tu sei una vecchia zitella avvizzita che fa scappare gli uomini”

La ragazza si girò imbarazzata a guardarlo e Logan non mancò di strizzarle l’occhio con un sorriso malandrino che la mise a disagio. Il silenzio calò nella stanza invasa dagli agenti addetti alla caccia al killer e persino Drake aspettò di vedere la testa del poliziotto rotolare ai propri piedi.

 

Nessun osava scherzare in quel modo con Shazzer dopo quel che le era accaduto. 

 

“Faccio finta di non averti sentito, per il bene del dipartimento e perché stasera mi sento male!” sibilò lasciandolo andare.

“Sempre una  zitellaccia acida resti” esclamò rimettendosi a posto i vestiti.

 

Anarchico ricopione! Anche lui era duro d’orecchi riguardo alla divisa. Maglietta, jeans e scarpe da ginnastica erano il suo abbigliamento preferito.

‘Ma scherziamo, volete che copra il mio fantastico fisico con quell’affare blu? Mi sta male il blu!’ aveva esclamato il primo giorno che aveva preso servizio al dipartimento.

Ovviamente era il rimasuglio di un altro distretto, come lei lo scorso anno.

A Shaz stava quasi simpatico. I primi due giorni l’aveva inquadrato come possibile partner, con quella vena polemica e attaccabrighe che si ritrovava.

Poi Logan si era accorto di lei e l’aveva presa di mira: il terzo giorno Shaz l’aveva mandato lungo disteso per una battutina sulle sue tette talmente pesante che neanche Natt sarebbe stato in grado di partorirla.             

Il ragazzo aveva sbuffato e imprecato e qualcuno probabilmente gli aveva raccontato della brutta avventura perché il giorno dopo aveva cominciato a martoriarla e aveva preso di mira anche Charlene che lavorava con lei.

E Charlene non si tocca! Aveva pensato allontanandolo dalla scrivania della ragazza con le cattive più di una volta. 

Adesso si domandava se faceva bene a toglierglielo di torno tutte le volte, anche perché la ragazza aveva mormorato un “è carino” che l’aveva meravigliata, poiché non si era mai sbilanciata su un loro collega.

“Sei pazza? Quello la?” le aveva domandato indicando il tizio sbracato sulla sedia mentre divorava un hot dog gigante che le aveva fatto venire la nausea. La ragazza aveva annuito ed era tornata a guardare lo schermo un po’ rossa. Shaz si era voltata a guardarlo, mezza esterrefatta e assai preoccupata per i gusti della compagna.

Beh...non era da buttare…non era il suo tipo, ma era indubbiamente un bel ragazzo.

Chissà perché, sembrava essere appena uscito da un film di Tarantino! Non si sarebbe stupita di vederlo apparire una mattina conAnarchy in the UK’ di sottofondo!

Era immersa in quei pensieri quando Logan l’aveva notata e continuando a mangiare orribilmente quel concentrato di veleni, le aveva lanciato un bacio che l’aveva stomacata. 

 

“Sarò anche acida, ma tu scassi da mattina a sera. Sta in campana bello, se non vuoi ritrovarti appeso come una bandiera fuori dal palazzo!” esclamò facendo girare gli agenti verso di lei.

Uuu…che paura!” esclamò stringendosi nelle spalle e facendo finta di tremare. “Capooo! Laverne mi tratta male!” Ululò verso Drake che li fissò temendo una strage.

 

Shaz lo guardò rimediandosi un sorriso sarcastico e un’alzata di sopracciglia veloce che andò a stuzzicare il suo lato allegrone. Abbozzò un risolino e comunicò a ridere come una pazza mentre il commissario la fissa sbigottito seguito a ruota dagli altri poliziotti.

Gli mancava la risata di Laverne, era da troppo tempo che non la sentiva.

 

“Simpatico, sissi. “sghignazzò con aria pericolosa battendogli una mano sulla spalla “ricorda, ciccio: vola basso e schiva il sasso”

Logan sorrise a sua volta e fece lo stesso con lei “certo, bellezza. Continua a sbattere la manina con quella pesantezza e te la spezzo” ridacchiò applicando parecchia forza fisica nel proprio gesto.

“Ti strangolo una volta fuori di qui, lo sai vero?”

“Non vero l’ora. Ti devo un pugno, carina”

“Carina chiamaci tua sorella”

 

“Leighton..”

La voce morbida e bassa di Charlene lo fece ammutolire all’improvviso. Scansò Shaz da un lato e si protese verso la ragazza che girò sulla sedia di qualche grado, togliendosi gli occhiali “Non fare rumore, per favore. Qua dentro stiamo lavorando.”

“Tutto quello che vuoi!”le rispose contento mentre Shaz lo guardava facendo le smorfie con gli altri agenti.

“Mi porteresti un caffè, per favore?” gli domandò con quella vocetta tenera che faceva sospirare tutto il distretto “e non infastidire Shaz. È stanca. Lo faresti per me?”

“Come no?” le rispose voltando su se stesso e sorpassando la poliziotta allucinata “e tu lo vuoi il caffè, stronza?”

“No...non lo voglio” borbottò guardandoli a turno. Possibile che quel cialtrone spettinato e sovversivo avesse fatto colpo su quell’angioletto? Sempre così!

 

A proposito di mascalzoniShaz sentì un languorino allo stomaco e guardò l’orologio. Aveva uno spuntino da consumare di lì a qualche ora…

Sorrise rilassata e si appoggiò ad una sedia con aria felice.

 

“Inutile che sorridi in quel modo: tanto ti molla pure questo!”

Logaaan!” urlò saltando dalla sedia e scagliandosi verso la voce che rideva “adesso ti ammazzo!!”

 

***

 

“Secondo te a lei piace?”

“Si, quindi evita di impicciarti”

“E’ un rompipalle”

“Lo stesso. Alza il culo e lasciali da soli. Ma te le devo spiegare io, ste cose?”

“Volevo solo un parere, bestiaccia”

 

Shaz lo osserva mentre continua mangiucchiare il suo tramezzino bello ripieno “mi vuoi mettere all’ingrasso come i maialini per poi sacrificare il giorno di Natale?”

Sei troppo magra. Mangia senza discutere”

Lei sorride mentre lo osserva trafficare fra la credenza aperta, il frigo spalancato e i cassetti che non chiude mai del tutto. Lo studia come farebbe uno scienziato con un insetto sotto il microscopio e sorride maliziosa quando lo vede inchinarsi, mettendo in bella mostra…un culo niente male!

Votan si gira in quel momento per allungarle un altro tramezzino e lei gli sorride imbarazzata con la bocca cosparsa di briciole che spazza via con una mano.

“Ehi, mocciosa! Mi stavi guardando il sedere?!”

Ma scherzi? Non lo farei mai!” ridacchia violacea in volto. 

Votan le fa una smorfia arricciando le labbra “..e si presuppone che una a 30 anni abbia messo la testa a posto”

“A parte che non ne ho ancora 30 ma sono ferma a 27: non ti stavo guardando il sedere!”

Votan la fissa mentre Shaz ride sempre più imbarazzata “io intendevo un’altra cosa…”

E cosa?!”

“Mangia che è meglio”

“Ma lo sa Jesus che non sto più in punizione da un bel po’, ormai?”

Lui alza le spalle e si siede sul tavolo sgombro osservandola dondolare le gambe da un lato della sedia. “Io non gliel’ho detto e sinceramente non me ne frega un cazzo se lo sa oppure no” afferma sciogliendole un laccio della scarpa mentre Shaz lo guarda sorpresa. 

Dopo un secondo le getta a terra e la donna rimane solo con i calzini e ha smesso di mangiare “che fai?” gli domanda inghiottendo un pezzo troppo grosso.

Votan sorrise e le allunga un bicchiere d’acqua prima che si strozzi. “L’intenzione sarebbe quella di farti rilassare un po’.

“Sono rilassata” ribatte col cuore che martella nel petto e la schiena indolenzita.

“Hai una faccia!”

“Mi fa male la schiena” risponde timidamente, posando il resto del tramezzino e sentendo le sue mani che la accarezzano sulle spalle scendendo. “Non c’è bisogno..” Mormora con gli occhi chiusi e l’espressione soddisfatta.  

“Shaz?”

“Mh?” domanda con un sorriso estatico sulle labbra e voltando la testa verso di lui…che la guarda…e si è fermato…

Allunga un dito e le toglie una briciolina dalla guancia vicino alla fossetta che si forma quando sorride. 

D’improvviso un rumore e Shaz raggela trovando Jesus sulla porta della cucina che li fissa incazzato. “Ma tu non stavi in castigo?” le domanda senza muoversi di un millimetro.

“Ho scavato un buco con un cucchiaio e sono scappata. L’hai visto Le ali della libertà’? Ecco” risponde sentendosi improvvisamente forte accanto a Votan.

Jesus la fissa e poi volta lo sguardo su di lui che si è raddrizzato e continua tenerle posata una mano sulla spalla “L’hai fatta uscire tu?”

L’uomo lo fissa per qualche istante e si avvicina di qualche passo. Jesus ha un’aria sbattuta e omicida che non gli piace per niente. “Se anche fosse? Non ti sei regolato con lei” sibila bloccando la visuale a Shaz.

Per alcuni secondi si fissano negli occhi con odio. “Stava per chiamare la polizia e farci arrestare tutti! Te compreso” sbotta continuando a tenere le mani in tasca.

Votan fa una smorfia infastidita “Non dare retta ad una femmina in sindrome premestruale. Dicono e fanno un sacco di cazzate!” dichiara facendo avvampare di vergogna Shaz e mandando nel pallone Jesus.

Lo sposta con una mano tenendo l’altra in tasca…cos’ha in tasca? Una pistola? Si domanda alzandosi in piedi ansiosa.

Jesus la fissa per qualche istante e la donna rabbrividisce…che cosa ha in mano?!!

Che cosa hai li?” gli domanda con voce bassa e tremante “una pistola?” Lo vede abbassare gli occhi verso la tasca che è… stranamente sporca…

Quando estrae una lama di coltello insanguinata, Shaz artiglia lo schienale della sedia e si sposta di un passo.

“Cliente esigente e vittima recalcitrante. Spiega con un sorrisetto sinistro che gela completamente la donna. “Non farmi incazzare un’altra volta, sono stato chiaro?”

 

Lei annuisce più volte e continua ad artigliare la sedia, le gambe che tremano. Crolla a sedere col fiatone…un coltello di quella lunghezza…il serial killer che si accanisce sulle vittime…

 

Mica ti sarai spaventata?”

La domanda di Votan le giunge lontano, attufata da strati di cemento che improvvisamente le hanno  occluso le cellule celebrali.

 

“Ehi? Che hai?”

 

Shaz muove la bocca senza emettere un suono e  lo guarda, aggrappandosi alla sua maglietta “Jesus sa dove abiti? Sa l’indirizzo di casa tua?”

 

“Si, perché?”

 

 

 

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Capitolo 13
*** L'apice del masochismo ***


Jesus entrò nella propria stanza gettando la giacca lunga che indossava su una sedia e togliendo da sotto un fucile di precisi

Nella vita ci sono solo due cose certe: la morte e gli scioperi!

 

Se le delusioni si scomodassero ad indicarci la giusta via per non incappare due volte negli stessi errori, forse la vita sarebbe un pelino più semplice e vivibile.

Sbagli con la donna, gli amici e il lavoro...mah, no…su quello non poteva lamentarsi era l’unica cosa che andasse bene.

 

Sbagliare è l’unica certezza della vita di Jesus. E questo nome doveva portarmi fortuna, secondo lei? La dura legge del contrappasso!

 

Entrò nella propria stanza gettando la giacca lunga che indossava su una sedia e togliendo da sotto un fucile di precisione che gli aveva richiesto l’incarico: beccare il tipo a 300 metri era stata una passeggiata di salute.

Si diresse nel bagno e gettò il coltello sporco del proprio sangue nel lavandino facendo correre l’acqua fredda.

Le aveva fatto mettere proprio una bella paura, dicendole quella cosa in quel modo.

Si sedette sulla tavoletta del water abbassata e si tolse le scarpe, sfilando con cautela i jeans pregni del proprio sangue. Ma guarda tu se dovevo inciampare come un cretino!

Sei rimbambito e questo è il bel risultato. Te la prendi con Shaz perché le dai la colpa di quello che è successo a Maret.

Aveva avuto ragione solo a terrorizzarla dopo quel pezzo che aveva fatto due sere fa…il fatto che abbia gli ormoni sballati non vuol dire che dobbiamo tutti passare dei guai per lei! Pensò infastidito afferrando delle garze sterili e detergendo il sangue raggrumato.  

Adesso se ne sarebbe stata buona. Lui sarebbe passato per lo stronzo scanna-maiali di turno e la vita sarebbe continuata.

Si fece una medicazione veloce e restò a guardare il lavandino sporco, pensando dentro di se che forse doveva chiederle scusa per averla mandata in qual postaccio dove non avrebbe tenuto neanche il suo peggior nemico.

Quella stanza era stata l’unica a non essere stata ristrutturata quando aveva comprato la villa. Alla fine non serviva a niente. La cantina ce l’aveva, l’armeria era enorme… Non aveva certo predisposto intenzionalmente una cella di reclusione per pazze sull’orlo di una crisi di nervi!

 

Ma non le avrebbe spiegato il perchè aveva reagito in quel modo terribile. Non le avrebbe detto che quella casa era l’unico punto di riferimento di Maret.

Se lei fosse tornata e la villa fosse stata abbandonata...come si sarebbero potuti rincontrare?

 

***

 

Ma dove vai alle due di notte?”

“Alla centrale, devo controllare una cosa!”

 

Shaz s’infilò nuovamente le scarpe impicciandosi con i lacci e tremando come un’ossessa. Non poteva essere Jesus il serial killer! Dove trovare delle prove, doveva confrontare gli orari, doveva..

Si sentì afferrare per le spalle e alzò la testa di scatto verso Votan che la guardava preoccupato “che ti sta succedendo?”

Lei lo guardò indecisa, chiudendo e aprendo più volte la bocca, rendendosi conto di quanto fosse ancora più bello sotto quella luce attenuata e di quanto avesse bisogno di un suo bacio.

 

“Il serial killer…lui ammazza con un coltello…è instabile e odia le persone…” balbettò restando seduta a terra “odia le donne, ci si accanisce in maniera feroce e lascia degli indirizzi, delle lettere..” Sussurrò abbassando la voce guardinga e stringendogli una mano “finora ha lasciato un H, una A e una R…la Y non la capisco…ma H, A, R, si ritrovano in alcuni nomi…il mio, ad esempio..”

 

Votan la guardò come se fosse impazzita e la strinse con forza.”Continua”

 

“Jesus conosce il tuo indirizzo…probabilmente immaginava che mi avreste fatto uscire e dove potevo andare se non a casa tua? Sei l’unico che abbia un appartamento al di fuori di qui” gli spiegò alzandosi dal pavimento.

“Per forza, io lo so fare il 740 e ci capisco qualcosa di Ici” commentò suo malgrado restando a fissarla “secondo te Jesus è il serial killer che sta massacrando la gente? Che droghe hai fumato col tuo amico spilungone? Se voleva ammazzarti, prendeva la pistola e ti sparava senza tante storie. E poi perchè dovrebbe volerti morta?”

“Per Maret…è colpa mia se Maret ha perso il bambino. Lui continua a negare ma la colpa me l’addossa inconsciamente. Gli spiegò tremando. “Forse è andato fuori di testa..”

“Non diciamo cazzate! Non ha senso. Piedi nel cemento e giù nel fiume: rapido e pulito, non è tipo da torture psicologiche. Esclamò frantumando le sue teorie strampalate. “Ed è raro che esca, sta sempre rinchiuso nel suo studio”

Come lo disse restò a guardarla soprappensiero. La porta era chiusa…ma che ne sapevano loro se stava davvero dietro al computer o se usciva senza farsi scoprire?

“No, assurdo” affermò più a se stesso che alla donna che lo guardò incupita.

“Ti sta venendo il dubbio, vero?”

Si alzò in piedi e corse verso il salotto per prendere il giubbotto imbottito quando vide Jesus scendere zoppicando dalle scale. Restò a guardarlo per un po’, la mano dietro i jeans posata sulla pistola.

“Devo parlarti” esordì con voce stanca, sedendosi sugli scalini. “Aspetta un attimo..

Shaz lo fissò guardinga mentre Votan li guardava a sua volta incupito. La vide fermarsi davanti a lui col viso teso e serio.

Che hai fatto alla gamba?” gli chiese per spezzare il silenzio pesante.

Jesus tirò fuori il coltello pulito e lo guardò “ci sono caduto sopra. Era uno scherzo, Shaz. Non ho sgozzato nessuno.” Le disse vedendola sgranare gli occhi “se non ci credi, ti faccio vedere il buco.

“Fammelo vedere” sibilò avvicinandosi un altro po’.

Jesus sbuffò e tirò su i bermuda fino alla benda chiara “contenta?”

“Togli quel cerotto”

Lui alzò gli occhi al cielo e fece una faccia dolorante “ma lo sai quanto fa male strapparsi i peli…ahio porca vacca!” esclamò quando la poliziotta glielo staccò con un gesto deciso e restò a guardare il sangue che usciva. “Ti basta o devo anche scarnificarmi la ferita per punizione?” le domandò soffrendo per il dolore dei peli tirati.

Lei gli allungò il cerotto e non fiatò “dove sei stato tutto il giorno?”

“Qui” rispose sorpreso “mi stai facendo l’interrogatorio per quale motivo? Originariamente volevo scusarmi di averti fatto rinchiudere in quel buco, ora sarei curioso di sapere di cosa sono accusato, signora poliziotta.

Di omicidio plurimo”

Jesus la guardò stupefatto e poi cominciò a ridere “beh, se devo farti la lista non finiamo prima di tre - quattro giorni” ridacchiò guardando Votan tremendamente serio.

Il sorrisetto gli si smorzò di fronte a quelle facce scure e si tese tutto “spiegatemi questa faccenda”

 

Shaz prese un bel respiro profondo prima di parlare “quando sono evasa dalla mia prigione, sono andata a casa sua. Mormoro indicando Votan che fissava le reazioni di Jesus “e ho trovato un ben cadavere nella camera da letto.

“Sempre meglio di una bambola gonfiabile” replicò appoggiando le braccia sulle ginocchia piegate “e io che centro?”

“Ti sapevi che sarei scappata e sapevi che sarei andata li. Ce l’hai con me per via di Maret...di la verità che stai cercando di prendermi alla sprovvista, vuoi uccidermi” concluse con voce bassa.

 

Jesus la guardò per un po’ schiarendosi la voce. “Mi attribuisci doti di chiaroveggenza che non possiedo. Parliamoci francamente: primo, non pensavo che saresti scappata da quel posto, secondo non immaginavo minimamente che ti saresti rinchiusa in casa sua perché da quanto hai sempre detto ‘lo odi e lo vorresti morto, quel maledetto figlio di puttana che mi ha rovinato la vita e il rapporto con Alex’ tue testuali parole che hai ripetuto a disco rotto per tre mesi circa e terzo…” cantilenò con un dito alzato “ce l’avevo con te e ce le siamo date. Punto. Non c’è altro da dire.” Dichiarò asciutto “ah si…non ci penso neanche ad ammazzarti perché è esattamente quello che vuoi, da quella sera in cui stavo per spararti. Non l’ho fatto allora e non lo farò adesso o in futuro. Sarebbe troppo semplice accontentarti.” Le spiegò con una piega che incurvava oscenamente il labbro superiore. Si voltò verso Votan e lo fissò con un sorrisetto maligno “torturare lui sotto i tuoi occhi e lasciarlo crepare lentamente…quello sì che risulterebbe efficace, se proprio volessi farti passare quello che ho passato io quando Maret mi ha lasciato” finì con un sorriso seducente e gli occhioni innocenti.  

Si alzò barcollando per un secondo e tornò stabile, scendendo un paio di scalini fino ad arrivare di fronte a lei, un sorriso sarcastico e pericoloso sul volto. “Sarebbe divertente vederti soffrire mentre lui muore, passeresti le pene dell’Inferno ed io ne godrei immensamente, anche se non mi ripagherebbe della perdita di due persone..” Ringhiò appoggiandole pesantemente un braccio sulle spalle e facendo sobbalzare internamente Votan che li osservava poco distante.

 

Shaz restò impietrita, la testa che le urlava di scappare al più presto da quel pazzo furioso che la stava terrorizzando.  

 

Ma come ti ho detto qualche minuto fa, non lo farò!” esclamò con voce allegra, dandole un colpetto scherzoso sulla spalla e tornandosene da dove era venuto “non è una buona mossa finanziaria”

 

Shaz lo guardava in silenzio, allibita dall’ultima parte del discorso e con le teorie che si frantumavano l’una dopo l’altra. Si strinse nel giaccone, sentendo improvvisamente freddo e incrociò le braccia sullo stomaco. Porca vacca…non è spietato...è …peggio!

 

“Posso dire la mia sull’ultima parte? Così, giacché mi hai messo in mezzo…” biascicò Votan avvicinandosi lentamente e restando a guardarli uno per uno, Shaz ancora fissa sul killer che la guardava a sua volta.

“Dilla se proprio devi.”

“Sarò veloce”

“Spara”

Shaz volò lo sguardo su di lui e lo vide sedersi accanto a Jesus con aria complice “questa già pensa che sei uno psicopatico latente…e sinceramente mi stai facendo preoccupare, ragazzo..” Sospirò annuendo “se poi le dici così, la polizia la chiama davvero”

“Non penso che lo farà mai perché è una persona sveglia. Vero, agente Laverne?” le domandò facendola scendere di un gradino “Ti ricordi il pub in cui ci siamo incontrati la sera dopo? Qualcosa mi ha suggerito più volte di piantarti una pallottola in testa, ma come uno stupido non l’ho fatto.

Shaz mosse le labbra senza pensarci, senza rendersi conto che quella parte del discorso la stava udendo anche Votan “ma come puoi dire.…tu ed io siamo stati a letto insieme. Mi hai portato a casa tua...”

Lui la fissò per qualche istante e sollevò le spalle fregandosene dei suoi occhi lucidi e dell’espressione triste che dominava i lineamenti contratti “e allora? Mi è sembrato di averti lasciato un buon ricordo. Correggimi se sbaglio: chi ha detto ‘non ti dimenticherò mai’?”

 

Votan ascoltò quelle parole iperventilando per la rabbia, strusciando nervosamente una mano sulla bocca per non mandarli al diavolo entrambi. Si alzò in piedi con le gambe che fremevano per andarsene ma si risedette incupito: masochista com’era, voleva sentirsela tutta fino in fondo!

 

“Certo...” Affermò la donna portandosi una mano alla fronte “la tacca alla cintura…” Mormorò demoralizzata da tutta quella cattiveria. Sospirò lasciando cadere il braccio lungo il fianco “mi hai chiesto di rimanere con te, dopo”

“Non è andata proprio così, tesoro!” rettificò con voce divertita, scuotendo la testa “e ti ricordo che mi stavi usando come rimpiazzo… dovrei sentirmi offeso”

“Tu stavi facendo la stessa cosa” Shaz lo guarda delusa e amareggiata “sei proprio bravo ad addossarmi tutta la colpa. Ci hai provato con me quando Maret ti ha sbattuto fuori dal letto”

“Era un bacetto innocente”

“Ok...innocente” sospirò mettendosi le mani sui fianchi, stanca di quel discorso “era innocente…come dici tu. Guarda caso, hai baciato me. Non Ariel o un’altra donna rimorchiata in un bar.

“Mi hai lasciato un buon ricordo” affermò con aria svagata.

 

Shaz si tolse il giubbotto con aria intristita e lo gettò in spalla, voltandosi appena su se stessa. Alzò lo sguardo e vide l’espressione cupa di Votan che aveva seguito tutto il dibattito e restava in silenzio, incazzato nero. Perfetto. Se ne andò a passi pesanti, sfiduciata e con la testa in procinto di scoppiare. 

 

Jesus la guardò allontanarsi pensando d’aver calcato un po’ troppo la mano. Si diede dello stupido e aggrottò la fronte per la rabbia: l’aveva fatto un’altra volta!

“Non sei stato un gentleman”

“Non mi interessava esserlo! Se lei non fosse mai esistita, Maret..”

 

“…ti avrebbe lasciato per qualche altro motivo..Borbottò facendolo ammutolire “smettila di prendertela con lei. Quella scimmia non ha mai avuto le palle per impegnarsi in una relazione seria perché è immatura e viziata. È scomparsa per ben due volte, sempre quando c’era da prendere qualche decisione seria. Shaz non centra niente, lei è stata la punta dell’iceberg. Quando le hai chiesto di sposarti ha alzato i tacchi. Fine”

 

Votan tacque per qualche secondo soppesando le parole.  

 

“…non dico che non ti amava, per carità. Faceva senso vedervi insieme, eravate la nostra dannazione ma certe tipe non sono fatte per stare troppo legate. Continuò mentre Jesus taceva e guardava nel vuoto “Più o meno ho capito che razza di infanzia ha avuto Maret…come fai a venire su con tutto il cervello messo la posto giusto? Prendi quella sventola che ci sta sicuramente ascoltando da dietro il muro..

 

Shaz impallidì e arrossì lanciandogli un accidente silenzioso. Come faceva a sapere che si era fermata ad ascoltare? Si nascose meglio e restò immobile.

 

..quella è cresciuta con tre fratelli, per quello è manesca e violenta. Che fai con una cosi?” Votan gli strizzò l’occhio e continuò a voce più alta “Le dai un sacco di botte per farle abbassare la cresta!” esclamò facendola avvampare di rabbia

“Brutto bastardo!” urlò da dietro il muro.

Una serie di passi pesanti e la porta sbattuta gli annunciò che la spiona si era ritirata nelle proprie stanze.

Votan tornò serio, tremendamente serio “t’ho capito, a te…se Shaz avesse chiamato la polizia, avrebbero sequestrato e sigillato questa casa...e poi Maret non sarebbe più riuscita a trovarti” 

 

Jesus assentì soprappensiero, sentendosi una schifezza dentro “ho esagerato con Shaz ben due volte. Tre, contando il ceffone che le ho dato qualche mese fa. Quattro con questa… e questa è stata ‘bella pesa’, come dicono i giovani d’oggi”

Votan lo guardò di traverso, le mani che fremevano per prenderlo a pugni “vergognati”

“Già lo faccio” ammise muovendo la schiena indolenzita “mi crede davvero lo scanna-polli della  città?”

Lui annuì facendo una smorfia “ha una fantasia! Per un attimo c’ho creduto anche io. Non avevi una bella faccia quando sei comparso come un maniaco in cucina.

“Per forza…sono stato da Rowan..Sospirò più volte “mi ha chiesto un altro favore. Sai l’amica un po’ formosa di Natt? Quello pure è un altro tasto dolente…” Jesus sbuffò un’altra volta allungando la gamba che gli faceva male “Non lo chiamo da un sacco di tempo perché la moglie è amica di Maret…se la chiamo mi chiederà di passargliela. Non posso inventarmi scuse su scuse, no?”

 

E se sono così amiche, ti pare logico che non si sentano più?”

 

Quella domanda lo fece riflettere “quando è scomparsa e l’abbiamo ripescata un Messico, Lyse non la sentiva da sette mesi come me. Quando lei decide di scomparire non lascia tracce.

“Scusa la franchezza…bella stronza!”

Jesus non si offese perché era la verità. “Devo aspettarmi altri interrogatori dalla tua psicopatica? Ho visto un certo movimento in cucina…” borbottò divertito.

“Niente di che” rispose rinchiuso a riccio schiarendosi la voce “stavo convincendola a restare a dormire da me quando sei arrivato come un maniaco omicida...non mi stai dando una mano”

“Perdono!” esclamò alzandosi con una certa difficoltà “corri che ti starà spettando per farsi raccontare la chiacchierata”

Votan guardò il Bulova che segnava le tre precise “a quest’ora starà dormendo”

Jesus ridacchiò salendo le scale “e poi sono io quello che non capisce un cazzo di donne”

 

L’uomo lo guardò per un po’ e poi si alzò dagli scalini, salutando con un cenno della mano un assonnatissimo Jack che rientrava dai bagordi notturni “avevo pizzicato una stasera…devo farmi casa per conto mio, non posso sempre portarle in albergo. Non è serio e le ragazze si offendono”

Gli disse sbadigliando platealmente.

“Ricorda: alle donne non sta mai bene niente” gli rispose dirigendosi verso la camera di Shaz.

 

Picchiò un paio di volte e la porta si aprì lentamente. La donna apparve sulla soglia con una faccia da far spavento e l’aria sconsolata. “Devi dirmi qualcosa di offensivo anche tu?”

Votan grugnì fra i denti facendole una carezza pesante in testa “ci sei rimasta male…”

“Vedi un po’” mormorò scansandosi. “Quando vi ci mettete, voi uomini siete perfidi”

Era tremendamente in imbarazzo a parlare con lui, lo vedeva da come si nascondeva dietro lo stipite e dalle occhiate veloci che gli lanciava. Si avvicinò fino ad appoggiarsi al legno della porta e infilò la testa dentro sperando che non gliela chiudesse in mezzo “non dargli peso. 

Shaz alzò gli occhi dalla maniglia con cui stava giocando e fece una smorfia “non è stato per niente piacevole…una volta voi uomini non rinfacciavate niente. Ormai avete imparato ad essere stronzi come noi e chi vi frena più? Colpa della par condicio”

Mentre parlava, distratta dai propri pensieri, Votan sgattaiolava dentro la sua camera un centimetro alla volta e quando la donna alzò la testa, restò a guardarlo sorpresa “chi ti ha invitato ad entrare?”

“Lo sai che faccio sempre come mi pare” mormorò appoggiando la spalla al muro. Shaz si guardò intorno, calcolò la distanza dalla porta e decise che ci sarebbe voluto un miracolo per traslocare quel tipo fuori della sua stanza. 

Perché non fai come ti pare lontano da me? Non sono in vena di altre carinerie” sibilò senza neanche guardarlo. Si allontanò nervosa, grattandosi i capelli con una mano, l’altra stretta attorno allo stomaco che le faceva male: piagnucolio in arrivo!

Votan la fissò in silenzio, vedendola sedersi sul letto e restare incassata su se stessa, le ginocchia sollevate e le braccia strette attorno ad esse. Nascose il viso fra le braccia, il volto arrossato e il respiro intermittente. Senza far rumore chiuse la porta e le si avvicinò, silenzioso come un gatto, inchinandosi a guardarla con una faccia preoccupata che la donna intercettò con la coda dell’occhio. Alzò la testa, scostandosi allo stesso tempo i capelli che le erano ricaduti sul viso “Perché non te ne vai a dormire?” gli domandò con voce umidiccia di lacrime. “E’ tardi e non sei più un giovincello”

Perché non m’inviti a restare?”

Shaz lo guardò sgranando gli occhi e si raddrizzò posando le gambe a terra, mentre Votan si sedeva accanto a lei. “La cuccia non va bene stasera?” domandò con un risolino imbarazzato che le scivolava dalla gola contratta, sforzandosi di inghiottirlo e di farlo tornare dentro di se.

 

Lui scosse la testa con un mugolio. Si sdraiò sul suo letto e le indicò la finestra “piove. Poi mi vengono i reumatismi e sei costretta a portarmi dal veterinario...e magari ad abbattermi”  Ridacchiò vedendola alzarsi e scostare la tenda ricamata. “Non me n’ero accorta..”sussurrò aprendo la finestra e respirando l’odore pungente di ozono e quello buono dell’erba bagnata. Accostò il vetro lasciando ricadere la tenda davanti e quando si girò e lo vide sdraiato sul suo letto che la guardava con un’espressione talmente seducente da stendere anche la più reticente delle fanciulle, non seppe dirgli di no.

 

Si sedette dandogli le spalle “domattina dovrò alzarmi presto, non voglio sentire lamentele per il rumore”

Votan la osservò continuare a grattare il lenzuolo con aria nervosa “tanto non mi hai mai fatto dormire” mormorò scivolando fino alle sue spalle e circondandola con decisione. Shaz trasalì e lasciò fuggire un gemito mentre la gettava scherzosamente da un lato. Si voltò verso di lui infuriata e lo picchiò più volte con un cuscino “se mi rinfacci qualcosa anche tu, te la faccio pagare!"

“Non solo il tipo” affermò un bel po’ seccato dalla situazione, strappandole via il cuscino e sdraiandola sulla schiena. Si mosse su di lei sorridendole quando la vide restare immobile, un po’ a disagio.

“Neanche Jesus era il tipo” sussurrò cercando di scappare via. “Guarda che ti metto alla porta!”

“La gratterei tutta la notte ululando di solitudine”

“Votan…” sussurrò con voce flebile.

“Mh?”

“Scendi dalla mia pancia”

Si scostò come un razzo da lei, un bel po’ imbarazzato “scusa!”

Shaz sorrise dentro di se, pensando che da che mondo e mondo, il modo migliore per terrorizzare e neutralizzare un uomo - anche un tipo come quello - era parlargli di mestruazioni. Ridacchiò quando lo vide guardarle fisso i pantaloncini e si appoggiò alla testiera del letto mordendosi un labbro per non ridere apertamente del suo imbarazzo. “Sei proprio sicuro di voler rimanere, eh?”

Assunse la sua esatta posizione guardando davanti a se la specchiera che rifletteva il suo viso finalmente rilassato. “Come no? Uno deve provare tutto nella vita!”

Shaz ridacchiò raggomitolandosi come una palla “è una cosa naturale, come mai vi fa tanta paura?”

“Siete voi che ci terrorizzate!” esclamò con aria atterrita “siete isteriche, permalose e irrazionali e poi diventate…così” mormorò guardandola di traverso “tranquille, indifese…dolci da divorare un pezzetto alla volta…siete disarmanti”

“Sono gli ormoni che calano e ci lasciano a terra…come una gomma bucata”

Evviva le puntine” mormorò strisciando di qualche centimetro verso di lei.

 

Dopo qualche momento, Shaz scivolò verso la sua spalla e ci si appoggiò morbidamente contro. “Devo cambiare la crema. Hai questo strano desiderio di mangiarmi ogni volta…” sussurrò aspirando a pieni polmoni il suo buon odore.

Votan abbassò il viso verso di lei e restò a fissarle le palpebre che battevano lentamente e la curva del naso e delle labbra…

“Fammi dare un morso” sussurrò accarezzandole il mento e alzandolo verso di lui.

Shaz lo guardò troppo stupita ed eccitata per aprire bocca e aspettò, col cuore che batteva a dismisura e un incendio sotto i polmoni che le impediva di respirare. “Non sono commestibile…”

Sussurrò quando le baciò la fossetta e il mento morbidamente.

Se ti pesco a baciarti con quel tipo, passi un sacco di guai” mormorò dandole un morsetto leggero all’angolo della bocca che la mandò in visibilio.

Shaz lo ascoltò frastornata, il viso infiammato e quell’angolino ustionato che gridava ‘al fuoco, al fuoco!’ dentro la sua testa. Le si era formato un cratere nello stomaco e ansimava leggermente, conscia del fatto che la sua agitazione fosse palese.

Votan la contemplò per molto tempo continuando ad accarezzarla lentamente lungo il collo e sorrise soddisfatto per averla sconvolta.

Shaz si raggomitolò un altro po’ su se stessa, girando la testa con le guance visibilmente rosse. Inghiottì a stento e restò a fissare il cassettone sotto la specchiera che aveva bisogno di una messa in ordine. La sua camera era un disastro… ma non poteva ordinarla di tanto in tanto? Che vergogna! Aveva ospiti e la sua stanza era peggiore di un accampamento nomade! 

Lo sentì muoversi accanto a se e si ritrasse di qualche altro centimetro.

Quando se lo trovò di fronte, arrossì ancora di più. Istintivamente spense la lucetta sul comodino e fece calare il buio nella stanza.

Con un sorriso che Shaz non potè vedere, la abbracciò tirandola a se. “Voglio l’esclusiva delle tue labbra” 

La donna si dimenticò di respirare e restò stretta a lui senza ricambiare la sua stretta. Non aveva senso...ma che stava dicendo? “Io non bacio nessuno”

“Neanche me?”domandò passandole le dita sulla spina dorsale, percependo chiaramente l’assenza del reggiseno. Quella scoperta lo eccitò e continuò ad insistere, insinuandosi sotto la maglia per accarezzarla senza l’ingombro del tessuto. Lei non gli rispondeva ma gli stava conficcando le unghie sulle spalle, mugolando unno’ non molto convinto. “Lasciami”

Sgusciò via dalle sue braccia e si allontanò di qualche centimetro, sedendosi ai piedi del letto per riprendere il controllo di se. “Devo alzarmi molto presto domattina. Ho bisogno di dormire…da sola” specificò dopo qualche secondo.

La sua voce era artefatta e inconsistente, quasi forzata quando gettò fuori quelda sola’ che Votan incamerò per nulla sorpreso.

Scese dal letto arretrando verso la porta. Per tutto il tempo, Shaz non si mosse dalla sua posizione,

il profilo del corpo soffuso nel buio della stanza.

Quando la porta si chiuse, girò la testa verso di essa. Si alzò un po’ barcollante e la chiuse a chiave. 

 

 

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Capitolo 14
*** La Love Coach ***


“Esci come me stasera

Una love coach, ecco cosa ti ci vuole!”

 

La vocetta allegra di Ariel fa sospirare nuovamente Votan che le risponde con un grugnito.

Attorno alla piscina ci sono solo loro due. La ragazza continua a leggere la sua rivista di moda e ad emettere esclamazioni accorate sulla moda travolgente dell’anno.

Quell’articolo era proprio interessante e Ariel l’aveva divorato, lanciando occhiatine allo scorbutico! che sonnecchiava al sole. Aveva richiuso la rivista con un piano niente male in mente e aveva sorriso al suo indirizzo facendolo rantolare al solo ricordo della scenetta che aveva messo in piedi.

Il suo collega neanche la sente, o meglio, fa finta di non ascoltarla. Continua a ghignare tra se e se e a non filarla, mentre lei si spalma di crema solare e si sventola con un ventaglio cinese pieghevole.

 

“Mi ascolti o parlo al muro?” gli domanda risentita, saltando sulla sdraio e togliendosi gli occhiali da sole tempestati di brillantini sulle stecchette. Quel modello di Valentino l’ha pagato una fortuna!

Ma che hai da ridere in quel modo?”

“Non ti ascolto” risponde girandosi sullo stomaco e sospirando beato…quella ragazza lavora troppo. Devo trascinarla al mare, un giorno di questi!

 

Ariel fa una smorfia di nervosismo e si rinfila gli occhiali fumè. “Non la conquisterai mai se non mi dai retta!” ribatte tornando ad aprire la rivista che fa finta di leggere.

Lo sente borbottare uncome dici tu’ con voce soffocata. Non sa che sta andando tutto troppo bene, invece. Il fatto di essere stato cacciato la sera prima lo fa sorridere ancora più soddisfatto: era divertentissimo giocare con quella scemetta che non faceva altro che scappare da lui!

 

Ariel lo scruta di sottecchi, guardando il collo girato verso destra, in direzione della piscina. Scende con lo sguardo lungo il corpo e ammette dentro di se che per l’età che ha, se li porta bene, quel vecchiaccio! Il sole è caldo, sono le tre e lei sta per fondere. La sua pelle chiara non può reggere lo sforzo a lungo. Toglie gli occhiali e posa la rivista sulla sdraio, ancheggiando su dei sandali assurdi che Votan aveva fissato per mezz’ora, soppesandoli con lo sguardo mentre si passava la lingua all’interno della guancia con aria dubbiosa e li gettava a terra stupito “c’è da ammazzarsi su quei tacchi” aveva decretato facendola mugugnare offesa.

 

***

 

Uccidi, uccidi, uccidi!!!Togliti di torno, Logan. Mi dai sui nervi!”

Ehh…quanto scocci! Ma Charlene dov’è finita, secca? Non la vedo da stamattina”

“Si starà riposando! Lei lavora, non è una scansafatiche come te!”

“O come te..

 

Shaz fulminò Logan a quell’ultima battuta e dovette chiudere il fumetto che stava leggendo con i piedi sul tavolo e un sandwich nell’altra mano. “Dicesi ‘Pausa Pranzo’, bello” 

Il ragazzo sghignazzò dandole una pacca veloce sulla gamba e facendola ritratte “non toccarmi, verme della terra”

“Sempre antipatica e scassamaroni!”

“Lo so e mi piace essere così” ribatte con una linguaccia divertita, sentendo un nuovo dolorino alla pancia che le fa tirare giù i piedi dalla scrivania e fare una smorfia.

“Beh? T’è andato di traverso il cetriolo? Attenta, un mio amico c’è morto così”

“Quanto sei bastardo!”

“Ti piaccio lo stesso”

“Come i dolori il sabato sera!”

Leighton ridacchia a sua volta osservandola da capo a piedi: è carina, l’agente Laverne: una gran rompipalle che non si tira mai indietro se c’è da torchiare qualcuno. Ha un bel musetto da impunita e la lingua affilata. E soprattutto ha un destro micidiale!

“Senti un po’!”esclama strusciando la sedia fino ad arrivare davanti a lei che lo fissa con un occhio stretto e le labbra arricciate “tu non hai un compagno di scorribande e neanch’io. Facciamo coppia e mettiamo a ferro e fuoco le vie della grande città” sghignazza con un’aria idiota e divertita che fa sorridere Shaz.

“Non ci penso neanche, il mio ultimo partner era uno schizzato guerrafondaio” 

“Tanto sano non sono ma tifo per Greenpeace…ti va bene?” esclama dopo un attimo facendola ridere di cuore.

“O santo cielo, la musona ride. Gente, facciamo festa!”esclama attirando l’attenzione delle poche persone che non sono andate in mensa.

“Smettila, dispensatore sano di pensieri inutili!” ribatte divertita “ne dobbiamo parlare con Drake”

“Tanto ci dirà di si, non vede l’ora di appiopparci a qualcuno, noi due.” Ribatte a bassa voce con aria da cospiratore “non siamo male, secondo te come mai la gente non ci sopporta?”

Shaz lo osserva mentre continua a giocare con uno scacciapensieri che fa un rumore infernale e a dondolarsi pericolamene sulla sedia con aria svaporata e l’occhio da matto. Sorride quando lo vede protendersi verso la figuretta di Charlene che arriva trafelata, gli occhiali da sole graduati sulla testa e quelli d’ordinanza già in mano.

Lo sente sospirare più volte comicamente e sorride un’altra volta.

“Mi ci metti una buona parola?” le domanda con la vocetta tenera e morbida mentre la saluta con la mano e la ragazza gli risponde di sfuggita con un imbarazzato sorriso

“Mah...chissà..

“Dai…ti porto il caffè per una settimana di seguito”

“Due”

Anche tre se mi procuri un appuntamento”

“Le sbava dietro tutto il distretto. Pensi di competere con Peterson e Larry?”

“Quei cazzoni pompati? Certo” Logan torna il ritratto della serietà quando si volta verso di lei “a me piace davvero, non lo faccio per sport o per scommessa”

“Stanno facendo le scommesse su Charlene?!” Shaz scatta in piedi fissandolo avvelenata “chi? Nome e numero di matricola! Glielo faccio io, un bello scherzetto!!”

Il ragazzo la guarda con aria serena e sventola una mano rimettendola a sedere “prendi fuoco all’istante, ti chiamerò fumina

“Fallo e non ti resteranno denti per mangiare” ribattè osservando l’amica scaricare tomi su tomi di scartoffie.

All’improvviso Leighton non è più accanto a lei ma sta aiutando Charlene a non fare cadere la pila di documenti che tiene in precario equilibrio fra le braccia.

L’amica le lancia un’occhiata supplice a cui Shaz risponde con un sorriso malizioso. Si rimette a sedere aprendo nuovamente il suo fumetto e succhia l’aranciata fredda con la cannuccia…santo Votan!

Resta a fissare il nulla con un sorrisino…lui prendeva il sole mentre lei sgobbava...mi sembra giusto. Chissà se Ariel c’è già passata al canile…

Ad un certo punto, un flashback le fa tornare in mente una scena terribile che ha completamente dimenticato, troppo assorbita dal lavoro.

Quei due figli di buona donna si sono baciati …e io c’ho anche dormito insieme!! Sbatte la rivista sul tavolo rabbrividendo di rabbia. Quindi mentre io sono qui a soffrire, col culo sulla graticola e la paura che scovino qualche mia impronta sulla scena del delitto…quei due bastardi se ne stanno a…a fare cosa?!

Si alza in piedi velocemente, attirando l’attenzione dei due ragazzi che stavano parlando a bassa voce completamente assorbiti l’uno dall’altro “coprirmi con Drake, devo fare un salto a casa!”

“Sei in pausa; puoi andartene dove ti pare, secca” le ricorda Logan con una smorfia. “Dove corri? A fare una sorpresa al tuo uomo? Non si fanno mai le sorprese!”

“E’ proprio per quello che esco!”

 

***

 

Ariel si scioglie i capelli e aggiusta il bikini porpora che le va alla perfezione. Il suo corpo snello non ha nulla da invidiare a quello di Cameron Diaz! Decide ancheggiando soddisfatta di se.

“Ti fai il bagno con me, scorbutico?” gli domanda chinandosi verso di lui e inondandolo di profumo di cocco. Votan gira la faccia dall’altra parte senza filarla. Non disturbarmi mentre escogito tattiche per far capitolare la mia prossima preda!

“Sempre scontroso!” ribatte lanciandosi in acqua e schizzandolo di proposito. Votan non fa una piega, felicemente rinfrescato e continua a sonnecchiare contento.

 

Eddai fammi compagnia, nonno!”

 

Nonno?! Ringhia dentro di se aprendo un occhio e richiudendolo subito. Si gira annoiato e la guarda, posando le braccia sulle ginocchia piegate “fatti un bagno freddo, Lolita. Sono fuori della tua portata”

La ragazza si volta come una furia, con l’acqua negli occhi “che hai detto? Prima Barbie, ora Lolita,  le vuoi prendere?!”

D’improvviso abbassa la testa sbattendo un occhio “ahio..” Piagnucola col viso rosso. Resta per un po’ a cercare di togliere quelqualcosa maledetto’ che le è finito nell’occhio muovendosi lentamente verso il bordo.

“Non ti metterai a frignare per così poco?” le domanda ironicamente vedendo le sue smorfie.

“Macché, ho una ciglia nell’occhio o un salvagente intero, visto il fastidio che mi da”

Sente la testa che viene spostata bruscamente all’indietro e si ritrova a guardare con un occhio solo l’orco da vicino “aprilo!” le dice con tono estenuato.

La ragazza sbatte la palpebra infastidita.

“Ferma” le ordina lanciandole un’occhiataccia “guarda te, peggio dei bambini!” sussurra mentre le toglie la ciglia che si era ripiegata su se stessa.

Ariel resta comodamente appoggiata sulla sua gamba mentre si occupa di lei. Che evento!

“Sai che hai degli occhi fantastici? Visti da vicino e senza quell’ombra cattiva, sono proprio belli” 

Votan la guarda incupito “certo, sono i miei!” ribatte trovandosi stranamente a suo agio a cianciare di stronzate con quella ragazza. Sente i suoi capelli bagnati che strusciano sulla gamba e la sensazione orrenda che ha provato quando l’ha baciato si rifà viva. “Sono 50 sacchi al minuto per l’utilizzo della mia gamba come cuscino!” ribatte secco spostandola di scatto e facendole dare una craniata in terra.

Ma sei scemo? Ci potevo rimettere la vita!” esplode massaggiandosi la nuca dolorante.

“Mi fa senso guardarti da vicino dopo quello che hai fatto. Mi viene la pelle d’oca e il vomito!”

Esclama infastidito, tornando a sdraiarsi. La ragazza sorride ed esce dall’acqua strizzandogli i capelli sullo stomaco e facendolo balzare “era per il bene del mondo! Guarda che non mi sono mica divertita!” ribatte ridacchiando.

“Neanche io, neanche un po’. Ma come cavolo fanno quei mezzi pedofili a dire che siete attraenti alla tua età, ancora lo vorrei capire! ”esclama rabbrividendo al solo ricordo. “Quelli o sono malati o non hanno figlie!”

 

Ariel non sorride più. Si sdraia al sole inforcando gli occhiali e smorzando le risa “sono più normali di quanto pensi… tranquilli impiegati che il fine settimana mollano a casa moglie e figli per rimorchiare qualche stellina cadente lungo le stradine per un’oretta scarsa di sesso a pagamento.

Eravate tutti uguali per me”

Quelle parole risuonano come una randellata nella testa di Votan che si gira completamente verso di lei.

Ariel gli lancia un’occhiata e sorride sprezzante. Non ha più l’immagine della bambola decorativa che Votan odia. è una donna con un passato sconosciuto.

 

La ragazza si solleva a sedere piegando le gambe da un lato. Gioca con le stecchetta e sorride amara. “Sei stupito che la bella bambolina appena uscita dal negozio di giocattoli si vendesse per strada?”

Lo vede piegare appena la testa e alzare un sopraciglio “non penso di aver capito”

Ma come…un uomo di mondo come te che si stupisce per così poco?! Hai capito bene, invece: facevo la prostituta. Lo sa solamente Jesus, mi ha trovato lui quella sera” mormora sedendosi compostamente e abbassando lo sguardo. “Sono scappata di casa a 15 anni perché non sopportavo quella famiglia di bigotti. I primi due mesi è andato tutto bene, poi quando sono finiti i soldi ho cominciato a cercare un impiego. Non ero pretenziosa, quando vivi per strada dentro una macchina abbandonata, non storci certo il naso, se devi fare le pulizie nelle case o portare via i sacchi della spazzatura da un ristorante.

Storia vecchia come il mondo: una sera, mentre servivo dentro un locale, ho incontrato uno che mi ha offerto un sacco di soldi per farlo…lui era belloccio e mi piaceva parecchio. Ho pensato ‘perché no? Solo per stavolta’…” Ariel sorride sdegnosa e fa una smorfia triste “’solo per stavolta’ era la mia frase preferita…sono finita in un brutto giro e mi sono ritrovata in strada con un protettore sanguisuga. Jesus stava lavorando nella mia zona quando è arrivato Paco a prelevare l’incasso della serata. Quando ha sentito che mi picchiava per lo scarso guadagno, gli ha sparato a bruciapelo.

 

Il corpo di Paco che cadeva a terra e tutto quel sangue che usciva da lui, mi hanno terrorizzato e dopo un attimo ho pensato ‘perché diavolo non l’ho fatto io prima?!’ Ho visto la Morte negli occhi quella sera…e poi è arrivato il suo Angelo Vendicatore. Sorride indicando la Villa “solo che era molto diverso dall’immagine iconografica della mia famiglia. Era bello e biondo!”ridacchia con gli occhi lucidi “il vero principe azzurro sul cavallo bianco. Quando avevo 13 anni ci credevo alla stronzata del cavaliere che salva la principessa in pericolo, poi a 20, quando ormai conoscevo a memoria tutte le perversioni di questa schifosa città…diciamo che l’immagine tende a sparire!” sorride mentre Votan resta serio a guardarla.

Ariel abbassa lo sguardo, ancora sofferente per la storia “mi ha portato via da quella fogna in cui vivevo e mi ha lasciato decidere: potevo restare con lui oppure riprendere la mia strada. Non so perchè l’abbia fatto…lui non mi hai chiesto niente del mio passato e non mi ha mai cercato di…beh, hai capito”   

Votan annuisce non aspettandosi altro da Jesus.  

Ariel continua, persa nel ricordo “quando sono arrivata qui, c’erano gia Rex e Jack che si disputavano ogni singola birra all’interno del frigo e si scannavano per la minima stronzata. Jesus era perennemente in giro…poi è arrivata Maret, la strega cattiva dell’Ovest. Si vedeva lontano un miglio che erano persi l’uno per l’altro. Jesus se ne andava in giro con lo sguardo svaporato e un giorno ha cercato di aprire una bottiglia con il cavatappi al contrario! Giuro: ci ha provato per cinque minuti d’orologio. Il giorno in cui arrivato Natt è stato traumatico.

 

“Quello è un trauma vivente, deve aver battuto la testa da piccolo!” sbotta facendola ridere. 

 

Ariel si appoggia alla sdraio e ridacchia “ha cominciato a provarci dopo un secondo di presentazione! Si capiva che stava scherzando e che non aveva intenzioni viscide nei miei confronti...però mi ha fatto venire i brividi. Io non sono timida ma in certe situazioni i vostri comportamenti mi lasciano basita!” ribatte lanciandogli un’occhiataccia a cui Votan risponde con un grugnito “io non sono normale, non mettermi nel mucchio, bella”.

 

La ragazza non risponde e resta a fissarlo “tu sei più molto normale...e molto stupido. Perché non parli chiaro con Shaz?”

“È troppo lunga da spiegare!” borbotta a mezza bocca “non penso che…” la guarda tacendo la frase fatta che stava per uscire dalla sua bocca:non penso che capiresti’

 

“Io non ti ho detto niente” mormora all’improvviso fulminandolo con lo sguardo. “Rex non lo sa e non voglio che lo sappia”

L’uomo la fissa ancora un po’ e torna a sdraiarsi. “Pensi che cambierebbe idea su di te se lo sapesse? Stronzate, se ti ama davvero non smetterebbe di farlo per simili dettagli”

Ariel non riesce a capirlo. “Non è un dettaglio…penso di aver avuto più uomini io che tutti voi messi insieme”

“Mai avuto un uomo, mi piacciono le donne” sottolinea con un risolino sulle labbra che la fa ridere.

E guarda che il sottoscritto rimorchia parecchio!”

Ariel ridacchia lanciandogli la crema “quanto sei presuntuoso! Ancora maledico il giorno in cui sei entrato da quel portone. Immagina la scena: la controfigura di Darth Vater che compare nella stanza piena di Cavalieri Jedi! Agghiacciante!” 

Votan la guarda con un ghigno “non dirlo a me! Fra voi tre che finite regolarmente i dolci e lo stordito al piano di sopra che sospira come un mantice, c’è da prendere il largo” ridacchia portando le braccia dietro la testa “per non parlare della scimmia urlatrice che sembra abbia ingoiato un manico di scopa...questo per essere fini in presenza di una signora”

Un sorrisino dolce si apre sul viso della ragazza “grazie...sei molto carino. Si piega verso di lui stampandogli un bacio sulla guancia che lo fa saltare come una molla“tieni quelle labbra lontano da me!” esclama strusciandosi una mano sul viso.

“Ahio! Mi sono punta con quella barbaccia! Ma perché non te la fai come tutti?!” brontola massaggiandosi le labbra.

“Da fascino, ma tu non puoi capire perché sei troppo piccola, pulce”

“Pulce!”esclama ridendo “ma pensa tu!”

“Caccola è meglio?”

“No, meglio pulce”

 

Cala un momento di tregua fra i due. Ariel sorride al sole sentendosi bene e ripensa a quelpulce’ che suona tanto affettuoso. “Mi ci sono affezionata a te, orco. Sei il mio nonno preferito”

Votan non risponde, fermo alla prima parte della frase, cercando di immagazzinare quelmi sono affezionata a te’ in tempo utile a darle una risposta abbastanza tagliente.

“Mh” mugugna senza scomporsi “peggio per te. Sorride e sposta gli occhiali sportivi pigramente “Darth Vater?”

“Già!” annuisce la ragazza soddisfatta.

Votan fa una smorfia compiaciuta “mh…sempre piaciuto quel tipo.

 

“Bene, mi sono scottata abbastanza per oggi!” Afferra la rivista e la crema solare alzandosi in piedi per dirigersi all’interno della casa.

Quando gli passa accanto, si sente improvvisamente franare addosso a lui. Sussulta sorpresa lasciando cadere le sue cose.

Votan la accoccola su di se e le passa pesantemente una mano sui capelli, in una sorta di carezza consolatrice che non ha alcuna traccia di biechi intenti, stringendola in un abbraccio orchesco che la lascia senza parole. Alla fine capisce: le parole sono sempre troppe per quell’uomo. Lui non parla, agisce, anche se la sua tecnica non è delle migliori. È rozzo ma affettuoso, quando decide di esserlo.

“Sei troppo piccola per fare quel lavoraccio.” La sgrida dandole un colpetto in testa.

“Mi fai venire il voltastomaco se sei così carino con me” mormora accomodandosi meglio e sentendo il suo cuore battere calmo e placido.

“Me ne sbatto” è la tranquilla risposta del suo collega che sorride divertito “sempre una sega rimani a baciare”

Ariel ridacchia, dandogli una gomitata “ti faccio pentire di essere rimasto!”

Il solletico lo fa grugnire mentre si muove per liberarsi dalle dita veloci e insistenti della ragazza. “Finiscila o ti affogo!” esclama duro sentendo una risata che preme per uscire.

“Non ci riuscirai mai, sei un vecchietto con smanie da grand’uomo!”

Quando lo sente ridere si ferma soddisfatta “oh mi dio! L’orco mangiabambini ha riso!”

“Stronza!” ridacchia scostandole le mani un’ultima volta “non ho testimoni, il capo dorme e tutto il tempo di farti fuori con calma” la minaccia scherzosamente, tirandola verso la piscina 

“No, mi sono appena asciugata!” urla divertita tirando dalla parte opposta “ho appena mangiato e se faccio il bagno mi si blocca la digestione e poi muoio!”

 

Le risate accorate della ragazza attirano l’attenzione di un assonnatissimo padron di casa appena alzatosi dal letto che si affaccia al balcone e resta a guardare dapprima sorpreso e poi con un sorrisetto la battaglia fra i due. Quella ragazza è speciale, l’ho sempre detto io! Sbadiglia vendendo sopraggiungere la moto di Shaz. All’improvviso sgrana gli occhi e immagina il peggio.

 

La poliziotta parcheggia la moto in fretta stappandosi il casco dalla testa. Se stanno facendo una qualsiasi cosa che preveda contatto fisico, li ammazzo tutti e due! Pensa avvelenata entrando in casa e non trovando nessuno. E dove vuoi che siano quegli scansafatiche? In piscina!

 

Ariel finisce in piscina con un urlo, tirando con se Votan che inciampa rovinosamente e ingoia più acqua di quella che avrebbe voluto.

“Come stai nonno? Devo chiamarti il dottore per l’anca incrinata?” ridacchia ormai rossa come il suo bikini. Quando si sente afferrare e un braccio le viene passato attorno al collo, stenta a respirare. “Supplica in ginocchio e forse ti perdono!” sibila cattivo facendola ingoiare rumorosamente.

“Molla dai, non respiro” ansima mezza ridacchiante.

Un risolino di scherno e una velatissima minaccia continuano a farla ridere. Con una mossa veloce le slaccia il bikini facendola strillare.

“Adesso voglio vedere se non la finisci. Copriti e non far vedere le tette al vecchio Chuck, svergognata!” ridacchia uscendo dall’acqua e portandosi appresso il pezzo colorato.

“Ridammi il mio bikini” urla coprendosi con le braccia. Alza lo sguardo e vede Jesus che li osserva sorridente “digli qualcosa tu!” lo supplica con una vocetta piagnucolosa. 

“Qualcosa!” lo sente esclamare divertito all’indirizzo del killer che sventola il suo trofeo “ma che…ma c’è l’imbottitura! Che vergogna e io che pensavo che avessi…ehi, J!”urla in direzione di Jesus che continua a sogghignare “questa ha le bocce finte!”

“Li dovrebbero mettere fuori legge, sono ingannevoli!” gli risponde pensando che se ci fosse stato Natt, le cose sarebbero degradate inesorabilmente.

 

La ragazza urla stizzita e si avventa su Votan coprendosi appena “ non ho una terza, allora? Le mie tette sono bellissime ugualmente!”esplode chinandosi leggermente e coprendosi con le braccia allo stesso tempo. Votan guarda lei e il reggiseno “non hai le tette!” ridacchia divertito sentendola urlare di rabbia. “E ringrazia che siamo due gentiluomini, le battute si sarebbero sprecate se ci fosse stato…”

In quel momento la sente sussultare allibita. Segue il punto che sta guardando la ragazza piegando la testa all’indietro e resta immobile a guardare Shaz che li osserva col casco in mano e un’espressione incredula.

“Merda!” sibila Ariel nervosa. Jesus li guarda a sua volta e si batte una mano in fronte. Peggio di così!

 

Figlio di…Shaz li osserva con uno sguardo omicida e una narice che freme per lo sdegno. Lo sapevo io!

 

Votan rigira la testa con lo sguardo cupo e una piega amara alla bocca; tende con due dita il reggiseno della ragazza e si alza, afferrando l’asciugamano che mette sulla spalla con noncuranza. Le passa accanto senza neanche filarla e tira dritto dentro casa, abbassando lo sguardo quando vede arrivare di corsa la palletta di pelo che scivola sul pavimento liscio e finisce ai suoi piedi miagolando. Si piega a raccoglierlo, mettendoselo in spalla

Sente gli occhi della donna puntati addosso. Vorrebbe spiegarle che c’è stato un fraintendimento ma lei lo guarda in un modo…così duro e disincantato che non riesce ad aprire bocca.

 

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Capitolo 15
*** Rebirth ***


“Senti senti senti

Care lettrici, cosa si fa quando si trova l’uomo che si ama per ben DUE volte con la stessa ragazza in atteggiamenti equivoci?

 

Tre opzioni:

1)      Si prende il fucile a canne mozze e si fanno secchi entrambi (molto quotata ma poco attuabile)

2)      Ci si dispera (a lungo e svisceratamente)

3)      Si fa SHOPPING!!

 

Shaz ha optato per la terza soluzione, poiché non può ammettere di essere gelosa di quei due bastardi fetenti ingrati - e quella stronzetta è anche fidanzata!!- e perché non ne può più di disperarsi.

 

In un’altra stanza, Jesus rimugina la scena pensando che il fraintendimento è palese, ma che la scena di per se, era abbastanza shoccante anche per la più solida e razionale delle menti.

Se fosse capitato a me…no, che dico? A me è capitato e adesso stanno suonando le arpe in paradiso! Trae un lungo sospiro nostalgico ripensando a quando era un bastardo senza scrupoli e peli sullo stomaco ma il pensiero della ragazza, probabilmente in lacrime o calata nella furia distruttiva da Erinni, lo fa muovere dalla sua camera. Tanto doveva chiederle scusa…

Bussa discretamente e unvia dalle palle’ urlato con la stessa potenza di un cannone, lo aggredisce all’istante.

“Vengo in pace, non sono armato” ridacchia affacciandosi lentamente.

Che vuoi?!”

Shaz lo fissa con la stessa simpatica e gradevole espressione di un Minotauro tenuto digiuno per troppo tempo e continua a sbatacchiare le sue cose in giro.

Jesus attende sulla porta indeciso ma quando mette un piede nella stanza, la donna lo fulmina. “Ti volevo chiedere scusa per aver fatto il coglione ieri sera”

Shaz lo guarda non fidandosi, troppo ferita da quei due balordi per rispondere a tono e abbassare la guardia.

L’uomo si appoggia alla parete, molto lontano da lei con le mani in tasca e l’espressione abbattuta “mi dispiace di essere stato così…”

“Figlio di puttana? Te la suggerisco io, la terminologia esatta” sbotta con la voce tremante al ricordo. “A parte il fatto di avermi terrorizzato, mi hai offeso dicendo quelle cose…”

..io avevo in mente ‘sgradevole’ ma direi che hai colto l’essenza del mio comportamento” ribatte a mezza bocca “Non è stato male.. ‘conoscerti’….in tutti i sensi.”

Shaz lo guarda di sottecchi dall’altro capo della stanza e non dice nulla. Non si fida e non vuole stare male di nuovo.

Che cosa posso fare per ottenere il sacro perdono?”

La donna continua a fissarlo ma non ricambia la battuta “non m’interessano le tue scuse. Non c’è limite alla cattiveria che hai dimostrato nei miei confronti...soprattutto davanti…a quel testa di cazzo! Spero che gli venga una brutta malattia!!”

Jesus alza gli occhi e la fissa dritto in viso divertito “pensavo che stesse per sgozzarmi. Soffre di gelosia retroattiva”

“Chiunque ti avrebbe strozzato in quel momento. Ribatte scacciando il pensiero di Votan e lei sul letto…quel morso leggero e le sue labbra che l’avevano ustionata…e l’immagine di Ariel arrampicata sopra all’uomo senza reggiseno!

“Ero anche venuto a dirti che hai frainteso tutta la scena. Loro stavano..

“Me ne sbatto!” esplode ficcando uno specchietto nella borsa “sono liberi di fare quello che vogliono, a me non importa un fico secco se scopano come ricci o giocano alle belle statuine! Sono incazzata e tra un pò morderò qualcuno; quindi togliti dalle palle e non vuoi che sfoghi la mia rabbia su di te.

Quel monologo imbufalito, lascia Jesus vagamente perplesso. “Ok…mi fa piacere vedere che non stai piangendo.

Shaz lo fulmina con un’occhiata, sbattendo un altro soprammobile con aria feroce “io non piango per quello! È chiaro, biondino?!”

“Come il sole, ma smettila digitare quel dito se non vuoi perderlo” mormora con una pacata tranquillità che la raggela all’istante.

Sbuffa tre - quattro volte gettando all’aria un po’ di vestiti e poi crolla sul letto esausta e con gli occhi lucidi. Finita l’arrabbiatura esplosiva, arriva la prima ondata di tristezza. 

Jesus le siede accanto, dandole di gomito “ vuoi prendermi a pugni per sfogarti un po’?” le propone con tono sornione strappandole un sorriso.

