The Darkest Night

di amaecilm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 31.08.81 ***
Capitolo 2: *** Mai più ***



Capitolo 1
*** 31.08.81 ***




Era il 31 Agosto 1981. Una tipica giornata di fine agosto inglese: la pioggia si abbatteva violenta sui tetti delle case, mentre tuoni e fulmini facevano da cornice all’atmosfera autunnale che annunciava la fine dell’estate. Remus Lupin era intento a leggere la Gazzetta del Profeta nella sua piccola casa nel Norfolk, quando una fenice argentata fece il suo ingresso ed illuminò il salotto buio e tetro. Il giovane mago sapeva benissimo cosa voleva dire: appoggiò il giornale sul bracciolo della poltrona, indossò un mantello consumato e vecchio e si smaterializzò per ritrovarsi di fronte ad una casa desolata che accoglieva il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. Entrò pronunciando la parola d’ordine e trovò nel salone un’agitata professoressa McGrannit confabulare qualcosa con il professor Silente.

“Ma com’è possibile? Come ha fatto fino ad ora?” disse l’anziana strega.

“Minerva, non c’è tempo per le domande. – disse il preside con la sua solita calma e pacatezza – Oh, ecco Remus. Ti stavamo aspettando.”

Remus si avvicinò e li guardò con fare interrogativo.

“Cosa è successo?!” chiese allarmato.

“Si tratta della signorina Fitzroy. Sta per partorire, ha bisogno di sostegno…” spiegò Silente.

“Tu ne sapevi qualcosa, Lupin?” chiese la McGrannit incredula.

Remus era scioccato dalla notizia e scosse la testa anche lui incredulo.

“Nessuno sapeva niente, Minerva. Nemmeno Remus. Sono stato io stesso a consigliarle di mantenere questo segreto per la sua sicurezza e quella del bambino.”

Azzurra era sparita da un anno e nessuno sapeva niente di lei: era scappata dall’Inghilterra poiché i Mangiamorte avevano più volte provato ad ucciderla. I suoi genitori Audrey e Aurelio Fitzroy erano sempre stati seguaci del Signore Oscuro e, il loro erede, fratello maggiore di Azzurra, Coal Fitzroy, non era da meno: uno dei Mangiamorte più fedeli che aveva come suo unico obiettivo uccidere sua sorella minore, traditrice del proprio sangue e ragione di vergogna per la famiglia Fitzroy. Ora tutto aveva senso: Azzurra era scappata per proteggere il bambino che portava in grembo. Remus aveva sempre pensato che doveva esserci una ragione per la sua fuga, non era da Azzurra scappare via dal pericolo ed essere codarda, nonostante fosse una Corvonero.

“Dove si trova ora?” chiese Remus.

“Nel villaggio di Kemi, in Finlandia.”

“Bene, non perdiamo tempo allora. – disse la McGrannit impugnando della metropolvere – Sei pronto Lupin?”

Remus annuì e prese un po’ di metropolvere e pronunciò dopo la McGrannit KauppaKatu n°3, Kemi.

La professoressa e Remus si trovarono in una strada buia di un piccolo villaggio lappone. Erano le 4 del mattino e nessuno era in giro: faceva già freddo per essere agosto, ma non c’era da stupirsi, dopo tutto si trovavano in Finlandia. La McGrannit e Remus seguirono la strada che conduceva al rifugio dove era nascosta Azzurra e utilizzarono la parola d’ordine che Silente aveva detto di pronunciare. Tra le case babbane comparve una piccola villetta dal nulla: i due si affrettarono ad entrare quando sentirono le urla di dolore di una giovane donna che doveva essere proprio Azzurra.

“Azzurra, come stai? Non preoccuparti, andrà tutto bene.” Disse Remus inginocchiandosi vicino a lei.

La povera Azzurra aveva tutti i capelli lunghi e biondi scompigliati, sudava ed era pallida dal dolore che doveva provare. I suoi grandi occhi blu erano iniettati di sangue e sofferenza e le labbra carnose erano diventate violacee. Remus provò un po’ di disagio nel trovarsi a condividere quel momento con Azzurra, ricordando soprattutto la cotta che aveva avuto per lei durante il quarto anno di scuola. Ora gli era passata, ma vedere Azzurra gli faceva sempre un certo effetto. Mentre Remus si toglieva il mantello, la McGrannit riscaldava con la bacchetta una bacinella di acqua calda.

