Un altro eroe

di Marchet
(/viewuser.php?uid=1080355)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inizia il liceo ***
Capitolo 3: *** La classe ***
Capitolo 4: *** L'inizio del festival ***
Capitolo 5: *** Il Torneo ***
Capitolo 6: *** Fine del torneo ***
Capitolo 7: *** Proposte ***
Capitolo 8: *** Le nuove reclute ***
Capitolo 9: *** Primini al festival sportivo ***
Capitolo 10: *** Fine del festival sporivo ***
Capitolo 11: *** La classe 1A ***
Capitolo 12: *** Inizia lo stage ***
Capitolo 13: *** Stage ***
Capitolo 14: *** Festa di fine anno ***
Capitolo 15: *** Canada ***
Capitolo 16: *** La nuova notizia ***
Capitolo 17: *** Guardie ***
Capitolo 18: *** Riunione ***
Capitolo 19: *** Missione ***
Capitolo 20: *** Rabbia ***
Capitolo 21: *** Festival culturale ***
Capitolo 22: *** Invito ***
Capitolo 23: *** Viaggio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono nato in un'epoca dove sono successe molte cose, il mondo ha iniziato a cambiare, e anche l'umanità ha iniziato a farlo. Anni fa nacque un bambino che brillava, letteralmente, e da lì a pochi anni l'80% della popolazione mondiale sviluppò un'unicità, un mutamento genetico che conferiva un... superpotere, e non scherzo. C'era chi poteva diventare un gigante, chi usava la telecinesi, chi sprigionava fuoco dal corpo, chi ghiaccio, chi acido, chi aveva una superforza, chi era superveloce, e chi invece non aveva unicità, chi era rimasto un umano puro. Talmente tante varietà che nessuno possedeva un'unicità uguale a un altro, nessuna era uguale ma molte erano simili fra loro, chi poteva indurire le proprie cellule fino a farle diventare metallo, chi fino a farle diventare roccia. Con questi mutamenti la società si dovette adattare, i criminali divennero sempre più comuni e con loro nacque un nuovo lavoro, quello del supereroe. Tutti volevano diventare supereroi, era il lavoro immaginario che tutti avevamo sognato almeno una volta. Ma non tutti avevano un unicità, un ramo di umani era ancora puro, e diciamo che non venivano considerati allo stesso livello degli altri. Mia madre era senza unicità, mio padre riusciva a cambiare la consistenza dell'acqua. Io invece...non venni considerato allo stesso livello degli altri, appunto ero nato...con un'unicità estremamente potente e nessuno aveva un unicità simile. La scoprii quando avevo 3 anni, ero buttato sul divano e stavo guardando la TV, avevo in mano il mio biberon e stavo bevendo del latte caldo. La bottiglietta mi cadde di mano e si rovesciò sul pavimento. Corsi subito in cucina per prendere una spugna prima che mia madre mi scoprisse, iniziai a pulire e sentii dei passi dalle scale. Avevo paura che mia madre mi sgridasse e in quel momento il latte iniziò a muoversi, si sollevò e iniziò a tornare dentro il biberon, la spugna che era imbevuta di latte si asciugò e il liquido tornò nella bottiglia. Il pavimento e la spugna erano tornati completamente asciutti e la bottiglia era tornata piena. Mia madre arrivò e mi vide a terra, mi chiese cosa fosse successo e glielo spiegai. Il giorno dopo andammo dal dottore e mi fece dei test. Alla fine disse che avevo sprigionato la mia unicità e dopo alcuni giorni mandarono a mia madre i risultati. La mia unicità si chiama Liquid Control e consiste, appunto, nel controllare i liquidi...tutti i liquidi:acqua, cola, birra, vino, sudore, saliva e...anche il sangue. Non avevo ancora scoperto tutte queste cose allora ma non ci volle tanto per farmi odiare il mio potere. Un giorno ero all'asilo e stavo correndo con altri bambini, io e un altro ci scontrammo e sbattemmo la testa, iniziò ad uscirci sangue. Mi alzai e andai dal mio amico che stava piangendo, gli toccai la testa per rassicurarlo ma lui urlò di dolore, mi spaventai e usai la mia unicità senza volerlo, il suo sangue smise di uscire e il bambino cadde a terra. Capii subito che avevo fatto qualcosa e il sangue mi si gelò, iniziai ad agitarmi e a piangere, finché non svenni anche io. Mi risvegliai in un ospedale e mia madre mi spiegò cos'era successo, avevo bloccato per un secondo la circolazione mia e del mio amico ed eravamo svenuti. Alcuni giorni dopo dei signori si presentarono a casa mia, parlarono con mia madre e mio padre e spiegarono che volevano portarmi in Giappone, dove la ricerca delle unicità era più all'avanguardia e potevano controllare il mio potere. Dissero esattamente queste parole.

«Vostro figlio ha un'unicità davvero potente e difficile da controllare, potrebbe morire da un momento altro e potrebbe uccidere una persona senza volerlo se perdesse il controllo. Lo porteremo in un istituto e lo trasformeremo in un supereroe davvero forte, lo tratteremo come un figlio e gli insegneremo a controllare il suo potere. Durante le vacanze potrà tornare da voi, starà bene fidatevi». Alla fine i miei genitori acconsentirono e venni affidato a questo istituto. Dalla prima elementare sono stato in quel posto e quest'anno avrei partecipato a un concorso per entrare nella migliore scuola per eroi, la Yuei.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Inizia il liceo ***


Mi iscrissi allo Yuei e andai a fare i test scritti, il giorno dopo andai a fare quello pratico. Arrivai insieme agli altri del mio istituto che si erano iscritti, non avevo amici a causa della mia brutta fama. Alle medie ero molto benvoluto, in fondo non sono antipatico o cattivo, riuscii pure a fidanzarmi con una bella ragazza. Però, un giorno decisi di darle il primo bacio, non l'avevo mai fatto ma più volte eravamo finiti a parlare di quello, io mi vergognavo a non avere ancora dato un bacio. Allora un giorno presi l'iniziativa, in una nostra uscita la abbracciai e la spinsi contro di me, lei subito mi prese il viso e se lo portò vicino alle labbra come se avesse aspettato quel momento da tanto. Quando le nostre bocche si toccarono io ero super felice, ero emozionatissimo e persi il controllo. Senza volerlo iniziai a controllare la sua saliva e rischiai di ucciderla per affogamento. Da quel giorno tornai a essere solo e malvisto, la ragazza mi lasciò e intorno a me iniziarono a girare voci terrorizzate. In fondo l'avevano detto quei signori a mia madre: io ero pericoloso, potevo uccidere senza volerlo. Tutti mi rispettavano, ma era un rispetto legato alla paura che mi circondava. Quindi passai circa 8 anni senza amici. Dove ero rimasto? Ah giusto, al test pratico. Venne il preside della Yuei a spiegarci il test, il preside era un...topo, e non scherzo, era stato una cavia di alcuni laboratori e avevano fatto talmente tanti esperimenti su quell'animale che alla fine si era evoluto ed era riuscito a sviluppare un unicità! Riusciva a prevedere le conseguenze di specifiche azioni grazie a calcoli matematici estremamente complessi, insomma era più intelligente di me, te, i tuoi amici e tutti quelli che conosci messi assieme. Basta divagare torniamo al test.

«Salve a tutti studenti! Benvenuti al test pratico dello Yuei!» iniziò allegro il topo (topo intendo che era alto un metro, era grosso come un cane in realtà) «il test consiste nel distruggere dei robot dentro l'area, ogni robot vale un certo numero di punti, più robot uccidete e più punti accumulate! Semplice. Bene ho detto tutto quindi...VIA!!». I portoni davanti a noi si spalancarono ed entrammo nell'edificio D per la prova. Dentro alle mura di questo edificio a cielo aperto c'era un bosco molto fitto, corsi dentro abbandonando i miei compagni, avrei vinto quel test. Vidi un robot in lontananza e mi preparai, aprii la bocca e uscì dell'acqua che avevo bevuto prima. Ok, può far schifo da vedere ma io posso solo controllare i liquidi, quindi le parti solide della mia colazione non erano nell'acqua, quindi in realtà quell'acqua era molto pura. L'acqua iniziò a vorticare attorno a me e poi sfrecciò contro il robot perforandolo, cadde a terra e lo superai per distruggere il prossimo. L'acqua tornò intorno a me e cercai il prossimo bersaglio. Ne vidi uno a cento metri e corsi nella sua direzione, un ragazzo mi superò e lo distrusse prima di me.

«Devi essere più veloce pivello» disse e corse via. Mi guardai attorno e vidi che stavano arrivando altri studenti e stavano distruggendo i robot attorno a me.

«Ce ne sono alcuni vicino al fiume!» urlò un ragazzo. Una scossa mi oltrepassò il cervello.

«Fiume?» dissi compiaciuto. Corsi nella stessa direzione e vidi il ruscello, sorrisi e ci andai dentro, l'acqua era gelida e mi arrivava al ginocchio.

«Ma quello è pazzo?» chiese un ragazzo indicandomi. Toccai l'acqua e si fermò, vidi un robot e protesi la mano verso di lui. Il ruscello uscì dal suo letto e circondò il robot, chiusi la mano e l'acqua si mosse attorno al robot, iniziò a rompersi e a compattarsi finché non divenne un cubo grande come un sasso. Vidi il ragazzo di prima correre verso un robot, indicai il robot e l'acqua volò verso quello prendendolo e alzandolo, lo compattai nuovamente e cadde ai piedi del ragazzo.

«Troppo lento» urlai ridendo.

«Ora ti faccio vedere chi è lento» disse, corse verso un altro robot, lo colpì con talmente tanta forza che ebbi paura che si rompesse il braccio.

«Facciamo vedere chi comanda» dissi sciogliendomi le spalle, aprì le braccia e l'acqua si espanse ovunque, il ruscello si prosciugò completamente e l'acqua sparì nel bosco. Sentii il liquido che toccava del metallo, dopo un minuto, alzai le braccia e dal bosco si alzarono trenta robot circondati da acqua.

«Cosa sta succedendo?!» chiese un ragazzo guardandomi. L'acqua si chiuse attorno ai robot e divennero tutti dei piccoli sassi di ferro e caddero a terra. L'acqua tornò da me e iniziò a vorticarmi attorno. Sentii un rumore assordante e mi girai, era apparso un robot enorme e si dirigeva verso di me.

«Scappate! Quello non vale punti» disse un ragazzo correndo verso di me. Guardai il robot e decisi di seguire il suggerimento, una ragazza mi superò e scivolò, l'acqua partì veloce e la circondò completamente impedendole di cadere. La adagiai in piedi e sorrisi, la ragazza si guardò e notò di essere completamente asciutta, indicò un punto e mi girai, vidi tre ragazzi che stavano venendo verso di me, due stavano portando un ragazzo sulle spalle, la gamba di questo stava sanguinando. Il liquido che mi circondava si diresse verso di loro e li sollevò da terra, arrivarono da me e l'acqua si aprì facendomi entrare nella bolla d'aria. I ragazzi mi guardarono sbalorditi, guardai la gamba del ragazzo sanguinare.

«Devo toccare il sangue» dissi avvicinandomi alla gamba «non farà male». Il sangue smise di uscire e l'emmorargia si bloccò.

«Gr...grazie» disse il ragazzo. L'acqua intono a noi vorticò e cadde bagnandoci completamente.

«Ho finito il mio tempo» dissi sorridendo. Mi alzai ma caddi a terra, ero stremato, persi i sensi. Mi svegliai e mi ritrovai davanti una ragazza che mi stava schiaffeggiando.

«Svegliati Acquaman» disse dandomi un altro schiaffo. Mi girai di lato e vomitai.

«Oddio che schifo» disse un altro ragazzo. Sputai a terra e mi rialzai.

«Scusate» dissi vergognandomi.

«Stai bene?» chiese la ragazza guardandomi come se fosse un'infermiera.

«Se ho vomitato vuol dire che sto bene» dissi guardando la mia colazione a terra. La ragazza mi mise una mano sulla fronte.

«Stai davvero bene» disse riaprendo gli occhi «ma questo ti aiuterà». Sentii un impulso scorrermi per il corpo e mi sentii molto meglio.

«Perdi molti liquidi lo sai?» chiese la ragazza togliendo la mano «L'acqua nel tuo corpo era diminuita».

«Come...fai a saperlo?» chiesi sbalordito.

«Riesco a sentire e a controllare le alterazioni nelle cellule» disse prendendomi il polso «ho ristabilito i liquidi nelle tue cellule, ora puoi riusare il tuo potere Acquaman?».

«La prova è conclusa! Dirigetevi verso il cancello d'entrata! Siete stati bravissimi!» disse la voce del preside dagli autoporlanti. Ci guardammo e sorridemmo.

«È finita meno male» disse il ragazzo con la gamba che sanguinava. Andammo nell'area di raduno e tornai sul mio autobus. Dopo un quarto d'ora salirono tutti gli altri e il bus partì.

«Inizi subito a farti vedere» disse un ragazzo alle mie spalle «vero Mark?». Lo ignorai e continuai a guardare fuori. Iniziò a piovere e il finestrino si bagnò di piccole gocce. La città si allontanava dalla nostra vista e in venti minuti tornammo nell'istituto. Scesi dal pullman e mi abbassai, toccai l'acqua a terra e iniziò a fluttuare creando una tettoia contro la pioggia. Mi diressi verso l'entrata con i miei compagni dietro, nessuno mi ringraziò. Entrati mi diressi verso la mia camera e arrivato mi buttai sul letto. Presi una bottiglia d'acqua e la bevvi tutta d'un fiato. Mi alzai e mi sedetti davanti al computer. Chiamai i miei genitori.

«Ehilà eroe» mi salutò mio padre.

«Ciao papà» risposi.

«Come va?» chiese avvicinandosi alla telecamera del computer.

«Bene, oggi ho fatto il test pratico e me la sono cavata» dissi.

«Ciaooo Mark!» mi salutò mia sorella apparendo sullo schermo.

«Ciao sorellina, come stai?» chiesi con un sorriso.

«Io bene, riesco a spostare anche l'acqua adesso con la mia telecinesi» disse soddisfatta.

«Diventerai una supereroina».

«Tu sei già un eroe» rispose lei «riesci a controllare benissimo il tuo potere, fammi vedere». Feci un respiro profondo e presi un'altra bottiglietta, la aprii e la svuotai sopra la mia mano, prima che cadesse iniziò a fluttuare e la feci roteare davanti allo schermo formando il segno dell'infinito.

«Bravoooo!» disse applaudendo.

«Sono sicuro che diventerai il migliore eroe» disse mio padre «il tuo potere è straordinario». Ci salutammo e chiusi la chiamata. Tenevo ancora in mano la bottiglia d'acqua.

"Questo potere non è straordinario, è una maledizione" pensai. A me il mio potere non piaceva, potete pensare quello che volete ma non potete capire la paura di perdere il controllo, la paura di uccidere senza volerlo. Io dovevo continuamente a rimanere concentrato e stare attento alle mie emozioni, potevo morire da un momento all'altro, se mi arrabbiavo il mio sangue iniziava ad andare nel verso sbagliato, se mi emozionavo l'acqua nei muscoli impazziva, se ero triste il mio sangue si poteva bloccare. Questa unicità era una macchina per uccidere, ed è per questo motivo che non ho mai avuto veri amici, rischiavo di ucciderli toccando il loro sangue o il loro sudore, non volevo che succedesse qualcosa del genere quindi mi ero anche emarginato da solo per non far rischiare gli altri. Entrai in doccia e mi lavai, finché l'acqua scendeva mi sentivo rilassato, aprii la mano col palmo alzato e si creò un piccolo cagnolino fatto d'acqua, iniziò a crescere e divenne grande quanto un barboncino. Iniziò a leccarmi come se fosse vivo e a scodinzolare, sorrisi e lo accarezzai. Avevo letto che l'unica persona che ci capisce veramente eravamo noi stessi, che cosa triste. Il cane tornò liquido e cadde facendo un rumore sordo, sospirai e uscii dalla doccia. Mi preparai e andai a cenare. Seduto in un tavolo della mensa sentii molti ragazzi parlare riguardo lo Yuei.

«Secondo te siamo passati?» chiese qualcuno.

«Non lo so ma scommetto che quello là sì» rispose qualcun'altro, sapevo che aveva indicato me «la sua unicità è la più forte che ho visto e lui se ne vanta facendo il superiore».

Consumai la mia cena e tornai in camera mia, guardai il computer e vidi che avevo ricevuto una mail. Aprii la posta e lessi.

"Gentile Mark Sanders,

Il liceo Yuei ha valutato le sue capacità teoriche e pratiche grazie ai test da lei svolti. Le comunicheremo di seguito i punti che ha ottenuto in entrambe le prove. Prima ci vorremmo congratulare in anticipo della sua capacità di giudizio e di decisione riscontrata durante l'esame pratico. Difatti ha aiutato un ragazzo con una piccola emorragia usando in un modo che non era richiesto la sua unicità. I professori sono stati felici di vedere questa sua azione svolta rapidamente e senza esitazione, come un vero Eroe. Di seguito i voti ottenuti nelle prove teoriche e pratiche.

Teoria: 92/100.

Pratica: con un totale di 46 robot distrutti, ha ottenuto 113 punti in totale.

Signor Mark Sanders le comunico con mia personale gioia che ha passato tutti i test previsti e che parteciperà al corrente anno scolastico nella sezione Eroi dello Yuei. La classe le sarà comunicata in seguito.

Cordiali saluti,

Numero 13".

Iniziai a saltare su e giù per la stanza finché non mi calmai e tornai a sedermi. Lessi due volte la lettera e rimasi sbalordito.

«Mi hanno fatto dei complimenti! Hanno detto che ho aiutato una persona!» dissi tenendomi la testa. Quello fu l'inizio della mia carriera. Una settimana dopo iniziava l'anno scolastico, andai allo Yuei, il più importante liceo del Giappone, da questo erano usciti tutti gli eroi più famosi. Sarei stato il prossimo? Entrai e mi diressi verso la mia classe, mi fermai davanti alla porta.

«Prima B, corso Eroi» lessi sulla targhetta della porta. La aprii ed entrai.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La classe ***


Entrai nella classe e vidi altri otto ragazzi che si girarono appena entrai. Mi guardarono e poi tornarono a parlare fra di loro. Erano tutti vestiti con la divisa dello Yuei, fra di loro c'era una ragazza che parlava e rideva. Mi sedetti in un posto libero e rimasi lì, tirai fuori il telefono e mi feci gli affari miei. Dopo dieci minuti suonò una campanella e tutti i ragazzi si sedettero, nel frattempo erano arrivati altri 9 studenti. Dopo due minuti sulla porta apparse una figura, alta circa un metro e sessanta, vestita in bianco con una...tuta da astronauta sembrava. In testa aveva un casco nero come se fosse appena tornato da un viaggio spaziale. Entrò e rimase in piedi davanti a noi.

«Io sono Numero 13» disse con una voce quasi robotica «sono il vostro professore responsabile». Si sedette e prese un foglio di carta.

«Iniziamo con un appello e una piccola presentazione da parte vostra» cominciò «anzi inizio io. Mi chiamo Numero 13, lavoro qui come professore e fuori da scuola come eroe professionista, sono specializzato nella prevenzione di cataclismi. La mia unicità si chiama Black Hole, buco nero, risucchia e distrugge qualsiasi cosa». Ascoltai attentamente, avevo già sentito il suo nome e sapevo della sua unicità, ma non avrei mai pensato che proprio lui sarebbe stato il mio professore, pensare che la lettera che mi era stata mandata era firmata da lui.

«Bene ora iniziate voi» disse riprendendo il foglio «Tagaci Ayare». Un ragazzo si alzò e si presentò, passarono dieci minuti di presentazioni, poi chiamò me.

«Oh quello bravo, Mark Sanders» disse alzando la testa. Mi alzai.

«Mi chiamo Mark Sanders, la mia unicità è Liquid Control, posso manipolare ogni sostanza liquida» dissi.

«Compreso il sangue» disse un ragazzo davanti a me, lo riconobbi era lo stesso a cui avevo bloccato l'emorragia, mi sorrise e si rigirò. Forse sarei riuscito a farmi degli amici? Il professore continuò con l'appello, arrivò all'ultima ragazza.

«Megan Zipser» disse Numero 13.

«Eccomi qua» disse la ragazza saltando in piedi «sono Megan Zipser, la mia unicità si chiama Bio, posso controllare, capire e modificare le alterazioni fra le cellule». Era la stessa ragazza che mi aveva guarito durante l'esame pratico, aveva i capelli neri e gli occhi scuri, era alta come me, ma a mia differenza aveva un enorme sorriso stampato sulla bocca. Sentii un leggero mal di testa e mi girai verso la cattedra tenendomi la fronte, chiusi gli occhi e mi concentrai.

"Immagina una cascata tranquilla" mi dissi. Sentii il mal di testa aumentare, iniziai a vedere sfocato, non sentivo più le dita e le gambe.

"No, no, non va bene, tranquillizzati". Mi guardai la mano e vidi che stava diventando rossa, gli occhi iniziarono a bruciarmi. Mi concentrai, sentii il sangue tornare normale, il respiro divenne più regolare

«Tutto apposto?» chiese Numero 13, era in piedi davanti al mio banco.

«Sì...sì...sto bene, professore» risposi cercando di sembrare il più calmo possibile, i miei compagni mi stavano tutti guardando. Forzai un sorriso e il professore mi diede una pacca sulla spalla e tornò alla cattedra. Mi stavo tenendo la mano con l'altra, da un dito era uscita una goccia di sangue, presi velocemente un fazzoletto e lo asciugai. Il cuore tornò al suo battito normale e il rossore della mia mano svanì.

«Parlo subito dei capoclasse» ricominciò a dire Numero 13 «dovrete eleggere entro la settimana prossima una persona che vi rappresenterà durante le riunioni, un leader in pratica. Ognuno di voi potrà diventare capoclasse basta che vinca le elezioni». Tutti iniziarono a  parlare fra di loro chiedendosi chi potesse diventarlo. Ero circondato da mille voci che parlavano fra loro, io ero come nell'occhio del ciclone, escluso da cosa succedeva. Mi guardai la mano che era tornata normale.

"Puoi uccidere senza rendertene conto, puoi anche morire da un momento all'altro" disse una voce dentro alla mia testa. Appoggiai la testa sulle mie mani.

"Loro vengono prima di me" pensai.

«Ora invece vi vorrei chiedere... cos'è per voi un Eroe?» chiese il professore.

«Un simbolo di pace» disse un mio compagno.

«Una persona che salve le vite» disse una ragazza.

«L'immagine della nostra sicurezza»

«Una persona che muore per gli altri» disse piano una ragazza dietro a me «un Eroe sacrifica se stesso per salvare qualcuno che non conosce, senza esitazione dà la propria vita per noi». Cadde il silenzio nella classe, tutti tornarono composti e guardarono il proprio banco.

«Un Eroe è una persona che ha DECISO di dare la sua vita e usare la sua unicità per fare del bene» disse Numero 13 «chi difende qualcuno è già un Eroe e non hanno nulla da invidiare agli eroi professionisti come All Might, Endeavor o altri. Una madre è un eroe per un figlio, un padre, un fratello o un amico, chi difende qualcuno è un eroe. Questo per me è essere un Eroe». Ci fu un mormorio generale, poi tornò il silenzio, qualcuno iniziò ad applaudire e tutti ci unimmo battendo le mani.

"Un eroe è qualcuno che usa la sua unicità per fare del bene?" pensai. Era una cosa ovvia, scontata, ma non avevo mai pensato a quella frase.

«Ma se un eroe salva qualcuno che non vuole essere salvato?» chiese un ragazzo alzando la mano.

«Tutti vogliono essere salvati, ma non tutti trovano il modo di farsi aiutare o la forza per affrontare i loro problemi. Bisogna solo fare capire a queste persone che non sono sole e possono essere aiutate» rispose l'eroe. Rimasi ipnotizzato da quelle parole, per tutte le lezioni seguenti non riuscii a seguire. Alla fine della mattinata suonò una campanella che segnalava la pausa pranzo. Andai nella mensa e mi sedetti nel primo posto libero che trovai, consumai il mio pranzo in silenzio...o almeno quello era quello che volevo fare ma iniziò a esserci trambusto dopo circa dieci minuti.

«Dai angioletto facci vedere un po' come voli» disse un ragazzo prendendone un altro. Questo aveva due ali che spuntavano dalla schiena, ali bianche piumate, proprio come un angelo.

«Non ti facciamo male se fai come diciamo» disse un altro. Erano in tre e circondavano il povero ragazzo che cercava di liberarsi dai bulli.

«Meglio che fai come vogliamo altrimenti» un ragazzo mise un pugno sopra un tavolo e il tavolo si spaccò come se fosse stato colpito da un proiettile, alcuni ragazzi si alzarono spaventati e si allontanarono.

«Ma nessuno fa qualcosa? Quelli più grandi rimangono a guardare?» chiese un ragazzo seduto vicino a me.

«Non vuoi proprio fare come diciamo» continuò il ragazzo che lo teneva, lo lanciò di lato e si schiantò contro un tavolo. Mi alzai di scatto e presi una caraffa d'acqua, la svuotai sopra la mia mano, ne presi altre due e feci lo stesso. Alcuni ragazzi mi guardarono e si allontanarono. L'acqua iniziò a girare attorno alle mie braccia, le protesi in avanti e l'acqua afferrò uno dei ragazzi lanciandolo via.

«Ehi» disse uno dei due rimasti «cerchi botte?»

«Voi cercate guai?» chiesi facendo tornare l'acqua a me.

«Aspetta fermati» disse l'altro ragazzo al compagno «questo è quello che ha totalizzato più punti nella prova pratica, non prenderlo come un dilettante». Il ragazzo si fermò e mi guardò, era più alto di me e molto più robusto.

«Non mi interessa, rimane quello che è, i robot non sono umani, non è come combattere la stessa cosa» disse e camminò verso di me, mi prese per il colletto e mi alzò da terra.

«In realtà la tua abilità non può farmi niente, la mia unicità si chiama Immortal, è una semplice rigenerazione cellulare...ma molto, molto rapida ed efficace. Praticamente se mi rompo un osso si rigenera in due secondi» disse in modo spavaldo. L'acqua si avvinghiò alle gambe del ragazzo e iniziò a salire fino ad arrivare al collo.

«Chi ha detto di rompere ossa?» dissi, l'acqua circondò la testa del ragazzo bloccandolo in una bolla «se affoghi non distruggo niente, quindi tu non puoi rigenerare niente». Il ragazzo mi mollò e iniziò a divincolarsi cercando di togliere l'acqua dalla sua testa, l'acqua si muoveva ma non veniva afferrata. Il ragazzo si inginocchiò cercando di riuscire a togliersi la bolla. La bolla si tolse e il ragazzo iniziò a boccheggiare.

«Maledetto» mi disse guardandomi con gli occhi rossi. Si alzò e provò a darmi un pugno, l'acqua si mosse e circondò il braccio e scivolò fino alla bocca, entrò nel ragazzo e sparì. Il ragazzo mi guardò terrorizzato.

«L'acqua anche se liquida può raggiungere una pressione tale che sembra solida» dissi aprendo la mano, dell'acqua che era rimasta si plasmò sopra la mia mano e formò un cuneo a punta. Lo toccai sulla cima e uscì una goccia di sangue. I ragazzi mi guardarono sbalorditi, invece il ragazzo di fronte a me mi guardò spaventato.

«Credo che hai già capito come andrà a finire, l'acqua al tuo interno, il tuo corpo...quanto riesce a rigenerare la tua unicità?» chiesi chiudendo la mano, l'acqua cadde a terra e prolungai la mano verso il ragazzo. Dei tentacoli mi afferrarono e mi bloccarono le braccia e tutto il corpo. Girai la testa e vidi un ragazzo che aveva teso il braccio verso di me, dalla sua mano uscivano dei tentacoli di polpo. Un altro ragazzo gli si avvicinò e li mise una mano sulla spalla, era più alto di questo, biondo e aveva un sorriso enorme stampato in faccia.

«Calmati Tamaki, lascialo andare è una primina» disse il ragazzo appena arrivato. I tentacoli si ritrassero e la mano del ragazzo tornò normale, si girò e andò a sedersi sul suo tavolo. Mi girai e andai verso il mio.

«Meglio che vomiti tutta l'acqua prima che ti veda di nuovo» dissi camminando di fianco al ragazzo con cui stavo litigando.

Andando nel mio tavolo sentii il biondino dire al suo amico:«Quel ragazzo mi piace».

«Mirio a te piacciono tutte le persone» rispose l'amico. Mi sedetti sul mio tavolo e finii di mangiare, dopo tornai nella classe. Dopo un po' cominciò a tornare il resto della classe. Alcuni mi guardarono e parlavano fra di loro, di sicuro avevo dato nell'occhio. Vidi arrivare un gruppetto di ragazze, entrarono tutte tranne una che si fermò sull'uscio e si girò. Sulla porta apparve anche un ragazzo e parlarono per un minuto, poi la ragazza diede un bacio sulla guancia al ragazzo e lo salutò.

«Ci vediamo dopo Ben» disse la ragazza.

«A dopo Megan» rispose l'amico. Il ragazzo prima di andarsene guardò dentro la classe e i nostri sguardi si incrociarono, mi guardò per un secondo poi se ne andò. Era lo stesso ragazzo che aveva rotto il tavolo appoggiando il pugno. Aveva i capelli neri e la pelle leggermente scura, stava sorridendo mentre stava parlando con Megan, ma appena mi guardò il suo sorriso sparì. Mi era sembrato quasi dispiaciuto, ma più impaurito, dopotutto era quello che facevo alle persone normali. Guardai la mia mano, era ancora normale, ero riuscito a trattenermi durante la rissa senza lasciare andare il potere, forse le parole di Numero 13 mi avevano fatto riflettere. Sarei diventato un eroe, lo avevo promesso a me stesso.

«Ehi» mi chiamò qualcuno alle mie spalle, mi girai e vidi una ragazza che mi stava tenendo la spalla «prima ti ho visto che hai difeso quel ragazzo, non gli avrebbero fatto niente, uno di quei tre è mio amico ed è buono»

«Non avrei fatto male a nessuno di loro comunque» la rassicurai «però questi atti non li sopporto per natura».

«Hai l'occhio sinistro rosso...stai bene?» chiese avvicinando la mano al mio occhio. Mi allontanai e lo coprii.

«Tranquilla» dissi sforzando un sorriso «è che ogni tanto la mia unicità fa sentire la sua presenza». Mi girai e mi coprii l'occhio, feci cadere la mia bottiglia d'acqua che avevo appoggiato sopra il banco. Mi abbassai per prenderla ma una mano fu più veloce, prese la bottiglia e me la porse, alzai lo sguardo e vidi un gran sorriso.

«Per essere un Eroe sei un po' distratto» disse in tono scherzoso la ragazza. Aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri, il suo sorriso era bianchissimo. La bottiglia le volò via di mano e sbatté contro un muro, la ragazza si guardò la mano, poi guardò il muro e infine guardò me e scoppiò a ridere. Probabilmente una vena mi scoppiò nell'occhio perché sentii un bruciore improvviso. La ragazza la andò a prendere e tornò da me continuando a sorridere.

«Cerca di non farla volare contro i professori» disse sedendosi. La guardai per tre secondi esatti e subito sentii la testa pulsare.

"Andiamo controllati" pensai "perché sei così sensibile?". Numero 13 rientrò in classe e ci spiegò le cose basi per le primine, poi la campanella di fine giornata suonò e tornai nell'istituto. Avevo scoperto che dei trenta che avevano partecipato ai test per lo Yuei solo io ero stato preso e la cosa non migliorò la mia immagine agli occhi degli studenti dell'istituto. Neanche nella mia nuova classe ero riuscito a parlare con qualcuno e nemmeno a farmi un amico. Ma ero abituato e anzi più di tanto non mi interessava.



 

***Ecco qua il secondo capitolo spero vi piaccia. Vi dico subito, per non creare illusioni, che questi capitoli iniziali li ho messi così velocemente perchè li avevo già finiti ma non trovavo il tempo (e la voglia) di postarli. Quindi credo che domani posterò il terzo capitolo dopo inizierò a metterli online dopo due/tre giorni tempo permettendo. Spero di aver detto tutto quello che dovevo...anzi no. Volevo dire a chi legge che se vuole può commentare perchè sappiate che per uno scrittore i commenti sono tutto, vuol dire che quello che stai scrivendo è riuscito a entrare nell’interesse di qualcuno. E basta, quindi se volete commentate altrimenti pace amen me ne farò una ragione. Passo e chiudo***

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'inizio del festival ***


Una settimana dopo la scuola aveva iniziato con le lezioni vere e proprie, come in tutte le scuole c'erano le materie di base come matematica, inglese, e così via. Ma oltre alle materie normali c'erano altre materie più specifiche per un eroe, come studio della legge, delle unicità e anche allenamento fisico proprio per le unicità. Dopo quasi un mese Numero 13 ci comunicò che era il momento di votare il capoclasse e il vice. Quel giorno il professore entrò nell'aula e ci spiegò come votare, e finito di spiegarci uscì e ci lasciò soli. Un mio compagno di classe distribuì i foglietti per votare e tutti scrivemmo un nome. Iniziammo a leggere i nomi dei votati e vinse Megan Zipser, l'avevo votata anche io, era una ragazza molto estroversa e avevo pensato potesse essere la capoclasse adatta. Per votare il vice capoclasse non facemmo un altro sorteggio, semplicemente prendemmo il nome del secondo per numero di voti...che ero io.

«Perchè...io?» chiesi a bassa voce. Non lo volevo fare, non ero abituato a interagire con altre persone, ma la vita è così...infame.

«Sei stato votato per quella cosa in mensa» disse un ragazzo di fianco a me «il senso di giustizia e il coraggio sono una coppia fondamentale per un eroe...e tu li hai entrambi». Finita l'ora il professore rientrò.

«Chi sono i fortunati?» chiese.

«Mark Sanders e Megan Zipser» rispose una compagna.

«Perfetto» disse guardandomi «venite con me, dovete fare un incontro con gli altri capoclasse».

"Non ci posso credere" pensai "prima il danno e poi la beffa". Non solo ero stato eletto senza volerlo, ora dovevo pure incontrare gli altri rappresentanti delle altre classi?! Dovevo lasciare che quel ragazzino con le ali venisse picchiato. Il professore ci portò nella palestra e ci lasciò lì. C'erano circa altri venti ragazzi tutti che parlavano fra loro, Megan si diresse verso un gruppetto e io la seguii.

«Megan sei stata eletta capoclasse! Non ne avevo dubbi» la salutò una ragazza «invece il tuo vice chi è?». Megan si girò e mi indicò, la ragazza mi guardò e fece un passo indietro.

«Oh...è lui» disse girandosi «stai attenta...Ben non è il duro che sembra». La ragazza si allontanò e andò a parlare con un ragazzo, il ragazzo mi guardò e distolse subito lo sguardo.

«Tieni un profilo basso» mi disse Megan girandosi «non tutti hanno visto come un bel gesto quello che hai fatto...cerca di fare il simpatico e non perdere il controllo». Mi diede una pacca sulla spalla.

«Non perdere il controllo? Come fai a...» chiesi.

«Quando ti ho toccato durante il test pratico ho sentito una sensazione opprimente...come se avessi paura, tanta paura di qualcosa...non voglio ficcare il naso su queste cose, ma cerca di stare più rilassato» disse, si girò e si guardò attorno, poi tornò a guardare me e mi abbracciò. Rimasi paralizzato, sentii un mal di testa lancinante, le mia mani divennero rosse e i miei occhi iniziarono a bruciare. Megan si staccò e mi guardò.

«Appunto tu hai problemi con le persone» disse toccandomi la testa. Il bruciore agli occhi sparì e le mie mani tornarono al colore normale. Mi guardò e sorrise, poi si girò e andò da un altro gruppo di ragazzi. Rimasi fermo, mi guardai la mano che era tornata normale, guardai Megan che parlava con un ragazzo. Dopo un po' entrarono nella stanza ragazzi più grandi e iniziarono a parlarci di cosa doveva fare un capoclasse e altre cose varie. La riunione finì e la giornata continuò normale. Dopo un mese circa iniziarono a girare voci sul festival sportivo, Numero 13 ce ne parlò e ci spiegò che era una specie di gara dove molti eroi professionisti ci avrebbero guardato e magari invitati a fare degli stage nei loro uffici. La cosa emozionò tutta la classe e da lì alla giornata del festival non si parlò d'altro. Durante le due settimane che precedettero la gara ci allenammo duramente. Il mio potere non mi diede problemi quindi ero abbastanza tranquillo. E infine arrivò il giorno del festival sportivo. La nostra classe era tutta dentro lo spogliatoio e Megan stava dando delle informazioni.

«Ci saranno tantissimi eroi professionisti che ci guarderanno, oltre che essere trasmessi in TV. Quindi date il meglio di voi stessi! Ci saranno tre prove, due saranno per le qualificazioni e l'ultima sarà il vero torneo, un girone uno contro uno. Cerchiamo di arrivarci tutti! D'accordo?!»

«Sissignore!» dissero in coro i miei compagni di classe entusiasti. Uscimmo dallo spogliatoio e ci preparammo per entrare nel grande stadio.

«ECCO LA PRIMA CLASSE! LA CLASSE PRIMA A DELLA SEZIONE EROI! IN TESTA IL CAPOCLASSE BEN RODRIGUEZ!» disse il telecronista, che era il nostro professore di inglese «ED ECCO LA SECONDA CLASSE CHE STA ENTRANDO! LA PRIMA B DELLA SEZIONE EROI! IL CAPOCLASSE È LA BELLA MEGAN ZIPSER!». Entrammo nello stadio e fummo travolti da applausi e grida di festa, la voce del telecronista si sentiva perfettamente nonostante il gran fracasso. Davanti a me c'era Megan che camminava a testa alta e sorridendo, io al contrario ero a testa bassa. Dopo dieci minuti entrarono tutte le classi prime, dalla sezione Eroi a quella di supporto a quella di Dipartimento Generale. Eravamo circa duecento studenti tutti emozionati per la nostra entrata in scena.

«E ORA CHE CI SIAMO TUTTI...VEDIAMO QUALI SONO LE GARE PER LE QUALIFICAZIONI! COME OGNI ANNO VENGONO SORTEGGIATE PRIMA DEGLI SCONTRI UNO CONTRO UNO DI FINE GIORNATA!! YEAHHHH!» continuò il professore di Inglese.

«Certo che Present Mic si fa sentire» disse un mio compagno da dietro. Davanti a noi un tabellone si illuminò e iniziarono a girare delle lettere come su una slot machine.

«E LA PRIMA PROVA È......."TUTTI CONTRO TUTTI"!» urlò il professore appena il tabellone si bloccò «LE REGOLE SONO QUESTE: AVRETE UNA FASCIA ATTACCATA SULLA TESTA E DOVRETE PRENDERE TRE FASCIE PER ESSERE SALVI! CHI PERDE LA FASCIA È ELIMINATO». Ci fu un mormorio tra tutti gli studenti, alcuni parlavano di fare squadra per riuscire a salvare tutta la classe, altri iniziarono a parlare di strategie.

«INVECE LA SECONDA BRUCIATURA SARÀ... IL PERCORSO A OSTACOLI! UN SEMPLICE PERCORSO ATTORNO ALLO STADIO! SOLO CHI PASSERÀ LA PRIMA PROVA GAREGGERÀ ALLA SECONDA E CHI PASSERÀ ANCHE QUESTA PARTECIPERÀ AL VERO TORNEO!». Tutto l'arena gridò entusiasta e acclamarono noi studenti. Un nostro professore passò e diede a ognuno di noi una fascia, ce la ligammo in fronte e ci avviammo verso il campo di prova gamma, un campo di prova costruito per allenarsi nei combattimenti nelle zone industriali, il campo era pieno di finte fabbriche, tubi di cemento e metallo, gru e macchinari vari. Ci portarono davanti al cancello e ci divisero in due gruppi, cento e cento, un gruppo entrava da un portone mentre l'altro dal portone opposto, il campo era grande un chilometro quadrato. Ci dissero che partita la prova avevamo due minuti di immunità ed era vietato prendere la fascia, poi finiti i due minuti la prova era iniziata e sarebbe durata venticinque minuti. Dopo cinque minuti i portoni davanti a noi si aprirono e tutti corsero dentro sparpagliandosi in piccoli gruppi. Corsi dentro una fabbrica e uscii in una piccola stradina. Non mi ero messo d'accordo con i miei compagni, quindi avrei combattuto da solo, come mio solito. Si sentì un rumore per tutto il campo di prova, una sirena indicava la fine dei due minuti. L'acqua uscì dalla mia bocca, i miei allenamenti non si basavano solo su prove fisiche, avevo anche iniziato ad allenare il mio stomaco a contenere sempre più acqua, ora riusciva a contenere quattro litri senza problemi e se mi sforzavo anche quasi cinque litri. I quattro litri uscirono dalla mia bocca e circondarono il braccio destro.

