Rinascita

di fantasticfly
(/viewuser.php?uid=631156)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Risveglio ***
Capitolo 2: *** Secondo Risveglio ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Riconoscenza ***



Capitolo 1
*** Primo Risveglio ***


Prologo – Primo Risveglio



Bianco. Bianco quasi accecante, doloroso da guardare.

Questa è la prima cosa che percepisce al proprio risveglio. La fatica nel sollevare, anche di poco, le palpebre è la seconda. Pian piano cerca di far abituare i propri occhi a tutta quella luce che invade la stanza in cui si trova. Non ha familiarità con così tanta luminosità e fatica a capire dov’è che si trova, ma soprattutto come ci è arrivato. All’improvviso intravede un’ombra fugace alla sua destra, prima che il suo campo visivo venga invaso da un volto sfocato e indefinito. Scompare subito, tanto rapidamente che crede di esserselo immaginato.

Sbatte lentamente e più volte le palpebre e dopo qualche istante il bianco, che era così intenso prima, comincia a sfumare e prendere forma. Ora il soffitto sopra di lui gli appare molto più chiaro e delineato: archi color crema finemente intarsiati, lampadari in ferro battuto affusolati, candele spente.

L’infermeria… mi trovo nell’infermeria di Hogwarts. Ma come?

Ora è un’altra figura a chinarsi sopra di lui: un volto di donna, capelli grigi, occhi attenti anche se segnati dalla stanchezza. Madama Pomfrey. Vede la bocca della guaritrice muoversi, come se stesse parlando, ma di fatto non percepisce alcun suono. È in quel momento che si rende conto che la vista sembra essere l’unico dei suoi cinque sensi ad essere tornato. Gli altri sembrano volersi far desiderare. Odia la sensazione di non essere padrone del proprio corpo. Chiude gli occhi cercando di concentrarsi per riappropriarsi delle proprie sensazioni e percezioni.

Ora inizia a sentire il letto sotto di sé e le lenzuola che lo coprono. Prova a focalizzare la sua attenzione sui suoni che sicuramente lo circondano, anche se al momento rimangono ignoti al suo udito addormentato. Gli sembra di trovarsi sott’acqua, completamente immerso, un senso di ovattamento che lentamente comincia ad essere sostituito da un fischio. No, non è corretto, è più simile ad un ronzio. Voci, tante voci che si sovrappongono e per la sua mente ancora rallentata non è facile capire cosa stiano dicendo. Vorrebbe farle tacere, che parlassero uno per volta quanto meno, per Salazar!

Riapre gli occhi e forse nel suo sguardo deve esserci traccia del fastidio che prova a causa di tutto quel ciarlare, perché improvvisamente torna il silenzio. Madama Pomfrey è ancora lì che lo scruta, ogni tanto vede la punta della sua bacchetta fare circonvoluzioni sopra di lui.

«Severus? Severus mi senti? Sai dove ti trovi?»

Apre la bocca per rispondere, ma appena cerca di parlare un dolore acuto lo lascia quasi senza fiato. La sua gola sembra andare a fuoco, ma perché? Cosa gli è successo? Mentre prova a mettere a fuoco gli avvenimenti che lo hanno portato ad essere disteso in un letto dell’infermeria, la voce di Poppy va ad interrompere i suoi pensieri.

«Perdonami ragazzo mio! Non sforzarti, dopo quello che ti è capitato è normale tu non riesca a parlare. Inizieremo con qualcosa di semplice ok? Sbatti le palpebre una volta per dire sì e due volte per dire no, puoi farlo?»

Severus è perplesso, ma in quelle condizioni non ha scelta, deve affidarsi completamente alla maga e alle sue istruzioni. Così chiude gli occhi una volta.

«Bene Severus, allora incominciamo. Sai chi sei?»  un battito. «Hai capito dove ti trovi?» un battito. «Benissimo, mi riconosci? Sai chi sono?» ancora un battito. «Ricordi cosa ti è accaduto? Come mai ti trovi qui?» e per quanto si sforzi, questo no, non riesce proprio a ricordarlo. Una smorfia di disappunto, due battiti. «Va bene Severus, non preoccuparti è normale. Pian piano ogni cosa ti sarà più chiara, andrà tutto al proprio posto. Riesci a muoverti?»

