Il Segreto di Ran di Melanyholland (/viewuser.php?uid=1195)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bad Day ***
Capitolo 2: *** The Others ***
Capitolo 3: *** Questions and Answers ***
Capitolo 1 *** Bad Day ***
Nuova pagina 1
Disclaimer: non posseggo Detective Conan, né sono io ad averlo
creato. È tutto di Gosho Aoyama, io ho solo preso in prestito i suoi personaggi
per divertimi un po’ (e per far divertire voi, almeno spero ^^”).
Questa storia la
dedico ad Akemichan,
una valida scrittrice
e una buona
amica.
Il Segreto di Ran
Di
Melanyholland
1.
Bad Day
Conan Edogawa sbadigliò
sonoramente, socchiudendo gli occhi e lanciando l’ennesima occhiata all’orologio
da polso. Era seduto su una sedia di plastica azzurro acceso, attorniato da
numerosi altri bambini, mentre una ragazza sui vent’anni, che si era presentata
come Minako Matsu, leggeva loro una storia a voce alta.
E non una storia qualunque, una
fiaba: “La Bella Addormentata nel Bosco”. Alla notizia, Conan aveva avuto
la forte tentazione di scattare in piedi, urlare a squarciagola: “Sono Shinichi
Kudo!”, far saltare la sua copertura e tornarsene in santa pace a casa, dove
nessuno avrebbe più potuto costringerlo a passare noiosissimi pomeriggi, una
volta a settimana, in biblioteca a farsi leggere stupide fiabe per la campagna
Avviciniamo i bambini alla Lettura. E se gli Uomini in Nero l’avessero
saputo e fossero andati a cercarlo… beh, in questi ultimi tempi aveva imparato
che c’erano cose decisamente peggiori del rischiare la vita.
Rischiare la sanità mentale,
per esempio…
Ridacchiò, poi sospirò e si
guardò attorno, individuando subito l’unica persona che poteva essere solidale
con lui in quella situazione; non c’erano molte teste bionde nella sua classe,
dopotutto.
Ai Haibara era seduta su una
sedia arancione; la posa perfettamente eretta, le braccia incrociate e gli occhi
fissi, imperscrutabili, sul viso della narratrice davano l’idea che non si
stesse perdendo una parola della storia. Ma Conan ne sapeva di più:
probabilmente la sua mente scientifica e adulta stava riflettendo su ben
altre questioni, dietro quella facciata attenta.
Magari su come preparare un
antidoto efficace e duraturo all’APTX…chissà, se doversi comportare come una
bambina delle elementari esaspera lei tanto quanto esaspera me, potrebbe essere
un buon incentivo a trovare al più presto un nuovo antidoto.
Quella era la voce della
speranza; la parte della sua mente più razionale gli ricordò che Haibara non
sembrava poi così scocciata al pensiero di dover rivivere la sua infanzia. Non
che si fosse confidata mai con lui in proposito –se c’era una cosa in cui lei
non eccelleva, erano le conversazioni a cuore aperto- ma Conan lo sapeva.
L’aveva intuito, o meglio, dedotto dai suoi atteggiamenti e dal suo
passato. Sapeva che Shiho Miyano non aveva mai potuto vivere come una bambina
normale, schiavizzata fin da piccola dall’Organizzazione, costretta a studiare
sodo per seguire le orme dei suoi genitori e continuare gli esperimenti e la
messa a punto dell’APTX. Le esperienze che viveva lì, per quanto infantili
fossero, erano una novità per lei. Inoltre, sembrava essersi davvero affezionata
ai Detective Boys, per quanto non l’avrebbe mai ammesso. Il dottor Agasa gli
aveva riferito di aver trovato nella sua stanza, nascosta in un cassetto sotto
una pila di magliette, una foto di tutto il gruppo al completo, lui compreso.
Inoltre, Ai non ci teneva a
trovare un antidoto per un altro motivo: aveva paura. Paura che l’Organizzazione
li trovasse e li uccidesse. Per lei, era molto più sicuro restare Ai Haibara e
Conan Edogawa che tornare Shiho Miyano e Shinichi Kudo. Più volte Conan si era
chiesto se stesse realmente cercando un antidoto, o se stesse
semplicemente temporeggiando. Avrebbe potuto scoprirlo facilmente con una
piccola indagine, ma non aveva mai pensato seriamente di farlo: doveva fidarsi
di Ai Haibara. Non l’avrebbe controllata come di sicuro facevano gli Uomini in
Nero, per accertarsi che lavorasse per lui. Non l’avrebbe usata, no, o non
sarebbe stato diverso da coloro che cercava di arrestare.
Fiducia. Qualcosa che a lei non
avevano mai dato, e che Shinichi era deciso a concederle. Dopotutto, le doveva
molto di più di quello. Le doveva qualcosa che mai sarebbe riuscito a
ripagarle interamente.
Immerso in questi pensieri, non
si rese conto che la storia era arrivata al punto culmine: il bacio del principe
alla principessa; né si accorse che gli occhi di un’altra bambina si erano
posati su di lui.
Ayumi Yoshida guardò Conan, il
viso serio, gli occhi azzurri intensi dietro gli occhiali, e per l’ennesima
volta ricordò a se stessa quanto era carino, e quanto le piacesse. Le sue
guance si colorarono di un rosa acceso mentre immaginava di essere lei la
principessa della fiaba. Conan sarebbe stato disposto a darle un bacio per
risvegliarla? Immaginò la scena e subito il rossore si fece più intenso. Le
scappò un risolino, mentre si copriva con le mani il volto in fiamme. Non molto
lontano da lei, Mitsuhiko Tsuburaya guardò Ai-kun, immaginando come sarebbe
stato bello passare una giornata intera con lei, solo con lei, come era
successo nel bosco qualche tempo prima. Lui l’aveva medicata e lei gli aveva
detto che era stato proprio bravo, e non le era importato che fosse stato Conan
a insegnarglielo. Era stata davvero carina. Mitsuhiko aveva sempre pensato che
lo fosse, e qualche giorno prima si era arrabbiato con Eisuke-kun e Hiro-kun
che avevano detto che lei era strana e antipatica.
Poi, Ayumi e Mitsuhiko
assistettero alla stessa scena: videro Ai che si voltava verso Conan, che la
fissava già da un po’, e inarcava un sopracciglio con un’aria strana (se
avessero avuto più di sette anni l’avrebbero giudicata provocante), poi
Conan che sussultava, arrossendo di colpo, e si voltava imbronciato, mentre Ai
ridacchiava.
Entrambi i bambini sospirarono.
*
“Allora, vi è piaciuta la storia
di oggi?”.
I Detective Boys camminavano per
le strade di Tokyo, ognuno con un gelato in mano; Ran era andata a prenderli
alla biblioteca perché il dottor Agasa era impegnato altrove e aveva offerto
loro un cono. L’estate era alle porte e faceva già molto caldo; Conan non poté
che apprezzare la cosa, visto che Ran aveva indossato una maglietta sbracciata,
attillata,che metteva in risalto il seno e un paio di calzoncini che lasciavano
scoperte le sue belle gambe. Era davvero bellissima.
“Sì”, disse Ayumi, leccando il
suo gelato alla fragola.
“Mica tanto”, si lamentò Genta,
che aveva divorato il suo cono in un tempo record ed era di nuovo a mani vuote.
“Era meglio qualcosa di più eccitante, qualcosa sui samurai, per esempio. O sui
cowboy. Vero, Mitsuhiko?”.
“Eh? Oh, sì…” Disse lui,
tornando a fissare il suolo.
Dopo qualche attimo di silenzio,
Ayumi disse:
“Posso chiederti una cosa,
Ran-neechan?”.
La ragazza assentì, mandandosi
per l’ennesima volta i lunghi capelli dietro la spalla. C’era un po’ di
venticello e le ciocche scure continuavano ad andarle davanti agli occhi o in
bocca, cosa molto fastidiosa. Conan l’aveva sentita discutere con Sonoko sulla
possibilità di tagliarli corti per quell’estate: le piacevano lunghi, ma per lei
era seccante doverli tenere sempre in ordine, in più d’estate le si
appiccicavano al collo facendole caldo. Conan ovviamente aveva tenuto la sua
opinione per sé, ma era convinto che fosse molto più carina così, e sperò che
non si decidesse a tagliarli. Sonoko invece, che era ansiosa di raccontare a Ran
la sua ultima telefonata col suo ragazzo –e Shinichi si chiedeva ancora oggi
come potesse quel Kyogoku-qualcosa sopportare Suzuki- le aveva detto:
“E allora perché non li tagli?”.
Ran era arrossita e non aveva
detto nulla. Le ragazze erano strane, a volte, ricordò di aver pensato.
“Beh, ecco…mi chiedevo se tu…se
tu avessi già dato il tuo primo bacio, ecco.”
La domanda di Ayumi lasciò di
sasso più di una persona: Ran arrossì di colpo e a Conan andò di traverso il
pezzo di cialda che aveva appena inghiottito, costringendolo a una serie
interminabile di colpi di tosse. Ai, da parte sua, sembrò interessata alla
conversazione per la prima volta da quando avevano lasciato la biblioteca, e lo
dimostrò spostando gli occhi dalle vetrine al viso di Ran.
“M-ma come ti viene in mente una
domanda del genere, Ayumi-kun?!?” Chiese Ran con voce più acuta del solito, le
guance rosse acceso. Anche la bambina sembrava un po’ a disagio.
