Maybe a day di redRon (/viewuser.php?uid=11325)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Can I kiss you? ***
Capitolo 2: *** I'm sooo tired... ***
Capitolo 3: *** And it's only the first day! ***
Capitolo 4: *** Something unperfect ***
Capitolo 5: *** Good things come to boys who wait ***
Capitolo 6: *** Opposite roads, common destination ***
Capitolo 7: *** He's not my friend...he's my brother ***
Capitolo 8: *** Evans, you're in punishment! ***
Capitolo 9: *** Could someone write for me? ***
Capitolo 10: *** A secret revealed: the Marauder's Map ***
Capitolo 11: *** James Potter is never out of shape...or not? ***
Capitolo 12: *** A Lily's tale ***
Capitolo 13: *** Life’s no fun without a good scare! ***
Capitolo 14: *** When I look into your eyes, I can see a love restrained ***
Capitolo 15: *** The Marauders' Job ***
Capitolo 16: *** A work to do ***
Capitolo 17: *** Preparing for Christmas ***
Capitolo 18: *** A kiss as a Xmas present ***
Capitolo 19: *** A foamy New Year's Eve ***
Capitolo 20: *** It's what you do to me ***
Capitolo 21: *** Catch up with you ***
Capitolo 22: *** Begin again? ***
Capitolo 23: *** Illumination ***
Capitolo 24: *** Dreams are strange ***
Capitolo 25: *** The date: part one ***
Capitolo 26: *** The date: part two ***
Capitolo 27: *** Fear of words ***
Capitolo 28: *** Rumours, voices ***
Capitolo 29: *** Helping hand ***
Capitolo 30: *** Falling asleep ***
Capitolo 31: *** Four bodies, one soul ***
Capitolo 32: *** Truth ***
Capitolo 33: *** I am fine ***
Capitolo 34: *** I'll kill you, dog! ***
Capitolo 35: *** Picture of us ***
Capitolo 36: *** Change ***
Capitolo 37: *** Fairytale ***
Capitolo 38: *** I don't care about anything but you ***
Capitolo 39: *** Love is still the answer ***
Capitolo 40: *** Drops of happiness ***
Capitolo 41: *** Let's shake Remus! ***
Capitolo 42: *** Sex affair: part one ***
Capitolo 43: *** Sex affair: part two ***
Capitolo 44: *** Thoughts of you ***
Capitolo 45: *** Just a little problem! ***
Capitolo 46: *** Taste of life ***
Capitolo 1 *** Can I kiss you? ***
mad1
M.a.d.
Maybe
a day
Capitolo
1
Can
I kiss you?
Osservo
il paesaggio scorrermi velocemente davanti agli occhi, come gli anni che sono
passati.
Ripenso
ancora alla prima volta in cui salii su questo treno, ignaro di quello che la
vita mi avrebbe riservato in futuro. Adoravo poggiare la guancia sul vetro del
finestrino, come sto facendo adesso. Il mio respiro appannava il vetro e mi
divertivo a disegnare strane forme che, in seguito, vennero sostituite da due
lettere: L.E.
Stavo
nello scompartimento insieme ai miei inseparabili compagni di scorribande,
conosciuti anch’essi su questo treno. Risulterà inutile aggiungere che ho
conosciuto anche lei qui.
Beh,
oddio…conosciuto è una parola grossa,
perché io in realtà non l’ho proprio conosciuta; l’ho solo vista per caso quando
è passata davanti allo scompartimento mio e dei Malandrini, con la divisa
impeccabile, i capelli rossi sulle spalle, il visino da bambina tempestato di
lentiggini.
“Ehi…ehi,
Sirius, chi è?”,
avevo chiesto al mio migliore amico, indicando un punto al di là dello
scompartimento.
“Chi
è chi?”,
aveva detto lui, cercando di capire a chi mi stessi
riferendo.
Ma
io non gli risposi. Forse le parole erano andate perse ancor prima di essere
state pronunciate…lei si era già dileguata dalla mia
vista.
Ogni
tanto distoglievo lo sguardo dal paesaggio fuori per rivolgerlo alla porta dello
scompartimento, in attesa che passasse di nuovo. L’ho fatto al primo anno, al
secondo, al terzo e al quarto. E lei non passava.
L’ho
fatto al quinto e al sesto, ma lei stava nel vagone dei
Prefetti.
E
non la vidi più passare.
Mi
consolavo, però, perché avrei avuto la possibilità di vederla a scuola. Ma gli
sguardi che mi rivolgeva erano tutt’altro che cortesi e
amichevoli.
Sarà
che le dava – e le dà tutt’ora – fastidio che a me e ai miei amici piace
sfatturare a destra e a manca, sarà perché io prediligo sfatturare su
Mocciosus…
Di
motivi ce ne saranno milioni, ma che dico, miliardi! Non varrebbe la pena
elencarli tutti, anche se sarebbe un bel passatempo, dato che per la prima volta
da sei lunghi anni mi ritrovo solo come un cane nello
scompartimento.
Non
ho idea di dove siano Sirius, Remus e Peter.
Qui
è così desolato…credo che la mia guancia sia diventata un tutt’uno col vetro.
Anche adesso mi giro verso la porta, con la speranza che lei passi da un momento
all’altro.
Beata
illusione.
So
che lei non passerà.
Mi
tocca stare solo in questo squallido scompartimento, con la faccia spiaccicata
contro il finestrino, lo sguardo fuori, una mano poggiata sopra il ginocchio che
tamburella e il mio respiro che appanna il vetro senza che io ci disegni sopra
niente.
Oggi
è l’1 Settembre del 1977 e credo sia appena diventato il giorno più malinconico
della mia vita.
Forse
perché questa è l’ultima volta che intraprendo la strada d’andata verso
Hogwarts, forse perché i miei Malandrini non sono con me a ridere e scherzare,
forse perché non ho ancora visto lei dopo due mesi…
Sbuffo
pesantemente e il vetro si appanna.
Decido
di spiccicare la faccia dal finestrino e stiracchiarmi, allungando le gambe per
poggiarle sul sedile di fronte.
Poi
mi volto a guardare la porta dello scompartimento e subito dopo la porzione di
finestrino appannata.
Ok,
lo faccio.
Col
dito indice della mano sinistra traccio le due lettere, come per inaugurare
l’inizio del settimo anno.
Che
cosa stupida.
La
L e la E sono sghembe, non si
capiscono…dopotutto sono destrimano, non riesco a scrivere con la mano sinistra.
Un piccolo difettuccio, questo, perché se avessi potuto sarei diventato
ambidestro.
Esiste
qualcosa al mondo che io non sia in grado di fare?
“Il
bravo ragazzo”,
mi rispose lei quella volta in cui cosparsi il pavimento di olio e Mocciosus
fece uno scivolone degno di essere scritto negli annali. Ed io mi giustificai
dicendo che l’olio non l’avevo messo io ma era stato prodotto dai capelli di
Mocciosus.
Indubbiamente,
ne ho combinate più io in un anno che il più grande casinaro in tutta la sua
storia. Figuratevi in sette anni!
Credo
che il giorno della mia nascita, Merlino abbia deciso di rendermi la vita più
movimentata possibile. In senso positivo per il 75%.
Quando
quel lontano primo Settembre di sei anni fa salii sull’Hogwarts Express, sapevo
già che mi sarei distinto dal resto della massa.
Riuscivo
a fare qualsiasi cosa mi passasse per la testa.
Mi
sono messo in testa di creare i Malandrini.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di ottenere una ‘E’ in Storia della
Magia.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di concludere una partita di Quidditch in meno di cinque
minuti.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa che, se ero riuscito a concludere una partita di Quidditch
in cinque minuti, avrei potuto acchiappare il Boccino in cinque secondi,
avvicinandomi al record mondiale stabilito da Roderick Plumpton, il Cercatore
più grande di tutta la storia del Quidditch, che riuscì ad acchiappare il
Boccino in tre secondi e mezzo.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di diventare un Animagus per il mio amico
Remus.
E
ci sono riuscito.
Mi
sono messo in testa di fare tante cose.
E
sono riuscito a farle tutte.
Infine,
mi sono messo in testa di conquistarla.
Ma,
ahimè, non ci sono riuscito.
Non
ancora.
Questo
credo sia il mio unico fallimento. Forse Merlino non mi ha dato il dono di farmi
amare da lei. Sono secoli che le corro dietro, e adesso sono giunto al mio
settimo ed ultimo anno a Hogwarts, senza accorgermi del tempo che scorre
inesorabile.
Mi
stravacco ancora di più sul sedile in attesa che Morfeo magari si impossessi di
me e mi faccia dormire, anziché stare ad annoiarmi qui
dentro.
Chiudo
gli occhi e inizio a contare i cervi che saltano lo
steccato.
Un
cervo.
Due
cervi.
Tre
cervi.
Le
mie orecchie percepiscono il rumore della porta che si
apre.
Quattro
cervi.
Cinque
cervi.
Credo
sia entrato qualcuno.
Interrompo
la conta dei cervi e apro un occhio in direzione della figura che ha irrotto
nello scompartimento in cui il divino James Potter stava beatamente cercando di
dormire.
Vedo
una ragazza in piedi davanti all’entrata, con un’espressione sgomenta, immobile
e incapace di parlare.
Inutile
dire che si tratta di Lily Evans.
“Cosa
accidenti ci fai tu qui???”, mi chiede con sgarbo, incrociando le braccia al
petto, improvvisamente riappropriatasi dell’uso della
parola.
Io
mi sistemo più compostamente e tolgo i piedi dal sedile di fronte, controllando
con la coda dell’occhio che le lettere L.E. sul finestrino si siano
cancellate.
“Stavo
cercando di schiacciare un pisolino, prima di venire interrotto bruscamente da
te, mia cara”, le rispondo tranquillamente.
Lo
so che quando faccio così la mando su di giri.
“Io,
infatti, mi stavo chiedendo della tua presenza in questo scompartimento, non di
quello che facevi prima che venissi interrotto bruscamente da me, mio caro!”, infatti è parecchio
alterata.
“Non
credo che la risposta sia tanto difficile da ricercare, intelligente come
sei”.
Lei
si siede sul sedile di fronte a me, quello su cui avevo poggiato i piedi, e mi
guarda con cipiglio severo.
Un
classico.
“Dove
sono i tuoi scagnozzi? Dov’è Remus?”,
mi chiede.
Remus?
Perché
mi chiede dov’è Remus?
Beh,
in effetti lo trovo alquanto strano anch’io che al mio posto non ci sia
Remus.
“Saranno
da qualche parte sul treno…”, rispondo vago.
Lei
non mi sembra del tutto convinta della mia risposta.
Crede
che io la stia prendendo in giro?
Non
è nel mio stile.
La
Evans mi sta guardando con un’espressione sconvolta.
No,
precisiamo.
Non
sta guardando proprio me, ma l’oggettino che brilla sul mio
petto.
I
suoi occhi si allargano e si alzano fino ad incontrare i miei, per poi tornare
sull’oggettino.
Boccheggia,
sicuramente non riesce a dirmi qualcosa.
“Non…non
ci posso credere…”, mormora.
La
mia bocca si allarga in un sorriso malandrinesco.
“Credici,
tesoro mio”, le dico con fierezza, “Questo è un segno del buon
Merlino”.
Le
indico la spilla appuntata sul mio petto e lei si sconvolge ancora di
più.
“Ma,
dico…”, biascica, “…tu sei…”.
“…il
più affascinante, attraente e sexy Caposcuola che Hogwarts abbia mai avuto!”,
concludo per lei, atteggiandomi e passandomi una mano fra i
capelli.
“Non
è possibile! E Remus? Ammettilo, hai corrotto Silente con chissà quale
sotterfugio per convincerlo a nominarti Caposcuola!!!”, sbotta lei, battendo i
pugni sul sedile.
“Nessun
sotterfugio. Mi è arrivata la lettera a casa che mi informava della mia nomina a
Caposcuola, com’è successo a te, del resto”, le rispondo con
franchezza.
“Ma
non sei stato nominato Prefetto al quinto anno! Come mai sei
Caposcuola???”.
Uffa,
ma perché le risulta così strano?
“Perché
ho la sfacciata fortuna di essere nato James Potter, colui che può riuscire in
tutto. Vuoi che ti faccia qualche esempio?”.
Ammetto
che non basterebbero tutti i secoli del mondo per decantare le mie sublimi
gesta.
“Risparmiati
la fatica, Potter”, mi dice acida, “Il solo pensiero di dover fare la ronda con
te mi disgusta!”.
“Io
ne sarei lusingato”.
Mi
avvicino pericolosamente a lei e porto le labbra al suo
orecchio.
“Quante
ragazze vorrebbero essere al tuo posto…”, le sussurro.
“Potter…”,
sussurra al mio orecchio di rimando, “Quante non vorrebbero essere al mio posto
se fossero a conoscenza del fatto che ti ho reso impotente con un bel calcio
nel…”.
“Evans,
Evans…i colpi bassi sono sleali”, la interrompo, prima che abbia la
sfacciataggine di proseguire.
“Proprio
tu parli di lealtà?”.
Preferirei
stare in questa posizione per tutta la vita, ma il mio cervello mi dice che
farei meglio ad allontanarmi prima che la Evans metta in atto il suo folle
piano.
Ritorno
a sedermi al mio posto, le braccia conserte.
Ho
la felice idea di allungare le gambe e poggiarle accanto alla Evans, che guarda
le mie scarpe con ribrezzo, poi me con ancora più
ribrezzo.
“Non
sei educato”, mi dice.
“Ti
risulta che lo sia mai stato?”, faccio schioccare la
lingua.
“Togli
immediatamente i tuoi piedi da qui, altrimenti ti spezzo le
gambe!!!”.
“Sei
molto sadica, lo sai?”.
“Solo
quando si tratta di te!”.
“Sarebbe
bello morire per mano tua”.
“Ma
che razza di discorsi fai???”.
Mi
alzo di nuovo e vado verso di lei. Mi stendo sulla fila di sedili e poggio la
testa sulle sue gambe chiudendo gli occhi.
Se
ho proprio deciso di morire per mano sua…
“Potter…vuoi
vederti morto e sepolto al cimitero?”, mi chiede,
irrigidendosi.
Io
annuisco con la testa. Credo di essere uscito di senno.
“Potrei
strapparti gli occhi e farne dei cimeli, ci guadagnerei!”, ironizza sadicamente,
“Oppure potrei tagliarti la mano ed esporla ad una mostra come la magica mano
che riuscì ad acchiappare il Boccino in un tempo incalcolabile…o potrei portare
dal parrucchiere la tua chioma e farne una parrucca…”.
“Si,
si…fammi pure tutto quello che vuoi…”.
In
realtà non sto ascoltando bene quello che la Evans sta
dicendo…
E
non riesco a capire chi cavolo sia questo fantomatico parrucchione, però quando l’ha nominato
mi ha passato una mano fra i capelli.
Un
evento miracoloso da segnare nella storia!
Farei
bene a non muovere un muscolo, altrimenti lei potrebbe infuriarsi come al
solito.
Strano
vederla così tranquilla.
La
sento poggiare una mano appena sotto il mio collo, l’altra invece non so dove
sia, anche se desideravo ardentemente che rimanesse fra i miei
capelli.
James,
non correre!
È
già tanto che la Evans non mi abbia scaraventato fuori dal finestrino col treno
in corsa godendo del mio sfracellamento sotto le rotaie, solo per aver poggiato
la testa sulle sue gambe!
Situazione
alquanto surreale, direi.
Che
stia sognando?
Apro
leggermente gli occhi e la vedo dirigere il suo sguardo fuori dalla
finestra.
Cosa
darei per sapere quello che sta pensando in questo
momento.
Le
sue labbra sono un po’ schiuse, e ogni tanto la vedo mordersi il labbro
inferiore.
Lo
fa sempre quando è nervosa, un gesto che mi manda in
orbita.
Io
mi incanto a guardare le sue labbra, rosse e inviolate – almeno spero, perché se
scopro che qualcuno ha osato toccarla, io…!
Poi,
non so quale strana forza mi spinge a porgerle una
domanda.
“Posso
baciarti, Evans?”.
To
be continued…
Et
voila!
Ecco
il primo capitolo di questa nuova James/Lily che mi è venuta in mente da non so
dove [è scioccante il fatto che il titolo, se acronimato, ha anche un
significato: M.a.d. XDXD O.o ]. Spero
vi sia piaciuto anche solo un pochino, anche perché ho già scritto i prossimi
nove capitoli e sarà lavoro inutile se la storia non è di vostro
gradimento:P
Per
scriverla ho estrapolato qualche informazione dal sito internet HP Lexicon, in
cui si trovano le risposte ad ogni tipo di dubbio. Ho trovato lì che James è
stato Caposcuola al settimo anno, oppure che lui era davvero un portento in
Trasfigurazione in quanto la sua bacchetta era costituita da materiali che la
rendevano ottima in questo tipo di magia.
Beh,
dopo questa piccola noticina, vi lascio giudicare questo
capitolo.
Baciottoli^^
|
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Capitolo 2 *** I'm sooo tired... ***
mad2
Capitolo 2
I’m
sooo tired…
“Vuoi
baciarmi?”.
“Si”.
“Perché?”.
Vorrei
sapere il motivo per cui la Evans non si lascia baciare da me, e sottolineo me, senza evitare di chiedermi perché!
Porca
pupazza, la rima non era voluta, ma la mia indole poetica viene fuori anche
involontariamente nei momenti meno opportuni.
Se
al posto suo ci fosse stata una qualsiasi altra donzella, non mi avrebbe
lasciato nemmeno il tempo di terminare la frase che già si sarebbe impadronita
della mia bocca.
Stupido
che non sono altro!
Lei
è Lily Evans!
Devo
smetterla di fare paragoni con le altre!
Ora
che ci penso, forse sono stato cretino io a non agire direttamente, anziché
chiederle un bacio. Con quale coraggio le si chiede un bacio??? Solo un pazzo
psicolabile, tipo me, lo farebbe. E questo pazzo sarebbe risultato ancora più
psicolabile se avesse agito senza chiederglielo. Allora tutto il sadico elenco
di torture riservatomi avrebbe avuto concreta attuazione.
“Perché
ho una voglia matta di farlo”, le rispondo.
Viva
la sincerità.
E
se la sincerità mi costerà una tragica fine, che ben venga! A me non
importa.
Lei
mi guarda dall’alto, dato che ho ancora la testa sulle sue gambe, con
un’espressione indecifrabile dipinta in volto. Sarà che non si aspettava una
tale richiesta dal sottoscritto?
Fatale
errore, da me ci si può aspettare di tutto: dal fatto che baci la Evans al fatto
che baci Piton…
Ma
che schifo! Come cavolo mi è venuto in mente???
Adesso
ho la nausea…
Ritornando
alla questione bacio, se non fossi dotato di un freno inibitorio l’avrei
acchiappata e baciata già da un bel pezzo, anche se dopo sarei andato a fare
compagnia a Nick-Quasi-Senza-Testa nel suo passeggio per
Hogwarts.
Non
posso agire irrazionalmente in presenza della Evans, perché lei è la ragione
fatta a persona. È razionale anche quando deve allacciarsi le scarpe, vorrei
dire!
“Un
giorno, Potter. Un giorno avrai il tuo bacio”, mi dice dolcemente, ed io per
poco non scoppio di felicità.
“Davvero?”,
oserei dire che i miei occhi sono quelli di un bambino a cui hanno promesso un
giocattolo.
“Certo.
Quando riuscirai a preparare la più complicata e difficile Pozione in maniera
perfetta e senza nessun aiuto, ossia dire mai!!!”.
Adesso
i miei occhi sono quelli di un bambino a cui hanno promesso un giocattolo solo
quando smetterà di giocare con i giocattoli.
Ha
senso quello che ho detto?
La
Evans si alza di scatto, facendomi urtare la testa contro il
sedile.
Poi
esce dallo scompartimento sbattendo tanto violentemente la porta che credevo che
il vetro andasse in frantumi.
Io
rimango disteso sui sedili come un allocco, rendendomi conto di aver fatto una
grandissima stronzata.
Mi
alzo di sforzo e un tizio compare alla porta dicendomi che devo andare a
controllare gli scompartimenti degli studenti, per vedere che sia tutto a
posto.
Ma
bene!
Non
faccio neanche in tempo a salire sul treno, che già mi assegnano
incarichi!
Mi
metto in piedi, sbuffando e arruffandomi i capelli, ma appena tolgo le mani
dalla testa, vengo travolto da un enorme borsone pesante dieci
tonnellate.
“Ahia,
porca trottola…”.
Poggio
una mano sulla zona lesa e, imprecando dal dolore, barcollo in avanti
appoggiandomi di peso sulla parete dello scompartimento, tanto di peso che
un’altra valigia mi cade sopra la schiena.
“Porca
vacca baldracca!!!”.
Assumo
la posizione stile vecchio di ottant’anni con i reumatismi e cerco di andare
verso la porta per uscire finalmente da quell’inferno.
Non
mi accorgo, però, della valigia assassina a terra la quale, non contenta, decide
di farmi inciampare facendomi spiaccicare la faccia a terra, con la conseguenza
che i miei preziosissimi occhiali sono ridotti ad un
macello.
“Stupida
valigia del cavolo! Ce l’hai con me per quella scenata con la Evans???”, esclamo
a quell’oggetto inanimato la cui unica colpa è quella di aver provocato offesa a
James Potter, grave crimine!
“Reparo”, mormoro, e i miei occhiali
tornano come nuovi.
Finalmente
riesco ad uscire da quella trappola demoniaca e ad immettermi nello stretto
corridoio del treno, non prima di aver miseramente travolto un povero primino
che per puro caso passava di lì. Vorrà dire che scriverà nel suo diario segreto
che il suo primo giorno sull’Hogwarts Express è stato segnato dal clamoroso
evento di inciampare nel sottoscritto. Niente di meglio per iniziare
l’anno.
In
tutto questo guazzabuglio incasinato e trambustoso di cose, una piccola lucina
splende all’interno della mia eccelsa persona.
Quando
io dico che riesco a fare tutto quello che mi passa per la testa, non lo dico
per il semplice fatto di adularmi, ma perché è la pura verità, come dimostrano
le miriadi di cose che ho elencato e che sono riuscito a compiere
eroicamente.
Se
la Evans vuole che le prepari perfettamente la Pozione più complessa esistente
al mondo senza aiuto alcuno, io lo farò.
Ed
avrò il mio bacio.
***
“Ehi,
ehi, ehi tu! Dove credi di andare?”.
Ecco
cosa mi tocca fare una volta sceso dall’Hogwarts Express e arrivati alla
stazione di Hogsmeade: rincorrere i marmocchi che sono in procinto di
perdersi.
Afferro
il bambino e me lo carico sotto braccio, conducendolo al gruppo di primini che
quest’anno iniziano la loro avventurosa carriera scolastica a
Hogwarts.
“Potter,
dovresti andare a controllare che le carrozze siano già qui”, mi dice la Evans,
dando un’occhiata al ragazzino che reggo alla mia destra.
“Ho
da fare, Evans”, indicando con gli occhi il marmocchietto.
Lei
mi rivolge uno sguardo di fuoco e mi volta le spalle, per andare a svolgere il
compito che mi aveva chiesto.
Io
riporto il bimbetto al gruppo e quasi ho paura di venir sommerso da questo mare
di gente. È dura la vita da Caposcuola.
“Jaaaaaames!!!”.
Alzo
lo sguardo in direzione della voce che ha urlato il mio nome e vedo una figura
che sventola vigorosamente la mano all’indirizzo di me.
“Ehilà,
Sirius!”, lo saluto di rimando.
“Ci
si becca in Sala Grande!”.
“Ok”.
Non
vedo l’ora di abbuffarmi a cena.
Ma
mentre immagino di avere fra i denti delle buonissime patate al forno
aromatizzate, un altro studentello scappa al mio
controllo.
Mi
aspetta un anno infernale, dove con infernale intendo un anno all’insegna
del rispetto delle regole eccetera eccetera, quello che non ho mai fatto in vita
mia.
Che
vita contraddittoria!
***
La
panca di legno del tavolo dei Grifondoro, da me considerata il pezzo di legno
più scomodo su cui un essere umano può sedersi, mi sembra il
paradiso!
Finalmente
un po’ di pausa dalla traumatica attività di Caposcuola, ed è solo il primo
giorno! Al solo pensiero che dovrò trascorrere un anno così mi sento
male.
L’aspetto
positivo è che farò miriadi di ronde in compagnia della bella
Evans.
Lo
Smistamento continua…mai nessuno Smistamento mi era parso più lungo di
questo…
Quando
si mangia???
“Onorevole
Caposcuola, potrei sedermi al vostro tavolo?”, una voce fin troppo conosciuta
giunge alle mie orecchie come uno stridulo violino
scordato.
“Sirius,
finiscila di fare il cretino e siediti”, gli dico
scocciato.
Ho
troppa fame per mostrarmi garbato con qualcuno.
Poi,
ecco che un’enorme quantità di cibo compare davanti i miei occhi. Sono talmente
cieco dalla fame che non mi sono accorto che lo Smistamento è finito e che
Silente ha dato inizio all’ingozzamento.
“Chi
avrebbe mai pensato che James Potter sarebbe stato nominato Caposcuola?”, dice
Sirius, affondando la forchetta su di una grossa bistecca al sangue adagiata sul
vassoio.
“Se
si tratta di James Potter il Magnifico, direi che la cosa è più che fattibile”,
proferisce Remus, seduto di fronte a Sirius, anche lui infilzando la forchetta
su di una bistecca.
“Non
è che sei invidioso del titolo sottrattoti?”, gli chiede Sirius con cattiveria,
cercando di tirare verso il suo piatto la bisteccona.
“Certo
che no! Anzi, credo che sia stata un’ottima scelta!”, risponde aspro Remus,
tirandosi anche lui la bistecca.
“Molla
la mia bistecca!”, esclama Sirius, reclamando il suo cibo.
“Mollala
tu, razza di cagnaccio ingordo!”.
“Ce
n’è un vassoio intero! Prendine un’altra!”.
“Scordatelo,
non rinuncio a questa bistecca!”.
“Ma
il vostro cervello non si evolve col tempo? Rimane sempre allo stato
primordiale?”, interviene Peter.
“Non
insultare il mio cervello super potenziato!”, dice infastidito
Remus.
Odia
quando devono mettere in dubbio la sua intelligenza.
“Tzé!”,
fa Sirius, “Il cervello non serve a niente quando hai qualcos’altro di superdotato, come ce
l’ha il sottoscritto!”.
“Sei
un essere repellente! Non parlare di queste cose a tavola che mi fai correre in
bagno a rigettare questa fantastica bistecca che fra poco azzannerò
voracemente!”.
“E
tu sei fin troppo malizioso, Lunastorta. E la bistecca me la frego
io!”.
Con
un ultimo sforzo, Sirius riesce a prendersi la tanto bramata
bistecca.
Come
fanno ad avere le forze per litigare?
Io
mi sento così fiacco…
E
se penso che domani inizieremo le lezioni, mi viene da piangere e da strapparmi
i capelli. Naturalmente, non lo do a vedere. Non vorrei che la gente pensasse
che l’iperattivo James Potter soffre di fiacchezza!
E
poi, che sfiga disumana, non riesco a vedere la Evans…chissà che
fa…?
Sta
mangiando, imbecille, cosa vuoi che faccia???
Ma
io volevo vederla mangiare…
Non
è carino guardare le ragazze che mangiano!
Ma
tu sei la voce della mia coscienza?
Ancora
per poco, credo che me ne andrò in pensione!
Certo
che se mi abbandona anche la voce della mia coscienza – non capisco perché
assume la voce di Remus – posso cominciare a pensare di gettarmi dalla
guferia.
Fortuna
che posso sempre contare sui miei amici…
“Sirius,
quella è la mia
patata!”.
“Non
vedo scritto il tuo nome sopra!”.
Remus
estrae la bacchetta e mormora un incantesimo che fa comparire la scritta Remus J. Lupin sul dorso della
patata.
Beh,
posso sempre contare su di loro quando non litigano…
Voglio
andare a dormire!
“Potter”,
una vocina soavemente melodiosa pronuncia il mio bellissimo nome,
“POTTER!!!”.
Ok,
ho voluto fantasticare.
Verso
di me avanza a passo spedito la bella Evans con un’aria furiosa in
volto.
“Le
tue labbra hanno proferito il mio nome, mia piccola Evansuccia? Il tuo umile
servo può fare qualcosa per te?”, le cantileno poeticamente, come al mio
solito.
Adoro
farla innervosire.
“Si,
Potter. Devi scortare i ragazzi del primo anno fino al Ritratto della Signora
Grassa”.
“Scusa,
ma i Prefetti a che ci stanno a fare?”.
“Questo
è un compito che spetta a te!”.
“E
mi è dato sapere perche sei tu a darmi ordini, quando io sono del tuo stesso
grado?”.
“Ordini
superiori”.
“Grazie
della risposta telegrafica”.
“Non
vedo perché sprecare fiato con te, Potter!”.
Belle
le nostre conversazioni, n’è vero?
La
Evans si è dileguata alla svelta, neanche il tempo di invitarla a sedersi con me
e offrirle il dolce.
Pazienza,
sarà per un’altra volta.
Nei
tuoi sogni, forse!
James
Potter riuscirà anche a sopravvivere privato della voce della sua
coscienza.
“Ragazzi,
io devo andare a svolgere i miei doveri di Caposcuola. Desolé”, dico ai miei amici, ancora
seduti a tavola a mangiare come gli assatanati.
“Ma
non è che comincerai a imboccare la retta via con questa storia del
Caposcuola?”, mi chiede Sirius quasi intimorito, “Questo significherebbe niente
più feste, niente più scorribande, niente più furti nelle cucine, niente più
Whisky in camera, niente più…”.
“Sarebbe
l’ora, dopo sette anni!!!”, lo interrompe Remus.
“Si,
si…tanto lo so che in fondo ti piace violare le regole”.
Remus
gli risponde con un gesto poco educato, mentre io mi avvio verso il portone
della Sala Grande dopo aver rivolto loro un saluto.
***
Credo
di aver dormito pochissimo, mi sembrano passati cinque minuti da quando mi sono
infilato sotto le coperte a quando Remus ha cominciato ad urlare come un macaco
per avvertirci che era ora di alzarsi ed iniziare una nuova
giornata.
Saranno
quindici minuti che sto incollato allo specchio del bagno, con le occhiaie fino
alle ginocchia, e lo spazzolino che si muove nella mia bocca in modo molto
monotono.
Accanto
a me Sirius ha la stessa faccia.
“Che
sonno, ragazzi…”, dice sbadigliando, mostrandomi la sua bocca colma di
dentifricio.
“Sirius,
se mi rendi partecipe di tale immonda visione, mi sconvolgi la giornata”,
ribatto moscio, alludendo alla sua bocca.
“Lavativi,
sembrate vecchi a novant’anni! Quanto tempo ci mettete a prepararvi?”, urla
Remus dalla stanza.
Scommetto
che è lavato, vestito, pettinato e pronto da un pezzo, come lo è sempre stato da
quando ci siamo conosciuti.
“Abbi
pazienza, ieri è stata una giornata tremenda!”, tento di giustificarmi, ma a
scarso successo.
“Ti
lamenti di un misero compito assegnatoti, quando ancora non immagini nemmeno
quello che ti aspetta”, ha ragione, dopotutto lui è stato Prefetto.
“Vi
prego, non ditemi che a prima ora abbiamo una materia pesante perché mi
avadakedavrizzo!”, mormora Peter, ancora assonnato.
“No,
abbiamo una materia leggera”, risponde Remus.
“E
quale?”.
“Storia
della Magia”.
Sirius
si strozza con l’acqua, messa in bocca per sciacquarsela.
“E
quella me la chiami materia
leggera???”, esclama tra un colpo di tosse e un altro.
“Per
me lo è”.
A
volte mi chiedo se Remus sia un essere umano come tutti gli
altri.
Finalmente
riusciamo a trascinarci fuori dal bagno, ma le imprecazioni di Remus raggiungono
proporzioni colossali quando vede me e Sirius gettati sul letto stretti ai
rispettivi cuscini.
Ragazzi…che
stanchezza!
To
be continued…
Ecco il secondo capitolo.
Spero
che non sia stato deludente, in fondo la scena con James e Lily non poteva che
risolversi con un netto rifiuto della rossa, no? E poi, in caso contrario, la ff
si sarebbe conclusa qui e non vi avrei dato il tormento di legervi i prossimi
capitolo XDXD
E
adesso, i ringraziamenti:
valeria18:
si, ti sei inventata un’altra facoltà XDXD è “lingue e culture moderne”,
comunque non importa:P Il fatto è che mi sono sentita fortemente ispirata a
scrivere una James/Lily e poco ispirata per tutto il restoXD mah! Un bacione,
nicù. Je t’adore^^
CeciaPecia:
deto che è la prima James/Lily che legi, spero di averti dato una buona
impressione ^^’’ e poi adoro scrivere dal punto di vista di James…*_* Grazie per
il commento. Ciau^^
SiJay:
carissima, credo che morirei se non vedessi una tua recensione. Beh, eccoti il
“continuato” [questa parola è spettacolareXD]. Spero che l’infarto non sia
sopraggiunto in modo negativo facendoti rimanere col tic all’occhio della serie:
“beh, tutto qui? Mi aspettavo di meglio” XDXD apresto, spero^^
Baciottoli^^
potterina_88_: ehilà, mi sei mancata! Mi sono sciolta
nel leggere la tua recensione, mi hai letteralmente riempita di complimenti. Ti
ringrazio un miliardo. Continua a seguirmi perché ci tengo tanto tanto tanto^^
Kisses^^
gemellina:
e tu??? Cosa inutile, hai scritto una one-shot che mi ha fatto ricorverare in
manicomio per le troppe risate! Se spoileri ti ammazzo! Guarda che io posso
benissimo continuare a farlo sulla tua, che credi? Muahahah!!! Scema, ti
lovvo^^
cloe
sullivan:
allora. Premetto che quando ho visto che eri tra i recensori sono stata invasa
da un moto di felicità. Cioè…tu hai praticamente recensito ogni mia storia ed io
non aspettavo altro che ringraziarti per come si deve.
Grazieeeeee!!!
Ebbene
si, James era Caposcuola…comunque, penso che i Capiscuola fossero due per ogni
Casa (almeno, così mi pare di aver capito). In ogni caso, non importa…pensa alla
felicità del tenero James che farà la ronda solo soletto con Lily…XDXD Poi, è
vero che James e Sirius erano dei miti in ogni cosa, ma secondo me erano così
svogliati che non riuscivano ad arrivare ai livelli di Eccezionale, nel senso
che se si impegnavano veramente avrebbero messo a tacere gli insegnati XD magari
il loro problema era la condotta, infatti venivano spesso madati in punizione
e forse i prof li hanno presi in antipatia per il loro
essere Malandrini… chi lo sa! Sono contenta che la storia ti piaccia! Io non
vedo l’ora che posti la tua!!! Alla prossima, un bacio^^
tindina,
Ginny W, saraligorio1993, Erinlaith: grazie mille anche a voi!
Ovviamente, Lily non poteva che reagire in questo modo…le ci vorrà un po’ per
capire che se continua così si lascia sfuggire il mitico James Potter XD
Kisses^^
Ok…credo
di aver terminato.
Al
prossimo capitolo!
Kisses^^
|
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Capitolo 3 *** And it's only the first day! ***
mad3
Capitolo
3
And
it’s only the first day!
“Buondì,
mia dolce Evans”.
Mi
getto a peso morto sulla sedia accanto alla sua, poggiando con poca grazia i
piedi sul banco e gettando la borsa chissà dove, mentre lei continua a guardare
la cattedra di fronte a sé come se ci fosse un Ruf invisibile.
“Posso
avere il bacio del buongiorno?”.
Domanda
inutile, tanto lo so che non me lo darà mai.
“Potter,
lieta di vederti”.
Avrei
potuto illudermi, se non fosse stato per il tono aspro e acido con cui si è
rivolta a me. Oh-oh, che sguardo inceneritore!
Mi
faccio avanti, “Spero tu non abbia nulla in contrario se mi siedo accanto a te
durante questa interessantissima ora di Storia della
Magia”.
“No,
figurati”.
Non
faccio neanche in tempo a tendere la bocca in un sorriso, che la vedo afferrare
i suoi libri e alzarsi dal banco.
Ci
rimango come una sarda a beccafico.
“Evans,
ma dove…?”, inizio a chiederle.
“Il
più possibile lontano da te, Potter!”.
Incrocio
le braccia sul banco e ci affondo la testa, sbuffando
sconsolato.
Diciamo
che sono stato un povero illuso a pensare che lei si volesse veramente sedere
accanto a me…
E
come se non bastasse, Sirius sghignazza. Gioisce nel vedermi
sconfitto.
Alla
mia destra passa Remus che, senza avere il tempo di ribattere in alcun modo,
viene scaraventato sulla sedia dal sottoscritto.
“Hai
modi molto gentili di chiamare a te le persone!”, mi rimprovera, aggiustandosi
la manica del mantello che gli ho tirato.
“Qualcuno
me l’ha detto…”.
“Che
vuoi?”.
“Che
mi prendi gli appunti di Storia della Magia, mentre io sarò
via”.
“Sarai
via?”.
“Esattamente”.
Senza
aggiungere altro, mi alzo dalla mia postazione diretto alla porta che mi
condurrà fuori da quest’aula.
Sento
i suoi occhi verdi fissi su di me, in attesa che mi veda
sparire.
***
Oggi
è il primo giorno di lezioni.
O,
almeno per me, avrebbe dovuto esserlo…
Mentre
centinaia di ragazzi sono rintanati tra le quattro mura del castello, io sto
fuori a godermi il vento che mi inonda il viso.
Volare…quale
miglior rimedio contro ogni genere di malessere
psicologico.
Il
guaio è che se mi becca qualcuno passerò la prima settimana di quest’ultimo anno
a pulire i pavimenti o a lucidare trofei, la maggior parte dei quali sono anche
miei.
La
cosa peggiore è che io sono Caposcuola, colui che dovrebbe, a rigor di logica,
dare l’esempio.
Se
Albus Silente ha davvero avuto il piacere di conoscermi bene in questi sei anni,
e se davvero lui è un uomo tutto d’un pezzo che non presenta alcuna alterazione
nevrotica o sintomi di pazzia, non si sarebbe mai azzardato a nominarmi
Caposcuola…capisco che sono pur sempre il grandioso James Potter e per questo
motivo posso essere Caposcuola, campione di Quidditch, professore, Preside o
Ministro della Magia, ma non penso che una persona sana di mente avrebbe voluto
assegnarmi un importante incarico, scapestrato come sono.
Che
Silente l’abbia fatto per farmi abbassare la cresta?
Ottima
tattica, purtroppo però non porterà al risultato sperato.
Mi
sporgo in avanti per aumentare la velocità della scopa e mi fiondo
pericolosamente verso il lago. Libero una mano per sfiorare il pelo
dell’acqua.
Come
sarebbe bello se potessi vivere sempre così…magari con Lily Evans stretta dietro
a me…
***
E
invece…
“Signor
Potter, si rende conto che lei ha marinato le lezioni per dare sfogo alla sua
pura ed incontaminata gioia di vivere?”.
La
McGranitt mi guarda dall’alto dei suoi occhialini, le mani intrecciate sopra la
scrivania.
“Si,
signora”, poco ci manca che sbadigli.
Quante
volte sono stato mandato in punizione?
“E
si rende conto che lei è un Caposcuola, ragion per cui dovrebbe dare
l’esempio?”.
“Si,
signora”.
Che
avevo detto io?
“E
si rende conto che sta parlando con un professore, quindi le sarei grata se si
posizionasse sulla sedia in una maniera più composta?”.
“Si,
signora”, mi raddrizzo sulla sedia e tolgo la mano da sotto il
mento.
“Bene,
signor Potter. Sappia che il piacere che trova nell’infrangere le regole verrà
punito con le dovute misure”.
“Si,
signora”.
“Potter,
mi sta ascoltando?”.
“Professoressa”,
la chiamo alzando lo sguardo su di lei, “Non crede che ormai io conosca fin
troppo bene le dovute misure di cui parla?”.
La
McGranitt si sta zitta alcuni secondi, evidentemente non sa che
ribattere.
Nemmeno
lei può contraddire James Potter.
“Non
crede che il fatto di essere stato nominato Caposcuola sia giustificato da un
qualche valido motivo?”, mi chiede con il suo solito cipiglio
severo.
“Sarebbe
quello di farmi mettere la testa a posto?”, mi alzò in piedi, ma questo non la
smuove di un millimetro.
“Anche”.
“Anche? Significa che ci sono altri
validi motivi per cui io sono Caposcuola?”.
Sento
di stare perdendo il controllo da un momento all’altro.
Non
posso permettermelo.
“Può
darsi”.
“Dovrebbe
smetterla di dare risposte così vaghe, professoressa!”.
Mi
guarda in cagnesco come per sottolineare la mia insolenza.
Come
volevasi dimostrare, però, non ribatte ulteriormente.
“Qual
è la mia punizione?”, chiedo per tagliar corto.
“Giovedì
sera aiuterà Gazza a pulire il corridoio del secondo
piano”.
“Ho
la ronda”.
“Non
la fa, la ronda!”.
Le
volto le spalle e mormoro uno sforzato arrivederci, prima di
volatilizzarmi.
Addio
al progetto di provarci con la Evans nella ronda di
giovedì.
***
“James,
sei sempre il solito!”, mi dice Remus, alzando gli occhi dal suo librone, una
volta giunto in Sala Comune, “Ed è solo il primo giorno!”.
“Gimme five!”, esclama Sirius porgendomi
il palmo della mano in modo che io possa batterlo, “Sei davvero unico nel tuo
genere, Ramoso!”.
“Lo
so, Felpato”.
Vediamo
Remus sbuffare pesantemente e roteare gli occhi, ritornando a leggere, “Vi
ricordo che questo pomeriggio ci aspetta Trasfigurazione”, aggiunge, nel
tentativo di riportarci alla realtà.
Ed
infatti, i nostri visi diventano cupi.
“Tra…Trasfigurazione?”,
balbetta Sirius.
“Si.
Hai presente quella materia in cui impari a tramutare oggetti o robe del
genere?”.
“Ragazzi,
credo di aver dimenticato una cosa…”, annuncia Sirius in tono
mortuario.
“Fammi
indovinare: hai scordato di fare il tema per le vacanze”.
Sono
pronto a giurare che Remus ha azzeccato in pieno.
Sirius
annuisce cupo per poi sprofondare al suolo in ginocchio davanti a
Remus.
“Ti
prego, Remy! Abbi la bontà di abbozzarmi quattro parole da consegnare alla
McGranitt!”.
“Scordatelo!”.
“Ma
perché???”.
Remus
stacca gli occhi dal suo libro e lo posa accanto a sé, guardando fisso Sirius
che sfoggia sul visino un’espressione da cane bastonato, “Perché sei così
stupido che a volte non ti accorgi di aver grandi potenzialità! Fatti il tema da
solo!”.
Remus
riprende in mano il libro, mentre Sirius si alza da terra
sconsolato.
“Ti
restano all’incirca trenta minuti di tempo”, gli fa notare
Remus.
Sirius
corre di scatto a prendere penna, calamaio e pergamena per iniziare a
scrivere.
“E
tu, James? Hai fatto il tema, no?”.
“No”.
La
naturalezza con la quale ho pronunciato quel no fa cadere a Remus il libro dalle
mani, “Come sarebbe a dire?”.
“Sarebbe
a dire che non l’ho fatto. Non ci vuole l’arte di bolide per
capirlo!”.
“E
cosa aspetti a metterti seduto e scrivere? Che Merlino ti costruisca la
sedia?”.
“Forse…”.
“Siete
senza speranza!”.
Io
e Sirius ci mettiamo di buona lena e iniziamo a scrivere quelli che saranno i
migliori temi che la McGranitt abbia mai avuto il piacere di
correggere!
***
“Potter,
Black…”, ecco che la McGranitt pronuncia i nostri nomi.
Io
e Sirius alziamo il viso in una posa di auto-adulazione.
Questa
volta abbiamo fatto davvero del nostro meglio!
“I
vostri temi fanno schifo!!! Persino
uno Schiopodo li scrive meglio di voi!!!”.
In
effetti poteva risultare alquanto strano un impeccabile tema scritto da
Sirius.
Ma
da me…
Tutta
la classe scoppia a ridere compresi Remus e la Evans.
Non
c’è niente di meglio che essere derisi da una ventina di studenti, soprattutto
se costoro ci giudicano gli esseri supremi di Hogwarts.
“Professoressa
McGranitt”, la chiamo col mio tono da cocco suo, “Come può mai essere schifoso
il mio tema?”.
“Il
fatto che lei sia eccelso nella mia materia non le dà il diritto di darsi una
valutazione. Questo compito, purtroppo per lei, spetta alla sottoscritta e se io
dico che il suo tema fa schifo, stia pur certo che le sue doti da ammaliatore
non incanteranno nemmeno il più illustre personaggio della Comunità Magica, sono
stata abbastanza concisa, signor Potter?”.
“Si…”,
abbasso la testa demoralizzato.
Questo
è il mio primo fallimento in Trasfigurazione.
Me
ne stanno accadendo di tutti i colori e non sono ancora entrato nel vivo del
settimo anni, perdinci!
“Spremete
quella massa gelatinosa e informe che vi ritrovate al posto del cervello e
scrivete qualcosa di più decente di parole messe alla rinfusa!”, la McGranitt
continua il suo rimprovero, “Per domani!”, aggiunge in tono quasi
demoniaco.
“Ma
professoressa…”, dice Sirius, “Domani non abbiamo
Trasfigurazione”.
“Dovrei
lodarla per il semplice fatto che lei ha imparato l’orario già dal primo giorno
di scuola, signor Black”, sghignazzamenti in sottofondo, “Non deve essere di
certo lei a venirmi a dire che domani non c’è Trasfigurazione, ma ciò non toglie
che prima di mezzogiorno esigo i vostri temi sulla scrivania del mio
ufficio!”.
Vedo
Remus poggiare la testa sul palmo della mano, come a voler sottolineare che
siamo davvero senza speranza, come ha detto lui.
“E
per finire…”, ecco il colpo di grazia, “…dieci punti in meno a Grifondoro. A
testa!”.
Ma
bene, adesso ci troviamo anche a -20 punti!
Come
se non bastasse, a completare il dessert è bastata un’interrogazione mia e di
Sirius sull’ultimo argomento dell’anno passato. Per fortuna, la McGranitt non ha
il potere di mettere in dubbio le mie conoscenze in fatto di Trasfigurazione, e
si vede costretta a restituirci i punti sottratti con un po’ troppa
riluttanza.
Non
oso immaginare Remus cosa avrà da dirci.
***
“Potresti
avvicinarmi il vassoio con le costolette d’agnello?”.
Sirius
guarda Remus con scetticismo, “Come, scusa?”.
“Ti
ho chiesto se mi avvicini quel vassoio”, ripete Lunastorta, indicandolo col
dito.
Sirius
resta un attimo a guardarlo, poi gli porge il vassoio mantenendo un’espressione
incerta.
Anch’io
sfoggio la medesima faccia.
Il
punto è che Remus non ha dato segni di rimprovero o altro nei nostri confronti
dopo la figura di Troll che abbiamo fatto a
Trasfigurazione.
Qui
c’è qualcosa di strano…
“Remus”.
Lunastorta
alza lo sguardo su Sirius, seduto di fronte a lui, come risposta alla sua
chiamata, “Che c’è?”.
Sirius
gli si avvicina ancora di più, tanto che qualcuno da lontano potrebbe
fraintendere che lui abbia la testa infilata nel piatto di Remus, “Non ci dici
niente?”.
Mastico
con lentezza la mia insostituibile insalata della sera, per concedere un fugace
sguardo a Remus.
“Cosa
mai dovrei dirvi? Che le costolette questa sera sono più aromatizzate rispetto
agli altri giorni?”, evidentemente non ha capito un tubo.
O
forse ha capito fin troppo bene, come al suo solito…
“Beh…hai
visto oggi, a Trasfigurazione…?”, intervengo io, come ad aiutarlo a ricordare
questo importantissimo spezzone di vita scolastica – puntualizzo che ogni cosa
che riguarda il sottoscritto è di rilevante importanza, ma ormai questo lo sanno
in molti.
“Cosa?”,
ma allora fa finta di non capire!
“Remus!”,
sbotta Sirius, battendo una mano sul tavolo e facendo strozzare il povero Peter
col succo di zucca che stava bevendo, “Hai visto che oggi io e James abbiamo
fatto schifo a Trasfigurazione e ci chiedevamo il motivo per cui tu non ci hai
nemmeno degnato di un rimprovero!!!”.
Remus
poggia con grazia la forchetta sul piatto, “Perché mi sono stancato di venirvi
dietro in ogni situazione”, risponde mantenendo un insolito tono tranquillo,
“Quest’anno abbiamo i M.A.G.O. e ciò significa che dovrete cavarvela da soli, io
non posso più fare niente. Non prendetelo come egoismo o come se non vi volessi
aiutare…io lo faccio per voi, capitemi…”.
Abbassa
leggermente lo sguardo, mentre io e Sirius lo guardiamo sconvolti. Ci guardiamo
tra di noi e poi di nuovo il nostro sguardo è su Remus.
Gli
sorridiamo apertamente.
“Remus”,
alla chiamata di Sirius, Remus alza lo sguardo, “In questo momento ti
bacerei!”.
“Stai
lontano da me, razza di pervertito! Ti sono finite le donne, per
caso?”.
“Ma
che hai capito! Sarebbe un bacio di amicizia”.
Sirius
si getta in avanti verso Remus, mettendo le labbra a cuoricino, cosa che fa
disegnare sui volti mio e di Peter un’espressione di
disgusto.
“Non
lo voglio!”, ribatte Remus, premendogli una mano sulla faccia per
allontanarlo.
“Eddai!”.
“No!”.
“Piccolo
piccolooo!”.
“Ma
stai scherzando???”.
“Uff…”,
Sirius ci rinuncia, ritornando alla sua postazione, “Se non posso darti un
bacino, posso dirti che ti amo?”.
“No!!!”.
“Che
ti voglio bene?”.
“Magari
quello…”.
Si
sorridono, che teneri!
Non
capita tutti i giorni di vedere Remus e Sirius in atteggiamenti così
affettuosi.
“Bene,
Sirius”, dice Remus, “Dato che mi hai giurato amore eterno, che ne diresti di
correre a fare quel temino di Trasfigurazione in dolce compagnia di
James?”.
Che
strazio, pensavo lo avesse dimenticato!
Sirius
ingoia una patata prima di parlare, “Primo: io non ti ho giurato amore eterno,
tutto quello che ti ho detto era puramente ironico e non ho terminato le donne.
Secondo: sono quasi le nove di sera, se studio adesso non digerisco bene… e poi
la notte serve ad altro. Terzo: fra trenta secondi l’agnello che hai lasciato
incustodito sul piatto sparirà prima che tu possa rendertene conto, e andrà a
finire dritto dritto nel mio stomaco”.
Remus
sorride furbescamente prima di rispondere a Sirius, “Primo: non sono così scemo
da non cogliere la tua pessima ironia e ringrazio Merlino che non hai terminato
le donne le quali costituiscono l’unico motivo per tenerti alla larga da me.
Secondo: ti ricordo che il tema lo devi consegnare domani mattina, dimmi tu dove
troverai il tempo per scriverlo – ci terrei a sottolineare che io non ti aiuterò
– e per quanto mi riguarda, puoi servirti della notte per fare lo spazzino a
Hogsmeade . Terzo: l’agnello sul mio piatto sparirà prima che tu possa iniziare
a contare!”.
Remus
afferra il suo piatto per evitare che Sirius se ne appropri. Io e Peter ridiamo
come scemi alla vista di quei due ancora più scemi di noi.
Mi
verso del succo di zucca nel calice e, istintivamente, i miei occhi sfrecciano
qualche posto più in là per posizionarsi su Lily Evans che chiacchiera
tranquillamente con la sua amica. Continuo a fissarla insistentemente fino a
quando lei si accorge di me. Alzo il calice e le sorrido, chinando di poco la
testa.
Lei
ricambia con un mezzo sorrisetto.
Essendo
solo il primo giorno me ne sono successe parecchie: una punizione,
Trasfigurazione un totale fiasco, niente ronda con la Evans
giovedì…
Fortuna
che ho a disposizione altri giorni che sfrutterò al meglio per sanare alcuni
conti in sospeso con la mia dea dai capelli rossi.
To
be continued…
Eccomi
qua col terzo capitolo!
Sto
cercando di postare il più in fretta che posso, ma il mio pc è più lento del
cervello di Peter quando deve assemblare un paio di parole per formulare una
frase di senso compiuto, ma comunque…avrete notato che a Peter non faccio dire
quasi niente, ma non saprei che scrivere. Capisco che lo odiamo tutti, e forse
per questo non vi importa tanto che lui parli oppure no, dico
bene?
Magari
dal cap potrebbe sembrare, ma io non sono per la coppia Remus/Sirius, perché
proprio non ce li vedo insieme. Per me sono sempre vecchi amici [o vecchie
comari battibeccanti XDXD], nulla di più. Ma questo non è
rilevante.
[Ma
davvero piacciono così tanto i battibecchi tra quei due Malandrinacci???
O.O]
E
adesso, ringraziamenti velosi velosi come le lusi:
pallinaepollo,
JPIloveyou, Ginny W, saraligorio1993, HarryEly, Ledy Slytherin, __MiRiEl__ (grazie un miliardo! Sono
contenta che la storia vi piaccia^^ Kisses^^);
LilyProngs
(onoratissima di poterti rivedere fra i recensori! Spero tu non te ne sia
pentita :P Baciottoli^^);
SiJay
(si, credo che Remus abbia un’anima malandrina celata dietro la sua maschera di
perfezione [Malandrino Perfettino ^O^]. In fondo è un lupo mannaro, può essere
perfettino e può essere Malandrino XD [mi sento scema…] e rimarrà sempre il mio
personaggio preferito della saga [dopo Ron, s’intende XD]. Un bacione e alla
prossima^^);
gemellina
(tu
mi ricordi tanto Ficarra e Picone che sono nati stanchi! E non ti permettere a
dire che la tua one-shot non è nulla di particolare che ti mando la bella gente
a casa!!! E se spoileri, andrò dicendo in giro che hai una cotta per Codaliscia!
Ok, basta. Grazie mille e ricorda che sei e rimarrai sempre il mio grande
saggio! Ti lovvo^^);
potterina_88_
(ma
ciao!!! Sono sempre contentissima di sapere che segui la storia, ma soprattutto
che ti piace! Grazie mille. Se vuoi interagire con me [ne sarei onoratissima] il
mio contatto msn è: remuslupin03@hotmai.it
Spero di sentirti^^ Baci bacini bacetti^^).
Baciottoli
a tutti.
Au
revoir^__^
|
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Capitolo 4 *** Something unperfect ***
mad4
Capitolo
4
Something
unperfect
Ovviamente,
il mio tema di Trasfigurazione non poteva che valere Eccezionale. Remus è
rimasto scioccato quando ha saputo che Sirius aveva preso una ‘O’, ma questo
perché Felpato ha davvero studiato di notte, cosa che non ha mai rivelato a
Lunastorta.
Ruf
mi ha interrogato sulla lezione che ho voluto marinare, e naturalmente non ho
fatto bella figura. Inevitabili sono stati i rimproveri di Remus, speravo che
avesse davvero perso il gusto di farlo.
La
McGranitt vuole che convochi la squadra e provveda a rimpiazzare i giocatori che
non continueranno a giocare. Beh, posso dire che almeno il Quidditch è qualcosa
di consolante e che mi fa evadere dalla realtà, anche se in
parte.
La
Evans continua a ignorarmi ed io continuo a non permetterle di
ignorarmi.
In
tutto questo guazzabuglio di cose, si è aggiunta anche una sottospecie di
riunione di Capiscuola sabato sera…dico, sabato sera! Il sabato sera ci si
diverte, non si lavora, non si studia, né tantomeno si va alle riunioni pallose
dei Capiscuola!
Oh,
Merlino.
Dico,
come potrebbe andare peggio di così?
“Potter,
le comunico che non ha terminato di pulire quella zona!”.
Sbuffo
spazientito e roteo gli occhi al cielo quando Gazza mi richiama al dovere.
Sto
a pulire il corridoio del secondo pieno mentre tutti saranno chissà dove a
spassarsela. Questo non mi sembra giusto!
Faccio
leva sulle ginocchia per alzarmi e getto violentemente la pezza dentro il
secchio pieno d’acqua, col risultato che buona parte di essa è schizzata fuori e
sono pronto a giurare che Gazza si arrabbierà.
“Ripulisci!”,
come non detto.
Mi
rigetto a terra e passo di malavoglia lo strofinaccio dove è schizzata l’acqua,
per poi rialzarmi, gettare di nuovo la pezza nel secchio – stavolta con più
delicatezza – e dirigermi, sbuffando, verso la zona che io avrei trascurato di
pulire.
Odio
tutto questo: la pezza che ho in mano, il secchio, il corridoio del secondo
piano, Gazza, l’acqua e la camicia bagnata tutta incollata al
torace!
Non
vedo l’ora di finire e gettarmi sul letto.
Miracolosamente,
tolgo l’ultimo granello di polvere da un angolino sperduto – che secondo me non
compare neanche sulla Mappa del Malandrino – ma comincio a piangere lacrime
amare perché adesso mi tocca pulire le scale.
Afferro
i miei ormai inseparabili compagni di
avventura – chiamasi Secchio e Strofinaccio – e cammino in punta di piedi
– per non lasciare impronte, altrimenti Gazza mi fa ricominciare tutto da capo –
verso le scale marmoree.
Purtroppo,
si sa, a volte il destino è crudele e ci riserva sorprese che noi non ci
aspettiamo ma che, soprattutto, non meritiamo affatto di ricevere. Infatti,
tanto sono nervoso in questo momento, non mi accorgo che una saponetta che ho
disgraziatamente lasciato sul pavimento è lì pronta a tendermi un agguato.
E
nel giro di qualche secondo mi ritrovo spiaccicato sul pavimento e, come se non
bastasse, percorro scivolando a pancia in giù buona parte del corridoio. Dopo
essermi fermato – credo di aver consumato tutta la pavimentazione – e borbottato
qualche imprecazione sottovoce, alzo gli occhi e vedo la persona che meno mi
aspettavo di vedere.
“Potter!”,
ringhia, mentre io non do alcun segno di volermi alzare da terra, “E’ possibile
che non posso lasciarti un minuto che tu combini uno dei tuoi soliti
pasticci?”.
“Mi
scusi, signor Gazza…”, mormoro, alzandomi, “Sistemo
tutto”.
“Non
scomodarti più di tanto, il tuo lavoro è finito. Per ora”.
Senza
neanche dargli la soddisfazione che io gli auguri una buona serata, mi dileguo
giù per le scale alla velocità della luce prima che possa
richiamarmi.
“Potter”.
Direi
che la possibilità di sfuggire è sfumata, se non fosse che questa bellissima
voce angelica non appartiene a Gazza.
La
Evans spunta dalle scale, intenta a salire.
“I
miei omaggi, mia incantevole creatura”, le faccio un
inchino.
Lei
rotea gli occhi come scocciata e sale un paio di gradini per
raggiungermi.
“Finita
la punizione?”, mi chiede.
“Si.
Finita la ronda?”.
“Non
ancora”.
Perfetto!
La mia occasione si presenta su un piatto d’argento!
“Permetti
che ti accompagni?”, le domando gentilmente, porgendole il
braccio.
Lei
lo scansa – non poteva essere altrimenti – e continua a salire le scale, io
dietro a lei.
“Potter,
hai finito la tua punizione. Vai a dormire che è meglio per tutti”, mi dice
sempre camminando, senza degnarmi di uno sguardo, tipico di
lei.
“Non
ho sonno. E poi vorrei svolgerlo al meglio il mio dovere quest’oggi”, allungo
qualche passo fino a mettermi di fianco a lei, “Avrei dovuto fare anch’io la
ronda, no? Ed eccomi qua”.
“Chissà
perché trovavo un dono di Merlino il fatto che hai ricevuto una punizione che ti
impediva di fare la ronda”.
“Il
dono di Merlino, dolcezza, è stato quello di incontrare te questa sera”, ma come
sono romantico!
“Lasciami
fare il mio lavoro!”.
“Che
è anche il mio da quest’anno, vorrei precisare”.
“Per
un cattivo scherzo che il fato ha voluto giocare a me”.
“O
per una sorprendente nonché favorevole casualità che il fato ha voluto giocare a
me…”.
“Piantala,
Potter! Non c’è nulla di positivo quando si tratta di
te!”.
L’afferro
per un polso e la obbligo a voltarsi verso di me.
Ha
gli occhi spalancati per la sorpresa e sono sicuro che vorrebbe tirarmi un
ceffone di quelli frantuma-mascella, dato il fatto che siamo praticamente
vicinissimi.
“Ssshh”,
faccio io mettendomi un dito davanti alle labbra, “Sempre allerta, Evans”, dico
a bassissima voce, “Dietro quella statua ci sono due ragazzi coinvolti in
atteggiamenti poco casti. Come agiamo?”.
Con
un deciso gesto, la Evans fa in modo che io molli la presa sul polso. Mi guarda
in cagnesco, “Vedi, Potter?”, sibila, “Con il tuo modo di fare da Troll in tutù,
non mi hai permesso di controllare bene ogni parte del
corridoio!”.
“Evans,
Evans…mi stai forse dicendo che io ti distraggo?”.
“Precisamente!”.
“Ma
io con distrazione intendo ben
altro…”.
“Quanto
sei stupido!”.
Dopo
quest’ultima lusinghiera parola, si precipita dai due ragazzi
amoreggianti.
Poverini,
non sanno cosa li aspetta.
“Ehm,
ehm!”, la Evans si schiarisce la voce, facendo in modo che i due ragazzi si
stacchino dalla loro piacevole occupazione, “Dovreste essere nei vostri
dormitori, a quest’ora!”, li rimprovera, puntando loro in faccia la bacchetta
illuminata.
“Evans,
non pensi di esagerare?”, intervengo in difesa del libero scatenamento di
ormoni, abbassando la sua bacchetta.
“Affatto!
Sono fuori dai dormitori oltre l’orario previsto!”, mi urla addosso furiosa,
mentre i due ragazzi ci guardano atterriti.
“Anche
noi”, rispondo con estrema indifferenza.
“Ma
noi siamo
Capiscuola!”.
“Stasera
si…ma se domani sera avessi in mente di farmi un giretto notturno per il
castello, con te, ci
autopuniremmo?”.
“Direi
di no…ma solo perché non accadrà mai che io venga con te a fare una passeggiata
notturna per il castello!!!”.
La
Evans la pianta lì e si volta di scatto verso i due ragazzi, rivolgendo loro
un’intensa occhiataccia di rimprovero, “In quanto a voi due, filate nei vostri
dormitori!”.
Quei
poveretti – che pena che mi fanno – si allontanano quasi scappando da quel
demonio che è la Evans.
E
dire che è da un paio d’anni che semina terrore tra gli
studentelli.
Si
volta verso di me senza mutare di un pochino la sua espressione. Mi sorpassa
senza dire una parola e mi lascia lì, ancora intento a fissare il punto da cui
sono spariti i due ragazzi.
No,
non può sempre finire così! Non posso farmi piantare in questo modo da nessuno,
tanto meno dalla Evans! Non lo accetto! Sono James Potter, porca
mandragola!
“Ehi,
Evans!”, la chiamo e la raggiungo in un attimo, mentre lei continua a camminare
come fa sempre, come se la mia presenza non la interessasse – e ogni tanto ho il
timore del fatto che la mia presenza non le interessi davvero, il che è
totalmente inaccettabile!
“Non
seguirmi, Potter!”, mi dice, mettendosi sulla difensiva.
“Si
dia il caso che io stia andando nella Torre di Grifondoro e l’unica strada da
percorrere è questa! Non montarti la testa, non ti sto
seguendo!”.
“Sei
fastidioso come una zanzare a appiccicoso come una
zecca!”.
“Grazie
dei bellissimi complimenti”.
“Ma
figurati. Ogni tanto anch’io mostro un po’ di gentilezza nei tuoi
confronti”.
“Sono
l’uomo più felice della terra!”.
“Fra
un po’ sarai quello con la più bassa probabilità di autosufficienza, se non la
smetti di blaterare!” .
Sbuffo
innervosito, mentre procediamo a camminare verso la Sala
Comune.
I
miei occhi sono puntati sui suoi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo
che oscilla ad ogni suo passo. Non oso immaginare la faccia che ha in questo
momento.
Pochi
minuti dopo arriviamo davanti al ritratto della Signora Grassa e, rivelata la
parola d’ordine, entriamo in Sala Comune.
La
Evans si dirige, senza dire una parola, verso il dormitorio femminile, ma io la
fermo prima che possa andare.
“Evans?”,
alla mia chiamata, lei si arresta sulla soglia, ma non osa voltarsi a guardarmi,
“Posso sapere perché ti sto tanto antipatico?”.
La
sento sospirare, ma ancora non ha intensione di voltarsi.
Ha
paura di reggere il mio sguardo, molto probabilmente. Non c’è da
stupirsi.
Poi
qualcosa cambia e la vedo girarsi lentamente verso di me, sul viso
un’espressione dura.
“Se
non ci arrivi da solo, Potter…”, mi dice con la mascella serrata, “…un giorno
verrai da me ed io te lo spiegherò, anche se dubito fortemente che basti una
vita per dirtelo”.
Detto
questo, sparisce senza che io le possa nemmeno augurare una dolce
notte.
***
“Com’è
andata la punizione ieri sera?”.
La
domanda che Sirius mi rivolge non viene captata bene dalle miei orecchie, “Mh?”,
faccio, mandando giù un boccone di bacon.
“Ti
ho chiesto com’è andata la punizione ieri sera”, ripete, mentre allunga la mano
per prendere una fetta di torta di mele.
“Non
male”, rispondo vago.
“Quando
iniziano gli allenamenti per la squadra?”.
“Credo
che la prossima settimana comincerò con le…”.
“AHIA!”.
Lascio
in sospeso la frase a causa del grido di dolore che si erge dalle corde vocali
di Sirius.
“Qual
è il problema?”, domanda Peter, asciugandosi la faccia con un tovagliolo dopo
che, probabilmente, gli sarà schizzato in faccia per lo spavento gran parte del
succo di zucca che era intento a bere.
“Remus
mi ha schiaffeggiato la mano!”, piagnucola Sirius, tastandosi la parte
lesa.
“Così
impari!”, esclama Remus, seduto di fronte a Felpato, “La prossima volta che il
tuo insaziabile palato decide di addentare la mia fetta di torta di mele, sappi che in
fondo al tavolo ce n’è abbastanza e, pertanto, invito il tuo prestigioso
fondoschiena ad alzarsi e andarla a prendere!!!”.
“Appunto
perché è prestigioso non permetto che il mio fondoschiena si stacchi dalla panca
per andare laggiù! Ergo, preferisco rimanere comodamente seduto e prendermi la
torta più vicina”.
“Che,
guarda caso, è la mia!”.
“Non
posso farci niente se il tuo piatto colmo di cibarie rientra nel mio campo
visivo ogni volta che siamo a tavola!”.
“Ah,
è così? La colpa del tuo essere un ladro risiede nel fatto che io mangio di
fronte a te???”.
“Esattamente”.
“Però,
se non erro, l’altro giorno a pranzo io ero seduto nella tua stessa fila, alla
destra di Peter, e tu mi hai fregato la polpetta!”.
“E’
sempre frutto del caso!”.
“Il
caso te lo do io!”.
Dopo
che Remus e Sirius hanno scatenato in me e Peter la voglia di prenderci a
forchettate in zone impronunciabili, ecco che Lunastorta si alza portando con sé
piatto, posate e bicchiere, per andare a sedersi…
“Remus!”,
il mio urlo riecheggia per tutto il tavolo dei Grifondoro, che si voltano a
guardarmi, “Torna immediatamente qui!”.
Remus
mi guarda scioccato, ignaro, forse, del motivo per cui lo sto riportando alla
sua originaria postazione. Dopo aver indugiato per alcuni minuti, viene a
sedersi accanto a me, “Che volev...aaaahhh!!!”.
Gli
tiro il codino e lui tenta in ogni modo di liberasi.
Lo
costringo a portare il suo orecchio vicino alla mia bocca in modo che possa
parlargli, “Dove stavi per andare a sederti?”, gli domando con voce
demoniaca.
“Mollami
il codino, mi stai facendo maleee!”.
Sento
Sirius sbellicarsi dalle risate. Gode alla vista del povero Remus nelle mie
mani. “Allora, piccolo lupacchiotto, vuoi rispondermi?”.
“Scusa,
Jamie…stavo andando a sedermi con Lily…”.
“E
questo si fa?”.
“No,
non si fa…”.
“E
lo farai più?”.
“No,
non lo farò più…”.
“Bravo
lupetto”.
Gli
mollo il codino e lui finalmente può tirare un sospiro di
sollievo.
Mai,
e sottolineo mai, nessuno deve
invadere il territorio di James Potter, anche se si tratta dei miei
amici.
Scompiglio
i capelli a Remus con fare affettuoso, “Scusa, non volevo farti
male”.
“Ah!
Sirius, mi devi un bel paio di Galeoni!”, la voce esultante di Peter giunge a
noi.
“Ma
porc…accidenti! Ho perso per la prima volta in tutta la mia vita!”, Sirius si
mette le mani ai capelli e poggia i gomiti sul tavolo,
disperato.
“E
stai pur certo che non sarà l’ultima! Dammi i miei
soldi!”.
“Ma
poi tu, James…mi meraviglio di te”, Sirius, con aria da cane bastonato, si
rivolge a me.
“Ma
che c’entro io?”, domando scettico.
“C’entri…tu
che dici di essere senza pietà, come hai potuto scusarti con Remus provocando la
conseguente perdita della mia scommessa?”.
Ah,
ora capisco. Hanno scommesso se io mi sarei o meno scusato con Remus e, a quanto
pare, Sirius aveva puntato tutto sulla mia mancanza di pietà nei confronti del
tenero Lunastorta. Ma ha perso clamorosamente.
“Bene,
dopo questo piccolo sclero mattutino…”, dice Remus, “…è ora di andare a
Pozioni”.
“Che
Pluffe!!!”.
***
Mi
getto a peso morto sulla sedia, come al mio solito, nell’ultimo banco accanto a
Sirius.
Stranamente
la Evans non è la prima ad aprire la porta dell’aula, ma di sicuro tra un po’
arriverà.
E
infatti, le mie predizioni non sono minimamente paragonabili a quelle di
Nostradamus: la Evans varca la soglia dell’aula subito seguita da Lumacone – se
non fosse un professore l’avrei sistemato per le feste già da parecchi
secoli!
“Buongiorno,
ragazzi”, ci saluta cordialmente il tricheco, mentre alla mia destra Sirius
emette un sonoro sbadiglio.
Ma
prima che io gli permetta di cominciare – della serie: sono talmente in gamba da
manipolare lo svolgimento scolastico della giornata – una strana domanda mi
perfora il cervello.
“Professoreeee!”,
esclamo buttando in aria la mano, mentre tutti gli studenti si voltano a
guardarmi.
“Dimmi,
figliolo”, forse non gli è ben chiaro che io non sono suo figlio, per fortuna
divina!
Ma
tralasciamo questo insignificante particolare e andiamo a
noi.
Dicevo?
“Può
dirmi qual è la pozione più difficile da preparare?”.
Il
resto della classe rimane così scioccato dalla domanda che ho fatto, che persino
Sirius si è voltato a guardarmi, interrompendo l’esecuzione delle sue
pittoresche incisioni sul banco.
“Beh,
ragazzo mio, non ci sono propriamente pozioni più complicate o meno complicate,
ma pozioni che si riescono a preparare facilmente e pozioni di più difficile
preparazione. Mi segui?”.
“E
che differenza c’è se una pozione è complicata o di difficile preparazione? Io
trovo sia la stessa cosa”.
“Se
tu sei convinto di non saper cucinare, non ti passa per la testa di rimboccarti
le maniche e trafficare con mestoli e pentole, no? Ma se hai davanti un libro di
ricette, stai sicuro che qualcosa ti riuscirà bene”.
“Cosa
vuol dire?”.
“Vuol
dire che nessuna pozione risulta complicata se si ha davanti il libro da cui
seguirne la preparazione”.
“Ma...in
questo modo, nessuna pozione risulta realmente
complicata”.
“Esatto”.
“Bene...”,
sussurro compiaciuto tra me e me, sentendo gli occhi della Evans puntati
addosso.
“Quest’oggi”,
esordisce Lumacorno, “Preparerete la Bevanda della Pace, qualcuno sa cos’è?
Signorina Evans?”.
“E’
una pozione che calma l’ansia e placa l’agitazione. Il suo effetto collaterale
consiste nel far cadere chi la beve in un sonno profondo e talvolta
irreversibile, se si esagera con gli ingredienti”.
“Eccellente.
Dieci punti a Grifondoro. Adesso, distribuitevi in gruppi di due e preparate la
Pozione”.
Mi
volto di scatto verso Sirius, “Fai coppia con me, vero,
Felpato?”.
Sirius
rimane un attimo perplesso, “Non vuoi stare con la
Evans?”.
“A
lei riserverò un trattamento speciale”.
“Boh,
fa’ come vuoi”.
Iniziamo
a preparare questo intruglio seguendo passo passo le
istruzioni.
Ogni
tanto rimprovero Sirius di aver scordato qualche ingrediente o di averne
aggiunto qualcuno in più. Lui non riesce a capire il perché io mi comporti come
Remus, ma pensa che sotto ci sia qualcosa.
“Questa
Pozione deve risultare impeccabile, Sirius!”, esclamo rivolto al mio amico che è
intento a mescolare l’intruglio dentro il calderone, “Non scordare di girare una
volta in senso antiorario…”.
E
lui fa esattamente ciò che gli dico.
Dopo
circa mezz’ora, la maggior parte della classe ha terminato il compito,
tralasciando la Evans, Remus e Mocciosus che hanno finito all’incirca una decina
di minuti fa, esibendo una Pozione preparata in grande
stile.
Però
io oggi mi sento fortunato…
“Ottimo
lavoro, Potter”, mi elogia Lumacorno, mentre vedo la Evans girarsi rabbiosamente
verso di me e fulminandomi con lo sguardo, “Vedo che si è messo a studiare, la
sua pozione è quasi impeccabile”.
Mi
atteggio con fierezza.
Non
te l’aspettavi, eh, Evans?
***
“Come
cavolo ci riesci???”, sbotta la Evans rivolta a me, uscendo
dall’aula.
“A
fare cosa?”, mi passo una mano fra i capelli.
“A
riuscire in tutto!”.
“Come
riesco a riuscire in tutto?”, ripeto il gioco di parole, mettendo un dito sotto
il mento e fingendo di pensare.
Lei
si eclissa borbottando qualcosa di incomprensibile – ma molto simile ad un
grugnito – senza lasciarmi il tempo di rispondere.
Ovviamente
io non mi do per vinto e la inseguo fino a raggiungerla.
“Ti
rode che io sia riuscito a preparare la pozione in maniera impeccabile, non è
così?”.
“In
maniera quasi impeccabile!!!”,
esclama, sottolineando con la voce la parola quasi.
Mi
è concesso qualcosa di non propriamente perfetto nella vita,
no?
“Non
importa, ma ho ragione a dire che ti rode”, incalzo.
“Non
mi rode affatto!”.
“Ah,
no?”.
“No!!!”.
“Sappi
che non ho intenzione di prendere il tuo posto nel cuore di Lumacorno, mi basta
esserlo in quello della McGranitt!”.
E
stavolta va via davvero. Non le do la soddisfazione di seguirla una seconda
volta, ho già fatto abbastanza per oggi.
Però
una cosa devo dirgliela.
“Ehi,
Evans!!!”, le urlo dietro, mentre lei è già all’altra estremità del corridoio e
migliaia di studenti si voltano a guardare sia me che lei, “Ricordati quello che
mi hai promesso sul treno!”.
Lei
rimane una manciata di secondi a fissarmi per poi sparire, mentre un sorriso
malandrino si disegna sul mio volto.
To
be continued…
Ebbene
si, in questa fic Remus ha il codino ^O^ lo rende più
adorabile^^
Capitolo
un po’ lunghetto, vero?
Beh,
spero non vi siate stancati nel leggerlo^^’’
Purtroppo
i casini universitari mi impediscono di ringraziarvi singolarmente. Mi dispiace
tanto, vedrò di rimediare. Un grazie immenso a: cloe sullivan, gemellina, SiJay, LilyProngs, JPIloveyou, HarryEly, CaciaPecia, potterina_88_, Ginny W.
Un
bacione e alla prossima^^
|
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Capitolo 5 *** Good things come to boys who wait ***
mad5
Capitolo
5
Good
things come to boys who wait
“La
relazione più lunga che ho avuto è durata un giorno…”.
Seduti
fuori all’ombra della nostra inseparabile quercia, il primo sabato mattina –
beh, in realtà è mezzogiorno passato, ci siamo alzati tutti tardi tranne Remus –
del nostro ultimo anno a Hogwarts, Sirius ci fa un excursus sulla sua vita
sentimentale da cinque anni a questa parte.
“Ooohhh”,
fa Peter con ammirazione. Per lui una relazione di ventiquattro ore costituisce
un traguardo irraggiungibile.
Si
ode il rumore di una pagina sfogliata troppo violentemente fino a strapparla.
Ovviamente non può che essere Remus, ma Sirius lo ignora bellamente e continua
il suo racconto, “…poi l’indomani ne cominciavo un’altra”.
“E
fino a quanto è durata questa storia?”, domanda Peter.
“Fino
a ieri”.
“Quindi
oggi ne hai iniziata un’altra”, deduco.
“Yes!”, annuisce vigorosamente, “Con Ann
Dale”.
“Cosa???”,
esclama Remus, “Ma non è la spilungona del sesto anno di
Corvonero?”.
“E
tu come fai a conoscerla?”, domanda Sirius in tono
sospettoso.
“Io
conosco tutti gli studenti di Corvonero. E comunque, non pensavo potessi stare
con una ragazza che praticamente ti sovrasta, tu che ostenti la tua
virilità!”.
“Mio
caro, ingenuo Remuccio…che differenza fa? In orizzontale abbiamo tutti la stessa
altezza”.
“Non
sei altro che un porco!”.
“E
tu non sei altro che un asessuato!”.
“Prova
a ripeterlo!”.
“Sono
secoli che te lo ripeto, una volta in più non mi cambia la
vita”.
“Stupido
cane!”, Remus gli tira il libro.
Sirius
sta per alzarsi, mantenendo i pungi in aria con fare
minaccioso.
“Ragazzi,
basta”, intervengo io a placare la situazione, “Non voglio avere a seguito due
zombie coperti di lividi. E poi cosa direbbe Poppy se vi vedesse in infermeria
già dalla prima settimana di scuola?”.
Ci
vuole il mio richiamo per riportare l’ordine.
Che
posso farci se sono il capo a cui tutti obbediscono
incondizionatamente?
Sirius
si alza di scatto e porta il busto indietro per stiracchiarsi in tutta la sua
lunghezza, “E’ quasi ora di pranzo e sto morendo di fame!”, annuncia, come se
fosse una cosa di fondamentale importanza, “Chi arriva ultimo a tavola è uno
Schiopodo!”.
Ci
alziamo tutti come se avessimo le molle al didietro e vedo Peter e Remus
sfrecciare accanto a me per raggiungere Sirius, intento a correre verso il
castello.
Io,
però, non li seguo perché qualcosa di estremamente attraente mi immobilizza al
suolo.
O
meglio, qualcuno…
Mi
avvicino quatto quatto alla bella Evans che, seduta sul verde pratino, legge un
libro – è incredibile come somigli a Remus!
Mi
ci siedo a fianco, ma lei sembra non notarmi.
“Bella
giornata”, dico, dato che lei non mi degna di uno sguardo, il che è
inammissibile!
“Fino
a trenta secondi fa, lo era”, mormora, senza staccare gli occhi dal
libro.
Io
resto muto e qualche tempo dopo il libro si chiude con un
tonfo.
Ha
capito che io sono decisamente un bell’esemplare da
guardare.
Se
solo lei mi guardasse…
“Hai
visto la splendida figura che ho fatto ieri a Pozioni?”, domando, sorridendo
apertamente.
Lei
fa uno smorfia, “Come dimenticarla?”.
“E
ciò che mi hai detto sul treno? Spero non dimentichi neanche
quello”.
Lei
si volta – finalmente – e una strana espressione mi suggerisce che non è affatto
contenta di tutta questa situazione. Un classico.
“Di
che parli?”.
Ma
come??? La facevo più sveglia.
“Piccola
Evans, ti rinfresco la memoria”, le dita della mia mano scorrono attraverso la
mia chioma fluente, “Mi hai detto che…”.
La
vedo alzarsi.
Eh,
no! Questo non può farlo!
Roteando
gli occhi spazientito, mi alzo anch’io, “Sei priva di qualsiasi educazione!”, le
dico con rimprovero.
“Proprio
tu mi parli di educazione?”, mi volta le spalle e fa per
andarsene.
“Evans!”.
“Potter…”,
si blocca a guardarmi, “…come faccio a farti entrare in testa che sei così
nocivo che a confronto il cianuro è una bevanda
salutare???”.
E
questa volta se ne va davvero.
E
ogni volta è sempre la stessa storia…sono stufo!
Dovrei
smetterla di andare da lei, dovrebbe essere il contrario, porco bolide! Da
quando sono io che vado dietro alle ragazze e non le ragazze che si scapicollano
dietro a me?
No,
basta! Questa volta ho davvero chiuso. Non andò mai più dietro alla Evans a meno
che non sia lei a venire da me.
Punto
e basta.
Fine
della storia.
Morale?
Se
Silente non va nel suo ufficio, allora sarà l’ufficio ad andare da
Silente.
È
semplice, no?
Ma
poi…che cavolo è il cianuro???
***
“Stasera
non ho voglia di stare rintanato in camera, quindi avrei in mente un qualche
piano da attuare contro un certo Mocciosus…”.
Sirius
sorride in maniera demoniaca mentre porta alla bocca un boccone di
pollo.
Remus
lo guarda male, “Ma tu in ferie non ci vai mai?”.
“Non
fare il moralista…ammettilo che piace anche a te sfatturare su
Mocciosus!”.
“Io…”.
“Vedi
che ho ragione?”.
“Ma
se non ho neanche formulato la frase!”.
“Non
era necessario. Il tuo visino parlava per te”.
“Il
mio visino è espressione del ribrezzo che nutro nei tuoi
confronti!”.
“Non
è vero…lo so che, in fondo, mi vuoi bene e che ti piace sfatturare su
Mocciosus…”.
“Non
mi piace sfatturare su Mocc…ehm, Piton!!!”.
“Te
lo si legge proprio qui”, con la mano, Sirius toglie i capelli che coprono la
fronte di Remus e, estratta la bacchetta, mormora un incantesimo con il quale fa
comparire sulla fronte di Lunastorta la frase Mi piace sfatturare su
Mocciosus.
Le
risate di Peter arrivano puntuali.
“E
tu, Ramoso, sei d’accordo con me?”, mi domanda Sirius, mentre Remus si cancella
la scritta dalla fronte.
“Ovvio…”,
Sirius mi rivolge un gran sorriso, “…se non fosse che stasera ho una riunione di
Capiscuola”.
Il
sorriso di Sirius si spegne, “Di sabato???”.
“Sono
impegni improrogabili!” interviene Remus, “Cose che tu non puoi
capire”.
Già,
sono improrogabili…
Quindi
devo andarci per forza. Anche perché, per Merlino, io sono James Potter, il più
figo Caposcuola di Hogwarts – dovrebbero citarmi in Storia di Hogwarts, a mio avviso –
ragion per cui svolgerò il mio dovere con parsimonia e
serietà.
E
la Evans tanto si stupirà di me che alla fine cederà e vorrà diventare la mia
ragazza. Io a quel punto le dirò: Devo
pensarci su… E lei mi perseguiterà in eterno fino ad ottenere quello che
vuole, senza sapere che in realtà sarò io ad ottenere quello che da anni è stato
l’oggetto dei miei desideri!
Muahahah,
sono un fenomeno!
***
Da
quanto tempo sono rintanato in questo ufficio???
Non
ce la faccio più! L’aria è irrespirabile, c’è un caldo asfissiante, la vista di
Mocciosus mi dà la nausea e non ho capito una singola parola di quello che si è
detto finora.
“Signor
Potter, ha qualcosa da aggiungere?”.
La
voce della McGranitt…sta parlando con me?
Porca
di quella mandragola impestata!
“Ehm…”,
biascico. Ma di che cavolo stanno parlando?
“Credo
che Potter voglia dire che è d’accordo, professoressa”.
Mi
volto.
La
Evans ha parlato per me e questo non lo tollero!
A
pensarci bene, però, questo è il primo passo per attirarla nella mia ragnatela
d’argento!
È
una serata intera che la ignoro – e posso assicurarvi che è davvero tanto – ed
ecco lei che mi salva da una figura di Troll.
Bene,
bene…tutto si sta svolgendo secondo quanto da me
stabilito.
“Si,
certo. È ovvio che sono d’accordo”, asserisco.
“Perfetto”,
conclude la McGranitt, “Vi terrò al corrente dei prossimi
aggiornamenti”.
***
“Ehi,
Potter”.
La
Evans mi raggiunge dopo essermi dileguato da quell’inferno che è l’ufficio della
McGranitt.
Io
mi giro a guardarla per poi riportare lo sguardo dritto davanti a me e
proseguire a camminare, come a volerla ignorare.
Lei
si porta al mio fianco, “Non pensavo avresti accordato ciò di cui abbiamo
discusso”.
Mi
piacerebbe tanto sapere di cosa hanno
discusso, “Ho pensato che…è una cosa giusta”.
“Lo
è. Finalmente la smetteranno gli studenti di gironzolare indisturbati per le vie
del castello!”.
Un
momento.
Di
cosa sta parlando?
“L’idea
di intensificare la sorveglianza notturna è davvero ottima. E tutti potranno
dire addio alle scappatelle”.
Cooosaaa???
Era
di questo che abbiamo parlato? E io mi sono anche dimostrato d’accordo, ma come
ho potuto??? Porco bolide sfracellato al suolo!!!
Non
mi permetterò mai più di non ascoltare nulla a queste stupide
riunioni.
Cavolo,
se lo viene a sapere Sirius mi uccide!
E
intanto la Evans continua a camminare accanto a me, sogghignando sotto i
baffi.
Perché
non lo ammette che mi ha incastrato???
Sono
stato così ingenuo…mi prenderei a calci nel…
“Potter”,
la Evans mi chiama impedendo che io mi auto-infligga dolorose punizioni, “E’
successo qualcosa? Sei più strano del solito”, mi chiede, senza esserne
realmente interessata.
“Mai
stato meglio”, mento, ripensando alla cavolata che ho combinato questa
sera.
La
Evans allunga il passo come se si volesse liberare di me.
E
a questo punto il nervosismo aumenta.
“Evans,
aspetta un attimo”.
Le
si ferma e si gira a guardarmi, “Si?”.
“Ti
ricordi sul treno quando…?”.
“Si!
Potter, si che mi ricordo…purtroppo!”.
“Ebbene?”.
“Ebbene
cosa???”, si sta infuriando, come
prevedibile.
“Mi
hai detto che se avessi preparato una pozione difficile senza l’aiuto di
nessuno, mi avresti dato un bacio. Ed io ho preparato la pozione senza l’aiuto
di nessuno!”.
“Ma
quella non era difficile, Potter. E, oltretutto, l’hai preparata in maniera quasi impeccabile, non
perfetta”.
“Ammetti,
però, che non te l’aspettavi”.
“No,
infatti...ma questo non cambia le cose”.
“Significa
che non avrò il mio bacio?”.
“No,
non l’avrai”.
Se
ne va, lasciandomi sconfitto per la millesima volta.
Avrei
dovuto aspettarmelo.
Avrei
dovuto non tirare fuori la storia del bacio eccetera
eccetera.
Avrei
dovuto ignorarla come mi ero prefissato.
Avrei
dovuto fare tante di quelle cose nell’arco di una mezz’ora…ma ormai è inutile
piangere sul succo di zucca versato.
Uno
sbuffo di rassegnazione esce dalle mie labbra e decido anch’io di andare verso
il dormitorio, in cui mi aspetta un comodo letto.
Ma
la sua voce richiama di nuovo la mia attenzione.
La
guardo. Mi sorride, “Forse un giorno”.
Rimango
un attimo scettico di ciò che mi ha appena detto.
Poi,
è tutto più chiaro.
Le
sorrido di rimando, “Dovessi aspettare tutta l’eternità”.
To
be continued…
Bene.
Dato
che oggi [oltre a Google, Avril Lavigne, Francesco Totti, Jovanotti e Gwyneth
Paltrow] è il mio ventesimo [oh mio Dio, la vecchiaia avanza…!!! O.O]
compleanno, ne ho approfittato per postare questo quinto capitolo…non è stato
tutto questo granché, ma è comunque un passo avanti per
Jamie^^
Passo,
adesso, ai ringraziamenti:
potterina_88_:
uffaaa! È vero che non ci becchiamo mai! Me triste… ma un giorno accadrà
[restando in tema della mia ff XDXD]. Grazie mille, ciò che scrivi nei commenti
mi rende veramente felice. Un bacione^^
gypsy_rose90:
XDXD la Evans più acida di uno yogurt andato a male…??? XDXDXDXD è troppo
divertente! Mi chiedevo se potevi darmi i diritti per inserirla da qualche parte
nella fic, è bellissima!!! Sto scherzando, non voglio violare il copyright:P
grazie mille, kisses^^
LilyProngs:
felice che il codino ti sia piaciuto^^ Remy è così teeeeenero! Grazie infinite
per i complimenti. Baciottoli^^
saraligorio1993:
per fortuna! Mi ha risollevata il fatto che il capitolo non è stato palloso da
leggere XD Grazie, baciuz^^
Ginny
W:
se la Evans manterrà la promessa? Se non l’avesse mantenuta, non sarebbe
esistito Harry Potter XDXD ma se ti chiedi quando accadrà nella fic, ti rispondo
che non ne ho la più pallida idea! Adesso penserai che sono una buona a nulla
senza speranza che non sa programmare le cose che scrive…sigh! Ok, lasciamo da
parte i piagnistei. Grazie grazie^^ Alla prossima!
tindina:
ciao! Grazie anche a te per i bei complimenti^^ spero tu non abbia cambiato
idea:P Bacini^^
cloe
sullivan:
immancabile come sempre, noto con piacere! Ebbene si, la Evans deve
prepararsi…chi non resiste a James Potter? Ti ringrazio,
smakkettoni^^
Lilian
Potter:
ma quanto sono felice di risentirti!!!
Remus:
vedi che c’è qualcuno che mi adora sopra ogni cosa?
Sirius:
tzé, non ci credo…
Remus:
credici, mio caro. Sai qual è il contatto msn di redRon?
Sirius:
no, qual è?
Remus:
remuslupin03@hotmail.it
Sirius:
e questo che significa?
Remus:
che mi adoooora!