“Lupin, porta la signorina Fitzroy in camera da letto, non c’è tempo da perdere.”

Remus pensò a quanto fosse ridicolo che la professoressa li chiamasse ancora per cognome, ma non era il caso di farglielo notare proprio ora. Si limitò a fare quello che la prof gli aveva ordinato: sollevò Azzurra con un po’ di difficoltà e lei rispose avvinghiandosi e affondando le unghie nel suo collo.

“Remus… perché sei qui?!” chiese ansimando la ragazza.

“Ordini di Silente. Forse ha pensato avessi bisogno di un cane da guardia. O meglio, un lupo.”

Azzurra sorrise, ma poi gettò un urlo spaventoso e la McGrannit accorse nella stanza.

“Bene Fitzroy, è arrivato il momento di respirare profondamente e cerca di rilassarti…” disse l’anziana donna.

Lupin si sedette al fianco di Azzurra le prese una mano e la strinse fra le sue, permettendole di infilzare ancora una volta le unghie nella sua carne. La ragazza fece ciò che la prof. le aveva consigliato, iniziò a respirare a ritmo regolare, si rilassò, poggiò la testa sul cuscino e Remus circondò le sue spalle con il suo braccio, mentre con l’altra mano stringeva quella della partoriente.

“Ora spingi Fitzroy, più forte che puoi…”

Azzurra iniziò ad urlare e Remus pensò a quanto fosse assurda quella situazione: non avrebbe mai pensato di assistere ad un parto, soprattutto al parto della sua migliore amica. Perché non c’era il padre del bambino in quel momento? Doveva essere Sirius, non c’erano dubbi su questo; Azzurra e Sirius erano sempre stati irrimediabilmente innamorati l’uno dell’altro, ma erano entrambi troppo orgogliosi per dirselo ed evitare di farsi del male. Un pianto di neonato risvegliò Remus da quel flusso di pensieri. Azzurra aveva partorito.

“E’ una bellissima bambina, complimenti ragazzi.” Disse la McGrannit.

Con un colpo di bacchetta la professoressa pulì la bambina e la avvolse in un lenzuolo rosa; si avvicinò a Remus e Azzurra e lasciò quel fagottino rosa tra le braccia del giovane mago. Fu la prima volta che la vide e in quell’esatto istante se ne innamorò come se fosse sua figlia. Aveva già tanti capelli, lo stesso nasino alla francese e le labbra a canotto di Azzurra.

“È stupenda, complimenti Lupin, hai fatto un buon lavoro. - Sentenziò la McGrannit – La bambina sembra essere in ottima forma ed è sana come un pesce. Senti come piange!”

Davvero la professoressa pensava che quella fosse la figlia di Remus?! Era assurdo, ma evidentemente il giochetto del professor Silente aveva funzionato. Per chissà quale ragione aveva voluto far credere alla professoressa McGrannit che quella splendida bambina fosse la figlia di Remus e così l’avrebbe creduto il mondo intero… Proprio lui che aveva evitato qualsiasi contatto con il genere femminile a causa della sua condizione, della sua licantropia. Cosa aveva indotto quell’uomo a pensare che la sua condizione da licantropo non fosse un problema per Azzurra e per la bambina appena nata?! L’uomo guardò negli occhi Azzurra e lei fece spallucce come se fingere di aver avuto una figlia da un licantropo non fosse poi una tragedia; pensò che avrebbe almeno lei detto la verità alla prof, ma si sbagliava.

“Se permette professoressa, il lavoro l’ho fatto tutto io.”

Le due donne si misero a ridere e Remus decise di lasciare la bambina tra le braccia della mamma che smaniava dalla voglia di stringerla a sé. Si sentiva profondamente a disagio: la professoressa McGrannit avrebbe potuto pensare che era stato un totale incosciente a mettere in pericolo Azzurra e la stessa bambina. E poi i suoi amici che avrebbero pensato? Sirius, James e Lily in particolare?!

“Come avete deciso di chiamarla?” chiese l’insegnante.

Azzurra guardò l’amico facendogli capire che avrebbe lasciato a lui la scelta del nome di sua figlia. Il primo nome che gli venne in mente fu il titolo della canzone preferita di Sirius: Layla.

“Layla.” Disse accarezzando la manina della bambina.