“Così…” Si strinse nelle piccole
spalle, poi la fissò di nuovo con i suoi occhioni chiari.
“B-Beh”, Ran temporeggiò,
cominciando a mangiare in fretta il suo gelato alla vaniglia e amarena. Conan
poté capire il suo imbarazzo: lei, come lui, non aveva mai baciato nessuno,
nonostante avessero diciassette anni compiuti. Sua madre gli aveva fatto una
testa grossa come un pallone aerostatico per quella faccenda, quando era ancora
nei suoi panni di adolescente. Ogni volta che telefonava da Los Angeles non
mancava di ripetergli: “E Ran? Vi siete già baciati??”, con un tono malizioso
che da solo sarebbe bastato a imbarazzarlo, e quando intuiva che la risposta era
no (‘intuiva’ perché non c’era molto di intelligibile nei suoi farfugliamenti in
proposito) mandava giù un grosso sbuffo teatrale e con un tono esagerato da
attrice melodrammatica esclamava: “Uff! Povera me!! Ma come ho fatto a tirare su
un figlio così TONTO?”. In sottofondo, le risate divertite di Yusaku.
Almeno Ran non ha mai dovuto
subire simili discorsi e prese in giro da parte dei suoi, rifletté Shinichi,
socchiudendo gli occhi. Immaginava che Kogoro fosse soddisfatto della situazione
così com’era, e in quanto a Eri Kisaki, lei probabilmente voleva che sua figlia
trovasse un bravo ragazzo, ma certo non desiderava che si mettesse con un
detective. Inoltre, Shinichi aveva ottime ragioni per credere di essere
entrato nelle sue antipatie da molto tempo, esattamente dal giorno in cui, a
dieci anni, le aveva detto che la carne del suo stufato era mezza cruda e che il
sugo sapeva di rancido.
Conan ridacchiò, ma tutta la sua
ilarità svanì non appena udì le parole di Ran:
“...sì.”
“COOSA?!” Sbottò Shinichi Kudo
attraverso la bocca e la voce di Conan Edogawa, prima di potersi controllare.
“Non è vero!!!”.
Tutti lo fissarono allibiti. Ai
Haibara invece si voltò verso una vetrina per nascondere un improvviso
sorrisetto.
“S-sì che lo è, Conan-kun”, lo
contraddisse Ran, ancora le guance color porpora.
“E chi avresti baciato?
Sentiamo…” Non si sforzò di recitare la sua parte, e la voce gli uscì piuttosto
arrogante, una voce molto poco-Conan. Gli altri erano ancora più
esterrefatti, ma lui non ci badò: Ran stava mentendo, era evidente!! Non
poteva aver baciato qualcuno! Era una bugia, detta perché si vergognava di
dire loro che alla sua età ancora non era successo!
Stai mentendo a te stesso e
lo sai, Shin. Può averlo fatto eccome. Magari durante la vacanza che lei e
Sonoko hanno fatto insieme quando avevate sedici anni, ricordi? O quella volta
che Eri l’ha portata con sé ad Hokkaido, o ancora quando, durante le vacanze di
primavera, tu sei andato da solo a Los Angeles e lei è rimasta a Tokyo, o in
mille altre occasioni.
Non puoi esserne certo.
Lo sai.
“Sì invece”, mentì alla voce
paterna nella sua testa, in un sussurro.
Ran arrossì ancora di più e per
la prima volta parve irritata. “Conan! Che razza di tono è quello!?” lo
rimproverò, severa. “Si può sapere che ti è preso?”.
Lui s’incupì, incrociando le
braccia. “Volevo solo sapere”, disse, sforzandosi di avere una voce più morbida
e tranquilla, nonostante il fuoco interiore che divampava. “A chi avresti dato
il tuo primo bacio, Ran-neechan…”.
Lei guardò altrove, mandandosi
indietro la chioma scura.
“Questo è un segreto.” Stabilì,
in un tono che non ammetteva repliche, le guance ancora soffuse di un tenero
rossore. “Ora andiamo, si sta facendo tardi!”.
“P-però”, tentò Conan, ma ogni
insistenza fu inutile. Sbuffò, frustrato, mentre Ai, dietro di lui, sorrise.
*
“Coosa!? E tu mi hai chiamato
per questa sciocchezza?!?”
“Ah, chiudi il becco,” sbottò
Conan burbero, arrossendo.
“Credevo mi avessi contattato
per un caso… per qualcosa di serio…” Si lamentò il suo presunto migliore
amico dall’altra parte del filo.
“Senti, me lo fai questo favore
o no?” Tagliò corto lui, sempre più imbarazzato.
“Vuoi che chieda a Kazuha di
chiedere a Mouri-kun a chi ha dato il suo primo bacio, così lei lo dice a me e
io lo dico a te? Ma cos’è? Siamo entrati in uno Shoujo Manga?”.
Heiji Hattori ridacchiò a sue
spese, e Shinichi Kudo sospirò internamente. Lo sapeva, sapeva che era un
errore chiamare lui. Che gli era saltato in mente?? Era proprio vero che perdere
la freddezza intellettuale portava a errori madornali. Sherlock Holmes aveva
sempre ragione.
“Senti Kudo, ora devo proprio
andare. Richiamami quando avrai sistemato questa faccenda con la tua ragazza,
okay? Ti saluto!”
“M-ma, aspetta…”
Clic.
Conan guardò truce il
ricevitore, poi lo sbatté sulle forcelle del telefono. “Maledetto Hattori!”,
imprecò, incrociando le braccia, scocciato. Poteva ancora sentire le sue risate
da presa in giro, dannato. Avrebbe dovuto evitare quella telefonata-kamikaze… ma
cosa poteva fare? Aveva provato a chiamare Ran usando la voce di Sonoko per
chiederglielo, ma perfino a lei la sua amica d’infanzia aveva risposto che era
un segreto. Sperava che almeno con Toyama, con cui aveva un sacco di punti in
comune, si sarebbe confidata, e aveva voluto evitare di usare di nuovo il
simulatore di voce: già sarebbe stato abbastanza strano che due sue amiche la
chiamassero a breve distanza di tempo l’una dall’altra per parlare della stessa
cosa… immaginava che pasticcio sarebbe successo se, chiacchierando in seguito
con entrambe, Ran avesse scoperto che nessuna delle due ricordava quella
telefonata.
“Non te la prendere, Shinichi,”
Cercò di consolarlo il dottor Agasa. Aveva telefonato da casa sua, per evitare
che Ran potesse ascoltare la sua chiamata.
“Umf!” Fu la matura risposta
dell’interpellato, che si sedette sul divano con l’aria di uno che aveva avuto
la peggiore giornata della sua vita. Solo che, avendo l’aspetto esteriore di un
bambino, l’effetto d’insieme era piuttosto comico. Chiunque l’avesse visto si
sarebbe chiesto cosa accidenti poteva succedere a un ragazzino di quell’età per
fargli avere quell’espressione così… bieca.
Hiroshi Agasa sospirò,
tornandosene nel laboratorio. Conosceva Shinichi da abbastanza tempo da capire
che in quel momento era meglio non cercare di parlargli.
Gli sarebbe passata, prima o
poi.
Almeno sperava.
*
Ran Mouri era seduta alla
scrivania della sua camera, il libro d’inglese aperto di fronte a lei e un
evidenziatore giallo fra le dita. Tuttavia, la sua attenzione era altrove,
nonostante di lì a pochi giorni fosse stato fissato un compito in classe. La
domanda che le aveva fatto la piccola Ayumi le aveva fatto tornare in mente
quella giornata di tanto tempo fa -cavoli, sembravano passati secoli-, un
giorno che era iniziato malissimo e che, a sua insaputa, sarebbe diventato per
lei indimenticabile.
Arrossì ripensandoci, e tornò a
guardare il libro per distrarsi. La mano si era bloccata con la punta
dell’evidenziatore posata sulla pagina e ora sulla carta c’era una grossa
macchia di giallo fosforescente. Sbuffò, passandoci sopra il polpastrello per
asciugarla e sporcandosi un po’, e sorrise, ricordando per associazione di idee
il giorno in cui Conan era tornato a casa da scuola imbrattato di pennarello sul
mento. Evidentemente i suoi amichetti avevano pensato di non avvertirlo per
farsi due risate a sua insaputa, e così se ne era andato in giro per Tokyo con
quel baffo blu sotto la bocca.
Conan. Più volte aveva pensato
che fosse un bambino davvero strano, e quel giorno ne aveva avuta l’ennesima
conferma: si era decisamente accalorato troppo per la faccenda del bacio. E come
le aveva parlato! Strafottente, aggressivo… non era sembrato affatto il piccolo,
dolce Conan-kun a cui era abituata. Insomma, sembrava quasi che Conan le avesse
fatto una scenata di gelosia bella e buona! Ma non poteva essere, no? Era solo
un bambino!
Certo non è poi così assurdo…
potrebbe essersi preso una cotta per me…ai bambini a volte succede con le
persone più grandi…
Non era sicura di cosa doveva
provare al pensiero. Indubbiamente l’idea le faceva piacere, ma come
comportarsi? Conan avrebbe potuto restarci male, e magari anche mettersi a
piangere, se lei gli avesse detto chiaro e tondo che non poteva in nessun caso
ricambiare la sua cotta.
Piangere… ora che ci penso,
da quando è qui Conan non ha mai pianto… nemmeno una volta.
Un’altra delle sue stranezze.