All’improvviso si tende e lo guarda stringendo gli occhi, una smorfietta maliziosa che si allarga sempre di più “Shopping compulsivo!!!” esclama saltando giù dal letto e afferrando le carte di credito “infilati qualcosa di decente e vieni a fare shopping con me! È la volta buona che la mando in rosso, questa!” sibila alzando davanti ai suoi occhi l’American Express.

L’uomo sorride e si alza con molta lentezza “non vi ho mai capito, a voi donne. Quando avete un problema vi buttate nei negozi”

“Te lo spiego per strada” ridacchia trascinandolo fuori della camera. 

 

***

Jesus si guardò allo specchio del negozio in cui l’aveva trascinato Shaz con una smorfia di disgusto; si scansò distrattamente quando una ragazza gli si parò davanti con una camicetta da controllare e le sorrise a mo di scusa.

Forse aveva ragione Ariel…forse doveva cominciare a curarsi di più. Stare a commiserarsi non serviva a niente: se Maret aveva deciso di lasciarlo per via…del piccolo - Jesus inghiottì a vuoto imponendosi di non pensarci più - erano solo fatti suoi!

 

Erano usciti dalla villa entrambi a passo di carica, dirigendosi nel garage dove la macchina di Jesus  impolverata e probabilmente senza benzina, con i freni da revisionare e l’olio da cambiare, giaceva triste e abbandonata in un angolo.

Quella macchina gli aveva sempre portato fortuna…e sfortuna! Ce l'avevo quando ho fatto il mio primo colpo, quando ho incontrato Jeanne e ce l'avevo la sera che ho deciso di non ammazzare quella fetente disgraziata.

C’è una certa idea che ronza in testa come un calabrone sotto vetro. Piccola Ariel, quando hai ragione hai ragione.

 

E questo? Come mi sta?!”

 

Santo iddio, perché l’ho accompagnata? “Una favola”

Shaz lo guarda con aria vagamente omicida “cambia repertorio, cocchino. Hai ripetuto una favola’ per gli ultimi cinque modelli e con l’ultimo sembravo Morticia Addams venuta male!” sbotta facendo sorridere la commessa che gli lancia uno sguardo d’intesa: scene all’ordine del giorno, quelle.

Ma se sei bellissima con tutto, che posso farci?” ridacchia tentando la strada della galanteria che fa alzare le sopracciglia alla commessa poco più che ventenne e uno ‘stupido cascamorto’ da Shaz che non si lascia ingannare. Lo guarda attentamente negando con la testa l’ultima camicetta alla ragazza che si allontana a malincuore dalla visione di Jesus appoggiato alla parete, mezzo ridacchiante e mezzo annoiato

“Stavi flirtando con la ragazza?” gli domanda a bassa voce dirigendosi all’uscita carica di pacchetti “Se vuoi ti lascio qui e torno a casa da sola.

Jesus la guarda con aria compassionevole e le toglie l’ennesimo pacchetto di mano.

Però! Sei un ottimo facchino!” Ridacchia rimediandosi un risolino di scherno dal proprio accompagnatore avvezzo ad essere trascinato per negozi.   

“Di un po’, non ti sembra ora di darti una svecchiata? St’abiti sono fuori moda!” esclama tirando leggermente la maglietta che indossa.

“Vanno benissimo” risponde sbuffando “è una maglietta stirata e pulita. Non le serve altro. “ afferma mentre Shaz lo guarda esterrefatta “no, no. Non ci siamo, ciccio! Questa è una frase che hai rubato dal mio repertorio dello scorso anno. Via, ti porto a fare shopping!” decide deviando verso un negozio da uomini.

“Non ci pensare neanche!” esclama opponendosi debolmente alla follia di quella donna “non sono assolutamente in vena!”

“Io si. Quindi, seguimi senza fare storie! E per prima cosa: via quel pizzetto!”

 

***

 

“Quanto sei figo così!”

“Stai scherzando? È terribile, sto taglio”

“Credi a me, fai un sacco David Beckham…faranno la fila fuori la tua porta, le donne!”

 

Jesus si diede un ulteriore sguardo triste allo specchio e la fulminò con un’occhiata “mi hai fatto rasare a zero!” esclama facendo girare i tre clienti rimasti “tutti li perdono e io che faccio? Seguo i consigli di una pazza sciroccata con la mania del calcio!”

Shaz lo spinse fuori, ridacchiando e lo prese sottobraccio “odio il calcio ma mi piace quel tipo! Sei bellissimo! Scommettiamo che nel giro di tre secondi ti ritrovi con cinque numeri di telefono in tasca?!” insistette facendolo sorridere.

E crediamoci. Tanto non posso farmeli riattaccare uno per uno” sospirò dirigendosi verso l’auto e sentendo una piacevole frescura alla testa. Mah...a qualcosa serviva quel non - taglio!

Guardò la propria auto con un certo disappunto e ci si appoggiò per qualche istante. Ma si, brasiamo la carta di credito fino in fondo!

Shaz si stirò pigramente, ficcando i suoi pacchetti nel portabagagli e sentendosi meglio.

“I soldi non daranno la felicità, ma come ti calmano i nervi!” esclamò ad un Jesus pensieroso e con un ghigno malizioso. “Cos’è quella faccia?”

Le fece cenno di salire e mise in moto con aria divertita “non adagiarti troppo, sbirra. Adesso ti porto io, in un bel posto!”

 

***

 

“Di chi è quella favola?!”

 

Jack, appena rientrato dai bagordi con la nuova fidanzata che secondo Ariel durerà da Natale a Santo Stefano, fa un cenno veloce alla ragazza mezza depressa per il terribile fraintendimento avvenuto in piscina. Si alza pesantemente dal divano su cui stava sedimentando come un lichene islandese, sventolandosi con un giornale vecchio e il libro di storia nell’altra mano e si affaccia alla finestra, trattenendo un fischio d’ammirazione alla bestia su quattro ruote appena parcheggiata.

 

“Chi è, un cliente facoltoso del capo?” Domanda sbavando sulla Bugatti Veyron, blu notte e lucida come una stella da cui scende un tipo con i capelli a spazzola, vestito come un dandy bohèmien, seguito da una donna in evidente stato di esaltazione.

“Quello è il capo…” mormora incredula uscendo di corsa e andandogli incontro.

 

“Impara come si fa! Se compri una cosa, lo fai in grande!” le spiega soddisfatto di stesso.

Shaz continua a sfarfalleggiare intorno alla macchina che Jesus ha pagato sull’unghia e ha quasi fatto svenire il direttore del concessionario.

Quando vedono i due ragazzi venirgli di corsa incontro, Shaz si rabbuia aprendo il portabagagli e scaricando i suoi acquisti lievitati notevolmente durante la giornata. Getta un’occhiataccia ad Ariel che le si avvicina per spiegare l’equivoco e si allontana seccata.  

 

“Buono che è nuova!” intima a Jack che svolazza attorno alla macchina

“Mi ci fai fare un giro, vero?”

“Scordatelo. Non pomicerai con la tua donna sul mio sedile. Sibila divertito aprendo il portabagagli e scaricando una discreta quantità di pacchi che Ariel osserva con una certa curiosità.

Fissa i capelli ..quali capelli? e i vestiti di ottima fattura sbattendo gli occhi senza parole.

Jesus la guarda sorridendo “me l’hai detto tu. Te l’ho detto che hai sempre ragione?” mormora mettendole in mano un pacchetto infiocchettato.

Ariel lo fissa ancora ammutolita e stenta a casere che sia la stessa persona che fino a poche ore prima vagava come un fantasma per casa, sepolto sotto un chilometro di barba. 

 

Quello. È. Decisamente. Un. Figo. Da. Ululato!

 

Apre bocca ma le esce solo un debole mormorio. Guarda il pacchetto che le è stato messo in mano e inghiotte a vuoto.

 

“Come non me la presti? Dai!”

“Scordatelo. È nuova di pacca e non si tocca!”

La scaramuccia fra i due uomini va avanti per un po’, sotto gli occhi allibiti della ragazza che non riesce a muovere un muscolo. Certo che quando si sveglia, fa le cose in grande, pensa rientrando dentro casa col suo regalo che guarda appena.

 

“Di chi è quella macchina coatta la fuori?!”

 

La voce incredula di Rex fa da sfondo al tramestio di Jack che sta pregando Jesus in ginocchio pur di farci ungiro solo, capo!’  

“Ciao amore..” Sussurra abbassandosi per darle un bacio sulle labbra immobili. “Di chi è?” ridacchia indicando col dito la macchina. Ariel si schiarisce la voce col regalo ancora impacchettato. “Di Jesus. Ha deciso di tirarsi su di morale ed è uscito a fare shopping…e si è praticamente rasato a zero”

“E’ del capo?!” tuona il ragazzo fermo alla prima parte del discorso “devo farci un giro assolutamente!” esclama piantandola in asso e salendo le scale in balzi felini.

 

Ariel li sente discutere a lungo, incredula che quei due deficienti non si siano accorti di niente.

Sale le scale lentamente il regalo stretto in mano e la flemma britannica di una dama ottocentesca.

Nello studio la scena è patetica mentre Jesus si sbarazza di mezzo ufficio e distribuisce  suoi nuovi acquisti in giro. I due lo stanno ancora pregando come ragazzini.

“No. N - O! Compratevela, vi pago abbastanza!” Sghignazza posando gli occhiali da sole sulla scrivania libera dalle cartacce impolverate.

“Smettetela, stupidi!” tuona la ragazza sbattendo la porta “ma lo avete visto?!”

I due si voltano a guardarla e poi gettano uno sguardo vacuo a Jesus che la fissa perplesso.

“Si è completamente rasato a zero! E i vestiti!” esclama indicandolo “quei pantaloni sono indecenti, dovrebbero arrestarti per porto d’armi osceno!”

I ragazzi lo fissano e annuiscono ”e allora? Si è tagliato i capelli.”

“Manco c’avevo fatto caso”

Ariel fulmina Rex, fautore dell’ultima battuta con aria seccata “fuori di qui, tutti e due. Ci parlo io con lo scemo” esclama chiudendoli fuori e posando pesantemente le mani sulla scrivania “che sta succedendo?” lo interroga continuando a fissarlo sorpresa. Jesus fa spallucce mettendosi a sedere “Sono bello, no? Un’idea di Shaz” domanda ridacchiando.

La ragazza scuote la testa esasperata “sei bellissimo, lo eri anche prima…ma tutto questo?!” esclama indicando i suoi vestiti tremendamente indecenti.

“Grazie!” esclama di buon umore toccandosi la testa e sorridendo allo strano effetto che fanno i capelli sotto le dita “mai portati così.”

Ariel aggira la scrivania e si siede con una certa nota di apprensione negli occhi. “Fa sentire..” Mormora passandogli una mano sulla testa e sorridendo “Mh…simpatico. Ho trovato il giochino per infastidirti” ridacchia facendolo sorridere. “Bravo, stai reagendo” sussurra annuendo e lanciando un’occhiata alla maglietta da fighetto con un sacco di soldi  da buttare “ma quella è troppo” esclama indicandola col dito e abbassandolo un attimo dopo sui pantaloni ”e quelli sono osceni”

“Perfetto!” ribatte allungandosi per prendere il regalo e porgendoglielo con un certo divertimento. “Non l’hai ancora aperto?”

“Ero troppo sconvolta per pensare al tuo regalo” mormora tirando la coccardina e strappando la carta. “Capo!” esclama imbarazzata a morte quando solleva con due dita un completino intimo che … “è indecente!”

“Non è indecente, finiscila. E’ sexi e ti starà benissimo e Rex apprezzerà sicuramente. Ridacchia alzandosi e stirandosi pigramente “E poi è imbottito!” esclama facendole l’occhiolino con una faccia maliziosa che la fa arrossire. 

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Capitolo 16
*** Urto frontale e fuga veloce ***


Le serate alla Villa è diventata parecchio deprimente

Shaz si è rifiutata di uscire dalla sua stanza per ascoltare le scuse di Ariel, ha dato da mangiare al gattino rivolgendo loro un’occhiata indifferente, posandosi un secondo di troppo su Votan che ha sentito la faccia scorticata da unghie immaginarie e poi se n’è andata in camera sua sempre in silenzio.

Jesus è rinchiuso nello studio a smanettare  il computer e i due ragazzi sono andati a fare le commissioni’ con la stessa verve di un fossile del Mesozoico appena rivenuto dal sedimento secolare.

Ariel ha licenziato Charles, affermando che quella sera avrebbe cucinato lei, rimediandosi un’occhiata allusiva da Votan seguita da un commento a mezza bocca nel suo tipico stile bastardo, affermando che avrebbe bruciato anche l’acqua, invece di farla bollire come è intrinseco nella sua natura di liquido.’

La ragazza gli ha riposto con una linguaccia e l’ha cacciato con uncrepa di fame, orco’ che l’ha fatto sorridere allegramente.

Tempo cinque minuti, l’ha ri-trascinato in cucina facendogli assaggiare di tutto, usandolo come cavia per i suoi esperimenti azzardati.

 

Un’oretta dopo, i due redivivi new look, transitarono di fronte a loro informandoli del fatto che se ‘l’andavano a spassare alle loro spalle e che avrebbero fatto sicuramente tardi’.

“Molto tardi!” aveva sibilato Shaz lanciando un’occhiataccia a Votan che non aveva fatto una piega, tranne quando l’aveva vista prendere Jesus per mano e trascinarlo verso la porta, ancheggiando in un modo vistoso e calamitando la sua attenzione, finchè la porta non si era richiusa con un tonfo dietro di loro. Era rimasto a fissare il pannello scuro cercando di squagliarlo con gli occhi e aveva grugnito qualcosa in cecoslovacco che Ariel non aveva capito ma che le aveva fatto rizzare i capelli alla base della nuca.

Se n’è andata, puoi rinfoderare la lingua” aveva commentato la ragazza sbuffando per quella situazione ambigua. 

Che cazzo ha fatto ai capelli?”

Se l’è rasati. Aveva caldo”

E la gonna?”

Ce l’aveva. Sei tu che ti sei fermato alla scollatura” era stata la sbuffante risposta di Ariel mezza frustrata e in colpa. “Sai che ti dico? Stravacco, popcorn e televisione”

Rimpinzata come un maialino, si gettò su divano con aria annoiata. Il suo compagno resse poco, dato la scarsità d’interesse per i programmi trash preferiti della ragazza e per una sottile inquietudine che gli correva dentro. Si sarebbero dati alla pazza gioia, magari bevuto qualche bicchiere di troppo e poi….grugnì un’altra volta a bassa voce, lo sguardo torrido di incazzatura e la visione delle mani di Jesus infilate sotto la gonna (quale gonna?! Quel rettangolo alto come un tovagliolino?!) di Shaz.

Ariel gli stava dicendo qualcosa che non capiva ma che gli entrava nell’orecchio come un ronzio fastidioso.

 

“Ho capito! Thriller o horror? Tanto un babau come te, solo quelli può vedere!” esordì sprezzante spizzando la colonna dei dvd  “mostri con la sega elettrica al posto delle braccia o case infestate?”

 

Ma no, dai. Una donna non si lascia neanche avvicinare da uno che le ha detto tutte quelle cose e le ha rinfacciato un vecchio rapporto.

Ma non ci esce a divertirsi….lo evita come la peste!

Ma no, dai.

Ma Shaz voleva lui, gliel’aveva letto negli occhi. Lui, non Jesus.

Si, è così.

 

Completamente rilassato sul divano, imbottito come un tacchino il giorno del Ringraziamento, la testa ciondoloni sullo schienale e le gambe appoggiate al tavolino basso, Votan aprì un occhio, guardando Ariel di sbieco “commedia, qualcosa di divertente…ti concedo anche del romanticume…ma non troppo!”

Quella frase mezza mangiucchiata dalla beatitudine più totale la fece girare incredula “cosa? Ripeti lentamente…”

“Metti un film qualsiasi e non rompere”

Ariel lo guardò ancora una volta allibita e poi scelse il suo preferito “questo l’ho visto una diecina di volte” mormorò mentre le immagini di ‘Blow’ apparivano sullo schermo. “Se non ti piace si cambia” gli concesse in tono carino che lo fece borbottare unmh..’ a bassa voce.

“Scherzi, c’è quella gran topa della Cruz, lascia li” borbottò fregandole il telecomando del lettore di proporzioni spaziali.

“E’ proprio come dicono: il telecomando è un’affermazione…”

Votan glielo tirò quasi in testa “so dove stai andando a parare. Non parlare di sesso con me. Guarda il film e taci”

Adesso gli ci voleva una mano leggera che gli accarezzasse la nuca e un corpo morbido contro cui stringersi. Guardò la figuretta della ragazzina con un’occhiata di troppo e rabbrividì spostandosi di qualche centimetro.

Ariel ridacchiò e gli si accoccolò accanto, mentre la cena troppo nutriente e ipercalorica, faceva sprofondare Votan in una beata apatia da cui difficilmente si sarebbe destato.

 

***

 

“Ti sei comprato la macchina coatta!” lo rimprovera chiudendo lo sportello con qualche difficoltà.

Jesus alza le spalle, mettendo in moto e sgasando soddisfatto. “Allacciati la cintura che questa tocca i 240” l’avverte dirigendosi fuori la Villa.

Shaz s’impiccia di qualsiasi cosa brilli o faccia rumore all’interno dell’abitacolo e continua a ridacchiare. “Siamo belli, abbronzati e fighi! La notte è nostra!” esclama facendolo sorridere.

“Mi sento figa e quando mi sento figa, vuol dire che lo sono!”afferma sistemandosi il vestito che ha scelto per la serata di ‘folleggio’.

Jesus la guarda con aria perplessa “ma quello è un top o ti sei messa il reggiseno dimenticando tutto il resto?

“Tesoro...questo è l’ultimo look di Kilye Minogue!” precisa sventolando la microborsetta che conterrà al massimo un fazzolettino ripiegato molto stretto.

“Ah..” Borbotta adocchiando lo scampolo di stoffa lucida che la donna sta cercando di far passare come gonna. “Ha la stessa altezza di un cerotto piccolo!”

Ma la finisci? Che stress! Mi sono fatta un altro padre!” ridacchia allungando le gambe nude e abbronzate con aria felice “Spero che tu abbia le chiavi di casa, perché qua dentro non ci entravano”

Perché centra qualcosa la dentro?!” ridacchia parcheggiando in prossimità di un locale molto di moda indicatogli dalla poliziotta euforica.

“Come facciamo ad entrare con la ressa che c’è?”le domanda mentre scende e un fischio d’ammirazione fa sorridere la sua collega. Jesus la prende sottobraccio con aria galante e la sospinge verso l’ingresso stracolmo di gente.

“Lo so io!”

 

I cocktail sono forti all’‘OverLust’: la gente darebbe un rene per poterci entrare tutte le sere, ma liste sono restrittive e Jesus ancora si domanda come abbiano fatto ad accedervi dopo soli cinque minuti. Shaz l’ha guardato sorridendo come una pazza e indicandogli il pierre all’entrata “quello mi viene dietro”

E cosa ha voluto in cambio?”

La donna lo fulminò con un’occhiata al vetriolo “niente!”

“Non ti arrabbiare, scherzavo!” ribatte andandole dietro fino al bancone affollato.

 

Shaz si trova stranamente a suo agio in quell’ambiente confusionario e fa da balia volentieri ad un Jesus frastornato “ma è sempre così sto posto?” domanda guardandosi attorno stupito.

La ragazza annuisce muovendo un piede a suon di musica “stai troppo a casa! Sei giovane, sei bello: devi divertirti! E sei stato puntano da due occhioni azzurri da circa mezz’ora”

Jesus la guarda interrogativo e poi solleva le spalle “non m’interessa”

La donna lo fissa per qualche istante, lo prende per mano e lo trascina verso la pista dove la gente più che ballare, si muove dinoccolata “con questo look da dandy stai facendo strage di cuori femminili”

Lui le fa una carezza amichevole e parecchio pesante che la fa piegare da un lato, grato al suo modo di fare che sta cercando di fare risalire il suo ego afflitto. “Se sapevo che saresti riuscita a trascinarmi in una discoteca, quella sera ti avrei sparato!” sorride alla ragazza che resta impalato a guardarlo e sbatte gli occhioni truccati. “Scherzavo” sghignazza facendole mettere il broncio.

“Andiamo a ballare, va. Io sono una sega, guida tu”

 

Tre ore dopo…

 

Shaz guida la Bugatti continuando a lanciare occhiate al suo capo assopito e sbronzo. Doveva proprio cadere il mondo, per permetterle di pilotare quella macchina!

Guida lentamente, non fidandosi dell’acceleratore che scivola troppo facilmente verso i 180 in piena città e si dirige alla villa, pensando che dovrà svegliarlo per metterlo a letto come si conviene.

“Cerca di stare in piedi, pesi come un bisonte trippone!” ridacchia cercando di farlo reagire. Lui sorride appena, barcollando e appoggiandosi alla donna che sta per caracollare sui tacchi alti. “Guarda che lascio dormire sul pavimento!”

Mhhhh…letto”

“Su, un piede dopo l’altro. Ma non potevi andarci cauto coi cocktail? Non quel posto non sono certo annacquati! Accidenti a lui quanto pesa! E’ un falso magro!

Con una mossa veloce si sbarazza dei tacchi scendendo di nove centimetri per avere un punto d’appoggio più stabile.

“Resta qui” sussurra a bassa voce mentre apre il portone, impicciandosi con le chiavi.

Jesus la guarda fra le nebbie dell’alcool e il sonno e resta a fissarla scambiandola per Maret. Con i capelli davanti al viso mentre cerca di riporre le chiavi nella borsetta e le scarpette in mano, Jesus rivive una vecchia scena.

“Maret…”

Shaz si volta a guardarlo, prima meravigliata e poi dispiaciuta “sono solo io” mormora aiutandolo ad entrare in casa.

Jesus non ha capito niente e non la riconosce al buio della stanza. L’abbraccia, facendole scappare un urletto sorpreso. Si tappa immediatamente la bocca per non svegliare nessuno.

Jesus continua a biascicare parole dolci e disperate insieme mentre lei lo ascolta con una stretta al cuore.

Quando ha finito, continua ad abbracciarla e a stringerla e stavolta la sua stretta non è più quella morbida e amichevole del solito ma molto più…eh no!

“Ehi bello! Guardami: non sono Maret. Sono Shaz, la tua poliziotta tuttofare!” esclama schioccandogli le dita di fronte agli occhi per farlo riprendere.

Jesus non da segni d’averla capita e tenta di baciarla facendola arrabbiare “non sono Maret, cretino! Sono Sharon! Lei è alta dieci centimetri più di me, possibile che non mi riconosci?!” sbotta cercando di allontanarlo. Jesus la stringe troppo forte e continua a sussurrare cose che la fanno arrossire.

“Mi sto arrabbiando e quando mi arrabbio divento pericolosa! Mollami se non vuoi svegliarti con un’intera compilation di lividi !” strilla a bassa voce pensando che dovrà ricorrere alle maniere forti con lui.

“Basta fare i capricci Maret” borbotta con la voce roca e alterata prendendola in braccio.

Shaz è esterrefatta: come fa, se fino a dieci minuti prima non si reggeva in piedi? “Mollami! Subito! Mi sono stancata di giocare!” grida agitata.

Anche io” ribatte dirigendosi con difficoltà verso il corridoio buio e sbattendo da tutti gli angoli “Scappare come una deficiente non mi sembra una mossa saggia, non con me” singhiozza ubriaco mentre la donna si divincola e la stretta si accentua.

“NON sono Maret, lo vuoi capire?!” Urla quando vede la porta della stanza di Jesus “che cavolo hai in mente di fare? Sei impazzito?!”

Finisce pesantemente sul letto mentre Jesus sempre più svaporato non capisce nulla, certo di aver ritrovato la sua donna e al buio quel corpo morbido è sicuramente quello di Maret e quella vocetta irriverente è inconfondibile. La razionalità se n’è andata ed è rimasto solo l’istinto a guidarlo.

Shaz si sposta velocemente fino all’altra sponda e arretra irritata “Come fai a non capire? Sono Shaz!”

Indietreggia verso il muro mentre la bracca, gattonando fino a lei e avvicinandosi ancora un pò traballante. Non la ascolta proprio e la donna è sempre più preoccupata.

“Mica vorrai…? Ti rompo la testa!” esclama scivolando accanto a lui per sfuggirgli. Ha calcolato male la traiettoria e si ritrova stesa sul letto con Jesus sopra. “Finiscila, scemo!” urla in preda all’imbarazzo e all’agitazione sentendolo armeggiarne coi i propri vestiti “Jesus, non sono Maret. Sono Shaz! Shaz, ripetilo dopo di me” afferma agitata sentendo quei movimenti felini e pesanti su di lei e la sua mano che si sta insinuando sotto la gonna - cerotto.

“Ora ti pesto!”

 

Cinque minuti dopo…

 

Un trauma cranico gli ho dovuto procurare, a quell’idiota senza un minimo di cervello e buon senso!

Shaz esce dalla stanza arrabbiata e con le lacrime agli occhi per quella mezza aggressione che non si aspettava e l’ha fatta rimanere piuttosto male dentro.

Si dirige verso la propria stanza infastidita e depressa. Essere scambiata per un’altra donna non le va proprio giù e sente di non potersi fidare neanche più di Jesus. Neanche di lui…

Un flashback di Votan abbracciato ad Ariel la aggredisce mentre posa la mano sulla maniglia della propria stanza, il micetto che si struscia alle sue gambe, più sveglio di lei.

Gli fa una carezzina veloce ed entra nella camera, asciugandosi una piccola lacrima di stizza. Cribbio, mi ci vorrebbe un vagone di coccole, adesso!

 

Sdraiata sul letto, rilegge per la trentesima volta una riga del libro che ha comprato qualche giorno prima senza capirci un’acca. Il sonno se n’è andato definitivamente e ha deciso di fare un after hour fino al mattino successivo.

Doveva lavorare a quel caso: il serial killer si muoveva in fretta e mieteva vittime nella città e loro erano sempre punto da capo.

La commissione che avevano formato in fretta e furia era d’accordo nel ritenere l’uomo estremamente pericolo, non solo per come si accaniva sulle vittime ma anche per le lettere vergate col sangue che lasciava sparse qua e la nelle scene dei delitti. Indice di una mente criminale sopraffina, un’intelligenza sopra la media e una gran faccia tosta! Li sfidava a trovarlo, lasciando indizi che non riuscivano a capire…

Posò il libro sul comodino, guardando la propria immagine tagliata dallo specchio accanto a se.

Imbecille! Se domattina non mi chiedi scusa, ti do il resto! Frigna, imprecando ancora verso Jesus che sta dormendo come un pupetto in seguito ad un casuale urto frontale con il suo pugno.

Incrocia le braccia scocciata, pensando con stizza che le coccole di cui avrebbe bisogno - la sua espressione cambia e si addolcisce, pensando a Votan e al suo strano modo di consolarla quando è triste - le vorrebbe da un’unica persona…

Resta un po’ a crogiolarsi in quel pensiero piacevole ma si rabbuia, riesaminando la scena della piscina. Da come si comportavano quei due, poteva significare due cose: amici intimi o coppia in via di formazione!

Shaz sentì una fitta al cuore e un’ondata di gelosia travolgente che la costrinse a trattenere il respiro per 30 secondi buoni.

Ma scherziamo?! Loro due insieme?! Ariel stava con Rex e Votan con aveva alcuna attrazione verso di lei, a malapena la sopportava!

Nel suo cervello estenuato dal caldo, dalla frustrazione lavorativa e dalla gelosia divoratrice, cominciarono a passarle davanti le peggiori immagini che riuscisse a concepire.

Li aveva trovati a baciarsi….si erano baciati, non se l’era inventato!!

Saltò giù dal letto arrabbiata prendendo a calci le Tuscany nuove su cui Jesus aveva scherzato, affermando che in caso di rottura avrebbe dovuto portarle alla Goodyear per farle riparare, e strinse le labbra infuriata.

Quando scorse la sua immagine allo specchio, trasalì: ma che cavolo stava facendo? Che gliene fregava a lei se quei due si facevano le storie? Che gliene importava di ….

 

Mollò un altro calcio al cuscino caduto in terra e poi un altro, finchè non si fermò e si accasciò lungo la testiera inferiore del letto.

“Va a quel paese”sussurrò alzandosi con una gran sete e un languorino allo stomaco.  

Uscì dalla stanza immettendosi nel corridoio fresco e oscuro. La cuccetta del micio era vuota, segno che era uscito a cacciare o a giocare.

Si preparò un tramezzino che addentò con gusto, appoggiata al tavolo e il frigo davanti a se aperto che le illuminava le gambe, una vecchia abitudine che aveva preso tornando a casa tardi la sera quando viveva ancora coi suoi. Rabbonita dal cibo, si concesse un sano dubbio: ci doveva essere una spiegazione al bacio e a quel bikini svolazzante. Si leccò le dita soddisfatta e chiuse il frigo dirigendosi fuori della cucina. Guardò le lancette dell’orologio appeso al muro e fece una smorfietta...certo, le quattro del mattino non era un’ora simpatica per chiedere spiegazioni.

Ohh, chi se ne frega! Dopotutto ha sempre detto che io non lo facevo dormire!  

Sghignazzò al ricordo e si diresse verso la stanza di Votan picchiando delicatamente alla porta.

Se lo sveglio, mi ammazza.

Ridacchiò al ricordo della sera in cui si era infilato nel suo letto e aprì la porta istintivamente pensando che poteva anche rendergli il favore...e magari, dormire con lui…

Restò allibita alla visione del letto vuoto e ancora fatto. Si grattò un orecchio perplessa e richiuse la porta delicatamente. All’improvviso una violenta ondata di gelosia l’avvolse e fece dietro front, verso la stanza di Ariel. Senza alcuna discrezione, spalancò la porta e…trovò anche lì un letto vuoto! Ma dove cavolo sono tutti?! Pensò chiudendo l’uscio e respirando nuovamente per lo scampato pericolo.

Delusa dal fatto che una certa persona fosse assente, si diresse verso il salotto da cui sentiva provenire della musica e delle voci concitate, certa che Jack avesse lasciato la tv accesa come al suo solito.

Se avesse avuto ancora qualche residuo di tramezzino in bocca, le sarebbe andato di traverso: quasi si strozzò con la saliva quando vide Ariel comodamente addormentata addosso a Votan che, da quanto poteva vedere, le teneva un braccio attorno alla vita e dormiva alla grande a sua volta.  

Restò congelata a guardare l’idilliaca scenetta e fece un passo indietro, poi un altro, non riuscendo a staccare gli occhi dalla coppia. Vide al rallentatore il braccio destro della ragazza che cercava il telecomando e spegneva la tv con un gesto stanco, tornando ad appoggiare la testolina bionda sul suo torace, sospirando e mettendosi comoda.

La ciliegina sulla torta l’ebbe quando lo vide accarezzarla pigramente, infilandole la mano nei capelli.

Shaz si sentì distruggere dentro, quando le labbra di Votan si allargarono in un sorrisetto sognante.

 

Che…che cosa hanno fatto quei due insieme?! Che cosa hanno osato fare?! Pensò arretrando di un altro passo ma con l’intento di andare lì a prenderli a calci entrambi!

 

Scelse la via più breve: girò le spalle per non vedere più - quei due luridi stronzi teste di cazzo!! - e tornò in camera sua a vestirsi, prendendo il giubbotto imbottito da moto, con tutto l’intento di non tornare per un bel pezzo alla Villa.

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Capitolo 17
*** Il Buono, il Brutto e il Cattivo ***


Nel silenzio nella testa di Arile risuona solo una frase che le ha fatto male più di cento coltellate

Rex era indeciso fra l’arrabbiarsi e prendere a cazzotti qualcuno o riprendersi dalla sorpresa, sempre col fine ultimo di spaccare la mascella irsuta di quel tipo che stava stringendo un po’ troppo la sua ragazza.

Che è sta novità? Pensò seccato dall’essere rientrato di prima mattina dopo una nottataccia insonne, passato a correre dietro ad uno stronzo playboy e le sue trecento donne.

Si tolse la giacca scura e gettò la fondina sulla poltrona, facendo più rumore possibile e aspettò con le braccia incrociate ed un’espressione che non prometteva nulla di buono che i due infingardi traditori si svegliassero e gli dessero qualche spiegazione.

 

La figura assonnata del suo compagno di scorribande alcoliche, fece la sua pallida comparsa nella stanza, scalzo e con indosso solo un paio di boxer e una maglietta bianca  “’giorno..” Mormorò grattandosi la testa mesciata e alzando appena un angolo della bocca in un sorriso inesistente.

“Buongiorno un cazzo! L’hai visti sti due?!” ringhiò costringendolo a fare un comico e alquanto instabile dietro front.

Jack lo guardò sbattendo le palpebre “senza lenti a contatto non vedo neanche il frigo gigante che abbiamo comprato, figurati..” Gettò un’occhiata al divano e ammutolì. “Ma non si odiavano?” domandò a bassa voce piegandosi un po’ di più su di loro.

Rex girò le spalle seccato e particolarmente furente “sembra di no! A me sembra che vadano parecchio d’accordo, se dormono addirittura insieme!” esclamò alzando la voce.

Jack si grattò stancamente lo stomaco sbadigliando e indicò i resti dei pop corn “non saltare a conclusioni affrettate. Può darsi che si siano addormentati mentre guardavano un film “ mormorò conciliante.

E da quando in qua vedono i film insieme? Da quando in qua questo tipo si ferma nella villa per più di tre giorni di seguito?!” gridò quasi facendo allungare un braccio a Votan in direzione della tv col telecomando in mano per spegnere l’eventuale sonoro, disturbatore del proprio riposo.

Lo videro biascicare qualcosa e stirarsi placidamente, disturbando il sonno della sua compagna che si accucciò meglio fra le sue braccia e gli strusciò il viso sulla maglietta.

 

La pazienza scarsa di Rex raggiunse il limite, quando lo vide accarezzarle distrattamente la testa per un secondo o due.

 

Sveglia un po’ voi due!” gridò arrabbiato facendo sobbalzare Votan che sibilò qualcosa in cecoslovacco, molto probabilmente una parolaccia “ma che cazzo ti urli di prima mattina?” ringhiò sentendo un peso sullo stomaco che non doveva esserci.

“Urlo quanto mi pare e poi sono le nove! Che cazzo stai facendo con la mia ragazza?!”  gridò facendo muovere anche Ariel che sbadigliò guardandoli con le ciglia aggrottate.

Il suo sorriso si allargò in direzione di Rex, aprendosi in unciao amore’ che lo fece infuriare ancora di più.

“Amore un corno! Che stai facendo con questo qua?” urlò indicando Votan che la guardava con una brutta sensazione.

Ma allora è un vizio. Ti ho detto che non devi avvicinarti a me, Lolita” ringhiò sgusciando via e facendola cadere dal divano.

“Cretino, non chiamarmi mai Lolita!” mormorò nella sua direzione non riuscendo a capire perchè strillassero tutti e perché Rex ce l’avesse tanto con lei.

Si stirò pigramente cercando di schiarirsi la testa “mi sa che ci siamo addormentati..” Sussurrò a Votan che si sgranchiva il collo lentamente “per forza, con quella cena ipercalorica.. 

 

“Qualcuno mi vuole dare retta?!” urlò la voce concitata di Rex trattenuto a fatica da Jack che temeva volassero denti stranieri.

Ariel si girò verso di lui tranquilla “amore non c’è bisogno di arrabbiarti. Stavamo guardando la televisione e ci siamo addormentati. Semplice”

Rex la fissò con la gelosia che lo divorava e quando parlò, Ariel non credette che avrebbe potuto ferirla così tanto. “Che puttana!”

 

Il silenzio di tomba che calò nella stanza si tagliava letteralmente col coltello. Ariel lo fissò tramortita dalla cattiveria che aveva messo nella frase e fece un passo indietro.

“Ehi stronzo, modera i termini e chiedile scusa” sibilò la voce roca e improvvisamente sveglia di Votan che era rimasto male per lei.

Rex si girò verso di lui furente e lo spintonò, rimediandosi un cazzotto allo stomaco.

 

La colluttazione che seguì fu particolarmente violenta, col povero Jack che cercava di dividerli e  di evitare i pugni volanti nel frattempo. Ariel crollò a sedere sul divano con gli occhi pieni di lacrime guardandoli appena mentre si pestavano; li alzò quando sentì la voce indignata di Jesus che si precipitava a dividerli e osservò i due che non accennavano a smetterla.

 

Ma che avete in questa casa? Datevi una calmata o vi sbatto fuori entrambi! Votan! Che hai combinato, stavolta?!” urlò in direzione dell’uomo che si stava riaggiustando i vestiti.

“Chiedilo al signorino che sta succedendo”

Jesus lanciò uno sguardo di ghiaccio a Rex che ringhiava ancora verso Votan e guardò stancamente il terzo componente che restava in silenzio “che è successo?”

Il ragazzo li guardò a turno indeciso “penso che ci sia stato un gran fraintendimento e basta. Rex li ha trovati sul divano insieme e si è incazzato di brutto.

Quella frase fece alzare un sopraciglio a Jesus che guardò Votan piombato a sedere con aria di superiorità.

“Tu e lei?” domandò stupito.

E allora? Non t’è mai capitato di addormentarti con lo stomaco pieno davanti alla tv?” domandò sprezzante lanciando un’occhiata alla ragazza che taceva con le lacrime incipienti negli occhi.

“Tutto qua?” domandò scandalizzato il padron di casa guardando Rex “mi sembra esagerata come reazione… e vi pestate per questo?”

Il ragazzo non rispose lanciando un’occhiata accusatrice ad Ariel.

“Quel mezzo invertito ha la lingua lunga! La prossima volta che le ridai della puttana ti faccio sputare i polmoni!” ringhiò Votan balzando in piedi e riprendendo a litigare con Rex già pentito della frase che gli era uscita di bocca.

Jesus lo guardò stupito del calore che metteva nella sua difesa e gli battè una mano sulla spalla contento “però…non ti ci facevo.. bravo, sono fiero di te”

Che fai, coglioni?” ringhiò sentendo un risolino interno. “A proposito…st’occhio nero chi te l’ha fatto?”

Jesus lo guardò come se fosse impazzito “occhio nero?”

Si voltò verso i ragazzi che annuirono e lanciò un’occhiata incuriosita alla finestra che rifletteva…un alone rossastro sul suo viso… “Ma che ca..

Si staccò dal gruppo per guardarsi meglio e rimestò nella memoria qualche avvenimento della serata. Nulla, buio assoluto!

Votan lo guardò tirando ad indovinare “dalla gravità del livido, intuisco che hai fatto arrabbiare qualcuno grosso, ieri sera. Ti sei pestato con un buttafuori del locale in cui avete bagordato?” domanda con un po’ di stizza e d’invidia.

Jesus alza le spalle allargando le mani “non che ricordi…”

All’improvviso, sente il viso spostato da tutti i lati e lancia un’occhiataccia a Jack fautore di quell’eccessiva libertà

“Dall’angolazione si capisce tutto! Che seghe, che siete: pugno sinistro, mano di donna...è stata Shaz” afferma sicuro “solo lei li da così e così bene. Lo so per esperienza” afferma sbadigliando e guardando la coppietta che siede isolata, Rex che continua a scusarsi con la ragazza che gli nega la sua attenzione.

Un’aurea fredda e furiosa proviene istantaneamente da Votan. Jesus lo guarda sereno, con la coscienza a posto e senza la minima ombra di dubbio “non le ho fatto nulla, sono sicuro.

“Hai fatto il porco con lei?!” sibila scrocchiandosi le nocche.

Jesus gli volta le spalle e si dirige in tutta fretta nella camera della ragazza per interrogarla. Quando apre la porta non c’è nessuno. Solo un gran casino in terra e sul letto.

Se n’è andata. Sarà già uscita per lavoro” borbotta girando su se stesso e dirigendosi nella cucina dove Charles sta preparando una sostanziosa colazione per tutti: l’unico modo che aveva scoperto per placare gli animi in quella casa di matti dal pugno veloce e gli animi passionali.

“Hai visto Shaz? È già uscita?” gli domanda mentre l’uomo lo saluta rispettosamente.

“No, signore. La signorina è uscita ieri notte. Era molto tardi. Ho sentito la moto che si allontanava” risponde chinandosi a dare il cibo anche al gattino che si struscia piacevolmente alle sue gambe.

Jesus lo guarda, rabbrividendo per la voce cattiva che gli trapassa l’orecchio alle sue spalle “se hai fatto il maiale con lei, ti levo dal mondo”  

“Non ho fatto nulla!”sbotta difendendosi dalle minacce di Votan sempre più nero che saetta sguardi sulla coppietta in pieno litigio.

“Pensaci: eri ubriaco se non ti ricordi niente…le sarai saltato addosso e lei te l’ha suonate e se n’è andata per questo!”

“Non potrei mai! Non con Shaz!” esclama allibito.

“Come no?! Per ben due volte voi due avete fatto…quello che avete fatto, non farmelo neanche immaginare o sclero di brutto! La conosci meglio di me e non sai quanto mi fa incazzare questa cosa!” sibila sempre più cupo, battendogli un dito nello sterno “se scopro che hai di nuovo fatto il suino con lei, Maret verrà a sapere della tua morte dal telegiornale” ringhia andando a toccare un tasto che suona particolarmente scordato.

Votan lo vede sollevare gli occhi al soffitto e borbottare il nome di Maret più volte. Le sue palpebre si allargano quando richiama alla memoria la scenetta patetica che ha fatto e soprattutto…

“Cazzo!” sbotta grattandosi la testa con le mani “porco zio! Ti credo che si è incazzata!”

Votan lo fissa con rabbia, avvicinandosi “lo sapevo io! Adesso… TU MUORI!”

Jesus lo guarda ritrovando tutto il suo sangue freddo “se non avessi fatto il coglione con Ariel, lei non sarebbe stata depressa e io avrei ancora i capelli! La colpa è tua”

Cosa?” gli domanda senza capire nulla del discorso. “Che cazzo centra con il fatto che c’hai provato con la mia donna?!”

“Non è la tua donna!” ribatte secco “tecnicamente..

“Il tuo ‘tecnicamente’ te lo puoi ficcare al…”

“Basta su..

La vocetta tranquilla di Jack, li fa girare dalla sua parte. Il ragazzo rabbrividisce, davanti a quelle facce truci “Invece di litigare, usciamo e la cerchiamo. Tu le chiedi scusa e tu…” si volta verso Votan che lo fissa con aria cattiva “Le spieghi che è stato un incidente: qualsiasi cosa sia successa, è stato un grosso incidente!” esclama nervoso “e smettetela di fissarmi così! Sembra di vedere il Buono, il Brutto e il Cattivo’!”

 

***

 

“Risparmia il fiato, non ti voglio ascoltare, stronzo”

“Mi dispiace… “

“A me dispiace che Votan non te l’abbia date di più!”

“Trovare la mia ragazza che dorme con un altro uomo non è esattamente il massimo, dopo una nottataccia in bianco!”

Dorme, hai detto bene! Dormivo, non ho fatto niente! Sei saltato subito alle conclusioni”

Ma se non lo sopporti quel tipo! Hai sempre detto che lo detesti”

“Non è Votan il problema. Mi hai dato della puttana!”

 

Una porta sbattuta con violenza su un naso, fa stringere i denti a Jesus. Le porte sbattute sono all’ordine del giorno, pensa sobbalzando al rumoraccio. Non so se farei meglio a venderla sta casa e ognuno per se. Si eviterebbero un sacco di guai.

Ha appena ascoltato la litigata di quei due - era impossibile non sentirla, usando quei toni- e conviene con Jack che la colpa è sicuramente di Rex e della sua linguaccia. Stringe gli occhi alla nuova porta -  stavolta di casa - che sbatte e sospira estenuato.

Un brontolio che proviene dalle profondità dell’inferno, lo fa girare verso Votan che lo guarda snervato “ma noi eravamo così, alla loro età?” gli domanda sentendo la musica a tutto volume che proviene dalla stanza del fidanzato colpevole.

“Che ne so..” Sospira allontanandosi dal corridoio “io lavoravo a quei tempi e avevo una ex traditrice”

Anch’ io lavoravo, ma non mi sembra di aver mai interpretato un simile dramma russo…non ero così geloso come quel marmocchio! Non che avessi una fidanzata vera” risponde secco dirigendosi verso il mini bar “è l’ora dell’aperitivo” decreta tirando fuori del Martini.

Jesus lanciò un’occhiata alla pendola di legno scuro che segnava le 20: 30 e sorrise “il momento dell’aperitivo è passato da un pezzo. A quest’ora la gente cena”

“Noi non siamo gente normale, ragazzo” borbotta allungandogli un bicchiere. Jesus lo guarda e fa una smorfia “sempre tirato con l’alcool”

“Questo passa il convento.” Brontolò soprappensiero. “E poi sei in punizione!”

“Di un po’, non ti stai allargando?”

Se mi fossi allargato, il tuo cadavere sarebbe su un tavolo dell’obitorio, smembrato e con un pezzo mancante!!”

Jack li guarda uno per uno, chiedendosi se è il caso di mollare la bomba o meno. Si schiarisce la voce richiamando l’attenzione dei due killer che si guardano con aria omicida.

“Non ho trovato Shaz. Sono passato al dipartimento e mi hanno detto che non si è fatta vedere: assenza ingiustificata! Vi ha visti anche lei, ieri sera?” domanda all’improvviso facendo quasi strozzare Votan.

Che ne so? Dormivo! Mi sarò addormentato alla terza inquadratura del film” ripete per l’ennesima volta scocciato “prenditela con mister ‘ho - il - pisello - in - tiro’ che non riesce a tenerlo nei pantaloni!”

“Senti chi parla! Quello che a Praga..

“Era lavoro! Non mi divertivo mica, sai?!”

“Si, vabbè!”   

I due uomini tacciono mentre Jack li soppesa e fa due più due velocemente “poveretta. Ha ragione ad essersene andata.” Mormora allungando i piedi sul tavolinetto basso, sentendosi fulminato all’istante. Si muove a disagio cercando una scusa per andarsene quando il buon senso di cui l’ha generosamente fornito madre natura prende il sopravvento “ohh..che cavolo! Mettetevi dalla sua parte: torni a casa con un amico sbronzo che sul più bello decide di provarci con te. Una ci resta di merda! Avrà avuto bisogno di coccole e qualche rassicurazione e sarà uscita a cercate te ..” Sbotta indicando Votan che resta in silenzio con una vaga speranza che fosse andata proprio così nel suo caso.

..e ti ha trovato con Ariel! Cosa stavate facendo, è irrilevante: lei ha trovato l’uomo che ama con un’altra..

“Chi te l’ha detto?!” Votan lo guarda sorpreso e indagatore e Jack fa spallucce “si vede lontano un miglio”

A quelle parole l’uomo alza velocemente le sopracciglia…davvero si vedeva? Perchè lui era l’unico che non si accorgeva di quella cosa ed era fermamente convinto del contrario?

E poi in camera sua c’è un pupazzo imbottito a grandezza naturale che porta il tuo nome e ti somiglia, su cui Shaz si allena piuttosto duramente! Più chiaro di così!” ridacchia facendogli alzare gli occhi dal bicchiere vuoto.

Andiamo bene… pensa affranto franando nella poltrona. L’idea che Shaz se ne sia andata per gelosia, gli fa piacere…ma non è detto che sia stato per quello.

Jesus lo guarda sorridere per un attimo mentre si scola il Martini “come vecchi della casa dobbiamo mettere pace fra le file”

Un grugnito è la secca risposta di Votan. “Si fottessero, non me ne frega niente di quei due”

L’occhiata allusiva di Jesus lo fa brontolare nuovamente “smettila!”

“Ammetti di esserti affezionato ad Ariel”

Lo sente mugugnare qualcosa per parecchio tempo finchè non annuisce seccato “è meno deficiente di quanto pensassi” gli concede a mezza bocca.

 

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Capitolo 18
*** Io fumo Maria perchè l'ha inventata dio... ***


“Esci come me, stasera

“Esci come me, stasera? Cosi mi posso ubriacare serenamente per non pensare alla mia squallida vita”

L’occhiata in tralice di Felix non scalfisce minimamente la tranquilla pacatezza di Shaz.

L’agente sbuffa, tormentandosi dalle punte dei capelli leggermente flosce e fa una smorfia che dimostra tutto il suo biasimo “Shaz, non possiamo fare qualcos’altro? Non sono d’accordo nell’uso forzato e prolungato di bevande alcoliche, lo sai.

 

La donna lo guarda negli occhi scuri sempre così tanto preoccupati per lei. “Io non cedo alla lusinga di paradisi artificiali come te…fammi ubriacare in santa pace almeno una volta a settimana!” ribatte vedendolo sollevare gli occhi al cielo.

“Farsi una canna non porta a dipendenza, l’alcool si. Afferma più duro di lei.

“Il fegato si rigenera, i polmoni no. E poi dovresti smetterla, anche tu. Hai lo sguardo fumato” afferma lanciandogli lo specchietto che staziona sulla scrivania nel caos più completo.

Felix l’afferra e lo riposa sulla superficie con un getto annoiato. “E sia, ma se vomiti non ci esco più con te” l’avverte saltando giù dal ripiano.   

 

La osserva mezza sdraiata sulla scrivania con lo sguardo perso nel vuoto e la testa appoggiata sulla mano sinistra. Con la destra gioca con una penna con l’estremità composta da uno sbuffo peloso e argentato di fili sottili, comprata in libreria con lui. “Ci vediamo stasera” le dice sempre più preoccupato.

Shaz annuisce tornando a scarabocchiare su un foglio.

“Senti..”

La voce di Felix le fa alzare la testa incuriosita. L’uomo indica il foglio che ha scribacchiato con un dito. “Visto che non vuoi raccontarmi niente di quello che è successo..” Vede un’ombra scura dietro quegli specchi neri che riflettono il mondo annebbiato dal dolore. “Perché non scrivi qualcosa?”

E cosa? Le mie prigioni?” ridacchia lasciando andare la penna con una risatina deliziata.

Felix la osserva senza alcuna voglia di scherzare. La donna alza le sopraciglia per un breve momento e ammutolisce.

“Che ne so...non tenevi un diario da piccola?”

“No, Joey me lo leggeva sempre” afferma con voce distratta scarabocchiando il suo nome su un pezzetto di foglio e lanciando una parolaccia, quando si accorge che era la bella copia del suo rapporto e che dovrà ristamparlo da capo.

“Beh…ora non hai impiccioni fra i piedi, no? Male non ti fa”

“Che stronzata.. 

 

“Chi fa stronzate senza il mio permesso?”

“Non ora Leighton!”

Shaz lo fissa di traverso mentre il ragazzo la sta guardando con un broncio a dir poco irritante “l’hai trovato con un'altra?”

Logaaaannn…”

Felix lo guarda con aria da compatimento “quando grugnisce così non va bene; fossi in te mi darei ad una fuga veloce… e non voltarti indietro, se non vuoi diventare di pietra”

Il poliziotto lo guarda incuriosito e poi schiocca le dita “ma si! Tu sei quel fricchettone amico suo…Hill! Ho letto meraviglie su di te! Come fai ad andare d’accordo con sta tipa qui?”

Felix lo guarda ripensando a quelfricchettone’ che gli ha appioppato e decide all’istante che è innocuo “basta un po’ di dolcezza con la piccola Laverne

Logan ridacchia come un matto e la indica come se Shaz non fosse presente. La donna ha abbandonato la penna sul tavolo e continua a battere un piede in terra con forza crescente.

“Dolcezza? Con questa qui? Ti faccio vedere una cosa..

Si china verso di lei e le accarezza la testa rimediandosi un grugnito e un semi morso sul braccio.

“Hai visto?! Per poco non mi morde!” esclama divertito afferrandole entrambi i polsi e girandola su se stessa.

“Mollami o ti faccio male davvero!” lo minaccia sbuffando stizzita “Vuoi uscire con Charlene? La tua vita sociale dipende da me. Lo sai, vero?!”

Il ragazzo neanche la ascolta mentre continua a tenerla a bada e le si siede quasi sopra, facendola soffocare.

Ma ti sei stancato di vivere?” gli domanda Felix sentendola sempre più incazzata e sbraitante. Logan solleva le spalle e sorride “tra poco l’aria non giungerà più ai polmoni e sarà costretta a smetterla. Tranquillo, tattica consolidata” afferma chinandosi a guardarla.

“Leighton, via il culo dalla mia schiena”

“Prometti che farai la brava e non mi morderai?” le chiede sentendo che ansima per il fiato corto.

“Si”

“Mente” affermò diretto a Felix che l’osservò scansarsi velocemente e schivare un circolare perfetto della ragazza. “Vieni qua che ti spello un centimetro alla volta!” esclamò correndogli dietro mentre il ragazzo le faceva le pernacchie e la eludeva con facilità.

La sua corsa finisce quando scorge la bellissima Charlene che esce dall’ufficio di Drake e si arresta facendo sbattere il naso di Shaz contro la sua schiena “guarda che angelo…dolce, carina…ha quegli occhioni verdi…ehhh” sospira posando una mano in testa a Shaz e tenendola lontano quel tanto che basta per evitarla. “Però è vero...come mai sei così facinorosa, oggi? L’hai davvero trovato con un’altra?” le domanda abbassando la voce e tirandola contro di se, strusciandole un pugno in testa.

“Ahio! Smettila, fa male”

“Parla”

Shaz smette di divincolarsi e annuisce “già..

“Ops”

“Già…ops…”

Logan la lascia andare e le da un buffetto spiritoso sulla guancia “l’hai fatto parlare?”

“No, me ne sono andata”

“Male, dovevi torchiarlo: Lampada in faccia e dita nel cassetto!”

Shaz lo guarda ammettendo che ha pianamente ragione, quel tipo strambo “ma tu eri venuto a dirmi qualcosa, per caso?”

Il ragazzo schiocca le dita e la tira velocemente verso l’archivio “cacchio, mi sono dimenticato! Abbiamo trovato una terza impronta su una finestra!”esclama raggelandola.

Shaz sbianca sentendo i brividi freddi lungo la schiena “ intera?”

“Tzè, magari!” ribatte spingendola fra le scrivanie “l’hanno cancellata male, dobbiamo metterci al computer e confrontarla con le altre schedate.

 

La donna è sempre più bianca e si muove appena: se scoprono che sono sta li…se scoprono che l’impronta era mia…decapitazione istantanea!

 

***

La sera è fresca, e accarezza il viso di Ariel con delicatezza. Si asciuga per l’ennesima volta la guancia arrossata e tira un altro accidenti a Rex per la sua gelosia.

Sul prato della Villa, nascosta fra le rose che continua ad odorare cercando di tirarsi su di morale, la ragazza insiste a strappare fili d’erba che getta via con stizza.

Fosse stata la scenata in se… era quell’appellativo che proprio non le andava giù!  

 

“Ti si è rotto il giocattolo, Barbie?”

 

Ariel alza gli occhi al cielo “per favore, non è il momento. Vattene via sono in preda ad una crisi di pianto, cosa che tu odi, se ben ricordo”

Votan si siede accanto a lei e la abbraccia con uno strattone secco “no, non sopporto vedervi frignare a lungo. C’è differenza.” Afferma allungandole un fazzoletto pulito.

Che onore” ridacchia commossa tamponandosi un occhio. “Testa di cazzo senza cervello”sibila arrabbiata lasciandosi coccolare “lo sai che Shaz se n’è andata? Mi sa che si è ingelosita parecchio; vedi che a darmi retta…” tace muovendo appena un labbro “faccio schifo come love coach”

“Pensa a te, adesso. Lasciala stare quell’altra, tutto istinto e niente cervello” mormora facendole un buffetto sulla testa “toh, gioca col gatto” le dice porgendole la palletta di pelo che si era arrampicata sulla sua schiena mentre ci si trastullava annoiato. “Quella scema se n’è andata lasciandolo da solo e non fa altro che frignare. Mormora accarezzandolo mentre Ariel sussurra qualcosa in tono dolce al micetto triste. “Bisognerebbe prenderla per un’orecchia e sculacciarla! Quando torna mi sente!” sibila incazzato.

“Se torna..

Quelse’ è tutto un programma. Votan ammette dentro di se che c’è la possibilità che non si faccia più viva.

Se fossimo gente normale con le bollette da pagare e il mutuo sul groppone, non avremmo così tanti problemi. Certe volte rimpiango la vita ordinaria” sbotta prendendo lei e il gatto e ficcandoli fra le sue gambe “questo lavoro è troppo comodo: fai una commissione a settimana, che dico, al mese, guadagni un fottio di soldi …e poi? Ti lascia troppo tempo per pensare. Quasi quasi mi trovo un secondo lavoro”

“E’ vero” ammette la ragazza lasciandosi circondare dalle sue braccia, vagamente stupita da quel gesto affettuoso “abbiamo una vita sentimentale disastrosa…voi due, poi!” esclama dandogli una pacchetta sullo stinco e indicando la villa “non mi capacito della sparizione di Maret. Sembravano così innamorati… cavolo, facevano quasi rabbia.

Votan si sporge per fulminarla “che hai da dire contro di me, pulce?”

“Tutto! Non riesco a capire cosa salti in testa a Shaz ogni volta che ti guarda.” Sussurra accarezzando il gatto con le sue unghie lunghe e ben curate. Osserva il pelo morbido del micetto  mentre parla, scandendo ogni singola parola “le piaci e parecchio, anche. Secondo me è innamorata e non se n’è resa conto.” A quelle parole sente l’uomo tendersi. Si volta verso di lui e lo fissa intensamente “oppure rifiuta l’idea. Penso centri il suo ex. Forse si sente in colpa per essersi innamorata di te dopo solo tre mesi dalla loro rottura”

 

Votan la fissa senza parlare. Pondera seriamente la cosa, con il volto sollevato verso le stelle.

Ce l’ha con me per come mi sono comportato a Praga.”

“Ah, già la storia dei soldi…che bastardo!” esclama in un moto femminile di difesa contro le donne “fattelo dire, sei stato spregevole”  

Votan mugugna esausto per l’ennesimo cazziatone “ho capito!”

“Di un po’…”

La vocetta maliziosa della ragazza gli fa abbassare gli occhi con un grugnito di avvertimento.

“Ti manca tua figlia, vero?”

A quella domanda, Votan fa una serie di smorfie imbarazzate stentando a rispondere “perché?”

Ariel indica la sua posizione e le braccia che la avvolgono, coccolandola “mi sa tanto che hai bisogno di una donna e di mettere su famiglia, tu!” 

 

****

“Io fumo Maria perché Dio l'ha inventata e Dio non sbaglia mai. 

 

Shaz contemplò per l’ennesima volta il suo amico facendo una smorfia mentre portava il bicchiere alle labbra “risparmiami questi aforismi stupidi!” esclamò indispettita dalla sua calma.

“Brava, hai detto bene. Aforismi di Jim Morrison, tesoro” replicò aspettando placidamente lo spinello che mandava il classico odore d’erba.

“Fammi fare un tiro, va” borbottò allungando la mano e fregandoglielo “magari se mi sballo un pò risolvo qualche problema”

Felix la osservò, completamente stravaccata sul divanetto del loro pub preferito tentando di toglierle la canna che stava finendo in fretta. 

“Tu non hai problemi! Ti ostini a tirarti addosso la sfiga e a piangere su te stessa” la sgridò preoccupato.

La risposta di Shaz fu una lunga occhiata e il bicchiere sbattuto sul tavolo.”Fammi il piacere. Tu non sai che vita faccio da quando non c’è più Alex…e da quando…” la voce le tremò, un occhio si inumidì all’improvviso e Shaz fu costretta a stringere le labbra per un farsi scappare un gemito.

 

Dall’archivio di stato non è saltato fuori niente e domani dovranno lavorare sulle impronte dei

poliziottiporca puttana, non vi voglio pensare!

 

“Cavolo, almeno una volta mi ubriacavo e diventavo allegra: ora mi viene solo la sbornia triste” borbottò all’indirizzo di Felix che alzò gli occhi al cielo “non sei sbronza, l’hai appena toccato quell’affare. Sei ancora perfettamente lucida”

“Non sono lucida. Sono tre mesi che…”Uno sbuffo esasperato. “Sai che ti dico?” domandò con la voce alterata e sbattendo una mano sul tavolo, in preda al nervosismo “Voglio morire ubriaca per vomitare davanti alle porte dell'inferno! Ci porta una bottiglia di questo?!” urlò al barista che le fece un cenno di assenso “questa è l’unica battuta del tuo amico Jim che ricordo sempre perfettamente.”

 

Felix la guardò accasciarsi su se stessa e allungò un braccio per abbracciarla. Shaz lo fissò per un attimo e si raddrizzò allontanandogli la mano “niente svenevolezze, mi fai venire da vomitare prima del tempo” esclamò facendolo rimanere male.

“Non ti fidi più neanche di me?” domandò a bassa voce alla donna che gli lanciò appena un’occhiata. Vide il suo sguardo addolcirsi lentamente ma restare sempre duro in fondo agli occhi incupiti dal dolore “di te sempre. Sei un buon consigliere. Ma non mi piace farmi coccolare continuamente dalla gente. Cazzo, mi hanno solo rapita, pestata e tenuta in ostaggio per giorni! Che vuoi che sia?!” esclamò facendo arretrare la cameriera di un passo. Lei la guardò di sfuggita e fece segno di mollare la bottiglia “è uno scherzo, tesoro, non farci caso” le disse seccata dalla faccia stranita della donna. Si riempì il bicchiere di vino e lo trangugiò con gusto “decisamente ottimo! Prendine un sorso anche tu” mormorò allungandogli la bottiglia con un gesto calibrato. Felix la guardò sprofondare nella poltroncina e accendersi un’altra sigaretta soddisfatta “hai ripreso a fumare..Constatò preoccupato.

Shaz annuì con forza “e c’è di peggio! Frequento brutte compagnie” ridacchiò ricordandosi un attimo troppo tardi di tacere.

Cosa?!”

La domanda allarmata del suo amico la fa restare in silenzio per un po’ “scherzavo, non prendermi sul serio” gli disse evitando di scegliere in dettagli.

“Non mi hai neanche voluto dire dove abiti adesso” la rimproverò deciso a sapere qualche verità.

“In un bel posto. Bel giardino. Mi sono presa anche un gatto.” Rispose tranquilla bevendo un altro sorso e restando a guardare un gruppo di amici che scherzavano e ridevano allegramente. 

 

“Ha le sbarre alle finestre o ti posso venire a trovare qualche volta?”

 

A quella domanda Shaz dovette evitare di esplodere in una risata sfrenata: come no? Vienimi a trovare in un covo di assassini prezzolati! Pensò scuotendo la testa “mi dispiace ma il padrone di casa ha detto niente uomini. E la sottoscritta anche”

Felix si appoggiò allo schienale morbido scuotendo la testa “quando hai finito di fare la deficiente, avvertimi. Volevo passare un po’ di tempo con te prima di partire”

La poliziotta la guardò sgranando gli occhi. All’improvviso aveva perso tutta la sua ilarità “dove vai?”

Dal tono di voce l’agente capì che aveva colpito qualcosa che forse non avrebbe dovuto incrinare in  quel momento “mi trasferiscono…mi dispiace Shaz” mormorò prendendole la mano e vedendola ritrarre dopo un secondo.

“Non fa niente. Capita. Il lavoro è così, si sa” rispose brusca sentendosi nuovamente abbandonata.

Allontanò il bicchiere da se e mollò un paio di banconote su tavolo, afferrando la borsetta “devo andare adesso”

“Ma Shaz…siamo appena arrivati” mormorò cercando di fermarla “Shaz..

 

****

Quella notte la moto romba furiosamente nello spiazzo affollato dai giovani che si cimentano in una

nuova gara.

“Non fatevi male, bambini!” urla la voce divertita di Tyler al suono concitato delle voci.

 

Shaz staziona in un angolo, pulendo il casco distrattamente, lo sguardo perso nel vuoto. Ha ancora la scena dei due stampata in testa e se chiude gli occhi li rivede…rivede il braccio di Votan che girava lentamente dietro la vita della ragazza e le manine di Ariel che gli accarezzavano i capelli…

 

“Ehi signorina! Hai deciso di stracciarli tutti anche stasera?”

 

Shaz solleva lo sguardo disattenta e osserva Tyler che si appoggia al manubrio della moto sporca  sulle ruote di fango.

“Certo” è la cupa risposta che riceve oltre ad un’occhiataccia che gli fa spostare le braccia immediatamente.

Tyler la fissa mentre si allontana in fretta, avvicinandosi ai posti di partenza. La stranezza fatta persona!  

Shazzer da gas furiosamente, ripensando al momento in cui li ha trovati sul divano insieme. Poteva aver frainteso la scena in piscina, ma quell’espressione beata, quell’abbraccio. Abbassa la visiera con uno strattone brusco e parte sgommando al via dello starter.

 

La gara è finita male: non solo si è fatta fregare come una cretina, ma alla curva stretta è volata malamente dalla moto, tanto che il laccetto del casco si è quasi strappato. I ragazzi l’hanno soccorsa ma lei ha rifiutato di lasciarsi portare all’ospedale.

“Non puoi guidare in queste condizioni, ti riportiamo a casa noi!” ha insistito Tyler rimediandosi solo un’occhiata di disinteresse più completo.

“Non mi serve la balia, ce la faccio” ha dichiarato raddrizzando la moto da terra. Sente male dappertutto ma non intende andare all’ospedale. Li odia, li ha sempre odiati e quando Alex era in coma… 

 

Guida a velocità ridotta, fermandosi continuamente ai lati dei marciapiedi deserti. Toglie il casco cercando di respirare e prende aria con la bocca, sentendo male ovunque.

“Ehi…ragazza?”

Shaz volta la testa pesante con l’espressione crucciata e sofferente verso un uomo che la sta guardando incuriosito “stai bene?”

