Maybe a day

di redRon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Can I kiss you? ***
Capitolo 2: *** I'm sooo tired... ***
Capitolo 3: *** And it's only the first day! ***
Capitolo 4: *** Something unperfect ***
Capitolo 5: *** Good things come to boys who wait ***
Capitolo 6: *** Opposite roads, common destination ***
Capitolo 7: *** He's not my friend...he's my brother ***
Capitolo 8: *** Evans, you're in punishment! ***
Capitolo 9: *** Could someone write for me? ***
Capitolo 10: *** A secret revealed: the Marauder's Map ***
Capitolo 11: *** James Potter is never out of shape...or not? ***
Capitolo 12: *** A Lily's tale ***
Capitolo 13: *** Life’s no fun without a good scare! ***
Capitolo 14: *** When I look into your eyes, I can see a love restrained ***
Capitolo 15: *** The Marauders' Job ***
Capitolo 16: *** A work to do ***
Capitolo 17: *** Preparing for Christmas ***
Capitolo 18: *** A kiss as a Xmas present ***
Capitolo 19: *** A foamy New Year's Eve ***
Capitolo 20: *** It's what you do to me ***
Capitolo 21: *** Catch up with you ***
Capitolo 22: *** Begin again? ***
Capitolo 23: *** Illumination ***
Capitolo 24: *** Dreams are strange ***
Capitolo 25: *** The date: part one ***
Capitolo 26: *** The date: part two ***
Capitolo 27: *** Fear of words ***
Capitolo 28: *** Rumours, voices ***
Capitolo 29: *** Helping hand ***
Capitolo 30: *** Falling asleep ***
Capitolo 31: *** Four bodies, one soul ***
Capitolo 32: *** Truth ***
Capitolo 33: *** I am fine ***
Capitolo 34: *** I'll kill you, dog! ***
Capitolo 35: *** Picture of us ***
Capitolo 36: *** Change ***
Capitolo 37: *** Fairytale ***
Capitolo 38: *** I don't care about anything but you ***
Capitolo 39: *** Love is still the answer ***
Capitolo 40: *** Drops of happiness ***
Capitolo 41: *** Let's shake Remus! ***
Capitolo 42: *** Sex affair: part one ***
Capitolo 43: *** Sex affair: part two ***
Capitolo 44: *** Thoughts of you ***
Capitolo 45: *** Just a little problem! ***
Capitolo 46: *** Taste of life ***



Capitolo 1
*** Can I kiss you? ***


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M.a.d.

Maybe a day

Capitolo 1

Can I kiss you?

Osservo il paesaggio scorrermi velocemente davanti agli occhi, come gli anni che sono passati.

Ripenso ancora alla prima volta in cui salii su questo treno, ignaro di quello che la vita mi avrebbe riservato in futuro. Adoravo poggiare la guancia sul vetro del finestrino, come sto facendo adesso. Il mio respiro appannava il vetro e mi divertivo a disegnare strane forme che, in seguito, vennero sostituite da due lettere: L.E.

Stavo nello scompartimento insieme ai miei inseparabili compagni di scorribande, conosciuti anch’essi su questo treno. Risulterà inutile aggiungere che ho conosciuto anche lei qui.

Beh, oddio…conosciuto è una parola grossa, perché io in realtà non l’ho proprio conosciuta; l’ho solo vista per caso quando è passata davanti allo scompartimento mio e dei Malandrini, con la divisa impeccabile, i capelli rossi sulle spalle, il visino da bambina tempestato di lentiggini.

“Ehi…ehi, Sirius, chi è?”, avevo chiesto al mio migliore amico, indicando un punto al di là dello scompartimento.

“Chi è chi?”, aveva detto lui, cercando di capire a chi mi stessi riferendo.

Ma io non gli risposi. Forse le parole erano andate perse ancor prima di essere state pronunciate…lei si era già dileguata dalla mia vista.

Ogni tanto distoglievo lo sguardo dal paesaggio fuori per rivolgerlo alla porta dello scompartimento, in attesa che passasse di nuovo. L’ho fatto al primo anno, al secondo, al terzo e al quarto. E lei non passava.

L’ho fatto al quinto e al sesto, ma lei stava nel vagone dei Prefetti.

E non la vidi più passare.

Mi consolavo, però, perché avrei avuto la possibilità di vederla a scuola. Ma gli sguardi che mi rivolgeva erano tutt’altro che cortesi e amichevoli.

Sarà che le dava – e le dà tutt’ora – fastidio che a me e ai miei amici piace sfatturare a destra e a manca, sarà perché io prediligo sfatturare su Mocciosus…

Di motivi ce ne saranno milioni, ma che dico, miliardi! Non varrebbe la pena elencarli tutti, anche se sarebbe un bel passatempo, dato che per la prima volta da sei lunghi anni mi ritrovo solo come un cane nello scompartimento.

Non ho idea di dove siano Sirius, Remus e Peter.

Qui è così desolato…credo che la mia guancia sia diventata un tutt’uno col vetro. Anche adesso mi giro verso la porta, con la speranza che lei passi da un momento all’altro.

Beata illusione.

So che lei non passerà.

Mi tocca stare solo in questo squallido scompartimento, con la faccia spiaccicata contro il finestrino, lo sguardo fuori, una mano poggiata sopra il ginocchio che tamburella e il mio respiro che appanna il vetro senza che io ci disegni sopra niente.

Oggi è l’1 Settembre del 1977 e credo sia appena diventato il giorno più malinconico della mia vita.

Forse perché questa è l’ultima volta che intraprendo la strada d’andata verso Hogwarts, forse perché i miei Malandrini non sono con me a ridere e scherzare, forse perché non ho ancora visto lei dopo due mesi…

Sbuffo pesantemente e il vetro si appanna.

Decido di spiccicare la faccia dal finestrino e stiracchiarmi, allungando le gambe per poggiarle sul sedile di fronte.

Poi mi volto a guardare la porta dello scompartimento e subito dopo la porzione di finestrino appannata.

Ok, lo faccio.

Col dito indice della mano sinistra traccio le due lettere, come per inaugurare l’inizio del settimo anno.

Che cosa stupida.

La L e la E sono sghembe, non si capiscono…dopotutto sono destrimano, non riesco a scrivere con la mano sinistra. Un piccolo difettuccio, questo, perché se avessi potuto sarei diventato ambidestro.

Esiste qualcosa al mondo che io non sia in grado di fare?

“Il bravo ragazzo”, mi rispose lei quella volta in cui cosparsi il pavimento di olio e Mocciosus fece uno scivolone degno di essere scritto negli annali. Ed io mi giustificai dicendo che l’olio non l’avevo messo io ma era stato prodotto dai capelli di Mocciosus.

Indubbiamente, ne ho combinate più io in un anno che il più grande casinaro in tutta la sua storia. Figuratevi in sette anni!

Credo che il giorno della mia nascita, Merlino abbia deciso di rendermi la vita più movimentata possibile. In senso positivo per il 75%.

Quando quel lontano primo Settembre di sei anni fa salii sull’Hogwarts Express, sapevo già che mi sarei distinto dal resto della massa.

Riuscivo a fare qualsiasi cosa mi passasse per la testa.

Mi sono messo in testa di creare i Malandrini.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di ottenere una ‘E’ in Storia della Magia.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di concludere una partita di Quidditch in meno di cinque minuti.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa che, se ero riuscito a concludere una partita di Quidditch in cinque minuti, avrei potuto acchiappare il Boccino in cinque secondi, avvicinandomi al record mondiale stabilito da Roderick Plumpton, il Cercatore più grande di tutta la storia del Quidditch, che riuscì ad acchiappare il Boccino in tre secondi e mezzo.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di diventare un Animagus per il mio amico Remus.

E ci sono riuscito.

Mi sono messo in testa di fare tante cose.

E sono riuscito a farle tutte.

Infine, mi sono messo in testa di conquistarla.

Ma, ahimè, non ci sono riuscito.

Non ancora.

Questo credo sia il mio unico fallimento. Forse Merlino non mi ha dato il dono di farmi amare da lei. Sono secoli che le corro dietro, e adesso sono giunto al mio settimo ed ultimo anno a Hogwarts, senza accorgermi del tempo che scorre inesorabile.

Mi stravacco ancora di più sul sedile in attesa che Morfeo magari si impossessi di me e mi faccia dormire, anziché stare ad annoiarmi qui dentro.

Chiudo gli occhi e inizio a contare i cervi che saltano lo steccato.

Un cervo.

Due cervi.

Tre cervi.

Le mie orecchie percepiscono il rumore della porta che si apre.

Quattro cervi.

Cinque cervi.

Credo sia entrato qualcuno.

Interrompo la conta dei cervi e apro un occhio in direzione della figura che ha irrotto nello scompartimento in cui il divino James Potter stava beatamente cercando di dormire.

Vedo una ragazza in piedi davanti all’entrata, con un’espressione sgomenta, immobile e incapace di parlare.

Inutile dire che si tratta di Lily Evans.

“Cosa accidenti ci fai tu qui???”, mi chiede con sgarbo, incrociando le braccia al petto, improvvisamente riappropriatasi dell’uso della parola.

Io mi sistemo più compostamente e tolgo i piedi dal sedile di fronte, controllando con la coda dell’occhio che le lettere L.E. sul finestrino si siano cancellate.

“Stavo cercando di schiacciare un pisolino, prima di venire interrotto bruscamente da te, mia cara”, le rispondo tranquillamente.

Lo so che quando faccio così la mando su di giri.

“Io, infatti, mi stavo chiedendo della tua presenza in questo scompartimento, non di quello che facevi prima che venissi interrotto bruscamente da me, mio caro!”, infatti è parecchio alterata.

“Non credo che la risposta sia tanto difficile da ricercare, intelligente come sei”.

Lei si siede sul sedile di fronte a me, quello su cui avevo poggiato i piedi, e mi guarda con cipiglio severo.

Un classico.

“Dove sono i tuoi scagnozzi? Dov’è Remus?”, mi chiede.

Remus?

Perché mi chiede dov’è Remus?

Beh, in effetti lo trovo alquanto strano anch’io che al mio posto non ci sia Remus.

“Saranno da qualche parte sul treno…”, rispondo vago.

Lei non mi sembra del tutto convinta della mia risposta.

Crede che io la stia prendendo in giro?

Non è nel mio stile.

La Evans mi sta guardando con un’espressione sconvolta.

No, precisiamo.

Non sta guardando proprio me, ma l’oggettino che brilla sul mio petto.

I suoi occhi si allargano e si alzano fino ad incontrare i miei, per poi tornare sull’oggettino.

Boccheggia, sicuramente non riesce a dirmi qualcosa.

“Non…non ci posso credere…”, mormora.

La mia bocca si allarga in un sorriso malandrinesco.

“Credici, tesoro mio”, le dico con fierezza, “Questo è un segno del buon Merlino”.

Le indico la spilla appuntata sul mio petto e lei si sconvolge ancora di più.

“Ma, dico…”, biascica, “…tu sei…”.

“…il più affascinante, attraente e sexy Caposcuola che Hogwarts abbia mai avuto!”, concludo per lei, atteggiandomi e passandomi una mano fra i capelli.

“Non è possibile! E Remus? Ammettilo, hai corrotto Silente con chissà quale sotterfugio per convincerlo a nominarti Caposcuola!!!”, sbotta lei, battendo i pugni sul sedile.

“Nessun sotterfugio. Mi è arrivata la lettera a casa che mi informava della mia nomina a Caposcuola, com’è successo a te, del resto”, le rispondo con franchezza.

“Ma non sei stato nominato Prefetto al quinto anno! Come mai sei Caposcuola???”.

Uffa, ma perché le risulta così strano?

“Perché ho la sfacciata fortuna di essere nato James Potter, colui che può riuscire in tutto. Vuoi che ti faccia qualche esempio?”.

Ammetto che non basterebbero tutti i secoli del mondo per decantare le mie sublimi gesta.

“Risparmiati la fatica, Potter”, mi dice acida, “Il solo pensiero di dover fare la ronda con te mi disgusta!”.

“Io ne sarei lusingato”.

Mi avvicino pericolosamente a lei e porto le labbra al suo orecchio.

“Quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto…”, le sussurro.

“Potter…”, sussurra al mio orecchio di rimando, “Quante non vorrebbero essere al mio posto se fossero a conoscenza del fatto che ti ho reso impotente con un bel calcio nel…”.

“Evans, Evans…i colpi bassi sono sleali”, la interrompo, prima che abbia la sfacciataggine di proseguire.

“Proprio tu parli di lealtà?”.

Preferirei stare in questa posizione per tutta la vita, ma il mio cervello mi dice che farei meglio ad allontanarmi prima che la Evans metta in atto il suo folle piano.

Ritorno a sedermi al mio posto, le braccia conserte.

Ho la felice idea di allungare le gambe e poggiarle accanto alla Evans, che guarda le mie scarpe con ribrezzo, poi me con ancora più ribrezzo.

“Non sei educato”, mi dice.

“Ti risulta che lo sia mai stato?”, faccio schioccare la lingua.

“Togli immediatamente i tuoi piedi da qui, altrimenti ti spezzo le gambe!!!”.

“Sei molto sadica, lo sai?”.

“Solo quando si tratta di te!”.

“Sarebbe bello morire per mano tua”.

“Ma che razza di discorsi fai???”.

Mi alzo di nuovo e vado verso di lei. Mi stendo sulla fila di sedili e poggio la testa sulle sue gambe chiudendo gli occhi.

Se ho proprio deciso di morire per mano sua…

“Potter…vuoi vederti morto e sepolto al cimitero?”, mi chiede, irrigidendosi.

Io annuisco con la testa. Credo di essere uscito di senno.

“Potrei strapparti gli occhi e farne dei cimeli, ci guadagnerei!”, ironizza sadicamente, “Oppure potrei tagliarti la mano ed esporla ad una mostra come la magica mano che riuscì ad acchiappare il Boccino in un tempo incalcolabile…o potrei portare dal parrucchiere la tua chioma e farne una parrucca…”.

“Si, si…fammi pure tutto quello che vuoi…”.

In realtà non sto ascoltando bene quello che la Evans sta dicendo…

E non riesco a capire chi cavolo sia questo fantomatico parrucchione, però quando l’ha nominato mi ha passato una mano fra i capelli.

Un evento miracoloso da segnare nella storia!

Farei bene a non muovere un muscolo, altrimenti lei potrebbe infuriarsi come al solito.

Strano vederla così tranquilla.

La sento poggiare una mano appena sotto il mio collo, l’altra invece non so dove sia, anche se desideravo ardentemente che rimanesse fra i miei capelli.

James, non correre!

È già tanto che la Evans non mi abbia scaraventato fuori dal finestrino col treno in corsa godendo del mio sfracellamento sotto le rotaie, solo per aver poggiato la testa sulle sue gambe!

Situazione alquanto surreale, direi.

Che stia sognando?

Apro leggermente gli occhi e la vedo dirigere il suo sguardo fuori dalla finestra.

Cosa darei per sapere quello che sta pensando in questo momento.

Le sue labbra sono un po’ schiuse, e ogni tanto la vedo mordersi il labbro inferiore.

Lo fa sempre quando è nervosa, un gesto che mi manda in orbita.

Io mi incanto a guardare le sue labbra, rosse e inviolate – almeno spero, perché se scopro che qualcuno ha osato toccarla, io…!

Poi, non so quale strana forza mi spinge a porgerle una domanda.

“Posso baciarti, Evans?”.

To be continued…

Et voila!

Ecco il primo capitolo di questa nuova James/Lily che mi è venuta in mente da non so dove [è scioccante il fatto che il titolo, se acronimato, ha anche un significato: M.a.d. XDXD O.o ]. Spero vi sia piaciuto anche solo un pochino, anche perché ho già scritto i prossimi nove capitoli e sarà lavoro inutile se la storia non è di vostro gradimento:P

Per scriverla ho estrapolato qualche informazione dal sito internet HP Lexicon, in cui si trovano le risposte ad ogni tipo di dubbio. Ho trovato lì che James è stato Caposcuola al settimo anno, oppure che lui era davvero un portento in Trasfigurazione in quanto la sua bacchetta era costituita da materiali che la rendevano ottima in questo tipo di magia.

Beh, dopo questa piccola noticina, vi lascio giudicare questo capitolo.

Baciottoli^^

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Capitolo 2
*** I'm sooo tired... ***


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Capitolo 2

I’m sooo tired…

“Vuoi baciarmi?”.

“Si”.

“Perché?”.

Vorrei sapere il motivo per cui la Evans non si lascia baciare da me, e sottolineo me, senza evitare di chiedermi perché!

Porca pupazza, la rima non era voluta, ma la mia indole poetica viene fuori anche involontariamente nei momenti meno opportuni.

Se al posto suo ci fosse stata una qualsiasi altra donzella, non mi avrebbe lasciato nemmeno il tempo di terminare la frase che già si sarebbe impadronita della mia bocca.

Stupido che non sono altro!

Lei è Lily Evans!

Devo smetterla di fare paragoni con le altre!

Ora che ci penso, forse sono stato cretino io a non agire direttamente, anziché chiederle un bacio. Con quale coraggio le si chiede un bacio??? Solo un pazzo psicolabile, tipo me, lo farebbe. E questo pazzo sarebbe risultato ancora più psicolabile se avesse agito senza chiederglielo. Allora tutto il sadico elenco di torture riservatomi avrebbe avuto concreta attuazione.

“Perché ho una voglia matta di farlo”, le rispondo.

Viva la sincerità.

E se la sincerità mi costerà una tragica fine, che ben venga! A me non importa.

Lei mi guarda dall’alto, dato che ho ancora la testa sulle sue gambe, con un’espressione indecifrabile dipinta in volto. Sarà che non si aspettava una tale richiesta dal sottoscritto?

Fatale errore, da me ci si può aspettare di tutto: dal fatto che baci la Evans al fatto che baci Piton…

Ma che schifo! Come cavolo mi è venuto in mente???

Adesso ho la nausea…

Ritornando alla questione bacio, se non fossi dotato di un freno inibitorio l’avrei acchiappata e baciata già da un bel pezzo, anche se dopo sarei andato a fare compagnia a Nick-Quasi-Senza-Testa nel suo passeggio per Hogwarts.

Non posso agire irrazionalmente in presenza della Evans, perché lei è la ragione fatta a persona. È razionale anche quando deve allacciarsi le scarpe, vorrei dire!

“Un giorno, Potter. Un giorno avrai il tuo bacio”, mi dice dolcemente, ed io per poco non scoppio di felicità.

“Davvero?”, oserei dire che i miei occhi sono quelli di un bambino a cui hanno promesso un giocattolo.

“Certo. Quando riuscirai a preparare la più complicata e difficile Pozione in maniera perfetta e senza nessun aiuto, ossia dire mai!!!”.

Adesso i miei occhi sono quelli di un bambino a cui hanno promesso un giocattolo solo quando smetterà di giocare con i giocattoli.

Ha senso quello che ho detto?

La Evans si alza di scatto, facendomi urtare la testa contro il sedile.

Poi esce dallo scompartimento sbattendo tanto violentemente la porta che credevo che il vetro andasse in frantumi.

Io rimango disteso sui sedili come un allocco, rendendomi conto di aver fatto una grandissima stronzata.

Mi alzo di sforzo e un tizio compare alla porta dicendomi che devo andare a controllare gli scompartimenti degli studenti, per vedere che sia tutto a posto.

Ma bene!

Non faccio neanche in tempo a salire sul treno, che già mi assegnano incarichi!

Mi metto in piedi, sbuffando e arruffandomi i capelli, ma appena tolgo le mani dalla testa, vengo travolto da un enorme borsone pesante dieci tonnellate.

“Ahia, porca trottola…”.

Poggio una mano sulla zona lesa e, imprecando dal dolore, barcollo in avanti appoggiandomi di peso sulla parete dello scompartimento, tanto di peso che un’altra valigia mi cade sopra la schiena.

“Porca vacca baldracca!!!”.

Assumo la posizione stile vecchio di ottant’anni con i reumatismi e cerco di andare verso la porta per uscire finalmente da quell’inferno.

Non mi accorgo, però, della valigia assassina a terra la quale, non contenta, decide di farmi inciampare facendomi spiaccicare la faccia a terra, con la conseguenza che i miei preziosissimi occhiali sono ridotti ad un macello.

“Stupida valigia del cavolo! Ce l’hai con me per quella scenata con la Evans???”, esclamo a quell’oggetto inanimato la cui unica colpa è quella di aver provocato offesa a James Potter, grave crimine!

Reparo”, mormoro, e i miei occhiali tornano come nuovi.

Finalmente riesco ad uscire da quella trappola demoniaca e ad immettermi nello stretto corridoio del treno, non prima di aver miseramente travolto un povero primino che per puro caso passava di lì. Vorrà dire che scriverà nel suo diario segreto che il suo primo giorno sull’Hogwarts Express è stato segnato dal clamoroso evento di inciampare nel sottoscritto. Niente di meglio per iniziare l’anno.

In tutto questo guazzabuglio incasinato e trambustoso di cose, una piccola lucina splende all’interno della mia eccelsa persona.

Quando io dico che riesco a fare tutto quello che mi passa per la testa, non lo dico per il semplice fatto di adularmi, ma perché è la pura verità, come dimostrano le miriadi di cose che ho elencato e che sono riuscito a compiere eroicamente.

Se la Evans vuole che le prepari perfettamente la Pozione più complessa esistente al mondo senza aiuto alcuno, io lo farò.

Ed avrò il mio bacio.

***

“Ehi, ehi, ehi tu! Dove credi di andare?”.

Ecco cosa mi tocca fare una volta sceso dall’Hogwarts Express e arrivati alla stazione di Hogsmeade: rincorrere i marmocchi che sono in procinto di perdersi.

Afferro il bambino e me lo carico sotto braccio, conducendolo al gruppo di primini che quest’anno iniziano la loro avventurosa carriera scolastica a Hogwarts.

“Potter, dovresti andare a controllare che le carrozze siano già qui”, mi dice la Evans, dando un’occhiata al ragazzino che reggo alla mia destra.

“Ho da fare, Evans”, indicando con gli occhi il marmocchietto.

Lei mi rivolge uno sguardo di fuoco e mi volta le spalle, per andare a svolgere il compito che mi aveva chiesto.

Io riporto il bimbetto al gruppo e quasi ho paura di venir sommerso da questo mare di gente. È dura la vita da Caposcuola.

“Jaaaaaames!!!”.

Alzo lo sguardo in direzione della voce che ha urlato il mio nome e vedo una figura che sventola vigorosamente la mano all’indirizzo di me.

“Ehilà, Sirius!”, lo saluto di rimando.

“Ci si becca in Sala Grande!”.

“Ok”.

Non vedo l’ora di abbuffarmi a cena.

Ma mentre immagino di avere fra i denti delle buonissime patate al forno aromatizzate, un altro studentello scappa al mio controllo.

Mi aspetta un anno infernale, dove con infernale intendo un anno all’insegna del rispetto delle regole eccetera eccetera, quello che non ho mai fatto in vita mia.

Che vita contraddittoria!

***

La panca di legno del tavolo dei Grifondoro, da me considerata il pezzo di legno più scomodo su cui un essere umano può sedersi, mi sembra il paradiso!

Finalmente un po’ di pausa dalla traumatica attività di Caposcuola, ed è solo il primo giorno! Al solo pensiero che dovrò trascorrere un anno così mi sento male.

L’aspetto positivo è che farò miriadi di ronde in compagnia della bella Evans.

Lo Smistamento continua…mai nessuno Smistamento mi era parso più lungo di questo…

Quando si mangia???

“Onorevole Caposcuola, potrei sedermi al vostro tavolo?”, una voce fin troppo conosciuta giunge alle mie orecchie come uno stridulo violino scordato.

“Sirius, finiscila di fare il cretino e siediti”, gli dico scocciato.

Ho troppa fame per mostrarmi garbato con qualcuno.

Poi, ecco che un’enorme quantità di cibo compare davanti i miei occhi. Sono talmente cieco dalla fame che non mi sono accorto che lo Smistamento è finito e che Silente ha dato inizio all’ingozzamento.

“Chi avrebbe mai pensato che James Potter sarebbe stato nominato Caposcuola?”, dice Sirius, affondando la forchetta su di una grossa bistecca al sangue adagiata sul vassoio.

“Se si tratta di James Potter il Magnifico, direi che la cosa è più che fattibile”, proferisce Remus, seduto di fronte a Sirius, anche lui infilzando la forchetta su di una bistecca.

“Non è che sei invidioso del titolo sottrattoti?”, gli chiede Sirius con cattiveria, cercando di tirare verso il suo piatto la bisteccona.

“Certo che no! Anzi, credo che sia stata un’ottima scelta!”, risponde aspro Remus, tirandosi anche lui la bistecca.

“Molla la mia bistecca!”, esclama Sirius, reclamando il suo cibo.

“Mollala tu, razza di cagnaccio ingordo!”.

“Ce n’è un vassoio intero! Prendine un’altra!”.

“Scordatelo, non rinuncio a questa bistecca!”.

“Ma il vostro cervello non si evolve col tempo? Rimane sempre allo stato primordiale?”, interviene Peter.

“Non insultare il mio cervello super potenziato!”, dice infastidito Remus.

Odia quando devono mettere in dubbio la sua intelligenza.

“Tzé!”, fa Sirius, “Il cervello non serve a niente quando hai qualcos’altro di superdotato, come ce l’ha il sottoscritto!”.

“Sei un essere repellente! Non parlare di queste cose a tavola che mi fai correre in bagno a rigettare questa fantastica bistecca che fra poco azzannerò voracemente!”.

“E tu sei fin troppo malizioso, Lunastorta. E la bistecca me la frego io!”.

Con un ultimo sforzo, Sirius riesce a prendersi la tanto bramata bistecca.

Come fanno ad avere le forze per litigare?

Io mi sento così fiacco…

E se penso che domani inizieremo le lezioni, mi viene da piangere e da strapparmi i capelli. Naturalmente, non lo do a vedere. Non vorrei che la gente pensasse che l’iperattivo James Potter soffre di fiacchezza!

E poi, che sfiga disumana, non riesco a vedere la Evans…chissà che fa…?

Sta mangiando, imbecille, cosa vuoi che faccia???

Ma io volevo vederla mangiare…

Non è carino guardare le ragazze che mangiano!

Ma tu sei la voce della mia coscienza?

Ancora per poco, credo che me ne andrò in pensione!

Certo che se mi abbandona anche la voce della mia coscienza – non capisco perché assume la voce di Remus – posso cominciare a pensare di gettarmi dalla guferia.

Fortuna che posso sempre contare sui miei amici…

“Sirius, quella è la mia patata!”.

“Non vedo scritto il tuo nome sopra!”.

Remus estrae la bacchetta e mormora un incantesimo che fa comparire la scritta Remus J. Lupin sul dorso della patata.

Beh, posso sempre contare su di loro quando non litigano…

Voglio andare a dormire!

“Potter”, una vocina soavemente melodiosa pronuncia il mio bellissimo nome, “POTTER!!!”.

Ok, ho voluto fantasticare.

Verso di me avanza a passo spedito la bella Evans con un’aria furiosa in volto.

“Le tue labbra hanno proferito il mio nome, mia piccola Evansuccia? Il tuo umile servo può fare qualcosa per te?”, le cantileno poeticamente, come al mio solito.

Adoro farla innervosire.

“Si, Potter. Devi scortare i ragazzi del primo anno fino al Ritratto della Signora Grassa”.

“Scusa, ma i Prefetti a che ci stanno a fare?”.

“Questo è un compito che spetta a te!”.

“E mi è dato sapere perche sei tu a darmi ordini, quando io sono del tuo stesso grado?”.

“Ordini superiori”.

“Grazie della risposta telegrafica”.

“Non vedo perché sprecare fiato con te, Potter!”.

Belle le nostre conversazioni, n’è vero?

La Evans si è dileguata alla svelta, neanche il tempo di invitarla a sedersi con me e offrirle il dolce.

Pazienza, sarà per un’altra volta.

Nei tuoi sogni, forse!

James Potter riuscirà anche a sopravvivere privato della voce della sua coscienza.

“Ragazzi, io devo andare a svolgere i miei doveri di Caposcuola. Desolé”, dico ai miei amici, ancora seduti a tavola a mangiare come gli assatanati.

“Ma non è che comincerai a imboccare la retta via con questa storia del Caposcuola?”, mi chiede Sirius quasi intimorito, “Questo significherebbe niente più feste, niente più scorribande, niente più furti nelle cucine, niente più Whisky in camera, niente più…”.

“Sarebbe l’ora, dopo sette anni!!!”, lo interrompe Remus.

“Si, si…tanto lo so che in fondo ti piace violare le regole”.

Remus gli risponde con un gesto poco educato, mentre io mi avvio verso il portone della Sala Grande dopo aver rivolto loro un saluto.

***

Credo di aver dormito pochissimo, mi sembrano passati cinque minuti da quando mi sono infilato sotto le coperte a quando Remus ha cominciato ad urlare come un macaco per avvertirci che era ora di alzarsi ed iniziare una nuova giornata.

Saranno quindici minuti che sto incollato allo specchio del bagno, con le occhiaie fino alle ginocchia, e lo spazzolino che si muove nella mia bocca in modo molto monotono.

Accanto a me Sirius ha la stessa faccia.

“Che sonno, ragazzi…”, dice sbadigliando, mostrandomi la sua bocca colma di dentifricio.

“Sirius, se mi rendi partecipe di tale immonda visione, mi sconvolgi la giornata”, ribatto moscio, alludendo alla sua bocca.

“Lavativi, sembrate vecchi a novant’anni! Quanto tempo ci mettete a prepararvi?”, urla Remus dalla stanza.

Scommetto che è lavato, vestito, pettinato e pronto da un pezzo, come lo è sempre stato da quando ci siamo conosciuti.

“Abbi pazienza, ieri è stata una giornata tremenda!”, tento di giustificarmi, ma a scarso successo.

“Ti lamenti di un misero compito assegnatoti, quando ancora non immagini nemmeno quello che ti aspetta”, ha ragione, dopotutto lui è stato Prefetto.

“Vi prego, non ditemi che a prima ora abbiamo una materia pesante perché mi avadakedavrizzo!”, mormora Peter, ancora assonnato.

“No, abbiamo una materia leggera”, risponde Remus.

“E quale?”.

“Storia della Magia”.

Sirius si strozza con l’acqua, messa in bocca per sciacquarsela.

“E quella me la chiami materia leggera???”, esclama tra un colpo di tosse e un altro.

“Per me lo è”.

A volte mi chiedo se Remus sia un essere umano come tutti gli altri.

Finalmente riusciamo a trascinarci fuori dal bagno, ma le imprecazioni di Remus raggiungono proporzioni colossali quando vede me e Sirius gettati sul letto stretti ai rispettivi cuscini.

Ragazzi…che stanchezza!

To be continued…

Ecco il secondo capitolo.

Spero che non sia stato deludente, in fondo la scena con James e Lily non poteva che risolversi con un netto rifiuto della rossa, no? E poi, in caso contrario, la ff si sarebbe conclusa qui e non vi avrei dato il tormento di legervi i prossimi capitolo XDXD

E adesso, i ringraziamenti:

valeria18: si, ti sei inventata un’altra facoltà XDXD è “lingue e culture moderne”, comunque non importa:P Il fatto è che mi sono sentita fortemente ispirata a scrivere una James/Lily e poco ispirata per tutto il restoXD mah! Un bacione, nicù. Je t’adore^^

CeciaPecia: deto che è la prima James/Lily che legi, spero di averti dato una buona impressione ^^’’ e poi adoro scrivere dal punto di vista di James…*_* Grazie per il commento. Ciau^^

SiJay: carissima, credo che morirei se non vedessi una tua recensione. Beh, eccoti il “continuato” [questa parola è spettacolareXD]. Spero che l’infarto non sia sopraggiunto in modo negativo facendoti rimanere col tic all’occhio della serie: “beh, tutto qui? Mi aspettavo di meglio” XDXD apresto, spero^^ Baciottoli^^

potterina_88_: ehilà, mi sei mancata! Mi sono sciolta nel leggere la tua recensione, mi hai letteralmente riempita di complimenti. Ti ringrazio un miliardo. Continua a seguirmi perché ci tengo tanto tanto tanto^^ Kisses^^

gemellina: e tu??? Cosa inutile, hai scritto una one-shot che mi ha fatto ricorverare in manicomio per le troppe risate! Se spoileri ti ammazzo! Guarda che io posso benissimo continuare a farlo sulla tua, che credi? Muahahah!!! Scema, ti lovvo^^

cloe sullivan: allora. Premetto che quando ho visto che eri tra i recensori sono stata invasa da un moto di felicità. Cioè…tu hai praticamente recensito ogni mia storia ed io non aspettavo altro che ringraziarti per come si deve. Grazieeeeee!!!

Ebbene si, James era Caposcuola…comunque, penso che i Capiscuola fossero due per ogni Casa (almeno, così mi pare di aver capito). In ogni caso, non importa…pensa alla felicità del tenero James che farà la ronda solo soletto con Lily…XDXD Poi, è vero che James e Sirius erano dei miti in ogni cosa, ma secondo me erano così svogliati che non riuscivano ad arrivare ai livelli di Eccezionale, nel senso che se si impegnavano veramente avrebbero messo a tacere gli insegnati XD magari il loro problema era la condotta, infatti venivano spesso madati in punizione e forse i prof li hanno presi in antipatia per il loro essere Malandrini… chi lo sa! Sono contenta che la storia ti piaccia! Io non vedo l’ora che posti la tua!!! Alla prossima, un bacio^^

tindina, Ginny W, saraligorio1993, Erinlaith: grazie mille anche a voi! Ovviamente, Lily non poteva che reagire in questo modo…le ci vorrà un po’ per capire che se continua così si lascia sfuggire il mitico James Potter XD Kisses^^

Ok…credo di aver terminato.

Al prossimo capitolo!

Kisses^^

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Capitolo 3
*** And it's only the first day! ***


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Capitolo 3

And it’s only the first day!

“Buondì, mia dolce Evans”.

Mi getto a peso morto sulla sedia accanto alla sua, poggiando con poca grazia i piedi sul banco e gettando la borsa chissà dove, mentre lei continua a guardare la cattedra di fronte a sé come se ci fosse un Ruf invisibile.

“Posso avere il bacio del buongiorno?”.

Domanda inutile, tanto lo so che non me lo darà mai.

“Potter, lieta di vederti”.

Avrei potuto illudermi, se non fosse stato per il tono aspro e acido con cui si è rivolta a me. Oh-oh, che sguardo inceneritore!

Mi faccio avanti, “Spero tu non abbia nulla in contrario se mi siedo accanto a te durante questa interessantissima ora di Storia della Magia”.

“No, figurati”.

Non faccio neanche in tempo a tendere la bocca in un sorriso, che la vedo afferrare i suoi libri e alzarsi dal banco.

Ci rimango come una sarda a beccafico.

“Evans, ma dove…?”, inizio a chiederle.

“Il più possibile lontano da te, Potter!”.

Incrocio le braccia sul banco e ci affondo la testa, sbuffando sconsolato.

Diciamo che sono stato un povero illuso a pensare che lei si volesse veramente sedere accanto a me…

E come se non bastasse, Sirius sghignazza. Gioisce nel vedermi sconfitto.

Alla mia destra passa Remus che, senza avere il tempo di ribattere in alcun modo, viene scaraventato sulla sedia dal sottoscritto.

“Hai modi molto gentili di chiamare a te le persone!”, mi rimprovera, aggiustandosi la manica del mantello che gli ho tirato.

“Qualcuno me l’ha detto…”.

“Che vuoi?”.

“Che mi prendi gli appunti di Storia della Magia, mentre io sarò via”.

“Sarai via?”.

“Esattamente”.

Senza aggiungere altro, mi alzo dalla mia postazione diretto alla porta che mi condurrà fuori da quest’aula.

Sento i suoi occhi verdi fissi su di me, in attesa che mi veda sparire.

***

Oggi è il primo giorno di lezioni.

O, almeno per me, avrebbe dovuto esserlo…

Mentre centinaia di ragazzi sono rintanati tra le quattro mura del castello, io sto fuori a godermi il vento che mi inonda il viso.

Volare…quale miglior rimedio contro ogni genere di malessere psicologico.

Il guaio è che se mi becca qualcuno passerò la prima settimana di quest’ultimo anno a pulire i pavimenti o a lucidare trofei, la maggior parte dei quali sono anche miei.

La cosa peggiore è che io sono Caposcuola, colui che dovrebbe, a rigor di logica, dare l’esempio.

Se Albus Silente ha davvero avuto il piacere di conoscermi bene in questi sei anni, e se davvero lui è un uomo tutto d’un pezzo che non presenta alcuna alterazione nevrotica o sintomi di pazzia, non si sarebbe mai azzardato a nominarmi Caposcuola…capisco che sono pur sempre il grandioso James Potter e per questo motivo posso essere Caposcuola, campione di Quidditch, professore, Preside o Ministro della Magia, ma non penso che una persona sana di mente avrebbe voluto assegnarmi un importante incarico, scapestrato come sono.

Che Silente l’abbia fatto per farmi abbassare la cresta?

Ottima tattica, purtroppo però non porterà al risultato sperato.

Mi sporgo in avanti per aumentare la velocità della scopa e mi fiondo pericolosamente verso il lago. Libero una mano per sfiorare il pelo dell’acqua.

Come sarebbe bello se potessi vivere sempre così…magari con Lily Evans stretta dietro a me…

***

E invece…

“Signor Potter, si rende conto che lei ha marinato le lezioni per dare sfogo alla sua pura ed incontaminata gioia di vivere?”.

La McGranitt mi guarda dall’alto dei suoi occhialini, le mani intrecciate sopra la scrivania.

“Si, signora”, poco ci manca che sbadigli.

Quante volte sono stato mandato in punizione?

“E si rende conto che lei è un Caposcuola, ragion per cui dovrebbe dare l’esempio?”.

“Si, signora”.

Che avevo detto io?

“E si rende conto che sta parlando con un professore, quindi le sarei grata se si posizionasse sulla sedia in una maniera più composta?”.

“Si, signora”, mi raddrizzo sulla sedia e tolgo la mano da sotto il mento.

“Bene, signor Potter. Sappia che il piacere che trova nell’infrangere le regole verrà punito con le dovute misure”.

“Si, signora”.

“Potter, mi sta ascoltando?”.

“Professoressa”, la chiamo alzando lo sguardo su di lei, “Non crede che ormai io conosca fin troppo bene le dovute misure di cui parla?”.

La McGranitt si sta zitta alcuni secondi, evidentemente non sa che ribattere.

Nemmeno lei può contraddire James Potter.

“Non crede che il fatto di essere stato nominato Caposcuola sia giustificato da un qualche valido motivo?”, mi chiede con il suo solito cipiglio severo.

“Sarebbe quello di farmi mettere la testa a posto?”, mi alzò in piedi, ma questo non la smuove di un millimetro.

“Anche”.

Anche? Significa che ci sono altri validi motivi per cui io sono Caposcuola?”.

Sento di stare perdendo il controllo da un momento all’altro.

Non posso permettermelo.

“Può darsi”.

“Dovrebbe smetterla di dare risposte così vaghe, professoressa!”.

Mi guarda in cagnesco come per sottolineare la mia insolenza.

Come volevasi dimostrare, però, non ribatte ulteriormente.

“Qual è la mia punizione?”, chiedo per tagliar corto.

“Giovedì sera aiuterà Gazza a pulire il corridoio del secondo piano”.

“Ho la ronda”.

“Non la fa, la ronda!”.

Le volto le spalle e mormoro uno sforzato arrivederci, prima di volatilizzarmi.

Addio al progetto di provarci con la Evans nella ronda di giovedì.

***

“James, sei sempre il solito!”, mi dice Remus, alzando gli occhi dal suo librone, una volta giunto in Sala Comune, “Ed è solo il primo giorno!”.

Gimme five!”, esclama Sirius porgendomi il palmo della mano in modo che io possa batterlo, “Sei davvero unico nel tuo genere, Ramoso!”.

“Lo so, Felpato”.

Vediamo Remus sbuffare pesantemente e roteare gli occhi, ritornando a leggere, “Vi ricordo che questo pomeriggio ci aspetta Trasfigurazione”, aggiunge, nel tentativo di riportarci alla realtà.

Ed infatti, i nostri visi diventano cupi.

“Tra…Trasfigurazione?”, balbetta Sirius.

“Si. Hai presente quella materia in cui impari a tramutare oggetti o robe del genere?”.

“Ragazzi, credo di aver dimenticato una cosa…”, annuncia Sirius in tono mortuario.

“Fammi indovinare: hai scordato di fare il tema per le vacanze”.

Sono pronto a giurare che Remus ha azzeccato in pieno.

Sirius annuisce cupo per poi sprofondare al suolo in ginocchio davanti a Remus.

“Ti prego, Remy! Abbi la bontà di abbozzarmi quattro parole da consegnare alla McGranitt!”.

“Scordatelo!”.

“Ma perché???”.

Remus stacca gli occhi dal suo libro e lo posa accanto a sé, guardando fisso Sirius che sfoggia sul visino un’espressione da cane bastonato, “Perché sei così stupido che a volte non ti accorgi di aver grandi potenzialità! Fatti il tema da solo!”.

Remus riprende in mano il libro, mentre Sirius si alza da terra sconsolato.

“Ti restano all’incirca trenta minuti di tempo”, gli fa notare Remus.

Sirius corre di scatto a prendere penna, calamaio e pergamena per iniziare a scrivere.

“E tu, James? Hai fatto il tema, no?”.

“No”.

La naturalezza con la quale ho pronunciato quel no fa cadere a Remus il libro dalle mani, “Come sarebbe a dire?”.

“Sarebbe a dire che non l’ho fatto. Non ci vuole l’arte di bolide per capirlo!”.

“E cosa aspetti a metterti seduto e scrivere? Che Merlino ti costruisca la sedia?”.

“Forse…”.

“Siete senza speranza!”.

Io e Sirius ci mettiamo di buona lena e iniziamo a scrivere quelli che saranno i migliori temi che la McGranitt abbia mai avuto il piacere di correggere!

***

“Potter, Black…”, ecco che la McGranitt pronuncia i nostri nomi.

Io e Sirius alziamo il viso in una posa di auto-adulazione.

Questa volta abbiamo fatto davvero del nostro meglio!

“I vostri temi fanno schifo!!! Persino uno Schiopodo li scrive meglio di voi!!!”.

In effetti poteva risultare alquanto strano un impeccabile tema scritto da Sirius.

Ma da me

Tutta la classe scoppia a ridere compresi Remus e la Evans.

Non c’è niente di meglio che essere derisi da una ventina di studenti, soprattutto se costoro ci giudicano gli esseri supremi di Hogwarts.

“Professoressa McGranitt”, la chiamo col mio tono da cocco suo, “Come può mai essere schifoso il mio tema?”.

“Il fatto che lei sia eccelso nella mia materia non le dà il diritto di darsi una valutazione. Questo compito, purtroppo per lei, spetta alla sottoscritta e se io dico che il suo tema fa schifo, stia pur certo che le sue doti da ammaliatore non incanteranno nemmeno il più illustre personaggio della Comunità Magica, sono stata abbastanza concisa, signor Potter?”.

“Si…”, abbasso la testa demoralizzato.

Questo è il mio primo fallimento in Trasfigurazione.

Me ne stanno accadendo di tutti i colori e non sono ancora entrato nel vivo del settimo anni, perdinci!

“Spremete quella massa gelatinosa e informe che vi ritrovate al posto del cervello e scrivete qualcosa di più decente di parole messe alla rinfusa!”, la McGranitt continua il suo rimprovero, “Per domani!”, aggiunge in tono quasi demoniaco.

“Ma professoressa…”, dice Sirius, “Domani non abbiamo Trasfigurazione”.

“Dovrei lodarla per il semplice fatto che lei ha imparato l’orario già dal primo giorno di scuola, signor Black”, sghignazzamenti in sottofondo, “Non deve essere di certo lei a venirmi a dire che domani non c’è Trasfigurazione, ma ciò non toglie che prima di mezzogiorno esigo i vostri temi sulla scrivania del mio ufficio!”.

Vedo Remus poggiare la testa sul palmo della mano, come a voler sottolineare che siamo davvero senza speranza, come ha detto lui.

“E per finire…”, ecco il colpo di grazia, “…dieci punti in meno a Grifondoro. A testa!”.

Ma bene, adesso ci troviamo anche a -20 punti!

Come se non bastasse, a completare il dessert è bastata un’interrogazione mia e di Sirius sull’ultimo argomento dell’anno passato. Per fortuna, la McGranitt non ha il potere di mettere in dubbio le mie conoscenze in fatto di Trasfigurazione, e si vede costretta a restituirci i punti sottratti con un po’ troppa riluttanza.

Non oso immaginare Remus cosa avrà da dirci.

***

“Potresti avvicinarmi il vassoio con le costolette d’agnello?”.

Sirius guarda Remus con scetticismo, “Come, scusa?”.

“Ti ho chiesto se mi avvicini quel vassoio”, ripete Lunastorta, indicandolo col dito.

Sirius resta un attimo a guardarlo, poi gli porge il vassoio mantenendo un’espressione incerta.

Anch’io sfoggio la medesima faccia.

Il punto è che Remus non ha dato segni di rimprovero o altro nei nostri confronti dopo la figura di Troll che abbiamo fatto a Trasfigurazione.

Qui c’è qualcosa di strano…

“Remus”.

Lunastorta alza lo sguardo su Sirius, seduto di fronte a lui, come risposta alla sua chiamata, “Che c’è?”.

Sirius gli si avvicina ancora di più, tanto che qualcuno da lontano potrebbe fraintendere che lui abbia la testa infilata nel piatto di Remus, “Non ci dici niente?”.

Mastico con lentezza la mia insostituibile insalata della sera, per concedere un fugace sguardo a Remus.

“Cosa mai dovrei dirvi? Che le costolette questa sera sono più aromatizzate rispetto agli altri giorni?”, evidentemente non ha capito un tubo.

O forse ha capito fin troppo bene, come al suo solito…

“Beh…hai visto oggi, a Trasfigurazione…?”, intervengo io, come ad aiutarlo a ricordare questo importantissimo spezzone di vita scolastica – puntualizzo che ogni cosa che riguarda il sottoscritto è di rilevante importanza, ma ormai questo lo sanno in molti.

“Cosa?”, ma allora fa finta di non capire!

“Remus!”, sbotta Sirius, battendo una mano sul tavolo e facendo strozzare il povero Peter col succo di zucca che stava bevendo, “Hai visto che oggi io e James abbiamo fatto schifo a Trasfigurazione e ci chiedevamo il motivo per cui tu non ci hai nemmeno degnato di un rimprovero!!!”.

Remus poggia con grazia la forchetta sul piatto, “Perché mi sono stancato di venirvi dietro in ogni situazione”, risponde mantenendo un insolito tono tranquillo, “Quest’anno abbiamo i M.A.G.O. e ciò significa che dovrete cavarvela da soli, io non posso più fare niente. Non prendetelo come egoismo o come se non vi volessi aiutare…io lo faccio per voi, capitemi…”.

Abbassa leggermente lo sguardo, mentre io e Sirius lo guardiamo sconvolti. Ci guardiamo tra di noi e poi di nuovo il nostro sguardo è su Remus.

Gli sorridiamo apertamente.

“Remus”, alla chiamata di Sirius, Remus alza lo sguardo, “In questo momento ti bacerei!”.

“Stai lontano da me, razza di pervertito! Ti sono finite le donne, per caso?”.

“Ma che hai capito! Sarebbe un bacio di amicizia”.

Sirius si getta in avanti verso Remus, mettendo le labbra a cuoricino, cosa che fa disegnare sui volti mio e di Peter un’espressione di disgusto.

“Non lo voglio!”, ribatte Remus, premendogli una mano sulla faccia per allontanarlo.

“Eddai!”.

“No!”.

“Piccolo piccolooo!”.

“Ma stai scherzando???”.

“Uff…”, Sirius ci rinuncia, ritornando alla sua postazione, “Se non posso darti un bacino, posso dirti che ti amo?”.

“No!!!”.

“Che ti voglio bene?”.

“Magari quello…”.

Si sorridono, che teneri!

Non capita tutti i giorni di vedere Remus e Sirius in atteggiamenti così affettuosi.

“Bene, Sirius”, dice Remus, “Dato che mi hai giurato amore eterno, che ne diresti di correre a fare quel temino di Trasfigurazione in dolce compagnia di James?”.

Che strazio, pensavo lo avesse dimenticato!

Sirius ingoia una patata prima di parlare, “Primo: io non ti ho giurato amore eterno, tutto quello che ti ho detto era puramente ironico e non ho terminato le donne. Secondo: sono quasi le nove di sera, se studio adesso non digerisco bene… e poi la notte serve ad altro. Terzo: fra trenta secondi l’agnello che hai lasciato incustodito sul piatto sparirà prima che tu possa rendertene conto, e andrà a finire dritto dritto nel mio stomaco”.

Remus sorride furbescamente prima di rispondere a Sirius, “Primo: non sono così scemo da non cogliere la tua pessima ironia e ringrazio Merlino che non hai terminato le donne le quali costituiscono l’unico motivo per tenerti alla larga da me. Secondo: ti ricordo che il tema lo devi consegnare domani mattina, dimmi tu dove troverai il tempo per scriverlo – ci terrei a sottolineare che io non ti aiuterò – e per quanto mi riguarda, puoi servirti della notte per fare lo spazzino a Hogsmeade . Terzo: l’agnello sul mio piatto sparirà prima che tu possa iniziare a contare!”.

Remus afferra il suo piatto per evitare che Sirius se ne appropri. Io e Peter ridiamo come scemi alla vista di quei due ancora più scemi di noi.

Mi verso del succo di zucca nel calice e, istintivamente, i miei occhi sfrecciano qualche posto più in là per posizionarsi su Lily Evans che chiacchiera tranquillamente con la sua amica. Continuo a fissarla insistentemente fino a quando lei si accorge di me. Alzo il calice e le sorrido, chinando di poco la testa.

Lei ricambia con un mezzo sorrisetto.

Essendo solo il primo giorno me ne sono successe parecchie: una punizione, Trasfigurazione un totale fiasco, niente ronda con la Evans giovedì…

Fortuna che ho a disposizione altri giorni che sfrutterò al meglio per sanare alcuni conti in sospeso con la mia dea dai capelli rossi.

To be continued…

Eccomi qua col terzo capitolo!

Sto cercando di postare il più in fretta che posso, ma il mio pc è più lento del cervello di Peter quando deve assemblare un paio di parole per formulare una frase di senso compiuto, ma comunque…avrete notato che a Peter non faccio dire quasi niente, ma non saprei che scrivere. Capisco che lo odiamo tutti, e forse per questo non vi importa tanto che lui parli oppure no, dico bene?

Magari dal cap potrebbe sembrare, ma io non sono per la coppia Remus/Sirius, perché proprio non ce li vedo insieme. Per me sono sempre vecchi amici [o vecchie comari battibeccanti XDXD], nulla di più. Ma questo non è rilevante.

[Ma davvero piacciono così tanto i battibecchi tra quei due Malandrinacci??? O.O]

E adesso, ringraziamenti velosi velosi come le lusi:

pallinaepollo, JPIloveyou, Ginny W, saraligorio1993, HarryEly, Ledy Slytherin, __MiRiEl__ (grazie un miliardo! Sono contenta che la storia vi piaccia^^ Kisses^^);

LilyProngs (onoratissima di poterti rivedere fra i recensori! Spero tu non te ne sia pentita :P Baciottoli^^);

SiJay (si, credo che Remus abbia un’anima malandrina celata dietro la sua maschera di perfezione [Malandrino Perfettino ^O^]. In fondo è un lupo mannaro, può essere perfettino e può essere Malandrino XD [mi sento scema…] e rimarrà sempre il mio personaggio preferito della saga [dopo Ron, s’intende XD]. Un bacione e alla prossima^^);

gemellina (tu mi ricordi tanto Ficarra e Picone che sono nati stanchi! E non ti permettere a dire che la tua one-shot non è nulla di particolare che ti mando la bella gente a casa!!! E se spoileri, andrò dicendo in giro che hai una cotta per Codaliscia! Ok, basta. Grazie mille e ricorda che sei e rimarrai sempre il mio grande saggio! Ti lovvo^^);

potterina_88_ (ma ciao!!! Sono sempre contentissima di sapere che segui la storia, ma soprattutto che ti piace! Grazie mille. Se vuoi interagire con me [ne sarei onoratissima] il mio contatto msn è: remuslupin03@hotmai.it Spero di sentirti^^ Baci bacini bacetti^^).

Baciottoli a tutti.

Au revoir^__^

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Capitolo 4
*** Something unperfect ***


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Capitolo 4

Something unperfect

Ovviamente, il mio tema di Trasfigurazione non poteva che valere Eccezionale. Remus è rimasto scioccato quando ha saputo che Sirius aveva preso una ‘O’, ma questo perché Felpato ha davvero studiato di notte, cosa che non ha mai rivelato a Lunastorta.

Ruf mi ha interrogato sulla lezione che ho voluto marinare, e naturalmente non ho fatto bella figura. Inevitabili sono stati i rimproveri di Remus, speravo che avesse davvero perso il gusto di farlo.

La McGranitt vuole che convochi la squadra e provveda a rimpiazzare i giocatori che non continueranno a giocare. Beh, posso dire che almeno il Quidditch è qualcosa di consolante e che mi fa evadere dalla realtà, anche se in parte.

La Evans continua a ignorarmi ed io continuo a non permetterle di ignorarmi.

In tutto questo guazzabuglio di cose, si è aggiunta anche una sottospecie di riunione di Capiscuola sabato sera…dico, sabato sera! Il sabato sera ci si diverte, non si lavora, non si studia, né tantomeno si va alle riunioni pallose dei Capiscuola!

Oh, Merlino.

Dico, come potrebbe andare peggio di così?

“Potter, le comunico che non ha terminato di pulire quella zona!”.

Sbuffo spazientito e roteo gli occhi al cielo quando Gazza mi richiama al dovere.

Sto a pulire il corridoio del secondo pieno mentre tutti saranno chissà dove a spassarsela. Questo non mi sembra giusto!

Faccio leva sulle ginocchia per alzarmi e getto violentemente la pezza dentro il secchio pieno d’acqua, col risultato che buona parte di essa è schizzata fuori e sono pronto a giurare che Gazza si arrabbierà.

“Ripulisci!”, come non detto.

Mi rigetto a terra e passo di malavoglia lo strofinaccio dove è schizzata l’acqua, per poi rialzarmi, gettare di nuovo la pezza nel secchio – stavolta con più delicatezza – e dirigermi, sbuffando, verso la zona che io avrei trascurato di pulire.

Odio tutto questo: la pezza che ho in mano, il secchio, il corridoio del secondo piano, Gazza, l’acqua e la camicia bagnata tutta incollata al torace!

Non vedo l’ora di finire e gettarmi sul letto.

Miracolosamente, tolgo l’ultimo granello di polvere da un angolino sperduto – che secondo me non compare neanche sulla Mappa del Malandrino – ma comincio a piangere lacrime amare perché adesso mi tocca pulire le scale.

Afferro i miei ormai inseparabili compagni di avventura – chiamasi Secchio e Strofinaccio – e cammino in punta di piedi – per non lasciare impronte, altrimenti Gazza mi fa ricominciare tutto da capo – verso le scale marmoree.

Purtroppo, si sa, a volte il destino è crudele e ci riserva sorprese che noi non ci aspettiamo ma che, soprattutto, non meritiamo affatto di ricevere. Infatti, tanto sono nervoso in questo momento, non mi accorgo che una saponetta che ho disgraziatamente lasciato sul pavimento è lì pronta a tendermi un agguato.

E nel giro di qualche secondo mi ritrovo spiaccicato sul pavimento e, come se non bastasse, percorro scivolando a pancia in giù buona parte del corridoio. Dopo essermi fermato – credo di aver consumato tutta la pavimentazione – e borbottato qualche imprecazione sottovoce, alzo gli occhi e vedo la persona che meno mi aspettavo di vedere.

“Potter!”, ringhia, mentre io non do alcun segno di volermi alzare da terra, “E’ possibile che non posso lasciarti un minuto che tu combini uno dei tuoi soliti pasticci?”.

“Mi scusi, signor Gazza…”, mormoro, alzandomi, “Sistemo tutto”.

“Non scomodarti più di tanto, il tuo lavoro è finito. Per ora”.

Senza neanche dargli la soddisfazione che io gli auguri una buona serata, mi dileguo giù per le scale alla velocità della luce prima che possa richiamarmi.

“Potter”.

Direi che la possibilità di sfuggire è sfumata, se non fosse che questa bellissima voce angelica non appartiene a Gazza.

La Evans spunta dalle scale, intenta a salire.

“I miei omaggi, mia incantevole creatura”, le faccio un inchino.

Lei rotea gli occhi come scocciata e sale un paio di gradini per raggiungermi.

“Finita la punizione?”, mi chiede.

“Si. Finita la ronda?”.

“Non ancora”.

Perfetto! La mia occasione si presenta su un piatto d’argento!

“Permetti che ti accompagni?”, le domando gentilmente, porgendole il braccio.

Lei lo scansa – non poteva essere altrimenti – e continua a salire le scale, io dietro a lei.

“Potter, hai finito la tua punizione. Vai a dormire che è meglio per tutti”, mi dice sempre camminando, senza degnarmi di uno sguardo, tipico di lei.

“Non ho sonno. E poi vorrei svolgerlo al meglio il mio dovere quest’oggi”, allungo qualche passo fino a mettermi di fianco a lei, “Avrei dovuto fare anch’io la ronda, no? Ed eccomi qua”.

“Chissà perché trovavo un dono di Merlino il fatto che hai ricevuto una punizione che ti impediva di fare la ronda”.

“Il dono di Merlino, dolcezza, è stato quello di incontrare te questa sera”, ma come sono romantico!

“Lasciami fare il mio lavoro!”.

“Che è anche il mio da quest’anno, vorrei precisare”.

“Per un cattivo scherzo che il fato ha voluto giocare a me”.

“O per una sorprendente nonché favorevole casualità che il fato ha voluto giocare a me…”.

“Piantala, Potter! Non c’è nulla di positivo quando si tratta di te!”.

L’afferro per un polso e la obbligo a voltarsi verso di me.

Ha gli occhi spalancati per la sorpresa e sono sicuro che vorrebbe tirarmi un ceffone di quelli frantuma-mascella, dato il fatto che siamo praticamente vicinissimi.

“Ssshh”, faccio io mettendomi un dito davanti alle labbra, “Sempre allerta, Evans”, dico a bassissima voce, “Dietro quella statua ci sono due ragazzi coinvolti in atteggiamenti poco casti. Come agiamo?”.

Con un deciso gesto, la Evans fa in modo che io molli la presa sul polso. Mi guarda in cagnesco, “Vedi, Potter?”, sibila, “Con il tuo modo di fare da Troll in tutù, non mi hai permesso di controllare bene ogni parte del corridoio!”.

“Evans, Evans…mi stai forse dicendo che io ti distraggo?”.

“Precisamente!”.

“Ma io con distrazione intendo ben altro…”.

“Quanto sei stupido!”.

Dopo quest’ultima lusinghiera parola, si precipita dai due ragazzi amoreggianti.

Poverini, non sanno cosa li aspetta.

“Ehm, ehm!”, la Evans si schiarisce la voce, facendo in modo che i due ragazzi si stacchino dalla loro piacevole occupazione, “Dovreste essere nei vostri dormitori, a quest’ora!”, li rimprovera, puntando loro in faccia la bacchetta illuminata.

“Evans, non pensi di esagerare?”, intervengo in difesa del libero scatenamento di ormoni, abbassando la sua bacchetta.

“Affatto! Sono fuori dai dormitori oltre l’orario previsto!”, mi urla addosso furiosa, mentre i due ragazzi ci guardano atterriti.

“Anche noi”, rispondo con estrema indifferenza.

“Ma noi siamo Capiscuola!”.

“Stasera si…ma se domani sera avessi in mente di farmi un giretto notturno per il castello, con te, ci autopuniremmo?”.

“Direi di no…ma solo perché non accadrà mai che io venga con te a fare una passeggiata notturna per il castello!!!”.

La Evans la pianta lì e si volta di scatto verso i due ragazzi, rivolgendo loro un’intensa occhiataccia di rimprovero, “In quanto a voi due, filate nei vostri dormitori!”.

Quei poveretti – che pena che mi fanno – si allontanano quasi scappando da quel demonio che è la Evans.

E dire che è da un paio d’anni che semina terrore tra gli studentelli.

Si volta verso di me senza mutare di un pochino la sua espressione. Mi sorpassa senza dire una parola e mi lascia lì, ancora intento a fissare il punto da cui sono spariti i due ragazzi.

No, non può sempre finire così! Non posso farmi piantare in questo modo da nessuno, tanto meno dalla Evans! Non lo accetto! Sono James Potter, porca mandragola!

“Ehi, Evans!”, la chiamo e la raggiungo in un attimo, mentre lei continua a camminare come fa sempre, come se la mia presenza non la interessasse – e ogni tanto ho il timore del fatto che la mia presenza non le interessi davvero, il che è totalmente inaccettabile!

“Non seguirmi, Potter!”, mi dice, mettendosi sulla difensiva.

“Si dia il caso che io stia andando nella Torre di Grifondoro e l’unica strada da percorrere è questa! Non montarti la testa, non ti sto seguendo!”.

“Sei fastidioso come una zanzare a appiccicoso come una zecca!”.

“Grazie dei bellissimi complimenti”.

“Ma figurati. Ogni tanto anch’io mostro un po’ di gentilezza nei tuoi confronti”.

“Sono l’uomo più felice della terra!”.

“Fra un po’ sarai quello con la più bassa probabilità di autosufficienza, se non la smetti di blaterare!” .

Sbuffo innervosito, mentre procediamo a camminare verso la Sala Comune.

I miei occhi sono puntati sui suoi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo che oscilla ad ogni suo passo. Non oso immaginare la faccia che ha in questo momento.

Pochi minuti dopo arriviamo davanti al ritratto della Signora Grassa e, rivelata la parola d’ordine, entriamo in Sala Comune.

La Evans si dirige, senza dire una parola, verso il dormitorio femminile, ma io la fermo prima che possa andare.

“Evans?”, alla mia chiamata, lei si arresta sulla soglia, ma non osa voltarsi a guardarmi, “Posso sapere perché ti sto tanto antipatico?”.

La sento sospirare, ma ancora non ha intensione di voltarsi.

Ha paura di reggere il mio sguardo, molto probabilmente. Non c’è da stupirsi.

Poi qualcosa cambia e la vedo girarsi lentamente verso di me, sul viso un’espressione dura.

“Se non ci arrivi da solo, Potter…”, mi dice con la mascella serrata, “…un giorno verrai da me ed io te lo spiegherò, anche se dubito fortemente che basti una vita per dirtelo”.

Detto questo, sparisce senza che io le possa nemmeno augurare una dolce notte.

***

“Com’è andata la punizione ieri sera?”.

La domanda che Sirius mi rivolge non viene captata bene dalle miei orecchie, “Mh?”, faccio, mandando giù un boccone di bacon.

“Ti ho chiesto com’è andata la punizione ieri sera”, ripete, mentre allunga la mano per prendere una fetta di torta di mele.

“Non male”, rispondo vago.

“Quando iniziano gli allenamenti per la squadra?”.

“Credo che la prossima settimana comincerò con le…”.

“AHIA!”.

Lascio in sospeso la frase a causa del grido di dolore che si erge dalle corde vocali di Sirius.

“Qual è il problema?”, domanda Peter, asciugandosi la faccia con un tovagliolo dopo che, probabilmente, gli sarà schizzato in faccia per lo spavento gran parte del succo di zucca che era intento a bere.

“Remus mi ha schiaffeggiato la mano!”, piagnucola Sirius, tastandosi la parte lesa.

“Così impari!”, esclama Remus, seduto di fronte a Felpato, “La prossima volta che il tuo insaziabile palato decide di addentare la mia fetta di torta di mele, sappi che in fondo al tavolo ce n’è abbastanza e, pertanto, invito il tuo prestigioso fondoschiena ad alzarsi e andarla a prendere!!!”.

“Appunto perché è prestigioso non permetto che il mio fondoschiena si stacchi dalla panca per andare laggiù! Ergo, preferisco rimanere comodamente seduto e prendermi la torta più vicina”.

“Che, guarda caso, è la mia!”.

“Non posso farci niente se il tuo piatto colmo di cibarie rientra nel mio campo visivo ogni volta che siamo a tavola!”.

“Ah, è così? La colpa del tuo essere un ladro risiede nel fatto che io mangio di fronte a te???”.

“Esattamente”.

“Però, se non erro, l’altro giorno a pranzo io ero seduto nella tua stessa fila, alla destra di Peter, e tu mi hai fregato la polpetta!”.

“E’ sempre frutto del caso!”.

“Il caso te lo do io!”.

Dopo che Remus e Sirius hanno scatenato in me e Peter la voglia di prenderci a forchettate in zone impronunciabili, ecco che Lunastorta si alza portando con sé piatto, posate e bicchiere, per andare a sedersi…

“Remus!”, il mio urlo riecheggia per tutto il tavolo dei Grifondoro, che si voltano a guardarmi, “Torna immediatamente qui!”.

Remus mi guarda scioccato, ignaro, forse, del motivo per cui lo sto riportando alla sua originaria postazione. Dopo aver indugiato per alcuni minuti, viene a sedersi accanto a me, “Che volev...aaaahhh!!!”.

Gli tiro il codino e lui tenta in ogni modo di liberasi.

Lo costringo a portare il suo orecchio vicino alla mia bocca in modo che possa parlargli, “Dove stavi per andare a sederti?”, gli domando con voce demoniaca.

“Mollami il codino, mi stai facendo maleee!”.

Sento Sirius sbellicarsi dalle risate. Gode alla vista del povero Remus nelle mie mani. “Allora, piccolo lupacchiotto, vuoi rispondermi?”.

“Scusa, Jamie…stavo andando a sedermi con Lily…”.

“E questo si fa?”.

“No, non si fa…”.

“E lo farai più?”.

“No, non lo farò più…”.

“Bravo lupetto”.

Gli mollo il codino e lui finalmente può tirare un sospiro di sollievo.

Mai, e sottolineo mai, nessuno deve invadere il territorio di James Potter, anche se si tratta dei miei amici.

Scompiglio i capelli a Remus con fare affettuoso, “Scusa, non volevo farti male”.

“Ah! Sirius, mi devi un bel paio di Galeoni!”, la voce esultante di Peter giunge a noi.

“Ma porc…accidenti! Ho perso per la prima volta in tutta la mia vita!”, Sirius si mette le mani ai capelli e poggia i gomiti sul tavolo, disperato.

“E stai pur certo che non sarà l’ultima! Dammi i miei soldi!”.

“Ma poi tu, James…mi meraviglio di te”, Sirius, con aria da cane bastonato, si rivolge a me.

“Ma che c’entro io?”, domando scettico.

“C’entri…tu che dici di essere senza pietà, come hai potuto scusarti con Remus provocando la conseguente perdita della mia scommessa?”.

Ah, ora capisco. Hanno scommesso se io mi sarei o meno scusato con Remus e, a quanto pare, Sirius aveva puntato tutto sulla mia mancanza di pietà nei confronti del tenero Lunastorta. Ma ha perso clamorosamente.

“Bene, dopo questo piccolo sclero mattutino…”, dice Remus, “…è ora di andare a Pozioni”.

“Che Pluffe!!!”.

***

Mi getto a peso morto sulla sedia, come al mio solito, nell’ultimo banco accanto a Sirius.

Stranamente la Evans non è la prima ad aprire la porta dell’aula, ma di sicuro tra un po’ arriverà.

E infatti, le mie predizioni non sono minimamente paragonabili a quelle di Nostradamus: la Evans varca la soglia dell’aula subito seguita da Lumacone – se non fosse un professore l’avrei sistemato per le feste già da parecchi secoli!

“Buongiorno, ragazzi”, ci saluta cordialmente il tricheco, mentre alla mia destra Sirius emette un sonoro sbadiglio.

Ma prima che io gli permetta di cominciare – della serie: sono talmente in gamba da manipolare lo svolgimento scolastico della giornata – una strana domanda mi perfora il cervello.

“Professoreeee!”, esclamo buttando in aria la mano, mentre tutti gli studenti si voltano a guardarmi.

“Dimmi, figliolo”, forse non gli è ben chiaro che io non sono suo figlio, per fortuna divina!

Ma tralasciamo questo insignificante particolare e andiamo a noi.

Dicevo?

“Può dirmi qual è la pozione più difficile da preparare?”.

Il resto della classe rimane così scioccato dalla domanda che ho fatto, che persino Sirius si è voltato a guardarmi, interrompendo l’esecuzione delle sue pittoresche incisioni sul banco.

“Beh, ragazzo mio, non ci sono propriamente pozioni più complicate o meno complicate, ma pozioni che si riescono a preparare facilmente e pozioni di più difficile preparazione. Mi segui?”.

“E che differenza c’è se una pozione è complicata o di difficile preparazione? Io trovo sia la stessa cosa”.

“Se tu sei convinto di non saper cucinare, non ti passa per la testa di rimboccarti le maniche e trafficare con mestoli e pentole, no? Ma se hai davanti un libro di ricette, stai sicuro che qualcosa ti riuscirà bene”.

“Cosa vuol dire?”.

“Vuol dire che nessuna pozione risulta complicata se si ha davanti il libro da cui seguirne la preparazione”.

“Ma...in questo modo, nessuna pozione risulta realmente complicata”.

“Esatto”.

“Bene...”, sussurro compiaciuto tra me e me, sentendo gli occhi della Evans puntati addosso.

“Quest’oggi”, esordisce Lumacorno, “Preparerete la Bevanda della Pace, qualcuno sa cos’è? Signorina Evans?”.

“E’ una pozione che calma l’ansia e placa l’agitazione. Il suo effetto collaterale consiste nel far cadere chi la beve in un sonno profondo e talvolta irreversibile, se si esagera con gli ingredienti”.

“Eccellente. Dieci punti a Grifondoro. Adesso, distribuitevi in gruppi di due e preparate la Pozione”.

Mi volto di scatto verso Sirius, “Fai coppia con me, vero, Felpato?”.

Sirius rimane un attimo perplesso, “Non vuoi stare con la Evans?”.

“A lei riserverò un trattamento speciale”.

“Boh, fa’ come vuoi”.

Iniziamo a preparare questo intruglio seguendo passo passo le istruzioni.

Ogni tanto rimprovero Sirius di aver scordato qualche ingrediente o di averne aggiunto qualcuno in più. Lui non riesce a capire il perché io mi comporti come Remus, ma pensa che sotto ci sia qualcosa.

“Questa Pozione deve risultare impeccabile, Sirius!”, esclamo rivolto al mio amico che è intento a mescolare l’intruglio dentro il calderone, “Non scordare di girare una volta in senso antiorario…”.

E lui fa esattamente ciò che gli dico.

Dopo circa mezz’ora, la maggior parte della classe ha terminato il compito, tralasciando la Evans, Remus e Mocciosus che hanno finito all’incirca una decina di minuti fa, esibendo una Pozione preparata in grande stile.

Però io oggi mi sento fortunato…

“Ottimo lavoro, Potter”, mi elogia Lumacorno, mentre vedo la Evans girarsi rabbiosamente verso di me e fulminandomi con lo sguardo, “Vedo che si è messo a studiare, la sua pozione è quasi impeccabile”.

Mi atteggio con fierezza.

Non te l’aspettavi, eh, Evans?

***

“Come cavolo ci riesci???”, sbotta la Evans rivolta a me, uscendo dall’aula.

“A fare cosa?”, mi passo una mano fra i capelli.

“A riuscire in tutto!”.

“Come riesco a riuscire in tutto?”, ripeto il gioco di parole, mettendo un dito sotto il mento e fingendo di pensare.

Lei si eclissa borbottando qualcosa di incomprensibile – ma molto simile ad un grugnito – senza lasciarmi il tempo di rispondere.

Ovviamente io non mi do per vinto e la inseguo fino a raggiungerla.

“Ti rode che io sia riuscito a preparare la pozione in maniera impeccabile, non è così?”.

“In maniera quasi impeccabile!!!”, esclama, sottolineando con la voce la parola quasi.

Mi è concesso qualcosa di non propriamente perfetto nella vita, no?

“Non importa, ma ho ragione a dire che ti rode”, incalzo.

“Non mi rode affatto!”.

“Ah, no?”.

“No!!!”.

“Sappi che non ho intenzione di prendere il tuo posto nel cuore di Lumacorno, mi basta esserlo in quello della McGranitt!”.

E stavolta va via davvero. Non le do la soddisfazione di seguirla una seconda volta, ho già fatto abbastanza per oggi.

Però una cosa devo dirgliela.

“Ehi, Evans!!!”, le urlo dietro, mentre lei è già all’altra estremità del corridoio e migliaia di studenti si voltano a guardare sia me che lei, “Ricordati quello che mi hai promesso sul treno!”.

Lei rimane una manciata di secondi a fissarmi per poi sparire, mentre un sorriso malandrino si disegna sul mio volto.

To be continued…

Ebbene si, in questa fic Remus ha il codino ^O^ lo rende più adorabile^^

Capitolo un po’ lunghetto, vero?

Beh, spero non vi siate stancati nel leggerlo^^’’

Purtroppo i casini universitari mi impediscono di ringraziarvi singolarmente. Mi dispiace tanto, vedrò di rimediare. Un grazie immenso a: cloe sullivan, gemellina, SiJay, LilyProngs, JPIloveyou, HarryEly, CaciaPecia, potterina_88_, Ginny W.

Un bacione e alla prossima^^

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Capitolo 5
*** Good things come to boys who wait ***


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Capitolo 5

Good things come to boys who wait

“La relazione più lunga che ho avuto è durata un giorno…”.

Seduti fuori all’ombra della nostra inseparabile quercia, il primo sabato mattina – beh, in realtà è mezzogiorno passato, ci siamo alzati tutti tardi tranne Remus – del nostro ultimo anno a Hogwarts, Sirius ci fa un excursus sulla sua vita sentimentale da cinque anni a questa parte.

“Ooohhh”, fa Peter con ammirazione. Per lui una relazione di ventiquattro ore costituisce un traguardo irraggiungibile.

Si ode il rumore di una pagina sfogliata troppo violentemente fino a strapparla. Ovviamente non può che essere Remus, ma Sirius lo ignora bellamente e continua il suo racconto, “…poi l’indomani ne cominciavo un’altra”.

“E fino a quanto è durata questa storia?”, domanda Peter.

“Fino a ieri”.

“Quindi oggi ne hai iniziata un’altra”, deduco.

Yes!”, annuisce vigorosamente, “Con Ann Dale”.

“Cosa???”, esclama Remus, “Ma non è la spilungona del sesto anno di Corvonero?”.

“E tu come fai a conoscerla?”, domanda Sirius in tono sospettoso.

“Io conosco tutti gli studenti di Corvonero. E comunque, non pensavo potessi stare con una ragazza che praticamente ti sovrasta, tu che ostenti la tua virilità!”.

“Mio caro, ingenuo Remuccio…che differenza fa? In orizzontale abbiamo tutti la stessa altezza”.

“Non sei altro che un porco!”.

“E tu non sei altro che un asessuato!”.

“Prova a ripeterlo!”.

“Sono secoli che te lo ripeto, una volta in più non mi cambia la vita”.

“Stupido cane!”, Remus gli tira il libro.

Sirius sta per alzarsi, mantenendo i pungi in aria con fare minaccioso.

“Ragazzi, basta”, intervengo io a placare la situazione, “Non voglio avere a seguito due zombie coperti di lividi. E poi cosa direbbe Poppy se vi vedesse in infermeria già dalla prima settimana di scuola?”.

Ci vuole il mio richiamo per riportare l’ordine.

Che posso farci se sono il capo a cui tutti obbediscono incondizionatamente?

Sirius si alza di scatto e porta il busto indietro per stiracchiarsi in tutta la sua lunghezza, “E’ quasi ora di pranzo e sto morendo di fame!”, annuncia, come se fosse una cosa di fondamentale importanza, “Chi arriva ultimo a tavola è uno Schiopodo!”.

Ci alziamo tutti come se avessimo le molle al didietro e vedo Peter e Remus sfrecciare accanto a me per raggiungere Sirius, intento a correre verso il castello.

Io, però, non li seguo perché qualcosa di estremamente attraente mi immobilizza al suolo.

O meglio, qualcuno

Mi avvicino quatto quatto alla bella Evans che, seduta sul verde pratino, legge un libro – è incredibile come somigli a Remus!

Mi ci siedo a fianco, ma lei sembra non notarmi.

“Bella giornata”, dico, dato che lei non mi degna di uno sguardo, il che è inammissibile!

“Fino a trenta secondi fa, lo era”, mormora, senza staccare gli occhi dal libro.

Io resto muto e qualche tempo dopo il libro si chiude con un tonfo.

Ha capito che io sono decisamente un bell’esemplare da guardare.

Se solo lei mi guardasse…

“Hai visto la splendida figura che ho fatto ieri a Pozioni?”, domando, sorridendo apertamente.

Lei fa uno smorfia, “Come dimenticarla?”.

“E ciò che mi hai detto sul treno? Spero non dimentichi neanche quello”.

Lei si volta – finalmente – e una strana espressione mi suggerisce che non è affatto contenta di tutta questa situazione. Un classico.

“Di che parli?”.

Ma come??? La facevo più sveglia.

“Piccola Evans, ti rinfresco la memoria”, le dita della mia mano scorrono attraverso la mia chioma fluente, “Mi hai detto che…”.

La vedo alzarsi.

Eh, no! Questo non può farlo!

Roteando gli occhi spazientito, mi alzo anch’io, “Sei priva di qualsiasi educazione!”, le dico con rimprovero.

“Proprio tu mi parli di educazione?”, mi volta le spalle e fa per andarsene.

“Evans!”.

“Potter…”, si blocca a guardarmi, “…come faccio a farti entrare in testa che sei così nocivo che a confronto il cianuro è una bevanda salutare???”.

E questa volta se ne va davvero.

E ogni volta è sempre la stessa storia…sono stufo!

Dovrei smetterla di andare da lei, dovrebbe essere il contrario, porco bolide! Da quando sono io che vado dietro alle ragazze e non le ragazze che si scapicollano dietro a me?

No, basta! Questa volta ho davvero chiuso. Non andò mai più dietro alla Evans a meno che non sia lei a venire da me.

Punto e basta.

Fine della storia.

Morale?

Se Silente non va nel suo ufficio, allora sarà l’ufficio ad andare da Silente.

È semplice, no?

Ma poi…che cavolo è il cianuro???

***

“Stasera non ho voglia di stare rintanato in camera, quindi avrei in mente un qualche piano da attuare contro un certo Mocciosus…”.

Sirius sorride in maniera demoniaca mentre porta alla bocca un boccone di pollo.

Remus lo guarda male, “Ma tu in ferie non ci vai mai?”.

“Non fare il moralista…ammettilo che piace anche a te sfatturare su Mocciosus!”.

“Io…”.

“Vedi che ho ragione?”.

“Ma se non ho neanche formulato la frase!”.

“Non era necessario. Il tuo visino parlava per te”.

“Il mio visino è espressione del ribrezzo che nutro nei tuoi confronti!”.

“Non è vero…lo so che, in fondo, mi vuoi bene e che ti piace sfatturare su Mocciosus…”.

“Non mi piace sfatturare su Mocc…ehm, Piton!!!”.

“Te lo si legge proprio qui”, con la mano, Sirius toglie i capelli che coprono la fronte di Remus e, estratta la bacchetta, mormora un incantesimo con il quale fa comparire sulla fronte di Lunastorta la frase Mi piace sfatturare su Mocciosus.

Le risate di Peter arrivano puntuali.

“E tu, Ramoso, sei d’accordo con me?”, mi domanda Sirius, mentre Remus si cancella la scritta dalla fronte.

“Ovvio…”, Sirius mi rivolge un gran sorriso, “…se non fosse che stasera ho una riunione di Capiscuola”.

Il sorriso di Sirius si spegne, “Di sabato???”.

“Sono impegni improrogabili!” interviene Remus, “Cose che tu non puoi capire”.

Già, sono improrogabili…

Quindi devo andarci per forza. Anche perché, per Merlino, io sono James Potter, il più figo Caposcuola di Hogwarts – dovrebbero citarmi in Storia di Hogwarts, a mio avviso – ragion per cui svolgerò il mio dovere con parsimonia e serietà.

E la Evans tanto si stupirà di me che alla fine cederà e vorrà diventare la mia ragazza. Io a quel punto le dirò: Devo pensarci su… E lei mi perseguiterà in eterno fino ad ottenere quello che vuole, senza sapere che in realtà sarò io ad ottenere quello che da anni è stato l’oggetto dei miei desideri!

Muahahah, sono un fenomeno!

***

Da quanto tempo sono rintanato in questo ufficio???

Non ce la faccio più! L’aria è irrespirabile, c’è un caldo asfissiante, la vista di Mocciosus mi dà la nausea e non ho capito una singola parola di quello che si è detto finora.

“Signor Potter, ha qualcosa da aggiungere?”.

La voce della McGranitt…sta parlando con me?

Porca di quella mandragola impestata!

“Ehm…”, biascico. Ma di che cavolo stanno parlando?

“Credo che Potter voglia dire che è d’accordo, professoressa”.

Mi volto.

La Evans ha parlato per me e questo non lo tollero!

A pensarci bene, però, questo è il primo passo per attirarla nella mia ragnatela d’argento!

È una serata intera che la ignoro – e posso assicurarvi che è davvero tanto – ed ecco lei che mi salva da una figura di Troll.

Bene, bene…tutto si sta svolgendo secondo quanto da me stabilito.

“Si, certo. È ovvio che sono d’accordo”, asserisco.

“Perfetto”, conclude la McGranitt, “Vi terrò al corrente dei prossimi aggiornamenti”.

***

“Ehi, Potter”.

La Evans mi raggiunge dopo essermi dileguato da quell’inferno che è l’ufficio della McGranitt.

Io mi giro a guardarla per poi riportare lo sguardo dritto davanti a me e proseguire a camminare, come a volerla ignorare.

Lei si porta al mio fianco, “Non pensavo avresti accordato ciò di cui abbiamo discusso”.

Mi piacerebbe tanto sapere di cosa hanno discusso, “Ho pensato che…è una cosa giusta”.

“Lo è. Finalmente la smetteranno gli studenti di gironzolare indisturbati per le vie del castello!”.

Un momento.

Di cosa sta parlando?

“L’idea di intensificare la sorveglianza notturna è davvero ottima. E tutti potranno dire addio alle scappatelle”.

Cooosaaa???

Era di questo che abbiamo parlato? E io mi sono anche dimostrato d’accordo, ma come ho potuto??? Porco bolide sfracellato al suolo!!!

Non mi permetterò mai più di non ascoltare nulla a queste stupide riunioni.

Cavolo, se lo viene a sapere Sirius mi uccide!

E intanto la Evans continua a camminare accanto a me, sogghignando sotto i baffi.

Perché non lo ammette che mi ha incastrato???

Sono stato così ingenuo…mi prenderei a calci nel…

“Potter”, la Evans mi chiama impedendo che io mi auto-infligga dolorose punizioni, “E’ successo qualcosa? Sei più strano del solito”, mi chiede, senza esserne realmente interessata.

“Mai stato meglio”, mento, ripensando alla cavolata che ho combinato questa sera.

La Evans allunga il passo come se si volesse liberare di me.

E a questo punto il nervosismo aumenta.

“Evans, aspetta un attimo”.

Le si ferma e si gira a guardarmi, “Si?”.

“Ti ricordi sul treno quando…?”.

“Si! Potter, si che mi ricordo…purtroppo!”.

“Ebbene?”.

“Ebbene cosa???”, si sta infuriando, come prevedibile.

“Mi hai detto che se avessi preparato una pozione difficile senza l’aiuto di nessuno, mi avresti dato un bacio. Ed io ho preparato la pozione senza l’aiuto di nessuno!”.

“Ma quella non era difficile, Potter. E, oltretutto, l’hai preparata in maniera quasi impeccabile, non perfetta”.

“Ammetti, però, che non te l’aspettavi”.

“No, infatti...ma questo non cambia le cose”.

“Significa che non avrò il mio bacio?”.

“No, non l’avrai”.

Se ne va, lasciandomi sconfitto per la millesima volta.

Avrei dovuto aspettarmelo.

Avrei dovuto non tirare fuori la storia del bacio eccetera eccetera.

Avrei dovuto ignorarla come mi ero prefissato.

Avrei dovuto fare tante di quelle cose nell’arco di una mezz’ora…ma ormai è inutile piangere sul succo di zucca versato.

Uno sbuffo di rassegnazione esce dalle mie labbra e decido anch’io di andare verso il dormitorio, in cui mi aspetta un comodo letto.

Ma la sua voce richiama di nuovo la mia attenzione.

La guardo. Mi sorride, “Forse un giorno”.

Rimango un attimo scettico di ciò che mi ha appena detto.

Poi, è tutto più chiaro.

Le sorrido di rimando, “Dovessi aspettare tutta l’eternità”.

To be continued…

Bene.

Dato che oggi [oltre a Google, Avril Lavigne, Francesco Totti, Jovanotti e Gwyneth Paltrow] è il mio ventesimo [oh mio Dio, la vecchiaia avanza…!!! O.O] compleanno, ne ho approfittato per postare questo quinto capitolo…non è stato tutto questo granché, ma è comunque un passo avanti per Jamie^^

Passo, adesso, ai ringraziamenti:

potterina_88_: uffaaa! È vero che non ci becchiamo mai! Me triste… ma un giorno accadrà [restando in tema della mia ff XDXD]. Grazie mille, ciò che scrivi nei commenti mi rende veramente felice. Un bacione^^

gypsy_rose90: XDXD la Evans più acida di uno yogurt andato a male…??? XDXDXDXD è troppo divertente! Mi chiedevo se potevi darmi i diritti per inserirla da qualche parte nella fic, è bellissima!!! Sto scherzando, non voglio violare il copyright:P grazie mille, kisses^^

LilyProngs: felice che il codino ti sia piaciuto^^ Remy è così teeeeenero! Grazie infinite per i complimenti. Baciottoli^^

saraligorio1993: per fortuna! Mi ha risollevata il fatto che il capitolo non è stato palloso da leggere XD Grazie, baciuz^^

Ginny W: se la Evans manterrà la promessa? Se non l’avesse mantenuta, non sarebbe esistito Harry Potter XDXD ma se ti chiedi quando accadrà nella fic, ti rispondo che non ne ho la più pallida idea! Adesso penserai che sono una buona a nulla senza speranza che non sa programmare le cose che scrive…sigh! Ok, lasciamo da parte i piagnistei. Grazie grazie^^ Alla prossima!

tindina: ciao! Grazie anche a te per i bei complimenti^^ spero tu non abbia cambiato idea:P Bacini^^

cloe sullivan: immancabile come sempre, noto con piacere! Ebbene si, la Evans deve prepararsi…chi non resiste a James Potter? Ti ringrazio, smakkettoni^^

Lilian Potter: ma quanto sono felice di risentirti!!!

Remus: vedi che c’è qualcuno che mi adora sopra ogni cosa?

Sirius: tzé, non ci credo…

Remus: credici, mio caro. Sai qual è il contatto msn di redRon?

Sirius: no, qual è?

Remus: remuslupin03@hotmail.it

Sirius: e questo che significa?

Remus: che mi adoooora!