Nonostante li vedesse solo ogni tanto, Ran poteva ricordare per ognuno dei
Detective Boys almeno un’occasione in cui fossero stati in lacrime. Beh, quasi
tutti… c’era quella bambina, Ai Haibara, che faceva eccezione come Conan. Loro
non avevano mai pianto, non di fronte a lei, almeno.
Scrollò le spalle. Avrebbe
dovuto essere contenta del fatto che il suo ‘fratellino’ fosse sempre allegro; e
poi, sarebbe stato un guaio dover badare a un bambino capriccioso.
Conan era un bimbo facile da
accudire. Fugacemente, le venne da pensare che, se un giorno avesse avuto un
figlio, avrebbe voluto che fosse proprio come Conan.
Magari anche di aspetto,
visto che assomiglia a Shinichi…
Qui arrossì furiosamente. Ma che
cavolo di pensieri le passavano per la testa? Doveva essersi ammattita.
Comunque, le dispiaceva non aver potuto rivelare a Conan con chi aveva avuto il
suo primo bacio, ma non poteva fare altrimenti. Sapeva che il bambino era in
contatto con Shinichi –per ragioni che le erano ancora oscure, sembrava che
l’amicizia di Conan fosse importante per un sacco di teenager-detective, tra cui
il suo amico d’infanzia e Hattori-kun- e non poteva permettere che lui venisse a
sapere il suo segreto. Non escludeva che un giorno avrebbe rivelato a Shinichi
quella particolare avventura del suo passato, ma non quel giorno, e sicuramente
non per bocca di un’altra persona.
Sospirò, tornando a leggere sul
libro.
∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞*∞
Note dell’Autrice: ciao a tutti!^^ Riprendere in mano i
personaggi di Detective Conan dopo tanto tempo è stato davvero piacevole,
tanto che mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo, e quella che doveva essere
una piccola one-shot, si è trasformata senza che potessi impedirlo in una storia
a capitoli,^^”, che, per di più, non ha niente a che fare con la mia idea
iniziale. Tranquilli comunque, non sarà lunghissima, e non escludo che possa
terminare col prossimo chap. Quindi vi libererete di me molto presto.^__-
Allora, mi auguro con tutto il
cuore che quello che avete letto vi sia piaciuto. Ovviamente ogni commento,
positivo o meno, mi farà moltissimo piacere, e ve ne sarò infinitamente
grata.#^^#
In questo spazio, ci tengo a
ringraziare anche tutti coloro che hanno commentato l’ultimo capitolo de La
Promessa di Shinichi. So che vi avevo promesso di farlo postando un
trentesimo capitolo intitolato “Thanks”, ma poco dopo questa mia dichiarazione
ci sono stati problemi di sovraccarico del sito, che era finito addirittura
off-line, e ho pensato che non era il caso di appesantire ulteriormente il tutto
con qualcosa che non era effettivamente un capitolo vero e proprio. Confidavo
nel fatto che avrei potuto ringraziarvi nel momento in cui avrei postato una
nuova storia su DC… solo che non avrei mai immaginato di assentarmi per così
tanto tempo da questo fandom.^^;
Comunque, bando alle ciance (e
confidando nella vostra clemenza), un GRAZIE DI CUORE a:
Elie191, Miele, Chiyo, Sailormeila, Ersilia, Ginny85, Vichan, Lore, Mavi, Imi,
Shin_17, Geenween, BPM, Sita, Akemichan, Mysticmoon, Shaddy, Darks, Mikayla,
Kirax, Eowyn79, Aquarion89, Kazuha-chan, Coco Lee.
Le vostre recensioni mi hanno
commossa, davvero. Siete stati semplicemente ADORABILI.
Ora, non mi resta che salutarvi
e darvi appuntamento al prossimo capitolo.
-Melany
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Capitolo 2 *** The Others ***
Nuova pagina 1
2. The Others
“Ti senti bene, Shinichi?”.
Chiese Ran preoccupata al suo
amico d’infanzia, quando lo sentì tossire per l’ennesima volta.
Erano a casa di lui a guardare
un film poliziesco, “Losco Intrigo sotto il Sole della California”. Con non poca
sorpresa Ran aveva scoperto poco prima che una delle attrici principali era
proprio la madre di Shinichi. Quando gliel’aveva fatto notare, lui si era
stretto nelle spalle e non aveva commentato.
Ora le sorrise con quell’aria
strafottente made-in-Shinichi-Kudo, quella che assumeva ogni volta che
segnava un gol e che faceva impazzire le ragazzine a bordo campo.
“Sicuro.” Le rispose,
tranquillo, e lei gli avrebbe anche creduto se un attimo dopo un altro colpo di
tosse non fosse arrivato a smentirlo. Ran corrugò la fronte, continuando a
fissarlo anche dopo che lui si era voltato di nuovo verso lo schermo: i suoi
occhi blu erano più lucidi del solito, ed era certa che non fosse solo per il
riflesso della luce policroma del televisore.
Erano tornati da New York da un
paio di giorni; non ricordava esattamente cosa fosse successo, ma sapeva di
essere stata male, ed ora temette di aver attaccato l’influenza a Shinichi.
Quando tossì di nuovo, si decise ad allungare la mano verso la fronte di lui.
Shinichi sussultò al suo tocco e arrossì.
“Ehi!”
“Sei caldo!” Disse lei veemente,
con lo stesso tono con cui un detective accusa un colpevole. Lui sbatté più
volte le palpebre, poi si tastò la fronte a sua volta.
“A me non sembra.”
“Certo che no, scemo!”, lo
rimproverò lei, ma c’era sincera preoccupazione nella sua voce. “Sei caldo
ovunque, perciò anche sulle mani!”.
“Ah, già”. Esclamò lui, con una
faccia da tonto davvero adorabile. Ran arrossì quando si accorse della
considerazione appena fatta -adorabile? Shinichi!? Quello che da piccolo le
tirava i capelli e le alzava la gonna!?- , poi cercò di ricomporsi.
“Dovresti metterti a letto.”
“Sciocchezze! Sto benissimo!”
Ribatté lui, quasi scocciato. Dal televisore, Yukiko Fujimine, che interpretava
l’affascinante poliziotta asiatica Masami Nakamura, urlò al suo collega: “Non
preoccuparti per me, è solo un graffio!”.
Ran sbuffò. Shinichi si sarebbe
fatto lapidare piuttosto che ammettere di essere debole e bisognoso di cure. E
magari fosse stato solo l’effetto temporaneo della pubertà, e del testosterone
che gli aveva dato al cervello. Macché! Era sempre stato così, anche da piccolo.
Come quando, a sei anni, erano ruzzolati entrambi da una collina perché avevano
voluto provare a scivolare sulla neve con degli sci rudimentali, che avevano
costruito da soli con pezzi di compensato trovati nel garage del dottor Agasa:
lei era scoppiata a piangere perché era piena di tagli e graffi e invece lui non
aveva aperto bocca. Si era trattenuto, aveva ricacciato indietro le lacrime e
aveva detto che non era niente e che anche lei doveva piantarla di frignare, e
quando lei aveva continuato si era offerto di portarla sulle spalle fino a casa.
Ran sorrise al ricordo, mentre
le sue guance si coloravano di un rosa più acceso: arrogante o no, si era sempre
preso cura di lei. Era stato davvero molto coraggioso a non versare nemmeno una
lacrima.
La donna che sullo schermo
interpretava l’agente Nakamura avrebbe potuto smentirla: infatti, quando la
madre, vedendo il figlio ritornare a casa tutto ammaccato, gli aveva chiesto
cosa fosse accaduto, il piccolo Shin-chan era scoppiato a piangere. Più tardi,
nel buio della sua stanza, aveva sussurrato alla mamma comprensiva di “non dirlo
a Ran”. Yukiko aveva sorriso e mantenuto la promessa.
“E ora che hai da sorridere?” La
rimbeccò lui, socchiudendo gli occhi. Lei scosse la testa e tornò seria,
gettandosi dietro la spalla i lunghi capelli scuri: “Devi metterti a letto,
Shinichi.”
“Uffa! Quanto sei noiosa!”. Si
lamentò lui, poi tossì ancora. “Ti ho detto che sto bene.”
Ran lo guardò a metà fra il
corrucciato e l’infastidito e sospirò.
*
“Secondo voi che cos’ha
Conan-kun?”
“In effetti sembra di cattivo
umore.”
“Boh, forse ha solo fame.”
“Lui non è come te, Genta!”
“Ma allora cos’ha? La febbre,
forse?”
“Boh”.
Conan udì le voci preoccupate di
Ayumi, Genta e Mitsuhiko e si chiese come cavolo facessero a pensare che non
potesse sentirli parlottare di lui. Erano solo a pochi passi da lui nel cortile,
accidenti!
Sbuffò, per l’ennesima volta
quella mattina, e socchiuse gli occhi. Non era affatto di cattivo umore, come
pensavano i bambini. Era di pessimo umore. Non riusciva a credere che Ran
avesse avuto una storia con un ragazzo…e a sua insaputa, per di più! Ripensò a
tutte le volte che lei aveva sospettato di lui al riguardo, quando per esempio
aveva incontrato con Sonoko un tizio in centro che gli somigliava con una
ragazza e subito era saltata alle conclusioni (*), o di come si era infuriata
quando quella Ryoko-qualcosa aveva finto di essere l’ex ragazza di Shinichi
perché voleva contattarlo (**). Alla luce degli ultimi sviluppi, le sue reazioni
gli sembrarono ora davvero ingiuste e irritanti. Non ricordava di essere mai
stato così risentito nei confronti di Ran Mouri in tutta la sua vita.