“No” risponde cercando di rimettersi il casco e di andarsene.

I suoi sensi la avvertono di non fidarsi di un tipo spuntato fuori dal nulla nel bel mezzo della notte.

“Hai una faccia. Vuoi che ti accompagni all’ospedale?” insiste avvicinandosi, vedendola immobile. Shaz sta inghiottendo le lacrime e il dolore e scuote la testa con delicatezza sentendo rimbombare le parole dello sconosciuto.

“Povera Laverne…ti sei fatta la bua cadendo dalla moto?”

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Capitolo 19
*** S.O.S. ***


Quella sera la moto romba furiosamente nello spiazzo affollato dai giovani che si cimentano in una

Rew

 

Quel sibilo basso e sarcastico la fa voltare verso un ragazzo che la poliziotta ci mette un po’ a riconoscere. Quello l’ha sbattuto in galera…e anche quello dietro di lui. Cazzo.

Che cazzo vuoi, Serpe?” domanda drizzandosi dolorosamente e pensando che quella mattina sarebbe dovuta rimanersene a casa.

 

Micheal la ‘Serpe’ è il classico bravo ragazzo che presenteresti alla mamma, sicura di aver trovato il principe azzurro. Shaz lo conosce bene e conosce tutte le ragazze che sono finite all’ospedale per colpa sua.

Sotto quegli occhioni scuri dolci come il miele, si nasconde il più viscido figlio di puttana stupratore che la donna abbia mai incontrato nella sua quinquennale carriera.  

Shaz è sicura che l’incontro non sia stato casuale. Probabilmente la stava seguendo. Se aveva già scovato la villa, poteva dormire in un oceano di morbidi guanciali.

Però adesso non era a casa: era sola e stata per svenire dal dolore.

L’uomo dietro di lui e quello alla sua sinistra, appena spuntato dal nulla, sono indubbiamente scagnozzi della Serpe. Chiude gli occhi respirando con fatica, schiarendosi la gola per mandarlo al diavolo come si deve.

Non da cenni di paura, anche se dentro di se freme per il timore che la sta sopraffacendo.

 

“Ho saputo di Vicious; mi chiedevo se la tua passione per gli ergastolani si fermasse a lui o se ne avessi una predisposizione innata”

 

A quelle parole la donna avvampa d’indignazione e di un dolore profondo...il suo Alex...lui era speciale, non era…inghiotte le lacrime e alza il mento sprezzante. Ho una predisposizione per gli stronzi, pensa cercando di mettere in moto per andarsene.

“Ehh, quanta fretta! Resta a fare due chiacchiere con noi.” Sibila mentre l’uomo alla sinistra di Shaz la blocca stringendole proprio un livido nuovo nuovo con la mano pesante.

Il corpo della poliziotta viene trascinato a forza giù dalla Toyota che cade a terra con un rumore pesante. Alè, altro graffio, pensa mentre la conducono lontano dalla strada aperta.

Che vuoi fare? Che palle, Mick. Ti va proprio di finire un’altra volta in galera?” gli domanda con voce stanca e il cervello che urla silenziosamente, lasciandola frastornata.

Il ragazzo sorride biecamente, guardandola con un ghigno che vorrebbe essere sinistro e intimidatore ma che Shaz valuta come una smorfietta in faccia ad un ragazzino viziato. Tzè, abituata a Votan e alle minacce di Jesus, non mi fai né caldo ne freddo, pischello, pensa sentendo la testa svaporata e la paura che continua a salire.  

“Capisco che l’idea di farti una scopata gratis è allettante, ma non credere che riuscirai a mettere le mani anche addosso a me. Ridacchia sprezzante sentendo che l’uomo dietro di lei le blocca le braccia impedendole di muoversi e che la costola strilla impazzita.

“Io penso di si

Sorride mentre lo dice, fissandole il volto nuovamente tumefatto. “Una volta eri più carina, ma non è il tuo viso ad interessarmi”

Shaz fa una smorfia divertita ma un breve lampo le ricorda che non ha la pistola. Deve cavarsela da sola, affidandosi alle sole forze che stanno svanendo pian piano.

“Guarda che ho il raffreddore, potrei attaccartelo” ridacchia sentendo le mani del ragazzo che la frugano, avvicinandosi alla vita.

“Eviterò di baciarti” sghignazza facendo un cenno al secondo uomo rimasto libero “fa da palo. Quando sarà il tuo turno, ti chiameremo” mormora con voce dura che la fa solamente ridere.

“Non penso proprio, Serpe…” sibila sentendo con irritazione il suono di un coltellino che scatta e l’improvvisa frescura della notte sulle gambe nude.

 

Shaz sibila maledizioni contro il ragazzo che continua a tagliarle via i jeans con gli occhi febbricitanti e una smania di sesso che gli scorre nelle membra. Quando sente la lama fredda avvicinarsi al ventre, soffia come un toro “Devo proprio farti male, allora!” sbotta irrigidendo il collo e dando una capocciata all’uomo dietro di se.

Il rumore di naso rotto accompagnato ad un lamento accorato, è musica per le orecchie della donna che si libera dalla presa e sferra un calcio ai testicoli della Serpe.

Mick cade a terra miagolando per il dolore e un secondo colpo, una ginocchiata secca al volto, lo manda a far conoscenza con il marciapiede odoroso di escrementi canini e sicuramente anche umani.

La testa le batte sempre di più e ha la vista annebbiata; non fa caso al terzo uomo,il palo’ che giunge di corsa mentre lei infierisce sulla Serpe con violenza ed ira troppo a lungo represse.

Un colpo violento la manda a far compagnia al ragazzo per qualche secondo. Quando si rialza, i due uomini vedono balenare nei suoi occhi una luce folla.

Respira a fatica ma ciò non le impedisce di scagliarsi come una furia sui due, menando i migliori colpi di shootfighting che conosce e congratulandosi con se stessa per non aver perso la mano in quei mesi di rilassata inattività.

 

Lo shootfighting non è tecnica da sottovalutare: come il Krav magà, è ottima per risolvere le risse da strada. Prevede scarti, strangolamenti, scivolate… Shaz si era allenata molto con Simon, un anno di stiramenti, lividi e occhi neri ma non si era potuta lamentare quando era incappata in qualche ‘problema’ durante il servizio.

 

Ma questa è gente che ne ha passate un bel pò e non si lascia certo intimorire da una poliziotta sola e mezza dolorante ..soprattutto da una sbirra che li mandati in carcere!

Mi odiano un pochetto, mi sa che non li posso invitare a prendere una birra per dimenticare tutto, pensa tentando di buttarla sul ridere per non piangere a dirotto.

 

Ha sottovalutato i due sgherri di Micheal: in un momento di seria difficoltà, vede balenare la lama del serramanico come una luce improvvisa e lo afferra di slancio, puntandolo contro i due che la fissano minacciosi. 

Avevo giusto giusto bisogno di sfogarmi…fatevi sotto, signori. Ma rispettate le regole: uno per volta!” li incita con la sua solita lingua lunga che più di una volta l’ha messa nei guai.

“Ammazzatela, quella puttana!”

Shaz si volta come una vipera verso il ragazzo inginocchiato a terra.

L’ira raggiunge il livello di allerta; le lacrime reclamano libertà e la decisione è breve ed immediata: afferra Mick per i capelli e gli pianta il coltellino nella carotide, sgozzandolo brutalmente e sporcandosi del sangue che sgorga come una fontanella, dall’arteria recisa.

 

I due uomini arretrano, guardandola come se fosse una strega pazza che ha appena ballato il sabba col diavolo, mentre sussurra qualcosa all’orecchio della Serpe. Gli occhi del ragazzo si allargano per un breve momento e si riempiono del buio del vicolo mentre la vita fluisce via dalla ferita.

 

Soddisfatta, lo lascia andare con un gesto nauseato, strusciandosi la mano sporca di sangue sui brandelli di jeans che pendono lateralmente e le lasciano le gambe mezze scoperte.

Si volta verso i due con uno sguardo funereo, la testa in procinto di scoppiare sotto l’azione sferzante dell’adrenalina che la sta facendo ansimare come un toro “ce n’è anche per voi..” Ridacchia con un ghigno folle molto simile a quello di Votan nella sua migliore e sadica performance. 

“Tanto perché lo sappiate…ho molti amici e non intendo la polizia. Ho molti amici che questo lavoro lo fanno da quando sono nati” sibila alle due mummie viventi imprigionate in gambe cementificate sul marciapiede. Chiude il coltellino con uno scatto e lo ripone nella tasca illesa. Si avvicina lentamente, soffrendo per ogni singolo, corto respiro “so i vostri nomi e so dove abitate, ricordatevelo” sibila saettando uno sguardo di ghiaccio alternativamente. “ Tu hai una moglie e dei figli se non sbaglio. Carini i bambini…mi piacciono molto. Mi piace il rumore che fanno quando muoiono”

Si guardano l’un l’altro, inghiottendo e facendo un passo indietro.

“Toglietevi dalle palle! Di corsa!” urla con il sangue che ribolle e la testa leggera, sul punto di svenire. Cristo che recita! Jesus sarebbe stato fiero di me.

Osserva compiaciuta i due che si affrettano ad andarsene e getta uno sguardo al corpo senza vita della Serpe. Schifoso, lurido maniaco! Pensa barcollando sulle gambe e guardando il sangue che scorre verso il tombino, grazie alla pendenza della stradina.

Un conato di vomito e poi un altro la ghermiscono all’improvviso, costringendola a piegarsi su se stessa e a rigettare anche l’anima vicino ad un cassonetto della spazzatura. L’odore nauseante non la aiuta di certo, mentre si pulisce la bocca con un fazzolettino ripescato nel giubbotto imbottito. Crolla in ginocchio e continua vomitare finchè lo stomaco si svuota completamente.

 

Trema in modo inquietante, mentre barcolla lontano dal cadavere, guardandosi i jeans a pezzi e graffi sulle gambe. Fanculo, col sole resteranno i segni! Pensa tentando di reagire alla brutta avventura e all’omicidio che l’ha lasciata più sconvolta del previsto.

“Vaffanculo...uomini di merda” sibila rivolta al cadavere, muovendosi all’indietro e sbattendo contro uno spigolo vivo che le ferisce la testa “chi cazzo ha messo questo spigolo qui?!” urla stizzita dando un calcio al muro e facendosi male, le gambe che tremano impazzite.

Traballa fino alla moto, che miracolo dei miracoli, non è stata ancora rubata e la tira su osservando i graffi che la fanno imprecare apertamente “il carrozziere mi spellerà per questo!”

 

Play

 

Lungo la strada non riesce a respirare ed è costretta ad alzare la visiera per prendere aria, le fa male la testa, nel punto dove l’hanno colpita, lo stomaco è un livido unico e una costola sarà sicuramente incrinata, visto il dolore che le provoca anche solo respirare. Spera di arrivare a casa in tempo, senza ammazzarsi e far ammazzare qualcuno a sua volta. Per quella sera ne aveva avuto abbastanza della violenza.

Quando appare il cancello, tira un sospiro di sollievo ma sa che non potrà rilassarsi troppo o perderà il controllo, anche se tiene un regime basso.

Il portone è davanti a lei. Non si premura di parcheggiare la moto; la lascia davanti all’entrata abbandonando il casco in terra. Entra a fatica in casa, con un rantolo sommesso che fluisce dalle labbra, gonfie per uno schiaffo ben piazzato. La testa la sente poco e quello che sente le fa male. Pensare è escluso, non riesce ad usare troppe cellule tutte insieme.

Sorride alla battuta stupida e fa quattro passi, cercando di avvicinarsi alla propria camera. Il quinto passo è troppo: perde conoscenza e si accascia a terra senza un lamento.

 

Jesus si è appena affacciato alla finestra che aria sospettosa. Era lei? Si domanda scrutando il cortile vuoto. Ha sentito la moto ma non i classici rumori di Shaz…e sì che hanno le camere vicine..

Esce sul terrazzino respirando lungamente la frescura della sera. C’era voluto un sacco di tempo per far rappacificare quei due. Il cazziatone di Votan era da filmare: fenomenale! Sembrava che si fosse allenato tutta la vita in un asilo nido!

Passeggia su e giù a torso nudo. Gli manca terribilmente Maret in sere come quelle…non è vero, mi manca sempre.

Ogni tanto non può fare a meno di immergere il viso fra i vestiti che ha lasciato nella loro stanza. Un’ondata di commozione lo travolge e non riesce a stare in piedi per i due giorni seguenti. 

Chissà cosa aveva pensato Rowan, vedendolo in quel modo.

Devo telefonare a Natt, pensa distratto: dice sempre che deve farlo poi se ne dimentica. Sospira demoralizzato dondolandosi sul balconcino di marmo…non valeva proprio niente, se l’aveva mollato così una seconda volta.

 

All’improvviso una rabbia violenta lo aggredisce: cosa le aveva detto in Messico? Che se fosse fuggita nuovamente l’avrebbe trovata e gliel’avrebbe fatta pagare…Stavolta mi ha fatto incazzare sul serio!

 

Ffw

 

“Guarda sta deficiente come ha parcheggiato!”

La voce di Votan risuona funerea nella macchina sportiva. “Pensa che siamo tutti ai suoi comodi? La signorina crede di poter fare come le pare, qua dentro!”

Scende dall’auto sbattendo la portiera, deciso a cazziarla per bene anche se a quell’ora starà sicuramente dormendo.

Si ferma, improvvisamente conscio di ciò che significhi. Shaz era tornata…una nuova tragedia da sedare? Pensò restando appoggiato alla macchina leggermente impolverata. Passa distrattamente una mano sul tettino, togliendo un granello di terra e cammina verso il portone come un condannato al patibolo. Le parole di Ariel gli tornano in mente come un’eco di salvezza..

 

‘ “Dovresti farti perdonare.”

E come, se non vuole neanche che mi avvicini a lei?”

Ariel strizza l’occhio birichina e alza un dito sventolandolo platealmente “corteggiamento, mio caro. Corteggiamento vecchio stile. Violini, rose rosse…non c’è donna in grado di resistere!”

Votan la guardò con una faccia terribile “stai scherzando?”

“La vuoi? Sbattiti un po’ per lei!” esclamò saltando i piedi.

“L’ho fatto, le ho salvato la buccia e ho fatto fuori..

Ma che stai dicendo? Dio, che bestia che sei! Non devi ammazzare nessuno, devi semplicemente metterti in tiro, invitarla ad uscire e corteggiarla!” Si risiede sull’erba scuotendo la testa “se quello è il tuo ideale di romanticismo, siamo fritti. Ma non hai mai avuto una ragazza in gioventù?!”

“Io sono giovane!” ribatte seccato “e poi no, non ho mai avuto una ragazza” grugnisce imbarazzato a parlare di quell’argomento con Ariel che lo fissa come se fosse un alieno appena sbarcato da Marte “Non nel senso vero e proprio del termine”

Ariel continua a guardarlo a bocca aperta e l’irritazione di Votan sale “hai finito di fare la stronza?”

La ragazza sospira e dondola leggermente “ho capito…devo cominciare dalla base con te. Voglio  pensare ardentemente che tu sia recuperabile…diosanto, quanto dovrò lavorarci su..” ’

 

Forse dovrei dirglielo in maniera normale, senza tanti giri di parole e senza battute stronze in mezzo….

Ancora soprappensiero, entra sbattendo la porta principale e stringendo i denti per il rumore eccessivo. La stanza è oscura e Votan non vede il corpo esanime della donna a terra. Ci inciampa sopra lanciando un accidente a chi ha lasciato la roba in mezzo. Cos’è sta cosa morbida?

Si abbassa a toccare ‘la cosa morbida’ e sente chiaramente un braccio fasciato da un giubbotto imbottito da motociclista. Gli occhi si sono abituati al buio e ora la sua mano sta sfiorando una testa riccioluta. Aspira un brutto odore metallico e dolciastro che conosce molto bene. O cazzo!

Arranca verso l’interruttore che preme con violenza. Lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi è troppo assurdo perché riesca ad accettarlo immediatamente. Segue con gli occhi le gocce di sangue dall’ingresso e non riesce a spiccicare una parola mentre s’inginocchia al rallentatore presso di lei e la volta sulla schiena, con un certo timore malcelato. “Porco mondo” sibila fra i denti vedendo lo stato in cui è ridotta. Che cazzo è tutto sto sangue?! La fruga disperatamente, non trovando la ferita e tirando un sospiro enorme, al pensiero che quei cinque litri scorrono ancora nelle vene della loro bellissima padrona.

“Ehi...sveglia. Ci sei ancora o sei già morta e mi stai facendo perdere tempo per niente?” Le domanda preoccupato, maledicendosi per la sua lingua lunga. Le tasta il polso sentendo il cuore accelerato ma quando la scrolla lievemente, la totale assenza di reazione di Shaz lo fa agitare sempre di più.

I jeans a brandelli…sangue sulle gambe…segue la traccia rossa fino alla tasca lacerata, vedendo chiaramente la linea dell’abbronzatura del bikini spiccare accanto alla pelle chiara del ventre che si intravede discretamente.

Resta a guardarla col cervello bloccato su ‘Off’ al solo pensiero che abbia subito violenza. La adagia a terra e in quatto salti sì fionda nella camera di Jesus senza neanche bussare. Apre la porta e il padron di casa lo guarda perplesso “beh? E se avessi avuto visite?” Domanda abbassando il libro che stava leggendo, infilandoci un dito dentro.

Votan inghiotte più volte prima di riuscire a parlare e la sua voce quando esce, suona aspra e tremolante “Abbiamo un problema bello grosso, giù di sotto. Hanno pestato la ragazzina…e spero solo quello”

“Ariel? Ma non l’ho mandata a lavorare” esclama allarmato, mollando il libro sul letto e afferrando un paio di jeans che s’infila saltellando.

“No, la frignona!” borbotta mentre scendono le scale in fretta e furia.

“Shaz è tornata?”

“Si, un bel po’ acciaccata”

 

Jesus resta allibito a quella vista penosa: rivede Maret stesa sull’asfalto accanto alla cabina del telefono e sente il respiro strozzato in gola. “Shaz!”

Si lancia su di lei, non sapendo dove mettere le mani. Calma e sangue freddo, s’impone cominciando dalla testa che giace riversa sul pavimento freddo. Gli basta un’occhiata per valutare i graffi e le piccole escoriazioni.

“Direi che è il caso di portarla all’ospedale” mugugna Votan arrabbiato, pensando già a quanti cadaveri penzoleranno il giorno in cui riuscirà a prendere il responsabile.

“No, li odia” afferma deciso sentendole il respiro e il polso.

Un violento strattone di Votan gli sposta lo sguardo sulle gambe. Jesus alza un sopracciglio e non dice  nulla, con un terribile timore dentro.

Il suo collega prende un respiro profondo, inghiottendo nervosamente “se è successo quello che penso, il responsabile non vedrà un’altra alba” sibila trattenendosi dal non svegliarla a forza per farsi dire chi è stato. “Pregherà di non essere morto nella culla!” Continua non riuscendo neanche ad immaginare una cosa del genere.

Jesus la guarda attentamente mandando giù un rospo enorme. “Bisognerebbe…” guarda Votan apertamente confidando nel suo sangue freddo. “Toglile i jeans” gli ordina vedendo già la città andare a fuoco e Votan troneggiare sulle macerie fumanti.

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Capitolo 21
*** // ***


“Tutto fatto

Il nuovo cliente fisso di Maret è un malavitoso italo - irlandese che si diverte a giocare al gangster con una combriccola di fumati che hanno visto il Padrino più del dovuto.

Secondo lei.

Maret l’ha conosciuto tramite un giro incredibile di persone e di passaparola che la donna ricordava solo ai tempi di MacMahon.

Lennie Darco è abbastanza preciso nelle sue richieste, le lascia campo d’azione e la rifornisce di ciò che le serve. Non c’è paragone con Jesus: quel tipo non saprebbe neanche trovarsi il culo con le mani, se non ci fosse il suo segretario a ricordargli le cose!

Maret lo giudica un patetico idiota da spellare finché lavora alla radio. Quando avrà tirato su una discreta somma, si darà nuovamente alla macchia, lasciando solo il suo ricordo. Mettere radici in quella città caciarona e frenetica non l’attira molto.

Partirà e andrà in Europa…a Roma, pensa sempre rigirando l’anello di Jesus.

Fitte continue al cuore: quell’uomo è stato la sua rovina e dannazione….

 

“Tutto fatto. Sta pistola è una merda, si è inceppata e ho dovuto usare la mia.

 

Maret tirò con un gesto svogliato l’arma scarica sul tavolino dell’uomo davanti a se

“La prossima volta, niente baracche americane. Sai la mia marca preferita” affermò afferrando la valigetta con i soldi la aprì e li contò mentalmente, facendo una smorfia sarcastica. Tolse una mazzetta e gliela tirò. “Questi sono in più”

Lennie la guardò sorpreso quando vide le banconote svolazzare “quello è una gratifica personale per la rapidità e la pulizia” affermò impilandole una per una svogliatamente. Gliele posò davanti e incrociò le dita “prendile”

Maret sghignazzò dentro di sé “Come no? Quelle sono per portarmi a letto” dichiarò chiudendo la valigia con uno scatto deciso “addio Lennie, ci sentiamo fra una settimana”

 

L’uomo la guardò allontanarsi dalle telecamere puntate nel corridoio e restò a giocare con la mazzetta lasciandola cadere da un lato. Sarà pure brava…ma accidenti a lei quanto è stronza!

 

***

 

Votan lo guarda per qualche istante, tornando a fissare il viso esanime della ragazza. Allunga le mani verso l’unico bottone e si ritrae immediatamente. “Fallo tu…la conosci meglio di me” sbotta allontanandosi in fretta per paura di scoprire la verità e con la sacrosanta voglia di uccidere qualcuno.

Jesus lo osserva pensando quanto sia bastardo ad accollargli un simile ed ingrato compito.

Scosta il tessuto tagliato con due dita, sentendo lo stomaco raffreddarsi all’improvviso. Non ha gli slip, pensa non osando andare oltre e decidendo di farsi raccontare la verità dalla ragazza una volta sveglia. “Torna qua e dammi una mano. Respira male deve avere una costola andata” borbotta all’indirizzo del collega che va avanti e indietro come un pazzo. Velocemente le apre il giubbotto imbottito e le tasta le costole. Un dolore lancinante la fa rinvenire con grido troppo forte.

“Ti ammazzo se mi tocchi di nuovo, stronzo!” urla annebbiata dall’incubo che le stava facendo rivivere la terribile esperienza.

Jesus la guarda, alzando le mani e parlandole sottovoce “Sono io...sta calma.

La poliziotta respira sempre più affannosamente, gli occhi lucidi. Arretra di un centimetro e urta Votan dietro di lei, lo sguardo  inchiodato sulle gambe nude. Quella è una ditata! Quella è una fottutissima ditata!  Pensa osservando i segni violacei. “Chi devo ammazzare per quello?!” sibila indicandole i lividi procurati da Mick.

“Stammi lontano, tu!” sibila sbiancando per il dolore e traendo un respiro spezzato a metà. “E anche tu!”

La voce calma e gentile di Jesus la fa sussultare nuovamente “Shaz, calmati. Sei stata aggredita?” le domanda avvicinandosi cautamente.

Shaz lo guarda cercando di rimettere a posto i pensieri confusi. Sono a casa. Si rilassa leggermente e annuisce portandosi una mano alla testa ferita.

Il coltellino a serramanico scivola dalla tasca cadendo su pavimento e producendo un rumorino piccolo e metallico. Shaz lo raccoglie domandandosi cosa ci fa in tasca sua quell’affare. Fa scattare la lama e del sangue cola lungo la mano…quando ricorda, lo lascia cadere come se scottasse e allunga un piede per allontanarlo da se, scossa e tremante. “Ho ammazzato un tipo…” sussurra a Jesus che attende paziente che la belva rinfoderi gli artigli.

“Non riesco a respirare..Mormora con voce stranamente flebile, sollevando il busto e aspirando profondamente. Una fitta lacerante la fa strillare e istintivamente si porta una mano alle costole. “Decisamente è incrinata. Stenditi e fammi giocare al dottore” le dice in tono dolce cercando di rabbonirla. Shaz lo fissa furiosa, con la fronte aggrottata e il nervosismo sottopelle “Faccio da me…” Mormora con la voce roca, cercando di alzarsi e ricadendo a terra “uomini del cazzo!”

 

I due si guardano incupiti e sempre più preoccupati. Quando Votan la vede barcollare sulle gambe con la faccia di una che sta per svenire, si affretta a raggiungerla. “Si va all’ospedale, ragazzina!” sbotta con voce tesa “me ne frego se non ti piacciono, non puoi…”

Un ceffone ben piazzato, cala all’improvviso sul suo viso “Va al diavolo…sono caduta per colpa tua…stronzo” sibila a mezza bocca incenerendolo con lo sguardo e scostandosi da lui. “Ti ho visto baciare Ariel, è pure fidanzata! Dopo tutto quello che mi hai detto, ti trovo a baciare un’altra!!”

 

Jesus spia le loro reazioni: Shaz sembrava aver dimenticato il dolore e la brutta avventura e per qualche secondo una luce di trionfo si era accesa negli occhi di Votan. È gelosa marcia.

Si avvicina alla donna che continua a fissare Votan con gli occhi lucidi di rabbia, dolore e disperazione e cerca di calmare le acque “Shaz…stai calma. Lo pesterai quando starai meglio. Adesso..”

Non riesca neanche a finire la frase che la vede barcollare. È lesto ad afferrarla, battendo sul tempo Votan che lo guarda irritato. “Dicevo: adesso lasciati medicare”

“Lasciami!” urla nuovamente cercando di strapparsi dalla sua presa. “Siete uno peggio dell’altro e anche di voi non posso più fidarmi!”

Jesus la lascia libera per evitare che si faccia ancora più male, rendendosi conto che ha una crisi isterica in piena regola. La norma suggerisce uno schiaffo,  ma non gli sembra il caso, ridotta in quel modo. Si guarda un attimo con Votan e l’uomo scatta avanti afferrandole il viso “Shaz! Guardami, guardami!”le ordina sentendola divincolarsi. Quelle lacrime che escono dagli occhi scuri lo fanno incazzare ancora di più contro il verme che l’ha aggredita. La donna lo guarda fisso e non batte neanche le palpebre. Ha smesso di urlare e lo guarda mugolando qualcosa d’indistinto, un lamento appena accennato, come farebbe una bambina piccola che cerca di trattenere le lacrime dopo essere stata sgridata.

Votan la accarezza sui capelli come fa di solito, un po’ meno pesante e un po’ meno irruento. “Sei al sicuro...lasciati medicare” le sussurra con voce bassa e cercando di essere il più dolce possibile.

Lei annuisce, sforzandosi di capire le sue parole e lascia che la posi a terra senza opporre resistenza. 

Alla prima fitta, Shaz guarda il suo medico personale con occhi febbricitanti di dolore “fai piano…ho già ammazzato uno che ha allungato troppo le mani” lo minaccia facendo sorridere Jesus.

“Gli potevi sparare…”

“Non avevo la pistola, furbone

Abbozza un sorrisetto di scuse quando si avvicina al seno “giuro che non è un’avance a scopo sessuale”

“Fa male…smettila” mormora cercando di respirare e di spostargli le mani allo stesso tempo, non riuscendoci.

Votan la guarda con una luce omicida negli occhi, seguendo ogni livido e ogni più piccola escoriazione. I suoi occhi glaciali si muovono freneticamente osservando le smorfie che fa e ascoltando con rabbia crescente i suoi lamenti accorati ogni volta che Jesus la tocca. Si avvicina sempre di più non riuscendo a mantenere il suo solito sangue freddo. “Cassetta del pronto soccorso?”

“Soccorso avanzato” borbotta guardando i brutti lividi che ha addosso “Questi sono tutti nuovi. Che ti è successo? Racconta tutto a zio Jesus. Ti porto all’ospedale davvero, se non me lo dici ”

“Piuttosto la morte” risponde abbozzando un sorriso che le deforma la faccia in un ghigno. “Stamattina una baby gang ha cercato di rapinarmi: erano in sette e mi hanno fregato come una principiante…li detesto i ragazzini di quell’età! Sono caduta dalla moto durante una corsa..” Mormora mezza arrabbiata ma troppo stanca per dimostrarlo. “Mentre tornavo, incontro quella Serpe di Mick che crede di potermi violentare come se nulla fosse...

Le mani di Jesus s’immobilizzano, dandole qualche attimo di respiro. Guarda Votan con la sua stessa identica espressione: incazzata e incredula “Chi dobbiamo castrare per te? Lo facciamo volentieri” le dice innervosito mentre Votan avvampa di rabbia alla sola idea che quel lombrico le abbia messo un dito addosso, figurarsi…

“L’hai ridotto a frammenti piccoli piccoli, spero” grugnisce cercando di mantenere il sangue freddo che sta evaporando troppo velocemente. 

 

Le viene da ridere ma se lo fa, sente miriadi di fitte che si propagano nel torace.”Non farmi ridere” lo prega rantolando.

“Shaz..” La voce interrogativa e forzatamente dolce di Jesus le fa girare la testa di qualche grado.

Muove l’unico angolo della bocca che non le fa male, per articolare le parole correttamente “non è successo niente...

“L’hai torturato, quel cane?!” il tono duro e furibondo di Votan le fa chiudere gli occhi, ripensando alla fortuna che ha avuto e che l’ha rimessa in pari con il resto della giornata.

“No…”

“Male! Non ti abbiamo insegnato niente?!” la rimprovera sospirando platealmente e sentendosi tre volte più leggero. “Hai parcheggiato di merda!” 

“Scusa..”

“Devo toglierti la maglietta per fasciarti a mummietta. Non mi picchierai per questo, vero?”

Il tono spiritoso di Jesus la fa sorridere. “No…basta che non mi strapazzi troppo. Niente sadomaso, stasera…non sono in forma” ridacchia fra i denti. “Forte avere due uomini che si prodigano per te...il sogno di ogni donna”

“Fai poco la spiritosa!” sbotta Votan sempre più allegro per la bella trovata di Ariel e sempre meno preoccupato.

La donna lo guarda di traverso, dicendo addio alla sua maglietta mentre Jesus la taglia via giacché sfilarla era impossibile. “Vattene tu, questo è uno spettacolo vietato ai minori”. Lancia uno sguardo implorante a Jesus che si blocca e la fissa a sua volta, senza parlare.

Vattene, dai.”

Con un grugnito d’assenso Votan si allontana, troppo ferito per risponderle a tono. 

Jesus la guarda di sottecchi e non commenta la sua scelta.

“Tu mi hai già visto nuda” afferma sentendo dolori da tutte le parti “tanto lo so che devi togliermi anche il reggiseno, mi è già successo una volta…però non faceva così male” Tossisce rendendosi contro di non sapere che esistevano tutti muscoli per respirare “e i miei slip sono rimasti sul marciapiede”

L’uomo si ferma ponderando quelle parole e s’irrigidisce, pensando che è un bene che Votan se ne sia andato e non abbia ascoltato quelle parole. “Stringi i denti, ti porto in camera tua. Non mi va di dare spettacolo, qualora si svegli qualcuno”

Le strizza l’occhio facendola sorridere. Quando la prende in braccio, si stupisce della sua leggerezza. Forse era il caso di preoccuparsi della dieta di quella ragazza. Con delicatezza la appoggia sul letto tornando a prendere la cassetta del pronto soccorso, più simile ad una Samsonite da viaggio attorno al  mondo e chiude la porta a chiave “Nel caso in cui si facesse prendere dalla smania di irrompere…” le dice tranquillo mettendosi comodo e continuando ad assisterla.

Avere qualcuno di cui occuparsi lo fa uscire dal suo stato di torpore perenne. Si sente quasi utile e il sorriso di gratitudine che gli rivolge è il più bel regalo che potesse fargli in quel momento.

Shaz sta ripensando a come hanno fatto a sorprenderla in quel modo, quei bastardelli da poco. Certo...loro erano in sette e lei da sola!

Invece lo sa benissimo come ha fatto a cadere dalla moto…e sa di chi è la colpa! “Mi fa male la testa...l’ho battuta…ma avevo il casco” mormora sentendosi uno schifo.

Se mi muori qui perché sei scema e non ti lasci portare all’ospedale…potresti avere una commozione celebrale!” la rimproverava a bassa voce afferrando un paio di bende chilometriche

“Votan direbbe che ce l’ho da quando sono nata” afferma sorridendo e sentendo le sue dita che le fanno il solletico “mi stai facendo il solletico, sbrigati, non posso neanche mettermi a ridere” farfuglia cercando di  trattenere le risa.

“La prendi bene” le dice quando ha finito.

“Non credere: il momento in cui uscirai di qui, comincerò a frignare. Anzi no...non ne ho la forza…” sospira sentendosi leggermente meglio, per il solo fatto che ci sia qualcuno a prendersi cura di lei. “Grazie” mormora prendendogli una mano mentre osserva un brutto livido sul braccio.

“Prego…” borbotta guardandola attentamente da capo a piedi. “Domani vai dal medico.”

L’ordine la fa sorridere. “Ok capo...se mi alzo…”

“Ti mando Votan, se non ti alzi in fretta” ridacchia vedendola slacciarsi i jeans con difficoltà.

Distoglie lo sguardo e le da le spalle, mentre li sfila con molti lamenti e si copre immediatamente con il lenzuolo. Quando si volta, ha gli occhi lucidi e un gran bisogno di essere coccolata.

“Davvero non ti ha fatto niente?” le domanda con tono dolce, accarezzandole la testa e notando terriccio fra i capelli e del sangue raggrumato che pulisce via con un po’ di disinfettante

“No, non così sprovveduta…” sussurra sorridendogli di sbieco. “Ti sta bene quel viola e tutto quel nero attorno all’occhio, la prossima volta ti pesto sul serio”

“Scusami, sono stato un vero stronzo”

“Puoi ben dirlo!”

“Hai un mucchio di tagli e il cervello è scappato. Finalmente il poveretto ha trovato una via di fuga.

Shaz lotta per non ridere e tossisce. Le fa più male che bene “ti prego abbi pietà di me…non farmi ridere”

“Vuoi che rimanga a farti compagnia?” Si piega su di lei e Shaz sente il suo buon odore che la fa tranquillizzare.

“Ok...tienimi la manina per un po’..Mormora rilassandosi così tanto che finisce per addormentarsi quasi subito. Quando Jesus lo nota, sorride intenerito.

È una casinista, si fa continuamente male ma è veramente carina, pensa toccandole il viso su cui si staglia un brutto livido vicino allo zigomo e una cicatrice fresca sul labbro superiore.

 

Il micetto li guarda dal fondo del letto sul quale è saltato agilmente. Jesus gli fa cenno di stare in silenzio. “Fa la guardia alla padrona” sussurra grattandogli la testolina nera.

Il gattino cammina leggero fino ad avvicinarsi al  viso della ragazza che annusa per un attimo. Gira su se stesso più volte e si accoccola accanto a lei, cominciando a fare le fusa. 

 

***

 

Laverne è scomparsa e mi ha mollato a fare tutto il lavoro da solo! Quella disgraziata mi schiavizza!

Logan si abbandonò contro lo schienale della sedia, seduto davanti al computer dell’archivio. Dovevano confrontare le impronte dei poliziotti con quelle trovate sulla scena dell’ultimo delitto, cosa che non facevano mai, ma da quando era capitata quella brutta faccenda che Logan conosceva a memoria perché l’aveva sentita ripetere centinaia di volte dalle voci di corridoio e dagli altri agenti dentro gli spogliatoi, Drake era diventato molto più duro.

 

Non che fosse sta gran fatica, ma era lo stare da solo e rinchiuso la dentro, che lo annoiava a morte!

Portò le braccia dietro i capelli castani e fece una smorfia che deformò le labbra arricciate. Era quel sorriso storto che piaceva tanto a Charlene, ne era sicuro! Tornò ad appoggiarsi alla scrivania e con un dito solo, premette un paio di tasti.

Le immagini che apparvero davanti ai suoi occhi, lo lasciarono interdetto. Le creste papillari combaciavano in due punti con tre agenti del distretto…anche con…

 

Guardò meglio, chiudendo un attimo gli occhi e sperando che quella foto svanisse dal monitor. Quando li riaprì, il viso serio di Shaz lo guardava insieme ad altri due agenti che mostravano vaghe corrispondenze...ma la sua …è identica, in quel punto!

 

Cosa stai facendo, Leighton?”

 

Il ragazzo si girò e non aprì bocca per alcuni secondi, guardando la figura davanti a se “io stavo…”

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Capitolo 22
*** Colla per l'orgoglio ***


Shaz si sveglia a mattino inoltrato sentendosi uno schifo e sperando che il lieve sdoppiamento di visione sia dovuto solo ad u

Charlene lo guarda con aria sospettosa, adocchiando la foto di Shaz sullo schermo.

Se stai cercando il suo indirizzo, non lo troverai. Shazzer non vuol dire a nessuno dove abita. Neanche a me” conclude con voce leggermente triste. Si stacca dalla porta con una smorfietta e un sospiro silenzioso. Senza volerlo Shaz le aveva rubato

“Guarda che non è come credi!”

Ci manca solo un fraintendimento del genere! Pensa catapultandosi verso di lei ed investendola quasi. La ragazza lo fissa per qualche istante e non dice nulla, bloccata nella timidezza.

Logan la tira per una mano piantandola di fronte al monitor senza fare caso alla vampata che le è salita alle guance. “Guarda qui…”

Le indica l’impronta a metà mentre la ragazza siede e inforca gli occhiali che pendono da una catenella colorata attorno al collo.

“Questa l’abbiamo trovata sulla scena del delitto. La telefonata anonima è stata fatta da un uomo e la casa è intestata ad una persona che non esiste. Secondo te…perchè c’era un’impronta di Shaz in quell’appartamento?!”

 

***

 

Shaz si sveglia a mattino inoltrato, sentendosi uno schifo e sperando che il lieve sdoppiamento di visione sia dovuto ad un fattore momentaneo. Ma perché non esiste il riciclaggio anche per gli esseri umani?

Prova a muoversi, ululando come un cane alla luna senza voce e non ottiene alcun risultato. Scosta il lenzuolo ritrovandosi nuda.

Impallidisce per qualche istante, rimestando disperata nella memoria e quando rivive la terribile serata, scaccia il pensiero con un brontolio. Non ci pensare. Se ci pensi poi ti metti a piangere e non la smetti più! Gliel’hai fatta pagare, ora non darà fastidio più a nessuna ragazza. Cerca di alzarsi e finisce per caracollare dal letto, facendo un rumore infernale e lanciando una parolaccia stanca a fior di labbra.

“Allora scema! Hai finto di far rumore?” le urla la voce scocciata di Votan aprendo la porta e rimanendo a fissare la sua schiena nuda e abbronzata, con qualche livido qua e là.

 

Rew: qualche minuto prima

 

Votan aveva passato la notte in bianco, con le accuse della donna che risuonavano come campane a morto dentro il suo animo afflitto. Parlare chiaro e coinciso avrebbe risolto il problema…o almeno ci avrebbe provato.

Era stato più un meno un’ora ad aspettare che si svegliasse, dondolando su una gamba davanti alla sua porta e dando leggeri colpetti la muro con la schiena, ignorando il sorrisetto di scherno di Jesus che gli era passato davanti ridacchiante.

“Finiscila” gli aveva intimato imbarazzato.

“Se vuoi sapere come sta, apri la porta e dalle un’occhiata!” era stata la sogghignante riposta del suo capo che si era allontanato borbottando un ‘grande grosso e fregnone’

Votan aveva atteso di vederlo sparire prima di lanciarsi contro la porta e aprirla, tirando un accidente al cardine che aveva cigolato per un attimo.

Shaz giaceva sul letto con un’espressione che non gli era piaciuta per niente e il gatto acciambellato sullo stomaco.

Quando lo aveva sollevato per la collottola mormorando ungatto fesso’  l’aveva vista rilassarsi immediatamente.

Era uscito portandosi dietro la palletta miagolante con le unghie distese “se tu le dormi addosso, quella ci lascia la pelle!” lo aveva rimproverato portandolo in cucina e rimpinzandolo di cibo.

Ora che ci pensava, doveva anche rifocillare quella mezza pazza che non mangiava mai! Tornò sui suoi passi sentendo un rumoraccio brutto…

 

Play

 

“Vattene via, non si usa bussare?” esclama imbarazzata allungando una mano per prendere il lenzuolo e coprirsi.

“No, come stai?” le domanda burbero chiudendo la porta e aggirando il letto ad una piazza e mezza.

“Male…e ci vedo male” mugugna stringendo di più il lenzuolo addosso e cercando di metterlo a fuoco. Sente la testa sfiorata e si sposta all’indietro dando quasi una capocciata al comodino, fortunatamente salvata da Votan che l’aveva previsto, conoscendola! e aveva ammortizzato l’urto con una mano “la smetti?” ringhia notando che ha un taglio fra i capelli. Afferra il cuscino e nota le macchie di sangue. “Poche storie, si va in ospedale” le dice rimettendola in piedi con facilità e aggrottando la fronte “ma mangi? Non pesi niente!” esclama arrabbiato. È troppo preoccupato e non riesce a smorzare il suo solito tono irriverente.

Si che mangio...ogni tanto, quando ho fame e quando mi ricordo” afferma sentendo che la testa le gira. Si appoggia a lui e cerca di respirare allo stesso tempo.

Votan la sente muoversi debolmente e un’ondata improvvisa di tenerezza, lo aggredisce lasciandolo stordito. “Come va?”

Quel tono cauto e preoccupato la mette in allarme. Alza gli occhi e si specchia nei suoi con una tremenda consapevolezza.

 

Lo ami.

Non è vero.

Ammettilo!

Non ci penso neanche!

 

“Una merda” sussurra asciugandosi con il dorso della mano la miriade di lacrime che le solcano le guance. La leggera stretta iniziale si approfondisce e lei si ritrova a piagnucolare addosso a Votan che la stringe rimpiangendo il fatto di non essere stato lui a far fuori lo stronzo.

“Sei stata brava. Hai le palle quadrate, ragazza!” afferma accarezzandola con decisione “ne potevi lasciare un pezzetto anche a noi. Fra colleghi ci facciamo i favori, sai?” continua a biascicare non trovando le giuste parole per consolarla.

Shaz sorride per qualche istante a quella frase ma il ricordo si fa pressante e la fa cadere nuovamente in uno stato di prostrazione. Si aggrappa con le unghie mezze spezzate alla maglietta e gli affonda il viso sul collo.

“Non ce la facevo da sola…mi sentivo troppo male e non c’era nessuno, non avevo la pistola!” grida istericamente sfogando la rabbia repressa “…e poi..” Si accascia addosso a lui che la stringe con forza, sentendo un fiotto di rabbia che sale nuovamente. “Schifoso…bastardo…”

Votan la sente tremare per la rabbia e la paura e apre bocca tentando di consolarla, quando una frase mezza mangiucchiata lo blocca a metà.

“Tu non c’eri…non c’eri…e io speravo che arrivassi..

L’uomo inghiotte con molta difficoltà, allentando la presa per un momento e tornando a stritolarla con affetto.

 

Respiro a tratti, sentendo le sue mani che mi accarezzano con troppa dolcezza e un bisbiglio che mi incita a lasciarmi andare e a rilassarmi. Si siede sul letto e delicatamente mi fa sdraiare, continuando ad accarezzarmi e a darmi leggeri baci sulla fronte e la tempia. Come sto bene, adesso. Mi fa sentire protetta e al sicuro. Il cuscino è morbido e fresco, il tessuto della maglietta è così liscio sotto le dita… posso sentire chiaramente la linea dei pettorali che nasconde il suo cuore che batte veloce…

Ricordo vagamente di essere mezza nuda, coperta da un lenzuolo troppo leggero che lascia passare tutto il suo calore. Appoggia la mano sulla guancia, accarezzandola in un modo…così affettuoso… c’è anche qualcos’altro che conosco bene ma che non riesco a spiegare.

Mi fa stare male e bene al tempo stesso. No, non è solo affetto il suo. Sollevo gli occhi lucidi su di lui e contemplo quell’espressione così calda e ansiosa.

 

Ti amo.

E lo ammetti così?

Si

Brava!

 

Vorrei dirgli di non essere preoccupato per me, perchè sto bene.. se sto vicino a lui sto bene, se mi guarda in quel modo sto bene. 

Lui sorride e continua ad accarezzarmi il viso sfiorandolo leggermente ed io mi vergogno di avergli detto quelle cose orribili, mi vergogno di avergli urlato contro e di averlo cacciato via ieri sera.

Si solleva su un gomito, prendendo la mia mano segnata dalla lotta, le nocche rosse e screpolate per via dei pugni che ho piazzato su quelle carogne e la bacia gentilmente facendo una smorfia alla vista delle unghie che tenevo con tanta cura e che si sono spezzate nella lotta.

“Quanto sei arrabbiata per questo? “domanda con una luce maliziosa negli occhi.

“Tanto. Più del resto” rispondo con il broncio, guardandolo intensamente.  

Non reggo più quell’esplosione improvvisa di affetto. Mi sposto da quel corpo voluttuoso e caldo, con immenso dispiacere. Deve ancora spiegarmi quelle scenette strappalacrime con Ariel…

Quindi resto arrabbiata con lui! “Devo andare in ospedale…”

“Ti accompagno” decide girandosi verso di me e continuando ad accarezzarmi con un dito la mano abbandonata sul letto, l’altra stretta attorno al lenzuolo. La ritraggo istintivamente, posandola sulla sua gemella “no… vado con qualcun altro”

E’ troppo vicino, troppo preoccupato...mi fa quasi male.

 

La guarda imbambolato, incredulo di tanta scontrosità dopo quegli attimi di dolcezza che ricorderà per parecchie notti, quando sarà solo o lontano da lei. “Come vuole sua signoria!”

 

Ha la voce incrinata, l’ho ferito. L’ho ferito e mi sento in colpa. Stronzo…baci un’altra e poi ti preoccupi per me.

 

***

 

“Charlene? Di a Drake che non vengo a lavoro oggi. Sono caduta dalla moto e sto ridotta un po’ una schifezza.

“Ti sei fatta male?!”

“Un po’, ho una costola incrinata…devo stare a riposo”

“Dimmi dove sei, vorrei vederti”

“No...sta tranquilla, è tutto a posto. La bambinaia si sta occupando di me”

Ma Shaz…”

“Salutami Leighton e fammi un favore: escici, così la smette di importunarmi a lavoro”

 

Charlene guarda il telefono muto mentre Logan si toglie la cuffia “era un cellulare, sarà difficile rintracciare la chiamata”

La ragazza sta già lavorando febbrilmente al suo portatile, guardandosi alle spalle mentre approfitta dei mezzi della polizia per un’indagine non regolamentare.

“Per chi mi hai preso?” sussurra a mezza bocca mentre lui la guarda stupito. Si tira su gli occhiali che le sono scivolati dal naso e spinge invio, osservando la cascata di numeri di telefono completi di orari e destinazioni.

Logan la guarda da dietro le spalle e fa una smorfia sorpresa “però...sei brava. Sta cosa non mi sembra tanto legale.”

“Non è legale, infatti” mormora concentrata rintracciando l’ultima chiamata “trovata! È nella parte ovest della città” esclama chiudendo il portatile e togliendosi gli occhiali.

Lontanuccio” ribatte il ragazzo vedendola parecchio nervosa. “Come si fa per l’impronta?”

Lei solleva le spalle infilando il suo amato computer in una valigetta anonima “Gli ho mandato un virus: quando cercheranno di aprire il file, saranno dolori”

Logan la guarda a bocca aperta “ma chi cavolo sei tu? Un hacker?”

Charlene solleva lo sguardo perdendo tutta la concentrazione e fissando il ragazzo un bel po’ imbarazzata “si..

Il sorriso storto ed eloquente che si apre sul volto di Logan, le fa piacere più di mille complimenti “Sei forte..

“Grazie”

Senti, li segui mai i consigli di Laverne?”

“Qualche volta…perché?”

“Allora… perché non esci con me stasera?”

  

***

Sonnecchio al sole tiepido sentendomi eccezionalmente bene, il pensiero ancora rivolto a Lui. Mi ha aiutato a superare le domande sgradevoli in ospedale e la lunghissima visita che mi ha portato via tre ore della mia vita. Tre ore che potevo passare con Lui.

Sento sprofondare la dignità: sono tremendamente in imbarazzo per quella confessione innaffiata di abbondante riserva ‘lacrimifera’ della sottoscritta. E’ vero…in quel momento ho sperato ardentemente che venisse a salvarmi come ha fatto a Praga, dopo la festa.

Mh...che pensiero balordo. Fa tanto favola della buona notte che mi leggeva la mamma da piccola. Non mi riconosco più. Da quando in qua sono così…viva? Neanche ricordavo più cosa voleva dire respirare e...amare…

Scaccio quel pensiero imbarazzante sorridendo come una scema.

 

Concentrati su qualcos’ altro!

E su cosa?

Qualsiasi cosa che non riguardi il bel tenebroso straniero, dalla pelle dorata e gli occhi cinerei..

Ok, finiscila. Vediamo…il mio stato di salute precario. E’ forte, fare l’ammalata. Si preoccupano tutti per me! 

 

Sorrido, cercando di stirarmi e  rinuncio subito all’idea, sentendo ogni fibra che grida di essere lasciata a pascere nel dolore. Maledetti muscoli!

Mi appoggio al muro assolato del giardino, sebbene ci siano delle fantastiche sdraio attorno alla piscina. Mi piace stare in questo nido accogliente e personale.

Lo facevo sempre da piccola, nella casa al mare dei miei. Trovavo un angolo tutto per me e ci restavo le giornate intere, quando avevo bisogno di pensare.

Gioco con la porta a vetri e l’aria fresca mi fa sorridere. Mi piace stare in mezzo alla porta, impedendo alla gente di passare e obbligandoli a scavalcarmi…sono dispettosa, lo so.

Sento uno spostamento d’aria; qualcuno si è avvicinato a me. Ho gli occhi chiusi e respiro a fondo cercando di capire chi è dal profumo dei vestiti.

 

Roma Uomo misto a polvere da sparo che non andrà mai via, per quando possa lavarsi le mani.

 

Votan la guarda, mezza dentro e mezza fuori casa, appoggiata alla finestra che continua a muovere con un dito.

Perché si è piazzata in questo punto? Con tutte le sedie comode che ci sono in questa casa!

 

“Ciao” sussurro sentendolo chinarsi su di me. Adoro quando lo fa, mi da un senso di protezione. Ne ho un bisogno estremo.  

“Hai bisogno di qualcosa? Flebo d’orgoglio? Colla per la dignità a pezzi?”

 

Mi viene da ridere a quelle battute lanciate come un salvagente in mezzo all’uragano! Apro un occhio, pigra come un gatto. Fortuna che ho ripreso a vedere normalmente. “No, non mi serve niente, non da te.” borbotto ancora arrabbiata per la scenetta della piscina e per quel bacio. Finchè non mi darà una degna spiegazione gli terrò un broncio chilometrico. Non c’è nessuna che sa farlo bene come me! Ci vogliono anni di studio e una propensione naturale, che modestamente, alla sottoscritta non manca.

Mi volto verso di lui e vedo che sta fissando i miei lividi più evidenti con un’espressione indecifrabile.

Lo guardo negli occhi, annegandovi dentro. Sono completamente rapita da quelle pupille grigie che riflettono il vetro della finestra. Occhi come preziosa ceramica lucida.

 

Non avevamo stabilito di evitare paragoni azzardati e campati in aria?

Ma l’hai visto?

Certo, lo guardo attraverso i tuoi occhi.

Allora comprendimi!

Mh...c’è bisogno di spogliarlo in quel modo? Non l’hai mai visto nudo.

Immaginazione! Con l’immaginazione va avanti il mondo!!

Immagina, immagina. Penso che se gli chiedessi di togliersi quella roba di dosso, non si farebbe certo pregare. Cretina!!

 

Votan si alza e mi scavalca, sedendosi al sole, ai miei piedi

I raggi inondano i suoi capelli che vanno schiarendosi dalla tinta nera. Il macellaio del mio cuore sta tornando al suo aspetto originario.

 

Vorrei essere quel raggio di sole per accarezzargli la pelle.

Ahhh…di nuovo? T’è presa male, eh?

 

Cosa ti ha detto il medico?”

Mi sento una merda per essermi comportata male con lui. “Riposo, crema per i lividi e tanto gelato al cioccolato per la carenza d’..” La mia voce si smorza, tacendo l’ultima parola: amore.

Lui mi guarda accennando un sorriso che mi schianta il cuore. “Il surgelatore ne è pieno. Ci ho pensato io”

 

Che carino

Certo che è carino! Ci sta provando con te da quando ti ha incontrato, figurarsi se non si fa in quattro in questo momento. Che vergogna, stai riproponendo il classico quadretto: il salvatore e la fanciulla in pericolo. Fatti una treccia, a questo punto, e lasciala penzolare dalla finestra.

Ma che cavolo…a parte il fatto che me la sono cavata da sola…Ma stai mai muta?!

 

“Non dovevi prenderti questo disturbo” replico mettendo a tacere la vocina bastarda.

Quando un’intera vaschetta di gelato mi viene posata in grembo, sento la rabbia dileguarsi all’istante. “Grazie..” Sussurro afferrando il cucchiaino che mi porge con un sorriso ironico.

Affondo una cucchiaiata timida, portandola alle labbra con un sorriso ebete. Il cioccolato mi mette sempre di buon umore. Votan mi guarda e sorride nuovamente, stavolta con affetto.

Si siede accanto a me e osserva la vaschetta piena. “Va meglio, adesso?”

Lo fisso per qualche istante, domandandomi cosa intende. L’umore? Il fisico mezzo acciaccato?

“Un po’..” Rispondo tenendomi sul vago e gustando il gelato che si squaglia piacevolmente sulla lingua, rinfrescandomi la bocca. Picchietto distratta il cucchiaio sulla superficie brunita, afferrando una scaglietta di cioccolato bianco.

“Hai un taglio sul labbro” borbotta avvicinandosi per osservarlo meglio. Quella presenza mi distrae fortemente. Giro la testa da un lato, mentre lui lo sfiora con un dito.

“Mi pulsa ancora, non toccarlo..” Mormoro sentendo il labbro accarezzato con estrema delicatezza.

Votan abbassa la voce e si avvicina un altro po’ “ti faccio male così?” sussurra sfiorandomi la pelle intorno e mandandomi nel pallone.

Da morire…

“No” bisbiglio perdendo la presa sul cucchiaino che cade nella vaschetta sporcandosi per tutta la sua lunghezza.

 

Non starmi così vicino…

Ha ragione: saltale addosso direttamente! Ehi mister, che aspetti a darle questo maledetto bacio? Sono mesi che smania per te!

Sta zitta! Non rovinare questo bellissimo momento! Ti tolgo l’audio!

 

“Si sta squagliando” mi avverte facendomi sobbalzare. Resto a guardarlo imbambolata, annuendo con molta difficoltà. Le mani tremano e sono costretta a posare la vaschetta sulle gambe, il fresco che s’irradia e solletica la pelle nuda.       

Vorrei essere carina con lui, ma non so fino a che punto spingermi “Vuoi?” sussurro porgendogli il cucchiaino pieno come fosse una bandiera della pace. Lui mi fissa per qualche istante e sorride divertito ed è difficile mantenere la giusta concentrazione mentre avvolge quelle...labbra...favolose…attorno al metallo freddo e levigato.

Continua a fissarmi muovendo la bocca soddisfatto e calamitando la mia attenzione su di lui “Buono. Sa di cioccolato…” mormora facendomi ridere apertamente. Ho poco fiato e devo usarlo per respirare e per resistere a lui: se mi fa anche ridere, svengo all’istante per ipossia!       

 

“Parliamo di quello che hai visto e che ti ha fatto tanto incazzare: è stato un incidente” afferma facendomi morire il riso sulle labbra. L’immagine di quei due infami mi aggredisce e m’irrigidisco con un’espressione cupa che Votan vede benissimo.

“Non essere gelosa, non m’interessa quella pulce” continua restando voltato verso di me, costringendomi a socchiudere gli occhi per il riflesso del sole. “Lo so che al buio una pietra può sembrare un elefante, ma in questo caso è un sasso vero e proprio”

 

Ammutolisco colta nel vivo. Sono indignata: come si permette di parlarmi così? “Non credere bello, non sognartelo neppure che io sia gelosa di voi due. Ringhio chiudendo gli occhi al sole “mi fa specie che uno come te, che ha sempre pontificato sull’eccessiva differenza d’età, si sbaciucchi con una ragazzina appena ventenne e per di più fidanzata!” Sibilo fuori di me “hai fatto tutte quelle storie a Praga per Vidana e alla fine ti ritrovo attaccato come una ventosa ad Ariel. Potrebbe essere tua figlia!”

 

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Capitolo 23
*** Stavolta è molto di più... ***


Votan ha ascoltato quelle accuse intrise di veleno e gelosia con un’aria tranquilla che l’ha fatta arrabbiare ancora di più

Votan ascoltava quelle accuse intrise di veleno e gelosia con un’aria tranquilla che la faceva arrabbiare ancora di più.

 

La voglio ammazzare!

Lasciala parlare, è più divertente: sta facendo la figura della gelosa e noi ne stiamo godendo immensamente.

Fatti i cazzi tuoi, tu.

Io sono la tua coscienza bastarda. Faccio solo il mio lavoro!

Con lei no.

 

Aspetta che abbia finito di blaterate stupidaggini finte-bigotte perbeniste e poi si piega verso di lei, fissandola negli occhi “non mi faccio dare lezioni di moralità da una che è saltata addosso a Jesus sotto gli occhi di Maret..

“E’ stato un incidente!” esplode tirando fuori troppa aria e restando trafitta dal dolore per un lungo attimo.

Ma nel mio caso no: io sono il depravato che ci prova intenzionalmente con le ragazzine fidanzate. Questa scusa con me non si applica, vero?” mormora abbassandosi e farcendola ritrarre “non pretendere di avere l’esclusiva della mia attenzione.

“Non ti ho mai chiesto niente. Sei tu che m’imponi la tua presenza sgradevole” sbraita cercando un appiglio a cui aggrapparsi.

 

Come una ragazzina, mi arrabbio e gli chiudo la metà della finestra in faccia, mettendo il broncio e ponendo una fragile barriera fra noi due.  

Votan alza gli occhi al cielo, sospirando “Sarai contenta di sapere che riparto stasera. Penso che non ci vedremo per un bel pezzo.”

 

Parte? Perché?!

Perché sei stronza e lui s’è stancato!

 

Sorrido cercando di mantenere il giusto controllo facciale. “Dio, ti ringrazio! Penso che andrò in chiesa ad accendere un cero, dopo quest’inaspettata grazia che mi è stata concessa!”

 

L’uomo la guarda chiedendosi come faccia sempre ad essere così, come faccia a negare anche l’inverosimile.

Sospira mentre il sole gli riscalda il corpo e cerca di entrare dentro di lui, per sciogliere il blocco di ghiaccio che si è formato attorno al proprio cuore. 

 

Che vuoi dirle? È inutile parlare con una ferma nelle proprie convinzioni errate.

Secondo me ci stai chiacchierando un pò troppo. Dalle quel cazzo di bacio che vuole e falla stare zitta. Lo sai come sono le donne: sempre a tirarsela, ma parlare chiaro mai!

 

“Quanto starai via? Tanto per organizzarmi per la festa” sghignazzo stupidamente, sentendomi sciocca… e terribilmente triste.

 

Parte. Se ne va di nuovo. Mi lascia sola nuovamente.

Ti lascerei sola anche io, se non avessi un contratto a vita. Ma sarai scema?!

 

“Un mese, due…anche di più.” Mormora stanco del suo comportamento irragionevole. “Un lasso di tempo sufficiente a farti capire che vuoi stare con me. Oppure preferisci che non torni più? Vuoi che scompaia dalla tua vita per sempre? Posso farlo, non ho alcun problema”

 

Quella frase ha creato un vuoto pneumatico spinto dentro il mio stomaco. Arrossisco visibilmente, ma taccio per il timore di dire qualcosa di compromettente.

 

Tu non lo sai...non sai cosa provo. Io voglio stare con te più di ogni altra cosa.

Fatti uscire il fiato, tonta!

Non è facile per me, lo sai! Quindi sta zitta e fammi macerare nella tristezza.

Sei pazza! Sono la coscienza di una pazza schizzata! Quest’uomo ti sta offrendo il paradiso e tu che fai? Fai la stronza!

 

“Non mi rispondi?” domanda in tono ambiguo, sporgendo la testa oltre il vetro e facendomi ritirare nel mio cantuccio sicuro.

Appoggio una mano sul vetro, esattamente all’altezza della sua spalla. Charles si arrabbierà per l’impronta che sto lasciando. 

Resto a guardarlo attraverso il vetro che mi isola crudelmente dal suo corpo.

È colpa mia, l’ho voluto io.

Se solo fossi in grado...se solo ce la facessi..

La mano sale verso l’alto. Adesso è proprio al livello della sua guancia.

Votan mi guarda pensando che sia matta. Beh, tanto sana non lo sono mai stata o non avrei preso certe decisioni, nella vita.

 

Il molestatore dei miei pensieri imita il gesto, tremendamente serio in volto.

Ha la mano grande, quasi due centimetri di differenza fra le nostre dita. Tocco la superficie illudendomi di sentire il suo calore.  

M’inginocchio in terra, sedendo sui talloni e lui si volta verso di me con sguardo enigmatico. L’altra metà della finestra sbatte per un colpo improvviso di vento e si riapre, trasportando all’interno della casa il suo odore acuito dal calore del sole.

Sento il bisogno di averlo addosso.

Solida forma maschile su uno sbiadito fantasma di donna.

 

Avvicino il viso al vetro, soffiandoci sopra. Si appanna solo un pò ma il gesto gli fa battere gli occhi.

Si sposta da un lato, fissandomi intensamente.

Sorrido, le nostre labbra divise da un colloide trasparente.

 

Non lo vedi che sono già tua?

 

Mi appoggio per qualche istante al vetro. L’ illusione di un bacio. Sfioro la superficie liscia con le labbra e resto così, immaginando di sentire la sua bocca muoversi e catturare la mia.  

 

L’amore per lui, lo vivo solo nella mia testa.

 

Apro gli occhi e lo trovo nella mia identica posizione, fissandomi intensamente e sorridendo a fior di labbra. È matto come me, non ci sono dubbi. Li richiudo, perseverando in quel bacio freddo e traditore.

 

Votan la osserva, scrutando avidamente ogni suo più piccolo gesto, il vetro che va appannandosi sotto il respiro e le labbra rosse che premono contro la lastra, fremendo per il desiderio di trasformare quell’atto fantasioso e malizioso in pura realtà. Si muove lentamente, aggirando la metà della finestra con attenzione, spinto dall’istinto.

 

Sento i capelli accarezzati da una mano possessiva che mi fa gemere fra i denti. Stacco le labbra con gli occhi chiusi, aspirando forte un profumo troppo vicino, troppo intenso.

Calore contro calore. Mi sta abbracciando.

Stringimi fino a farmi male. Non lasciarmi in balia di me stessa.

 

Votan la abbraccia facendo attenzione al minimo movimento: non deve essere brusco o freddo, deve sentire solo il suo amore per lei. E’ troppo magra, troppo gracile, pensa sfiorandola con cautela, mentre Shaz si appoggia addosso a lui, con un sospiro di felicità, mista ad inquietudine.

 

Voglio aprire gli occhi, devo farlo, devo vederlo.

Muovo le palpebre per un attimo e sento le sue labbra che ci si appoggiano sopra, baciandole con timoroso rispetto. “No” sussurra intrappolandomi in una gabbia umana di tenerezza.

Mani piccole salgono sulle sue cosce allargate che circondano le mie, chiuse in atteggiamento adorante, come di fronte ad un’immagine sacra.

Tremo per la compatta realtà che mi sta accarezzando delicatamente il viso. Le palpebre oscillano quando le bacia, le labbra tiepide e morbide.  

 

Non lo senti che sono già tua?

 

La sua mano scivola fino alla nuca, tirandomi indietro la testa. Le mie labbra si schiudono. Respiro a fatica, aspirando aria dalla bocca con una pena terribile nel cuore.

 

Votan osserva le ciglia inumidite e ricomincia a baciarla sul viso con un trasporto ancora maggiore, percependo sotto le dita le lacrime che scorrono e i sottili gemiti che trapelano dalle sue labbra socchiuse. È in quel momento che prende la decisione più azzardata della sua vita…

 

Labbra calde, pulsanti di vita premono sulle mie, senza alcun dubbio, nessuna esitazione. Caldi polpastrelli che scivolano lungo le guance bagnate dalle lacrime che non riesco più a trattenere.

 

Mi fai male. Non essere così dolce. Perché devi sempre farmi male? Non riesco a sopportarlo. 

 

Votan la sente tremare, mentre le sfiora le labbra con le proprie; ha l’impressione di peggiorare la situazione perché il corpo della donna s’irrigidisce. 

 

Mi stringe di più, muovendo le labbra come se pregasse. La sua fronte struscia sulla mia, dopo quel bacio delicato e casto. Voglio di più, perché ti sei fermato? Premo le labbra sulle sue e le apro leggermente.

 

Votan la ‘respira’ in preda ad un sentimento che aveva provato solo una volta nella vita, tanto tempo fa…non pensava che sarebbe stato così…di nuovo così…no, stavolta è molto di più…

Quelle labbra morbide che non ha mai baciato….

 

La trasporta in un altro mondo quando il bacio si approfondisce e la lascia senza forze, aggrappata a lui con la poca energia che le è rimasta.