Si, è vero…lo adoro^^ Scusa questi due poveri pazzi:P Eccoti il contatto msn, quando ho saputo che era Ron a volerlo non ho esitato XDXD Scherzo, dai. Spero di poterci sentire, allora. Ne sarei felice^^ Baci bacini bacetti^^

Il contatto msn è per tutte quelle persone che vorrebbero dirmi qualsiasi tipo di cavolata^^

Uno special thanks va alla mitica gemellina che mi ha dedicato una fic troppo carina sui Malandrini dal titolo “Il mio migliore amico è un idiota”. Ancora grazie!

Detto questo…tanti auguri a meeee…ok, basta…^^’’

Auguri a tutti quelli nati il 27 settembre^^

Bacioni^___^

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Capitolo 6
*** Opposite roads, common destination ***


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Dedico i capitoli che seguono a potterina_88_, perché non so mai che dire…^^’’

Capitolo 6

Opposite roads, common destination

“Tu hai fatto cosa???”.

Sirius è talmente fuori di sé che quando sbraita mi fa volare i capelli.

Peter ascolta la discussione senza dire una parola e Remus è semplicemente estasiato.

“Cerca di capire, Sirius…”, tento di farlo ragionare, “…non stavo attento”.

“E’ inutile che cerchi di giustificarti, hai commesso un errore madornale! Significa che non potremmo più fare le nostre uscite avventurose…lo dicevo io che ti stai convertendo al rettivismo!!!”.

Rettivismo?”, interviene Remus, “Sta solo dando retta al suo lato coscienzioso”.

“Questa è colpa della Evans!”, esclama Sirius, “E’ lei che ti sta manipolando! L’amore rende scemi!”.

E dopo questa ultima perla di saggezza, Sirius lascia la stanza sbattendo la porta.

“Gli passerà”, dice Remus, aprendosi un libro davanti agli occhi.

***

Il bilancio della mia vita scolastica e non, a detta di Remus, sta progressivamente scendendo sotto lo zero.

Brutta cosa.

Sono ormai due giorni che Sirius non mi parla, ed io mi sento così giù…

Remus dice che non devo preoccuparmi più di tanto, sappiamo com’è fatto Felpato.

Però…mi manca lui, mi mancano le sue litigate con Remus…

Felpato, ritorna da meeee!!!

“Ehi, James. Qualche problema?”.

Una voce mi distoglie dai miei pensieri. Mi volto verso la sua fonte e trovo Frank Paciock che mi guarda preoccupato.

“No…è tutto ok”, rispondo vago, prendendo in mano un foglio con una serie di nomi tagliati.

E perché mi trovo seduto ad un banco nel bel mezzo del campo di Quidditch?

Ma che…?

Ah, già…le selezioni per la squadra…

Porca vacca!

“Frank, non abbiamo ancora trovato un degno sostituto del precedente Battitore?”, domando, come se fossi stato assente per tutto quel tempo.

“Ben arrivato sulla Terra, James”, mi dice ironicamente, “Comunque, no. Non abbiamo trovato nessuno. Fanno tutti schifo”.

Si butta sconsolato sul tavolo ed io faccio lo stesso.

La vita non potrebbe andarmi in modo peggiore…

Ad un tratto, qualcuno fa ombra su di noi e solleviamo lo sguardo.

“Salve”, dice una voce familiare.

Mooolto familiare.

“Ehilà, Sirius!”, saluta allegramente Frank.

Cosa?

Sirius???

Sirius al campo di Quidditch?

Deve esserci un errore.

“Sono qua per il ruolo di Battitore”, dice.

Sgrano gli occhi.

No, non ci posso credere…

E quello che mi fa rabbia è che non mi rivolge neanche uno sguardo!

Con aria molto professionale, mi aggiusto gli occhiali sul naso e prendo il foglio con tutti quei nomi tagliati per aggiungere il suo.

“Facci vedere…quello che sai fare”, dico, sempre mantenendo un tono professionale.

Eppure mi vedrei perfettamente dietro la scrivania di qualche branca del Ministero…a dire la verità, mi vedo bene ovunque!

Sto divagando…

Sirius prende in mano la scopa e la mazza, e con una sorta di acrobazia – non riuscirà mai a imitarmi – si libra in aria, parandosi davanti agli anelli.

“Bene”, grida Frank da quaggiù, “Facci veder come te la cavi a colpire i Bolidi”.

Frank incanta un paio di Bolidi e li direziona verso Sirius.

Lui comincia a colpirli, allontanandoli in diverse direzioni e…

Cavolo, devo dire che non se la cava niente male.

Frank si volta verso di me con un sorriso enorme stampato in faccia.

Io sbadiglio.

Vedo Frank avvicinarsi a me, “Posso sapere che accidenti ti prende, James???”, sbatte i palmi sul tavolo e quasi fa cadere tutto a terra, compreso me.

“Niente…”, rispondo, tenendomi al tavolo prima che cada all’indietro.

“E’ successo qualcosa con Sirius?”.

“Ma no…”.

Alza un sopracciglio.

“Ok, si. Ma nulla di che”.

“Ehi!”.

Frank si gira al richiamo di Sirius.

“Cos’altro devo fare?”, domanda Felpato come se avesse già fatto quanto necessario.

“Vi prego, fatelo smettere”, ci implora il nostro Portiere, che stava per ricevere un Bolide dritto in faccia, ma che poi ha attraversato l’anello centrale per poi ritornare indietro e attraversare quello laterale.

Se devo essere sincero, Sirius è davvero bravo a Quidditch. Mi domando come mai non ci abbia pensato prima ad entrare in squadra.

“Sei in squadra!”, esclama Frank entusiasta.

E perché io non lo sono?

***

“Dimmi, Remus…dimmi dove ho sbagliato!”.

Faccio avanti e indietro per tutto il perimetro della Sala Comune, agitando nervosamente le mani e facendo girare la testa a Peter.

“Tu non hai affatto sbagliato”, dice tranquillamente Remus, “Anzi, direi che non hai mai fatto una cosa tanto giusta in vita tua”.

“Ma Sirius è arrabbiato con me, l’ho fatto arrabbiare! E non ho mai fatto una cosa tanto sbagliata in vita mia…”.

Mi getto sul divano, poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendomi la testa con le mani.

“Ma è vero che è il nuovo Battitore della squadra?”, chiede Peter.

“Si”, rispondo, “E vorrei tanto essere felice per lui, ma…non ci riesco”.

Cala il silenzio.

In effetti lui non doveva prendersela in quel modo…capisco di aver compromesso la nostra vita di scorribande, ma mi sembra esagerato da parte sua…

Poi sento la mano di Remus posarsi sulla mia spalla.

“Remus…”, lo chiamo, “…fra qualche giorno è luna piena…”.

“Lo so”, risponde calmo, “Avresti dovuto vedermi come divoravo senza ritegno montagne di bistecche al sangue!”, ironizza.

Mi scappa un risolino involontario, e vorrei che Sirius fosse qui a dirne una delle sue.

“Se magari gli parlassi…”, mi dice Lunastorta, come se mi avesse letto nel pensiero.

“Vorrei, ma…io in fondo non ho fatto nulla di male, è lui che ha reagito bruscamente, no? E poi vedrai che si farà vivo, con la storia della tua trasformazione…lo farà, no? Tu non c’entri niente, quindi sono sicuro che…”.

Mi blocco, rendendomi conto che ciò che sto dicendo è incongruente, anche se penso che Peter e Remus hanno capito.

La luna piena è giovedì…e non ho mai desiderato tanto che arrivasse.

***

“Che significa non sarò disponibile???”.

La Evans mi segue tutta infuriata per il corridoio, mentre cerco di spiegarle che il mio improrogabile impegno di giovedì sera – che sarebbe la ronda – verrà declinato a causa di un impegno ancora più improrogabile che, per ovvie ragioni, non posso rivelare.

“Evans”, la chiamo, continuando a camminare, “Non sei la Strega più brillante del nostro anno? Non vedo cosa ci sia di difficile in questa frase…”.

“Il difficile sei tu! Sei Caposcuola, devi mantenere gli impegni che ne derivano!”.

“Spiacente, non posso farlo”.

“Ma con quale faccia tosta mi vieni a dire queste cose???”.

Ok, facciamo il punto della situazione.

Se fino a cinque secondi fa io camminavo a passo svelto e la Evans mi seguiva alla stessa andatura, adesso siamo immobili in mezzo al corridoio, parliamo a voce alta, ci fulminiamo con lo sguardo e diciamo che metà degli studenti si stanno godendo lo spettacolo.

“Ti ho detto…”, ricomincio alzando di molto la voce, “…che non posso fare la ronda. Punto e basta!”.

“Non osare mettere la parola fine a questa discussione, Potter. Con me non attacca!”.

“E cosa me ne può fregare? Non devo rispondere a te del mio operato”.

“Purtroppo no! Ma lascia che ti dica che ti farebbe bene crescere, Potter. Smettila di fare il bambino e assumiti le tue responsabilità!!!”.

“E’ QUESTO IL PUNTO!!!”.

Dopo essermi reso conto di aver fatto uscire dalla gola un urlo che ha quasi perforato le pareti, rilasso le spalle e respiro profondamente. Credo di essere fuori di me.

La Evans mi guarda boccheggiando, incapace di dire una parola.

“Evans…”, la mia voce si è ridotta di molto, “…non devi mai mettere in dubbio il mio senso di responsabilità senza essere al corrente di nulla!!!”.

L’espressione scioccata di lei si trasforma nell’espressione furiosa di prima, “Mettimi al corrente, allora!”.

Ed io penso di aver parlato un po’ troppo, “Non posso farlo”, dico in un sussurro in modo che solo lei mi senta.

“Bene”, dice tra i denti, “Sono convinta che Silente era ubriaco quando ti ha nominato Caposcuola!”.

“Che succede qui?”.

Tutti gli studenti si girano cercando la fonte di quella voce, mentre vedo la Evans sbiancare.

Wow, che spettacolo impareggiabile!

“Professor Silente!”, esclamo con un sorriso che va da un orecchio all’altro.

“Buongiorno, signor Potter, signorina Evans”, fa un cenno con la testa, “Potrei sapere cosa ha suscitato tutto…questo?”, indica la marea di studenti che ci circonda e che, onestamente, non avevo notato.

Cioè, non pensavo fossero così tanti!

Se l’avessi saputo, avrei passato la mano fra i capelli più spesso!

Pazienza, sarà per un’altra volta.

“Potreste venire, tutti e due, nel mio ufficio?”, ci chiede Silente.

“Certo!”, dico euforico, seguendo Silente.

La Evans cammina dietro di me e scommetto tutto il mio patrimonio che ha la testa china a terra, mortificata, e soprattutto ce l’ha a morte con me.

Si chiederà anche come mai io sia così contento di questo richiamo da parte del Preside. Beh, io sono stato richiamato da lui talmente tante volte che ormai mi vien quasi da ridere. E poi ogni volta mi offre un sacco di dolci!

Arrivati davanti alla porta del suo ufficio, Silente ci fa cenno con la mano di entrare e di accomodarci su uno di quei troni che lui si ostina a chiamare modeste seggiole.

“Allora”, esordisce, guardandoci da sopra gli occhialini a mezzaluna, “Posso sapere perché avete creato tanto trambusto?”.

“Signore”, dice la Evans, “Sono dispiaciuta per quanto accaduto e prometto che non si ripeterà più”.

Non riesco a reprimere una risatina vedendo Silente alzare un sopracciglio.

La Evans mi manda un’occhiataccia, poi prosegue, “Il fatto, signore, è che il qui presente Potter pensa bene di declinare i suoi impegni di Caposcuola per qualcosa che, a detta sua, è molto più importante”.

“E’ così, James?”.

“Certo che è così!”, esclamo, rivolgendogli un’occhiata significativa.

“Ragazzi miei, sapete bene che ogni singola cosa che faccio ha un suo scopo”, annuiamo, “Quindi, sappiamo tutti che ho nominato lei, signorina Evans, come Caposcuola per il fatto di essere una Strega veramente in gamba. E in quanto alla nomina di James Potter, anche per quella ci sono valide ragioni…e non credo proprio di aver fatto uso di alcolici quando ho deciso ciò”, guarda la Evans, che abbassa lo sguardo, ed io rido sotto i baffi, “So meglio di voi che significa avere un tale peso sulle spalle. I compiti a voi assegnati sono impegnativi e come tali vanno eseguiti con autorevolezza”, la Evans annuisce pensando di avere la vittoria in pungo, “Tuttavia…”, il suo viso adesso s’incupisce, “…è lecito per ognuno avere propri impegni personali che, a volte, contrastano con quelli che è nostro lavoro svolgere. Ragion per cui, concedo a James la possibilità di saltare la ronda…”, sorrido apertamente, mentre la Evans mi guarda arcigna, “…a patto che, però, la recuperi la settimana prossima”.

Oh…

Beh, poteva andare peggio.

Silente ci fa cenno di alzarci dalle sedie e ci dirigiamo verso la porta.

Poi ci blocca sulla soglia, rivolgendoci la parola, “Ragazzi, gradireste qualche zampa di Cioccorana?”.

***

“Calmati, James…”.

“No, Peter. Non posso!”.

Io e Peter siamo appena fuori il passaggio nel Platano Picchiatore, tenuto immobile da Codaliscia.

Il nervosismo in me ha superato i limiti dell’umana immaginazione.

Remus è nella Stamberga Strillante a sopportare chissà quale pene dell’inferno, mentre io sono qua fuori ad aspettare Sirius che, di certo, non verrà.

Sono ore che mi agito invano, guardando in ogni direzione nella speranza che spunti Felpato.

“James”, mi chiama Peter, “Credo sia lui”.

Mi indica col dito un punto del parco di Hogwarts e, in effetti, vedo avvicinarsi qualcuno.

È Sirius.

Senza rivolgermi lo sguardo, si avvicina al Platano prendendo le sembianze di cane. Sta per entrare attraverso il passaggio, ma io, trasformato in cervo, gli blocco la via e lui è costretto a fermarsi. Ringhia ferocemente come se volesse attaccarmi e togliermi di mezzo per farlo passare.

Peter prende le sembianze di topo e sgattaiola verso la Stamberga Strillante, lasciando me e Sirius l’uno di fronte all’altro, come se avesse intuito che qualcosa sta per accadere.

Sirius ringhia ancora fino a quando ritorna umano, “Lasciami passare!!!”.

Alzo lo sguardo e vedo i rami del Platano Picchiatore che stanno per liberarsi dall’incantesimo immobilizzante di Peter. Dobbiamo allontanarci prima che il Platano ci faccia fuori.

Mi allontano dal buco, temendo che Sirius possa esserci entrato, ma con mia grande sorpresa mi segue, mentre io mi dirigo il più lontano possibile dal Platano.

“Dove cavolo stai andando, James?”, mi domanda scortese, mentre io riprendo le mie normali sembianze.

“Ho bisogno di scambiare quattro chiacchiere con te”, gli rispondo.

Adesso??? Per tua informazione, Remus è lì dentro che si sta trasformando! Lascia da parte te stesso per una volta!”.

“E’ proprio perché sto lasciando da parte me stesso che mi trovo qui, adesso, con te”.

“Non abbiamo niente da dirci”.

“Invece si! Non è stato giusto da parte tua non farti vedere per giorni interi solo perché io ho commesso un piccolo errore – pardon – un errore madornale in quella stupida riunione! Ho capito di aver comunque sbagliato, ma è una cosa insignificante, in fondo. Hai davvero esagerato, Sirius”.

“Tu non hai capito un bel niente!!!”, sbotta infuriato, “Non è per quella stramaledetta riunione di Capiscuola che ce l’ho con te! Apri gli occhi, dannazione! O forse, sei così preso da te che non ti accorgi minimamente di quello che accade ai tuoi – com’è che li chiami? – amici!”.

“Stai dicendo un mucchio di stronzate!!!”.

“Ah, ma davvero?”, fa una piccola pausa per prendere fiato, “Non ti sei reso conto che, giorno dopo giorno, ci allontaniamo l’uno dall’altro? E tutto da quando hai scoperto di amare la Evans…”.

“Cosa stai…?”, mi blocco, non credo alle mie orecchie, “Mi stai forse dicendo che dovrei scegliere tra te e la Evans? E’ QUESTO CIO’ CHE MI STAI DICENDO DI FARE???”.

“No, ma…”.

“Sirius, come puoi dire una cosa del genere?”.

Ci guardiamo fisso negli occhi per qualche secondo.

Poi lui distoglie lo sguardo, ma io sono ancora in attesa di una risposta che non credo arriverà. Ciò che ha detto mi ha profondamente ferito.

I giorni in cui scherzavamo insieme, giocavamo, abitavamo sotto lo stesso tetto…tutto mi sembra lontano anni luce.

Deduco che questo silenzio durerà in eterno.

Mi volto verso il Platano Picchiatore – e sono sicuro che anche lui si sta voltando verso il castello – e corro da Remus.

Per la prima volta nella nostra vita abbiamo preso strade opposte che conducono a quella che, probabilmente, è la meta comune: la fine della nostra amicizia.

To be continued…

Vi prego, non uccidetemi! Lo so che è stato cattivo da parte mia farli litigare, ma vi assicuro che questa situazione durerà meno di quanto pensiate! E poi, credo che almeno una volta nella loro vita Sirius e James hanno avuto qualche discussione, no? In fondo sono i litigi a dimostrare quanto due persone si vogliono bene^^

Scusate se non passo a ringraziare tutti singolarmente, purtroppo ho una gran fretta…I’m so sorry^^’

gemellina, LilyProngs, Ginny W, HarryEly, Pioggia, potterina_88_, Ginny Lily Potter, tindina, cloe sullivan, Lilian Potter: Vi ringrazio dei commenti e anche degli auguri [poco ci mancava che tutto EFP sapesse del mio compleanno XDXDXD]. Spero vogliate perdonarmi e non vogliate uccidermi [anche se forse queste speranze sono vane :P]. Grazie ancora! Kisses^^

Beh, che altro dire?

Al prossimo capitolo. Baci^__^

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Capitolo 7
*** He's not my friend...he's my brother ***


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Capitolo 7

He’s not my friend…he’s my brother

All’indomani dal litigio tra me e Sirius, questo già costituisce motivo di pettegolezzi tra gli studenti.

Si chiedono come mai i più affascinanti ragazzi della scuola non camminino più fianco a fianco.

Ed io mi chiedo come mai siamo stati così stupidi da esserci allontanati in questo modo.

Voglio dire…sono secoli che ci conosciamo, ma non abbiamo mai litigato una volta. Beh, prima o poi doveva accadere…ma non immaginavo fosse così doloroso.

Durante l’ora di Pozioni, non sono seduto con lui all’ultimo banco, o meglio, lui non è seduto con me all’ultimo banco. Se n’è andato al primo. Da solo. Perché Remus sta in infermeria a causa del suo piccolo problema peloso.

Ma dai…non l’hai mai fatto! Vorrebbe essere una qualche ripicca nei miei confronti?

Boh, vallo a capire…

“Signor Potter, vuole dirlo lei?”.

Ok, niente panico…

Cos’è che dovrei dire a quella sottospecie di tricheco?

Mi sento osservato…

“Ehm…beh…”, biascico, cercando qualcosa da dire, ma non mi viene in mente nulla.

Porca paletta!!!

Perché mi distraggo??? Ogni volta finisco sempre col fare figure di cacca di Drago!

“Visto che il signor Potter è stato così gentile da fornirci della sua esauriente risposta, lo inviterei a venirsi a sedere qui, al primo banco”.

Indica un banco alla sua destra…

Non sarà che…?

Oh, cavolo!

“Coraggio, si alzi”, mi incita.

Ingoio il vuoto e mi alzo con evidente riluttanza.

Non riesco a crede che sto per andarmi a sedere con Mocciosus!!!

E non oso guardare in faccia il resto della classe…so benissimo che stanno ridendo di me! Io, il mitico e immane James Potter, sono oggetto di ilarità!

Convengo, con mio grande rammarico, che il mondo sta cominciando a girare al contrario.

Impiego una marea di minuti per sedermi. Voglio accertarmi che non ci sia dell’unto sulla sedia…che schifo!

Mi volto impercettibilmente verso il banco accanto al mio, dove la Evans mi sta guardando con un’espressione omicida.

Inutile…tanto non ho nessuna intenzione di prendermela con unto-man…non ho la giusta dose di spirito burlesco…

E adesso perché il volto di Sirius non si cancella dalla mia mente?

La verità è che senza di lui non riesco a fare nulla di malandrinesco. Oggi la presenza dei Malandrini è poco notata, è poco sentita. Per la gioia di tutto lo staff di Hogwarts, compresa la Evans. Dato che io e Sirius non ci parliamo più, il nostro seminare casino è momentaneamente sospeso.

Momentaneamente

Spero sia davvero così.

***

Vorrei che Sirius mi dicesse: Ehi, Ramoso! Mi meraviglio che tu non sia stato sommerso da una marea di unto letale!…ma è inutile immaginare cose che non accadranno mai.

Per esempio, io immagino di stare con la Evans, ma so che non accadrà mai.

Cioè, un giorno so che accadrà, ma non adesso.

Quindi non è inutile immaginarmi di stare con la Evans…mentre vedere Sirius che si avvicina a me e mi sorride, beh, quello lo è.

“Potter”.

Uh, la voce più melodiosa del mondo chiama il mio nome.

Sorridendo malandrinamente, mi fermo in mezzo al corridoio e mi volto verso la Evans che sta avanzando verso di me fluttuando per l’aria…

No, ehm…diciamo che sta avanzando verso di me pestando pesantemente i piedi al suolo. Sarà incavolata?

“Si?”.

Arriva di fronte a me, il cipiglio severo stile McGranitt incancellabile dal suo viso, “Abbiamo una cosa da fare…insieme”.

La parola insieme pronunciata da lei ha tutto un altro effetto.

Già mi sento sollevato lassù nel cieeeel…

“Oh, Evans, mi cogli impreparato”, le dico, sorridendo furbescamente.

“Il fatto che devo lavorare con te mi dà il voltastomaco, te l’ho mai detto?”.

Con un tonfo sonoro, precipito a terra sfracellandomi miseramente al suolo e dicendo addio alle soffici nuvole candide che mi ospitavano fino a qualche secondo fa.

Beh, si…me l’ha ripetuto fino allo sfinimento che lavorare con me le fa schifo…però dovrebbe avere un minimo di sensibilità…

“Cosa dobbiamo fare?”, domando, riacquistando padronanza di me.

“Una cosa per il professor Lumacorno”.

Per Lumacone??? Ma dico, stiamo scherzando???

Io che faccio qualcosa per Lumacone…no, non esiste proprio! Ed è perfettamente inutile che a chiedermelo sia la ragazza che venero! Io non ci casco, non farò mai una…

“D’accordo”.

Ho ceduto…come faccio a dire di no di fronte a quegli occhi verdi, quei capelli rossi, quel visino tanto carino, quelle…

Ok, basta! Ho bisogno di un bicchiere d’acqua ghiacciata…

“Potter, qualche problema?”, mi chiede la Evans.

“No, tutto ok…”.

Non è che mi ha sorpreso mentre la squadravo da capo a piedi???

Oh Merlino, spero di no!

Se fosse così, a quest’ora mi sarei ritrovato all’altro mondo, quindi deduco che non si è accorta di nulla.

“Allora, questo pomeriggio sei libero?”.

Mi chiede se sono libero?

Mi chiede se sono libero???

Ma per lei sono super libero! Declino ogni mio impegno, anche se credo che non ce ne siano, e andrò con la Evans…

Perché suona tanto di appuntamento?

James, non montarti la testa…altrimenti si arrabbierà e addio incontro!

“Sono libero, Evans. Libero come l’aria”.

Lei rotea gli occhi, infastidita dalla mia risposta, “Bene. Vediamoci in Sala Comune”.

In Sala Comune???

Poteva anche scegliere un posto più appartato, nell’eventualità che accada qualcosa di…

Ma che cavolo dovrà mai accadere???

Stupido che non sono altro!

Non mi dà neanche il tempo di rispondere che già si è dileguata, lasciandomi con i miei pensieri.

Beh, tutto sommato, non vedo l’ora che arrivi questo pomeriggio!

***

“Che ore sono?”.

“Le tre”.

“Che Pluffe…”.

Con il gomito poggiato sul bracciolo del divano e la testa sulla mano come se stesse per cadere, me ne sto stravaccato a fissare un punto indefinito della Sala Comune, chiedendo, di tanto in tanto, l’ora a Peter.

“Che ore sono?”.

“Le tre e tre minuti”.

“Che Pluffe…”.

Sbuffo pesantemente.

“Che ore sono?”.

“Le tre e quattro minuti e ventiquattro secondi. E mi hai già rotto!”.

Peter si altera ed io scelgo una posizione più comoda da adottare sul divano.

Infine, decido di sdraiarmici sopra e chiudo gli occhi.

“Peter, ma secondo te…a che ora inizia il pomeriggio?”, domando.

“Non saprei…”, risponde, “Dopo mezzogiorno, credo. In tal caso si chiamerebbe primo pomeriggio…ma poi, che razza di domanda è???”.

“Niente, lascia stare”.

Poi, ad un tratto…non sento più nulla…

Dopo cinque minuti, qualcuno mi scuote la spalla ed io protesto rigirandomi dall’altro lato.

Ma il tizio non demorde.

“Potter, svegliati”.

Riconosco questa splendida voce…

Sicuramente sto sognando.

“Potter!”, mi chiama di nuovo la voce, ma questa volta con più determinazione.

Io non oso muovere un muscolo.

Noto che la voce smette di chiamarmi e la mano di scuotermi la spalla.

Che sta succedendo…?

Mi metto a pancia in su e mi sento arrivare qualcosa di freddo e bagnato in faccia.

Mi alzo di scatto, mettendomi a mezzobusto, e mi tasto il viso.

“Ma che caz…???”.

Non faccio in tempo a finire la frase, che vedo la Evans davanti a me che mi osserva con le mani sui fianchi e il piede che sbatte a terra.

“Salve, Evans”, dico, sorridendole come se nulla fosse.

“Ben svegliato, Potter”.

Dopo essermi asciugato la faccia – e dedotto che questa situazione è del tutto surreale – mi siedo compostamente sul divano ed una domanda mi sorge spontanea, “Che…che ore sono?”.

“Le cinque passate!”.

Cosa???

Ma fino a poco fa io ero qui a parlare con Peter! Com’è possibile?

Beh, poco importa…adesso mi aspetta un pomeriggio con la Evans!

Vi ho mai detto quanto adoro la Sala Comune quando è totalmente vuota?

“Lumacorno mi ha chiesto di intabellare il suo programma didattico”, mi spiega la Evans, mentre prende posto al tavolo accanto la finestra.

Io mi siedo di fronte a lei, “Ed io che c’entro?”.

“Beh…”, fa una piccola pausa, “Tu non c’entri niente, ma…”.

Ok, qui c’è qualcosa di strano.

Non ho mai visto la Evans stare a pensare sulle parole da dire.

“Ma?”, la incito a proseguire.

“Il fatto è che avrei dovuto fare questo compito con lui, nel suo ufficio…sai quanto mi adora…non mi andava di stare sola con lui…”.

Spalanco leggermente gli occhi, scioccato di quello che mi sta dicendo la Evans.

Cavolo, Lumacone mi è stato sempre sulle Pluffe!!! Quanto vorrei andare da lui e spaccargli in quattro la faccia!!!

Stringo a pugno la mano poggiata sul tavolo.

“Quindi…”, prosegue la Evans, dopo aver notato la mia mano stretta a pugno, “…ho pensato di chiederti di aiutarmi”.

“Non c’è alcun problema”, le dico serio, “Ma lui ha…fatto qualc…”.

“No, no!”,mi interrompe, “Assolutamente nulla! Semplicemente, non volevo stare sola con lui nel suo ufficio. Mi sarei sentita a disagio”.

“Beh, in ogni caso, sappi che quan…se hai bisogno di me puoi farmi un fischio”.

Lei mi sorride.

Mi sta sorridendo, non ci credo!!!

Che carina…

“Grazie, Potter, ma so difendermi benissimo anche da sola”.

Su questo non ho alcun dubbio. Ecco perché ho usato il se nella frase.

Lei esce tutto il materiale dalla borsa – è davvero tanto – mentre io mi interrogo sul perché di tutto questo.

Le domande che mi formulo sono principalmente tre.

Domanda numero uno: perché ha chiesto proprio a me di aiutarla a fare lo schema didattico per Lumacone?

Domanda numero due: perché non l’ha chiesto a Remus come fa sempre? Capisco che lui non può ricevere nessuno per via del suo problemuccio, però…

Domanda numero tre: perché quando lo chiede a Remus io mi sento invadere da tremenda gelosia e mi domando il perché non lo abbia chiesto a me?

Ma lasciamo perdere queste torture mentali e andiamo al nostro lavoro.

“Ok, Potter”, la Evans mi richiama all’attenzione, “Qui ci sono i programmi di ogni anno. Dobbiamo fare una sorta di scaletta, indicando l’anno…”.

“Lascia fare a me”.

In un batter d’occhio, acchiappo tutto il materiale e comincio a lavorare sotto lo sguardo scioccato della Evans.

Deve ammettere che ogni giorno la stupisco sempre di più.

Dopo circa quindici minuti di lavoro, metto il mio sublime schema – il più completo che si sia mai avuto; contiene infatti: Professore, Materia, Anno di Corso, Argomento, Difficoltà, Valutazione Prove Scritte (in media), Valutazione Prove Orali (in media), Valutazione Prove Pratiche (in media) – di fronte al naso della Evans, che continua ad esibire un’espressione sconvolta.

Lo prende tra le mani e lo esamina.

“Potter…”, esordisce, “…hai fatto un lavoro…”.

“…splendido, lo so”.

Non esiste niente che io non sappia fare, tutti lo sanno.

E quando io faccio una cosa, la faccio anche bene. Il fatto che non abbia tutti Eccezionale significa che io non mi applichi. Se mi fossi applicato sul serio sin dall’inizio, a quest’ora avrei già conseguito il Diploma e sarei stato inserito nella storia come il ragazzo più intelligente dell’universo.

Ma siccome anch’io ho un briciolo di modestia, preferisco lasciare le cose come stanno.

La Evans rimane semplicemente incantata di fronte alla mia opera.

“Adesso dobbiamo riempire gli spazi Professore, Materia, Anno di Corso e Argomento. Gli altri deduco che spettino al professore”.

“Esatto”.

Lei comincia a scribacchiare qualcosa sullo schema ed io mi giro verso la finestra.

Vedo qualcuno volare su di una scopa…

Improvvisamene, il buon umore acquistato svanisce così velocemente che quasi mi fa male. È Sirius quello che vola sulla scopa.

Stavo quasi per dimenticare ciò che ci è successo…ed istantaneamente ripenso alle parole taglienti come lame che mi ha rivolto.

Il mondo mi è di nuovo crollato addosso.

“Adesso dobbiamo…Potter, c’è qualcosa che non va?”.

Credo che la Evans mi abbia rivolto una domanda, non sono riuscita a sentirla.

Mi giro verso di lei, “I-io…”, biascico, alzandomi da tavola, “Devo andare, Evans…mi dispiace…”.

“Aspetta…”.

Non le do neanche il tempo di continuare che già mi ritrovo fuori dal buco del Ritratto a correre come non mai.

Sono già fuori, ma ancora corro come un disperato.

Devo raggiungerlo…

Estraggo la bacchetta, “Accio Nimbus!”, esclamo, e dopo cinque minuti la mia Nimbus 1001 arriva da me.

Mentre è ancora in corsa, le afferro il manico e con uno slancio mi ci fiondo sopra, per poi volare in direzione di Sirius.

Sto volando alla velocità della luce e porto lo sguardo ovunque in attesa di vedermelo spuntare da qualche parte.

Poi, lo vedo.

Accelero ancora di più, mentre provo a chiamarlo, “SIRIUS!!!”.

Non pare mi abbia sentito.

Adesso sono invaso da un profondo senso di disperazione. Si è sempre voltato quando chiamavo il suo nome.

“SIRIUS!!!”, riprovo.

Si accorge di me, stavolta, ma continua a volare costringendomi ad inseguirlo.

Sa bene di non potermi sfuggire.

Ma lui non demorde. Beh, in fondo è Sirius.

“SIRIUS, TI PREGO, FERMATI!!!”, mi ritrovo ad implorarlo, sperando mi dia ascolto, “SIRIUS!!!”.

Con mio grande sollievo, vedo che comincia a rallentare fino a fermarsi del tutto. Mi appresto a raggiungerlo.

“Che vuoi ancora?”, mi domanda brusco.

Parlare! Voglio parlare!”.

“Non abbiamo già parlato abbastanza?”.

Seguono istanti di silenzio, riempiti dal fruscio delle foglie degli alberi provocato dal vento.

Le parole mi si fermano in gola, non riesco a parlare.

Vorrei dirgli che mi dispiace di tutto, che vorrei ritornasse tutto come prima, vorrei essere di nuovo suo amico, suo fratello…

“Vedo che hai molto da dirmi!”, ironizza con disprezzo, “Non è per caso della Evans che vuoi parlarmi??? Ormai i tuoi discorsi vertono su lei!”.

“Tu non sai quello che dici!!!”, sbotto irato, “Sappi che ho lasciato sbattere la Evans per venire da te! Ti ho visto volare dalla finestra della Sala Comune e sono corso qui!”.

“Wow, mi sento quasi importante! E perché avresti anteposto me alla tua Evans?”.

“Perché…”, rimango zitto per un attimo, come se mi avessero privato della voce. Poi proseguo, “Perché lei rappresenta l’incertezza, Sirius! L’unica certezza, per me, sei tu…”.

Lui non rimane indifferente di fronte alle parole da me proferite.

La sua reazione, però, è ben diversa da quella che mi aspettavo.

Mi volta le spalle.

“Allora…è finito tutto?”, la mia voce è spezzata.

Lui non osa voltarsi a guardarmi ed io non posso far altro che tornare indietro, dandomi da solo la risposta.

***

Seduto sulla terrazza della Torre di Astronomia, mentre il sole irradia la Terra con gli ultimi raggi del giorno, mi sento invadere da una tristezza infinita.

Mi stringo le ginocchia al petto come un bambino e sento calde lacrime solcarmi il viso.

Non riesco a credere che la nostra amicizia sia finita in questo modo…e se ci penso è cominciato tutto per una cosa talmente stupida che non varrebbe neanche la pena di essere ricordata.

Qualche tempo dopo, sento che qualcuno poggia le spalle contro le mie.

“Ehi, amico”, dice la voce di Sirius.

La parola amico pronunciata da lui mi fa sussultare.

Mi asciugo alla svelta le lacrime, “Ciao”, mormoro con voce spezzata.

“Che fai, piangi?”, ride.

“Non fare lo scemo, certo che no!”, ma sa benissimo che sto mentendo.

“Mi dispiace”, dice lui, dopo qualche minuto di silenzio.

“Dispiace di più a me”.

Rimaniamo schiena contro schiena per non so quanti minuti.

Non abbiamo bisogno di altre parole da dirci.

Il sole è quasi scomparso, lasciando che alcune stelle si rendano visibili.

Sirius porta indietro la testa e la poggia sulla mia spalla.

Inizia a fischiettare. Sorrido inconsciamente e chiudo gli occhi, in ascolto.

“Sirius?”, lo chiamo, interrompendo il suo fischiettare.

“Si?”.

“Tornerai...a stare da me come la scorsa estate?”.

Il silenzio precede la sua risposta, “Ti manco, eh?”, ironizza.

Io sorrido e annuisco, “Mi hai scoperto”.

Mi accorgo che lui stacca la schiena dalla mia e si alza di scatto, parandosi davanti a me e porgendomi la mano. Io la afferro e con uno slancio del braccio mi tira su.

“Ho una fame da cani”, mi dice, sempre sorridendo, “Pensi che Peter ci abbia messo qualcosa da parte? E poi vorrei andare da Remus in infermeria, è tanto che non lo vedo in versione umana”.

Gli rivolgo un gran sorriso e insieme ci incamminiamo verso la Sala Comune.

“Ah, James?”, si ferma a guardarmi.

“Dimmi”.

“Ti prometto che un giorno verrò di nuovo a stare da te, amico”.

Ci guardiamo un attimo in giro per constatare che non ci sia nessuno – orgoglio maschile, sapete com’è… – e ci abbracciamo come mai abbiamo fatto prima d'ora.

To be continued…

Ve l’avevo detto che sarebbe tornato tutto come prima il più presto possibile! Anch’io odio quando litigano, ma penso che ci voleva. Lasciamo perdere le cose tristi, adesso hanno fatto pace [per non dire che si sono rimessi assieme XDXDXD].

So che mi avete odiato per questa cosa del litigio tra i due, ma spero di essermi fatta perdonare^^

Un’altra cosa…ho reso Lumacorno un po’ pedofilo? Sappiate con non era mia intenzione, poverino! XD

Ringrazio: XXXBEAXXX, Ginny Lily Potter, gemellina, LilyProngs, potterina_88_, HarryEly e cloe sullivan. Grazie mille per i vostri commenti^^

Al prossimo capitolo!

Baciottoli^^

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Capitolo 8
*** Evans, you're in punishment! ***


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Capitolo 8

Evans, you’re in punishment!

Quei due giorni in cui io e Sirius non ci siamo nemmeno rivolti lo sguardo sono stati i più tragici di tutta la mia esistenza.

Fortuna che, adesso, siamo più amici di prima – o più fratelli di prima – ed è praticamente impossibile camminare separati. Siamo siamesi.

Sirius non ha nulla in contrario se continuo il mio piano di conquista della Evans, anche se dice che sono un povero fallito perché lei non cadrà mai ai miei piedi…è troppo ostinata, troppo Lily Evans.

Ma io ci riuscirò!

I miei pensieri vengono interrotti da un leggero tossire.

“Cavolo…Sirius, potresti smettere, per favore???”, domanda Remus, tossendo di tanto in tanto.

“Di fare che, se mi è concesso saperlo?”, fa Sirius con aria innocente.

“Di fumare! Non lo sopporto!”.

“Siamo all’aria aperta”, indica il paesaggio che ci circonda, “Nessuno mi vieta di fumare”.

“Potrei vietartelo io facendoti ingoiare quella sigaretta accesa!!!”.

“Uh, che paura!”.

Sirius butta il fumo in faccia a Remus e, non contento, gli offre anche una sigaretta.

Inutile dire che Lunastorta ha categoricamente rifiutato.

Poi la offre a me ed io accetto, tanto non ho altro da fare.

“Anche tu, James???”, sbotta Remus.

“Lo faccio per passatempo”.

Passatempo? Il passatempo è la lettura di un libro che è utile, espande la tua cultura e sicuramente non ti fa morire!”.

“Sei troppo moralista, Lunastorta”, dice Sirius, “E poi cosa vuoi che faccia una sigaretta? Per quanto mi riguarda, potrei venire ucciso da una piuma conficcata nel naso durante un compito di Trasfigurazione”.

“Quando sarà la prima partita di Quidditch?”, domanda Peter, cambiando strategicamente argomento.

“Fra un paio di settimane. E Sirius giocherà in squadra con me!”.

Adesso si che sono veramente felice che il mio amicozzolo ha sviluppato una passione per il Quidditch! Che bellezza…!

“Già!”, conferma Sirius.

“E perché non ce ne hai parlato prima?”, domanda Remus.

“Perché è stata una decisione presa d’improvviso”.

“In ogni caso, con me e lui in squadra non ci batterà nessuno!”, dico fiero.

“Si…come se prima d’ora non avessi mai massacrato tutte le squadre che sono incappate nel tuo cammino verso la Coppa”, fa Remus, “Spero solo che non vi sottragga parecchio tempo allo studio”.

“Ma tu non sai pensare ad altro???”, Sirius alza la voce.

“Ci sono i M.A.G.O. quest’anno, o l’hai già dimenticato?”.

“Lo so benissimo! Tu sei troppo ripetitivo, stanchi!”.

“Io stanco? E tu, allora, che non fai altro che parlare delle tue immani imprese neanche fossi James Potter…”.

Il fumo mi blocca la respirazione e comincio a tossire, dopo aver sentito quello che ha appena detto Remus. Intendeva dire che solo e soltanto io posso compiere immani imprese, oppure che sono un grandissimo idiota che non fa altro che decantare le proprie gesta?

Beh, Remus è mio amico…

Quindi deduco che la risposta giusta sia la prima che ho formulato.

Posso tranquillamente tornare alla mia sigaretta.

“Sono il più figo della scuola, su questo non puoi discutere!”, prosegue Sirius.

Ma Remus rinuncia a far scatenare una probabile lite e torna al suo libro.

Non fa altro che leggere, mi domando come faccia…

Aspiro una boccata e mi guardo in giro in cerca di qualcuno in particolare.

Oh, eccola lì!

La Evans che sta andando…ma chi se ne frega, io le vado dietro!

Il resto dei Malandrini non osa sprecarsi a dirmi dove mi stia dirigendo, ormai sanno che quando mi allontano senza dire nulla è perché rincorro la Evans.

Con rincorrere, ovviamente, non intendo sbavarle dietro! James Potter non sbava dietro nessuno, sono gli altri che sbavano dietro James Potter, che sia chiaro!

“Evans”, la chiamo, continuando a camminare.

Lei non si volta neanche.

“Evans”, riprovo, ma a scarso risultato.

Mi sto alterando.

Come segno del mio crescente nervosismo, aspiro un’enorme boccata che consuma parecchia sigaretta e rilascio tutto il fumo.

Adesso mi sente!

“EVANS!!!”.

“Cosa cavolo vuoi???”.

Improvvisamente è di fronte a me.

Wow, non siamo mai stati così vicini.

Il suo sguardo va sulle mie dita che tengono la sigaretta a e fa una smorfia, “Adesso fumi anche?”.

“Ogni tanto”.

“Tanto piacere per te!”.

Mi rivolge un’ultima occhiataccia e poi va via, come ogni volta.

Ormai ci sono abituato, ma finiranno i tempi in cui è la Evans a piantare James Potter! James Potter e piantare non vanno nella stessa frase.

Un giorno gliela farò pagare a quella ragazzetta!

***

“Capisco il litigio, il piccolo problema peloso, la scuola, i compiti, eccetera…ma credo che stiamo cominciando a perdere colpi, ragazzi! Qui c’è bisogno di uno stratagemma da attuare contro Mocc…”.

Sirius non fa neanche in tempo a terminare il suo comizio che viene colpito in fronte dalla scarpa di Peter.

“Peter, sei un fedifrago!”, esclama Sirius, tastandosi la parte lesa.

“Guarda che non sono stato io!”, si difende Codaliscia.

“E questa orribile scarpa color fango a chi appartiene???”.

“E’ stato Remus!”.

“Si, è vero. Sono stato io”, Remus alza la mano, ma non ha per niente la faccia di uno che si è pentito.

“Adesso vengo lì e ti uccido!!!”, sbotta Sirius, scattando dal divano della Sala Comune, “Tenetemi, tenetemi! James, tienimi altrimenti lo faccio a brandelli, lo faccio!!!”.

Sirius si dimena da solo come un povero cane pazzo, mentre noi continuiamo a farci i cavoli nostri. Prima o poi la smetterà.

Ma quando vedo che non vuole smettere, intervengo io, “Smettila di fare lo scemo. Ho bisogno che tu abbia una corretta integrità mentale per la partita”.

“Li arrostisco e me li mangio quei dannati Serpeverde!!!”, ringhia impazzito.

“Veramente siamo contro i Corvonero”.

“Li spenno vivi!!!”.

Niente, è andato.

Mi sto annoiando, non c’è nulla di divertente da fare…

Beh, potremmo sempre scagliarci su Mocciosus, ma se mi beccano saranno guai seri! Adesso che sono Caposcuola non posso permettermi simili errori. Forse è vero che mi sto convertendo al rettivismo, per usare l’espressione di Felpato.

Ho bisogno di un qualsiasi genere di svago…ma cosa???

Mi alzo dal divano e mi incammino verso il buco del Ritratto, magari troverò ciò che cerco.

***

Ed infatti lo trovo.

La prossima volta penserò ad un enorme gruzzoletto, magari compare sul serio!

Comunque, ritornando a noi…sono fermo nel bel mezzo del corridoio, a braccia incrociate e sorriso furbo, e guardo la Evans intenta ad estrarre la bacchetta per ripulire il muro che ha sporcato con l’inchiostro.

Si, avete capito bene: la Evans ha commesso un atto vandalico! Ma la cosa più interessante è che io ne sono testimone!

“Evans, non posso crederci! Quale motivo razionalmente inconcepibile ti ha spinta a imbrattare il muro di inchiostro???”, sbotto incredulo, sbarrando gli occhi.

La Evans mi fissa sconvolta, “Prego??? Io non ho imbrattato un bel niente! E’ stato solo...”.

“...un incidente?”, concludo per lei, “Evans, ne ho sentite di simili, non ci casco!”.

“Potter, non dire assurdità!”.

“Mai stato così serio in vita mia”.

Mi guarda come se volesse uccidermi – e credo che voglia farlo davvero – ed io ricambio con uno sguardo severo, come si addice ad un degno Caposcuola quale sono io.

“Gli atti vandalici vanno puniti”, proseguo con la mia ramanzina.

Ok, diciamolo: so benissimo che la Evans non ha sporcato il muro di proposito, ci mancherebbe...ma oggi mi sento particolarmente cattivello e ho voglia di punire qualcuno.

La Evans ha avuto la triste sorte di incappare nel mio cammino.

E va bene, sarò sincero: non vedevo l’ora di sorprendere la Evans in qualche atteggiamento contrario alle regole per farle scontare una punizione. Lo so che sono perfido, ma voglio vedere la faccia che fa!

“Qui ci vuole una bella punizione...”, dico, sfregandomi le unghie sulla camicia.

“COSA??? Potter, tu sei completamente uscito di senno!”, esclama irata più che mai.

“Evans, sto solo facendo il mio dovere”.

“Tu stai soltanto rendendo la mia vita un vero inferno!”.

“Può darsi...ma inveire contro di me non ti farà scampare la punizione”.

“Ma allora sei proprio un testone!”.

“No, Evans, la testona sei tu! Non credere di avere una posizione privilegiata rispetto al resto di Hogwarts solo perché sei una studentessa brillante! La legge è uguale per tutti e, mi spiace dirtelo, ma per la prima volta in vita tua l'hai infranta!”.

“Ma io non l'ho fatto apposta! Che vantaggio trarrei nello sporcare i muri di inchiostro??? Non mi chiamo mica James Potter o Sirius Black!”.

“No, perché se ti chiamassi James Potter o Sirius Black saresti astutamente scampata alla punizione. Purtroppo per te non è così, ergo sei condannata a scontarla che tu lo voglio o no!”.

La sua faccia è diventata dello stesso colore dei capelli. Ce l’ha a morte con me.

Poi si rilassa, rivolgendomi un sorriso sghembo.

“D’accordo, Potter”, mi dice incrociando le braccia al petto, “Farò tutto quello che vuoi”.

***

“Tutto meno che questo!!!”.

“Avanti, Evans. Non ci trovo nulla di difficile”.

Io e la Evans siamo fuori sotto una delle torri del castello. La Evans fissa la torre come se non avesse mai visto una simile struttura ed io sorrido compiaciuto.

Quanto mi sento bastardo in questo momento.

“Allora?”, dico alla Evans, che continua ancora a guardare la torre.

“Scordatelo!”, mi risponde secca, voltandomi le spalle e iniziando a camminare.

Crede di sfuggirmi?

“Evans, dove vai?”, alla mia domanda lei si blocca, “Vuoi che spifferi tutto alla McGranitt?”.

“Spifferare cosa, esattamente?”.

“Quello che hai fatto”.

“Io non ho fatto un bel niente!”.

“Ma questo lo sai solo tu”.

Ed io, ma questo non glielo dico.

Mi fissa con uno sguardo assassino e si avvicina a me, “Senti Potter…”.

Io sollevo il mento e la guardo socchiudendo gli occhi, le braccia incrociate in attesa di quello che ha da dirmi.

“…farò quello che vuoi…però poi archiviamo questa storia! Che, tra l’altro, è assolutamente inventata dalla tua mente contorta!!!”.

Si precipita sotto la torre e ricomincia a fissarla.

Ho già detto quanto mi sento bastardo in questo momento?

E’ la prima volta in tutta la storia che la Evans è sotto il mio controllo. Che sensazione meravigliosa!

“Che…dovrei fare esattamente?”, mi domanda con voce stentata.

“Dunque…”, faccio per pensare, “Qualche giorno fa è stato lanciato un Bolide in questa direzione, quindi si presume che sia qui da qualche parte…”.

“Sulla torre? C’è un Bolide…sulla torre??? E tu vuoi che io lo prenda???”, è semplicemente sconvolta.

Io rido, “Il Bolide è rotto, Evans. Non ti farà nulla. Quello di cui devi preoccuparti non è tanto il Bolide, ma il posto in cui è andato a finire”.

“E dove sarebbe andato a finire?”.

“Dentro quel nido”, lo indico col dito.

La Evans sgrana gli occhi. Non l’ho mai vista tanto sconvolta, “Nido di che?”.

“Di piccioni”.

“E…e come dovrei salire fin lassù?”.

“Con questa”.

Le metto davanti agli occhi una scopa – quella di Remus che non ha mai usato – e la sua reazione è immediata.

“Ma stai scherzando???”, esclama, “Io non sono mai salita su di una scopa!”.

“Questa è la volta buona per farlo”.

“Hai idea di quello che mi stai chiedendo di fare??? Devo salire con una scopa fino in cima alla torre su cui si trova un nido di piccioni dentro il quale, probabilmente, c’è un Bolide mal funzionante, e il tutto perché mi hai ingiustamente accusato di aver imbrattato il muro con l’inchiostro!!!”.

Dopo avermi sparato a raffica tutte quelle frasi, riprende fiato e mi strappa la scopa dalle mani.

Si lamenta sempre, però poi mi obbedisce.

Monta sulla scopa – e per un pelo non cade – e la vedo salire su molto lentamente, barcollando.

“Attenta…”, le dico, “E stai tranquilla! Se cadi ti prendo io!”.

“Preferirei mille volte schiantarmi al suolo!”.

“Allora me ne vado”.

“POTTER!!!! Non ti azzardare!”.

Ma si agita un po’ troppo – errore fatale se sei su una scopa – e barcolla pericolosamente.

“Evans, non agitarti o cadrai!”.

“Va’ al dia…”.

Ma non riesce a finire la frase che la vedo precipitare giù.

E meno male che ci sono io qua sotto a salvarla.

“Presa!”, dico, reggendola fra le braccia.

“POTTER, IO TI UCCIDO!!!”, urla, cercando di divincolarsi.

“E’ questo il ringraziamento dopo che ti ho salvato la vita?”, la metto giù prima che osa colpirmi in faccia con un calcio.

“Ringraziamento un corno! Tu mi hai costretta a fare una cosa che non volevo e nonostante fossi innocente!”.

Ok, ho esagerato.

Sono stato un deficiente.

Rimango a boccheggiare e non mi accorgo che la Evans si è volatilizzata.

Poco male, di sicuro le passerà. Voglio pensare da ottimista.

***

E invece dovrei provare a essere realista.

So benissimo che il mondo gira a mio favore, ma ogni tanto incontra qualche ostacolo e va a finire che il suo cammino viene deviato.

Ho passato la domenica a dedicarmi all’arte degli origami, senza che la Evans mi abbia degnato di un solo insulto.

Sono seduto sul muretto, fuori a prendere fresco.

Dopo aver gettato a terra quella che doveva essere un cigno di carta, decido di tirar fuori la sigaretta che Sirius mi ha dato semmai mi sarei stufato di piegare carta.

Porto alla bocca la sigaretta, ma prima che posso accenderla eccola spuntare da un angolino. Scendo dal muretto e mando la sigaretta a far compagnia alla carta che ho gettato poco fa, mentre lei mi sorpassa camminando a passo spedito in direzione di non so dove, lo sguardo fisso in avanti.

Subito mi ci fiondo accanto, mantenendo la sua stessa andatura.

“Che vuoi, Potter?”, mi chiede con sgarbo, lo sguardo sempre puntato dritto davanti a sé.

“Perché pensi sempre che io debba volere qualcosa da te quando mi avvicino?”.

“Perché non potrebbe essere altrimenti”.

“Possiamo parlare?”.

“No”.

“Perché no?”.

“Smettila di chiedermi sempre il perché!”.

“Smettila tu di non rispondermi!”.

“Non ho voglia di parlare con te. Ti soddisfa come risposta?”.

“Veramente no…ma se proprio non vuoi parlare con me, possiamo fare che io parlo e tu mi ascolti”.

“E’ fuori discussione. Non mi va di ascoltarti”.

“E allora…c’è qualcosa in particolare che hai voglia di fare?”.

Improvvisamente si blocca e si gira completamente verso di me, incatenando i suoi occhi ai miei.

Stringe i suoi libri al petto, mentre un leggero vento ci scompiglia i capelli.

Sentiamo l'orologio del castello segnare le dodici in punto.

Sorride nervosamente e riprende a camminare. Io ci metto qualche secondo a capire che mi sta sfuggendo per l’ennesima volta, così cerco di raggiungerla a passo svelto.

“Ehi…Evans!”, la chiamo, sempre continuando a camminare, “Non hai risposto alla mia domanda neanche questa volta”.

Si ferma e mi guarda di nuovo, “Vuoi sapere cosa ho voglia di fare? In questo momento?”.

“Anche per tutta la vita”.

Indugia un attimo, poi mi sorride, “Forse un giorno verrò a dirtelo”.

E si allontana…

Un giorno? Ventiquattro ore? O forse di più?

Beh, non so quanto tempo aspetterò, ma l’importante è saper aspettare. Ed io sono James Potter, non esiste niente al mondo che non sappia fare!

Poi la vedo girarsi di nuovo verso di me, sempre sorridendo, “Ma solo perché non lo so nemmeno io!”.

Una cosa molto difficile da imparare sarà capire la Evans quando fa certi discorsi.

Beh, che importa? Il suo sorriso mi basta in eterno.

Vedete come il mondo gira sempre a mio favore?

To be continued…

Ohilà!

Scusate il ritardo con cui ho postato, ma le lezioni sono iniziate e cercherò di ritagliarmi piccoli spazi di tempo in cui poter aggiornare la fic.

Ringrazio infinitamente: tindina, potterina_88_, cloe sullivan, Lilian Potter, HarryEly, XXXBEAXXX, LilyProngs, Nana92, PrincessInPink, Ginny W e gemellina.

Alla prossima.

Bacciottoli^^

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Capitolo 9
*** Could someone write for me? ***


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Capitolo 9

Could someone write for me?

Non c’è niente di meglio che iniziare il lunedì mattina con Mocciosus che mi va a sbattere contro.

“Cavolo, togliti dai piedi!”, esclamo spingendolo verso il muro.

“Guarda che si chiama Piton, non cavolo…”, fa Remus, dietro di me.

“Piton, Mocciosus, cavolo…fa lo stesso!”.

“James, per Merlino, non farti mandare in punizione”.

Ci voltiamo tutti verso Sirius ed esibiamo un’espressione assolutamente scioccata.

Possibile che lui abbia proferito tali parole???

“Come hai detto?”, domanda Remus, il più sconvolto di tutti.

“Ho detto a James di evitare di farsi mandare in punizione. Perché, che c’è di male in quello che ho detto?”.

“Assolutamente nulla”.

“E allora?”.

“E’ proprio questo il punto! Hai detto una cosa più che giusta!!!”.

“Remus, ma io mi riferivo al fatto che se James va in punizione, chi la manda avanti la squadra? Ti comunico che a giorni c’è la partita!”.

Sono sicuro al mille per mille che in questo momento Remus vorrebbe svenire. E lui che credeva che Sirius si fosse convertito al rettivismo per un nanosecondo.

Ogni tanto è bello illudersi.

Io e i Malandrini ci incamminiamo verso l’aula, mentre io agito all’aria la mia bacchetta e tutti si chiedono che caspita stia facendo.

Nulla di speciale: ho trasfigurato un pezzo di ghiaccio nelle mutande di Mocciosus e adesso lui si dimena per il corridoio come un pazzo psicolabile sotto lo sguardo di milioni di studenti che ridono a crepapelle, e della Evans che vorrebbe uccidermi. Penso che, se avesse potuto, avrebbe ucciso i miei genitori ancor prima del mio concepimento. Purtroppo per lei non è stato possibile.

“Che abbiamo adesso?”, domanda Sirius, mettendosi il dito in un orecchio.

“Che schifo…”, borbotta Remus, prima di rispondere, “La scuola è iniziata da settimane, ormai. Dovresti sapere l’orario a memoria!”.

“E tu dovresti sapere che io non ho mai sprecato il mio tempo ad imparare l’orario delle lezioni. E poi, le uniche cose che so a memoria sono le parole d’ordine di tutte le Case”.

Questo è perché cambia ragazza come cambia le mutande, anzi, più spesso di come cambia le mutande.

Non oso immaginare cosa avrà mai fatto sul divano in pelle nera della sala Comune dei Serpeverde, benedetto Merlino!

“Per la cronaca…”, riprende Remus, “…abbiamo Difesa contro le Arti Oscure”.

“Mitico, un po’ di azione!”, esclamo, rimboccandomi le maniche al solo pensiero.

È da quando abbiamo iniziato l’anno che facciamo solo teoria, e sinceramente mi sono stancato. Adesso viene il bello!

Farò vedere a tutti che l’immane James Potter è un portento in Difesa contro le Arti Oscure!

Voglio dire, come schianto Mocciosus io, non lo schianta nessuno!

***

“Ahia, porca tro…”.

“E stia fermo!”.

“…ttola!!!”.

L’infermeria…mi mancava! E anche Poppy…la trovo più ingrassata. Saranno tutte queste vesti che indossa.

Sono in infermeria – l’ho già detto – mentre dovrei essere a fare…un momento! Tutti gli altri sono in classe a sorbirsi quell’ora in più di Storia della Magia che Ruf ha voluto scambiare con Lumacone!

Che ben vengano questi infortuni!

“Ecco fatto!”, dice Poppy, mostrandomi il mio braccio destro bello fasciato con un adorabile fiocchetto al centro, “Cerchi di non strapazzarlo troppo”.

“Solo una domanda: come faccio a scrivere?”, se non devo strapazzarlo troppo…

“Perché, lei sa scrivere?”.

La prendo come una battuta, “Divertente”.

“Si arrangi”.

“Va bene…ci vediamo, Poppy!”.

“Si, si…e cerchi di non fare lo spavaldo durante le ore di Difesa contro le Arti Oscure!”.

Ben detto, mi sono fatto prendere un po’ troppo la mano.

Volevamo imparare ad arrostire i maghi cattivi – nel vero senso della parola – ed andò a finire che mi sono ustionato il braccio da solo.

Quello che mi ha fatto rabbia è stato che la Evans sogghignava dinnanzi al mio dolore. Capisco che gliene ho combinate di peggiori, ma ridere delle ustioni di primo grado rimarginabili in circa un paio di settimane non è carino.

E chissà che mi dirà Sirius…se vede che sono infortunato s’infurierà perché non potrò giocare la partita!

E invece si sbaglia di grosso! Non sarà una misera ustione di primo grado rimarginabile in circa un paio di settimane a farmi saltare la prima partita della stagione!

E poi, non mi fa male neanche!

***

“Come bruciaaaa!”.

“Non lamentarti! Questa è la punizione per aver fatto il cretino con le cose serie!”, i rimproveri di Remus…quanto li amo!

“Spero tu possa giocare”, dice Sirius, analizzando la mia fasciatura.

“Certo! Potrei giocare anche con una gamba rotta! Ma il problema è un altro…”, guardo Remus con occhi languidi.

“Scordatelo!”, mi risponde secco, avendo intuito ciò che voglio chiedergli.

“Ti prego, Remuccino mio!!!”.

“No! Tu hai fatto il deficiente e adesso ne paghi le conseguenze! Non sarò il tuo scriba!”.

Mi getto imbronciato sul divano, quando sento qualcuno entrare dal Buco del Ritratto. Mi sporgo con la testa all’indietro e, con mia immensa gioia, la Evans annuncia il suo trionfale ingresso in Sala Comune.

Mi fiondo in piedi e in men che non si dica le blocco il passaggio delle scale del dormitorio femminile prima che possa volatilizzarsi.

“Salve”, la saluto cortese, mentre lei rotea gli occhi al soffitto.

“Lasciami passare”, dice senza tante storie.

“Certo, lo farò. Ma solo se fai un’opera di carità per il sottoscritto”.

Vedo Remus portarsi una mano alla fronte.

Lo ignoro.

“Di che si tratta?”, mi domanda.

“Ricordi quel piccolo incidente che ho avuto oggi, nell’ora di Difesa contro le Arti Oscure? Quello per cui hai sghignazzato perfidamente…”.

“Si, lo ricordo. E mi è dispiaciuto che non sei finito arrostito tutto intero. Pazienza, dovrò accontentarmi del tuo braccio ustionato. Fa male?”.

“Si, molto”.

Mi acchiappa il braccio e lo stringe, provocandomi un acuto dolore, “AHIAAAA!!!! Evans, ma ti ha dato di volta il cervello???”.

“Forse. Mi lasci passare?”.

“No!”.

“Bene”.

Mi sottopone di nuovo alla tortura di poco fa, “AHIAAAA!!!!”.

Credo che sia letteralmente impazzita. Ho anche le lacrime agli occhi per il dolore!

“Evans, sei incredibilmente sadica!”.

“Si, lo so. E adesso, mi fai passare?”.

Mi sposto di lato, “Mi hai fatto male”.

“Me ne compiaccio”, e sale le scale.

“Aspetta!”.

Si blocca a metà della scalinata, “Che c’è ancora?”.

“Io volevo che tu scrivessi per me. Con questo braccio fasciato non ci riesco”.

“Non so che dirti”.

“Evans, non credo di essermi mai tirato indietro quando mi hai chiesto un favore!”.

“E’ successo solo una volta nell’arco di secoli! E poi, non sei tu quello che stava quasi per farmi cadere dalla scopa???”.

“Ma ti ho salvato!”.

“Però sono caduta lo stesso!”.

“E se non ci fossi stato?”.

“Saresti finito ad Azkaban per omicidio!”.

“Evans, sei un’ingrata”.

“E tu un povero sciocco!”.

E con questa ultima perla di saggezza, mi lascia infondo alle scale a leccarmi le ferite di guerra.

***

La mattina seguente è stata una vera tragedia.

Sirius e Remus hanno litigato su come andava infilata correttamente la camicia per evitare di farmi male e Peter mi allacciava le scarpe.

Il risultato è stato orribile: il nodo alla cravatta era osceno, sembrava più un papillon; il terzo bottone della camicia era infilato nella prima asola; e i lacci delle scarpe erano legati così malamente che ho percorso tutte le scale del dormitorio maschile ruzzolando come un masso in caduta libera.

E da tutto questo ne sono uscito vivo per miracolo, con un leggero livido sul lato sinistro della fronte.

“Se ci metti i capelli davanti, non si vedrà!”, dice Remus, raccogliendo i miei libri dal pavimento della Sala Comune.

Sirius esamina il livido, “Sei messo male, amico. Se fossi in te non andrei in giro con questo coso in fronte”.

Bene. Mi ha demoralizzato.

“Col cavolo!”, sbotta Remus, “E’ meglio che lui vada a lezione, se non vuole un secondo livido in faccia!”.

“Ma a me gira la testa…”, borbotto, poggiandomi al divano.

Proprio in quel momento – quanto ringrazio Merlino ogni volta che questi momenti arrivano – passa la Evans che si dirige di gran carriera verso il buco del Ritratto, per correre a lezione.

“Lily!”, la chiama Remus.

Si volta verso Lunastorta sfoggiando uno dei suoi più dolci sorrisi, “Ciao, Remus”.

“Senti, avrei bisogno di un favore”.

***

Merlino benedica Remus e chi l’ha fatto nascere!

Senza di lui sarei perso, gli voglio tanto tanto bene!

Dovrei ricordarmelo di dirglielo…

Grazie al mio Remuccio puccio Malandrinuccio sono seduto accanto alla Evans che mi fa da mammina.

“Potter, sappi che lo faccio per Remus. Per me tu puoi anche crepare!”.

Ok, diciamo che non è poi tanto entusiasta di questa storia.

A dire il vero non lo è per niente.

La osservo mentre scribacchia gli appunti di Storia della Magia sul foglio – farò intendere che mi serviranno – e ogni tanto la sento sbuffare, come se questa situazione non le andasse giù. Perché, in effetti, non le va giù.

Ma io voglio pensare positivo. In fondo, ogni ragazza vorrebbe accudirmi mentre sono malato, non vedo perché lei non debba volerlo.

Lei non è come le altre ragazze.

Si, è vero. È completamente diversa. E forse mi attrae così tanto proprio perché è singolare.

“Potter, vuole rispondere lei?”.

Porca civetta spennata! Perché deve beccarmi sempre???

Devo rispondere, già… ma a cosa???

Simulo un malessere proveniente dalla mia testa, “Professore…non credo di sentirmi molto bene…”.

“Si, certo…il fatto che non riesca a scrivere non credo che le impedisca di attivare le funzioni cerebrali”.

“Se solo le avesse le funzioni cerebrali…”, sento dire alla Evans, a bassa voce.

Uffa, perché qui tutti offendono James Potter?

E poi, con tutta la classe piena, il prof doveva beccare proprio me che sono invalido? Questo non è giusto!

“Per domani voglio una relazione su ciò di cui abbiamo parlato oggi”, dice Ruf, prima di congedarci.

Una relazione?

Bisogna scrivere per fare una relazione! Questo significa che io e la Evans ci vedremo in un’aula isolata, al chiaror di una candela, lei scriverà per me, io la guarderò, poi lei mi guarderà, una cosa tira l’altra e…

“James, hai intenzione di rimanere seduto lì a fissare il vuoto per il resto della tua vita?”.

Sirius mi riporta alla realtà e mi alzo dal banco.

Poco male, oggi io e la Evans staremo da soli!

***

Avete presente quel fastidiosissimo chiacchiericcio provocato da miriadi di ragazzi che parlano tutti insieme contemporaneamente?

Ebbene, è proprio quello che regna sovrano in Sala Comune.

Sala Comune…altro che aula isolata! E oltretutto ad aiutarmi non c’è la Evans, ma Sirius! Potrei capire Remus, ma Sirius non credo sia il caso che mi aiuti…

“Porca miseria…ho sporcato la pergamena…”, dice lui, lasciando che dalla piuma continui a colare inchiostro sul foglio.

“Sirius, è la quinta volta che rovini un foglio!”, gli faccio notare.

“Scusa, ma non è colpa mia se la piuma che mi ha prestato Remus è fasulla come il suo proprietario!”.

“Che vorresti dire???”, ecco anche Remus, “La mia piuma funziona meglio del tuo cervello!”.

Vi prego, fatemi uscire da questo inferno!

Con me avrebbe dovuto esserci la Evans, non una massa di Schiopodi! Tutto questo trambusto mi sta facendo scoppiare la testa!

Me ne sono successe di cotte e di crude, e non siamo neanche arrivati alla fine di Settembre!

Vedo la Evans in disparte, probabilmente sta scrivendo la sua relazione. Dopo aver preso le mie pergamene dalle mani di Sirius, mi avvicino a lei e mi siedo al tavolo. Lei alza gli occhi per un secondo, tornando poi al suo foglio.

“So che mi odi”, le dico.

“Vedo che capisci…”.

“Si…ma capisco anche che tu non lasceresti al proprio destino un ragazzo che ha bisogno di aiuto”.

I suoi occhi sono di nuovo sui miei, ma questa volta ci rimangono. Sfila dalle mie mani i fogli e riprende il suo lavoro senza aggiungere una singola parola.

Io sorrido.

Alla fine riesco sempre a convincerla.

To be continued…

Eccomi qua.

Mi dispiace se in futuro posterò con qualche giorno di ritardo, ma gli impegni cominciano ad aumentare. Sarebbe bello sdoppiarsi, ma comunque…

Ringrazio: ki_chan, Lilian Potter, Lally Ginevra Potter, Ginny Lily Potter, XXXBEAXXX, potterina_88_, Nana92, LilyProngs, HarryEly.

Alla prossima.

Kisses^_____^

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Capitolo 10
*** A secret revealed: the Marauder's Map ***


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Capitolo 10

A secret revealed: the Marauder’s Map

“…e mi dispiace di averti fatto male alla ferita”.

Non posso crederci…

Non-posso-crederci!

Io e la Evans stiamo parlando come persone civili durante una delle famose ronde serali. I miei piedi hanno abbandonato il suolo già da parecchio tempo.

Ci fermiamo di botto – non riesco a capire come – e lei mi guarda così intensamente che credo di sciogliermi come burro.

La vedo avvicinarsi a me…

Qualche secondo dopo, il suo respiro è sulle mie labbra. È incredibile con quanta audacia voglia insinuarsi…

Quando decido di schiudere leggermente gli occhi, qualcosa di nero invade il mio campo visivo.

Realizzo che la cosa è più tragica di quanto possa sembrare.

“SIRIUS, MI FAI SCHIFO!!!!”, urlo come un pazzo, mentre salto giù dal letto in preda a violenti attacchi isterici.

Sirius, che – non si era capito – è sotto spoglie canine, trotterella per la stanza, acchiappa il calzino di Remus e comincia a giocarci.

“Molla il mio calzino, Sirius!”, esclama Lunastorta, afferrando il calzino e facendo tira e molla.

Io mi fiondo in bagno e mi sciacquo ripetutamente la bocca col sapone, aggiungendo una serie di Gratta e Netta a raffica. Se solo penso che Sirius ha osato leccarmi mi vengono i brividi, la nausea, senso di mancamento e di finire i miei giorni in un manicomio.

E dire che stavo sognando la Evans…

“Sirius, poi mi spieghi perché hai voluto svegliarmi slinguazzandomi la faccia!!!”, gli grido dal bagno, sperando che mi senta.

“Non per mettervi fretta, ma sono le otto passate e fra circa quindici minuti dobbiamo essere in aula”, ci avverte Peter.

Io mi asciugo la faccia – poi però me la rilavo, non si sa mai – ed esco dal bagno. Vedo che la povera calza di Remus è ridotta a brandelli, che Sirius è di nuovo umano e si sta allacciando una scarpa e che Lunastorta è immobile al centro della stanza bianco come un lenzuolo.

“CAVOLO, E’ TARDISSIMO!!!”, urla all’improvviso, facendoci sobbalzare.

Senza neanche renderci conto di come abbia fatto, Remus ci sbatte fuori dalla stanza e ci precipitiamo giù per le scale. Purtroppo Remus non aveva dato il tempo a Sirius di finire di allacciarsi la scarpa, col risultato che inciampa sui suoi piedi e finisce addosso a Peter, Peter addosso a me ed io addosso a Remus. Facciamo il nostro trionfale ingresso in Sala Comune spiaccicati al suolo e messi l’uno sopra l’altro.

Dopo averci sparato addosso i peggiori insulti che siano mai stati formulati, Remus ci costringe ad alzarci e ci dirigiamo tutti verso il Buco del Ritratto. Una volta usciti, una catastrofe sta per abbattersi su di noi.

“Porca di quella piovra!!!”, esclama Sirius, portandosi le mani ai capelli.

“Che hai?”, chiede Remus, senza esserne minimamente interessato.

“Ho scordato il libro di Pozioni”.

“Fa niente, te lo presto io”.

“Nonostante sia colpito da questo profondo atto di generosità, preferisco usare il mio. Ci sono tutti i trucchetti per fregare Lumacone”.

“Peccato che non rendi abbastanza”.

“Basta perderci in chiacchiere”, intervengo io, “Vai a prendere questo dannato libro. E vedi di sbrigarti”.

Sirius si avvicina al Ritratto della Signora Grassa e dopo un paio di secondi ritorna di nuovo.

“Ebbene?”, fa Remus.

“Non mi fa entrare”, risponde lui.

“Come sarebbe a dire?”.

“La Grassona non mi fa entrare”.

“E perché?”.

“Perché la parola d’ordine è sbagliata”.

Come sarebbe a dire???”.

Io, Remus e Peter ci pariamo di fronte alla Signora Grassa, intenta a pettinarsi i capelli con una mano e a mangiare un biscotto con l’altra.

“Dovreste correre a lezione”, ci dice, senza neanche degnarci di uno sguardo.

“Devo entrare a prendere un libro”, spiega Sirius.

“E tu devi dirmi prima la parola d’ordine”.

Calderoni di lana”.

“No, non è questa”.

“Ma se fino a ieri lo era!!!”.

“Appunto, fino a ieri! Stanotte l’ho cambiata”.

Rimaniamo tutti con le bocche spalancate.

La Signora Grassa ha avuto la felice idea di cambiare la parola d’ordine in nottata, quindi è probabile che la maggior parte dei Grifondoro sia uscita dalla Sala Comune non sapendo che potrebbe non rientrarci.

Situazione alquanto tragica.

Mutandoni di lana”, riprova Sirius.

“Mi dispiace”, dice soave la Signora Grassa.

Panta rei”, prova Remus.

“Spiacente”.

Mosche svolazzanti”.

“Niente da fare”.

Il risultato fu che siamo stati parecchi minuti a sparare parole d’ordine a raffica, anche le cose più disparate e assurde come, per esempio, Mocciosus untuosus.

“E dire che qualcuno è riuscito a scoprirla al primo tentativo”, dice la Signora Grassa, “Una ragazza con i capelli rossi che, se non sbaglio si chiama…”.

“…Evans”, concludo per lei.

Sirius Black è un gran figo!”, ecco la cavolata del secolo.

“Deficiente!”, lo insulta Remus, “Come può mai essere questa una parola d’ordine???”.

“Vuoi dirmi che non è vero?”.

“Smettiamola di perdere tempo in inutili chiacchiere!”, sbotto io all’indirizzo dei due, “Dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare in tempo per la lezione!”.

“Hai perfettamente ragione”, mi asseconda Remus, “Hai detto bene”.

“E vorrei dire!”.

“Perché, cos’ha che non va la mia parola d’ordine?”, domanda Sirius.

“È mille volte più probabile che la parola d’ordine sia James Potter è miglior giocatore di Quidditch della storia, che quella che hai detto tu!”.

Boccino d’Oro”.

“Era ora!”.

Il Ritratto si apre, ma noi restiamo impiantati davanti all’ingresso a guardare sconvolti il buco.

Poi, ci voltiamo verso colui che ha proferito la parola d’ordine.

Peter.

“Come…ci sei arrivato?”, domanda Remus.

“James ha nominato il Quidditch e così ho tentato”.

Non sappiamo se essere più scioccati del fatto che la parola d’ordine era una cavolata o del fatto che è stato Peter ad azzeccarla.

In ogni caso, non importa.

Spingiamo Sirius all’interno del buco e gli urliamo dietro di sbrigarsi a prendere il libro.

Dopo quelli che sembrano un paio di secondi, Sirius esce buttandosi a pesce su Remus che comincia a sbraitare. Ci fiondiamo di corsa verso il corridoio che dovrebbe portarci nei sotterranei, ma, mentre gli altri proseguono imperterriti, io sono costretto a fermare la mia corsa in quanto vado a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

“Potter, sempre tra i piedi…”.

La Evans non mi guarda nemmeno mentre raccoglie i suoi libri da terra. Io corro sul posto per non perdere il ritmo, come se volessi aspettarla.

Perché, in effetti, voglio davvero aspettarla.

“Anche tu in ritardo, Evans?”, le domando.

“La colpa è solo tua!”.

“Ma cosa c’entro io?”.

“Ieri hai scordato di recepire il gufo mandato dal Ministero al Preside e ho dovuto farlo io!”.

Quale gufo?

Ah…quel gufo…

E ve bene, l’ho scordato. Capita a tutti di dimenticare qualcosa quando si ha da svolgere una miriade di impegni.

“Di conseguenza, sono andata a recepirlo io questa mattina”, continua la Evans, “Purtroppo tutto ciò mi ha sottratto più tempo del dovuto”.

Ci metto un po’ di tempo per realizzare il tutto, e non mi accorgo che la Evans sta andando via. Le vado dietro – tanto dobbiamo andare nella stessa direzione – e non oso nemmeno rivolgerle la parola, dato che, di sicuro, me ne dirà di peggiori.

Spero non sia tanto incavolata con me da non sapere nemmeno dove sta andando!

Sarebbe il colmo!

***

“Dove siamo?”.

Ho bisogno di un qualcosa di duro contro cui sbattere la testa!

Non riesco a credere che Miss Ho-l’intera-piantina-del-castello-stampata-in-testa mi abbia chiesto dove siamo.

Ed io che ne so???

“Sei molto spiritosa, Evans”, dico, ridendo nervosamente.

Lei si volta di scatto, “Guarda che non sto affatto scherzando! Non ho la benché minima idea di come cavolo siamo finiti qui!”.

“E dove sarebbe esattamente qui?”.

“Non lo so!”.

“E neanche io!”.

“Bene!”.

“Perfetto”.

“Non poteva andare meglio di così!”.

“Già”.

La Evans comincia a gironzolare intorno alla ricerca di un che di familiare.

Pensandoci bene, è da stupidi capitare in un posto ignoto del castello senza esserci mai stati. Dovremmo conoscere a memoria tutta Hogwarts, se è vero che sono quasi sette anni che siamo rinchiusi qui dentro – della serie: Azkaban 2, la Vendetta.

Posso capire che lei non conosca gli angoli più sperduti, ma io…io…colui il quale creò la mitica Mappa del Malandrino con la collaborazione di Remus, Sirius e Peter…dovrei saperne qualcosa in più, insomma…

Mappa del Malandrino…

Mappa del Malandrino

Ti prego, Merlino, fa che, frugandomi tra le tasche, trovi la Mappa del Malandrino! Dai, su! Ti ho fatto anche la rima! Quando mai ti capiterà un’altra richiesta rimata?

Dopo aver sospirato, mi tasto i pantaloni alla ricerca di qualcosa di rettangolare.

Niente. Non c’è niente.

Magari nelle tasche del mantello…

Oh, Merlino mi ha ascoltato!

Ho la Mappa, siamo salvi!!!

“Ev…”.

Porco Troll incravattato!

La Evans non sa nulla della Mappa! Se glielo dico finirò in guai seri!

Ma se non glielo dico, saremo costretti a vagare in questa zona ignota per il resto dei nostri giorni. Anche se non mi dispiacerebbe terminare i miei giorni con lei.

Mi conviene consultarla di nascosto.

Le do le spalle e, puntando la bacchetta sulla pergamena, mormoro a bassissima voce, “Giuro sol…”.

“Potter, che stai facendo?”.

Troppo tardi.

Addio Mappa.

“N-niente…”, balbetto, nascondendo la Mappa dietro la schiena.

“Che hai lì dietro?”.

“Nulla”.

Mi gira intorno nella speranza di vedere cosa nascondo dietro e – accidenti – ci riesce. Mi sfila di mano la pergamena e la esamina attentamente.

“Mi spieghi che facevi con questo foglio di pergamena in mano?”, domanda sventolandomelo davanti, “Abbiamo cose più serie a cui pensare. Numero uno: abbiamo perso Pozioni, ho perso Pozioni. Numero due: non riusciamo a capire dove cavolo siamo finiti. Numero tre: dovresti aiutarmi a trovare una soluzione, anziché giocare con un pezzo di pergamena inutile. Ci vorrebbe una cartina del castello…chissà perché nessuno l’ha mai fatta prima…”.

“Evans…”.

Lei smette di squadrare il foglio e alza lo sguardo su di me, “Cosa?”.

“Quella è una cartina del castello”.

La Evans rigira tra le mani la Mappa, “Mi prendi in giro, per caso?”.

“Credo proprio di no”.

“Ma…è vuota!”.

Emetto un sospiro di rassegnazione e mi avvicino a lei. Ormai non c’è più nulla da fare, devo rivelarglielo.

Punto la bacchetta sul foglio e recito, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”.

Dalla pergamena tra le mani della Evans viene sprigionata una luce, segno che sta per comparire la famosa scritta di benvenuto.

I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso sono lieti di presentarvi la…”, ma la Evans si interrompe, guardandomi, “Che storia è questa?”.

Io non le rispondo. Apre la Mappa e sgrana gli occhi quando capisce di trovarsi di fronte la pianta di Hogwarts e relativi inquilini.

“Ma è…”, fa la Evans, “…assolutamente…”.

“…deplorevole?”, concludo per lei, dubbioso.

“No…geniale!”.

Non credo di aver capito bene…

Sbaglio, o la Evans non si sta mostrando minimamente arrabbiata?

Sembra quasi affascinata!

“Quella Mappa…”, ecco che inizia la spiegazione, “…mostra ogni angolo del castello e la posizione di chi vi abita”.

“L’avete fatta voi?”, domanda, alludendo ai Malandrini.

“Già”.

“Dice che noi ci troviamo in un’ala recondita dei sotterranei e, se dobbiamo andare nell’aula di Pozioni, dobbiamo prendere da quella parte”, mi indica la strada con un dito.

Poi, mi porge la Mappa senza aggiungere altro e si avvia verso la giusta direzione.

“Evans?”, la chiamo, “Non hai…nulla da dire?”.

Si ferma ma resta in silenzio.

Trovo parecchio strano che non abbia nulla da ridire sul fatto che posseggo un qualcosa di assolutamente malandrinesco.

“Ognuno di noi…”, dice, voltandosi, “…ha dei segreti, giusto? Farò finta di non essere mai venuta a conoscenza del tuo”.

Rimango estremamente sorpreso di quanto mi sta dicendo.

Cavolo! La Evans non si è arrabbiata! Sono sconvolto.

Con un sorrisino sghembo, mi avvicino a lei e, puntando di nuovo la bacchetta contro la Mappa, recito, “Fatto il misfatto”.

I suoi occhi si accendono di meraviglia, e con gli stessi occhi guarda me per un brevissimo quanto intenso istante.

Senza aggiungere altra parola, ci incamminiamo verso l’aula di Pozioni.

Non riesco ancora a credere che la Evans non mi abbia sbraitato contro una serie infinita di parole sul fatto che ho una Mappa che mostra ogni angolo di Hogwarts. Eppure, sa benissimo che l’abbiamo usata contro ogni rispetto delle regole e che potremmo continuare ad usarla.

Non riuscirò mai a capirla completamente.

Il silenzio che ci avvolge mi sta opprimendo. Se non parola rischio di esplodere. Ora che ci penso, ci sarebbe una cosa che avrei intenzione di chiederle.

“Evans, volevo domandarti una cosa”.

“Dimmi”.

“Come hai fatto a scoprire al primo tentativo la parola d’ordine della Signora Grassa?”.

Lei indugia un attimo prima di rispondere. Qualche secondo dopo il suo sguardo mi annuncia un non so che di furibondo, “Perché è incredibile la capacità che hai di entrare nella mia testa e rimanerci! James Potter-Boccino d’Oro, il binomio è molto semplice, no???”.

Parte sparata e infuriata lasciandomi indietro.

Ok, ok…capisco di essermi illuso. Alla fine si è arrabbiata sul serio.

Ma almeno mi è concesso di sorridere?

To be continued…

Ed eccomi qua con un altro capitolo, vi prego di scusarmi per il ritardo ^^’

Scusate se non mi dilungo, ma il dovere mi chiama *sigh*

Un immenso grazie a: Lilian Potter, ki_chan, potterina_88_, JPIloveyou, Ginny Lily Potter, LilyProngs, cloe sullivan, XXXBEAXXX.

Baciottoli^^

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** James Potter is never out of shape...or not? ***


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Capitolo 11

James Potter is never out of shape…or not?

Fortunatamente, io e la Evans non ci siamo beccati una punizione per l’ora di Pozioni che abbiamo in parte saltato, ovviamente grazie all’influenza della Evans su Lumacone.

Dopo quell’episodio, ho chiesto a Merlino se poteva rinchiudermi a chiave con lei da qualche parte e aspettare giorni e giorni prima di uscirne ma, ahimè, non mi ha ascoltato. Forse è diventato sordo…o magari si è preso una vacanza.

Ho potuto consolarmi con le ronde – le numerose ronde – anche se non ero – e non sono tutt’ora – convinto che fruttino qualcosa, a parte una scarica di imprecazioni sul sottoscritto.

La scottatura sul braccio destro non mi dà più alcun fastidio, con immensa gioia della Evans che può smettere di farmi da amanuense, e di Sirius, estremamente euforico per via della partita imminente contro Corvonero.

E, a proposito di Sirius, credo che la situazione che sto vivendo in questo istante necessiti di una misera quanto esauriente spiegazione.

“Posso sapere come si è ridotto così???”, domando bruscamente a Remus.

“Lunga storia”, mi risponde, cercando di tenere indietro i capelli di Sirius, mentre quest’ultimo è impegnato a vomitare l’anima.

“Guarda, con tutto il tempo che ho posso benissimo ascoltarla”.

“Ragazzi…”, Sirius riemerge la testa dal water della nostra stanza, ha una faccia stravolta, “Non preoccupatevi…sto be…”, ma un altro conato di vomito gli impedisce di concludere.

“Allora?”, incito Remus a proseguire.

“Beh…sai che giocherà la partita e, visto che è la sua prima volta, puoi comprendere come sia nervoso…”.

“Va’ al punto, Remus”.

“Il punto è che…gli ho detto che contro il nervosismo non c’è miglior rimedio dell’alcool…”.

“Alcool? Hai dato a Sirius dell’alcool??? Remus, come hai potuto, sapendo che lui è peggio di una spugna???”.

“Non è colpa mia se è un incosciente!”.

“Ma si è totalmente ubriacato! E la partita è domani!”.

“Gli ho detto di bere un sorso di sherry per caricarsi…e andò a finire che si è bevuto tutta la bottiglia dicendo che gli piaceva”.

Mi domando cosa ci faccia Remus con una bottiglia di sherry e, soprattutto, dove la tiene nascosta. Comunque, non importa.

Mi sbatto il palmo della mano sulla fronte, “Remus, hai combinato un casino!”.

“Lo so! E non hai idea di quanto mi dispiace!”.

“Dov’è Peter?”.

“A prendere litri di caffè”.

“Ma bene! Se lo scoprono manderanno a mandragole la partita di domani!”.

“Ha il tuo Mantello”.

“Oh, d’accodo…”.

Ho l’impressione che passeremo la notte in bianco a badare a Sirius.

Porco di un cagnaccio, non sa che non lo regge l’alcool?

“Ma tu non dovresti essere a fare la ronda?”, mi chiede Remus, mentre porge una tovaglia a Sirius che credo si stia riprendendo.

La ronda…

Dico, come mi si può dire di fare la ronda la sera prima della partita??? E meno male che c’è certa gente che dice che l’organizzazione di Hogwarts è impeccabile, ma per favore!

“Come faccio ad andarci se qui c’è una certa persona che sta rigettando le budella?”, ribatto.

E questa Sirius me la paga!

Mi sta facendo saltare la ronda con la Evans, porco bolide!

“Almeno avvisala, no?”, dice Remus, alludendo alla Evans.

Certo, avvisarla…devo dirle che purtroppo sono impegnato con una grandissima testa di…

“Accidenti!”, esclama Remus.

No, non era testa di accidenti quello che avevo in mente…

Come se non bastasse, Sirius ha vomitato di nuovo centrando per un pelo il water.

“James, vai a dire a Lily che, purtroppo, salti la ronda. L’importante è che fai in fretta!”.

“Corro!”.

Ma, mentre sto per uscire dalla stanza, inciampo in qualcosa.

Credo sia Peter con il mio Mantello.

Lascio stare tutto e vado verso la Sala Comune, sperando che lei sia lì. Sono sicuro che se la prenderà come al solito, urlandomi addosso che io non so rispettare i miei impegni eccetera eccetera. Però, cavolo, si tratta di un amico! Non posso abbandonare quel cane al suo destino!

