Fusione

di francy0796
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come ogni mattina, nella loro cucina si sentiva odore di caffè appena fatto e di pancake. Sembrava quasi un’abitudine dura a morire quella, ma era ciò che rendeva speciale quel momento solo loro. Lei e lui, nessun’altro.
“Tieni tesoro” lui ancora in pigiama, la faccia sconvolta per la sveglia suonata troppo presto e i capelli senza un verso.
“Grazie papà…dormito male?” ridacchiò la giovane, bevendo la sua spremuta d’arancia.
“Certo…non si vede?” si sorrisero a vicenda, sapevano entrambi che per lui era dura alzarsi presto, ma che lo faceva solo per lei, perché era la sua principessa speciale “Ho sentito una mamma parlare con altri genitori ieri, ho sentito che alcuni alunni delle elementari verranno ad occupare la vostra classe” la informò.
“Oh…si, quasi me ne dimenticavo” sospirò “C’è stato un problema nella struttura dedicata alle elementari e quindi quei bambini, per poter continuare le lezioni, sono stati smistati tra le classi del liceo, avendo quelle più grandi della struttura” rispose.
“Capisco…e non vi daranno fastidio?”
“Con loro ci saranno gli insegnanti, non so come si svolgeranno le lezioni, ma spero non ci impediscano di andare avanti con il programma” spiegò.
“Mmm…la vedo difficile, sono bambini…” ci pensò su “…quanto dovrebbe durare questo periodo di fusione?”
“Non si sa…sicuramente un mese, il tempo di sistemare la struttura e renderla agibile per i più piccoli” concluse “Oh…è tardi!” guardò l’orologio “Devo andare” si alzò dallo sgabello, prendendo le sue cose e avvinandosi da suo padre per baciargli la guancia.
“A dopo Zucca…ti viene a prendere la nonna oggi, io ho una riunione questo pomeriggio” la informò.
“Va bene…ciao papà!” lo salutò ancora ed uscì di casa.
 
La confusione era tanta, dentro alla sua classe non c’era studente che non la smettesse di parlare. Molti erano indignati di perdere ore preziose di spiegazione, altri erano contenti di non fare niente e altri ancora erano indifferenti alla cosa.
“Ragazzi…sedetevi!!” la professoressa di lingua li aveva fatti ammutolire immediatamente, tanto era la più severa del corpo docenti “Bene…molto bene…” sospirò “…come sapete oggi avverrà questa temporanea fusione, se così vogliamo chiamarla, poiché la vostra classe è una delle più spaziose abbiamo sistemato gli spazzi in modo da entraci sia noi che i vostri piccoli colleghi delle elementari. Per far si che ore di spiegazione e ore di esercizi siano ben alternate, abbiamo deciso che le spiegazioni verranno effettuate comunque, nei momenti in cui i bambini delle elementari andranno nei laboratori per le rispettive materie e durante la loro ora di educazione fisica, così faranno loro” spiegò, suscitando il mal contento di chi aveva sperato in un mese di baldoria “Tranquilli…sicuramente questa cosa rallenterà di molto il vostro studio, come quello dei vostri colleghi più giovani, ma non si può fare altrimenti…” la sua attenzione venne attirata da una donna che si era affacciata alla loro porta.
“Salve professoressa Jordan…”
“Lei deve essere la maestra Nichols, immagino” si strinsero la mano a vicenda, con un leggero sorriso di circostanza “Deduco che i suoi studenti siano con lei”
“Infatti…ci hanno detto di usare la porta in fondo per farli entrare, in modo da non disturbare i tuoi ragazzi dalla lezione in caso qualcuno dovesse andare in bagno o cose simili” spiegò.
“Eccellente, non ci avevo pensato” annuì la Jordan.
“Se lei è d’accordo li farei entrare da qui, solo per oggi, in segreteria stanno ancora cercando la chiave di quella porta” confidò.
“Quanti problemi burocratici, hanno avuto piò di due giorni per sistemare tutto” si lamentò la donna, trovando appoggio nella collega “Va bene…almeno si presenteranno, resteranno tutti nella stessa stanza per un mese, presentarsi non sarà un male” confidò “Siete la classe?”
“2C” rispose la maestra “I miei alunni sono quindici e ho detto loro di non fare confusione e le confermo che è una classe tranquilla a parte due soggetti un po’ turbolenti” confidò.
“Non ci sono problemi, in quale classe non c’è un alunno più difficile da gestire” la comprendeva bene.
“Ottimo…allora li farei entrare e li facciamo presentare” annuirono insieme, mentre la professoressa prendeva posto vicino alla finestra e la maestra apriva la porta per far passare i suoi giovani studenti.
Le prime ad entrare furono le bambine più popolari della classe, quelle che amavano mettersi in mostra. Un gruppetto formato da Anna, Samantha, Veronica, Tamara e Page. Erano quello con i cerchietti con i brillantini e le scarpe firmate. Poi fu la volta dei bambini più curiosi: Ben, Andrew, Neal e Bryan. Questi indossavano la divisa, ma di sicuro non nel modo in cui dovrebbero, a qualcuno mancava la giacca o la cravatta, un altro aveva un cappello da ‘teppista’ sulla testa e un altro uno zaino con mille portachiavi attaccati sopra. Poi arrivò il turno delle bambine più tranquille, Naomi e Zoey, e dei bambini meglio sistemati, Leon e Lewis.
“Bambini, dove sono Beckett e Davis?” li guardò preoccupata la maestra.
“Oh…Matt mi ha chiesto di dirle che avrebbe accompagnato Penelope a recuperare un libro che aveva lasciato in classe” la informò.
“Perché non sono stata informata subito?”
“E’ sicuramente colpa di quella ragazzina” ridacchiò una delle bambine.
“Veronica modera il linguaggio” la riprese la sua maestra.
“Mi scusi, ma è vero…voleva andare a recuperare il libro da sola e Matt, come sempre, l’ha accompagnata” spiegò “Quando imparerà a scegliere i suoi amici” l’occhiata a Leon e Lewis non passò inosservata alla classe del liceo.
“Va bene…prendete posto bambini, io vado a prendere i vostri compagni”
“Non ce n’è bisogno maestra” Bryan indicò due bambini arrivare davanti alla porta.
“Signorino Beckett e signorina Davis! Esigo una spiegazione!” li guardò, braccia conserte e fermandoli fuori dalla porta.
“Ci scusi maestra Nichols, ma Penny aveva dimenticato un libro in classe la settimana scorsa e ci serviva per la lezione di oggi, quindi ho deciso di accompagnarla” rispose il bambino, facendo sentire alla classe solo la sua voce, visto che era ancora fuori dalla loro visuale.
“Questo non vi giustifica! E’ pericoloso entrare in quell’edificio e se vi fosse successo qualcosa?”
“Infatti non siamo entrati maestra” la informò sempre lui “Ho chiesto ad un signore che lavorava li dentro se poteva andare a prenderlo per noi” spiegò.
“Mmm…” la maestra era rimasta in silenzio qualche minuto “…per questa volta chiuderò un occhio bambini, ma nessuno dovrà entrare in quell’edificio per nessun motivo al mondo!” guardò anche il resto della sua classe “Il prossimo che lo farà, verrà mandato dal preside e con una nota da far vedere ai genitori!” spiegò.
“Non succederà più maestra” le assicurò sempre il bambino.
“Scuse accettate…ora presentatevi alla classe che ci ospiterà ed iniziamo la nostra lezione” si spostò, facendo vedere i due bambini alla classe. La prima ad entrare fu la bambina.
“Salve…sono Penelope Davis, ma potete chiamarmi Penny” la bambina era molto carina, bionda, occhi chiari. La divisa perfetta e senza troppi accessori vistosi.
Poi, entrò il bambino che suscitò un mormorio da parte delle ragazze della sua classe e dei ragazzi che ridevano di loro.
“Buongiorno” il bambino era molto carino, leggermente più alto dei suoi compagni “Mi chiamo Matthew, Matt” ridacchiò “Beckett e frequento la 2° C” si presentò. Era l’unico con la divisa completa, stirata e senza una macchia. La cravatta era annodata alla perfezione e il suo comportamento non apparteneva di certo ad un bambino turbolento o maleducato. Di certo i suoi occhi verdi e il suo sorriso attirarono l’attenzione delle ragazze più grandi.
“Ottimo…ora presentatevi voi” intervenne la professoressa Jordan, facendoli presentare e concludendo più in fretta dei bambini.
“Ora che ci siamo presentati, prendete posto bambini” li invitò la loro maestra, facendoli avanzare sul fondo dell’aula sistemata per loro.
“Quel bambino è proprio carino!” una ragazza del liceo si era voltata per guardare il piccolo Matt sedersi vicino a due amici.
“E’ un bambino Clair” ridacchiò la sua compagna di banco.
“Se fosse stato più grande ci avrei fatto un pensierino…dimmi che non ci hai pensato anche tu Alexis!!” le fece l’occhiolino, scoppiando entrambe a ridere.
 
