La Coppa della vita

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .1. ***
Capitolo 2: *** .2. ***
Capitolo 3: *** .4. ***
Capitolo 4: *** .3. ***



Capitolo 1
*** .1. ***


Quando Dean vide quel mostro manticora colpire in pieno petto Sam con il suo uncino avvelenato, un attimo prima di reagire, andò nel panico. Esattamente come accadde, in quel capanno, quando quel lupo mannaro sparò al suo fratellino.

La sua mente reagì un millesimo di secondo dopo che Sam cadde in ginocchio dolorante.

Dean strinse con forza il machete che aveva tra le mani e assicuratosi che Sam non fosse più nella linea di tiro, scagliò la lama in direzione dell’essere.

Pieno centro!

In pieno petto, lì dove la forza vitale del mostro cedette all'acciaio dell'arma bianca intrisa in sangue di leone, nemico giurato della manticora.

 

Scossa da furenti spasmi , la creatura soprannaturale annaspò gemendo sul pavimento del casolare in cui era stata stanata dai due fratelli cacciatori.

Gridò, ringhiò, cercò di resistere alla morte, inutilmente e nel momento esatto in cui una forza mistica e magica l’annientò definitivamente , Dean si gettò su Sam , a sua protezione, temendo di un’ultima disperata reazione del mostro.

 

Liberò il più giovane dal suo abbraccio protettivo solo quando si accertò che la mangusta era definitivamente morta. Andata. Defunta.

Si allarmò quando vide il più giovane tenersi il petto, lì, proprio dove l’arpione avvelenato del mostro lo aveva trafitto.

“Togli le mani, Sammy. Fammi vedere!!” gli ordinò il maggiore, aprendogli la camicia e tirando via la maglietta bagnata di sangue.

“Dio…..Dio….fa’ male. È come se stessi bruciando dentro!!” ansimava Sam mentre Dean osservava “i danni”.

 

Il petto del fratello minore era vistosamente arrossato e tutto intorno a dove il veleno era penetrato , ramificazioni violacee si allargavano impietose.

La tossina magica stava velocemente infettando ogni cellula del corpo di Sam. Purtroppo uccidere il mostro non era servito ad annullare gli effetti del veleno.

Doveva sbrigarsi. Dean doveva decisamente mettere le ali ai piedi. Se il percorso del veleno era lo stesso che avevano avuto le altre vittime, al fratello non restavano che pochi giorni di vita. Pochi dolorosi giorni di vita.

 

“Ok!Ok! Pensavo peggio, fratellino!” scherzò ricoprendo il fratello con la camicia.

“Wow!! cosa?! Mi volevi morto!!?” ironizzò in risposta Sam, che aveva comunque capito il tentativo del maggiore di alleggerire la situazione.

“No!! ma che dici? Morto? Così avrei dovuto pure caricarti a spalla. Sai quanto mi ci vorrebbe per costruirti una pira funeraria??!” continuò sarcastico per nascondere l’evidente preoccupazione. “Dove li trovo tutti quei tronchi per sorreggere questo tuo culo pesante!!” lo provocò mentre gli metteva le mani intorno alle spalle per aiutarlo ad alzarsi.

“Divertente...davvero davvero diverten...” rispose Sam, ma non riuscì a finire perché una fitta più forte delle altre gli spezzò il respiro facendolo gemere dolorosamente.

Dean lo strinse automaticamente.

“Ok!Ok! Respira….respira….vedrai che passa. Andiamo fratellino…..respira.” e questa volta non c’era ironia nella voce ma solo una profonda apprensione.

“Ok!Ok!” lo rassicurò Sam quando riuscì a riprendere fiato. “Va’….va’ meglio!”

“D’accordo. Ora ce ne torniamo al bunker. Chiamo Cass e Jack e vedrai che in un attimo tornerai ad essere Thor!!” fece Dean mentre , sostenendolo ancora, lo accompagnava al lato passeggero della fidata Impala.

“Io sono Superman!”

“Impossibile. Capelli troppo lunghi, fratellino. Capelli troppo lunghi!!” e dopo averlo sistemato per bene sul sedile, gli battè fraternamente la mano sulla spalla, chiuse lo sportello e corse al posto di guida.

Non appena il motore della Chevy si mise in moto, Dean, al telefono chiamò immediatamente Castiel.

“Ehi Cass?!”

Dean ?? che succede?!”

“Un casino, amico. Un casino.”

Ti ascolto!”

“Jack è con te?!”

Sì, abbiamo appena controllato una possibile pista su Micheal ma stiamo girando a vuoto e...”

Ok! A vuoto o meno, tornate al bunker. Il prima possibile!!!

Dean, che succede?!”

“Sam è messo male. Il mostro manticora a cui davamo la caccia lo ha ferito un attimo prima che lo facessimo fuori. Il veleno sta facendo già effetto. Mi servite voi, ragazzi.”

Fa’ presto. Ci troverai al bunker!” fu la risposa immediata che ebbe dall’amico angelo.

 

Circa due ore dopo, l’Impala inchiodò stridendo le ruote nel garage del bunker.

“Cas!!!” gridò Dean uscendo di corsa dalla macchina.

L’angelo e il nephilim accorsero immediatamente.

“Ha perso i sensi circa venti minuti fa, non riesco a svegliarlo. Ho controllato e il veleno sembra lo stia infettando completamente.” li ragguagliò, mentre Castiel lo aiutava a tirar fuori Sam dal suo posto.

Lo presero da sotto le braccia e lo portarono di peso nella sua stanza. Jack aveva già preparato dei panni umidi e scoperto il letto, spostando le lenzuola e percepì una strana sensazione alla bocca dello stomaco quando vide Castiel e Dean che sorreggevano Sam, completamente a peso morto e che strisciava i piedi mentre gli altri due lo portavano attraverso la stanza fino al letto.

Una volta sistemato Sam, che anche privo di coscienza, gemeva dolorosamente, Dean si mise da parte , lasciando spazio ai due esseri celesti, perché potessero curare il fratello.

 

“Cas….” fu il richiamo di Jack. “Io non ho mai...”

“Stammi a sentire. Non avere paura. Non puoi fargli del male.” lo rassicurò Castiel. In effetti Jack non aveva mai effettuato una guarigione e quindi non sapeva come agire. Cosa fare.

Ma lo sguardo fiducioso e rassicurante di quel suo padre putativo sembrò già calmarlo.

“Anche se non a pieno stai recuperando i tuoi poteri. Puoi farcela.” lo incoraggiò. “Concentrati. Poggia le tue mani sul petto di Sam. Focalizza la tua mente sui sentimenti che ti legano a Sam. Su quello che lui significa per te. Hai riportato indietro me dal Vuoto. Di certo, puoi guarire lui. Desidera la sua guarigione. Prega per la sua vita. Tutto avverrà naturalmente.”

Jack annuì. Fece come disse Castiel.

Entrambi chiusero gli occhi. Poggiarono le mani sul torace affannato di Sam. Tutti e due si concentrarono sulla salvezza del giovane cacciatore. Dalle loro mani una luce calda e fluente scaturì come prova dell’imminente guarigione.

Un momento, due, tre….poi tutto si spense.

 

Dean li fissava stranito. Ancora allarmato.

“Cass??”

Castiel , che tra i due guaritori, fu il primo a riaprire gli occhi, fissò le iridi blu sul corpo ancora e inspiegabilmente inerme del giovane amico cacciatore.

“Castiel!?” lo richiamò per primo Jack , non appena si rese conto che nulla era cambiato.

 

Dean poco distante da loro ancora non riusciva a dire niente. Confuso e allarmato dal fatto che la guarigione non aveva avuto effetto.

 

“Ma perché lui….” azzardò il nephilim, fermando il suo parlare quando si accorse che quella situazione era assurda anche per il suo tutore celeste.

“Proviamo ancora!” disse semplicemente Castiel.

“Ma..”

“Concentrati. Dobbiamo provare ancora, Jack!” e fu quasi un rimprovero a cui Jack non potè fare altro che obbedire in silenzio. Il ragazzo poggiò di nuovo le mani sul torace dell’amico cacciatore e attese che anche l’angelo facesse lo stesso.

E tutto accadde di nuovo.

E di nuovo nulla sembrò mutare nelle condizioni di Sam.

 

“Cass!!!” fu adesso il richiamo decisamente impanicato da parte del maggiore dei fratelli.

“Io...io non…..” biascicò interdetto l’angelo.

“Cass!!” fece più forte Dean.

“….non capisco!” e poi guardando il nephilim di fronte a lui che lo fissava di rimando con un espressione confusa, l’angelo ordinò di nuovo. “Proviamo ancora. Forza!!” e questa volta fu lui a poggiare per primo le mani sul petto ancora sofferente e ansante di Sam. Jack obbedì senza nemmeno cercare di capire.

“Cass!!” a questo punto gridò Dean, avvicinandosi al letto del fratello e ai due amici.

“Andiamo!! reagisci Sam!!” sibilava con sforzo Castiel mentre la sua grazia e la potenza di quella di Jack tentavano in ogni modo di salvare la vita del giovane amico. “Combatti, cacciatore!!” disse addirittura, quasi a voler rimproverare Sam che non reagiva alla loro forza guaritrice.

 

L’angelo e il nephilim tentarono e tentarono ancora, incuranti dei richiami preoccupati di Dean.

Fin quando Castiel, stremato, crollò letteralmente in ginocchio. Esausto. Sfinito.

 

Dean gli corse vicino, afferrandolo per le spalle. “Ma che succede??!” domandò sia per sapere di Sammy che dell’amico.

“Non capisco. Non guarisce….non risponde alla nostra Grazia. Io….io...non...” ma era davvero sfinito dopo aver usato quasi tutte le sue energie.

