Cosa non si fa per amore... di Il corsaro nero (/viewuser.php?uid=1011945)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le stranezze di Toma ***
Capitolo 2: *** Il segreto di Toma ***
Capitolo 3: *** L'ufficio del commissario Toma ***
Capitolo 4: *** Un traffico sospetto ***
Capitolo 5: *** Tutto è bene quel che finisce bene... ***
Capitolo 1 *** Le stranezze di Toma ***
CAPITOLO
1: LE STRANEZZE
DI TOMA
Era
un tranquillo
pomeriggio d'autunno e, in un ufficio della polizia, tre agenti
stavano bevendo il loro caffè mentre un quarto se ne stava
seduto
sulla scrivania a fantasticare a occhi aperti.
Ad
un tratto, la porta si
aprì e un uomo, con i capelli a palma e una vistosa
cicatrice,
entrò, adirato.
“Ehi,
Bardack, come
procede l'interrogatorio dello Smilzo?” domandò
un uomo
tarchiato, grasso, coi capelli neri e i baffetti, e Bardack,
infuriato, rispose: “Sgrunt! Quel furfante continua a sviare
il
discorso, così alla fine è lui
che fa parlare
me!”
Mentre
beveva il caffè che una donna con i capelli a caschetto gli
aveva
passato, il giovane ripensò a quell'incredibile
interrogatorio.
“Allora,
dove ti trovavi ieri sera alle nove?” domandò
Bardack.
Il
tipo rimase in silenzio un attimo e poi disse: “Ma lo sa,
ispettore, che vi vedo in ottima forma? Seguite una dieta,
eh?”
“Grazie. Dieta? No, giusto qualche lezione di karate
e...”
cominciò a raccontare il giovane ispettore.
“E'
di una abilità diabolica! Vorrei sapere come ci
riesce!” sbuffò
Bardack mettendosi a bere il caffè.
Proprio
in quel momento, davanti all'ufficio, passarono due tipi in manette,
scortati da un poliziotto.
Uno
dei due si voltò verso l'altro e domandò:
“Sei grande, Smilzo!
Dove hai imparato a fregare in questo modo i piedipiatti?”
“Con i
prof alle medie. Ero un asso nell'eludere le interrogazioni.”
fu la
riposta, orgogliosa, dell'altro.
Nel
frattempo, nell'ufficio, Bardack si voltò verso il
poliziotto che
stava seduto con la testa fra le nuvole e, indicando le cartelle
sulla scrivania, disse: “Sveglia, Toma. Quei rapporti vanno
archiviati entro l'anno.” “Sì,
sì, sì... come?” sussultò
l'uomo, incredulo.
Dopo
aver detto quelle parole, l'ispettore diede un'occhiata all'orologio
appeso al muro e, sbiancando, urlò:
“AAAARRRGGGHHHH!!!! E' L'UNA
PASSATA!!”
Infilandosi
in fretta e furia la giacca, disse ai colleghi: “DEVO FARE
UNA
COSA!!! CI VEDIAMO DOPO!!!”
Quando
Toma se ne fu andato, domandò Panbuukin, il tipo grasso:
“Non vi
sembra che ultimamente Toma si comporti in modo strano?”
“Sì. E
non è da oggi.” notò Seripa, l'unica
ragazza del gruppo, con i
capelli a caschetto e gli occhi viola per poi dire: “Sere fa
ha
ammanettato un ladro a un lampione... dimenticandolo
lì.” “Lo
hanno trovato i netturbini il giorno dopo. E non è l'unica
stramberia che combina.” aggiunse Bardack “Quando
usciamo di
pattuglie dice cose strane...”
“Bene,
ora ci manca solo questa via e per stanotte abbiamo finito. Mi
raccomando: occhi aperti.” si raccomandò Bardack
mentre si
infilava in un vicolo.
Per
un attimo, la macchina fu avvolta da un totale silenzio, poi Toma,
indicando il cielo, domandò: “Hai notato che
c'è la luna piena?”
“Ho notato che?!”