La scintilla accesa tanti mesi prima, divampa pericolosamente.

 

Mille baci, come un contorno delizioso suggellano quel bacio che non è mai stato dato prima.

 

Shaz si stacca ansimando, per il dolore al torace e il fiato corto per l’emozione. Si accorge distrattamente che il sole sta calando, segno inequivocabile del loro lunghissimo bacio.

Votan vorrebbe chiederle come sta, se è colpa sua o se è la costola incrinata che la fa stare male in quel modo, ma ha paura a chiederglielo, ha paura di parlare e cosa può fare allora, se non riprendere a baciarla, ri - trascinandola fuori del suo corpo? La mano che la donna aveva posato sulla fasciatura, ritrova la strada e si adagia delicatamente sul suo braccio, accarezzandolo e dissipando ogni dubbio nel suo compagno. Non sa come sia successo e quando, ma ad un cento punto si ritrova sul pavimento, sdraiata sotto di lui che continua a baciarla. Se ne accorge distrattamente, appena un grammo di coscienza che ritorna nel suo corpo e riprende all’istante il volo, portandola via del tutto.

 

Il miagolio discreto del micetto li separa l’uno dall’altro. Shaz gira la testa, leggera e svaporata e osserva il micio che lecca una zampina e i baffi. Si sofferma sul gattino, senza vederlo veramente. Ha una luce dolce negli occhi lucidi e continua ad accarezzare pigramente il suo compagno che

sta tentando di riprendersi da quel bacio sconcertante, il respiro impercettibile e il suo sapore buono sulle labbra misto al gusto pieno e pastoso della cioccolata.  

Quando crede di essere in grado di sopportare il suo sguardo, si volta e lo fissa come se non lo avesse mai visto prima. Che silenzio che c’è …non c’è più nessuno? Si domanda continuando a guardarlo...sente solo il rumore discreto dei suoi vestiti sul pavimento e lo sfioccare dei baci leggeri che le sta dando sul viso. 

Le sue labbra gonfie e morbide si avvicinano nuovamente, un invito irresistibile a cui Votan non riesce a sottrarsi, pienamente offerto dalla donna che sta tremando fra quelle braccia che la cingono con una tenerezza inimmaginabile.

Improvvisamente è a corto di parole, tranne due che continuano a vorticare impazzite; la guarda negli occhi strappandole un altro bacio e poi un altro, sempre più lungo e intenso, ma è sempre troppo poco e lui ne ha abbastanza di fare le cose a metà con quella pazza che gli ha sconvolto la vita. “Ti amo..” Mormora con labbra roventi “e voglio stare con te”

 

Shaz lo spinge via come se l’avesse morsa un serpente, facendosi male, senza riuscire a spiccicare parola.

Lo guarda esterrefatta, dimentica del dolore al torace. Si porta distrattamente la mano alle labbra, sbalordita da quanta tenerezza e amore ci fosse nell’ultimo bacio e da quella dichiarazione così appassionata.

 

“Shaz..”

 

Alza gli occhi verso di lui con un’espressione terrorizzata che lo coglie alla sprovvista. “Non ti azzardare più…a….” Resta con un dito alzato e la voce bloccata in gola, il cuore che tambureggia furiosamente sotto il seno.

Si alza di scatto trattenendo il respiro per il dolore e lo sguardo di chi ha appena saputo che gli rimangono due settimane di vita.

 

Votan la guarda allontanarsi sconcertato, crollando contro il muro. Ma che cavolo è successo?! Io le dico che la amo e lei scappa?!

Si è spaventata...la facevo più tosta. Ti ci vorrà un bel po’, per portartela a letto.

Ma porc...qui si tratta di roba seria!

Ma io sono serio. Mai scherzato sul sesso.

 

Sbuffa per la frustrazione alzando le mani e lasciandole ricadere sulle cosce impotente. Chiude gli occhi nascondendo il viso con le braccia abbronzate: che devo fare con lei?

L’hai sconvolta, amico. Ben fatto! Ora sparisci per un po’ e fatti sospirare.

Dopo qualche minuto di meditazione, si dirige verso la sua camera per preparare i bagagli. Un anno minimo…ma non per lei, per me! Pensa sbattendo un paio di cassetti.

 

“Te ne vai?” la vocina dolce e sorpresa di Ariel gli fa voltare la testa di tre gradi. Annuisce senza emettere un fiato. “Divertitevi alla festa che farà Shaz per la mia partenza” mormora con aria svagata, sentendosi terribilmente pesante dentro.

È un fascio di nervi, lo vede da come si muove per la stanza. Solitamente i suoi gesti sono fluidi e controllati, misurati al millimetro.

“Festa? Che festa?” domanda incuriosita. Quando capisce alza gli occhi al cielo. Si siede sul suo letto con una smorfia “mi dispiace…”

Votan non le risponde; continua a rimanere in silenzio, girando su e giù come una trottola.

Quando Ariel lo vede riempire tre valige al posto della solita sacca, sgrana gli occhi “ma te ne vai…ma per quanto tempo?”

“Per sempre, penso” risponde velocemente aprendo la porta del bagno e scaricando i suoi effetti personali in un astuccio da viaggio.

Gli occhi le si riempiono di lacrime e abbassa la testa sconfortata “guarda che non muoio mica. Ti sembrerà strano ma ho una casa perennemente vuota che aspetta solo di prendere aria.

“Non ti vedrò più?” domandò stringendosi a lui triste.

“Vienimi a trovare” mormora scribacchiando velocemente l’indirizzo. Ariel lo intasca senza guardarlo.

“Inutile chiederti di ripensarci, vero nonno?” mormora dandogli un colpetto sul braccio.

Votan sorride soddisfatto “vedo che mi conosci. Non farti mettere sotto i piedi da quel testone geloso. Se cerca di comandarti, prendilo per il naso e fagli fare il giro della morte!”  sghignazza facendola esplodere in una risata interminabile.  

 

Sta uscendo con la faccia da morto quando un timido ‘din-don’ gli fa posare le valige in terra. Grugnisce arrabbiato e col pensiero ancora rivolto a Shaz che si è rifugiata chissà dove. “Lascia Chuck, ci penso io” ringhia verso il maggiordomo che si allontana immediatamente, conoscendo i suoi stati d’animo.

“Chi è lo stronzo che ha dimenticato le chiavi, stavolta?” ruggisce raggelando la figuretta di Charlene sulla porta.

 

La ragazza resta imbambolata a guardarlo dietro gli occhiali da sole neri e a sua volta Votan non può fare a meno di fissarla con un sopracciglio alzato.

Chi cazzo è e com’è entrata senza far scattare tutti gli allarmi da qui al cancello? Si domanda prendendo un respiro profondo. Una collega? Con quello sguardo da coniglio che sta per collassare, non penso proprio.

Charlene lo fissa togliendosi gli occhiali da sole e inforcandone un paio trasparenti. Ma con chi vive Shaz? Ma è il suo ragazzo? Il padrone di casa? Un amico? Ma come fa a permettersi una villa del genere? E poi quel tipo le fa paura!!

“Chi sei e come hai fatto ad entrare! Di corsa, che mi girano parecchio oggi” ringhia poco espansivo.

La ragazza fa un passo indietro e Votan avanza verso di lei minaccioso “allora, ragazzina? Sto aspettando una risposta!”

“Io…vorrei…” balbetta facendo un altro passo indietro, vedendolo stagliarsi minaccioso sulla porta.

La sua attenzione viene attratta da Ariel che sta transitando proprio in quel momento. La ragazzina sbuffa con le mani in tasca e tira calci a qualcosa d’invisibile sul pavimento. “Ma proprio non la cambi, st’idea insana?” sbotta girandosi verso Votan e restando impietrita ad osservare la scena.

 

Il suo volto diventa serio mentre avanza verso di lei “e tu chi sei? Come hai fatto ad entrare?” esclama sorpresa facendo voltare Votan.

“Penso di aver sbagliato casa…scusatemi” mormora girando le spalle e sbattendo contro un tipo alto e biondo con le chiavi della macchina in mano e l’aria fra il sorpreso e il seccato.

 

Accerchiata da tutte le parti, Charlene li guarda a turno concentrandosi su quello che sembra il più ragionevole di tutti. Su Jesus…che non è esattamente ragionevole in quel momento!

 

“Io stavo cercando una persona, una mia amica. Ma penso di aver sbagliato casa…”

“Tu hai violato la sicurezza di questa villa! Adesso vieni dentro e mi racconti come hai fatto, signorina!” sibila spingendola dentro casa.

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** I ricchi viziati ***


La ragazza si guarda attorno, spaesata e confusa

La ragazza si guarda attorno, spaesata e confusa. Posa lo sguardo su Ariel in cerca di appoggio ma riceve una dura occhiata “chi è questa tua amica?” le domanda con le braccia incrociate e una vaghissima idea di chi sia la persona in questione

 

Charlene deglutisce sempre più rossa mentre Votan si domanda che diavolo abbia da arrossire in quel modo e Jesus si scrocchia le dita, sapendo già la risposta “Stai cercando una deficiente che si chiama Sharon Laverne, vero?” sibila con una vena pulsante d’odio.

La ragazza annuisce sempre più intimorita “abita qui?”.

“Non per molto…” sibila Jesus iperventilando per la rabbia: stavolta sì che l’aveva fatta grossa!

“Sei una poliziotta, vero?”

La ragazza annuisce e Votan esplode “Shaaaaz!!! Vieni immediatamente qui, deficiente!”

“Ma è pazza?” la vocetta indignata di Ariel si sovrappone ai sibili sconnessi di Jesus e agli urlacci di Votan che fa accorrere la ragazza con una certa espressione preoccupata.

Allora non se n’è andato, pensa restando a guardarlo mentre l’uomo stranamente si placa e la osserva in quel modo che le fa battere il cuore. Adesso gli dico…glielo dico...non se ne può andare..

“Hai visite” borbotta indicandole Charlene accerchiata.

La ragazza si rilassa immediatamente come la vede e Shaz resta senza parole. “Come hai fatto a trovarmi?!” esclama ad alta voce storcendo la bocca per il dolore al torace “Come hai fatto ad entrare? Come…” tace quando ricorda che la sua imbarazzatissima amica che la sta abbracciando è una formidabile hacker.

 

“Shaz…questa è grossa e pesante!”

 

Jesus la fissa con una voglia di strozzarla che lo porta e lei alza le mani contrita “non le ho dato l’indirizzo! Mi ha trovato da sola! E poi non sgridarmi che sono in convalescenza” mormora a mezza bocca pensando che gli urlacci di Jesus sono l’ultima cosa che le ci vuole in quel momento. Adesso…devo dirgli che…

“Non sgridare la bambina!”

Lancia un’occhiata a Votan, fautore dell’ultima arrabbiatissima frase e resta a guardarlo. L’uomo ha afferrato le valige e sta allontanandosi silenziosamente. Vorrebbe dirgli di non andarsene ma non le esce nessun suono di bocca. Lui la guarda un'altra volta, poi chiude la porta dietro di se e Shaz resta a guardarla con i lacrimoni traballanti fra le ciglia.

 

E quello dove se n’è andato?!” la voce incredula di Jesus la fa voltare verso di lui. Abbassa lo sguardo a terra e non risponde.

“In vacanza...” Suggerisce Ariel mordendosi un labbro “ma torna…prima o poi torna!”

 

Charlene sente la presa di Shaz che si rafforza e la vede voltare lo sguardo verso il fondo della stanza. La tira per un braccio e lei la segue, gettando un’altra occhiata al tipo biondo rasato e alla ragazzina che tenta di calmarlo

 

“Come se n’è andato? Perché fanno tutti come cazzo gli pare qua dentro e nessuno mi avverte?! Anarchici di merda senza un minimo di disciplina!”

“Sta calmo...è per via di Shaz”

Jesus tace e la guarda sbuffando “ma perché non trombano e la fanno finita?!” esplode facendo trasalire Shaz, ammutolire Ariel e arrossire Charlene che ridacchia. “Simpatico, il tuo amico”

“Innocuo soprattutto” le risponde ingoiando il magone a stento.

 

Ma Shaz che fai? No, non piangere”

La vocina triste di Charlene non impedisce che la donna scoppi in singhiozzi una volta rinchiusasi nella sua stanza, in tremendo disordine come al solito. Alla poliziotta basta un’occhiata per vedere i resti dell’incidente recente e la mette a sedere gentilmente sul letto, inchinandosi davanti a lei.”E’ per via di quell’uomo, vero?”

Shaz annuisce lasciando una pioggerella di lacrime scendere sulle guance e gocciolare sui pantaloncini corti. 

“Non è Alex”

Lei scuote nuovamente la testa e si soffia il naso in un fazzoletto di carta pescato chissà dove in quel caos terribile. “Se n’è andato per colpa mia!” mugugna con la voce strozzata e il fiato corto, il dolore al torace che aumenta.

Charlene le fa una carezza affettuosa e si siede accanto a lei “è carino…state insieme?” le domanda rabbrividendo a quel ‘è carino’ che le è costato parecchio: a lei fa solo una paura incredibile, sembra un mastino sul punto di azzannare la preda.

“No…perché io sono deficiente!” ripete per l’ennesima volta lasciandosi abbracciare dalla sua amica.

“Su...prendi un bel respiro, soffiati il naso e raccontami tutto”

Shaz la guarda con gli occhioni gonfi e rossi e annuisce, ricordandosi che deve omettere alcuni punti fondamentali.

 

Due ore dopo..

 

Quando ha finito Charlene è frastornata dalla quantità d’informazioni che Shaz ha riversato nelle sue orecchie. Soprattutto non riesce a capire…”ma se ti piace perché non..” Fa una smorfia non trovando il termine giusto: le viene in mente solo quello usato da Jesus ma è un pò troppo per lei. Shaz la guarda più rilassata e svuotata, finalmente, e scuote la testa “perché…io sono strana, lui è strano…e poi …è un rompipalle”

Anche tu”

“E’ insopportabile”

Anche tu”

E ha un brutto carattere”

Anche tu”

Shaz la guarda affranta “la finisci?”

“Dico solo la verità, sono tua amica!” ribatte con un sorriso, tirandole un bacio finto e stupido che usano sempre fra di loro quando vogliono prendersi in giro a vicenda. “Finalmente mi sento utile: hai ascoltato le mie lamentele per mesi, è giusto ricambiare un”

Le sorride appena e si rilassa contro il cuscino che l’amica le ha infilato dietro la schiena per farla stare più comoda.

Resta per un po’ in silenzio e muove la testa ripensando ai baci che si sono scambiati “è carino forte…” mormora sorridendo “ed è dolce…quando vuole, riesce ad essere così…” 

Charlene rabbrividisce un’altra volta, al ricordo di quel brutto muso minaccioso e solleva le sopracciglia, pensando che l’amore ha uno strano effetto sulla sua amica. “Vi siete baciati?”

Shaz arrossisce e non le risponde. Volta lo sguardo verso la finestra e sorride dolcemente “non ho mai baciato nessuno così”

La ragazza le da di gomito con aria furba “neanche Alex?”

“No…lui è…non è come Alex, lui è...unico” risponde con sguardo sognante “mi fa ridere e mi sopporta quando sono isterica...e ha quello strano modo di consolarmi che mi fa stare così bene.. sospira con aria soddisfatta e la voce morbida morbida “e poi…è…”

“E’ il principe azzurro, ammettilo” ridacchia rimediandosi un’occhiataccia allusiva.

“E’ il lupo cattivo” mormora trasognata, facendola arrossire.

“Non cominciare con i tuoi racconti spregiudicati!” esclama in fretta diventando bordeaux mentre Shaz ride apertamente e fa mille smorfie per il dolore al torace. D’un tratto ricorda che non sono due liceali che si stanno scambiando confidenze sui rispettivi ragazzi e la guarda vagamente preoccupata “come hai fatto a trovarmi?”

Charlene torna seria, troppo per i gusti di Shaz. Si siede compostamente e incrocia una gamba tenendo ben dritta la schiena, cosa che fa solo nei momenti di estremo disagio.

“Leighton ha trovato una tua impronta sull’ultima scena del delitto” esclama diretta e senza fronzoli “Adesso mi spieghi perchè c’era una tua impronta sulla finestra di quella  casa.

Shaz la guarda perdendo tutto il colore e Charlene pensa che stia per sentirsi male.

“Non è come pensi…non sono stata io” balbetta guardandola con gli occhi sgranati “quella è casa di un mio amico, mi aveva permesso di stare da lui per un po’ di tempo ma quando sono arrivata…e ho trovato…mi è preso un colpo e ho cancellato le impronte perché avevo paura…”

Charlene la guarda come se fosse impazzita “ti rendi conto della stupidaggine che hai fatto? Potevi essere accusata di omicidio!”

 

Le loro chiacchiere vengono interrotte da un tramestio violento e da voci concitate, finchè la porta della camera di Shaz non si spalanca e Jesus tira dentro di essa una persona che le donne conoscono molto bene

Anche questo è amico tuo?” le domanda lasciando andare Logan che lo guarda con un mezzo broncio e s’illumina alla vista di Charlene.

“Si, anche lui”

E anche lui fa il poliziotto, scommetto!” ringhia sempre più incazzato. Si appoggia al letto e la fissa a tre centimetri dal viso “che dovrei fare dopo questo? Che ti avevo detto?”

“Ma io..

La poliziotta sta per spiegarsi quando una mano che batte simpaticamente sulla spalla di Jesus lo fa alzare dalla sua posizione e voltare con aria pericolosissima. Logan alza le mani e sorride “non prendertela con la secca. Le ho fatto la posta sotto casa!” ridacchia non tirando fuori neanche non accenno di sorriso a Jesus che lo fissa con le braccia lungo i fianchi e il respiro pesante.

Il ragazzo si sporge verso di lei e la saluta entusiasta “ma quanto paghi d’affitto? Sta casa è un sogno, ho intravisto pure una piscina”

“Leighton...stai calmo e mettiti a sedere. In silenzio.”

La vocetta morbida di Charlene lo fa zittire immediatamente mentre Jesus continua a fissarlo freddo. La ragazza si schiarisce la voce attirando la sua attenzione “Mi scusi, signore…potrebbe lasciarci soli? Per favore. È una questione seria e dovrei discuterne con la mia amica. Sarebbe così gentile?”

Jesus la fissa palesemente irritato e stupito dalla gentilezza della ragazza lanciando un’altra occhiataccia a Shaz che fa una smorfia dolente.

Ma chi è il tuo ragazzo?” le bisbiglia Logan sedendosi accanto a lei.

Ma scherzi? E’…un amico”

“E’ un rompicoglioni”

“Si, ma non farti sentire perché prende subito d’acido” gli risponde fra i denti mentre Jesus li guarda ancora e si allontana in silenzio.

Leighton si guarda attorno facendo una smorfia di ribrezzo “ma le ragazze non dovrebbero essere ordinate? Guarda te che casino, sembra l’ultima festa a casa..

“Fatti i cavoli tuoi su come tengo la mia stanza!” esclama arrossendo “lo so che dovrei metterla a posto, ma sto male se non te ne fossi accorto!”

Il ragazzo la guarda fisso su e giù, notando le escoriazioni sulla pelle e la cicatrice piccola sul labbro, la fasciatura che s’intravede dal top. Si alza con le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans e la osserva in silenzio “cos’è questa storia? Chi è questa gente? Tutti parecchio incazzosi e con macchine da far invidia ad un rapper nero. Ho visto uno dei tuoi amici uscire con una Mercedes che per comprarla non basterebbe una vita” afferma con voce dura, appoggiandosi alla scrivania della donna “Con che gente ti sei impelagata? Mafiosi?”

 

Shaz lo guarda stringendo il labbro inferiore fra i denti. Deve ricordarsi di mentire e deve farlo bene “Quel tipo che avete visto uscire è un diplomatico con un mucchio di soldi e quello che ti ha sbattuto dentro è un ricco figlio di papà in vacanza con la sorellina piccola”

 

Leighton fa una faccia eloquente: non crede ad un’acca di quello che ha detto “certo. L’impronta. Come c’è finita sulla finestra di quella casa?”

“E’ casa di un mio amico”

“Chi è questo tuo amico?

“Logan…”

“Rispondi o ti faccio arrestare”

“Leighton!” Charlene balza in piedi scandalizzata “ma che stai dicendo?! Non è stata lei!”

Il ragazzo la guarda di traverso, la faccia indurita “ha cancellato le proprie impronte da un luogo del delitto e ha fatto una telefonata anonima alla centrale!” ribatte arrabbiato protendendosi verso Shaz che lo fissa freddamente “che hai da nascondere?”

“Niente”

“Stai mentendo!”

“Pensa quello che ti pare” esclama mettendo il muso. 

 

****

 

Che stai facendo? Dove stai andando?”

 

Ariel corre dietro a Jesus che si sta precipitando dietro una porta perennemente chiusa e quando accende la luce, la postazione piena di monitor appare ai suoi occhi facendole restare allibita.

“Cos’è questo?”

“Roba che non uso mai” le risponde incazzato e preoccupato.

Bastano pochi secondi, uno sfrigolare di energia elettrostatica e polvere sui monitor e immediatamente ogni angolo della casa e del giardino viene inquadrato dalle telecamere occultate.

“Ma che cavolo…” Ariel guarda incredula l’apparire di ogni stanza, comprese le loro e si aggrappa allo schienale della poltrona mentre Jesus inquadra la camera di Shaz

“Non sapevo…”

“Non lo sa nessuno” ribatte accendendo il microfono nascosto “solitamente funzionano solo quelle del giardino fino alla cancellata principale, ma questa è un’emergenza!”

 

Sullo schermo azzurro si stagliano i tre poliziotti: Shaz con il volto indurito e una piega amara alla bocca, Charlene che le ha posato la mano sul braccio e sta discutendo debolmente con Logan, il quale continua ad andare su e giù per la stanza.

 

La ragazza lancia un’occhiata agli altri monitor che inquadrano il salotto vuoto, la cucina e il giardino in cui sembra tutto molto tranquillo. Abbassa lo sguardo fissandosi sulle stanze: quella di Votan vuota e in ordine, quella di Jack con i cd di musica ‘ambient’ e Men’s Health sul letto, ridacchiando per quella scoperta pensando già a quanto lo prenderà in giro e la sua, con i libri sparpagliati sulla scrivania e il letto con il cagnone gigante che le ha regalato Rex…

Cerca con gli occhi la stanza di Jesus perché è l’unica che non ha mai visto, neanche di striscio ed è curiosa di vedere il nido dove dorme il suo arrabbiatissimo capo. 

La trova subito perché la fotografia di Maret che sorride è incorniciata sul comodino e resta a fissarla, stringendogli distrattamente una mano sulla spalla. Jesus se ne accorge e con un gesto secco spenge il monitor senza proferire parola.

 

Ariel fa una smorfia dispettosa e resta a fissare Shaz in difficoltà.

 

****

 

“Inutile! Non cambierò la mia versione dei fatti!” esclama Shaz con voce roca “sono andata a casa di un amico, ho trovato il macello e mi sono messa paura. Fine!”

“Fine un cazzo!” sbotta Logan fissandola. Si piega verso di lei, con le mani sulle ginocchia “se non

l’avessi trovate io, a quest’ora staresti già vedendo il sole a scacchi!”

“Grazie per il favore!” ribatte impunita “tanto non ci vorrà molto prima che lo scoprano”

 

Charlene tossicchia ammettendo che un virus ha casualmente invaso l’archivio telematico e che le sue impronte e quelle di molti altri poliziotti sono andate perdute, idem quella parziale che mostrava la corrispondenza delle creste papillari.

Shaz ammutolisce rilassandosi di botto. Sospira più volte per lo scampato pericolo e si sventola con una mano. “O cacchio!!”sbotta all’indirizzo della ragazza “sapevo che eri una brava hacker ma non fino a questo punto”

“Lo sapevi?!” esclama con la voce tremante.

Lei annuisce e solleva le spalle, per quanto le è possibile “ognuno ha i suoi hobby. Anche io faccio un secondo lavoro”

 

Logan la fissa con aria sospettosa “e qual è il tuo hobby, Laverne?”

 

A quella domanda Jesus s’irrigidisce e Ariel sgrana gli occhi sperando che sia veloce ad inventarsi una balla.

 

La poliziotta lo guarda fisso, abbassando la voce “io proteggo questa gente. Faccio la bodyguard” mente stupendosi di come le esce bene di bocca quella bugia “è per questo che sono ridotta in così: hanno cercato di far secco il diplomatico, quello che hai visto andarsene di gran carriera sulla Mercedes!” esclama saltando in piedi con sempre meno fiato “quello è impaccato di soldi, ti credo che può permettersi quella belva su quattro ruote!”

 

Jesus si rilassa con un lungo sospiro, perché ci avrebbe creduto anche lui a quella stupidaggine. Ha recitato bene, meno male.

 

Shaz incalza Logan che la fissa accigliato “quella casa era un appoggio del diplomatico, per quello era registrata ad un uomo che non esiste. Pensa allo scandalo che ne sarebbe venuto fuori!”

 

Il ragazzo la guarda poco convinto, ma non ha prove per dimostrare che sta mentendo. La fissa freddamente negli occhi e lei lo fissa a sua volta con aria feroce. Quando Logan sospira e scioglie le braccia che aveva tenuto incrociate sullo stomaco, Shaz respira nuovamente e pensa: è andata!

 

Leighton annuisce e resta a guardare la stanza invasa dal disordine. “Non ci credo molto, ma non importa. A me basta che non fai cazzate. Mi piace averti come compagna” mormora guardandola storto.

Shaz accenna un sorriso timido e gli batte una mano sul braccio. “Mi avete messo in un casino. Quel tipo biondo è parecchio permaloso…sai, i ricchi: sono viziati!

 

Ariel ridacchia fra i denti e Jesus fa una smorfia giurando di farle pagare anche quello.

La ragazzina gli indica l’apparecchiatura con aria tesa “ma tu ci spii?”

Lui la guarda ironicamente e non risponde. Spenge tutti i monitor e si appoggia alla consolle impolverata “hai visto troppi film.

Lei lo guarda per qualche istante per capire se sta mentendo oppure no e si allontana in silenzio.

Quando rimane solo, Jesus chiude la porta a chiave riaccendendo la telecamera nella stanza di Shaz…segue lo scambio di battute fra i tre ed è contento di vederla scherzare così, come la prima volta che si è presentata alla villa. Gira la testa verso una pila di videocassette vuote…tutte vuote, tranne una. La prende e la rigira fra le mani…è da un sacco di tempo che non la guarda. Fa partire il nastro e un vecchio filmino che ha fatto con Maret, in una vacanza particolarmente romantica, scorre sotto i suoi occhi.

 

“Dio, ti prego, spegni quella telecamera!”

 

E’ l’unica frase di Maret che si ode chiaramente in tutto il filmato…

 

Si scrocchia le dita mezzo arrabbiato: ti trovo, non credere…

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Capitolo 25
*** Si dice MIAMI ***


“beccato

“Beccato!”

 

Charlene si toglie gli occhiali e indica il computer, attorno al quale è assiepato mezzo distretto di polizia.

“E’ un vecchio magazzino, nella parte nord della città. Chiama da una delle poche cabine ancora funzionanti che ci sono rimaste”

“Forza, scattare! Stavolta lo inchiodiamo sul posto!”

 

La voce dura e nervosa di Shaz li fa schizzare tutti verso le macchine. Da una pacchetta sulla spalla di Charlene in segno di ringraziamento e si affretta ad uscire, infilandosi nella propria auto con Leighton. Guida come una pazza fra le stradine affollate, i lampeggianti della polizia illuminano i volti delle persone sui marciapiedi facendoli voltare al loro passaggio, sorpresi dall’eccessivo spiegamento di forze.

 Il magazzino è un antro polveroso e pieno di mondezza, lasciato in balia di se stesso. Shaz si avvicina incurante del pericolo, con la sua vecchia verve pazzoide e suicida che è ripiombata fuori da quando Votan se n’è andato. Quando c’era lui si controllava, ora si getta nella mischia come una scriteriata. Stringe il giubbotto antiproiettile attorno alla vita e carica la pistola d’ordinanza con un gesto secco che ha affinato lavorando per Jesus.

 

Cammina piano, sgusciando fra gli scatoloni di cartone e le assi di legno poggiate ai muri sporchi e scrostati. I barboni devono averlo usato per dormire e come gabinetto privato, pensa arricciando il naso all’odore nauseabondo degli escrementi.

Attizza le orecchie come un gatto: ha sentito un lamento o se l’era immaginato?

Fa dei segnali con la mano ai poliziotti dietro di lei che si aprono a ventaglio, accerchiando la fonte del lamento.

Tira fuori la testa per un attimo, in tempo per vedere la vittima ancora viva e imbavagliata.

È una donna di mezz’età, stavolta. Strano che sia ancora viva. È una trappola? Si domanda fredda come il ghiaccio, guardando ovunque. Si avvicina alla donna sebbene le facciano dei segnali negativi. Non abbassa la pistola mentre la donna mugola nella sua direzione.

“Stia tranquilla” mormora inchinandosi per scioglierle i lacci che le tengono legate le gambe.

La donna urla e guarda continuamente verso di lei, le lacrime che le scivolano lunghe le guance leggermente paffute e rosse per la paura e l’emozione.

Shaz segue il suo sguardo sentendo improvvisamente un brivido freddo lungo la schiena.

La scena è in 3D! Pensa ricordando i vecchi insegnamenti dell’accademia e i libri di Lyncoln Rhyme che ha divorato da poco. Alza di scatto la testa verso il tetto fatto di lamieroni attraversato da ponti di ferro sospesi.

Il dito scatta ancora prima che la poliziotta abbia preso la mira.

Un gemito soffocato e il corpo di un uomo cade a terra, volando da una decina di metri. 

Shaz fa appena in tempo a spostarsi, spingendo via la mancata vittima, per non essere travolta dalla mole dell’assassino.

 

Il resto della scena è confusa nella mente della poliziotta che si allontana imbambolata mentre tutti i suoi colleghi piombano in fretta e furia sul serial killer.

L’ha fatto apposta, voleva farsi scoprire: le lettere componevano il suo nome, pensa ancora prima di sentire il parere di quel coglione criminologo saccente che Shaz detesta con tutta se stessa…questo perché ha provato a psicanalizzarla, cosa che lei odia, rimediandosi un cazzotto in faccia alla seconda frase sbagliata.

Beh, non che avesse tutti i torti, pensa togliendosi distrattamente il giubbotto antiproiettile e gettandolo sul sedile posteriore della vecchia Mazda. Ho davvero istinti suicidi e pericolosi. Si chiude dentro per non sentire le sirene della polizia che le stanno scavando la testa. La tensione è stata troppa. O picchio qualcuno o piango…meglio la prima, pensa tirando indietro il sedile e appoggiando un ginocchio al volante. Sospira per un po’, sentendo che finalmente la costola non le da più problemi. È rimasto solo un dolore interno che non ha cause fisiche e non guarisce con alcuna medicina…   

 

Ti amo...voglio stare con te.

 

Una leggera bussata al vetro, le fa aprire gli occhi cerchiati dalla stanchezza. Tira giù il vetro elettrico e Angela si affaccia, toccandosi il cappello blu con un gesto pieno di scherzoso rispetto. “Sei sempre la migliore, Shaz. Quel colpo è stato fenomenale” ridacchia osservando la sua espressione persa che non cambia di una virgola.

La donna si raddrizza e guarda la poliziotta mettendo in moto. “Di a Drake che avrà il mio rapporto domattina. Sono stanca, me ne vado a dormire”

 

****

 

‘ I can’t sleep tonight, Everybody saying everything’s alright . Still I can’t close my eyes, I’m seeing a tunnel at the end of all these lights. Sunny days, Where have you gone?

I get the strangest feeling you belong ..’

 

Doccia, letto...tutte le sere la stessa trafila.

Mi getto sul letto ancora avvolta dall’accappatoio ma dopo un secondo mi rialzo e chiudo a chiave la porta della mia stanza. Sfilo il tessuto che sta scaldandosi rapidamente a contatto col corpo e lo getto su una sedia.

Mi piace stare nuda. Mi fa respirare.

Mi sdraio sulle lenzuola fresche e sospiro chiudendo gli occhi. Massaggio la radice del naso che mi fa ancora male…è psicologica, la cosa: risento spesso il dolore che mi ha causato Nass. Un piccolo gemito sfugge solitario nel silenzio della camera. Viene immediatamente soppresso dalla voce indignata della mia coscienza.

Sta zitta, frigno quanto mi pare, mi dico girandomi su un lato e guardando la pieghetta del lenzuolo celeste, con piccoli fiorellini appena stilizzati.

Ci passo il dito, osservando come si flette il tessuto quando spingo il polpastrello sopra. Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi senza pensare al lavoro che assorbe tutto il mio tempo. Tagliare i ponti con Felix era l’ultima cosa che avrei voluto: la Buoncostume l’ha trasferito in un’altra città, troppo lontano per arrivarci con la macchina il fine settimana. Ho perso un caro amico; sentirsi per telefono non è esattamente la stessa cosa.

Mi distendo nuovamente sulla schiena e sospiro a fondo, ascoltando i grilli che cantano fuori della finestra. Un anno fa di quei tempi, stavo…e già: a quei tempi uscivo con Nass.

Rabbrividisco al solo pensiero e la marea di ricordi pressanti e acuti mi porta sulla barca di Alex..

Aspetto di sentire nuovamente la fitta di dolore che mi accompagna ogni santa volta che ripenso a noi due e mi stupisco quando non arriva.

 

È già troppo tardi?

No...

È sempre stato troppo tardi.  

 

****

    

Los Angeles, 00:34 am

 

‘Why does it always rain on me, Is it because I lied when I was seventeen

Why does it always rain on me, Even when the sun is shining,  I can’t avoid the lightning

I can’t stand myself...’

 

Votan alza il volume della radio ascoltando con interesse la canzone, stupendosi di quanto gli calzi a pennello. Posa la rivista di motori che stava sfogliando svogliatamente, indeciso se cambiare l’SLK con un modello nuovo o tenersela così com’è. È depresso e per un metereopatico come lui non c’è niente di peggio di una giornata di pioggia. Piove a dirotto e la città è intasata dal traffico e dallo smog…quell’acquazzone violento sembra spazzarli via, lasciando il posto ad un’insolita freschezza.

 

‘Oh where did the blue skies go And why is it raining so. It’s so cold, I can’t sleep tonight.. I can’t sleep tonight

Everybody saying everything’s alright, Still I can’t close my eyes

I’m seeing a tunnel at the end of all these lights

Sunny days

Where have you gone, I get the strangest feeling you belong..’

 

Ancora non riesce a credere di averla baciata: cinque volte e le ricordo tutte con sommo piacere!

Soprattutto non riesce a crederle di averle detto che ne è innamorato! Si da una manata in fronte, l’ennesima della giornata, l’ennesima da un po’ di tempo a quella parte.

Spera di aver colto nel segno, con lei.

L’ha sperato la prima settimana, la seconda ha cominciato a perdere un po’ di fiducia e la terza ha mollato il colpo depresso.

 

Le donne hanno sempre bisogno di essere rassicurate, perché Shaz doveva fare la differenza? Lei più delle altre, dopo quello che aveva passato…

Conoscere lei è stato come pulire dietro il frigo: capita una sola volta nella vita!

 

La musica in dissolvenza gli ricorda che fra un po’ tornerà la voce antipatica del deejay a ferirgli le orecchie con la sua petulanza anglosassone. Sta per spengerla quando sente una voce femminile morbida e seducente che parla alla radio e presenta la nuova deejay notturna.

Resta in ascolto sgranando gli occhi e alzando il più possibile. Quella voce la conosce…possibile che fosse proprio

 

Il cellulare che squilla insistentemente lo distrae, ma lascia la radio accesa, rispondendo con unpronto’ frettoloso e distratto.

Quando non sente nessuna voce provenire dal microfono, impallidisce e meccanicamente spegne la radio, sedendosi per evitare che le gambe gli cedano sul più bello.   

 

“Sei tu?”

 

Shaz attorciglia il filo dell’auricolare fra le dita tremanti “che voce…eri con una donna e ti ho interrotto?”

 

Votan resta ad ascoltare il suo tono timido e si appoggia allo schienale della sedia, tormentando un filo strappato dalla maglietta. “Non avrei risposto in quel caso..” E’ la cauta risposta che le da.

 

Shaz guarda le forme degli alberi riflesse sul soffitto e sbatte gli occhi più volte, sdraiata sullo stomaco, la finestra aperta e la luce della luna che le accarezza le gambe lucide e profumate di crema alle mandorle “perchè non mi hai mai baciato? A Praga…perché non l’hai fatto?” mormora a mezza bocca inghiottendo il magone.

 

Votan resta allibito a quella richiesta…era così semplice, non ci arrivava da sola?

Perché se l’avessi fatto, ti avrei inseguito fino in capo al mondo…con o senza fidanzato” sussurra completamente dimentico del mondo attorno ai lui, delle sirene che suonano in strada, degli elicotteri che sfrecciano nei cieli e del televisore sempre troppo alto dei vicini. 

 

La donna inghiotte, col respiro improvvisamente corto e stringe gli occhi, affondando il viso sul lenzuolo e muovendo la bocca, un bacio fasullo in ricordo delle sue labbra tiepide.  

E adesso?”

 

“Non lo so ancora…sei scappata. Non mi lasci molta speranza”

 

La sua bocca morde il tessuto, bagnandolo leggermente di saliva, come se bastasse a cancellare il ricordo di quel bacio dolcissimo.

 

“Ti basta come risposta?”

“Si”

“Non vuoi sapere altro?”

 

La donna tormenta il filo con gli occhi improvvisamente lucidi  “tu…mi ami davvero?”

 

Un lungo silenzio dall’altra parte del filo. Si tende inspiegabilmente, come se la sua vita dipendesse da quella semplice risposta. 

 

“Si”

 

Mi volto sulla schiena, accarezzandomi lo stomaco con due dita “dillo ancora” sussurro nel telefono sentendo il suo respiro vicino a me “per favore..

Un fantasma di donna che sta diventando pericolosamente reale.

 

“Ti amo”

 

Sospiro perdendomi in quelle parole. La luce illumina i miei piedi dalle unghie smaltate d’argento.

 

“Sei ancora li?” 

“Si..”

 

Votan resta immobile, annullato da quella semplice confessione che è stata più semplice di quanto pensasse “vuoi che torni? Mi hai chiamato per questo?”

“Si…”

“Mi ami, Shaz?”

La sente nuovamente contro di se, tremante e docile nel sole pomeridiano, la labbra fresche dopo il contatto con il vetro. 

 

“Non potevi negare?” mormoro piano cercando di non pensare a quello che porteranno le sue parole. Dolore, attimi di felicità, paura…di nuovo dolore.  

Il micetto adagiato sulla sponda del letto mi guarda, leccandosi le vibrisse lunghe e argentate; si muove sornione, strusciandosi giocosamente lungo il mio corpo nudo.

 

“No, non voglio giocare più del necessario con te”

Votan si alza ringraziando l’ingegneria per aver inventato il cordless. Non riesce a stare fermo e cammina fino al divano dove si sdraia pesantemente.

 

“Devi per forza farmi impazzire…” sussurro piano solleticata dal morbido corpo del micetto che fa le fusa contento.

Bizzarra bestiolina senza pene nel cuore. Vorrei essere come te. 

 

Votan non risponde, limitandosi ad assaporare il suono della sua voce morbida. “Cosa stai facendo?”

Sorrido immaginando la sua espressione, se sapesse che sono nuda “sono sul letto…”

“Sola?”

Sorrido nuovamente, girandomi sullo stomaco. “No...c’è qualcuno morbido e peloso che fa le fusa, qui con me”

“Lo invidio” confessa rilassato “hai la voce che hanno solo le donne alle tre di notte…”

 

Guardo il cielo nero, cercando di contare le stelle “quante sono le stelle?” mormoro a mezza bocca.

Vorrei ammaestrarle tutte una per una, impedendo loro di svanire.

Ho bisogno che questa notte duri per sempre.

 

“Non lo so… Shaz, rispondimi” insiste con i nervi tesi. “Mi ami?”

 

La sua voce è quasi supplichevole. Non deve essere facile per uno come lui domandare una cosa simile. “Si dice Miami” rispondo cercando di articolare unsi’ che non vuole proprio saperne di uscire.

Lo sento sbuffare infastidito “ho capito! Devo venire di persona a fartelo sputare!” ringhia facendomi sorridere. “A proposito..Sussurra malizioso “sei nuda, vero?”   

 

Clic!

 

Votan ascolta il segnale di via libera e guarda il telefono muto. Lo appoggia sul tavolo con un gesto divertito e riaccende la radio, non riuscendo a concentrarsi sulla voce della deejay, l’animo troppo preso dalla voce flebile e sensuale di un’altra donna.

 

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** La rete sotto il tappeto rosso ***


“Ciao Madeleine, ci vediamo domani sera”

Alina girava fra i negozi al seguito delle amichette, starnazzanti come galline e truccate troppo pesantemente per i loro 14 anni scarsi.

La ragazzina era inquieta e triste. La fugace apparizione di quell’uomo che sembrava davvero essere suo padre, non la faceva dormire, certe notti. Era un mese che andava avanti così, in un’altalena di notti in bianco che la lasciavano perennemente assonnata.

La madre non aveva voluto dirle niente e insisteva nell’affermare che l’uomo era morto quando lei era piccola. Alina aveva notato che girava gli occhi quando le parlava del suo vero padre e quello l’aveva fatta pensare: aveva letto su una rivista che facevano così i bugiardi, e lei dubitava fortemente che la madre le stesse dicendo la verità.

Suo padre poteva anche essere un poco di buono e averla lasciata quando lei era incinta, perché no? Se ne sentivano tante, in una città come quella…

Tirò a se la borsetta temendo di venir derubata come era successo a Beverly e si fermò, quando Sammy indicò un capo di vestiario particolarmente carino ma che su di lei sarebbe stato come un cavolo a merenda.

“Vi aspetto fuori, non mi va di entrare c’è troppa gente” disse in fretta alle amiche che si affacciarono in gruppo ad osservarla “Aly, togliti quell’espressione da morta dalla faccia! Sei noiosa” esclamò Kathy sbuffando.

Le abbozzò un sorriso e si appoggiò al muro laterale del negozio osservando il centro commerciale affollato.

Le guardie per la sicurezza giravano su e giù, perché c’erano stati molti furti in quella settimana. Strinse di più la borsetta quando passò un uomo che si fermò accanto a lei e la osservò a lungo. La ragazza girò la testa, sperando che se ne andasse in fretta…aveva una faccia…

Ciao piccola, tutta sola?”

Alina si strinse contro il muro e borbottò un “sono con delle amiche” che suonò impaurito.  

 

Votan si staccò dalla vetrina del negozio che stava usando come copertura per osservare la figlia,  quando vide il tipo fare un pò troppo il lumacone con la ragazzina. Girò su se stesso in preda al furore paterno e avanzò minaccioso verso l’uomo che stava palesemente infastidendo Alina.

 

La ragazzina lo guardò con occhi sgranati, seguendolo mentre Votan afferrava il malcapitato in malo modo e lo portava verso la guardia sbraitando un “quello stava infastidendo mia figlia e lei neanche se n’è accorto?! Che razza di guardiano è? Con tutti i soldi che riceve per fare la guardia a quattro mocciosi che rubano le macchinette! Le potrei far passare dei guai con la direzione!” ringhiò tirando il tipo contro la guardia.

Si voltò e restò stupito a guardare Alina che sorrideva incredula “allora è vero” ridacchiò abbracciandolo. Votan la guardò leggermente scosso e meccanicamente le sue braccia si strinsero attorno ad un corpo gracilino… e troppo magro! Non farà già la dieta a 14 anni? Ma Margot non la controlla?

La ragazzina si staccò con gli occhi lucidi sentendolo ingoiare rumorosamente “vero che sei mio padre e che non ho appena fatto una figuraccia abissale?” mormorò arrossendo.

 

“No...cioè si…sono tuo padre..”affermò sentendo che suonava strana in bocca a lui quella parola.

“Le tue amiche ci stanno guardando malissimo” l’avvertì indicando dietro di lei le ragazzine che guardavano stupefatte la scena.

Alina si voltò tirandolo verso di loro e indicandolo, saltellante come un coniglietto “lui è il mio vero  padre!”

Le ragazzine lo guardarono in silenzio e poi la fissarono senza spiccicare una parola.

“Quando lo saprà la mamma..

“No, non dirle niente!”

Il secco ordine fece girare la ragazzina con un viso improvvisamente triste “perché?” domandò con un broncio che assomigliava fortemente al suo, ma che su quel visetto era irresistibilmente carino.  

“Margot non mi sopporta tanto. Per quello ci siamo lasciati” le disse il più diplomaticamente possibile.

E …io?” domandò facendogli stringere il cuore.

“Io non lo sappevo” mormorò a mo di scusa.

 

***

“Che lavoro fai? Dove vivi? Ce l’hai la ragazza?”

 

La selva di domande di Alina lo mandavano nel pallone. Votan si sforzava di stare dietro a tutte, mantenendo una pazienza invidiabile mentre la ragazza mangiava il suo frappè gigantesco seduta al tavolo di un Mac Donald’s. A forza di sopportare Shaz, quella era una passeggiata di salute!

“Faccio il libero professionista, sono perennemente in giro e non ho la ragazza” rispose alterando certe parti del discorso.    

“Neanche io ho il ragazzo”borbottò spostando la cannuccia mordicchiata dalle labbra rosate.

“Vorrei anche vedere! Hai solo 14 anni, signorina: niente ragazzi fino ai 25 minimo” le disse facendola esplodere dalle risate.

“Sei peggio di Stu. Lui ha detto fino ai 20” ridacchiò nominando il suo padre adottivo.

“Mica farai la dieta? Sei troppo magra!” le disse indicandola con la cartina bianca della cannuccia che aveva tormentato nervoso per tutto il tempo.

“Ho preso dalla mamma: mangio tutto quello che voglio e non ingrasso. Gli rispose pavoneggiandosi nell’arroganza da adolescente americana. 

Lo vide sorridere perso in qualche ricordo felice e lo guardò con attenzione “papà..

 

Votan sussultò sentendosi chiamare in quel modo. Alina sorrise e si alzò dal tavolo prendendolo per mano, mentre le amiche li seguivano con lo sguardo, ancora ammutolite per la sorpresa. 

 

Lo trascinò verso una di quelle macchinette per le foto istantanee che pullulavano nei centri commerciali e sorrise, spingendolo dentro “mi dai l’idea di un uccel di bosco, chissà quando potrò rivederti. Fai una foto con me?” gli domandò timidamente sedendosi accanto a lui.

 

“Non farla vedere a tua madre o scoppia il finimondo” l’avvertì ordinando copie multiple. Mentre aspettavano lo scatto della macchinetta, Votan ghignò divertito “che cazzo di nome è Stu?”

Alina si voltò sorpresa “Papà! Non si dicono le parolacce!” Strillò ridendo mentre la macchinetta scattava e li immortalava con le lacrime agli occhi dalle risate.

 

“Io devo partire domani mattina” le disse scompigliandole i capelli per l’ennesima volta. Guardò quegli occhioni feriti così simili ai suoi e tornò serio “non mi va, te lo dico sinceramente”

Alina gli si strinse contro in fianco e tirò su col naso “quando torni a trovarmi?”

“Il prossimo mese va bene?”

La ragazzina stette un po’ a pensarci e annuì svogliatamente “ok…però non è giusto” borbottò asciugandosi un occhio.

Votan la strinse un altro po’ pensando che tante cose non erano giuste.. il suo lavoro non era giusto avere una figlia e non poter passare del tempo con lei non era giusto..

Si limitò a scribacchiare il suo numero di telefono sul retro di un biglietto usato del tram e glielo diede. “Vale anche per questo” le disse mentre la ragazzina lo guardava mordicchiandosi un labbro. Annuì più volte e lo mise nel portafoglio colorato con cura, nascosto in mezzo alle foto. 

 

“Le tue amiche ti stanno aspettando” mormorò indicando con un cenno della testa le ragazzine bisbiglianti.

La ragazzina non accennò a staccarsi da lui “ voglio venire con te”

 

Quella richiesta suonò come una campana d’allarme. Fosse stato per lui l’avrebbe portata ovunque…se fosse stato per lui.

“Non dire sciocchezze. Neanche mi conosci. Sono rompipalle peggio di Stu..”ringhiò facendo una smorfia disgustata e facendola ridere “e non ho pazienza e faccio una vitaccia non adatta ad una mocciosa della tua età.” Le disse cercando di consolarla.

“E’ una palla…”

“Si, è una vera palla” ammise guardandola negli occhi grigi.

Alina sorrise a mezza bocca e dopo un secondo fece una smorfietta maliziosa che lo mandò in orbita perché era identica alla sua “sei figo, papà”

 

Votan ridacchiò sospingendola verso le amiche “certo che sono figo! E anche tu sei figa, sei mia figlia!”

 

***

 

“Ciao Madeleine, ci vediamo domani sera”

 

La donna di nome Madeleine fece un gesto annoiato al tecnico del suono e restò immobile sulla sedia davanti al microfono.

Non pensava di avere così tanto successo, parlando di cavolate alla radio con avventori insofferenti e sonnambuli dal cuore schiacciato dal dolore e dalla solitudine.

Chiuse la borsetta, passando elegantemente la tracolla attorno al braccio. Ancheggiò morbida fino all’ascensore e spinse in tasto ‘S’ che la portò nel parcheggio sotterraneo.

 

Rew

Era stato carino Lennie. Non aveva più tentato di baciarla e lei non l’aveva mai lasciato avvicinare. Spesso lui le fissava l’anello che portava ma non diceva nulla, non le domandava nulla e faceva finta di niente nelle giornate ‘no’ che ricorrevano sempre più spesso, perché Lennie era troppo gentile con lei, era troppo dolce e lei era terribilmente depressa e le mancava Jesus anche se non lo voleva ammettere. E più lui le mancava, più si sforzava di essere gelida col suo mandante.

Il suo mandante…tenerlo alla larga usando quella definizione non funzionava più. Stava per cadere nella rete che quell’uomo le aveva posto sotto i piedi come un tappeto rosso e su cui lei aveva camminato altezzosa, sicura di poterne uscire in qualsiasi momento.

 

Non era pronta a quello che sarebbe successo la sera stessa e quando successe, non potè negare a se stessa di averlo desiderato.

***

 

Madeleine sorpassa agilmente le porte metalliche quando si aprono, gira un angolo che la immette nel garage fresco e arresta violentemente il suo passo, fissando un uomo appoggiato alla macchina di fronte alla sua.

“Lo sapevo che eri tu” borbotta la voce bassa e roca del suo vecchio collega.

Madeleine si avvicina cauta “l’erba cattiva non muore mai, giuda traditore”

L’uomo sorride e si accomoda meglio “hai nove vite come i gatti. A che numero sei arrivata?”

 

La donna rise a fior di labbra e si appoggiò alla propria auto divertita “fammi pensare …la terza o la quarta. Ho altre 5-6 vite da sfruttare.”

Quella battuta non ha fatto ridere Votan. Neanche un po’.

“Maret, non ti sembra di aver esagerato, stavolta?” il suo tono è cauto e preoccupato, cosa che strabilia la killer.

“Non farmi la predica dopo aver accettato di fare il doppio gioco con noi e aver cercato di sedurre Shaz” sibila staccandosi dal muso della biposto.

Votan alza gli occhi al cielo e mugola stanco “cheppalle…ma siete tutti fissati sulla stessa cosa?!”

 

“Non hai un briciolo di cuore e parli a me di esagerazione?!”sbotta arrabbiata.

Votan fa un gesto di abbassare la voce “calma, scimmia. Qua dentro rimbomba, non facciamo sentire a tutto il mondo gli affari di famiglia.” Ridacchia staccandosi dalla macchina blu come la notte.

Si avvicina a Maret che lo fissa accigliata, stranamente sulla difensiva. Mi fa senso vederti preoccupato. Che cosa vuoi da me?”

 

“Torna da Jesus. Non vorrai certo che prima o poi, Shaz si consoli con lui” le dice gettando l’amo e aspettando che abbocchi.

“Shaz?” domanda senza capire. Sbatté gli occhi in preda alla confusione.

“Semplice: la frignona s’è mollata con il suo amore adorato e adesso vive alla villa. Ha preso il tuo posto come ape regina e molto presto prenderà il tuo posto anche nel letto del ragazzo. Ci scommetto la mia lercissima reputazione di figlio di buona donna.

“Quella che non hai?” Sibila non credendo ad una parola di quello che le ha detto. “E come mai tu sei qui invece di stare appresso a Shaz?”

 

Tace improvvisamente, segno che le parole di Votan sono finalmente arrivate al punto giusto. “Shaz si è lasciata…perché?” domanda appoggiandosi stancamente alla macchina col viso triste “ma dopo tutta quella fatica…c’entri tu?” esclama saltando verso di lui

“Neanche c’ero quando è successo, hanno fatto tutto da soli. Borbotta chiudendo il discorso.

“Torna da Jesus e fate una mandria di ragazzini. I figli sono una bella cosa, Maret”

 

La donna alza lo sguardo gelido fissandolo con una luce omicida “perché, tu ne hai?”

 

Votan la guardò rimestando nel portafogli e tirandole le foto “sì e guarda che splendore che è. Ridacchiò mentre Maret impallidiva dalla sorpresa.

Lo fissò e guardò il volto della ragazzina che lo abbracciava stampandogli un bacio sulla guancia. “Non ho parole…” mormorò rendendogliele con due dita. “Quindi sei in grado di riprodurti anche tu, pensavo che non ti fossi evoluto abbastanza..” Sussurrò soprappensiero.

“Stronza! Se non fossi la donna di un mio amico e il sottoscritto non fosse impegnato, te lo darei io un saggio di riproduzione” esclamò ridendo come un matto.

“Stai scherzando? C’è qualcuna che davvero sta perdendo tempo con te?”

Votan ignorò bellamente la domanda e aggrottò la fonte innervosito. “Torna da Jesus di tua spontanea volontà o un giorno te lo ritroverai qua sotto al posto mio”

 

Maret assunse l’aspetto di un pezzo di ghiaccio appena staccatosi da un iceberg vagante “la mia vita privata non è affar tuo!” sibilò sentendo un’ondata di nostalgia “decido io quando e ..” La sua voce si incrinò tradendola.

“Donne! Sempre a soffrire quando la soluzione è tanto semplice!” rumoreggiò imbarazzato di vedere la scimmia urlatrice con le lacrime agli occhi. Si allontanò di un passo voltandole le spalle e dandole l’opportunità di ricomporsi. 

E qual è la soluzione tanto semplice?” gli domandò tirando silenziosamente su col naso.

 

Votan la fissò come se le stesse rivelando un grande segreto “L’amore, tesoro mio. Lo dice anche Jim. Se non ti vedo entro un mese alla villa, ti vengo a prendere di forza” la minacciò allontanandosi verso l’uscita del parcheggio interno.  

 

La donna lo osservò allontanarsi placidamente, con le mani infilate nelle tasche. Che diavolo stava succedendo alla Villa se Votan si prendeva la briga di stanarla dentro Los Angeles, tirava fuori una figlia dall’oggi al domani ed era diventato addirittura un poeta che inneggiava all’amore?

 

Alzò le spalle e salì in macchina mettendo in moto, sperando che non la lasciasse a piedi anche quella sera. Mentre guidava fra le strade libere dal traffico congestionante della mattina, ripensò alle parole di Votan e sentì un’angoscia terribile salirle dentro.

Jesus poteva anche avere un’altra donna, dopotutto erano passati tre mesi e lei l’aveva lasciato con un bigliettino pulcioso e scritto di corsa. Poche righe vergate con la biro nera trovata sulla scrivania, un addio che a suo tempo era sembrato giusto e indispensabile.  

 

Un singhiozzo le salì in gola, infrangendosi contro i denti, la mascella contratta e gli occhi appannati. Si fermò su un lato della strada e tirò fuori un fazzoletto, rovesciando la borsa sul sedile accanto. Un bigliettino scivolò fuori e restò davanti ai suoi occhi sussurrandole mentalmente di comporre quel numero. Come un automa spinse i tastini illuminati del cellulare e restò in attesa finché un’assonnata voce maschile rispose piuttosto sorpreso.

Lennie gliel’aveva dato ma Maret non lo aveva mai chiamato.

 

‘Stai bene?’

No’

‘Dove sei?’

‘In macchina’

 

Una pausa lunga in cui nessuno dei due parlò e quando lo fecero, contemporaneamente, le loro voci di sommarono e nessuno capì niente.

 

Lennie disse: vuoi che venga da te?

Maret disse: posso venire da te?

 

‘Posso venire da te?’

Lennie guardò il cellulare pensando di aver capito male e istintivamente si mise seduto, in silenzio. ‘Posso venire da te?’ 

Si, aveva capito bene “certo” mormorò cauto e a bassa voce restando a guardare il nulla con quel groppo in gola che si formava sempre quando parla con Maret.

 

Mezz’ora dopo Maret suonò alla sua porta con gli occhi lucidi, si vedeva che aveva pianto e il suo dolore era quasi palpabile.

Lennie la fece entrare in silenzio e lei neanche lo guardò continuando a dirsi che aveva fatto un tragico errore a venire lì e sbagliava ad abbracciarlo in quel modo e sbagliava a baciarlo. Sbagliava e sbagliava, non faceva altro che sbagliare.

 

Ma le sue carezze erano così dolci e baciava così bene che non pensò più a nulla, quando la portò nella sua stanza….

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Capitolo 27
*** Tu ed io, nessun altro ***


“Porca miseria che casino

Aahhh! Sei tornato!!”

Ariel gli balzò addosso con uno slancio tale che gli tolse letteralmente il fiato. “Si, ma calma...ma che avete voi ragazze, al giorno d’oggi?!”esclamò imbarazzato di una simile accoglienza, poiché fino a qualche tempo prima, un grugnito e un ‘bella’ era il massimo dell’espansività fra loro. 

La ragazzina non si decideva a mollarlo e lo stringeva sempre di più “pensavo davvero che non saresti tornato più! Stavo già andando a comprare i biglietti per l’aereo!”strillò tutta contenta.

Votan restò immobile stranamente contento dentro di se “molla, pulce. Non sono un appendino per ragazzine” le disse facendola ridere.

Che hai fatto? Raccontami tutto.”

Votan posò a terra il borsone e la allontanò con gentilezza “dopo, ora mangiare e dormire.

 

****

 

“Shaz, ma perché non ti prendi una settimana di ferie? Hai una faccia tremenda”

 

La poliziotta alzò il volto stanco e depresso sul commissario che ci stava perdendo il sonno per quella ragazza benedetta che lo faceva solo preoccupare e annuì stancamente, riprendendo il suo lavoro da ‘finto burocrate impegnato’, come chiamava l’attività da scrivania.

 

Era sufficientemente defunta dentro per lavorare a qualcosa di più ‘drastico, così staccò qualche ora prima, dopo aver promesso a Drake di non ripresentarsi al commissariato se non il mercoledì successivo. Votan le aveva promesso che sarebbe tornato, ma era passata una settimana e ancora non si era fatto vivo. Dopo un’iniziale euforia, la donna aveva perso qualsiasi speranza ed era ‘morta’ nuovamente.

Saltò sulla moto nuova, una Yamaha TDM 900, che aveva comprato per sostituire la prima, andata distrutta durante una gara particolarmente impegnativa in cui era riuscita a rompersi un braccio e vagò un po’ a vuoto, prima di recarsi alla Villa. 

Entrò silenziosamente, poggiando il giacchetto leggero sull’omino all’ingresso e facendo un vago sorriso tirato al maggiordomo sempre sollecito nei suoi confronti. 

 

Ho appena girato l’angolo quando m’imbatto in Lui. Una bizzarra sensazione mi assale: timidezza, senso d’impotenza… odio per me stessa per aver ceduto e avergli telefonato…e anche ..felicità. 

E’ ancora più bello di prima, penso vedendolo barcollare assonnato nel corridoio.

 

Perché esisti, perchè entri di prepotenza nei miei sogni e mi costringi a ricorrere a droghe sintetiche per scacciarti nelle profondità dalle quali sei affiorato?

 

Resto immobile a contemplarlo mentre avanza verso di me; si scompiglia i capelli che sono stati accorciati da sapienti mani...mani che lo hanno toccato…

 

Vorrei essere un fiore per farmi raccogliere da lui.

 

Votan sbadiglia con la faccia ancora addormentata. Quando si accorge di me, si ferma e mi sorride in maniera troppo carina. Ma è sempre così appena sveglio? A Praga era così?  

Rimesto nella memoria, ricordando qualche breve spezzone…quella volta quando si era infilato nel mio letto perché non mi sentivo bene e avevo nostalgia di Alex...oppure quando avevo la febbre…si, quando si svegliava e incontrava il mio sguardo mi sorrideva sempre, come adesso…

 

“Sei tornato” sussurro con la voce tremante mentre lui continua a sbadigliare.

“Si. Non ci resisti senza di me...e neanche io, senza di me” mormora divertito osservandomi con un sorriso che si addolcisce sempre di più.

 

Profumo naturale che investe i miei sensi addormentati. Fantasma di donna pericolosamente reale.

 

“Torno fra un secondo e poi parliamo. Se vuoi” Mormora sorpassandomi, gli occhi inchiodati nei miei.

Sfiora il mio seno casualmente; giro su me stessa per seguirlo nel suo tragitto, come una farfalla catturata dalla rete del cacciatore.

Quando mi stringe il braccio, un piccolo gemito sale alle labbra socchiuse.

Lo guarda senza capire e mi lascia andare immediatamente. “Me lo sono rotto, mi fa ancora un po’ male” gli spiego massaggiandolo distrattamente.

 

“Cristo santo, ma possibile che riesci ad inciampare anche sulla tua ombra!” esclama esterrefatto della scarsa attenzione di quella ragazza per la propria integrità fisica. “Devi badare un po’ di più a te stessa… non te l’avevo chiesto molto tempo fa?” le domanda con tono morbido e ansioso che la lascia senza parole.

 

Osservo i suoi occhi che vagano alla ricerca di qualche livido che non riesce a vedere, nascosto dai vestiti.

“E’ vero..Mormoro girando la testa da un lato e fissando un quadretto leggermente storto, pur di non guardare lui. Allungo una mano e lo sistemo, ottenendo solo di storcerlo nell’altro senso e di fargli notare il mio nervosismo.

La sensazione è troppo forte e mi sta sommergendo: se continua così, cederò e gli dirò che …

che lo amo…non chiedetemi il momento esatto in cui ho cominciato a farlo, è successo e basta. Nell’affannosa ricerca di Alex, non mi rendevo conto di innamorarmene ogni giorno di più.

 

Stringo la cinghia della borsa, restando imbambolata a guardare il quadretto che è diventato il centro del mondo, in quel momento.

“E’ stato un caso, sono caduta dalla moto” borbotto guardandolo di sfuggita. Continuo a mordermi l’interno della guancia e a muovere istericamente un piede, pur di non lasciarmi sfuggire quella frase benedetta che risuona nella mia testa da parecchio tempo.

 

Votan sospira vedendola agitarsi sempre di più “Non ci sai andare, in moto. Perché non ti fai una macchina come tutti? Ti presto la mia se giuri di non distruggerla” Sorride mentre lo dice, sperando di strapparle un sorriso, anche uno, piccolo piccolo. “Ancora meglio: guido io risparmiandoti la fatica di usare la frizione, per non rovinare i bellissimi tacchi che metteresti per uscire a cena con me”

 

Allungo la mano e sistemo quel quadro maledetto che sta vincendo 1 a 0 contro di me.

Lui lo osserva e poi torna con lo sguardo su di me, fermandomi la mano e stringendola nella sua. “Lascialo stare..” Mormora avvicinandosi e circondandomi la vita con un braccio. Appoggia la fronte contro la mia. Socchiudo le palpebre col respiro corto.

Una mano piccola scivola lungo il suo corpo, lungo il braccio che mi tiene legata a lui.

“Come stai?” mi domanda con voce calda, lambendomi le guance col respiro leggero.

Da dio! Sto da dio!

“Bene..”sussurro facendo un passo indietro e appoggiandomi alla parete solida.

Gioco distrattamente con l’orlo della manica corta che nasconde il resto della sua pelle un po’ schiarita. Sollevo la schiena aderendo al suo stomaco così invitante…bacerei ogni singolo millimetro di quella pelle dorata. Mi sta facendo il solletico sul palmo della mano intrecciata alla sua. Sorrido dentro di me.

“Quanto ti piace giocare?”

Quella domanda di punto in bianco mi lascia interdetta. Irrigidisco ogni muscolo senza capire. “Cosa?”domando temendo stranezze da parte sua.

Non ora che sono così indifesa, per favore! Continua ad abbracciarmi e annullami in te, ma non farmi del male adesso!  

Lui sospira e mi stringe ancora di più. Accarezza la guancia che sta letteralmente andando a fuoco e sussurra ‘ti amo’, aprendo una voragine sotto i miei piedi.

“Non …non giocare con me” mormoro terrorizzata dal ricordo del dolore già vissuto. Cerco di allontanarmi ma non riesco a muovermi, inchiodata sul terreno che sembra stia risucchiando le mie gambe.

 

Votan si guarda intorno, consapevole che chiunque può passare e sorprenderli. La prende per mano trascinandola nella propria stanza e chiude la porta a chiave. “Ora!” sbotta prendendo un ampio respiro che trattiene quando la vede osservare la stanza con gli occhi lucidi.

 

Mi guardo attorno leggermente spaventata: perchè mi ha portato qui? Getto un’occhiata alle valige in un angolo e al letto sfatto… che mi sta chiamando con una voce bassa e suadente che mi fa tremare le gambe! Lascio cadere la borsetta in terra, spaesata e confusa.