Dean lo sollevò da terra e lo aiutò a sedersi su una sedia.

“Come è possibile? Come può essere che nemmeno la forza di Jack...” chiese indicando il giovane semi angelo che non si era spostato d’accanto Sam. Le sue giovani mani poggiate ancora sul petto del cacciatore come se volesse in qualche modo passargli comunque la sua energia vitale. “...riesca a guarirlo?!”

“Il veleno….il veleno della manticora è estremamente magico e radicato in antiche forze mistiche. Forse per eliminarlo..per mettere fine al suo effetto.. , c’è bisogno di una stessa forza soprannaturale!” pensò riflettendo ad alta voce l’angelo.

“Una forza ancora più soprannaturale di quella di un angelo e di un nephilim messe insieme?!” azzardò allarmato, il cacciatore.

Castiel lo guardò e nel suo sguardo c’era la consapevolezza che Dean avesse fatto centro. Subito dopo sconforto e amarezza per essere stato inutile.

 

Dean lesse sul volto dell’amico angelo quella consapevolezza e deglutì terrore puro.

Come poteva, a quel punto, salvare la vita di Sam?

 

Si drizzò, si avvicinò al letto del fratello, gli spostò una ciocca leggera dalla fronte madida di sudore e gli strinse una spalla quando una smorfia di dolore deformò il viso addormentato del minore.

“Tranquillo , fratellino. Non lascerò che tu muoia. Troverò qualcosa. In questo dannato bunker ci deve essere per forza qualcosa che possa esserci utile e salvare quel tuo culo nerd. Vedrai….vedrai che ci riuscirò.” disse con decisione.

“Tu….” fece rivolto a Castiel , mentre lui si apprestava ad uscire dalla camera del minore. “...riposati. Poi vieni di là. Ho bisogno del tuo aiuto per le ricerche.”

“Arrivo subito!” fece invece l’angelo, cercando, con difficoltà di rimettersi in piedi. Fallendo.

“Riprenditi prima. Non sarai di aiuto né a me né a Sam se sverrai sui libri!” lo fermò. “Tu...” fece poi rivolto al giovane nephilim. “...non muoverti da qui. E chiama se cambia qualcosa o se Sam dovesse riprendere i sensi, intesi?!”

“Intesi.” accordò Jack.

Dean si sentì immediatamente in colpa per come si era rivolto al giovane e cercò di rimediare in qualche modo, anche perché aveva visto in che modo Jack aveva cercato di aiutare suo fratello. “Ma...non c’è bisogno che tu continui….a...a...” alludendo al fatto che Jack non aveva ancora tolto le sue mani dal petto di Sam.

“No.” lo sorprese Jack. “Resterò così fin quando non potremo salvarlo del tutto. In qualche modo riesco a sentire che la mia energia riesce a rallentare l’agire del veleno. Questo vi darà più tempo per scoprire e recuperare ciò che serve per guarirlo del tutto!” spiegò sistemando meglio le sue mani.

Dean annuì grato e poi senza altri indugi si recò nella grande biblioteca del bunker.

 

Nelle ore che seguirono il cacciatore, aiutato dall’angelo, si sommerse praticamente in ogni libro che , anche solo , nominasse mostri come la manticora o bestie simili.

Tutti i testi riportavano che la manticora era un essere soprannaturale mitologico, maledettamente potente e mortale. In molti scritti, decisamente antichi, l’essere veniva identificata con il nome di Bestia Errante e in maniera sconfortante, si diceva perfino che non c’era scampo al suo veleno.

 

“Ma quanto cazzo è antica questa figlia di puttana magica!!” gridò frustrato ad un certo punto , Dean, gettando all’aria i molti libri che aveva davanti.

Castiel non si azzardò a dire niente di fronte a quello scatto di ira furente. Sapeva che Dean ne aveva bisogno. Sapeva che l’amico non sopportava la sola idea di poter perdere suo fratello. Dopo qualche minuto e dopo che si rese conto che il respiro del cacciatore stava rallentando, tentò.

“Dean..”

“Dammi….dammi un momento, Cass. Per favore...solo...solo un momento!” sembrò supplicarlo. Le mani strette sulla spalliera di una sedia. Gli occhi fissi verso un punto imprecisato tra carte , fogli e libri vari. La mascella contratta. La mente nel panico più totale.

“Dean.” lo richiamò ancora, ma sempre cautamente.

“Non posso perderlo. Non così. Senza lottare. Senza che lui possa lottare.” confessò senza spostarsi da quella sua posizione.

“Non lo perderai. Troveremo qualcosa. Deve esserci qualcosa tra questi scaffali, tra questi libri.” lo incoraggiò speranzoso. “Era un mostro fatto di magia , beh!!, tra la magia dovremo cercare di fare....”

“Cosa.. Cass?” lo fermò sarcastico. “Fare cosa? Chiamare Mago Merlino e farci dare una mano?” domandò retorico e restò basito , quando vide che l’angelo scattò in piedi e si precipitò letteralmente tra un paio di scaffali poco distanti dal grande tavolo su cui erano accatastati i libri che stavano leggendo. “Cass?” lo richiamò perplesso. “Cass, che hai? Che succede? Dove...”

“Hai ragione!” affermò l’angelo mentre cercava nervosamente tra alcuni libri in scaffali poco più alti di lui.

“Ragione? Ragione su che ? Su cosa?!” domandò perplesso, Dean, prendendo comunque tra le mani, i libri che Castiel gli passava.

“Su Merlino.” rispose con una ritrovato entusiasmo.

“Cosa? Ma sei impazzito?? Io...io stavo solo...”

“No. Non sono impazzito!” lo riprese Castiel. E poi con un’esclamazione di pura soddisfazione: “Eccolo!!!” mostrando all’amico, il libro che stava cercando.

“Ma cosa...”

“Miti e leggende: le cronache arturiane” lesse con enfasi.

“Stai scherzando, Castiel?!” fece quasi alterato. “Credi davvero che la soluzione alla situazione di Sam sia in un libro di mitologia fantastica su un Re che non si sa nemmeno se sia esistito davvero?!”

“Non sono interessato ad Artù o alla sua vera o presunta esistenza, ma...”

“Ma a chi? Merlino?!” ironizzò , seguendolo fino al tavolo dove l’angelo si apprestò a sfogliare velocemente alcuni capitoli.

“Esatto!”

“Ok! E’ ufficiale! Aver usato in quel modo la tua Grazia ti ha fritto il cervello e ...” e in quel momento, quello che Castiel iniziò a leggere, lo fermò del tutto.

“….e Merlino, usando le sue prodigiose arti magiche , richiamò a sé la Coppa della Vita, l’unico artefatto magico che poteva salvare il suo amico e Re, dal mortale veleno della Bestia Errante. Fece bere ad Artù l’acqua direttamente dalla coppa in cui era stillata e con profondo sollievo si accorse che la potente magia di cui era pregno il mistico calice faceva gradualmente effetto sulla salute e la forza vitale del Re una volta e Re per sempre…...” e con soddisfatto entusiasmo posò sotto gli occhi dell’amico cacciatore, l’immagine di Merlino, della Coppa Magica, la Manticora e il Re vivo come a riprova che non tutto era ancora perduto.

 

Dean per un attimo restò basito a rileggere quelle parole e a fissare quell’immagine. Poi, tornò, lucido. O forse più confuso di prima.

“Cass...ok! ma...ma stiamo parlando di Merlino...di storie fantastiche e non….”

“Sai che ci sono più prove e testimonianze dell’esistenza di Merlino che di Artù?!” lo incoraggiò ad assecondare la sua idea, l’angelo. “Merlino era un Druido e il popolo Druido, o Celti come a volte vengono chiamati erroneamente, poiché i druidi sono l’elite dei Celti, è più che reale. Esistono ancora ai giorni nostri, nei luoghi che erano quelli dell’antica Britannia. Anche se oggi è decisamente meno numeroso e quindi....”

“Ok, Mr. National Geographic! Anche se fosse, anche se Merlino sia stato ciò che i libri dicono, come lo troviamo?, come sappiamo che lui possa davvero avere a disposizione questa coppa?!” fece ancora tentennante.

 

L’angelo ci pensò su un attimo, sembrava stesse facendo mente locale.

“Ricordi quando tu e Sam avevate bisogno delle ceneri della Fenice e l’unico modo era tornare ai tempi di Samuel Colt e di quello che fece nel 1861?” gli ricordò.

“Cass, erano scarsi un centinaio di anni e ti ci è voluta la ricarica con l’anima di Bobby per riprenderti e riportarci indietro. Qui stiamo parlando di un viaggio nel tempo di più secoli. Parecchi secoli!!” gli fece presente. “Parliamo di quanto...” guardando tra le pagine in cerca di una possibile data di riferimento. “….Cazzo!! il 500 e non il 1500 ma il fottuto e lontanissimo 500. Come pensi di riuscire a...”

“Non c’era Jack. Non avevamo la sua potenza!”

Dean tacque per un momento. Forse….forse…

“No..no...ascolta. Questa cosa...questa cosa non è affatto come la storia della Fenice. Lì avevamo una data ben precisa. Il biglietto era a destinazione sicura. Qui sarebbe un salto nel vuoto per me e un suicidio certo per te o per Jack.” riflette lucidamente. “Lo sai..lo sai che non c’è niente che non farei o solo tenterei per salvare la vita a Sam, ma così è mettere in atto una sorta di suicidio di massa e io non...” ma Castiel lo bloccò ancora, riprendendo a leggere dallo stesso libro ma molte pagine avanti.

“...festa del Samain, anno 512. Quei giorni, Merlino li soleva passare a Castle Sea, un’imponente magione dove la Tavola Rotonda primeggiava nella grande sala..” lesse dallo stesso libro.