Azzurra sorrise e Remus intravide un po’ di tristezza velare il suo sguardo: sapeva benissimo che quella di Eric Clapton era la canzone preferita di Sirius e questo le doveva causare un po’ di dolore, ma accettò di fare un tributo al vero padre della bambina con un bellissimo nome.

“Layla Minerva Lupin.” Ripetette.

Era decisamente da Azzurra onorare la donna che aveva fatto nascere sua figlia.

La McGrannit si portò una mano alla bocca e sembrò davvero commossa.

“Sono davvero contenta per voi ragazzi, sarete una bellissima famiglia. Ve lo meritate.”
 
-
 
La professoressa McGrannit partì alle prime luci dell’alba, lasciando finalmente soli i neogenitori. Remus aveva così tante domande da fare alla sua amica, aveva bisogno di una spiegazione.

“Mi devi una spiegazione, lo sai vero?” disse Remus entrando nella stanza da letto, dopo aver salutato la McGrannit.

Purtroppo, trovò Azzurra addormentata fra le lenzuola pulite e non riuscì proprio a svegliarla. Nella culla la piccola Layla si lamentava e Remus, non volendo disturbare il riposo di Azzurra, prese in braccio la bambina prima che potesse iniziare a piangere e la portò fuori dalla stanza da letto, in salone dove iniziò a cullarla e dopo pochi minuti la piccola si riaddormentò. Com’era piccola, pensava Remus tra sé e sé, piccola e così perfetta. Si sedette sulla sedia a dondolo che dava sulla veranda e si mise ad osservare il sole sorgere dietro il mare del Golfo di Botnia. Sentì quasi un senso di colpa nello star vivendo quelle emozioni al posto di Sirius e sperò che Azzurra gli desse una spiegazione convincente.
Dopo qualche ora, la bambina scoppiò di nuovo a piangere e Remus balzò in piedi dallo spavento, pensando di averle fatto del male in qualche modo a lui sconosciuto. Dall’altra stanza, Azzurra lo stava chiamando e lui si affrettò a portare la bambina dalla mamma. La giovane madre prese la bambina e con un gesto disinvolto sfilò dalla camicia da notte un seno per offrirlo alla bambina che subito smise di piangere; Remus arrossì e si sentì un po’ in imbarazzo nello stare lì a guardare quel momento così intimo tra madre e figlia. Azzurra percependo la vergogna dell’amico si coprì approssimativamente e invitò Remus a sedersi affianco a lei.

“Dobbiamo parlare, no?!” disse la ragazza, che aveva già riacquistato quell’aurea fiabesca che l’aveva sempre contraddistinta.

“Decisamente.” Rispose Remus sedendosi sul letto affianco a lei.

“Prima di tutto ci tengo a precisare che non era mia intenzione incastrarti in questo modo, è opera di Silente. – iniziò a dire accarezzando la testolina di Layla per poi guardare Remus negli occhi - Io non sapevo nemmeno che saresti venuto qui, stanotte.”

Remus annuì, le credeva. Se c’era una cosa che doveva riconoscere ad Azzurra era la sincerità che trasmetteva attraverso il suo sguardo cristallino. E poi lei era una ragazza così sveglia e indipendente, sicuramente aveva già pianificato la sua vita da ragazza madre. Però Remus non riusciva a capire perché avrebbe dovuto tenere una cosa così bella nascosta a Sirius.

“E’ Sirius il padre, vero?” chiese Remus.

“Sì.”

“Perché non glielo dici? Siamo ancora in tempo, prima che questa bugia diventi più grande di noi. – la supplicò Remus – Sono sicuro che Sirius sarebbe felicissimo. Salterebbe di gioia…”

Azzurra si incupì, abbassò lo sguardo su Layla che si era addormentata attaccata al suo seno.

“Non posso Remus. Da quanto tempo non vedi Sirius?”

“Da un po’.”

“Forse non ti ha detto che lui sta con Marlene McKinnon da un po’ ormai.”

Remus rimase impietrito: com’era possibile che non sapesse una cosa del genere?! Cosa era successo ai Malandrini?! Prima si dicevano tutto… La guerra stava rovinando tutto. Iniziò a pensare che effettivamente nelle poche riunioni dell’Ordine, Marlene e Sirius erano arrivati sempre insieme e si scambiavano spesso occhiate troppo strane per essere due semplici amici. Come non aveva potuto capirlo?! Tutto ciò comunque gli sembrava estremamente strano: Sirius era innamorato pazzo di Azzurra sin da quando erano bambini, perché ora aveva deciso di stare con Marlene?