“Volevo solo stare un po’ in pace con te” mormora chinandosi a guardare il mio viso ostinatamente puntato verso il basso.

No, non verso il basso. Verso il letto. Devo scappare da qui.

“Vieni qua, siediti” 

Obbedisco in silenzio, aggrottando la fronte e mordendomi un’unghia per il nervosismo.

 

Votan la osserva pensando che di aver solo peggiorato la situazione, portandola in camera sua. Ma è pieno di suocere, sto posto! Non si riesce mai a stare tranquilli!

 

Quando siedo accanto a lui, tesa come un’asse da bucato, mi studia trafiggendomi con quegli occhi che mi fanno perdere, se non ci sto attenta.

“Shaz…”

Chi è? Ah, sono io.

Volto la testa, osservando come i leggeri pantaloni che indossa, formino quelle pieghe a livello dell’incavo del ginocchio. Percorro la sua figura per intero, continuando a mordicchiare un angolo della bocca.

È una droga… quest’uomo è una droga. Massicce dosi per periodi prolungati e poi l’astinenza e la certezza di non ricaderci più.

Infine il tracollo, l’overdose che spazza via la coscienza.

Sono una drogata in astinenza.

 

“Non guardarmi in quel modo o ti salto addosso” ridacchia facendomi sussultare e allontanare immediatamente.

Lui sospira e mi guarda con una nota di biasimo negli occhi “per favore…non sto giocando.

Poiché non accenno a tornare nella posizione originaria, si alza lui e cammina fino a me; retrocedo finchè il muro non m’impedisce di fare un altro passo.

“Sei in trappola. Ora ascolta la mia spassionata dichiarazione d’amore” sussurra guardandomi in quel modo che mi fa sciogliere “ti amo e voglio stare con te. Normalmente, tu ed io. Nessun’altro in mezzo.”

 

Il suo tono di voce…il modo in cui l’ha detto. Non ricordo un’altra dichiarazione del genere.

 

“Si può fare? Che ne dici?” mi domanda con un sorriso dolce che è davvero troppo in quel momento.

Continuo ad osservarlo senza dire una parola. Vorrei annuire o abbracciarlo, ma non riesco a fare nulla di tutto ciò.  

Fraintende, è deluso… lo vedo dalla sua espressione. “Vabbè...come non detto” sbuffa depresso allontanandosi da me “mi sa che aveva ragione la ragazzina: corteggiamento, violini e rose rosse. Forse..”

 

“Si..” Sussurro senza udire le mie stesse parole.

 

Votan si blocca e si gira lentamente verso la mummia appoggiata alla sua parete “si?” ripete senza crederci e scrolla la testa.

“Vanno bene le rose rosse, Ariel ti ha consigliato bene..” Mormoro come una scema “preferisco le bianche, ad essere sincera..”

Si avvicina fin quasi a toccarmi e scosta il ciuffo corvino che è calato sul mio viso e che non osavo spostare, umile barriera contro quella forza devastante dalla foggia umana.

“Bianche, allora…” mormora soddisfatto “sei riuscita per ben due volte a non scucire una parola di troppo…sei proprio brava. Ma fate una scuola apposita?”

Sorrido alla battuta e resto a guardare l’orlo del lenzuolo che spunta da un lato del materasso.

“Esci con me, stasera?”

La domanda è posta in un tono gentile e mi fa dubitare che sia stata fatta dalla stessa persona che ha comandato la mia vita per quasi un mese, quando eravamo a Praga. Mordicchio un labbro indecisa…che faccio? Quello è un appuntamento in piena regola.

Sta aspettando la mia risposta già da un po’... “a cena?” domando raddrizzandomi leggermente. Lui smette di accarezzarmi e sorride come al suo solito: da folle!

“Perchè no? Non abbiamo mai finito un pasto insieme, noi due”

Non ha tutti i torti…”ok…”

Votan mi guarda in uno strano modo. E’ contento e al tempo stesso non ci vuole crede.

“Ti ho detto di si” ribadisco con un risolino isterico. Sobbalzo quando lo sento toccarmi i lati del viso. Mi divincolo ma lui mi stringe sempre di più “mi sei mancata così tanto” mormora nel mio orecchio baciandolo con cautela e facendomi ritrarre nel mio guscio. Non ci riesco…non è normale! Fino a ieri ci siamo urlati contro e adesso…dice che mi ama e che vuole stare con me…

“Anche tu..

 

Il fantasma che ero, sta svanendo come la luce che vedo filtrare dalla serranda abbassata.

Solida forma di donna contro solida forma maschile che vaga e gioca con i miei capelli, ripetendomi incessante quando sono bella.

Sono bella? Davvero?

I fantasmi non si specchiano.        

Il mio corpo si rilassa sempre di più e un silenzio pacifico m’invade mentre mi accarezza dolcemente e mi sussurra cose carine che scendono fin nel profondo. Sono di carne e sangue, adesso…non c’è più scampo.

Vorrei restare così per sempre.

Il fantasma è diventato di carne e non resiste ad attacchi di quella portata, fossero anche leggeri baci lungo il mento.

L'amore per lui è profondo e violento e non si ferma alla semplice attrazione sessuale. Non riesco quasi a respirare quando comincia a mordicchiarmi il labbro inferiore sfiorandolo con la lingua. Ho un vuoto dentro che temo possa risucchiarmi da un momento all’altro e trattengo il respiro per la paura di non avere più fiato alla fine di quel bacio…perché è ancora più bello dell’altra volta…è più dolce, più tenero e lui è più nervoso di me.

Ho l’impressione di aver corso per miglia senza mai fermarmi, in tutti questi mesi. Ho viaggiato per mille giorni su e giù per il paese cercando… cosa?   

Quello che ho sempre desiderato è qui con me. Quello che non riuscivo a trovare, mi sta stringendo e non voglio più lasciarlo andare.

Non voglio…più… lasciarlo…

 

“Ci vediamo dopo” balbetto sciogliendomi a fatica…fammi respirare o non ci arrivo a stasera!

“Resta un altro po’”

Non mi pregare con quella voce, non riesco a resisterti! Sorrido arrancando verso la porta e afferrando la borsetta con mani tremanti. “Stasera…sono tutta tua”

Votan la lascia scappare senza dire una parola ma dopo qualche secondo sbatte la testa al muro e sospira un po’ frustrato per essere stato interrotto. E che rose bianche siano. Ti ci annegherò, nelle rose!

 

***

 

L’armadio è stato rivoltato da cima a fondo e Shaz non ha trovato nulla che la soddisfacesse. Siede sul letto, caduta in una sorta di languore estatico che la fa sorridere come una scema anche al ragnetto sul soffitto. Non ho uno niente di decente da mettermi, pensa senza muoversi e continuando a guardare i vestiti. Non importa, a lui piaccio lo stesso…

Una discreta bussata la distrae dalla contemplazione del letto ricoperto da capi colorati.

Meno male, capita a proposito, pensa aprendo la porta e trovando Ariel con una faccetta interrogativa che la fissa col micetto in braccio, anch’esso perplesso.

“Devo uscire e non ho niente da mettermi” afferma indicandole il macello in giro.  

La ragazza la osserva meravigliata perché quella stessa faccia l’ha già vista su un’altra persona che in quello stesso momento sta fissando la parete divisoria con aria ebete.

“Quello, quello e quello” esclama all’istante indicando i capi “e ho una borsetta che starebbe una favola con  questi” afferma posando il gattino e tirando su un paio di sandali dal tacco alto che Shaz ha comprato e non ha mai messo.

“Quella gonna è troppo corta!” ribatte arrossendo e scuotendo la testa.

Ariel fa spallucce e chiude la porta con aria complice “che ti importa? Hai delle gambe stupende: fagli girare la testa. Esclama saltando sul letto e tirando su una camicetta nera “bravi, bravi: sono contenta per voi” ridacchia guardandola di sottecchi e vedendola sbiancare e poi arrossire.

“Guarda che è solo una cena, niente di che” ribatte sentendo l’emozione che sale e il nervosismo che fa da padrone nel suo corpo.

“Una cena: è l’inizio….vi guarderete come cretini tutta la sera negli occhi e poi ci sarà il bacio della buona notte...e poi…” continua insinuante mettendole un’ansia terribile. “Sesso!!!”

“Non mi stai aiutando!!” esclama ad alta voce rossa in volto. “E non ho detto che andrò a ….. Io disdico tutto.” Sbotta all’improvviso muovendosi verso la porta.

“No, ferma li! La smetto!”

La donna la fissa per qualche secondo cercando una scusa, una scappatoia, una via d’uscita.

Il cellulare che squilla la fa saltare e quando vede il numero di telefono del dipartimento, acquista immediatamente il suo sangue freddo “che c’è Charlene?”

Ascolta con crescente preoccupazione la voce della ragazza che sta mandando all’aria la sua serata.

“Vengo subito” risponde con voce dura. Ficca il cellulare in tasca e infila le scarpe da ginnastica.

Ma dove vai? E la cena?”

La vocetta di Ariel le ricorda che dovrà dare una spiegazione a Votan per quello. Merda!

Esce dalla stanza a passo di carica, tesa per il nuovo incarico che forse le darà una promozione e si dirige alla porta del suo collega bussando con decisione. Adesso si arrabbia!

Quando apre la porta e le sorride piacevolmente stupito di quella visita inaspettata, Shaz si sente una schifezza per il fatto di dover disdire la cena.

Per rabbonirlo, opta per la tattica più vecchia del mondo: fa un passo in avanti e gli getta le braccia al collo, baciandolo con foga.

Votan la stringe dopo un attimo di sorpresa. “Cambiato idea?” le domanda compiaciuto da quella novità.

“Mi hanno appena chiamato dal dipartimento, devo andare a lavorare. Stasera non posso…uscire con te” mormora dispiaciuta quando lo vede smorzare il sorriso e adombrarsi “Scusa…gli stiamo dietro da mesi e…”

Votan la guarda di traverso, non credendoci molto “potevi trovarti un’altra scusa” esclama lasciandola andare.  

Ma è vero!”

La risposta ansiosa della donna, fa traballare la sua convinzione, ma ormai incaponito e deluso non si risparmia e la aggredisce “Non hai neanche le palle per venire a cena con me!” 

Shaz lo guarda delusa e ferita a sua volta “devo lavorare davvero…” gli rivolge un’occhiata dispiaciuta, quando un guizzo di rabbia della vecchia Shaz si rifà vivo “Oh, ma che cavolo! Non devo darti spiegazioni!” esclama arretrando dalla porta che le viene sbattuta violentemente in faccia.

Si allontana innervosita e amareggiata, senza accorgersi che Ariel la sta osservando seminascosta.

 

 

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Capitolo 28
*** L'intrigo di Ariel ***


Porca miseria, che casino

Ariel non sa più dove mettersi le mani, dal momento che l’ha già ficcate nei capelli più volte. “Porca miseria, che casino!”

Jesus la guarda annoiato, appoggiato sul balcone. Si estrania sempre di più. Se si sparassero fra loro neanche se ne accorgerebbe. “Mh..” Risponde distratto.

Lei sbuffa esausta “ma che avete in questa casa? Votan che muore d’amore per Shaz che gli sbava dietro a sua volta…e tu..” Lo indica con una mano dispiaciuta “spero di non arrivare alla vostra età piena di problemi!”

Mmmh..” E’ l’accorata replica di Jesus. Solo un suono più lungo del primo. Non ha trovato Maret da nessuna parte…ormai deve fare quella benedetta telefonata!

Mi prenderà per un idiota, pensa grattandosi una narice svogliatamente.

Ariel guarda il gran capo che osserva il nulla abbandonato placidamente sulla finestra e vorrebbe urlare di rabbia. È come parlare al muro!

 

La filiale!

 

Muove due passi verso il defunto che staziona all’aperto con la stessa verve di un celenterato fossile e gli ‘bussa’ simpaticamente sulla capoccetta “perché non li spedisci a Parigi? Affidagli la filiale, saranno talmente occupati a metterla in piedi che dovranno per forza far conto uno sull’altro! E magari…” sussurra maliziosa “potranno anche ‘appoggiarsi’ come cristo comanda, l’uno all’altro”

Jesus guarda il visetto espressivo di Ariel che in quel momento è la fotocopia dell’astuzia fatta persona.

“Si ammazzeranno” è la cupa e poco sentita risposta.

Ariel si batte una mano sulla gamba cercando di non urlare “non lo faranno, saranno costretti a lavorare insieme e senza estranei in mezzo potranno finalmente trovare un punto d’incontro”

“Votan è troppo pigro per comandare la baracca” mormora depresso cambiando posizione e appoggiandosi con la schiena al balcone.

 

Ariel sorride furbescamente “ e qui ti volevo…” 

 

****

 

Shaz sbuffa e si addossa alla poltroncina nello studio di Jesus. Si rialza dopo un attimo: fa troppo caldo e la stanza non il condizionatore.

Passeggia su e giù sentendosi squadrata dal suo capo “sono brava, è vero… l’hai detto tu stesso. Dare ordini è la cosa che mi riesce meglio …ma non penso di essere in grado di fare quello che mi chiedi”

Quelle parole hanno leggermente incrinato la voce. Inghiotte appoggiandosi alla cornice della finestra. Vede un’ape che ronza vicino alla zanzariera e fa un saltino indietro.

“Odio questi cosi volanti” sbotta a bassa voce.

Si rigira verso il suo ‘capo’ e passeggia fino a lui. Appoggia le mani sui braccioli della sedia e si piega, fissandolo negli occhi. “Non ho pazienza, instaurerei un regime dittatoriale e sarebbe un massacro. La baracca chiuderebbe dopo tre giorni”

Jesus non fa una piega, grattandosi discretamente il mento, con una mezza idea di farsi finalmente la barba.

“Allora?” domanda in tono lugubre. “Sei ancora dello stesso parere?”

Jesus continua a fissarla ponderando i pro e i contro. Shaz è talmente bella e determinata che chiunque sarebbe disposto a lavorare per lei e ad accettare critiche, pur di strapparle uno dei suoi ormai rari sorrisi.

“Certo. Ricorda però che si lavora anche durante le feste e non esistono assenze per malattia.

La vide sorridere appena “come faccio col lavoro?”  Disse sventolandosi con un foglio di carta pieno di scritte.

Jesus la guardò per un secondo, prima di mollare la bomba. “Sono sicuro che avrai ferie arretrate e ultimamente hai fatto un mucchio di straordinari. Te le concederanno senz’altro. Chiama Votan e portatelo come schiavetto personale”

 

A quelle parole, Shazzer impallidì e si voltò a guardarlo con gli occhi sgranati “ma…no, non me lo porto quel tipo appresso! Mi farebbe impazzire” urlò sbattendo le mani sul tavolo.

Jesus fece un mezzo sorrisetto di sbieco e la guardò soddisfatto “Non puoi gestire tutto quanto da sola. Hai bisogno di appoggio. Le persone che incontrerai non saranno tutte ben disposte a prendere ordini da una donna. Dovrai farti rispettare e dimostrare chi comanda. Sempre con molto tatto, mi raccomando”

“Siete un branco di maschilisti anche in questo mestiere!”urlò arrabbiata “non me lo porto quel disgraziato dietro! Non sarei in grado di reggere lui, di restare di buon umore e nel frattempo di comandare!”

“Prova di forza: se sopporti Votan per un mese in mezzo a tutto questo, sarai libera di decidere per conto tuo. Assumerai chi ti pare dalla lista di persone che ti manderò e potrai anche chiudere bottega per Natale…sei contenta?” domandò facendola urlare di rabbia.

“Non ti ho ancora detto la parte divertente. Sono sicuro che ti piacerà” sghignazzò alzandosi baldanzoso dalla sedia.

Le andò vicino, circondandole le spalle con un braccio e rimediandosi il miglior ringhio da animale ferito che aveva mai sentito. “Non ho mica detto che sarà il tuo socio. Sarà il tuo schiavo personale. Lo comanderai a bacchetta e lui dovrà tacere e fare tutto ciò che tu gli ordinerai!” ridacchiò vedendola cambiare espressione.

Il volto di Shaz si distese in un sorriso malizioso. Rise per un lungo momento assaporando IL POTERE!

“Farà tutto quello che voglio?” domandò con voce pericolosa.

“Tutto!”

Il divertimento interno di Shaz, divenne un vero e proprio scoppio di riso incontrollato. “Signore, quanto mi divertirò. Chiamalo, voglio proprio godermi a sua faccia!”esclamò spingendola verso la porta.

Jesus la guardò divertito “hai già cominciato a comandare? Chiamatelo da sola!” esclamò sbattendola fuori dello studio con una pacca sul sedere che la fece saltare!

Shaz guardò la porta chiusa con aria truce e scese le scale saltellando. L’avrebbe fatto sgobbare come un mulo!

Quando lo trovò, lo trascinò senza tanti complimenti nello studio “diglielo diglielo!” ridacchiò come una pazza rimediandosi un’occhiata strana da Votan. Guardò Jesus che cercava di mantenere un’apparenza seria e si sedette con un grugnito “veloci, stavo uscendo”

Jesus poggiò le braccia sul tavolo e si sporse verso di lui, incrociando le lunghe dita “ricordi la filiale?”

L’uomo lo guardò con lo sguardo perso per un attimo e poi s’illuminò “allora?”

“Ho trovato chi dovrà comandarla”

Shaz lo osservò mentre sorrideva soddisfatto “vedrò di fare del mio meglio” lo sentì esclamare divertito. Si alzò senza filarla ma la donna lo rimise a sedere “non hai capito un cavolo!”

 

“Sarà Shaz a comandarla e tu dovrai lavorare per lei”

 

Un macigno calò sulla testa di Votan che restò muto, raggelato sulla poltrona. “E’ uno scherzo” balbetto stupito “che cazzo...non lavorerò mai per questa…mocciosa arrogante!” esclamò saltando in piedi e indicandola mentre sbadigliava e si atteggiava a gran diva.

Ma guardala! Non reggerà alla prima difficoltà e si metterà a frignare come ha sempre fatto! Non voglio sopportare nuovamente le sue crisi di nervi.

Jesus, pienamente soddisfatto della piega che stava prendendo la situazione e aspettandosi tutto questo, lo guardò sbattendo serenamente gli occhi azzurri. “Non ho mica detto che dovrai tenerle la manina. Lei ordina, tu scatti!”

 

Lo stupore e la rabbia crebbero a livelli eccessivi. Votan la fissò come se fosse un prosciutto appeso in attesa di essere divorato “Sarà un massacro, sappilo. Ti farò sputare sangue alla prima rottura di palle. Sibilò nella sua direzione.

Vide il volto della ragazza indurirsi e fissarlo minacciosa. “Prepara i bagagli, partiamo domattina.”

 

Con un ringhio d’avvertimento, Votan uscì dallo studio sbattendo la porta. Shaz calò pesantemente su una poltrona e guardò il lampadario sul soffitto “sarò sempre così...me lo sento”  

 

***

 

La mattina dopo, Jesus quasi non riconobbe la donna meravigliosa che lo aspettava fuori della porta per salutarlo. Restò impalato a guardare il tailleur perfettamente stirato che indossava e la camicetta chiara. “Sei...bellissima…e molto elegante” mormorò a mezza bocca.

Gli ricordava Maret.

Shaz non sorrise. Si limitò a guardarlo di sottecchi “la prima impressione è quella che conta. Se devo incazzarmi, voglio farlo con eleganza. Magari il fastidio della giacca m’impedirà di mollargli un cazzotto in faccia”

Jesus ridacchiò e le batte una mano sulla spalla “auguri, ne avrai bisogno!” 

“Ti odio per avermi messa in questa situazione. Decretò con raffinatezza scendendo le scale.

L’uomo sorrise nuovamente e poi la guardò “li stenderai tutti. Sei meravigliosa”

“Non farmi troppi complimenti, non ci sono più abituata” gli disse prendendo la valigia che aveva lasciato al piano inferiore.

Uscì sotto il sole cocente, ringraziando Dio per aver donato l’aria condizionata all’umanità e restò impalata a guardare Votan che mugugnava fra i denti il suo disprezzo.

Anche quella mattina era semplicemente…

La fulminò con un’occhiata e ridacchiò nella sua direzione.

“Già mi da i nervi!” esclamò respirando a fondo. Chiuse per un attimo gli occhi sotto le lenti nere e abbracciò distrattamente Jesus “te lo rispedirò a pezzi, non temere” lo avvertì con aria tranquilla.

“Fate i bravi a Parigi”

 

“Guido io!” decreto secca chiudendo il portabagagli, dopo avervi stipato le valige.

“Fai come vuoi” mi risponde con uno strano tono di voce. Come Jesus ha chiuso la porta, il suo atteggiamento è cambiato radicalmente. Sembra quasi contento, adesso.

Entro in macchina e allaccio la cintura con un gesto deciso. Ha fatto tutte quelle storie ma mi da l’idea che abbia messo su una commedia ad uso e consumo degli abitanti della Villa.

 

Lo vedo sedersi con un sorrisetto che non mi piace per niente. Gli getto qualche occhiata mettendo in moto e facendo marcia indietro come se fossi ancora in polizia, alzando un po’ di polvere bianca dal brecciolino in terra.

Però! Mi piace come guidi!” esclama annuendo.

Quel complimento mi fa piacere, perché è una cosa che non mi ha mai detto nessuno. “Grazie” mormoro facendo finta di niente. Ha intenzione di guardarmi in quel modo per tutto il tempo? Ci vuole una mezz’oretta per andare all’aeroporto…

“Come si fa per la macchina?” domando uscendo sulla strada cittadina e abbassando i giri del motore.

Boh, la manderanno a prendere” risponde guardando fuori.

Tiro leggermente la gonna del tailleur che è salita oltre il consentito e lo vedo occhieggiarmi insistentemente.

“Mi hai fatto guidare apposta” borbotto tirandola un altro po’.

Lui sorride e mi va letteralmente avvampare se mi guarda con quegli occhi irriverenti.

“Volevi guidare, ti ho lasciato guidare.” Risponde pacifico abbassando la radio che trasmette una musica allegra. “Lo spettacolo non l’avevo preventivato, giuro”

“Smettila” sussurro voltandomi a guardare quel semaforo che odio perché dura una vita.

Mi giro sentendo una presenza che prima non c’era e lo ritrovo a pochi centimetri dal mio volto “Mi piace il rosso, si può occupare il tempo in maniera piacevole” sussurra guardandomi intensamente. “Hai le nostre vite in mano, quindi non dare di matto mentre t’infastidisco” mormora baciandomi delicatamente la linea della mandibola e facendomi gemere in silenzio. Stringo in volante per un momento lunghissimo prima di scansarlo.

“Smettila, è verde…torna al posto tuo e allacciati quella cintura!” singhiozzo eccitata, spostandolo di forza. Lo dovevo lasciar guidare!

Lui obbedisce e alza le mani sorridendo. “Ci sono un sacco di semafori da qui all’aeroporto!”

 

Lo guardo per un attimo e poi scuoto la testa sorridendo….stupido babbeo!

 

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Capitolo 29
*** Frusta e bastone! ***


Natt la gaurdava stupendosi della calma che riusciva amantenere

Rew : molte settimane prima

 

Natt la guardava stupendosi della calma che riusciva a mantenere. Si rilassò sui cuscini bianchi e inarcò brevemente le sopracciglia nere. “Hai visto Jesus? Come mai?”

 

Rowan seduta accanto a lui mosse vagamente una mano riccamente ingioiellata “mi serviva un favore particolare...tu sei fuori uso e volevo una persona di cui fidarmi. Quando l’ho visto mi è preso un altro colpo...mi state facendo perdere anni di vita, voi due!”esclamò stizzita.

Si tirò su la spallina larga del vestito e sbuffò seccata “un morto che cammina, pallido da far paura  e con un principio di cirrosi epatica, te lo dico io. mormorò dura muovendo nervosamente un piede

 

Natt la guardò tentando di assorbire le parole una alla volta. “Pazzesco...porca vacca che cazzo di casino!” urlò d’un tratto prendendo eccessiva aria con i polmoni e regalandosi una serie di fitte al petto.

“Porca puttana..” Sibilò fra i denti toccandosi la ferita.

“Non ti scaldare come al tuo solito. Sei mezzo rotto e sei vecchio ormai!”

Natt la fissò con due occhi infuocati vagamente lucidi per il dolore. “Non dare mai del vecchio a Nathaniel Kluge!”

La donna rise sollevata della sua faccia offesa. Guardò la stanza e poi lo osservò mentre si  risistemava buono buono nel letto. “Ma quando ti fanno uscire?”

“Fra una settimana.. mi sono rotto le palle!” borbottò scocciato.

L’infermiera che transitò in quel momento nella camera per controllare la flebo, era molto carina. Rowan lo guardò aspettando le solite esclamazioni del degente che non aveva certamente perso la vena suina, anche ridotto in quel modo. Lo vide fare un sorriso distratto alla donna e tornare a guardare il muro davanti a se.

Quando la ragazza uscì Rowan era il ritratto dello stupore “che ti è successo?! Non hai neanche cercato di tastarla?”

“Chi?”

“L’infermiera!” esclamò incredula.

Lo vide alzare le spalle, accavallando una caviglia sull’altra “manco l’ho vista” mormorò guardando la porta “ma quanto ci mette?”

 

Rowan sospirò assistendo al declino del grande Kluge, innamorato come non mai. Poteva dire di averle viste tutte…quella cosa ancora le mancava!

 

Quando Lyse apparve, in un tripudio di capelli ricci e con un sorriso che avrebbe steso il più duro dei cuori, si fiondò sul marito baciandolo con una foga che la fece sorridere.

“Fortuna che non sei malato di cuore!” trillò facendo sobbalzare Lyse che si staccò in fretta.

“Ciao Rowan” mormorò arrossendo fino alla radice dei capelli e facendo uggiolare Natt. “Ti ho portato una cosa!”esclamò tirando fuori la foto dell’ecografia che i due fissarono senza capirci nulla. Lyse ridacchiò quando lo vide girarla in tutte le posizioni.

“Ho capito..” Sussurrò infilando la cassetta nel videoregistratore sotto la piccola tv. Quando accese lo schermo un rumore stranissimo lo fece sussultare “cos’è?” domandò timoroso

“E’ il cuore!” mormorò sorridendo fra le lacrime. Lo vide restare a fissare lo schermo mentre lei gli ripeteva le esatte parole del medico “anzi…i cuori…sono due”

Natt la fissò distogliendo lo sguardo a fatica dallo schermo. Si drizzò senza neanche sentire il dolore al petto che riprendeva sordo e costante.

Era come se fosse anestetizzato dalla testa ai piedi. Anzi no. la testa no: nel cervello sentiva solo un gran fragore e il sangue che scorreva velocemente.

“Sono due?” domandò con la voce flebile mentre Lyse tornava accanto a lui e si sedeva stringendolo.

“Si, sono due…sarà un bel casino!” Affermò asciugandosi gli occhi “si metteranno a piangere contemporaneamente e quando finirà uno, attaccherà l’altro...vorranno una macchina per uno e tasse doppie all’università..” Continuò il fiume di parole stordendo Natt che spense la tv crollando di steso.

“Due…sono due..” Continuava a ripetere mentre Rowan emozionata si asciugava gli occhi e gli stringeva la spalla “complimenti Kluge! Un’ulteriore prova della tua maschia virilità!” commentò facendo scoppiare a ridere la ragazza.

Natt la guardò sbattendo gli occhi per riprendersi. Si schiarì la voce e le guardò entrambe “e già…”

Lyse lo stringeva facendo attenzione alla ferita e la abbracciò con forza, infilando il viso fra i capelli e facendola ridere “molla Natt, non sei in grado di fare molto in questo modo …e siamo in un ospedale!” gli ricordò imbarazzata.

Rowan distolse lo sguardo sorridendo dentro di se e invidiando quella ragazza che stringeva appassionatamente un amore non corrisposto e mai rivelato.

 

Lyse lo sentiva respirare male, si scostò e vide con sorpresa che si era commosso più di lei.

Torno ad abbracciando sentendosi stringere un po’ troppo “sei felice?” domandò con voce bassa. Natt annuì più volte stritolandola affettuosamente. Quando si ricordò della ‘cosa’, si staccò di poco dalla moglie e fissò la donna che guardava fuori della finestra “trovala Rowan, fammi questo regalo”

La donna botticelliana si voltò con un sorriso “pensa a guarire e allenati a fare il padre, che al tuo amico ci penso io”

 

Play

 

“Cos’è quella? Una sigaretta, per caso?!”

Lyse lo fissò con le mani sui fianchi abbondanti mentre Natt la stava per accendere. La tolse dalle labbra con un sospiro esasperato.

“Bravo” sghignazzò dandogli un bacio appassionato. “Però sarebbe divertente vederti ‘fumare’ da quel buco!”

“Disgraziata” sussurrò abbracciandola con un’aria tenera e stupida allo stesso tempo: ormai era perennemente stampata sul suo viso.

Il telefono che squillava fu afferrato da una mano barcollante nel nulla “fammi rispondere..” Mormorò la ragazza assai divertita e con aria sognante. Erano talmente innamorati che risultavano quasi odiosi!

Quando sentì la voce imbarazzata di Jesus, Lyse saltò per la sorpresa “ciao!! Come stai? Come va? Tutto bene? Maret?”

Lo investì con un centinaio di domande mentre Natt si tappava divertito in un orecchio con il dito e sorrideva alla moglie cospargendola di baci “te lo passo subito”

Prese la cornetta continuando a coccolare la donna che sbuffò per il mal di schiena “bella chico, non ti ho più sentito. Maret è già entrata in quella fase fichissima che ogni uomo sogna? Come quale? Quella in cui hanno la libido alle stelle!” tacque rimediandosi un’occhiataccia da Lyse nuovamente imbronciata per via degli ormoni.

Le diede un altro bacio mentre Jesus tentennava all’altro capo del telefono “ho in braccio tre persone, sbrigati a chiedermi sto favore, chico” ridacchiò smorzando dopo un attimo il sorriso.

Lyse lo vide diventare tremendamente serio. Anche quando è serio è bellissimo! Pensò dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi dalla comoda posizione per lasciarlo spettegolare in santa pace.

Natt si alzò dalla poltrona strusciandosi istintivamente la cicatrice della pallottola “certo come no...certo che ti aiuto” mormorò avvicinandosi alla finestra della lussuosissima abitazione.

“Tutto quello che vuoi.” Gli concesse sentendolo sospirare “lo sapevo già...me l’ha detto Rowan….voci di corridoio” mormorò mordendosi un dito pensieroso.

 

Jesus sentiva la propria dignità sotto le scarpe, ammettendo di non avere i mezzi necessari per scovare la propria donna “stavolta gliela faccio pagare!” sibilò mezzo arrabbiato “stavolta sono frustate!”

L’amico sorrise con una smorfietta maliziosa in ricordo dei vecchi tempi in cui folleggiavano e mettevano a ferro e fuoco Londra. “Potevi chiamarmi prima, idiota senza palle per chiedere i favori” esclamò uscendo all’aperto e respirando l’aria fresca della sera “Maret mi ha fatto conoscere quella meraviglia di Lyse e mi ha salvato la buccia, puoi stare certo che ti do una mano a rintracciarla”

Quando attaccò restò per un po’ di tempo silenzioso, organizzandosi mentalmente. Poteva essere ovunque e Rowan non gli aveva più dato notizie.

Il suo pupillo nonché nuovo amante, Seth, era parecchio in gamba e allacciato ad una rete di informatori mai vista.

Doveva chiamare Beatrix: quella donna aveva la lingua tagliente e un fascino da stenderti alla prima occhiata. La fotocopia di Charlize Theron rossa di capelli e col fuoco nelle vene. Beatrix lavorava alla Cia, neanche a farlo apposta e faceva il bello e cattivo tempo con i colleghi.

Era particolarmente esigente, la signorina…meglio tacere quel particolare a Lyse: avrebbe dato di matto.

Paul sarebbe stato facile da reperire: un hacker con le palle, roba mai vista! E poi non aveva quell’amica carina con cui corrispondeva tempo fa? Marlene, Charlene…una cosa così.

Inoltrare un identikit di Maret...mhh….Laurence gli doveva un favore: s’era preso più mazzette da lui che tutto il NYPD!

Scosse la testa qua e la sbuffando e girovagando su e giù.

Ma si, un po’ di azione gli avrebbe fatto bene, si riposava da troppo tempo. Il problema, ora, era spiegarlo a Lyse

 

Entrò in casa continuando a toccarsi la cicatrice che gli prudeva stranamente, sebbene fosse quasi del tutto guarita e gli rimanesse solo il segno sulla pelle.

Aveva anche pensato di farsela togliere con la chirurgia estetica, più che altro per lei. Non gli andava che s’intristisse ogni volta che la vedeva: la notte, a letto, era sempre malinconica mentre la osservava continuando a stringerlo.

Per lui poteva anche rimanere lì come trofeo di una guerra combattuta e vinta in extremis. Ce ne aveva tante qua e la sparse, una in più o in meno non faceva differenza.

 

Si ricordava ancora di quando Votan l’aveva trasportato in ospedale.

Quando credeva di stare per morire, un tipaccio con la voce lugubre e preoccupata se l’era caricato senza tante storie in macchina e l’aveva lasciato in ospedale scusandosi del fatto che non potesse rimanere a farsi un drink insieme,perché doveva andare a tirare fuori quei deficienti sentimentali dai guai’

Seee, aveva pensato mentre lo spogliavano in fretta nella sala operatoria, con un risolino malandrino sulle labbra secche e mezze congelate, pur di rivedere Shaz e fare l’eroe, avrebbe fatto carte false e bruciato Praga da cima a fondo.

 

Lyse aveva insistito perché la lasciasse lì dov’era per due ragioni: primo, si sarebbe ricordato della brutta avventura e non si sarebbe cacciato in pasticci e secondo…beh, secondo la signora, passato il primo pensiero che se fosse stata qualche millimetro più giù, avrebbe avuto una tomba su cui andare a piangere, era sexi e arrapante. E se la signora diceva che l’attizzava, lui doveva accontentarla!

Non sia mai...sghignazzò come un idiota.

 

“È scappata un’altra volta?! Oh santa miseria, ma che ha nel cervello quella benedetta ragazza?!”

Lyse si strusciò arrabbiata la mano sulla panciona. “E il tuo amico ancora ci perde tempo dietro?! Ho una comitiva di amiche single: se le vuole conoscere basta che mi chiami!” esclamò incredula che Maret l’avesse fatto un’altra volta.

Natt la fissava divertito: cambiava umore ogni cinque secondi “Mi ha chiesto un favore”

La donna lo fulminò con un’occhiataccia e non parlò per qualche istante “Se ti azzardi a prendere una pistola in mano..” Tacque e restò a fissarlo negli occhi tremendamente seria “Natt…”

“Devo solo trovargliela, nessun sparerà a nessuno!” esclamò cercando di non farla agitare e allungandosi un bel po’ per abbracciarla.

“Prega che sia così, moretto!” sibilò staccandosi da lui mezza arrabbiata “chiamami Jesus, ci parlo io con lui”

Perché?” le domandò senza capire mentre la moglie gli toglieva il telefono di mano e cercava il numero rimasto in memoria “cavolo, c’è l’identità privata. Forza, numero!” esclamò dura “gli voglio spiegare una cosa fondamentale: se ti mette nei guai, lo andrò ad ammazzare personalmente!”

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Capitolo 30
*** Paris ***


Sull’aereo si scambiarono due parole, ognuno rinchiuso nel proprio guscio

Jesus attendeva impaziente l’arrivo di Natt con tutta la banda al completo. Il suo amico non si era mai risparmiato quelle rare volte che gli aveva chiesto un favore.

Uscì nello spiazzo della Villa con le mani in tasca, aspettando l’arrivo del re dei Buffoni. Ariel lo guardava appostata alla finestra “chi aspetti, capo?” domandò seduta mezza fuori e mezza dentro.

Lui la fissò per qualche istante, con aria assorta e seria. “Natt”

“Oh mio dio!”

La ragazzina caracollò dalla finestra e cadde a terra battendo il sedere mentre Jesus si sforzava di non sorridere: gli si erano atrofizzati i muscoli facciali a forza di pensare a Maret.

“Ci vediamo fra qualche mese” esclamò alzandosi e cercando di rintanarsi in casa.

“Vieni qui, scemetta” le ordinò facendole un segno e indicandole il viottolo “impara come si fanno le grandi entrate”

La ragazza si avvicinò e lo fissò di sottecchi: come mai era così serio?

Quello sguardo negli occhi non gliel’aveva mai visto. Da molti mesi a quella parte non era mai stato così…vivo.

Sentì un rumore lontano mentre il suo capo guardava l’orologio “è in ritardo come al solito. I suoi venti minuti di ritardo sono più precisi di lui” mormorò fremendo nell’attesa.

 

La ragazza si appoggiò alla colonna all’entrata e attese, sentendo il rumore crescere…macchine, molte macchine. La prima, lucida e nera, spuntò dopo qualche minuto e si andò a sistemare sulla rotonda alla sinistra di Jesus. Le guardò affluire dal vialottolo una dopo l’altra come tanti calabroni che uscivano dall’alveare.

Ma quanti sono?” sentì bisbigliare la ragazza accanto a se.

“Quando Natt si sposta lo fa in grande”rispose dondolando sulle gambe e osservando le macchine parcheggiate e gli uomini che uscivano da esse con aria seria e professionale.

“Impara una cosa. Non c’è niente di meglio dello spiegamento di mezzi per intimorire l’avversario” le disse divertito dall’espressione allibita della ragazza “ma in questo caso di tratta di fare il cazzone e basta!”

Ariel lo guardò di sfuggita, osservando come le macchine avessero intasato lo spiazzo...ma quante ne dovevano arrivare ancora?!

Jesus scese i tre scalini, immettendosi nel sole caldo, quando la portiera di una macchina si aprì e un uomo vestito piuttosto formalmente ne discese con un sorriso smagliante.

Si avvicinò al suo amico che aiutò Lyse a scendere e li guardò con un pizzico d’invidia e molta felicità per loro.

La ragazza sorrise in direzione del marito e puntò lo sguardo su Jesus che sorrideva a sua volta, le parole di minaccia della donna che gli vorticavano in testa.

Stette un po’ a fissarlo e si disse che doveva essere proprio stupida la sua amica a lasciarsi scappare uno così. Deviò lo sguardo sulla ragazzina all’entrata, che restava incredula a guardare quello spiegamento di forze e si chiese chi potesse essere. Una dipendente? Un po’ troppo giovane, pensò appoggiandosi alla macchina.

 

“Ma quanto sei cazzone..” Mormorò Jesus all’indirizzo di Natt che lo guardava ridacchiando

“Tutta gente che serve.” Gli rispose osservandolo dal basso verso l’alto “ma come cazzo sei vestito?!”esplose circondandolo in un abbraccio un po’ più affettuoso del solito mentre Lyse li guardava intenerita e continuava ad osservare Ariel che era scesa di qualche gradino.

Natt la vide e le fece un cenno di saluto che la fece rabbrividire.

Quella è la moglie? Quel tipo assurdo è sposato?! Si domandò la ragazzina andandogli incontro e alzando una mano titubante “ciao..”mormorò guardando Lyse che le sorrideva…come faceva una così ad essere moglie di quello la?! Si domandò fissandola un pò troppo.

Se ti stai chiedendo come faccio ad averlo sposato, pensa che me lo sto ancora chiedendo” ridacchiò facendola sorridere.

“Me lo stavo domandando, infatti” borbottò schiarendosi la gola mentre Natt la fissava come al suo solito e le faceva venire i brividi “come va il lavoro? Ti tratta bene questo qui?” le domandò tranquillo e pacato continuando a guardare Lyse che si sventolava per il caldo “chico” mormorò attirando l’attenzione di Jesus. Gli fece un cenno silenzioso di entrare in casa e prese la moglie sottobraccio “avrai sempre un posto nel mio cuore”sospirò divertito ad Ariel che lo guardava incredula. Quando rielaborò quella battuta, la ragazza avvampò “ma quanto sei…ma per carità! Piuttosto la morte!”esclamò facendo scoppiare a ridere Lyse “sei una sua ex vittima?” domandò alla ragazza che abbozzò un sorriso “gli sarebbe piaciuto!”

 

Aeroporto

 

“La prossima volta guidi tu” mormoro mentre saliamo sull’aereo e mi tocco ripetutamente i punti che ha baciato ad ogni santo semaforo. La parte sinistra del viso reclama la sua razione. Ho beccato l’onda rossa, neanche a farlo apposta!

 

Lo vedo ghignare mentre la hostess ci dirige ai nostri posti in prima classe. Mi piace spostarmi per lavoro, abbiamo sempre il meglio.

“Come vuoi” ridacchia indicandomi i sedili giganteschi come poltrone a due piazze.

Scivolo dentro, accanto al finestrino e solo dopo mi rendo conto che il bastardo mi ha bloccato ogni via di fuga in quel modo.

“La smetti?” domando leggermente imbarazzata.

“Non ho fatto niente” ribatte accomodandosi con un sospiro “mi sa tanto che Parigi la ricorderò a lungo..

A quelle parole rabbrividisco e divento rossa: che vuol dire…che intende…

Sento il suo dito che mi sfiora il viso e abbasso lo sguardo per quale istante, prima di voltarmi verso di lui, ritratto della serietà.   

“Non ho mai avuto un capo così attraente” mormora lanciando prima un’occhiata accanto a se, al discreto passaggio di una hostess.

Io lo guardo e sorrido seguendo con piacere la scia delicata che traccia il suo dito sulla pelle “ti faccio sgobbare ugualmente” ribatto rimediandomi un sorriso sensuale e un buffetto sul naso.

“Vedremo!” esclama tornando al suo posto e afferrando una rivista che sfoglia distrattamente. La rimette al suo posto dopo un attimo e torna a guardarmi.

“Raccontami qualcosa di te.”

 

Un fantasma che si guarda nei suoi occhi, non potrebbe essere più reale.

 

Cosa vuoi sapere?” domando conciliante voltandomi verso di lui e lasciando che la gonna salga appena un pochino.

Lui m’indica le gambe e sorride “qualunque cosa mi distragga da quell’invitante paradiso. Ma non potevi metterti i jeans? Mi arresteranno per molestie sessuali, una volta arrivati sul suolo francese!”  

 

***

 

Nell’appartamento che ha trovato Jesus, regna la tranquillità. La città è meravigliosa, con le sue mille luci dorate che risplendono nel crepuscolo della sera.

Esco sul piccolo terrazzino e respiro l’odore della Senna.

La città gli innamorati ..e io sono qui con una persona che di romantico non ha nulla!

No, forse…qualcosa…se lo cerco molto bene, c’è.

 

Poso la giacchetta sulla spalliera della sedia e siedo accanto alla finestra aperta.

Parigi…l’ho sempre voluta visitare!

Contemplo sognante la Ville Lumière. Mi appoggio alla cornice impolverata, passandoci distrattamente la mano sopra ed eliminando l’eccesso con un soffio deciso.

Parigi ti cambia, decido sentendomi subito bene. Si, sarebbe stato un ottimo posto per ricominciare a vivere. Potrei lasciare la polizia e comandare la filiale…perchè no?

Guardo i miei vestiti con una smorfietta comica: avrei fatto man bassa della moda parigina!

Sorrido sempre di più a quella sciocchezza tipicamente femminile e smetto solo quando penso...a Votan…che è stato un vero cavaliere durante il volo: mi ha messo a mio agio, coccolandomi continuamente, in maniera discreta e affettuosa… e ha fissato le mie gambe per tutto il tempo! Passare del tempo da sola, con Lui… sempre a stretto contatto… poteva succedere di tutto.

 

Una vocetta maligna e dispettosa prende il sopravvento.

Me lo sento: ci scapperà il morto, se comincerà a fare lo stronzo...e sicuramente il cadavere non sarà il mio!

 

Nell’appartamento accanto, Votan stava per tirare giù una parete a pugni. Che cazzo era saltato in testa al biondino di mandarlo insieme a quella sciroccata a Parigi?!

Io odio Parigi!

Uscì sul terrazzino e guardò con disgusto la città che brillava. Quanto vorrei staccargli la corrente, a sti coglioni! Sai che divertimento?!

Si appoggiò alla ringhiera e sbuffò e mugugnò finché non fu stanco…e finchè non sentì dei lievi risolini. Attizzò le orecchie e un attimo dopo la sua espressione si trasformò in qualcosa che neppure lui seppe spiegarsi. Ascoltò interessato le risatine della sua vicina e la musica che usciva dall’appartamento. O Parigi le fa bene, o si sta drogando!

La vie en rose’…Votan si diede una manata in faccia e mugolò! O cristo santo! Mi ci ubriacherà con quella robaccia romantica! Cos’era, il fuso orario? La bellezza della città?! Se prova a fare la stronza, le sparo e la getto nella Senna e i pesci banchetteranno con le sue membra livide!

Con quel pensiero consolante si gettò sul piccolo letto soddisfatto. Dopo un secondo lo guardò con disgusto: che diavolo è sta roba? Un letto ad una piazza?!

Figuriamoci, con tutto quello che aveva in mente di fare con lei, un letto singolo non sarebbe bastato! Si accomodò nuovamente e fece mentalmente una lista: far saltare le centraline della città, sedurre Shaz e comprare un letto matrimoniale…non necessariamente in quest’ordine!   

 

***

 

L’anonimo appartamento nella periferia della città, sede della filiale, non aveva niente a che vedere con la suntuosità della Villa. ‘Fanne quello che vuoi, sistemalo tu’ le aveva detto Jesus sempre conciliante.

Shaz lo guardò con aria perplessa, non sapendo dove mettere le mani.

Una scrivania per cominciare, sedie comode e confortevoli, atmosfera professionale. Decise girando per il negozio tutto il giorno. Aveva evitato di chiedere qualsiasi parere a Votan per fargli vedere che se la sapeva cavare da sola, ma lo sentiva continuamente ridacchiare.

Alla fine lo guardò scocciata “di quello che hai da dire senza ghignare in quel modo osceno.”

Votan le tolse di mano una lampada da tavolo e ne prese un’altra “non devono mica stare in una bomboniera!” le disse secco “allo studio ci penso io, tu occupati del resto!”

Shaz lo lasciò fare senza parlare e poi ammirò il suo nuovo studio con occhio critico “freddo e gelido. Rispecchia il tuo carattere, non il mio” sibilò aggrottando la fronte perché a quel livello di eleganza, lei non ci sarebbe arrivata.

“Essenziale e pratico! Non ti serve molto, a parte un computer” esclamò divertito della sua faccia scocciata.

Shaz respirò a fondo e dovette convenire che su qualcosa aveva ragione.

C’era poco colore in quella stanza. Il pomeriggio stesso uscì e acquistò delle piantine che sparse sul balconcino. Un bel bonsai sulla scrivania. Lo aveva sempre voluto.

Provò la poltroncina che avevano comprato, o meglio, che Votan aveva indicato al commesso con un secco “quella la” e aggrottò la fronte. Cuscini. Un paio, almeno.

 

Quando il killer entrò e la trovò a picchiettare con una mano su un cuscino stranamente in tono con l’ambiente, sghignazzò “lo sapevo che dovevi metterci le mani tu!”

“E’ il mio studio. Lo arredo come mi pare” gli disse seccata per la sua insolenza. Si avvicinò come una furia quando lo vide osservare troppo intensamente il bonsai “toccalo e ti butto di sotto. La tua aurea malvagia lo farà morire, non stargli troppo vicino” ringhiò nel suo orecchio. Quando si voltò, Shaz ricevette un metaforico pugno in faccia “lo sai potare, amore mio?”

Restò per un po’ senza parole poi distolse lo sguardo “no…guarderò su Internet e mi farò una cultura”

Il modo frettoloso e balbettante con cui lo disse, lo indusse a fissarla più del solito. “Non lo dico più, se fai quel musetto spaventato” 

Il telefono prese a squillare insistentemente. Shaz rispose pensando che potesse essere una sola persona. ”Ciao Jesus, dimmi”

“Una è viva. L’altro?”domandò divertito, giocherellando con il gattino che si contorceva sulla scrivania e continuava a mordicchiare un foglio appallottolato.  

“Ancora in piedi ma ci manca poco. Sta toccando il mio bonsai e io sto per tirargli il portacenere in testa” borbottò irritata e a disagio per il modo stupido con cui aveva riposto al suo ‘amore mio’.

“Domani arriveranno un paio di tipi. Avete messo a tutto a posto e fatto i bravi?” ridacchiò sempre allegramente facendo sorridere la donna.

“Si…che devo sapere di loro?”

“Fa scorta di sigarette e alcolici” le disse guardando le schede dei due. “Ti mando le informazioni necessarie. Sta attenta a Ramirez, è strano ed è un lumacone peggio di Natt.

Il nome del sicario la fece sobbalzare “come sta? E Lyse?” domandò in fretta facendo girare Votan.

Con un gesto istintivo attaccò il viva voce “sta bene, stanno schifosamente bene insieme anche se è incazzato parecchio per il fatto di dover smettere di fumare.

Shaz sorrise al telefono “meno male, sono contenta per loro..

...e il modo in cui lo disse fece alzare gli occhi a Votan  che la fissò sorpreso. Era ..dolce, aveva uno sguardo dolce che non le aveva mai visto.

Quando attaccò si rivolse a lui con un’aria seria e compita “domattina andrai a prendere questi due e li porterai qui” esclamò indicandogli le foto sul computer “niente battutine e niente ragazzina o mocciosa….e niente Shaz” gli disse a bassa voce dopo un attimo “Sharon Laverne non esiste qui a Parigi. Davanti ai clienti e agli altri sono… Claire! Ma si, mi è sempre piaciuto come nome, se avrò mai una figlia la chiamerò così” sussurrò l’ultima frase con lo sguardo perso e poi si riscosse “mi hai capito…schiavo?

Votan la fissò per un po’ chiedendosi se scherzasse o se facesse sul serio. Mai visto così seria, quella ragazza!

“Come no? Devo darti del lei o del voi?” domandò ironicamente.

“Non fare troppo lo spiritoso, ho un’immagine da formare e da mantenere. Jesus ci tiene, IO ci tengo!”esclamò a voce un po’ troppo alta.

“Abbassa i toni, femmina. Non montarti troppo la testa e non rompermi inutilmente le palle. I tuoi ordini sai dove te li puoi mettere”

Shaz respirò a fondo due o tre volte e poi gli si piantò davanti, fissandolo negli occhi “non farmi incazzare prima del tempo. Non mettermi i bastoni fra e ruote e non contestare le mie decisioni. E soprattutto..” Sibilò alzando un dito “..davanti agli altri non aprire bocca a sproposito. Devono considerare me come il loro capo, non te!”

Votan sorrise, smuovendo violentemente la ‘cosa’ che riposava all’interno dello stomaco della donna. 

“Hai paura di me” sghignazzò avanzando verso di lei “hai paura che ti faccia le scarpe!”

Shaz sollevò gli occhi al cielo e sbuffò “come no? Basta che ci credi” mormorò distratta dalla sua presenza fisica.

Poi si ricordò una cosa che le aveva detto Jesus e alzò gli occhi su di lui che continuava a fissarla divertito “se eviti di rompere per un mese intero, potrò prendere tutte le decisioni che voglio…ti rimanderò a casa o ovunque vorrai andare.” Gli disse attirando la sua attenzione sulle labbra che si muovevano lentamente.

“C’è un unico posto in cui gradirei essere accolto, tesoro” sussurrò piegandosi su di lei.

 

Quelle labbra…quelle labbra che non baciava da troppo tempo..

 

Perché stai fissando la mia bocca?” domando ansiosa. 

“Non ti sto fissando la bocca” le rispose nuovamente distratto.

Si invece, lo stai facendo anche in questo momento” sbotto innervosita mentre immagini oscene mi frullano per la testa. Se mi guarda troppo intensamente temo possa vederle.

 

Votan la guardò a fatica negli occhi e aggrottò la fronte “guardo quello che mi pare di te!”

 

Quella frase mi imbarazza fino alla radice dei capelli, rendendomi incapace di rispondere a tono. 

 

Lui si avvicina e mi abbraccia, facendomi ritrarre in me stessa “sempre tesa! Rilassati un po’ o l’ipertensione ti ammazzerà!” ridacchia mentre abbozzo un lieve sorriso che muore di fronte alla sua espressione seria.

Vuole baciarmi, lo vedo da come mi guarda. A quel pensiero il mio corpo si tende e istintivamente lo allontano. Perchè mi comporto così?

 

Perché non mi fido.    

 

Lo sento sospirare e qualche secondo dopo, torna ad abbracciarmi con una presa da orso, fino a soffocarmi “ho tutto il tempo che voglio, niente suocere fra i piedi e i nostri appartamenti sono attaccati: non mi scappi, ragazza.”

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 31
*** Con un capo così... ***


Questi sono strani

Questi sono strani. Non ho mai visto gente più strana di questa! Pensò seduta di fronte ai due nuovi acquisti di Jesus.

Ramirez Contrero, 27 anni, un genio spagnolo dell’elettronica. Sguardo sfuggente e nervosismo a livelli impossibili. Ma come fa a lavorare? Non gli trema la mano, se si agita in quel modo? pensò scrutandolo da capo a piedi.

Il ragazzo sedeva quasi in bilico sulla sedia e continuava a dondolare una gamba lanciando occhiate a destra e a sinistra.

Lolita - si chiama Lolita! Che cavolo di nome da dare ad una bambina!- Scarrabi, 30 anni, una bellezza italiana da farti girare la testa; carnagione olivastra, occhi e capelli scuri…somigliava vagamente ad un’attrice di cui non ricordava mai il nome.

La calma che emanava quella donna era quasi insopportabile in contrasto all’irrequietezza di Ramirez.

Lanciò un’occhiata a Votan che la stava fissando e sorrise aspramente. Gli ha fatto già girare la testa. Con un moto di disappunto che non seppe spiegarsi, si sedette sulla sua poltroncina, fasciata del suo migliore tailleur estivo che le stava a pennello e metteva in risalto… il culo! Come l’aveva definito sua signoria il piccolo principe, che se ne stava in fondo allo studio a slumare avidamente la capoccia della donna che si girò un attimo e gli sorrise con aria seducente.

                     

“Jesus vi avrà sicuramente informato, sono il nuovo capo della filiale di Parigi. Dovrete rispondere a me per qualsiasi cosa” disse con voce ben modulata e aria seria.

 

Le verrà un crampo alla faccia se si sforza in quel modo! Pensò Votan divertito. Sembrava quasi seria e quasi affidabile. Mentre Shaz...anzi, Claire, parlava con i due killer, Votan la fissò a lungo, studiando ogni più piccola mossa.

Era nervosa e lo vedeva da come agitava le mani. Di solito Shaz non gesticolava così tanto. Ce la stava mettendo tutta per non far sfigurare Jesus e se stessa.

Era commovente, pensò lasciandosi scappare un sorriso dolce che attrasse lo sguardo di Shaz. Lo fissò per un momento, poi tornò ad occuparsi dei due.

Quando se ne andarono, Shaz si abbandonò contro lo schienale rendendosi contro di essere stata tutto il tempo rigida. Chiuse gli occhi e sospirò affranta. “Non pensavo che fosse così faticoso..ma come fa Jesus?” mormorò ad alta voce ignara della presenza di Votan che era rientrato silenziosamente dopo aver scortato come un bravo cagnolino i due ospiti.

La sentì bisbigliare quelle parole e sogghignò “non è una mezza calzetta come te” rispose secco accomodandosi davanti a lei.

Shaz si rizzò immediatamente trovandolo col suo solito sorriso smagliante.

Una volta non sorrideva così. Era sempre ombroso e distante e perennemente di cattivo umore. Non mi piace che sorrida in quel modo! Pensò aggiustandosi.

“Togliti quella finta espressione dalla faccia. Non mi freghi, ti conosco” la canzonò incrociando le braccia dietro la testa.

La camicia leggera che portava era quasi trasparente alla luce che proveniva dalla finestra.

Shaz guardò i contorni indistinti per un attimo di troppo e distolse gli occhi portando a posarli sul computer.

“Datti una rilassata quando parli con quelli o ti partirà un embolo”

“Ero rilassata “ mentì spudoratamente.

“Come no? E il pezzetto di carta che hai arrotolato tutto il tempo?

Shaz abbassò lo sguardo sulla strisciolina malconcia e arrossì.

“Non sei andata male, un po’ più naturale e la prossima volta. Eri uno spettacolo da guardare!” ridacchiò facendola avvampare sotto il trucco leggero.

In che senso ero uno spettacolo? Si domandò facendo finta di niente e accendendo lo schermo del computer per riprender la partita che aveva lasciato in sospeso.

“Tu che ne pensi di quelli?” domandò dopo un po’ con voce distratta dalla partita a biliardo che stava facendo.

“Lei è una gran topa” esclamò facendola sbagliare “il ragazzino è troppo nervoso. Si beccherà una pallottola prima o poi” dichiarò serafico.

“Meno male che almeno lei ti è piaciuta” commentò con una lieve vena acida, seguendo con gli occhi una traiettoria immaginaria.

Ma a che stai giocando?” domandò d’un tratto sbucandole accanto e facendola saltare.

“Mi hai fatto sbagliare!” esclamò lanciandogli un’occhiataccia veloce.

Votan fece una smorfia e la prese per l’avambraccio tirandola su “andiamo a giocare davvero. Le ordinò con scioltezza.

Shaz lo guardò male e abbozzò. Era stanca e le andava proprio una bella partita a biliardo.

“Scendi da quei trampoli ed esci da sto vestito assurdo. Ti fa il culo ma non fa te” le disse enigmatico lasciandola.

La ragazza lo guardò interrogativa. “E cosa…cosa farebbe...me?” domandò temendo la risposta.

Votan la contemplò e all’istante si ritrovò nuda nella sua mente. “Io mi ti farei volentieri” sghignazzò facendola avvampare mentre metteva a posto la sedia e spegneva il computer.

“Queste battute stupide tienile per te!” gli rispose secca mentre la cosa si muoveva freneticamente dentro il suo stomaco.

Ma quale battuta?!”domandò facendo finta di non capire.

 

***

 

“Dove l’hai trovata sta saletta?” gli domandò mentre si dirigevano al tavolo con le stecche.

“Sulle pagine gialle, dove sennò?” rispose divertito dalla sua sagacia

“Io lavoro e lui cazzeggia. È giusto” sospirò comicamente.

 

Resto a guardarla mentre sistema le palle nel triangolo nero. E’ molto più carina così: jeans,  maglietta. A che diavolo le serve quel coso che si mette e che la fa sembrare fredda e irraggiungibile? Così invece…penso sorridendo mentre s’impiccia con le sfere colorate è naturale. Ed è bellissima.

Sfrega un angolo della tempia, cercando di ricordare la giusta disposizione delle sfere. Ci faremo notte, ma non importa. Pur di restare con lei, sono disposto a chiuderlo io, sto buco parigino.

Mi guarda mentre aggiro il tavolo, avvicinandomi a lei in silenzio.  

“Non ricordo..”mormora imbarazzata “queste due non ricordo mai dove vanno” finisce tentando di essere fredda con me.

Perché deve farlo, non riesco ancora a capirlo.

Le prendo le mani e le incrocio semplicemente. Ha le manine piccole e lisce, così morbide da scatenare la fantasia.

 

Shaz lasciò cadere le due boccette all’improvviso come se scottassero, troppo sorpresa da quel gesto. Si allontanò con fare casuale continuando a strusciare isterica il gessetto blu sulla stecca.

 

Finirà per consumarlo del tutto! Ridacchio dentro di me, osservando con palese compiacimento il suo nervosismo. Da una parte è un bene, soddisfa la mia stronza vena maschile. Dall’altro mi secca. Voglio che si fidi di me, la voglio veder sorridere.

E voglio baciarla nuovamente.

Non mi basta più il ricordo di quel bacio fresco e innocente: voglio sentirla su di me…o sotto di me, non ho preferenze.

La lancio vincere, solo per vederla girare attorno al tavolo. È rilassata, si vede da come sorride, le smorfie che fa mentre pensa e calcola la giusta traiettoria. È anche brava, mai trovata una donna capace di giocare a biliardo.  

Quando sbaglia, mi fa un gesto con la mano, indicandomi il tavolo.

 

Votan la guardò dall’alto in basso un’altra volta. L’aveva studiata da tutti i lati e aveva trovato il migliore. Sbagliò per l’ennesima volta e la cosa cominciava ad irritarlo. Grugnì verso di lei che lo guardò di sfuggita domandandosi se la lasciava vincere apposta.

Shaz osservò la posizione della palla bianca e sbuffò. Si rigirò in tutti i modi per colpire la nera e mandarla dritta in buca.

“Continua così e ti metto il timer come per gli scacchi!” esclamò stanco della sua indecisione. Lei lo fissò per un attimo e posò la stecca accanto a se. “Vai, ti lascio la mossa”

“Perché?”

“Non riesco a colpirla in nessun modo da qui. Se la sposti mi fai un favore”

La guardò esterrefatto “che razza di giocatrice, vieni qua!” le ordinò senza spostarla di un millimetro. “Per favore”

Shaz si avvicinò lentamente temendo che la mordesse.

“Prendila da qua” le suggerì spostandola verso di se, posandole le mani sulla vita per farle assumere la giusta posizione. 

“Non ci arrivo lo stesso” mormorò imbarazzata dalla vicinanza. La sua voce si affievolì sentendo che la circondava e si piegava dietro di lei.

La ‘cosa’ si mosse e scivolò attraverso tutti i muscoli e il sangue, restando a livello del cuore e impedendole di respirare.

“Allungati di più” le suggerì mormorando nel suo orecchio, mentre studiava l’angolazione migliore.

L’aria vibrò come un trapano elettrico nella sua testa. La ‘cosa’ le invase ogni parte residua mentre le sfiorava il braccio. 

 

“Hai le braccine corte, in effetti” le dico conciliante annegando nel suo profumo dolce. Non possiamo restare per sempre così? Basterebbe che lei si girasse..

 

Shaz restò immobile sotto di lui che non accennava a muoversi dalla sua posizione.

 

Sposto la mano per non perdere l’equilibrio, strusciandomi su di lei volutamente. La sento trattenere il respiro mentre spingo il bacino contro il suo sedere morbido. Questa è una cosa che mi frutterà o uno schiaffo o un cazziatone senza precedenti.

“Scusami, ho perso l’equilibrio” mormoro staccandomi da lei con un senso di incompiutezza che mi lacera. Accidenti a lei, è troppo soffice: dovrebbe essere bandita e messa fuorilegge!

“Non importa..”sussurra guardandomi di sottecchi.

Mi piace quello che vedo: è eccitata, le trema la mano che tiene la stecca ed è leggermente sudata, in un locale con una ventilazione eccellente.

Mi appoggio nuovamente, stavolta con decisione, facendole scappare un gemito. La stecca colpisce una pallina a caso, scompigliando l’ordine creato.

“Fine partita, direi” mormoro compiaciuto per averla stuzzicata fino a quel livello. Lascio andare la stecca e le circondo la vita, tirandola su dal tavolo sul quale era quasi sdraiata. Ho fatto bene a prendere quello più discosto.   

“Mi sono stufato, andiamo a casa?” mormoro nel suo orecchio, spostando i capelli che ricoprono la spalla e deponendovi un bacio sopra. E poi un altro, salendo e facendola mugolare.

Annuisce più volte in silenzio. Quando lo fa, vuol dire che è talmente eccitata da non riuscire a spiccicare parola. 

Si gira col viso abbassato, prendendo la borsetta piccola e sportiva che ha appoggiato su un angolo del tavolo.

“Aspetta”

Lei alza lo sguardo velocemente con gli occhi febbricitanti che mi lasciano senza fiato. Ok, fuori tutti. Sto per approfittarne seduta stante. “Il bacio alla vincitrice è d’obbligo”

“Non esiste questa regola” mi risponde con la voce ridotta ad un bisbiglio debole.

“E’ la mia regola, infatti”

La vedo saettare lo sguardo attorno a se, incupita “è una bella regola” mormora appoggiando una mano addosso a me e scendendo fino all’orlo dei jeans… occhio bimba, potrei anche perdere il controllo.

Non si ritrae, ma neanche mi viene incontro. Male.

“Facciamo la prossima volta” le dico condiscendente per testare la sua reazione. Lei mi guarda ancora per un attimo e poi annuisce in silenzio, togliendo la mano che era salita sul fianco e facendomi restare di merda. Non è stata una buona idea. Che coglione, mi sono fregato da solo!

 

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Capitolo 32
*** Prof, il cane mi ha mangiato il quaderno... ***


Occacchio

Occacchio! Adesso ha attaccato con Micheal Bublè!

 

Votan guardò il terrazzino da cui proveniva la musica e mosse istintivamente un piede. Da una parte era contento di sentirla canticchiare tutto il santo giorno. Le si era anche spianata quella ruga perenne sulla fronte e non si alzava più con le occhiaie.

Una mattina gli aveva chiesto a mezza bocca di prestarle dello zucchero e Votan aveva potuto ammirarla al naturale, senza tutto quel fondotinta che si metteva e che nascondeva il vero colore della sua pelle.

Si era fissato a guardare le pochissime lentiggini che aveva…ha le lentiggini? Si era domandato inclinando la testa incuriosito.

Se faccio prima a scendere a comprarlo, dimmelo” aveva mormorato imbarazzata sotto quello sguardo insistente.

Con un gesto della mano si era spostato dalla porta, facendola entrare e dandole libero accesso alla cucina un perfetto ordine.

“Come sei ordinato..” Aveva bisbigliato mentre si riempiva il caffè di un’esigua quantità di zucchero.