Dean tacque di nuovo. Quel Forse che gli vorticava nella testa, all’improvviso sembrava perdersi in un Magari è davvero possibile.

“Samain ? E’ Halloween! Cioè significa pochi giorni tra ottobre e novembre!” riflettè.

“E Halloween non ha mai cambiato collocazione temporale nell’arco dei secoli.” lo incoraggiò l’angelo. “Dean, abbiamo i giorni. Abbiamo un anno di riferimento. Abbiamo un luogo certo.” e poi, cercando di essere ancora più convincente: “Abbiamo Jack e lui, di sicuro, non si tirerà indietro.”

Dean chiuse lentamente il libro che aveva davanti. Sospirò pensieroso.

“Chiama Jack.” disse sollecito e l’angelo corse verso la stanza in cui Jack stava ancora “sostenendo” Sam.

 

Quando Dean finì di spiegare la situazione al giovane nephilim, questi si dimostrò esattamente per quello che era. Leale e coraggioso. Si alzò dalla sedia su cui era seduto e si rivolse a Castiel.

“Dimmi cosa fare e dimmi come farlo. Non perdiamo tempo!” e a quell’esortazione, Dean si fece avanti.

“Jack, ne sei sicuro? Potrebbe essere pericoloso. Potresti...”

“Non sono io quello che farà il salto.” e in effetti aveva ragione. Se Jack avesse sbagliato in qualche modo o in qualunque cosa avesse dovuto fare per fargli fare quell’assurdo viaggio nel tempo, era Dean, quello che rischiava.

“Voglio che tu ne sia certo e voglio che mi assicuri che qualsiasi cosa accada non te ne farai una colpa!” ammise.

“Facciamo prima tutto quello che è possibile per salvare Sam. Alle possibili colpe ci penseremo dopo.” fece deciso e poi porse la mano a Dean. “Ci penseremo quando ti farò tornare e Sam starà di nuovo bene!” concluse quasi come un buon auspicio.

Dean annuì appena e strinse la mano del giovane, orgoglioso per come questi si stava comportando.

“Preparate quello che vi serve , io torno tra un po’!” fece avviandosi verso la camera di Sam.

 

Accanto al letto del fratello, Dean, ci rimase per alcuni minuti. Sperava tanto che solo per qualche misero istante , il fratello riuscisse ad essere cosciente. Dentro di lui, pensava almeno ad una sorta di ultimo saluto, se le cose non fossero andate per il verso giusto.

“Ok, fratellino! Io starò via per qualche giorno. Devo vedere di riuscire a trovare una cosina che a quanto pare, secondo Castiel, riuscirà a rimetterti in piedi. Ma tu...tu non farmi scherzi. Resisti. Jack e Cass ti aiuteranno a farlo. Io...io torno presto!” fece toccandogli la spalla. Sospirò profondamente e si avviò all’uscita.

 

“Dean...”

 

Dean si girò di scatto. “Sammy??!!” e tornò veloce al letto. “Ehi!! sei sveglio!” fece sorridendogli.

“Hai….hai...un aspetto di...merda!”

“Nemmeno tu scherzi!” replicò il maggiore.

Sam, nonostante si sentisse come se fosse stato investito da un tir con tanto di rimorchio, non riuscì a non notare la borsa da viaggio del fratello.

“Dove..dove vai?!!” chiese indicando appena il borsone.

“Devo recuperare una specie di artefatto che riuscirà ad annullare l’effetto del veleno di quel mostro figlio di puttana.” rispose , cercando di parere tranquillo ed evitando ogni particolare sulla “missione”.

“Ti...ti metterai...nei guai?!” chiese sorridendogli, Sam.

“Io? Nei guai? Ma quanto mai!!?” ironizzò con innocenza. E poi avvicinandosi al fratello. “Sai che non mi diverto se non mi metto nei guai!”facendogli l’occhiolino,

“Lo so, ma non ci...sarò io...a pararti il...culo!”

“Me la caverò lo stesso, presuntuoso.” e sorrise alla smorfia perplessa e poco convinta che gli fece di rimando Sam. “Ok! Ora ascoltami. Jack e Cass restano qui con te e ti aiuteranno a resistere al veleno perché a quanto pare il loro mojo angelico ne rallenta gli effetti. Io torno il prima possibile e quando torno, tu ritornerai ad essere Capitan Meraviglia.”

“Superman. Io sono….Superman!”

“Come ti dico sempre, al massimo puoi essere Thor se ti ostini a tenere questi capelli.”

“Fesso!” ribattè stancamente offeso il minore.

“Stronzo!” fu la giusta replica da parte del maggiore.

 

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Capitolo 2
*** .2. ***


 

Quando Dean ritornò nella grande sala del bunker, Castiel e Jack sembravano pronti e soprattutto il nephilim aveva l’espressione decisamente concentrata.

“Sei pronto?!” chiese l’angelo.

“No, ma devo fare quello che deve essere fatto.” rispose Dean.

“Come farai a passare inosservato?!” fece Cas, alludendo ai panni che indossava il cacciatore. In effetti jeans, scarponcini e camicia di flanella e giacchetto militare non sarebbero di certo passati inosservati.

Il cacciatore si guardò perplesso. Non ci aveva davvero pensato ad un cambio d’abiti. Poi, all’improvviso ebbe un’idea.

“Torno subito!” e corse verso la sua stanza.

Circa un quarto d’ora dopo torno con degli abiti decisamente diversi e decisamente più appropriati per quell’epoca storica.

“Ma dove li hai….”

“Qualche anno fa , Charlie, la nostra Charlie..” precisò. “Ci convinse a partecipare ad uno di quei suoi assurdi giochi di ruolo dal vivo e questo...è come dire….un ricordo.” rispose guardandosi addosso la lunga casacca di renna marrone, i pantaloni di canapa lavorata e la cotta di maglia in acciaio.

“Credo che così vada decisamente meglio.” e dirigendosi con lui, da Jack, affermò: “D’accordo. È ora di andare.”

“Ok! Diamo inizio alle danze!” ironizzò Dean.

Jack lo guardò stranito a quell’affermazione.

“Credevo che dovessi andare nel passato e non ad un ballo!”

Dean lo fissò interdetto. “A volte mi chiedo se davvero tu sia figlio di Lucifero o Castiel e tua madre non abbiano…..”

“Dean!!” lo richiamò severo , l’angelo.

“Ok!Ok! Basta così. Mandami a Camelot!!”

A quel punto Castiel si mise alle spalle di Jack, gli posò le mani sulle spalle e lo invitò a rilassarsi.

“Hai letto tutto quello che riguarda il posto in cui devi trasportare Dean, il tempo, le zone, i vari luoghi, il periodo temporale, la festa del Samain, Castle Sea. Focalizza le tue energie su tutte queste informazioni. Concentrati. È un po’ come quando hai errato nei sogni con Kaja. Vedi quel posto. Trovalo. E quando sarai certo di ciò che vedi, allora e solo allora tocca la spalla di Dean.” gli spiegò con tono tranquillo.

Il nephilim obbedì e fece come gli era stato detto e i suoi occhi brillarono di pura luce.

“Hai due giorni Dean.” gli ricordò , l’angelo. Con cautela, quasi sottovoce, per non disturbare la concentrazione del nephilim.

“Me li farò bastare, amico!” lo tranquillizzò, il biondo.

“Per favore, cerca di….”

“Ci proverò, Cass.” lo fermò. Come per il suo fratellino, anche con Cass aveva smesso con quei momenti sdolcinati da ultimo addio. “Ma tu sai cosa fare se io non dovessi….”

“Mi prenderò cura di lui!”

“Non dovrai farlo per molto se io non torno!” convenne comunque amareggiato.

“Ma tu tornerai!” fece convinto, sorridendo appena in quel suo modo innocente.

 

“Castle Sea!” esclamò Jack in quella sua trance e subito, la sua mano fu sulla spalla di Dean.

 

Un attimo dopo, Castiel si ritrovò a fissare il vuoto accanto a lui.

Jack ebbe un momento di smarrimento, ma si riprese immediatamente e Castiel si ritrovò a pensare, vedendolo tirarsi su, che Jack era davvero potente se era riuscito a fare una cosa simile e riuscire a riprendersi in così poco tempo.

“Vieni, torniamo da Sam. Ha bisogno di noi!”

 

******

 

Quando Dean riaprì gli occhi, come suo solito, la prima cosa che disse fu: “Cazzo! Dopo questo viaggetto diventerò definitivamente stitico!”

Un attimo dopo due punte di lancia, ferme contro il suo viso e la sua gola, gli impedirono di alzarsi dal terreno umido.

“Alzati sassone!!” fece uno dei due soldati che lo teneva sotto tiro di lancia. “Modera i tuoi movimenti o finirai infilzato prima che tu te ne possa rendere conto.”

 

Dean fece come gli venne detto, alzandosi lentamente e tenendo sempre le mani in bella vista. Si guardò cautamente intorno. Il borsone che aveva portato con sè...andato. Evidentemente la compagnia aerea targata “Jack mezzo angelo” era una di quelle che perdeva i bagagli.

Ragion per cui era completamente disarmato.

“Dove sono?!” chiese comunque, giusto per essere sicuro che Jack lo avesse fatto atterrare nel posto giusto.

Il soldato lo guardo stranito.

“Che domandi poni, sassone?!”

“Non sono un sassone. Io….io sono stato aggredito da alcuni banditi e sono...confuso. Già!! mi hanno colpito alla testa e mi hanno preso tutto...vedete? Non ho niente con me!!” inventò di sana pianta.

Quei film fanta-storici a cui Sam a volte lo costringeva , erano finalmente serviti a qualcosa e cosa positiva, sembrava che i due soldati sembravano crederci.

