The Supernatural Diaries

di Val_Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** Benvenuti a Mystic Falls ***
Capitolo 3: *** Caro Diario.. ***
Capitolo 4: *** La caccia ha inizio ***
Capitolo 5: *** La donna in bianco ***
Capitolo 6: *** Fortunate Coincidenze ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


Stazione di Servizio,
1 Novembre 2005

​Una Cheavy Impala nera del '67  era parcheggiata davanti alla pompa di benzina e lo stereo suonava "Ramblin' Man" degli Allman Brothers. 
​Un ragazzo uscì dal market con un sacchetto pieno di cibo tra le mani. Era Dean Winchester, 26 anni, il sogno di ogni ragazza. Rappresentava l'uomo ideale: alto, muscoloso, biondo, occhi verdi, labbra carnose e un sorriso perfetto. E, per questo motivo, era il classico Don Giovanni. Un tipo sfacciato, divertente e donnaiolo.
​Sam, il fratello di 22 anni, era seduto sul sedile del passeggero con la portiera aperta, frugando in uno scatolo pieno di cassette. Lui, al contrario del fratello, era un tipo introverso, timido e riservato. Il secchione della situazione. Pur essendo il fratello minore, era più alto di Dean, più atletico. Aveva i capelli castani lunghi e scombinati, il naso all'insù, le labbra sottili e gli occhi verdi. 
​"Hey!" disse Dean, richiamando la sua attenzione.
Sam alzò gli occhi.
​"Vuoi fare colazione?" gli chiese il maggiore, mostrando il cibo appena comprato.
​"No, grazie" rispose Sam, con espressione schifata. Non era esattamente il tipo da barrette energetiche. "Come hai pagato quella roba? Tu e papà rubate ancora carte di credito?" 
​"Sì, beh.. la caccia non è esattamente una bella carriera" rispose Dean, mettendo la pompa nel serbatoio. "E poi, noi ci limitiamo soltanto a compilare dei moduli, non è colpa nostra se ci inviano le carte" 
​"Ah sì? E quale nome avete messo stavolta sul modulo?" chiese Sam, entrando in macchina e chiudendo la portiera.
​"Ehm.. Bart Aframian" rispose il maggiore, sedendosi alla guida. "E suo figlio Hector" chiuse la portiera.
"Dean, dovresti aggiornare il tuo repertorio musicale" disse Sam, continuando a frugare nello scatolo delle cassette. 
​"Perchè?" Dean era quasi offeso dall'affermazione del fratello. Adorava la sua musica. 
​"Beh, tanto per cominciare, si usano i CD. E poi.. Black Sabbath? Metallica? AC/DC?" chiese Sam, disgustato.
​"E' rock classico, Sammy. Non passerà mai di moda" rispose Dean, prendendo la cassetta degli AC/DC e inserendola nell'apposita fessura dello stereo. "Io guido, io scelgo la musica"
​"Sammy era il ragazzo cicciottello di dodici anni. Adesso sono Sam" disse il minore, infastidito da quel soprannome che il fratello gli dava sempre.
​"Back in Black" cominciò a suonare e Dean alzò il volume. "Scusa, non riesco a sentirti" 
​Dean mise in moto e partì a tutta velocità. 

Erano arrivati in
Virginia. La loro destinazione era una cittadina di nome Mystic Falls.
"Sei sicuro che papà sia quì?" chiese Sam, buttando nuovamente un occhio alla cartina che aveva tra le mani.
"Sì, Sammy. L'ultima volta che l'ho sentito era quì, si stava occupando di un caso. E' da quì che dobbiamo partire se vogliamo trovarlo" rispose Dean, chiarendo per l'ennesima volta il concetto al fratello minore. 
​Il padre, John, era scomparso da un paio di settimane. Da quando sua moglie, Mary, era morta uccisa da una creatura soprannaturale, non aveva avuto pace. Voleva trovare a tutti i costi quella creatura per vendicarsi. E, nel frattempo, aveva cresciuto i suoi figli insegnandogli a cacciare il soprannaturale. Dean aveva 4 anni quando vide sua madre morire, attaccata al soffitto in fiamme. Sam, invece, aveva appena sei mesi. 

"Di che caso si trattava?" chiese Sam, curioso.
"Non lo so. So solo che mi ha lasciato un messaggio in segreteria che poi ho scoperto essere un fenomeno di voce elettronica"
"Credi avesse a che fare con un fantasma?" Sam era del mestiere e quindi sapeva bene a cosa di riferisse il fratello.
"Lo scopriremo presto" rispose Dean, oltrepassando il cartello di benvenuto a Mystic Falls.

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Capitolo 2
*** Benvenuti a Mystic Falls ***


Lungo il Wickery Bridge, che permetteva l'accesso alla città, c'erano due auto della polizia e alcuni agenti.
​"Guarda là.." disse Dean, invitando il fratello a guardare in quella direzione. Accostò sul ciglio della strada.
​"Che facciamo?" chiese Sam.
"Di sicuro non sono quì per dei controlli. Sarà successo qualcosa" rispose Dean. Spense il motore. 
​Frugò nel cruscotto e ne estrasse una scatola di latta. Dentro c'erano dei documenti falsi con sopra la faccia di Dean e John.
Nonostante Sam fosse abituato a quella vita, mentire non gli veniva mai facile.
"Andiamo" Dean scese, seguito dal fratello ed entrambi si avviarono sul ponte.