“Ciao papà!” Alexis alzò lo sguardo dai compiti che stava facendo.
“Ciao Zucca” le si avvicinò, baciandole la fronte e appoggiano alcune cose nel suo studio.
“Com’è andata la riunione?” si informò.
“Una noia…ma dovevo andarci” sospirò, sedendosi vicino a lei sul divano “La tua fusione?”
“E’ stato divertente e devo dire che non mi dispiace come esperienza” sorrise.
“Come sono i vostri ospiti? Scalmanati e rumorosi?”
“Un pochino, ma non troppo…pensavo peggio” ci pensò su “Le più confusionarie sono le bambine però” lo corresse.
“Non mi dire”
“E c’è un bambino che ha attirato la mia attenzione” spiegò.
“Perché?”
“Non so…sembra misterioso, di certo è un bellissimo bambino…tutte le sue compagne gli cadono ai piedi o, come la povera Penelope, arrossiscono al semplice sorriso” spiegò “Inoltre è il bambino più tranquillo della classe e, da quello che ho visto, anche il più bravo”
“Cos’è che ti incuriosisce?”
“La sua divisa…era l’unico bambino con la divisa completa ed impeccabile, perfino la cravatta era annodata alla perfezione…quando siamo usciti lui ha preso l’autobus, non c’era nessuno a prenderlo” spiegò.
“Dici che è un bambino solo?”
“Non mi è sembrato, da come si comporta, ma…non lo so, mi ha incuriosito” fece spallucce, facendo sorridere suo padre.
“Quindi è un rubacuori…”
“Anche Claire è rimasta folgorata”
“Descrivilo”
“Leggermente più alto dei suoi compagni, capelli castani, occhi verdi e un sorriso incredibile, o come direbbe Claire un sorriso sexy” scherzò.
“Che fortuna…io ero grassoccio da bambino e con i brufoli” ricordò il suo passato.
“Ma sei migliorato nel tempo, no?” gli baciò la guancia, accoccolandosi sul suo petto.
 
La porta della sua camera si era aperta con molta delicatezza. Un sorriso si formò sul suo volto quando sentì la mano e il calore della persona più importante della sua vita accarezzargli la guancia e i capelli corti.
“Ciao piccolo mio” lo salutò la donna, baciandogli la fronte e continuando ad accarezzarli la schiena.
“Ciao mamma” le sorrise contento.
“Hai finito i compiti?” indicò i suoi libri spostati verso il bordo della scrivania.
“Quasi…ho quasi fatto” indicò l’esercizio sul quaderno che stava completando.
“Vieni a finire di là? Io preparo la cena”
“Certo…cosa prepari?” si informò, prendendo le sue cose e seguendola fuori dalla stanza.
“Carbonara?” lo vide sorridere. Lei si posizionò dietro ai fornelli e lui seduto sul bancone davanti a lei. Entrambi si sorridevano e si guardavano amorevolmente.

Angolo mio.:
Salve a tutti, so di aver ripreso da poco una storia lasciata in sospeso troppo a lungo, ma ora che ho ripreso a scrivere, la mia mente mi gioca brutti scherzi (eheh). Comunque, prometto di finire come promesso anche l'altra ff, ma di portare avanti anche questa. Mi era piaciuta l'idea di Kate come madre single, con tutti i quesiti che questa situazione comporta. Era interessante, almeno per me, affrontare una situazione emotiva comune tra Matt e Alexis, entrambi con esperienze simili e vorrei sviluppare la storia anche basandomi su questo.
Non vi trattengo oltre, vi ringrazio per aver dedicato del tempo a questo primo capitolo e spero possiate lasciare qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate. Grazie.
Francy

 

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Capitolo 2
*** I ***


“Signorino Beckett!” la sua maestra lo fece sobbalzare, tanto era concentrato.
“Ho fatto qualcosa maestra?” si informò, alzando lo sguardo dal suo compito.
“Potresti spostarti qui in cattedra?” spostò la sedia, alzandosi dalla sua postazione.
“Se deve spostarlo può farlo sedere vicino alla signorina Castle” intervenne la professoressa dell’altra classe.
“Se non è un problema” si guardarono con un cenno di assenso.
“Allora vai vicino alla signorina Castle…quando avrai finito il compito, ti chiedo di restare li” gli disse, aiutandolo a prendere le sue cose e facendolo accomodare sul banco vuoto.
“Ciao” sorrise imbarazzato per la cosa, appoggiando le sue cose sul banco e sedendosi sul nuovo posto.
“Perché ti ha spostato? Stavi copiando?” si informò lei curiosa e divertita.
“Non credo fosse questo signorino a copiare Alexis” la informò la sua professoressa, avvicinandosi al bambino “Ma i suoi compagni” spiegò, facendo alzare lo sguardo al bambino.
“Lasciamo il nostro giovane ospite tranquillo…ha un compito da finire, vedo…” scambiò un’occhiata con la sua allieva e tornò alla sua postazione in cattedra.
Dieci minuti dopo la manina del piccolo si alzò per attirare l’attenzione della maestra che lo raggiunse subito, sempre guardando il resto della classe.
“Hai già finito?” lo guardò sorridendo, non sorpresa per niente.
“Si maestra…che faccio?”
“Resta qui…finché i tuoi compagni non hanno finito, se vuoi leggi il libro e vai avanti nei capitoli” rispose.
“Va bene” annuì, prendendo il libro dallo zaino ed aprendolo sul banco.
“Quanto dovresti aspettare adesso?” si interessò la sua provvisoria compagna di banco.
“La fine delle due ore” rispose “Quindi un’ora e mezza” guardò l’orologio che aveva al polso.
“E cosa fai? Non ti annoi?”
“Vado avanti, mi avvantaggio per le prossime lezioni” fece spallucce.
“Io sono Alexis” gli porse la mano.
“Matthew…Matt, se vuoi” rispose, stringendole la mano “Che cosa fai?” indicò le fiale e il microscopio che aveva sul banco.
“Osservo delle cellule…per biologia” spiegò, indicando alcune cose che aveva sopra al banco e diversi vetrini.
“È interessante?” la guardava curioso.
“Vuoi vedere?” lo vide annuire, quindi spostò il microscopio verso di lui, che si alzò dalla sedia e guardò con gli occhi dentro al microscopio.
“Di che cosa sono queste cellule?” si informò, continuando a guardare al microscopio.
“Come sai che sono cellule?”
“Dalla struttura…” rispose, alzando lo sguardo dal microscopio e guardandola curiosa.
“Sei un bambino prodigio?”
“No…” rise divertito “…mia zia è un medico e qualche volta mi fa guardare qualcosa al microscopio, mi ha solo fatto capire come riconoscere le cellule, dice che è presto per me imparare tutto il resto”
“Tua zia ha ragione” annuì lei.
“Però…mi piace di più vedere il sangue al microscopio…sembra un mosaico” si entusiasmò.
“Matthew!” la voce della sua maestra attirò la sua attenzione, facendolo voltare “Non infastidire la ragazza”
“Mi scusi…” annuì, voltandosi nuovamente “…scusa” sorrise, aprendo il suo libro ed immergendosi nella lettura.
“Cosa leggi?”
“La storia infinita” rispose, senza alzare lo sguardo per non essere ripreso un’altra volta.
 
