Carosello d’esistenza di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Salvatore ***
Capitolo 2: *** Cap.2 La forma dell’acqua ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Voce silenziosa ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Il mondo cambia davanti a noi ***
Capitolo 5: *** Cap.5 La serpe e il grifone ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Ripensamenti ***
Capitolo 7: *** Cap.7 La dottoressa e lo scrittore ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Il morso del serpente albino ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Il dolore del serpente ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Sasuke viene aggredito ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Rockstar ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Sotto una luna rossa ***
Capitolo 13: *** Cap.13 La sete del vampiro ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Le tre grazie ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Penso a te ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Parole sfuggite ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Amore non corrisposto ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Il cerchio oscuro del male ***
Capitolo 19: *** Cap.19 La tua gioia ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Il vino del peccato ***
Capitolo 21: *** Cap.21 In partenza per Marte ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Manomorta ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Figli della foglia ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Amore celato ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Il fiore che sboccia ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Volpe e cane ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Siamo soltanto noi ***
Capitolo 28: *** Cap.28 Dichiarazione in cella ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Adozione inaspettata ***
Capitolo 30: *** Cap.30 La maledizione degli Uchiha ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Salvatore ***
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Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=z6P8TWpeBAI.
Giorno 1: Cose che hai detto all'una
di notte.
Itachi/Saina.
Cap.1 Salvatore
Itachi posò la mano sul
tronco dell’albero e si piegò in
avanti, guardando la giovane in viso.
Saina alzò lo sguardo a
sua volta, i lunghi capelli neri le
ondeggiavano dietro il capo sottile. Batté le ciglia, i suoi
occhi neri
brillavano di riflessi blu scuro.
“Cosa devo fare con
te?” chiese Itachi, con voce roca e
intensa.
L’odore della rugiada
pungeva le narici di entrambi, insieme
al profumo d’umidità. Si udiva il fruscio delle
fronde degli alberi della
foresta intorno a loro, il gracidare di una rana in lontananza, insieme
al
gorgoglio di un fiume.
“Dovresti lasciarti andare.
Lo sai che ore sono?” domandò
lei. Sfuggì alla carezza di lui e camminò sulla
punta dei piedi nudi, girò su
se stessa e lui l’abbracciò da dietro.
“Deve dirmi
qualcosa?” domandò.
La luce argentea della luna
illuminava il viso allungato, i
segni sul suo viso erano allungati.
“Le cose che si dicono
all’una di notte vengono nascoste
dalla notte e dimenticate” disse Saina. Il suo vestito
candido, dalla gonna
strappata, ondeggiava aderendogli al corpo sottile, le spalline le
ricadevano
larghe sulle spalle ossute.
“Cosa vorresti
detto?” chiese Itachi. L’afferrò per i
fianchi e la sollevò, facendola girare. La giovane
alzò le braccia sottili al
cielo, allungando le dita affusolate verso la pallida luna.
“Nient’altro che
la verità. Lascia che il tuo cuore si
liberi, solo per questa notte” lo implorò.
Itachi la rimise a terra e la fece
voltare, le prese le mani
nelle proprie.
< Non ho mai potuto lasciarmi
andare. Per il mio
villaggio, per mio fratello, per i miei doveri. So che dovrò
morire, è il mio
destino. La vista si affievolisce sempre di più e il
sacrificio è l’unica cosa
che so di dover compiere.
Però, magari solo per una
notte, per lei, potrei lasciarmi
andare > pensò. Le lasciò andare la mano e
le accarezzò la guancia, fino al
mento aguzzo. Si piegò in avanti, i lunghi capelli mori di
lui brillavano di
riflessi blu scuro.
“Perciò farai
finta di non aver mai sentito quello che ho
detto all’una di notte?” la interrogò.
“Solo se anche tu
dimenticherai tutto quello che farò questa
notte, Uchiha” rispose Saina. La punta del suo naso si era
arrossata e
avvertiva il profumo dell’erba.
“Prima tu,
allora” la invogliò Itachi.
“Deidara puzza di polvere
da spara e ha una voce
insopportabile. Sasori, inoltre, m’inquieta parecchio.
Inoltre ti trovo sexy da
morire, mio caro silenzioso Uchiha.
Oh, odio i cavolfiori!”
confessò Saina.
“Tu mi piaci, Saini.
Intendo davvero tanto” ammise Itachi.
“Sai che altro rimane
nascosto all’una di notte? Le passioni
travolgenti che ti trascinano via come la tempesta” disse
Saina con voce seducente.
Itachi la baciò con
passione impellente, Saina si alzò sulle
punte dei piedi e gli avvolse le braccia intorno al collo.
< Da quando mi ha salvato dal
laboratorio di Orochimaru,
da quando i nostri destini si sono intrecciati, io ho sperato in
questo. L’ho
sognato così tante volte che non m’importa se
durerà anche solo una notte >
pensò lei, ricambiando con foga.
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Capitolo 2 *** Cap.2 La forma dell’acqua ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo The Shape of Water, OST del film omonimo.
Giorno
2: Cose che hai detto spudoratamente.
Kisame/Itachi.
Cap.2
La forma dell’acqua
Itachi
adagiò la guancia contro il petto muscoloso di
Kisame, la sua pelle pallida risaltava su quella azzurra
dell’uomo squalo.
Kisame
gli accarezzò un braccio sottile con una mano
massiccia, mentre gli passò l’altra tra i lunghi
capelli mori.
Gli
occhi liquidi di Itachi brillavano di riflessi
vermigli e aveva le labbra arrossate sporte in fuori. Kisame gli
posò un bacio
sulla fronte con le proprie labbra umide e gelide, sfiorandogli la
pelle con i
suoi denti aguzzi e triangolari.
La
musica di un vecchio giradischi risuonava nella
stanza, Itachi teneva le gambe socchiuse, le cosce erano lisce.
“Riesci
a sentirmi, vero?” gli chiese Kisame con voce
roca.
“Certo.
Sto perdendo la vista, non l’udito. Anche se,
visto il tuo odore ‘ittico’, diciamo, forse sarebbe
meglio io perdessi l’olfatto”
rispose Itachi.
Kisame
ridacchiò.
“Pensare
a tuo fratello ti rende più sfrontato” disse.
Gli accarezzò le labbra e quello gli posò un
bacio sulla nocca, lasciandosi
sfuggire un mugolio prolungato.
“Posso
dire di peggio” rispose Uchiha.
“Vuoi
dirmi qualcosa che mi ferisca? Quello ti viene
facile con quel tono monocorde e tagliente più delle mie
spade che ti ritrovi”
disse Kisame.
Itachi
alzò il capo, gli prese il viso tra le mani,
Kisame respirò più velocemente, le sue branchie
fremettero.
Sul
comodino c’erano le bucce spezzate di innumerevoli
uova soda.
“No,
voglio dire qualcosa di spudorato, forse
arrogante. Ho scambiato fin troppo i tuoi fiori per ortiche,
perché, in fondo,
io non sono veramente io. Per una volta voglio esserlo” disse
Itachi.
Kisame
avvertì il battito cardiaco accelerare e
arrossì, sentiva le dita calde dell’altro sul viso.
“Allora
sì spudorato” lo invogliò.
“Voglio
sentirti dentro di me, voglio sentirmi tuo.
Non ho mai sfiorato i miei sogni, però tu sei un desiderio
con cui m’illudo per
rimanere illeso dal dolore di questo mondo. Forse, oltre il sangue, la
battaglia e la morte, in questo mondo che è solo un inganno
per distruggerci,
io sono: me e te, insieme” disse roco Itachi.
Kisame
lo stese sul letto e gli si mise di sopra,
baciandolo con foga. I suoi capelli blu, che tendevano verso
l’alto,
ondeggiavano morbidi.
Itachi
gli prese le mani nelle proprie e chiuse gli
occhi, concentrandosi sul suono della musica che si mescolava ai loro
sospiri.
La
luce illuminava di riflessi azzurrini la stanza sommersa
dall’acqua. I mobili
più leggeri ondeggiavano al suo interno, trasportati dalle
onde, che s’infrangevano
contro quelli più massicci e inamovibili.
La
musica risultava ovattata e dal giradischi si alzavano delle ampie
bolle. Le
bucce delle uova ondeggiavano su loro stesse, circolarmente, dando vita
a dei
minuti mulinelli.
Tutti
i rubinetti della casa erano aperti e nuova acqua si aggiungeva alla
precedente, dando vita a un rinnovo, rendendola sempre più
fresca. Profumo di
fiori aleggiava tutt’intorno.
Le
labbra di Kisame e di Itachi continuavano a
sfiorarsi, in baci ora delicati ora urgenti. I loro respiri divenivano
uno
solo, caldo, desideroso.
Itachi
sentiva la mole dell’altro che lo premeva,
senza schiacciarlo.
Dall’esterno
venivano dei fastidiosi miagolii di gatti
in calore.
<
Lo sento tutt’intorno a me, come se fossi immerso
nel suo mare e mi coinvolgesse e amasse con la forma
dell’acqua > pensò
Uchiha.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Voce silenziosa ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Sakura/Hinata.
Giorno
3: Cose che hai detto troppo silenziosamente.
Cap.3
Voce silenziosa
Filtrava
poca luce dall’esterno attraverso le finestre
quadrangolari che illuminavano le pareti dipinte di blu, su cui
spiccavano i
separé bianchi, decorati da disegni floreali rosa. Il
mobilio era in gran parte
di bambù o di legno dipinto con colori tenui che andavano
dal bianco all’azzurrino,
eccezion fatta per le poltrone del salotto, davanti a cui spiccava una
rudimentale televisione.
“Ciao”
bisbigliò Hinata, guardando Sakura togliersi la
giacca e il cappello, appendendo tutto all’attaccapanni.
<
Non si è accorta che l’ho salutata >
pensò,
vedendo che l’altra le continuava a darle le spalle.
Ticchettò con la punta dei
piedi tra loro e deglutì.
“Amore…” chiamò con voce
inudibile, ma un po’ più
forte di prima.
<
Quante parole dico silenziosamente? Quante volte
non mi sono fatta notare? > rifletté, mentre
avvertiva una fitta al petto.
Sakura
si voltò, sbadigliando e la notò.
“Tesoro,
sei qui!” disse. La raggiunse, sorridendole e
chinò il capo, posandole un bacio sulla fronte.
“Che bello vederti”. Aggiunse.
Hinata
incassò il capo tra le spalle e fece un sorriso
impacciato.
“Come
è andata?” chiese con voce bassa e tremante.
Sakura
le avvolse le spalle sottile con un braccio e
la condusse con sé fino al divano. “A lavoro,
intendi? Beh, il solito. Un sacco
di pazienti che non volevano ammettere le loro condizioni per non
rischiare di
avere dei demeriti come ninja. Tutti vivono nel terrore di intaccare la
loro
nomina e le missioni che ne derivano”. Si passò
una mano tra i capelli rosa.
“Inoltre più vanno avanti queste nuove tecnologie,
più le persone pensano di
potersi curare cercando un po’ in rete. Si stanno anche
diffondendo un sacco di
false notizie e parecchi hanno smesso di farsi curare per tentare
rimedi che
considerano più naturali. Ti svelo un segreto, non
funzionano mai”. Si accomodò
sul divano insieme alla convivente. “Per non parlare di come
ci sono stati
tagliati i fondi per…”.
Hinata
la guardava attenta, annuendo ogni tanto.
<
Lei mi fa sentire così importante. Riesce a
parlare per entrambe e dare vita a un ambiente così
familiare e caldo. Mi sento
a casa solo quando c’è lei >
pensò.
Sakura
le prese la mano nella propria, con una stretta
decisa.
“Tu,
invece?” chiese.
“I-io…
ho aiutato le bambine, all’asilo, a distinguere
i fiori” raccontò Hinata. La sua voce era gentile
e bassa.
“Uh,
che bello. Io non riuscivo mai a riconoscerli da
piccola. E poi? C’erano alluni nuovi?” chiese
Sakura.
Hinata
si mosse impacciata, appoggiandole la guancia
sulla spalla.
“N-nessun
allievo nuovo. Però, poi…”.
Accarezzò con
una mano, distrattamente, la stoffa azzurra del divano, le sue dita
minute
affondavano nel tessuto morbido.
Sakura
la guardava con sguardo dolce, le sue iridi
verde smeraldo erano liquide.
<
Amo la sua dolcezza, la sua attenzione verso i
bambini e il mondo in cui si sforza di rispondermi, anche se odia
parlare >
pensò.
“N-non
mi viene altro” esalò Hinata.
Sakura
le posò un bacio sulle labbra.
“Non
è una gara, amore mio” la
tranquillizzò. La cullò
contro di sé e si guardarono languidamente a vicenda.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Il mondo cambia davanti a noi ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=O7zkg2SLKCc.
Nightcore Breaking the tide.
Kakashi/Yamato.
Giorno
4: Cose che hai detto al telefono.
Cap.4 Il
mondo cambia davanti a noi
Kakashi
avvicinò il telefono al viso e accavallò le
gambe, aveva appoggiato il libriccino che stava leggendo con le gambe.
“Senpai, è
davvero bellissimo poterla sentire adesso in maniera così
immediata” disse
Yamato con voce calda
Kakashi
reclinò la testa all’indietro.
“Scusa
per averti disturbato durante una missione, ma
so che quando si fa buio tu hai già trovato un modo per
stare comodo. E… volevo
risentirti. Ultimamente siamo stati entrambi molto occupati, in questo
mondo non
si può mai stare tranquilli” dissi.
“Anche
io volevo risentirla. Però la sento leggermente
cupo. Stanco?” chiese Yamato.
Kakashi
sospirò e si massaggiò il viso, tenendo gli
occhi chiusi.
“Sai,
le nuove generazioni stanno facendo i nostri
stessi errori. Non riescono a gestire una famiglia in un modo sensato
e, alla
sera, si ritrovano soli come noi. Sto invecchiando e mi rendo conto che
forse
non li abbiamo educati bene” mormorò.
“Sono
uomini e donne coraggiose, che sanno cos’è il
sacrificio” ribatté Yamato.
“Però
non sanno cosa sono i sentimenti. Li usano solo
per sopravvivere ai momenti drammatici o per morire da eroi. Fanno
figli con
cui hanno lo stesso rapporto che si avrebbe con delle patate.
Ignorano
i loro veri sentimenti. Sai, quello che sto
cercando di dirti, è che voglio parlarti di persona quando
tornerai. Sono cose
difficili da dire attraverso un telefono” sussurrò
Kakashi. Si alzò in piedi
dalla poltrona, appoggiando sul sedile il libriccino, e raggiunse un
tavolinetto, aprì una bottiglia e versò il
contenuto in un bicchiere di vetro,
molto spesso.
“Mi
stai sembrando parecchio misterioso e cupo. Non
vorrai fare qualche sciocchezza, vero?” chiese Yamato.
Kakashi
fece una risata roca.
“Questo
mondo si fa sempre più freddo e tecnologico.
Lì dove c’erano case di legno, compaiono case di
cemento, al posto delle case
di mattoni sorgono alti grattacieli.
Più
che un Villaggio ormai viviamo nella metropoli
della foglia. Naruto è un ottimo Hokage, ma non
c’è molta differenza tra lui e
un monile d’oro, sembra quasi sia diventato il suo simbolo di
roccia scavato
nella montagna” sussurrò con voce grave.