«Voglio essere il migliore di tutti» dissi scattando verso una fabbrica «niente mi fermerà». Saltai giù dal tetto su cui ero e precipitai per quindici metri, l'acqua intorno al mio braccio si bloccò e mi fermò il braccio, dandomi uno slancio e permettendomi di fare una capriola e atterrare senza problemi. L'acqua si staccò dal mio braccio e si espanse attorno a me sparendo tra gli edifici grigi. Sentii un corpo e corsi verso sinistra, il resto del liquido tornò attorno a me. Vidi un ragazzo appoggiato a un muro che controllava dietro l'angolo e non mi vide. Corsi verso di lui e protesi la mano in avanti, l'acqua sfrecciò verso il ragazzo e circondò la pancia del ragazzo e lo inchiodò al muro. Mi avvicinai e gli tolsi la fascia. Il ragazzo mi guardò deluso, l'acqua lo lasciò libero e il ragazzo si sedette a terra.

«Voi della sezione Eroi...come facciamo affrontarvi noi del Dipartimento Generale?» chiese lui coprendosi il viso.

«Iniziando a pensare che potete batterci credo» dissi correndo in un'altra stradina.

"Chi si arrende non ha il diritto di gareggiare" pensai, una frase che mia madre ripeteva sempre, e io avevo preso come proverbiale, soprattutto da quel giorno...l'acqua volò sul mio volto e asciugò l'occhio sinistro. Scossi la testa e mi concentrai sul mio obiettivo. Sentii delle esplosioni e mi bloccai, guardai in alto e vidi una nuvola di polvere salire da nord. Saltai e il liquido si spostò sotto il mio piede creando una superficie solida, saltai di nuovo finché non arrivai sopra a una fabbrica.

«Ma vola?!» chiese qualcuno sotto di me. Guardai in basso e vidi tre ragazzi, i tre che avevo già affrontato in mensa.

«Fra tutti proprio lui?» chiese quello che mi sembrava l'amico di Megan.

«Ho dei conti in sospeso con quello» urlò il ragazzo che volevo affogare.

«Meglio di no Hiroshi. Sai che non mi piace dirlo...ma credo che lui sia più forte di te, in più può rimanere là sopra e prenderci le fascie da distante» disse il terzo.

«Non sono sleale», mi buttai dal tetto e l'acqua circondò nuovamente il braccio e feci il solito giochetto atterando di fronte a loro.

«Io voglio arrivare almeno alla seconda prova» disse Ben «non voglio che un professionista mi consideri un'incapace». Due ragazzi se ne andarono e lasciarono solo quello più grosso.

«Non ci siamo presentati» disse lui piegando le ginocchia «sono Hiroshi, la mia unicità si chiama Immortality...spero che capisci il perché». Scattò in avanti pronto a colpirmi con un pugno. I quattro litri circondarono il mio braccio e iniziarono a muoversi vorticosamente, colpii il pugno del nemico e la forza mi fece scivolare indietro. Ci guardammo in attesa di una mossa da parte dell'avversario. Sentii un fischio e feci un salto indietro, nel punto in cui ero era apparso un buco di due centimetri. Hiroshi mi attaccò e mi colpì in pieno petto, il colpo fu talmente forte che mi fece volare per tre metri prima che l'acqua mi prendesse al volo bloccandomi. Il ragazzone mi piombò addosso bloccandomi contro un muro.

«Non sei così forte dopo tutto» disse avvicinando la mano alla mia fronte, io alzai la mia e mostrai la fascia bianca stretta nella mia mano.

«Ride bene chi ride ultimo» dissi, il ragazzo mollò la presa e si toccò la fronte, sentì che aveva ancora la fascia e mi guardò furioso.

«Leale eh?» disse riprendendo il mio braccio, l'acqua circondò il suo braccio comprimendolo, il ragazzo urlò di dolore e mollò la presa. Uno strato sottile di liquido lo circondò completamente e lo fece cadere a terra, mi avvicinai e tolsi la fascia che portava in fronte.

«Gioco di furbizia data la mia corporatura» dissi liberando il ragazzo dal liquido. Mi guardai attorno e vidi un ragazzo sopra un edificio che mi guardava, portò le mani alla bocca e si bloccò.

«Ehi! Ma come è possibile?!?! La mia fascia!» urlò girandosi di 360 gradi. Cinque ragazzi sbucarono da una strada laterale e mi guardarono, sorrisero e si prepararono all'attacco. La mia unicità fece scivolare il liquido trasparente sulla mia mano e si formò una specie di frusta lunga e sottile. I nemici partirono all'attacco, feci scattare il mio braccio e la frusta d'acqua circondò il corpo di un ragazzo e lo sbatté contro un muro. Feci un altro movimento con il braccio ma si bloccò, sentii una stretta sul braccio, mi girai ma non vidi nessuno. Uno dei ragazzi si bloccò e soffiò una nuvola di fumo dalla bocca, tutto intorno a me divenne buio. L'acqua cadde a terra e si sparpagliò tutta intorno a me, sentii un corpo e mi girai di scatto alzando la gamba, colpì in testa un ragazzo che cadde a terra, la nuvola nera scomparve rivelando la posizione dei tre rimasti. Indietreggiarono tutti e tre avendo perso la protezione del fumo. L'acqua circondò le mie braccia creando delle protezioni. Mi preparai per uno scontro corpo a corpo ma una ragazza apparse davanti a uno dei ragazzi e gli prese la fascia scomparendo subito dopo. Il ragazzo rimase immobile non avendo capito cosa fosse successo,la ragazza apparse davanti a un altro ragazzo e rubò anche la sua fascia.

«Tre! Sono salva!» disse posando i piedi a terra, camminò verso di me e mi salutò, si diresse verso l'uscita del campo. Io e i ragazzi che stavo affrontando rimanemmo immobili, poi l'ultimo ragazzo rimasto con la fascia mi attaccò, l'acqua fece un cubo davanti ai suoi piedi facendolo cadere, lo bloccai a mezz'aria e tolsi velocemente la fascia, lo aiutai a rialzarsi e me ne andai. Uscii dal campo di addestramento e aspettai tranquillo.

«Anche tu ce l'hai fatta?» chiese una ragazza apparendo di fronte a me. Una vena nell'occhio mi scoppiò appena vidi la ragazza con i capelli rossi guardarmi con un gran sorriso sulle labbra, soffiò via una ciocca di capelli e raddrizzò la schiena.

«Bè sì...» provai a dire.

«Eh ovvio tu sei così in gamba, ci mancherebbe che non ti fossi qualificato» disse velocemente.

«Non sono così...» provai a ribattere

«Ohh basta fare il "non sono così bravo" sei antipatico quando lo fai. Che ti costa ammettere che la tua unicità è fantastica?» chiese lei.

«Semplicemente non è fantastica» dissi guardando in basso.

«Ahh con te non si può parlare» disse scocciata la ragazza e scomparve. Rimasi fermo, avevo detto la verità...la mia unicità era una maledizione, non era un'unicità come le altre, che si attivano quando vuoi, la mia era perennemente attiva, era parte di me e qualche volta...sentivo come se mi parlasse, sentivo delle parole provenire dalla mia testa. Sentivo quelle parole accompagnate a un dolce rumore d'acqua che correva, un suono ritmato, le gocce che cadevano e l'acqua che fluiva in basso. Poi insieme a queste sentivo una voce femminile che diceva qualcosa, un qualcosa di incomprensibile, ma si sentivano parole dolci e rassicuranti, come se una ninfa fosse intrappolata e fosse l'origine della mia unicità. Ma che ragazzo pazzo sono? Sento le voci delle ninfe...wow...dovrei andare a farmi dare un'occhiata.

«È FINITA LA PRIMA PROVA! YEAHHHH! SONO RIMASTI 46 RAGAZZI! CARICHI PER LA SECONDA PROVA? SÌ O NO INIZIERÀ FRA QUINDICI MINUTI! CORRERETE DAL CAMPO GAMMA FINO A QUI DA NOI! MA PRIMA A LITTLE BREAK!». Mi preparai subito sulla linea di partenza e alcuni miei compagni mi raggiunsero.

«Ciao Mark» disse uno di loro, gli salutai con la testa ma non dissi niente, loro si fermarono e iniziarono a parlare fra di loro.

«16 della nostra classe sono passati» sentii dire. Mi girai e vidi Megan arrivare insieme a un ragazzo, il solito ragazzo con cui stava sempre. Il ragazzo mi guardò e mi fissò dritto negli occhi come se mi avesse lanciato una sfida. Si fermò insieme a Megan, parlarono per un minuto poi lei gli diede un bacio sulla guancia e camminò verso il nostro gruppo. Il ragazzo mi guardò un'ultima volta e vidi un cenno di sorriso, come se fosse compiaciuto che avessi visto quella scena. La mia mano venne coperta da un piccolo strato rosso, mi coprii la mano e tolsi il sangue che l'aveva coperta, lo gettai a terra e sparii sotto il terreno.

"Controllati" ordinai al mio corpo "non lasciare che le emozioni prendano il sopravvento. Non puoi permetterlo, altrimenti la tua carriera come eroe sarà finita". Queste parole mi fecero tornare alla mia solita freddezza interiore. Sospirai e mi preparai per la corsa.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il Torneo ***


«ECCOCI QUIIIIII! ARE YOU READY?! OVVIAMENTE LO SIETE! RICORDATE CHE TUTTO IL GIAPPONE VI STA GUARDANDO! COUNTDOWN! 10, 9...». Il cuore iniziò a palpitare nel mio petto.

«8!». Una mano si appoggiò sulla mia spalla e mi porse una bottiglia d'acqua da un litro.

«Bevi che ti serve, antipatico» disse la ragazza rossa di capelli.

«7!».

«G...grazie Rachel» risposi prendendo la bottiglia, forse mi scoppiò un'emorragia interna, tolsi il tappo e consumai completamente la bottiglia.

«6! 5!». Tutti iniziammo a muoverci in modo disordinato.

«4!».

Mi voltai verso i miei compagni:«Ragazzi statemi dietro» ordinai.

«Perchè scusa?» chiesero in due.

«3!».

«Ho un piano» risposi preparandomi a scattare in avanti, sentii il sangue ribollire, i polmoni ampliarsi e lo stomaco muoversi.

«2!».

«Voglio che la nostra classe si qualifichi» dissi aspettando lo scadere del tempo.

«1...GO!» urlò Present Mic dagli autoporlanti. Tutti noi scattammo in avanti e percorremmo dieci metri, i miei compagni stettero dietro di me, cosa che mi sorprese. L'acqua uscì dalla mia bocca e fece un filo 5 metri più avanti del primo ragazzo. Il filo si solidificò e fece inciampare il ragazzo, dietro di lui tutti gli altri caddero mentre il nostro gruppo saltò via la corda acquatica e continuammo a correre.

«Grande Mark!» dissero in coro i miei compagni.

«Non è finita» disse Megan voltandosi. Un ragazzo si alzò e scattò verso di noi con una velocità incredibile.

«Quello è Ben, la sua unicità si chiama Repulsione, esercita un'enorme pressione dal suo corpo, specialmente dalle nocche» ci  confessò Megan. Il ragazzo appoggiò il piede a terra e incrinò il terreno con una potenza incredibile. Un mio compagno si bloccò e si girò, appoggiò le mani a terra e Ben cadde sul terreno.

«Super Gravity» disse il mio compagno tornando a correre.

«LA CLASSE 1B DELLA SEZIONE EROI È MOLTO AGGUERRITA!» urlò Present Mic dagli autoporlanti «ECCO I PRIMI OSTACOLI! I ROBOT DA ZERO PUNTI DEL TEST D'INGRESSO!». Davanti a noi si attivarono tre robot giganti, come nei tipici film giapponesi. Ci bloccarono la strada.

«Ci penso io» disse un ragazzo correndo avanti, corse verso un robot e lo toccò, il robot piegò la gamba e cadde verso di noi.

"Oh Cristo" pensai vedendo l'enorme ammasso di ferro cadere verso di noi. Una mia compagna di classe alzò le braccia e una cupola verdognola ci circondò, il robot sbatté contro la cupola e scivolò di lato. La ragazza cadde a terra con la fronte bagnata di sudore.

«Me ne occupo io voi andate avanti» disse Megan prendendo la ragazza. La cupola scomparve e uscimmo di corsa, nel frattempo gli altri studenti ci avevano quasi raggiunto. Superammo i due robot senza aprire uno scontro, mi guardai indietro e vidi un ragazzo correre velocemente verso di noi, il piede di un robot gli bloccò la strada e scomparve dalla mia vista. Vidi una figura saltare sul ginocchio del robot e appoggiarsi alla gamba, si bloccò per un secondo poi tese le gambe e si lanciò su di noi, fece una capriola a mezz'aria e si ritrovò quasi sopra di noi. Caricò un colpo col braccio e diede un pugno all'aria, una corrente d'aria incredibilmente forte, come un tornado ci investì e fece scivolare alcuni miei compagni. Il ragazzo atterrò davanti a noi e ripartì veloce.

«Mark vinci!» mi urlò un compagno, mi girai e guardai il ragazzo correre, abbandonai la mia classe e partii all'inseguimento. Dopo 100 metri trovai un'enorme voragine con dei pilastri in mezzo e delle corde a collegarli. Ben non esitò e si lanciò sopra una corda, la sua unicità gli diede un'incredibile spinta e lo proiettò avanti su una colonna come un trampolino. Corsi sulla corda e l'acqua iniziò a creare dei blocchi solidi dove appoggiare i piedi, a ogni passo si spostavano più avanti. Continuai a correre come se non fosse cambiato niente. Mi erano rimasti solo tre litri e mezzo, quindi dovevo stare attento a come li usavo. Oltrepassai la voragine e continuai il mio inseguimento. Stavo guadagnano terreno, probabilmente il ragazzo era stanco per aver usato troppo la sua unicità, il ragazzo si bloccò e si girò a guardarmi. Vidi un cartello sopra la sua testa che diceva:Campo Minato. Vidi della terra smossa in diversi punti ma non mi fermai per ideare una tattica. Continuai a correre e l'acqua continuava a creare posti sicuri dove appoggiare i piedi. Se non avessi toccato il terreno facendo pressione le bombe non sarebbero esplose, superai il ragazzo e corsi verso lo stadio che iniziò a vedersi.

«SANDERS TORNA IN TESTA AL GRUPPO! HA SUPERATO WRIGHT NEL CAMPO MINATO!» urlò il telecronista. Continuai a correre e non mi accorsi della folata di vento che giungeva da dietro. Mi fece sbalzare in avanti e caddi a terra, mi rialzai e vidi che avevo appoggiato la mano sopra della terra smossa.

«Merda» dissi sentendo esplodere la mina. Fui circondato di fumo rosa, ma in realtà non mi ero fatto niente. Mi rialzai e uscii fuori dal fumo, di fianco a me apparse Ben. Scattò in avanti e a mezz'aria si girò per sferrare un colpo, mossi la mia mano e formai una pistola con le dita, l'acqua si concentrò sulla punta e partì con una velocità spaventosa. Colpì il terreno sotto i piedi del ragazzo e fece esplodere una mina, il ragazzo venne travolto dall'onda d'urto e venne sbalzato cinque metri più a destra. Entrai nella cortina di fumo e accelerai il passo, arrivai alla fine del campo minato e scattai verso lo stadio. Vidi Ben dietro di me di trenta metri ma non stava usando la sua unicità, corsi dentro lo stadio e mi buttai a terra stremato.

«SANDERS ARRIVA PRIMO! CHE CORSA INCREDIBILE! E ECCO IL SECONDO WRIGHT!» disse il professore di inglese vedendo arrivare il ragazzo.

«ARRIVA LA TERZA! ECCO CHE ENTRA BROWN!» continuò a urlare l'eroe. La ragazza con i capelli rossi entrò dentro lo stadio con il suo solito sorriso sulle labbra. Dopo cinque minuti arrivarono anche gli altri, tutta la mia classe arrivò compatta, un mio compagno stava tenendo sulle spalle la ragazza che aveva creato la barriera.

«WELL! ORA QUELLI CHE SI SONO QUALIFICATI SONO SOLO I PRIMI SEDICI CHE HANNO RAGGIUNTO IL TRAGUARDO! MA STATE TRANQUILLI HANNO TUTTI VISTO CIÒ CHE SAPETE FARE E SIETE STATI INCREDIBILI!!!» urlò Present Mic sul microfono «E ORA IT'S LUNCH TIME! MANGIATE GIOVANI EROI CHE DARETE ANCORA SPETTACOLO!». Altri professori ci condussero in un area per mangiare, ci diedero il solito cibo della mensa e mangiammo tranquilli, c'erano tutti e duecento gli studenti anche chi non era passato alla finale. Consumai il mio pranzo in completo silenzio mentre i miei compagni parlavano fra di loro delle unicità che avevano visto. Erano tutti così legati fra loro, io ero l'unico che non era riuscito a legare veramente in quel tempo, non riuscivo proprio a relazionarmi con gli altri, se ci provavo una vena mi scoppiava in testa. Con le ragazze poi...era meglio non pensarci, altrimenti rischiavo realmente la pelle. Poi non solo non riuscivo, non volevo metterli in pericolo, non volevo che il mio potere superasse i miei limiti, non volevo fare del male ai miei compagni, non dopo tutto che l'acqua mi aveva fatto, non dopo tutto quello che avevo passato a causa del mio potere. Non avrei accettato qualcos'altro. L'ora per il pranzo finì fin troppo velocemente e i professori riunirono i sedici che si erano qualificati. Ci ricondussero in mezzo allo stadio dove era stato appena costruito (grazie all'unicità di un professore) uno spiazzale in cemento. Ci misero in linea davanti al grande tabellone, si accese e fece vedere il girone. Io ero nel quinto incontro, il mio avversario era uno della classe A della sezione Eroi. Guardai dove era il ragazzo che mi interessava, Ben era nel primo incontro, quindi non ci saremo affrontati se non in finale...quasi lo speravo, non perché mi stesse antipatico...un po' antipatico mi stava ok ma mi era sembrato un ragazzo davvero in gamba, quindi avrei voluto sconfiggerlo.

«CHI ESCE DALL'AREA BIANCA DEL RING O CHI NON RIUSCIRÀ A CONTINUARE LO SCONTRO  AVRÀ PERSO! QUESTE SONO LE REGOLE!» Tutto lo stadio era in fermento, i professori ci ricondussero negli spalti e ci dissero di aspettare il nostro turno. Mi sedetti e aspettai l'inizio dello scontro.

«PRIMO ROUND! BEN RODRIGUEZ CONTRO AKURO WATANABE!» strepitò Present Mic vedendo entrare i due ragazzi. Si posizionarono al centro dello spiazzale.

«THREE, TWO, ONE...GO!» e lo scontro iniziò. Ben scattò velocissimo contro la sua rivale, appoggiò la mano sulla pancia della ragazza, la ragazza venne proiettata dieci metri più indietro e cadde sulla schiena. Si rialzò e si preparò per il contrattacco.

«RODRIGUEZ VINCE L'INCONTRO!» urlò il telecronista. La ragazza guardò a terra e vide che un suo piede era fuori dall'area bianca del piazzale. Lo scontro era finito in meno di dieci secondi, tutto lo stadio rimase zitto per alcuni momenti poi si sentì un urlò di entusiasmo generale.

"Forse l'ho sottovalutato» pensai. Dopo cinque minuti iniziò un nuovo scontro e lo vinse un ragazzo della classe A, gli scontri continuarono finché non arrivò il mio turno. Scesi fino allo spogliatoio e aspettai che i professori venissero a chiamarmi. Aprì la porta Numero 13 e mi invitò a seguirlo.

«Come stai Mark?» mi chiese finché camminavamo per un corridoio.

«Bene... perché?» chiesi.

«Non c'è un motivo» disse disinvolto «con i tuoi compagni ti trovi bene?».

«Perchè queste domande?» chiesi leggermente innervosito.

«Quando ti sei iscritto allo Yuei i tuoi tutori legali mi hanno dato il tuo dossier. Praticamente ho letto la tua vita. Mi dispiace per quello che hai vissuto...»

«La mia vita non le riguarda professore» dissi nel modo più educato possibile.

«Sei uno mio studente la tua vita è il mio lavoro» disse con tono rigido.

«Io non voglio il suo...» iniziai a dire

«Credi di avere un unicità difficile da controllare? Credi che sia una maledizione?» chiese lui guardando avanti «Black Hole, la mia unicità, può uccidere chiunque mi stia vicina se mi distraggo, questa tutta trattiene il mio potere. Non guardare alla tua unicità come un regalo non gradito». Mi lasciò solo all'entrata del campo, entrai e salii sul piazzale.

«ECCCO MARK SANDERS! E IL SUO RIVALE KIYOTAKA YAMADA!». Il ragazzo entrò e salì sul ring. Si preparò per attaccare.

«THREE, TWO, ONE GO!». Il ragazzo partì all'attacco e sul suo braccio comparvero degli aculei. L'acqua uscì dalla mia bocca e vorticò intorno al mio braccio. Il ragazzo sferrò un colpo, caricai un pugno ma feci una spazzata e il ragazzo cadde sopra a me, appoggiai i piedi sulla sua pancia e lo lanciai indietro. Dalla mano del ragazzo spuntò un aculeo e si conficcò a terra bloccandolo pochi metri prima della fine del campo. Questa volta attaccai per primo, il ragazzo allungò la mano verso di me e l'aculeo si allungò, mi piegai di lato e alzai le mani, l'acqua creò un muro davanti a me, protesi le mani verso il ragazzo e il muro gli andò addosso fino a buttarlo fuori dal campo.

«SANDERS VINCE! CHE UNICITÀ INCREDIBILI CHE HANMO QUESTI PRIMINI!». Uscii dal ring e tornai sulle tribune.

«Ottimo lavoro Mark!» dissero i miei compagni appena rientrati nelle scalinate. Tornai a sedermi sul mio posto e continuai a guardare gli incontri. Nell'incontro dopo il mio due ragazzi, uno della A e uno della mia classe si affrontarono, uno lo riconobbi, era quel ragazzo che avevo steso con la frusta d'acqua. Quell'incontro fu... paranormale, subito il ragazzo cadde a terra e l'altro si fermò, poi il ragazzo ancora in piedi iniziò a indietreggiare come se stesse venendo colpito e alla fine uscì dal ring. Il ragazzo che era caduto si rialzò e alzò le mani in segno di vittoria. Quando il mio compagno tornò nelle tribune disse tre parole:«Non ho capito». Avrei affrontato io quel ragazzo nel secondo incontro. L'ultimo scontro, l'ottavo, fu tra Rachel e una ragazza della A: Mizuki. Le ragazze salirono sul ring e si prepararono.

«GO!» urlò Present Mic. Rachel sparì e riapparse davanti a Mizuki e la colpì con un pugno alla pancia però qualcosa andò storto. Rachel barcollò indietro tenendosi la mano. Mizuki fece un passo avanti e iniziò a risplendere. Il suo corpo divenne di un rosso lavico, dalla sua pelle iniziò ad alzarsi del fumo nero.

«CHE STA SUCCEDENDO?! CHE UNICITÀ È QUELLA?!» chiese urlando il telecronista «COSA FARÀ BROWN PER CONTRATTACCARE?». Rachel continuò a indietreggiare spaventata dal calore che emanava la ragazza.

«Quando si dice che una ragazza è scottante» disse ridendo un mio compagno. Mizuki si muoveva lenta ma il calore che sprigionava era incredibilmente...bollente, sentivo le radiazioni di calore dagli spalti. Rachel non riusciva ad avvicinarsi, si stava coprendo gli occhi per il troppo calore, la ragazza continuava ad avanzare con passo lento. Ormai la mia compagna era quasi al limite del campo. Rachel attaccò, si coprì gli occhi e saltò verso la ragazza, poi sparì e riapparse alle sue spalle colpendola con un calcio. La ragazza barcollò in avanti ma non uscì fuori dal ring. La scarpa di Rachel stava fumando, si teletrasportò più indietro e riprese fiato. Scomparse e riapparse a dieci metri di distanza, scomparse di nuovo e ricomparì nel punto di prima, iniziò a ripetere l'azione, sempre più veloce, finché...non apparsero due Rachel.

«BROWN FA VEDERE IL SUO ASSO NELLA MANICA! COSA STA FACENDO?! SI STA TELETRASPORTANDO COSÌ VELOCEMENTE DA CREARE UNA COPIA DI SE STESSA?!». Rachel scattò in avanti...entrambe le Rachel scattarono in avanti e attaccarono l'avversaria. Una Rachel si abbassò e l'altra saltò sopra la sua schiena per piombare contro Mizuki. Scomparirono entrambe e Rachel riapparse davanti alla ragazza e la colpì con un pugno, la ragazza tornò del suo colorito normale e prese il braccio di Rachel e la lanciò fuori dal campo. La ragazza con i capelli rossi cadde col sedere fuori dall'area bianca.

«MIZUKI VINCE IL ROUND!» gridò nei microfoni il professore. La vincitrice porse la mano a Rachel e la aiutò a rialzarsi. Tornarono dentro lo stadio e sparirono nei corridoi per entrare. Dopo un po' si presentò sul pezzo di tribuna riservato alla nostra classe e si sedette di fianco a me. Sbuffò rumorosamente e si sistemò i capelli rossi.

«S...sei stata...brava» dissi senza guardarla. Lei invece girò lo sguardo e mi fissò.

«Ma non ho vinto, se non l'hai notato» rispose arrabbiata.

«Non volevo dire...» provai a rimediare.

«Ma lo hai detto» rispose insistente «a volte il silenzio è meglio di qualsiasi parola». Provai a ribadire ma la mia lingua si bloccò. Passai il resto del tempo a guardare il torneo, anche se non ricordo nemmeno un incontro, non mi ricordo nemmeno se li ho guardati veramente. Poi Megan mi scrollò per un braccio

«Ehi! Tocca a te vice capoclasse» disse ridendo. Mi alzai e tornai nell'area di attesa. Numero 13 tornò e mi ricondusse nel campo. Salii sul ring e vidi l'altro ragazzo pronto a combattere.

«MARK SANDERS CONTRO ZENKO YAMANAKA! THREE, TWO, ONE GO!». Scattai in avanti e l'acqua vorticò attorno al mio braccio formando una sorta di armatura. Arrivai a cinque metri dal ragazzo e cadde a terra, sentii un pugno sullo stomaco e dovetti fermarmi. Sentii un altro colpo e provai a difendermi, ma contro cosa? Non c'era niente. Iniziai a tirare colpi al vento ma non c'era niente da colpire, intanto sentii un colpo su un piede e caddi a terra. La mia testa colpì il terreno e un calcio mi prese al fianco. Mi rialzai e mi asciugai la bocca dalla saliva.

"Ancora un po'...resisti ancora per poco". Guardai il corpo del ragazzo ma era ancora a terra inerme. Sentii un pugno sulla faccia e barcollai di lato. Provai a tenere alta la guardia ma tutti i colpi riuscivano a entrare senza problemi.

"Voglio diventare un eroe! Non mi arrenderò!" pensai prendendo un altro colpo, poi un altro e un altro.

«SANDERS CONTINUA A BARCOLLARE MA NON MOSTRA SEGNI DI VOLERSI ARRENDERE!» gridò il professore di inglese.

«EHI ASPETTATE! WAIT! YAMANAKA È FUORI DAL RING! SANDERS VINCE!». Lo stadio si zittì, il mio avversario si riprese e si guardò attorno, era buttato fuori dal ring. Mi guardò e poi riguardò a terra.

«Mi hai fregato» disse ridendo. Lo stadio urlò dallo stupore.

«SANDERS! SANDERS! SANDERS!» iniziò un coro che acclamava il mio nome. Venni paralizzato dalla vergogna. Trascinai i piedi fino al corridoio e sparii nel buio cuniculo.

«Stavano...stavano chiamando me! Mi considerano un...eroe?» dissi tenendomi la testa «non una macchina per...uccidere?».

«Sei stato bravo Sanders» disse Numero 13 raggiungendomi «le unicità vanno viste come ospiti a sorpresa». Mi riaccompagnò dai miei compagni.

«Bravo Mark! Lo hai lasciato senza parole! Non ci eravamo accorti di quello che la tua acqua stava facendo finché ti prendevi quei colpi» dissero i miei compagni vedendomi entrare. Provai a fare un sorriso anche se non sono sicuro che riuscì bene. Mi sedetti al mio posto e appoggiai la schiena allo schienale.

«Se ti fai battere dalla ragazza che mi ha sconfitto non ti perdonerò» disse Rachel guardando il ring. La ragazza che l'aveva battuta salì insieme a un altro ragazzo. Vinse la ragazza di fuoco.

«Sarà dura per te Mark» disse un mio compagno. Lo sapevo benissimo, avevo iniziato a formare una strategia da quando la ragazza aveva battuto Rachel, ma non ero sicuro che quello a cui avevo pensato potesse davvero essere utile. Iniziò l'incontro seguente e dopo un po' Ben riuscì a buttare fuori dal ring il suo avversario e si qualificò per le finali. Toccava a me.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fine del torneo ***


Mi alzai e mi diressi verso le scale,

«Buona fortuna Mark» disse Rachel vedendomi alzare.

«Vinci per la classe Mark!» urlò un mio compagno di classe. Sorrisi e me ne andai. Salii sul campo e mi preparai per affrontare la ragazza di fuoco.

«SEMIFINALI! SANDERS CONTRO MIZUKI! THREE, TWO, ONE GO!». La ragazza incendiò il proprio corpo e iniziò ad avanzare minacciosa, il suo passo era lento come una colata di lava, ma la potenza con cui faceva ogni movimento la sentivo forte e chiara. La sua tuta iniziò a prendere fuoco e le maniche si carbonizzarono e si sgretolarono, anche la maglietta all'altezza della pancia si distrusse.

«A QUANTO PARE MIZUKI VUOLE ARRIVARE IN FINALE!».

"Anche io voglio arrivare in finale che credi?!" pensai. L'acqua vorticò attorno alla mia testa coprendomi gli occhi dal calore, avevo bevuto ed ero riuscito a immagazzinare 4.5 litri. Avevo un piano ma se non avesse funzionato al primo colpo...avrei perso sicuramente. Mizuki continuava ad avanzare e il calore mi spingeva sempre più verso il limite del campo. Iniziai a saltellare sul posto e la ragazza si bloccò cercando di capire cosa stessi facendo.

«A COSA AVRÀ PENSATO SANDERS?» chiese il telecronista. Mi bloccai e mi preparai per l'attacco, scattai in avanti con tutta la forza possibile e corsi in direzione della ragazza, la ragazza si fermò e il calore aumentò. Arrivai a tre metri da lei e saltai, protesi la gamba verso la sua testa e l'acqua la circondò completamente, toccai la testa della ragazza e l'acqua iniziò a evaporare, tolsi il piede e tirai un pugno, il liquido rimasto lo circondò e la colpì nuovamente in testa. Poi feci un balzo indietro e mi ritrovai senza acqua. La ragazza aveva il viso scurito, come quando butti dell'acqua su un bastone ardente. Ma quello stato durò pochi secondi dato che ricominciò a brillare come una supernova. Caddi a terra e mi coprii gli occhi per il calore. Sentii del liquido che cadeva sotto il mio controllo e mossi le dita. La ragazza si fermò e si mise una mano sulla pancia. Si piegò in due e cadde in ginocchio, iniziò a vomitare del liquido giallognolo, il calore del suo corpo si spense e mi avvicinai. La presi per la maglietta e la trascinai verso il limite del campo, lei provò a bloccarmi ma continuava a boccheggiare per il vomito. Alla fine riuscii a buttarla fuori dal ring e vinsi l'incontro.

«NON HO CAPITO COSA È SUCCESSO MA SANDERS È RIUSCITO A BUTTARE FUORI DAL RING MIZUKI E VINCE PER LA FINALE CONTRO...BEN RODRIGUEZ! SARÀ UNO SCONTRO FANTASTICO! YEAAAHHHH!» urlò Present Mic finché mi avviavo verso il corridoio, risalii le scale e tornai verso la tribuna.

«Complimenti Mark» disse Numero 13 appena mi vide «sei stato tu a farla vomitare giusto? Il tuo attacco era solo per riuscire a far cadere una goccia dentro la sua bocca».

«Esattamente professore» dissi guardando in basso.

«Vedi le unicità hanno tante sfaccettature e tante parti nascoste, basta trovarle» disse il professore guardando lo stadio, la sua voce divenne malinconica «buona fortuna per la finale contro Rodriguez». Il professore se ne andò e tornai nelle tribune.

«Complimenti Mark! È stato incredibile vedere quello che hai fatto con quella ragazza! Pensare che per unicità avrebbe vinto sicuramente lei ma non ti sei lasciato sconfiggere!» disse una mia compagna appena mi vide.

«Scometto che è stato facile per te vero?» chiese Rachel guardando in avanti, quel poco di entusiasmo che avevo si spense. Mi sedetti al mio posto e mi guardai la mano, vidi Rachel girare la testa e guardarla e rimase impalata. La mia mano aveva una brutta scottatura sulle nocche, l'acqua che avevo usato era tutta evaporata e avevo toccato la pelle rovente della ragazza a mani nude. Presi una bottiglia d'acqua e la bagnai, faceva male ma non così tanto come sembrava, ma Rachel non lo sapeva e vidi che il suo sguardo era preoccupato.

«È una scottatura da niente» dissi chiudendo il pugno.

«Sì be'... ovviamente!» rispose distogliendo lo sguardo e guardando l'arena. La guardai e l'occhio sinistro tornò rosso sangue e dovetti distogliere lo sguardo dai suoi capelli rossi.

«Tiferò per te durante la finale» disse Megan appoggiando una mano sulla mia spalla «scometto che ti inventerai qualcosa per sconfiggere anche lui». Quelle parole mi fecero un certo effetto.

"Sta dicendo quelle cose veramente?" pensai. Anche l'occhio destro iniziò a bruciarmi, Megan sorrise e tornò a sedersi al suo posto. Passarono dieci minuti poi dovetti tornare sul ring. Il cielo nel frattempo si era oscurato e aveva iniziato a piovere ma il torneo non venne rimandato. Salì sul ring e mi preparai ad affrontare il ragazzo col potere della pressione.

«ECCOCI ALL'ULTIMO SCONTRO FRA GLI STUDENTI DEL PRIMO ANNO! MARK SANDERS CONTRO BEN RODRIGUEZ! CI SI ASPETTA UN BELLO SPETTACOLO DA VOI DUE SAPETE?! HA ANCHE INIZIATO A PIOVERE E QUESTO FATTO POTREBBE DARE UN VANTAGGIO DA NON SOTTOVALUTARE A SANDERS!» urlò il presentatore, lo stadio urlò di gioia e iniziarono a levarsi cori che chiamavano i nostri nomi. Mi guardai attorno e vidi alcuni eroi famosi, seri in volto e tutti composti nei loro posti VIP. Mi sciolsi le spalle e mi preparai, avevo i vestiti bagnati e i capelli neri mi cadevano sul volto. Ben si preparò e si mise in posizione per attaccare.

«LA FINALE INIZIA! THREE...TWO...ONE...GO!».

L'acqua uscì velocemente dalla mia bocca, Ben scattò in avanti e protese un pugno pronto per colpirmi. Mi spostai di lato e Ben tirò un pugno con il braccio, l'aria mi fece indietreggiare di alcuni metri ma non mi fece danni. Corsi verso di lui, l'acqua circondò il mio braccio e colpii Ben, lui fece lo stesso con il suo pugno e si scontrarono. L'acqua intorno al mio braccio venne proiettata dietro alla mia testa come se avesse ricevuto un colpo fortissimo, la pressione che aveva esercitato il pugno del mio avversario era stata talmente potente che lo aveva fatto indietreggiare. Il ragazzo attaccò con un calcio ma lo parai, sentii una forza provenire dalla sua gamba e caddi indietro. Feci una capriola e mi rialzai. Lui mi attaccò e mi bloccò le spalle, io feci lo stesso.

«Non vuoi darti vantaggio con la pioggia eh?» chiese lui finché mi spingeva verso il limite del campo.

«Voglio vincere con le mie capacità» risposi, la mia gamba passò dietro alle sue gambe e feci leva con il corpo, il ragazzo cadde a terra e gli bloccai le mani.

«Almeno sei onesto» disse colpendomi con un calcio sullo stomaco, si liberò un braccio e appoggiò un pugno al mio torace. Sentii un colpo potentissimo e mi sbalzò per aria. L'acqua circondò il mio braccio si prolungò fino a prendere la gamba di Ben. Lo tirai verso di me e provai a colpirlo ma lui lo schivò usando la sua unicità per spostarsi di lato con uno scatto.

«LA BATTAGLIA SI FA INTERESSANTE! TUTTI E DUE SONO ALLE STRETTE! SANDERS SEMBRA CHE NON VOGLIA DARSI VANTAGGI CON L'ACQUA CHE HA INTORNO! NEL FRATTEMPO HA FINITO DI PIOVERE!» urlò il telecronista finché io e Ben ci azzuffavamo, mi colpì alla gamba e scivolai, caddi con la schiena a terra, parai un calcio ma Ben mi saltò sopra bloccandomi le braccia.

«Sei forte come dicono» disse accennando un sorriso.

«Anche tu non sei male» risposi, gonfiai la bocca e sputai un filo d'acqua, Ben lo schivò ma ebbi un attimo per liberarmi dalla sua presa e spingerlo via. Il mio avversario indietreggiò e scosse la testa, mi guardò con uno sguardo terrificante.

«Hai sempre avuto un'unicità in grado di uccidere, perché non mi finisci in un secondo?» chiese rilassando la schiena, mi bloccai «potrei fare la stessa fine del tuo amico dell'asilo, o della tua fidanzata...ex-fidanzata volevo dire, oppure potrei fare la fine di tua madre». Il mio battito cardiaco si bloccò

«Come fai a sapere queste cose?» chiesi con un tono che era tutto tranne che calmo.

«Me l'ha detto un mio amico, la sua unicità consiste nel vedere il passato delle persone con cui ha parlato, e mi ha raccontato un po' di cosucce su di te» disse facendo spallucce «ad esempio quell'incidente quando avevi 5 anni, la ragazza che avevi quasi ucciso baciandola. Chissà se qualcun'altro rischierà la vita a causa tua». Il mio cuore iniziò a saltare da una parte all'altra del corpo, la mia mente iniziò a non essere più fissata a terra.

«Non hai il diritto di dire queste cose» dissi cercando di stare calmo.

«Ma guardati! Sei una macchina per uccidere! Quel ragazzo che hai aiutato durante il test di ingresso ha avuto fortuna, lo avresti potuto uccidere toccando il suo sangue, io non mi sarei mai fatto toccare da te!» urlò Ben. La mia testa iniziò a pulsare, il respiro divenne irregolare e il cuore continuava ad accelerare, gli occhi iniziarono a bruciarmi e le mani diventarono rosse.

«Stai zitto» dissi provando a controllarmi.

«Altrimenti? Mi ucciderai come hai fatto con tua madre? Affogherò anche io per colpa di un'alluvione? Causata da te per giunta»

«Non sono stato io!» urlai perdendo la pazienza «tu non sai niente di me!».

«So perfettamente invece cosa sei! Un assassino, un ragazzo terrorizzato, sei molte cose...ma non sarai mai un eroe! Non avrai mai una vita facile e tantomeno felice!» urlò di tutta risposta. L'acqua intorno a me iniziò a vorticare sempre più velocemente, iniziai a provare un dolore atroce alla testa. Caddi a terra in ginocchio e mi dovetti tenere il viso per il dolore.

«Non salverai mai una vita!» continuò a provocarmi Ben.

"Sei una macchina per uccidere!"

"Non mi lascerei mai toccare da te!"

"È tutta colpa tua!"

"Non sarai mai un eroe!"

Quelle frasi vorticavano dentro alla mia testa e mi facevano male, tanto male. Persi totalmente il controllo, intorno a me si creò una bolla con l'acqua che era piovuta, Ben indietreggiò ma continuò a provocarmi.

«Inoltre ci stai provando con Megan, ma lei non vorrà mai stare con un mostro assassino come te! Non hai speranze, la tua vita è tetra come un abisso». Questo innescò la miccia.

«EHI CHE SUCCEDE?! SANDERS SEMBRA IN CRISI E...MA...COSA STA SUCCEDENDO? C'È UNA CUPOLA D'ACQUA SOPRA LO STADIO!». Tutto lo stadio alzò la testa e vide la barriera che avevo formato contro la pioggia, quella barriera iniziò a scendere finché non divenne come un fiume nel suo letto e arrivò vicino a me circondandomi di altra acqua.

«SANDERS NON SOLO NON SI ERA CONCESSO IL VANTAGGIO DI USARE LA PIOGGIA...SI ERA PURE DATO UNO SVANTAGGIO! STAVA BLOCCANDO LA PIOGGIA PER TENERE NOI ALL'ASCIUTTO!» urlò Present Mic. Quelle parole volarono dentro e fuori alla mia testa, praticamente non le avevo sentite, l'unica cosa che sentivo era una voce dentro di me e le parole di Ben rimbombare.

"Forse dovrei morire" pensai "forse dovrei lasciare questo mondo"

"No! Uccidilo!" urlò una voce femminile dentro alla mia testa "falli pentire di averti provocato! Fallo esplodere toccando il suo sangue!".

«Che ti prende Mark? Non vuoi diventare un eroe? Preferisci un assassino?» chiese Ben.