“Non ha senso. Non riesco a capire…”

“Non c’è nulla da capire Remus: io e Sirius ci siamo amati, ma le cose non sono mai state semplici tra noi… e tu lo sai meglio di tutti. Non voglio rovinare la sua felicità, ora.”

“Lui è innamorato di te, Azu.”

“Non credo, sai. L’ho visto mentre baciava Marlene.”

Marlene si era sempre messa in mezzo tra Sirius e Azzurra e sicuramente aveva utilizzato un loro litigio per insinuarsi tra i due. Remus era sicuro che Sirius e Azzurra si amassero ancora, nonostante tutto.

“Comunque, ha diritto di sapere che è diventato padre. – disse Remus – Come pensi che la prenderà quando inizieranno a dire in giro che io e te abbiamo avuto una bambina?! Mi ucciderà e lo spediranno ad Azkaban.”

“Nessuno può sapere di Layla per il momento. È troppo pericoloso, sia per me che per lei… - sussurrò Azzurra guardando amorevolmente Layla – Perché pensi me ne sia andata? Silente mi ha costretto a vivere qui lontana da tutti, io avrei rischiato… ma ha insistito così tanto. Quanto mi sono sentita inutile qui…”

Si sentiva in colpa per non aver aiutato l’Ordine negli ultimi mesi, tipico di Azzurra, pensò Remus.

“Ha fatto benissimo. Tuo fratello Coal ti cerca ancora…”

Remus pensò a quanto dovesse sentirsi sola Azzurra: con la sua famiglia contro e i Mangiamorte alle calcagna. Aveva sicuramente bisogno di una protezione ora che era ancora più vulnerabile con una neonata… Ma perché Silente aveva scelto lui e non Sirius?! Remus questo lo chiese ad Azzurra.

“Sono stata io a chiedergli di non dire nulla a Sirius. Potrei mettere in pericolo anche lui… Mio fratello è pazzo, la mia famiglia e la sua non scherzano. Se venissero a sapere che le mele marce dei Black e dei Fitzroy hanno messo al mondo una bambina…”

Azzurra non continuò la frase, le morì in gola.
Remus rabbrividì al sol pensiero. Coal Fitzroy era uno dei Mangiamorte più spietati in circolazione, era un miracolo che non avesse ancora scoperto dove Azzurra si nascondesse. Coal aveva attaccato Sirius più di una volta in battaglia e aveva cercato di ucciderlo senza pensarci due volte; Azzurra e Sirius erano gli unici membri delle loro famiglie che non erano stati smistati in Serpeverde e che avevano osato andare contro gli ideali dei Black e dei Fitzroy.

“Azzurra, io voglio davvero aiutarti… ma sai che posso essere pericoloso. – disse Remus non riuscendo a fronteggiare lo sguardo blu dell’amica – Se dovessi farvi del male non riuscirei più a vivere.”

La giovane madre si alzò dal letto e mise nella culla la neonata che dormiva serenamente. Uscì dalla camera da letto e Remus la seguì; lei prese una scatola che aveva riposto nella credenza e la mostrò all’amico.

“Silente mi ha dato questa. – disse la Corvonero poggiando la scatola pesante sul tavolo della cucina – Mi ha detto che si sarebbe aperta dopo il parto.”

Azzurra sventolò la bacchetta e con un “alhomora” la serratura della scatola si aprì rivelando una pergamena e tanti ingredienti; Remus srotolò la pergamena e lesse il titolo: POZIONE ANTILUPO.

“Il vecchio preside ha pensato proprio a tutto.” Disse Azzurra sorridendo soddisfatta.

La pozione anti-lupo avrebbe tenuto a freno gli istinti selvaggi di Remus durante la luna piena; ma era una delle pozioni più difficili da preparare, e sebbene Azzurra fosse una talentuosa pozionista, il licantropo era scettico riguardo al fatto che la ragazza sarebbe riuscita a produrre un’eccellente pozione anti-lupo.

“Cos’è quella faccia scettica, Lupin? – disse Azzurra, leggendo la pergamena e guardando l’amico di sottecchi – Ti sei per caso scordato grazie a chi James, Sirius e Peter sono riusciti a diventare Animagi?”