“Voglio dirti quello che sente il mio
cuore, ammettere un grande segreto… Poi potrai anche perdere
il rispetto che
hai per me e smettere di parlarmi. Potrai anche mettermi in imbarazzo
con gli
altri ninja” sussurrò.
“Senpai,
non dica sciocchezze! Io non perderò mai la
stima che ho per lei. Non l’ho persa per le voci che giravano
su di lei, su suo
padre, quando il villaggio non la vedeva di buon occhio. Non la
perderò
qualsiasi cosa mi dica.
Ora
spero che questa missione finisca presto per
rivederla e… rassicurarla” disse Yamato in modo
concitato.
<
Non sai quanto vorrei essere rassicurato tra le
tue braccia > pensò Kakashi, bevendo il contenuto del
bicchiere. Si deterse
le labbra e sospirò.
“Allora
ne riparleremo faccia a faccia. Va bene? Non
distrarti in missione, però. Se ti fai ammazzare, non ne
parleremo mai più.
Potrei davvero fare qualche sciocchezza a quel punto” disse
con voce cupa.
“Certo.
A presto, allora” disse Yamato.
“A
presto” disse Kakashi, chiudendo la chiamata.
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Capitolo 5 *** Cap.5 La serpe e il grifone ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Giorno 5: Cose che non hai detto affatto.
HarryPotter!AU. NaruSasu.
★Autore: Kamy
★Fandom: Naruto.
★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla Challenge “Harry
Potter (AU)” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 543.
★ Prompt: 4. A e B sono amici da sempre, ma vengono smistati in casate
diverse e si allontanano, complici anche i nuovi compagni e la
competitività.
Cap.5 La serpe e il grifone
Naruto si avvicinò il telefono al viso, appoggiandosi con la
schiena contro alla parete di pietra.
"Allora lo hai tenuto quell'oggetto babbano che ti avevo comprato due
anni fa" sussurrò con voce rauca.
"In memoria dei vecchi tempi, solo per quello. Lo sai che se i miei
compagni di casa mi scoprono, come minimo mi fanno linciare dai
professori" rispose Sasuke dall'altra parte dell'apparecchio.
Naruto sospirò e si sciolse la cravatta rosso e oro dal
collo.
"Mi sono nascosto nella Camera delle necessità. Qui non mi
scoprirà nessuno, dovremmo vederci qui" esalò
Naruto.
Sentì l'altro sospirare rumorosamente.
"Eravamo sempre insieme fino a qualche anno fa. Ti ricordi? Cosa ci
è successo?" domandò Naruto. Sentì gli
occhi bruciare, erano arrossati.
"Io sono una serpe e tu sei uno di quei tonti che si sentono tanto
coraggiosi. Il cappello ci ha separato al primo anno. In fondo, i miei
antenati erano Serpeverde, non è così
sorprendente che io vi sia stato smistato, mentre mio fratello era
Corvonero come tutti gli altri miei parenti" borbottò Sasuke.
Naruto colpì il muro con il tallone.
Naruto ridacchiava in
sella alla sua scopa volante, girò su se stesso e
strillò, i capelli biondi gli ricaddero verso terra, le sue
gote arrossate facendo risaltare i baffetti che aveva sulla pelle.
Andò a sbattere contro il muro e cadde a terra,
scoppiò a piangere.
Sasuke si
avvicinò al coetaneo, si mise in ginocchio ed
iniziò a curare le ferite dell'altro bambino con una crema
magica.
"Dovresti stare attento"
disse.
Naruto tirò
su con il naso.
"Grazie"
piagnucolò, abbracciandolo.
"Appena avrò
una bacchetta, ti potrò curare meglio" disse Sasuke,
annuendo alle proprie parole.
Naruto avvertì Sasuke schioccare la lingua sul palato.
"Senti, non ho nessuna intenzione di far togliere punti alla mia
casata. Già quella stupida della professoressa e del preside
vi hanno regalato punti senza motivo" ringhiò Sasuke.
"Il vostro capocasa ci toglie punti senza motivo, è equo.
Però non voglio parlare di questo" gemette Naruto.
"Non chiamarmi più al telefono. Per me la
competitività è la cosa più
importante, adesso" ribatté Sasuke.
< Maledetto cappello, stupida scuola! > pensò
Naruto, avvertendo una fitta al petto.
"Lo sai che non ho una famiglia, sei l'unica persona che conta per me"
gli ricordò.
"Perché non stai con i tuoi nuovi amichetti Sai e Sakura?
Lasciami in pace, io voglio seguire la mia via della grandezza"
borbottò Sasuke.
"D'accordo, ora chiudo. Verrò tutte le notti qui all'una, se
non vuoi più vedermi, ti basterà non vedermi.
Però io aspetterò di vederti cambiare idea" disse
Naruto e chiuse la chiamata. Mise il cellulare nella tasca della tunica
e scivolò lungo la parete, cadendo pesantemente seduto. Si
nascose il viso tra le mani, iniziò a singhiozzare, mentre
le lacrime gli rigavano il viso, venendo scosso da tremiti.
Allungò le gambe, tenendo curva la schiena.
Sulle pareti c'erano una serie di foto su di lui e Sasuke: la foto in
cui avevano perso il primo dente, loro due immersi in un laghetto.
L'ultima di esse, la più grande di tutto, riportavano il
giorno in erano stati Smistati.
< Tu non vuoi che io ti parli più, ma non sai quante
cose non ti ho detto affatto > pensò Naruto.
"Io ti amo" gemette, tra i singhiozzi.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Ripensamenti ***
Ringrazio
anche solo chi
legge.
Giorno
6: Cose che hai detto sdraiato sul prato
sotto un cielo stellato.
What
if. Orochimaru/Sasuke.
Cap.6
Ripensamenti
Sasuke
era steso su un fianco, sul prato, sentiva i
fili d’erba infilarsi sotto i suoi vestiti larghi, che
ricadevano in una serie
di pieghe sul suo corpo sottile. Allungò la mano e con le
dita tremanti
accarezzò la testa del serpente, la sentì gelida
sotto le dita, la sua pelle si
arrossò strofinando sulle scaglie, il rettile lo guardava
muovendo la coda.
Sasuke
socchiuse gli occhi, le sue iridi rosso sangue
riportavano lo sharingan.
“Mi
sento così esausto, spompato. Ho paura di dire
qualcosa di cui potrei pentirmi” soffiò.
Il
serpente gli si avvolse intorno alla mano e,
facendo scattare piano la mandibola, lo mordicchiò senza
sfiorarlo con le
lunghe zanne velenose.
La
figura di Sasuke si stagliava sulla collinetta,
sotto il cielo stellato, i suoi capelli tinti di biondo venivano fatti
ondeggiare dal vento gelido della sera, che gli arrossava le gote.
Orochimaru
guardava la silhouette sottile del giovane
con sguardo interessato, gli si avvicinò con passo felpato,
intravedendo il
proprio marchio sul collo di Sasuke illuminato dalla luce della luna,
in quel
momento crescente, che si stagliava nella volta celeste. Si
acquattò e spalancò
lentamente la bocca, le sue iridi ferine gialle brillavano
nell’oscurità, la
sua lingua avvolse il giovane, bagnandolo di saliva.
Sasuke
fu scosso da leggeri tremiti, mentre il suo
maestro lo issava, facendolo sedere con la schiena ritta, Sasuke
avvertì il
proprio battito cardiaco accelerare mentre la lunga lingua si ritraeva.
La
mandibola di Orochimaru tornò al suo posto, mentre
un sorriso si dipingeva sul viso aguzzo di Orochimaru.
Lo
sguardo di Sasuke divenne vitreo, mentre il
serpente dalla pelle verde smeraldo gli scivolava lungo la gamba,
risaliva fino
alla sua spalla, proseguendo su per le spalle, avvolgendo il suo collo
nelle
sue spire senza stringere.
Orochimaru
coprì gli occhi del giovane con la mano
dalle dita ossute e allungate, appoggiandoselo contro il petto che,
nonostante lasciasse
intravedere le ossa, era muscoloso.
Sasuke
avvertì un brivido freddo scendergli lungo la
schiena al contatto, ma rimase immobile.
“Qui,
su questo prato, sotto questo cielo stellato,
aprimi la tua anima. Da domani torneremo al tuo allenamento e alla tua
vendetta, ma ora dai fiato ai tuoi dubbi. Sentendoli ad alta voce ti
renderai conto
di quanto siano sciocchi, ma se li lascerai dentro di te ti
logoreranno” soffiò
Orochimaru. La sua pelle diafana risplendeva di riflessi argentei alla
luce
della luna.
Sasuke
socchiuse le gambe, strusciandole sull’erba,
alcuni fili rimasero aderiti ai suoi vestiti, inumidendoli.
“Mi
manca Naruto. Alle volte vorrei lasciare perdere l’odio
che mi sta consumando e semplicemente abbandonarmi tra le sue braccia,
implorando il suo perdono” ammise. Una lacrima gli
rigò il viso.
Orochimaru
lo avvolse tra le sue braccia smagrite e
gli appoggiò il mento sulla testa, tra i capelli dorati.
“Potrai
risparmiarlo e legarlo a te, quando tutto sarà
finito. Ti prometto che quando cambierò pelle e tu
diventerai il mio nuovo
corpo, non gli permetterò di lasciarti mai. Non lo
abbandonerò e, oltre la
morte, vi apparterrete” promise.
<
In fondo, ho sempre pensato anche io di farlo con
due persone che, nonostante l’immortalità, sono
rimaste legate alla mia anima
> pensò.
|
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Capitolo 7 *** Cap.7 La dottoressa e lo scrittore ***
Ringrazio anche solo chi
legge.
Kakashi/Sakura. AU.
Giorno 7: Cose che hai
detto mentre
stavi guidando.
Cap.7 La dottoressa e lo
scrittore
Sakura teneva le mani ben
ferme sul
volante, superò la macchina davanti a lei e premette
l'acceleratore
per lasciare la corsia di sorpasso.
Kakashi la guardava di
sottecchi con
l'unico occhio sano, aveva la metà inferiore del viso
coperta da un
libro, che gli nascondeva il sorriso in cui erano piegate le sue
labbra. Osservò il collo sottile della giovane, i suoi
capelli
legati in una crocchia e lo sguardo deciso, oltre che attento, con
cui seguiva la strada.
“Mio padre diceva
sempre: donna al
volante, pericolo costante. Tu saresti la sua eccezione”
sussurrò.
“Che tuo padre
avesse un modo di dire
discutibile su tutto era noto. Eppure non mi pare che né tu,
né
lui, riusciste a rientrare nelle sue concezioni limitate. Se non
ricordo male tu non muori per un semplice 37.1”
ribatté Sakura.
Sulle sue labbra risaltava il rossetto coi glitter, le sue gote erano
rosee, le sue iridi verde smeraldo brillavano.
Kakashi premette le
ginocchia contro il
lunotto della macchina e mise un braccio dietro la testa,
scompigliando i propri capelli argentei.
“Vero, ma era
fatto così. Diceva
tante cose, ma raramente ne pensava qualcuna. Aveva imparato a
ripeterle dopo la guerra, forse per sentirsi più normale,
visto
quanto era diventato paranoico.
Tra l'altro, era proprio
l'ora che
facessimo una vacanza. A furia di lavorare così tanto
rischierai
d'impazzire” borbottò.
Sakura ignorò il
leggero prurito al
naso e corrugò la fronte, aggrottando le sopracciglia color
pesca.
“Lo sai che non
posso stare lontana
dall'ospedale a lungo. A rimanere ferma a casa impazzirei, devo fare
qualcosa. C'è così tanta gente da aiutare e poi
mi piace avere
sempre un contatto col pubblico” ribatté.
Kakashi chiuse il libro e
rispose:
“Stiamo andando al mare, non è fare niente. Lo sai
quanto lo amo”.
“Io so quanto
t'ispira. I tuoi
romanzi più belli li hai scritti proprio su quella
spiaggia”
rispose Sakura.
“Per quanto io
ami quella spiaggia
candida e l'acqua limpida, lo sai che preferisco le immersioni. Fosse
per me stare sempre là sotto... con te” disse
Kakashi.
“Sai, la cosa che
preferisco di
quando andiamo in vacanza è proprio la tua compagnia. Magari
potresti leggermi qualcosa, la sera, in veranda. La nostra casa al
mare ne ha una così grande” sussurrò
Sakura.
“Dici
davvero?” chiese Kakashi.
“Sì,
ma adesso preferirei cambiare
argomento. Non vorrei distrarmi e finire fuori strada. Quando si
decideranno ad aggiustare quest'autostrada? Sono almeno vent'anni che
ci sono i lavori in corso” borbottò Sakura.
Kakashi rialzò
il libro.
“Ah, non lo so.
Dicevano che era
finita, ma a me sembra il solito colabrodo”
borbottò.
“Io, invece, non
so come fai a
leggere in macchina senza farti venire il mal d'auto. Alle volte
penso che tu sia una macchina” si lamentò Sakura.
Kakashi fece una risata
simile a un
latrato.
“Ho intenzione di
far essere il mio
protagonista un cyborg, magari se è come dici tu potrei
farlo
passare per un racconto autobiografico” scherzò.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Il morso del serpente albino ***
Ringrazio anche solo chi
legge.
Orochimaru/Sakura. AU.
Giorno 8: Cose che hai
detto mentre
stavi piangendo.
Cap.8 Il morso del serpente
albino
“Sai, fu il
serpente a condannare la
donna, per questo tra loro non può scorrere buon sangue.
Però,
magari, solo per oggi, un serpente potrebbe farsi perdonare donandoti
piacere” sussurrò Orochimaru.
Sakura cercò di
liberarsi dalle
manette che le tenevano bloccati i polsi.
“Smettila di
delirare e liberami!”
gridò, aveva la voce roca e la gola le doleva.
Avvertì il sapore
metallico del sangue in bocca.
“Sai, non mi
stupisce che tu sia
l'allieva di Tsunade. Forse non sarai bella quanto lei, ma hai il suo
stesso cipiglio e questo ti rende come una dea ai miei occhi”
disse
Orochimaru.
Il serpente che aveva sulle
sue spalle,
scivolò su quelle di Sakura e le avvolse il collo nelle sue
spire
viscide.
Sakura
rabbrividì.
“Voglio vederti
morire, maledetto!
Sei un abominio, un essere che questo mondo poteva non prendersi la
spiacevole briga di far nascere!” sbraitò, ma la
voce le uscì più
bassa di quanto voleva. I suoi occhi erano arrossati e le sue iridi
verde smeraldo erano liquide. Singhiozzò, calde lacrime
iniziarono a
solcarle le gote.
Orochimaru le
accarezzò la guancia con
il lungo dito pallido e ridacchiò.
“Tu stai
piangendo” soffiò. La
punta della sua lingua sproporzionata si dimenava oltre le sue labbra
sottili. “Non lo sai che non si può prendere sul
serio ciò che si
dice piangendo?” sibilò.
“Vai all'inferno!
T'infilerò un
kunai nella gola con le mie stesse mani” ringhiò
Sakura.
“Sei proprio un
ninja medico
violento, come la tua maestra. Chissà se ti scaldi come lei
anche in
altri ambiti” disse lascivo Orochimaru. Le sue iridi ferine
brillavano del colore dell'oro nell'oscurità.