“Ciao Alexis!” la mano del giovane studente si muoveva per salutarla e lei ricambiò con un sorriso.
“Ciao Matt!” lei si era avvicinata alla macchina di suo padre, senza distogliere lo sguardo dal bambino che era corso tra le braccia di un signore brizzolato.
“Hai fatto amicizia con un bambino vedo!” sorrise suo padre.
“Quello è Matt” lo informò, facendolo sorprendere “Poverino…oggi ha passato tutte le lezioni isolato” spiegò.
“E perché mai?”
“Le prime due avevano un compito di storia, da quello che ho visto e poi ci sono state delle interrogazioni, al compito è stato spostato vicino a me perché alcuni compagni stavano copiando da lui e i professori che sono venuti dopo l’hanno fatto rimanere li per evitare che suggerisse ai compagni interrogati” spiegò.
“Povero ragazzo, deve essersi annoiato molto”
“Ha letto un libro intero oggi…però per essere il primo della classe ha tanti amici” fece spallucce.
“E’ un sollievo, sarebbe stato molto più triste se fosse stato solo” salirono insieme in macchina.
 
Un bambino euforico era entrato correndo in casa.
“Ciao mamma!!” si gettò tra le sue braccia, mentre lei era seduta sul divano che gli sorrideva e lo riempiva di baci.
“Qui qualcuno si deve fare un bel bagno” commentò, prendendolo tra le braccia e raggiungendo la porta rimasta aperta “Ciao papà” sorrise all’uomo.
“Ciao Katie!” suo padre la salutò con un bacio.
“Ciao papà” ricambiò anche lei, sempre con il figlio tra le braccia.
“Qui ci sono tutte le sue cose e la divisa” le porse lo zaino e la divisa sistemata su una stampella.
“Grazie per aver badato a lui” sorrise.
“Quando vuoi…” salutò il nipote e tornò fuori dall’appartamento “…ciao ragazzi, passate una bella serata!”
“Anche a te” lo salutarono entrambi.
“Allora…com’è andata la tua giornata cucciolo?” tornò a guardare suo figlio.
“A scuola è stato noioso” le spiegò il suo isolamento forzato “Ma per l’allenamento mi sono rifatto…mi sono divertito molto” rispose, venendo rimesso a terra.
“Mi dispiace per come è andata la giornata scolastica” si avviarono nella sua camera.
“Non importa, ho conosciuto una ragazza della classe che ci ospita…si chiama Alexis…è molto simpatica” spiegò.
“Sono contenta per questo…hai dei compiti per domani?” si informò.
“No…niente, l’ho fatti oggi e ho finito di leggere il mio libro” rispose.
“Allora ripulisciti, andiamo a mangiare la pizza e poi da Jimmy” lo vide sorridere contento.
“Voglio una coppa grande”
“Media…”
“Va bene” annuì contento, entrando in bagno ed iniziando a spogliarsi, mentre sua madre apriva il rubinetto dell’acqua calda, regolandola.
“Entra e bagnati tutto, io vado a prendere l’asciugamano”
 
“Mmm…adoro il gelato di questo locale” sorrise Martha.
“Lo so nonna, la penso come te” sorrise, gustandosi ogni cucchiaiata di quella delizia.
“Tuo padre ci ucciderà sapendo che ci siamo venute senza di lui” ridacchiarono.
“Dove ci sediamo mamma?” la voce nota fece voltare la giovane ragazza.
“Che succede Alexis?”
“Ho sentito la voce di una persona familiare, ma mi sono sbagliata” rispose, tornando a guardare sua nonna.
“Guarda c’è il nostro posto!” la voce venne seguita dalla figura familiare che corse a prendere posto nel tavolo con le poltroncine ad angolo vicino alla finestra.
“Non correre dentro al locale Matt…” lo riprese una voce femminile.
Alexis a questo punto era sicura che si trattava di lui e si spostò per farsi vedere e salutare il bambino.
“Ciao Matt?!” la sua voce attirò l’attenzione del bambino che le sorrise e corse per andare a salutarla.
“Alexis…anche tu qui?” si sorprese.
“Qui fanno il miglior gelato di New York” gli ricordò, facendolo annuire.
“Alexis…chi è il tuo giovane amico?” le chiese, attirando la sua attenzione.
“Oh…lui Matt, il bambino di cui ti ho parlato” lo presentò.
“Ciao…lo sai che sei proprio un bel bambino!” gli sorrise “Io sono Martha, la nonna di Alexis” si presentò.
“Molto piacere” sorrise, stringendole la mano.
“Con chi sei qui?”
“Con la mia mamma” rispose, indicando la persona che stava prendendo due coppe medie di gelato. Quando si voltò per raggiungere suo figlio passò un’occhiata indagatoria sulle persone che parlavano con lui e poi dedicò loro un sorriso meraviglioso.
“Matthew…stai infastidendo queste persone?” si informò, appoggiando le loro coppe sul tavolo e concentrandosi su di loro.
“No…si figuri” le assicurò Martha.
“Mamma…lei è Alexsi”
“Oh…” le sorrise, stringendole la mano “…Kate, molto piacere”
“E io sono sua nonna…Martha” si presentò anche lei “Kate?” la guardò curiosa.
“Piacere…Katherine” sapeva cosa le aveva chiesto.
“Ora capisco da chi abbia ripreso suo figlio” le sorrise, notando la netta somiglianza.
“Grazie” continuava a sorridere senza freni “Andiamo a mangiare il gelato?” guardò suo figlio che annuì goloso.
“Ciao Alexis” la salutò “Ciao Martha” le sorrise, andando a sedere sul tavolo che avevano occupato.
“Buon proseguimento” anche la bella Kate si congedò da loro, raggiungendo il figlio, ridendo e scherzando con lui. Alexis notò che scambiò i gelati, probabilmente se li erano confusi.
“E’ una bellissima donna…non credi?” chiese a sua nonna.
“Un bambino così non può venire fuori da una persona diversa, non ti pare?” concordò con lei.
 