“Ieri
ha offerto i pasticcini a un tipo che doveva essere interrogato. Una
scena imbarazzante.” disse Seripa e Panbuukin chiese:
“Da quando
gli è venuta questa mania di fare il poliziotto
buono?” “C'è
soltanto una spiegazione: Gli è successo
qualcosa!” spiegò
Bardack e, mentre guardava fuori dalla finestra, spiando Toma che era
appena uscito dal commissariato, aggiunse: “E noi dobbiamo
scoprire
che cosa.”
Un
minuto dopo, Tutti e quattro gli agenti, uscivano in fretta e furia
dal commissariato.
Mentre
uscivano, Seripa domandò: “Sei sicuro che dovremmo
indagare?
Dopotutto non sono affari nostri...” “Toma
è un nostro amico e
se è finito nei guai abbiamo il dovere di
aiutarlo!” tagliò corto
Bardack.
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Capitolo 2 *** Il segreto di Toma ***
CAPITOLO
2: IL SEGRETO DI TOMA
“Ahia,
dovevate per forza scegliere un cespuglio con le spine?!”
protestò,
adirato, Panbuukin mentre Seripa gli rispondeva: “Era l'unico
nei
paraggi! Chiudi il becco, grassone, o ti sentirà!”
I
quattro agenti si erano nascosti in un cespuglio del parco.
Davanti
a loro, ignaro di essere seguito, c'era Toma.
Bardack,
che stava osservando di nascosto l'amico, bisbigliò:
“Si sta
guardando intorno. Come se aspettasse qualcuno...”
“Tesoro!!”
L'improvvisa
e squillante voce femminile fece sobbalzare tutti.
L'unico
che non parve sorpreso fu Toma che, sorridendo, si voltò
verso la
voce.
La
donna che aveva parlato era magra, minuta, con lunghi capelli neri e
un'espressione innocente e gentile.
Tutta
contenta, si avvicinò a Toma e abbracciarlo:
“Scusami, se ho fatto
tardi. Non stai aspettando da molto?” “Non
preoccuparti, Nio.
Aspettarti è sempre una gioia per me.”
Mentre
i quattro agenti sgranavano gli occhi, increduli, Nio, prendendo la
mano di Toma, domandò: “Ti va di fare una
passeggiata?” “Con
piacere, gioia.” fu la pronta risposta dell'altro.
Il
gruppo fissò incredulo i due che, mano nella mano, si
allontanavano.
Quando
furono lontani, solo Panbuukin ebbe la forza di commentare:
“Chi
l'avrebbe detto... il vecchio Toma innamorato!”
“Ora si spiegano
tutte le stranezze.” rispose Bardack.
I
quattro agenti uscirono dal cespuglio e, mentre tornavano al
commissariato, Bardack disse: “Beh, io sono contento per
lui.” “E
poi quella ragazza è davvero carina...” aggiunse
Panbuukin.
Il
gruppo continuò a camminare e poi, una volta nei pressi del
commissariato, Bardack disse: “Sentite, questa potrebbe
essere la
nostra occasione per prendere un po' in giro il nostro Toma, che ne
dite?”
“Eccomi
qui. Scusate il ritardo.” disse Toma rientrando in ufficio
dal suo
appuntamento segreto, non sapendo che i suoi colleghi ne erano
perfettamente a conoscenza.
Bardack,
vedendolo tornare, fece un sorriso sornione e disse: “Non
preoccuparti. Nessuno di noi ci ha fatto caso, vero ragazzi?”
“No...” dissero Panbuukin e Seripa, con anche loro
un bel sorriso
sornione, mentre il quarto, Toteppo, si limitava ad annuire con la
testa e a mangiare delle ciambelle.
Bardack
prese una ciambella e, passandola a Toma, gli disse, ridacchiando:
“Mentre eri via, ti sarà venuta fame. Prendi una
ciambella...
tesoro.”
Sentendo
quel nomignolo, Toma diventò tutto rosso e
domandò: “Quindi voi
sapete tutto?” “Altroché.”
confermò Bardack, sempre più
divertito.
A
quel punto, Panbuukin e Seripa, si misero a scimmiottare l'incontro
avvenuto al parco tra Toma e la sua ragazza: “Ti va di fare
una
passeggiata?” “Con piacere, gioia.”