Votan aveva sorriso senza replicare, mentre lei portava la tazza alle labbra così irresistibilmente rosse anche senza rossetto.

 

Una cosa aveva capito, standole vicino: se ci provava spudoratamente, aveva 1 probabilità su 1 di farla scappare a gambe levate.

 

Nuova tattica: prenderla alla larga e aggirarla come uno squalo.

 

La guardò sorridere alla visione della presina da forno a forma di mela e ci rinunciò. Per vederla sorridere ancora in quel modo, avrebbe aspettato tutto il tempo necessario.

“Oh, scusa…avevi da fare? Ti ho disturbato?” gli domandò notando il suo sguardo fisso sulla vestaglietta di raso verde acqua che aveva comprato in un negozietto del centro.

“No, aspetto ordini dal mio capo sexi” le disse notando un breve accenno di sorriso.

Shaz giocò con la tazza timidamente “sei ferrato in francese?”

Lo vide alzare un sopracciglio e sorridere come un matto “come no? Non faccio altro che parlarlo tutto il giorno!”

“Ho scaricato il corso da Internet e non ci capisco niente degli accenti e non riesco a pronunciare..” Restò soprappensiero posando la tazza su un ripiano. “Una parola strana, pieno di lettere alla rifusa…” Mormorò con un’aria stranita che lo fece sogghignare.

Shaz lo guardò sistemarsi meglio la maglietta attorno ai fianchi e voltò lo sguardo imbarazzata. “Significa oggi” gli disse a mezza bocca improvvisamente conscia della bizzarra situazione in cui si trovava.

Canto degli uccellini, traffico ridotto a zero in quella domenica mattina…loro due soli in un appartamento vuoto…loro due soli...

“Ah, si...fa finta di avere un problema ad un dente e poi dì aujourd’hui ” le disse distratto da quel piccolo neo che aveva sull’occhio e che non aveva mai notato, essendo coperto dal trucco.

“Non le dico, ste parolacce strane!” ridacchiò facendolo sorridere e deviando lo sguardo sui jeans aderenti che indossava. Sono scandalosi, pensò arrossendo. Dovrebbero proibirli!

 

Si schiarì la voce e ci provò “non riesco ad arrotondare la erre” gli piegò masticando quella parola più volte

“Tu la distruggi, quella povera lettera che non ti ha fatto niente!” esclamò facendola scoppiare a ridere “il francese è una lingua dolce…come te..” Le sussurrò avvicinandosi un po’

“Ah...se lo dici tu..” Rispose imbambolata e con i nervi che fremevano sotto le sue carezze gentili. “Non parlare di lingua dolce, tu che mastichi quello strano codice pieno di consonanti, aspro come le rocce e senza un accenno di vocale.

“Come le rocce…fantasiosa” mormorò sorridendo “poi ti insegno le parolacce in slovacco. Sono ingegnose ed efficaci per scaricare la rabbia”

Shaz annuì soprappensiero, non era solo la sua lingua ad essere aspra, “anche tu sei asprigno”

Votan la guardò avvicinandosi un altro po’ “non sempre…smettila di guardare la superficie” la incitò stanco di essere considerato un barbablù. Le prese la mano portandola a contatto col suo cuore e la vide alzare gli occhi intimorita “stupisciti, batte anche il mio”

Sorrise, smuovendole violentemente la ‘cosa’ nello stomaco. Distratta dal ritmo regolare, lasciò che le accarezzasse la mano, sfiorandogli il torace con un certo imbarazzo e cercando di cambiare il discorso che stava facendosi pericolosamente intimo.

Aujourd’hui” mormorò facendo una smorfia.

“Senza fretta, la ‘hui’ deve scivolare via dalle labbra” sussurrò avvicinandosi a lei. “Riprova”

 

Shaz lo fissò negli occhi incantata, muovendo le labbra fino ad ottenere un suono quasi decente.

“Ci sei quasi” mormorò rapito, arrivando quasi ad abbracciarla “ dillo un’altra volta..”

Shaz lo fissò sentendo il cuore che accelerava i battiti e si spostò un po’ all’indietro vedendolo piegato su di se “va bene?”domandò con un filo di voce, aspirando l’odore di caffè che proveniva dalla sua bocca quasi a contatto con la sua.

“Va benissimo…adoro come muovi le labbra” mormorò allungando una mano per stringerle la vita e tirarla a se. “Adesso dì….baciami”

“Non è francese..” Sussurrò con il cervello che se ne andava a spasso fischiettando e la scritta ‘Chiuso per ristrutturazione locale’ a caratteri cubitali.

Votan la circondò lentamente accarezzandola con il solo sorriso “Baise - moi...ripeti”

“E’ il corso avanzato…sono ancora al livello base” mormorò piegando la testa da un lato, sotto le labbra roventi che stavano tormentando il lato sinistro del viso. 

Votan ridacchiò dentro di se a quella battuta, è proprio da lei, e insistette torturandole la parte destra.

Shaz stava sprofondando nel paradiso e lo lasciava continuare con la testa svaporata e gli occhi chiusi. Un delicato mugolio gli accarezzò dolcemente il timpano quando si avvicinò alla fossetta sulla guancia “dillo dopo di me” sussurrò sentendo che si aggrappava a lui sempre di più “baise- moi..” Mormorò dandole due baci a fior di labbra.  

Baise - moi” ripetè con un gemito flebile.

“Sbagli la tecnica..” Continuò passandole le mani lungo le braccia che gli circondavano la vita e fremevano.  

“Correggimi” pigolò sfregando la guancia contro il suo viso che la pungeva leggermente. Votan le prese il volto fra le mani con la decisione dettata dall’impazienza, ammirandola rapito: era una visione celestiale, era spettacolare...si abbassò a baciarla mentre Shaz gli veniva incontro, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi.

Il raso dello stesso colore dell’acqua, scivolò fluidamente attorno alle sue braccia nude, quando gli circondò il collo accarezzandogli la pelle surriscaldata, le orecchie che rimbombavano nel silenzio della stanza.

La cintura lucida si slacciò da sola aprendosi del tutto, quando le accarezzò la vita con una certa irruenza che la accese come un fiammifero. 

La sua biancheria leggera premeva addosso ad un Votan inconsapevole, rapito da quel bacio che gli stava facendo perdere la ragione e il controllo. 

Shaz si sciolse a fatica dal suo abbraccio, dopo moltissimo tempo. Aveva bisogno di sedersi…. e di corsa, anche!

Si schiarì la voce che non voleva proprio saperne di uscire e lo guardò di sottecchi sentendo continuamente qualche parte del corpo sfiorato da quel tipo che baciava da dio… e che le stava passando…il dito… sulla scollatura..

“Smettila, dai” bofonchiò scostandosi e guardando con apprensione la sua vestaglietta aperta. È stato lui? Si domandò cercando di coprirsi.

“Aspetta” mormorò con una voce roca che l’avrebbe mandata in fibrillazione anche da morta.

Alzò lo sguardo sull’uomo, ipnotizzato da quel laccetto che teneva chiusa la scollatura della sottoveste bianca sul seno e arrossì. “E’ l’ultima moda..” Sussurrò sbiancando completamente quando allungò una mano e lo tirò, slacciandolo. 

 

La situazione era molto simile a quella del suo sogno…..perchè non accontentarla? Votan non parlava e non le rispondeva, troppo concentrato sul nastrino di raso che si apriva…sempre di più…

 

L’emozione le aveva paralizzato il corpo e il cuore stava per scoppiare come un palloncino gonfio d’acqua. Abbassò lo sguardo, rabbrividendo alla carezza leggera sul seno che le provocava ‘smottamenti sotterranei’ con inaspettate frane e inondazioni violente.

Chiuse gli occhi col respiro affrettato quando la toccò, tastando il tessuto sottile e la morbidezza sotto di esso. Lo sentì trattenere il respiro, una volta scoperto l’effetto che provocava in lei quel gesto durato un’eternità nella mente dei due innamorati e solo pochi secondi nella dura realtà.

 

Il tempo si stava sottomettendo ai loro desideri senza chiedere nulla in cambio, colpevole di averli tenuti lontano per troppo tempo. 

 

Quasi indietreggiò, quando sentì le sue mani che le circondavano il seno e le labbra che sfioravano la pelle scoperta. Continua…pensò protendendosi verso di lui, l’eccitazione che cresceva violentemente. Shaz indietreggiò di un passo e lui la seguì, finchè la donna non sentì i fianchi premere contro un mobiletto della cucina. Appoggiò istintivamente le mani sul bordo sentendo le gambe intorpidite, la bocca del suo compagno che vagava sulla pelle accaldata. La scollatura era troppo piccola per permettergli di continuare come avrebbe voluto e automaticamente mosse le mani sorpassando il tessuto e toccando la pelle caldissima sotto la sottile veste.

La sentiva tremare e abbassarsi sulle gambe. La mise a sedere sul mobiletto facendola gemere per la sorpresa e continuò a baciarla mentre Shaz tremava sempre di più e allargava le gambe per stare più comoda, senza pensare minimante a fermarlo. Il legno fresco sotto le cosce e la sensazione eccelsa di sentirlo addosso a lei così eccitato, si tradusse in un lungo bacio che la mandò fuori di testa. Solo quando percepì qualcosa di strano sul seno, tornò in sé e si rese conto di essere quasi nuda e stretta a Votan che si era sbarazzato della maglietta per sentirla a sua volta.

Arrossì furiosamente abbassando la testa e cercando di coprirsi, nuovamente timida ed esposta alla luce del giorno. Si coprì con le braccia cercando di afferrare la vestaglietta che giaceva dietro la sua schiena e che non voleva proprio saperne di allacciarsi sotto le sue mani tremanti.

“Sei ancora più bella così...” mormorò baciandola sulla gola e insistendo a sfiorarle la schiena che sentiva raddrizzarsi sotto le dita. La tirò verso di se muovendosi allo stesso tempo e facendola impazzire per il piacere intenso. Gli slip erano così sottili e lei poteva sentire benissimo…benissimo… “smettila…per favore” sussurrò con una vocina inesistente, crollando addosso a lui che insisteva a torturarla, spingendosi contro di lei morbidamente.

“Devo proprio?”

“No…” pigolò senza pensarci, intrecciandogli le gambe attorno alla vita e continuando a stringerlo, sempre più eccitata e indebolita allo stesso tempo. 

Un sorriso gli increspò la bocca sentendola così arrendevole. La tirò ancora di più contro di se e Shaz si domandò dove potesse andare perché lo spazio era finito ed era impossibile essere più uniti di così. Vestiti.

“Ti fidi un po’ di me?” le domandò a bassa voce scostandola leggermente.

Lei annuì senza aver veramente capito e continuò a baciarlo, sentendosi prendere in braccio. Qualche secondo dopo giaceva comodamente sdraiata sul suo letto, sentendo solo un piacere incredibile che s’irradiava in tutto il suo corpo e che la faceva quasi gridare.

 

Dopo molto tempo, quando si fu calmata e quel piacere furioso scomparve, lasciando solo una traccia residua che la accarezzava come una mano gentile, sentì la schiena circondata dal suo torace caldo e fremette per l’emozione. Le allacciò le mani attorno allo stomaco stringendola e baciandola con tenerezza, facendola sciogliere ancora di più.

“Quello era il corso intermedio…” le sussurrò facendola sorridere e arrossire.

E il corso avanzato?” domandò col cuore in gola, completamente rilassata addosso a lui.

Votan sogghignò, reo di pensieri osceni e inapplicabili se lei continuava a sfuggirgli.

“Non sei pronta. Ci vuole pratica sul campo. Per ottenere il master, invece, tocca sgobbare” le spiegò sentendola trattenere il respiro.

Shaz affondò il viso nel lenzuolo che doveva essere stato appena cambiato perché era ancora profumato di bucato, vergognandosi a morte per quello che stava per dirgli. “Non ci sono più abituata… alla pratica.” Mormorò accarezzandogli i polsi e le braccia che la strinsero ancora di più.

“Ho notato…” le rispose appiccicandola ancora di più a se, le sue espressioni che vedeva di nuovo e i gridolini che gli risuonavano ancora in testa, mentre Shaz si copriva il resto del viso con il braccio libero. Votan ridacchiò dentro di se a quella manifestazione così palese di timidezza  e pensò di aver trovato un buon metodo per farla stare buona.

Tutto stava nel riuscire a tenere a bada se stesso.

Si sollevò su un gomito a guardarla, vedendo un sorrisino balenare fra i capelli arruffati. Era dura resistere a quella bellezza seminuda accanto a lui…ma se doveva farlo, lo avrebbe fatto!!

E a quello giù di sotto, chi glielo spiega? Pensò osservando gli slip della ragazza giacere in un angolo lontano. Tornò a guardare il tessuto della vestaglietta che le accarezzava le forme e si schiarì la voce improvvisamente inesistente. Era sempre più frustrato!

Mentre era immerso nei suoi pensieri, Shaz si voltò verso di lui, rendendosi conto che se l’amore era tutto un dare e avere, lei aveva ricevuto a piene mani ma non lo aveva minimamente ricambiato.

Quel lieve movimento lo distrasse e restò a fissarla mentre lei si sollevava a sedere e chiudeva i lembi della vestaglietta, rossa in volto. “Dovrò studiare con qualcuno che mi dia ripetizioni” mormorò guardando il bordo del letto

“Sono un bravo insegnante, adattabile e flessibile alle esigenze dello studente” le rispose con un certo divertimento, sdraiandosi sulla schiena e continuando a macerarsi nell’attesa.

Shaz sospirò, mordendosi più volte un labbro “anche adesso?” sussurrò facendogli sbattere gli occhi una sola volta per poi restare a fissarla sorpreso.

Gli si avvicinò un po’ scattosa, dandogli una spintarella “sono un po’ dura su certe materie, se non mi applico tutti i giorni ..” Tacque rendendosi conto che era inutile continuare a girarci attorno.

Si sistemò comodamente su di lui che la guardava con quegli occhi così caldi …e così scuri adesso…quasi neri, pensò chinandosi a baciarlo, sentendo di nuovo la sua eccitazione premere contro il ventre.

“Shaz..”

“Zitto.” Mormorò in fretta strusciandosi su di lui nuovamente persa. “Sta…zitto…”

 

E Votan tacque, lasciandola libera di muoversi senza frapporle ostacoli di sorta, sentendo le dita sottili e forti di Shaz che lo accarezzavano con impazienza e quella pelle morbida che lo accendeva come una miccia in un deposito d’esplosivo.

 

***

 

“Non sei stupida…è che non ti applichi.”

“Non è colpa mia se il cane mi ha mangiato il quaderno e non ho potuto studiare”

 

Votan la guardò per qualche istante domandandosi perché i loro discorsi dovevano essere sempre infarciti di stronzate. Mai che riuscissero ad avere una conversazione seria!

 

Shaz ridacchiò pensando quasi la stessa cosa “la prossima volta sarò preparata. Non mi metta quel quattro: come lo spiego ai miei?”

“Possiamo scendere ad un compromesso…”

“Queste sono molestie sessuali!”

“Vero”

La donna scoppiò a ridere di cuore sentendosi meravigliosamente bene, felice e appagata, benché fossero lontani dalla loro meta finale.

Arrossì quando la abbracciò bisbigliandole nell’orecchio i termini del compromesso “ma sei da galera!” sbottò imbarazzata “Non ho mai sentito…vattene via. Voglio un altro insegnante!” dichiarò scandalizzata.

“Per così poco?” 

Lei annuì scansandolo. Vide le sue mutandine in un angolo e fece per allungare la mano quando Votan la fermò “quelle sono mie. Come caparra per le future lezioni”

Shaz arrossì fino alla radice dei capelli “no…ma che…non te le do!” esclamò imbarazzata mentre Votan le nascondeva dietro la schiena “intendo trasferire in questa camera tutto il tuo cassetto della biancheria intima!”sghignazzò mettendola tremendamente in imbarazzo “quindi… via quella roba.”

Lei lo guardò allibita chiedendosi se stesse scherzando o meno.

La sua mente partorì un’idea cattiva: adocchiò quello che le serviva e saltò giù dal letto con uno sguardo di sfida. “Ok” esclamò togliendosi di dosso il suo scudo verde acqua e tirandoglielo in faccia restando nuda di fonte a lui. Quando Votan se lo strappò in tutta fretta dal viso, per una breve frazione di secondo ebbe una visione paradisiaca che lo accese come un interruttore, finchè una delle sue tante camicie, abbandonata in un angolo del letto non calò a coprire quelle forme attraenti.

“Tieniteli pure!” esclamò uscendo dalla stanza, soddisfatta di averlo abbandonato in quelle condizioni. 

 

“La mia parcella è salata!” Lo sentì gridare dalla camera.

“Sanguisuga!” gli rispose raccogliendo la sottoveste e lasciandogliela in bella mostra.

Ma si: se la sognasse di notte. Quella camicia non gliel’avrebbe ridata di certo! Ormai era sua. 

 

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Capitolo 33
*** Cinema?! Buio! ***


‘Claire’ lavorava febbrilmente, canticchiando sottovoce e sfogliando pagine su pagine tutti i fascicoli che Jesus le aveva man

Claire’ lavorava febbrilmente, canticchiando sottovoce e sfogliando pagine su pagine tutti i fascicoli che Jesus le aveva mandato via posta elettronica e che lei aveva stampato per maggior comodità.

La vittima era un vero e proprio approfittatore di fanciulle indifese e Shaz si sentì parecchio indignata dalla cosa! Chiamò la sua nuova dipendente, Lolita, per attuare una vendetta femminile cosmica.

Dal tono concitato, capì che la donna non vedeva l’ora di cominciare a lavorare.

Lo so io perché! Pensò lanciando un’occhiataccia a Votan che stazionava accanto a lei e continuava rileggere i suoi appunti. “Qui fa acqua: devi darle un orario più mattiniero. Le disse soprappensiero, stranamente concentrato dopo quello che era successo in casa sua.

“Mattiniero? Stai scherzando?” domandò stupita saltando in piedi e leggendo il suo appunto che era stato scarabocchiato senza pietà da cima a fondo.

Uno come quello non passa la notte in albergo. Scopa ovunque si trovi e la mattina dorme. A mezzogiorno il nostro eroe è ancora nel mondo dei sogni” borbottò vendendola alzare le sopracciglia sorpresa.

Annuì in silenzio e aggiustò l’orario sul file che doveva consegnare alla donna “e le donne delle pulizie?” domandò girandosi di tre quarti verso di lui, seduto sulla sua scrivania.

Shaz osservò per un lungo attimo la piega dei pantaloni, leggermente rialzati sulle cosce e continuò a salire fermandosi sulla manica della camicia arrotolata da cui spiccava un braccio abbronzato, contornato da vene azzurrine che emergevano discretamente sulla grana dorata della pelle. 

S’imbambolò a guardare come sfogliava i suoi appunti e come ci scribacchiava sopra appoggiandoli sulla gamba.

”Merda!” esclamò quando bucò il foglio con la penna. Quell’imprecazione la fece riprendere in tutta fretta. Si rigirò di nuovo verso il computer portandosi una mano al lato del viso per coprirlo. Pratica sul campo…tante ripetizioni per raggiungere la perfezione… Si disse tamburellando la mano sinistra sulla tastiera chiara. Finiscila, sembra che tu non abbia mai avuto un uomo!

 

“Quello è ricco sfondato: credi che si azzardino a svegliarlo per pulirgli la camera, pena il licenziamento?” le rispose con voce distratta, lanciando la penna sulla scrivania e fregandole la stilografica da sotto la mano.

“Mi dai ragione o no?” le chiese notando un silenzio un po’ troppo prolungato. Le gettò un’occhiata vedendola appoggiata allo schienale, con lo sguardo perso nel vuoto e la mano destra che sfiorava il mouse con grazia.

Restò a fissarla abbassando i fogli lentamente. A cosa stava pensando, con quell’aria illanguidita?

Quando la vide leccarsi per un attimo il labbro, il suo sguardo si approfondì fissando con concupiscenza quella bocca che sembrava nata per parlare francese e che gli dava l’idea stesse sempre per chiedergli di baciarla.

Shaz voltò per un attimo lo sguardo, leggermente rossa e lo fissò negli occhi, restandone legata. Si distolse con forza da quei due magneti cinerei e mandò in stampa il file “si…hai ragione…su..Si interruppe perdendo il filo e sentendo troppo caldo all’improvviso, rivivendo la scena un’altra volta.

“Su?” la incitò vedendola sventolarsi con una mano. 

“Su quello che hai detto” borbottò non ricordandosi un accidente dell’argomento appena trattato.

Quindi sei d’accordo a passare una notte di fuoco con me?” le disse sghignazzando senza che lei reagisse. Che cavolo..

La vide aggirarlo con l’aria persa e uscire dalla stanza lentamente, tornando con un piccolo annaffiatoio per dare l’acqua alle piante sul balcone, sempre con lo sguardo smarrito e l’aria smarrita. 

“Sei d’accordo davvero?!” mormorò sospettoso per quel cambio di opinione feroce.

“Certo...è una buona idea” gli rispose rientrando e asciugandosi una mano sui pinocchietto leggeri.

Non ha sentito una parola di quello che ho detto! Pensò scocciato. Per un attimo ci aveva sperato fortemente. Stappò la stilografica e in quel momento fu inondato da un getto improvviso di inchiostro nero che lo fece bestemmiare in lingua madre!

Shaz lo sentì urlare mentre si guardava le mani e la camicia andata e tornò in se all’istante “Occavolo, mi sono dimenticata di dirti che era rotta!” esclamò mollando a terra l’annaffiatoio di Ikea fucsia. “Ben svegliata!” ringhiò incazzato. “Questa è da buttare e le mie mani anche!”

 

Shaz lo condusse verso il bagno dell’appartamento e gli gettò un litro di alcool sulle macchie. “Peccato che non ti sia finito in faccia, sarebbe stato molto più divertente e finalmente il tuo brutto viso sarebbe scomparso dalla faccia della terra” ridacchiò mentre Votan brontolava per la rabbia.

“Scherza scherza!” sibilò sciacquandosi con cura “non andrà mai via!”

Shaz stette un altro po’ a ridacchiare sentendolo biascicare qualcosa di incomprensibile e sicuramente irripetibile, osservandolo mentre si lavava più volte le mani e guardava la camicia irrecuperabile.

“Aspetta..” Mormorò togliendogli una goccia d’inchiostro finita sul collo. Votan sentiva le sue mani che si muovevano delicatamente, insistendo a tratti, e abbassò lo sguardo osservandola intensamente. Doveva istituire il bacio del buongiorno! Quella mattina, era di una bellezza inconcepibile!

Shaz lo guardò di sfuggita, tornando a fissarlo un attimo dopo.

Le sorrise maliziosamente, piegandosi su di lei che lo baciò con un certo impeto, sorprendendolo. Evitò di stringerla per non macchiarla e la cosa lo frustrò terribilmente.

Lo lasciò andare svaporata, il pezzetto di carta macchiato d’inchiostro ancora stretto in mano e una nota vibrante nella voce. “Il livello base è ottimo, vero?”

Votan annuì accarezzandole il viso con il proprio “promossa a pieni voti. Devi cominciare a studiare per il corso intermedio.

La donna annuì ricambiando il bacio leggero “forse dovresti andare a cambiarti…”

Fu parecchio contenta quando se ne andò. La loro bella e seducente subordinata sarebbe arrivata di lì a poco… 

 

***

 

Lolita chiuse lo specchietto di madreperla con uno scatto deciso, dopo aver controllato che il trucco fosse a posto e non si fosse sciolto sotto il sole caldo. La donna sorrise pigramente e aspettò con pazienza che qualcuno molto interessante facesse la sua apparizione. Tamburellò delicatamente le  unghie corte e regolari sul cambio del cabriolet e sorrise quando vide una macchina sorpassare la sua, ferma nella piazzola ombreggiata. La BMW frenò bruscamente e fece marcia indietro, affiancandosi al cabriolet con uno stridore di freni.

Lolita sorrise al suo occupante, sfoderando lunghe ciglia nere sulla carnagione abbronzata da vera donna mediterranea.

Votan abbassò il vetro e si girò dalla sua parte, sorridendo “Che piacevole incontro” mormorò restando a guardarla…questa ci sta! Pensò osservando come sghignazzava sotto i baffi, l’aria seducente di quella che sa cosa vuole e come ottenerlo.

Con grazia, la donna scese dal cabriolet rosso fuoco ed entrò nella sua. “Non ti ho visto nell’ufficio e ho pensato di restare a farti un breve saluto. Miagolò ammirandolo spudoratamente da capo a piedi.

L’ego solleticato di Votan si innalzò parecchio, a quell’occhiata seducente che gli lanciò dritto negli occhi. “Sei stata molto carina” le disse volgendo lo sguardo altrove.

La donna vagò con lo sguardo all’interno dell’auto e annuì soddisfatta “ottima scelta. Denoto un certo gusto...mi piace in un uomo.

Si, decisamente ci starebbe! Pensò tornando a guardarla senza dire una parola. Gli si era incollata la lingua al palato e faceva fatica a rispondere a tono alle provocazioni fisiche della donna. Non fa caldo qua dentro…quindi quel bottone era inutile slacciarlo, pensò notando come spuntava fuori dall’asola il bottoncino perlato.

“Bene” borbottò schiarendosi la voce…e non per l’emozione di intravedere una spallina color avorio del suo reggiseno.

“Parli sempre così poco?” gli domandò quando si appoggiò al sedile sentendosi stranamente ‘legato.’

Anche di meno” rispose girando la testa nella sua direzione. Era carina, parecchio carina…e disponibile…ma Shaz… lo mandava continuamente in bianco, però lei era…era Shaz!

Lolita gli si avvicinò morbidamente facendo raddrizzare “posso essere ancora più carina ed invitarti a cena?”

La donna osservò il guizzo istantaneo del pomo d’adamo e rincarò la dose “mi piace essere carina…potrei esserlo molto di più, stasera a cena…tu ed io…” sussurrò avvicinandosi a lui che restò immobile.

“Ho da fare” mentì spostandosi a disagio “devo lavorare” ma che cazzo…

La delusione della donna fu mascherata alla perfezione. Sorrise con molta grazia e aprì lo sportello porgendogli con due dita il suo numero su un biglietto da visita “se cambi idea…”

 

Votan l’afferrò senza neanche guardarlo. Mise in moto sgommando per dirigersi nel garage privato e quando parcheggiò si diede una manata in fronte, crollando miseramente sul volante...ma che cazzo…se una signora t’invita, si dice ‘grazie signora’ e si ringrazia in un solo modo! Si ricordò sofferente ..ma porca miseria...mi sto veramente rovinando dietro a quella!

 

***

 

Salì a piedi le scale fino al terzo piano ed entrò con la chiave doppia che possedevano entrambi.

“Hai fatto la brava?” le urlò prima di svoltare l’angolo, trovandola a scribacchiare qualcosa che chiuse in fretta e nascose nella scrivania “certo…si è tolto l’inchiostro?” domandò rossa in volto e con l’aria della spia colta in flagrante.

Votan la guardò sospettoso e si sedette, spostando il cuscino che tirò sull’altra sedia svogliatamente. Provò la poltrona muovendo la schiena e si rialzò per afferrare i quattro cuscini che Shaz aveva disposto personalmente.

È senza pace, pensò osservando le sue manovre insofferenti. “Cos’è successo? L’hai dovuta buttare, la camicia?” Gli chiese alzandosi e aggirando la scrivania, mettendosi seduta sopra. Fece dondolare le gambe, stupita di quanto le era mancato in quel breve lasso di tempo. Senza di lui si sentiva persa.

Quando lo concepì, la sua mentre si rifiutò di accettarlo per un istante lunghissimo che la lasciò senza fiato.

“Non lo so…la butterò” le rispose continuando a cambiare posizione.

“Peccato…ti stava molto bene” mormorò soprappensiero, facendogli alzare la testa di scatto. Shaz che se ne usciva con un complimento?

“Come posso farmi perdonare? La penna era mia” domandò inghiottendo a stento l’eccessiva produzione di saliva.

Votan la fissò mentre il suo cervello gridava le peggiori richieste che potesse farle. “Ah, non preoccuparti…ne ho tante simili..” Borbottò appoggiando il mento su una mano e restando a guardare il vuoto: aveva rifiutato l’invito di quella donna per lei…eh, si. Ne era proprio innamorato. Se prima era un dubbio dettato dalla passione verso di lei, adesso ne aveva avuto la certezza più completa.

 

Shaz ne fu delusa, perché se gli avesse chiesto di uscire con lui, avrebbe accettato volentieri. In preda all’imbarazzo, inghiottì e decise di prendere l’iniziativa. Aprì bocca mormorando unesci con me stasera?’ che lo trapassò come una vite sotto l’azione di un trapano elettrico: velocemente e violentemente!

 

Annuì con la bocca impastata dallo stupore, fissandola con una certa ansia che la mise a disagio.

“Sarei capace di innaffiarti di vino anche al ristorante…facciamo…cinema?” domandò arrossendo. Gettò un’occhiata a Votan che non parlava e lo vide annuire nuovamente.

“Ok…” sussurrò scendendo dalla scrivania e aprendo il giornale che aveva comprato la mattina “allora cerco qualcosa di sottotitolato, fossero anche cartoni animati”

Restò piegata sulla pagina per un pò mentre il suo collega non parlava ma almeno aveva smesso di agitarsi come se fosse indemoniato.

 

La vedeva muovere le labbra in quel modo carino che amava follemente e osservò come si scostava i capelli dal volto, mentre con l’evidenziatore sottolineava qualcosa. Alzò gli occhi grandi e scuri verso di lui e lo fissò sospettosa “ti va bene tutto o hai preferenze?” domandò accoccolandosi sulla poltroncina e appoggiando i gomiti sulla scrivania.

“Fai tu” biascicò con la gola secca guardando da un’altra parte. Gli stava mettendo un’agitazione terribile, quella ragazza!

Non se ne poteva uscire all’improvviso con una proposta come quella! Cinema?! Buio! Loro due appiccicati! Pensava forse che se ne sarebbe stato con le mani in mano?! Mi sta venendo un infarto, a forza di emozioni!

Shaz sorrise e inclinò la testa da un alto, svuotandogli il cervello. “Trovato! Fatti bello che stasera ti porto fuori” 

 

 

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Capitolo 34
*** Decidi tu.. ***


“Beh, era carino, dai” lo incitò riferendosi al film tragicamente deficiente che era riuscita a scovare

“Beh, era carino, dai” lo incitò riferendosi al film tragicamente deficiente che era riuscita a scovare.

“Neanche ti rispondo! Quella mondezza dovrebbe bruciare in un bel rogo, insieme a tutti i cretini che lo vanno a vedere. Le uniche cose guardabili, erano le tette della protagonista!”

 

Shaz ridacchiò alla battuta -neanche tanto una battuta- di Votan mentre uscivano dal cinema mano nella mano.

Mentre guardavano il film, si erano avvicinati l’uno all’altra, finchè Shaz non si era infilata sotto il suo braccio per stringersi a lui, eliminando la barriera del bracciolo e ringraziando mentalmente la Warner per quell’idea. Votan l’aveva guardata per qualche istante mentre lei si accoccolava per bene ed era rimasto immobile occhieggiando la sua pelle che la luce dello schermo rendeva  argentata. Era stato distratto per tutto il secondo tempo, concentrato solo sul lieve alzarsi ed abbassarsi del seno, sentendola fremere alle risatine che uscivano dalle sue labbra, narcotizzato dal profumo che era rimasto sulla sua camicia.

 

Shaz si stropicciò gli occhi mugolando unmaledetti sottotitoli’ e sbatté le palpebre più volte, fermandosi in mezzo al marciapiede affollato.

“Mi si sono incrociati gli occhi: mai più film con sottotitoli o do di matto” brontolò prendendola nuovamente per mano e tirandola verso una gelateria.

“Mi hai letto nel pensiero” esclamò allungando il passo e stringendogli la mano senza accorgersene.

“Non penso proprio: l’hai mugugnato sottovoce per metà del secondo tempo” le rispose aprendole la porta e cedendole il passo con galanteria.

“Davvero? Non me ne sono accorta” rispose sedendosi ad un tavolino libero.

La osservava di sottecchi mentre girava le pagine del menù facendo le smorfie “non ce la posso fare…come cavolo si pronuncia sta roba?” domandò indicandogli col dito la sua ordinazione.

Il cameriere si avvicinò con un sorriso di circostanza e attese. Shaz lo guardò imbarazzata cercando di pronunciare quelle parole strane. Il ragazzo le fece un sorriso incoraggiante e la corresse finchè non riuscì nel suo intento.

Guarda quanto ci fa la cretina! Pensò infastidito dalle risatine imbarazzate della ragazza.

Quando si allontanò, le scoccò un’occhiata severa.

Shaz lo vide e s’incuriosì “cosa? Che ho fatto?” domandò abbassando la voce.

Votan sospirò geloso e lasciò perdere “nulla. Borbottò guardando attorno a se.

Perché ti sei arrabbiato?” gli chiese protendendosi verso di lui indispettita e mettendo il broncio.

“Non mi sono arrabbiato” affermò con una voce incazzata che rese vane le sue parole.

“Bugiardo”

“Rompipalle”

 

Shaz sorrise, illuminandolo come una luce nel buio della notte, finchè quella piega irritata si spianò lentamente fine a scomparire.

L’aveva coccolata durante tutto il film, anche se aveva avuto l’impressione che non lo stesse seguendo per niente. E anche lei era stata distratta, quando aveva avuto l’infelice idea di appiccicarsi addosso a lui. Se gli avesse chiesto il finale, cosa gli avrebbe risposto? ‘Non lo so, ero troppo occupata a tenere a freno le mani e le labbra?

 

Votan la fissò ritrovando in quegli occhi ridenti la ragazza che aveva appena messo piede alla villa portandosi appresso un carico di allegria che aveva cortesemente scaricato sulle sue teste, volenti o nolenti.

“Sei una sega in francese”

“Tu non mi dai ripetizioni, la colpa è tua” rispose giocherellando con il centro tavola di fiorellini finti.

“Vedrò di rimediare” mormorò staccandosi dallo schienale e restando a fissarla con un’aria dolce che la imbarazzò.

“Finiscila...sei senza vergogna”

“Non ho fatto niente” affermò allungando una mano verso la sua. Le loro dita si stuzzicarono giocosamente, finchè non si allacciarono in una morbida stretta.

“Stavolta il gelato lo offro io, senza discussioni”

Shaz annuì restando a guardarlo con la guardia abbassata.. la faceva sentire così…disponibile verso di lui. “Va bene, non discuto”

“Che miracolo!”esclamò facendola ridacchiare “tu che perdi l’occasione di litigare con me!”

Shaz abbassò lo sguardo mormorando un “non mi va di litigare con te stasera”’ che lo stupì parecchio e gli fece rafforzare la stretta.

“Neanche a me” mormorò avvicinandosi di più e spostando la sedia verso di lei. La vide socchiudere gli occhi e arrossire, girando la testa solo quando il cameriere tornò con le loro ordinazioni, rimediandosi un accidente silenzioso da Votan.

 

Decisamente da coltivare, questa linea! Pensò vedendola piluccare discretamente il gelato sotto il suo sguardo indagatore. “E da quando in qua non ti strafoghi di gelato?” le chiese facendola ridere.

“Siamo a Parigi…in un cafè! Per favore!” esclamò picchiettando il cucchiaino sul bordo del fiore di vetro satinato in cui era stato servito il dolce.

Votan la guardò addentare elegantemente e con gusto una ciliegina rosso fuoco e sorrise stupidamente “ringrazio il biondo che ci ha spedito qua”

Shaz lo fissò di sottecchi ingoiando a stento la ciliegina. Anche lei lo ringraziava...e parecchio anche “si...non è stata male come idea” mormorò distratta senza dargli troppo peso.

“Sei ancora più bella di prima e sei sempre allegra” continuò imperterrito facendole cadere il cucchiaino. Restò a fissarlo imbarazzata senza emettere un fiato, assentendo come una stupida al complimento.

“Ti sento sempre cantare…mi hai rotto le palle con quel tipo, ma mi piace sentirti canticchiare tutte le mattine. Sei meglio della sveglia telefonica” rincarò la dose, ipnotizzato dalle gote che andavano arrossandosi sempre di più.

“Smettila” biascicò sentendo il bisogno di sotterrarsi in una buchetta al centro del mondo per sfuggire a quei complimenti.

“Scherzi? Ho appena cominciato”

Si sistemò meglio accanto a lei e la fissò da capo a piedi “e sei diversa…ti sei tagliata i capelli?” domandò incuriosito vedendoli svolazzare molto di più attorno al collo della donna.

“Si..” Sussurrò smettendo di mangiare “mi metti in imbarazzo..

“Perché non finisci quella montagna di cioccolato e non ce ne andiamo a…” s’interruppe vedendola alzare lo sguardo all’improvviso.

Dove?” domandò con un  leggero timore dentro, associato ad una forte emozione. Si sentiva la donna più bella del mondo quando la guardava in quel modo.

“Non so…in giro…Parigi è grande e ci sono un sacco di cose da vedere” mormorò togliendole uno sbuffo di cioccolata dal labbro superiore che la fece abbassare gli occhi per un istante, tornando a colorare le sue guance di rosso “si, sempre più bella…” confermò girando una mano dietro i jeans per prendere il portafoglio.

Quando lo aprì, un bigliettino cadde su tavolo.

 

Destino spietato e beffardo.

 

“Hai perso..” Shaz lo guardò aggrottando la fronte. Lo prese con due dita e lo girò sottosopra per leggerlo meglio.

Lo gettò sul tavolo con uno sguardo di fuoco che lo fece ammutolire. Si alzò in fretta facendo un gran baccano con la sedia, incurante di sfigurare nel suo cafè preferito. Votan la guardò interrogativo e osservò distrattamente il biglietto da visita, facendo una smorfia di stizza verso quel cartoncino che si era dimenticato di gettare e che Shaz fraintese completamente, credendolo seccato per essere stato scoperto.

“Lo sapevo io” sibilò afferrando la borsetta ed uscendo in fretta.

La osservò allontanarsi per un attimo e dopo un secondo scattò per andarle dietro! Una serata perfetta rovinata!

La vedeva camminare furiosa fra la folla, leggermente impedita dai tacchi ..ha i tacchi e io non me ne sono accorto? Si domandò schiarendosi la testa da quelle sciocchezze per pensare a qualcosa di ben più importante “Ti vuoi fermare?” gridò facendola voltare di mezzo grado.

“Va al diavolo!”esclamò svoltando un angolo e scontrandosi con un turista portoghese.

 

In due balzi la raggiunse, sbarrandole la strada “Ti dirò una cosa scontatissima: non è come pensi!”

“Vaffanculo! Anche questa è scontata, stronzo!” gli urlò in faccia ferita da quella scoperta.

Si scostò quando cercò di toccarla “se non fai il doppio gioco non ti diverti proprio?!” domandò infuriata abbassando la voce per non mettersi ad urlare ancora di più…o per non piangere.

“Cazzate! L’ho incontrata e mi ha invitato ad uscire con lei. E non mi sembra di aver accettato la sua proposta” affermò abbassando la voce mentre parlava.

“Potevi farlo!”sbottò incrociando le braccia e sentendosi stupida e gelosa.

“Ma non mi interessa uscire con la sosia della Neri..” Sospirò inclinando la testa per guardarla meglio. “Ho altre mire”

Shaz pensò che stesse per dirle qualcosa di carino e si avvicinò discretamente, con la guardia pericolosamente abbassata.

“Rincoglionita!” esclamò facendola rimanere male “Io voglio stare con te. Non m’ interessano le altre.”

 

Il mio stomaco fu aspirato da un improvviso vuoto cosmico e quella semplice frase mi fece perdere  tutta la rabbia. Non sapendo cosa rispondere…o meglio, sapendolo e non riuscendo a parlare, preferii passarci sopra scherzosamente.  “Mh...crediamoci” mugugno a mezza bocca scostandomi mentre si avvicina fino a sfiorarmi. “Quella è più carina di me ed è sexi da morire, ti ho visto sbavarle dietro. Insisto come una ragazzina deficiente che ha bisogno di essere rassicurata.

“Meno male che non sei uomo, non ci capisci un cazzo delle altre donne!” sospira abbracciandomi all’improvviso e facendomi saltare.

Mi divincolo con pochissima convinzione. E’ un amore così violento che divora il mio corpo furiosamente.

 

Votan pensò quanto fosse vera la frase che affermava spesso le azioni più avventate sono quelle che riescono meglio nella vita.

“Ascoltami, rimbascherzò facendole sollevare un angolo della bocca “lo so che ti fidi pochissimo  di me” mormorò attirando tutta la sua attenzione e facendole morire la risatina sulle labbra. Il suo sguardo s’incupì e Votan potè percepire un sottile nervosismo che correva nel suo corpo come un filo dell’alta tensione. “Dammi una chanche e se non sarai soddisfatta potrai mandarmi al diavolo in qualsiasi momento” le disse a bassa voce rimediandosi un diniego silenzioso.

“Non chiedermi questo...non ti posso accontentare” sussurrò guardandolo di traverso.

Votan la fissò cercando di leggere nei suoi occhi qualcosa. Lei girò il viso verso la stradina buia e li escluse alla sua vista “lasciami”

Perché? Rispondimi e ti lascio andare”

“Perchè…chi mi assicura che non menti quando dici di amarmi? Io non ci credo molto”

Quella domanda e la sua affermazione lo lasciò interdetto “pensavo che fosse chiaro…”

Allentò la presa fino a lasciarla del tutto. Il terribile calore che aveva sentito fino a quel momento, scomparve, facendola respirare di nuovo. Votan si appoggiò di schianto al muro, fissando il vuoto e cercando di farle capire…mosse le labbra lentamente, articolando ogni singola parola in modo che capisse una volta per tutte.  

Perché pensi che a Praga non abbia portato a termine il mio incarico?” le domandò vedendola girarsi spaventata verso di lui.

Mosse una gamba e poi l’altra prendendo un respiro profondo “perché pensi che non ti abbia mai baciato…”

“Hai fatto bene altro” gli ricordò sentendo il cervello in fiamme al solo ricordo.

“Quello era un modo per farti cedere…meschino, lo ammetto” mormorò lentamente vedendola allontanarsi da lui. “Tu eri di Alex… ed io…” si strusciò una mano sulla mascella grattandosi discretamente un angolo della bocca, imbarazzato, e senza trovare le giuste parole per dirle la verità “Io ti volevo…e non sapevo come fare a..”

 

Non era uomo capace di fare grandi discorsi. Lui agiva, non parlava. La vide appoggiata al muro di fronte al suo e si staccò con un sospiro triste. “Non importa, capirai da sola prima o poi. Torniamo a casa”  

 

Mentre camminava in silenzio, con Shaz poco discosta da lui, arretrata di qualche passo, si voltò nuovamente, guardandola di sottecchi “decidi tu. Se vuoi posso anche togliermi dai piedi domattina stessa. Le disse osservando i cambiamenti sul suo volto.

 

Shaz non emise un fiato, limitandosi ad annuire e riprese a camminare lentamente, lasciando dietro di se un uomo macerato dai sensi di colpa e dall’amore.

 

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Capitolo 35
*** Se ti dico salta.. ***


“me ne vado, madale qualcun altro”

“Me ne vado, mandale qualcun altro”

La voce stanca di Votan non ammette alcuna replica. Jesus resta immobile al telefono pensando a cosa potrebbe inventarsi per farlo restare.

“Possibile che non riesco a farvi stare insieme in alcun modo?” borbottò smascherandosi. “Cos’è successo stavolta?”

Strinse la cornetta masticando nervosamente la rabbia verso se stesso “semplice, non mi vuole…in tutti i sensi” rispose facendogli cadere le braccia dall’altro capo del telefono. “C’ho provato…capisci bene che non ho più alcuna voglia di stare con lei.”

“Non puoi lasciarla da sola.”

“Posso posso. È abbastanza grande per badare a se stessa.” Risponde secco “stata così forte da calpestarmi, cosa che non mi succede tutti i giorni, e ti posso assicurare che c’è riuscita benissimo! Ti ho avvertito per correttezza, potevo anche andarmene in silenzio”

“Richiesta respinta!” sbotta incazzato Jesus “almeno voi…” sospira indeciso vedendo la pioggia che scroscia con violenza. Un acquazzone estivo in piena regola. “Cercate di andare d’accordo...cazzo, sembra di parlare con i ragazzini!”

“Domattina non mi troverà.” Insiste Votan senza ascoltarlo “farai bene a mettere su un aereo uno di quei falliti”  

“Non ti azzardare..”

La voce di Jesus si spegne velocemente quando Votan ripone il telefono. Stacca la spina e la getta in un angolo. È tutto inutile con lei. 

Esce dall’appartamento e si lancia nel corridoietto verso la porta di Shaz. Bussa più volte con fervore.

Quando la donna apre la guarda per un attimo di troppo.

Shaz lo fissa incuriosita e al tempo stesso nervosa: non è mai successo che lui sia venuto a cercarla.

“Me ne vado domattina, Jesus ti manderà qualcun altro. Gli ho telefonato poco fa. In bocca al lupo”

Dichiara lasciandola senza fiato per ribattere.

Shaz lo guarda e la ‘cosa’ che se ne va a spasso per il suo corpo silenziosamente si blocca all’istante, congelandole ogni emozione.

Lo osserva allontanarsi con la schiena dritta e i pugni stretti per la rabbia. Se ne va, pensa per un breve momento. Sta per rientrare in casa quando finalmente la ‘cosa’ si sblocca e la aggredisce ai polmoni e al cuore. 

 

Votan sente la porta che sbatte con forza e si gira di mezzo grado.

Shaz, dietro di lui, lo guarda a braccia incrociate con un’espressione assassina “non te ne puoi andare! Sono io il tuo capo, non ti ho dato il permesso di fare i bagagli” sbotta arrabbiata.

Votan la osserva leggermente sorpreso e poi ridacchia sarcastico “ma smettila, non sei in grado di comandare una mosca con quella faccia da impunita!”

La ginocchiata che gli arriva a livello dello stomaco, lo fa piegare all’improvviso. Shaz lo afferra per la maglietta e lo tira su “devo proprio rimetterti al tuo posto, eh?” sibila cattiva. Con forza lo sposta verso il proprio appartamento, aprendo la porta e lanciandolo dentro. Si siede a cavalcioni su di lui che ancora non ha bene compreso la situazione “io comando, tu obbedisci! Se io ti dico di gettarti da un ponte, tu lo fai e sei io dico ‘salta’ tu devi chiedermi ‘quanto in alto, signora’? Ci siamo capiti? Non te ne vai da nessuna parte senza il mio permesso!” sbraita infuriata “non ti puoi licenziare. Non è nei tuoi diritti! Qua regna la monarchia, bello. Il regime dittatoriale vero e proprio!”

Shaz continua il suo monologo con forza continuando a sbatacchiarlo per terra e Votan la guarda come se fosse impazzita.

“Togliti stronza!”esplode sentendosi uno straccio da spolvero.

“No, te la devo far pagare per tutto quello che mi hai fatto a Praga!” urla infuriata “me le ricordo una per una, le tue cattiverie! Soprattutto l’ultima: devo ancora vendicarmi come cristo comanda!”

“Mi avevano pagato” sbraita cercando di scrollarsela di dosso. “E poi mi hai sparato! Direi che è il caso di finirla con questa storia!” Con un colpo di reni che la sorprese la atterrò. Cazzo, non pensavo fosse così forte! Pensa sorpreso della sua resistenza.

“Non è una scusa! Tu dovevi rifiutarti di fare una cosa così meschina! Non hai morale.” sibila divincolandosi.

“Non ne sento la mancanza!” ribatte divertito. Con molta fatica riesce ad immobilizzarla “non risponderò ai tuoi ordini neanche fra cento anni. Però mi è piaciuto quel discorsetto dittatoriale. La prossima volta fallo con un bel completino di pelle addosso e una frusta. Saresti una perfetta mistress!” Ridacchia alzando le sopracciglia e facendo infuriare Shaz…che non riesce più a muoversi! Porca miseria!

“Togliti, pesi e mi dai fastidio!” ringhiò in faccia a Votan che la guardava nuovamente distratto dalle sue labbra. “E non fissarmi la bocca.”

“La fisso perché non riesco a credere alle cazzate che vi escono!” replica con voce alterata.

 

Restarono a fissarsi come bestie furiose finchè la narice che fremeva di Shaz non lo fece sorridere

“Quanto ti rode per essere stata sconfitta?” le domandò con un voluto doppio senso.

“Non so di che parli” ribattè guardandola altrove e sentendo onde di desiderio che si irradiavano nei vari punti di contatto.

“Mi viene voglia di sculacciarti nuovamente”

Lo sguardo della donna si mosse lungo il suo corpo arrossendo per la posizione. “Ma come siamo spiritosi!Vattene, se te ne vuoi andare. Sta attento che non ti trovi e non te la faccia pagare” gli disse tranquillamente cercando di non pensare al probabile risvolto che avrebbe la faccenda, se quel disgraziato attuasse veramente le sue intenzioni.

“Mi uccideresti? Non ci riuscirai mai”ridacchiò divertito. Si piegò su di lei e assunse un’aria minacciosa “io lo faccio da quando sono nato. Tu sei una novellina che a malapena sa maneggiare un’arma”

“Io faccio la poliziotta!” replicò offesa divincolandosi e riuscendo a trovare un appiglio per ribaltare la situazione.

“Smettila, ti farai male”la avvisò con voce tesa. “Finiscila di graffiare come una gatta.”

“Graffiarti non è il mio obiettivo anche se mi fa godere immensamente”

La breve colluttazione finì con la sconfitta di Shaz che sbuffò per il disappunto: non era piacevole sentire il pavimento freddo in faccia.

“Se ti lego e ti lascio così, quanto ci metteranno a ritrovare il tuo cadavere?” le domandò tenendole formi i polsi dietro la sua schiena.

“Mah...settimane penso.” Rispose stanca senza muoversi “strano, pensavo di vincere visto che sei un vecchiaccio con la pancia”

A quelle parole l’amor proprio di Votan andò in mille pezzi “io non sono vecchio e non ho la pancia!”esplose rigirandola a trovandola a sghignazzare. “Certo, se lo dici tuo.”

“Non ho la pancia!”

Shaz lo guardò con ironia e annuì “a-ah…allora è la piega della maglietta” ridacchiò con un sorriso smagliante. “Sei ingrassato”

“Non ho preso un chilo!”

“Sei ingrassato e ti sono venute le rughe…guarda li”

Il broncio che mise la fece esplodere dalle risate. “Stai tramontando, non puoi fare più il killer! Si perde la vista e la mano trema e se devi correre? Con quella pancetta ti prenderebbero subito!” lo sferzò crudele mentre la guardava ringhiando e le lasciava i polsi “ti farai arrestare un giorno e allora io riderò” affermò con aria dispettosa facendogli la linguaccia.

Lo sguardo omicida che perseverava sul viso di Votan, la faceva ridere incontrollata. “Ti sei offeso? Povero piccolo!” sussurrò facendogli una carezzina leggera e coglionatrice.

“Hai finito?” sibilò prendendole la mano e girandogliela dietro la schiena

“Non ho neanche cominciato!” esclamò divertita.

“Hai finito!” ribattè alzandosi di scatto e prendendola in braccio. Il sorriso di Shaz si smorzò bruscamente “beh? Chi ti ha dato il permesso..”

“Mettilo dove sai, il tuo permesso!” ringhiò “pesi un sacco, balenottera!”

Shaz lo guardò mentre si dirigeva…nella sua stanza! Che diavolo voleva fare nella sua stanza?!

“Non sei il benvenuto in questa parte della casa!” gli disse nervosamente, risentendo la carezza sul seno. Quando la lanciò sul letto gettò un gridolino di sorpresa. “Che cavolo…”

“Quel pavimento è freddo e qua è molto più comodo!” le disse gattonando verso di lei e tirandola sotto di se.

Shaz senti perfettamente ogni singolo movimento del suo corpo. Sentì il materasso che sprofondava dolcemente e le sue dita che la bloccavano.

“Ripeti quello che stavi dicendo” sussurrò accattivante “chi è vecchio e grasso?

La donna non rispose, preda di una strana emozione che non provava da tempo e che sentiva riaffiorare violentemente. Arrossì fino alla radice dei capelli; la penombra della stanza risultò efficace nel mascherare il suo imbarazzo.

“Non ti starai mica eccitando con un vecchio ciccione?” le domandò ironico sentendola fremere.

“Si…no!” esclamò in fretta, avvampando.

“Quello è il cosiddetto lapsus freudiano” ribattè compiaciuto “ti stai eccitando…”

“No, stavo pensando ad una cosa e mi è scappata di bocca quel si” rispose mentendo spudoratamente

“Bugiarda”

“Non è vero” ribattè con troppa foga. Lo sentiva troppo. Era troppo da sopportare. La ‘cosa’ ormai le aveva invaso ogni singola cellula e si muoveva fra le pieghe del cervello incitandola a lasciarsi andare … a dirgli quello che covava da mesi dentro di se.

 

Votan ridacchia assaporando la vittoria “te la sei cercata, quella sculacciata. Deve piacerti parecchio, se mi stuzzichi sempre” Con un gesto, la volta sullo stomaco e continua a sghignazzare.

Shaz inghiotte la rabbia e l’eccitazione e volta la testa di qualche grado, cercando di guardarlo. “Ti pianto una pallottola in testa! Lo sai che lo faccio!”

“Certo” esclama dandole una pacchetta leggera che la fa sussultare “è divertente...e parecchio morbido” riprende dandogliene un’altra sempre molto leggera che la fa grugnire.

Shaz si divincola sotto di lui, cercando di fermarlo con le minacce di morte più fantasiose che le vengono in mente. Neanche si accorge che la sta accarezzando “non viene bene con i jeans…via tutto” esclama voltandola e slacciandole i pantaloni.

 

Come la zip si abbassa, la sorpresa di Shaz si trasforma in eccitazione. La visione dei suoi slip non lascia addito a commenti; Votan la guarda come se non avesse mai visto una donna e lei non può fare a meno di arrossire. Si ritrae su se stessa cercando di opporsi a quell’occhiata che la sta bruciando. Votan lascia cadere i jeans in terra e la guarda, seguendo con gli occhi la linea delle sue gambe seriche e liscissime…e  morbide...pensa allungando una mano e accarezzandole il polpaccio.

Si avvicina ancora di più, salendo verso il ginocchio e scendendo verso la caviglia nuda, fino al piedino ornato di un anellino all’ultima moda che aveva attratto l’attenzione del suo collega qualche giorno prima: le sue gambe dondolavano fuori dalla scrivania sulla quale era seduta e lo zircone mandava riflessi luminosi che l’aveva fatto girare verso il piedino elegantemente racchiuso da un sandaletto fresco di negozio.

Votan l’aveva guardato con interesse, sollevandole la caviglia e sorridendo malizioso “è arrapante” aveva decretato scaldandola con una sola occhiata. 

 

“Va via” mormora con voce flebile, sentendolo proseguire lungo la coscia. Quando comincia a baciarle la pelle, Shaz si tende per l’eccitazione e piccole schegge di piacere la pungono in un punto solo. Abbassa la maglietta per coprire gli slip e si allontana un altro pò, raggiungendo la spalliera del letto e rimando bloccata contro di essa.

“E’ finito lo spazio” le sussurra distratto.

“Ho visto” ribatte con voce tremula, continuando a tirare giù la maglietta.

 

Alza la testa e la guarda con gli occhi annegati nel piacere che la lasciano stupita. Si muove di nuovo e la donna tira le gambe a se per proteggersi, per frapporle fra loro due.

L’accarezza lentamente facendola gemere fra le labbra chiuse.

La barriera cala un centimetro alla volta, morbidamente. Shaz distende le gambe con un flebile mormorio. Le separa facendola tendere per l’eccitazione e resta ad accarezzarle mentre s’inginocchia davanti a lei e la guarda negli occhi.

“Adesso?” balbetta senza molta forza

Lui le sorride a malapena continuando a guardarla con quegli occhi caldi...brucianti e al tempo stesso limpidi e diretti. Non la sta toccando: poggia le mani sul letto attorno alla sua vita e si avvicina alla bocca socchiusa “adesso…”

Il suo respiro troppo vicino, troppo invitante. E’ libera di toccarlo… perchè allora...non approfittarne

Alzò lentamente una mano e gli accarezzò i capelli, godendo di quell’ ispido contatto...per un attimo solo.. che vuoi che sia, pensò scendendo lungo il viso che si mosse, baciandole il palmo della mano per un breve istante e creandole una voragine nello stomaco.

Abbassò la testa e le sfiorò la bocca, baciandole un labbro alla volta, stuzzicandolo con la lingua finchè un gemito troppo forte gli fece perdere le briglie della propria coscienza.

Il bacio si fa intenso, si approfondisce mentre le lingue s’incontrano in un gioco erotico e arcaico. La sente fremere e mugolare e la stringe impedendole quasi di respirare.

La bocca della donna è famelica, al pari della sua. Esigente e bramosa, vuole tutto di lui, il suo spirito e il suo corpo.  

Un altro bacio sbrindella la sua coscienza già a pezzi, Shaz lo stacca da se con dolcezza, ammirando il suo volto accaldato e gli occhi socchiusi che tentando di arginare la passione che prorompe da essi. “Resta..”

“Perchè dovrei?” le rispose con la stessa intonazione continuando a strusciarsi contro il suo palmo

“Non ce la faccio senza di te…”

Quella rivelazione lo lasciò tramortito. Non disse nulla e si dimenticò anche di respirare. “Egoista fino all’ultimo!” ringhiò staccandosi da lei. “Ti preoccupi solo di te stessa”

Shaz lo vide sedersi sulla sponda del letto dandole le spalle. “Non temere, il rimpiazzo sarà certamente all’altezza. Jesus non sbaglia mai.” 

“Voglio che resti e la finisci di fare questa scenata da libro cuore!” esplose avvinghiandosi alla sua schiena “lo faresti? Per favore” si aggrappò addosso a lui con forza. “Non ti lascio andare finchè non mi dici di si”

Con un semplice momento Votan si distese, schiacciandola “peccato che non stavamo sul pavimento. La tua testa vuota sarebbe risuonata benissimo”

“Cretino” mormorò contenta di essere riuscito a convincerlo.

 

Quando si rialzò, la sua espressione non era più divertita. La guardò a lungo mettendola a disagio

“Questa cosa la dobbiamo risolvere”

“Non capisco..”

“Non ci provare” la interruppe seccato. Sentiva il suo respiro leggero che cambiava diventando più intenso. Il fatto di stare in una stanza, su un letto CON LEI, non l’aiutava di certo.   

“Non giocare con me. O dentro o fuori.” Borbotta pensando che in fondo la colpa è sua. “Possibile che per te è così difficile ammettere che mi ami? Pensi che non lo senta?”

Si, voglio stare con te, ti amo! Pensò dentro di se stringendo le labbra per trattenere quella frase che stava per scapparle. 

Votan si alzò dal letto sbattendo una mano sui pantaloni. Uscì in silenzio con l’animo gonfio di tristezza. 

 

 

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Capitolo 36
*** Sai chi sono e cosa devo fare... ***


La villa era ormai diventata un quartier generale di ricerca persone scomparse

La villa era ormai diventata un quartier generale di ricerca persone scomparse.

L’identikit di Maret era stato diramato in ogni dove, Rowan non aveva dato notizie di se e Jesus era sempre più incazzato. A malapena parlava senza sbraitare, i contatti esterni erano stati chiusi e i suoi dipendenti cooptati a forza nelle ricerche.

 

Quando Lyse aveva saputo della perdita del piccolo, una sera da Natt, in un discorso mormorato a bassa voce, le era quasi preso un colpo. Era rimasto a guardarlo a bocca aperta, con le lacrime agli occhi, tirando su col naso. Che brutta cosa...non poteva neanche pensaci!

“Ho capito…l’ha lasciato per questo”sussurrò ficcando un altro cuscino dietro la schiena “mi dispiace tanto per lei...per loro” mormorò sentendo il letto franare da un angolo e un bacio leggero sulle labbra.

“L’ho letto su una rivista molte donne rifiutano la cosa e impazziscono quasi, altre si rinchiudono in se stesse, lo vivono come un lutto da cui difficilmente usciranno…altre ancora scappano, come se avessero tradito il proprio uomo.

Natt la ascoltava preoccupato perché Jesus non stava per niente bene e dopo quell’apatia iniziale che aveva saputo da Ariel, era diventato una specie di belva assetata di sangue. Gli faceva quasi paura.

“Non doveva andarsene, ma che le è saltato in testa?!” gridò d’un tratto piagnucolando “non doveva restare da sola..” Singhiozzò crollando fra le braccia del marito che la coccolò a lungo.

 

Quello che temeva Natt era che Jesus volesse fargliela pagare davvero. Non l’aveva mai visto soffrire così.

 

Paul lavorava febbrilmente, sotto lo sguardo implacabile di Jesus dietro di lui: numeri delle carte di credito, codici fiscali falsi… gli aveva dato tutto ciò che aveva di Maret.

Qualche conto doveva pur averlo toccato! Quella era una maniaca dello shopping!

 

Il ragazzino che sedeva di fronte al computer, non era per niente rilassato. Lanciò uno sguardo al monitor mente digitava una serie di codici sgranando gli occhi all’enorme quantità di denaro che possedevano quei conti.

Controllò le date una per una “depositi recenti non ce ne sono stati” gli disse facendolo imprecare a denti stretti. Seguì con un dito una linea sul monitor e si girò sorpreso.

“C’è stato un prelievo di 35.000 dollari. La signora è in America” esclamò soddisfatto di se stesso. Jesus lo guardò senza parlare mentre il ragazzino di appena 18 anni gli spiegava i movimenti che aveva fatto il denaro, il nome della banca che aveva emesso l’assegno, completo di giorno e ora.

“Pieno pomeriggio…shopping” decretò con la voce strozzata.

“E’ fortunato, è di due giorni fa” gli disse sorridendo e rimediandosi un’occhiata in tralice.

Sentì una carezza rude sulla testa e lo vide uscire come una furia dal proprio studio mentre il ragazzo continuava le sue indagini.

 

***

 

“Non ti sembra di esagerare? Tanto non portarle sull'aereo”

Natt osservò con crescente preoccupazione la quantità d’armi che veniva scaricata in una sacca sportiva.

“Non esagero affatto. Stavolta la gambizzo. Ma prima la torturo. E per quanto riguarda l'aeroporto, tu che ci sei a fare? Mi presti un aereo” affermò con aria tranquilla e un mezzo tic da pazzo all’occhio “sono stato un coglione con lei, ha ragione Votan: con gli uomini si socializza con le donne si scopa”

Natt alzò gli occhi al cielo continuando ad osservarlo “a proposito…dov’è? Non l’ho visto in giro, infatti le piante del giardino sono in fiore! Cazzo, amico, hai un giardiniere con le palle, Lyse sta impazzendo su un roseto dietro la casa”

“Shaz...se ne occupa lei” rispose distratto.  

Natt quasi si strozzò “Shaz lavora qui?!!”

“Si, è brava”

L’amico lo guardò allibito “ma non faceva la poliziotta? Ha lasciato?

“No, fa due lavori”

Natt lo guardò sempre più  incredulo “scherzi? E come ci riesce?”

“Ci riesce”

E il fidanzato?”

“L’ha lasciata” rispose telegraficamente.

“Quel testa di cazzo l’ha lasciata dopo tutta quella fatica?!” esplose arrabbiato “io mi sono beccato una pallottola per niente?!”

Jesus annuì senza commentare il fatto che Maret avesse perso il bambino per colpa di quella storia “Tanto era questione di tempo: Shaz è innamorata di Votan da parecchio. Da quando stavamo a Praga”

“Mamma mia..” Singhiozzò rabbrividendo per la scelta poco felice “ma dov’è? Sta lavorando?”

“A Parigi. Con Votan. Ho aperto una filiale, non lo sapevi?” gli disse divertito alla faccia allucinata che aveva.

“Li hai spediti a Parigi? A Parigi?! Quei due?! Sono capaci di tirare giù la torre Eiffel!” esclamò ridacchiando e smorzando il risolino quando lo vide mettersi in spalla la sacca.

Che intenzioni hai?”  gli domandò tornando serio.

“La vado a stanare” sibilò all’indirizzo dell’amico “grazie del favore, da qui in poi me la cavo da solo”

“Aspetta..” Sospirò mettendo una mano in tasca e tirando fuori un biglietto “contatta sta tipa. Bella donna, capelli rossi e pretenziosa. Se cerca di portarti a letto, è normale. Lo fa con tutti”

“Simpatica” commentò intascandolo.

“Non ti dico!” esclamò sogghignando e dando ad intendergli di essere capitato nelle maglie di quella donna “l’avviserò che stai arrivando. Lavora alla Cia, ti scoverà Maret in un batter d’occhio”

“Compenso?” gli domandò serio.

“A tuo buon cuore”

 

***

 

Beatrix posò il telefono con aria seccata. Natt gli aveva appiccicato un altro suo amico  e a lei non andava proprio di scorrazzarlo in giro per la città. Sbuffò all’ennesimo favore che gli doveva, tutto per quella vecchia storia che continuava ad infilarle continuamente. Che ci voleva fare lei se aveva la passione per gli uomini, soprattutto per i suoi amici?

 

Beatrix Miller ha 32 anni, fa parecchi lavori, ha tanti amici che le ricambiano i favori e uno stuolo di ammiratori in perenne ammirazione.

Si era fatta la fama di  mangiatrice d’uomini solo per colpa di quell’idiota di Natt e della sua lingua lunga.