Una volta giunto in Sala Comune, la vedo avvicinarsi a me, “Potter, ti cercavo!”.

“Che strano, anch’io cercavo te”, rispondo con un sorrisino, purtroppo non ricambiato.

“Davvero? E che vuoi?”.

“Beh, dovresti essere tu a dirmelo prima”.

“Oh, sei impossibile! Allora, il fatto è che la mia amica, Alice, sta male ed io non posso lasciare la stanza, le mie compagne non ci sono”.

Rimango un attimo scettico, “Ah”, è tutto quello che so dire.

“Quindi…”, prosegue lei, “…la ronda è tutta per te, stasera”.

“Ma, veramente…neanch’io posso andarci. Sirius è messo male e…”.

“Cosa??? Potter, non è che è una scusa delle tue?”.

“Assolutamente no”.

“E adesso come la mettiamo? Ti informo che non puoi venir meno agli impegni di Caposcuola!”.

“Ma non posso neanche venir meno a quelli di amico”.

La Evans si ammutolisce, poi parla, “E quindi?”.

“Quindi, ognuno andrà a fare quello che deve fare, tanto nessuno verrà mai a saperlo”.

“E tu che ne sai?”.

“Ne so abbastanza, tesoro”.

“Non chiamarmi tesoro!!!”.

“D’accordo, d’accordo…come preferisci che ti chiami?”.

“Non chiamarmi affatto, che è meglio!”.

E si volta sparata verso il dormitorio delle ragazze. La osservo, aspettando che scompaia completamente dalla mia vista.

Resterei qui in eterno, ma ho dei problemi rigurgitanti che mi aspettano su.

***

Non mi sono mai sentito così fiacco in vita mia. Ancora più del primo giorno di scuola.

Ho praticamente passato la notte in bianco…credo che debba fare qualcosa questa mattina, ma non riesco a ricordarmi cosa. Beh, qualunque cosa sia non la farò bene, non sono per niente in forma.

Per fare una sintesi, questa notte abbiamo fatto ingozzare Sirius di caffè e sembrava che stesse andando tutto per il meglio. Quando, finalmente, siamo riusciti ad entrare ognuno nel proprio mondo dei sogni – alle tre del mattino passate – ecco che Sirius ci sveglia di soprassalto avvertendoci della sua morbosa voglia di giocare a carte, neanche fosse una donna incinta. Remus l’ha bellamente mandato a quel paese, solo che Sirius non demordeva. Hanno cominciato a litigare, tirarsi cuscini, calze, ciabatte, mutande, caffè e pezzi di formaggio ammuffito che Peter teneva in fondo al suo baule da non oso immaginare quanti secoli.

La stanza era ormai ridotta ad un casino.

Ed era inutile che io e Peter ci mettevamo a pulire nel cuore della notte il macello che avevano combinato.

Terminata la guerra, si erano già fatte le sette del mattino, l’ora di alzarsi.

Cioè adesso.

Qualcuno mi scuote, ma ancora non realizzo in che spazio e tempo mi trovo.

“James, ti supplico, scendi da questo letto!”.

È la voce di Remus. Perché mai dovrebbe supplicarmi di alzarmi? Solitamente non lo fa, anche se a volte io e Sirius continuiamo a poltrire per qualche minuto. Mi ricordo che una volta mi ha supplicato perché la questione era piuttosto grave: se non era per lui che mi svegliava sull’Espresso durante il tragitto di andata, al terzo anno, sarei rimasto lì a dormire e svegliarmi chissà in quale stazione remota del mondo.

Deduco che anche qui la questione è piuttosto…

Oh, cavolaccio…

C’è la partita, porco Schiopodo!

Immediatamente sono in piedi, con le mani tra i capelli.

Corro subito in bagno e, non appena vedo la mia incantevole immagine riflessa allo specchio, caccio un urlo di paura.

Quello…quello non sono io! Quell’orrendo viso bianco come un cencio, con occhiaie viola e occhi gonfi non può appartenere al bellissimo e oltremodo sexy James Potter! Non posso presentarmi in campo in queste condizioni!

Sono…sono orribile!

“Anziché stare a contemplare la tua persona, potresti sbrigarti a lasciare libero il bagno?”, domanda Sirius, miracolosamente vestito di tutto punto.

No, non posso crederci…

“Sirius…ma stai bene?”, gli chiedo, quando penso che questa domanda dovrei rivolgerla a me stesso.

“Mai stato meglio!”, esclama euforico, “Ho una partita da giocare. E anche tu”.

“Già…”.

Mi rigiro verso lo specchio…no, non oso guardare!

È assurdo che Sirius stia benissimo dopo quello che ha passato, mentre io non riesco neanche a reggermi in piedi dalla stanchezza!

Ma non sia mai che James Potter si dimostri stanco senza neanche aver iniziato a giocare!

Basta solo un po’ di caffè…

***

No, il caffè non ha sortito l’effetto sperato…

Praticamente, dormo sulla scopa.

“James, datti una mossa e cerca quel dannato Boccino!”, urla Frank, che mi è sfrecciato davanti per andare a segnare nella porta avversaria.

Ok, ce la posso fare! Ce la faccio!

Dove cavolo è il Boccino…?

Uffa, mi brucia un tantino il braccio..sarà che ho dimenticato di mettere quella cosa che mi ha dato Poppy…

Gironzolo per il campo alla ricerca di una scia dorata, mentre sento il cronista associare spesse volte il mio nome alle parole non è proprio in forma smagliante. Do un’occhiata al Cercatore di Corvonero, ma anche lui sembra brancolare nel buio. Il Boccino si è volatilizzato.

Non mi sono nemmeno accorto di stare volando vicino gli spalti in cui si trova la Evans. Ma non posso pensare a lei, devo trovare il Boccino!

Mi allontano ancora, mentre Sirius non solo colpisce i Bolidi con una maestria innata, ma riesce anche a segnare! Siamo in netto vantaggio, ma questa partita deve pur concludersi!

Improvvisamente, qualcosa di dorato mi passa proprio sotto il naso.

Trovato!

Mi do la spinta per accelerare e mi metto all’inseguimento del Boccino. Ormai non ha più scampo. Tendo il braccio sinistro, in modo da poterlo acchiappare, ma lui è ostinato, continua a volare sempre dritto, verso gli spalti. Mi sto avvicinando ancora, riesco quasi a distinguere la Evans tra tutta quella gente. Se non rallento finirò che mi ci schianti contro, anche se non sarebbe una cattiva idea…beh, magari un po’ violenta. Ormai sono praticamente vicinissimo, gli spettatori sgranano gli occhi convinti che stia per scaraventarmi addosso a loro…ma, con una strana acrobazia degna del migliore giocatore di Quidditch quale sono io, punto verso il suolo tanto che loro sono costretti a sporgersi per vedere dove sia finito.

Mi risollevo in aria, davanti a loro. O meglio, faccia a faccia con la Evans, che ancora mostra un’espressione sconvolta.

Le metto davanti il pugno chiuso della mia mano sinistra, poi lo apro. Lei sgrana ancora di più gli occhi per la meraviglia. Il Boccino sul mio palmo apre le ali e le sbatte frenetico, senza volare via.

Noto un accenno di sorriso sulle labbra della Evans.

Poi, qualcosa mi attira verso il suolo…mi sento cadere giù…

“Potter…”, sento dire da quella voce, con un leggero tono di preoccupazione.

Mi sento pesantemente schiacciato a terra.

Infine, il buio totale.

To be continued…

Ho postato alla velocità della luce, come vedete. Il fatto è che cerco di ritagliarmi un minimo di tempo per postare i capitoli.

Capisco di non essere brava con le scene di Quidditch, ma spero che sia uscita fuori una cosa quanto meno accettabile ^^’ E poi non possono mancare la partite :P

Un grande grazie a: cloe sullivan, potterina_88_, Lilian Potter, ki_chan, Ginny Lily Potter, XXXBEAXXX, HermyKitty, HarryEly.

Alla prossima^^

Baciottoni^___^

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Capitolo 12
*** A Lily's tale ***


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Capitolo 12

A Lily’s Tale

“Potter, mi ha stancato vederla sempre qui”.

Una voce in lontananza pare rivolgersi a me…

“Potter, mi sente? Si riprenda, su!”.

E adesso, perché mi stanno dando colpetti in faccia?

Cerco di aprire gli occhi e vedo la faccia di Poppy che mi guarda con severità.

“Bentornato nel mondo reale, signor Potter”, mi dice, versandomi qualcosa nel bicchiere.

“Che è successo?”, domando, ancora frastornato.

“E’ volato dalla scopa”, risponde con estrema naturalezza, “Fortuna che erano solo pochi metri”.

“Jaaaaames!!!”.

Un individuo mi getta le braccia al collo e mi stringe fino a soffocarmi.

“Credevamo fossi morto!”, dice.

“Non fare il melodrammatico”, fa Remus.

“Sei privo di teatralità!”, ribatte Sirius, staccandosi da me.

Teatralità? Ma fammi il piacere…”.

“Siete pregati di andare a fare baccano da un’altra parte!”, interviene Poppy, in tutta la sua serietà, “Qui c’è gente che sta male!”.

“A proposito, quando mi rimetterò?”, chiedo.

“Guardi, se dipendesse da me non l’avrei neanche fatta entrare qui”.

“Poppy, lei è molto cattiva”.

“E lei è molto irresponsabile. Stava male, quale coscienza le ha suggerito di giocare?”.

Non credo sia stata la coscienza con la voce di Remus…

In ogni caso, la prendo come qualcosa di positivo: pacchia totale!

“Adesso, se non vi dispiace…”, si rivolge a Remus, Sirius e Peter, “…il paziente dovrebbe riposare. Non verrà dimesso prima di domani”.

I miei amici mi salutano con un cenno della mano, mentre Poppy si avvia verso la scrivania.

Io chiudo gli occhi e mi rilasso, concedendomi ad un meritatissimo riposo.

***

È sera inoltrata quando mi risveglio, e la mia attenzione si concentra verso la porta.

Ci sono persone che parlano, ma non saprei dire chi siano.

Poi la porta si apre e sbuca la Evans che, come se nulla fosse, avanza verso di me e si siede sulla sedia sbuffando.

Io la osservo prima di rivolgerle il mio saluto, “Buonasera”.

“’Sera”, risponde lei, come in automatico.

Non capisco cosa ho fatto per farmi degnare della sua presenza, ma non m’importa. Meglio approfittarne.

“Tesoro…non hai portato niente al tuo piccolo James?”, cantileno, mentre la vedo serrare i pugni, poggiati sulle gambe.

“Sei patetico!”, mi dice tra i denti.

“Eppure, guarda il comodino pieno di bigliettini d’amore e cioccolatini…neanche fosse San Valentino”, accenno a quella marea assurda di scatole colorate e foglietti, da me ignorati e destinati ad una tragica fine.

“Per quel che me ne frega…”, mormora, guardandosi intorno.

Un silenzio imbarazzante – credo per lei, perché per me non lo è affatto – cala su di noi.

Dopo non so quanti minuti trascorsi a torturarsi le mani, la Evans si decide a parlare, “Potter, sappi che…”, si blocca un momento, mentre io continuo a guardarla con un sorrisetto stampato in faccia, “…che il fatto che io sia qui, non significa che abbia a cuore la tua salute!”.

“Certo, è logico…”, asserisco sempre col sorrisetto.

“Potevi anche finire sfracellato, a me non importava…”.

Annuisco con la testa, e lei quasi si infuria nel vedere questo mio modo di reagire.

Si aspetta che io creda a tutto quello che mi sta dicendo?

“Potrei sapere, se mi è concesso, il motivo per cui la tua luminescente presenza, mia bella, irradia questa squallida stanza di infermeria?”, le domando.

“Volevo constatare di persona la gravità delle tue lesioni fisiche – perché per quelle mentali non c’è proprio nulla da fare – e se avessi davvero un valido motivo che ti consentisse di saltare le lezioni”.

“Il verdetto?”.

“Non c’è nulla di anomalo, ragion per cui tolgo il disturbo”.

Si alza di scatto dalla sedia e quasi volta le spalle per andarsene.

“Ehi ehi, Evans…”, mi allungo quanto posso per prenderle un braccio e bloccarla lì dov’è, “E se io non volessi lasciarti andar via?”.

“Chiamerei Madama Chips per farti anestetizzare alla vecchia maniera, e cioè con una martellata in testa!”.

“Piccola Evans, come sei perfida e sadica”.

“Lo so!”, strattona il suo braccio in modo che la mia presa si sciolga.

Beh, giunto a questo punto non mi resta che aspettare che lei mi dica buonanotte o muori Potter eccetera eccetera.

Pazienza, ci ho provato.

Inaspettatamente, però, la vedo sedersi di nuovo sulla sedia, segno che vuole rimanere davvero.

Wow, il mondo gira a mio favore questa sera!

“Vedo che, alla fine, ti ho persuasa con il mio sguardo da cerbiatto indifeso”, ironizzo.

“Veramente, sono rimasta perché mi fai pietà!”, ma penso che lei sia seria, “E il tuo sguardo non assomiglia minimamente a quello di un cerbiatto!”.

Su questo si sbaglia di grosso!

Rimaniamo per alcuni minuti in silenzio, a guardarci fisso negli occhi come a voler gareggiare su chi sa tenere di più lo sguardo, una partita che ho già vinto in partenza.

Non so perché lei sia rimasta con me…ciò che conta è che sia qui, anche se, a detta sua, lo fa solo per pietà, ma io non le credo.

“C’era una fila interminabile di ragazze, prima che entrassi io”.

Le sue parole mi distolgono dai miei pensieri, “Cosa?”.

“Non far finta di non aver capito, Potter. Dimostrati super ammirato come sempre fai!”.

“Non mi sto mostrando in nessun modo, Evans!”.

“Come vuoi…magari avresti preferito una folla di ragazzine inferocite a…”.

Si blocca, distogliendo lo sguardo ma mantenendo un’espressione alterata.

Ma questo non fa altro che suscitare la mia curiosità, “A chi?”.

“Perché non ti metti a dormire, dato che l’ora per i bambini di andare a letto è già passata da un bel pezzo???”.

“Perché aspetto che tu mi canti la ninna nanna…o che mi racconti una storiella”.

“Vada per la storiella…non credo di essere brava ad intonare una ninna nanna”.

No, aspettate un attimo…io scherzavo quando parlavo di ninna nanna e storiella! L’ha presa sul serio, incredibile!

Questa non è altro che una situazione da sfruttare a mio vantaggio!!!

“Bene, racconta. Sono tutto orecchi!”.

Dopo aver sbuffato per un’infinità di volte, la Evans comincia davvero a raccontare la storia, “C’era una volta…”.

“Evans, cambia incipit. Il c’era una volta è un classico e per uno come me ci vuole qualcosa di innovativo!”.

Sono un tipo esigente anche in fatto di storielle.

Lei rotea gli occhi infastidita, “Potter, se vuoi che ti racconti una storia, permettimi di iniziarla alla mia maniera!”.

“E aggiungerei che l’innovazione si addice perfettamente alla tua persona, mia cara Evans”.

“Se questa era una tecnica per adularmi, non ci sei riuscito. Ma dato che io sono stufa delle tue continue lamentele, farò come dici tu”.

Sorrido soddisfatto del mio operato. La Evans cade sempre nella mia trappola.

Riprende fiato e attacca con la storia, “Tanto tempo fa…”.

“Quanto, di preciso?”.

La Evans si sbatte i palmi delle mani sulle gambe in un gesto di perdita della pazienza, “Potter, è di importanza vitale saperlo???”.

“Certo! Il tempo è fondamentale nello svolgimento dell’azione. Gradirei sapere giorno, mese e anno. Magari trascuro l’ora, non è così rilevante, a meno che l’azione non prenda atto di notte…”.

“Potter…”, il mio nome è ringhiato, mi sa che la sto facendo incavolare davvero, “Ma sei serio quando dici queste assurdità???”.

“Ovvio. E mi meraviglio di te, Evans!”.

“Sei impossibile!”.

“Sto aspettando la storia…”.

Allora!”, esclama con voce alterata, “Ieri…ti va bene così???”.

“Benissimo”, faccio cenno di proseguire.

“Ieri, scoccata la ventitreesima ora della sera, un coniglio irruppe nella casa dell’orso…”.

“E l’ha mangiato?”.

“Potter!!!”.

“Ok, scusa”.

“Dunque…il povero coniglietto chiese all’orso di aiutarlo a liberare la…ehm…sua amata, rinchiusa dentro un…vespaio…”.

“Scusami”, la interrompo, “Come fa un coniglio ad essere rinchiuso in un vespaio?”.

“E’ una storiella, Potter! Non pretenderai di avere una risposta razionale ad ogni tua stupida domanda!”.

“Però non trattarmi così male, guarda che sono invalido”.

La Evans si alza, afferra la sedia e la porta ancora più vicina al mio letto. Prima di sedersi, mi punta il dito contro, “Ti faccio diventare io invalido se non la finisci di interrompermi per ogni minima cavolata!”, si siede, “Dicevo…l’orso disse al coniglio…”.

“Ma l’orso e il coniglio avevano dei nomi?”.

La Evans scatta in piedi e fa per andarsene.

Capisco che mi sto rendendo fastidioso, ma le domande che faccio hanno un senso! È lecito sapere come si chiamano i protagonisti della storia, no?

Non posso permettere che lei se ne vada e non finisca la storia! Sono troppo curioso!

“Evans, non puoi andartene così!”, le dico, mentre la vedo fermarsi e girarsi a guardarmi con occhi che lanciano una raffica di Avada Kedavra, “Voglio sapere come prosegue la storia!”.

“Raccontatela da solo!”.

Sbam.

La porta si chiude con un tonfo sonoro.

Cavolo, se n’è andata davvero!

Adesso non potrò mai sapere come farà l’orso ad aiutare il coniglio a salvare la sua coniglietta rinchiusa nel vespaio!!!

***

“Reeeemuuus!!!”.

Lunastorta era seduto comodamente sul divano della Sala Comune, prima che mi ci fiondassi sopra.

Poppy mi ha dimesso – per non dire buttato fuori a calci – e sono tornato dall’infermeria in questo istante.

“Bentornato”, dice, cercando di farmi spiccicare da lui, “Cos’è che suscita questo piagnisteo?”.

“Tu la conosci la storia dell’orso che voleva aiutare il coniglio a salvare la sua coniglietta rinchiusa in un vespaio?”, domando con occhi lacrimosi.

“Mai sentita”.

“E tu, Sirius?”, mi rivolgo a Felpato, sdraiato in tutta la sua lunghezza sul divano.

“Quella in cui si scopre che la coniglietta era l’amante del vespone?”.

“Mmh…no, non credo sia questa”.

Mi siedo a terra sul tappeto, sbuffando sconsolato.

Ieri ho vinto la prima partita della stagione, una cosa che mi ha sempre mandato in euforia…ma oggi non è così. Sono triste perché non saprò mai come farà il coniglio a salvare la sua coniglietta. So di comportarmi come un bambino di quattro anni, ma sono troppo curioso e voglio sapere come va a finire!

Quasi quasi mi metto a cercare la Evans e la obbligo a terminare la storia…ma so che poi mi urlerebbe in faccia e allora sarei costretto a rinunciare per tutta la vita…

Col cavolo! James Potter non demorde! Se è proprio alla tragica fine della mia esistenza che devo andare incontro, dirò alla Evans che voglio la fine della storia come ultimo desiderio prima di lasciare questa terra…e magari anche quel bacio.

“Evans a ore tre”, dice Sirius, ed io per poco non salto per aria.

Mi volto appena in tempo per vederla scomparire oltre il buco del Ritratto.

“Se continui ad indugiare, non saprai mai come finisce la storia”, proferisce Remus, dall’alto della sua saggezza.

Mi alzo in piedi con l’intento di uscire dalla Sala Comune. Una volta fuori, la vedo scendere le scale e mi affretto a raggiungerla, prima che queste decidano di cambiare.

“Evans!”, la chiamo da dietro.

“Oh, noto vedo che ti hanno dimesso”, mi dice, senza neanche guardarmi e continuando a camminare.

“Si, ma…senti, Evans, come finisce la storia dell’orso e del coniglio?”.

Si ferma e mi guarda male, “Scusa?”.

“La storia! Voglio sapere come finisce!”.

“Ma…dici sul serio???”.

“Certo che dico sul serio!”, non capisco perché le risulti così strano.

“E come mai vuoi saperlo?”.

“Perché sono curioso”.

“La curiosità è femmina, Potter, e fino a prova contraria tu non lo sei”.

“Mi stai insultando!”.

“E allora lascia perdere questa stupida storia!”.

La Evans gira i tacchi e scende gli ultimi gradini – dato che è da persone normali stare a parlare nel bel mezzo delle scale incantate – e comincia a percorrere il corridoio. Ma io l’afferro prontamente per un braccio e la costringo a voltarsi verso di me e guardarmi in faccia.

“Non è stupida, la storia”, le dico serio.

“Ah, no?”.

“No”.

“Perché?”.

“Perché tu non racconteresti mai una storia stupida”.

Sul suo viso aleggia un’espressione meravigliata. Io le mollo il braccio e lei va a sedersi su una di quelle panchine che secondo me non hanno alcuno scopo in un corridoio, tranne che in questo momento.

Mi siedo accanto a lei, aspettando che parli.

“Hai…giocato una bella partita”, mi dice, “Nonostante si vedeva lontano un miglio che stavi morendo di sonno”.

“Beh, si…Sirius mi ha fatto passare la notte in bianco”.

Credo che abbia attaccato il discorso del Quidditch perché non mi vuole raccontare la storiella. Mi pare che lei lo abbia capito dal mio sguardo che voglio la storia, sono irremovibile.

“Potter…devo confessarti che non sono brava a raccontare storie…”, mi dice sorridendo nervosamente e abbassando gli occhi.

“Lo so benissimo”, rispondo, “L’ho capito subito che non sei una cima in queste cose, ma visto che ne hai iniziata una, tanto vale finirla, no?”.

Sorride appena e poi riprende fiato, “Bene, ehm…l’orso dice al coniglio che per sconfiggere il Vespone Re delle Vespe deve procurarsi un’ingente quantità di…melassa!”.

“Melassa?”.

“Si, melassa!”.

“E poi?”, mi lascio andare sulla panca, poggiando la testa sulla spalliera e restando ad ascoltarla.

La verità è che non mi importa come prosegue la storia…mi basta solo sentire il suono della sua voce.

“Poi…il coniglio riesce ad avere la melassa e corre al vespaio, dove l’esercito delle Vespe è pronto all’agguato. Queste, però, vengono attratte dalla melassa e lasciano campo libero al coniglio, che entra nel castello diretto verso la cella in cui è rinchiusa la sua coniglietta. Una volta arrivato scopre che…”.

“Che?”, la incito a proseguire.

“Che…ehm…la coniglietta è l’amante del Vespone!”.

Mi lascio sfuggire una risata che, via via, diventa sempre più forte.

Anche lei inizia a ridere, portando su di noi l’attenzione di alcuni studentelli che passano di lì.

“Ma finisce davvero così?”, domando, tra le risa.

“Come vorresti che finisse?”.

“Beh, che il coniglio ritrova la sua coniglietta e le giura amore eterno. Dov’è finito il vissero per sempre felici e contenti?”.

“Non tutte le favole hanno un lieto fine”.

Ok, non capirò mai perché la coniglietta ha scelto il vespone come suo compagno e, francamente, non mi interessa.

Resto ancora imbambolato a guardarla, quando lei si alza.

“E’ giunta l’ora di tornare ai dormitori, prima che si faccia troppo tardi”, dice.

Mi alzo anch’io, “La prossima volta cantami una ninna nanna. Sono sicuro che ti riesce meglio”.

“Non credo proprio”.

“Io, invece, credo proprio di si”.

Mi rivolge un mezzo sorriso, “Buonanotte, Potter”.

“Sogni d’oro, coniglietta”.

Si mette a ridere, “Guarda che lei non si mette col coniglio”.

Sorrido beffardo, “Infatti io non sono il coniglio”.

“E chi, allora?”.

Le sorrido ancora, prima di andare via…ronzando!

To be continued…

Ok, ammetto di non sapere che verso fanno le vespe, ma non importa…spero che il capitolo sia stato quanto meno accettabile. Il nostro piccolo James è innamorato perso, quindi non stupitevi della sua pazzia XDXD

Un enorme grazie a: Lilian Potter, LilyProngs, HarryEly, cloe sullivan, lyrapotter, ki_chan, Ginny Lily Potter, potterina_88_, HermyKitty, XXXBEAXXX.

Bacini a tutti^^

Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Life’s no fun without a good scare! ***


Nuova pagina 1

Capitolo 13

Life’s no fun without a good scare!

“Sirius, la smetteresti di infilare le mani tra le mie gambe???”.

“Sono gelate e cerco di riscaldarle”.

“Esistono i guanti!”.

“Remus, non sei per niente dotato di un briciolo di umanità!”.

Io, Remus, Sirius e Peter siamo seduti su una panchina nel parco di Hogwarts, a gustare un vento gelido che da qualche giorno non la smette di colpire questa parte di regione. La neve è vicina.

“E se entrassimo nella calda ed accogliente Sala Comune come tutti gli essere umani dotati di un minimo di sensibilità al freddo?”, domanda Peter.

In effetti solo a noi poveri pazzi sarebbe venuta in mente l’idea di sedersi fuori con questo ventaccio, a guardare le foglie raggomitolate che vengono spazzate via.

Mentre stiamo per rientrare nel castello, notiamo una grande folla di studenti dirigersi verso la Sala Grande.

Sirius blocca un ragazzino che per un pelo non cade a terra.

“Che succede?”, domanda.

“Silente vuole tutti in Sala Grande per una comunicazione di servizio”, ci spiega.

Ne avrà un’altra delle sue.

Si avvicina Halloween e di sicuro vorrà indire un ballo o qualcosa del genere, come ogni anno.

Odio queste cose.

Le odio perché l’unica persona con cui vorrei andarci mi rifiuta.

Per la medesima ragione, odio San Valentino.

Seguiamo la massa di studenti e andiamo a sederci al nostro tavolo, in attesa che Silente inizi il suo discorso.

Tutti hanno già preso posto e il mio stomaco fa un capitombolo quando mi accorgo che la Evans non è ancora arrivata. Dove accidenti è???

“Che problemi hai?”, mi chiede Sirius, avendo avvertito il mio stato di agitazione.

“Lei non c’è!”, gli rispondo, guardandomi intorno.

“Ma perché sei tanto ossessionato? Vedrai che arriverà”.

“Non mi piace non averla sott’occhio”.

“Il nostro James ha paura che il mostro che vive nella torre più alta possa rapirla e portarla con sé, per poi sposarla”, proferisce Remus.

“Non essere ridicolo!”, ribatte Sirius, come se Lunastorta avesse detto l’abnorme cavolata del secolo.

“E’ inutile che mi dici questo. Ho ragione io!”.

“Ma smettila!”.

“Vuoi dirmi che James non ha affatto paura che qualcuno possa portarle via Lily?”.

“E tu vuoi dirmi che sulla torre più alta vive un mostro???”.

Ormai non li ascolto più e continuo a girarmi intorno alla ricerca di una chioma rossa. Cosa perfettamente inutile dal momento che la suddetta chioma rossa sta esattamente accanto a me.

“Qualsiasi cosa tu abbia da dirmi, Potter, la mia risposta è no, mai, scordatelo, non se ne parla, vai al diavolo, mi ha davvero rotto…”.

Credo che stia ancora continuando il suo elenco di risposte negative, ma io non ci faccio caso. La guardo con tanto d’occhi, come se si trattasse di un fantasma.

“Hai finito?”, le domando, stampandomi in faccia uno di quei sorrisetti che lei odia tanto.

“Si! Anzi, no! Potrei continuare all’infinito!”.

“Ed io potrei ascoltarti all’infinito”.

Lei mi guarda con scetticismo.

Gli studenti ritardatari si affrettano a prendere posto, ma ancora di Silente nessuna traccia.

“Come mai qui, Evans?”, le chiedo poco dopo.

“Perché Silente vuole parlarci”, mi risponde, come ovvio.

“Non intendo qui, in Sala Comune, ma qui accanto a me”.

“Beh…non c’erano altri posti. E comunque, se avessi potuto, mi sarei seduta altrove, anche sul pavimento, pur di non essere scocciata da te! ”.

“Si, certo”.

“Oh, ecco silente”, ci avverte Sirius, mentre la Evans sfreccia il suo sguardo verso il Preside per evitare il mio ancora su di lei.

Adesso non ci rimane che ascoltare cos’ha da dirci il vecchio.

“Buon pomeriggio a tutti”, ci saluta cordialmente, “Scusate se vi ho fatto allontanare dalle vostre occupazioni, ma gradirei foste informati di un’ideuccia che la mia mente ha concepito questa mattina mentre mi lavavo i piedi”.

Scoppiamo tutti a ridere.

“Ad ogni modo”, continua lui, sovrastando le nostre risate, “Ho pensato di organizzare qualcosa di innovativo quest’anno, per la festa di Halloween”.

Partono diversi mormorii da ogni direzione.

Spero non abbia nulla a che fare con un ballo o qualcosa del genere!

“Forse Silente vuole organizzare una specie di festa della Burrobirra…o magari di Whisky Incendiario!”, esclama Sirius euforico.

“Stai alludendo all’Oktoberfest?”, fa Remus.

“Non so che cavolo sia questa cosa, ma se si tratta di una festa dove si bevono alcolici, che ben venga!”.

“Deficiente, la maggior parte dei ragazzi è minorenne! Possibile che tu pensi solo ed esclusivamente all’alcool??? Non sei altro che un ubriacone!”.

“Veramente c’è qualcosa di meglio oltre all’alcool a cui pensare…”.

“Dunque…”, riparte Silente, “…ho deciso che quest’anno non ci sarà un ballo”.

Le ragazze – tranne la Evans – cominciano a emettere mormorii di dissenso, mentre io esulto mentalmente.

Silente fa un gesto con la mano per zittire i ragazzi e poter proseguire, “Ho pensato di organizzare qualcosa di diverso. Verranno estratte a sorte delle coppie…”.

Dalla massa di studenti partono un’infinità di Nooo, Ma cooome, Che straaazio. Anche questa volta, Silente fa cenno agli altri di zittirsi e farlo continuare, “Beh, detto questo, vi lascio alle vostre interrotte occupazioni. Ossequi”.

Rimaniamo tutti a bocca aperta, dato che non ci ha praticamente detto nulla. Qualche ragazzo urla un E poi? al quale Silente sembra rispondere, “Poi il gioco prenderà vita da sé”.

E stavolta, va via davvero.

Un momento…ha detto gioco…che vorrà dire?

***

La mattina di Halloween, ci troviamo tutti ammassati davanti la bacheca della Sala Comune dove, a quanto pare, hanno affisso i nomi dei ragazzi e relative ragazze sorteggiati.

C’è un casino immondo, quasi non vedo nulla, il che non è minimamente accettabile. In ogni situazione che comporta una fila interminabile di persone, James Potter deve essere lasciato passare per primo!

Mi schiarisco la voce e la folla si apre per far passare il sottoscritto, seguito dai miei inseparabili Malandrini.

Avanziamo lungo il varco tra la folla e ci fermiamo davanti alla bacheca. Scorro in fretta tutti i nomi fino ad arrivare al mio e scoprire, con immensa gioia, che mi hanno associato alla Evans.

Noto, comunque, che lei non è qui presente. Chissà dov’è…

I miei occhi scorrono lungo l’elenco…

“Cavolo, mi hanno messo con quella cretina di Rosemary Jefferson!”, esclama Sirius, come se fosse stato messo in coppia con un Troll.

“Se sta a Corvonero non è cretina”, proferisce Remus, “E poi è anche graziosa”.

“Fai tu coppia con lei, allora!”.

Io li sto a sentire senza parlare, mentre i miei occhi sono incollati al mio nome e a quello della ragazza con cui dovrei far coppia.

“Remus, con chi stai tu?”, domanda Peter.

“Con Eva Wise”.

Per un pelo a Sirius non viene un colpo, “Ma non è di Serpeverde???”.

“Ti è andata bene…io sto con una di Tassorosso”, fa Peter.

“E tu, James?”.

Ma da me non arriva alcuna risposta.

“James?”.

“Ragazzi…”, dico con un tono da funerale, mentre vedo Paciock e la sua ragazza saltare di gioia alla scoperta che sono stati estratti assieme, “La cosa è abbastanza tragica”.

“Di che si tratta?”.

“Mi hanno appioppato con un tipa di Tassorosso…mentre la Evans sta con…”.

“Con?”.

“CON MOCCIOSUS, PORCA DI QUELLA PIOVRA!!!”.

***

Ed io che pensavo che Merlino fosse dalla mia parte…

“Remus, la smetti di toccarmi la coda???”.

“Un giorno mi spiegherai perché ti sei voluto vestire da lupo mannaro”.

Remus e Sirius stanno discutendo come al solito, mentre noi ragazzi siamo in Sala Comune senza sapere che cavolo dobbiamo fare.

Sirius ha pensato bene di vestirsi da lupo mannaro, inutili i tentativi da parte di Remus di scoprire il motivo della sua scelta.

Lunastorta, non sapendo a che altro pensare, si è vestito da Medimago pazzo, con tanto di capelli bianchi sparati e occhialini.

Peter è vestito da Troll con la clava, fa davvero impressione.

Ed io, beh…diciamo solo che non si è mai visto un vampiro più sexy del sottoscritto.

Siamo tutti all’oscuro di ciò che ci attende e ci chiediamo dove siano finite le ragazze. Ora come ora, avrei preferito il classico appallante ballo…se non altro, non avrei permesso alla sorte di andarmi contro! Al solo pensiero che Mocciosus…

Oh, basta! Non voglio pensarci! Godiamoci Halloween in santa pace!

“Sarà giunto il momento in cui il nostro piccolo Lunastorta copulerà?”, fa Sirius sarcastico.

Remus lo incenerisce con lo sguardo, “Sta zitto, se non vuoi che ti ficchi la siringa su per il…”.

***

Ci hanno detto di cercare le nostre dame per il castello…

Dico, ma Silente ha fatto largo uso di sostanze che alterano la psiche quando ha deciso di organizzare questa caccia alle donzelle o di qualsiasi altra diavoleria si tratti???

Mi sto sempre più pentendo di aver detto di odiare i balli. Per lo meno, guardare i professori ballare era uno spasso! E adoravo guardare la Evans seduta ad un tavolo, con un bicchiere che faceva rigirare tra le mani e lo sguardo assorto in chissà quale pensiero…

E come si arrabbiava quando mi avvicinavo per scambiare quattro chiacchiere con lei!

Adesso, invece, mi ritrovo a vagare come un cretino per questo castello addobbato all’occasione con zucche spaventose, teschi e molto altro, con la collaborazione straordinario dei fantasmi di Hogwarts.

Non mi va nemmeno di cercare la mia dama…potrei anche infischiarmene e cominciare a cercare la Evans prima che cada fra le untuose grinfie di Mocciosus…

Svolto l’angolo sulla destra e per un pelo non mi viene un infarto alla vista di una figura raggomitolata accanto al muro. Sarà l’atmosfera halloweeniana.

Mi avvicino alla figura seduta a terra – che in un primo momento credevo fosse un qualche addobbo di halloween messo lì apposta per spaventare i passanti – e mi faccio luce con la bacchetta.

Alza il volto di scatto e sgrano gli occhi quando la riconosco.

“Potter!”.

“Evans!”.

“Che ci fai tu qui???”, diciamo contemporaneamente.

Rimango in piedi a guardarla. È semplicemente incantevole. È avvolta in un delizioso vestito sfrangiato, costituito da veli sovrapposti di diverse tonalità di verde. Sulla schiena un paio d’ali di libellula e una coroncina di rametti intrecciati sulla testa.

“Che c’è?”, mi domanda, avendo notato il mio sguardo soffermarsi a lungo su di lei.

“Sei adorabile…”, e questa mi è davvero uscita dal cuore!

Mi sorride appena, poi torna a raggomitolarsi su se stessa.

Deduco che c’è di sicuro qualcosa che non va, avrebbe potuto almeno dirmi quanto sia infastidita dalla mia presenza…

Mi siedo di fianco a lei e rimugino sulle parole da dire.

“Non vai a cercare la tua dama?”, mi domanda, senza sollevare la testa.

“Sinceramente, non ho capito un broccolo fritto di questa cosa…e poi no, non mi va di cercarla. L’ho già trovata”.

Alza lo sguardo su di me e mostra un’espressione interrogativa, “Ma tu non eri stato estratto a sorte con una tipa di Tassorosso?”.

“E tu non eri stata estratta a sorte con Mocc…volevo dire, Piton?”.

“Si, ma…le cose sono cambiate. Diciamo che non mi sono voluta far trovare”.

“Ma ti ho trovata io”.

Continua a guardarmi, restando per un attimo in silenzio.

Poi, la sua voce è come un sussurro, “Mi è successa una cosa…”, si stringe nelle spalle ed io la incito a proseguire con lo sguardo, “Mentre vagavo per il castello, alcuni Serpeverde mi hanno condotta can la forza ad un vicolo cieco, davanti ad un baule…”.

La ascolto in silenzio, mentre nella mia mente si fanno spazio le più tragiche torture da riservare a quelle viscide serpi, Mocciosus in primis.

“…dentro c’era un…”, si morde il labro inferiore, gli occhi colmi di lacrime, “…c’era un Molliccio, lì dentro…è stato…orribile…”.

Scoppia in un pianto disperato. Le accarezzo i capelli e penso a quanto io sia totalmente inerme, non so come calmarla.

“Stai tranquilla”, le dico, “L’hai sconfitto il Molliccio, no?”.

“Si…”.

“E allora vedrai che in qualsiasi cosa si sia trasformato, non ti farà più paura”.

Vorrei sapere in cosa si è trasformato il suo Molliccio, ma ho paura di risvegliare in lei qualcosa che preferirebbe dimenticare.

Scatto in piedi e le porgo le mani per farla alzare.

“Ammetto di essermene fregato altamente di tutta questa messa in scena ideata da Silente”, lei resta a fissarmi prima di lasciarsi tirare su, “Ma vogliamo andare a vedere che succede in Sala Grande?”.

Lei mi rivolge un piccolo sorriso e non ha intenzione di lasciare la mia mano.

La conduco per i corridoi, lei di qualche passo dietro di me, le nostre mani sempre unite.

“Tu…mi chiameresti mai in quel modo?”.

Alla sua domanda mi fermo per voltarmi a guardarla.

Nella mia testa scorrono tutta una serie di nomignoli dolci che la mandano su di giri, ma non credo si riferisca a questi.

“Intendi dire…”.

“…Mezzosangue”, conclude per me.

La mia presa sulla sua mano si fa più salda, “Preferirei essere sottoposto ad una serie infinita di Maledizioni Cruciatus, per quanto mi riguarda”.

Mi regala un altro sorriso e riprendiamo a camminare.

Quando ad un tratto un mostruoso essere si para davanti a noi. Il fantasma più terrificante che io abbia mai visto.

Io e la Evans cacciamo un urlo di dimensioni spropositate e siamo talmente impauriti da non esserci accorti di stare involontariamente abbracciati.

Il fantasma si mette a urlare anche lui fino a quando ci rendiamo conto di stare nettamente esagerando.

“Ragazzi, non fatelo mai più!”, ci dice.

“E che cavolo!”, sbotto io, sempre incollato alla Evans, “Nick, ci hai fatto prendere un colpo!”.

“Anche voi!”, risponde Nick-Quasi-Senza-Testa che nel frattempo ha ripreso le sue normali sembianze.

“Eri mostruoso!”, esclamo.

“E vorrei dire! Ci ho messo secoli per imparare a tramutarmi la faccia!”.

“Devo ancora riprendermi dallo spavento”, dice la Evans, che dal mio abbraccio pare non voglia proprio sciogliersi.

“Però ci voleva quest’urlo!”, dice Nick entusiasta, “Ognuno di noi ha bisogno di prendersi un bello spavento ogni tanto. Così c’è più divertimento nella vita!”.

“Già…”, facciamo io e la Evans all’unisono.

Lui parla così perché è un fantasma.

“Stregosa notte a entrambi, miei cari ragazzi”.

E dopo questo saluto va via, lasciando noi due ancora ostinatamente saldati l’una all’altro.

“Potter?”

“Si?”.

“Per i prossimi Halloween non voglio che ci siano cose raccapriccianti e che riguardino la morte…”.

“Certo…”.

È strano immaginare una festa di Halloween con un tema allegro, ma se lei vuole così, così sarà.

Ma non è che poi smetteremo di aver paura e non potremo più abbracciarci?

To be continued…

In questi giorni ho postato alla velocità della luce per poter arrivare a postare questo capitolo il giorno di Halloween.

Non chiedetemi che caspita aveva in mente Silente, perché non l’ho capito neanche io XDXD E in ogni caso, non era importante. Ciò che conta l’avete capito da soli, no? Così come credo abbiate capito in cosa si è trasformato il Molliccio di Lily :P

Beh, spero comunque che il capitolo non sia stato noioso :P

Ringrazio infinitamente: cloe sullivan, XXXBEAXXX, Sherry, PrincessInPink, Ginny Lily Potter, potterina_88_, Lilian Potter, HermyKitty.

Stregosa notte a tutti!!!

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Capitolo 14
*** When I look into your eyes, I can see a love restrained ***


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Capitolo 14

When I look into your eyes, I can see a love restrained

Non dimenticherò mai la sera di Halloween.

Io e la Evans tutto il tempo mano nella mano, una cosa a dir poco…

È vero che comunque la mia caratteristica è stata sempre quella di essere troppo sicuro di me, ma quella sera ho scordato di chiamarmi James Potter. L’unica cosa che mi ha reso fiero di essere venuto al mondo era la sua calda mano stretta intorno alla mia.

Avevamo deciso che non ce ne importava poi così tanto di quello che facevano in Sala Grande, così siamo andati alla Torre di Grifondoro.

Ho lasciato per primo la sua mano per permetterle di salire al suo dormitorio. Lei però restava ancora davanti a me, sul viso un’espressione indecifrabile. I suoi occhi brillavano, erano così intensi che credevo di non riuscire a riemergere.

Io non sono riuscito a spiccicare neanche una parola. Il mitico James Potter che sa intavolare qualsiasi tipo di discorso in qualsiasi tipo di situazione è andato bellamente a farsi friggere. L’unica cosa che sono riuscito a fare è stato rispondere al suo buonanotte prima che lei sparisse su per le scale.

Un secondo dopo sono esploso!

Ero così euforico che avevo bisogno di calarmi quattro o cinque Burrobirre.

Le quattro o cinque Burrobirre me le sono calate, ma non so come mi sono ritrovato sul mio letto…la Burrobirra non è alcolica…

Sta di fatto che i Malandrini, quando sono rincasati, hanno trovato i vestiti sparsi ovunque, bottiglie di Burrobirra sparse ovunque – questo lo so perché me l’hanno raccontato loro il giorno seguente – ed io che dormivo della grossa sul letto, con gli occhiali storti sul naso e un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro.

In tutta sincerità, non mi sarebbe importato nemmeno se mi avessero trovato arrampicato sul Platano Picchiatore, completamente nudo, a cantare Jingle Bells.

***

“Secondo me quella mano non l’hai neanche lavata”.

La fatidica mattina seguente è arrivata ed io sono assolutamente super gasato!

Saranno minuti che mi osservo la mano sinistra con la quale poche ore prima ho stretto quella della Evans.

Questa mattina mi sono svegliato prima di tutti – persino prima di Remus – e il mio primo pensiero è stato rivolto appunto alla mano.

Sirius si sta vestendo e non perde occasione di dirmene una delle sue. Remus sembra fare orecchie di mercante, mentre Peter sembra essere l’unico a cui importa un tantino di me.

“Davvero non l’hai lavata la mano?”, mi domanda Lunastorta.

Io non lo ascolto neppure, “RAGAZZI, SONO COSI’ FELICE CHE MI VIENE VOGLIA DI URLARE A SQUARCIAGOLAAA!!!”.

“Deficiente, guarda che lo stai già facendo!!!”, esclama Sirius, con le mani sulle orecchie.

Mi alzo di scatto dal letto e comincio a saltellare per tutta la stanza.

Lo so: ormai la Evans dovrà ricredersi sul sottoscritto. Le piaccio, non ci sono dubbi. Poi ci sono io che semplicemente la adoro immensamente…bisognerebbe pensare alle nozze…

“James, capisco la tua contentezza, ma mi pare esagerato prendere la mia ciabatta per usarla come microfono!”, mi rimprovera Remus, mentre fluttuando mi dirigo in bagno, lasciando stare la sua ciabatta.

Neanche metto piede sulla soglia che già cambio direzione, il tutto sempre fluttuando, sotto lo sguardo dubbioso dei Malandrini.

Loro non capiscono niente…non sanno quanto sia straordinariamente meraviglioso poter condurre per mano la donna dei tuoi sogni…

Già mi sento librare in aria dalla felicità!!!

“Ramoso, accidenti a te!!! Smettila di saltare sul mio letto!”.

***

Quando scendiamo a colazione – io mi giro a destra e a manca per vedere dove sia la mia dolce Evans – ci rendiamo conto di essere scesi per nulla, dato che hanno praticamente divorato tutto. Ed è strano, dal momento che ieri sera era Halloween e che quindi tutti dovrebbero essere ancora a poltrire.

“Possiamo rimanere digiuni”, conviene Sirius, guardando con profonda malinconia un vassoio su cui prima avrebbe dovuto esserci adagiata una squisita torta alle fragole.

“Remus, secondo te dov’è la Evans?”, domando a Lunastorta, mentre esce dalla borsa un paio di libri con l’intenzione di studiare mangiando.

“In biblioteca, suppongo”, mi risponde senza indugiare, ed io neanche mi chiedo perché la Evans vada in biblioteca il primo di Novembre.

“Ok, grazie”.

Faccio per partire sparato verso la biblioteca, quando Remus mi ferma, “Scemo, non avrai intenzione di andarci, spero?”.

“Ovvio”, rispondo io come naturale.

“Non te lo consiglio”.

“E perché no?”.

Remus si volta verso il portone della Sala Grande, cosa che mi spinge a fare lo stesso.

Vedo la Evans entrare e avanzare verso il tavolo dei Grifondoro, sul viso quella sua espressione da studentessa impeccabile.

La seguo con lo sguardo per ogni centimetro che percorre, ma i suoi occhi non sembrano incontrare i miei, tutt’altro…sembrano evitarmi.

Remus mi fa cenno di non fare cavolate, ma è più forte di me, devo andare da lei.

Mi alzo dalla panca e la seguo come ipnotizzato.

Quando arrivo alle sue spalle, tutta la carica di questa mattina sembra svanita nel nulla. Sono tornato a non essere James Potter. Lei non si volta nemmeno.

“Che c’è, Potter?”, mi domanda acidamente, come ha sempre fatto da anni.

La mia lingua è come paralizzata, non riesco a proferir parola. Mi chiedo come mai si sia rivolta a me in modo così glaciale, quando invece ieri sera si era aperta a tal punto da piangere di fronte a me.

“Hai intenzione di farmi perdere altro tempo?”, esclama, voltandosi dalla mia parte, “Stasera abbiamo la ronda, quindi devo iniziare a studiare”.

“Certo, scusami”.

Me ne vado via sconfitto, evitando che sia lei quella che per prima lascia il campo.

Non riesco a capire perché è tornata a comportarsi così freddamente nei miei confronti…sono sicuro che la Evans che ho visto piangere ieri è la stessa di quella che ha sempre voluto mostrare agli altri, mostrare a me.

Se solo la smettesse di essere così orgogliosa e dirmi in faccia tutto ciò che le passa per la testa una volta per tutte!

James Potter non si lascia sfuggire niente, che sia chiaro. Lo sguardo a cui mi ha incatenato ieri sera valeva più di una vita spesa a dire parole. E allo stesso modo, non mi pare che lei mi abbia mai rivolto uno sguardo di puro odio. Nemmeno adesso. Anzi, si può dire che non mi ha neanche guardato.

Sotto lo sguardo preoccupato dei Malandrini, mi dirigo verso l’uscita della Sala Grande, con l’intento di gettarmi sotto le calde coperte del mio letto a baldacchino a rimuginare sul perché Merlino mi abbia fatto nascere James Potter e non uno stupido ragazzo che sarebbe riuscito con facilità a farsi regalare un sorriso da lei senza compiere eroiche gesta.

***

Fuori c’è un freddo cane – se Sirius mi sentisse dire questa frase, mi ucciderebbe – e io e la Evans stiamo facendo la nostra ronda per la zona esterna al castello.

Nessuno di noi due parla, e di certo non sarò io ad iniziare una conversazione, se così la si potrebbe chiamare.

Personalmente, non avrei nulla da dirle dato che è lei che ha sempre avuto qualcosa contro di me. Non mi sopporta perché faccio il figo? E va bene, cambierò, questo non è un problema. I Malandrini mi hanno fatto notare come io sia tanto cambiato rispetto all’anno scorso, soffermandosi sul fatto che da quando è iniziato l’anno non abbiamo combinato nulla di clamoroso. Ora, mi domando, perché la Evans non si accorge di questo? Guarda sempre ciò che di peggiore e negativo ci sia in me – ammesso che nella mia perfezione ce ne sia – e lo usa come scusa per sputarmi addosso quanti più rimproveri e insulti possibili.

Non so che espressione aleggia sul suo volto in questo momento, dato che mi trovo a camminare dietro di lei, gli occhi bassi sulle mie scarpe.

Se solo mi dicesse anche solo una parola, mi andrebbe bene. Non sopporto più questo silenzio senza vita.

Improvvisamente lei si ferma ed io faccio lo stesso istintivamente, trattenendo il fiato come a volerlo donare a lei affinché possa parlare.

Mi accorgo di non ritrovarmi più davanti la rigida Evans.

“Potter…”, sussurra quasi impercettibilmente.

Rimango immobile nella mia posizione, attendendo una prosecuzione. Non voglio interromperla per nessuna ragione.

Si avvicina verso di me guardandomi dritto negli occhi, una cosa che ho sempre ammirato in lei, “Grazie”.

Sento il cuore cominciarmi a battere all’impazzata.

Che succede? Che succede???

Non mi sono mai sentito così prima d’ora, eppure altre volte – se pur poche – mi sono sentito dire grazie da lei. Ma stavolta è diverso.

Calma, James…respira…fai vedere che riesci a controllare perfettamente la situazione anche se non è affatto vero.

Forse indugio un po’ troppo nel rispondere e nel restare a guardarla come un allocco, perché lei adesso mi guarda con cipiglio curioso, quasi meravigliato.

Sarebbe lecito chiederle di cosa dovrebbe ringraziarmi? Con quella parola ha preso James Potter in contropiede, roba da pazzi.

E adesso perché sembra trattenersi dallo scoppiarmi a ridere in faccia???

“Che…che c’è?”, domando in tono leggermente allarmato.

“Potter, dovresti vederti…sei rosso come un peperone!”.

E qui finì l’esigua esistenza del mitico ed indiscusso James Potter.

Io, e sottolineo io, sono arrossito??? Effettivamente avevo avvertito un certo calore salirmi sulle guance, ma non pensavo potessi arrivare ad arrossire!!! La situazione è alquanto tragica e non credo di aver mai provato in vita mia come adesso il desiderio di sprofondare sotto terra.

“Oh”, faccio io, ridendo al contempo, “Devi sapere che…ho un certo timore de-delle cavallette!”.

Le sembrerò stupido, ma non posso mica dirle che è stata lei a farmi arrossire! Sono ancora sconvolto, credevo di essere immune a certe cose…nel tempo libero devo ricordarmi di maledire la luce della bacchetta.

“E cosa c’entra questo?”, mi domanda lei perplessa.

“C’entra perché…quando ne vedo una la paura si impadronisce di me e così…divento rosso…”.

“Capito”, ma secondo me non l’ha bevuta.

Ok, è giunto il momento di riprendere in mano le redini della situazione e aspettare che l’aria attorno a me si rinfreschi.

Mi sta ancora guardando, cavolo!

“Cos’era il tuo Molliccio?”, le domando di botto, senza nemmeno aver programmato la domanda…credo di aver fatto una gran cavolata.

“Cosa?”.

“Il tuo Molliccio, in cosa si è trasformato?”.

All’improvviso, il suo sguardo muta totalmente e lei ritorna ad essere la classica Evans.

“Perché ti interessa?”, mi chiede acida.

“Semplice curiosità”.

“La devi smettere di essere così curioso, Potter!”.

“E tu la devi smettere di tenerti tutto dentro! Prima o poi i tuoi occhi parleranno per te, Evans, e non potrai farci niente!!!”.

Lei abbassa lo sguardo, “Non diranno nulla di interessante o…che riguardi te”.

“Non m’importa cosa diranno!”.

“Allora fregatene anche di me e vai per la tua strada!”.

“Non posso”.

Mi guarda come se mi volesse aggredire. Se solo mi dicesse il motivo per cui fino a poco fa sorrideva e ora invece sembra voglia uccidermi…

Sento sulla mano una goccia di pioggia e pare che il tempo rispecchi appieno il mio stato d’animo.

“Dunque…toccherà a me scoprirlo, un giorno”, convengo, distogliendo lo sguardo dal suo.

“Se fossi stato attento, Potter…l’avresti già capito da un pezzo”.

Resto a fissare un punto davanti a me, mentre lei mi sorpassa diretta al castello.

Sembrava avesse interpretato i miei pensieri.

Allora…sono io che non riesco a capire nulla o è lei che è così difficile da capire?

Con le mani in tasca, cammino in direzione del nulla, ringraziando la pioggia che mi concede il lusso di non ricacciare indietro le lacrime.

So if you want to love me
then darlin’ don’t refrain
Or I’ll just end up walkin’
In the cold November rain

To be continued…

Per scrivere questo capitolo ho voluto prendere spunto dalla bellissima “November rain” dei Guns n’ Roses. Povero piccolo James, come soffre…però anche Lily potrebbe essere più esplicita nelle cose, voi che ne dite? Beh, il punto di vista è quello di James, quindi dobbiamo sorbirci tutti i suoi scleri XD

Spero che il capitolo non sia stato terribile ^^’

Un mega grazie a: Lilian Ginevra Potter, Vicky Evans, lyrapotter, HarryEly, cloe sullivan, Sherry, XXXBEAXXX, Ginny Lily Potter, potterina_88_, Lilian Potter.

Baci bacini bacetti^^

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Capitolo 15
*** The Marauders' Job ***


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Capitolo 15

The Marauders’ Job

Guardo fuori la pioggia battente che non cessa di precipitare da giorni interi. Il mio viso è poggiato al vetro della finestra della mia camera, un po’ come faccio durante i viaggi sull’Espresso di Hogwarts. Mi rendo conto di quanto questo tempaccio rispecchi quello che sto provando.

L’unica volta in cui mi sono sentito così emotivamente male è stato quando ho litigato con Sirius. Non dico che adesso sto peggio, ma il dolore si avvicina molto a quello che ho provato quando ho creduto di aver perso il mio migliore amico.

La mia vita è come quella di uno zombie, se così la si può chiamare: non so con quale forza continui a trascinarmi a lezione o al campo di Quidditch, per i Malandrini ci sono e non ci sono, mangio pochissimo e passo la maggior parte del mio tempo chiuso in camera disteso sul letto.

Ormai non mi importa più di cosa faccia o pensi lei, data la situazione.

Se dice davvero che io sono tanto stupido da non accorgermi da solo di quello che le passa per il cervello, che venga lei a dirmelo!

Anzi, non capisco perché stia conducendo una vita da vegetale. Sono stufo di fare la vittima! È giunto il momento che James Potter ritorni ad essere James Potter!

***

“E l’hai capito dopo tre secoli?”, dice Sirius, seduto a rovescio sul divano col la testa che quasi sfiora il pavimento e le gambe sullo schienale, “Io te l’ho detto che l’amore rende scemi, Ramoso”.

“Le tue perle di saggezza mi fanno venire la pelle d’oca, Sirius”, proferisce Remus, che sta scribacchiando qualcosa sulla pergamena, insieme a Peter.

“E’ se all’amore che rende scemi ci aggiungi il fatto che sei Caposcuola, amico mio, sei proprio senza speranze…”.

“Che frasi toccanti”.

“Piantala, Remus! Sto solo dando a questo povero disgraziato delle dritte su come affrontare la vita!”.

Io, ossia il povero disgraziato, ascolto i miei Malandrini, assorto in pensieri che riguardano appunto…

Oh, cavolo, basta!!! Perché penso sempre a lei???

Devo sforzarmi di pensare ad altro, altrimenti finirò per uscire pazzo!

Ad un tratto, Remus comincia a scuotermi violentemente guardandomi fisso negli occhi, “James, riprenditi! Non puoi fare questa vita da vegetale!”.

“S-si, Rem-us…se t-tu mi lasc-iassi…”.

“E’ giunto il momento di fare qualcosa!”.

“Merlino sia lodato!”, esulta Sirius in tono sarcastico, “E cosa dovremmo fare?”.

“Un colpo”, risponde Remus con naturalezza.

“Un colpo?”, ripete Sirius scettico.

“Un colpo”, conferma Peter.

“Che colpo?”.

“La smettete di ripetere colpo???”, inveisco io all’indirizzo dei miei amici che sembrano essere diventati più vegetali di me.

“Illuminaci, caro Lunastorta”, dice Sirius, alle prese nel cambiare posizione.

“Semplicissimo. Uno scherzo a Mocciosus”.

Quando Remus termina la frase la situazione è più o meno la seguente: Sirius, nel tentativo di mettersi in una posizione più decente, è caduto oltre lo schienale del divano portandoselo appresso e finendogli addosso; Peter si è quasi conficcato la bacchetta nell’occhio; ed io rimango immobile sulla sedia, come a voler dimostrare di non aver capito un emerito cavolo.

“Potresti…ripetere?”, mormora Sirius, togliendosi da sotto il divano.

“Ho detto – e, per favore, evitate di fare i dementi – che qui c’è bisogno di un bel colpo made in Malandrini!”.

Sirius afferra Remus per le spalle e comincia a scuoterlo come Lunastorta ha fatto con me poco fa, “Esci da questo corpo, chiunque tu sia! Ridacci il nostro Lunastorta!!!”.

“Idiota!”, sbotta Remus, riuscendo a liberarsi di Sirius, “Anziché continuare a fare i deficienti, bisognerebbe pensare a qualcosa…e non guardatemi come se fossi posseduto!”, aggiunge, guardando torvo Sirius.

Io salto su e circondo le spalle di Remus con un braccio, “Allora, a quando il colpo?”.

***

“Non vi sembra un tantino esagerato?”.

“No, Peter. È assolutamente geniale!”.

“Prega solo che non mi becchi la McGranitt, o peggio, la Evans!”.

“Vorrei ribadire che ho proposto tutto questo solo per pietà nei confronti di James…non mi andava vederlo ridotto ad uno stato vegetativo”.

“Eccolo, eccolo!”.

Mocciosus esce da non so dove, fortunatamente solo.

Noi quattro rimaniamo nascosti dietro un angolino, purtroppo abbiamo pensato di lasciare il Mantello dell’Invisibilità in fondo al mio baule, tanto non ci saremmo entrati tutti là sotto.

Il piano di Lunastorta è stato quello di preparare due semplici ma efficacissime pozioni: la prima è la Pozione del Fumo che, una volta gettata a terra, evapora sottoforma di un denso fumo grigio; la seconda è la Crinisaugeo, in grado di far allungare i capelli a dismisura se usata in eccessive dosi.

Quando Mocciosus si sarà sufficientemente allontanato, getteremo a terra la Pozione del Fumo che ci coprirà, dopodiché ci avvicineremo a Mocciosus – che nel frattempo si chiederà da dove provenga tutto quel fumo – e gli spariamo addosso la Crinisaugeo, e poi scapperemo per evitare di essere travolti da una marea di indescrivibile di unto letale.

Questo piano non potrà mai fallire, siamo semplicemente dei mitici geni!!!

“Sirius, la Pozione!”, esclama Remus, in attesa che Sirius gli porga la Pozione del Fumo.

“Certo!”, risponde Sirius, che comincia a palparsi alla ricerca della boccetta.

“Datti una mossa o lo perdiamo!”.

“Si…”.

Ma l’espressione sul viso di Sirius cambia radicalmente fino ad assumere una colorazione molto smorta.

“Che succede?”, domando.

“Ragazzi…non riesco a trovare la Pozione!”, sbotta Sirius mettendosi le mani ai capelli.

“Sei un demente!!!”, inveisce Remus, “Peter, te lo dicevo io che era meglio se la tenevi tu la Pozione!!!”.

“E adesso che si fa?”, domanda Codaliscia sconsolato.

“Rimandiamo ad un’altra volta”.

“E’ fuori discussione!!!”, esclamo io, “Questa missione deve essere portata a termine costi quello che costi!”.

“Ma ormai Piton è andato via”, mi fa notare Remus.

“Si, ma possiamo sempre ribeccarlo. Dov’è la Mappa del Malandrino?”.

“Come, scusa? Non l’avevi tu?”.

“PORCO BOLIDE!!!!”.

“Che diamine state facendo???”.

Mi si blocca la respirazione nell’attimo in cui sento quella voce.

Signore e signori, Lily Evans è qui.

Io non la guardo nemmeno, preso come sono dallo sconforto di non essere riuscito a fare lo scherzo a Mocciosus. Ho deciso di ignorarla – stavolta sul serio! – per vedere che reazione potrebbe avere.

Eccetto Remus, anche Sirius e Peter non sembrano curarsi della presenza della Evans, impegnati come sono a guardare il punto al di là del quale Piton è scomparso.

“Gradirei una risposta!”, continua lei, con cipiglio severo e mani ai fianchi.

“Chiudi il becco, Evans”, l’apostrofa Sirius, sempre senza guardarla.

“Ti faccio notare, Black, che sono io quella circondata da un branco di animali!”.

“Nel branco ci sei finita da sola”.

“Credevo che non vi avrei più rivisto vagare di sera per Hogwarts, dopo che il vostro, come dire, leader è stato nominato Caposcuola!”.

Mi volto a guardarla, dato che mi sono sentito tirate in ballo.

La guardo riducendo gli occhi a fessura, e lo stesso fa lei. Qualche secondo dopo, stacco lo sguardo dal suo per incamminarmi nella stessa direzione che ha preso Mocciosus poco fa, i miei Malandrini a seguito.

Con mia grande sorpresa, anche la Evans mi viene dietro, mostrando con costanza il suo totale disappunto.

“Cosa state cercando di combinare???”, domanda lei, pur sapendo che non otterrà alcuna risposta, “Qualcosa di losco, ne sono sicura! Le continue punizioni non vi hanno fatto cambiare di una virgola!”.

“Non venirci dietro, Evans”, le dico freddamente, “Se ci beccano, ci andrai di mezzo anche tu, lo sai bene”.

“Già, ma non credo me ne importerebbe”.

“Io, invece, credo di si”.

“Tu credi troppe cose”.

“Potrei dire la stessa cosa di te”.

“Sentimi bene, Pot…”.

“Sentitemi bene tutti!”.

Ci fermiamo di botto e per poco Peter non cade a terra.

La voce che abbiamo udito ci ha letteralmente freddati. Ci voltiamo lentamente, pregando Merlino di non trovarci davanti quella persona.

Troppo tardi: la professoressa McGranitt in persona si erge in tutta la sua altezza nella stessa posa che aveva assunto la Evans poco fa.

Siamo nei casini.

“Vi prego di seguirmi”.

***

E noi l’abbiamo seguita, col risultato che ci troviamo nel suo ufficio, in totale isolamento, chi seduto da una parte e chi da un’altra.

Sono sicuro che la Evans è completamente fuori di sé dalla rabbia e vorrebbe trucidarmi all’istante.

L’unico suono udibile sono i nostri sbuffi e/o sospiri. Qualche secondo dopo, uno di noi decide di proferir parola.

“Avremmo anche potuto evitare questo casino”, dice Sirius, “Se solo una certa persona non avesse cominciato a starnazzare come un’oca giuliva!”.

“Black, non sei altro che un grandissimo idiota”, risponde la Evans, essendosi resa conto di essere il soggetto sottinteso di quella frase.

“Vuoi dirmi che non è così?”.

“Dare la colpa a me per qualcosa di non ligio alle regole che stavate per commettere, mi sembra eccessivo!”.

“Lo stavamo commettendo in assoluta discrezione!”.

“Colpa mia”.

Ci voltiamo tutti verso Remus, seduto ad un tavolino con la guancia poggiata ad una mano.

“Non è necessario che ti rendi colpevole dell’idiozia dei tuoi amici”, dice la Evans.

“No, Lily, stavolta è davvero colpa mia. Sono stato io a dire di organizzare un colpo, e l’ho fatto perché mi dispiaceva vedere Jam…”, ma si blocca all’istante, lasciando la frase in sospeso.

“L’ha fatto perché anche al piccolo Remus piace fare scherzi a Mocc…ehm, a Piton!”, dice Sirius, con ilarità.

“Non è affatto vero! È stata mia l’idea di organizzare il colpo, certo, ma è stata tua quella di voler far diventare Piton stile cugino Hit della famiglia Addams!”.

“Stile chi?”.

“Lascia stare”.

“Cerchiamo di smetterla di incolparci a vicenda”, intervengo io, sentendo lo sguardo della Evans puntato addosso, “Vi sarei grato se poteste smettere di aprir bocca, vorrei dormire”, aggiungo, poggiando la testa sulle braccia incrociate sul tavolo e chiudendo gli occhi.

Da questo momento in poi, non ho idea di quello che stiano facendo il resto dei carcerati e francamente non mi importa. La stessa presenza della Evans non mi sconvolge più di tanto.

Non è che voglio fare il bastardo, ma vorrei capisse che anch’io sono dotato di un’anima sofferente. Ma tocca a lei fare la prima mossa, stavolta, e sono certo che arriverà.

Nell’attesa, provo davvero a dormire, dato che non lo faccio da molte notti.

***

Parecchi minuti dopo – o almeno così sembra – sento qualcuno scuotermi per un braccio.

Cerco di aprire un occhio e mettere a fuoco l’immagine che mi sta davanti.

“Vorrei parlare con te”.

La fatidica prima mossa. James Potter non sbaglia mai.

To be continued…

Mi sa che mi avete rimosso dalla vostra memoria. Sono secoli che non posto, ammetto la mia colpa, ma non ne ho avuto il tempo a causa di impegni universitari che continueranno *sigh*

Spero che questo capitolo non sia stato orribile, in questo periodo ho una forte mancanza di ispirazione.

Un immenso grazie a: J&L 4EVER, lenu88, ki_chan, Lilian Potter, miss nina, lyrapotter, XXXBEAXXX, S chan, potterina_88_, cloe sullivan, Ginny Lily Potter.

Mi sa che per il prossimo capitolo dovrete pazientare un po’.

Baciottoli^^

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Capitolo 16
*** A work to do ***


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Capitolo 16

A work to do

“Sono pronto ad ascoltarti”.

Mi sistemo in modo più composto sulla sedia, gli occhi puntati su di lei, che invece sposta lo sguardo da un’altra parte.

Per evitare che lei si zittisca per sempre a causa del mio sguardo costante su di lei, lo sposto per la stanza e, ahimè, mi accorgo che i Malandrini sono spariti…dove accidenti sono andati a finire??? Eppure erano qui poco prima che mi addormentassi.

Beh, rimarrò nel dubbio ed eviterò persino di chiederlo a lei.

Ritorno a guardarla e, con mia immensa sorpresa, anche lei ricambia il mio sguardo.

“Allora, Potter…”, il suo tono di voce non preannuncia nulla di buono, “…sono incavolata a morte con te per avermi mandato in punizione senza che io c’entrassi nulla…”.

“Ti avevo avvertito”, la interrompo io.

“Fammi finire!”, prende fiato, “…ma ammetto di esserci entrata da sola…e…”.

Si inizia a ragionare.

Io annuisco con la testa, per falle capire che aspetto la prosecuzione di quella frase.

“E…se fossi stata più coscienziosa vi avrei lasciati perdere e continuare qualsiasi cosa avevate intenzione di fare…”.

“E…?”, la incito.

“E…e magari se non avessi alzato la voce, la McGranitt non ci avrebbe visti…”.

“E…?”.

“E…in definitiva, nonostante voi stavate sicuramente commettendo qualcosa di poco corretto, non avrei dovuto intromettermi…”.

“E…?”.

“Ci sono altri e???”, sbotta innervosita.

“Ce ne sono un’infinità, Evans”.

Si ferma un attimo a pensare.

Devo dire che la Evans mi sta stupendo questa sera, sta tirando fuori se stessa e non quella sottospecie di Minerva McGranitt di cui si veste ogni giorno. Questo lo prenderò come un punto a mio favore, ma la conclusione della partita non è ancora arrivata.

“Ehm…”, fa la Evans, riemergendo dai suoi pensieri, “…senti, Potter, mi dispiace per quello che è successo”.

“Cosa è successo?”, domando, falsamente scettico.

“Smettila di farmi sentire così in colpa!”.

“E’ quello che dovresti fare, sentirti in colpa. Mi tratti da schifo, lo sai?”.

“Te lo meriti!”.

“Ecco, visto? Lo stai facendo di nuovo”.

Lei abbassa lo sguardo, come dispiaciuta…incredibile!

Io continuo a fissarla perché so che in realtà vorrebbe dirmi più cose di quante non me ne stia dicendo adesso, ma non lo fa. Quello che mi domando è perché…

So che non è da me, ma forse è meglio che mi rassegni e aspetti che un giorno queste cose venga a dirmele lei di sua iniziativa.

Ma nello stesso istante in cui lei alza gli occhi incrociando i miei e fa per aprire bocca come se quel giorno fosse già arrivato, sentiamo un urlo di proporzioni immani ergersi da non so dove.

“QUANDO VI DECIDETE AD USCIRE DA QUESTO STRAMALEDETTO BAGNO AFFINCHE’ IO POSSA USUFRUIRNE???”.

“Ma che succede?”, domanda la Evans, con tanto d’occhi.

“Vorrei tanto saperlo anch’io”, rispondo.

Quella voce apparteneva a Sirius, ma non ho capito da dove provenisse.

Qualche istante dopo, vediamo spuntare l’allegra combriccola – eccetto Sirius – da un angolino dell’ufficio della McGranitt. È giunto il momento dei chiarimenti.

“Ebbene?”, chiedo, sperando che almeno Remus colga la mia allusione.

“Chiedilo a quella sottospecie di Troll in gonnella!”, sbotta Remus in riferimento a Sirius, gettandosi su una sedia.

Ok, credo che dovrò fare affidamento su Peter. Sposto lo sguardo su di lui in attesa di una risposta.

“Eravamo tutti e tre nel bagno”, spiega lui, “E poi Sirius ha reclamato la sua privacy”.

“Che ci facevate in tre nel bagno della McGranitt?”.

“Dato che non potevamo uscire da qui, ci siamo chiusi nel bagno per rispettare la tua, di privacy”.

“Ah”.

Adesso ho capito: avevano già intuito che la Evans voleva parlarmi, per cui mi hanno lasciato solo con lei, il tutto escogitato mentre io sonnecchiavo sul tavolino.

Do un’occhiata alla Evans per vedere la sua faccia e, per fortuna, scorgo su di essa segni di normalità e di assente alterazione.

Buon per me, così evita di fare domande.

Quello che non capisco è perché Remus sia agitato…beh, lo è sempre quando si tratta di Sirius, ormai non possiamo farci nulla.

Poco dopo, Sirius si presenta al nostro cospetto, mostrando un’aria soddisfatta.

“Ragazzi, che liberazione!”, esclama, rendendoci partecipi della sua…ehm…liberazione.

“Sei senza ritegno!”, sbotta Remus, “Altro che ragazzo di diciassette anni! Tu sei un vecchio di ottant’anni con problemi di incontinenza!”.

“Quando mi scappa, devo farla…un po’ come un cane”.

“Ragazzi, vi ricordo che siamo in presenza di una signora”, dico io educatamente, indicando la Evans, “Sareste così gentili da parlare per come si conviene?”.

“A proposito”, dice Sirius, scattando di fianco a me, “Hai risolto?”.

Vedo Remus portarsi una mano in faccia, “Sirius, sei un idiota!”.

“Ma che ho detto???”.

“Ehm, scusate”, dice la Evans, guadagnandosi l’attenzione di tutti, “Qualcuno sa quanto tempo dobbiamo restare chiusi qui dentro? È quasi mezzanotte”.

“Vorrà dire che dormiremo qui”, propone Sirius.

“E dove? Non c’è tanto spazio”, fa notare Peter.

“E’ escluso che io dorma nello stesso metro quadrato di Sirius!”, sbotta Remus, “Preferisco dormire in piedi!”.

“Nessuno ti vieta di farlo”, gli risponde Sirius.

“Ho dormito in situazioni anche peggiori di questa!”.

“Una volta io ho dormito sul tetto di casa”.

“Peccato davvero che non sei scivolato di sotto sfracellandoti al suolo!”.

“Mamma mia, Remus, come sei cinico! Ti farei dormire in un… – aspetta, com’è che si chiama? – …cassettone dell’immondizia!”.

“Forse volevi dire cassonetto. E comunque, quello è un posto per te!”.

“La smettete una buona volta?”, interviene Peter.

“Dormite dove volete”, dico, “Per quando mi riguarda, io dormo con la Evans”.

“Meglio con un cadavere che con te!”, esclama lei.

“Davvero preferisci un cadavere a me?”.

“Si!”.

“Allora muoio e il cadavere lo faccio io!”.

“Potter, sei un imbecille”.

“Lo dici perché ti dispiacerebbe vedermi morto”.

“Affatto! Anzi, sarei la prima a dare una festa di ringraziamento a Merlino!”.

Ad un tratto, la porta si apre e la McGranitt fa capolino all’interno del suo ufficio.

“Voglio essere magnanima, per cui vi faccio uscire”, ci dice, mantenendo uno sguardo severo, “Ma badate bene che non voglio più ribeccarvi in giro dopo l’orario stabilito. La stessa cosa vale per i due Capiscuola”.

“Ci scusi”, sussurra la Evans, abbassando lo sguardo.

“Potete andare, adesso”.

Non ce lo facciamo ripetere due volte e subito filiamo via in direzione della Torre di Grifondoro.

Tutto il tragitto viene percorso in religioso silenzio; Peter, Remus e Sirius davanti, io un po’ dietro di loro e la Evans ancora più indietro.

Quando arriviamo nella tanto sospirata Sala Comune di Grifondoro, la prima cosa che fanno i miei amici e quella di tirare dritto per la nostra stanza.

Io li imito, ma prima che possa cominciare a salire le scale, la Evans mi blocca.

“Ehi, Potter”.

Mi volto lentamente verso di lei, “Si?”.

“Quando ti ho detto che mi dispiace, io dicevo sul serio”.

Resto a guardarla con un’espressione poco decifrabile, poi parlo, “Lo so benissimo. Ma dovresti imparare a prendere sul serio anche me, Evans”.

E dopo queste ultime parole, salgo le scale in direzione della mia stanza.

Certo, mi è dispiaciuto lasciarla in quel modo, ma prima o poi lei arriverà al punto da desiderarmi, no?

***

I problemi con la Evans credo che mi abbiano fatto perdere la cognizione del tempo.

Mi rendo conto di stare a poltrire più del solito, quindi deduco che è sabato.

Cavolo, è già sabato??? Accidenti, come passa il tempo!

Potrei anche alzarmi, dato che la mia mente è abbastanza sveglia da riuscire a formulare dei pensieri, ma è meglio recuperare il sonno perduto, ragion per cui…

“Se non vi alzate entro cinque secondi, vi getto addosso dell’acqua ghiacciata! UNO, DUE…”.

Ma che succede???

“…TRE…”.

No, un attimo! Non voglio ricevere acqua ghiacciata di prima mattina.

Senza neanche aver la forza di aprire gli occhi, scendo dal letto e mi metto in salvo!

“…QUATTRO…E CINQUE!!!”.

Remus, con un incantesimo, getta dell’acqua presumibilmente ghiacciata su quell’ammasso di coperte sotto cui dovrebbe esserci Sirius. Ovviamente le coperte non permettono di raggiungere l’effetto sperato, così Remus pensa bene di toglierle e continuare a erogare acqua dalla bacchetta sul povero Sirius.

Imminente è la sua reazione, “PER TUTTI I PELI PUBICI DI MERLINO, CHE CAVOLO FAI???”, impreca con una voce da tenore.

“Evita di usare questo linguaggio colorito in presenza del sottoscritto!”, dice Remus, “Piuttosto, vedi di alzarti che oggi ci aspetta un’intensa giornata di studio serio”.

“Hai mai pensato di farti ricoverare in un manicomio?”.

“Se non la pianti, sarai tu la causa della mia pazzia”.

“Io penso, invece, che tu sia nato pazzo”.

In tutto questo trambusto, non riesco a spiegarmi con quale forza misteriosa riesca a reggermi sulle gambe. Mi trascino verso il bagno ma non faccio in tempo ad entrarvi, visto che Sirius mi ha preceduto. Vorrà dire che dormirò per altri cinque minuti.

***

“Perché con tutte le aule che avremmo potuto avere a disposizione, siamo venuti a studiare proprio in Sala Grande?”, domando, tra uno sbadiglio e l’altro.

“Perché alle otto passate di sabato mattina non c’è quasi nessuno, quindi si può studiare tranquilli”, risponde Remus.

Io getto un’occhiata sul libro di Storia della Magia, “Ma come fai ad essere sempre così pimpante?”.

“Pimpante di giorno e fiacco la notte”, se ne esce Sirius con una delle sue massime, “Questa cosa non si addice al sottoscritto”.

“Se tu utilizzassi quel poco di cervello che ti resta per lo studio, potresti fare passi da gigante…anziché pensare sempre e solo a OmegaBetaTheta!”.

OmegaBetaTheta??? Ma che razza di lingua parli???”.

Li lascio perdere alle loro chiacchiere e uso il libro di Storia della Magia come cuscino, quando qualcuno mi sbatte davanti agli occhi uno scatolone.

“Buongiorno a tutti”, saluta una voce che per me è limpida melodia.

“Evans, quale onore”, la saluto di rimando, spostando di lato l’enorme scatolone per poterla vedere meglio.

“Sono contenta del tuo entusiasmo, Potter. Ci tocca fare un lavoretto”.

La mia faccia si oscura, “Di che si tratta?”.

“Questo scatolone contiene gli addobbi natalizi della nostra Sala Comune…”.

“Ma mancano ancora un sacco di giorni a Natale!”.

“Ne mancano venti, per la precisione”.

“In sostanza, cosa c’entro io con gli addobbi natalizi?”.

“E’ chiaro, no? Addobberemo la Sala Comune”.

“Ma non è un lavoro che spetta agli Elfi domestici?”, domanda Sirius.

“Già, ma ho detto loro di occuparsi di altro e lasciare a me e a Potter questo incarico”.

“E quando dovremmo metterci a lavoro?”, domando.

“Anche subito”.

Perché se le domando di uscire con me, questa identica risposta non me la dà mai?

Pazienza, vorrà dire che mi accontenterò di addobbare con lei la Sala Comune. Non credo che potrei chiedere di più.

“Evans, facciamo che adesso mi fai mangiare e poi sono tutto tuo”, le propongo.

Lei arriccia il naso, “Fa’ un po’ come ti pare, nell’attesa io studio. Ci vediamo”, e va via.

Io continuo a guardarla fino a quando non la vedo sparire oltre il portone della Sala Comune, poi mi volto verso Remus, “Potevi dirle di studiare con noi, dato che siete in così buoni rapporti!”.

“Non gliel’ho detto proprio per questo motivo”, mi risponde, con gli occhi incollati al suo libro.

“Remus, sei un fango”.

“Finalmente qualcuno che la pensa come me!”, esclama Sirius.

“Sirius, tappati quella bocca, altrimenti faccio un incantesimo a quella fetta di torta che ti farà diventare stitico per una settimana!!!”.

Remus si alza e va via tutto incavolato, mentre Sirius osserva la sua fetta di torta in modo strano per poi riposarla.

“Che facciamo noi tre?”, domanda.

“Io credo che andrò con Remus a studiare”, dice Peter.

“Traditore! E tu, Ramoso?”.

“Non prendermi in considerazione”, rispondo, alzandomi dalla sedia, “Il qui presente Caposcuola ha un lavoro da svolgere con la sua bellissima collega! Vado a prepararmi”.

“Prepararti per cosa?”.

“Per il Natale! Hasta luego!”.

Lascio il mio amico a boccheggiare, mentre mi incammino felice verso la mia dolce Evans.

In realtà non so nemmeno dove sia, ma che problema c’è? Starei una vita a cercarla anche solo per vederla un attimo.

To be continued…

Hola a tutti! Anche se gli esami si avvicinano, ho trovato il tempo per scrivere questo capitolo e – udite, udite – quello successivo!!!! [potevi risparmiarti questa immane fatica, NdVoi]

Capisco che la storia sta andando un po’ troppo per le lunghe, ma mi piace tanto scrivere su questa coppia pazza XDXD Comunque sia, avvisatemi se vi siete stancati di leggerla^^’’

Un immenso grazie a: Koala3, Maura85, J&L 4EVER, cloe sullivan, Lilian Potter, lenu88, XXXBEAXXX, ki_chan, potterina_88_, lyrapotter, Ginny Lily Potter, miss nina, Sherry.

Alla prossima!!!

Baciottoli^___^

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Capitolo 17
*** Preparing for Christmas ***


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Capitolo 17

Preparing for Christmas

“Alza ancora un po’…ancora…fermo lì…adesso attaccalo…attac…attento!!!”.

“Allora ti preoccupi davvero per me!”.

La Evans rotea gli occhi al cielo e va a prendere delle altre decorazioni, mentre io la guardo dall’alto di una scala, con una mano sospesa che regge una ghirlanda dorata.

Lo so che potrei scendere e spostare la scala più a destra per poter attaccare la ghirlanda, ma adoro vederla preoccuparsi per me, anche se lei dice che non è così.

“Figuriamoci se io mi preoccupo per te!”, dice, portando altri addobbi, “Solo che non vorrei assistere alla morte di qualcuno davanti ai miei occhi, ancor meno se si tratta di te. Se vuoi morire, fallo, ma vattene lontano da me”.

“Quindi non dici sul serio quando mi minacci di morte”.

“Invece si…manderò un sicario, un giorno…”.

Io rido sotto i baffi, mentre mi sporgo per appendere questa ghirlanda, la prima di una lunga serie di ghirlande.

“Se magari spostassi la scala un po’ più a destra, forse ci riusciresti”, mi suggerisce la Evans, come se io non lo sapessi già.

Sbuffo contrariato, “Se usassimo la Magia…”.

“Niente Magia!”.

“Come desideri”.

Scendo dalla scala con gli occhi di lei puntati addosso. Sta per dirmi qualcosa.

“Ti sarei grata se fossi un tantino più celere! Ti ricordo che il tempo è denaro!”, esclama.

“Dato che il tempo è denaro, potevi lasciare agli Elfi domestici di sbrigarsela”, rispondo, spostando la scala e salendoci sopra di nuovo.

“E’ giusto collaborare ogni tanto”.

“E’ giusto anche non rubare il lavoro agli altri”.

Lei rimane zitta per qualche tempo, mentre io esulto per aver appena appeso quella stramaledetta ghirlanda.

Riscendo dalla scala e allungo una mano in modo che la Evans me ne porga delle altre. Lei lo fa, ma in modo alquanto violento, gettandomele addosso.

“La devi smettere, Potter!”, sbotta, correndo verso lo scatolone.

“Ma di far che, se mi è dato saperlo?”, domando, scrollandomi di dosso le variopinte decorazioni.

“Di avere sempre l’ultima parola!”.

“Mica lo faccio di proposito”.

Raccolgo un’altra ghirlanda di un verde brillante con l’intento di appenderla sopra il camino. Siamo qui da un sacco di tempo e abbiamo appeso a malapena una sola decorazione. Per me non ci sono problemi, dato che starei con la Evans ogni minuto della mia vita, ma per lei…secondo me è nervosa a causa della mia presenza, cosa che di lei mi piace tantissimo.

Applico la seconda ghirlanda senza tante storie e proseguo con delle altre, ma la Evans sembra voler andare da qualche parte dato che si è diretta verso il buco del ritratto.

“Dove vai?”, le domando.

“A prendere un albero di Natale”, mi risponde con assoluta naturalezza.

“E dove vorresti andarlo a prendere?”, chiedo, abbandonando il mio da fare, nell’attesa che mi chieda di andare con lei. Ma tanto ci vado anche se non me lo chiede!

“Mi farò aiutare da Hagrid”.

Fa per andarsene, ma io la fermo, “Vuoi che ti accompagni?”, pazienza, ho dovuto chiederglielo io.

“Non è necessario”.

“Avrai bisogno di consulenza, suppongo”.

“Potter, non ti manderei a comprare nemmeno una busta di latte!”.

“Mi ferisci se dici questo…significa che non ti fidi di me…”.

“Hai detto bene!”.

“Oh, Evans! Sii buona, almeno per Natale!”.

“E’ ancora lontano, il Natale”.

“Veramente mancano venti giorni – pardon – diciannove e mezzo”.

Lei rotea gli occhi al cielo per l’ennesima volta nell’arco di una giornata. Ha ragione quando dice che ho sempre l’ultima parola.

“E va bene, vieni! Ma l’albero lo scelgo io!”.

“Come desideri”.

***

“E’ troppo grande. Non ci entrerà mai in Sala Comune”.

“E questo?”.

“Non mi arriva al ginocchio!”.

“Ma non ti sai mai accontentare?”.

“Potter, è già tanto che ti ho portato con me, quindi ti prego di tacere!”.

“Come desideri”.

Non abbiamo trovato Hagrid alla capanna, perché forse è andato a prendere gli alberi per la Sala Grande. Così io e la Evans stiamo scegliendo tra i vari alberelli di Natale di cui Hogwarts dispone. Da un lato penso che la Evans poteva anche evitare di levare questo incarico agli Elfi domestici, ma dall’altro sono arcifelice che io e lei possiamo preparare insieme questa magnifica festività.

Chissà che regalo avrà per me…

“Potter, è da tre ore che ti chiamo! Vuoi uscire dal mondo dei sogni???”.

Effettivamente, le sue urla mi hanno fatto uscire dal mondo dei sogni, in cui io e lei siamo seduti davanti al fuoco di un camino, stretti l’uno all’altra a sorseggiare cioccolata calda…

“Potter!!!”.

“Arrivo”.

Mi precipito da lei, prima che le sue urla scatenino una valanga che seppellisca Hogwarts. Mi indica un abete di modesta altezza.

“Che te ne pare?”, mi domanda, mentre io domando a me stesso il perché lei mi abbia domandato il parere, dato che è da tra ore che ripete che la mia presenza qui è perfettamente inutile.

“Direi che perfetto”, rispondo, “Né troppo grande, né troppo piccolo”.

“Ottimo. Sradicalo”.

Sradicarlo???”.

Alle volte la Evans mi stupisce: così intelligente e in gamba…perché non tira fuori la bacchetta e mormora un incantesimo che strappi l’albero dal suolo?

“Beh, Evans, non vorrei dirtelo, ma stai facendo la figura dell’inetta”.

Lei spalanca gli occhi, “Hai-il-coraggio-di-ripetere???”, scandisce lei, accecata dalla rabbia.

“Stai commettendo due abnormi errori. Numero uno: sei la Strega più brillante del nostro corso e non capisco come ancora non ti arrivi al cervellino che potresti benissimo usare la Magia per portarti l’albero in Sala Comune; numero due: ti credevo ambientalista! Vuoi togliere la vita ad un albero???”.