 
Vi erano quattro agenti. Due erano di guardia e due stavano perlustrando un auto.
​I fratelli si avvicinarono abbastanza per sentirli parlare.
"Nessun segno di lotta, nè impronte di scarpe.. questa macchina è troppo pulita" disse uno di loro.
"Questo ragazzo, Troy, usciva con tua figlia?" chiese l'altro.
"Già"
"Amy come sta?"
"Sta appendendo manifesti ovunque"
Sam e Dean si avvicinarono. "Avete avuto un caso simile circa un mese fa, vero?" chiese Dean, serio. In base alle ricerche che aveva fatto precedentemente sulla cittadina, aveva appurato che era scomparsa un bel po' di gente da qualche anno a quella parte. E adesso, a quanto pare, ne era scomparso un altro.
"E voi chi siete?" chiese l'agente.
Dean mostrò il distintivo falso. "Sceriffi federali"
"Non siete troppo giovani per essere sceriffi?"
Dean si fece una risata. "Grazie, lei è davvero gentile". Poi si fece serio "allora, avete avuto un altro caso simile?"
"Sì, certo. A due chilometri da quì. E ce ne sono stati anche altri"
"E il ragazzo scomparso? Lo conoscevate?" chiese Sam, calandosi nella parte.
L'agente annuì. "In una città come questa ci si conosce tutti"
"Collegamenti fra le vittime a parte il fatto che sono tutti uomini?" chiese Dean.
"Nessuno. E' quanto abbiamo capito finora"
"Voi che cosa ne pensate?" chiese Sam.
"Onestamente? Brancoliamo nel buio. Omicidi seriali, rapimenti.."
"Beh, per questo c'è la polizia, per scoprire come sono andate le cose, no?" chiese Dean, scherzando. Sam gli pestò un piede senza dare nell'occhio. Dean soffrì in silenzio.
"Grazie mille, agente. Signori.." Sam si congedò, seguito da Dean, ancora dolorante.


Arrivati quasi in auto, Dean gli diede uno scappellotto sulla testa.
"Ma sei diventato scemo?" chiese Sam, arrabbiato.
"Mi sei montato su un piede!"
"Ti sembra il modo di parlare a un polizziotto?"
"Maddai.. quelli non sanno neanche che sta succedendo. La realtà è che non possiamo contare su nessuno. Se vogliamo trovare papà, dobbiamo cavarcela da soli" disse Dean, serio.


 
Iniziavano le ricerche.

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Capitolo 3
*** Caro Diario.. ***


Casa Gilbert 

​Era mattina. Gli uccellini cinguettavano allegri mentre il sole splendeva sulla grande casa della famiglia Gilbert. Una grande veranda di legno bianco avvolgeva tutta la facciata principale. Era tutto tranquillo, ignaro dagli orrori che accadevano in quella cittadina. 
​Elena Gilbert, 17 anni, guardava se stessa attraverso lo specchio nella sua camera da letto. Era triste. I lunghi capelli color mogano le incorniciavano il viso piccolo e delicato. Aveva dei grandi occhi da cerbiatta, color nocciola, il naso piccolo e all'insù e la sua bocca sembrava una rosa, vellutata e carnosa.
​Si mise a sedere sul davanzale della sua finestra e prese un piccolo quadernetto dalla copertina verde mela, il suo diario. 
​Lo aprì e, come era solita fare quando voleva sfogarsi, si mise a scrivere.
​"Caro diario,
oggi sarà diverso.. DEVE essere diverso. Sorriderò e sarò credibile. Il mio sorriso dirà "Sto bene, grazie. Mi sento molto meglio" Non sarò più la ragazza triste che ha perso i genitori. Ricomincerò da zero, sarò una persona nuova. E' l'unico modo per superare tutto."
​Mentre scriveva, si guardava intorno. 
​La sua camera era piena di ricordi legati a prima della morte dei suoi genitori. Quasi erano diventati insignificanti per lei. 
​C'erano premi, certificati, nastri. Fotografie incorniciate di lei insieme ai suoi amici in pose divertenti. E foto della sua famiglia al completo, felice.
Tutto quello che c'era intorno a lei, rifletteva la vita di una ragazza popolare e determinata a perseguire la carriera di cheerleader. 
​Ma adesso Elena era cambiata. Tutto era cambiato.  
Chiuse tutto, si alzò e si guardò di nuovo allo specchio, cercando di autoconvincersi di quello che aveva scritto. Prese la sua roba e scese al piano di sotto dove, ad aspettarla in cucina, c'era sua zia.
Jenna Sommers, 29 anni. Era ancora una studentessa universitaria e la sorella minore di sua madre, Miranda.
"Dei toast.. potrei preparare dei toast per colazione" disse Jenna, aprendo il frigo. Doveva ancora abituarsi ad essere come una madre per quei due ragazzi rimasti ormai orfani. Non era una tipa casalinga, non lo era mai stata. 
"L'importante è il caffè, zia Jenna" rispose Elena, versandosi una grossa quantità di caffè nella tazza. Lei non criticava sua zia, anzi, apprezzava lo sforzo che stava facendo da tre mesi prendendosi cura di loro.
"C'è del caffè?" chiese Jeremy, fiondandosi sulla macchina del caffè. Ma poi prese la tazza dalle mani della sorella.
​Jeremy era il fratello minore di Elena, aveva 15 anni. Da quando erano morti i suoi genitori, si era convertito al Punk. Vestiva sempre abiti scuri, indossava l'eye-liner e lo smalto nero sulle unghie. Ed era un emarginato. Un emarginato disordinato e anche molto carino. 
"E' il vostro primo giorno di scuola e sono del tutto impreparata.." disse Jenna, cercando confusamente qualcosa. "Volete dei soldi per il pranzo?"
"Io ce li ho" rispose Elena, versandosi nuovamente del caffè.
Jeremy, invece, li prese senza neanche ringraziare.
"Nient'altro? Una matita HB?..che sto dimenticando?" chiese ancora Jenna, confusa.
"Non hai una grossa presentazione oggi?" chiese Elena, ricordandosi di ciò che la zia aveva detto la sera prima.
Jenna sospirò. "Ho appuntamento con il mio consulente per la tesi alle.." guardò l'orologio "ADESSO! CAVOLO!" si slegò lo chignon disordinato che aveva fatto quella mattina appena sveglia e si aggiustò i capelli.
"Allora vai.. ce la faremo" rispose Elena, rassicurandola.
Jenna la guardò e le sorrise, ringraziandola. Prese il malloppo di libri e si fiondò fuori dalla porta d'ingresso.
"Tutto bene?" chiese la ragazza al fratello, rimasti ormai soli.
Jeremy sospirò, infastidito. "Non cominciare" rispose, allontanandosi.
Elena continuò a sorseggiare la sua fumante tazza di caffè mentre al notiziario passava la notizia del ragazzo scomparso il giorno prima.
Ad un certo punto udì un clacson.
Era la sua migliore amica Bonnie, passata a prenderla per andare a scuola insieme.