“Sei nei territori del regno di Camelot. Qui siamo nei pressi della magione di Castle Sea.”

“Castle Sea?” ripetè compiaciuto. Sollevato più che altro. “E’ lì...è lì che ero diretto. Io...io dovevo vedere Merlino!” fece con entusiasmo.

“Merlino?!” fece uno dei due, stupendosi.

“Sì..sì, lui!”

“Come fai a sapere che lì c’è...”

“E’ lui...è lui che me lo ha detto!” insistette Dean.

“Il Mago, tranne il Re, non riceve nessuno quando è Castle Sea. E’ in eremitaggio quando è nella magione.”

Dean non sapeva come o cosa fare. Quei due erano ricoperti di acciaio e indossavano elmetti in ferro e quindi pensare di prenderli a pugni era decisamente una cattiva idea. Scappare, avrebbe peggiorato le cose o forse lo avrebbe fatto solo accoppare prima del tempo. Quindi, assecondarli e cercare di farsi portare alla magione, sembrava la scelta più assennata.

“Ascoltate. È stato lui a farmi chiamare, mandandomi a dire che era una questione di vitale importanza per il Regno e per il Re. E se io adesso….se adesso non vado da lui...sarà colpa vostra! Ci tenete così tanto a disobbedire a lui e di conseguenza al vostro re?!” cercò di minacciarli sembrando convincente.

E cavolo ci riuscì!!

A quanto pare a quei tempi soddisfare i desideri del mago e del re era di vitale importanza. Letteralmente!!

“Ti accompagniamo da lui. Ma prova solo a fare una mossa falsa e finirai a saziare i coccodrilli del fossato!”

Dean li fissò tra il soddisfatto e il preoccupato. I due soldati lo misero al centro in modo che uno lo precedesse e uno lo seguisse. Ad un certo punto, il cacciatore non resistette: “Ma davvero ci mettete i coccodrilli nei fossati?!” e naturalmente ebbe in risposta solo un severo: “Muoviti e fa’ silenzio!”

 

Quando Dean e i suoi guardiani attraversano il grande portone in legno massello della magione ed entrarono in una enorme sala ricevimenti, due persone stavano già aspettando il loro arrivo.

Al cacciatore non potè sfuggire l’imponente tavola rotonda al centro della sala quando le passò accanto, Dean, provò un certo brivido.

La storia era vera. Non era un modo di dire.

La tavola era davvero rotonda in modo che nessuno di quelli seduti attorno fosse più importante di un altro. Sui bordi vari glifi dovevano indicare i nomi dei cavalieri che vi potevano sedere o forse di quelli che avevano avuto un tale privilegio. Al centro , nessun fregio predominante. Nemmeno quello del Re. Poiché anche lui, a quel tavolo, doveva essere al pari degli altri.

 

Quando le guardie gli fecero cenno di fermarsi , l’uomo che stava in piedi e impettito davanti a lui fece solo un passo , avanzando. L’altro invece, restò fermo nella sua posizione a circa dieci passi indietro.

“Come ti chiami, straniero e cosa ti porta qui?!” fece l’uomo.

Dean esitò un attimo. Clint Eastwood sarebbe stato troppo. Marty MacFly, anche se decisamente appropriato dato il viaggio nel tempo, non suonava bene. Quindi , velocemente, ripiegò su un nome che , dato il tempo e il luogo in cui si trovava avrebbe dato meno pensieri.

“Il mio nome è MacLeod. Fergus MacLeod!” si presentò convincente.

L’uomo lo squadrò e poi lanciò un’occhiata fugace all’altro alle sue spalle. Un cenno impercettibile.

“Stai mentendo!” lo accusò l’uomo.

“No, io non...”

“Allora dimmi che cosa tu porta qui, MacLeod!?” lo incalzò.

“Questione di vita o di morte!” e decisamente , ora, non stava , mentendo.

Un’altra occhiata. Un altro cenno. Appena diverso dal primo.

“Come posso crederti?!” insistette l’uomo, con sempre più severità nella voce.

“Devi credermi, se non fosse per il fatto che anche tu stai mentendo a me!” lo spiazzò, il cacciatore.

Silenzio!!

“Come osi!!” fece a quel punto l’uomo, mentre le guardie si misero in posizione di allerta verso lo “straniero”.

“Ok! Smettiamola con questa pantomima. Io mi chiamo MacLeod tanto quanto tu vuoi farti passare per Merlino!”

“Non osare!!” gridò una guardia , colpendolo al ginocchio così da costringere Dean a cadere in ginocchio.

“Come osi dire una cosa del genere!!??” l’apostrofò, l’uomo.

“Uno: Quando siamo entrati , questi due bestioni non ti hanno degnato di uno sguardo ma hanno calato appena il capo verso di lui...” indicando l’uomo che rimaneva fermo a distanza. “ Due: Tu non fai altro che cercare approvazione sia per le domande che per le risposte...” alludendo ai cenni che i due uomini si scambiavano. “E tre: se tu fossi davvero Merlino, lui non ti starebbe così distante ma ti sarebbe accanto così da mettersi in mezzo tra me e te , se la tua vita dovesse essere in pericolo a causa mia.” e poi spostando lo sguardo verso quella presenza silenziosa. “Vero?….Merlino!”

 

Solo a quel punto, il vero Merlino si fece avanti, mentre l’altro uomo, chinando il capo, si fece da parte. Stranamente , l’espressione dell’ormai svelato mago, divenne più matura, più adulta di quella del ragazzo con cui aveva appena parlato.

“Bene, bene, bene!!” fece il famoso stregone. “Cosa abbiamo qui?!”

Ma Dean non rispose, non sapendo in effetti cosa rispondere.

“Chi sei?”

“Te l’ho detto. Io…”

“No, no, no….come hai detto prima: finiamola con questa pantomima. Qual’è il tuo vero nome...” e poi spiazzandolo decisamente. “...cacciatore?!”

Dean strabuzzò gli occhi. Davvero Merlino era così potente da conoscere perfino il futuro e un futuro così lontano?

Respirò affondo, si drizzò sulle gambe, sempre con cautela e fissò gli occhi in quelli del mago. Non c’era tempo per altre menzogne inutili. Sam non aveva tempo.

“Il mio nome è Dean Winchester. Vengo dal futuro. Un futuro molto lontano. E sono qui perché spero con tutto me stesso che tu possa salvare la vita di mio fratello!”

Merlino lo fissò, in un modo così deciso e fermo, che a Dean parve gli stesse leggendo dentro.

“Che cosa affligge tuo fratello?!” chiese con cauta curiosità.

“E’ stato avvelenato da una manticora, che voi chiamate anche Bestia Errante e nei nostri libri c’è scritto che tu hai salvato Artù da una ferita simile!” spiegò, rispondendo alla domanda del mago.

Merlino ripensò quasi con terrore a quei momenti in cui rischiò di perdere il suo reale amico.

“Seguimi!” fece , poi, improvvisamente, dirigendosi verso una porta laterale. Subito prima di Dean, lo raggiunse il “finto” Merlino. “No, solo lo straniero.” fece fermando quel seguito.

“Ma, …..”

“Tranquillo, non corro alcun pericolo.” e poi spostando lo sguardo su Dean poco dietro di lui. “Vero?..Dean!” imitandolo.

Dean annuì. “Se tu muori , mio fratello muore. E io non ho fatto un viaggio di secoli, per far morire mio fratello!”

“Mi basta!” disse compiaciuto, il mago. “Resta qui, Galahad!!”

Dean puntò gli occhi sul ragazzo e annaspò per la sorpresa di sentire quel nome.

“Tu...tu sei….tu sei Galahad?” e il ragazzo annuì quasi timoroso. “Caz….” ma si fermò appena in tempo come per una forma di rispetto verso quel personaggio tanto ammirato da Sam. “..’volo!! Mio fratello Sam darebbe di matto se fosse qui. Lui...sai, lui ti ammira tantissimo. Wow!! cioè….wow!!” fece ancora e in quel momento, un servitore entrò nella sala lasciando le grandi porte aperte alle sue spalle e in quella dimenticanza, Dean vide un uomo bardato da un’armatura luccicante, una possente spada al fianco, l’aspetto orgoglioso e austero. Poco dietro di lui, quelli che, da come erano vestiti, altro non potevano essere che cavalieri.

“Che succede?!” chiese Merlino.

“Sua Maestà è giunto!”

“Molto bene. Prepara tutto. Io sarò da lui tra un po’!” e poi rivolse di nuovo l’attenzione al suo “ospite”

“Sua Maestà?!” sussurrò Dean. “Quella Maestà?!” fece ancora più sbalordito.

“Sì, Dean. Lui, il Re una volta , Re per sempre. Vorresti conoscerlo?!” chiese all’improvviso dopo cotanto appellativo.

Dean nemmeno rispose. Si limitò solo a negare con il capo in modo decisamente timoroso.

“Non cambi mai. Hai sempre creduto di non essere all’altezza di ciò che credi essere più grande di te!” lo spiazzò ancora. “Credi davvero che anche lui non temesse di non essere all’altezza quando ha tirato fuori Excalibur da quella roccia !?” domandò.

“Ma lo ha fatto!” gli fece presente Dean.

“E tu ha sconfitto l’Apocalisse e il Primo Male pur credendo di non poterlo fare!” e troncò la conversazione , procedendolo di nuovo.

 

Dean lo seguì in silenzio, lungo i corridoi immensi di quel posto. Poi la curiosità si fece prepotente in lui.

“Tu mi hai chiamato…..cacciatore.” fece appena dietro il mago.

“E’ quello che sei, no?!”

“Sì, sì...ma tu come fai….come puoi sapere quello che sono?!”

Merlino rise sommessamente.