Lei rimane con occhi e bocca spalancati, incredula di quello che io ho appena proferito.

“Potter”, ringhia tra i denti, “Ti comunico che sei tu l’inetto della situazione! Ti credi la reincarnazione di Merlino in Trasfigurazione e poi non ti accorgi che c’è un incantesimo che tiene gli alberi legati a terra! Non commetteremo noi il crimine di togliere la vita ad un albero, dato che qualcuno l’ha già fatto prima di noi! E adesso, se ci tieni così tanto ad aiutarmi, stacca quell’albero dal terreno e andiamo ad addobbarlo! Muoviti!!!”.

Un sospiro di rassegnazione fuoriesce dalla mia bocca, “Come desideri”.

***

Ho la schiena a pezzi…

Ho trascinato l’albero fino in Sala Comune – dato che la Evans non vuole che si usi la Magia – e adesso stiamo a vagare per tutto il perimetro della Sala per trovare un degno angolino per l’alberello. Capisco di essere l’uomo della situazione, capisco di essere James Potter…ma cavolo, sono pur sempre un essere umano, ho i miei limiti di sopportazione e fatica…quanto vorrei un bicchiere d’acqua…

“Ok, Potter, mettilo qui”.

Scarico l’albero a terra con poca delicatezza, e la sua reazione è immediata, “Potter, potresti stare più attento? Se si rovina è un gran peccato!”.

“E ancora più peccato se a rovinarsi è il sottoscritto”, dico, tra una ripresa di fiato e l’altra.

“Ma per favore!”.

La Evans, tutta incavolata, cerca di sollevare l’albero ma a scarso successo. Io continuo a guardarla, pensando che se non intervengo io quell’albero resterà lì fino a Natale trascorso. Quando mi allungo per aiutarla, lei riesce incredibilmente a sollevarlo e a metterlo in posizione eretta. Cavolo, che forza! Devo stare attento a non farla arrabbiare più del necessario…

“Visto?”, dice, riprendendo fiato, “Non era poi…così difficile…”.

“Già”, rispondo, cercando di non apparire sorpreso.

Corro al centro della stanza, dove sono poggiate le scatole con gli addobbi natalizi. Mi inginocchio e comincio a frugare tra la roba.

“Lo facciamo colorato o bianco neve, l’albero?”, chiedo alla Evans, che nel frattempo si è avvicinata.

“Non so…ci sarebbe anche dorato…”.

“O rosso e verde”.

“Questi due colori sono troppo classici…e direi anche di evitare i colori della Casa, quest’anno, che ne dici?”.

“D’accordo”.

“Facciamo un mix di colori, ti va bene?”.

“Come desideri”.

Le sarà sfuggito un sorriso di troppo – che io ho ricambiato – perché subito si è voltata dall’altra parte per prendere qualche addobbo, per poi dirigersi verso l’albero. Io indugio un pochino e nel farlo mi accorgo che nella scatola c’è uno splendido angioletto di cristallo con sfumature dorate. Servirà di sicuro per decorare la punta dell’albero. Mi alzo da terra e raggiungo la Evans, alle prese con una ghirlanda verde ingarbugliata. Le faccio segno di porgermela in modo che ci pensi io.

“Posso metterlo io sulla cima dell’albero?”, mi chiede, alludendo all’angioletto di cristallo che ho appena poggiato a terra.

Sono tentato di risponderle con un ennesimo come desideri, ma mi limito a sorriderle e a legarle tra i capelli la ghirlanda verde che ho liberato dal groviglio.

“Carina”, dico, sempre sorridendole.

“E’ solo una ghirlanda”.

“Non parlavo della ghirlanda”.

Continua a guardarmi scettica, mentre io comincio ad addobbare l’albero.

“Allora?”, dico, “Lo facciamo o no questo albero?”.

Il suo viso si illumina quando un sorriso per me sfugge dalle sue labbra. Molto probabilmente è l’aria natalizia che la rende più dolce, o semplicemente ogni tanto decide di mostrarsi per quello che è realmente e non per quello che vuole far credere.

In ogni caso, non mi è mai piaciuto così tanto preparare l’albero di Natale! Devo chiederle se per il prossimo Natale accetta di preparare l’albero con me anche se non saremo più a Hogwarts.

Vorrei che quest’albero non venisse mai ultimato…

Dite che si arrabbia se nascondo l’angioletto?

To be continued…

Salve a tutti!

Come procedono i preparativi per il Natale? A me sembra così lontano *sigh*

Alzi la mano chi non vorrebbe essere aiutata da James Potter a preparare l’albero! XDXD Ok, la smetto di fare l’idiota.

In questi giorni sono un po’ nervosa a causa degli imminenti esami, quindi non ho idea di come vengano fuori questi capitoli. Il parere resta sempre a voi^^

Ringrazio immensamente: ki_chan, cloe sullivan, Koala3, lenu88, __MiRiEl__, miss nina, lyrapotter, potterina_88_, Ginny Lily Potter, J&L 4EVER.

Un bacio a tutti e alla prossima^_____^

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Capitolo 18
*** A kiss as a Xmas present ***


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Capitolo 18

A kiss as a Xmas present

Dei compiti di Caposcuola, quello di addobbare a Natale la Sala Comune è stato senz’altro il più emozionante che abbia mai svolto! Io e la Evans a ridere e scherzare tra ghirlande colorate e palline di Natale…

Ok, sto idealizzando un po’ troppo. Scherzi e risate ci sono stati, ma in quantità alquanto ridotta. Del resto, non l’avrei fatta arrabbiare per nessun motivo al mondo; era semplicemente incantevole quando, sorridendo, mi domandava quale dimensione della pallina di Natale andava bene per l’albero secondo il mio modesto parere…

Peccato che io non abbia la capacità di fermare il tempo nei momenti di vita in cui questa varrebbe la pena di essere vissuta. Infatti, siamo già arrivati alla vigilia della Vigilia di Natale senza neanche essermene reso conto.

E il modo in cui me ne sono reso conto non implica l’utilizzo di un calendario…

“JINGLE BELLS, JINGLE BELLS, JINGLE ALL THE WAAAAAY!!!”.

…ma il cantare melodioso di Sirius Black, il mio migliore amico cane che presto si ritroverà un paletto conficcato in fronte.

“OH, WHAT FUN IT IS TO RIDE IN ONE-HORSE OPEN SLEEEEEIIIIIIGH!!!”.

“Sirius, quando la smetti di sbraitare come un forsennato?”, gli chiede Remus in forma retorica, tappandosi le orecchie.

“Ragazzi, sveglia! Oggi è la vigilia della Vigilia di Natale!!!”, ci informa, mentre spalanca le braccia e, nel farlo, colpisce Peter al naso.

“Il tuo entusiasmo è omicida, Sirius”, mormora Peter, tenendosi una mano sulla parte lesa.

“Non capite l’arte!”, protesta Felpato, scendendo dal letto sul quale poco prima saltellava.

“Visto che sei così pieno di questa arte che noi non capiamo, perché non vai a far parte del coretto di Hogwarts? Da stasera cantano in Sala Grande per tutto il periodo natalizio, pensa che figura faresti tra di loro”, dico ironicamente.

“La figura del Troll canterino”, proferisce Remus.

“Ha parlato quello che canta come un usignolo!”, ribatte Sirius.

“Infatti io non ho mai detto di saper cantare!”.

“Allora utilizza la tua bocca per qualcos’altro e non per toglierci aria!”.

“Anch’io potrei dirti di usare la tua bocca per dire cose di senso logico, anziché per sparare cavolate a raffica!”.

Ah, l’aria di Natale…

Mi verrebbe voglia di lasciar perdere tutti quanti e andare a trovare la Evans. A quest’ora di sicuro sarà in piedi a studiare, dato che ho saputo da lei che non andrà a casa dai suoi genitori – ha fatto una stranissima faccia quando le ho detto che rimanevo anch’io – o magari sta ultimando il regalo di Natale per il sottoscritto…

Si, James, è bello sognare, ogni tanto dalla vita ci vien pur concesso.

***

Sirius ha suggerito di andare a fare una battaglia a palle di neve, essendo la vigilia della Vigilia di Natale. Remus, invece, ha detto che faremmo meglio a studiare essendo ancora la vigilia della Vigilia di Natale. La proposta di Sirius è stata bocciata in quanto fuori una violenta tempesta di neve si è abbattuta sul castello; l’imposizione si Remus è andata a farsi friggere poiché nessun sano di mente studierebbe il giorno prima della Vigilia di Natale. E non scherzo quando dico che la Evans un po’ pazza lo è.

“Avanti, Evans! Scollati da quei libri e andiamo a trascorrere questi giorni in assoluta pace e serenità!”, piagnucolo alla Evans, profondamente immersa nella lettura di un voluminoso tomo di non so quale complicata materia.

Da sottolineare il fatto che sto inginocchiato con i gomiti poggiati sul bracciolo della poltrona della Sala Comune, su cui è seduta la Evans, in un tipico gesto di preghiera.

“Potter, quando ci sei tu in giro, la pace e la serenità svaniscono in una densa nube di fumo, con tanto di scintille colorate”, risponde lei scocciata, senza staccare gli occhi dal libro.

“Sei cattiva”.

“Lo so”.

“Ma non ti faccio tenerezza?”, assumo l’espressione di un cerbiatto indifeso con gli occhioni lacrimosi.

Lei getta una fugace occhiata su di me, “Veramente mi fai pietà”.

“Cattiva!!!”.

E fu così che rinunciai all’impresa di staccare la Evans da quella poltrona e dai quei libri per farle ritornare alla mente le belle giornate trascorse ad addobbare la Sala Comune.

Ci mancava solo la depressione due giorni prima di Natale!

***

Mi sveglio la mattina del 24 Dicembre con una faccia che non ha nulla da invidiare a quella di un cadavere. Questo preannuncia un Natale molto monotono e privo di aria di festività.

Ieri è stata una giornata grigia, senza né palline di Natale né ghirlande colorate. Sento ancora il motivetto di Carol of the Bells, cantato dal coretto di Hogwarts, rimbombarmi ancora nelle orecchie.

Mi stiracchio, controllando con un occhio il letto di Sirius che mi appare vuoto, così come quello di Remus e Peter. Dove saranno andati? È davvero così tardi da non aspettarmi per scendere a fare colazione? Peccato, per oggi Silente aveva promesso una quantità sterminata di dolci e cioccolato. A quest’ora sarà finito tutto.

Scendo dal letto e mi vesto. Andrò giù ugualmente, se non potrò trovare i dolci almeno troverò la Evans. La vista di lei mi trasmetterà quell’aria di felicità di cui ho bisogno in questo momento natalizio.

Mi ritrovo in Sala Comune, dopo aver saltato gli ultimi quattro gradini, e mi dirigo verso il buco del Ritratto. Improvvisamente uno strano rumore proveniente dal camino mi blocca. Mi avvicino e vedo cader giù un po’ di fuliggine che via via va diventando sempre di più fino a quando una piccola esplosione mi spinge violentemente all’indietro, inondandomi completamente di fuliggine.

“Ma che cavolo…?”, faccio io, mentre cerco di pulirmi gli occhiali sporchi.

Quando li inforco, riesco a distinguere tra la polvere – se viene la Evans e trova questo casino mi uccide – uno strano tipo che tossisce e cerca di scrollarsi di dosso quanta più fuliggine.

“E tu chi diavolo sei?”, domando all’uomo, che sembra non degnarmi di uno sguardo.

Il suddetto uomo, a dirla tutta, sembra un barbone: ha stracci al posto dei vestiti, barba incolta e la faccia di un ubriacone.

Non ci sto capendo niente.

“Sei poco educato, ragazzo mio”, risponde lui, dandomi l’impressione di Lumacorno.

“Vorrei vedere lei se uno straccione cadesse giù dal camino cospargendo tutto di fuliggine!”.

“Straccione?”, fa lui, spalancando gli occhi, “Mi hai dato dello straccione?”.

“E come dovrei chiamarla, visti gli abiti di alta classe che indossa?”.

“Ribadisco che ti manca un filino di educazione”.

“Può dirmi chi è lei e come è piombato giù dal camino della Sala Comune dei Grifondoro, per cortesia?”, cerco di formulare la domanda in maniera più gentile e garbata.

“Scusami, ragazzo, ma davvero non mi riconosci?”.

Riconoscerlo? Perché mai dovrei riconoscerlo? Non ho mai visto quest’uomo in vita mia. L’espressione sul mio viso è tra lo sconvolto e lo scettico.

“Proprio per niente?”, insite lui, ma la mia faccia non cambia di una virgola.

“Spiacente”, rispondo.

“Ehm…vediamo…come poso fartelo capire?”, inizia a fare su e giù per una decina di metri fino a quando si ferma, “Ci sono!”, si schiarisce la voce, “Oh-oh-oh!!!”.

Oh-oh-oh???

Ma, dico, siamo per caso tutti usciti di senno?

Giunto a questo punto, non mi resta che fare mente locale: un tizio è precipitato giù dal camino della Sala Comune; questo tizio è vestito con degli stracci; è meravigliato del fatto che io non sappia riconoscerlo; fa strani versi che, a detta sua, dovrebbero risultarmi familiari.

Ok, dov’è il gufo da mandare urgentemente al San Mungo?

Il tizio mi guarda speranzoso, nell’attesa che io gli dica qualcosa del tipo: Ma io ti ho già visto accovacciato fra i cartoni di una marca di Burrobirra in un angolo sperduto di Hogsmeade!, ma questo non credo proprio che accadrà.

Il tizio emette un sospiro di rassegnazione, “Beh, figliolo, dato che non ci arrivi da solo, te lo dico io: sono colui che è venuto a…”.

“Aspetta un attimo!”, lo interrompo, “Non è che per caso sei uno di quegli spiriti del Natale presente, passato o futuro? Perché se è così, ti consiglio ti tornartene da dove sei venuto. Non ho tempo da perdere”.

“Caro ragazzo, questo non è il modo di rivolgersi ad un povero vecchio”.

Beh, poco ci manca che mi rivolga così anche a Silente.

“Allora, mi dici chi sei?”, gli domando, sperando di ottenere definitivamente una risposta.

“Babbo Natale”.

“Arrivederci”.

Faccio per andarmene, ma improvvisamente me lo ritrovo davanti come se avesse usato un qualche tipo di Smaterializzazione.

“Devi ascoltarmi! Ho bisogno del tuo aiuto!”, mi supplica, tenendomi per le spalle.

“Babbo natale che chiede aiuto a me? Questa mi mancava!”.

Mi libero dalla sua presa e vado verso il buco del Ritratto, ma ancora una volta lui si para davanti a me.

“Oh, aspetta!”, esclama, “Non ti interessa aiutare un povero vecchio il cui unico scopo nella vita è regalare doni…”.

“…ai bambini buoni?”, finisco per lui con tanto di rima, “E chi mi dice che tu sia realmente Babbo Natale? Sai, credevo fosse vestito in maniera diversa e non con degli stracci”.

“Sono in borghese”.

“Potevi anche scegliere un guardaroba migliore”.

“Insomma, mi aiuti o no?”, taglia corto lui.

Io faccio per pensare.

Se aiuto Babbo Natale a fare quello che ancora non mi ha detto che devo fare, potrei avere in premio un regalo di Natale speciale!

Il mio ragionamento è un po’ da materialista, Remus me ne direbbe un sacco.

“Ok, accetto”, dico in definitiva, facendolo sorridere.

“Sapevo che avrei potuto contare su di te!”, esulta lui.

“Senti, Babbo, prima che tu mi dica cosa devo fare, vorrei sapere come fai a conoscermi”.

“La tua fama arriva anche a casa mia, mio caro James Potter”.

Oh, sa anche come mi chiamo! Il vecchio comincia a essermi simpatico.

Gli faccio segno di accomodarsi sul divano, mentre io prendo posto sulla poltrona.

Qualsiasi cosa mi dirà di fare, James Potter la farà nel migliore dei modi!

“Allora”, esordisce, “Una delle mie renne si è ammalata e non riesce a mettersi in sesto per la distribuzione dei doni con la slitta…”.

“Ma allora è vera questa storia della slitta e delle renne di Babbo Natale!”, esclamo, interrompendolo.

“Si, è vera, ma fammi finire. Dunque…se mi manca una renna, non posso guidare la slitta, capisci? Ora, quello che ti chiedo è…vuoi essere il sostituto della mia renna?”.

“Ma sei diventato scemo???”.

Ok, forse il tono con cui ho risposto alla sua questione è assolutamente fuori luogo, ma la domanda che mi ha posto è totalmente inaccettabile!

Io fare da renna a Babbo Natale? Da renna??? Cavolo, stiamo parlando di quegli animali bruttini con delle corna strane e il naso rosso ed io, invece, sono un sublime e maestoso cervo! Come osa chiedermi di sostituire la sua renna??? La renna non c’entra un bel niente col cervo!

Ok, forse sono un po’ simili, ma…oh, Merlino, che situazione assurda!!!

“Allora?”, mi chiede.

“Come fai a sapere che io sono un Animagus?”.

“Io so tutto. Allora, mi aiuti o no?”.

“Ma io sono un cervo!”.

“E quindi?”.

“Stai gettando fango sul mio orgoglio!”.

“Dunque non mi aiuterai?”.

“No!!!”.

“Non ti interessa ricevere un bel regalo di Natale?”.

“Stai cercando di corrompermi?”.

“Esattamente”.

“Ma che razza di Babbo Natale sei se corrompi la gente???”.

“Non ho altra scelta! Se non mi aiuti, milioni di bambini rimarranno senza un regalo di Natale! Che razza di Babbo Natale sarei se non riuscissi a portare i doni ai bambini?”.

Mi blocco a fissare i suoi occhi intrappolati dietro delle lenti. Lo so che mi sto comportando malissimo…e mi dispiace tanto, adesso…che faccia farebbe la Evans se mi vedesse negare un aiuto a Babbo Natale?

“D’accordo, farò come dici”.

“Ti ringrazio a nome di tutti i bambini”.

Quasi quasi non mi interessa più nemmeno il regalo di Natale.

E poi, diciamocelo: a chi capiterebbe mai di aiutare Babbo Natale a trainare la slitta? Anche se questo mi costerà non vedere la Evans per un po’ di tempo, sono felice di aiutarlo. Sto per compiere la mia buona azione natalizia.

Mi trasformo in cervo e seguo Babbo natale attraverso il camino, per poi sparire tra scintille rosse e verdi.

Spero solo che i Malandrini non denuncino la mia scomparsa!

***

Quando apro gli occhi mi accorgo di trovarmi disteso sul tappeto della Sala Comune, ancora ricoperto di fuliggine. Della notte di Natale trascorsa a dividere i doni con Babbo Natale mi sono rimasti vaghi ricordi…magari non voleva che io ricordassi tutto per filo e per segno. L’unica cosa che non potrò mai dimenticare sarà la stupenda sensazione di volare in cielo trasformato in cervo.

Sorridendo come uno stupido, mi alzo da terra e per poco non vengo colto da un infarto quando mi ritrovo davanti la Evans.

“Ah!!!”.

“Potter!”.

Entrambi ci mettiamo una mano sul cuore come se volessimo fargli riprendere il normale battito.

“Cavolo, mi ha fatto prendere un colpo!”, esclama lei.

“Non sei l’unica”.

“Che ci fai qui, la mattina di Natale?”.

“Ehm…”.

Certamente non le posso dire che dono andato a distribuire i regali con Babbo Natale. Il mio cervello comincia a macchinare una scusa adatta alla situazione, quando mi accorgo che la Evans mi fissa in un modo piuttosto strano.

“Che hai da guardare?”, le chiedo.

“Sei sporco di fuliggine. Che hai combinato?”.

“Ho…ehm…fatto la mia buona azione natalizia”.

“E quale sarebbe? Pulire il camino?”.

“Esatto”.

“Certo che sei proprio strano”.

Mi strofino la guancia con la manica, ma questo non fa altro che peggiorare la situazione. Vorrà dire che salirò su a lavarmi.

Ho a disposizione la mattina di Natale per parlare con la Evans, ed io che faccio? Voglio volontariamente congedarmi.

“Senti, Ev…”.

“Ma che accidenti c’è lassù?”, domanda lei, con un tono di voce stupito, indicando un punto sopra la mia testa.

Alzo gli occhi e con mia indescrivibile sorpresa vedo qualcosa fluttuare sopra le nostre teste.

Oh…cavolo!

Non ditemi che…

“Potter, è opera tua?”, mi chiede.

“No”.

“Oh, beh, e allora…”.

Non ho neanche il tempo di formulare un pensiero razionale, chi mi ritrovo le sue labbra sulle mie.

Non ci posso…

La Evans mi ha dato un bacio di sua spontanea iniziativa!!!

Si prospetta che questo bacio duri all’incirca tre secondi, ma io mi stacco dopo due secondi e mezzo, lasciandola di sasso.

“Evans, quello non è vischio. È alloro”, le sussurro ad un centimetro dalle sue labbra, chiedendomi come mai sia possibile che la Evans non sappia distinguere il vischio dall’alloro.

“Ah, ehm…pazienza. Buon Natale, Potter”.

Mi darei tanti di quegli schiaffi per riprendermi, ma non posso apparirle con la faccia da ebete! Cerco di sembrarle quanto più normale possibile.

Le sorrido, “Buon Natale anche a te, Evans”.

Mi sorride di rimando, prima di lasciare la Sala Comune.

Alzo lo sguardo al ramoscello di alloro sospeso a mezz’aria, continuando a sorridere.

“È il regalo che mi avevi promesso, vero?”.

Il ramoscello esplode in mille scintille dorate. La prendo come una risposta positiva alla mia domanda e come la conferma che nella mia vita non ci sia mai stato Natale migliore di questo.

To be continued…

Va bene anche il bacio sotto l’alloro?

Eccomi tornata dopo non poi così tanto tempo! Il capitolo è venuto fuori da una conversazione avvenuta con Lilian Potter che mi ha chiesto di scriverlo…ed eccolo qua! Forse è un po’ scemotto, ma la cosa verrà approfondita. In ogni caso, il giudizio spetta soltanto a voi^^

Un immenso grazie a: Lilian Potter, myki, PrincessInPink, lenu88, __MiRiEl__, lyrapotter, miss nina, potterina_88_, ki_chan, lilyevas, Koala3.

Un bacio a tutti e alla prossima^^

Ah, dimenticavo… Buon Natale!!!!

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Capitolo 19
*** A foamy New Year's Eve ***


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Capitolo 19

A foamy New Year’s Eve

“E’ inutile, Ramoso…non ci credo nemmeno se lo vedo con i miei occhi!”.

“Ma non sei mio amico? Perché non vuoi credermi?”.

“Perché è una cosa troppo impossibile”.

Nei giorni successivi al Natale, sono apparso in giro per Hogwarts come un fantasma. Quello che è successo con la Evans non l’ho rimosso dalla mente, anzi, non faccio altro che pensarci continuamente. In tutto questo, i miei Malandrini pensano che io sia pazzo. Mi hanno guardato male persino quando ho raccontato loro la storia di Babbo Natale che ha voluto il mio aiuto per la distribuzione dei regali.

Che vita da Troll…

“Scusa, Sirius”, dice Remus rivolto a Felpato, guardandolo da sopra il suo libro, “Non ho ben capito a cosa non credi: al fatto che Lily ha baciato James o al fatto che è diventato la renna di Babbo Natale?”.

“Beh…diciamo a tutte e due”, risponde, mentre io lo guardo male.

“Sirius, da questo momento in avanti scordati qualsiasi tipo di prestito e/o finanziamento e/o favore e/o consiglio e/o chiacchierata e/o giocare all’impiccato nelle ore della McGranitt e/o…”.

“Ho capito che mi ripudi come amico, non c’è bisogno di fare un monologo!”.

“Uffa, Sirius!”, dico con voce supplichevole e gli occhi lacrimosi come solo io so fare, “Perché non credi alle parole del tuo fidatissimo e oltremodo affascinante compagno di avventure?”.

“Quello affascinante sono io, fino a prova contraria…e comunque, James, le cose che sono accadute in questi giorni di Natale sono inimmaginabili…la Evans non ti rivolge nemmeno lo sguardo”.

Alle parole di Sirius, il mio viso s’incupisce.

So benissimo che lei non mi rivolge lo sguardo dal giorno di Natale, ma c’è da dire che anche io mi sto comportando alla stessa maniera. Non riesco a spiegarlo bene, ma da quel giorno evito la Evans come mai ho fatto prima d’ora e, a detta dei Malandrini, la cosa è sinceramente preoccupante.

Beh, lo credo anch’io…

“Uno scherzo a Mocciosus in modo da fargli riprendere lucidità?”, domanda Sirius, continuando un discorso che io non ho sentito, perso com’ero nei meandri dei miei pensieri.

“Sirius!”, lo riprende Remus.

“Cosa? L’abbiamo fatto una volta ed ha funzionato!”.

“Il problema di James non può essere risolto in questo modo, stavolta!”.

“Evita di fare il filosofo, Lunastorta!”.

“Mi stupisce il fatto che tu sappia che cosa sia un filosofo”.

“Infatti non lo so, l’ho detto perché te lo sento dire spesse volte”.

“Oh, buon Merlino, sei un caso perso!”.

Ascolto i Malandrini mentre cercano di capire quale sia la giusta soluzione per riportarmi il buon umore. Non che io l’abbia perso, ma non sono più come prima…mi sembra di essere ritornato al piovoso mese di Novembre proprio quando ormai Dicembre sta per finire.

Mi lascio andare sulla poltrona della Sala Comune e chiudo gli occhi per un istante. Qualche secondo dopo il viso di lei appare davanti a me, come se quella scena volesse rivivere nuovamente.

Trovato!!!”.

Spalanco gli occhi di scatto e sento il mio cuore accelerare all’improvviso. Come risultato sono balzato giù dalla poltrona.

“Che accidenti ti è preso???”, inveisco contro Sirius, “Mi hai fatto quasi morire di crepacuore!”.

“Amico mio, ho la soluzione alle tue crisi esistenziali!”.

Lo guardo di sbieco, “Non ho crisi esistenziali…”.

Lui mi circonda le spalle, “Amico, hai bisogno di sballarti la vita. Non puoi rinchiuderti dentro un guscio”.

“Ascolta i consigli del buon vecchio eremita dei cagnacci…lui di vita ne capisce eccome…”, fa Remus sottovoce con tono ironico.

“Sicuramente più di te!”, gli risponde Sirius, “Allora, bello di Felpato”, si rivolge a me, “Vuoi continuare a condurre la vita del povero disperato?”.

“Veramente non sono un povero disperato”, lui alza un sopracciglio, “Ok, forse un po’ lo sono…”.

“E quindi?”, mi fa un sorriso smagliante.

“E quindi…ok, mi hai convinto. Che facciamo?”.

“Era questo che volevo sentirti dire!”.

“Bene. Siamo rovinati”, conclude Remus, mettendo di lato il suo libro e alzandosi dalla poltrona, “Che non ti venga in testa di rubare dalla cucina o di prendere alcolici!”.

“Remus, dici sempre così e il primo ad ubriacarti sei tu!”.

Cosa??? Io sono astemio!”.

“Appunto! Bevi un goccio di Whisky Incendiario e stai già volando tra le stelle”.

“Remus, mi dispiace dirlo, ma l’ultima volta se non fosse stato per me saresti andato in giro per la Foresta Proibita”, dice Peter.

“Ma, Peter…io non mi ricordo assolutamente niente!”.

“Per forza, era ubriaco fino al midollo!”, dice Sirius.

“E’ meglio vederti trasformato in lupo mannaro che ubriaco, credi a me”, proferisce Peter, con il tono di chi la sa lunga.

“Invece sarebbe stato meglio se mi aveste tenuto nascosto questo raccapricciante episodio della mia vita…”.

“Comunque”, riprendo il discorso, “Che cosa hai in mente di fare, eh, Felpato?”.

“Beh, è semplice. Sapete che giorno è fra tre giorni?”.

“Non è mica il compleanno di qualcuno di noi?”, azzarda Peter.

“No”

“E’ il 31 Dicembre”, risponde Remus, che ha tutta l’impressione di volersi riprendere il libro in mano dato che lo guarda con occhi languidi.

“La tua perspicacia mi stupisce, Lunastorta”, dice Felpato con tanto di occhiolino.

“Quello che stupisce me, invece, è il tuo modo di trascinarmi in ogni tua folle impresa”.

“Remuccio, sei un Malandrino anche tu, ce l’hai nel sangue”.

“Ragazzi, il tempo stringe”, ci avvisa Peter, “Che dobbiamo fare?”.

Un sorriso furbesco si dipinge sulle labbra di Sirius, mentre io volgo il mio sguardo verso il buco del Ritratto giusto in tempo per vedere una chioma rossa sparirvi oltre.

***

I segretissimi preparativi per la piùchemegafestadiCapodanno – così la chiama Sirius – stanno andando a gonfie vele. Siamo già arrivati al pomeriggio del 31 Dicembre in un batter d’occhio e l’unica cosa che manca da fare è dare una sistemata alla Sala Comune, mettendo il divano e le poltrone al muro e unendo al centro della Sala tavoli e tavolini così da crearne uno grande. Noi quattro siamo stati gentilmente aiutati anche da alcuni ragazzi del nostro corso, il tutto svolto senza dare troppo nell’occhio ai Prefetti o, peggio, alla Evans. Remus mi ha richiamato mille volte dicendomi che io, essendo Caposcuola, dovrei tassativamente vietare questi festini, ma io gli ho prontamente risposto che nessun regolamento vieta di organizzare il Capodanno. Lui si è ricreduto ma adesso la sua nuova occupazione consiste nello sbraitare contro Sirius ogni qual volta che nomina una bevanda alcolica.

“Potresti anche renderti utile, Remus”, gli dice Sirius, mentre viene aiutato da me a spostare divano e poltrone, “Magari nelle piccole cose, visto che non hai i muscoli per alzare una poltroncina”.

“Infatti tutto quello che hai nei tuoi muscoli, io l’ho nel cervello!”, ribatte Remus indignato.

“E allora utilizzalo per qualcosa il cui scopo sia vantaggioso”.

“Mi spaventi quando parli così”.

“Ragazzi, i tavoli sono a posto!”, ci urla Frank Paciock.

“Remuccio, vai a dare una mano a Frank”, gli suggerisce Sirius.

“Quando la smetterai di trattarmi come un marmocchio dal momento che sono più grande di te???”, Remus va via sparato ad aiutare Frank.

Io e Sirius ridiamo sotto i baffi senza sapere minimamente che un ciclone sta per abbattersi tra di noi. Un ciclone dai capelli rossi.

“POTTER!!!”.

Serro gli occhi di scatto e le volto immediatamente le spalle, “E’ lei?”, bisbiglio a Sirius quasi intimorito.

“Sì, è lei”, mi risponde lui con un che la buona sorte stia dalla tua parte, amico sottointeso.

Mi volto lentamente e, quando apro gli occhi, una fumante Evans mi guarda con occhi che sprizzano scintille.

“Che diavolo stai facendo???”, mi domanda furiosa.

“Ci sono una decina di ragazzi qua dentro, perché lo chiedi proprio a me?”.

“Perché sei Caposcuola, per nostra triste sorte! Che cavolo significa tutto questo?”, indica la Sala Comune.

“Se non te ne fossi resa conto, oggi è l’ultimo giorno dell’anno. Abbiamo pur diritto di festeggiare, non credi?”.

“Festeggiare l’anno che se ne va con una delle vostre stupide nonché illegali feste?”.

“No, Evans…noi non festeggiamo l’anno che se ne va, ma quello che sta per arrivare…”.

Lei abbassa lo sguardo per un nanosecondo, poi lo rialza, “Fate quello che volete”.

Fa per andarsene e per un attimo rimango a guardarla mentre va via, “Perché non ti fai vedere stasera?”.

Lei si ferma ma non osa voltarsi, “Certo, sì…vedrò di esserci”.

***

“Avrete preso tutte le cavolate esistenti sulla faccia della terra e vi siete scordati lo spumante???”.

“Se solo mi dicessi che diavolo sarebbe questo coso!”.

“Dovete continuare a litigare a poche ore dall’avvento del nuovo anno?”.

Mentre tutti i Grifondoro – o almeno la maggio parte – stanno pregustando l’arrivo del nuovo anno mangiando e bevendo a più non posso, c’è chi invece è intendo a litigare per qualcosa di poco chiaro.

“Posso sapere che succede?”, domando a Peter, intento a fare da paciere tra Remus e Sirius.

“Succede che il signorino…”, risponde Remus, indicando Sirius, “…pensa alle più frivole ed insignificanti cose, quando invece non sa che il Capodanno senza spumante non è Capodanno!”.

“Ok, Remus, calmati”.

“Sentimi bene!”, esclama Felpato, “Non so da quale tradizione babbana tu abbia tirato fuori questa storia dello spumoso…”.

Spumante!!!”.

“…sta di fatto che noi non sappiamo neanche che cosa sia e gradiremmo una spiegazione!”.

Il fatto che Sirius parli al plurale significa che adesso tutta la Sala Grande è intenta a seguire la loro discussione.

“In effetti, Remus, avresti potuto dircelo prima”, dice Peter.

“Questo è successo perché nessuno si è degnato di chiedermi se al Capodanno mancava qualcosa di babbano che avremmo potuto aggiungere!”.

“Scusate…”.

La sua voce irrompe armoniosamente nelle mie orecchie. Sapevo sarebbe arrivata. La Evans si fa largo tra la folla fino a sbucare al centro, tra le mani una bottiglia sigillata.

“Ho io lo spumante”, dice, sollevando per metà la bottiglia.

“Dimmi, Evans, è alcolica questa cosa?”, domanda Sirius, mentre vedo Remus portare gli occhi al cielo.

“Beh, un po’ sì. Basta non esagerare”.

Il volto di Sirius si illumina e circonda la Evans – perché lui lo può fare senza ricevere un pugno in faccia??? – con un braccio, “I miei complimenti, Evans. Sapevo che in fondo hai un’indole da malandrina”.

“Non credo proprio, Black”, risponde lei, togliendosi il braccio di Sirius dalle spalle.

“Quando sposerai il nostro James lo diventerai”.

Voglio sprofondare!

“E’ più facile che la McGranitt sposi Gazza”, risponde lei, “Di là c’è dell’altro spumante, se volete”.

“Se si ubriaca, ci badi tu!”, mi dice Remus, alludendo a Sirius.

Sirius ubriaco è l’ultimo dei miei problemi in questo momento. La Evans è qui ed io non so come comportarmi. Non credo che la soluzione migliore sia ignorarla, dato che l’ho fatto per cinque giorni consecutivi stabilendo il record assoluto.

Uffa, che situazione complicata! Continuerò ad essere me stesso evitando di fare domande. Adesso io mi avvicino a lei come se nella fosse e cerco di parlarle, senza fare domande!

La vedo seduta sul divano che io e Sirius abbiamo messo al muro, isolata dal resto della gente. Ho deciso: vado da lei, succeda quel che succeda!

“Dove hai preso lo spumoso?”, alla faccia del non fare domande…

“Intendi dire lo spumante?”, mi dice, guardando il suo bicchiere vuoto.

“Sì, quello”.

“Immaginavo che non lo avreste preso dal momento che non lo conoscete, fatta eccezione per chi è nato babbano, e così me lo sono procurato”.

“Capito”.

Restiamo in silenzio. Io perché non saprei che dire, lei perché di sicuro non ha nulla da dirmi. L’orologio ci informa che mancano solamente quindici minuti allo scoccare della mezzanotte.

Emetto un sospiro.

“Il nuovo anno ti preoccupa?”, mi chiede la Evans, guardandomi.

“Può darsi”, rispondo con un mezzo sorriso, “E a te?”.

“Sempre”.

“Come mai?”.

“Potrebbe essere peggiore di quello che ho trascorso”.

“E’ vero…ma non lo sarà”.

Lei si drizza sulla poltrona per guardarmi meglio, “Come fai ad essere sempre così sicuro di quello che dici?”.

“Non sono io ad essere sicuro, sei tu che dubiti”.

Rimaniamo a fissarci per non so quanti minuti. Avrei voglia di ricambiare il suo regalo di Natale, ma ho paura di rovinare tutto con la mia incoscienza. Remus non me lo perdonerebbe mai, ma solo perché non gli va di organizzare feste o scherzi a Mocciosus.

“Ehi, voi due! Non volete unirvi a noi per il conto alla rovescia?”, ci urla Sirius dal fondo della Sala Comune.

“Andiamo?”, domando alla Evans.

Lei acconsente e prende la bottiglia di spumos…ehm, spumante che aveva precedentemente appoggiato a terra, “Ti va di stapparla?”, mi chiede sorridendo.

“Con immenso piacere”, rispondo, prendendo la bottiglia e avvicinandomi a Sirius e Frank che entrambi ne reggono una.

“Spero vivamente che tu sia in grado di contare al contrario, Sirius”, dice Remus ironicamente.

“Quanto sei spiritoso”, risponde Felpato, “Ci sono dei propositi per il nuovo anno?”.

“La squadra dei Grifondoro vincerà il Campionato!”, esclamo esultante, accompagnato dalle urla gioiose dei miei compagni di squadra, “Ai M.A.G.O. prenderemo tutti Eccezionale!”.

“Su questo ho serissimi dubbi…”, proferisce Remus.

“Ok, ragazzi, ci siamo”, ci avverte Sirius, “Pronti con le bottiglie di spumoso?”.

SPUMANTE!!!”, lo riprendono Remus e la Evans.

“Pronti!”, esclama Frank.

Sono ansioso, chissà come mai…

“DIECI, NOVE, OTTO, SETTE…”.

Non si potrebbe fermare il tempo?

“…SEI, CINQUE…”.

Oh, al diavolo! L’anno che verrà sarà senza dubbio…

“…QUATTRO, TRE…”.

…migliore!

“…DUE…”.

Perché lei mi guarda?

“BUON ANNO!!!!”.

Ehi, ma non ho sentito l’uno!!! Beh, in compenso ho ricevuto lo sguardo della Evans un secondo prima dell’inizio del nuovo anno…e non c’è niente di più bello.

La Sala Comune è investita da un forte boato. Tutti non fatto altro che saltare e urlarsi a vicenda gli auguri di un felice anno nuovo. Nella foga non mi accorgo che qualcuno mi ha preso di mano la bottiglia che la Evans mi aveva dato.

“Amico mio, buon anno!”, Sirius si getta letteralmente addosso al sottoscritto.

“Buon anno anche a te, Sirius”.

“Dov’è quel lupacchiotto?”, Sirius si guarda intorno alla ricerca di Remus. Mi sa che è già mezzo brillo.

Chissà lei dov’è…?

“Potterino mio!”.

Qualcuno si getta sulle mie spalle. Questa voce è troppo familiare…

Non mi dite che…?

Cerco di girarmi come posso fino ad ottenere l’immagine della Evans con le guance rosse, gli occhi brillanti ed un sorriso quasi innaturale.

Ok, è giunta l’ora di farsi prendere dal panico.

“E-Evans…”.

“Buon anno, Potter!”, dice, gettandosi di nuovo al mio collo.

“Evans, non avrai bevuto, spero???”, le chiedo in tono sconvolto, cercando di trascinarmela sul divano.

“Sì, lo spumante…anzi no, lo spumoso!”.

Aiutoaiutoaiuto!

La situazione è alquanto grave! La Evans si è ubriacata ed io non so più dove sbattere la testa! Devo farla tornare in sé. Dov’è Remus quando serve?

“Ascolta, Ev…”.

“No, ascoltami tu!”, mi punta un dito contro, mentre io mi domando come sia finita così vicina a me e, soprattutto, come si sia ubriacata così velocemente, “Plutarco diceva che ciò che sta nel cuore del sobrio è sulla lingua dell’ubriaco”.

Credo sia giusto…

Ma chi accidenti è questo Plutarco???

Si avvicina a me con insistenza, le sue labbra sono a poca distanza dalle mie. Devo cercare di rimanere più lucido che posso, “Che…che vuoi dire?”.

“Semplice: ci sono un’infinità di cose che ho sempre voluto fare ma che non ho mai fatto…e un’infinità di cose che ho sempre voluto dire ma che non ho mai detto…a causa della mia – come dire? – moralità. E del mio orgoglio”.

“Per esempio?”.

Senza nessuno sforzo, riesce ad annullare la distanza che ci separava. I miei occhi rimangono spalancati, non credo di riuscire a credere a quello che sta accadendo: la Evans mi ha baciato per la seconda volta di sua spontanea volontà. Ma adesso la cosa è sinceramente preoccupante perché lei non è del tutto in…lei. La sua bocca gioca con la mia mentre le sue braccia mi circondano il collo. Io lotto con tutto me stesso per non rispondere al bacio. Non devo. Non posso. Risalgo con le mani lungo le sue braccia per sciogliere la presa attorno al mio collo e separarmi da lei, prima che possa commettere qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Lei emette un mormorio di dissenso e prova di nuovo ad avvicinare le sue labbra alle mie, ma io la allontano ulteriormente.

“Evans…”, cerco di richiamarla, mentre le sue labbra mi sfiorano di nuovo, “…non complicare le cose”, le dico serio.

“Ma perché???”, sbotta, “Non era questo quello che volevi? La verità è che non sai nemmeno se quella che respiri è aria. Vai al diavolo, Potter!!!”.

Resto immobile per un attimo, mentre lei si lascia poggiare contro lo schienale del divano incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio come una bambina.

Ok, cerchiamo di farla rinsavire…

“Evans, cerca di ascoltarmi”, le dico, senza ricevere neanche uno sguardo d’attenzione, “Se io ti lasciassi continuare, non pensi che domani ti renderesti conto di aver commesso un grosso errore?”.

“E chi ti dice che io domani ricordi qualcosa?”.

“Merlino, Evans!”, salto su, alzando la voce, “Ma davvero mi credi così meschino???”.

Lei si volta lentamente verso di me, il broncio è sparito, “No…e comunque non sarebbe stato un grosso errore, Potter”.

Le sorrido impercettibilmente e lei fa lo stesso. Qualche secondo dopo la sua espressione tramuta totalmente apparendo stravolta.

“Potter…”, mi chiama con una voce più bassa di non so quante ottave.

“S-sì?”, rispondo incerto.

“Scappa il più lontano possibile da me…tra qualche minuto vomiterò l’anima!!!”.

To be continued…

Hola! Eccomi qua con il nuovo capitolo fresco di scrittura XDXD Spero non sia troppo orribile^^’’

Forse una Lily ubriaca è un tantino inverosimile, ma ci voleva, voi che ne dite?

Un miliardo di grazie a: ki_chan, Koala3, Lilian Potter, miss nina, lenu88, __MiRiEl__, Ginny Lily Potter, HarryEly, cloe sullivan, Lily Black 90, myki, lyrapotter, potterina_88_, J&L4EVER. Grazie mille per gli auguri di Natale^^

Vi auguro una splendida notte di San Silvestro e un buon inizio anno!!!!

Happy New Year!!!! Kisses^^

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Capitolo 20
*** It's what you do to me ***


mad20

Capitolo 20

It’s what you do to me

In tutta la mia giovane vita, non mi è mai capitato di passare il primo giorno dell’anno in infermeria…e tutto perché ieri sera la Evans si è ubriacata, ha vomitato il pranzo, la cena e la colazione di tre giorni e poi si è addormentata come se nulla fosse. Remus, dopo essersi ripetutamente messo le mai in testa come segno d’inequivocabile disperazione, mi ha urlato di portarla in infermeria perché la cosa avrebbe potuto essere più grave di quanto sembrasse. Sirius, anche lui ubriaco perso, è stato portato in camera da Peter che adesso non mi stupirebbe se fosse a letto col mal di schiena. A conti fatti, più della metà dei partecipanti alla festa si è risvegliata questa mattina domandandosi: Chi sono? Dove sono? Da dove vengo? Perché esisto?

Quello che ha trascorso una notte stranissima è stato il sottoscritto.

Ho dormito – fatto finta di dormire – su di una sedia accanto al letto in cui la Evans ancora dorme beata. Certamente non potevo lasciarla al suo destino, nonostante Poppy mi abbia ordinato di andarmene almeno un milione di volte. Ma non ho potuto.

Sbadiglio e mi stiracchio sulla sedia per poi stringermi nelle spalle, maledicendo Poppy che non mi ha nemmeno dato una coperta.

Osservo la Evans muoversi tra le coperte e aprire gli occhi impercettibilmente.

“Buongiorno”, la saluto.

“Oh…Potter, ferma questa dannata stanza…”, mormora.

“Evans, finire in infermeria per una sbronza mi sembra eccessivo”.

“Sono astemia e l’alcool lo reggo dannatamente male!”.

Getta lo sguardo al soffitto, poi si passa le mani sul viso.

C’è troppo silenzio, adesso.

“Perché sei qui?”, mi domanda improvvisamente.

“Dove avrei dovuto portarti, secondo te, visto che non posso andare nel dormitorio femminile?”.

“Giusto…e come mai sei rimasto?”.

“Perché me l’hai chiesto tu”.

Mi guarda e accenna ad un sorriso.

E anche questa volta mi freno dall’impulso di fare quello che lei ha fatto ieri sera… Certo, mi toccherebbe di farlo dato che lei l’ha fatto per due volte, senza che io le abbia chiesto niente – o almeno, non in quel preciso istante – la seconda volta delle quali era anche ubriaca! Che pensiero contorto…

Mi sta ancora fissando con i suoi occhi verdi.

“Potter, hai una strana espressione, qualcosa non va?”.

Porca piovra! Mi ha sorpreso mentre la guardavo inebetito, ma bene!

“No, è tutto ok. E tu come stai?”.

“La stanza non si è ancora fermata”.

Avrei voglia di andarmene per evitare che questi silenzi mi comprimano, ma non lo farò mai. Vedere la Evans appena sveglia – e, soprattutto, reduce da una sbronza – è uno spettacolo impareggiabile! Lei è così…

“Senti, Potter”, dice, distogliendomi da dolci pensieri sul suo conto, “Ho per caso fatto qualcosa di…ehm…scandaloso?”.

La sua domanda mi lascia un attimo senza parole.

Che le dico?

Mentre lei mi guarda in attesa che io le risponda, un’idea assolutamente perfida è appena stata partorita dalla mia mente contorta.

“Oh, sì!”, esclamo e lei mi guarda con occhi spalancati, “Sei salita sul tavolo e hai cominciato a ballare una strana danza canticchiando una strana canzone…credo fossero entrambe babbane…ma il modo con cui ti strusciavi a quel bastone ha fatto uscire fuori dai gangheri gran parte della componente maschile presente alla festa!”.

Adesso mostra un’espressione scioccata…totalmente scioccata.

Potrebbe anche rendersi conto che tutto ciò non è affatto vero!

“Ho davvero…”, deglutisce, “Ho davvero ballato la lap dance sul tavolo???”.

“Ah, è così che si chiama? Sì, l’hai fatto…e anche egregiamente!”.

“Potter…”, digrigna i denti e la sua espressione adesso è furiosa.

Credo che farei meglio a smetterla di fare l’idiota, se non voglio ritrovarmi sul letto dell’infermeria al posto suo.

“Evans, sto scherzando!”, la avverto giusto in tempo per rimanere in vita.

“Sei un essere…”, ringhia.

“…odioso?”, concludo per lei.

“Esatto!!!”.

“Ogni tanto dovresti buttarla sul ridere, Evans. Non devi essere costantemente di pietra, la tua bell’immagine si sfigura”.

Borbottando qualcosa di incomprensibile, si getta sotto le coperte e sparisce dalla mia vista.

“E’ successo…”, mormora da sotto l’ammasso di stoffa, “…qualcos’altro? E sii serio!”.

Ok, adesso sono davvero nei guai. Il tempo degli scherzi è finito e la Evans ha ragione: devo essere serio.

Però non posso mica dirle la verità…la prenderebbe come un ennesimo scherzo, non mi crederebbe, finirebbe per infuriarsi con me e, infine, non mi rivolgerebbe più la parola per il resto della sua e della mia vita, neanche per sbraitarmi addosso quanto mi odia!

Ed io non posso permetterlo!

Ma se non glielo dico, prima o poi lo verrà a sapere da qualcuno che non sono io…non eravamo mica soli, ieri sera, quando è successo. È vero che comunque non abbiamo fatto nulla di male…lei mi ha solo…beh, lei mi ha baciato…per la seconda volta…ed è stata lei a prendere l’iniziativa. Ma senza l’aiuto dell’alcool non l’avrebbe mai fatto ed è stato per questo motivo che non le ho permesso di continuare…ho fatto bene…ho fatto più che bene…

Dovrei smetterla di farmi seghe mentali.

Ecco, appunto! Magari il tuo cervello funzionerebbe leggermente meglio!

Bada a come parli! Dovresti darmi saggi consigli dato che sei la voce della mia coscienza!

Basta, James! Quel che è stato è stato, è stato e nemmeno tu puoi tornare indietro nel tempo per modificare le cose!

E chi le vuole modificare? Non cancellerei quell’episodio dalla mia vita per nulla al mondo!

“A dire il vero…”, ecco che comincio, ecco che comincio!

Lei riemerge da sotto le coperte e si mette a mezzobusto per potermi guardare meglio, “Sì?”.

“Beh, ecco…qualcosa è successa…”.

“E cosa?”.

“Vedi, Evans, tu mi hai…”, mi blocco come uno scemo, mentre lei mi esorta con lo sguardo a proseguire, “Tu mi hai…”.

“Ti ho cosa, Potter?”.

“Tu mi hai…”, prendo aria, “Tu mi hai dato una ginocchiata talmente tanto forte da farmi svenire per un quarto d’ora”.

Stupido me!

Puoi dirlo forte! Non potevi tirar fuori scusa peggiore! E meno male che avevi giurato di dirle la verità, complimenti!

Mentre la voce della mia coscienza spara a raffica ingiurie sul sottoscritto, io guardo la Evans per sapere quale reazione susciterà in lei quanto ho appena detto.

La piovrata che hai appena detto, vorrei precisare!!!

Mi sembra scettica, “Una ginocchiata dove?”.

Mi prendo a schiaffi mentalmente, “Ehm…”, biascico, “…diciamo in una zona improfanabile”.

“Oh!”, fa sorpresa, “Oh, Merlino, mi…mi dispiace un sacco!”, dice, sinceramente mortificata, “Spero di non averlo fatto di proposito!”.

È strano vederla così preoccupata per me…sarà che ho esagerato con lo scherzo…avrei dovuto tirare in ballo un organo meno vitale…

Lei mi guarda ancora.

Sorrido nervosamente, “Stavo di nuovo scherzando, scusami”.

“Ed io ci casco sempre!”, ride.

Mi sento sempre sollevato quando – nei rarissimi casi in cui – la faccio ridere. La sua risata o il suo sorriso sono avvisi che dicono: Potter, sei salvo! (Per il momento…).

Davanti al suo viso così luminoso non posso fare a meno di sorridere anch’io come uno stupido, anche se so benissimo di non esserlo.

“Spero non abbiate ridotto la Sala Comune ad una schifezza”, dice, ancora con il sorriso sulle labbra.

“Non riesci a pensare a qualcosa che non sia l’ordine o le regole?”, domando in tono stupito.

“Il mondo senza ordine e regole sarebbe caos, non è bello viverci”.

“Intendevo dire che ogni tanto dovresti aumentare la dose di egoismo. In una parola: fregatene”.

“Ma che razza di consigli dai???”, il sorriso è sparito, bruttissimo segno!

“Non ho detto di esagerare”, non riesco a capire se è lei a far finta di non capire o se sono io che non sono in grado di capire quanto lei pensa di aver capito…meglio smetterla, “Evans, ma tu mi ascolti quando parlo?”.

“Certo!!!”, risponde un po’ troppo velocemente, alzando il volume della voce.

“E riesci a cogliere ogni singola parola che dico?”.

“Ovviamente, non sono mica stupida!!!”.

“Che peso hanno le mie parole?”.

Lei si ammutolisce per un paio di secondi e abbassa lo sguardo, in cerca di qualcosa da usare come risposta, qualcosa che io attento con pazienza, senza nessun tipo di ansia.

Rialza a me lo sguardo, “Guarda che ho capito cosa volevi dirmi”.

“Spiegamelo”.

“Che importanza avrebbe?”.

“Per me o per te?”.

“Beh, per entrambi…credo”, aggrotta le sopracciglia dubbiosa, “Come riesci a mettermi così in difficoltà?”.

Sorrido, “Non ti ho detto niente che tu non riesca a comprendere, Evans. È facile, basta non riflettere sulle domande e rispondere di getto”.

“Ma ciò che dici ha peso”, è un misto tra una domanda e un’affermazione, “Sarebbe contraddittorio non riflettere su quanto…dici…”.

“Non cambierebbe nulla”.

Altra pausa di silenzio. Non so che darei per sapere a cosa pensa o su cosa riflette in certi momenti. L’unica cosa che posso fare è restarmene in silenzio, seduto su questa sedia a braccia conserte, in attesa che le mie orecchie percepiscano il suono della sua voce.

“Ma ha senso tutto quello che stiamo dicendo, Potter?”, mi domanda, da tipica persona razionale quale è.

“Se tu vuoi darne un senso…”, rispondo vagamente.

“Per te ha senso?”.

“Mi chiedi se per me ha senso ciò che stiamo dicendo io e te?”, sorrido ancora ma poi torno serio così velocemente che quasi lei sussulta, “Se ha senso ciò di cui sto parlando con te? Se ha senso starmene seduto qui ad osservare ed ascoltare te? È come chiedermi se ha senso vivere e, a quel punto, ti risponderei di sì”.

Non credo di aver mai avuto i suoi occhi addosso per così tanto tempo. È una bella sensazione. Forse mi sono lasciato prendere un po’ troppo la mano, con lei bisogna fare un minuscolo passo alla volta…

Lei resta zitta e questo non mi aiuta di certo. L’unica via di salvezza è una vile fuga.

“E’ mattina inoltrata, Evans. È meglio che vada via prima che Poppy mi sbatta fuori a calci”.

Lei annuisce impercettibilmente, “C-certo”.

“Ossequi”, la saluto alzandomi dalla sedia e voltandole le spalle, ma ho come la sensazione che i suoi occhi non vogliano staccarsi da me.

Faccio per andarmene, quando un improvviso pensiero mi blocca facendomi tornare sui miei passi.

“Ah, Evans”, mi volto di nuovo verso di lei, “Vuoi davvero sapere cosa hai fatto ieri sera?”.

Lei sembra rifletterci un attimo, “Beh, se proprio ci tieni a dirmelo”.

“Veramente non avevo intenzione di dirtelo”.

“Che vorres…?”.

Non riesce a concludere la domanda dato che le sue labbra sono state appena intrappolate dalle mie in un piccolo bacio.

Mi stacco mantenendomi molto vicino a lei, “Ecco cos’hai fatto”.

Quando mi allontano, sono lieto di notare un crescendo colorito rosso sul suo viso. Rimane muta e immobile per qualche istante, prima di rivolgermi uno sguardo che trafigge come un dardo infuocato.

“E non guardarmi come se mi volessi uccidere!”, esclamo, sorridendo al contempo, “Te lo si legge in faccia che non sei sinceramente arrabbiata”.

“Sei uno stupido arrogante!”, sbotta lei.

“Ti dico che te lo si legge in faccia perché quasi si confonde con i capelli”, non sembro aver recepito l’insulto.

“Cretino! Sono…rossa di rabbia, mi fai questo effetto!”.

“Anche tu mi fai uno strano effetto…e una volta ne hai riso”.

“Non ne ho riso!”.

“Sì, invece”.

“Per la sorpresa! Non pensavo potessi…”.

“…diventare rosso come lo sei tu adesso?”, concludo per lei.

“E’…diverso!”.

“Anche ieri sera lo eri”.

“E’ ancora più diverso!”.

“Ciò non toglie che sei assolutamente…”.

Ok, basta così! Sto andando altre il dovuto.

È già un abnorme passo il fatto che io l’abbia baciata senza essere riuscito a spiegarmi il perché ho ancora la testa attaccata al resto del corpo. La sua presenza mi rende nervoso e questo provoca lo strano effetto di aumentare la mia arroganza. Non potrebbe accadermi di balbettare come tutti i ragazzi normali?

Ah, già…io sono James Potter, un tipo fuori dal comune…

Meglio dare una conclusione a tutto questo…purtroppo…

Ma mi rifarò! Meglio ancora se si rifarà lei…

“Ci vediamo, Evans”, e lei non sa nemmeno quanto ci spero, “E rimettiti”.

“Sto bene”, risponde, “Pensa piuttosto a rimettere in ordine la Sala Comune che sarà senza alcun dubbio ridotta ad un macello”, si ferma per un attimo e poi inizia a ridere, “Non dicevo sul serio”.

“Lo spero proprio. Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?”.

“No, grazie. Credo che qui non lascino gli ammalati digiuni”.

“Il cibo dell’infermeria non è molto buono”.

“Sopravviverò”.

Le rivolgo un ultimo saluto – prima che lei si metta a fare domande o a dirmene quattro su quello che ho appena fatto – e mi incammino verso la porta dell’infermeria, sorridendo.

La prossima destinazione sarà il mio confortevole letto che non vedo da non so quante ore…

Spero solo che i Malandrini non mi chiedano nulla, semmai mi dovessero veder dormire col sorriso sulle labbra.

To be continued…

Buon 2008 a tutti!!!!

Spero abbiate festeggiato bene l’arrivo del nuovo anno.

Il nostro James l’ha festeggiato in maniera un po’ stramba, ma credo proprio che per lui non ci sia mai stato niente di più bello, voi che ne dite? XD

Per la stesura di questo capitolo ho ricevuto un piccolo ma fondamentale aiuto da potterina_88_ che ringrazio^^

Un casilione di trilioni di grazie a: Lilian Potter, cloe sullivan, Koala3, lyrapotter, lenu88, myki, ki_chan, cherie lily, Lily Black 90, __MiRiEl__, J&L4EVER, potterina_88_, crilli.

Grazie a tutte, vi adoro!

Alla prossima e ancora auguri di un felice anno nuovo!

Kisses^^

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Capitolo 21
*** Catch up with you ***


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Capitolo 21

Catch up with you

“Ramosoooo!”.

Qualcosa di molto voluminoso si getta sul mio letto facendomi balzare su e giù.

Mugugno qualcosa per poi rintanarmi sotto le coperte.

“Dai, Jamie!”, fa Sirius, cercando di togliermi le coperte da sopra la testa.

“Sirius, vuoi lasciarlo in pace?”, gli chiede Remus, il mio salvatore.

“Nooo!”, brontola Felpato, “E’ da un sacco che non lo vedo, mi manca!”.

“Tu, invece, non mi sei mancato per niente”, rispondo, fingendomi irritato.

“Uffa”, mugugna Sirius.

Finalmente decido di uscire da sotto le coperte ed affrontare la realtà.

So quello che sta per chiedermi, ormai lo conosco troppo bene.

“Che vuoi sapere?”, gli domando, mettendomi a mezzobusto.

Lui sorride furbo, allungando le gambe sul mio letto, “Cosa hai sognato di tanto bello da farti spuntare il sorriso?”.

Ecco, lo sapevo, “Io…non credo proprio di aver sognato”.

“Sirius, non ti sembra di stare invadendo un campo contrassegnato da un cartello con un cane disegnato sopra e una vignetta che dice: io non posso entrare?”, domanda Remus metaforicamente.

“Smettila, Remus. In fondo è quello che vuoi sapere pure tu!”.

“Può darsi, ma non ho alcun problema a restare nell’ignoranza”.

“Questo non è da te”, dice Peter, anticipando Sirius.

Remus sbuffa, incrociando le braccia e guardando da un’altra parte.

Immaginavo che prima o poi uno di loro tre mi avrebbe estrapolato qualche informazione. Beh, non c’è nulla di male. Renderli partecipi della mia gioia mi rende a mia volta felice e spero che anche loro provino la stessa cosa.

“Ebbene?”, fa Sirius, rivolgendosi a me.

“Ehm…”, non so proprio da dove cominciare.

“C’è la remota possibilità che vi mettiate insieme entro l’anno?”.

“Sirius!”, lo richiama Remus.

“Che ho detto???”.

“Smettila di fare inutili pronostici!”.

La cosa strana è che io non ho nemmeno nominato la Evans né, tantomeno, quello che è successo tra di noi. Loro avevano già capito che qualcosa era andato bene semplicemente vedendomi sorridere nel sonno.

Adoro i miei Malandrini.

“Io dico che si metteranno assieme entro l’anno!”, dice Sirius entusiasta.

“Non credete sia troppo presto per dirlo?”, intervengo, dubbioso.

“Ma tu sei o non sei James Potter, colui che riesce a fare tutto soltanto volendolo?”.

“Beh…”.

“E allora vedrai che ho ragione io”.

“Non ho neanche risposto!”.

“Non ce n’è bisogno, ormai ti conosco troppo bene”.

Alla volte dubito seriamente delle mie capacità di riuscita nelle imprese. Certo, i miei fallimenti possono contarsi sulle dita di una sola mano, ma avere a che fare con la Evans infrange tutte le mie certezze. Quando c’è lei, James Potter sparisce e subentra in scena un’altra persona che si comporta in maniera bizzarra.

Ok, forse è vero che un misero barlume di speranza si è aperto davanti a me…ma non voglio essere ottimista come lo sono sempre. Stavolta è diverso.

“Avete sistemato la Sala Comune?”, domando quasi inconsciamente.

“Sì, l’ho fatto”, risponde Remus, guardando torvo Sirius.

Annuisco come a voler dire che ho recepito il messaggio, mentre inforco gli occhiali e faccio per scendere dal letto. Ho una fame che non ci vedo, spero tanto che sia rimasta un po’ della colazione.

Dopo essermi lavato e vestito in tutta velocità, mi dirigo verso la porta con l’intento di scendere in Sala Grande. Questa azione suscita non poca perplessità nei Malandrini.

“Dove vai?”, mi chiede Sirius.

“A mangiare”, rispondo come ovvio.

“E’ presto per servire la cena”.

Un momento…“Cena?”.

“A che giorno sei rimasto, mio caro Ramoso?”.

“Beh, oggi dovrebbe essere il 2 Gennaio, a rigor di logica…”, mi sto confondendo.

“E’ così, ma sono le tre del pomeriggio”.

“Ah”, rispondo stupito. Credevo fosse ancora mattino.

“Tranquillo, ti abbiamo portato tutta l’insalata che siamo riusciti a prendere”.

Sorrido al mio amico, “Grazie”.

“A dire il vero…”, interviene Remus, “…Sirius ha letteralmente tolto dal piatto di alcuni studenti l’insalata che erano intenti a mangiare”.

“Non dire assurdità!”, esclama Felpato.

“Sai anche tu che è vero”.

“Per il mio amico questo ed altro!”.

“Indubbiamente”.

Vedo Peter correre a prendere il pranzo che mi hanno tenuto da parte, “Abbiamo pensato di non mangiare a pranzo per farti compagnia”.

I miei occhi si riempiono di lacrime.

“Se ti metti a piangere lo dirò a tutta la scuola”, mi minaccia scherzosamente Sirius, scompigliandomi i capelli.

“Bene, ragazzi”, dice Remus in tono da professore, “Finiamo di mangiare e attacchiamo subito con lo studio!”.

La risposta è corale, “Remus, sei un gradissimo rompipluffe!”.

***

Naturalmente, non ci siamo messi a studiare come voleva il nostro volenteroso Lunastorta. La prospettiva più allettante è stata quella di organizzare una battaglia a palle di neve, dato che non avevamo avuto alcuna possibilità in precedenza. A tale proposta, Remus risultò essere piuttosto contrariato, nonostante Sirius gli avesse promesso di stare in squadra con lui.

Sta per far buio, ma ancora non smettiamo di tirarci palle di neve a più non posso.

“Ragazzi, adesso ba…”, Remus viene interrotto da una palla di neve in pieno viso, lanciata dal sottoscritto.

“Remus, stai giù!”, gli urla Sirius, “Siamo in vantaggio, vuoi farmi perdere???”.

“A dire la verità, sì, è proprio quello che intendo fare!”.

Sirius tira giù Remus per evitare che la palla di neve di Peter lo colpisca di nuovo.

Attorno a noi si è radunata un po’ di gente, interessata all’esito della battaglia. Ovviamente vinceremo io e Peter, basta cogliere Remus di sorpresa. E poi, sia chiaro che io non intendo perdere.

Quest’ultima riflessione mi fa porta a pensare che io sono sotto di un bacio. Accidenti, devo rimontare! Non posso permettere che la Evans si sia concessa il lusso di baciarmi per due volte di sua volontà, senza aspettarsi una mia prossima mossa!

I miei pensieri vengono interrotti dall’esultanza di Peter, che pare aver colpito Sirius in un momento in cui lui ha abbassato la guardia.

Abbiamo i vestiti zuppi, prima o poi ci prenderemo un malanno e già vedo Poppy sbatterci la porta dell’infermeria in faccia.

Raccolgo con le mani altra neve per farne un bolide micidiale, ma sono totalmente ignaro delle conseguenze che porterà la mia azione. Non avrei mai potuto prevedere che la mia palla di neve, indirizzata a Remus, avrebbe colpito il viso di una splendida ragazza dai capelli rossi che per puro caso passava di lì.

È ufficiale: sono un uomo morto.

La Evans si toglie dalla faccia la quantità di neve che la ricopre, ma sono convinto che si stia sciogliendo da sola per via del calore delle sue guance, stavolta davvero rosse di rabbia.

“Potter!!!”, sbraita, avanzando più vicino a me e posizionandosi tra i due fronti di battaglia, “Perché non vai a studiare anziché importunare la gente?”.

“E’ quello che ho ripetuto loro mille volte…”, sento dire a Remus.

“Ehi, Evans”, la saluto allegramente, “Come stai?”.

“Stavo bene un attimo prima che mi arrivasse in faccia una palla di neve!”.

“Scusami tanto, non eri di certo tu il bersaglio”.

“Potter, l’anno scorso hai rotto un vetro facendo questo stupido gioco!”.

“Se proprio dobbiamo essere sinceri…”, interviene Sirius, “…è stata colpa di Remus”.

“Non è affatto vero!”, protesta Lunastorta.

“E invece sì! E per non farti perdere la faccia, James si è preso la colpa ed ha anche riparato il vetro, razza di ingrato!”.

“Smettiamola!”, intervengo io e il silenzio cala su di noi.

Mi avvicino alla Evans che ancora mi guarda con espressione furiosa. Mi fermo davanti a lei e faccio un inchino degno di un vero cavaliere. Alzo la testa verso di lei e la inchiodo con lo sguardo, “Sono profondamente rammaricato per quanto è successo, Evans. Giuro sul mio onore che non accadrà più. Ti prego di scusarmi, inoltre, per il mio volontario congedo. Con permesso”.

Mi allontano, mentre un varco si apre tra la folla per farmi passare, i Malandrini dietro di me. Sento lo sguardo di parecchie ragazze su di me, devo averle proprio impressionate con la mia demenziale commedia da cavaliere medievale. L’unica cosa importante è che la Evans abbia colto la sincerità nelle mie parole.

***

“Suggestivo, vero?”.

Al suono della mia voce, la Evans si volta di scatto verso di me, come se non si aspettasse di trovarmi qui. È intenta ad osservare un’armatura che indossa vestiti da donna stile Signora Grassa e numerosi gioielli. La prima ragazzata del nuovo anno.

Sbadiglio rumorosamente. È inammissibile che Silente ci abbia chiesto di togliere di mezzo i caratteristici abbigliamenti delle armature proprio la sera del secondo giorno dell’anno, ho sonno! Nonostante questo, però, ho accettato di buon grado, il motivo ce l’ho davanti agli occhi.

“Avrei preferito restare in biblioteca a studiare”, mormora la Evans, come se volesse farmelo sentire di proposito, “La scuola è praticamente deserta, Gazza avrebbe potuto anche chiudere un occhio”.

Ehm, scusate…è la Evans quella che sta parlando? Quella secondo cui i doveri di Caposcuola vengono prima di tutto? Sarà che le vacanze le hanno spruzzato addosso un pizzico di ozio. O sarà che non le va proprio di stare in mia compagnia, opzione più plausibile.

“Pare che qualcuno si diverta a mettere alle armature vestiti da donna. Forse vuole che questo tetro castello diventi più colorato…”, dico tanto per sdrammatizzare.

Ma sdrammatizzare cosa???

“Sarà stato Pix…o al massimo voi”, risponde, marcando con la voce l’ultima parola per farmi intuire la sua allusione.

“Questi scherzetti idioti non sono più roba nostra”.

Alza un sopracciglio, “Significa una cosa del tipo: siamo cresciuti?”.

“Una specie, sì”.

“Ma piantala!”, sbotta, strappando il cappello dalla cima dell’armatura, “Non vedo l’ora di tornarmene al dormitorio”, aggiunge borbottando.

“Se ti dà fastidio la mia presenza, dillo in modo chiaro e conciso, anziché usare inutili allusioni”, l’ho detto, che liberazione!

“La tua presenza mi dà sempre fastidio, dovresti saperlo!”.

“Strano, fino a qualche giorno fa non la pensavi così”.

“Ero…non ero in me!”.

“Invece credo che tu sia stata più in te di quanto hai il coraggio di ammettere”.

“Non considerare quello che ho…fatto. Non credo sia di importanza vitale”.

Ci risiamo con la storia dell’importanza, “Tu dici?”.

“Sì!”.

La sua risposta viene accompagnata dal rumore dello strappo di un lembo del vestito, tirato troppo violentemente. Mi avvicino per constatare che si era impigliato nell’armatura. Quando lo libero e lo porgo a lei, la sua espressione sembra quella che per tanti anni non ha fatto altro che rivolgermi.

A mio avviso, il vero motivo di questo suo comportamento è che si ostina a tutti i costi a ritornare la Evans di un tempo, quella che non mi sopporta, pur sapendo che non può più riuscirci.

Le rivolgo uno sguardo serio, “Sai, Evans, quando gioco a Quidditch faccio di tutto per vincere e non tollero che il mio avversario sia in vantaggio rispetto a me”.

Corruga la fronte in un’espressione stranita, “Cosa c’entra questo?”.

“Significa che devi aspettarti una mia sicura rimonta, un giorno”.

“Adesso chiedo a te di parlare in modo chiaro e conciso, Potter”.

“Non ho nulla di cui parlare, per il momento”.

Lo so che non sta capendo un emerito piffero di quello che sto dicendo, ma la cosa non mi importa molto. Capirà a tempo debito.

Adesso, l’unica cosa che abbiamo da fare è togliere di mezzo questi orrendi vestiti da donna e avviarci trotterellando verso i nostri rispettivi dormitori…

Beh, potrei anche infischiarmene del mondo e baciarla seduta stante, tanto per rimontare – ribadisco che lo svantaggio non lo tollero – e poi perché credo che sia la migliore occupazione del mondo, forse anche meglio del Quidditch. La ragione per cui non l’ho fatto è che la mia cara ed insostituibile coscienza con la voce di Remus mi sta facendo saltare le cervella urlandomi: SII COSCENZIOSO!, ed io voglio farle vedere che la coscienza – seppur rompipluffe – ce l’ho eccome.

Dopo aver gettato i vestiti in uno scatolone appositamente trasfigurato dal sottoscritto, proseguiamo per il corridoio alla ricerca di altre armature dai gusti un po’ contorti.

“Come mai non sei tornato a casa per le vacanze di Natale?”, mi chiede improvvisamente.

Da quando la Evans è così interessata a ciò che faccio? Non me l’ha mai chiesto da quasi sette anni che ci conosciamo.

“Per stare con i miei amici”, rispondo sincero, “E divertirmi con loro. E tu?”.

Doveva pur aspettarsi una mia contro-domanda.

Lei sembra indugiare un po’ prima di rispondermi, “Non avevo molta voglia di tornare a casa”.

Noto il suo sguardo basso. Forse c’è qualcosa di cui non vuole parlare…o forse ha intavolato questa conversazione proprio perché ha bisogno di parlare con qualcuno…che cavolo! Devo finirla di farmi tutti questi complessi!

Chiedi e basta, James!

Farti gli affari tuoi non ti farebbe male…

“Come mai?”, domando, in barba alla mia coscienza.

“Beh…non sarebbe stato un felice Natale”.

“Perché dici così?”.

Si ferma improvvisamente, costringendomi a fare lo stesso, “Sono in pessimi rapporti con mia sorella”, risponde semplicemente.

“Anche io litigo con Sirius, ma…”.

“Non credo sia la stessa cosa”.

Mi zittisco all’istante, avendo intuito che la situazione è più complessa di quanto possa sembrare. Lascio che sia lei a proseguire, se vuole.

“Crede che io sia…strana…per via delle mie doti magiche”.

Vorrei risponderle che sua sorella è un’emerita idiota, ma la mia coscienza mi dice di starmene buono, di non fare niente di azzardato e di lasciarla continuare.

Sorride amaramente, “Per mia sorella sono strana, per i Maghi sono una Mezz…”.

“Non dirlo neanche!”, la interrompo, prima che riesca a completare quell’orribile parola, “Ammesso che il mio parere conti qualcosa, per me tu sei la Strega più geniale che abbia mai conosciuto”.

Mi rivolge un sorriso di gratitudine, segno che ha colto la mia sincerità, “Il parere di James Potter conta molto”.

Accenno anch’io ad un sorriso, “Mi dispiace di averti colpita con la neve, oggi”.

“Ti sei già scusato. Anzi, dovrei cercare di…buttarla sul ridere”, le ultime parole le dice in tono profondo, in un assurdo gesto di imitazione della mia voce.

Sorrido più apertamente.

Dopo un fugace ma intenso sguardo rivolto a me, la Evans va avanti verso un’altra armatura. Io la osservo, immobile.

Mi sa che stasera avrà luogo la mia rimonta.

***

“Potter, ci pensi tu a dare queste cose a Gazza?”.

“Ok”.

Siamo ritornati in Sala Comune – non mi sembra vero! – caricati di uno scatolone con dentro i vestiti. Spero che l’autore di questa buffonata ci lasci in pace almeno fino alla fine delle vacanze!

Ma che ingrato che sono! Dovrei ringraziarlo, anzi, per avermi concesso di trascorrere un’altra serata con la Evans, sebbene fossimo in veste di Caposcuola.

“Bene, Potter, io ti saluto”, mi dice, con un piede già pronto per scattare verso il dormitorio delle ragazze.

Non so che diavolo mi sia preso, ma la voglia di andare verso di lei è così forte che, alla fine, mi ritrovo ad afferrarle la mano e a costringerla a voltarsi verso di me. I suoi occhi mi guardano sorpresi mentre io prendo il suo viso tra le mani. Qualche istante più tardi le mie labbra si poggiano delicatamente sulle sue, suggellate in un bacio di una timidezza quasi mostruosa. Non so che darei per sentire ancora un po’ il calore delle sue labbra e, magari, una sua possibile risposta, ma la mia coscienza non fa che tirarmi i capelli in un gesto che vuole dire che è giunto il momento di finirla lì.

Mi allontano immediatamente rendendomi conto che è meglio scappare. La saluto con un cenno della mano – non credo che sarei in grado di spiccicare una parola – e mi fiondo su per le scale.

Adesso siamo pari.

Merlino…sul mio viso si potrebbe fare una frittata!

To be continued…

Picciotti miei, è da quattro capitoli che questi due si baciano senza concludere niente! Ma, a detta di James, bisogna andarci con i piedi di piombo e, a detta mia, fatemi pure sapere quando ne avrete le scatole piene di questa storia^^’’

Allora, com’è stato avere tra le mani il famigerato e taaaanto atteso Harry Potter e i Doni della Morte? Francamente, non ho dimostrato tutto quell’entusiasmo come è stato per i libri precedenti [forse perché è l’ultimo libro della saga o perché ho già soddisfatto la mia curiosità leggendolo in inglese], e la lettura sta procedendo a rilento, anche perché ho un mucchio di cose da studiare [la mia indole remusiana è sempre quella che prevale XDXD]. Sarà un po’ traumatico per voi, forse, passare dall’oro [HP7] al piombo [la mia fic], ma non immaginate quanto mi siano d’aiuto i vostri meravigliosi commenti^^

Infiniti GRAZIE a: cloe sullivan (Ottima idea la tua, sono sicura che verrà fuori una storia divertente ed originale! Spero che ti verrà l’ispirazione per la trama, sono già curiosa di leggere! Baci^^), Ginny Lily Potter, lenu88, J&L4EVER (James Potter: formidabile Cercatore o abilissimo Cacciatore? Che dilemma! Personalmente, ho sempre visto James come un insostituibile Cercatore e ritengo che lui sia stato così bravo da poter giocare in ogni ruolo e si sarebbe distinto comunque ^^ PS: Jamie se l’è data veramente a gambe stavolta XD), Lilian Potter, crilli, ki_chan, lilyevas, __MiRiEl__, myki, potterina_88_, Lily Black 90, lyrapotter.

Siete fantastiche, non so che farei senza di voi che mi date la forza per continuare a scrivere! GRAZIE ANCORA!!!

Un bacione a tutti e alla prossima!!! ^____^

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Capitolo 22
*** Begin again? ***


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Capitolo 22

Begin again?

Ho giocato sporco.

Non è stato il massimo della lealtà, da parte mia, la mia rimonta. Voglio dire…lei non si ricorda nemmeno di avermi baciato per Capodanno, quindi sarebbe stato meglio dar retta alla mia coscienza ed evitare di farmi insorgere i complessi del giocatore di Quidditch.

Per giorni non faccio che evitarla, un po’ come ho fatto nei giorni successivi al Natale, col risultato che i Malandrini pensano che abbia davvero bisogno di un ricovero urgente al San Mungo.

La verità è che sono un misero codardo, non ho il coraggio di affrontarla, ho paura di quello che potrebbe dirmi, temo che sia furibonda con me…se avessi davvero dato retta alla mia coscienza, a quest’ora starei qui, in classe, a giocare con Sirius all’impiccato senza alcun tipo di pensieri, anziché sprofondare nel vuoto del mio stato d’animo, con la testa immersa nelle braccia poggiate sul banco e il mio migliore amico che mi guarda preoccupato. Fra poco escogiterà un altro colpo malandrinesco per farmi riprendere, ma stavolta non funzionerà per niente.

“Signor Potter?”.

La voce della McGranitt mi chiama, ma non ho tutta questa voglia di alzare la testa per guardarla in faccia.

“Potter?”, mi richiama, “Si sente bene?”.

“No, non credo proprio”, mormoro.

So benissimo di avere tutti gli occhi della classe puntati addosso, ma non me ne frega niente. Di colpo mi alzo dalla sedia e vado fuori, sotto lo sguardo allibito di tutti, tranne – ne sono certo – dei miei Malandrini.

***

“Jamie, ma come dobbiamo fare con te?”, domanda retoricamente Sirius, quello stesso giorno, a pranzo.

Per la cronaca, non ho toccato cibo.

“Ogni volta che ti accade qualcosa riguardante la Evans, sprofondi in uno stato catatonico che non ti si addice per niente”, continua Sirius, “Di questo passo perderai il podio per il ragazzo più attraente della scuola – naturalmente dopo il sottoscritto – se continui a fare quella faccia da cadavere”.

Remus e Peter annuiscono vigorosamente.

Effettivamente, loro non hanno torto a dirmi che farei meglio a essere più James Potter in certi casi. Questo comportamento non mi si addice per niente, è vero, ma cosa posso farci? Sostenere lo sguardo della Evans è diventata un’impresa pressoché impossibile ed è meglio evitarlo, nonostante questo atteggiamento vada contro ogni mia prospettiva. In anni passati avrei agito diversamente, avrei affrontato la cosa col mio solito menefreghismo. Remus sostiene che mi comporto così perché sto maturando e non posso che dargli ragione. Mi sono accorto di essere profondamente cambiato rispetto all’anno scorso. La cosa strana è che anche lei è cambiata…non avrebbe mai osato baciarmi, buon Merlino, nemmeno se fossi stato l’ultimo uomo sulla terra. Forse si è ricreduta sul sottoscritto, avendomi magari conosciuto meglio grazie al fatto di essere entrambi Capiscuola. Le ronde servono a molto.

La situazione è più inversamente proporzionale di quanto sembri: mentre la Evans sta tirando fuori un lato del suo carattere che non pensavo potesse esistere, io, di contro, mi sto chiudendo sempre più in me stesso.

“…e allora ho pensato che di sicuro avevi bevuto la sera prima”, Sirius conclude un discorso di cui non ho nemmeno sentito la parte iniziale.

“Cosa?”, chiedo, sinceramente scettico.

“Ma sì!”, fa Sirius, “Quando mi sono svegliato e per un pelo non ti cadevo addosso”, quando intercetta il mio sguardo perplesso, getta gli occhi al cielo e prosegue, “James, eri disteso sul pavimento abbracciato ad un cuscino!”.

“Continuo a non capire…come mai?”.

“Amico mio, se non lo sai tu il perché, non venirmelo a domandare!”.

“Quando è successo?”.

Fa un breve calcolo mentale, “Boh, sarà stato circa sei giorni fa”.

Adesso ho capito! È stato il giorno dopo la mia strabiliante quanto illecita rimonta! Ecco perché c’era fin troppo freddo, quella notte…

“Ti ho riportato sul letto. Grazie a me hai evitato che ti prendessi un malanno”, dice Sirius, addentando con voracità una coscia di pollo.

“Poi Sirius ci ha detto che non ci stavi con la testa”, aggiunge Peter, in tono ironico.

“Non è affatto vero!”, ribatte Felpato.

“Stavo solo scherzando”.

Remus approfitta di Sirius che ha abbassato la guardia per prendergli dal piatto un’ala di pollo.

“Ehi!”, esclama Sirius, accortosene.

“La luna piena si avvicina”, si giustifica Remus, “E anche i M.A.G.O.! Quando vi metterete al passo con lo studio?”.

“Remus, i M.A.G.O. sono a giugno! E noi siamo ancora agli inizi di gennaio!”.

“Vi ho detto mille volte che da me non riceverete alcun tipo di aiuto”.

“Poco male. Se Ramoso si mette con la Evans avremmo da chi ricevere aiuto”.

Mi strozzo involontariamente col succo di zucca.

“Evita, Sirius”, proferisce Remus, lanciandomi un’occhiata.

“Uffa”, protesta Felpato.

Accenno ad un sorriso pensando a quanto adoro i miei Malandrini, non mi stanco mai di ripeterlo.

Improvvisamente, una figura appena entrata in Sala Grande mi costringe a nascondermi dietro la Gazzetta del Profeta di Peter.

“Come se non ti avesse visto”, borbotta Remus, mentre lo vedo salutare con la mano la suddetta presenza dai capelli color del fuoco.

Dopo essermi reso conto di essere uscito dal suo raggio d’azione, mi tolgo dal viso la Gazzetta del Profeta e tiro un lungo sospiro.

“Dovresti smetterla di comportarti da idiota”, commenta Remus, “O sarà peggio”.

“Non posso farci niente”, rispondo, a mezza voce.

“Sì, invece!”, esclama Lunastorta alzando la sua, cosa che fa voltare Sirius, “Diamine, James Potter non lo farebbe mai!”.

“James Potter è morto”.

“Beh, lo faremo rivivere con un altra delle nostre trovate malandrinesche!”, interviene Sirius, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Remus, “Sai bene anche tu che l’unico modo per far uscire James da questo stato è quello di distrarlo in qualche modo!”.

“Potrebbe distrarsi anche con lo studio!”.

Cosa??? Con lo studio peggiorerà!”.

“O diventerò così bravo che la Evans correrà subito tra le mie braccia”, dico con occhi luccicanti.

I Malandrini mi guardano allibiti, data la sconvolgente quanto inaspettata rinascita di James Potter il Mitico. L’entusiasmo con cui ho battuto il pugno sul tavolo è tale da far rovesciare il succo di zucca contenuto in due calici. Remus sorride, magari avrà pensato che con la scusa della Evans metterò davvero la testa tra i libri.

E se James Potter è tornato ad essere James Potter, significa che la Evans è tornata ad essere la Evans e tutto questo, in sostanza, significa che devo iniziare da capo. Devo ricominciare, di nuovo. Ma non posso far finta che in questi giorni non sia successo niente. Il vantaggio è ancora mio e la strada che ho davanti è molto più spianata rispetto a prima. Da un lato, sarà tutto più semplice; dall’altro, beh…è sempre della Evans che sto parlando e non c’è nulla di semplice quando si tratta di lei.

“Oggi pomeriggio ci aspettano tre ore consecutive di Storia della Magia!”, esclama improvvisamente Lunastorta, come se avesse appena detto che la scuola finisce con cinque mesi d’anticipo.

Sirius si strozza col pollo, “E ti sembra una cosa di cui esultare?”.

“Lo è”, rispondo per lui, il che fa spalancare gli occhi di Felpato, “Ho bisogno di recuperare tutto il tempo perduto”.

“Bravo, James, così mi piaci”, esulta Remus.

“Ma siete tutti diventati matti?”, subentra Sirius, “Lo sai che abbiamo gli allenamenti”.

“Suona tanto come un: lascia perdere i libri e monta su una scopa!”, dice Remus.

Sirius gli risponde con una linguaccia.

Mi sgranchisco il collo e mi stiracchio. Devo riposarmi per poter affrontare tre interminabili ore di Storia della Magia. Naturalmente ci riuscirò, riesco a sopportarne di peggiori.

***

“Porco bolide, James!”.

Sento qualcuno scuotermi il braccio e la voce di Sirius che bisbiglia al mio orecchio.

“Mh?”, mugugno in risposta.

“Cerca almeno di aprire gli occhi, per Merlino!”.

Improvvisamente, alzo di scatto la testa e mi rendo conto di essere in aula per la noiosissima lezione di Storia della Magia. Mi stropiccio gli occhi e cerco di capire quando accidenti mi sono addormentato. Non me ne sono proprio accorto.

“Buongiorno!”, sbotta Sirius, la voce bassissima per non farsi sentire.

“Ma che diavolo…?”, mi guardo intorno.

“Ti sei addormentato”, mi illumina Sirius, “Quando mi hai tassativamente raccomandato di impedirtelo!”.

“Ah, già…”.

“Cerca di rimanere sveglio, se vuoi che la Evans cada ai tuoi piedi”.

“Da quanto tempo dormo?”.

“Da mezz’ora”.

“E da quanto tempo parla il professore?”.

“Da pochissimo…ma sembra essere passata un’eternità. Non fa altro che parlare senza prendere fiato…e Remus, allo stesso modo, non fa altro che scrivere. Potremmo prendere i suoi appunti”, propone.

“Non ce li darà mai. Preferirà bruciarli che darli a noi”.

“Giusto…e Peter?”.

Alzo le spalle, “Boh. E comunque devo cercare di prenderli da solo se voglio che la Evans cada ai miei piedi”, dico, usando le parole di Felpato.

“Come vuoi”, conclude Sirius.

Mi rimbocco le maniche e inzuppo la piuma nella boccetta di inchiostro tanto violentemente da gettarne una piccola quantità sul banco.

Bene. Sono pronto a scrivere!

***

Mi sbatto un enorme blocco di pergamene in faccia, come a volermi punire per la mancanza di buona volontà che ho dimostrato. Quando, finita la lezione, mi sono risvegliato per la seconda volta dalla trance, mi sono reso conto che nel mio foglio avevo scritto solo una data senza che sappia minimamente a che episodio storico possa riferirsi.

Subito dopo la bolidosa lezione di Storia della Magia, mi trascino con i miei Malandrini verso la Sala Comune. Remus ha giurato di trafiggermi con tredici spade se non mi decido a studiare per come si deve. Capisco di non essere stato un grande amante dello studio, ma quando mi applico seriamente riesco a meraviglia. Il problema è che, con la Evans in testa, non c’è spazio per i libri. Oltretutto, riprendono da stasera le stressanti riunioni dei Capiscuola…

“Lo fanno tanto per sottrarre del tempo prezioso ai poveri studenti”, commenta Sirius, una volta giunti in Sala Comune dopo cena.