​Mystic Falls era una cittadina tranquilla e pittoresca. O almeno era quello che sembrava. 
​Era un posto ideale in cui crescere una famiglia. Vi erano appena un paio di ristoranti, un negozio di ferramenta e una chiesa. 
​Elena era seduta in macchina accanto alla dolce, spumeggiante e adorabile Bonnie. Un'amica leale e dal cuore grande. 

"Allora.. mia nonna dice che sono una veggente" disse Bonnie, sorridendo "i nostri antenati erano di Salem, streghe e cose simili. Lo so, è follia, ma lei insiste e io.. mi dico: chiudetela in una casa di riposo! Poi però ci ho pensato.. ho predetto l'elezione di Obama e credo ancora che la Florida si staccherà e diventerà un'isoletta turistica". Bonnie aveva 17 anni, come Elena. Erano migliori amiche da una vita e andavano al liceo insieme. Anche lei aveva i capelli lunghi, ma neri e ricci. Era di carnagione mulatta e aveva gli occhi da gatta verde smeraldo. 
Si voltò verso Elena che non le prestava minimamente attenzione e guardava pensierosa fuori dal finestrino. "Elena! Torna in macchina!"
Elena tornò coi piedi per terra. "L'ho rifatto, vero? M-mi dispiace, Bonnie.. mi stavi dicendo che.."
"Che ora sono una veggente!"
"Giusto, certo. Allora, prevedi qualcosa.. su di me" chiese Elena, fingendo interesse.
Bonnie sorrise. "Io vedo.."
Non fece in tempo a finire la frase che un enorme uccello si schiantò contro il parabrezza dell'auto. Bonnie, frenò di colpò ed entrambe urlarono, in preda al panico.
"Oh mio Dio, che cosa è stato?" chiese Bonnie, quando la macchina fu ormai ferma in mezzo alla strada. Elena era paralizzata, sconvolta. "Elena, come stai?"
"Sto bene, sto.. bene"
"Era un uccello, è sbucato dal nulla"
"Non posso essere spaventata dalle auto per il resto della mia vita" disse Elena.
Bonnie si calmò, fece un respiro. "Prevedo che quest'anno sarà fantastico. E prevedo che i tempi tristi e cupi sono finiti e che tu sarai molto felice.." disse, sorridendo.
Elena ricambiò il sorriso.
Poi Bonnie riaccese il motore e ripartì.

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Capitolo 4
*** La caccia ha inizio ***


Sam e Dean avevano parcheggiato l'Impala davanti alla chiesa. Erano intenzionati a fare un giro per la città, cercando di scoprire qualcosa sul ragazzo scomparso. 
Mentre camminavano, videro una ragazza intenta ad attaccare dei poster sui muri. 
I ragazzi si guardarono. 
"Scommetto che lei è Amy, la ragazza di Troy" disse Dean, indicandola.
"Già, lo penso anch'io" rispose Sam. 
Si avvicinarono a lei. 
"Tu devi essere Amy.." le disse Dean.
"Sì" rispose la ragazza, voltandosi a guardarli.
"Troy ci ha parlato tanto di te. Siamo i suoi zii. Io sono Dean, lui è Sam" chiaramente Dean, per avvicinarla, doveva mentirle.
"Non mi ha mai parlato di voi" rispose Amy, continuando a camminare.
Sam e Dean la seguirono. "Tipico di Troy, immagino. Non siamo di quì, siamo di Modesto" continuò Dean.
"Lo stiamo cercando anche noi e stiamo chiedendo in giro" aggiunse Sam.
Un'altra ragazza si avvicinò a Amy. "Tutto bene?" le chiese, guardando i due.
"Sì, Rachel" rispose la ragazza.
"Vi dispiace se vi facciamo qualche domanda?" chiese Sam.
"Certo, ma non quì. Venite con me" rispose Amy. 