“Sono molte le cose che so ma che non posso rivelare, Dean Winchester, figlio di John e Mary, fratello maggiore di Samuel.” fece solenne.

Dean si bloccò su posto. Gelato da quell’appellativo.

Come poteva Merlino sapere di lui, di John o Sam? Era a più di 1500 anni prima del loro tempo eppure Merlino sembrava conoscerli. Sapeva perfino che era un cacciatore e molto probabilmente sapeva molto più del solo nome di suo padre e di Sam.

“Ma come puoi...” azzardò confuso.

“Non siete gli unici a saper e poter viaggiare nel tempo. Solo che io non ho bisogno di angeli per farlo!” lo spiazzò definitivamente.

“Cazzo!!” imprecò sotto voce e questa volta non era riuscito a controllarsi. Sapeva perfino di Castiel e forse di Jack.

Merlino rise della divertente confusione che leggeva sul volto di quel suo ospite così speciale.

“ Andiamo!! Non credo che tu abbia ancora molto tempo. Il destino deve avere un suo corso. Il passato non può mutare il futuro. Il futuro non può dipendere dal passato!”

“Io...io non ti seguo. Non ha senso quello che dici. Sono le azioni del passato a fare il futuro, ma se mutiamo il passato, da quel cambiamento dipende , di conseguenza, il futuro. Quindi il futuro dipende dal passato!” cercò di volergli spiegare. Lui? A Merlino?

“Esatto, mio acuto amico!” fu l’esclamazione soddisfatta da parte del mago.

 

Dean in un primo momento sorrise a quell’appellativo che gli era stato affibbiato e sapeva che Sam ne avrebbe riso: lui? Acuto?

 

Ma subito dopo, un dubbio atroce, lo invase.

“Aspetta , aspetta….” fece , bloccando il mago da un braccio, per costringerlo a guardarlo. “Mi stai forse dicendo che non vuoi aiutarmi? Che essere venuto nel passato per cambiare il futuro di mio fratello, è stato inutile?!” e c’era decisamente rabbia e frustrazione nel suo tono di voce.

Merlino non gli rispose, ma ritrasse semplicemente il braccio bloccato nella presa di Dean e continuò lungo il corridoio.

“Chi sa cosa sia inutile o utile? Ogni vita è diversa da un’altra. Ogni situazione è diversa da un’altra. Chi sono io per dire quale futuro deve essere mutato e quale passato non può essere cambiato!?” recitò con enfasi, mentre apriva una porta e faceva cenno a Dean di entrare.

 

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Capitolo 3
*** .4. ***


“Se ne sta andando, Jack!” sembrò quasi voler ammettere. “Non gli rimane molto tempo e Dean….lui….lui ha quasi finito il suo!” fece frustrato, guardando l’orologio a muro della stanza.

Jack, deglutì, ma cercò di non farsi prendere dall’amarezza anche lui. Rinsaldò la sua posizione e tornò a concentrarsi su Sam.

“No!” disse deciso. “Dean ce la farà. E anche Sam!...hanno affrontato la morte molte volte, il paradiso, l’inferno e perfino il purgatorio. Hanno fronteggiato Dio e Lucifero e tutta lo loro specie. Non sarà l’assurdo veleno di un misero mostro a mettere fine alla loro storia. Non esiste. Non lo accetto!” e così dicendo, i suoi occhi brillarono di pura luce e il giovane nephilim rafforzò il suo potere curativo, rallentando, il più possibile gli effetti del veleno.

“Hai ragione!” fece Castiel, rinsavendosi da quel suo stato di scoramento. “Non possono finire così. Ce la faranno. Ce la faranno anche adesso. I Winchester ce la fanno sempre!” e alle mani del nephilim , unì, con decisione, anche le sue.

E alla luce dorata degli occhi del giovane angelo, si unì quella azzurra dell’angelo più antico.

 

*******

 

“Ti prego….ti prego…..” supplicava Dean, nel frattempo, schiena alla parete di pietra antica e tra le mani il potente artefatto. “ Ti supplico ….se puoi….se puoi salvare la vita di Sam, fallo. Lui è la mia famiglia. Ho giurato di proteggerlo e non posso...io non posso….” e poi si fermò e cercò di rimettere insieme i suoi pensieri. “Posso accettare di fallire per ciò che riguarda un caso; posso accettare il dover , a volte, perdere un innocente; posso accettare l’aver dovuto sacrificare la mia intera vita alla caccia. Io ...io posso accettare tutto, ma non posso….non ce la farei ad accettare la morte di Sam. Non riuscirei a sopravvivere. Mi perderei o forse….forse, peggio. Ed io...io non posso stare su questa Terra quando sono “peggio”. Sam mi ha salvato da quel mio lato oscuro e solo lui riesce a tenermi al di qua di quella sottilissima linea rossa tra bene e male. Tra Paradiso e Inferno. E la mia vita senza di lui sarebbe solo un Inferno. Per cui...” e inspirò profondamente. “...ti prego, salva Sam. Salva mio fratello!” sembrò ribadire e non si accorse nemmeno che in quel momento una lacrima gli solcò il viso affranto.

 

Quella perla liquida gli scivolò dolce e delicata lungo tutto il profilo e quasi a rallentatore, finì la sua dolce corsa al centro del calice.

Dean socchiuse gli occhi e un secondo dopo si sentì completamente sopraffatto da una sorta di pesante stanchezza, tanto da sentire il bisogno di poggiare la testa alla parete alle sue spalle e chiudere completamente gli occhi.

“Ti prego….ti prego….ti prego…..” continuava comunque a ripetere in quella sorta di potente oblio.

 

“Dean!?” fece una voce conosciuta, richiamandolo da quella sua preghiera.

 

******

 

Nella stanza accanto a quella dove il cacciatore apriva il suo cuore alla Coppa, Merlino , seduto ad una poltrona, era intento a leggere un voluminoso tomo al suo attento seguace, che altri non era che colui che voleva farsi passare per il mago. Poco distanti da loro, Re e Cavalieri, discutevano alla Tavola Rotonda.

“Merlino, ma quel tuo...ospite...” sembrò scegliere come appellativo. “ ...ha davvero chiamato la Coppa, “coppetta di latta”?!” chiese quasi con offesa.

Il potente mago sorrise e poi , rivolgendosi al giovane ragazzo al suo fianco, rispose alla domanda. “Credimi, per quel mi...ospite...sono le gesta che contano e non i nomi. Ora...” e fece per richiamare all’attenzione il ragazzo. “...mio giovane Galahad, torniamo alla tua istruzione. O nemmeno quest’anno, quel testone del Re , ti permetterà di diventare suo cavaliere.”

“Ti ho sentito Merlino!” fu il richiamo reale.

“Non lo avrei detto se non avessi voluto farmi sentire, mio Re!”

“Simpatico!!, ma ho già deciso che Galahad diventi mio cavaliere. Ho già un importante missione da affidargli…”

 

*****

 

“Ti prego….ti prego...salva Sam!”

“Dean….Dean sei...sei tornato?!” fece la voce sbalordita di Castiel, mentre vedeva il suo amico seduto a terra, spalle al muro , occhi chiusi e con un’antica coppa tra le mani.

“Ti prego….ti prego….”

“Dean!!?” lo richiamò ancora, l’angelo, ma con più decisione e a voce più alta.

E solo allora, il cacciatore riaprì gli occhi e , sorpreso, si ritrovò a fissare quelle che erano le mura della stanza di suo fratello.

“Ma cosa….” fece , stranito e decisamente confuso. “Sono….sono tornato?!” fermando lo sguardo su Castiel.

“Sì….sì, Dean. Sei qui. Sei tornato!! Sei apparso qualche momento fa.” lo rassicurò Castiel, andandogli vicino e aiutandolo ad alzarsi. “Ma come hai fatto? Non ti abbiamo richiamato noi!!” riflettè Castiel.

Dean gli mostrò ansioso la coppa che aveva tra le mani. “E’ stata lei. Ma te lo spiego dopo. Come sta Sammy?!” fece avvicinandosi al letto in cui un ormai, sfiancato , Sam, languiva incosciente. Il volto sofferente, la pelle madida di sudore, piccoli tremori che ancora tormentavano il suo corpo.

“E’ debole, tanto. Non resisterà ancora a lungo.” fece Jack e Dean lo guardò infinitamente grato e anche sorpreso. Aveva ritrovato il nephilim esattamente nella stessa posizione che aveva quando era andato via.

“Tranquillo. Ora lo rimettiamo in sesto!” e così dicendo mise una mano dietro la nuca di Sam, tirandolo su lentamente e poi avvicinò alle labbra del fratello la coppa che aveva nell’altra mano. “Andiamo Sammy, andiamo fratellino. Bevi. Bevi…..” lo incoraggiava. “Mandala giù tutta e vedrai che in men che non si dica starai di nuovo benone. Forza….forza...” mentre si assicurava che nemmeno una goccia di quel prezioso e salvifico liquido, andasse sprecato.

 

Castiel, accanto all’amico appena ritornato, osservava tutto con attenzione, aiutando Dean e tenere su la testa di Sam, pregando che le cose andassero come speravano.

E quando anche l’ultima goccia fu bevuta da Sam, Dean, si allontanò appena ma senza mai smettere di fissare il fratello.

Castiel al suo fianco.

Jack costantemente con le mani ancora poggiate sul petto dell’amico.

“Jack?!” lo richiamò Castiel.

“Jack, dì qualcosa!” si accodò Dean.

Il nephilim, con i palmi completamente aperti , sembrò concentrarsi e poi….

“Il cuore batte di nuovo forte, il respiro è tornato normale. Sam sta bene. Sta di nuovo bene!” esclamò entusiasta.