Sottrarre tempo?”, dice Remus, quasi scandalizzato, “Le riunioni dei Capiscuola non sottraggono tempo! Questa azione disdicevole la compiono i momenti passati a oziare davanti al camino o a poltrire la mattina, quando invece si dovrebbe assolvere ai propri doveri!”.

“Remus, ma tu non sai fare altro che studiare?”.

“Studiare è importante, ti assicura un futuro migliore e ti fa trovare lavoro”.

“E tu che vorresti fare dopo Hogwarts?”, gli domanda Peter.

La sua risposta precede un attimo di silenzio. In effetti, non abbiamo mai parlato del nostro futuro lavorativo.

“Nelle mie condizioni…”, dice Remus, a voce bassissima, “…non potrei fare nie…”.

“Ti proibisco di parlare di te in questo modo, Lunastorta!”, mi alzo dalla poltrona e gli punto un dito contro come avvertimento.

Lui fa per ribattere, ma Sirius lo precede, “Per Merlino, tu sei uno dei migliori Maghi della Scuola, cerca di rendertene conto!”.

“Io sono un…Tu-sai-cosa!”, sbotta Remus, quasi fuori di sé, “Per quelli come me non ci sono speranze!”.

“Smettila! Forse non ti è chiaro che, se non fosse stato per te, a quest’ora saremmo stati espulsi da un pezzo! Sei la mente del gruppo, con il tuo sapere potrai fare grandi cose per la Comunità!”.

Remus è immobile, le braccia inerti lungo i fianchi, gli occhi increduli di fronte a quello che abbiamo detto, il volto in direzione del pavimento. Forse non sa bene quanto lui sia importante per noi.

Sirius gli passa un braccio intorno alle spalle, “E non metterti a frignare!”, gli intima, ma in tono scherzoso, come fa un po’ con tutti.

“Tranquillo, non c’è questa possibilità”, risponde Remus con un mezzo sorriso.

“Remuccio mio, chi meglio di te saprebbe spiegare ad una classe di ragazzi le fondamentali caratteristiche delle creature più terrificanti, come per esempio…”, fa finta di pensare, “…i lupi mannari?”.

“Non credo che diventerò mai un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, Sirius”.

“Perché no? Sarebbe fichissimo!”.

“Tu che farai?”.

“Qualcosa di assolutamente fantastico”.

“Il fotomodello?”.

“A dire il vero, pensavo di suonare in un gruppo rock”.

“Insomma, qualcosa che ti metta in mostra”.

“Esattamente”.

“Beh, anch’io!”, mi intrometto, entusiasta, “Sarò un mito, la gente mi adorerà e mi ricorderà nei secoli a venire!”.

“Scendi dalle nuvole, Potter”.

Improvvisamente, la calda ed accogliente Sala Comune si trasforma in una caverna ghiacciata. Una Evans più gelida che mai scende le ultime scale del dormitorio femminile, rivolgendo uno sguardo truce al sottoscritto a Sirius e a Peter, e un saluto a Remus.

“Evans! Che…piacere…”, dico incerto.

“Spero tu non abbia dimenticato che abbiamo la riunione!”, dice, ignorando il mio saluto.

“Certo che no”.

“E allora faresti meglio a sbrigarti!”.

Si dirige verso l’uscita della Sala Comune. Io sospiro verso i miei Malandrini e le vado dietro. Esco con lei dal buco del Ritratto, mentre sento blaterare Sirius in lontananza, “E comunque, Remus, è giunto il momento che tu prenda una ragazza per fare con lei del saniss…”.

Il resto della frase viene interrotto dallo sbraitare di Remus su quanto sia importante lo studio eccetera eccetera.

Una volta uscito, sospiro di nuovo e la guardo da dietro, mentre lei continua a camminare senza degnarsi di aspettarmi.

Diamine, mi sa che mi tocca davvero fare tutto da capo! La cosa mi avrebbe parecchio demoralizzato, se non fosse che la Evans mi ha appena guardato con un’espressione indecifrabile dipinta in volto.

Che vorrà dire?

To be continued…

Capitoletto un po’ senza senso e inutile, ma ogni tanto i Malandrini vanno inseriti nella storia e non vanno trascurati XDXD E ovviamente James non comincerà di certo tutto da capo XD

Gli esami sono sempre più vicini ed io non so più dove sbattere la testa. Cercherò di aggiornare quando posso^^

Un immenso grazie a: lyrapotter (La scuola che spettegola non mancherà XD), cloe sullivan (Cos…? Oh my…cioè, non credo che ne sarei capace, forse sono a corto di ispirazione^^’ Ci sarebbe il rischio che la storia non venga su come tu la vorresti e questo mi dispiacerebbe. Baciotti^^), jaily, lenu88, Ginny Lily Potter, gemellina (Tesora, se tu inizi a scrivere sui Malandrini ti riuscirà incredibilmente meglio di me! Sei un mitoooo^^), Only_a_Illusion, J&L4EVER, __MiRiEl__, Felpata, Lilian Potter, potterina_88_, crilli, myki, Lily Black 90.

Grazie ancora a tutti!

Besitos^_____^

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Capitolo 23
*** Illumination ***


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Capitolo 23

Illumination

“…pertanto, i Capiscuola della Casa di Grifondoro cominceranno le ronde serali l’ultima settimana del mese”.

La McGranitt termina così il suo discorso.

Non ho capito assolutamente nulla di ciò di cui si è parlato prima, anche se posso intuire che erano le ronde l’argomento della serata. Avranno ribadito che sarebbe opportuno intensificarle per meglio salvaguardare l’incolumità degli studenti.

Beh, con James Potter Caposcuola non avranno nulla da temere.

Con la coda dell’occhio vedo la Evans scrivere freneticamente sul suo blocchetto di appunti e noto, con un misto di curiosità e disgusto, che anche Mocciosus sta facendo la stessa cosa.

La questione più seria da affrontare questa sera non sono di certo le ronde. Ho preferito evitare di parlarle prima della riunione, nel timore che mi scagliasse qualche fattura dolorosa. Ma devo farmi coraggio ed affrontare la situazione quando usciremo da questo posto.

Porca piovra, da quando James Potter ha paura di affrontare le cose? Io non ho paura di niente e…di nessuno…quindi è meglio che la Evans…si prepari…

Quando vedo tutti alzarsi, segno che la riunione è finalmente terminata, mi alzo di scatto anch’io ed esco fuori per primo. Aspetto che la Evans si faccia vedere per poi tornare insieme alla Torre di Grifondoro. Non ci sarà mai tragitto più lungo.

“Potter”, mi chiama lei, avanzando verso di me.

È giunto il momento di chiederle di scambiare quattro chiacchiere, anche se so bene che non desidera altro che tornare in Sala Comune da sola, senza avermi tra i piedi.

Non appena mi raggiunge, faccio per aprire bocca, ma lei mi precede, “Mi chiedevo se magari potessimo fare la strada assieme…voglio dire, andiamo dalla stessa parte!”.

Ok, qui c’è indubbiamente qualcosa che non va. La Evans non mi ha mai chiesto di fare la strada assieme, a meno che non fossi stato io a mettermi di fianco a lei contro la sua volontà.

La guardo senza farmi accorgere della mia crescente sorpresa.

“A meno che tu non abbia altro da…”, aggiunge la Evans, in tutta fretta.

“No”, mi affretto a rispondere, “Non credo che andrei in biblioteca a studiare”, aggiungo ironicamente.

Non riesco a far entrare l’aria nei polmoni, fra qualche istante morirò per soffocamento.

Allora: la Evans mi ha spontaneamente e volontariamente chiesto di andare insieme alla Torre di Grifondoro – quando prima non se lo sarebbe neanche sognata – e su questo punto non c’è niente da discutere…beh, veramente ci sarebbe tanto da discutere, ma il tempo stringe…e poi è quello che volevo io, no? Volevo parlare con lei e lei stessa mi ha offerto l’occasione su un vassoio di argento elfico. Meglio di così non mi poteva andare. Forse quell’enigmatico sguardo di qualche ora fa significava una cosa del tipo: voglio parlare con te ma non lo faccio perché ho un orgoglio da difendere. E, in effetti, non è che lei stia sparando a raffica milioni di parole una dietro l’altra, anzi, resta zitta come se l’avessero privata dell’uso della parola e, in tal caso, è meglio che sia io a farmi avanti.

Però avrei una domanda: per quale assurda ragione non riesco a spiccicare neanche una parola? Vorrei parlare e invece me ne sto muto come un Avvincino sulla terra ferma. Se potessi mi prenderei a colpi di clava.

“Oh, Merlino…ma come faccio?”.

“Come?”.

Improvvisamente ci fermiamo.

Aggrotto la fronte in un’espressione scettica. Non mi sarà mica scappato qualche pensiero ad alta voce?

La Evans mi guarda in modo strano.

“C-cosa?”, biascico, cercando invano di allentarmi il nodo della cravatta che quasi mi soffoca.

“Hai detto qualcosa poco fa”, risponde lei.

“Da…davvero?”, dico in tono stupito.

Lei annuisce.

“Beh…”, la guardo per un attimo, dicendomi che se non faccio subito qualcosa farò la figura del Troll in calzamaglia, “Possiamo parlare?”, domando quasi intimorito, come se mi aspettassi un suo possibile no.

Il suo viso di fa ancora più dubbioso, “Ok”, risponde infine.

Riprendiamo a camminare ed io non so nemmeno da che parte iniziare il mio discorso…non so nemmeno quale sia il discorso!

Prendo fiato, “Vorrei che tu mi dicessi…”, deglutisco, “…se ce l’hai così a morte con me da non volermi più vedere. Io saprò mettermi da parte. In caso contrario, diverrò la tua ombra”.

Lei si ferma di botto. Faccio ancora qualche passo in avanti prima di fermarmi anch’io.

“Perché mai dovrei avercela a morte con te, Potter?”, mi domanda, stupita.

“Per un’infinità di cose”, rispondo vago, anche se la mia allusione è al bacio che le ho strappato giocando sporco.

Lei abbassa volontariamente lo sguardo, prima di proseguire, “Io non ce l’ho…”.

“Gradirei mi guardassi in faccia, Evans!”.

Lei indugia qualche secondo prima di soddisfare la mia richiesta. Alza lo sguardo e i suoi occhi brillanti incontrano i miei, intrappolati dietro le lenti degli occhiali. Forse è per colpa loro che lei non riesce a leggervi dentro.

Scuote la testa, “No, Potter, non ho nulla contro di te. Certo, la tua testardaggine e spregiudicatezza rimarranno sempre oltre ogni previsione, ma non ho mai detto di avercela a morte con te…tranne, forse, qualche volta in cui mi hai fatto davvero perdere le staffe!”.

“Vale a dire sempre”.

“Vale a dire sempre”, ripete, con un accenno di riso nella sua voce.

Bene.

So di per certo che la Evans non mi odia a morte. Sono stato incredibilmente geniale a celare il motivo per cui avrebbe dovuto uccidermi. Mi è andata egregiamente. Dopotutto, James Potter non ha mai fallito.

Dopo tanto camminare, arriviamo finalmente in Sala Comune.

Il mio intento sarebbe quello di salutarla velocemente e scappare di sopra, prima che a lei venga in mente un qualche tipo di domanda che potrebbe rivolgermi.

Ma, ahimè, questa sera non sono particolarmente fortunato.

“Dimmi una cosa, Potter”.

La sua frase mi fa sudare freddo. Non preannuncia nulla di buono.

Deglutisco, “Cosa?”.

“Ricordi qualche giorno fa, quando siamo andati a raccattare i vestiti delle armature?”.

Oh, porca di quella cerbottana!

E adesso che le dico??? Erano secoli che non si prendeva in ballo questo argomento, un po’ perché io la evitavo, un po’ perché lei mi evitava di conseguenza…insomma, non ne abbiamo mai parlato, così come non abbiamo mai parlato di ciò che è successo a Natale, di ciò che è veramente successo la notte del 31 Dicembre ed il giorno seguente. E stavo quasi per evitare di parlarne anche adesso!

È giunto il momento di affrontare la situazione da vero uomo!

Io vorrei tanto fuggire, ma la voce della mia coscienza ha ragione.

Puoi ben dirlo!

Annuisco impercettibilmente alla domanda che la Evans mi ha appena rivolto e lascio che lei prosegua, “Non ho ben compreso la storia del vantaggio, della rimonta, del Quidditch e via discorrendo…”.

In questo momento, trasfigurerei un martello e uno scalpello e mi infiggerei dolorose punizioni.

Devo rilassarmi e fare uscire fuori il classico James Potter, quello che non si innervosisce nemmeno di fronte ad un esame che non sa svolgere, ammesso che esista un esame che io non sappia svolgere.

“Dimmi cosa non hai capito”, proferisco, poggiandomi alla parete con le braccia conserte.

“Beh, se io ti ho baciato una volta e tu hai fatto lo stesso quando ero in infermeria, per quale motivo mi hai baciato di nuovo dicendo che questo costituiva una rimonta? In termini di Quidditch, se tu avresti voluto portarti in vantaggio…”, mima le virgolette, “…non ci sarebbe stato nulla di strano nel tuo gesto. La cosa che però mi risulta incomprensibile è: perché hai voluto farlo, ben sapendo che io sono un tipo molto imprevedibile e che un ceffone non te l’avrebbe negato nessuno?”.

In tutta sincerità, non ho ascoltato una singola parola di quello che ha detto, ma ho capito perfettamente dove vuole andare a parare. In sostanza, le risulta strano che io l’abbia baciata col rischio di staccarmi la testa con un potentissimo schiaffo.

“La situazione era di parità, ho voluto rimontare”, mi giustifico, sperando che lei non dimentichi che io non amo essere in svantaggio.

“Non mi convinci. C’è qualcos’altro?”.

Sì, dannazione! Lei non si ricorda un fico secco della notte del 31 Dicembre!

“No”, rispondo, prendendomi a calci mentalmente.

“Potter, se non mi dici immediatamente quello che mi sfugge, ti ritroverai questa mano stampata in faccia!”, esclama, alzando il palmo.

Sono nei guai, “La situazione è di parità, al momento”, rispondo soltanto, senza dilungarmi.

“Parità…”, ripete, “Perché dovrebbe essere di parità?”, il dubbio aleggia ancora sul suo volto e si mette in una posa riflessiva, “Facciamo i conti: io ti ho baciato una volta, poi tu hai fatto lo stesso e l’hai ripetuto un’altra volta…ma perché dici che siamo pari…? A meno che, se l’Aritmanzia non è un’opinione…”.

“Fai due più due, Evans”, dico tirando le somme.

“C’è qualcosa che mi hai voluto tenere nascosto riguardante la notte in cui mi sono ubriacata!”.

Eureka! Ci è arrivata da sola. E questo riduce il rischio di vedermi volare dalla finestra.

“Potter, dimmi cos’è successo!”.

“Te l’ho già det…”, ma mi blocco, ripensando al fatto che io non gliel’ho propriamente detto.

Poi, l’illuminazione, “Ti ho baciato, quella notte”, e non è una domanda.

“Sì”.

“Io”.

“Sì”.

Te”.

“Sì”.

“E l’ho capito solo adesso”.

“Sì”.

“Sono una stupida”.

“Direi di sì”.

Mi lancia un’occhiataccia grazie alla quale capisco che è meglio che mi stia zitto, se ci tengo alla mia incolumità.

Direi che questa sera qualche chiarimento c’è stato, almeno è arrivata da sola a tappare i buchi neri senza la mia collaborazione. Adesso, bisogna solo capire cosa accadrà in seguito…una cosa da nulla

Lei si ostina a rimanere in silenzio a fissarmi, forse perché vuole darmi spazio per dire qualcosa. Sto facendo degli sforzi immani a reggere il suo sguardo, ma che non si aspetti mai che io lo distolga.

“Ebbene, Evans…”, esordisco, come se il discorso dovesse essere già portato a conclusione, “…adesso avrai tutte le ragioni del mondo per avercela seriamente a morte con il sottoscritto”.

“No…”, risponde quasi a fil di voce, “Non è mica la fine del mondo”.

“Potrebbe sempre esserne l’inizio”, dico in tono ottimista.

Potrebbe…”.

“Ma?”.

Scuote leggermente la testa, sorridendo, “Non c’è nessun ma”.

“Posso, dunque, considerarmi sano e salvo?”.

“Direi che, ufficialmente, non sei più in pericolo di vita”.

Spalanco gli occhi quando le sento dire quel più di troppo. Significa che lei non mi aggredirà più, che non sbraiterà più contro di me per i corridoi, che non mi insulterà più dicendomi che sono un essere a cui manca materia cerebrale e che, in sostanza, sarà più gentile e dolce così come lo è stata per il giorno di Natale?

Mi auto-rispondo di sì.

Il suono dell’orologio che batte gli undici rintocchi mi trasporta nella realtà – o nel sogno? – da cui sono stato strappato.

E adesso, tanto per fare un po’ di scena di matrice jamespotteriana, mi congedo di mia volontà.

Le sorrido raggiante, “Dolce notte, Evans”.

Mi fiondo su per le scale ancor prima che lei possa ricambiare il saluto, ma sono sicuro che sta ancora fissando il punto in cui mi trovavo prima di sparire.

To be continued…

Hola! Ecco qui un nuovo capitolo, in cui il nostro tenero James si dimostra ancora più pazzo di quanto non lo sia già XDXD La causa della sua pazzia ovviamente è Lily, e lui la sta a poco a poco contagiando XD

Un enorme GRAZIE a: lenu88, lyrapotter, Lilian Potter, cloe sullivan, J&L4EVER, Ginny Lily Potter, gemellina, potterina_88_, HarryEly, __MiRiEl__, myki, ki_chan.

Siete fantastiche!^^

Adesso scappo. Ho una pila di libri che mi aspetta di là XD

Bacioni! ^__^

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Capitolo 24
*** Dreams are strange ***


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Capitolo 24

Dreams are strange

“Si dice in giro che tu e la Evans usciate insieme”.

Per poco non cado dalla sedia. Cerco di sistemarmi meglio su di essa, poggiando le braccia sul banco.

Do uno sguardo a Lumacorno intento a spiegare una qualche pozione, per poi rivolgermi furente verso colui che ha proferito una simile sciocchezza.

“Sirius!”, dico a voce un po’ troppo alta, facendo presto ad abbassarla notevolmente prima che il professore mi scopra, “Sirius, chi diamine le mette in giro queste voci???”.

“Boh”, risponde vago, “Però l’ho sentito. Allora, è vero o no?”.

“Ma certo che no!”.

“Lo dici come se non volessi veramente uscire con lei”.

“Ti sbagli. Sai quanto lo vorrei”.

“E allora chiediglielo”.

Chiederglielo!

Facile a dirsi…

Sono passati giorni da quella sorta di discussione serale che abbiamo avuto, quella in cui mi ha promesso di non trattarmi più come una pezza da piede. Da allora non ci siamo parlati completamente, il che risulterebbe un netto controsenso se non fosse che – meraviglia delle meraviglie – riesce ad alzare la mano per salutarmi al mattino.

A mio avviso, non c’è niente di più…

Improvvisamente, i miei pensieri vengono interrotti da Sirius che cerca di sistemarsi meglio sulla sedia e si avvicina a me, per potermi parlare a bassa voce.

“Non so se te ne sei accorto…”, bisbiglia, “…ma non sei il solo che trova la Evans particolarmente…ehm…carina”.

Se non fosse il mio migliore amico, l’avrei già preso a calci sulle gengive.

Ma, dal momento che è il mio migliore amico, ascolto ulteriormente ciò che ha da dirmi, fingendomi perplesso, “Che intendi dire?”.

Anziché perplesso, mi sono finto stupido, ma va bene lo stesso.

“Ramoso, scusa se te lo dico, ma non dovresti indugiare”.

“In che senso?”.

“Ti ripeto che non sei l’unico ad essersi reso conto che la Evans è una bella ragazza. Se non ti dai una mossa, te la fregheranno da sotto il naso, amico”.

Resto un attimo con lo sguardo fisso sulla lavagna a riflettere…

Mh…

Ma porca di quella piovra ingigantita, Sirius ha ragione da vendere! Ma come ho potuto essere così stupido da farmi sfuggire un simile dettaglio? È totalmente fuori discussione che qualcuno osi intralciare il mio cammino, guai a chi osa toccare la mia Evans!

Sondo la classe con sguardo indagatore, posandomi su ogni testa maschile che rientra nel mio campo visivo.

Chi diavolo c’è accanto a lei? Ah, c’è Remus…beh, lui non risulta un problema. Ma chi altro potrebbe sbarrarmi la strada? Mocciosus…sono secoli che la Evans non lo difende più e la cosa mi dà sollievo. In ogni caso, è un avversario che potrei spazzare via in un soffio. Escludiamo del tutto Sirius, non lo farebbe mai…

Poi c’è quel tipo di Corvonero, a cui risulterebbe ottima la strategia di abbindolarla grazie all’ausilio di un qualche libro…e che dire del Cercatore di Tassorosso? Nah, lo escludo. Io sono milioni di volte più bravo di lui, la scusa di farla cadere ai suoi piedi utilizzando come espediente la bravura nell’acchiappare una pallina dorata è totalmente da bocciare, a meno che non ti chiami James Potter. Però non bisognerebbe nemmeno sottovalutare il resto dei miei compagni di corso…

In sostanza, dovrei preoccuparmi di tutta la scuola! Merlino, che tragedia!

Devo ascoltare Sirius, lui ne sa molto più di me in fatto di ragazze.

Basta, ho deciso: stasera abbiamo la ronda e non ci sarà occasione migliore di questa per chiederle di uscire, sperando vivamente che accetti.

Oh, al diavolo! Accetterà di buon grado! Solo una persona con un’esigua sanità mentale rifiuterebbe un mio invito!

***

“Scordatelo”.

“Ma perché???”.

“Perché non te lo meriti”.

Guardo Remus con un’espressione da cerbiatto indifeso, ma lui non ci casca per niente. Eppure gli ho solo chiesto, gentilmente, se poteva correggermi il tema di Pozioni che oggi Lumacorno ha lasciato, non mi sembra di avergli chiesto chissà cosa!

Per la verità gli ho domandato di svolgermelo direttamente, dato che ho un mare di altre cose da studiare e, tra l’altro, stasera ho anche la ronda. Al che lui mi ha risposto che il mio comportamento è assolutamente poco proficuo, nel senso che non dovrei accumulare lo studio e poi svolgerlo tutto d’un fiato. Insomma, vuole che trovi spazio per i libri nella mia testa e che archivi momentaneamente la Evans, cosa che io non posso e non voglio fare.

Beh, se non vuole aiutarmi, il tema lo faccio da solo. Male che vada, riuscirò a convincere la Evans ad aiutarmi con l’espediente del cerbiatto con gli occhi lacrimosi. Solo un cuore di pietra non riuscirebbe a sciogliersi di fronte a tanta tenerezza. Sono praticamente irresistibile.

“Spero che tu, stasera, riesca a convincere la Evans ad uscire con te”, dice Felpato, sbirciando il tema di Remus che subito lo copre gettandovisi sopra.

“Ovvio!”, rispondo, con un po’ troppa fierezza nella voce, “Ragion per cui, non ha senso continuare a studiare, dato che fra poco dovrò andare via”.

Remus mi lancia un’occhiata di fuoco. Sono sicuro che vuole sbranarmi e non tanto perché è un lupo mannaro.

Mi alzo dalla poltrona e mi sgranchisco le dita, come fa un pianista prima di suonare.

Sono quasi le nove della sera e non ho ancora visto la Evans scendere dal suo dormitorio. Magari sarà in biblioteca a studiare. Vorrà dire che ci vedremo direttamente al luogo d’incontro.

Saluto i Malandrini e mi incammino verso il buco del Ritratto, senza riuscire a spiegarmi perché il cuore batte violento contro il mio petto.

***

“Meglio tardi che mai, Potter”.

“Mi dispiace tanto”.

Effettivamente, sono arrivato con più di mezz’ora di ritardo, ma non è stato un atto volontario. Camminavo molto lentamente, pensando a come diavolo devo chiederle di uscire – Remus ha saggiamente proposto di costruire una sentenza con soggetto, verbo e complemento al posto giusto – e così ho fatto tardi.

Avanzo con le mani in tasca verso di lei, appoggiata al muro con le braccia conserte.

Il ritmo del battito non è diminuito per niente.

Non faccio altro che pensare alle parole di Sirius, ma il problema è che non so da dove cominciare. Per James Potter non dovrebbe risultare difficile, tuttavia questa sera James Potter è svanito nel nulla, come accade sempre tutte le volte che sono assuefatto dalla sua presenza.

In tutto questo miscuglio di pensieri, non mi sono accorto di stare immobile a fissarla come un allocco.

Cominciamo bene…

“Sarà meglio che andiamo”, propone, incuriosita dalla mia espressione.

“Certo”, asserisco, rauco.

E così iniziamo a camminare lungo il corridoio.

Ok, cerchiamo di riprendere il normale ritmo della respirazione.

Per quale motivo dovrebbe riuscirmi difficile chiederle di uscire? Basta solo…chiederlo…un gioco da ragazzi.

Ma, se davvero è un gioco da ragazzi, perché mai vorrei seppellirmi in qualche angolo sperduto della Foresta Proibita piuttosto che affrontare la situazione?

Che sia codardo? Probabile.

Che abbia paura di una sua reazione negativa? Possibile.

Sospiro.

E lei se ne accorge.

“Qualcosa non va?”, domanda.

Sì, ci sono un’infinità di cose che non vanno!

“No”, accompagno la mia risposta con un segno di diniego della testa.

“Sembri molto strano”.

“In…che senso?”.

“Sei molto diverso dalla persona che eri tempo fa”.

E qui capisco che non allude a questo preciso momento, ma a tutto ciò che è successo precedentemente.

“Anche tu sei diversa, in certi momenti”.

“L’altra notte ti ho sognato”, dice, cambiando completamente argomento.

Sorrido, “Quale onore aver dimora nei tuoi sogni”, sembra quasi che il vecchio James Potter sia tornato in me, ma la frase mi è uscita in maniera molto spontanea, “Che facevo?”, chiedo, vedendo l’espressione di lei un po’ scettica a causa di ciò che ho detto qualche secondo fa.

“Non ne ho idea”, risponde in tutta sincerità, “Non riuscivo a capire niente. Sentivo la tua voce che diceva: non lo lascio cadere…ma non ho capito in che situazione ti trovavi o a cosa volessi riferirti”.

“Che sogno strano”.

“Già. Ma sono sogni, è normale che siano strani”.

“Giusto”.

Cadiamo di nuovo nel silenzio.

Porco bolide, avrei potuto tirare in ballo l’appuntamento e invece non l’ho fatto! Sono un grandissimo idiota!!!

Fino a stamattina pensavo che non ci sarebbe stato nulla di più semplice, ma era l’indole di James Potter a farmi parlare. Adesso mi sento completamente inerme, non so come agire, non so cosa dire, non so cosa fare.

Anziché perdere tempo a farmi inutili complessi, dovrei cercare di trovare il coraggio di affrontare la realtà, è questo ciò che fa un vero Grifondoro. Devo tenere alto l’onore della mia Casa.

Voltiamo a destra.

Non so quale forza mi spinge a camminare nella sua stessa direzione. Perso come sono nei miei pensieri, non mi sarei stupito se avessi proseguito diritto.

Sospiro di nuovo.

“Insomma, posso sapere che cos’hai?”.

La sua domanda mi trafigge inaspettatamente.

Ci fermiamo, come se fossimo incapaci di parlare e camminare al contempo.

“Va tutto…”, ma non riesco a concludere la frase.

“Vuoi dirmi qualcosa?”.

“A dire la verità, sì. Una cosa da dirti l’avrei”.

“Sentiamo, allora”.

Dai, sono sulla strada giusta!

Mannaggia, non pensavo che fosse così complicato!

Assumo un’aria disinvolta, di chi si aspetta una risposta che non gli fa né caldo né freddo, ben sapendo che per me la risposta a questa domanda condizionerà un’intera esistenza, “Questo fine settimana si va a Hogsmeade, vuoi venirci con me? Solo per passare una giornata diversa dalle altre…sarà un po’ come stare a far la ronda ma con la differenza che la ronda è un nostro dovere, mentre l’uscita ad Hogsmeade sarà più un…”.

“D’accordo”.

“…piacere. Cosa?”.

Ero troppo impegnato a formulare una serie di frasi una dietro l’altra, per accorgermi della sua risposta che ho mal recepito.

“Ho detto che va bene, Potter”, ripete, “Tutto qui quello che volevi dirmi?”.

Mi chiede se è tutto qui???

Io ho passato ore a cercare di infondermi coraggio per farle questa dannata proposta, e lei mi chiede se è tutto qui???

Beh, adesso la questione è un’altra: non riesco a credere che abbia davvero accettato.

“Ebbene?”, domando, come se non avessi capito un fico essiccato.

“Potter, sei sordo, per caso?”, c’è un pizzico di ilarità nella sua voce.

“No…ma credo di essermi appena risvegliato dopo aver sognato che tu accettavi di venire a Hogsmeade con me”.

“Non c’è dubbio, sei strano”, conviene.

Se la stranezza equivale alla felicità, sì, sono strano eccome.

Sorrido leggermente, gli occhi pieni di meraviglia “Davvero?”.

“Beh, sì…un po’ strano lo sei”.

“No, io parlavo dell’uscita a Hogsmeade”.

“Oh”, sorride, “Perché dovrei dire di no?”.

“Perché…Evans, non hai mai accettato in anni e anni di richieste!”.

“Potter, questa è la prima volta che ti vedo sinceramente in difficoltà nel farmi questo genere di richieste”.

Colpito e affondato.

Come l’ha capito? Era davvero così evidente?

Però, ha ragione. Negli anni passati ho dimostrato un’eccessiva spavalderia.

Merlino, quanto sono cambiato.

Le sorrido lievemente e anche lei fa lo stesso.

Wow, non mi sono mai sentito così libero in vita mia! È come se mi fossi tolto un enorme macigno che mi opprimeva lo stomaco.

Adesso posso continuare a fare la ronda in modo del tutto sereno.

***

Dopo aver girovagato per la Scuola per ore, arriviamo alla Torre di Grifondoro quando mancano solo cinque minuti alla mezzanotte. La stanchezza quasi mi lacera, ma la felicità la vince su tutti i fronti.

Per la verità, intricati pensieri su quello che è appena successo non sembrano voler smettere di violentare la mia mente. Non capisco perché non posso prenderla con il mio solito atteggiamento, dicendomi: Milioni di ragazze darebbero l’anima a Voi-Sapete-Chi soltanto per ricevere un misero cenno della mano dal sottoscritto, era più che logico che la Evans avrebbe accettato.

La guardo, mentre lei si volta verso di me con sguardo interrogativo, chiedendosi magari il motivo per cui mi sono bloccato nel bel mezzo della Sala Comune.

I suoi occhi sembrano volermi risucchiare.

Vengo risvegliato dall’orologio che rintocca la mezzanotte e qualcosa mi torna alla memoria.

“Evans?”.

“Sì?”.

Mi fermo a pensare che anni fa, in questo stesso periodo, non facevo altro che correrle dietro per tutti i corridoi di Hogwarts e tappezzavo le pareti con assurde scritte di Buon Compleanno, che a confronto quelle di Pix erano senza alcun valore. Mi accorgo, adesso, che le mie soltanto avrebbero dovuto essere considerate orribili e insignificanti. Provo disgusto per me stesso, perché compivo quelle disdicevoli azioni senza la benché minima traccia di importanza o valore.

E lei, ovviamente, non sarebbe mai stata in grado di capirne gli intenti retrostanti.

“Potter, cosa volevi dirmi?”, mi domanda, essendosi accorta del mio prolungato silenzio.

“Mi sono ricordato che oggi è il tuo compleanno. Sinceri auguri”.

“Oh…è vero. L’avevo completamente rimosso”, il suo viso s’illumina, “Grazie”.

Le sorrido anch’io, “Grazie a te”.

“Ma di cos…?”.

“Ci vediamo, Evans!”, la interrompo, mentre mi incammino verso le scale che mi condurranno alla mia stanza.

Fortunatamente, non mi sono fiondato su per le scale a corsa. Se l’avessi fatto, non avrei udito la sua voce sussurrare un timido certamente in risposta al mio saluto, come se non vorremmo fare altro che vederci per il resto del tempo che il destino ci ha concesso di vivere.

To be continued…

Beh, ho postato il giorno dopo l'effettivo compleanno di Lily XD

E finalmente il nostro James ha chiesto alla sua amata di uscire. Era prevedibile che un capitolo del genere avrebbe fatto la sua comparsa, ma non lo definirei banale per il semplice fatto che Lily ha dovuto per forza accettare almeno un invito di James al quale, sappiamo bene, ne sono seguiti altri…e fu così che nacque Harry XDXDXD

Spero che sia un filino accettabile questo capitolo, naturalmente il giudizio spetta solo e soltanto a voi^^

Un casilione di GRAZIE a: jaily, sillina , myki, *Cassy Black*, HarryEly, ki_chan, J&L4EVER, potterina_88_, lyrapotter, Lilian Potter, cloe sullivan, lenu88, Ginny Lily Potter, Koala3, __MiRiEl__. Vi ricordo che questa fic sta andando avanti solo grazie a voi che mi infondete la forza per continuare nonostante gli esami incombenti!

Special Thanks to gemellina ^^

Credo di aver concluso, per il momento XD

Baci bacini bacetti baciuzzi ^___^

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Capitolo 25
*** The date: part one ***


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Capitolo 25

The date: part one

“Si dice in giro che tu e la Evans usciate insieme”.

Ma, dico, la gente non ha altro da fare anziché intromettersi nelle questioni altrui?

Evidentemente no.

Siamo seduti al tavolo di Grifondoro, dopo esserci ingozzati del pranzo di un tranquillo venerdì. Il venerdì che precede il tanto sospirato appuntamento con la Evans.

“No, Sirius”, rispondo esasperato, “Io e la Evans non usciamo insieme”.

“Ma come???”, esclama in tono disperato, mentre una goccia di succo di zucca del suo boccale fa a finire sulle pagine immacolate del libro di Remus, “Pensavo gliel’avessi chiesto!”.

“È così, ma usciremo soltanto domani e sarà anche la prima volta. Non è mica una routine! Pertanto, sei pregato di non badare a quello che vocifera la gente e di considerare come vero esclusivamente ciò che dice il sottoscritto, intesi?”.

“Ok”.

“Sta arrivando”, mormora Remus, immerso nel suo librone.

“Chi?”, domandiamo io e Sirius all’unisono, ma penso di essere a conoscenza della risposta.

La Evans avanza verso di me con passo deciso e l’espressione leggermente alterata. Prevedo guai.

“Potter!!!”.

Uffa! Sono curioso di sapere perché si è rivolta a me in questo modo! Non ho fatto proprio niente!

Si siede accanto a me e sbatte i pugni sul tavolo, come a voler attirare la mia attenzione.

“Dimmi”, rispondo, in tono cortese.

“Come mai tutta la Scuola sa del nostro appuntamento???”, sbotta a bassa voce, il che le conferisce una tonalità alquanto demoniaca, “Io non ne ho parlato con nessuno, quindi la colpa non può che essere tua! Ti piace così tanto stare sotto i riflettori da trascinare in mezzo anche me??? Tienimi fuori dal tuo mondo fatto di stelle! C’è chi blatera persino sulla data del matrimonio! E la Parker cerca in tutti i modi di farmi ruzzolare giù per le scale! Potter, mi ascolti?”.

“Sì…certo…ma chi diavolo è la Parker?”.

“Louise Parker!”, esclama, come se fosse la persona più conosciuta dell’intera Comunità Magica, “Frequenta il settimo anno con noi”.

“Mai sentita nominare”.

“Non mi dire che non ti sei mai accorto che, quando ti vede, ha l’esigenza di portarsi dietro un paio di secchi per evitare che la bava le coli per terra!”.

Wow, che spiegazione!

Ma ancora non riesco a inquadrare questa fantomatica ammiratrice.

“Boh, non so chi sia”.

“Comunque…”, riprende il discorso, “…non mi va che la gente sappia…”.

“Sappia cosa, esattamente? Che domani io e te passeggeremo per le vie di Hogsmeade circondati da un alone di quiete e serenità che mai ci ha caratterizzati in tutti questi anni? Lascia pure che sappiano, a me non importa”.

“Non fai altro che pensare sempre e solo a te stesso! Ti ricordo che in questa storia c’entro anch’io, quindi abbi la decenza di rivolgere i tuoi pensieri anche a me!”.

“Non puoi nemmeno immaginare quante volte lo faccio”, mormoro, più a me stesso, guardando Sirius intento a fare gli orecchioni alle pagine del libro di Remus.

Con la coda dell’occhio, noto che mi sta fissando, poi prosegue, “Io sto per andare in biblioteca, probabilmente non ne uscirò fino a sera tarda. Questa è la tua unica possibilità per dirmi dove e a che ora dobbiamo incontrarci domani”.

Distolgo lo sguardo da un Remus quanto più deciso a voler fare la permanente a Sirius come punizione per avergli rovinato il libro, rivolgendolo alla Evans, che resta in attesa di una mia risposta

“Sala Comune, ore otto”.

“Perfetto. A domani”.

Sembra che abbiamo stabilito la data di un’esecuzione.

E ho la sensazione di essere io l’avanzo di galera a cui far eseguire la condanna a morte.

***

“Io vorrei solo capire perché sono in piedi alle 6.30 di sabato mattina!”.

“A dire il vero, tra tutti noi tu sei l’unico ancora avvolto nelle tue calde coperte”.

Con immane violenza, Remus toglie via le coperte e scopre un Sirius ancora un po’ assonnato, il cui unico abbigliamento per la notte è costituito da un paio di boxer. Il freddo gli penetra le ossa in men che non si dica.

“R-Remus”, balbetta Sirius, minaccioso, “La mia vendetta sarà crudele”.

“Vestiti”, gli impone Remus, ignorandolo, gettandogli addosso una massa informe di abiti.

Sirius si veste brontolando, “Allora, cos’è successo?”, domanda.

Mi precipito verso di lui, afferrandogli le spalle e scuotendolo violentemente, “Felpato, voglio che voi siate partecipi della mia immensa gioia!”.

“Sì…”, la pronuncia della i è molto aperta, tanto da sembrare una e. È come se non gliene importasse niente! E se i miei Malandrini non sono felici del fatto che io sono felice, non sono più felice!

“Non siete felici per me?”, piagnucolo.

“Certo che lo siamo!”, ribatte Peter.

“Ma questo non giustifica che mi abbiate fatto fare matinée!”, esclama Sirius.

“Remus e Peter hanno fatto questo sacrificio! Perché tu non vuoi?”, continuo a piagnucolare.

“Semplice: ieri sera ho avuto una tresca amorosa con una tipa di Serpeverde e…beh, ho fatto tardi”.

“Risparmiaci ulteriori dettagli”, brontola Remus.

“È la natura, Remus. Se la smettessi di essere così chiuso di mente, ti accorgeresti di averla anche tu”.

“La mia non è natura, Sirius. È condanna”.

“Ok, basta così”, interviene Peter, “Cerchiamo di essere meno aggressivi. Pensate a James, oggi è il suo primo appuntamento!”.

Le lacrime mi salgono agli occhi, “Grazie, Codaliscia! Tu sì che mi capisci!”.

“Peter ha ragione”, conviene Remus, “Scusaci”, aggiunge, rivolgendo un’occhiataccia a Sirius, incitando anche lui a scusarsi.

“Sì…scusa”.

Sorrido raggiante, “Vi adoro”.

Ricambiano il mio sorriso.

Bene, adesso è giunto il momento di farmi bello, cioè, bello lo sono già, ma non posso mica presentarmi all’appuntamento in pigiama! Frugo nell’armadio alla ricerca di qualcosa di decente da mettermi, gettando tutta la roba per terra sotto le urla di Remus, il quale si è assolto da ogni impegno di raccattarle.

Quando sono pronto e perfetto, sono passati pochi minuti dopo le sette, ma ho il forte desiderio di scendere in Sala Comune e aspettarla per cinquanta minuti.

Ricevo le ultime raccomandazioni dai Malandrini, neanche fossero i miei genitori.

“Cerca di non fare lo spavaldo come al solito, se non vuoi che ti pianti”, suggerisce Remus.

“Certo”, asserisco.

“Cerca di non avvicinarti con lei alla Stamberga Strillante, tanto per farle vedere che non hai paura di nulla”, dice Peter.

“D’accordo”.

“Non soddisfarle alcun tipo di desiderio materiale, se non vuoi ritrovarti senza uno Zellino”, dice Sirius, guadagnandosi una gomitata sui fianchi da parte di Remus.

Sorrido divertito.

“In definitiva, James, sii te stesso”, conclude Remus, “Lo apprezzerà molto”.

Sorrido riconoscente, “Grazie, ragazzi”.

Mi volto verso la porta e la apro, pronto a scendere le scale del destino.

“Un’ultima cosa”.

La voce di Sirius mi fa voltare verso i Malandrini, schierati davanti a me.

Sorride maliziosamente, “Non tornare fino a domani matt…”.

Ma non conclude la frase a causa di un calzino in bocca trasfigurato dal sottoscritto e una ciabattata sugli stinchi da parte di Remus e Peter.

***

Il cielo è bianco, forse nevicherà.

Oh, andiamo! Del tempo non me ne frega niente, era solo per impegnare la mente in qualcos’altro!

Cerchiamo di mantenere il controllo e, soprattutto, di regolare la temperatura corporea. Se avessi saputo, avrei lasciato in stanza la sciarpa. Ma anche il cappotto, i guanti e tutto il resto. Se Hogsmeade verrà sommersa da una valanga improvvisa a causa dello scioglimento della neve, la colpa sarà solo mia.

Meglio evitare questi tragici pensieri e iniziare ad agire.

“Che vorresti fare?”, le domando, una volta imboccata la via principale di Hogsmeade.

“Mi va bene tutto”, risponde vaga, “Tu hai qualche proposta?”.

“Beh…”, faccio per pensare, “Potremmo parlare davanti ad una tazza fumante di cioccolata calda”, propongo.

“Non è una buona idea. Sono un disastro quando bevo la cioccolata”, ammette, stringendosi nel cappotto.

Sorrido, “Svaligiamo Mielandia?”.

“I dolci fanno ingrassare e fanno male ai denti”.

“Uffa”, protesto, “Posso riproporti la cioccolata?”.

“Con tante bevande che ci sono?”.

“Sono irremovibile!”.

Sospira, sconfitta, “E va bene, hai vinto!”.

Sorrido trionfante e ci dirigiamo verso I Tre Manici di Scopa.

È come se la campanella sopra la porta si fosse ingigantita e avesse emesso un suono quindici volte superiore al normale, perché gran parte della clientela si è voltata a guardarci. La scena è durata solo tre terribili secondi, tutti sono già tornati alla loro occupazione.

Non voglio sapere che faccia abbia la Evans in questo momento.

“Dopo questa…calorosa accoglienza…”, esordisce lei, “…che ne diresti di sederci?”.

“Ok”, annuisco poco convinto, sentendo lo sguardo di Madama Rosmerta puntato addosso.

“Mi domando cosa voglia”, commenta la Evans, una volta preso posto.

“Di chi parli?”, chiedo.

“Di Madama Rosmerta. Ci fissa…ti fissa da quando siamo entrati”.

“Sono famoso anche da queste parti”.

La Evans porta gli occhi al cielo, come fa sempre quando mi atteggio.

Dopo avere ordinato – non prima di aver fuso un paio di neuroni per convincere la Evans che non si muore bevendo la cioccolata – finalmente le nostre tazze fumanti si dispongono davanti al nostro naso.

La Evans poggia entrambe le mani sulla sua tazza e fa per alzarla dal tavolo, “E adesso?”, domanda.

“Devi berla”, rispondo come ovvio, un po’ divertito.

“Cretino, non mi riferivo alla cioccolata!”.

Scoppio in una risata che fa voltare qualche cliente vicino a noi, “Lo so, volevo solo prenderti in giro, con te ci riesco sempre”.

“Ah-ah-ah!”, finge sarcasmo.

“E comunque, adesso parliamo”, suona più come un’imposizione che come una proposta.

Quale migliore occasione di questa per parlare da persone civili, senza urla e schiamazzi per i corridoi.

“Parlare”, ripete lei, “Di che?”.

“Di te. E, se rimane spazio, anche di me”.

Spalanca gli occhi, “Se rimane spazio? Non eri tu quello che vuole stare sempre al centro dell’attenzione?”.

“Ci sono casi in cui è bene sacrificarsi”.

Lei rimane un po’ basita, ma si riprende qualche secondo dopo, “Cosa vuoi sapere?”.

“Siamo nella stessa Casa da sette anni, ormai. Puoi cominciare da dove vuoi”.

“Beh, non c’è nulla da dire”.

“Secondo me c’è tantissimo da dire”.

Spingo la sedia più vicino al tavolo e incrocio le dita sulla superficie legnosa, pronto ad ascoltarla. La cioccolata può aspettare.

Si avvicina al tavolo anche lei, imitando il mio gesto di poco fa, “In sette anni non hai fatto altro che dirmi quanto mi conosci!”, sbotta improvvisamente.

Sulle mie labbra si disegna un sorriso sghembo, “Non lo nego”.

“E allora evitiamo di parlare di me, visto che sai già tutto!”.

“Non è esatto. È vero che ormai ho imparato a conoscerti, ma solo esteriormente, come tutti a scuola, del resto. Ma a me non piace mescolarmi al comune”.

“Cosa non sai di me?”.

“Quello che pensi”, e qui mi prendo il lusso di fissarla intensamente negli occhi, “Cosa stai pensando, adesso?”.

Lei mi fissa di rimando. Ho il timore che il suo sguardo di smeraldo sia molto più intenso del mio.

“Penso…”, esordisce in un velo di voce, “…che non avrei mai potuto prevedere la situazione in cui mi trovo adesso”.

“Nessuno di noi ha la capacità di prevedere il futuro”, commento, “Cos’altro?”.

“È strano trovarmi seduta ad un tavolo a parlare con te faccia a faccia”.

“Perché lo trovi strano? Al posto mio avrebbe potuto esserci chiunque, anche se non credo ti sarebbe piaciuto un ragazzo a cui mancano gran parte dei denti”, faccio scrocchiare le ossa della mia mano destra, dandole l’impressione di un tipo violento.

“Ti ho detto quello che pensavo”, conclude, come se prima o poi non glielo chiederò di nuovo.

“Non abbiamo mica finito, Evans”, le dico, prima di sorseggiare un po’ di cioccolata ormai tiepida, per poi riposare la tazza sul tavolo, disegnandomi sul viso un’espressione di disgusto. Nemmeno lei ha osato toccare la tazza, forse per via dell’avvertimento di prima.

“Che altro vuoi sapere?”, mi domanda.

“Tu cosa pensi di me?”.

“Che sei uno sbruffone”, risponde, senza neanche far passare un misero secondo dalla mia domanda.

“Solo questo?”, fingo sorpresa.

“Ovviamente no!”.

“Continua, allora”.

“Oltre che sbruffone, sei testardo, egoista, ribelle, impertinente, presuntuoso, arrogante, spavaldo, insopportabile, fastidioso e…accidenti, c’è così tanto da dire che ci vorrebbe una vita per finire questo elenco! E sai cos’è strano in tutto questo?”.

Ci risiamo con la stranezza, “Cosa?”.

“Il fatto che non sei più tutte le cose che ti ho detto da quando abbiamo iniziato il settimo anno!”.

E per quale ragione lo dice in questo tono nervoso e alterato? Al suo posto, io avrei usato un tono più dolce.

È fatta così.

“Come sono io, adesso?”, le chiedo, sorridendo impercettibilmente.

“Diciamo che sei…leggermente accettabile”.

Non so se soffermarmi sul leggermente o sull’accettabile.

Che importa? Mi va bene in questo modo. Ma mi domando se riuscirò a raggiungere una valutazione più alta.

Improvvisamente, un forte rumore proveniente dall’ingresso ci fa voltare tutti in quella direzione. Un losco uomo incappucciato fa il suo ingresso nel pub spalancando la porta e inondando il locale di vento gelido.

To be continued…

Ed ecco il tanto sospirato primo appuntamento tra questi due…non so nemmeno come definirli XD Questa è solo la prima parte, naturalmente, ma chissà cosa accadrà nella seconda ^_^

Ringrazio immensamente: Kalahary, Vale Lovegood, Lilian Potter, lilyginnypotter, cloe sullivan, myki, lenu88, potterina_88_, __MiRiEl__, ki_chan, gemellina, HarryEly, jaily, Only_a_Illusion, J&L4EVER, lyrapotter, Koala3.

Scusate la brevità, ma Foscolo e compagnia bella mi aspettano XDXD

Besitos ^____^

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Capitolo 26
*** The date: part two ***


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Capitolo 26

The date: part two

L’uomo resta immobile sull’uscio, il volto coperto dal cappuccio.

Il resto delle persone presenti lo guarda con occhi sbarrati e impauriti.

Chi diavolo è? E come ha osato interrompere la mia conversazione con la Evans?

Con un rapidissimo gesto, l’uomo estrae la bacchetta da sotto il mantello, prima ancora che anche solo uno di noi possa fare lo stesso. Con un paio di incantesimi inizia a distruggere il locale, colpire le fiaccole appese alle pareti e scaraventare le sedie al muro. Io e la Evans ci rifugiamo sotto il tavolo così come gli altri presenti.

“Senti un po’, tu!”.

La voce di Madama Rosmerta spazza via il rumore provocato dai colpi distruttivi.

Vedo la losca figura avvicinarsi alla donna, puntandole la bacchetta contro.

Come se ci fossimo appena letti nel pensiero, io e la Evans estraiamo le nostre e approfittiamo di questo momento per elaborare un misero piano che ci faccia sgattaiolare fuori dal tavolo in assoluto silenzio.

“Quale autorità ti permette di radere al suolo il mio locale?”, domanda bruscamente Madama Rosmerta, nonostante la sua mano non tenga stratta alcuna bacchetta per difendersi, “Potevi anche sceglierti un altro posto dove portare scompiglio! Alla Testa di Porco, per esempio!”.

“Zitta, donna!”, ribatte l’uomo scortesemente.

Io e la Evans, sotto il tavolo, cerchiamo di comunicare con gesti e sguardi. Io le faccio cenno di restare qui sotto, mentre lei ribatte con uno sguardo infuocato in cui leggo che lei non resterà mai con le mani in mano. Sbuffo pesantemente, la sua insistenza quasi mi disarma. Cerco di spigarle, sempre a gesti, di uscire dal mio lato del tavolo, ritenendola una mossa più sicura, ma lei si impunta indicando la sua parte di tavolo. Sbuffiamo entrambi, fino a quando ognuno decide di uscire dalla propria parte. Cerchiamo di avvicinarci il più possibile in modo da poter scagliargli addosso un incantesimo.

Sfortuna vuole che proprio io, l’infallibile James Potter, metta il piede su un bastoncino di legno provocando un impercettibile rumore, ma fatale alle orecchie del tizio incappucciato.

“Ma porc…”, interrompo il mio inveire contro la piovra e punto immediatamente la mia bacchetta contro l’uomo, prima che sia lui a incenerirmi.

Stupeficium!”.

Levicorpus!”.

Il raggio che parte dalla sua bacchetta devia la sua destinazione e si schianta contro la parete, logorandola. Il tipo in nero si ritrova sospeso a mezz’aria e appeso a testa in giù per una gamba.

E, per la cronaca, non sono stato io a scagliare l’incantesimo Levicorpus.

Mi volto quanto basta per vedere la Evans tener puntata la sua bacchetta contro quell’individuo a cui il mantello impedisce la visuale.

Nel frattempo, il resto delle persone presenti nel locale se l’è data a gambe.

“Fatemi scendere!”, esclama, agitandosi freneticamente.

“Scordatelo!”, ribatte la Evans, “Dicci che vuoi!”.

“In teoria, questa avrebbe dovuto essere una rapina!!!”.

Io, la Evans e Madama Rosmerta ci guardiamo negli occhi a vicenda, sbalorditi.

“Una rapina???”, ripete Madama Rosmerta, sconvolta, “Tu hai distrutto il mio locale solo per una rapina???”.

“Sono disperato!”, piagnucola l’uomo, mentre la Evans lo libera dall’incantesimo, “Mia moglie mi ha lasciato e si è portata via i bambini, io ho perso il lavoro e la casa…”.

“In fondo, non aveva cattive intenzioni”, commenta la Evans, “Certo, il locale è inguardabile, ma è accecato dal dolore”.

Madama Rosmerta guarda il tipo con sguardo corrucciato, le braccia incrociate al petto.

“Perché non lo fa lavorare con lei?”, propongo, “È sempre utile un po’ di personale in più”.

“Potrebbe andare”, dice Madama Rosmerta, “Ma solo dopo aver ripulito questo disastro!”.

“Oh, grazie mille!”, esclama l’uomo con le lacrime agli occhi.

Io e la Evans prendiamo la saggia decisione di uscire dal locale, non prima che io abbia lasciato sul bancone un po’ troppi soldi per pagare le due intatte tazze di cioccolato…e magari anche qualche tavolino.

“Sono sorpreso di averti visto usare quell’incantesimo”, dico alla Evans, mentre ci incamminiamo lungo la via principale di Hogsmeade e qualche fiocco di neve cade dal cielo.

Sorride, “Beh, l’ho ricordato quando l’hai usato con…e poi ho pensato che sarebbe stato utile in questa circostanza”.

“Gran bel lavoro”.

Sorride soddisfatta, “Grazie”.

La neve comincia a scendere più fitta. Non so se proporle di rintanarci da qualche altra parte prima che moriamo assiderati, ma credo sia meglio evitare dopo la strana esperienza che ci ha visti protagonisti.

“Sai una cosa?”, dice la Evans, ad un tratto, “Ho avuto il timore che quel tipo incappucciato di poco fa fosse un Mangiamorte”.

“Ho avuto la stessa impressione”, rispondo, con voce bassa.

“In quel caso, non ce la saremmo cavata con un Levicorpus”.

“In quel caso, ti avrei costretta a restare sotto il tavolo a costo di scagliarti addosso un Petrificus Totalus”.

“Non te l’avrei mai permesso”.

“Evans, in quel caso, non avremmo neanche avuto il tempo di pensare ad un incantesimo da scagliargli contro!”.

Lei si ferma all’improvviso, obbligando anche me a fermarmi.

I suoi occhi trafiggono i miei, “Potter, che fine ha fatto la tua sicurezza? Dovresti tirarla fuori nei momenti in cui è utile, piuttosto che usarla per pavoneggiarti in pubblico!”.

Il suo rimprovero mi trafigge come una lama ghiacciata.

Abbasso lo sguardo, “Hai ragione, mi dispiace”.

“È incredibile come il tuo carattere muti così in fretta”, commenta sottovoce, riprendendo a camminare.

Effettivamente, l’ho notato anch’io. E prima di me – mooolto prima di me – anche i Malandrini. Secondo Remus è segno di maturità, secondo Sirius è segno di pazzia, Peter è d’accordo o con l’uno o con l’altro.

Non mi sarei mica fatto ammazzare – né, tantomeno, lasciare che uccidesse la Evans – se quel tipo fosse stato davvero un Mangiamorte. Di sicuro avrei affrontato la situazione ancor meglio di quando devo affrontare quelle che hanno a che fare con questa splendida ragazza che cammina di fianco a me.

Cammina di fianco a me…non suona mica male. Eppure è una circostanza che, per quanto ero sicuro ci sarebbe stata, non pensavo potesse avvenire veramente.

Sto divagando…

“Mi dispiace per quello che ho detto”, ripeto alla Evans, raggiungendola, “Ma credo che tu abbia frainteso. Hai notato che pessimo gioco di squadra, il nostro? Come ce la saremmo cavata se quel tipo fosse stato davvero un Mangiamorte? Tra di noi c’è stata un’assoluta mancanza di cooperazione, non so se te ne sei resa conto”.

“Sì…certo che me ne sono resa conto”, risponde, “Anzi, scusami tu se non riesco mai a capirti”.

E qui il mio cuore perde un battito. Secondo me, lei non è che non riesce a capirmi, ma non vuole capirmi, quando invece sa di poterlo fare benissimo. Sono io quello che non sono in grado di capire lei.

Senza neanche accorgermene, guarda un po’ dove siamo andati a finire! Davanti alla Stamberga Strillante! Spero non mi faccia domande a riguardo.

“Mette paura, non è vero?”, chiede, guardando verso la Stamberga.

Ecco, come non detto!

Sospiro senza farmi accorgere, “No…”.

“Oh, ecco che Mister La-Paura-Me-La-Mangio-A-Colazione ritorna alla ribalta! Non ti intimidisce neanche un po’?”.

“Perché dovrebbe? È solo una catapecchia”.

“Dicono ci siano strane creature, lì dentro”.

Deglutisco, “Tu leggi troppi libri irrealistici”.

“I Babbani dicono: guardi troppa televisione”.

“E cos’è?”, domando, mettendo in atto un’ingegnosa strategia per cambiare argomento.

Adesso ha lasciato perdere la Stamberga – come previsto – per rivolgere il suo sguardo interamente al sottoscritto, “Ma tu non hai mai seguito Babbanologia?”.

“Beh…”.

Sospira.

“Insegnamela tu”, le dico, mentre lei mi guarda stranita.

Mi avvicino ad un grande sasso su cui posso sedermi, poi batto la mano sulla superficie fredda della pietra per incitarla a sedersi accanto a me. Lei è un po’ titubante all’inizio, ma accetta di seguire il mio suggerimento.

“Parlami del tuo mondo”, le dico, una volta sedutasi accanto a me, “Come fanno i Babbani a vivere senza Magia?”.

Sulle prime, sembra non riuscire a rispondere e resta a pensare per qualche secondo, “Beh…inventano”.

“Inventano”, ripeto, estasiato, “Quindi i Babbani sono degli inventori! Sono gente da ammirare!”, lei sorride a questo mio commento, “E cosa inventano?”.

“Tutto ciò che può essere loro utile”.

“Wow…”.

Mi rivolge lo sguardo, devo avere un’espressione di pura meraviglia in questo momento.

Sorride.

“Che c’è?”, le domando.

“Mi ricordi tanto me quand’ero piccola e ho scoperto il vostro mondo”.

“Il nostro mondo è anche il tuo”.

“Hogwarts…è la mia casa”, mi dice in un sussurro, guardando il nulla.

“Hogwarts è la casa di molti”.

“Anche la tua?”, ritorna a guardarmi.

“Soprattutto la mia”.

Si morde il labbro inferiore, come se volesse dirmi qualcosa ma è restia nel farlo, “Che mi dici di te?”, mi chiede infine.

“Io? Beh, sono bello, intelligente e ricco. Cosa vuoi di più?”.

Ride, “Parli come se fossi l’uomo perfetto”.

“Io sono l’uomo perfetto”, dico serio.

Qualche secondo dopo, scoppiamo a ridere entrambi.

Devo dire che questo appuntamento sta procedendo meglio rispetto a quanto mi aspettavo. Certo, aggressione di quel povero disperato a parte.

Dopo aver terminato di ridere a squarciagola, necessitiamo di qualche minuto per riprendere fiato.

“Potter, non ho mai riso tanto in vita mia!”, esclama, asciugandosi un occhio.

Sono sollevato. Almeno la mia presunzione questa volta l’ha fatta ridere, piuttosto che farla arrabbiare.

Cerco di contenermi nell’evitare di scoppiare a ridere di nuovo e assumo in viso un’espressione piuttosto misurata.

“E tu?”, le domando, “Tu come sei?”.

Sembra pensarci, “Beh, credo di essere un po’ intelligente”.

“Solo un po’?”.

Sorride, “Poi…ehm…direi che non sono ricca, non possiedo un patrimonio inestimabile. In quanto a bellezza…penso di non averne abbastanza”.

Faccio schioccare la lingua, pronto a fare uno di quei commenti non del tutto positivi, “Ti credevo dotata di spirito di osservazione, Evans”.

“Non ho detto di non averne affatto, ma di non averne abbastanza”, ripete, avendo colto appieno il senso del mio commento.

“Abbastanza per chi?”.

Mi scruta intensamente, “Sembri essere molto interessato all’argomento”.

“Lo sono, Evans, ma ti pregherei di rispondere alla mia domanda”.

“E se non volessi farlo?”.

“Mi indurresti a pensare che la persona per cui non sei abbastanza bella sono io”.

“Il tuo essere sempre sicuro di ogni cosa è fastidioso. Dovresti essere più modesto”.

“È il mio carattere. Allora, rispondi o no?”.

I nostri occhi sono incollati. Io sono in attesa di una sua risposta, mentre lei non sembra sapere cosa rispondere. Questo la porta a distogliere per prima lo sguardo, rivolgendolo verso la Stamberga Strillante.

Sa di aver perso.

“Io…non lo so”, risponde infine.

“Se non lo sai tu, non ha alcun senso che lo venga a sapere io. Vorrà dire che un giorno lo saprai e verrai a riferirmelo”.

Rimane zitta, come se le avessi involontariamente strappato le parole.

Forse avrei dovuto infierire di meno, magari riserbare le altre domande alla prossima volta, se ci sarebbe stata. Oppure, ho agito in questo modo proprio perché è possibile che lei, dopo questa uscita, non voglia più saperne di me dal momento che mi ha dato una grande possibilità, per cui ho voluto farle più domande possibili.

In questo istante, mi sento molto confuso. Non è da me.

Che fare, adesso?

Rimanere in silenzio sotto la candida neve che scende dal cielo, ad osservare la Stamberga Strillante circondata dalla nebbia? Ottima prospettiva, se lei rimane accanto a me.

Ma qualcosa sprofonda dentro di me quando la vedo alzarsi.

È finito tutto?

“Forse è meglio tornare al Castello. Si preannuncia una bufera”, mi dice, guardando il cielo e poi me.

Ricambio il suo sguardo, ma sono incapace di muovere un muscolo. E non è per il freddo.

“Potter?”, mi chiama, passandomi una mano davanti agli occhi come se mi volesse risvegliare da uno stato dormiente.

“Certo”, dico, annuendo.

Mentre ci incamminiamo verso Hogwarts, penso alla meravigliosa giornata trascorsa e al fatto di non poterne avere altre.

***

È incredibile come il tempo sia passato così velocemente da quando ci siamo alzati dalla roccia. Il calore del Castello ci accoglie, ma io non riesco a percepirlo come dovrei.

“Il freddo ti ha congelato la lingua?”, mi domanda scherzosamente la Evans, una volta entrati in Sala Comune, “Non hai spiccicato parola per tutto il tragitto”.

Come prevedibile, io non emetto alcun suono. Attendo che lei mi saluti per poi salire al suo dormitorio.

“Senti, ho pensato una cosa”, mi comunica.

Al che io mi domando: perché non è ancora andata via? Cosa la sta trattenendo? Cosa vuole dirmi?

E mi rispondo: se la lascio parlare, lo scoprirò. E ricevo un caloroso applauso dalla mia coscienza.

Attendo che lei prosegua.

“Che ne dici se magari ripetiamo questa esperienza?”.

Cos…?

Non riesco a credere alle mie orecchie.

Sbatto le palpebre violentemente, come se dovessi risvegliarmi e tornare alla scena in cui io e lei varchiamo il buco del Ritratto.

“Cioè…”, riprende, “Io mi sono divertita un sacco, non so te…la prossima uscita è fissata per San Valentino. Naturalmente usciremo insieme come una non-coppia…ma se tu non…”.

“Come una non-coppia, certo, va benissimo!”, esclamo, senza riuscire a smettere di sorridere.

“Ok…beh, notte, Potter”, dice, volendosi improvvisamente liquidare.

“Notte, Evans”, le rispondo, sempre sorridendo.

A questo punto, almeno uno di noi, se non entrambi, dovrebbe voltare le spalle all’altro e salire al rispettivo dormitorio. Ma nessuno di noi osa muoversi. È come se fossimo incollati al pavimento da cui vorremmo provare a staccarci, ma non abbiamo il coraggio di farlo perché aspettiamo che uno di noi faccia la prima mossa, pur non sapendo a cosa essa potrà condurci.

E ci guardiamo, avvolti da un alone di incomprensibile staticità.

Per quanto mi riguarda, non ho nessunissima intenzione di cedere.

Dopo questa manciata di secondi della durata di un paio di secoli, lei si arrende, voltandomi le spalle e salendo le scale del suo dormitorio.

Sorrido, contento e soddisfatto: James Potter l’ha sempre vinta.

To be continued…

Vi ho deluso: il tipo incappucciato non era un Mangiamorte ma un semplice uomo disperato che aveva bisogno di soldi XD Magari mancava anche il bacio finale tra i nostri due eroi, ma ho preferito non metterlo perché poteva essere un tantino scontano [Non uccidetemi!]

Conclusione: James Potter l’ha sempre vinta, ma non si aspettava di certo un altro invito da parte di Lily!

Come avete potuto intuire, il prossimo capitolo sarà ambientato il giorno si San Valentino, ma scordatevi cioccolatini e cuoricini XDXD Purtroppo mi sta risultando un po’ complicato da scrivere, forse perché mi sto soffermando sull’aggrovigliata psicologia del nostro amatissimo James… [è più complessato di Zeno Cosini XD] e forse per questo verrà fuori una cosa orribile ç_ç

Un casilione di Grazie a: gypsy_rose90 (Sei perdonatissima^^), myki, ki_chan, lyrapotter, gemellina, Lilian Potter, lenu88, cloe sullivan, Kalahary, Lily Black 90, __MiRiEl__, Koala3, J&L4EVER, potterina_88_, Vale Lovegood (Purtroppo non sono più al quinto superiore *sigh* e sto studiando letteratura italiana per un esame all’università :P).

E adesso, non mi resta altro che augurarvi un felice San Faustino (per chi è single, ovviamente XDXD).

Baciuzzi ^_______^

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Capitolo 27
*** Fear of words ***


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Capitolo 27

Fear of words

“Si dice in giro che tu e la Evans stiate insieme”.

“Sirius, ho giusto inventato una nuova fattura. Se non vuoi che la sperimenti su di te, piantala!”.

Sirius tormenta la mia povera anima durante una splendida giornata di sole invernale, mentre stiamo seduti all’ombra della nostra adorata quercia. Peter e Remus si lamentano da ore per il troppo freddo e non fanno altro che ripeterci di tornare nella calda ed accogliente Sala Comune. Sirius ha risposto loro con la scusa che gli uomini devono sopportare il freddo eccetera eccetera.

“Guarda che non le invento mica io queste voci!”, ribatte Sirius alla questione precedente.

“E allora perché me le vieni a riferire?”.

“Perché devi essere al corrente di quello che succede attorno a te. Il tuo mondo non è solo fatto di lei”.

Beh, non ha proprio tutti i torti.

Da quando siamo usciti la prima volta, non faccio altro che tormentare i miei adorati Malandrini sul fatto che la Evans starebbe per cedere e che mancherebbe davvero poco allo scadere dell’ultimatum. Ho ridotto di molto la mia dose di ottimismo, adesso attendo il normale corso degli eventi. Ma se il normale corso degli eventi si svolge a mio favore, non è certo colpa mia!

“Dunque, come siete messi?”, riprende Sirius.

“Non siamo messi in nessun modo!”, ribatto, alzando involontariamente il volume della voce, forse per il nervosismo.

“Lo dici come se…”.

“…non volessi veramente stare insieme a le?”, completo per lui, “Sai benissimo che non è così”.

“E allora cosa ti trattiene?”.

“Tutta una serie di cose…”.

“Per esempio?”.

“Sirius, lei non è mica come le ragazze con cui vai tu! Lei è…”, mi blocco senza una lecita motivazione, assumendo una sguardo sognante.

“Quindi io prendo gli scarti”, conviene Sirius.

“Ma che razza di pensieri fai?”, lo apostrofa Remus, ritornato nel mondo reale dopo un viaggio nelle terre sconfinate di non so quale remoto paese.

Sirius sbuffa e lo ignora, “Ramoso, smettila di fissare quel sasso e concentra la tua attenzione sul sottoscritto”.

Ma vedendo la mia ostinazione nel fissare il sasso come se fosse la cosa più meravigliosa esistente al mondo, mi afferra la mascella e volta la mia testa nella sua direzione.

“Hai detto che vi vedrete per San Valentino…”, dice Felpato, “Che intendi fare?”.

“Se la finisci di bloccargli i muscoli facciali, forse ti risponde”, proferisce Remus, dal momento che Sirius non aveva intenzione di lasciare la presa dal mio mento.

“Cosa intendo fare?”, ripeto, una volta ripreso possesso dell’uso della mascella, “Non lo so proprio. Non ho pianificato niente e non intendo farlo”.

“Ok, lo scherzo è finito. Che ne hai fatto di James?”.

“Sono io”.

“Non è vero! James Potter avrebbe passato notti insonni a pianificare il modo con cui dire alla Evans di mettersi con lui! Ti ricordi quando mi hai fatto restare sveglio un’intera notte perché dovevi espormi la tua tattica su come salutarla?”.

Osservo Sirius che in questo momento ha un’aria da pazzo psicolabile con gli occhi usciti fuori dalle orbite.

“Ma quando è successo?”, gli domando.

“Alla fine del primo anno”.

“Sirius, la gente cresce. Fattene una ragione”, mormora Remus.

“Parli come uno che la sa lunga”, ribatte Sirius.

“La so sicuramente più lunga di te, dato che tu non conosci nemmeno il significato della parola crescere!”.

“Non provare ad offendermi!”.

“Non lo sto facendo. Sto sono dicendo la pura e semplice verità affinché i signori qui presenti la colgano”.

“Solo perché io non sto tutto il giorno a riempirmi la testa di libri, non significa che non sono dotato di un cervello sviluppato!”.

“Dipende dalla concezione che hai di cervello sviluppato…”.

Da quanto tempo non li sentivo battibeccare?

Credo di essermi costruito un mondo abitato esclusivamente dalla Evans e di aver messo da parte questi tre ragazzacci a cui voglio un bene indescrivibile. Remus sostiene che forse è soltanto una mia impressione e Sirius mi ha ribadito il sostegno morale che loro dispongono nei miei confronti.

Perché deluderli?

***

“Remus, esci da sotto il tavolo”.

“Vuoi che ti presti il mio Mantello dell’Invisibilità?”.

“State zitti o mi scopriranno!”.

Da quando siamo scesi a fare colazione la mattina del 14 Febbraio, Remus si comporta in modo piuttosto insolito. Anziché affrontare la situazione da uomo, preferisce nascondersi.

Ho dimenticato di chiarire che la suddetta situazione comporta la presenza di un gran numero di ragazze urlanti con in mano diverse scatole di cioccolatini.

“Benvenuto nel mondo siriusiano, amico”, mormora Sirius, sorseggiando dal suo calice.

“In tutti questi anni non è mai successo!”, si lamenta Remus da sotto il tavolo.

“Non so se te ne sei accorto, ma non sei più lo stesso bamboccio degli anni passati”.

“Io non sono un bamboccio!”.

“Secondo me sono attratte dal tuo codino”, dice Sirius pensieroso, ignorando gli insulti che Remus gli sta rivolgendo dal suo nascondiglio.

Sorridendo, mi alzo dal tavolo.

“Ragazzi, io vi saluto”, annuncio loro, “C’è una splendida ragazza dai capelli rossi che mi aspetta all’ingresso”.

“Buona fortuna”, dice Remus, come se io dovessi partire per una rischiosa spedizione.

Dopo aver ricevuto i saluti Sirius e Peter, mi appropinquo trotterellando al portone d’ingresso e, al medesimo tempo, anche la Evans si avvicina.

“Vuoi dei cioccolatini?”, mi chiede, porgendomi una scatola di un rosso acceso, “Io non li mangio, fanno male”.

“E perché mai dovrei essere io la vittima sacrificale?”.

Lei alza le spalle, “Dove andiamo, adesso?”.

“Chi ti ha regalato i cioccolatini?”, domando a lei, ignorando in modo assoluto ciò che mi ha chiesto.

“Paul Baker”.

Baker…quel grandissimo figlio di una mandragola che l’anno scorso giocava nella mia squadra e ha tentato varie volte di usurparmi – con netto insuccesso – il trono!

Vorrei sbranarmi quegli insulsi cioccolatini per poi vomitarglieli in faccia!

Meglio che mi riprenda…

Da questo piccolo sfogo adolescenziale ho imparato fondamentalmente tre cose:

1) Non regalarle in nessun modo dei cioccolatini, dato che non li mangia;

2) Ribadire il concetto di grandiosità che mi caratterizza e, conseguentemente, ridurre Baker e seguaci a cibo per gufi;

3) Cercare di adottare un modo di parlare più consono alla mia persona. Poco fa ho avuto un eccesso di ineducazione.

Adesso, possiamo anche andare a trascorrere questa giornata in maniera del tutto pacifica.

Dal giorno seguente al nostro primo appuntamento, la Evans non ha fatto altro che ripetermi a raffica sempre la stessa frase talmente tante volte che l’ho imparata a memoria: Senti, Potter, ora non metterti in testa chissà quali idee…noi usciremo per San Valentino non per festeggiarlo, ma perché è l’ultimo giorno di Febbraio in cui si va a Hogsmeade… quindi saremo una non-coppia, hai capito bene? Non farmi pentire di avertelo chiesto!

Ed io mi limitavo a rispondere con semplici asserzioni, poco argomentate.

Naturalmente, lei non se ne pentirà di avermelo chiesto.

Arriviamo a Hogsmeade ad una velocità così sorprendente che sembra che ci siamo Smaterializzati.

“Eccoci qua”, dico, con tono non poi così entusiasta.

“Già…”, risponde, con la medesima intonazione di voce.

Il nostro comportamento è di facile spiegazione: Hogsmeade è invasa da decine e decine di coppiette che danno pubblico sfoggio del loro amore. Non oso immaginare cosa c’è nei locali.

Dopo aver appurato che non abbiamo alcuna intenzione di farci assalire da angioletti armati di arco e frecce, io e la Evans decidiamo di ritornare al castello e trascorrere questa giornata lontani da tutto quel misto di rosso e cuoricini.

“Odio il giorno di San Valentino”, dice, buttandosi sul divano della Sala Comune.

Mi sento uno stupido a pensare a tutte le volte che, nei precedenti giorni di San Valentino, ho tentato in ogni modo di ottenere un appuntamento da lei. Mai avrei immaginato che all’ultimo anno della nostra carriera scolastica lei avrebbe deciso di chiedermi di uscire per San Valentino e ritrovarci, poco dopo, nella nostra Sala Comune. Io non ho nulla in contrario, dal momento che starei con lei persino in guferia. Ma adesso non ho idea di cosa dire né di cosa fare. Per lo meno il paesaggio vario di Hogsmeade mi dava il tempo di organizzare la mente. La Sala Comune non mi è mai sembrata così opprimente.

Mi getto sulla mia adorata poltrona, in attesa che avvenga qualsiasi cosa sia in procinto di avvenire. Ho deciso di lasciare tutto nelle mani del fato. Accada quel che accada.

“Allora, Potter, quante scatole di cioccolatini hai ricevuto quest’anno?”.

Grandioso! Ha iniziato lei, non potevo chiedere di meglio.

“Non lo so…le ho scaricate tutte su Sirius, io le ignoro. E tu?”.

Doveva aspettarsi che la domanda sarebbe stata rigirata.

“Anche quest’anno hanno deciso di regalarmi quantità abnormi di cioccolatini. Quanto spreco…”.

“Togliendo quelli da parte mia…”.

“…che costituivano circa il 51%. Quest’anno la tua presenza non è stata molto forte”.

Intende riferirsi al fatto che non la perseguito ostinatamente come le altre volte?

Lo riconosco.

“Se mi concedi trenta secondi di tempo, vado a comprare tutti i cioccolatini di Mielandia solo per te”.

“Sai bene che non li mangio”.

“Sai bene che non mi riferisco solo ai cioccolatini”.

Entrambi veniamo improvvisamente affetti da mutismo.

Pensavo che se lei avesse cominciato a parlare, poi io mi sarei regolato di conseguenza e la cosa sarebbe risultata più semplice. Il mio errore è stato proprio quello di aver pensato di rendere la cosa più semplice: non c’è nulla di semplice quando si tratta di lei.

Mi guarda ancora. So che vorrebbe dirmi qualcosa, ma non vuole farlo. Perché? Non capisce che io non oso fiatare per paura che lei possa fuggire via se solo emetto un respiro errato? Non capisce che io attendo soltanto che sia lei a parlare in modo da ridurre il rischio di un mio fatale sbaglio?

“Vieni qui”.

Ed automaticamente mi alzo per andarmi a sedere accanto a lei, come se ormai agissi solo grazie ai suoi comandi.

“Te l’ho detto solo perché così sprechiamo meno fiato”, precisa.

Sorrido lievemente. Le sue precisazioni servono per ribadire a me di non farmi idee strane. Ma io non ne ho alcuna intenzione. Ho smesso.

Il silenzio che cala ancora una volta su di noi fa nascere in me un sentimento di angoscia. Non voglio essere io a parlare.

Avevo detto che avrei lasciato ogni cosa nelle mani del destino, ma non credo di averlo fatto.

“Posso sapere cosa ti rende ammutolito?”, mi domanda, “La volta scorsa non facevi altro che dirmi di parlare e parlare…e adesso parliamo”.

Ha capito di essere lei a condurre il gioco.

E allora, che abbia inizio.

“Cosa facevi esattamente…uhm…sei anni fa?”.

Per un misero istante, ho pensato di trovarmi nell’assurda quanto buffa situazione di essere sotto interrogatorio per aver commesso un delitto.

Ma qui non c’è da scherzare. Se il fato vuole che io risponda alle sue domande, lo farò.

“Facevo l’imbecille”, rispondo, forse senza neanche rifletterci sopra.

Lei annuisce, “E un paio di anni fa?”.

“L’idiota”.

“E l’anno scorso?”.

“Sia l’idiota, sia l’imbecille”.

“E adesso?”.

Il suo sguardo incatena il mio per un istante.

Sono io a distoglierlo per primo, conscio di aver miseramente perso.

Dopo pochi minuti di silenzio, credo di sapere cosa rispondere.

“Anche adesso, molto più di prima”.

Sento il suo sguardo su di me. Vuole che continui, ma non ne ho il coraggio.

“Mi deludi, Potter. Ti credevo dotato di spirito di osservazione”.

Il mio sguardo, costantemente in direzione del fuoco, si fa sorpreso.

Quella stessa frase l’ho utilizzata io. Mi sto sempre più convincendo dell’inversione che stanno subendo i nostri ruoli. Ed io…io sto andando a peggiorare, lo spirito combattivo che ho sempre avuto sembra essersi totalmente annullato.

Niente ottimismo, niente esuberanza, niente sicurezza…

Solo paura.

Paura di parlare, di dire qualcosa che la possa allontanare da me…e dire che l’ho persino baciata senza che m’importasse delle conseguenze…

E adesso sono totalmente inerme, senza che ne sappia il motivo.

Qualcosa mi punge gli occhi e mi offusca la vista, il cuore comincia a martellarmi furiosamente nel petto e le mani tremano. Il tutto accompagnato da una smisurata voglia di urlare.

Decido, infine, di voltarmi verso di lei. Il suo volto è preoccupato, la sua mano sospesa e tesa verso di me. Cosa avrà voluto fare?

“Mai avevo visto la sofferenza nei tuoi occhi, tanto che pensavo…che non eri in grado di provare questo sentimento…”, sussurra, guardandomi fisso negli occhi.

“Ed io pensavo che tu non saresti mai stata in grado di guardarmi con occhi preoccupati e compassionevoli”.

“Se hai voglia di…”.

Scuoto la testa, interrompendo l’ovvia prosecuzione della frase. Prima di poterne parlare con lei, devo trovare il coraggio.

“Un giorno lo farò”, rispondo semplicemente.

A dimostrazione che mi sento incredibilmente sollevato, mi alzo di slancio inspirando quanta più aria possibile.

La cosa che ancora è parzialmente insita in me è questa inspiegabile paura di dire qualcosa…certo, potrei anche reagire con i fatti – e che fatti – ma il risultato sarebbe milioni di volte peggiore, quindi è meglio lasciare le cose per come stanno e cercare un modo per poterle migliorare successivamente.

Ma da quando sono diventato così riflessivo?

Devo correre a dirlo a Remus!

In tutto questo guazzabuglio scombussolato di eventi, siamo giunti quasi all’ora di pranzo. A scuola saranno rimaste non molte persone, dal momento che sono tutti a Hogsmeade a festeggiare il giorno di San Valentino. Chissà dove sono i miei adorati Malandrini…?

“Guarda che ci conto”.

Mi sento sprofondare verso il sottosuolo ad una velocità disumana, per poi risalire in superficie alla stessa velocità.

Mi sta guardando con un mezzo sorriso stampato in volto.

Se lei ha detto che ci conta, significa che prima o poi vorrà chiacchierare un po’ con me…e questo significa che dovremmo pur rivederci…e questo significa altro appuntamento! Sì!

Bene. mi converrebbe tralasciare per un po’ la tremenda situazione angosciosa che mi ha visto protagonista qualche minuto fa, e cercare di rilassarmi piacevolmente.

Mentre nella mia testa alcuni esseri incorporei cominciano a ballare il limbo con sfrenato entusiasmo, lei si alza, sul viso sempre quello strano sorrisetto che mi induce a ricambiare.

“Che ne dici di andare a mangiare?”.

Sorrido raggiante.

Potrei mai non accettare?

To be continued…

Uff…

Lo so, il cap è un po’ scadente, sarà stata la mancanza di ispirazione o lo stress pre-esame. In ogni caso, sta a voi decidere come avete sempre fatto, e per questo vi sono infinitamente grata^^

Ringrazio: Cassy Black, cloe sullivan, miss lily, myki, gemellina, Lilian Potter, potterina_88_, lenu88, ki_chan, J&L4EVER, Vale Lovegood, gypsy_rose90, crilli, __MiRiEl__, ADA, lyrapotter.

Adesso devo volatilizzarmi.

Un bacio e alla prossima ^____^

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Capitolo 28
*** Rumours, voices ***


Capitolo 28

Rumours, voices

Niente di più fantastico.

Ed è incredibile come le cose che sembrano inizialmente voler avere un tragico risvolto, alla fine si rivelino assolutamente favorevoli e straordinarie.

Infatti, quando pensavo che non avrei mai più avuto la possibilità di sedere a pranzo con lei e che magari quella dell’altra volta mi era stata data come atto di pietà nei miei confronti, ecco che dal nulla è comparsa, gettandosi sulla panca accanto a me e borbottando sommessamente qualcosa riguardante la sua intolleranza nei confronti di alcuni insulsi giochetti che dilettano i ragazzini del primo anno.

La stessa cosa è accaduta il giorno dopo e il giorno dopo ancora.

E poi ancora, ancora e ancora.

Tanto che adesso la gente mormora su una nostra possibile relazione, cosa del tutto smentita da me ai miei Malandrini. Io lo vorrei davvero, ma non sopporto che si dica su di me qualcosa di poco veritiero, bello o brutto che sia. In ogni caso, tendo a farmi uscire dalle orecchie tutte le dicerie allo stesso modo di come in esse entrano.

Il mese di Febbraio è volato ed io e la Evans ci comportiamo come vecchi amici d’infanzia, per usare un’espressione di Felpato.

“Tu e la Evans finirete insieme, è solo questione di tempo”, conclude Sirius, mentre stiamo seduti sulle nostre poltrone a non fare un piffero.

“Sirius, tu non capisci”, dico, “Per te è tutto semplice…”.

“Notizia dell’ultima ora”, esclama Remus, entrando sparato in Sala Comune.

Io, Sirius e Peter rizziamo le orecchie pronti ad ascoltare cosa ha da dirci.

“O meglio, le notizie sono due”, precisa.

“Una buona e una cattiva?”, ipotizza Sirius.

“Mmh…direi che non sono poi così buone”.

“Uccellaccio del malaugurio…”, borbotta Sirius, sprofondando di nuovo nella poltrona.

Remus lo ignora, “La prima notizia, che riguarda tutti, è che fra due giorni abbiamo un test a sorpresa di Trasfigurazione”.

“Cosa???”, esclamiamo tutti, sconvolti.

“Scusa, ma se è a sorpresa, tu come fai a saperlo?”, gli domando.

“Ringraziate il fatto che ve lo sia venuto a dire, altrimenti potevate anche scordarvelo! Vi converrebbe iniziare a ripas…a studiare!”.

In noi tre cresce un’improvvisa voglia di gettarci dalla finestra e finire sfracellati al suolo. È inconcepibile…la scuola è cominciata da mesi ed io ho la netta impressione che non facciamo altro che studiare Trasfigurazione e Pozioni. Per non parlare di Storia della Magia…insomma, sempre le stesse materie! E a Difesa contro le Arti Oscure non ci insegnano nemmeno a difenderci dalle Arti Oscure.

“Era a questo che ti serviva il Mantello di James?”, domanda Peter poco dopo, “Per spiare i professori?”.

Remus diventa rosso e si fa piccolo piccolo.

“Aaah, non ci credo!”, esclama Sirius, balzando in ginocchio sulla poltrona, “L’hai fatto davvero? Per noi?”.

“Ebbene sì…”, confessa Remus, “Non potevo mica lasciarvi al vostro destino”.

Sirius parte sparato verso Remus con l’evidente intento di stritolargli le ossa con un abbraccio, ma il nostro Lunastorta riesce a scappare in tempo.

“L’altra notizia?”, gli chiedo.

“Quella riguarda te. Lily è arrabbiata con te perché è convinta che tu vai dicendo in giro che state insieme, trasformando la cosa in una soap opera”.

“In una che???”.

“In una soap opera”, ripete, come se tutti fossimo a conoscenza di questa cosa.

“E che roba è?”.

“Lascia perdere. Intendila come una cosa negativa”.

Sbuffo.

Due secondi dopo convengo che non posso stare qui a rigirarmi i pollici.

No, non è possibile! Devo andarla a cercare.

***

“EVANS!”, sbraito nel bel mezzo del corridoio, ben sapendo che lei si trova all’altro polo della Terra.

“Potter, con te l’anonimato può andare a quel paese!”, mi risponde lei, col medesimo tono di voce.

Facciamo per avvicinarci entrambi ed evitare che i nostri cari compagni di scuola sentano qualcosa al di fuori dei loro affari.

“Non era il caso di gridare come una scimmia urlatrice”, mi dice, una volta raggiunta una posizione salutare per le nostre corde vocali, “Cosa vuoi?”.

“Dirti che io non metto in giro nessun tipo di voci su noi due!”.

“E allora chi le mette?”.

“Non fare quell’aria innocente. Voi ragazze vi confidate sempre. Per quanto mi riguarda potrebbe anche essere stata la tua amica”.

“Non addossare la colpa sugli altri!”.

“E perché mai tu la devi addossare a me???”:

“Comunque sia, anche voi ragazzi vi confidate. Per quanto mi riguarda potrebbe essere stato Black!”.

“No!”.

I nostri volti si fanno incredibilmente vicini, i nasi quasi si sfiorano, gli occhi lanciano milioni di Avada Kedavra…

Ma non possiamo stare tutta la vita a fissarci.

Peccato…

“Comunque, Evans…”, dico infine, “Ti assicuro che io non metto in giro nessuna voce…ma mi spiegheresti cos’è questa storia dell’opera…?”.

“Niente, lascia stare. Piuttosto…”.

Oh…

Oh-oh…

Oh-oh-oh!!!