Mystic Grill 

Pochi metri più avanti, c'era il Mystic Grill, una specie di pub in cui si riunivano tutti i ragazzi della città. 
I quattro entrarono e si accomodarono ad un tavolo. Sam e Dean da un lato, Amy e Rachel dall'altro. 
"Che vi porto, ragazzi?" chiese una ragazza, avvicinandosi al tavolo. 
[Molto carina] pensò Dean. [Sono tutte così le ragazze di questa città?] Aveva gli occhi chiari, i capelli ramati ondulati e un sorriso che illuminava una stanza.
"Ehm.. Per me un caffè. Grazie, Vicky" rispose Rachel. Evidentemente conosceva la ragazza.
"Sì, anche per noi" aggiunse Sam, sorridendole. 
La ragazza annuì. "D'accordo, arrivano subito" si allontanò.
"Allora, Amy.. quando hai sentito Troy l'ultima volta?" chiese Sam. Dean era ancora impegnato a seguire con lo sguardo la cameriera e a guardarle il sedere.
"Ieri sera. Ero al telefono con lui, stava tornando a casa. Ha detto che mi avrebbe richiamata e invece.. non l'ho più sentito" raccontò la ragazza, abbassando lo sguardo.
"Non ha detto niente di strano o fuori dall'ordinario?" chiese Sam, incuriosito.
"No, non mi sembra proprio" rispose lei.
Sam notò un dettaglio nella ragazza, un ciondolo a forma di pentacolo. "Carina quella medaglietta" le disse.
"Me l'ha regalata Troy. Più che altro per spaventare i miei genitori. Sì, insomma.. con quelle cose sataniche" disse Amy, sorridendo.
Sam sorrise. "A dire la verità, è esattamente l'opposto. Il pentacolo è una protezione contro le forze del male ed è molto potente. Sempre che tu creda in queste cose, è ovvio"
La ragazza si irrigidì.
"Grazie per la consulenza esoterica.." intervenne Dean, prendendo in giro il fratello. "Veniamo al punto, ragazze. Nella sparizione di Troy, c'è qualcosa di strano. Quindi, se avete qualche idea.." continuò Dean.
Le ragazze si guardarono.
Dean capì che sapevano qualcosa. "Che c'è?"
"Beh, ecco.. con tutti questi ragazzi scomparsi, la gente parla" rispose l'altra ragazza.
"E di che parla?" chiesero i fratelli, all'unisono.
"C'è una specie di leggenda locale.. una donna è stata assassinata sulla Centennial parecchi anni fa. Molti pensano che sia ancora lì, fa l'autostop, e chiunque la faccia salire in macchina è destinato a scomparire per sempre" raccontò Rachel, spaventata.
Sam e Dean si guardarono. Era chiaramente un caso per loro.

"C'è carenza di fauna maschile quest'anno.." disse Bonnie, entrando al Mystic Grill e guardandosi intorno. Erano solite andare lì, prima e dopo la scuola. "Guarda che tenda da doccia che indossa quella.. sembra.. si può dire un pugno in un occhio?" chiese ad Elena.
"No, è passato di moda" rispose lei, sorridendo.
"Trovare un uomo e coniare nuove espressioni. Sarà un anno intenso" disse Bonnie, sedendosi al primo tavolo libero.
Elena si bloccò, aveva visto qualcuno. E quel qualcuno era il suo ex ragazzo, Matt. Biondo, occhi azzurri, mascella rigida. E.. capitano della squadra di football.
Lo aveva lasciato quando i suoi genitori erano morti. lo salutò ma lui non ricambiò, era arrabbiato.
"Mi odia.." disse Elena triste, sedendosi con l'amica.
"Quello non è odio, è un -mi hai mollato, ma sono troppo fico per ammetterlo-" rispose Bonnie, tranquillizzando l'amica.
"ELENA! Oh mio Dio..". Una bionda si precipitò su Elena, abbracciandola. "Come stai? Che bello vederti"
"Ciao, Caroline" Elena salutò la ragazza. "Sto bene, grazie". Mentì, come aveva mentito a tutti quella mattina.
Caroline era l'altra sua migliore amica. La ragazza perfetta: bionda, occhi azzurri, magra e alla moda. Era il capitano delle Cheerleader. E di tante altre cose. 
"Davvero?" chiese lei, non credendole.
"Sì, molto meglio" ribadì ancora Elena.
Caroline l'abbracciò di nuovo. La stritolò.
"O-k.. Caroline!" Elena si sentiva soffocare.
Caroline la mollò. "Ci vediamo più tardi?"
"D'accordo. Ciao!" Elena la salutò, sorridente.
"No Comment" disse Bonnie, quando la bionda si allontanò.
Poi continuò a guardarsi intorno e si soffermò ad un tavolo. "Quello chi è?" chiese, richiamando l'attenzione di Elena sullo stesso punto.
Dean era in piedi al bancone che stava pagando.
"Ehm.. vedo solo un fondoschiena" rispose Elena. Era curiosa.
"E che fondoschiena.." commentò l'amica. "Sento che è di Seattle.. e suona la chitarra"
Elena sorrise. "Ti sei fatta prendere la mano dalla storia della sensitiva?"
"Sì, molto" rispose Bonnie, sorridendole di rimando.
"Ok, torno subito. Vado al bagno" disse Elena, alzandosi e avviandosi verso la toilette. Era furiosa per qualcosa.
Entrò nel bagno degli uomini. E ci entrò perchè aveva visto suo fratello entrarci barcollante.
"Perfetto! E' il primo giorno di scuola e tu sei fatto!" gli urlò. "Dov'è? Ce l'hai con te?" chiese poi, frugando nelle tasche di Jeremy.
"Smettila, capito? Rallenta!" urlò lui, allontanandola. Lo aveva sbattuto sul lavandino.
"Rallenta? Che cos'è un modo di dire da drogati? Bello, sei proprio forte!" Elena era furibonda e continuò a perquisire il fratello.
"Basta, non ho niente con me! Sei pazza?"
"Tu non hai ancora visto niente, Jeremy! Ho chiuso un occhio per l'estate, ma ora sono stanca di vedere come ti autodistruggi!"
Jeremy si alzò e fece per uscire ma lei lo fermò. "Sai una cosa? Fa' pure. Continua così, ma sappi che ti starò addosso ogni momento per rovinarti lo sballo, ok?"
Si udì uno scarico. C'era ancora qualcuno in bagno che ascoltava le loro conversazioni.
Elena cercò di calmarsi. "Jeremy, io ti conosco. Non sei questa persona.. perciò non essere questa persona"
"Lasciami in pace!" rispose il fratello, andandosene.
Elena sospirò e si precipitò fuori dal bagno dopo qualche minuto.
E, uscendo, si scontrò con qualcuno. Dean.
I due si guardarono per un interminabile secondo.
"Scusami.." le disse Dean, folgorato dalla bellezza di Elena. Poi tornò coi piedi per terra. "Ehm.. quello non è il bagno degli uomini?" disse, guardando l'immagine sulla porta.
Elena si sentì a disagio. "S-sì, certo. I-io stavo.. stavo solo.. è una storia lunga"
Dean le sorrise. Tornarono a guardarsi.
"Scusami, ora devo andare a scuola.." Elena spezzò quel momento. Era rimasta paralizzata dalla bellezza di Dean. Sopratutto dai suoi occhi.
Dean si spostò e le fece spazio per farla passare.
"Grazie" disse lei, allontanandosi.
Prima di arrivare al tavolo, si voltò ancora una volta per guardarlo. 