Con suo grande stupore l’ex Professore di Pozioni si accorge che sì, riesce a muoversi. Certo, si sente molto irrigidito, soprattutto all’inizio, ma dopo essersi sentito privato della parola, il poter fare anche solo pochi movimenti gli appare come una enorme conquista. Prova a girare la testa per osservare meglio l’ambiente che lo circonda, ma purtroppo il dolore lancinante al collo, che aveva provato quando aveva cercato di parlare, si ripresenta facendolo desistere. D’istinto porta le mani alla gola e sente sotto le dita l’ampia fasciatura che gli avvolge tutto il collo. Madame Pomfrey intuisce la perplessità del suo paziente e gli intima di non sforzarsi, presto gli avrebbero spiegato ogni cosa e sarebbe stato tutto chiaro.

«Ma prima devi riposare e recuperare le forze. Ora ti somministrerò qualche goccia di Distillato Soporifero e di Pozione Rimpolpasangue. Dovrai farli assorbire sotto la lingua perché come avrai già capito non puoi deglutire al momento, è troppo doloroso.»

Il mago comprendendo di non avere molte scelte al momento, a parte fidarsi della guaritrice, apre la bocca permettendo che gli venissero somministrati questi preparati. «Starai bene Severus» gli assicura Poppy, con voce calma e risoluta, prima di allontanarsi.

Severus chiude gli occhi cominciando a sentirsi trasportato verso il sonno dalla pozione appena presa. Una mano morbida e calda che stringe la sua è l’ultima sensazione che riesce a cogliere prima di tornare nell’incoscienza.  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo Risveglio ***


Secondo Risveglio

La seconda volta che Severus si risvegliò era notte fonda.

Lo capì dal fatto che la stanza era rischiarata solo dai pallidi, ma luminosi raggi lunari. Non sapeva quanto tempo fosse passato dalla prima volta che si era svegliato. A ben pensare si rese conto che in realtà non sapeva neanche quanto tempo era rimasto incosciente la prima volta. Per quel che ne sapeva – praticamente niente – potevano essere trascorse poche ore, come anche diversi giorni.

Si rese conto che qualcosa era però cambiato dalla volta precedente. Provò infatti a deglutire e questo gli provocò solo un vago fastidio alla base della gola, del tutto sopportabile rispetto al dolore lancinante di quando aveva provato a parlare. Già solo questa rivelazione diede nuovo vigore al mago, che aveva la sensazione in tal modo di essere ritornato, anche se non ancora completamente, padrone di sé stesso. Certo, quello che più lo infastidiva non era il non poter parlare, piuttosto l’essere ancora all’oscuro di ciò che gli era capitato.

Quali erano i suoi ultimi ricordi?

Il caos della battaglia, Hogwarts sotto assedio, così pericolosamente vicina alla distruzione. Lucius!

All’improvviso ricordò Lucius Malfoy, ricordò il suo viso stremato, ricordò i suoi occhi agitati e inquieti. Lucius era corso da lui, lo stava cercando. Ma per quale motivo? Per la prima volta da quando aveva ripreso conoscenza si rese conto di non sapere se il Signore Oscuro fosse stato finalmente sconfitto, se avessero vinto la guerra. Sperò, con tutto quello che rimaneva della propria anima lacerata, che la presenza di Madame Pomfrey nell’infermeria della scuola fosse un buon segno.

Mentre nella sua mente si rincorrevano in modo confuso le immagini della battaglia, sentì un sospiro alla sua sinistra, seguito da un leggero movimento. Si girò guardingo e quello che vide lo lasciò sconcertato. Qualcuno sedeva su una sedia accanto al suo letto e stava dormendo con la testa appoggiata sul bordo del materasso. Le braccia incrociate sotto una massa scompigliata di capelli neri. Pericolosamente vicino alla sua mano sinistra. Non riusciva ad immaginare di chi potesse trattarsi. E si sentiva piuttosto infastidito da quella invasione del proprio spazio. Chi poteva essere tanto sciocco? Sembrava un ragazzo, ma la penombra gli rendeva difficile esserne certo.

Provò a sollevarsi per mettersi seduto e quel movimento svegliò di colpo il suo poco gradito ospite.

Severus fu sorpreso quando vide di chi si trattava, ma allo stesso tempo pensò che in fondo nessun altro avrebbe potuto essere tanto sconsiderato.

Harry Potter. Gli occhiali storti per la posizione in cui si era addormentato e lo sguardo non ancora del tutto sveglio. Il professore poté vedere lo stupore dipingersi sul volto del ragazzo. Un istante dopo Potter era già balzato in piedi e fece per allontanarsi dal letto. Probabilmente fu grazie al fatto che il sonno non lo aveva ancora abbandonato del tutto, rendendolo meno reattivo del solito, che il professore di pozioni riuscì a bloccarlo per una manica. Il giovane mago si voltò e Severus vide chiaramente lo sbigottimento immobilizzarlo sul posto.

