Tufty attraverso i mondi

di Q u i r k y M i x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Poisonous ***
Capitolo 2: *** Tranquil ***
Capitolo 3: *** Roasted ***



Capitolo 1
*** Poisonous ***


 

CAPITOLO 1: Poisonous

Lasciateci raccontare le vicende di un piccolo (dis)avventuriero. 

[-Oh, a proposito, non ci siamo presentati! Noi siamo Inari & Mosted; 
siamo qui in veste di illustratori e commentatori delle sventurate
peripezie 
di questo insolito giramondi. Dov'eravamo?!-] 

 
Era un tranquillo e caldo pomeriggio d'inizio autunno nella lontana regione di Kanto. Il sole stava ormai tramontando e il nostro caro Tufty voleva allietarsi rifocillandosi, come era solito fare dopo ogni combattimento;  a tal fine, non poteva che scegliere il suo frutto preferito: una dolce e succosa mela rossa, colta fresca da un rigoglioso albero del piccolo boschetto. Era ancora un po' frastornato perciò, questa volta, gli risultava difficile ingegnarsi per riuscire ad arrivare in alto a prendere la mela. Fortunatamente, dopo pochi passi e nell'attesa che nascesse un'idea utile nella sua testolina, s'imbattè in un cestino di vimini ricolmo di un rosso e lucente mucchietto: erano proprio delle gustose e croccanti mele, che risaltavano ancor di più grazie a delle minuscole goccioline di rugiada cosparse sulle loro lisce bucce.
Provenivano sicuramente dal suo amato albero lì vicino, perciò non c'era da preoccuparsi: infatti Tufty ne afferrò una serenamente e, senza esitare, le diede un morso con golosità. Non appena i suoi dentini sfiorarono la ricca polpa del frutto, il poverino cadde in un sonno profondo e il suo stato divenne "avvelenato". 
 
Mosted: "Che sia stato quel frutto ad essere velenoso in realtà?"  
Inari: "Ma chi mai potrebbe attentare alla salute di un innocente?!" 

 
Nascosta nell'ombra, apparve un'insolita e bitorzoluta vecchina incappucciata e vestita di nero. Stava avidamente spiando il malcapitato Tufty, con fare sospetto.
 
 
Inari: "Non sarà stata forse lei ad averci messo lo zampino..?"
Mosted: "In effetti dal suo aspetto non sembra di quelle parti e ricorda
              qualcuno di ben preciso... Ma chi?! Mmmh..." 
Inari:  "Ci sono!!! E' la strega di Biancaneve, ne son sicura!" 
Mosted: "Intendi la Regina Cattiva?" 
Inari: "Esattamente, il suo naso è inconfondibile, la mela non può essere
           una coincidenza!" 
Mosted: "Tutto questo è davvero molto strano... non dovrebbe essere lì."

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Capitolo 2
*** Tranquil ***


CAPITOLO 2: Tranquil


Da lontano un'iridescente scia di fumo aromatico cominciava a propagarsi nell'aria e ad aleggiare attorno al nasino di Tufty. Il potente aroma, fungendo da rimedio, causò l'improvviso suo risveglio. Disorientato e ancora debole, trovò ugualmente le forze per seguire tale traccia; incantato dal particolare odore e curioso di sapere la provenienza della stessa. Dopo un lungo cammino, dovette bloccarsi: dinanzi a lui si stagliò un gigantesco fungo, di gran lunga più alto di lui; al di sopra vi era accomodato un tranquillo, rilassato e grosso bruco che se ne stava beatamente a fumare in panciolle. Questi pareva esser un bruco assai singolare: difatti il suo colore era di un blu intenso, indossava tre paia di scarpe e aveva tre paia di braccia; cinque di esse tenute dietro la nuca e il dorso, a mò di cuscino... e con l'ultima restante, reggeva un anomalo arnese che portava alla bocca. E' proprio da essa che provenivano cerchi e sagome di fumo variopinto. 
 
Mosted: "Ma... è il Brucaliffo??" 
Inari: "Eh, sì! Fortuna che abbia svegliato Tufty! Quello dev'essere
           il suo narghilè" 
Mosted: "Che razza di intruglio può mai aver mescolato?" 
Inari: "Sicuramente potente, lo sai quali cose insolite giacciono
           laggiù nel Paese delle Meraviglie" 
 
 
Dandosi aria d'importanza, pensò bene di offrire dei pezzetti del suo fungo al chiaramente affamato Tufty. Seppur invogliato, quest'ultimo, si vide costretto a rifiutare, ormai intimorito dall'avvelenamento precedente. Il Bruco si offese, ma non demorse e, drizzandosi tutto mentre parlava, disse con voce stizzita: "Non son quel che credi io sia, e se anche lo fossi, non lo sarei! Di certo mai un malintenzionato... ti ho pur sempre salvato io dal tuo stato avvelenato"
 


Inari:   "E' comprensibile sia così spaventato, povero caro" 
Mosted:  "Dev'essere stata davvero traumatica come esperienza.
               Comunque il Brucaliffo proprio non mi convince" 
Inari: 
  "Mh, già... e poi che ne sa dell'avvelenamento di Tufty??" 
 