Uscito dal bagno, Dean tornò al tavolo dove c'era suo fratello e si guardò intorno, in cerca della ragazza misteriosa.
"Cerchi qualcuno?" gli chiese Sam, notando la disattenzione del fratello.
"No.. nessuno" rispose Dean, mentendo. "Andiamo, abbiamo delle ricerche da fare"
Elena era andata via.
E lui sperava di poterla rincontrare.




 

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Capitolo 5
*** La donna in bianco ***


Biblioteca di Mystic Falls

Sam e Dean si recarono in biblioteca per fare delle ricerche sulla presunta donna assassinata sulla Centennial.
Ovviamente avrebbero dovuto fare delle ricerche al computer, per accorciare i tempi. 
Il motore di ricerca di tutti i computer presenti era il Mystic Falls Journal. 
Ma Dean, sulla voce "Omicidio" non riusciva a trovare nulla.
"Aspetta, provo io.." disse Sam.
"Sta' fermo!" lo intimò il fratello, dandogli un leggero colpo sulla mano per evitare di intromettersi.
Sam gli diede una spinta e lo fece spostare con tutta la sedia. "Gli spiriti infuriati provengono da morti violente.."
"Esatto, quindi?" chiese Dean, infastidito dal suo sapere sempre tutto.
"Quindi forse non è un omicidio" pensò Sam.
Digitò "Suicidio". E trovò un riscontro.
"Ecco qua. E' successo nell'81. Constance Welsh, 24 anni si getta dal Wickery Bridge e annega nel fiume" lesse il minore.
"C'è scritto perchè l'ha fatto?" chiese Dean.
"Sì.." Sam era visibilmente dispiaciuto per quello che stava leggendo "Un'ora prima del suicidio ha chiamato il 911. Aveva lasciato i suoi due bambini soli nella vasca da bagno e quando è ritornata.. non respiravano più. -i nostri bambini erano morti e Constance non ce l'ha fatta- ha dichiarato il marito, Joseph Welsh"
"Che cosa ti ricorda quel ponte?" chiese Dean indicando la foto sull'articolo, ricordandosi dell'accaduto avvenuto quella mattina con gli agenti.