«Professore… io non volevo… mi dispiace… dovrebbe riposare…» Harry abbassò gli occhi, sembrava intimorito, anzi no. Severus capì che piuttosto sembrava imbarazzato.

Provò a parlare e non fu semplice.

«Potter…» La voce gli uscì in un sussurro strozzato e alcune fitte di dolore gli trapassarono il collo da parte a parte. Ma furono senza dubbio tollerabili, rispetto all’occasione precedente.

Vide il ragazzo mordersi il labbro, indeciso, ma non alzò la testa. Lo chiamò di nuovo, ma sembrava come paralizzato sul posto. Accidenti! Severus non era mai stata una persona notoriamente paziente ed incominciava a innervosirsi, inoltre ogni volta parlare gli richiedeva uno sforzo notevole.

«Potter… Guardami!».

Harry trasalì ed anche il professore provò una sensazione strana, che non seppe definire in quel momento. Tuttavia, quell’ultima richiesta parve funzionare. Il ragazzo alzò la testa e incatenò i suoi occhi verdi in quelli neri del professore.  





*** Angolino autrice ***
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il prologo di questa mia prima fanfiction. Difficilmente faccio leggere ad altre persone quello che scrivo, anche perché lo faccio per puro piacere personale. La lettura e la scrittura mi hanno sempre rilassato trasportandomi in un altro universo: aprirsi facendovi entrare altre persone non è facile.
Tuttavia, amo così tanto questa saga ed in particolare questo pairing Severus+Harry da aver trovato il coraggio di condividerlo con voi.
Un ringraziamento particolare ad al91 e gitanes!
Sono stata veramente felicissima (oltre che piacevolmente sorpresa) di leggere le vostre recensioni. 
Spero che possa piacervi anche questo nuovo capitolo.

Fantasticfly

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rivelazioni ***


*** Angolino Autrice ***
Ben ritrovati! Vorrei ringraziarvi uno ad uno per aver letto i primi capitoli della mia FF. Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e tra quelle da seguire, non me lo sarei mai aspettato! So che i primi capitoli sono stati un po' lenti - e ahimè lo sarà anche questo - però avevo la necessità di far capire al nostro Severus cosa fosse successo. Spero comunque che possa piacervi e che vogliate continuare a seguire la storia, che credo si farà più interessante dai prossimi capitoli. Ovviamente commenti e critiche sono ben accette.
Ora comunque vi lascio al capitolo senza annoiarvi ulteriormente.

Fantasticfly
________________________

 



Rivelazioni


Un’immagine fumosa comparve davanti agli occhi di Severus, come un flash, e capitò così all’improvviso da fargli avere un capogiro. Cadde con la testa sul cuscino e lasciò il braccio del ragazzo. Serrò gli occhi, ma continuava a vedere quell’immagine: due iridi verdi, brillanti, che lo fissavano piene di domande. Contemporaneamente cominciò a sentire l’eco della sua stessa voce.

Guardami… guardami… guardami… guardami… guardami… guardami… guardami… guardami…

Nonostante fosse esattamente quello che aveva chiesto solo pochi istanti prima a Potter, il suono era del tutto diverso. Era più simile ad un rantolo o un gorgoglio e la voce continuava a risuonare in modo penoso e martellante nella sua mente. Aveva l’impressione di affondare, avviluppato dal riverbero di quella visione e di quei suoni. D’un tratto, come se provenisse da molto lontano, un’altra voce andò a sovrapporsi lentamente a quella nella sua testa.

«Professore? Professor Snape? Professore mi sente? Vado a chiamare Madame Pomfrey, lei saprà sicuramente cosa fare!» la voce di Potter lo tirò fuori come un’ancora di salvataggio da quel mare di allucinazioni in cui si stavano perdendo le sue percezioni.

«Potter fermati.» Anche se palesemente debole e snaturato rispetto al solito, il tono di Snape non aveva perso nulla della sua veemenza, per questo Harry si bloccò immediatamente e dimenticò i suoi propositi, «Spiegami… cosa è successo».

Il ragazzo tornò al proprio posto sulla sedia accanto al letto, guardò di sottecchi il professore e prese un profondo respiro prima di incominciare a parlare.