Come entusiastica fu l’esclamazione sollevata degli altri due.

 

In quello stesso momento, la coppa si smaterializzò letteralmente dalle mani del cacciatore, lasciando tutti, sbalorditi.

Tutti tranne Dean, che ne sapeva il motivo.

“Ma dov’è finita!?” fece Jack, che anticipò solo di poco , Castiel.

“E’ tornata dal suo legittimo proprietario. Al suo...tempo...al suo...” cercò di spiegare mentre sentiva la sua voce diventare ovattata e le gambe , stranamente deboli.

“Dean?!” fece Castiel, rendendosi conto di quel cambio repentino nelle condizioni dell’amico. “Dean , che hai?!”

“…..al suo…..posto!” dopo di che, il vuoto.

 

Castiel, fece appena in tempo, a sorreggerlo per le spalle, che Dean gli si afflosciò completamente tra le braccia.

“Dammi una mano!” richiese a Jack che prontamente andò ad aiutarlo. “Il salto nel tempo, anzi, il doppio salto...” fece mentre lo sistemavano su una poltrona. “...deve averlo sfiancato. Conosco la sensazione. Ha solo bisogno di riposo, di qualche birra e un paio di cheeseburger quando si sarà svegliato e vedrai che sarà di nuovo il solito Dean.” fece Castiel, dopo essersi assicurato che cuore e respiro del maggiore dei fratelli fossero regolari. E lo erano.

“Sta bene?!” chiese apprensivo, Jack.

“ Sì, tranquillo. Lasciamoli qui. Hanno tutti e due bisogno di riprendersi. Vedrai che stasera saranno di nuovo i Sam e Dean che conosciamo.” e decisamente sollevato, mise un braccio intorno alle spalle del giovane nephilim e lo accompagnò fuori dalla stanza. “Vieni, anche noi abbiamo bisogno di ricaricare le batterie!” fece sorridente.

“E come….” fece confuso, Jack.

“Hai mai provato con Netflix?!” rispose compiaciuto.

 

 

Qualche ora dopo, nella stanza di Sam, fu il maggiore a riprendersi per primo , anche se appena aperto gli occhi, si rese conto che anche Sam era sveglio.

“Ehi, stronzetto!” fu il richiamo fraterno.

“Ehi a te, fesso!!” la giusta replica.

Dean si drizzò meglio sulla poltrona, strofinandosi le mani sul viso come per resettare la confusione dovuta al momentaneo ko causato dal viaggio nel tempo. Nello stesso momento anche Sam, si mise seduto dritto sul letto.

“Cavolo!!” esclamò il minore. “E’ stata davvero brutta questa volta!” tastandosi ovunque e sentendo indolenzito ogni muscolo.

“Già. E la prossima volta , ricordami che sono troppo vecchio per i nostri viaggetti nel tempo!” replicò come se niente fosse.

Sam lo guardò perplesso, più che altro, sorpreso.

“Viaggetti nel tempo?!” ripetè. “Credo che tu debba raccontarmi qualcosa!”

Dean sorrise, vedendo il suo solito fratellino essere tornato il suo... solito fratellino!!

“Ti racconterò tutto. Ma ora, Sammy, ho una fame da lupo. Andiamo di là, da Cass e Jack, fammi prendere una birra e qualcosa da mettere sotto i denti e vi racconterò la favola della buona notte!” scherzò come al solito.

Sam gli andò vicino, mettendogli una mano sulla spalla. “In effetti anche io muoio di fame!”

“Beh!! fratellino. Non mi va di mangiare piante morte, però!” lo provocò, il maggiore.

“Io pensavo più ad una pizza ben farcita o magari a qualche doppio cheeseburger con patatine.”

Dean strabuzzò gli occhi e poi il suo viso si illuminò, orgoglioso.

“Ben tornato, Sammy!” fece entusiasta.

 

Quella sera, durante una cena fatta del classico cibo da fast-food, Dean raccontò di Merlino, del posto in cui era finito, della grande sala in cui era custodita la Coppa e della Coppa stessa. Di quell’acqua che la riempiva senza mai riempirla del tutto e che non aveva capito da dove stillasse.

Raccontò, anche se con un lieve imbarazzo, della prova che aveva dovuto affrontare per “convincere” la coppa a fare la sua magia e salvare Sam. E quando credeva di esserne fuori, Jack rovinò tutto.

“E cosa hai dovuto dire per ….convincere…..la coppa!?”

Dean lo fulminò con lo sguardo.

“Già, Dean!” si accodò Sam. “Che cosa hai dovuto dire?!”

Dean buttò giù l’ennesimo sorso di birra.

“Ok! Basta ora!! non giocherò con voi alle “amiche del cuore”!” ironizzò Dean, alzandosi dal tavolo.

“Ma andiamo!!” si lagnò Sam. “Non puoi andartene giusto sul finale della storia!” lo provocò o forse , lo prese in giro.

“Ho sonno, vado a letto!” fece il maggiore senza tornare indietro. “ E poi, il finale della storia è che io sono di nuovo qui e tu sei di nuovo Thor!”

 

Sam sorrise, tranquillo.

Sapeva che Dean, mai e poi mai, avrebbe “aperto” il suo cuore davanti a tutti. Una cosa erano quei discorsi tra loro, nel segreto dell’Impala, o di un’anonima camera di motel, o nei momenti “disperati”.Quei momenti in cui c’erano solo e solo loro.

Una cosa, era aprirsi davanti ad altri.

Ma comunque sia, aveva capito, che anche questa volta, era stato il grande cuore di Dean e di ciò che li legava a salvargli la vita.

Forse, a salvarla ad entrambi!

 

“Superman. Io sono Superman!!” lo rimproverò bonariamente Sam.

“Capelli troppo lunghi, Sammy. Te lo ripeto: capelli troppi lunghi!!” e si avviò , almeno per quella sera, sereno, verso la sua stanza.

 

 

Qualche giorno dopo, i due cacciatori erano di nuovo in strada, a caccia di ghoul, da quello che avevano capito dalle prime ricerche.

Una volta giunti sul luogo, i fratelli si fermarono per un caffè in una caffetteria appena fuori dalla città. Il vecchio proprietario , sembrava un tipo cordiale e simpatico, e prese la loro ordinazione.

“Arrivo subito ragazzi!” fece, ritornando dietro al bancone. Mentre stavano aspettando, l’odore di torta arrivò al maggiore.

“Dio , che fame!!” esclamò e si alzò, raggiungendo il bancone. “Ehi?! Si può avere anche un pezzo di torta?!”

Il vecchio gli andò incontro e guardando nel vassoio, fece spallucce. “Mi dispiace ragazzo. Arrivi tardi. Finita!” disse indicando l’alzatina vuota.

“Non è destino!” rispose frustrato Dean.

“Il destino deve avere sempre un suo corso!” asserì cauto.

 

Per Dean fu come un flash. Quella frase. Detta in quel modo.

Alzò lo sguardo verso l’uomo e….

Quegli occhi! Quello sguardo che sembrava leggere fin dentro l’anima.

 

“Tu...tu sei….” balbettò incerto.

“Esatto, mio acuto amico!” e con quell’appellativo si svelò ogni dubbio. “Vedo che tuo fratello sta decisamente meglio!”

Il vecchio sorrise, Dean si voltò di scatto verso il fratello.

“Sam...Sammy..Lui è …. Lui….” fece entusiasta mentre Sam gli si faceva vicino.

“Dean….cosa?” fece guardando con aria stranita il maggiore.

“Lui è….” stava per dire Merlino, ma quando si voltò verso il ritrovato mago, si ritrovò a guardare il vuoto.

“Dean?!”

Dean sapeva , a quel punto, di non poter più dare spiegazioni. Si guardò intorno. Si rese conto di chi aveva intorno. Di chi davvero aveva intorno.

“Dean stai bene?!”

“Sì...sì….Io credevo di aver visto qualcuno che conoscevamo e...”

“Chi?!” chiese il giovane guardandosi intorno.

“No...non era lui. Che ne dici, lo facciamo corretto quel caffè?!” scherzò per mettere fine a quel momento.

Sam lo guardò con aria accigliata.

“Sono le dieci del mattino, Dean!” lo rimproverò.

“Andiamo, fratellino. Da qualche parte nel mondo sarà il momento dell’happy hour!!”

 

Fuori da locale, qualcuno li osservava compiaciuto.

Un sospiro profondo.

“Peccato, sarebbero stati dei Cavalieri impeccabili, degni della tua Tavola, mio testardo Re. Ma chissà che un giorno, quando tornerai, loro non siano ancora qui. Di certo combatterebbero con coraggio al tuo fianco!”

Un autobus gli passò davanti.

Un attimo dopo, al suo posto, il vuoto.

Di nuovo!

 

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Capitolo 4
*** .3. ***


Non appena Dean mise piede nella stanza a cui gli aveva dato accesso Merlino, restò sbalordito nel vedere ciò che gli stava di fronte.
Su una colonnina in marmo, decorata minuziosamente , una coppa argentata e brillante , stazionava solitaria.
Niente altro intorno ad essa se non il vuoto e una goccia che di tanto in tanto stillava la sua linfa vitale all’interno del calice.