Non l’avessi mai incontrato, quello stupido londinese! Pensò guardando il telefono. Fortuna che si è accasato e ha messo la testa a posto. Speriamo che quest’altro che arrivi non sia un suo degno compare!

 

Jesus arrivò due giorni dopo, lo sguardo di chi si è appena messo seduto su una graticola infuocata e si è alzato senza più pelle sul culo.

 

Beatrix lo osservò scendere dall’aereo privato di Natt, l’unico modo per portarsi appresso l’armamentario che gli serviva e restò ad osservarlo guardarsi attorno con le mani suoi fianchi e gli occhi schermati da un paio di lenti scure che lo rendevano ancora più affascinante.

Per lo meno è un bell’uomo, pensò muovendosi verso di lui.   

 

Jesus la riconobbe subito e s’incamminò verso di lei pensando che era si una bella donna ma che la faccia della mangiatrice di uomini non ce l’aveva proprio. Ma non si poteva mai dire: anche Maret era bellissima ma schizzata mentalmente.

 

Se sei qui, sai chi sono e cosa devo fare” esordì spiccio senza neanche stringerle la mano.

 

Appena arrivato e già comincia a comandare, sto rompipalle! Pensò tornando a posare la mano sull’altra.

Gli fece un gesto di seguirlo senza parlare e aggrottò le sopracciglia per lo strazio. Sarà bello ma è uno stronzo peggio dell’ultimo!

 

In macchina della donna non si scambiarono una parola e quando giunsero in un appartamento che Natt gli aveva messo a disposizione, Beatrix parlò chiaro “senti…io ti trovo questa persona in due -tre giorni di tempo e tu resti buono qui”

Jesus la guardò togliendosi gli occhiali e parlò in modo diretto “non darmi ordini e forse andremo d’accordo”

Cavolo che occhi, pensò la donna colpita. Si costrinse a tenere la voce ferma e lo fissò come se fosse un ratto di fogna “non dobbiamo andare d’accordo tu ed io. Fai il turista mentre io lavoro per quello stronzo di Natt e dei suoi maledettissimi amici che mi appioppa sempre!”

 

Un mezzo sorriso si aprì sulla faccia di Jesus “ti sta simpatico, eh?”

“Come la scarlattina a 30 anni!” esclamò fuori di se “non so cosa ti abbia detto su di me… anzi lo so, ma non lo voglio sentire: io non sono disponibile e non faccio parte del pacchetto vacanze” mise in chiaro con decisione. “Se ti sei fatto strane idee su di me, toglitele subito”

 

Jesus la guardò da capo a piedi e pensò che con un corpo come quello era tutto scusabile. “Mi interessa una donna sola.” Dichiarò dandole le spalle “hai quello che ti serve, no? Comincia a lavorare e tempo tre giorni non mi vedrai più!”

 

Una porta sbattuta con violenza lo fece girare di qualche grado. Si guardò attorno e sospirò…però! Aveva un gran bel culo. Per non parlare di tutto il resto.

 

****

 

“Ecco qua!”

Beatrix sbattè un fascicolo sul tavolino davanti a Jesus e si sedette stanca “la sua amica lavora per Lennie Darco, il nostro mafioso locale più attivo. Lì ci sono indirizzi che sono stati controllati e risultano puliti. Foto e informazioni. Auguri” esclama alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta dell’appartamento.

“Aspetta”

Beatrix si fermò e lo guardò di traverso.

“Grazie”

Mhh…sua maestà a ringraziato..” Sussurrò con voce alterata dalla stizza. “Ciao”

“Aspetta un attimo, questo tipo vi serve o posso ammazzarlo? ”

 

Beatrix lo guardò mente la sua mente vorticava impazzita: poteva prendersi il merito dell’azione e salire di grado...per non parlare dello stipendio che sarebbe raddoppiato!

 

Si stacca dalla porta con aria maliziosa “ne possiamo discutere”

“Non c’è niente da discutere” ribatte duro “vivo, morto o mezzo acciaccato?”

“Vivo ma in grado di parlare” sussurra con la voce ridotta ad un sibilo. 

“Allora siamo d’accordo. Prega che abbia la mano ferma, perché ho deciso di ammazzarli tutti”

afferma con occhio di uno che non scherza. Sbatte la foto di Maret sotto i suoi occhi  e la guarda fisso “Compresa lei”

 

 ***  

 

Maret si accorse che alla serratura del suo appartamento era stata forzata mentre era al lavoro nella stazione radio e fissò con occhi di ghiaccio l’evidente segno di scasso che danneggiava la porta.

Prese la pistola dalla borsetta e spinse la porta accostata con due dita. Ho ricordato di caricarla? Pensò entrando un passo alla volta guardandosi attorno.

Non notò niente di strano, a parte un vaso rovesciato e la terra sparsa sul pavimento lucido. Gettò la borsetta sul divano e si mosse con cautela, sfilandosi le scarpe e camminando a piedi nudi. Aggirò un muro e si ritrovò a fissare in viso il proprietario della Toyota che le sorrise, facendo un simpatico gesto della mano. Restò inebetita mentre l’uomo spostava la canna con un dito e indicava la stanza piena di gente, guardie del corpo in atteggiamento fin troppo rilassato per i gusti di Maret.

 

Al centro della stanza una donna dall’aria annoiata e trasudante colore la guardò con un sorriso. Maret abbassò il braccio e posò la pistola su un ripiano. “Tanto era scarica”

L’uomo le sorrise incoraggiante, indicando una sedia. Si sentì bassa accanto a lui e incrociò le braccia in atteggiamento difensivo. “A che devo la visita inopportuna?”

Rowan la squadrò per bene e notò che un certo particolare che avrebbe dovuto esserci in una donna al 4° mese di gravidanza, era assente.

Abbassò gli occhi sentendosi dalla sua parte. “Dovevo un favore a Natt” le disse occhieggiando il suo ventre scolpito senza la minima traccia di gestazione.

Maret si rilassò impercettibilmente “come sta?” domandò sedendosi con grazia sulla sedia che le venne accostata garbatamente dall’uomo senza nome.

Rowan continuava a scrutare le occhiaie perfettamente mascherate dal trucco sapiente, la fredda eleganza che dimostrava e soprattutto l’aria tormentata che abbassava le spalle delicate.

“Sta bene. Penso sia perennemente in giro a comprare passeggini e culle…Lyse è incinta, lo sapevi? Aspettano due gemelli”

 

Quella bomba sortì un effetto imprevisto nell’animo di Maret. Si passò istintivamente una mano sul ventre liscio e abbassò lo sguardo “davvero?” sussurrò con un sorriso dolce che scomparve subito dalle labbra rosate. Si drizzò lanciando un’occhiata alle guardie del corpo visibilmente annoiate e ricordò che anche a suo tempo, al Killer Instinct avevano quella medesima aria scocciata.

“Le telefonerò per congratularmi” disse tranquillamente incrociando una gamba rigidamente. 

 

Rowan la fissava mettendola quasi a disagio. “Seth. Andate a farvi un giro ma rimanete nei paraggi!” disse brusca all’uomo che sostava dietro Maret. Vide gli scagnozzi della donna scattare sugli attenti come tante molle e dirigersi fuori della stanza. Maret lanciò un’occhiata dietro di se e l’ultima cosa che vide fu l’espressione simpatica dell’uomo chiamato Seth con un sorriso incoraggiante stampato sul volto.

Quando rimasero sole, Rowan si rilassò visibilmente “non sai che fatica dover fare sempre la donna di classe. No, non lo sai, tu ci sei naturalmente portata”

Maret non disse una parola, limitandosi a far dondolare un piedino nudo.

La donna la guardò con interesse “ho visto Jesus…sta male. Senza di te non riesce quasi a reggersi in piedi”

Maret aggrottò la fronte abbassando la testa e la rialzò dopo un attimo di troppo “gli passerà. Decretò sentendo un’oppressione alla testa, indice di un incipiente scoppio di lacrime.

“Non penso” sbottò irritata dalla sua freddezza. “Quei due sono della stessa pasta. Fanno tanto i duri e nelle vostre mani si sciolgono come agnellini”

Maret alzò un sopracciglio stupita. Rowan la vide e fece finta di nulla.

“Non pensavo avessi una cotta per quel tipo assurdo” mormorò a bassa voce.

Si pentì della frase che aveva appena pronunciato. Quando Natt era crollato a terra in quel modo, si era sentita morire con lui. Un po’ seccata, dovette ammettere il suo affetto per lo stupido!

 

Rowan la guardò per un secondo, poi tornò a giocare con la collana che portava e che risaltava sul decolleté ampio. “Non è proprio così...è l’idea che voglia rimanere fedele per sempre a quella delizia di ragazza che mi distrugge. L’hai mai visti insieme? Sono uno spettacolo. Mai visto due persone più innamorate di loro”

Aveva parlato in fretta, osservando il nulla, persa nei pensieri. Non potè fare a meno di sorridere “Come tu e Jesus. Torna da lui”

“Queste cose non devono riguardarti ”rispose con voce strozzata dalla pena che provava.

 

Rowan rinunciò a discutere. Quella ragazza aveva avuto bisogno di tempo peraccettarlo’, adesso aveva bisogno di qualcuno che le facesse capire dove sbagliava. Si chinò verso di lei sfiorandole il viso come se fosse stata una madre “tesoro, capita” disse indicandole la pancia.

Maret si tese tutta, con gli occhi  improvvisamente lucidi.

Puoi averne altri…torna da lui non ha senso soffrire così e sprecare del tempo prezioso. Ogni singolo minuto è prezioso.”

 

Maret lasciò che si allontanasse da lei prima di parlare “potrei già essere stata sostituita…” sussurrò tormentando il collo della camicetta che improvvisamente la soffocava.

Rowan guardò il muro perfettamente intonacato e storse la bocca “devi accertarlo con i tuoi stessi occhi”

Quando la donna uscì, portandosi dietro la sua nuvola di Yves Saint Laurent, Maret si strappò quasi la camiceria di dosso. Aprì la finestra anelando il respiro fresco della notte e restò appoggiata alla cornice di legno con gli occhi chiusi.

Lei lo pensava...però...sentirselo dire…

 

Jesus stava male, senza di lei...stava male. E lei soffriva a sua volta per il dolore e la lontananza. Scappare non risolve niente, non puoi fuggire continuamente, Maret!

 

Aveva sbagliato un’altra volta.

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Capitolo 37
*** Birthday Girl ***


Ramirez muoveva gli occhi su e giù, perennemente inquieti ed indagatori mentre Shaz gli dava tutte le indicazioni del caso

Ramirez muoveva gli occhi su e giù, perennemente inquieti ed indagatori mentre Shaz gli dava tutte le indicazioni del caso.

“Ti ho chiamato perché Jesus mi ha assicurato che sei un genio dell’elettronica. Per sabotare la centralina ed entrare nel bunker di quel tipo ci vorranno due persone. Io verrò con te.” Affermò con un tono duro. Si, sono andata bene, pensò aspettando le domande del ragazzo.

Ramirez annuì continuando a fissarla in un modo che la metteva a disagio. La sua voce dal forte accento spagnolo era uno spettacolo da ascoltare, peccato che se ne stesse sempre con la bocca chiusa e si limitasse ad annuire.

“Hai...domande?” chiese con timore che il ragazzo non avesse ascoltato una parola.

“No” rispose  muovendo costantemente una gamba su e giù.

 

La curiosità di Shaz giunse al limite “scusa se mi impiccio…ma come fai a lavorare..” Gli fece un cenno indicando il dito che tamburellava spasmodicamente sul braccio della sedia e fece una smorfietta.

“Lo vedrai” le rispose asciutto alzandosi di scatto e facendola saltare dalla sorpresa. “A che ora?”

Shaz lo fissò innervosita da tanto fermento fisico “a mezzanotte direttamente sul posto. Secondo le mie informazioni, a quell’ora Gails torna a casa. Rispose rimediandosi un assenso secco.

 

Quando se ne fu andato, Shaz rabbrividì: mosse le spalle sue e giù e strabuzzò gli occhi “oddio, mi fa venire un’ansia terribile, quel tipo!” sibilò muovendo le mani come se Ramirez gli avesse passato il suo nervosismo.

 

Lanciò un’occhiata alla data sul calendario e notò che era cerchiata. Il compleanno di papà! Si ricordò con un gemito di sorpresa.

Dopo circa un’ora di chiacchierata paterna, Shaz attaccò il telefono con aria soddisfatta e leggermente malinconica. Ora non aveva più tanto tempo per vederlo...non poteva certo mollare tutto dall’oggi al domani per andare a trovare il proprio genitore!

Una bussata discreta alla porta dello studio la fece voltare incuriosita. Ramirez che aveva dimenticato qualcosa? Si chiese aprendola e trovandosi di fronte uno sbattutissimo Votan con occhiaie da sonno mancato. “Hai già fatto casini alle dieci del mattino?” domandò entrando di forza come al suo solito e crollando su una poltroncina.

“No, tutto bene” rispose evitando di rispondere alla sua solita ilarità a cavolo “stasera vado fuori con Ramirez a lavorare” lo avvertì vedendolo annuire con un piccolo cenno del capo che teneva poggiato stancamente sul morbido cuscino.

“Non hai dormito?”

Nsomma..” Rispose tastandosi la fronte e la radice del naso con una mano. “Stavo pensando all’ultimo lavoro. Abbiamo rischiato di farci scoprire..

S’ interruppe quando sentì due mani leggere che gli massaggiavano la fronte “che stai facendo?” domandò irrigidendosi per la sorpresa.

“Ho un amico che mi ha insegnato il massaggio facciale; rilassati e goditelo” gli disse a voce bassa dietro di lui.

“Sicura? Non è che ne approfitti per farmi esplodere la testa?” le domandò con tono morbido e meravigliato per la piacevole novità. 

Sentì le sue mani che si fermavano per qualche istante “Magari! Ora che sono in una posizione di vantaggio, dovrei approfittarne..” la sua voce tremava leggermente. Votan chiuse gli occhi godendo del contatto di quelle dita fresche e sottili.

“Voglio stare con te, davvero...” Shaz inghiottì sentendo un muscolo della guancia guizzare sotto le dita “però devi darmi un po’ di tempo…per metabolizzarlo” 

Sentì che assentiva leggermente e riprese il suo lavoro che era diventato una goduria vera e propria: le dita le formicolavano e il piacere correva nei polsi scoperti.

Quando si strusciò morbidamente contro il suo palmo come un gatto, Shaz sorrise e si piegò dandogli un bacio dolce e soffice sulla guancia sempre leggermente ispida, bacio che lo sorprese per la seconda volta in quel breve lasso di tempo. La sua mano salì a catturarle il polso e restarono a guardarsi teneramente in quella posizione obliqua per qualche minuto, finchè la schiena della donna non chiese pietà e la costrinse a raddrizzarsi a malincuore.

“Vieni qui” le ordinò gentilmente attirandola su di se e facendola sedere addosso a lui.

Shaz inghiottì l’emozione, sentendosi una ragazzina che si scambiava un bacio col più figo della classe.  

“Come mai?” le chiese facendole scivolare un braccio attorno alla vita per non farla cadere.

Lei sorrise imbarazzata e gli si accoccolò addosso sorprendendolo per la terza volta. “Perché…si” rispose vaga, sorridendo dentro di se.

Perché si” ripetè per nulla stupito della risposta. “E’ giusto, non si danno risposte soggetto-verbo-oggetto. Troppa fatica” disse facendola ridere e rimediandosi un secondo bacio sulla guancia, stavolta molto più lungo e morbido, bacio che stava scivolando sensualmente verso la sua bocca.

“Mi sto pungendo le labbra con la tua barbaccia incolta” mormorò leggermente eccitata.

Votan girò la testa quale tanto che bastava per portare le loro labbra quasi a contatto “mi dispiace” sussurrò avvicinandosi mentre lei si ritraeva allo stesso tempo.

E quando mai! Pensò allontanandosi vagamente seccato. “Neanche nel giorno del mio compleanno riesco..

Shaz lo interruppe sorpresa “è il tuo compleanno? Davvero? Non ci credo, come mio padre!”

“Così mi hanno sempre detto” le ripose soprappensiero. La guardò stupito. “Che c’è di tanto speciale? È un giorno come un altro”

“Cavolate!” ribattè la donna scendendo dalle sue gambe e mettendosi le mani sui fianchi. “A casa mia si faceva sempre festa, con tanto di torta con candeline e regali a profusione. Sono una cultrice delle feste di compleanno!” specificò con un sorriso allegro.

Votan annuì distratto “a casa mia, la donna che chiamavo mamma non aveva mai abbastanza soldi per mangiare, figurarsi se riusciva a farmi un regalo, quella santa donna.” ribattè facendole morire il sorriso sulle labbra.

Cosa?” sussurrò sedendosi sulla scrivania quasi in bilico “come la donna…”

Votan fece spallucce annoiato “si…il piccolo orfanello qui presente è stato raccolto da una coppia perché, a quanto mi hanno detto, i miei sono morti durante una rivolta popolare...la sai un po’ di storia, no?”

Shaz restò a guardarlo non riuscendo ad assimilare quelle parole che risuonavano troppo stonate.

 

“Era il 25 di giugno quando mi hanno tirato fuori da sotto il letto, me lo ricordo appena..” Mormora perso nei ricordi, stringendo gli occhi per sforzarsi di rimembrare qualche dettaglio “ricordo di essermi rintanato la sotto perché avevo avuto paura di qualcosa...fattosta che mi hanno preso in casa e tirato su lo stesso, anche se non se lo sarebbero potuto permettere. Sono stati carini”

Concluse con voce tranquilla, senza dar segni di dolore passato o altro. “Tutti gli anni quella donna veniva da me il 25 di giugno, mi abbracciava e mi coccolava per un bel po’ di tempo, facendomi gli auguri. Non dubito di avere davvero 44 anni, perché ne avevo 10 tondi tondi quando mi hanno trovato è il mese che mi fa pensare…mah, non che mi cambi la vita, sta cosa” concluse incrociando le braccia dietro a testa e lanciandole un’occhiata distratta.

 

Lesse una pena incredibile sul suo volto e la cosa lo irritò “senti, non cominciare a compatirmi, sennò…”

S’interruppe quando Shaz lo abbracciò di slancio e lo strinse con forza. “Guarda che non mi è mai mancato l’affetto..” Mormorò turbato dal suo abbraccio sinceramente dispiaciuto “sono stronzo di natura, non per vendetta contro il destino crudele”

Abbassò le braccia sentendola mugolare “non frignare sulla mia camicia nuova!” ridacchiò quando alzò il volto scuro e senza ombra di divertimento.

Shaz scosse un attimo la testa e strinse le labbra “ti rendi conto che così non ho nessuno con cui prendermela? Non posso accusare i tuoi di averti tirato su male!” sbottò facendogli alzare un sopracciglio.

Votan sbattè le mani sulla poltroncina e si alzò in un balzo “tu sei tutta matta, sempre detto io”

Ma Votan è il tuo vero nome?” gli domandò con una certa curiosità.

Lui ghignò divertito “che ti cambia saperlo oppure no? E’ un nome come un altro”

“Per favore…”

Shaz lo guardò con due occhioni dolci che gli strapparono la risposta “No…il mio vero padre mi chiamava così. Ero il suo piccolo dio ed essendo particolarmente dispettoso, me l’ha appioppato” le rispose abbracciandola. “Contenta?”

Quindi?” insistette stringendolo a sua volta.

Quindi…”

Lei lo guardò di nuovo con quegli occhioni innocenti e Votan non seppe resistere “Tomasz”

“Tomasz…” ripetè dolcemente provando che effetto faceva quel nome sulla lingua “è bello..

“Grazie” rispose dandole un bacetto leggero. “Adesso hai la scelta su quale dei due urlare”

Shaz arrossì furiosamente mentre lui rideva. Lei lo spinse via e Votan tornò a circondarla facendole scappare un gridolino. “Quindi Votan è il nome da lavoro?” gli domandò imbarazzata con la frase che le frullava in mente 

“Si,Claire’. Più che altro per i potenziali clienti. Gli unici due che lo sapevano sono morti da parecchio tempo” Le spiegò sbaciucchiandola lungo il collo “senza mi sento nudo”

Quand’è che imparava a stare zitto? Si domandò la donna con una certa eccitazione che saliva esponenzialmente. 

Shaz abbozzò un lento sorriso “non mi piace il tuo modo di festeggiare, si fa a modo mio. Visto che non posso farlo per mio padre, festeggio te” Decise facendolo sorridere “che ti piacerebbe avere di regalo?”

Votan la guardò in modo allusivo, facendola arrossire un’altra volta.

“Faccio da me” decise con voce scanzonata per togliersi dalla situazione imbarazzante.

“Stronza!”

 

***

 

Shaz vagava per i negozi senza la più pallida idea di cosa sarebbe piaciuto a quel miserabile. In un lampo di genio telefonò ad Ariel perché Jesus era fuori sede, ma non le fu molto utile quando la risposta che le diede fu ‘plastico in quantità industriali’.

E dove lo andava a trovare a Parigi, il plastico?!

Sbuffò avvicinandosi ad un negozio da uomo. Per carità, non so neanche la taglia, pensò brontolando per l’ennesima volta. Rallentò fino a fermarsi davanti un negozio di libri. No, non conosco i suoi gusti...e poi un libro è il massimo della freddezza, decretò tirando nuovamente dritto.

Due ore dopo era sull’orlo di una crisi di nervi!

Il lampione sotto la quale si era fermata, lampeggiava per un cortocircuito interno e la illuminava a tratti. Shaz alzò la testa e un sorriso allegro le balenò sul viso.

Canticchiando, girò per tornare a casa, deviando gioiosamente verso una pasticceria dove gli occhi le si illuminarono, mentre indicava un ‘gateau’ con la sua migliore pronuncia francese che suonò all’orecchio del pasticcere come un’offesa vera e propria alla lingua madre.

 

Un’ora dopo

 

“Stai scherzando? Non ti sarai azzardata a comprare davvero 44 candeline?” sbottò mezzo scocciato.

“Scherzi? Andava a fuoco casa, se le accendevo tutte insieme!” scherzò dandogli una spintarella allegra e ficcando decisa l’unica candelina bianca nella panna soffice.

 

Votan si guardò intorno a disagio. A parte averlo invitato a cena e averlo costretto a mangiare le sue squisitezze che proprio malaccio non erano, se non si fosse sbagliata a dosare il pepe, adesso si presentava anche con quella torta monumentale! Con tanto di candelina!

“O mio dio..”mormorò imbarazzato “era proprio necessario?”

 

Shaz lo fulminò con un’occhiataccia “si, perché non ho trovato un regalo decente!”

Mise il broncio guardando quella favola di torta che spiccava su tavolo sgombro dai resti della cena, perché diavolo non ti ho mai ascoltato, madre mia! Pensò alla mezza figuraccia che aveva fatto con suo ospite. Afferrò la bottiglia di champagne dal frigo e gliela porse con un “toh, gioca col tappo che io sono negata” che lo fece uggiolare di dolore.

“Come sarebbe a dire che non sai aprire una bottiglia?” la sgridò facendola abbassare lo sguardo offesa e sollevare gli angoli della bocca con una smorfietta triste “la birra è più facile da aprire: linguetta + dito...si strappa via da se” mormorò a mo di scusa, passandogli il cavatappi che prese con un ringhio di incredulità.

“Guarda come si fa, che poi ti interrogo. Hai visto? È difficile, secondo te?” le domandò sarcastico posandola sul tavolo accanto alla torta.

Shaz sbuffò a mezza bocca “voi uomini ci siete portati.. come la storia della pompa di benzina!”

Ridacchiò facendogli dare una manata sulla fronte “è atavico, ce l’avete scritto nel Dna. Tre semplici movimenti che ripetete da una vita:introdurre - fare il pieno - estrarre’ e tutto in pochi secondi.”

Ma cosa mi tocca sentire! Ma che uomini frequenti?! Tre secondi…” singhiozzò divertendosi un mondo a quelle strane associazioni di pensiero di Shaz.

“Ricorda, gli uomini perfetti sanno svitare i tappi!”

“A te serve un’insegnante di sostegno, ragazza. Sei matta” decretò mentre Shaz si protendeva per prendere dei bicchieri che non riusciva proprio a raggiungere.

Un braccio si allungò oltre la sua mano, porgendole ciò che le serviva. Per un breve istante, Shaz fu travolta da un’ondata ormonale che la distrasse violentemente. “Grazie” mormorò prendendoli con il viso incupito per la voglia che aveva di…

Alzò gli occhi su di lui: Votan la stava osservando con un sorrisetto dolce che le fece abbassare pericolosamente tutte le sue difese. “Auguri” mormorò a mezza bocca guardando la fiammella della torta che tremolava. Spense la luce della cucina con un gesto secco. “Così è meglio” gli disse ringraziando la penombra che non mostrava il suo rossore. Si stava formando una strana intimità fra loro che quasi non la faceva respirare. Le piaceva…ma ne era anche terrorizzata.

“Dovrei soffiarci sopra, penso,..” Mormorò con quella voce bassa che la faceva vibrare.

Shaz si sedette al tavolo di fianco a lui e lo guardò annuendo “oppure puoi aspettare che finisca e che goccioli sulla panna.

Votan guardò la torta e lei sorridendo “penso che la farò gocciolare un pò… con questa luce sei ancora più bella” mormorò accarezzandole lievemente la guancia. Shaz restò dov’era con il cuore in subbuglio e lo stomaco annodato, tormentando il tovagliolo con cui stava giocando.

“Pensi che tra un’ora sarà finita? Devo andare a lavorare” mormorò sentendo che era la cosa più sbagliata da dire in quel momento. Aggrottò la fronte, vedendo la sua delusione “scusami..” Borbottò in fretta mentre lui ritirava la mano.

“Non importa” le rispose secco “a volte dimentico che non siamo qui per divertirci” sbottò soffiando sulla candelina e facendo calare la penombra nella stanza. 

Shaz restò seduta al buio, sentendosi in colpa “l’hai espresso il desiderio?” mormorò a bassa voce guardando il nulla.

“Si…ma la vedo dura”

Shaz si alzò lentamente posando il tovagliolino che si distese, improvvisamente libero dalla sua presa torcente. Si avvicinò all’interruttore e stette un po’ di tempo a guardarlo. “E cosa hai chiesto?”sussurrò guardando le maioliche lucide della cucina.

 

Votan si appoggiò allo schienale sorridendo. “Che una bellissima poliziotta mi baciasse con trasporto!” esclamò facendola ingoiare con la gola stretta. 

 

Accese la luce con un gesto nervoso e lo sguardo basso…sembrava quasi che le facesse male ogni singola parola che l’uomo pronunciava. Lo aggirò cercando nervosamente la paletta da dolci “non si può mai dire. Magari la poliziotta che ti arresterà, si commuoverà e ti bacerà” affermò cercando di non saltargli addosso mentre si sedeva accanto a lui che la fissava in modo incomprensibile.

 

****

 

“Mi scusi, posso avere la sua attenzione per cinque minuti?”

La voce di Ramirez la fa riprendere dallo stato catatonico in cui è caduta da quando è uscita di casa.

“Non darmi del lei, abbiamo la stessa età” mormora mentre si dirigono verso il punto stabilito.  

Il ragazzo le scocca un’occhiata veloce “quel favore che mi hai chiesto mi prenderà un po’ di tempo. Penso di farcela entro le 4 di notte.”

Shaz guarda l’ora e annuisce, pensando che sarebbe bastato “va bene. Ti ringrazio molto”

 

Torna a guardare la strada, abbassando leggermente le palpebre…muove le labbra rendendosi conto della loro morbidezza solo in quel momento. Lecca il labbro inferiore discretamente, estraniandosi dalla realtà che la circonda….

 

“Io vado. Se non torno per le tre, sei ufficialmente a capo della filiale” decretò sghignazzando simpaticamente in direzione di Votan che fece una faccia cupa “finiscila e torna intera, scema”

 

Shaz si avviò dimenticandosi che era casa sua e che forse doveva mettere prima alla porta il suo piacevole ospite. Voltò su se stessa indicando con un gesto della mano la soglia aperta “dopo di lei”

Votan sorrise mentre uscivano “non farti male” la ammonì sfiorandole il naso con un dito e facendola ridere.

“Va bene” mormorò restando a guardarlo e dondolando sulle scarpe sportive. “Allora…ciao”  

Fece una piroetta, tornando verso di lui “non mi va di andare a lavorare” mugugnò col broncio

“Stai facendo i capricci?! Sei una vergogna!” esclamò divertito capendola perfettamente: sarebbe rimasto ore a parlare con lei.

“Stress!” sbottò alzando gli occhi al cielo, con le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans e continuando a dondolare pericolosamente verso di lui

“Fila a lavorare o spiffero a Jesus che il capo della filiale fa i capricci come i pupi” la minacciò vedendola avvicinarsi sempre di più.

“Ok, ok. Subito pronto a farmi le scarpe, tu” Restò un attimo a guardarlo e si voltò avanzando di due passi…oh, ma che cavolo! Sbottò rigirandosi e camminando decisa.

Votan aveva appena infilato la chiave nella porta quando Shaz lo toccò su una spalla facendolo voltare sorpreso. Qualche istante dopo, due labbra calde si appoggiano sulle sue, deponendovi un bacio morbido e allo stesso tempo passionale. 

“Buon compleanno” sussurrò staccandosi in fretta e incamminandosi per il corridoio col cuore che tambureggia come i Tambour du Bronx nella loro migliore performance live....

 

 

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Capitolo 38
*** Blackout ***


Shaz tornò a casa infuriata

Shaz tornò a casa infuriata. Quel mezzo tentativo deficiente di Ramirez di baciarla l’aveva fatto saltare veramente i nervi! E le avesse chiesto scusa, lo stronzo! Rituale un cazzo!

Entrò nell’appartamento alle tre di notte, sbattendo la porta con fervore e sentendo gli occhi che le si chiudevano nonostante l’adrenalina data dall’arrabbiatura.

 

Il telefono che squillò, la fece imprecare. Rispose pensando che fosse Jesus ed esordì con ‘non ora, ho appena schiaffeggiato un testa di cazzo’ che ammutolì l’utente. Shaz ascoltò incuriosita il suono di libero che proveniva dalla cornetta e pensò di aver spaventato l’interlocutore. Mah! Poggiò la cornetta sulla forcella e fece spallucce.

Quando suonò il campanello, in maniera ripetuta e violenta, strabuzzò gli occhi seccata.

Votan l’aspettava dall’altra parte con aria piuttosto innervosita. Shaz gli aprì e restò un po’ titubante ad osservare il suo stato seminudo “chi ha fatto cosa?” domandò con l’aria di uno che si era svegliato di punto in bianco.

Shaz lo guardò da capo a piedi e inclinò leggermente la testa a quella piacevole visione assonnata e preoccupata “un uomo nudo sulla porta di casa…che potrei desiderare di più?” ridacchiò facendogli cenno di entrare “mi hai chiamato tu, allora..” Mormorò chiudendo la porta a due centimetri dalla sua attraente figura e aspirando per un lungo momento l’odore buono che emanava la sua pelle. Quello la ripagò della nottataccia di lavoro e del tentativo di seduzione di quell’essere che meritava una morte lenta e dolorosa.

Votan si strusciò a lungo una mano sugli occhi assonnati e la guardò mentre si sfilava la fondina di pelle appoggiandola sul tavolo del salotto. Appoggiò con la schiena nuda alla porta e rabbrividì un secondo contro il freddo della porta blindata “si, volevo sapere com’era andata…” mormorò vedendola avvicinarsi lentamente. “Perdona il non- abbigliamento ma stavo dormendo quando il rumore della porta sbattuta mi ha fatto fare un salto di due metri dal letto” le disse facendola sentire in colpa.

“Sei stato carino a saltare per me” mormorò avvicinandosi un altro po’, immergendosi in un bagno di feromoni che la stavano rosolando a fuoco lento. “Ti dispiace aspettarmi qui? Ci metto qualche minuto, il tempo di una doccia. Poi ti racconto tutto”

Votan sorrise divertito “allora faccio in tempo a riprendere il sogno interrotto”

Shaz sorvolò sulla piccola malignità e fece una smorfietta “era bello il sogno?”

La sua espressione cambiò e divenne più intensa, facendola fremere “certo…c’eri tu” mormorò a mezza bocca.

Shaz sollevò un dito tremante e sussurrò “un minuto. Due.”

Si allontanò in fretta mentre Votan piombava sul suo divano con tutta l’intenzione di restare sveglio…c’era qualcosa in lei che gli dava una vaga idea….che forse loro avrebbero potuto…naaa, ma quando mai!

 

Faccio la doccia restando a guardare le goccioline che scivolano lungo le gambe e dai capelli insaponati con un’idea precisa e…pazza!

Avvolta nell’accappatoio esco dal bagno, tamponandomi i capelli scuri e restando a guardarmi allo specchio. Ho le guance arrossate sebbene abbia fatto una doccia tiepida…

Una parte di me, prega fervidamente che si sia addormentato, mentre l’altra…

 

Esco dal bagno avvolta solo dall’accappatoio che brilla nella semioscurità. Mi avvicino a lui e come temevo ha gli occhi aperti.

Che rapidità” mormora accorgendosi solo dopo di come NON sono vestita.

“Te l’avevo detto..” Sussurro stringendo la cinghia con un vuoto tremendo allo stomaco, sentendo le gambe che tremano quando mi guarda in quel modo, che il cuore corre un po’ troppo quando mi fissa negli occhi e che quel qualcosa che non dovrebbe, si muove nelle profondità del mio animo.

Mi tira per la cintura, facendomi scappare un gemito. Gli siedo in braccio e posso sentire…che è sveglio…troppo sveglio! 

“Gli hai tirato uno schiaffo?” mi chiede raddrizzandosi lievemente e allungando una mano per circondarmi la vita, stringendola delicatamente sotto le dita.

“Un cazzotto per la precisione” mormoro col fiato corto e un sottile tremito nelle gambe “me ne frego se è un rituale, non si deve permettere..” La mia voce si smorza leggermente quando sento un movimento sconosciuto sulla vita.

Che fai?” domando con voce flebile mentre scioglie delicatamente la striscia di spugna.

Lui mi guarda e poi apre lentamente i lembi dell’accappatoio. Resto immobile, con i battiti accelerati e il sangue che urla.

“Ti guardo” afferma con voce roca e bassa. “Posso?” domanda lentamente scostandomi i capelli dalla fronte e accarezzandomi, leggero come una piuma.

“Cosa?” pigolo con un tremore terribile dentro e fuori, rivelato dalle ciglia che battono più rapidamente del solito e dalle dita che lo stanno artigliando.

 

Votan si rende conto del suo scompiglio e insiste baciandole delicatamente la clavicola. “Posso baciarti?”

 

Annuisco in preda al piacere. Labbra morbide che scendono e salgono, tracciando un cerchio sulla pelle asciutta e profumata.

Non c’è niente di più erotico… in questo momento, non c’è niente che possa farmi smuovere da qui.

Calda, erotica realtà…seminuda in braccio a lui, ansimante per il troppo piacere che mi sta uccidendo. Abbasso la testa gemendo. Le sue dita oltrepassano la maliziosa fessura spugnosa accarezzandomi la pelle.

Ho caldo, sto andando a fuoco.

Mani piccole che si muovono sulle sue spalle, baciandogli il collo tra i sottili peli appuntiti che mi pizzicano la lingua.    

Votan assaporò quella sensazione con crescente euforia “Non mi prendo uno schiaffo?” mi chiede con voce troppo roca e l’eccitazione che lo avvolgeva come un guanto. Lo sento raddrizzarsi e la stretta attorno alla mia pelle nuda si accentua facendomi gemere “no…niente schiaffi” sussurro nascondendo il viso fra le braccia che cingono il suo collo dalla pelle infuocata.

 

Sento il tessuto spugnoso e bagnato che scivola dalle spalle. Stringo gli occhi per il troppo piacere, mentre lui strofina il viso sulla pelle delicata del seno, pungendomi leggermente.  

Lo lascio libero di continuare, sebbene mi faccia il solletico, a tratti.

Baci leggeri cospargono la mia pelle come tanti petali sfogliati da una rosa sbocciata.

Ho bisogno di te.

Mani grandi che accarezzano la schiena con gesti possessivi, labbra che sussurrano preghiere strozzate dal piacere. Una bocca calda che stuzzica parti delicate e indifese. Corde d’arpe che vibrano fra le gambe divaricate e adagiate su un bacino fin troppo vivo, per un uomo semiaddormentato e svegliato nel cuore della notte.

Mani troppo grandi che scendono su glutei troppo morbidi.

Ansimo forte ottenendo solo di farmi stringere di più. Affondo il viso addosso a lui che respira male che me, il cuore sostituito con una grancassa da circo.  

Si sdraia portandomi con se, continuando a stritolarmi con violenta dolcezza. 

“E’ destino che tu non debba farmi dormire” mormora baciandomi golosamente la fronte, scendendo lungo il naso

“Vuoi dormire qui? Fa freddo nel corridoio ed è troppo lontano da…” meinterrompo quando sento la sua eccitazione fremere.

Le dita che fino a quel momento mi avevano sfiorato delicatamente, mi artigliarono all’improvviso.

“Ho detto dormire..Sussurro con un filo di voce sentendo il cuore che tamburella allegramente e il sangue che ribolle, cantando a squarciagola.

“Non voglio dormire, voglio fare l’amore con te” sussurra eccitato e impaziente. I baci che proseguono lungo la gola e il mento mi rendono incapace di parlare. Mi rovescia sotto di se con una mossa ben calibrata e si alza su un gomito, per non pesarmi troppo addosso. Sfiora la bocca con due dita, facendomi aprire le labbra che si chiudono morbidamente attorno ai suoi polpastrelli roventi, tagliandogli in due la coscienza. 

Mi lascia continuare con molta fatica, bramoso solo di acquisire il posto che gli spetta di diritto da troppo tempo.

La mia lingua si muove delicata solleticandogli tutte le terminazioni nervose che non sa di avere. Quando aprii la bocca ed emisi un sottile gemito, la sua mano si liberò da quella calda e umida prigione e girò velocemente dietro il collo tirandomi verso di lui, quasi a contatto con le sue labbra improvvisamente secche. “Fa l’amore con me..Mormora con un tono talmente struggente da far cadere tutte le inibizioni. Lo guardo fra le ciglia socchiuse, sfiorandolo con le labbra e sorridendogli incoraggiante.

“Si”

Mani piccole si muovono, risalendo voracemente la sua pelle sudata e vibrante, graffiandolo con unghiette corte e regolari, dello stesso colore dell’alba argentata.  

Scendo lentamente lungo il braccio muscoloso che sento contratto e fremente sotto la pelle umida, fino alla mano che continuava a sfiorarmi i capelli aggrovigliati tra le dita. Inclino la testa all’indietro, il cuore che batte troppo velocemente e il sangue che scorre nelle vene a velocità folle.

Piacere bestiale che pulsa in un punto solo, sotto il suo corpo che si muove insinuante, mimando l’unione finale. Non mi fa ragionare, se continua così….

“Mi vuoi baciare, stupido?!” sbotto esausta e senza forze per prenderlo da me. Votan mi guarda stentando a mettere insieme quelle parole sofferte e piene di desiderio 

“Come no..” Mormora con la voce roca e quasi inesistente. Lo sento avvicinarsi sebbene tenga gli occhi chiusi. Respiro pesante e sempre più affannoso quando le sue labbra mi toccarono timorose.

Lo stringo a me, girando le braccia attorno al suo collo per averlo ancora più vicino.

 

**Mi piego lentamente guardandola e accarezzandola finchè non la vedo protendere le labbra e socchiuderle. La sfioro una volta, due… quando sento la sua lingua che mi tocca timidamente, non reggo più quel gioco perverso che stiamo facendo da troppi mesi e le catturo le labbra con forza.**

 

Una violenta emozione si propaga nel corpo di Shaz che si aggrappa a lui con foga, stringendolo sempre di più mentre le loro lingue s’intrecciano senza sosta, mordendosi e leccandosi, impazziti da quelle sensazioni. Si staccano per un breve momento e tornano a baciarsi finchè le labbra non gli fanno male e la testa non gira per l’eccitazione.

 

**Era una sensazione bizzarra, dopo tutto quel tempo…il lieve umidore della bocca, la sensazione di essere risucchiato in un altro mondo…i suoi mugoli si perdono nel vuoto, le catturo la lingua e la tormento sentendo i suoi gemiti che aumentano sempre di più d’intensità, le unghie che mi graffiavano e le sue gambe che si muovono, aprendosi lentamente.**

 

Shaz non riusciva quasi più a respirare, indecisa fra lo svenimento e l’infarto. La fortuna e il suo compagno decisero per lei: Votan si staccò con un’espressione sconvolta che la lasciò piacevolmente e maledettamente contenta.

“Cristo santo…mai sofferto di cuore, ma tu mi ammazzi in questo modo!” esclamò sollevandosi e cercando di calmare i battiti irregolari del cuore

“Torna qua” mugolò facendolo ripiombare su di se e imprigionandogli la bocca con le labbra roventi e fameliche che lo divorarono per cinque minuti interi.

 

Lo lasciò andare con la sensazione di aver appena tamponato un camion in corsa e giacque sul divano in preda alla passione e al fiatone che non si esauriva. Sentiva la testa girarle vorticosamente e un caldo spaventoso attraversarle il corpo. Si sciolse dal suo abbraccio possessivo e arrancò verso la finestra che spalancò, uscendo sul terrazzino fresco, dimenticandosi di essere quasi nuda.

Diosanto, ma come poteva baciarla in quel modo? Si chiese vedendolo sconvolto quanto lei, giacere sul suo divano in stato comatoso.

Anzi: come possiamo fare scintille in questo modo?! Si chiese sempre più timorosa, quando lo vide alzarsi cautamente e strusciarsi una mano sulla fronte sudata. Necessitava di una doccia fredda al più presto.

La abbracciò con la stessa grazia di un orso, guardandola negli occhi ancora spalancati per la sorpresa “dopo una tale botta, direi che è il caso di fare una cosa per volta. Sei una droga da assumere a piccole dosi. Mormorò cercando di baciarla nuovamente e vedendola girare la testa imbarazzata

“E’ meglio, si….” Affermò chiudendo gli occhi al piacere che s’irradiava dalla fronte sulla quale si erano posate le sue labbra ancora tremanti.

“Allora…me ne vado…è meglio…” Sussurrò cercando di arrivare alla sua bocca senza riuscirci. La guardò teneramente abbassandosi per capire cosa aveva e poi capì da come lo stringeva, che era in preda ad una crisi di qualche genere.

“Niente bacio della buona notte?” domandò scherzosamente, con la voce ancora roca e inesistente.

“Si..” Sussurrò alzando un viso infiammato e gettandogli le braccia al collo. Gli stampò un bacio rovente sulla bocca facendolo indietreggiare verso il muro al quale si appoggiò con un tonfo. 

Che fai adesso?” gli domandò restando attaccata a lui, a pochi millimetri dalle labbra dischiuse

“Torno a letto...sono le tre di notte”

“Le quattro” lo corresse con una vocetta sottile, ricordandosi del display rosso nel salotto “sono le quattro, alle 4 non si dorme”

Votan riprese a baciarla e si avvicinò al suo orecchio che stuzzicò con molto gusto “cosa si fa alle quattro?”

Shaz rabbrividì violentemente: già a sua voce era sexi da morire di mattina…con quel tono così caldo poi…

“Si va…vieni con me” gli disse schiarendosi la voce e prendendolo per mano. Dopo un secondo si voltò a baciarlo “devi vestirti” gli sussurrò ridendo, consapevole di ciò che gli frullava nella mente.

“Pensavo il contrario.” Ridacchiò leggermente deluso ma per niente stupito.

Shaz lo guardò continuando a baciarlo fra una parola e l’altra “ti porto a divertirti..

“Allora restiamo qui” ridacchiò facendola avvampare e sorridere al tempo stesso.

 

****

 

Che ci facciamo qua?”

 

Votan si mise a sedere accanto a Shaz, nell’erba alta di un prato in periferia della città, fissandola interrogativo mentre lei sorrideva e si muoveva come una ragazzina a cui hanno regalato la bambola nuova e guardava l’orologio contando sottovoce. “Aspetta un secondo…” mormorò avanzando le dita.

Tre…due…uno!

 

All’improvviso calò il buio e la città fu oscurata dalla notte.

 

“Ma che cavolo..

Votan saltò in piedi guardando Parigi completamente spenta!

Shaz rideva come una pazza “buon compleanno!” sghignazzò aggrappandosi alla sua gamba e facendolo risedere incredulo.

Votan si girò con un sorriso sincero e scanzonato che non gli aveva mai visto e che la fece innamorare ancora di più se fosse stato possibile. “Tu sei pazza! Questa è opera di Ramirez, vero?!”

“Certo! Visto che ha fatto lo stronzo doveva pagarmi in qualche modo. Non gli c’è voluto niente!” esclamò saltandogli in braccio e tempestandolo di baci.

 

Shaz lo guardò per un po’ indecisa. Lei era cambiata, stare a Parigi le aveva fatto bene...e anche lui. Non pensava di poter essere così felice e aveva un pò paura.

“Io ho preso una decisione..” Mormorò sentendo che era la soluzione giusta. Si staccò da lui, ingoiando e guardandolo dritto negli occhi “lascio la polizia…voglio vivere qui. Resto qui per sempre” affermò osservando le sue reazioni.

 

Votan non aprì bocca come si aspettava; quella era una cosa che la donna appezzava molto in lui: starla ad ascoltare quando doveva dirgli qualcosa di serio.

C’era tempo per scherzare…

 

“Vuoi..” Abbassò un attimo la testa, studiando la sua maglietta che tendeva i muscoli sotto il tessuto leggero. Li accarezzò con un dito e mosse la testa  vuoi rimanere qui con me? Mi farebbe piacere”

 

“Tu ed io? A Parigi?” le domandò incredulo. Gli stava chiedendo di vivere con lui?!

 

Shaz assentì “Lo so che odi la città, però…da quando sono qui…con te, non riesco ad immaginarmi da nessun’altra parte. Ora sono felice….con te” sussurrò l’ultima frase in preda all’imbarazzo e voltò lo sguardo sul pratino aspettandosi una risposta negativa.

 

“Certo” le rispose secco senza neanche pensarci. Shaz alzò la testa di scatto e lo guardò sorpresa. “Davvero?”

“Certo! Resto qua con te” mormorò tornando ad abbracciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Occhio per occhio ***


“Te ne vai…”

“Te ne vai, vero?”

“Si…mi dispiace”

 

Lennie la guardò con affetto e le strinse la mano che aveva appoggiato sul suo ginocchio “lo sapevo…”

Maret lo fissò e dopo un secondo gli si strinse addosso sussurrando unnon ti dimenticherò mai’ che lui incamerò con un sorriso. Prima di lasciarla andare la strinse un’ultima volta e parlò a bassa voce nel suo orecchio facendola commuovere “torna quando vuoi…io ti aspetterò”

“No, non lo farai.”

Lei scosse la testa e sorrise ancora una volta e gli costava tanto farlo, Maret glielo leggeva negli occhi.

“Non sottovalutarmi”

“Non l’ho mai fatto”

 

Si staccò con decisione perché se fosse rimasta ancora abbracciata a lui forse non sarebbe più partita. Forse.

 

Il telefono che squillò all’improvviso ruppe quel momento. Maret lo vide incupirsi sempre di più e lei rimase a guardarlo con una strana inquietudine.

“Una retata! Via, presto!”le gridò afferrando la pistola nel cassetto mentre Maret metteva mano alla sua. “Non la sai usare! Stammi dietro e vedrai che ne usciamo puliti e vivi!” gli gridò aprendo la porta dell’ufficio e correndo, sentendo i suoi dipendenti che rumoreggiavano e si stavano dando alla fuga veloce. 

 

All’esterno, Beatrix aspettava e comandava mentre gli uomini s’introducevano negli uffici di Lennie.

“Sono ancora dentro?” le domandò l’uomo alla sua sinistra, seduto sul cofano della macchina.

Lei annuì e strinse gli occhi pensando che quell’azione le avrebbe fatto scalare la vetta.

“Non è uscito nessuno” rispose sentendo lo sfrigolio di una sigaretta che si accendeva e il rumore di un’arma che veniva caricata.

Lo vide scendere dal cofano con aria rilassata, come se stessa andando ad un pic-nic e quando sorpassò gli agenti con un fucile a pompa in mano e due pistole nella fondina di pelle color cuoio,

Beatrix lo fissò pensando che un amico così Natt non poteva averlo e che quel tipo aveva le palle che gli fumavo! E che aveva un gran bel culo.

 

Jesus camminava tranquillo e pacato per i corridoi, osservando la gente che scappava da tutti i lati e i poliziotti che li arrestavano.

Lui voleva il pezzo grosso.

E voleva lei.

 

“Di qua, è più veloce come uscita!

Lennie la tirò per un braccio e Maret fece una piroetta su se stessa correndo a dispetto dei tacchi alti. “Sai quando dovrai pagarmi per questo?” gli urlò col fiato in gola e l’adrenalina che pompava  

“Se ne usciamo vivi, ti copro di soldi!”

“L’hai detto!” esclama ridacchiando per allentare la tensione e immettendosi in un corridoio.

 

Jesus camminava tranquillo con alcuni agenti dietro che lo seguivano su ordine di Beatrix e tutti si domandavano chi cazzo fosse quel tipo che li centrava tutti al primo colpo e che sembrava completamente a suo agio in un’azione confusionaria come quella. C’era da perdere la testa!

 

“Qui, presto!”

Maret lo seguì osservando quell’angolo che faceva il corridoio e che non le piaceva per niente, perché poteva vederli spuntare da lì da un momento all’altro.

 

E fu così che successe.

 

Maret frenò istintivamente tirando Lennie dietro di se che la guardò senza capire. Il cuore le batteva così forte che sembrava stesse per esplodere quando vide apparire in mezzo a quella moltitudine di agenti, che si muovevano al rallentatore, un uomo che lei conosceva molto bene e che continuava a fumare vagamente seccato per il rumore delle armi nelle orecchie, la sigaretta all’angolo della bocca e un fucile a pompa in mano che stava puntando verso di lei. 

 

“Ciao Maret, te l’ho detto che ti avrei trovata” mormorò con aria soddisfatta tenendola sotto tiro.

 

Lennie la vide sbiancare completamente e per un attimo pensò che stesse per svenire. La prese per un braccio, attirandosi un’occhiataccia da Jesus “via le mani dalla mia donna o ti gambizzo” sibilò raggelandolo.

“E’ quello dell’anello?” domandò a bassa voce mentre Maret non lo sentiva e non lo vedeva, vedeva solo Jesus di fronte a se che era ancora più bello di prima - che diavolo ha fatto ai capelli??! - e che le puntava un fucile contro parecchio incazzato.

 

“Jesus..” Mormorò col fiato stretto in gola. Perse la presa su Lennie e restò a guardarlo con un labbro che tremava appena.

Lui la fissava e pensava che era identica alla sera in cui le stava per sparare e la pistola si era inceppata.  

“Come stai, Maret? Ti trovo in forma” sibilò sempre tenendole il fucile puntato contro il petto.  

Maret pensò che se le avesse sparato, la sua testa sarebbe stata raccolta un po' per volta con il cucchiaino da tè e che ci avrebbero messo parecchi giorni per farlo.

 

Trattenne  il respiro quando lo vide spostarlo su Lennie. “Abbassa quell’arma, stai minacciando il mio mandante” dichiarò con un tremito nella voce.

Jesus fece una smorfia parecchio stupita “ti sei trovata un nuovo capo? Ti piaceva tanto lavorare freelance, hai fatto un sacco di storie…”

“Era tanto tempo fa!” esplose alzando la voce e facendo un passo avanti incurante delle canne che la guardavano col loro sorriso muto e spalancato.

“Prima lui, poi te” dichiarò afferrando una pistola che teneva nella fondina e gettando via il fucile che sbatte a terra pesantemente.

 

“Hai la brutta abitudine di prenderla male quando ti mollano. Non pensi di essere eccessivo?” sibilò la donna tentando di non far uscire Lennie da dietro la sua schiena ed era difficile perché spuntava quasi di tutta la testa.

“Eccessivo un cazzo! Mi hai lasciato per bene tre volte!” urlò abbassando l’arma e andandole incontro di qualche passo.

“Mi dispiace, ma ero sconvolta l’ultima volta!” ribattè indurita, sempre cercando di non muoversi.

E invece di chiamarmi che hai fatto? Sei sparita!”

“Scusa ma non ragionavo molto!

Tu non ragioni mai...e smettila di proteggere quel tipo!”esplose tirandola per un braccio. Maret si strappò dalla sua presa e lo guardò gelidamente “quel tipo mi passa lo stipendio ed è molto più generoso di te!”

Ma pensi sempre ai soldi?!” esplode incredulo guardandola negli occhi. La vide arretrare di un passo ed esplose “adesso tu torni a casa con me!”

Ma non se ne parla neanche” ribattè allontanandosi.  Si voltò verso Lennie che stava assistendo alla discussione incupito e leggermente discosto “si, è lui.”

“L’avevo capito”mormorò con le parole strette in gola “è difficile sbagliarsi”

Maret lo guardò a lungo “mi dispiace tanto”

Lennie le sorrise incoraggiante “torna da lui”

 

Jesus era sempre più incazzato ed incredulo! Da quando in qua Maret dava tutta quella confidenza a qualcuno? Quando capì che fra i due poteva esserci qualcosa, ogni sua cellula raggelò e una calma immobile scese dentro d lui.

Strinse la pistola e alzò il braccio sparando un colpo a caso che fischiò accanto alla testa di Lennie. L’uomo restò immobile e un secondo dopo fece un passo indietro con un principio d’infarto

 

“Ehi calma..”balbettò alzando le mani “io sono neanche armato”

“Tu sei morto!” sibilò aggiustando meglio la mira.

“No, fermati!”

Maret abbassò la testa sentendo la pallottola fischiare accanto all’orecchio. Un secondo dopo, un forte sibilo la trapassò e si portò una mano all’orecchio gemendo per il dolore. Si guardò le dita sporche di sangue e boccheggiò cercando di non svenire.

 

“Cazzo!”

Maret sentì la pistola che sbatteva a terra e un profumo che la investiva con una folata di vento. Un secondo dopo due mani che non la toccavano più da parecchio tempo, le sfiorarono il viso e la testa “Non lo guardare, non è niente. È un graffio” le mormorò dolcemente tamponandole l’orecchio con un fazzoletto.

“Adesso te lo porti sempre appresso” sussurrò lasciandosi stringere da lui. Alzò gli occhi che le si riempirono subito di lacrime “Mi dispiace…” biascicò a bassa voce sentendo che le conficcava le dita nella pelle.  

 

Jesus la fissò senza risponderle perché stava camminando in punta di piedi sul crinale del perdono e non poteva farlo nuovamente: stavolta aveva deciso di punirla.

La lasciò andare e si allontanò di qualche passo. “E’ tardi, Maret”

 

La guardò fisso mentre la polizia li portavano via entrambi. Li seguì frugandosi nella tasca alla ricerca di una sigaretta che non riusciva proprio a trovare: era bastato che lei parlasse per far evaporare tutta la sua rabbia. Sospirò infilando le mani in tasca e uscì depresso dall’edificio mentre all’esterno Beatrix era il ritratto della felicità. 

Guardò Maret e quel tipo che venivano caricati su una volante e lei lo fissò a sua volta, finchè la donna dai capelli rossi che gli stava accanto non lo abbracciò e gli saltò al collo stampandogli un bacio sulle labbra.

Ogni cellula del corpo di Maret avvampò di rabbia e restò impalata a guardarli baciarsi con un certo trasporto, sorda ad ogni rumore, scrutandoli con gelosia.

 

***

 

“Togliti”

Beatrix lo fissò dall’alto con un certo nervosismo “ma te l’hanno mai detto che sei un testa di cazzo?”

“Un mucchio di volte” dichiarò spingendola via e facendole lanciare un gemito di sorpresa. La donna finì dall’altra parte del letto guardandolo senza capire che diavolo frullasse in testa di quell’uomo che si era lasciato baciare come un automa davanti a tutti e che una volta soli le era saltato addosso.

Girò le spalle con un “vaffanculo” a mezza bocca e completamente nuda si diresse verso il bagno sbattendo la porta. Un secondo dopo lo scroscio della doccia faceva da sottofondo al silenzio palpabile della stanza.  

Jesus aspettò finchè non uscì dalla stanza ancora visibilmente incazzata e neanche la guardò mentre raccoglieva i suoi vestiti sparsi un po’ ovunque e tirava su le calze che presentavano un’evidente smagliatura. Le gettò a terra e gli rivolse un’occhiataccia.

Dove stai andando?”

“A casa mia, stronzo”

Jesus si girò verso di lei, e la guardò inclinando la testa “Non ti ho dato il permesso di andartene”

Beatrix abbassò le braccia allacciandosi il reggiseno e lo guardò incredula. “Ma vattene al diavolo” ridacchiò scuotendo la testa.

Si alzò per infilarsi la gonna, quando lo sentì muoversi velocemente e finì nuovamente sul letto, sotto di lui. “Lasciami!” gridò arrabbiata  “ma chi cavolo ti credi di essere?”

“Uno stronzo” rispose spogliandola un’altra volta. 

 

Beatrix non lo poteva vedere, sentiva solo quel corpo sotto di se e ne stava godendo in una maniera che non riteneva possibile. Perchè non la faceva finita con quella tortura e la prendeva? Era eccitato, lo sentiva benissimo! Le mani della ragazza si mossero cercando, sfiorando, frugando il suo corpo. La fermò quando cominciò a toccarlo.

"Domattina, tu la fai uscire" mormorò costringendola a smettere.

Chi devo far uscire? Pensò dentro di se cercando di divincolarsi "Chi..."ansimò, quando le toccò la pelle morbida delle cosce. Non riusciva quasi a respirare "smettila"

"Quella donna, la devo portare via" le sussurrava accarezzandole i fianchi tondi.

“Non è possibile...Io non posso…”

Gridò all'improvviso. La stava prendendo lentamente, in quella posizione estremamente erotica.

Jesus si fermò, assaporando quella sensazione: poteva vedere il seno che si alzava e abbassava rapidamente, la sentiva gemere così vicino al suo orecchio da mandarlo letteralmente in paradiso… “Sì che puoi…”

La baciò con forza mentre spingeva in lei. Le sue grida si perdevano sulle sue labbra. “Vero che lo farai?”

Beatrix stava impazzendo, gridava sempre di più, dimenandosi e aggrappandosi alle lenzuola, rovesciando la testa all'indietro per il piacere, spargendo i capelli sulla sua spalla e il suo viso. La strinse fino a farle male e si fermò, aspettando la sua risposta “vero che lo farai?”

“Si!” ansimò tentando di riprendere il ritmo, ma non ci riusciva perché non ce la faceva a muoversi.

“Brava ragazza” mormorò tornando improvvisamente serio e ricominciando a spingere.

 

***

 

“M’ interessa solo la donna, quegli altri te li puoi tenere”

“Sta zitto e non parlarmi”

 

Beatrix neanche lo guardò mentre scarceravano Maret. Firmò quello che doveva firmare e gli voltò le spalle parecchio incazzata. “Di a Natt che dopo questa deve dimenticarsi il mio numero!” esclamò puntandogli un dito addosso.

 

Li lasciò soli e se ne andò parecchio infuriata, con le lacrime agli occhi per essere stata raggirata da quel tipo che si era comprato la libertà della sua donna portandosela a letto.

Maret non disse una parola mentre la spingeva verso la macchina che aveva noleggiato “Sali e sta zitta” le intimò con voce bassa e nervosa.

“Non ho detto mezza sillaba” sussurrò quando salì dalla parte del passeggero.

“Hai parlato anche troppo” ribatté mettendo in moto e guardandola di traverso. Maret resse poco il suo sguardo e tornò a fissare il cruscotto finché non sentì una mano pesante che la afferrava il viso e la girava verso di lui “toglimi una curiosità, ci sei andata a letto?”

Maret lo osservò per un  po’ sentendo gli occhi lucidi “Si. E tu l’hai fatto con quella donna. Ieri sera”

Jesus la guardò domandandosi come faceva a saperlo. Lei alzò una mano e gli toccò un angolo dell’occhio “hai le occhiaie che hai solo dopo ore di performance e stai ingozzando di acqua” gli spiegò indicando la bottiglia vuota che giaceva sul sedile posteriore.

La lasciò andare tornando a fissarla un secondo dopo “direi che siamo pari”

Maret non gli rispose, col cuore stretto e il respiro inesistente: voleva urlare e prenderlo a schiaffi perché era gelosa da morire!

Se si metteva piangere si sarebbe incazzato di brutto e l’avrebbe anche uccisa. In quel momento era capace di qualsiasi cosa.

Mentre guidava far le strade mega affollate, lei azzardò due parole ma fu subito messa a tacere.

“No, non torniamo alla villa, non subito almeno” affermò duro mettendo la freccia e svoltando verso l’appartamento dove si era stabilito “prima devo fartela pagare un po’…”

 

Maret sgranò gli occhi guardandolo “vuoi torturarmi per caso?”

“Mh…” sospirò con un bel sorriso freddo “si, l’idea era proprio quella!”

Lei continuava a fissarlo senza aver ben capito le sue intenzioni e sbattendo le palpebre per cercare di afferrare il concetto.

“Su, non fare quella faccetta. Non soffrirai più tanto, te lo prometto! Lo sai che sono un esperto”

 

***

 

Jesus continuava a guardarla fisso e la stava facendo diventare nervosa. Era indecisa fra il provare a calmarlo a parole o usare la tattica più sporca e vecchia del modo, col risultato di farsi sgozzare come un capretto a Pasqua. Quindi restò immobile lasciando che la guardasse quando voleva. Lei stava comoda…comodamente legata alla testiera del letto e Jesus era seduto su una sedia, lo schienale rivolto verso di lei e le braccia sopra. Continuava a fumare una sigaretta appresso all’altra e non faceva altro. La guardava in silenzio da un paio di ore, minuto più minuto meno.

 

“Mi hai lasciato un’altra volta”

Quando parlò la sua frase risuonò rauca e stupita, come se non riuscisse a credere che l’avesse fatto. “Mi hai mollato con uno stupido bigliettino e te ne sei andata…e ti messa con un mafioso che a quest’ora sarà già uscito di galera..”

“Non mi sono messa..

“Fa silenzio e non interrompermi” Jesus alzò appena un po’ la voce e Maret tacque aspettando che avesse finito. “Io mi maceravo nel dolore come un’idiota e tu nel frattempo scopavi con quel tipo…e brava Maret” sospirò a bassa voce spegnendo anche l’ultima sigaretta “che ci dovrei fare con te, adesso?”

Lei lo guardò muovendo appena una gamba e attirando l’attenzione sulle sue caviglie nude. Le fissò ipnotizzato salendo fino all’orlo della gonna che mostrava uno spicchio di coscia.

Sebbene si fosse sfogato parecchio la sera prima, Maret l’accendeva sempre come una miccia.

Si alzò e cominciò a camminare su e giù irrequieto.

 

“Mi dispiace di essermene andata” la sentì mormorare a bassa voce “quando ho perso il bambino è stato uno shock…tu non c’eri, eri da Natt e io mi sono sentita morire. Mi sono messa paura e sono scappata” racconta con la voce atona come se fosse una cosa che non riguardasse “tu ci tenevi tanto e io pensavo che te la saresti presa con me…”

Jesus è fermo e la guarda con un’aria dolorosa che la fa stare da cani “e mi hai abbandonato…non hai pensato a me neanche un attimo”

“Ci ho pensato invece!”

Maret sta urlando adesso e lui la guarda avvicinandosi di un passo alla volta “ho pensato e ho pensato male! Ho sbagliato, ma stavo tornando da te!” urla con gli occhi gonfi di lacrime, facendosi male ai polsi e spingendosi contro di lui “stavo tornando da te perché ho capito che aveva sbagliato e stavo tornando da te perché ti amo! Brutto stronzo, ti sei anche scopato quella puttana che mi ha arrestato, la sera stessa!”

 

Il fatto che stesse soffrendo di gelosia, era un buon indice. “Sai qual è la novità, Maret?” 

 

Jesus la guarda cercando di ignorare i lacrimoni che le scorrono sul bel viso. “Non me ne frega niente. Se mi ami o se stavi tornando per rimanere…non mi importa più nulla di te”

 

Ha parlato con la voce tranquilla e serena, come sempre quando esclude qualcuno dal suo cuore.  

Maret lo sa e ne sta soffrendo terribilmente: non credeva che si potesse provare un dolore del genere!

 

La lascia libera di andarsene, con lo sguardo perso nel vuoto. Giocherella con una sigaretta ancora spenta e intravede per qualche attimo i suoi piedi che scendono dal letto. Ma non la guarda.

 “Sii così gentile da venire a riprenderti la tua roba alla villa. Ma avverti prima. Non voglio vederti neanche per sbaglio.”

 

Maret l’osserva freddamente, come fa sempre quando non vuole cedere al pianto. Esce silenziosa dall’appartamento e si precipita in strada andando a sbattere conto un passante, gli occhi offuscati dalle lacrime.

 

Jesus resta a guardare la forma che il corpo della donna ha scavato sul letto e si alza faticosamente dalla sedia. Guarda il tessuto stropicciato e il cuscino schiacciato dalla sua schiena.

 

Ci crolla sopra, stringendolo fra le braccia, il viso affondato su di esso. Respira a lungo e trattiene il fiato e poi inala di nuovo il vago profumo che vi è rimasto sopra.

Quando volta la testa verso la finestra, uno strano luccichio gli corre lungo la guancia …come se stesse piangendo.