“Mi fai
ribrezzo” ringhiò Sakura.
“Perchè
mai? Questo vecchio serpente
vuole solo cambiare pelle e, imprigionarti, è stato un
desiderio del
mio nuovo corpo. Non volevi riunirti al tuo Sasuke?” chiese
Orochimaru.
“Sasuke? Si trova
qui?! Cosa gli hai
fatto maledetto?!” sbraitò Sakura.
“Ho dato al
piccolo aquilotto la sua
vendetta e la sua preda, ora lui permetterà a questo
serpente bianco
di rinascere una volta ancora, in cambio” spiegò
Orochimaru.
Il serpente di Orochimaru
affondò i
denti nella spalla di Sakura che gridò, le
inoculò il suo veleno,
gli occhi della giovane si appannarono e si abbandonò,
sospesa dalle
catene.
La caverna di pietra era
illuminata da
delle candele nere, la cui c'era si era raggrumata, squagliata per
metà.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Il dolore del serpente ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Orochimaru/Tsunade.
What if.
Day
9 cose che hai detto mentre stavo
piangendo
Cap.9
Il dolore del serpente
Le
lacrime rigavano il viso Tsunade, teneva tra le
mani il ciondolo di suo nonno con foga, fino a sbiancare le nocche.
Orochimaru
la osservò, era appoggiato contro la parete
e teneva una mano appoggiata sul fianco, con l’altra teneva
una carta.
“Vattene!
Non voglio nessuno” sibilò la ninja.
Avvertiva una fitta al petto e vedeva sfocato.
“So
cosa stai pensando: chiunque abbia il mio ciondolo
muore. Ti stai sbagliando, in questo mondo ‘tutti’
muoiono” disse Orochimaru.
Si leccò le labbra e le sue iridi dorate brillarono nella
penombra.
“Vattene!”
gridò Tsunade, alzandosi in piedi.
Orochimaru
si portò la carta alle labbra e la baciò.
“La
tua sfortuna al gioco non conduce alla fine anche
chi ami. Se tu mi dessi quel ciondolo, te lo dimostrerei. Io
sarò immortale” sibilò.
Tsunade
serrò un pugno e conficcò le unghie nel palmo,
lasciando dei segni a forma di mezzaluna.
“Non
voglio nemmeno sapere cosa stai combinando. Ogni
giorno di più sei sempre meno umano. Stammi
lontano!” gridò.
“Dimenticavo
che tu puoi amare solo chi ha un’anima
candida. Se uno non è un eroe che vuole diventare Hokage,
non può desiderare il
tuo cuore. Quante volte hai negato quanto tu tenga a Jiraiya
perché è guidato
dalla lascivia? Eppure, mia signora delle lumache, dovresti sapere che
neanche
tu sei perfetta” disse Orochimaru.
Tsunade
avanzò con passo di carica.
“Se
non vuoi andartene tu, me ne andrò io”
sibilò.
Orochimaru
la raggiunse, lasciò cadere la carta e
l’afferrò
per un polso, fino ad arrossarle la pelle.
“Lasciami
o te ne pentirai” lo minacciò Tsunade. Le
lacrime di rabbia si mischiarono a quelle di dolore sul suo viso.
Orochimaru
la baciò con foga. Tsunade lo raggiunse con
uno schiaffo, arrossandogli la pelle nivea.
“Tu
sei un folle! Cosa ti salta in mente?” ringhiò
Tsunade.
Orochimaru
le accarezzò la guancia e si portò
l’indice
al viso, segnandoselo a sua volta.
“Quando
ero bambino tu mi consolavi, eppure io
piangevo spesso. Perché non mi permetti di fare la stessa
cosa?” domandò.
Tsunade
si liberò dalla sua stretta.
“Perché
tu eri più sincero quando dicevi quelle cose
da bambino. Ora sembrano solo dei febbrili deliri. Non
c’è niente che esca
dalla tua bocca che sembri la verità, hai la lingua
biforcuta di una serpe” rispose
con tono acido.
“Oh,
ma è la verità. La morte inizia nel momento
stesso in cui nasciamo, le cellule del nostro cervello cominciano a
morire dal
momento esatto in cui vediamo la luce” disse Orochimaru.
Cercò di prendere il
ciondolo dalle mani di lei, ma Tsunade si scostò. Le sue
iridi color oro erano
liquide, i suoi occhi arrossati, le sue labbra piene e arrossate
tremavano.
Orochimaru
la vide correre via, i lunghi capelli biondi
di lei le ondeggiavano dietro le spalle e il suono dei suoi tacchi si
fece via
via meno forte. Chiuse gli occhi, cerchiati di nero e si
passò una mano tra la
capigliatura mora, sentendola liscia sotto le dita.
<
La sfortuna non esiste, ma anche se fosse, sarei
pronto ad affrontarla per te. Morirei per te > pensò.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Sasuke viene aggredito ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Day
10 cose che hai detto che mi hanno
fatto sentire una merda.
Angst.
Cap.10
Sasuke viene aggredito
Un
pezzo d’intonaco si staccò dalla parete candida su
cui risaltava l’ampia conca scavata dall’impatto.
Il pavimento dell’albergo era
ricoperto da polvere candida, precipitata dal decadimento strutturale
del
soffitto.
Itachi
teneva Sasuke stretto per il collo, sollevato.
Le sue dita erano contratte, in una stretta ferrea, le lunghe unghie
laccate di
nero.
Il più giovane
aveva le braccia abbandonate ai lati del corpo, il capo chino sporco di
sangue
e i capelli mori che gli coprivano la pelle pallida, la bocca socchiusa.
Itachi
gli avvicinò le labbra all’orecchio,
ascoltandolo rantolare. Socchiuse le labbra sottili, i segni sul suo
viso
sottile s’ispessirono, dando vita a delle ombre sul suo
volto, incorniciato dai
lunghi capelli color dell’inchiostro.
“Tu
sei un debole. Il tuo odio non è abbastanza forte
per distruggermi, sei ben lontano dalla possibilità di
vendicare la nostra
famiglia.
Sei
lo stesso bambino frignone che ho lasciato quel
giorno” disse.
Sasuke
cercò di muoversi, ma i suoi muscoli non
rispondevano, il suo corpo era percorso da fitte di dolore indistinto.
“Forse
non ti ricordi abbastanza bene com’è andata. O
forse sei solo un buon a nulla” sibilò Itachi, la
sua voce era gelida e
tagliante.
La
luce che filtrava dalle finestre scheggiate dell’albergo
si stava facendo via via più tenue, mentre si udivano delle
urla provenire in
lontananza.
<
Tutto quello che dice sembra indirizzato all’unico
scopo di farmi sentire una merda.
Certo
che ricordo com’è andata! Ricordo il sangue, le
mie urla e come sei scappato sotto la luna piena. Sono rimasto da solo,
hai
sterminato la nostra intera famiglia, non solo i nostri genitori. Hai
spazzato
via il nostro clan in una notte!
Io
ti adoravo, fratello mio. Tanto quanto ti odio
adesso!
Eri
il mio eroe e il mio mito, maledetto! > pensò
Sasuke. Sentì gli occhi pizzicare e trattenne le lacrime,
avvertì una fitta all’altezza
del cuore.
Itachi
gli mise l’indice gelido sotto il mento e gli
fece alzare la testa a forza, attivò la sharingan. I suoi
occhi rossi si
rifletterono in quelli di Sasuke.
<
Imbriglierò la tua mente e ti obbligherò a
rivivere quel momento all’ossessione, finché la
forza dell’odio non ti
permetterà di svegliarti. Il tuo furore diventerà
la tua corazza, con la tua
nuova armatura troverai la forza di attivare al massimo il potere dei
tuoi
occhi > pensò.
Il
corpo di Sasuke s’irrigidì, mentre la sua
espressione diveniva spenta.
Itachi
lo lasciò cadere pesantemente a terra, gli arti
di Sasuke erano abbandonati, il suo corpo scomposto rimase abbandonato
sul
pavimento, sporcandosi di calce candida.
I
passi di Itachi si fecero via via più lontani.
La
fascetta blu tra i capelli di Sasuke si era sciolta
e, ondeggiando, ricadde morbidamente sui pezzi franati del muro, a sua
volta
sporca di sangue. Il medesimo liquido vermiglio gocciolava dal capo
ferito dell’Uchiha
più giovane.
Kakashi
entrò, balzando attraverso una delle finestre
esplose e corse lungo il corridoio fino a raggiungere il suo allievo
incosciente. Lo prese tra le braccia e corse via.
<
Devo portarlo di corsa all’ospedale, prima che
sia troppo tardi > pensò.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Rockstar ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo Rockstar dei Nickelback
https://www.youtube.com/watch?v=DmeUuoxyt_E.
Day
11 cose che hai detto da ubriaco.
Jiraiya/Tsunade/Orochimaru;
AU.
Cap.11
Rockstar
'Cause
we all just wanna be big rockstars
And
live in hilltop houses driving fifteen cars
The
girls come easy and the drugs come cheap
We'll
all stay skinny 'cause we just won't eat
And
we'll hang out in the coolest bars
In
the VIP with the movie stars.
Orochimaru
osservava i flash dei fotografi che s’intravedevano
appena attraverso i vetri fumé della limousine. Era
appoggiato contro lo
sportello, con il viso sottile e pallido appoggiato sulle dita
affusolate della
mano, i lunghi capelli neri gli ricadevano dietro le spalle pallide.
Sentiva gli
altri due occupanti della macchina ridacchiare e roteò gli
occhi, dietro gli
spessi occhiali da sole.
<
Perché mi tocca lavorare con questi due idioti
> pensò. Con l’altra mano
accarezzò la custodia della sua chitarra
elettrica.
Tsunade
tirò i capelli candidi di Jiraiya che si
lamentò, spintonandola.
“Lascia
stare la mia chioma fluente” si lamentò.
Tsunade
gli ticchettò sulla guancia con l’indice e
ridacchiò,
aveva il viso arrossato.
“Così
impari a scrivere testi strappalacrime. Ogni
tanto mi piacerebbe cantare musiche allegre”
biascicò.
Jiraiya
gonfiò le guance, a loro volta arrossate e
cercò di toglierle la bottiglia di liquore
dall’altra mano, ma Tsunade la
sollevò.
“Se
tu uscissi con me ogni tanto, io le scriverei meno
drammatiche” farfugliò. I suoi occhi liquidi,
indugiavano sul petto prosperoso
dell’altra donna.
La
macchina partì a tutta velocità, allontanandosi
dalla zona abitata, mentre lo scenario fuori dal finestrino cambiava,
anche se
era difficile distinguerlo.
Tsunade
allungò la gamba, appoggiandola su quella
sottile di Orochimaru.
“Piuttosto
esco con lui” disse.
Orochimaru
sospirò pesantemente, sentendo la gola
secca.
“Potremmo
uscirci tutti e tre insieme” propose Jiraiya.
“Ignorerò
tutto quello che direte da ubriachi, anche
se è difficile vedervi sobri. Puzzate di alcool”
borbottò Orochimaru.
“Dobbiamo
essere così esagitati, perché noi siamo
delle grandi rockstars!” gridò Jiraiya. I segni
rossi sul suo viso si erano
sciolti, colando fino alle sue guance ossute.
“Di
VIP ce ne sono tanti e non avrei mai tanti fan
quanto le star dei film” ribatté gelido
Orochimaru. Sorrise, fece scivolare
fuori la lingua e la dimenò. “Anche se devo dire
che è divertente” ammise.
“Allora
perché non vieni a bere a qualche bar alla
moda con noi?” chiese Tsunade, passandosi la mano tra i
lunghi capelli color
dell’oro.
“Perché
non voglio ritrovarmi ubriaco come voi, o
peggio, con qualche strana droga in corpo. Vi ricordo che ne sono
uscito da
poco dal giro” ribatté secco Orochimaru.
Sentì l’eccitazione crescere, mentre
Tsunade iniziava a strusciarsi contro di lui.
Jiraiya
si sporse in avanti e gli accarezzò la gamba.
“Oh,
ma saresti pieno di ragazze. In fondo sei quello
di noi che mangia di meno e alle femmine i musicisti magri e taciturni
piacciono tanto” mormorò roco.
Orochimaru
si massaggiò il collo sottile, fino ad
arrossarselo.
“Detto
da te che divori qualsiasi cosa abbia nel piatto,
non vale particolarmente” pensò.
<
Dannati tentatori, mi stanno facendo morire di
caldo. Non vedo l’ora di scendere da questa macchina >
pensò.
Tsunade
si portò la bottiglia di liquore alle labbra e
bevve, un rivolo gli scivolò dalle labbra.
Jiraiya
riuscì a tirarle via la bottiglia e la finì,
bevendo
avidamente.
“Ora
avete finito i liquori a bordo” disse Orochimaru.
“Qui
ti sbagli” disse Tsunade. Scoppiò a ridere
insieme a Jiraiya che aprì un mobiletto colmo di bicchieri
da drink e di
piccole bottigliette.
“Oh
no, maledizione” sibilò Orochimaru con tono
contrariato.
Tsunade
prese un cubetto di ghiaccio, dentro un
secchiello d’argento e se lo mise tra i seni, rabbrividendo
di freddo e di
piacere. Jiraiya fischiò soddisfatto al gesto.
“Salvatemi”
mugugnò Orochimaru.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Sotto una luna rossa ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Madara/Hashirama.
Day 12 cose che hai detto quando
credevi stessi dormendo.
Cap.12 Sotto una luna rossa
Madara osservò Hashirama
steso su un fianco, i segni sulla
sua pelle abbronzata, i lunghi capelli mori e lisci, le labbra
socchiuse, le
forme del suo corpo sotto il sottile lenzuolo. Si grattò la
spalla nivea e
muscolosa, con le dita affusolate, sfiorando le proprie ciocche di
capelli
larghe tre dita.
< Il dolore che alberga in me,
ogni volta che lo guardo,
crogiolandomi in questo amore impossibile, mi rende sempre
più forte >
pensò.
“Ho vissuto per anni solo
aspettando la prossima missione,
per rivederti, anche se solo come un nemico. Quando abbiamo fondato il
Villaggio della Foglia ho pensato che finalmente saresti rimasto al mio
fianco.
Si tratta della tua ennesima menzogna, di uno dei tuoi solidi
trucchetti. Mi
hai illuso, come da bambini, quando mi hai fatto credere che potessimo
semplicemente essere amici”. Iniziò a dire con
voce bassa.
Il respiro di Hashirama era regolare.
< Pensa che io stia dormendo e
si sta decidendo a dirmi
quello che davvero alberga nel suo animo. Se adesso scoprisse che, in
realtà,
sono sveglio, mi ucciderebbe > si disse Senju.
Un ramo, colmo di fiori bianchi e
blu, con delle gemme
violette, ticchettava sul vetro, mosso dal vento.
Madara allungò la mano per
sfiorare le labbra di Hashirama,
sospirò e tirò indietro la mano, scuotendo il
capo.
“Dannato. Lo so quanto ti
piace venire a letto con me. La
tua donna lo sa che preferisci sentir gemere me, piuttosto che lei? Lo
so che
la sposi per dovere, ma quello che ‘devi’ fare ci
sta distruggendo. Non lo
vedi? I tuoi ‘compiti’ ci stanno
divorando”. Proseguì a parlare.