Ma, per quanto non volesse
ammetterlo, Shinichi capiva che la rabbia era una protezione che il suo
inconscio aveva messo in atto.
In realtà, ciò che provava
veramente era dolore.
Non poteva sopportare l’idea che
qualcun altro avesse dato un bacio a Ran. La sua mente si rifiutava di farglielo
immaginare, e il suo cuore non voleva crederci; che qualcuno potesse essere
stato speciale per la sua Ran, tanto speciale che lei gli aveva permesso di
stringerla tra le braccia e di baciarla, era qualcosa che non riusciva ad
accettare. E faceva male.
Molto male.
“Non te la prendere, Kudo-kun”.
La voce di Ai Haibara lo fece sussultare, un po’ per la sorpresa, un po’ perché
aveva usato il suo vero nome. Si tranquillizzò dopo essersi accertato che i
bambini non avevano sentito: si erano allontanati perché uno dei loro compagni
di classe aveva tirato fuori dalla cartella la nuova Action Figure di Masked
Yaibar, con le riproduzioni della pistola laser e di tutti gli accessori, e
la stavano guardando, ammirati.
“Per cosa?”, ribatté,
socchiudendo gli occhi. Ai gli sorrise con l’aria di una che la sa lunga,
quell’aria che qualche volta gli faceva venir voglia di strangolarla. Tipo in
quel momento.
“Per la storia di Mouri-kun.”
Disse la Regina del Tatto. Lui s’incupì, restando in silenzio, e questo le diede
modo di infierire. “Devo dire che ha sorpreso anche me. Non l’avrei mai detto,
di lei. Chissà poi quanti ne avrà avuti…”
“Piantala.” Ringhiò Conan, senza
nemmeno voltarsi a guardarla. Ora, capiva che per essere entrata
nell’Organizzazione Ai Haibara doveva per forza possedere una (in)sana vena di
sadismo, ma questo era troppo.
“Però sai, Kudo-Kun…” Continuò
lei, e la prossimità della sua voce lo fece sobbalzare. Si voltò e si ritrovò il
viso di Ai Haibara vicinissimo, tanto vicino che il suo respiro gli accarezzava
la pelle. Arrossì per l’imbarazzo e cercò di scansarsi, ma la sua testa batté
contro il recinto del cortile.
Okay, la giornata andava di male
in peggio.
Via senza uscita + Ai Haibara =
Grossi guai in arrivo.
E lei continuava ad
avvicinarsi.
“Ha-Haibara!?” Balbettò, con
voce acuta, rosso come la luce di un semaforo. Lei gli sorrise, maligna, e
sussurrò:
“…potresti renderle pan per
focaccia, volendo.”
Shinichi Kudo pensò seriamente
che il suo cervello fosse andato in tilt. Probabilmente stava avendo nocive e
bizzarre allucinazioni. Che fosse un effetto collaterale dell’APTX?? Beh, se
così era, sperava con tutto il cuore di non avere un’allucinazione simile con
co-protagonista Heiji Hattori.
Quella sì che era un’esperienza
onirica da non provare.
“I-in che senso?”, pronunciò
confusamente.
Il sorriso di lei si
assottigliò, enigmatico. I suoi occhi celesti erano più imperscrutabili che mai,
e il luccichio che vi scorgeva in fondo era tutt’altro rassicurante.
“Vediamo se riesco a fartelo
capire.” Disse lei, e Shinichi deglutì.
Chiuse gli occhi.
*
“Ran, non indovinerai mai cosa
ho appena scoperto!!!”.
Sonoko si lanciò verso di lei,
durante la ricreazione, con un viso entusiasta e gli occhi che brillavano.
Shinichi era assente. Da
cocciuto quale era, non aveva seguito il suo consiglio, e quella mattina si era
svegliato con la febbre alta. Nonostante se la fosse cercata, Ran programmò di
andare a fargli visita al finire delle lezioni, per vedere se aveva bisogno di
qualcosa. Dopotutto era malato e solo in casa.
“Hai presente Hiroshi Okai,
quello della terza B? Il capitano della squadra di pallacanestro?”. Le chiese
Sonoko, concitatamente.
“Sì. L’ho conosciuto alla
Giornata dello Sport. Lo stand della squadra di basket era vicino a quello del
club di karate, così ci siamo messi a chiacchierare…” Spiegò Ran, con
noncuranza, aprendo il porta-pranzo. Sonoko era così elettrizzata che per un
attimo a lei sembrò di sentir crepitare le scariche fra i suoi capelli castani.
“Beh, non so cosa gli hai detto,
Ran, ma è pazzo di te!”
“COME!?” Esclamò lei,
perdendo la presa sulle bacchette e arrossendo. Sonoko le sorrise a trentadue
denti.
“Sì! Gli piaci!! E lui è così
carino! Che invidia!”.
“C-Chi te l’ha detto?”. Ran era
sconcertata. Sì, avevano parlato parecchio, e lui era stato carino e gentile, si
era offerto perfino di aiutare lei e le sue compagne a smontare lo stand a fine
giornata, ma…Oddio.
“Yumi-chan, che l’ha saputo
dalla migliore amica di Uzumi-kun, che è in squadra con Okai.”
Le solite ‘fonti certe’ di
Sonoko Suzuki. Ran si rilassò, con un sospiro.
“Sarà solo una voce. Ci avranno
visto parlare insieme e hanno inventato il resto.” Stabilì, ed era strano, ma
provava quasi sollievo a quella realizzazione. Chissà perché. In fondo Okai era
davvero un bel ragazzo: aveva grandi occhi scuri, un fisico atletico, ed era
educato, gentile e intelligente. Sarebbe dovuta essere contenta delle notizia…
“Beh, allora perché sta venendo
verso di noi?” Fece Sonoko, con un sorrisetto. Ran sussultò, alzando gli occhi:
Okai-kun si stava davvero avvicinando, con gli occhi bassi e le guance tinte di
rosso.
“Auguri!” Sussurrò Sonoko, prima
di dileguarsi. Ran avrebbe tanto voluto che restasse accanto a lei.
“Ciao.” La salutò lui.
“Ciao.” Rispose, incerta.
Lui la convinse a fare una
passeggiata da soli nel cortile. C’era un bel tepore, lì fuori. Ran osservò due
farfalle dalle ali bianche che volteggiavano nell’aria calda, e i raggi del sole
color oro che filtravano attraverso le foglie degli alberi. Era davvero una
splendida giornata. Le venne da pensare a Shinichi, rinchiuso in casa, ammalato,
solo.
Si fermarono sotto l’ombra di un
grosso abete e lei si appoggiò con la schiena al tronco.
“Mouri-kun…” la voce di Okai era
incerta, balbettante. Lei gli lanciò un’occhiata di sbieco e si accorse che le
sue guance erano rosse, gli occhi bassi.
“Io…” Sospirò, prendendo tempo.
“Mi piacerebbe…sai, conoscerti meglio.”
Per un attimo i suoi occhi scuri
la guardarono e lei arrossì.
“Uh, ecco…”. Rispose
confusamente, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Tu mi piaci.” Disse lui tutto
d’un fiato, imbarazzato. “Molto.”
E la guardò, stavolta
attentamente, poi chiuse gli occhi e il suo viso cominciò ad avvicinarsi.
Ran sentiva il cuore batterle
forte, le guance piene di calore. Nella sua mente, i pensieri erano mescolati,
ingarbugliati.
Okai era sempre più vicino.
Ed era carino, Sonoko aveva
ragione. Molto carino. E dolce. E perché sembrava così strano, farsi
baciare da lui, un ragazzo popolare, intelligente, bello, un ragazzo che aveva
mostrato interesse per lei, che era stato onesto, rivelandole i suoi sentimenti?
Perché sembrava così
sbagliato?
Ora i loro visi erano davvero
vicini. Ran sentì il profumo di lui, muschio e menta ed era buono, e le sue
labbra sembravano lisce e le ciocche di capelli della frangetta cominciarono a
solleticarle la fronte.
Ran chiuse gli occhi.
To be
continued…
Note dell’Autrice: salve a tutti!
Tanto per cominciare mi dispiace per la GIGANTESCA attesa. Un po’ per colpa mia,
un po’ per colpa di vari impegni, la conclusione di questo capitolo (che avrebbe
dovuto essere anche la fine della fanfic, ma, come credo avrete sperimentato
anche voi, le cose non vanno mai come uno se le programma -___-“) è
continuamente slittata a un domani che non arrivava mai. Comunque, eccoci qui.
Spero almeno che sia valsa la pena di aspettare.
Ringrazio calorosamente tutti
coloro che hanno avuto il buon cuore di recensire lo scorso capitolo. Siete
davvero stupendi, e avervi fatto aspettare tanto è stata davvero una carognata.
Perciò vi prometto che cercherò di aggiornare quanto prima il prossimo capitolo
(l’ultimo, e stavolta ne sono sicura. Ehmm, okay, quasi sicura^^”).
Hatori: ciao! Grazie mille della recensione. Mi auguro che anche
questo capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere! Un abbraccio.
Akane_val: ciao! Mi fa piacere che tu abbia letto la Promessa di
Shinichi e che l’abbia apprezzata. Sono molto affezionata a quella
fanfic, in quanto è la prima che ho scritto in assoluto. Spero che questa qui ti
piaccia altrettanto.^^ Grazie per tutti i complimenti, sei adorabile! #^^# Baci!