Posarono le chiavi sul bancone all’ingresso, lanciando entrambe un’occhiata al divano e al camino acceso.
“Siamo tornate papà!” lo salutò Alexis, togliendosi la sciarpa e il cappotto.
“Lo vedo…dove siete state di bello?”
“Siamo state al cinema e poi siamo andate a mangiare un gelato da Jimmy” rispose la giovane, baciandogli la guancia e avviandosi in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
“Da Jimmy?!” si alzò di scatto, seguendola vicino al frigorifero “Senza di me? Come avete potuto?” si lamentò.
“La nonna aveva detto che ti saresti arrabbiato, ma tu eri con Gina e noi…eravamo in zona…” fece spallucce, guardandolo tranquilla.
“Non avevo mai mancato ad un’uscita da Jimmy” mise il broncio.
“Non fare quella faccia…ci andremo un’altra volta insieme” gli sorrise, suscitando la stessa reazione in lui, non avrebbe mai potuto avercela con lei per una cosa simile.
“E ti sei gustata il tuo gelato?”
“Molto…e sai cos’ho scoperto?”
“No…cosa?” la ascoltò con attenzione.
“Sai…ti ho parlato di Matt il bambino che è stato costretto a restare vicino a me per l’intera giornata di scuola, no?” lo vide annuire “Ho scoperto che anche lui frequenta Jimmy…lui e la sua mamma, si chiama Kate” lo informò.
“Kate…che tipo di donna è? La solita pettegola, vestita firmata?” le chiese curioso.
“Tutt’altro…erano entrambi in tenuta casual, mi ha fatto strano vedere quel bambino senza divisa…sembrava più a suo agio con i vestiti quotidiani” rispose “E lei…anche secondo il parere della nonna, è una bellissima donna, e Matt le somiglia moltissimo” continuò.
“Interessante…che lavoro fa?”
“Non lo so…non ci siamo fermati a chiacchierare molto, abbiamo fatto solo le presentazioni, poi loro sono andati a mangiare il loro gelato e noi siamo venute via” negò.
“E il padre di Matt? Anche lui era da Jimmy?” le sue indagini non erano ancora finite.
“No…non lo abbiamo visto e sua madre aveva ordinato solo due gelati, quindi non penso li avrebbe raggiunti”
“Un giorno dovrai farmi conoscere questo tuo nuovo piccolo amico…sono curioso di conoscerlo, l’ho inquadrato troppo velocemente l’altra volta”
“Ovvio…l’hai visto per mezzo secondo” gli ricordò Alexis, baciandolo e bevendo la sua acqua “La prossima volta te lo presenterò, ma vuoi conoscere lui o la sua mamma?” gli lanciò un’occhiata divertita, prima di salire le scale e andare a dormire.
 

Angolo mio.
Ciao, eccomi tornata con un nuovo capitolo. Alexis e Martha hanno avuto il piacere di conoscere la bella Kate, madre di Matt e ora è rimasto solo il turno del nostro scrittore, come si incontreranno? Quali saranno le loro impressioni? Lo scopriremo insieme nel prossimo capitolo.
Grazie per i vostri commenti. Francy.

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Capitolo 3
*** II ***


Aveva appena finito una riunione con la sua editrice ed era sfinito. Gli era venuto un grosso mal di testa a forza di parlare di numeri, date e cosa converrebbe e cosa no. Aveva deciso di prendersi un momento tutto per se, prima di andare a prendere sua figlia a scuola. Si era fermato a prendere una crepe ad un chiostro al parco e aveva iniziato a passeggiare lungo il sentiero che portava allo spiazzo che adorava. Lungo il lago, con i bambini che giocavano sui giochi e altre persone che si godevano il po’ di sole che era uscito. Si era seduto su una panchina vicino ai giochi, guardando sorridente i bambini che giocavano, riportandogli alla mente i giorni in cui ci andava con Alexis ancora piccola.
Notò subito diverse persone che correvano lungo la riva del lago, una armata davanti a loro, con diversi metri di vantaggio e dietro altre tre persone che lo rincorrevano sempre con la pistola in mano. Quello che accadde dopo fu che quell’uomo davanti prese una giovane ragazza, probabilmente una babysitter e se la tirò vicino a se, pistola puntata alla sua tempia.
“Metti giù quella pistola!!” si sentì urlare dalla persona che, a quanto sembrava, era a capo del trio di poliziotti “Sai che non hai più via di scampo!!”
“Allontanatevi…o le faccio saltare la testa davanti a tutti” grugnì quello.
“Neanche per sogno…metti giù quella pistola!”
Erano cose che, fortunatamente, non si vedevano tutti i giorni, solo che lui era in prima fila. A qualche metro dall’uomo che aveva preso in ostaggio la ragazza, nascosto dietro ad un secchio dell’immondizia.
“L’avete voluto voi!!” spinse violentemente la ragazza lontano da se ed esplose un colpo, colpendo la coscia del suo ostaggio e riprendendo a correre sempre più veloce in direzione di una canoa attaccata al molo.
Richard in tutta risposta uscì dal suo nascondiglio e corse per aiutare la povera ragazza ferita ed iniziando a fare pressione sulla ferita.
“Ci penso io…voi seguitelo!!” urlò uno degli agenti che si fermò vicino alla ragazza, chiamando soccorsi con il cellulare.
Gli occhi dello scrittore seguirono le due figure che continuavano a correre dietro al malvivente. La donna, che era a capo dell’operazione, era più avanti del suo collega e si ritrovò a fronteggiare il criminale da sola sul molo. Vennero esplosi diversi colpi da entrambi, finché quello non si scagliò contro di lei e insieme finirono in acqua, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi colleghi.
“BECKETT?!” si sentì urlare da i due colleghi.
“Vada…vada, qui ci penso io” disse Richard, indicando la ragazza e facendo scattare l’uomo nella direzione del molo.
“BECKETT!!” i due detective guardavano l’acqua terrorizzati, finché non riemersero due figure, una di quelle era ammanettata e continuava a divincolarsi.
“Che ne dite se mi date una mano?!” li guardò leggermente accigliata “Perché tocca sempre a me il lavoro sporco?” si lamentò, facendo ridere i due.
“Come hai fatto ad ammanettarlo sott’acqua?” le chiese quello biondo.
“Magia Ryan…magia” li fece ridere, mentre la aiutavano a tornare a riva “In compenso la magia mi è costata il telefono e la pistola” sospirò, guardando i due oggetti fradici.
“Di certo non è il periodo più indicato per fare un bagno Beckett”
“La mia pistola è fuori uso, ma ti ricordo che conosco altri metodi per farti male” lo incenerì lei, avviandosi insieme verso dei colleghi in divisa.
“Dove vai?” la videro cambiare direzione.
“A vedere come sta quella povera ragazza” rispose, andando verso i paramedici e l’ambulanza che era entrata nel parco.
“Dovresti metterti addosso qualcosa di asciutto…potresti ammalarti”
“Ci penserò dopo in centrale, ho un cambio li” spiegò, avviandosi verso la lettiga e la ragazza ancora sotto shock.
“Come sta?” chiese ad un paramedico.
“Stabile, il proiettile è passato da parte a parte e non sembra ci siano danni di alcun genere, dovrà solo dimenticarsi l’intera faccenda” rispose quello, facendola annuire e avvicinare alla ragazza.
“Ciao…” le sorrise, cercando di tranquillizzarla “…come ti chiami?”
“Tamara” rispose terrorizzata e contenta di vedere una figura femminile forte davanti a se.
“Mi dispiace che tu sia finita in mezzo a questa cosa, spero potrai dimenticare tutto al più presto” le strinse la mano “E se hai bisogno di parlare con qualcuno, questo è il mio numero…chiamami quando vuoi, non ho problemi” le disse, facendola annuire e stringere il cartoncino umido tra le mani.
“Grazie” sorrise debolmente. Beckett annuì e si avviò verso l’uomo che aveva prestato soccorso alla ragazza.
“Salve…signor Castle” lo aveva riconosciuto subito “La ringrazio per aver soccorso Tamara, non era tenuto a farlo…esporsi intendo”
“L’ho vista a terra che sanguinava, non ci ho pensato due volte ad andare ad aiutarla” rispose.
“Capisco…io sono il detective Beckett” si presentò “Lei è ferito? Ha bisogno di qualcosa?” si informò.
“No…io sto bene, questo è il sangue di Tamara” indicò la macchia sulla sua camicia e sulla giacca.
“Alcuni agenti la porteranno in centrale per lasciare una dichiarazione, spero non sia un problema” lo guardò seria.
“Non ci sono problemi, faccio solo una telefonata e poi possiamo andare” annuì lui, indicando il cellulare che aveva tra le mani.
“Come vuole…quei due agenti la porteranno al distretto” indicò due uomini in divisa che si stavano avvicinando, per poi congedarsi ed allontanarsi da lui. Richard, invece, era rimasto a fissarla e studiarla per un tempo indefinito, interrotto dalla voce di un secondo detective.
“Se deve fissarla, almeno chiuda la bocca…non è carino” lo avvisò un ispanico, con il distintivo al collo e la pistola sulla fondina.
“Io non…”
“Eccome se stava…Beckett fa questo effetto alle persone, me ne sono reso conto personalmente, ma è di un livello superiore” ridacchiò.
“E’ il suo capo?” chiese curioso.
“Si…ma per lei siamo partner, la sua qualifica la usa solo per questioni burocratiche, ma se la merita tutta…non so se l’ha notato, ma ha arrestato un uomo sotto l’acqua” gli ricordò.
“A vederla non sembrerebbe un poliziotto”
“Lo pensai anche io quando mi hanno affidato alla sua squadra tre anni fa, mi sono ricreduto subito dopo averla vista all’opera…sembra un angelo, ma sotto c’è una tigre assassina!!” mimò il verso di una tigre.
“Non spaventare il nostro testimone Esposito” lo riprese Beckett a qualche passo da loro.
“Come dicevo…una tigre!” fece ridere Richard e si allontanò da lui.
 