No, Remus non se l’era affatto scordato. Fu proprio in quell’anno che lui conobbe la brillante Azzurra Fitzroy, Corvonero. Sirius la conosceva perché le loro famiglie si frequentavano e sua cugina Andromeda era promessa al giovane Coal Fitzroy; Sirius sapeva che Azzurra era la studentessa migliore del loro anno ad Hogwarts, assieme a Lily ovviamente, ma che al contrario della Grifondoro, la Corvonero non sembrava disdegnare le avventure dei Malandrini. Azzurra accettò senza esitare la loro proposta e riuscì a completare la trasformazione in amigus assieme a James, Sirius e Peter: si trasformava in una bellissima lince. E fu proprio in quel periodo che Remus si prese una bella cotta per Azzurra: in effetti era difficile non rimanere incantati dai suoi occhi azzurri che sembravano essere due fari e dal suo sorriso contagioso e affascinante. Era sempre stata estremamente elegante, nonostante i suoi modi da maschiaccio e la sua passione per il Quidditch: era una battitrice e capitano della squadra dei Corvonero. Nonostante fosse sempre stata una delle più brillanti studentesse del suo anno, a causa della sua propensione alla ribellione e al suo carattere difficile, Azzurra non era mai stata né prefetto né caposcuola. Era una delle studentesse preferite del professor Lumacorno e al tempo stesso scatenava costantemente l’ira del professor Vitious e della professoressa McGrannit, che proprio non riuscivano a capire come avesse fatto il cappello Parlante a smistarla in Corvonero e non in Grifondoro.

“No, come potrei scordare.” Disse Remus sorridendo.

“Non voglio però costringerti a rimanere qui con me… tu hai la tua vita e non vedo perché dovresti fare da padre e fingere per me ed una bambina che non è figlia tua. – aggiunse Azzurra chiudendo la scatola – Sappi che sarò comunque felice di fare per te la Pozione anti-lupo.”

“Azzurra io…” iniziò a dire Remus.

“No, Remus. Io capisco che tu non voglia… davvero lo capisco.”

“Azu, ti aiuterò. - Disse senza farla finire Remus. – Ma promettimi che quando tutto questo sarà finito dirai la verità a Sirius.”

“Te lo prometto.”


____________
NDA
Ciao a tutti, sono Isabella e vi presento il primo capitolo dlla mia storia "The Darkest Night". Questa storia è nata dall'idea di questo nuovo personaggio, Azzurra Fitzroy creato da me, ovviamente questa che vi ho offerto in questo capitolo è solo una piccola parte di Azzurra, spero potrete imparare a conoscerla nei prossimi capitoli. Nella descrizione della storia ho scritto i visi degli attori a cui mi sono ispirata per l'aspetto fisico dei personaggi. Fatemi sapere cosa ne pensate. Recensite!
Un bacio

Bella. 

 

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Capitolo 2
*** Mai più ***


"Io non lo so se è meglio amarti invano o non amarti per niente

Io non lo so se non smetterai mai di mancarmi

Ma io non lo so e non lo voglio sapere

ma sono condannata a pensarti per sempre."

 


In Inghilterra, il tempo non era stato clemente per tutto il mese di agosto. Come se non fosse bastato, anche settembre si era deciso a non regalare nemmeno una breve giornata di sole ai poveri inglesi. Sirius Black era nel suo appartamento lasciatogli in eredità dallo zio Alphard; era ancora a letto, fissava il soffitto: era stato tormentato dagli incubi quella notte. Marlene uscì dal bagno in accappatoio e si vestì velocemente, lasciando intravedere un po’ del suo corpo nudo a Sirius. Il giovane Black la guardò senza troppo interesse e continuò a fissare il soffitto.

“Non preoccuparti per stanotte Sirius. Sono convinta che rimedierai.” Disse Marlene maliziosamente, abbottonandosi la camicia.

Era da più di un anno che Marlene e Sirius ormai uscivano insieme, e il Grifondoro, a detta della Tassorosso, era riuscito addirittura a superare la fama di grande amatore che lo precedeva. Ai tempi di Hogwarts Sirius era il ragazzo più desiderato della scuola, più ragazze erano state a letto con lui, ma nessuna aveva mai conquistato il suo cuore; Marlene era stata l’unica che non aveva mai avuto la pretesa di farlo e questo Sirius l’aveva apprezzato molto: la loro relazione si basava fondamentalmente sul sesso. Quella notte qualcosa aveva bloccato il giovane mago; ma non gli importava più di tanto, in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Marlene era una bella e brava ragazza, ma non sarebbe stata altro che una buona amica per lui.