Il cacciatore si avvicinò cautamente alla colonnina, aguzzò lo sguardo tutto intorno all’oggetto sia per osservarlo sia per capire da dove diamine arrivasse quel ritmico stillare d’acqua.
Ma niente! Non ci riuscì.
Non riuscì proprio ad individuare quella che poteva essere una qualsiasi fonte o magari solo una perdita da una crepa tra quelle antiche mura.
“Ma da dove...” quasi balbettò alludendo alle gocce limpidi e brillanti.
“Chi lo sa?!” esclamò innocentemente il mago. “Dalle speranze del futuro, dai ricordi del passato, dalle consapevolezze del presente!”
Dean scosse la testa, perplesso e poi tornò a fissare Merlino. “E’ con questa che hai guarito Artù quando la mantic...” e poi si corresse. “La bestia errante lo ferì?”
“Esatto!” confermò guardando la coppa. “Lo feci bere direttamente dalla coppa e le sue ferite lentamente ma inesorabilmente guarirono.” e così dicendo la sfiorò appena e uno strano tintinnio riempì la stanza, facendo scattare in allerta  Dean. “Tranquillo. È solo la magia che incontra la magia. Non avere timore. Dovresti essere abituato a queste cose?!” sembrò provocarlo il mago.
“Sì, nel mio tempo però. Dove so come comportarmi e dove ho i mezzi per difendermi!” replicò sincero.
“Posso capirlo!” convenne il mago.
“Ma questa coppa non sarà mica il...sì, insomma...cioè...non può essere...” decisamente confuso.
“Intendi ...il Santo Graal?!” e il cacciatore annuì intimorito dalla possibile risposta.
Merlino sorrise. “No. Questo non è il Graal. È solo un potente artefatto magico intriso di una magia portatrice di forza e vita. Anche se devo ammettere che nel vostro tempo molti ci sono andati vicini alla descrizione del vero Graal!” lo provocò ancora , usando quel suo sapere del futuro.
Dean lo osservò quasi indispettito e poi tentò: “Semplice, di legno, opera di un falegname?” riferì ripetendo le descrizione che ne veniva data dal protagonista di Indiana Jones.
“Ma perché dovete sempre pensare ad identificarlo con degli oggetti?!” fece quasi seccato, il mago.
“Cazzo! Il Codice Da Vinci!!” esclamò sottovoce , a quel punto, Dean.
“Orsù, ora.” lo richiamò Merlino. “Sei qui per lei, o meglio per il suo contenuto. Cosa aspetti? Tuo fratello non ha ancora molto tempo!”
Dean si ridestò a quell’invito e fece per afferrare la coppa.

Poi qualcosa, una sensazione, un istinto, un campanello d’allarme interno o qualsiasi cosa fosse, lo fermò con la mano a mezz’aria. Era stato tutto troppo facile.

“Cosa c’è? Cosa ti frena, cacciatore?!” chiese il mago che non sembrava per niente sorpreso di quella reazione.
“Nella mia vita mi sono trovato molte volte ad un bivio o per meglio dire, al centro di un incrocio , pronto a prendere decisioni drastiche o a fare patti al limite dell’umana comprensione. E mai, mai mi sono tirato indietro, specie quando si trattava di Sam. Ma ora sono qui, accanto a te, che per quello che ne posso sapere dovresti essere il mago tra i maghi. Davanti a me, l’unico mezzo per salvare la vita di mio fratello e tu me la stai offrendo così, senza nulla chiedere in cambio.” riflettè ad alta voce e quando il mago non lo contraddisse , capì di aver centrato la situazione. “Che cosa vuoi in cambio?!” sibilò tra i denti.
“Io non voglio niente. È la Coppa a richiedere ...”
“...un sacrificio?!” lo anticipò, Dean.
“Un sacrificio? NOOOO!!” fece quasi offeso. “Un sacrificio comporta la morte e la Coppa e il suo contenuto sono portatrici di vita, quindi perché mai la morte dovrebbe essere la merce di scambio!?” fece presente.
“E allora, cosa richiede?!”
“Una prova!” rispose seraficamente.
“Una prova?” gli fece eco, Dean.
“Devi provare alla Coppa e alla sua magia che ciò che stai facendo è guidato dall’amore puro, dalla lealtà, dalla fedeltà.” recitò solenne.
“E’ impossibile ciò che mi chiedi. Ciò che devo provare sono sentimenti, sono astratti e la Coppa è un oggetto, potente mistico , ma comunque un oggetto. Come posso superare una cosa del genere?” domandò frustrato. “Come posso dimostrare ciò che provo per mio fratello ad un oggetto??!”
“E’ per questo che si chiama prova!” fece mentre si avviò verso l’uscita della camera.
“Aspetta...aspetta dove vai?!” lo richiamò Dean.
“Hai meno di due giorni prima che i tuoi amici ti riportino indietro. Se fino a quel momento non avrai superato la prova, mi dispiace, ma tornerai a mani vuote e tuo fratello…..” e non finì. “Ma se riuscirai a dare alla Coppa ciò che vuole, sarà il suo potere stesso a riportarti al tuo tempo , tra i tuoi amici, da tuo fratello. E una volta che avrà adempiuto al suo dovere guarendo Sam, tornerà esattamente dove la vedi adesso.” dopo di che , uscì. “E’ stato un piacere conoscerti, Dean Winchester!” e si chiuse la porta alle spalle.


Dean rimase per minuti interminabili a fissare quella porta chiusa, completamente perso nella più profonda confusione. Come poteva provare qualcosa ad un oggetto? Era assurdo, impossibile…..assurdo!!
Si voltò piano verso l’oggetto e rimase a fissarlo per un po’, cercando di capire cosa fare e magari cosa, eventualmente dire. Si avvicinò cautamente e altrettanto cautamente decise di tentare un azzardo.
Prese con gentilezza la Coppa tra le mani, e di istinto strinse gli occhi, aspettandosi di essere travolto da uno di quei trabocchetti all’Indiana Jones.
Invece niente!
“Ok! Almeno questa è andata bene.” sussurrò sollevato.
Poi, afferrò il calice con più decisione tra le mani e fissandolo, concentrandosi su di lui, fece il nome di suo fratello.
“Sammy!” disse solo, sperando che pronunciando quel nome con convinzione , la Coppa , lo portasse indietro o meglio nel futuro.
Ma…
Ancora niente!
Con uno sguardo decisamente poco sorpreso, anche se comunque deluso, Dean, tenendo ben stretta la coppa tra le mani, si lasciò scivolare lungo la colonnina di marmo, fino quando non si ritrovò seduto a terra.
“D’accordo, coppetta di latta. A quanto pare sarà dura convincerti!!” disse , poggiando poi stancamente la testa all’indietro , contro il marmo.

Era davvero stanco e non ricordava da quanto non dormisse. l’ultima volta che aveva chiuso gli occhi , era stata la notte prima che lui e Sam andassero a caccia della manticora. Poi il caso li aveva presi completamente e non aveva dato loro nemmeno il tempo di un pisolino; poi lo scontro con il mostro, il ferimento di Sam, la corsa verso il bunker, le ricerche tra i libri del rifugio, la scelta del viaggio nel tempo ed ora, eccolo lì, seduto a terra.
Ancora sveglio. Anche se contro la sua volontà, ma era comunque ancora sveglio.


Non sia mai detto che Dean Winchester crolli quando suo fratello ha più bisogno di lui.

“Va bene. Vuoi che ti convinca? Posso essere convincente!” fece convinto lui per primo.
Si rialzò, rimise la coppa al suo posto e immediatamente lo stillare riprese, ma Dean decise di ignorarlo e passandosi le mani sul viso come per resettare tutto e ridarsi forza, iniziò, quella che sembrava dovesse essere un arringa giuridica in suo favore e di conseguenza in favore di Sam.
“Sam….Sammy è il mio fratellino. Per chi lo vede è un armadio di due metri che si muove su gambe , ma al tempo stesso ha il volto di un ragazzino innocente. A parte quando decide di farsi crescere la barba perchè...alla gente piace!!" dice ironico ricordando gli ultimi eventi. "E poi...poi ha quel suo dannato sguardo da cucciolo abbandonato che sarebbe capace di piegare Lucifero in persona e credo...cavolo, credo che lo abbia fatto davvero…..” e in quel modo, il cacciatore iniziò a parlare di Sam, di quello che facevano insieme, di quello che li legava, di quanti sacrifici facevano per quel lavoro, di quanta sofferenza c’era nella loro vita, ma anche di quante persone meravigliose ne facevano parte. Delle tante vite che avevano salvato.
“Dio!! non posso mai dimenticare quando quel giorno Sammy tornò da scuola. Altro che allenamento di calcio!! Quel moccioso camminava a dieci centimetri da terra. L’ho praticamente assillato per tutto il giorno, notte compresa, per sapere che cosa gli era successo. Beh! Quel piccolo figlio di…..insomma, sì, era arrivato in casa base con la sua ragazzina del momento. Cavolo! Lo sguardo che aveva!! La sua prima volta...wow!!!”

E poi ancora...

“Quando lui e papà litigavano, era come se l’Inferno si fosse trasferito sulla Terra. Era impossibile impedire che quei due si azzannassero. Ma se io continuavo a dare retta a papà, infondo, sapevo che Sam aveva il diritto, il sacro santo diritto di voler una vita tutta sua al di fuori della caccia. E poi, quando quella notte, Sammy andò via per Stanford, anche se gli gridai dietro che era un ingrato bastardo, sapevo che aveva fatto la cosa giusta e mi pento di non avergli detto subito che ero orgoglioso di lui. Però….però a mia discolpa , devo dire che rimediai qualche tempo dopo. Glielo dissi. Gli dissi che era lui quello più coraggioso tra noi due e che ero davvero orgoglioso di come stava vivendo la sua vita.”

E ancora….

“La morte di Jessica, quella di Madison qualche tempo dopo….credo , credo davvero che abbiano segnato profondamente Sam, tanto da fargli pensare che nessuna potesse stargli accanto. Che lui fosse maledetto a tal punto da non meritare di essere felice. In quel periodo, subito dopo la morte di Madison, mi sentivo davvero impotente. Cercavo di farlo distrarre, cercando perfino casi non troppo...come dire….pesanti. Ma non potei non notare che qualcosa si era definitivamente spenta negli occhi di Sam.”…..