Si,
è vero…lo adoro^^ Scusa questi due poveri pazzi:P Eccoti il contatto msn, quando
ho saputo che era Ron a volerlo non ho esitato XDXD Scherzo, dai. Spero di
poterci sentire, allora. Ne sarei felice^^ Baci bacini
bacetti^^
Il
contatto msn è per tutte quelle persone che vorrebbero dirmi qualsiasi tipo
di cavolata^^
Uno
special thanks va alla mitica gemellina che mi ha dedicato una fic
troppo carina sui Malandrini dal titolo “Il mio migliore amico è un idiota”.
Ancora grazie!
Detto
questo…tanti auguri a meeee…ok, basta…^^’’
Auguri
a tutti quelli nati il 27 settembre^^
Bacioni^___^
|
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Capitolo 6 *** Opposite roads, common destination ***
mad6
Dedico
i capitoli che seguono a potterina_88_, perché non so mai che
dire…^^’’
Capitolo
6
Opposite
roads, common destination
“Tu
hai fatto cosa???”.
Sirius
è talmente fuori di sé che quando sbraita mi fa volare i
capelli.
Peter
ascolta la discussione senza dire una parola e Remus è semplicemente
estasiato.
“Cerca
di capire, Sirius…”, tento di farlo ragionare, “…non stavo
attento”.
“E’
inutile che cerchi di giustificarti, hai commesso un errore madornale! Significa
che non potremmo più fare le nostre uscite avventurose…lo dicevo io che ti stai
convertendo al rettivismo!!!”.
“Rettivismo?”, interviene Remus, “Sta
solo dando retta al suo lato coscienzioso”.
“Questa
è colpa della Evans!”, esclama Sirius, “E’ lei che ti sta manipolando! L’amore
rende scemi!”.
E
dopo questa ultima perla di saggezza, Sirius lascia la stanza sbattendo la
porta.
“Gli
passerà”, dice Remus, aprendosi un libro davanti agli
occhi.
***
Il
bilancio della mia vita scolastica e non, a detta di Remus, sta progressivamente
scendendo sotto lo zero.
Brutta
cosa.
Sono
ormai due giorni che Sirius non mi parla, ed io mi sento così
giù…
Remus
dice che non devo preoccuparmi più di tanto, sappiamo com’è fatto
Felpato.
Però…mi
manca lui, mi mancano le sue litigate con Remus…
Felpato,
ritorna da meeee!!!
“Ehi,
James. Qualche problema?”.
Una
voce mi distoglie dai miei pensieri. Mi volto verso la sua fonte e trovo Frank
Paciock che mi guarda preoccupato.
“No…è
tutto ok”, rispondo vago, prendendo in mano un foglio con una serie di nomi
tagliati.
E
perché mi trovo seduto ad un banco nel bel mezzo del campo di
Quidditch?
Ma
che…?
Ah,
già…le selezioni per la squadra…
Porca
vacca!
“Frank,
non abbiamo ancora trovato un degno sostituto del precedente Battitore?”,
domando, come se fossi stato assente per tutto quel tempo.
“Ben
arrivato sulla Terra, James”, mi dice ironicamente, “Comunque, no. Non abbiamo
trovato nessuno. Fanno tutti schifo”.
Si
butta sconsolato sul tavolo ed io faccio lo stesso.
La
vita non potrebbe andarmi in modo peggiore…
Ad
un tratto, qualcuno fa ombra su di noi e solleviamo lo
sguardo.
“Salve”,
dice una voce familiare.
Mooolto
familiare.
“Ehilà,
Sirius!”, saluta allegramente Frank.
Cosa?
Sirius???
Sirius
al campo di Quidditch?
Deve
esserci un errore.
“Sono
qua per il ruolo di Battitore”, dice.
Sgrano
gli occhi.
No,
non ci posso credere…
E
quello che mi fa rabbia è che non mi rivolge neanche uno
sguardo!
Con
aria molto professionale, mi aggiusto gli occhiali sul naso e prendo il foglio
con tutti quei nomi tagliati per aggiungere il suo.
“Facci
vedere…quello che sai fare”, dico, sempre mantenendo un tono
professionale.
Eppure
mi vedrei perfettamente dietro la scrivania di qualche branca del Ministero…a
dire la verità, mi vedo bene ovunque!
Sto
divagando…
Sirius
prende in mano la scopa e la mazza, e con una sorta di acrobazia – non riuscirà
mai a imitarmi – si libra in aria, parandosi davanti agli
anelli.
“Bene”,
grida Frank da quaggiù, “Facci veder come te la cavi a colpire i
Bolidi”.
Frank
incanta un paio di Bolidi e li direziona verso Sirius.
Lui
comincia a colpirli, allontanandoli in diverse direzioni
e…
Cavolo,
devo dire che non se la cava niente male.
Frank
si volta verso di me con un sorriso enorme stampato in
faccia.
Io
sbadiglio.
Vedo
Frank avvicinarsi a me, “Posso sapere che accidenti ti prende, James???”, sbatte
i palmi sul tavolo e quasi fa cadere tutto a terra, compreso
me.
“Niente…”,
rispondo, tenendomi al tavolo prima che cada all’indietro.
“E’
successo qualcosa con Sirius?”.
“Ma
no…”.
Alza
un sopracciglio.
“Ok,
si. Ma nulla di che”.
“Ehi!”.
Frank
si gira al richiamo di Sirius.
“Cos’altro
devo fare?”, domanda Felpato come se avesse già fatto quanto
necessario.
“Vi
prego, fatelo smettere”, ci implora il nostro Portiere, che stava per ricevere
un Bolide dritto in faccia, ma che poi ha attraversato l’anello centrale per poi
ritornare indietro e attraversare quello laterale.
Se
devo essere sincero, Sirius è davvero bravo a Quidditch. Mi domando come mai non
ci abbia pensato prima ad entrare in squadra.
“Sei
in squadra!”, esclama Frank entusiasta.
E
perché io non lo sono?
***
“Dimmi,
Remus…dimmi dove ho sbagliato!”.
Faccio
avanti e indietro per tutto il perimetro della Sala Comune, agitando
nervosamente le mani e facendo girare la testa a Peter.
“Tu
non hai affatto sbagliato”, dice tranquillamente Remus, “Anzi, direi che non hai
mai fatto una cosa tanto giusta in vita tua”.
“Ma
Sirius è arrabbiato con me, l’ho
fatto arrabbiare! E non ho mai fatto una cosa tanto sbagliata in vita
mia…”.
Mi
getto sul divano, poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendomi la testa con le
mani.
“Ma
è vero che è il nuovo Battitore della squadra?”, chiede
Peter.
“Si”,
rispondo, “E vorrei tanto essere felice per lui, ma…non ci
riesco”.
Cala
il silenzio.
In
effetti lui non doveva prendersela in quel modo…capisco di aver compromesso la
nostra vita di scorribande, ma mi sembra esagerato da parte
sua…
Poi
sento la mano di Remus posarsi sulla mia spalla.
“Remus…”,
lo chiamo, “…fra qualche giorno è luna piena…”.
“Lo
so”, risponde calmo, “Avresti dovuto vedermi come divoravo senza ritegno
montagne di bistecche al sangue!”, ironizza.
Mi
scappa un risolino involontario, e vorrei che Sirius fosse qui a dirne una delle
sue.
“Se
magari gli parlassi…”, mi dice Lunastorta, come se mi avesse letto nel
pensiero.
“Vorrei,
ma…io in fondo non ho fatto nulla di male, è lui che ha reagito bruscamente, no?
E poi vedrai che si farà vivo, con la storia della tua trasformazione…lo farà,
no? Tu non c’entri niente, quindi sono sicuro che…”.
Mi
blocco, rendendomi conto che ciò che sto dicendo è incongruente, anche se penso
che Peter e Remus hanno capito.
La
luna piena è giovedì…e non ho mai desiderato tanto che
arrivasse.
***
“Che
significa non sarò
disponibile???”.
La
Evans mi segue tutta infuriata per il corridoio, mentre cerco di spiegarle che
il mio improrogabile impegno di giovedì sera – che sarebbe la ronda – verrà
declinato a causa di un impegno ancora più improrogabile che, per ovvie ragioni,
non posso rivelare.
“Evans”,
la chiamo, continuando a camminare, “Non sei la Strega più brillante del nostro
anno? Non vedo cosa ci sia di difficile in questa frase…”.
“Il
difficile sei tu! Sei Caposcuola, devi mantenere gli impegni che ne
derivano!”.
“Spiacente,
non posso farlo”.
“Ma
con quale faccia tosta mi vieni a dire queste cose???”.
Ok,
facciamo il punto della situazione.
Se
fino a cinque secondi fa io camminavo a passo svelto e la Evans mi seguiva alla
stessa andatura, adesso siamo immobili in mezzo al corridoio, parliamo a voce
alta, ci fulminiamo con lo sguardo e diciamo che metà degli studenti si stanno
godendo lo spettacolo.
“Ti
ho detto…”, ricomincio alzando di molto la voce, “…che non posso fare la ronda.
Punto e basta!”.
“Non
osare mettere la parola fine a questa discussione, Potter. Con me non
attacca!”.
“E
cosa me ne può fregare? Non devo rispondere a te del mio
operato”.
“Purtroppo
no! Ma lascia che ti dica che ti farebbe bene crescere, Potter. Smettila di fare
il bambino e assumiti le tue responsabilità!!!”.
“E’
QUESTO IL PUNTO!!!”.
Dopo
essermi reso conto di aver fatto uscire dalla gola un urlo che ha quasi
perforato le pareti, rilasso le spalle e respiro profondamente. Credo di essere
fuori di me.
La
Evans mi guarda boccheggiando, incapace di dire una
parola.
“Evans…”,
la mia voce si è ridotta di molto, “…non devi mai mettere in dubbio il mio senso di
responsabilità senza essere al corrente di nulla!!!”.
L’espressione
scioccata di lei si trasforma nell’espressione furiosa di prima, “Mettimi al
corrente, allora!”.
Ed
io penso di aver parlato un po’ troppo, “Non posso farlo”, dico in un sussurro
in modo che solo lei mi senta.
“Bene”,
dice tra i denti, “Sono convinta che Silente era ubriaco quando ti ha nominato
Caposcuola!”.
“Che
succede qui?”.
Tutti
gli studenti si girano cercando la fonte di quella voce, mentre vedo la Evans
sbiancare.
Wow,
che spettacolo impareggiabile!
“Professor
Silente!”, esclamo con un sorriso che
va da un orecchio all’altro.
“Buongiorno,
signor Potter, signorina Evans”, fa un cenno con la testa, “Potrei sapere cosa
ha suscitato tutto…questo?”, indica
la marea di studenti che ci circonda e che, onestamente, non avevo
notato.
Cioè,
non pensavo fossero così tanti!
Se
l’avessi saputo, avrei passato la mano fra i capelli più
spesso!
Pazienza,
sarà per un’altra
volta.
“Potreste
venire, tutti e due, nel mio ufficio?”, ci chiede Silente.
“Certo!”,
dico euforico, seguendo Silente.
La
Evans cammina dietro di me e scommetto tutto il mio patrimonio che ha la testa
china a terra, mortificata, e soprattutto ce l’ha a morte con
me.
Si
chiederà anche come mai io sia così contento di questo richiamo da parte del
Preside. Beh, io sono stato richiamato da lui talmente tante volte che ormai mi
vien quasi da ridere. E poi ogni volta mi offre un sacco di
dolci!
Arrivati
davanti alla porta del suo ufficio, Silente ci fa cenno con la mano di entrare e
di accomodarci su uno di quei troni che lui si ostina a chiamare modeste seggiole.
“Allora”,
esordisce, guardandoci da sopra gli occhialini a mezzaluna, “Posso sapere perché
avete creato tanto trambusto?”.
“Signore”,
dice la Evans, “Sono dispiaciuta per quanto accaduto e prometto che non si
ripeterà più”.
Non
riesco a reprimere una risatina vedendo Silente alzare un sopracciglio.
La
Evans mi manda un’occhiataccia, poi prosegue, “Il fatto, signore, è che il qui
presente Potter pensa bene di declinare i suoi impegni di Caposcuola per
qualcosa che, a detta sua, è molto più importante”.
“E’
così, James?”.
“Certo
che è così!”, esclamo, rivolgendogli un’occhiata
significativa.
“Ragazzi
miei, sapete bene che ogni singola cosa che faccio ha un suo scopo”, annuiamo,
“Quindi, sappiamo tutti che ho nominato lei, signorina Evans, come Caposcuola
per il fatto di essere una Strega veramente in gamba. E in quanto alla nomina di
James Potter, anche per quella ci sono valide ragioni…e non credo proprio di
aver fatto uso di alcolici quando ho deciso ciò”, guarda la Evans, che abbassa
lo sguardo, ed io rido sotto i baffi, “So meglio di voi che significa avere un
tale peso sulle spalle. I compiti a voi assegnati sono impegnativi e come tali
vanno eseguiti con autorevolezza”, la Evans annuisce pensando di avere la
vittoria in pungo, “Tuttavia…”, il suo viso adesso s’incupisce, “…è lecito per
ognuno avere propri impegni personali che, a volte, contrastano con quelli che è
nostro lavoro svolgere. Ragion per cui, concedo a James la possibilità di
saltare la ronda…”, sorrido apertamente, mentre la Evans mi guarda arcigna, “…a
patto che, però, la recuperi la settimana prossima”.
Oh…
Beh,
poteva andare peggio.
Silente
ci fa cenno di alzarci dalle sedie e ci dirigiamo verso la
porta.
Poi
ci blocca sulla soglia, rivolgendoci la parola, “Ragazzi, gradireste qualche
zampa di Cioccorana?”.
***
“Calmati,
James…”.
“No,
Peter. Non posso!”.
Io
e Peter siamo appena fuori il passaggio nel Platano Picchiatore, tenuto immobile
da Codaliscia.
Il
nervosismo in me ha superato i limiti dell’umana
immaginazione.
Remus
è nella Stamberga Strillante a sopportare chissà quale pene dell’inferno, mentre
io sono qua fuori ad aspettare Sirius che, di certo, non
verrà.
Sono
ore che mi agito invano, guardando in ogni direzione nella speranza che spunti
Felpato.
“James”,
mi chiama Peter, “Credo sia lui”.
Mi
indica col dito un punto del parco di Hogwarts e, in effetti, vedo avvicinarsi
qualcuno.
È
Sirius.
Senza
rivolgermi lo sguardo, si avvicina al Platano prendendo le sembianze di cane.
Sta per entrare attraverso il passaggio, ma io, trasformato in cervo, gli blocco
la via e lui è costretto a fermarsi. Ringhia ferocemente come se volesse
attaccarmi e togliermi di mezzo per farlo passare.
Peter
prende le sembianze di topo e sgattaiola verso la Stamberga Strillante,
lasciando me e Sirius l’uno di fronte all’altro, come se avesse intuito che
qualcosa sta per accadere.
Sirius
ringhia ancora fino a quando ritorna umano, “Lasciami
passare!!!”.
Alzo
lo sguardo e vedo i rami del Platano Picchiatore che stanno per liberarsi
dall’incantesimo immobilizzante di Peter. Dobbiamo allontanarci prima che il
Platano ci faccia fuori.
Mi
allontano dal buco, temendo che Sirius possa esserci entrato, ma con mia grande
sorpresa mi segue, mentre io mi dirigo il più lontano possibile dal
Platano.
“Dove
cavolo stai andando, James?”, mi domanda scortese, mentre io riprendo le mie
normali sembianze.
“Ho
bisogno di scambiare quattro chiacchiere con te”, gli
rispondo.
“Adesso??? Per tua informazione, Remus è
lì dentro che si sta trasformando! Lascia da parte te stesso per una
volta!”.
“E’
proprio perché sto lasciando da parte me stesso che mi trovo qui, adesso, con te”.
“Non
abbiamo niente da dirci”.
“Invece
si! Non è stato giusto da parte tua non farti vedere per giorni interi solo
perché io ho commesso un piccolo errore – pardon – un errore madornale in quella stupida riunione! Ho
capito di aver comunque sbagliato, ma è una cosa insignificante, in fondo. Hai
davvero esagerato, Sirius”.
“Tu
non hai capito un bel niente!!!”, sbotta infuriato, “Non è per quella
stramaledetta riunione di Capiscuola che ce l’ho con te! Apri gli occhi,
dannazione! O forse, sei così preso da te che non ti accorgi minimamente di
quello che accade ai tuoi – com’è che li chiami? – amici!”.
“Stai
dicendo un mucchio di stronzate!!!”.
“Ah,
ma davvero?”, fa una piccola pausa per prendere fiato, “Non ti sei reso conto
che, giorno dopo giorno, ci allontaniamo l’uno dall’altro? E tutto da quando hai
scoperto di amare la Evans…”.
“Cosa
stai…?”, mi blocco, non credo alle mie orecchie, “Mi stai forse dicendo che
dovrei scegliere tra te e la Evans? E’ QUESTO CIO’ CHE MI STAI DICENDO DI
FARE???”.
“No,
ma…”.
“Sirius,
come puoi dire una cosa del genere?”.
Ci
guardiamo fisso negli occhi per qualche secondo.
Poi
lui distoglie lo sguardo, ma io sono ancora in attesa di una risposta che non
credo arriverà. Ciò che ha detto mi ha profondamente
ferito.
I
giorni in cui scherzavamo insieme, giocavamo, abitavamo sotto lo stesso
tetto…tutto mi sembra lontano anni luce.
Deduco
che questo silenzio durerà in eterno.
Mi
volto verso il Platano Picchiatore – e sono sicuro che anche lui si sta voltando
verso il castello – e corro da Remus.
Per
la prima volta nella nostra vita abbiamo preso strade opposte che conducono a
quella che, probabilmente, è la meta comune: la fine della nostra
amicizia.
To
be continued…
Vi
prego, non uccidetemi! Lo so che è stato cattivo da parte mia farli litigare, ma
vi assicuro che questa situazione durerà meno di quanto pensiate! E poi, credo
che almeno una volta nella loro vita Sirius e James hanno avuto qualche
discussione, no? In fondo sono i litigi a dimostrare quanto due persone si
vogliono bene^^
Scusate
se non passo a ringraziare tutti singolarmente, purtroppo ho una gran fretta…I’m
so sorry^^’
gemellina,
LilyProngs, Ginny W, HarryEly, Pioggia, potterina_88_, Ginny Lily Potter, tindina, cloe sullivan, Lilian Potter: Vi ringrazio dei
commenti e anche degli auguri [poco ci mancava che tutto EFP sapesse del mio
compleanno XDXDXD]. Spero vogliate perdonarmi e non vogliate uccidermi [anche se
forse queste speranze sono vane :P]. Grazie ancora!
Kisses^^
Beh,
che altro dire?
Al
prossimo capitolo. Baci^__^
|
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Capitolo 7 *** He's not my friend...he's my brother ***
mad7
Capitolo 7
He’s
not my friend…he’s my brother
All’indomani
dal litigio tra me e Sirius, questo già costituisce motivo di pettegolezzi tra
gli studenti.
Si
chiedono come mai i più affascinanti ragazzi della scuola non camminino più
fianco a fianco.
Ed
io mi chiedo come mai siamo stati così stupidi da esserci allontanati in questo
modo.
Voglio
dire…sono secoli che ci conosciamo, ma non abbiamo mai litigato una volta. Beh,
prima o poi doveva accadere…ma non immaginavo fosse così
doloroso.
Durante
l’ora di Pozioni, non sono seduto con lui all’ultimo banco, o meglio, lui non è
seduto con me all’ultimo banco. Se n’è andato al primo. Da solo. Perché Remus
sta in infermeria a causa del suo piccolo problema peloso.
Ma
dai…non l’hai mai fatto! Vorrebbe essere una qualche ripicca nei miei
confronti?
Boh,
vallo a capire…
“Signor
Potter, vuole dirlo lei?”.
Ok,
niente panico…
Cos’è
che dovrei dire a quella sottospecie di tricheco?
Mi
sento osservato…
“Ehm…beh…”,
biascico, cercando qualcosa da dire, ma non mi viene in mente
nulla.
Porca
paletta!!!
Perché
mi distraggo??? Ogni volta finisco sempre col fare figure di cacca di
Drago!
“Visto
che il signor Potter è stato così gentile da fornirci della sua esauriente
risposta, lo inviterei a venirsi a sedere qui, al primo
banco”.
Indica
un banco alla sua destra…
Non
sarà che…?
Oh,
cavolo!
“Coraggio,
si alzi”, mi incita.
Ingoio
il vuoto e mi alzo con evidente riluttanza.
Non
riesco a crede che sto per andarmi a sedere con Mocciosus!!!
E
non oso guardare in faccia il resto della classe…so benissimo che stanno ridendo
di me! Io, il mitico e immane James Potter, sono oggetto di
ilarità!
Convengo,
con mio grande rammarico, che il mondo sta cominciando a girare al
contrario.
Impiego
una marea di minuti per sedermi. Voglio accertarmi che non ci sia dell’unto
sulla sedia…che schifo!
Mi
volto impercettibilmente verso il banco accanto al mio, dove la Evans mi sta
guardando con un’espressione omicida.
Inutile…tanto
non ho nessuna intenzione di prendermela con unto-man…non ho la giusta dose di
spirito burlesco…
E
adesso perché il volto di Sirius non si cancella dalla mia
mente?
La
verità è che senza di lui non riesco a fare nulla di malandrinesco. Oggi la
presenza dei Malandrini è poco notata, è poco sentita. Per la gioia di tutto lo
staff di Hogwarts, compresa la Evans. Dato che io e Sirius non ci parliamo più,
il nostro seminare casino è momentaneamente sospeso.
Momentaneamente…
Spero
sia davvero così.
***
Vorrei
che Sirius mi dicesse: Ehi, Ramoso! Mi
meraviglio che tu non sia stato sommerso da una marea di unto letale!…ma è
inutile immaginare cose che non accadranno mai.
Per
esempio, io immagino di stare con la Evans, ma so che non accadrà
mai.
Cioè,
un giorno so che accadrà, ma non adesso.
Quindi
non è inutile immaginarmi di stare con la Evans…mentre vedere Sirius che si
avvicina a me e mi sorride, beh, quello lo è.
“Potter”.
Uh,
la voce più melodiosa del mondo chiama il mio nome.
Sorridendo
malandrinamente, mi fermo in mezzo al corridoio e mi volto verso la Evans che
sta avanzando verso di me fluttuando per l’aria…
No,
ehm…diciamo che sta avanzando verso di me pestando pesantemente i piedi al
suolo. Sarà incavolata?
“Si?”.
Arriva
di fronte a me, il cipiglio severo stile McGranitt incancellabile dal suo viso,
“Abbiamo una cosa da fare…insieme”.
La
parola insieme pronunciata da lei ha
tutto un altro effetto.
Già
mi sento sollevato lassù nel cieeeel…
“Oh,
Evans, mi cogli impreparato”, le dico, sorridendo
furbescamente.
“Il
fatto che devo lavorare con te mi dà il voltastomaco, te l’ho mai
detto?”.
Con
un tonfo sonoro, precipito a terra sfracellandomi miseramente al suolo e dicendo
addio alle soffici nuvole candide che mi ospitavano fino a qualche secondo
fa.
Beh,
si…me l’ha ripetuto fino allo sfinimento che lavorare con me le fa schifo…però
dovrebbe avere un minimo di sensibilità…
“Cosa
dobbiamo fare?”, domando, riacquistando padronanza di me.
“Una
cosa per il professor Lumacorno”.
Per
Lumacone??? Ma dico, stiamo scherzando???
Io
che faccio qualcosa per Lumacone…no, non esiste proprio! Ed è perfettamente
inutile che a chiedermelo sia la ragazza che venero! Io non ci casco, non farò
mai una…
“D’accordo”.
…
Ho
ceduto…come faccio a dire di no di fronte a quegli occhi verdi, quei capelli
rossi, quel visino tanto carino, quelle…
Ok,
basta! Ho bisogno di un bicchiere d’acqua ghiacciata…
“Potter,
qualche problema?”, mi chiede la Evans.
“No,
tutto ok…”.
Non
è che mi ha sorpreso mentre la squadravo da capo a
piedi???
Oh
Merlino, spero di no!
Se
fosse così, a quest’ora mi sarei ritrovato all’altro mondo, quindi deduco che
non si è accorta di nulla.
“Allora,
questo pomeriggio sei libero?”.
Mi
chiede se sono libero?
Mi
chiede se sono libero???
Ma
per lei sono super libero! Declino ogni mio impegno, anche se credo che non ce
ne siano, e andrò con la Evans…
Perché
suona tanto di appuntamento?
James,
non montarti la testa…altrimenti si arrabbierà e addio
incontro!
“Sono
libero, Evans. Libero come l’aria”.
Lei
rotea gli occhi, infastidita dalla mia risposta, “Bene. Vediamoci in Sala
Comune”.
In
Sala Comune???
Poteva
anche scegliere un posto più appartato, nell’eventualità che accada qualcosa
di…
Ma
che cavolo dovrà mai accadere???
Stupido
che non sono altro!
Non
mi dà neanche il tempo di rispondere che già si è dileguata, lasciandomi con i
miei pensieri.
Beh,
tutto sommato, non vedo l’ora che arrivi questo
pomeriggio!
***
“Che
ore sono?”.
“Le
tre”.
“Che
Pluffe…”.
Con
il gomito poggiato sul bracciolo del divano e la testa sulla mano come se stesse
per cadere, me ne sto stravaccato a fissare un punto indefinito della Sala
Comune, chiedendo, di tanto in tanto, l’ora a Peter.
“Che
ore sono?”.
“Le
tre e tre minuti”.
“Che
Pluffe…”.
Sbuffo
pesantemente.
“Che
ore sono?”.
“Le
tre e quattro minuti e ventiquattro secondi. E mi hai già
rotto!”.
Peter
si altera ed io scelgo una posizione più comoda da adottare sul
divano.
Infine,
decido di sdraiarmici sopra e chiudo gli occhi.
“Peter,
ma secondo te…a che ora inizia il pomeriggio?”, domando.
“Non
saprei…”, risponde, “Dopo mezzogiorno, credo. In tal caso si chiamerebbe primo pomeriggio…ma poi, che razza di
domanda è???”.
“Niente,
lascia stare”.
Poi,
ad un tratto…non sento più nulla…
Dopo
cinque minuti, qualcuno mi scuote la spalla ed io protesto rigirandomi
dall’altro lato.
Ma
il tizio non demorde.
“Potter,
svegliati”.
Riconosco
questa splendida voce…
Sicuramente
sto sognando.
“Potter!”,
mi chiama di nuovo la voce, ma questa volta con più
determinazione.
Io
non oso muovere un muscolo.
Noto
che la voce smette di chiamarmi e la mano di scuotermi la
spalla.
Che
sta succedendo…?
Mi
metto a pancia in su e mi sento arrivare qualcosa di freddo e bagnato in
faccia.
Mi
alzo di scatto, mettendomi a mezzobusto, e mi tasto il
viso.
“Ma
che caz…???”.
Non
faccio in tempo a finire la frase, che vedo la Evans davanti a me che mi osserva
con le mani sui fianchi e il piede che sbatte a terra.
“Salve,
Evans”, dico, sorridendole come se nulla fosse.
“Ben
svegliato, Potter”.
Dopo
essermi asciugato la faccia – e dedotto che questa situazione è del tutto
surreale – mi siedo compostamente sul divano ed una domanda mi sorge spontanea,
“Che…che ore sono?”.
“Le
cinque passate!”.
Cosa???
Ma
fino a poco fa io ero qui a parlare con Peter! Com’è
possibile?
Beh,
poco importa…adesso mi aspetta un pomeriggio con la Evans!
Vi
ho mai detto quanto adoro la Sala Comune quando è totalmente
vuota?
“Lumacorno
mi ha chiesto di intabellare il suo programma didattico”, mi spiega la Evans,
mentre prende posto al tavolo accanto la finestra.
Io
mi siedo di fronte a lei, “Ed io che c’entro?”.
“Beh…”,
fa una piccola pausa, “Tu non c’entri niente, ma…”.
Ok,
qui c’è qualcosa di strano.
Non
ho mai visto la Evans stare a pensare sulle parole da dire.
“Ma?”,
la incito a proseguire.
“Il
fatto è che avrei dovuto fare questo compito con lui, nel suo ufficio…sai quanto
mi adora…non mi andava di stare sola con lui…”.
Spalanco
leggermente gli occhi, scioccato di quello che mi sta dicendo la
Evans.
Cavolo,
Lumacone mi è stato sempre sulle Pluffe!!! Quanto vorrei andare da lui e
spaccargli in quattro la faccia!!!
Stringo
a pugno la mano poggiata sul tavolo.
“Quindi…”,
prosegue la Evans, dopo aver notato la mia mano stretta a pugno, “…ho pensato di
chiederti di aiutarmi”.
“Non
c’è alcun problema”, le dico serio, “Ma lui ha…fatto
qualc…”.
“No,
no!”,mi interrompe, “Assolutamente nulla! Semplicemente, non volevo stare sola
con lui nel suo ufficio. Mi sarei sentita a disagio”.
“Beh,
in ogni caso, sappi che quan…se hai
bisogno di me puoi farmi un fischio”.
Lei
mi sorride.
Mi
sta sorridendo, non ci credo!!!
Che
carina…
“Grazie,
Potter, ma so difendermi benissimo anche da sola”.
Su
questo non ho alcun dubbio. Ecco perché ho usato il se nella frase.
Lei
esce tutto il materiale dalla borsa – è davvero tanto – mentre io mi interrogo
sul perché di tutto questo.
Le
domande che mi formulo sono principalmente tre.
Domanda
numero uno: perché ha chiesto proprio a
me di aiutarla a fare lo schema didattico per
Lumacone?
Domanda
numero due: perché non l’ha chiesto a
Remus come fa sempre? Capisco che lui non può ricevere nessuno per via del suo
problemuccio, però…
Domanda
numero tre: perché quando lo chiede a
Remus io mi sento invadere da tremenda gelosia e mi domando il perché non lo
abbia chiesto a me?
Ma
lasciamo perdere queste torture mentali e andiamo al nostro
lavoro.
“Ok,
Potter”, la Evans mi richiama all’attenzione, “Qui ci sono i programmi di ogni
anno. Dobbiamo fare una sorta di scaletta, indicando
l’anno…”.
“Lascia
fare a me”.
In
un batter d’occhio, acchiappo tutto il materiale e comincio a lavorare sotto lo
sguardo scioccato della Evans.
Deve
ammettere che ogni giorno la stupisco sempre di più.
Dopo
circa quindici minuti di lavoro, metto il mio sublime schema – il più completo
che si sia mai avuto; contiene infatti: Professore, Materia, Anno di Corso, Argomento, Difficoltà, Valutazione Prove Scritte (in media), Valutazione Prove Orali (in media), Valutazione Prove Pratiche (in media) –
di fronte al naso della Evans, che continua ad esibire un’espressione
sconvolta.
Lo
prende tra le mani e lo esamina.
“Potter…”,
esordisce, “…hai fatto un lavoro…”.
“…splendido,
lo so”.
Non
esiste niente che io non sappia fare, tutti lo sanno.
E
quando io faccio una cosa, la faccio anche bene. Il fatto che non abbia tutti
Eccezionale significa che io non mi applichi. Se mi fossi applicato sul serio
sin dall’inizio, a quest’ora avrei già conseguito il Diploma e sarei stato
inserito nella storia come il ragazzo più intelligente
dell’universo.
Ma
siccome anch’io ho un briciolo di modestia, preferisco lasciare le cose
come stanno.
La
Evans rimane semplicemente incantata di fronte alla mia
opera.
“Adesso
dobbiamo riempire gli spazi Professore, Materia, Anno di Corso e Argomento. Gli altri deduco che spettino
al professore”.
“Esatto”.
Lei
comincia a scribacchiare qualcosa sullo schema ed io mi giro verso la
finestra.
Vedo
qualcuno volare su di una scopa…
Improvvisamene,
il buon umore acquistato svanisce così velocemente che quasi mi fa male. È
Sirius quello che vola sulla scopa.
Stavo
quasi per dimenticare ciò che ci è successo…ed istantaneamente ripenso alle
parole taglienti come lame che mi ha rivolto.
Il
mondo mi è di nuovo crollato addosso.
“Adesso
dobbiamo…Potter, c’è qualcosa che non va?”.
Credo
che la Evans mi abbia rivolto una domanda, non sono riuscita a
sentirla.
Mi
giro verso di lei, “I-io…”, biascico, alzandomi da tavola, “Devo andare,
Evans…mi dispiace…”.
“Aspetta…”.
Non
le do neanche il tempo di continuare che già mi ritrovo fuori dal buco del
Ritratto a correre come non mai.
Sono
già fuori, ma ancora corro come un disperato.
Devo
raggiungerlo…
Estraggo
la bacchetta, “Accio Nimbus!”,
esclamo, e dopo cinque minuti la mia Nimbus 1001 arriva da
me.
Mentre
è ancora in corsa, le afferro il manico e con uno slancio mi ci fiondo sopra,
per poi volare in direzione di Sirius.
Sto
volando alla velocità della luce e porto lo sguardo ovunque in attesa di
vedermelo spuntare da qualche parte.
Poi,
lo vedo.
Accelero
ancora di più, mentre provo a chiamarlo, “SIRIUS!!!”.
Non
pare mi abbia sentito.
Adesso
sono invaso da un profondo senso di disperazione. Si è sempre voltato quando
chiamavo il suo nome.
“SIRIUS!!!”,
riprovo.
Si
accorge di me, stavolta, ma continua a volare costringendomi ad
inseguirlo.
Sa
bene di non potermi sfuggire.
Ma
lui non demorde. Beh, in fondo è Sirius.
“SIRIUS,
TI PREGO, FERMATI!!!”, mi ritrovo ad implorarlo, sperando mi dia ascolto,
“SIRIUS!!!”.
Con
mio grande sollievo, vedo che comincia a rallentare fino a fermarsi del tutto.
Mi appresto a raggiungerlo.
“Che
vuoi ancora?”, mi domanda brusco.
“Parlare! Voglio
parlare!”.
“Non
abbiamo già parlato abbastanza?”.
Seguono
istanti di silenzio, riempiti dal fruscio delle foglie degli alberi provocato
dal vento.
Le
parole mi si fermano in gola, non riesco a parlare.
Vorrei
dirgli che mi dispiace di tutto, che vorrei ritornasse tutto come prima, vorrei
essere di nuovo suo amico, suo fratello…
“Vedo
che hai molto da dirmi!”, ironizza con disprezzo, “Non è per caso della Evans
che vuoi parlarmi??? Ormai i tuoi discorsi vertono su
lei!”.
“Tu
non sai quello che dici!!!”, sbotto irato, “Sappi che ho lasciato sbattere la
Evans per venire da te! Ti ho visto volare dalla finestra della Sala Comune e
sono corso qui!”.
“Wow,
mi sento quasi importante! E perché
avresti anteposto me alla tua Evans?”.
“Perché…”,
rimango zitto per un attimo, come se mi avessero privato della voce. Poi
proseguo, “Perché lei rappresenta l’incertezza, Sirius! L’unica certezza, per
me, sei tu…”.
Lui
non rimane indifferente di fronte alle parole da me
proferite.
La
sua reazione, però, è ben diversa da quella che mi
aspettavo.
Mi
volta le spalle.
“Allora…è
finito tutto?”, la mia voce è spezzata.
Lui
non osa voltarsi a guardarmi ed io non posso far altro che tornare indietro,
dandomi da solo la risposta.
***
Seduto
sulla terrazza della Torre di Astronomia, mentre il sole irradia la Terra con
gli ultimi raggi del giorno, mi sento invadere da una tristezza
infinita.
Mi
stringo le ginocchia al petto come un bambino e sento calde lacrime solcarmi il
viso.
Non
riesco a credere che la nostra amicizia sia finita in questo modo…e se ci penso
è cominciato tutto per una cosa talmente stupida che non varrebbe neanche la
pena di essere ricordata.
Qualche
tempo dopo, sento che qualcuno poggia le spalle contro le
mie.
“Ehi,
amico”, dice la voce di Sirius.
La
parola amico pronunciata da lui mi fa
sussultare.
Mi
asciugo alla svelta le lacrime, “Ciao”, mormoro con voce
spezzata.
“Che
fai, piangi?”, ride.
“Non
fare lo scemo, certo che no!”, ma sa benissimo che sto
mentendo.
“Mi
dispiace”, dice lui, dopo qualche minuto di silenzio.
“Dispiace
di più a me”.
Rimaniamo
schiena contro schiena per non so quanti minuti.
Non
abbiamo bisogno di altre parole da dirci.
Il
sole è quasi scomparso, lasciando che alcune stelle si rendano
visibili.
Sirius
porta indietro la testa e la poggia sulla mia spalla.
Inizia
a fischiettare. Sorrido inconsciamente e chiudo gli occhi, in
ascolto.
“Sirius?”,
lo chiamo, interrompendo il suo fischiettare.
“Si?”.
“Tornerai...a
stare da me come la scorsa estate?”.
Il
silenzio precede la sua risposta, “Ti manco, eh?”,
ironizza.
Io
sorrido e annuisco, “Mi hai scoperto”.
Mi
accorgo che lui stacca la schiena dalla mia e si alza di scatto, parandosi
davanti a me e porgendomi la mano. Io la afferro e con uno slancio del braccio
mi tira su.
“Ho
una fame da cani”, mi dice, sempre sorridendo, “Pensi che Peter ci abbia messo
qualcosa da parte? E poi vorrei andare da Remus in infermeria, è tanto che non
lo vedo in versione umana”.
Gli
rivolgo un gran sorriso e insieme ci incamminiamo verso la Sala
Comune.
“Ah,
James?”, si ferma a guardarmi.
“Dimmi”.
“Ti
prometto che un giorno verrò di nuovo a stare da te,
amico”.
Ci
guardiamo un attimo in giro per constatare che non ci sia nessuno – orgoglio
maschile, sapete com’è… – e ci abbracciamo come mai abbiamo fatto prima
d'ora.
To
be continued…
Ve
l’avevo detto che sarebbe tornato tutto come prima il più presto possibile!
Anch’io odio quando litigano, ma penso che ci voleva. Lasciamo perdere le cose
tristi, adesso hanno fatto pace [per non dire che si sono rimessi assieme
XDXDXD].
So
che mi avete odiato per questa cosa del litigio tra i due, ma spero di essermi
fatta perdonare^^
Un’altra
cosa…ho reso Lumacorno un po’ pedofilo? Sappiate con non era mia intenzione,
poverino! XD
Ringrazio:
XXXBEAXXX, Ginny Lily Potter, gemellina, LilyProngs, potterina_88_, HarryEly e cloe sullivan. Grazie mille per i
vostri commenti^^
Al
prossimo capitolo!
Baciottoli^^
|
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Capitolo 8 *** Evans, you're in punishment! ***
mad8
Capitolo
8
Evans,
you’re in punishment!
Quei
due giorni in cui io e Sirius non ci siamo nemmeno rivolti lo sguardo sono stati
i più tragici di tutta la mia esistenza.
Fortuna
che, adesso, siamo più amici di prima – o più fratelli di prima – ed è praticamente
impossibile camminare separati. Siamo siamesi.
Sirius
non ha nulla in contrario se continuo il mio piano di conquista della Evans,
anche se dice che sono un povero fallito perché lei non cadrà mai ai miei
piedi…è troppo ostinata, troppo Lily Evans.
Ma
io ci riuscirò!
I
miei pensieri vengono interrotti da un leggero tossire.
“Cavolo…Sirius,
potresti smettere, per favore???”, domanda Remus, tossendo di tanto in
tanto.
“Di
fare che, se mi è concesso saperlo?”, fa Sirius con aria
innocente.
“Di
fumare! Non lo sopporto!”.
“Siamo
all’aria aperta”, indica il paesaggio che ci circonda, “Nessuno mi vieta di
fumare”.
“Potrei
vietartelo io facendoti ingoiare quella sigaretta
accesa!!!”.
“Uh,
che paura!”.
Sirius
butta il fumo in faccia a Remus e, non contento, gli offre anche una
sigaretta.
Inutile
dire che Lunastorta ha categoricamente rifiutato.
Poi
la offre a me ed io accetto, tanto non ho altro da fare.
“Anche
tu, James???”, sbotta Remus.
“Lo
faccio per passatempo”.
“Passatempo? Il passatempo è la lettura
di un libro che è utile, espande la tua cultura e sicuramente non ti fa
morire!”.
“Sei
troppo moralista, Lunastorta”, dice Sirius, “E poi cosa vuoi che faccia una
sigaretta? Per quanto mi riguarda, potrei venire ucciso da una piuma conficcata
nel naso durante un compito di Trasfigurazione”.
“Quando
sarà la prima partita di Quidditch?”, domanda Peter, cambiando strategicamente
argomento.
“Fra
un paio di settimane. E Sirius giocherà in squadra con
me!”.
Adesso
si che sono veramente felice che il mio amicozzolo ha sviluppato una passione
per il Quidditch! Che bellezza…!
“Già!”,
conferma Sirius.
“E
perché non ce ne hai parlato prima?”, domanda Remus.
“Perché
è stata una decisione presa d’improvviso”.
“In
ogni caso, con me e lui in squadra non ci batterà nessuno!”, dico
fiero.
“Si…come
se prima d’ora non avessi mai massacrato tutte le squadre che sono incappate nel
tuo cammino verso la Coppa”, fa Remus, “Spero solo che non vi sottragga
parecchio tempo allo studio”.
“Ma
tu non sai pensare ad altro???”, Sirius alza la voce.
“Ci
sono i M.A.G.O. quest’anno, o l’hai già dimenticato?”.
“Lo
so benissimo! Tu sei troppo ripetitivo, stanchi!”.
“Io
stanco? E tu, allora, che non fai altro che parlare delle tue immani imprese
neanche fossi James Potter…”.
Il
fumo mi blocca la respirazione e comincio a tossire, dopo aver sentito quello
che ha appena detto Remus. Intendeva dire che solo e soltanto io posso compiere
immani imprese, oppure che sono un grandissimo idiota che non fa altro che
decantare le proprie gesta?
Beh,
Remus è mio amico…
Quindi
deduco che la risposta giusta sia la prima che ho
formulato.
Posso
tranquillamente tornare alla mia sigaretta.
“Sono
il più figo della scuola, su questo non puoi discutere!”, prosegue
Sirius.
Ma
Remus rinuncia a far scatenare una probabile lite e torna al suo
libro.
Non
fa altro che leggere, mi domando come faccia…
Aspiro
una boccata e mi guardo in giro in cerca di qualcuno in
particolare.
Oh,
eccola lì!
La
Evans che sta andando…ma chi se ne frega, io le vado
dietro!
Il
resto dei Malandrini non osa sprecarsi a dirmi dove mi stia dirigendo, ormai
sanno che quando mi allontano senza dire nulla è perché rincorro la
Evans.
Con
rincorrere, ovviamente, non intendo
sbavarle dietro! James Potter non sbava dietro nessuno, sono gli altri che
sbavano dietro James Potter, che sia chiaro!
“Evans”,
la chiamo, continuando a camminare.
Lei
non si volta neanche.
“Evans”,
riprovo, ma a scarso risultato.
Mi
sto alterando.
Come
segno del mio crescente nervosismo, aspiro un’enorme boccata che consuma
parecchia sigaretta e rilascio tutto il fumo.
Adesso
mi sente!
“EVANS!!!”.
“Cosa
cavolo vuoi???”.
Improvvisamente
è di fronte a me.
Wow,
non siamo mai stati così vicini.
Il
suo sguardo va sulle mie dita che tengono la sigaretta a e fa una smorfia,
“Adesso fumi anche?”.
“Ogni
tanto”.
“Tanto
piacere per te!”.
Mi
rivolge un’ultima occhiataccia e poi va via, come ogni
volta.
Ormai
ci sono abituato, ma finiranno i tempi in cui è la Evans a piantare James
Potter! James Potter e piantare non
vanno nella stessa frase.
Un
giorno gliela farò pagare a quella ragazzetta!
***
“Capisco
il litigio, il piccolo problema peloso, la scuola, i compiti, eccetera…ma credo
che stiamo cominciando a perdere colpi, ragazzi! Qui c’è bisogno di uno
stratagemma da attuare contro Mocc…”.
Sirius
non fa neanche in tempo a terminare il suo comizio che viene colpito in fronte
dalla scarpa di Peter.
“Peter,
sei un fedifrago!”, esclama Sirius, tastandosi la parte
lesa.
“Guarda
che non sono stato io!”, si difende Codaliscia.
“E
questa orribile scarpa color fango a chi appartiene???”.
“E’
stato Remus!”.
“Si,
è vero. Sono stato io”, Remus alza la mano, ma non ha per niente la faccia di
uno che si è pentito.
“Adesso
vengo lì e ti uccido!!!”, sbotta Sirius, scattando dal divano della Sala Comune,
“Tenetemi, tenetemi! James, tienimi altrimenti lo faccio a brandelli, lo
faccio!!!”.
Sirius
si dimena da solo come un povero cane pazzo, mentre noi continuiamo a farci i
cavoli nostri. Prima o poi la smetterà.
Ma
quando vedo che non vuole smettere, intervengo io, “Smettila di fare lo scemo.
Ho bisogno che tu abbia una corretta integrità mentale per la
partita”.
“Li
arrostisco e me li mangio quei dannati Serpeverde!!!”, ringhia
impazzito.
“Veramente
siamo contro i Corvonero”.
“Li
spenno vivi!!!”.
Niente,
è andato.
Mi
sto annoiando, non c’è nulla di divertente da fare…
Beh,
potremmo sempre scagliarci su Mocciosus, ma se mi beccano saranno guai seri!
Adesso che sono Caposcuola non posso permettermi simili errori. Forse è vero che
mi sto convertendo al rettivismo, per
usare l’espressione di Felpato.
Ho
bisogno di un qualsiasi genere di svago…ma cosa???
Mi
alzo dal divano e mi incammino verso il buco del Ritratto, magari troverò ciò
che cerco.
***
Ed
infatti lo trovo.
La
prossima volta penserò ad un enorme gruzzoletto, magari compare sul
serio!
Comunque,
ritornando a noi…sono fermo nel bel mezzo del corridoio, a braccia incrociate e
sorriso furbo, e guardo la Evans intenta ad estrarre la bacchetta per ripulire
il muro che ha sporcato con l’inchiostro.
Si,
avete capito bene: la Evans ha commesso un atto vandalico! Ma la cosa più
interessante è che io ne sono testimone!
“Evans,
non posso crederci! Quale motivo razionalmente inconcepibile ti ha spinta a
imbrattare il muro di inchiostro???”, sbotto incredulo, sbarrando gli
occhi.
La
Evans mi fissa sconvolta, “Prego???
Io non ho imbrattato un bel niente! E’ stato solo...”.
“...un
incidente?”, concludo per lei, “Evans, ne ho sentite di simili, non ci
casco!”.
“Potter,
non dire assurdità!”.
“Mai
stato così serio in vita mia”.
Mi
guarda come se volesse uccidermi – e credo che voglia farlo davvero – ed io
ricambio con uno sguardo severo, come si addice ad un degno Caposcuola quale
sono io.
“Gli
atti vandalici vanno puniti”, proseguo con la mia
ramanzina.
Ok,
diciamolo: so benissimo che la Evans non ha sporcato il muro di proposito, ci
mancherebbe...ma oggi mi sento particolarmente cattivello e ho voglia di punire
qualcuno.
La
Evans ha avuto la triste sorte di incappare nel mio
cammino.
E
va bene, sarò sincero: non vedevo l’ora di sorprendere la Evans in qualche
atteggiamento contrario alle regole per farle scontare una punizione. Lo so che
sono perfido, ma voglio vedere la faccia che fa!
“Qui
ci vuole una bella punizione...”, dico, sfregandomi le unghie sulla
camicia.
“COSA???
Potter, tu sei completamente uscito di senno!”, esclama irata più che
mai.
“Evans,
sto solo facendo il mio dovere”.
“Tu
stai soltanto rendendo la mia vita un vero inferno!”.
“Può
darsi...ma inveire contro di me non ti farà scampare la
punizione”.
“Ma
allora sei proprio un testone!”.
“No,
Evans, la testona sei tu! Non credere di avere una posizione privilegiata
rispetto al resto di Hogwarts solo perché sei una studentessa brillante! La
legge è uguale per tutti e, mi spiace dirtelo, ma per la prima volta in vita tua
l'hai infranta!”.
“Ma
io non l'ho fatto apposta! Che vantaggio trarrei nello sporcare i muri di
inchiostro??? Non mi chiamo mica James Potter o Sirius
Black!”.
“No,
perché se ti chiamassi James Potter o Sirius Black saresti astutamente scampata
alla punizione. Purtroppo per te non è così, ergo sei condannata a scontarla che
tu lo voglio o no!”.
La
sua faccia è diventata dello stesso colore dei capelli. Ce l’ha a morte con me.
Poi
si rilassa, rivolgendomi un sorriso sghembo.
“D’accordo,
Potter”, mi dice incrociando le braccia al petto, “Farò tutto quello che
vuoi”.
***
“Tutto
meno che questo!!!”.
“Avanti,
Evans. Non ci trovo nulla di difficile”.
Io
e la Evans siamo fuori sotto una delle torri del castello. La Evans fissa la
torre come se non avesse mai visto una simile struttura ed io sorrido
compiaciuto.
Quanto
mi sento bastardo in questo momento.
“Allora?”,
dico alla Evans, che continua ancora a guardare la torre.
“Scordatelo!”,
mi risponde secca, voltandomi le spalle e iniziando a
camminare.
Crede
di sfuggirmi?
“Evans,
dove vai?”, alla mia domanda lei si blocca, “Vuoi che spifferi tutto alla
McGranitt?”.
“Spifferare
cosa,
esattamente?”.
“Quello
che hai fatto”.
“Io
non ho fatto un bel niente!”.
“Ma
questo lo sai solo tu”.
Ed
io,
ma questo non glielo dico.
Mi
fissa con uno sguardo assassino e si avvicina a me, “Senti
Potter…”.
Io
sollevo il mento e la guardo socchiudendo gli occhi, le braccia incrociate in
attesa di quello che ha da dirmi.
“…farò
quello che vuoi…però poi archiviamo questa storia! Che, tra l’altro, è
assolutamente inventata dalla tua mente contorta!!!”.
Si
precipita sotto la torre e ricomincia a fissarla.
Ho
già detto quanto mi sento bastardo in questo momento?
E’
la prima volta in tutta la storia che la Evans è sotto il mio controllo. Che
sensazione meravigliosa!
“Che…dovrei
fare esattamente?”, mi domanda con voce stentata.
“Dunque…”,
faccio per pensare, “Qualche giorno fa è stato lanciato un Bolide in questa
direzione, quindi si presume che sia qui da qualche
parte…”.
“Sulla
torre? C’è un Bolide…sulla torre??? E
tu vuoi che io lo prenda???”, è semplicemente sconvolta.
Io
rido, “Il Bolide è rotto, Evans. Non ti farà nulla. Quello di cui devi
preoccuparti non è tanto il Bolide, ma il posto in cui è andato a
finire”.
“E
dove sarebbe andato a finire?”.
“Dentro
quel nido”, lo indico col dito.
La
Evans sgrana gli occhi. Non l’ho mai vista tanto sconvolta, “Nido di
che?”.
“Di
piccioni”.
“E…e
come dovrei salire fin lassù?”.
“Con
questa”.
Le
metto davanti agli occhi una scopa – quella di Remus che non ha mai usato – e la
sua reazione è immediata.
“Ma
stai scherzando???”, esclama, “Io non sono mai salita su di una
scopa!”.
“Questa
è la volta buona per farlo”.
“Hai
idea di quello che mi stai chiedendo di fare??? Devo salire con una scopa fino
in cima alla torre su cui si trova un nido di piccioni dentro il quale,
probabilmente, c’è un Bolide mal funzionante, e il tutto perché mi hai
ingiustamente accusato di aver imbrattato il muro con
l’inchiostro!!!”.
Dopo
avermi sparato a raffica tutte quelle frasi, riprende fiato e mi strappa la
scopa dalle mani.
Si
lamenta sempre, però poi mi obbedisce.
Monta
sulla scopa – e per un pelo non cade – e la vedo salire su molto lentamente,
barcollando.
“Attenta…”,
le dico, “E stai tranquilla! Se cadi ti prendo io!”.
“Preferirei
mille volte schiantarmi al suolo!”.
“Allora
me ne vado”.
“POTTER!!!!
Non ti azzardare!”.
Ma
si agita un po’ troppo – errore fatale se sei su una scopa – e barcolla
pericolosamente.
“Evans,
non agitarti o cadrai!”.
“Va’
al dia…”.
Ma
non riesce a finire la frase che la vedo precipitare giù.
E
meno male che ci sono io qua sotto a salvarla.
“Presa!”,
dico, reggendola fra le braccia.
“POTTER,
IO TI UCCIDO!!!”, urla, cercando di divincolarsi.
“E’
questo il ringraziamento dopo che ti ho salvato la vita?”, la metto giù prima
che osa colpirmi in faccia con un calcio.
“Ringraziamento
un corno! Tu mi hai costretta a fare una cosa che non volevo e nonostante fossi
innocente!”.
Ok,
ho esagerato.
Sono
stato un deficiente.
Rimango
a boccheggiare e non mi accorgo che la Evans si è
volatilizzata.
Poco
male, di sicuro le passerà. Voglio pensare da ottimista.
***
E
invece dovrei provare a essere realista.
So
benissimo che il mondo gira a mio favore, ma ogni tanto incontra qualche
ostacolo e va a finire che il suo cammino viene deviato.
Ho
passato la domenica a dedicarmi all’arte degli origami, senza che la Evans mi
abbia degnato di un solo insulto.
Sono
seduto sul muretto, fuori a prendere fresco.
Dopo
aver gettato a terra quella che doveva essere un cigno di carta, decido di tirar
fuori la sigaretta che Sirius mi ha dato semmai mi sarei stufato di piegare
carta.
Porto
alla bocca la sigaretta, ma prima che posso accenderla eccola spuntare da un
angolino. Scendo dal muretto e mando la sigaretta a far compagnia alla carta che
ho gettato poco fa, mentre lei mi sorpassa camminando a passo spedito in
direzione di non so dove, lo sguardo fisso in avanti.
Subito
mi ci fiondo accanto, mantenendo la sua stessa andatura.
“Che
vuoi, Potter?”, mi chiede con sgarbo, lo sguardo sempre puntato dritto davanti a
sé.
“Perché
pensi sempre che io debba volere qualcosa da te quando mi
avvicino?”.
“Perché
non potrebbe essere altrimenti”.
“Possiamo
parlare?”.
“No”.
“Perché
no?”.
“Smettila
di chiedermi sempre il perché!”.
“Smettila
tu di non rispondermi!”.
“Non
ho voglia di parlare con te. Ti soddisfa come risposta?”.
“Veramente
no…ma se proprio non vuoi parlare con me, possiamo fare che io parlo e tu mi
ascolti”.
“E’
fuori discussione. Non mi va di ascoltarti”.
“E
allora…c’è qualcosa in particolare che hai voglia di
fare?”.
Improvvisamente
si blocca e si gira completamente verso di me, incatenando i suoi occhi ai
miei.
Stringe
i suoi libri al petto, mentre un leggero vento ci scompiglia i
capelli.
Sentiamo
l'orologio del castello segnare le dodici in punto.
Sorride
nervosamente e riprende a camminare. Io ci metto qualche secondo a capire che mi
sta sfuggendo per l’ennesima volta, così cerco di raggiungerla a passo
svelto.
“Ehi…Evans!”,
la chiamo, sempre continuando a camminare, “Non hai risposto alla mia domanda
neanche questa volta”.
Si
ferma e mi guarda di nuovo, “Vuoi sapere cosa ho voglia di fare? In questo
momento?”.
“Anche
per tutta la vita”.
Indugia
un attimo, poi mi sorride, “Forse un giorno verrò a
dirtelo”.
E
si allontana…
Un
giorno? Ventiquattro ore? O forse di più?
Beh,
non so quanto tempo aspetterò, ma l’importante è saper aspettare. Ed io sono
James Potter, non esiste niente al mondo che non sappia
fare!
Poi
la vedo girarsi di nuovo verso di me, sempre sorridendo, “Ma solo perché non lo
so nemmeno io!”.
Una
cosa molto difficile da imparare sarà capire la Evans quando fa certi
discorsi.
Beh,
che importa? Il suo sorriso mi basta in eterno.
Vedete
come il mondo gira sempre a mio favore?
To
be continued…
Ohilà!
Scusate
il ritardo con cui ho postato, ma le lezioni sono iniziate e cercherò di
ritagliarmi piccoli spazi di tempo in cui poter aggiornare la
fic.
Ringrazio
infinitamente: tindina, potterina_88_, cloe sullivan, Lilian Potter, HarryEly, XXXBEAXXX, LilyProngs, Nana92, PrincessInPink, Ginny W e gemellina.
Alla
prossima.
Bacciottoli^^
|
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Capitolo 9 *** Could someone write for me? ***
mad9
Capitolo 9
Could
someone write for me?
Non
c’è niente di meglio che iniziare il lunedì mattina con Mocciosus che mi va a
sbattere contro.
“Cavolo,
togliti dai piedi!”, esclamo spingendolo verso il muro.
“Guarda
che si chiama Piton, non cavolo…”, fa
Remus, dietro di me.
“Piton,
Mocciosus, cavolo…fa lo stesso!”.
“James,
per Merlino, non farti mandare in punizione”.
Ci
voltiamo tutti verso Sirius ed esibiamo un’espressione assolutamente
scioccata.
Possibile
che lui abbia proferito tali
parole???
“Come
hai detto?”, domanda Remus, il più sconvolto di tutti.
“Ho
detto a James di evitare di farsi mandare in punizione. Perché, che c’è di male
in quello che ho detto?”.
“Assolutamente
nulla”.
“E
allora?”.
“E’
proprio questo il punto! Hai detto una cosa più che
giusta!!!”.
“Remus,
ma io mi riferivo al fatto che se James va in punizione, chi la manda avanti la
squadra? Ti comunico che a giorni c’è la partita!”.
Sono
sicuro al mille per mille che in questo momento Remus vorrebbe svenire. E lui
che credeva che Sirius si fosse convertito al rettivismo per un
nanosecondo.
Ogni
tanto è bello illudersi.
Io
e i Malandrini ci incamminiamo verso l’aula, mentre io agito all’aria la mia
bacchetta e tutti si chiedono che caspita stia facendo.
Nulla
di speciale: ho trasfigurato un pezzo di ghiaccio nelle mutande di Mocciosus e
adesso lui si dimena per il corridoio come un pazzo psicolabile sotto lo sguardo
di milioni di studenti che ridono a crepapelle, e della Evans che vorrebbe
uccidermi. Penso che, se avesse potuto, avrebbe ucciso i miei genitori ancor
prima del mio concepimento. Purtroppo per lei non è stato
possibile.
“Che
abbiamo adesso?”, domanda Sirius, mettendosi il dito in un
orecchio.
“Che
schifo…”, borbotta Remus, prima di rispondere, “La scuola è iniziata da
settimane, ormai. Dovresti sapere l’orario a memoria!”.
“E
tu dovresti sapere che io non ho mai sprecato il mio tempo ad imparare l’orario
delle lezioni. E poi, le uniche cose che so a memoria sono le parole d’ordine di
tutte le Case”.
Questo
è perché cambia ragazza come cambia le mutande, anzi, più spesso di come cambia
le mutande.
Non
oso immaginare cosa avrà mai fatto sul divano in pelle nera della sala Comune
dei Serpeverde, benedetto Merlino!
“Per
la cronaca…”, riprende Remus, “…abbiamo Difesa contro le Arti
Oscure”.
“Mitico,
un po’ di azione!”, esclamo, rimboccandomi le maniche al solo
pensiero.
È
da quando abbiamo iniziato l’anno che facciamo solo teoria, e sinceramente mi
sono stancato. Adesso viene il bello!
Farò
vedere a tutti che l’immane James Potter è un portento in Difesa contro le Arti
Oscure!
Voglio
dire, come schianto Mocciosus io, non lo schianta nessuno!
***
“Ahia,
porca tro…”.
“E
stia fermo!”.
“…ttola!!!”.
L’infermeria…mi
mancava! E anche Poppy…la trovo più ingrassata. Saranno tutte queste vesti che
indossa.
Sono
in infermeria – l’ho già detto – mentre dovrei essere a fare…un momento! Tutti
gli altri sono in classe a sorbirsi quell’ora in più di Storia della Magia che
Ruf ha voluto scambiare con Lumacone!
Che
ben vengano questi infortuni!
“Ecco
fatto!”, dice Poppy, mostrandomi il mio braccio destro bello fasciato con un
adorabile fiocchetto al centro, “Cerchi di non strapazzarlo
troppo”.
“Solo
una domanda: come faccio a scrivere?”, se non devo strapazzarlo
troppo…
“Perché,
lei sa scrivere?”.
La
prendo come una battuta, “Divertente”.
“Si
arrangi”.
“Va
bene…ci vediamo, Poppy!”.
“Si,
si…e cerchi di non fare lo spavaldo durante le ore di Difesa contro le Arti
Oscure!”.
Ben
detto, mi sono fatto prendere un po’ troppo la mano.
Volevamo
imparare ad arrostire i maghi cattivi – nel vero senso della parola – ed andò a
finire che mi sono ustionato il braccio da solo.
Quello
che mi ha fatto rabbia è stato che la Evans sogghignava dinnanzi al mio dolore.
Capisco che gliene ho combinate di peggiori, ma ridere delle ustioni di primo grado rimarginabili in
circa un paio di settimane non è carino.
E
chissà che mi dirà Sirius…se vede che sono infortunato s’infurierà perché non
potrò giocare la partita!
E
invece si sbaglia di grosso! Non sarà una misera ustione di primo grado rimarginabile in
circa un paio di settimane a farmi saltare la prima partita della
stagione!
E
poi, non mi fa male neanche!
***
“Come
bruciaaaa!”.
“Non
lamentarti! Questa è la punizione per aver fatto il cretino con le cose serie!”,
i rimproveri di Remus…quanto li amo!
“Spero
tu possa giocare”, dice Sirius, analizzando la mia
fasciatura.
“Certo!
Potrei giocare anche con una gamba rotta! Ma il problema è un altro…”, guardo
Remus con occhi languidi.
“Scordatelo!”,
mi risponde secco, avendo intuito ciò che voglio
chiedergli.
“Ti
prego, Remuccino mio!!!”.
“No!
Tu hai fatto il deficiente e adesso ne paghi le conseguenze! Non sarò il tuo
scriba!”.
Mi
getto imbronciato sul divano, quando sento qualcuno entrare dal Buco del
Ritratto. Mi sporgo con la testa all’indietro e, con mia immensa gioia, la Evans
annuncia il suo trionfale ingresso in Sala Comune.
Mi
fiondo in piedi e in men che non si dica le blocco il passaggio delle scale del
dormitorio femminile prima che possa volatilizzarsi.
“Salve”,
la saluto cortese, mentre lei rotea gli occhi al soffitto.
“Lasciami
passare”, dice senza tante storie.
“Certo,
lo farò. Ma solo se fai un’opera di carità per il
sottoscritto”.
Vedo
Remus portarsi una mano alla fronte.
Lo
ignoro.
“Di
che si tratta?”, mi domanda.
“Ricordi
quel piccolo incidente che ho avuto oggi, nell’ora di Difesa contro le Arti
Oscure? Quello per cui hai sghignazzato perfidamente…”.
“Si,
lo ricordo. E mi è dispiaciuto che non sei finito arrostito tutto intero.
Pazienza, dovrò accontentarmi del tuo braccio ustionato. Fa
male?”.
“Si,
molto”.
Mi
acchiappa il braccio e lo stringe, provocandomi un acuto dolore, “AHIAAAA!!!!
Evans, ma ti ha dato di volta il cervello???”.
“Forse.
Mi lasci passare?”.
“No!”.
“Bene”.
Mi
sottopone di nuovo alla tortura di poco fa, “AHIAAAA!!!!”.
Credo
che sia letteralmente impazzita. Ho anche le lacrime agli occhi per il
dolore!
“Evans,
sei incredibilmente sadica!”.
“Si,
lo so. E adesso, mi fai passare?”.
Mi
sposto di lato, “Mi hai fatto male”.
“Me
ne compiaccio”, e sale le scale.
“Aspetta!”.
Si
blocca a metà della scalinata, “Che c’è ancora?”.
“Io
volevo che tu scrivessi per me. Con questo braccio fasciato non ci
riesco”.
“Non
so che dirti”.
“Evans,
non credo di essermi mai tirato indietro quando mi hai chiesto un
favore!”.
“E’
successo solo una volta nell’arco di secoli! E poi, non sei tu quello che stava
quasi per farmi cadere dalla scopa???”.
“Ma
ti ho salvato!”.
“Però
sono caduta lo stesso!”.
“E
se non ci fossi stato?”.
“Saresti
finito ad Azkaban per omicidio!”.
“Evans,
sei un’ingrata”.
“E
tu un povero sciocco!”.
E
con questa ultima perla di saggezza, mi lascia infondo alle scale a leccarmi le
ferite di guerra.
***
La
mattina seguente è stata una vera tragedia.
Sirius
e Remus hanno litigato su come andava infilata correttamente la camicia per
evitare di farmi male e Peter mi allacciava le scarpe.
Il
risultato è stato orribile: il nodo alla cravatta era osceno, sembrava più un
papillon; il terzo bottone della camicia era infilato nella prima asola; e i
lacci delle scarpe erano legati così malamente che ho percorso tutte le scale
del dormitorio maschile ruzzolando come un masso in caduta
libera.
E
da tutto questo ne sono uscito vivo per miracolo, con un leggero livido sul lato
sinistro della fronte.
“Se
ci metti i capelli davanti, non si vedrà!”, dice Remus, raccogliendo i miei
libri dal pavimento della Sala Comune.
Sirius
esamina il livido, “Sei messo male, amico. Se fossi in te non andrei in giro con
questo coso in fronte”.
Bene.
Mi ha demoralizzato.
“Col
cavolo!”, sbotta Remus, “E’ meglio che lui vada a lezione, se non vuole un
secondo livido in faccia!”.
“Ma
a me gira la testa…”, borbotto, poggiandomi al divano.
Proprio
in quel momento – quanto ringrazio Merlino ogni volta che questi momenti
arrivano – passa la Evans che si dirige di gran carriera verso il buco del
Ritratto, per correre a lezione.
“Lily!”,
la chiama Remus.
Si
volta verso Lunastorta sfoggiando uno dei suoi più dolci sorrisi, “Ciao,
Remus”.
“Senti,
avrei bisogno di un favore”.
***
Merlino
benedica Remus e chi l’ha fatto nascere!
Senza
di lui sarei perso, gli voglio tanto tanto bene!
Dovrei
ricordarmelo di dirglielo…
Grazie
al mio Remuccio puccio Malandrinuccio sono seduto accanto alla Evans che mi fa
da mammina.
“Potter,
sappi che lo faccio per Remus. Per me tu puoi anche
crepare!”.
Ok,
diciamo che non è poi tanto entusiasta di questa storia.
A
dire il vero non lo è per niente.
La
osservo mentre scribacchia gli appunti di Storia della Magia sul foglio – farò
intendere che mi serviranno – e ogni tanto la sento sbuffare, come se questa
situazione non le andasse giù. Perché, in effetti, non le va
giù.
Ma
io voglio pensare positivo. In fondo, ogni ragazza vorrebbe accudirmi mentre
sono malato, non vedo perché lei non debba volerlo.
Lei
non è come le altre ragazze.
Si,
è vero. È completamente diversa. E forse mi attrae così tanto proprio perché è
singolare.
“Potter,
vuole rispondere lei?”.
Porca
civetta spennata! Perché deve beccarmi sempre???
Devo
rispondere, già… ma a cosa???
Simulo
un malessere proveniente dalla mia testa, “Professore…non credo di sentirmi
molto bene…”.
“Si,
certo…il fatto che non riesca a scrivere non credo che le impedisca di attivare
le funzioni cerebrali”.
“Se
solo le avesse le funzioni cerebrali…”, sento dire alla Evans, a bassa
voce.
Uffa,
perché qui tutti offendono James Potter?
E
poi, con tutta la classe piena, il prof doveva beccare proprio me che sono
invalido? Questo non è giusto!
“Per
domani voglio una relazione su ciò di cui abbiamo parlato oggi”, dice Ruf, prima
di congedarci.
Una
relazione?
Bisogna
scrivere per fare una relazione!
Questo significa che io e la Evans ci vedremo in un’aula isolata, al chiaror di
una candela, lei scriverà per me, io la guarderò, poi lei mi guarderà, una cosa
tira l’altra e…
“James,
hai intenzione di rimanere seduto lì a fissare il vuoto per il resto della tua
vita?”.
Sirius
mi riporta alla realtà e mi alzo dal banco.
Poco
male, oggi io e la Evans staremo da soli!
***
Avete
presente quel fastidiosissimo chiacchiericcio provocato da miriadi di ragazzi
che parlano tutti insieme contemporaneamente?
Ebbene,
è proprio quello che regna sovrano in Sala Comune.
Sala
Comune…altro
che aula isolata! E oltretutto ad aiutarmi non c’è la Evans, ma Sirius! Potrei
capire Remus, ma Sirius non credo sia il caso che mi
aiuti…
“Porca
miseria…ho sporcato la pergamena…”, dice lui, lasciando che dalla piuma continui
a colare inchiostro sul foglio.
“Sirius,
è la quinta volta che rovini un foglio!”, gli faccio
notare.
“Scusa,
ma non è colpa mia se la piuma che mi ha prestato Remus è fasulla come il suo
proprietario!”.
“Che
vorresti dire???”, ecco anche Remus, “La mia piuma funziona meglio del tuo
cervello!”.
Vi
prego, fatemi uscire da questo inferno!
Con
me avrebbe dovuto esserci la Evans, non una massa di Schiopodi! Tutto questo
trambusto mi sta facendo scoppiare la testa!
Me
ne sono successe di cotte e di crude, e non siamo neanche arrivati alla fine di
Settembre!
Vedo
la Evans in disparte, probabilmente sta scrivendo la sua relazione. Dopo aver
preso le mie pergamene dalle mani di Sirius, mi avvicino a lei e mi siedo al
tavolo. Lei alza gli occhi per un secondo, tornando poi al suo
foglio.
“So
che mi odi”, le dico.
“Vedo
che capisci…”.
“Si…ma
capisco anche che tu non lasceresti al proprio destino un ragazzo che ha bisogno
di aiuto”.
I
suoi occhi sono di nuovo sui miei, ma questa volta ci rimangono. Sfila dalle mie
mani i fogli e riprende il suo lavoro senza aggiungere una singola
parola.
Io
sorrido.
Alla
fine riesco sempre a convincerla.
To
be continued…
Eccomi
qua.
Mi
dispiace se in futuro posterò con qualche giorno di ritardo, ma gli impegni
cominciano ad aumentare. Sarebbe bello sdoppiarsi, ma
comunque…
Ringrazio:
ki_chan, Lilian Potter, Lally Ginevra Potter, Ginny Lily Potter, XXXBEAXXX, potterina_88_, Nana92, LilyProngs, HarryEly.
Alla
prossima.
Kisses^_____^
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Capitolo 10 *** A secret revealed: the Marauder's Map ***
mad10
Capitolo
10
A
secret revealed: the Marauder’s Map
“…e
mi dispiace di averti fatto male alla ferita”.
Non
posso crederci…
Non-posso-crederci!
Io
e la Evans stiamo parlando come persone civili durante una delle famose ronde
serali. I miei piedi hanno abbandonato il suolo già da parecchio
tempo.
Ci
fermiamo di botto – non riesco a capire come – e lei mi guarda così intensamente
che credo di sciogliermi come burro.
La
vedo avvicinarsi a me…
Qualche
secondo dopo, il suo respiro è sulle mie labbra. È incredibile con quanta
audacia voglia insinuarsi…
Quando
decido di schiudere leggermente gli occhi, qualcosa di nero invade il mio campo
visivo.
Realizzo
che la cosa è più tragica di quanto possa sembrare.
“SIRIUS,
MI FAI SCHIFO!!!!”, urlo come un pazzo, mentre salto giù dal letto in preda a
violenti attacchi isterici.
Sirius,
che – non si era capito – è sotto spoglie canine, trotterella per la stanza,
acchiappa il calzino di Remus e comincia a giocarci.
“Molla
il mio calzino, Sirius!”, esclama Lunastorta, afferrando il calzino e facendo
tira e molla.
Io
mi fiondo in bagno e mi sciacquo ripetutamente la bocca col sapone, aggiungendo
una serie di Gratta e Netta a
raffica. Se solo penso che Sirius ha osato leccarmi mi vengono i brividi, la
nausea, senso di mancamento e di finire i miei giorni in un
manicomio.
E
dire che stavo sognando la Evans…
“Sirius,
poi mi spieghi perché hai voluto svegliarmi slinguazzandomi la faccia!!!”, gli
grido dal bagno, sperando che mi senta.
“Non
per mettervi fretta, ma sono le otto passate e fra circa quindici minuti
dobbiamo essere in aula”, ci avverte Peter.
Io
mi asciugo la faccia – poi però me la rilavo, non si sa mai – ed esco dal bagno.
Vedo che la povera calza di Remus è ridotta a brandelli, che Sirius è di nuovo
umano e si sta allacciando una scarpa e che Lunastorta è immobile al centro
della stanza bianco come un lenzuolo.
“CAVOLO,
E’ TARDISSIMO!!!”, urla all’improvviso, facendoci
sobbalzare.
Senza
neanche renderci conto di come abbia fatto, Remus ci sbatte fuori dalla stanza e
ci precipitiamo giù per le scale. Purtroppo Remus non aveva dato il tempo a
Sirius di finire di allacciarsi la scarpa, col risultato che inciampa sui suoi
piedi e finisce addosso a Peter, Peter addosso a me ed io addosso a Remus.
Facciamo il nostro trionfale ingresso in Sala Comune spiaccicati al suolo e
messi l’uno sopra l’altro.
Dopo
averci sparato addosso i peggiori insulti che siano mai stati formulati, Remus
ci costringe ad alzarci e ci dirigiamo tutti verso il Buco del Ritratto. Una
volta usciti, una catastrofe sta per abbattersi su di noi.
“Porca
di quella piovra!!!”, esclama Sirius, portandosi le mani ai
capelli.
“Che
hai?”, chiede Remus, senza esserne minimamente
interessato.
“Ho
scordato il libro di Pozioni”.
“Fa
niente, te lo presto io”.
“Nonostante
sia colpito da questo profondo atto di generosità, preferisco usare il mio. Ci
sono tutti i trucchetti per fregare Lumacone”.
“Peccato
che non rendi abbastanza”.
“Basta
perderci in chiacchiere”, intervengo io, “Vai a prendere questo dannato libro. E
vedi di sbrigarti”.
Sirius
si avvicina al Ritratto della Signora Grassa e dopo un paio di secondi ritorna
di nuovo.
“Ebbene?”,
fa Remus.
“Non
mi fa entrare”, risponde lui.
“Come
sarebbe a dire?”.
“La
Grassona non mi fa entrare”.
“E
perché?”.
“Perché
la parola d’ordine è sbagliata”.
“Come sarebbe a
dire???”.
Io,
Remus e Peter ci pariamo di fronte alla Signora Grassa, intenta a pettinarsi i
capelli con una mano e a mangiare un biscotto con l’altra.
“Dovreste
correre a lezione”, ci dice, senza neanche degnarci di uno
sguardo.
“Devo
entrare a prendere un libro”, spiega Sirius.
“E
tu devi dirmi prima la parola d’ordine”.
“Calderoni di
lana”.
“No,
non è questa”.
“Ma
se fino a ieri lo era!!!”.
“Appunto,
fino a ieri! Stanotte l’ho
cambiata”.
Rimaniamo
tutti con le bocche spalancate.
La
Signora Grassa ha avuto la felice idea di cambiare la parola d’ordine in
nottata, quindi è probabile che la maggior parte dei Grifondoro sia uscita dalla
Sala Comune non sapendo che potrebbe non rientrarci.
Situazione
alquanto tragica.
“Mutandoni di lana”, riprova
Sirius.
“Mi
dispiace”, dice soave la Signora Grassa.
“Panta rei”, prova
Remus.
“Spiacente”.
“Mosche
svolazzanti”.
“Niente
da fare”.
Il
risultato fu che siamo stati parecchi minuti a sparare parole d’ordine a
raffica, anche le cose più disparate e assurde come, per esempio, Mocciosus
untuosus.
“E
dire che qualcuno è riuscito a scoprirla al primo tentativo”, dice la Signora
Grassa, “Una ragazza con i capelli rossi che, se non sbaglio si
chiama…”.
“…Evans”,
concludo per lei.
“Sirius Black è un gran figo!”, ecco la
cavolata del secolo.
“Deficiente!”,
lo insulta Remus, “Come può mai essere questa una parola
d’ordine???”.
“Vuoi
dirmi che non è vero?”.
“Smettiamola
di perdere tempo in inutili chiacchiere!”, sbotto io all’indirizzo dei due,
“Dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare in tempo per la
lezione!”.
“Hai
perfettamente ragione”, mi asseconda Remus, “Hai detto
bene”.
“E
vorrei dire!”.
“Perché,
cos’ha che non va la mia parola d’ordine?”, domanda
Sirius.
“È
mille volte più probabile che la parola d’ordine sia James Potter è miglior giocatore di
Quidditch della storia, che quella che hai detto tu!”.
“Boccino d’Oro”.
“Era
ora!”.
Il
Ritratto si apre, ma noi restiamo impiantati davanti all’ingresso a guardare
sconvolti il buco.
Poi,
ci voltiamo verso colui che ha proferito la parola
d’ordine.
Peter.
“Come…ci
sei arrivato?”, domanda Remus.
“James
ha nominato il Quidditch e così ho tentato”.
Non
sappiamo se essere più scioccati del fatto che la parola d’ordine era una
cavolata o del fatto che è stato Peter ad azzeccarla.
In
ogni caso, non importa.
Spingiamo
Sirius all’interno del buco e gli urliamo dietro di sbrigarsi a prendere il
libro.
Dopo
quelli che sembrano un paio di secondi, Sirius esce buttandosi a pesce su Remus
che comincia a sbraitare. Ci fiondiamo di corsa verso il corridoio che dovrebbe
portarci nei sotterranei, ma, mentre gli altri proseguono imperterriti, io sono
costretto a fermare la mia corsa in quanto vado a sbattere contro qualcosa, o
meglio, qualcuno.
“Potter,
sempre tra i piedi…”.
La
Evans non mi guarda nemmeno mentre raccoglie i suoi libri da terra. Io corro sul
posto per non perdere il ritmo, come se volessi
aspettarla.
Perché,
in effetti, voglio davvero aspettarla.
“Anche
tu in ritardo, Evans?”, le domando.
“La
colpa è solo tua!”.
“Ma
cosa c’entro io?”.
“Ieri
hai scordato di recepire il gufo mandato dal Ministero al Preside e ho dovuto
farlo io!”.
Quale
gufo?
Ah…quel gufo…
E
ve bene, l’ho scordato. Capita a tutti di dimenticare qualcosa quando si ha da
svolgere una miriade di impegni.
“Di
conseguenza, sono andata a recepirlo io questa mattina”, continua la Evans,
“Purtroppo tutto ciò mi ha sottratto più tempo del
dovuto”.
Ci
metto un po’ di tempo per realizzare il tutto, e non mi accorgo che la Evans sta
andando via. Le vado dietro – tanto dobbiamo andare nella stessa direzione – e
non oso nemmeno rivolgerle la parola, dato che, di sicuro, me ne dirà di
peggiori.
Spero
non sia tanto incavolata con me da non sapere nemmeno dove sta
andando!
Sarebbe
il colmo!
***
“Dove
siamo?”.
Ho
bisogno di un qualcosa di duro contro cui sbattere la
testa!
Non
riesco a credere che Miss Ho-l’intera-piantina-del-castello-stampata-in-testa
mi abbia chiesto dove siamo.
Ed
io che ne so???
“Sei
molto spiritosa, Evans”, dico, ridendo nervosamente.
Lei
si volta di scatto, “Guarda che non sto affatto scherzando! Non ho la benché
minima idea di come cavolo siamo finiti qui!”.
“E
dove sarebbe esattamente qui?”.
“Non
lo so!”.
“E
neanche io!”.
“Bene!”.
“Perfetto”.
“Non
poteva andare meglio di così!”.
“Già”.
La
Evans comincia a gironzolare intorno alla ricerca di un che di familiare.
Pensandoci
bene, è da stupidi capitare in un posto ignoto del castello senza esserci mai
stati. Dovremmo conoscere a memoria tutta Hogwarts, se è vero che sono quasi
sette anni che siamo rinchiusi qui dentro – della serie: Azkaban 2, la
Vendetta.
Posso
capire che lei non conosca gli angoli più sperduti, ma io…io…colui il quale creò la mitica Mappa
del Malandrino con la collaborazione di Remus, Sirius e Peter…dovrei saperne
qualcosa in più, insomma…
Mappa
del Malandrino…
Mappa
del Malandrino…
Ti
prego, Merlino, fa che, frugandomi tra le tasche, trovi la Mappa del Malandrino!
Dai, su! Ti ho fatto anche la rima! Quando mai ti capiterà un’altra richiesta
rimata?
Dopo
aver sospirato, mi tasto i pantaloni alla ricerca di qualcosa di
rettangolare.
Niente.
Non c’è niente.
Magari
nelle tasche del mantello…
Oh,
Merlino mi ha ascoltato!
Ho
la Mappa, siamo salvi!!!
“Ev…”.
Porco
Troll incravattato!
La
Evans non sa nulla della Mappa! Se glielo dico finirò in guai
seri!
Ma
se non glielo dico, saremo costretti a vagare in questa zona ignota per il resto
dei nostri giorni. Anche se non mi dispiacerebbe terminare i miei giorni con
lei.
Mi
conviene consultarla di nascosto.
Le
do le spalle e, puntando la bacchetta sulla pergamena, mormoro a bassissima
voce, “Giuro sol…”.
“Potter,
che stai facendo?”.
Troppo
tardi.
Addio
Mappa.
“N-niente…”,
balbetto, nascondendo la Mappa dietro la schiena.
“Che
hai lì dietro?”.
“Nulla”.
Mi
gira intorno nella speranza di vedere cosa nascondo dietro e – accidenti – ci
riesce. Mi sfila di mano la pergamena e la esamina
attentamente.
“Mi
spieghi che facevi con questo foglio di pergamena in mano?”, domanda
sventolandomelo davanti, “Abbiamo cose più serie a cui pensare. Numero uno:
abbiamo perso Pozioni, ho perso
Pozioni. Numero due: non riusciamo a capire dove cavolo siamo finiti. Numero
tre: dovresti aiutarmi a trovare una soluzione, anziché giocare con un pezzo di
pergamena inutile. Ci vorrebbe una cartina del castello…chissà perché nessuno
l’ha mai fatta prima…”.
“Evans…”.
Lei
smette di squadrare il foglio e alza lo sguardo su di me,
“Cosa?”.
“Quella
è una cartina del
castello”.
La
Evans rigira tra le mani la Mappa, “Mi prendi in giro, per
caso?”.
“Credo
proprio di no”.
“Ma…è
vuota!”.
Emetto
un sospiro di rassegnazione e mi avvicino a lei. Ormai non c’è più nulla da
fare, devo rivelarglielo.
Punto
la bacchetta sul foglio e recito, “Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni”.
Dalla
pergamena tra le mani della Evans viene sprigionata una luce, segno che sta per
comparire la famosa scritta di benvenuto.
“I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e
Ramoso sono lieti di presentarvi la…”, ma la Evans si interrompe,
guardandomi, “Che storia è questa?”.
Io
non le rispondo. Apre la Mappa e sgrana gli occhi quando capisce di trovarsi di
fronte la pianta di Hogwarts e relativi inquilini.
“Ma
è…”, fa la Evans, “…assolutamente…”.
“…deplorevole?”,
concludo per lei, dubbioso.
“No…geniale!”.
Non
credo di aver capito bene…
Sbaglio,
o la Evans non si sta mostrando minimamente arrabbiata?
Sembra
quasi affascinata!
“Quella
Mappa…”, ecco che inizia la spiegazione, “…mostra ogni angolo del castello e la
posizione di chi vi abita”.
“L’avete
fatta voi?”, domanda, alludendo ai Malandrini.
“Già”.
“Dice
che noi ci troviamo in un’ala recondita dei sotterranei e, se dobbiamo andare
nell’aula di Pozioni, dobbiamo prendere da quella parte”, mi indica la strada
con un dito.
Poi,
mi porge la Mappa senza aggiungere altro e si avvia verso la giusta
direzione.
“Evans?”,
la chiamo, “Non hai…nulla da dire?”.
Si
ferma ma resta in silenzio.
Trovo
parecchio strano che non abbia nulla da ridire sul fatto che posseggo un
qualcosa di assolutamente malandrinesco.
“Ognuno
di noi…”, dice, voltandosi, “…ha dei segreti, giusto? Farò finta di non essere
mai venuta a conoscenza del tuo”.
Rimango
estremamente sorpreso di quanto mi sta dicendo.
Cavolo!
La Evans non si è arrabbiata! Sono sconvolto.
Con
un sorrisino sghembo, mi avvicino a lei e, puntando di nuovo la bacchetta contro
la Mappa, recito, “Fatto il misfatto”.
I
suoi occhi si accendono di meraviglia, e con gli stessi occhi guarda me per un
brevissimo quanto intenso istante.
Senza
aggiungere altra parola, ci incamminiamo verso l’aula di
Pozioni.
Non
riesco ancora a credere che la Evans non mi abbia sbraitato contro una serie
infinita di parole sul fatto che ho una Mappa che mostra ogni angolo di
Hogwarts. Eppure, sa benissimo che l’abbiamo usata contro ogni rispetto delle
regole e che potremmo continuare ad usarla.
Non
riuscirò mai a capirla completamente.
Il
silenzio che ci avvolge mi sta opprimendo. Se non parola rischio di esplodere.
Ora che ci penso, ci sarebbe una cosa che avrei intenzione di
chiederle.
“Evans,
volevo domandarti una cosa”.
“Dimmi”.
“Come
hai fatto a scoprire al primo tentativo la parola d’ordine della Signora
Grassa?”.
Lei
indugia un attimo prima di rispondere. Qualche secondo dopo il suo sguardo mi
annuncia un non so che di furibondo, “Perché è incredibile la capacità che hai
di entrare nella mia testa e rimanerci! James Potter-Boccino d’Oro, il binomio è
molto semplice, no???”.
Parte
sparata e infuriata lasciandomi indietro.
Ok,
ok…capisco di essermi illuso. Alla fine si è arrabbiata sul
serio.
Ma
almeno mi è concesso di sorridere?
To
be continued…
Ed
eccomi qua con un altro capitolo, vi prego di scusarmi per il ritardo
^^’
Scusate
se non mi dilungo, ma il dovere mi chiama *sigh*
Un
immenso grazie a: Lilian Potter, ki_chan, potterina_88_, JPIloveyou, Ginny Lily Potter, LilyProngs, cloe sullivan, XXXBEAXXX.
Baciottoli^^
Alla
prossima!
|
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Capitolo 11 *** James Potter is never out of shape...or not? ***
mad11
Capitolo
11
James
Potter is never out of shape…or not?
Fortunatamente,
io e la Evans non ci siamo beccati una punizione per l’ora di Pozioni che
abbiamo in parte saltato, ovviamente grazie all’influenza della Evans su
Lumacone.
Dopo
quell’episodio, ho chiesto a Merlino se poteva rinchiudermi a chiave con lei da
qualche parte e aspettare giorni e giorni prima di uscirne ma, ahimè, non mi ha
ascoltato. Forse è diventato sordo…o magari si è preso una vacanza.
Ho
potuto consolarmi con le ronde – le numerose ronde – anche se non ero – e
non sono tutt’ora – convinto che fruttino qualcosa, a parte una scarica di
imprecazioni sul sottoscritto.
La
scottatura sul braccio destro non mi dà più alcun fastidio, con immensa gioia
della Evans che può smettere di farmi da amanuense, e di Sirius, estremamente
euforico per via della partita imminente contro Corvonero.
E,
a proposito di Sirius, credo che la situazione che sto vivendo in questo istante
necessiti di una misera quanto esauriente spiegazione.
“Posso
sapere come si è ridotto così???”,
domando bruscamente a Remus.
“Lunga
storia”, mi risponde, cercando di tenere indietro i capelli di Sirius, mentre
quest’ultimo è impegnato a vomitare l’anima.
“Guarda,
con tutto il tempo che ho posso benissimo ascoltarla”.
“Ragazzi…”,
Sirius riemerge la testa dal water della nostra stanza, ha una faccia stravolta,
“Non preoccupatevi…sto be…”, ma un altro conato di vomito gli impedisce di
concludere.
“Allora?”,
incito Remus a proseguire.
“Beh…sai
che giocherà la partita e, visto che è la sua prima volta, puoi comprendere come
sia nervoso…”.
“Va’
al punto, Remus”.
“Il
punto è che…gli ho detto che contro il nervosismo non c’è miglior rimedio
dell’alcool…”.
“Alcool?
Hai dato a Sirius dell’alcool???
Remus, come hai potuto, sapendo che lui è peggio di una
spugna???”.
“Non
è colpa mia se è un incosciente!”.
“Ma
si è totalmente ubriacato! E la partita è domani!”.
“Gli
ho detto di bere un sorso di sherry per caricarsi…e andò a finire che si è
bevuto tutta la bottiglia dicendo che gli piaceva”.
Mi
domando cosa ci faccia Remus con una bottiglia di sherry e, soprattutto, dove la
tiene nascosta. Comunque, non importa.
Mi
sbatto il palmo della mano sulla fronte, “Remus, hai combinato un
casino!”.
“Lo
so! E non hai idea di quanto mi dispiace!”.
“Dov’è
Peter?”.
“A
prendere litri di caffè”.
“Ma
bene! Se lo scoprono manderanno a mandragole la partita di
domani!”.
“Ha
il tuo Mantello”.
“Oh,
d’accodo…”.
Ho
l’impressione che passeremo la notte in bianco a badare a
Sirius.
Porco
di un cagnaccio, non sa che non lo regge l’alcool?
“Ma
tu non dovresti essere a fare la ronda?”, mi chiede Remus, mentre porge una
tovaglia a Sirius che credo si stia riprendendo.
La
ronda…
Dico,
come mi si può dire di fare la ronda la sera prima della partita??? E meno male
che c’è certa gente che dice che l’organizzazione di Hogwarts è impeccabile, ma
per favore!
“Come
faccio ad andarci se qui c’è una certa persona che sta rigettando le budella?”,
ribatto.
E
questa Sirius me la paga!
Mi
sta facendo saltare la ronda con la Evans, porco bolide!
“Almeno
avvisala, no?”, dice Remus, alludendo alla Evans.
Certo,
avvisarla…devo dirle che purtroppo sono impegnato con una grandissima testa
di…
“Accidenti!”,
esclama Remus.
No,
non era testa di accidenti quello che
avevo in mente…
Come
se non bastasse, Sirius ha vomitato di nuovo centrando per un pelo il
water.