«La notte della battaglia di Hogwarts – mentre tutti cercavano di proteggere il castello dagli attacchi di Voldemort e dei Mangiamorte – Hermione, Ron ed io avevamo un altro compito. Un compito che ci era stato affidato da Silente in persona.» Harry sembrava amareggiato mentre pronunciava queste parole. «Dovevamo distruggere gli Horcrux. Non è stato semplice trovarli e ancora più difficile è stato capire come distruggerli. Tuttavia, alla fine abbiamo avuto un’idea, anche se – beh devo proprio ammetterlo – non tutto è andato secondo i nostri piani. In ogni caso, dopo aver distrutto il Diadema di Priscilla Corvonero, ne rimaneva ancora uno. Nagini, il serpente di Voldemort.» Snape era a conoscenza di gran parte di questi dettagli, nonostante ciò non volle interrompere il ragazzo, che pareva essersi estraniato dall’ambiente che lo circondava. Probabilmente se anche avesse richiamato la sua attenzione, Potter non l’avrebbe comunque notato.

«Quando distruggemmo i primi Horcrux, Voldemort molto probabilmente non se ne rese neanche conto. Ciò nonostante ad un certo punto qualcosa deve essere cambiato, credo che abbia iniziato a percepire l’assenza di quei frammenti di anima che gli stavamo portando via. Per questo la notte della battaglia tenne Nagini ancora più vicina a lui e lui stesso si tenne lontano dalla battaglia. Capimmo che se volevamo trovare il serpente, dovevamo prima trovare il proprietario. Così entrai nella sua mente, per cercare di capire dove fossero. La sua anima – se si può chiamare tale – era a tal punto dilaniata da non rendersi neanche conto delle mie intrusioni. Ad ogni modo, Voldemort si trovava nella Stamberga Strillante, Nagini era accanto a lui ed era circondata da una specie di protezione magica, una bolla bluastra che fluttuava nell’aria. Oltre al serpente, c’era Lucius Malfoy insieme a lui. Voldemort sembrava nervoso e turbato… Ordinò a Malfoy di andare a cercarla Professore, e di portarla da lui». Un primo tassello trovò il suo posto nella mente di Severus. Lucius era l’ultimo suo ricordo, anche se incompleto, della notte della battaglia ed ora sapeva che era andato a cercarlo per conto del Signore Oscuro. Non gli rimaneva che restare ad ascoltare il resoconto di Potter per capirne il motivo.

«Decidemmo di raggiungerlo nella Stamberga Strillante. Sapevamo quanto incosciente e pericoloso fosse, ma non avevamo altra scelta. Nagini era l’ultimo Horcrux – o almeno era quello che credevamo in quel momento. Ci nascondemmo sotto il mantello dell’invisibilità ed arrivammo alla Stamberga attraverso il passaggio nel Platano Picchiatore. Inizialmente non comprendemmo perché Voldemort la stesse cercando con tale foga e impazienza, ma tutto divenne fin troppo chiaro quando vi raggiungemmo. La stanza era per fortuna poco illuminata e noi restammo nascosti tra il passaggio e una cassa di legno. Vi sentimmo parlare professore, Voldemort aveva una strana frenesia nella voce e continuava a parlare della Bacchetta di Sambuco in modo ossessivo. Lei invece era come se cercasse di distrarlo e di andare via da lì. Più volte chiese a Voldemort di mandarla a cercarmi. In un primo momento pensai che fosse per vigliaccheria, poi capì che non avrei potuto sbagliarmi più di così.»

Mentre ascoltava il ragazzo parlare, alcune immagini di quella notte cominciarono a tornare nella mente di Severus. Non aveva ancora ben chiaro perché Voldemort l’avesse richiamato con così tanta urgenza, ma riusciva ad intuire senza difficoltà perché cercasse di andare via di lì, perché volesse cercare Potter.

Tra i tanti compiti e incarichi che aveva svolto per Albus Silente quello era senza alcun’ombra di dubbio il più esecrabile. Pari solo all’aver ucciso, su sua stessa richiesta, il vecchio preside di Hogwarts. Doveva rivelare a Potter di essere lui stesso una pedina del Preside. Di essere al pari di una cavia, cresciuto solo per farlo andare al macello. Potter avrebbe dovuto morire, e avrebbe dovuto essere ucciso per mano di Voldemort in persona. Perché, la notte in cui il Signore Oscuro rintracciò Lily e James Potter con il piccolo Harry, un frammento della sua anima si staccò: Lily si interpose tra Voldemort ed Harry e l’Anatema che Uccide rimbalzò contro lo scudo d’amore creato dalla strega per il figlio andando a colpire il Signore Oscuro stesso. Quel frammento si agganciò alla sola anima vivente rimasta in quella casa, Harry, rendendolo il settimo Horcrux. L’unico creato involontariamente ed inconsapevolmente, di cui neanche Voldemort – per questo motivo – era a conoscenza.