< Perché non mi
dici queste cose anche di giorno? Perché
devo aspettare le voci di corridoio che arrivano alle orecchie della
mia
promessa prima che alle mie?
Pian piano ti stai trasformando in
qualcosa che non riesco a
comprendere, ti stai allontanando da me e dai sogni che avevamo deciso
insieme,
da ragazzi. Sembrava così semplice, allora, ci bastava un
buco in una foglia
> pensò Hashirama.
La luna fuori dalla finestra si tinse
di rosso, i suoi
crateri oscuri rassomigliavano a un’immensa pupilla, con i
segni dello
sharingan intorno.
Hashirama sbadigliò,
fingendo di svegliarsi.
Madara si coricò e lo
guardò alzarsi con gli occhi
socchiusi.
Hashirama sbadigliò
nuovamente, questa volta lentamente e rumorosamente,
allungando le braccia e si voltò verso di lui, coricandosi
sul suo petto.
“Che fai, mi
guardi?” biascicò.
Madara schioccò la lingua
sul petto.
“Che sognavi?”
sibilò.
Hashirama abbassò lo
sguardo, le sue ciglia fremettero.
“La pace per i figli del
nostro villaggio” sussurrò con voce
bassa.
“I figli, come i padri,
come gli avi, innalzeranno le loro
spade ancora. Quando ti deciderai a comprenderlo? Non ci
sarà mai pace, quindi
tanto vale che mordi il frutto della vita ora che lo abbiamo”
rispose Madara,
accarezzandogli il mento.
Hashirama gli posò la
testa sulla spalla.
“Possiamo almeno trovare
insieme la pace per noi stessi?” lo
implorò.
Madara gli accarezzò il
collo.
“Solo se resterai con
me” sussurrò.
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Capitolo 13 *** Cap.13 La sete del vampiro ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Gaara/Naruto. Vampire!AU.
Day 13 cose che hai detto a tavola.
Cap.13 La sete del vampiro
Gaara premette la mano contro il
petto di Naruto e lo fece
sdraiare sul tavolo, il giovane aveva gli occhi liquidi.
Gaara allontanò il pesante
mantello nero, liberandosi la
mano e dalla tasca del gilet estrasse un lecca-lecca rosa nella
plastica. Lo
scartò, rumorosamente e lo mise tra le labbra del biondo
che,
involontariamente, succhiò. Le sue gote erano arrossate,
lì dove c’erano dei
segni simili ai baffi. La sua pelle abbronzata era umida, la sua bocca
arrossata e le sue pupille dilatate.
Gaara gli afferrò le gambe
con le dita dalle lunghe unghie
aguzze e gliele socchiuse, facendosi avanti. Sbottonò la
camicia di Naruto che
mugolò, le sue sopracciglia fremettero. Un rivolo di saliva
gli colò lungo il
mento, mentre il sapore dolciastro dello zucchero gli ridava un
po’ di vigore.
Gaara gli accarezzò il
collo con il dorso delle dita
affusolate e ghignò, mostrando i denti aguzzi. Le sue iridi
brillavano di
riflessi rosso sangue. Un’aura di sabbia gli vorticava
intorno, mentre il marchio
sulla sua fronte brillava.
La stanza era in ombra, illuminata
dai pesanti candelabri
adagiati sul ripiano di marmo del gigantesco camino spento. Dalle
finestre non
filtrava niente a causa delle spesse tende di raso rosso, sui davanzali
erano
adagiate delle corde dorate, abbandonate e coperte da un dito di
polvere.
L’immenso tavolo di
ciliegio non era coperto da niente, ma
su di esso risaltavano dei profondi graffi.
Gaara slacciò i pesanti
stivali di Naruto e li lasciò cadere
a terra con dei tonfi.
Uzumaki guardò confuso
sopra di sé, sul soffitto erano
raffigurati degli angeli imprigionati in bolge infernali popolate da
demoni di
varie fattezze, alcuni grotteschi e deformi, completamente neri, altri
simili
ad angeli caduti dai visi deformati dalla lussuria.
Gaara immobilizzò Naruto
sotto di sé.
“Mnhhh…
Io…”
sussurrò Uzumaki, ma le sue parole risultavano confuse dal
lecca-lecca che
aveva in bocca.
“Lo sai che non apprezzo
particolarmente le cose che vengono
dette a tavola” borbottò Gaara.
Naruto fece un sorriso storto e, con
la mano tremante, si allontanò
il lecca-lecca dalla bocca.
“Neanche…”.
Ansimò, la sua vista era sempre più annebbiata.
“…
se è per dirti che ti desidero?”
domandò.
Gaara si massaggiò il
mento.
“Sarei tentato di trovarle
adatte, ma la fame è decisamente
superiore. Anzi, ad essere precisi, ho sete” disse. Gli
rimise in bocca il
lecca-lecca e lo ascoltò succhiare, avvertendo un brivido di
piacere lungo la schiena.
< Perché la tua
è una dieta a base di ‘liquidi’ >
pensò Naruto.
Gaara scivolò in avanti,
continuando a rimanere steso sopra Uzumaki
e raggiunse il suo collo. Con il naso gelido gli scostò una
ciocca di capelli
biondo dorati e spalancò la bocca.
Naruto gemette di piacere, mentre i
denti aguzzi del vampiro
gli affondavano nella carne e, al contempo di succhiare il sangue,
iniettavano
droghe e anestetici.
Naruto allargò le braccia
e lo sentì dissetarsi di sé,
avvertiva un calore al bassoventre. Continuò a succhiare il
lecca-lecca e
proseguì con il rimanente bastoncino di plastica,
ricoprendolo di saliva.
Gaara gli teneva fermi i fianchi con
la stretta ferrea. La
luce delle candele si consumò e si spense.
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Capitolo 14 *** Cap.14 Le tre grazie ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Ino/Sakura/Hinata.
Day 14 cose che hai detto dopo avermi
baciato.
Scritto per ‘I prompt del
lunedì’ di ‘Il giardino di
EFP’.
Prompt di P.A.V.: -
profumo di cannella.
Cap.14 Le tre grazie
Il lampioncino illuminava le tre
ragazze sedute sul
divanetto.
Ino era intenta a sfilarsi il
mantello di visone candido,
decorato da piccole stelline, lasciando scoperte le proprie spalle.
Hinata la guardava rossa in volto,
tra le due era seduta
Sakura. Hinata deglutì a vuoto, alle sue spalle le leggere
tendine stellate, di
stoffa blu semitrasparente, ondeggiavano davanti alla finestra.
Sakura si sfilò le scarpe
rosso fuoco che indossava.
Ino le prese la mano dalle dita
delicate nelle proprie,
mentre Hinata le stringeva l’altra con le dita tremanti.
Sakura piegò le labbra
sottili in un sorriso.
< Chi ha detto che la
perfezione viene dividendo le cose
in due? Lo sanno tutti che il numero perfetto è il tre
> pensò. Posò un
bacio sulle labbra di Ino, sporcandosi le labbra di rossetto e si
voltò dall’altra
parte. Ondeggiò sul divanetto morbido e si piegò
in avanti, baciando Hinata,
che avvampò. Sporcando le labbra di Hinata con il rossetto
di Ino.
Hinata incassò il capo tra
le spalle, ma sorrise, le sue
iridi brillarono.
Ino si sfilò gli orecchini
d’oro con delle gemme blu intense
e posò un bacio sulla spalla di Sakura, lasciata scoperta
dal vestito candido.
Hinata ticchettò con la
punta delle sue scarpe verdi sul
tacco sul pavimento color crema.
Ino accarezzò con
l’altra mano il bracciolo color oceano del
divanetto.
< Passo tutta la giornata tra
il lavoro e lo studio, ma
solo qui, con loro, ritrovo la mia pace. Le mie due splendide stelle, i
miei
due motivi di vita.
Solo noi tre, nel nostro rifugio dal
profumo di cannella
> pensò. Piegò di lato il capo, facendo
ondeggiare la voluminosa ciocca bionda
che le copriva un occhio.
“Raccontatemi cosa avete
fatto oggi. Voglio poter conoscere
ogni singolo secondo del tempo che avete trascorso lontano da
me” disse.
Sakura ridacchiò e le sue
iridi verde smeraldo brillarono,
sulla sua fronte spaziosa spiccava un rombo dipinto direttamente sulla
sua
pelle.
“Oh, senza di voi la mia
vita è decisamente molto meno
entusiasmante. Un sacco di volti, tante storie, ma poco amore e
gentilezza”
disse.
“I-io…”.
Tentò di dire Hinata, notando che le altre la
stavano fissando avvertì il proprio battito cardiaco
aumentare.
Sakura le strinse più
forte la mano, mentre Ino le sorrideva
rassicurante.
“… ho sentito
che… quello che dici dopo esserti baciato, è
più importante. Soprattutto se il bacio significa
qualcosa” sussurrò Hinata.
Recuperò da sopra una valigia, colma di vestiti gettati alla
rinfusa al suo
interno, un cuscino.
“Allora tutto
ciò che ti diremo dopo averti baciato avrà un
significato profondo” promise Sakura.
“Perché non
significa soltanto qualcosa, ma ti amiamo”.
Aggiunse Ino.
< Ti proteggeremo sempre in
questo nido dal profumo di
cannella > pensò.
Hinata sorrise ad entrambe.
“Vi amo” ammise.
“Anche
noi…” disse Ino.
“Non potremmo
più di così neanche volendo. Sei la nostra
piccola farfalla speciale” disse Sakura. Si sfilò
il cerchietto rosso che
indossava e lo mise tra i capelli mori, dai riflessi blu scuro, di
Hinata.
“Pro-prometto…
che anche io… parlerò di
più” sussurrò
Hinata.
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Capitolo 15 *** Cap.15 Penso a te ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Minato/Kushina.
Day
15 cose che hai detto quando troppi chilometri ci
dividevano.
Cap.15
Penso a te
La
luce battente del sole pomeridiano illuminava la
vallata, dando all’erba dei riflessi di un verde ora
più chiaro ora più scuro.
Il vociare e le risate di tre ragazzi risuonava tutt’intorno,
infrangendosi
contro la nuda roccia di una collinetta che troneggiava sul grande
prato.
“È
inutile che ti sforzi, non sarai mai incredibile
come me” si vantò Obito, indicandosi con il
pollice. Era sporco di fango e di
sudore, mentre le sue iridi nere brillavano eccitate.
Kakashi
gli abbassò gli occhialoni da aviatore,
cercando di utilizzarli per tappargli la bocca.
“Smettila
di fare l’idiota” lo riprese con tono atono.
Teneva una mano appoggiata sul fianco.
Obito
saltellò sul posto dimenando i pugni.
“Sei
solo invidioso!” sbraitò a pieni polmoni.
“Voi
due, possibile che stiate sempre a litigare?”
gemette Rin. Aiutò Obito a sollevargli occhiali,
quest’ultimo arrossì, mentre
Kakashi schioccò la lingua sul palato, negando con il capo.
Dall’alto
di un’altura, Minato li osservava, le
braccia incrociate e lo sguardo preoccupato.
<
Quei tre ragazzini mi preoccupano. Sono
promettenti, ma disorganizzati. Questo mondo non permette a nessuno di
abbassare la guardia, nemmeno a me >. Sospirò,
scuotendo la testa.
<
Chissà cosa mi consiglieresti se fossi qui,
Kushina.
Quando
così tanti chilometri ci dividono, il mio
pensiero non può far altro che indugiare a te, a noi, a
quanto ti vorrei al mio
fianco.
La
prima volta che ho potuto ammirare la tua forza
e la tua bellezza è stato la prima volta che venissi a
scuola. Ero solo un
bambino, ma avevo già capito qual era la cosa più
meravigliosa che avessi
potuto vedere: quei selvaggi e lunghi capelli rossi, che
rappresentavano a
pieno il fuoco del vulcano che ti scorre dentro.
Rassomigliavano
così tanto ai tramonti che potevo
ammirare dalla collina del villaggio della foglia, dove andavo sempre a
nascondermi, spesso mi rifugiavo sulle cime degli alberi per vederli.
Ricordo
anche le tue prime parole: “S-spero
diventeremo amici, dattebane!". Avevi
già quel tuo particolare
intercalare, spero che nostro figlio lo erediti. Come spero abbia
almeno un po’
di quella bambina che mi sembrò da subito coraggiosa e
graziosa.
Hai
sempre saputo combattere da sola le tue
battaglie, rimettere a posto i bulli che ti prendevano in giro da
quando avevi
detto che volevi diventare Hokage. Un sogno che abbiamo entrambi e che
io,
finalmente, sono riuscito a realizzare.
Probabilmente
anche nostro figlio sarà Hokage un
giorno, se prenderà almeno un po’ da entrambi.
Non
sai quante ore ho perso a spiarti da dietro il
muro della scuola, in cortile, quando ti sedevi a leggere sotto i
ciliegi in
fiore. Quante volte ho voluto accarezzare le tue guance quando
diventavano
rosse per l’imbarazzo o sfiorare le tue labbra piene, sempre
piegate nelle più
impensate smorfie.
Sei
una forza della natura, amore mio!
Mi
accorsi di quanto volessi baciarti la notte in
cui potei ammirati al chiaro di luna, il giorno in cui ti salvai dal
rapimento.
Fu allora che mi accorsi che questo mondo non guarda in faccia a
nessuno e
rischia di distruggere anche i guerrieri più caparbi.
Compresi
che non avrei mai potuto vivere senza di
te >.
“Ti
amo, Kushina e tornerò presto da te, te lo giuro”
sussurrò con voce roca.
|
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Capitolo 16 *** Cap.16 Parole sfuggite ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
ShiIta.
16
cose che hai detto quando non c'era distanza alcuna
tra noi.
Cap.16
Parole sfuggite
Shisui
si piegò in avanti e prese tra le labbra il
gelato di Itachi, succhiandolo rumorosamente.
Le
gote esangui ed emaciate del cugino si tinsero di
un rosa delicato.
“Si
può sapere cosa stai facendo?” domandò
Itachi, i
segni sul suo viso s’ispessirono.
Shisui
alzò il capo e ridacchiò, passandosi una mano
tra i corti capelli mori, scompigliandoli.
“Fa
caldo. Non puoi condividere con me il tuo
ghiacciolo?” domandò.
Le
iridi more di Itachi sembrarono brillare di
riflessi vermigli, mentre il suo battito cardiaco accelerava. Una
goccia di
sudore gli solcò la pelle pallida del collo, mentre le
vampate di calore si
facevano più frequenti.
“Fatti
indietro” ordinò Itachi, ma la voce gli
tremò.
Shisui
lo guardò con aria preoccupata.
“Non
mi sembri stare troppo bene. Forse hai esagerato
con le missioni e lo studio in questo periodo. O forse non sopporti
bene il
caldo?
Mi
ricordo che da piccolo…”. Iniziò a dire.
Itachi
gli mise in mano il gelato per lo stecchetto di
legno e indietreggiò.
“Facciamo
così. Io ti do il gelato e tu ti allontani”
propose.
Shisui
inarcò un sopracciglio, vide che il corpo
dell’altro
era teso e si grattò l’addome, notò che
Itachi stava guardando fisso il suo
petto scoperto.