Quando la Evans dice piuttosto significa che sta per chiedermi qualcosa. Un favore, magari, una richiesta…

Assumo l’aria di uno che si aspetta la proposta del secolo, “Sì?”.

“So del test a sorpresa di Trasfigurazione, me l’ha detto Remus. Ma io so in più qualcosa che Remus non sa”.

Per Merlino, cosa mai sarà sfuggito a Remus-A-Me-Nulla-Sfugge-Lupin?

La cosa mi incuriosisce parecchio.

“Dove possiamo parlare?”, mi domanda.

Sulla luna, va benissimo. Volendo, anche sul sole.

“In Sala Comune ci sono gli altri”, rispondo, alludendo al resto dei Malandrini, “Se devi dirmi questa cosa che sfugge inspiegabilmente a Remus, devi farlo anche con gli altri tre”.

“Certo. Quattro corpi, un’anima”.

“Precisamente”.

“Andiamo”.

E io vado.

***

“Abbiamo anche la Evans a onorarci della sua presenza”, annuncio, entrando in Sala Grande.

Lei mi lancia un’occhiataccia alle spalle. Non l’ho vista, ma so che l’ha fatto.

“Mettiamo subito in chiaro…”, dice lei, scrutandoci tutti, “…che io do una cosa a voi, voi la date a me”.

Fin qui non mi sembra ci sia nulla di strano, il suo ragionamento non fa una grinza.

L’unica cosa strana è lo sguardo che Sirius mi ha rivolto, non so che diamine significasse.

“Dato che il vostro amico Remus è stato così gentile da riferirmi dell’imminente test a sorpresa di Trasfigurazione – volendo ignorare bellamente il modo con cui l’abbia scoperto e il fatto che, nelle mie condizioni di Caposcuola, dovrei sbattervi in punizione, Potter in primis perché è Caposcuola a convenienza – ho deciso di fare anch’io la mia buona parte e dirvi che i test a sorpresa sono due”.

Il suo discorso viene accompagnato da un’espressione di sgomento da parte nostra.

“Evans, come l’hai scoperto?”, le chiedo.

“Ognuno ha i suoi metodi”, mi risponde semplicemente.

“Su quale materia verterà il test?”.

“Pozioni”.

Ed io ho capito tuuutto quanto!

Tanto vale mettermi in bella mostra. Sono sicuro che la Evans vuole arrivare esattamente dove sono arrivato io molto prima di lei.

Sorrido in modo furbo, “Un aiuto in Trasfigurazione per un aiuto in Pozioni?”.

“Non ti smentisci mai, eh, Potter?”.

Lo scambio mi sembra equo. Ma io ci guadagnerò qualcosa in più, voglio guadagnarci a tutti i costi.

E fu così che i Malandrini e la Evans cooperarono per un fine comune.

***

E fu così che James Potter se ne fregò altamente di Pozioni per cimentarsi in vedute più ammalianti.

Sto parlando del suo volto concentrato sul libro.

Quanto vorrei essere quel libro…

“Potter, si può sapere che hai?”, mi domanda improvvisamente, sollevando la testa dai suoi appunti di Pozioni, scritti lateralmente tra le pagine.

Remus, Sirius e Peter hanno preferito ripassare Trasfigurazione.

La Sala Comune mi pare vuota. In effetti, lo è.

“Niente”, rispondo.

“E allora perché mi guardi?”.

“Non posso guardarti?”.

“No, se non hai un motivo per farlo”.

Un motivo ci sarebbe, ma sono troppo codardo per dirglielo.

Quindi sto zitto e gioco di sguardo.

China gli occhi sul libro. Non so se si è accorta che io la guardo in un certo modo – di qualsiasi modo possa trattarsi – ma la cosa mi sembra piuttosto evidente. Non vuole capire.

“La smetti?”, sbotta, tenendo gli occhi incollati sul libro.

Probabilmente ha sentito ancora una volta il mio sguardo insistente su di lei.

“Ma di far che?”, mi fingo ingenuo.

“Di guardarmi! Mi metti a disagio!”, solleva lo sguardo e arrossisce leggermente.

Sorrido e nasce in me la voglia di baciarla.

Vorrei provare a farlo…se non ci riesco non fa niente, sarà per un’altra volta…se ci sarà un’altra volta.

La guardo ancora.

La guardo e penso: davvero io avevo così tanta paura di rovinare tutto con le parole, quel giorno di San Valentino, settimane fa?

E adesso la stessa paura si impossessa di me. Stavolta le parole saranno superflue.

La mia inseparabile coscienza con la voce di Remus mi dice di lasciar perdere, che forse farei meglio a tornare al mio libro di Pozioni e dare tempo a tempo. Ma io ho già dato al tempo parecchio tempo, e adesso – beh – è tempo di fare le persone serie.

Basta giocare.

Sento una risata di trionfo che parte dall’altra mia coscienza, quella libertina, quella con la voce di Sirius.

Non sto ragionando. Non con la mente, almeno. Con qualcosa che tamburella frenetico dentro al mio petto.

“Che c’è, adesso?”, mi domanda lei piano, quasi intimidita, sollevando di nuovo gli occhi da quel libro che tanto invidio per incontrare i miei.

Si sarà accorta che la guardo in un modo diverso da quello di prima.

O magari è sempre lo stesso, che importa?

La mia coscienza razionale mi dice che in questo momento sto correndo un rischio più grande di me.

La mia coscienza irrazionale mi dice che questo momento devo viverlo, perché vivere significa rischiare.

Ed io adoro il rischio.

Il mio sguardo slitta in un secondo dai suoi occhi alle sue labbra, poi di nuovo ai suoi occhi. Il suo fa lo stesso.

Quando ci siamo avvicinati così tanto?

“Ti sto dando il tempo di fuggire”, sussurro sulle sue labbra.

“Ti sto dando lo stesso avvertimento”, fiata sulle mie.

E poi sento le sue dita leggere sul mio viso. Tremano. Sembrano vogliano fermarsi, ma non lo fanno. Sento anche le sue labbra sulle mie. Anch’esse tremano e sembrano volersi fermare.

Ma non lo fanno.

Anche le mie tremano, non vogliono fermarsi. Ma si fermano.

Non so cosa c’è nei suoi occhi, lei non mi permette di guardarli come ho fatto prima.

Mi verrebbe da ridere a pensare che la coscienza con la voce di Sirius si sta complimentando con me, ma vorrebbe che io smettessi di usare la testa e mi facessi trasportare.

Da cosa, non lo so.

Da lei, forse? Se è così, mi sta bene.

Continuo a farmi trasportare, i nostri respiri si confondono.

Poi le domando senza parlare se posso essere io a trasportare lei. E il permesso mi viene accordato.

Il tempo e lo spazio si sciolgono, forse anche i libri di Pozioni.

A me non importa. A lei non importa.

E non ci importa nemmeno se la sedia reggerà il peso di due persone. Per quanto mi riguarda, io il suo lo reggo benissimo.

Quante domande mi frullano in testa in questo momento. A formularle è la coscienza con la voce di Remus. Quella con la voce di Sirius mi dice di stare tranquillo.

Le risposte arriveranno.

To be continued…

Non chiedetemi come questi due sono finiti così perché non lo so! E poi le risposte arriveranno [si spera… XD No, scherzo!]. La loro pazzia verrà chiarita, ma prima è necessario che io chiarisca la mia XDXDXD

Comunque sia, spero che il – ehm – “riavvicinamento” dei due piccioni in amore sia stato gradito almeno un pochetto^^

Ringrazio immensamente: Cassy Black, cloe sullivan, lenu88, J&L4EVER, gypsy_rose90, gemellina, potterina_88_, Vale Lovegood, HarryEly, lyrapotter, myki, Kalahary (Anche per il precedente capitolo, grazie^^), __MiRiEl__.

Alla prossima!

KiSs ^____^

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Capitolo 29
*** Helping hand ***


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Capitolo 29

Helping hand

I test a sorpresa – non poi così a sorpresa – sono andati incredibilmente bene a tutti. Ci è voluto spirito di collaborazione.

Sirius, ridendo, non fa altro che dire a Remus che le regole le deve trasgredire più spesso. Remus gli urla addosso il suo moralismo conformista, ma poi inizia a ridere dietro a Sirius. E con lui ridiamo anche io e Peter.

Gli allenamenti di Quidditch proseguono. È più che scontato che anche quest’anno il Campionato lo vinciamo noi. La cosa assolutamente imprevista è che rischiamo di vincere la Coppa delle Case, mai collezionata in sette anni a causa dei nostri precedenti. Ciò significa che abbiamo voluto trascorrere l’ultimo anno all’insegna del buon senso, per la gioia di chi ci sperava e per la delusione di chi si divertiva a guardarci. Quando lo dico a Remus, lui mi sgrida dicendomi che, se scoprono che lui ha spiato i professori, lo espellono. In effetti non gli do tutti i torti, ma le possibilità che Remus sia stato beccato sotto il mio Mantello – della serie: il Mantello dell’Invisibilità è efficace non perché ha il potere di rendere invisibili, ma perché è di proprietà di James Potter – sono alquanto esigue, per non dire inesistenti.

Tirando le somme, la vita scolastica e sportiva prosegue meglio di quanto mi aspettassi, ma chi crede che a me tutto questo importi qualcosa, beh…non ha capito proprio nulla.

***

Toc toc.

Il suono proveniente dalla porta mi risveglia dalla trance in cui ero caduto fissando le pantofole di Sirius, quelle che hanno un muso di cane sul davanti. Non le ha mai messe.

“James, vai tu?”, mi chiede lui.

“E va bene!”.

Scendo dal mio letto, su cui ero seduto a gambe incrociate, per andare a vedere chi accidenti ha il coraggio di bussare alla porta della stanza dei Malandrini alle undici della sera passate.

Quando apro la porta la figura che ho davanti mi lascia alquanto basito: un’adorabile Evans in vestaglia verde, con tanto di pigiama infilato nelle calze.

Non che io sia abbigliato meglio.

Quando la osservo, noto sul suo volto un’espressione sinceramente preoccupata.

“Evans, cos…?”.

Ma vengo interrotto da un rumore proveniente dalle parti di Sirius: per la fretta di coprirsi il petto nudo neanche fosse una donna, è ruzzolato giù dal letto. Peter e Remus sospirano ed io torno a guardare lei, in attesa che mi dica cosa succede.

“Mi dispiace essere piombata qui senza preavviso…”, inizia lei.

“Sì, certo…entriamo nella camera dei maschi alle undici della sera come se nulla fosse, pensando che magari sono anche nudi, così vengono sbattuti in punizione con l’accusa di atti disdicevoli…”, borbotta Sirius, prontamente fulminato dal sottoscritto e da Remus che gli tira un cuscino centrandolo in pieno.

“Eviteresti di parlare a sproposito?”, gli dice Remus tra i denti.

Io ritorno per l’ennesima volta a guardare la Evans, mi scuso con lei e la invito a continuare, sperando che non ci siano altre interruzioni.

“La mia amica Alice teme che a Frank sia successo qualcosa”.

A quella frase divento improvvisamente pallido, mentre sento i Malandrini alzarsi dai loro letti e avvicinarsi a me.

“Spiegati meglio”, le dico.

“Alice mi ha detto che non lo vede da questo pomeriggio”.

“A pranzo era con noi”, dice Sirius. Io, Remus e Peter annuiamo alle sue parole.

“E’ sparito dopo, per quanto ne so”, spiega la Evans, “Alice pensa che sia andato nella Foresta Proibita”.

“Cosa diavolo ci andrebbe a fare lui, laggiù?”.

“Ha trovato una Mandragola selvatica”.

La risposta della Evans è sufficiente per farci sbattere una mano sulla fronte. Soltanto Frank Paciock avrebbe il coraggio di avvicinarsi ad una Mandragola selvatica, cosa alquanto pericolosa.

Rivolgo uno sguardo significativo a Peter e Sirius che subito capiscono e, prese le mantelle, sfrecciano via sotto lo sguardo enigmatico della Evans. Trasformati in cane, cervo e topo faciliteremo le ricerche.

“Ma dove vanno?”, mi chiede lei, come prevedibile.

“Rimani con Remus”, le suggerisco, evitando di rispondere alla sua domanda.

“Sto per andare ad avvertire la McGranitt e, in veste di Caposcuola, sono…”.

La fulmino con lo sguardo e lei capisce immediatamente che non è il giusto momento di pensare ai doveri di un Caposcuola, “La situazione è sotto controllo, la McGranitt verrà informata successivamente. Fra poco riporteremo Frank alla tua amica”.

Prendo il Mantello senza farmi accorgere da lei ed esco dalla stanza di filata, mentre sento dire a Remus un Se la caverà, in risposta ad una domanda che non ho sentito.

***

Con l’aiuto delle mie quattro zampe, riesco ad arrivare nel punto indicatomi da Sirius con il suo ululato. Tre cuffiette per le orecchie sono posizionate ai piedi del grosso cane nero, evidentemente sgraffignate dalla serra di Erbologia prima del mio arrivo.

“Potrebbero non servirci”, dico, passando alla forma umana. Peter e Sirius fanno lo stesso.

“Non dire cavolate!”, sbotta Sirius, “Come credi che si sia avvicinato Frank alla Mandragola?”.

“Se fossi stato un po’ più attento alle lezioni di Erbologia, sapresti bene che se le Mandragole sono selvatiche, un eccessivo avvicinamento ad esse, anche con orecchie coperte, potrebbe provocare danni irreversibili!”.

“Merlino barbuto, mi sembra di parlare con Remus!”, suona come un insulto.

“Di sicuro Frank lo saprà più che bene, non si sarà avvicinato”, ipotizza Peter.

“Lo spero tanto”.

“Basta perderci in chiacchiere”, dice Sirius, rompendo quel breve istante di silenzio, “Indossiamo queste maledette cuffie e andiamo a cercarlo”.

“Non credo sarebbe saggio trasformarsi”, faccio notare.

“E’ preferibile che mi trasformi io”, propone Peter, “Sono il più piccolo e la Mandragola potrebbe non accorgesi di me e, di conseguenza, non mi ucciderebbe col suo pianto”.

“Sarebbe un’idea”, lo appoggia Sirius.

Scuoto la testa, “Toglitelo dalla testa, Peter. Non voglio rischiare che qualcuno di voi si faccia male”.

“Cos’altro proporresti? Non abbiamo altra scelta”.

Peter ha ragione. Ma qualcosa deve pur esserci. Frank sarà svenuto da qualche parte nella Foresta, la stessa cosa potrebbe accadere ad un di loro ed io potrei non riuscire a trovarli…

“Ah!!!”, Sirius lancia un gridolino acutissimo che ci fa saltare per aria dallo spavento.

“Sirius, ma sei sce…???”.

“Silenzio!”, mi ammonisce, “Sto per avere uno di quei cosi che Remus non ricordo come chiama…”, si massaggia le tempie.

“Parli del flash?”, domanda Peter.

“Sì, sì…credo sia questo…”, continua a massaggiarsi le tempie.

Effettivamente, mi ricorda molto Remus quando è concentrato e cerca di ricordare qualcosa che ha sulla punta del cervello, ammesso che il cervello abbia punte.

Dopo qualche minuto, Sirius si batte un pugno sul palmo aperto.

“Ragazzi, avete di fronte a voi un genio”, esulta, adulandosi.

“Siamo perduti…” , sospiriamo io e Peter.

“Spiritosi…comunque, scherzi a parte, so come salvare Frank senza che la Mandragola ci stordisca col suo pianto”.

“Illuminaci”.

“Mi sono ricordato di una cosa: a volte una Mandragola selvatica emette ultrasuoni, non percepibili da orecchio umano. È probabile che li stia emettendo e se io mi trasformo in cane, il gioco è fatto! I cani riescono a percepire gli ultrasuoni e la cosa diventerebbe più semplice”.

“Sirius…sei un genio”, ammette Peter, vigorosamente appoggiato dal sottoscritto.

Sirius alza il mento con aria soddisfatta. Di sicuro non vede l’ora di dirlo a Remus

Adesso non dobbiamo fare altro che sbrigarci a cercare Frank.

***

Per fortuna, è andato tutto come previsto da Sirius. È riuscito a scovare la Mandragola seguendo gli ultrasuoni prodotti e abbiamo trovato Frank svenuto lì vicino. Per avvicinarci abbiamo utilizzato un Incantesimo di Sordità all’ennesima potenza, per evitare spiacevoli incidenti. Tutto è andato per il meglio e adesso Frank riposa in infermeria.

Io, Sirius e Peter ritorniamo alla Torre di Grifondoro e, con nostra sorpresa, troviamo Remus e la Evans ad aspettarci in Sala Comune. Lei si alza di scatto e mi viene incontro, per poi poggiare una mano sul mio braccio.

“Come stai…cioè, come state? Dov’è Frank?”, domanda, guardandomi preoccupata.

“E’ tutto ok, Frank è in infermeria”, rispondo.

“Come mai siete qui?”, chiede Sirius.

“Il perimetro della nostra stanza era troppo piccolo e noi eravamo troppo nervosi, per cui ci serviva un posto più grande per fare avanti e indietro”, spiega Remus.

Segue un breve istante in cui Sirius si trattiene dal ridere.

Io torno a guardare la Evans e lei stacca subito la mano dal mio braccio.

Che peccato…questi brevi contatti mi mandano in paradiso.

“Vado a…chiamare Alice”, e scappa via, verso il dormitorio delle ragazze.

Sospiro e sento lo sguardo di Remus addosso.

“Non faceva altro che chiedere quando arrivassi, se proprio ci tieni a saperlo”, mi dice.

Io non so se sorridere oppure no.

Mi volto verso il buco del Ritratto, “Vado a cercare la McGranitt. Deve pur essere informata di quanto è accaduto”.

Senza aggiungere altro, esco dalla Sala Comune e decido di prendere il tragitto più lungo per arrivare all’ufficio della McGranitt.

***

Non riesco a pensare a nulla, se non all’immagine dei suoi occhi che mi guardano con preoccupazione. È troppo chiedere un suo sorriso?

Questo pensiero mi accompagna fino al corridoio che porta all’ufficio della McGranitt. Non mi ero accorto di andare così veloce. Mi fermo nel bel mezzo del corridoio, ma ignoro il motivo per cui lo faccio.

“Potter?”.

Se il dolore sparisse col suono della sua voce…

Mi volto. La Evans avanza verso di me per la seconda volta in un’intera serata. Ha il fiatone, avrà corso. Si ferma per riprendere fiato e regolare il respiro.

“Remus mi ha detto che eri andato dalla McGranitt, così sono arrivata fin qui perché è giusto che ci sia anch’io”, mi spiega.

Sorrido quasi involontariamente perché penso al suo modo di dare una spiegazione razionale ad ogni cosa. Ma io non voglio spiegazioni, mi basta solo vederla.

“Che c’è?”, mi domanda, vedendomi sorridere.

“Nulla”.

“E allora perché stai sorridendo?”.

Non solo lei dà spiegazioni, le vuole pure.

Allora avrà anche la mia.

“Perché sono contento di vederti”.

Sembra essere meravigliata di quanto ho detto. Perché lo è? Io trovo che sia una cosa normalissima.

Ad un tratto il mio sorriso si spegne perché un terribile pensiero mi trapassa la mente come un spada conficcata nel cervello: e se…se ci fosse stata lei , svenuta, nella Foresta Proibita? Che ne sarebbe stato di me? L’avrei cercata in ogni dove, per anni, per secoli…che farei se lei fosse in pericolo? Donerei l’anima a Voldemort pur di riaverla con me…o la mia vita…o entrambe le cose…

Inconsciamente sollevo una mano e le sfioro il viso. Poi la riporto giù, come se un filo invisibile la facesse muovere indipendentemente dalla mia volontà.

Sento un brivido percorrermi la schiena fino a farmi rizzare i capelli sulla nuca, quando lei avvicina le sue dita alle mie.

“La prossima volta…”, dice, mentre la sua presa sulla mia mano si fa più forte, “…io verrò con te, così vedrò di persona se tutto va bene”.

La traggo a me e l’abbraccio, inebriandomi del suo profumo. Non avrei mai creduto di poterlo fare oltre che nei miei sogni.

Poggio le mie labbra al suo orecchio, “Se ti saprò qui ad aspettarmi, di sicuro andrà tutto bene”.

Sento le sue braccia circondarmi la vita e stringermi forte.

Ma davvero è possibile tutto questo?

La mia coscienza con la voce di Sirius mi risponde che, sì, è tutto vero…il desiderio di averla tra le braccia si è realizzato. La coscienza con la voce di Remus credo stia sorridendo. Mi passa per la mente un’immagine buffa di Remus e Sirius che si danno, compiaciuti, pacche amichevoli sulla spalla, ammiccando nella mia direzione. Vorrei ridere, ma in questo caso passerei davvero per uno che con ci sta con la testa.

“Non credo che sia un problema se alla McGranitt lo diciamo domani”, mi dice lei, col viso nascosto, “A quest’ora starà dormendo, non è il caso di disturbarla”.

Ho come l’impressione che anche in lei dimorino due coscienze. Non l’ho mai vista mancare ad un dovere. Non so dire se ciò sia una buona cosa o meno, ma viste le circostanze…per me lo è eccome.

Sciogliamo il nostro abbraccio. I suoi occhi mi fissano ancora inquieti.

Le accarezzo la guancia, ma stavolta consapevolmente.

“Mi faresti un favore?”, le domando.

Lei annuisce.

“Sorridi”.

Tende gli angoli della bocca e mi regala un meraviglioso sorriso.

Avvicino il mio viso al suo.

“Grazie”, le sussurro sulle labbra, prima di riprendermi il mio regalo.

To be continued…

Capitolo terminato cinque minuti fa, non so come sia uscito fuori. Sicuramente siete rimasti a bocca aperta, dal momento che l’ho, per così dire, lasciato in sospeso. Tutto verrà chiarito, si spera XD. Lily ha mostrato il suo lato umano e ha finito per preoccuparsi per il nostro James, anche se lui è risultato un tantino paranoico XD. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento^^

Un miliardo di GRAZIE a: cloe sullivan, Vale Lovegood, HarryEly, potterina_88_, gemellina, lyrapotter, Cassy Black, miss lily, lenu88, __MiRiEl__, gypsy_rose90, jellicalcat, myki.

Alla prossima!

Kisses ^____^

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Capitolo 30
*** Falling asleep ***


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Capitolo 30

Falling asleep

Mi do mentalmente dell’idiota, perché mi sto chiedendo come mai lei non mi abbia ancora urlato addosso il nostro essere nella Torre di Astronomia, senza badare ai professori che potrebbero metterci in punizione o al fatto stesso di essere Caposcuola.

Io mi sto chiedendo tutto questo, quando invece dovrei pensare che lei non sta proprio dicendo nulla di tutto ciò.

Resta in silenzio e mi guarda, forse per invitarmi ad infrangerlo.

Potrei sempre chiederle di chiarire il dubbio che mi assilla.

“Mi domando come mai io non abbia ancora avuto il piacere di sentire una serie di frasi del tipo: Potter, che diavolo ci facciamo qui in piena notte? È contro il regolamento! Se finisco in punizione per colpa tua, me la pagherai! E poi, noi due siamo Capiscuola, che razza di esempio daremo agli studenti?”, cerco di buttarla sull’ironia, sperando che lei non se la prenda.

Con mio grande sollievo, comincia a ridere, “Non ti ho detto tutte quelle cose perché tu mi avresti risposto: Avanti, Evans, non fare la guastafeste! A chi vuoi che venga in mente di sondare la scuola in piena notte? Qui ci sono venuto tantissime volte e non mi hanno mai beccato. E aggiungeresti: Fidati di me”.

Mi metto a ridere anch’io.

“In quel caso…”, continuo, “…tu mi diresti: Fidarmi di te? Potter, preferirei mille volte fidarmi di uno Schiopodo che di te!”.

“Ma non è vero!”, ribatte lei.

“Oh, sì che lo è”.

“No!”.

“Dammi una prova che non lo sia”.

Io la guardo – è tutta la sera che non faccio altro – ma lei porta gli occhi altrove e fa finta di pensare. Dico che fa finta perché sono perfettamente a conoscenza della risposta che mi darà e, come lo sono io, lo è anche lei.

“Lo ammetto, era vero”, risponde infine.

Era?”.

Annuisce, “Significa che adesso è differente”.

“Me ne sono accorto”.

Mi allontano per andarmi a sedere in un angolo della Torre, con le spalle poggiate alla parete. Batto una mano sul pavimento e lei capisce che voglio che si sieda accanto a me. Un po’ come quando siamo usciti insieme al nostro primo appuntamento.

“Spiegami perché è differente, adesso”, le dico, una volta sedutasi.

Fa finta nuovamente di pensare e guarda davanti a sé. Non capisco la sua titubanza, dal momento che lei si è dimostrata da sempre una persona che risponde di getto a ciò che le si chiede, pensandoci molto rapidamente.

“È differente perché lo sei anche tu”, mi dice in un sussurro, come se avesse paura ad ammetterlo.

“Continua, ti ascolto”, la incito a proseguire, notando il suo silenzio.

“Sai bene che non sei più quello che eri negli anni passati”.

“Sì, me l’hai già detto una volta”.

“Quindi ho riflettuto”.

“E a che conclusione sei giunta?”.

Lei rimane un’ennesima volta in silenzio. Io aspetto la sua risposta con calma, non ho nessuna fretta.

Prende un respiro, “Non voglio dirtelo!”, esclama nervosa.

“Ma come???”, rimango basito e divertito allo stesso tempo, “Vuoi lasciarmi nel dubbio?”.

“Voglio sapere da te cosa ti è successo”.

“Mi stai rigirando la domanda?”.

“Esattamente”.

Adesso anch’io faccio finta di pensare, perché avrei una miriade di cose da rivelarle e so benissimo cosa sono, non è necessario rimuginarci sopra.

La paura è sempre la stessa: vederla voltarmi le spalle e sparire oltre quella porta…per questo non vorrei rischiare di dire qualcosa che faccia avverare questo mio timore.

Ma se proprio vuole una risposta a tutti i suoi perché, io cercherò di dargliela. E quando la verità verrà a galla, beh…si vedrà.

“Ho pensato di metter giudizio”, rispondo di getto, e quasi mi vien da ridere.

“Questo sarebbe uno degli innumerevoli motivi”, conviene lei giustamente, “Cos’altro?”.

“Ero stato messo così tante volte in punizione, che ho pensato potessero bastarmi per la vita. Così ho smesso di combinare guai”.

“Poi?”.

“Beh, sono Caposcuola e questa la dice tutta”.

Lei mi guarda male e alza un sopracciglio. Entrambi soffochiamo una risata.

A poco a poco mi sta facendo elencare tutti i motivi per cui io ho deciso di cambiare. Ma ne manca uno, il più importante. Chissà se arriverà a tirar fuori anche quello.

“Volevo che parlassi tu”, le dico, qualche minuto dopo.

“Io ho già parlato abbastanza. Ricordi quando siamo stati ad Hogsmeade?”.

“Come dimenticarlo?”.

“Allora ricorderai anche tutto quello che ci siamo detti”.

“Naturalmente”.

“E quello che io ti ho detto”.

“Certo. Ma ricordo che ti ho detto che c’è una cosa che non saprò mai di te”.

Lei abbassa lo sguardo e abbozza un sorriso, “Quello che penso”.

Io non ho intenzione di abbassare il mio. Non lo faccio semplicemente perché è molto meglio impiegare il tempo guardando lei che guardando il pavimento.

Però io vorrei tanto poter immergermi nei suoi occhi di smeraldo.

“Guardami”, le dico improvvisamente,”E dimmi a cosa stai pensando”.

Ho rigirato la domanda a mio favore un’altra volta.

Mi rivolge lo sguardo, “Sto pensando a te”, sussurra, quasi intimidita, “E…e tu?”.

“Il mio pensiero è sempre lo stesso da tantissimo tempo”.

“Posso sapere qual è?”.

“Sei tu il mio pensiero”.

Ma anche la mia aria, il mio sole, il mio mondo, la mia vita.

Non glielo dico, no, perché sono uno schifoso codardo e non è necessario ripetere quale sia la mia paura.

Però…perché ho una così gran voglia di dirglielo adesso che sento le sue braccia stringermi, il suo viso nascosto nell’incavo della mia spalla, il suo respiro sul mio collo?

La stringo a me a mia volta.

“Nemmeno io so quello che pensi”, mi dice piano.

“Hai avuto modo di saperlo”.

“Sì, ma…perché io?”.

“Mi dispiace, non so risponderti”.

Inaspettatamente, mi dà un piccolo bacio sulla guancia e poggia la testa sulla mia spalla. I nostri cuori battono in sincronia.

Ho la sensazione che lei si stia addormentando e anch’io comincio a sentire le palpebre sempre più pesanti.

Ma c’è qualcosa che vorrei chiarire.

“Mi dici una cosa?”, la mia voce irrompe il silenzio.

Non ricevo alcuna risposta a voce, annuisce solo impercettibilmente.

“Perché mi hai baciato a Natale? Capisci che per me è valso come una specie di permesso scritto?”.

Nessuna risposta. Si è addormentata, non c’è altra spiegazione.

Resto in ascolto del suo respiro silenzioso e regolare e, in tutta franchezza, non mi importa proprio nulla di quello che avrebbe potuto rispondermi.

Sorrido come uno scemo e chiudo gli occhi, in attesa che il sonno rapisca anche me.

***

Un lievissimo raggio di sole colpisce il mio occhio destro.

Mi sento benissimo. Forse questo è il miglior risveglio della mia vita, oltre che il più strano: sono sdraiato sul pavimento, eppure è come se avessi dormito nel più soffice dei letti; siamo a marzo e fuori soffia aria fredda, eppure io sto al caldo; e c’è un profumo così buono…

Apro gli occhi. Lei sta ancora dormendo beatamente accanto a me ed io mi chiedo se non lo stia ancora facendo anch’io, se non stia ancora sognando o se sia tutto vero.

Il sole è fin troppo alto nel cielo. Deduco che siano appena le otto del mattino.

Le sfioro delicatamente il viso. Non vorrei svegliarla, ma se non lo faccio rischio di imbattermi nella sua ira.

Apre piano gli occhi fino ad incontrare i miei. Sbatte le palpebre velocemente, come se fosse sorpresa di vedermi. Beh, lo sono anch’io di vedere lei.

Due secondi dopo li richiude e si stringe a me.

“Sei bellissima”, le dico, “Ed io sono privo di qualsiasi modo cortese”.

“Perché?”, sembra ridere appena.

“Perché ti ho appena insultata”.

Forse a lei non è suonato come un insulto poiché sento la sua guancia riscaldarsi sotto la mia mano.

“Dobbiamo alzarci”, le dico poco dopo.

“Non ci sono lezioni di sabato”.

“Purtroppo per noi, oggi è venerdì”.

“Ah…”, non sembra importarle molto la cosa, “E che ore sono?”.

“Non vorrei dirtelo, ma saranno circa le otto”.

Solleva la testa e mi fissa con occhi increduli e sconvolti, “Le otto???”.

Si libera dal mio braccio che la circondava e si mette subito sulle ginocchia, sistemandosi i capelli e la divisa. Io la imito e la osservo divertito.

“Ci siamo addormentati!”, esclama, “Come? Quando? Com’è successo???”.

“Non lo so”, rispondo, sistemandomi gli occhiali sul naso.

“Arriveremo in ritardo a Pozioni!”.

“Ce la faremo, se corriamo”.

“E allora corriamo!!!”.

Un paio di minuti dopo stiamo già correndo come disperati per i corridoi, in direzione dei sotterranei, con le urla isteriche di Gazza che ci dice che non si corre per i corridoi, e con le urla di noi due che gli diciamo che i corridoi sono fatti per correre altrimenti non si chiamerebbero in questo modo.

“Di qua!”, le dico, svoltando a destra, “Arriveremo prima”.

“Se ci perdiamo come è successo l’altra volta…”.

“Non ci perderemo”, interrompo la prosecuzione della sua minaccia.

“Ah, già! Dimenticavo che hai con te la Mappa del Damerino!!!”.

“Del Malandrino”.

“Fa lo stesso!”.

“Non fa lo stesso! Le cose vanno chiamate con i rispettivi nomi per poterci appartenere”.

“È per questo che noi non ci chiamiamo mai per nome?”.

La sua domanda fa rallentare il ritmo della corsa fino a farmi fermare del tutto.

L’aula di Pozioni è ormai a due passi, basta girare l’angolo.

“Perché ti sei fermato?”, mi chiede, fermandosi a sua volta un po’ più avanti rispetto a me.

“Siamo arrivati”, rispondo senza nemmeno guardarla.

“Posso sapere cos’hai?”.

“Assolutamente nulla”.

“Non fare lo stupido!”.

“Che significava la domanda di prima?”, chiedo improvvisamente, tornando a guardarla.

Adesso è suo il turno di gettare lo sguardo a terra.

Non sa rispondermi. Lo sospettavo.

Nemmeno io avrei saputo farlo. Forse è meglio che adesso nessuno dei sue sappia nulla. D’altronde nemmeno io ho risposto alla sua. Magari, un giorno, ne verremo a conoscenza inaspettatamente.

Faccio un passo avanti, poi un altro e un altro ancora. Arrivo di fronte a lei e mi chino al suo orecchio.

“Grazie per ieri sera”.

Non voglio sapere che tipo di espressione è dipinta sul suo viso. Voglio tenermi ancora impressa nella mente l’immagine di lei addormentata tra le mie braccia.

Proseguo verso l’aula di Pozioni e apro la porta.

Lo sguardo dei miei amici incrocia il mio. All’appello manca quello di Remus.

La luna piena è vicina.

To be continued…

Mi scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, ma questo capitolo proprio non voleva scriversi. Le scene romantiche non sono per niente il mio forte per cui il capitolo è stato letto, riletto, scritto, riscritto, ho aggiunto parti, ne ho tolte altre e alla fine ho detto: “Basta! Non posso fare miracoli. Come viene, viene”. Ed eccolo qui con l’ultima modifica avvenuta due minuti fa. “Tempo sprecato”, mi direte voi, “È venuta fuori una schifezza”. Pazienza XD

Ringrazio immensamente: ki_chan, lauraroberta87, Celicola, Lilian Potter, TheBestLady, Lily Black 90, myki, Pioggia, HarryEly, cloe sullivan, lenu88, __MiRiEl__, Cassy Black, potterina_88_, miss lily, lyrapotter, Vale Lovegood, jellicalcat.

Spero abbiate passato una Buona Pasqua^^

A presto. Bacini ^____^

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Capitolo 31
*** Four bodies, one soul ***


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Capitolo 31

Four bodies, one soul

Ho trascorso le due ore di Pozioni a disegnare sul mio foglio di pergamena. Con la coda dell’occhio vedevo Sirius voltato verso di me, come a volermi chiedere senza parlare cosa mi prendesse. Ogni tanto davo un fugace sguardo al posto vuoto di Remus e a quello accanto su cui lei ha seguito attentamente la spiegazione di Lumacorno, come sempre.

Alla fine della lezione, avevo un bisogno impellente di andare a trovare Remus.

“Guarda che sto bene”, mi rassicura lui, una volta che io, Sirius e Peter lo abbiamo raggiunto in stanza, “Solo che ho preferito restare qui nel caso mi fossero capitati improvvisi attacchi di fame. Dimmi tu, invece…”.

Al che io mi raddrizzo e mi irrigidisco.

Immagino già cosa vogliono sapere dai loro sguardi indagatori puntati addosso a me.

“Qualsiasi cosa sappiate, voglio sapere come avete fatto a saperla”, preciso io, prima che comincino a farmi il terzo grado.

“Noi non sappiamo nulla”, dice Peter con aria innocente.

“Solo che ci sembra strano che tu non sia tornato al tuo letto questa notte”, interviene Remus, “E poi Sirius mi ha riferito che eri entrato in aula con Lily, insieme”.

“Ho usato i nostri specchi quando sono andato in bagno”, spiega Sirius.

“Voi complottate quando non ci sono!”, esclamo.

“Ma che complottare! Vogliamo sapere che cosa è successo. Avevi una faccia, stamane…”.

“Non è successo proprio nulla!”.

“Eppure i fatti parlano chiaro, soprattutto quel rossore lì, sulla tua faccia”.

“La piantate???”.

Ma i loro sguardi dicono che non la smetteranno tanto facilmente.

Tanto vale accontentarli.

Sbuffo, “Ci siamo addormentati nella Torre di Astronomia. Fine della storia!”.

“Tutto qui?”, fa Sirius come deluso, ricevendo un’amara occhiataccia da tutti noi.

“Non ti azzardare a rovinare questo bel momento di James con una delle tue maliziose battute!”, lo apostrofa Remus.

“Non avevo intenzione di farlo”.

“Lo spero tanto!”.

“Ma perché non ti fidi mai di me?”, dice Sirius, piagnucolando.

“Perché non me ne dai la possibilità”.

“Eppure io sono un cane, il simbolo della fedeltà! James, tu ti fidi di me, non è vero?”.

“Certamente”.

Sirius fa la linguaccia a Remus ed io scoppio a ridere.

Li passo in rassegna ad uno ad uno, sempre con un grande sorriso stampato in faccia. Sirius ha ragione quando dice che a noi manca soltanto una foto che ci ritrae insieme. Per il resto, abbiamo tutto.

***

Le tue sono solo risposte vacue di cui io non mi accontento.

Che succede a Remus?

Prima o poi avrei dovuto aspettarmela una cosa del genere.

Rigiro tra le mani il bigliettino che lei mi ha appena gettato davanti una volta entrata in aula, mentre va a sedersi nel banco della prima fila. Il posto accanto a lei è ancora una volta vuoto. Remus è assente da giorni e questa notte la luna sarà piena.

Senza contare che oggi è pure il suo compleanno, ma lui l’ha definito un fattore marginale. Sirius ha contestato dicendo che, non appena il plenilunio finirà, una torta non gliela toglie nessuno.

Mi alzo dalla sedia con l’intenzione di prendere posto accanto a lei. Sirius non fa domande, ha avuto modo di leggere il foglietto. Mi siedo sotto il suo sguardo dubbioso, intingo la penna nel calamaio e indugio troppo prima di scrivere.

Fare domande, a volte, può essere pericoloso.

Le passo il foglietto, che lei mi strappa di mano con poca educazione, e lo legge sbuffando. Poco dopo anche lei intinge la penna nel calamaio e inizia a scrivere.

Remus è mio amico. Ho il diritto di sapere che cos’ha.

Remus è anche mio amico. Te l’ho detto, ha una contagiosa forma di influenza, Poppy ha sconsigliato qualsiasi tipo di visite.

Chissà perché non ti credo.

Dovresti.

E perché mai?

Per il semplice fatto che mi hai detto tu stessa che di me ti fidi. Adesso, finiamola con questo patetico scambio di bigliettini. E se c’è una cosa che puoi fare per Remus è questa: prendi gli appunti di Storia della Magia così protrai consegnarglieli.

Ossequi.

Mi alzo dal posto mentre Ruf ha già iniziato a spiegare chissà quale avvenimento storico. Ritorno a sedermi accanto a Sirius. So di non essere stato molto cortese nei suoi riguardi, ma non ho avuto altra scelta e spero mi capisca.

Lei non è mica stupida. Chissà quante volte si è chiesta come mai Remus venga colto da malattie impensabili per un ragazzo di diciassette anni – beh, adesso diciotto – proprio durante il plenilunio. Mi insospettirei anch’io…e vorrei spiegazioni. Ma come dargliele? Non posso prenderla in disparte e dirle che Remus è un lupo mannaro per un tragico volere del fato. Una volta ho parlato dei suoi possibili sospetti a Remus e lui mi ha detto che sarebbe giusto parlargliene, dille come stanno veramente le cose. Devo aggiungere questo particolare alla lista delle cose da dirle prima che qualcosa di brutto mi cancelli dalla faccia della terra.

“Che accadrebbe se io gliene parlassi?”, domandai a Remus, quella volta.

“Probabilmente non ne vorrebbe più saperne di me”, mi rispose sereno, “Né tanto meno di te, il che sarebbe una cosa gravissima”.

“Io penso che lei sia una persona dolce e comprensiva”.

“Lo penso anch’io, ma è di un lupo mannaro che stiamo parlando, non certo di un innocuo cagnolino. E poi, non m’importa più di tanto. Io ho voi e questo mi basta per la vita”.

Sorrido inconsciamente.

Remus ha noi, Sirius ha noi, Peter ha noi, io ho loro.

E questo ci basta per la vita.

***

Lei non ha più fatto domande su Remus.

Le ho detto che stasera non avrei potuto svolgere il mio turno di ronda, ma non ha voluto obiettare. Sospetta qualcosa, sa qualcosa…ma un giorno io dovrò pur rivelarle tutto.

È buio ma la luna non è ancora sorta nel cielo. Noi quattro siamo nei pressi del Platano Picchiatore a ridere delle battute che fa Remus sul suo vorace istinto di divorare bistecche al sangue di proporzioni esagerate. Mi fa piacere vederlo ridere. Forse non è più così terrorizzato dal lupo perché sa che ci siamo noi con lui.

“È il momento di gettarmi in gatta buia, ragazzi”, annuncia Remus.

“Domani mattina ne uscirai”, gli dice Sirius, come a rassicurarlo, “E avrai anche la tua torta di compleanno, oltre a potenti cuscinate e tirate d’orecchio”.

Remus abbassa lo sguardo e un sorriso amaro compare sul suo volto, “Non so se…vi ho mai ringraziati”.

Lo guardiamo commossi e gli andiamo incontro per abbracciarlo.

Ognuno di noi sa che è pronto a dare persino la vita per l’altro.

“Non è necessario ringraziare, amico mio”, dico a Remus, quando ci siamo liberati dall’abbraccio fraterno.

Remus ci sorride.

Ad un tratto, Sirius volta la testa verso il castello ed è come se annusasse l’aria. Le abitudini canine non svaniscono del tutto anche quando non è trasformato.

“Ramoso”, mi chiama con voce strana, “Credo ci sia una visita per te”

Sgrano gli occhi, “Non dirmi che…?”, ma non concludo la domanda perché Sirius mi dà con lo sguardo la risposta che temevo.

“Spiegatemi che cosa ci fate voi qui!”, esclama lei, tenendosi a parecchia distanza da noi.

“Potremmo farti la stessa domanda!”, ribatte Sirius.

Corro in fretta da lei, sparando in cuor mio che se ne vada.

“Non puoi stare qui!”, le dico di botto, una volta che l’ho raggiunta.

Prego? E posso sapere perché, invece, voi potete???”, ribatte indignata.

“Prometto che ti dirò tutto, ma devi andare!”.

“Cosa sta succedendo?”, insiste.

“Te lo dirò, ma adesso devi andare!”, ripeto in tono implorante.

Improvvisamente, il suo bellissimo viso si fa sempre più chiaro, sempre più argenteo. Lo sfioro piano col dorso della mano, come a voler constatarne la concretezza. Sul mio, nel frattempo, si è riempito di puro terrore.

La luna ha fatto capolino nel cielo e Remus è ancora tra noi.

“JAMES!!!”.

L’urlo di Sirius mi squarcia l’anima e con esso anche quelli continui di Remus, che sta tramutando il suo corpo umano in quello animalesco proprio sotto i nostri occhi.

“Ma allora è vero…”, sibila lei, con voce tremante. Voce che mi dilania ancora.

Lei non può stare qui. Se le accadesse qualcosa a causa della mia irresponsabilità, la mia esistenza su questa terra sarebbe priva di ogni senso.

Mi volto verso di lei. Tiene entrambe le mani sulla bocca, come a voler reprimere un grido, ha gli occhi colmi di lacrime alcune delle quali scivolano via. Intanto Sirius e Peter urlano il mio nome, Remus ha ultimato la trasformazione.

Mi giro lentamente. Davanti a noi, un licantropo interamente formato si guarda attorno, annusa l’aria. Poi ci guarda ad uno ad uno, ci analizza, apre la bocca mostrando i denti. Vuole attaccarci.

Sirius si trasforma immediatamente in cane e comincia a ringhiare all’indirizzo del licantropo. Un paio di secondi dopo si avventano l’uno sull’altro, mentre Peter viene scaraventato a terra.

Io osservo la scena inerme, come se non sapessi più usare né gambe né braccia.

“Lui è…un cane…”, mormora piano lei, ancora dietro di me, mentre guarda i miei due amici azzannarsi a vicenda.

Credo di capire cosa sta provando lei in questo momento, perché è la stessa cosa che provo anch’io: un misto di incredulità e terrore. Eppure questa non è certo la prima volta che vedo Remus trasformato…ma devo dire, certo, che vedere Sirius e Remus lottare tra di loro, Peter a terra e lei impaurita alle mie spalle mi fa sentire dannatamente male.

Devo assolutamente approfittare di questo momento per farla andar via da questo posto.

Mi volto nuovamente verso di lei, la sua espressione non è mutata di una virgola.

Tiro fuori il Mantello dell’Invisibilità.

“Sto per rivelarti un altro segreto”, le dico, mettendole il Mantello sulle spalle, “Questo è il Mantello dell’Invisibilità. Con questo non sarai visibile e non correrai alcun pericolo. Adesso, ho un favore da chiederti”.

Mi guarda incredula e ancora profondamente impaurita. Abbassa le mani tremanti e annuisce, invitandomi a parlare.

“Vai al castello, in un posto che ritieni sicuro, e non muoverti da lì per nessuna ragione”.

“E…tu?”, mi chiede in un sussurro, mentre una lacrima solitaria scende lungo il suo viso.

I versi ringhiati di Felpato e Lunastorta fanno da sottofondo.

In un gesto istintivo chiudo gli occhi, come se volessi riaprirli e vedermi in un altro posto, magari con i miei amici e lei per i corridoi della scuola…

Scaccio via questo pensiero dalla mia mente e riapro gli occhi, tornando alla realtà. Credo che sia passata solo una manciata scarsa di secondi, lei mi sta ancora guardando preoccupata, aspetta una mia risposta.

La guardo a mia volta e le sfioro di nuovo il viso, “Perché ti curi di ciò che non ha valore? Corri al castello”.

“E se non volessi?”.

Devi”.

“Remus sta…e tu…non posso andarmene!”.

“Devi farmi questo favore, se non vuoi che diventi un ordine!”.

La guardo con autorità, sperando che lei mi obbedisca. Non posso lasciare che si faccia del mane, per nessuna ragione al mondo.

Dà una fugace occhiata alla scena di lotta alle mie spalle e si aggiusta il Mantello.

“Quattro corpi, un’anima sola, non è vero?”.

Annuisco. Credo abbia intuito il forte legame che unisce me, Sirius, Remus e Peter.

Un ultimo sguardo a me e poi sparisce sotto il mio Mantello.

Per quanto mi riguarda, io sono pronto a privarmi dell’uso di una gamba, dell’uso di un braccio, o della vita. Ciò che conta è che lei sia andata via da qui e che io riesca a trarre i miei amici da questa situazione senza che si facciano male.

Mi trasformo in cervo e corro verso coloro a cui voglio un bene inestimabile.

To be continued…

Riecco i Malandrini, anche se in una scena un tantino drammatica. Ho visto dalle vostre meravigliose recensioni in un capitolo precedente che la frase che Lily aveva pronunciato [“Quattro corpi, un’anima”] vi è piaciuta, quindi ho pensato di riproporla.

Devo dire che sono rimasta a bocca aperta di fronte a chi ha letto la fic in due giorni o tutta d’un fiato! È una bella impresa, mi domando come abbiate fatto! Ma ciò che mi ha veramente sorpreso è che lo scorso capitolo è piaciuto molto, ed è stranissimo perché io le scene romantiche non le so scrivere davvero o, per farlo, ci metto giorni e giorni.

Non trovo le parole adatte per ringraziarvi, ma sappiate che ogni vostra parola mi aiuta tantissimo!!!

Ringrazio di vero cuore: cry_chan, Mirwen, ki_chan, zukkyna, cloe sullivan, potterina_88_, Cassy Black, lenu88, Lilian Potter, lyrapotter, myki, lauraroberta87, JoeyPotter90, Celicola, TheBestLady, Lily Black 90, Vale Lovegood, Only_a_Illusion, __MiRiEl__, HarryEly.

Baci, alla prossima ^___^

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Capitolo 32
*** Truth ***


Capitolo 32

Truth

Vengo sbattuto contro un albero da una zampata di Remus.

Sirius e Peter sono a terra, sono rimasto solo io. Non ho la benché minima idea di come si possa fermare un licantropo…ma so di per certo che le mie corna non bastano, un cervo non può fermare un licantropo.

Guardo i miei due amici a terra, poi guardo il mio amico che a sua volta mi fissa e digrigna i denti. La verità è che non so più che fare. James Potter non sa più che fare…suona strano. Ma quando un amico deve aiutare un altro amico, non si tenta il tutto per tutto? Mi sto forse arrendendo?

Ritorno ad essere umano. Sento in bocca il sapore del ferro e la mia vista è annebbiata. Ciò che riesco nitidamente a vedere è la figura di Lunastorta immobile davanti al nulla: lo scruta attentamente come se avesse davanti agli occhi qualcosa di tangibile. Un secondo dopo il mio cuore sprofonda ad una velocità disumana. La sta guardando…sta guardando lei sotto il Mantello…ed io sto disteso a terra, senza avere la forza di alzarmi e farmi uccidere da Remus.

Nel frattempo, lui ha alzato la zampa destra. Vorrei chiudere gli occhi, ma è come se una mano invisibile mi costringesse a tenerli spalancati per farmi osservare inerme la scena. Remus scaglia la sua zampa e colpisce l’aria.

Sento il mio cuore riemergere a poco a poco. Non c’era nessuno.

Adesso Remus si è voltato verso di me. Vuole finirmi.

Poi, succede tutto molto velocemente: Remus viene colpito da un potentissimo Schiantesimo che lo fa rotolare parecchi metri più in là ed io vengo avvolto dal mio Mantello dell’Invisibilità.

“Riesci ad alzarti?”, mi domanda lei, prendendomi una mano.

Io annuisco e cerco di mettermi in piedi, sorretto da lei.

“Va tutto bene?”, mi chiede la voce di Silente.

“Professor Silente, signore…”, mormoro, cercando di guardarlo ma invano.

“Deduco che non va poi così bene”, conviene Silente, “Voi due andate, mi occupo io di loro tre”.

Ci incamminiamo verso il castello, ma il mio pensiero è rivolto ai miei tre amici.

E poi lei perché è ritornata? Non le avevo detto di rientrare nella scuola?

La testa mi gira, il labbro pulsa, la sua mano stringe la mia.

Delle tre cose, le prime due sono praticamente insignificanti.

***

“Ti devo delle spiegazioni”.

“C’è tempo per quelle. Ti porto da Madama Chips”.

“Non è necessario”.

Arriviamo in Sala Comune e mi metto a sedere sul divano, poggiando le mani sul bracciolo per aiutarmi, in stile vecchio di ottant’anni. Che stupido, sto ironizzando.

Lei si siede sulla poltrona di fronte a me e mi guarda.

“Quelle ferite vanno curate”, mi dice.

“Non è importante”.

“Dimmi allora cosa lo è”.

Resto in silenzio, distogliendo lo sguardo dal suo ancora insistente.

Non so da dove cominciare. Le cose da chiarire sono innumerevoli, ma devo farlo. Gliel’ho promesso ed io sono di parola.

“Dunque tu sapevi che…”, esordisco, lasciando la frase in sospeso.

“Beh, mi aveva accennato qualcosa Severus…ma io non sapevo se credergli o meno”.

Sentire il nome di Piton mi mette in movimento qualcosa nello stomaco, ma non lo do a vedere.

È giunto il momento di dirle ogni cosa. Spero in nessuna interruzione.

“Aveva ragione. Remus è un lupo mannaro. E non è tutto”.

La vedo alzarsi dalla poltrona e sedersi accanto a me, senza dire una parola.

Il suo silenzio mi spinge a continuare.

“Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, i Malandrini non sono un gruppo di ragazzi scapestrati, che va in giro a lanciare fatture o a combinare disastri. Loro sono quattro amici che si sono fatti carico di un enorme peso. Quando io, Sirius e Peter siamo venuti a sapere del…problema irrisolvibile di Remus, lui si mostrò terrorizzato all’idea di un nostro abbandono. Certo, avrebbe impressionato chiunque l’idea di avere un lupo mannaro come compagno di scuola, ma noi abbiamo continuato a essere suoi amici. Abbiamo passato giorni e notti a cercare una soluzione, finché non l’abbiamo trovata. Se Remus era un animale, lo saremmo stati anche noi. Io, Sirius e Peter siamo Animagi non registrati: io sono un cervo, Peter è un topo, Sirius è un cane. Ogni notte di luna piena lo assistiamo durante la sua trasformazione e non lo lasciamo solo per nessun motivo. Il Platano Picchiatore è stato piantato per volere di Silente, per permettere a Remus di frequentare Hogwarts; un passaggio conduce alla Stamberga Strillante ed è lì che Remus attua la sua trasformazione”.

Faccio una pausa.

Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma ho preferito abbreviare di molto.

Durante tutto il discorso non ha fatto altro che guardami con occhi pieni di stupore. Sono curioso di sapere cos’ha da dire a riguardo, ragion per cui prolungo la pausa e aspetto che sia lei a parlare.

“Siete…”, esordisce qualche secondo dopo, “…delle persone straordinarie”.

“Siamo solo amici. Gli amici si aiutano reciprocamente”, rispondo in modo semplice, come ovvio, dal momento che non mi sento affatto lusingato da quanto ha detto.

“E l’amicizia non è una cosa straordinaria?”.

Guardo i suoi occhi pieni di luce.

Ero sicuro che avrebbe capito appieno la nostra situazione, in particolar modo quella di Remus. Ma, andando nello specifico, vorrei sapere che cosa pensa del fatto che io sia un Animagus.

“Qualcosa ti spaventa di tutto questo?”, le chiedo.

“Affatto”, risponde di getto, “Anzi, penso che siate magnifici. Avete fatto grandi sacrifici per un amico”.

Sorrido appena. Le sue parole mi rincuorano.

Però mi stuzzica ancora l’idea di chiederle se ha qualcosa da dire riguardo la mia trasformazione in cervo. Se non lo fa lei entro tre secondi, lo faccio io!

Tre.

Due.

Uno…

Non me l’ha chiesto!

Bene, lo farò io!

“Mi hai visto trasformato in cervo?”.

Lei esita un po’ prima di rispondere, “Sì. Quando sono arrivata col professor Silente, ho visto te che…ritornavi umano”.

“E che cosa…ne pensi?”.

“Che sei adorabile”.

Mi raddrizzo sul divano e assumo un’espressione assolutamente meravigliata, “Davvero???”.

“Sì”.

“Wow…”.

James, scendi dalle nuvole! Hai cose molto più importanti è più urgenti di cui discutere, mi dice la voce della mia coscienza razionale.

No, non riesco a scendere! Mi ha appena detto una cosa che non avrei mai immaginato potesse dirmi! Cosa valgono tutti i complimenti e le lodi accumulati in questi anni, a confronto?

“Nel senso che i cervi sono animali carini”, riprende lei, come a volersi correggere.

Ma ciò non fa altro che migliorare la situazione.

“E, adesso che ci penso, a volte il tuo sguardo somiglia a quello di un cerbiatto”.

Allora tutte quelle volte in cui ho tirato fuori la mia espressione da cerbiatto non sono state vane! Lei se n’è accorta davvero!

Non so se dire di essere sempre e comunque il mitico James Potter o ritornare alla questione principale della serata. Mi sa che siamo andati un po’ fuori tema a causa del mio egocentrismo. Qui non si tratta più di me soltanto, ma dei Malandrini.

Mi ha detto che la nostra situazione non le fa paura e che siamo magnifici.

Che devo dedurne? Che non ho niente di cui preoccuparmi e che le porte che conducono fuori da questa stanza possono stare spalancate perché tanto lei da qui non scapperà?

Sento la sua testa poggiare sulla mia spalla ed io le passo un braccio attorno alle sue, stringendola a me, come se non avessi fatto altro in vita mia.

“Mi dispiace per Remus”, dice a fil di voce, “Ma per fortuna ha trovato degli amici che non lo fanno sentire solo o…diverso”.

“Anche noi siamo stati fortunati a trovare lui. Mi domando come stiano, adesso”.

“Silente è con loro, staranno bene”.

Solleva di poco la testa, quel tanto che basta per guardami negli occhi, “E tu stai bene?”.

Annuisco.

Come potrei non star bene quando lei è con me?

“Non abbiamo messo nulla sul labbro. Vado a prendere del…”.

“No!”, la fermo immediatamente ancor prima che lei muova un passo, “Cioè…no, non ce n’è bisogno. È solo un taglietto”.

Mi guarda con sospetto, come se la cosa non la convincesse.

In effetti la cosa non è molto convincente, ma non mi importa.

“Posso fare qualcos’altro?”, mi domanda.

La guardo intensamente, come a volerla supplicare, “Resta con me”.

Non so come tali parole siano venute fuori. I suoi occhi si fanno lucidi ed io ho appena il tempo di vedere una lacrima sfuggire al suo controllo. Un secondo dopo sento il suo abbraccio che mi avvolge.

“Solo questo?”, mi chiede, cercando di reprimere la voglia di piangere.

“Non prendere con superficialità ciò che mi è essenziale per vivere”.

Le sue labbra poggiano delicate sul mio viso, poi proseguono fino a raggiungere l’angolo sano della mia bocca.

“Alla fine ci sei riuscito, visto?”, mi sussurra sulle labbra.

Credo di aver capito a cosa voglia alludere, ma adesso la cosa è totalmente cambiata. So che le mie non sono più semplici fantasie di un adolescente. È molto, molto di più. È qualcosa di straordinariamente potente, di incontrollabile, è qualcosa che mi fa esplodere il cuore in petto, che mi toglie l’aria e che me la ridona, che mi fa soffrire e che mi fa sentire incredibilmente bene, che mi fa addormentare e che mi fa svegliare, che mi inebria, che mi vuol fare urlare, che ha gli occhi della rugiada sulle foglie, i capelli del sole al tramonto…

Che è lei.

Mi regala un altro piccolo bacio e torna a poggiare la testa sul mio petto. Non posso nasconderle il suono del mio cuore che batte per lei. Pian piano sta venendo a conoscenza di tutte le verità.

Le accarezzo i capelli, mentre il suo respiro si fa sempre più regolare. Mi sfilo gli occhiali e li poggio sul tavolino accanto al divano. Riprendo ad accarezzarle il viso e i capelli, e penso che sarebbe meraviglioso poter restar sveglio per l’eternità solo per vederla dormire, sorridere nel sonno…

“James…”.

…e sussurrare il mio nome.

Sorrido anch’io. Significa che adesso le appartengo? Eppure credevo di essere suo già da molto tempo, sebbene lei non ne sia consapevole.

Immediatamente il mio pensiero slitta a Remus, Peter e Sirius.

Come sarebbero contenti se glielo raccontassi…

To be continued…

Altro capitoletto romantico, spero sia decente ^^’’

I vostri commenti mi hanno ancor più meravigliata, sapete? Devo fare un caloroso applauso a chi legge i capitoli poco prima di andare a scuola [Lil, che mi combini?? NdRemus XD], a chi legge i capitoli dopo essere tornato da una briosa gita scolastica a Madrid, a chi legge tutta la fic in una sola giornata, a chi la legge anche più di due volte e a chi la legge in 6 ore!

Io, davvero…sono letteralmente senza parole…

E naturalmente lo sono soprattutto davanti alle meravigliose parole e ai complimenti che non credo di meritare.

GRAZIE GRAZIE GRAZIE a: babykagome, TheBestLady, cloe sullivan, ariel_potter, Vale Lovegood, ki_chan, Lily Black 90, sillina, zukkyna, Mirwen, lauraroberta87, HarryEly, Lilian Potter, __MiRiEl__, Only_a_Illusion, lenu88, potterina_88_, miss lily.

Kisses. Alla prossima ^___^

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Capitolo 33
*** I am fine ***


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Capitolo 33

I am fine

Non so quanti secoli siano passati.

E adesso, dopo tutto questo tempo, qualcuno ha deciso che è giunto il momento che io mi svegli.

Vengo destato dal calore di una mano che gioca con i miei capelli. Apro gli occhi, il suo viso davanti al mio.

Mi sorride, “Quante volte hai detto il mio nome?”.

Non recepisco immediatamente la domanda. Sto ancora mettendo a fuoco l’immagine del suo viso, del suo sorriso, dei suoi occhi.

“Quante volte hai detto il mio nome?”, ripete, dal momento che io non le ho dato alcuna risposta e la guardo sognante.

“E tu, quante volte hai detto il mio?”, le chiedo a mia volta.

Non risponde, ma non osa staccare gli occhi da me.

Lo stesso faccio io.

“Ti ho sentita, sai?”, dico poco dopo.

“Ed io ho sentito te”.

È fatta!, esclama la mia coscienza con la voce di Sirius. Ma quella con la voce di Remus mi dice che ci sono tante di quelle cose da dire, da chiarire, da spiegare che è ancora presto per cantar vittoria.

Meglio godersi il momento.

“Vuoi dirmi qualcosa?”, mi domanda.

“Perché me lo chiedi?”, ho come la sensazione che lei riesca a leggere i miei pensieri.

“Beh, non saprei…”.

“In effetti, le cose da dire sarebbero un’infinità. Ma prima devo sapere come stanno Sirius, Remus e Peter”.

“Andiamo da Silente”.

“Non credo sia necessario”.

“Sì che lo è”.

“No”.

Si stacca da me, mette il broncio ed io sorrido, perché la trovo deliziosa.

Ritorniamo a noi, “Da dove ti è venuta l’idea di chiamare Silente?”.

“Lo dici come se avessi commesso un tragico errore”, continua a mantenere il broncio, “Che avrei dovuto fare, con voi che vi ammazzavate a vicenda?”.

Mi guarda con un’espressione oserei dire furente, o preoccupata. Dipende dalle interpretazioni.

“Ti avevo detto di tornare qui”, riprendo io.

“L’ho fatto”.

“Non come io volevo”.

“Credi davvero che io ti avrei lasciato lì?”.

“Credi davvero che io ti avrei tenuta con me pur consapevole dell’enorme pericolo che avresti corso?”.

Adesso sta a lei interpretare se ciò che scaturisce dai miei occhi sia rabbia o paura.

“Se potessi, morirei milioni di volte per Sirius, per Remus, per Peter…e per te, Lily. E se tu dovessi chiederti che fine ha fatto il James Potter arrogante ed egoista, sappi che non è mai veramente esistito. Beh, in un certo senso un po’ egoista lo sono…”.

Vorrei aggiungere altro, ma la nostra attenzione viene catturata da rumori provenienti dai dormitori. Hogwarts si sta svegliando.

“Faresti meglio ad andare da loro”, mi suggerisce Lily.

Io però devo ancora rendermi conto di quanto sia meraviglioso chiamarla per nome.

Non ne sono sicuro, ma credo che per lei sia lo stesso.

Ci alziamo entrambi.

“James…”.

Sorrido nel sentirle dire il mio nome, ma lei non alza gli occhi da terra.

“Nonostante io ti abbia da secoli trattato malissimo, tu hai…”.

“Un giorno ti dirò ogni cosa”, e lo farò davvero, non posso sempre rimandare, “Adesso vado da Poppy a vedere come stanno quegli animalacci”.

Sorridiamo.

“Già che ci sei, fatti curare la ferita al labbro”, mi dice.

“Nah, sto benissimo. Mai stato meglio”.

Ci guardiamo intensamente per pochi minuti, ma lei riesce a intrappolarmi nelle sue iridi di smeraldo.

La voglia di baciarla diventa incontenibile.

“A-allora…”, riprende lei, svegliandomi dalla trance – ma ho come l’impressione che si sia risvegliata anche lei – “Io vado a lezione”.

“Posso copiare dai tuoi appunti?”.

“Scordatelo!”.

“Ti prego”.

“Non se ne parla!”.

Restiamo immobili per alcuni secondi, io con la faccia implorante e lei con la faccia della classica studiosa. Poi scoppiamo a ridere come due scemi.

Intanto si sta facendo tardi ed io devo andare prima che la Sala Comune si riempia di gente.

“Io vado”, le annuncio, “Aspettami e non scappare”.

“Non scappo. Ma non farlo nemmeno tu”.

“Non è nella mia natura”.

La saluto con un cenno della mano e le volto le spalle, ma non oso muovermi.

“Lily?”, la chiamo, rigirandomi verso di lei.

“Sì?”.

“Ehm, niente, volevo solo…niente”.

Lei fa una faccia dubbiosa ed io mi giro per la seconda volta verso il buco del ritratto. Sto inchiodato a terra e le mani mi tramano. Sto facendo la figura dell’imbecille.

E per completare l’opera, mi dirigo verso di lei e, una volta raggiunta, la bacio.

La mia staticità dipendeva da questo. Ci sono cose a cui nemmeno James Potter può resistere e la prima di queste è proprio quella che sto facendo.

Ci stacchiamo e poggiamo le nostre fronti l’una contro l’altra.

“Adesso vado”, le dico sulle labbra.

“Sì, vai”, mi risponde sorridendo.

“Vado davvero”.

“Vai davvero”.

La bacio una decina, una ventina, un centinaio di volte. Separarmi da lei è dilaniante.

Infine, conveniamo che devo veramente andare e, dopo averla baciata per altre cento volte, esco dalla Sala Comune con una faccia sprizzante felicità.

Oggi – o per sempre? – niente e nessuno potrà farmi cambiare umore. Anzi, sono addirittura sicuro che nessuno potrà mai prendersela col sottoscritto.

***

“Ma dove si sente, lei???”.

Vengo inseguito da una furiosa Poppy che regge un bastone in mano. Ha l’aria di una spietata assassina.

“Poppy, si calmi! Sono venuto a trovare i miei amici”.

“Stanno dormendo. Esca fuori!”.

“Ma perché ce l’ha tanto con me?”.

“Perché in tutta la mia carriera a Hogwarts, nessuno si è mai permesso di entrare qui alle otto del mattino senza bussare o chiedere se io dormissi!”.

“Ma ormai dovrebbe sapere come sono fatto”.

“Purtroppo lo so, ma ancora non è arrivato il professore che le insegni a rigare dritto! Fortunatamente questo è il suo ultimo anno qui”.

“Lei parla così, ma sono sicuro che le mancherò così come mancherò ad ogni misero granellino che compone Hogwarts”.

“Non se sia così sicuro!”.

“Le manderò dei fiori…”.

“Se è un tentativo per comprarmi, ha miseramente fallito”.

“Poppy, la prego! Ho bisogno di sapere come stanno i miei amici!”.

Posso sempre ricorrere alla tattica degli occhioni da cerbiatto.

Ma spero che Poppy si dimostri gentile. Voglio vedere i miei Malandrini ad ogni costo.

Lei sembra calmarsi, mi sa che me la dà vinta.

“D’accordo, Potter. Ma non metta le radici lì dentro!”.

“Non si preoccupi, grazie mille!”.

Mi dirigo tutto trionfante verso l’infermeria.

Apro la porta e dentro è completamente deserto, se non fosse per una figura che si muove e che parla con qualcuno.

Li riconosco immediatamente.

“Sirius! Peter!”.

Mi getto a volo d’angelo su di loro, entrambi seduti su un letto.

“James, fa’ piano”, brontola Sirius.

“Sì, scusate, ragazzi”.

Cerchiamo di ricomporci.

Io sfoggio un sorriso a cinquanta denti.

“Cos’è tutta questa contentezza?”, mi domanda Sirius.

“Che domande! Sono contento di vedervi!”, rispondo, come ovvio, “State tutti bene? Dov’è Remus?”.

“Tutto ok. Remus è là che dorme”, indica un letto coperto da una tenda bianca.

“Che dormiva!”.

La voce irritata del nostro Lunastorta irrompe nella stanza. Non sono mai stato più felice di sentirla.

Mi dirigo verso il suo letto e spalanco la tenda, trovandolo seduto a mezzo busto sul letto. Vorrei tanto riservare a lui lo stesso trattamento del volo d’angelo, ma dal momento che è conciato piuttosto male è meglio evitare.

“Remus!”, un abbraccio però non glielo toglie nessuno.

“Salve a tutti”, ci saluta, mentre prendiamo posto sul letto accanto a lui.

“Va tutto bene?”.

“Come al solito. E voi?”.

“Ci hai quasi fatti fuori, ma stiamo benone”, scherza Sirius.

Remus abbassa gli occhi, “La gente che mi sta intorno rischia la vita”.

“Questo ed altro pur di esserti amico”, gli dico, cingendogli le spalle con un braccio, “E comunque, non eri mica in te. La situazione ci è sfuggita di mano”.

“A proposito”, interviene Peter, “Sai spiegarci che è successo? Come siamo finiti in infermeria?”.

“Credo sia stato Silente a condurvi qui, voi eravate svenuti”.

“Silente?”, fa Sirius con tanto d’occhi, “Vuoi dirmi che ci ha visto trasformati?”.

“Non saprei, ma non lo eravate più quando vi ha trovato”.

“Secondo te sa qualcosa? Voglio dire, è Silente!”, dice Remus.

“Faremmo meglio a cercarlo e dirglielo?”, domanda Peter.

“Mi sto confondendo con tutte queste domande!”, salto su io, “Non andremo a cercare Silente. Se si fa vivo lui o se sa qualcosa, tanto piacere!”.

Loro tre sembrano zittirsi per un bel po’ di minuti.

Non mi piace questo silenzio, ho bisogno che qualcuno parli.

Sirius si schiarisce la voce, “E in tutto questo casino che è successo, tu dov’eri?”.

“Beh, ero lì”.

“L’ho capito, ma dove sei finito dopo?”.

Perché misteriosamente è come se avessi una bacchetta illuminata puntata in faccia e la sensazione di essere colpevole di aver commesso chissà quale crimine?

Deglutisco.

Loro continuano a guardami in attesa che io risponda.

“Sentite”, dico, rivolgendomi a Remus in modo particolare, “Ho raccontato a Lily il nostro segreto”.

Cala uno di quei silenzi di tomba, in cui non si sente assolutamente nulla, se non il soffio del vento o qualche altro suono lievemente percettibile. Neanche in biblioteca ve n’è mai stato uno simile.

Non so perché, ma questo silenzio irreale mi mette in leggero imbarazzo.

Nessuno ancora osa parlare, è come se avessero perso la lingua. Io smetto di respirare per paura di far troppo rumore.

“A chi?”, fa Sirius improvvisamente, rompendo il silenzio senza alcuna pietà.

Butto fuori l’aria e ne immagazzino dell’altra, riprendendo il normale ritmo della respirazione, “A Lily”, rispondo.

Sirius si sporge verso di me, “Forse non ho sentito bene. Potresti ripetere?”.

“Mi prendi in giro?”, gli domando infastidito.

“Ma da quando la chiami per nome?”.

“Diciamo da oggi”.

Sirius si sfiora il mento con fare pensante, “In effetti, mi domandavo se avreste continuato a chiamarvi per cognome anche il giorno delle vostre nozze”.

Le sue parole mi imbarazzano ulteriormente, ma cerco di non darlo a vedere.

Fallisco poiché mi guardano in modo strano e hanno disegnato sul viso un sorrisetto malizioso, il migliore dei quali appartiene a Sirius.

Non mi è rimasta più saliva da deglutire.

Mi hanno incastrato.

“Porca piovra, sparisco per una notte e lui combina casini”, borbotta Sirius, “Stiamo ancora aspettando che ci racconti tutto”.

“Vorrei tanto, ma non so da dove cominciare”, ed è verissimo.

“Prova un po’ da…uhm…dall’inizio!”.

Sospiro rassegnato e cerco di raccontare loro per sommi capi quello che è successo.

Loro hanno facce incredule e, da come sto narrando, è come se nemmeno io credessi a quanto è accaduto tra me e…

“Quindi adesso state insieme, no?”, chiede di botto Remus.

“I-io non…so…”.

Non-lo-sai???”, esclama Sirius, scandendo le parole, “Ringraziando Merlino non mi innamoro mai di nessuno, altrimenti farei la fine di questo povero pesce lesso”, indica me.

Ho caldo.

Quasi quasi vado ad aprire la finestra…e magari mi butto anche di sotto.

E così io sarei innamorato di Lily Evans? Ipotesi plausibile…

Peccato solo che questo termine sia inadatto a racchiudere tutto ciò che io provo per lei, ma credo che non ne esistano di più forti. Tanto vale accontentarsi.

I miei adorati Malandrini non hanno il tempo di continuare il loro terzo grado, poiché Poppy entra sparata dalla porta con fare agitato.

“Potter, qui si chiacchiera troppo!”, esclama, rivolta a me.

“Ma perché se la prende solo con me?”, domando in tono disperato.

“Perché noi siamo convalescenti”, risponde per lei Sirius, alzandosi dal letto e camminando tenendosi un fianco come se fosse un vecchietto.

“Ma se stai meglio di me!”, ribatto io.

“Potter, non urli!”, mi rimprovera Poppy.

“Effettivamente, Sirius…”, interviene Remus, “…la tua è solo una scusa per non seguire le lezioni”.

“Cosa vorresti insinuare?”, fa Sirius con voce sottile, da demonio.

“Che sei svogliato. Vorrei ricordarti che abbiamo i…”.

“I M.A.G.O. sono a giugnoooo!”.

“Adesso chi è che urla???”, sbotto all’indirizzo di Poppy che continua a guardarmi male.

“Potter, lei sarà la causa della mia pensione prematura!”.

“E lei, Poppy, sarà la causa del mio invecchiamento precoce!”.

Mentre io e Poppy litighiamo come due bambini, i presenti se la stanno ridendo alla grande.

Cerchiamo di darci una regolata, altrimenti finisce che mi buttano fuori dalla scuola a calci…e non dico dove. E poi, se me ne vado da qui, non potrò mai più vedere la mia Lily e questo equivale a morire.

“Mi scusi, Poppy”, dico infine, sotto lo sguardo incredulo di Peter e Sirius, mentre sento Remus sussurrare un Era ora.

“Se vuole venire a trovare i suoi amici, esiste l’apposito orario delle visite”, mi precisa lei.

“Sì, certo. Beh, adesso vado, non vorrei perdermi la lezione di Ruf”.

“Amico, ma ti sei bevuto il cervello?”, dice Sirius, “Da quando ti interessa così tanto seguire quell’insulsa materia?”.

Sorrido apertamente, senza rispondere.

Dopo averli salutati un’altra volta, mi congedo definitivamente, pronto per andare a seguire la lezione di Storia della Magia più interessante di tutta la mia vita.

To be continued…

Forse sono leggermente in ritardo con il postaggio. Purtroppo l’università mi ruba un sacco di tempo, ma io cerco di aggiornare la fic quando posso^^

Ho visto che molti di voi mi hanno detto che Silente scopre tutto al terzo libro. Beh, non lo metto in dubbio, però lui sapeva già che Remus era un lupo mannaro dal momento che ha fatto piantare il Platano per permettere la sua frequenza a scuola [o no????? Oddio…vabbè, poco importa XDXD]. Ma, al di là di tutto questo, la faccenda di Remus e tutto il casino che ne è seguito mi è servita solo per fare in modo che quei due teneri innamorati finissero assieme [non so dirvi nemmeno se ci sono riusciti XDXD]. E per quanto riguarda Silente, quello è bello tranquillo nel suo ufficio, che si fuma un sigaro toscano e legge la Gazzetta del Profeta [o il Sole 24 Ore XD] poggiando i piedi sopra la scrivania.

Innumerevoli GRAZIE a: gemellina, TheBestLady, aki_penn, Cassy Black, erikablue, freddymercury, Lilian Potter, HarryEly, lenu88, babykagome, Vale Lovegood, potterina_88_, __MiRiEl__, Lily Black 90, lyrapotter, ki_chan, cloe sullivan, Only_a_Illusion, Mirwen, zukkyna, lauraroberta87, PrincessInPink, Celicola.

Non smetterò mai di ripetervelo, ma sono davvero senza parole davanti ai meravigliosi commenti che mi lasciate. Ricordate che riesco a portare avanti questa storia solo grazie a voi. Vi ringrazio tantissimo ^__^

A presto!

Bisous ^___^

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Capitolo 34
*** I'll kill you, dog! ***


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Capitolo 34

I’ll kill you, dog!

“Non mi hai fatto capire niente della lezione!”.

“Mica ti ho dato a parlare”.

Io e Lily camminiamo a passo svelto lungo il corridoio, diretti in Sala Comune, come se volessimo sparire in fretta.

Le lezioni della mattina sono finite, ci resta un’ora circa prima del pranzo.

Dopo essere uscito dall’infermeria, sono andato dritto a lezione di Storia della Magia, mi sono seduto accanto a Lily e l’ho guardata per tutto il tempo. Sorrido al solo pensarci.

Arriviamo giusto davanti al ritratto della Signora Grassa.

“I tuoi occhi, James”, dice Lily in un sussurro, “I tuoi occhi parlavano tantissimo”.

“E i tuoi li ascoltavano”.

Mi chino per baciarla…

“Parola d’ordine, se non vi dispiace!”, esclama ad un tratto la Signora Grassa.

Mi allontano immediatamente da Lily, più per lo spavento che per altro.

Varchiamo la soglia della Sala Comune e il mio pensiero è rivolto al bagno della mia stanza. Non vorrei dirlo, ma sono proprio conciato malissimo, non so con quale coraggio sono andato in giro per la scuola in questo stato. Beh, forse nessuno se n’è accorto, dal momento che sono estremamente affascinante anche se indosso un sacco di patate. Chissà se lo sono anche per lei…

Dovrei impegnarmi ad esserlo solo per lei.

“Ok, ehm…”, faccio io, indietreggiando verso il dormitorio maschile, “Ci…ci vediamo dopo…”.

“D’accordo, ti aspetto qui”.

Si siede sulla poltrona e tira fuori un libro.

Sbatto le palpebre perché tutto ciò non mi sembra vero.

Una volta su per le scale, mi schiaffeggio la faccia con entrambe le mani. Fa male.

Allora è tutto vero.

***

Esco dal bagno tutto gocciolante, con un asciugamano avvolto attorno ai fianchi. Dopo un paio di passi, qualcosa si attorciglia ai miei piedi e mi fa perdere l’equilibrio, per un pelo non finisco spiaccicato a terra. Cerco di riprendermi dalla quasi-caduta, quando un rettangolo di stoffa somigliante ad una maglietta mi vola in faccia. Non faccio nemmeno in tempo a levarmelo che sbatto il piede contro lo stipite del letto. Il dolore è atroce.

“Ahia, porca trota…”.

Non so se tenermi il piede dolorante o l’asciugamano. Sta di fatto che quello che vedo mi lascia basito: la stanza completamente sottosopra.

Già sento le urla di Remus quando vedrò questo casino.

Qualche istante dopo, la testa di Sirius riemerge da sotto il letto.

“Sirius?”, dico sorpreso, “Ma tu non eri in infermeria? E dov’è Peter?”.

Lui però non mi dà retta, mi corre incontro e mi afferra le spalle, “James, siamo nella melma!!!”, esclama disperato.

“Che cavolo hai combinato qui dentro?”, gli domando, “Sembra sia passato un uragano”.

“Abbiamo cose più gravi a cui pensare!!!”.

“Ossia dire?”.

“Promettimi che non mi ucciderai”.

“Il solo sentirti dire così mi dà sui nervi”.

“Promettimelo!”.

“L’ho fatto quando stavi per dirmi che sei andato in giro a raccontare a tutti che ero omosessuale per farmi scrollare di dosso quella mostruosa tipa di Corvonero, perché non dovrei farlo adesso? Avanti, sputa il rospo”.

Sirius prende un respiro, “Non ricordo dove ho messo il regalo per Remus”.

“SIRIUS, IO TI UCCIDO!!!”.

***

“SIRIUS, IO TI UCCIDO!!!”, urla Peter.

“Grazie”, risponde Sirius, tappandosi le orecchie, “Non bastava James a minacciarmi?”.

Peter è appena entrato nella nostra stanza ed io gli ho subito messo in chiara luce il disastro che si è venuto a creare.

Se penso a quanti secoli abbiamo impiegato per pensare a cosa avremmo potuto regalare al nostro Lunastorta…e quando finalmente abbiamo avuto la soluzione davanti agli occhi, è stato come manna dal cielo. Dopo aver preparato ogni cosa, rimaneva solo il problema di dove nascondere il regalo, perché Remus, con la sua mania dell’ordine, l’avrebbe trovato di sicuro nella nostra stanza. Al che è subentrato Sirius: “Ci penso io!”, ci ha detto, “Lo nasconderò in un posto in cui nessuno mai penserebbe di trovarci qualcosa! Fidatevi di me!”. Noi ci siamo fidati e adesso siamo arrivati a questo punto.

Mi guardo intorno. Siamo circondati da montagne di indumenti, scarpe, calzini e centinaia di altre cose tutte sparse ovunque. Una domanda mi sorge spontanea.

“Scusa, Sirius”, gli dico, “Se tu stesso hai detto che non avremmo dovuto nascondere il regalo qui perché Remus l’avrebbe trovato, e se tu stesso hai provveduto a non nasconderlo in questa stanza, PERCHÉ CAVOLO L’HAI MESSA A SOQQUADRO???”.

“La disperazione ha preso il sopravvento”, si giustifica.

“Non vorrei dirvelo, ma Remus esce dall’infermeria fra due giorni”, interviene Peter, “Quindi dobbiamo darci una mossa”.

Silenzio.

Sospiro a tre.

“Non è che per caso l’hai sotterrato in qualche angolo sperduto della Foresta Proibita?”, azzarda Peter.

Sirius scuote la testa, “Non l’ho portato fuori. Di sicuro è qui”.

“Ma qui nella Torre di Grifondoro o qui nella scuola?”, intervengo io, che già mi vedo smontare armature e arazzi con le urla di Gazza che fanno da sottofondo.

Sirius non risponde e a me e a Peter viene da piangere. Poi penso che, nonostante tutto, rimango James Potter, colui che non si arrende e tenta l’impossibile per arrivare al suo obiettivo. E so perché adesso sto pensando alla ragazza che mi aspetta di sotto, ma credo che la cosa sia un po’ differente.

Ritorniamo al punto centrale della situazione.

Dov’eravamo rimasti? Ah, sì…Remus esce fra due giorni dall’infermeria, proprio ieri è stato il suo compleanno e per ovvi motivi non l’abbiamo potuto festeggiare, avevamo il regalo pronto per l’occasione ma un deficiente non ricorda più dove lo ha nascosto, stiamo qui a guardarci in faccia senza concludere un fico secco quando invece dovremmo darci una mossa e cercare il regalo, nel caso in cui non lo trovassimo dovremmo rifare tutto da capo o presentarci a mani vuote. L’ultima opzione è categoricamente da scartare.

Come se ci fossimo letti nel pensiero a vicenda, usciamo in contemporanea dalla nostra stanza e scendiamo in Sala Comune.

Lily è ancora lì con il libro aperto sulle gambe. Peter e Sirius sono già oltre il buco del ritratto, mentre io mi fermo e la guardo senza dire nulla.

“Che c’è?”, mi domanda.

“Ehm…”, è tutto quello che so risponderle, “Sta-stavo…”.

“Senti”, dice lei tutt’a un tratto mentre si alza, interrompendo la frase che tentavo di completare, “Ho pensato che sarebbe carino andare da Mielandia e comprare una bella torta per Remus”.

“Oh, ehm…sì, che idea magnifica!”.

Ho il battito cardiaco un tantino accelerato. Al prossimo allenamento di Quidditch devo ricordarmi di fare flessioni e piegamenti.

Ma che c’entra con tutto questo?

“Il problema è che non ci sono uscite a Hogsmeade in programma”, riprende a parlare.

Sorrido furbescamente e per un attimo dimentico il nervosismo che mi attanaglia.

“Dimentichi chi hai davanti”, le dico, incrociando le braccia al petto.

“So benissimo chi ho davanti”.

“Dillo, allora”.

“Ho davanti James”.

“James…?”.

“James Potter”.

“Ricorda il mio cognome, anche se adesso abbiamo fatto progressi e chiamarci per nome è diventato più convenevole”.

“E tu ricorda anche il mio”, lo dice con un tono leggermente severo, “Che hai intenzione di fare?”.

Sono sempre più convinto del fatto che lei riesca a leggere i miei pensieri. O, semplicemente, sono diventato troppo prevedibile.

“Chi ti dice che io abbia in mente qualcosa?”, le domando.

“Quel sorrisetto. Ormai ti conosco fin troppo bene”.

Ci guardiamo. È come se fossimo tornati i soliti Potter ed Evans.

Lei vorrebbe ridere, ma non lo fa. Io vorrei tornare serio, ma non lo faccio.

“Domani, dopo la lezione di Trasfigurazione del pomeriggio”, le dico infine.

Lei annuisce, senza chiedermi il motivo di questo incontro pomeridiano. Evidentemente lo ha intuito. Andremo a Mielandia e compreremo la migliore torta di compleanno che sia mai stata preparata. Altrimenti a che servirebbe la Mappa del Malandrino?

“James, datti una mossa!”, mi urla Sirius da oltre il buco del ritratto.

Faccio un passo indietro, poi mi fermo, poi ne faccio uno avanti. Sembro uno scemo. Più che sembrare, lo sono e basta.

“Dove vai?”, mi chiede.

“Ho una faccenda da sbrigare”, rispondo subito.

“Dovresti affrettarti, o la Signora Grassa si arrabbierà”.

La saluto con un cenno della mano e scappo via, perché se indugio ancora un po’ finisce che non mi stacco più da lei.

“Era ora!”, esclama Sirius una volta che lo raggiungo, quando sa che il primo a lamentarsi dovrei essere io.

Se non fosse stato per colpa della sua sbadataggine, a quest’ora sarei andato a pranzare con Lily.

E così ci avviamo per i meandri del castello al fine di cercare il regalo, con lo stomaco che reclama cibo e il cuore che reclama Lily.

***

Abbiamo cercato persino dietro ai quadri: niente.

Cosa abbiamo concluso? Niente.

Ci ho pensato tutta la notte. Per colpa di Sirius ho mangiato male e dormito male, non mi darò pace fin quando non troveremo il regalo per Remus. E devo anche trovarlo entro il pomeriggio, dato che poi andrò a prendere la torta da Mielandia assieme a Lily.

Mentre fisso il soffitto del mio letto a baldacchino e la luce filtra attraverso le tende portandomi a dedurre che è già ora di alzarsi, un fulmine mi trapassa il cervello e mi fa automaticamente scattare in piedi.

Afferro due enormi cuscini e mi dirigo verso il letto di Sirius con aria assassina.

Oh, ma guarda che tenero quando dorme…

“SVEGLIATI, PORCO DI UN CANE!!!”, urlo ad un tratto facendo crollare le pareti, le finestre e anche Peter.

Comincio a prendere Sirius a cuscinate tanto che lui è costretto a ripararsi con le braccia.

“James…che cavol…?”, biascica.

“Forse so dove hai nascosto il regalo, cagnaccio rognoso!”.

“Ma che succede…?”, borbotta Peter, ritornato sul suo letto.

“Succede che Sirius ha nascosto il regalo nella Stanza delle Necessità!”.

“Cosa???”, esclama Peter.

“Cosa???”, gli fa eco Sirius, che si guadagna un’altra potente cuscinata dal sottoscritto, “Ah, sì! È vero! Mi sa che è proprio lì”.

“Certo che è lì, razza di deficiente!”, ribatto, agitando i cuscini all’aria.

“Ne sei sicuro?”, mi domanda Peter.

“Certo! Mi ci gioco le pal…”.

“Ok, James, direi che puoi calmarti. Sembri un indemoniato!”, dice Peter, avvicinandosi con l’intenzione di togliermi di mano i cuscini.