Pensare di aver protetto il ragazzo per tutti quegli anni, per poi mandarlo a morire era per Severus assolutamente straziante. Ma Potter ora era lì, al suo fianco, che gli raccontava gli ultimi eventi della battaglia. Vivo e vegeto. Voleva forse dire che non fosse riuscito a portare a termine la sua missione? Cosa poteva essere successo?

Potter si alzò dalla sedia e cominciò a camminare avanti e indietro, torcendosi le mani. Sembrava essere molto turbato, ma nonostante questo riprese il suo racconto.

«Voldemort disse di aver passato gran parte della notte a riflettere, a chiedersi come mai la Bacchetta di Sambuco non gli rispondesse come avrebbe dovuto. Disse di essere alla fine arrivato ad una conclusione: la bacchetta non poteva servirlo in modo adeguato perché non era lui il suo legittimo padrone. Voldemort si convinse che fosse lei, professore, il padrone della bacchetta. Capì che la bacchetta apparteneva al mago che aveva sconfitto il suo ultimo proprietario, e pensò che fosse proprio lei. Non sapeva – a differenza di me e lei – che in realtà il possessore della Stecca della Morte non era lei, bensì Draco Malfoy, dal momento che aveva disarmato il Professor Silente sulla Torre di Astronomia. Comunque, ignorando questo dettaglio Voldemort ordinò a Nagini di ucciderla, per poter sfruttare finalmente appieno tutti i poteri della bacchetta. Il serpente si avventò sulla sua gola, praticamente lacerandola e riducendola in fin di vita. Ed ecco spiegata la ragione del dolore e della fasciatura al collo.»

«Come faccio ad essere ancora vivo? Perché tu sei ancora vivo?»

«Beh… una volta lasciata la Stamberga Strillante io, Ron ed Hermione ci siamo divisi. Io sono andato incontro a Voldemort nella foresta e lì mi ha scagliato contro l’Anatema che Uccide. Bisogna ammettere che non è stato molto fortunato!», ridacchiò nervosamente Harry, «Per l’ennesima volta non ha avuto effetto su di me. È servito invece a distruggere il pezzo della sua anima che era rimasto legato alla mia. Non sapendolo e credendomi – finalmente – morto ha pensato di aver vinto e che Nagini fosse invece al sicuro dalla minaccia, così l’ha liberata dall’incantesimo protettivo. Questo è stato fondamentale perché ha dato modo a Neville di tagliare la testa del serpente con la Spada di Grifondoro. Beh, prima di andare incontro a quella che credevo essere la mia morte, avevo chiesto a Ron di trovare il modo di uccidere il serpente. Ma, come sa, non sempre le cose vanno come le progettiamo. In ogni caso, l’importante è che l’ultimo Horcrux venne distrutto e io a quel punto potei smettere di fingermi morto, sfidare Voldemort e sconfiggerlo. Se ci pensa è decisamente beffardo il destino. Alla fine, quando ci siamo confrontati non ho visto più un potente mago, non ho visto più Lord Voldemort, il temibile Signore Oscuro, ma solo Tom Riddle. Ed è morto banalmente, sconfitto dall’amore e da un Expelliarmus, combattendo contro il vero padrone della Bacchetta di Sambuco».

«Il vero… padrone?»

«Sì, professore. Lei ovviamente non può sapere che durante la nostra ricerca degli Horcrux, siamo stati catturati dai Ghermidori e portati a Malfoy Manor. In quell’occasione ho disarmato Draco e sono diventato – anche se l’ho realizzato solo quella notte nella Stamberga Strillante – il legittimo possessore della Bacchetta.»