Pera 11: ciao! Ti ringrazio per aver commentato, e delle lodi sulla
storia e sullo stile. Felicissima di essere riuscita a farti divertire con i
drammi psicologici di Conan e le prese in giro del suo migliore amico! Trovo
Heiji davvero spassoso e, anche se non è direttamente implicato nel plot, ho
voluto fargli fare una comparsata.^__^ Dovevo! Le tue farneticazioni (che
farneticazioni non sono affatto) non mi annoiano, te l’assicuro. Anzi. Un bacio,
spero di risentirti.
Ginny85: ciao carissima!^^ “Fantastica”…ehm, *coff coff*, suppongo
che dopo l’estremo ritardo nell’aggiornamento di questo capitolo tu ti sia
ricreduta su quell’aggettivo. Ehm… comunque…
Grazie di essere passata da
queste parti e di aver lasciato le tue impressioni: sono contenta che la storia
ti abbia interessato (e divertito. He he, far ingelosire Kudo-kun è altrettanto
divertente che leggere di lui geloso, credimi). Spero di non deluderti
con questo chap!
Approfitto per ringraziarti
anche della recensione a Our Song. CERTO che sono stata contenta di
trovarti da quelle parti, e ancora di più di essere riuscita a farti ridere! Eh
sì, Heiji e Conan insieme sono fantastici! Se mi viene in mente qualche altro
siparietto lo butto giù di sicuro! Baci!
Wilwarind: ciao! Commossa!? Al settimo cielo!? Tu sei davvero troppo
buona, Wil, dico sul serio! Anche se le lodi di una scrittrice che ammiro e
stimo tanto mi fanno davvero piacere, devo ammetterlo.^^ Allora, ecco qui il
secondo capitolo, spero di ricevere la tua opinione anche su questo. Oh, e
grazie per il commento a Our Song. Sono felice di essere riuscita a
divertirti con quel piccolo “scherzo”. Ciao tesora, a risentirci!
Sailormeila: ciao! Grazie di cuore della recensione e dei
complimenti, sei carinissima.#^^# Anche a me ha fatto piacere rivederti a
commentare una mia storia su DC dopo tutto questo tempo. Spero che continuerai a
seguire le vicende del “Segreto di Ran”, e che non ti deluda mai. Sospettucci?
Ma fai bene ad averli, dopotutto, è pur sempre un manga poliziesco…
Ersilia: ciao! Sono felice di risentire anche te. Il tuo commento mi
ha fatto davvero piacere, grazie mille!^^ Ti dirò, ogni tanto è divertente far
abbassare un po’ la cresta a Mr. So Tutto Io (aka Shinichi Kudo) e prenderlo in
giro. Mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia. Baci!
Dany92: ciao! Beh, sì, è una Shinichi/Ran, ma credo che dopo aver
letto questo capitolo anche una fan della coppia Ai/Conan abbia di che
rallegrarsi. ^__- Grazie dei complimenti, sono lusingata che tu legga la mia ff
nonostante non sia interamente dedicata alla tua coppia preferita. Baci!
Anele87: ciao! Grazie! Beh, il segreto è quasi svelato… il prossimo
capitolo sarà decisivo, te lo prometto! Baci!
Umi rebel 90: ciao! Grazie dei complimenti. Eh sì, Shinichi geloso è
davvero divertente…per questo ho deciso di lasciarlo così ancora un po’!^^ Spero
di risentirti! Un abbraccio.
Mikayla: ciao! Ti ringrazio di cuore per la lunga e dettagliata
recensione, sei stata adorabile!#^^# Felicissima di averti fatto ridere con la
scenetta nella biblioteca, il mio intento era proprio di creare un siparietto
comico e di prendere un po’ in giro Conan, cosa che sto continuando a fare per
tutta la ff (*Bwha ha ha!* ßrisata
diabolica). Da qui l’equivoco con i bambini e tutto il ragionamento di lui. Ai è
un personaggio che mi piace molto, quindi colgo ogni occasione per parlare di
lei.
Grazie dei complimenti, mi hanno
fatto davvero piacere.^^ Sia quelli sullo stile che quelli sulla storia. Un
bacio grande, spero di ricevere ancora una tua recensione.
Dbfan93: ciao! Grazie mille del commento e delle lodi e SCUSA se ci
ho messo tanto ad aggiornare nonostante le tue sollecitazioni. Mi auguro che il
capitolo valga l’attesa. Un bacio e grazie ancora per tutto quello che hai
detto.
Feferica: ciao! Devo ringraziarti tre volte: per i complimenti alla
Promessa di Shinichi (la più bella fanfic che tu abbia mai letto!?
^/////^ Oddio!! Sei carinissima a dirmelo!), per quelli a questa storia, e per
le lodi a Our Song. Sono felice di essere riuscita ad appassionarti con
ciò che scrivo! Dunque: grazie, grazie, grazie. Baci!
_Diane_: ciao! Ecco, continua qui. ^__^ Scherzi a parte, grazie di
cuore della recensione e dei commenti positivi sulle scene (anche a me quella
con Heiji piaceva molto). Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il primo
capitolo, e spero che questo sia all’altezza delle tue aspettative. Addirittura
tra i preferiti!? Grazie, troppo buona!! Un bacio.
Approfitto dello spazio per
ringraziare anche chi ha commentato la fanfic Our Song:
Tigre: ciao! Ti ringrazio del commento. Beh, questa cosa del “Gotta
catch ‘em all”, “Li catturerò tutti”, mi è sempre sembrata molto azzeccata anche
per la volontà dei due detective sboroni di arrestare tutti i criminali che
incontrano. Da qui, la ff. Un bacio!
Lore: ciao! Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuta e ti
abbia fatto ridere.^^ Baci!
The_Pianist: ciao! Wow, il tuo commento mi ha fatto davvero piacere.
Una mia fan!? Sei carinissima, sul serio! ^////^ Grazie mille dei complimenti.
Se me ne viene in mente qualcun’altra, la posto, okay? Un bacione.
Talpina Pensierosa: ciao! Felicissima di essere riuscita a farti
ridere così! Grazie della recensione, baci!
Eliot: ho una parola: grazie!:P Davvero, mi hanno fatto piacere le
tue lodi sulla storia e sull’originalità. Sei davvero gentile, spero di riuscire
ad appassionarti con le mie prossime storie. Un bacio.
Ecco fatto. Concludo con le
note dei riferimenti trovati nel capitolo:
(*) Volume 16. Per chi
non lo sapesse o ricordasse, è quando Ran e Sonoko, sotto la pioggia, incrociano
Kaito Kuroba (alias Kid) e Aoko Nakamori. Mi ha sempre lasciato perplessa il
fatto che Ran si sia accorta così tanto della somiglianza tra Shinichi e Kaito
da scambiare quest’ultimo per il suo amico d’infanzia, ma che NON ha fatto
ASSOLUTAMENTE caso alla somiglianza tra se stessa e la figlia dell’ispettore
Nakamori. Mah.
(**) Volume 7.
A presto!
Melany
|
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Capitolo 3 *** Questions and Answers ***
3
3. Questions and Answers
Ran Mouri si fermò di fronte al
cancello di casa Kudo, con un sospiro. Dopo la scuola era andata direttamente
lì, senza nemmeno fare un salto a casa a posare la cartella, che ora teneva con
entrambe le mani davanti a sé, contro la gonna a pieghe azzurra che svolazzava
lievemente sotto la carezza del vento.
Avvertiva una sensazione strana
sul cuore, dopo quello che era successo con Okai. Ciò era la causa della sua
esitazione di fronte a quel cancello che conosceva così bene, che tante volte
nella sua vita aveva attraversato con Shinichi, chiacchierando con lui,
gridandogli spazientita che stavano facendo tardi, o anche da sola e in
silenzio, ma con quel sorriso a fior di labbra e quella piacevole sensazione che
la accompagnavano sempre quando sapeva che stava per incontrare Shinichi.
Piacevole sensazione che fino a
quel momento le era sembrata così naturale da non porsi alcuna domanda al
riguardo. Per Ran, essere contenta di vedere il suo amico d’infanzia, passare
momenti indimenticabili con lui, momenti in cui non desiderava essere in nessun
altro luogo e con nessun altro, era normale. In fondo, era sempre stato
così, fin da quando entrambi sapevano a malapena contare e bisticciavano per chi
dovesse mangiare l’ultima caramella del sacchetto (anche se alla fine era sempre
lei, e quando la metteva in bocca sorridente il broncio di Shinichi non sembrava
mai del tutto vero. Mai). Certo, c’erano sempre state le prese in giro degli
altri, gli sghignazzi e le frasi del tipo: “A quando il matrimonio?” e “Dai,
datevi un bacio!”, ma Ran, anche se sul momento poteva sentirsi imbarazzata, non
aveva mai dato peso a quelle voci. Gli altri vedevano la cosa in modo
superficiale, non capivano. Nessuno capiva.
Loro erano Ran e Shinichi.
Non c’era nient’altro da dire.