Tufty provò diverse volte a declinare la generosa offerta, ma dietro tale severa insistenza, confuso,  cedette. Col compromesso di mangiarli più tardi, magari ben cotti, li strinse fra le zampine e decise di portarseli con sè.
   

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Capitolo 3
*** Roasted ***


CAPITOLO 3: Roasted


Proseguendo il suo cammino, intravide tra le foglie di un rado cespuglio di mirtilli, una luminosa scintilla; man mano che avanzava, la luce si faceva sempre più intensa e assumeva una forma più definita. Vicino ad essa, c'era un giovane dall'aspetto curioso e simpatico con occhi ambrati e scuri capelli rossi a spazzola, tenuti fermi da una lunga fascia bianca. Era intento ad arrostire del cibo su quel che sembrava essere un fornelletto portatile, all'interno del quale erano presenti dei mucchietti di carbone ardente: ecco la fonte di quell'improvviso bagliore. 
"Oh, ciao piccolino! Ti sei perso? Dovrai essere sicuramente affamato, non hai un bell'aspetto... Ormai è quasi buio e io ho appena mangiato il mio ultimo spiedino! Sarei contento, però, di andare a cercarti qualcosa..." Tufty lo interruppe e, mosso dalla gentilezza del ragazzo, decise di fidarsi, porgendogli i pezzettini di fungo che si era portato dietro. Era la perfetta occasione per gustarli  arrostiti ed evitare così un potenziale pericolo.  A Tufty sembrava strano approfittare della sua disponibilità, e voleva quindi aiutare in un modo o l'altro; raccolse così qualche mirtillo dal cespuglio che si era lasciato poco dietro di sè, da donare al cuoco per arricchire inoltre il sapore di quei funghi.
Dopo una ricca scorpacciata, il ragazzo dovette salutare Tufty: "Passa pure quando vuoi dalla mia tavola calda! Si chiama Yukihira e io sono Soma. Sarò lieto di offrirti sempre un pasto caldo, quando ne avrai bisogno!" Tufty annuì contento, ma non fece in tempo neanche ad allontanarsi per proseguire il suo cammino, che d'un tratto la sua dimensione cominciò a mutare considerevolmente.

Mosted: "Visto?! E' sicuramente colpa di quello strano fungo!
               L'avevo detto, io, che non mi convinceva..." 

Inari: "Oh mamma, poverino! E adesso come può fare???" 


Si fece grande sempre di più, fino a toccare la cima degli alberi con la punta delle orecchie. Dapprima, il passare da una statura così minuta come la sua ad una tale enormità, gli aveva dato un certo senso di potenza ed invincibilità. Non ci volle molto tempo, però, perchè Tufty si rendesse conto di quanto quella situazione fosse in realtà scomoda e spiacevole. Camminando, non faceva altro che impigliarsi e incespicare in ogni dove, con conseguenti graffi e ferite; questo perchè il bosco era pieno di ostacoli come appuntiti rami, piante rampicanti, grandi arbusti spinosi, massi e tronchi caduti. Rassegnato all'idea di non poter far nulla da solo per cambiare la sua attuale condizione, si sedette sconsolato sull'erba. Ormai non sapeva più dove si trovasse. Era buio, ma si percepiva bene che il bosco sembrava un altro, era diverso... più cupo, tetro, oscuro, non dissimile da una foresta in realtà. Anche gli alberi erano differenti: più massicci, selvaggi e maggiori in numero. Riuscì a scorgere un sentiero, ma, grosso com'era diventato, sapeva di non riuscire ad arrivarci, e lì dove si trovava il percorso era quasi invalicabile. 
Un crescendo di suoni tutti nuovi e alquanto strani cominciò ad echeggiare; varie sagome mai viste prima si aggiravano nei dintorni. Il battito del suo cuore incalzava a dismisura,  si sentiva osservato... Incontrollati tremori lo pervasero e una serie di brividi lungo il suo corpo lo scossero fino alla coda. Chiuse gli occhi e strinse i pugni. Era così carico da essere ormai saturo, quasi sul punto di lanciare uno dei suoi attacchi elettrici e sarebbe stato sicuramente il più potente di sempre. 


   

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