“Papà!!” Alexis corse incontro all’uomo seduto su una sedia nel corridoio che divideva la sala con le scrivanie dei detective da quelle più piccole che comprendevano uffici e spazzi adibiti a qualche tipo di lavoro specifico.
“Ciao piccola…scusami per questo improvviso cambio di programma” le sorrise.
“Stai bene?” si informò sua madre che l’aveva raggiunto insieme alla nipote.
“Si…si…mi hai portato il cambio?” annuì, rassicurando entrambe.
“Certo…cos’è successo?”
“Una lunga storia, ora vado a cambiarmi, mi aspettate qui?” annuirono, accomodandosi dove era seduto lui poco prima.
 
“Attenzione!!” delle voci attirarono l’attenzione delle due rosse e di Richard che era tornato in quel momento “Beckett ruba la palla, Esposito cerca in tutti i modi di recuperarla, ma la maestria del giocatore è nettamente superiore!! Si prepara al tiro, Esposito cerca ancora di recuperare palla, ma Beckett realizza il lancio ed è CANESTROOO!!!” un bambino in jeans e felpa blu con un’immagine di un cartone animato, comparve nel loro campo visivo.
“Beccati questo zio!!” esultò il bambino che gongolava sotto l’applauso del secondo agente che stava giocando con lui.
“Voglio la rivincita, non vale…tu bari!!” si lamentò l’uomo, prendendo la palla e sfidandolo nuovamente.
“Forse la mamma ha ragione, dovresti allenarti un po’ di più…ti batto anche io” ridacchiò, suscitando la risata del collega e una faccia sorpresa da parte dell’interpellato “Vuoi provare con il football?” propose, prendendo la palla dal suo cassetto.
“E sia…ma poi non lamentarti con tua madre!!” lo avvisò.
“Gioca anche lo zio Kevin?”
Continuarono a giocare per diverso tempo, sotto gli occhi divertiti delle persone che lavoravano li, finché la palla venne lanciata un po’ troppo lontano per lui, che per raggiungerla si buttò a terra e scivolò fino ai piedi della famiglia Castle.
“Touch Down?!” ridacchiò, guardando suo zio che annuiva sorpreso per quell’azione atletica.
“Matt?!” Alexis gli fece alzare la testa meravigliato.
“Alexis?!” si sorprese di trovarla li.
“Tu sei il suo nuovo amico delle elementari?” si sporse per guardarlo negli occhi.
“Si…salve” ridacchiò, sedendosi sul pavimento, per guardare se si era sporcato.
“Scusa, ma che ci fai qui?” gli domandò curiosa Alexis.
“Io…”
“MATTHEW SEAN BECKETT!!” una voce perentoria risuonò nell’aria, facendo irrigidire il bambino che nascose la palla dietro la schiena, rimanendo seduto a terra.
“Beckett…” Esposito la fermò un momento con lo sguardo “…non essere troppo severa!”
“Dovrei tagliare la testa a te, lui è un bambino ma tu?” lo guardò seria, facendolo ammutolire, mentre riprese a camminare nella direzione del bambino, mostrandosi ai loro ospiti.
“Kate?” Alexis e Martha si guardarono sorprese.
“Ciao mamma” ridacchiò il bambino, cercando di sdrammatizzare la cosa.
“Mamma?!” Richard guardò prima il bambino e poi la donna che qualche tempo prima aveva ammanettato un uomo sott’acqua.
“Quante volte devo ripeterti che questo non è un parco giochi o un campo dove giocare a palla?” lo guardò severa “C’è gente che lavora qui”
“Ha iniziato lo zio Javi” si difese.
“Non mi dire! Quindi questa palla lunga l’ha lanciata lui” si voltò verso l’uomo che era rimasto in silenzio.
“Si” annuì il bambino.
“Ti sei fatto male?”
“No”
“Molto bene…riporta la palla allo zio” ordinò, facendolo alzare da terra e facendolo avviare verso le scrivanie. “Ah…dimenticavo”
“Cosa?” la guardò triste per la ramanzina.
“Bella presa” gli fece l’occhiolino, suscitando in lui un sorriso divertito e tirandogli su il morale, battendo il pugno con lui.
Beckett lo guardò con un sorriso divertito e amorevole, finché la sua attenzione non fu attirata da qualcun altro.
“Se deve fissarmi, può dirmi cosa vuole” si voltò verso Richard che era rimasto molto sorpreso di sapere che la madre amorevole del piccolo Matt era una detective.
“Io…io…” cercava le parole giuste, facendo ridere anche Alexis per quel balbettio.
“A parole sue signor Castle”
“Tu sei la madre di Matt?” la guardò curioso.
“In persona e lei è il padre di Alexis, deduco, Matthew ha parlato molto di te” spostò lo sguardo sulla ragazza.
“Lei è un poliziotto?”
“Un detective” annuì “Si”
“Il migliore del distretto dice il capitano” intervenne Matt tornato dalla consegna della palla.
“Lo immagino…oggi ha atterrato…”
“Arrestato” lo fulminò con lo sguardo “La mamma ha arrestato un altro cattivo” concluse al posto suo, per evitare i dettagli.
“L’ho detto che è la migliore!!” sorrise, abbracciandola.
“Beckett?!” un uomo uscì da un ufficio, chiamandola.
“Che succede capitano? Un altro caso?” si informò.
“No…ho saputo del tuo operato di oggi, non ti smentisci mai…non c’è dubbio” si complimentò “Se vuoi hai il resto della giornata libera” la informò.
“La ringrazio signore” sorrise, spostando lo sguardo su suo figlio che sembrava essere stato folgorato dalla notizia.
“Puoi uscire prima?” le chiese, facendola ridere.
“Non so…tu vuoi che esca prima?” lo vide annuire “Allora usciamo prima” gli scompigliò i capelli, facendolo esultare. “Perché non vai a prendere le tue cose?” gli chiese, indicando lo zaino sulla sua scrivania.
“Mi sta ancora fissando signor Castle” si voltò, facendo sorridere le due rosse “Cos’è non ha mai visto una madre con un bambino?”
“No…non è questo” negò.
“Allora vi invito a prendere un gelato con noi, se volete, visto che Alexis e Matt si conoscono…” fece spallucce “…in più può spiegarmi il motivo per il quale mi fissa in questo modo” gli sorrise, disarmandolo da ogni sicurezza che aveva nel parlare con una donna.
“Accettiamo volentieri” annuì lo scrittore, facendo annuire anche sua figlia e Martha.
 