“No,
adesso mi dici cosa c’è che non va. Non puoi
esserti così offeso per un gelato. Non è la prima
volta che condividiamo le
cose. Ti ricordo che solo ieri hai bevuto dalla mia bottiglietta
d’acqua” borbottò.
Itachi
si massaggiò il collo.
“Ci
divide davvero troppo poco spazio e ho paura di
quello che potrei direi. Inoltre, non so se ti sei accorto, ma sei
mezzo nudo”
bofonchiò.
Shisui
inarcò un sopracciglio.
“Come
se fosse la prima volta che mi vedi poco
vestito. Siamo andati nudi insieme alle terme sin da quando eravamo
bambini”
disse al cugino.
Itachi
sospirò.
“Ti
ricordo che ultimamente trovo parecchie scuse per
non doverci venire” brontolò.
Shisui
schioccò la lingua sul palato.
“Non
dirmi che sei diventato pudico” lo punzecchiò.
Fece un altro passo in avanti, vide Itachi diventare nervoso.
Corrugò la fronte
e mise il gelato in bocca, succhiandolo. Itachi deglutì
rumorosamente e
indietreggiò, volgendo lo sguardo.
Shisui
sgranò gli occhi.
“N-non
dirmi che…” esalò.
“Ti
prego, non odiami. Soprattutto non dirlo a mio
padre, credo che abbia capito che…” gemette Itachi.
“Si
tratta di questo? Tuo padre ti maltratta ed esige
tanto da te, anche se sei uno stratega in battaglia, un genio anche
fuori dal
combattimento e uno dei ninja migliori del villaggio? Il suo problema
è il tuo
orientamento sessuale?” chiese Shisui, con tono
più gelido.
“Non
lo è per te? Ora che sai che effetto mi fai
quando mi sei così vicino?” domandò
Itachi.
Shisui
gli mise in bocca il gelato e ridacchiò.
“Mi
sei sempre piaciuto. Purtroppo non sei geniale
quando si tratta di emozioni, ma, se avessi saputo che per fartelo
ammettere mi
sarei solo dovuto avvicinare, ti sarei stato col fiato sul collo tutto
il tempo”
disse.
Itachi
sorrise e succhiò rumorosamente il gelato.
“Puoi
sempre farlo adesso” propose.
|
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Capitolo 17 *** Cap.17 Amore non corrisposto ***
Naruto/Sakura
oneside; Sakura/Sasuke. AU.
Scritta
col prompt di Nemesi Efp: CROMOSOMA X e
CROMOSOMA Y sono amici da sempre. Ma proprio da sempre. Abitano vicini
e vanno
a scuola insieme. CROMOSOMA X è innamorata di lui, lui le
vuole bene ma non ha
mai pensato a lei come una ragazza, piuttosto come a un maschio col
quale fare
a gara in skate. Fino a quando CROMOSOMA X2 si intrufola nel loro
equilibrio
perfetto, scatenando una reazione di gelosia!
Day
17 cose che hai detto che avrei voluto non dicessi.
Cap.17
Amore non corrisposto
Dal
parchetto proveniva un brusio di voci, mentre un
lungo gemito si diffuse dalla rampa di cemento degli skateboard.
Naruto
si mise le mani sui fianchi e scoppiò a ridere,
scuotendo il capo.
“Sei
caduta di nuovo” derise la giovane davanti a lui.
Sakura
sbuffò sonoramente e si passò il dorso della
mano sulla guancia, lì dove era rimasta un po’ di
polvere. Si rialzò in piedi e
colpì un paio di volte i pantaloncini, sopra le ginocchiere.
“Intanto
io sono quasi riuscita a fare un doppio giro
e tu non hai avuto il coraggio nemmeno di farne uno” disse.
Si mise una ciocca
di capelli rosa dietro l’orecchio.
Naruto
si abbassò la pelle sotto l’occhio, lasciando
vedere il bianco del bulbo.
“Solo
perché io so calcolare bene le distanze” la
punzecchiò.
“Sei
solo un codardo” lo derise Sakura. Si piegò in
avanti e gli fece la linguaccia.
Naruto
schioccò la lingua sul palato, incrociando le
braccia al petto e la vide sistemarsi il caschetto rosa chiaro sulla
testa.
“Un
altro giro?” domandò.
Sakura
si grattò il collo.
<
Questa è la prima volta che gli dico di no, sono
almeno dieci anni che facciamo dieci prima di andarcene a casa >
pensò.
“Mi
dispiace, oggi ho un appuntamento” sussurrò. Le
sue iridi verde smeraldo divennero liquide.
Naruto
batté un paio di volte le palpebre e sciolse le
braccia.
“Appuntamento?”
chiese confuso.
“Con
un ragazzo” rispose Sakura.
“Giusto,
tu sei una ragazza!” disse Naruto, sgranando
gli occhi azzurri.
Sakura
lo raggiunse con un pugno al braccio, facendolo
gemere.
“Certo
che sono una ragazza, idiota. Ci vediamo
domani, è meglio” brontolò,
allontanandosi.
Naruto
si grattò la guancia, lì dove aveva dei segni
neri simili a baffi.
<
L’ho sempre considerata alla stregua di un
ragazzo. Insomma, ci conosciamo da sempre > pensò.
Recuperò il proprio
skate, dov’era raffigurata una volpe rossa a nove code e si
diresse verso casa a
sua volta.
********
“Mamma”
sussurrò Naruto. Era seduto davanti al
davanzale della finestra della propria casa, sbirciava la finestra di
fronte.
“Non
è cortese guardare la tua vicina” disse Kushina,
scuotendo il capo.
Naruto
incassò il capo tra le spalle e sbuffò.
“Anche
oggi è rimasta a casa a studiare con quel
Sasuke” brontolò.
Kushina
sorrise e passò la mano tra i capelli biondi
del figlio, scompigliandoli.
“Probabilmente
si fidanzeranno. Era ora cominciasse a
interessarsi ai ragazzi” disse.
“Non
sta venendo più a gareggiare giù al parco con me.
Non è divertente andare in skate senza di lei.
Quel
Sasuke è un cretino, pieno di sé. Non so proprio
cosa ci trova, anzi, io lo odio proprio” brontolò
Naruto.
Kushina
gli posò un bacio sulla fronte, facendo
ondeggiare i lunghi capelli rossi.
“Vedrai
che troverai presto anche tu una ragazza con
cui uscire, con cui fare cose da grandi” disse.
Naruto
strinse i pugni e si alzò in piedi.
“Non
voglio un’altra ragazza. Io voglio uscire con
Sakura!” gridò. Corse fuori dalla stanza e
percorse la casa, verso la porta d’ingresso.
Il
padre lo vide sfrecciare fuori e raggiunse la
moglie con espressione interrogativa.
“Adolescenza?”
s’informò.
“Gelosia.
Si sta accorgendo adesso di quanto Sakura
fosse importante per sé” disse Kushina.
Minato
si grattò il collo.
“Questo
perché non si ricorda che a cinque anni,
quando è venuta ad abitare vicino a noi, mi chiese se si
fosse trattato di un
angelo. L’ha sempre trovata carina, ma preferiva concentrarsi
sul fatto che era
divertente giocare con un tale maschiaccio.
Alla
sua età ho rischiato di fare lo stesso errore”
sussurrò.
“Tu
alla fine mi hai confessato che trovavi me, e
soprattutto i miei capelli, bellissimi” ribatté
Kushina. Si sporse sulle punte
dei piedi e gli baciò la guancia.
******
Naruto
tirò un calcio alla radice dell’albero e
serrò
i pugni.
“Oggi
a scuola sei stato veramente antipatico. Mi hai
ignorata di proposito!” si lamentò Sakura.
Naruto
scrollò le spalle e si voltò, sbuffando.
“Sei
diventato silenziosissimo. Siamo compagni di
banco sin dalla prima elementare, ma non hai mai fatto così.
Se vuoi litigare,
dimmi almeno perché” borbottò Sakura.
“Ti
sei fidanzata con Sasuke, vero?” ringhiò Naruto.
Sakura
incrociò le braccia dietro la schiena e batté
le palpebre confusa.
“Ho
capito che non ti piace, ma la sua è solo
apparenza…”. Iniziò a dire.
Naruto
si voltò di scatto, digrignando i denti.
“Non
ti ho chiesto questo. Ti ho chiesto se ti ci sei
fidanzata!” gridò.
Sakura
sgranò gli occhi.
“Sei
impazzito, per caso? Sì, mi sono fidanzata e mi
piace tanto. Lui lo ha capito che sono una ragazza!”
gridò. Impallidì vedendo
le lacrime che scendevano lungo il viso di Naruto.
Il
ragazzino tirò su con il naso.
“Cos…”
esalò Sakura, vedendolo correre via.
“Aspetta”
lo richiamò, correndogli dietro.
Naruto
accelerò ancora, si passò il braccio sopra le
lacrime, gemendo.
<
Non avrei mai voluto sentirglielo dire… perché ho
capito che piaci a me, Sakura. Io sono innamorato di te e tu preferisci
quel
Sasuke! > pensò.
|
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Capitolo 18 *** Cap.18 Il cerchio oscuro del male ***
Kiba/RockLee.
AU. Drammatico e Fantasy.
Scritta
col prompt di S.S.D.V.: Da che mondo è mondo
il forte vince e non sei tu (Cangaceiro - Litfiba)
Day
18 cose che hai detto quando eri terrorizzato
Cap.18
Il cerchio oscuro del male
Kiba
mordicchiò le corde, le lacrime gli rigavano il
viso. Andò a sbattere ripetutamente contro la parete di
vetro della gabbia,
gridando. I suoi occhi arrossati gli bruciavano, la gola era seccata a
furia di
urlare, il suo corpo ignudo era scosso da tremiti e i polsi gli si
erano graffiati,
sanguinavano, continuando a sfregare contro i lacci.
Prese
la rincorsa e tentò di saltare, andò a sbattere
contro la parete di vetro e ricadde pesantemente a terra.
Lee
lo raggiunse e lo aiutò a mettersi seduto, aveva a
sua volta i polsi legati da corde.
“Calmati”
sussurrò.
Kiba
si dimenava, andando a sbattere contro il corpo ugualmente
ignudo di Lee. Quest’ultimo aveva i piedi insanguinati e un
evidente occhio
nero, i suoi capelli mori erano scompigliati.
“Ti
sei arreso, vero? Pensi che non ci sia via
d’uscita?”
gemette.
Lee
abbassò lo sguardo, corrugò le spesse
sopracciglia
e sospirò. Il frastuono di acqua intenta a bollire copriva
in parte le loro
parole, risuonando nelle loro teste fino a farle dolere.
Lee
osservò gli esseri umani che venivano tratti,
privi di vita, dalla pelle arrossata e bollita, da dentro un pentolone.
Guardò le
creature gigantesche, per metà serpenti, inghiottirli in un
unico boccone ed
incassò il capo tra le spalle.
“La
giovinezza alle volte chiede questo prezzo, di
essere raccolta quando è troppo presto” gemette.
Kiba
gridò, si mise a rotolare sul pavimento di vetro
della loro prigione, dando una serie di testate. Finì per
ferirsi la testa, le
sue urla si fecero via via più basse.
Lee
lo raggiunse e gli si stese addosso,
immobilizzando.
“Ascoltami,
ti prego” lo supplicò.
Kiba
lo guardò con gli occhi sbarrati, il battito cardiaco
accelerato.
“Lo
so che sei terrorizzato, lo sono anch’io, ma
abbiamo solo questi ultimi momenti” disse secco Lee.
“Non
voglio fare la fine di un’aragosta. Non voglio
essere aperto come una rana da vivisezionare e non voglio che le mie
gambe
diventino succulenti cosciotti per qualcuno”
biascicò Kiba, ingoiando un
singhiozzo.
“Ora
non ci pensare. Guarda me, concentrati solo su di
me” lo supplicò Lee.
Kiba
deglutì a vuoto un paio di volte e annuì
lentamente.
“Per
tanti anni ho pensato di essere innamorato di
Sakura. Mi sbagliavo. L’unico che mi aiutava ad andare avanti
ogni giorno eri
tu. Non ho mai pensato di sfidarti, solo perché non riuscivo
a immaginarti in
nessun altro posto che al mio fianco.
L’ho
capito pian piano, quando mi sono ritrovato a
invidiare i tuoi cani perché volevo anch’io una
tua carezza.
Voglio
che tu sappia che se potessi morirei due volte,
pur di salvarti, amore mio” si dichiarò Lee.
Kiba
chiuse gli occhi e lo baciò con foga, i suoi
canini leggermente più aguzzi del normale ferirono le labbra
di Lee.
Uno
dei serpenti strisciò verso di loro, li guardò
confuso, osservandoli baciarsi con foga. Osservò i loro
corpi ignudi strusciare
l’uno contro l’altro, i loro respiri farsi
più rapidi, mentre continuavano a
baciarsi.
<
Gli altri piangevano, attaccavano o supplicavano,
questi due tentano di accoppiarsi. Che strane
‘bestie’ gli umani > pensò.
Afferrò
Lee con una mano e lo strappò a forza dall’altro.
“Ti
amo anch’io!” sbraitò Kiba.
Cercò inutilmente di
afferrare l’altro.
Rock
Lee cercò di liberarsi dalla mano dell’aguzzino,
vedendo Kiba farsi sempre più lontano e il pentolone
avvicinarsi.
Kiba
si ritrovò ad ululare di dolore.
<
Da che mondo è mondo ha sempre vinto il più forte
e non siamo mai stati noi > pensò, tra le lacrime.
|
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Capitolo 19 *** Cap.19 La tua gioia ***
Kakashi/Hinata.
Sasuke/Hinata oneside.
Day
19 cose che hai detto quando eravamo felici come
mai prima.
Cap.19
La tua gioia
Hinata
si alzò sulle punte e sciolse la cravatta rossa
di Kakashi, i lunghi capelli scuri le ondeggiavano dietro le spalle
sottili.
Kakashi
piegò di lato il capo, facendo ondeggiare i
capelli argentei, il suo viso era solcato da una profonda cicatrice.
“Tutto
questo è sbagliato. Sei troppo giovane rispetto
a me” sussurrò.
Hinata
mosse agilmente le sue dita sottili, aprendo i
bottoni della camicia di lui, lasciandogli scoperto il petto muscoloso
e
pallido.
“Non
c’è momento in cui io sia più felice di
quando tu
sei accanto a me. Ti prego, permettimi di vivere
quest’amore” sussurrò.
Kakashi
le sfiorò le labbra con la mano tremante, le
sue dita erano ruvide e callose.
“Dentro
di me c’è il vuoto dell’odio che la
gente
aveva verso mio padre e verso di me, una volta che il mio carattere
è diventato
freddo e distante.
Ho
bisogno di essere salvato…” sussurrò.
“Ti
salverò io da quel vuoto, se me lo permetterai.
Perché
se resti accanto a me sarò in grado di affrontare le mie
paure.
Solo
tu puoi leggere nei miei occhi, attraversandoli
come delle porte aperte, per darmi la fiducia di cui ho
bisogno” rispose
Hinata. Gli posò un bacio sulla punta delle dita.
<
Il mio spirito ha dormito così a lungo nel gelo
che… Mi sento spazzare via da tutte queste emozioni >
pensò Kakashi.
Sentì
le mani di lei sfiorargli l’addome, accarezzarglielo
pian piano e chiuse gli occhi, gettando indietro la testa.