“Non potevo permettere che Sam morisse o peggio che restasse morto. Era una mia responsabilità proteggerlo, nonostante quello che avevamo saputo sul suo sangue. Ma a me non interessava. Sam era sempre stato buono e lo sarebbe stato nonostante tutto. Lui era forte e avrebbe lottato con tutte le sue forze contro quello che Azazel gli aveva fatto. Quindi non ci pensai due volte a fare il patto con quel demone. La mia vita per quella di Sam. Lui doveva vivere. Lui meritava molto più di me di vivere!”…..


E poi ci furono i ricordi dell’Inferno e le sue torture, del sangue di demone di Sam e i suoi poteri, del doppio gioco di Ruby, la dannata Apocalisse, la separazione a causa del salto di Sam nella gabbia pur di fermare Lucifero e Michele, il suo ritorno senz’anima con tutto quello che aveva comportato sia a lui che a Sam stesso.


“Quando Sam venne sopraffatto dalle visioni di Lucifero, non sapevo cosa fare. Lo vedevo stare male, soffrire in un modo in cui non ero in grado di curare. E al tempo stesso, vedevo il modo forte e coraggioso con cui cercava di tenersi aggrappato alla vita pur di essere il solito Sammy al mio fianco durante la caccia ai mostri.”…..


“Ricordo quando Castiel andò fuori di testa credendo che allearsi con Crowley fosse l’unica cosa giusta da fare. Wow!! che casino con il Purgatorio e i Leviatani. Ma nonostante tutto, nonostante Cass avesse fatto quel casino apocalittico, nonostante io non riuscissi a perdonarlo, Sammy, beh!!, lui...lui non demordeva. Sapeva che Castiel si poteva recuperare, che potevamo salvarlo. Che la sua amicizia doveva avere una seconda possibilità e cavolo!! se ci riuscimmo. Salvammo Cass e mandammo a farsi fottere Dick Roman, anche se con delle conseguenze decisamente impreviste. Ma questa è un’altra storia!”


Dean raccontava con enfasi tutto quello che riusciva a ricordare di quella sua vita con Sam. Non che non ne ricordasse ogni secondo o minuto, ma quelli erano i ricordi che di solito , anche la notte, nei sogni, ritornavano prepotenti.
E parlava come se la Coppa fosse qualcuno di reale e concreto e vivente che lo stesse ascoltando con attenzione
E dopo quei ricordi, fu il turno di Gadreel, della delusione di Sam per quella specie di tradimento. Furono i ricordi del marchio di Caino, di quel dolore assurdo, di quel potere oscuro che non lo faceva respirare la notte. Di come Sam lo aveva salvato dal suo essere ritornato come cavaliere dell’Inferno. Raccontò di come Sam, non lo abbandonò mai a quell’oppressione malefica, di come gli stava costantemente vicino, quasi fosse lui il fratello maggiore.


“Non mollò la presa con me nemmeno quando le cose sembravano portare all’unica soluzione possibile: io, morto in modo definitivo. Non ci pensò due volte a scatenare Amara e la sua Oscurità, pur di salvarmi dal marchio. Salvandomi la vita stessa. Mai. Non ha mai ceduto, nemmeno quando era certo che lo stessi per uccidere. Non so...io non so se sarei stato così forte come lo è stato lui. Lui ...lui è molto più di quello che vedono i cacciatori con cui incrociamo le nostre strade di tanto in tanto. Per loro, noi siamo Sam e Dean Winchester, i figli di John, che nonostante combinino guai, riescono sempre a mettere sotto scacco il male. Ma loro non sanno che Sam prega ancora, anche se sa che Dio non è più nel suo ufficio ai piani alti. Non sanno di quanto sia altruista e coraggioso. Che non è solo un cacciatore. Che è l’unico che riesce a tenermi ancora con i piedi su questa terra e non sei metri sotto terra. Che è lui la parte buona tra noi due. Che non riuscirei a mettere un passo nella direzione giusta se lui ….se lui non….” e questa volta, l’ironia con cui aveva , fin ora, raccontato di Sam, sembrò avere la peggio con quello che davvero Dean stava provando. A tal punto che il cacciatore dovette fermarsi e riprendere fiato. “Lui non ha mai mollato. Non mi ha mai mollato….nemmeno con tutta la storia di Micheal, di quel maledetto , e di tutto quello che è successo dopo. Lui non ha mai accettato di perdermi….”

E in un attimo i suoi pensieri erano passati dai vari ricordi all’immagine di Sam , languente e morente, nel suo letto. Di un Sam che nemmeno Cas e Jack erano riusciti a salvare. Di un Sam che , se lui non fosse riuscito in quella sua disperata impresa, non sarebbe scampato a morte certa e che lui non gli sarebbe stato vicino. E questa cosa non riusciva a sopportarla, ad accettarla.
Lui c’era sempre. Dean c’era sempre stato quando il soprannaturale gli aveva portato via Sam o per lo meno ci aveva provato. Era con lui quando morì per conto di Azazel, era con lui quando la nebbia di Amara cercò di avvelenarlo, con lui quando credeva di averlo perso in quel casolare nel tentativo di salvare due innocenti dai lupi mannari, con lui quando pensava che non si sarebbe mai più risvegliato da ciò che le Tre prove gli avevano fatto.


Dean c’era sempre per Sam. Come Sam c’era sempre per Dean.
"Ti prego…..ti prego….” iniziò a sussurrare ormai sopraffatto dalla frustrazione.

********

Lontani secoli e secoli da ciò che stava accadendo a Dean, Jack e Castiel vegliavano costantemente su Sam.
A turno, si alternavano passando la loro magia salvifica affinché il veleno rallentasse il più possibile i suoi effetti mortali. Ma se Jack ci riusciva per più tempo e con meno stress fisico, per Castiel la cosa era diventata estenuante.
L’angelo era forte, la sua Grazia anche. Ma non come lo era Jack e il suo potere, benchè non ancora completo.

Ed era per per questo, che nelle ultime ore, il giovane nephilim aveva impedito al suo tutore di continuare.
“Sei sfinito Castiel e se ti succedesse qualcosa io non saprei cosa fare con lui..” fece indicando Sam. “….con Dean!” precisò. “Ho bisogno che tu stia bene. Devi dirmi cosa fare e il momento in cui farlo. Io sto bene e starò bene. Perciò cerca di riposare e recuperare più forze possibili. Qui ci penso io!” lo rassicurò.
Castiel annuì, orgoglioso di come si stava comportando Jack. “Sono fiero di te!” sussurrò mentre si sedeva alla sedia accanto al letto di Sam.
Jack sorrise , compiaciuto.


“Dean….Dean….” all’improvviso iniziò a mormorare Sam.


Jack lo guardò allarmato ma al tempo stesso sollevato perché voleva dire che l’amico ancora non ricadeva nell’incoscienza profonda causata dal veleno. Incoscienza che arrivava prima della morte.
Questo significava che quel loro agire stava funzionando e che Sam stava guadagnando tempo, paradossalmente come Dean.
“Sam...Sam...mi senti?!” gli chiese Castiel avvicinandosi il più possibile e controllandolo. “Sam?!”
“Dean….dov’è….dov’è Dean?” sussurrò appena, il giovane.
“Lui sta arrivando, tranquillo. Dean tra un po’ sarà di ritorno e avrà con lui , la cura. Ma tu...tu devi resistere un altro po’ , amico. Ok?!” lo incoraggiò , l’angelo.
“Sono...sono stanco...Cas...” esalò in un sospiro esausto, Sam. “e….e...fa male!” fece poi.
“Lo so...lo so. Ma per favore, combatti. Resisti. Fallo per noi. Fallo...fallo per Dean!” lo spronò con più decisione, Castiel, mentre Jack sentendo quelle parole, si concentrava con più forza così da cercare di rallentare quanto più poteva l’effetto del veleno.
“Se quando….se quando torna , io….io non...non sarò...”
“No, no, no...Sam non dire così. Non pensarlo nemmeno!” parve quasi rimproverarlo, l’amico celeste.
“Se io non dovessi...farcela…..Dean….Dean darà di matto...lo so…..io..io lo so.”
“No, Sam. No!!”
“Devi...devi stargli vicino...Cass.”
“Sam!!”
“Devi aiutarlo e….impedirgli….di ...di fare stronzate….perchè...”
“Non accadrà, Sam. Tu non...”
“Perchè lui ne farà o….ne vorrà..fare!”
“Per favore, Sam. No!!” continuava ad incoraggiarlo, Castiel.
“Lui è...Dean….mio fratello maggiore….e tu sai….sai che cosa farà se io...se io….”
“Sì, Sam. Sì, lo so!” rispose frustrato.
“Non deve farlo, Cass. Giura!”
“Sam, io...”
“Giuralo su quella...famiglia che….che siamo diventati!”
Castiel rimase letteralmente senza fiato a quelle parole. Guardò Jack spaesato. E sul volto del nephilim vi lesse altrettanta confusione.
“Cass….giura!” lo richiamò Sam, aggrappandosi con la mano, con uno scatto improvviso, al polso dell’angelo. “Cass!!”
“Te giuro, Sam. Lo proteggerò come faresti tu. Te lo giuro!”
“Grazie!….Sì, grazie!” sembrò rasserenarsi il giovane cacciatore.
“Ok! Ma ora, riposa. Cerca di conservare le forze.” lo ammonì dolcemente, mentre il giovane cacciatore , quasi sollevato, si lasciava andare ad un non, purtroppo, placido oblio.


Castiel si lasciò cadere pesantemente sulla sedia che aveva dietro di lui e fissò amareggiato il ragazzo che aveva di fronte.
“Se ne sta andando, Jack!” …….

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