“James,
vai a dire a Lily che, purtroppo, salti la ronda. L’importante è che fai in
fretta!”.
“Corro!”.
Ma,
mentre sto per uscire dalla stanza, inciampo in qualcosa.
Credo
sia Peter con il mio Mantello.
Lascio
stare tutto e vado verso la Sala Comune, sperando che lei sia lì. Sono sicuro
che se la prenderà come al solito, urlandomi addosso che io non so rispettare i
miei impegni eccetera eccetera. Però, cavolo, si tratta di un amico! Non posso
abbandonare quel cane al suo destino!
Una
volta giunto in Sala Comune, la vedo avvicinarsi a me, “Potter, ti
cercavo!”.
“Che
strano, anch’io cercavo te”, rispondo con un sorrisino, purtroppo non
ricambiato.
“Davvero?
E che vuoi?”.
“Beh,
dovresti essere tu a dirmelo prima”.
“Oh,
sei impossibile! Allora, il fatto è che la mia amica, Alice, sta male ed io non
posso lasciare la stanza, le mie compagne non ci sono”.
Rimango
un attimo scettico, “Ah”, è tutto quello che so dire.
“Quindi…”,
prosegue lei, “…la ronda è tutta per te, stasera”.
“Ma,
veramente…neanch’io posso andarci. Sirius è messo male
e…”.
“Cosa???
Potter, non è che è una scusa delle tue?”.
“Assolutamente
no”.
“E
adesso come la mettiamo? Ti informo che non puoi venir meno agli impegni di
Caposcuola!”.
“Ma
non posso neanche venir meno a quelli di amico”.
La
Evans si ammutolisce, poi parla, “E quindi?”.
“Quindi,
ognuno andrà a fare quello che deve fare, tanto nessuno verrà mai a
saperlo”.
“E
tu che ne sai?”.
“Ne
so abbastanza, tesoro”.
“Non
chiamarmi tesoro!!!”.
“D’accordo,
d’accordo…come preferisci che ti chiami?”.
“Non
chiamarmi affatto, che è meglio!”.
E
si volta sparata verso il dormitorio delle ragazze. La osservo, aspettando che
scompaia completamente dalla mia vista.
Resterei
qui in eterno, ma ho dei problemi rigurgitanti che mi aspettano
su.
***
Non
mi sono mai sentito così fiacco in vita mia. Ancora più del primo giorno di
scuola.
Ho
praticamente passato la notte in bianco…credo che debba fare qualcosa questa
mattina, ma non riesco a ricordarmi cosa. Beh, qualunque cosa sia non la farò
bene, non sono per niente in forma.
Per
fare una sintesi, questa notte abbiamo fatto ingozzare Sirius di caffè e
sembrava che stesse andando tutto per il meglio. Quando, finalmente, siamo
riusciti ad entrare ognuno nel proprio mondo dei sogni – alle tre del mattino
passate – ecco che Sirius ci sveglia di soprassalto avvertendoci della sua
morbosa voglia di giocare a carte, neanche fosse una donna incinta. Remus l’ha
bellamente mandato a quel paese, solo che Sirius non demordeva. Hanno cominciato
a litigare, tirarsi cuscini, calze, ciabatte, mutande, caffè e pezzi di
formaggio ammuffito che Peter teneva in fondo al suo baule da non oso immaginare
quanti secoli.
La
stanza era ormai ridotta ad un casino.
Ed
era inutile che io e Peter ci mettevamo a pulire nel cuore della notte il
macello che avevano combinato.
Terminata
la guerra, si erano già fatte le sette del mattino, l’ora di
alzarsi.
Cioè
adesso.
Qualcuno
mi scuote, ma ancora non realizzo in che spazio e tempo mi
trovo.
“James,
ti supplico, scendi da questo letto!”.
È
la voce di Remus. Perché mai dovrebbe supplicarmi di alzarmi? Solitamente non lo
fa, anche se a volte io e Sirius continuiamo a poltrire per qualche minuto. Mi
ricordo che una volta mi ha supplicato perché la questione era piuttosto grave:
se non era per lui che mi svegliava sull’Espresso durante il tragitto di andata,
al terzo anno, sarei rimasto lì a dormire e svegliarmi chissà in quale stazione
remota del mondo.
Deduco
che anche qui la questione è piuttosto…
Oh,
cavolaccio…
C’è
la partita, porco Schiopodo!
Immediatamente
sono in piedi, con le mani tra i capelli.
Corro
subito in bagno e, non appena vedo la mia incantevole immagine riflessa allo
specchio, caccio un urlo di paura.
Quello…quello
non sono io! Quell’orrendo viso
bianco come un cencio, con occhiaie viola e occhi gonfi non può appartenere al
bellissimo e oltremodo sexy James Potter! Non posso presentarmi in campo in
queste condizioni!
Sono…sono
orribile!
“Anziché
stare a contemplare la tua persona, potresti sbrigarti a lasciare libero il
bagno?”, domanda Sirius, miracolosamente vestito di tutto
punto.
No,
non posso crederci…
“Sirius…ma
stai bene?”, gli chiedo, quando penso che questa domanda dovrei rivolgerla a me
stesso.
“Mai
stato meglio!”, esclama euforico, “Ho una partita da giocare. E anche
tu”.
“Già…”.
Mi
rigiro verso lo specchio…no, non oso guardare!
È
assurdo che Sirius stia benissimo dopo quello che ha passato, mentre io non
riesco neanche a reggermi in piedi dalla stanchezza!
Ma
non sia mai che James Potter si dimostri stanco senza neanche aver iniziato a
giocare!
Basta
solo un po’ di caffè…
***
No,
il caffè non ha sortito l’effetto sperato…
Praticamente,
dormo sulla scopa.
“James,
datti una mossa e cerca quel dannato Boccino!”, urla Frank, che mi è sfrecciato
davanti per andare a segnare nella porta avversaria.
Ok,
ce la posso fare! Ce la
faccio!
Dove
cavolo è il Boccino…?
Uffa,
mi brucia un tantino il braccio..sarà che ho dimenticato di mettere quella cosa
che mi ha dato Poppy…
Gironzolo
per il campo alla ricerca di una scia dorata, mentre sento il cronista associare
spesse volte il mio nome alle parole non
è proprio in forma smagliante. Do un’occhiata al Cercatore di Corvonero, ma
anche lui sembra brancolare nel buio. Il Boccino si è
volatilizzato.
Non
mi sono nemmeno accorto di stare volando vicino gli spalti in cui si trova la
Evans. Ma non posso pensare a lei, devo trovare il
Boccino!
Mi
allontano ancora, mentre Sirius non solo colpisce i Bolidi con una maestria
innata, ma riesce anche a segnare! Siamo in netto vantaggio, ma questa partita
deve pur concludersi!
Improvvisamente,
qualcosa di dorato mi passa proprio sotto il naso.
Trovato!
Mi
do la spinta per accelerare e mi metto all’inseguimento del Boccino. Ormai non
ha più scampo. Tendo il braccio sinistro, in modo da poterlo acchiappare, ma lui
è ostinato, continua a volare sempre dritto, verso gli spalti. Mi sto
avvicinando ancora, riesco quasi a distinguere la Evans tra tutta quella gente.
Se non rallento finirò che mi ci schianti contro, anche se non sarebbe una
cattiva idea…beh, magari un po’ violenta. Ormai sono praticamente vicinissimo,
gli spettatori sgranano gli occhi convinti che stia per scaraventarmi addosso a
loro…ma, con una strana acrobazia degna del migliore giocatore di Quidditch
quale sono io, punto verso il suolo tanto che loro sono costretti a sporgersi
per vedere dove sia finito.
Mi
risollevo in aria, davanti a loro. O meglio, faccia a faccia con la Evans, che
ancora mostra un’espressione sconvolta.
Le
metto davanti il pugno chiuso della mia mano sinistra, poi lo apro. Lei sgrana
ancora di più gli occhi per la meraviglia. Il Boccino sul mio palmo apre le ali
e le sbatte frenetico, senza volare via.
Noto
un accenno di sorriso sulle labbra della Evans.
Poi,
qualcosa mi attira verso il suolo…mi sento cadere giù…
“Potter…”,
sento dire da quella voce, con un leggero tono di
preoccupazione.
Mi
sento pesantemente schiacciato a terra.
Infine,
il buio totale.
To
be continued…
Ho
postato alla velocità della luce, come vedete. Il fatto è che cerco di
ritagliarmi un minimo di tempo per postare i capitoli.
Capisco
di non essere brava con le scene di Quidditch, ma spero che sia uscita fuori una
cosa quanto meno accettabile ^^’ E poi non possono mancare la partite
:P
Un
grande grazie a: cloe sullivan, potterina_88_, Lilian Potter, ki_chan, Ginny Lily Potter, XXXBEAXXX, HermyKitty, HarryEly.
Alla
prossima^^
Baciottoni^___^
|
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Capitolo 12 *** A Lily's tale ***
mad12
Capitolo
12
A
Lily’s Tale
“Potter,
mi ha stancato vederla sempre qui”.
Una
voce in lontananza pare rivolgersi a me…
“Potter,
mi sente? Si riprenda, su!”.
E
adesso, perché mi stanno dando colpetti in faccia?
Cerco
di aprire gli occhi e vedo la faccia di Poppy che mi guarda con
severità.
“Bentornato
nel mondo reale, signor Potter”, mi dice, versandomi qualcosa nel
bicchiere.
“Che
è successo?”, domando, ancora frastornato.
“E’
volato dalla scopa”, risponde con estrema naturalezza, “Fortuna che erano solo
pochi metri”.
“Jaaaaames!!!”.
Un
individuo mi getta le braccia al collo e mi stringe fino a
soffocarmi.
“Credevamo
fossi morto!”, dice.
“Non
fare il melodrammatico”, fa Remus.
“Sei
privo di teatralità!”, ribatte Sirius, staccandosi da me.
“Teatralità? Ma fammi il
piacere…”.
“Siete
pregati di andare a fare baccano da un’altra parte!”, interviene Poppy, in tutta
la sua serietà, “Qui c’è gente che sta male!”.
“A
proposito, quando mi rimetterò?”, chiedo.
“Guardi,
se dipendesse da me non l’avrei neanche fatta entrare
qui”.
“Poppy,
lei è molto cattiva”.
“E
lei è molto irresponsabile. Stava male, quale coscienza le ha suggerito di
giocare?”.
Non
credo sia stata la coscienza con la voce di Remus…
In
ogni caso, la prendo come qualcosa di positivo: pacchia
totale!
“Adesso,
se non vi dispiace…”, si rivolge a Remus, Sirius e Peter, “…il paziente dovrebbe riposare. Non verrà
dimesso prima di domani”.
I
miei amici mi salutano con un cenno della mano, mentre Poppy si avvia verso la
scrivania.
Io
chiudo gli occhi e mi rilasso, concedendomi ad un meritatissimo
riposo.
***
È
sera inoltrata quando mi risveglio, e la mia attenzione si concentra verso la
porta.
Ci
sono persone che parlano, ma non saprei dire chi siano.
Poi
la porta si apre e sbuca la Evans che, come se nulla fosse, avanza verso di me e
si siede sulla sedia sbuffando.
Io
la osservo prima di rivolgerle il mio saluto, “Buonasera”.
“’Sera”,
risponde lei, come in automatico.
Non
capisco cosa ho fatto per farmi degnare della sua presenza, ma non m’importa.
Meglio approfittarne.
“Tesoro…non
hai portato niente al tuo piccolo James?”, cantileno, mentre la vedo serrare i
pugni, poggiati sulle gambe.
“Sei
patetico!”, mi dice tra i denti.
“Eppure,
guarda il comodino pieno di bigliettini d’amore e cioccolatini…neanche fosse San
Valentino”, accenno a quella marea assurda di scatole colorate e foglietti, da
me ignorati e destinati ad una tragica fine.
“Per
quel che me ne frega…”, mormora, guardandosi intorno.
Un
silenzio imbarazzante – credo per lei, perché per me non lo è affatto – cala su
di noi.
Dopo
non so quanti minuti trascorsi a torturarsi le mani, la Evans si decide a
parlare, “Potter, sappi che…”, si blocca un momento, mentre io continuo a
guardarla con un sorrisetto stampato in faccia, “…che il fatto che io sia qui,
non significa che abbia a cuore la tua salute!”.
“Certo,
è logico…”, asserisco sempre col sorrisetto.
“Potevi
anche finire sfracellato, a me non importava…”.
Annuisco
con la testa, e lei quasi si infuria nel vedere questo mio modo di
reagire.
Si
aspetta che io creda a tutto quello che mi sta dicendo?
“Potrei
sapere, se mi è concesso, il motivo per cui la tua luminescente presenza, mia
bella, irradia questa squallida stanza di infermeria?”, le
domando.
“Volevo
constatare di persona la gravità delle tue lesioni fisiche – perché per quelle
mentali non c’è proprio nulla da fare – e se avessi davvero un valido motivo che
ti consentisse di saltare le lezioni”.
“Il
verdetto?”.
“Non
c’è nulla di anomalo, ragion per cui tolgo il disturbo”.
Si
alza di scatto dalla sedia e quasi volta le spalle per
andarsene.
“Ehi
ehi, Evans…”, mi allungo quanto posso per prenderle un braccio e bloccarla lì
dov’è, “E se io non volessi lasciarti andar via?”.
“Chiamerei
Madama Chips per farti anestetizzare alla vecchia maniera, e cioè con una
martellata in testa!”.
“Piccola
Evans, come sei perfida e sadica”.
“Lo
so!”, strattona il suo braccio in modo che la mia presa si
sciolga.
Beh,
giunto a questo punto non mi resta che aspettare che lei mi dica buonanotte o muori Potter eccetera
eccetera.
Pazienza,
ci ho provato.
Inaspettatamente,
però, la vedo sedersi di nuovo sulla sedia, segno che vuole rimanere
davvero.
Wow,
il mondo gira a mio favore questa sera!
“Vedo
che, alla fine, ti ho persuasa con il mio sguardo da cerbiatto indifeso”,
ironizzo.
“Veramente,
sono rimasta perché mi fai pietà!”, ma penso che lei sia seria, “E il tuo
sguardo non assomiglia minimamente a quello di un
cerbiatto!”.
Su
questo si sbaglia di grosso!
Rimaniamo
per alcuni minuti in silenzio, a guardarci fisso negli occhi come a voler
gareggiare su chi sa tenere di più lo sguardo, una partita che ho già vinto in
partenza.
Non
so perché lei sia rimasta con me…ciò che conta è che sia qui, anche se, a detta
sua, lo fa solo per pietà, ma io non le credo.
“C’era
una fila interminabile di ragazze, prima che entrassi io”.
Le
sue parole mi distolgono dai miei pensieri, “Cosa?”.
“Non
far finta di non aver capito, Potter. Dimostrati super ammirato come sempre
fai!”.
“Non
mi sto mostrando in nessun modo, Evans!”.
“Come
vuoi…magari avresti preferito una folla di ragazzine inferocite
a…”.
Si
blocca, distogliendo lo sguardo ma mantenendo un’espressione
alterata.
Ma
questo non fa altro che suscitare la mia curiosità, “A chi?”.
“Perché
non ti metti a dormire, dato che l’ora per i bambini di andare a letto è già
passata da un bel pezzo???”.
“Perché
aspetto che tu mi canti la ninna nanna…o che mi racconti una
storiella”.
“Vada
per la storiella…non credo di essere brava ad intonare una ninna nanna”.
No,
aspettate un attimo…io scherzavo quando parlavo di ninna nanna e storiella! L’ha
presa sul serio, incredibile!
Questa
non è altro che una situazione da sfruttare a mio
vantaggio!!!
“Bene,
racconta. Sono tutto orecchi!”.
Dopo
aver sbuffato per un’infinità di volte, la Evans comincia davvero a raccontare
la storia, “C’era una volta…”.
“Evans,
cambia incipit. Il c’era una volta è
un classico e per uno come me ci vuole qualcosa di
innovativo!”.
Sono
un tipo esigente anche in fatto di storielle.
Lei
rotea gli occhi infastidita, “Potter, se vuoi che ti racconti una storia,
permettimi di iniziarla alla mia
maniera!”.
“E
aggiungerei che l’innovazione si addice perfettamente alla tua persona, mia cara
Evans”.
“Se
questa era una tecnica per adularmi, non ci sei riuscito. Ma dato che io sono
stufa delle tue continue lamentele, farò come dici tu”.
Sorrido
soddisfatto del mio operato. La Evans cade sempre nella mia
trappola.
Riprende
fiato e attacca con la storia, “Tanto tempo fa…”.
“Quanto,
di preciso?”.
La
Evans si sbatte i palmi delle mani sulle gambe in un gesto di perdita della
pazienza, “Potter, è di importanza vitale saperlo???”.
“Certo!
Il tempo è fondamentale nello svolgimento dell’azione. Gradirei sapere giorno,
mese e anno. Magari trascuro l’ora, non è così rilevante, a meno che l’azione
non prenda atto di notte…”.
“Potter…”,
il mio nome è ringhiato, mi sa che la sto facendo incavolare davvero, “Ma sei
serio quando dici queste assurdità???”.
“Ovvio.
E mi meraviglio di te, Evans!”.
“Sei
impossibile!”.
“Sto
aspettando la storia…”.
“Allora!”, esclama con voce alterata, “Ieri…ti va bene
così???”.
“Benissimo”,
faccio cenno di proseguire.
“Ieri,
scoccata la ventitreesima ora della sera, un coniglio irruppe nella casa
dell’orso…”.
“E
l’ha mangiato?”.
“Potter!!!”.
“Ok,
scusa”.
“Dunque…il
povero coniglietto chiese all’orso di aiutarlo a liberare la…ehm…sua amata,
rinchiusa dentro un…vespaio…”.
“Scusami”,
la interrompo, “Come fa un coniglio ad essere rinchiuso in un
vespaio?”.
“E’
una storiella, Potter! Non pretenderai di avere una risposta razionale ad ogni
tua stupida domanda!”.
“Però
non trattarmi così male, guarda che sono invalido”.
La
Evans si alza, afferra la sedia e la porta ancora più vicina al mio letto. Prima
di sedersi, mi punta il dito contro, “Ti faccio diventare io invalido se non la
finisci di interrompermi per ogni minima cavolata!”, si siede, “Dicevo…l’orso
disse al coniglio…”.
“Ma
l’orso e il coniglio avevano dei nomi?”.
La
Evans scatta in piedi e fa per andarsene.
Capisco
che mi sto rendendo fastidioso, ma le domande che faccio hanno un senso! È
lecito sapere come si chiamano i protagonisti della storia,
no?
Non
posso permettere che lei se ne vada e non finisca la storia! Sono troppo
curioso!
“Evans,
non puoi andartene così!”, le dico, mentre la vedo fermarsi e girarsi a
guardarmi con occhi che lanciano una raffica di Avada Kedavra, “Voglio sapere
come prosegue la storia!”.
“Raccontatela
da solo!”.
Sbam.
La
porta si chiude con un tonfo sonoro.
Cavolo,
se n’è andata davvero!
Adesso
non potrò mai sapere come farà l’orso ad aiutare il coniglio a salvare la sua
coniglietta rinchiusa nel vespaio!!!
***
“Reeeemuuus!!!”.
Lunastorta
era seduto comodamente sul divano della Sala Comune, prima che mi ci fiondassi
sopra.
Poppy
mi ha dimesso – per non dire buttato
fuori a calci – e sono tornato dall’infermeria in questo
istante.
“Bentornato”,
dice, cercando di farmi spiccicare da lui, “Cos’è che suscita questo
piagnisteo?”.
“Tu
la conosci la storia dell’orso che voleva aiutare il coniglio a salvare la sua
coniglietta rinchiusa in un vespaio?”, domando con occhi
lacrimosi.
“Mai
sentita”.
“E
tu, Sirius?”, mi rivolgo a Felpato, sdraiato in tutta la sua lunghezza sul
divano.
“Quella
in cui si scopre che la coniglietta era l’amante del
vespone?”.
“Mmh…no,
non credo sia questa”.
Mi
siedo a terra sul tappeto, sbuffando sconsolato.
Ieri
ho vinto la prima partita della stagione, una cosa che mi ha sempre mandato in
euforia…ma oggi non è così. Sono triste perché non saprò mai come farà il
coniglio a salvare la sua coniglietta. So di comportarmi come un bambino di
quattro anni, ma sono troppo curioso e voglio sapere come va a
finire!
Quasi
quasi mi metto a cercare la Evans e la obbligo a terminare la storia…ma so che
poi mi urlerebbe in faccia e allora sarei costretto a rinunciare per tutta la
vita…
Col
cavolo! James Potter non demorde! Se è proprio alla tragica fine della mia
esistenza che devo andare incontro, dirò alla Evans che voglio la fine della
storia come ultimo desiderio prima di lasciare questa terra…e magari anche quel
bacio.
“Evans
a ore tre”, dice Sirius, ed io per poco non salto per
aria.
Mi
volto appena in tempo per vederla scomparire oltre il buco del
Ritratto.
“Se
continui ad indugiare, non saprai mai come finisce la storia”, proferisce Remus,
dall’alto della sua saggezza.
Mi
alzo in piedi con l’intento di uscire dalla Sala Comune. Una volta fuori, la
vedo scendere le scale e mi affretto a raggiungerla, prima che queste decidano
di cambiare.
“Evans!”,
la chiamo da dietro.
“Oh,
noto vedo che ti hanno dimesso”, mi dice, senza neanche guardarmi e continuando
a camminare.
“Si,
ma…senti, Evans, come finisce la storia dell’orso e del
coniglio?”.
Si
ferma e mi guarda male, “Scusa?”.
“La
storia! Voglio sapere come finisce!”.
“Ma…dici
sul serio???”.
“Certo
che dico sul serio!”, non capisco perché le risulti così
strano.
“E
come mai vuoi saperlo?”.
“Perché
sono curioso”.
“La
curiosità è femmina, Potter, e fino a prova contraria tu non lo
sei”.
“Mi
stai insultando!”.
“E
allora lascia perdere questa stupida storia!”.
La
Evans gira i tacchi e scende gli ultimi gradini – dato che è da persone normali
stare a parlare nel bel mezzo delle scale incantate – e comincia a percorrere il
corridoio. Ma io l’afferro prontamente per un braccio e la costringo a voltarsi
verso di me e guardarmi in faccia.
“Non
è stupida, la storia”, le dico serio.
“Ah,
no?”.
“No”.
“Perché?”.
“Perché
tu non racconteresti mai una storia stupida”.
Sul
suo viso aleggia un’espressione meravigliata. Io le mollo il braccio e lei va a
sedersi su una di quelle panchine che secondo me non hanno alcuno scopo in un
corridoio, tranne che in questo momento.
Mi
siedo accanto a lei, aspettando che parli.
“Hai…giocato
una bella partita”, mi dice, “Nonostante si vedeva lontano un miglio che stavi
morendo di sonno”.
“Beh,
si…Sirius mi ha fatto passare la notte in bianco”.
Credo
che abbia attaccato il discorso del Quidditch perché non mi vuole raccontare la
storiella. Mi pare che lei lo abbia capito dal mio sguardo che voglio la storia,
sono irremovibile.
“Potter…devo
confessarti che non sono brava a raccontare storie…”, mi dice sorridendo
nervosamente e abbassando gli occhi.
“Lo
so benissimo”, rispondo, “L’ho capito subito che non sei una cima in queste
cose, ma visto che ne hai iniziata una, tanto vale finirla,
no?”.
Sorride
appena e poi riprende fiato, “Bene, ehm…l’orso dice al coniglio che per
sconfiggere il Vespone Re delle Vespe deve procurarsi un’ingente quantità
di…melassa!”.
“Melassa?”.
“Si,
melassa!”.
“E
poi?”, mi lascio andare sulla panca, poggiando la testa sulla spalliera e
restando ad ascoltarla.
La
verità è che non mi importa come prosegue la storia…mi basta solo sentire il
suono della sua voce.
“Poi…il
coniglio riesce ad avere la melassa e corre al vespaio, dove l’esercito delle
Vespe è pronto all’agguato. Queste, però, vengono attratte dalla melassa e
lasciano campo libero al coniglio, che entra nel castello diretto verso la cella
in cui è rinchiusa la sua coniglietta. Una volta arrivato scopre
che…”.
“Che?”,
la incito a proseguire.
“Che…ehm…la
coniglietta è l’amante del Vespone!”.
Mi
lascio sfuggire una risata che, via via, diventa sempre più
forte.
Anche
lei inizia a ridere, portando su di noi l’attenzione di alcuni studentelli che
passano di lì.
“Ma
finisce davvero così?”, domando, tra le risa.
“Come
vorresti che finisse?”.
“Beh,
che il coniglio ritrova la sua coniglietta e le giura amore eterno. Dov’è finito
il vissero per sempre felici e
contenti?”.
“Non
tutte le favole hanno un lieto fine”.
Ok,
non capirò mai perché la coniglietta ha scelto il vespone come suo compagno e,
francamente, non mi interessa.
Resto
ancora imbambolato a guardarla, quando lei si alza.
“E’
giunta l’ora di tornare ai dormitori, prima che si faccia troppo tardi”,
dice.
Mi
alzo anch’io, “La prossima volta cantami una ninna nanna. Sono sicuro che ti
riesce meglio”.
“Non
credo proprio”.
“Io,
invece, credo proprio di si”.
Mi
rivolge un mezzo sorriso, “Buonanotte, Potter”.
“Sogni
d’oro, coniglietta”.
Si
mette a ridere, “Guarda che lei non si mette col
coniglio”.
Sorrido
beffardo, “Infatti io non sono il coniglio”.
“E
chi, allora?”.
Le
sorrido ancora, prima di andare via…ronzando!
To
be continued…
Ok,
ammetto di non sapere che verso fanno le vespe, ma non importa…spero che il capitolo sia
stato quanto meno accettabile. Il nostro piccolo James è innamorato perso,
quindi non stupitevi della sua pazzia XDXD
Un
enorme grazie a: Lilian Potter, LilyProngs, HarryEly, cloe sullivan, lyrapotter, ki_chan, Ginny Lily Potter, potterina_88_, HermyKitty, XXXBEAXXX.
Bacini
a tutti^^
Alla
prossima!
|
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Capitolo 13 *** Life’s no fun without a good scare! ***
Nuova pagina 1
Capitolo 13
Life’s no fun without a good scare!
“Sirius, la smetteresti di
infilare le mani tra le mie gambe???”.
“Sono gelate e cerco di
riscaldarle”.
“Esistono i guanti!”.
“Remus, non sei per niente
dotato di un briciolo di umanità!”.
Io, Remus, Sirius e Peter
siamo seduti su una panchina nel parco di Hogwarts, a gustare un vento gelido
che da qualche giorno non la smette di colpire questa parte di regione. La neve
è vicina.
“E se entrassimo nella calda
ed accogliente Sala Comune come tutti gli essere umani dotati di un minimo di
sensibilità al freddo?”, domanda Peter.
In effetti solo a noi poveri
pazzi sarebbe venuta in mente l’idea di sedersi fuori con questo ventaccio, a
guardare le foglie raggomitolate che vengono spazzate via.
Mentre stiamo per rientrare
nel castello, notiamo una grande folla di studenti dirigersi verso la Sala
Grande.
Sirius blocca un ragazzino
che per un pelo non cade a terra.
“Che succede?”, domanda.
“Silente vuole tutti in Sala
Grande per una comunicazione di servizio”, ci spiega.
Ne avrà un’altra delle sue.
Si avvicina Halloween e di
sicuro vorrà indire un ballo o qualcosa del genere, come ogni anno.
Odio queste cose.
Le odio perché l’unica
persona con cui vorrei andarci mi rifiuta.
Per la medesima ragione,
odio San Valentino.
Seguiamo la massa di
studenti e andiamo a sederci al nostro tavolo, in attesa che Silente inizi il
suo discorso.
Tutti hanno già preso posto
e il mio stomaco fa un capitombolo quando mi accorgo che la Evans non è ancora
arrivata. Dove accidenti è???
“Che problemi hai?”, mi
chiede Sirius, avendo avvertito il mio stato di agitazione.
“Lei non c’è!”, gli
rispondo, guardandomi intorno.
“Ma perché sei tanto
ossessionato? Vedrai che arriverà”.
“Non mi piace non averla
sott’occhio”.
“Il nostro James ha paura
che il mostro che vive nella torre più alta possa rapirla e portarla con sé, per
poi sposarla”, proferisce Remus.
“Non essere ridicolo!”,
ribatte Sirius, come se Lunastorta avesse detto l’abnorme cavolata del secolo.
“E’ inutile che mi dici
questo. Ho ragione io!”.
“Ma smettila!”.
“Vuoi dirmi che James non ha
affatto paura che qualcuno possa portarle via Lily?”.
“E tu vuoi dirmi che sulla
torre più alta vive un mostro???”.
Ormai non li ascolto più e
continuo a girarmi intorno alla ricerca di una chioma rossa. Cosa perfettamente
inutile dal momento che la suddetta chioma rossa sta esattamente accanto a me.
“Qualsiasi cosa tu abbia da
dirmi, Potter, la mia risposta è no, mai, scordatelo,
non se ne parla, vai al diavolo, mi ha davvero rotto…”.
Credo che stia ancora
continuando il suo elenco di risposte negative, ma io non ci faccio caso. La
guardo con tanto d’occhi, come se si trattasse di un fantasma.
“Hai finito?”, le domando,
stampandomi in faccia uno di quei sorrisetti che lei odia tanto.
“Si! Anzi, no! Potrei
continuare all’infinito!”.
“Ed io potrei ascoltarti
all’infinito”.
Lei mi guarda con
scetticismo.
Gli studenti ritardatari si
affrettano a prendere posto, ma ancora di Silente nessuna traccia.
“Come mai qui, Evans?”, le
chiedo poco dopo.
“Perché Silente vuole
parlarci”, mi risponde, come ovvio.
“Non intendo qui, in Sala
Comune, ma qui accanto a me”.
“Beh…non c’erano altri
posti. E comunque, se avessi potuto, mi sarei seduta altrove, anche sul
pavimento, pur di non essere scocciata da te! ”.
“Si, certo”.
“Oh, ecco silente”, ci
avverte Sirius, mentre la Evans sfreccia il suo sguardo verso il Preside per
evitare il mio ancora su di lei.
Adesso non ci rimane che
ascoltare cos’ha da dirci il vecchio.
“Buon pomeriggio a tutti”,
ci saluta cordialmente, “Scusate se vi ho fatto allontanare dalle vostre
occupazioni, ma gradirei foste informati di un’ideuccia che la mia mente ha
concepito questa mattina mentre mi lavavo i piedi”.
Scoppiamo tutti a ridere.
“Ad ogni modo”, continua
lui, sovrastando le nostre risate, “Ho pensato di organizzare qualcosa di
innovativo quest’anno, per la festa di Halloween”.
Partono diversi mormorii da
ogni direzione.
Spero non abbia nulla a che
fare con un ballo o qualcosa del genere!
“Forse Silente vuole
organizzare una specie di festa della Burrobirra…o magari di Whisky
Incendiario!”, esclama Sirius euforico.
“Stai alludendo all’Oktoberfest?”,
fa Remus.
“Non so che cavolo sia
questa cosa, ma se si tratta di una festa dove si bevono alcolici, che ben
venga!”.
“Deficiente, la maggior
parte dei ragazzi è minorenne! Possibile che tu pensi solo ed esclusivamente
all’alcool??? Non sei altro che un ubriacone!”.
“Veramente c’è qualcosa di
meglio oltre all’alcool a cui pensare…”.
“Dunque…”, riparte Silente,
“…ho deciso che quest’anno non ci sarà un ballo”.
Le ragazze – tranne la Evans
– cominciano a emettere mormorii di dissenso, mentre io esulto mentalmente.
Silente fa un gesto con la
mano per zittire i ragazzi e poter proseguire, “Ho pensato di organizzare
qualcosa di diverso. Verranno estratte a sorte delle coppie…”.
Dalla massa di studenti
partono un’infinità di Nooo, Ma cooome, Che straaazio.
Anche questa volta, Silente fa cenno agli altri di zittirsi e farlo continuare,
“Beh, detto questo, vi lascio alle vostre interrotte occupazioni. Ossequi”.
Rimaniamo tutti a bocca
aperta, dato che non ci ha praticamente detto nulla. Qualche ragazzo urla un
E poi? al quale Silente sembra rispondere, “Poi il gioco prenderà vita da
sé”.
E stavolta, va via davvero.
Un momento…ha detto gioco…che
vorrà dire?
***
La mattina di Halloween, ci
troviamo tutti ammassati davanti la bacheca della Sala Comune dove, a quanto
pare, hanno affisso i nomi dei ragazzi e relative ragazze sorteggiati.
C’è un casino immondo, quasi
non vedo nulla, il che non è minimamente accettabile. In ogni situazione che
comporta una fila interminabile di persone, James Potter deve essere lasciato
passare per primo!
Mi schiarisco la voce e la
folla si apre per far passare il sottoscritto, seguito dai miei inseparabili
Malandrini.
Avanziamo lungo il varco tra
la folla e ci fermiamo davanti alla bacheca. Scorro in fretta tutti i nomi fino
ad arrivare al mio e scoprire, con immensa gioia, che mi hanno associato alla
Evans.
Noto, comunque, che lei non
è qui presente. Chissà dov’è…
I miei occhi scorrono lungo
l’elenco…
“Cavolo, mi hanno messo con
quella cretina di Rosemary Jefferson!”, esclama Sirius, come se fosse stato
messo in coppia con un Troll.
“Se sta a Corvonero non è
cretina”, proferisce Remus, “E poi è anche graziosa”.
“Fai tu coppia con lei,
allora!”.
Io li sto a sentire senza
parlare, mentre i miei occhi sono incollati al mio nome e a quello della ragazza
con cui dovrei far coppia.
“Remus, con chi stai tu?”,
domanda Peter.
“Con Eva Wise”.
Per un pelo a Sirius non
viene un colpo, “Ma non è di Serpeverde???”.
“Ti è andata bene…io sto con
una di Tassorosso”, fa Peter.
“E tu, James?”.
Ma da me non arriva alcuna
risposta.
“James?”.
“Ragazzi…”, dico con un tono
da funerale, mentre vedo Paciock e la sua ragazza saltare di gioia alla scoperta
che sono stati estratti assieme, “La cosa è abbastanza tragica”.
“Di che si tratta?”.
“Mi hanno appioppato con un
tipa di Tassorosso…mentre la Evans sta con…”.
“Con?”.
“CON MOCCIOSUS, PORCA DI
QUELLA PIOVRA!!!”.
***
Ed io che pensavo che
Merlino fosse dalla mia parte…
“Remus, la smetti di
toccarmi la coda???”.
“Un giorno mi spiegherai
perché ti sei voluto vestire da lupo mannaro”.
Remus e Sirius stanno
discutendo come al solito, mentre noi ragazzi siamo in Sala Comune senza sapere
che cavolo dobbiamo fare.
Sirius ha pensato bene di
vestirsi da lupo mannaro, inutili i tentativi da parte di Remus di scoprire il
motivo della sua scelta.
Lunastorta, non sapendo a
che altro pensare, si è vestito da Medimago pazzo, con tanto di capelli bianchi
sparati e occhialini.
Peter è vestito da Troll con
la clava, fa davvero impressione.
Ed io, beh…diciamo solo che
non si è mai visto un vampiro più sexy del sottoscritto.
Siamo tutti all’oscuro di
ciò che ci attende e ci chiediamo dove siano finite le ragazze. Ora come ora,
avrei preferito il classico appallante ballo…se non altro, non avrei permesso
alla sorte di andarmi contro! Al solo pensiero che Mocciosus…
Oh, basta! Non voglio
pensarci! Godiamoci Halloween in santa pace!
“Sarà giunto il momento in
cui il nostro piccolo Lunastorta copulerà?”, fa Sirius sarcastico.
Remus lo incenerisce con lo
sguardo, “Sta zitto, se non vuoi che ti ficchi la siringa su per il…”.
***
Ci hanno detto di cercare le
nostre dame per il castello…
Dico, ma Silente ha fatto
largo uso di sostanze che alterano la psiche quando ha deciso di organizzare
questa caccia alle donzelle o di qualsiasi altra diavoleria si tratti???
Mi sto sempre più pentendo
di aver detto di odiare i balli. Per lo meno, guardare i professori ballare era
uno spasso! E adoravo guardare la Evans seduta ad un tavolo, con un bicchiere
che faceva rigirare tra le mani e lo sguardo assorto in chissà quale pensiero…
E come si arrabbiava quando
mi avvicinavo per scambiare quattro chiacchiere con lei!
Adesso, invece, mi ritrovo a
vagare come un cretino per questo castello addobbato all’occasione con zucche
spaventose, teschi e molto altro, con la collaborazione straordinario dei
fantasmi di Hogwarts.
Non mi va nemmeno di cercare
la mia dama…potrei anche infischiarmene e cominciare a cercare la Evans prima
che cada fra le untuose grinfie di Mocciosus…
Svolto l’angolo sulla destra
e per un pelo non mi viene un infarto alla vista di una figura raggomitolata
accanto al muro. Sarà l’atmosfera halloweeniana.
Mi avvicino alla figura
seduta a terra – che in un primo momento credevo fosse un qualche addobbo di
halloween messo lì apposta per spaventare i passanti – e mi faccio luce con la
bacchetta.
Alza il volto di scatto e
sgrano gli occhi quando la riconosco.
“Potter!”.
“Evans!”.
“Che ci fai tu qui???”,
diciamo contemporaneamente.
Rimango in piedi a
guardarla. È semplicemente incantevole. È avvolta in un delizioso vestito
sfrangiato, costituito da veli sovrapposti di diverse tonalità di verde. Sulla
schiena un paio d’ali di libellula e una coroncina di rametti intrecciati sulla
testa.
“Che c’è?”, mi domanda,
avendo notato il mio sguardo soffermarsi a lungo su di lei.
“Sei adorabile…”, e questa
mi è davvero uscita dal cuore!
Mi sorride appena, poi torna
a raggomitolarsi su se stessa.
Deduco che c’è di sicuro
qualcosa che non va, avrebbe potuto almeno dirmi quanto sia infastidita dalla
mia presenza…
Mi siedo di fianco a lei e
rimugino sulle parole da dire.
“Non vai a cercare la tua
dama?”, mi domanda, senza sollevare la testa.
“Sinceramente, non ho capito
un broccolo fritto di questa cosa…e poi no, non mi va di cercarla. L’ho già
trovata”.
Alza lo sguardo su di me e
mostra un’espressione interrogativa, “Ma tu non eri stato estratto a sorte con
una tipa di Tassorosso?”.
“E tu non eri stata estratta
a sorte con Mocc…volevo dire, Piton?”.
“Si, ma…le cose sono
cambiate. Diciamo che non mi sono voluta far trovare”.
“Ma ti ho trovata io”.
Continua a guardarmi,
restando per un attimo in silenzio.
Poi, la sua voce è come un
sussurro, “Mi è successa una cosa…”, si stringe nelle spalle ed io la incito a
proseguire con lo sguardo, “Mentre vagavo per il castello, alcuni Serpeverde mi
hanno condotta can la forza ad un vicolo cieco, davanti ad un baule…”.
La ascolto in silenzio,
mentre nella mia mente si fanno spazio le più tragiche torture da riservare a
quelle viscide serpi, Mocciosus in primis.
“…dentro c’era un…”, si
morde il labro inferiore, gli occhi colmi di lacrime, “…c’era un Molliccio, lì
dentro…è stato…orribile…”.
Scoppia in un pianto
disperato. Le accarezzo i capelli e penso a quanto io sia totalmente inerme, non
so come calmarla.
“Stai tranquilla”, le dico,
“L’hai sconfitto il Molliccio, no?”.
“Si…”.
“E allora vedrai che in
qualsiasi cosa si sia trasformato, non ti farà più paura”.
Vorrei sapere in cosa si è
trasformato il suo Molliccio, ma ho paura di risvegliare in lei qualcosa che
preferirebbe dimenticare.
Scatto in piedi e le porgo
le mani per farla alzare.
“Ammetto di essermene
fregato altamente di tutta questa messa in scena ideata da Silente”, lei resta a
fissarmi prima di lasciarsi tirare su, “Ma vogliamo andare a vedere che succede
in Sala Grande?”.
Lei mi rivolge un piccolo
sorriso e non ha intenzione di lasciare la mia mano.
La conduco per i corridoi,
lei di qualche passo dietro di me, le nostre mani sempre unite.
“Tu…mi chiameresti mai in
quel modo?”.
Alla sua domanda mi fermo
per voltarmi a guardarla.
Nella mia testa scorrono
tutta una serie di nomignoli dolci che la mandano su di giri, ma non credo si
riferisca a questi.
“Intendi dire…”.
“…Mezzosangue”,
conclude per me.
La mia presa sulla sua mano
si fa più salda, “Preferirei essere sottoposto ad una serie infinita di
Maledizioni Cruciatus, per quanto mi riguarda”.
Mi regala un altro sorriso e
riprendiamo a camminare.
Quando ad un tratto un
mostruoso essere si para davanti a noi. Il fantasma più terrificante che io
abbia mai visto.
Io e la Evans cacciamo un
urlo di dimensioni spropositate e siamo talmente impauriti da non esserci
accorti di stare involontariamente abbracciati.
Il fantasma si mette a
urlare anche lui fino a quando ci rendiamo conto di stare nettamente esagerando.
“Ragazzi, non fatelo mai
più!”, ci dice.
“E che cavolo!”, sbotto io,
sempre incollato alla Evans, “Nick, ci hai fatto prendere un colpo!”.
“Anche voi!”, risponde
Nick-Quasi-Senza-Testa che nel frattempo ha ripreso le sue normali sembianze.
“Eri mostruoso!”, esclamo.
“E vorrei dire! Ci ho messo
secoli per imparare a tramutarmi la faccia!”.
“Devo ancora riprendermi
dallo spavento”, dice la Evans, che dal mio abbraccio pare non voglia proprio
sciogliersi.
“Però ci voleva quest’urlo!”,
dice Nick entusiasta, “Ognuno di noi ha bisogno di prendersi un bello spavento
ogni tanto. Così c’è più divertimento nella vita!”.
“Già…”, facciamo io e la
Evans all’unisono.
Lui parla così perché è un
fantasma.
“Stregosa notte a entrambi,
miei cari ragazzi”.
E dopo questo saluto va via,
lasciando noi due ancora ostinatamente saldati l’una all’altro.
“Potter?”
“Si?”.
“Per i prossimi Halloween
non voglio che ci siano cose raccapriccianti e che riguardino la morte…”.
“Certo…”.
È strano immaginare una
festa di Halloween con un tema allegro, ma se lei vuole così, così sarà.
Ma non è che poi smetteremo
di aver paura e non potremo più abbracciarci?
To be continued…
In questi giorni ho postato
alla velocità della luce per poter arrivare a postare questo capitolo il giorno
di Halloween.
Non chiedetemi che caspita
aveva in mente Silente, perché non l’ho capito neanche io XDXD E in ogni caso,
non era importante. Ciò che conta l’avete capito da soli, no? Così come credo
abbiate capito in cosa si è trasformato il Molliccio di Lily :P
Beh, spero comunque che il
capitolo non sia stato noioso :P
Ringrazio infinitamente:
cloe sullivan, XXXBEAXXX, Sherry, PrincessInPink,
Ginny Lily Potter, potterina_88_, Lilian Potter, HermyKitty.
Stregosa notte a tutti!!!
|
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Capitolo 14 *** When I look into your eyes, I can see a love restrained ***
mad14
Capitolo
14
When
I look into your eyes, I can see a love restrained
Non
dimenticherò mai la sera di Halloween.
Io
e la Evans tutto il tempo mano nella mano, una cosa a dir
poco…
È
vero che comunque la mia caratteristica è stata sempre quella di essere troppo
sicuro di me, ma quella sera ho scordato di chiamarmi James Potter. L’unica cosa
che mi ha reso fiero di essere venuto al mondo era la sua calda mano stretta
intorno alla mia.
Avevamo
deciso che non ce ne importava poi così tanto di quello che facevano in Sala
Grande, così siamo andati alla Torre di Grifondoro.
Ho
lasciato per primo la sua mano per permetterle di salire al suo dormitorio. Lei
però restava ancora davanti a me, sul viso un’espressione indecifrabile. I suoi
occhi brillavano, erano così intensi che credevo di non riuscire a
riemergere.
Io
non sono riuscito a spiccicare neanche una parola. Il mitico James Potter che sa
intavolare qualsiasi tipo di discorso in qualsiasi tipo di situazione è andato
bellamente a farsi friggere. L’unica cosa che sono riuscito a fare è stato
rispondere al suo buonanotte prima
che lei sparisse su per le scale.
Un
secondo dopo sono esploso!
Ero
così euforico che avevo bisogno di calarmi quattro o cinque
Burrobirre.
Le
quattro o cinque Burrobirre me le sono calate, ma non so come mi sono ritrovato
sul mio letto…la Burrobirra non è alcolica…
Sta
di fatto che i Malandrini, quando sono rincasati, hanno trovato i vestiti sparsi
ovunque, bottiglie di Burrobirra sparse ovunque – questo lo so perché me l’hanno
raccontato loro il giorno seguente – ed
io che dormivo della grossa sul letto,
con gli occhiali storti sul naso e un sorriso che arrivava da un orecchio
all’altro.
In
tutta sincerità, non mi sarebbe importato nemmeno se mi avessero trovato
arrampicato sul Platano Picchiatore, completamente nudo, a cantare Jingle
Bells.
***
“Secondo
me quella mano non
l’hai neanche lavata”.
La
fatidica mattina seguente è arrivata ed io sono assolutamente super
gasato!
Saranno
minuti che mi osservo la mano sinistra con la quale poche ore prima ho stretto
quella della Evans.
Questa
mattina mi sono svegliato prima di tutti – persino prima di Remus – e il mio
primo pensiero è stato rivolto appunto alla mano.
Sirius
si sta vestendo e non perde occasione di dirmene una delle sue. Remus sembra
fare orecchie di mercante, mentre Peter sembra essere l’unico a cui importa un
tantino di me.
“Davvero
non l’hai lavata la mano?”, mi domanda Lunastorta.
Io
non lo ascolto neppure, “RAGAZZI,
SONO COSI’ FELICE CHE MI VIENE VOGLIA DI URLARE A
SQUARCIAGOLAAA!!!”.
“Deficiente,
guarda che lo stai già facendo!!!”, esclama Sirius, con le mani sulle
orecchie.
Mi
alzo di scatto dal letto e comincio a saltellare per tutta la
stanza.
Lo
so: ormai la Evans dovrà ricredersi sul sottoscritto. Le piaccio, non ci sono
dubbi. Poi ci sono io che semplicemente la adoro immensamente…bisognerebbe
pensare alle nozze…
“James,
capisco la tua contentezza, ma mi pare esagerato prendere la mia ciabatta per
usarla come microfono!”, mi rimprovera Remus, mentre fluttuando mi dirigo in
bagno, lasciando stare la sua ciabatta.
Neanche
metto piede sulla soglia che già cambio direzione, il tutto sempre fluttuando,
sotto lo sguardo dubbioso dei Malandrini.
Loro
non capiscono niente…non sanno quanto sia straordinariamente meraviglioso poter
condurre per mano la donna dei tuoi sogni…
Già
mi sento librare in aria dalla felicità!!!
“Ramoso,
accidenti a te!!! Smettila di saltare sul mio letto!”.
***
Quando
scendiamo a colazione – io mi giro a destra e a manca per vedere dove sia la mia
dolce Evans – ci rendiamo conto di essere scesi per nulla, dato che hanno
praticamente divorato tutto. Ed è strano, dal momento che ieri sera era
Halloween e che quindi tutti dovrebbero essere ancora a
poltrire.
“Possiamo
rimanere digiuni”, conviene Sirius, guardando con profonda malinconia un vassoio
su cui prima avrebbe dovuto esserci adagiata una squisita torta alle
fragole.
“Remus,
secondo te dov’è la Evans?”, domando a Lunastorta, mentre esce dalla borsa un
paio di libri con l’intenzione di studiare mangiando.
“In
biblioteca, suppongo”, mi risponde senza indugiare, ed io neanche mi chiedo
perché la Evans vada in biblioteca il primo di Novembre.
“Ok,
grazie”.
Faccio
per partire sparato verso la biblioteca, quando Remus mi ferma, “Scemo, non
avrai intenzione di andarci, spero?”.
“Ovvio”,
rispondo io come naturale.
“Non
te lo consiglio”.
“E
perché no?”.
Remus
si volta verso il portone della Sala Grande, cosa che mi spinge a fare lo
stesso.
Vedo
la Evans entrare e avanzare verso il tavolo dei Grifondoro, sul viso quella sua
espressione da studentessa impeccabile.
La
seguo con lo sguardo per ogni centimetro che percorre, ma i suoi occhi non
sembrano incontrare i miei, tutt’altro…sembrano evitarmi.
Remus
mi fa cenno di non fare cavolate, ma è più forte di me, devo andare da
lei.
Mi
alzo dalla panca e la seguo come ipnotizzato.
Quando
arrivo alle sue spalle, tutta la carica di questa mattina sembra svanita nel
nulla. Sono tornato a non essere
James Potter. Lei non si volta nemmeno.
“Che
c’è, Potter?”, mi domanda acidamente, come ha sempre fatto da
anni.
La
mia lingua è come paralizzata, non riesco a proferir parola. Mi chiedo come mai
si sia rivolta a me in modo così glaciale, quando invece ieri sera si era aperta
a tal punto da piangere di fronte a me.
“Hai
intenzione di farmi perdere altro tempo?”, esclama, voltandosi dalla mia parte,
“Stasera abbiamo la ronda, quindi devo iniziare a
studiare”.
“Certo,
scusami”.
Me
ne vado via sconfitto, evitando che sia lei quella che per prima lascia il
campo.
Non
riesco a capire perché è tornata a comportarsi così freddamente nei miei
confronti…sono sicuro che la Evans che ho visto piangere ieri è la stessa di
quella che ha sempre voluto mostrare agli altri, mostrare a
me.
Se
solo la smettesse di essere così orgogliosa e dirmi in faccia tutto ciò che le
passa per la testa una volta per tutte!
James
Potter non si lascia sfuggire niente, che sia chiaro. Lo sguardo a cui mi ha
incatenato ieri sera valeva più di una vita spesa a dire parole. E allo stesso
modo, non mi pare che lei mi abbia mai rivolto uno sguardo di puro odio. Nemmeno
adesso. Anzi, si può dire che non mi ha neanche guardato.
Sotto
lo sguardo preoccupato dei Malandrini, mi dirigo verso l’uscita della Sala
Grande, con l’intento di gettarmi sotto le calde coperte del mio letto a
baldacchino a rimuginare sul perché Merlino mi abbia fatto nascere James Potter
e non uno stupido ragazzo che sarebbe riuscito con facilità a farsi regalare un
sorriso da lei senza compiere eroiche gesta.
***
Fuori
c’è un freddo cane – se Sirius mi sentisse dire questa frase, mi ucciderebbe – e
io e la Evans stiamo facendo la nostra ronda per la zona esterna al castello.
Nessuno
di noi due parla, e di certo non sarò io ad iniziare una conversazione, se così
la si potrebbe chiamare.
Personalmente,
non avrei nulla da dirle dato che è lei che ha sempre avuto qualcosa contro di
me. Non mi sopporta perché faccio il figo? E va bene, cambierò, questo non è un
problema. I Malandrini mi hanno fatto notare come io sia tanto cambiato rispetto
all’anno scorso, soffermandosi sul fatto che da quando è iniziato l’anno non
abbiamo combinato nulla di clamoroso. Ora, mi domando, perché la Evans non si
accorge di questo? Guarda sempre ciò che di peggiore e negativo ci sia in me –
ammesso che nella mia perfezione ce ne sia – e lo usa come scusa per sputarmi
addosso quanti più rimproveri e insulti possibili.
Non
so che espressione aleggia sul suo volto in questo momento, dato che mi trovo a
camminare dietro di lei, gli occhi bassi sulle mie scarpe.
Se
solo mi dicesse anche solo una parola, mi andrebbe bene. Non sopporto più questo
silenzio senza vita.
Improvvisamente
lei si ferma ed io faccio lo stesso istintivamente, trattenendo il fiato come a
volerlo donare a lei affinché possa parlare.
Mi
accorgo di non ritrovarmi più davanti la rigida Evans.
“Potter…”,
sussurra quasi impercettibilmente.
Rimango
immobile nella mia posizione, attendendo una prosecuzione. Non voglio
interromperla per nessuna ragione.
Si
avvicina verso di me guardandomi dritto negli occhi, una cosa che ho sempre
ammirato in lei, “Grazie”.
Sento
il cuore cominciarmi a battere all’impazzata.
Che
succede? Che
succede???
Non
mi sono mai sentito così prima d’ora, eppure altre volte – se pur poche – mi
sono sentito dire grazie da lei. Ma stavolta è diverso.
Calma,
James…respira…fai vedere che riesci a controllare perfettamente la situazione
anche se non è affatto vero.
Forse
indugio un po’ troppo nel rispondere e nel restare a guardarla come un allocco,
perché lei adesso mi guarda con cipiglio curioso, quasi
meravigliato.
Sarebbe
lecito chiederle di cosa dovrebbe ringraziarmi? Con quella parola ha preso James
Potter in contropiede, roba da pazzi.
E
adesso perché sembra trattenersi dallo scoppiarmi a ridere in
faccia???
“Che…che
c’è?”, domando in tono leggermente allarmato.
“Potter,
dovresti vederti…sei rosso come un peperone!”.
E
qui finì l’esigua esistenza del mitico ed indiscusso James
Potter.
Io,
e sottolineo io, sono arrossito???
Effettivamente avevo avvertito un certo calore salirmi sulle guance, ma non
pensavo potessi arrivare ad arrossire!!! La situazione è alquanto tragica e non
credo di aver mai provato in vita mia come adesso il desiderio di sprofondare
sotto terra.
“Oh”,
faccio io, ridendo al contempo, “Devi sapere che…ho un certo timore de-delle
cavallette!”.
Le
sembrerò stupido, ma non posso mica dirle che è stata lei a farmi arrossire!
Sono ancora sconvolto, credevo di essere immune a certe cose…nel tempo libero
devo ricordarmi di maledire la luce della bacchetta.
“E
cosa c’entra questo?”, mi domanda lei perplessa.
“C’entra
perché…quando ne vedo una la paura si impadronisce di me e così…divento
rosso…”.
“Capito”,
ma secondo me non l’ha bevuta.
Ok,
è giunto il momento di riprendere in mano le redini della situazione e aspettare
che l’aria attorno a me si rinfreschi.
Mi
sta ancora guardando, cavolo!
“Cos’era
il tuo Molliccio?”, le domando di botto, senza nemmeno aver programmato la
domanda…credo di aver fatto una gran cavolata.
“Cosa?”.
“Il
tuo Molliccio, in cosa si è trasformato?”.
All’improvviso,
il suo sguardo muta totalmente e lei ritorna ad essere la classica
Evans.
“Perché
ti interessa?”, mi chiede acida.
“Semplice
curiosità”.
“La
devi smettere di essere così curioso, Potter!”.
“E
tu la devi smettere di tenerti tutto dentro! Prima o poi i tuoi occhi parleranno
per te, Evans, e non potrai farci niente!!!”.
Lei
abbassa lo sguardo, “Non diranno nulla di interessante o…che riguardi
te”.
“Non
m’importa cosa diranno!”.
“Allora
fregatene anche di me e vai per la tua strada!”.
“Non
posso”.
Mi
guarda come se mi volesse aggredire. Se solo mi dicesse il motivo per cui fino a
poco fa sorrideva e ora invece sembra voglia uccidermi…
Sento
sulla mano una goccia di pioggia e pare che il tempo rispecchi appieno il mio
stato d’animo.
“Dunque…toccherà
a me scoprirlo, un giorno”, convengo, distogliendo lo sguardo dal
suo.
“Se
fossi stato attento, Potter…l’avresti già capito da un
pezzo”.
Resto
a fissare un punto davanti a me, mentre lei mi sorpassa diretta al
castello.
Sembrava
avesse interpretato i miei pensieri.
Allora…sono
io che non riesco a capire nulla o è lei che è così difficile da
capire?
Con
le mani in tasca, cammino in direzione del nulla, ringraziando la pioggia che mi
concede il lusso di non ricacciare indietro le lacrime.
So
if you want to love me then darlin’ don’t refrain Or I’ll just end up
walkin’ In the cold November rain
To
be continued…
Per
scrivere questo capitolo ho voluto prendere spunto dalla bellissima “November
rain” dei Guns n’ Roses. Povero piccolo James, come soffre…però anche Lily
potrebbe essere più esplicita nelle cose, voi che ne dite? Beh, il punto di
vista è quello di James, quindi dobbiamo sorbirci tutti i suoi scleri
XD
Spero
che il capitolo non sia stato terribile ^^’
Un
mega grazie a: Lilian Ginevra
Potter, Vicky Evans, lyrapotter, HarryEly, cloe sullivan, Sherry, XXXBEAXXX, Ginny Lily Potter, potterina_88_, Lilian Potter.
Baci
bacini bacetti^^
|
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Capitolo 15 *** The Marauders' Job ***
mad15
Capitolo 15
The
Marauders’ Job
Guardo
fuori la pioggia battente che non cessa di precipitare da giorni interi. Il mio
viso è poggiato al vetro della finestra della mia camera, un po’ come faccio
durante i viaggi sull’Espresso di Hogwarts. Mi rendo conto di quanto questo
tempaccio rispecchi quello che sto provando.
L’unica
volta in cui mi sono sentito così emotivamente male è stato quando ho litigato
con Sirius. Non dico che adesso sto peggio, ma il dolore si avvicina molto a
quello che ho provato quando ho creduto di aver perso il mio migliore
amico.
La
mia vita è come quella di uno zombie, se così la si può chiamare: non so con
quale forza continui a trascinarmi a lezione o al campo di Quidditch, per i
Malandrini ci sono e non ci sono, mangio pochissimo e passo la maggior parte del
mio tempo chiuso in camera disteso sul letto.
Ormai
non mi importa più di cosa faccia o pensi lei, data la
situazione.
Se
dice davvero che io sono tanto stupido da non accorgermi da solo di quello che
le passa per il cervello, che venga lei a dirmelo!
Anzi,
non capisco perché stia conducendo una vita da vegetale. Sono stufo di fare la
vittima! È giunto il momento che James Potter ritorni ad essere James
Potter!
***
“E
l’hai capito dopo tre secoli?”, dice Sirius, seduto a rovescio sul divano col la
testa che quasi sfiora il pavimento e le gambe sullo schienale, “Io te l’ho
detto che l’amore rende scemi, Ramoso”.
“Le
tue perle di saggezza mi fanno venire la pelle d’oca, Sirius”, proferisce Remus,
che sta scribacchiando qualcosa sulla pergamena, insieme a
Peter.
“E’
se all’amore che rende scemi ci aggiungi il fatto che sei Caposcuola, amico mio,
sei proprio senza speranze…”.
“Che
frasi toccanti”.
“Piantala,
Remus! Sto solo dando a questo povero disgraziato delle dritte su come
affrontare la vita!”.
Io,
ossia il povero disgraziato, ascolto i miei Malandrini, assorto in pensieri che
riguardano appunto…
Oh,
cavolo, basta!!! Perché penso sempre a lei???
Devo
sforzarmi di pensare ad altro, altrimenti finirò per uscire
pazzo!
Ad
un tratto, Remus comincia a scuotermi violentemente guardandomi fisso negli
occhi, “James, riprenditi! Non puoi fare questa vita da
vegetale!”.
“S-si,
Rem-us…se t-tu mi lasc-iassi…”.
“E’
giunto il momento di fare qualcosa!”.
“Merlino
sia lodato!”, esulta Sirius in tono sarcastico, “E cosa dovremmo
fare?”.
“Un
colpo”, risponde Remus con naturalezza.
“Un
colpo?”, ripete Sirius
scettico.
“Un
colpo”, conferma Peter.
“Che
colpo?”.
“La
smettete di ripetere colpo???”,
inveisco io all’indirizzo dei miei amici che sembrano essere diventati più
vegetali di me.
“Illuminaci,
caro Lunastorta”, dice Sirius, alle prese nel cambiare
posizione.
“Semplicissimo.
Uno scherzo a Mocciosus”.
Quando
Remus termina la frase la situazione è più o meno la seguente: Sirius, nel
tentativo di mettersi in una posizione più decente, è caduto oltre lo schienale
del divano portandoselo appresso e finendogli addosso; Peter si è quasi
conficcato la bacchetta nell’occhio; ed io rimango immobile sulla sedia, come a
voler dimostrare di non aver capito un emerito cavolo.
“Potresti…ripetere?”,
mormora Sirius, togliendosi da sotto il divano.
“Ho
detto – e, per favore, evitate di fare i dementi – che qui c’è bisogno di un bel
colpo made in Malandrini!”.
Sirius
afferra Remus per le spalle e comincia a scuoterlo come Lunastorta ha fatto con
me poco fa, “Esci da questo corpo, chiunque tu sia! Ridacci il nostro
Lunastorta!!!”.
“Idiota!”,
sbotta Remus, riuscendo a liberarsi di Sirius, “Anziché continuare a fare i
deficienti, bisognerebbe pensare a qualcosa…e non guardatemi come se fossi
posseduto!”, aggiunge, guardando torvo Sirius.
Io
salto su e circondo le spalle di Remus con un braccio, “Allora, a quando il
colpo?”.
***
“Non
vi sembra un tantino esagerato?”.
“No,
Peter. È assolutamente geniale!”.
“Prega
solo che non mi becchi la McGranitt, o peggio, la Evans!”.
“Vorrei
ribadire che ho proposto tutto questo solo per pietà nei confronti di James…non
mi andava vederlo ridotto ad uno stato vegetativo”.
“Eccolo,
eccolo!”.
Mocciosus
esce da non so dove, fortunatamente solo.
Noi
quattro rimaniamo nascosti dietro un angolino, purtroppo abbiamo pensato di
lasciare il Mantello dell’Invisibilità in fondo al mio baule, tanto non ci
saremmo entrati tutti là sotto.
Il
piano di Lunastorta è stato quello di preparare due semplici ma efficacissime
pozioni: la prima è la Pozione del Fumo che, una volta gettata a terra, evapora
sottoforma di un denso fumo grigio; la seconda è la Crinisaugeo, in grado di far allungare i
capelli a dismisura se usata in eccessive dosi.
Quando
Mocciosus si sarà sufficientemente allontanato, getteremo a terra la Pozione del
Fumo che ci coprirà, dopodiché ci avvicineremo a Mocciosus – che nel frattempo
si chiederà da dove provenga tutto quel fumo – e gli spariamo addosso la Crinisaugeo, e poi scapperemo per
evitare di essere travolti da una marea di indescrivibile di unto letale.
Questo
piano non potrà mai fallire, siamo semplicemente dei mitici geni!!!
“Sirius,
la Pozione!”, esclama Remus, in attesa che Sirius gli porga la Pozione del
Fumo.
“Certo!”,
risponde Sirius, che comincia a palparsi alla ricerca della
boccetta.
“Datti
una mossa o lo perdiamo!”.
“Si…”.
Ma
l’espressione sul viso di Sirius cambia radicalmente fino ad assumere una
colorazione molto smorta.
“Che
succede?”, domando.
“Ragazzi…non
riesco a trovare la Pozione!”, sbotta Sirius mettendosi le mani ai
capelli.
“Sei
un demente!!!”, inveisce Remus, “Peter, te lo dicevo io che era meglio se la
tenevi tu la Pozione!!!”.
“E
adesso che si fa?”, domanda Codaliscia sconsolato.
“Rimandiamo
ad un’altra volta”.
“E’
fuori discussione!!!”, esclamo io, “Questa missione deve essere portata a
termine costi quello che costi!”.
“Ma
ormai Piton è andato via”, mi fa notare Remus.
“Si,
ma possiamo sempre ribeccarlo. Dov’è la Mappa del
Malandrino?”.
“Come,
scusa? Non l’avevi tu?”.
“PORCO
BOLIDE!!!!”.
“Che
diamine state facendo???”.
Mi
si blocca la respirazione nell’attimo in cui sento quella
voce.
Signore
e signori, Lily Evans è qui.
Io
non la guardo nemmeno, preso come sono dallo sconforto di non essere riuscito a
fare lo scherzo a Mocciosus. Ho deciso di ignorarla – stavolta sul serio! – per
vedere che reazione potrebbe avere.
Eccetto
Remus, anche Sirius e Peter non sembrano curarsi della presenza della Evans,
impegnati come sono a guardare il punto al di là del quale Piton è
scomparso.
“Gradirei
una risposta!”, continua lei, con cipiglio severo e mani ai
fianchi.
“Chiudi
il becco, Evans”, l’apostrofa Sirius, sempre senza
guardarla.
“Ti
faccio notare, Black, che sono io quella circondata da un branco di
animali!”.
“Nel
branco ci sei finita da sola”.
“Credevo
che non vi avrei più rivisto vagare di sera per Hogwarts, dopo che il vostro,
come dire, leader è stato nominato
Caposcuola!”.
Mi
volto a guardarla, dato che mi sono sentito tirate in
ballo.
La
guardo riducendo gli occhi a fessura, e lo stesso fa lei. Qualche secondo dopo,
stacco lo sguardo dal suo per incamminarmi nella stessa direzione che ha preso
Mocciosus poco fa, i miei Malandrini a seguito.
Con
mia grande sorpresa, anche la Evans mi viene dietro, mostrando con costanza il
suo totale disappunto.
“Cosa
state cercando di combinare???”, domanda lei, pur sapendo che non otterrà alcuna
risposta, “Qualcosa di losco, ne sono sicura! Le continue punizioni non vi hanno
fatto cambiare di una virgola!”.
“Non
venirci dietro, Evans”, le dico freddamente, “Se ci beccano, ci andrai di mezzo
anche tu, lo sai bene”.
“Già,
ma non credo me ne importerebbe”.
“Io,
invece, credo di si”.
“Tu
credi troppe cose”.
“Potrei
dire la stessa cosa di te”.
“Sentimi
bene, Pot…”.
“Sentitemi
bene tutti!”.
Ci
fermiamo di botto e per poco Peter non cade a terra.
La
voce che abbiamo udito ci ha letteralmente freddati. Ci voltiamo lentamente,
pregando Merlino di non trovarci davanti quella persona.
Troppo
tardi: la professoressa McGranitt in persona si erge in tutta la sua altezza
nella stessa posa che aveva assunto la Evans poco fa.
Siamo
nei casini.
“Vi
prego di seguirmi”.
***
E
noi l’abbiamo seguita, col risultato che ci troviamo nel suo ufficio, in totale
isolamento, chi seduto da una parte e chi da un’altra.
Sono
sicuro che la Evans è completamente fuori di sé dalla rabbia e vorrebbe
trucidarmi all’istante.
L’unico
suono udibile sono i nostri sbuffi e/o sospiri. Qualche secondo dopo, uno di noi
decide di proferir parola.
“Avremmo
anche potuto evitare questo casino”, dice Sirius, “Se solo una certa persona non
avesse cominciato a starnazzare come un’oca giuliva!”.
“Black,
non sei altro che un grandissimo idiota”, risponde la Evans, essendosi resa
conto di essere il soggetto sottinteso di quella frase.
“Vuoi
dirmi che non è così?”.
“Dare
la colpa a me per qualcosa di non ligio alle regole che stavate per commettere,
mi sembra eccessivo!”.
“Lo
stavamo commettendo in assoluta discrezione!”.
“Colpa
mia”.
Ci
voltiamo tutti verso Remus, seduto ad un tavolino con la guancia poggiata ad una
mano.
“Non
è necessario che ti rendi colpevole dell’idiozia dei tuoi amici”, dice la
Evans.
“No,
Lily, stavolta è davvero colpa mia. Sono stato io a dire di organizzare un
colpo, e l’ho fatto perché mi dispiaceva vedere Jam…”, ma si blocca all’istante,
lasciando la frase in sospeso.
“L’ha
fatto perché anche al piccolo Remus piace fare scherzi a Mocc…ehm, a Piton!”,
dice Sirius, con ilarità.
“Non
è affatto vero! È stata mia l’idea di organizzare il colpo, certo, ma è stata
tua quella di voler far diventare Piton stile cugino Hit della famiglia
Addams!”.
“Stile
chi?”.
“Lascia
stare”.
“Cerchiamo
di smetterla di incolparci a vicenda”, intervengo io, sentendo lo sguardo della
Evans puntato addosso, “Vi sarei grato se poteste smettere di aprir bocca,
vorrei dormire”, aggiungo, poggiando la testa sulle braccia incrociate sul
tavolo e chiudendo gli occhi.
Da
questo momento in poi, non ho idea di quello che stiano facendo il resto dei
carcerati e francamente non mi importa. La stessa presenza della Evans non mi
sconvolge più di tanto.
Non
è che voglio fare il bastardo, ma vorrei capisse che anch’io sono dotato di
un’anima sofferente. Ma tocca a lei fare la prima mossa, stavolta, e sono certo
che arriverà.
Nell’attesa,
provo davvero a dormire, dato che non lo faccio da molte
notti.
***
Parecchi
minuti dopo – o almeno così sembra – sento qualcuno scuotermi per un
braccio.
Cerco
di aprire un occhio e mettere a fuoco l’immagine che mi sta
davanti.
“Vorrei
parlare con te”.
La
fatidica prima mossa. James Potter non sbaglia mai.
To
be continued…
Mi
sa che mi avete rimosso dalla vostra memoria. Sono secoli che non posto, ammetto
la mia colpa, ma non ne ho avuto il tempo a causa di impegni universitari che
continueranno *sigh*
Spero
che questo capitolo non sia stato orribile, in questo periodo ho una forte
mancanza di ispirazione.
Un
immenso grazie a: J&L 4EVER, lenu88, ki_chan, Lilian Potter, miss nina, lyrapotter, XXXBEAXXX, S chan, potterina_88_, cloe sullivan, Ginny Lily
Potter.
Mi
sa che per il prossimo capitolo dovrete pazientare un po’.
Baciottoli^^
|
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Capitolo 16 *** A work to do ***
mad16
Capitolo 16
A
work to do
“Sono
pronto ad ascoltarti”.
Mi
sistemo in modo più composto sulla sedia, gli occhi puntati su di lei, che
invece sposta lo sguardo da un’altra parte.
Per
evitare che lei si zittisca per sempre a causa del mio sguardo costante su di
lei, lo sposto per la stanza e, ahimè, mi accorgo che i Malandrini sono
spariti…dove accidenti sono andati a finire??? Eppure erano qui poco prima che
mi addormentassi.
Beh,
rimarrò nel dubbio ed eviterò persino di chiederlo a lei.
Ritorno
a guardarla e, con mia immensa sorpresa, anche lei ricambia il mio
sguardo.
“Allora,
Potter…”, il suo tono di voce non preannuncia nulla di buono, “…sono incavolata
a morte con te per avermi mandato in punizione senza che io c’entrassi
nulla…”.
“Ti
avevo avvertito”, la interrompo io.
“Fammi
finire!”, prende fiato, “…ma ammetto di esserci entrata da
sola…e…”.
Si
inizia a ragionare.
Io
annuisco con la testa, per falle capire che aspetto la prosecuzione di quella
frase.
“E…se
fossi stata più coscienziosa vi avrei lasciati perdere e continuare qualsiasi
cosa avevate intenzione di fare…”.
“E…?”,
la incito.
“E…e
magari se non avessi alzato la voce, la McGranitt non ci avrebbe
visti…”.
“E…?”.
“E…in
definitiva, nonostante voi stavate sicuramente commettendo qualcosa di poco
corretto, non avrei dovuto intromettermi…”.
“E…?”.
“Ci
sono altri e???”, sbotta
innervosita.
“Ce
ne sono un’infinità, Evans”.
Si
ferma un attimo a pensare.
Devo
dire che la Evans mi sta stupendo questa sera, sta tirando fuori se stessa e non
quella sottospecie di Minerva McGranitt di cui si veste ogni giorno. Questo lo
prenderò come un punto a mio favore, ma la conclusione della partita non è
ancora arrivata.
“Ehm…”,
fa la Evans, riemergendo dai suoi pensieri, “…senti, Potter, mi dispiace per
quello che è successo”.
“Cosa
è successo?”, domando, falsamente scettico.
“Smettila
di farmi sentire così in colpa!”.
“E’
quello che dovresti fare, sentirti in colpa. Mi tratti da schifo, lo
sai?”.
“Te
lo meriti!”.
“Ecco,
visto? Lo stai facendo di nuovo”.
Lei
abbassa lo sguardo, come dispiaciuta…incredibile!
Io
continuo a fissarla perché so che in realtà vorrebbe dirmi più cose di quante
non me ne stia dicendo adesso, ma non lo fa. Quello che mi domando è
perché…
So
che non è da me, ma forse è meglio che mi rassegni e aspetti che un giorno
queste cose venga a dirmele lei di sua iniziativa.
Ma
nello stesso istante in cui lei alza gli occhi incrociando i miei e fa per
aprire bocca come se quel giorno fosse già arrivato, sentiamo un urlo di
proporzioni immani ergersi da non so dove.
“QUANDO
VI DECIDETE AD USCIRE DA QUESTO STRAMALEDETTO BAGNO AFFINCHE’ IO POSSA
USUFRUIRNE???”.
“Ma
che succede?”, domanda la Evans, con tanto d’occhi.
“Vorrei
tanto saperlo anch’io”, rispondo.
Quella
voce apparteneva a Sirius, ma non ho capito da dove
provenisse.
Qualche
istante dopo, vediamo spuntare l’allegra combriccola – eccetto Sirius – da un
angolino dell’ufficio della McGranitt. È giunto il momento dei
chiarimenti.
“Ebbene?”,
chiedo, sperando che almeno Remus colga la mia allusione.
“Chiedilo
a quella sottospecie di Troll in gonnella!”, sbotta Remus in riferimento a
Sirius, gettandosi su una sedia.
Ok,
credo che dovrò fare affidamento su Peter. Sposto lo sguardo su di lui in attesa
di una risposta.
“Eravamo
tutti e tre nel bagno”, spiega lui, “E poi Sirius ha reclamato la sua
privacy”.
“Che
ci facevate in tre nel bagno della McGranitt?”.
“Dato
che non potevamo uscire da qui, ci siamo chiusi nel bagno per rispettare la tua,
di privacy”.
“Ah”.
Adesso
ho capito: avevano già intuito che la Evans voleva parlarmi, per cui mi hanno
lasciato solo con lei, il tutto escogitato mentre io sonnecchiavo sul
tavolino.
Do
un’occhiata alla Evans per vedere la sua faccia e, per fortuna, scorgo su di
essa segni di normalità e di assente alterazione.
Buon
per me, così evita di fare domande.
Quello
che non capisco è perché Remus sia agitato…beh, lo è sempre quando si tratta di
Sirius, ormai non possiamo farci nulla.
Poco
dopo, Sirius si presenta al nostro cospetto, mostrando un’aria
soddisfatta.
“Ragazzi,
che liberazione!”, esclama, rendendoci partecipi della sua…ehm…liberazione.
“Sei
senza ritegno!”, sbotta Remus, “Altro che ragazzo di diciassette anni! Tu sei un
vecchio di ottant’anni con problemi di incontinenza!”.
“Quando
mi scappa, devo farla…un po’ come un cane”.
“Ragazzi,
vi ricordo che siamo in presenza di una signora”, dico io educatamente,
indicando la Evans, “Sareste così gentili da parlare per come si
conviene?”.
“A
proposito”, dice Sirius, scattando di fianco a me, “Hai
risolto?”.
Vedo
Remus portarsi una mano in faccia, “Sirius, sei un
idiota!”.
“Ma
che ho detto???”.
“Ehm,
scusate”, dice la Evans, guadagnandosi l’attenzione di tutti, “Qualcuno sa
quanto tempo dobbiamo restare chiusi qui dentro? È quasi
mezzanotte”.
“Vorrà
dire che dormiremo qui”, propone Sirius.
“E
dove? Non c’è tanto spazio”, fa notare Peter.
“E’
escluso che io dorma nello stesso metro quadrato di Sirius!”, sbotta Remus,
“Preferisco dormire in piedi!”.
“Nessuno
ti vieta di farlo”, gli risponde Sirius.
“Ho
dormito in situazioni anche peggiori di questa!”.
“Una
volta io ho dormito sul tetto di casa”.
“Peccato
davvero che non sei scivolato di sotto sfracellandoti al
suolo!”.
“Mamma
mia, Remus, come sei cinico! Ti farei dormire in un… – aspetta, com’è che si
chiama? – …cassettone dell’immondizia!”.
“Forse
volevi dire cassonetto. E comunque,
quello è un posto per te!”.
“La
smettete una buona volta?”, interviene Peter.
“Dormite
dove volete”, dico, “Per quando mi riguarda, io dormo con la
Evans”.
“Meglio
con un cadavere che con te!”, esclama lei.
“Davvero
preferisci un cadavere a me?”.
“Si!”.
“Allora
muoio e il cadavere lo faccio io!”.
“Potter,
sei un imbecille”.
“Lo
dici perché ti dispiacerebbe vedermi morto”.
“Affatto!
Anzi, sarei la prima a dare una festa di ringraziamento a
Merlino!”.
Ad
un tratto, la porta si apre e la McGranitt fa capolino all’interno del suo
ufficio.
“Voglio
essere magnanima, per cui vi faccio uscire”, ci dice, mantenendo uno sguardo
severo, “Ma badate bene che non voglio più ribeccarvi in giro dopo l’orario
stabilito. La stessa cosa vale per i due Capiscuola”.
“Ci
scusi”, sussurra la Evans, abbassando lo sguardo.
“Potete
andare, adesso”.
Non
ce lo facciamo ripetere due volte e subito filiamo via in direzione della Torre
di Grifondoro.
Tutto
il tragitto viene percorso in religioso silenzio; Peter, Remus e Sirius davanti,
io un po’ dietro di loro e la Evans ancora più indietro.
Quando
arriviamo nella tanto sospirata Sala Comune di Grifondoro, la prima cosa che
fanno i miei amici e quella di tirare dritto per la nostra
stanza.
Io
li imito, ma prima che possa cominciare a salire le scale, la Evans mi
blocca.
“Ehi,
Potter”.
Mi
volto lentamente verso di lei, “Si?”.
“Quando
ti ho detto che mi dispiace, io dicevo sul serio”.
Resto
a guardarla con un’espressione poco decifrabile, poi parlo, “Lo so benissimo. Ma
dovresti imparare a prendere sul serio anche me, Evans”.
E
dopo queste ultime parole, salgo le scale in direzione della mia
stanza.
Certo,
mi è dispiaciuto lasciarla in quel modo, ma prima o poi lei arriverà al punto da
desiderarmi, no?
***
I
problemi con la Evans credo che mi abbiano fatto perdere la cognizione del
tempo.
Mi
rendo conto di stare a poltrire più del solito, quindi deduco che è
sabato.
Cavolo,
è già sabato??? Accidenti, come passa il tempo!
Potrei
anche alzarmi, dato che la mia mente è abbastanza sveglia da riuscire a
formulare dei pensieri, ma è meglio recuperare il sonno perduto, ragion per
cui…
“Se
non vi alzate entro cinque secondi, vi getto addosso dell’acqua ghiacciata! UNO,
DUE…”.
Ma
che succede???
“…TRE…”.
No,
un attimo! Non voglio ricevere acqua ghiacciata di prima
mattina.
Senza
neanche aver la forza di aprire gli occhi, scendo dal letto e mi metto in
salvo!
“…QUATTRO…E
CINQUE!!!”.
Remus,
con un incantesimo, getta dell’acqua presumibilmente ghiacciata su quell’ammasso
di coperte sotto cui dovrebbe esserci Sirius. Ovviamente le coperte non
permettono di raggiungere l’effetto sperato, così Remus pensa bene di toglierle
e continuare a erogare acqua dalla bacchetta sul povero
Sirius.
Imminente
è la sua reazione, “PER TUTTI I PELI PUBICI DI MERLINO, CHE CAVOLO FAI???”,
impreca con una voce da tenore.
“Evita
di usare questo linguaggio colorito in presenza del sottoscritto!”, dice Remus,
“Piuttosto, vedi di alzarti che oggi ci aspetta un’intensa giornata di studio serio”.
“Hai
mai pensato di farti ricoverare in un manicomio?”.
“Se
non la pianti, sarai tu la causa della mia pazzia”.
“Io
penso, invece, che tu sia nato pazzo”.
In
tutto questo trambusto, non riesco a spiegarmi con quale forza misteriosa riesca
a reggermi sulle gambe. Mi trascino verso il bagno ma non faccio in tempo ad
entrarvi, visto che Sirius mi ha preceduto. Vorrà dire che dormirò per altri
cinque minuti.
***
“Perché
con tutte le aule che avremmo potuto avere a disposizione, siamo venuti a
studiare proprio in Sala Grande?”, domando, tra uno sbadiglio e
l’altro.
“Perché
alle otto passate di sabato mattina non c’è quasi nessuno, quindi si può
studiare tranquilli”, risponde Remus.
Io
getto un’occhiata sul libro di Storia della Magia, “Ma come fai ad essere sempre
così pimpante?”.
“Pimpante
di giorno e fiacco la notte”, se ne esce Sirius con una delle sue massime,
“Questa cosa non si addice al sottoscritto”.
“Se
tu utilizzassi quel poco di cervello che ti resta per lo studio, potresti fare
passi da gigante…anziché pensare sempre e solo a
OmegaBetaTheta!”.
“OmegaBetaTheta??? Ma che razza di lingua
parli???”.
Li
lascio perdere alle loro chiacchiere e uso il libro di Storia della Magia come
cuscino, quando qualcuno mi sbatte davanti agli occhi uno
scatolone.
“Buongiorno
a tutti”, saluta una voce che per me è limpida melodia.
“Evans,
quale onore”, la saluto di rimando, spostando di lato l’enorme scatolone per
poterla vedere meglio.
“Sono
contenta del tuo entusiasmo, Potter. Ci tocca fare un
lavoretto”.
La
mia faccia si oscura, “Di che si tratta?”.
“Questo
scatolone contiene gli addobbi natalizi della nostra Sala
Comune…”.
“Ma
mancano ancora un sacco di giorni a Natale!”.
“Ne
mancano venti, per la precisione”.
“In
sostanza, cosa c’entro io con gli addobbi natalizi?”.
“E’
chiaro, no? Addobberemo la Sala Comune”.
“Ma
non è un lavoro che spetta agli Elfi domestici?”, domanda
Sirius.
“Già,
ma ho detto loro di occuparsi di altro e lasciare a me e a Potter questo
incarico”.
“E
quando dovremmo metterci a lavoro?”, domando.
“Anche
subito”.
Perché
se le domando di uscire con me, questa identica risposta non me la dà
mai?
Pazienza,
vorrà dire che mi accontenterò di addobbare con lei la Sala Comune. Non credo
che potrei chiedere di più.
“Evans,
facciamo che adesso mi fai mangiare e poi sono tutto tuo”, le
propongo.
Lei
arriccia il naso, “Fa’ un po’ come ti pare, nell’attesa io studio. Ci vediamo”,
e va via.
Io
continuo a guardarla fino a quando non la vedo sparire oltre il portone della
Sala Comune, poi mi volto verso Remus, “Potevi dirle di studiare con noi, dato
che siete in così buoni rapporti!”.
“Non
gliel’ho detto proprio per questo motivo”, mi risponde, con gli occhi incollati
al suo libro.
“Remus,
sei un fango”.
“Finalmente
qualcuno che la pensa come me!”, esclama Sirius.
“Sirius,
tappati quella bocca, altrimenti faccio un incantesimo a quella fetta di torta
che ti farà diventare stitico per una settimana!!!”.
Remus
si alza e va via tutto incavolato, mentre Sirius osserva la sua fetta di torta
in modo strano per poi riposarla.
“Che
facciamo noi tre?”, domanda.
“Io
credo che andrò con Remus a studiare”, dice Peter.
“Traditore!
E tu, Ramoso?”.
“Non
prendermi in considerazione”, rispondo, alzandomi dalla sedia, “Il qui presente
Caposcuola ha un lavoro da svolgere con la sua bellissima collega! Vado a
prepararmi”.
“Prepararti
per cosa?”.
“Per
il Natale! Hasta
luego!”.
Lascio
il mio amico a boccheggiare, mentre mi incammino felice verso la mia dolce
Evans.
In
realtà non so nemmeno dove sia, ma che problema c’è? Starei una vita a cercarla
anche solo per vederla un attimo.
To
be continued…
Hola
a tutti! Anche se gli esami si avvicinano, ho trovato il tempo per scrivere
questo capitolo e – udite, udite – quello successivo!!!! [potevi risparmiarti
questa immane fatica, NdVoi]
Capisco
che la storia sta andando un po’ troppo per le lunghe, ma mi piace tanto
scrivere su questa coppia pazza XDXD Comunque sia, avvisatemi se vi siete
stancati di leggerla^^’’
Un
immenso grazie a: Koala3, Maura85, J&L 4EVER, cloe sullivan, Lilian Potter, lenu88, XXXBEAXXX, ki_chan, potterina_88_, lyrapotter, Ginny Lily Potter, miss nina, Sherry.
Alla
prossima!!!
Baciottoli^___^
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Capitolo 17 *** Preparing for Christmas ***
mad17
Capitolo
17
Preparing
for Christmas
“Alza
ancora un po’…ancora…fermo lì…adesso
attaccalo…attac…attento!!!”.
“Allora
ti preoccupi davvero per me!”.
La
Evans rotea gli occhi al cielo e va a prendere delle altre decorazioni, mentre
io la guardo dall’alto di una scala, con una mano sospesa che regge una
ghirlanda dorata.
Lo
so che potrei scendere e spostare la scala più a destra per poter attaccare la
ghirlanda, ma adoro vederla preoccuparsi per me, anche se lei dice che non è
così.
“Figuriamoci
se io mi preoccupo per te!”, dice, portando altri addobbi,
“Solo che non vorrei assistere alla morte di qualcuno davanti ai miei occhi,
ancor meno se si tratta di te. Se vuoi morire, fallo, ma vattene lontano da
me”.
“Quindi
non dici sul serio quando mi minacci di morte”.
“Invece
si…manderò un sicario, un giorno…”.
Io
rido sotto i baffi, mentre mi sporgo per appendere questa ghirlanda, la prima di
una lunga serie di ghirlande.
“Se
magari spostassi la scala un po’ più a destra, forse ci riusciresti”, mi
suggerisce la Evans, come se io non lo sapessi già.
Sbuffo
contrariato, “Se usassimo la Magia…”.
“Niente
Magia!”.
“Come
desideri”.
Scendo
dalla scala con gli occhi di lei puntati addosso. Sta per dirmi
qualcosa.
“Ti
sarei grata se fossi un tantino più celere! Ti ricordo che il tempo è denaro!”,
esclama.
“Dato
che il tempo è denaro, potevi lasciare agli Elfi domestici di sbrigarsela”,
rispondo, spostando la scala e salendoci sopra di nuovo.
“E’
giusto collaborare ogni tanto”.
“E’
giusto anche non rubare il lavoro agli altri”.
Lei
rimane zitta per qualche tempo, mentre io esulto per aver appena appeso quella
stramaledetta ghirlanda.
Riscendo
dalla scala e allungo una mano in modo che la Evans me ne porga delle altre. Lei
lo fa, ma in modo alquanto violento, gettandomele addosso.
“La
devi smettere, Potter!”, sbotta, correndo verso lo
scatolone.
“Ma
di far che, se mi è dato saperlo?”, domando, scrollandomi di dosso le variopinte
decorazioni.
“Di
avere sempre l’ultima parola!”.
“Mica
lo faccio di proposito”.
Raccolgo
un’altra ghirlanda di un verde brillante con l’intento di appenderla sopra il
camino. Siamo qui da un sacco di tempo e abbiamo appeso a malapena una sola
decorazione. Per me non ci sono problemi, dato che starei con la Evans ogni
minuto della mia vita, ma per lei…secondo me è nervosa a causa della mia
presenza, cosa che di lei mi piace tantissimo.
Applico
la seconda ghirlanda senza tante storie e proseguo con delle altre, ma la Evans
sembra voler andare da qualche parte dato che si è diretta verso il buco del
ritratto.
“Dove
vai?”, le domando.
“A
prendere un albero di Natale”, mi risponde con assoluta
naturalezza.
“E
dove vorresti andarlo a prendere?”, chiedo, abbandonando il mio da fare,
nell’attesa che mi chieda di andare con lei. Ma tanto ci vado anche se non me lo
chiede!
“Mi
farò aiutare da Hagrid”.
Fa
per andarsene, ma io la fermo, “Vuoi che ti accompagni?”, pazienza, ho dovuto
chiederglielo io.
“Non
è necessario”.
“Avrai
bisogno di consulenza, suppongo”.
“Potter,
non ti manderei a comprare nemmeno una busta di latte!”.
“Mi
ferisci se dici questo…significa che non ti fidi di me…”.
“Hai
detto bene!”.
“Oh,
Evans! Sii buona, almeno per Natale!”.
“E’
ancora lontano, il Natale”.
“Veramente
mancano venti giorni – pardon –
diciannove e mezzo”.
Lei
rotea gli occhi al cielo per l’ennesima volta nell’arco di una giornata. Ha
ragione quando dice che ho sempre l’ultima parola.
“E
va bene, vieni! Ma l’albero lo scelgo io!”.
“Come
desideri”.
***
“E’
troppo grande. Non ci entrerà mai in Sala Comune”.
“E
questo?”.
“Non
mi arriva al ginocchio!”.
“Ma
non ti sai mai accontentare?”.
“Potter,
è già tanto che ti ho portato con me, quindi ti prego di
tacere!”.
“Come
desideri”.
Non
abbiamo trovato Hagrid alla capanna, perché forse è andato a prendere gli alberi
per la Sala Grande. Così io e la Evans stiamo scegliendo tra i vari alberelli di
Natale di cui Hogwarts dispone. Da un lato penso che la Evans poteva anche
evitare di levare questo incarico agli Elfi domestici, ma dall’altro sono
arcifelice che io e lei possiamo preparare insieme questa magnifica
festività.
Chissà
che regalo avrà per me…
“Potter,
è da tre ore che ti chiamo! Vuoi uscire dal mondo dei
sogni???”.
Effettivamente,
le sue urla mi hanno fatto uscire dal mondo dei sogni, in cui io e lei siamo
seduti davanti al fuoco di un camino, stretti l’uno all’altra a sorseggiare
cioccolata calda…
“Potter!!!”.
“Arrivo”.
Mi
precipito da lei, prima che le sue urla scatenino una valanga che seppellisca
Hogwarts. Mi indica un abete di modesta altezza.
“Che
te ne pare?”, mi domanda, mentre io domando a me stesso il perché lei mi abbia
domandato il parere, dato che è da tra ore che ripete che la mia presenza qui è
perfettamente inutile.
“Direi
che perfetto”, rispondo, “Né troppo grande, né troppo
piccolo”.
“Ottimo.
Sradicalo”.
“Sradicarlo???”.
Alle
volte la Evans mi stupisce: così intelligente e in gamba…perché non tira fuori
la bacchetta e mormora un incantesimo che strappi l’albero dal
suolo?