Almeno, così era stato fino a
quel giorno. Fino alla dichiarazione di Okai, fino al bacio. Perché prima di
allora, Ran non aveva mai considerato l’idea di passare il tempo con un ragazzo
che non fosse Shinichi. E non perché aveva sempre voluto che il suo primo amore
fosse lui, semplicemente non ci aveva mai pensato. Per lei, la vita andava bene
così. Certo, ogni tanto si baloccava con l’idea di avere un giorno un ragazzo,
ma era sempre un pensiero rarefatto che veniva presto dimenticato perché
Shinichi arrivava sorridente a raccontarle dell’ultimo giallo che aveva letto e
di come avesse scoperto chi era il colpevole almeno una trentina di pagine prima
del detective della storia.
Ma quel giorno, quando la
possibilità di avere un ragazzo si era concretizzata davanti ai suoi occhi,
abbandonando le vesti di un remoto pensiero intangibile, la lineare semplicità
della sua vita fino a quel momento era crollata sotto il peso di numerosi punti
interrogativi.
Cos’erano Ran e
Shinichi? E soprattutto, cosa Ran avrebbe voluto che fossero?
Questa domanda le pesava sul
cuore, perché apriva scenari che fino ad allora non aveva mai considerato. E più
di tutto, la portava a chiedersi cosa ne pensasse lui.
Ran sospirò ancora una volta,
ricacciando indietro l’ultima domanda, quella che non riusciva nemmeno a
formulare nella mente. Non ancora. Era tutto così assurdo. Staccò la mano dal
manico della cartella, accorgendosi con una smorfia che il palmo era tutto
sudato, e suonò al citofono.
La voce nasale di Shinichi
arrivò poco dopo:
“Ce ne hai messo di tempo,
Ran!”
“C-Come?”, balbettò,
imbarazzata e confusa. Shinichi l’aveva vista starsene lì impalata fino a quel
momento? Probabilmente ora pensava che fosse matta o qualcosa del genere. Il
pensiero le generò suo malgrado una fitta di sconforto.
“Beh, era piuttosto
prevedibile che, non vedendomi in classe, saresti passata dopo le lezioni”.
Il tono era saccente, ma la combinazione di voce nasale e distorsione
gracchiante del citofono la fece risultare piuttosto comica. Ran ridacchiò, e
poté figurarsi il volto del suo amico d’infanzia che si corrugava in
un’espressione d’incomprensione e fastidio.
“Fammi entrare, Grande
Detective!”. Lo esortò e lui obbedì, sbuffando.
Mentre camminava per il viale
di casa Kudo, Ran rifletté come per un attimo fosse riuscita a dimenticare i
suoi crucci solo parlando con lui. E di come, nonostante tutto, fosse riuscita
anche quel giorno ad attraversare il cancello con un lieve sorriso sulle labbra.
*
Ma che cavolo sto facendo!?
Fu il pensiero che attraversò
fulmineo la mente brillante di Conan Edogawa non appena ebbe chiuso gli occhi.
Certo, Shinichi ce l’aveva con Ran per aver dato un bacio a qualcun altro e
averglielo per di più tenuto nascosto, certo, Haibara aveva toccato le corde
giuste quando gli aveva proposto di renderle pan per focaccia, sfruttando
abilmente il suo risentimento, ma aver considerato anche solo per un istante la
possibilità di baciare la piccola scienziata per ripicca era assurdo e ingiusto.
Così, Conan aprì gli occhi e
dischiuse le labbra per dire ad Haibara che non se ne faceva niente e tutto ciò
che vide fu un getto d'acqua che gli finì in faccia e soprattutto in bocca, cosa
che lo costrinse a tossire, sputacchiando rivoli di liquido gelato sulla terra
battuta del cortile. Con un angolo della mente considerò che, se non avesse
avuto gli occhiali, anche gli occhi sarebbero stati annaffiati.
"Haibara! Accidenti a te!"
Gridò furente quando la tosse gli diede tregua, mentre intorno a lui i bambini
ridevano divertiti. Attraverso le goccioline che imperlavano le lenti degli
occhiali la vide sorridere malignamente, la pistola ad acqua che aveva tirato
fuori da chissà dove ancora fra le dita.
"Per essere lo Sherlock Holmes
del nuovo millennio, ti fai fregare piuttosto facilmente, Kudo-kun." Lo pungolò
in un sussurro. Lo sguardo che lui le rivolse in risposta avrebbe fatto venire
gli incubi a molti dei bambini che in quel momento stavano giocando nel cortile,
Ayumi, Genta e Mitsuhiko compresi. Fortunatamente se lo persero, ancora intenti
a discutere di Masked Yaibar con il ragazzino che aveva tirato fuori
l'Action Figure.
"Però mi hai sorpresa."
Proseguì Haibara, atona. "Insomma, hai accettato così facilmente di-"
"Non è vero!" La interruppe
Conan, ora paonazzo. "Stavo appunto per dirti che non se ne faceva niente quando
mi hai sparato l'acqua addosso."
"Sì. Certo." Disse la piccola
scienziata, così condiscendente da far intendere chiaro e tondo che non credeva
a una parola. Poi si alzò e gli voltò le spalle, ignorando le sue proteste e
allontanandosi.
Maledetta Haibara. Ci
mancava solo lei a completare questa giornata MERAVIGLIOSA.
Shinichi Kudo sbuffò attraverso
il corpo di Conan, poi sospirò. Doveva assolutamente scoprire cosa era accaduto
esattamente il giorno del primo bacio di Ran. Insomma, la realtà non avrebbe mai
potuto competere con tutte le scene orribili che la sua mente aveva cominciato a
immaginare da quando lo aveva scoperto. Inoltre, non poteva lasciare in sospeso
la faccenda: lui era un detective, e i detective che abbandonano un puzzle prima
di aver messo tutti i tasselli al loro posto erano detective falliti. Chissà,
forse, se l'adorabile, piccolo Conan-kun le avesse chiesto una spiegazione con
l'adeguata dose di dolcezza, Ran lo avrebbe accontentato.
Per ora, rifletté amaramente
Conan mentre si toglieva gli occhiali per asciugarli, risolvere quel puzzle era
l'unica, minuscola consolazione che poteva avere da tutta quella storia.
*
"Te l'avevo detto che ti eri
beccato il raffreddore, Shinichi." Non poté fare a meno di rimbeccarlo Ran non
appena lo vide, gli occhi gonfi e lucidi, il naso e le guance arrossate,
bivaccato sul letto con un libro aperto che non ebbe difficoltà a riconoscere
come Il Segno dei Quattro, l'avventura di Sherlock Holmes preferita dal
suo amico d'infanzia.
"Umpf", fu la risposta
traboccante di retorica che ricevette. Apprezzò comunque che lui non le facesse
notare chi era stato a trasmettergli l'influenza, un tocco di galanteria che non
si sarebbe aspettata da Shinichi.
Decise di chiamare suo padre e
dirgli che sarebbe rimasta lì, almeno per preparare la cena. Kogoro Mouri fu
tutt'altro che entusiasta alla notizia, ma alla fine si arrese, non prima però
di essersi fatto passare Shinichi e di avergli borbottato quelle che erano di
sicuro minacce alla sua incolumità se le avesse fatto qualcosa.
"Che cos'hai, Ran?" Le chiese
il suo amico d'infanzia mentre lei si sedeva sul bordo del letto, un vassoio fra
le mani con una scodella di zuppa di miso fumante e una bottiglia di acqua
minerale.
"Che vuoi dire?".
Shinichi la guardava con le
palpebre leggermente socchiuse; attraverso le ciglia, i suoi occhi blu
brillavano sotto la frangetta bruna arruffata. La sua febbre doveva essere
peggiorata durante le ultime due ore che lei aveva passato lì.
"Lo sai. Sei taciturna e
assorta. E' successo qualcosa a scuola?"
Come no... un ragazzo
stupendo mi ha chiesto di uscire con lui, mi voleva baciare e per tutto il tempo
io non ho fatto che pensare a te. E non so perché.
O forse lo so... ma è
così...
"Niente. Davvero." Ma i suoi
pensieri l'avevano fatta arrossire e aveva abbassato gli occhi; e malato o no,
Shinichi non era certo stupido.
"Lo sai che puoi dirmi tutto,
Ran." Insisté lui, ora visibilmente preoccupato.
"Posso chiederti una cosa,
Shinichi?
"Che cosa faresti se ti
accorgessi all'improvviso di poter cambiare la tua vita, tutto quello che è
stata finora? Immagina di non poter prevedere se facendolo rovineresti ciò che
hai sempre avuto e che per te è sempre stato bellissimo. Correresti il rischio
di perdere qualcosa che per te è veramente importante?".
Okay, forse era stata un po'
una carognata fare una domanda del genere a uno con la febbre alta. Shinichi
aveva la fronte corrugata nello sforzo di concentrazione. Alla fine, si rilassò
e la guardò con quegli occhi incredibilmente blu e, solo ora questo la colpiva,
incredibilmente belli.
"Se consideri la possibilità di
cambiare, immagino che il cambiamento abbia dei lati positivi, altrimenti lo
accantoneresti a priori, giusto?"
Ran rifletté e dovette suo
malgrado annuire.
"Allora probabilmente sì, Ran.
Correrei il rischio."
Lei sorrise con una punta
d'impertinenza. "Certo, perché tu sei il grande Shinichi Kudo, che non ha paura
di niente."
Shinichi scosse la testa,
rispondendo al suo sorriso con uno più genuino.
"No. In realtà lo farei perché,
per quanto poi la scelta possa rivelarsi sbagliata, non comprometterebbe
tutto ciò che ho sempre avuto. Perché ci sono cose che restano sempre, non
importa cosa accada. E nel mio caso, quella cosa sei tu, Ran. La costante della
mia vita." Ran arrossì, e lui abbassò gli occhi, con un sospiro. "O almeno lo
spero."