"Uccidiamolo!" urlò la donna nella mia testa. Mi strinsi le tempia e cercai di controllarmi, il mal di testa era allucinante e il sangue iniziava a ribollire.

«Ti prego basta» implorai. Delle gocce mi caddero dagli occhi e sporcarono il pavimento...di rosso, stavo lacrimando sangue, era il segnale che la bomba stava per esplodere.

«Un eroe come te farebbe solo morire le persone! Come tua madre! Come succederà a qualcun'altro! Affogato! Una morte orribile!» continuava a dirmi Ben.

«No...ti prego»

"Uccidilo! Sfogati! Fa vedere quello che realmente sei! Un mostro!" urlò la donna.

«Fai vedere quello che sei! Mostro!» urlò il mio avversario. Una quantità di acqua enorme cadde sopra di me, iniziò a girare attorno al mio corpo come un mulinello e si alzò una colonna alta dieci metri. Le mie mani stavano sanguinando, i miei occhi piangevano rosso, la mia testa stava esplodendo. L'acqua iniziò a evaporare, del fumo bianco si alzava dal liquido trasparente.

«No...no» sussurai «no...non di nuovo ti prego». Scoppiai nella totale disperazione, il mio corpo iniziò a bruciare e una leggera pellicola di sangue avvolse tutta la mia pelle.

"Uccidilo! Brucialo vivo!" urlò la mia testa.

«Dai uccidimi! È l'unica cosa che sai fare!» urlò di nuovo Ben. L'acqua stava facendo dappertutto delle bolle, il vapore che saliva era sempre di più e ormai il liquido aveva raggiunto una temperatura tale che avrebbe potuto uccidere chiunque. L'acqua iniziò a muoversi come un serpente, io ero protetto dalle sue spire che mi circondavano. La colonna d'acqua bollente si alzò per trenta metri e le persone negli spalti iniziarono ad agitarsi. Vidi gli eroi professionisti alzarsi in piedi e prendere posizione. Io cercavo di controllare quell'incubo che stavo vivendo ma era impossibile, le mie emozioni avevano preso il sopravvento.

«Non può...succedere...di nuovo...ancora» dissi singhiozzando, scoppiai in lacrime perché sapevo quello che il mio potere stava per fare.

«Ben scappa!» urlai tra un singhiozzo e l'altro. Il serpente d'acqua si girò verso Ben e scattò verso di lui, il ragazzo protese i due pugni e creò un onda d'urto enorme, l'acqua si espanse come se avesse sbattuto contro un muro, ma continuò ad andare verso Ben.

«Ti prego no!» urlai «non posso...non ancora...non...NO!» urlai il serpente scattò in avanti verso il ragazzo.

"Impara a prenderci in giro" disse la donna dentro di me "a scherzare con l'acqua calda ci si brucia". Il serpente si alzò contro Ben, si prolungò per affondarlo in un bagno bollente, che lo avrebbe sciolto vivo, ma cadde a terra e l'acqua cosparse tutto il pavimento. Il liquido intorno a me cadde. Caddi faccia a terra e svenni.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Proposte ***


Mi risvegliai in infermieria, ero sdraiato su un lettino e avevo attaccata al braccio una flebo. Raddrizzai il busto e mi guardai attorno.

«Ti sei già svegliato?» chiese una signora bassa avvicinandosi. Era vestita da infermiera, la riconobbi era l'infermiera dello Yuei.

«Grazie Recovery Girl» dissi all'eroina «quanto sono rimasto svenuto?»

«Mi aspettavo di più...un'ora circa» rispose la donna sedendosi su una sedia girevole. La porta si aprì e apparse sulla soglia Numero 13.

«Ti sei svegliato» disse aprendo totalmente la porta «i tuoi compagni erano preoccupati». Il professore entrò e dietro di lui sbucarono anche i miei compagni di classe.

«Tutto bene Mark?» chiese qualcuno.

«Ho avuto giorni migliori» dissi cercando di sorridere. I miei compagni si avvicinarono al lettino.

«Sei arrivato secondo» disse Rachel guardandomi «è un peccato, il primo posto te lo saresti meritato». Il cuore mi si scaldo sentendo quelle parole.

«Mi dispiace per quello che ho fatto» dissi guardando le coperte che mi avvolgevano.

«Non serve dispiacersi, non ci hai fatto niente» disse un mio compagno.

«Anzi è stato incredibile vedere tutto quel potere...pauroso ma figo» disse un altro.

«Poi c'erano i professionisti, sono intervenuti loro quando hai attaccato Rodriguez» disse Numero 13 «Due professori sono intervenuti, il professore Aizawa e Maijima, Aizawa ha annullato la tua unicità e Maijima ha scavato sotto di te per portarti al sicuro dall'acqua bollente. Oltre a te nessuno si è ferito». Strinsi la coperta fra le mani e mi rilassai, almeno non avevo fatto danni.

«Ma cosa ti è successo?» chiese Megan facendosi largo tra i miei compagni, si avvicinò al mio letto e appoggiò una mano sopra la mia. Sentii un brivido attraversarmi tutto il corpo.

«Semplicemente non sono riuscito a rimanere concentrato, l'adrenalina e l'agitazione hanno fatto il resto, ho perso il controllo perché non sono stato abbastanza attento» risposi.

"Perché non sto dicendo la verità? Perché sto difendendo Ben? Mi ha solo fatto male" pensai. Non sapevo la risposta ma non ebbi il tempo di pensarci.

«Comunque un eroe è venuto da me e mi ha parlato» disse Numero 13 «mi ha chiesto se ti poteva conoscere di persona». Tutti i miei compagni si voltarono verso di me e sorrisero.

«Ti chiederà di fare uno stage!»

«Diventerai un assistente di un professionista»

«Ragazzi, non credo sia così famoso se ha chiesto a una primina come me» dissi cercando di fermare la confusione.

«Entra pure» disse il mio professore aprendo la porta. Una figura entrò nella stanza e calò un silenzio tombale.

«È...lui è...Edgeshot!» urlò un mio compagno. Nella stanza ora era presente il quarto eroe più forte. Aveva una maschera che li copriva la bocca e il naso, i capelli grigi coprivano l'occhio sinistro, portava una sciarpa rossa e una maschera d'oro sulla spalla sinistra che raffigurava un tipico demone giapponese. Era vestito come un ninja e si avvicinò al mio letto senza guardare gli altri miei compagni che erano rimasti sbalorditi nel vedere quell'eroe famoso.

«Vorrei parlarti» disse guardandomi «Numero 13 posso rimanere solo con il ragazzo?».

«Naturalmente» rispose l'altro eroe «dai ragazzi uscite». I miei compagni uscirono lamentandosi e rimasi solo con il supereroe.

«Stai meglio vedo» disse prendendo una sedia.

«Sì» risposi. Guardai il ninja che si sedeva e mi guardava, i suoi occhi erano grigio scuro e aveva uno sguardo severo e determinato, mi incuteva un po' di timore.

«Scommetto che sai chi sono» iniziò lui «conosci anche la mia unicità?».

«Sì signore, può diventare sottile come un foglio di carta e allungare gli arti, inoltre può ripiegare il suo corpo su se stesso e darglia forma che desidera».

«Esattamente, non è un'unità tanto forte, ma sono diventato il numero 4 e ho solo 32 anni. Sai dirmi il perché?» chiese lui piegandosi verso di me.

«Allenamento suppongo» risposi.

«Ho reso la mia abilità capace di fare molte cose, ora posso trasformare e piegare il mio corpo più velocemente del suono. Ma perché ti sto dicendo queste cose?» chiese infine, lo guardai interrogativo e poi riprese «io sono partito con un'unicità debole e l'ho resa forte, tu puoi partire con un'unicità forte e diventare ancora più forte».

«La mia unicità non la considero forte» dissi guardandolo dritto negli occhi «è troppo pericolosa e...»

«Non ho detto che sia sicura o meno, ovviamente bisogna stare attenti a come si usa. Ho visto oggi cosa sei riuscito a fare, i tuoi scontri nella prima prova, le tue tattiche nella seconda e le tue prestazioni nel torneo» disse alzando tre dita «siamo stati tutti sorpresi di quanto bene riuscissi a usare il tuo potere. Hai fatto vomitare quella ragazza giusto? Non è stata fortuna dico bene?». Annui silenziosamente.

«È stato curioso vedere questa tua tecnica, nessuno di noi eroi professionisti si era reso conto di quello che stavi facendo e pochi hanno capito subito cosa avevi fatto. Sei solo una primina ma dimostri capacità che molti di noi hanno sviluppato dopo aver finito gli studi. Ti volevo solo chiedere se ti sarebbe piaciuto far parte del mio ufficio, della mia squadra. Pochi anni fa ho chiesto a un altro ragazzo, anche lui era molto in gamba e adesso si sta allenando da solo prima di venire da me e diventare un mio pari. Si chiama Kamui dei boschi, è il suo nome da eroe, non è ancora famoso ma presto lo diventerà». Rimasi in silenzio per alcuni secondi poi decisi di chiedere spiegazioni.

«Quindi mi sta chiedendo di fare uno stage nella sua agenzia?»

«Ti sto chiedendo se vuoi, non farai nessuno stage da me quest'anno, ma se accetti l'anno prossimo sarò ben felice di accoglierti» disse alzandosi in piedi «voglio che tu continui ad allenare il tuo corpo e migliorare la tua unicità, scommetto che diventerai un grande eroe in poco tempo. Va a fare altri stage quest'anno e l'anno prossimo vieni da me, sarai più esperto e più preparato. Io affronto criminali, ma non ladri, borseggiatori e pesci piccoli così, affronto terroristi, agenzie criminali grosse, boss e altre cose del genere. Non voglio mettere in pericolo un ragazzino della tua età senza esperienza, però l'anno prossimo...dato le tue capacità...potrei fare un'eccezione». Sì avvicinò al mio lettino e mi porse una mano.

«Affare fatto?» chiese lui. Ci pensai un attimo, era un offerta incredibile, avevo sempre ammirato Edgeshot e non avevo mai pensato di fare colpo su di lui. Strinsi la mano all'eroe e sentii una stretta possente.

«Affare fatto» dissi.

«Bene, avrei un'altra cosa da dirti, riguarda il tuo costume da eroe, lo fate quest'anno se non ricordo male. Non farti fare un costume che faccia vedere il tuo viso, diventerebbe un problema per il futuro. Gli eroi quando vanno in pensione devono stare attenti alle vendette e se ti si vede in viso la questione diventa molto complicata. Poi non sono affascinato dalla gloria io, noi eroi non siamo delle star di Hollywood, io soprattutto non voglio che i miei sottoposti diventino delle marionette per i soldi...intesi?».

«Sì signore» risposi.

«Perfetto allora...rimettiti, allenati seriamente, migliora la tua unicità, migliora la tua mente e il tuo spirito. Non si nasce bravi e forti, si diventa i migliori grazie al duro allenamento fisico e mentale. Ricordalo sempre» disse Edgeshot, uscì dalla porta e sparì oltre l'uscio. Numero 13 rientrò ma non mi chiese nulla sulla conversazione, i miei compagni invece mi bombardarono di domande, quindi dovetti spiegare tutto.

«Non è cosa da tutti i giorni che un eroe del calibro di Edgeshot inviti qualche ragazzo nella sua agenzia, e che lo voglia incontrare personalmente...non era mai successo» disse Numero 13. Ero imbarazzato e non volevo parlare di cos'era appena successo. Il giorno dopo tornai a scuola, avevo ancora le braccia fasciate a causa della perdite di sangue che avevo avuto ma per il resto stavo bene. Nel mio istituto la mia fama prese un altro brutto colpo dopo l'incidente del torneo. Appena arrivato in classe Numero 13 mi portò nell'ufficio del preside.

«È per quello che è successo ieri?» chiesi finché camminavamo per i corridoi.

«Circa, è più un chiarimento» rispose il professore, arrivammo davanti alla porta del preside «entra, io torno in classe». Entrai nel piccolo ufficio e vidi altre cinqur persone, il preside, un professore e tre ragazzi, uno era Ben. I miei occhi divennero rossi e sentii un forte mal di testa, le mie dita presero un brutto colore sanguigno e poi tornò tutto normale. Mi guardai le mani e poi alzai lo sguardo, il professore mi stava fissando con occhi stanchi, si vedevano le venature nel bianco dei suoi occhi, aveva i capelli dritti in testa e sembravano fluttuare.

«Si calmi Sanders» disse il preside alzandosi sulla sedia «lui è il professore Aizawa alias Eraser Head, la sua unicità si chiama Annullamento, blocca le unicità altrui, ti ha fermato durante il torneo prima che succedesse il peggio». I capelli del professore tornarono verso il basso e sentii il mal di testa tornare.

«Mi scusi professore» dissi inchinandomi «la ringrazio per avermi salvato durante il torneo»

«Non mi ringraziare» disse sventolando la mano con noncuranza «ora parliamo del vero motivo per cui siamo qui». Si girò verso il preside e il topo abbassò lo sguardo e fece un respiro.

«Ho l'impressione che tu non hai detto la verità a Numero 13, Sanders. Hai detto che ti sei deconcentrato e hai perso il controllo giusto?» chiese il preside «i professori hanno notato che durante lo scontro tu e Rodriguez vi siete fermati e avete iniziato a parlare. Aizawa si è fatto due domande e ha chiesto a Rodriguez».

«Mi ha detto che la sua bocca si è come mossa da sola, quello che diceva per lui non aveva senso e non sapeva cosa stesse succedendo» intervenne il professore Aizawa «praticamente ecco cos'è successo. Sanders tu durante la prima prova hai scambiato una parola con un ragazzo del dipartimento generale. Questo ragazzo ha l'unicità di vedere il passato delle persone con cui parla. Rodriguez invece prima di entrare in campo per la finale è andato addosso a un ragazzo, il ragazzo in questione ha la capacità di far dire alle persone con cui ha avuto un contatto fisico ciò che vuole. I due ragazzi in questione sono nella stessa classe e per loro sfortuna hanno come responsabile il sottoscritto». L'eroe guardò i due ragazzi che non conoscevo e i due abbassarono lo sguardo.

«In poche parole ti hanno fatto un brutto tiro. Rodriguez non c'entra nulla con questa faccenda, Sanders tu hai perso il controllo per quello che ti ha detto ma non l'ha detto effettivamente lui, e Rodriguez ha rischiato la vita a causa di questi due cretini». Iniziavo a comprendere tutta la faccenda, in effetti avevo notato un cambiamento durante il combattimento fra me e Ben, e ora che mi veniva detto questo non potevo credere di aver quasi ucciso qualcuno per colpa di uno scherzo.

«Ai due ragazzi sarà impartita una punizione esemplare» disse il preside.

«Si meriterebbero l'espulsione» disse Aizawa, guardò poi i due ragazzi «la prossima volta che farete qualcosa, anche insignificante, farò qualsiasi cosa per farvi bocciare e espellere». I due ragazzi divennero bianchi come stracci, Ben era rimasto in totale silenzio e aveva guardato per tutto il tempo un punto nella stanza.

«L'importante è che nessuno si è fatto male» ricominciò allegro il topo «ora abbiamo tutti imparato qualcosa di nuovo. Potete andare». Ci inchinammo e uscimmo dall'ufficio del preside.

«Tornate nelle vostre aule» ci ordinò Aizawa. Ci incamminammo e lui e i due ragazzi andarono in un'altra ala della scuola mentre io e Ben camminammo verso le nostre classi che erano a fianco.

«Scusami» dissi.

«Scusami» disse Ben. Ci guardammo e ci fu un attimo di imbarazzante.

«Non mi hai fatto niente te» ripresi io «non eri te che parlavi. Io invece ti ho quasi bollito vivo».

«Ma ho sentito tutto quello che ho detto, mi dispiace per tutto quello che ti è successo» disse lui bloccandosi «tutta ieri non ho pensato ad altro che a quelle parole». Mi fermai e lo guardai con sguardo interrogativo.

«Non dovevo sapere queste cose» continuò lui «e dovevo riuscire a trattenermi, dovevo capire cosa stava succedendo e dovevo fermarmi». Lo guardai e accennai un sorriso.

«Io cosa dovrei dire? Ti ho quasi ucciso, non sono riuscito a trattenere il mio potere e la cosa non era neanche a causa tua» dissi quasi ridendo. Lui mi guardò e sembrò sorridere poi tornò serio.

«Mi dispiace anche per quello che ho detto riguardo Megan» disse tornando a guardare a terra «io non dovevo sapere cosa provi per lei e la cosa...come posso dirlo...è difficile».

«Piace anche a te vero?» chiesi.

«È una cara amica...ma credo di sì» disse diventando rosso.

«Non ti preoccupare per me» dissi mettendo una mano sopra alla sua spalla «in quelle parole c'era anche tanta verità. Io non ho speranze con lei...mi piace è vero ma...me la farò passare». (Piccolo spoiler, questa fu la conversione che trasformò il mio rivale in uno dei miei migliore amici). Tornammo nelle nostre aule e la giornata continuò. Alla fine del giorno Numero 13 mi si avvicinò con una spessa valigetta grigia.

«Questo è tuo, ai tuoi compagni l'ho dato ieri  ma tu eri a casa» disse porgendomi la valigetta «divertiti a provare il tuo nuovo giocattolo». Presi la valigetta e la guardai con aria persa.

«Aprila quando torni» mi disse e se ne andò.

«Vieni qua te!» disse una ragazza, mi girai e vidi Megan che tirava un ragazzo con i capelli neri.

«Megan perfavore, lo sai come sono» disse il ragazzo. La capoclasse si avvicinò a me e spinse in avanti il ragazzo.

«Mark presentati» mi ordinò la ragazza.

«A chi? A Ben?» chiesi indicando il ragazzo. La ragazza girò guardò prima me e poi lui.

«Vi...conoscete?» chiese indicandoci.

«Ci siamo parlati  giusto oggi» disse Ben.

«Ma...e tu non dirmi niente!» disse dando un pugno sul braccio del povero ragazzo.

«Non mi ascolti tanto» disse Ben massaggiandosi la spalla. Li guardai e sorrisi, Megan mi guardò e sorrise a sua volta.

«Non ti ho mai visto sorridere in questo modo» disse toccandomi la guancia «potrei abituarmici». Vidi che il sorriso di Ben sparire e iniziò a guardare a terra, come se si fosse rattristato.

«Io ora devo andare» dissi allontanandomi da Megan «ci vediamo domani».

«Ciao vice!» mi salutò la ragazza.

«Ci vediamo» disse Ben piano.

Tornai nel mio istituto e andai nella mia stanza, buttai la valigia sul letto e la aprii.

«Chissà cos'è» dissi alzando una parte. Guardai dentro e trovai qualcosa di incredibile. Dentro era riempita di un materiale morbido e spugnoso e in mezzo a questo materiale c'erano degli oggetti, sopra c'erano dei fogli di carta. Presi i fogli e gli appoggiai sul materasso. Vidi due cilindri di ferro e li tirai fuori dalla spugna. Erano lunghi circa 60 centimetri e avevano una valvola a un estremo con dei tubi attaccati ai bocchettoni. Li misi da parte e presi un giubbotto blu, lo alzai e lo guardai bene. Sembrava una giacca da neve, era blu con delle sfumature più scure verso il basso e sulle maniche, aveva un cappuccio e alcune tasche interne ed esterne. Lo indossai e mi avvicinai allo specchio, mi guardai e sorrisi.

«Mi piace». Tornai sul letto e presi un altro indumento, un paio di pantaloni, neri e blu, una gamba nera e l'altra blu. Misi anche questo e presi l'ultimo oggetto che era rimasto nella valigetta

«Il pezzo forte» dissi prendendo la maschera. La guardai, era una maschera, ricordava quelle per verniciare. Aveva due filtri laterali e copriva tutto il viso, naso e bocca con una parte in plastica e gli occhi coperti da una parte in vetroresina nero. La indossai e mi guardai allo specchio.

«È...fighissimo...sono tornato bambino» dissi guardandomi da tutte le prospettive. Presi i fogli di carta e lessi velocemente, davano semplici informazioni sul costume da eore. Il giubbotto e i pantaloni erano ignifughi ma non erano idrorepellenti, cosa che apprezzai. La maschera fungeva anche da maschera antigas. Infine i due cilindri in ferro erano delle piccole cisterne di acqua, contenevano sei litri ciascuna e andavano messe dietro alla schiena in posizione orizzontale, attaccate al giubbotto con dei supporti. Tolsi il giubbotto e provai a trovare questi supporti, sulla schiena c'erano quattro cerniere, le aprii e dentro c'erano degli elastici che assicuravano le bombole alla schiena. Nelle maniche del giubbotto erano ripiegati due guanti, come quelli dei ciclisti, avevano attaccato una piccola valvola che doveva essere collegata ai tubicini delle bombole per far arrivare l'acqua alle mani. Rimisi il giubbotto con tutta l'attrezzatura pronta. Mi specchiai nuovamente e rimasi a bocca aperta, feci un giro completo e mi misi in posa come se avessi appena salvato una città. Scoppiai a ridere.

«Devo dire che è molto figo ma anche pesante, pensare che le bombole sono vuote» dissi toccando i due pezzi di metallo. Tolsi tutto e li sistemai dentro la valigetta. Andai a dormire felice, come potevo non esserlo? Una proposta da Edgeshot, un chiarimento su quello che era successo, un quasi nuovo amico e il costume fighissimo.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Le nuove reclute ***


L'anno finì velocemente, facemmo molti altri esami e diversi stage, lo stage più lungo lo feci con un mio compagno di classe, si chiamava Kakashi e la sua unicità si chiamava Sparecrow, mi spiegò che in parole povere lui era uno spaventapasseri vivente, i suoi arti potevano ricrescere come se fossero fatti di paglia e poteva rendere il suo corpo leggero. Poi ci furono diversi esami tra cui quello per la licenza provvisoria da eroe ma non vale la pena raccontarli. Mi allenai tutto l'anno e anche la mia timidezza iniziò a calare, con Ben divenni sempre più amico e anche con i miei compagni iniziai a parlare sempre più spesso. Venimmo tutti promossi e per festeggiare decidemmo di andare a mangiare fuori. Era presente tutta la nostra classe e andammo a mangiare in un bel ristorante.

«Kakashi complimenti per averci portato in questo posto, ho mangiato benissimo» disse Megan rivolgendosi la ragazzo.

«Abbiamo avuto fortuna a trovare posto per tutti» disse il ragazzo mangiando il suo piatto. Finito di cenare decidemmo di fare un giro per la città.

«Ma ci pensate che è già finito un anno?» chiese un mio compagno.

«Sembra strano vero? Dall'anno prossimo saremo sempre più vicino a diventare eroi professionisti» disse un altro.

«Pensare che qualcuno ha già avuto un invito da un eroe famoso» disse Rachel girandosi verso di me. Mi grattai la nuca e sorrisi.

«Rimarrò una spalla per più tempo, voi riuscirete a farvi notare più facilmente» dissi. Rachel mi guardò e sbuffò e accelerò il passo iniziando a parlare con le ragazze davanti a noi. Megan si girò e mi guardò poi tornò a parlare con Rachel.

«Ah Mark sai ho scoperto una cosa» disse un mio compagno avvicinandosi «ho visto su internet una classifica, faceva vedere chi, secondo il pubblico, doveva vincere il torneo, chi era il più voluto in poche parole. Tu eri al primo posto, con un netto distacco da Ben, molti hanno commentato che la tua unicità aveva molte più qualità di qualunque altra e anche molti più usi»

«L'ho vista anche io» intervenne Kakashi «qualcuno ti ha anche paragonato a All Might e altri eroi famosi dicendo che per unicità, non ci sarebbe gara fra la tua e quella loro, sei famoso anche se sei arrivato secondo». Quelle parole mi lasciarono perplesso, in effetti nel periodo che seguì il festival sportivo molti ragazzi mi avevano riconosciuto e mi avevano chiesto una foto con loro, alcune ragazze mi avevano chiesto anche il numero. Vidi del fumo più avanti e sentii un forte rumore, tutta la nostra classe si girò a guardare cosa stesse succedendo. Del fumo nero si alzava da un palazzo in fiamme e una folla si era riversata in strada.

«Ha preso fuoco la banca!» urlò un signore. La mia classe si mosse per andare a vedere e vedemmo che dall'ingresso della banca usciva un gruppetto di uomini. Uno aveva le mani rosse, risplendevano di calore.

«Signori non preoccupatevi!» urlò questo uomo «è una semplice rapina senza vittime, abbiamo fatto uscire tutto il personale prima di dare fuoco e ora ce ne andiamo senza dare disturbo».

«Ma dove sono gli eroi?» chiese un mio compagno. Uno dei rapinatori appoggiò le mani a terra e un blocco di cemento si staccò, la banda ci salì sopra pronta ad andarsene. Vidi scivolare dietro al ragazzo che stava muovendo il blocco un qualcosa di scuro che lo prese e lo portò via.

«Una rapina eh?» disse un ragazzo uscendo dalla folla. Aveva una maschera sul viso che gli copriva tutto apparte gli occhi. Era vestito con una tuta blu scuro, portava una cintura marrone e anche le braccia e i piedi erano marroni.

«Quello è Kamui dei Boschi!» disse una ragazza prendendo il telefono. Il ragazzo si preparò allo scontro, due rapinatori lo attaccarono ma l'eroe fu rapidissimo e gli bloccò, dalle sue braccia erano cresciuti delle rame e avevano circondato i due criminali sbattendoli a terra.

«Ehi ehi calma» disse l'ultimo criminale, quello con le mani infuocate «non c'è bisogno di essere così violenti rametto». Dalle sue mani iniziò a saltare qualche scintilla incandescente e scattò all'attacco. Kamui schivò il primo colpo e indietreggiò, iniziò uno scontro ma l'eroe non riusciva ad attaccare il suo avversario. Il criminale fece una spazzata e l'eroe cadde, lo bloccò con un piede e avvicinò la sua mano alla maschera del ragazzo.

«Troppo giovane e inesperto» disse avvicinandosi «è un peccato sprecare talenti come te in questo modo». Dal mio zaino uscì dell'acqua e si mosse verso i due, il liquido circondò il polso  della mano infuocata e lo spinse via, circondò anche l'altro arto e lo sospinse verso la faccia dell'uomo. Uscii dalla folla con la mano protesa per controllare l'acqua. L'uomo aveva le mani vicino al viso e venne costretto a fermare il potere della sua unicità spegnendo il suo palmo.

«Non provare a riaccendere le tue mani, ho la tua faccia farà la fine della banca» dissi avvicinandomi all'eroe.

«Grazie ragazzo» disse rialzandosi «ora ci penso io». Allungò il braccio e bloccò con dei rami il criminale.

«Qualcuno chiami i pompieri» disse l'eroe rivolgendosi alla folla.

«Signore non serve» intervenne un mio compagno «Mark vieni qui». Il mio compagno si avvicinò al marciapiede davanti alla banca in fiamme e indicò un idrante rosso. Lo toccò e il bocchettone si aprì facendo uscire tantissima acqua. La toccai velocemente e si diresse verso l'edificio, iniziai a sudare ma riuscii a spegnere l'incendio, il mio compagno richiuse il bocchettone e ci girammo verso l'eroe. La folla iniziò ad applaudire e urlare di gioia. L'eroe si avvicinò a noi e ci strinse la mano.

«Siete stati bravi» disse girandosi «diventerete grandi eroi». Prolungò un braccio verso un edificio e un ramo si allungò, il ragazzo saltò via e sparì sopra il palazzo. Tornammo dai nostri compagni che ci applaudirono entusiasti.

«Sempre così deve fare» sentii dire da Rachel a bassa voce.

«E smettila dai» le disse Megan dandole un pugnetto, disse qualcos'altro ma non riuscii a sentire. Arrivò la polizia e dovemmo spiegare quanto era successo, poi la serata continuò e alla fine, circa verso le 3 del mattino ci salutammo per tornare a casa. Ci saremmo rivisti a scuola, ma io sarei tornato in Canada dai miei genitori durante le vacanze. Prima che tutti tornammo a casa si fece un giro di abbracci fra tutti noi. Salutai Megan e i miei compagni poi mi si avvicinò Rachel.

«Devo abbracciare anche te mi hanno detto» disse avvicinandosi, mi strinse e io feci lo stesso anche se ero in imbarazzo. Era poco più bassa di me e avevo i suoi capelli rossi sotto gli occhi, profumavano di buono e iniziai a provare un leggero mal di testa. Mi continuò a stringere sempre più forte, la sua testa era appoggiata alla mia spalla e sentivo il suo fiato caldo sul collo. Si staccò dopo un po', ma l'abbraccio era stato quello più duraturo, forse non le stavo così tanto antipatico.

«Ci vediamo l'anno prossimo» disse rossa in viso. Si allontanò e tornò dalle sue amiche, Megan le si avvicinò e iniziò a parlarle, poi tutti tornammo verso le nostre abitazioni. Percorsi un tratto con alcuni miei compagni poi rimasi solo con Kakashi.

«Torni in Canada?» chiese lui rompendo il silenzio.

«Penso di sì» dissi infilando le mani in tasca «tu hai progetti?».

«Credo che mi rilasserò la prima settimana, poi continuerò ad allenarmi» rispose. Percorremmo altri metri in silenzio poi ricominciò a parlare.

«Credi che nascerà qualcosa nella classe?» chiese.

«In che senso»

«Nascerà qualche amore?» disse girando il viso verso di me.

«Non lo so. Perché me lo chiedi»

«Ah così» disse sorridendo, si sistemò i capelli castani e poi riprese

«In molte classi è successo, mi sembra strano che nella nostra no»

«C'è qualcuna che ti interessa, Kakashi?» chiesi ridendo.

«Non dico niente. E te?» chiese facendo un ghigno «ho notato che molto spesso il tuo occhio sinistro diventa rosso di colpo, altre volte entrambi diventano rossi».

«E con ciò? Lo sai che ho problemi a controllare il mio potere» chiesi.

«Mi hai detto che se perdi la concentrazione la tua unicità fa quello che vuole. Ma non sono convinto, soprattutto quando una ragazza ti parla il tuo occhio sinistro diventa rosso. Invece quando entrambi diventano rossi ho notato che succede quando sei arrabbiato, pensieroso o distratto. Non sono coincidenze, non trovi?» disse ridendo.

«Anche i tuoi capelli iniziano a schiarirsi quando ti agiti» dissi indicando la sua testa.

«Io non ho detto che non mi piace nessuna. Tu non mi hai risposto» disse.

«Ti ho raccontato quello che ho passato. Anche a te succederebbe se fossi nei miei panni» risposi.

«Mhhh...Megan? Aka? Anzi no no... Rachel!» iniziò a dire tutti i nomi delle nostre compagne di classe.

«Aka la lascio a te» dissi ridendo. Il mio compagno divenne biondo di colpo, color paglia in realtà.

«Brutto idraulico» disse ridendo.

«Allora è lei eh?» chiesi dandoli un colpo sulla spalla.

«Se facciamo un altro stage insieme guardati le spalle» disse tornando del suo solito castano. Arrivò a casa e ci salutammo, tornai nel mio istituto e entrai dalla finestra che avevo lasciato aperto (tornare alle 4 era vietato ma, ehi, chi di voi non lo avrebbe fatto?). Il giorno dopo tornai in America dalla mia famiglia, mio padre e mia sorella erano molto felici che fossi tornato e raccontai tutto l'anno. Mio padre mi disse che aveva assistito al torneo e si era preoccupato per quello che era successo ma lo rassicurai. Dopo una settimana ricevetti una mail dalla scuola, era Numero 13, mi disse che voleva che tornassi allo Yuei per dare una mano con i test di ingresso del nuovo anno a causa di una diminuzione dei professori. Domandai perché proprio io e la risposta fu perché mi serviva. La cosa mi sembrò strana ma accettai di malavoglia, essere chiamati dalla scuola per tornarci una settimana prima è proprio l'incubo per ogni studente. Tornai nel mio istituto una settimana prima ma mio padre capì e fu felice di lasciarmi andare.

«È la tua vita, se ti chiamano devi rispondere» mi aveva detto. Tornai in Giappone e il giorno dell'esame andai nella mia scuola. Entrai nel cortile e vidi una grande massa di ragazzi che parlavano entusiasti, sorrisi all'idea che erano un po' come me all'ora. Entrai nella scuola e sentii gli sguardi dei primi che mi seguivano. Camminai per alcuni corridoi poi andai davanti all'ufficio del preside. Dopo un po' uscirono alcuni professori, Numero 13 mi si avvicinò.

«Bene sei qui, mettiti il tuo costume» disse indicando una valigetta appoggiata su un muro vicino alla porta «e fai entrare i primini, portali nell'aula delle conferenze poi ti diremo cos'altro fare».

«Ok» dissi prendendo la mia valigetta, andai in un spogliatoio e mi cambiai, misi la mia maschera e riempii le bombole d'acqua. Durante l'anno mi ero allenato duramente per riuscire a sopportare il peso di tutto quel liquido ma ancora non ero del tutto abituato. Uscii dalla porta e guardai i nuovi studenti pronti per il test pratico.

«Seguitemi» ordinai girando le spalle e entrando nell'aula. Alcuni si mossero incerti ma poi tutti mi seguirono, mi si avvicinò una ragazza e mi scosse per un braccio.

«Ma lei chi è?» chiese «non ho mai visto un eroe come te». Altri ragazzi si avvicinarono e si misero ad ascoltare.

«Non sono un eroe appunto» dissi tirando giù il capuccio che mi copriva i capelli «sono uno studente dello Yuei, ora sono in seconda». Rimasero a bocca aperta e non dissero più niente, entrai nell'aula delle conferenze e dissi ai ragazzi di sedersi. Dopo alcuni minuti si spensero le luci e il palco venne illuminato. Present Mic entrò e iniziò a parlare col suo tipico entusiasmo, spiegò su cosa consisteva il test pratico e disse il motto della Scuola, una frase di Napoleone Bonaparte.

«Il motto della nostra scuola, una frase celebre di Napoleone Bonaparte:il vero eroismo consiste nell'essere superiore alle traversie della vita!». E l'incontro finì. Mentre i ragazzi uscivano Numero 13 entrò nella grande aula e mi disse di andare al campo d'addestramento B e controllare che nessuno si facesse male durante l'esame. Andai e alle 8.40 il test iniziò, tutti gli studenti corsero dentro e iniziarono a distruggere tutti i robot che vedevano. Schiacciai un bottone sul mio guanto e uscì dell'acqua da un tubicino, plasmò sotto i miei piedi una piattaforma e mi trasportò sopra un edificio. Mi sedetti sul limite e rimasi a guardare le nuove reclute. Era divertente vedere quei ragazzi e immaginare che l'anno scorso ero stato uno di loro. Vidi un ragazzo in tuta verde correre da una parte all'altra cercando di distruggere qualche robot ma era troppo lento e i suoi compagni lo precedevano.

«Un bocciato» dissi continuando a guardare quel triste spettacolo. Dopo un po' apparse il robot gigante, buttò giù un edificio e si alzò un gran nuvolone di polvere controllai che nessuno fosse rimasto ferito e vidi una ragazza a terra con delle macerie sopra la gamba. Tutti scapparono sapendo che il robot non valeva punti e nessuno si fermò ad aiutare la ragazzina. Vidi il ragazzo con la tuta verde a terra e si girò a guardare il robot. Scosse la testa e corse verso il robot.

«Che vuole fare?» chiesi alzandomi «si farà uccidere». Premetti l'altro pulsante e anche l'acqua dell'altra bombala uscì. Il ragazzo si fermò e piegò le gambe, fece un salto enorme e arrivò all'altezza della faccia del robot, caricò un colpo e lo colpì con un pugno spaventosamente forte, sentii l'aria colpire la mia maschera e vidi il robot cadere a terra.

«Wow!» dissi guardando il ragazzo che stava cadendo «se la caverà spero». Lo vidi precipitare finché non arrivò a venti metri da terra.

«No non se la caverà» dissi allungando la mano. L'acqua partì bloccare il ragazzo, vidi la ragazza che era bloccata muoversi, allungò la mano verso il ragazzo che stava cadendo e lo colpì con una sberla. Il ragazzo si fermò a mezz'aria e venne adagiato a terra. Rimasi immobile per vedere cosa succedesse ma una sirena segnalò la fine della prova. Saltai giù dal palazzo e andai a vedere i due ragazzi. Mi avvicinai alla ragazza che sembrava avesse la nausea.

«Tutto bene?» chiesi.

«Sì sì sto bene. Aiuta quel ragazzo» mi disse finché si girava per vomitare. Andai dal ragazzo e vidi che era messo molto male, era svenuto e le gambe e un braccio sembravano fratturate. Lo avvolsi con l'acqua che avevo e lo alzai delicatamente, arrivarono alcuni robot con una barella e lo adagiai sopra.

«Lo porteremo in infermeria» mi disse un robottino. Aiutai la ragazza a rialzarsi ma mi assicurò che stava bene e la lasciai andare. Mi girai e vidi il robot gigante a terra.

«Incredibile, pensare che lo avevo dato per bocciato». Uscii dal campo e tornai a scuola, mi tolsi la maschera e mi diressi verso un gruppo di professori intenti a parlare.

«Eccoti» disse Numero 13 appena mi vide «ti devo presentare un nuovo professore». Si girò e fece cenno a un uomo grande e grosso di avvicinarsi, lo riconobbi subito. Aveva i capelli biondi pettinati in modo strano, un gran sorriso a 32 denti stampato in faccia e i tratti del viso americani. Mi porse la mano.

«Giovane Sanders!» disse prendendomi forte la mano «Numero 13 ha parlato molto bene di te e delle tue capacità! Sono All Might! Ma scommetto che mi conosci già!».

«All...Might! L'eroe numero uno!» dissi stringendo la mano «è un vero piacere, io la ammiro da quando sono in Giappone».

«Ho sentito che sei un ragazzo promettente. Porta alto il nome dello Yuei! La mia vecchia scuola!» disse rivolgendo verso l'alto un pollice.

«Sissignore» dissi scattando sull'attenti. Ero emozionatissimo di conoscere l'eroe più forte del mondo, ma i professori mi ordinarono di andare e mi ringraziarono per il mio servizio. Tornai nel mio istituto e aspettai il giorno di inizio scuola. Andai nella nuova aula, la 2B e entrai, venni accolto dai miei compagni e ci raccontammo le brevi vacanze. Entrò il professore e ci sedemmo ai nostri posti.

«Bene ragazzi, sono felice di rivedervi tutti promossi» iniziò Numero 13 «vi dico subito le novità di quest'anno, c'è un nuovo professore, All Might». Tutta la classe rimase zitta a sentire quel nome poi iniziammo a bombardare il professore di domande ma ci zittì.

«Poi quest'anno sarà molto più duro di quello scorso, gli stage saranno più frequenti e infine ho pensato a una novità per la scuola, un gruppo di tutor, verrete suddivisi tra chi vuole aderire a questo progetto e vi verrà assegnata una classe di prima, semplice, sarete come dei maestri supplementari. Divertente non trovate?» chiese facendo un largo gesto con le mani.

«Tu parteciperai?» mi chiese Kakashi.

«Non credo, non sono il tipo» dissi «e tu?».

«Credo di sì, potrebbe essere interessante» rispose il mio amico. La giornata finì e passarono alcune settimane. Prima del festival sportivo di quell'anno la mia scuola venne attaccata. In un ala esterna al vero edificio scolastico, nella zona per le prove su calamità naturali, un gruppo di criminali aveva attaccato una classe di prima, la 1A. La scuola venne evacuata, al telegiornale non si parlò di altro. Praticamente un gruppo di cattivi aveva attaccato la 1A e avevano ferito due professori, Aizawa e Numero 13, l'intervento di All Might aveva sventato il peggio e quasi tutti i cattivi vennero arrestati, tutti tranne due. All Might aveva affrontato un supercattivo davvero forte, si diceva che era riuscito a resistere a molti colpi dell'eroe senza farsi male. La cosa scosse molto la scuola ma, non fermò la miglior scuola per eroi del Giappone e il festival sportivo, anche se molto contestato, venne fatto come ogni anno. La sicurezza venne aumentata e chiesero ad alcuni degli studenti più grandi e capaci di aiutare. Ovviamente chiesero anche a me...venni obbligato da Numero 13 in realtà. Arrivò il giorno dell'esame e la giornata iniziò.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Primini al festival sportivo ***


La mattina mi presentai a scuola come sempre. I professori ci diedero alcune informazioni e poi ci ordinarono di indossare i nostri costumi.

«Ehi Kakashi ho sentito che uno della 1A ha la faccia da corvo» disse un mio amico nello spogliatoio «non hai paura vero?»

«Ah ah ah che divertente» disse l'interpellato indossando il suo cappello. Kakashi con il suo costume era identico a uno spaventapasseri, aveva una camicia a quadri rossa e nera, dei pantaloni con delle toppe, un cappello ampio e a punta e una bandana che gli copriva bocca e naso. Uscimmo dallo spogliatoio tutti con i nostri vestiti. Ci sentivamo una grande squadra di eroi, una squadra della SWAT. E la cosa ci divertiva. Mi si avvicinò un ragazzo con un costume argenteo e nero, aveva sotto il braccio un piccolo caschetto con una visiera argentea.

«Ciao Mark» disse battendomi il cinque.