 
Passarono le ore e Dean non riusciva a togliersi dalla mente quella ragazza. I suoi occhi color nocciola lo avevano stregato.
Quando ormai si fece buio, lui e Sam decisero di tornare sul Wickery Bridge ad indagare.
"Perciò è quì che Constance ha fatto il volo d'angelo.." disse il maggiore, sporgendosi dalla ringhiera. Avevano parcheggiato l'Impala poco distante da loro.
"Pensi che papà sia stato quì?" chiese Sam, guardando il fratello.
"Lui insegue la stessa storia e noi seguiamo lui" rispose Dean, continuando a camminare.
"E adesso che facciamo?" chiese Sam, seguendolo.
"Indaghiamo finchè non lo troviamo. Ci vorrà un po'."
Sam si fermò. "Dean, io non sono come te. Non ho intenzione di continuare a fingere che vada tutto bene. Forse.. questa vita non fa per me. Forse dovrei vagliare altre possibilità" Sam sbottò. Si rese conto che la vita da cacciatore poteva non essere la sua unica chance per il futuro.
Dean, a quelle parole, si voltò. "Tu hai delle responsabilità!"
"Verso papà? Verso la sua crociata? Se non fosse per delle foto, non saprei neanche com'era nostra madre. E comunque, che importanza ha? Anche se scoprissimo cosa l'ha uccisa.. la mamma è morta e non tornerà mai più" 
Dean si arrabbiò. Lo prese per il colletto della giacca e lo sbattè contro un palo. Ci fu un attimo di silenzio. "Non parlare così di lei" gli disse, poi.
Poi si calmò e lo lasciò andare. Vide qualcosa. Qualcuno. Ed era proprio davanti a lui.
La donna in bianco era in piedi sulla ringhiera che li guardava.
"Sam.." Dean richiamò l'attenzione del fratello.
La donna si buttò di sotto.
I due, spaventati, si precipitarono dove si era buttata ma non videro nulla.
"Dov'è finita?" chiese Sam, scioccato.
"Non lo so" rispose Dean.
All'improvviso, l'Impala si accese da sola.
"Ma che succede?" chiese Dean.
"Chi sta guidando la macchina?" chiese di rimando Sam.
Dean gli mostrò le chiavi che aveva in tasca.
Era chiaro che era lo spirito  della donna a manovrare l'auto.
L'impala partì a tutta velocità e si scagliò su di loro che, per scappare, si misero a correre.
E per scamparla, dovettero buttarsi di sotto.
Sam riuscì ad acchiapparsi alla ringhiera e quindi a non cadere.
Risalì sul ponte con un salto e guardò di sotto in cerca del fratello. "DEAN!" urlò, preoccupato.
"Sono quì" rispose il maggiore, strisciando sulla riva del fiume, ricoperto di fango.
"Stai bene?" gli urlò Sam, tirando un respiro di sollievo. Sorrise.
"Mai stato meglio" rispose il fratello, ironico.
Anche Dean risalì sul ponte.
I due controllarono l'auto.
"L'impala è apposto?" chiese Sam.
"Non so che cosa sia successo ma sembra di sì" rispose Dean. "Quella Constance è una vera bastarda!" urlò.
"Non vuole che indaghiamo, mi sembra evidente" disse Sam. "E ora che facciamo, genio?" Si sedette sul cofano dell'auto. Dean vicino a lui.
"Non ne ho idea" rispose Dean, togliendosi il fango di dosso.
"Puzzi come una fogna" disse Sam, sentendo l'odore del fratello.
"Grazie, gentile" rispose Dean. "Forse è il caso di prendere una stanza da qualche parte"
"A meno che tu non voglia andare in giro conciato così, direi di sì.." disse Sam.
Montarono sull'Impala e andarono alla ricerca di un motel.

2 Novembre 2005

 
Nel frattempo, si era fatto giorno.
I fratelli trovarono un motel in città, parcheggiarono ed entrarono.
"Salve, vorremmo una stanza.." chiese Dean, dando una carta di credito all'anziano signore alla reception.
Il signore lesse il nome sulla carta. "Ma che cos'è una riunione di famiglia?"
"Come scusi?" chiese Dean, confuso.
"Un altro Afranian, Bart.. è venuto quì e ha preso una stanza per un mese" rispose l'anziano.
Sam e Dean si scambiarono uno sguardo d'intesa, capendo che il loro padre era stato lì e poteva ancora essere lì.
"Ehm.. è vero, ha ragione. Bart è nostro padre, ci ha chiesto di raggiungerlo quì. Potrebbe dirci il numero della sua stanza?" chiese Sam, reggendo il gioco.
Il vecchio gli diede il numero e i due andarono subito in quella stanza.
Dean rimase davanti la porta, cercando di coprire Sam che, nel frattempo, la scassinava con i loro aggeggi.
Una volta aperta, Sam afferrò Dean per il colletto e lo tirò dentro la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
In quella stanza non c'era nessuno. Ma , da quello che c'era, era chiaro che vi fosse stato qualcuno.
Le pareti erano tappezzate di indizi, mappe, articoli di giornale. Tutto su Constance e sulle persone scomparse.
"Deve essere andato via da almeno un paio di giorni. Quì c'è un panino che puzza" disse Dean, guardandosi intorno.
Sam notò che vi era del sale sul pavimento. "Quì c'è del sale.. papà era chiaramente preoccupato" poi si avvicinò al muro dove vi erano delle foto di alcuni uomini. "Questi chi sono?" chiese.
"Sono vittime della Centennial. Però non capisco.. sono uomini molto diversi tra loro" pensò Dean. "Che cos'hanno in comune?" Le vittime, dal 1985, erano state sette. L'ultimo il ragazzo di Amy, Troy.
Sam vide che c'era anche una foto di Constance con su scritto "Donna in bianco". Ed ebbe un'illuminazione. "Papà deve averlo capito"
"Perchè?" chiese Dean, avvicinandosi a lui.
"Ha trovato il nostro stesso articolo su Constance, La Donna in Bianco"
"Però a questo punto avrebbe dovuto cercare il corpo e distruggerlo, no?" chiese Dean, conoscendo il padre.
"Forse non è quella la soluzione" intuì Sam.
"Se ne sarebbe comunque accertato. L'avrebbe riesumata. C'è scritto dov'è sepolta?"
"No, non mi pare. Ma se fossi papà, andrei a chiederlo a suo marito" rispose Sam, indicando la foto del marito di Constance. L'articolo risaliva al 1981 quindi Joseph avrebbe dovuto avere circa 64 anni.
"D'accordo. Cerca di trovare l'indirizzo. Io vado a farmi una doccia" disse Dean, andando verso il bagno. Doveva togliersi assolutamente quel fango di dosso.
"Dean.. per quello che ho detto prima sulla mamma.. mi dispiace" disse Sam, scusandosi.
Dean si fermò e si voltò verso di lui. "Niente sentimentalismi" rispose, sorridendo. Lo aveva chiaramente perdonato.
Sam sorrise. "Va bene, idiota"
"Imbecille" rispose Dean, di rimando. Erano cose che si dicevano sempre per insultarsi, sempre le stesse da anni ormai. Si voltò ed entrò in bagno. 
Sam notò qualcosa e il suo sorriso svanì. Di fronte a lui, c'era un grosso specchio. E, incastrata all'interno della cornice, c'era una fotografia di John seduto sul cofano dell'Impala vicino a un ragazzino con il cappello da baseball, presumibilmente Dean, e un altro bambino in braccio, presumibilmente Sam. 
Sam sorrise tristemente, prendendo la foto con sè. 