Questo era Shinichi. Riusciva a
stupirla e a fugare tutti i suoi dubbi in un istante. Forse era stata
l'influenza a farlo parlare con tanta dolce franchezza, ma Ran sapeva che
intendeva ogni parola che aveva detto. E all'improvviso, capì una cosa che forse
il ragazzo davanti a lei aveva sempre saputo.
Che loro sarebbero rimasti Ran
e Shinichi qualunque cosa fosse accaduta, non c'era nient'altro da dire.
E che la domanda che non aveva
avuto il coraggio di formulare, a cui non aveva mai dato voce in tutti quegli
anni, forse inconsciamente consapevole che l'avrebbe turbata, la domanda: Mi
sono innamorata di Shinichi?, non faceva più così paura.
"Grazie". Sorrise riconoscente
al suo amico d'infanzia, che per tutta risposta si soffiò il naso rumorosamente.
"Ora fammi mangiare, che la mia
zuppa si raffredda." Borbottò, afferrando il cucchiaio.
Un'ora più tardi lui era
beatamente addormentato e russava. Ran decise che era il momento di tornare a
casa, prima che si facesse tardi e suo padre irrompesse a casa Kudo con intenti
omicidi. Accarezzò con lo sguardo il suo profilo scostandogli una ciocca di
capelli bruni dalla fronte con le dita.
"Buonanotte, Shinichi."
Bisbigliò.
Ora credo di aver capito
qual è la risposta a quella domanda.
E tutto ciò che sentì nel
cuore, fu emozione. Dopotutto, qualsiasi cosa avesse pensato lui al riguardo,
non avrebbe potuto cambiare ciò che avevano costruito insieme in tutta la loro
vita; quel rapporto così speciale da non poter essere spiegato a nessuno,
nemmeno alla sua migliore amica, nemmeno a sua madre.
Un sorriso le affiorò alle
labbra mentre attraversava il cancello e pensava a quanto era felice che Okai le
si fosse dichiarato, quel giorno. A renderla felice era soprattutto l'aver
rifiutato sia lui che il suo bacio.
*
"Ran-neechan?".
Conan era entrato nella sua
stanza dopo aver bussato. Ran gli sorrise, distogliendo gli occhi dalle odiose
equazioni di algebra. Era sempre contenta di vedere il suo 'fratellino', ma al
momento lo era ancora di più, dato che le permetteva di fare una pausa dalla
materia che odiava di più in assoluto.
"Volevo chiederti scusa per
aver alzato la voce con te, per quella storia del bacio." Il bambino aveva la
testa china e lei non poteva vedere gli occhi, nascosti dal riflesso della luce
sugli occhiali. Comunque, sembrava davvero dispiaciuto.
"Non fa niente, Conan-kun.
Tutto dimenticato." Disse, arruffandogli affettuosamente i capelli con la mano.
"Ma in cambio del mio perdono, puoi dirmi perché ti sei accalorato tanto?".
Insomma, se davvero il piccolo si era preso una cotta per lei, era meglio
affrontare la questione subito. Conan arrossì, ma ancora non alzava gli occhi
per guardarla.
"Io.. è solo che...ero
sorpreso, tutto qui." Si giustificò. "E volevo chiederti, Ran-neechan... non è
che potresti raccontarmi come sono andate le cose?"
"Perché ci tieni tanto a
saperlo?"
"Beh, c'è questa ragazzina che
mi piace a scuola... te ne avevo già parlato, no? E...ehm... non so come vanno
queste cose di solito... e magari, se mi racconti la tua storia..."
Accidenti se erano precoci i
bambini, ultimamente. Ma avrebbe dovuto aspettarselo da Conan. Insomma, lui
sembrava un adulto in molti suoi atteggiamenti, non era mai infantile, se non in
casi particolari che erano l'eccezione, più che la regola. Perciò immaginava che
fosse naturale che si dimostrasse precoce anche in altre questioni.
E poi nel suo racconto non
c'era niente di scabroso. Avrebbe detto tutto già ad Ayumi il giorno prima se
Conan non avesse avuto quell'attacco di rabbia. Sospirò.
"Okay, Conan-kun. Ma devi
promettermi che non dirai nulla a Shinichi. Promesso?".
Gli porse il mignolo, e per un
attimo, quando lui la guardò, vide uno strano lampo nel blu dei suoi occhi
-Dolore? Tristezza?- ma fu solo un istante, così fugace che fu portata a credere
di averlo immaginato. Conan fece un sorriso largo e solare, stringendo il
mignolo al suo.
"Promesso, Ran-neechan!"
"Solennemente?"
"Croce sul cuore." Disse lui,
facendosi il segno di una X sul petto.
"Okay, mi fido di te." Ran
sorrise nostalgica, perdendosi nei ricordi. "Quando è accaduto, avevo cinque
anni più di te."
"Come?" Conan fece tanto
d'occhi. "Vuoi dire dodici anni?"
"Sì, esatto. Eravamo in vacanza
al mare, io, Sonoko e Shinichi. Io e Sonoko stavamo giocando a chi nuotava più
veloce, e c'era una penitenza per la perdente. Le due volte che ha perso lei,
io l'ho costretta a fare cento saltelli e a stare in verticale per cinque minuti
sulla sabbia, cose innocenti, insomma, ma quando ho perso io..." arricciò le
labbra infastidita al ricordo, "...quella peste mi ha sfidato a dare un bacio
sulle labbra a Shinichi, che si era appisolato vicino all'ombrellone."
"E-E tu l'hai fatto?". Conan
era stranamente paonazzo. Addirittura più rosso di lei.
"Beh, dovevo. Erano le
regole, e Sonoko aveva fatto le sue penitenze."
"Ah."
Ran ricordava quanto era stata
imbarazzata, quanto aveva pregato che Shinichi non si svegliasse nel momento
clou per chiederle che cavolo stesse combinando, o che sua madre, che li aveva
portati al mare, decidesse proprio in quel momento di alzare gli occhi dal suo
libro per vedere che cosa stavano combinando i pargoli.
Fortunatamente, le sue
preghiere erano state esaudite. Nessuno a parte quella streghetta di Sonoko si
era accorta di nulla, e in seguito l'avrebbe minacciata di chiudere la loro
amicizia per sempre se avesse spifferato qualcosa a chiunque. Inoltre, non era
stata poi così terribile, come penitenza: le labbra di Shinichi erano
lisce e calde di sole. Quando lei vi aveva posato le sue, aveva avvertito un
leggero sapore salato, ma non sgradevole. Ovviamente era stato un bacio
innocente, un mero sfiorarsi di labbra, ma era stato bello, davvero bello. Ran
ne conservava il ricordo con dolcezza.
E se Shinichi fosse venuto a
saperlo in qualche modo non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in
faccia. Questo era sicuro.
"La cosa più buffa di tutte è
che Sonoko mi ha chiamato ieri per chiedermi della faccenda del bacio.
All'inizio ho creduto che si fosse dimenticata di quella giornata al mare, ma
poi ho capito: deve aver pensato che io abbia dato un altro... ehm... tipo di
bacio a qualcuno senza dirglielo." Ran rise. "Solo a lei poteva venire in mente
una cosa del genere. Vero, Conan?"
"He he he", rispose il piccolo.
"Già".
"Comunque, mi sono presa una
piccola rivincita e ho continuato a farglielo credere. Almeno per un po', poi le
dirò la verità. Se può essere pestifera lei, posso esserlo anch'io, no?
"Qualcosa non va, Conan-kun?".
Il piccolo sembrava decisamente più felice di quando era entrato nella stanza
pochi minuti prima. Gli angoli della sua bocca continuavano a guizzare, come se
volessero stirarsi in un sorriso e lui non glielo permettesse.
"Oh no, tutto okay, Ran-neechan.
Grazie della bella storia. Io vado di là. Ci vediamo a cena!". E uscì quasi
saltellando, come se gli avessero appena detto che Natale era arrivato con mesi
e mesi di anticipo. Ran era un po' perplessa, ma alla fine scrollò le spalle. Se
Conan era contento, lei era contenta. Tanto bastava.
Shinichi era davvero al settimo
cielo, eppure non poteva evitare di darsi dello stupido. Come detective, in quel
frangente, si era dimostrato davvero superficiale.
Perché aveva pensato che Ran
avrebbe parlato ad Ayumi, una bambina di sette anni, di un bacio
da adulti? Era ovvio che, dato il contesto, Ran non avesse pensato a un bacio
con la lingua ma ad un innocente bacio sulle labbra o sulle guance, nel
rispondere alla domanda della piccola.
Eh sì, avrebbe dovuto tenere
conto di tutti i fattori. Che imbecille era stato.
Ma, per la prima volta, essersi
dimostrato poco valido come detective non lo infastidiva. E, anche se si
trattava di un bacetto fra ragazzini, era contento che Ran lo avesse dato
proprio a lui e a nessun altro.
Cavolo, però! Ma perché
stavo dormendo!? Accidenti!
Anche se, rifletté, poteva
sempre fare una gara a penitenze con Ran e Sonoko non appena avesse riacquistato
il suo corpo di diciassettenne. Chissà che Sonoko non avesse altre idee
brillanti.
Con questo pensiero, e senza
più quel peso opprimente sul cuore che lo aveva accompagnato negli ultimi due
giorni, Conan trotterellò in direzione della cucina per farsi un sandwich.