«Ciao Ben» dissi ricambiando il saluto. Passammo davanti a un gruppo di prima che ci guardò a bocca aperta poi raggiungemmo un gruppo di professori che ci diedero alcuni ordini. Infine ci dividemmo per tutto lo stadio per controllare un'area più estesa. Il festival iniziò e le classi entrarono nel campo. Si posizionarono davanti a un piccolo palco. Salii un ragazzo e si avvicinò a un microfono.

«Prometto...che vincerò» disse, si girò e scese dal palco. Tutti fischiarono e lo insultarono dandogli dello spaccone, cretino e altri aggettivi. Sospirai

«Sempre peggio sono i giovani» dissi a Kakashi.

«Lo dico anche io» mi confessò l'amico.

«ECCO LE PROVE PER LE QUALIFICAZIONI!» urlò il telecronista «LA PRIMA È...LA CORSA AD OSTACOLI!». Il tabellone si illuminò mostrando la prova e una professoressa spiegò in cosa consisteva, la massa di studenti si mosse verso il cancello principale pronta a iniziare la prova. Tutti fremevano per la sfida e aspettavano il via per partire.

«Mark dobbiamo andare» mi disse Kakashi tirandomi per una spalla. Ci avviammo verso il percorso e andammo nella parte che ci era stata assegnata.

«Ho sentito che c'è anche il figlio di Endeavor» mi disse Kakashi finché camminavamo verso la nostra zona.

«Io ho notato ragazzi in gamba, poi dopo quello che hanno passato con l'incidente nella zona di prova» dissi.

«Parteciperai ai tutor?» mi chiese.

«Non penso» risposi.

«Pochi vogliono partecipare, Megan e Ben sono sicuri che verranno ma poi nessun altro ne parla» disse grattandosi la testa. Arrivammo nell'area assegnata a noi, era la zona del burrone, come quello che avevo fatto l'anno scorso durante il festival. Era stata scavata un'enorme voragine con delle colonne di terra collegate con delle funi. Dopo un po' sentii un forte rumore e guardai verso la via da dove sarebbero dovuti arrivare gli studenti. Vidi del fumo alzarsi a un centinaio di metri di distanza.

«Hanno buttato giù dei robot non preoccupatevi» disse una voce da un walkie-talkie.

«D'accordo Chris» rispose Kakashi «l'anno scorso non abbiamo fatto così tanti danni». Sorrisi e mi alzai vedendo arrivare un ragazzo, aveva i capelli mezzi rossi e mezzi bianchi e si avvicinò a una fune. Appoggiò un piede e si formò del ghiaccio, iniziò a slittare sulla fune e rimasi a bocca aperta.

«Sono in gamba» dissi. Arrivarono anche altri ragazzi e iniziarono tutti a percorrere le corde, tutti usavano la loro unicità con modi vari. Una ragazza si fermò vicino al precipizio e dal suo corpo iniziò ad uscire un lungo bastone, la guardai perplesso. Prese il bastone e lo usò come se fosse una funambula.

«Che razza di unicità era quella?» chiesi al mio compagno.

«Non ne ho idea» disse il mio compagno che era rimasto sorpreso quanto me. Passarono alcuni minuti e molti stavano arrivando verso la fine di quel tratto di percorso. Vidi un ragazzo con un pezzo di metallo legato sulla schiena che stava superando la voragine attaccato a testa in giù a una corda. Lo riconobbi, era lo stesso ragazzo che aveva distrutto il robot gigante durante l'esame d'ingresso.

«Ehi Mark guarda là» mi disse Kakashi indicando un punto più avanti. La ragazza funambula era caduta e stava tenendo la corda stretta con le mani per non cadere.

«Dici che dobbiamo intervenire?» chiese, la ragazza mollò la presa e cadde.

«Credo di sì» dissi buttandomi dentro la voragine. Premetti i due pulsanti sui guanti e l'acqua uscì dalle bombole e fece un piano sotto i miei piedi che si mosse verso la ragazza che stava precipitando. Protesi il braccio e metà del liquido volò verso di lei prendendole un braccio e poi circondandola completamente, il mio piano formato dal liquido si fermò vicino a lei e l'acqua la adagiò accanto a me. Mi accovacciai vicino alla ragazza finché l'acqua ci riportava sopra lo strapiombo.

«Tutto bene?» chiesi muovendola per una spalla. Aveva gli occhi scuri e i capelli castani, aveva un corpo piuttosto sviluppato per la sua età e il viso era molto bello.

«S... sì» rispose la ragazza alzando la testa. Era davvero bella e penso che una vena scoppiò dentro il mio occhio.

«Non ti sei fatta male? Riesci a continuare la corsa?» chiesi.

«C...credo di sì» disse diventando rossa. Sorrisi sotto la mia maschera.

«Allora continua e cerca di vincere» dissi facendo tornare l'acqua sotto i miei piedi «ci vediamo». L'acqua mi sollevò da terra e mi trasportò fino da Kakashi poi tornò nelle bombole. Il mio compagno si tolse la bandana e sorrise maliziosamente.

«Ah ti fai le primine eh?» disse ridendo.

«Ma...ma cosa dici l'ho aiutata!» sbottai io.

«Sì ok è un buon inizio» disse continuando a ridere.

«Ti faccio vomitare l'anima» dissi minaccioso.

«Dai fammi vedere l'occhio! Togliti la maschera don Giovanni» disse avvicinando le mani alla maschera. Mi allontanai e gli presi le mani, passai la mia gamba dietro alle sue e lo feci cadere.

«Nessuno ci vede. Dirò che è stato un brutto incidente» dissi facendo uscire un po' d'acqua dai tubi, formò un aculeo e lo avvicinai a Kakashi. Il ragazzo prese l'aculeo e si perforò il braccio, continuava a ridere di gusto.

«Ok ok tregua» disse ridendo. Mi alzai e guardai il suo braccio che era diventato di paglia riformarsi, le fibre gialle si intrecciarono ricreando il braccio.

«Oddio credo che morirò» disse asciugandosi le lacrime che aveva sugli occhi. Mi girai e andai verso lo stadio.

«Che permaloso!» disse il mio compagno affiancandomi. Tornammo nello stadio e trovammo gli studenti rimasti divisi in piccoli gruppi di quattro. Tornammo sugli spalti e ci sedemmo ai nostri posti, tolsi la maschera e il giubbotto e gli appoggiai a terra.

«Che succede?» chiesi a Megan.

«Fanno la battaglia sulle spalle» disse indicando il tabellone. Notai la ragazza che avevo aiutato in gruppo con altri tre ragazzi e poi il ragazzo con i capelli verdi in un altro gruppo. La prova partì e tutte le squadre si fiondarono sul ragazzo verde. Iniziarono a volare e atterrarono lontani dalla massa. Rimasi a guardare lo spettacolo finché un blocco di ghiaccio apparse dal nulla e coprì due coppie, quella della ragazza e quello del ragazzo coi capelli verdi.

«Noooo...erano le più interessanti» si lamentò un mio compagno. Dopo un po' la prova finì e le prime quattro squadre andarono al torneo. Ci fu la pausa pranzo e andammo a mangiare.

«Numero 13 mi ha detto che visto che contribuiamo alla sicurezza possiamo andare a mangiare con gli eroi professionisti!» disse Megan alla classe. Ci alzammo tutti di scatto e ci dirigemmo verso il tendone per mangiare. Entrammo e vedemmo molti eroi noti, ma loro non ci notarono con lo stesso entusiasmo. Ci sedemmo su un tavolo e iniziammo a mangiare circondati dai professionisti e alcuni professori.

«Ehi Kamui mica è quello il ragazzo di cui ti ha parlato Edgeshot?» chiese una voce femminile. Girai lo sguardo e vidi che una ragazza con un costume rosa mi stava indicando e stava muovendo un ragazzo, questo girò la testa e mi guardò.

«Mi sembra» disse tornando a guardare la ragazza «che dovrei fare? Andare a parlargli?». Parlarono ancora un po' poi il ragazzo si alzò e si diresse verso di noi, in faccia aveva una maschera di legno che li copriva il viso tranne gli occhi. Alcune mie compagne videro che si avvicinava e urlarono gioiose.

«Kamui!» dissero alcune alzandosi. Il ragazzo venne accerchiato da tre ragazze e si trovò in trappola, dovette scattarsi alcune foto poi arrivò da me e mi toccò la spalla.

«Scusa, sei tu Mark Sanders?» chiese. Mi girai e annui.

«Ma...ci siamo già visti?» chiese finché mi alzavo «sei...quel ragazzo che ha spento l'incendio quella volta e che mi ha salvato da quel criminale?».

«Sì sono io» dissi grattandomi la nuca.

«Oh curioso. Comunque sono qui per conto di Edgeshot, mi ha detto di chiederti se il patto è ancora valido»

«Ovvio che è ancora valido» risposi.

«Allora il prossimo stage...lo farai con me» disse il giovane eroe. Sentii che tutto il mio tavolo si bloccò e sentii lo sguardo malvagio delle ragazze posarsi sulla mia schiena.

«Ah...ok verrò nella tua agenzia» dissi. Kamui mi porse la mano e la strinsi, mi diede una pacca sulla spalla.

«Complimenti per la tua promozione allo Yuei» disse poi si allontanò.

«Uno stage con Kamui!» disse una ragazza guardandomi «quanto ti invidio».

«Sarebbe divertente fare uno stage con un qualcuno molto vicino per età a noi» notò Megan.

«A me non piace» disse Rachel mangiando la sua minestra. Le compagne la guardarono e rimasero a bocca aperta. Megan si avvicinò all'amica e le sussurrò qualcosa all'orecchio, Rachel divenne rossa e Megan scoppiò a ridere.

«Svegliati bellimbusto» disse Kakashi schioccando le mani davanti alla mia faccia «fai stragi di femmine e anche di maschi vedo». Dell'acqua uscì dal mio bicchiere e si conficcò nei suoi glutei perforandoli.

«Oh andiamo» disse guardando il suo posteriore bucato «lo sai che è la parte più difficile da far ricrescere». Tornammo sugli spalti e aspettammo l'inizio del torneo. Dopo un po' salirono i primi due sfidanti, il ragazzo con i capelli verdi e un ragazzo con i capelli viola. Ma non potetti godermi lo scontro perché Numero 13 mi chiamò.

«Sanders vieni con me» mi disse. Entrammo in un corridoio e scendemmo alcune scale.

«Cosa vuole?» chiesi guardando il professore.

«Parteciperai al gruppo dei tutor?» chiese.

«Non credo, non sono il tipo» dissi.

«Vorrei che partecipassi» continuò il professore, lo guardai perplesso.

«Credo che ti farebbe bene, intendo fare nuove amicizie, uscire più spesso dal tuo istituto» disse l'eroe «Poi credo che anche ai ragazzi di prima farebbe bene un esempio come te, insomma sei tra i più forti e i più disciplinati, poi essendo di seconda non sei impegnato così tanto come quelli di terza...»

«Perchè dice che mi farebbe bene? Non mi sembra di essere isolato» dissi.

«Sono in contatto con il tuo tutore nell'istituto, dice che non hai buoni rapporti con gli altri...»

«Quello non le deve interessare, ora sono qui a scuola e mi sembra di aver fatto amicizia con tanti compagni» dissi fermandomi.

«Ti aiuterà fidati» mi disse «io sento che tu sarai un grande eroe e un grande leader, perché non iniziare a seguire una classe più giovane? Diventerai il loro idolo. Poi Edgeshot mi ha detto di cercare di convincerti a fare questo progetto, anche lui la pensa come me»

«Ma sarò impegnato anche con gli stage. Kamui mi ha detto oggi che farò molti stage con lui...»

«Appunto...anche Kamui era d'accordo con questo progetto, ha detto che è un peccato che non ci fosse quando era lui allo Yuei» disse Numero 13. Rimasi un po' a pensare.

«Non ho scelta dico bene?» chiesi alzando lo sguardo.

«Non credo» disse il professore «comunque non sarai da solo a fare il tutor a una classe, avrai un compagno di squadra».

«Di bene in meglio» dissi stressato. Tornai sugli spalti e mi sedetti.

«Ti sei perso il primo girone» mi disse Kakashi «la tua ragazza è stata battuta». Lo guardai d lo fulminai con lo sguardo.

«La tua ragazza?» chiese Megan allungando il collo verso di me «cosa nascondi Sanders?».

«Ha trovato una bella prim...» iniziò a dire Kakashi ma lo zittì con un pugno.

«Durante la corsa ad ostacoli ho aiutato una ragazza e questo deficiente si è messo a prendermi in giro» dissi colpendo di nuovo il mio amico.

«Mhhh...» disse Megan guardandomi «Hai ancora l'occhio rosso». Kakashi scoppiò a ridere e lo fulminai con lo sguardo, mi girai e tornai a guardare il campo.

«Che razza di compagni» dissi. Sentii Megan parlare dietro di me.

«No ma figurati...vai tranquilla...ovvio che lo penso» disse, non sentii cosa disse l'altra persona e non seppi neanche chi fosse. Nel frattempo erano saliti sul campo di cemento due ragazzi, quello con i capelli verdi e quello metà rossi e metà bianci. Lo scontro iniziò e una lastra di ghiaccio si creò da sotto i piedi del rosso e si allungò verso il verde. Il ragazzo allungò un braccio e diede un colpo con un dito creando un'onda d'urto enorme, l'aria mi mosse i capelli e il ghiaccio venne distrutto. Tutta la mia classe si sporse in avanti per vedere meglio. Un altro blocco di ghiaccio si creò e venne distrutto nello stesso modo. Questo scontro di logoramento durò ancora e ancora, finché il ragazzo a metà non decide di attaccare. Si lanciò contro il ragazzo e iniziò uno scontro corpo a corpo. Il verde sembrava messo male, le sue mani erano rosse e si muovevano appena. Il rosso toccò il braccio dell'avversario e si formò del ghiaccio sopra la pelle. Si allontanarono e iniziarono a parlare, finché un blocco di ghiaccio enorme si allungò verso il ragazzo, il verde scattò velocissimo con un salto incredibile verso il suo avversario caricando un colpo con il braccio. Delle fiamme divamparono intorno al figlio di Endevaor e ci fu in impatto potentissimo. Il colpo ruppe completamente il ghiaccio e il campo. Vidi un blocco di ghiaccio volare verso di noi, protesi il braccio e l'acqua volò fuori dalle bombole bloccando il masso azzurro. Cadde nel campo e cadde il silenzio. Alcuni professori si mossero verso i due ragazzi, quello verde era contro a terra con le gambe e un braccio fratturati. Lo portarono via e gli scontri vennero sospesi per alcuni minuti.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Fine del festival sporivo ***


Scesi dagli spalti per andare in bagno e percorsi alcuni corridoi. Passai davanti all'infermeria e vidi in un lettino il ragazzo con i capelli verdi svenuto. Ripensai all'anno scorso, quando anche io ero ridotto uguale. Superai la porta e mi diressi verso il bagno. Prima che entrassi due ragazzi uscirono e li sentii parlare.

«Meglio non parlare con quello, ci potrebbe far fare ciò che vuole» disse uno.

«Hai ragione, mi chiedo perché è qui, quell'unicità è adatta a un criminale» disse l'altro. Risero insieme e se ne andarono, entrai nel bagno ma non trovai nessuno. Entrai in uno dei bagni e quando uscii vidi un ragazzo con i capelli viola davanti ai lavandini. Si stava tenendo la testa

«Perchè dicono tutti le stesse cose?» disse tristemente. Mi avvicinai al lavandino e il ragazzo mi vide, probabilmente gli feci paura ma non ci badai. Aprii il rubinetto e mi lavai le mani, poi lo guardai.

«Tu...sei quello del primo scontro?» chiesi prendendo un pezzo di carta. Rimase zitto e mi guardò perplesso, aveva delle occhiaie sotto gli occhi che lo facevano sembrare stanco.

«Non ho potuto assistere allo scontro, com'è andato?» chiesi buttando via la carta.

«Io...ho perso» disse infine.

«Ho sentito dei ragazzi parlare fuori...stavano dicendo che fosse meglio non parlare con qualcuno...intendevano te vero?» chiesi girando il corpo verso il ragazzo. Lui annui.

«Che unicità hai?» chiesi.

«Una pericolosa» disse lui appoggiando una mano sopra il lavandino.

«Questo non è detto, e sappi che parlo con esperienza» dissi.

«Posso controllare la mente alle persone se rispondono a una mia domanda» rispose velocemente.

«Pericolosa?» chiesi avvicinandomi «questa è pericolosa». Aprii un rubinetto e toccai l'acqua, iniziò a scorrere in modo strano e si sollevò dal lavandino, iniziò a evaporare e presi un foglio di carta buttandolo nel liquido, questo si sciolse e l'acqua tornò nel lavandino ancora fumante.

«Questa unicità è pericolosa» ripetei. Il ragazzo rimase immobile per alcuni secondi poi si avvicinò toccando il lavandino.

«La tua almeno è forte...la mia è debole» disse.

«Controllare la mente ti sembra debole? È figo invece, potresti far andare in prigione un criminale solo parlandogli» dissi appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo «un professore mi ha detto di vedere le unicità come un dono, non come un ospite sgradito».

«Perchè mi stai dicendo queste cose?» chiese lui.

«Bè...ho vissuto la stessa situazione. Come fa uno come me, che a malapena controlla la sua unicità, che rischia di morire e uccidere in ogni attimo diventare un eroe?» gli confessai. Il ragazzo fissò il lavandino poi guardò me.

«L'anno scorso durante il festival mi sono scontrato con un ragazzo, l'ho battuto e questo mi ha detto:"Non abbiamo speranze"» gli raccontai, il ragazzo mi guardò interrogativo «"Inizia a pensare di farcela" gli ho detto, perché tu non inizi a pensare che riuscirai a diventare un eroe?».

«Ma tu chi sei?» chiese lui.

«Mark Sanders, 2B corso Eroi» dissi dirigendomi verso la porta del bagno «perchè?».

«Sono Hitoshi Shinso, del dipartimento generale. Grazie Mark Sanders per le tue parole» disse inchinandosi.

«Quando sarai un eroe mi ringrazierai» dissi uscendo dalla porta. Mi diressi verso gli spalti sapendo di aver aiutato un ragazzo. Passai nuovamente davanti all'infermeria e vidi il ragazzo ancora nel lettino. Mi bloccai e lo guardai, dentro alla stanza c'era anche Recovery Girl che stava trafficando con un computer, si girò e mi vide.

«Oh Mark entra pure» disse la donna. Entrai come ordinato e mi avvicinai al ragazzo, sembrava stesse bene grazie alle cure dell'eroina.

«Si riduce anche peggio di te questo ragazzo, state peggiorando voi giovani!» disse la donna digitando qualcosa sul computer.

«Io non facevo apposta perdere il controllo» dissi guardando il corpo del ragazzino «lui si è distrutto per vincere. Cosa credeva fare? Se avesse vinto non sarebbe riuscito a continuare». La donna girò la sedia e mi guardò, poi volse lo sguardo verso il paziente e sospirò.

«Questo ragazzo...vuole diventare un eroe come All Might...anche se sa di non avere le capacità» disse la vecchia signora. Fissai il ragazzo senza sensi e pensai a quanto fosse determinato per rompersi le ossa.

«Anche tu però hai la tua determinazione, Mark. Dalla prima volta che hai perso le staffe all'ultima le ferite sono sempre state meno gravi» disse la signora rigirando la sedia. Guardai la mano del ragazzo che era ancora in fase di guarigione, si stavano creando profonde cicatrici, mi toccai il petto. Sentii bussare alla porta e mi voltai. Due ragazze erano davanti all'uscio che mi stavano fissando.

«Entrate pure» disse l'infermiera. Le ragazze entrarono ma si fermarono davanti alla porta diffidenti di me.

«State tranquille non morde, è venuto qui perché si vuole ricordare che ha passato molto tempo dentro questa stanza e in compagnia di questa vecchia signora». Le ragazze mi guardarono e si avvicinarono al letto guardando il ragazzo, mi allontanai e rimasi sull'uscio. Una delle due si voltò appena e mi diede un veloce sguardo con la coda dell'occhio. La riconobbi, era la stessa ragazza che avevo aiutato la mattina, ma lei non mi poteva riconoscere, portavo la maschera quando mi aveva visto.

«Deku? Stai bene?» chiese l'altra ragazza. Feci per uscire ma venni bloccato da una tuta bianca.

«Che ci fai qui Sanders?» chiese Numero 13. Dietro a lui si trovava un altro professore, All Might.

«Passando ho visto quel ragazzino» dissi girando lo sguardo dentro la stanza «ho ricordato il mio torneo e di come mi ero ridotto». Diedi un ultimo sguardo al ragazzo sul letto poi salutai Recovery Girl e i professori e me ne andai. Non so il motivo ma mi sentivo vicino a quel ragazzo, anche lui aveva un'unicità, che come la mia, gli aveva arrecato danni. Tornai sugli spalti e mi sedetti al mio posto. Nel frattempo avevano fatto altri scontri arrivando alle semifinali. Non prestai molta attenzione agli scontri, stavo pensando a quel ragazzo. I miei compagni avevano provato lo stesso quando era successo a me? Non ne ero troppo convinto, ma una parte di me mi diceva che era così.

"Chissà se ti rivedrò ancora...Deku?" pensai. Arrivò la finale e si affrontarono il ragazzo mezzo fuoco e mezzo ghiaccio e un altro ragazzo della sua classe, che aveva poteri esplosivi. Vinse quest'ultimo dopo un intenso scontro, anche se mi sembrò che il rosso si fosse fermato e si fosse lasciato colpire. La giornata finì con la premiazione dei tre più bravi, immaginai il podio con il secondo posto vuoto dell'anno scorso, dove avrei dovuto esserci io. Il primo classificato di quell'anno era molto...vivace, tanto che dovettero bloccarlo sul podio con un blocco di cemento per non fargli uccidere il ragazzo in piedi di fianco a lui, quello con i capelli rossi e bianchi. La giornata finì e tornammo a casa. Il giorno dopo, alla fine di una lezione con Numero 13, ci chiese chi fosse interessato al progetto per i tutor. Kakashi, Megan e un'altra nostra compagna alzarono la mano, poi il professore mi guardò e la alzai con davvero molto entusiasmo. Dopo qualche secondo anche Rachel alzò la sua poi più nessuno. Il professore scrisse i nostri nomi su un foglio e lo consegnò a Megan.

«Questo pomeriggio fermatevi qui, andrete nell'auditorium e verrete suddivisi in coppie e vi verrà affidata la vostra classe» disse posando il foglio sul banco della mia compagna. Finite le lezioni ci dirigemmo verso l'auditorium, finché camminavamo per il corridoio vidi Kakashi avvicinarsi ad Aka (l'altra ragazza che aveva aderito al progetto) e iniziarono a chiacchierare, qualche volta li vedevo ridere e sorrisi vedendo il mio amico così. Davanti a me Megan stava parlando con Rachel e in quel momento girò lo sguardo verso di me.

«Ehi solitario» disse fermandosi con l'amica, guardò nella direzione dei miei occhi e si accorse della coppietta che stava ridendo. Li lasciò passare avanti poi riprese il passo, si era messa al mio fianco e Rachel era dall'altro ma più distante.

«Finalmente qualcuno prova a dare vita a qualche relazione all'interno della classe» disse la capoclasse «siamo una delle poche seconde che non ha neanche una coppia all'interno dell'aula». Megan guardò Rachel e la rossa iniziò a guardare in basso dopo l'occhiata dell'amica. Mi domandai il perché ma so come sono fatte le donne, quindi non ci diedi troppa importanza. Entrammo nell'auditorium e ci sedemmo in una fila, erano presenti pochi ragazzi e la cosa mi sembrò strana, ma consolante, almeno non ero l'unico a cui sembrava questo progetto una perdita di tempo. Di fianco a me c'era seduta Megan e dall'altro Rachel, mi sentivo leggermente a disagio e imbarazzato ma provai a controllare il mio flusso sanguigno per non farlo finire tutto nell'occhio.

«Buondì» disse un ragazzo sedendosi di fianco a Megan.

«Ah eccoti Ben, non ti vedevo» disse Megan salutando l'amico. Il ragazzo si piegò in avanti e mi salutò.

«Anche tu qua Mark?» chiese «non mi sembri il tipo da tutor».

«Non sono qui di mia spontanea volontà» dissi appoggiando la schiena alla poltrona.

«Neanche io» sussurrò Rachel guardando il palco.

«Cosa?» chiesi.

«Ah no no n..niente» balbettò la ragazza, poi tornò a guardare un punto distante e decisi di non darle fastidio, dato che mi sembrava che la mia sola presenza le potesse dare fastidio. Il palcoscenico si illuminò e si buttò al centro del cerchio illuminato il nuovo professore...All Might! Tutti applaudimmo entusiasti a vedere l'eroe numero 1, praticamente il nostro esempio. Gonfiò il petto e con il suo solito sorriso che lo contraddistingueva dagli altri eroi disse a gran voce

«Giovani studenti dello Yuei! Sono qui per illustrarvi il ruolo di voi nuovi tutor!» disse alzando il pugno per aria «sarete l'esempio per le giovani primine! Sarete dei fratelli maggiori e delle sorelle maggiore per la classe che vi sarà affidata! Voi siete il futuro mondo di eroi e magari qualcuno di voi si ritroverà a sedere sulla cattedra di una classe di questa stessa scuola! La cosa vi entusiasma vero?!?!?». Tutti gli studenti urlarono forte e applaudirono a quelle parole, a me la cosa non entusiasmava per niente. Un professore portò sul palco una scatola e la appoggiò su uno sgabello davanti a All Might.

«Ora inizieremo a estrarre i nomi! Le combinazioni saranno del tutto casuali. Iniziamo dai tutor della classe 1A, i primi due estratti saranno i loro tutor, poi passeremo alla 1B e così via! Sarà tutto un gioco del destino!!». Infilò velocemente la mano dentro la scatola e tirò fuori un biglietto. Lo spiegò e lesse il nome che c'era scritto sopra.

«Rachel Brown! La prima tutor della 1A!» disse l'eroe «e ora il secondo tutor». Infilò nuovamente la mano nella scatola e prese un altro biglietto bianco.

"Perfavore non io" pensai.

«S...Sra...ah no scusate» disse girando il biglietto «era al contrario». Rise rumorosamente ingrossando il petto.

«Allora...ah ora va molto meglio...Mark Sanders!».

"Vita di merda" fu il mio primo pensiero. Mi girai verso Rachel e lei mi guardò, provai a sorriderle ma si voltò dall'altra parte sbuffando. Non solo dovevo fare quel progetto che non volevo fare, dovevo farlo con una persona che non mi piaceva e a cui stavo antipatico! Che bella la vita.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La classe 1A ***


Il giorno dopo, Numero 13 prese da parte i ragazzi che si erano offerti (e anche chi non si era offerto) di fare i tutor e ci condusse dai professori responsabili delle nostre classi. Kakashi e Aka (lui si che è stato fortunato) avevano la classe 1C, Megan e Ben (e non so se definirla fortuna o enorme fortuna) avevano la 1B. Numero 13 ci presentò al professore della 1A, il professore che mi aveva bloccato il potere l'anno precedente durante il festival, Aizawa.

«Aizawa questi sono i due tutor» disse Numero 13 mostrandoci «presentali alla classe».

«Venite con me» disse avviandosi verso un corridoio «almeno togliete del lavoro a me». Sembrava stanco e assonnato, come se non dormisse da parecchi giorni. Ci portò davanti a una porta e si fermò

«Rimanete qua...quando vi chiamo entrate» disse aprendo la porta e chiudendola alle sue spalle.

«Buongiorno» disse ad alta voce «come sapete oggi conoscerete i vostri tutor, vi ho già spiegato a cosa vi serviranno, quindi vado dritto al punto. I vostri due tutor sono Rachel Brown e Mark Sanders». Aprimmo la porta ed entrammo sotto gli occhi della classe, entrai a testa bassa con le mani in tasca cercando di sembrare il più calmo possibile. Ci posizionammo di fianco al professore e guardammo la classe.

«Avete domande per loro?» chiese il professore. Si alzarono dieci mani per chiedere la parola.

«In che classe siete?».

«2B» disse Rachel.

«Tu sei single?» chiese una ragazza indicando me. Altre ragazze scoppiarono a ridere ma mi guardarono aspettando una risposta. Guardai la ragazza che aveva la pelle e i capelli rosa.

«S...sì» risposi facendo l'indifferente. La ragazza si girò verso le sue compagne e iniziò a parlottare.

«Quali sono le vostre unicità?» chiese un ragazzo.

«Potete farcele vedere?» chiese un altro. Guardai Rachel e lei fece un passo avanti.

«Ma non fate queste domande stupide! Chiedete se è single la ragazza cretini!» disse un ragazzo, che sembrava avesse dell'uva in testa. Rachel lo guardò e sparì, apparendo di fianco a lui e dandogli un pugno in testa per poi tornare al mio fianco.

"Che ragazza" pensai rassegnato a doverla sopportare.

«E lui invece?» chiese un ragazzo indicandomi.

«Io? Ehm...mi serve un volontario e una bottiglia d'acqua» dissi prendendo una bottiglia dal banco del ragazzo che mi aveva chiesto. Nessuno si alzò, poi qualcuno si mosse e arrivò vicino a me.

«Faccio io da cavia» disse la ragazza con i capelli castani raccolti in una coda. Era la stessa ragazza che avevo aiutato nella corsa ad ostacoli .Nella mia testa sentii ridere di gusto ma poi il rumore sparì

"Sto impazzendo" pensai piagnucolando.

«Bè la mia unicità consiste nel...» aprii la bottiglietta d'acqua e la versai sulla ragazza che rimase immobile, impietrita da quell'atto. Riappoggiai la bottiglia sul tavolo del ragazzo.

«Nel controllare i liquidi», l'acqua iniziò a muoversi e si alzò in aria, la ragazza guardò l'acqua salire dai suoi vestiti e si ritrovò completamente asciutta, l'acqua fece un mulinello e si appoggiò alla mia mano. E non so il perché ma si creò una rosa blu, l'acqua prese la forma del fiore... perché?! Strinsi il pugno e il fiore si ruppe tornando nella bottiglia. Ero diventato rosso come un peperone e quando alzai lo sguardo vidi che anche la ragazza era arrossita ma era anche sorpresa.

«Tu...eri...sei quello che mi...» balbettò a bassa voce prima di venire interrotta.

«Tu sei quello che l'anno scorso è arrivato secondo! Sei il ragazzo che ha bloccato la pioggia!» disse un ragazzo, lo guardai e vidi che era quello con i capelli verdi.

«Sta zitto nerd! Sa solo controllare l'acqua che tocca» disse un ragazzo dietro a questo, aveva i capelli biondi scompigliati e uno sguardo da bullo.

«Non controllo l'acqua» dissi allungando una mano, una goccia di sangue uscì da un dito e iniziò ad andare su e giù davanti alla classe.

«Controllo tutti i liquidi».

«Ragazzi vorrei che faceste una cosa» intervenne il professore «sempre che Sanders sia d'accordo, vorrei che lo affrontaste». Mi paralizzai, il professore mi guardò aspettando una risposta.

«Ehm...io non so se riesco...»

«Ti faccio vedere come combatte il primo del festival!» urlò il biondino.

«Ok accetto» dissi guardando il ragazzo, sfidandolo.

«Prendete i vostri costumi e andiamo nella palestra gamma» disse il professore uscendo dall'aula. Seguimmo gli ordini e andammo nella palestra, mi cambiai e riempii le bombole d'acqua, misi la maschera e uscii dallo spogliatoio.

«Perchè ha chiesto solo a te?» chiese Rachel vedendomi arrivare, lei era rimasta vestita con la divisa della scuola e non avrebbe combattuto.

«Non lo so...forse perché...»

«Perchè sei più forte di me?!» chiese lei superandomi e sedendosi negli spalti, visibilmente arrabbiata. Arrivarono anche gli altri studenti e si posizionarono davanti a me. Il professore si avvicinò.

«Non prendetelo come un gioco, Sanders non sarà arrivato primo l'anno scorso ma secondo altre classifiche è il ragazzo con l'unicità più forte nella scuola, molto superiore come potenziale anche ad alcuni professori. Secondo...è il quarto più forte, dopo tre ragazzi di terza, quindi non sottovalutatelo e tu Sanders...» disse girandosi verso di me «non rendere le cose facili a questi ragazzini». Si girò e tornò al limite della palestra, poi ci fece segno di iniziare lo scontro. Nessuno dei miei avversari si mosse, aspettavano una mossa da parte mia forse.

«Dobbiamo avvicinarci, la sua unicità è più utile sulla lunga distanza» disse il ragazzo con i capelli verdi.

«Lo so nerd di merda!» urlò il biondo scattando verso di me «fammi vedere quello che sai fare!». Schiacciai un bottone sui miei guanti e una bombola si svuotò, l'acqua formò un muro davanti a me e bloccò il colpo del ragazzo, rimase a mezz'aria e dalla sua mano si propagò un esplosione. Intanto altri si erano mossi circondandomi. Un ragazzo mi attaccò ma lo fermai con l'acqua creando un altro muro.

«Fate evaporare l'acqua!» urlò qualcuno.

«Ci penso io!» disse la ragazza rosa «la farò sciogliere!». Lanciò contro di me un liquido bianco che si fermò sull'acqua, l'acqua evaporò lasciando a terra l'acido.

«Acido?» chiesi allungando la mano, il liquido si alzò e iniziò a girare attorno al mio corpo «pessima scelta». Sorrisi sotto la maschera e premetti l'altro bottone facendo uscire l'acqua.

«Ora tocca a me attaccare» dissi abbassando la posizione. Il ragazzo biondo nel frattempo aveva continuato a colpire il muro d'acqua. Caricò un colpo e l'acqua si aprì facendolo sbilanciare verso di me, gli presi il polso e gli afferrai il collo, girai il corpo e lo scaraventai a terra. Si rialzò in fretta e con un esplosione saltò lontano da me con la schiena piena di povere.

«Per usare un unicità ci vuole fantasia» dissi guardando la classe «ero debole nel combattimento ravvicinato e mi sono allenato e ho imparato a sfruttare la mia unicità per sopperire a questo limite». Girai la testa e guardai tutti gli studenti.

«Superate i vostri limiti!», scattai verso la ragazza che aveva usato l'acido e usai la sua arma contro di lei. L'acido che era sotto il mio controllo volò verso di lei, la ragazza si abbassò ma prima di rialzarsi si ritrovò me di fianco.

«Oh oh» disse cercando di schivare il mio colpo. L'acqua circondò il mio braccio e colpì la ragazza in pieno petto facendola cadere pochi metri più lontano.

«Ahhhhhh...ah non fa così male» urlò la ragazza. Mi girai e schivai un colpo di un ragazzo con sei braccia, feci una spazzata e lo feci cadere. Sentii un fischio e piegai la testa in tempo per schivare un filo con una punta in metallo. L'acqua creò una frusta e la lanciai contro il primo ragazzo che vidi, beccai il più grosso e quando tirai il ragazzo non si mosse.

«Prendetelo ora!» urlò questo. Tirai la frusta e l'acqua iniziò a trasportarmi verso il ragazzo, lo colpii con due calci sul petto. Cadde a terra e io atterrai in piedi, una ragazza mi attacco con un manganello, sul mio braccio si creò una specie di scudo d'acqua che parò il colpo. Lo scudo sparì e caricai un pugno, ma esitai...la ragazza era quella che avevo aiutato. La ragazza notò che la mia azione si era bloccata e la sfruttò per caricare un altro colpo.

«Yaoyorozu spostati!» urlò un ragazzo, la ragazza saltò via e una vampata di calore seguita da delle rosse fiamme. Tutta l'acqua che avevo si parò davanti a me e provò a bloccare il colpo. Iniziò a evaporare finché non venni circondato dalle fiamme, il mio costume era ignifugo e la maschera bloccava il fumo ma la cosa non fu piacevole. Le fiamme si spensero e sentii uno scricchiolio, come quello del ghiaccio. Venni circondato da un blocco che mi imobilizzò completamente. Mi guardai attorno e vidi i ragazzi avvicinarsi.

«Senza la tua acqua non puoi fare niente» disse il ragazzo con i capelli rossi e bianchi. Il biondino mi tolse la maschera e la gettò a terra.

«Ora ti faccio saltare la faccia!» mi urlò in faccia. Sorrisi e il ragazzo esitò a darmi il colpo di grazia, sputai a terra e fece un passo indietro.

«Ma che fai deficiente?!» chiese lui.

«Controllo i liquidi» dissi facendo muovere la mia saliva verso il blocco di ghiaccio «non solo l'acqua». La saliva iniziò a muoversi e si crearono delle bolle a contatto col ghiaccio, iniziò a sciogliere il blocco sempre più in fretta finché un mulinello d'acqua circondò la mia prigione e la sciolse completamente.

«E ora finisco il lavoro» dissi scattando verso il ragazzo biondo. L'acqua circondò le mie braccia creando una sorta di armatura, il ragazzo mi attaccò con un pugno, mi piegai di lato e lo colpì in piena pancia, mi girai e con un calcio lo colpì in viso facendolo cadere. Protesi la mano verso quello con i capelli rossi e bianchi, l'acqua volò verso di lui afferrandolo per il collo e portandolo a me, lo colpì e cadde a terra. Il ragazzo con i capelli verdi mi si parò davanti e provò a colpirmi con un pugno, lo afferrai e lo tirai verso di me sferrando una ginocchiata sul suo petto. Un altro provò a colpirmi con un calcio ma l'acqua gli prese la gamba e lo scaraventò di lato contro un muro. Iniziarono ad attaccarmi in massa ma erano mal organizzati e al posto di mettermi all'angolo si erano messi da soli con le spalle al muro. L'acqua creò una corda attorno al mio corpo e si allargò velocemente colpendo allo stomaco tutti quelli che mi erano attorno.

«Ok fermi» disse il professore bloccando il mio contrattacco «avete capito quanto è diverso il livello fra uno di voi e uno di seconda». L'acqua volò verso i ragazzi e rialzò quelli che avevo buttato a terra. Mi guardarono interrogativi.

«Sono sportivo» dissi riprendendo la maschera. Il ragazzo con i capelli verdi mi si avvicinò con occhi che brillavano.

«Come fai a rendere quasi solida l'acqua?!» chiese interessato.

«Ehm... praticamente creo un recipiente, e l'acqua avendo una massa non può essere compressa...» dissi grattandomi la nuca imbarazzato.

«E come fai a farla evaporare?» continuò il ragazzo.

«Faccio vibrare le molecole più velocemente...» risposi.

«Incredibile...con la tua unicità potresti...» iniziò a parlare come una macchinetta dicendo tutte le possibili applicazioni della mia unicità.

«Tornate in classe» disse il professore interrompendo il ragazzo. Mi cambiai e tornai nella classe 1A, il professore lasciò me e Rachel soli con la classe e ci disse di parlare con loro e conoscerli. Facemmo un giro di nomi e poi, io e Rachel parlammo dei nostri stage che avrebbero fatto anche loro a breve.

«Farete altri stage quest'anno?» chiese un ragazzo.

«Ovviamente sì» rispose la mia compagna «Mark quest'anno farà uno stage con Edgeshot e Kamui dei boschi».

"La uccido" pensai. Mi girai verso la ragazza e la fulminai con lo sguardo, lei sorrise maliziosamente.

«Farai uno stage con Edgeshot e Kamui?!» chiese in coro la classe.

«Si» risposi imbarazzato.

«Ma è incredibile! Vuol dire che ti hanno notato!».

«Diciamo di sì».

«Si sono stupiti che riesci ad uccidere?» chiese un ragazzo.

«Cosa?» chiesi girandomi verso il biondino.

«Ti avranno visto durante il festival dell'anno scorso giusto? Dove qualcuno che riusciva a controllare i liquidi ha perso il controllo e ha quasi bollito vivo il suo avversario...»

«Sta zitto» risposi guardandolo «non sai cos'è successo». Il ragazzo rimase zitto ma sembrava soddisfatto.

«Parlare degli errori passati è inutile» disse Rachel in mia difesa «tu mica sei stato attaccato da un criminale?». Nella classe ci fu una risatina compiaciuta, collegai le cose e riconobbi il ragazzo, era apparso in TV poco tempo fa, era stato attaccato da un criminale fangoso.

«I poteri più forti sono quelli più difficili da controllare...molte persone lo sanno molto bene» dissi, notai il ragazzo coi capelli verdi muoversi agitato, guardandosi attorno «il mio potere entra in quella categoria». La giornata proseguì e con la classe si parlò solo di cose normali:stage, attività e altro.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Inizia lo stage ***


Dopo pochi giorni iniziò il periodo degli stage. Avremmo passato due settimane con un eroe e poi saremo tornati alla nostra vita scolastica. La mattina dell'inizio delle due settimane ci trovammo a scuola e con un pullman andammo alla stazione dei treni. Quella mattina ero molto agitato, iniziava il mio stage con Edgeshot e non volevo deludere un eroe del suo livello con qualche figuraccia, quindi mi ripassai a mente cosa fare e cosa non fare. Aspettai il mio treno insieme ad altri miei compagni che dovevano andare nelle vicinanze della mia fermata. Salimmo tutti insieme e prendemmo posto nel vagone. Arrivammo alla prima fermata e un mio compagno si alzò per scendere.