“Non
credo di essere mai stato più felice che in
questo momento.
Sono
completamente perduto, timida guerriera dagli
occhi profondi” sussurrò.
<
Lei è diversa da tutta la sua famiglia. Non
soltanto da tutti coloro che ho conosciuto finora, ma anche da una
stirpe che
sembra essere stata dannata dagli stessi dei.
Coraggiosa
e delicata come un testardo fiore di campo che
si ostina a crescere in inverno tra le erbacce >
pensò.
“Allora
lascia che sia quella gioia a guidare le tue
azioni e le tue parole” sussurrò lei. Gli
sfilò la camicia, lasciandola cadere
sul pavimento e gli accarezzò il simbolo che aveva sulla
spalla.
La
luce del sole che filtrava dalla porta a vetri
socchiusa gli faceva brillare gli occhi rosso sangue.
“Io
ti amo” ammise Kakashi.
Hinata
piegò le labbra in un sorriso impacciato.
Sasuke,
accucciato sul ramo di un albero, li osservava
dai grandi vetri dell’infisso. Nascosto quasi completamente
dalle fronde dell’albero
e dalle sue ombre.
Nei
suoi occhi si attivò lo sharingan, mentre
osservava i due baciarsi appassionatamente, abbracciati.
<
Buon compleanno, Hinata. Sono lieto che almeno
uno di noi due abbia potuto trovare una felicità mai provata
prima.
Peccato
che la tua gioia non sia accanto a me >
pensò. Balzò sull’albero vicino, dando
vita a un fruscio inudibile e si
allontanò, compiendo salti mirabolanti, sempre
più alti e attenti.
La
porta a vetri sbatté, mentre Kakashi sollevava
Hinata tra le braccia.
“Soltanto
tu puoi portarmi alla vita, dandomi il
coraggio di viverla” disse Hinata. Chiuse gli occhi e lo
baciò a sua volta.
|
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Capitolo 20 *** Cap.20 Il vino del peccato ***
Prompt
di S.S.D.V.: -
Vino del peccato.
Itachi/Naruto.
Leggero What -if.
Day
20 cose che hai detto che non avrei dovuto ascoltare.
Cap.20
Il vino del peccato
Itachi
stava percorrendo il corridoio silenziosamente,
sulla punta dei piedi, i suoi occhi rossi scattavano illuminando
l’ambiente
circostante e i suoi movimenti era misurati.
“…
Tuo fratello…”. Captò una parte di
discorso del
padrone di casa e si acquattò contro la parete,
strisciò fino alla porta
socchiusa e l’aprì un altro po’, senza
farla cigolare. I suoi occhi tornarono
neri e spiò all’interno, Naruto era steso su un
futon sotto la finestra chiusa.
“…
Lo so che è inquietante, ma come fai ad odiarlo?”.
Bofonchiò
Uzumaki, aveva le gote arrossate e teneva una bottiglia di vino in
mano. Era
consumata per metà.
Itachi
si accorse che gli occhi di Naruto erano
liquidi, i segni dei baffi accentuati.
Naruto
teneva la testa reclinata, le gambe aperte e
piegate, leggermente sollevate. Diede un’altra sorsata dalla
bottiglia ed
ansimò, leccandosi avidamente le labbra.
<
Ero venuto qui perché dovevo rubargli alcuni
documenti che l’Hokage aveva lasciato in casa sua,
ma… questo è inaspettato.
Sto ascoltando cose che non avrei dovuto ascoltare, probabilmente
> pensò
Itachi.
“…Non
sono ubriaco! Cioè… ho bevuto giusto un
po’. Non
vuol dire niente.
Troverei
tuo fratello un gran figo lo stesso, Sasuke…”
biascicò Naruto.
Itachi
ghignò, passandosi una mano sul viso.
<
Guarda un po’, parlava proprio di me >
pensò.
Rimase immobile, regolando il rumore del proprio respiro.
Ascoltò il resto del
dialogo, vide Naruto rischiare di perdere il telefono sul cuscino e
chiudere la
telefonata sbuffando.
“Lui
e Sakura non mi capiscono mai. Ho degli amici
idioti” brontolò.
Itachi
scivolò nella stanza e chiuse di scatto la
porta.
“Cos…”
domandò Naruto. Alzò lo sguardo e si
trovò
davanti gli sharingan, la testa iniziò a vorticargli. La
sensazione di
eccitazione e gli effetti dell’alcool si accentuarono, mentre
si ritrovava a mettersi
a gattoni.
<
Sto sognando? > si chiese.
Sgranò
gli occhi riconoscendo Itachi che s’inginocchiò
davanti a lui, stava soppesando il suo corpo muscoloso e slanciato,
coperto
solo da dei boxer arancioni aderenti.
Itachi
afferrò la bottiglia di vino.
“Se
ti chiederanno potrai dire che ti ho obbligato io,
avranno solo un altro motivo per odiarmi. A te stesso puoi dire che
è stata
colpa del vino del peccato” disse.
Naruto
avvertì delle fitte al bassoventre, si sentiva
accaldato e gorgogliò eccitato.
Itachi
gli sollevò il mento.
“A
te, però, io lo chiedo. Sei sicuro di trovarmi
attraente?” gli soffiò sul viso. Il suo viso
emaciato era segnato da due
profondi segni sulle guance, la pelle chiarissima faceva contrasto con
i
capelli nero corvo.
“Ho
iniziato a sognarti tutte le notti, sono
abbastanza sicuro… Il vino del peccato? Detto da te suona
così afrodisiaco che
potrei prendere il vizio di ubriacarmi solo per vivere un altro momento
come
questo” disse Naruto. Fece un sorriso ebete e
strisciò il bassoventre,
sporgendo i glutei verso l’alto.
Itachi
ghignò, gli strinse più forte il mento e chiuse
gli occhi, baciandolo con foga. Naruto ricambiò al bacio
gorgogliando, spostò
la lingua in modo che quella dell’altro lo invadesse fino
alla gola. Le loro
salive si mischiarono.
|
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Capitolo 21 *** Cap.21 In partenza per Marte ***
Deidara/Itachi.
AU.
Day 21 cose che hai detto quando eravamo in cima al mondo.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al “Living
Mars” a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 525.
★
Prompt/Traccia: 5.
Su Marte esiste
ormai una colonia terrestre attiva. A e B si preparano a traslocare
dalla Terra.
Cap.21
In partenza per Marte
“Ti
rendi conto? Andiamo a vivere su Marte! Cioè… SU
MARTE!” gridò Deidara con tono entusiasta.
Allargò le braccia e girò su se
stesso, facendo ondeggiare la coda di cavallo. Una ciocca bionda gli
sferzò il
viso e il giovane rise. “Porterò la mia arte
addirittura tra le stelle, su un
altro pianeta!” sbraitò.
Itachi
si massaggiò il collo.
“Se
non vieni qui a preparare le valigie non andremo
da nessuna parte” disse. I segni sul suo viso erano spessi e
i suoi occhi
arrossati.
Deidara
lo raggiunse e gli avvolse il braccio con le
sue, saltellando sul posto.
“Ammettilo,
anche tu non vedi l’ora!” sbraitò.
Itachi
fece un mezzo sorriso.
“Basta
che la tua fase ‘esplosiva’ sia finita”
disse.
Deidara
si sporse in avanti e gli posò un bacio all’angolo
della bocca.
“Umh…
Anche se non fosse finita, potrei vedere se su
Marte si possono fare quelle torte di mele che a te piacciono
tanto” disse. Gli
fece l’occhiolino.
Itachi
si piegò e gli posò un bacio
nell’incavo del
collo.
“A
me sarebbe andato bene ovunque, pur di vivere da
solo con te. Il solo pensiero che finalmente nessuno potrà
più ostacolarci mi
fa sentire in cima al mondo” ammise.
“Saremo
in cima all’universo” ribatté Deidara.
Gli
avvolse le braccia intorno al collo sottile e sollevò un
piede, muovendolo
agitato.
Itachi
lo baciò con passione, intrecciando le loro
dita.
<
Ho paura di dire qualcosa di sciocco, trascinato
dalla sua felicità. Non voglio rovinargli questo momento in
nessun modo >
pensò.
Deidara
gorgogliò, ricambiando il bacio con foga.
Continuarono fino a mozzarsi il fiato a vicenda.
“Questa
opportunità è solo grazie a te, mio coraggioso
astronauta” sussurrò.
“Mi
aiuterai con le valigie?” domandò Itachi.
“Solo
a condizione che dopo tu ti occupi un po’ di me”
gli soffiò Deidara all’orecchio.
Itachi
gli passò la mano sotto la maglietta.
“Con
piacere. L’unico sapore che preferisco a quello
della tua torta di mele è il tuo” disse con voce calda.
Deidara
si staccò, il viso arrossato e gli occhi lucidi.
“Allora…
Iniziamo dai vestiti o dalle scarpe?”
domandò.
Itachi
giocherellò con il lobo dell’orecchio.
“Con
i tuoi materiali d’arte. Abbiamo un tot di carico
da poter portare e voglio evitare che tu lo sfori con la tua passione.
Io la
adoro, lo sai, ma ci fanno rimanere sulla Terra se non stiamo
attenti” disse.
Deidara
sbuffò, incassando il capo tra le spalle.
“Vogliono
inibirmi” brontolò.
Itachi
gli accarezzò il viso.
“Pensa
a quanti nuovi materiali speciali potrai
trovare lì” gli disse.
Deidara
gli sorrise.
“Allora
andiamo nel mio laboratorio. Sono troppo
felice per potermi rovinare il momento” sussurrò
con tono infantile.
Itachi
gli prese la mano e lo seguì, sorridendogli a
sua volta.
<
La mia vita era sempre stata cupa e grigia, ma da
quando sto con lui sembra sempre un’esplosione di colori come
quelli che ha
sulla tavolozza. Mi modella come fa con i suoi quadri.
Se
non ci fosse stato lui al mio fianco non avrei mai
avuto il coraggio di accettare questa proposta >
pensò.
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 Manomorta ***
Prompt:
- Prendi la
Fanta e ti chini giù/così a novanta non ci ho
visto più/ho toccato il cielo con
un dito/ma tu con un pugno mi hai colpito (Pinocchia - Gemboy).
Madara/Sakura.
Leggero What -if.
Day
22 cose che hai detto quando è finita.
Cap.22
Manomorta
Sakura
indossava dei pantaloncini di jeans aderenti,
che lasciavano vedere le forme dei suoi glutei e che si fermavano
all’inizio
della coscia con un pellicciotto bianco.
Madara
guardava i movimenti sinuosi di lei, leccandosi
voluttuosamente le labbra. Era accomodato sulla spiaggia, sdraiato su
un
fianco, con un braccio a fare da leva per tenere sollevata la schiena.
Osservava la ragazza illuminata dalle luci dei diversi falò
che i giovani avevano
acceso. I suoi occhi non si distoglievano dai glutei della ragazza,
anche se la
ascoltava ridere.
“Dai,
vieni a farti il bagno!” gridò Uzumaki.
“Magari
dopo” rispose Sakura, passandosi la mano tra i
corti capelli rosa. Guardò Naruto gettarsi in acqua con un
salto atletico e
sorrise, negando con il capo.
<
Ho degli amici davvero spericolati > pensò.
Madara
si era alzato, i suoi occhi rossi brillavano di
una luce predatoria, mentre le sue narici si erano leggermente dilatate.
Sakura
giocherellò con la catenina che portava al
collo e la lasciò cadere tra i seni minuti e pallidi, sotto
i vestiti indossava
il costume da bagno a due pezzi.
Madara
ghignò. La ragazza si era chinata a novanta per
recuperare la sua bottiglietta di Fanta appoggiata sulla sabbia,
circondata da
sassolini, non distante dalla stuoia di lei.
<
Così mi tenti, non ci vedo più…
> pensò. Le
palpò vigorosamente il sedere, piegando le labbra in un
ghigno, mostrando i
denti candidi. < Uh… Sembra proprio di toccare il
cielo con un dito > si
disse.
Sakura
si rizzò di scatto, rossa in volta. Lo atterrò
raggiungendolo con un pugno al viso.
“Pervertito!”
gridò, scappando via.
Naruto,
Sasuke e Kakashi raggiunsero la ragazza.
Madara,
massaggiandosi la mandibola, dove si era
creato un livido, e scrollando le spalle, si rimise in piedi. I vestiti
neri
che indossava erano sporchi di sabbia e le ciocche dei lunghi capelli
mori gli
ricadevano disordinate sul viso.
“Tra
noi è finita. Non voglio più vederti”
gemette Sakura.
Si nascose il viso tra le mani, mentre le sue iridi verde smeraldo
diventavano
liquide. Le lacrime le rigarono il viso.
<
Sono mesi che ti faccio il filo. Tu ridi, scherzi
e sembri provarci un po’ con tutti. Sei lì che mi
mostri le tue grazie e non mi
permetti di toccarle.
Sei
come una luna crudele che splende, ma non è
possibile raggiungerla perché non ci sono astronauti
competenti > pensò
Madara. Iniziando ad allontanarsi con passi pesanti, ignorò
il vociare degli
altri tre esponenti di sesso maschile.
“Mettila
come vuoi, ma ne è valsa la pena” disse.
<
In fondo non è colpa mia se mi hai provocato. Sei
una bugiarda che mi aveva illuso, grazie a quella Fanta ho potuto avere
un
piccolo assaggio di ciò che mi sarebbe aspettato
già da parecchio > pensò.
Sakura
lo guardò allontanarsi, fino a diventare una
figura indistinta in lontananza, nell’ombra della notte.
Naruto
abbracciò Sakura, stringendosela contro il
petto.
“Io
ti avevo avvertito che quello non era giusto per
te…” la rimbeccò Sasuke.
Kakashi
lo raggiunse con un colpetto alla testa,
facendolo sbuffare.
“Non
è proprio il momento. Non vedi che sta già
soffrendo? Ha solo bisogno di essere consolata” lo
rimproverò il più grande.
|
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Capitolo 23 *** Cap.23 Figli della foglia ***
Madara/Hashirama.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=I6BQ641q5uk.
Day
23 cose che hai detto quando eravamo piccoli.
Cap.23
Figli della foglia
Hashirama
sgranò gli occhi e si allontanò
dall’albero
a cui era appoggiato.
<
Sono passato dalla gioia alla disperazione in
così pochi secondi, che mi è parso di aspettarti
secoli > pensò.
“Sei
venuto!” gridò nella direzione del bambino che
avanzava verso di lui.
Madara
guardò il coetaneo e sospirò pesantemente dalle
narici.
“Volevi
sfidarmi?” chiese. Gonfiò le guance e
incrociò
le braccia al petto.
“No!
Volevo dirti che ho finalmente scritto un codice
con tutte le leggi che ci saranno nel villaggio della foglia. Ho
passato non so
quante notti sveglie per riuscirci” disse Hashirama.
Madara
iniziò a tremare, il suo viso era in ombra, i
suoi occhi non si scorgevano.
“Suppongo
che tu ancora creda di poter creare un posto
non maledetto dalla morte. Un luogo in cui i vecchietti possano giocare
fuori
dalle porte, in cui si possa giocare nelle piazze, scherzare davanti al
tempio.
Magari dandosi pacche fraterne o offrendosi qualcosa da bere a
vicenda…” sibilò
con voce roca.