“Beh,
Evans, non vorrei dirtelo, ma stai facendo la figura
dell’inetta”.
Lei
spalanca gli occhi, “Hai-il-coraggio-di-ripetere???”, scandisce lei, accecata
dalla rabbia.
“Stai
commettendo due abnormi errori. Numero uno: sei la Strega più brillante del
nostro corso e non capisco come ancora non ti arrivi al cervellino che potresti
benissimo usare la Magia per portarti l’albero in Sala Comune; numero due: ti
credevo ambientalista! Vuoi togliere la vita ad un
albero???”.
Lei
rimane con occhi e bocca spalancati, incredula di quello che io ho appena
proferito.
“Potter”,
ringhia tra i denti, “Ti comunico che sei tu l’inetto della situazione! Ti credi
la reincarnazione di Merlino in Trasfigurazione e poi non ti accorgi che c’è un
incantesimo che tiene gli alberi legati a terra! Non commetteremo noi il crimine
di togliere la vita ad un albero, dato che qualcuno l’ha già fatto prima di noi!
E adesso, se ci tieni così tanto ad aiutarmi, stacca quell’albero dal terreno e
andiamo ad addobbarlo! Muoviti!!!”.
Un
sospiro di rassegnazione fuoriesce dalla mia bocca, “Come
desideri”.
***
Ho
la schiena a pezzi…
Ho
trascinato l’albero fino in Sala Comune – dato che la Evans non vuole che si usi
la Magia – e adesso stiamo a vagare per tutto il perimetro della Sala per
trovare un degno angolino per l’alberello. Capisco di essere l’uomo della
situazione, capisco di essere James Potter…ma cavolo, sono pur sempre un essere
umano, ho i miei limiti di sopportazione e fatica…quanto vorrei un bicchiere
d’acqua…
“Ok,
Potter, mettilo qui”.
Scarico
l’albero a terra con poca delicatezza, e la sua reazione è immediata, “Potter,
potresti stare più attento? Se si rovina è un gran
peccato!”.
“E
ancora più peccato se a rovinarsi è il sottoscritto”, dico, tra una ripresa di
fiato e l’altra.
“Ma
per favore!”.
La
Evans, tutta incavolata, cerca di sollevare l’albero ma a scarso successo. Io
continuo a guardarla, pensando che se non intervengo io quell’albero resterà lì
fino a Natale trascorso. Quando mi allungo per aiutarla, lei riesce
incredibilmente a sollevarlo e a metterlo in posizione eretta. Cavolo, che
forza! Devo stare attento a non farla arrabbiare più del
necessario…
“Visto?”,
dice, riprendendo fiato, “Non era poi…così difficile…”.
“Già”,
rispondo, cercando di non apparire sorpreso.
Corro
al centro della stanza, dove sono poggiate le scatole con gli addobbi natalizi.
Mi inginocchio e comincio a frugare tra la roba.
“Lo
facciamo colorato o bianco neve, l’albero?”, chiedo alla Evans, che nel
frattempo si è avvicinata.
“Non
so…ci sarebbe anche dorato…”.
“O
rosso e verde”.
“Questi
due colori sono troppo classici…e direi anche di evitare i colori della Casa,
quest’anno, che ne dici?”.
“D’accordo”.
“Facciamo
un mix di colori, ti va bene?”.
“Come
desideri”.
Le
sarà sfuggito un sorriso di troppo – che io ho ricambiato – perché subito si è
voltata dall’altra parte per prendere qualche addobbo, per poi dirigersi verso
l’albero. Io indugio un pochino e nel farlo mi accorgo che nella scatola c’è uno
splendido angioletto di cristallo con sfumature dorate. Servirà di sicuro per
decorare la punta dell’albero. Mi alzo da terra e raggiungo la Evans, alle prese
con una ghirlanda verde ingarbugliata. Le faccio segno di porgermela in modo che
ci pensi io.
“Posso
metterlo io sulla cima dell’albero?”, mi chiede, alludendo all’angioletto di
cristallo che ho appena poggiato a terra.
Sono
tentato di risponderle con un ennesimo come desideri, ma mi limito a sorriderle
e a legarle tra i capelli la ghirlanda verde che ho liberato dal
groviglio.
“Carina”,
dico, sempre sorridendole.
“E’
solo una ghirlanda”.
“Non
parlavo della ghirlanda”.
Continua
a guardarmi scettica, mentre io comincio ad addobbare
l’albero.
“Allora?”,
dico, “Lo facciamo o no questo albero?”.
Il
suo viso si illumina quando un sorriso per me sfugge dalle sue labbra. Molto
probabilmente è l’aria natalizia che la rende più dolce, o semplicemente ogni
tanto decide di mostrarsi per quello che è realmente e non per quello che vuole
far credere.
In
ogni caso, non mi è mai piaciuto così tanto preparare l’albero di Natale! Devo
chiederle se per il prossimo Natale accetta di preparare l’albero con me anche
se non saremo più a Hogwarts.
Vorrei
che quest’albero non venisse mai ultimato…
Dite
che si arrabbia se nascondo l’angioletto?
To
be continued…
Salve
a tutti!
Come
procedono i preparativi per il Natale? A me sembra così lontano
*sigh*
Alzi
la mano chi non vorrebbe essere aiutata da James Potter a preparare l’albero!
XDXD Ok, la smetto di fare l’idiota.
In
questi giorni sono un po’ nervosa a causa degli imminenti esami, quindi non ho
idea di come vengano fuori questi capitoli. Il parere resta sempre a
voi^^
Ringrazio
immensamente: ki_chan, cloe sullivan, Koala3, lenu88, __MiRiEl__, miss nina, lyrapotter, potterina_88_, Ginny Lily Potter, J&L 4EVER.
Un
bacio a tutti e alla prossima^_____^
|
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Capitolo 18 *** A kiss as a Xmas present ***
mad18
Capitolo
18
A
kiss as a Xmas present
Dei
compiti di Caposcuola, quello di addobbare a Natale la Sala Comune è stato
senz’altro il più emozionante che abbia mai svolto! Io e la Evans a ridere e
scherzare tra ghirlande colorate e palline di Natale…
Ok,
sto idealizzando un po’ troppo. Scherzi e risate ci sono stati, ma in quantità
alquanto ridotta. Del resto, non l’avrei fatta arrabbiare per nessun motivo al
mondo; era semplicemente incantevole quando, sorridendo, mi domandava quale
dimensione della pallina di Natale andava bene per l’albero secondo il mio
modesto parere…
Peccato
che io non abbia la capacità di fermare il tempo nei momenti di vita in cui
questa varrebbe la pena di essere vissuta. Infatti, siamo già arrivati alla
vigilia della Vigilia di Natale senza neanche essermene reso
conto.
E
il modo in cui me ne sono reso conto non implica l’utilizzo di un
calendario…
“JINGLE
BELLS, JINGLE BELLS, JINGLE ALL THE WAAAAAY!!!”.
…ma
il cantare melodioso di Sirius Black, il mio migliore amico cane che presto si
ritroverà un paletto conficcato in fronte.
“OH,
WHAT FUN IT IS TO RIDE IN ONE-HORSE OPEN
SLEEEEEIIIIIIGH!!!”.
“Sirius,
quando la smetti di sbraitare come un forsennato?”, gli chiede Remus in forma
retorica, tappandosi le orecchie.
“Ragazzi,
sveglia! Oggi è la vigilia della Vigilia di Natale!!!”, ci informa, mentre
spalanca le braccia e, nel farlo, colpisce Peter al naso.
“Il
tuo entusiasmo è omicida, Sirius”, mormora Peter, tenendosi una mano sulla parte
lesa.
“Non
capite l’arte!”, protesta Felpato, scendendo dal letto sul quale poco prima
saltellava.
“Visto
che sei così pieno di questa arte che
noi non capiamo, perché non vai a far parte del coretto di Hogwarts? Da stasera
cantano in Sala Grande per tutto il periodo natalizio, pensa che figura faresti
tra di loro”, dico ironicamente.
“La
figura del Troll canterino”, proferisce Remus.
“Ha
parlato quello che canta come un usignolo!”, ribatte
Sirius.
“Infatti
io non ho mai detto di saper cantare!”.
“Allora
utilizza la tua bocca per qualcos’altro e non per toglierci
aria!”.
“Anch’io
potrei dirti di usare la tua bocca per dire cose di senso logico, anziché per
sparare cavolate a raffica!”.
Ah,
l’aria di Natale…
Mi
verrebbe voglia di lasciar perdere tutti quanti e andare a trovare la Evans. A
quest’ora di sicuro sarà in piedi a studiare, dato che ho saputo da lei che non
andrà a casa dai suoi genitori – ha fatto una stranissima faccia quando le ho
detto che rimanevo anch’io – o magari sta ultimando il regalo di Natale per il
sottoscritto…
Si,
James, è bello sognare, ogni tanto dalla vita ci vien pur
concesso.
***
Sirius
ha suggerito di andare a fare una battaglia a palle di neve, essendo la vigilia
della Vigilia di Natale. Remus, invece, ha detto che faremmo meglio a studiare
essendo ancora la vigilia della Vigilia di Natale. La proposta di Sirius è stata
bocciata in quanto fuori una violenta tempesta di neve si è abbattuta sul
castello; l’imposizione si Remus è andata a farsi friggere poiché nessun sano di
mente studierebbe il giorno prima della Vigilia di Natale. E non scherzo quando
dico che la Evans un po’ pazza lo è.
“Avanti,
Evans! Scollati da quei libri e andiamo a trascorrere questi giorni in assoluta
pace e serenità!”, piagnucolo alla Evans, profondamente immersa nella lettura di
un voluminoso tomo di non so quale complicata materia.
Da
sottolineare il fatto che sto inginocchiato con i gomiti poggiati sul bracciolo
della poltrona della Sala Comune, su cui è seduta la Evans, in un tipico gesto
di preghiera.
“Potter,
quando ci sei tu in giro, la pace e la serenità svaniscono in una densa nube di
fumo, con tanto di scintille colorate”, risponde lei scocciata, senza staccare
gli occhi dal libro.
“Sei
cattiva”.
“Lo
so”.
“Ma
non ti faccio tenerezza?”, assumo l’espressione di un cerbiatto indifeso con gli
occhioni lacrimosi.
Lei
getta una fugace occhiata su di me, “Veramente mi fai
pietà”.
“Cattiva!!!”.
E
fu così che rinunciai all’impresa di staccare la Evans da quella poltrona e dai
quei libri per farle ritornare alla mente le belle giornate trascorse ad
addobbare la Sala Comune.
Ci
mancava solo la depressione due giorni prima di Natale!
***
Mi
sveglio la mattina del 24 Dicembre con una faccia che non ha nulla da invidiare
a quella di un cadavere. Questo preannuncia un Natale molto monotono e privo di
aria di festività.
Ieri
è stata una giornata grigia, senza né palline di Natale né ghirlande colorate.
Sento ancora il motivetto di Carol of the
Bells, cantato dal coretto di Hogwarts, rimbombarmi ancora nelle
orecchie.
Mi
stiracchio, controllando con un occhio il letto di Sirius che mi appare vuoto,
così come quello di Remus e Peter. Dove saranno andati? È davvero così tardi da
non aspettarmi per scendere a fare colazione? Peccato, per oggi Silente aveva
promesso una quantità sterminata di dolci e cioccolato. A quest’ora sarà finito
tutto.
Scendo
dal letto e mi vesto. Andrò giù ugualmente, se non potrò trovare i dolci almeno
troverò la Evans. La vista di lei mi trasmetterà quell’aria di felicità di cui
ho bisogno in questo momento natalizio.
Mi
ritrovo in Sala Comune, dopo aver saltato gli ultimi quattro gradini, e mi
dirigo verso il buco del Ritratto. Improvvisamente uno strano rumore proveniente
dal camino mi blocca. Mi avvicino e vedo cader giù un po’ di fuliggine che via
via va diventando sempre di più fino a quando una piccola esplosione mi spinge
violentemente all’indietro, inondandomi completamente di
fuliggine.
“Ma
che cavolo…?”, faccio io, mentre cerco di pulirmi gli occhiali
sporchi.
Quando
li inforco, riesco a distinguere tra la polvere – se viene la Evans e trova
questo casino mi uccide – uno strano tipo che tossisce e cerca di scrollarsi di
dosso quanta più fuliggine.
“E
tu chi diavolo sei?”, domando all’uomo, che sembra non degnarmi di uno
sguardo.
Il
suddetto uomo, a dirla tutta, sembra un barbone: ha stracci al posto dei
vestiti, barba incolta e la faccia di un ubriacone.
Non
ci sto capendo niente.
“Sei
poco educato, ragazzo mio”, risponde lui, dandomi l’impressione di
Lumacorno.
“Vorrei
vedere lei se uno straccione cadesse giù dal camino cospargendo tutto di
fuliggine!”.
“Straccione?”,
fa lui, spalancando gli occhi, “Mi hai dato dello straccione?”.
“E
come dovrei chiamarla, visti gli abiti di alta classe che
indossa?”.
“Ribadisco
che ti manca un filino di educazione”.
“Può
dirmi chi è lei e come è piombato giù dal camino della Sala Comune dei
Grifondoro, per cortesia?”, cerco di formulare la domanda in maniera più gentile
e garbata.
“Scusami,
ragazzo, ma davvero non mi riconosci?”.
Riconoscerlo?
Perché mai dovrei riconoscerlo? Non ho mai visto quest’uomo in vita mia.
L’espressione sul mio viso è tra lo sconvolto e lo
scettico.
“Proprio
per niente?”, insite lui, ma la mia faccia non cambia di una
virgola.
“Spiacente”,
rispondo.
“Ehm…vediamo…come
poso fartelo capire?”, inizia a fare su e giù per una decina di metri fino a
quando si ferma, “Ci sono!”, si schiarisce la voce,
“Oh-oh-oh!!!”.
Oh-oh-oh???
Ma,
dico, siamo per caso tutti usciti di senno?
Giunto
a questo punto, non mi resta che fare mente locale: un tizio è precipitato giù
dal camino della Sala Comune; questo tizio è vestito con degli stracci; è
meravigliato del fatto che io non sappia riconoscerlo; fa strani versi che, a
detta sua, dovrebbero risultarmi familiari.
Ok,
dov’è il gufo da mandare urgentemente al San Mungo?
Il
tizio mi guarda speranzoso, nell’attesa che io gli dica qualcosa del tipo: Ma io ti ho già visto accovacciato fra i
cartoni di una marca di Burrobirra in un angolo sperduto di Hogsmeade!, ma
questo non credo proprio che accadrà.
Il
tizio emette un sospiro di rassegnazione, “Beh, figliolo, dato che non ci arrivi
da solo, te lo dico io: sono colui che è venuto a…”.
“Aspetta
un attimo!”, lo interrompo, “Non è che per caso sei uno di quegli spiriti del
Natale presente, passato o futuro? Perché se è così, ti consiglio ti tornartene
da dove sei venuto. Non ho tempo da perdere”.
“Caro
ragazzo, questo non è il modo di rivolgersi ad un povero
vecchio”.
Beh,
poco ci manca che mi rivolga così anche a Silente.
“Allora,
mi dici chi sei?”, gli domando, sperando di ottenere definitivamente una
risposta.
“Babbo
Natale”.
“Arrivederci”.
Faccio
per andarmene, ma improvvisamente me lo ritrovo davanti come se avesse usato un
qualche tipo di Smaterializzazione.
“Devi
ascoltarmi! Ho bisogno del tuo aiuto!”, mi supplica, tenendomi per le
spalle.
“Babbo
natale che chiede aiuto a me? Questa mi mancava!”.
Mi
libero dalla sua presa e vado verso il buco del Ritratto, ma ancora una volta
lui si para davanti a me.
“Oh,
aspetta!”, esclama, “Non ti interessa aiutare un povero vecchio il cui unico
scopo nella vita è regalare doni…”.
“…ai
bambini buoni?”, finisco per lui con tanto di rima, “E chi mi dice che tu sia
realmente Babbo Natale? Sai, credevo fosse vestito in maniera diversa e non con
degli stracci”.
“Sono
in borghese”.
“Potevi
anche scegliere un guardaroba migliore”.
“Insomma,
mi aiuti o no?”, taglia corto lui.
Io
faccio per pensare.
Se
aiuto Babbo Natale a fare quello che ancora non mi ha detto che devo fare,
potrei avere in premio un regalo di Natale speciale!
Il
mio ragionamento è un po’ da materialista, Remus me ne direbbe un
sacco.
“Ok,
accetto”, dico in definitiva, facendolo sorridere.
“Sapevo
che avrei potuto contare su di te!”, esulta lui.
“Senti,
Babbo, prima che tu mi dica cosa devo fare, vorrei sapere come fai a
conoscermi”.
“La
tua fama arriva anche a casa mia, mio caro James Potter”.
Oh,
sa anche come mi chiamo! Il vecchio comincia a essermi
simpatico.
Gli
faccio segno di accomodarsi sul divano, mentre io prendo posto sulla
poltrona.
Qualsiasi
cosa mi dirà di fare, James Potter la farà nel migliore dei
modi!
“Allora”,
esordisce, “Una delle mie renne si è ammalata e non riesce a mettersi in sesto
per la distribuzione dei doni con la slitta…”.
“Ma
allora è vera questa storia della slitta e delle renne di Babbo Natale!”,
esclamo, interrompendolo.
“Si,
è vera, ma fammi finire. Dunque…se mi manca una renna, non posso guidare la
slitta, capisci? Ora, quello che ti chiedo è…vuoi essere il sostituto della mia
renna?”.
“Ma
sei diventato scemo???”.
Ok,
forse il tono con cui ho risposto alla sua questione è assolutamente fuori
luogo, ma la domanda che mi ha posto è totalmente
inaccettabile!
Io
fare da renna a Babbo Natale? Da renna??? Cavolo, stiamo parlando di
quegli animali bruttini con delle corna strane e il naso rosso ed io, invece,
sono un sublime e maestoso cervo!
Come osa chiedermi di sostituire la sua renna??? La renna non c’entra un bel
niente col cervo!
Ok,
forse sono un po’ simili, ma…oh, Merlino, che situazione
assurda!!!
“Allora?”,
mi chiede.
“Come
fai a sapere che io sono un Animagus?”.
“Io
so tutto. Allora, mi aiuti o no?”.
“Ma
io sono un cervo!”.
“E
quindi?”.
“Stai
gettando fango sul mio orgoglio!”.
“Dunque
non mi aiuterai?”.
“No!!!”.
“Non
ti interessa ricevere un bel regalo di Natale?”.
“Stai
cercando di corrompermi?”.
“Esattamente”.
“Ma
che razza di Babbo Natale sei se corrompi la gente???”.
“Non
ho altra scelta! Se non mi aiuti, milioni di bambini rimarranno senza un regalo
di Natale! Che razza di Babbo Natale sarei se non riuscissi a portare i doni ai
bambini?”.
Mi
blocco a fissare i suoi occhi intrappolati dietro delle lenti. Lo so che mi sto
comportando malissimo…e mi dispiace tanto, adesso…che faccia farebbe la Evans se
mi vedesse negare un aiuto a Babbo Natale?
“D’accordo,
farò come dici”.
“Ti
ringrazio a nome di tutti i bambini”.
Quasi
quasi non mi interessa più nemmeno il regalo di Natale.
E
poi, diciamocelo: a chi capiterebbe mai di aiutare Babbo Natale a trainare la
slitta? Anche se questo mi costerà non vedere la Evans per un po’ di tempo, sono
felice di aiutarlo. Sto per compiere la mia buona azione
natalizia.
Mi
trasformo in cervo e seguo Babbo natale attraverso il camino, per poi sparire
tra scintille rosse e verdi.
Spero
solo che i Malandrini non denuncino la mia scomparsa!
***
Quando
apro gli occhi mi accorgo di trovarmi disteso sul tappeto della Sala Comune,
ancora ricoperto di fuliggine. Della notte di Natale trascorsa a dividere i doni
con Babbo Natale mi sono rimasti vaghi ricordi…magari non voleva che io
ricordassi tutto per filo e per segno. L’unica cosa che non potrò mai
dimenticare sarà la stupenda sensazione di volare in cielo trasformato in
cervo.
Sorridendo
come uno stupido, mi alzo da terra e per poco non vengo colto da un infarto
quando mi ritrovo davanti la Evans.
“Ah!!!”.
“Potter!”.
Entrambi
ci mettiamo una mano sul cuore come se volessimo fargli riprendere il normale
battito.
“Cavolo,
mi ha fatto prendere un colpo!”, esclama lei.
“Non
sei l’unica”.
“Che
ci fai qui, la mattina di Natale?”.
“Ehm…”.
Certamente
non le posso dire che dono andato a distribuire i regali con Babbo Natale. Il
mio cervello comincia a macchinare una scusa adatta alla situazione, quando mi
accorgo che la Evans mi fissa in un modo piuttosto strano.
“Che
hai da guardare?”, le chiedo.
“Sei
sporco di fuliggine. Che hai combinato?”.
“Ho…ehm…fatto
la mia buona azione natalizia”.
“E
quale sarebbe? Pulire il camino?”.
“Esatto”.
“Certo
che sei proprio strano”.
Mi
strofino la guancia con la manica, ma questo non fa altro che peggiorare la
situazione. Vorrà dire che salirò su a lavarmi.
Ho
a disposizione la mattina di Natale per parlare con la Evans, ed io che faccio?
Voglio volontariamente congedarmi.
“Senti,
Ev…”.
“Ma
che accidenti c’è lassù?”, domanda lei, con un tono di voce stupito, indicando
un punto sopra la mia testa.
Alzo
gli occhi e con mia indescrivibile sorpresa vedo qualcosa fluttuare sopra le
nostre teste.
Oh…cavolo!
Non
ditemi che…
“Potter,
è opera tua?”, mi chiede.
“No”.
“Oh,
beh, e allora…”.
Non
ho neanche il tempo di formulare un pensiero razionale, chi mi ritrovo le sue
labbra sulle mie.
Non
ci posso…
La
Evans mi ha dato un bacio di sua spontanea iniziativa!!!
Si
prospetta che questo bacio duri all’incirca tre secondi, ma io mi stacco dopo
due secondi e mezzo, lasciandola di sasso.
“Evans,
quello non è vischio. È alloro”, le sussurro ad un centimetro dalle sue labbra,
chiedendomi come mai sia possibile che la Evans non sappia distinguere il
vischio dall’alloro.
“Ah,
ehm…pazienza. Buon Natale, Potter”.
Mi
darei tanti di quegli schiaffi per riprendermi, ma non posso apparirle con la
faccia da ebete! Cerco di sembrarle quanto più normale possibile.
Le
sorrido, “Buon Natale anche a te, Evans”.
Mi
sorride di rimando, prima di lasciare la Sala Comune.
Alzo
lo sguardo al ramoscello di alloro sospeso a mezz’aria, continuando a
sorridere.
“È
il regalo che mi avevi promesso, vero?”.
Il
ramoscello esplode in mille scintille dorate. La prendo come una risposta
positiva alla mia domanda e come la conferma che nella mia vita non ci sia mai
stato Natale migliore di questo.
To
be continued…
Va
bene anche il bacio sotto l’alloro?
Eccomi
tornata dopo non poi così tanto tempo! Il capitolo è venuto fuori da una
conversazione avvenuta con Lilian Potter
che mi ha chiesto di scriverlo…ed eccolo qua! Forse è un po’ scemotto, ma la
cosa verrà approfondita. In ogni caso, il giudizio spetta soltanto a
voi^^
Un
immenso grazie a: Lilian Potter, myki, PrincessInPink, lenu88, __MiRiEl__, lyrapotter, miss nina, potterina_88_, ki_chan, lilyevas, Koala3.
Un
bacio a tutti e alla prossima^^
Ah,
dimenticavo…
Buon
Natale!!!!
|
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Capitolo 19 *** A foamy New Year's Eve ***
mad19
Capitolo
19
A
foamy New Year’s Eve
“E’
inutile, Ramoso…non ci credo nemmeno se lo vedo con i miei
occhi!”.
“Ma
non sei mio amico? Perché non vuoi credermi?”.
“Perché
è una cosa troppo impossibile”.
Nei
giorni successivi al Natale, sono apparso in giro per Hogwarts come un fantasma.
Quello che è successo con la Evans non l’ho rimosso dalla mente, anzi, non
faccio altro che pensarci continuamente. In tutto questo, i miei Malandrini
pensano che io sia pazzo. Mi hanno guardato male persino quando ho raccontato
loro la storia di Babbo Natale che ha voluto il mio aiuto per la distribuzione
dei regali.
Che
vita da Troll…
“Scusa,
Sirius”, dice Remus rivolto a Felpato, guardandolo da sopra il suo libro, “Non
ho ben capito a cosa non credi: al fatto che Lily ha baciato James o al fatto
che è diventato la renna di Babbo Natale?”.
“Beh…diciamo
a tutte e due”, risponde, mentre io lo guardo male.
“Sirius,
da questo momento in avanti scordati qualsiasi tipo di prestito e/o
finanziamento e/o favore e/o consiglio e/o chiacchierata e/o giocare
all’impiccato nelle ore della McGranitt e/o…”.
“Ho
capito che mi ripudi come amico, non c’è bisogno di fare un
monologo!”.
“Uffa,
Sirius!”, dico con voce supplichevole e gli occhi lacrimosi come solo io so
fare, “Perché non credi alle parole del tuo fidatissimo e oltremodo affascinante
compagno di avventure?”.
“Quello
affascinante sono io, fino a prova contraria…e comunque, James, le cose che sono
accadute in questi giorni di Natale sono inimmaginabili…la Evans non ti rivolge
nemmeno lo sguardo”.
Alle
parole di Sirius, il mio viso s’incupisce.
So
benissimo che lei non mi rivolge lo sguardo dal giorno di Natale, ma c’è da dire
che anche io mi sto comportando alla stessa maniera. Non riesco a spiegarlo
bene, ma da quel giorno evito la Evans come mai ho fatto prima d’ora e, a detta
dei Malandrini, la cosa è sinceramente preoccupante.
Beh,
lo credo anch’io…
“Uno
scherzo a Mocciosus in modo da fargli riprendere lucidità?”, domanda Sirius,
continuando un discorso che io non ho sentito, perso com’ero nei meandri dei
miei pensieri.
“Sirius!”,
lo riprende Remus.
“Cosa?
L’abbiamo fatto una volta ed ha funzionato!”.
“Il
problema di James non può essere risolto in questo modo,
stavolta!”.
“Evita
di fare il filosofo, Lunastorta!”.
“Mi
stupisce il fatto che tu sappia che cosa sia un filosofo”.
“Infatti
non lo so, l’ho detto perché te lo sento dire spesse
volte”.
“Oh,
buon Merlino, sei un caso perso!”.
Ascolto
i Malandrini mentre cercano di capire quale sia la giusta soluzione per
riportarmi il buon umore. Non che io l’abbia perso, ma non sono più come
prima…mi sembra di essere ritornato al piovoso mese di Novembre proprio quando
ormai Dicembre sta per finire.
Mi
lascio andare sulla poltrona della Sala Comune e chiudo gli occhi per un
istante. Qualche secondo dopo il viso di lei appare davanti a me, come se quella
scena volesse rivivere nuovamente.
“Trovato!!!”.
Spalanco
gli occhi di scatto e sento il mio cuore accelerare all’improvviso. Come
risultato sono balzato giù dalla poltrona.
“Che
accidenti ti è preso???”, inveisco contro Sirius, “Mi hai fatto quasi morire di
crepacuore!”.
“Amico
mio, ho la soluzione alle tue crisi esistenziali!”.
Lo
guardo di sbieco, “Non ho crisi esistenziali…”.
Lui
mi circonda le spalle, “Amico, hai bisogno di sballarti la vita. Non puoi
rinchiuderti dentro un guscio”.
“Ascolta
i consigli del buon vecchio eremita dei cagnacci…lui di vita ne capisce
eccome…”, fa Remus sottovoce con tono ironico.
“Sicuramente
più di te!”, gli risponde Sirius, “Allora, bello di Felpato”, si rivolge a me,
“Vuoi continuare a condurre la vita del povero
disperato?”.
“Veramente
non sono un povero disperato”, lui alza un sopracciglio, “Ok, forse un po’ lo
sono…”.
“E
quindi?”, mi fa un sorriso smagliante.
“E
quindi…ok, mi hai convinto. Che facciamo?”.
“Era
questo che volevo sentirti dire!”.
“Bene.
Siamo rovinati”, conclude Remus, mettendo di lato il suo libro e alzandosi dalla
poltrona, “Che non ti venga in testa di rubare dalla cucina o di prendere
alcolici!”.
“Remus,
dici sempre così e il primo ad ubriacarti sei tu!”.
“Cosa??? Io sono
astemio!”.
“Appunto!
Bevi un goccio di Whisky Incendiario e stai già volando tra le
stelle”.
“Remus,
mi dispiace dirlo, ma l’ultima volta se non fosse stato per me saresti andato in
giro per la Foresta Proibita”, dice Peter.
“Ma,
Peter…io non mi ricordo assolutamente niente!”.
“Per
forza, era ubriaco fino al midollo!”, dice Sirius.
“E’
meglio vederti trasformato in lupo mannaro che ubriaco, credi a me”, proferisce
Peter, con il tono di chi la sa lunga.
“Invece
sarebbe stato meglio se mi aveste tenuto nascosto questo raccapricciante
episodio della mia vita…”.
“Comunque”,
riprendo il discorso, “Che cosa hai in mente di fare, eh,
Felpato?”.
“Beh,
è semplice. Sapete che giorno è fra tre giorni?”.
“Non
è mica il compleanno di qualcuno di noi?”, azzarda Peter.
“No”
“E’
il 31 Dicembre”, risponde Remus, che ha tutta l’impressione di volersi
riprendere il libro in mano dato che lo guarda con occhi
languidi.
“La
tua perspicacia mi stupisce, Lunastorta”, dice Felpato con tanto di
occhiolino.
“Quello
che stupisce me, invece, è il tuo modo di trascinarmi in ogni tua folle
impresa”.
“Remuccio,
sei un Malandrino anche tu, ce l’hai nel sangue”.
“Ragazzi,
il tempo stringe”, ci avvisa Peter, “Che dobbiamo fare?”.
Un
sorriso furbesco si dipinge sulle labbra di Sirius, mentre io volgo il mio
sguardo verso il buco del Ritratto giusto in tempo per vedere una chioma rossa
sparirvi oltre.
***
I
segretissimi preparativi per la piùchemegafestadiCapodanno – così la
chiama Sirius – stanno andando a gonfie vele. Siamo già arrivati al pomeriggio
del 31 Dicembre in un batter d’occhio e l’unica cosa che manca da fare è dare
una sistemata alla Sala Comune, mettendo il divano e le poltrone al muro e
unendo al centro della Sala tavoli e tavolini così da crearne uno grande. Noi
quattro siamo stati gentilmente aiutati anche da alcuni ragazzi del nostro
corso, il tutto svolto senza dare troppo nell’occhio ai Prefetti o, peggio, alla
Evans. Remus mi ha richiamato mille volte dicendomi che io, essendo Caposcuola,
dovrei tassativamente vietare questi festini, ma io gli ho prontamente risposto
che nessun regolamento vieta di organizzare il Capodanno. Lui si è ricreduto ma
adesso la sua nuova occupazione consiste nello sbraitare contro Sirius ogni qual
volta che nomina una bevanda alcolica.
“Potresti
anche renderti utile, Remus”, gli dice Sirius, mentre viene aiutato da me a
spostare divano e poltrone, “Magari nelle piccole cose, visto che non hai i
muscoli per alzare una poltroncina”.
“Infatti
tutto quello che hai nei tuoi muscoli, io l’ho nel cervello!”, ribatte Remus
indignato.
“E
allora utilizzalo per qualcosa il cui scopo sia
vantaggioso”.
“Mi
spaventi quando parli così”.
“Ragazzi,
i tavoli sono a posto!”, ci urla Frank Paciock.
“Remuccio,
vai a dare una mano a Frank”, gli suggerisce Sirius.
“Quando
la smetterai di trattarmi come un marmocchio dal momento che sono più grande di
te???”, Remus va via sparato ad aiutare Frank.
Io
e Sirius ridiamo sotto i baffi senza sapere minimamente che un ciclone sta per
abbattersi tra di noi. Un ciclone dai capelli rossi.
“POTTER!!!”.
Serro
gli occhi di scatto e le volto immediatamente le spalle, “E’ lei?”, bisbiglio a
Sirius quasi intimorito.
“Sì,
è lei”, mi risponde lui con un che la
buona sorte stia dalla tua parte, amico sottointeso.
Mi
volto lentamente e, quando apro gli occhi, una fumante Evans mi guarda con occhi
che sprizzano scintille.
“Che
diavolo stai facendo???”, mi domanda furiosa.
“Ci
sono una decina di ragazzi qua dentro, perché lo chiedi proprio a
me?”.
“Perché
sei Caposcuola, per nostra triste sorte! Che cavolo significa tutto questo?”,
indica la Sala Comune.
“Se
non te ne fossi resa conto, oggi è l’ultimo giorno dell’anno. Abbiamo pur
diritto di festeggiare, non credi?”.
“Festeggiare
l’anno che se ne va con una delle vostre stupide nonché illegali
feste?”.
“No,
Evans…noi non festeggiamo l’anno che se ne va, ma quello che sta per
arrivare…”.
Lei
abbassa lo sguardo per un nanosecondo, poi lo rialza, “Fate quello che
volete”.
Fa
per andarsene e per un attimo rimango a guardarla mentre va via, “Perché non ti
fai vedere stasera?”.
Lei
si ferma ma non osa voltarsi, “Certo, sì…vedrò di
esserci”.
***
“Avrete
preso tutte le cavolate esistenti sulla faccia della terra e vi siete scordati
lo spumante???”.
“Se
solo mi dicessi che diavolo sarebbe questo coso!”.
“Dovete
continuare a litigare a poche ore dall’avvento del nuovo
anno?”.
Mentre
tutti i Grifondoro – o almeno la maggio parte – stanno pregustando l’arrivo del
nuovo anno mangiando e bevendo a più non posso, c’è chi invece è intendo a
litigare per qualcosa di poco chiaro.
“Posso
sapere che succede?”, domando a Peter, intento a fare da paciere tra Remus e
Sirius.
“Succede
che il signorino…”, risponde Remus,
indicando Sirius, “…pensa alle più frivole ed insignificanti cose, quando invece
non sa che il Capodanno senza spumante non è Capodanno!”.
“Ok,
Remus, calmati”.
“Sentimi
bene!”, esclama Felpato, “Non so da quale tradizione babbana tu abbia tirato
fuori questa storia dello spumoso…”.
“Spumante!!!”.
“…sta
di fatto che noi non sappiamo neanche che cosa sia e gradiremmo una
spiegazione!”.
Il
fatto che Sirius parli al plurale significa che adesso tutta la Sala Grande è
intenta a seguire la loro discussione.
“In
effetti, Remus, avresti potuto dircelo prima”, dice Peter.
“Questo
è successo perché nessuno si è degnato di chiedermi se al Capodanno mancava
qualcosa di babbano che avremmo potuto aggiungere!”.
“Scusate…”.
La
sua voce irrompe armoniosamente nelle mie orecchie. Sapevo sarebbe arrivata. La
Evans si fa largo tra la folla fino a sbucare al centro, tra le mani una
bottiglia sigillata.
“Ho
io lo spumante”, dice, sollevando per metà la bottiglia.
“Dimmi,
Evans, è alcolica questa cosa?”, domanda Sirius, mentre vedo Remus portare gli
occhi al cielo.
“Beh,
un po’ sì. Basta non esagerare”.
Il
volto di Sirius si illumina e circonda la Evans – perché lui lo può fare senza
ricevere un pugno in faccia??? – con un braccio, “I miei complimenti, Evans.
Sapevo che in fondo hai un’indole da malandrina”.
“Non
credo proprio, Black”, risponde lei, togliendosi il braccio di Sirius dalle
spalle.
“Quando
sposerai il nostro James lo diventerai”.
Voglio
sprofondare!
“E’
più facile che la McGranitt sposi Gazza”, risponde lei, “Di là c’è dell’altro
spumante, se volete”.
“Se
si ubriaca, ci badi tu!”, mi dice Remus, alludendo a
Sirius.
Sirius
ubriaco è l’ultimo dei miei problemi in questo momento. La Evans è qui ed io non
so come comportarmi. Non credo che la soluzione migliore sia ignorarla, dato che
l’ho fatto per cinque giorni consecutivi stabilendo il record
assoluto.
Uffa,
che situazione complicata! Continuerò ad essere me stesso evitando di fare
domande. Adesso io mi avvicino a lei come se nella fosse e cerco di parlarle, senza fare
domande!
La
vedo seduta sul divano che io e Sirius abbiamo messo al muro, isolata dal resto
della gente. Ho deciso: vado da lei, succeda quel che
succeda!
“Dove
hai preso lo spumoso?”, alla faccia del non fare domande…
“Intendi
dire lo spumante?”, mi dice,
guardando il suo bicchiere vuoto.
“Sì,
quello”.
“Immaginavo
che non lo avreste preso dal momento che non lo conoscete, fatta eccezione per
chi è nato babbano, e così me lo sono procurato”.
“Capito”.
Restiamo
in silenzio. Io perché non saprei che dire, lei perché di sicuro non ha nulla da
dirmi. L’orologio ci informa che mancano solamente quindici minuti allo scoccare
della mezzanotte.
Emetto
un sospiro.
“Il
nuovo anno ti preoccupa?”, mi chiede la Evans,
guardandomi.
“Può
darsi”, rispondo con un mezzo sorriso, “E a te?”.
“Sempre”.
“Come
mai?”.
“Potrebbe
essere peggiore di quello che ho trascorso”.
“E’
vero…ma non lo sarà”.
Lei
si drizza sulla poltrona per guardarmi meglio, “Come fai ad essere sempre così
sicuro di quello che dici?”.
“Non
sono io ad essere sicuro, sei tu che dubiti”.
Rimaniamo
a fissarci per non so quanti minuti. Avrei voglia di ricambiare il suo regalo di
Natale, ma ho paura di rovinare tutto con la mia incoscienza. Remus non me lo
perdonerebbe mai, ma solo perché non gli va di organizzare feste o scherzi a
Mocciosus.
“Ehi,
voi due! Non volete unirvi a noi per il conto alla rovescia?”, ci urla Sirius
dal fondo della Sala Comune.
“Andiamo?”,
domando alla Evans.
Lei
acconsente e prende la bottiglia di spumos…ehm, spumante che aveva
precedentemente appoggiato a terra, “Ti va di stapparla?”, mi chiede
sorridendo.
“Con
immenso piacere”, rispondo, prendendo la bottiglia e avvicinandomi a Sirius e
Frank che entrambi ne reggono una.
“Spero
vivamente che tu sia in grado di contare al contrario, Sirius”, dice Remus
ironicamente.
“Quanto
sei spiritoso”, risponde Felpato, “Ci sono dei propositi per il nuovo
anno?”.
“La
squadra dei Grifondoro vincerà il Campionato!”, esclamo esultante, accompagnato
dalle urla gioiose dei miei compagni di squadra, “Ai M.A.G.O. prenderemo tutti
Eccezionale!”.
“Su
questo ho serissimi dubbi…”, proferisce Remus.
“Ok,
ragazzi, ci siamo”, ci avverte Sirius, “Pronti con le bottiglie di
spumoso?”.
“SPUMANTE!!!”, lo riprendono Remus e la
Evans.
“Pronti!”,
esclama Frank.
Sono
ansioso, chissà come mai…
“DIECI,
NOVE, OTTO, SETTE…”.
Non
si potrebbe fermare il tempo?
“…SEI,
CINQUE…”.
Oh,
al diavolo! L’anno che verrà sarà senza dubbio…
“…QUATTRO,
TRE…”.
…migliore!
“…DUE…”.
Perché
lei mi guarda?
“BUON
ANNO!!!!”.
Ehi,
ma non ho sentito l’uno!!! Beh, in
compenso ho ricevuto lo sguardo della Evans un secondo prima dell’inizio del
nuovo anno…e non c’è niente di più bello.
La
Sala Comune è investita da un forte boato. Tutti non fatto altro che saltare e
urlarsi a vicenda gli auguri di un felice anno nuovo. Nella foga non mi accorgo
che qualcuno mi ha preso di mano la bottiglia che la Evans mi aveva
dato.
“Amico
mio, buon anno!”, Sirius si getta letteralmente addosso al
sottoscritto.
“Buon
anno anche a te, Sirius”.
“Dov’è
quel lupacchiotto?”, Sirius si guarda intorno alla ricerca di Remus. Mi sa che è
già mezzo brillo.
Chissà
lei dov’è…?
“Potterino
mio!”.
Qualcuno
si getta sulle mie spalle. Questa voce è troppo familiare…
Non
mi dite che…?
Cerco
di girarmi come posso fino ad ottenere l’immagine della Evans con le guance
rosse, gli occhi brillanti ed un sorriso quasi innaturale.
Ok,
è giunta l’ora di farsi prendere dal panico.
“E-Evans…”.
“Buon
anno, Potter!”, dice, gettandosi di nuovo al mio collo.
“Evans,
non avrai bevuto, spero???”, le chiedo in tono sconvolto, cercando di
trascinarmela sul divano.
“Sì,
lo spumante…anzi no, lo spumoso!”.
Aiutoaiutoaiuto!
La
situazione è alquanto grave! La Evans si è ubriacata ed io non so più dove
sbattere la testa! Devo farla tornare in sé. Dov’è Remus quando
serve?
“Ascolta,
Ev…”.
“No,
ascoltami tu!”, mi punta un dito contro, mentre io mi domando come sia finita
così vicina a me e, soprattutto, come si sia ubriacata così velocemente,
“Plutarco diceva che ciò che sta nel cuore del sobrio è sulla lingua
dell’ubriaco”.
Credo
sia giusto…
Ma
chi accidenti è questo Plutarco???
Si
avvicina a me con insistenza, le sue labbra sono a poca distanza dalle mie. Devo
cercare di rimanere più lucido che posso, “Che…che vuoi
dire?”.
“Semplice:
ci sono un’infinità di cose che ho sempre voluto fare ma che non ho mai fatto…e
un’infinità di cose che ho sempre voluto dire ma che non ho mai detto…a causa
della mia – come dire? – moralità. E
del mio orgoglio”.
“Per
esempio?”.
Senza
nessuno sforzo, riesce ad annullare la distanza che ci separava. I miei occhi
rimangono spalancati, non credo di riuscire a credere a quello che sta
accadendo: la Evans mi ha baciato per la seconda volta di sua spontanea volontà.
Ma adesso la cosa è sinceramente preoccupante perché lei non è del tutto in…lei.
La sua bocca gioca con la mia mentre le sue braccia mi circondano il collo. Io
lotto con tutto me stesso per non rispondere al bacio. Non devo. Non posso. Risalgo con le mani lungo le sue
braccia per sciogliere la presa attorno al mio collo e separarmi da lei, prima
che possa commettere qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Lei emette un mormorio
di dissenso e prova di nuovo ad avvicinare le sue labbra alle mie, ma io la
allontano ulteriormente.
“Evans…”,
cerco di richiamarla, mentre le sue labbra mi sfiorano di nuovo, “…non
complicare le cose”, le dico serio.
“Ma
perché???”, sbotta, “Non era questo quello che volevi? La verità è che non sai
nemmeno se quella che respiri è aria. Vai al diavolo,
Potter!!!”.
Resto
immobile per un attimo, mentre lei si lascia poggiare contro lo schienale del
divano incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come una
bambina.
Ok,
cerchiamo di farla rinsavire…
“Evans,
cerca di ascoltarmi”, le dico, senza ricevere neanche uno sguardo d’attenzione,
“Se io ti lasciassi continuare, non pensi che domani ti renderesti conto di aver
commesso un grosso errore?”.
“E
chi ti dice che io domani ricordi qualcosa?”.
“Merlino,
Evans!”, salto su, alzando la voce, “Ma davvero mi credi così
meschino???”.
Lei
si volta lentamente verso di me, il broncio è sparito, “No…e comunque non
sarebbe stato un grosso errore, Potter”.
Le
sorrido impercettibilmente e lei fa lo stesso. Qualche secondo dopo la sua
espressione tramuta totalmente apparendo stravolta.
“Potter…”,
mi chiama con una voce più bassa di non so quante ottave.
“S-sì?”,
rispondo incerto.
“Scappa
il più lontano possibile da me…tra qualche minuto vomiterò
l’anima!!!”.
To
be continued…
Hola!
Eccomi qua con il nuovo capitolo fresco di scrittura XDXD Spero non sia troppo
orribile^^’’
Forse
una Lily ubriaca è un tantino inverosimile, ma ci voleva, voi che ne
dite?
Un
miliardo di grazie a: ki_chan, Koala3, Lilian Potter, miss nina, lenu88, __MiRiEl__, Ginny Lily Potter, HarryEly, cloe sullivan, Lily Black 90, myki, lyrapotter, potterina_88_, J&L4EVER. Grazie mille per gli
auguri di Natale^^
Vi
auguro una splendida notte di San Silvestro e un buon inizio
anno!!!!
Happy
New Year!!!!
Kisses^^
|
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Capitolo 20 *** It's what you do to me ***
mad20
Capitolo
20
It’s
what you do to me
In
tutta la mia giovane vita, non mi è mai capitato di passare il primo giorno
dell’anno in infermeria…e tutto perché ieri sera la Evans si è ubriacata, ha
vomitato il pranzo, la cena e la colazione di tre giorni e poi si è addormentata
come se nulla fosse. Remus, dopo essersi ripetutamente messo le mai in testa
come segno d’inequivocabile disperazione, mi ha urlato di portarla in infermeria
perché la cosa avrebbe potuto essere più grave di quanto sembrasse. Sirius,
anche lui ubriaco perso, è stato portato in camera da Peter che adesso non mi
stupirebbe se fosse a letto col mal di schiena. A conti fatti, più della metà
dei partecipanti alla festa si è risvegliata questa mattina domandandosi: Chi sono? Dove sono? Da dove vengo? Perché
esisto?
Quello
che ha trascorso una notte stranissima è stato il
sottoscritto.
Ho
dormito – fatto finta di dormire – su di una sedia accanto al letto in cui la
Evans ancora dorme beata. Certamente non potevo lasciarla al suo destino,
nonostante Poppy mi abbia ordinato di andarmene almeno un milione di volte. Ma
non ho potuto.
Sbadiglio
e mi stiracchio sulla sedia per poi stringermi nelle spalle, maledicendo Poppy
che non mi ha nemmeno dato una coperta.
Osservo
la Evans muoversi tra le coperte e aprire gli occhi
impercettibilmente.
“Buongiorno”,
la saluto.
“Oh…Potter,
ferma questa dannata stanza…”, mormora.
“Evans,
finire in infermeria per una sbronza mi sembra eccessivo”.
“Sono
astemia e l’alcool lo reggo dannatamente male!”.
Getta
lo sguardo al soffitto, poi si passa le mani sul viso.
C’è
troppo silenzio, adesso.
“Perché
sei qui?”, mi domanda improvvisamente.
“Dove
avrei dovuto portarti, secondo te, visto che non posso andare nel dormitorio
femminile?”.
“Giusto…e
come mai sei rimasto?”.
“Perché
me l’hai chiesto tu”.
Mi
guarda e accenna ad un sorriso.
E
anche questa volta mi freno dall’impulso di fare quello che lei ha fatto ieri
sera… Certo, mi toccherebbe di farlo dato che lei l’ha fatto per due volte,
senza che io le abbia chiesto niente – o almeno, non in quel preciso istante –
la seconda volta delle quali era anche ubriaca! Che pensiero
contorto…
Mi
sta ancora fissando con i suoi occhi verdi.
“Potter,
hai una strana espressione, qualcosa non va?”.
Porca
piovra! Mi ha sorpreso mentre la guardavo inebetito, ma
bene!
“No,
è tutto ok. E tu come stai?”.
“La
stanza non si è ancora fermata”.
Avrei
voglia di andarmene per evitare che questi silenzi mi comprimano, ma non lo farò
mai. Vedere la Evans appena sveglia – e, soprattutto, reduce da una sbronza – è
uno spettacolo impareggiabile! Lei è così…
“Senti,
Potter”, dice, distogliendomi da dolci pensieri sul suo conto, “Ho per caso
fatto qualcosa di…ehm…scandaloso?”.
La
sua domanda mi lascia un attimo senza parole.
Che
le dico?
Mentre
lei mi guarda in attesa che io le risponda, un’idea assolutamente perfida è
appena stata partorita dalla mia mente contorta.
“Oh,
sì!”, esclamo e lei mi guarda con occhi spalancati, “Sei salita sul tavolo e hai
cominciato a ballare una strana danza canticchiando una strana canzone…credo
fossero entrambe babbane…ma il modo con cui ti strusciavi a quel bastone ha
fatto uscire fuori dai gangheri gran parte della componente maschile presente
alla festa!”.
Adesso
mostra un’espressione scioccata…totalmente
scioccata.
Potrebbe
anche rendersi conto che tutto ciò non è affatto vero!
“Ho
davvero…”, deglutisce, “Ho davvero ballato la lap dance sul
tavolo???”.
“Ah,
è così che si chiama? Sì, l’hai fatto…e anche
egregiamente!”.
“Potter…”,
digrigna i denti e la sua espressione adesso è furiosa.
Credo
che farei meglio a smetterla di fare l’idiota, se non voglio ritrovarmi sul
letto dell’infermeria al posto suo.
“Evans,
sto scherzando!”, la avverto giusto in tempo per rimanere in
vita.
“Sei
un essere…”, ringhia.
“…odioso?”,
concludo per lei.
“Esatto!!!”.
“Ogni
tanto dovresti buttarla sul ridere, Evans. Non devi essere costantemente di
pietra, la tua bell’immagine si sfigura”.
Borbottando
qualcosa di incomprensibile, si getta sotto le coperte e sparisce dalla mia
vista.
“E’
successo…”, mormora da sotto l’ammasso di stoffa, “…qualcos’altro? E sii
serio!”.
Ok,
adesso sono davvero nei guai. Il tempo degli scherzi è finito e la Evans ha
ragione: devo essere serio.
Però
non posso mica dirle la verità…la prenderebbe come un ennesimo scherzo, non mi
crederebbe, finirebbe per infuriarsi con me e, infine, non mi rivolgerebbe più
la parola per il resto della sua e della mia vita, neanche per sbraitarmi
addosso quanto mi odia!
Ed
io non posso permetterlo!
Ma
se non glielo dico, prima o poi lo verrà a sapere da qualcuno che non sono
io…non eravamo mica soli, ieri sera, quando è successo. È vero che comunque non
abbiamo fatto nulla di male…lei mi ha solo…beh, lei mi ha baciato…per la seconda
volta…ed è stata lei a prendere l’iniziativa. Ma senza l’aiuto dell’alcool non
l’avrebbe mai fatto ed è stato per questo motivo che non le ho permesso di
continuare…ho fatto bene…ho fatto più che bene…
Dovrei
smetterla di farmi seghe mentali.
Ecco,
appunto! Magari il tuo cervello funzionerebbe leggermente
meglio!
Bada
a come parli! Dovresti darmi saggi consigli dato che sei la voce della mia
coscienza!
Basta,
James! Quel che è stato è stato, è stato e nemmeno tu puoi tornare indietro nel
tempo per modificare le cose!
E
chi le vuole modificare? Non cancellerei quell’episodio dalla mia vita per nulla
al mondo!
“A
dire il vero…”, ecco che comincio, ecco che comincio!
Lei
riemerge da sotto le coperte e si mette a mezzobusto per potermi guardare
meglio, “Sì?”.
“Beh,
ecco…qualcosa è successa…”.
“E
cosa?”.
“Vedi,
Evans, tu mi hai…”, mi blocco come uno scemo, mentre lei mi esorta con lo
sguardo a proseguire, “Tu mi hai…”.
“Ti
ho cosa,
Potter?”.
“Tu
mi hai…”, prendo aria, “Tu mi hai
dato una ginocchiata talmente tanto forte da farmi svenire per un quarto
d’ora”.
Stupido
me!
Puoi
dirlo forte! Non potevi tirar fuori scusa peggiore! E meno male che avevi
giurato di dirle la verità, complimenti!
Mentre
la voce della mia coscienza spara a raffica ingiurie sul sottoscritto, io guardo
la Evans per sapere quale reazione susciterà in lei quanto ho appena
detto.
La
piovrata che hai appena detto, vorrei
precisare!!!
Mi
sembra scettica, “Una ginocchiata dove?”.
Mi
prendo a schiaffi mentalmente, “Ehm…”, biascico, “…diciamo in una zona
improfanabile”.
“Oh!”,
fa sorpresa, “Oh, Merlino, mi…mi dispiace un sacco!”, dice, sinceramente
mortificata, “Spero di non averlo fatto di proposito!”.
È
strano vederla così preoccupata per me…sarà che ho esagerato con lo
scherzo…avrei dovuto tirare in ballo un organo meno
vitale…
Lei
mi guarda ancora.
Sorrido
nervosamente, “Stavo di nuovo scherzando, scusami”.
“Ed
io ci casco sempre!”, ride.
Mi
sento sempre sollevato quando – nei rarissimi casi in cui – la faccio
ridere. La sua risata o il suo sorriso sono avvisi che dicono: Potter, sei salvo! (Per il
momento…).
Davanti
al suo viso così luminoso non posso fare a meno di sorridere anch’io come uno
stupido, anche se so benissimo di non esserlo.
“Spero
non abbiate ridotto la Sala Comune ad una schifezza”, dice, ancora con il
sorriso sulle labbra.
“Non
riesci a pensare a qualcosa che non sia l’ordine o le regole?”, domando in tono
stupito.
“Il
mondo senza ordine e regole sarebbe caos, non è bello
viverci”.
“Intendevo
dire che ogni tanto dovresti aumentare la dose di egoismo. In una parola: fregatene”.
“Ma
che razza di consigli dai???”, il sorriso è sparito, bruttissimo
segno!
“Non
ho detto di esagerare”, non riesco a capire se è lei a far finta di non capire o
se sono io che non sono in grado di capire quanto lei pensa di aver
capito…meglio smetterla, “Evans, ma tu mi ascolti quando
parlo?”.
“Certo!!!”,
risponde un po’ troppo velocemente, alzando il volume della
voce.
“E
riesci a cogliere ogni singola parola che dico?”.
“Ovviamente,
non sono mica stupida!!!”.
“Che
peso hanno le mie parole?”.
Lei
si ammutolisce per un paio di secondi e abbassa lo sguardo, in cerca di qualcosa
da usare come risposta, qualcosa che io attento con pazienza, senza nessun tipo
di ansia.
Rialza
a me lo sguardo, “Guarda che ho capito cosa volevi dirmi”.
“Spiegamelo”.
“Che
importanza avrebbe?”.
“Per
me o per te?”.
“Beh,
per entrambi…credo”, aggrotta le sopracciglia dubbiosa, “Come riesci a mettermi
così in difficoltà?”.
Sorrido,
“Non ti ho detto niente che tu non riesca a comprendere, Evans. È facile, basta
non riflettere sulle domande e rispondere di getto”.
“Ma
ciò che dici ha peso”, è un misto tra
una domanda e un’affermazione, “Sarebbe contraddittorio non riflettere su
quanto…dici…”.
“Non
cambierebbe nulla”.
Altra
pausa di silenzio. Non so che darei per sapere a cosa pensa o su cosa riflette
in certi momenti. L’unica cosa che posso fare è restarmene in silenzio, seduto
su questa sedia a braccia conserte, in attesa che le mie orecchie percepiscano
il suono della sua voce.
“Ma
ha senso tutto quello che stiamo dicendo, Potter?”, mi domanda, da tipica
persona razionale quale è.
“Se
tu vuoi darne un senso…”, rispondo vagamente.
“Per
te ha senso?”.
“Mi
chiedi se per me ha senso ciò che stiamo dicendo io e te?”, sorrido ancora ma poi torno serio
così velocemente che quasi lei sussulta, “Se ha senso ciò di cui sto parlando con te? Se ha senso starmene seduto qui
ad osservare ed ascoltare te? È come
chiedermi se ha senso vivere e, a quel punto, ti risponderei di
sì”.
Non
credo di aver mai avuto i suoi occhi addosso per così tanto tempo. È una bella
sensazione. Forse mi sono lasciato prendere un po’ troppo la mano, con lei
bisogna fare un minuscolo passo alla volta…
Lei
resta zitta e questo non mi aiuta di certo. L’unica via di salvezza è una vile
fuga.
“E’
mattina inoltrata, Evans. È meglio che vada via prima che Poppy mi sbatta fuori
a calci”.
Lei
annuisce impercettibilmente, “C-certo”.
“Ossequi”, la saluto alzandomi dalla
sedia e voltandole le spalle, ma ho come la sensazione che i suoi occhi non
vogliano staccarsi da me.
Faccio
per andarmene, quando un improvviso pensiero mi blocca facendomi tornare sui
miei passi.
“Ah,
Evans”, mi volto di nuovo verso di lei, “Vuoi davvero sapere cosa hai fatto ieri
sera?”.
Lei
sembra rifletterci un attimo, “Beh, se proprio ci tieni a
dirmelo”.
“Veramente
non avevo intenzione di dirtelo”.
“Che
vorres…?”.
Non
riesce a concludere la domanda dato che le sue labbra sono state appena
intrappolate dalle mie in un piccolo bacio.
Mi
stacco mantenendomi molto vicino a lei, “Ecco cos’hai
fatto”.
Quando
mi allontano, sono lieto di notare un crescendo colorito rosso sul suo viso.
Rimane muta e immobile per qualche istante, prima di rivolgermi uno sguardo che
trafigge come un dardo infuocato.
“E
non guardarmi come se mi volessi uccidere!”, esclamo, sorridendo al contempo,
“Te lo si legge in faccia che non sei sinceramente
arrabbiata”.
“Sei
uno stupido arrogante!”, sbotta lei.
“Ti
dico che te lo si legge in faccia perché quasi si confonde con i capelli”, non
sembro aver recepito l’insulto.
“Cretino!
Sono…rossa di rabbia, mi fai questo effetto!”.
“Anche
tu mi fai uno strano effetto…e una volta ne hai riso”.
“Non
ne ho riso!”.
“Sì,
invece”.
“Per
la sorpresa! Non pensavo potessi…”.
“…diventare
rosso come lo sei tu adesso?”, concludo per lei.
“E’…diverso!”.
“Anche
ieri sera lo eri”.
“E’
ancora più diverso!”.
“Ciò
non toglie che sei assolutamente…”.
Ok,
basta così! Sto andando altre il dovuto.
È
già un abnorme passo il fatto che io
l’abbia baciata senza essere riuscito a spiegarmi il perché ho ancora la testa
attaccata al resto del corpo. La sua presenza mi rende nervoso e questo provoca
lo strano effetto di aumentare la mia arroganza. Non potrebbe accadermi di
balbettare come tutti i ragazzi normali?
Ah,
già…io sono James Potter, un tipo fuori dal comune…
Meglio
dare una conclusione a tutto questo…purtroppo…
Ma
mi rifarò! Meglio ancora se si rifarà lei…
“Ci
vediamo, Evans”, e lei non sa nemmeno quanto ci spero, “E
rimettiti”.
“Sto
bene”, risponde, “Pensa piuttosto a rimettere in ordine la Sala Comune che sarà
senza alcun dubbio ridotta ad un macello”, si ferma per un attimo e poi inizia a
ridere, “Non dicevo sul serio”.
“Lo
spero proprio. Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?”.
“No,
grazie. Credo che qui non lascino gli ammalati digiuni”.
“Il
cibo dell’infermeria non è molto buono”.
“Sopravviverò”.
Le
rivolgo un ultimo saluto – prima che lei si metta a fare domande o a dirmene
quattro su quello che ho appena fatto – e mi incammino verso la porta
dell’infermeria, sorridendo.
La
prossima destinazione sarà il mio confortevole letto che non vedo da non so
quante ore…
Spero
solo che i Malandrini non mi chiedano nulla, semmai mi dovessero veder dormire
col sorriso sulle labbra.
To
be continued…
Buon
2008 a tutti!!!!
Spero
abbiate festeggiato bene l’arrivo del nuovo anno.
Il
nostro James l’ha festeggiato in maniera un po’ stramba, ma credo proprio che
per lui non ci sia mai stato niente di più bello, voi che ne dite?
XD
Per
la stesura di questo capitolo ho ricevuto un piccolo ma fondamentale aiuto da potterina_88_ che
ringrazio^^
Un
casilione di trilioni di grazie a: Lilian Potter, cloe sullivan, Koala3, lyrapotter, lenu88, myki, ki_chan, cherie lily, Lily Black 90, __MiRiEl__, J&L4EVER, potterina_88_, crilli.
Grazie
a tutte, vi adoro!
Alla
prossima e ancora auguri di un felice anno nuovo!
Kisses^^
|
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Capitolo 21 *** Catch up with you ***
mad21
Capitolo 21
Catch
up with you
“Ramosoooo!”.
Qualcosa
di molto voluminoso si getta sul mio letto facendomi balzare su e
giù.
Mugugno
qualcosa per poi rintanarmi sotto le coperte.
“Dai,
Jamie!”, fa Sirius, cercando di togliermi le coperte da sopra la
testa.
“Sirius,
vuoi lasciarlo in pace?”, gli chiede Remus, il mio
salvatore.
“Nooo!”,
brontola Felpato, “E’ da un sacco che non lo vedo, mi
manca!”.
“Tu,
invece, non mi sei mancato per niente”, rispondo, fingendomi
irritato.
“Uffa”,
mugugna Sirius.
Finalmente
decido di uscire da sotto le coperte ed affrontare la
realtà.
So
quello che sta per chiedermi, ormai lo conosco troppo
bene.
“Che
vuoi sapere?”, gli domando, mettendomi a mezzobusto.
Lui
sorride furbo, allungando le gambe sul mio letto, “Cosa hai sognato di tanto
bello da farti spuntare il sorriso?”.
Ecco,
lo sapevo, “Io…non credo proprio di aver sognato”.
“Sirius,
non ti sembra di stare invadendo un campo contrassegnato da un cartello con un
cane disegnato sopra e una vignetta che dice: io non posso entrare?”, domanda Remus
metaforicamente.
“Smettila,
Remus. In fondo è quello che vuoi sapere pure tu!”.
“Può
darsi, ma non ho alcun problema a restare nell’ignoranza”.
“Questo
non è da te”, dice Peter, anticipando Sirius.
Remus
sbuffa, incrociando le braccia e guardando da un’altra
parte.
Immaginavo
che prima o poi uno di loro tre mi avrebbe estrapolato qualche informazione.
Beh, non c’è nulla di male. Renderli partecipi della mia gioia mi rende a mia
volta felice e spero che anche loro provino la stessa
cosa.
“Ebbene?”,
fa Sirius, rivolgendosi a me.
“Ehm…”,
non so proprio da dove cominciare.
“C’è
la remota possibilità che vi mettiate insieme entro
l’anno?”.
“Sirius!”,
lo richiama Remus.
“Che
ho detto???”.
“Smettila
di fare inutili pronostici!”.
La
cosa strana è che io non ho nemmeno nominato la Evans né, tantomeno, quello che
è successo tra di noi. Loro avevano già capito che qualcosa era andato bene
semplicemente vedendomi sorridere nel sonno.
Adoro
i miei Malandrini.
“Io
dico che si metteranno assieme entro l’anno!”, dice Sirius
entusiasta.
“Non
credete sia troppo presto per dirlo?”, intervengo,
dubbioso.
“Ma
tu sei o non sei James Potter, colui che riesce a fare tutto soltanto
volendolo?”.
“Beh…”.
“E
allora vedrai che ho ragione io”.
“Non
ho neanche risposto!”.
“Non
ce n’è bisogno, ormai ti conosco troppo bene”.
Alla
volte dubito seriamente delle mie capacità di riuscita nelle imprese. Certo, i
miei fallimenti possono contarsi sulle dita di una sola mano, ma avere a che
fare con la Evans infrange tutte le mie certezze. Quando c’è lei, James Potter
sparisce e subentra in scena un’altra persona che si comporta in maniera
bizzarra.
Ok,
forse è vero che un misero barlume di speranza si è aperto davanti a me…ma non
voglio essere ottimista come lo sono sempre. Stavolta è
diverso.
“Avete
sistemato la Sala Comune?”, domando quasi inconsciamente.
“Sì,
l’ho fatto”, risponde Remus, guardando torvo Sirius.
Annuisco
come a voler dire che ho recepito il messaggio, mentre inforco gli occhiali e
faccio per scendere dal letto. Ho una fame che non ci vedo, spero tanto che sia
rimasta un po’ della colazione.
Dopo
essermi lavato e vestito in tutta velocità, mi dirigo verso la porta con
l’intento di scendere in Sala Grande. Questa azione suscita non poca perplessità
nei Malandrini.
“Dove
vai?”, mi chiede Sirius.
“A
mangiare”, rispondo come ovvio.
“E’
presto per servire la cena”.
Un
momento…“Cena?”.
“A
che giorno sei rimasto, mio caro Ramoso?”.
“Beh,
oggi dovrebbe essere il 2 Gennaio, a rigor di logica…”, mi sto
confondendo.
“E’
così, ma sono le tre del pomeriggio”.
“Ah”,
rispondo stupito. Credevo fosse ancora mattino.
“Tranquillo,
ti abbiamo portato tutta l’insalata che siamo riusciti a
prendere”.
Sorrido
al mio amico, “Grazie”.
“A
dire il vero…”, interviene Remus, “…Sirius ha letteralmente tolto dal piatto di
alcuni studenti l’insalata che erano intenti a mangiare”.
“Non
dire assurdità!”, esclama Felpato.
“Sai
anche tu che è vero”.
“Per
il mio amico questo ed altro!”.
“Indubbiamente”.
Vedo
Peter correre a prendere il pranzo che mi hanno tenuto da parte, “Abbiamo
pensato di non mangiare a pranzo per farti compagnia”.
I
miei occhi si riempiono di lacrime.
“Se
ti metti a piangere lo dirò a tutta la scuola”, mi minaccia scherzosamente
Sirius, scompigliandomi i capelli.
“Bene,
ragazzi”, dice Remus in tono da professore, “Finiamo di mangiare e attacchiamo
subito con lo studio!”.
La
risposta è corale, “Remus, sei un gradissimo
rompipluffe!”.
***
Naturalmente,
non ci siamo messi a studiare come voleva il nostro volenteroso Lunastorta. La
prospettiva più allettante è stata quella di organizzare una battaglia a palle
di neve, dato che non avevamo avuto alcuna possibilità in precedenza. A tale
proposta, Remus risultò essere piuttosto contrariato, nonostante Sirius gli
avesse promesso di stare in squadra con lui.
Sta
per far buio, ma ancora non smettiamo di tirarci palle di neve a più non
posso.
“Ragazzi,
adesso ba…”, Remus viene interrotto da una palla di neve in pieno viso, lanciata
dal sottoscritto.
“Remus,
stai giù!”, gli urla Sirius, “Siamo in vantaggio, vuoi farmi
perdere???”.
“A
dire la verità, sì, è proprio quello che intendo fare!”.
Sirius
tira giù Remus per evitare che la palla di neve di Peter lo colpisca di
nuovo.
Attorno
a noi si è radunata un po’ di gente, interessata all’esito della battaglia.
Ovviamente vinceremo io e Peter, basta cogliere Remus di sorpresa. E poi, sia
chiaro che io non intendo perdere.
Quest’ultima
riflessione mi fa porta a pensare che io sono sotto di un bacio. Accidenti, devo
rimontare! Non posso permettere che la Evans si sia concessa il lusso di
baciarmi per due volte di sua volontà, senza aspettarsi una mia prossima
mossa!
I
miei pensieri vengono interrotti dall’esultanza di Peter, che pare aver colpito
Sirius in un momento in cui lui ha abbassato la guardia.
Abbiamo
i vestiti zuppi, prima o poi ci prenderemo un malanno e già vedo Poppy sbatterci
la porta dell’infermeria in faccia.
Raccolgo
con le mani altra neve per farne un bolide micidiale, ma sono totalmente ignaro
delle conseguenze che porterà la mia azione. Non avrei mai potuto prevedere che
la mia palla di neve, indirizzata a Remus, avrebbe colpito il viso di una
splendida ragazza dai capelli rossi che per puro caso passava di
lì.
È
ufficiale: sono un uomo morto.
La
Evans si toglie dalla faccia la quantità di neve che la ricopre, ma sono
convinto che si stia sciogliendo da sola per via del calore delle sue guance,
stavolta davvero rosse di
rabbia.
“Potter!!!”,
sbraita, avanzando più vicino a me e posizionandosi tra i due fronti di
battaglia, “Perché non vai a studiare anziché importunare la
gente?”.
“E’
quello che ho ripetuto loro mille volte…”, sento dire a
Remus.
“Ehi,
Evans”, la saluto allegramente, “Come stai?”.
“Stavo
bene un attimo prima che mi arrivasse in faccia una palla di
neve!”.
“Scusami
tanto, non eri di certo tu il bersaglio”.
“Potter,
l’anno scorso hai rotto un vetro facendo questo stupido
gioco!”.
“Se
proprio dobbiamo essere sinceri…”, interviene Sirius, “…è stata colpa di
Remus”.
“Non
è affatto vero!”, protesta Lunastorta.
“E
invece sì! E per non farti perdere la faccia, James si è preso la colpa ed ha
anche riparato il vetro, razza di ingrato!”.
“Smettiamola!”,
intervengo io e il silenzio cala su di noi.
Mi
avvicino alla Evans che ancora mi guarda con espressione furiosa. Mi fermo
davanti a lei e faccio un inchino degno di un vero cavaliere. Alzo la testa
verso di lei e la inchiodo con lo sguardo, “Sono profondamente rammaricato per
quanto è successo, Evans. Giuro sul mio onore che non accadrà più. Ti prego di
scusarmi, inoltre, per il mio volontario congedo. Con
permesso”.
Mi
allontano, mentre un varco si apre tra la folla per farmi passare, i Malandrini
dietro di me. Sento lo sguardo di parecchie ragazze su di me, devo averle
proprio impressionate con la mia demenziale commedia da cavaliere medievale.
L’unica cosa importante è che la Evans abbia colto la sincerità nelle mie
parole.
***
“Suggestivo,
vero?”.
Al
suono della mia voce, la Evans si volta di scatto verso di me, come se non si
aspettasse di trovarmi qui. È intenta ad osservare un’armatura che indossa
vestiti da donna stile Signora Grassa e numerosi gioielli. La prima ragazzata
del nuovo anno.
Sbadiglio
rumorosamente. È inammissibile che Silente ci abbia chiesto di togliere di mezzo
i caratteristici abbigliamenti delle armature proprio la sera del secondo giorno
dell’anno, ho sonno! Nonostante questo, però, ho accettato di buon grado, il
motivo ce l’ho davanti agli occhi.
“Avrei
preferito restare in biblioteca a studiare”, mormora la Evans, come se volesse
farmelo sentire di proposito, “La scuola è praticamente deserta, Gazza avrebbe
potuto anche chiudere un occhio”.
Ehm,
scusate…è la Evans quella che sta parlando? Quella secondo cui i doveri di
Caposcuola vengono prima di tutto? Sarà che le vacanze le hanno spruzzato
addosso un pizzico di ozio. O sarà che non le va proprio di stare in mia
compagnia, opzione più plausibile.
“Pare
che qualcuno si diverta a mettere alle armature vestiti da donna. Forse vuole
che questo tetro castello diventi più colorato…”, dico tanto per
sdrammatizzare.
Ma
sdrammatizzare cosa???
“Sarà
stato Pix…o al massimo voi”,
risponde, marcando con la voce l’ultima parola per farmi intuire la sua
allusione.
“Questi
scherzetti idioti non sono più roba nostra”.
Alza
un sopracciglio, “Significa una cosa del tipo: siamo cresciuti?”.
“Una
specie, sì”.
“Ma
piantala!”, sbotta, strappando il cappello dalla cima dell’armatura, “Non vedo
l’ora di tornarmene al dormitorio”, aggiunge borbottando.
“Se
ti dà fastidio la mia presenza, dillo in modo chiaro e conciso, anziché usare
inutili allusioni”, l’ho detto, che liberazione!
“La
tua presenza mi dà sempre fastidio, dovresti saperlo!”.
“Strano,
fino a qualche giorno fa non la pensavi così”.
“Ero…non ero in me!”.
“Invece
credo che tu sia stata più in te di quanto hai il coraggio di
ammettere”.
“Non
considerare quello che ho…fatto. Non credo sia di importanza
vitale”.
Ci
risiamo con la storia dell’importanza, “Tu dici?”.
“Sì!”.
La
sua risposta viene accompagnata dal rumore dello strappo di un lembo del
vestito, tirato troppo violentemente. Mi avvicino per constatare che si era
impigliato nell’armatura. Quando lo libero e lo porgo a lei, la sua espressione
sembra quella che per tanti anni non ha fatto altro che
rivolgermi.
A
mio avviso, il vero motivo di questo suo comportamento è che si ostina a tutti i
costi a ritornare la Evans di un tempo, quella che non mi sopporta, pur sapendo
che non può più riuscirci.
Le
rivolgo uno sguardo serio, “Sai, Evans, quando gioco a Quidditch faccio di tutto
per vincere e non tollero che il mio avversario sia in vantaggio rispetto a
me”.
Corruga
la fronte in un’espressione stranita, “Cosa c’entra
questo?”.
“Significa
che devi aspettarti una mia sicura rimonta, un giorno”.
“Adesso
chiedo a te di parlare in modo chiaro e conciso, Potter”.
“Non
ho nulla di cui parlare, per il momento”.
Lo
so che non sta capendo un emerito piffero di quello che sto dicendo, ma la cosa
non mi importa molto. Capirà a tempo debito.
Adesso,
l’unica cosa che abbiamo da fare è togliere di mezzo questi orrendi vestiti da
donna e avviarci trotterellando verso i nostri rispettivi
dormitori…
…
Beh,
potrei anche infischiarmene del mondo e baciarla seduta stante, tanto per
rimontare – ribadisco che lo svantaggio non lo tollero – e poi perché credo che
sia la migliore occupazione del mondo, forse anche meglio del Quidditch. La
ragione per cui non l’ho fatto è che la mia cara ed insostituibile coscienza con
la voce di Remus mi sta facendo saltare le cervella urlandomi: SII COSCENZIOSO!, ed io voglio farle
vedere che la coscienza – seppur
rompipluffe – ce l’ho eccome.
Dopo
aver gettato i vestiti in uno scatolone appositamente trasfigurato dal
sottoscritto, proseguiamo per il corridoio alla ricerca di altre armature dai
gusti un po’ contorti.
“Come
mai non sei tornato a casa per le vacanze di Natale?”, mi chiede
improvvisamente.
Da
quando la Evans è così interessata a ciò che faccio? Non me l’ha mai chiesto da
quasi sette anni che ci conosciamo.
“Per
stare con i miei amici”, rispondo sincero, “E divertirmi con loro. E
tu?”.
Doveva
pur aspettarsi una mia contro-domanda.
Lei
sembra indugiare un po’ prima di rispondermi, “Non avevo molta voglia di tornare
a casa”.
Noto
il suo sguardo basso. Forse c’è qualcosa di cui non vuole parlare…o forse ha
intavolato questa conversazione proprio perché ha bisogno di parlare con
qualcuno…che cavolo! Devo finirla di farmi tutti questi
complessi!
Chiedi
e basta, James!
Farti
gli affari tuoi non ti farebbe male…
“Come
mai?”, domando, in barba alla mia coscienza.
“Beh…non
sarebbe stato un felice Natale”.
“Perché
dici così?”.
Si
ferma improvvisamente, costringendomi a fare lo stesso, “Sono in pessimi
rapporti con mia sorella”, risponde semplicemente.
“Anche
io litigo con Sirius, ma…”.
“Non
credo sia la stessa cosa”.
Mi
zittisco all’istante, avendo intuito che la situazione è più complessa di quanto
possa sembrare. Lascio che sia lei a proseguire, se vuole.
“Crede
che io sia…strana…per via delle mie
doti magiche”.
Vorrei
risponderle che sua sorella è un’emerita idiota, ma la mia coscienza mi dice di
starmene buono, di non fare niente di azzardato e di lasciarla
continuare.
Sorride
amaramente, “Per mia sorella sono strana, per i Maghi sono una
Mezz…”.
“Non
dirlo neanche!”, la interrompo, prima che riesca a completare quell’orribile
parola, “Ammesso che il mio parere conti qualcosa, per me tu sei la Strega più
geniale che abbia mai conosciuto”.
Mi
rivolge un sorriso di gratitudine, segno che ha colto la mia sincerità, “Il
parere di James Potter conta molto”.
Accenno
anch’io ad un sorriso, “Mi dispiace di averti colpita con la neve,
oggi”.
“Ti
sei già scusato. Anzi, dovrei cercare di…buttarla sul ridere”, le ultime parole
le dice in tono profondo, in un assurdo gesto di imitazione della mia
voce.
Sorrido
più apertamente.
Dopo
un fugace ma intenso sguardo rivolto a me, la Evans va avanti verso un’altra
armatura. Io la osservo, immobile.
Mi
sa che stasera avrà luogo la mia rimonta.
***
“Potter,
ci pensi tu a dare queste cose a Gazza?”.
“Ok”.
Siamo
ritornati in Sala Comune – non mi sembra vero! – caricati di uno scatolone con
dentro i vestiti. Spero che l’autore di questa buffonata ci lasci in pace almeno
fino alla fine delle vacanze!
Ma
che ingrato che sono! Dovrei ringraziarlo, anzi, per avermi concesso di
trascorrere un’altra serata con la Evans, sebbene fossimo in veste di
Caposcuola.
“Bene,
Potter, io ti saluto”, mi dice, con un piede già pronto per scattare verso il
dormitorio delle ragazze.
Non
so che diavolo mi sia preso, ma la voglia di andare verso di lei è così forte
che, alla fine, mi ritrovo ad afferrarle la mano e a costringerla a voltarsi
verso di me. I suoi occhi mi guardano sorpresi mentre io prendo il suo viso tra
le mani. Qualche istante più tardi le mie labbra si poggiano delicatamente sulle
sue, suggellate in un bacio di una timidezza quasi mostruosa. Non so che darei
per sentire ancora un po’ il calore delle sue labbra e, magari, una sua
possibile risposta, ma la mia coscienza non fa che tirarmi i capelli in un gesto
che vuole dire che è giunto il momento di finirla lì.
Mi
allontano immediatamente rendendomi conto che è meglio scappare. La saluto con
un cenno della mano – non credo che sarei in grado di spiccicare una parola – e
mi fiondo su per le scale.
Adesso
siamo pari.
Merlino…sul
mio viso si potrebbe fare una frittata!
To
be continued…
Picciotti
miei, è da quattro capitoli che questi due si baciano senza concludere niente!
Ma, a detta di James, bisogna andarci con i piedi di piombo e, a detta mia,
fatemi pure sapere quando ne avrete le scatole piene di questa
storia^^’’
Allora,
com’è stato avere tra le mani il famigerato e taaaanto atteso Harry Potter e i Doni della Morte?
Francamente, non ho dimostrato tutto quell’entusiasmo come è stato per i libri
precedenti [forse perché è l’ultimo libro della saga o perché ho già soddisfatto
la mia curiosità leggendolo in inglese], e la lettura sta procedendo a rilento,
anche perché ho un mucchio di cose da studiare [la mia indole remusiana è sempre
quella che prevale XDXD]. Sarà un po’ traumatico per voi, forse, passare
dall’oro [HP7] al piombo [la mia fic], ma non immaginate quanto mi siano d’aiuto
i vostri meravigliosi commenti^^
Infiniti
GRAZIE a: cloe sullivan (Ottima idea la tua, sono sicura che verrà
fuori una storia divertente ed originale! Spero che ti verrà l’ispirazione per
la trama, sono già curiosa di leggere! Baci^^), Ginny Lily Potter, lenu88, J&L4EVER (James Potter: formidabile Cercatore
o abilissimo Cacciatore? Che dilemma! Personalmente, ho sempre visto James come
un insostituibile Cercatore e ritengo che lui sia stato così bravo da
poter giocare in ogni ruolo e si sarebbe distinto comunque ^^ PS: Jamie se l’è
data veramente a gambe stavolta XD), Lilian Potter, crilli, ki_chan, lilyevas, __MiRiEl__, myki, potterina_88_, Lily Black 90, lyrapotter.
Siete
fantastiche, non so che farei senza di voi che mi date la forza per continuare a
scrivere! GRAZIE ANCORA!!!
Un
bacione a tutti e alla prossima!!! ^____^
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Capitolo 22 *** Begin again? ***
mad22
Capitolo 22
Begin
again?
Ho
giocato sporco.
Non
è stato il massimo della lealtà, da parte mia, la mia rimonta. Voglio dire…lei
non si ricorda nemmeno di avermi baciato per Capodanno, quindi sarebbe stato
meglio dar retta alla mia coscienza ed evitare di farmi insorgere i complessi
del giocatore di Quidditch.
Per
giorni non faccio che evitarla, un po’ come ho fatto nei giorni successivi al
Natale, col risultato che i Malandrini pensano che abbia davvero bisogno di un
ricovero urgente al San Mungo.
La
verità è che sono un misero codardo, non ho il coraggio di affrontarla, ho paura
di quello che potrebbe dirmi, temo che sia furibonda con me…se avessi davvero dato retta alla mia coscienza, a
quest’ora starei qui, in classe, a giocare con Sirius all’impiccato senza alcun
tipo di pensieri, anziché sprofondare nel vuoto del mio stato d’animo, con la
testa immersa nelle braccia poggiate sul banco e il mio migliore amico che mi
guarda preoccupato. Fra poco escogiterà un altro colpo malandrinesco per farmi
riprendere, ma stavolta non funzionerà per niente.
“Signor
Potter?”.
La
voce della McGranitt mi chiama, ma non ho tutta questa voglia di alzare la testa
per guardarla in faccia.
“Potter?”,
mi richiama, “Si sente bene?”.
“No,
non credo proprio”, mormoro.
So
benissimo di avere tutti gli occhi della classe puntati addosso, ma non me ne
frega niente. Di colpo mi alzo dalla sedia e vado fuori, sotto lo sguardo
allibito di tutti, tranne – ne sono certo – dei miei
Malandrini.
***
“Jamie,
ma come dobbiamo fare con te?”, domanda retoricamente Sirius, quello stesso
giorno, a pranzo.
Per
la cronaca, non ho toccato cibo.
“Ogni
volta che ti accade qualcosa riguardante la Evans, sprofondi in uno stato
catatonico che non ti si addice per niente”, continua Sirius, “Di questo passo
perderai il podio per il ragazzo più attraente della scuola – naturalmente dopo
il sottoscritto – se continui a fare quella faccia da
cadavere”.
Remus
e Peter annuiscono vigorosamente.
Effettivamente,
loro non hanno torto a dirmi che farei meglio a essere più James Potter in certi
casi. Questo comportamento non mi si addice per niente, è vero, ma cosa posso
farci? Sostenere lo sguardo della Evans è diventata un’impresa pressoché
impossibile ed è meglio evitarlo, nonostante questo atteggiamento vada contro
ogni mia prospettiva. In anni passati avrei agito diversamente, avrei affrontato
la cosa col mio solito menefreghismo. Remus sostiene che mi comporto così perché
sto maturando e non posso che dargli ragione. Mi sono accorto di essere
profondamente cambiato rispetto all’anno scorso. La cosa strana è che anche lei
è cambiata…non avrebbe mai osato baciarmi, buon Merlino, nemmeno se fossi stato
l’ultimo uomo sulla terra. Forse si è ricreduta sul sottoscritto, avendomi
magari conosciuto meglio grazie al fatto di essere entrambi Capiscuola. Le ronde
servono a molto.
La
situazione è più inversamente proporzionale di quanto sembri: mentre la Evans
sta tirando fuori un lato del suo carattere che non pensavo potesse esistere,
io, di contro, mi sto chiudendo sempre più in me stesso.
“…e
allora ho pensato che di sicuro avevi bevuto la sera prima”, Sirius conclude un
discorso di cui non ho nemmeno sentito la parte iniziale.
“Cosa?”,
chiedo, sinceramente scettico.
“Ma
sì!”, fa Sirius, “Quando mi sono svegliato e per un pelo non ti cadevo addosso”,
quando intercetta il mio sguardo perplesso, getta gli occhi al cielo e prosegue,
“James, eri disteso sul pavimento abbracciato ad un
cuscino!”.
“Continuo
a non capire…come mai?”.
“Amico
mio, se non lo sai tu il perché, non venirmelo a
domandare!”.
“Quando
è successo?”.
Fa
un breve calcolo mentale, “Boh, sarà stato circa sei giorni
fa”.
Adesso
ho capito! È stato il giorno dopo la mia strabiliante quanto illecita rimonta!
Ecco perché c’era fin troppo freddo, quella notte…
“Ti
ho riportato sul letto. Grazie a me hai evitato che ti prendessi un malanno”,
dice Sirius, addentando con voracità una coscia di pollo.
“Poi
Sirius ci ha detto che non ci stavi con la testa”, aggiunge Peter, in tono
ironico.
“Non
è affatto vero!”, ribatte Felpato.
“Stavo
solo scherzando”.
Remus
approfitta di Sirius che ha abbassato la guardia per prendergli dal piatto
un’ala di pollo.
“Ehi!”,
esclama Sirius, accortosene.
“La
luna piena si avvicina”, si giustifica Remus, “E anche i M.A.G.O.! Quando vi
metterete al passo con lo studio?”.
“Remus,
i M.A.G.O. sono a giugno! E noi siamo
ancora agli inizi di gennaio!”.
“Vi
ho detto mille volte che da me non riceverete alcun tipo di
aiuto”.
“Poco
male. Se Ramoso si mette con la Evans avremmo da chi ricevere
aiuto”.
Mi
strozzo involontariamente col succo di zucca.
“Evita,
Sirius”, proferisce Remus, lanciandomi un’occhiata.
“Uffa”,
protesta Felpato.
Accenno
ad un sorriso pensando a quanto adoro i miei Malandrini, non mi stanco mai di
ripeterlo.
Improvvisamente,
una figura appena entrata in Sala Grande mi costringe a nascondermi dietro la Gazzetta del Profeta di
Peter.
“Come
se non ti avesse visto”, borbotta Remus, mentre lo vedo salutare con la mano la
suddetta presenza dai capelli color del fuoco.
Dopo
essermi reso conto di essere uscito dal suo raggio d’azione, mi tolgo dal viso
la Gazzetta del Profeta e tiro un
lungo sospiro.
“Dovresti
smetterla di comportarti da idiota”, commenta Remus, “O sarà
peggio”.
“Non
posso farci niente”, rispondo, a mezza voce.
“Sì,
invece!”, esclama Lunastorta alzando la sua, cosa che fa voltare Sirius,
“Diamine, James Potter non lo farebbe mai!”.
“James
Potter è morto”.
“Beh,
lo faremo rivivere con un altra delle nostre trovate malandrinesche!”,
interviene Sirius, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Remus, “Sai bene
anche tu che l’unico modo per far uscire James da questo stato è quello di
distrarlo in qualche modo!”.
“Potrebbe
distrarsi anche con lo studio!”.
“Cosa??? Con lo studio
peggiorerà!”.
“O
diventerò così bravo che la Evans correrà subito tra le mie braccia”, dico con
occhi luccicanti.
I
Malandrini mi guardano allibiti, data la sconvolgente quanto inaspettata
rinascita di James Potter il Mitico. L’entusiasmo con cui ho battuto il pugno
sul tavolo è tale da far rovesciare il succo di zucca contenuto in due calici.
Remus sorride, magari avrà pensato che con la scusa della Evans metterò davvero
la testa tra i libri.
E
se James Potter è tornato ad essere James Potter, significa che la Evans è
tornata ad essere la Evans e tutto questo, in sostanza, significa che devo
iniziare da capo. Devo ricominciare, di nuovo. Ma non posso far finta che in
questi giorni non sia successo niente. Il vantaggio è ancora mio e la strada che
ho davanti è molto più spianata rispetto a prima. Da un lato, sarà tutto più
semplice; dall’altro, beh…è sempre della Evans che sto parlando e non c’è nulla
di semplice quando si tratta di lei.
“Oggi
pomeriggio ci aspettano tre ore consecutive di Storia della Magia!”, esclama
improvvisamente Lunastorta, come se avesse appena detto che la scuola finisce
con cinque mesi d’anticipo.
Sirius
si strozza col pollo, “E ti sembra una cosa di cui
esultare?”.
“Lo
è”, rispondo per lui, il che fa spalancare gli occhi di Felpato, “Ho bisogno di
recuperare tutto il tempo perduto”.
“Bravo,
James, così mi piaci”, esulta Remus.
“Ma
siete tutti diventati matti?”, subentra Sirius, “Lo sai che abbiamo gli
allenamenti”.
“Suona
tanto come un: lascia perdere i libri e
monta su una scopa!”, dice Remus.
Sirius
gli risponde con una linguaccia.
Mi
sgranchisco il collo e mi stiracchio. Devo riposarmi per poter affrontare tre
interminabili ore di Storia della Magia. Naturalmente ci riuscirò, riesco a
sopportarne di peggiori.
***
“Porco
bolide, James!”.
Sento
qualcuno scuotermi il braccio e la voce di Sirius che bisbiglia al mio
orecchio.
“Mh?”,
mugugno in risposta.
“Cerca
almeno di aprire gli occhi, per Merlino!”.
Improvvisamente,
alzo di scatto la testa e mi rendo conto di essere in aula per la noiosissima
lezione di Storia della Magia. Mi stropiccio gli occhi e cerco di capire quando
accidenti mi sono addormentato. Non me ne sono proprio
accorto.
“Buongiorno!”,
sbotta Sirius, la voce bassissima per non farsi sentire.
“Ma
che diavolo…?”, mi guardo intorno.
“Ti
sei addormentato”, mi illumina Sirius, “Quando mi hai tassativamente
raccomandato di impedirtelo!”.
“Ah,
già…”.
“Cerca
di rimanere sveglio, se vuoi che la Evans cada ai tuoi
piedi”.
“Da
quanto tempo dormo?”.
“Da
mezz’ora”.
“E
da quanto tempo parla il professore?”.
“Da
pochissimo…ma sembra essere passata un’eternità. Non fa altro che parlare senza
prendere fiato…e Remus, allo stesso modo, non fa altro che scrivere. Potremmo
prendere i suoi appunti”, propone.
“Non
ce li darà mai. Preferirà bruciarli che darli a noi”.
“Giusto…e
Peter?”.
Alzo
le spalle, “Boh. E comunque devo cercare di prenderli da solo se voglio che la
Evans cada ai miei piedi”, dico, usando le parole di
Felpato.
“Come
vuoi”, conclude Sirius.
Mi
rimbocco le maniche e inzuppo la piuma nella boccetta di inchiostro tanto
violentemente da gettarne una piccola quantità sul banco.
Bene.
Sono pronto a scrivere!
***
Mi
sbatto un enorme blocco di pergamene in faccia, come a volermi punire per la
mancanza di buona volontà che ho dimostrato. Quando, finita la lezione, mi sono
risvegliato per la seconda volta dalla trance, mi sono reso conto che nel mio
foglio avevo scritto solo una data senza che sappia minimamente a che episodio
storico possa riferirsi.