“No, non mi calmo! Ieri abbiamo passato una giornata a cercare per tutto il castello, questa notte non ho chiuso occhio, ho una fame che non ci vedo, Lily mi manca tanto che potrei morirne e tu mi dici di calmarmi???”.

“Beh, ehm…sì!”.

Peter mi strappa i cuscini dalle mani e, dopo aver dato un’ennesima cuscinata a Sirius per completare la mia opera, li getta di lato, tornando a guardarci in modo molto remusiano. Capiamo immediatamente che è tempo di vestirsi e andare a lezione. Subito dopo andremo nella Stanza delle Necessità e infine da Mielandia.

Mi sento già stanco.

***

“Posso sapere cosa regalerete a Remus?”.

“No!”.

Lily mi guarda male.

Sorrido nervoso e cerco di rimediare alla risposta che le ho appena dato. In realtà non intendevo dirle quel No! secco.

“Oh, che ne dici di questa?”, esclama all’improvviso, indicando un’assurda torta ricoperta di panna rosa e zuccherini a forma di cicogne.

Ancora mi guarda, ma stavolta con un sopracciglio alzato.

Sono un demente.

“Perché non vuoi dirmelo?”, mi chiede.

Sto un attimo a pensare prima di rispondere, “Beh, perché…”.

“…sono cose da ragazzi?”.

“No…non proprio…tu che regalo hai scelto per lui?”, cerco di rigirare la domanda a mio favore, con lei questa è l’unica tattica efficace.

“Pensavo ad un libro, ma credo sia ormai troppo scontato. È da quando lo conosco che lo sommergo di libri. Così ho optato per una 2 ne pensi e 2 ne scrivi”.

“E che roba è?”.

“È una penna che ti permette di scrivere due cose in contemporanea, l’importante è che queste due cose le pensi anche contemporaneamente”.

Resto per un po’ scettico, devo prima reinterpretare quello che mi ha appena detto, “Scusa, ma…come può una persona pensare due cose contemporaneamente?”.

“Io so farlo!”, risponde risoluta, “E ovviamente anche Remus”.

“Wow, questa è una qualità che mi mancava di te”, rispondo ammirato.

“Per esempio, in questo momento sto pensando a due cose contemporaneamente”.

“Posso sapere cosa occupa in contemporanea i tuoi pensieri?”.

Lei si volta verso non so cosa e smette di guardarmi, “Ecco la torta per Remus!”, esclama, dirigendosi verso una gigantesca torta al cioccolato decorata con ciliegine candite.

Non me l’ha voluto dire, uffa!

Ecco come si è sentita lei poco fa quando io non le ho voluto dire il regalo che io e i Malandrini abbiamo in serbo per Remus.

La raggiungo e iniziamo a contemplare la torta come se fosse chissà quale meraviglia.

“Ma tu non dicevi che i dolci fanno male?”, le domando ad un tratto.

“Non ho cambiato opinione. Ma una torta di compleanno è una torta di compleanno”.

“Oh, Merlino!!!”, esclamo disperato, tanto da far voltare alcuni clienti del negozio.

“Che ti succede?”, mi chiede Lily quasi allarmata.

“Io pensavo che non ne mangiassi, per questo non ti ho regalato nessuna torta per ogni tuo compleanno! Devo rimediare!”.

“Ma smettila”.

Entrambi reprimiamo una risata. Poi ritorniamo a guardare la torta.

Stiamo minuti e minuti a fissare la gustosissima torta al cioccolato, ma io ogni tanto ruoto la testa impercettibilmente per poter guardare anche lei. Ma ho come la sensazione che anche lei faccia lo stesso quando io torno a guardare la torta.

Quando appuriamo che è giunto il momento di smetterla di guardare la torta come se volessimo rubarla, usciamo dal negozio con il dolce confezionato dentro ad una scatola infiocchettata.

“Mi dici cosa regalerete a Remus?”, mi chiede di nuovo, una volta raggiunto il passaggio segreto per rientrare al castello.

Io non le rispondo. Il regalo per Remus è una cosa un po’ malandrinesca. Se glielo dicessi, potrebbe non esserne entusiasta.

Lei non fa nemmeno in tempo a ripormi la domanda che vediamo una figura agitarsi e correre verso di noi. Due istanti dopo Sirius ci appare davanti e, prima di parlare, cerca di riprendere fiato. Avrà corso tanto, chissà che vorrà.

“James”, mi dice, “Sono riuscito a far entrare nel pacchetto anche la giarrettiera e il barattolo di peperoncino!”.

A quel punto, sbianco. Non oso immaginare Lily che faccia abbia. Quella di Sirius è oltremodo felice.

Lo ucciderei.

Subito dopo la voce di colei che per anni mi ha urlato addosso quanto fosse insopportabile la mia indole da malandrino, penetra nelle mie orecchie senza che io possa salvarmi.

Giarrettiera e peperoncino???”.

To be continued…

Che regalo avranno mai progettato i Malandrini???

Capitolo terminato due minuti fa, purtroppo l’università non mi lascia tempo di niente. Volendo, avrei potuto anche risparmiarmelo, ma secondo me qualche scena con i Malandrini [a cui si sta aggiungendo anche Lily] ci vuole, voi che ne dite? Spero non sia stato davvero un capitolo inutile, anche perché di questi tempi sono a corto di ispirazione.

Ringrazio infinitamente: babykagome, lenu88, cloe sullivan, Lilian Potter, riddikulus, Lily Black 90, aki_penn, potterina_88_, __MiRiEl__, lyrapotter, freddymercury, lauraroberta87, Vale Lovegood, zukkyna, HarryEly, germana.

Spero di aggiornare il più presto possibile^^’’

Grazie ancora!

Bisous ^___^

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Capitolo 35
*** Picture of us ***


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Capitolo 35

Picture of us

Mi sbatto una mano sulla fronte.

Poi penso che sarebbe meglio che sulla fronte mi sbattessi una mazza da Battitore, ma solo dopo averlo fatto a Sirius.

Lily ci guarda ancora con un’espressione sconvolta. Di sicuro vorrà spiegazioni.

“Ehm…”, è l’unico suono che mi esce dalla gola.

“Sì?”, fa lei indispettita.

“In realtà questo è solo una parte del regalo…la parte malandrinesca del regalo…”.

“Avevo intuito”.

“Il vero regalo è una foto di me, Sirius e Peter…”.

“James, a proposito della foto…”, interviene Sirius, “…c’è una cosa che devo dirti”.

“Ti prego, non dirmi che non trovi nemmeno quella!”.

“Il problema è che non l’abbiamo mai scattata”.

Mi ammutolisco e getto lo sguardo a terra. Adesso tutto il casino che è successo in questi due giorni per colpa di Sirius mi sembra niente in confronto al fatto che ho dimenticato di non aver mai avuto una fotografia con loro. Eppure lo dicevamo così spesso: l’unica cosa che ci manca è una fotografia che ci ritrae insieme.

“Alla fotografia potremmo rimediare domani quando Remus sarà con noi”, dice Sirius, distogliendomi dalle mie riflessioni.

Sorrido.

In fondo, non è mai troppo tardi.

***

Chissà che razza di idea deplorevole Lily si sarà fatta di noi. Pensiamo più al regalo malandrinesco – che, tra parentesi, l’ha messa parecchio in imbarazzo – e meno a quello effettivo, la nostra fotografia. Ma non è così. È risaputo che i Malandrini fanno ogni cosa in grande stile, dalla più piccola alla più grande. Infatti, è in grande stile che stiamo ancora rassettando il casino che ha lasciato Sirius in camera.

Dico, si è mai visto James Potter riordinare i propri calzini in ordine alfabetico secondo il colore? E dire che li ho tutti neri.

“Possibile che non vi si può lasciare soli?”.

Questa è la prima cosa che dice Remus una volta aver messo piede in camera.

“Anche noi siamo contenti di vederti”, risponde Sirius, gettando nel suo baule una massa informe di indumenti. Evidentemente, è quello il suo grande stile.

“Che è successo qui dentro?”, ci domanda Remus.

“Perché ce lo chiedi?”, intervengo io.

“Semplice: quando mai vi ho visto mettere in ordine la stanza?”.

“È spirito primaverile!”.

“Peccato che questo spirito salti fuori solo a primavera”.

Io, Sirius e Peter ridiamo nervosamente. Sappiamo che la cosa puzza a Remus più di quanto possa sembrare. Ma fino a quando non vediamo qualcosa di esplicito da parte sua, diventa inutile complessarsi.

“Spero mi abbiate preso gli appunti delle lezioni che mi sono perso”, dice Remus.

“Certo”, risponde Sirius, “Ma dimenticatene. Oggi ci si diverte!”.

“Non avrete intenzione di organizzare un altro dei vostri sconvenientissimi festini, spero!”.

“Non sperare così tanto”, commenta ironicamente Peter, “Oggi è la tua festa”.

“La mia festa?”.

Annuiamo.

“Oggi?”.

Annuiamo di nuovo.

“Devo studiare”.

Il mondo ci è come crollato addosso con tutto il suo peso.

Sirius si getta ai piedi di Remus con fare teatrale e comincia a tirargli i vestiti, lamentandosi istericamente.

“Come puoi pensare sempre allo studio? Dimmi, come puoi???”, piagnucola in maniera straziante.

“E tu come puoi non pensarci mai? Dimmi, come puoi???”, lo scimmiotta Remus.

“Ci sono momenti in cui lo studio dovrebbe essere l’ultimo dei tuoi pensieri. Per esempio, la tua festa!”.

“Non è la mia festa!”.

“Sì che lo è! Dovresti sapere che per i Malandrini ogni giorno è una festa!”.

“È questo il guaio…”.

“Remus, se hai un cuore, scordati i libri almeno per oggi!”.

“Sirius, se hai un cervello, cerca di ricordartene più spesso, almeno per quest’anno in cui dobbiamo sostenere i…”.

“Non nominarliiii!”.

“La smetteresti di tirarmi i pantaloni?”.

“Noooo!”.

Remus sbuffa e getta gli occhi al cielo.

Io quasi rido perché entrambi mi ricordano le mie due coscienze.

No, mi sbaglio. Sono le mie due coscienze che mi ricordano Remus e Sirius.

Durante la rappresentazione teatrale messa in atto da Sirius, io e Peter abbiamo continuato a sistemare la stanza. Adesso è accettabile, ad eccezione dell’angolo di Sirius: quello non lo è mai. Ha ragione Remus quando gli dice: “Dovresti tenere in ordine la tua cuccia!”; ma Sirius non lo ascolta e si giustifica dicendo: “Il disordine è indice di creatività”. Al che Remus ribatte: “Ringraziando Merlino, nessuno al mondo è creativo quanto te”. Felpato non ha ancora capito se quest’ultimo sia un complimento o una critica.

***

Dopo tanto agonizzare, non riusciamo a credere che adesso siamo distesi all’ombra della nostra inseparabile quercia. E non riesco a credere che con noi ci sia anche Lily.

“Ma è magnifica!”, esclama Remus all’apice della felicità, rigirando tra le mani la penna 2 ne pensi e 2 ne scrivi che Lily gli ha regalato, “Potrò svolgere due temi contemporaneamente e il tempo che risparmierò potrò dedicarlo ad altro genere di studi!”.

Io, Sirius e Peter guardiamo con tanto d’occhi tutta la scena. Ci domandiamo come cavolo possano conoscere questo strano oggetto magico loro che hanno vissuto con i Babbani, mentre noi ne ignoriamo l’esistenza. È meglio però non porre questo quesito ad alta voce: già sento Remus sbraitarci addosso il poco interesse che mostriamo nei confronti della nostra…non ricordo bene che parola ha usato…credo fosse cetnologia. O forse era nectologia? Beh, non è importante.

… …

Nectologia, tencologia…ah, sì! Era tecnologia! Alla fine ci sono arrivato, sono un genio.

Ritorniamo a noi. È giunto il momento che Remus apra il nostro regalo.

C’era stata una piccola discussione sul darglielo o meno in presenza di Lily, infine ce ne siamo fregati. Tanto, arrivati a questo punto, lei ormai ha capito tutto.

Sirius, molto silenziosamente, porge a Remus il regalo, che lo prende anch’egli molto silenziosamente. Ora che lo noto meglio, tutto intorno a noi sembra zittirsi per accogliere questo momento fatidico.

Remus scarta il regalo e quello che ne esce fuori lo lascia di stucco: oltre alla giarrettiera e al barattolo di peperoncino, sono presenti un paio di manette pelose di un rosso acceso e Il Quidditch attraverso i secoli.

Remus diventa improvvisamente più rosso del peperoncino nel barattolo, Lily getta gli occhi al cielo come per dire: Che idioti.

“Tutto ciò necessita di una spiegazione”, dico io, rompendo il silenzio e l’imbarazzo, almeno spero.

“Lo credo bene!”, sbotta Remus, nervoso.

Mi schiarisco la voce, pronto a fare il mio discorso, “Ormai ci conosciamo da secoli, cosa mai avremmo potuto regalarti?”, il mio esordio lascia a desiderare, “Un libro? Troppo scontato, persino Lily ha optato per un’altra cosa. Peter, però, era fermo su questa idea e così l’abbiamo tenuta da parte. Altre proposte? Sì, qualcosa sul Quidditch, dato che tu sei a zero. Questa era la mia idea, genialmente unita a quella di Peter: ed ecco spiegato il perché de Il Quidditch attraverso i secoli. Il resto? Ovviamente è opera di Sirius. Voleva regalarti qualcosa di piccante e perverso: ed ecco spiegato il perché del peperoncino, della giarrettiera e delle manette. Quando osserverai ognuno di questi oggetti, ti ricorderai di noi. In fondo al libro, ho scritto qualcosa riguardate le gesta del sottoscritto nelle partite di Quidditch disputate da quando Hogwarts ha avuto l’onore di accogliermi”.

Il silenzio di nuovo si impadronisce di noi.

Remus scorre alla fine del libro e sembra leggere qualche riga scritta da me. Sorride.

Vorrei farlo anch’io, ma quando penso che manca il pezzo forte di tutto questo, abbasso lo sguardo e sento addosso quello di Sirius, di Peter e di Lily.

“Avrebbe dovuto esserci anche un’altra cosa”, subentra Sirius, “Una fotografia di noi quattro. Ma non abbiamo avuto moto di scattarne una in tutti questi anni”.

“Ma a questo posso pensarci io”, Lily scatta in piedi sotto lo sguardo attonito dei presenti, “Ho chiesto ad Alice di prestarmi la sua macchina fotografica…beh, in realtà il prestito è dovuto a Frank. Mi offro volontaria per scattarvi una fotografia che vi ritrae tutti insieme, che ne dite?”.

Lily rimane in piedi, immobile e sorridente, in attesa che da noi arrivi la risposta.

Ho appena il tempo di ricambiare il suo sorriso, quando anche Sirius si alza e batte un pugno sul palmo della mano.

“Perfetto!”, esclama, “Decido io come posizionarci”.

“E perché mai?”, ribatte Remus.

“Perché io ho spirito creativo. Forza, in piedi! James, io mi carico Remus in braccio mentre tu ti carichi Peter sulle spalle”.

“Perché io in braccio a te???’”, protesta Remus.

“Perché ho deciso così”.

“Cambia i piani. Non mi fido”.

“Non essere stupido”.

“Perché invece non costruiamo una piramide umana?”, propongo.

“Con Remus al vertice”, completa Sirius.

“Ma perché le pose più rischiose le fate fare a me? Mettete Peter al vertice, è il più piccolo”.

“Ma perché chiedi sempre il perché???”.

“Guarda che lo stai facendo anche tu!”.

“Ragazzi, diamoci una mossa altrimenti il sole tramonterà ed io voglio che questa fotografia sia perfetta in ogni dettaglio!”, dico.

Poi mi volto verso Lily, in piedi con la macchina fotografica in mano intenta a ridere divertita di fronte alla nostra scena.

“Lily, vieni qui”, le faccio cenno di avvicinarsi.

Lei obbedisce, “Che c’è?”.

“Dicci tu che posa dobbiamo assumere per questa foto”.

Inizialmente rimane un po’ basita davanti a questa richiesta. Noi siamo schierati di fronte a lei che comincia a guardarci ad uno ad uno: passa lo sguardo su di me, su Peter, salta Sirius, va su Remus, poi su Sirius e poi di nuovo su Remus. Mi è molto difficile spiegare in che modo ci sta studiando. Prende Sirius per un braccio e fa in modo che si ritrovi alla mia destra, cosicché Remus è alla mia sinistra e Peter, a sua volta, è alla sinistra di Remus. Siamo disposti in quest’ordine: Sirius, io, Remus e Peter. Di tutto ciò mi colpisce che abbia messo Sirius alla mia destra. Colgo qualcosa di morale in questo, nel senso che Sirius è il mio migliore amico dunque sta alla mia destra.

Comunque sia, lasciando perdere queste riflessioni, direi che la disposizione di Lily sia oltremodo perfetta. E noi che avevamo in mente pose complesse e strane, quando invece nella semplicità lei è riuscita a trovare la soluzione migliore.

“Allora?”, ci dice, “Non vorrete stare immobili come statue per la foto! Abbracciatevi, no?”.

In men che non si dica, ogni braccio circonda la spalla del vicino.

“Adesso, sorridete”, dice lei, preparandosi allo scatto.

Riesco già ad immaginare la magnifica foto che ne verrà fuori: noi quattro all’ombra della nostra quercia, illuminati da un indelebile sorriso e uniti da un’eterna amicizia.

To be continued…

Sono un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma non posso farci niente se la mole di studio aumenta. Spero che il capitolo sia venuto fuori in modo decente, purtroppo sono a corto di ispirazione. Cercherò di rifarmi^^’’ Devo però ricordarvi che senza i vostri meravigliosi commenti non arriverei nemmeno a scrivere un misero rigo ^__^

Ringrazio immensamente: Lyan, Lily Snape, ki_chan, aki_penn, Mirwen, myki, Ady91, lenu88, babykagome, HarryEly, Lily Black 90, lauraroberta87, lyrapotter, zukkyna, cloe sullivan, freddymercury, __MiRiEl__.

Ringrazio in particolar modo: potterina_88_ e Lilian Potter per aver architettato il regalo-scherzo per Remus; Vale Lovegood per avermi dato l’idea delle manette pelose (anche se anziché rosa sono rosse XD).

Alla prossima.

Baci bacini bacetti baciuzzi ^___^

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Capitolo 36
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Capitolo 36

Change

Mi sono tagliato il dito con il foglio di pergamena su cui ero intento a scrivere quattro righe per il tema che Lumacone ci ha chiesto di svolgere.

Meglio non pensarci. In fondo è un taglietto minuscolo, non vale la pena consumare i miei pensieri per questa cosa così futile. Ci vuole qualcosa che mi distragga, magari anche qualcuno.

“James!”.

Sirius si para di fronte a me in un nanosecondo.

Non era il qualcuno che avevo in mente.

“Partitella a Quidditch uno contro uno e chi perde paga da bere per un mese?”, mi propone.

Sospiro e poggio la guancia sul tavolo, “Devo finire questo dannato tema”.

Sirius si siede a cavallo di una sedia, “Remus ti nuoce”.

“Cos’è che faccio io???”, esclama Remus dal divano, “Guarda che ho visto il tuo foglio di pergamena. È totalmente bianco, muoviti a scrivere!”.

“Non ho idee”, si giustifica Felpato.

“Questa è una scusa idiota! Basta aver studiato, non ci vuole la laurea!”.

“La che???”, sbottiamo io e Sirius in coro.

Remus emette versi lamentevoli.

Io ritorno a stendere la testa sul mio foglio di pergamena e a succhiarmi il dito insanguinato.

La verità è che mi manca. Mi manca tantissimo. Non la vedo per come si deve dalla sera scorsa, in cui siamo stati impegnati a perlustrare le numerosissime vie del castello. Non abbiamo parlato molto, anzi, potrei dire che non abbiamo parlato per niente. La colpa credo sia da attribuire a me. Remus mi rimprovera dicendomi che in tutti questi anni non ho fatto altro che mostrare la mia immane stupidità facendomi avanti come un Troll che balla la cucaracha, mentre adesso non oso muovere un passo se non è lei a muoverlo per prima. La cosa è molto, molto controversa. L’unico rimedio è alzare la testa da questo tavolo e andare a cercarla. Le ho promesso che avremmo parlato, chiarito, spiegato, risolto…

Ci sono momenti in cui dovrei ritornare ad essere il James Potter che sono sempre stato. Sto talmente giù che, durante la partita di Quidditch di quattro giorni fa contro Serpeverde, non ho giocato per niente bene. I miei compagni di squadra, Sirius e Frank in primis, sono stati costretti a prendermi a schiaffi per farmi riprendere.

“Sirius, in questa frase manca un verbo”, commenta Remus, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

“E che sarà mai?”, dice Sirius, riprendendosi il suo foglio.

“Il verbo è l’elemento essenziale della frase! Non può esistere una frase senza verbo! Non puoi dire: Io una mela, senza mettere il verbo mangiare!”.

“La smetti di farmi questi discorsi? Mi stai prendendo per un emerito ignorante ed io questo non lo tollero! E poi, il verbo puoi sempre mimarlo”.

Mimarlo? E tu scriveresti un intero tema senza verbi per poi mimarli???”.

“Risparmi fatica”.

“Ma cosa mi tocca sentire???”.

Sollevo la testa dal tavolo e inizio a fissare un punto vuoto. Stringo le palpebre come a volerlo scrutare, fino a quando non mi arriva al cervello l’impulso di alzarmi di scatto da questa sedia e dirigermi verso il buco del ritratto senza dire una parola.

“Ramoso, dove vai?”, mi chiede Sirius.

Alla sua domanda, rispondo con un’alzata di mano, senza sprecarmi a voltarmi e rispondergli a voce. Quella mi servirà molto stasera.

***

Avrei fatto la figura dell’idiota se fossi uscito dalla Sala Comune senza sapere dove andare a cercarla.

Apro la porta della biblioteca e Madama Pince mi guarda male. Evidentemente sta per chiudere e le sembra strano che qualcuno si faccia vedere a quest’ora.

Mi inoltro nel vasto corridoio, guardando a destra e a sinistra con la speranza di trovarla. Più che speranza, direi certezza: l’ho trovata.

Resto muto e immobile a guardarla china sul suo libro, finché lei non solleva gli occhi e mi vede.

“Hai del tempo da dedicarmi?”, le domando molto silenziosamente, quasi col timore che non mi abbia sentito e di dover ripetere la domanda.

Non mi risponde. Sfiora con le dita il bordo del libro con lentezza esasperante, tanto che desidererei essere io quel libro. Infine lo chiude e annuisce in risposta.

Raccoglie tutte le sue cose e qualche minuto dopo siamo fuori dalla biblioteca.

Mi sembra strano che non mi abbia chiesto dove stiamo andando. A dire il vero, non mi sta chiedendo proprio nulla. È come se entrambi perdessimo l’uso della parola non appena ci incontriamo. È curioso che ciò è cominciato ad accadere proprio dopo la festa di Remus.

Non ne sto capendo proprio niente e farsi domande è diventato lancinante.

Nel frattempo, siamo arrivati al corridoio del settimo piano, esattamente di fronte alla parete in cui si trova la Stanza delle Necessità.

“Che ci facciano qui?”, mi chiede.

“Dobbiamo parlare, Lily”, rispondo, “Tutti questi silenzi sono inutili ed io rischio di impazzirne”.

“Dobbiamo parlare qui?”.

“No, lì”, indico col dito la parete su cui dovrebbe comparire la porta.

?”.

“È la Stanza delle Necessità, ne hai mai sentito parlare?”.

“No, ma non mi stupisce che tu conosca una stanza del genere”.

Avanzo un passo verso di lei, “Passa per tre volte davanti alla parete pensando intensamente ad una stanza, una qualsiasi”.

Mi guarda con un’espressione molto dubbiosa, ma obbedisce.

Qualche minuto dopo, sulla parete si materializza una porta. Le faccio segno di andare avanti e di aprirla.

La sola luce all’interno della stanza è quella di un camino, davanti al quale si trovano un divano e delle poltrone rosso scuro.

“Sembra la nostra Sala Comune”, commento.

“In effetti, ho pensato proprio a quella”.

Andiamo a sederci sul divano.

L’unico rumore che si sente è il legno che brucia all’interno del camino. Poi, il silenzio. Di nuovo.

Sono stato io a portarla qui per parlare e devo assumermi ogni responsabilità.

Non la guardo, non ci riesco. Ho lo sguardo fisso sulle fiamme del camino. So che lei sta guardando me, in attesa che proferisca qualche parola.

Chiudo le mani a pugno per fermarle. Stanno tremando troppo.

Poi, non riesco più a pensare a niente e le parole mi escono dalla bocca senza che io possa controllarle.

“Mi sono innamorato di te”.

Mi volto verso di lei e non mi meraviglio della sua espressione perché è esattamente quella che mi aspettavo: puro sgomento.

“Prima che tu possa urlare, scappare, fuggire, uccidermi o quant’altro, permettimi di raccontarti l’inizio della storia, dal momento che ti ho già svelato la conclusione”.

Non parla.

Lo interpreto come un segno che mi invita a continuare il discorso.

Mi alzo dal divano, parandomi di fronte a lei che non smette di fissarmi impietrita. Faccio un giro su me stesso e spalanco le braccia, con un sorriso smagliante stampato in faccia.

“Signore e signori, ecco a voi James Potter, il mitico, l’unico, l’inimitabile. È questo che sono, no? Un undicenne pieno di sé che mette piede a Hogwarts ed è già un divo. Più passano gli anni, più la sua fama aumenta”, tiro fuori la bacchetta e comincio ad agitarla, “Quant’è eccitante lanciare fatture a chiunque mi capiti a tiro, specie se si tratta di Mocciosus. E non è tutto, perché James Potter è anche bello, affascinate, attraente. Le ragazze svengono al mio passaggio e chissà cosa darebbero per avere addosso un mio fugace sguardo”.

Tutt’a un tratto il mio sorriso si spegne. Faccio qualche passo verso di lei e mi chino fino ad avere il mio viso all’altezza del suo.

“C’era anche chi non mi sopportava, non sto parlando dei Serpeverde. Lily Evans. Quante volte mi ha urlato di smetterla di lanciare fatture, di pavoneggiarmi, di fare il gradasso, di rendermi ridicolo, di fare lo stupido e via dicendo. Ed io quante volte le ho urlato di uscire con me, di uscire con me, di uscire con me…e altrettante volte lei mi rispondeva di no, di no e di no. Pensava lo facessi per avere un altro trofeo da esporre in bacheca. Mi diceva che avrei dovuto cercare di cambiare…di cambiare. Per tutti ero magnifico, ma non per lei. Sarei riuscito a cambiare e a farmi piacere da Lily Evans. Così facendo, però, ho ottenuto l’effetto contrario. Più mi sforzavo di piacerle, più era lei in realtà a piacere a me, fino a quando…fino a quando ho smesso di fare l’idiota, tanto che persino Silente mi ha nominato Caposcuola. I miei amici si sono accorti che sono cambiato davvero”, sorrido come uno scemo, mentre continuo a guardarla, “È buffo, sai? Volevo farti cadere ai miei piedi e alla fine è accaduto il contrario. E…e così mi sono innamorato di te. La storia termina qui, sta a te mettere la parola fine”.

Torno a sedermi sul divano e a fissare il fuoco.

Non ho più nulla da dire, adesso tocca a lei. Ormai quello che è fatto, è fatto.

La vedo alzarsi dal divano e cominciare a fare su e giù davanti al camino, con fare nervoso e agitato. I miei occhi la seguono.

“Chi accidenti avrebbe dovuto dirmi che una volta a Hogwarts avrei incontrato un tale demonio??? James guartate-quanto-sono-figo Potter. Che nervi! E quella mania di lanciare fatture a destra e a sinistra, spero se la faccia passare! Fortuna che i professori non sono ciechi e lo sbattono in punizione! Non lo sopporto quando deve corrermi dietro per i corridoi e urlare davanti a tutti che vorrebbe uscire con me! E tutte quelle ragazze che mi dicono che James Potter non ha mai fatto così con nessuna e che io dovrei sentirmi onorata di questi inviti…onorata? Col cavolo che esco con uno così egoista, così pieno di sé, così vanitoso, così…così James Potter!”.

Si ferma – finalmente, cominciava a girarmi la testa – e sofferma il suo sguardo sul mio. Si avvicina e, esattamente come ho fatto io prima, si china davanti a me.

Stringo le mani a pugno. Hanno ricominciato a tremare.

Anche il mio cuore batte più velocemente, ma quello non posso di certo fermarlo.

“Se solo…”, sussurra Lily, “Se solo si decidesse a cambiare…o, quanto meno, a rispettare le regole…”, a entrambi scappa un sorriso, “Ma poi, perché proprio io? Con tutte le ragazze che ci sono in questa scuola, si è fissato con me e sembra irremovibile. Forse ho paura di prendere tra le mani qualcosa più grande di me, è pur sempre di James Potter che stiamo parlando. James Potter…in un modo o nell’altro, l’ho sempre in testa. Che accadrebbe se accettassi un suo invito? Tentare una volta non farebbe male a nessuno. Così ho accettato e adesso eccoci qua. Non è trascorso tantissimo tempo da allora, ma mi è bastato più di ogni altro. E sai per cosa mi è bastato?”, nego con la testa e lei sorride, “Per potermi innamorare di te. James, tu mi hai detto di mettere la parola fine alla tua storia, io, invece, voglio proporti un’alternativa: che te ne pare della parola inizio?”.

In questo preciso istante, non so se piangere, urlare, mettermi a saltare…non so! Mi limito ad un semplicissimo ed innocuo sorriso, che lei ricambia.

Penso per un attimo a quando, sul treno, le ho chiesto se potevo baciarla…e adesso sento di volerle fare la stessa domanda.

“Posso baciarti, Lily?”.

“Perché?”.

“Perché se non lo faccio, muoio”.

“Mi hai fatto la stessa domanda sul treno, ricordi?”.

“Certamente”.

“Perché, anziché chiedermelo, non lo facevi e basta?”.

“Perché mi avresti ucciso”.

“Può darsi…ma perché me lo stai chiedendo anche adesso?”.

“Quanti perché…”.

“Rispondi”.

Cavolo, è riuscita a mettermi con le spalle al muro.

Non so proprio che rispondere.

È vero che l’ho già baciata altre volte, senza chiederle niente e senza preoccuparmi di avere la testa mozzata. Mi sa che ha ragione lei, dovevo agire e basta.

“In tutto questo tempo avresti già potuto baciarmi”, dice, alzandosi e andando verso la porta.

Io gelo, “No, ti prego…”.

Si volta verso di me e sorride, “Sono qui”.

E so che posso baciarla.

Un bacio.

Inizia tutto da lì.

E da lì continua, fino a quando nessuno dei due riesce a spiegarsi come si finisca sul divano, come le mie mani sfiorino lei, come le sue sfiorino me.

Sento il cuore che mi scoppia e il cervello che mi dice di fermarmi. Non posso permettermi di perdere il controllo, non con lei.

La vedo sotto di me piccola, piccolissima…

Le rubo un altro bacio e mi tiro su a sedere, portandola con me.

“Sai cosa amo fare quando mi trasformo in cervo?”, le domando.

“Cosa?”, e sono sicuro che lei si stia chiedendo cosa c’entri un cervo in tutto questo.

“Correre. Correre all’infinito, non penso ad altro. Però accade che, proprio perché non penso ad altro che a correre, non mi accorgo degli ostacoli e finisco per inciampare, cadere e farmi male. Se un giorno decidessi di portarti con me, tu rischieresti di farti ancora più male ed io ne morirei, mi capisci?”.

“Ma io mi fido di te”, mi risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Non parlo. Sono vergognosamente a corto di parole.

L’unica cosa che in questo istante riesco a fare è fissare la sua mano intrecciata alla mia e accorgermi di come l’incastro sia praticamente perfetto.

Che importa del resto?

To be continued…

Ok, lo sapete tutti ormai che le scene romantiche non sono proprio il mio forte, ma questa era inevitabile.

Secondo voi, James è troppo “edwardizzato” [le lettrici di Twilight avranno intuito cosa intendo], nel senso che rasenta la perfezione? Beh, James Potter è James Potter, non riesco a renderlo in altro modo^^’’

Un grazie immenso a: cloe sullivan, zukkyna, lenu88, ki_chan (Se non sbaglio, è Gazza a sequestrare la Mappa del Malandrino e, in effetti, avevo pensato di scriverlo in questa fic^^), Mirwen, Lilian Potter, Lyan, Ady91, Lily Black 90, Faith, lyrapotter, aki_penn, HarryEly, lauraroberta87, myki, freddymercury, __MiRiEl__, germana.

Un grazie particolare a potterina_88_, perché senza il suo aiuto il capitolo si sarebbe concluso in modo nettamente diverso.

KiSsEs

^___^

PS: la torta l’hanno divorata XD

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Capitolo 37
*** Fairytale ***


mad37

Arrivi tu sulla mia scia,

per farmi credere alle favole.

Sei tutto,

sei il senso e l’idea,

sei l’aria da respirare.

“Il senso e l’idea” - Divina

Capitolo 37

Fairytale

Mi sveglio e la prima cosa che vedo sono gli occhi più belli del mondo che mi stanno guardando.

Adesso provo a chiudere e a riaprire i miei di nuovo perché magari sto sognando.

Quegli occhi mi stanno ancora guardando. Non credo di essere più in grado di distinguere ciò che sia realtà da ciò che sia sogno, avrei bisogno di un pizzicotto sul braccio.

Con un dito mi accarezza la guancia. Questo gesto dà una risposta alla mia domanda ed è senz’altro meglio di un pizzicotto: non sto sognando.

Chiudo gli occhi per godermi il momento.

“James, non riaddormentarti. Fra qualche ora abbiamo le lezioni”, mi sussurra sulle labbra, prima di regalarmi il primo bacio della giornata.

Ma non potrebbe essere ogni giorno sabato? Perché le lezioni mi devono impedire di stare con Lily?

Non credo proprio che potrei obiettare, quindi tanto vale alzarci e affrontare la giornata.

E poi, posso sempre sperare in altri momenti come questo.

***

“SVEGLIA, È MATTINOOO!!!”.

Mi armo di cuscino e comincio a colpire uno alla volta Remus, Sirius e Peter.

Remus si rivolta tra le coperte, di sicuro sarà il primo a svegliarsi.

“James, che cavolo ti prende? È l’alba”, mugugna, ancora assonnato.

Io non mi perdo d’animo e continuo a prenderli a cuscinate, sotto le imprecazioni di Sirius.

“Capiamo la tua contentezza, ma ciò non giustifica questi tuoi ripetuti tentati omicidi!”, esclama Remus, alzandosi dal letto definitivamente.

Non ha tutti i torti, ma non scherzo quando dico che voglio renderli partecipi di quello che succede nella mia vita, che siano cose belle o cose brutte.

Ripenso a Lily che era tra le mie braccia fino a qualche minuto fa e sento uno strano calore risalirmi in faccia. Lascio andare il cuscino e precipito sul mio letto a braccia spalancate. Sto sorridendo come uno scemo.

“Avanti, che è successo con la Evans?”, domanda Sirius, ma credo che la mia espressione sia la risposta alla sua domanda.

“Ti ricordo che ci hai svegliato alle sei del mattino, quindi esigiamo una risposta!”, subentra Peter.

Evidentemente, la mia faccia non è sufficiente a spiegare ogni cosa.

“Deduco che è andato tutto bene e che magari adesso state insieme”, dice Remus, “Ma non puoi smettere di usare il cervello ogni qual volta ti succede! Non farmi pensare che Lily abbia una pessima influenza su di te!”.

La verità è che sono io che mi comporto come se non ci credessi.

Ho passato metà della mia vita per arrivare a questo punto e, adesso che ci sono riuscito, non mi sembra neanche vero.

Sveglia, James! I tuoi amici hanno ragione! Alzati da questo dannato letto e datti una ripulita!

Se è necessario, mi fiondo sotto l’acqua ghiacciata per darmi una sonora risvegliata e rendermi consapevole di tutto ciò che sta accadendo. Devo tirare fuori il James di sempre, quello per così dire normale e smetterla di comportarmi come un imbranato.

Oggi strapperò una ‘O’ a Lumacone, nessuno può fermarmi!

***

“James, non vorrei dirtelo, ma Lumacorno aspetta che tu gli dia una risposta”.

La voce sottile di Sirius mi fa sbattere le palpebre e suscita in me una serie di interrogativi: chi sono? Dove sono? Perché mai Lumacorno aspetta da me una risposta?

Sirius mi dà una gomitata.

Tutti mi stanno guardando. Remus vorrebbe sbattersi la testa al muro, non prima di avermi preso a colpi di Pozioni Avanzate.

Ci risiamo.

Ho lasciato che la mia mente vagasse in un campo di fiori, dove una splendida Lily mi sorride e mi dice che mi ama.

Dovrei smetterla. Ormai la cosa è più che reale, perché mai dovrei continuare ad immaginarla? La immaginavo anche prima di tutto ciò, quando lei non poteva sopportarmi.

Basta! Si va a lezione per studiare, non per dormire o per vagare con la fantasia! Questo mi dice sempre Remus e sono sicuro che me lo dirà anche Lily non appena usciremo da quest’aula.

Guardo in faccia Lumacorno.

“Noto con piacere, signor Potter, che è ritornato dal mondo delle favole. Ha fatto buon viaggio?”, mi dice sarcastico.

Risatine generali.

Ho una malsana voglia di ucciderli tutti.

***

“Che ti è successo oggi?”.

Sorrido quasi involontariamente non appena odo la sua voce.

Dopo la lezione, mi sono volatilizzato e sono scappato verso il campo di Quidditch, approfittando degli allenamenti per rimettermi mentalmente in carreggiata. Direi che ha funzionato. Quasi. Non ho nemmeno cenato e sono salito sulla Torre di Astronomia. Avrei potuto scegliere un luogo meno scontato, ma non l’ho fatto per essere certo che lei sarebbe venuta. E così è stato.

Lily si siede a terra accanto a me e aspetta ancora che io le risponda.

“Oggi ho…”, ma mi blocco perché osservo la mia mano che lei ha appena preso tra le sue, “Oggi ho viaggiato”, sorrido come uno scemo, ricordando le parole di Lumacorno.

“Dove sei andato?”.

“Non è importante il luogo, ma chi c’era con me”.

“E chi c’era con te?”.

“Ci sei tu…con me”.

Ho realizzato finalmente?

E chi lo sa…

Però le sue mani attorno alla mia dicono tutto, i suoi meravigliosi occhi dicono tutto, il suo sorriso dice tutto.

Eppure la guardo ancora come se non ci credessi, come se non ci fosse una linea di confine tra il mondo delle favole e la realtà.

È davvero così incredibilmente bello?

È davvero così incredibilmente favoloso?

È davvero così incredibilmente reale?

Che per me più niente sia troppo bello per essere vero?

Che abbia smesso di sognare perché il mio sogno continua nella realtà?

Che abbia cominciato a credere alle favole?

Che sia la risposta a tutte queste domande?

Lo saprò, un giorno? Oppure lo so già adesso, ma non voglio dirlo?

Lily mi sventola la sua mano davanti alla faccia. Sbatto le palpebre velocemente come se mi fossi appena risvegliato da una lunga dormita.

“Sognavi ad occhi aperti?”, mi chiede.

“Sì”, rispondo sincero, “È che…ancora non ci credo”.

“Nemmeno io ci credo”.

Mi guarda per un attimo, poi abbassa gli occhi.

Riprende possesso della mia mano e penso che vorrei che prendesse di me anche tutto il resto.

Prende fiato, “Stamattina, quando mi sono svegliata e…ti ho visto, pensavo stessi ancora sognando”, sorride nervosa, “È una cosa che può sembrare stupida, ma…voglio dire, chi l’avrebbe mai detto che noi due, un giorno…?”.

Sorrido anch’io, “Guarda che io ne ero sicurissimo tempo fa. Poi, ad un certo punto, tutte le mie speranze sono crollate, tanto che pensavo che non sarebbe mai accaduto. E invece…”.

“E invece, eccoci qui!”.

Ci guardiamo fissi, poi scoppiamo a ridere entrambi.

E quando smettiamo, continuiamo a sorridere l’uno sulle labbra dell’altra e direi che fin qui e tutto perfetto.

Adesso che ho capito che è tutto vero e che quella che sto vivendo in modo così meraviglioso è la mia vita, non mi resta altro da fare che mettermi sotto con lo studio. Lo so che non c’entra niente, ma adesso che c’è lei con me mi sento di fare qualsiasi cosa. E con questo farò felice anche Remus. Magari potrei trascinarmi dietro anche Sirius, che di sicuro mi ucciderà, ma non mi importerebbe.

Va bene.

Va tutto bene.

To be continued…

Sono imperdonabile. Non aggiorno da più di un mese…

C’è qualcuno ancora che legge questa storia? Se sì, fatemi un fischio^^

Da questo capitolo potrei dedurre che James Potter si droga XDXDXD Ok, basta fare la stupida!

Il capitolo è corto, lo so. Ed è anche brutto. Mi dispiace, ma purtroppo sono a cortissimo di ispirazione, tutta colpa di questi esami universitari che non finiscono mai.

Spero possiate perdonarmi *redRon ha corrotto James Potter affinché lui si trasformi in cervo e vi mostri i suoi occhioni lacrimosi cerbiattosi per smuovere in voi un po’ di compassione*

Ringrazio immensamente: Miss Evans, Mozzy, Cassy Black, potterina_88_, ki_chan, Ady91, lenu88, aki_penn, Lilian Potter, __MiRiEl__, lyrapotter, myki, HarryEly, zukkyna, Vale Lovegood, freddymercury, Lyan, lauraroberta87, germana.

Spero con tutto il cuore di postare presto il prossimo capitolo.

Scusate ancora per tutta questa attesa. Non credo che ne sia valsa la pena dato che il capitolo non è un granché.

Adesso vado a studiare :P

KiSsEs ^____^

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Capitolo 38
*** I don't care about anything but you ***


mad38

I want to thank you
for all of the things you’ve done
and most for choosing me
to be the one.
It’s funny how life can take new meaning.
You came and changed what I believe in.
The world on the outside is trying to pull me in,
but they can’t touch me
‘cause I got you.

“I got you” – Nick Carter

Capitolo 38

I don’t care about anything but you

Un sacco di gente mi sta guardando.

La cosa dovrebbe rendermi molto orgoglioso, io adoro stare al centro dell’attenzione.

Sono attorniato da tutti i miei compagni di squadra, dagli altri Grifondoro – nonché dai Tassorosso e dai Corvonero – e dalle mie fans – esistono ancora??? – perché oggi, miei cari signori, il sottoscritto ha portato alla vittoria la sua squadra contro quei dannatissimi Serpeverde. Il campionato è ancora aperto, ma ormai la Coppa di Quidditch è nostra per la settima volta consecutiva.

Direi che sono stato fenomenale come sempre, ma in più ho anche segnato un paio di volte perché capitava che la Pluffa si trovava vicino ad una delle tre porte quando anch’io ero vicino ad esse. E così…

“James, sei un mito!”, esclama Frank.

Sì, lo so.

Due secondi dopo, sopraggiunge Remus che saltella per la troppa felicità.

A Sirius scappa un risolino.

“James, hai giocato una partita strabiliante!”, strepita Remus, “Noi sugli spalti urlavamo come matti! E tanti auguri!”, aggiunge.

La mia espressione si fa scettica, “Auguri per cosa?”.

“Per il tuo compleanno, no?”.

Assurdo…me ne sono dimenticato! E le cause sono due: da un lato la partita, dall’altro Lily. Soprattutto Lily. Non faccio altro che pensare a lei e va a finire che a me non penso più.

A proposito…

“Remus, hai visto Lily?”, gli domando.

“Era qui fino a due secondi fa”, si guarda intorno ed io faccio lo stesso.

Vorrei che sparissero tutti in modo da poter trovare Lily più facilmente; vorrei che la smettessero di urlare in questo modo, così potrei chiamarla e lei mi sentirebbe; vorrei che lei fosse qui con me.

“Sirius, scollati da me! Puzzi come un cane!”, si lamenta Remus, mentre Sirius gli è appena saltato addosso.

“Ma io sono un cane”, spero che nessuno l’abbia sentito. No di certo, con tutto il casino che c’è.

“Non è un buon motivo per puzzare!”.

“Come osi?”.

“Ti ci vorrebbe un collare antipulci!”.

“Ehi!”.

“Evitereste di dar scena?”, sopraggiunge Peter.

Sirius si stacca da Remus, “Ok, gente”, annuncia alla folla in delirio, “Qualcuno ha osato dirmi che puzzo come un cane, ragion per cui mi attente una lunga doccia. C’è tra voi qualche ragazza che vorrebbe farmi compagnia?”.

Un coro di IO!!! si eleva per l’aria.

Andrò io con lui.

Ovviamente in docce separate.

***

Mi infilo la maglietta ma ho ancora i capelli gocciolanti.

“Guarda che io non ti aspetto”, dice Sirius, da buon amico, “Sto morendo di fame e tra poco servono la cena. Ci vediamo in Sala Grande”.

“Ok”.

Sirius e gli altri si dileguano, mentre io mi siedo e mi metto l’asciugamano in testa per potermi asciugare i capelli.

Due secondi dopo la getto a terra, mi passo una mano sulla faccia, tra i capelli, mi alzo, faccio due passi avanti e indietro, mi risiedo e poi faccio le stesse azioni di prima.

Se sono nervoso?

Sì. Terribilmente nervoso.

Dove cavolo sono i miei occhiali?

Mi manca l’aria. E questo accade ogni qual volta Lily non è con me e non ho idea di dove sia.

Potrei anche andare fuori anziché stare qui dentro con tutto questo vapore acqueo.

Finalmente trovo i miei occhiali e li inforco. Quando mi volto, trovo Lily davanti a me.

Improvvisamente la stanza si riempie di ossigeno.

“Ciao, James”, mi saluta sorridendomi.

Addio nervosismo. Ho ripreso vita.

“Ciao, Lily”.

“Ho incontrato Sirius che usciva dagli spogliatoi. Mi ha detto che avrei dovuto salvarti da un tuo tentato suicidio”.

Maledetto Sirius. Parla troppo!

“Per fortuna sono arrivata in tempo”, prosegue lei, “Perché avresti voluto suicidarti?”.

“Non ti vedo da quando ho acchiappato il Boccino”, non credo che sia una degna risposta alla sua domanda. Sarebbe stato meglio dire: Quando non ci sei, è come morire, ma credo sarebbe risultato troppo melodrammatico. Peccato solo che sia la pura verità.

“Scusami”, mi dice, “C’erano troppe persone attorno a te, così ho pensato di tenderti un agguato non appena saresti rimasto solo”.

Sorrido divertito, mentre il mio volto si fa sempre più vicino al suo, “Agguato riuscito”.

Avevo così tanta nostalgia delle sue labbra da temere di dimenticarne il sapore.

È delizioso, come sempre.

Sento la sua mano sfiorare la mia. È fredda, la stringo.

Piano piano ci allontaniamo l’uno dall’altra e penso che potrei baciarla ancora e ancora, fino a rimanere completamente senza aria.

“Bei capelli”.

“Come?”, non credo di aver ben recepito. Sono ancora preso dal bacio di prima. Abituarsi non è poi così semplice.

“I tuoi capelli”, ripete lei, “Sono più strani del solito”.

Mi passa una mano tra i capelli e a questo punto potrei svenire.

Cerco di darmi un contegno, non posso permettermi il lusso di svenire e rinunciare ad anche solo un secondo senza di lei.

“E se andassimo a mangiare?”, domanda poi, “Questa sera servono insalata russa”.

“E tu come lo sai?”.

“Me l’ha detto Remus, che gliel’ha detto Peter, che gliel’ha detto…”.

“…Sirius”, concludo.

E così il bel cagnone è sceso nelle cucine senza dirmi niente.

Me la pagherà!

Spero solo che Lily non faccia domande. Se viene a sapere delle nostre fughe nelle cucine, credo proprio che si arrabbierebbe molto. Non devo scordare che è pur sempre un Caposcuola.

Il problema è che dimentichi di esserlo anche tu!

La coscienza con la voce di Remus ogni tanto si fa sentire. Ma molto spesso la ignoro.

Guardo Lily e penso che sia una meraviglia.

Le rubo un bacio.

“Andiamo”.

Ci avviamo verso l’uscita.

“James?”.

“Sì?”.

“Buon compleanno”.

Si potrebbe desiderare regalo migliore?

***

Non appena metto piede in Sala Grande, un boato si eleva da tutti i tavoli, escluso quello dei Serpeverde che sembra a lutto.

Tutti gridano il mio nome.

Con la mano di Lily stretta attorno alla mia, avanzo verso il mio posto a tavola, accanto ai miei inseparabili Malandrini.

Sirius si alza in piedi, precisamente sulla panca in modo da poter sovrastare tutti, in mano tiene un calice colmo di succo di zucca.

“Pregherei i presenti…”, dice a piena voce, “…di alzare i calici e brindare per James Potter che, tra le altre cose, oggi compie gli anni!”.

Altre urla di approvazione si innalzano.

Sirius continua il suo discorso, “James Potter! Colui che, non solo ha permesso a noi di avere la Coppa di Quidditch praticamente in mano nonostante manchino altre due partite da giocare…”.

Altre urla.

“…ma ha anche conquistato l’inconquistabile Lily Evans che adesso è seduta accanto a lui. Ragazzi, non sono adorabili?”.

“Sirius, hai bevuto?”, domanda Remus, al che tutti scoppiano a ridere.

Per qualche strana ed assurda ragione, il discorso di Sirius mi è sembrato quello che si fa ad un matrimonio.

Sirius abbassa lo sguardo verso di me per un istante. Gli sorrido.

“E adesso…”, prosegue lui, sedendosi, “…diamoci dentro col cibo”.

Tutti cominciano ad arraffare quanto più cibo possibile.

Mi sporgo un po’ all’indietro in modo da poter guardare al tavolo dei professori.

Avrei giurato che Silente mi avesse sorriso.

Numerose persone battono pacche sulle mie spalle. Rido con gli altri. E in tutto questo, penso a quanto tutto sia incredibilmente cambiato da quando ho scoperto di amare Lily più di…beh, più di me stesso. Il mio modo di atteggiarmi e pavoneggiarmi davanti a tutti come se fossi il sovrano di Hogwarts, era noto a chiunque mi avesse incontrato, anche per sbaglio. Ed era principalmente questa la causa principale per cui non riuscivo ad attirare l’attenzione dell’unica che volevo mi notasse. Ci riuscivo, sì, ma in modo molto negativo. Mi odiava, lo so, ma io non mi davo per vinto. Non è nello stile di James Potter darsi per vinto. Però, adesso…

Adesso è come se non mi importasse di essere attorniato da centinaia di persone che mi acclamano. Oggi, subito dopo la partita, l’umore non era quello che avevo sempre avuto quando portavo alla mia Casa un’ennesima vittoria. Lei non c’era, mi sono sentito perduto. E non è come quando, anni fa, mi accorgevo della sua assenza sugli spalti e dopo la partita la cercavo appositamente per dirle quanto io fossi un mito vivente nel Quidditch, come in altro. No. cosa avrei dato, oggi, per avere un suo sorriso invece delle urla e degli schiamazzi di tutti gli altri.

Quel sorriso è arrivato.

E, adesso che i suoi incantevoli occhi verdi hanno incontrato i miei, mi rendo conto che il suo sorriso non mancherà mai.

“Porco cane!”, l’epiteto di Remus – innegabilmente rivolto a Sirius – interrompe il flusso dei miei pensieri.

Sirius lo guarda con aria superficiale, “Problemi?”.

“Per me no di sicuro. Sta di fatto che stasera ti impegnerai seriamente a lavarmi la camicia che mi hai macchiato col succo di zucca”.

“Ma non l’ho fatto apposta!”.

“Se la smettessi di agitarti come un macaco, probabilmente avresti evitato questa sciagura!”.

Sciagura! Non esagerare!”.

“Una domanda mi sorge spontanea”, interviene Peter, “Se quello è succo di zucca, come mai è rosso?”.

Tutti guardano la macchia sulla camicia di Remus, tranne io che guardo Sirius farsi piccolo piccolo.

Remus annusa la sua camicia, “Porca piovra, è vino!!!”.

Vino?”, fanno eco tutti.

“Black, hai trasfigurato il succo di zucca in vino?”, chiede Lily, con una tranquillità che mette quasi paura.

Merlino, perché non hanno ancora preso confidenza questi due?

Temo che qui scoppi una guerra.

Tutti i nostri occhi sono puntati su Sirius, che si sente in evidente imbarazzo.

Sirius in imbarazzo??? Non riesco a crederci!

“Ehm…”, è tutto quello che riesce a spiccicare dalla bocca.

“Sai bene che non sono ammessi alcolici qui dentro!”, lo rimprovera Lily, sfoggiando la sua autorità da Caposcuola, “Senza contare che lì ci sono i professori”, aggiunge, indicando il tavolo in cui si vede Silente che mangia di gusto, “Sarebbe il caso di prendere seri provvedimenti, perché non è mica la prima volta che tiri fuori alcolici a scuola”.

Le cose si stanno mettendo piuttosto male.

Tutti pendiamo dalle labbra di Lily – io in primis, ma per un’altra questione – e sono sicuro che se lei manda Sirius in punizione o spiffera tutto ai professori, lui me la farà pagare cara. La farà pagare cara a me, il suo migliore amico. Già lo sento gridare: Con tutte le ragazze che c’erano, ti sei andato a scegliere quella che è così ligia alle regole che a confronto il Ministro della Magia è un fuorilegge!

Beh, potrei farmi ripagare del fatto che è sceso nelle cucine senza dirmi nulla.

Sirius deglutisce e noi tutti passiamo lo sguardo da lui a Lily alternativamente.

“Tuttavia…”, prosegue Lily, “…gli eventi che si sono svolti quest’oggi possono indurmi a chiudere un occhio sulla faccenda, avvertendoti che la prossima volta che ti becco ti sbatto in punizione per un mese!”.

Sirius emette un sospiro di sollievo.

Pochi secondi dopo, tutti scoppiano in un ennesimo boato. Spero che i professori lo abbiano interpretato come una prosecuzione dei festeggiamenti.

Sirius beve un lungo sorso dal suo calice.

“Black, non ti ho dato mica il permesso di continuare a bere!”, sbotta Lily.

“Posso assicurarti che è succo di zucca”, proferisce Remus. Lily si fida della sua parola. Peccato che i suoi occhi dicano tutt’altro, siamo sempre e comunque i Malandrini.

Ancora una volta, Lily si è dimostrata la persona severa e autorevole che è sempre stata. Remus è contento che io stia con lei, perché è sicuro che mi farà rigare dritto. Lo dimostra anche il fatto che, per arrivare a questo, sono cambiato tantissimo e non sono più lo scapestrato di una volta. E anche se combinerò qualche malandrinata e lei mi manderà da Gazza a lucidare trofei, non me ne importerà più di tanto.

Continuerò ad amarla in tutto e per tutto, dovessi finire ad Azkaban.

To be continued…

Reduce da un esame all’università, ho concluso il capitolo proprio in questi minuti XD Spero che il risultato sia accettabile.

Come sempre, il mio tempo è molto limitato, però non mancate mai di farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto o meno, sapete benissimo quanto mi è importante saperlo.

Ringrazio tantissimo: cloe sullivan, lyrapotter, potterina_88_, HarryEly, Lyan, Vale Lovegood, freddymercury, gypsy_rose90, lenu88, lauraroberta87, Miss Evans, __MiRiEl__, Lilian Potter.

Alla prossima.

KISSES ^____^

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Capitolo 39
*** Love is still the answer ***


Capitolo 39

Love is still the answer

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ma sei sicuro che passerà di qui?”.

“Sicurissimo”.

“Qualcosa mi dice che avremmo fatto meglio a rimanere in Sala Comune a studiare”.

“Qualcuno mi sta pestando il piede”.

Siamo appostati in un angolo recondito della scuola, in attesa che si faccia vivo il nostro bersaglio preferito: Mocciosus.

Per la prima volta in vita mia, sento che non stiamo affatto facendo una cosa giusta. Non che mi importi di quell’ammasso di unto letale, ma il problema è che se lo viene a sapere Lily mi trucida. Lei me l’ha detto mille volte che non dobbiamo importunarlo, me lo dice dalla prima volta che ci siamo visti. Il motivo per cui a lei importi tanto di Piton mi è ignoto, ma un giorno glielo chiederò.

Siamo qui da tre ore e ancora non si fa vivo nessuno.

“Io ci rinuncio”.

Tre paia di occhi mi guardano straniti. Le facce dei miei Malandrini sono pietrificate, immobili, inespressive. Li guardo a mia volta.

“Non credo di aver sentito bene”, dice Sirius, battendosi il palmo della mano sull’orecchio come a volerla liberare da un’ostruzione, “Potresti ripetere?”.

“Ho detto che ci rinuncio”.

Le facce di Remus e Peter tornano normali, quella di Sirius non cambia di una virgola.

Volto loro le spalle e mi incammino in direzione della nostra Sala Comune, le mani in tasca.

A dir la verità, non sono molto entusiasta di questa decisione. È come se…non so, mi sembra di aver offeso Sirius in qualche modo.

“Ti spaventa la reazione della Evans?”, dice lui d’un tratto, raggiungendomi insieme agli altri. Non ho molto gradito il tono con cui ha pronunciato il cognome di Lily.

“Non ti riconosco più”, prosegue lui, “Non sei più te stesso”.

Mi fermo.

Lo guardo dritto nei suoi occhi neri come la notte.

“Io sono più me stesso ora di quanto non lo sia mai stato prima”, la mia voce è bassa, sembra quasi un sibilo, “E lo saresti anche tu se solo provassi ad innamorarti!”.

Continuo a percorrere il corridoio, ma sento i passi di Sirius che mi stanno seguendo.

“Non credi di essere un tantino esagerato?”, mi domanda con falsa tranquillità, “Mi fa piacere che tu sia innamorato, ma cerca di non rimbecillirti”.

Mi fermo di nuovo e mi volto verso Sirius che quasi mi va a sbattere contro.

“Rimbecil…?”, biascico, senza riuscire a terminare la parola, “Non sono rimbecillito!!!”, esclamo infine.

“Ah, no?”.

“No!”.

Sirius mi guarda eloquente. Io capisco al volo e faccio dietrofront, ritornando al nostro angolino appartato.

“Siete inconcepibili!”, sbotta Remus.

Lui e gli altri mi raggiungono e ci posizioniamo esattamente come poco fa.

Non so cosa mi abbia portato a cambiare idea, ma ormai sono in ballo e tanto vale continuare a ballare.

La mia coscienza razionale mi suggerisce che farei meglio a tornarmene sui miei passi, mentre quella irrazionale mi dice che devo stare qui e che, anche se cerco di reprimerlo, non potrò mai eliminare completamente il mio lato malandrinesco. Penso che abbia ragione. Ho speso gran parte della mia vita a fare il Malandrino, quindi…

Quindi adesso aspettiamo Mocciosus e quando arriverà saremo pronti a fargli un bello scherzetto.

A proposito…

“Avrei una domanda da fare”, dico agli altri.

“Spara”.

“Ma, di preciso, che scherzo dobbiamo fare a Mocciosus?”.

Dopo questa mia domanda, cala il gelo tra di noi. Mi sento come se fossi in un’alta montagna, dove il vento soffia gelido e la neve cade a fiocchi sulle nostre teste.

Restano ancora in silenzio. Deduco che, effettivamente, non avevamo nessun piano da attuare contro Mocciosus. Situazione mai capitataci prima d’ora.

“Non ne abbiamo?”, azzarda Peter, come pensavo.

“Ma sì che l’abbiamo!”, esclama Sirius, sicuro di sé.

“E quale sarebbe?”.

“Ehm…”, passano secondi abbondanti, “…ghiaccio nelle mutande?”.

“Vecchio e stravecchio”.

“Qualcosa ai suoi capelli?”.

“Ancora peggio del ghiaccio”.

“Ai vestiti?”.

“Nah”.

“E se gli facessimo crescere una barba di colore azzurro?”.

“Non mi sembra un’idea originale”.

“E se lo facessimo ubriacare? Sarebbe uno spasso vedere Mocciosus ubriaco!”.

“Ma come faremmo a farlo bere?”.

“Cavolo, è vero…e se usassimo l’Amortentia?”.

“Dove la trovi l’Amortentia??? E poi direi di escludere le pozioni, Piton le sa riconoscere a distanza”

“La verità è che non sappiamo più dove sbattere la testa”, sopraggiunge Remus, “Abbiamo passato anni a combinargliene di tutti i generi e adesso la nostra scorta di idee si è esaurita”.

“Non hai tutti i torti”, dice Peter.

Sospiro a tre.

“E se andassimo a sgraffignare qualcosa nelle cucine?”.

 

 

 

***

 

 

 

Da quella sera sono passati diversi giorni. Non abbiamo né concluso né combinato niente di veramente malandrinesco. L’unica cosa che abbiamo fatto è stata restare in Sala Comune a studiare sotto l’attenta sorveglianza di Remus, che minacciava di prenderci a bacchettate sulle mani, e di Lily, che ha categoricamente vietato ogni tipo di dimostrazione amorosa nei miei confronti perché non mi distraessi dallo studio.

In tutto questo, la stagione comincia a farsi più calda, io e Sirius andiamo in giro con camicie esageratamente sbottonate (cosa a cui poi sono costretto a rinunciare perché a Lily non va molto a genio, un giorno le chiederò il perché) e Felpato stesso comincia ad adocchiare le ragazze (non che prima non lo facesse già), commentando le loro gonne troppo lunghe che, secondo il suo modesto parere, andrebbero accorciate.

Molte cose non sono cambiate rispetto all’anno scorso, basti pensare a Sirius più allupato del solito, Remus più studioso del solito, Peter più confuso del solito. Io sono cambiato più di tutti e il motivo è ben noto. Ormai, praticamente tutta Hogwarts, comprese le creature che vivono nella Foresta Proibita e in fondo al Lago Nero, sanno che James Potter e Lily Evans fanno coppia fissa.

Molta gente ci dice: “Era ora!”; alcune ragazze dicono: “Ma che ci trova in quella?”, e così via. Naturalmente, di tutto ciò non mi curo. Altri, invece, ne erano fermamente convinti tanto da fare delle scommesse (adesso non so se è vero oppure no, ma ho sentito parlare di scommesse proprio da i miei Malandrini). Insomma, i più ne sono felici, professori compresi, a parte la McGranitt che ogni tanto mi sgrida dicendomi che invece di pensare sempre e costantemente a Lily dovrei anche cercare di applicarmi di più e di essere meno distratto.

“Ramoso, non hai idea di quello che ho sentito dire da una tipa di Serpeverde!”, salta su Sirius, mentre tutti siamo in Sala Grande in un pomeriggio di studio ferreo.

“Cosa?”, gli chiedo, senza esserne realmente interessato.

Noto Lily farsi tutta orecchie.

La cosa mi fa sorridere.

“Ha detto che vorrebbe averti sotto la sua gonna e che la Evans non fa proprio al caso tuo, al che io le ho risposto che, se proprio vuole, posso andarci io sotto la sua gonna”.

“Sirius, sei schifosamente porco”, proferisce Remus, senza staccare gli occhi dal suo libro.

“Concordo!”, sbotta Lily, battendo involontariamente il palmo della mano sul tavolo.

“Avresti preferito che ci andasse il tuo Rodeo?”, fa Sirius.

Romeo, vorrai dire!”, interviene Remus.

“È lo stesso!”.

“Non è lo stesso! Ritengo oltraggioso il fatto che storpi i nomi dei più importanti protagonisti delle opere più illustri dei più celebri scrittori inglesi!”.

“Ma non lo faccio mica apposta!”.

“Ogni tanto dovresti cercare di collegare il cervello alla bocca, Black”, dice Lily.

Perché ho l’impressione che qui stia scoppiando un putiferio?

Guardo Peter che ricambia il mio stesso sguardo. Dovremmo rassegnarci?

Poi mi volto a guardare Lily, che ha la testa china sul suo foglio di pergamena, lo sguardo assente.

Avvicino la bocca al suo orecchio in modo che solo lei possa sentire quanto sto per dirle, “Credimi quando dico che io non ho occhi che per te. Le mie non sono parole buttate al vento”.

Mi guarda.

Anche lei avvicina le sue labbra al mio orecchio. Il suo respiro mi solletica, “È quello che avrei dovuto aspettarmi dall’essere la ragazza di James Potter”.

Mi lascia un lievissimo e fugace bacio sotto l’orecchio, quasi rabbrividisco.

“…quando invece dovremmo cercare di studiare!”, conclude Remus una frase, ma non ne ho sentito l’inizio.

“Che strazio…”, borbotta Sirius.

“Per quel che me ne importa… Tanto non ti farò mai copiare le risposte durante gli esami!”.

“Sei veramente cattivo”.

In tutto questo, il mio sguardo vaga per la Sala Grande fino a posarsi su Mocciosus, seduto all’estremità del tavolo dei Serpeverde in completa solitudine. Non credo che nella sua vita sia mai stato molto socievole o abbia avuto degli amici, escludendo i tipacci con cui ogni tanto va a zonzo. Quello che trovo strano è che sono secoli che Lily non parla più di lui. Non che la cosa non mi faccia piacere, ma è da un po’ di tempo che non accorre più a difenderlo. Le ragioni potrebbero essere due: o non gliene frega più niente, o non c’è più bisogno che lei prenda le sue difese, dal momento che io e gli altri Malandrini non lo prendiamo di mira da un bel po’. Delle due opzioni, la seconda mi sembra quella più accreditata.

“Remus ha detto bene”, dice Lily, il che mi distoglie un attimo dal fissare Mocciosus.

Ok, è strano che io fissi Mocciosus, ma mi sono accorto che ogni tanto anche lui si gira da questa parte. Poi mi volto verso Remus e vedo che anche lui guarda qui. Poi a destra, noto un tizio in fondo al nostro tavolo che ogni tanto si sporge per poter vedere. Alle mie spalle, al tavolo dei Corvonero, due ragazzi hanno appena distolto lo sguardo.

La cosa è preoccupante. Non perché loro guardano me, ma perché guardano lei.

Involontariamente, le mie dita iniziano a tamburellare sul tavolo.

“Capito, James?”.

Le mie dita si fermano, “Cosa?”.

“Dicevo a Remus che voi avrete la nostra disponibilità nello studio, ma dovrete fare di tutto per imparare ogni cosa per come si deve”, mi spiega Lily.

La cosa nemmeno mi importa, “C-certo”.

Mi alzo dal tavolo e immediatamente lo sguardo di Lily e dei Malandrini è su di me.

“Sirius, vieni con me!”, mi rivolgo al mio amico con un tono di voce non del tutto calmo.

“Ok, ma…”.

“James, che succede?”, chiede Lily.

Le sorrido, “Torno subito”.

 

 

 

***

 

 

 

“Che ne pensi di Lily?”.

Ho portato Sirius in Sala Comune, fortunatamente deserta a quest’ora del pomeriggio.

Sirius mi guarda perplesso, “Sinceramente, non capisco che vuoi dire”.

“Andiamo, Sirius! Hai capito!”.

“Beh…”, fa una pausa, “…penso che sia…una brava ragazza…”.

“Evita di parlarmi da amico. Voglio che tu mi parli come un normale ragazzo di diciotto anni. Che ne pensi di Lily?”.

“Sei sicuro? Non vorrei che mi uccidessi”.

“Che ne pensi di Lily?”, ripeto insistente.

“Che è carina…”.

La sua risposta non mi convince per niente. Alzo un sopracciglio.

“Ok, è bella da far rizzare i peli sulle braccia e…non sol…”.

“Va bene così!”, lo blocco, prima che possa continuare la frase.

“James, posso sapere che ti succede?”.

“Un bel niente!”.

“Non si direbbe”.

Gli rivolgo un’occhiataccia inteneritrice.

Lui non sembra voler demordere.

“Non sarai mica geloso?”, azzarda lui.

“No, affatto!”.

Adesso è lui ad alzare il sopracciglio, proprio perché la mia risposta non lo convince. E, in effetti, non convince nemmeno me.

“Un po’…”, rispondo incerto.

Un po’?”, ripete lui con un accenno di incredulità.

“Tanto”.

Tanto?”.

“La smetti di ripetere quello che dico?”.

“E tu la smetti di sparare cazzate? Te lo dico io: sei geloso marcio! La cosa che non capisco è perché hai voluto parlarne a me piuttosto che a Lily. E poi stai tranquillo, con me e Remus non hai nulla da temere”.

“Questo lo so…”.

“E allora vai a parlare con lei”.

“Che cosa c’entra questo?”.

“C’entra e basta. Aspetta qui, andrò io a chiamarla”.

Mi volta le spalle e fa per andarsene.

“Sirius”, lo fermo, “Come…?”.

“Come ho fatto a capirlo?”, completa lui, “Credo che sia normale tra fratelli, no?”.

Mi sorride e fa un cenno con la mano.

Quando ricambio il suo sorriso, lui è già sparito oltre il buco del Ritratto.

 

 

 

***

 

 

 

“James?”.

Percepisco la sua voce inaspettatamente.

Non ho nemmeno preparato un discorso e quindi non so cosa dirle né da dove cominciare. Non mi rimane che rimettere tutto alla sorte.

“Sirius mi ha detto che volevi parlarmi”.

“Beh…”.

Cavolo, i discorsi non si iniziano così!

Già ho cominciato col piede sbagliato.

Si siede accanto a me e mi schiocca un bacio sulla guancia. Se prima non sapevo come iniziare, adesso ho completamente perso il filo del discorso.

“Allora? Ti ascolto”, mi dice lei, mentre prende una mia mano tra le sue, come è suo solito fare.

Io mi blocco a fissare le nostre mani e vorrei che un filo le legasse per non lasciarle dividere mai più.

“Se qualcuno ti porta via da me, è la fine…”, sussurro a bassissima voce, tanto che credo che lei non mi abbia sentito.

“Perché dici questo?”.

“Ho visto come ti guardano i ragazzi, a cominciare da…”.

“Da?”.

“Da Piton”.

“È solo una tua impressione”.

“Non credo. Loro ti guardano allo stesso modo con cui io ti guardavo tempo addietro”.

Lily tace e il suo silenzio non mi è per niente d’aiuto.

Forse sto dicendo un mucchio di cavolate…

“James”, dice lei qualche minuto dopo, “Non pensare che io non mi accorga di come le ragazze ti guardano, perché loro ti guardavano già da prima e continueranno a guardarti sempre. Tu sei James Potter!”.

La cosa fa sorridere lei, ma non me.

“E, se proprio devo dirtelo, questa cosa fa nascere in me istinti omicidi. Non è facile essere la ragazza di James Potter, ma se lo sono diventata devo ad ogni costo mantenere questo ruolo. E se…”, fa una breve pausa e abbassa lo sguardo, “E se qualcuno oserà portarti via da me, allora sarà davvero la fine”, ripete le mie parole di prima e rivolge di nuovo i suoi occhi ai miei, “Ma non ci riuscirà senza aver trovato una forte resistenza”.

Sorridiamo entrambi.

“Comunque sia…”, riprendo, “…oramai sono riuscito ad avere il tuo amore e, se mi permetti di dirlo, stiamo meravigliosamente bene insieme!”.

Adesso mi sento un po’ idiota, ma lei sorride ancora.

Penso che la sola meraviglia qui sia lei.

La mia mano, che prima teneva fra le sue, adesso le sfiora il viso. Mi avvicino sempre di più, il profumo di fiori mi inebria.

“James?”, mi chiama lei, fermandomi un secondo prima che io possa riuscire a baciarla.

Resto in silenzio, in attesa che lei prosegua.

“No…niente…”.

È lei ad annullare completamente la minuscola distanza che ci separava.

Non ho idea di cosa abbia voluto dirmi.

In ogni caso, credo che sia ancora l’amore la risposta alle nostre domande.

“James?”.

Si stacca da me quel tanto che basta per poter parlare.

“Dimmi”.

“Non andare in giro con la camicia aperta fino al quinto bottone”.

Mi metto a ridere e continuo a baciarla.

Le cose si stanno facendo via via più chiare.

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti!

Ho terminato di scrivere questo capitolo proprio cinque minuti fa, spero che sia di vostro gradimento. Mi sa che l’ultima scena tra James e Lily l’ho proprio resa penosa, ma vi ricordo che le scene romantiche non sono proprio il mio forte (E allora non scrivere più fan fiction!!!, NdVoi).

 

 

Ringrazio di vero cuore: IOesty, TheBestLady, Mirwen, __MiRiEl__, kisha dattebayo, lyrapotter, HarryEly, Lilian Potter, germana, lauraroberta87, Vale Lovegood, Lyan, cloe sullivan, aki_penn, freddymercury, Miss Evans.

 

 

Alla prossima!

Besitos ^___^

 

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Capitolo 40
*** Drops of happiness ***


40

Capitolo 40

Drops of happiness

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“E quella chi era?”.

“Quella chi?”.

“Quella che ti ha appena salutato”.

“Non ne ho idea”.

“Fantastico! Non la conosci nemmeno!”.

Oh, porca piovra…

Ho il presentimento che Lily si sia un po’ incavolata. E tutto perché…beh, perché una tizia mi ha salutato. Non credo ci sia nulla di male in un saluto. Però sono sincero quando le dico che io non ho mai visto quella ragazza.

Ok, dire che non l’ho mai vista non è proprio esatto. Magari l’avrò intravista da qualche parte, ma dopo di ciò più nulla. E poi, che motivo avrebbe Lily di infuriarsi quando sa benissimo che io, per lei…quando lei, per me…?

Sono pure a corto di parole.

Siamo appena usciti dall’aula di Trasfigurazione dopo due ore piene in cui la McGranitt ha spiegato milioni di cose tutte insieme, aggiungendo diversi particolari sull’esame finale, l’esame che ci aprirà le porte al mondo del lavoro. Sirius ha aggiunto che ne chiuderà altre, tipo quella della scuola (intesa siriusianamente come il luogo in cui fare il filo a centinaia di ragazze, intesa remusianamente come il luogo in cui approfondire le proprie conoscenze e prepararsi ad entrare nel mondo del lavoro). Comunque sia, alla parola lavoro Sirius è sbiancato. A me non fa così tanta paura, ma per il momento ho altro a cui pensare. Il pensiero che mi picchia in testa in questo momento è di colore rosso e verde e mi pure ha lasciato solo in mezzo al corridoio.

“Lily, aspetta!”, esclamo, cercando di andarle incontro.

Lei continua a camminare diritto. Tutto ciò mi ricorda molto certi momenti passati.

“Lily”, la raggiungo, “Sei arrabbiata per quel che è successo poco fa?”, la domanda è mal formulata, forse, ma spero vada ugualmente bene.

“No…”, risponde, “Sai, Potter, pensavo di inventare una pozione…”.

Deglutisco più e più volte. Non mi chiamava per cognome da non so quanti secoli.

Lascio che prosegua.

“Una pozione in grado di incollarti a me a vita e oltre”.

La cosa strana è che me lo sta dicendo mentre entrambi camminiamo verso una meta imprecisata. Io dico che converrebbe fermarci.

L’afferro per un braccio e la costringo a svoltare l’angolo insieme a me, in modo da toglierci da quella massa di studenti.

Riesco a bloccarla tra me e il muro.

“Non è necessario inventare una pozione, Evans”, soffio sulle sue labbra, “Se vuoi che io stia incollato a te…”, le sussurro in un orecchio, scendendo via via verso il collo e sperando che la sua camicia mi permetta di soffermarci sopra la mia bocca, “…devi solo volerlo…”, le mie labbra risalgono su per il suo collo e si soffermano appena sotto le sue, “…desiderarlo…”.

A questo punto, vorrei che lei mi fermasse, che mi dicesse di smetterla, di affrettarci per andare a lezione, qualsiasi cosa…

Nulla di tutto ciò.

Mi allontano da suo viso per poterla guardare nei suoi occhi verdi, che a me paiono più scuri del solito. Credo sia la penombra. Metà del suo viso è illuminata dalla luce di fuori, riesco a vedere il rossore sulla guancia. Spero che lei non scorga il mio.

Sento una sua mano fra i miei capelli, proprio dietro la nuca. Un brivido mi percorre la schiena. Stavolta è lei ad avvicinare le sue al labbra alle mie e a chiuderle in un bacio. Continua ad accarezzarle, lambirle, gustarle lentamente, ed io la lascio fare, senza alcuna fretta, perché entrambi sappiamo di avere tutto il tempo del mondo.

 

 

***

 

 

“Sirius, cos’è questo?”.

“Ehm…il mio tema, forse?”.

“No! Questo obbrobrio non puoi chiamarlo tema! Fa schifo, devi riscriverlo!”.

“Ma ho perso un pomeriggio per farlo!”.

Ormai è diventata una routine stare in Sala Comune a rimboccarci le maniche e stare con la schiena curva sui libri. Ricordo che in sette anni non ho mai studiato tanto in vita mia. La Sala Comune è gremita di gente, la maggior parte della quale ha davanti un libro che cerca di imparare.

Sirius si lascia andare sulla sedia e poggia i piedi sul tavolo. Remus guarda prima i suoi piedi, poi lui e infine il suo tema. Sospira.

“Sirius, non ci siamo”, conviene, col tono di chi non ha più speranze.

“Dai, non essere così melodrammatico! È solo un tema”, dice Sirius, non poi così preoccupato del suo rendimento scolastico.

“Come devo farti entrare in testa che da te voglio un impegno quanto meno sufficiente? So bene che non sei stupido e se ti applichi puoi fare questo ed altro, quindi impegnati!”.

“Sante parole…”, proferisce Lily a bassa voce.

“Ma io mi impegno”, mormora Sirius.

“Non è affatto vero, altrimenti mi consegneresti un tema più che…leggibile!”.

Remus gli rende il tema, “Riscrivilo”, suona come un ordine.

“Cosa??? Ma sono le sette di sera!”, si lamenta Sirius, come se avesse detto che è la sera di Natale per cui non si studia.

“E allora? C’è ancora un’ora piena prima che servano la cena. Forza!”.

Io e Peter ci guardiamo eloquentemente. Mi domando se Remus e Sirius cambieranno un po’ dopo che avremmo finito la scuola.

Li guardo. Remus ha appena sbattuto un foglio di pergamena arrotolato sulla testa di Sirius e lui ha contraccambiato tirandogli palline di carta.

No. Non cambieranno mai.

 

 

***

 

 

Sbadiglio sonoramente.

“Hai sonno?”, mi chiede Lily, mentre perlustriamo un corridoio durante una delle nostre ronde.

“Da morire”, rispondo, “Studio – o meglio – mi fai studiare dalla mattina fino alla sera, se ci aggiungo pure il Quidditch e le ronde finirò per invecchiare precocemente”.

“Non esagerare. E poi col Quidditch hai quasi finito, l’ultima partita sarà tra qualche giorno”.

“Già…”.

È come se un senso di nostalgia mi invadesse.

Che ne sarà della mia grandiosa fama di abilissimo giocatore di Quidditch una volta uscito da Hogwarts? Gli studenti delle prossime generazioni si ricorderanno del mito che sono stato e che sempre sarò?

Indubbiamente io e i miei adorati Malandrini abbiamo lasciato un segno indelebile in questa scuola. Quasi quasi vorrei non andarmene…

“Buonasera”.

Io e Lily ci fermiamo di fronte ad una figura slanciata che si rivela essere il nostro caro Preside.

“Buonasera a lei, professore”, rispondiamo io e Lily all’unisono.

“Fantastica serata, non trovate? L’ideale sarebbe uscire fuori per una passeggiata, ma – ahimè – a quest’ora proprio non si può, almeno per gli studenti”.

Io e Lily rimaniamo muti e immobili.

Mi sono sempre chiesto se Silente non faccia uso di qualche sostanza particolare, lo vedo sempre sereno.

“Che ne dite di proseguire?”.

Ci fa cenno di riprendere a camminare, lui con noi. Silente si trova tra me e Lily e la cosa mi fa uno stranissimo effetto. Quando mai Silente si è messo a passeggiare per i corridoi con due studenti? Forse la cosa non dovrebbe stupirmi più di tanto dato che gli studenti in questione sono James Potter e Lily Evans, e non due qualunque.

“Signorina Evans, come procede?”, chiede Silente a Lily.

“B-bene, professore”, risponde lei, un pochino nervosa.

“Mi fa piacere. Di sicuro lei è una delle più brillanti menti di Hogwarts. Horace mi parla molto di lei, lo definirei quasi estasiato”.

Faccio una smorfia senza farmi notare.

“La ringrazio, professore”.

“E lei, signor Potter?”.

Non mi piace quando deve essere così formale con me.

“Sì?”, faccio io.

“Come stai?”, mi chiede, col tono amichevole che preferisco.

“Divinamente, signore”.

“Non avevo dubbi. E con la scuola?”.

“Non proprio altrettanto”.

Ride, “Minerva dice che dovresti stare più attento durante le lezioni, ma per il resto sei un tipo abbastanza in gamba”.

“So di esserlo”.

“Me ne compiaccio molto, credimi”.

Arriviamo in un angolo. Silente sembra voler procedere per quella strada, mentre io e Lily dobbiamo necessariamente proseguire dritto.

“Vi auguro una buona serata”, ci saluta, prima di congedarsi.

“Buona serata anche a lei”, dice Lily, ricambiando il suo saluto.

Sorride a entrambi, prima di voltarci le spalle e proseguire lungo la sua strada.

“Professore?”, lo chiamo, prima che si volatilizzi del tutto.

“Dimmi, James”, dice voltandosi.

Ci sarebbero un’infinità di cose che potrei chiedergli, a cominciare dal segreto dei Malandrini. Ma c’è una domanda che mi preme rivolgergli più di tutte.

“Perché…”, mi fermo per inghiottire aria, “Perché mi ha nominato Caposcuola, pur sapendo che io non sono mai stato uno studente che lei definirebbe perfetto e impeccabile?”.

Silente non mi risponde subito. Resta a guardarmi come se volesse cercare proprio in me una risposta da darmi. Mi stupisco molto quando il suo sguardo saetta su Lily, per poi tornare di nuovo a me.

“Perché ti ritenevo un partner migliore per la signorina qui presente. Buon proseguimento”.

E stavolta va via davvero, senza che io abbia l’intenzione di chiamarlo e chiedergli cosa significasse la frase di prima. Però si dice cha ad un buon intenditore servano poche parole, ed io credo di avere bene inteso.

Sorrido inconsciamente.

“Che c’è?”, mi chiede Lily, notando il mo sorriso.

“Niente”.

Io e Lily ci rimettiamo in cammino, ma non c’è verso di farmi cancellare il sorriso che ho disegnato sulle labbra.

Fra poco Lily mi chiederà di nuovo il perché di questo sorriso, ma io non posso mica dirle che perfino Silente aveva scommesso che, un giorno, io e lei saremmo finiti insieme!

L’ho sempre detto che Silente è un grande.

“James, mi dici perché stai sorridendo?”, incalza lei.

Le prendo una mano e l’attiro a me, per poterla stringere.

L’abbraccio forte. Quel sorriso proprio non vuole andarsene.

“Perché ti amo, Lily”, le dico, “E non c’è cosa migliore al mondo!”.

Il mio entusiasmo è alle stelle.

Vorrei uscire fuori e correre.

“Scommetto che non sei mai salita sul dorso di un cervo”, dico a Lily, staccandomi dall’abbraccio.

“Veramente no, ma…”.

Il mio sorriso si allarga, “Usciamo fuori. Perfino Silente ha detto che è una bella serata”.

Lei mi prende la mano e mi sorride. Credo che la sua risposta sia positiva.

Ci dirigiamo di filata verso uno dei passaggi segreti che portano fuori dal castello, cercando di non farci beccare da qualcuno.

“James?”.

Adoro il mio nome sulle sue labbra.

“Dimmi”.

“È tutto così strano…noi due Capiscuola che usciamo fuori fregandocene delle regole. Ma, al di là di questo, trovo che sia meraviglioso”.

“Infrangere le regole?”.

“No. Stare con te”.

Sorrido ancora e ancora, mentre mi chino a baciarla.

Nel frattempo siamo usciti nel buio di questa notte stellata e senza luna.

“Scommetto anche che non hai mai fatto il bagno nel lago”, dico con tono scherzoso.

Lei mi guarda male, “Te lo puoi scordare!”.

“Stavo scherzando!”.

Mi tramuto in cervo e inizio a girare attorno a lei. Le faccio cenno di salirmi in groppa.

“Anche io ti amo, James”, mi dice all’orecchio.

E adesso potrei anche raggiungere l’infinito.

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciaoooooo!!!!

Sto postando direttamente da un grazioso paesino in provincia di Grosseto. In attesa del rientro nella mia patria sicula, ho pensato di scrivere in fretta e furia il nuovo capitolo, sperando sia di vostro gradimento.

Lo so che James sembra più drogato che altro (e anche Silente XDXD), però cercate di capire la sua felicità :P:P

 

Ringrazio tantissimissimo: cloe sullivan, TheBestLady, Lyan, titti6493, Vale Lovegood, Lilian Potter, littlehinata, potterina_88_, HarryEly, Mirwen, Lily_Snape, lyrapotter, __MiRiEl__, Miss Evans, germana, piccola_puffola.

 

 

Alla prossima!

Kisses ^____^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 41
*** Let's shake Remus! ***


41

Capitolo 41

Let’s shake Remus!

 

 

 

 

 

 

 

Oggi è una giornata particolarmente afosa.

Io, Sirius, Remus e Peter abbiamo deciso di trascorrerla all’ombra della nostra amata quercia. Questo non induca nessuno a pensare che non stiamo facendo nulla di proficuo, anzi, è da quando abbiamo finito di pranzare che non facciamo altro che ripassare la parte teorica delle materie dei M.A.G.O., senza contare che Remus ci sta costringendo a studiare cose che con i professori non abbiamo trattato minimamente.

Purtroppo non ho il piacere di avere con me Lily, andata ad un corso extra per abili pozionisti indetto da Lumacone. Nonostante lei mi faccia studiare ancora peggio di Remus, la sua presenza mi allevia tutto il carico di libri. È bello incantarsi a fissare i suoi splendidi occhi verdi…

“Remus, posso andare in bagno?”, domanda di botto Sirius, interrompendo il mio divagare senza alcuna pietà.

“No”, risponde secco Remus, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

“Come no???”.

“No e basta!”.

“Ma devo andarci!”.

“So bene che è una scusa delle tue”.

“Non è vero! Se non ci credi, puoi sempre venire con me”.

“Risparmiati questo estremo atto di generosità”.

Sirius mette il broncio. Poi getta un’occhiata ad un punto oltre me e Peter e ritorna a guardare Remus, “Ti ci vorrebbe qualcosa che ti faccia scuotere”, proferisce infine.

Si guadagna un’occhiata dubbiosa da parte dei presenti.

Scuotere?”, ripete Remus in tono scettico, “E sentiamo, grande maestro di vita, in che modo potrei scuotermi?”.

Ecco che Sirius guarda di nuovo quel misterioso punto oltre me e Peter.

Adesso basta, voglio sapere cosa guarda di tanto interessante!

Mi volto, cercando di prendere la direzione dei suoi occhi. C’era da aspettarselo: quattro ragazze sono sedute lì in fondo a studiare. Credo abbiano voluto approfittare anche loro di questa magnifica giornata.

Un angolo della mia bocca si tende in un sorriso piuttosto malandrinesco.

“Credo che Sirius abbia ragione”.

“James, pensavo che con te si potesse ragionare”, dice Remus.

“Ma Sirius non ha mica fatto qualcosa di sconveniente…almeno per il momento…”.

“James!”.