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Capitolo 40
*** Happy end ***


Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio

Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio

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Jesus lascia cadere il telefono per l’ultima volta. Lo lascia suonare a vuoto e non riesce a distogliere lo sguardo dalla lampada che sta fissando da mezz’ora.

Fuori piove, un bell’acquazzone estivo come non ne vedeva da tempo.

Maret…

Distoglie lo sguardo a fatica dalla lampada. Si alza lentamente, i muscoli contratti lo fanno gemere per un secondo. Fa una smorfia e si appoggia alla finestra nell’attesa di qualcosa.

 

Scende le scale pigramente, senza alcuna fretta. La villa è immersa nel silenzio perché sono tutti fuori a lavorare. Quei due se le staranno dando di santa ragione, ma prima io poi ce la faranno a venirsi incontro. Sono due testardi capoccioni!

Apre il frigo e prende una bottiglia d’acqua che beve svogliatamente, la guarda e la posa sul tavolo della cucina, restando ad osservare la pioggia.

 

Vaga per  un po’ non sapendo cosa fare. Si getta su una poltrona del salotto che è stato miracolosamente ripulito dall’ultima scorribanda dei ragazzi e accende la televisione.

Immagini strane, confuse.

Si sente stanco e apatico. Gratta leggermente la barba con un dito. Ha ragione Shaz, dovrebbe farsela.

Finchè c’era lei che lo rimbeccava di tanto in tanto, riusciva almeno ad alzarsi dal letto senza pensare a Maret continuamente.

Spegne la tv gettando il telecomando su divano.

 

Al diavolo, usciamo e piangiamoci addosso un altro po’, pensa afferrando la giacca e l’ombrello.

 

****

 

Una macchina si ferma nel vialetto zuppo d’acqua; sul selciato formato dai sassolini bianchi, la donna può intravedere dei piccoli tratti fangosi.

 

Suona più volte alla porta con una trepidazione che non la fa stare ferma.

Charles apre la porta e si meraviglia alla vista della donna senza ombrello, completamente fradicia per l’acquazzone, sebbene sia stata sotto la pioggia poco tempo.

 

“Signora!” esclama facendola entrare in fretta.

“Dov’è Jesus?” domandò allarmata cercandolo con gli occhi.

“Penso che il signore sia uscito…”

L’uomo non fa neanche in tempo a finire la frase che Maret si è già gettata fuori alla sua ricerca.

 

***

 

La pioggia ha smesso di cadere. Jesus chiede  l’ombrello restando a guardare la vetrina sbarrata da una grata sebbene il vetro sia antiproiettile. Non c’è quasi nessuno in giro...e fanno bene, pensa notando con nervosismo la scarpa bagnata dalla pozzanghera nella quale ha appena messo il piede. Scrolla la scarpa seccato e si appoggia alla grata stanco. Che tristezza…diosanto…

 

***

 

Maret esce dalla macchina parcheggiandola in divieto di sosta. Le facciano pure la multa, può pagarla. Ora deve trovarlo! Cammina in fretta senza avere la più pallida idea di dove andarlo a scovare.

I suoi piedi l’hanno riportata nella stessa stradina nella quale si sono incontrati-scontrati.

Non c’è più il suo negozio di camicette, pensa guardando la vetrina perfettamente chiusa e l’uomo appoggiato alla grata

 

…non c’è più…

 

…il negozio…

 

Si ferma a guardarlo per bene. L’uomo sembra triste e depresso. Ha le spalle incurvate e l’ombrello abbassato che sgocciola sul marciapiede umido.

 

Jesus sospira e alza lo sguardo verso la vetrina, sbuffando per la tristezza; quando sente qualcosa di duro che gli viene puntato addosso, rabbrividisce e una calma irregolare scende dentro di lui.

Il suo aggressore è basso, non riesce a vedere il riflesso.

Il suo aggressore si sposta, mostrando una figura sottile, fradicia dalla testa ai piedi.

Una donna, pensa rigido “non è serata, te la faccio ingoiare quell'arma” sibila cercando di scorgere qualche dettaglio in più.

 

Maret gli punta il manico dell’ombrello sulla schiena trattenendo un singhiozzo “avresti ragione..” mormorò facendolo sussultare.

Abbassa lentamente l’ombrello, sporgendosi per farsi veder meglio.

 

Jesus resta a guardarla dalla vetrina…come a suo tempo…ma la situazione era invertita…si volta lentamente guardando le mani vuote della donna, vuote...ma il suo anello c’è ancora.

 

Ammutolisce di fronte alla piccola e bagnata figura che lo guarda con gli occhi lucidi di lacrime.

Maret lo fissa immobile, senza ombrello, i capelli che ricadono sulle spalle disordinatamente.

 

Jesus la osserva e non riesce a ravvogliare la matassa di sentimenti che hanno scompigliato il suo intero essere.

La pioggia riprende meno violenta di prima e le batte addosso, inzuppandole la maglietta leggera che porta.

“Mi dispiace…” mormora con voce tremula battendogli occhi alla pioggia insistente.

Jesus si stacca dalla vetrina in silenzio e le si avvicina velocemente abbracciandola con forza.

La donna lo lascia continuare, assaporando il suo odore buono che non ha mai dimenticato in quei tre mesi. 

Sente le sue dita che la stringono ferocemente impedendole qualsiasi movimento.

 

“Perché sei tornata?” mormora arrabbiato “ti avevo detto…”

Maret lo guarda e si addossa nuovamente a lui “faccio sempre come mi pare, lo sai” sussurra sentendo la sua mano che si muove sulla schiena e fra i capelli.

Un bacio, poi un secondo e un terzo. La tempesta scoppia anche dentro di loro.

“Scusami, scusami…”mormora continuamente continuando a baciarlo.

“Non ti scuso stavolta!” ribatte stringendola “ti lego al letto per il resto della vita”

“Per me va bene, se ci sei tu dentro” gli risponde con un sorriso innaffiato di lacrime.

Jesus la guarda passandole delicatamente la mano sul viso “come faccio a crederti ancora?”

Maret sorride tristemente e gli  mostra l’anello “ce l’ho ancora…e voglio ancora sposarti se tu mi vuoi...e stavolta mi metto in maternità per un anno intero”

 

***

 

“Dici che va bene così?”

Natt guarda la moglie in avanzato stato di gravidanza seduta sulla sedia a dondolo che ha insistito a comprare, perché tutte le donne incinte hanno bisogno di una sedia a dondolo! Lei dice che le fa venire il mal di mare e ha capito a che serve: Natt non vede l’ora di provarla, mentre l’abbraccia e le mostra la cameretta doppia che insiste a sistemare e ogni giorno arriva con un giocattolo nuovo.

“Si, va bene! Kluge, sei insopportabile adesso…dopo cosa farai?” ridacchia alzando gli occhi al cielo.

Lui fa spallucce spostando un’altra volta il peluche a forma di orsacchiotto, identico a quello che aveva da piccolo e che ricorda con un sorriso ebete. Lyse è contenta di vederlo così preso.

“Insomma me lo vuoi dire di che sesso sono?” la stuzzica continuamente girandole intorno e facendola sospirare.

“Che strazio!” ribatte ridendo e sollevando una bambola troppo carina per essere vera. “Diciamo che questa va bene..” ridacchia indicandola

“Si ! Dio ti raingarzio1” esclama felice dandole un bacio “e l’altra? O l’altro?”

“Quella sarà una sorpresa” gli dice facendogli la linguaccia e afferrando un pallone piccolo e tondo che rimbalza morbidamente nelle sue mani.

“Ti prego…..” La supplica circuendola amorosamente “eddai…”

“Finiscila.” l’ammonisce scansandolo e vedendolo crollare sul dondolo con aria comica. Gli occhioni che fa sono irresistibili e gli tira la palletta sulla testa e sorride “diciamo che anche questa va bene”

Il sorriso muore sul volto di Natt che si alza lentamente “un maschio? E una femmina!” urla in direzione di Lyse che si tappa le orecchie “si, ma non urlare scemo, stanno dormendo e se si svegliano non fanno dormire me” sbotta indicandosi la pancia voluminosa.

“Siii!!!!Jackpot!!!!” urla contento abbracciandola e stampandole un bacio sulla bocca che la fa arrossire “un orgoglioso maschio della stirpe di Kluge! Diventerà un dongiovanni come suo padre!” sghignazza felice rimediandosi un’occhiataccia da Lyse che lo osserva con le mani sui fianchi “se ti azzardi a fare distinzione fra i due, ti mangio la testa!” ringhia rimediandosi un sorriso estasiato e un ‘ti amo’ da far accapponare la pelle.

 

Sta per chiamare Jesus per dargli la magnifica notizia quando il telefono squilla  “si? Chi disturba il felicissimo Natt, futuro padre di due figli meravigliosi, un maschio e una femmina per essere precisi?!” esordisce mentre Lyse si da una manata sulla fronte per la sua stupidità.

 

Quando riattacca ha un’aria compiaciutissima “matrimonio in vista. Tira fuori il vestito più bello che hai. Domani Jesus e Maret si sposano”

 

***

 

E’ pomeriggio inoltrato a Parigi. Shaz continua a sbaciucchiare Votan caduto come lei in una sorta di torpore estatico nell’ufficio dopo aver spedito in missione i due.

 

“Squilla” mormora la donna allungando la mano per prendere il telefono.

“Lascialo suonare, non devono disturbaci mentre io cerco di convincerti a fare sesso sulla scrivania” ridacchia facendola arrossire.

“Io non faccio sesso sulla scrivania”ridacchia afferrando il telefono e rispondendo con un ‘pronto’ allegro seguito da una risatina imbarazzata.

“Cosa?! Cosa! Certo che veniamo! Sono contenta! Certo che glielo dico, tanto è qui…”

Shaz ammutolisce e diventa di tutti i colori mentre Votan insiste a baciarla sul collo “no, deficiente, non stiamo facendo sesso sul posto di lavoro! Scemo!”

Attacca ridendo come una pazza e saltandogli al collo “si sposano, si sposano!!!! Jesus e Maret si sposano! Finalmente è tornata a casa!” urla saltellando per la felicità.

Votan alza un sopracciglio e annuisce con aria sarcastica “merito mio”

Shaz  lo guarda dubbiosa “e perchè sarebbe merito tuo?”

“Le ho fatto un discorsetto” mormora tornando a baciarla “dicevamo del sesso in ufficio…io lo trovo estremamente erotico” sghignazzò rimediandosi uno ‘scemo’ imbarazzato fino all’ultima vocale.

“Pensavo a qualcosa di un po’ più tradizionale per…” arrossì fino alla radice dei capelli e lo spostò nervosa “la nostra prima volta…andiamo a cercare il regalo a quei due” dichiarò cercando di tirarsi fuori da quella situazione imbarazzante. Votan sospirò divertito e la prese per un braccio mentre lei mugolava un ‘smettila maniaco’ da programma.

“Tradizionale in che senso?” le domandò mezzo serio e mezzo divertito.

La vide girare lo sguardo da tutte le parti e tossicchiare imbarazzata, mantenendo quella sfumatura di rosso che le stava decisamente bene. “Violini? Champagne e fragole?” mormorò abbracciandola e vedendola piegare la testa soprappensiero.

“Beh, perché no?” ridacchiò tamburellando le dita sul suo braccio “e magari anche rose rosse..”

 

Votan la fissava con un’aria seria che la spaventò quasi “cosa? È troppo? Non mi piace il fast sex, sono da tempi lunghi” ridacchiò per la vergogna un’altra volta.”Di qualcosa prima che sprofondi a terra” lo incitò con un’improvvisa faccia di bronzo.

Votan la lasciò dopo averle lanciato una lunga occhiata “tu cerca il regalo, io telefono all’aeroporto” le disse afferrando il telefono “quando si sposano mattina o pomeriggio?”

“Sera! Di sera è più romantico” gongolò con aria sognante.

“Perfetto..” Lo sentì sibilare lanciandole un’occhiata malandrina “così abbiamo tutto il tempo”

“Di fare che?” gli domandò timorosa per quel voltafaccia improvviso.

“Lo so io. Vuoi andare a comprare quel regalo?! E stasera si va a cena fuori” esordì mettendola di fronte al fatto compiuto.

Shaz lo guardò stupita “Che cavolo è sto tono di comando?” domandò con le mani sui fianchi e un broncio minaccioso.

Votan spostò il telefono dall’altro orecchio e sorrise “scusa, luce dei miei occhi. Amore mio adorato, potresti cortesemente condurre la tua dolce persona..”

“Oddio! Me ne vado, non posso sentirti parlare così!” rabbrividì andandosene di corsa.

 

Votan guardò la porta che si chiudeva e rise “così impari, scema.”

 

 

 

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Capitolo 41
*** Due semplici parole ***


Votan bussa alla sua porta qualche ora dopo

Votan bussa alla sua porta qualche ora dopo.

Shaz continua a guardarsi allo specchio che le rimanda un’immagine di se troppo sexi. È troppo corto? Naaa. Troppo scollato? Forse. Il tacco! Mi ci ammazzerò su questo tacco, ma le scarpe erano troppo belle, non potevo lasciarle in quel negozio!

Prende la borsetta e continua lisciare il vestito con le mani. Stranamente non è ancora entrato di prepotenza.

Votan se ne sta appoggiato al muro, chiedendosi se non si sia messo troppo in tiro.

Quando la vede uscire con un sorriso imbarazzato, resta immobile ad osservare come il tessuto del vestito le danzi attorno al corpo, come il seno tenda l’abito maliziosamente e come quelle spalline siano sottili …così sottili….così facili da abbassare…

 

La cena è silenziosa, è fatta solo di sguardi e sorrisi. Shaz lo osserva, mordicchiandosi il labbro inferiore e affrontando il grande dilemma del dolce.

“Torta o gelato?”

“Gelato” risponde sicura.

Che lo chiedo a fare”

Votan incrocia le mani e la guarda compiaciuto. “Tre ore senza urlare e senza battutine sarcastiche...non ci sono abituato” le dice allungando una mano e prendendole la sua.

Shaz non porta neanche un anello. Ha le unghie corte e curate con lo smalto trasparente.

Intreccia le dita mentre la guarda e lei gli sorride di rimando, sentendosi come una ragazzina al primo appuntamento.

Si staccano quando arriva il dolce che Shaz guarda come fosse un tesoro inestimabile.

“L’hai già inventata, una scusa per scappare?” le chiede ironicamente.

Shaz lo guarda e scuote la testa “non ancora…ho tempo, altre quattro cucchiaiate di tempo” ridacchia soddisfatta.

Quando escono dal ristorante Votan l’abbraccia...quel tessuto è fatto apposta per essere toccato, come lei. Come la sua pelle morbida e profumata.

Si baciano sotto la luna che splende piena e illumina la strada.

“Allora? Questa scusa?” le chiede ansimando per la passione di quel bacio leggero eppure travolgente.

“Non ce l’ho..”

La dirige verso la macchina e le apre la portiera con un gesto comico “ti stai cacciando nella tana del lupo con le tue mani”

“Correrò il rischio” ridacchia divertita. La sua ansia cresce col passare del tempo. Ad ogni semaforo sente un qualcosa d’inesprimibile che le urla di scappare a gambe levate e qualcos'altro che la inchioda al sedile.

Quando lo vede svoltare verso il centro della città, aggrotta la fronte perplessa. “Dove andiamo?”

Votan tamburella con le dita sul volante e guarda avanti a se. Non l’ha sentita, perso nei suoi pensieri.

Dove stiamo andando?”

La sua voce alterata, lo fece voltare per un secondo. “A fare un giro” risponde parcheggiando nel primo spazio libero.

Shaz lo osserva mentre fa retromarcia e torce il collo all’indietro, evidenziando una vena che è incredibilmente sexi.

Quando la guarda, sentendosi fissato come un trofeo alla finale della partita, la vede assorta in contemplazione. Tira il freno a mano facendo rumore e facendola riprendere.

Che ti sei inventato stavolta?” gli domanda aprendo la portiera ed immergendosi nel fresco della notte.

Votan si appoggia al tettino della macchina e la guarda, mentre si volta su se stessa e il vestito che ondeggia con grazia attorno alle gambe snelle “volevo fare un giro, te l’ho detto”

Si stacca lentamente avvicinandosi a lei e prendendola per mano. Ha le dita fredde e le stringe con attenzione. “Non vorrai subito portarmi a casa tua a farmi le cosacce?” esclama divertito facendola ridere e allentando la tensione.

“Pensavo che tu volessi approfittare di me senza scrupoli” ammette sorridendo mentre camminano per le strade illuminate e così terribilmente romantiche!

 

In un café all’aperto, un musicista suona una lenta litania al violino che lo fa grugnire di finto dolore “oddio, peggio del tuo gatto quando miagola!” esclama sollevando gli occhi al cielo.

 

Shaz resta immobile ad ascoltare il suono del violino, col viso leggermente rosso e le dita infuocate nella sua stretta forte.

“A me piace..” Sussurra inclinando la testa e sorridendo al musicista che le fa un garbato inchino e riprende il suo lavoro.

Votan la guarda completamente rapita e decide che non potrà mai essere più bella come in quel momento.

“Hai mai visto ‘Sabrina’? La versione nuova, intendo…mi commuovevo sempre quando sentivo il suono dei violini” gli spiega persa nella musica.

Votan non le risponde e continua a guardarla socchiudere le labbra e sorridere gentilmente. Quando la musica finisce Shaz applaude commossa, lasciandolo inebetito di fronte ai suoi occhi lucenti.

Che c’è?” gli domanda toccandosi appena l’occhio con la punta del dito.

 

Votan la osserva rapito toccandole il viso accaldato dall’emozione “io penso…che non potresti essere più bella di così. In questo momento sei…semplicemente…” tace non trovando le parole adatte e continuando ad accarezzarla delicatamente.

Shaz lo fissa accostandosi leggermente a lui “come si dice: le cose più belle sono le più difficili da dire, perché le parole le rimpiccioliscono..” Sussurra emozionata “è da cioccolatini…però…” lo vede avvicinarsi e chiude gli occhi protendendosi verso di lui che le sfiora le guance con il respiro. “E’ adatta..

Sente la sua mano che si insinua dietro la nuca e che la solletica irresistibilmente. 

 

Il violino suona mentre le loro labbra si uniscono, morbidamente e sempre più intensamente avvinghiandosi con dolcezza l’uno all’altro.

Una signora che passa li guarda estasiata. “Vive l’amour!” grida nella loro direzione.

 

La coppia non li sente persi nelle reciproche emozioni che li dominano completamente.

“Sai la cosa che mi piacerebbe più di tutte? Essere arrestato per atti osceni in luogo pubblico” le dice con la voce bassa e roca, ancora preso dal bacio. Si schiarisce la voce un paio di volte mentre Shaz lo stringe a lui sensualmente “beh, basta continuare…in questo modo..” Sussurra baciandolo con più trasporto e facendosi fischiare dietro da una coppia di turisti.

 

Lo sente prendere un respiro profondo e la stringe con tenerezza “al prossimo che biascica qualcosa, gli sparo” sussurra facendola ridere.

“Ti sei portato la pistola anche stasera? Mi sembrava..

“Non è la pistola, deficiente!” la prende in giro continuando a farla ridere per tutto il tempo.

Shaz lo guarda di sottecchi con le guance ancora rosse. Ha un leggero tremito prima di parlare “Andiamo a casa?”

 

Un vulcano in eruzione esplode nel corpo di Votan a quella frase semplice eppure carica di promesse. Le cinge la vita e fa dietro front sentendola instabile sui tacchi.

Le tremano le gambe all’idea…che loro…loro quella sera.. 

 

Quando arrivano nel suo appartamento perfettamente in ordine, Shaz trema sempre di più. Ha insistito perché si fermasse da lei e l’ha accontentata senza neanche parlare ma l’ha solamente fissata, sciogliendole il cuore sotto quello sguardo bollente. Si stringe le braccia addosso e lo guarda, posando la borsetta tempestata di perline sul primo ripiano che trova.

Quando lo vede togliersi la giacca leggera, ha un sussulto che le fa scappare un gemito improvviso. Votan la guarda avvicinandosi di un passo alla volta, dandole il tempo di ripensarci.

Si appoggia al muro con le braccia dietro la vita sottile.

Il suo nervosismo è palpabile. Resta accoccolata contro di lui sentendo il cuore che batte furiosamente. Le mani che si muovono lungo il corpo, la fanno gemere sommessamente, si strofina sensualmente su di lui guardandolo con gli occhi febbricitanti e il respiro corto.

Fa scorrere la zip che arriva fino alla vita, baciandole il seno sopra la stoffa leggera e facendola mugolare troppo forte. Corde mai suonate prima liberano note divine, stringendolo e baciandolo con un trasporto che non riesce a farla ragionare...ascolta il suo respiro pesante fra il frastuono dei propri pensieri che sembrano vogliano esplodere tutti insieme da un momento all’altro e neanche si rende conto di quando il vestito volo via dal suo corpo, restando solo in lingerie che lo fa deglutire a stento fra le pieghe della passione che gli lambiscono il cervello completamente distaccato dal resto del corpo.   

“Ti odio” le dice cospargendola di baci leggeri.

Perché?”

Votan si stacca con un sospiro sofferto “perché sei imprevedibile…non pensavo ..” Sussurra staccandosi da lei con uno sguardo truce.

Che problema c’è?” domanda debolmente senza capire

Che sono un idiota” le dice bestemmiando dentro di se qualsiasi santo a portata di memoria.

Shaz lo guarda incuriosita. Quando capisce, dopo un bel pò, diventa di tutti i colori.

“Oh…” sussurra sentendosi morire per la frustrazione. “Questo è decisamente fuori luogo, dovrei licenziati per inadempienza al lavoro.” Sussurra stringendosi di più al suo corpo caldo che diventato ancora più attraente per la  piccola impedenza. “Hai quindici minuti di tempo: recupera ciò che serve e vieni in camera mia. Forza, scattare!” lo incita sentendosi stupidamente sciocca e ridendo dentro di se.

 

Venti minuti dopo, Votan la guarda dormire saporitamente raggomitolata sotto le coperte con un’espressione beata…ma come si può! Pensa sospirando.

 

Nel cuore della notte Shaz sente qualcosa di caldo che preme contro di lei. Si accuccia meglio fra le braccia del suo uomo e sorride impercettibilmente respirando un profumo paradisiaco che la fa stare meravigliosamente bene. 

 

È una scia delicata di baci lungo la spalla che la sveglia la mattina dopo. Non ricorda di aver dormito meglio, da alcuni mesi a quella parte. Si volta sospirando “amore…che ore sono?” mormora mezza addormentata

“Non lo so…”

 

La voce profonda che ha parlato le fa aprire gli occhi sorpresa. Osserva Votan che la fissa con un sorriso tenero e ingoia rumorosamente “che fai qui?” mormora scostandosi leggermente da lui.

“Ti sei addormentata...mi mandi a fare la spesa e ti addormenti? Il minimo che potevi fare era ospitarmi.” ribatte mezzo assonnato sistemandosi meglio accanto a lei.

Shaz lo guarda e cerca di ricordare…poi arrossisce tutto insieme “oddio, scusa!”esplode guardandolo aprire un occhio solo “mi sono appoggiata al letto…devo essermi addormentata di colpo” gli spiega con una vocetta morbida che lo manda in paranoia da sesso mancato.

“Fa niente..” Si sforza di dire quando vorrebbe prenderla amorevolmente a schiaffi. “Su, preparami la colazione per farti perdonare”

Shaz sorride all’ordine “preparatela da solo”

“La casa è la tua; sono ospite, trattami bene” mugugna chiudendo gli occhi e sorridendo ampiamente.

La sente sbuffare parecchie volte “solo per questa volta e per farmi perdonare “afferma alzandosi a stirandosi pigramente.

Si struscia ripetutamente una mano sugli occhi, pensando quanto sia piacevole svegliarsi con qualcuno accanto e attraversa il salottino per dirigersi nella cucina, quando qualcosa di rosso e di bianco in quantità industriali le fa fare due passi indietro. Sbatte le palpebre alla profusione di rose sparse ovunque.

Ammutolisce con gli occhi sgranati mentre aspira quel delicato aroma che le ha invaso la stanza. Si avvicina e tocca con due dita i fiori nel vaso più vicino. Quando sente dietro di se la presenza del suo ospite che sorride soddisfatto per la trovata, non può fare a meno di continuare a guardarlo con gli occhi sgranati.

Lo vede inclinare la testa da un lato “tu dormivi …. Mormora vedendo gli occhi riempirsi di lacrime “no eh!” la supplica allarmato.

Quando gli si lancia addosso e lo stringe, resta un attimo stupito che la sua idea abbia avuto per una volta successo con quella rompiscatole che non fa altro che lamentarsi di lui, poi l’abbraccia a sua volta baciandole la fronte che spunta fra i capelli arruffati.

Shaz si stacca con il viso rosso e gli occhi ancora troppo lucidi “perché?” domanda a mezza bocca.

 

Perché no?” le risponde senza capire la sua reazione. “Che palle, ti regalo tutti i fiori che voglio!” ribatte imbarazzato sotto il suo sguardo traballante.

La sente stringersi nuovamente addosso a lui e la bacia lentamente su una guancia calda “grazie..” Sussurra commossa arrampicandosi fino ad arrivare alle sue labbra, mentre le accarezza la schiena e arriva al collo che sfiora leggermente.

“Prego..” Mormora quando un gemito della donna gli fa passare qualsiasi fantasia, tranne una. 

Si stacca da lui col fiato corto e le gambe che la sorreggono appena. “Dobbiamo andare all’aeroporto, facciamo tardi” gli dice con la voce tremula allontanandosi di più e urtando un vaso che prende all’improvviso.

L’acqua che fuoriesce, le bagna le mani e Shaz ha l’impressione di vedere salire le nuvolette di vapore come nei cartoni animati.

Lo osserva di sottecchi, ancora appoggiato alla porta con uno sguardo divertito che la fa sentire..

Quando lo vede avvicinarsi, posa il vaso a terra guardando le mani bagnate e asciugandole sulla vestaglietta leggera.

“Abbiamo tempo” mormora prendendole le mani fresche e mettendole attorno alla sua schiena. La sente rabbrividire e si abbassa a baciarla sul collo facendole scappare un gemito più forte degli altri.

“Ora sei tutta per me…”

Quando la prende in braccio, Shaz si accoccola contro di lui chiudendo gli occhi.

 

La adagia sul letto delicatamente, mantenendo un controllo che la donna invidia con ferocia: è un fascio di nervi tesi all’inverosimile. Si sdraia accanto a lei, accarezzandole il viso ormai fucsia. “Respira ogni tanto” esclama facendola ridere e baciandole la fronte, allentando un pò la tensione.

Inarca la schiena a quel piccolo gesto affettuoso sentendo la passione che dialoga violenta e inarrestabile.

“Ci credi…che ti amo?” le domanda dandole un bacio ad ogni parola.

La sente rabbrividire sotto di se ma non ode la risposta. La guarda accarezzandola con una tenerezza che le fa ancora più male “ci credi?” le chiede osservando come arrossisce e gira la testa imbarazzata.

Un sospiro divertito le fa alzare lo sguardo “lo prendo come un si” sussurra facendola sorridere “Da me si dice ‘Ascolta la donna quando ti guarda, non quando ti parla.’” Mormora adagiandosi su un fianco e guardandola voltarsi verso di lui in silenzio.

Restano per un po’ a fissarsi finchè un risolino non sale alle labbra di entrambi “e cosa leggi nei miei occhi?” gli domanda avvicinandosi lentamente.

“Un bel niente, c’è troppo buio qua dentro” ridacchia abbracciandola. Allunga una mano per accendere la luce soffusa del comodino ma lei lo ferma subito “no…se non vuoi vedermi scappare per la timidezza” mormora scendendo con le dita lungo il suo braccio e baciandolo sulla spalla.

Votan la stringe e la sente muoversi lentamente su di lui, mordicchiandolo leggermente. Quando arriva all’orecchio sussurra due semplici parole che hanno un effetto improvviso dentro la sua testa.

Ci vuole troppo tempo per assimilare quel concetto e lei, di tempo, non gliene sta andando a sufficienza….

 

 

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Capitolo 42
*** Blindatela! ***


Shaz si rannicchiò su di lui guardando il vuoto, sentiva il cuore che riprendeva a battere con regolarità e il respiro che cal

Shaz si rannicchiò contro di lui con gli occhi chiusi; sentiva il suo cuore che batteva regolarmente e il respiro ritmico e leggero. Gli baciò dolcemente la pelle salata e sorrise quando lo vide muoversi nel sonno.

Si alzò su un gomito studiandolo, mentre dormiva, finalmente esausto. L’aveva fatto sudare, il vecchiaccio, pensò con un sorriso malizioso e imbarazzato al tempo stesso. 

I suoi occhi percorrevano l’attraente figura stesa sulla schiena, con la testa voltata da un lato e un braccio infilato sotto il cuscino.

Si sentiva assonnata, intontita e intorpidita…ma era felice! Era così felice che sarebbe esplosa da un momento all’altro se non si fosse data una calmata e non avesse smesso di guardarlo e di ripensare a...tutto il resto!  

La prima volta era stato così dolce che l’aveva costretto ad implorarlo, perché non si decideva proprio a… Shaz sorrise imbarazzata e sentì una fiammata di eccitazione al volto, e poi era stato così semplice e bello che non si erano più fermati.

Lei l’aveva steso con la sua mossa segreta e lui l’aveva…lasciamo stare che è meglio! Pensò ironicamente tornando a sdraiarsi. Girò la testa verso di lui e si rese conto di quanto poteva esser sexi quell’uomo: da qualsiasi lato lo poneva, era scandalosamente arrapante! La curva che faceva la mascella alla giunzione con l’orecchio, la vena che spuntava dal braccio piegato e il lieve su e giù del pomo d’adamo quando ingoiava…. Mmhh….pensò avvicinandosi con un sorriso cattivo, so già cosa mangerò a pranzo!

Cominciò a tormentarlo di bacetti fino a svegliarlo lentamente. Shaz sentì la sua mano che le sfiorava il collo, insinuandosi nei capelli sotto la nuca, per massaggiarla con tenerezza e un’ondata improvvisa d’amore cancellò tutti i pensieri turpi e osceni che aveva fatto su di lui.

Dopo un altro piacevole minuto, liberò l’altro braccio e la strinse con soddisfazione contro di se, gustando quel gradevole contatto e rabbrividendo sotto le sue unghie corte e regolari che lo accarezzavano insistentemente.

Si incontrarono in un bacio dolce e profondo che le fece nuovamente girare la testa. La ruotò sotto di se continuando a baciarla, finchè non la sentì mugolare qualcosa d’incomprensibile.

“Fame” sussurrò sentendo lo stomaco vuoto.

Lui sorrise coccolandola.“Speravo mi chiedessi un altro round...”

 

Un altro ancora?! Shaz sorrise con le guance arrossate e l’osservò muoversi un bel po’ intorpidito.

“Ti fa male la schiena?” domandò maliziosamente rimediandosi un’occhiatina sarcastica.

“No, mi fa male la spalla.” Specificò indicandola “mi fa sempre male quando ho accanto qualcuno che spara cazzate sulla mia presunta vecchiaia” sbottò muovendola con qualche smorfia.

 

Shaz gattonò fino a lui e cominciò a massaggiarlo con dolcezza “va meglio così?”

“Si…”dovette convenire con aria estasiata “sempre il tuo amico del massaggio facciale?”

“Sempre” affermò mandando un grazie silenzioso a Felix “come mai ti fa male?”

 

Votan fece una boccaccia muovendo il collo “me la sono rotta durante un lavoro. Ci sono caduto sopra in un modo talmente strano che non sto a spiegartelo” spiegò rapido e con la voce in dissolvenza…certo che averla a disposizione ogni volta che quella spalla gli dava problemi, sarebbe stata una gran cosa…averla a sua disposizione sempre…

“Shaz..” Bisbigliò facendola fermare “a me sembra di essere andati bene..

La donna assentì muovendo la testa e facendogli il solletico con i capelli. Lo circondò con tenerezza, baciandogli il collo e le spalle “sembra anche a me” sussurrò dolce.

 

Votan la guardò girando il collo per quando gli fosse possibile “senti…perché non traslochi da me?” le domandò con timore che potesse rifiutare.

Shaz lo lasciò andare e lo scavalcò inginocchiandosi di fronte a lui. “Vuoi convivere…come una coppia?”

Lui annuì appena, tanto che la donna temette di esserselo sognato. Lo guardò fisso per qualche secondo, provando ad immaginare come sarebbe stato.

“Si” affermò senza aver ancora finito di elaborare il concetto “tu hai una vista migliore.

Ma il tuo letto è più comodo” sorrise avvicinandosi un po’ a lei.

“Allora portiamo il mio letto a casa tua”

Si mosse di qualche centimetro fino a sfiorarlo con le ginocchia “la mia cucina è più attrezzata”

Cosa ci farai con tutta quella roba non so, visto che non sai cucinare” la prese in giro circondandole la vita e stringendola a se.

“Potremmo fare una bella porta fra i nostri appartamenti, così quando mi arrabbierò te la sbatterò in faccia senza preoccuparmi della vecchietta accanto” ridacchiò ricominciando a baciarlo.

“Non è male come idea…”

“Tomasz..”

Shaz lo afferrò saldamente per il collo e lo guardò fisso negli occhi cantilenando il suo nome…

Lui la guardò un po’ stranito e sorpreso nel sentirla pronunciare il suo vero nome. Eh si, suonava proprio bene detto da lei...e in quel modo poi…

 

“Ti amo”

Anche io ti amo”

 

Shaz sorrise…e cambiò radicalmente espressione! Girò la testa allarmata verso l’orologio e lanciò una parolaccia, mollandogli la sveglia in mano. “L’aereo! Parte fra un’ora!” urlò in piena confusione, girandosi da tutte le parti per raccapezzarsi delle cose che doveva fare. 

“Porca vacca!” lo sentì sibilare a mezza bocca saltando giù dal letto.

“Tu, a casa tua. Fra mezz’ora ci vediamo giù e prendiamo la moto!” dichiarò in un lampo di genio.

“Non potrò mettermi la gonna!” sghignazzò abbracciandola e ricominciando a baciarla.

“Dopo..”mormorò terribilmente dispiaciuta. “Vattene via, sciò che devo…oddio le cose che devo fare!” urlò lasciandolo di stucco.

…quindi mentiva quando diceva di essere esausta! Ringhiò fra i denti, sobbalzando alla porta del bagno sbattuta con violenza.  

 

***

 

E ti pareva! Chi potevano essere, i grandi assenti?”

Natt gongolò continuando a sghignazzare di fronte a Jesus che ringhiava contro la cravatta che non voleva saperne di annodarsi correttamente.

“Sei una sega, chico. Da qua!” esclamò saltando in piedi e girandolo verso di se “ehi…che figurino!” ridacchiò dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

“Fai poco lo stronzo, non mi sembra di averti coglionato così quando ti sei sposato!” gli ricordò con i nervi a fior di pelle e l’espressione incupita. “Scapperà anche stavolta, ne sono sicuro”

 

Natt lo guardò masticare nervosamente e sospirò stringendolo in un abbraccio fraterno. “Tanto per stare sicuri, mi sono portato un po’ di amici. Barricheranno la porta e impediranno a Maret di darsela a gambe.

Jesus scoppiò in una risata divertita annuendo. “Mi porto la pistola così la gambizzo, se ci prova!”

 

Un discreto bussare interruppe i loro piani e i ragazzi fecero la loro smagliante apparizione vestiti di tutto punto.

Jesus fissò Jack che indossava un modello alquanto…

”Non ti ci voglio al mio matrimonio vestito così!” esclamò indicando il suo modello di D&G appena uscito dal negozio. Il ragazzo assunse un’aria contrita facendolo ridacchiare.

“Scherzavo” gli disse lanciandosi un’occhiata allibita con Natt che fissò maliziosamente la piccola Ariel alle sue spalle e si allungò subito per infastidirla.

“Chiamo tua moglie, se provi anche solo a pensare di fare lo scemo con me” sibilò con un sorriso dolce e uno sguardo al vetriolo che lo fecero immediatamente allontanare.

“Scherzavo...ma quanto te la prendi” sospirò sulle spine “piuttosto, quei due? Hanno perso l’aereo?”

Jesus allargò le braccia esausto “che ne so. Saranno riusciti a farlo precipitare.” Affermò udendo in quel momento la frenata improvvisa di una macchina.

“Eccoli” mormorò affacciandosi alla finestra e osservando Shaz che scendeva dal posto del guidatore dalla macchina che avevano noleggiato all’aeroporto.

 

Votan smontò stiracchiandosi piacevolmente, con la faccia di uno che è stato appena svegliato. “Mi piace proprio la tua guida.”

“Corri dietro ai delinquenti per anni, poi vedrai se non ti viene naturale come respirare!” ridacchiò orgogliosa di se, sbadigliando per un secondo, gli occhi che le si chiudevano per la stanchezza.

 

Avevano sonnecchiato per tutto il tempo sull’aereo, tanto che la hostess aveva dovuto svegliarli per farli sbarcare. Si erano lanciati uno sguardo complice ridacchiando come stupidi mentre Shaz si impadroniva delle chiavi e saliva al posto di guida. “Guido io, così arriviamo prima!” aveva decretato facendogli alzare le mani senza neanche discutere. Stavolta non c’erano stati semafori rossi, ma solo una lunghissima onda verde che lo aveva fatto sbuffare. L'aveva appena presa e già la doveva dividere con gli altri. Non era per niente giusto! A quest'ora loro dovevano stare a rotolarsi nel letto, a raccontarsi avventure passate, coccolandosi fino alla nausea.

“Mi sento in colpa ad averti lasciato guidare fin qui” le disse con tono carezzevole sfiorandole la guancia “sei stanca…”

Lei alzò velocemente le spalle, dimentica di essere quasi in ritardo per la cerimonia “non importa. Al ritorno guidi tu” sussurrò dandogli un bacio veloce e togliendogli la traccia di rossetto col dito “stai meglio senza” ridacchiò stringendogli le mani fra le sue. 

 

Natt si affacciò ammirando senza ritegno la figura elegante della ragazza che si muoveva un pò traballante sui tacchi. Le fischiò dall’alto, facendole alzare la testa. “Fiuuuu! Che bambola!”

“Natt!!” urlò affettandosi ad entrare in casa mentre Votan gli faceva uno svogliato cenno di saluto e si rificcava le mani in tasca con una flemma inglese invidiabile, frutto di un’intensa attività fisica e del riposo negato.

 

Fu un fulmine di seta celeste, quello che travolse il sicario in perfetto abbigliamento da cerimonia.

Shaz saltellò allegra stringendolo come una pazza “come stai? Stai bene? Dov’è tua moglie? La devo vedere, quando nasce?!” trillò trapassandogli le orecchie e facendo tappare un orecchio a Votan giunto dietro di lei con un’aria distrutta.

“Cristo santo, ma quanto fiato hai ancora?!” domandò con una mezza battuta a doppio senso che nessuno capì ma che Shaz comprese benissimo: diventò fucsia, evitando di rispondergli. Si fiondò incontro a Jesus e lo abbracciò fino a fargli reclamare pietà.

Quando sono contenta per te. Non immaginavo..” Mormorò con le lacrime agli occhi continuando ad ammirarlo nel suo completo scuro “sei bellissimo..

 

Che abbiamo detto sull’aereo?!” le urlò una voce tonante dal fondo della stanza.

 

Shaz allargò le mani e si allontanò di un paio di passi “ha ragione, mi secca ma ha ragione!”

“Come va?”domandò indicando l’orco che cercava di tenere a bada Ariel che lo abbracciava con più affetto del solito.

Shaz sorrise imbarazzata “va…. Bene. Va tanto bene!”

Lo vide girarsi verso Natt e fare un comico cenno di ok

Il sicario sorrise a 36 denti e si sgomitò con Votan che lo guardò interrogativo e appena un po’ seccato “hai l’aria sbattuta, vecchio mio. La ragazza non ti fa dormire?!” domandò ad alta voce in modo che tutti sentissero “guarda che fare sesso in alta quota è vietato. C’è un club speciale per pochi eletti, se vuoi ti do il numero!” Concluse facendo calare un silenzio di tomba. 

Shaz lo fissò incredulo che si fosse spinto a tanto e non riuscì ad emettere un fiato.

Li guardavano tutti con facce divertite e insinuanti, finchè non videro Votan prendere un bel respiro e allungare la mano. “Dammi va, così la prossima volta evita di farsi sentire da tutto lo scompartimento” mormorò tranquillo mentre Shaz impallidiva e cercava di balbettare qualcosa che non voleva proprio uscire dalla sua bocca.

 

Tossicchiò e ingoiò con molta fatica rivolgendosi a Jesus che non si tratteneva neanche più “la sposa e la damigella?!” domandò tremando non solo per la bugia ma anche per la rabbia che il loro bellissimo ed idilliaco rapporto fosse stato scoperto in quella maniera allucinante.

“Corridoio, ultima porta in fondo” le disse con molta fatica continuando a ridere per la faccia serena che stava cercando di mantenere.

Shaz girò sui tacchi e passò accanto a Votan lanciandogli un’occhiata furiosa. Lui ghignò divertito facendola ringhiare palesemente.

“Tu sei un porco!”esclamò rivolta al sicario che sorrise come uno stupido e le fece la linguaccia.

E tu me la paghi!” lo avvertì con un tono minaccioso che non lo scompose minimamente. “Ricordati della porta!

 

Natt la guardò allontanarsi furibonda e sospirò “mi sa che stasera non te la da” ridacchiò facendoli ridere come dei matti e raggelando Shaz che si arrestò in mezzo al corridoio sibilando maledizioni verso di lui.

 

“Perchè mi doveva capitare gente così allucinante?!” ringhiò aprendo la porta della stanza di Maret senza bussare e restando impietrita alla vista delle due donne.

Il suo sguardo si posò prima su Lyse, difficile da non vedere per ilcarico sporgente’ e poi su Maret vestita di tutto punto con un viso raggiante come non l’aveva mai vista.

“Oddio..” Mormorò portandosi una mano alla bocca e chiudendo la porta delicatamente “dio, ragazze quando siete belle” sussurrò con le lacrime agli occhi “siete…bellissime..

 

“Già!” esclamò Maret andandole incontro e abbracciandola, cosa che la lasciò parecchio stupita. “Come va?!” le chiese tornando a darsi gli ultimi ritocchi mentre Shaz si sbaciucchiava con Lyse e si commuoveva alla vista della pancia. “Ma di quanti mesi…”

“Sei, ma sono due” le spiegò orgogliosa vedendola sgranare gli occhi.

“Due! O mio dio!” urlò contenta “due!”

“Non farti prendere un infarto!” ridacchiò Maret lanciandole un’occhiata “come va a Parigi?”

“Va bene! Oddio sono due! Non ci posso credere! Quell’essere di tuo marito, non è capace solo di fare battute terribili allora!” esclamò fomentata.

Lyse si batte quasi una mano sulla guancia sconsolata “cosa ti ha detto quel disgraziato?” le domandò vedendola sollevare le spalle.

 

Un poderoso bussare le fece sobbalzare. “Ma chi è?” domandò Maret portandosi una mano al cuore.

Shaz si rabbuiò immediatamente “lo so io chi e!”esclamò piantandosi di fronte alla porta e chiudendola a chiave “via, non sono ammessi uomini!”

“Fammi salutare la sposa, rompiscatole” gridò la voce potente di Votan da dietro il pannello.

 

Maret le fece un cenno e lei lo lasciò entrare non dopo averlo guardato male. “Non mi sei piaciuto per niente, prima. Tu e quell’altro, dovete cucirvi la bocca!” Ringhiò mentre lui la scostava cortesemente e decisamente piegandosi per salutare Maret che seguiva la scena interessata.

“Non dare spago a mio marito!” lo pregò Lyse innervosita.

“E’ un bravo ragazzo” mormorò continuando a guardare Shaz ritratto della virtù offesa. “Scusa!” esclamò rimediandosi uno sbuffo in faccia “lo so che ti piaccio solo nudo e incatenato, ma non …”

Con un urlo di rabbia, Shaz lo cacciò fuori “maledico ancora il giorno in cui ti ho incontrato!” strillò rossa in volto e col fiatone pesante. Sospirò e tornò la guardare le due donne sorridenti

“Non è vero, non ci sai stare senza di me!” urlò da dietro la porta sghignazzando.

Shaz assunse un’espressione sofferente “oddio, che ho fatto per meritarmelo…”

Maret scosse la testa divertita “siete fatti l’uno per l’altro. Perfetti, credi a me!”

Shaz sospirò sedendosi sul letto “mah…sarà”

La vide girarsi con uno sguardo indagatore “ora che siamo sole…spara: è un cavernicolo come sembra?”

“Maret!”esclamò imbarazzata mentre simpatici e scanzonati flashback passavano nella sua mente “Beh…diciamo..

 

****

 

Maret continua ad iperventilare, stritolando i gambi del bouquet di calle bianche. Non si correva un po’ troppo?! Non potevano stare insieme un altro po’ di tempo e poi decidere? Che so… un altro anno?!

Lanciò un’occhiata allo sposo che ascoltava attentamente le ciance del prete - Maret si chiedeva tanto dove lo avesse trovato - e saettò lo sguardo attorno a se.

Non mi piace sta situazione, pensò sentendo le gambe che formicolavano per scappare.

Si era attrezzato bene, il disgraziato: Natt aveva portato un po’ di vecchie guardie del corpo che attendevano lungo i muri della stanza principale che era stata adibita a chiesa e inghiottì, pensando che con i tacchi non sarebbe andata lontano e che le macchine erano tutte chiuse in garage.

Un moto di stizza la attraversò pensando che stavolta l’avevano ingabbiata per bene!

Jesus la stava guardando con un sorrisetto bastardo che la fece sbuffare. Il prete si fermò e la guardò incuriosito.

“Vada, vada avanti” lo incitò Jesus facendo un gesto con la mano.

Maret lo fissò con una lacrima all’occhio e ghignò nella sua direzione a denti stretti “brutto infame, ti sei portato anche le guardie del corpo per non farmi scappare!”

“Si, tesoro” rispose ghignando “si si, certo che la voglio!” rispose scanzonato al pastore “amore, tocca a te!”

Maret fissò lui e il prete con un moto di repulsione solo all’idea di sposarsi e sospirò più volte.

 

Ce la fa? Si domandò Natt stringendo la moglie “L’abbiamo blindata: se prova a scappare, non andrà lontano!”

La donna lo guardò con gli occhi sgranati “beh, ma non penso che lo farà anche stavolta..” Mormorò incredula, anche se dentro di se, era poco convinta che la sua amica ce la facesse davvero a sposarsi.

Natt si girò e fece un cenno alle guardie che si rizzarono sull’attenti, ghignando per la sceneggiata che stavano tenendo.

 

“Allora? Lo vuole o no? Signorina?”

 

Maret guardava il prete allibita. Arretrò di un passo scuotendo la testa “No..Mormorò nel panico “Non ce la faccio, amore. Scusa scusa!” esclamò voltando su se stessa e finendo addosso ad un gorilla.

“Non vale! Mi hai sequestrato!” urlò in direzione di Jesus che aspettava tranquillamente.

Lui annuì con aria felice, sospirando in direzione del parroco che li guardava sconcertato “mi ama alla follia ma ha qualche problema ad impegnarsi” dichiarò raddrizzandosi e muovendosi verso la donna che lo stava fulminando con lo sguardo “Maret, fa la brava e torna qui.”

 

Lei lo guardò per un secondo e scartò lateralmente, aggirando l’uomo e guadagnando qualche metro finchè la figura cupa ed incazzata di Votan non le parò d’innanzi. “Beh? Che sono tutte queste storie?!” ringhiò facendola fermare, con una piega minacciosa alla bocca “togliti tu!”

 

Il killer respirò a fondo avanzando verso di lei e spingendola verso Jesus che li guardava incredulo. Lanciò uno sguardo interrogativo a Shaz che alzò le spalle e le mani con una faccia stupita quanto la sua.

“Lo sai quanto mi rompono i matrimoni? Tantissimo! E sai quanto mi scoccia sentir frignare quella la?” ringhiò indicando la poliziotta che lo fissò facendo una smorfia e giurando di fargliela pagare.

 

“Mi secca ancora di più! Quindi fila a sposarti se non vuoi prenderti una sculacciata!” ringhiò facendo sbottare a ridere i ragazzi mentre Shaz scuoteva la testa, chiedendosi come faceva a stare con uno così. 

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Capitolo 43
*** magari un mese...o forse tutta la vita ***


“Cazzo, quello si che ha le palle

“Cazzo, quello si che ha le palle!” esclamò Natt rimediandosi uno schiaffetto dalla moglie “che c’è?!”

“Non dire parolacce in chiesa!”

Ma non siamo in chiesa” rispose frastornato tornando ad interessarsi del cazziatone di Votan che stava facendo abbassare pericolosamente la cresta a Maret.

 

“Hai 30 anni e fai ancora storie come una ragazzina di 16! Se fossi stata la mia donna, al primo pezzo del genere ti avrei cacciato a calci nel sedere dalla mia vita! Non ti meriti un sant’uomo come quello!” continuò mentre Shaz sprofondava nella vergogna, Ariel rideva tramortita addosso al fidanzato e Natt annuiva cercando un sigaro in tasca per gustare meglio la scena.

Quando si accorse della mancanza, si girò verso Jesus che attendeva con l’aria depressa e sofferente. “Chico, ce l’hai una sigaretta?” domandò scostandosi dalla moglie che lo fulminò con un’occhiata “Che ti ha detto il medico, mister polmone bucato?” sibilò facendolo mugolare.

Si rivolse all’amico che aveva chiuso gli occhi e si strisciava sempre più nervoso una mano sulla mandibola, masticando pericolosamente “tu sei proprio sicuro di volerlo fare, eh?”

“Mica tanto…”

 

“Devo sempre incazzarmi con te, stupida scimmia urlatrice!” sbottò vedendo che il panico che trapelava dai suoi occhi passava, soppiantato da un’ira funesta.

“Non darmi della scimmia, troglodita sessuomane”

Shaz perse tutto il colore che le rimaneva chiedendosi perché diavolo non avesse tenuto la bocca cucita e una foresta di occhi interessati si sollevò su di lei.

 

“Non ho finito, di parlare! Ti sembra che abbia finito? Ascolta le mie parole: potrei essere tuo padre, brutta mocciosa viziata senza spina dorsale!” gridò facendo perdere l’equilibrio a Shaz che impallidì: ma se io e Maret abbiamo si e no due anni di differenza… o mio dio!  

La donna cominciò ad iperventilare mentre Natt sghignazzava senza ritegno alla sua faccia.  

“Fai poco lo stupido, ti sei mai fatto un conto di quanti anni abbiamo di differenza, tu ed io?” gli domandò Lyse sedendosi con la schiena indolenzita e di cattivissimo umore.

Lui la guardò e mosse le dita “tanti…” borbottò a mezza bocca “sono troppo vecchio per te?” domandò con una voce da bimbetto che la fece sorridere nuovamente.

 

E va bene!”

Maret fissò Votan negli occhi scostando il velo e facendogli una smorfia “mi sposo, mi sposo! Contento?! Rompipalle” sibilò voltandosi su se stessa, alzando il mento e aggiustando il vestito che le stava alla perfezione.

Jesus la vide ondeggiare sui tacchi sensualmente e attese finchè la donna non arrivò davanti al prete “Si, lo voglio” mormorò con voce ben modulata rivolgendogli uno ‘scusa’ a mezza bocca.

Jesus non disse niente: aveva già incamerato nozioni a sufficienza da quell’uomo, per fargliela pagare una volta soli.

 

Votan tornò al suo posto schiarendosi la gola e guardando la piccola folla con aria interrogativa.

“Guardatevi la cerimonia, voi!” ringhiò facendoli girare tutti alla velocità della luce.

Shaz lo guardò per un po’ allibita: si sarebbe comportato in quel modo anche colei? Dio, mi ricorda mio padre! Pensò tirando un sospiro spaventata.

 

Natt le lanciò uno sguardo di compatimento che si trasformò in un ghigno divertito: ecco come aveva fatto a domarla!

 

***

 

“La smetti di frignare? Capisco commuoversi, ma ora stai esagerando”

Il ringhio basso e cupo di Votan non distoglie Shaz dalla contemplazione dei due sposi che si scambiano le fedi.

“Non posso farci niente, è più forte di me. Sono bellissimi!” esclamò a bassa voce tamponandosi gli occhi con un fazzolettino delicato.

Il suo compagno alzò gli occhi al cielo annoiato a morte, guardando attorno a se i presenti e chiedendosi come facessero a commuoversi tutti in quel modo.

Lanciò uno sguardo alla schiena di Natt che cingeva amorevolmente la moglie e alla piccola Ariel, appiccicata al suo grande amore. Lei si girò, gli fece l’occhiolino e tornò a stringersi al ragazzo che la prese per mano. 

E vabbè! Pensò arreso. Se questi non fanno mostra di sentimenti, non sono contenti! Si girò verso Shaz con le labbra tremanti e gli occhi lucidi e la strinse con forza. Lei lo guardò stupita e si appoggiò a lui con un sorriso dolce.

“Non ti ci abituare” le sussurrò facendola ridere in silenzio.

Noo...il bacio!” mormorò rizzandosi per godere meglio della scena romantica.

“Oh madonna mia! Ma da quando in qua sei così smielata?!” sibilò vedendola protendersi con un sorriso che le arrivava alle orecchie.

Shaz lo fissò soppesando la domanda per alcuni secondi “lo sono sempre stata, solo che non lo ammettevo neanche a me stessa” gli disse serenamente “ti dispiace?”

 

Il modo in cui lo guardò dritto negli occhi, smorzò il suo irriverente sarcasmo “no” sussurrò attirandola a se teneramente.

Quella strana inquietudine si agitava dentro di lui, vedendola abbigliata in quel modo, con quello sguardo lucido e vibrante… era quasi insopportabile.

Cristo santo, mi ha messo il cappio al collo! Pensò restando discosto dagli altri mentre si congratulavano con gli sposi e Maret ficcava decisa il bouquet in mano a Shaz, paralizzata dalla sorpresa. “Sai cosa farci, tu e quel tipo la dietro” esclamò vedendolo assorto in qualche strano pensiero che lo faceva sorridere.

 

Shaz guardò il mazzo senza emettere un fiato e lo strinse leggermente. “Come no.. 

Restò in fondo al corteo giocando con il nastro di seta perlato avvolto attorno ad esso e un lampo le attraversò la mente…lei stava per sposarsi. Una volta!

Fece una smorfia al ricordo e lo posò sul bancone ingombro di fiori dove era stata celebrata la messa privata.

La vedo difficile, con uno del genere. No, non mi sposerò mai, pensò voltandosi e trovandosi di fronte il suo compagno che la fissava in maniera strana.

“Qual è il problema?” lo domandò con la voce che vibrava di una nota sconosciuta.

“Nessuno…”sussurrò cercando di aggirarlo, mentre Votan le sbarrava la strada e la abbracciava. 

 

Shaz restò aggrappata a lui con il respiro pesante, in silenzio, respirando l’odore buono dei fiori

 

“Non so quanto durerà…magari qualche mese, o forse tutta la vita. Mormorò facendole sgranare gli occhi a quelle parole “se durasse per sempre non mi dispiacerebbe. 

 

La donna annuì con un groppo in gola “neanche a me. Strano, siamo d’accordo su una cosa”

 

“Bene” annuì continuando a stringerla e a fissarla intensamente “lo sai quanti capelli bianchi mi sta costando, questa scenetta strappalacrime? Una marea! Quindi accetta di sposarmi e facciamola finita, prima che tiri giù qualcuno!” esclamò cambiando di tono, la voce un po’ isterica e facendole alzare gli occhi sorpresa.

Ma ti sembra il modo?!” urlò mezza arrabbiata e mezza contenta. “In ginocchio, con un anello in mano e forse, se mi va, se c’è la giusta congiunzione astrale e un’umidità che mi soddisfa, ti dico anche di si

Mhh…che palle!” sbottò ficcando una mano in tasca e facendola sbiancare alla vista della scatoletta di velluto rosso. Ridacchiò come uno scemo mentre, sospirando e tirando su leggermente il pantalone elegante, s’inginocchiava, facendola rimanere a bocca aperta. Le prese la mano con un sorriso smagliante e sospirò comicamente “se non mi dici di si, ti rompo la testa” esclamò con un

brillante in mano che quasi l’accecava.

 

Shaz lo fissò. Fissò lui, l’anello, il bouquet e se stessa. Non era possibile e non stava succedendo a lei.

“No, nononononono! Ma siamo matti?!” strillò imbarazzata fino alle ossa e presa in contropiede. “Ma non ci penso neanche!” gridò allontanandosi in direzione delle porte aperte.

Votan la guardò allontanarsi per un attimo. Si alzò ringhiando fra i denti e camminò nella sua  direzione, con aria parecchio incazzata. 

Quando la prendo, la strangolo! Pensò uscendo all’aperto della Villa, dove la folla discreta festeggiava brindando.

Al buio era difficile da individuare, quella pazza che correva verso il garage a tutta velocità.

Dove vai? Sei scema? Torna indietro e digli di si! Urlò la coscienza impicciona mentre lei frugava con le chiavi nella prima macchina libera.

Mi ha preso alla sprovvista, non mi sento pronta! Pensò mettendo in modo e uscendo con uno stridore di gomme dal garage. 

                     

Brutta disgraziata!

Votan la guardò allontanarsi in tutta fretta lanciandole uno sguardo infuriato. “Ehi ragazzo!” ringhiò in direzione di Natt che stava contemplando la scena visibilmente confuso “hai a disposizioni mezzi pesanti per la caccia alla femmina?”

“Caccia?” domandò senza raccapezzarsi.

“E’ scappata. Mi costringe a fare il cavernicolo, adesso!” ringhiò facendoli girare dalla sua parte.

 

“Shaz è scappata?” Jesus lo guardò trattenendo un risolino “è scappata davvero?!”

 

“E’ scappata?!”

“Davvero?”

E perché?”

 

“Ripetetelo in coro, vedrete che in testa vi ci entra!!” tuonò depresso alla miriade di domande tutte parecchio divertite.

Mugugnò a mezza bocca e alzò una mano, sventolandola in aria “argghhh…lo sapevo io! Femmine! Dai loro quello che vogliono e ti ritroverai col culo a terra!”

 

Jesus lo guardò con una sorta di compatimento, battendogli una mano sulla spalla, subito linciato da un’occhiataccia di Maret “tu stai muta!” esclamò prevenendo le sue rimostranze.

 

In silenzio, Votan si allontanò dal gruppo spensierato e sghignazzante, camminando e sbuffando al tempo stesso, dirigendosi verso il roseto. Si sedette sulla panchina di marmo che prima non c’era e imprecò scocciato. Come aveva detto ad Ariel tempo fa? ‘.. Se ti ama davvero..’

Seee, vabbè…questa non è normale! Pensò rigirando svogliatamente l’anello che aveva comprato un giorno, passando di fronte alla vetrina di una gioielleria dopo aver notato che Shaz non portava mai anelli o gioielli di alcun genere. Gli era sembrato un gesto carino, non voleva certamente comprarle un anello di fidanzamento...poi l’aveva visto scintillare sul cuscinetto di raso blu ed era stato automatico indicarlo al commesso.

Lo rimise nella scatolina con un gesto rassegnato, posandola accanto a se e sospirò per l’ennesima volta. Ci era voluta una vita a convincerla a stare con lui, figurarsi se l’avrebbe sposato alla prima richiesta!

Respirò a fondo un profumo conosciuto e un fruscio di seta gli solleticò le orecchie dolcemente.

Shaz sedette accanto a lui, stringendo la scatolina fra le mani e aprendola con un gesto timoroso.

 

“E’ stupendo… e tu sei matto” sussurrò in preda all’emozione “sono arrivata fino al cancello e sono tornata indietro.…”

“Per forza, il telecomando ha le batterie scariche” borbottò un po’ irritato.

“Funziona, invece…” replicò osservando il diamante “non sono tipa da anelli” aggiunse a bassa voce.

“Lo so, tu solo orologi”

 

Shaz alzò lo sguardo allarmata “non è vero, non devi dire una cosa del genere.”

Si rese conto di quanto l’avesse ferito con il suo comportamento e posò la scatolina accanto a se velocemente.

Votan fece finta di niente mentre s’inchinava verso di lui e gli sollevava il mento con un dito  “mi sono messa paura per un attimo, perché era troppo bello per essere vero..” Sussurrò incontrando il suo sguardo duro “non me l’aspettavo, non pensavo che avessi una cosa del genere con te. Non mi sembri tipo da matrimonio”

“Quando ti sbagli” mormorò rimettendola a sedere “ci sono andato vicino una volta…Shaz, tu non lo sai, ma io ho una figlia.

 

Quella rivelazione la lasciò a bocca aperta.  

 

“Ha 14 anni…” sussurrò togliendo la foto dal portafoglio e porgendogliela.

La donna gliela strappò quasi dalle mani e restò inebetita di fronte alla striscia colorata “ e chi…e perchè..

“Sua madre mi ha cacciato quando ha scoperto cosa facevo per vivere e non sapevo che fosse incinta” spiegò con un certo dolore nella voce, tanto che Shaz si voltò a guardarlo. 

“Te l’avrei detto…prima o poi..” Le disse fissandola negli occhi per leggervi qualcosa che non conosceva neppure lui.

Shaz taceva ancora e Votan non sapeva più cosa dirle.

Si mosse a disagio, togliendole la foto e contemplandola per qualche istante “la vado a trovare una volta al mese e ci vediamo di nascosto, perché se lo sa Margot da di matto”

“Margot…”sussurrò con voce tremante “tua…moglie?”

Votan la guardò storto “No! Non ci siamo mai sposati” affermò con una certa durezza. “Ma mi stai ascoltando?!”

“Scusa…sono rimasta indietro. Hai una figlia…non ci posso credere…” biascicò crollando contro di lui “io non ho neanche la macchina e lui ha una figlia di 14 anni: un uomo già accessoriato…che tragedia”

 

Restarono per un po’ in silenzio finchè Shaz non si sollevò rigidamente dalla posizione scomoda “la prossima volta che vai a trovarla, posso venire anche io?”

Votan la guardò ed era talmente meravigliato che Shaz lo notò e sorrise, accarezzandogli una guancia “ti deve mancare molto, vero?”

Lui annuì facendo una smorfia “un po’..

“Da morire” precisò sollevando un dito e spingendoglielo sul naso.

“Da morire” confermò lasciandosi abbracciare.

 

La donna lo coccolò per un po’ finchè non lo sentì sospirare. “Va meglio, adesso?”

“Si, sei brava a consolare” affermò baciando il primo lembo di pelle scoperto che gli venne a tiro.

“Shaz…mi sposi?”

“Certo che ti sposo...ma non voglio sentire storie per il bagno” dichiarò con lo sguardo perso nel nulla, commossa fino all’ultimo capillare “e il dentifricio lo schiaccio come pare a me”

“Uhm..”

Votan la guardò di traverso notando il suo sguardo divertito e il sorrisino che balenava sul viso felice. “Ho fatto una figuraccia con gli altri. Dovrei trovarmi una sostituta”

Shaz lo fissò sorridendo “io ti amo, per quello sono tornata. Tu sei mio… e non voglio sentire discussioni!” esclamò porgendogli la mano e la scatolina. “Come hai fatto per la misura?”

“La fortuna sorride agli audaci” Votan la fissò ghignando “sono cazzi tuoi se riprovi a scappare, lo sai, vero? Non sono certo come il biondino…ah: se ti rivedo abbracciarlo in quel modo, pregherai di non essere fuggita davvero!”  

Il riso incontenibile di Shaz si confuse con lo stormire delle foglie agitate dal vento estivo “Vedremo...intanto non rompermi le scatole e andiamo a mangiare. Ho una fame che non ci vedo!” esclamò alzandosi baldanzosa e portandolo con se, l’anello che scintillava al dito.

Votan mugugnò comicamente, stringendola con forza “mi ritroverò una moglie chiattona”

“E’ carenza affettiva.” lo rimbeccò ridendo. “La colpa è tua che non fai il tuo dovere”

 

L’occhiata cattiva che le arrivò, la mise in allarme “chi era quella esausta? Comincia a scappare, bimba.” Sghignazzò facendola arretrare con un sorriso a 36 denti.

“Non hai il fiato per inseguirmi” Ridacchiò mentre si allontanava a ritroso.

 

L’ammirò mentre saltellava all’indietro con il vestito che svolazzava leggero nell’aria e ficcò le mani in tasca. Bellissima, dispettosa e instabile sui tacchi, pensò muovendosi nella sua direzione.

 

Shaz voltò su se stessa e gli planò in braccio “ti adoro” mormorò stringendolo a se e aspettandosi una dichiarazione con i fiocchi. Lo scappellotto leggero che le arrivò, la lasciò inebetita “Ehi! ?!”

 

“Quello perché sei scappata!”Votan la guardò seriamente mentre si massaggiava la testa facendo un sacco di storie finte ed esagerate “anche io ti amo, ma sempre una gran rompicoglioni rimani!” Ringhiò tirandola verso di se e trascinandola in direzione della villa “ti ci voglio proprio vedere in bianco…”

 

“Attento a come ti comporti o ti ci mando io, in bianco!”

 

“Sto finendo di parlare! Posso finirlo, un discorso? Uno?!”

 

“No!”

 

“Te l’ho già detto che ti amo?”

 

“Si. Anche troppe volte, in un giorno solo. Ciò non cambia la sostanza: sei nato rompipalle...e l’anello mi va un po’ stretto, come te!”

 

“Lo so, è per quello che mi adori.”

 

“Già…”

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