«Auguri con Edgeshot» mi disse dandomi una pacca sulla spalla.

«Grazie, buona fortuna anche a te Kakashi» dissi al mio amico. Dopo alcune fermate rimasi solo nel treno o almeno così credevo...

«Ehi» disse Rachel sbucando da un posto davanti «tutto solo come tuo solito?».

«Rachel?» chiesi guardando la ragazza che si sedeva a fianco a me.

«Sì» rispose sarcastica.

«Ma che ci fai ancora qui?» domandai confuso.

«Sfortuna vuole che il mio incontro con l'eroe da cui faccio lo stage avvenga alla tua fermata» disse sospirando.

"Che faccia tosta!" pensai.

«Ah...ok» dissi girandomi verso il finestrino. Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Rachel iniziò a parlare.

«La classe è molto unita» iniziò.

«Cosa?»

«La classe, la 1A, è molto unita» ripetè.

«Perchè dici?» chiesi

«Sono un gruppo compatto, dopo quello che hanno passato hanno capito l'importanza del gruppo, poi non hai visto anche fra maschi e femmine, c'è qualcosa fra molti di loro...» disse sorridendo maliziosamente.

«Qualcosa? Credi che ci siano delle coppie?» chiesi senza girarmi a guardarla. La sentii piegarsi in avanti.

«Per adesso non credo, ma presto sì. Midoriya e Ochaco ad esempio...anche Todoroki mi sembra diventato...interessato a Yaoyorozu e non so se lei ricambi, l'ho vista molto distratta ultimamente»

«Mi sembra solo timida» dissi appoggiando la testa su un pugno «Bakugo è sempre irascibile, Mineta è il solito perverso, Ashido è sempre esagerata come Kirishima...è una bella classe sì, ma non è la migliore» risposi.

«Se fosse una classe di soli Mark ti andrebbe bene? Tutti silenziosi, forti e secchioni?» chiese la ragazza con un tono molto ironico.

«Che divertente» risposi calmo.

«Con te non si può discutere» disse tirando su il corpo e appoggiandosi al sedile. Trascorsero venti minuti di totale silenzio finché non arrivammo alla nostra fermata. Scesi dal treno seguito da Rachel e mi diressi verso l'uscita, ogni tanto sbirciavo dietro per vedere se la ragazza mi seguiva ancora e ogni volta che vedevo i suoi piedi dietro ai miei una sensazione mi percorreva la schiena. Uscimmo dalla stazione e mi fermai.

«Ahia!» disse Rachel sbattendo contro la mia schiena «non fermarti di punto in bianco cretino!».

Sospirai:«Sei te che mi eri attaccata».

La ragazza si imbronciò e girò lo sguardo verso la strada davanti alla stazione.

«Perchè ti sei fermato allora?» chiese.

«Dove devi andare?» continuai.

«In teoria dovrebbe essere qui...ma non mi sembra di vederla» rispose percorrendo con lo sguardo il marciapiede.

«Io devo andare invece» dissi avviandomi verso la strada «mi hanno dato un indirizzo dove andare». Scesi sul marciapiede e mi fermai, qualcuno mi venne addosso e guardai chi fosse.

«Mi segui?» chiesi alla mia compagna.

«No, sono venuta qui per vedere meglio...non farti strani pensieri» disse Rachel muovendo la mano con noncuranza.

"Strani pensieri? Ma se ci sopportiamo appena come potrei?!" pensai.

«Allora posso andare o mi vuoi seguire fino da Edgeshot?» chiesi girandomi di un quarto.

«Vai pure. Sto bene anche da sola...non che ci sia molta differenza a stare con te» disse la ragazza incrociando il mio sguardo.

"La dovrò uccidere un giorno"

«Ok, miss simpatia» dissi avviandomi sul marciapiede, andai verso il posto indicato e grazie al cielo Rachel non mi seguì. Allontanandomi sentii una strana sensazione, come se mi mancasse qualcosa, controllai le tasche e sentii il telefono e il portafoglio, non sapevo cosa mi mancasse. Dopo una decina di minuti trovai il posto che mi era stato indicato, era un piccolo dojo. Bussai alla porta e sentii dei passi avvicinarsi, la porta venne aperta e mi trovai davanti una maschera marrone, indossava una tuta nera e aveva un po' il fiatone.

«Ah sei arrivato» disse Kamui spalancando la porta. Mi fece entrare e mi ritrovai in una grande stanza, il pavimento era in legno e sulle pareti erano attaccati molti attrezzi da palestra, alcuni sacchi da boxe erano appoggiati in fondo alla sala e in mezzo al dojo stava in piedi l'eroe che mi aveva chiamato a fare lo stage.

«Sei arrivato in anticipo» disse Edgeshot avvicinandosi.

«Non mi piace far aspettare» risposi. L'eroe si avvicinò e mi squadrò con attenzione.

«Mettiti il tuo costume» mi ordinò «voglio vedere quanto ti sei allenato». Mi indicò uno stanzino dove cambiarmi e eseguii l'ordine, riempii le bombole e collegai i tubi ai guanti. Quando uscii dallo stanzino Edgeshot e Kamui stavano parlando fra loro e non si girarono a guardarmi.

«Quanti litri contengono?» chiese l'eroe della carta quando mi fui avvicinato.

«Sei litri ciascuna» risposi.

«Di più...ti servono bombole da dieci litri minimo» disse.

«Sarebbero 8 chili in più...non so se riuscirò a muovermi allo stesso modo» dissi dubbioso.

«Ti allenerai ancora di più allora» rispose l'uomo parandosi davanti a me «non ti ho scelto solo perché hai un'unicità estremamente forte...anche perché credo che vuoi diventare migliore di come sei adesso». Rimasi zitto, in effetti aveva ragione, volevo diventare molto più forte.

«Kamui allontanati e stai attento» disse rivolgendosi all'altro ragazzo. L'eroe di legno si spostò fino ad appoggiarsi al muro del dojo e rimase fermo.

«Bene...non limitarti, combatti come se fossi un pericoloso criminale» mi disse facendo qualche passo indietro. Annuì e mi preparai allo scontro. Il mio avversario si stiracchiò le spalle e poi mi guardò. Scattai in avanti premendo un bottone sul guanto e una bombola si svuotò creando un disco davanti a me, partì contro l'eroe ma lo schivò abbassandosi a una velocità innaturale. L'acqua tornò a me avvolgendo il braccio e provai a tirare un pugno, Edgeshot si spostò di lato e mi fece uno sgambetto, appoggiai la mano a terra e sferrai un calcio. L'eroe parò il colpo ma si allontanò di qualche passo. Girai il busto dando slancio all'altra gamba per colpirlo di nuovo in viso, l'avversario bloccò il calcio, prese il mio piede e mi scaraventò via. Mi rimisi in piedi e mi preparai per il prossimo attacco. Creai un disco d'acqua, grande un metro e lo lanciai contro l'uomo. Il disco volò veloce e l'eroe non diede segni di volersi spostare. Alzò un braccio e lo abbassò appena il disco fu a portata. Tagliò l'acqua e il liquido si spezzò in due semicerchi.

"Non è possibile...nessuno è mai riuscito a tagliare la mia acqua"

Edgeshot fece un passo verso di me e poi scattò in avanti. Sparì davanti a me.

«Cos...»

Riapparse davanti a me e mi colpii in pieno volto. Barcollai ma iniziò a colpirmi, le sue mani erano diventati coltelli e ancor prima che riuscissi a reagire mi ritrovai pieno di tagli su tutto il corpo. Sentii bruciare la guancia e sentii del sangue scivolare verso il mento. Provai a contrattaccare ma non riuscivo a colpirlo, era troppo veloce. Vedevo il suo corpo piegarsi e ripiegarsi come un foglio di carta. La sua unicità era quella dopotutto. Il mio aggressore si fermò e fece qualche passo indietro. Mi guardò severo.

«Dagli errori si impara» iniziò a dirmi «te l'hanno mai detto?».

«Sì...molto spesso» dissi asciugando il sangue che avevo sulla guancia.

«Bene...dimenticalo» disse severo «gli eroi non possono ascoltare quel proverbio. Se noi sbagliamo rischiamo la vita, possiamo morire per un errore...o anche peggio... un'altra persona rischia di morire per colpa nostra». Mi bloccai, sentii il sangue scorrere sulla guancia, quelle parole mi colpirono in pieno. Mi tornarono in mente moltissimi ricordi, io che perdevo il controllo con Ben, io che perdevo il controllo con la mia ex ragazza, io che perdevo il controllo da piccolo con quel bambino. Quanti errori avevo fatto? Quante persone avevo rischiato di uccidere? Quante volte avevo rischiato di morire?

«Hai capito?» mi chiese Edgeshot.

«S...sì» risposi con voce tremante.

«Bene...mi piaci e sei anche in gamba. Hai fatto arti marziali giusto?»

«Sì...taekwondo e karate...» risposi.

«Perfetto, sei già più avanti di me alla tua età...diventerai molto forte, basta che segui quello che ti dico» disse l'eroe appoggiando una mano sulla mia spalla.

«Kamui è arrivato molto lontano grazie ai miei allenamenti... scommetto che entro quest'anno sarà nella top ten degli eroi e ha solo diciannove anni» disse indicando il ragazzo che nel frattempo si era avvicinato.

«Lo spero» disse Kamui.

«Bene vatti a dare una pulita e poi segui Kamui. Si è offerto volontario per ospitarti». Guardai il ragazzo, lui distolse lo sguardo.

«Avevo una stanza in più e abito da solo» si giustificò andando verso la porta.

«Può sembrare freddo ma in realtà è molto emotivo» disse Edgeshot quasi ridendo. Guardai il ragazzo uscire dal dojo poi andai a cambiarmi, mi tolsi la giacca a vento che indossava e appena la tolsi vidi sotto tutto il mio corpo ricoperto di piccoli tagli. Mi guardai allo specchio e vidi un'infinità di segni rossi. Guardai la giacca che era leggermente sporca di sangue.

"Come ha fatto a tagliarmi senza tagliare il tessuto?" mi chiesi. Guardai meglio la giacca e vidi un piccolo foro sulla spalla.

"È riuscito a penetrare nel tessuto e a tagliarmi senza che me ne accorgessi...ho molto da imparare"

Misi tutto apposto e uscii dallo stanzino e tornai nella sala del dojo. Edgeshot era ancora lì in piedi e mi stava fissando.

«Ci vediamo fra un po' di giorni» disse dirigendosi verso la porta «è stato un piacere confrontarmi con te».

«Fra un po' di giorni?» chiesi avvicinandomi alla porta.

«Avrò da fare, Shin...Kamui ti dirà cosa dovrai fare» disse uscendo dalla palestra. Lo seguii e si richiuse la porta alle spalle.

«La ringrazio per avermi scelto come stagista» dissi inchinandomi.

«Ringraziami quando sarai un eroe professionista» disse chiudendo a chiave la porta.

«Bene allora noi ci avviamo» disse Kamui uscendo in strada. Lo seguii e mi ritrovai dietro di lui, Edgeshot entrò nella strada e salì su una macchina togliendosi la maschera, ma non riuscii a vederlo in volto. Caminammo per un po' in completo silenzio, Kamui guardava avanti e non si era mai girato a vedere se lo seguivo.

«Ehm...la ringrazio per l'ospitalità» iniziai.

«Non mi devi ringraziare, poi dammi del tu, sono solo tre anni più vecchio di te» disse girando leggermente la testa, rallentò il passo e si posizionò al mio fianco.

«Anche la mia prima volta con Edgeshot mi ha riempito di tagli» disse «è un ottimo maestro...severo quanto basta ma lo considero come un secondo padre». Rimasi zitto, in realtà mi aveva dato l'impressione di un uomo molto affettuoso...a suo modo.

«Spero che diventerò più forte grazie a lui» dissi.

«Di sicuro» mi rassicurò il mio nuovo compagno «Edgeshot se ha un obbiettivo lo raggiunge anche a costo della sua vita. È anche la sua filosofia di vita».

«Ha deciso di dare la propria vita per persone che non conosce» dissi a bassa voce, ricordando le parole di Numero 13.

«Esattamente, vedere la gente vivere normalmente è la sua paga» disse il ragazzo curvando in una stradina, lo seguii e ci ritrovammo davanti a un condominio. Aprì la porta e salimmo due piani di scale. Kamui sollevò un dito e un piccolo rametto crebbe, cortociendosi in una chiave. Infilò il dito nella serratura e girò il polso.

«C'è un po' di disordine...spero non ti dia fastidio» disse entrando. Entrai e mi accolse un piccolo appartamento, una cucina e un piccolo salotto con una TV. Davanti un corridoio si apriva su tre porte.

«Ho del ramen da scaldare se ti va» disse andando verso la cucina.

«Per me va benissimo» risposi.

«La tua stanza è la porta sulla sinistra, fai come fosse tua» disse aprendo il frigorifero.

"Anche gli eroi hanno la loro vita domestica" pensai ridendo. Mi diressi verso la mia camera e trovai un letto, una piccola scrivania e un armadio, molto spartana ma avevo quello di cui avevo bisogno. Mi misi una maglietta e tornai nel soggiorno. Kamui stava mettendo le due ciotole di ramen sopra un tavolino appena apparecchiato.

«Il ramen è pronto» disse sedendosi. Mi sedetti davanti a lui e presi le bacchette.

«Buon appetito» dissi infilando i bastoncini nella minestra calda. Mi portai alla bocca un boccone, era squisito.

«È buonissimo» dissi prendendo un altro pezzo. Kamui mi guardò e mi sembrò che stesse sorridendo, credo almeno, con quella maschera non si capivano le sue espressioni facciali.

«Sono felice che ti piaccia» disse «mi impegno sempre in quello che faccio».

«L'hai fatto tu?» chiesi.

«Sì...abito da solo e non posso sempre mangiare d'asporto». Finimmo di mangiare e il ragazzo si alzò e prese le ciotole dirigendosi verso il lavandino. Mi alzai e andai al suo fianco.

«Ti aiuto» dissi prendendo le ciotole dalle sue mani. Rimase immobile a vedere quel gesto, aprii il rubinetto e mi lavai le mani, l'acqua si diresse verso le due ciotole e iniziò a salire un leggero vapore, circondò le stoviglie e poi tornò dentro il lavandino. Ora tutte le pentole dentro al lavandino, i piatti e le posate erano puliti e perfettamente asciutti.

«Grazie» disse prendendo le ciotole e aprendo un armadietto. L'anta arrivò vicino alla mia faccia e mi ritrovai davanti una foto. Allontanai un po' la testa per guardarla meglio. Sembrava ritagliata da un giornale, ritraeva Kamui con un'altra eroina che stavano tenendo fermo un criminale.

«Tu e Mount Lady siete colleghi?» chiesi riconoscendo l'eroina. Kamui chiuse l'anta e mi guardò perplesso, poi si ricordò della foto e la prese fa le mani.

«Bè non siamo proprio colleghi, lavoriamo spesso insieme, siamo entrambi molto giovani in confronto ad altri eroi, andiamo d'accordo...anche se mi prende in giro» disse guardando la foto, i suoi occhi si illuminarono dicendo quelle cose.

«È una bella ragazza?» chiesi.

«Eccome, basta guardarla per capire che è dolce e...» si bloccò di colpo e girò la testa verso di me fulminandomi «non prenderti troppe libertà ragazzino».

«Scusa, diciamo che non ho molto tatto...però non sarebbe la prima storia che penso di eroi che si mettono insieme a colleghi...»

Lui sospirò:«Sei proprio come mi ero immaginato. Sei come me quando avevo la tua età...».

«Davvero?» chiesi.

«Sei molto simile, anche te hai un'unicità mai vista prima, abbiamo entrambi avuto dei problemi a scuola, entrambi siamo circondati dalle ragazze sbagliate...»

"Che modestia" pensai.

«Concordo sull'ultima» dissi.

«E abbiamo lo stesso maestro» disse infine. Si diresse verso il divano e si sedette. Accese la TV e si stiracchiò

«Vuoi rimanere lì a guardarmi?» chiese ridendo. Mi avvicinai e mi sedetti anche io.

«Domani facciamo un giro di ronda per la città, poi ci alleneremo» disse chiudendo gli occhi. Lo guardai, era un eroe di fama nazionale, e si comportava come un semplice ragazzo diciannove. Kamui aprì un occhio e vide che lo stavo guardando, richiuse l'occhio e sbuffò.

«Non dirmi che sei...che preferisci il tuo sesso a quello opposto»

«Che...cosa?! Ma no! Ero fidanzato...»

«Ah sì? E poi? La tua unicità ha fatto brutti scherzi?» chiese lui.

«Sì...ho quasi ucciso la ragazza» dissi.

«Caspita...io venivo preso in giro perché quando mi emoziono iniziano a crescere dei fiori di ciliegio sulla mia corteccia» disse quasi ridendo.

«Fiori di ciliegio?» chiesi.

«A quanto pare il legno che produco è di ciliegio» rispose.

"Aahahaha fiori di ciliegio!" urlò la mia testa. Mi bloccai.

"Ma che diavolo?" chiesi a me stesso. Silenzio, non sentivo più nulla, ma ero sicuro che avessi sentito una voce femminile.

"Sto impazzendo" dissi sconfortato. Dopo un'oretta Kamui si addormentò e decisi di andare a dormire e mi buttai a letto. Domani iniziava il mio vero stage.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Stage ***


«Svegliati stagista» disse Kamui muovendomi un braccio. Mi alzai e mi misi a sedere, Kamui uscì dalla stanza e si diresse verso la cucina.

«Che ore sono?» chiesi mezzo addormentato. Presi in mano il telefono e guardai l'ora.

«Le cinque?!» chiesi sbalordito. Mi alzai e andai nella cucina, il ragazzo aveva in mano una tazza di caffè e stava prendendo dei biscotti dentro una mensola. Si sedette e mi indicò una tazza piena di un liquido nero. Lo presi e mi sedetti di fronte a lui.

«Ti svegli sempre a quest'ora?» chiesi bevendo un po' di caffè caldo.

«Dipende dai giorni e da quanto lavoro ho da fare, sono un eroe indipendente ma mi metto d'accordo con gli altri nella zona per fare dei turni più accettabili. Ma dato che ho uno stagista mi hanno dato i turni più stupidi e inutili, come la prima mattina e il primo pomeriggio» rispose.

«Non ci considerano all'altezza?» chiesi prendendo un biscotto.

«Ti confesso che tu sei anche più in gamba di molti altri eroi, ma l'esperienza gioca tutto in questo campo»

«Ho capito» dissi finendo di bere la tazza. La appoggiai sul lavandino e mi andai a cambiare.

«Metti direttamente il tuo costume» mi disse passando davanti alla mia camera «e prendi queste». Mi porse due tubi di ferro, le bombole che mi aveva detto Edgeshot, contenevano 10 litri ciascuna.

«Oh...grazie» dissi prendendo i recipienti. Erano molto più pesanti a quelli a cui ero abituato, pesavano quasi cinque chili da vuote. Si chiuse lo stomaco pensando che dovevo portare quel peso praticamente per tutto il giorno. Mi infilai i pantaloni e poi la giacca, riempii le nuove bombole e le assicurai al retro del giubbotto.

"Dio mio quanto pesano" pensai. Presi la maschera e andai verso la porta, Kamui era già pronto e mi stava aspettando.

«Usciamo dalla finestra» mi disse chiudendo la porta a chiave dietro a lui.

«Ah...ok» dissi spaesato. Il ragazzo aprì una finestra e si lanciò, giro il busto e un ramo apparse sulla finestra dirigendosi verso l'ultimo piano, Kamui venne trascinato verso l'alto ripassando davanti alla finestra. Lo imitai e un disco si formò sotto i miei piedi portandomi sul tetto. L'acqua tornò dentro alle mie bombole facendomi gravare il peso sulla schiena. Mi dovevo abituare quei dieci chili in più.

«Andiamo verso il centro» disse Kamui dirigendosi verso il bordo opposto del tetto. Si lanciò e iniziò a lanciare i suoi rami verso appigli e dandosi lo slancio per andare più lontano. Schiacciai un bottone e una bombola si svuotò.

«Andiamo allora» dissi saltando giù. L'acqua circondò un mio braccio e si aggrappò al tetto di un edificio a fianco lanciandomi più avanti. Continuai così seguendo il ragazzo davanti e arrivammo in poco tempo al centro della città, atterrammo in un parco e ci dirigemmo verso una strada.

«Gli eroi fanno le ronde anche per far vedere la loro presenza, per rassicurare i cittadini e per tenere a bada i criminali. Capito?» chiese appena arrivammo in strada.

«Ricevuto» dissi sistemando la maschera che mi copriva il volto, tirai su il capuccio blu e seguii il mio mentore. Caminammo per la strada principale e Kamui venne frequentamente fermato da ragazzi ma soprattutto da ragazze che volevano una foto con l'eroe. Io venivo scansato a destra e a sinistra mentre la folla continuava ad ammassarsi intorno a lui. L'eroe mi guardò e mi fece cenno di andarcene. Prolungò una mano in alto e un ramo scattò verso un palazzo. Io premetti un bottone e l'acqua mi sollevò da terra, poi un tentacolo mi circondò il braccio e si attaccò allo stesso palazzo. Atterando sopra e vidi la folla sotto scattare foto con i flash accesi.

«Ogni tanto si soffoca» mi disse il ragazzo allontanandosi dal bordo «Alcune volte vorrei essere come Endeavor, rispettato perché fa paura e nessuno lo disturba».

«In effetti lui non è mai circondato da una folla» notai. Mi voltai verso Kamui e lo vidi guardare qualcosa dal bordo opposto del tetto. Mi avvicinai e vidi che c'era un ragazzo che stava litigando con una ragazza.

«Intervieni tu appena alza le mani» mi disse l'eroe. Il ragazzo continuava ad urlare e avvicinarsi alla ragazza che sembrava terrorizzata e indifesa. Lei inciampò cadendo sulla schiena, il ragazzo allungò la mano per rialzarla ma le afferrò i capelli strattonandola verso l'alto. Kamui mi spinse giù e caddi fino a bloccarmi grazie all'acqua davanti al ragazzo e alle spalle della ragazza. Lui alzò lo sguardo e mollò la presa, sembrava sorpreso e un po' intimorito. La ragazza strisciò verso un muro coprendosi il volto e piangendo impaurita, forse anche da me. Mi avvicinai al ragazzo, lui fece qualche passo indietro.

«E tu chi sei?!» urlò facendo un altro passo indietro. Continuai ad avvicinarmi senza rispondere, il ragazzo alzò un braccio per colpirmi ma l'acqua lo bloccò e lo alzò sbattendolo contro un muro. Lo presi per il colletto e lo alzai.

«Se lo fai di nuovo...non ci sarà una terza volta» lo mollai e cadde per terra. Si rialzò terrorizzato e scappò fuori dal vicolo. Mi girai e guardai la ragazza.

«Gr...grazie» disse trattenendo le lacrime. Mi voltai e prolungai la mano verso il tetto del palazzo, l'acqua mi trascinò verso l'alto e tornai al fianco di Kamui.

«Complimenti, sei stato bravo» mi disse l'eroe. Passammo il resto della mattinata a saltare da un edificio all'altro senza alcun intervento. Alla fine tornammo nell'appartamento di Kamui e ci cambiammo.

«Una giornata come le altre» disse lui prendendo una birra dal frigo «Vuoi?».

«No grazie, non bevo» dissi togliendomi la maschera.

«Ma hai quasi 17 anni, non ne vuoi neanche un goccio?» chiese nuovamente porgendomi la lattina.

«No tranquillo, sto bene» risposi sorridendo. Lui ritrasse la mano e bevve un sorso.

«D'accordo» disse. Mi andai a cambiare e misi una semplice tuta. Kamui mi chiamò e andai in soggiorno.

«Io tra un po' ho una visita, vai ad allenarti come preferisci» mi disse finché stava riordinando la cucina.

«Sta arrivando Mount...»

«Vai ad allenarti» mi ordinò. Feci dietrofront e tornai nella mia camera. Presi il mio zaino e infilai dentro le due bombole piene d'acqua. Le assicurai e lo misi in spalle. Tornai in soggiorno e mi diressi verso la porta.

«Allora vado» dissi guardando il ragazzo.

«Grazie» disse senza togliere lo sguardo dal lavandino. Uscii dalla porta, la richiusi alle mie spalle, scesi le scale e uscii in strada. Iniziai a correre verso un parco a circa sei chilometri di distanza. Lo zaino pesava sulle mie spalle ma dovevo abituarmi, erano solo dieci chili in più dopotutto. Pensai alla giornata che avevo trascorso, la ragazza che avevo salvato da quel molestatore. Quando mi aveva ringraziato in lacrime, il suo sguardo terrorizzato e la rabbia che avevo provato nel vedere quel ragazzo trattarla così. Ripensando a quel momento mi venne in mente un particolare: non avevo controllato il mio potere. Mi ero lasciato andare e la mia unicità aveva fatto esattamente quello che sentivo, che volevo fare senza dare ordini. Mi ero sentito libero, senza freni. Forse il mio potere seguiva le mie emozioni. Non lo sapevo e finché non ne avessi avuto la certezza non avrei indagato oltre. Arrivai al parco e mi fermai per riprendere fiato, notai un gruppetto di ragazze che mi stava fissando e le ignorai andando verso la strada. Presi in mano il telefono e aprendolo notai una notifica, una notizia su internet. La aprii e vidi un pezzetto scritto con in calce una foto. Lessi il piccolo testo.

"Nuovo eroe in circolazione, oggi ha aiutato una ragazza che stava venendo maltrattata dal suo ragazzo, l'eroe ha intimorito l'aggressore solo con lo sguardo. La ragazza vuole ringraziarlo e chiedi a chiunque se conosca il nome dell'interessato". Guardai la foto in fondo al sito, era stata scattata nel vicolo in cui avevo affrontato quel ragazzo, la foto ritraeva me che saltavo verso il tetto, si vedeva solo la mia schiena con le bombole e un pezzo di maschera.

«Alla faccia di passare innoservato» dissi uscendo dal parco e ricominciando a correre.

"Edgeshot mi ucciderà" pensai finché passavo davanti al dojo in cui avevo combattuto contro l'eroe. Arrivai nei pressi dell'appartamento e vidi due ragazze salire su una macchina e andarsene. Kamui era lì fuori e quando mi vide alzò la mano per salutarmi. Lo raggiunsi e mi fermai.

«Sono arrivato giusto» notai.

«Sì sono appena andate via» mi disse «anche lei ha una stagista».

«Bè siete giovani eroi...ovvio che vi ammiriamo» risposi seguendolo dentro l'edificio. Le altre settimane proseguirono monotone, senza grandi cambiamenti o qualcosa di entusiasmante. Almeno per me non ci fu niente di incredibile, ma sentendo i telegiornali, erano successe alcune cose con un supercriminale di nome Stain l'Ammazza Eroi e problemi con altri Noumu. Appena tornato a scuola andai a chiedere alla 1A, la zona colpita da questo criminale era appunto molto vicino a quella in cui alcuni studenti stavano facendo i loro stage. Durante la pausa pranzo mi diressi insieme a Rachel nella classe, volevamo entrambi spiegazioni.

«Cos'è successo?!» urlò Rachel vedendo la classe uscire «vi è successo qualcosa?».

«Rachel calmati» dissi.

«Stiamo tutti bene» rispose Iida muovendo la mano, notai che era fasciata. Guardai il resto dei ragazzi ma alcuni di loro distolsero lo sguardo. Capii che stavano nascondendo qualcosa.

«Levatevi di mezzo» disse Bakugo superandomi «siete in mezzo alla mia strada». Si diresse verso la mensa senza aspettare i propri compagni.

«Non cambierà mai» disse Kirishima seguendolo. Guardai un'ultima volta i ragazzi, Midoriya abbassò lo sguardo. Decisi di andare, non ci avrebbero detto niente.

«Ma dove vai?» mi chiese Rachel.

«Non ci diranno nulla che già non sappiamo, è tempo sprecato» risposi.

«Aspettate» disse Mina bloccandoci «stavamo pensando di organizzare una cena di classe, e ci chiedevamo se potevate venire anche voi, ormai vi siete integrati bene con la classe». Io e la mia compagna ci guardammo, stavo per rifiutare l'offerta ma Rachel mi precedette.

«Ovvio che ci saremo» disse prima di me.

"La faccio affogare o le faccio uscire il sangue dalle vene?" pensai.

«Evvai» disse la ragazza abbracciandoci. Si staccò e sorrise. In fondo mi ero veramente affezionato a quella classe, soprattutto a Midoriya e Todoroki. Avevo con loro in comune qualcosa, con il primo il fatto di venire preso in giro da qualcun'altro ed essere timido, con l'altro il fatto di avere avuto problemi in famiglia e con il proprio potere...poi avevamo entrambi una cicatrice da bruciatura sul corpo. Sorrisi alla ragazza e mi girai per andare verso la mensa ma un'altra ragazza mi affiancò.

«Sei tu vero?» chiese mostrandomi una foto, era quella di quell'articolo che raccontava di come avevo aiutato quella ragazza.

«Dove l'hai presa, Yaoyorozu?» chiesi alla mora.

«Su internet c'era un articolo con questa foto, e il costume di questo eroe è molto simile al tuo, quindi...sei tu vero?» chiese avvicinandosi.

«Sì sono io» mi rassegnai.

«Hai già salvato una ragazza, vuoi scalare la classifica degli eroi in poco tempo giusto?» mi chiese.

«Voglio solo diventare più forte, voglio che il mio potere...» mi bloccai, non potevo continuare quella frase, avrei solamente rimesso in giro le voci che giravano nel mio istituto.

«Che il tuo potere?» chiese lei.

«No...niente» dissi chiudendo la discussione con un tono che non ammetteva ribattiti. Lei mi guardò un po' confusa.

«D'accordo se non ne vuoi parlare» disse sorridendo, quel sorriso mi colpì in pieno volto, tanto che il mio occhio sinistro tornò rosso.

«Ancora? Hai spesso l'occhio sinistro rosso» disse avvicinando la mano al mio viso per guardare meglio. Le afferrai la mano con  delicatezza e la spostai.

«Sto bene tranquilla» dissi cercando di sorridere. Lei divenne rossa e allontanò la mano.

«Sì...ok» disse. Arrivati in mensa ci sedemmo, Kakashi mi aveva tenuto un posto in un tavolo con gli altri compagni e mi sedetti.

«Ancora con quella primina?» mi chiese.

«La pianti?»

«Ho notato anche io che sembra ci sia connessione fra voi due» disse Ben dal tavolo dietro. Lo guardai e lo fulminai.

«È buona la zuppa, Ben?» chiesi.

«Ma non ho preso zuppa» disse lui. Il mio piatto si svuotò e entrò nel corpo di Ben, facendolo cadere a terra. Tutti i suoi compagni lo guardarono e scoppiarono a ridere.

«Sei un...» provò a dire ma finché si rialzava lo feci cadere nuovamente. Vidi che anche altri tavoli stavano ridendo nel vedere il ragazzo cadere, notai che alcune ragazze mi stavano fissando sghignazzando e sorridendo fra di loro. Guardai Ben e sorrisi.

«Posso il tuo pranzo? Bullet?» chiesi (era il suo nome da eroe per chi non l'avesse capito).

«Fai pure» disse rimettendosi a sedere. Tornai nel mio tavolo e mi sedetti.

«Ti sembra il modo di trattare un tuo amico?» chiese Megan guardandomi severa.

«Ringrazia che non abbia lo stomaco perforato in vari punti» dissi sorridendo.

«Il potere da alla testa» disse Kakashi bevendo dell'acqua. Lo guardai, lui girò gli occhi verso di me e sputò l'acqua dentro il bicchiere.

«Bravo hai capito» dissi ridendo.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Festa di fine anno ***


Passarono molte settimane e le vacanze estive si avvicinarono. Avevo continuato a fare stage con Kamui e mi ero sempre divertito, ero migliorato enormemente e anche il mio fisico iniziava a potenziarsi. La notizia che facevo gli stage con Kamui e Edgeshot si propagò e mi regalò molta fama, anche molta invidia e quando camminavo nei corridoi sentivo molti commenti. Solitamente quelli dei maschi erano negativi, quelli delle femmine erano..."buoni". In quelle settimane avevo stretto amicizia con quasi tutta la 1A, e si avvicinò il giorno della cena che avevano organizzato. Qualche giorno prima delle vacanze, in un corridoio, due ragazzi mi vennero incontro. Erano Midoriya e Todoroki.

«Mark» mi chiamò il verde.

«Cosa c'è?» chiesi fermandomi.

«Ti volevamo chiedere se potessi fare uno scontro contro di noi» disse Todoroki.

«Uno...scontro? Perché?» chiesi sbigottito.

«Durante queste settimane abbiamo migliorato le nostre tecniche, volevamo provarle con qualcuno...ma contro i professori non vogliamo, e nemmeno contro quelli della nostra classe, quindi abbiamo pensato a te» disse velocemente Midoriya.

«Dovrei tornare a casa...»

«Dai Mark ti prego» continuò il ragazzo con la superforza.

«Ok...vi aiuterò» dissi rassegnato. Andammo nella palestra e mi infilai il giubbotto con le bombole. Gli altri due si misero i loro costumi e mi dissero che volevano fare uno scontro uno contro uno. Accettai, oramai non avevo scelta. Ma prima che iniziassimo la 1A entrò nella palestra sistemandosi sugli spalti, seguiti da Rachel. A quanto pare qualcuno aveva detto a tutti che ci fossero stati questi combattimenti. Sospirai e notai che Midoriya si stava agitando vedendo i compagni, i suoi occhi si fermarono su Uraraka e divenne rosso.

«Possiamo rimandare» dissi all'avversario.

«No no» rispose tornando a guardarmi. Dal suo corpo iniziarono a levarsi archi elettrici verdi, scattò in avanti con una velocità incredibile cogliendomi alla sprovvista. Parai un colpo ma riuscii a tirarmi un calcio sul fianco facendomi cadere di lato. Mi rialzai e svuotai le bombole.

«Siete migliorati allora» dissi sorridendo. Lui scattò nuovamente verso di me, un blocco di acqua lo fece inciampare e lo presi per la schiena buttandolo a terra. Lo bloccai a terra circondandolo con il liquido. Non riusciva più a muoversi.

«Non sono migliorato abbastanza» disse sorridendo. Lo liberai e lo aiutai a rialzarsi. Toccava a Todoroki. Si posizionò davanti a me e attaccò per primo. Una vampata di calore partì dal suo corpo dirigendosi verso di me, mi abbassai e le fiamme passarono sopra la mia testa. L'acqua circondò il mio corpo e utilizzai la mia nuova tecnica.

«Ora il corpo a corpo ravvicinato è la mia specialità» dissi, l'acqua mosse le mie gambe facendomi scattare velocemente contro il ragazzo, il liquido spinse in avanti il braccio e colpii allo stomaco il ragazzo. Una lastra di ghiaccio si mise fra me e lui ma tutta la mia acqua si concentrò su un pugno e lo spinse contro il blocco frantumandolo. Todoroki sgranò gli occhi sorpreso e si preparò per un altro attacco ma mi mossi più velocemente colpendolo sulla pancia, lui si piegò in avanti e lo afferrai, raddrizzai la schiena e lo proiettai dietro di me facendolo sbattere a terra. Mi alzai e l'acqua si concentrò sul mio palmo creando un aculeo.

«Mi arrendo» disse il ragazzo. Lo aiutai a rialzarsi e gli diedi una pacca sulla spalla.

«Siete migliorati» dissi sorridendo.

«Ma che tecnica era quella?» chiese Mina avvicinandosi.

«Come fai a essere così rapido?» domandò Kirishima.

«Ti sei allenato bene» disse Rachel superandomi. Si avvicinò alla porta della palestra e uscì.

«Affronta me idiota!» disse Bakugo avvicinandosi con le solite mani in tasca.

«Affronti uno che ha già affrontato due persone? Non ti sembra un po' sleale?» chiesi andando verso gli spogliatoi. Il ragazzo rimase zitto ma mi guardò con uno sguardo carico di odio. Mi cambiai e uscii dirigendomi verso l'uscita della palestra. Aprii la porta e sbattei contro una ragazza che stava entrando.

«Scusa Mark non volevo» disse la ragazza allontanandosi.

«Stai tranquilla Yaoyorozu non mi sono fatto niente» dissi sorridendo. La ragazza divenne rossa e abbassò lo sguardo.

«Perchè sei qui? Non sei con il resto della classe?» chiesi iniziando a camminare. La ragazza si mise al mio fianco e camminò accanto a me.

«V...volevo solo accertarmi che venissi alla festa, tutto qui»

«Sì verrò, in fondo mi fa bene cambiare aria» dissi guardando avanti.

«Io...ti devo ancora ringraziare per avermi aiutato durante il festival» disse guardandomi.

«Era il mio dovere, poi voglio diventare un eroe, non posso vedere la gente farsi male davanti ai miei occhi» dissi sorridendo.

«Perchè ti sei fermato nella stanza di Midoriya quel giorno? Recovery girl ha detto che ci sei stato spesso»

«Non hai visto in TV il torneo dell'anno scorso?» chiesi girandomi.

«No, non ricordo» disse lei guardandomi, i nostri occhi si incrociarono e lei tolse velocemente lo sguardo.

«Nella finale ci siamo affrontati io e un altro ragazzo, mi ha detto delle cose e ho perso il controllo, sono svenuto e sono stato portato in infermeria, altre volte ho avuto difficoltà con il mio potere e quindi ho un certo legame con l'infermeria» dissi ridendo.

«Oh» disse lei avvicinandosi leggermente, le nostre braccia si sfiorarono appena «non pensavo avessi questi problemi col tuo potere, sei così bravo in combattimento».

«Perchè rimango molto concentrato, se non mi concentro a sufficienza succede questo» allungai la mano che divenne rossa di colpo per poi tornare normale. La ragazza mi toccò la mano e si macchiò le dita di un leggero rosso.

«Perdi il controllo del tuo sangue» disse prendendo un fazzoletto.

«Esatto, rischio emorragie interne e ictus cerebrali, sono rischi molto grandi»

«Ictus cerebrale?! Potresti perdere delle facoltà mentali solo se ti deconcentri?!» chiese lei spaventata.

«Forse esagero, ma la possibilità c'è, comunque ogni sei mesi faccio un controllo per vedere se va tutto bene e non ho mai avuto problemi» dissi cercando di rassicurare la ragazza.

«Speriamo che non ci lasci presto» disse lei ridendo. Ci salutammo e se ne andò, mi diressi verso il mio istituto e continuai a vivere le giornate come al solito, finché non arrivò il giorno della cena, l'avevano organizzata il giorno dopo dell'inizio delle vacanze. La sera mi preparai e uscii, mi ero fatto fare un permesso per stare fuori fino a tardi dal mio istituto quindi non dovetti preoccuparmi di usare strane tecniche per rientrare legalmente. Arrivai al punto di incontro nel centro della città e aspettai gli altri. Avevo portato uno zaino con dentro alcune bottiglie d'acqua, in caso di necessità. Iniziarono ad arrivare gli altri ragazzi.

«Sei sempre in anticipo tu?» chiese Rachel appena mi fu vicino. Era vestita con un tubino nero, che le stava...di... divinamente.

«Non...ho mai da fare» riuscii a dire. Lei mi guardò e accennò un sorriso prima di distogliere lo sguardo.

«Prima volta che metti una camicia?» chiese indicando l'indumento nero.

«Non le metto spesso» dissi. Poco dopo arrivarono anche tutti gli altri, tutte le ragazze erano vestite elegantemente mentre i maschi un po' meno. Kaminari e Kirishima ci condussero nel ristorante che avevano prenotato e ci accomodammo al tavolo. Era nel tipico stile giapponese, e anche il menù era tradizionale. Di fianco a me si erano sedute Rachel e Yaoyorozu, mentre davanti stava Todoroki e Midoriya. Di fianco a Midoriya c'era Uraraka e i due stavano parlando, anche se sembravano imbarazzati, ma trovai carino quel loro comportamento.

«Cosa farai Mark durante le vacanze?» chiese Yaoyorozu dopo un po'. 

«Probabilmente torno in Canada» risposi.

«È vero tu sei canadese» intervenne Hagakure «vorrei andare in Canada un giorno, dicono sia bello»

«Sì è un bel posto, soprattutto quando c'è la neve» dissi.

«Ci porterai un giorno?» chiese Yaoyorozu con gli occhi che brillavano.

«Forse, chi lo sa» dissi sorridendo.

«Speriamo che lo farai un giorno» disse Todoroki con tono freddo. Lo guardai incuriosito da quel suo tono ma lui distolse lo sguardo, avevano capito che con me quelle cose non funzionavano, i toni "cattivi" non mi mettevano paura, anche Bakugo l'aveva capito. Quindi ci doveva essere un altro motivo per quel suo comportamento ma non volli indagare oltre, anche perché poco mi interessava. Arrivarono i piatti e ci portarono anche degli alcolici. Era un po' scontato che in compagnia ci si lasciasse andare di più, in realtà non era vero quello che avevo detto a Kamui. L'alcool non mi dispiaceva, solo non ne andavo pazzo, ma in questa occasione potevo anche fare qualche sacrificio. La cena continuò fino quasi a mezzanotte e alla fine tutti eravamo mezzi sbronzi, tranne Rachel e altri che lo erano del tutto.