“Ragazzi, c'è poco da
ridere. Sono in un grosso guaio.” l'interruppe, tristemente,
Toma.
Accorgendosi
della strana reazione del compagno, che non sembrava per niente
infastidito dalle loro pagliacciate, tutti smisero di ridere e
guardarono Toma, increduli.
“Sei
in un grosso guaio? E perché?” domandò
Bardack e l'amico,
imbarazzato, ammise: “Beh, ecco... per far colpo su Nio... le
ho
detto una piccola bugia. Vedete, presentarmi come semplice ispettore
di polizia mi sembrava poco e così... le ho detto che sono
il
commissario.” “CHE COSA?!?!”
Tutti,
persino Toteppo, fecero una faccia sbigottita e fissarono senza
parole il loro amico.
“Così,
adesso, lei insiste per visitare la centrale...” aggiunse
Toma
mentre Panbuukin diceva: “Ti sei cacciato in un grosso guaio,
Toma...” “Lo so!! E non appena scoprirà
la verità, non vorrà
più vedermi!” si disperò l'ispettore e
Bardack, meditabondo,
disse: “Uhm... a meno che... a meno che
non la scopra.”
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Capitolo 3 *** L'ufficio del commissario Toma ***
CAPITOLO
3: L'UFFICIO DEL COMMISSARIO TOMA
“Se
Vegeta ci scopre, in un grosso guaio ci finiamo
noi!” commentò Seripa mentre metteva
sopra alla scritta che
indicava l'ufficio del commissario un falso cartello col nome di
Toma.
Bardack,
impegnato a far sparire tutti gli oggetti del capo, la
rassicurò:
“Tranquilla. E' in riunione con il sindaco e ne
avrà per
parecchio.”
Si
voltò verso Toteppo e Panbuukin e domandò:
“Allora, avete fatto
sparire tutto?” “Sì, Bardack. Ogni
traccia di Vegeta è
sparita.” annunciò Panbuukin e Bardack disse:
“Ottimo. E gli
altri agenti?” “Me ne sono occupata io. Ho sborsato
un sacco di
quattrini per farli fingere per un po' che il commissario era Toma e
che, soprattutto, non dicessero niente a Vegeta.”
annunciò Seripa
“Una volta che questa assurda situazione sarà
finita, quell'idiota
dovrà restituirmi i soldi!”
Mentre
la ragazza si lamentava, Panbuukin si affacciò alla finestra
e vide
Toma che, tutto orgoglioso e con Nio, si preparava ad entrare nel suo
-commissario-.
“Sta
arrivando!” annunciò e Bardack disse:
“Bene, prepariamoci ad
accogliere il commissario Toma.”
“Uao,
non sono mai entrata in una vera centrale di polizia.”
esclamò,
tutta contenta, Nio mentre si guardava intorno, emozionata.
Toma,
con un'aria da duro, annunciò: “E questo non
è niente, piccola.
La prossima tappa del tour è il mio ufficio.”
“Caspita, che
emozione...”
Mentre
i due si dirigevano verso l'ufficio, Panbuukin si avvicinò a
loro e
disse, con un grande sorriso: “Ah, commissario, ha telefonato
il
presidente. Voleva congratularsi per come avete risolto il caso
Money” “Davvero?” esclamò,
emozionata, Nio mentre Toma,
sorpreso, fece: “Eh?”
Decisa
a saperne di più, la donna domandò: “Di
cosa si tratta? Ti prego,
Toma, raccontami.” “Beh, ecco... così su
due piedi...”
balbettò l'ispettore, in quanto non sapeva cosa inventarsi.
Fortunatamente,
ci fu Bardack a salvarlo: “Il commissario non può
parlarne. Queste
informazioni sono Top secret.” “Oh, scusate. Avrei
dovuto
immaginarlo.” si scusò, mortificata, la ragazza.
Approfittando
della distrazione della ragazza, Toma si voltò verso
Panbuukin e,
adirato, sibilò: “Sgrunt. Avvisatemi prima di
improvvisare.”
“Scusa, era per fare bella figura.” si
scusò l'amico.