“Un
posto dove le nostre famiglie saranno al sicuro,
sì. Il nostro sogno e…”.
Iniziò a rispondere Hashirama, fu raggiunto da un
pugno e arrivò per terra con un gemito.
Madara
abbassò il pugno, tremando ancor più
visibilmente.
“Tu
non hai capito niente! Non m’interessa niente di
te! Né di te, né della tua stupida famiglia,
né di un possibile villaggio! Io
non ho bisogno della tua pietà e non ho
bisogno…”.
Le
lacrime iniziarono a rigare il volto di Madara,
mentre il bambino tirava su con il naso.
“Tu
sei solo un appartenente alla famiglia rivale! Ed
io ho anche perso tempo ad ascoltarti!” gridò
Madara con voce rauca. Le gambe
gli tremavano e i suoi occhi neri brillarono di rosso, i capelli mori
gli
finirono davanti al viso.
“Non
importa. Il villaggio della foglia resterà
comunque il nostro sogno.
Ti
renderò Hokage e…”. Ribatté
Hashirama rialzandosi
in piedi.
“Smettila!
Smettila, ti prego” intimò Madara, la sua
voce uscì più simile a un piagnucolio.
<
Ogni giorno di più è come se cadessi in
un’ombra
terribile. Mi sento così perso.
Vorrei
solo proteggere i fratelli che mi sono rimasti,
vorrei che mio padre non mi giudicasse.
Da
quel giorno al fiume siamo solo nemici, ogni volta
che c’incontriamo siamo destinati a scontrarci. Sappiamo
già chi dovremo
sposare per mantenere le famiglie forti, sappiamo già di chi
dovremo essere
alleati. Non ci sarà mai spazio per essere felici.
Quindi
perché crederci ancora? > si chiese.
“Sei
un ipocrita. Lo sai che gli dei hanno già scelto
il nostro destino…” gemette Madara, con la voce
rotta dal pianto.
Hashirama
lo strinse contro il proprio petto e gli
posò un bacio sulla testa.
“Te
lo giuro. Qualsiasi cosa succeda, il legame che ci
unisce non si spezzerà. Ti terrò con me,
qualsiasi cosa accada.
Dovessi
legare la tua anima alla mia dopo la morte”
giurò.
Madara
lo abbracciò a sua volta.
“Baka…
Baka! BAKA!” piagnucolò.
“Te
lo prometto, Madara. Gli dei questo non ce lo
potranno togliere” sussurrò Hashirama.
I
due bambini rimasero abbracciati, tremanti, gli
occhi arrossati e i volti umidi di lacrime.
|
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Capitolo 24 *** Cap.24 Amore celato ***
Shikamaru/Emy.
Emy
è una mia Oc.
Day
24 cose che hai
detto dopo che ho raccontato una storia.
Scritta
per daphtrvnks_
che aveva recensito.
Cap.24
Amore celato
Emy
si appoggiò contro la parete di legno
dell’abitazione
e appoggiò le mani sui fianchi, alzando lo sguardo. Le sue
gote erano vermiglie
e le sue iridi liquide.
“Davvero
hanno creduto a quella storia?” domandò e la
voce le tremò.
Shikamaru
le posò la testa sulla spalla e giocherellò
con una morbida ciocca di lei, osservando i capelli rosa alla luce del
sole.
“Sì.
Sono realmente convinti che tu sia mia cugina. Te
l’avevo detto che avevo programmato tutto” disse
con voce roca.
Emy
inarcò un sopracciglio e disse: “Immagino che
raramente i tuoi piani falliscano. Alle volte dimentico con chi ho a
che fare,
distratta dalla tua pigrizia o abbagliata dalla tua dolcezza”.
Shikamaru
si deterse le labbra con la lingua.
“Sei
proprio sicura di non volere che nessuno sappia
della nostra storia?” domandò.
Lei
si ticchettò sul palmo della mano dalla pelle
scura e sospirò.
“Non
mi accetterebbero. Facciamo parte di due villaggi
troppo diversi. Sei tu uno dei pochissimi che può accettarmi.
Tra
l’altro, come hai spiegato la mia
diversità?”
chiese.
Shikamaru
le accarezzò una spalla.
“Semplice.
Ho parlato di quanto il fratello di mio
padre fosse un Don Giovanni. La terra del demone polpo non è
poi così lontani.
L’eccessiva pacatezza dei Nara mal si accosta al carattere
selvaggio di un
cervo, perciò nell’ottica di tutti non
è così difficile immaginare un
appartenente della famiglia, poi disconosciuto, che voleva correre
libero per
il mondo.
In
fondo io stesso sto dimostrando un animo fin troppo
avventuroso per quelli che sono stati i miei canoni fino ad ora o per
quelli
della famiglia.
Non
si rendono conto che le apparenze ingannano. Non
possiamo dimenticarci che mio padre è morto in guerra e che
mi ha cresciuto un ‘grande
orso coraggioso’” rispose.
Emy
gli accarezzò la guancia con il dorso della mano.
“Ti
manca tanto il tuo maestro, vero?” chiese.
“Sempre
di più, come mi manca mio padre. Però
trasformerò
questa melanconia in azione. Ho intenzione davvero di crescere il
figlio del
maestro come se fosse il mio, sarò un ottimo maestro per
lui” rinnovò la
promessa Shikamaru.
Emy
si guardò di sottecchi intorno.
<
Mi dispiace costringerlo a raccontare ‘storie’
assurde
di questo tipo, ma… Non potrei sopportare nessuna macchia
sulla sua condotta. Lui
è una persona così meravigliosa e vorrei poterlo
tutelare.
In
fondo amare significa anche questo, essere pronti a
vivere in clandestinità i sentimenti del proprio cuore
> pensò. Prese il
viso di Shikamaru tra le mani e lo baciò con foga, lui
chiuse gli occhi e
ricambiò al bacio di lei, gustandone il sapore.
Le
lasciò andare la ciocca di capelli e, con il
braccio, le avvolse i fianchi sottili, stringendola a sé.
<
Lui ha l’indomita superiorità e la fiera grazia
di un cervo. Sono gli altri che non riescono a vedere il valore di
questo re
della foresta.
Spero,
piuttosto, di essere io alla sua altezza e di
non deluderlo mai > pensò Emy.
Shikamaru
se la fece accomodare sulle gambe,
approfondendo il bacio, intrecciando le loro lingue.
|
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Capitolo 25 *** Cap.25 Il fiore che sboccia ***
Indra/Sakura.
What if.
Day
25 cose che hai
detto al mio diciottesimo compleanno.
Scritta
per daphtrvnks_
che aveva recensito.
Cap.25
Il fiore che sboccia
“Smettila
di trattarmi come una bambina” borbottò
Sakura. Gonfiò le guance e sbuffò, appoggiando le
mani sui fianchi sottili.
“Oggi compio la maggiore età” si
lamentò.
Indra
sorrise, mostrando i denti candidi leggermente
aguzzi.
“Siamo
qui proprio perché voglio farti un regalo per i
tuoi diciotto anni” disse. Socchiuse gli occhi ispessendo i
segni sotto di
essi.
<
Mio fratello non fa altro che giudicarmi, anche
per questo interesse verso di lei. Dice che gli dei mi puniranno
perché lei è
ancora solo un giovane bocciolo. Non ha capito che sta sbocciando nel
più raro
e profumato dei fiori > pensò. Avanzò di
un paio di passi, facendo
ondeggiare il suo codino e le ciocche che gli incorniciavano il viso,
nere come
l’inchiostro e larghe tre dita.
“Un
regalo?” chiese Sakura con tono curioso. Si mise
una ciocca dei lunghi capelli rosa dietro l’orecchio, il
kimono le aderiva al
corpo minuto.
Indra
le posò una mano sul fianco, guardandola
arrossire e la condusse con sé. Le indicò in
lontananza un bersaglio e lei si
grattò il naso, dubbiosa.
Indra
recuperò un arco appoggiato all’albero vicino a
loro e glielo porse.
“Voglio
insegnarti a tirare con l’arco” spiegò.
Sakura
lo prese con le dita tremanti, le iridi verde
smeraldo le brillarono.
“Da-Davvero?”
chiese e la voce le tremò.
Indra
le avvicinò le labbra all’orecchio.
“Solo
se è tuo desiderio” soffiò.
Sakura
sorrise, piegando le labbra rosee e piene.
“Non
ci posso credere. Questa sì che è
un’idea
bellissima” ammise. Sentiva il corpo di lui contro il
proprio, il suo respiro e
avvertì il proprio battito cardiaco accelerare.
<
D’accordo, spesso sembra una burbera creatura
delle tenebre, soffocata dalla figura ‘perfettina’
del fratello maggiore, ma…
Con me sa essere un vero principe > pensò.
Indra
prese le mani di lei nelle proprie e la guidò,
aiutandola a incoccare una freccia. Si era messo la faretra sulle
spalle, sul
lungo abito bianco decorato da simboli neri, similari a dei vortici.
“Devi
puntare un po’ più in alto se vuoi raggiungere il
tuo scopo” spiegò.
“La
freccia non andrà troppo lontano?” chiese Sakura,
con
tono titubante.
“Solo
se punti troppo in alto, ma anche se così fosse,
potrai sempre ritentare. Questo giardino è deserto, anche se
puntassi verso il
sole, quando ricadrebbe potrebbe al massimo colpire qualche animaletto
selvatico” ribatté Indra.
Sakura
si lasciò guidare, incoccò, sentendo le braccia
dolerle, avvertendo i polpastrelli farle male. Scoccò e vide
la freccia fare un
arco perfetto, si conficcò un po’ sotto il centro
rosso.
“M-mi
dispiace… Tu mi hai guidato perfettamente, sono
stata io a titubare” ammise.
“Perché
non miri abbastanza in alto. Questo perché non
hai fiducia nella splendida creatura che sei, dovresti osare”
le disse Indra.
<
Non come me, che passo dal fare tutto quello che
vuole mio padre a quello che vuole mia madre. Schiacciato dai voleri
capricciosi della luna, umiliato dalla superiorità di mio
fratello scoperta un
giorno solo per volere degli dei e temuto dal mio stesso padre. Anni di
allenamento, sin da bambino, per essere il migliore e comunque continuo
a rendere
tutti insoddisfatti.
Tu
sei l’unica cosa per cui sto lottando seguendo il
mio solo volere > pensò.
Sakura
gli baciò il mento.
“Tu
mi dai coraggio, grazie. Riproviamo?” domandò.
“Certo,
anche per tutto il giorno se vuoi. Oggi è il
tuo compleanno e lo festeggeremo al meglio” rispose Indra.
|
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Capitolo 26 *** Cap.26 Volpe e cane ***
Naruto/Kiba. Ooc.
Day 26 cose che hai detto che
significavano "ti
amo", ma io non l'ho capito.
Cap.26 Volpe e cane
Kiba si grattò con forza
la guancia coperta dai segni rossi,
fino a graffiarla. Nella penombra aveva visto Naruto iniziare a
rimettersi la
maglia.
Il lenzuolo umido era caduto per
terra e Kiba si tirò su a
sedere.
“Te ne vai di
già?” ringhiò, mostrando i denti aguzzi.
Naruto recuperò i boxer e
li infilò, scrollando le spalle.
Le ciocche bionde gli sfioravano le guance, coperte dai baffi della
volpe,
mentre dietro i suoi capelli erano più corti.
“Sei uno stronzo”
ruggì Kiba. Avvertì una fitta al petto,
mentre stringeva le gambe. Il suo corpo ignudo tremava, sporco di
sudore e di
umori.
“Mnh?
Interessante” ribatté Naruto con voce atona.
Kiba serrò i pugni, fino a
conficcare le unghie nella carne.
Gocce di sangue vermiglio macchiarono il letto.
“Non puoi trattarmi in
questo modo! Avrei potuto essere io l’Hokage!”
gridò, fino a sentire la gola dolere.
Naruto si rimise i calzini e le
scarpe, scrollando le
spalle.
“Girati almeno mentre ti
parlo!” sbraitò.
“Smettila di urlare.
Rovinerai le sensazioni piacevoli che
abbiamo provato” rispose Naruto.
“Non sono il tuo cazzo di
cane” sibilò Kiba.
< Qualsiasi cosa io ti abbia
detto, tu l’hai sempre
riletta in sesso. Alla fine, qualsiasi cosa io faccia per te, torni
sempre da
tua moglie.
Non hai mai capito che volevo solo
dirti che ti amavo. Sin
da ragazzi, litigavo con te per avere le tue attenzioni. Prima
c’è stata
Sakura, poi Hinata. Spazio per me non ne hai mai avuto.
Non mi hai mai compreso.
Ti amo, stronzo! >
pensò.
“No di certo. Nonostante i
tuoi guaiti rassomiglino a dei
versi animaleschi e la tua docilità sia eccitate, non me la
farei con un cane…”.
Le parole di Naruto vagavano atone per la stanza, mentre Uzumaki finiva
di
rivestirsi.
“Dannata
‘volpe’. Sei peggio del tuo demone”
ringhiò. Tirò
un pugno al muro, ferendosi le nocche. “Almeno i cani sono
fedeli…”. Iniziò a
lamentarsi Kiba.
Naruto si piegò in avanti
e gli afferrò il mento, Kiba smise
di respirare, arrossendo.
“Sei fedele?”
domandò Uzumaki.
“S-sì”
esalò Kiba. Sentì l’eccitazione
crescere e
boccheggiò, Naruto lo baciò con foga e Kiba
chiuse gli occhi, mugolando. La sua
lingua s’intrecciò a quella dell’altro.
Naruto si staccò e lo
guardò ansimare.
“Ora cerchiamo di goderci
le sensazioni positive, ti va?
Così la prossima volta che sono libero ci facciamo un altro
giro. Ok?” domandò.
Kiba reclinò la testa
all’indietro e l’appoggiò al muro.
“Fottiti”
ringhiò.
“Preferisco fottermi
te” ribatté Naruto.
Kiba lo guardò uscire
dalla porta ed ansimò, nascondendosi
il viso tra le mani.
< Non riuscirò mai
a dirti qualcosa di carino. Chissà
cosa devi pensare di me.
Certo che sono fedele, ma sono
soprattutto innamorato.
Che diamine ha Hinata che io non ho?
Se fosse tanto meglio
non torneresti sempre da me! > pensò.
Si coricò nel letto, si
mise a faccia in giù e soffocò un
singhiozzo, mentre una lacrima gli rigava il viso. Inumidì
la stoffa della
fodera del cuscino, che ricadeva piegato.
Si udì il rumore della
porta d’ingresso che si chiudeva
provenire dal piano inferiore.
|
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Capitolo 27 *** Cap.27 Siamo soltanto noi ***
Kakashi/Naruto.
Ooc.
Day
27 cose che hai detto quando mi sono dichiarato.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=Wvl_V_547PA.
Cap.27
Siamo soltanto noi
Oltre
la finestra socchiusa si vedeva un cielo azzurro
così pallido da sembrare bianco. La luce del sole illuminava
le fronde degli
alberi e i tetti del villaggio della foglia, filtrando nella stanza,
illuminando lo scarno mobilio.
Naruto,
seduto sul letto, si alzò in piedi con
movimenti lenti, trascinando i piedi sul pavimento. Alcune foglie erano
cadute
all’indietro, ingiallite e ripiegate su loro stesse.