«Ragazzi qualcuno può accompagnare Rachel a casa? Non credo ce la faccia da sola» chiese Uraraka vedendo la sua tutor ridotta maluccio.

«La porto io» sospirai «più o meno so dove abita».

«Anche io so dove abito!» rispose la ragazza alzandosi dalla sedia. Le presi la mano e la feci sedere.

«Meglio» le dissi. Uscimmo e ci separammo, camminai di fianco a Rachel verso il suo quartiere cercando di controllare i suoi comportamenti.

«Ti sei divertito?» chiese lei dopo un po'.

«È stato piavecole» risposi.

«Io mi sono divertita tantissimo! Erano tutti così allegri e felici!» urlò lei con entusiasmo. Mi scappò una risatina.

«Perchè stai ridendo?» chiese lei avvicinandosi.

«No niente» dissi trattenendomi. Si avvicinò ancora finché le nostre braccia non si toccarono poi continuò a camminare al mio fianco. Ogni tanto sentivo che le nostre mani si sfioravano e quel contatto minimo mi faceva provare un brivido particolare. Era una serata calda e i lampioni illuminavano la strada di bianco, ogni tanto vedevo qualche passante passeggiare tranquillo, altre volte vidi delle coppiette che camminavano mano nella mano. Guardai Rachel che stava ancora molto vicino a me. Guardai i suoi capelli rossi e le linee del fisico accentuate dal vestito, aveva un leggero sorriso sulle labbra. Il mio cuore rallentò, come se fosse stato in pace, una sensazione nuova.

"È davvero...bella" pensai "peccato che abbia quel suo caratteraccio, sarebbe...perfetta". Sentii la testa leggera e il mio sangue scorrere calmo.

«Ahhhh!» urlò lei inciampando, mi riscossi dai miei pensieri e la presi la volo prima che cadesse, aveva la schiena sospesa per aria, il mio braccio la stosteneva e il suo viso era molto vicino al mio. Sorrisi.

«Tutto bene?» chiesi.

«S...sì» rispose lei diventando rossa come un peperone.

«Meno male» dissi tirandola su. Ci ritrovammo praticamente abbracciati, il mio braccio le cingeva la schiena mentre lei si era attaccata alle mie spalle.

«M...Mark» mi chiamo lei «volevo dirti che...»

«Che...?» chiesi.

«Tu mi piaci, davvero!» disse prendendomi il colletto della camicia, mi tirò verso di lei con forza e mi ritrovai con le sue labbra appoggiate alle mie. Mi bloccai istantaneamente, sorpreso da quell'azione inaspettata, tutti i miei muscoli erano paralizzati e i miei occhi erano sgranati e guardavano la ragazza. Lei aveva  gli occhi chiusi e le labbra premute con forza sulle mie, le sue mani continuavano a tenere la mia camicia stretta come se non volesse che mi allontanassi. Continuai a guardarla sbigottito, lei spinse il suo viso ancora di più verso il mio e il bacio divenne più deciso e caldo, le sue labbra erano dolci e piene di calore. Le mie guance erano rosse e il respiro era irregolare come il suo che mi scaldava il viso. Dopo quelli che sembrarono anni lei aprì gli occhi di scatto vedendomi che la stavo fissando immobile, guardò le sue labbra e sgranò gli occhi vedendo che stavano premendo sulle mie. Guardò di nuovo me e mi spinse via, feci qualche passo indietro per non cadere ma rimasi a fissarla intontito.

«Che...cosa...?» provai a dire. Lei si coprì la bocca, sembrava spaventata.

«Perchè mi hai baciata?!» urlò lei.

«Io? Sei stata te a iniziare!» protestai. Si portò anche l'altra mano sulla bocca cercando di controllare il respiro.

«Cosa hai fatto?! Mi hai baciata! Ero mezza ubriaca! Sei solo un puttaniere!» mi accusò con le lacrime agli occhi.

«Rachel siamo...»

«Stai zitto! Vattene!» disse lei girandosi e correndo via.

«Rachel aspetta!» provai a fermarla ma sparì dalla mia vista. Rimasi lì immobile, bloccato da quello che avevo appena fatto.

«Cosa ho fatto?» sussurrai «Non ho...fatto niente». Provai a muovermi ma barcollai, ero stanco e le mie gambe erano fatte di gelatina. Mi diedi una sberla talmente forte che la mia mano divenne rossa. Riuscii a rialzarmi e mi diressi verso il mio istituto.

"Puttaniere!"

Mi tenetti la testa prima che esplodesse.

"Cos'è questa sensazione?! Perché il mio potere è così forte?!" pensai. Iniziai a respirare in modo irregolare e il mio battito si fece rapido.

"No non può essere! Calmati! Controllati!" urlai dentro alla mia testa. Trattenni il fiato e sentii il cuore rallentare, respirai lentamente e percepii il dolore alla testa affievolirsi. Riuscii a tornare all'istituto e mi buttai sul letto ancora un po' ubriaco. Guardai il soffitto per venti minuti cercando di ragionare su quello che era appena successo.

"Ci siamo baciati"

"Ma eravamo ubriachi"

"Ci siamo baciati"

"Ma non sapevo quello che stavo facendo"

"Ci siamo baciati"

"Perché non l'ho allontanata?! Quasi non ci sopportiamo!". Iniziai a sentire un leggero mal di testa e la cosa non mi piaceva. Costrinsi il mio cervello a calmarsi e mi addormentai.

"Non potevano iniziare meglio ste vacanze" pensai.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Canada ***


Tre giorni dopo quella sera ero tornato in Canada. Sceso dall'aereo presi la mia valigia e mi diressi verso l'uscita dell'aereoporto, appena misi piede fuori dallo stabile una ragazza mi saltò in braccio.

«Mark! Bentornato!» mi salutò mia sorella. Le accerezzai i capelli bianchi come quelli di mia madre, in effetti mia sorella era la sua fotocopia. Sorrisi.

«Ciao Liz, come stai?»

«Benissimo! Devi vedere cosa riesco a fare adesso! Ho tanto da mostrarti!»

«Ehi campione!» mi salutò mio padre.

«Ciao papà» dissi abbracciandolo. Mio padre invece era identico a me, capelli neri e occhi scuri. Mi scompigliò i capelli e sorrise come solo lui sapeva fare, un sorriso pieno di gioia e serenità, un sorriso che riempiva il cuore di emozioni positive. Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso la nostra casa. Appena sceso portai le valigie nella mia camera e le buttai sul letto, era come l'avevo lasciata ma era perfettamente pulita. Tornai da mio padre che era in cucina intento a preparare uno spuntino.

«Vado dalla mamma» dissi prendendo il giubbotto.

«D'accordo, torna presto perché ho intenzione di fare una grigliata» disse sorridendo. Uscii dalla casa e mi diressi verso il centro del paese. Dopo un po' varcai un cancello e mi diressi verso la stanza di mia madre. Mi fermai appena prima di entrare e mi appoggiai alle sbarre della porta che bloccava l'ingresso.

«Ciao mamma» dissi alla tomba davanti a me. Spinsi leggermente la porta che si spostò ed entrai nella piccola stanzetta dove erano sepolti alcuni dei miei familiari.

«Come stai?» chiesi sapendo che non poteva rispondermi «Io sto bene, abbastanza bene, prima di iniziare le vacanze è successo un casino con una mia compagna di classe, ma non ci penso troppo». Nel cimitero regnava un silenzio tombale (aggettivo che si addice bene a questa situazione). Vidi una signora intenta a prendere dell'acqua con un innafiatoio per darla ai fiori.

«Mi sono fatto un po' di amici, non mi prendono in giro come quelli del mio istituto, sono tutti simpatici...tranne una ragazza ma riesco a sopportarla, è la stessa con cui è successo il casino» continuai a dire, la foto di mia madre mi sorrideva circondata dai suoi capelli color neve, il sorriso però era tutt'altro che freddo, era pieno di vita e amore, lo sguardo che ricordavo appena, era carico di affetto e comprensione.

«Probabilmente ti stai chiedendo se sono riuscito a trovarmi una ragazza» dissi ridendo «comunque no, sono ancora sul mercato». Guardai le altre foto dentro alla stanzetta, un paio non riuscivo a riconoscerle ma riconobbi mio nonno, il padre di mia madre, e sua moglie. Erano nati anche loro senza unicità come mia madre. Mi avvicinai ai fiori candidi appoggiati su un vaso. Erano senza acqua, mi alzai e andai a prenderne un po'. La versai dentro il piccolo vaso con delicatezza e tornai a guardare mia madre che mi sorrideva.

«Mi machi tanto, sai?» dissi «Potrebbe essere un pensiero egoista...ma avrei preferito morisse qualcun'altro in quell'alluvione, chiunque altro ma non te. Papà sta cercando di andare avanti senza di te, mia sorella fortunatamente ti conosceva appena e non ha grandi ricordi di te...anche io cerco di andare avanti ma vorrei che fossi ancora viva, che mi abbracciassi e mi dicessi che mi vuoi un mondo di bene, come quando ero piccolo. Quella notte...sono diventato pazzo quando papà con gli occhi lucidi mi ha detto che eri morta» mi toccai il torace che iniziava a bruciare «ho rischiato di morire anche io, per fortuna sono svenuto». Una lacrima mi cadde sulla guancia, la asciugai.

«So che te lo dico sempre ma non riesco a farne a meno, ti voglio tanto bene mamma...sei la migliore mamma del mondo» uscii dalla stanza e chiusi la porta. Mi diressi verso l'uscita e tornai verso casa. Notai una macchina parcheggiata davanti a casa, varcai la porta e trovai mio padre seduto sul divano che parlava con un uomo piuttosto robusto, vestito in nero con degli occhiali da sole. Mio padre mi vide e mi fece cenno di avvicinarmi, i due uomini si alzarono e notai che l'estraneo era alto quasi due metri e largo uno.

«Mark lui è un mio vecchio amico, ora vive qui e...» iniziò a dire mio padre

«Professore le ho portato il caffè» disse mia sorella entrando nella stanza.

«E insegna a tua sorella» finì di dire. L'uomo allungò la mano verso di me.

«Benjamin Cold, piacere» disse con voce profonda, una voce terrificante.

«Mark Sanders, il piacere è mio» dissi cercando di superare lo shock.

«Tuo padre mi ha detto che sei uno studente dello Yuei, punti a diventare un grande eroe allora?» chiese il signore.

«S...sì, punto a diventare più forte e dopo punterò a diventare il migliore» dissi.

«Bene, tuo padre mi aveva già parlato della tua unicità, tua sorella anche e io sono sicuro che quello che hanno detto di te è vero, vorrei vederti in azione. Ho una classe di prima nell'istituto di tua sorella, anche lì il corso è per eroi, ma questi ragazzi credono di essere imbattibili, non hanno disciplina e rispetto. Vorrei che li dassi una lezione»

«Io? Perché io? Credo ci siano professori con molta più esperienza...» provai a dire.

«Ce ne sono, ma sono professori, ovviamente sono più forti dei ragazzi, loro non si aspettano che un altro studente possa sconfiggere uno solo di loro, da quanto raccontato da tuo padre e dai punteggi che hai fatto in diversi esami posso dire che potresti sconfiggerli tutti insieme».

«Tutti insieme? Non conosco neanche le loro unicità sarebbe...»

«Loro non conoscono la tua, e ti assicuro che le loro non sono neanche lontanamente forti come la tua». Il signore mi guardò attraverso gli occhiali scuri, percepii il suo sguardo potente. Guardai mio padre e poi mia sorella, lei annuì fissandomi.

«Va bene, ci proverò» dissi. In fondo stare fermo per così tanto tempo mi avrebbe fatto solo male, combattere un po' era solo utile.

«Perfetto, ci vediamo domani» disse il signore «Peter ci troveremo ancora». Mio padre e lui si salutarono e l'uomo uscì dalla porta e si diresse verso la sua macchina.

«Quello lì è un eroe professionista...è nella top 10, ma la sua unicità è segreta, lavora da solo e di nascosto» mi disse mio padre. La cosa mi spaventò, un eroe così forte la cui unicità era segreta veniva a chiedere aiuto a me?

"Gatta ci cova" pensai.

«Verrai a scuola con me! Evvai!» urlò mia sorella. La mattina dopo seguii Liz verso la scuola, lei continuava a saltare di qua e di là felice che andassi con lei. Mi portò davanti alla scuola e mi condusse nell'aula dei professori, la porta venne aperta da un signore vestito in nero che praticamente bloccava la porta.

«Sei venuto subito vedo» disse l'uomo guardandomi attraverso gli occhiali neri.

«Non faccio aspettare» dissi.

«Ok, Liz puoi tornare in classe. Tuo fratello deve dare una lezione a una classe» disse sorridendo.

«D'accordo! Buona fortuna Mark!» rispose mia sorella allegra come sempre. Lei se ne andò e il signor Cold mi fece entrare nella sala dei professori. Mi indicò un bagno e mi ordinò di andarmi a cambiare col mio costume. Gli altri professori mi guardarono incuriositi quando mi videro uscire con la mia giacca nera e blu e la maschera in mano. L'uomo mi guardò e accennò un sorriso.

«Perfetto, ora andiamo nella palestra» disse uscendo a passo spedito. Lo seguii e quando entrammo nello stabile notai una parete vetrata da cui si vedevano delle piscine. Si bloccò e prese in mano il telefono per scrivere un messaggio, lo mise via e mi guardò.

«Saranno qui a momenti» disse. Poco dopo una classe entrò, facevano un casino incredibile, come se fossero stati all'asilo. Il professore con gli occhiali si avvicinò a loro.

«Vi avevamo detto di prepararvi a uno scontro, il vostro avversario è quel ragazzo» e mi indicò «viene dal Giappone, cercate di non ucciderlo».

«Ci proveremo» disse un ragazzo. Le porte della palestra si spalancarono e un centinaio di persone entrò salendo sugli spalti.

«Ma... perché tutta questa gente?» mi chiesi. Vidi mia sorella mentre si sedeva e mi salutava.

«Pronti?» chiese il professor Cold.

«Chiedilo a lui» mi presero in giro i ragazzi.

«A farvi il culo sì» risposi.

«Non facciamo brutta figura con tutte queste persone» disse una ragazza. Avanzarono verso di me e mi preparai per lo scontro.

«Tre! Due! Un...» urlò il professore.

I ragazzi partirono prima del via e mi attaccarono immediatamente. Un braccio volò verso di me, lo schivai e guardai da dove provenisse. Un ragazzo aveva proteso il braccio verso di me e questo si era allungato. Un ragazzo mi arrivò vicino e provò a colpirmi alla caviglia facendo una scivolata. Saltai e una ragazza mi colpì in pieno petto con un ginocchio. Caddi addosso a una parete.

«Siete bravi» dissi tirandomi su «mi hanno detto che posso andarci giù pesante» premetti i due pulsanti e l'acqua delle mie bombole si riversò a terra. I ragazzi attaccarono di nuovo. Scattai verso di loro e l'acqua circondò le mie braccia, mi abbassai e scivolai ai piedi di uno afferrandogli la gamba e buttandolo a terra. Mi rialzai e colpii una ragazza in pieno stomaco facendola volare contro un compagno. Un ragazzo mi afferrò da dietro, l'acqua lo circondò e gli contorse le braccia, mollò la presa e lo colpii in faccia con un calcio. Due ragazzi mi attaccarono, un braccio si allungò verso di me, lo afferrai, mi fece fare qualche passo indietro ma riuscii a fermarlo, colpii con un calcio uno dei due che mi stava attaccando. L'altro caricò un pugno, dal suo gomito spuntò un propulsore che si infiammò potenziando il colpo, misi la mano libera davanti alla mia faccia per parare il colpo. Il pugno colpì in  pieno il mio palmo ma non indietreggiai, il ragazzo premette con più forza finché il propulsore si spense. Mi guardò terrorizzato,  probabilmente nessuno era mai riuscito a fermare un suo colpo. Afferrai la sua mano e del liquido rosso gli circondò il braccio, il sangue sparì dentro l'arto. Il ragazzo indietreggiò per poi cadere a terra svenuto, del sangue uscì dal suo petto e si diresse verso di me entrando nel mio corpo come se fosse stato gassoso. Tutti gli altri si fermarono e fecero qualche passo indietro.

«Avate paura?» chiesi.

«Che stupido» disse un ragazzo. Tutti gli altri scoppiarono a ridere. Uno si avvicinò e mi diede un pugno, non riuscivo a muovermi.

«Dovresti imparare a guardare le unicità prima di attaccare, deficiente» rise un altro, mi buttarono a terra e iniziarono a colpirmi.

«Voi dovreste iniziare a guardarvi attorno invece» risposi. I ragazzi si fermarono e guardarono verso la parete che dava sulle piscine. L'acqua all'interno delle vasche iniziò a muoversi, uscì dal bordo e si diresse verso la parete vetrata, sbatté contro la porta e iniziò a scivolare sul vetro. Tutti gli spalti sussultarono e guardarono l'immensa quantità d'acqua.

«Le porte sono chiuse non può entrare» disse uno.

«Se una cascata di cade addosso fidati che ti spinge in basso» risi. L'acqua si mosse sulla porta finché non afferrò la maniglia abbassandola lentamente in modo molto teatrale, si riversò dentro alla palestra fino ad arrivare ai piedi dei miei aggressori. Afferrò i piedi dei ragazzi e gli circondò completamente.

«Aiuto!» disse uno finché l'acqua gli circondava la testa. Il liquido circondò il mio corpo e mi fece alzare, e ora potevo muovermi normalmente, misi a testa in giù tutta la classe e l'acqua lasciò libera la loro testa.

«Credete di avere un potere forte? C'è sempre qualcuno meglio di voi» dissi «Ora potrei uccidervi tutti con davvero poca fatica». L'acqua cadde e fece piombare a terra tutti gli studenti, il liquido si diresse verso le piscine e tornò al suo posto. Mi tolsi la maschera e guardai i ragazzi che appena mi videro sgranarono gli occhi.

«Ma...sei giovane» disse uno

«Ho un anno in più di voi, ma la mia abilità è di molto superiore» dissi andando verso il professore Cold «ricordate che ci sarà sempre qualcuno più forte e più astuto, nessuno è il migliore di tutti». Il professore iniziò a battere le mani e anche tutti gli spalti si unirono al suo applauso.

«Bravo fratellone!» urlò mia sorella facendosi ben notare. La salutai e sorrisi.

«Sei più forte di quanto mi aspettassi» si complimentò il professore «alcuni professionisti potrebbero avere da imparare da te. Non mi ero neanche io accorto che un po' dell'acqua che avevi all'inizio era uscita per andare ad unirsi all'acqua delle piscine. Sei stato molto astuto».

«La ringrazio» dissi lusingato.

«Diventerai un eroe in gamba...forse anche tra i migliori»

«È il mio obbiettivo» risposi.

«Il tuo nome da eroe qual'è? Così saprò se in futuro sarai il migliore» disse con tono paterno, lo guardai incuriosito.

«Non ho ancora pensato a un nome...» dissi imbarazzato.

«Non ti viene in mente niente collegati al tuo potere? Io ad esempio mi sono dato il nome di Phobos, il dio greco della paura» disse con un certo orgoglio.

«Della paura?» chiesi incuriosito.

«Lo scoprirai...tu potresti chiamarti come un dio dell'acqua...Poseidone? No è troppo scontato...» iniziò a dire nomi di altre divinità, come se fosse tornato bambino.

«Akheilos? Era un demone marino»

«Akheilos? Mhh...mi piace come suona» dissi.

«E allora verrai conosciuto come Akheilos». E da quel giorno il mio nome di battaglia divenne quello del demone marino, un demone che era stato trasformato in uno squalo per colpa della sua arroganza e superbia. Ma apparte il mito sulla sua nascita, il nome mi piaceva davvero molto e continuai ad usare questo nome.


###Autore###

Chiedo umilmente perdono alla sacra comunità dei lettori per non avere aggiunto nessun capitolo per tutto questo tempo. Sono stato pieno fino al collo di cose da fare fino a ieri...meno male che sono iniziate le vacanze. Comunque non sono rimasto a grattarmi ma ho continuato appena avevo tempo con altri capitoli quindi per premiare la vostra pazienza metterò tre capitoli subito per provare a farmi perdonare. Spero che questa storia vi piaccia e che vi rubi qualche momento di noia :)

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La nuova notizia ***


Il mio soggiorno in Canada passò in fretta, così dovetti tornare in Giappone. Quando tornai ricevetti una notizia inaspettata. La classe 1A era stata attaccata durante un campo estivo, Midoriya si era ridotto male, Bakugo era stato rapito, All Might aveva combattuto contro un supercattivo chiamato All for One e aveva perso quasi completamente i suoi poteri, Kamui e Edgeshot avevano aiutato senza dirmi niente, la classe di cui ero il tutor aveva rischiato la morte. Tutte queste notizie si raggrupparono in una conseguenza, erano state allestite delle strutture all'interno dello Yuei, avevano costruito degli appartamenti per tutti gli studenti.

«Hanno fatto delle case per ogni classe!» mi urlò Kakashi al telefono appena tornai in Giappone.

«Delle case?» chiesi.

«Sì! Tutto l'anno vivremo nella stessa casa! Ognuno di noi avrà una stanza!» continuò lui entusiasta «potrò passare più tempo con Aka! È grandiosa questa notizia!».

"Dovrò vivere con la mia classe?" pensai, poi collegai i cavi del mio cervello.

"Dovrò vivere un anno con Rachel dopo quello che è successo?!?! Voglio morire". Non era possibile che dopo quello che era successo dovessi vivere con quella persona, quella ragazza che mi aveva dato del puttaniere dopo avermi baciato.

"Supererò anche questa" pensai.

"Come no!" rise una voce dentro alla mia testa.

"Ma...sono pazzo, decisamente" nella mia testa ci fu silenzio e non sentii nessuna voce. Tornai a scuola e Numero 13 ci mostrò subito la nostra casa, non era nulla di che: un piano terra usato come spazio in comune e poi tre piani di stanze singole. Le femmine stavano in metà del secondo piano e nel terzo, mentre i maschi in metà secondo e in tutto il primo piano. Ci dividemmo le stanze, alcuni giorni dopo avevamo arredato le nostre stanze e abitavamo a tutti gli effetti dentro il piccolo condominio. Ero andato a vedere come stesse la 1A, tutti stavano meglio di quello che pensavo.

«Mi avete fatto preoccupare» dissi a Midoriya che mi aveva aperto la porta dell'appartamento. Gli altri si riunirono nella sala comune e tutti stavano bene. Guardai Bakugo.

«Ero preoccupato anche per te, anche se so che sei il più forte» gli dissi. Lui si limitò a distogliere lo sguardo scocciato.

«Stiamo tutti bene Mark, non ti devi preoccupare» mi disse Yaoyorozu.

«Mi ero immaginato il peggio, ora cercate di finire l'anno senza finire nei guai» e me ne andai. Uscii dal loro appartamento e tornai sulla strada.

«Mark! Mark! Sanders!» mi urlò una ragazza davanti correndo verso di me. Mi saltò addosso e mi buttò a terra.

«Hatsume che hai?!» chiesi con la schiena sul marciapiede.

«Ho trovato una cosa fantastica!» urlò la ragazza avvicinando gli occhi a forma di mirino ai miei «non puoi neanche immaginare cosa!».

«Dimmi cos'è allora» risposi.

«Ok! Tieniti forte è una cosa che ho trovato, e ho subito pensato a te e alla tua unicità. Non è una mia invenzione... però potrei riprodurla in laboratorio se il professore mi desse campo libero!» mise una mano dentro alla tasca e tirò fuori una piccola fiala nera «Questo! È un metallo liquido! È come il mercurio ma non è pericoloso, è perfetto per te!». Mi porse la fialetta e la aprii, sbirciai dentro e vidi un liquido argenteo, guardai la ragazza che mi stava fissando con sguardo sognate e con un sorriso che non accettava rifiuti.

«Sei sempre la solita» dissi versando sulla mia mano il contenuto. Il metallo scivolò fuori e si posò sul mio palmo, non era molto ma era sufficiente a creare una pallina di due centimetri. La pallina iniziò a fluttuare sopra la mia mano e poi volò verso un albero bucandolo e tornando da me.

«Figoooo!» urlò Hatsume. Mi sentii male, barcollai e la ragazza mi sostenne.

«Ohi ohi tutto bene?» chiese guardandomi preoccupata.

«Tranquilla...è la mia unicità, non riesco a controllare bene i liquidi più pesanti...come i metalli» dissi appoggiando una mano sulla fronte.

«Ecco qual'è la tua limitazione, bene ora sono apposto» disse ridendo.

«Non cambierai mai Hatsume» dissi ridendo

«Figurati! I miei bambini non si costruiscono da soli!» urlò lei cercando di rimettermi in piedi «non puoi mollarmi adesso, sei la mia cavia ufficiale ormai. Con la tua Blood Armor puoi proteggerti praticamente da tutto».

«Lo sai che non mi piace usare quella tecnica, solo se sono obbligato uso il sangue» risposi rimettendomi in piedi.

«Sì ovvio, però sta di fatto che sei il mio assistente per i test» disse aiutandomi a rialzarmi.

«Grazie Hatsume, sei sempre la migliore» dissi salutandola. Tornai alla casa della mia classe e mi diressi verso la mia camera. A me era toccata una stanza al secondo piano, nella metà maschile insieme a Kakashi e Chris (Chris era quello che riusciva a manipolare le molecole inorganiche, ed era anche il gemello di Megan che invece sapeva controllare quelle organiche). Mi avvicinai alla porta della mia camera e afferrai la maniglia, la porta di fianco alla mia si aprì ed uscì...Rachel. Mi guardò per un momento stando ferma, poi tornò col suo sguardo menefreghista. Mi superò senza dire niente.

«R...Rachel» la chiamai. Lei si bloccò ma non si girò per guardarmi.

«Volevo scusarmi per quello che è successo...»

«Stai zitto» disse lei fredda «voglio che tu mi rivolga la parola solo se dobbiamo. Ora vattene». Se ne andò e rimasi fermo con ancora la maniglia in mano.

"Volevo solo scusarmi" pensai rattristato "perché fa così?". Entrai nella mia camera e mi buttai sul letto. Mi arrivò un messaggio, presi il telefono e guardai lo schermo. Era Yaoyorozu.

«Che vorrà?» mi chiesi. Guardai il messaggio.

"Mark perché sei andato via subito?"

"Vi volevo lasciare in pace, avete molti esami ora" risposi

"Ma figurati, ci hai sempre aiutati, hai aiutato anche me"

"Sei molto più brava di me e lo sai"

"Sì ma...cambiamo argomento, oggi abbiamo conosciuto i Big Three"

"I Big Three? Come mai?"

"Il professore Aizawa voleva farci vedere la differenza tra quelli di terza e noi, uno di loro ci ha battuti tutti, come hai fatto tu"

"Lo so che sono forti" dissi.

"É successo qualcosa?"

"No, perché?"

"Ah no così...ci vediamo"

"Ciao".

Dopo alcuni giorni ricominciai a fare gli stage con Kamui, ormai eravamo diventati grandi amici ed era stato felice che fossi tornato a vivere con lui. Mi aveva raccontato nel dettaglio ciò che era successo mentre ero in Canada, la cattura di alcuni criminali da parte di una squadra di eroi professionisti tra cui Edgeshot, All Might e appunto Kamui. Da quanto mi raccontò la cosa sembrava davvero seria e pericolosa, appunto alla fine All Might ha perso i suoi poteri...e i cattivi erano riusciti a scappare apparte il capo.

«Best Jeanist è stato ferito gravemente, non riesce neanche a usare i suoi poteri» mi disse

«Caspita... pensare che è l'eroe numero 3» risposi

«A lui è dispiaciuto di più sapere che non è riuscito ad aiutare quanto voleva» disse sospirando il ragazzo «sono scappati e noi non abbiamo potuto fare niente»

«Non preoccuparti, li prenderemo» dissi cercando di consolarlo.

«Stanno organizzando un altra cattura, hanno una pista, parteciperanno altri eroi meno conosciuti ma molto in gamba... Edgeshot mi ha ordinato di starmene in disparte»

«Capisco...» dissi capendo il mio compagno.

«Sono cose che capitano...devo seguire gli ordini di Edgeshot anche se non mi piacciono...lui sa cos'è meglio» disse rialzandosi «Lavoreremo per un periodo con Mt Lady comunque...non fare cazzate»

«Non preoccuparti» dissi ridendo.

Maledetta questa frase.

Dopo due giorni mi diressi con Kamui in una città dove ci dovevamo incontrare con Mt Lady. Arrivammo nel punto di incontro dove una folla stava circondando probabilmente la ragazza con cui dovevamo incontrarci.

«Sei diventato un po' famoso anche tu...cerca di essere naturale e apparire bene» disse Kamui avviandosi verso la folla di fan, subito le persone si girarono e l'attenzione venne focalizzata su di lui.

«C'è Kamui!» urlò un ragazzino correndo verso l'eroe. Gran parte della folla lo circondò, le ragazze andarono da lui mentre i ragazzi rimasero dall'eroina (non mi spiego il motivo). Le ragazze circondarono me e Kamui, poi si accorsero di me e si bloccarono.

«Lui è il nuovo eroe!» disse una di loro.

«È quello che ha salvato Ino!» urlò un'altra ragazza.

«Fa un po' paura dalla realtà» sussurrò una ragazza.

«Scusate ma dobbiamo andare» disse Kamui prendendomi e portandomi verso Mt Lady. A fianco all'eroina c'era una persona, alta meno di me, con un costume arancione e con fantasie nere, portava una maschera dello stesso colore, appena mi vide abbassò lo sguardo.

«Portaci via» ordinò Kamui guardandomi. L'acqua uscì dalle bombole e l'acqua scivolò sotto i piedi di noi quattro sollevandoci e portandoci sopra un palazzo, lontani dai fan.

«Attrai molte ragazzine» disse subito Mt Lady.

«Attrai molti ragazzini» ripetè Kamui. Era diverso dal Kamui rilassato che conoscevo, era più vivace e, palesemente, agitato.

«È lui il ragazzo che ti ha affidato Edgeshot giusto? È figo il suo costume» disse avvicinandosi con fare minaccioso.

«Ehm...piacere Mt Lady. È un onore» dissi inchinandomi prima di far scattare la gelosia in Kamui.

«Mhhh...lui è educato...forse troppo sembra noioso» disse girandosi verso il ragazzo col costume arancione «lei invece è scortese ma almeno è divertente e vivace come me»

"Lei?!" mi domandai.

«Presentatevi, lavorerete insieme per un po' di tempo, la fiducia è fondamentale» disse Kamui spingendomi verso la nuova ragazza

"Chissà come è...magari è anche carina..." pensai avvicinandomi. Mi tolsi il cappuccio e slegai la maschera, ma Kamui mi bloccò.

«Presentatevi...la troppa confidenza è rischiosa per un eroe» mi avvertì «avrete modo di vedervi più in là...capite che per un eroe l'identità è parte del lavoro»

«Allora...io sono M...Akheilos» dissi porgendo la mano.

«Gateril» disse stringendomi la mano velocemente.

"Oddio ahahahah" urlò una voce dentro alla mia testa.

"Ma salti fuori quando vuoi o ci sei sempre?" chiesi alla mia testa. Come al solito piombò il silenzio.

"Devo tornare all'ospedale e vedere cos'ho" promisi.

«Bene ora facciamoci tutti insieme un giretto» urlò l'eroina. Scendemmo dal palazzo e tornammo sulla strada, una folla ci circondò come prima ma Kamui e Mt Lady continuarono senza ascoltare le domande dei fan, io e la ragazza continuammo a seguirli un po' impressionati da quella loro sicurezza in mezzo a quella gente che stavano chiaramente ignorando. Dopo un po' la folla si disperse delusa dalle reazioni dei due eroi.

«Così dovete fare quando sarete eroi, se siete circondati da una folla ignorateli, loro capiranno che avete da fare e se ne andranno» disse Kamui.

«Poi ci sono momenti in cui apparire è importante, far crescere la propria influenza e la propria fama, come una banca, più è famosa più da sicurezza» continuò Mt Lady. Guardai la maschera arancione che stava camminando di fianco a me, sembrava assente con la testa, magari era una ragazza strana? No per fare uno stage con un eroe del calibro di Mt Lady bisognava essere abbastanza in gamba. Magari era solo annoiata? Questo significava che era molto brava se si poteva permettere il lusso di annoiarsi. Oppure semplicemente aveva sempre quell'espressione assente.

"Morirò dal ridere" sussurrò una voce femminile.

"Ancora?!" urlai alla mia mente.

Silenzio. La giornata finì e tornammo a casa, le due ragazze si separarono da noi e appena si allontanarono notai le spalle di Kamui rilassarsi seguite da un sospiro.

«Stressami quando torniamo a casa» mi avvertì il ragazzo prima che aprissi bocca. Mi scappò una risata.

«D'accordo» risposi. Tornammo nell'appartamento e passammo una serata normale, parlando del più e del meno.

«La ragazza? Gateril ti ispira bravura?» chiese lui.

«Non lo so...sembra chiusa. Non so quanta fiducia possa nascere» risposi.

«Pazienza amico...basta quella e tutto si risolve» disse. Andammo a dormire e la giornata di ritorno agli stage finì.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Guardie ***


«Dai sbrigati, è una bella occasione per apparire con persone importanti» mi disse Kamui dalla cucina.

«Ma cosa devo mettermi? Il mio costume o altro?» chiesi aprendo la porta.

«Ragazzo non ti devono riconoscere ma devi farti riconoscere» disse il ragazzo entrando.

«Tu sei solo una guardia con Gateril, quindi metti il costume, portati dietro magari qualcosa di più elegante»

«Ma non mi hai spiegato niente!» dissi innervosito.

«Non mi piace ripetere le cose, dirò tutto quando ci saranno anche le ragazze» disse fermo.

«Con queste ragazze...mica state insieme...»

«Eh? Ripeti prego» disse finché si creava un ramo sul suo braccio.

«Oh niente» dissi sistemando le bombole nel costume. Presi la maschera e me la infilai.

«Finalmente, odio far aspettare» disse Kamui uscendo dalla finestra, lo seguii e ci buttammo in una strada dove una macchina nera con i vetri oscurati ci stava aspettando.

«Ma...di chi è?» chiesi avvicinandomi.

«Del capo, è stato lui a suggerirci come guardie per questo incontro» rispose Kamui aprendo una portiera, aprii la porteria dietro ed entrai nella macchina.

«Bene ora possiamo andare» disse Edgeshot che era alla guida, lo guardai ed era vestito come al solito col suo tipico costume. La macchina partì e si fermò in un'altra strada.

«Si siederanno dietro, quindi Mark fa spazio» mi ordinò Kamui. Mi spostai di lato e dopo un po' apparsero da dietro un angolo due ragazze, entrambe vestite da eroe. Mt Lady aprì la portiera.

«Prego apprendista entri pure» disse facendo entrare la ragazza vestita d'arancio. La ragazza infilò la testa nella macchina e si bloccò per un attimo vedendomi, poi entrò e scivolò al mio fianco venendomi addosso.

«Non preoccuparti sono d'acciaio» dissi ironico. La ragazza mi guardò e prontamente mi ignorò girando lo sguardo in avanti.

«Ma...» provai a protestare.

«Calmatevi entrambi» ci ordinò Edgeshot «comportatevi da eroe invece che da teenager incazzati».

«Allora comincio a spiegare» disse Kamui girandosi verso di noi «come sapete dobbiamo controllare una serata di grande importanza, si incontreranno politici e gente importante. Noi dobbiamo solo tenere d'occhio tutto, io, il maestro e Mt Lady dall'interno. Akheilos e Gateril dall'esterno, facile da capire e da eseguire». Guardai la ragazza che mi stava seduta a fianco e giurerei che avesse appena sospirato.

"Sarà una lunga serata" pensai.

«Praticamente sarà una festa in gala?» chiese Mt Lady colpendo Kamui in testa.

«Bè circa» disse il ragazzo «comunque cerchiamo di non dare nell'occhio, non vogliamo creare panico tra le persone». Arrivammo fuori dall'edificio e scendemmo dalla macchina. Edgeshot si mise in testa al gruppo e si diresse verso due guardie vestite in nero davanti alla porta d'ingresso. Le guardie ci lasciarono passare e ci ritrovammo dentro all'edificio. Era la hall di un grande hotel, col pavimento bianco e i mobili scuri, alcuni tavoli erano apparecchiati qua e là a formare una scacchiera, il tetto era in vetro come le alte pareti, da una porta entravano e uscivano camerieri vestiti come pinguini.

"Io faccio la figura dello stupido con questo costume"

In effetti il mio costume più che farmi sembrare un eroe mi faceva sembrare uno sciatore un po' strano. Kamui si diresse verso il bagno seguito da Mt Lady che entrò in quello delle femmine. Uscirono vestiti in modo diverso, lui con un completo marrone scuro, molto bello che faceva risaltare i muscoli delle braccia e della schiena, lei vestita più...audace, con un vestito che risaltava altre parti di corpo. La ragazza prese a braccetto il ragazzo e sorrise.

«Ma sai che stai davvero bene con questo completo?» disse la ragazza saltellando felice «sembra proprio di essere un eroe famoso chiamato per fare vedere la sua presenza»

«Io non sembro lo sono» disse Edgeshot con un tono leggermente divertito.

«Grazie maestro» disse con lo stesso tono Kamui.

«Bene possiamo dividerci, non credo ci saranno problemi in caso chiamatemi» disse Edgeshot camminando via. Venne subito circondato da tre donne e sparì tra le loro braccia.

«Andate sul tetto voi due, muovetevi» disse Kamui a me e la ragazza.

"Sembrava di più un 'andatevene e lasciatemi da solo con Mt Lady'" dissi a me stesso. Trovammo una scala antincendio e camminammo fino sopra la hall. Riuscivamo a vedere ogni persona tranne i camerieri che entravano in cucina ovviamente. Gateril si appoggiò a un muro e guardò un punto nella hall, guardai in quella direzione ma non c'era niente. La osservai un po' perplesso.

"Proviamo a rompere il ghiaccio" pensai avvicinandomi.

«È la tua prima missione?» chiesi. Lei mi guardò con diffidenza poi tornò a guardare la hall.

«Sì» disse annoiata.

«Anche per me...noiosa devo dire»

«Già».

"Risponde a monosillabi ma almeno risponde, è già qualcosa" pensai. Rimasi un po' a pensare a cosa dire, poi mi venne in mente qualcosa.

«Se è la tua prima missione posso dedurre che stai facendo uno stage» dissi «quindi quanti anni hai?». La ragazza alzò lo sguardo e mi guardò per un momento.

«Sedici»

«Anche io...in che scuola vai?»

«Stai cercando di fare amicizia?» chiese alzandosi dal muro.

«Sto cercando di creare fiducia...»

«Io sto cercando di sopportarti» rispose fredda.

«Scusa...cercavo di essere...»

«Amichevole? Con una persona che non hai visto in faccia?» chiese continuando ad avvicinarsi.

«Penso che le persone non debbano essere valutate per quello che appaiono ma per quello che fanno» dissi fermo. La ragazza si bloccò come se le avessi detto qualcosa di offensivo.

«Allora è così che la pensi...» disse piano, abbassando lo sguardo, mi superò dandomi una spallata e si sedette al limite del vetro. Fece un respiro profondo prima di avvicinare le ginocchia al petto.

"Ma che ha? Cosa le ho detto?"mi domandai. La guardai seduta per un po', poi mi ricordai del mio compito e la mia mente tornò a terra. Mi guardai attorno ma non vidi nessun movimento sospetto, quindi guardai dentro la hall. Vidi alcuni politici noti in televisione, poi notai una coppietta vicino a un tavolo intenti a prendere qualche assaggio. Si stavano ancora tenendo a braccetto, Mt Lady stava ridendo, probabilmente anche Kamui ma portava la maschera quindi non era detto. Quella visione mi scaldò  il cuore con uno strano formicolio, che mi percorse per tutto il corpo. Poi arrivò il bello. Un cameriere andò a porre un vassoio sul tavolo vicino ai due ragazzi. Quando lo mise giù, girandosi, andò a sbattere contro Kamui che finì attaccato a Mt Lady. La ragazza era appoggiata al tavolo e stava tenendo un braccio del ragazzo per non cadere. Kamui aveva la mano appoggiata al tavolo e il petto rivolto verso la ragazza. Si guardarono per una decina di secondi senza battere ciglio, poi Kamui mise una mano al fianco della ragazza e la tirò verso di sé, le disse qualcosa e lei sorrise divenendo rossa. Il ragazzo si allontanò e andò verso il bagno con la mano che stava tremando. La ragazza rimase a guardarlo finché non sparì dietro a una porta, appoggiò una mano sulla spalla opposta e si strinse, come in un abbraccio anche se singolo, forse avrebbe voluto che fosse stato Kamui a darle quell'abbraccio. Guardai Gateril che stava guardando nel mio stesso punto, girò leggermente lo sguardo verso di me e mi fissò per qualche secondo, poi tornò la hall portandosi una mano sotto gli occhi.

«Tutto bene?» chiesi avvicinandomi. Lei non rispose, continuò a guardare la hall senza muoversi.