“Io vado, ci vediamo stasera?!” chiese la ragazza.

“Non lo so.” Rispose freddo Sirius.

“Ciao.” Disse Marlene chiudendosi la porta dietro di sé.

Era stato uno stronzo, pensò Sirius. Un grandissimo stronzo.
D’altronde era la cosa che gli riusciva meglio far soffrire le persone a cui voleva bene. Stava usando Marlene come diversivo per dimenticarsi del suo maledettissimo orgoglio che gli impediva di essere felice e lo stava facendo soffrire.

Come sicuramente aveva fatto soffrire Azzurra.
Che stronzo che era stato con lei; Sirius si alzò da letto e andò dritto verso la sua scrivania aprendone i cassetti con noncuranza fin quando non trovò ciò che stava cercando: era una foto che Lily aveva scattato con la sua macchina fotografica babbana,mentre Sirius e Azzurra ridevano a crepapelle per uno scherzo che avevano fatto a James. Lily era riuscita ad immortalare il momento giusto, un perfetto ritratto di ciò che erano: due ragazzi innamorati ed affiatati, accomunati dalla stessa sorte e dallo stesso spirito ribelle. Questo erano lui e Azzurra: un’unione così perfetta ma al tempo stesso fragile e delicata. Il loro equilibrio era stato sempre precario. Erano nati come semplici conoscenti: le loro famiglie si frequentavano durante le feste e gli eventi importanti, Sirius e Azzurra giocavano da bambini nel lugubre e tetro salotto di Grimmauld Place e correvano nei giardini di casa Fitzroy facendo dispetti ai fratelli Coal e Regulus. Andavano così d’accordo che Walburga Black e Audrey Fitzroy speravano che un giorno si sarebbero sposati e avrebbero messo su famiglia; ma quella speranza svanì quando entrambi gli eredi delle due casate si ribellarono alle loro rispettive famiglie. E questo non fece altro che unire ancora di più i due; Sirius ricordava bene ancora quando Coal aveva attaccato sua sorella e lui l’aveva consolata. Fu lui stesso a suggerire a Remus di chiedere a Lily di invitare Azzurra per l’estate, visto che non aveva più una casa dove andare. La vicinanza aveva peggiorato le cose: nel senso che più cose trovavano in comune e più i due non riuscivano a separarsi l’uno dall’altro. La situazione si aggravò quando anche Lily e James iniziarono a frequentarsi e le uscite a quattro ad Hogsmeade erano diventate una consuetudine. Il primo bacio Sirius se lo ricordava benissimo: l’incontro con quelle labbra così belle e carnose, il tuffarsi nei suoi occhi cristallini e le narici invase dal suo profumo di lavanda… La prima notte d’amore, la sua pelle diafana e morbida, i capelli lunghissimi e biondi sparsi sul cuscino.

No, Sirius non avrebbe scordato mai tutto questo. 

Così come non avrebbe mai scordato tutti i loro litigi, finiti tra baci e promesse mai mantenute. Il ricordo del loro ultimo litigio gli faceva ancora male, era una ferita che anche a distanza di un anno non si era rimarginata: una piaga alimentata dal rimorso e dal senso di colpa. Dalla sensazione di essersi fatto scappare la cosa più importante e bella della sua vita: l’unica donna che aveva mai amato e che avrebbe amato.

Purtroppo, era sempre stato un poco di buono, irresponsabile e immaturo, Sirius amava essere idolatrato e adorato; lui stava bene così, aveva un appartamento tutto suo, era libero di fare ciò che voleva. Azzurra invece no, aveva bisogno di stabilità di una casa che potesse chiamare davvero casa; di una famiglia tutta sua. Nel profondo del suo cuore invidiava la stabilità di Lily, avrebbe tanto desiderato sposarsi e avere un figlio da far crescere insieme al piccolo Harry. In quel periodo così incerto e buio, Azzurra aveva bisogno di qualche certezza e Sirius era l’unico che riusciva a farla sentire a posto. Quella sera avevano fatto l’amore intensamente, come se sapessero che sarebbe stata l’ultima volta.