Subito
dopo la bolidosa lezione di Storia della Magia, mi trascino con i miei
Malandrini verso la Sala Comune. Remus ha giurato di trafiggermi con tredici
spade se non mi decido a studiare per come si deve. Capisco di non essere stato
un grande amante dello studio, ma quando mi applico seriamente riesco a
meraviglia. Il problema è che, con la Evans in testa, non c’è spazio per i
libri. Oltretutto, riprendono da stasera le stressanti riunioni dei
Capiscuola…
“Lo
fanno tanto per sottrarre del tempo prezioso ai poveri studenti”, commenta
Sirius, una volta giunti in Sala Comune dopo cena.
“Sottrarre tempo?”, dice Remus, quasi
scandalizzato, “Le riunioni dei Capiscuola non sottraggono tempo! Questa azione
disdicevole la compiono i momenti passati a oziare davanti al camino o a
poltrire la mattina, quando invece si dovrebbe assolvere ai propri
doveri!”.
“Remus,
ma tu non sai fare altro che studiare?”.
“Studiare
è importante, ti assicura un futuro migliore e ti fa trovare
lavoro”.
“E
tu che vorresti fare dopo Hogwarts?”, gli domanda Peter.
La
sua risposta precede un attimo di silenzio. In effetti, non abbiamo mai parlato
del nostro futuro lavorativo.
“Nelle
mie condizioni…”, dice Remus, a voce bassissima, “…non potrei fare
nie…”.
“Ti
proibisco di parlare di te in questo modo, Lunastorta!”, mi alzo dalla poltrona
e gli punto un dito contro come avvertimento.
Lui
fa per ribattere, ma Sirius lo precede, “Per Merlino, tu sei uno dei migliori
Maghi della Scuola, cerca di rendertene conto!”.
“Io
sono un…Tu-sai-cosa!”, sbotta Remus,
quasi fuori di sé, “Per quelli come me non ci sono
speranze!”.
“Smettila!
Forse non ti è chiaro che, se non fosse stato per te, a quest’ora saremmo stati
espulsi da un pezzo! Sei la mente del gruppo, con il tuo sapere potrai fare
grandi cose per la Comunità!”.
Remus
è immobile, le braccia inerti lungo i fianchi, gli occhi increduli di fronte a
quello che abbiamo detto, il volto in direzione del pavimento. Forse non sa bene
quanto lui sia importante per noi.
Sirius
gli passa un braccio intorno alle spalle, “E non metterti a frignare!”, gli
intima, ma in tono scherzoso, come fa un po’ con tutti.
“Tranquillo,
non c’è questa possibilità”, risponde Remus con un mezzo
sorriso.
“Remuccio
mio, chi meglio di te saprebbe spiegare ad una classe di ragazzi le fondamentali
caratteristiche delle creature più terrificanti, come per esempio…”, fa finta di
pensare, “…i lupi mannari?”.
“Non
credo che diventerò mai un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure,
Sirius”.
“Perché
no? Sarebbe fichissimo!”.
“Tu
che farai?”.
“Qualcosa
di assolutamente fantastico”.
“Il
fotomodello?”.
“A
dire il vero, pensavo di suonare in un gruppo rock”.
“Insomma,
qualcosa che ti metta in mostra”.
“Esattamente”.
“Beh,
anch’io!”, mi intrometto, entusiasta, “Sarò un mito, la gente mi adorerà e mi
ricorderà nei secoli a venire!”.
“Scendi
dalle nuvole, Potter”.
Improvvisamente,
la calda ed accogliente Sala Comune si trasforma in una caverna ghiacciata. Una
Evans più gelida che mai scende le ultime scale del dormitorio femminile,
rivolgendo uno sguardo truce al sottoscritto a Sirius e a Peter, e un saluto a
Remus.
“Evans!
Che…piacere…”, dico incerto.
“Spero
tu non abbia dimenticato che abbiamo la riunione!”, dice, ignorando il mio
saluto.
“Certo
che no”.
“E
allora faresti meglio a sbrigarti!”.
Si
dirige verso l’uscita della Sala Comune. Io sospiro verso i miei Malandrini e le
vado dietro. Esco con lei dal buco del Ritratto, mentre sento blaterare Sirius
in lontananza, “E comunque, Remus, è giunto il momento che tu prenda una ragazza
per fare con lei del saniss…”.
Il
resto della frase viene interrotto dallo sbraitare di Remus su quanto sia
importante lo studio eccetera eccetera.
Una
volta uscito, sospiro di nuovo e la guardo da dietro, mentre lei continua a
camminare senza degnarsi di aspettarmi.
Diamine,
mi sa che mi tocca davvero fare tutto da capo! La cosa mi avrebbe parecchio
demoralizzato, se non fosse che la Evans mi ha appena guardato con
un’espressione indecifrabile dipinta in volto.
Che
vorrà dire?
To
be continued…
Capitoletto un po’ senza senso e inutile, ma ogni tanto i
Malandrini vanno inseriti nella storia e non vanno trascurati XDXD E ovviamente
James non comincerà di certo tutto da capo XD
Gli esami sono sempre più vicini ed io non so più dove
sbattere la testa. Cercherò di aggiornare quando posso^^
Un
immenso grazie a: lyrapotter (La scuola che spettegola non mancherà
XD), cloe sullivan (Cos…? Oh my…cioè, non credo che ne sarei
capace, forse sono a corto di ispirazione^^’ Ci sarebbe il rischio che la storia
non venga su come tu la vorresti e questo mi dispiacerebbe. Baciotti^^), jaily, lenu88, Ginny Lily Potter, gemellina (Tesora, se tu inizi a scrivere sui
Malandrini ti riuscirà incredibilmente meglio di me! Sei un mitoooo^^), Only_a_Illusion, J&L4EVER, __MiRiEl__, Felpata, Lilian Potter, potterina_88_, crilli, myki, Lily Black 90.
Grazie
ancora a tutti!
Besitos^_____^
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Capitolo 23 *** Illumination ***
mad23
Capitolo
23
Illumination
“…pertanto,
i Capiscuola della Casa di Grifondoro cominceranno le ronde serali l’ultima
settimana del mese”.
La
McGranitt termina così il suo discorso.
Non
ho capito assolutamente nulla di ciò di cui si è parlato prima, anche se posso
intuire che erano le ronde l’argomento della serata. Avranno ribadito che
sarebbe opportuno intensificarle per meglio salvaguardare l’incolumità degli
studenti.
Beh,
con James Potter Caposcuola non avranno nulla da temere.
Con
la coda dell’occhio vedo la Evans scrivere freneticamente sul suo blocchetto di
appunti e noto, con un misto di curiosità e disgusto, che anche Mocciosus sta
facendo la stessa cosa.
La
questione più seria da affrontare questa sera non sono di certo le ronde. Ho
preferito evitare di parlarle prima della riunione, nel timore che mi scagliasse
qualche fattura dolorosa. Ma devo farmi coraggio ed affrontare la situazione
quando usciremo da questo posto.
Porca
piovra, da quando James Potter ha paura di affrontare le cose? Io non ho paura
di niente e…di nessuno…quindi è meglio che la Evans…si
prepari…
Quando
vedo tutti alzarsi, segno che la riunione è finalmente terminata, mi alzo di
scatto anch’io ed esco fuori per primo. Aspetto che la Evans si faccia vedere
per poi tornare insieme alla Torre di Grifondoro. Non ci sarà mai tragitto più
lungo.
“Potter”,
mi chiama lei, avanzando verso di me.
È
giunto il momento di chiederle di scambiare quattro chiacchiere, anche se so
bene che non desidera altro che tornare in Sala Comune da sola, senza avermi tra
i piedi.
Non
appena mi raggiunge, faccio per aprire bocca, ma lei mi precede, “Mi chiedevo se
magari potessimo fare la strada assieme…voglio dire, andiamo dalla stessa
parte!”.
Ok,
qui c’è indubbiamente qualcosa che non va. La Evans non mi ha mai chiesto di
fare la strada assieme, a meno che non fossi stato io a mettermi di fianco a lei
contro la sua volontà.
La
guardo senza farmi accorgere della mia crescente sorpresa.
“A
meno che tu non abbia altro da…”, aggiunge la Evans, in tutta
fretta.
“No”,
mi affretto a rispondere, “Non credo che andrei in biblioteca a studiare”,
aggiungo ironicamente.
Non
riesco a far entrare l’aria nei polmoni, fra qualche istante morirò per
soffocamento.
Allora:
la Evans mi ha spontaneamente e volontariamente chiesto di andare
insieme alla Torre di Grifondoro – quando prima non se lo sarebbe neanche
sognata – e su questo punto non c’è niente da discutere…beh, veramente ci
sarebbe tanto da discutere, ma il tempo stringe…e poi è quello che volevo io,
no? Volevo parlare con lei e lei stessa mi ha offerto l’occasione su un vassoio
di argento elfico. Meglio di così non mi poteva andare. Forse quell’enigmatico
sguardo di qualche ora fa significava una cosa del tipo: voglio parlare con te ma non lo faccio
perché ho un orgoglio da difendere. E, in effetti, non è che lei stia
sparando a raffica milioni di parole una dietro l’altra, anzi, resta zitta come
se l’avessero privata dell’uso della parola e, in tal caso, è meglio che sia io
a farmi avanti.
Però
avrei una domanda: per quale assurda ragione non riesco a spiccicare neanche una
parola? Vorrei parlare e invece me ne sto muto come un Avvincino sulla terra
ferma. Se potessi mi prenderei a colpi di clava.
“Oh,
Merlino…ma come faccio?”.
“Come?”.
Improvvisamente
ci fermiamo.
Aggrotto
la fronte in un’espressione scettica. Non mi sarà mica scappato qualche pensiero
ad alta voce?
La
Evans mi guarda in modo strano.
“C-cosa?”,
biascico, cercando invano di allentarmi il nodo della cravatta che quasi mi
soffoca.
“Hai
detto qualcosa poco fa”, risponde lei.
“Da…davvero?”,
dico in tono stupito.
Lei
annuisce.
“Beh…”,
la guardo per un attimo, dicendomi che se non faccio subito qualcosa farò la
figura del Troll in calzamaglia, “Possiamo parlare?”, domando quasi intimorito,
come se mi aspettassi un suo possibile no.
Il
suo viso di fa ancora più dubbioso, “Ok”, risponde infine.
Riprendiamo
a camminare ed io non so nemmeno da che parte iniziare il mio discorso…non so
nemmeno quale sia il discorso!
Prendo
fiato, “Vorrei che tu mi dicessi…”, deglutisco, “…se ce l’hai così a morte con
me da non volermi più vedere. Io saprò mettermi da parte. In caso contrario,
diverrò la tua ombra”.
Lei
si ferma di botto. Faccio ancora qualche passo in avanti prima di fermarmi
anch’io.
“Perché
mai dovrei avercela a morte con te, Potter?”, mi domanda,
stupita.
“Per
un’infinità di cose”, rispondo vago, anche se la mia allusione è al bacio che le
ho strappato giocando sporco.
Lei
abbassa volontariamente lo sguardo, prima di proseguire, “Io non ce
l’ho…”.
“Gradirei
mi guardassi in faccia, Evans!”.
Lei
indugia qualche secondo prima di soddisfare la mia richiesta. Alza lo sguardo e
i suoi occhi brillanti incontrano i miei, intrappolati dietro le lenti degli
occhiali. Forse è per colpa loro che lei non riesce a leggervi
dentro.
Scuote
la testa, “No, Potter, non ho nulla contro di te. Certo, la tua testardaggine e
spregiudicatezza rimarranno sempre oltre ogni previsione, ma non ho mai detto di
avercela a morte con te…tranne, forse, qualche volta in cui mi hai fatto davvero
perdere le staffe!”.
“Vale
a dire sempre”.
“Vale
a dire sempre”, ripete, con un accenno di riso nella sua
voce.
Bene.
So
di per certo che la Evans non mi odia a morte. Sono stato incredibilmente
geniale a celare il motivo per cui avrebbe dovuto uccidermi. Mi è andata
egregiamente. Dopotutto, James Potter non ha mai fallito.
Dopo
tanto camminare, arriviamo finalmente in Sala Comune.
Il
mio intento sarebbe quello di salutarla velocemente e scappare di sopra, prima
che a lei venga in mente un qualche tipo di domanda che potrebbe
rivolgermi.
Ma,
ahimè, questa sera non sono particolarmente fortunato.
“Dimmi
una cosa, Potter”.
La
sua frase mi fa sudare freddo. Non preannuncia nulla di
buono.
Deglutisco,
“Cosa?”.
“Ricordi
qualche giorno fa, quando siamo andati a raccattare i vestiti delle
armature?”.
Oh,
porca di quella cerbottana!
E
adesso che le dico??? Erano secoli che non si prendeva in ballo questo
argomento, un po’ perché io la evitavo, un po’ perché lei mi evitava di
conseguenza…insomma, non ne abbiamo mai parlato, così come non abbiamo mai
parlato di ciò che è successo a Natale, di ciò che è veramente successo la notte del 31
Dicembre ed il giorno seguente. E stavo quasi per evitare di parlarne anche
adesso!
È
giunto il momento di affrontare la situazione da vero
uomo!
Io
vorrei tanto fuggire, ma la voce della mia coscienza ha
ragione.
Puoi
ben dirlo!
Annuisco
impercettibilmente alla domanda che la Evans mi ha appena rivolto e lascio che
lei prosegua, “Non ho ben compreso la storia del vantaggio, della rimonta, del
Quidditch e via discorrendo…”.
In
questo momento, trasfigurerei un martello e uno scalpello e mi infiggerei
dolorose punizioni.
Devo
rilassarmi e fare uscire fuori il classico James Potter, quello che non si
innervosisce nemmeno di fronte ad un esame che non sa svolgere, ammesso che
esista un esame che io non sappia svolgere.
“Dimmi
cosa non hai capito”, proferisco, poggiandomi alla parete con le braccia
conserte.
“Beh,
se io ti ho baciato una volta e tu hai fatto lo stesso quando ero in infermeria,
per quale motivo mi hai baciato di nuovo dicendo che questo costituiva una
rimonta? In termini di Quidditch, se tu avresti voluto portarti in vantaggio…”, mima le virgolette, “…non
ci sarebbe stato nulla di strano nel tuo gesto. La cosa che però mi risulta
incomprensibile è: perché hai voluto farlo, ben sapendo che io sono un tipo
molto imprevedibile e che un ceffone non te l’avrebbe negato
nessuno?”.
In
tutta sincerità, non ho ascoltato una singola parola di quello che ha detto, ma
ho capito perfettamente dove vuole andare a parare. In sostanza, le risulta
strano che io l’abbia baciata col rischio di staccarmi la testa con un
potentissimo schiaffo.
“La
situazione era di parità, ho voluto rimontare”, mi giustifico, sperando che lei
non dimentichi che io non amo essere in svantaggio.
“Non
mi convinci. C’è qualcos’altro?”.
Sì,
dannazione! Lei non si ricorda un fico secco della notte del 31
Dicembre!
“No”,
rispondo, prendendomi a calci mentalmente.
“Potter,
se non mi dici immediatamente quello che mi sfugge, ti ritroverai questa mano
stampata in faccia!”, esclama, alzando il palmo.
Sono
nei guai, “La situazione è di parità, al momento”, rispondo soltanto, senza
dilungarmi.
“Parità…”,
ripete, “Perché dovrebbe essere di parità?”, il dubbio aleggia ancora sul suo
volto e si mette in una posa riflessiva, “Facciamo i conti: io ti ho baciato una
volta, poi tu hai fatto lo stesso e l’hai ripetuto un’altra volta…ma perché dici
che siamo pari…? A meno che, se l’Aritmanzia non è
un’opinione…”.
“Fai
due più due, Evans”, dico tirando le somme.
“C’è
qualcosa che mi hai voluto tenere nascosto riguardante la notte in cui mi sono
ubriacata!”.
Eureka!
Ci è arrivata da sola. E questo riduce il rischio di vedermi volare dalla
finestra.
“Potter,
dimmi cos’è successo!”.
“Te
l’ho già det…”, ma mi blocco, ripensando al fatto che io non gliel’ho
propriamente detto.
Poi,
l’illuminazione, “Ti ho baciato, quella notte”, e non è una
domanda.
“Sì”.
“Io”.
“Sì”.
“Te”.
“Sì”.
“E
l’ho capito solo adesso”.
“Sì”.
“Sono
una stupida”.
“Direi
di sì”.
Mi
lancia un’occhiataccia grazie alla quale capisco che è meglio che mi stia zitto,
se ci tengo alla mia incolumità.
Direi
che questa sera qualche chiarimento c’è stato, almeno è arrivata da sola a
tappare i buchi neri senza la mia collaborazione. Adesso, bisogna solo capire cosa accadrà in seguito…una cosa da nulla…
Lei
si ostina a rimanere in silenzio a fissarmi, forse perché vuole darmi spazio per
dire qualcosa. Sto facendo degli sforzi immani a reggere il suo sguardo, ma che
non si aspetti mai che io lo distolga.
“Ebbene,
Evans…”, esordisco, come se il discorso dovesse essere già portato a
conclusione, “…adesso avrai tutte le ragioni del mondo per avercela seriamente a
morte con il sottoscritto”.
“No…”,
risponde quasi a fil di voce, “Non è mica la fine del
mondo”.
“Potrebbe
sempre esserne l’inizio”, dico in tono ottimista.
“Potrebbe…”.
“Ma?”.
Scuote
leggermente la testa, sorridendo, “Non c’è nessun ma”.
“Posso,
dunque, considerarmi sano e salvo?”.
“Direi
che, ufficialmente, non sei più in pericolo di vita”.
Spalanco
gli occhi quando le sento dire quel più di troppo. Significa che lei non mi
aggredirà più, che non sbraiterà più contro di me per i corridoi, che non mi
insulterà più dicendomi che sono un essere a cui manca materia cerebrale e che,
in sostanza, sarà più gentile e dolce così come lo è stata per il giorno di
Natale?
Mi
auto-rispondo di sì.
Il
suono dell’orologio che batte gli undici rintocchi mi trasporta nella realtà – o
nel sogno? – da cui sono stato strappato.
E
adesso, tanto per fare un po’ di scena di matrice jamespotteriana, mi congedo di mia
volontà.
Le
sorrido raggiante, “Dolce notte, Evans”.
Mi
fiondo su per le scale ancor prima che lei possa ricambiare il saluto, ma sono
sicuro che sta ancora fissando il punto in cui mi trovavo prima di
sparire.
To
be continued…
Hola!
Ecco qui un nuovo capitolo, in cui il nostro tenero James si dimostra ancora più
pazzo di quanto non lo sia già XDXD La causa della sua pazzia ovviamente è Lily,
e lui la sta a poco a poco contagiando XD
Un
enorme GRAZIE a: lenu88, lyrapotter, Lilian Potter, cloe sullivan, J&L4EVER, Ginny Lily Potter, gemellina, potterina_88_, HarryEly, __MiRiEl__, myki, ki_chan.
Siete
fantastiche!^^
Adesso
scappo. Ho una pila di libri che mi aspetta di là XD
Bacioni!
^__^
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Capitolo 24 *** Dreams are strange ***
mad24
Capitolo 24
Dreams are strange
“Si
dice in giro che tu e la Evans usciate insieme”.
Per
poco non cado dalla sedia. Cerco di sistemarmi meglio su di essa, poggiando le
braccia sul banco.
Do
uno sguardo a Lumacorno intento a spiegare una qualche pozione, per poi
rivolgermi furente verso colui che ha proferito una simile
sciocchezza.
“Sirius!”,
dico a voce un po’ troppo alta, facendo presto ad abbassarla notevolmente prima
che il professore mi scopra, “Sirius,
chi diamine le mette in giro queste voci???”.
“Boh”,
risponde vago, “Però l’ho sentito. Allora, è vero o no?”.
“Ma
certo che no!”.
“Lo
dici come se non volessi veramente uscire con lei”.
“Ti
sbagli. Sai quanto lo vorrei”.
“E
allora chiediglielo”.
Chiederglielo!
Facile
a dirsi…
Sono
passati giorni da quella sorta di discussione serale che abbiamo avuto, quella
in cui mi ha promesso di non trattarmi più come una pezza da piede. Da allora
non ci siamo parlati completamente, il che risulterebbe un netto controsenso se
non fosse che – meraviglia delle meraviglie – riesce ad alzare la mano per
salutarmi al mattino.
A
mio avviso, non c’è niente di più…
Improvvisamente,
i miei pensieri vengono interrotti da Sirius che cerca di sistemarsi meglio
sulla sedia e si avvicina a me, per potermi parlare a bassa
voce.
“Non
so se te ne sei accorto…”, bisbiglia, “…ma non sei il solo che trova la Evans
particolarmente…ehm…carina”.
Se
non fosse il mio migliore amico, l’avrei già preso a calci sulle
gengive.
Ma,
dal momento che è il mio migliore
amico, ascolto ulteriormente ciò che ha da dirmi, fingendomi perplesso, “Che
intendi dire?”.
Anziché
perplesso, mi sono finto stupido, ma va bene lo stesso.
“Ramoso,
scusa se te lo dico, ma non dovresti indugiare”.
“In
che senso?”.
“Ti
ripeto che non sei l’unico ad essersi reso conto che la Evans è una bella
ragazza. Se non ti dai una mossa, te la fregheranno da sotto il naso,
amico”.
Resto
un attimo con lo sguardo fisso sulla lavagna a riflettere…
Mh…
Ma
porca di quella piovra ingigantita, Sirius ha ragione da vendere! Ma come ho
potuto essere così stupido da farmi sfuggire un simile dettaglio? È totalmente
fuori discussione che qualcuno osi intralciare il mio cammino, guai a chi osa
toccare la mia Evans!
Sondo
la classe con sguardo indagatore, posandomi su ogni testa maschile che rientra
nel mio campo visivo.
Chi
diavolo c’è accanto a lei? Ah, c’è Remus…beh, lui non risulta un problema. Ma
chi altro potrebbe sbarrarmi la strada? Mocciosus…sono secoli che la Evans non
lo difende più e la cosa mi dà sollievo. In ogni caso, è un avversario che
potrei spazzare via in un soffio. Escludiamo del tutto Sirius, non lo farebbe
mai…
Poi
c’è quel tipo di Corvonero, a cui risulterebbe ottima la strategia di
abbindolarla grazie all’ausilio di un qualche libro…e che dire del Cercatore di
Tassorosso? Nah, lo escludo. Io sono milioni di volte più bravo di lui, la scusa
di farla cadere ai suoi piedi utilizzando come espediente la bravura
nell’acchiappare una pallina dorata è totalmente da bocciare, a meno che non ti
chiami James Potter. Però non bisognerebbe nemmeno sottovalutare il resto dei
miei compagni di corso…
In
sostanza, dovrei preoccuparmi di tutta la scuola! Merlino, che
tragedia!
Devo
ascoltare Sirius, lui ne sa molto più di me in fatto di ragazze.
Basta,
ho deciso: stasera abbiamo la ronda e non ci sarà occasione migliore di questa
per chiederle di uscire, sperando vivamente che accetti.
Oh,
al diavolo! Accetterà di buon grado! Solo una persona con un’esigua sanità
mentale rifiuterebbe un mio
invito!
***
“Scordatelo”.
“Ma
perché???”.
“Perché
non te lo meriti”.
Guardo
Remus con un’espressione da cerbiatto indifeso, ma lui non ci casca per niente.
Eppure gli ho solo chiesto, gentilmente, se poteva correggermi il tema di
Pozioni che oggi Lumacorno ha lasciato, non mi sembra di avergli chiesto chissà
cosa!
Per
la verità gli ho domandato di svolgermelo direttamente, dato che ho un mare di
altre cose da studiare e, tra l’altro, stasera ho anche la ronda. Al che lui mi
ha risposto che il mio comportamento è assolutamente poco proficuo, nel senso
che non dovrei accumulare lo studio e poi svolgerlo tutto d’un fiato. Insomma,
vuole che trovi spazio per i libri nella mia testa e che archivi momentaneamente
la Evans, cosa che io non posso e non voglio fare.
Beh,
se non vuole aiutarmi, il tema lo faccio da solo. Male che vada, riuscirò a
convincere la Evans ad aiutarmi con l’espediente del cerbiatto con gli occhi
lacrimosi. Solo un cuore di pietra non riuscirebbe a sciogliersi di fronte a
tanta tenerezza. Sono praticamente irresistibile.
“Spero
che tu, stasera, riesca a convincere la Evans ad uscire con te”, dice Felpato,
sbirciando il tema di Remus che subito lo copre gettandovisi
sopra.
“Ovvio!”,
rispondo, con un po’ troppa fierezza nella voce, “Ragion per cui, non ha senso
continuare a studiare, dato che fra poco dovrò andare
via”.
Remus
mi lancia un’occhiata di fuoco. Sono sicuro che vuole sbranarmi e non tanto
perché è un lupo mannaro.
Mi
alzo dalla poltrona e mi sgranchisco le dita, come fa un pianista prima di
suonare.
Sono
quasi le nove della sera e non ho ancora visto la Evans scendere dal suo
dormitorio. Magari sarà in biblioteca a studiare. Vorrà dire che ci vedremo
direttamente al luogo d’incontro.
Saluto i Malandrini e mi incammino verso il buco del
Ritratto, senza riuscire a spiegarmi perché il cuore batte violento contro il
mio petto.
***
“Meglio
tardi che mai, Potter”.
“Mi
dispiace tanto”.
Effettivamente,
sono arrivato con più di mezz’ora di ritardo, ma non è stato un atto volontario.
Camminavo molto lentamente, pensando a come diavolo devo chiederle di uscire –
Remus ha saggiamente proposto di costruire una sentenza con soggetto, verbo e
complemento al posto giusto – e così ho fatto tardi.
Avanzo
con le mani in tasca verso di lei, appoggiata al muro con le braccia conserte.
Il
ritmo del battito non è diminuito per niente.
Non
faccio altro che pensare alle parole di Sirius, ma il problema è che non so da
dove cominciare. Per James Potter non dovrebbe risultare difficile, tuttavia
questa sera James Potter è svanito nel nulla, come accade sempre tutte le volte
che sono assuefatto dalla sua presenza.
In
tutto questo miscuglio di pensieri, non mi sono accorto di stare immobile a
fissarla come un allocco.
Cominciamo
bene…
“Sarà
meglio che andiamo”, propone, incuriosita dalla mia
espressione.
“Certo”,
asserisco, rauco.
E
così iniziamo a camminare lungo il corridoio.
Ok,
cerchiamo di riprendere il normale ritmo della
respirazione.
Per
quale motivo dovrebbe riuscirmi difficile chiederle di uscire? Basta solo…chiederlo…un gioco da ragazzi.
Ma,
se davvero è un gioco da ragazzi, perché mai vorrei seppellirmi in qualche
angolo sperduto della Foresta Proibita piuttosto che affrontare la
situazione?
Che
sia codardo? Probabile.
Che
abbia paura di una sua reazione negativa? Possibile.
Sospiro.
E
lei se ne accorge.
“Qualcosa
non va?”, domanda.
Sì,
ci sono un’infinità di cose che non vanno!
“No”,
accompagno la mia risposta con un segno di diniego della
testa.
“Sembri
molto strano”.
“In…che
senso?”.
“Sei
molto diverso dalla persona che eri tempo fa”.
E
qui capisco che non allude a questo preciso momento, ma a tutto ciò che è
successo precedentemente.
“Anche
tu sei diversa, in certi momenti”.
“L’altra
notte ti ho sognato”, dice, cambiando completamente
argomento.
Sorrido,
“Quale onore aver dimora nei tuoi sogni”, sembra quasi che il vecchio James
Potter sia tornato in me, ma la frase mi è uscita in maniera molto spontanea,
“Che facevo?”, chiedo, vedendo l’espressione di lei un po’ scettica a causa di
ciò che ho detto qualche secondo fa.
“Non
ne ho idea”, risponde in tutta sincerità, “Non riuscivo a capire niente. Sentivo
la tua voce che diceva: non lo lascio
cadere…ma non ho capito in che situazione ti trovavi o a cosa volessi
riferirti”.
“Che
sogno strano”.
“Già.
Ma sono sogni, è normale che siano strani”.
“Giusto”.
Cadiamo
di nuovo nel silenzio.
Porco
bolide, avrei potuto tirare in ballo l’appuntamento e invece non l’ho fatto!
Sono un grandissimo idiota!!!
Fino
a stamattina pensavo che non ci sarebbe stato nulla di più semplice, ma era
l’indole di James Potter a farmi parlare. Adesso mi sento completamente inerme,
non so come agire, non so cosa dire, non so cosa fare.
Anziché
perdere tempo a farmi inutili complessi, dovrei cercare di trovare il coraggio
di affrontare la realtà, è questo ciò che fa un vero Grifondoro. Devo tenere
alto l’onore della mia Casa.
Voltiamo
a destra.
Non
so quale forza mi spinge a camminare nella sua stessa direzione. Perso come sono
nei miei pensieri, non mi sarei stupito se avessi proseguito
diritto.
Sospiro
di nuovo.
“Insomma,
posso sapere che cos’hai?”.
La
sua domanda mi trafigge inaspettatamente.
Ci
fermiamo, come se fossimo incapaci di parlare e camminare al
contempo.
“Va
tutto…”, ma non riesco a concludere la frase.
“Vuoi
dirmi qualcosa?”.
“A
dire la verità, sì. Una cosa da dirti l’avrei”.
“Sentiamo,
allora”.
Dai,
sono sulla strada giusta!
Mannaggia,
non pensavo che fosse così complicato!
Assumo
un’aria disinvolta, di chi si aspetta una risposta che non gli fa né caldo né
freddo, ben sapendo che per me la risposta a questa domanda condizionerà
un’intera esistenza, “Questo fine settimana si va a Hogsmeade, vuoi venirci con
me? Solo per passare una giornata diversa dalle altre…sarà un po’ come stare a
far la ronda ma con la differenza che la ronda è un nostro dovere, mentre
l’uscita ad Hogsmeade sarà più un…”.
“D’accordo”.
“…piacere.
Cosa?”.
Ero
troppo impegnato a formulare una serie di frasi una dietro l’altra, per
accorgermi della sua risposta che ho mal recepito.
“Ho
detto che va bene, Potter”, ripete, “Tutto qui quello che volevi
dirmi?”.
Mi
chiede se è tutto
qui???
Io
ho passato ore a cercare di infondermi coraggio per farle questa dannata
proposta, e lei mi chiede se è tutto
qui???
Beh,
adesso la questione è un’altra: non riesco a credere che abbia davvero
accettato.
“Ebbene?”,
domando, come se non avessi capito un fico essiccato.
“Potter,
sei sordo, per caso?”, c’è un pizzico di ilarità nella sua
voce.
“No…ma
credo di essermi appena risvegliato dopo aver sognato che tu accettavi di venire
a Hogsmeade con me”.
“Non
c’è dubbio, sei strano”, conviene.
Se
la stranezza equivale alla felicità, sì, sono strano
eccome.
Sorrido
leggermente, gli occhi pieni di meraviglia “Davvero?”.
“Beh,
sì…un po’ strano lo sei”.
“No,
io parlavo dell’uscita a Hogsmeade”.
“Oh”,
sorride, “Perché dovrei dire di no?”.
“Perché…Evans,
non hai mai accettato in anni e anni di richieste!”.
“Potter,
questa è la prima volta che ti vedo sinceramente in difficoltà nel farmi questo
genere di richieste”.
Colpito
e affondato.
Come
l’ha capito? Era davvero così evidente?
Però,
ha ragione. Negli anni passati ho dimostrato un’eccessiva
spavalderia.
Merlino,
quanto sono cambiato.
Le
sorrido lievemente e anche lei fa lo stesso.
Wow,
non mi sono mai sentito così libero in vita mia! È come se mi fossi tolto un
enorme macigno che mi opprimeva lo stomaco.
Adesso posso continuare a fare la ronda in modo del tutto
sereno.
***
Dopo
aver girovagato per la Scuola per ore, arriviamo alla Torre di Grifondoro quando
mancano solo cinque minuti alla mezzanotte. La stanchezza quasi mi lacera, ma la
felicità la vince su tutti i fronti.
Per
la verità, intricati pensieri su quello che è appena successo non sembrano voler
smettere di violentare la mia mente. Non capisco perché non posso prenderla con
il mio solito atteggiamento, dicendomi: Milioni di ragazze darebbero l’anima a
Voi-Sapete-Chi soltanto per ricevere un misero cenno della mano dal
sottoscritto, era più che logico che la Evans avrebbe accettato.
La
guardo, mentre lei si volta verso di me con sguardo interrogativo, chiedendosi
magari il motivo per cui mi sono bloccato nel bel mezzo della Sala
Comune.
I
suoi occhi sembrano volermi risucchiare.
Vengo
risvegliato dall’orologio che rintocca la mezzanotte e qualcosa mi torna alla
memoria.
“Evans?”.
“Sì?”.
Mi
fermo a pensare che anni fa, in questo stesso periodo, non facevo altro che
correrle dietro per tutti i corridoi di Hogwarts e tappezzavo le pareti con
assurde scritte di Buon Compleanno, che a confronto quelle di Pix erano senza
alcun valore. Mi accorgo, adesso, che le mie soltanto avrebbero dovuto essere
considerate orribili e insignificanti. Provo disgusto per me stesso, perché
compivo quelle disdicevoli azioni senza la benché minima traccia di importanza o
valore.
E
lei, ovviamente, non sarebbe mai stata in grado di capirne gli intenti
retrostanti.
“Potter,
cosa volevi dirmi?”, mi domanda, essendosi accorta del mio prolungato
silenzio.
“Mi
sono ricordato che oggi è il tuo compleanno. Sinceri
auguri”.
“Oh…è
vero. L’avevo completamente rimosso”, il suo viso s’illumina,
“Grazie”.
Le
sorrido anch’io, “Grazie a te”.
“Ma
di cos…?”.
“Ci
vediamo, Evans!”, la interrompo, mentre mi incammino verso le scale che mi
condurranno alla mia stanza.
Fortunatamente,
non mi sono fiondato su per le scale a corsa. Se l’avessi fatto, non avrei udito
la sua voce sussurrare un timido certamente in
risposta al mio saluto, come se non vorremmo fare altro che vederci per il resto
del tempo che il destino ci ha concesso di vivere.
To be continued…
Beh,
ho postato il giorno dopo l'effettivo compleanno di Lily XD
E
finalmente il nostro James ha chiesto alla sua amata di uscire. Era prevedibile
che un capitolo del genere avrebbe fatto la sua comparsa, ma non lo definirei
banale per il semplice fatto che Lily ha dovuto per forza accettare almeno un
invito di James al quale, sappiamo bene, ne sono seguiti altri…e fu così che
nacque Harry XDXDXD
Spero
che sia un filino accettabile questo capitolo, naturalmente il giudizio spetta
solo e soltanto a voi^^
Un casilione di GRAZIE a: jaily,
sillina
, myki, *Cassy Black*, HarryEly, ki_chan, J&L4EVER, potterina_88_, lyrapotter, Lilian Potter, cloe sullivan, lenu88, Ginny Lily Potter, Koala3, __MiRiEl__. Vi
ricordo che questa fic sta andando avanti solo grazie a voi che mi infondete la
forza per continuare nonostante gli esami incombenti!
Special
Thanks to gemellina
^^
Credo
di aver concluso, per il momento XD
Baci bacini
bacetti baciuzzi ^___^
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Capitolo 25 *** The date: part one ***
mad25
Capitolo 25
The
date: part one
“Si
dice in giro che tu e la Evans usciate insieme”.
Ma,
dico, la gente non ha altro da fare anziché intromettersi nelle questioni
altrui?
Evidentemente
no.
Siamo
seduti al tavolo di Grifondoro, dopo esserci ingozzati del pranzo di un
tranquillo venerdì. Il venerdì che precede il tanto sospirato appuntamento con
la Evans.
“No,
Sirius”, rispondo esasperato, “Io e la Evans non usciamo
insieme”.
“Ma
come???”, esclama in tono disperato, mentre una goccia di succo di zucca del suo
boccale fa a finire sulle pagine immacolate del libro di Remus, “Pensavo
gliel’avessi chiesto!”.
“È
così, ma usciremo soltanto domani e sarà anche la prima volta. Non è mica una
routine! Pertanto, sei pregato di non badare a quello che vocifera la gente e di
considerare come vero esclusivamente ciò che dice il sottoscritto,
intesi?”.
“Ok”.
“Sta
arrivando”, mormora Remus, immerso nel suo librone.
“Chi?”,
domandiamo io e Sirius all’unisono, ma penso di essere a conoscenza della
risposta.
La
Evans avanza verso di me con passo deciso e l’espressione leggermente alterata.
Prevedo guai.
“Potter!!!”.
Uffa!
Sono curioso di sapere perché si è rivolta a me in questo modo! Non ho fatto
proprio niente!
Si
siede accanto a me e sbatte i pugni sul tavolo, come a voler attirare la mia
attenzione.
“Dimmi”,
rispondo, in tono cortese.
“Come
mai tutta la Scuola sa del nostro appuntamento???”, sbotta a bassa voce, il che
le conferisce una tonalità alquanto demoniaca, “Io non ne ho parlato con
nessuno, quindi la colpa non può che essere tua! Ti piace così tanto stare sotto
i riflettori da trascinare in mezzo anche me??? Tienimi fuori dal tuo mondo
fatto di stelle! C’è chi blatera persino sulla data del matrimonio! E la Parker cerca in tutti i
modi di farmi ruzzolare giù per le scale! Potter, mi
ascolti?”.
“Sì…certo…ma
chi diavolo è la Parker?”.
“Louise
Parker!”, esclama, come se fosse la persona più conosciuta dell’intera Comunità
Magica, “Frequenta il settimo anno con noi”.
“Mai
sentita nominare”.
“Non
mi dire che non ti sei mai accorto che, quando ti vede, ha l’esigenza di
portarsi dietro un paio di secchi per evitare che la bava le coli per
terra!”.
Wow,
che spiegazione!
Ma
ancora non riesco a inquadrare questa fantomatica
ammiratrice.
“Boh,
non so chi sia”.
“Comunque…”,
riprende il discorso, “…non mi va che la gente sappia…”.
“Sappia
cosa, esattamente? Che domani io e te passeggeremo per le vie di Hogsmeade
circondati da un alone di quiete e serenità che mai ci ha caratterizzati in
tutti questi anni? Lascia pure che
sappiano, a me non importa”.
“Non
fai altro che pensare sempre e solo a te stesso! Ti ricordo che in questa storia
c’entro anch’io, quindi abbi la decenza di rivolgere i tuoi pensieri anche a
me!”.
“Non
puoi nemmeno immaginare quante volte lo faccio”, mormoro, più a me stesso,
guardando Sirius intento a fare gli orecchioni alle pagine del libro di
Remus.
Con
la coda dell’occhio, noto che mi sta fissando, poi prosegue, “Io sto per andare
in biblioteca, probabilmente non ne uscirò fino a sera tarda. Questa è la tua
unica possibilità per dirmi dove e a che ora dobbiamo incontrarci
domani”.
Distolgo
lo sguardo da un Remus quanto più deciso a voler fare la permanente a Sirius
come punizione per avergli rovinato il libro, rivolgendolo alla Evans, che resta
in attesa di una mia risposta
“Sala
Comune, ore otto”.
“Perfetto.
A domani”.
Sembra
che abbiamo stabilito la data di un’esecuzione.
E
ho la sensazione di essere io l’avanzo di galera a cui far eseguire la condanna
a morte.
***
“Io
vorrei solo capire perché sono in piedi alle 6.30 di sabato
mattina!”.
“A
dire il vero, tra tutti noi tu sei l’unico ancora avvolto nelle tue calde
coperte”.
Con
immane violenza, Remus toglie via le coperte e scopre un Sirius ancora un po’
assonnato, il cui unico abbigliamento per la notte è costituito da un paio di
boxer. Il freddo gli penetra le ossa in men che non si
dica.
“R-Remus”,
balbetta Sirius, minaccioso, “La mia vendetta sarà
crudele”.
“Vestiti”,
gli impone Remus, ignorandolo, gettandogli addosso una massa informe di
abiti.
Sirius
si veste brontolando, “Allora, cos’è successo?”, domanda.
Mi
precipito verso di lui, afferrandogli le spalle e scuotendolo violentemente,
“Felpato, voglio che voi siate partecipi della mia immensa
gioia!”.
“Sì…”,
la pronuncia della i è molto aperta,
tanto da sembrare una e. È come se
non gliene importasse niente! E se i miei Malandrini non sono felici del fatto
che io sono felice, non sono più felice!
“Non
siete felici per me?”, piagnucolo.
“Certo
che lo siamo!”, ribatte Peter.
“Ma
questo non giustifica che mi abbiate fatto fare matinée!”, esclama
Sirius.
“Remus
e Peter hanno fatto questo sacrificio! Perché tu non vuoi?”, continuo a
piagnucolare.
“Semplice:
ieri sera ho avuto una tresca amorosa con una tipa di Serpeverde e…beh, ho fatto
tardi”.
“Risparmiaci
ulteriori dettagli”, brontola Remus.
“È
la natura, Remus. Se la smettessi di essere così chiuso di mente, ti
accorgeresti di averla anche tu”.
“La
mia non è natura, Sirius. È condanna”.
“Ok,
basta così”, interviene Peter, “Cerchiamo di essere meno aggressivi. Pensate a
James, oggi è il suo primo appuntamento!”.
Le
lacrime mi salgono agli occhi, “Grazie, Codaliscia! Tu sì che mi
capisci!”.
“Peter
ha ragione”, conviene Remus, “Scusaci”, aggiunge, rivolgendo un’occhiataccia a
Sirius, incitando anche lui a scusarsi.
“Sì…scusa”.
Sorrido
raggiante, “Vi adoro”.
Ricambiano
il mio sorriso.
Bene,
adesso è giunto il momento di farmi bello, cioè, bello lo sono già, ma non posso
mica presentarmi all’appuntamento in pigiama! Frugo nell’armadio alla ricerca di
qualcosa di decente da mettermi, gettando tutta la roba per terra sotto le urla
di Remus, il quale si è assolto da ogni impegno di
raccattarle.
Quando
sono pronto e perfetto, sono passati pochi minuti dopo le sette, ma ho il forte
desiderio di scendere in Sala Comune e aspettarla per cinquanta
minuti.
Ricevo
le ultime raccomandazioni dai Malandrini, neanche fossero i miei
genitori.
“Cerca
di non fare lo spavaldo come al solito, se non vuoi che ti pianti”, suggerisce
Remus.
“Certo”,
asserisco.
“Cerca
di non avvicinarti con lei alla Stamberga Strillante, tanto per farle vedere che
non hai paura di nulla”, dice Peter.
“D’accordo”.
“Non
soddisfarle alcun tipo di desiderio materiale, se non vuoi ritrovarti senza uno
Zellino”, dice Sirius, guadagnandosi una gomitata sui fianchi da parte di
Remus.
Sorrido
divertito.
“In
definitiva, James, sii te stesso”, conclude Remus, “Lo apprezzerà
molto”.
Sorrido
riconoscente, “Grazie, ragazzi”.
Mi
volto verso la porta e la apro, pronto a scendere le scale del
destino.
“Un’ultima
cosa”.
La
voce di Sirius mi fa voltare verso i Malandrini, schierati davanti a
me.
Sorride
maliziosamente, “Non tornare fino a domani matt…”.
Ma
non conclude la frase a causa di un calzino in bocca trasfigurato dal
sottoscritto e una ciabattata sugli stinchi da parte di Remus e
Peter.
***
Il
cielo è bianco, forse nevicherà.
Oh,
andiamo! Del tempo non me ne frega niente, era solo per impegnare la mente in
qualcos’altro!
Cerchiamo
di mantenere il controllo e, soprattutto, di regolare la temperatura corporea.
Se avessi saputo, avrei lasciato in stanza la sciarpa. Ma anche il cappotto, i
guanti e tutto il resto. Se Hogsmeade verrà sommersa da una valanga improvvisa a
causa dello scioglimento della neve, la colpa sarà solo
mia.
Meglio
evitare questi tragici pensieri e iniziare ad agire.
“Che
vorresti fare?”, le domando, una volta imboccata la via principale di
Hogsmeade.
“Mi
va bene tutto”, risponde vaga, “Tu hai qualche proposta?”.
“Beh…”,
faccio per pensare, “Potremmo parlare davanti ad una tazza fumante di cioccolata
calda”, propongo.
“Non
è una buona idea. Sono un disastro quando bevo la cioccolata”, ammette,
stringendosi nel cappotto.
Sorrido,
“Svaligiamo Mielandia?”.
“I
dolci fanno ingrassare e fanno male ai denti”.
“Uffa”,
protesto, “Posso riproporti la cioccolata?”.
“Con
tante bevande che ci sono?”.
“Sono
irremovibile!”.
Sospira,
sconfitta, “E va bene, hai vinto!”.
Sorrido
trionfante e ci dirigiamo verso I Tre
Manici di Scopa.
È
come se la campanella sopra la porta si fosse ingigantita e avesse emesso un
suono quindici volte superiore al normale, perché gran parte della clientela si
è voltata a guardarci. La scena è durata solo tre terribili secondi, tutti sono
già tornati alla loro occupazione.
Non
voglio sapere che faccia abbia la Evans in questo momento.
“Dopo
questa…calorosa accoglienza…”, esordisce lei, “…che ne diresti di
sederci?”.
“Ok”,
annuisco poco convinto, sentendo lo sguardo di Madama Rosmerta puntato
addosso.
“Mi
domando cosa voglia”, commenta la Evans, una volta preso
posto.
“Di
chi parli?”, chiedo.
“Di
Madama Rosmerta. Ci fissa…ti fissa da
quando siamo entrati”.
“Sono
famoso anche da queste parti”.
La
Evans porta gli occhi al cielo, come fa sempre quando mi
atteggio.
Dopo
avere ordinato – non prima di aver fuso un paio di neuroni per convincere la
Evans che non si muore bevendo la cioccolata – finalmente le nostre tazze
fumanti si dispongono davanti al nostro naso.
La
Evans poggia entrambe le mani sulla sua tazza e fa per alzarla dal tavolo, “E
adesso?”, domanda.
“Devi
berla”, rispondo come ovvio, un po’ divertito.
“Cretino,
non mi riferivo alla cioccolata!”.
Scoppio
in una risata che fa voltare qualche cliente vicino a noi, “Lo so, volevo solo
prenderti in giro, con te ci riesco sempre”.
“Ah-ah-ah!”,
finge sarcasmo.
“E
comunque, adesso parliamo”, suona più come un’imposizione che come una
proposta.
Quale
migliore occasione di questa per parlare da persone civili, senza urla e
schiamazzi per i corridoi.
“Parlare”,
ripete lei, “Di che?”.
“Di
te. E, se rimane spazio, anche di me”.
Spalanca
gli occhi, “Se rimane spazio? Non eri
tu quello che vuole stare sempre al centro
dell’attenzione?”.
“Ci
sono casi in cui è bene sacrificarsi”.
Lei
rimane un po’ basita, ma si riprende qualche secondo dopo, “Cosa vuoi
sapere?”.
“Siamo
nella stessa Casa da sette anni, ormai. Puoi cominciare da dove
vuoi”.
“Beh,
non c’è nulla da dire”.
“Secondo
me c’è tantissimo da dire”.
Spingo
la sedia più vicino al tavolo e incrocio le dita sulla superficie legnosa,
pronto ad ascoltarla. La cioccolata può aspettare.
Si
avvicina al tavolo anche lei, imitando il mio gesto di poco fa, “In sette anni
non hai fatto altro che dirmi quanto mi conosci!”, sbotta
improvvisamente.
Sulle
mie labbra si disegna un sorriso sghembo, “Non lo nego”.
“E
allora evitiamo di parlare di me, visto che sai già
tutto!”.
“Non
è esatto. È vero che ormai ho imparato a conoscerti, ma solo esteriormente, come
tutti a scuola, del resto. Ma a me non piace mescolarmi al
comune”.
“Cosa
non sai di me?”.
“Quello
che pensi”, e qui mi prendo il lusso di fissarla intensamente negli occhi, “Cosa
stai pensando, adesso?”.
Lei
mi fissa di rimando. Ho il timore che il suo sguardo di smeraldo sia molto più
intenso del mio.
“Penso…”,
esordisce in un velo di voce, “…che non avrei mai potuto prevedere la situazione
in cui mi trovo adesso”.
“Nessuno
di noi ha la capacità di prevedere il futuro”, commento,
“Cos’altro?”.
“È
strano trovarmi seduta ad un tavolo a parlare con te faccia a
faccia”.
“Perché
lo trovi strano? Al posto mio avrebbe potuto esserci chiunque, anche se non
credo ti sarebbe piaciuto un ragazzo a cui mancano gran parte dei denti”, faccio
scrocchiare le ossa della mia mano destra, dandole l’impressione di un tipo
violento.
“Ti
ho detto quello che pensavo”, conclude, come se prima o poi non glielo chiederò
di nuovo.
“Non
abbiamo mica finito, Evans”, le dico, prima di sorseggiare un po’ di cioccolata
ormai tiepida, per poi riposare la tazza sul tavolo, disegnandomi sul viso
un’espressione di disgusto. Nemmeno lei ha osato toccare la tazza, forse per via
dell’avvertimento di prima.
“Che
altro vuoi sapere?”, mi domanda.
“Tu
cosa pensi di me?”.
“Che
sei uno sbruffone”, risponde, senza neanche far passare un misero secondo dalla
mia domanda.
“Solo
questo?”, fingo sorpresa.
“Ovviamente
no!”.
“Continua,
allora”.
“Oltre
che sbruffone, sei testardo, egoista, ribelle, impertinente, presuntuoso,
arrogante, spavaldo, insopportabile, fastidioso e…accidenti, c’è così tanto da
dire che ci vorrebbe una vita per finire questo elenco! E sai cos’è strano in
tutto questo?”.
Ci
risiamo con la stranezza, “Cosa?”.
“Il
fatto che non sei più tutte le cose che ti ho detto da quando abbiamo iniziato
il settimo anno!”.
E
per quale ragione lo dice in questo tono nervoso e alterato? Al suo posto, io
avrei usato un tono più dolce.
È
fatta così.
“Come
sono io, adesso?”, le chiedo, sorridendo
impercettibilmente.
“Diciamo
che sei…leggermente accettabile”.
Non
so se soffermarmi sul leggermente o
sull’accettabile.
Che
importa? Mi va bene in questo modo. Ma mi domando se riuscirò a raggiungere una
valutazione più alta.
Improvvisamente,
un forte rumore proveniente dall’ingresso ci fa voltare tutti in quella
direzione. Un losco uomo incappucciato fa il suo ingresso nel pub spalancando la
porta e inondando il locale di vento gelido.
To
be continued…
Ed ecco il tanto sospirato primo appuntamento tra questi
due…non so nemmeno come definirli XD Questa è solo la prima parte, naturalmente,
ma chissà cosa accadrà nella seconda ^_^
Ringrazio
immensamente: Kalahary, Vale Lovegood, Lilian Potter, lilyginnypotter, cloe sullivan, myki, lenu88, potterina_88_, __MiRiEl__, ki_chan, gemellina, HarryEly, jaily, Only_a_Illusion, J&L4EVER, lyrapotter, Koala3.
Scusate
la brevità, ma Foscolo e compagnia bella mi aspettano XDXD
Besitos
^____^
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Capitolo 26 *** The date: part two ***
mad26
Capitolo
26
The
date: part two
L’uomo
resta immobile sull’uscio, il volto coperto dal cappuccio.
Il
resto delle persone presenti lo guarda con occhi sbarrati e
impauriti.
Chi
diavolo è? E come ha osato interrompere la mia conversazione con la
Evans?
Con
un rapidissimo gesto, l’uomo estrae la bacchetta da sotto il mantello, prima
ancora che anche solo uno di noi possa fare lo stesso. Con un paio di
incantesimi inizia a distruggere il locale, colpire le fiaccole appese alle
pareti e scaraventare le sedie al muro. Io e la Evans ci rifugiamo sotto il
tavolo così come gli altri presenti.
“Senti
un po’, tu!”.
La
voce di Madama Rosmerta spazza via il rumore provocato dai colpi
distruttivi.
Vedo
la losca figura avvicinarsi alla donna, puntandole la bacchetta
contro.
Come
se ci fossimo appena letti nel pensiero, io e la Evans estraiamo le nostre e
approfittiamo di questo momento per elaborare un misero piano che ci faccia
sgattaiolare fuori dal tavolo in assoluto silenzio.
“Quale
autorità ti permette di radere al suolo il mio locale?”, domanda bruscamente
Madama Rosmerta, nonostante la sua mano non tenga stratta alcuna bacchetta per
difendersi, “Potevi anche sceglierti un altro posto dove portare scompiglio!
Alla Testa di Porco, per
esempio!”.
“Zitta,
donna!”, ribatte l’uomo scortesemente.
Io
e la Evans, sotto il tavolo, cerchiamo di comunicare con gesti e sguardi. Io le
faccio cenno di restare qui sotto, mentre lei ribatte con uno sguardo infuocato
in cui leggo che lei non resterà mai con le mani in mano. Sbuffo pesantemente,
la sua insistenza quasi mi disarma. Cerco di spigarle, sempre a gesti, di uscire
dal mio lato del tavolo, ritenendola una mossa più sicura, ma lei si impunta
indicando la sua parte di tavolo. Sbuffiamo entrambi, fino a quando ognuno
decide di uscire dalla propria parte. Cerchiamo di avvicinarci il più possibile
in modo da poter scagliargli addosso un incantesimo.
Sfortuna
vuole che proprio io, l’infallibile James Potter, metta il piede su un
bastoncino di legno provocando un impercettibile rumore, ma fatale alle orecchie
del tizio incappucciato.
“Ma
porc…”, interrompo il mio inveire contro la piovra e punto immediatamente la mia
bacchetta contro l’uomo, prima che sia lui a incenerirmi.
“Stupeficium!”.
“Levicorpus!”.
Il
raggio che parte dalla sua bacchetta devia la sua destinazione e si schianta
contro la parete, logorandola. Il tipo in nero si ritrova sospeso a mezz’aria e
appeso a testa in giù per una gamba.
E,
per la cronaca, non sono stato io a scagliare l’incantesimo Levicorpus.
Mi
volto quanto basta per vedere la Evans tener puntata la sua bacchetta contro
quell’individuo a cui il mantello impedisce la visuale.
Nel
frattempo, il resto delle persone presenti nel locale se l’è data a
gambe.
“Fatemi
scendere!”, esclama, agitandosi freneticamente.
“Scordatelo!”, ribatte la Evans, “Dicci
che vuoi!”.
“In
teoria, questa avrebbe dovuto essere una rapina!!!”.
Io,
la Evans e Madama Rosmerta ci guardiamo negli occhi a vicenda,
sbalorditi.
“Una
rapina???”, ripete Madama Rosmerta,
sconvolta, “Tu hai distrutto il mio locale solo per una rapina???”.
“Sono
disperato!”, piagnucola l’uomo, mentre la Evans lo libera dall’incantesimo, “Mia
moglie mi ha lasciato e si è portata via i bambini, io ho perso il lavoro e la
casa…”.
“In
fondo, non aveva cattive intenzioni”, commenta la Evans, “Certo, il locale è
inguardabile, ma è accecato dal dolore”.
Madama
Rosmerta guarda il tipo con sguardo corrucciato, le braccia incrociate al
petto.
“Perché
non lo fa lavorare con lei?”, propongo, “È sempre utile un po’ di personale in
più”.
“Potrebbe
andare”, dice Madama Rosmerta, “Ma solo dopo aver ripulito questo
disastro!”.
“Oh,
grazie mille!”, esclama l’uomo con le lacrime agli occhi.
Io
e la Evans prendiamo la saggia decisione di uscire dal locale, non prima che io
abbia lasciato sul bancone un po’ troppi soldi per pagare le due intatte tazze
di cioccolato…e magari anche qualche tavolino.
“Sono
sorpreso di averti visto usare quell’incantesimo”, dico alla Evans, mentre ci
incamminiamo lungo la via principale di Hogsmeade e qualche fiocco di neve cade
dal cielo.
Sorride,
“Beh, l’ho ricordato quando l’hai usato con…e poi ho pensato che sarebbe stato
utile in questa circostanza”.
“Gran
bel lavoro”.
Sorride
soddisfatta, “Grazie”.
La
neve comincia a scendere più fitta. Non so se proporle di rintanarci da qualche
altra parte prima che moriamo assiderati, ma credo sia meglio evitare dopo la
strana esperienza che ci ha visti protagonisti.
“Sai
una cosa?”, dice la Evans, ad un tratto, “Ho avuto il timore che quel tipo
incappucciato di poco fa fosse un Mangiamorte”.
“Ho
avuto la stessa impressione”, rispondo, con voce bassa.
“In
quel caso, non ce la saremmo cavata con un Levicorpus”.
“In
quel caso, ti avrei costretta a restare sotto il tavolo a costo di scagliarti
addosso un Petrificus
Totalus”.
“Non
te l’avrei mai permesso”.
“Evans,
in quel caso, non avremmo neanche
avuto il tempo di pensare ad un incantesimo da scagliargli
contro!”.
Lei
si ferma all’improvviso, obbligando anche me a fermarmi.
I
suoi occhi trafiggono i miei, “Potter, che fine ha fatto la tua sicurezza?
Dovresti tirarla fuori nei momenti in cui è utile, piuttosto che usarla per
pavoneggiarti in pubblico!”.
Il
suo rimprovero mi trafigge come una lama ghiacciata.
Abbasso
lo sguardo, “Hai ragione, mi dispiace”.
“È
incredibile come il tuo carattere muti così in fretta”, commenta sottovoce,
riprendendo a camminare.
Effettivamente,
l’ho notato anch’io. E prima di me – mooolto prima di me – anche i
Malandrini. Secondo Remus è segno di maturità, secondo Sirius è segno di pazzia,
Peter è d’accordo o con l’uno o con l’altro.
Non
mi sarei mica fatto ammazzare – né, tantomeno, lasciare che uccidesse la Evans –
se quel tipo fosse stato davvero un Mangiamorte. Di sicuro avrei affrontato la
situazione ancor meglio di quando devo affrontare quelle che hanno a che fare
con questa splendida ragazza che cammina di fianco a me.
Cammina
di fianco a me…non
suona mica male. Eppure è una circostanza che, per quanto ero sicuro ci sarebbe
stata, non pensavo potesse avvenire veramente.
Sto
divagando…
“Mi
dispiace per quello che ho detto”, ripeto alla Evans, raggiungendola, “Ma credo
che tu abbia frainteso. Hai notato che pessimo gioco di squadra, il nostro? Come
ce la saremmo cavata se quel tipo fosse stato davvero un Mangiamorte? Tra di noi
c’è stata un’assoluta mancanza di cooperazione, non so se te ne sei resa
conto”.
“Sì…certo
che me ne sono resa conto”, risponde, “Anzi, scusami tu se non riesco mai a
capirti”.
E
qui il mio cuore perde un battito. Secondo me, lei non è che non riesce a
capirmi, ma non vuole capirmi, quando
invece sa di poterlo fare benissimo. Sono io quello che non sono in grado di
capire lei.
Senza
neanche accorgermene, guarda un po’ dove siamo andati a finire! Davanti alla
Stamberga Strillante! Spero non mi faccia domande a
riguardo.
“Mette
paura, non è vero?”, chiede, guardando verso la Stamberga.
Ecco,
come non detto!
Sospiro
senza farmi accorgere, “No…”.
“Oh,
ecco che Mister
La-Paura-Me-La-Mangio-A-Colazione ritorna alla ribalta! Non ti intimidisce
neanche un po’?”.
“Perché
dovrebbe? È solo una catapecchia”.
“Dicono
ci siano strane creature, lì dentro”.
Deglutisco,
“Tu leggi troppi libri irrealistici”.
“I
Babbani dicono: guardi troppa
televisione”.
“E
cos’è?”, domando, mettendo in atto un’ingegnosa strategia per cambiare
argomento.
Adesso
ha lasciato perdere la Stamberga – come previsto – per rivolgere il suo sguardo
interamente al sottoscritto, “Ma tu non hai mai seguito
Babbanologia?”.
“Beh…”.
Sospira.
“Insegnamela
tu”, le dico, mentre lei mi guarda stranita.
Mi
avvicino ad un grande sasso su cui posso sedermi, poi batto la mano sulla
superficie fredda della pietra per incitarla a sedersi accanto a me. Lei è un
po’ titubante all’inizio, ma accetta di seguire il mio
suggerimento.
“Parlami
del tuo mondo”, le dico, una volta sedutasi accanto a me, “Come fanno i Babbani
a vivere senza Magia?”.
Sulle
prime, sembra non riuscire a rispondere e resta a pensare per qualche secondo,
“Beh…inventano”.
“Inventano”,
ripeto, estasiato, “Quindi i Babbani sono degli inventori! Sono gente da ammirare!”, lei
sorride a questo mio commento, “E cosa inventano?”.
“Tutto
ciò che può essere loro utile”.
“Wow…”.
Mi
rivolge lo sguardo, devo avere un’espressione di pura meraviglia in questo
momento.
Sorride.
“Che
c’è?”, le domando.
“Mi
ricordi tanto me quand’ero piccola e ho scoperto il vostro
mondo”.
“Il
nostro mondo è anche il tuo”.
“Hogwarts…è
la mia casa”, mi dice in un sussurro, guardando il nulla.
“Hogwarts
è la casa di molti”.
“Anche
la tua?”, ritorna a guardarmi.
“Soprattutto
la mia”.
Si
morde il labbro inferiore, come se volesse dirmi qualcosa ma è restia nel farlo,
“Che mi dici di te?”, mi chiede infine.
“Io?
Beh, sono bello, intelligente e ricco. Cosa vuoi di più?”.
Ride,
“Parli come se fossi l’uomo perfetto”.
“Io
sono l’uomo perfetto”, dico
serio.
Qualche
secondo dopo, scoppiamo a ridere entrambi.
Devo
dire che questo appuntamento sta procedendo meglio rispetto a quanto mi
aspettavo. Certo, aggressione di quel povero disperato a
parte.
Dopo
aver terminato di ridere a squarciagola, necessitiamo di qualche minuto per
riprendere fiato.
“Potter,
non ho mai riso tanto in vita mia!”, esclama, asciugandosi un
occhio.
Sono
sollevato. Almeno la mia presunzione questa volta l’ha fatta ridere, piuttosto
che farla arrabbiare.
Cerco
di contenermi nell’evitare di scoppiare a ridere di nuovo e assumo in viso
un’espressione piuttosto misurata.
“E
tu?”, le domando, “Tu come sei?”.
Sembra
pensarci, “Beh, credo di essere un po’ intelligente”.
“Solo
un po’?”.
Sorride,
“Poi…ehm…direi che non sono ricca, non possiedo un patrimonio inestimabile. In
quanto a bellezza…penso di non averne abbastanza”.
Faccio
schioccare la lingua, pronto a fare uno di quei commenti non del tutto positivi,
“Ti credevo dotata di spirito di osservazione, Evans”.
“Non
ho detto di non averne affatto, ma di non averne abbastanza”, ripete, avendo colto
appieno il senso del mio commento.
“Abbastanza
per chi?”.
Mi
scruta intensamente, “Sembri essere molto interessato
all’argomento”.
“Lo
sono, Evans, ma ti pregherei di rispondere alla mia
domanda”.
“E
se non volessi farlo?”.
“Mi
indurresti a pensare che la persona per cui non sei abbastanza bella sono
io”.
“Il
tuo essere sempre sicuro di ogni cosa è fastidioso. Dovresti essere più
modesto”.
“È
il mio carattere. Allora, rispondi o no?”.
I
nostri occhi sono incollati. Io sono in attesa di una sua risposta, mentre lei
non sembra sapere cosa rispondere. Questo la porta a distogliere per prima lo
sguardo, rivolgendolo verso la Stamberga Strillante.
Sa
di aver perso.
“Io…non
lo so”, risponde infine.
“Se
non lo sai tu, non ha alcun senso che lo venga a sapere io. Vorrà dire che un
giorno lo saprai e verrai a riferirmelo”.
Rimane
zitta, come se le avessi involontariamente strappato le
parole.
Forse
avrei dovuto infierire di meno, magari riserbare le altre domande alla prossima
volta, se ci sarebbe stata. Oppure, ho agito in questo modo proprio perché è
possibile che lei, dopo questa uscita, non voglia più saperne di me dal momento
che mi ha dato una grande possibilità, per cui ho voluto farle più domande
possibili.
In
questo istante, mi sento molto confuso. Non è da me.
Che
fare, adesso?
Rimanere
in silenzio sotto la candida neve che scende dal cielo, ad osservare la
Stamberga Strillante circondata dalla nebbia? Ottima prospettiva, se lei rimane
accanto a me.
Ma
qualcosa sprofonda dentro di me quando la vedo alzarsi.
È
finito tutto?
“Forse
è meglio tornare al Castello. Si preannuncia una bufera”, mi dice, guardando il
cielo e poi me.
Ricambio
il suo sguardo, ma sono incapace di muovere un muscolo. E non è per il
freddo.
“Potter?”,
mi chiama, passandomi una mano davanti agli occhi come se mi volesse risvegliare
da uno stato dormiente.
“Certo”,
dico, annuendo.
Mentre
ci incamminiamo verso Hogwarts, penso alla meravigliosa giornata trascorsa e al
fatto di non poterne avere altre.
***
È
incredibile come il tempo sia passato così velocemente da quando ci siamo alzati
dalla roccia. Il calore del Castello ci accoglie, ma io non riesco a percepirlo
come dovrei.
“Il
freddo ti ha congelato la lingua?”, mi domanda scherzosamente la Evans, una
volta entrati in Sala Comune, “Non hai spiccicato parola per tutto il
tragitto”.
Come
prevedibile, io non emetto alcun suono. Attendo che lei mi saluti per poi salire
al suo dormitorio.
“Senti,
ho pensato una cosa”, mi comunica.
Al
che io mi domando: perché non è ancora andata via? Cosa la sta trattenendo? Cosa
vuole dirmi?
E
mi rispondo: se la lascio parlare, lo scoprirò. E ricevo un caloroso applauso
dalla mia coscienza.
Attendo
che lei prosegua.
“Che
ne dici se magari ripetiamo questa esperienza?”.
Cos…?
Non
riesco a credere alle mie orecchie.
Sbatto
le palpebre violentemente, come se dovessi risvegliarmi e tornare alla scena in
cui io e lei varchiamo il buco del Ritratto.
“Cioè…”,
riprende, “Io mi sono divertita un sacco, non so te…la prossima uscita è fissata
per San Valentino. Naturalmente usciremo insieme come una non-coppia…ma se tu
non…”.
“Come
una non-coppia, certo, va
benissimo!”, esclamo, senza riuscire a smettere di
sorridere.
“Ok…beh,
notte, Potter”, dice, volendosi improvvisamente liquidare.
“Notte,
Evans”, le rispondo, sempre sorridendo.
A
questo punto, almeno uno di noi, se non entrambi, dovrebbe voltare le spalle
all’altro e salire al rispettivo dormitorio. Ma nessuno di noi osa muoversi. È
come se fossimo incollati al pavimento da cui vorremmo provare a staccarci, ma
non abbiamo il coraggio di farlo perché aspettiamo che uno di noi faccia la
prima mossa, pur non sapendo a cosa essa potrà condurci.
E
ci guardiamo, avvolti da un alone di incomprensibile
staticità.
Per
quanto mi riguarda, non ho nessunissima intenzione di
cedere.
Dopo
questa manciata di secondi della durata di un paio di secoli, lei si arrende,
voltandomi le spalle e salendo le scale del suo
dormitorio.
Sorrido,
contento e soddisfatto: James Potter l’ha sempre vinta.
To
be continued…
Vi
ho deluso: il tipo incappucciato non era un Mangiamorte ma un semplice uomo
disperato che aveva bisogno di soldi XD Magari mancava anche il bacio finale tra
i nostri due eroi, ma ho preferito non metterlo perché poteva essere un tantino
scontano [Non uccidetemi!]
Conclusione:
James Potter l’ha sempre vinta, ma non si aspettava di certo un altro invito da
parte di Lily!
Come
avete potuto intuire, il prossimo capitolo sarà ambientato il giorno si San
Valentino, ma scordatevi cioccolatini e cuoricini XDXD Purtroppo mi sta
risultando un po’ complicato da scrivere, forse perché mi sto soffermando
sull’aggrovigliata psicologia del nostro amatissimo James… [è più complessato di
Zeno Cosini XD] e forse per questo verrà fuori una cosa orribile
ç_ç
Un
casilione di Grazie a: gypsy_rose90
(Sei perdonatissima^^), myki, ki_chan, lyrapotter, gemellina, Lilian Potter, lenu88, cloe sullivan, Kalahary, Lily Black 90, __MiRiEl__, Koala3, J&L4EVER, potterina_88_, Vale Lovegood (Purtroppo non sono più al quinto superiore
*sigh* e sto studiando letteratura italiana per un esame all’università
:P).
E
adesso, non mi resta altro che augurarvi un felice San Faustino (per chi è
single, ovviamente XDXD).
Baciuzzi
^_______^
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Capitolo 27 *** Fear of words ***
mad27
Capitolo 27
Fear
of words
“Si
dice in giro che tu e la Evans stiate insieme”.
“Sirius,
ho giusto inventato una nuova fattura. Se non vuoi che la sperimenti su di te,
piantala!”.
Sirius
tormenta la mia povera anima durante una splendida giornata di sole invernale,
mentre stiamo seduti all’ombra della nostra adorata quercia. Peter e Remus si
lamentano da ore per il troppo freddo e non fanno altro che ripeterci di tornare
nella calda ed accogliente Sala Comune. Sirius ha risposto loro con la scusa che
gli uomini devono sopportare il freddo eccetera eccetera.
“Guarda
che non le invento mica io queste voci!”, ribatte Sirius alla questione
precedente.
“E
allora perché me le vieni a riferire?”.
“Perché
devi essere al corrente di quello che succede attorno a te. Il tuo mondo non è
solo fatto di lei”.
Beh,
non ha proprio tutti i torti.
Da
quando siamo usciti la prima volta, non faccio altro che tormentare i miei
adorati Malandrini sul fatto che la Evans starebbe per cedere e che mancherebbe
davvero poco allo scadere dell’ultimatum. Ho ridotto di molto la mia dose di
ottimismo, adesso attendo il normale corso degli eventi. Ma se il normale corso
degli eventi si svolge a mio favore, non è certo colpa
mia!
“Dunque,
come siete messi?”, riprende Sirius.
“Non
siamo messi in nessun modo!”, ribatto, alzando involontariamente il volume della
voce, forse per il nervosismo.
“Lo
dici come se…”.
“…non
volessi veramente stare insieme a le?”, completo per lui, “Sai benissimo che non
è così”.
“E
allora cosa ti trattiene?”.
“Tutta
una serie di cose…”.
“Per
esempio?”.
“Sirius,
lei non è mica come le ragazze con cui vai tu! Lei è…”, mi blocco senza una
lecita motivazione, assumendo una sguardo sognante.
“Quindi
io prendo gli scarti”, conviene Sirius.
“Ma
che razza di pensieri fai?”, lo apostrofa Remus, ritornato nel mondo reale dopo
un viaggio nelle terre sconfinate di non so quale remoto
paese.
Sirius
sbuffa e lo ignora, “Ramoso, smettila di fissare quel sasso e concentra la tua
attenzione sul sottoscritto”.
Ma
vedendo la mia ostinazione nel fissare il sasso come se fosse la cosa più
meravigliosa esistente al mondo, mi afferra la mascella e volta la mia testa
nella sua direzione.
“Hai
detto che vi vedrete per San Valentino…”, dice Felpato, “Che intendi
fare?”.
“Se
la finisci di bloccargli i muscoli facciali, forse ti risponde”, proferisce
Remus, dal momento che Sirius non aveva intenzione di lasciare la presa dal mio
mento.
“Cosa
intendo fare?”, ripeto, una volta ripreso possesso dell’uso della mascella, “Non
lo so proprio. Non ho pianificato niente e non intendo
farlo”.
“Ok,
lo scherzo è finito. Che ne hai fatto di James?”.
“Sono
io”.
“Non
è vero! James Potter avrebbe passato notti insonni a pianificare il modo con cui
dire alla Evans di mettersi con lui! Ti ricordi quando mi hai fatto restare
sveglio un’intera notte perché dovevi espormi la tua tattica su come
salutarla?”.
Osservo
Sirius che in questo momento ha un’aria da pazzo psicolabile con gli occhi
usciti fuori dalle orbite.
“Ma
quando è successo?”, gli domando.
“Alla
fine del primo anno”.
“Sirius,
la gente cresce. Fattene una ragione”, mormora Remus.
“Parli
come uno che la sa lunga”, ribatte Sirius.
“La
so sicuramente più lunga di te, dato che tu non conosci nemmeno il significato
della parola crescere!”.
“Non
provare ad offendermi!”.
“Non
lo sto facendo. Sto sono dicendo la pura e semplice verità affinché i signori
qui presenti la colgano”.
“Solo
perché io non sto tutto il giorno a riempirmi la testa di libri, non significa
che non sono dotato di un cervello sviluppato!”.
“Dipende
dalla concezione che hai di cervello sviluppato…”.
Da
quanto tempo non li sentivo battibeccare?
Credo
di essermi costruito un mondo abitato esclusivamente dalla Evans e di aver messo
da parte questi tre ragazzacci a cui voglio un bene indescrivibile. Remus
sostiene che forse è soltanto una mia impressione e Sirius mi ha ribadito il
sostegno morale che loro dispongono nei miei confronti.
Perché
deluderli?
***
“Remus,
esci da sotto il tavolo”.
“Vuoi
che ti presti il mio Mantello dell’Invisibilità?”.
“State
zitti o mi scopriranno!”.
Da
quando siamo scesi a fare colazione la mattina del 14 Febbraio, Remus si
comporta in modo piuttosto insolito. Anziché affrontare la situazione da uomo,
preferisce nascondersi.
Ho
dimenticato di chiarire che la suddetta situazione comporta la presenza di un
gran numero di ragazze urlanti con in mano diverse scatole di
cioccolatini.
“Benvenuto
nel mondo siriusiano, amico”, mormora
Sirius, sorseggiando dal suo calice.
“In
tutti questi anni non è mai successo!”, si lamenta Remus da sotto il
tavolo.
“Non
so se te ne sei accorto, ma non sei più lo stesso bamboccio degli anni
passati”.
“Io
non sono un bamboccio!”.
“Secondo
me sono attratte dal tuo codino”, dice Sirius pensieroso, ignorando gli insulti
che Remus gli sta rivolgendo dal suo nascondiglio.
Sorridendo,
mi alzo dal tavolo.
“Ragazzi,
io vi saluto”, annuncio loro, “C’è una splendida ragazza dai capelli rossi che
mi aspetta all’ingresso”.
“Buona
fortuna”, dice Remus, come se io dovessi partire per una rischiosa
spedizione.
Dopo
aver ricevuto i saluti Sirius e Peter, mi appropinquo trotterellando al portone
d’ingresso e, al medesimo tempo, anche la Evans si
avvicina.
“Vuoi
dei cioccolatini?”, mi chiede, porgendomi una scatola di un rosso acceso, “Io
non li mangio, fanno male”.
“E
perché mai dovrei essere io la vittima sacrificale?”.
Lei
alza le spalle, “Dove andiamo, adesso?”.
“Chi
ti ha regalato i cioccolatini?”, domando a lei, ignorando in modo assoluto ciò
che mi ha chiesto.
“Paul
Baker”.
Baker…quel
grandissimo figlio di una mandragola che l’anno scorso giocava nella mia squadra
e ha tentato varie volte di usurparmi – con netto insuccesso – il
trono!
Vorrei sbranarmi quegli insulsi cioccolatini per poi
vomitarglieli in faccia!
Meglio che mi
riprenda…
Da
questo piccolo sfogo adolescenziale ho imparato fondamentalmente tre
cose:
1)
Non
regalarle in nessun modo dei cioccolatini, dato che non li
mangia;
2)
Ribadire
il concetto di grandiosità che mi caratterizza e, conseguentemente, ridurre
Baker e seguaci a cibo per gufi;
3)
Cercare
di adottare un modo di parlare più consono alla mia persona. Poco fa ho avuto un
eccesso di ineducazione.
Adesso,
possiamo anche andare a trascorrere questa giornata in maniera del tutto
pacifica.
Dal
giorno seguente al nostro primo appuntamento, la Evans non ha fatto altro che
ripetermi a raffica sempre la stessa frase talmente tante volte che l’ho
imparata a memoria: Senti, Potter, ora
non metterti in testa chissà quali idee…noi usciremo per San Valentino non per
festeggiarlo, ma perché è l’ultimo giorno di Febbraio in cui si va a Hogsmeade…
quindi saremo una non-coppia, hai
capito bene? Non farmi pentire di avertelo chiesto!
Ed
io mi limitavo a rispondere con semplici asserzioni, poco
argomentate.
Naturalmente,
lei non se ne pentirà di avermelo chiesto.
Arriviamo
a Hogsmeade ad una velocità così sorprendente che sembra che ci siamo
Smaterializzati.
“Eccoci
qua”, dico, con tono non poi così entusiasta.
“Già…”,
risponde, con la medesima intonazione di voce.
Il
nostro comportamento è di facile spiegazione: Hogsmeade è invasa da decine e
decine di coppiette che danno pubblico sfoggio del loro amore. Non oso
immaginare cosa c’è nei locali.
Dopo
aver appurato che non abbiamo alcuna intenzione di farci assalire da angioletti
armati di arco e frecce, io e la Evans decidiamo di ritornare al castello e
trascorrere questa giornata lontani da tutto quel misto di rosso e
cuoricini.
“Odio
il giorno di San Valentino”, dice, buttandosi sul divano della Sala
Comune.
Mi
sento uno stupido a pensare a tutte le volte che, nei precedenti giorni di San
Valentino, ho tentato in ogni modo di ottenere un appuntamento da lei. Mai avrei
immaginato che all’ultimo anno della nostra carriera scolastica lei avrebbe
deciso di chiedermi di uscire per San Valentino e ritrovarci, poco dopo, nella
nostra Sala Comune. Io non ho nulla in contrario, dal momento che starei con lei
persino in guferia. Ma adesso non ho idea di cosa dire né di cosa fare. Per lo
meno il paesaggio vario di Hogsmeade mi dava il tempo di organizzare la mente.
La Sala Comune non mi è mai sembrata così opprimente.
Mi
getto sulla mia adorata poltrona, in attesa che avvenga qualsiasi cosa sia in
procinto di avvenire. Ho deciso di lasciare tutto nelle mani del fato. Accada
quel che accada.
“Allora,
Potter, quante scatole di cioccolatini hai ricevuto
quest’anno?”.
Grandioso!
Ha iniziato lei, non potevo chiedere di meglio.
“Non
lo so…le ho scaricate tutte su Sirius, io le ignoro. E
tu?”.
Doveva
aspettarsi che la domanda sarebbe stata rigirata.
“Anche
quest’anno hanno deciso di regalarmi quantità abnormi di cioccolatini. Quanto
spreco…”.
“Togliendo
quelli da parte mia…”.
“…che
costituivano circa il 51%. Quest’anno la tua presenza non è stata molto
forte”.
Intende
riferirsi al fatto che non la perseguito ostinatamente come le altre
volte?
Lo
riconosco.
“Se
mi concedi trenta secondi di tempo, vado a comprare tutti i cioccolatini di
Mielandia solo per te”.
“Sai
bene che non li mangio”.
“Sai
bene che non mi riferisco solo ai cioccolatini”.
Entrambi
veniamo improvvisamente affetti da mutismo.
Pensavo
che se lei avesse cominciato a parlare, poi io mi sarei regolato di conseguenza
e la cosa sarebbe risultata più semplice. Il mio errore è stato proprio quello
di aver pensato di rendere la cosa più semplice: non c’è nulla di semplice
quando si tratta di lei.
Mi
guarda ancora. So che vorrebbe dirmi qualcosa, ma non vuole farlo. Perché? Non
capisce che io non oso fiatare per paura che lei possa fuggire via se solo
emetto un respiro errato? Non capisce che io attendo soltanto che sia lei a
parlare in modo da ridurre il rischio di un mio fatale
sbaglio?
“Vieni
qui”.
Ed
automaticamente mi alzo per andarmi a sedere accanto a lei, come se ormai agissi
solo grazie ai suoi comandi.
“Te
l’ho detto solo perché così sprechiamo meno fiato”,
precisa.
Sorrido
lievemente. Le sue precisazioni servono per ribadire a me di non farmi idee
strane. Ma io non ne ho alcuna intenzione. Ho smesso.
Il
silenzio che cala ancora una volta su di noi fa nascere in me un sentimento di
angoscia. Non voglio essere io a parlare.
Avevo
detto che avrei lasciato ogni cosa nelle mani del destino, ma non credo di
averlo fatto.
“Posso
sapere cosa ti rende ammutolito?”, mi domanda, “La volta scorsa non facevi altro
che dirmi di parlare e parlare…e adesso parliamo”.
Ha
capito di essere lei a condurre il gioco.
E
allora, che abbia inizio.
“Cosa
facevi esattamente…uhm…sei anni fa?”.
Per
un misero istante, ho pensato di trovarmi nell’assurda quanto buffa situazione
di essere sotto interrogatorio per aver commesso un
delitto.
Ma
qui non c’è da scherzare. Se il fato vuole che io risponda alle sue domande, lo
farò.
“Facevo
l’imbecille”, rispondo, forse senza neanche rifletterci
sopra.
Lei
annuisce, “E un paio di anni fa?”.
“L’idiota”.
“E
l’anno scorso?”.
“Sia
l’idiota, sia l’imbecille”.
“E
adesso?”.
Il
suo sguardo incatena il mio per un istante.
Sono
io a distoglierlo per primo, conscio di aver miseramente perso.
Dopo
pochi minuti di silenzio, credo di sapere cosa rispondere.
“Anche
adesso, molto più di prima”.
Sento
il suo sguardo su di me. Vuole che continui, ma non ne ho il
coraggio.
“Mi
deludi, Potter. Ti credevo dotato di spirito di
osservazione”.
Il
mio sguardo, costantemente in direzione del fuoco, si fa
sorpreso.
Quella
stessa frase l’ho utilizzata io. Mi sto sempre più convincendo dell’inversione
che stanno subendo i nostri ruoli. Ed io…io sto andando a peggiorare, lo spirito
combattivo che ho sempre avuto sembra essersi totalmente
annullato.
Niente
ottimismo, niente esuberanza, niente sicurezza…
Solo
paura.
Paura
di parlare, di dire qualcosa che la possa allontanare da me…e dire che l’ho
persino baciata senza che m’importasse delle conseguenze…
E
adesso sono totalmente inerme, senza che ne sappia il
motivo.
Qualcosa
mi punge gli occhi e mi offusca la vista, il cuore comincia a martellarmi
furiosamente nel petto e le mani tremano. Il tutto accompagnato da una smisurata
voglia di urlare.
Decido,
infine, di voltarmi verso di lei. Il suo volto è preoccupato, la sua mano
sospesa e tesa verso di me. Cosa avrà voluto fare?
“Mai
avevo visto la sofferenza nei tuoi occhi, tanto che pensavo…che non eri in grado
di provare questo sentimento…”, sussurra, guardandomi fisso negli
occhi.
“Ed
io pensavo che tu non saresti mai stata in grado di guardarmi con occhi
preoccupati e compassionevoli”.
“Se
hai voglia di…”.
Scuoto
la testa, interrompendo l’ovvia prosecuzione della frase. Prima di poterne
parlare con lei, devo trovare il coraggio.
“Un giorno lo farò”, rispondo
semplicemente.
A
dimostrazione che mi sento incredibilmente sollevato, mi alzo di slancio
inspirando quanta più aria possibile.
La
cosa che ancora è parzialmente insita in me è questa inspiegabile paura di dire
qualcosa…certo, potrei anche reagire con i fatti – e che fatti – ma il risultato
sarebbe milioni di volte peggiore, quindi è meglio lasciare le cose per come
stanno e cercare un modo per poterle migliorare
successivamente.
Ma
da quando sono diventato così riflessivo?
Devo
correre a dirlo a Remus!
In
tutto questo guazzabuglio scombussolato di eventi, siamo giunti quasi all’ora di
pranzo. A scuola saranno rimaste non molte persone, dal momento che sono tutti a
Hogsmeade a festeggiare il giorno di San Valentino. Chissà dove sono i miei
adorati Malandrini…?
“Guarda
che ci conto”.
Mi
sento sprofondare verso il sottosuolo ad una velocità disumana, per poi risalire
in superficie alla stessa velocità.
Mi
sta guardando con un mezzo sorriso stampato in volto.
Se
lei ha detto che ci conta, significa che prima o poi vorrà chiacchierare un po’
con me…e questo significa che dovremmo pur rivederci…e questo significa altro appuntamento!
Sì!
Bene.
mi converrebbe tralasciare per un po’ la tremenda situazione angosciosa che mi
ha visto protagonista qualche minuto fa, e cercare di rilassarmi
piacevolmente.
Mentre
nella mia testa alcuni esseri incorporei cominciano a ballare il limbo con
sfrenato entusiasmo, lei si alza, sul viso sempre quello strano sorrisetto che
mi induce a ricambiare.
“Che
ne dici di andare a mangiare?”.
Sorrido
raggiante.
Potrei
mai non accettare?
To
be continued…
Uff…
Lo
so, il cap è un po’ scadente, sarà stata la mancanza di ispirazione o lo stress
pre-esame. In ogni caso, sta a voi decidere come avete sempre fatto, e per
questo vi sono infinitamente grata^^
Ringrazio: Cassy Black,
cloe sullivan, miss lily, myki, gemellina, Lilian Potter, potterina_88_, lenu88, ki_chan, J&L4EVER, Vale Lovegood, gypsy_rose90, crilli, __MiRiEl__, ADA, lyrapotter.
Adesso
devo volatilizzarmi.
Un
bacio e alla prossima ^____^
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Capitolo 28 *** Rumours, voices ***
Capitolo 28
Rumours,
voices
Niente
di più fantastico.
Ed
è incredibile come le cose che sembrano inizialmente voler avere un tragico
risvolto, alla fine si rivelino assolutamente favorevoli e
straordinarie.
Infatti,
quando pensavo che non avrei mai più avuto la possibilità di sedere a pranzo con
lei e che magari quella dell’altra volta mi era stata data come atto di pietà
nei miei confronti, ecco che dal nulla è comparsa, gettandosi sulla panca
accanto a me e borbottando sommessamente qualcosa riguardante la sua
intolleranza nei confronti di alcuni insulsi giochetti che dilettano i ragazzini
del primo anno.
La
stessa cosa è accaduta il giorno dopo e il giorno dopo ancora.
E
poi ancora, ancora e ancora.
Tanto
che adesso la gente mormora su una nostra possibile relazione, cosa del tutto
smentita da me ai miei Malandrini. Io lo vorrei davvero, ma non sopporto che si
dica su di me qualcosa di poco veritiero, bello o brutto che sia. In ogni caso,
tendo a farmi uscire dalle orecchie tutte le dicerie allo stesso modo di come in
esse entrano.
Il
mese di Febbraio è volato ed io e la Evans ci comportiamo come vecchi amici
d’infanzia, per usare un’espressione di Felpato.
“Tu
e la Evans finirete insieme, è solo questione di tempo”, conclude Sirius, mentre
stiamo seduti sulle nostre poltrone a non fare un piffero.
“Sirius,
tu non capisci”, dico, “Per te è tutto semplice…”.
“Notizia
dell’ultima ora”, esclama Remus, entrando sparato in Sala
Comune.
Io,
Sirius e Peter rizziamo le orecchie pronti ad ascoltare cosa ha da
dirci.
“O
meglio, le notizie sono due”, precisa.
“Una
buona e una cattiva?”, ipotizza Sirius.
“Mmh…direi
che non sono poi così buone”.
“Uccellaccio
del malaugurio…”, borbotta Sirius, sprofondando di nuovo nella poltrona.
Remus
lo ignora, “La prima notizia, che riguarda tutti, è che fra due giorni abbiamo
un test a sorpresa di Trasfigurazione”.
“Cosa???”,
esclamiamo tutti, sconvolti.
“Scusa,
ma se è a sorpresa, tu come fai a saperlo?”, gli domando.
“Ringraziate
il fatto che ve lo sia venuto a dire, altrimenti potevate anche scordarvelo! Vi
converrebbe iniziare a ripas…a studiare!”.
In
noi tre cresce un’improvvisa voglia di gettarci dalla finestra e finire
sfracellati al suolo. È inconcepibile…la scuola è cominciata da mesi ed io ho la
netta impressione che non facciamo altro che studiare Trasfigurazione e Pozioni.
Per non parlare di Storia della Magia…insomma, sempre le stesse materie! E a
Difesa contro le Arti Oscure non ci insegnano nemmeno a difenderci dalle Arti Oscure.
“Era
a questo che ti serviva il Mantello di James?”, domanda Peter poco dopo, “Per
spiare i professori?”.
Remus
diventa rosso e si fa piccolo piccolo.
“Aaah,
non ci credo!”, esclama Sirius, balzando in ginocchio sulla poltrona, “L’hai
fatto davvero? Per
noi?”.
“Ebbene
sì…”, confessa Remus, “Non potevo mica lasciarvi al vostro
destino”.
Sirius
parte sparato verso Remus con l’evidente intento di stritolargli le ossa con un
abbraccio, ma il nostro Lunastorta riesce a scappare in
tempo.
“L’altra
notizia?”, gli chiedo.
“Quella
riguarda te. Lily è arrabbiata con te perché è convinta che tu vai dicendo in
giro che state insieme, trasformando la cosa in una soap
opera”.
“In
una che???”.
“In
una soap opera”, ripete, come se
tutti fossimo a conoscenza di questa cosa.
“E
che roba è?”.
“Lascia
perdere. Intendila come una cosa negativa”.
Sbuffo.
Due
secondi dopo convengo che non posso stare qui a rigirarmi i
pollici.
No,
non è possibile! Devo andarla a cercare.
***
“EVANS!”,
sbraito nel bel mezzo del corridoio, ben sapendo che lei si trova all’altro polo
della Terra.
“Potter,
con te l’anonimato può andare a quel paese!”, mi risponde lei, col medesimo tono
di voce.
Facciamo
per avvicinarci entrambi ed evitare che i nostri cari compagni di scuola sentano
qualcosa al di fuori dei loro affari.
“Non
era il caso di gridare come una scimmia urlatrice”, mi dice, una volta raggiunta
una posizione salutare per le nostre corde vocali, “Cosa
vuoi?”.
“Dirti
che io non metto in giro nessun tipo di voci su noi due!”.
“E
allora chi le mette?”.
“Non
fare quell’aria innocente. Voi ragazze vi confidate sempre. Per quanto mi
riguarda potrebbe anche essere stata la tua amica”.
“Non
addossare la colpa sugli altri!”.
“E
perché mai tu la devi addossare a me???”:
“Comunque
sia, anche voi ragazzi vi confidate. Per quanto mi riguarda potrebbe essere
stato Black!”.
“No!”.