Quando Harry finì il racconto della battaglia, ormai albeggiava. Entrambi rimasero in silenzio per diversi minuti. Harry tornò a sedersi e iniziò a fissare un punto sul letto del professore, ma in modo vacuo, senza realmente osservare niente. Severus invece stava ancora metabolizzando ed analizzando tutte le informazioni che gli aveva fornito Potter quella notte. Fu sconvolgente pensare che dopo tutti quegli anni era nuovamente un uomo libero. Si sentì al contempo spaesato e sollevato. Chi era Severus Snape oltre il ruolo di spia? Per 18 anni tutta la sua intera esistenza aveva ruotato intorno a questo. Non si era mai posto il problema, perché aveva dato per scontata la sua morte durante la guerra ad un certo punto. Non contava di uscire vivo dalla battaglia. Addirittura, ad un certo punto aveva cominciato ad anelare la morte. Sarebbe stato un modo per lui di espiare tutte le azioni spietate che aveva dovuto compiere per far parte della cerchia più stretta dei Mangiamorte, per far sì che Lord Voldemort si fidasse ciecamente di lui. E dopo quello che aveva saputo da Potter, a maggior ragione avrebbe dovuto essere morto. Per quale ragione era ancora vivo allora? Si rese conto che Potter non aveva dato spiegazioni su questo punto: si chiese se avesse volutamente omesso questa parte della storia oppure se l’avesse tralasciato per errore.

«Potter… benché ti sia riconoscente di avermi messo a parte di tutti questi dettagli, c’è ancora qualcosa che non mi è chiaro. Oltre al morso di Nagini, che immagino abbia fatto molti danni, anche il veleno stesso del serpente non avrebbe dovuto lasciarmi vivo. Gradirei sapere per quale motivo allora non sono morto.»

«Quando siamo partiti per la ricerca degli Horcrux, Hermione decise che fosse il caso di imparare non solo a difenderci, capì che avremmo potuto avere bisogno anche di curarci. Studiò pozioni curative, antidoti ed imparò il maggior numero di incantesimi di guarigione possibile. Anche quelli che non vengono insegnati ad Hogwarts. Ebbene, le ho detto che una volta usciti dalla Stamberga Strillante ci siamo separati. Non sapevamo se lei fosse ancora vivo, ma abbiamo deciso che Hermione sarebbe tornata indietro per controllare e per cercare di salvarla. È stata lei a prestarle i primi soccorsi, a bloccare l’emorragia e a far in modo che il veleno non si diffondesse nel suo corpo. Alla fine della battaglia poi siamo tornati a prenderla e da lì in poi è stato curato dai medimaghi.»

Severus era assolutamente scioccato da questa ultima rivelazione. Perché mai Potter ed i suoi amici avrebbero dovuto tentare di salvare il loro arcigno e odiato professore di pozioni? Perché Potter avrebbe voluto salvare l’assassino di Silente? Il ragazzo mi sta nascondendo qualcosa…

Harry aveva palesemente difficoltà a guardare il professor Snape ed il mago più anziano – benché non al massimo delle sue condizioni – non fece fatica ad accorgersene, interpretando questo comportamento come una conferma delle sue supposizioni. C’era qualcosa che gli stava tenendo nascosto, ma per quale motivo?
«Potter, cosa non…». Purtroppo però, Severus non riuscì a completare la domanda perché in quel momento entrò nell’infermeria Madama Pomfrey, bloccando la loro conversazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Riconoscenza ***


*** Angolino Autrice ***
Buongiorno a tutti! Eccoci qui di nuovo per il quarto capitolo. Avevo intenzione di pubblicarlo un po' prima, ma gli impegni all'università mi hanno tolto più tempo del previsto.
Spero che vogliate comunque leggerlo e che vi piaccia. Ringrazio chi ha messo la storia tra le ricordate, seguite e addirittura tra le preferite, non me lo sarei mai aspettato! Se voleste commentare o criticare anche questo capitolo non fatevi problemi, mi fa piacere leggere le vostre opinioni. Buona lettura!

Fantasticfly
________________________

 



Riconoscenza

 
Una settimana più tardi, in un sabato soleggiato, dopo quasi tre mesi di coma e degenza, Severus Snape uscì dall’infermeria sulle sue gambe.

In quei giorni dopo il suo recupero, molte persone erano andate a trovarlo – Minerva, Lumacorno, Vitious, persino Hagrid – e tutte sembravano provare un sentimento non solo di rispetto nei suoi confronti, ma anche un misto di riconoscenza e compassione.

Erano state per lo più Minerva e Poppy ad aggiornarlo su quello che era successo dopo la battaglia. Da loro aveva scoperto per quanto tempo era rimasto incosciente e fu Minerva a tranquillizzarlo su cosa gli sarebbe accaduto una volta lasciata l’infermeria. Severus temeva – ne aveva praticamente la certezza – che finita la guerra avrebbe dovuto rispondere delle sue azioni: non credeva che il Mondo Magico avrebbe potuto perdonare tranquillamente l’assassino di Albus Silente. Immaginava che avrebbe dovuto spiegare come minimo almeno tutto il suo coinvolgimento nei piani di Albus e il suo ruolo di spia. E solo a quel punto forse avrebbero ridotto la sua pena.