“Tu pensi che fra noi potrà mai esserci qualcosa di serio, Sirius?!” chiese Azzurra accarezzandogli il petto nudo.

“Perché mi fai queste domande, Azzurra?” rispose amaro il Grifondoro.
Azzurra si separò da lui istantaneamente. Sirius fu colpito dallo sguardo freddo che la ragazza gli rivolse.

“Azzurra, abbiamo appena compiuto venti anni, godiamoci la libertà… abbiamo tutta la vita davanti.”

“Ah sì, certo. Come se le nostre famiglie non volessero ucciderci. Come se Tu-Sai-Chi non avesse iniziato una guerra…”

“Mi spieghi che differenza fa? Siamo insieme, non sarà di certo una carta a dire se ci amiamo o meno.”

“James non la pensa così.”
Sottolineò Azzurra.

“Sono affari di Lily e James se hanno voluto sposarsi e fare un figlio…”

“Tu non mi ami davvero, Sirius.”


Fu Sirius questa volta a guardare con i suoi occhi grigi e glaciali Azzurra, che si sentì stranamente intimorita.

“Non l’hai detto davvero.” Disse freddo e distante.

“L’ho detto e se vuoi posso anche ripetertelo.”


Sirius si alzò in piedi e Azzurra fece lo stesso.

“E’ una cosa orribile quello che hai detto, come puoi dubitare di una cosa del genere solo perché non voglio sposarti?!” urlò lui con tutta la rabbia che aveva in corpo.

“Non sapremo se domani saremo vivi ancora, per me conta sapere che nonostante tutto tu vorrai passare la tua vita con me!”

“Non ha alcun senso, se potremmo morire domani!


I due si guardarono negli occhi e capirono che erano arrivati ad un punto di non ritorno, non avevano nient’altro da dirsi. Azzurra si rivestì e lasciò l’appartamento di Sirius senza dire nulla.

Sirius sapeva di aver fatto una sciocchezza; i due non si parlarono per i successivi quattro giorni fino a quando non si intromise Marlene e rovinò tutto definitivamente. La McKinnon aveva sempre avuto un debole per il giovane Black e aveva notato subito che tra lui e Azzurra qualcosa si era rotto. Ne approfittò della situazione per indurre in tentazione Sirius, il quale resistette fin quando la carismatica strega di Tassorosso non ottenne quello che voleva: Marlene baciò Sirius quando sapeva che Azzurra li stava guardando. Il ragazzo capì cosa era successo ma non ebbe modo di spiegarsi, perché l’ultimo ricordo che aveva di Azzurra era lo sguardo deluso e sprezzante che gli rivolse: quella fu l’ultima volta che la vide.

Era da un anno che ormai non si avevano più sue notizie: Sirius aveva cercato ovunque ma Azzurra era introvabile. Silente era l’unico a sapere qualcosa e non avrebbe ceduto.
Guardava quella foto, accarezzò il sorriso di Azzurra e una lacrima cadde sul pezzo di carta fotografica. Cosa avrebbe dato per tornare indietro, per dirle che sì, voleva sposarla e l’avrebbe fatto anche cento volte, se necessario; che avrebbe voluto tanti piccoli Sirius e tante piccole Azzurra in giro per casa da far giocare con Harry.
Che l’amava ancora, che l’amava da impazzire e che la pseudo storia con Marlene non significava nulla.

Nulla.

Non poteva più far nulla per tornare indietro, per portarla da lui.

Sirius si sentiva morto dentro da ormai un anno. Si sentiva anche inutile per i suoi amici, Lily e James; sua cugina Bellatrix aveva quasi scoperto che lui era il custode segreto dei Potter e si era visto costretto a lasciare questo compito delicato a Peter Minus. Nessuno lo sapeva; solo lui e Peter e ovviamente i Potter. Non essere più il custode segreto comportava ovviamente non poter vedere più i suoi amici e giocare con il piccolo Harry; il che rendeva la sua esistenza ancora più misera. Non vedeva Remus da mesi perché erano entrambi impegnati in missioni e battaglie per l’Ordine. A completare il tutto c’era un peso che sentiva sul cuore, una sensazione strana, qualcosa simile ad un senso di colpa che non riusciva a spiegare.