 
 
Angolo mio.
Salve a tutti, eccomi tornata con un nuovo capitolo per la mia storia. Sono molto contenta che la stiate apprezzando. Vi ringrazio tutti per aver dedicato il vostro tempo anche a questo capitolo e ringrazio tutti coloro che lasceranno un commento per farmi sapere cosa ne pensano.
Un bacio. Francy.

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Capitolo 4
*** III ***


Come aveva appurato nella settimana passata. Matt era stato isolato dai compagni che erano rimasti indietro con il compito di matematica, mentre lui aveva finito in anticipo. Il suo sguardo era perso nel vuoto, non c’era il solito sorriso che riempiva il suo volto e questo bastò a farla preoccupare.
“Hey…stai bene Matt?” lo guardò curiosa, visto che anche lei aveva finito la sua verifica e si era allontanata dal resto della classe.
“Si…perché?” le sorrise, anche se debolmente.
“Non so…sei taciturno” confessò, ricevendo un’occhiata da parte della professoressa per il volume troppo alto.
“Sono solo sovrappensiero, niente di che” fece spallucce.
“Non hai un libro da leggere oggi?”
“Non ho avuto tempo di andare in libreria questi giorni, i libri che ho li ho finiti tutti” rispose, guardandosi le mani.
“Lo so che non ci conosciamo da molto, ma…se hai bisogno di parlare…” lo vide sorridere grato per quelle parole.
“Oggi ho visto la mia mamma solo questa mattina” sospirò triste.
“Non ti viene a prendere quando esci?” lo spronò ad aprirsi.
“No…lavora, me lo ha mandato a dire dalla segreteria”
“E con chi starai finché non torna?”
“Non lo so, a volte viene a prendermi la babysitter, ma è raro, di solito viene mio nonno” rispose, continuando a torturarsi le mani.
“Perché la tua mamma è stata trattenuta?”
“Mi ha lasciato detto solo che sta seguendo un lavoro difficile e che le sue indagini occuperanno tutta la giornata, non sa neanche se riuscirà a tornare in tempo per salutarmi prima di andare a dormire” confessò.
“Mi dispiace” sospirò anche lei “E tuo padre? Ci sarà tuo padre con te” cercò di confortarlo, ma ricevendo uno sguardo ancora più malinconico a quelle parole.
“Il mio papà non c’è…siamo solo io e la mamma” la informò.
“Che…” voleva capire meglio.
“Matthew…puoi tornare al tuo posto, vi assegno i compiti per il pomeriggio e vi lascio andare” la maestra richiamò il bambino che annuendo riprese posto al suo banco, lasciando Alexis con il dubbio e un milione di domande da fargli.
 
All’uscita da scuola, la sua attenzione fu catturata dalla figura di Matt. Il bambino era seduto su uno dei tavoli posti sul prato, che stava facendo i compiti tranquillo. Fece un cenno a suo padre che era appena uscito dalla macchina per salutarla e si avvicinò al suo giovane amico.
“Che fai resti qui?” la voce della nuova amica lo fece sobbalzare dai suoi compiti.
“Non ti ho vista arrivare” ridacchiò imbarazzato.
“Scusami…non volevo spaventarti” gli sorrise.
“Si…resto qui, mio nonno lavora e qui posso restare fino alle sei finché qualcuno non viene a prendermi” spiegò.
“Resti qui per tutto questo tempo?”
“C’è un addetto che controlla noi bambini che restiamo a scuola” annuì lui.
“Capisco…” annuì lei “…allora ci vediamo domani” lo salutò.
“Certo” le sorrise come sempre, doveva aver ritrovato il buon umore.
Lei si voltò sorridendo a suo padre che la stava aspettando appoggiato alla macchina e che studiava i suoi movimenti. Percorso qualche metro si voltò verso Matt e attirò la sua attenzione.
“Perché non vieni con noi? Potresti chiamare la tua mamma e avvertirla, lei potrà venire a prenderti quando vuole” spiegò.
“Non voglio disturbare” rispose, negando con la testa.
“Nessun disturbo Matt, tranquillo…perché non la chiami?” le porse il suo cellulare “Lo conosci il suo numero?”
“Si” annuì, prendendo il cellulare tra le mani e aspettando che qualcuno rispondesse all’altro capo.
“Beckett!” rispose la voce all’altro capo.
“Ciao mamma” gli occhi del bambino brillarono al sentire la sua voce.
“Matthew?!” la voce era tra il sorpreso e il preoccupato “Stai bene? E’ successo qualcosa?”
“Sto bene, tranquilla…questo è il cellulare di Alexis” la informò, facendole tirare un sospiro di sollievo “Mi ha detto di chiamarti per chiederti se potevo andare con lei”
“Oh…” si sorprese di quelle parole “…è stata una sua decisione?” si accertò.
“Si” annuì lui.
“Posso parlare con Alexis?” il cellulare venne passato alla ragazza “Ciao Alexis”
“Ciao Kate”
“Io ti ringrazio per la gentilezza, ma non vorrei causare scompiglio a te e alla tua famiglia” cercò di dire.
“Nessuno scompiglio detective” sorrise a quelle parole “Sono sicura che a mio padre e mia nonna farà piacere avere Matt come loro ospite e poi è un bravo bambino, non ci creerà alcun fastidio” assicurò.
“Allora per me va bene, anzi…mi fate un grandissimo favore, cercherò di sdebitarmi in qualche modo”
“Non ce n’è bisogno, veramente!”
“Comunque grazie e ringrazia anche la tua famiglia”
“Lo farò” annuì la ragazza.
“Posso parlare un momento con Matthew?” il telefono tornò tra le mani del bambino che sorrideva contento alla svolta della sua lunga e noiosa giornata.
“Allora va bene mamma?” chiese contento.
“Per me va bene, ma vedi di comportarti bene, mi raccomando”
“Certo mamma” annuì diligentemente.
“Bene, bravo piccolo…” sospirò “…nel tuo zaino, nella tasca davanti, ho messo un cambio di vestiti, sapevo che saresti rimasto con il nonno” lo informò “E nella tasca interna ti ho messo dei soldi, tante volte uscite, puoi pagarci la merenda o qualche nuovo libro, so che sei rimasto senza”
“Sei la mamma migliore del mondo” sorrise contento a quelle parole.
“Non spenderli inutilmente, mi raccomando!”
“Te lo prometto”
“E non sgualcire la divisa!”
“Va bene”
“Ottimo” un sorriso si delineò sul volto della donna “Ti voglio bene, lo sai vero?”
“Anche io ti voglio bene mamma”
“Ci sentiamo questa sera…divertiti cucciolo mio”
“Ciao mamma, a dopo” salutò, chiudendo la telefonata.
 