Improvvisamente, la giornata
sembrava luminosa e fantastica.
The End
Omake (regalo)
"Allora, vediamo un po'..."
Sonoko si prese il mento fra le dita e corrugò la fronte, pensierosa.
Shinichi la osservava con
un'espressione calma e lievemente infastidita, ma dentro di sé, sogghignava.
Certo, aveva dovuto sacrificare il suo orgoglio per perdere di proposito quella
sfida a nuoto, ma se le cose fossero andate come immaginava, ne sarebbe valsa la
pena.
Scoccò un'occhiata in tralice a
Ran, stupenda nel suo bikini blu fiorato, i capelli lunghi fradici le si
appiccicavano al collo e alle spalle, le guance e il naso erano arrossati dal
sole e le labbra leggermente dischiuse, umide d'acqua di mare.
Eh sì, ne sarebbe valsa
decisamente la pena, pensò arrossendo.
"Ho trovato!" Esclamò Sonoko
battendosi il pungo sul palmo della mano. Fece un sorriso perfido, guardando
prima Shinichi, poi Ran, poi di nuovo Shinichi. "Dovrai..."
Ci siamo... pensò
raggiante il Detective dell'Est.
"...fare il bagno nudo."
"...EH!?"
FINE
Note dell'Autrice: so che merito il
plotone d'esecuzione visto tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, vi chiedo
scusa, davvero. Metterci così tanto ad aggiornare è veramente uno scandalo,
spero che almeno il finale di questa storia vi piaccia. Me lo auguro con tutto
il cuore, perché farvi aspettare così tanto per poi darvi un bidone sarebbe
davvero pessimo, da parte mia. E visto che l'attesa è stata lunga, ho aggiunto
anche un piccolo regalo alla fine (da leggere rigorosamente dopo la storia, se
no vi anticipa delle cose), sperando che sia di vostro gradimento e che vi
faccia perdonare almeno in parte l'imperdonabile ritardo.
Ovviamente ringrazio tutti i
lettori, che hanno aspettato pazientemente che il capitolo uscisse, tutti i
recensori e chi ha messo la storia fra i preferiti. Siete adorabili, fantastici,
impagabili (insomma, tutto il contrario di me. ^^") e soprattutto divini. A proposito, vi ricordate
quella storia dell'errare è umano e perdonare divino? Appunto. ^^
totta1412: eh sì, sono proprio io. Grazie infinite dei complimenti,
sono contenta che La Promessa di Shinichi ti sia piaciuta così tanto, è
una storia a cui sono molto affezionata, dato che è stata la mia prima fanfic in
assoluto. La tua recensione è stata davvero lusinghiera, grazie di cuore. Se tu
sei felice di dirmi tutte quelle cose, io sono ancora più felice di sentirle,
credimi! Sei carinissima. Spero che apprezzerai anche il finale di questa
storia, mi piacerebbe sentire le tue impressioni. Un bacio!
akane_val: scusami se ti costringo ogni volta a rileggere i capitoli
passati perché aggiorno in tempi che si misurano in ere, sul serio, sorry.^^" La
situazione in cui era rimasto Conan mette i brividi anche a lui, credimi. Per
quanto riguarda le tue previsioni, non ti resta che leggere per scoprire se
avevi ragione. E se l'hai già fatto, fammi sapere che cosa ne pensi di come si è
sviluppata e conclusa la vicenda, okay? Mi farebbe piacere. Nel frattempo ti
ringrazio per la recensione e le lodi. Un bacio!
Dany92: purtroppo ti ho fatto aspettare anche stavolta, mi dispiace.
Spero che ne sia valsa la pena, almeno.^^" Grazie per i complimenti sullo scorso
capitolo, sei stata davvero gentile. Conan geloso è sempre uno spasso, è vero;
mi diverto anch'io a descriverlo così. Per quanto riguarda le tue previsioni,
leggi e dimmi cosa ne pensi della mia versione dei fatti.^^ Baci!
feferica: GRAZIE! Le tue recensioni mi fanno sempre molto piacere. Eh
sì, avevo lasciato Ran e Conan in due situazioni piuttosto scomode lo scorso
capitolo, spero che ti sia piaciuto il modo in cui le ho fatte sviluppare.
Chiedo scusa anche a te per la gigantesca attesa, mi auguro che questo capitolo
conclusivo sia di tuo gusto come i precedenti. E ancora grazie per i
complimenti. Un bacio.
_Diane_: ciao! Sono felice che lo scorso capitolo non ti abbia
delusa, mi auguro che anche questo nuovo non sia da meno. Il tono della prima
parte è un po' meno ironico, come hai potuto vedere, ma torna leggero a poco a
poco. Spero solo di non aver esagerato col romance, ma dato l'argomento non ne
ho potuto fare a meno.^^" Grazie comunque di tutte le tue osservazioni e le
lodi. Lo sai, sono completamente d'accordo con te riguardo al fatto che il bello
dello scrivere sia proprio non avere idea di come si svilupperà la propria
storia. In un certo senso, si scopre il finale insieme agli stessi lettori.
Anche se quando inizio ho una vaga idea di come devono andare le cose, lo
sviluppo e il finale escono fuori sempre diversi da come me li immaginavo.
Questa storia non fa eccezione. Ed è davvero la parte più divertente di tutta la
faccenda. XD. Baci, a risentirci!
Ginny85: ciao carissima!^^ Che bello risentirti ogni volta! Non
potrei mai rimproverarti per il ritardo nelle recensioni, uno perché avrei
davvero una bella faccia tosta a farlo, dati i miei tempi di aggiornamento, due
perché adoro le tue recensioni. Grazie infinite di dedicare un po' del tuo tempo
a commentare le mie creazioni. Come ti sono sembrate le scene Shinichi/Ran di
questo capitolo? Spero che non risultino troppo smielate, io ho fatto del mio
meglio per mantenere un certo equilibrio (anche se ho usato la scusa della
febbre per rendere il caro Shin-chan un po' più emotivo del solito^^). Scrivere
di Ai è sempre divertente, in rapporto a Conan. Come lo tratta lei non lo tratta
nessuno. Se hai già letto il capitolo capirai cosa intendo. Per quanto riguarda
la tua ficcy, io continuo ad aspettarla, tu fai pure con calma, se sei
impegnata. Appena comparirà sugli schermi di EFP ti assicuro che io sarò lì a
leggere. Baci baci!
Ayumi
Yoshida: ciao! Capita anche a me di perdere storie che sto seguendo,
soprattutto in fandom sovraffollati (tipo Harry Potter). Perciò ti credo e, se
sei un'imbranata, lo sono anch'io, a questo punto. XD Ti ringrazio di cuore per
questo commento così dettagliato e per le lodi che mi fai, sei veramente
adorabile. Mi fa piacere che la mia storia sia stata la prima su Detective
Conan che tu abbia mai letto e che ti sia piaciuta così tanto. Anch'io adoro
la coppia Shinichi/Ran e Conan geloso è davvero divertente. Mi auguro davvero di
non deluderti con questo aggiornamento e che i personaggi continuino a risultare
IC. Io ce la metto tutta in tal senso. Quanto all'alternanza presente/falshback,
c'è anche in questo capitolo, spero di non aver creato confusione e che il tutto
sia scorrevole; stavolta però ti ho risparmiato il To be continued e l'ho
sostituito con un bel The End.^^ Grazie di cuore anche per la tua
pazienza nell'aspettare l'aggiornamento, perché con me di pazienza ce ne vuole
davvero un mucchio (una catasta). Sono lusingata che tu abbia messo la storia
fra i preferiti, thanks. A risentirci! Un bacio.
Rinalamisteriosa: ciao! Ti ringrazio di aver recensito tutte le mie
storie su Detective Conan, sei stata adorabile. Io sono un disastro, come
ormai tu avrai capito, ma ora che sono in vacanza cercherò di tener fede a tutti
i miei impegni (aggiornare questa fanfic era uno di questi). Sono contenta che
la trama ti abbia appassionato, fammi sapere cosa ne pensi di questo finale,
okay? E grazie ancora per essere così paziente con me, che me lo merito ben
poco. Davvero, sei incredibile. A risentirci carissima, un bacio!
Roe:
grazie del tuo commento, sono stata contenta di riceverlo, e che tu abbia
trovato Conan/Shinichi in linea con il personaggio originale di Gosho. Aspetterò
le tue impressioni su questo nuovo capitolo. Un abbraccio, e grazie ancora delle
lodi.
Qualche nota conclusiva:
- La metafora del puzzle l'ho
scritta di getto, ma poi mi sono accorta che è praticamente quello che dice Near
nell'episodio 27 di Death Note (che ho rivisto da poco). Quindi do a lui
tutti i diritti. E chissà, magari Conan legge Death Note, per questo gli
è venuto in mente quel pensiero. xD
- In Detective Conan Ran
si accorge di aver cominciato a vedere Shinichi con occhi diversi dopo che lui
ha salvato la vita a lei e a un assassino a New York; però fino al volume 35 Ran
non ricorda affatto ciò che è successo a NY, eppure sa di essere innamorata di
Shinichi fin dal primo volume. Così ho pensato che potrebbe essersene ri-resa
conto poco tempo dopo che erano tornati a Tokyo, e in questa fic ho immaginato
come potevano essere andate le cose.
Con questo, ho concluso.
Ancora grazie per la vostra
pazienza.
A risentirci,
Melany
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