Finalmente,
Toma riuscì a portare Nio nel -suo- ufficio.
La
ragazza ne fu da subito estasiata.
“Allora
è in quest'ufficio che svolgi la tua lotta contro il
crimine...”
esclamò, elettrizzata, Nio, aprendo i cassetti della
scrivania,
curiosa come non mai.
Ad
un tratto, mostrando una foto che aveva trovato, domandò:
“E
questa signorina con una pistola chi sarebbe? Una criminale?”
Appena
vide la donna della foto, Toma e gli altri sbiancarono.
Quella
era Echalotte, la moglie di Vegeta.
In
effetti, non avevano controllato i cassetti, non immaginando
completamente che c'era una fotografia della moglie del vero
commissario...
“Sì...
è una ladra che stiamo inseguendo da un po' di
tempo...” balbettò
Toma e Nio, curiosa, domandò: “Perché
sulla foto c'è scritto
Torna per le otto,
Vegeta, o
ti faccio diventare uno scolapasta?”
Prima
che Toma potesse inventarsi qualcosa, la porta si aprì e
comparve
Bardack, agitato, il quale disse: “Commissario... ci sono
visite...”
In
quel momento, tre uomini in uniforme nera e occhiali da sole
entrarono.
Il
più basso del gruppo, con i capelli neri, mostrò
un distintivo e si
presentò: “Agente federale Salt. Questi due sono i
miei colleghi
Pepper e Oil.”
Nel
mentre che si presentava, indicò i due uomini, uno basso e
pelato e
l'altro enorme e con i capelli neri come il collega.
Toma,
sorpreso, disse: “Piacere...” “Uuuuhhh,
dei veri agenti
federali! Li avevo visti soltanto al cinema!”
esclamò, tutta
contenta, Nio.
Nel
frattempo, Salt, indicando Toma, disse: “In quanto
commissario di
questa città, necessitiamo della vostra presenza. Dovete
seguirci.”
“Nessun problema. Vi seguo subito, signori.”
acconsentì subito
Toma.
Mentre
usciva dall'ufficio, si rivolse a Nio: “Aspettami qui,
piccola.
Sistemo la faccenda e poi ti porto fuori a pranzo.”
“Intesi, mio
eroe.” sussurrò, tutta contenta e innamorata, Nio.
Mentre
usciva dal commissariato, Toma disse, come se fosse il vero
commissario: “Bardack, con me. Seripa, ti affido il comando
fino al
mio ritorno. Quando ritorno voglio sapere cos'è
successo.”
“Toma... aspetta...” fece, nervoso e preoccupato,
Bardack,
inseguendolo.
Quando
furono fuori dal commissariato, Toma si girò verso Bardack e
gli
sussurrò: “Gran bella idea quella dei finti agenti
federali. Sto
facendo colpo.” “Appunto. A questo proposito...
c'è una cosa che
dovresti sapere...” fece Bardack “Questi agenti
federali... non
sono finti!” |
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Capitolo 4 *** Un traffico sospetto ***
CAPITOLO
4: UN TRAFFICO SOSPETTO
“Ignoravamo
che Vegeta King fosse stato sostituito. Quando è
successo?”
domandò Salt, che era seduto di fianco a Toma.
L'ispettore,
imbarazzato, fece il vago: “Da pochissimo... la burocrazia,
sapete...”
Dopo
aver detto quelle parole, Toma si voltò verso Bardack e
sussurrò,
nervoso: “E adesso che facciamo?” “Non lo
so. Ma se ci beccano
siamo nei guai, e di quelli grossi!” fu la risposta
dell'amico.
La
macchina nera continuò a viaggiare per un po' e, quando fu
nei
pressi, di una zona industriale, s'intrufolò in una vecchia
fabbrica
abbandonata.
“Come
mai ci avete portato qui?” domandò, nervoso, Toma
e l'agente Salt
rivelò: “Siamo vicini a una fabbrica metallurgica.