Quella notte del 31 Agosto 1981 fu tormentato dagli incubi: urla strazianti di Azzurra, i suoi occhi pieni di lacrime l’avevano svegliato più volte.
Sirius doveva parlare con Silente, aveva come la sensazione che le fosse successo qualcosa di grave.
Si vestì in fretta e uscì di casa, doveva cercare Silente; ma non sapeva esattamente dove trovarlo. Al quartier generale dell’Ordine non trovò nessuno, così decise di evocare un Patronus e accomodarsi sulla poltrona per aspettare notizie dall’anziano preside. Aspettò circa un’ora immerso nei suoi pensieri, quando entrò nel salotto un Patronus che però non apparteneva a Silente: la voce di Malocchio echeggiò in tutta la casa.

“I McKinnon sono stati attaccati.”

Sirius scattò in piedi e si materializzò davanti a casa dei McKinnon: gli Auror si stavano affrettando a spegnere l’incendio che i Mangiamorte avevano innescato, mentre Alice e Frank Paciock si avvicinarono a Sirius.

“Purtroppo non siamo riusciti a fare nulla, Sirius…” disse amareggiata Alice poggiando una mano sulla sua spalla.

“Ci hanno avvisato troppo tardi. – aggiunse Frank – Marlene era venuta a salutare i suoi genitori… c’era anche suo fratello con la moglie e i bambini. Una tragedia.”

I Mangiamorte avevano ucciso un’intera famiglia, un’altra volta. I McKinnon erano un’antica famiglia di purosangue, che al contrario dei Black o dei Fitzroy, aveva visto di buon grado l’unione del padre di Marlene con una babbana. Sirius sentì un’improvvisa morsa allo stomaco: Marlene era morta e lui non avrebbe potuto nemmeno chiederle scusa per essersi comportato da stronzo quella mattina e per averla usata in quel periodo, per averla ingannata.
Si sentiva svuotato.
 
-
 
In Finlandia, Remus e Azzurra erano sereni come non lo erano mai stati: forse era merito della piccola Layla che da quattro giorni ormai deliziava le loro giornate, nonostante le notti insonni passate a cullarla. Erano entrambi attorno alla culla, quando sentirono un rumore strano in cucina. Azzurra afferrò la bacchetta sul suo comodino, ma Remus la bloccò e si diresse in cucina per primo; una fenice argentea svolazzava eterea attorno al candelabro.

“Azzurra – chiamò Remus sussurrando per non svegliare Layla – Vieni!”

“I McKinnon sono stati attaccati, nessuno si è salvato. Restate dove siete.” Disse la voce di Silente.

Azzurra rabbrividì e Remus si avvicinò a lei per sostenerla ed abbracciarla. Sebbene Marlene fosse la causa della sua separazione con Sirius, non riusciva a non essere scossa da quella notizia: aveva condiviso molto con Marlene, e nonostante tutto era una brava ragazza pronta ad aiutare tutti. Azzurra si sentiva in colpa per averla odiata così ferocemente nell’ultimo periodo.
La bambina dall’altra stanza iniziò a piangere e Azzurra si affrettò ad andare da lei; la prese in braccio ed iniziò a cullarla mentre il suo viso veniva rigato da lacrime salate. Remus entrò nella stanza e gli si strinse il cuore quando vide quella scena; Azzurra aveva un cuore d’oro ed era molto sensibile, ma in quei giorni lo era ancora di più, probabilmente per via degli ormoni ancora in subbuglio. Al senso di colpa per Marlene si aggiungeva il timore di non essere in grado di poter proteggere la piccola Layla, che ora dormiva indifesa e incurante del terrore che c’era nel mondo.

“Ho paura Remus.”

“Stai tranquilla, noi qui siamo al sicuro. – disse Remus avvolgendola in un abbraccio protettivo – Ci sono io con voi.”

 
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Eccomi qui con un altro capitolo!
Ora data l'unica recensione che ho ricevuto, non so effettiamente quante persone abbiano letto questa mia storia... Se per caso vi trovate a leggere, per favore fatemi sapere una vostra opinione, qualunque essa sia. 
Voglio dirvi qualcosa di me: sono Isabella ed ho 18 anni. Mi piace leggere e scrivere, anche se non sempre mi riesce bene; per esempio questo capitolo non mi soddisfa per niente, l'ho riscritto tante volte. Sono molto legata all'idea che ho in mente di questa storia, quindi mi piacerebbe avere anche un riscontro da parte vostra per potermi migliorare. 
Un bacio
Bella.
 

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