«Non preoccuparti sto bene» disse dopo un po'. La sua maschera copriva completamente la sua faccia, era come la maschera di Spider-Man, all'altezza degli occhi si trovavano due cerchi completamenti neri, bocca e naso erano coperti e la maschera lasciava solo immaginare la fisionomia del viso, l'unica cosa che si vedeva della testa erano i capelli. Di un rosso intenso, probabilmente tinti perché quel colore fuoco era impossibile averlo naturalmente. Mi ricordò Rachel, ma scacciai subito quell'immagine. Rachel non aveva quei capelli, non era così riservata e rispondeva peggio. Poi l'anno scorso mi aveva detto che sarebbe andata dalla stessa agenzia per fare il suo stage, anche se il dubbio che fosse stata lei mi era venuto ma semplicemente non era possibile. Di quella ragazza non conoscevo il nome, la scuola e nemmeno il potere. Avevo subito dedotto guardando il costume che fosse legato al fuoco, o comunque al calore ma anche questa ipotesi era poco probabile dato che il costume copriva ogni singola parte del suo corpo. Chi era quella ragazza? Che poteri avevi? Non lo sapevo e sarebbe stato difficile scoprirlo. Ma... qualcosa mi attirava, forse quel velo di mistero che la circondava, o forse il suo carattere completamente diverso dal mio, o forse era solo perché mi sentivo solo... dannatamente solo. Avevo tanti amici, Kakashi, Ben, Megan, Kamui e altri ma sentivo il bisogno di altro, qualcosa di più di una semplice amicizia. Forse volevo...

«Ehi va tutto bene?» chiese la ragazza tirandomi un braccio. Mi riscossi dalla mia trans e notai che mi ero seduto al suo fianco, molto vicino a lei, ma non si era spostata.

«Ti ho chiesto se hai sentito quel rumore» chiese staccando la mano.

«Ehm...non ho sentito niente» dissi imbarazzato.

«Non mi hai sentita che ti ero di fianco figuriamoci se hai sentito un rumore» disse incrociando le gambe. Io ero già seduto con le gambe incrociate e lei mise un ginocchio sopra al mio, delicatamente lo lasciò appoggiato senza guardarmi e senza tirarsi indietro. Mi sorprese talmente tanto che rimasi a guardarla per un po'.

«Se continui a fissarmi così credi che riuscirai a vedermi in viso?» chiese lei girando la testa.

«Ah no è che...»

«Hai un po' la testa fra le nuvole» disse e sentii un piccolo tono divertito.

«Bè...grazie» dissi imbarazzato. Mi guardò per un attimo, poi avvicinò il viso al mio. Sì avvicinò finché non fu a un pollice dalla visiera della mia maschera, iniziai a provare calore sulle guance.

"Ma che vuole fare?" chiesi finché arrivò quasi a contatto con la maschera.

«Dietro di te, a dieci metri» sussurrò appoggiando la testa alla mia maschera «fai in modo che non si accorga di niente». Infilò una mano sotto il mio cappuccio e lo tirò giù, appoggiò la testa sulla mia spalla, i suoi capelli mi solleticarono il collo, allungò un braccio e mi strinse in un abbraccio. Mi bloccai confuso.

"Genio intende che lo devi prendere con l'acqua"

"Ah ogni tanto dai suggerimenti buoni" dissi alla mia testa. L'acqua uscì fuori dalla bombola e si sparse in milioni di piccole gocce tutto intorno a noi. Sentii un corpo e il liquido si precipitò in quel punto.

«Ahhhhh!» urlò un ragazzo finché veniva capovolto e portato vicino a me. Gateril si staccò da me e si alzò in piedi.

«Lasciatemi andare piccioncini! Sono più forte di questa acqua!» il corpo del ragazzo iniziò a vibrare finché l'acqua non iniziò a evaporare. Il liquido sparì facendo atterrare a terra, appena toccò il tetto della hall Gateril gli mollò un calcio facendolo sbattere contro un muro, si diresse verso di lui, lo prese per la maglietta, caricò un pugno e fece svenire il ragazzo con un bel cazzotto.

«Violenta» notai.

«Tu non sei da meno» disse buttando a terra il ragazzo «comunque quello che ho fatto era solo per distrarlo...non farti strane idee» disse prendendo il telefono.

«Non mi stavo facendo strane idee»

"Oh sì invece" disse il mio subconscio.

Digitò un numero e mise il telefono vicino all'orecchio.

«Abbiamo catturato un ragazzo, lo porto dalle guardie?» chiese.

«Ok allora le aspetto qua...» continuò appena ebbe risposta «Dopo ti...no ma...lascia stare, sei impossibile». Si rimise il telefono in tasca e mi guardò.

«Arrivano le guardie, dobbiamo solo consegnare e poi continuare a fare quello che stavamo facendo» disse, si girò e la sentii sussurrare qualcosa.

«Cosa?» chiesi.

«Niente» disse fredda. La serata finì e alle 2 potemmo scendere e tornare dai nostri maestri. Tornammo a casa e andai direttamente a dormire senza ascoltare Kamui che mi voleva raccontare cosa aveva fatto con Mt Lady.

«Me ne parlerai domani...tanto continuerai per un mese con sta storia» dissi chiudendomi la porta alle spalle.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Riunione ***


###AUTORE###

Ho deciso di mettere qui l’”Angolo Lettore” perchè tenevo a dirvi che in questo capitolo ci sono riferimenti a cose successe dentro il manga, dove l’anime non è ancora arrivato. Quindi ho dovuto inserire dei piccoli spoiler ma non sono nulla di che, ho solo inserito le unicità di qualche nuovo personaggio e poco altro, comunque per chi non volesse leggere questi spoiler può saltare il capitolo o può iniziare a leggere il manga :). In caso se non capite qualcosa basta che me lo dite e io cercherò di spiegarvi meglio. Chiedo ancora perdono per la mia lentezza a postare i capitoli ma ehi...è il 2019, cercherò di cambiare.

 

Riunione

«Sveglia stagista» disse Kamui tirandomi un braccio.

«Che c'è ora?» chiesi guardando la sveglia «sono le sei, mi avevi detto che oggi non avevamo niente da fare».

«Cambio di programma, siamo convocati per una riunione»

«Riunione? Per cosa?» chiesi sedendomi.

«Sono successe alcune cose...ci spiegheranno» disse uscendo dalla mia stanza. Mi preparai e uscii con lui, non portai le bombole, però presi la boccetta con il metallo liquido. Arrivammo fuori da un edificio e Kamui entrò dirigendosi verso una stanza, lo seguii e mi ritrovai in una grande sala con molta gente, tutti si girarono e mi guardarono.

«Edgeshot?» chiese un signore alto e magro, portava degli occhiali.

«Non può venire, sono il suo rappresentante Nighteye» disse il ragazzo con tono deciso. I due si guardarono e l'atmosfera iniziò ad essere pesante.

«Chi è lui?» chiese il signore indicandomi.

«Il mio stagista, Akheilos» rispose continuando a tenere lo sguardo fisso su di me.

«Interessante...» disse il signore andando a sedersi dietro a un tavolo. Mi guardai attorno e notai alcuni eroi che avevo già visto. Ryukyu l'eroina drago, la guardai per un po' finché non vidi tre ragazze che stavano parlando con lei.

"Uraraka? Asui? E l'ultima è...dei big Three...Nejire?"

Mi guardai ancora un po' attorno e vidi Kirishima insieme a un eroe enorme, insieme a loro c'era anche Tamaki, il ragazzo che mi aveva bloccato quella volta in mensa quando stavo facendo a botte.

"Ci sarà anche Mirio" supposi vedendo due dei tre ragazzi più bravi dello Yuei. Lo vidi e assieme a lui c'era un ragazzo vestito di verde...Midoriya.

"Staranno facendo il loro stage?"

«Eccoci arrivate» disse una ragazza entrando, Mt Lady entrò trionfante nella sala seguita da Gateril che invece rimaneva impassibile.

«Ci siamo tutti? Apparte Edgeshot...» chiese Nighteye.

«Lui c'è tramite la mia presenza» disse Kamui innervosito.

«Ho capito ragazzino» disse l'uomo.

«Non chiamarmi ragazzino, fenomeno da baraccone» rispose.

«Kamui dei Boschi non l'hai ancora accettato?» chiese al mio compagno.

«Nom accetterò mai una cosa detta da uno come te» rispose lui.

«Perfavore non siamo venuti qui per i vostri problemi personali» disse un eroe scuro di pelle, con dei lucchetti come orecchini.

«Dillo a quel buffone» sbottò Kamui.

«Basta risolvete le vostre faccende fuori di qui» rispose l'eroe che era insieme a Kirishima.

«Non ne avrebbe il coraggio» rispose Kamui andando verso un muro, si appoggiò e rimase a guardare gli altri eroi furibondo.

"Cosa sta succedendo?" mi chiesi.

«Dopo questa scena possiamo cominciare» disse Nighteye. Mi girai verso Kamui e vidi Mt Lady andare verso di lui per trattenerlo dal far crescere un albero nella stanza. Gateril si diresse verso di me.

«Tu sai qualcosa?» mi chiese.

«No...non so cosa sia successo fra lui e quell'uomo» risposi. Intanto l'eroe con gli occhiali iniziò a parlare, nominò i Sette Precetti della Morte, la lega dei supercattivi e spiegò la situazione. Stavano organizzando un raid per recuperare una bambina e sconfiggere definitivamente quei criminali. Nighteye sembrava davvero deciso a risolvere quella questione di cui non sapevo assolutamente nulla essendo rimasto in Canada per un lungo periodo. Quando ebbe finito di parlare la tensione si allentò, la riunione finì e io avevo capito gran poco. Midoriya mi si avvicinò.

«Anche tu qua M...» gli tappai la bocca.

«Usa i nomi da eroe» ordinai al ragazzo «intesi Deku?»

«Ah ok...»

«Ecco il nostro numero 4» disse Mirio arrivando.

«Come numero 4?» chiese Uraraka che nel frattempo ci aveva raggiunti.

«Dopo i Big Three lui è il più forte, diciamo che rientra nei Big Four» rispose Nejire.

«Nessuno di noi è ancora riuscito a colpirlo e fargli veramente male...nemmeno io sono ancora riuscito a metterlo al tappeto» disse Mirio.

«Ma con la tua unicità puoi superare qualsiasi ostacolo» notò Uraraka.

«Ma lui ha fantasia, una volta ci siamo affrontati e lui si è circondato di acqua...non potevo colpirlo perché non si sarebbe fatto niente, non potevo superare il liquido, perché avrei superato l'acqua è vero ma sarei entrato nel suo corpo e tornando solido sarei stato sbalzato fuori...è una barriera che non si può superare» disse Lemmilion «come ha detto Nejire è forte quanto noi»

«Per unicità è ancora imbattuto, siamo più forti di lui solo per l'esperienza» rispose Tamaki accompagnato da Kirishima.

«Voi riuscite a controllare la vostra unicità...io faccio ancora fatica» dissi.

«Ti abbiamo già raccontato la storia di Lemmilion» continuò Nejire sorridendo. Devo ammettere...il sorriso di Nejire era il più bello che avessi mai visto, o forse uno più bello l'avevo visto...?

«Lemmilion...tu sai cos'è successo tra quel signore e Kamui?» chiesi al ragazzo.

«Sinceramente non lo so...il sir tiene per se molte cose» rispose il ragazzo.

«Edgeshot ci ha già detto che non parteciperemo a questa missione» dissi.

«Probabilmente è perché sapeva che non c'è simpatia tra Kamui e Nighteye» si intromise Gateril.

«E lei chi è?» chiese Asui.

«È la stagista di Mt Lady...è mia compagna di squadra» risposi presentandola al gruppo «loro sono dei miei compagni di scuola».

Uraraka e Asui la guardarono per un po' poi scossero lievemente la testa.

«Mi dispiace che non parteciperai Akheilos» disse Midoriya.

«Non me ne starò con le mani in mano» promisi «se voi tutti siete a combattere contro di loro altri criminali potrebbero approfittarne».

«Controllerai tutto alla perfezione ne sono sicuro» disse Kirishima col suo solito entusiasmo.

«Akheilos...» mi chiamò una persona alle mie spalle «sei tu la nuova stella di Edgeshot giusto?». Mi girai e vidi il signore alto con gli occhiali.

«Bè non so...»

«Vorresti lavorare con me?» mi chiese senza tanti giri di parole, allungò la mano verso di me per sancire l'accordo. Lo guardai un po' confuso.

«Ho visto il tuo futuro...non sarà sempre rose e fiori ma diventerai una persona degna di nota...»

«Il mio futuro?» chiesi.

«La mia unicità consiste nel vedere il futuro delle persone...quindi se verrai con me diventerai quella persona e...»

«No» risposi «se ha visto il mio futuro sapeva già che avrei risposto così, quindi il mio futuro non cambia diventerò lo stesso una persona degna di nota, senza il suo aiuto»

«Capisco» disse sistemandosi gli occhiali, se ne andò con passo lento.

«Tu non sai cosa mi ha detto! Non puoi capirlo» sentii urlare a Kamui.

Mi girai e vidi Kamui e Mt Lady che stavano litigando.

«Se me lo dicessi potrei capire!» rispose urlando la ragazza.

Kamui si bloccò, quasi spaventato.

«Non posso» disse guardando in basso.

«Kamui» disse la ragazza, lui alzò la testa e si prese una sberla talmente forte da farlo traballare.

«Trattami ancora così e stai sicuro che quello che ti succederà sarà anche peggio di quello che ti ha detto Nighteye!» urlò Mt Lady, si girò e uscì dalla stanza.

«Vado a calmarla» disse Gateril «ci vediamo».

Guardai il ragazzo che ancora si stava tenendo una mano sulla guancia, mi girai e vidi Nighteye sorridere malizioso. Kamui lo guardò e gli scoccò un'occhiata di puro odio.

«Spero che sia quello che hai visto, Nighteye» disse uscendo dalla stanza.

«Lo seguirò» dissi ai miei compagni che nel frattempo erano rimasti impressionati dalla scena. Guardai l'eroe che vedeva nel futuro.

«Noi andiamo... Edgeshot le manda le più sincere scuse»

«Per questa scenata?»

«No per questo», una goccia di sangue uscì dal mio corpo e andò a scontrarsi contro l'uomo facendolo cadere. Uscii dalla stanza e mi diressi verso Kamui. Lo raggiunsi e lui si asciugò una lacrima dall'occhio.

«Andiamocene» ordinò. Seguii il suo ordine e ci incamminammo verso casa. Entrammo nell'appartamento e Kamui si sfogò. Dal suo corpo uscirono innumerevoli rami che si conficcarono in tutti i muri e tutti i mobili. Alcuni rami si diressero verso di me, uno strato di sangue uscì dal mio corpo e si solidificò parando i colpi.

«Amico calmati...non ti aiuto a pagare l'affitto» dissi. Kamui tornò normale e i rami tornarono nel suo corpo.

«Non mi posso calmare con quello che ho in testa!» urlò lui «Edgeshot sapeva di questa storia, sapeva quello che mi aveva detto e sapeva quello che provavo».

Fece un respiro profondo, il legno del suo corpo divenne più scuro.

«Avevo iniziato a pensare che avesse torto...che mi avesse preso in giro, ma ora no...» disse sedendosi a terra. Non lo avevo mai visto in quello stato così deprimente e triste.

«Il futuro non può essere cambiato, il destino è già scritto con un inchiostro indelebile» disse tenendosi la testa.

«Cosa ti ha detto Nighteye?» chiesi senza tanti giri di parole. Lui alzò lo sguardo.

«Mi ha detto...che la persona a cui avrei tenuto di più non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti» disse portandosi le mani al viso «la persona che avrei amato più di tutti non mi avrebbe mai amato»

«Oh» dissi capendo i suoi sentimenti.

«Potrebbe sembrare una cosa infantile ma...ora che ho iniziato a provare questi sentimenti...mi rendo conto che...è davvero brutto saperlo...sapere che per quanto ti sforzi non verrai ricambiato»

«Mi dispiace» dissi.

«Per cosa? Tu non c'entri, è il mio futuro non il tuo. L'avevo quasi dimenticato, ero felice di stare con lei...oggi l'ho fatta arrabbiare perché ho ricordato quello che mi aveva detto quello stronzo, è solo colpa mia» disse tenendosi la testa «ma starò bene, mi serve solo un po' di tempo».

Si rialzò e si diresse verso la sua camera, entrò e chiuse la porta.

"Sapere di non essere ricambiati...che brutta sensazione"  pensai. Mi buttai sul divano e mi fermai a guardare dalla finestra. Dopo un po' sentii il telefono squillare, lo accesi e vidi un messaggio.

«Kakashi? Che vorrà?» mi chiesi.

"Mark! Mark! Notizia bomba" scrisse lui

"Dimmi"

"Sono ufficialmente..."

"Single?" chiesi

"Sì!" scrisse "NO STUPIDO" si corresse "Sono fidanzato! Aka sta con me!"

"Buon per te" scrissi.

"Sono felicissimo! Te come va con Rachel?"

"Lasciamo stare"

"Ma allora..."

"Lasciamo stare." scrissi. Misi giù il telefono e appoggiai la testa al divano.

"Che tempismo quel ragazzo" pensai.

"Chissà come sta Rachel...no è stata una stronza a trattarmi così non la perdono così facilmente"

"Sì come no e io sono All for One" disse la mia testa.

"Cosa? All for One?" chiesi a me stesso. Ovviamente nessuno mi diede risposta.

"Stai zitta perfavore che tanto non servi a molto".


 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Missione ***


Un giorno venimmo contatatti da Edgeshot che ci disse il giorno in cui il gruppo di Nighteye avrebbe agito contro i sette precetti della morte. In quel giorno saremmo dovuti essere più attenti e avremmo dovuto controllare un'area più estesa e saremmo stati gli eroi della città per tutto il giorno. La mattina di quel giorno mi preparai per la giornata. Presi il telefono e scrissi un messaggio ai ragazzi della 1A che avrebbero partecipato alla missione.

"Midoriya ti affido tutti gli altri e cattura quei criminali"

Forse li trattavo come dei ragazzini...ma veramente, per me erano come dei fratellini, mi sarei distrutto sapendo che uno di loro si fosse fatto male. Scrissi anche a Mirio.

"Mirio so che non serve che te lo dico, tanto lo farai lo stesso, ma proteggi quei ragazzi"

Scrissi lo stesso messaggio a Tamaki e a Nejire, tanto per stare tranquillo, anche se non lo ero per niente.

«Potrebbero morire tutti, e io non potrei fare niente per impedirlo» mi dissi.

«Dobbiamo avere fiducia» disse Kamui entrando nella mia camera «per quanto mi stia antipatico Nighteye, riconosco che è un ottimo eroe».

«Dovevamo essere con loro» risposi.

«Forse...ma daremo una mano controllando le loro zone» mi rassicurò «è il minimo che possiamo fare».

«Forse...hai ragione», sentii il suo braccio sulle spalle.

«Non ti preoccupare, i tuoi amici se la sanno cavare, non sono i primi criminali che affrontano» mi tirò un po' verso di lui «capisco quello che provi, l'ho provato anche io». Uscimmo dall'appartamento e trovammo appena fuori dall'edificio Mt Lady e Gateril.

«Allora ci dividiamo come avevamo deciso. Noi facciamo est e voi ovest, rimaniamo in contatto» disse Mt Lady entrando in macchina, Kamui mi diede una pacca sulla spalla e salì sulla vettura, partì e lasciò me e Gateril imbambolati.

«Ma...tu...»

«Non avevano detto niente neanche a me» mi precedette la ragazza «hanno deciso fra loro». Mi guardò e iniziò a camminare verso la zona ovest.

"Che figlio di..."

«Ti muovi?» chiese la ragazza «non puoi fare uno dei tuoi trucchi per farci arrivare là in fretta?»

«Si può chiedere perfavore» dissi avvicinandomi.

«Muoviti» disse ferma. Le mie bombole si svuotarono e l'acqua finì sotto i nostri piedi, ci sollevò e fluttuò verso la zona che ci era stata affidata.

«È la zona meno abitata, per questo l'hanno data a noi» dissi alla ragazza. Lei non rispose, in fondo aveva parlato già tanto per i suoi standard quindi non mi irritai. Scendemmo in una piccola via e ci dirigemmo verso la via principale.

«Allora...la tua unicità in cosa consiste?» chiesi per rompere il ghiaccio.

«Attento»

«A cosa?»

«Quelle ragazze stanno venendo verso di te correndo e tenendo delle penne in mano» disse indicando un gruppetto che si dirigeva di corsa nella nostra direzione. Appena arrivarono a me mi circondarono e iniziarono a spingere come fan inferocite...un incubo.

«Sei il nuovo eroe! L'aiutante di Kamui!» urlò una ragazza.

«È figo proprio come lui e Edgeshot!»

«Sei spietato come dicono? La trovo una cosa molto sexy»

«Sei single?» chiese l'ultima

«Per ma sta con lei» disse un'altra indicando una ragazza. Gateril si girò e inclinò la testa confusa.

«Stai con questa eroina?» chiesero in coro le ragazze.

Un fulmine mi percorse la schiena dal fondoschiena alla punta dei capelli:«Oddio n...»

«Sì!» urlò Gateril abbracciandomi. Il brivido ripercorse la schiena nel senso opposto.

«Ah...» dissero le ragazze un po' deluse «che cosa romantica che due eroi si amino!», si ripresero in fretta.

Girai di scatto la testa verso Gateril, le nostre maschere erano inespressive ma riuscii a percepire un sorriso meschino sul suo viso.

«Io non sopporto...» iniziai a dire

«Le folle di fan lo so» concluse la frase prima di me «allora portaci via»

"Portaci?! Ti lascio qua io!"

L'acqua ci circondò e ci sollevò verso un palazzo posandoci sulla sommità. Gateril lasciò la prese e si allontanò sistemandosi il costume.

«Ah finalmente ce ne siamo andati» sospirò lei. Mi avvicinai a quella faccia tosta, lei si girò e si ritrovò il mio corpo davanti al naso, alzò la testa lentamente.

La presi per il colletto e la avvicinai alla mia testa, alzai leggermente la maschera così che potesse sentire la mia voce chiaramente:«Io non sopporto...i bugiardi» dissi secco «soprattutto chi racconta cose che riguardano i sentimenti, specie quelli forti come l'amore».

«Io non volevo...» provò a scusarsi lei. La lasciai andare e mi sistemai la maschera, tirai su il cappuccio fino a davanti alla visiera.

«Alla prossima...la fiducia che cerco di instaurare fra noi due svanirà come lo zucchero nell'acqua» dissi «scusa».

Mi girai e cercai di calmarmi, protesi la mano in avanti e del liquido uscì dalle bombole circondando un mattone rimasto da parte, lo sollevò e quando il fluido tornò nel cilindro del mattone era rimasta solo la polvere rossa.

«Giuro io non...» provò a dire la ragazza, trovai qualcosa di familiare in quella voce. Sentii una mano sulla spalla e quel contatto mi provocò una piacevole sensazione.

«Hai solo la sfortuna di aver beccato una persona particolare» la rassicurai. Tornammo sulla strada e continuammo il nostro giro di perlustrazione in completo silenzio, almeno riuscii a calmarmi.

«Una fabbrica sta bruciando!» urlò un uomo indicando un edificio. Senza pensarci l'acqua ci sollevò da terra e ci portò verso un edificio in fiamme. Una folla si era già precipitata a vedere il grigio palazzo prendere fuoco. Alcuni pompieri erano già sul luogo e stavano cercando di domare le fiamme.

«Ah degli eroi finalmente» disse un poliziotto avvicinandosi «sono usciti tutti gli impiegati, ma dicono che sono entrate delle persone dalla parete che da all'edificio dietro...la banca».

Guardai Gateril e capimmo al volo cosa dovevamo fare.

«Interveniamo noi, se potete portare una cisterna d'acqua in più sarebbe comodo»

«Ma tu chi sei?» chiese finché lo superai.

«Akheilos» risposi dirigendomi verso il fuoco. L'acqua creò una cupola intorno al mio corpo, sentii Gateril stringersi contro di me ed entrammo nella fabbrica in fiamme.

«Non uscire dalla bolla, chiaro?» dissi girandomi.

«Chiaro» disse stringendosi ancora di più a me.

All'interno la fabbrica non era messa così male, mi aspettavo un inferno invece il fuoco era molto meno intenso e a macchie come se fosse stato controllato.

«Ora dovresti dirmi la tua unicità» dissi dirigendomi verso il centro dell'industria.

Gateril camminò dietro di me, ma quasi inciampò:«La mia unicità..., aspetta guarda là ci sono tre persone» indicò un punto in fondo all'edificio, tre persone stavano cercando di riporre delle cose in alcune borse. Presi per mano la ragazza e corsi verso un macchinario e ci nascondemmo dietro.

«Non mi sembrano per niente intimoriti ad aver attratto l'attenzione» notai «sanno esattamente cosa stanno facendo e come farlo».

«Sono esperti» riassunse la ragazza.

«Uno di loro avrà un'unicità che controlla il fuoco» ipotizzai «gli altri due rimangono ignoti».

«Cosa facciamo?» chiese Gateril. 

Mi fermai un attimo a pensare:«Stanno aspettando o stanno preparando qualcosa, non avrebbero motivo di stare qui»

«Dai muoviti a mettere la roba dentro la borsa» urlò uno degli uomini.

«Tranquillo abbiamo tutto il tempo che vogliamo»

«State calmi il fuoco sta tenendo lontana la polizia e finché non capiscono come si muove non possono domarlo» disse l'ultimo.

"Non capiscono come si muove?" mi domandai.

«Certo che l'idea che avete avuto è stata davvero bella, qui dentro non si sta morendo dal caldo come pensano quelli fuori»

«Grazie» dissero in coro gli altri due.

«Ora dobbiamo solo aspettare».

«Sono in due a controllare il fuoco?» chiese lei.

«Probabilmente» risposi «ma secondo me uno solo ha un potere di fuoco»

«Che intendi dire?»

«Uno brucia e l'altro controlla» risposi avendo la mia teoria in testa «almeno sappiamo chi è già impegnato con il suo potere».

«Sono là dietro!» urlò un uomo. Sentii un ondata di calore dirigersi verso di noi, mi buttai di lato sopra a Gateril e sentii il fuoco passare sopra le nostre teste. Vidi una scia di fuoco davanti a noi serpeggiare nella nostra direzione, rotolai di lato trascinandomi dietro la ragazza. La scia si ramificò e corse verso di noi. Abbracciai la ragazza e l'acqua ci sollevò da terra ci portò lontani dalla scia e ci adagiò a terra.

«Tutto bene?» chiesi guardando la ragazza che si era attaccata a me.

«Sì, grazie» disse spostandosi i capelli dietro la testa.

«È di nuovo lui?!» chiese un criminale.

«Di nuovo?» mi domandai.

«Mica è il ragazzo dell'anno scorso che mi ha bloccato prima che potessi incendiare la faccia a quel ragazzino di Kamui?!»

"Oddio, quanto è piccolo il mondo"

«Lui è quello che usa il fuoco, dalle mani emette delle fiamme estremamente potenti» dissi alla ragazza «l'altro sospetto usi un liquido infiammabile per controllare la direzione delle fiamme».

«Il ragazzo è furbo» disse l'uomo più grosso.

«Ragazzo ci dispiace...volevo essere gentile senza fare vittime, ma hai rovinato tutto» disse allungando la mano. Scattai in avanti lasciandolo sorpreso, ebbi una frazione di secondo e l'acqua circondò la mia gamba. Appoggiai il piede per terra, la forza che il liquido impresse all'arto fu talmente tanta che crepai il pavimento lanciandomi contro l'uomo. Lo colpii allo stomaco, quello che controllava il liquido infiammabile mi prese un braccio mentre l'ultimo caricò un colpo. Presi il pugno in pieno petto e caddi indietro di qualche metro. Intervenne Gateril in mio soccorso, apparse di fianco a quello che mi aveva tenuto il braccio e lo colpì alla nuca. Il ragazzo cadde mezzo svenuto ma l'ultimo rimasto in piedi riuscì a prendere Gateril e la lanciò di lato con una forza spaventosa. Sbatté contro un pilastro e rimase a terra.

«Gateril!» urlai.

«Ora...basta» disse il leader del gruppo alzandosi, le sue mani si illuminarono di rosso e giallo «sono stufo che dei mocciosi si mettano tra me e i miei affari». Uno del gruppo prese sulle spalle quello tramortito e indietreggiò cauto.

«Forse tornerò in prigione ma vi manderò dove non potrete più fare ritorno», dalle sue mani schizzarono scintille, poi fiamme e infine una vampata di fuoco enorme. L'ossigeno mi venne strappato dai polmoni, sentii la testa bollente, guardai l'uomo e vidi che stava allungando la mano verso la ragazza ancora svenuta. Notai subito una cosa e il sangue nel mio corpo si bloccò, era caduta vicino a delle cisterne di gasolio. Sentii il sangue scorrere veloce nelle mie vene e mi slanciai verso di lei. Mi buttai al suo fianco e delle lingue di fuoco volarono appena davanti a me circondando i contenitori del carburante. Presi la testa di Gateril e la nascosi nel mio petto, l'altra mano scivolò sulla sua schiena spingendola verso il mio corpo, la sentii muoversi e subito dopo un'onda d'aria mi travolse le spalle. Rotolammo per una decina di metri finché non sbattei contro un muletto. Sentii la schiena spezzarsi all'impatto, la mia maschera era crepata. Guardai subito la ragazza che aveva le mani appoggiate al mio petto, come se stesse cercando riparo. Sollevò la testa lentamente. Mi inginocchiai e tenetti la testa alla ragazza, la sentii tossire e senza pensarci mi tolsi la maschera per darla a lei. Mi vide in volto ma al momento non aveva importanza e ben poco me ne fregava.

"Proteggi le persone che ami!" sentii rimbombare nella mia testa come un eco.

«Prendi questa, ti aiuterà a respirare» dissi allungando la mano verso la sua maschera per toglierla. Respirai l'aria satura di ossigeno e la testa iniziò a girarmi, mi concentrai.

«No fermo» disse lei tossendo, mi bloccò la mano debolmente «non farlo ti prego»

«Lascia stare la tua identità, non lascerò che tu rischi» risposi fermo. Abbassai la mano verso il suo mento e afferrai la sua maschera, iniziai a tirarla via ma lei mi prese il polso.

«Perfavore» disse tossendo, mi prese il giubbotto e lo strinse fra le sue dita «non...»

«Se vuoi morire fallo pure, ma non davanti a me» dissi tirando via la maschera. Vidi le sue labbra rossastre per il calore, le sue guance candide e infine vidi gli occhi chiari. Mi paralizzai in mezzo a quell'inferno.

«Rachel?» chiesi.

La guardai dritta negli occhi, pieni di lacrime, una le rigò il volto cadendo a terra.

«Perfavore Mark...»

«Mi hai presi in giro fino adesso!» urlai rabbioso, la ragazza si ammutolì.

«Ti prego non volevo...» disse finché altre lacrime iniziarono a caderle sul volto.

«Io...» provai a dire ma la rabbia mi bloccò «come hai potuto».

«Pensavo ti saresti a... arrabbiato» disse singhiozzando «non volevo...avevo paura, ti prego non arrabbiarti io non...».

La guardai impassibile, presi la mia maschera e gliela misi delicatamente, passai la mano sotto la sua testa e la alzai dolcemente.

«Mi arrabbierò e anche tanto» dissi «ma quando saprò che sei al sicuro». Appoggiai la sua testa al mio petto e la strinsi a me, sentii Rachel rilassarsi e la cosa mi provocò una dolce sensazione.

«Eccoti qui finalmente» disse l'uomo uscendo dalle fiamme «senza la tua acqua cosa puoi fare?».

«Non controllo solo l'acqua» dissi allungando la mano «Io controllo i liquidi» mi concentrai come non avevo mai fatto, sentii un liquido pesante sollevarsi da terra e muoversi verso di me. La testa iniziò a pulsare, gli occhi bruciarono, il mio sangue divenne leggero e instabile. L'uomo allungò le mani verso me e Rachel.

«Addio» disse.

Davanti a me si creò un muro di un grigio caldo con delle macchie gialle di calore. Ferro sciolto. Le fiamme dell'uomo andarono addosso al liquido ma non lo superarono. Sentivo la testa esplodere e percepii del calore provenire dall'occhio e scendere sulle guance. Il muro di ferro continuava a muoversi in modo disordinato. Guardai in basso e vidi che Rachel mi stava fissando, la visiera della maschera era sporca di sangue...il mio. La ragazza allungò una mano verso il mio viso e asciugò una guancia dal rosso liquido.

Urlai di dolore, chiusi gli occhi e il ferro avanzò verso l'uomo che continuava a lanciare ondate di fiamme.

"Posso farcela...devo farcela"

Il muro avanzò verso di lui e si mosse seguendo uno schema regolare, creò un fiume grigio e circondò l'uomo. Il liquido si bloccò e tornò solido. Urlai un'ultima volta prima di perdere i sensi. L'ultima cosa che ricordavo era il viso di Rachel che si era tolta la maschera e me la stava mettendo, urlando il mio nome.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Rabbia ***


«Svegliati Mark» urlò qualcuno al mio orecchio. Aprii gli occhi e mi ritrovai in un luogo familiare.

«Kakashi» dissi sendendomi «siamo in...infermeria giusto».

«Non perdi l'abitudine a venire qui» disse Recovery Girl girando la sua sedia.

«Grazie mille» dissi educatamente.

«Sono venuti a vederti davvero tante persone: Edgeshot e Kamui innanzitutto, poi alcuni ragazzi di prima, quello che si rompe le dita, una ragazzina con le guance rosse e un'altra ragazza molto carina con i capelli scuri, infine sono venuti i Big Three». Dopo un po' Kakashi e io ce ne andammo e finché camminavamo per l'Istituto mi disse:«Anche Rachel è venuta a trovarti»

«Cosa?» chiesi sovrappensiero.

«Ben mi ha detto che voleva venire a vederti, ma prima di entrare in infermeria ha visto Rachel» raccontò il mio amico «era seduta di fianco a te ed era immobile, mi ha anche detto che forse stava piangendo o almeno lacrimando. Ben ha preferito andarsene e lasciarle privacy»

"Forse se ne pente veramente" mi chiesi.

«Non mi interessa, mi ha causato tanti di quei problemi in testa» tagliai corto.

«Parlane con Megan...sono tanto amiche...» disse lui.

«Non voglio saperne» risposi freddo.

«Va bene».

Tornammo nel nostro dormitorio e mi infilai in camera mia.

"Vuoi tenere il broncio per tutto l'anno?" chiese la solita voce femminile.

"Se servisse lo farei, ora voglio solo pensare da solo" dissi.

"Non hai notato nulla"

"Cosa?".

Silenzio.

"Una piccola conversazione con il mio subconscio... diventerò un malato di mente" pensai. Cosa non avevo notato? Cosa era successo finché ero svenuto? Ero svenuto...ero svenuto! Avevo perso il controllo ma...ero riuscito a controllare il mio potere! Avevo dato una direzione al ferro! Ma...come avevo fatto? Cosa c'era di diverso da quella volta? Mi tolsi la maglietta e mi posizionai davanti allo specchio. Mi guardai il corpo, dall'ultima volta che lo avevo fatto per vedere la cicatrice erano passati molti anni e non avevo mai guardato i cambiamenti che avevo fatto. Il mio petto era cresciuto di molto, complici gli allenamenti con le bombole d'acqua, le braccia avevano subito lo stesso mutamento.

«Se non mi fossi fatto questa cicatrice forse non sarei nemmeno qui» mi dissi passando una mano sopra il mio corpo, percorsi dalla spalla sinistra fino al petto e infine al fianco destro. Sentii un brivido e la testa si fece pesante.

"Mark fermo!" mi urlava mio padre finché sentivo il sangue uscire dalle mie vene. Mi tenevo la testa ed ero inginocchiato.

"Non è colpa tua! Non è colpa tua".

Mi presi la testa e mi scrollai di dosso quelle immagini. Presi il mio giubbotto da eroe, presi le bombole e le riempii d'acqua.

"Movimento mi farà bene" pensai. Aprii la finestra e mi buttai giù, l'acqua mi fece atterrare e iniziai subito a correre. Saltai sopra il muro che divideva il giardino della mia classe e mi ritrovai nel bosco dietro.

"Che confusione che ho in testa" pensai.

"Cosa...provo per Rachel?".

Mi ero quasi dimenticato di quella ragazza, di quello che mi aveva fatto sentire durante le vacanze. Aveva iniziato a piacermi Gateril...credo, non lo sapevo neanche io.

"Perché ha fatto così?"

Aveva paura che mi sarei arrabbiato con lei? Be' ci doveva pensare prima di baciarmi.

"Non mi è dispiaciuto però...quel bacio"

Non mi era neanche dispiaciuto l'abbraccio che mi aveva dato nel tetto quella notte, ora non sapevo neanche se fosse stato veramente per distrarre quel ragazzo o l'avesse fatto perché voleva.

"Lei...prova qualcosa per me?"

Domanda che non mi ero mai posto, però non riuscivo a trovare una motivazione per cui dovessi piacerle e poi...non mi aveva mai trattato come una persona a cui teneva. Andai a sbattere contro una persona e caddi a terra trovando un viso familiare sotto la mia testa.

«Yaoyorozu?» chiesi.

«Credo di sì» disse lei aprendo gli occhi «Mark?!». Mi spinse di lato e si mise in ginocchio velocemente.

«Ti sei fatto male? Non ti avevo visto scusa» urlò lei appoggiando una mano sulla mia testa che faceva un po' male. Sorrisi.

«Sono stato io a venirti addosso in primis, poi sono un blocco di ferro non mi faccio male...tu piuttosto?» chiesi gentilmente.

«No no sto bene» disse sistemandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio. La sua mano le sfiorò la fronte e sussultò, si guardò la mano vedendo che era sporca di sangue.

«A me non si mente» dissi allungando la mano verso il suo viso «posso?». La ragazza annuì piano, le toccai la ferita e il sangue si bloccò coagulandosi.

«Fatto» dissi togliendo la mano «scusa per l'incidente».

«Fa niente» rispose rossa come un pomodoro. Ci furono alcuni momenti di silenzio imbarazzante.

«Perchè stavi correndo?» mi chiese.

«Volevo pensare» dissi «tu perché eri qua?»

«Stavo pensando» rispose.

«A cosa?» chiesi incuriosito.

Lei sembrò andare un po' nel panico.

«Non so scegliere...ehm...fra un po' è il compleanno di una mia amica e non so se farle una torta...con fragole e panna o con i mirtilli» disse balbettando.

"Torta fragole e panna o mirtilli?"

«Bè sono entrambe buone credo» risposi.

«Non sai quanto» disse sottovoce.

«Dovresti scegliere quella che preferisce lei» risposi.

«Le piacciono entrambe»

«Allo stesso modo?» chiesi.

«...non credo», mi guardò per un secondo con i suoi occhi dolci «non so cosa preferirebbe».

Mi fissò ancora per poi sorridere.

«Allora ti lascio alla tua scelta» dissi alzandomi. Lei mi imitò e si avvicinò.

«Comunque grazie per la compagnia» disse abbracciandomi «sono felice che stai bene». Risposi all'abbraccio appoggiando le mani sulla sua schiena. Respirai il suo profumo delicato.

"Profuma di ricco" pensai ridendo "un ricco umile".

Si staccò lentamente guardandomi in viso, mi girai per andarmene ma mi afferrò la mano. La guardai interrogativo.

«Io...no niente...forse dovresti andare a salutare Midoriya...era preoccupato» disse mollando la mano. Sorrisi e le accarezzai la testa.

«Se lo incontro gli dirò che sto bene e che ha una grande amica» risposi girandomi. Guardai verso la cima della collina e vidi un ragazzo, appena mi notò si girò e corse come se non avesse visto nulla. Sentii l'acqua uscire dalla cisterna e propagarsi nella direzione del ragazzo.

«Ci vediamo» dissi alla ragazza andandomene. Accelerai verso la direzione che aveva preso la spia, l'acqua toccò un corpo e capii subito dove era. Girai di scatto e corsi finché non notai un corpo seduto ai piedi di un ramo.

«Todoroki che fai di bello?» chiesi raggiungendo il ragazzo. Il ragazzo aveva il fiatone ma saltò dalla paura appena mi vide.

«Io...stavo correndo»

«E io stavo cantando» dissi ironico. Mi guardò e provò a gelarmi con uno sguardo di ghiaccio.

«Davvero? Ci provate ancora?» chiesi sorridendo «per farmi paura impegnatevi». Mi avvicinai a lui e gli strofinai la testa scompigliando i capelli rossi e bianchi. Ritrasse la testa e si alzò in piedi.

«Seguire una ragazza non è un bel modo per approcciare... soprattutto se è di nascosto», ricominciai a correre e mi ritrovai sulla via dove c'erano tutte le case di noi studenti. Tornai nel mio appartamento, andai sul retro ed entrai nuovamente dalla finestra.

"Non ho risolto niente" pensai divertito. Mi preparai per andare a cenare, guardai la sveglia, era ancora presto, mi buttai sul letto e chiusi gli occhi.