I
nostri volti si fanno incredibilmente vicini, i nasi quasi si sfiorano, gli
occhi lanciano milioni di Avada Kedavra…
Ma
non possiamo stare tutta la vita a fissarci.
Peccato…
“Comunque,
Evans…”, dico infine, “Ti assicuro che io non metto in giro nessuna voce…ma mi
spiegheresti cos’è questa storia dell’opera…?”.
“Niente,
lascia stare. Piuttosto…”.
Oh…
Oh-oh…
Oh-oh-oh!!!
Quando
la Evans dice piuttosto significa che
sta per chiedermi qualcosa. Un favore, magari, una
richiesta…
Assumo
l’aria di uno che si aspetta la proposta del secolo,
“Sì?”.
“So
del test a sorpresa di Trasfigurazione, me l’ha detto Remus. Ma io so in più
qualcosa che Remus non sa”.
Per
Merlino, cosa mai sarà sfuggito a Remus-A-Me-Nulla-Sfugge-Lupin?
La
cosa mi incuriosisce parecchio.
“Dove
possiamo parlare?”, mi domanda.
Sulla
luna, va benissimo. Volendo, anche sul sole.
“In
Sala Comune ci sono gli altri”, rispondo, alludendo al resto dei Malandrini, “Se
devi dirmi questa cosa che sfugge inspiegabilmente a Remus, devi farlo anche con
gli altri tre”.
“Certo.
Quattro corpi, un’anima”.
“Precisamente”.
“Andiamo”.
E
io vado.
***
“Abbiamo
anche la Evans a onorarci della sua presenza”, annuncio, entrando in Sala
Grande.
Lei
mi lancia un’occhiataccia alle spalle. Non l’ho vista, ma so che l’ha
fatto.
“Mettiamo
subito in chiaro…”, dice lei, scrutandoci tutti, “…che io do una cosa a voi, voi
la date a me”.
Fin
qui non mi sembra ci sia nulla di strano, il suo ragionamento non fa una
grinza.
L’unica
cosa strana è lo sguardo che Sirius mi ha rivolto, non so che diamine
significasse.
“Dato
che il vostro amico Remus è stato così gentile da riferirmi dell’imminente test
a sorpresa di Trasfigurazione – volendo ignorare bellamente il modo con cui l’abbia scoperto e il fatto che,
nelle mie condizioni di Caposcuola, dovrei sbattervi in punizione, Potter in
primis perché è Caposcuola a convenienza – ho deciso di fare anch’io
la mia buona parte e dirvi che i test a sorpresa sono
due”.
Il
suo discorso viene accompagnato da un’espressione di sgomento da parte
nostra.
“Evans,
come l’hai scoperto?”, le chiedo.
“Ognuno
ha i suoi metodi”, mi risponde semplicemente.
“Su
quale materia verterà il test?”.
“Pozioni”.
Ed
io ho capito tuuutto quanto!
Tanto
vale mettermi in bella mostra. Sono sicuro che la Evans vuole arrivare
esattamente dove sono arrivato io molto prima di lei.
Sorrido
in modo furbo, “Un aiuto in Trasfigurazione per un aiuto in
Pozioni?”.
“Non
ti smentisci mai, eh, Potter?”.
Lo
scambio mi sembra equo. Ma io ci guadagnerò qualcosa in più, voglio guadagnarci
a tutti i costi.
E
fu così che i Malandrini e la Evans cooperarono per un fine
comune.
***
E
fu così che James Potter se ne fregò altamente di Pozioni per cimentarsi in
vedute più ammalianti.
Sto
parlando del suo volto concentrato sul libro.
Quanto
vorrei essere quel libro…
“Potter,
si può sapere che hai?”, mi domanda improvvisamente, sollevando la testa dai
suoi appunti di Pozioni, scritti lateralmente tra le
pagine.
Remus,
Sirius e Peter hanno preferito ripassare Trasfigurazione.
La
Sala Comune mi pare vuota. In effetti, lo è.
“Niente”,
rispondo.
“E
allora perché mi guardi?”.
“Non
posso guardarti?”.
“No,
se non hai un motivo per farlo”.
Un
motivo ci sarebbe, ma sono troppo codardo per dirglielo.
Quindi
sto zitto e gioco di sguardo.
China
gli occhi sul libro. Non so se si è accorta che io la guardo in un certo modo –
di qualsiasi modo possa trattarsi – ma la cosa mi sembra piuttosto evidente. Non
vuole capire.
“La
smetti?”, sbotta, tenendo gli occhi incollati sul libro.
Probabilmente
ha sentito ancora una volta il mio sguardo insistente su di
lei.
“Ma
di far che?”, mi fingo ingenuo.
“Di
guardarmi! Mi metti a disagio!”,
solleva lo sguardo e arrossisce leggermente.
Sorrido
e nasce in me la voglia di baciarla.
Vorrei
provare a farlo…se non ci riesco non fa niente, sarà per un’altra volta…se ci
sarà un’altra volta.
La
guardo ancora.
La
guardo e penso: davvero io avevo così tanta paura di rovinare tutto con le
parole, quel giorno di San Valentino, settimane fa?
E
adesso la stessa paura si impossessa di me. Stavolta le parole saranno
superflue.
La
mia inseparabile coscienza con la voce di Remus mi dice di lasciar perdere, che
forse farei meglio a tornare al mio libro di Pozioni e dare tempo a tempo. Ma io
ho già dato al tempo parecchio tempo, e adesso – beh – è tempo di fare le
persone serie.
Basta
giocare.
Sento
una risata di trionfo che parte dall’altra mia coscienza, quella libertina,
quella con la voce di Sirius.
Non
sto ragionando. Non con la mente, almeno. Con qualcosa che tamburella frenetico
dentro al mio petto.
“Che
c’è, adesso?”, mi domanda lei piano, quasi intimidita, sollevando di nuovo gli
occhi da quel libro che tanto invidio per incontrare i
miei.
Si
sarà accorta che la guardo in un modo diverso da quello di
prima.
O
magari è sempre lo stesso, che importa?
La
mia coscienza razionale mi dice che in questo momento sto correndo un rischio
più grande di me.
La
mia coscienza irrazionale mi dice che questo momento devo viverlo, perché vivere
significa rischiare.
Ed
io adoro il rischio.
Il
mio sguardo slitta in un secondo dai suoi occhi alle sue labbra, poi di nuovo ai
suoi occhi. Il suo fa lo stesso.
Quando
ci siamo avvicinati così tanto?
“Ti
sto dando il tempo di fuggire”, sussurro sulle sue labbra.
“Ti
sto dando lo stesso avvertimento”, fiata sulle mie.
E
poi sento le sue dita leggere sul mio viso. Tremano. Sembrano vogliano fermarsi,
ma non lo fanno. Sento anche le sue labbra sulle mie. Anch’esse tremano e
sembrano volersi fermare.
Ma
non lo fanno.
Anche
le mie tremano, non vogliono fermarsi. Ma si fermano.
Non
so cosa c’è nei suoi occhi, lei non mi permette di guardarli come ho fatto
prima.
Mi
verrebbe da ridere a pensare che la coscienza con la voce di Sirius si sta
complimentando con me, ma vorrebbe che io smettessi di usare la testa e mi
facessi trasportare.
Da
cosa, non lo so.
Da
lei, forse? Se è così, mi sta bene.
Continuo
a farmi trasportare, i nostri respiri si confondono.
Poi
le domando senza parlare se posso essere io a trasportare lei. E il permesso mi
viene accordato.
Il
tempo e lo spazio si sciolgono, forse anche i libri di
Pozioni.
A
me non importa. A lei non importa.
E
non ci importa nemmeno se la sedia reggerà il peso di due persone. Per quanto mi
riguarda, io il suo lo reggo benissimo.
Quante
domande mi frullano in testa in questo momento. A formularle è la coscienza con
la voce di Remus. Quella con la voce di Sirius mi dice di stare
tranquillo.
Le
risposte arriveranno.
To
be continued…
Non
chiedetemi come questi due sono finiti così perché non lo so! E poi le risposte
arriveranno [si spera… XD No, scherzo!]. La loro pazzia verrà chiarita, ma prima
è necessario che io chiarisca la mia XDXDXD
Comunque
sia, spero che il – ehm – “riavvicinamento” dei due piccioni in amore sia stato
gradito almeno un pochetto^^
Ringrazio
immensamente: Cassy Black, cloe sullivan, lenu88, J&L4EVER, gypsy_rose90, gemellina, potterina_88_, Vale Lovegood, HarryEly, lyrapotter, myki, Kalahary (Anche per il precedente capitolo,
grazie^^),
__MiRiEl__.
Alla
prossima!
KiSs
^____^
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Capitolo 29 *** Helping hand ***
mad29
Capitolo 29
Helping
hand
I
test a sorpresa – non poi così a sorpresa – sono andati incredibilmente bene a
tutti. Ci è voluto spirito di collaborazione.
Sirius,
ridendo, non fa altro che dire a Remus che le regole le deve trasgredire più
spesso. Remus gli urla addosso il suo moralismo conformista, ma poi inizia a
ridere dietro a Sirius. E con lui ridiamo anche io e
Peter.
Gli
allenamenti di Quidditch proseguono. È più che scontato che anche quest’anno il
Campionato lo vinciamo noi. La cosa assolutamente imprevista è che rischiamo di vincere la Coppa delle
Case, mai collezionata in sette anni a causa dei nostri precedenti. Ciò
significa che abbiamo voluto trascorrere l’ultimo anno all’insegna del buon
senso, per la gioia di chi ci sperava e per la delusione di chi si divertiva a
guardarci. Quando lo dico a Remus, lui mi sgrida dicendomi che, se scoprono che
lui ha spiato i professori, lo espellono. In effetti non gli do tutti i torti,
ma le possibilità che Remus sia stato beccato sotto il mio Mantello – della serie: il Mantello
dell’Invisibilità è efficace non perché ha il potere di rendere invisibili, ma
perché è di proprietà di James Potter – sono alquanto esigue, per non dire
inesistenti.
Tirando
le somme, la vita scolastica e sportiva prosegue meglio di quanto mi aspettassi,
ma chi crede che a me tutto questo importi qualcosa, beh…non ha capito proprio
nulla.
***
Toc
toc.
Il
suono proveniente dalla porta mi risveglia dalla trance in cui ero caduto
fissando le pantofole di Sirius, quelle che hanno un muso di cane sul davanti.
Non le ha mai messe.
“James,
vai tu?”, mi chiede lui.
“E
va bene!”.
Scendo
dal mio letto, su cui ero seduto a gambe incrociate, per andare a vedere chi
accidenti ha il coraggio di bussare alla porta della stanza dei Malandrini alle
undici della sera passate.
Quando
apro la porta la figura che ho davanti mi lascia alquanto basito: un’adorabile
Evans in vestaglia verde, con tanto di pigiama infilato nelle
calze.
Non
che io sia abbigliato meglio.
Quando
la osservo, noto sul suo volto un’espressione sinceramente
preoccupata.
“Evans,
cos…?”.
Ma
vengo interrotto da un rumore proveniente dalle parti di Sirius: per la fretta
di coprirsi il petto nudo neanche fosse una donna, è ruzzolato giù dal letto.
Peter e Remus sospirano ed io torno a guardare lei, in attesa che mi dica cosa
succede.
“Mi
dispiace essere piombata qui senza preavviso…”, inizia
lei.
“Sì,
certo…entriamo nella camera dei maschi alle undici della sera come se nulla
fosse, pensando che magari sono anche nudi, così vengono sbattuti in punizione
con l’accusa di atti disdicevoli…”, borbotta Sirius, prontamente fulminato dal
sottoscritto e da Remus che gli tira un cuscino centrandolo in
pieno.
“Eviteresti
di parlare a sproposito?”, gli dice Remus tra i denti.
Io
ritorno per l’ennesima volta a guardare la Evans, mi scuso con lei e la invito a
continuare, sperando che non ci siano altre interruzioni.
“La
mia amica Alice teme che a Frank sia successo qualcosa”.
A
quella frase divento improvvisamente pallido, mentre sento i Malandrini alzarsi
dai loro letti e avvicinarsi a me.
“Spiegati
meglio”, le dico.
“Alice
mi ha detto che non lo vede da questo pomeriggio”.
“A
pranzo era con noi”, dice Sirius. Io, Remus e Peter annuiamo alle sue
parole.
“E’
sparito dopo, per quanto ne so”, spiega la Evans, “Alice pensa che sia andato
nella Foresta Proibita”.
“Cosa
diavolo ci andrebbe a fare lui, laggiù?”.
“Ha
trovato una Mandragola selvatica”.
La
risposta della Evans è sufficiente per farci sbattere una mano sulla fronte.
Soltanto Frank Paciock avrebbe il coraggio di avvicinarsi ad una Mandragola
selvatica, cosa alquanto pericolosa.
Rivolgo
uno sguardo significativo a Peter e Sirius che subito capiscono e, prese le
mantelle, sfrecciano via sotto lo sguardo enigmatico della Evans. Trasformati in
cane, cervo e topo faciliteremo le ricerche.
“Ma
dove vanno?”, mi chiede lei, come prevedibile.
“Rimani
con Remus”, le suggerisco, evitando di rispondere alla sua
domanda.
“Sto
per andare ad avvertire la McGranitt e, in veste di Caposcuola,
sono…”.
La
fulmino con lo sguardo e lei capisce immediatamente che non è il giusto momento
di pensare ai doveri di un Caposcuola, “La situazione è sotto controllo, la
McGranitt verrà informata successivamente. Fra poco riporteremo Frank alla tua
amica”.
Prendo
il Mantello senza farmi accorgere da lei ed esco dalla stanza di filata, mentre
sento dire a Remus un Se la caverà,
in risposta ad una domanda che non ho sentito.
***
Con
l’aiuto delle mie quattro zampe, riesco ad arrivare nel punto indicatomi da
Sirius con il suo ululato. Tre cuffiette per le orecchie sono posizionate ai
piedi del grosso cane nero, evidentemente sgraffignate dalla serra di Erbologia
prima del mio arrivo.
“Potrebbero
non servirci”, dico, passando alla forma umana. Peter e Sirius fanno lo
stesso.
“Non
dire cavolate!”, sbotta Sirius, “Come credi che si sia avvicinato Frank alla
Mandragola?”.
“Se
fossi stato un po’ più attento alle lezioni di Erbologia, sapresti bene che se
le Mandragole sono selvatiche, un eccessivo avvicinamento ad esse, anche con
orecchie coperte, potrebbe provocare danni
irreversibili!”.
“Merlino
barbuto, mi sembra di parlare con Remus!”, suona come un
insulto.
“Di
sicuro Frank lo saprà più che bene, non si sarà avvicinato”, ipotizza
Peter.
“Lo
spero tanto”.
“Basta
perderci in chiacchiere”, dice Sirius, rompendo quel breve istante di silenzio,
“Indossiamo queste maledette cuffie e andiamo a cercarlo”.
“Non
credo sarebbe saggio trasformarsi”, faccio notare.
“E’
preferibile che mi trasformi io”, propone Peter, “Sono il più piccolo e la
Mandragola potrebbe non accorgesi di me e, di conseguenza, non mi ucciderebbe
col suo pianto”.
“Sarebbe
un’idea”, lo appoggia Sirius.
Scuoto
la testa, “Toglitelo dalla testa, Peter. Non voglio rischiare che qualcuno di
voi si faccia male”.
“Cos’altro
proporresti? Non abbiamo altra scelta”.
Peter
ha ragione. Ma qualcosa deve pur esserci. Frank sarà svenuto da qualche parte
nella Foresta, la stessa cosa potrebbe accadere ad un di loro ed io potrei non
riuscire a trovarli…
“Ah!!!”,
Sirius lancia un gridolino acutissimo che ci fa saltare per aria dallo
spavento.
“Sirius,
ma sei sce…???”.
“Silenzio!”,
mi ammonisce, “Sto per avere uno di quei cosi che Remus non ricordo come
chiama…”, si massaggia le tempie.
“Parli
del flash?”, domanda
Peter.
“Sì,
sì…credo sia questo…”, continua a massaggiarsi le tempie.
Effettivamente,
mi ricorda molto Remus quando è concentrato e cerca di ricordare qualcosa che ha
sulla punta del cervello, ammesso che il cervello abbia
punte.
Dopo
qualche minuto, Sirius si batte un pugno sul palmo aperto.
“Ragazzi,
avete di fronte a voi un genio”, esulta, adulandosi.
“Siamo
perduti…” , sospiriamo io e Peter.
“Spiritosi…comunque,
scherzi a parte, so come salvare Frank senza che la Mandragola ci stordisca col
suo pianto”.
“Illuminaci”.
“Mi
sono ricordato di una cosa: a volte una Mandragola selvatica emette ultrasuoni,
non percepibili da orecchio umano. È probabile che li stia emettendo e se io mi
trasformo in cane, il gioco è fatto! I cani riescono a percepire gli ultrasuoni
e la cosa diventerebbe più semplice”.
“Sirius…sei
un genio”, ammette Peter, vigorosamente appoggiato dal
sottoscritto.
Sirius
alza il mento con aria soddisfatta. Di sicuro non vede l’ora di dirlo a
Remus
Adesso
non dobbiamo fare altro che sbrigarci a cercare Frank.
***
Per
fortuna, è andato tutto come previsto da Sirius. È riuscito a scovare la
Mandragola seguendo gli ultrasuoni prodotti e abbiamo trovato Frank svenuto lì
vicino. Per avvicinarci abbiamo utilizzato un Incantesimo di Sordità
all’ennesima potenza, per evitare spiacevoli incidenti. Tutto è andato per il
meglio e adesso Frank riposa in infermeria.
Io,
Sirius e Peter ritorniamo alla Torre di Grifondoro e, con nostra sorpresa,
troviamo Remus e la Evans ad aspettarci in Sala Comune. Lei si alza di scatto e
mi viene incontro, per poi poggiare una mano sul mio
braccio.
“Come
stai…cioè, come state? Dov’è Frank?”, domanda, guardandomi
preoccupata.
“E’
tutto ok, Frank è in infermeria”, rispondo.
“Come
mai siete qui?”, chiede Sirius.
“Il
perimetro della nostra stanza era troppo piccolo e noi eravamo troppo nervosi,
per cui ci serviva un posto più grande per fare avanti e indietro”, spiega
Remus.
Segue
un breve istante in cui Sirius si trattiene dal ridere.
Io
torno a guardare la Evans e lei stacca subito la mano dal mio
braccio.
Che
peccato…questi brevi contatti mi mandano in paradiso.
“Vado
a…chiamare Alice”, e scappa via, verso il dormitorio delle
ragazze.
Sospiro
e sento lo sguardo di Remus addosso.
“Non
faceva altro che chiedere quando arrivassi, se proprio ci tieni a saperlo”, mi
dice.
Io
non so se sorridere oppure no.
Mi
volto verso il buco del Ritratto, “Vado a cercare la McGranitt. Deve pur essere
informata di quanto è accaduto”.
Senza
aggiungere altro, esco dalla Sala Comune e decido di prendere il tragitto più
lungo per arrivare all’ufficio della McGranitt.
***
Non
riesco a pensare a nulla, se non all’immagine dei suoi occhi che mi guardano con
preoccupazione. È troppo chiedere un suo sorriso?
Questo
pensiero mi accompagna fino al corridoio che porta all’ufficio della McGranitt.
Non mi ero accorto di andare così veloce. Mi fermo nel bel mezzo del corridoio,
ma ignoro il motivo per cui lo faccio.
“Potter?”.
Se
il dolore sparisse col suono della sua voce…
Mi
volto. La Evans avanza verso di me per la seconda volta in un’intera serata. Ha
il fiatone, avrà corso. Si ferma per riprendere fiato e regolare il
respiro.
“Remus
mi ha detto che eri andato dalla McGranitt, così sono arrivata fin qui perché è
giusto che ci sia anch’io”, mi spiega.
Sorrido
quasi involontariamente perché penso al suo modo di dare una spiegazione
razionale ad ogni cosa. Ma io non voglio spiegazioni, mi basta solo
vederla.
“Che
c’è?”, mi domanda, vedendomi sorridere.
“Nulla”.
“E
allora perché stai sorridendo?”.
Non
solo lei dà spiegazioni, le vuole pure.
Allora avrà
anche la mia.
“Perché
sono contento di vederti”.
Sembra
essere meravigliata di quanto ho detto. Perché lo è? Io trovo che sia una cosa
normalissima.
Ad
un tratto il mio sorriso si spegne perché un terribile pensiero mi trapassa la
mente come un spada conficcata nel cervello: e se…se ci fosse stata lei ,
svenuta, nella Foresta Proibita? Che ne sarebbe stato di me? L’avrei cercata in
ogni dove, per anni, per secoli…che farei se lei fosse in pericolo? Donerei
l’anima a Voldemort pur di riaverla con me…o la mia vita…o entrambe le
cose…
Inconsciamente
sollevo una mano e le sfioro il viso. Poi la riporto giù, come se un filo
invisibile la facesse muovere indipendentemente dalla mia volontà.
Sento
un brivido percorrermi la schiena fino a farmi rizzare i capelli sulla nuca,
quando lei avvicina le sue dita alle mie.
“La
prossima volta…”, dice, mentre la sua presa sulla mia mano si fa più forte, “…io
verrò con te, così vedrò di persona se tutto va bene”.
La
traggo a me e l’abbraccio, inebriandomi del suo profumo. Non avrei mai creduto
di poterlo fare oltre che nei miei sogni.
Poggio
le mie labbra al suo orecchio, “Se ti saprò qui ad aspettarmi, di sicuro andrà
tutto bene”.
Sento
le sue braccia circondarmi la vita e stringermi forte.
Ma
davvero è possibile tutto questo?
La
mia coscienza con la voce di Sirius mi risponde che, sì, è tutto vero…il
desiderio di averla tra le braccia si è realizzato. La coscienza con la voce di
Remus credo stia sorridendo. Mi passa per la mente un’immagine buffa di Remus e
Sirius che si danno, compiaciuti, pacche amichevoli sulla spalla, ammiccando
nella mia direzione. Vorrei ridere, ma in questo caso passerei davvero per uno
che con ci sta con la testa.
“Non
credo che sia un problema se alla McGranitt lo diciamo domani”, mi dice lei, col
viso nascosto, “A quest’ora starà dormendo, non è il caso di
disturbarla”.
Ho
come l’impressione che anche in lei dimorino due coscienze. Non l’ho mai vista
mancare ad un dovere. Non so dire se ciò sia una buona cosa o meno, ma viste le
circostanze…per me lo è eccome.
Sciogliamo
il nostro abbraccio. I suoi occhi
mi fissano ancora inquieti.
Le
accarezzo la guancia, ma stavolta consapevolmente.
“Mi
faresti un favore?”, le domando.
Lei
annuisce.
“Sorridi”.
Tende
gli angoli della bocca e mi regala un meraviglioso sorriso.
Avvicino
il mio viso al suo.
“Grazie”,
le sussurro sulle labbra, prima di riprendermi il mio
regalo.
To
be continued…
Capitolo
terminato cinque minuti fa, non so come sia uscito fuori. Sicuramente siete
rimasti a bocca aperta, dal momento che l’ho, per così dire, lasciato in
sospeso. Tutto verrà chiarito, si spera XD. Lily ha mostrato il suo lato umano e
ha finito per preoccuparsi per il nostro James, anche se lui è risultato un
tantino paranoico XD. Spero che il capitolo sia stato di vostro
gradimento^^
Un
miliardo di GRAZIE a: cloe sullivan,
Vale Lovegood, HarryEly, potterina_88_, gemellina, lyrapotter, Cassy Black, miss lily, lenu88, __MiRiEl__, gypsy_rose90, jellicalcat, myki.
Alla
prossima!
Kisses
^____^
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Capitolo 30 *** Falling asleep ***
mad30
Capitolo
30
Falling
asleep
Mi
do mentalmente dell’idiota, perché mi sto chiedendo come mai lei non mi abbia
ancora urlato addosso il nostro essere nella Torre di Astronomia, senza badare
ai professori che potrebbero metterci in punizione o al fatto stesso di essere
Caposcuola.
Io
mi sto chiedendo tutto questo, quando invece dovrei pensare che lei non sta
proprio dicendo nulla di tutto ciò.
Resta
in silenzio e mi guarda, forse per invitarmi ad
infrangerlo.
Potrei
sempre chiederle di chiarire il dubbio che mi assilla.
“Mi
domando come mai io non abbia ancora avuto il piacere di sentire una serie di
frasi del tipo: Potter, che diavolo ci
facciamo qui in piena notte? È contro il regolamento! Se finisco in punizione
per colpa tua, me la pagherai! E poi, noi due siamo Capiscuola, che razza di
esempio daremo agli studenti?”, cerco di buttarla sull’ironia, sperando che
lei non se la prenda.
Con
mio grande sollievo, comincia a ridere, “Non ti ho detto tutte quelle cose
perché tu mi avresti risposto: Avanti,
Evans, non fare la guastafeste! A chi vuoi che venga in mente di sondare la
scuola in piena notte? Qui ci sono venuto tantissime volte e non mi hanno mai
beccato. E aggiungeresti: Fidati di
me”.
Mi
metto a ridere anch’io.
“In
quel caso…”, continuo, “…tu mi diresti: Fidarmi di te? Potter, preferirei mille
volte fidarmi di uno Schiopodo che di te!”.
“Ma
non è vero!”, ribatte lei.
“Oh,
sì che lo è”.
“No!”.
“Dammi
una prova che non lo sia”.
Io
la guardo – è tutta la sera che non faccio altro – ma lei porta gli occhi
altrove e fa finta di pensare. Dico che fa finta perché sono perfettamente a
conoscenza della risposta che mi darà e, come lo sono io, lo è anche
lei.
“Lo
ammetto, era vero”, risponde infine.
“Era?”.
Annuisce,
“Significa che adesso è differente”.
“Me
ne sono accorto”.
Mi
allontano per andarmi a sedere in un angolo della Torre, con le spalle poggiate
alla parete. Batto una mano sul pavimento e lei capisce che voglio che si sieda
accanto a me. Un po’ come quando siamo usciti insieme al nostro primo
appuntamento.
“Spiegami
perché è differente, adesso”, le dico, una volta sedutasi.
Fa
finta nuovamente di pensare e guarda davanti a sé. Non capisco la sua titubanza,
dal momento che lei si è dimostrata da sempre una persona che risponde di getto
a ciò che le si chiede, pensandoci molto rapidamente.
“È
differente perché lo sei anche tu”, mi dice in un sussurro, come se avesse paura
ad ammetterlo.
“Continua,
ti ascolto”, la incito a proseguire, notando il suo
silenzio.
“Sai
bene che non sei più quello che eri negli anni passati”.
“Sì,
me l’hai già detto una volta”.
“Quindi
ho riflettuto”.
“E
a che conclusione sei giunta?”.
Lei
rimane un’ennesima volta in silenzio. Io aspetto la sua risposta con calma, non
ho nessuna fretta.
Prende
un respiro, “Non voglio dirtelo!”, esclama nervosa.
“Ma
come???”, rimango basito e divertito allo stesso tempo, “Vuoi lasciarmi nel
dubbio?”.
“Voglio
sapere da te cosa ti è
successo”.
“Mi
stai rigirando la domanda?”.
“Esattamente”.
Adesso
anch’io faccio finta di pensare, perché avrei una miriade di cose da rivelarle e
so benissimo cosa sono, non è necessario rimuginarci
sopra.
La
paura è sempre la stessa: vederla voltarmi le spalle e sparire oltre quella
porta…per questo non vorrei rischiare di dire qualcosa che faccia avverare
questo mio timore.
Ma
se proprio vuole una risposta a tutti i suoi perché, io cercherò di dargliela. E
quando la verità verrà a galla, beh…si vedrà.
“Ho
pensato di metter giudizio”, rispondo di getto, e quasi mi vien da
ridere.
“Questo
sarebbe uno degli innumerevoli
motivi”, conviene lei giustamente, “Cos’altro?”.
“Ero
stato messo così tante volte in punizione, che ho pensato potessero bastarmi per
la vita. Così ho smesso di combinare guai”.
“Poi?”.
“Beh,
sono Caposcuola e questa la dice tutta”.
Lei
mi guarda male e alza un sopracciglio. Entrambi soffochiamo una
risata.
A
poco a poco mi sta facendo elencare tutti i motivi per cui io ho deciso di
cambiare. Ma ne manca uno, il più importante. Chissà se arriverà a tirar fuori
anche quello.
“Volevo
che parlassi tu”, le dico, qualche minuto dopo.
“Io
ho già parlato abbastanza. Ricordi quando siamo stati ad
Hogsmeade?”.
“Come
dimenticarlo?”.
“Allora
ricorderai anche tutto quello che ci siamo detti”.
“Naturalmente”.
“E
quello che io ti ho detto”.
“Certo.
Ma ricordo che ti ho detto che c’è una cosa che non saprò mai di
te”.
Lei
abbassa lo sguardo e abbozza un sorriso, “Quello che
penso”.
Io
non ho intenzione di abbassare il mio. Non lo faccio semplicemente perché è
molto meglio impiegare il tempo guardando lei che guardando il
pavimento.
Però
io vorrei tanto poter immergermi nei suoi occhi di
smeraldo.
“Guardami”,
le dico improvvisamente,”E dimmi a cosa stai pensando”.
Ho
rigirato la domanda a mio favore un’altra volta.
Mi
rivolge lo sguardo, “Sto pensando a te”, sussurra, quasi intimidita, “E…e
tu?”.
“Il
mio pensiero è sempre lo stesso da tantissimo tempo”.
“Posso
sapere qual è?”.
“Sei
tu il mio pensiero”.
Ma
anche la mia aria, il mio sole, il mio mondo, la mia vita.
Non
glielo dico, no, perché sono uno schifoso codardo e non è necessario ripetere
quale sia la mia paura.
Però…perché
ho una così gran voglia di dirglielo adesso che sento le sue braccia stringermi,
il suo viso nascosto nell’incavo della mia spalla, il suo respiro sul mio
collo?
La
stringo a me a mia volta.
“Nemmeno
io so quello che pensi”, mi dice piano.
“Hai
avuto modo di saperlo”.
“Sì,
ma…perché io?”.
“Mi
dispiace, non so risponderti”.
Inaspettatamente,
mi dà un piccolo bacio sulla guancia e poggia la testa sulla mia spalla. I
nostri cuori battono in sincronia.
Ho
la sensazione che lei si stia addormentando e anch’io comincio a sentire le
palpebre sempre più pesanti.
Ma
c’è qualcosa che vorrei chiarire.
“Mi
dici una cosa?”, la mia voce irrompe il silenzio.
Non
ricevo alcuna risposta a voce, annuisce solo
impercettibilmente.
“Perché
mi hai baciato a Natale? Capisci che per me è valso come una specie di permesso
scritto?”.
Nessuna
risposta. Si è addormentata, non c’è altra spiegazione.
Resto
in ascolto del suo respiro silenzioso e regolare e, in tutta franchezza, non mi
importa proprio nulla di quello che avrebbe potuto rispondermi.
Sorrido
come uno scemo e chiudo gli occhi, in attesa che il sonno rapisca anche
me.
***
Un
lievissimo raggio di sole colpisce il mio occhio destro.
Mi
sento benissimo. Forse questo è il miglior risveglio della mia vita, oltre che
il più strano: sono sdraiato sul pavimento, eppure è come se avessi dormito nel
più soffice dei letti; siamo a marzo e fuori soffia aria fredda, eppure io sto
al caldo; e c’è un profumo così buono…
Apro
gli occhi. Lei sta ancora dormendo beatamente accanto a me ed io mi chiedo se
non lo stia ancora facendo anch’io, se non stia ancora sognando o se sia tutto
vero.
Il
sole è fin troppo alto nel cielo. Deduco che siano appena le otto del
mattino.
Le
sfioro delicatamente il viso. Non vorrei svegliarla, ma se non lo faccio rischio
di imbattermi nella sua ira.
Apre
piano gli occhi fino ad incontrare i miei. Sbatte le palpebre velocemente, come
se fosse sorpresa di vedermi. Beh, lo sono anch’io di vedere
lei.
Due
secondi dopo li richiude e si stringe a me.
“Sei
bellissima”, le dico, “Ed io sono privo di qualsiasi modo
cortese”.
“Perché?”,
sembra ridere appena.
“Perché
ti ho appena insultata”.
Forse
a lei non è suonato come un insulto poiché sento la sua guancia riscaldarsi
sotto la mia mano.
“Dobbiamo
alzarci”, le dico poco dopo.
“Non
ci sono lezioni di sabato”.
“Purtroppo
per noi, oggi è venerdì”.
“Ah…”,
non sembra importarle molto la cosa, “E che ore sono?”.
“Non
vorrei dirtelo, ma saranno circa le otto”.
Solleva
la testa e mi fissa con occhi increduli e sconvolti, “Le otto???”.
Si
libera dal mio braccio che la circondava e si mette subito sulle ginocchia,
sistemandosi i capelli e la divisa. Io la imito e la osservo
divertito.
“Ci
siamo addormentati!”, esclama, “Come? Quando? Com’è
successo???”.
“Non
lo so”, rispondo, sistemandomi gli occhiali sul naso.
“Arriveremo
in ritardo a Pozioni!”.
“Ce
la faremo, se corriamo”.
“E
allora corriamo!!!”.
Un
paio di minuti dopo stiamo già correndo come disperati per i corridoi, in
direzione dei sotterranei, con le urla isteriche di Gazza che ci dice che non si
corre per i corridoi, e con le urla di noi due che gli diciamo che i corridoi
sono fatti per correre altrimenti non si chiamerebbero in questo
modo.
“Di
qua!”, le dico, svoltando a destra, “Arriveremo prima”.
“Se
ci perdiamo come è successo l’altra volta…”.
“Non
ci perderemo”, interrompo la prosecuzione della sua
minaccia.
“Ah,
già! Dimenticavo che hai con te la Mappa del Damerino!!!”.
“Del
Malandrino”.
“Fa
lo stesso!”.
“Non
fa lo stesso! Le cose vanno chiamate con i rispettivi nomi per poterci
appartenere”.
“È
per questo che noi non ci chiamiamo mai per nome?”.
La
sua domanda fa rallentare il ritmo della corsa fino a farmi fermare del tutto.
L’aula
di Pozioni è ormai a due passi, basta girare l’angolo.
“Perché
ti sei fermato?”, mi chiede, fermandosi a sua volta un po’ più avanti rispetto a
me.
“Siamo
arrivati”, rispondo senza nemmeno guardarla.
“Posso
sapere cos’hai?”.
“Assolutamente
nulla”.
“Non
fare lo stupido!”.
“Che
significava la domanda di prima?”, chiedo improvvisamente, tornando a
guardarla.
Adesso
è suo il turno di gettare lo sguardo a terra.
Non
sa rispondermi. Lo sospettavo.
Nemmeno
io avrei saputo farlo. Forse è meglio che adesso nessuno dei sue sappia nulla.
D’altronde nemmeno io ho risposto alla sua. Magari, un giorno, ne verremo a
conoscenza inaspettatamente.
Faccio
un passo avanti, poi un altro e un altro ancora. Arrivo di fronte a lei e mi
chino al suo orecchio.
“Grazie
per ieri sera”.
Non
voglio sapere che tipo di espressione è dipinta sul suo viso. Voglio tenermi
ancora impressa nella mente l’immagine di lei addormentata tra le mie
braccia.
Proseguo
verso l’aula di Pozioni e apro la porta.
Lo
sguardo dei miei amici incrocia il mio. All’appello manca quello di
Remus.
La
luna piena è vicina.
To
be continued…
Mi
scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, ma questo capitolo proprio non
voleva scriversi. Le scene romantiche non sono per niente il mio forte per cui
il capitolo è stato letto, riletto, scritto, riscritto, ho aggiunto parti, ne ho
tolte altre e alla fine ho detto: “Basta! Non posso fare miracoli. Come viene,
viene”. Ed eccolo qui con l’ultima modifica avvenuta due minuti fa. “Tempo
sprecato”, mi direte voi, “È venuta fuori una schifezza”. Pazienza
XD
Ringrazio
immensamente: ki_chan, lauraroberta87, Celicola, Lilian Potter, TheBestLady, Lily Black 90, myki, Pioggia, HarryEly, cloe sullivan, lenu88, __MiRiEl__, Cassy Black, potterina_88_, miss lily, lyrapotter, Vale Lovegood, jellicalcat.
Spero
abbiate passato una Buona Pasqua^^
A
presto. Bacini ^____^
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Capitolo 31 *** Four bodies, one soul ***
mad31
Capitolo 31
Four
bodies, one soul
Ho
trascorso le due ore di Pozioni a disegnare sul mio foglio di pergamena. Con la
coda dell’occhio vedevo Sirius voltato verso di me, come a volermi chiedere
senza parlare cosa mi prendesse. Ogni tanto davo un fugace sguardo al posto
vuoto di Remus e a quello accanto su cui lei ha seguito attentamente la
spiegazione di Lumacorno, come sempre.
Alla
fine della lezione, avevo un bisogno impellente di andare a trovare
Remus.
“Guarda
che sto bene”, mi rassicura lui, una volta che io, Sirius e Peter lo abbiamo
raggiunto in stanza, “Solo che ho preferito restare qui nel caso mi fossero
capitati improvvisi attacchi di fame. Dimmi tu, invece…”.
Al
che io mi raddrizzo e mi irrigidisco.
Immagino
già cosa vogliono sapere dai loro sguardi indagatori puntati addosso a
me.
“Qualsiasi
cosa sappiate, voglio sapere come avete fatto a saperla”, preciso io, prima che
comincino a farmi il terzo grado.
“Noi
non sappiamo nulla”, dice Peter con aria innocente.
“Solo
che ci sembra strano che tu non sia tornato al tuo letto questa notte”,
interviene Remus, “E poi Sirius mi ha riferito che eri entrato in aula con Lily,
insieme”.
“Ho
usato i nostri specchi quando sono andato in bagno”, spiega
Sirius.
“Voi
complottate quando non ci sono!”, esclamo.
“Ma
che complottare! Vogliamo sapere che cosa è successo. Avevi una faccia,
stamane…”.
“Non
è successo proprio nulla!”.
“Eppure
i fatti parlano chiaro, soprattutto quel rossore lì, sulla tua
faccia”.
“La
piantate???”.
Ma
i loro sguardi dicono che non la smetteranno tanto
facilmente.
Tanto
vale accontentarli.
Sbuffo,
“Ci siamo addormentati nella Torre di Astronomia. Fine della
storia!”.
“Tutto
qui?”, fa Sirius come deluso, ricevendo un’amara occhiataccia da tutti
noi.
“Non
ti azzardare a rovinare questo bel momento di James con una delle tue maliziose
battute!”, lo apostrofa Remus.
“Non
avevo intenzione di farlo”.
“Lo
spero tanto!”.
“Ma
perché non ti fidi mai di me?”, dice Sirius,
piagnucolando.
“Perché
non me ne dai la possibilità”.
“Eppure
io sono un cane, il simbolo della fedeltà! James, tu ti fidi di me, non è
vero?”.
“Certamente”.
Sirius
fa la linguaccia a Remus ed io scoppio a ridere.
Li
passo in rassegna ad uno ad uno, sempre con un grande sorriso stampato in
faccia. Sirius ha ragione quando dice che a noi manca soltanto una foto che ci
ritrae insieme. Per il resto, abbiamo tutto.
***
Le
tue sono solo risposte vacue di cui io non mi accontento.
Che
succede a Remus?
Prima
o poi avrei dovuto aspettarmela una cosa del genere.
Rigiro
tra le mani il bigliettino che lei mi ha appena gettato davanti una volta
entrata in aula, mentre va a sedersi nel banco della prima fila. Il posto
accanto a lei è ancora una volta vuoto. Remus è assente da giorni e questa notte
la luna sarà piena.
Senza
contare che oggi è pure il suo compleanno, ma lui l’ha definito un fattore
marginale. Sirius ha contestato dicendo che, non appena il plenilunio finirà,
una torta non gliela toglie nessuno.
Mi
alzo dalla sedia con l’intenzione di prendere posto accanto a lei. Sirius non fa
domande, ha avuto modo di leggere il foglietto. Mi siedo sotto il suo sguardo
dubbioso, intingo la penna nel calamaio e indugio troppo prima di
scrivere.
Fare
domande, a volte, può essere pericoloso.
Le
passo il foglietto, che lei mi strappa di mano con poca educazione, e lo legge
sbuffando. Poco dopo anche lei intinge la penna nel calamaio e inizia a
scrivere.
Remus
è mio amico. Ho il diritto di sapere che cos’ha.
Remus
è anche mio amico. Te l’ho detto, ha una contagiosa forma di influenza, Poppy ha
sconsigliato qualsiasi tipo di visite.
Chissà
perché non ti credo.
Dovresti.
E
perché mai?
Per
il semplice fatto che mi hai detto tu stessa che di me ti fidi. Adesso,
finiamola con questo patetico scambio di bigliettini. E se c’è una cosa che puoi
fare per Remus è questa: prendi gli appunti di Storia della Magia così protrai
consegnarglieli.
Ossequi.
Mi
alzo dal posto mentre Ruf ha già iniziato a spiegare chissà quale avvenimento
storico. Ritorno a sedermi accanto a Sirius. So di non essere stato molto
cortese nei suoi riguardi, ma non ho avuto altra scelta e spero mi capisca.
Lei
non è mica stupida. Chissà quante volte si è chiesta come mai Remus venga colto
da malattie impensabili per un ragazzo di diciassette anni – beh, adesso
diciotto – proprio durante il plenilunio. Mi insospettirei anch’io…e vorrei
spiegazioni. Ma come dargliele? Non posso prenderla in disparte e dirle che
Remus è un lupo mannaro per un tragico volere del fato. Una volta ho parlato dei
suoi possibili sospetti a Remus e lui mi ha detto che sarebbe giusto
parlargliene, dille come stanno veramente le cose. Devo aggiungere questo
particolare alla lista delle cose da dirle prima che qualcosa di brutto mi
cancelli dalla faccia della terra.
“Che
accadrebbe se io gliene parlassi?”,
domandai a Remus, quella volta.
“Probabilmente
non ne vorrebbe più saperne di me”,
mi rispose sereno, “Né tanto meno di te,
il che sarebbe una cosa gravissima”.
“Io
penso che lei sia una persona dolce e comprensiva”.
“Lo
penso anch’io, ma è di un lupo mannaro che stiamo parlando, non certo di un
innocuo cagnolino. E poi, non m’importa più di tanto. Io ho voi e questo mi
basta per la vita”.
Sorrido
inconsciamente.
Remus
ha noi, Sirius ha noi, Peter ha noi, io ho loro.
E
questo ci basta per la vita.
***
Lei
non ha più fatto domande su Remus.
Le
ho detto che stasera non avrei potuto svolgere il mio turno di ronda, ma non ha
voluto obiettare. Sospetta qualcosa, sa qualcosa…ma un giorno io dovrò pur
rivelarle tutto.
È
buio ma la luna non è ancora sorta nel cielo. Noi quattro siamo nei pressi del
Platano Picchiatore a ridere delle battute che fa Remus sul suo vorace istinto
di divorare bistecche al sangue di proporzioni esagerate. Mi fa piacere vederlo
ridere. Forse non è più così terrorizzato dal lupo perché sa che ci siamo noi
con lui.
“È
il momento di gettarmi in gatta buia, ragazzi”, annuncia
Remus.
“Domani
mattina ne uscirai”, gli dice Sirius, come a rassicurarlo, “E avrai anche la tua
torta di compleanno, oltre a potenti cuscinate e tirate
d’orecchio”.
Remus
abbassa lo sguardo e un sorriso amaro compare sul suo volto, “Non so se…vi ho
mai ringraziati”.
Lo
guardiamo commossi e gli andiamo incontro per
abbracciarlo.
Ognuno
di noi sa che è pronto a dare persino la vita per l’altro.
“Non
è necessario ringraziare, amico mio”, dico a Remus, quando ci siamo liberati
dall’abbraccio fraterno.
Remus
ci sorride.
Ad un tratto,
Sirius volta la testa verso il castello ed è come se annusasse l’aria. Le
abitudini canine non svaniscono del tutto anche quando non è
trasformato.
“Ramoso”,
mi chiama con voce strana, “Credo ci sia una visita per
te”
Sgrano
gli occhi, “Non dirmi che…?”, ma non concludo la domanda perché Sirius mi dà con
lo sguardo la risposta che temevo.
“Spiegatemi
che cosa ci fate voi qui!”, esclama lei, tenendosi a parecchia distanza da
noi.
“Potremmo
farti la stessa domanda!”, ribatte Sirius.
Corro
in fretta da lei, sparando in cuor mio che se ne vada.
“Non puoi stare qui!”, le dico di botto, una volta che l’ho
raggiunta.
“Prego? E posso sapere perché, invece,
voi potete???”, ribatte indignata.
“Prometto
che ti dirò tutto, ma devi andare!”.
“Cosa
sta succedendo?”, insiste.
“Te
lo dirò, ma adesso devi andare!”, ripeto in tono
implorante.
Improvvisamente,
il suo bellissimo viso si fa sempre più chiaro, sempre più argenteo. Lo sfioro
piano col dorso della mano, come a voler constatarne la concretezza. Sul mio,
nel frattempo, si è riempito di puro terrore.
La
luna ha fatto capolino nel cielo e Remus è ancora tra noi.
“JAMES!!!”.
L’urlo
di Sirius mi squarcia l’anima e con esso anche quelli continui di Remus, che sta
tramutando il suo corpo umano in quello animalesco proprio sotto i nostri
occhi.
“Ma
allora è vero…”, sibila lei, con voce tremante. Voce che mi dilania
ancora.
Lei
non può stare qui.
Se le accadesse qualcosa a causa della mia irresponsabilità, la mia esistenza su
questa terra sarebbe priva di ogni senso.
Mi
volto verso di lei. Tiene entrambe le mani sulla bocca, come a voler reprimere
un grido, ha gli occhi colmi di lacrime alcune delle quali scivolano via.
Intanto Sirius e Peter urlano il mio nome, Remus ha ultimato la
trasformazione.
Mi
giro lentamente. Davanti a noi, un licantropo interamente formato si guarda
attorno, annusa l’aria. Poi ci guarda ad uno ad uno, ci analizza, apre la bocca
mostrando i denti. Vuole attaccarci.
Sirius
si trasforma immediatamente in cane e comincia a ringhiare all’indirizzo del
licantropo. Un paio di secondi dopo si avventano l’uno sull’altro, mentre Peter
viene scaraventato a terra.
Io
osservo la scena inerme, come se non sapessi più usare né gambe né
braccia.
“Lui
è…un cane…”, mormora piano lei, ancora dietro di me, mentre guarda i miei due
amici azzannarsi a vicenda.
Credo
di capire cosa sta provando lei in questo momento, perché è la stessa cosa che
provo anch’io: un misto di incredulità e terrore. Eppure questa non è certo la
prima volta che vedo Remus trasformato…ma devo dire, certo, che vedere Sirius e
Remus lottare tra di loro, Peter a terra e lei impaurita alle mie spalle mi fa
sentire dannatamente male.
Devo
assolutamente approfittare di questo momento per farla andar via da questo
posto.
Mi
volto nuovamente verso di lei, la sua espressione non è mutata di una
virgola.
Tiro
fuori il Mantello dell’Invisibilità.
“Sto
per rivelarti un altro segreto”, le dico, mettendole il Mantello sulle spalle,
“Questo è il Mantello dell’Invisibilità. Con questo non sarai visibile e non
correrai alcun pericolo. Adesso, ho un favore da
chiederti”.
Mi
guarda incredula e ancora profondamente impaurita. Abbassa le mani tremanti e
annuisce, invitandomi a parlare.
“Vai
al castello, in un posto che ritieni sicuro, e non muoverti da lì per nessuna
ragione”.
“E…tu?”,
mi chiede in un sussurro, mentre una lacrima solitaria scende lungo il suo
viso.
I
versi ringhiati di Felpato e Lunastorta fanno da
sottofondo.
In
un gesto istintivo chiudo gli occhi, come se volessi riaprirli e vedermi in un
altro posto, magari con i miei amici e lei per i corridoi della
scuola…
Scaccio
via questo pensiero dalla mia mente e riapro gli occhi, tornando alla realtà.
Credo che sia passata solo una manciata scarsa di secondi, lei mi sta ancora
guardando preoccupata, aspetta una mia risposta.
La
guardo a mia volta e le sfioro di nuovo il viso, “Perché ti curi di ciò che non
ha valore? Corri al castello”.
“E
se non volessi?”.
“Devi”.
“Remus
sta…e tu…non posso andarmene!”.
“Devi
farmi questo favore, se non vuoi che diventi un ordine!”.
La
guardo con autorità, sperando che lei mi obbedisca. Non posso lasciare che si
faccia del mane, per nessuna ragione al mondo.
Dà
una fugace occhiata alla scena di lotta alle mie spalle e si aggiusta il
Mantello.
“Quattro
corpi, un’anima sola, non è vero?”.
Annuisco.
Credo abbia intuito il forte legame che unisce me, Sirius, Remus e
Peter.
Un
ultimo sguardo a me e poi sparisce sotto il mio Mantello.
Per
quanto mi riguarda, io sono pronto a privarmi dell’uso di una gamba, dell’uso di
un braccio, o della vita. Ciò che conta è che lei sia andata via da qui e che io
riesca a trarre i miei amici da questa situazione senza che si facciano
male.
Mi
trasformo in cervo e corro verso coloro a cui voglio un bene
inestimabile.
To
be continued…
Riecco
i Malandrini, anche se in una scena un tantino drammatica. Ho visto dalle vostre
meravigliose recensioni in un capitolo precedente che la frase che Lily aveva
pronunciato [“Quattro corpi, un’anima”] vi è piaciuta, quindi ho pensato di
riproporla.
Devo
dire che sono rimasta a bocca aperta di fronte a chi ha letto la fic in due
giorni o tutta d’un fiato! È una bella impresa, mi domando come abbiate fatto!
Ma ciò che mi ha veramente sorpreso è che lo scorso capitolo è piaciuto molto,
ed è stranissimo perché io le scene romantiche non le so scrivere davvero o, per
farlo, ci metto giorni e giorni.
Non
trovo le parole adatte per ringraziarvi, ma sappiate che ogni vostra parola mi
aiuta tantissimo!!!
Ringrazio
di vero cuore: cry_chan, Mirwen, ki_chan, zukkyna, cloe sullivan, potterina_88_, Cassy Black, lenu88, Lilian Potter, lyrapotter, myki, lauraroberta87, JoeyPotter90, Celicola, TheBestLady, Lily Black 90, Vale Lovegood, Only_a_Illusion, __MiRiEl__, HarryEly.
Baci,
alla prossima ^___^
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Capitolo 32 *** Truth ***
Capitolo
32
Truth
Vengo
sbattuto contro un albero da una zampata di Remus.
Sirius
e Peter sono a terra, sono rimasto solo io. Non ho la benché minima idea di come
si possa fermare un licantropo…ma so di per certo che le mie corna non bastano,
un cervo non può fermare un licantropo.
Guardo
i miei due amici a terra, poi guardo il mio amico che a sua volta mi fissa e
digrigna i denti. La verità è che non so più che fare. James Potter non sa più che fare…suona
strano. Ma quando un amico deve aiutare un altro amico, non si tenta il tutto
per tutto? Mi sto forse arrendendo?
Ritorno
ad essere umano. Sento in bocca il sapore del ferro e la mia vista è annebbiata.
Ciò che riesco nitidamente a vedere è la figura di Lunastorta immobile davanti
al nulla: lo scruta attentamente come se avesse davanti agli occhi qualcosa di
tangibile. Un secondo dopo il mio cuore sprofonda ad una velocità disumana. La
sta guardando…sta guardando lei sotto
il Mantello…ed io sto disteso a terra, senza avere la forza di alzarmi e farmi
uccidere da Remus.
Nel
frattempo, lui ha alzato la zampa destra. Vorrei chiudere gli occhi, ma è come
se una mano invisibile mi costringesse a tenerli spalancati per farmi osservare
inerme la scena. Remus scaglia la sua zampa e colpisce
l’aria.
Sento
il mio cuore riemergere a poco a poco. Non c’era nessuno.
Adesso
Remus si è voltato verso di me. Vuole finirmi.
Poi,
succede tutto molto velocemente: Remus viene colpito da un potentissimo
Schiantesimo che lo fa rotolare parecchi metri più in là ed io vengo avvolto dal
mio Mantello dell’Invisibilità.
“Riesci
ad alzarti?”, mi domanda lei, prendendomi una mano.
Io
annuisco e cerco di mettermi in piedi, sorretto da lei.
“Va
tutto bene?”, mi chiede la voce di Silente.
“Professor
Silente, signore…”, mormoro, cercando di guardarlo ma
invano.
“Deduco
che non va poi così bene”, conviene Silente, “Voi due andate, mi occupo io di
loro tre”.
Ci
incamminiamo verso il castello, ma il mio pensiero è rivolto ai miei tre
amici.
E
poi lei perché è ritornata? Non le avevo detto di rientrare nella
scuola?
La
testa mi gira, il labbro pulsa, la sua mano stringe la
mia.
Delle
tre cose, le prime due sono praticamente insignificanti.
***
“Ti
devo delle spiegazioni”.
“C’è
tempo per quelle. Ti porto da Madama Chips”.
“Non
è necessario”.
Arriviamo
in Sala Comune e mi metto a sedere sul divano, poggiando le mani sul bracciolo
per aiutarmi, in stile vecchio di ottant’anni. Che stupido, sto
ironizzando.
Lei
si siede sulla poltrona di fronte a me e mi guarda.
“Quelle
ferite vanno curate”, mi dice.
“Non
è importante”.
“Dimmi
allora cosa lo è”.
Resto
in silenzio, distogliendo lo sguardo dal suo ancora
insistente.
Non
so da dove cominciare. Le cose da chiarire sono innumerevoli, ma devo farlo.
Gliel’ho promesso ed io sono di parola.
“Dunque
tu sapevi che…”, esordisco, lasciando la frase in sospeso.
“Beh,
mi aveva accennato qualcosa Severus…ma io non sapevo se credergli o
meno”.
Sentire
il nome di Piton mi mette in movimento qualcosa nello stomaco, ma non lo do a
vedere.
È
giunto il momento di dirle ogni cosa. Spero in nessuna
interruzione.
“Aveva
ragione. Remus è un lupo mannaro. E non è tutto”.
La
vedo alzarsi dalla poltrona e sedersi accanto a me, senza dire una
parola.
Il
suo silenzio mi spinge a continuare.
“Contrariamente
a quanto potrebbe sembrare, i Malandrini non sono un gruppo di ragazzi
scapestrati, che va in giro a lanciare fatture o a combinare disastri. Loro sono
quattro amici che si sono fatti carico di un enorme peso. Quando io, Sirius e
Peter siamo venuti a sapere del…problema irrisolvibile di Remus, lui si mostrò
terrorizzato all’idea di un nostro abbandono. Certo, avrebbe impressionato
chiunque l’idea di avere un lupo mannaro come compagno di scuola, ma noi abbiamo
continuato a essere suoi amici. Abbiamo passato giorni e notti a cercare una
soluzione, finché non l’abbiamo trovata. Se Remus era un animale, lo saremmo
stati anche noi. Io, Sirius e Peter siamo Animagi non registrati: io sono un
cervo, Peter è un topo, Sirius è un cane. Ogni notte di luna piena lo assistiamo
durante la sua trasformazione e non lo lasciamo solo per nessun motivo. Il
Platano Picchiatore è stato piantato per volere di Silente, per permettere a
Remus di frequentare Hogwarts; un passaggio conduce alla Stamberga Strillante ed
è lì che Remus attua la sua trasformazione”.
Faccio
una pausa.
Ci
sarebbero tante altre cose da dire, ma ho preferito abbreviare di molto.
Durante
tutto il discorso non ha fatto altro che guardami con occhi pieni di stupore.
Sono curioso di sapere cos’ha da dire a riguardo, ragion per cui prolungo la
pausa e aspetto che sia lei a parlare.
“Siete…”,
esordisce qualche secondo dopo, “…delle persone
straordinarie”.
“Siamo
solo amici. Gli amici si aiutano reciprocamente”, rispondo in modo semplice,
come ovvio, dal momento che non mi sento affatto lusingato da quanto ha
detto.
“E
l’amicizia non è una cosa straordinaria?”.
Guardo
i suoi occhi pieni di luce.
Ero
sicuro che avrebbe capito appieno la nostra situazione, in particolar modo
quella di Remus. Ma, andando nello specifico, vorrei sapere che cosa pensa del
fatto che io sia un Animagus.
“Qualcosa
ti spaventa di tutto questo?”, le chiedo.
“Affatto”,
risponde di getto, “Anzi, penso che siate magnifici. Avete fatto grandi
sacrifici per un amico”.
Sorrido
appena. Le sue parole mi rincuorano.
Però
mi stuzzica ancora l’idea di chiederle se ha qualcosa da dire riguardo la mia
trasformazione in cervo. Se non lo fa lei entro tre secondi, lo faccio
io!
Tre.
Due.
Uno…
Non
me l’ha chiesto!
Bene,
lo farò io!
“Mi
hai visto trasformato in cervo?”.
Lei
esita un po’ prima di rispondere, “Sì. Quando sono arrivata col professor
Silente, ho visto te che…ritornavi umano”.
“E
che cosa…ne pensi?”.
“Che
sei adorabile”.
Mi
raddrizzo sul divano e assumo un’espressione assolutamente meravigliata,
“Davvero???”.
“Sì”.
“Wow…”.
James,
scendi dalle nuvole! Hai cose molto più importanti è più urgenti di cui
discutere,
mi dice la voce della mia coscienza razionale.
No,
non riesco a scendere! Mi ha appena detto una cosa che non avrei mai immaginato
potesse dirmi! Cosa valgono tutti i complimenti e le lodi accumulati in questi
anni, a confronto?
“Nel
senso che i cervi sono animali carini”, riprende lei, come a volersi
correggere.
Ma
ciò non fa altro che migliorare la situazione.
“E,
adesso che ci penso, a volte il tuo sguardo somiglia a quello di un
cerbiatto”.
Allora
tutte quelle volte in cui ho tirato fuori la mia espressione da cerbiatto non
sono state vane! Lei se n’è accorta davvero!
Non
so se dire di essere sempre e comunque il mitico James Potter o ritornare alla
questione principale della serata. Mi sa che siamo andati un po’ fuori tema a
causa del mio egocentrismo. Qui non si tratta più di me soltanto, ma dei
Malandrini.
Mi
ha detto che la nostra situazione non le fa paura e che siamo
magnifici.
Che
devo dedurne? Che non ho niente di cui preoccuparmi e che le porte che conducono
fuori da questa stanza possono stare spalancate perché tanto lei da qui non
scapperà?
Sento
la sua testa poggiare sulla mia spalla ed io le passo un braccio attorno alle
sue, stringendola a me, come se non avessi fatto altro in vita
mia.
“Mi
dispiace per Remus”, dice a fil di voce, “Ma per fortuna ha trovato degli amici
che non lo fanno sentire solo o…diverso”.
“Anche
noi siamo stati fortunati a trovare lui. Mi domando come stiano,
adesso”.
“Silente
è con loro, staranno bene”.
Solleva
di poco la testa, quel tanto che basta per guardami negli occhi, “E tu stai
bene?”.
Annuisco.
Come
potrei non star bene quando lei è con me?
“Non
abbiamo messo nulla sul labbro. Vado a prendere del…”.
“No!”,
la fermo immediatamente ancor prima che lei muova un passo, “Cioè…no, non ce n’è
bisogno. È solo un taglietto”.
Mi
guarda con sospetto, come se la cosa non la convincesse.
In
effetti la cosa non è molto convincente, ma non mi
importa.
“Posso
fare qualcos’altro?”, mi domanda.
La
guardo intensamente, come a volerla supplicare, “Resta con
me”.
Non
so come tali parole siano venute fuori. I suoi occhi si fanno lucidi ed io ho
appena il tempo di vedere una lacrima sfuggire al suo controllo. Un secondo dopo
sento il suo abbraccio che mi avvolge.
“Solo
questo?”, mi chiede, cercando di reprimere la voglia di
piangere.
“Non
prendere con superficialità ciò che mi è essenziale per vivere”.
Le
sue labbra poggiano delicate sul mio viso, poi proseguono fino a raggiungere
l’angolo sano della mia bocca.
“Alla
fine ci sei riuscito, visto?”, mi sussurra sulle labbra.
Credo
di aver capito a cosa voglia alludere, ma adesso la cosa è totalmente cambiata.
So che le mie non sono più semplici fantasie di un adolescente. È molto, molto
di più. È qualcosa di straordinariamente potente, di incontrollabile, è qualcosa
che mi fa esplodere il cuore in petto, che mi toglie l’aria e che me la ridona,
che mi fa soffrire e che mi fa sentire incredibilmente bene, che mi fa
addormentare e che mi fa svegliare, che mi inebria, che mi vuol fare urlare, che
ha gli occhi della rugiada sulle foglie, i capelli del sole al tramonto…
Che
è lei.
Mi
regala un altro piccolo bacio e torna a poggiare la testa sul mio petto. Non
posso nasconderle il suono del mio cuore che batte per lei. Pian piano sta
venendo a conoscenza di tutte le verità.
Le
accarezzo i capelli, mentre il suo respiro si fa sempre più regolare. Mi sfilo
gli occhiali e li poggio sul tavolino accanto al divano. Riprendo ad
accarezzarle il viso e i capelli, e penso che sarebbe meraviglioso poter restar
sveglio per l’eternità solo per vederla dormire, sorridere nel
sonno…
“James…”.
…e
sussurrare il mio nome.
Sorrido
anch’io. Significa che adesso le appartengo? Eppure credevo di essere suo già da
molto tempo, sebbene lei non ne sia consapevole.
Immediatamente
il mio pensiero slitta a Remus, Peter e Sirius.
Come
sarebbero contenti se glielo raccontassi…
To
be continued…
Altro
capitoletto romantico, spero sia decente ^^’’
I
vostri commenti mi hanno ancor più meravigliata, sapete? Devo fare un caloroso
applauso a chi legge i capitoli poco prima di andare a scuola [Lil, che mi
combini?? NdRemus XD], a chi legge i capitoli dopo essere tornato da una briosa
gita scolastica a Madrid, a chi legge tutta la fic in una sola giornata, a chi
la legge anche più di due volte e a chi la legge in 6 ore!
Io,
davvero…sono letteralmente senza parole…
E
naturalmente lo sono soprattutto davanti alle meravigliose parole e ai
complimenti che non credo di meritare.
GRAZIE
GRAZIE GRAZIE a: babykagome, TheBestLady, cloe sullivan, ariel_potter, Vale Lovegood, ki_chan, Lily Black 90, sillina, zukkyna, Mirwen, lauraroberta87, HarryEly, Lilian Potter, __MiRiEl__, Only_a_Illusion, lenu88, potterina_88_, miss lily.
Kisses.
Alla prossima ^___^
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Capitolo 33 *** I am fine ***
mad33
Capitolo
33
I
am fine
Non
so quanti secoli siano passati.
E
adesso, dopo tutto questo tempo, qualcuno ha deciso che è giunto il momento che
io mi svegli.
Vengo
destato dal calore di una mano che gioca con i miei capelli. Apro gli occhi, il
suo viso davanti al mio.
Mi
sorride, “Quante volte hai detto il mio nome?”.
Non
recepisco immediatamente la domanda. Sto ancora mettendo a fuoco l’immagine del
suo viso, del suo sorriso, dei suoi occhi.
“Quante
volte hai detto il mio nome?”, ripete, dal momento che io non le ho dato alcuna
risposta e la guardo sognante.
“E
tu, quante volte hai detto il mio?”, le chiedo a mia
volta.
Non
risponde, ma non osa staccare gli occhi da me.
Lo
stesso faccio io.
“Ti
ho sentita, sai?”, dico poco dopo.
“Ed
io ho sentito te”.
È
fatta!,
esclama la mia coscienza con la voce di Sirius. Ma quella con la voce di Remus
mi dice che ci sono tante di quelle cose da dire, da chiarire, da spiegare che è
ancora presto per cantar vittoria.
Meglio
godersi il momento.
“Vuoi
dirmi qualcosa?”, mi domanda.
“Perché
me lo chiedi?”, ho come la sensazione che lei riesca a leggere i miei
pensieri.
“Beh,
non saprei…”.
“In
effetti, le cose da dire sarebbero un’infinità. Ma prima devo sapere come stanno
Sirius, Remus e Peter”.
“Andiamo
da Silente”.
“Non
credo sia necessario”.
“Sì
che lo è”.
“No”.
Si
stacca da me, mette il broncio ed io sorrido, perché la trovo
deliziosa.
Ritorniamo
a noi, “Da dove ti è venuta l’idea di chiamare Silente?”.
“Lo
dici come se avessi commesso un tragico errore”, continua a mantenere il
broncio, “Che avrei dovuto fare, con voi che vi ammazzavate a
vicenda?”.
Mi
guarda con un’espressione oserei dire furente, o preoccupata. Dipende dalle
interpretazioni.
“Ti
avevo detto di tornare qui”, riprendo io.
“L’ho
fatto”.
“Non
come io volevo”.
“Credi
davvero che io ti avrei lasciato lì?”.
“Credi
davvero che io ti avrei tenuta con me pur consapevole dell’enorme pericolo che
avresti corso?”.
Adesso
sta a lei interpretare se ciò che scaturisce dai miei occhi sia rabbia o
paura.
“Se
potessi, morirei milioni di volte per Sirius, per Remus, per Peter…e per te,
Lily. E se tu dovessi chiederti che fine ha fatto il James Potter arrogante ed
egoista, sappi che non è mai veramente esistito. Beh, in un certo senso un po’
egoista lo sono…”.
Vorrei
aggiungere altro, ma la nostra attenzione viene catturata da rumori provenienti
dai dormitori. Hogwarts si sta svegliando.
“Faresti
meglio ad andare da loro”, mi suggerisce Lily.
Io
però devo ancora rendermi conto di quanto sia meraviglioso chiamarla per
nome.
Non
ne sono sicuro, ma credo che per lei sia lo stesso.
Ci
alziamo entrambi.
“James…”.
Sorrido
nel sentirle dire il mio nome, ma lei non alza gli occhi da
terra.
“Nonostante
io ti abbia da secoli trattato malissimo, tu hai…”.
“Un
giorno ti dirò ogni cosa”, e lo farò davvero, non posso sempre rimandare,
“Adesso vado da Poppy a vedere come stanno quegli
animalacci”.
Sorridiamo.
“Già
che ci sei, fatti curare la ferita al labbro”, mi dice.
“Nah,
sto benissimo. Mai stato meglio”.
Ci
guardiamo intensamente per pochi minuti, ma lei riesce a intrappolarmi nelle sue
iridi di smeraldo.
La
voglia di baciarla diventa incontenibile.
“A-allora…”,
riprende lei, svegliandomi dalla trance – ma ho come l’impressione che si sia
risvegliata anche lei – “Io vado a lezione”.
“Posso
copiare dai tuoi appunti?”.
“Scordatelo!”.
“Ti
prego”.
“Non
se ne parla!”.
Restiamo
immobili per alcuni secondi, io con la faccia implorante e lei con la faccia
della classica studiosa. Poi scoppiamo a ridere come due
scemi.
Intanto
si sta facendo tardi ed io devo andare prima che la Sala Comune si riempia di
gente.
“Io
vado”, le annuncio, “Aspettami e non scappare”.
“Non
scappo. Ma non farlo nemmeno tu”.
“Non
è nella mia natura”.
La
saluto con un cenno della mano e le volto le spalle, ma non oso
muovermi.
“Lily?”,
la chiamo, rigirandomi verso di lei.
“Sì?”.
“Ehm,
niente, volevo solo…niente”.
Lei
fa una faccia dubbiosa ed io mi giro per la seconda volta verso il buco del
ritratto. Sto inchiodato a terra e le mani mi tramano. Sto facendo la figura
dell’imbecille.
E
per completare l’opera, mi dirigo verso di lei e, una volta raggiunta, la
bacio.
La
mia staticità dipendeva da questo. Ci sono cose a cui nemmeno James Potter può
resistere e la prima di queste è proprio quella che sto
facendo.
Ci
stacchiamo e poggiamo le nostre fronti l’una contro
l’altra.
“Adesso
vado”, le dico sulle labbra.
“Sì,
vai”, mi risponde sorridendo.
“Vado
davvero”.
“Vai
davvero”.
La
bacio una decina, una ventina, un centinaio di volte. Separarmi da lei è
dilaniante.
Infine,
conveniamo che devo veramente andare
e, dopo averla baciata per altre cento volte, esco dalla Sala Comune con una
faccia sprizzante felicità.
Oggi
– o per sempre? – niente e nessuno potrà farmi cambiare umore. Anzi, sono
addirittura sicuro che nessuno potrà mai prendersela col sottoscritto.
***
“Ma
dove si sente, lei???”.
Vengo
inseguito da una furiosa Poppy che regge un bastone in mano. Ha l’aria di una
spietata assassina.
“Poppy,
si calmi! Sono venuto a trovare i miei amici”.
“Stanno
dormendo. Esca fuori!”.
“Ma
perché ce l’ha tanto con me?”.
“Perché
in tutta la mia carriera a Hogwarts, nessuno si è mai permesso di entrare qui
alle otto del mattino senza bussare o chiedere se io
dormissi!”.
“Ma
ormai dovrebbe sapere come sono fatto”.
“Purtroppo
lo so, ma ancora non è arrivato il professore che le insegni a rigare dritto!
Fortunatamente questo è il suo ultimo anno qui”.
“Lei
parla così, ma sono sicuro che le mancherò così come mancherò ad ogni misero
granellino che compone Hogwarts”.
“Non
se sia così sicuro!”.
“Le
manderò dei fiori…”.
“Se
è un tentativo per comprarmi, ha miseramente fallito”.
“Poppy,
la prego! Ho bisogno di sapere come stanno i miei amici!”.
Posso
sempre ricorrere alla tattica degli occhioni da cerbiatto.
Ma
spero che Poppy si dimostri gentile. Voglio vedere i miei Malandrini ad ogni
costo.
Lei
sembra calmarsi, mi sa che me la dà vinta.
“D’accordo,
Potter. Ma non metta le radici lì dentro!”.
“Non
si preoccupi, grazie mille!”.
Mi
dirigo tutto trionfante verso l’infermeria.
Apro
la porta e dentro è completamente deserto, se non fosse per una figura che si
muove e che parla con qualcuno.
Li
riconosco immediatamente.
“Sirius!
Peter!”.
Mi
getto a volo d’angelo su di loro, entrambi seduti su un
letto.
“James,
fa’ piano”, brontola Sirius.
“Sì,
scusate, ragazzi”.
Cerchiamo
di ricomporci.
Io
sfoggio un sorriso a cinquanta denti.
“Cos’è
tutta questa contentezza?”, mi domanda Sirius.
“Che
domande! Sono contento di vedervi!”, rispondo, come ovvio, “State tutti bene?
Dov’è Remus?”.
“Tutto
ok. Remus è là che dorme”, indica un letto coperto da una tenda
bianca.
“Che
dormiva!”.
La
voce irritata del nostro Lunastorta irrompe nella stanza. Non sono mai stato più
felice di sentirla.
Mi
dirigo verso il suo letto e spalanco la tenda, trovandolo seduto a mezzo busto
sul letto. Vorrei tanto riservare a lui lo stesso trattamento del volo d’angelo,
ma dal momento che è conciato piuttosto male è meglio
evitare.
“Remus!”,
un abbraccio però non glielo toglie nessuno.
“Salve
a tutti”, ci saluta, mentre prendiamo posto sul letto accanto a
lui.
“Va
tutto bene?”.
“Come
al solito. E voi?”.
“Ci
hai quasi fatti fuori, ma stiamo benone”, scherza Sirius.
Remus
abbassa gli occhi, “La gente che mi sta intorno rischia la
vita”.
“Questo
ed altro pur di esserti amico”, gli dico, cingendogli le spalle con un braccio,
“E comunque, non eri mica in te. La situazione ci è sfuggita di
mano”.
“A
proposito”, interviene Peter, “Sai spiegarci che è successo? Come siamo finiti
in infermeria?”.
“Credo
sia stato Silente a condurvi qui, voi eravate svenuti”.
“Silente?”,
fa Sirius con tanto d’occhi, “Vuoi dirmi che ci ha visto
trasformati?”.
“Non
saprei, ma non lo eravate più quando vi ha trovato”.
“Secondo
te sa qualcosa? Voglio dire, è Silente!”, dice
Remus.
“Faremmo
meglio a cercarlo e dirglielo?”, domanda Peter.
“Mi
sto confondendo con tutte queste domande!”, salto su io, “Non andremo a cercare
Silente. Se si fa vivo lui o se sa qualcosa, tanto
piacere!”.
Loro
tre sembrano zittirsi per un bel po’ di minuti.
Non
mi piace questo silenzio, ho bisogno che qualcuno parli.
Sirius
si schiarisce la voce, “E in tutto questo casino che è successo, tu
dov’eri?”.
“Beh,
ero lì”.
“L’ho
capito, ma dove sei finito dopo?”.
Perché
misteriosamente è come se avessi una bacchetta illuminata puntata in faccia e la
sensazione di essere colpevole di aver commesso chissà quale
crimine?
Deglutisco.
Loro
continuano a guardami in attesa che io risponda.
“Sentite”,
dico, rivolgendomi a Remus in modo particolare, “Ho raccontato a Lily il nostro
segreto”.
Cala
uno di quei silenzi di tomba, in cui non si sente assolutamente nulla, se non il
soffio del vento o qualche altro suono lievemente percettibile. Neanche in
biblioteca ve n’è mai stato uno simile.
Non
so perché, ma questo silenzio irreale mi mette in leggero
imbarazzo.
Nessuno
ancora osa parlare, è come se avessero perso la lingua. Io smetto di respirare
per paura di far troppo rumore.
“A
chi?”, fa Sirius improvvisamente, rompendo il silenzio senza alcuna
pietà.
Butto
fuori l’aria e ne immagazzino dell’altra, riprendendo il normale ritmo della
respirazione, “A Lily”, rispondo.
Sirius
si sporge verso di me, “Forse non ho sentito bene. Potresti
ripetere?”.
“Mi
prendi in giro?”, gli domando infastidito.
“Ma
da quando la chiami per nome?”.
“Diciamo
da oggi”.
Sirius
si sfiora il mento con fare pensante, “In effetti, mi domandavo se avreste
continuato a chiamarvi per cognome anche il giorno delle vostre
nozze”.
Le
sue parole mi imbarazzano ulteriormente, ma cerco di non darlo a
vedere.
Fallisco
poiché mi guardano in modo strano e hanno disegnato sul viso un sorrisetto
malizioso, il migliore dei quali appartiene a Sirius.
Non
mi è rimasta più saliva da deglutire.
Mi
hanno incastrato.
“Porca
piovra, sparisco per una notte e lui combina casini”, borbotta Sirius, “Stiamo
ancora aspettando che ci racconti tutto”.
“Vorrei
tanto, ma non so da dove cominciare”, ed è verissimo.
“Prova
un po’ da…uhm…dall’inizio!”.
Sospiro
rassegnato e cerco di raccontare loro per sommi capi quello che è
successo.
Loro
hanno facce incredule e, da come sto narrando, è come se nemmeno io credessi a
quanto è accaduto tra me e…
“Quindi
adesso state insieme, no?”, chiede di botto Remus.
“I-io
non…so…”.
“Non-lo-sai???”, esclama Sirius,
scandendo le parole, “Ringraziando Merlino non mi innamoro mai di nessuno,
altrimenti farei la fine di questo povero pesce lesso”, indica
me.
Ho
caldo.
Quasi
quasi vado ad aprire la finestra…e magari mi butto anche di
sotto.
E
così io sarei innamorato di Lily
Evans? Ipotesi plausibile…
Peccato
solo che questo termine sia inadatto a racchiudere tutto ciò che io provo per
lei, ma credo che non ne esistano di più forti. Tanto vale
accontentarsi.
I
miei adorati Malandrini non hanno il tempo di continuare il loro terzo grado,
poiché Poppy entra sparata dalla porta con fare agitato.
“Potter,
qui si chiacchiera troppo!”, esclama, rivolta a me.
“Ma
perché se la prende solo con me?”, domando in tono
disperato.
“Perché
noi siamo convalescenti”, risponde per lei Sirius, alzandosi dal letto e
camminando tenendosi un fianco come se fosse un
vecchietto.
“Ma
se stai meglio di me!”, ribatto io.
“Potter,
non urli!”, mi rimprovera Poppy.
“Effettivamente,
Sirius…”, interviene Remus, “…la tua è solo una scusa per non seguire le
lezioni”.
“Cosa
vorresti insinuare?”, fa Sirius con voce sottile, da
demonio.
“Che
sei svogliato. Vorrei ricordarti che abbiamo i…”.
“I
M.A.G.O. sono a giugnoooo!”.
“Adesso
chi è che urla???”, sbotto all’indirizzo di Poppy che continua a guardarmi
male.
“Potter,
lei sarà la causa della mia pensione prematura!”.
“E
lei, Poppy, sarà la causa del mio invecchiamento
precoce!”.
Mentre
io e Poppy litighiamo come due bambini, i presenti se la stanno ridendo alla
grande.
Cerchiamo
di darci una regolata, altrimenti finisce che mi buttano fuori dalla scuola a
calci…e non dico dove. E poi, se me ne vado da qui, non potrò mai più vedere la
mia Lily e questo equivale a morire.
“Mi
scusi, Poppy”, dico infine, sotto lo sguardo incredulo di Peter e Sirius, mentre
sento Remus sussurrare un Era
ora.
“Se
vuole venire a trovare i suoi amici, esiste l’apposito orario delle visite”, mi
precisa lei.
“Sì,
certo. Beh, adesso vado, non vorrei perdermi la lezione di
Ruf”.
“Amico,
ma ti sei bevuto il cervello?”, dice Sirius, “Da quando ti interessa così tanto
seguire quell’insulsa materia?”.
Sorrido
apertamente, senza rispondere.
Dopo
averli salutati un’altra volta, mi congedo definitivamente, pronto per andare a
seguire la lezione di Storia della Magia più interessante di tutta la mia
vita.
To
be continued…
Forse
sono leggermente in ritardo con il postaggio. Purtroppo l’università mi ruba un
sacco di tempo, ma io cerco di aggiornare la fic quando
posso^^
Ho
visto che molti di voi mi hanno detto che Silente scopre tutto al terzo libro.
Beh, non lo metto in dubbio, però lui sapeva già che Remus era un lupo mannaro
dal momento che ha fatto piantare il Platano per permettere la sua frequenza a
scuola [o no????? Oddio…vabbè, poco importa XDXD]. Ma, al di là di tutto questo,
la faccenda di Remus e tutto il casino che ne è seguito mi è servita solo per
fare in modo che quei due teneri innamorati finissero assieme [non so dirvi
nemmeno se ci sono riusciti XDXD]. E per quanto riguarda Silente, quello è bello
tranquillo nel suo ufficio, che si fuma un sigaro toscano e legge la Gazzetta
del Profeta [o il Sole 24 Ore XD] poggiando i piedi sopra la
scrivania.
Innumerevoli
GRAZIE a: gemellina, TheBestLady, aki_penn, Cassy Black, erikablue, freddymercury, Lilian Potter, HarryEly, lenu88, babykagome, Vale Lovegood, potterina_88_, __MiRiEl__, Lily Black 90, lyrapotter, ki_chan, cloe sullivan, Only_a_Illusion, Mirwen, zukkyna, lauraroberta87, PrincessInPink, Celicola.
Non
smetterò mai di ripetervelo, ma sono davvero senza parole davanti ai
meravigliosi commenti che mi lasciate. Ricordate che riesco a portare avanti
questa storia solo grazie a voi. Vi ringrazio tantissimo
^__^
A
presto!
Bisous
^___^
|
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Capitolo 34 *** I'll kill you, dog! ***
mad34
Capitolo
34
I’ll
kill you, dog!
“Non
mi hai fatto capire niente della lezione!”.
“Mica
ti ho dato a parlare”.
Io
e Lily camminiamo a passo svelto lungo il corridoio, diretti in Sala Comune,
come se volessimo sparire in fretta.
Le
lezioni della mattina sono finite, ci resta un’ora circa prima del pranzo.
Dopo
essere uscito dall’infermeria, sono andato dritto a lezione di Storia della
Magia, mi sono seduto accanto a Lily e l’ho guardata per tutto il tempo. Sorrido
al solo pensarci.
Arriviamo
giusto davanti al ritratto della Signora Grassa.
“I
tuoi occhi, James”, dice Lily in un sussurro, “I tuoi occhi parlavano
tantissimo”.
“E
i tuoi li ascoltavano”.
Mi
chino per baciarla…
“Parola
d’ordine, se non vi dispiace!”, esclama ad un tratto la Signora
Grassa.
Mi
allontano immediatamente da Lily, più per lo spavento che per
altro.
Varchiamo
la soglia della Sala Comune e il mio pensiero è rivolto al bagno della mia
stanza. Non vorrei dirlo, ma sono proprio conciato malissimo, non so con quale
coraggio sono andato in giro per la scuola in questo stato. Beh, forse nessuno
se n’è accorto, dal momento che sono estremamente affascinante anche se indosso
un sacco di patate. Chissà se lo sono anche per lei…
Dovrei
impegnarmi ad esserlo solo per
lei.
“Ok,
ehm…”, faccio io, indietreggiando verso il dormitorio maschile, “Ci…ci vediamo
dopo…”.
“D’accordo,
ti aspetto qui”.
Si
siede sulla poltrona e tira fuori un libro.
Sbatto
le palpebre perché tutto ciò non mi sembra vero.
Una
volta su per le scale, mi schiaffeggio la faccia con entrambe le mani. Fa male.
Allora
è tutto vero.
***
Esco
dal bagno tutto gocciolante, con un asciugamano avvolto attorno ai fianchi. Dopo
un paio di passi, qualcosa si attorciglia ai miei piedi e mi fa perdere
l’equilibrio, per un pelo non finisco spiaccicato a terra. Cerco di riprendermi
dalla quasi-caduta, quando un rettangolo di stoffa somigliante ad una maglietta
mi vola in faccia. Non faccio nemmeno in tempo a levarmelo che sbatto il piede
contro lo stipite del letto. Il dolore è atroce.
“Ahia,
porca trota…”.
Non
so se tenermi il piede dolorante o l’asciugamano. Sta di fatto che quello che
vedo mi lascia basito: la stanza completamente sottosopra.
Già
sento le urla di Remus quando vedrò questo casino.
Qualche
istante dopo, la testa di Sirius riemerge da sotto il
letto.
“Sirius?”,
dico sorpreso, “Ma tu non eri in infermeria? E dov’è
Peter?”.
Lui
però non mi dà retta, mi corre incontro e mi afferra le spalle, “James, siamo
nella melma!!!”, esclama disperato.
“Che
cavolo hai combinato qui dentro?”, gli domando, “Sembra sia passato un
uragano”.
“Abbiamo
cose più gravi a cui pensare!!!”.
“Ossia
dire?”.
“Promettimi
che non mi ucciderai”.
“Il
solo sentirti dire così mi dà sui nervi”.
“Promettimelo!”.
“L’ho
fatto quando stavi per dirmi che sei andato in giro a raccontare a tutti che ero
omosessuale per farmi scrollare di dosso quella mostruosa tipa di Corvonero,
perché non dovrei farlo adesso? Avanti, sputa il rospo”.
Sirius
prende un respiro, “Non ricordo dove ho messo il regalo per
Remus”.
“SIRIUS,
IO TI UCCIDO!!!”.
***
“SIRIUS,
IO TI UCCIDO!!!”, urla Peter.
“Grazie”,
risponde Sirius, tappandosi le orecchie, “Non bastava James a
minacciarmi?”.
Peter
è appena entrato nella nostra stanza ed io gli ho subito messo in chiara luce il
disastro che si è venuto a creare.
Se
penso a quanti secoli abbiamo impiegato per pensare a cosa avremmo potuto regalare
al nostro Lunastorta…e quando finalmente abbiamo avuto la soluzione davanti agli
occhi, è stato come manna dal cielo. Dopo aver preparato ogni cosa, rimaneva
solo il problema di dove nascondere il regalo, perché Remus, con la sua mania
dell’ordine, l’avrebbe trovato di sicuro nella nostra stanza. Al che è
subentrato Sirius: “Ci penso io!”, ci
ha detto, “Lo nasconderò in un posto in
cui nessuno mai penserebbe di trovarci qualcosa! Fidatevi di me!”. Noi ci
siamo fidati e adesso siamo arrivati a questo punto.
Mi
guardo intorno. Siamo circondati da montagne di indumenti, scarpe, calzini e
centinaia di altre cose tutte sparse ovunque. Una domanda mi sorge
spontanea.
“Scusa,
Sirius”, gli dico, “Se tu stesso hai detto che non avremmo dovuto nascondere il
regalo qui perché Remus l’avrebbe trovato, e se tu stesso hai provveduto a non nasconderlo in questa stanza, PERCHÉ
CAVOLO L’HAI MESSA A SOQQUADRO???”.
“La
disperazione ha preso il sopravvento”, si giustifica.
“Non
vorrei dirvelo, ma Remus esce dall’infermeria fra due giorni”, interviene Peter,
“Quindi dobbiamo darci una mossa”.
Silenzio.
Sospiro
a tre.
“Non
è che per caso l’hai sotterrato in qualche angolo sperduto della Foresta
Proibita?”, azzarda Peter.
Sirius
scuote la testa, “Non l’ho portato fuori. Di sicuro è
qui”.
“Ma
qui nella Torre di Grifondoro o qui nella scuola?”, intervengo io, che già mi vedo
smontare armature e arazzi con le urla di Gazza che fanno da
sottofondo.
Sirius
non risponde e a me e a Peter viene da piangere. Poi penso che, nonostante
tutto, rimango James Potter, colui che non si arrende e tenta l’impossibile per
arrivare al suo obiettivo. E so perché adesso sto pensando alla ragazza che mi
aspetta di sotto, ma credo che la cosa sia un po’
differente.
Ritorniamo
al punto centrale della situazione.
Dov’eravamo
rimasti? Ah, sì…Remus esce fra due giorni dall’infermeria, proprio ieri è stato
il suo compleanno e per ovvi motivi non l’abbiamo potuto festeggiare, avevamo il
regalo pronto per l’occasione ma un deficiente non ricorda più dove lo ha
nascosto, stiamo qui a guardarci in faccia senza concludere un fico secco quando
invece dovremmo darci una mossa e cercare il regalo, nel caso in cui non lo
trovassimo dovremmo rifare tutto da capo o presentarci a mani vuote. L’ultima
opzione è categoricamente da scartare.
Come
se ci fossimo letti nel pensiero a vicenda, usciamo in contemporanea dalla
nostra stanza e scendiamo in Sala Comune.
Lily
è ancora lì con il libro aperto sulle gambe. Peter e Sirius sono già oltre il
buco del ritratto, mentre io mi fermo e la guardo senza dire
nulla.
“Che
c’è?”, mi domanda.
“Ehm…”,
è tutto quello che so risponderle, “Sta-stavo…”.
“Senti”,
dice lei tutt’a un tratto mentre si alza, interrompendo la frase che tentavo di
completare, “Ho pensato che sarebbe carino andare da Mielandia e comprare una
bella torta per Remus”.
“Oh,
ehm…sì, che idea magnifica!”.
Ho
il battito cardiaco un tantino accelerato. Al prossimo allenamento di Quidditch
devo ricordarmi di fare flessioni e piegamenti.
Ma
che c’entra con tutto questo?
“Il
problema è che non ci sono uscite a Hogsmeade in programma”, riprende a
parlare.
Sorrido
furbescamente e per un attimo dimentico il nervosismo che mi
attanaglia.
“Dimentichi
chi hai davanti”, le dico, incrociando le braccia al
petto.
“So
benissimo chi ho davanti”.
“Dillo,
allora”.
“Ho
davanti James”.
“James…?”.
“James
Potter”.
“Ricorda
il mio cognome, anche se adesso abbiamo fatto progressi e chiamarci per nome è
diventato più convenevole”.
“E
tu ricorda anche il mio”, lo dice con un tono leggermente severo, “Che hai
intenzione di fare?”.
Sono
sempre più convinto del fatto che lei riesca a leggere i miei pensieri. O,
semplicemente, sono diventato troppo prevedibile.
“Chi
ti dice che io abbia in mente qualcosa?”, le domando.
“Quel
sorrisetto. Ormai ti conosco fin troppo bene”.
Ci
guardiamo. È come se fossimo tornati i soliti Potter ed
Evans.
Lei
vorrebbe ridere, ma non lo fa. Io vorrei tornare serio, ma non lo
faccio.
“Domani,
dopo la lezione di Trasfigurazione del pomeriggio”, le dico
infine.
Lei
annuisce, senza chiedermi il motivo di questo incontro pomeridiano.
Evidentemente lo ha intuito. Andremo a Mielandia e compreremo la migliore torta
di compleanno che sia mai stata preparata. Altrimenti a che servirebbe la Mappa
del Malandrino?
“James,
datti una mossa!”, mi urla Sirius da oltre il buco del
ritratto.
Faccio
un passo indietro, poi mi fermo, poi ne faccio uno avanti. Sembro uno scemo. Più
che sembrare, lo sono e basta.
“Dove
vai?”, mi chiede.
“Ho
una faccenda da sbrigare”, rispondo subito.
“Dovresti
affrettarti, o la Signora Grassa si arrabbierà”.
La
saluto con un cenno della mano e scappo via, perché se indugio ancora un po’
finisce che non mi stacco più da lei.
“Era
ora!”, esclama Sirius una volta che lo raggiungo, quando sa che il primo a
lamentarsi dovrei essere io.
Se
non fosse stato per colpa della sua sbadataggine, a quest’ora sarei andato a
pranzare con Lily.
E
così ci avviamo per i meandri del castello al fine di cercare il regalo, con lo
stomaco che reclama cibo e il cuore che reclama Lily.
***
Abbiamo
cercato persino dietro ai quadri: niente.
Cosa
abbiamo concluso? Niente.
Ci
ho pensato tutta la notte. Per colpa di Sirius ho mangiato male e dormito male,
non mi darò pace fin quando non troveremo il regalo per Remus. E devo anche
trovarlo entro il pomeriggio, dato che poi andrò a prendere la torta da
Mielandia assieme a Lily.
Mentre
fisso il soffitto del mio letto a baldacchino e la luce filtra attraverso le
tende portandomi a dedurre che è già ora di alzarsi, un fulmine mi trapassa il
cervello e mi fa automaticamente scattare in piedi.
Afferro
due enormi cuscini e mi dirigo verso il letto di Sirius con aria
assassina.
Oh,
ma guarda che tenero quando dorme…
“SVEGLIATI,
PORCO DI UN CANE!!!”, urlo ad un tratto facendo crollare le pareti, le finestre
e anche Peter.
Comincio
a prendere Sirius a cuscinate tanto che lui è costretto a ripararsi con le
braccia.
“James…che
cavol…?”, biascica.
“Forse
so dove hai nascosto il regalo, cagnaccio rognoso!”.
“Ma
che succede…?”, borbotta Peter, ritornato sul suo letto.