Kakashi
si appoggiò alla parete e incrociò le braccia
al petto, osservò Naruto con l’unico occhio,
alzando il sopracciglio argenteo.
“Ti
vedo abbastanza confuso. Qualcosa non va con
Hinata?” domandò.
Naruto
si voltò lentamente e si passò la mano tra i
capelli color dell’oro.
“Sensei!”
salutò. Socchiuse gli occhi e sorrise, negando con il capo.
“Le
ho dovuto dire che non mi piace. Ho… Ho altri
interessi” ammise. Mise le mani sui fianchi e si
mordicchiò il labbro.
Kakashi
si abbassò la mascherina che gli copriva la
bocca e si staccò dalla parete.
“Altri
interessi? Intendi Sasuke?” domandò, piegandosi
in avanti.
Naruto
si grattò il collo fino ad arrossarlo e
rispose: “Sasuke sta con Sakura. Però
sì, mi piacciono i ragazzi. Si notava
così tanto?”.
Kakashi
lo guardò negli occhi.
“Sono
convinto che la persona giusta non sia così
lontana. Non sei l’unico a cui piacciono i guerrieri in quel
senso” disse con
voce roca.
Naruto
gli sorrise.
“Le
sue parole mi rincuorano, ma mi chiedo proprio chi
potrebbe volere uno come me. Passò il tempo a dormire, a
mangiare e a
combattere, amo le battutacce e…”. Inizi ad
enumerare.
Kakashi
prese il viso di Naruto tra le mani e glielo
sollevò.
“Forse
non mi hai capito completamente…”
soffiò.
Le
gote di Naruto, segnate da dei baffi scuri, erano
diventate vermiglie e accaldate.
“…
parlavo di me. Mi stavo dichiarando. O sono troppo
vecchio per te?” chiese Kakashi.
Uzumaki
chiuse gli occhi e schiuse le labbra rosee,
posando un bacio su quelle di Kakashi. Il viso ruvido del
più grande, dove c’era
un accenno di barba, gli punse la pelle liscia.
<
Davvero qualcuno può amarmi? > si domandò.
Kakashi
ricambi al suo bacio con foga, passandogli la
mano tra i capelli morbidi.
“Lei
non è vecchio, è solo saggio e maturo”
disse
Naruto.
Kakashi
prese la mano di Naruto nella propria,
intrecciando le loro dita.
“Vuoi
che utilizzi la mia saggezza per insegnarti
qualcosa?” domandò.
Naruto
gli posò la testa sul petto, chiudendo gli
occhi.
“Mi
basta semplicemente che si prenda cura di me come
ha fatto fino ad ora, solo con un po’ di affetto in
più” disse.
Kakashi
gli posò un bacio sulla testa, inspirando il
suo odore.
“Con
tutto l’amore possibile” disse.
<
Rispettando i tuoi tempi, in ogni cosa. Ho
aspettato tanto per questo, in fondo. Ho dovuto anche accettare che il
mio
cuore fosse stato rubato dal mio allievo > pensò
Kakashi.
Naruto
sorrise.
Il
vento fece entrare altre foglie all’interno della
stanza, alcune finirono sotto al letto e una di esse
s’impigliò tra i capelli
di Kakashi.
“Con
tutto l’amore possibile” ripeté Uzumaki.
|
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Capitolo 28 *** Cap.28 Dichiarazione in cella ***
What
if.
Kakashi/Itachi.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=ZW8SHIQOh0Y.
Scritta con il
prompt di SSDV: - Web of corruption/thick with deceit/the language of
destruction/the slaughter of the meek (Under a Serpent Sun - At the
Gates).
Day
28 cose che hai detto quando ti ho chiesto di
sposarmi.
Cap.28
Dichiarazione in cella
Kakashi
si sedette sul pavimento gelido e appoggiò la
schiena contro la parete, guardando il giovane abbandonato sul
pavimento
semincosciente.
Itachi
mugolò, teneva sporte le labbra secche e il suo
corpo era stretto da dei pesanti sigilli di chakra.
Kakashi
socchiuse l’unico occhio visibile e si passò
la mano tra i capelli argentei, sospirando.
“Tu
sei un eroe del villaggio. Non dovrebbero trattarti
così” sussurrò.
Itachi
si lasciò sfuggire un gemito, mentre
socchiudeva un occhio.
“Mnh?”
chiese confuso.
Kakashi
allungò una gamba e appoggiò il braccio sul
ginocchio dell’altra, che teneva piegata.
“Sto
cercando di farti liberare. Come ex-Hokage il mio
parere dovrebbe ancora contare qualcosa” disse.
Itachi
cercò, a fatica, di alzarsi seduto, ma ricadde
nuovamente, facendo mulinare i lunghi capelli mori.
Kakashi
scattò e lo afferrò al volo, appoggiandoselo
contro, Itachi gli abbandonò la testa sulla spalla muscolosa.
“Sono
rimasto prigioniero della rete di bugie che io
stesso ho tessuto” biascicò Uchiha. I suoi occhi
ciechi si muovevano
furiosamente, le iridi rimanevano spente.
<
Era qui solo e spaurito, prigioniero come un
animale. Come ho potuto permettere che gli succedesse tutto questo?
Ha
perso la vista, è indebolito e qui rischia di
morire debilitato > pensò Kakashi.
“Sono
le bugie comodo che il Villaggio ti ha chiesto
di creare perché gli conveniva crederci” disse
indurendo il tono.
Itachi
tossì e boccheggiò, Kakashi sfilò da
sotto la
giacca una borraccia. La stappò e lo aiutò
delicatamente a bere, inumidendogli
le labbra e dando refrigerio sia alla sua gola che alla sua lingua.
“Alle
fondamenta stesse del villaggio c’era una spessa
rete di corruzione, ovvio che mi abbiano chiesto un altro inganno per
sopravvivere. Io sono stato la velenosa lingua della distruzione, ho
corroso e
massacrato i vecchi miti.
Ho
ucciso la mia stessa famiglia, spazzato via il mio Clan.
Sarei dovuto morire” esalò Itachi.
“Non
dirlo neanche per scherzo. Le divinità mi hanno
fatto la grazia di riportarmi indietro dalla morte attraverso
l’atto di pietà
di Pain e mi hanno addirittura permesso di rivederti” disse
Kakashi, posandogli
un bacio delicato sulla fronte bollente.
“Sei
come mio fratello. Fai il duro, ma non lo sei poi
tanto” disse Itachi. Fece un sorriso tremante.
“Però se non te ne vai finirai
nei guai anche tu. Non dovresti farti vedere con un
traditore”.
“Oh,
io farò di più” rispose Kakashi.
Itachi
cercò di liberarsi le braccia, bloccate dai
sigilli e sospirò, sporgendosi in modo da appoggiare la sua
fronte al mento
dell’altro.
“Hai
intenzione di farmi scappare?” chiese.
<
Non posso neanche toccare il suo viso. Non mi è
permesso ‘vederlo’ neanche in quel modo >
pensò, avvertendo delle fitte
dolorose al petto.
“Una
volta che ti avrò fatto liberare, ti sposerò.
Sì,
hai capito bene, sposerò un traditore.
Mi
hanno odiato per tanti anni solo perché ero figlio
di mio padre, di un altro uomo innocente giudicato male
perché ha fatto la scelta
più giusta e difficile.
Ora
potranno odiarmi per qualcosa che desidero” disse
Kakashi.
Itachi
fece una risata di gola.
“Presupponi
già che ti sposerò?” chiese.
“Giusto.
Dimenticavo che devo chiedertelo. Vuoi
sposarmi?” domando Kakashi con tono ironico.
Itachi
lo baciò a fatica.
“Voglio
sposarti, ninja copiatore” rispose.
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Capitolo 29 *** Cap.29 Adozione inaspettata ***
Day
29 Cose che hai
detto quando ti ho chiesto di diventare genitori.
Itachi/Shisui.
Cap.29
Adozione
inaspettata
“Un
bambino? Come ti è
saltato in mente di adottare un bambino?” domandò
Shisui.
Itachi
si legò i capelli dietro la testa e socchiuse gli
occhi, ispessendo i segni sulle proprie guance.
“Avresti
preferito che lo lasciassi morire?” chiese con tono
gelido.
“No,
certo che no!” gridò Shisui. Si passò
la mano tra i
corti capelli mori, scompigliando le ciocche lisce.
“Era
da solo, abbandonato da tutti. Non aveva una casa a cui
tornare, esattamente come noi alla sua età. Pensavo volessi
diventare genitore” disse Itachi.
Shisui si
massaggiò il collo.
“Potevi avvisarmi.
Non è da te fare qualcosa
sull'onda dell'emotività, è più da
me...” disse. Si leccò le labbra e
piegò di
lato il capo. “Orfani ce ne sono tanti. Perché
proprio questo bambino?”
domandò.
“Perché
nei suoi occhi ho visto i miei, emarginato
e non voluto. I suoi demoni sono i miei” rispose Itachi.
Shisui lo
abbracciò.
“Devi essergli
molto affezionato” sussurrò.
Itachi lo strinse a sua
volta e sospirò
pesantemente.
“Ti sto chiedendo
se sei pronto a diventare
genitore. Sei pronto a crescere quel bambino con me?” chiese.
Shisui gli
afferrò il mento e gli posò un bacio
rapido sulle labbra.
“Certo che sono
pronto. Come si chiama?” domandò.
Itachi gli
accarezzò la spalla e scese fino alla
sua schiena, socchiudendo gli occhi. Le sue iridi more si tinsero di
rosso
intenso.
“Naruto.
Il piccolo si chiama Uzumaki
Naruto” rispose.
“Capisco”
sussurrò Itachi.
Shisui gli posò
un bacio sulla testa, il suo
respiro arrivava all'orecchio di Itachi, bollente.
“Descrivimelo un
po'” lo invogliò Shisui.
Il cugino socchiuse gli
occhi.
“Non ci assomiglia
particolarmente a livello
fisico. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi, delle guance piene con
dei
simpatici baffetti. Alle volte indossa degli occhialini da aviatore sul
capo...”
raccontò.
“Già lo
adoro” sussurrò Shisui.
< Non voglio ferirlo.
Lui ha sempre fatto dei
sacrifici per me, questa volta tocca a me. Inoltre, questo è
il nostro momento
per avere una famiglia tutta nostra.
Quello che mi ha lasciato
interdetto è stata la sorpresa,
ma in fondo seguo così raramente il suo cuore che devo
gioire se per una volta
si è deciso a farlo > pensò.
La
porta si aprì e il
capo di Naruto fece capolino, il bambino sbadigliò,
indossava una maglietta
abbastanza larga da arrivargli ai piedi, dalla stoffa nera, con
disegnato il
simbolo del villaggio della foglia in rosso.
“Itachi?”
chiamò.
Itachi
si staccò da Shisui
e lo raggiunse, si piegò e lo sollevò,
prendendolo in braccio.
“Ti
sei svegliato?
Parlavamo troppo forte?” domandò.
Naruto
si passò il dorso
della mano su un occhio chiuso e sbadigliò nuovamente.
“N-no…
Avevo sete”
spiegò.
Shisui
guardò i due e
fece un sorriso intenerito.
<
Sono adorabili. Sì,
è sicuramente la scelta migliore da fare >
pensò.
“Io
sono Shisui e il
bicchiere d’acqua arriva subito” disse gentilmente,
dirigendosi verso la
cucina. Le
mattonelle del pavimento
raffiguravano tutte delle piccole sfere.
Shisui
recuperò un
bicchiere con raffigurato un corvo e prese una bottiglia
d’acqua dal tavolo.
“Ancora
un attimo” li
avvertì.
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Capitolo 30 *** Cap.30 La maledizione degli Uchiha ***
Day
30 Day 30 cose che
hai detto la nostra prima volta.
Tobi/Sasuke. What if.
Cap.30
La maledizione
degli Uchiha
“Sasuke
non puoi rimanere una serpe per sempre.
Un
giorno dovrai crescere e divenire un falco” disse
Tobi.
“Per
questa notte, però, voglio rimanere un serpente”
rispose Sasuke. Si aggrappò alle spalle dell’altro
e chiuse gli occhi, gettando
indietro la testa, facendo ondeggiare i corti capelli neri.
“Sei
sicuro che in me tu non stia cercando altro?
Magari una mia versione più buona e bionda? O forse una
delle mie fittizie
mascherate?” gli soffiò Tobi
all’orecchio.
“Nel
nostro mondo la storia si ripete in un perverso
gioco di specchi. Tutto assomiglia a qualcos’altro. Si creano
infinite squadre
di ninja da tre che seguono un maestro che aveva a sua volta fatto
parte della
squadra precedente.
Ognuno
è la reincarnazione di qualcun altro.
Tutti
stiamo cercando qualcuno di diverso, ma tanto
vale godere degli attimi tra le braccia di chi si trova”
esalò Sasuke. Le sue
labbra sottili erano arrossate e i suoi occhi erano liquidi.
“Gli
Uchiha, i più fragili veggenti di questo mondo, forgiati
dal loro dolore tanto da apparire adamantini all’apparenza.
Oh,
le vostre parole mi potrebbero convincere a fare
qualsiasi cosa. I vostri occhi hanno il sangue versato al posto delle
lacrime
incastonato in essi e possono raggiungere gli dei stessi.
Siete
i prescelti di questo mondo maledetto, i
sacrifici preannunciati.
Vi
odiano, vi desiderano, ma non vi proteggeranno e
comprenderanno mai” soffiò.
“Parli
come se non fossi parte della famiglia” esalò
Sasuke.
Tobi
gli morse il collo e succhiò, arrossandoglielo.
“Oh,
mi piace fingermi qualcun altro, dovresti
saperlo.
Vi
confondete così tanto quando mi pensate più
sciocco
di come sono. Deidara non mi considerava una minaccia… Ho
avuto così tanto del
corpo e dell’anima di quell’artista del mio senpai
in questo modo” soffiò roco.
Sasuke
finì per graffiargli la schiena, mentre le mani
dell’altro percorrevano il suo corpo magro e pallido.
“Vedi
che per una notte ancora mi serve essere immune
al veleno delle menzogne? L’odio mi ha gelato
l’anima ed è divenuto un’armatura.
Le fiamme nere mi riscaldano quel tanto che mi serve per non morire.
Tornerò
a vivere e a volare quando avrò lasciato
questi luoghi, voi maledetti e queste missioni che mi pongo”
rispose.
<
Voglio essere forte come lo era Itachi, anche se
solo per un po’. So che non potrei sopportare i pesi che ha
sopportato lui per
tutta la sua vita. Persino nella morte è stato incrollabile.
Lui
davvero degli Uchiha aveva solo l’ombra di chissà
quale tetra maledizione, ma non la debolezza che agita i loro cuori
> pensò.
“La
luna ci osserva. Presto realtà e sogno si
confonderanno.
Hai
ragione, ti serve avere le scaglie ancora per un
po’” rispose Tobi.
<
Queste che ci scambiamo non sono certo le parole
che si dicono due amanti.
Questa
è la nostra prima volta, la tua in assoluto, ma
di romantico non ha niente. Non c’è delicatezza,
non c’è dolcezza. Sono solo
due corpi che cercano disperatamente di riempire il vuoto delle loro
anime
andandosi incontro a vicenda > pensò.
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