«...perché...» sentii dire dall'altra parte della parete. Aprii gli occhi e mi misi in ascolto. Sentii ancora una voce, come strozzata e triste. Appoggiai la schiena al muro e mi sedetti. Sentivo come un lamento, una voce debole. La mia testa toccò la parete e guardai in alto.

«...neanche una di giusta» disse la voce.

"È veramente dispiaciuta" pensai. Strinsi le ginocchia al mio petto e rimasi ad ascoltare Rachel che...piangeva. Percepii una stretta al cuore, misi le mani fra i capelli e li spettinai nervosamente.

"Cosa sto facendo?" mi chiesi. Avevo i sentimenti bloccati, da un lato la rabbia che provavo nei suoi confronti... dall'altro, qualcosa di nuovo.

"Aveva iniziato a piacermi Gateril...o Rachel?" chiesi alla mia testa. Nessuna voce femminile mi rispose. Nascosi la testa fra le ginocchia. Sentii un colpo sul muro e mi bloccai. Il blocco di cartongesso separava me e Rachel, forse eravamo messi nella stessa posizione...a pensare alle stesse cose.

"Vorrei una madre in questo momento" pensai sentendo una lacrima rigarmi il viso "almeno vorrei sapere cosa volesse dire vivere con persone che ti amano". Vivere lontano dai miei parenti era stata dura, ma l'avevo accettato pensando fosse la cosa migliore per loro. Ma questa scelta mi strappò via l'infanzia e l'affetto della famiglia. Guardai la sveglia e decisi di alzarmi dal letto, uscii dalla mia camera e passai davanti a quella di Rachel. Mi fermai. Alzai la mano per bussare alla porta. Avrei dovuto farlo? Forse non voleva vedermi e forse neanche io volevo vederla. O forse...il contrario. Strinsi il pugno e la mano scivolò lungo il fianco, girai la testa e me ne andai in mensa. Mi sedetti di fianco a Kakashi e mi guardai intorno cercando il viso di Rachel.

«Cosa cerchi?» chiese il mio compagno girando la testa.

«Niente... Megan non c'è?» chiesi.

«È andata a chiamare Rachel» rispose. Dopo un po' arrivò Megan con...nessuno.

«Rachel non ha fame» disse sedendosi di fronte a me, mi guardò un po' poi si girò verso il suo piatto.

"Che ho fatto?" mi chiesi.

"Sei semplicemente stupido...come tuo padre" disse la voce. Qualcosa tra i miei polmoni si mosse e mi fece provare una sensazione di colpa e risentimento mischiati a rabbia. Finita la cena ci riunimmo tutti nella sala comune, apparte Rachel. Guardai Kakashi che era seduto su un divano e parlava con Aka che aveva una gamba appoggiata su quelle del ragazzo. Megan era uscita per trovarsi con Ben. Decisi di andarmene e tornai in camera. Mi buttai sul letto. Mi tornò in mente il giorno prima quando Rachel mi stava porgendo la mia maschera e io stavo svenendo. Sentii muoversi nella stanza a fianco.

«Non puoi continuare a fare così» disse una voce. Un'altra rispose, ma era debole e strozzata.

«No...qui non lo saprai mai». Un'altra frase incomprensibile.

«Non era...neanche lui» riuscii a capire, cadde il silenzio. Sentii una finestra chiudersi, sentii un respiro...di quelli post pianto.

«Lui...» percepii come un sussurro.

Premetti una mano contro i miei occhi, stavano bruciando, mi guardai le mani che si erano colare di un rosso spento. Mi addormentai in mezzo a mille pensieri.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Festival culturale ***


Poco tempo dopo iniziarono i preparativi per il festival culturale, un festival dove ogni classe preparava uno spettacolo o uno stand e si festeggiava tutto il giorno. La mia classe non fece niente di particolare, una piccola festa in piscina per concludere la giornata e ovviamente...se c'è di mezzo l'acqua c'ero di mezzo anche io. Mi costrinsero per il gran finale di far muovere l'acqua come se fosse il mare. Una piscina con le onde praticamente. Che bella idea. La mattina preparammo tutto per la festa poi me ne andai, per stare per i fatti miei ma anche per stare un po' lontano da Rachel. Non avevo ancora capito cosa volevo fare, e non ci eravamo più parlati da quel giorno. Camminando per gli stand delle altre classi incontrai Mirio che teneva per mano una bambina che sembrava disorientata da tutta quella gente.

«Mirio? È da un po' che non ti vedo» dissi avviandomi.

«Mark! Sono stato occupato, con questa bambina. Si chiama Eri, Eri lui è Mark», la bambina mi guardò e si nascose dietro le gambe di Mirio sbirciando un po'.

«Lei...è quella bambina?» chiesi ricordando le parole che aveva detto Nighteye.

«Sì, sta' bene e l'ho portata perché voleva vedere Midoriya»

«Deku» disse piano la bimba. Mi inginocchiai e la guardai sorridendo, lei si nascose e affondò il viso nelle gambe del ragazzo. Mirio si abbassò e le accarezzò la testa.

«Lui è Mark, è un mio amico ed è il tutor di Deku» disse piano.

«M...ark?» chiese lei sbirciando timidamente.

«Lui sa controllare i liquidi» si rivolse a me «falle vedere». Mi guardai attorno e trovai una bottiglietta d'acqua. La presi e la svuotai sopra la mia mano. La bambina mi guardava incuriosita, l'acqua si mosse e creò un piccolo uccellino che volò sulla mia mano. La bimba staccò il viso da Mirio e allungò la mano verso l'animaletto, lo toccò e ritrasse subito la mano. Mi guardò diffidente, le sorrisi e l'uccellino si staccò dalla mia mano e volò verso di lei, si appoggiò a terra ai suoi piedi e iniziò a beccare il pavimento. La ragazzina si abbassò e lo guardò sorridendo. Le accarezzai la testa e non si mosse, si limitava a guardare il canarino zampettare.

«Sai anche essere dolce» mi disse Mirio.

«Ho i miei segreti» dissi continuando a guardare la bambina. Lei continuava a fissare il volatile, si allungò per accarezzarlo e si sbilanciò scivolando in avanti. La presi al volo e la rimisi in piedi sorridendo.

«Attenta Eri» dissi toccandole il naso.

«Grazie...Mar» rispose strofinandosi il naso.

«Mark» la corresse Mirio «andiamo a salutare Deku?»

«Sì Deku!» rispose la bambina raddrizzando la schiena, afferrò la mano del ragazzo e mi salutò. Mi girai e proseguii la mia passeggiata in solitudine.

«Sanders» mi chiamò qualcuno, alzai lo sguardo e vidi due professori.

«Professor Ectoplasm, Numero 13» dissi guardando i due professori «cosa posso fare?».

«Volevo solo dirti che sei stato bravo» disse Numero 13 «con quel criminale».

«Lo hai catturato e hai salvato una tua amica, un lavoro perfetto per un eroe» continuò Ectoplasm.

"Amica" che parolona. Mi superarono e se ne andarono.

"Sono riuscito a controllare il mio potere...per proteggerla?" pensai. Aveva senso, almeno, moralmente per logica non portava a nulla ma forse...

«Dai ti farà bene passeggiare» urlò una voce familiare alle mie spalle.

«Stavo bene a casa...» brontolò l'altra. Mi girai e vidi Megan che tirava entusiasta una Rachel meno entusiasta. La guardai e i nostri sguardi si incrociarono. Lei abbassò gli occhi e tirò verso di sé Megan.  Sentii caldo alle guance e distolsi lo sguardo facendo finta di niente.

"Non ha mai fatto niente per me" mi dissi. Continuai a camminare impettito, ignorando qualsiasi persona. Alcune settimane dopo mi arrivò una mail, era da mio padre.

"È una richiesta da parte di Benjamin Cold, il professore di tua sorella se ricordi vi siete già incontrati, mi ha detto di spedirti questa offerta" c'era scritto sopra il file. Aprii il PDF e lessi quella che sembrava una circolare di quando andavo alle elementari.

"Sono il professor Cold,

Mark Sanders ti scrivo per proporti un attività da fare con la classe a cui fai da tutor. Voglio darvi la possibilità di fare uno scambio culturale con l'istituto dove lavoro, potrete usufruire di una struttura per gli ospiti, seguirete lezioni in inglese e allenamenti nuovi. Ho già parlato col preside Nezu, ha detto che è d'accordo con la mia idea. Il periodo dello scambio sarebbe durante le vostre ultime vacanze, quelle che separano gli anni scolastici. Lo scambio durerebbe due settimane circa, tutto a spese della scuola. Mandami una risposta.

Benjamin Cold."

«Che figata di idea» urlai. Poi mi fermai a pensarci.

«Che merda di idea!» urlai di nuovo.

"Dovrei andare con Rachel...oh no", in quelle settimane il nostro rapporto non era cambiato, parlavamo solo se eravamo obbligati e quando ci vedevamo ci evitavamo di proposito.

"Potrei però...risolvere la questione..." pensò una parte di me "Come faccio?"

Idea!

"Chiedo anche ad altri tutor di venire...Megan e Kakashi, anche Ben e Aka" era una buona idea? Non lo sapevo però mi sembrava quella meno brutta. Non sarei andato da solo con Rachel, avremmo rischiato di strangolarci a vicenda, o forse non ci saremmo nemmeno guardati in faccia. Risposi subito e spedii la mail dicendo che avrei avuto bisogno di altre persone ovviamente scelte da me. Alcuni giorni dopo mi arrivò la risposta e andai a far firmare alcune cose al preside.

«Questa idea mi piace tantissimo» squittii il topo «sarà interessante vedere cosa succederà»

«È una novità per la scuola giusto?» chiesi.

«Siaml sempre stati una scuola chiusa, ma ora abbiamo avuto molte fortune, tu sei la prima, essendo canadese hai potuto permettere questa uscita, Benjamin è stato un ex alunno dello Yuei, poi sempre tu hai dimostrato di essere responsabile» disse il preside «tante fortune che hanno una conseguenza»

«La ringrazio» risposi.

«Sai Mark, tu hai un grande potere e lo usi per fare del bene, hai un gran cuore e un'ottima testa...sei nato per fare l'eroe» disse girando la poltrona «ma non montarti la testa. Ci sarà sempre qualcuno...»

«più bravo» finì la frase «me lo dice Numero 13»

«Vi assomigliate, e credo che ti abbia preso a cuore, anche lui ha avuto problemi da giovane. Il suo potere...ha una forza incredibilmente grande e non tutti sopporterebbero un tale potere. Lui lo usa per fare del bene, un potere che distrugge tutto viene usato per salvare delle vite» disse Nezu «puoi andare, comunicalo a tutti, la 1A e gli altri tutor»

«Sissignore» dissi uscendo dall'ufficio. 

«Andiamo in America?!» urlò Ashido saltando giù dal divano.

«In Canada per la precisione» dissi.

«Come mai?» chiese Megan.

«Me lo ha proposto il professore di mia sorella» risposi «mi ha detto che possiamo andare nel suo istituto per le vacanze di fine anno, seguiremo lo stesso alcune lezioni in inglese ma sarà una vacanza a tutti gli effetti».

«Andiamo tutti?» chiese Kakashi.

«Ovviamente»

«Quanto costerà?» chiese Uraraka.

«Gratis, la scuola provvederà alle spese»

«È incredibile» disse Ben.

«Davvero incredibile» gli fece eco Midoriya.

«Se non volessi venire con voi comparse?» chiese Bakugo.

«Rimani a casa...faresti un favore» risposi freddo. Lui si zittì, forse aveva capito che con me non si giocava a fare i duri.

«Allora è deciso, si andrà in Canada» dissi cercando di sembrare allegro e non agitato. Per tutto il tempo Rachel era rimasta in disparte a contemplare il pavimento.

"Probabilmente non vuole venire" pensai. Sentii una sensazione di dispiacere invadermi il corpo. Uscimmo dalla sala comune dell'edificio della 1A e andammo verso i nostri dormitori. Megan decise di accompagnare Ben, Kakashi e Aka ci dissero che si volevano fare una passeggiata e infine...rimanemmo io e Rachel. Camminavo verso il nostro edificio, lei mi stava dietro con la testa bassa, strinsi i pugni in tasca.

"Cosa dovrei fare?" mi chiesi. Arrivammo davanti alla porta d'entrata, appoggiai una mano sulla maniglia, ma venni spinto addosso alla porta.

«Oh scusa» disse Rachel saltando indietro visibilmente agitata. Si sistemò una ciocca di capelli e mantenne lo sguardo basso, si strofinò un braccio aspettando che aprissi la porta.

«Fa niente, tranquilla» dissi abbassando la maniglia «anche io sono molto distratto ultimamente», mi girai e le rivolsi un sorriso gentile. Lei alzò appena lo sguardo e mi guardò per qualche secondo prima di superarmi e andare verso la sua camera.

"Potrebbe essere un inizio" pensai.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Invito ***


L'anno passò, e le vacanze di fine anno si avvicinarono, insieme alla nostra breve vacanza in Canada. Negli ultimi mesi i rapporti con Rachel non erano cambiati di molto...anzi, non erano proprio cambiati. Ci parlavamo solo se obbligati, e anche in quel caso le nostre conversazioni erano molto brevi e fredde. Il preside ci aveva riferito che saremmo partiti per la vacanza studio il giorno dopo il primo giorno di vacanze di fine anno. Il primo giorno di vacanze, io ero buttato sul letto della mia stanza all'interno dello Yuei (dato che ormai vivevo lì, nel mio vecchio istituto non ci volevo tornare), stavo usando il mio telefono circondato da una nuvola di noia. Ero completamente da solo, c'era qualcun'altro all'interno dello Yuei ma...farmi amici non è mai stata la mia abilità più grande. Stavo guardando delle foto quando ricevetti un messaggio, apparse la notifica e mi cadde il telefono dalle mani quando vidi chi l'aveva scritto. Lo raccolsi e senza aprire il messaggio lo lessi.

"Ciao Mark" mi aveva scritto Rachel, aspettai un secondo messaggio che arrivò poco dopo.

"Mi chiedevo, se vuoi, se mi puoi dare una mano con la valigia, sta sera sono a casa da sola con mio fratello, i miei sono fuori per lavoro e mia sorella è da un'amica. Visto che sei abituato a fare questi viaggi mi potresti dare una mano...sempre se vuoi, capirò se dirai di no quindi non preoccuparti. Ciao".

"Cosa faccio?!" pensai.

"Accetta forse...se dici" rispose la ragazza dentro alla mia testa.

"Sta zitta mente pazza" ordinai. Pensai cosa fare per dieci minuti.

"Ha detto che capirebbe se dicessi di no...", presi il telefono e aprii il messaggio. Digitai la risposta.

"Ciao Rachel, a me va bene, a che ora?"

"Perché ho accettato?!" pensai.

"Perché sei stupido, ma tanto dolce" rispose la voce della mia testa.

"Dillo alle persone che ho quasi ucciso". Subito dopo mi arrivò la risposta.

"Alle 7 se ti va bene, puoi cenare da me, sempre se vuoi" 

"Ok, allora ci vediamo alle 7" risposi.

«Da quasi 5 mesi non ci parliamo...e ora mi invita a casa sua?» mi domandai.

"Quanto sarebbe fiera tua..." disse la mia testa

"Cosa?" chiesi.

Silenzio.

"Ah perfetto, anche la mia testa si mette a fare la misteriosa" mi lamentai. Mi preparai e andai verso casa di Rachel con mille domande, dubbi e altre cose per la testa che avrei preferito non avere. Mi bloccai davanti al cancelletto della sua casa.

"Se mi volesse prendere in giro...di nuovo?". Suonai il campanello. Passò un po' di tempo e nessuno rispose.

"Mi ha preso in giro" dissi sentendo un nodo nel cuore.

«Pronto?» chiese il citofono.

«Ehm...sono Mark»

«Ah aspetta ti apro»

Sentii un click e il cancelletto si aprì, camminai verso la porta, si spalancò appena fui vicino, dietro vidi Rachel con in braccio un bambino. Lei era vestita con dei leggins scuri e un top giallo, i capelli raccolti in una coda.

«Ciao...Rachel» dissi fermandomi davanti alla porta.

«Ciao Mark...entra pure» disse allontanandosi dalla porta.

«Permesso»

«Siamo soli» disse sorridendo.

«Oh giusto», sì ero agitato.

«Sei in anticipo...sono le 6.30» disse indicando un orologio appeso al muro. Venni inondato dalla vergogna.

«Scusa, è solo...se vuoi torno fra un po'» dissi velocemente.

«No figurati» disse ridendo.

"Non ci siamo mai parlati e adesso ride pure?"

«Però ora devo lavare Albert» disse indicando il bambino.

«Non sapevo avessi un fratellino»

«Lo abbiamo adottato quest'estate» disse accarezzando una guancia al piccolo, ora che notavo aveva gli occhi a mandorla e i tratti asiatici.

«Mi aiuti?» chiese girandosi verso di me.

«Ehm... sì certo» risposi cercando di non sembrare agitato.

«Allora tienilo in braccio vado a preparare il bagno» disse avvicinandosi e mettendomi il bimbo fra le braccia. Lo presi ma non sapevo come metterlo.

«Non sai tenere un bambino?» chiese Rachel ridendo.

«Sono stato allontanato da mia sorella quando aveva appena iniziato a camminare» risposi.

«Oh scusa» disse lei prendendomi una mano, sentii un brivido ma la lasciai fare. Mi portò la mano sotto il sedere del bebè e l'altra sulla schiena.

«Ecco fatto» disse sorridendo, si allontanò ed entrò in una stanza.

"Ha una doppia personalità secondo me" pensai. Uscì dalla stanza e mi fece cenno di raggiungerla. Entrai nel bagno e Rachel mi prese Albert dalle braccia sistemandolo nel lavandino che era stato riempito d'acqua.

«Mi dispiace sfruttarti in questo modo» disse bagnando il fratellino.

«Figurati, mi piace aiutare» dissi mettendomi al suo fianco.

«Lo so» disse piano lei finché bagnava la testa al piccolo. Rimasi lì a guardarla, ogni tanto le passavo un po' di sapone, anche lei sembrava strana ma continuava a non guardarmi in faccia. Albert iniziò a ridere e muoversi in modo agitato, schizzò un getto d'acqua che mi prese in pieno. Mi guardai, la maglietta era bagnata dalla pancia fino ai pantaloni. Rachel scoppiò a ridere, mi guardò e continuò a ridere.

«Ah sì?» chiesi. Mossi le dita e i miei vestiti si asciugarono, l'acqua nel lavandino si alzò e come un serpente si mosse verso Rachel.

«No fermo!» disse lei scappando fuori dal bagno. La guardai finché spariva oltre la porta, mi girai verso il bimbo che stava cercando di prendere il serpente con le manine paffute. Gli accarezzai la testa ancora bagnata e sorrisi.

«Hai una sorella davvero bella» sussurrai togliendo il tappo al lavandino. L'acqua iniziò a scendere creando un mulinello che catturò l'attenzione del piccoletto.

«Rachel servirebbero degli asciugamani...dove sono?» chiesi andando verso la porta.

«Ah sì scusa adesso arrivo» rispose la ragazza. Mi porsi appena fuori dalla porta.

«Tranquilla non voglio innondar...», venni travolto da una chioma rossa. Caddi indietro e sentii un peso sopra il mio corpo, la testa mi faceva male. Sentii ridere e spalancai gli occhi. Vidi il viso di Rachel sopra al mio a venti centimetri, stava ridendo, i capelli le cadevano davanti al viso. Si sistemò i capelli, mi guardò sorridendo con gli occhi leggermente chiusi. La sua pelle chiara aveva una leggera sfumatura rossa sulle guance, in fronte notai una piccola botta nera.

«Scusa, sono una sbadata di dimensioni bibliche» disse continuando a sorridere. Guardò in basso, seguii il suo sguardo e notai in che posizione ci eravamo ritrovati. Lei era sopra di me, con una mano appoggiata al mio petto, le gambe in ginocchio vicino ai miei fianchi, mentre le mie erano sotto di lei. Diventammo entrambi rossi e ci staccammo subito.

«Scusa sono imbarazzante» disse ridendo.

"Come fa a parlare così dopo mesi in silenzio?"

«Lo stesso vale per me» dissi rialzandomi. Mi ritrovai davanti a lei, la guardai dritta negli occhi. Nella sua fronte notai una botta scura, senza pensarci mossi la mano verso quella parte scura di pelle. La sfiorai e la ragazza fece un verso dolorante.

«Scusa, ho la testa dura» dissi togliendo la mano.

«È una botta da nulla, metto una crema e torna come prima» disse tornando dentro il bagno. Prese Albert in braccio e afferrò un asciugamano, lo avvolse e iniziò a strofinarlo per asciugarlo. Lui si lamentò muovendo le mani e piagnucolando ma lei lo prese e gli diede un bacio sulla guancia, rimase con la bocca appoggiata per qualche secondo prima di togliersi. Il bambino si era calmato e anzi rideva. Sorrisi a vedere quella scena tanto dolce. Lei alzò lo sguardo e sorrise per poi tornare a guardare il fratellino.

"Che...dolce" pensai. Si alzò e andò a cambiare il bambino, tornò poco dopo ma senza il piccolo.

«Albert?» chiesi.

«L'ho messo a dormire» disse entrando nel bagno, prese una pomata e se la mise sulla fronte «iniziava a fare male», sorrise e uscì dal bagno. La fermai, la guardai in viso.

«Non hai messo bene la crema» dissi avvicinando la mano «posso?».

Lei annuì piano e io toccai la sua fronte e spalmai meglio la sostanza bianca.

«Fatto» dissi allontanandomi.

«Gr...grazie, vado a preparare la cena», si avviò verso la cucina e io la seguii. In cucina prese una pentola e iniziò a preparare da mangiare, io mi offrii di preparare la tavola e lei mi indicò dove prendere le stoviglie. Dopo mezz'ora iniziammo a mangiare.

«Mark...io ti volevo...chiedere scusa» disse dopo un po' Rachel «non mi sono comportata correttamente con te, a iniziare da quest'estate, poi con Gateril e infine non parlandoti questi mesi». Passò qualche momento di silenzio.

«Io...avevo paura...che ti arrabbiassi con me, e ho preferito evitarti piuttosto che affrontarti. Mi sono comportato come una bambina paurosa...mi dispiace» continuò tenendo lo sguardo basso.

«Nemmeno io mi sono comportato bene con te, potevo parlarti ma non l'ho fatto...ero solo accecato dalla rabbia»  dissi guardando il mio piatto «È per questo che mi hai invitato a casa tua, per scusarti?»

«Ti ho invitato qui perché pensavo potessimo...ricominciare» mi guardò e si spostò una ciocca rossa dagli occhi. La guardai e sorrisi.

"Forse...l'ho giudicata male" pensai "forse si è veramente pentita". Si alzò e prese il mio piatto che era vuoto.

«Tu vai in soggiorno e accendi pure la televisione» mi disse girandosi verso il lavandino. Mi alzai e mi avvicinai a lei, le presi le stoviglie dalle mani e presi una spugna.

«Ti aiuto...mi annoierei a non fare nulla» dissi senza guardarla.

«Così mi sembra di avere uno schiavo» disse ridendo, mi accarezzò la spalla e cominciò a spreparare la tavola. Mi sentivo...bene, felice e soprattutto rilassato. Non ero più arrabbiato con lei, almeno, non lo ero più così tanto. Finito di spreparare andammo nel soggiorno e Rachel mi ordinò di sedermi sul divano e stare un po' calmo, lei si sedette dall'altro lato.

«Ah che scema» disse rialzandosi «mi devi veramente suggerire come fare la valigia», si esebì in un gran sorriso, mi alzai e la seguii nella sua camera. Sul letto si trovavano alcuni abiti con accanto una grande valigia aperta e vuota.

«Non so quanta roba dovrei portare via...»

«Ci sarà una lavanderia all'istituto, quindi bastano i vestiti che ti metti in una settimana» dissi.

«Oh...hai ragione».

Aprì un cassetto e iniziò a prendere degli abiti.

«Mi puoi aiuta...», ero già alle sue spalle, sorrise e mi mise in mano della biancheria bianca e nera. Divenni rosso vedendo reggiseni e mutande.

«Cosa c'è? Tua mamma non usa la biancheria intima?» mi chiese scherzando.

«Mia madre usava la biancheria intima» dissi girandomi.

«Usa...usava? Vuol dire che...» si portò le mani sulla bocca «scusa Mark non volevo, io non pensavo...».

La bloccai:«Non lo sapevi, tranquilla».

«Mi dispiace» disse cercando di avvicinarsi.

«È successo tanto tempo fa, ero ancora un bambino» dissi mostrandole un sorriso gentile.

«Io non...»

«Allora vuoi fare sta valigia o continui a scusarti?» chiesi ridendo. Lei si girò e prese altri abiti e me li passò, io li mettevo in valigia, dopo circa quaranta minuti avevamo finito.

«Ci avrei messo quaranta giorni senza di te» disse finché chiudevamo la valigia. Tornammo nel soggiorno e ci sedemmo, eravamo più vicini. Accese la televisione e iniziò a guardare diversi canali. Dopo un po' sentimmo piangere, Rachel si alzò e io la seguii nella camera dove aveva lasciato Albert.

«Perchè piangi piccolo» chiese lei avvicinandosi alla culla «dai fammi vedere un sorrisetto». Lo prese in braccio e se lo strinse al petto dandogli un forte bacio. Iniziò a cullarlo e poco dopo il bimbo stava di nuovo dormendo. Gli diede un altro bacio sulla fronte e lo appoggiò nella culla, uscì dalla stanza e spense la luce.

«Sei...brava con i bambini» dissi sedendomi sul divano.

«Penso che il lavoro più bello sia quello del genitore, è anche quello che secondo me ripaga di più» si sedette al mio fianco, ora eravamo praticamente attaccati. 

«Non ci avevo mai pensato» dissi sistemandomi sul divano, le nostre gambe si toccarono ma lei non si mosse. Dopo un oretta di film guardai Rachel, che aveva gli occhi chiusi, la sua testa si inclinò e si appoggiò alla mia spalla, subito dopo aprì gli occhi e vide che la stavo guardando.

«Oh scusa...ho preso sonno» disse tirandosi su.

«Nessun problema» dissi alzandomi «io andrei a casa, ti ringrazio di tutto...mi sono divertito».

«Ah...prego di nulla, ti devo ringraziare io, mi hai solo aiutata» disse alzandosi, mi accompagnò alla porta, mi prese la manica del giubbotto e la tirò. Mi girai, lei stava guardando in basso.

«Mi dispiace per quello che ho detto su tua mamma», la sua voce era piena di tristezza.

«Ti ho detto di stare tranquilla, non l'hai fatto apposta» dissi mettendo una mano sulla maniglia della porta.

«Mark» mi chiamò. Mi girai e mi ritrovai stretto in un abbraccio, la sua testa rossa era nascosta vicino alla mia spalla, ricambiai l'abbraccio e la strinsi delicatamente. Lei strinse un po' più forte in risposta alla mia azione e mi lasciò.

«Scu...»

«Se mi chiedi ancora scusa non ti parlo più» dissi ridendo. Lei rise e mi salutò, tornai allo Yuei e mi buttai sul mio letto.

"Forse non sarà così male questa vacanza" pensai.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Viaggio ***


Mi svegliai, mi preparai per andare all'aeroporto, il nostro volo era alle 7 di sera quindi avevo abbastanza tempo, corsi per la città fino a mezzogiorno, pranzai in un fast food e infine andai in aereoporto. Erano già arrivati alcuni ragazzi, Megan e Kakashi erano seduti su una panchina mentre Todoroki e Yaoyorozu su un'altra. Mi avvicinai e mi sedetti a fianco a Kakashi. Megan mi guardò e sorrise.

«Che hai?» chiesi.

«Niente» disse sogghignando, Kakashi la guardò e sorrise.

«E tu?»

«Io? Io nulla» rispose ridendo. Gli guardai sospettoso ma decisi di ignorarli. Poco dopo arrivarono tutti quanti e diedi i biglietti per il volo che la scuola aveva pagato.

«La responsabilità è data a me, quindi comando io» dissi.

«Chi ti ha detto che comandi tu?» chiese Bakugo.

«Vuoi metterti contro di me?» chiesi calmo. Lui non rispose, decisi che la sua risposta era negativa.

Dopo un'ora ci imbarcammo e salimmo sull'aereo. Ci posizionammo ai nostri posti e attendemmo che l'aereo prendesse il volo. Ero seduto nella fila centrale da quattro posti, davanti a me c'erano Kakashi, Aka, Megan e Ben. Seduta al mio fianco c'era Rachel mentre dall'altro lato Yaoyorozu e Todoroki. Nei posti laterali erano seduti gli altri della classe. Midoriya e Uraraka stavano parlando ridendo imbarazzati, Megan e Ben stavano discutendo sull'inglese di Ben, Kakashi e Aka invece...meglio non dire cosa stavano facendo, Todoroki e Yaoyorozu stavano zitti nei loro posti mentre io e Rachel stavamo...zitti. L'aereo partì e iniziò a volare, poco dopo eravamo sopra l'oceano.

«Avrei preferito stare vicina al finestrino» disse Rachel appoggiando la testa al sedile.

«Avresti visto solo tanto blu» dissi ricordando quante volte avevo fatto quel viaggio. Dopo un'ora mi addormentai, un po' per la noia, un po' perché quella notte non avevo dormito tanto con i pensieri che mi ritrovavo. Mi svegliai dopo circa quattro ore, l'aereo era in completo silenzio, quasi tutti addormentati. Mi strofinai gli occhi e sentii un peso sulla spalla. Mi girai e vidi che Rachel stava dormendo appoggiata a me, aveva la bocca leggermente aperta, alcuni capelli davanti a un occhio, le mani sulle sponde del sedile. Sorrisi e mi spostai leggermente per mettermi meglio, lei alzò la testa di scatto ma la riappoggiò subito sbadigliando ancora addormentata. Mi girai e guardai i ragazzi che avevo a fianco. Todoroki era sveglio mentre Yaoyorozu stava dormendo appoggiata al sedile. Lui mi guardò e distolse subito lo sguardo. Davanti vidi Kakashi e Aka, la ragazza stava dormendo appoggiata alla spalla del ragazzo, lui aveva il braccio attorno alle spalle di lei e la stringeva delicatamente accarezzandole la testa.

«Pss Kakashi» lo chiami «mi passi un po' d'acqua?» chiesi. Lui si girò con cautela e mi passò una bottiglia che era già stata aperta.

«Spero che non hai malattie contagiose» disse sorridendo. Tolsi il tappo alla bottiglia e ne bevvi un sorso, poi una goccia uscì dalla bottiglia e iniziò a fluttuare dolcemente. Volò verso la testa di Yaoyorozu e la spinse piano verso Todoroki, si appoggiò con delicatezza e il ragazzo sussultò rischiando di rovinare i miei piani. La goccia d'acqua tornò dentro la bottiglia e la passai a Kakashi. Mi guardai attorno, Ben e Megan stavano entrambi dormendo, Megan appoggiata alla sua spalla e lui alla testa di lei, si stavano anche tenendo per mano, con le dita intrecciate.

"Forse..."

Allungai la mano verso quella di Rachel ma la ritrassi subito. Sospirai e mi grattai la testa. La appoggiai al sedile e chiusi gli occhi, poi successe una cosa strana. Sentii un impulso improvviso, la mia testa venne spinta verso quella di Rachel e la toccò appena per poi appoggiarsi con più decisione, sentii la ragazza muoversi e si spinse più forte contro la mia spalla. Non riuscivo a muovere la testa e non ne capivo il motivo.

"Che belli" disse la ragazza dentro la mia mente.

Mi arresi all'idea di rimanere così e mi rilassai, sentii il profumo di Rachel, i suoi capelli morbidi che profumavano di un balsamo all'olio, il suo respiro regolare e caldo, i suoi movimenti ritmati che seguivano il ritmo dei polmoni. Notai la sua pelle chiara e le guance più rosse, alcuni piccoli nei sulla sua faccia mentre uno più grande e scuro sulla mano vicino al pollice.

"Può desiderare di più di me" pensai "non sono nulla in confronto a lei". Sentii la testa vibrare, la mia mente iniziò a far male di colpo per poi tornare normale.

"Questa l'hai presa da tua madre" disse la mia testa "vedi di non ripeterla"

"Non ho capito"

Silenzio.

Poco dopo iniziai a dormire, cullato dai movimenti della testa di Rachel e dal suo dolce profumo. Venni svegliato da una mano che mi pizzicava la gamba, aprii gli occhi e vidi Kakashi che stava sorridendo mentre mi stressava l'arto.

«Siamo quasi arrivati» disse indicando Rachel che stava ancora dormendo. Megan si girò e ci guardò per qualche secondo per poi sorridere. Mi girai verso Rachel, si era stretta ancora di più sulla mia spalla e aveva i capelli scompigliati che le ricadevano davanti al viso. Li spostai e le accarezzai il viso.

«Rachel» la chiamai, le presi la spalla e la mossi piano, lei si mosse e aprì pigramente gli occhi «siamo quasi attivati».

«Oh, quanto ho dormito?» chiese lei strofinandosi gli occhi.

«Abbastanza» risposi.

«Stavo davvero bene» disse appoggiandosi alla mia spalla, aprì di scatto gli occhi e mi guardò dritto negli occhi, poi guardò la mia spalla. Sì ritrasse e si sistemò i capelli in modo agitato.

«Ho sempre dormito così?» chiese senza guardarmi.

«Credo di sì» dissi ridendo «ma non mi hai dato fastidio». La guardai e sorrisi, lei divenne rossa e si girò dall'altra parte ma notai le sue labbra che si alzavano in un sorriso. Dopo un po' l'aereo atterrò in terra canadese.

«Benvenuti in Canada» dissi ai miei amici appena usciti dal gate.

«Grazie sua maestà» disse Kakashi ridendo. Ci dirigemmo verso la metro e in quaranta minuti eravamo arrivati all'istituto. Appena fuori dalla porta il professor Cold e mia sorella ci stavano aspettando.

«Mark!» urlò mia sorella saltandomi in braccio.

«Ciao sorellina» dissi accarezzandole la testa.

«Sanders» disse il professore. Io e mi sorella ci girammo di scatto.

«Ah Sanders lui non me...ho capito» disse mia sorella mettendosi al fianco del suo professore.

«Seguitemi, per oggi avete il giorno libero» disse il professore girandosi, entrò all'interno del cancello e noi lo seguimmo.

«Lui chi sarebbe?» chiese Ben avvicinandosi.

«Benjamin Cold, è un eroe professionista tra i più forti, viene chiamato Phobos se ricordo bene»

«Mmm pauroso» disse ridendo. Il professore ci condusse dentro un edificio in mattoni. Dentro c'era una piccola sala con dei divani e delle sedie.

«La mensa è dall'altra parte del campo, ci sono anche delle saune se volete, domani iniziano le lezioni, Liz vi darà tutte le informazioni che vi servono» disse il professor Cold.

«Dove sono le palestre per gli allenamenti?» chiese il solito Bakugo.

«Sei il più forte, ragazzino?» chiese il professore con un tono innervosito.

«Sono il migliore» disse vantandosi.

«Credi di essere il migliore? Credi di far paura?» chiese Cold.

«Non credo di far paura, ma non ho paura di te, occhiali neri», mia sorella si mise una mano davanti alla bocca e chiuse gli occhi.

«Credi che non ti faccio paura?» chiese prendendo il ragazzo per il colletto, mise una mano sugli occhiali «non ti farò paura, ti farò terrorizzare», abbassò gli occhiali e vidi due occhi completamente bianchi, mi girai e tutti stavano guardando il professore, Bakugo era immobile, paralizzato dalla paura. Sentii un rumore e guardai le finestre, iniziarono a rompersi e vidi zampillare dell'acqua dalle crepe.

"Cosa succede?".

Le finestre esplosero e una quantità enorme di acqua si riversò dentro la stanza riempiendola in pochi secondi. Provai a nuotare verso l'alto ma ero inchiodato a terra. I miei compagni stavano cercando di respirare, vidi alcuni di loro svenire. Trattenni il fiato cercando di controllare il liquido ma era inutile. Mi voltai e vidi Rachel che si teneva la gola, urlai ma la mia voce si spense nell'acqua. Iniziai a vedere sfocato, Rachel si immobilizzò e cadde lentamente a terra. Il mio cuore si fermò e persi i sensi. Aprì gli occhi e l'acqua era sparita, ero in ginocchio con le mani sulla gola, i miei compagni erano pietrificati, il professore si era rimesso gli occhiali, mia sorella stava sbirciando dalle mani.

«Credi di far paura? Ricorda che c'è sempre qualcuno più bravo» disse il professore lanciando a terra Bakugo. Uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.

«Cosa...è successo?» chiese Megan appoggiandosi a un muro.

«L'unicità del professore...si chiama Fear, paura. Chi lo guarda negli occhi vede la sua più grande paura, è come una visione ma terrificante. Vi suggerisco di non infastidirlo anche se credo che non lo farete». Mia sorella se ne andò e noi ci rialzammo faticosamente.

«Quel professore, non lo voglio più vedere» disse Mineta rialzandosi pallido. Dopo un po' ci eravamo quasi tutti ripresi...circa, e andammo a sistemarci nelle camere. Erano abbastanza quindi non dovemmo condividere le stanze, a malincuore di alcune persone.

«Kakashi non voglio tornare a casa con una persona in più» dissi al mio amico vedendolo fuori dalla stanza di Aka, la stava aspettando per andare in mensa.

«Sono semplici coccole a letto» disse lui diventando leggermente biondo.

«Chiamandolo in modo carino non cambia il suo significato» dissi ridendo.

«Anche tu ti divertirai. Fidati» disse sorridendo in modo losco.

«Che intenzioni hai?»

«Io nessuna...dovresti preoccuparti di Megan» disse sogghignando. Andammo alla mensa e quando entrammo alcuni ragazzi si girarono per guardarci, alcuni risero altri ci guardarono con sguardi di sfida.

«Che hanno?» chiese Midoriya.

«Hanno paura...ho già battuto un intera classe questa estate» dissi sedendomi al tavolo che era stato riservato a noi.

«Se parlassero il giapponese almeno capirei cosa stanno dicendo» si lamentò Kaminari.

«Se sapessi l'inglese lo capiresti» lo prese in giro Jiro.

«Cerchiamo di non dare fastidio a loro, loro non lo daranno a noi» e tanto per dimostrare ciò che avevo appena detto un ragazzo si alzò dirigendosi verso di noi.

«Tipico bullo dei film a ore 3» disse Megan bevendo la sua minestra.

«Siete la classe giapponese giusto?» chiese il ragazzo, aveva le braccia grosse come un giocatore di rugby e portava una camicia che faceva risaltare un fisico che mi faceva un po' invidia.

«Sì, perché?» chiese Ben.

«Ho sentito che uno di voi ha steso una nostra classe tutto da solo» disse avvicinandosi a me «un ragazzo coi capelli scuri e l'aria da superiore».

«Senti chi parla» sussurrò Rachel che era seduta al mio fianco.

«Prego dolcezza?» chiese lui sedendosi fra me e lei «tu non sembri tanto giapponese o sbaglio?»

«Ti interessa?» chiesi prendendo il mio bicchiere.

«Chi sei il suo fidanzato? Così sfigato non credo...»

«Sì è il mio ragazzo» rispose Rachel.

«Lui? Ma da quanto è magro mi stupisco che rimane in piedi» disse ridendo, mi colpì a una spalla.

«Amico se sei venuto per rompere meglio che te ne vai» disse Ben alzandosi.

«Altrimenti?» chiese lui mettendosi davanti al mio amico.

«Ah no niente scusa» disse Ben appoggiando una mano sul petto del ragazzo «stavo solo scherzando...», appoggiò completamente il palmo e il ragazzo venne sbalzato qualche metro più in là, cadde di schiena e tutti i ragazzi si girarono di colpo.

«Altrimenti rischi di trovare pane per i tuoi dentini» disse Ben rimettendosi a sedere. Il ragazzo si rialzò e camminò come una furia verso di lui. Un intreccio di paglia gialla lo bloccò creando un muro tra lui e il nostro tavolo, Kakashi era diventato completamente biondo e dal suo corpo partivano fibre vegetali, lui stava mangiando il suo piatto di verdure e sembrava indifferente.

«Non vorrei iniziare a fare botte già il primo giorno» sospirai «ma se proprio vuoi, possiamo andare fuori»

«Dai mingherlino...», un suo compagno lo fermò.

«È lui quello che ha battuto la classe di Alex, non conviene fare di nuovo brutta figura».

«Lui? Mi prendi in giro?»

«No»

«Sono io quello che vi ha fatto fare brutta figura, volete ripetere?» chiesi alzandomi. I due si guardarono e se ne andarono. La nostra compagnia si alzò e ce ne andammo, arrivai alla porta e mi girai. Sorrisi e salutai il ragazzo.

«Allora ci vediamo» dissi ridendo. Tornai insieme al mio gruppo e Rachel mi si avvicinò.

«Non volevo fargli credere che stavamo insieme...» iniziò lei.

«Hai fatto bene, mi stava dando fastidio» risposi.

«Ah...ehm...ok» disse cercando di sembrare calma. Sorrisi e le feci cenno di andare avanti. Tornammo nelle nostre camere e per quel giorno tutto filò abbastanza liscio.


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3804975