“Succede
che Sirius ha nascosto il regalo nella Stanza delle
Necessità!”.
“Cosa???”,
esclama Peter.
“Cosa???”,
gli fa eco Sirius, che si guadagna un’altra potente cuscinata dal sottoscritto,
“Ah, sì! È vero! Mi sa che è proprio lì”.
“Certo
che è lì, razza di deficiente!”, ribatto, agitando i cuscini
all’aria.
“Ne
sei sicuro?”, mi domanda Peter.
“Certo!
Mi ci gioco le pal…”.
“Ok,
James, direi che puoi calmarti. Sembri un indemoniato!”, dice Peter,
avvicinandosi con l’intenzione di togliermi di mano i
cuscini.
“No,
non mi calmo! Ieri abbiamo passato una giornata a cercare per tutto il castello,
questa notte non ho chiuso occhio, ho una fame che non ci vedo, Lily mi manca
tanto che potrei morirne e tu mi dici di calmarmi???”.
“Beh,
ehm…sì!”.
Peter
mi strappa i cuscini dalle mani e, dopo aver dato un’ennesima cuscinata a Sirius
per completare la mia opera, li getta di lato, tornando a guardarci in modo
molto remusiano. Capiamo
immediatamente che è tempo di vestirsi e andare a lezione. Subito dopo andremo
nella Stanza delle Necessità e infine da Mielandia.
Mi
sento già stanco.
***
“Posso
sapere cosa regalerete a Remus?”.
“No!”.
Lily
mi guarda male.
Sorrido
nervoso e cerco di rimediare alla risposta che le ho appena dato. In realtà non
intendevo dirle quel No!
secco.
“Oh,
che ne dici di questa?”, esclama all’improvviso, indicando un’assurda torta
ricoperta di panna rosa e zuccherini a forma di cicogne.
Ancora
mi guarda, ma stavolta con un sopracciglio alzato.
Sono
un demente.
“Perché
non vuoi dirmelo?”, mi chiede.
Sto
un attimo a pensare prima di rispondere, “Beh, perché…”.
“…sono
cose da ragazzi?”.
“No…non
proprio…tu che regalo hai scelto per lui?”, cerco di rigirare la domanda a mio
favore, con lei questa è l’unica tattica efficace.
“Pensavo
ad un libro, ma credo sia ormai troppo scontato. È da quando lo conosco che lo
sommergo di libri. Così ho optato per una 2 ne pensi e 2 ne
scrivi”.
“E
che roba è?”.
“È
una penna che ti permette di scrivere due cose in contemporanea, l’importante è
che queste due cose le pensi anche contemporaneamente”.
Resto
per un po’ scettico, devo prima reinterpretare quello che mi ha appena detto,
“Scusa, ma…come può una persona pensare due cose
contemporaneamente?”.
“Io
so farlo!”, risponde risoluta, “E ovviamente anche Remus”.
“Wow,
questa è una qualità che mi mancava di te”, rispondo
ammirato.
“Per
esempio, in questo momento sto pensando a due cose
contemporaneamente”.
“Posso
sapere cosa occupa in contemporanea i tuoi pensieri?”.
Lei
si volta verso non so cosa e smette di guardarmi, “Ecco la torta per Remus!”,
esclama, dirigendosi verso una gigantesca torta al cioccolato decorata con
ciliegine candite.
Non
me l’ha voluto dire, uffa!
Ecco
come si è sentita lei poco fa quando io non le ho voluto dire il regalo che io e
i Malandrini abbiamo in serbo per Remus.
La
raggiungo e iniziamo a contemplare la torta come se fosse chissà quale
meraviglia.
“Ma
tu non dicevi che i dolci fanno male?”, le domando ad un
tratto.
“Non
ho cambiato opinione. Ma una torta di compleanno è una torta di
compleanno”.
“Oh,
Merlino!!!”, esclamo disperato, tanto da far voltare alcuni clienti del
negozio.
“Che
ti succede?”, mi chiede Lily quasi allarmata.
“Io
pensavo che non ne mangiassi, per questo non ti ho regalato nessuna torta per
ogni tuo compleanno! Devo rimediare!”.
“Ma
smettila”.
Entrambi reprimiamo una risata. Poi
ritorniamo a guardare la torta.
Stiamo
minuti e minuti a fissare la gustosissima torta al cioccolato, ma io ogni tanto
ruoto la testa impercettibilmente per poter guardare anche lei. Ma ho come la
sensazione che anche lei faccia lo stesso quando io torno a guardare la
torta.
Quando
appuriamo che è giunto il momento di smetterla di guardare la torta come se
volessimo rubarla, usciamo dal negozio con il dolce confezionato dentro ad una
scatola infiocchettata.
“Mi
dici cosa regalerete a Remus?”, mi chiede di nuovo, una volta raggiunto il
passaggio segreto per rientrare al castello.
Io
non le rispondo. Il regalo per Remus è una cosa un po’ malandrinesca. Se glielo
dicessi, potrebbe non esserne entusiasta.
Lei
non fa nemmeno in tempo a ripormi la domanda che vediamo una figura agitarsi e
correre verso di noi. Due istanti dopo Sirius ci appare davanti e, prima di
parlare, cerca di riprendere fiato. Avrà corso tanto, chissà che
vorrà.
“James”,
mi dice, “Sono riuscito a far entrare nel pacchetto anche la giarrettiera e il
barattolo di peperoncino!”.
A
quel punto, sbianco. Non oso immaginare Lily che faccia abbia. Quella di Sirius
è oltremodo felice.
Lo
ucciderei.
Subito
dopo la voce di colei che per anni mi ha urlato addosso quanto fosse
insopportabile la mia indole da malandrino, penetra nelle mie orecchie senza che
io possa salvarmi.
“Giarrettiera e
peperoncino???”.
To
be continued…
Che
regalo avranno mai progettato i Malandrini???
Capitolo
terminato due minuti fa, purtroppo l’università non mi lascia tempo di niente.
Volendo, avrei potuto anche risparmiarmelo, ma secondo me qualche scena con i
Malandrini [a cui si sta aggiungendo anche Lily] ci vuole, voi che ne dite?
Spero non sia stato davvero un capitolo inutile, anche perché di questi tempi
sono a corto di ispirazione.
Ringrazio
infinitamente: babykagome, lenu88, cloe sullivan, Lilian Potter, riddikulus, Lily Black 90, aki_penn, potterina_88_, __MiRiEl__, lyrapotter, freddymercury, lauraroberta87, Vale Lovegood, zukkyna, HarryEly, germana.
Spero
di aggiornare il più presto possibile^^’’
Grazie
ancora!
Bisous
^___^
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Capitolo 35 *** Picture of us ***
mad35
Capitolo
35
Picture
of us
Mi
sbatto una mano sulla fronte.
Poi
penso che sarebbe meglio che sulla fronte mi sbattessi una mazza da Battitore,
ma solo dopo averlo fatto a Sirius.
Lily
ci guarda ancora con un’espressione sconvolta. Di sicuro vorrà
spiegazioni.
“Ehm…”,
è l’unico suono che mi esce dalla gola.
“Sì?”,
fa lei indispettita.
“In
realtà questo è solo una parte del regalo…la parte malandrinesca del
regalo…”.
“Avevo
intuito”.
“Il
vero regalo è una foto di me, Sirius e Peter…”.
“James,
a proposito della foto…”, interviene Sirius, “…c’è una cosa che devo
dirti”.
“Ti
prego, non dirmi che non trovi nemmeno quella!”.
“Il
problema è che non l’abbiamo mai scattata”.
Mi
ammutolisco e getto lo sguardo a terra. Adesso tutto il casino che è successo in
questi due giorni per colpa di Sirius mi sembra niente in confronto al fatto che
ho dimenticato di non aver mai avuto una fotografia con loro. Eppure lo dicevamo
così spesso: l’unica cosa che ci manca è una fotografia che ci ritrae insieme.
“Alla
fotografia potremmo rimediare domani quando Remus sarà con noi”, dice Sirius,
distogliendomi dalle mie riflessioni.
Sorrido.
In
fondo, non è mai troppo tardi.
***
Chissà
che razza di idea deplorevole Lily si sarà fatta di noi. Pensiamo più al regalo
malandrinesco – che, tra parentesi, l’ha messa parecchio in imbarazzo – e meno a
quello effettivo, la nostra fotografia. Ma non è così. È risaputo che i
Malandrini fanno ogni cosa in grande stile, dalla più piccola alla più grande.
Infatti, è in grande stile che stiamo ancora rassettando il casino che ha
lasciato Sirius in camera.
Dico,
si è mai visto James Potter riordinare i propri calzini in ordine alfabetico
secondo il colore? E dire che li ho tutti neri.
“Possibile
che non vi si può lasciare soli?”.
Questa
è la prima cosa che dice Remus una volta aver messo piede in
camera.
“Anche
noi siamo contenti di vederti”, risponde Sirius, gettando nel suo baule una
massa informe di indumenti. Evidentemente, è quello il suo grande
stile.
“Che
è successo qui dentro?”, ci domanda Remus.
“Perché
ce lo chiedi?”, intervengo io.
“Semplice:
quando mai vi ho visto mettere in ordine la stanza?”.
“È
spirito primaverile!”.
“Peccato
che questo spirito salti fuori solo a primavera”.
Io,
Sirius e Peter ridiamo nervosamente. Sappiamo che la cosa puzza a Remus più di
quanto possa sembrare. Ma fino a quando non vediamo qualcosa di esplicito da
parte sua, diventa inutile complessarsi.
“Spero
mi abbiate preso gli appunti delle lezioni che mi sono perso”, dice
Remus.
“Certo”,
risponde Sirius, “Ma dimenticatene. Oggi ci si diverte!”.
“Non
avrete intenzione di organizzare un altro dei vostri sconvenientissimi festini,
spero!”.
“Non
sperare così tanto”, commenta ironicamente Peter, “Oggi è la tua
festa”.
“La
mia festa?”.
Annuiamo.
“Oggi?”.
Annuiamo
di nuovo.
“Devo
studiare”.
Il
mondo ci è come crollato addosso con tutto il suo peso.
Sirius
si getta ai piedi di Remus con fare teatrale e comincia a tirargli i vestiti,
lamentandosi istericamente.
“Come
puoi pensare sempre allo studio? Dimmi, come puoi???”, piagnucola in maniera
straziante.
“E
tu come puoi non pensarci mai? Dimmi, come puoi???”, lo scimmiotta
Remus.
“Ci
sono momenti in cui lo studio dovrebbe essere l’ultimo dei tuoi pensieri. Per
esempio, la tua festa!”.
“Non
è la mia festa!”.
“Sì
che lo è! Dovresti sapere che per i Malandrini ogni giorno è una
festa!”.
“È
questo il guaio…”.
“Remus,
se hai un cuore, scordati i libri almeno per oggi!”.
“Sirius,
se hai un cervello, cerca di ricordartene più spesso, almeno per quest’anno in
cui dobbiamo sostenere i…”.
“Non
nominarliiii!”.
“La
smetteresti di tirarmi i pantaloni?”.
“Noooo!”.
Remus
sbuffa e getta gli occhi al cielo.
Io
quasi rido perché entrambi mi ricordano le mie due coscienze.
No,
mi sbaglio. Sono le mie due coscienze che mi ricordano Remus e
Sirius.
Durante
la rappresentazione teatrale messa in atto da Sirius, io e Peter abbiamo
continuato a sistemare la stanza. Adesso è accettabile, ad eccezione dell’angolo
di Sirius: quello non lo è mai. Ha ragione Remus quando gli dice: “Dovresti tenere in ordine la tua
cuccia!”; ma Sirius non lo ascolta e si giustifica dicendo: “Il disordine è indice di creatività”.
Al che Remus ribatte: “Ringraziando
Merlino, nessuno al mondo è creativo quanto te”. Felpato non ha ancora
capito se quest’ultimo sia un complimento o una critica.
***
Dopo
tanto agonizzare, non riusciamo a credere che adesso siamo distesi all’ombra
della nostra inseparabile quercia. E non riesco a credere che con noi ci sia
anche Lily.
“Ma
è magnifica!”, esclama Remus all’apice della felicità, rigirando tra le mani la
penna 2 ne pensi e 2 ne scrivi che
Lily gli ha regalato, “Potrò svolgere due temi contemporaneamente e il tempo che
risparmierò potrò dedicarlo ad altro genere di studi!”.
Io,
Sirius e Peter guardiamo con tanto d’occhi tutta la scena. Ci domandiamo come
cavolo possano conoscere questo strano oggetto magico loro che hanno vissuto con
i Babbani, mentre noi ne ignoriamo l’esistenza. È meglio però non porre questo
quesito ad alta voce: già sento Remus sbraitarci addosso il poco interesse che
mostriamo nei confronti della nostra…non ricordo bene che parola ha usato…credo
fosse cetnologia. O forse era nectologia? Beh, non è
importante.
…
…
Nectologia,
tencologia…ah, sì! Era tecnologia! Alla fine ci sono arrivato,
sono un genio.
Ritorniamo
a noi. È giunto il momento che Remus apra il nostro regalo.
C’era
stata una piccola discussione sul darglielo o meno in presenza di Lily, infine
ce ne siamo fregati. Tanto, arrivati a questo punto, lei ormai ha capito tutto.
Sirius,
molto silenziosamente, porge a Remus il regalo, che lo prende anch’egli molto
silenziosamente. Ora che lo noto meglio, tutto intorno a noi sembra zittirsi per
accogliere questo momento fatidico.
Remus
scarta il regalo e quello che ne esce fuori lo lascia di stucco: oltre alla
giarrettiera e al barattolo di peperoncino, sono presenti un paio di manette
pelose di un rosso acceso e Il Quidditch
attraverso i secoli.
Remus
diventa improvvisamente più rosso del peperoncino nel barattolo, Lily getta gli
occhi al cielo come per dire: Che
idioti.
“Tutto
ciò necessita di una spiegazione”, dico io, rompendo il silenzio e l’imbarazzo,
almeno spero.
“Lo credo bene!”, sbotta Remus,
nervoso.
Mi
schiarisco la voce, pronto a fare il mio discorso, “Ormai ci conosciamo da
secoli, cosa mai avremmo potuto regalarti?”, il mio esordio lascia a desiderare,
“Un libro? Troppo scontato, persino Lily ha optato per un’altra cosa. Peter,
però, era fermo su questa idea e così l’abbiamo tenuta da parte. Altre proposte?
Sì, qualcosa sul Quidditch, dato che tu sei a zero. Questa era la mia idea,
genialmente unita a quella di Peter: ed ecco spiegato il perché de Il Quidditch attraverso i secoli. Il
resto? Ovviamente è opera di Sirius. Voleva regalarti qualcosa di piccante e
perverso: ed ecco spiegato il perché del peperoncino, della giarrettiera e delle
manette. Quando osserverai ognuno di questi oggetti, ti ricorderai di noi. In
fondo al libro, ho scritto qualcosa riguardate le gesta del sottoscritto nelle
partite di Quidditch disputate da quando Hogwarts ha avuto l’onore di
accogliermi”.
Il
silenzio di nuovo si impadronisce di noi.
Remus
scorre alla fine del libro e sembra leggere qualche riga scritta da me.
Sorride.
Vorrei
farlo anch’io, ma quando penso che manca il pezzo forte di tutto questo, abbasso
lo sguardo e sento addosso quello di Sirius, di Peter e di
Lily.
“Avrebbe
dovuto esserci anche un’altra cosa”, subentra Sirius, “Una fotografia di noi
quattro. Ma non abbiamo avuto moto di scattarne una in tutti questi
anni”.
“Ma
a questo posso pensarci io”, Lily scatta in piedi sotto lo sguardo attonito dei
presenti, “Ho chiesto ad Alice di prestarmi la sua macchina fotografica…beh, in
realtà il prestito è dovuto a Frank. Mi offro volontaria per scattarvi una
fotografia che vi ritrae tutti insieme, che ne dite?”.
Lily
rimane in piedi, immobile e sorridente, in attesa che da noi arrivi la
risposta.
Ho
appena il tempo di ricambiare il suo sorriso, quando anche Sirius si alza e
batte un pugno sul palmo della mano.
“Perfetto!”,
esclama, “Decido io come posizionarci”.
“E
perché mai?”, ribatte Remus.
“Perché
io ho spirito creativo. Forza, in piedi! James, io mi carico Remus in braccio
mentre tu ti carichi Peter sulle spalle”.
“Perché
io in braccio a te???’”, protesta Remus.
“Perché
ho deciso così”.
“Cambia
i piani. Non mi fido”.
“Non
essere stupido”.
“Perché
invece non costruiamo una piramide umana?”, propongo.
“Con
Remus al vertice”, completa Sirius.
“Ma
perché le pose più rischiose le fate fare a me? Mettete Peter al vertice, è il
più piccolo”.
“Ma
perché chiedi sempre il perché???”.
“Guarda
che lo stai facendo anche tu!”.
“Ragazzi,
diamoci una mossa altrimenti il sole tramonterà ed io voglio che questa
fotografia sia perfetta in ogni dettaglio!”, dico.
Poi
mi volto verso Lily, in piedi con la macchina fotografica in mano intenta a
ridere divertita di fronte alla nostra scena.
“Lily,
vieni qui”, le faccio cenno di avvicinarsi.
Lei
obbedisce, “Che c’è?”.
“Dicci
tu che posa dobbiamo assumere per questa foto”.
Inizialmente
rimane un po’ basita davanti a questa richiesta. Noi siamo schierati di fronte a
lei che comincia a guardarci ad uno ad uno: passa lo sguardo su di me, su Peter,
salta Sirius, va su Remus, poi su Sirius e poi di nuovo su Remus. Mi è molto
difficile spiegare in che modo ci sta studiando. Prende Sirius per un braccio e
fa in modo che si ritrovi alla mia destra, cosicché Remus è alla mia sinistra e
Peter, a sua volta, è alla sinistra di Remus. Siamo disposti in quest’ordine:
Sirius, io, Remus e Peter. Di tutto ciò mi colpisce che abbia messo Sirius alla
mia destra. Colgo qualcosa di morale in questo, nel senso che Sirius è il mio
migliore amico dunque sta alla mia destra.
Comunque
sia, lasciando perdere queste riflessioni, direi che la disposizione di Lily sia
oltremodo perfetta. E noi che avevamo in mente pose complesse e strane, quando
invece nella semplicità lei è riuscita a trovare la soluzione
migliore.
“Allora?”,
ci dice, “Non vorrete stare immobili come statue per la foto! Abbracciatevi,
no?”.
In
men che non si dica, ogni braccio circonda la spalla del
vicino.
“Adesso,
sorridete”, dice lei, preparandosi allo scatto.
Riesco
già ad immaginare la magnifica foto che ne verrà fuori: noi quattro all’ombra
della nostra quercia, illuminati da un indelebile sorriso e uniti da un’eterna
amicizia.
To
be continued…
Sono
un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma non posso farci niente se la mole
di studio aumenta. Spero che il capitolo sia venuto fuori in modo decente,
purtroppo sono a corto di ispirazione. Cercherò di rifarmi^^’’ Devo però
ricordarvi che senza i vostri meravigliosi commenti non arriverei nemmeno a
scrivere un misero rigo ^__^
Ringrazio
immensamente: Lyan, Lily Snape, ki_chan, aki_penn, Mirwen, myki, Ady91, lenu88, babykagome, HarryEly, Lily Black 90, lauraroberta87, lyrapotter, zukkyna, cloe sullivan, freddymercury, __MiRiEl__.
Ringrazio
in particolar modo: potterina_88_ e
Lilian Potter per aver architettato
il regalo-scherzo per Remus; Vale
Lovegood per avermi dato l’idea delle manette pelose (anche se anziché rosa
sono rosse XD).
Alla
prossima.
Baci
bacini bacetti baciuzzi ^___^
|
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Capitolo 36 *** Change ***
mad36
Capitolo
36
Change
Mi
sono tagliato il dito con il foglio di pergamena su cui ero intento a scrivere
quattro righe per il tema che Lumacone ci ha chiesto di
svolgere.
Meglio
non pensarci. In fondo è un taglietto minuscolo, non vale la pena consumare i
miei pensieri per questa cosa così futile. Ci vuole qualcosa che mi distragga,
magari anche qualcuno.
“James!”.
Sirius
si para di fronte a me in un nanosecondo.
Non
era il qualcuno che avevo in mente.
“Partitella
a Quidditch uno contro uno e chi perde paga da bere per un mese?”, mi
propone.
Sospiro
e poggio la guancia sul tavolo, “Devo finire questo dannato
tema”.
Sirius
si siede a cavallo di una sedia, “Remus ti nuoce”.
“Cos’è
che faccio io???”, esclama Remus dal divano, “Guarda che ho visto il tuo foglio
di pergamena. È totalmente bianco, muoviti a scrivere!”.
“Non
ho idee”, si giustifica Felpato.
“Questa
è una scusa idiota! Basta aver studiato, non ci vuole la
laurea!”.
“La
che???”, sbottiamo io e Sirius in coro.
Remus
emette versi lamentevoli.
Io
ritorno a stendere la testa sul mio foglio di pergamena e a succhiarmi il dito
insanguinato.
La
verità è che mi manca. Mi manca tantissimo. Non la vedo per come si deve dalla
sera scorsa, in cui siamo stati impegnati a perlustrare le numerosissime vie del
castello. Non abbiamo parlato molto, anzi, potrei dire che non abbiamo parlato
per niente. La colpa credo sia da attribuire a me. Remus mi rimprovera dicendomi
che in tutti questi anni non ho fatto altro che mostrare la mia immane stupidità
facendomi avanti come un Troll che balla la cucaracha, mentre adesso non oso
muovere un passo se non è lei a muoverlo per prima. La cosa è molto, molto
controversa. L’unico rimedio è alzare la testa da questo tavolo e andare a
cercarla. Le ho promesso che avremmo parlato, chiarito, spiegato,
risolto…
Ci
sono momenti in cui dovrei ritornare ad essere il James Potter che sono sempre
stato. Sto talmente giù che, durante la partita di Quidditch di quattro giorni
fa contro Serpeverde, non ho giocato per niente bene. I miei compagni di
squadra, Sirius e Frank in primis, sono stati costretti a prendermi a schiaffi
per farmi riprendere.
“Sirius,
in questa frase manca un verbo”, commenta Remus, interrompendo il flusso dei
miei pensieri.
“E
che sarà mai?”, dice Sirius, riprendendosi il suo foglio.
“Il
verbo è l’elemento essenziale della frase! Non può esistere una frase senza
verbo! Non puoi dire: Io una mela,
senza mettere il verbo mangiare!”.
“La
smetti di farmi questi discorsi? Mi stai prendendo per un emerito ignorante ed
io questo non lo tollero! E poi, il verbo puoi sempre
mimarlo”.
“Mimarlo? E tu scriveresti un intero tema
senza verbi per poi mimarli???”.
“Risparmi
fatica”.
“Ma
cosa mi tocca sentire???”.
Sollevo
la testa dal tavolo e inizio a fissare un punto vuoto. Stringo le palpebre come
a volerlo scrutare, fino a quando non mi arriva al cervello l’impulso di alzarmi
di scatto da questa sedia e dirigermi verso il buco del ritratto senza dire una
parola.
“Ramoso,
dove vai?”, mi chiede Sirius.
Alla
sua domanda, rispondo con un’alzata di mano, senza sprecarmi a voltarmi e
rispondergli a voce. Quella mi servirà molto stasera.
***
Avrei
fatto la figura dell’idiota se fossi uscito dalla Sala Comune senza sapere dove
andare a cercarla.
Apro
la porta della biblioteca e Madama Pince mi guarda male. Evidentemente sta per
chiudere e le sembra strano che qualcuno si faccia vedere a
quest’ora.
Mi
inoltro nel vasto corridoio, guardando a destra e a sinistra con la speranza di
trovarla. Più che speranza, direi certezza: l’ho trovata.
Resto
muto e immobile a guardarla china sul suo libro, finché lei non solleva gli
occhi e mi vede.
“Hai
del tempo da dedicarmi?”, le domando molto silenziosamente, quasi col timore che
non mi abbia sentito e di dover ripetere la domanda.
Non
mi risponde. Sfiora con le dita il bordo del libro con lentezza esasperante,
tanto che desidererei essere io quel libro. Infine lo chiude e annuisce in
risposta.
Raccoglie
tutte le sue cose e qualche minuto dopo siamo fuori dalla
biblioteca.
Mi
sembra strano che non mi abbia chiesto dove stiamo andando. A dire il vero, non
mi sta chiedendo proprio nulla. È come se entrambi perdessimo l’uso della parola
non appena ci incontriamo. È curioso che ciò è cominciato ad accadere proprio
dopo la festa di Remus.
Non
ne sto capendo proprio niente e farsi domande è diventato
lancinante.
Nel
frattempo, siamo arrivati al corridoio del settimo piano, esattamente di fronte
alla parete in cui si trova la Stanza delle Necessità.
“Che
ci facciano qui?”, mi chiede.
“Dobbiamo
parlare, Lily”, rispondo, “Tutti questi silenzi sono inutili ed io rischio di
impazzirne”.
“Dobbiamo
parlare qui?”.
“No,
lì”, indico col dito la parete su cui dovrebbe comparire la
porta.
“Lì?”.
“È
la Stanza delle Necessità, ne hai mai sentito parlare?”.
“No,
ma non mi stupisce che tu conosca una stanza del genere”.
Avanzo
un passo verso di lei, “Passa per tre volte davanti alla parete pensando
intensamente ad una stanza, una qualsiasi”.
Mi
guarda con un’espressione molto dubbiosa, ma obbedisce.
Qualche
minuto dopo, sulla parete si materializza una porta. Le faccio segno di andare
avanti e di aprirla.
La
sola luce all’interno della stanza è quella di un camino, davanti al quale si
trovano un divano e delle poltrone rosso scuro.
“Sembra
la nostra Sala Comune”, commento.
“In
effetti, ho pensato proprio a quella”.
Andiamo
a sederci sul divano.
L’unico
rumore che si sente è il legno che brucia all’interno del camino. Poi, il
silenzio. Di nuovo.
Sono
stato io a portarla qui per parlare e devo assumermi ogni responsabilità.
Non
la guardo, non ci riesco. Ho lo sguardo fisso sulle fiamme del camino. So che
lei sta guardando me, in attesa che proferisca qualche parola.
Chiudo
le mani a pugno per fermarle. Stanno tremando troppo.
Poi,
non riesco più a pensare a niente e le parole mi escono dalla bocca senza che io
possa controllarle.
“Mi
sono innamorato di te”.
Mi
volto verso di lei e non mi meraviglio della sua espressione perché è
esattamente quella che mi aspettavo: puro sgomento.
“Prima
che tu possa urlare, scappare, fuggire, uccidermi o quant’altro, permettimi di
raccontarti l’inizio della storia, dal momento che ti ho già svelato la
conclusione”.
Non
parla.
Lo
interpreto come un segno che mi invita a continuare il
discorso.
Mi
alzo dal divano, parandomi di fronte a lei che non smette di fissarmi
impietrita. Faccio un giro su me stesso e spalanco le braccia, con un sorriso
smagliante stampato in faccia.
“Signore
e signori, ecco a voi James Potter, il mitico, l’unico, l’inimitabile. È questo
che sono, no? Un undicenne pieno di sé che mette piede a Hogwarts ed è già un
divo. Più passano gli anni, più la sua fama aumenta”, tiro fuori la bacchetta e
comincio ad agitarla, “Quant’è eccitante lanciare fatture a chiunque mi capiti a
tiro, specie se si tratta di Mocciosus. E non è tutto, perché James Potter è
anche bello, affascinate, attraente. Le ragazze svengono al mio passaggio e
chissà cosa darebbero per avere addosso un mio fugace
sguardo”.
Tutt’a
un tratto il mio sorriso si spegne. Faccio qualche passo verso di lei e mi chino
fino ad avere il mio viso all’altezza del suo.
“C’era
anche chi non mi sopportava, non sto parlando dei Serpeverde. Lily Evans. Quante
volte mi ha urlato di smetterla di lanciare fatture, di pavoneggiarmi, di fare
il gradasso, di rendermi ridicolo, di fare lo stupido e via dicendo. Ed io
quante volte le ho urlato di uscire con me, di uscire con me, di uscire con me…e
altrettante volte lei mi rispondeva di no, di no e di no. Pensava lo facessi per
avere un altro trofeo da esporre in bacheca. Mi diceva che avrei dovuto cercare
di cambiare…di cambiare. Per tutti
ero magnifico, ma non per lei. Sarei riuscito a cambiare e a farmi piacere da
Lily Evans. Così facendo, però, ho ottenuto l’effetto contrario. Più mi sforzavo
di piacerle, più era lei in realtà a piacere a me, fino a quando…fino a quando
ho smesso di fare l’idiota, tanto che persino Silente mi ha nominato Caposcuola.
I miei amici si sono accorti che sono cambiato davvero”, sorrido come uno scemo,
mentre continuo a guardarla, “È buffo, sai? Volevo farti cadere ai miei piedi e
alla fine è accaduto il contrario. E…e così mi sono innamorato di te. La storia
termina qui, sta a te mettere la parola fine”.
Torno
a sedermi sul divano e a fissare il fuoco.
Non
ho più nulla da dire, adesso tocca a lei. Ormai quello che è fatto, è
fatto.
La
vedo alzarsi dal divano e cominciare a fare su e giù davanti al camino, con fare
nervoso e agitato. I miei occhi la seguono.
“Chi
accidenti avrebbe dovuto dirmi che una volta a Hogwarts avrei incontrato un tale
demonio??? James guartate-quanto-sono-figo Potter. Che
nervi! E quella mania di lanciare fatture a destra e a sinistra, spero se la
faccia passare! Fortuna che i professori non sono ciechi e lo sbattono in
punizione! Non lo sopporto quando deve corrermi dietro per i corridoi e urlare
davanti a tutti che vorrebbe uscire con me! E tutte quelle ragazze che mi dicono
che James Potter non ha mai fatto così con nessuna e che io dovrei sentirmi
onorata di questi inviti…onorata? Col
cavolo che esco con uno così egoista, così pieno di sé, così vanitoso, così…così
James Potter!”.
Si
ferma – finalmente, cominciava a girarmi la testa – e sofferma il suo sguardo
sul mio. Si avvicina e, esattamente come ho fatto io prima, si china davanti a
me.
Stringo
le mani a pugno. Hanno ricominciato a tremare.
Anche
il mio cuore batte più velocemente, ma quello non posso di certo
fermarlo.
“Se
solo…”, sussurra Lily, “Se solo si decidesse a cambiare…o, quanto meno, a
rispettare le regole…”, a entrambi scappa un sorriso, “Ma poi, perché proprio
io? Con tutte le ragazze che ci sono in questa scuola, si è fissato con me e
sembra irremovibile. Forse ho paura di prendere tra le mani qualcosa più grande
di me, è pur sempre di James Potter che stiamo parlando. James Potter…in un modo
o nell’altro, l’ho sempre in testa. Che accadrebbe se accettassi un suo invito?
Tentare una volta non farebbe male a nessuno. Così ho accettato e adesso eccoci
qua. Non è trascorso tantissimo tempo da allora, ma mi è bastato più di ogni
altro. E sai per cosa mi è bastato?”, nego con la testa e lei sorride, “Per
potermi innamorare di te. James, tu mi hai detto di mettere la parola fine alla
tua storia, io, invece, voglio proporti un’alternativa: che te ne pare della
parola inizio?”.
In
questo preciso istante, non so se piangere, urlare, mettermi a saltare…non so!
Mi limito ad un semplicissimo ed innocuo sorriso, che lei
ricambia.
Penso
per un attimo a quando, sul treno, le ho chiesto se potevo baciarla…e adesso
sento di volerle fare la stessa domanda.
“Posso
baciarti, Lily?”.
“Perché?”.
“Perché
se non lo faccio, muoio”.
“Mi
hai fatto la stessa domanda sul treno, ricordi?”.
“Certamente”.
“Perché,
anziché chiedermelo, non lo facevi e basta?”.
“Perché
mi avresti ucciso”.
“Può
darsi…ma perché me lo stai chiedendo anche adesso?”.
“Quanti
perché…”.
“Rispondi”.
Cavolo,
è riuscita a mettermi con le spalle al muro.
Non
so proprio che rispondere.
È
vero che l’ho già baciata altre volte, senza chiederle niente e senza
preoccuparmi di avere la testa mozzata. Mi sa che ha ragione lei, dovevo agire e
basta.
“In
tutto questo tempo avresti già potuto baciarmi”, dice, alzandosi e andando verso
la porta.
Io
gelo, “No, ti prego…”.
Si
volta verso di me e sorride, “Sono qui”.
E
so che posso baciarla.
Un
bacio.
Inizia
tutto da lì.
E
da lì continua, fino a quando nessuno dei due riesce a spiegarsi come si finisca
sul divano, come le mie mani sfiorino lei, come le sue sfiorino
me.
Sento
il cuore che mi scoppia e il cervello che mi dice di fermarmi. Non posso
permettermi di perdere il controllo, non con lei.
La
vedo sotto di me piccola, piccolissima…
Le
rubo un altro bacio e mi tiro su a sedere, portandola con
me.
“Sai
cosa amo fare quando mi trasformo in cervo?”, le domando.
“Cosa?”,
e sono sicuro che lei si stia chiedendo cosa c’entri un cervo in tutto
questo.
“Correre.
Correre all’infinito, non penso ad altro. Però accade che, proprio perché non
penso ad altro che a correre, non mi accorgo degli ostacoli e finisco per
inciampare, cadere e farmi male. Se un giorno decidessi di portarti con me, tu
rischieresti di farti ancora più male ed io ne morirei, mi
capisci?”.
“Ma
io mi fido di te”, mi risponde, come se fosse la cosa più ovvia del
mondo.
Non
parlo. Sono vergognosamente a corto di parole.
L’unica
cosa che in questo istante riesco a fare è fissare la sua mano intrecciata alla
mia e accorgermi di come l’incastro sia praticamente
perfetto.
Che
importa del resto?
To
be continued…
Ok,
lo sapete tutti ormai che le scene romantiche non sono proprio il mio forte, ma
questa era inevitabile.
Secondo
voi, James è troppo “edwardizzato” [le lettrici di Twilight avranno intuito cosa
intendo], nel senso che rasenta la perfezione? Beh, James Potter è James Potter,
non riesco a renderlo in altro modo^^’’
Un
grazie immenso a: cloe sullivan, zukkyna, lenu88, ki_chan (Se non sbaglio, è Gazza a sequestrare la
Mappa del Malandrino e, in effetti, avevo pensato di scriverlo in questa
fic^^), Mirwen, Lilian Potter, Lyan, Ady91, Lily Black 90, Faith, lyrapotter, aki_penn, HarryEly, lauraroberta87, myki, freddymercury, __MiRiEl__, germana.
Un
grazie particolare a potterina_88_,
perché senza il suo aiuto il capitolo si sarebbe concluso in modo nettamente
diverso.
KiSsEs
^___^
PS:
la torta l’hanno divorata XD
|
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Capitolo 37 *** Fairytale ***
mad37
Arrivi tu sulla mia scia,
per
farmi credere alle favole.
Sei
tutto,
sei
il senso e l’idea,
sei
l’aria da respirare.
“Il
senso e l’idea” - Divina
Capitolo
37
Fairytale
Mi
sveglio e la prima cosa che vedo sono gli occhi più belli del mondo che mi
stanno guardando.
Adesso
provo a chiudere e a riaprire i miei di nuovo perché magari sto
sognando.
Quegli
occhi mi stanno ancora guardando. Non credo di essere più in grado di
distinguere ciò che sia realtà da ciò che sia sogno, avrei bisogno di un
pizzicotto sul braccio.
Con
un dito mi accarezza la guancia. Questo gesto dà una risposta alla mia domanda
ed è senz’altro meglio di un pizzicotto: non sto sognando.
Chiudo
gli occhi per godermi il momento.
“James,
non riaddormentarti. Fra qualche ora abbiamo le lezioni”, mi sussurra sulle
labbra, prima di regalarmi il primo bacio della giornata.
Ma
non potrebbe essere ogni giorno sabato? Perché le lezioni mi devono impedire di
stare con Lily?
Non
credo proprio che potrei obiettare, quindi tanto vale alzarci e affrontare la
giornata.
E
poi, posso sempre sperare in altri momenti come questo.
***
“SVEGLIA,
È MATTINOOO!!!”.
Mi
armo di cuscino e comincio a colpire uno alla volta Remus, Sirius e
Peter.
Remus
si rivolta tra le coperte, di sicuro sarà il primo a
svegliarsi.
“James,
che cavolo ti prende? È l’alba”, mugugna, ancora
assonnato.
Io
non mi perdo d’animo e continuo a prenderli a cuscinate, sotto le imprecazioni
di Sirius.
“Capiamo
la tua contentezza, ma ciò non giustifica questi tuoi ripetuti tentati
omicidi!”, esclama Remus, alzandosi dal letto
definitivamente.
Non
ha tutti i torti, ma non scherzo quando dico che voglio renderli partecipi di
quello che succede nella mia vita, che siano cose belle o cose
brutte.
Ripenso
a Lily che era tra le mie braccia fino a qualche minuto fa e sento uno strano
calore risalirmi in faccia. Lascio andare il cuscino e precipito sul mio letto a
braccia spalancate. Sto sorridendo come uno scemo.
“Avanti,
che è successo con la Evans?”, domanda Sirius, ma credo che la mia espressione
sia la risposta alla sua domanda.
“Ti
ricordo che ci hai svegliato alle sei del mattino, quindi esigiamo una
risposta!”, subentra Peter.
Evidentemente,
la mia faccia non è sufficiente a spiegare ogni cosa.
“Deduco
che è andato tutto bene e che magari adesso state insieme”, dice Remus, “Ma non
puoi smettere di usare il cervello ogni qual volta ti succede! Non farmi pensare
che Lily abbia una pessima influenza su di te!”.
La
verità è che sono io che mi comporto come se non ci
credessi.
Ho
passato metà della mia vita per arrivare a questo punto e, adesso che ci sono
riuscito, non mi sembra neanche vero.
Sveglia,
James! I tuoi amici hanno ragione! Alzati da questo dannato letto e datti una
ripulita!
Se
è necessario, mi fiondo sotto l’acqua ghiacciata per darmi una sonora
risvegliata e rendermi consapevole di tutto ciò che sta accadendo. Devo tirare
fuori il James di sempre, quello per così dire normale e smetterla di comportarmi come
un imbranato.
Oggi
strapperò una ‘O’ a Lumacone, nessuno può fermarmi!
***
“James,
non vorrei dirtelo, ma Lumacorno aspetta che tu gli dia una
risposta”.
La
voce sottile di Sirius mi fa sbattere le palpebre e suscita in me una serie di
interrogativi: chi sono? Dove sono? Perché mai Lumacorno aspetta da me una
risposta?
Sirius
mi dà una gomitata.
Tutti
mi stanno guardando. Remus vorrebbe sbattersi la testa al muro, non prima di
avermi preso a colpi di Pozioni
Avanzate.
Ci
risiamo.
Ho
lasciato che la mia mente vagasse in un campo di fiori, dove una splendida Lily
mi sorride e mi dice che mi ama.
Dovrei
smetterla. Ormai la cosa è più che reale, perché mai dovrei continuare ad
immaginarla? La immaginavo anche prima di tutto ciò, quando lei non poteva
sopportarmi.
Basta!
Si va a lezione per studiare, non per dormire o per vagare con la fantasia!
Questo mi dice sempre Remus e sono sicuro che me lo dirà anche Lily non appena
usciremo da quest’aula.
Guardo
in faccia Lumacorno.
“Noto
con piacere, signor Potter, che è ritornato dal mondo delle favole. Ha fatto
buon viaggio?”, mi dice sarcastico.
Risatine
generali.
Ho
una malsana voglia di ucciderli tutti.
***
“Che
ti è successo oggi?”.
Sorrido
quasi involontariamente non appena odo la sua voce.
Dopo
la lezione, mi sono volatilizzato e sono scappato verso il campo di Quidditch,
approfittando degli allenamenti per rimettermi mentalmente in carreggiata. Direi
che ha funzionato. Quasi. Non ho nemmeno cenato e sono salito sulla Torre di
Astronomia. Avrei potuto scegliere un luogo meno scontato, ma non l’ho fatto per
essere certo che lei sarebbe venuta. E così è stato.
Lily
si siede a terra accanto a me e aspetta ancora che io le
risponda.
“Oggi
ho…”, ma mi blocco perché osservo la mia mano che lei ha appena preso tra le
sue, “Oggi ho viaggiato”, sorrido come uno scemo, ricordando le parole di
Lumacorno.
“Dove
sei andato?”.
“Non
è importante il luogo, ma chi c’era con me”.
“E
chi c’era con te?”.
“Ci
sei tu…con me”.
Ho
realizzato finalmente?
E
chi lo sa…
Però
le sue mani attorno alla mia dicono tutto, i suoi meravigliosi occhi dicono
tutto, il suo sorriso dice tutto.
Eppure
la guardo ancora come se non ci credessi, come se non ci fosse una linea di
confine tra il mondo delle favole e la realtà.
È
davvero così incredibilmente bello?
È
davvero così incredibilmente favoloso?
È
davvero così incredibilmente reale?
Che
per me più niente sia troppo bello per essere vero?
Che
abbia smesso di sognare perché il mio sogno continua nella
realtà?
Che
abbia cominciato a credere alle favole?
Che
sia sì la risposta a tutte queste
domande?
Lo
saprò, un giorno? Oppure lo so già adesso, ma non voglio
dirlo?
Lily
mi sventola la sua mano davanti alla faccia. Sbatto le palpebre velocemente come
se mi fossi appena risvegliato da una lunga dormita.
“Sognavi
ad occhi aperti?”, mi chiede.
“Sì”,
rispondo sincero, “È che…ancora non ci credo”.
“Nemmeno
io ci credo”.
Mi
guarda per un attimo, poi abbassa gli occhi.
Riprende
possesso della mia mano e penso che vorrei che prendesse di me anche tutto il
resto.
Prende
fiato, “Stamattina, quando mi sono svegliata e…ti ho visto, pensavo stessi
ancora sognando”, sorride nervosa, “È una cosa che può sembrare stupida,
ma…voglio dire, chi l’avrebbe mai detto che noi due, un
giorno…?”.
Sorrido
anch’io, “Guarda che io ne ero sicurissimo tempo fa. Poi, ad un certo punto,
tutte le mie speranze sono crollate, tanto che pensavo che non sarebbe mai
accaduto. E invece…”.
“E
invece, eccoci qui!”.
Ci
guardiamo fissi, poi scoppiamo a ridere entrambi.
E
quando smettiamo, continuiamo a sorridere l’uno sulle labbra dell’altra e direi
che fin qui e tutto perfetto.
Adesso
che ho capito che è tutto vero e che quella che sto vivendo in modo così
meraviglioso è la mia vita, non mi resta altro da fare che mettermi sotto con lo
studio. Lo so che non c’entra niente, ma adesso che c’è lei con me mi sento di
fare qualsiasi cosa. E con questo farò felice anche Remus. Magari potrei
trascinarmi dietro anche Sirius, che di sicuro mi ucciderà, ma non mi
importerebbe.
Va
bene.
Va
tutto bene.
To
be continued…
Sono
imperdonabile. Non aggiorno da più di un mese…
C’è
qualcuno ancora che legge questa storia? Se sì, fatemi un
fischio^^
Da
questo capitolo potrei dedurre che James Potter si droga XDXDXD Ok, basta fare
la stupida!
Il
capitolo è corto, lo so. Ed è anche brutto. Mi dispiace, ma purtroppo sono a
cortissimo di ispirazione, tutta colpa di questi esami universitari che non
finiscono mai.
Spero
possiate perdonarmi *redRon ha corrotto James Potter affinché lui si trasformi
in cervo e vi mostri i suoi occhioni lacrimosi cerbiattosi per smuovere in voi
un po’ di compassione*
Ringrazio
immensamente: Miss Evans, Mozzy, Cassy Black, potterina_88_, ki_chan, Ady91, lenu88, aki_penn, Lilian Potter, __MiRiEl__, lyrapotter, myki, HarryEly, zukkyna, Vale Lovegood, freddymercury, Lyan, lauraroberta87, germana.
Spero
con tutto il cuore di postare presto il prossimo capitolo.
Scusate ancora per tutta questa attesa. Non credo che ne sia
valsa la pena dato che il capitolo non è un granché.
Adesso vado a studiare :P
KiSsEs
^____^
|
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Capitolo 38 *** I don't care about anything but you ***
mad38
I
want to thank you for all of the things you’ve done and most for choosing
me to be the one. It’s funny how life can take new meaning. You came
and changed what I believe in. The world on the outside is trying to pull me
in, but they can’t touch me ‘cause I got you.
“I
got you” – Nick Carter
Capitolo
38
I
don’t care about anything but you
Un
sacco di gente mi sta guardando.
La
cosa dovrebbe rendermi molto orgoglioso, io adoro stare al centro
dell’attenzione.
Sono
attorniato da tutti i miei compagni di squadra, dagli altri Grifondoro – nonché
dai Tassorosso e dai Corvonero – e dalle mie fans – esistono ancora??? – perché
oggi, miei cari signori, il sottoscritto ha portato alla vittoria la sua squadra
contro quei dannatissimi Serpeverde. Il campionato è ancora aperto, ma ormai la
Coppa di Quidditch è nostra per la settima volta
consecutiva.
Direi
che sono stato fenomenale come sempre, ma in più ho anche segnato un paio di
volte perché capitava che la Pluffa si trovava vicino ad una delle tre porte
quando anch’io ero vicino ad esse. E così…
“James,
sei un mito!”, esclama Frank.
Sì,
lo so.
Due
secondi dopo, sopraggiunge Remus che saltella per la troppa
felicità.
A
Sirius scappa un risolino.
“James,
hai giocato una partita strabiliante!”, strepita Remus, “Noi sugli spalti
urlavamo come matti! E tanti auguri!”, aggiunge.
La
mia espressione si fa scettica, “Auguri per cosa?”.
“Per
il tuo compleanno, no?”.
Assurdo…me
ne sono dimenticato! E le cause sono due: da un lato la partita, dall’altro
Lily. Soprattutto Lily. Non faccio altro che pensare a lei e va a finire che a
me non penso più.
A
proposito…
“Remus,
hai visto Lily?”, gli domando.
“Era
qui fino a due secondi fa”, si guarda intorno ed io faccio lo
stesso.
Vorrei
che sparissero tutti in modo da poter trovare Lily più facilmente; vorrei che la
smettessero di urlare in questo modo, così potrei chiamarla e lei mi sentirebbe;
vorrei che lei fosse qui con me.
“Sirius,
scollati da me! Puzzi come un cane!”, si lamenta Remus, mentre Sirius gli è
appena saltato addosso.
“Ma
io sono un cane”, spero che nessuno
l’abbia sentito. No di certo, con tutto il casino che c’è.
“Non
è un buon motivo per puzzare!”.
“Come
osi?”.
“Ti
ci vorrebbe un collare antipulci!”.
“Ehi!”.
“Evitereste
di dar scena?”, sopraggiunge Peter.
Sirius
si stacca da Remus, “Ok, gente”, annuncia alla folla in delirio, “Qualcuno ha
osato dirmi che puzzo come un cane, ragion per cui mi attente una lunga doccia.
C’è tra voi qualche ragazza che vorrebbe farmi
compagnia?”.
Un
coro di IO!!! si eleva per
l’aria.
Andrò
io con lui.
Ovviamente
in docce separate.
***
Mi
infilo la maglietta ma ho ancora i capelli gocciolanti.
“Guarda
che io non ti aspetto”, dice Sirius, da buon amico, “Sto morendo di fame e tra
poco servono la cena. Ci vediamo in Sala Grande”.
“Ok”.
Sirius
e gli altri si dileguano, mentre io mi siedo e mi metto l’asciugamano in testa
per potermi asciugare i capelli.
Due
secondi dopo la getto a terra, mi passo una mano sulla faccia, tra i capelli, mi
alzo, faccio due passi avanti e indietro, mi risiedo e poi faccio le stesse
azioni di prima.
Se
sono nervoso?
Sì.
Terribilmente nervoso.
Dove
cavolo sono i miei occhiali?
Mi
manca l’aria. E questo accade ogni qual volta Lily non è con me e non ho idea di
dove sia.
Potrei
anche andare fuori anziché stare qui dentro con tutto questo vapore acqueo.
Finalmente
trovo i miei occhiali e li inforco. Quando mi volto, trovo Lily davanti a
me.
Improvvisamente
la stanza si riempie di ossigeno.
“Ciao,
James”, mi saluta sorridendomi.
Addio
nervosismo. Ho ripreso vita.
“Ciao,
Lily”.
“Ho
incontrato Sirius che usciva dagli spogliatoi. Mi ha detto che avrei dovuto
salvarti da un tuo tentato suicidio”.
Maledetto
Sirius. Parla troppo!
“Per
fortuna sono arrivata in tempo”, prosegue lei, “Perché avresti voluto
suicidarti?”.
“Non
ti vedo da quando ho acchiappato il Boccino”, non credo che sia una degna
risposta alla sua domanda. Sarebbe stato meglio dire: Quando non ci sei, è come morire, ma
credo sarebbe risultato troppo melodrammatico. Peccato solo che sia la pura
verità.
“Scusami”,
mi dice, “C’erano troppe persone attorno a te, così ho pensato di tenderti un
agguato non appena saresti rimasto solo”.
Sorrido
divertito, mentre il mio volto si fa sempre più vicino al suo, “Agguato
riuscito”.
Avevo
così tanta nostalgia delle sue labbra da temere di dimenticarne il
sapore.
È
delizioso, come sempre.
Sento
la sua mano sfiorare la mia. È fredda, la stringo.
Piano
piano ci allontaniamo l’uno dall’altra e penso che potrei baciarla ancora e
ancora, fino a rimanere completamente senza aria.
“Bei
capelli”.
“Come?”,
non credo di aver ben recepito. Sono ancora preso dal bacio di prima. Abituarsi
non è poi così semplice.
“I
tuoi capelli”, ripete lei, “Sono più strani del solito”.
Mi
passa una mano tra i capelli e a questo punto potrei
svenire.
Cerco
di darmi un contegno, non posso permettermi il lusso di svenire e rinunciare ad
anche solo un secondo senza di lei.
“E
se andassimo a mangiare?”, domanda poi, “Questa sera servono insalata
russa”.
“E
tu come lo sai?”.
“Me
l’ha detto Remus, che gliel’ha detto Peter, che gliel’ha
detto…”.
“…Sirius”,
concludo.
E
così il bel cagnone è sceso nelle cucine senza dirmi
niente.
Me
la pagherà!
Spero
solo che Lily non faccia domande. Se viene a sapere delle nostre fughe nelle
cucine, credo proprio che si arrabbierebbe molto. Non devo scordare che è pur
sempre un Caposcuola.
Il
problema è che dimentichi di esserlo anche tu!
La
coscienza con la voce di Remus ogni tanto si fa sentire. Ma molto spesso la
ignoro.
Guardo
Lily e penso che sia una meraviglia.
Le
rubo un bacio.
“Andiamo”.
Ci
avviamo verso l’uscita.
“James?”.
“Sì?”.
“Buon
compleanno”.
Si
potrebbe desiderare regalo migliore?
***
Non
appena metto piede in Sala Grande, un boato si eleva da tutti i tavoli, escluso
quello dei Serpeverde che sembra a lutto.
Tutti
gridano il mio nome.
Con
la mano di Lily stretta attorno alla mia, avanzo verso il mio posto a tavola,
accanto ai miei inseparabili Malandrini.
Sirius
si alza in piedi, precisamente sulla panca in modo da poter sovrastare tutti, in
mano tiene un calice colmo di succo di zucca.
“Pregherei
i presenti…”, dice a piena voce, “…di alzare i calici e brindare per James
Potter che, tra le altre cose, oggi compie gli anni!”.
Altre
urla di approvazione si innalzano.
Sirius
continua il suo discorso, “James Potter! Colui che, non solo ha permesso a noi
di avere la Coppa di Quidditch praticamente in mano nonostante manchino altre
due partite da giocare…”.
Altre
urla.
“…ma
ha anche conquistato l’inconquistabile Lily Evans che adesso è seduta accanto a
lui. Ragazzi, non sono adorabili?”.
“Sirius,
hai bevuto?”, domanda Remus, al che tutti scoppiano a
ridere.
Per
qualche strana ed assurda ragione, il discorso di Sirius mi è sembrato quello
che si fa ad un matrimonio.
Sirius
abbassa lo sguardo verso di me per un istante. Gli
sorrido.
“E
adesso…”, prosegue lui, sedendosi, “…diamoci dentro col
cibo”.
Tutti
cominciano ad arraffare quanto più cibo possibile.
Mi
sporgo un po’ all’indietro in modo da poter guardare al tavolo dei
professori.
Avrei
giurato che Silente mi avesse sorriso.
Numerose
persone battono pacche sulle mie spalle. Rido con gli altri. E in tutto questo,
penso a quanto tutto sia incredibilmente cambiato da quando ho scoperto di amare
Lily più di…beh, più di me stesso. Il mio modo di atteggiarmi e pavoneggiarmi
davanti a tutti come se fossi il sovrano di Hogwarts, era noto a chiunque mi
avesse incontrato, anche per sbaglio. Ed era principalmente questa la causa
principale per cui non riuscivo ad attirare l’attenzione dell’unica che volevo
mi notasse. Ci riuscivo, sì, ma in modo molto negativo. Mi odiava, lo so, ma io
non mi davo per vinto. Non è nello stile di James Potter darsi per vinto. Però,
adesso…
Adesso
è come se non mi importasse di essere attorniato da centinaia di persone che mi
acclamano. Oggi, subito dopo la partita, l’umore non era quello che avevo sempre
avuto quando portavo alla mia Casa un’ennesima vittoria. Lei non c’era, mi sono
sentito perduto. E non è come quando, anni fa, mi accorgevo della sua assenza
sugli spalti e dopo la partita la cercavo appositamente per dirle quanto io
fossi un mito vivente nel Quidditch, come in altro. No. cosa avrei dato, oggi,
per avere un suo sorriso invece delle urla e degli schiamazzi di tutti gli
altri.
Quel
sorriso è arrivato.
E,
adesso che i suoi incantevoli occhi verdi hanno incontrato i miei, mi rendo
conto che il suo sorriso non mancherà mai.
“Porco
cane!”, l’epiteto di Remus – innegabilmente rivolto a Sirius – interrompe il
flusso dei miei pensieri.
Sirius
lo guarda con aria superficiale, “Problemi?”.
“Per
me no di sicuro. Sta di fatto che stasera ti impegnerai seriamente a lavarmi la
camicia che mi hai macchiato col succo di zucca”.
“Ma
non l’ho fatto apposta!”.
“Se
la smettessi di agitarti come un macaco, probabilmente avresti evitato questa
sciagura!”.
“Sciagura! Non
esagerare!”.
“Una
domanda mi sorge spontanea”, interviene Peter, “Se quello è succo di zucca, come
mai è rosso?”.
Tutti
guardano la macchia sulla camicia di Remus, tranne io che guardo Sirius farsi
piccolo piccolo.
Remus
annusa la sua camicia, “Porca piovra, è vino!!!”.
“Vino?”, fanno eco
tutti.
“Black,
hai trasfigurato il succo di zucca in vino?”, chiede Lily, con una tranquillità
che mette quasi paura.
Merlino,
perché non hanno ancora preso confidenza questi due?
Temo
che qui scoppi una guerra.
Tutti
i nostri occhi sono puntati su Sirius, che si sente in evidente
imbarazzo.
Sirius
in imbarazzo??? Non riesco a crederci!
“Ehm…”,
è tutto quello che riesce a spiccicare dalla bocca.
“Sai
bene che non sono ammessi alcolici qui dentro!”, lo rimprovera Lily, sfoggiando
la sua autorità da Caposcuola, “Senza contare che lì ci sono i professori”,
aggiunge, indicando il tavolo in cui si vede Silente che mangia di gusto,
“Sarebbe il caso di prendere seri provvedimenti, perché non è mica la prima
volta che tiri fuori alcolici a scuola”.
Le
cose si stanno mettendo piuttosto male.
Tutti
pendiamo dalle labbra di Lily – io in primis, ma per un’altra questione – e sono
sicuro che se lei manda Sirius in punizione o spiffera tutto ai professori, lui
me la farà pagare cara. La farà pagare cara a me, il suo migliore amico. Già lo sento
gridare: Con tutte le ragazze che
c’erano, ti sei andato a scegliere quella che è così ligia alle regole che a
confronto il Ministro della Magia è un fuorilegge!
Beh,
potrei farmi ripagare del fatto che è sceso nelle cucine senza dirmi
nulla.
Sirius
deglutisce e noi tutti passiamo lo sguardo da lui a Lily
alternativamente.
“Tuttavia…”,
prosegue Lily, “…gli eventi che si sono svolti quest’oggi possono indurmi a
chiudere un occhio sulla faccenda, avvertendoti che la prossima volta che ti
becco ti sbatto in punizione per un mese!”.
Sirius
emette un sospiro di sollievo.
Pochi
secondi dopo, tutti scoppiano in un ennesimo boato. Spero che i professori lo
abbiano interpretato come una prosecuzione dei
festeggiamenti.
Sirius
beve un lungo sorso dal suo calice.
“Black,
non ti ho dato mica il permesso di continuare a bere!”, sbotta
Lily.
“Posso
assicurarti che è succo di zucca”, proferisce Remus. Lily si fida della sua
parola. Peccato che i suoi occhi dicano tutt’altro, siamo sempre e comunque i
Malandrini.
Ancora
una volta, Lily si è dimostrata la persona severa e autorevole che è sempre
stata. Remus è contento che io stia con lei, perché è sicuro che mi farà rigare
dritto. Lo dimostra anche il fatto che, per arrivare a questo, sono cambiato
tantissimo e non sono più lo scapestrato di una volta. E anche se combinerò
qualche malandrinata e lei mi manderà da Gazza a lucidare trofei, non me ne
importerà più di tanto.
Continuerò
ad amarla in tutto e per tutto, dovessi finire ad Azkaban.
To
be continued…
Reduce
da un esame all’università, ho concluso il capitolo proprio in questi minuti XD
Spero che il risultato sia accettabile.
Come
sempre, il mio tempo è molto limitato, però non mancate mai di farmi sapere se
il capitolo vi è piaciuto o meno, sapete benissimo quanto mi è importante
saperlo.
Ringrazio
tantissimo: cloe sullivan, lyrapotter, potterina_88_, HarryEly, Lyan, Vale Lovegood, freddymercury, gypsy_rose90, lenu88, lauraroberta87, Miss Evans, __MiRiEl__, Lilian Potter.
Alla
prossima.
KISSES
^____^
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Capitolo 39 *** Love is still the answer ***
Capitolo
39
Love
is still the answer
“Ma
sei sicuro che passerà di qui?”.
“Sicurissimo”.
“Qualcosa
mi dice che avremmo fatto meglio a rimanere in Sala Comune a
studiare”.
“Qualcuno
mi sta pestando il piede”.
Siamo
appostati in un angolo recondito della scuola, in attesa che si faccia vivo il
nostro bersaglio preferito: Mocciosus.
Per
la prima volta in vita mia, sento che non stiamo affatto facendo una cosa
giusta. Non che mi importi di quell’ammasso di unto letale, ma il problema è che
se lo viene a sapere Lily mi trucida. Lei me l’ha detto mille volte che non
dobbiamo importunarlo, me lo dice dalla prima volta che ci siamo visti. Il
motivo per cui a lei importi tanto di Piton mi è ignoto, ma un giorno glielo
chiederò.
Siamo
qui da tre ore e ancora non si fa vivo nessuno.
“Io
ci rinuncio”.
Tre
paia di occhi mi guardano straniti. Le facce dei miei Malandrini sono
pietrificate, immobili, inespressive. Li guardo a mia
volta.
“Non
credo di aver sentito bene”, dice Sirius, battendosi il palmo della mano
sull’orecchio come a volerla liberare da un’ostruzione, “Potresti
ripetere?”.
“Ho
detto che ci rinuncio”.
Le
facce di Remus e Peter tornano normali, quella di Sirius non cambia di una
virgola.
Volto
loro le spalle e mi incammino in direzione della nostra Sala Comune, le mani in
tasca.
A
dir la verità, non sono molto entusiasta di questa decisione. È come se…non so,
mi sembra di aver offeso Sirius in qualche modo.
“Ti
spaventa la reazione della Evans?”,
dice lui d’un tratto, raggiungendomi insieme agli altri. Non ho molto gradito il
tono con cui ha pronunciato il cognome di Lily.
“Non
ti riconosco più”, prosegue lui, “Non sei più te stesso”.
Mi
fermo.
Lo
guardo dritto nei suoi occhi neri come la notte.
“Io
sono più me stesso ora di quanto non lo sia mai stato prima”, la mia voce è
bassa, sembra quasi un sibilo, “E lo saresti anche tu se solo provassi ad
innamorarti!”.
Continuo
a percorrere il corridoio, ma sento i passi di Sirius che mi stanno
seguendo.
“Non
credi di essere un tantino esagerato?”, mi domanda con falsa tranquillità, “Mi
fa piacere che tu sia innamorato, ma cerca di non
rimbecillirti”.
Mi
fermo di nuovo e mi volto verso Sirius che quasi mi va a sbattere
contro.
“Rimbecil…?”,
biascico, senza riuscire a terminare la parola, “Non sono rimbecillito!!!”,
esclamo infine.
“Ah,
no?”.
“No!”.
Sirius
mi guarda eloquente. Io capisco al volo e faccio dietrofront, ritornando al
nostro angolino appartato.
“Siete
inconcepibili!”, sbotta Remus.
Lui
e gli altri mi raggiungono e ci posizioniamo esattamente come poco
fa.
Non
so cosa mi abbia portato a cambiare idea, ma ormai sono in ballo e tanto vale
continuare a ballare.
La
mia coscienza razionale mi suggerisce che farei meglio a tornarmene sui miei
passi, mentre quella irrazionale mi dice che devo stare qui e che, anche se
cerco di reprimerlo, non potrò mai eliminare completamente il mio lato
malandrinesco. Penso che abbia ragione. Ho speso gran parte della mia vita a
fare il Malandrino, quindi…
Quindi
adesso aspettiamo Mocciosus e quando arriverà saremo pronti a fargli un bello
scherzetto.
A
proposito…
“Avrei
una domanda da fare”, dico agli altri.
“Spara”.
“Ma,
di preciso, che scherzo dobbiamo fare a Mocciosus?”.
Dopo
questa mia domanda, cala il gelo tra di noi. Mi sento come se fossi in un’alta
montagna, dove il vento soffia gelido e la neve cade a fiocchi sulle nostre
teste.
Restano
ancora in silenzio. Deduco che, effettivamente, non avevamo nessun piano da
attuare contro Mocciosus. Situazione mai capitataci prima
d’ora.
“Non
ne abbiamo?”, azzarda Peter, come pensavo.
“Ma
sì che l’abbiamo!”, esclama Sirius, sicuro di sé.
“E
quale sarebbe?”.
“Ehm…”,
passano secondi abbondanti, “…ghiaccio nelle mutande?”.
“Vecchio
e stravecchio”.
“Qualcosa
ai suoi capelli?”.
“Ancora
peggio del ghiaccio”.
“Ai
vestiti?”.
“Nah”.
“E
se gli facessimo crescere una barba di colore azzurro?”.
“Non
mi sembra un’idea originale”.
“E
se lo facessimo ubriacare? Sarebbe uno spasso vedere Mocciosus
ubriaco!”.
“Ma
come faremmo a farlo bere?”.
“Cavolo,
è vero…e se usassimo l’Amortentia?”.
“Dove
la trovi l’Amortentia??? E poi direi di escludere le pozioni, Piton le sa
riconoscere a distanza”
“La
verità è che non sappiamo più dove sbattere la testa”, sopraggiunge Remus,
“Abbiamo passato anni a combinargliene di tutti i generi e adesso la nostra
scorta di idee si è esaurita”.
“Non
hai tutti i torti”, dice Peter.
Sospiro
a tre.
“E
se andassimo a sgraffignare qualcosa nelle cucine?”.
***
Da
quella sera sono passati diversi giorni. Non abbiamo né concluso né combinato
niente di veramente malandrinesco. L’unica cosa che abbiamo fatto è stata
restare in Sala Comune a studiare sotto l’attenta sorveglianza di Remus, che
minacciava di prenderci a bacchettate sulle mani, e di Lily, che ha
categoricamente vietato ogni tipo di dimostrazione amorosa nei miei confronti
perché non mi distraessi dallo studio.
In
tutto questo, la stagione comincia a farsi più calda, io e Sirius andiamo in
giro con camicie esageratamente sbottonate (cosa a cui poi sono costretto a
rinunciare perché a Lily non va molto a genio, un giorno le chiederò il perché)
e Felpato stesso comincia ad adocchiare le ragazze (non che prima non lo facesse
già), commentando le loro gonne troppo lunghe che, secondo il suo modesto
parere, andrebbero accorciate.
Molte
cose non sono cambiate rispetto all’anno scorso, basti pensare a Sirius più
allupato del solito, Remus più studioso del solito, Peter più confuso del
solito. Io sono cambiato più di tutti e il motivo è ben noto. Ormai,
praticamente tutta Hogwarts, comprese le creature che vivono nella Foresta
Proibita e in fondo al Lago Nero, sanno che James Potter e Lily Evans fanno
coppia fissa.
Molta
gente ci dice: “Era ora!”; alcune
ragazze dicono: “Ma che ci trova in
quella?”, e così via. Naturalmente, di tutto ciò non mi curo. Altri, invece,
ne erano fermamente convinti tanto da fare delle scommesse (adesso non so se è
vero oppure no, ma ho sentito parlare di scommesse proprio da i miei
Malandrini). Insomma, i più ne sono felici, professori compresi, a parte la
McGranitt che ogni tanto mi sgrida dicendomi che invece di pensare sempre e
costantemente a Lily dovrei anche cercare di applicarmi di più e di essere meno
distratto.
“Ramoso,
non hai idea di quello che ho sentito dire da una tipa di Serpeverde!”, salta su
Sirius, mentre tutti siamo in Sala Grande in un pomeriggio di studio
ferreo.
“Cosa?”,
gli chiedo, senza esserne realmente interessato.
Noto
Lily farsi tutta orecchie.
La
cosa mi fa sorridere.
“Ha
detto che vorrebbe averti sotto la sua gonna e che la Evans non fa proprio al
caso tuo, al che io le ho risposto che, se proprio vuole, posso andarci io sotto
la sua gonna”.
“Sirius,
sei schifosamente porco”, proferisce Remus, senza staccare gli occhi dal suo
libro.
“Concordo!”,
sbotta Lily, battendo involontariamente il palmo della mano sul
tavolo.
“Avresti
preferito che ci andasse il tuo Rodeo?”, fa Sirius.
“Romeo, vorrai dire!”, interviene
Remus.
“È
lo stesso!”.
“Non
è lo stesso! Ritengo oltraggioso il fatto che storpi i nomi dei più importanti
protagonisti delle opere più illustri dei più celebri scrittori
inglesi!”.
“Ma
non lo faccio mica apposta!”.
“Ogni
tanto dovresti cercare di collegare il cervello alla bocca, Black”, dice
Lily.
Perché
ho l’impressione che qui stia scoppiando un putiferio?
Guardo
Peter che ricambia il mio stesso sguardo. Dovremmo
rassegnarci?
Poi
mi volto a guardare Lily, che ha la testa china sul suo foglio di pergamena, lo
sguardo assente.
Avvicino
la bocca al suo orecchio in modo che solo lei possa sentire quanto sto per
dirle, “Credimi quando dico che io non ho occhi che per te. Le mie non sono
parole buttate al vento”.
Mi
guarda.
Anche
lei avvicina le sue labbra al mio orecchio. Il suo respiro mi solletica, “È
quello che avrei dovuto aspettarmi dall’essere la ragazza di James Potter”.
Mi
lascia un lievissimo e fugace bacio sotto l’orecchio, quasi
rabbrividisco.
“…quando
invece dovremmo cercare di studiare!”, conclude Remus una frase, ma non ne ho
sentito l’inizio.
“Che
strazio…”, borbotta Sirius.
“Per
quel che me ne importa… Tanto non ti farò mai copiare le risposte durante gli
esami!”.
“Sei
veramente cattivo”.
In
tutto questo, il mio sguardo vaga per la Sala Grande fino a posarsi su
Mocciosus, seduto all’estremità del tavolo dei Serpeverde in completa
solitudine. Non credo che nella sua vita sia mai stato molto socievole o abbia
avuto degli amici, escludendo i tipacci con cui ogni tanto va a zonzo. Quello
che trovo strano è che sono secoli che Lily non parla più di lui. Non che la
cosa non mi faccia piacere, ma è da un po’ di tempo che non accorre più a
difenderlo. Le ragioni potrebbero essere due: o non gliene frega più niente, o
non c’è più bisogno che lei prenda le sue difese, dal momento che io e gli altri
Malandrini non lo prendiamo di mira da un bel po’. Delle due opzioni, la seconda
mi sembra quella più accreditata.
“Remus
ha detto bene”, dice Lily, il che mi distoglie un attimo dal fissare
Mocciosus.
Ok,
è strano che io fissi Mocciosus, ma mi sono accorto che ogni tanto anche lui si
gira da questa parte. Poi mi volto verso Remus e vedo che anche lui guarda qui.
Poi a destra, noto un tizio in fondo al nostro tavolo che ogni tanto si sporge
per poter vedere. Alle mie spalle, al tavolo dei Corvonero, due ragazzi hanno
appena distolto lo sguardo.
La
cosa è preoccupante. Non perché loro guardano me, ma perché guardano lei.
Involontariamente,
le mie dita iniziano a tamburellare sul tavolo.
“Capito,
James?”.
Le
mie dita si fermano, “Cosa?”.
“Dicevo
a Remus che voi avrete la nostra disponibilità nello studio, ma dovrete fare di
tutto per imparare ogni cosa per come si deve”, mi spiega
Lily.
La
cosa nemmeno mi importa, “C-certo”.
Mi
alzo dal tavolo e immediatamente lo sguardo di Lily e dei Malandrini è su di
me.
“Sirius,
vieni con me!”, mi rivolgo al mio amico con un tono di voce non del tutto
calmo.
“Ok,
ma…”.
“James,
che succede?”, chiede Lily.
Le
sorrido, “Torno subito”.
***
“Che
ne pensi di Lily?”.
Ho
portato Sirius in Sala Comune, fortunatamente deserta a quest’ora del
pomeriggio.
Sirius
mi guarda perplesso, “Sinceramente, non capisco che vuoi
dire”.
“Andiamo,
Sirius! Hai capito!”.
“Beh…”,
fa una pausa, “…penso che sia…una brava ragazza…”.
“Evita
di parlarmi da amico. Voglio che tu mi parli come un normale ragazzo di diciotto
anni. Che ne pensi di Lily?”.
“Sei
sicuro? Non vorrei che mi uccidessi”.
“Che
ne pensi di Lily?”, ripeto insistente.
“Che
è carina…”.
La
sua risposta non mi convince per niente. Alzo un
sopracciglio.
“Ok,
è bella da far rizzare i peli sulle braccia e…non sol…”.
“Va
bene così!”, lo blocco, prima che possa continuare la
frase.
“James,
posso sapere che ti succede?”.
“Un
bel niente!”.
“Non
si direbbe”.
Gli
rivolgo un’occhiataccia inteneritrice.
Lui
non sembra voler demordere.
“Non
sarai mica geloso?”, azzarda lui.
“No,
affatto!”.
Adesso
è lui ad alzare il sopracciglio, proprio perché la mia risposta non lo convince.
E, in effetti, non convince nemmeno me.
“Un
po’…”, rispondo incerto.
“Un po’?”, ripete lui con un accenno di
incredulità.
“Tanto”.
“Tanto?”.
“La
smetti di ripetere quello che dico?”.
“E
tu la smetti di sparare cazzate? Te lo dico io: sei geloso marcio! La cosa che
non capisco è perché hai voluto parlarne a me piuttosto che a Lily. E poi stai
tranquillo, con me e Remus non hai nulla da temere”.
“Questo
lo so…”.
“E
allora vai a parlare con lei”.
“Che
cosa c’entra questo?”.
“C’entra
e basta. Aspetta qui, andrò io a chiamarla”.
Mi
volta le spalle e fa per andarsene.
“Sirius”,
lo fermo, “Come…?”.
“Come
ho fatto a capirlo?”, completa lui, “Credo che sia normale tra fratelli,
no?”.
Mi
sorride e fa un cenno con la mano.
Quando
ricambio il suo sorriso, lui è già sparito oltre il buco del
Ritratto.
***
“James?”.
Percepisco
la sua voce inaspettatamente.
Non
ho nemmeno preparato un discorso e quindi non so cosa dirle né da dove
cominciare. Non mi rimane che rimettere tutto alla sorte.
“Sirius
mi ha detto che volevi parlarmi”.
“Beh…”.
Cavolo,
i discorsi non si iniziano così!
Già
ho cominciato col piede sbagliato.
Si
siede accanto a me e mi schiocca un bacio sulla guancia. Se prima non sapevo
come iniziare, adesso ho completamente perso il filo del
discorso.
“Allora?
Ti ascolto”, mi dice lei, mentre prende una mia mano tra le sue, come è suo
solito fare.
Io
mi blocco a fissare le nostre mani e vorrei che un filo le legasse per non
lasciarle dividere mai più.
“Se
qualcuno ti porta via da me, è la fine…”, sussurro a bassissima voce, tanto che
credo che lei non mi abbia sentito.
“Perché
dici questo?”.
“Ho
visto come ti guardano i ragazzi, a cominciare da…”.
“Da?”.
“Da
Piton”.
“È
solo una tua impressione”.
“Non
credo. Loro ti guardano allo stesso modo con cui io ti guardavo tempo
addietro”.
Lily
tace e il suo silenzio non mi è per niente d’aiuto.
Forse
sto dicendo un mucchio di cavolate…
“James”,
dice lei qualche minuto dopo, “Non pensare che io non mi accorga di come le
ragazze ti guardano, perché loro ti guardavano già da prima e continueranno a
guardarti sempre. Tu sei James Potter!”.
La
cosa fa sorridere lei, ma non me.
“E,
se proprio devo dirtelo, questa cosa fa nascere in me istinti omicidi. Non è
facile essere la ragazza di James Potter, ma se lo sono diventata devo ad ogni
costo mantenere questo ruolo. E se…”, fa una breve pausa e abbassa lo sguardo,
“E se qualcuno oserà portarti via da me, allora sarà davvero la fine”, ripete le
mie parole di prima e rivolge di nuovo i suoi occhi ai miei, “Ma non ci riuscirà
senza aver trovato una forte resistenza”.
Sorridiamo
entrambi.
“Comunque
sia…”, riprendo, “…oramai sono riuscito ad avere il tuo amore e, se mi permetti
di dirlo, stiamo meravigliosamente bene insieme!”.
Adesso
mi sento un po’ idiota, ma lei sorride ancora.
Penso
che la sola meraviglia qui sia lei.
La
mia mano, che prima teneva fra le sue, adesso le sfiora il viso. Mi avvicino
sempre di più, il profumo di fiori mi inebria.
“James?”,
mi chiama lei, fermandomi un secondo prima che io possa riuscire a
baciarla.
Resto
in silenzio, in attesa che lei prosegua.
“No…niente…”.
È
lei ad annullare completamente la minuscola distanza che ci
separava.
Non
ho idea di cosa abbia voluto dirmi.
In
ogni caso, credo che sia ancora l’amore la risposta alle nostre
domande.
“James?”.
Si
stacca da me quel tanto che basta per poter parlare.
“Dimmi”.
“Non
andare in giro con la camicia aperta fino al quinto
bottone”.
Mi
metto a ridere e continuo a baciarla.
Le
cose si stanno facendo via via più chiare.
To
be continued…
Buonasera
a tutti!
Ho
terminato di scrivere questo capitolo proprio cinque minuti fa, spero che sia di
vostro gradimento. Mi sa che l’ultima scena tra James e Lily l’ho proprio resa
penosa, ma vi ricordo che le scene romantiche non sono proprio il mio forte (E
allora non scrivere più fan fiction!!!, NdVoi).
Ringrazio
di vero cuore: IOesty, TheBestLady, Mirwen, __MiRiEl__, kisha dattebayo, lyrapotter, HarryEly, Lilian Potter, germana, lauraroberta87, Vale Lovegood, Lyan, cloe sullivan, aki_penn, freddymercury, Miss Evans.
Alla
prossima!
Besitos
^___^
|
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Capitolo 40 *** Drops of happiness ***
40
Capitolo
40
Drops of
happiness
“E
quella chi era?”.
“Quella chi?”.
“Quella che ti ha appena
salutato”.
“Non ne ho idea”.
“Fantastico! Non la conosci
nemmeno!”.
Oh,
porca piovra…
Ho
il presentimento che Lily si sia un po’ incavolata. E tutto perché…beh, perché
una tizia mi ha salutato. Non credo ci sia nulla di male in un saluto. Però sono
sincero quando le dico che io non ho mai visto quella
ragazza.
Ok,
dire che non l’ho mai vista non è proprio esatto. Magari l’avrò intravista da qualche parte, ma dopo di
ciò più nulla. E poi, che motivo avrebbe Lily di infuriarsi quando sa benissimo
che io, per lei…quando lei, per me…?
Sono pure a corto di parole.
Siamo appena usciti dall’aula di Trasfigurazione dopo
due ore piene in cui la McGranitt ha spiegato milioni di
cose tutte insieme, aggiungendo diversi particolari sull’esame finale, l’esame
che ci aprirà le porte al mondo del lavoro. Sirius ha aggiunto che ne chiuderà
altre, tipo quella della scuola (intesa siriusianamente come il luogo in cui
fare il filo a centinaia di ragazze, intesa remusianamente come il luogo in cui
approfondire le proprie conoscenze e prepararsi ad entrare nel mondo del
lavoro). Comunque sia, alla parola lavoro Sirius è sbiancato. A me non fa
così tanta paura, ma per il momento ho altro a cui pensare. Il pensiero che mi
picchia in testa in questo momento è di colore rosso e verde e mi pure ha
lasciato solo in mezzo al corridoio.
“Lily, aspetta!”, esclamo, cercando di andarle
incontro.
Lei
continua a camminare diritto. Tutto ciò mi ricorda molto certi momenti
passati.
“Lily”, la raggiungo, “Sei arrabbiata per quel che è
successo poco fa?”, la domanda è mal formulata, forse, ma spero vada ugualmente
bene.
“No…”, risponde, “Sai, Potter, pensavo di inventare una
pozione…”.
Deglutisco più e più volte. Non mi chiamava per cognome
da non so quanti secoli.
Lascio che prosegua.
“Una pozione in grado di incollarti a me a vita e
oltre”.
La
cosa strana è che me lo sta dicendo mentre entrambi camminiamo verso una meta
imprecisata. Io dico che converrebbe fermarci.
L’afferro per un braccio e la costringo a svoltare
l’angolo insieme a me, in modo da toglierci da quella massa di
studenti.
Riesco a bloccarla tra me e il
muro.
“Non è necessario inventare una pozione, Evans”, soffio sulle sue labbra, “Se
vuoi che io stia incollato a te…”, le sussurro in un orecchio, scendendo via via
verso il collo e sperando che la sua camicia mi permetta di soffermarci sopra la
mia bocca, “…devi solo volerlo…”, le mie labbra risalgono su per il suo collo e
si soffermano appena sotto le sue, “…desiderarlo…”.
A
questo punto, vorrei che lei mi fermasse, che mi dicesse di smetterla, di
affrettarci per andare a lezione, qualsiasi cosa…
Nulla di tutto ciò.
Mi
allontano da suo viso per poterla guardare nei suoi occhi verdi, che a me paiono
più scuri del solito. Credo sia la penombra. Metà del suo viso è illuminata
dalla luce di fuori, riesco a vedere il rossore sulla guancia. Spero che lei non
scorga il mio.
Sento una sua mano fra i miei capelli, proprio dietro la
nuca. Un brivido mi percorre la schiena. Stavolta è lei ad avvicinare le sue al
labbra alle mie e a chiuderle in un bacio. Continua ad accarezzarle, lambirle,
gustarle lentamente, ed io la lascio fare, senza alcuna fretta, perché entrambi
sappiamo di avere tutto il tempo del mondo.
***
“Sirius, cos’è questo?”.
“Ehm…il mio tema, forse?”.
“No! Questo obbrobrio non puoi chiamarlo tema! Fa
schifo, devi riscriverlo!”.
“Ma
ho perso un pomeriggio per farlo!”.
Ormai è diventata una routine stare in Sala Comune a
rimboccarci le maniche e stare con la schiena curva sui libri. Ricordo che in
sette anni non ho mai studiato tanto in vita mia. La
Sala Comune è gremita di gente, la maggior
parte della quale ha davanti un libro che cerca di
imparare.
Sirius si lascia andare sulla sedia e poggia i piedi sul
tavolo. Remus guarda prima i suoi piedi, poi lui e infine il suo tema.
Sospira.
“Sirius, non ci siamo”, conviene, col tono di chi non ha
più speranze.
“Dai, non essere così melodrammatico! È solo un tema”,
dice Sirius, non poi così preoccupato del suo rendimento
scolastico.
“Come devo farti entrare in testa che da te voglio un
impegno quanto meno sufficiente? So bene che non sei stupido e se ti applichi
puoi fare questo ed altro, quindi impegnati!”.
“Sante parole…”, proferisce Lily a bassa
voce.
“Ma
io mi impegno”, mormora Sirius.
“Non è affatto vero, altrimenti mi consegneresti un tema
più che…leggibile!”.
Remus gli rende il tema, “Riscrivilo”, suona come un
ordine.
“Cosa??? Ma sono le sette di sera!”, si lamenta Sirius,
come se avesse detto che è la sera di Natale per cui non si
studia.
“E
allora? C’è ancora un’ora piena prima che servano la cena.
Forza!”.
Io
e Peter ci guardiamo eloquentemente. Mi domando se Remus e Sirius cambieranno un
po’ dopo che avremmo finito la scuola.
Li
guardo. Remus ha appena sbattuto un foglio di pergamena arrotolato sulla testa
di Sirius e lui ha contraccambiato tirandogli palline di
carta.
No.
Non cambieranno mai.
***
Sbadiglio sonoramente.
“Hai sonno?”, mi chiede Lily, mentre perlustriamo un
corridoio durante una delle nostre ronde.
“Da
morire”, rispondo, “Studio – o meglio – mi fai studiare dalla mattina fino alla
sera, se ci aggiungo pure il Quidditch e le ronde finirò per invecchiare
precocemente”.
“Non esagerare. E poi col Quidditch hai quasi finito,
l’ultima partita sarà tra qualche giorno”.
“Già…”.
È
come se un senso di nostalgia mi invadesse.
Che
ne sarà della mia grandiosa fama di abilissimo giocatore di Quidditch una volta
uscito da Hogwarts? Gli studenti delle prossime generazioni si ricorderanno del
mito che sono stato e che sempre sarò?
Indubbiamente io e i miei adorati Malandrini abbiamo
lasciato un segno indelebile in questa scuola. Quasi quasi vorrei non
andarmene…
“Buonasera”.
Io
e Lily ci fermiamo di fronte ad una figura slanciata che si rivela essere il
nostro caro Preside.
“Buonasera a lei, professore”, rispondiamo io e Lily
all’unisono.
“Fantastica serata, non trovate? L’ideale sarebbe uscire
fuori per una passeggiata, ma – ahimè – a quest’ora proprio non si può, almeno
per gli studenti”.
Io
e Lily rimaniamo muti e immobili.
Mi
sono sempre chiesto se Silente non faccia uso di qualche sostanza particolare,
lo vedo sempre sereno.
“Che ne dite di proseguire?”.
Ci
fa cenno di riprendere a camminare, lui con noi. Silente si trova tra me e Lily
e la cosa mi fa uno stranissimo effetto. Quando mai Silente si è messo a passeggiare
per i corridoi con due studenti? Forse la cosa non dovrebbe stupirmi più di
tanto dato che gli studenti in questione sono James Potter e Lily Evans, e non
due qualunque.
“Signorina Evans, come procede?”, chiede Silente a
Lily.
“B-bene, professore”, risponde lei, un pochino
nervosa.
“Mi
fa piacere. Di sicuro lei è una delle più brillanti menti di Hogwarts. Horace mi
parla molto di lei, lo definirei quasi estasiato”.
Faccio una smorfia senza farmi notare.
“La
ringrazio, professore”.
“E
lei, signor Potter?”.
Non
mi piace quando deve essere così formale con me.
“Sì?”, faccio io.
“Come stai?”, mi chiede, col tono amichevole che
preferisco.
“Divinamente, signore”.
“Non avevo dubbi. E con la
scuola?”.
“Non proprio altrettanto”.
Ride, “Minerva dice che dovresti stare più attento
durante le lezioni, ma per il resto sei un tipo abbastanza in
gamba”.
“So
di esserlo”.
“Me
ne compiaccio molto, credimi”.
Arriviamo in un angolo. Silente sembra voler procedere
per quella strada, mentre io e Lily dobbiamo necessariamente proseguire
dritto.
“Vi
auguro una buona serata”, ci saluta, prima di congedarsi.
“Buona serata anche a lei”, dice Lily, ricambiando il
suo saluto.
Sorride a entrambi, prima di voltarci le spalle e
proseguire lungo la sua strada.
“Professore?”, lo chiamo, prima che si volatilizzi del
tutto.
“Dimmi, James”, dice voltandosi.
Ci
sarebbero un’infinità di cose che potrei chiedergli, a cominciare dal segreto
dei Malandrini. Ma c’è una domanda che mi preme rivolgergli più di
tutte.
“Perché…”, mi fermo per inghiottire aria, “Perché mi ha
nominato Caposcuola, pur sapendo che io non sono mai stato uno studente che lei
definirebbe perfetto e impeccabile?”.
Silente non mi risponde subito. Resta a guardarmi come
se volesse cercare proprio in me una risposta da darmi. Mi stupisco molto quando
il suo sguardo saetta su Lily, per poi tornare di nuovo a
me.
“Perché ti ritenevo un partner migliore per la signorina
qui presente. Buon proseguimento”.
E
stavolta va via davvero, senza che io abbia l’intenzione di chiamarlo e
chiedergli cosa significasse la frase di prima. Però si dice cha ad un buon
intenditore servano poche parole, ed io credo di avere bene inteso.
Sorrido inconsciamente.
“Che c’è?”, mi chiede Lily, notando il mo
sorriso.
“Niente”.
Io
e Lily ci rimettiamo in cammino, ma non c’è verso di farmi cancellare il sorriso
che ho disegnato sulle labbra.
Fra
poco Lily mi chiederà di nuovo il perché di questo sorriso, ma io non posso mica
dirle che perfino Silente aveva scommesso che, un giorno, io e lei saremmo
finiti insieme!
L’ho sempre detto che Silente è un
grande.
“James, mi dici perché stai sorridendo?”, incalza
lei.
Le
prendo una mano e l’attiro a me, per poterla stringere.
L’abbraccio forte. Quel sorriso proprio non vuole
andarsene.
“Perché ti amo, Lily”, le dico, “E non c’è cosa migliore
al mondo!”.
Il
mio entusiasmo è alle stelle.
Vorrei uscire fuori e correre.
“Scommetto che non sei mai salita sul dorso di un
cervo”, dico a Lily, staccandomi dall’abbraccio.
“Veramente no, ma…”.
Il
mio sorriso si allarga, “Usciamo fuori. Perfino Silente ha detto che è una bella
serata”.
Lei
mi prende la mano e mi sorride. Credo che la sua risposta sia
positiva.
Ci
dirigiamo di filata verso uno dei passaggi segreti che portano fuori dal
castello, cercando di non farci beccare da qualcuno.
“James?”.
Adoro il mio nome sulle sue
labbra.
“Dimmi”.
“È
tutto così strano…noi due Capiscuola che usciamo fuori fregandocene delle
regole. Ma, al di là di questo, trovo che sia
meraviglioso”.
“Infrangere le regole?”.
“No. Stare con te”.
Sorrido ancora e ancora, mentre mi chino a
baciarla.
Nel
frattempo siamo usciti nel buio di questa notte stellata e senza
luna.
“Scommetto anche che non hai mai fatto il bagno nel
lago”, dico con tono scherzoso.
Lei
mi guarda male, “Te lo puoi scordare!”.
“Stavo scherzando!”.
Mi
tramuto in cervo e inizio a girare attorno a lei. Le faccio cenno di salirmi in
groppa.
“Anche io ti amo, James”, mi dice
all’orecchio.
E
adesso potrei anche raggiungere l’infinito.
To be
continued…
Ciaoooooo!!!!
Sto
postando direttamente da un grazioso paesino in provincia di Grosseto. In attesa
del rientro nella mia patria sicula, ho pensato di scrivere in fretta e furia il
nuovo capitolo, sperando sia di vostro gradimento.
Lo
so che James sembra più drogato che altro (e anche Silente XDXD), però cercate
di capire la sua felicità :P:P
Ringrazio tantissimissimo: cloe sullivan, TheBestLady, Lyan, titti6493, Vale Lovegood, Lilian Potter, littlehinata, potterina_88_, HarryEly, Mirwen, Lily_Snape, lyrapotter, __MiRiEl__, Miss Evans, germana, piccola_puffola.
Alla prossima!
Kisses ^____^
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Capitolo 41 *** Let's shake Remus! ***
41
Capitolo
41
Let’s
shake Remus!
Oggi
è una giornata particolarmente afosa.
Io,
Sirius, Remus e Peter abbiamo deciso di trascorrerla all’ombra della nostra
amata quercia. Questo non induca nessuno a pensare che non stiamo facendo nulla
di proficuo, anzi, è da quando abbiamo finito di pranzare che non facciamo altro
che ripassare la parte teorica delle materie dei M.A.G.O., senza contare che
Remus ci sta costringendo a studiare cose che con i professori non abbiamo
trattato minimamente.
Purtroppo
non ho il piacere di avere con me Lily, andata ad un corso extra per abili
pozionisti indetto da Lumacone. Nonostante lei mi faccia studiare ancora peggio
di Remus, la sua presenza mi allevia tutto il carico di libri. È bello
incantarsi a fissare i suoi splendidi occhi verdi…
“Remus,
posso andare in bagno?”, domanda di botto Sirius, interrompendo il mio divagare
senza alcuna pietà.
“No”,
risponde secco Remus, evitando accuratamente di guardarlo negli
occhi.
“Come
no???”.
“No
e basta!”.
“Ma
devo andarci!”.
“So
bene che è una scusa delle tue”.
“Non
è vero! Se non ci credi, puoi sempre venire con me”.
“Risparmiati
questo estremo atto di generosità”.
Sirius
mette il broncio. Poi getta un’occhiata ad un punto oltre me e Peter e ritorna a
guardare Remus, “Ti ci vorrebbe qualcosa che ti faccia scuotere”, proferisce
infine.
Si
guadagna un’occhiata dubbiosa da parte dei presenti.
“Scuotere?”, ripete Remus in tono
scettico, “E sentiamo, grande maestro di vita, in che modo potrei scuotermi?”.