Richard alzò lo sguardo dal suo portatile, incontrando lo sguardo del giovane ospite e reagendo con un sorriso divertito.
“Vuoi chiedermi qualcosa Matt?” gli chiese, curioso di sapere cosa pensasse.
“No…io ho finito” lo informò, indicando i suoi compiti.
“Veramente?” si sorprese.
“Si” confermò, spostando i libri usati e sistemandoli dentro il suo zaino.
“Anche io ho finito” disse Alexis, facendo voltare suo padre verso il bancone della cucina.
“Che cosa avete per essere così bravi?” ridacchiò, avvicinandosi alla figlia “Volete fare merenda?”
“Cosa ci prepari?” chiese curiosa la figlia.
“Qualcosa mi verrà in mente” rispose, facendole l’occhiolino e aprendo il frigorifero.
“Io vado a guardare un po’ di tv, fammi sapere se hai bisogno di una mano” lo informò, scendendo dallo sgabello e sedendosi vicino a Matt sul divano.
“Vai tranquilla…ho tutto sotto controllo” le assicurò, facendola concentrare sui canali che stava passando.
“Matt…vuoi vedere qualcosa in particolare?” si informò Alexis.
“No” rispose, guardandosi attorno.
Dopo aver fatto zapping per un po’, ad Alexis tornò in mente una conversazione interrotta alla quale voleva arrivare fino in fondo, cercando di non importunare il suo amico.
“Sai…oggi stavamo parlando di tuo padre” disse la rossa.
“Cosa vuoi sapere di lui?” chiese, sapendo che era curiosa.
“E’ morto?” chiese cauta.
“A volte lo spero” confessò, sorprendendo la ragazza “Il mio papà non mi ha voluto…mamma mi ha sempre detto che era una brava persona e altre cose simili, ma l’ho sentita parlare con la zia Lanie a volte e ho scoperto che mio padre ha preferito la sua carriera a me e alla mamma” spiegò.
“Che lavoro fa il tuo papà?”
“Credo faccia il medico, ma non ne sono certo…so che ha fatto soffrire la mamma, che l’ha lasciata quando aveva bisogno di lui e non potrò perdonarlo per questo” disse, arrabbiato con la mano che formava un pugno.
“Mi dispiace” sospirò, comprendendo appieno le sue emozioni.
“Non ho bisogno di lui…e non ho neanche intenzione di conoscerlo se pensi questo” la guardò serio.
Alexis scosse la testa, voleva dire qualcosa, ma non era sicura sarebbe stata quella giusta da rivolgergli.
“Chi vuole delle crepe per merenda?” li chiamò Richard, vedendo quanto sua figlia era entrata in un terreno difficile da affrontare.
“Io” annuì Matt, contento di non dover più parlare di quell’argomento.
“Già” anche lei annuì, raggiungendo la cucina e prendendo i piatti che passò loro suo padre. Richard li guardò mangiare in silenzio e un leggero sospiro uscì dalla sua bocca.
 
 
 

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Capitolo 5
*** IV ***


“Ahhh…” Alexis appoggiò la testa alla parete, chiudendo gli occhi e sospirando pesantemente.
“Stai male?” la voce di Matt la fece sobbalzare, la campanella era suonata da poco e tutti avevano raggiunto i rispettivi mezzi di trasporto.
“Quanto ti arrabbi se pianifichi una giornata con qualcuno e la persona che dovrebbe accompagnarti ti da buca all’ultimo momento?” gli chiese, facendolo ridere.
“Mi arrabbio” rispose “La tua amica non passerà il pomeriggio con te?” cercò di capire.
“Come sai che…”
“Non parlate così piano come pensate” la informò, facendola arrossire “Quindi aspetti tuo padre?”
“No…non può venire a prendermi è fuori città per lavoro e mia nonna lo stesso, sarei dovuta andare a casa di Page e dormire li” spiegò.
“Quindi resterai sola oggi?”
“A quanto pare si” annuì, prendendo il suo zaino e avviandosi con lui all’esterno.
“Perché non vieni con me?”
“Con te?” lo guardò divertita.
“Si…la mia mamma ha la giornata libera oggi e anche domani, quindi resterà con me…penso faremo cose fantastiche insieme e se vieni ti divertirai” annuì contento.
“Io…forse dovremmo chiedere a tua madre se è il caso”
“Beh…possiamo farlo subito” le sorrise, correndo incontro alla figura femminile che era scesa dalla macchina “Mamma!!” la abbracciò, ricevendo un bacio in cambio.
“Ciao ragazzino” si rialzò e sorrise alla giovane “Ciao Alexis”
“Salve detective…”
“Kate, per favore, il mio cognome lo uso solo al lavoro” la corresse.
Matt era rimasto ad osservarle in silenzio, ricordandosi solo allora cosa voleva chiedere a sua madre.
“Mamma” attirò la sua attenzione “Alexis è da sola a casa, perché una sua amica le ha dato buca, può venire con noi oggi pomeriggio e restare a dormire a casa nostra?”
“Io non…” Alexis non sapeva che dire alla domanda del bambino.
“Io non ho problemi Alexis, se non vuoi restare da sola…per noi non c’è problema” rispose Kate “Se vuoi venire, sei la benvenuta…sempre che tu lo voglia”
“Allora? Vieni con noi?” la guardò curioso Matthew.
“Io…va bene…si, perché no!” il sorriso del bambino valse tutta la risposta.
“Ottimo…allora andiamo, vuoi il mio cellulare per avvertire tuo padre che sei con noi?” la vide mostrare il suo telefono.
“Ho il mio, grazie…ora gli mando subito un messaggio, credo sia ad una riunione ora” spiegò, salendo in macchina con loro.
 