Sospettiamo da
tempo che sia una copertura per un traffico illegale di armi. Abbiamo
ricevuto una soffiata in cui, proprio oggi, ci sarà un
grosso
carico. E' la nostra occasione per coglierli con le mani nel sacco
con una retata. Ma per farla, abbiamo bisogno della vostra
autorizzazione, in quanto commissario di questa
città.” “Certo,
certo. Fate pure.” disse Toma, sperando di avere la
possibilità di
tornarsene al commissariato, per portar via Nio.
“Ottimo.
Preparatevi tutti. Daremo il via all'operazione tra cinque
minuti.”
ordinò Salt, mentre si metteva un giubbotto anti –
proiettile.
Dopodiché,
mostrando ai due agenti altri due giubbotti, disse: “Secondo
il
regolamento, ovviamente, parteciperete anche voi.”
“Sì,
signore.” balbettò Toma, sempre più
nervoso e agitato.
Mentre
indossava il giubbotto, Bardack sussurrò: “Vegeta
finirà a
momenti la sua riunione...” “E Nio è
ancora lì.” aggiunse
Toma “Speriamo tanto che non si incontrino... o
sarà la
catastrofe!”
“Ah!
Le riunioni con il sindaco sono autentiche perdite di tempo!”
borbottò Vegeta, adirato, mentre entrava nel commissariato.
Tutte
le volte la stessa storia!
Il
sindaco e gli altri uomini del comune blateravano senza sosta di
assurde sciocchezze e lui, dato che era il commissario della
città,
era costretto a subirle.
Non
vedeva l'ora di sedersi sulla poltrona del suo ufficio, a mangiarsi
qualcosa e a guardare la fotografia di sua moglie che gli puntava la
pistola.
Anche
se quello era il monito di Echalotte per farlo rientrare a casa in
orario, doveva ammettere che non riusciva mai a smettere di
guardarla...
“Scusate,
agente, sapreste dirmi dov'è il commissario Toma?”
La
voce femminile lo fece voltare di scatto e dire:
“Cosa?!”
Aveva
sentito bene?!
Il
commissario Toma?!
Ma
se era lui il commissario e Toma un semplice ispettore!
Forse
aveva capito male...
“Avete
detto il commissario
Toma?!” domandò, incredulo, e la ragazza
annuì: “Certo. E' il
capo di questa centrale di polizia. Non lo conoscete?”
Qui
c'è sotto qualcosa...
meditò
Vegeta, tuttavia, per saperne di più, decise di stare al
gioco:
“Aaaahhh, il commissario Toma! Ma certo! Scusate la
confusione,
signorina, ma mi sono trasferito da poco... come mai lo state
cercando?” “Dovevamo uscire insieme ma è
in ritardo e sono
preoccupata. Non vorrei che gli fosse successo qualcosa...”
ammise
la ragazza.
“Fermi
tutti! Polizia federale!”
Tutti
i lavoratori smisero subito di lavorare e alzarono le mani.
“Oil,
Pepper, controllate cosa c'è all'interno dei
camion!” ordinò
Salt.
Approfittando
della confusione generale, Toma si avvicinò a Bardack e gli
propose:
“Potremmo approfittare del caos per tagliare la corda, che ne
dici?” “Ottima idea... però prima vorrei
ispezionare quel camion
lì... mi sembra che nessuno ci ancora dato un'occhiata... e
poi,
anche noi siamo poliziotti.” disse Bardack, avvicinandosi a
un
vecchio camion, seguito da Toma.
Non
appena i due entrarono dentro, Oil si avvicinò al camion ma
Pepper
lo bloccò: “Ho già controllato io. Non
c'è niente là dentro.”
“Va bene, allora chiudo. Così nessuno ci
guarderà una seconda
volta.” dichiarò il bestione, chiudendo il camion
e i due
ispettori all'interno.
“Ehi,
ci hanno chiusi dentro!” esclamò Toma mentre
Bardack cominciava a
tempestare di pugni il camion: “EHI, GUARDATE CHE CI SIAMO
ANCHE
NOI DENTRO!!! FATECI USCIRE!!!”
Dopo
un po', smise di colpire il camion e disse: “Niente da
fare...
prova a usare il tuo cellulare. Magari qualcuno ci tirerà
fuori di
qui.” “Ottima idea.”