Invece l’anziana strega gli comunicò che sì, avrebbe dovuto incontrare l’attuale Ministro della Magia Kingsley, ma perché – in qualità di Presidente provvisorio del Wizengamot – intendeva organizzare la cerimonia per conferirgli l’Ordine di Merlino di Prima Classe.

Quando Minerva glielo riferì per poco Severus non si strozzò con il succo di zucca che stava bevendo.

«Che cosa?!»

«Vogliono tutti rendere omaggio al tuo sacrificio, Severus.»

«Ma di cosa stai parlando Minerva? Io ho ucciso Silente! Qualcuno vi ha colpito con un potentissimo Oblivium?»

«Suvvia ragazzo mio, non c’è bisogno di agitarsi in questo modo. Comunque, è giusto che sia il Signor Potter a darti tutte le spiegazioni che desideri.»

Già, peccato che dopo quella notte il “signor Potter” non si fosse fatto più vedere in infermeria. E per quanto Severus provò ad insistere con Minerva e con gli altri che andarono a fargli visita, non riuscì ad ottenere spiegazioni più esaustive.

Inoltre, in quei sette giorni, non aveva ricordato che sprazzi della notte alla Stamberga Strillante. Per lo più si trattava di flash – nient’altro che istantanee – a cui era riuscito a dare un senso solo grazie al resoconto di Potter. Però, tra tutte le immagini che gli tornarono alla memoria, ce n’era una che non riusciva a spiegarsi, che non riusciva a ricollocare: la prima che avesse ricordato e l’unica che aveva continuato a tormentarlo lungo tutta la settimana. Quegli occhi verdi che lo fissavano colmi di domande. Quegli occhi che gli ricordavano così tanto la sua Lily. Il suo sesto senso gli suggeriva che avrebbe avuto risposta alle sue domande solo parlando con Potter. Disgraziatamente avvertiva sotto pelle anche una strisciante inquietudine. Forse era dovuto alla sua indole sospettosa, oppure all'incarico che aveva segretamente svolto in quegli anni. Forse era semplicemente derivato dal sapere che Harry Poter era sinonimo di guai.

Per queste ragioni Severus si ripropose, che una volta uscito dall’infermeria e dopo aver ripreso possesso dei propri alloggi, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata cercare il Salvatore del Mondo Magico.

Sentì una morsa al petto quando, camminando per i corridoi di Hogwarts, vide quanto profondamente la battaglia avesse ferito il vecchio castello. Quello che in fondo poteva considerare la sua casa. Così tanta distruzione e sofferenza causate da una sete di potere tale da rendere gli uomini privi di umanità e compassione, capaci di azioni di indicibile crudeltà.

Aveva saputo in quei giorni che in molti erano accorsi alla scuola per aiutare con le ricostruzioni e le riparazioni. Molto era stato fatto e si vedeva, nonostante questo però i segni della battaglia erano ancora visibili. Anche i dipinti sembravano cambiati, erano silenziosi e pareva avessero perso un po’ della loro spensieratezza e fossero timorosi anche solo di mostrarsi. Tuttavia, la ripresa era evidente, come tante formichine maghi e streghe di ogni età si affaccendavano per i corridoi, le aule e i territori della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Severus, passando tra di loro, più di una volta aveva sorpreso sguardi curiosi scrutarlo e bisbiglìi seguirlo, ma aveva continuato a camminare senza fermarsi e voltarsi per azzittirli. Aveva capito che se voleva delle risposte doveva trovare Potter, ovunque sia in questo momento quel dannato ragazzo!

Dopo aver girato per gran parte del castello comunque finalmente lo raggiunse.

Potter essendo di spalle non l’aveva visto arrivare, si trovava sulla Torre di Astronomia, insieme ad altri ragazzi, tra cui riconobbe la signorina Abbott ed Anthony Goldstein. Era quasi irriconoscibile quel luogo. Il soffitto era distrutto, pochissimi archi erano rimasti in piedi, i telescopi erano spariti e del gigantesco mappamondo che si trovava al centro della stanza non erano rimasti che frantumi. Macerie erano ammassate in ogni angolo.