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Capitolo 6
*** Fortunate Coincidenze ***


I Winchester erano ancora in quel Motel ed era tardo pomeriggio. 
Dean, pulito e profumato, decise di uscire. 
"Sam.. sto morendo di fame. Vado a prendere qualcosa da mangiare" disse, mettendosi la giacca. " Ti porto qualcosa?" chiese poi al fratello.
"No, grazie. Sto bene così" rispose Sam, disteso sul letto a smanettare con il cellulare.
"D'accordo. Ci vediamo dopo" Dean uscì, chiudendosi la porta alle spalle, e si incamminò.
Voleva dare un'occhiata alla città, sperando di incontrare quella ragazza dagli occhi nocciola.

Cimitero di Mystic Falls

Il cimitero era un luogo tranquillo, adornato di grandi mausolei e di file e file di lapidi. Mystic Falls era una città ricca di storia e i suoi abitanti venivano venerati sia da vivi ma anche e specialmente da morti. 
Elena era solita andare lì dopo la scuola. Scrivere il suo diario sulla tomba dei suoi genitori era un qualcosa che la faceva sentire più vicina a loro. 
"Caro Diario.. Ho superato anche questa giornata. Credo di aver detto -sto bene, grazie- almeno 37 volte. E non era vero neanche una volta, ma non se ne è accorto nessuno. Quando qualcuno ti chiede come stai, non vuole una vera risposta."
Era immersa nel suo diario quando si ritrovò circondata da una nebbia fitta.
"Ok, questo è inquietante". Ebbe subito paura.
Prese la sua borsa e scappò.
Corse fuori dal cimitero e, proprio davanti all'uscita, inciampò e cadde. "Ahi.." 
Davanti alla sua testa, vide dei piedi. Sembravano quelli di un uomo.
"Tutto bene?" chiese questo. L'aiuto ad alzarsi e, una volta in piedi, Elena si accorse che era il ragazzo del bar.Era Dean.
"Mi stai seguendo per caso?" gli chiese, alzando un sopracciglio.
Dean sorrise. "No, io.. stavo facendo un giro per la città. Sono nuovo, quindi.." mentì.
"Oh.. grande tatto, Elena" disse a se stessa "Scusami tanto. E' solo che la nebbia.. annebbia anche me" Era ancora scossa e confusa.
Dean le sorrise per tranquillizzarla e fu così.
Anche Elena gli sorrise. "Mi chiamo Elena" disse, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Io Dean" rispose lui, incantato.
Si guardarono, senza dire una parola.
Poi Dean vide del sangue gocciolare dai jeans della ragazza. "Ti sei ferita?" chiese, preoccupato.
"Ehm.. non lo so" Elena si accorse che i suoi jeans erano strappati. Si scoprì la gamba e notò che aveva un piccolo taglio. "Oh, ma guarda quì.." sorrise "Non fa un bell'effetto, eh?"
"Credo sia il caso di medicarlo, dovresti andare" le disse Dean, premuroso.
"Non è niente.." rispose lei.
"Ti prego.. medica quella ferita" Dean si sentiva protettivo nei confronti di Elena. E a tratti neanche lui capiva il motivo.
"D'accordo" disse Elena. "Allora.. ci vediamo in giro" prese la sua borsa, gli sorrise un'ultima volta e andò via.
"Ci vediamo in giro" rispose Dean, speranzoso.

Dean entrò nel cimitero, curioso di sapere perchè la ragazza fosse lì. 
Camminando, trovò un quadernetto verde. Aprì la prima pagina e vide il nome di Elena. Era il suo diario. Ma non aveva intenzione di leggerlo.
Quando alzò gli occhi, lesse sulla tomba davanti a lui due nomi a lui familiari "Miranda e Grayson Gilbert". 
Era la tomba dei genitori di Elena. Improvvisamente ne fu davvero dispiaciuto. 
Tenne con sè il diario, sperando di rivederla per poterglielo restituire.
Ma forse, se avesse voluto, avrebbe potuto scoprire il suo indirizzo e andare a casa sua.