Tuttavia,
l'euforia durò pochissimo.
“Accidenti,
non prende niente qua dentro!” esclamò,
sconsolato, Toma e Bardack
disse: “Ci conviene aspettare che qualcuno apri il
camion.”
Aveva
appena detto quella frase che il camion cominciò a vibrare e
poi a
muoversi.
“Ecco,
adesso hanno fatto pure partire il camion.”
borbottò Bardack
“Speriamo che il viaggio non duri tanto a lungo e che,
soprattutto,
ci facciano uscire presto da questo posto!”
“Accidenti,
speravo di averli finalmente beccati!”
L'agente
Salt era fuori di sé.
Mesi
di osservazioni e d'indagini non erano serviti a niente!
La
fabbrica era pulita!
Mentre
l'uomo fumava di rabbia, si accorse di una cosa...
“Dov'è
il commissario?” domandò e l'agente Pepper
rispose: “Non lo
sappiamo, capo. E' sparito assieme al suo collega.”
“Che
strano... andarsene così senza nemmeno salutare...” |
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Capitolo 5 *** Tutto è bene quel che finisce bene... ***
CAPITOLO
5: TUTTO E' BENE QUEL CHE FINISCE BENE...
Il
camion continuava a viaggiare senza che il guidatore potesse
minimamente sospettare la presenza di due clandestini.
Toma
e Bardack non ne potevano più di quel viaggio da chiodi.
Non
vedevano l'ora che quel dannato camion si fermasse una volta per
tutte e li facesse uscire...
Finalmente,
il loro desiderio venne esaudito.
Il
camion si fermò e Bardack, toccando l'amico:
“Meglio nascondersi e
aspettare che aprano il camion, altrimenti sarà piuttosto
imbarazzante spiegare cos'è successo... speriamo di essere
ancora in
città...”
Finalmente,
il portone del camion si aprì leggermente e Bardack e Toma
uscirono
alla velocità della luce.
Guardandosi
in giro, Toma disse: “Sembra un porto...”
“Già... anzi, sembra
il porto della nostra città. Ti ricordi? Ci abbiamo fatto un
salto
l'anno scorso quando abbiamo fatto quella retata...”
“Ah sì,
quando abbiamo scoperto quel giro di scommesse
clandestine...”
“Aspetta, sento delle voci...”
I
due poliziotti, nascondendosi dietro a delle casse, videro gli stessi
energumeni che c'erano alla fabbrica che portavano delle casse piene
zeppe di armi.
Uno
di loro, ridendo, disse: “Ma avete visto la faccia di quei
piedipiatti federali? Credevano di prenderci con le mani nel sacco
come dei polli!” “Quegli allocchi non potevano
minimamente
immaginare che sapevamo della loro retata e che avevamo nascosto qui
al porto le armi!” rise un altro.
Bardack
e Toma erano senza parole.
Gli
uomini della fabbrica sapevano della retata?!
“Hai
sentito? Gli agenti federali avevano ragione! C'era davvero un
traffico illegale di armi in quella fabbrica!”
esclamò Bardack e
Toma aggiunse: “Presto, andiamo ad avvertirli!”
I
due fecero per allontanarsi e per poco non si scontrarono con
l'agente Pepper.
“Agente
Pepper?!” esclamarono, increduli, i due e l'uomo, sorpreso,
domandò: “Ma cosa ci fate voi due qui?!”
“E' una lunga
storia... presto, chiami gli altri agenti e gli dica di venire subito
al porto! Quella fabbrica aveva davvero un traffico illegale di
armi!” raccontò Toma mentre Bardack aggiungeva:
“Sapevano della
nostra retata e, pertanto, avevano semplicemente nascosto le armi al
porto!” “Oh, non serve chiamare la polizia
federale...” disse
Pepper, tirando fuori una pistola e puntandola contro i due agenti.
Poi,
li portò dove c'erano gli uomini che lavoravano e disse,
divertito:
“Ehi, ragazzi, guardate cos'ho trovato...”
“Ma sono i
piedipiatti che hanno fatto la retata alla fabbrica!”
esclamò,
sorpreso, uno dei bestioni.