Harry si accorse che qualcosa era cambiato solo perché improvvisamente fu circondato dal silenzio. Lasciò stare quello che stava facendo e si voltò. Davanti a lui, ad appena un paio di metri, il professor Snape lo guardava in modo torvo e pretenzioso. Solo un istante Harry rimase interdetto sul da farsi e valutò l’ipotesi di evitare quel confronto. Immediatamente dopo si riscosse e ricordò di essere un grifondoro, quindi diede fondo a tutto il suo coraggio.

Non posso evitare di parlare con Snape e spiegargli cos’è successo. Certo che rivelargli quello che so e cos’è successo quando era in coma potrebbe non essere esattamente piacevole. Però non c’è nessuno che meriti chiarezza più di lui.

Snape vide il turbamento ombrare all’istante il volto del ragazzo, ma scomparve anche altrettanto rapidamente.

«Ragazzi andate a vedere se serve una mano da qualche altra parte. Lasciateci soli per favore.» disse rivolto ai suoi compagni. Questi gli fecero giusto un cenno d’assenso e si incamminarono giù per le scale.

«Come sta professore?»

«Potter, sappiamo entrambi che non sono qui per inutili convenevoli.» Severus suppose che il ragazzo stesse solo cercando di perdere tempo. Nonostante ciò provò un leggero senso di pentimento ad aver pronunciato quelle parole, perché ad uno sguardo più accurato non scorgeva altro che interessamento sincero, senza alcun secondo fine, su quel volto giovane.

Potter sospirò e recuperò una sedia su cui si lasciò quasi cadere.

«Non ha ricordato altro dopo la nostra conversazione?»

A parte quelle gemme verdi che continuano a perseguitarmi? «No, assolutamente niente. Per Salazar, cos’è successo? Perché tutto il mondo magico sembra volermi mettere su un maledetto piedistallo?»

«Le sono tutti immensamente riconoscenti per aver sacrificato tutti questi anni della sua vita per sconfiggere Voldemort, Professore.»

«Di che cosa sta parlando Potter?» perché ho la sensazione che tutti sappiano esattamente cosa ho dovuto fare da quando Lily è morta?

«Quella notte in infermeria le ho detto che abbiamo deciso di provare a salvarla. Fino a quel momento l’avevamo creduto un traditore e dopo l’attacco di Nagini eravamo convinti che fosse morto. Tuttavia, è successo qualcosa quella notte che mi ha fatto capire quanto ero stato cieco e perso nell’ignoranza.»

Fu così che Harry cominciò a raccontare tutto quello che aveva scoperto e soprattutto come ne era venuto a conoscenza.

Raccontò di come Snape, sanguinante e morente, l’aveva quasi pregato di raccogliere quel fluido argenteo che fuoriusciva dai suoi occhi. Aveva riconosciuto subito di cosa si trattava: ricordi. Non aveva capito perché il professore glieli stesse affidando e ancor meno comprese in quell’istante perché – quello che credevano essere – il suo ultimo desiderio non fosse essere salvato, ma solo che Harry lo guardasse. Con gli occhi che diventavano lucidi, Harry narrò al professore di come raggiunse correndo l’ufficio del Preside e cercò il Pensatoio versando quei fili argentei all’interno.

Severus a quel punto aveva intuito che cosa avesse visto Potter nei suoi ricordi, ma non riuscì a fermare quel fiume di parole che sembrava essere diventato il ragazzo. Parevano essere caduti entrambi in trance.

Harry ripercorse per l’ennesima volta – e questa volta non solo nella sua testa come aveva fatto in quei mesi – ogni ricordo di cui era entrato a conoscenza nel Pensatoio.

L’amicizia prima e l’amore poi che il professore aveva provato per sua madre. Il disprezzo per suo padre e per tutti i Malandrini a causa delle prepotenze e delle ingiustizie che aveva dovuto subire per tutti e sette gli anni che aveva trascorso ad Hogwarts. Gli sbagli e il dolore nell’aver perso quello che era stato il suo unico amore per tutta la vita. Il giuramento fatto al Preside, di servirlo e di aiutare il figlio di Potter e Lily in ogni modo possibile. La verità sulla morte di Silente.

Ormai il ragazzo piangeva apertamente senza nascondersi, e nella sua voce si percepivano solamente profondo dolore e vergogna. «Io sono così immensamente mortificato di non aver capito niente in tutti questi anni. Di essermi sempre fermato alle apparenze. Avrei dovuto seguire l’esempio di Silente e fidarmi di lei. Fidarmi e basta, andando al di là delle maschere che ha indossato.»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3800777