Ecco
che Sirius guarda di nuovo quel misterioso punto oltre me e
Peter.
Adesso
basta, voglio sapere cosa guarda di tanto interessante!
Mi
volto, cercando di prendere la direzione dei suoi occhi. C’era da aspettarselo:
quattro ragazze sono sedute lì in fondo a studiare. Credo abbiano voluto
approfittare anche loro di questa magnifica giornata.
Un
angolo della mia bocca si tende in un sorriso piuttosto
malandrinesco.
“Credo
che Sirius abbia ragione”.
“James,
pensavo che con te si potesse ragionare”, dice Remus.
“Ma
Sirius non ha mica fatto qualcosa di sconveniente…almeno per il
momento…”.
“James!”.
Sirius
circonda le spalle di Remus con un braccio e lo trae a sé in modo che anche lui
veda le ragazze, indicate col dito di Felpato, “Guarda laggiù e rifatti gli occhi. Cosa
vedi?”.
“Ehm…alberi”.
“Che
altro?”.
“Una
parte di lago”.
“Poi?”.
“Un
Ippogrifo che saltella”.
“Dai,
non scherzare! Io sono serio!”.
“Da
quando tu e la serietà andate d’accordo?”.
“Remus,
non farmi dire che sei veramente testardo e che non vuoi capire
niente!”.
“L’hai
detto”.
“Remus,
dannazione, apri gli occhi!”.
“Vedo
delle ragazze, contento?”.
“Bravo!
E dimmi, come sono?”.
“Mmh…carine”.
“Solo?
Sono divine! E sai com’è pure divino
averle tra le mani…?”.
“Schifoso
manipolatore!”.
Io
e Peter osserviamo tutta la scena e non possiamo non trattenere qualche risata.
Sirius ha dato inizio alla lezione scuoti-Remus, a cui noi stiamo
assistendo. Riuscirà ad essere un bravo insegnante? E Remus riuscirà ad essere
un degno allievo? Lo scopriremo presto!
“Sirius,
torna a studiare che è meglio”, borbotta Remus, riprendendo la sua postazione
originaria.
Sirius
gli si avvicina, “Ma perché? Ti sto solo dando l’opportunità di conoscere
l’universo femminile”.
“Sei
la persona meno adatta a farmelo conoscere. E poi, non mi
interessa”.
“Tutto
puoi dire, meno che questo! Tutti conoscono la mia fama di gran seduttore e,
inoltre, è assolutamente escluso che la cosa non ti
interessi”.
Remus
sospira e la sua faccia si fa improvvisamente rassegnata, “Sirius, parliamoci
chiaro: sai che non posso”.
“Cosa
non puoi?”, chiede Sirius, facendo finta di non capire.
“Stare
con una ragazza”.
“E
perché?”.
“Vediamo…forse
perché ogni notte di luna piena mi trasformo in un orrendo e mostruoso lupo
mannaro?”.
“No.
Credo che il motivo sia un altro: sei troppo timido”.
“Io
sarei che cosa??? Prova a
ripeterlo!”.
“È
la verità. Scommetto che non avresti mai il coraggio di andare da una di quelle
ragazze e chiederle di uscire”.
Remus
deglutisce, “N-no…non lo farei. E sai perché? Perché di sicuro lei mi direbbe di
sì, talmente sono affascinante, ma la cosa si complicherebbe per via del
mio…”.
“…problema
peloso”, concludo per lui, per poi scoppiare a ridere insieme a
Peter.
Non
posso credere che Remus abbia detto di essere affascinate. Non che non lo sia,
ma lui è un tipo molto modesto e una cosa del genere non l’avrebbe mai detta. È
proprio vero che non si finisce mai di conoscere le
persone.
Sirius
lo guarda – e giustamente – con tanto d’occhi, “Talmente sei affascinante??? Vacci
piano, amico! Non vorrai mica fregarmi il trono di uomo più sexy di Hogwarts,
per non dire dell’intero pianeta?”.
“No,
grazie, non ci tengo. Preferisco restare sul mio sgabello di uomo che, di
sicuro, è molto più intelligente di quello seduto sul trono di uomo più sexy di
Hogwarts eccetera eccetera”.
“Non
insultarmi!”.
E
così continuano a battibeccare.
Credo
che Sirius abbia toccato un tasto un tantino delicato, ma di sicuro è quello
giusto. La colpa del fatto che Remus non abbia ancora trovato una ragazza è da
attribuire esclusivamente a se stesso. È fermamente convinto che non possa avere
una ragazza a causa del suo essere un lupo mannaro. Eppure Sirius farebbe di
tutto per eliminare questa convinzione dalla mente del nostro tenero Lunastorta.
Il problema è capire come…
“Ti
ci vorrebbe una ragazza un po’ esaltata”, dice Sirius, con aria
pensosa.
“Una
pazza?”, fa Remus, “Tu mi vedresti…con una pazza?”.
“Non
ho detto questo. Però, dal momento che gli opposti si attraggono, ho dedotto che
la ragazza giusta per te dovrebbe essere l’opposto di te. Dico bene, miei cari
Ramoso e Codaliscia?”.
“Dici
benissimo”, rispondiamo.
“E
poi, sai che noia se ti affibbiassi ad una mummia!”.
Risa
generali, escluse quelle di Remus che mi sembra abbastanza contrariato da tutto
ciò. Forse non riesce a capire che lo facciamo per il suo
bene.
“Sirius,
mi fai la cortesia di lasciarmi in pace?”, dice Lunastorta
infastidito.
“Mai!”.
“Ci
sono gli esami!”.
“Vuoi
capirlo che abbiamo bisogno anche di altre cose, oltre che dello
studio?”.
“E
di cosa, per l’esattezza?”.
A
questo punto io e Peter iniziamo a ridere come matti.
È
una scena troppo divertente!!!
“Lo
sai bene!”.
“In
questo momento mi sfugge”.
“Non
può sfuggirti una cosa del genere!”.
“Ciao,
ragazzi”.
Io
e Peter smettiamo subito di sbellicarci dalle risate.
È
sopraggiunta Lily e per nessuna ragione può venire a sapere di cosa stiamo
parlando!
“Di
che cosa parlavate?”, come non detto.
Cala
un silenzio tombale che mi imbarazza da morire.
Credo
che anche gli altri si sentano come me, ma io in modo particolare perché, voglio
dire, che figura farei se Lily venisse a sapere di cosa parliamo noi? E con noi non intendo noi Malandrini, ma noi
ragazzi.
Che
situazione…
“Di
nulla!”, balza su Remus nervoso.
“E
come mai tu e Peter ridevate a crepapelle?”, chiede Lily rivolta a
me.
“Cose
da…Malandrini, non farci caso”, taglio corto, “Allora, com’è andata la lezione
con Lumacorno?”.
“Non
pensavo che ti interessasse la cosa, dal momento che non lo puoi
vedere”.
Ha
più che ragione, ma gliel’ho chiesto per sviare il
discorso.
“Ti
unisci a noi? Stavamo studiando”, propone Remus.
Ed
io mi chiedo se l’abbia fatto per essere gentile o per evitare che si riprenda
il discorso di prima.
“D’accordo”.
Se
non altro, ho l’occasione buona per averla vicina.
***
“Remus,
ho quello che fa per te!”.
È
con questa frase che Sirius entra sparato nella nostra camera, subito dopo cena.
Per la cronaca, non lo vediamo da quando abbiamo finito di studiare sotto la
quercia. Non è nemmeno venuto a mangiare e di lui avevamo perso ogni traccia.
Non ci siamo neanche scomodati per cercarlo poiché, a detta di Remus, avrebbe
potuto trovarsi senza ombra di dubbio in compagnia di qualche
fringuella.
Adesso
sapremo la verità.
“Dove
sei stato?”, domanda Peter, per l’appunto.
“A
fare un’opera di bene per il mio dolce Lunastorta”.
“Mi
metti paura”, dice Remus, “Qualsiasi cosa sia, non voglio
saperla”.
“Andiamo!
Io voglio solo aiutarti!”.
“E
sentiamo: che hai trovato di bello?”, domando io.
“Un
momento!”, interrompe Remus, “Aiutarmi in che?”.
“A
scuoterti, no?”.
“Ci
risiamo con la storia dello scuotimento! Non mi interessa, sto bene
così!”.
“Non
ci credo minimamente”.
“Sei
libero di non crederci”.
Tutti
guardiamo Remus stendersi sul letto con la schiena poggiata al muro e aprirsi un
libro davanti agli occhi.
Sirius,
dopo un attimo di esitazione, si avvicina a lui, gli afferra il libro e lo
scaraventa dalla finestra senza alcuna pietà. Io e Peter guardiamo la scena
sconcertati. Credo che adesso scoppierà il pandemonio.
“Sirius”,
sibila Remus digrignando i denti in stile lupo mannaro, “Vai-
a-riprendermi-il-libro!”.
“Non-ci-penso-nemmeno”,
lo scimmiotta Sirius, sillabando anche lui.
Remus
si alza dal letto, il suo sguardo è furioso. Non vorrei essere al posto di
Sirius.
Felpato
resta immobile in attesa che Remus gli sia di fronte. Lo guarda con occhi furbi,
quasi fosse sicuro di quel che sta facendo.
I
loro nasi adesso si sfiorano, l’aria intorno a noi è tesissima ed io e Peter non
osiamo muovere un muscolo. Quando Sirius e Remus sono in disputa, è meglio
starsene da parte.
Sirius
mette una mano in tasca e tira fuori un oggetto. Sembrerebbe una boccetta piena
di non so quale liquido. Remus non si è ancora accorto di nulla.
Ma
che diavolo vuole fare?
“Sirius…”,
lo chiamo, ma lui ha già afferrato Remus e gli ha già fatto ingerire quella
strana sostanza. Prevedo guai.
“Sirius!”,
fa Peter, “Ma cosa…?”.
Remus
indietreggia e tossisce, mentre uno strano liquido di un rosso acceso gli cola
dagli angoli della bocca.
“Che
gli hai fatto bere???”, sbotta Peter.
“È
per il suo bene”.
Io
vado verso Sirius e gli stacco dalle mani la boccetta. All’interno sono rimaste
solo poche gocce di quell’affare. Lo annuso. Sa di fragola e…di lampone, credo…e
di ciliegia…ma che roba è???
Nel
frattempo, Remus si è accasciato sul letto e si porta entrambe le mani sulla
faccia.
“Mi
gira la testa…”, mormora, con una voce che non sembra essere la sua. Pare sia
ubriaco.
Sirius
è ancora fermo lì, sul viso un’espressione più che
malandrinesca.
Di
sicuro sa il fatto suo, ma spero che quella roba non faccia male a
Remus!
“Sirius,
dannazione, si può sapere che gli hai dato?”, gli domando.
“Non
agitarti, non gli farà niente di male”, mi risponde col suo tono
tranquillo.
“E
allora spiegami!”.
“È
solo una Pozione della Lussuria”.
“E
TI PARE POCO???”.
To
be continued…
Ebbene sì: Sirius ne ha combinata
un'altra delle sue. Povero Remus… adesso lo vedremo allupato, nel senso lato del
termine XD
Stavolta
ho pensato di concentrare l’attenzione anche sul lupacchiotto Malandrino che mi
piace tanto ^O^ Ma poi riprenderò con la nostra coppietta, ovviamente :P
Spero
che il capitolo non sia stato troppo noioso, di questi tempi sono a corto di
ispirazione. In ogni caso, le vostre opinioni sono sempre graditissime
^^
Un
vivissimo ringraziamento a: Mirwen,
LallinaPotter, Giuliathebest, Miss Evans, aki_penn, Vale Lovegood, lenu88, cloe sullivan, lyrapotter, __MiRiEl__, HarryEly, potterina_88_, Lyan, TheBestLady.
Un
bacione a tutti e alla prossima
^___^
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Capitolo 42 *** Sex affair: part one ***
42
Capitolo
42
Sex
affair: part one
“Ahahahahah!!!”.
Ok.
Devo
ammettere di non aver mai visto Lily ridere in maniera così sguaiata. Ha quasi
frantumato l’ideale di mite e dolce creatura che avevo di lei. Certo, escludendo
quando si incavola come un Ippogrifo imbufalito.
L’ho
chiamata qui per sapere qualcosa di più sulla pozione, invece è da quando le ho
spiegato tutto questo casino che non la smette di ridere a
crepapelle.
“Ahahahahah!!!”.
“Ehm,
Lily…”, sopraggiungo io, “Credo sia giunto il momento di…risolvere questo
problema”.
“S-sì”,
dice, ancora in preda alle risa, “Scusate, ma…è troppo
divertente!”.
Riprende
a ridere.
Io
e Peter ci guardiamo a vicenda per poi sospirare.
Sirius,
invece, è lì che osserva Remus steso sul letto con uno sguardo così dannatamente
malandrinesco che – giuro – non gliel’ho mai visto disegnato in faccia.
Lunastorta
ha l’aria molto trasandata, e non mi riferisco alla sua solita aria sciupata. Ha
un non so che di…siriusiano, ecco.
Quella è la faccia che si mette Sirius quando c’è di mezzo qualche ragazza. Non
mi stupirebbe se adesso si alzasse e cominciasse a camminare in maniera
spavalda.
Ma
riprendiamo da dove avevamo interrotto.
“Lily?”,
faccio io, per concederle la parola.
“Ehm,
sì”, si schiarisce la voce a mo’ di McGranitt, “Dunque, una cosa del genere non
poteva che essere causata da un mentecatto quale il qui presente Sirius
Black”.
“Ehi!”,
fa Sirius, ma gli faccio cenno di lasciar perdere.
“La
pozione che ha fatto ingerire a Remus – non voglio sapere come hai fatto a
procurartela – provoca delle sensazioni forti all’interno dell’organismo, moto
di ormoni e così via. Impulsi sessuali, per essere precisi. Remus diventerà una
specie di Casanova”.
“Rivoglio
il mio vecchio Remus!”, scoppio a frignare, sulla spalla di Peter, “Non sarà più
lo stesso se lui diventerà una specie di Casonuovo!”.
“Casanova…”.
“E
che sarà mai? Qualche impulso sessuale in più non gli farà mica male”, dice
Sirius.
“Sarebbe
stato così se tu non gli avessi fatto ingerire tutta la boccetta, troglodita!”,
sbotta Lily.
“Bada
a come parli”, dice lui, puntandole un dito contro.
Gli
sposto il dito, “Bada tu a come
parli”.
“Quanto
durerà l’effetto della pozione?”, chiede Peter.
“Poco.
Questione di ventiquattro ore”, risponde Lily.
“E
noi avremo per ventiquattro ore un Remus nuovo di zecca”, esulta Sirius, mentre
io mi metterei a piangere.
Come
ha potuto Felpato infangare il candore di quel povero
ragazzo?
“Ma
ve lo immaginate Remus in vesti di Don Giovanni?”, dice Lily, “Sarà uno
spettacolo!”.
Io
credo che la troppa vicinanza ai Malandrini le abbia nuociuto. Così come la
troppa vicinanza a lei ha giovato al sottoscritto anche nel rendimento
scolastico, a detta della McGranitt. Beh, tanto meglio.
Il
mio sguardo va a Remus, ancora disteso sul letto e sempre con quella strana
espressione dipinta in viso.
Credo
saranno le ventiquattro ore più lunghe della mia vita.
***
“Sarebbe
stato meglio se ogni notte di luna piena si fosse trasformato in un Don Giovanni
che in un lupo mannaro”, proferisce Sirius, “Guardatelo. È
così…così…”.
“Te?”, azzardo io, mentre Peter alle mie
spalle ridacchia.
“Me. Già”.
Abbiamo
appena finito una lezione, durante la quale Remus ha ben pensato di sedersi
accanto ad una tipa di Corvonero con cui non ha fatto altro che parlare. Adesso
sta nel bel mezzo di un gruppo di ragazze proprio davanti a noi. Mi domando come
facciano loro a non accorgersi del repentino cambiamento di Remus. Magari
speravano diventasse così, chi può mai dirlo?
Sirius
lo guarda con gli occhi a fessure, “Spero non osi fregarmi la
corona!”.
“Nessuno
te la fregherà”, lo rassicurò, “Andiamo a cose più serie: non vedo Lily da
quando è finita la lezione, dove sarà andata?”.
“Non
allarmarti più di tanto. Eccola che arriva. E, a giudicare dal suo passo svelto,
direi che ha qualcosa di molto urgente da dirci”.
“Da
quando sei diventato così perspicace?”.
“Ragazzi!”,
esclama Lily una volta raggiuntici, “Ci sono novità non poi così
belle”.
“Dicci”.
“Stando
a quanto ho letto sul manuale di Pozioni, la Pozione della Lussuria porta ad uno
stato di eccitamento fisico e mentale nel giro di una decina d’ore dalla sua
somministrazione”.
“Beh,
non c’è da preoccuparsi”, dice Sirius, “La pozione l’ha ingerita ieri se…”, si
interrompe e deglutisce, “Che intenti con eccitamento fisico e
mentale?”.
“Sirius!”,
lo riprendo io, e noto Lily spostare lo sguardo altrove,
imbarazzata.
“Niente
panico, Remus è ancora qui”.
“Io
non lo vedo più”, dice Peter.
“Beh,
è tutta…salute!”, fa Sirius, sarcastico.
“Oh!”,
salta su Lily, “Io devo…controllare una cosa. Aspettatemi qui, torno
subito!”.
E
va via di filata, senza darci nemmeno il tempo di aprire bocca. Di solito fa
così quando le viene in mente qualcosa che deve andare a verificare sui
libri.
Remus
è sparito. Io temo si sia appartato con qualche ragazza, mentre Sirius ci spera
con tutto il cuore. Non che io non voglia che Remus si goda anche quel lato
della vita, ma mi domando che succederà non appena sarà finito l’effetto della
pozione. Chissà la faccia di Remus quando una tipa gli dirà: “È stato bello stanotte”, senza che lui
sappia minimamente cosa abbia fatto…o, quanto meno, lo immaginerebbe. Non credo
che Remus ne sarebbe entusiasta. Capisco il gesto di Sirius; in fondo, tutti noi
abbiamo sempre detto a Remus che lui non ha nessun motivo di rifiutare le
ragazze solo perché è un lupo mannaro. Potrebbe sempre incontrare quella che lo
capirà e gli starà vicino sino alla fine, chi può dirlo?
Merlino,
che situazione assurda. E anche imbarazzante, se teniamo conto che di mezzo ci
sono argomenti un po’ scottanti. E poi c’è anche Lily, il che rende tutto ancora
più imbarazzante.
“Ma
dove sarà andato a finire?”, si chiede Peter, guardandosi
intorno.
“Tutto
induce a pensare ad una camera da letto”, ipotizza Sirius, “O ad un qualsiasi
altro posto. Una volta io e la Chester siamo andati vicino al lago, una cosa
tira l’altra e abbiamo finito per farlo in apnea”.
“Sirius,
chiudi il becco!”, lo ammonisco.
“Non
ci credo che tu non l’abbia mai fatto in apnea”.
“Sirius!”.
“D’altronde,
sono io il playboy numero uno qui a Hogwarts”.
“SIRIUS!”.
Poco
dopo, scorgo Lily raggiungerci di corsa.
“Ragazzi!”.
“Che
c’è?”, le chiedo.
“Si
tratta ancora di Remus”.
“A
proposito, non lo si trova da nessuna parte”, la informa
Peter.
“Oh,
no…”, mormora Lily quasi disperata, “Black, io credo che tu abbia combinato un
gran casino”.
“E
perché?”, fa lui con tono stupito, “Hai detto tu stessa che in ventiquattro ore
finisce tutto. Dobbiamo solo aspettare questa sera”.
“Sì,
ma non abbiamo tenuto conto del fatto che Remus è un lupo
mannaro”.
“Che
significa questo?”.
“Che
gli effetti della pozione sono centuplicati e si complicheranno man mano che le
ore passano. Che ore sono?”.
“Le
undici”, rispondo io.
“Cavolo!
Dobbiamo trovare Remus”.
“Non
ce n’è più bisogno”, dice Peter, “Eccolo”.
Ci
voltiamo verso la persona indicata da Peter, strettamente avvinghiata ad una
ragazza. Il codino è inconfondibile.
“Non
ci credo. Quello è Remus?”, dice Sirius incredulo, “Ci sta dando dentro, il
lupacchiotto”.
“Ragazzi,
tutto questo mi fa uno strano effetto…”, mormoro.
“Anche
a me”, fa Peter, “Voglio dire…è strano”.
“Remus
mi ringrazierà”, dice Sirius, più a se stesso che a noi
presenti.
“Non
vorrei dirvelo, ma la situazione è più seria di quanto pensiate”, ci fa notare
Lily, “Se non facciamo qualcosa, non so dove potremmo andare a
finire”.
“Io
ho un’idea su dove lui andrà a
finire”, dice Sirius, indicando Remus ancora appolipato alla
ragazza.
Lily
sospira. E anche io. Poco dopo anche Peter, mentre Sirius osserva con occhi
colmi di soddisfazione il nostro Remus. Per scrollarlo, gli ci è voluta una
gomitata su un fianco da parte del sottoscritto.
“Ahia!”,
fa lui, massaggiandosi la parte lesa, “C’era bisogno?”.
“Ti
comporti come se il pericolo che potrebbe correre Remus non ti
importasse”.
“Pericolo? Tu non sai come desidererei
essere in questo genere di pericolo proprio in questo
istante!”.
“Smettila
di fare l’imbecille!”.
Detto
questo, tiro fuori la bacchetta e con una magia gli metto un bavaglio in bocca e
lo lego come un salame. Subito dopo, mi dirigo con Peter verso Remus. Gli busso
sulla spalla con un dito.
“Che
vuoi?”, mi dice in un tono sgarbato che non pensavo
possedesse.
“Devi
venire con noi”, gli diciamo.
“Adesso?”.
“Sì”.
“Ho
di meglio da fare”, e riprende a baciare la ragazza.
Io
e Peter ci guardiamo e bussiamo di nuovo sulla sua spalla.
“Che
c’è, ancora?”, sbotta Remus, con lo stesso tono di prima.
“Ci
dispiace, ma a mali estremi…”.
E
così come Sirius, anche Remus finisce legato come un
salame.
Dopodiché
li trasciniamo con forza verso il luogo indicatoci da Lily: la
biblioteca.
E
dove, se no?
***
Lasciando
stare tutto il gran casino che vede protagonista Lunastorta, io volevo
aggiungere una cosa: qui non frega a nessuno il fatto che io debba caricarmi
sulle spalle il peso di un allupato a causa di una pozione e di un altro
allupato che lo è già di natura. Mi spiego meglio: se questa cosa fosse
accaduta, che so, l’anno scorso o due anni addietro, non mi sarebbe importato
più di tanto e mi sarebbe sembrata oltremodo divertente. Ma adesso che con me
c’è Lily, beh…credo che non lo sia affatto. Anzi, è imbarazzante! L’anno scorso
non sapevo nemmeno cosa significasse essere imbarazzato.
Spero
che si trovi in fretta una soluzione.
E
mi è anche venuta una certa fame…
“Mi
liberereste?”, chiede Remus, legato ad una sedia.
Spero
solo che Madama Pince non si accorga che uno studente è stato sequestrato nella
sua biblioteca.
“No,
è per il tuo bene”, gli dice Peter.
“Secondo
me la state facendo troppo tragica”, interviene Sirius.
“Sei
tu che non capisci il danno che hai combinato!”, sbotta Lily. E aggiungerei che
il vederla così le conferisce un certo fascino.
Meglio
non divagare.
“Non
è poi così grave”, continua Sirius.
“Invece
lo è eccome!”.
“Felpato,
devi cercare di capire che il tempo delle scorribande e delle malandrinate sta
per volgere al termine”, sopraggiungo io, con un accenno di
malinconia.
Con
mia grande sorpresa, Sirius non ribatte a quanto gli ho appena detto. Getta gli
occhi sul tavolo e resta a fissarlo per un po’ di tempo.
“Comunque”,
riprende Lily, “Le cose stanno così: se non annulliamo l’effetto della pozione
nelle prossime tre ore, Remus potrebbe letteralmente divorare le
sue…”.
Tutti
noi guardiamo Lily in attesa che continui il discorso che ha volutamente
interrotto.
“Ehm…”,
fa lei, “Beh, credo che il termine vittime sia un tantino
esagerato”.
“Di’
pecorelle”, propone Sirius, e tutti
lo guardano male, “Che c’è? Non va bene?”.
“Insomma,
ci sono dietro una serie di cose che non sto qui a
spiegarvi…”.
“Tipo?”.
Altra
occhiataccia dei presenti per Sirius.
“Ho
capito, mi sto zitto”.
“Dunque
– gradirei la vostra totale attenzione – l’unico modo che direi di adottare
sarebbe la preparazione di una pozione che garantisca l’effetto opposto della
Pozione della Lussuria”.
“Oh,
buon Merlino! Non voglio nemmeno sapere dell’esistenza di una tale sostanza
devastante!”, esclama Sirius.
“Fai
silenzio!”, lo rimprovera Peter.
“Quale
sarebbe la pozione?”, domando.
“Beh…”,
Lily si blocca e getta per due secondi lo sguardo a terra.
A
questo punto direi che se si aprisse la terra sotto i miei piedi sarebbe
l’ideale.
Deglutisco.
La
pozione di cui parla Lily non sarà per caso…?
“La
Pozione della Castità”.
Vedo
Sirius sbiancare e Remus cercare di liberarsi dalla corda usando i
denti.
Io
e Peter ci guardiamo con espressione vuota: non sappiamo più quello che pensare.
E dire che durante la nostra malandrinesca vita ne abbiamo combinate di tutti i
colori…questa proprio ci mancava.
“Per
fare la pozione ci occorre circa un’ora”, ci annuncia Lily, “Andate a prendere
gli ingredienti”.
“E
come?”, domando io stupidamente.
“Hai
un Mantello dell’Invisibilità, usalo per qualcosa di lecito una volta
tanto!”.
E
direi che su questo non c’è nulla da ribattere.
***
Non
so se ho fatto bene a lasciare che Peter sorvegliasse Remus. Ma era inevitabile
perché per nessuna ragione vi avrei lasciato Sirius. E poi, ad onor del vero,
non ho lasciato lì Peter tanto per sorvegliare Remus, quanto invece per evitare
che Lunastorta osi anche solo alzare lo sguardo su Lily. Se succede una cosa del
genere, la mia ira si abbatterà furiosa su Sirius, colui il quale ha provocato
questo gran casino.
“Abbiamo
tutto?”, mi domanda lui, sulla strada di ritorno verso il luogo nascosto in cui
ci incontreremo con Lily, Peter e Remus.
“Sì”,
rispondo, dando un’ultima occhiata.
Sirius
resta in silenzio, ma vedo sul suo viso uno dei suoi soliti sorrisetti. In
questo momento lo prenderei a calci nel…
“Però
ammettilo che è divertente”, mi dice.
“Non
lo è per niente!”.
“Merlino,
da quando stai con Lily sei diventato fin troppo serio”.
“Tu
invece non cresci mai”.
“Prova
a ripeterlo!”.
“Se
non la pianti, ti verso un po’ di questa pozione nel tuo calice col succo di
zucca!”.
“Ok,
la pianto…ma tu tieni lontana da me quella roba”.
Finalmente
arriviamo al luogo stabilito – una vecchia aula al quarto piano – e vediamo
Peter venirci incontro di corsa.
“Ragazzi,
Remus è fuggito!”.
To
be continued…
Sì,
lo so: ritardo imperdonabile. Adesso credo che le vacanze siano finite un po’
per tutti, quindi al via le scuole, gli esami e quant’altro, comprese le
fanfiction :P:P
Quindi
eccomi qui! Vi sono mancata? [Noooooo!, NdVoi]
Il
capitolo non è dei migliori, anzi diciamo che fa proprio pena. Purtroppo la lancetta dell’ispirazione
sta scendendo inesorabilmente verso il livello “empty”. Aspetto di ricaricarmi
:P
Ovviamente
non possono mancare i ringraziamenti:
Lilian
Potter
Laura_Black
lenu88
luxu2
Vale
Lovegood
potterina_88_
Giuliathebest
TheBestLady
Miss
Evans
Lyan
Mirwen
lyrapotter
Alla
prossima!
Baciottoli
^___^
|
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Capitolo 43 *** Sex affair: part two ***
43
Capitolo
43
Sex
affair: part two
“E
Lily?”, domando io.
“Sono
qui”.
Tiro
un leggero sospiro di sollievo senza farmi notare da lei.
Però
adesso abbiamo un serio problema: Remus è scappato e non abbiamo la minima idea
di dove possa essere.
Consegniamo
gli ingredienti della pozione a Lily, che si mette subito a
lavoro.
Sirius
si appoggia al muro e incrocia le braccia, “Allora, ricapitoliamo: c’è in giro
un Remus affamato di donne, che potrebbe addirittura divorare a causa del suo
essere lupo mannaro, cosa che complica ulteriormente la situazione provocata dal
sottoscritto. Ho dimenticato niente?”.
“No”,
rispondiamo in coro.
“Non
so se sia meglio un Remus lupo mannaro o un Remus allupato”, continua Sirius,
“Chissà come la prenderà una volta ritornato normale”.
“Molto
probabilmente ti ucciderà”, gli risponde Lily, “Lui è sì sotto l’effetto della
pozione, ma è comunque cosciente di quello che sta facendo. Significa che una
volta ritornato normale ricorderà tutto”.
“Saranno
ricordi piacevoli…sempre se non ne fa fuori qualcuna”.
“Sirius,
potresti gentilmente mostrare un po’ più di tatto?”, gli chiedo in finta
cortesia, “O devo ricordarti che il tuo succo di zucca potrebbe essere
letale?”.
“Calma,
amico! Rimarrò zitto”.
“E
se qualcuno di noi andasse a cercare Remus?”, propone
Peter.
“Sarebbe
un’idea”, dice Sirius, “Chi va?”.
Tutti
noi concentriamo il nostro sguardo su di lui.
Si
guarda alle spalle e, una volta aver capito che è proprio lui che stiamo
guardando, indica se stesso col dito e dice timidamente:
“Io?”.
“E
chi, se no?”, diciamo tutti.
“Oh,
e va bene! Dal momento che ho combinato questo casino, tanto vale accettare
incondizionatamente”.
Sirius
gira i tacchi e fa per uscire dalla porta.
“Aspetta,
scemo. Vengo con te”, gli dico.
Non
so se l’ho fatto perché voglio davvero trovare Remus o perché non voglio restare
con Lily senza proferire nemmeno una parola…ma credo sia per entrambi i
motivi.
“Facciamo
così: io mi trasformo in cane e tu mi vieni dietro col Mantello
dell’Invisibilità addosso”, mi illustra Sirius.
“Scusa,
non potremmo fare che tu ti trasformi in cane e indossi il Mantello ed io
rimango normale?”.
“No,
ci starei male lì sotto”.
“Allora
mi trasformo anch’io”.
“No,
solo io”.
“E
perché?”.
“Perché
si sentirebbero i tuoi zoccoli sul pavimento. Che direbbero se incontrassero un
cervo che passeggia spensierato per la scuola?”.
“Certo!
Perché invece è tanto normale che sia un cane a gironzolare per la scuola col
rischio di mettersi a dar la caccia a Mrs Purr!!!”.
“Smettetela,
per cortesia!”, ci interrompe Peter, “Sentivo la nostalgia delle litigate tra
Sirius e Remus! Ora ci si mette pure James! Sbrigatevi a cercare
Lunastorta!”.
Non
ce lo facciamo ripetere due volte.
Sirius
si trasforma in cane – alla fine seguiremo il suo piano – e usciamo
dall’aula.
Spero
di trovare in fretta Remus prima che succeda qualcosa di
brutto.
Spero
che Sirius la pianti di fare cavolate.
Spero
che questa sia l’ultima grossa malandrinata della storia.
Spero
di non dovermi pentire di quello che ho appena detto.
Giriamo
un angolo.
Seguo
Felpato che fiuta il pavimento. Ma c’è qualcosa che non mi
convince.
“Dimmi
una cosa, Felpato, tu sai benissimo dov’è Remus, vero?”.
Si
ferma, mi guarda per un attimo e poi riprende a camminare.
Non
mi do per vinto, “Allora, mi rispondi?”.
Si
ferma di nuovo e ritorna ad essere Sirius.
Non
osa voltarsi.
“Beh…ehm…”,
biascica.
Incrocio
le braccia al petto, in attesa. Il mio piede comincia a battere sul pavimento in
stile Madama Pince quando aspetta che gli studenti sgombrino i tavoli della
biblioteca.
“James,
io penso che anche tu sappia dov’è Remus”, mi dice infine.
“Ehm…”,
faccio per pensare, “Direi di no!”.
Si
volta e avanza verso di me, “Sì, invece!”.
“Ma
no…”.
“Tu
dove andresti?”.
“A
far che?”.
“James,
non passare per l’imbecille della situazione. Mi pare ovvio quello a cui voglio
riferirmi”.
Mi
guarda con eloquenza. E allora capisco.
“Beh…”,
le sopracciglia di Sirius si sollevano più che possono, sa che io conosco la
risposta, “Ci sarebbe…il ripostiglio delle scope…”.
“Ramoso,
non puoi cadermi così in basso!”.
“Scherzavo!”.
“Muoviti
che il tempo stringe!”.
“Avrei
dovuto seguirti e basta, anziché mettere in piedi una specie di indovinello!
Comunque: sin dalla fondazione di Hogwarts, i più grandi pomiciatori di questa
scuola hanno trovato il luogo perfetto per le loro imboscate. Tale luogo è
un’aula al quinto piano, utilizzata per depositare statue distrutte e armature
arrugginite”.
“Vedi
che lo sai?”.
“Come
potrei non saperlo, dal momento che io sono stato l’indiscusso pomiciatore degli
ultimi anni?”.
Ma
Sirius si è già incamminato lasciandomi rimuginare da solo nel mio glorioso
passato.
“Ehi!
Ehi, aspetta! Non una parola con Lily!”.
“Tranquillo”.
Però
devo ammettere che il presente è molto, molto più glorioso del
passato.
***
Alla
fine abbiamo davvero trovato Remus in quell’aula, ma la cosa più strana è stata
che l’abbiamo trovato…da solo. Nemmeno l’ombra di una ragazza. Questo mi ha
incredibilmente rassicurato, ma ha sortito l’effetto contrario a Sirius, che si
era armato di macchina fotografica, pronto ad immortalare il Remus pomiciatore,
ammesso che ci fosse stato.
Remus
si è incavolato da morire perché gli abbiamo mandato all’aria l’appuntamento che
aveva con una tipa di non ricordo quale Casa, che dopo una decina di minuti si è
presentata davvero. Le abbiamo inventato che Remus aveva contratto uno strano
batterio magico che poteva essere contagioso se non curato in tempo.
Abbiamo
portato Remus da Lily e Peter per somministrargli la Pozione della Castità –
Sirius ha preferito uscire dall’aula per non sentirne nemmeno l’odore – quanto
bastava per annullare l’effetto della Pozione della Lussuria. Adesso aspettiamo
che faccia effetto.
Una
volta che tutto questo sarà finito, di urla, risate e rimproveri ce ne saranno a
bizzeffe: Remus se la prenderà con Sirius per essere stato la principale causa
della sua – diciamo così – sventura;
Sirius riderà a perdifiato perché un Remus allupato non capita tutti i giorni;
io riderò a perdifiato perché un Remus allupato non capita tutti i giorni; Remus
se la prenderà con me perché appoggio Sirius; io smentirò; Sirius se la prenderà
con me perché appoggio Remus; smentirò anche questo; Peter riderà perché non può
far altro; Remus sgriderà Sirius perché rimarrà sempre e comunque un bambino;
Sirius ribatterà dicendo che rimarrà sempre e comunque un Malandrino; io
asserirò; Remus mi guarderà male; ci guarderemo tutti; ed infine scoppieremo a
ridere.
Spero
tanto che tutto quello che ho appena illustrato si avveri, perché ho bisogno di
una sana dose di risate e spensieratezza.
Adesso
andiamo alle cose serie. Da anni e anni io e i Malandrini ne abbiamo combinate
di tutti i colori, dagli scherzi a Gazza a quelli a Mocciosus e così via. In
ognuna di queste malandrinate la presenza di Lily è stata limitata solo ad un
coacervo di urla, minacce e rimproveri rivolti a Potter e scagnozzi. Stavolta,
invece, Lily è stata pienamente partecipe della malandrinata, anzi, sono stato
proprio io a chiederle di rimediare. E non solo questo…lo scherzo di Sirius è
stato un tantino pesantuccio ed io spero che Lily non osi chiedermi nulla in
merito a ciò.
La
ragione non è facile da spiegare.
È
che…beh, la cosa è per me motivo di profondo imbarazzo; ed è strano che sia
proprio io a dirlo. Sirius ne riderebbe.
Di
ragazze ne ho avute a centinaia, questo lo sanno anche i muri. Ma con Lily tutto
è diverso, tutto acquista un altro significato, un significato più profondo e
importante.
E
il semplice bacio vale tutto l’amore del mondo.
“A
che pensi?”, mi chiede Lily, sedendosi accanto a me sul divano della Sala
Comune.
“A
te”, rispondo con estrema sincerità, “Remus?”.
“Domani
lo rivedrete per com’è giusto che sia. Ti sei volatilizzato, che è
successo?”.
“Niente”,
mento, “Avevo nostalgia del divano della Sala Comune”.
Sorride,
“Fra un po’ arriveranno gli altri. Sirius ha avuto una piccola discussione con
Peter su come doversi caricare Remus. Lui insisteva col dire che avrebbe dovuto
prenderlo per le braccia e Peter per le gambe. Peter sosteneva che non era il
caso…come dargli torto?”.
Sorrido
appena e torno a guardare le fiamme del camino.
“James,
sicuro che vada tutto ok?”, mi chiede lei.
Mi
giro verso di lei ed esito un po’ prima di baciarla.
“Non
potrebbe andare meglio”.
“Sirius,
cavolo, vuoi stare attento??? Stavi per fargli sbattere la testa contro la
parete!”.
Peter
e Sirius entrano in scena molto teatralmente, portando con loro un Remus con
un’aria pressoché assente.
“James, stavolta te lo carichi tu! Io non
ho più intenzione di spaccarmi la schiena”, si lamenta Sirius, scaricando
letteralmente Remus su una poltrona.
“L’artefice
del casino sei tu, quindi tocca a te depositarlo sul letto!”, gli dico, “E tu,
Peter, non lo aiutare minimamente!”.
“Certo
che no”, asserisce lui.
“Tutti
contro di me, a quanto vedo”, borbotta Sirius, ricaricandosi Remus sulle spalle,
“Hasta la vista”.
Sirius
fa per andare verso il dormitorio maschile, ma io lo fermo, “Scemo, ti
aiuto”.
“E
comunque…”, dice Lily all’improvviso, “…nonostante il gran trambusto che si è
venuto a creare, devo ammettere che è stato divertente. Voglio dire, pensate a
Remus domani!”.
Ci
guardiamo tutti per poi scoppiare a ridere anche a costo di far svegliare tutta
la Torre di Grofondoro.
“Vedete
che l’ha ammesso anche Lily?”, dice Sirius.
“Ciò
non toglie che l’hai davvero combinata grossa”, ribatte lei, tra le risate.
Che
sia davvero questa l’ultima malandrinata della nostra
vita?
Beh,
nessuno può dirlo.
Ma
forse, un giorno…chissà…
To
be continued…
È
passato un anno dalla pubblicazione del primo capitolo di questa ff [Speriamo
non ne passi un altro!, NdVoi]. Non avevo mai scritto una ff tanto lunga,
nonostante 43 capitoli per un intero anno siano veramente pochi. Lo so che la
sto mandando davvero troppo per le lunghe e magari vi starete anche annoiando
[Esattamente!, NdVoi], però ormai mi sono cimentata nell’impresa e devo portarla
a termine :P Questo significa che nel prossimo capitolo, James e Lily non
saranno magicamente marito e moglie XD [Non ne possiamo piùùùù!!!,
NdVoi].
E
poi, se la storia va avanti è solo grazie a voi ^O^
Un
grazie immenso a:
ki_chan
lenu88
lyrapotter
Vale
Lovegood
Mirwen
cloe
sullivan
myki
Giuliathebest
__MiRiEl__
luxu2
HarryEly
Lyan
A
presto!
Bisous
^__^
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Capitolo 44 *** Thoughts of you ***
44
Capitolo
44
Thoughts of
you
“Remus, vuoi un altro
bicchiere d’acqua?”.
Senza attendere una sua
risposta, riempio il bicchiere in automatico e lo porgo con leggero timore a
Remus. Me lo strappa letteralmente dalle mani e lo tracanna tutto d’un
fiato.
“Io sostituirei l’acqua
col Whisky Incendiario, chissà che succede…”, bisbiglia Sirius all’orecchio di
Peter, ma io sento tutto e lo fulmino con lo sguardo.
Ritorno a guardare
Remus. Giuro di non averlo mai visto così prima d’ora, ha una faccia…a
confronto, la faccia che ha quando la luna piena è vicina sprizza salute da
tutte le parti! È da quando ci siamo svegliati tutti che non la smette di
fissare con sguardo assente un punto a metà strada fra il letto di Peter e il
pavimento.
È sconvolto, non c’è che
dire.
“Altra acqua?”, gli
domando.
Vado avanti così da
parecchie ore. Non ha fatto altro che bere acqua e non ha toccato cibo. Fortuna
che oggi è sabato e non abbiamo il problema delle lezioni – Remus mi direbbe: Da quando le lezioni sono un problema???
– e possiamo stare ad accudire Remus fino a quando non vediamo in lui segni di
vitale miglioramento.
Fa fuori un ennesimo
bicchiere d’acqua e chiude gli occhi.
Io, Sirius e Peter
saltiamo su come se avessimo appena visto un morto prendere vita. Ci sporgiamo
un pochino per guardarlo in faccia. Ha ancora gli occhi
chiusi.
Improvvisamente li apre
e ci fa saltare tutti per aria dallo spavento. Lo sguardo feroce dipinto in
volto è tutto per Sirius.
“Tu…”, sibila in tono
malefico, puntando un dito contro Sirius che indietreggia impaurito, “Tu…”.
Io e Peter ci guardiamo
e vorremmo aver costruito una trincea per proteggerci dalle eventuali
maledizioni volanti. Remus è veramente furioso. Sembra abbia gli occhi rossi e
che del fumo gli esca dalle orecchie. Poi quei capelli spettinati gli danno
un’aria ancora più demoniaca.
“Tu, razza di…sporco,
schifoso…”.
“Ca-calmati, Remus, non
è il caso di…”.
“Decido io quand’è il
caso! Ti consiglio di scappare se non vuoi che stasera io ceni con carne di
cane!!!”.
“Era solo uno scherzo,
non c’è bisogno che tu te la prenda in questo modo!”.
“Sì, invece! Tu e le tue
stronzate!”.
E qui capiamo che Remus
fa sul serio.
Non l’avevamo mai visto
così indemoniato, fa davvero rizzare i peli delle braccia!
“Remus…”.
“Zitto! Dovresti
imparare a rispettare le decisioni altrui, piuttosto che lavartene le mani e
agire nel modo più sconsiderato che possa esistere!”.
“Ma…”.
“E non ti azzardare a
dirmi che l’hai fatto per me, perché se c’era una cosa che avresti potuto fare
per me, di sicuro non l’hai fatta!”.
“Ascol…”.
“Quante volte ti ho
detto che mi è impossibile relazionarmi con una ragazza perché il destino ha già
deciso per me? E tu mi fai ingurgitare una dannata pozione che mi fa diventare
un cultore del sesso! Ma bravo! Ecco come aiuti gli amici! Devi per forza fare
di testa tua senza pensare alle conseguenze! Molto probabilmente Merlino ti ha
privato della facoltà di pensare, ragion per cui sei una sottospecie di automa
ambulante che fa quello che gli pare, mentre magari il più infimo dei cretini
capirebbe meglio di te che certe cose è meglio non farle! I-io avrei potuto…fare
di tutto a quella ragazza, se non foste arrivati voi prima, me lo ricordo
bene…ti rendi conto di quello che poteva succedere? E tutto è nato da uno
scherzo, o come tu preferisci definirlo. Certo, devo ammettere che questo casino
ha avuto la sua parte eccitante e divertente…e direi anche straordinariamente
incredibile! Passare da una ragazza all’altra nel giro di un’ora è sensazionale,
esperienza mai provata. Forse ti è mancata la presenza del tuo migliore amico
Ramoso, che ha la testa solo a Lily, e tu ti annoiavi e avevi bisogno di
inventarti qualcosa per far passare il tempo. Questa volta la tua cavia sono
stato io. Spero che tu non voglia rifare una cosa del genere perché sei
avvisato! E adesso, un bicchiere d’acqua…”.
“Ecco l’acqua!”, mi
precipito io.
Durante tutta questa
sfuriata, che credo verrà scritta negli annali di Hogwarts, io e Peter siamo
rimasti ad osservare la scena impietriti. Sirius era con le spalle al muro
incapace di emettere alcun suono. Nemmeno lui avevamo mai visto in quello
stato.
Se fossi stato in Remus,
avrei riempito Sirius di cazzoti. Invece si è sbollito da solo dopo essersi
sfogato. Remus non è il tipo che riempie la gente di
botte.
“GIURO, REMUCCIO, NON LO
FACCIO PIÙ!!!”, pignucola Sirius, gettandosi ai piedi di
Remus.
“E non chiamarmi
Remuccio!”.
“TUTTO QUELLO CHE VUOI,
SARÒ IL TUO UMILE SERVO!”.
“Significa che farai
tutto quello che ti dirò?”.
“Tutto!”.
“Proprio
tutto?”.
“Beh, sì…più o
meno…”.
“E allora andiamo a
studiare che ai M.A.G.O. manca poco!”.
So bene che Sirius
vorrebbe mangiarsi le mani, ma in compenso ha solo
sorriso.
Il vecchio Remus mancava
a tutti.
***
“È solo grazie a te,
Lily, se tutto è andato a finire bene”.
Remus sorseggia il suo
succo di zucca.
Lo sguardo di Sirius va
prima a lui, poi a Lily e infine a me.
Inghiotte il suo
boccone, “Veramente, se proprio dobbiamo essere precisi, è stato James a
chiamarla e dirle di aiutarci. E secondo, avresti dovuto vederla ridere quando
le abbiamo raccontato della pozione che ti avevo fatto
bere”.
Lily si tinge di un
rosso acceso, “Ho riso perché eri…insolito!”.
“Comunque sia…”,
intervengo io, “…quel che è stato, è stato. Sirius ha giurato che non farà più
una cavolata del genere”.
Sirius annuisce
vigorosamente, provando a masticare un boccone enorme, espressione che lo rende
veramente poco credibile.
Riprendiamo il nostro
pasto. Noto Sirius allungare la forchetta verso il piatto di Remus, ma lui
riesce a mettere in salvo il suo cibo.
Io sorrido e sollevo la
testa.
Mi ritrovo a guardare
Lily, seduta di fronte a me. Avrei preferito averla accanto ma i posti erano già
tutti presi. Però la visuale che mi si propone davanti mi lascia incantato. E
vorrei tanto, tanto essere quella forchetta che porta alle labbra…
“James, passami il
sale”.
Continuo a fissare le
sue labbra. Mi domando se Sirius non abbia inavvertitamente dato a me un po’
della Pozione della Lussuria. O forse no. La verità è che non sfioro quelle
labbra da secoli e adesso ho un’improvvisa voglia di
farlo.
Lei alza gli occhi a me,
io non sposto i miei di un millimetro.
Fino a quando un sonoro
schiaffo sulla nuca mi riporta alla realtà.
“James, sono tre ore che
ti dico di passarmi quel maledetto sale!”.
Perché Sirius deve
mandare tutto all’aria???
***
“Che avevi oggi, a
tavola?”.
Alzo gli occhi dal libro
di Storia della Magia, li porto a lei, poi di nuovo al libro. È inutile che
finga di essere concentrato, non lo sono affatto. Sarà che la Sala Comune è
improvvisamente diventata troppo piccola? Sarà che Peter, Sirius e Remus sono
andati chissà dove senza di me? Sarà che qui dentro fa un caldo…ma il camino è
spento. Non c’è più motivo di accenderlo, la bella stagione è alle
porte.
“Niente…”, rispondo
vago.
“Ti sei bloccato a
fissarmi, a che pensavi?”.
Merlino, se
sapesse…
“A te. Sempre e solo a
te. Sei un chiodo fisso, non riesco a…”, chiudo il libro e lo getto di lato,
“…pensare ad altro”.
“Più o meno è quello che
faccio io, la differenza è che tu non te ne accorgi”.
Mi raddrizzo sulla
sedia, “Cos…che vuoi dire?”.
“Voglio dire che o sei
tu a non accorgertene, o sono io così incredibilmente brava a celartelo alla
perfezione”.
Continuo a fissarla,
senza aver minimamente colto quanto sta dicendo.
Credo di avere il
cervello in panne, non è più in grado di recepire i messaggi. Il che è molto
grave a questa età!
Lei sorride della mia
espressione d’incomprensione.
Si alza, va verso il
divano e ci si siede sopra. Mi fa cenno con la mano di raggiungerla.
Obbedisco.
“James, credi davvero
che io legga libri seduta sul divano concentrandomi esclusivamente sulle frasi
che mi passano davanti agli occhi?”, mi domando, sorridendo
divertita.
“Ehm…veramente,
sì”.
Ride.
Continuo a fissarla con
gli occhi socchiusi, come se volessi penetrare nella sua testa e raccogliere
quante più informazioni possibili. Lei però non me lo permette, di conseguenza
non mi resta che chiederglielo.
“Quindi, la lettura dei
libri è solo una copertura?”, domando.
“A volte
sì”.
“Cosa vuoi
coprire?”.
“Pensieri. Mi concentro
su altro per togliermi dalla testa un chiodo fisso, appunto. La maggior parte
delle volte questo chiodo fisso sei tu”.
“Come tu lo sei per
me?”.
“Dipende”.
“Da
cosa?”.
“Da quello che tu pensi
di me. O su me”.
“Tu cosa pensi di me o
su me?”.
“Mi stai facendo il
terzo grado?”.
“No. Sono solo
curioso”.
“Perché sei così
interessato a scoprire cosa penso? Non è una novità, lo fai da
sempre”.
La mia mente mi riporta
al nostro primo appuntamento.
Anche in quell’occasione
le ho chiesto a cosa stesse pensando e cosa pensasse di me. La sua risposta era
stata abbastanza esauriente.
Però…chissà se i suoi
pensieri sono cambiati adesso che stiamo insieme?
“Ne sono interessato
perché mi affascini”, rispondo alla sua domanda di prima, “Da sempre”,
aggiungo.
I suoi occhi di smeraldo
continuano a guardarmi, poi si spostano più in basso, poi cambiano completamente
oggetto della loro osservazione.
Continuo a studiare il
suo profilo. Lei non osa riportare lo sguardo a me, io non oso spostare il mio
da lei.
“Tu non immagini nemmeno
cosa darei per poter leggere nei tuoi pensieri”, sussurro quasi
involontariamente. E da un lato, vorrei non averlo fatto.
“Sarebbe
inutile”.
Non so quanti secondi
siano passati nell’attimo compreso tra lo spostamento d’aria provocato dalla sua
testa che si volta verso di me e la sensazione delle sue labbra che si sono
irrimediabilmente impadronite delle mie, senza che io possa farci
niente.
Era a questo che stava
pensando? Pensava di baciarmi come mai aveva fatto finora? Pensava che fosse
giunto il momento che lei si decidesse a prendersi quello che le spettava?
Pensava a come mi avrebbe avuto completamente in suo potere con un semplice
sguardo? Pensava al modello esemplare che era stata fino ad ora? Pensava di
poterlo abbattere quel modello? Pensava di concedersi meno inibizione e più
istintività? C’è altro oltre a questo?
E mentre lei continua a
baciarmi tanto intensamente da non riuscire più a percepire tempo e spazio; e
mentre io mi lascio condurre senza opporre la minima resistenza, vengo
attraversato anch’io da una serie di pensieri. Penso che un giorno scoprirò se
c’è altro oltre a questo; penso che adesso potrei anche morire e non me ne
importerebbe; penso che morire mi dispiacerebbe, in fondo, perché non potrei più
stare con lei; penso che non ho mai ricevuto tanto amore in un bacio che in
tutta la mia vita; penso se lei si stia chiedendo cosa
penso.
Forse un milionesimo
della Pozione della Lussuria è entrata in noi e non ce ne siamo accorti. Poi mi
dico che la
Pozione non ha nulla a che vedere con questo. Nessuna magia
esistente al mondo ha nulla a che vedere con questo. Siamo semplicemente due
persone che si amano, tutto qui. E l’amore è più forte di qualsiasi magia
esistente al mondo.
Poi accade che ciascuno
dei due amanti ha desiderio di esplorarsi a vicenda, di sentire l’uno il sapore
dell’altra. Così sento la mano di Lily insinuarsi facilmente sotto il colletto
della mia camicia, che in questo periodo dell’anno uso tenere con i primi
bottoni fuori dalle asole e le maniche svoltate fin quasi al gomito. A volte non
porto nemmeno la cravatta.
Ma perché mi preoccupo
così tanto di questo? Non me n’è mai importato niente…
La mia mano scende lungo
il suo fianco, fino a fermarsi al bordo della gonna, dentro cui è infilata la
camicia. Vorrei tirarla fuori da lì, vorrei sfiorare la sua pelle, sentirne
l’odore, il sapore…
Ma non lo
faccio.
Non faccio nulla che
penso vorrei fare.
La sua mano continua a
carezzarmi la nuca, i capelli. Le sue labbra abbandonano le mie per dedicarsi al
mio collo scoperto.
Riuscirei ad
abbandonarmi totalmente a lei senza rispondere ad ogni sua carezza? La risposta
la so bene.
Nascondo il mio viso
nell’incavo del suo collo, inspiro il suo profumo, la bacio di rimando. Il suo
respiro mi solletica piacevolmente. Sento le sue labbra che si allontanano, il
suo viso che si solleva. Io faccio lo stesso.
La osservo. Le sue
labbra sono più rosse del solito, i suoi occhi più scuri del solito, il suo
respiro più accelerato del solito. Chissà se lei nota le stesse cose in
me?
“Ti amo”, mi
dice.
Sorrido, “Ti amo
anch’io”.
“Ma?”.
Sgrano gli occhi, “Ma???”.
Ride, “Mi ami anche tu,
ma…?”.
“Ehm…”, mi fermo un
attimo a pensare, “Ti amo anch’io ma…ho fame”.
“Vedi che c’era
qualcosa?”, si alza e mi tende la mano, “Andiamo?”.
L’afferro, “Ovunque,
purché con te”.
***
“Posso sapere dove siete
stati?”.
Remus, Sirius e Peter
entrano nella nostra stanza con fare noncurante.
Non che voglia fare la
parte dell’amico emancipato, ma gradirei sapere perché sono spariti per mezza
giornata senza dirmi nulla.
Remus si siede sul suo
letto, Sirius si toglie le scarpe e Peter va ad aprire la
finestra.
“Dai, non fare
l’idiota”, dice Sirius a Peter, che sogghigna divertito.
“Allora?”,
incalzo.
“Ho costretto Sirius a
venire con me per scusarci con le ragazze con cui ho, diciamo così, avuto a che fare per colpa sua”, mi
spiega Remus, chiaro e conciso come sempre.
“E devo ammettere che
loro non erano affatto dispiaciute”, puntualizza Sirius, al che Remus lo guarda
male.
“E tu, Peter?”, domando
poi, voltandomi verso Codaliscia.
“Stavo con
loro”.
“Ma perché non mi avete
detto nulla?”.
“Perché eri
impegnato”.
Non credo che avrei
potuto ricevere migliore risposta.
Sorrido, “Ok, siete
perdonati”.
Qualche minuto dopo,
vediamo Sirius gironzolare per la stanza in canottiera e mutante, sotto lo
sguardo oserei dire sconcertato di Remus. Strano che debba fare sempre tante
storie sull’abbigliamento notturno di Sirius. Una volta, per Natale, gli ha
regalato una sottospecie di pigiama che a vederlo sembrava una camicia di forza.
Credo che ogni tanto a Sirius venga in mente di prenderlo e farlo indossare
forzatamente a Remus.
Mi distendo sul letto a
pancia in su, lo sguardo fisso sul soffitto del baldacchino. Subito mi si figura
davanti l’immagine di Lily e ripenso a quello che è accaduto nella Sala Comune e
a quello che potrebbe accadere nei giorni a seguire. Non ho mai desiderato tanto
che lei potesse essere qui con me, adesso.
“James, mi
senti?”.
“Cosa?”.
La voce di Remus mi
riporta nella mia stanza.
Evidentemente, stavano
parlando di non so cosa, un argomento che forse gradiva la mia
partecipazione.
“Non è la prima volta
che ti becco mentre non mi ascolti minimamente”, mi richiama Remus, “Posso
sapere a che cosa stai pensando?”.
La cosa mi pare ovvia,
no?
Sorrido
inconsciamente.
“Ci risiamo”, dice
Sirius, “Si è rimbecillito di nuovo”.
“Smettila, idiota! Non è
affatto vero!”, ribatto, tirandogli un cuscino.
Lui riesce a prenderlo
al volo e me lo rilancia, ma nel farlo colpisce Remus.
“Oh, cavolo!”, fa
Sirius, quasi intimorito dalla reazione che potrebbe avere Lunastorta, “Scusa,
non volevo!!!”.
“Te la sei cercata,
cagnaccio!!!”, esclama Remus.
E così ha inizio
un’ennesima lotta con i cuscini.
Potrei usarla come uno
strumento per deviare temporaneamente i miei pensieri da
Lily.
Forza, James! Assesta un
paio di colpi e vedi di vincere!
Già mi vedo trionfante,
con i pugni all’aria, su una montagna di piume dentro cui non sprofondo per
merito di un incantesimo.
Le piume bianche volano
dappertutto. Mi sembra di essere tornati a quando noi quattro eravamo poco più
che ragazzini. Ne combinavamo di cotte e di crude, ed io mi ostinavo ad andare
dietro alla ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi che mi odiava
profondamente.
Le piume bianche
continuano a volare. Una cuscinata mi colpisce in piena faccia, la mia risposta
non si fa aspettare e colpisco a mia volta.
Sono un illuso se credo
davvero che una lotta con i cuscini possa allontanare la mia mente da Lily. La
immagino con la guancia poggiata al cuscino e gli occhi persi nel buio della sua
stanza. Sta sorridendo? E se davvero lo sta facendo, da cosa è
suscitato?
Posso aspettare il tempo
di una notte e rimanere nel dubbio fino a domani mattina, quando la vedrò venire
verso di me e augurarmi il buongiorno. Ed io la ringrazierò di donarmi ogni
nuovo giorno ancora più buono del precedente.
To be
continued…
Salve a
tutti!
Capitolo un po’ mieloso,
ma spero non sia stato letale XD
Lo so che questo genere
di capitoli non sono proprio il mio forte (pardonnez-moi ^^’’), però devo
scriverli per forza perché ci vogliono, no???
Beh, il giudizio spetta
a voi, quindi è giunto il momento che io mi accantoni in un angolo e vi ceda il
microfono :P:P
Ringrazio
infinitamente:
Vale
Lovegood
Lights (Grazie anche per aver
commentato gli scorsi capitoli ^^)
cloe
sullivan
ki_chan
IreRamo
__MiRiEl__
HarryEly
lenu88
piccola_puffola
potterina_88_
Giuliathebest
Mirwen
lyrapotter
Lyan
Alla
prossima!!!
KiSsEs ^______^
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Capitolo 45 *** Just a little problem! ***
45
Capitolo 45
Just a little
problem!
“James…”.
“Lily, perdonami! Ho gli
allenamenti di Quidditch. Ci vediamo stasera”.
“D’accordo”.
Ok,
ehm…
Non è che le ho mentito
sugli allenamenti di Quidditch…l’unico problema è che sono fra due ore. E adesso
la domanda più logica da fare sarebbe: come mai James Potter ha inventato
all’unico amore della sua avita di avere gli allenamenti di Quidditch, quando
invece li avrà fra due ore, ore che potrebbero essere spese per trascorrere un
po’ di tempo col già detto amore della sua vita?
È proprio quello che mi
stavo chiedendo, subentra la voce della
mia coscienza.
Sospiro.
In realtà, è da quando
Sirius ha fatto quello scherzo a Remus che penso ad una cosa e così finisco
per…nel senso, cerco di…
…evitarla?
Beh, no…non
proprio…
E allora come
spiegheresti questo tuo atteggiamento? Non hai pensato che – forse – Lily ci sta
male?
Dannata coscienza, mi
stai facendo sentire tremendamente in colpa!
Dovresti, razza di
idiota!
La cosa che odio
ammettere è che la coscienza con la voce di Remus ha dannatamente
ragione.
La
evito.
Io, che non ho fatto
altro che correrle dietro senza mai arrendermi; che mi sono addossato anni di
rifiuti ed insulti; che, nonostante tutto, non mi sono mai arreso all’idea di
poterla avere; io, adesso…la evito.
Credo di essermi
ammattito.
Giusta
conclusione.
Cavolo, sono proprio un
perfetto idiota!
È quello che ho detto
io.
Basta fare il
deficiente, James! Gira i tacchi e va’ da lei!
Mi hai proprio tolto le
parole di bocca.
Vuoi stare un po’ zitta,
dannata coscienza???
Faccio dietrofront e,
per fortuna, Lily è ancora nei pressi dell’aula di Difesa Contro le Arti
Oscure.
Dico, ma stavo davvero
rinunciando a due ore della mia vita con lei???
“Lily!”, la chiamo con
un po’ troppo entusiasmo.
Lei si volta verso di
me, “Dimmi”.
“Stavo pensando…hai da
fare?”.
“Quando?”.
“Adesso”.
“Adesso? Ma non avevi
gli allenamenti?”.
“Manderò
Paciock”.
Lily resta un attimo ad
osservarmi con fare indagatore. C’è qualcosa che non la convince. Dimentico che
ha un notevole spirito di osservazione, devo stare
attento.
“Ci sarebbe da
studiare”, mi dice a voce incerta.
Ci
sarebbe?
Io mi sarei aspettato un
dobbiamo, dato che lei e Remus non
fanno altro che assillarci con questa storia dei M.A.G.O. e ci costringono ad
usare il poco tempo libero che ci resta per impiegarlo proficuamente e imparare
qualche nozione in più.
Però adesso noto
qualcosa che – stavolta – non convince me. La osservo esattamente come ha fatto
lei poco fa.
Distoglie lo sguardo. E
lì capisco che c’è davvero qualcosa che non mi convince.
Un angolo della mia
bocca si tende in un sorriso.
“Che c’è?”, mi dice lei,
beccandomi a ghignare.
“Nulla”.
Suo sguardo
indagatore.
Mio sorriso più
ampio.
“Che facciamo, dunque?”,
mi chiede.
“Tutto quello che
vuoi”.
“Non
so…”.
“La prima cosa che ti
viene in mente”.
“Non mi viene in mente
niente”.
“Andiamo, deve esserci
qualcosa!”.
“Tu che
dici?”.
“Lasciami da parte per
un attimo. È a te che l’ho chiesto”.
Fa una
pausa.
Ed io resto lì a
guardarla con trepidazione, in attesa che mi dica una qualsiasi cosa lei voglia
fare. Urlare, correre come pazzi per i corridoi, gettarci nel lago, perderci
nella Foresta Proibita…mi va bene tutto.
“Voglio stare con te”,
mi dice infine, “Lo so che potevo dire qualcosa di meno banale, ma è questo
quello che voglio”.
Sorrido, “Perché pensi
che sia banale?”.
“No! No…non lo penso!
Non so perché l’ho detto. Intendevo dire che tu, magari, avresti preferito che
io dicessi qualcosa di più – come dire? – intraprendente…da fare, voglio dire…e
quindi…dato che non sapevo proprio che dirti, quella è stata la prima cosa che
mi è passata per la testa…di stare con te…forse non ho specificato, perché si
può stare con te in tanti modi, anche adesso io sto con te…è che mi piace così
tanto stare con te che mi va bene in qualsiasi modo e forse ti starò sembrando
stupida, con tutte queste ripetizioni…e forse non hai capito quello
che…”.
Non la lascio continuare
e mi impadronisco delle sue labbra.
Ha fatto tutto un
discorso strano in una maniera così nervosa e impacciata che non avevo mai visto
in lei. Gesticolava e spostava lo sguardo in varie direzioni, senza mai
incontrare il mio. Aveva un non so che di divertente e
buffo.
Sento le sue braccia
circondarmi il collo e il suo corpo aderire al mio. La stringo a me a mia volta
e il bacio diviene più intenso. Forse non ci siamo resi conto di essere nel bel
mezzo del corridoio. Ma che importa?
Stacca le sue labbra
dalle mie, “In un certo senso, era proprio questo quello che
intendevo”.
***
Mi sento come se avessi
bevuto litri e litri di Whisky Incendiario. Ma l’effetto è molto più intenso. Mi
chiedo come mai non abbia sperimentato prima una cosa del genere. Forse perché è
così forte da suscitare in me una strana sensazione di paura. È un po’ come
morire, solo che è l’esatto contrario. No…non come rinascere…una tale intensità
non si prova quando si nasce. Io…non credo di essere in grado di spiegarlo. Il
cuore mi batte così velocemente da non riuscire più a sentirlo. E poi ho caldo,
la cravatta mi stringe la gola, non riesco a respirare. Prendo aria, ma non
basta. Me ne occorre di più. Voglio sciogliermi il nodo della cravatta, ma mi
accorgo che non c’è nessuna cravatta. Eppure ero sicuro di averla quando sono
venuto qui.
Ma qui…? È
la Stanza delle
Necessità, non ci sono dubbi. Ma perché mi preoccupo di dove mi trovo quando in
realtà non me ne frega un emerito niente?
Assaggio lembi di pelle
che via via si scoprono sotto le mie mani. Anche le sue vogliono liberarmi dalla
mia camicia. Io la lascio fare e lei mi lascia fare. I nostri respiri si sono
confusi, non saprei più dire quale sia il mio e quale il suo. E poi brividi,
brividi dappertutto. Non ho mai, mai, mai provato nulla di simile.
La sua bocca è impegnata
a lambirmi il collo con piccoli baci, mi accorgo che le mie mani stanno
viaggiando un po’ troppo.
Che succederebbe se io e
lei continuassimo?
Domanda stupida, James.
La risposta è palese.
La coscienza con la voce
di Remus mi informa della sua presenza. Significa che ho ancora un briciolo di
razionalità. Stranamente, la coscienza con la voce di Sirius non osa fiatare.
Che sta succedendo?
La mia camicia è andata.
Spero che sul pavimento non sia finito anche quel frammento di
razionalità.
Ancora le sue mani,
ancora le mie. Sembro non volermi fermare.
Ma qualcosa ti dice che
dovresti.
Dovrei.
Perché?
Perché…non sarebbe
giusto.
Cosa non lo
sarebbe?
Perché accidenti non si
fa viva la voce di Sirius che mi dice di continuare e accada quel che accada???
Non sarebbe giusto,
punto e basta!
Riprendo possesso delle
sue labbra e la bacio dolcemente.
“Lily…”, dico tra un
bacio e l’altro.
Le si stacca e mi
guarda. Per qualche strano motivo vorrei avere indosso la mia
camicia.
“Io…”.
Mi blocco e mi sento un
completo imbecille.
Che le dico? Sai, Lily, vorrei tanto continuare, non sai
quanto ti desidero, ma non lo faccio perché ti amo. Sarebbe terribile dirle
una cosa del genere. Il fatto che la amo mi dà tutte le ragioni per continuare
e, al contempo, per fermarmi e rendermi conto che abbiamo
tempo.
Ma quando mai io ho
ragionato così? Non ero quello che si prendeva tutto senza chiedere niente?
Quasi rido. È incredibile come io sia radicalmente cambiato per
lei.
Le accarezzo una guancia
e le rubo un bacio, “Scusami”.
“Di
cosa?”.
Già. Di cosa dovrei
scusarmi? Di aver interrotto il coinvolgimento fisico-emotivo dei nostri esseri?
Forse. Ma è necessario che dica qualcosa di minor rilievo.
“Ho gli
allenamenti”.
Non so quante bastonate
in testa mi darei. Sono un idiota.
“Sì, hai ragione”, mi
dice lei.
“Scusa”.
“Tranquillo. Ci sarà
tempo”.
***
Sbarro gli
occhi.
Ho il respiro accelerato
e la fronte sudata. Roteo gli occhi ma tutto quello che vedo è l’immagine
sfocata della mia stanza.
Deglutisco.
Credo di aver sognato la
prosecuzione di quello che è successo con Lily nella Stanza delle Necessità.
Mi metto a mezzo busto
sul letto.
Ok, non c’è nulla di cui
allarmarsi. Prendo due bei respiri…
Ho voglia di litri di
caffè.
Remus spalanca le tende
della finestra e vedo Sirius rigirarsi infastidito nel letto. Gli tiro un
cuscino, ma non so perché lo faccio. Ma Felpato è troppo addormentato per poter
rispondere alla mia provocazione.
“Giugno è vicino”, dice
Remus, con il viso rivolto al di là della finestra, “E non oso immaginare voi in
che condizioni avrete la faccia di presentarvi agli
esami”.
“Buongiorno anche a te”,
borbotta Peter, trascinandosi verso il bagno.
Remus torna a sedersi
sul letto, “Se lo dico è perché ci tengo che voi abbiate una degna preparazione
che vi permetta di affrontare gli esami nel miglior modo
possibile”.
“La tua preoccupazione
rasenta il rompimento di scatole”, brontola Sirius con voce assonnata. Ormai
tocca alzarsi anche a lui.
Io rimango seduto sul
mio letto con lo sguardo rivolto chissà dove, senza intrufolarmi nei loro
discorsi. Discorsi che interessano anche il sottoscritto, ma per un’ovvia
ragione preferisco accantonare momentaneamente.
Mi passo le mani sulla
faccia e sospiro.
“Ragazzi”, mugugno,
“Qualcuno di voi sarebbe così gentile da portarmi un po’ di
caffè?”.
Remus storce il muso,
“Strano che tu lo dica. Solitamente richiedi il caffè in camera quando sei
moribondo. Stai male, per caso?”.
Scuoto la testa in segno
di diniego.
“E allora non c’è
ragione che tu ci faccia scomodare. Vestiti, si sta facendo
tardi”.
E così
faccio.
Per la prima volta in
vita mia, vorrei non incontrare Lily una volta sceso in Sala
Grande.
***
Le mie speranze sono
risultate vane. Lily è proprio lì. Credo non mi abbia visto e questo gioca a mio
vantaggio.
Come posso guardarla
negli occhi dopo quello che ho sognato stanotte? Non che non mi sia mai
successo, ma questa volta hanno contribuito fattori reali.
Meglio non
agitarsi.
Afferro Sirius per un
braccio, impedendogli di entrare in Sala Grande.
“Che cavolo
fai?”.
“Puoi venire un attimo
con me?”.
“Ma ho
fame!”.
“È
urgente”.
“Non puoi
aspettare?”.
Sto per rispondergli
che, no, non posso aspettare, quando alzo gli occhi e incrocio quelli di Lily.
Troppo tardi, mi ha già visto.
Adesso non posso mica
andarmene senza neanche dirle buongiorno. E se mi fa domande su quello che è
successo ieri? Del perché ci siamo fermati? Ieri sono letteralmente scappato,
evitando tutta una serie di interrogativi. Conoscendola, me li avrebbe posti. O
meglio, no, non l’avrebbe fatto, anche se avesse voluto.
Merlino, che situazione
complicata! Perché devo sforzarmi così tanto per capire quello che pensa? È
tremendamente difficile. Eppure ci sono momenti in cui è così facile leggere i
suoi occhi. Uno di questi momenti è sto proprio ieri, quando baciandomi mi
invitava a fare altrettanto. Ma poi? A volte è come se una barriera si
innalzasse attorno alla sua mente e mi respingesse ogni volta che tento di
entrarci. Dovrò far pratica.
La coscienza con la voce
di Sirius si è infine fatta sentire. Mi ha detto che me la sono lasciata
scappare. E non ha tutti i torti. Poi si è corretta e mi ha rimproverato del
fatto che in realtà sono stato io a
scappare. Scappare da cosa? Da quello che sarebbe potuto accadere? Da quello che
ho sognato la notte stessa?
La risposta è un sì a
tutti gli effetti.
Lo ammetto, sono
scappato, non ho ceduto. La ragione ha battuto l’istinto. E quando è James
Potter a fare una cosa del genere…
La verità è che sono
stato così preso dall’aspetto sentimentale di me da tralasciare un altro tipo di
aspetto. E non sto a dire quale.
Quindi…quindi,
beh…
Se lei mi si pone
davanti e la vedo ingenuamente mangiare un boccone di crostata di ciliegie –
proprio come sta accadendo adesso – ed io mi blocco lì a guardarla, cominciano a
sorgere pensieri indecorosi che deturpano la sua immagine. La colpa è tutta
della mia mente perversa che non fa altro che concedermi proiezioni del sogno di
stanotte. Sogno che è stato veramente…cioè, assolutamente…
***
“Sirius, ho un
problema”.
Mi paro davanti al mio
amico, in attesa che abbia un secondo da dedicarmi.
Sirius alza la testa
dalla pagina che sta facendo finta di leggere e mi guarda nella maniera in cui
si guarda qualcuno che sta per aprire una conversazione. Poco dopo la sua
espressione cambia, manifestando una sorta di paura mista a
preoccupazione.
“James…”, dice con voce
spezzata, “NON PUOI VENIRE DA ME E DIRMI CHE HAI UN PROBLEMA CON QUELLA FACCIA
SERIA!!!”, urla Sirius, anzi, oserei dire che vorrebbe piangere di disperazione.
Per fortuna che in Sala Comune a quest’ora non c’è anima
viva.
“PARLA, DI CHE SI
TRATTA???”, continua a sbraitare, “E BADA CHE SIA UNA COSA POCO GRAVE PERCHÉ NON
SO SE POTREI REGGERE IL COLPO!!!”.
Ho una domanda: come
posso esporgli il mio problema se lui sembra un’isterica donna
incinta?
“Ti calmi?”, gli
domando.
“NON CHE NON MI CALMO!
SBRIGATI A PARLARE E VEDI DI ESSERE CELERE!”.
“Ma perché
urli?”.
“PERCHÉ…beh, non lo so.
Mi stai mettendo in agitazione”.
“Come
mai?”.
“Che vuoi dirmi?”,
ignora completamente la mia domanda, ma è meglio tornare al nocciolo della
questione.
Adesso non so nemmeno da
dove cominciare.
“Ehm…”, è la prima cosa
che mi esce fuori.
Sto facendo la figuro
del demente.
Prendo aria, “Ti è mai
capitato di non…”, mi blocco un attimo per poter cercare le parole giusto, “…di
non cadere tra le grinfie di qualche ragazza?”.
“Che vorresti
dire?”.
“Avanti, Sirius, non
farmelo spiegare!”.
“Sei troppo
innamorato”.
Mi liquida con questa
sola frase – che suona tanto come un Sei
senza speranze – e ritorna a leggere la pagina di Trasfigurazione che ha
davanti da due ore buone.
Ma…io volevo i consigli
di un amico!
E adesso che faccio?
L’esperto in materia è il cagnaccio che ho davanti. Io e lui insieme abbiamo
imparato i trucchi del mestiere.
Sto parlando come un
playboy incallito…
Uff…
Che dovrei fare?
Rinunciarci? Lasciar perdere tutto e considerare l’accaduto una cosa passeggera?
Ma sì, non credo
ricapiterà una seconda volta. E se dovesse ricapitare, vorrà dire che Sirius ha
ragione: sono davvero troppo innamorato.
To be
continued…
Salve a
tutti!
Vedrò di essere celere
perché il tempo a mia disposizione è piuttosto breve.
Non so come sia venuto
fuori il capitolo, dovete capire che sono sommersa da una mole di studio che a
confronto quella dei nostri Malandrini per la preparazione ai M.A.G.O. equivale
a quella di un fumetto XD.
Inoltre, devo scusarmi
per il cospicuo ritardo, purtroppo ho problemi col collegamento a
internet.
Detto questo non mi
resta che passare ai ringraziamenti.
Un grazie di vero cuore
a:
AikoSenoo
felpa_fan
mary
swetty
potterina_88_
__MiRiEl__
Vale
Lovegood
lenu88
Mizar
piccola_puffola
ki_chan
Lights
Lyan
Mirwen
HarryEly
Alla
prossima!
Baciuzzi ^____^
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Capitolo 46 *** Taste of life ***
46
Sì, lo
so…
Non ci sono
scuse, sono imperdonabile.
Tuttavia ho
avuto la faccia tosta di postare il quarantaseiesimo capitolo di una storia che
sembra non finire mai. E se poi ci aggiungiamo pure il tempo praticamente
insufficiente che ho a disposizione per scriverla, causa studio,
allora…
In ogni caso,
chiedo umilmente perdono a tutti coloro che sono rimasti mesi e mesi in attesa
di un possibile seguito.
Ringrazio
soprattutto coloro che hanno commentato lo scorso capitolo e ribadisco che, se
oggi avrete modo di leggerne uno nuovo, è solo merito vostro e del vostro
sostegno.
Grazie
veramente a tutti.
Buona lettura
^^
N.B.
Volevo solo avvisarvi che le parti in corsivo alla fine
del capitolo sono una sorta di flashback.
:P
Capitolo
46
Taste of
Life
È
successo di nuovo. E stavolta il sogno è durato molto di
più.
Ok,
se proprio devo dirla tutta, ci sono stati anche più
particolari.
Adesso la cosa sta diventando frequente e mi preoccupa.
Sono privo di incontrarla senza saltarle addosso? Sono un
pervertito…
“E
con questo fanno venticinque”.
Guardo Lily posarmi davanti a una serie di elmi
appartenenti a qualche armatura del castello. Ciò che è strano è che non capisco
cosa stiamo…
“Buon lavoro”.
Perché mi sta dicendo buon lavoro?
Sposto lo sguardo dagli elmi allo strofinaccio che,
suppongo, serva per lucidarli e così collego tutto.
È
spiacevole dovere ammettere che sono in punizione. Sarà la milionesima volta e
spero sia anche l’ultima. Mi ero quasi dimenticato cosa si prova ad essere
sbattuto in punizione, ma adesso penso fosse stato meglio restare
nell’ignoranza.
“Lily, sii magnanima”, le dico con occhi lacrimosi, “Fra
un mese usciremo da questa scuola, avresti potuto anche evitare di mandarmi in
punizione”.
“So
che per te è degradante, ma mi ci hai costretto”.
“Ma
non ho fatto niente!”.
“Ti
sembra niente scrivere alla lavagna: La
McGranitt ha le
gambe pelose?”.
“È
stato Pix”.
“Pix ha detto che sei stato tu”.
“E
tu credi a quel poltergeist piuttosto che a me? Io sono il tuo ragazzo, Lily, non
puoi trattarmi in questo modo!”.
“Il
mio ragazzo dovrebbe cercare di comportarsi in maniera più
dignitosa”.
“Ma
ti ripeto che non sono stato io”.
“James, la tua grafia la conosco”.
Sbuffo, “E va bene, ho fatto una scommessa con Sirius e
chi perdeva, doveva scrivere una frase sulla McGranitt alla
lavagna”.
“Ringrazia che non l’abbia letta. Adesso mettiti a
lavoro”.
“Mi
puoi fare uno sconto?”.
“No!”.
Emetto un sospiro di
rassegnazione.
Penso proprio che dovrò impugnare quello strofinaccio e
mettermi a lucidare.
“Tecnicamente, i Capiscuola non dovrebbero finire in
punizione”, brontolo, mentre prendo tra le mani un elmo e mi ci specchio
sopra.
“Certo che sì, sono studenti come tutti gli altri”, mi
risponde lei, “I poliziotti possono comunque essere arrestati se commettono un
crimine”.
“I
Dissennatori possono fare quello che vogliono, invece”.
E
adesso perché ho tirato in ballo i Dissennatori?
Lily non emette parola a riguardo e lascia che io
continui a lucidare l’elmo.
Però devo dire che i capelli così mi stanno
veramente…
“James!”, mi richiama lei, accorgendosi del mio breve
momento di narcisismo puro.
Sbuffo ancora.
Mi
è appena balenato in testa l’insano pensiero che, dopotutto, potrei cercare di
corromperla. Voglio dire, io sono James Potter e corrompere la gente mi risulta
piuttosto semplice.
Mi
preparo a sfoggiare tutte le mie arti da seduttore e…
“Sai, James, stavo pensando ad una
cosa…”.
La
voce di Lily mi lascia sgomento per uno strano motivo.
Deglutisco.
Rimango in silenzio, aspettando che lei
continui.
“Stavo pensando, dicevo, che uno sconto potrei anche
fartelo…”.
Sììì! Sì, sì, sì! Lily si sta addolcendo e tutto torna a
mio favore, sì!
“…nel senso che potrei aiutarti a lucidare questi
venticinque elmi…”.
Che
gioia, che gioia! Non sto nella pelle!
“…così finiamo prima e posso aiutarti a svolgere il tema
di Pozioni che il professore ti ha detto di riscrivere”.
Sogni infranti!
Nooo, quale triste sorte è toccata a
me!
Ed
io che pensavo che avremmo potuto…
Avremmo potuto cosa, esattamente? Qualsiasi pensiero mi
venga in mente, lo devo subito rimuovere! Che figura ci farei???
Eppure…
Eppure ho un insano desiderio di
morderla…
***
“Capite, dunque, la mia situazione?”, conclude
Codaliscia in tono alquanto disperato, “Mi sono cullato sugli allori per tutto
questo tempo e adesso che i M.A.G.O. si avvicinano…”.
“…ti sei reso conto che una certa persona, ovvero il
sottoscritto, aveva ragione”, interviene Lunastorta.
“Già…e sono disperato, non so più che fare! Miliardi di
domande mi assalgono ma non riesco a trovare una
risposta…”.
“Anch’io sono tormentato da tanti interrogativi”,
annuncia solenne Sirius, mentre Remus lo guarda col sopracciglio alzato, “Per
esempio, perché non abbiamo inserito la Stanza delle Necessità nella Mappa del
Malandrino?”.
“Perché è indisegnabile, troglodita di un cane! Dovresti
saperlo!”, sbotta Remus, alterato.
“Invoco il tuo perdono!”, fa Sirius quasi noncurante,
“Qualcun altro ha qualcosa da dichiarare, già che ci
siamo?”.
Tutti guardano me, perché sono l’unico che non ha osato
proferir parola.
“James, per esempio?”.
“Ehm…”, è l’unica cosa che riesco a
dire.
“Com’è andata la punizione?”, mi domanda Remus, mentre
Sirius sorride sotto i baffi e a me vien voglia di affogarlo nel brodo di
pollo.
“La
smetti di sorridere in quel modo?”, gli dico infine, “Mi dà
fastidio!”.
“Beh, scusa!”, fa lui, “Ma tanto so benissimo che anche
gli altri, qui, hanno voglia di sapere tante cose…”.
“Solo che, qui, l’unico cretino che lo dà a vedere
sei tu”, dice Remus.
Sirius gli fa il verso, ma Remus lo ignora e si rivolge
a me, “Ebbene?”.
Sbaglio o il nostro tenero lupacchiotto quest’oggi è un
tantino impertinente?
“Allooora?”, incalza Sirius, mentre Peter tende ancora
di più l’orecchio.
Io
li guardo a uno a uno e oserei dire che non mi vengono le
parole.
“Beh…”, faccio io, mentre vedo i miei tre ami pendere
dalle mie labbra, “Beh…”, ma non riesco a parlare, “Beh…ma pane e cavoli vostri
mai, eh?”, dico infine, alzandomi e facendo per andarmene.
“Ma
dai!”, mi dice Sirius, “Sono solo confidenze tra amici”.
“Le
ragazze si
confidano!”.
E
così dicendo, vado via, sentendo Sirius borbottare tra sé, “In
effetti…”.
***
A
dire il vero non so il perché io abbia reagito in quel
modo.
Non
che sia grave, ma non sono stato in grado di dire nulla riguardo alla punizione
con Lily…forse perché, in effetti, non c’era nulla di così eclatante da
raccontare.
E
poi, diciamocelo, non vado mica a dire a quei tre quello che mi frulla per la
testa! Già sento Sirius dirmi di dar sfogo ai miei istinti e Remus dirmi che
farei meglio a reprimerli. Quando sono in mezzo alle loro due contrastanti e
assolutamente opposte opinioni, mi viene il mal di testa…
Eccomi passare davanti alla bacheca degli annunci della
Sala Comune. Che c’è di nuovo? La partita, che sicuramente vincerò;
esercitazioni di Difesa Contro le Arti Oscure, di cui non ho certo bisogno;
visita a Hogsmeade questo sabato…
Visita a
Hogsmeade questo sabato? Questa mi era
sfuggita.
Devo dirlo a Lily, sperando che non mi dica di no solo
perché sono indietro con gli studi, almeno una pausa ci deve essere
concessa.
Ma
certo! Io sono James Potter e se dico che si andrà a Hogsmeade, si andrà a
Hogsmeade! Non posso ottenere rifiuti!
***
“No!”.
“Ma
come sarebbe a dire no???”.
Lily ed io andiamo di fretta a Pozioni e in questo
frangente sto cercando in tutti i modi di convincerla ad andare a Hogsmeade
sabato, ma starle dietro è una vera impresa.
“Per favore Lily…”, continuo a supplicarla, evitando per
un pelo di andare a sbattere contro un primino che non avevo neppure visto
talmente era basso, “Che ti costa, è solo per un sabato!”.
“Un
sabato che può benissimo essere sfruttato per qualcosa di più proficuo per i
tuoi studi”.
“Cattiva!”.
“Io
voglio solo il tuo bene”.
“Se
davvero volessi il mio bene, non mi costringeresti a sudare sette camicie sopra
i libri!”.
E,
a proposito di camicie, ho come l’impressione che la sua sia un tantino
stretta…
Lei
si ferma – finalmente – e si volta verso di me.
Io
scuoto la testa come per cacciare via il pensiero di poco prima e resto lì a
guardarla. Se non riesco a convincerla dovrò usare il mio asso nella manica: lo
sguardo da cerbiatto cui nessuno può resistere!
“James”, mi dice in tono grave, “Siamo
a…”.
“…maggio, il sole splende alto nel cielo, gli uccellini
cinguettano, il lago zampilla allegramente, tu sei talmente bella da togliermi
il fiato e tutto quello che ti sto chiedendo è di trascorrere una giornata
lontana da tutto questo…con me. Ti prego”.
Lei
continua a fissarmi così intensamente che credo riesca a vedere oltre. Ed io
attendo trepidante il suo verdetto.
Mi
sorride.
Un
sorriso che dice tutto.
***
“James?”.
Sento la voce di Lily così vicina che mi sembra sia
reale.
Eppure stanotte non l’ho sognata.
“James?”, continua la sua voce.
Apro un occhio e vedo la stanza illuminata. Il letto di
Sirius è vuoto e ho come la sensazione che anche gli altri siano
vuoti.
Un
momento, ma che ore…?
Di
scatto mi metto a mezzo busto, gli occhi spalancati e il terrore dipinto in
volto.
“Merlino, è tardi!!!”, esclamo a gran voce, mettendomi
letteralmente le mani ai capelli.
“Già”, fa la voce di Lily.
Al
che impallidisco, quasi a confondermi col lenzuolo.
Stringo gli occhi per mettere meglio a fuoco l’immagine
di Lily che sta sulla soglia della stanza.
Ma
che cavolo…???
“Mi
dispiace essere piombata qui così”, spiega lei, facendo per
entrare.
Io
rimango lì, seduto sul letto, con i capelli scompigliati peggio del solito,
senza occhiali…insomma, sarò pur figo, ma la mattina appena sveglio non credo di
essere al meglio presentabile.
“Che…che ci fai qui?”, le domando.
“Stavo ad aspettarti giù, in Sala Comune, quando ho
visto Remus e gli ho chiesto di te…lui mi ha detto che non ti eri svegliato e
che loro avevano tentato di tutto pur di buttarti giù dal
letto…”.
Non
è vero niente, l’hanno fatto apposta! Se li prendo…!
“…così Remus mi ha detto che sarei potuta salire e
svegliarti di persona. Ed eccomi qui”.
“Oh…”, è l’unica cosa che so dire.
Ancora non ho avuto le forze di fare mente locale, ma
soprattutto di uscire dal letto.
Cavolo, è inutile star qui imbambolato, devo
alzarmi!
“Ok, faccio in due minuti e andiamo”, dico, alzandomi
dal letto.
“Ehm, veramente sono quasi le nove. A quest’ora saranno
già tutti andati via”.
“Oh…”.
Mi
sento un completo idiota.
“Mi
dispiace”, dico, dopo qualche secondo di silenzio, “Ti avevo promesso che ci
saremmo andati, ti avevo persino distolta dal fare i
compiti”.
Lei
sorride e si avvicina a me, “Io voglio stare con te, non importa
dove”.
Mi
circonda il collo con le braccia e permette che io mi appoggi al suo petto, in
ascolto del suo cuore, del suo respiro…
***
“Sirius,
dimmi: esiste una ragazza cui io non piaccia?”.
“Che domande,
certo che no!”.
“Eppure devo
dirti che una ragazza cui io non piaccio esiste
davvero”.
“Non ci credo
nemmeno se la vedo”.
“È quella
laggiù”.
“La
Evans?”.
“Già”.
“Non piaci
alla Evans?”.
“Per
niente”.
“Beh, presto
cambierà idea”.
“Lo so, amico
mio. Lo so”.
***
“Allora,
Ramoso, ci sei riuscito?”.
“A fare
cosa?”.
“A portarti a
letto la Evans”.
“Non dire
stronzate!”.
“Calma, non
agitarti!”.
“Non mi piace
che parli di lei in questi termini, anzi, è una cosa che
detesto!”.
“Posso sapere
perché?”.
“Perché è
diverso…”.
“E
perché?”.
“Non
insistere”.
“Scusami”.
“E comunque
devo prima riuscire a parlarle senza che lei mi
aggredisca”.
“Bella
impresa”.
“Già”.
***
“Allora,
Ramoso, ci sei riuscito?”.
“A fare
cosa?”.
“A parlare
alla Evans senza che lei ti aggredisca”.
“Diciamo di sì…me la sono cavata con
cinque piccole dita stampate in faccia. Guarda”.
“Fooorte!”.
***
Credevo a me stesso quando dicevo che lei, un giorno,
forse, sarebbe stata mia?
Che
avrei potuto sentirne l’odore, il sapore, l’amore?
Che, nonostante le aggressioni, gli schiaffi, le
punizioni, gli insulti, io un giorno sarei stato suo?
Che
avrebbe potuto sentire di me l’odore, il sapore, l’amore?
Sorrido inconsciamente. La risposta è tra le mie
braccia.
To be
continued…
Giunta a questo punto non saprei cos’altro dire a parte
quello che ho già detto sopra.
Spero che il capitolo non sia risultato
noioso.
Mi
scuso per l’ennesima volta se la mia mancanza di ispirazione mi ha impedito di
produrre qualcosa di più prolifico.
A
presto, spero ^_^
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