Intuendo
la situazione, Toma esclamò: “Ah-ha. Quindi siete
complice di
questi furfanti!”
Sentendo
quelle parole, uno degli uomini, ridendo, disse: “Complice?
Uh uh uh... ti sbagli di grosso, amico!” “Pepper
è il nostro
capo.” spiegò, divertito, un altro.
Pepper,
con un sorriso di vittoria, ammise: “Proprio così.
Mi occupo di
questo traffico da anni. Ho potuto agire indisturbato per molto tempo
grazie al fatto che ero un agente federale. Ma poi la polizia
federale ha cominciato a sospettare della fabbrica...”
“Quando
avete saputo il giorno in cui era prevista la retata non avete dovuto
far altro che chiamare i vostri complici e far sparire la
roba...”
terminò Bardack.
Pepper
annuì e annunciò: “Proprio
così... e ora non dovrò far altro
che sbarazzarmi di testimoni scomodi con l'aiuto di una bella
pallottola...” “Fossi in te, prima di fare
previsioni, mi darei
un'occhiata intorno.” commentò una voce alle sue
spalle.
“MANI
IN ALTO! SIETE IN ARRESTO!” urlarono, in coro, un mare di
agenti
federali, capitanati dall'agente Salt e da Vegeta.
In
poco tempo, Pepper e i suoi uomini si arresero e vennero arrestati.
Prima
di andarsene, l'agente Salt strinse la mano a Toma e si
congratulò:
“Idea geniale quella d'infilarvi nel camion per localizzare
il vero
traffico! Siete stato davvero in gamba!” “G
– grazie...”
disse, imbarazzato, Toma.
Una
volta che Salt se ne fu andato, Vegeta mise il braccio attorno alle
spalle di Toma e sibilò, con un sorriso che annunciava guai
all'orizzonte: “E adesso a noi due, commissario
Toma.”
Vedendosi
scoperto, Toma sospirò: “Sigh. Come l'avete
scoperto?” “Ho
incontrato Nio che mi ha raccontato della visita
guidata... dopodiché non ho dovuto far altro
che far cantare
i vostri complici, che erano, ovviamente, i vostri compagni di
squadra.” raccontò Vegeta.
Dopo
un attimo di silenzio, Bardack domandò: “Ma come
avete fatto a
trovarci?” “Grazie ai vostri cellulari. Non
vedendovi tornare, ho
chiesto ai tecnici del laboratorio di localizzare i segnali dei
vostri telefoni e ci hanno portati qui, dove io e gli altri agenti
federali abbiamo ascoltato la confessione di Pepper.”
spiegò il
commissario.
Bardack
e Toma rimasero in silenzio.
Come
poteva punirli Vegeta?
Dopo
qualche minuto d'angoscia, il commissario fece un sospiro e disse:
“Dovrei punirvi... ma poiché avete risolto il
caso, ci metterò
una pietra sopra.” “Grazie, Vegeta.” lo
ringraziarono i due
agenti.
Tuttavia,
Vegeta non aveva ancora finito con Toma: “Quanto a te,
faresti
meglio a raccontare alla tua ragazza la verità.”
“Ci proverò,
Vegeta...” sussurrò Toma, preoccupato.
“Vegeta,
perché quella ragazza ti ha chiamato
agente?!” domandò, esterrefatta,
Echalotte mentre, assieme
al marito, si dirigeva verso casa.
Il
commissario, mentre si allontanava dalla centrale e dalla giovane
donna coi capelli neri, che sembrava aspettare con ansia qualcuno,
disse: “E' una lunga storia, Echalotte. Adesso ti
racconto...”
Nel
frattempo, all'interno del commissariato si sentì l'urlo di
Panbuukin: “CHE COSA?! LE HAI DETTO CHE TI HANNO
PROMOSSO?!”
“CAPO DELLA POLIZA?! MA COME TI E' SALTATO IN
TESTA?!” aggiunse,
adirata, la voce di Bardack.
In
mezzo a quelle urla, si sentì la voce bassa e imbarazzata di
Toma:
“Mi dispiace, ragazzi, ma è più forte
di me...” |
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