Casa Gilbert

Elena mise una benda sulla ferita dopo averla disinfettata accuratamente e non poteva fare a meno di pensare a Dean mentre lo faceva.
Sua zia Jenna era appoggiata sullo stipite della porta con le braccia incrociate al petto. "Quindi si chiama Dean, è carino e.. tutto quì?" chiese. Elena le aveva parlato di Dean, descrivendole la caduta. Ma effettivamente non sapeva altro se non il suo nome e che era estremamente carino. Più che carino.
"Deve avere un tatuaggio con scritto PERICOLO da qualche parte sul suo corpo perfetto" aggiunse Elena, rimettendo a posto i pantaloni. "Non sembra un santo" 
"Uhm.. è misterioso allora" dedusse sua zia, sorridendo. 
Elena roteò gli occhi e andò in camera sua e cominciò a frugare nei cassetti del comò.
Jenna la seguì. "Ti vedi con Bonnie stasera?" le chiese.
"No, resto a casa" rispose, evasiva.
"Dovresti uscire, non stare a casa. E' venerdì sera" continuò Jenna, cercando di spronarla.
Elena le sorrise. Apprezzava la preoccupazione della zia. 
Finalmente trovò ciò che stava cercando. Un flacone arancione con delle medicine. Lo agitò e lo aprì. Era stranita.
"Che succede?" chiese Jenna, notando l'espressione della nipote.
"Il dottor Henderson mi aveva prescritto queste pillole dopo l'incidente" cominciò la ragazza. Jenna annuì. "Ma io ne ho prese solo due" 
Il flacone era quasi vuoto. 
Pensando, Elena capì chi poteva essere stato il colpevole. Suo fratello Jeremy. Probabilmente stava usando quelle pillole per prolungare l'effetto "sballo".
"Ok, adesso lo uccido" disse, furiosa, incamminandosi verso il corridoio. 
Jenna la bloccò. "Ci penso io. Jeremy sarà a casa presto. Posso gestirlo" disse "Tu preparati. Ti voglio fuori da quì tra dieci minuti" 
Era diventata estremamente autoritaria oltre che premurosa. 
Elena fece un respiro profondo e si calmò. "D'accordo".



"Ok, sono pronta" disse Elena, scendendo al piano di sotto. Si era messa in tiro. Prese la borsa e le chiavi. "Vado con Bonnie al Grill" disse a Jenna, prendendo poi il cappotto.
"D'accordo, divertiti.." rispose Jenna. "Oh, aspetta, come si dice? Non fare tardi"
Elena rise. "Ben detto, zia Jenna". Mise il cappotto e aprì la porta.
E si ritrovò davanti Dean. Ancora lui. Ancora una fortunata coincidenza. 
Chiedendo in giro, si era fatto dire dove abitava Elena per poterle restituire il diario e, in questo modo, rivederla.
"Stavo per bussare.." disse lui, sorridendo. "Come va la gamba?"
"Oh.. sta bene, era soltanto un graffio" rispose Elena, sorridendo. "Come sapevi dove abito?"
"E' una piccola città, ho chiesto alla prima persona che ho visto" rispose Dean. Poi estrasse qualcosa dalla tasca. Il suo diario. "Ho pensato che avresti voluto riaverlo"
"Mi sarà caduto.. ti ringrazio" disse Elena sorpresa. Era contenta di rivedere il suo diario.
"Non preoccuparti. Non l'ho.. letto" disse Dean, deducendo cosa stesse pensando la ragazza.
"No? Chiunque altro lo avrebbe fatto"
"Io no.. non vorrei mai che qualcuno leggesse il mio" rispose Dean, riferendosi al suo diario sul soprannaturale.​
"Anche tu hai un diario?" adesso Elena era davvero sorpresa.
"Sì, se non scrivo, dimentico le cose. E' importante ricordare" rispose Dean, sorridendo. 
Si guardarono ancora.
"I-io dovrei.." Elena ruppe il momento di imbarazzo che si era creato.
"Sì, scusa. Stavi uscendo?" chiese Dean, schiarendosi la gola.
"Sì, devo incontrare un'amica" rispose lei. Poi decise di buttarsi e fece il primo passo "Vuoi venire con me?"
Dean le sorrise. Era quello che sperava. "Sì, perchè no" .

Mystic Grill

 
Arrivati lì, tutti furono sorpresi di vedere Elena con il nuovo arrivato.
Bonnie era seduta ad un tavolo insieme a Caroline e i due le raggiunsero.
"Ehm.. Bonnie, Caroline.. Lui è Dean"
"Piacere di conoscerti, Dean. Io sono Bonnie. Sedetevi con noi" disse Bonnie sorridendo, facendo spazio.

 
Dean raccontò un po' la storia della sua vita, mentendo su certi punti. Le amiche di Elena lo stavano tempestando di domande.
"I tuoi genitori?" chiese Bonnie.
"Ehm.. mia madre è morta quando ero piccolo e mio padre è.. sempre in giro" Dean mentì. Non sapeva neanche lui dove fosse suo padre.
Elena rimase di stucco. "Mi dispiace.."
"Hai fratelli o sorelle?" chiese Caroline.
"Un fratello più piccolo. E' quì in città con me" rispose Dean.
Il momento era diventato troppo triste. Così Bonnie decise di cambiare discorso. "Allora Dean, visto che sei nuovo, non saprai della festa di domani. E' la festa di inizio anno, alle cascate" disse, sorridendo.
Dean guardò Elena. "Tu ci vai?" chiese, interessato.
"Certo che ci va" Bonnie rispose per l'amica.
Elena sorrise, imbarazzata.
"Allora ci vediamo lì" disse Dean, non staccandole gli occhi di dosso.
Sarebbe stato il loro primo appuntamento.

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