Sirius circonda le spalle di Remus con un braccio e lo trae a sé in modo che anche lui veda le ragazze, indicate col dito di Felpato, “Guarda  laggiù e rifatti gli occhi. Cosa vedi?”.

“Ehm…alberi”.

“Che altro?”.

“Una parte di lago”.

“Poi?”.

“Un Ippogrifo che saltella”.

“Dai, non scherzare! Io sono serio!”.

“Da quando tu e la serietà andate d’accordo?”.

“Remus, non farmi dire che sei veramente testardo e che non vuoi capire niente!”.

“L’hai detto”.

“Remus, dannazione, apri gli occhi!”.

“Vedo delle ragazze, contento?”.

“Bravo! E dimmi, come sono?”.

“Mmh…carine”.

“Solo? Sono divine! E sai com’è pure divino averle tra le mani…?”.

“Schifoso manipolatore!”.

Io e Peter osserviamo tutta la scena e non possiamo non trattenere qualche risata. Sirius ha dato inizio alla lezione scuoti-Remus, a cui noi stiamo assistendo. Riuscirà ad essere un bravo insegnante? E Remus riuscirà ad essere un degno allievo? Lo scopriremo presto!

“Sirius, torna a studiare che è meglio”, borbotta Remus, riprendendo la sua postazione originaria.

Sirius gli si avvicina, “Ma perché? Ti sto solo dando l’opportunità di conoscere l’universo femminile”.

“Sei la persona meno adatta a farmelo conoscere. E poi, non mi interessa”.

“Tutto puoi dire, meno che questo! Tutti conoscono la mia fama di gran seduttore e, inoltre, è assolutamente escluso che la cosa non ti interessi”.

Remus sospira e la sua faccia si fa improvvisamente rassegnata, “Sirius, parliamoci chiaro: sai che non posso”.

“Cosa non puoi?”, chiede Sirius, facendo finta di non capire.

“Stare con una ragazza”.

“E perché?”.

“Vediamo…forse perché ogni notte di luna piena mi trasformo in un orrendo e mostruoso lupo mannaro?”.

“No. Credo che il motivo sia un altro: sei troppo timido”.

“Io sarei che cosa??? Prova a ripeterlo!”.

“È la verità. Scommetto che non avresti mai il coraggio di andare da una di quelle ragazze e chiederle di uscire”.

Remus deglutisce, “N-no…non lo farei. E sai perché? Perché di sicuro lei mi direbbe di sì, talmente sono affascinante, ma la cosa si complicherebbe per via del mio…”.

“…problema peloso”, concludo per lui, per poi scoppiare a ridere insieme a Peter.

Non posso credere che Remus abbia detto di essere affascinate. Non che non lo sia, ma lui è un tipo molto modesto e una cosa del genere non l’avrebbe mai detta. È proprio vero che non si finisce mai di conoscere le persone.

Sirius lo guarda – e giustamente – con tanto d’occhi, “Talmente sei affascinante??? Vacci piano, amico! Non vorrai mica fregarmi il trono di uomo più sexy di Hogwarts, per non dire dell’intero pianeta?”.

“No, grazie, non ci tengo. Preferisco restare sul mio sgabello di uomo che, di sicuro, è molto più intelligente di quello seduto sul trono di uomo più sexy di Hogwarts eccetera eccetera”.

“Non insultarmi!”.

E così continuano a battibeccare.

Credo che Sirius abbia toccato un tasto un tantino delicato, ma di sicuro è quello giusto. La colpa del fatto che Remus non abbia ancora trovato una ragazza è da attribuire esclusivamente a se stesso. È fermamente convinto che non possa avere una ragazza a causa del suo essere un lupo mannaro. Eppure Sirius farebbe di tutto per eliminare questa convinzione dalla mente del nostro tenero Lunastorta. Il problema è capire come…

“Ti ci vorrebbe una ragazza un po’ esaltata”, dice Sirius, con aria pensosa.

“Una pazza?”, fa Remus, “Tu mi vedresti…con una pazza?”.

“Non ho detto questo. Però, dal momento che gli opposti si attraggono, ho dedotto che la ragazza giusta per te dovrebbe essere l’opposto di te. Dico bene, miei cari Ramoso e Codaliscia?”.

“Dici benissimo”, rispondiamo.

“E poi, sai che noia se ti affibbiassi ad una mummia!”.

Risa generali, escluse quelle di Remus che mi sembra abbastanza contrariato da tutto ciò. Forse non riesce a capire che lo facciamo per il suo bene.

“Sirius, mi fai la cortesia di lasciarmi in pace?”, dice Lunastorta infastidito.

“Mai!”.

“Ci sono gli esami!”.

“Vuoi capirlo che abbiamo bisogno anche di altre cose, oltre che dello studio?”.

“E di cosa, per l’esattezza?”.

A questo punto io e Peter iniziamo a ridere come matti.

È una scena troppo divertente!!!

“Lo sai bene!”.

“In questo momento mi sfugge”.

“Non può sfuggirti una cosa del genere!”.

“Ciao, ragazzi”.

Io e Peter smettiamo subito di sbellicarci dalle risate.

È sopraggiunta Lily e per nessuna ragione può venire a sapere di cosa stiamo parlando!

“Di che cosa parlavate?”, come non detto.

Cala un silenzio tombale che mi imbarazza da morire.

Credo che anche gli altri si sentano come me, ma io in modo particolare perché, voglio dire, che figura farei se Lily venisse a sapere di cosa parliamo noi? E con noi non intendo noi Malandrini, ma noi ragazzi.

Che situazione…

“Di nulla!”, balza su Remus nervoso.

“E come mai tu e Peter ridevate a crepapelle?”, chiede Lily rivolta a me.

“Cose da…Malandrini, non farci caso”, taglio corto, “Allora, com’è andata la lezione con Lumacorno?”.

“Non pensavo che ti interessasse la cosa, dal momento che non lo puoi vedere”.

Ha più che ragione, ma gliel’ho chiesto per sviare il discorso.

“Ti unisci a noi? Stavamo studiando”, propone Remus.

Ed io mi chiedo se l’abbia fatto per essere gentile o per evitare che si riprenda il discorso di prima.

“D’accordo”.

Se non altro, ho l’occasione buona per averla vicina.

 

 

 

***

 

 

 

“Remus, ho quello che fa per te!”.

È con questa frase che Sirius entra sparato nella nostra camera, subito dopo cena. Per la cronaca, non lo vediamo da quando abbiamo finito di studiare sotto la quercia. Non è nemmeno venuto a mangiare e di lui avevamo perso ogni traccia. Non ci siamo neanche scomodati per cercarlo poiché, a detta di Remus, avrebbe potuto trovarsi senza ombra di dubbio in compagnia di qualche fringuella.

Adesso sapremo la verità.

“Dove sei stato?”, domanda Peter, per l’appunto.

“A fare un’opera di bene per il mio dolce Lunastorta”.

“Mi metti paura”, dice Remus, “Qualsiasi cosa sia, non voglio saperla”.

“Andiamo! Io voglio solo aiutarti!”.

“E sentiamo: che hai trovato di bello?”, domando io.

“Un momento!”, interrompe Remus, “Aiutarmi in che?”.

“A scuoterti, no?”.

“Ci risiamo con la storia dello scuotimento! Non mi interessa, sto bene così!”.

“Non ci credo minimamente”.

“Sei libero di non crederci”.

Tutti guardiamo Remus stendersi sul letto con la schiena poggiata al muro e aprirsi un libro davanti agli occhi.

Sirius, dopo un attimo di esitazione, si avvicina a lui, gli afferra il libro e lo scaraventa dalla finestra senza alcuna pietà. Io e Peter guardiamo la scena sconcertati. Credo che adesso scoppierà il pandemonio.

“Sirius”, sibila Remus digrignando i denti in stile lupo mannaro, “Vai- a-riprendermi-il-libro!”.

“Non-ci-penso-nemmeno”, lo scimmiotta Sirius, sillabando anche lui.

Remus si alza dal letto, il suo sguardo è furioso. Non vorrei essere al posto di Sirius.

Felpato resta immobile in attesa che Remus gli sia di fronte. Lo guarda con occhi furbi, quasi fosse sicuro di quel che sta facendo.

I loro nasi adesso si sfiorano, l’aria intorno a noi è tesissima ed io e Peter non osiamo muovere un muscolo. Quando Sirius e Remus sono in disputa, è meglio starsene da parte.

Sirius mette una mano in tasca e tira fuori un oggetto. Sembrerebbe una boccetta piena di non so quale liquido. Remus non si è ancora accorto di nulla.

Ma che diavolo vuole fare?

“Sirius…”, lo chiamo, ma lui ha già afferrato Remus e gli ha già fatto ingerire quella strana sostanza. Prevedo guai.

“Sirius!”, fa Peter, “Ma cosa…?”.

Remus indietreggia e tossisce, mentre uno strano liquido di un rosso acceso gli cola dagli angoli della bocca.

“Che gli hai fatto bere???”, sbotta Peter.

“È per il suo bene”.

Io vado verso Sirius e gli stacco dalle mani la boccetta. All’interno sono rimaste solo poche gocce di quell’affare. Lo annuso. Sa di fragola e…di lampone, credo…e di ciliegia…ma che roba è???

Nel frattempo, Remus si è accasciato sul letto e si porta entrambe le mani sulla faccia.

“Mi gira la testa…”, mormora, con una voce che non sembra essere la sua. Pare sia ubriaco.

Sirius è ancora fermo lì, sul viso un’espressione più che malandrinesca.

Di sicuro sa il fatto suo, ma spero che quella roba non faccia male a Remus!

“Sirius, dannazione, si può sapere che gli hai dato?”, gli domando.

“Non agitarti, non gli farà niente di male”, mi risponde col suo tono tranquillo.

“E allora spiegami!”.

“È solo una Pozione della Lussuria”.

“E TI PARE POCO???”.

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

 

 Ebbene sì: Sirius ne ha combinata un'altra delle sue. Povero Remus… adesso lo vedremo allupato, nel senso lato del termine XD

Stavolta ho pensato di concentrare l’attenzione anche sul lupacchiotto Malandrino che mi piace tanto ^O^ Ma poi riprenderò con la nostra coppietta, ovviamente :P

Spero che il capitolo non sia stato troppo noioso, di questi tempi sono a corto di ispirazione. In ogni caso, le vostre opinioni sono sempre graditissime ^^

 

 

Un vivissimo ringraziamento a: Mirwen, LallinaPotter, Giuliathebest, Miss Evans, aki_penn, Vale Lovegood, lenu88, cloe sullivan, lyrapotter, __MiRiEl__, HarryEly, potterina_88_, Lyan, TheBestLady.

 

 

Un bacione a tutti e alla prossima

^___^

 

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Capitolo 42
*** Sex affair: part one ***


42

Capitolo 42

Sex affair: part one

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ahahahahah!!!”.

Ok.

Devo ammettere di non aver mai visto Lily ridere in maniera così sguaiata. Ha quasi frantumato l’ideale di mite e dolce creatura che avevo di lei. Certo, escludendo quando si incavola come un Ippogrifo imbufalito.

L’ho chiamata qui per sapere qualcosa di più sulla pozione, invece è da quando le ho spiegato tutto questo casino che non la smette di ridere a crepapelle.

“Ahahahahah!!!”.

“Ehm, Lily…”, sopraggiungo io, “Credo sia giunto il momento di…risolvere questo problema”.

“S-sì”, dice, ancora in preda alle risa, “Scusate, ma…è troppo divertente!”.

Riprende a ridere.

Io e Peter ci guardiamo a vicenda per poi sospirare.

Sirius, invece, è lì che osserva Remus steso sul letto con uno sguardo così dannatamente malandrinesco che – giuro – non gliel’ho mai visto disegnato in faccia.

Lunastorta ha l’aria molto trasandata, e non mi riferisco alla sua solita aria sciupata. Ha un non so che di…siriusiano, ecco. Quella è la faccia che si mette Sirius quando c’è di mezzo qualche ragazza. Non mi stupirebbe se adesso si alzasse e cominciasse a camminare in maniera spavalda.

Ma riprendiamo da dove avevamo interrotto.

“Lily?”, faccio io, per concederle la parola.

“Ehm, sì”, si schiarisce la voce a mo’ di McGranitt, “Dunque, una cosa del genere non poteva che essere causata da un mentecatto quale il qui presente Sirius Black”.

“Ehi!”, fa Sirius, ma gli faccio cenno di lasciar perdere.

“La pozione che ha fatto ingerire a Remus – non voglio sapere come hai fatto a procurartela – provoca delle sensazioni forti all’interno dell’organismo, moto di ormoni e così via. Impulsi sessuali, per essere precisi. Remus diventerà una specie di Casanova”.

“Rivoglio il mio vecchio Remus!”, scoppio a frignare, sulla spalla di Peter, “Non sarà più lo stesso se lui diventerà una specie di Casonuovo!”.

Casanova…”.

“E che sarà mai? Qualche impulso sessuale in più non gli farà mica male”, dice Sirius.

“Sarebbe stato così se tu non gli avessi fatto ingerire tutta la boccetta, troglodita!”, sbotta Lily.

“Bada a come parli”, dice lui, puntandole un dito contro.

Gli sposto il dito, “Bada tu a come parli”.

“Quanto durerà l’effetto della pozione?”, chiede Peter.

“Poco. Questione di ventiquattro ore”, risponde Lily.

“E noi avremo per ventiquattro ore un Remus nuovo di zecca”, esulta Sirius, mentre io mi metterei a piangere.

Come ha potuto Felpato infangare il candore di quel povero ragazzo?

“Ma ve lo immaginate Remus in vesti di Don Giovanni?”, dice Lily, “Sarà uno spettacolo!”.

Io credo che la troppa vicinanza ai Malandrini le abbia nuociuto. Così come la troppa vicinanza a lei ha giovato al sottoscritto anche nel rendimento scolastico, a detta della McGranitt. Beh, tanto meglio.

Il mio sguardo va a Remus, ancora disteso sul letto e sempre con quella strana espressione dipinta in viso.

Credo saranno le ventiquattro ore più lunghe della mia vita.

 

 

***

 

 

“Sarebbe stato meglio se ogni notte di luna piena si fosse trasformato in un Don Giovanni che in un lupo mannaro”, proferisce Sirius, “Guardatelo. È così…così…”.

Te?”, azzardo io, mentre Peter alle mie spalle ridacchia.

Me. Già”.

Abbiamo appena finito una lezione, durante la quale Remus ha ben pensato di sedersi accanto ad una tipa di Corvonero con cui non ha fatto altro che parlare. Adesso sta nel bel mezzo di un gruppo di ragazze proprio davanti a noi. Mi domando come facciano loro a non accorgersi del repentino cambiamento di Remus. Magari speravano diventasse così, chi può mai dirlo?

Sirius lo guarda con gli occhi a fessure, “Spero non osi fregarmi la corona!”.

“Nessuno te la fregherà”, lo rassicurò, “Andiamo a cose più serie: non vedo Lily da quando è finita la lezione, dove sarà andata?”.

“Non allarmarti più di tanto. Eccola che arriva. E, a giudicare dal suo passo svelto, direi che ha qualcosa di molto urgente da dirci”.

“Da quando sei diventato così perspicace?”.

“Ragazzi!”, esclama Lily una volta raggiuntici, “Ci sono novità non poi così belle”.

“Dicci”.

“Stando a quanto ho letto sul manuale di Pozioni, la Pozione della Lussuria porta ad uno stato di eccitamento fisico e mentale nel giro di una decina d’ore dalla sua somministrazione”.

“Beh, non c’è da preoccuparsi”, dice Sirius, “La pozione l’ha ingerita ieri se…”, si interrompe e deglutisce, “Che intenti con eccitamento fisico e mentale?”.

“Sirius!”, lo riprendo io, e noto Lily spostare lo sguardo altrove, imbarazzata.

“Niente panico, Remus è ancora qui”.

“Io non lo vedo più”, dice Peter.

“Beh, è tutta…salute!”, fa Sirius, sarcastico.

“Oh!”, salta su Lily, “Io devo…controllare una cosa. Aspettatemi qui, torno subito!”.

E va via di filata, senza darci nemmeno il tempo di aprire bocca. Di solito fa così quando le viene in mente qualcosa che deve andare a verificare sui libri.

Remus è sparito. Io temo si sia appartato con qualche ragazza, mentre Sirius ci spera con tutto il cuore. Non che io non voglia che Remus si goda anche quel lato della vita, ma mi domando che succederà non appena sarà finito l’effetto della pozione. Chissà la faccia di Remus quando una tipa gli dirà: “È stato bello stanotte”, senza che lui sappia minimamente cosa abbia fatto…o, quanto meno, lo immaginerebbe. Non credo che Remus ne sarebbe entusiasta. Capisco il gesto di Sirius; in fondo, tutti noi abbiamo sempre detto a Remus che lui non ha nessun motivo di rifiutare le ragazze solo perché è un lupo mannaro. Potrebbe sempre incontrare quella che lo capirà e gli starà vicino sino alla fine, chi può dirlo?

Merlino, che situazione assurda. E anche imbarazzante, se teniamo conto che di mezzo ci sono argomenti un po’ scottanti. E poi c’è anche Lily, il che rende tutto ancora più imbarazzante.

“Ma dove sarà andato a finire?”, si chiede Peter, guardandosi intorno.

“Tutto induce a pensare ad una camera da letto”, ipotizza Sirius, “O ad un qualsiasi altro posto. Una volta io e la Chester siamo andati vicino al lago, una cosa tira l’altra e abbiamo finito per farlo in apnea”.

“Sirius, chiudi il becco!”, lo ammonisco.

“Non ci credo che tu non l’abbia mai fatto in apnea”.

“Sirius!”.

“D’altronde, sono io il playboy numero uno qui a Hogwarts”.

“SIRIUS!”.

Poco dopo, scorgo Lily raggiungerci di corsa.

“Ragazzi!”.

“Che c’è?”, le chiedo.

“Si tratta ancora di Remus”.

“A proposito, non lo si trova da nessuna parte”, la informa Peter.

“Oh, no…”, mormora Lily quasi disperata, “Black, io credo che tu abbia combinato un gran casino”.

“E perché?”, fa lui con tono stupito, “Hai detto tu stessa che in ventiquattro ore finisce tutto. Dobbiamo solo aspettare questa sera”.

“Sì, ma non abbiamo tenuto conto del fatto che Remus è un lupo mannaro”.

“Che significa questo?”.

“Che gli effetti della pozione sono centuplicati e si complicheranno man mano che le ore passano. Che ore sono?”.

“Le undici”, rispondo io.

“Cavolo! Dobbiamo trovare Remus”.

“Non ce n’è più bisogno”, dice Peter, “Eccolo”.

Ci voltiamo verso la persona indicata da Peter, strettamente avvinghiata ad una ragazza. Il codino è inconfondibile.

“Non ci credo. Quello è Remus?”, dice Sirius incredulo, “Ci sta dando dentro, il lupacchiotto”.

“Ragazzi, tutto questo mi fa uno strano effetto…”, mormoro.

“Anche a me”, fa Peter, “Voglio dire…è strano”.

“Remus mi ringrazierà”, dice Sirius, più a se stesso che a noi presenti.

“Non vorrei dirvelo, ma la situazione è più seria di quanto pensiate”, ci fa notare Lily, “Se non facciamo qualcosa, non so dove potremmo andare a finire”.

“Io ho un’idea su dove lui andrà a finire”, dice Sirius, indicando Remus ancora appolipato alla ragazza.

Lily sospira. E anche io. Poco dopo anche Peter, mentre Sirius osserva con occhi colmi di soddisfazione il nostro Remus. Per scrollarlo, gli ci è voluta una gomitata su un fianco da parte del sottoscritto.

“Ahia!”, fa lui, massaggiandosi la parte lesa, “C’era bisogno?”.

“Ti comporti come se il pericolo che potrebbe correre Remus non ti importasse”.

Pericolo? Tu non sai come desidererei essere in questo genere di pericolo proprio in questo istante!”.

“Smettila di fare l’imbecille!”.

Detto questo, tiro fuori la bacchetta e con una magia gli metto un bavaglio in bocca e lo lego come un salame. Subito dopo, mi dirigo con Peter verso Remus. Gli busso sulla spalla con un dito.

“Che vuoi?”, mi dice in un tono sgarbato che non pensavo possedesse.

“Devi venire con noi”, gli diciamo.

“Adesso?”.

“Sì”.

“Ho di meglio da fare”, e riprende a baciare la ragazza.

Io e Peter ci guardiamo e bussiamo di nuovo sulla sua spalla.

“Che c’è, ancora?”, sbotta Remus, con lo stesso tono di prima.

“Ci dispiace, ma a mali estremi…”.

E così come Sirius, anche Remus finisce legato come un salame.

Dopodiché li trasciniamo con forza verso il luogo indicatoci da Lily: la biblioteca.

E dove, se no?

 

 

***

 

 

Lasciando stare tutto il gran casino che vede protagonista Lunastorta, io volevo aggiungere una cosa: qui non frega a nessuno il fatto che io debba caricarmi sulle spalle il peso di un allupato a causa di una pozione e di un altro allupato che lo è già di natura. Mi spiego meglio: se questa cosa fosse accaduta, che so, l’anno scorso o due anni addietro, non mi sarebbe importato più di tanto e mi sarebbe sembrata oltremodo divertente. Ma adesso che con me c’è Lily, beh…credo che non lo sia affatto. Anzi, è imbarazzante! L’anno scorso non sapevo nemmeno cosa significasse essere imbarazzato.

Spero che si trovi in fretta una soluzione.

E mi è anche venuta una certa fame…

“Mi liberereste?”, chiede Remus, legato ad una sedia.

Spero solo che Madama Pince non si accorga che uno studente è stato sequestrato nella sua biblioteca.

“No, è per il tuo bene”, gli dice Peter.

“Secondo me la state facendo troppo tragica”, interviene Sirius.

“Sei tu che non capisci il danno che hai combinato!”, sbotta Lily. E aggiungerei che il vederla così le conferisce un certo fascino.

Meglio non divagare.

“Non è poi così grave”, continua Sirius.

“Invece lo è eccome!”.

“Felpato, devi cercare di capire che il tempo delle scorribande e delle malandrinate sta per volgere al termine”, sopraggiungo io, con un accenno di malinconia.

Con mia grande sorpresa, Sirius non ribatte a quanto gli ho appena detto. Getta gli occhi sul tavolo e resta a fissarlo per un po’ di tempo.

“Comunque”, riprende Lily, “Le cose stanno così: se non annulliamo l’effetto della pozione nelle prossime tre ore, Remus potrebbe letteralmente divorare le sue…”.

Tutti noi guardiamo Lily in attesa che continui il discorso che ha volutamente interrotto.

“Ehm…”, fa lei, “Beh, credo che il termine vittime sia un tantino esagerato”.

“Di’ pecorelle”, propone Sirius, e tutti lo guardano male, “Che c’è? Non va bene?”.

“Insomma, ci sono dietro una serie di cose che non sto qui a spiegarvi…”.

“Tipo?”.

Altra occhiataccia dei presenti per Sirius.

“Ho capito, mi sto zitto”.

“Dunque – gradirei la vostra totale attenzione – l’unico modo che direi di adottare sarebbe la preparazione di una pozione che garantisca l’effetto opposto della Pozione della Lussuria”.

“Oh, buon Merlino! Non voglio nemmeno sapere dell’esistenza di una tale sostanza devastante!”, esclama Sirius.

“Fai silenzio!”, lo rimprovera Peter.

“Quale sarebbe la pozione?”, domando.

“Beh…”, Lily si blocca e getta per due secondi lo sguardo a terra.

A questo punto direi che se si aprisse la terra sotto i miei piedi sarebbe l’ideale.

Deglutisco.

La pozione di cui parla Lily non sarà per caso…?

“La Pozione della Castità”.

Vedo Sirius sbiancare e Remus cercare di liberarsi dalla corda usando i denti.

Io e Peter ci guardiamo con espressione vuota: non sappiamo più quello che pensare. E dire che durante la nostra malandrinesca vita ne abbiamo combinate di tutti i colori…questa proprio ci mancava.

“Per fare la pozione ci occorre circa un’ora”, ci annuncia Lily, “Andate a prendere gli ingredienti”.

“E come?”, domando io stupidamente.

“Hai un Mantello dell’Invisibilità, usalo per qualcosa di lecito una volta tanto!”.

E direi che su questo non c’è nulla da ribattere.

 

 

***

 

 

Non so se ho fatto bene a lasciare che Peter sorvegliasse Remus. Ma era inevitabile perché per nessuna ragione vi avrei lasciato Sirius. E poi, ad onor del vero, non ho lasciato lì Peter tanto per sorvegliare Remus, quanto invece per evitare che Lunastorta osi anche solo alzare lo sguardo su Lily. Se succede una cosa del genere, la mia ira si abbatterà furiosa su Sirius, colui il quale ha provocato questo gran casino.

“Abbiamo tutto?”, mi domanda lui, sulla strada di ritorno verso il luogo nascosto in cui ci incontreremo con Lily, Peter e Remus.

“Sì”, rispondo, dando un’ultima occhiata.

Sirius resta in silenzio, ma vedo sul suo viso uno dei suoi soliti sorrisetti. In questo momento lo prenderei a calci nel…

“Però ammettilo che è divertente”, mi dice.

“Non lo è per niente!”.

“Merlino, da quando stai con Lily sei diventato fin troppo serio”.

“Tu invece non cresci mai”.

“Prova a ripeterlo!”.

“Se non la pianti, ti verso un po’ di questa pozione nel tuo calice col succo di zucca!”.

“Ok, la pianto…ma tu tieni lontana da me quella roba”.

Finalmente arriviamo al luogo stabilito – una vecchia aula al quarto piano – e vediamo Peter venirci incontro di corsa.

“Ragazzi, Remus è fuggito!”.

 

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sì, lo so: ritardo imperdonabile. Adesso credo che le vacanze siano finite un po’ per tutti, quindi al via le scuole, gli esami e quant’altro, comprese le fanfiction :P:P

Quindi eccomi qui! Vi sono mancata? [Noooooo!, NdVoi]

Il capitolo non è dei migliori, anzi diciamo che fa proprio pena.  Purtroppo la lancetta dell’ispirazione sta scendendo inesorabilmente verso il livello “empty”. Aspetto di ricaricarmi :P

 

 

Ovviamente non possono mancare i ringraziamenti:

Lilian Potter

Laura_Black

lenu88

luxu2

Vale Lovegood

potterina_88_

Giuliathebest

TheBestLady

Miss Evans

Lyan

Mirwen

lyrapotter

 

 

Alla prossima!

Baciottoli ^___^

 

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Capitolo 43
*** Sex affair: part two ***


43

Capitolo 43

Sex affair: part two

 

 

 

 

 

 

 

 

“E Lily?”, domando io.

“Sono qui”.

Tiro un leggero sospiro di sollievo senza farmi notare da lei.

Però adesso abbiamo un serio problema: Remus è scappato e non abbiamo la minima idea di dove possa essere.

Consegniamo gli ingredienti della pozione a Lily, che si mette subito a lavoro.

Sirius si appoggia al muro e incrocia le braccia, “Allora, ricapitoliamo: c’è in giro un Remus affamato di donne, che potrebbe addirittura divorare a causa del suo essere lupo mannaro, cosa che complica ulteriormente la situazione provocata dal sottoscritto. Ho dimenticato niente?”.

“No”, rispondiamo in coro.

“Non so se sia meglio un Remus lupo mannaro o un Remus allupato”, continua Sirius, “Chissà come la prenderà una volta ritornato normale”.

“Molto probabilmente ti ucciderà”, gli risponde Lily, “Lui è sì sotto l’effetto della pozione, ma è comunque cosciente di quello che sta facendo. Significa che una volta ritornato normale ricorderà tutto”.

“Saranno ricordi piacevoli…sempre se non ne fa fuori qualcuna”.

“Sirius, potresti gentilmente mostrare un po’ più di tatto?”, gli chiedo in finta cortesia, “O devo ricordarti che il tuo succo di zucca potrebbe essere letale?”.

“Calma, amico! Rimarrò zitto”.

“E se qualcuno di noi andasse a cercare Remus?”, propone Peter.

“Sarebbe un’idea”, dice Sirius, “Chi va?”.

Tutti noi concentriamo il nostro sguardo su di lui.

Si guarda alle spalle e, una volta aver capito che è proprio lui che stiamo guardando, indica se stesso col dito e dice timidamente: “Io?”.

“E chi, se no?”, diciamo tutti.

“Oh, e va bene! Dal momento che ho combinato questo casino, tanto vale accettare incondizionatamente”.

Sirius gira i tacchi e fa per uscire dalla porta.

“Aspetta, scemo. Vengo con te”, gli dico.

Non so se l’ho fatto perché voglio davvero trovare Remus o perché non voglio restare con Lily senza proferire nemmeno una parola…ma credo sia per entrambi i motivi.

“Facciamo così: io mi trasformo in cane e tu mi vieni dietro col Mantello dell’Invisibilità addosso”, mi illustra Sirius.

“Scusa, non potremmo fare che tu ti trasformi in cane e indossi il Mantello ed io rimango normale?”.

“No, ci starei male lì sotto”.

“Allora mi trasformo anch’io”.

“No, solo io”.

“E perché?”.

“Perché si sentirebbero i tuoi zoccoli sul pavimento. Che direbbero se incontrassero un cervo che passeggia spensierato per la scuola?”.

“Certo! Perché invece è tanto normale che sia un cane a gironzolare per la scuola col rischio di mettersi a dar la caccia a Mrs Purr!!!”.

“Smettetela, per cortesia!”, ci interrompe Peter, “Sentivo la nostalgia delle litigate tra Sirius e Remus! Ora ci si mette pure James! Sbrigatevi a cercare Lunastorta!”.

Non ce lo facciamo ripetere due volte.

Sirius si trasforma in cane – alla fine seguiremo il suo piano – e usciamo dall’aula.

Spero di trovare in fretta Remus prima che succeda qualcosa di brutto.

Spero che Sirius la pianti di fare cavolate.

Spero che questa sia l’ultima grossa malandrinata della storia.

Spero di non dovermi pentire di quello che ho appena detto.

Giriamo un angolo.

Seguo Felpato che fiuta il pavimento. Ma c’è qualcosa che non mi convince.

“Dimmi una cosa, Felpato, tu sai benissimo dov’è Remus, vero?”.

Si ferma, mi guarda per un attimo e poi riprende a camminare.

Non mi do per vinto, “Allora, mi rispondi?”.

Si ferma di nuovo e ritorna ad essere Sirius.

Non osa voltarsi.

“Beh…ehm…”, biascica.

Incrocio le braccia al petto, in attesa. Il mio piede comincia a battere sul pavimento in stile Madama Pince quando aspetta che gli studenti sgombrino i tavoli della biblioteca.

“James, io penso che anche tu sappia dov’è Remus”, mi dice infine.

“Ehm…”, faccio per pensare, “Direi di no!”.

Si volta e avanza verso di me, “Sì, invece!”.

“Ma no…”.

“Tu dove andresti?”.

“A far che?”.

“James, non passare per l’imbecille della situazione. Mi pare ovvio quello a cui voglio riferirmi”.

Mi guarda con eloquenza. E allora capisco.

“Beh…”, le sopracciglia di Sirius si sollevano più che possono, sa che io conosco la risposta, “Ci sarebbe…il ripostiglio delle scope…”.

“Ramoso, non puoi cadermi così in basso!”.

“Scherzavo!”.

“Muoviti che il tempo stringe!”.

“Avrei dovuto seguirti e basta, anziché mettere in piedi una specie di indovinello! Comunque: sin dalla fondazione di Hogwarts, i più grandi pomiciatori di questa scuola hanno trovato il luogo perfetto per le loro imboscate. Tale luogo è un’aula al quinto piano, utilizzata per depositare statue distrutte e armature arrugginite”.

“Vedi che lo sai?”.

“Come potrei non saperlo, dal momento che io sono stato l’indiscusso pomiciatore degli ultimi anni?”.

Ma Sirius si è già incamminato lasciandomi rimuginare da solo nel mio glorioso passato.

“Ehi! Ehi, aspetta! Non una parola con Lily!”.

“Tranquillo”.

Però devo ammettere che il presente è molto, molto più glorioso del passato.

 

 

 

***

 

 

 

Alla fine abbiamo davvero trovato Remus in quell’aula, ma la cosa più strana è stata che l’abbiamo trovato…da solo. Nemmeno l’ombra di una ragazza. Questo mi ha incredibilmente rassicurato, ma ha sortito l’effetto contrario a Sirius, che si era armato di macchina fotografica, pronto ad immortalare il Remus pomiciatore, ammesso che ci fosse stato.

Remus si è incavolato da morire perché gli abbiamo mandato all’aria l’appuntamento che aveva con una tipa di non ricordo quale Casa, che dopo una decina di minuti si è presentata davvero. Le abbiamo inventato che Remus aveva contratto uno strano batterio magico che poteva essere contagioso se non curato in tempo.

Abbiamo portato Remus da Lily e Peter per somministrargli la Pozione della Castità – Sirius ha preferito uscire dall’aula per non sentirne nemmeno l’odore – quanto bastava per annullare l’effetto della Pozione della Lussuria. Adesso aspettiamo che faccia effetto.

Una volta che tutto questo sarà finito, di urla, risate e rimproveri ce ne saranno a bizzeffe: Remus se la prenderà con Sirius per essere stato la principale causa della sua – diciamo così – sventura; Sirius riderà a perdifiato perché un Remus allupato non capita tutti i giorni; io riderò a perdifiato perché un Remus allupato non capita tutti i giorni; Remus se la prenderà con me perché appoggio Sirius; io smentirò; Sirius se la prenderà con me perché appoggio Remus; smentirò anche questo; Peter riderà perché non può far altro; Remus sgriderà Sirius perché rimarrà sempre e comunque un bambino; Sirius ribatterà dicendo che rimarrà sempre e comunque un Malandrino; io asserirò; Remus mi guarderà male; ci guarderemo tutti; ed infine scoppieremo a ridere.

Spero tanto che tutto quello che ho appena illustrato si avveri, perché ho bisogno di una sana dose di risate e spensieratezza.

Adesso andiamo alle cose serie. Da anni e anni io e i Malandrini ne abbiamo combinate di tutti i colori, dagli scherzi a Gazza a quelli a Mocciosus e così via. In ognuna di queste malandrinate la presenza di Lily è stata limitata solo ad un coacervo di urla, minacce e rimproveri rivolti a Potter e scagnozzi. Stavolta, invece, Lily è stata pienamente partecipe della malandrinata, anzi, sono stato proprio io a chiederle di rimediare. E non solo questo…lo scherzo di Sirius è stato un tantino pesantuccio ed io spero che Lily non osi chiedermi nulla in merito a ciò.

La ragione non è facile da spiegare.

È che…beh, la cosa è per me motivo di profondo imbarazzo; ed è strano che sia proprio io a dirlo. Sirius ne riderebbe.

Di ragazze ne ho avute a centinaia, questo lo sanno anche i muri. Ma con Lily tutto è diverso, tutto acquista un altro significato, un significato più profondo e importante.

E il semplice bacio vale tutto l’amore del mondo.

“A che pensi?”, mi chiede Lily, sedendosi accanto a me sul divano della Sala Comune.

“A te”, rispondo con estrema sincerità, “Remus?”.

“Domani lo rivedrete per com’è giusto che sia. Ti sei volatilizzato, che è successo?”.

“Niente”, mento, “Avevo nostalgia del divano della Sala Comune”.

Sorride, “Fra un po’ arriveranno gli altri. Sirius ha avuto una piccola discussione con Peter su come doversi caricare Remus. Lui insisteva col dire che avrebbe dovuto prenderlo per le braccia e Peter per le gambe. Peter sosteneva che non era il caso…come dargli torto?”.

Sorrido appena e torno a guardare le fiamme del camino.

“James, sicuro che vada tutto ok?”, mi chiede lei.

Mi giro verso di lei ed esito un po’ prima di baciarla.

“Non potrebbe andare meglio”.

“Sirius, cavolo, vuoi stare attento??? Stavi per fargli sbattere la testa contro la parete!”.

Peter e Sirius entrano in scena molto teatralmente, portando con loro un Remus con un’aria pressoché assente.

 “James, stavolta te lo carichi tu! Io non ho più intenzione di spaccarmi la schiena”, si lamenta Sirius, scaricando letteralmente Remus su una poltrona.

“L’artefice del casino sei tu, quindi tocca a te depositarlo sul letto!”, gli dico, “E tu, Peter, non lo aiutare minimamente!”.

“Certo che no”, asserisce lui.

“Tutti contro di me, a quanto vedo”, borbotta Sirius, ricaricandosi Remus sulle spalle, “Hasta la vista”.

Sirius fa per andare verso il dormitorio maschile, ma io lo fermo, “Scemo, ti aiuto”.

“E comunque…”, dice Lily all’improvviso, “…nonostante il gran trambusto che si è venuto a creare, devo ammettere che è stato divertente. Voglio dire, pensate a Remus domani!”.

Ci guardiamo tutti per poi scoppiare a ridere anche a costo di far svegliare tutta la Torre di Grofondoro.

“Vedete che l’ha ammesso anche Lily?”, dice Sirius.

“Ciò non toglie che l’hai davvero combinata grossa”, ribatte lei, tra le risate.

Che sia davvero questa l’ultima malandrinata della nostra vita?

Beh, nessuno può dirlo.

Ma forse, un giorno…chissà…

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

È passato un anno dalla pubblicazione del primo capitolo di questa ff [Speriamo non ne passi un altro!, NdVoi]. Non avevo mai scritto una ff tanto lunga, nonostante 43 capitoli per un intero anno siano veramente pochi. Lo so che la sto mandando davvero troppo per le lunghe e magari vi starete anche annoiando [Esattamente!, NdVoi], però ormai mi sono cimentata nell’impresa e devo portarla a termine :P Questo significa che nel prossimo capitolo, James e Lily non saranno magicamente marito e moglie XD [Non ne possiamo piùùùù!!!, NdVoi].

E poi, se la storia va avanti è solo grazie a voi ^O^

 

 

Un grazie immenso a:

ki_chan

lenu88

lyrapotter

Vale Lovegood

Mirwen

cloe sullivan

myki

Giuliathebest

__MiRiEl__

luxu2

HarryEly

Lyan

 

 

A presto!

Bisous ^__^

 

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Capitolo 44
*** Thoughts of you ***


44

Capitolo 44

Thoughts of you

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Remus, vuoi un altro bicchiere d’acqua?”.

Senza attendere una sua risposta, riempio il bicchiere in automatico e lo porgo con leggero timore a Remus. Me lo strappa letteralmente dalle mani e lo tracanna tutto d’un fiato.

“Io sostituirei l’acqua col Whisky Incendiario, chissà che succede…”, bisbiglia Sirius all’orecchio di Peter, ma io sento tutto e lo fulmino con lo sguardo.

Ritorno a guardare Remus. Giuro di non averlo mai visto così prima d’ora, ha una faccia…a confronto, la faccia che ha quando la luna piena è vicina sprizza salute da tutte le parti! È da quando ci siamo svegliati tutti che non la smette di fissare con sguardo assente un punto a metà strada fra il letto di Peter e il pavimento.

È sconvolto, non c’è che dire.

“Altra acqua?”, gli domando.

Vado avanti così da parecchie ore. Non ha fatto altro che bere acqua e non ha toccato cibo. Fortuna che oggi è sabato e non abbiamo il problema delle lezioni – Remus mi direbbe: Da quando le lezioni sono un problema??? – e possiamo stare ad accudire Remus fino a quando non vediamo in lui segni di vitale miglioramento.

Fa fuori un ennesimo bicchiere d’acqua e chiude gli occhi.

Io, Sirius e Peter saltiamo su come se avessimo appena visto un morto prendere vita. Ci sporgiamo un pochino per guardarlo in faccia. Ha ancora gli occhi chiusi.

Improvvisamente li apre e ci fa saltare tutti per aria dallo spavento. Lo sguardo feroce dipinto in volto è tutto per Sirius.

“Tu…”, sibila in tono malefico, puntando un dito contro Sirius che indietreggia impaurito, “Tu…”.

Io e Peter ci guardiamo e vorremmo aver costruito una trincea per proteggerci dalle eventuali maledizioni volanti. Remus è veramente furioso. Sembra abbia gli occhi rossi e che del fumo gli esca dalle orecchie. Poi quei capelli spettinati gli danno un’aria ancora più demoniaca.

“Tu, razza di…sporco, schifoso…”.

“Ca-calmati, Remus, non è il caso di…”.

“Decido io quand’è il caso! Ti consiglio di scappare se non vuoi che stasera io ceni con carne di cane!!!”.

“Era solo uno scherzo, non c’è bisogno che tu te la prenda in questo modo!”.

“Sì, invece! Tu e le tue stronzate!”.

E qui capiamo che Remus fa sul serio.

Non l’avevamo mai visto così indemoniato, fa davvero rizzare i peli delle braccia!

“Remus…”.

“Zitto! Dovresti imparare a rispettare le decisioni altrui, piuttosto che lavartene le mani e agire nel modo più sconsiderato che possa esistere!”.

“Ma…”.

“E non ti azzardare a dirmi che l’hai fatto per me, perché se c’era una cosa che avresti potuto fare per me, di sicuro non l’hai fatta!”.

“Ascol…”.

“Quante volte ti ho detto che mi è impossibile relazionarmi con una ragazza perché il destino ha già deciso per me? E tu mi fai ingurgitare una dannata pozione che mi fa diventare un cultore del sesso! Ma bravo! Ecco come aiuti gli amici! Devi per forza fare di testa tua senza pensare alle conseguenze! Molto probabilmente Merlino ti ha privato della facoltà di pensare, ragion per cui sei una sottospecie di automa ambulante che fa quello che gli pare, mentre magari il più infimo dei cretini capirebbe meglio di te che certe cose è meglio non farle! I-io avrei potuto…fare di tutto a quella ragazza, se non foste arrivati voi prima, me lo ricordo bene…ti rendi conto di quello che poteva succedere? E tutto è nato da uno scherzo, o come tu preferisci definirlo. Certo, devo ammettere che questo casino ha avuto la sua parte eccitante e divertente…e direi anche straordinariamente incredibile! Passare da una ragazza all’altra nel giro di un’ora è sensazionale, esperienza mai provata. Forse ti è mancata la presenza del tuo migliore amico Ramoso, che ha la testa solo a Lily, e tu ti annoiavi e avevi bisogno di inventarti qualcosa per far passare il tempo. Questa volta la tua cavia sono stato io. Spero che tu non voglia rifare una cosa del genere perché sei avvisato! E adesso, un bicchiere d’acqua…”.

“Ecco l’acqua!”, mi precipito io.

Durante tutta questa sfuriata, che credo verrà scritta negli annali di Hogwarts, io e Peter siamo rimasti ad osservare la scena impietriti. Sirius era con le spalle al muro incapace di emettere alcun suono. Nemmeno lui avevamo mai visto in quello stato.

Se fossi stato in Remus, avrei riempito Sirius di cazzoti. Invece si è sbollito da solo dopo essersi sfogato. Remus non è il tipo che riempie la gente di botte.

“GIURO, REMUCCIO, NON LO FACCIO PIÙ!!!”, pignucola Sirius, gettandosi ai piedi di Remus.

“E non chiamarmi Remuccio!”.

“TUTTO QUELLO CHE VUOI, SARÒ IL TUO UMILE SERVO!”.

“Significa che farai tutto quello che ti dirò?”.

“Tutto!”.

“Proprio tutto?”.

“Beh, sì…più o meno…”.

“E allora andiamo a studiare che ai M.A.G.O. manca poco!”.

So bene che Sirius vorrebbe mangiarsi le mani, ma in compenso ha solo sorriso.

Il vecchio Remus mancava a tutti.

 

 

 

***

 

 

 

“È solo grazie a te, Lily, se tutto è andato a finire bene”.

Remus sorseggia il suo succo di zucca.

Lo sguardo di Sirius va prima a lui, poi a Lily e infine a me.

Inghiotte il suo boccone, “Veramente, se proprio dobbiamo essere precisi, è stato James a chiamarla e dirle di aiutarci. E secondo, avresti dovuto vederla ridere quando le abbiamo raccontato della pozione che ti avevo fatto bere”.

Lily si tinge di un rosso acceso, “Ho riso perché eri…insolito!”.

“Comunque sia…”, intervengo io, “…quel che è stato, è stato. Sirius ha giurato che non farà più una cavolata del genere”.

Sirius annuisce vigorosamente, provando a masticare un boccone enorme, espressione che lo rende veramente poco credibile.

Riprendiamo il nostro pasto. Noto Sirius allungare la forchetta verso il piatto di Remus, ma lui riesce a mettere in salvo il suo cibo.

Io sorrido e sollevo la testa.

Mi ritrovo a guardare Lily, seduta di fronte a me. Avrei preferito averla accanto ma i posti erano già tutti presi. Però la visuale che mi si propone davanti mi lascia incantato. E vorrei tanto, tanto essere quella forchetta che porta alle labbra…

“James, passami il sale”.

Continuo a fissare le sue labbra. Mi domando se Sirius non abbia inavvertitamente dato a me un po’ della Pozione della Lussuria. O forse no. La verità è che non sfioro quelle labbra da secoli e adesso ho un’improvvisa voglia di farlo.

Lei alza gli occhi a me, io non sposto i miei di un millimetro.

Fino a quando un sonoro schiaffo sulla nuca mi riporta alla realtà.

“James, sono tre ore che ti dico di passarmi quel maledetto sale!”.

Perché Sirius deve mandare tutto all’aria???

 

 

 

***

 

 

 

“Che avevi oggi, a tavola?”.

Alzo gli occhi dal libro di Storia della Magia, li porto a lei, poi di nuovo al libro. È inutile che finga di essere concentrato, non lo sono affatto. Sarà che la Sala Comune è improvvisamente diventata troppo piccola? Sarà che Peter, Sirius e Remus sono andati chissà dove senza di me? Sarà che qui dentro fa un caldo…ma il camino è spento. Non c’è più motivo di accenderlo, la bella stagione è alle porte.

“Niente…”, rispondo vago.

“Ti sei bloccato a fissarmi, a che pensavi?”.

Merlino, se sapesse…

“A te. Sempre e solo a te. Sei un chiodo fisso, non riesco a…”, chiudo il libro e lo getto di lato, “…pensare ad altro”.

“Più o meno è quello che faccio io, la differenza è che tu non te ne accorgi”.

Mi raddrizzo sulla sedia, “Cos…che vuoi dire?”.

“Voglio dire che o sei tu a non accorgertene, o sono io così incredibilmente brava a celartelo alla perfezione”.

Continuo a fissarla, senza aver minimamente colto quanto sta dicendo.

Credo di avere il cervello in panne, non è più in grado di recepire i messaggi. Il che è molto grave a questa età!

Lei sorride della mia espressione d’incomprensione.

Si alza, va verso il divano e ci si siede sopra. Mi fa cenno con la mano di raggiungerla. Obbedisco.

“James, credi davvero che io legga libri seduta sul divano concentrandomi esclusivamente sulle frasi che mi passano davanti agli occhi?”, mi domando, sorridendo divertita.

“Ehm…veramente, sì”.

Ride.

Continuo a fissarla con gli occhi socchiusi, come se volessi penetrare nella sua testa e raccogliere quante più informazioni possibili. Lei però non me lo permette, di conseguenza non mi resta che chiederglielo.

“Quindi, la lettura dei libri è solo una copertura?”, domando.

“A volte sì”.

“Cosa vuoi coprire?”.

“Pensieri. Mi concentro su altro per togliermi dalla testa un chiodo fisso, appunto. La maggior parte delle volte questo chiodo fisso sei tu”.

“Come tu lo sei per me?”.

“Dipende”.

“Da cosa?”.

“Da quello che tu pensi di me. O su me”.

“Tu cosa pensi di me o su me?”.

“Mi stai facendo il terzo grado?”.

“No. Sono solo curioso”.

“Perché sei così interessato a scoprire cosa penso? Non è una novità, lo fai da sempre”.

La mia mente mi riporta al nostro primo appuntamento.

Anche in quell’occasione le ho chiesto a cosa stesse pensando e cosa pensasse di me. La sua risposta era stata abbastanza esauriente.

Però…chissà se i suoi pensieri sono cambiati adesso che stiamo insieme?

“Ne sono interessato perché mi affascini”, rispondo alla sua domanda di prima, “Da sempre”, aggiungo.

I suoi occhi di smeraldo continuano a guardarmi, poi si spostano più in basso, poi cambiano completamente oggetto della loro osservazione.

Continuo a studiare il suo profilo. Lei non osa riportare lo sguardo a me, io non oso spostare il mio da lei.

“Tu non immagini nemmeno cosa darei per poter leggere nei tuoi pensieri”, sussurro quasi involontariamente. E da un lato, vorrei non averlo fatto.

“Sarebbe inutile”.

Non so quanti secondi siano passati nell’attimo compreso tra lo spostamento d’aria provocato dalla sua testa che si volta verso di me e la sensazione delle sue labbra che si sono irrimediabilmente impadronite delle mie, senza che io possa farci niente.

Era a questo che stava pensando? Pensava di baciarmi come mai aveva fatto finora? Pensava che fosse giunto il momento che lei si decidesse a prendersi quello che le spettava? Pensava a come mi avrebbe avuto completamente in suo potere con un semplice sguardo? Pensava al modello esemplare che era stata fino ad ora? Pensava di poterlo abbattere quel modello? Pensava di concedersi meno inibizione e più istintività? C’è altro oltre a questo?

E mentre lei continua a baciarmi tanto intensamente da non riuscire più a percepire tempo e spazio; e mentre io mi lascio condurre senza opporre la minima resistenza, vengo attraversato anch’io da una serie di pensieri. Penso che un giorno scoprirò se c’è altro oltre a questo; penso che adesso potrei anche morire e non me ne importerebbe; penso che morire mi dispiacerebbe, in fondo, perché non potrei più stare con lei; penso che non ho mai ricevuto tanto amore in un bacio che in tutta la mia vita; penso se lei si stia chiedendo cosa penso.

Forse un milionesimo della Pozione della Lussuria è entrata in noi e non ce ne siamo accorti. Poi mi dico che la Pozione non ha nulla a che vedere con questo. Nessuna magia esistente al mondo ha nulla a che vedere con questo. Siamo semplicemente due persone che si amano, tutto qui. E l’amore è più forte di qualsiasi magia esistente al mondo.

Poi accade che ciascuno dei due amanti ha desiderio di esplorarsi a vicenda, di sentire l’uno il sapore dell’altra. Così sento la mano di Lily insinuarsi facilmente sotto il colletto della mia camicia, che in questo periodo dell’anno uso tenere con i primi bottoni fuori dalle asole e le maniche svoltate fin quasi al gomito. A volte non porto nemmeno la cravatta.

Ma perché mi preoccupo così tanto di questo? Non me n’è mai importato niente…

La mia mano scende lungo il suo fianco, fino a fermarsi al bordo della gonna, dentro cui è infilata la camicia. Vorrei tirarla fuori da lì, vorrei sfiorare la sua pelle, sentirne l’odore, il sapore…

Ma non lo faccio.

Non faccio nulla che penso vorrei fare.

La sua mano continua a carezzarmi la nuca, i capelli. Le sue labbra abbandonano le mie per dedicarsi al mio collo scoperto.

Riuscirei ad abbandonarmi totalmente a lei senza rispondere ad ogni sua carezza? La risposta la so bene.

Nascondo il mio viso nell’incavo del suo collo, inspiro il suo profumo, la bacio di rimando. Il suo respiro mi solletica piacevolmente. Sento le sue labbra che si allontanano, il suo viso che si solleva. Io faccio lo stesso.

La osservo. Le sue labbra sono più rosse del solito, i suoi occhi più scuri del solito, il suo respiro più accelerato del solito. Chissà se lei nota le stesse cose in me?

“Ti amo”, mi dice.

Sorrido, “Ti amo anch’io”.

“Ma?”.

Sgrano gli occhi, “Ma???”.

Ride, “Mi ami anche tu, ma…?”.

“Ehm…”, mi fermo un attimo a pensare, “Ti amo anch’io ma…ho fame”.

“Vedi che c’era qualcosa?”, si alza e mi tende la mano, “Andiamo?”.

L’afferro, “Ovunque, purché con te”.

 

 

 

***

 

 

 

“Posso sapere dove siete stati?”.

Remus, Sirius e Peter entrano nella nostra stanza con fare noncurante.

Non che voglia fare la parte dell’amico emancipato, ma gradirei sapere perché sono spariti per mezza giornata senza dirmi nulla.

Remus si siede sul suo letto, Sirius si toglie le scarpe e Peter va ad aprire la finestra.

“Dai, non fare l’idiota”, dice Sirius a Peter, che sogghigna divertito.

“Allora?”, incalzo.

“Ho costretto Sirius a venire con me per scusarci con le ragazze con cui ho, diciamo così, avuto a che fare per colpa sua”, mi spiega Remus, chiaro e conciso come sempre.

“E devo ammettere che loro non erano affatto dispiaciute”, puntualizza Sirius, al che Remus lo guarda male.

“E tu, Peter?”, domando poi, voltandomi verso Codaliscia.

“Stavo con loro”.

“Ma perché non mi avete detto nulla?”.

“Perché eri impegnato”.

Non credo che avrei potuto ricevere migliore risposta.

Sorrido, “Ok, siete perdonati”.

Qualche minuto dopo, vediamo Sirius gironzolare per la stanza in canottiera e mutante, sotto lo sguardo oserei dire sconcertato di Remus. Strano che debba fare sempre tante storie sull’abbigliamento notturno di Sirius. Una volta, per Natale, gli ha regalato una sottospecie di pigiama che a vederlo sembrava una camicia di forza. Credo che ogni tanto a Sirius venga in mente di prenderlo e farlo indossare forzatamente a Remus.

Mi distendo sul letto a pancia in su, lo sguardo fisso sul soffitto del baldacchino. Subito mi si figura davanti l’immagine di Lily e ripenso a quello che è accaduto nella Sala Comune e a quello che potrebbe accadere nei giorni a seguire. Non ho mai desiderato tanto che lei potesse essere qui con me, adesso.

“James, mi senti?”.

“Cosa?”.

La voce di Remus mi riporta nella mia stanza.

Evidentemente, stavano parlando di non so cosa, un argomento che forse gradiva la mia partecipazione.

“Non è la prima volta che ti becco mentre non mi ascolti minimamente”, mi richiama Remus, “Posso sapere a che cosa stai pensando?”.

La cosa mi pare ovvia, no?

Sorrido inconsciamente.

“Ci risiamo”, dice Sirius, “Si è rimbecillito di nuovo”.

“Smettila, idiota! Non è affatto vero!”, ribatto, tirandogli un cuscino.

Lui riesce a prenderlo al volo e me lo rilancia, ma nel farlo colpisce Remus.

“Oh, cavolo!”, fa Sirius, quasi intimorito dalla reazione che potrebbe avere Lunastorta, “Scusa, non volevo!!!”.

“Te la sei cercata, cagnaccio!!!”, esclama Remus.

E così ha inizio un’ennesima lotta con i cuscini.

Potrei usarla come uno strumento per deviare temporaneamente i miei pensieri da Lily.

Forza, James! Assesta un paio di colpi e vedi di vincere!

Già mi vedo trionfante, con i pugni all’aria, su una montagna di piume dentro cui non sprofondo per merito di un incantesimo.

Le piume bianche volano dappertutto. Mi sembra di essere tornati a quando noi quattro eravamo poco più che ragazzini. Ne combinavamo di cotte e di crude, ed io mi ostinavo ad andare dietro alla ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi che mi odiava profondamente.

Le piume bianche continuano a volare. Una cuscinata mi colpisce in piena faccia, la mia risposta non si fa aspettare e colpisco a mia volta.

Sono un illuso se credo davvero che una lotta con i cuscini possa allontanare la mia mente da Lily. La immagino con la guancia poggiata al cuscino e gli occhi persi nel buio della sua stanza. Sta sorridendo? E se davvero lo sta facendo, da cosa è suscitato?

Posso aspettare il tempo di una notte e rimanere nel dubbio fino a domani mattina, quando la vedrò venire verso di me e augurarmi il buongiorno. Ed io la ringrazierò di donarmi ogni nuovo giorno ancora più buono del precedente.

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!

Capitolo un po’ mieloso, ma spero non sia stato letale XD

Lo so che questo genere di capitoli non sono proprio il mio forte (pardonnez-moi ^^’’), però devo scriverli per forza perché ci vogliono, no???

Beh, il giudizio spetta a voi, quindi è giunto il momento che io mi accantoni in un angolo e vi ceda il microfono :P:P

 

 

Ringrazio infinitamente:

Vale Lovegood

Lights (Grazie anche per aver commentato gli scorsi capitoli ^^)

cloe sullivan

ki_chan

IreRamo

__MiRiEl__

HarryEly

lenu88

piccola_puffola

potterina_88_

Giuliathebest

Mirwen

lyrapotter

Lyan

 

 

 

Alla prossima!!!

KiSsEs   ^______^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 45
*** Just a little problem! ***


45

 

Capitolo 45

Just a little problem!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“James…”.

“Lily, perdonami! Ho gli allenamenti di Quidditch. Ci vediamo stasera”.

“D’accordo”.

Ok, ehm…

Non è che le ho mentito sugli allenamenti di Quidditch…l’unico problema è che sono fra due ore. E adesso la domanda più logica da fare sarebbe: come mai James Potter ha inventato all’unico amore della sua avita di avere gli allenamenti di Quidditch, quando invece li avrà fra due ore, ore che potrebbero essere spese per trascorrere un po’ di tempo col già detto amore della sua vita?

È proprio quello che mi stavo chiedendo, subentra la voce della mia coscienza.

Sospiro.

In realtà, è da quando Sirius ha fatto quello scherzo a Remus che penso ad una cosa e così finisco per…nel senso, cerco di…

…evitarla?

Beh, no…non proprio…

E allora come spiegheresti questo tuo atteggiamento? Non hai pensato che – forse – Lily ci sta male?

Dannata coscienza, mi stai facendo sentire tremendamente in colpa!

Dovresti, razza di idiota!

La cosa che odio ammettere è che la coscienza con la voce di Remus ha dannatamente ragione.

La evito.

Io, che non ho fatto altro che correrle dietro senza mai arrendermi; che mi sono addossato anni di rifiuti ed insulti; che, nonostante tutto, non mi sono mai arreso all’idea di poterla avere; io, adesso…la evito.

Credo di essermi ammattito.

Giusta conclusione.

Cavolo, sono proprio un perfetto idiota!

È quello che ho detto io.

Basta fare il deficiente, James! Gira i tacchi e va’ da lei!

Mi hai proprio tolto le parole di bocca.

Vuoi stare un po’ zitta, dannata coscienza???

Faccio dietrofront e, per fortuna, Lily è ancora nei pressi dell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.

Dico, ma stavo davvero rinunciando a due ore della mia vita con lei???

“Lily!”, la chiamo con un po’ troppo entusiasmo.

Lei si volta verso di me, “Dimmi”.

“Stavo pensando…hai da fare?”.

“Quando?”.

“Adesso”.

“Adesso? Ma non avevi gli allenamenti?”.

“Manderò Paciock”.

Lily resta un attimo ad osservarmi con fare indagatore. C’è qualcosa che non la convince. Dimentico che ha un notevole spirito di osservazione, devo stare attento.

“Ci sarebbe da studiare”, mi dice a voce incerta.

Ci sarebbe?

Io mi sarei aspettato un dobbiamo, dato che lei e Remus non fanno altro che assillarci con questa storia dei M.A.G.O. e ci costringono ad usare il poco tempo libero che ci resta per impiegarlo proficuamente e imparare qualche nozione in più.

Però adesso noto qualcosa che – stavolta – non convince me. La osservo esattamente come ha fatto lei poco fa.

Distoglie lo sguardo. E lì capisco che c’è davvero qualcosa che non mi convince.

Un angolo della mia bocca si tende in un sorriso.

“Che c’è?”, mi dice lei, beccandomi a ghignare.

“Nulla”.

Suo sguardo indagatore.

Mio sorriso più ampio.

“Che facciamo, dunque?”, mi chiede.

“Tutto quello che vuoi”.

“Non so…”.

“La prima cosa che ti viene in mente”.

“Non mi viene in mente niente”.

“Andiamo, deve esserci qualcosa!”.

“Tu che dici?”.

“Lasciami da parte per un attimo. È a te che l’ho chiesto”.

Fa una pausa.

Ed io resto lì a guardarla con trepidazione, in attesa che mi dica una qualsiasi cosa lei voglia fare. Urlare, correre come pazzi per i corridoi, gettarci nel lago, perderci nella Foresta Proibita…mi va bene tutto.

“Voglio stare con te”, mi dice infine, “Lo so che potevo dire qualcosa di meno banale, ma è questo quello che voglio”.

Sorrido, “Perché pensi che sia banale?”.

“No! No…non lo penso! Non so perché l’ho detto. Intendevo dire che tu, magari, avresti preferito che io dicessi qualcosa di più – come dire? – intraprendente…da fare, voglio dire…e quindi…dato che non sapevo proprio che dirti, quella è stata la prima cosa che mi è passata per la testa…di stare con te…forse non ho specificato, perché si può stare con te in tanti modi, anche adesso io sto con te…è che mi piace così tanto stare con te che mi va bene in qualsiasi modo e forse ti starò sembrando stupida, con tutte queste ripetizioni…e forse non hai capito quello che…”.

Non la lascio continuare e mi impadronisco delle sue labbra.

Ha fatto tutto un discorso strano in una maniera così nervosa e impacciata che non avevo mai visto in lei. Gesticolava e spostava lo sguardo in varie direzioni, senza mai incontrare il mio. Aveva un non so che di divertente e buffo.

Sento le sue braccia circondarmi il collo e il suo corpo aderire al mio. La stringo a me a mia volta e il bacio diviene più intenso. Forse non ci siamo resi conto di essere nel bel mezzo del corridoio. Ma che importa?

Stacca le sue labbra dalle mie, “In un certo senso, era proprio questo quello che intendevo”.

 

 

 

***

 

 

 

Mi sento come se avessi bevuto litri e litri di Whisky Incendiario. Ma l’effetto è molto più intenso. Mi chiedo come mai non abbia sperimentato prima una cosa del genere. Forse perché è così forte da suscitare in me una strana sensazione di paura. È un po’ come morire, solo che è l’esatto contrario. No…non come rinascere…una tale intensità non si prova quando si nasce. Io…non credo di essere in grado di spiegarlo. Il cuore mi batte così velocemente da non riuscire più a sentirlo. E poi ho caldo, la cravatta mi stringe la gola, non riesco a respirare. Prendo aria, ma non basta. Me ne occorre di più. Voglio sciogliermi il nodo della cravatta, ma mi accorgo che non c’è nessuna cravatta. Eppure ero sicuro di averla quando sono venuto qui.

Ma qui…? È la Stanza delle Necessità, non ci sono dubbi. Ma perché mi preoccupo di dove mi trovo quando in realtà non me ne frega un emerito niente?

Assaggio lembi di pelle che via via si scoprono sotto le mie mani. Anche le sue vogliono liberarmi dalla mia camicia. Io la lascio fare e lei mi lascia fare. I nostri respiri si sono confusi, non saprei più dire quale sia il mio e quale il suo. E poi brividi, brividi dappertutto. Non ho mai, mai, mai provato nulla di simile.

La sua bocca è impegnata a lambirmi il collo con piccoli baci, mi accorgo che le mie mani stanno viaggiando un po’ troppo.

Che succederebbe se io e lei continuassimo?

Domanda stupida, James. La risposta è palese.

La coscienza con la voce di Remus mi informa della sua presenza. Significa che ho ancora un briciolo di razionalità. Stranamente, la coscienza con la voce di Sirius non osa fiatare. Che sta succedendo?

La mia camicia è andata. Spero che sul pavimento non sia finito anche quel frammento di razionalità.

Ancora le sue mani, ancora le mie. Sembro non volermi fermare.

Ma qualcosa ti dice che dovresti.

Dovrei.

Perché?

Perché…non sarebbe giusto.

Cosa non lo sarebbe?

Perché accidenti non si fa viva la voce di Sirius che mi dice di continuare e accada quel che accada???

Non sarebbe giusto, punto e basta!

Riprendo possesso delle sue labbra e la bacio dolcemente.

“Lily…”, dico tra un bacio e l’altro.

Le si stacca e mi guarda. Per qualche strano motivo vorrei avere indosso la mia camicia.

“Io…”.

Mi blocco e mi sento un completo imbecille.

Che le dico? Sai, Lily, vorrei tanto continuare, non sai quanto ti desidero, ma non lo faccio perché ti amo. Sarebbe terribile dirle una cosa del genere. Il fatto che la amo mi dà tutte le ragioni per continuare e, al contempo, per fermarmi e rendermi conto che abbiamo tempo.

Ma quando mai io ho ragionato così? Non ero quello che si prendeva tutto senza chiedere niente? Quasi rido. È incredibile come io sia radicalmente cambiato per lei.

Le accarezzo una guancia e le rubo un bacio, “Scusami”.

“Di cosa?”.

Già. Di cosa dovrei scusarmi? Di aver interrotto il coinvolgimento fisico-emotivo dei nostri esseri? Forse. Ma è necessario che dica qualcosa di minor rilievo.

“Ho gli allenamenti”.

Non so quante bastonate in testa mi darei. Sono un idiota.

“Sì, hai ragione”, mi dice lei.

“Scusa”.

“Tranquillo. Ci sarà tempo”.

 

 

 

***

 

 

 

Sbarro gli occhi.

Ho il respiro accelerato e la fronte sudata. Roteo gli occhi ma tutto quello che vedo è l’immagine sfocata della mia stanza.

Deglutisco.

Credo di aver sognato la prosecuzione di quello che è successo con Lily nella Stanza delle Necessità.

Mi metto a mezzo busto sul letto.

Ok, non c’è nulla di cui allarmarsi. Prendo due bei respiri…

Ho voglia di litri di caffè.

Remus spalanca le tende della finestra e vedo Sirius rigirarsi infastidito nel letto. Gli tiro un cuscino, ma non so perché lo faccio. Ma Felpato è troppo addormentato per poter rispondere alla mia provocazione.

“Giugno è vicino”, dice Remus, con il viso rivolto al di là della finestra, “E non oso immaginare voi in che condizioni avrete la faccia di presentarvi agli esami”.

“Buongiorno anche a te”, borbotta Peter, trascinandosi verso il bagno.

Remus torna a sedersi sul letto, “Se lo dico è perché ci tengo che voi abbiate una degna preparazione che vi permetta di affrontare gli esami nel miglior modo possibile”.

“La tua preoccupazione rasenta il rompimento di scatole”, brontola Sirius con voce assonnata. Ormai tocca alzarsi anche a lui.

Io rimango seduto sul mio letto con lo sguardo rivolto chissà dove, senza intrufolarmi nei loro discorsi. Discorsi che interessano anche il sottoscritto, ma per un’ovvia ragione preferisco accantonare momentaneamente.

Mi passo le mani sulla faccia e sospiro.

“Ragazzi”, mugugno, “Qualcuno di voi sarebbe così gentile da portarmi un po’ di caffè?”.

Remus storce il muso, “Strano che tu lo dica. Solitamente richiedi il caffè in camera quando sei moribondo. Stai male, per caso?”.

Scuoto la testa in segno di diniego.

“E allora non c’è ragione che tu ci faccia scomodare. Vestiti, si sta facendo tardi”.

E così faccio.

Per la prima volta in vita mia, vorrei non incontrare Lily una volta sceso in Sala Grande.

 

 

 

***

 

 

 

Le mie speranze sono risultate vane. Lily è proprio lì. Credo non mi abbia visto e questo gioca a mio vantaggio.

Come posso guardarla negli occhi dopo quello che ho sognato stanotte? Non che non mi sia mai successo, ma questa volta hanno contribuito fattori reali.

Meglio non agitarsi.

Afferro Sirius per un braccio, impedendogli di entrare in Sala Grande.

“Che cavolo fai?”.

“Puoi venire un attimo con me?”.

“Ma ho fame!”.

“È urgente”.

“Non puoi aspettare?”.

Sto per rispondergli che, no, non posso aspettare, quando alzo gli occhi e incrocio quelli di Lily. Troppo tardi, mi ha già visto.

Adesso non posso mica andarmene senza neanche dirle buongiorno. E se mi fa domande su quello che è successo ieri? Del perché ci siamo fermati? Ieri sono letteralmente scappato, evitando tutta una serie di interrogativi. Conoscendola, me li avrebbe posti. O meglio, no, non l’avrebbe fatto, anche se avesse voluto.

Merlino, che situazione complicata! Perché devo sforzarmi così tanto per capire quello che pensa? È tremendamente difficile. Eppure ci sono momenti in cui è così facile leggere i suoi occhi. Uno di questi momenti è sto proprio ieri, quando baciandomi mi invitava a fare altrettanto. Ma poi? A volte è come se una barriera si innalzasse attorno alla sua mente e mi respingesse ogni volta che tento di entrarci. Dovrò far pratica.

La coscienza con la voce di Sirius si è infine fatta sentire. Mi ha detto che me la sono lasciata scappare. E non ha tutti i torti. Poi si è corretta e mi ha rimproverato del fatto che in realtà sono stato io a scappare. Scappare da cosa? Da quello che sarebbe potuto accadere? Da quello che ho sognato la notte stessa?

La risposta è un sì a tutti gli effetti.

Lo ammetto, sono scappato, non ho ceduto. La ragione ha battuto l’istinto. E quando è James Potter a fare una cosa del genere…

La verità è che sono stato così preso dall’aspetto sentimentale di me da tralasciare un altro tipo di aspetto. E non sto a dire quale.

Quindi…quindi, beh…

Se lei mi si pone davanti e la vedo ingenuamente mangiare un boccone di crostata di ciliegie – proprio come sta accadendo adesso – ed io mi blocco lì a guardarla, cominciano a sorgere pensieri indecorosi che deturpano la sua immagine. La colpa è tutta della mia mente perversa che non fa altro che concedermi proiezioni del sogno di stanotte. Sogno che è stato veramente…cioè, assolutamente…

 

 

 

***

 

 

 

“Sirius, ho un problema”.

Mi paro davanti al mio amico, in attesa che abbia un secondo da dedicarmi.

Sirius alza la testa dalla pagina che sta facendo finta di leggere e mi guarda nella maniera in cui si guarda qualcuno che sta per aprire una conversazione. Poco dopo la sua espressione cambia, manifestando una sorta di paura mista a preoccupazione.

“James…”, dice con voce spezzata, “NON PUOI VENIRE DA ME E DIRMI CHE HAI UN PROBLEMA CON QUELLA FACCIA SERIA!!!”, urla Sirius, anzi, oserei dire che vorrebbe piangere di disperazione. Per fortuna che in Sala Comune a quest’ora non c’è anima viva.

“PARLA, DI CHE SI TRATTA???”, continua a sbraitare, “E BADA CHE SIA UNA COSA POCO GRAVE PERCHÉ NON SO SE POTREI REGGERE IL COLPO!!!”.

Ho una domanda: come posso esporgli il mio problema se lui sembra un’isterica donna incinta?

“Ti calmi?”, gli domando.

“NON CHE NON MI CALMO! SBRIGATI A PARLARE E VEDI DI ESSERE CELERE!”.

“Ma perché urli?”.

“PERCHÉ…beh, non lo so. Mi stai mettendo in agitazione”.

“Come mai?”.

“Che vuoi dirmi?”, ignora completamente la mia domanda, ma è meglio tornare al nocciolo della questione.

Adesso non so nemmeno da dove cominciare.

“Ehm…”, è la prima cosa che mi esce fuori.

Sto facendo la figuro del demente.

Prendo aria, “Ti è mai capitato di non…”, mi blocco un attimo per poter cercare le parole giusto, “…di non cadere tra le grinfie di qualche ragazza?”.

“Che vorresti dire?”.

“Avanti, Sirius, non farmelo spiegare!”.

“Sei troppo innamorato”.

Mi liquida con questa sola frase – che suona tanto come un Sei senza speranze – e ritorna a leggere la pagina di Trasfigurazione che ha davanti da due ore buone.

Ma…io volevo i consigli di un amico!

E adesso che faccio? L’esperto in materia è il cagnaccio che ho davanti. Io e lui insieme abbiamo imparato i trucchi del mestiere.

Sto parlando come un playboy incallito…

Uff…

Che dovrei fare? Rinunciarci? Lasciar perdere tutto e considerare l’accaduto una cosa passeggera?

Ma sì, non credo ricapiterà una seconda volta. E se dovesse ricapitare, vorrà dire che Sirius ha ragione: sono davvero troppo innamorato.

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!

Vedrò di essere celere perché il tempo a mia disposizione è piuttosto breve.

Non so come sia venuto fuori il capitolo, dovete capire che sono sommersa da una mole di studio che a confronto quella dei nostri Malandrini per la preparazione ai M.A.G.O. equivale a quella di un fumetto XD.

Inoltre, devo scusarmi per il cospicuo ritardo, purtroppo ho problemi col collegamento a internet.

Detto questo non mi resta che passare ai ringraziamenti.

 

 

Un grazie di vero cuore a:

AikoSenoo

felpa_fan

mary swetty

potterina_88_

__MiRiEl__

Vale Lovegood

lenu88

Mizar

piccola_puffola

ki_chan

Lights

Lyan

Mirwen

HarryEly

 

 

Alla prossima!

Baciuzzi ^____^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 46
*** Taste of life ***


46

Sì, lo so…

Non ci sono scuse, sono imperdonabile.

Tuttavia ho avuto la faccia tosta di postare il quarantaseiesimo capitolo di una storia che sembra non finire mai. E se poi ci aggiungiamo pure il tempo praticamente insufficiente che ho a disposizione per scriverla, causa studio, allora…

In ogni caso, chiedo umilmente perdono a tutti coloro che sono rimasti mesi e mesi in attesa di un possibile seguito.

Ringrazio soprattutto coloro che hanno commentato lo scorso capitolo e ribadisco che, se oggi avrete modo di leggerne uno nuovo, è solo merito vostro e del vostro sostegno.

Grazie veramente a tutti.

Buona lettura ^^

 

 

 

N.B. Volevo solo avvisarvi che le parti in corsivo alla fine del capitolo sono una sorta di flashback.  :P

 

 

 

 

 

Capitolo 46

Taste of Life

 

 

 

 

 

 

 

È successo di nuovo. E stavolta il sogno è durato molto di più.

Ok, se proprio devo dirla tutta, ci sono stati anche più particolari.

Adesso la cosa sta diventando frequente e mi preoccupa. Sono privo di incontrarla senza saltarle addosso? Sono un pervertito…

“E con questo fanno venticinque”.

Guardo Lily posarmi davanti a una serie di elmi appartenenti a qualche armatura del castello. Ciò che è strano è che non capisco cosa stiamo…

“Buon lavoro”.

Perché mi sta dicendo buon lavoro?

Sposto lo sguardo dagli elmi allo strofinaccio che, suppongo, serva per lucidarli e così collego tutto.

È spiacevole dovere ammettere che sono in punizione. Sarà la milionesima volta e spero sia anche l’ultima. Mi ero quasi dimenticato cosa si prova ad essere sbattuto in punizione, ma adesso penso fosse stato meglio restare nell’ignoranza.

“Lily, sii magnanima”, le dico con occhi lacrimosi, “Fra un mese usciremo da questa scuola, avresti potuto anche evitare di mandarmi in punizione”.

“So che per te è degradante, ma mi ci hai costretto”.

“Ma non ho fatto niente!”.

“Ti sembra niente scrivere alla lavagna: La McGranitt ha le gambe pelose?”.

“È stato Pix”.

“Pix ha detto che sei stato tu”.

“E tu credi a quel poltergeist piuttosto che a me? Io sono il tuo ragazzo, Lily, non puoi trattarmi in questo modo!”.

“Il mio ragazzo dovrebbe cercare di comportarsi in maniera più dignitosa”.

“Ma ti ripeto che non sono stato io”.

“James, la tua grafia la conosco”.

Sbuffo, “E va bene, ho fatto una scommessa con Sirius e chi perdeva, doveva scrivere una frase sulla McGranitt alla lavagna”.

“Ringrazia che non l’abbia letta. Adesso mettiti a lavoro”.

“Mi puoi fare uno sconto?”.

“No!”.

Emetto un sospiro di rassegnazione.

Penso proprio che dovrò impugnare quello strofinaccio e mettermi a lucidare.

“Tecnicamente, i Capiscuola non dovrebbero finire in punizione”, brontolo, mentre prendo tra le mani un elmo e mi ci specchio sopra.

“Certo che sì, sono studenti come tutti gli altri”, mi risponde lei, “I poliziotti possono comunque essere arrestati se commettono un crimine”.

“I Dissennatori possono fare quello che vogliono, invece”.

E adesso perché ho tirato in ballo i Dissennatori?

Lily non emette parola a riguardo e lascia che io continui a lucidare l’elmo.

Però devo dire che i capelli così mi stanno veramente…

“James!”, mi richiama lei, accorgendosi del mio breve momento di narcisismo puro.

Sbuffo ancora.

Mi è appena balenato in testa l’insano pensiero che, dopotutto, potrei cercare di corromperla. Voglio dire, io sono James Potter e corrompere la gente mi risulta piuttosto semplice.

Mi preparo a sfoggiare tutte le mie arti da seduttore e…

“Sai, James, stavo pensando ad una cosa…”.

La voce di Lily mi lascia sgomento per uno strano motivo.

Deglutisco.

Rimango in silenzio, aspettando che lei continui.

“Stavo pensando, dicevo, che uno sconto potrei anche fartelo…”.

Sììì! Sì, sì, sì! Lily si sta addolcendo e tutto torna a mio favore, sì!

“…nel senso che potrei aiutarti a lucidare questi venticinque elmi…”.

Che gioia, che gioia! Non sto nella pelle!

“…così finiamo prima e posso aiutarti a svolgere il tema di Pozioni che il professore ti ha detto di riscrivere”.

Sogni infranti!

Nooo, quale triste sorte è toccata a me!

Ed io che pensavo che avremmo potuto…

Avremmo potuto cosa, esattamente? Qualsiasi pensiero mi venga in mente, lo devo subito rimuovere! Che figura ci farei??? Eppure…

Eppure ho un insano desiderio di morderla…

 

 

***

 

 

“Capite, dunque, la mia situazione?”, conclude Codaliscia in tono alquanto disperato, “Mi sono cullato sugli allori per tutto questo tempo e adesso che i M.A.G.O. si avvicinano…”.

“…ti sei reso conto che una certa persona, ovvero il sottoscritto, aveva ragione”, interviene Lunastorta.

“Già…e sono disperato, non so più che fare! Miliardi di domande mi assalgono ma non riesco a trovare una risposta…”.

“Anch’io sono tormentato da tanti interrogativi”, annuncia solenne Sirius, mentre Remus lo guarda col sopracciglio alzato, “Per esempio, perché non abbiamo inserito la Stanza delle Necessità nella Mappa del Malandrino?”.

“Perché è indisegnabile, troglodita di un cane! Dovresti saperlo!”, sbotta Remus, alterato.

“Invoco il tuo perdono!”, fa Sirius quasi noncurante, “Qualcun altro ha qualcosa da dichiarare, già che ci siamo?”.

Tutti guardano me, perché sono l’unico che non ha osato proferir parola.

“James, per esempio?”.

“Ehm…”, è l’unica cosa che riesco a dire.

“Com’è andata la punizione?”, mi domanda Remus, mentre Sirius sorride sotto i baffi e a me vien voglia di affogarlo nel brodo di pollo.

“La smetti di sorridere in quel modo?”, gli dico infine, “Mi dà fastidio!”.

“Beh, scusa!”, fa lui, “Ma tanto so benissimo che anche gli altri, qui, hanno voglia di sapere tante cose…”.

“Solo che, qui, l’unico cretino che lo dà a vedere sei tu”, dice Remus.

Sirius gli fa il verso, ma Remus lo ignora e si rivolge a me, “Ebbene?”.

Sbaglio o il nostro tenero lupacchiotto quest’oggi è un tantino impertinente?

“Allooora?”, incalza Sirius, mentre Peter tende ancora di più l’orecchio.

Io li guardo a uno a uno e oserei dire che non mi vengono le parole.

“Beh…”, faccio io, mentre vedo i miei tre ami pendere dalle mie labbra, “Beh…”, ma non riesco a parlare, “Beh…ma pane e cavoli vostri mai, eh?”, dico infine, alzandomi e facendo per andarmene.

“Ma dai!”, mi dice Sirius, “Sono solo confidenze tra amici”.

“Le ragazze si confidano!”.

E così dicendo, vado via, sentendo Sirius borbottare tra sé, “In effetti…”.

 

 

***

 

 

A dire il vero non so il perché io abbia reagito in quel modo.

Non che sia grave, ma non sono stato in grado di dire nulla riguardo alla punizione con Lily…forse perché, in effetti, non c’era nulla di così eclatante da raccontare.

E poi, diciamocelo, non vado mica a dire a quei tre quello che mi frulla per la testa! Già sento Sirius dirmi di dar sfogo ai miei istinti e Remus dirmi che farei meglio a reprimerli. Quando sono in mezzo alle loro due contrastanti e assolutamente opposte opinioni, mi viene il mal di testa…

Eccomi passare davanti alla bacheca degli annunci della Sala Comune. Che c’è di nuovo? La partita, che sicuramente vincerò; esercitazioni di Difesa Contro le Arti Oscure, di cui non ho certo bisogno; visita a Hogsmeade questo sabato…

Visita a Hogsmeade questo sabato? Questa mi era sfuggita.

Devo dirlo a Lily, sperando che non mi dica di no solo perché sono indietro con gli studi, almeno una pausa ci deve essere concessa.

Ma certo! Io sono James Potter e se dico che si andrà a Hogsmeade, si andrà a Hogsmeade! Non posso ottenere rifiuti!

 

 

***

 

 

“No!”.

“Ma come sarebbe a dire no???”.

Lily ed io andiamo di fretta a Pozioni e in questo frangente sto cercando in tutti i modi di convincerla ad andare a Hogsmeade sabato, ma starle dietro è una vera impresa.

“Per favore Lily…”, continuo a supplicarla, evitando per un pelo di andare a sbattere contro un primino che non avevo neppure visto talmente era basso, “Che ti costa, è solo per un sabato!”.

“Un sabato che può benissimo essere sfruttato per qualcosa di più proficuo per i tuoi studi”.

“Cattiva!”.

“Io voglio solo il tuo bene”.

“Se davvero volessi il mio bene, non mi costringeresti a sudare sette camicie sopra i libri!”.

E, a proposito di camicie, ho come l’impressione che la sua sia un tantino stretta…

Lei si ferma – finalmente – e si volta verso di me.

Io scuoto la testa come per cacciare via il pensiero di poco prima e resto lì a guardarla. Se non riesco a convincerla dovrò usare il mio asso nella manica: lo sguardo da cerbiatto cui nessuno può resistere!

“James”, mi dice in tono grave, “Siamo a…”.

“…maggio, il sole splende alto nel cielo, gli uccellini cinguettano, il lago zampilla allegramente, tu sei talmente bella da togliermi il fiato e tutto quello che ti sto chiedendo è di trascorrere una giornata lontana da tutto questo…con me. Ti prego”.

Lei continua a fissarmi così intensamente che credo riesca a vedere oltre. Ed io attendo trepidante il suo verdetto.

Mi sorride.

Un sorriso che dice tutto.

 

 

***

 

 

“James?”.

Sento la voce di Lily così vicina che mi sembra sia reale.

Eppure stanotte non l’ho sognata.

“James?”, continua la sua voce.

Apro un occhio e vedo la stanza illuminata. Il letto di Sirius è vuoto e ho come la sensazione che anche gli altri siano vuoti.

Un momento, ma che ore…?

Di scatto mi metto a mezzo busto, gli occhi spalancati e il terrore dipinto in volto.

“Merlino, è tardi!!!”, esclamo a gran voce, mettendomi letteralmente le mani ai capelli.

“Già”, fa la voce di Lily.

Al che impallidisco, quasi a confondermi col lenzuolo.

Stringo gli occhi per mettere meglio a fuoco l’immagine di Lily che sta sulla soglia della stanza.

Ma che cavolo…???

“Mi dispiace essere piombata qui così”, spiega lei, facendo per entrare.

Io rimango lì, seduto sul letto, con i capelli scompigliati peggio del solito, senza occhiali…insomma, sarò pur figo, ma la mattina appena sveglio non credo di essere al meglio presentabile.

“Che…che ci fai qui?”, le domando.

“Stavo ad aspettarti giù, in Sala Comune, quando ho visto Remus e gli ho chiesto di te…lui mi ha detto che non ti eri svegliato e che loro avevano tentato di tutto pur di buttarti giù dal letto…”.

Non è vero niente, l’hanno fatto apposta! Se li prendo…!

“…così Remus mi ha detto che sarei potuta salire e svegliarti di persona. Ed eccomi qui”.

“Oh…”, è l’unica cosa che so dire.

Ancora non ho avuto le forze di fare mente locale, ma soprattutto di uscire dal letto.

Cavolo, è inutile star qui imbambolato, devo alzarmi!

“Ok, faccio in due minuti e andiamo”, dico, alzandomi dal letto.

“Ehm, veramente sono quasi le nove. A quest’ora saranno già tutti andati via”.

“Oh…”.

Mi sento un completo idiota.

“Mi dispiace”, dico, dopo qualche secondo di silenzio, “Ti avevo promesso che ci saremmo andati, ti avevo persino distolta dal fare i compiti”.

Lei sorride e si avvicina a me, “Io voglio stare con te, non importa dove”.

Mi circonda il collo con le braccia e permette che io mi appoggi al suo petto, in ascolto del suo cuore, del suo respiro…

 

 

***

 

 

“Sirius, dimmi: esiste una ragazza cui io non piaccia?”.

“Che domande, certo che no!”.

“Eppure devo dirti che una ragazza cui io non piaccio esiste davvero”.

“Non ci credo nemmeno se la vedo”.

“È quella laggiù”.

La Evans?”.

“Già”.

“Non piaci alla Evans?”.

“Per niente”.

“Beh, presto cambierà idea”.

“Lo so, amico mio. Lo so”.

 

 

***

 

 

“Allora, Ramoso, ci sei riuscito?”.

“A fare cosa?”.

“A portarti a letto la Evans”.

“Non dire stronzate!”.

“Calma, non agitarti!”.

“Non mi piace che parli di lei in questi termini, anzi, è una cosa che detesto!”.

“Posso sapere perché?”.

“Perché è diverso…”.

“E perché?”.

“Non insistere”.

“Scusami”.

“E comunque devo prima riuscire a parlarle senza che lei mi aggredisca”.

“Bella impresa”.

“Già”.

 

 

***

 

 

“Allora, Ramoso, ci sei riuscito?”.

“A fare cosa?”.

“A parlare alla Evans senza che lei ti aggredisca”.

 “Diciamo di sì…me la sono cavata con cinque piccole dita stampate in faccia. Guarda”.

“Fooorte!”.

 

 

***

 

 

Credevo a me stesso quando dicevo che lei, un giorno, forse, sarebbe stata mia?

Che avrei potuto sentirne l’odore, il sapore, l’amore?

Che, nonostante le aggressioni, gli schiaffi, le punizioni, gli insulti, io un giorno sarei stato suo?

Che avrebbe potuto sentire di me l’odore, il sapore, l’amore?

Sorrido inconsciamente. La risposta è tra le mie braccia.

 

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

Giunta a questo punto non saprei cos’altro dire a parte quello che ho già detto sopra.

Spero che il capitolo non sia risultato noioso.

Mi scuso per l’ennesima volta se la mia mancanza di ispirazione mi ha impedito di produrre qualcosa di più prolifico.

 

A presto, spero ^_^

 

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