“Rispetto a casa tua è più piccola, ma è sempre casa” la informò Kate, aprendo la porta del loro appartamento.
“Oh…non importa, è comunque molto bella!” si complimentò. Il suo giudizio era sincero, era abituata a vedere il lusso di casa sua o delle case dei suoi amici, ma nonostante tutto quell’appartamento esprimeva una personalità propria. La porta di ingresso dava direttamente nel salone, c’era un divano davanti al televisore, In fondo alla sala c'era l’angolo cucina e il tavolo da pranzo. Alla sua sinistra c’era un arco che conduceva in un corridoio e quindi alle camere e al bagno.
“Ti accompagno nella camera degli ospiti, se vuoi cambiarti” la distolse dallo studiare il loro appartamento.
“Ma certo” annuì, aspettando che Kate le facesse strada in corridoio. La sua camera era la terza porta sulla sinistra. Non era enorme, ma era carina. Le pareti erano color tortora, mentre i mobili erano in legno semplice. C’era una scrivania, il letto matrimoniale, l’armadio e una poltrona su un angolo. L’armadio era dotato di un grande specchio su una delle sue due ante. Era molto accogliente, le piaceva di più della sua stessa camera forse, ma era solo un pensiero temporaneo.
“Ti piace?” l’aveva vista rimanere in silenzio per molto tempo e voleva sapere cosa pensava.
“Molto…forse di più della mia camera” le sorrise, facendola avviare verso il corridoio.
“Mi fa piacere” la guardò contenta “Io sono in camera mia, ne approfitto per darmi una rinfrescata…e cambiarmi, così possiamo uscire” la informò.
“Va bene…il bagno è…”
“la prima porta che hai visto entrando in corridoio” rispose cordiale “Per qualunque cosa…chiedimi pure” le disse, uscendo e accostando la porta per lasciarle la sua privacy.
Cinque minuti dopo, la giovane ospite si era cambiata e sistemata. Aveva deciso di curiosare un po’ in giro, le piaceva, era una cosa che aveva ereditato da suo padr. Notò che in corridoio c’erano diversi quadri, Kate aveva un ottimo gusto in fatto di arredamento e questo lo aveva capito. Si fermò in soggiorno, sopra al camino c’erano diverse cornici. Una con Matt molto piccolo, con il ciuccio e gli occhi ancora scuri. Un’altra era di lui e Kate insieme, Matt doveva aver avuto sui due anni. Una terza foto ritraeva il bambino con un signore brizzolato, si ricordò di averlo intravisto una volta all’uscita da scuola, Matt indossava un guantone da baseball che reggeva una palla e dall’altra una mazza per quello stesso sport. Ritornò in corridoio, in cerca di Matt o di Kate, nell’ultima porta del corridoio, che era socchiusa, intravide Kate finire di cambiarsi e sistemarsi i capelli. Tornò alla porta prima della sua, anche questa accostata e bussò leggermente.
“Matt?!”
“Oh…Alexis, entra pure!” la invitò il bambino, facendola accomodare nel suo piccolo mondo. Una parete era di colore grigio/azzurro, mentre le altre erano bianche. Una di queste era occupata interamente da un grande armadio a tre ante, alla fine del quale era attaccata una piccola libreria. Vicino alla finestra, separato dai pochi centimetri del comodino, c’era il letto singolo. Vicino alla libreria c’era una scrivania e un piccolo scaffale con cassetti.
“Sei stranamente ordinato!” si sorprese, non c’erano panni sporchi in giro, ne libri o giocattoli.
“Merito della mia mamma, a volte faccio una tale confusione che preferisco nascondermi per non essere sgridato” rispose divertito.
“Ragazzi?!” Kate si fece sentire dalla sua camera.
“Siamo in camera mia!!” la informò Matt, prima di vederla comparire alla porta.
“Vogliamo andare?”
“Dove andiamo esattamente?” chiese Alexis, facendo voltare anche suo figlio.
“Per prima cosa…andremo a fare un po’ di shopping, spero che non sia un problema per te Alexis”
“Certo che no…adoro lo shopping”
“Questo signorino ha bisogno di qualche indumento nuovo, visto che ne ho buttati molti la settimana scorsa e poi…andiamo a cena da Barney ed infine andiamo a luna park, che ne pensate di questo programma?” propose Kate.
“Dico che mi piace, anche se preferisco di più l’ultima parte della giornata” rispose Matthew, facendo ridere le due.
 
Alexis si era fermata al reparto per ragazze a vedere se c’era qualcosa che potesse piacerle.
“Ti serve una mano?” la voce di Kate la fece voltare di scatto “Scusa, non volevo spaventarti”
“No…ero solo sovrappensiero” le sorrise, concentrandosi su di lei.
“Cerchi qualcosa in particolare?” la vide annuire.
“La prossima settimana ci sarà una festa per l’uscita di un nuovo libro di mio padre…e volevo cercare qualcosa di carino” spiegò “In più una mia compagna di classe mi ha fatto notare che in queste occasioni indosso solo abiti che mi fanno sembrare una bambina e che sarebbe il caso di iniziare a cambiare un po’ stile” confessò.
“Fammi indovinare…questa compagna è gelosa del fatto che tu sia figlia di Richard Castle e cerca spesso di sminuirti davanti agli altri” la vide annuire sorpresa.
“Come sa…”
“Oltre ad essere una detective” le sorrise “Sono stata una ragazza anche io e conosco bene la gelosia da parte di alcune compagne, quindi…sono ben lieta di aiutarti a cercare qualcosa” iniziò a guardare tra i vestiti che prima stava studiando Alexis, sorprendendola su quanto fosse fantastico passare un pomeriggio con lei.
Dopo aver girato per i negozi di un grande centro commerciale del centro di New York, erano andati a cena da Barney per una pizza ed in fine a girare per molteplici giochi presenti al Luna Park della città.
“Aspetta, ti do una mano” Alexis le prese le buste che contenevano i loro acquisti, per aiutare Kate a prendere le chiavi e aprire la porta. Tutto questo con suo figlio addormentato tra le sue braccia.
“Grazie” sussurrò, aprendo la porta ed entrando insieme alla sua ospite “Lasciale pure vicino al divano, le sistemerò domani mattina.
“Ok” annuì, facendo come detto e seguendola in corridoio “Vuoi una mano per qualcosa?”
“No…tranquilla, vai pure a cambiarti e usa tranquillamente il bagno, io cambio Matthew nel frattempo” la vide entrare nella camera del bambino e adagiarlo sul suo letto. Rimase ad osservarli per qualche istante, per poi entrare nella camera per gli ospiti che le avevano concesso. Appese la stampella con il suo nuovo acquisto dentro all’armadio per non sgualcirlo e si sedette sul letto un momento. Le era mancato passare una giornata vicino ad una figura femminile. Certo Gina era stata la moglie di suo padre, ma non aveva avuto mai quel tipo di interesse nei suoi confronti. Con sua madre era complicato e per quanto amasse suo padre e sua nonna, a volte, sentiva che le mancava qualcosa. Vedere Matthew con Kate era stato rivelatorio o semplicemente aveva riportato in superfice necessità che aveva preferito nascondere nel profondo della sua anima, per non dover soffrire ancora.
 
 

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