These are the days of our lives.

di Querdenker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


These are the day of our lives.

I

 
Ad Ahiryn.
Spero ti piaccia questo piccolo pensierino!


 

«È Uraraka-san?»
Izuku annuì, senza dire nulla. Todoroki non ne sembrava particolarmente sorpreso, in fondo si conoscevano da ben tre anni ed era sempre stata piuttosto evidente la cotta che Midoriya aveva per Uraraka. Più che altro, gli studenti della 3A si stupivano del fatto che nessuno dei due avesse fatto ancora la prima mossa.
«Cielo, è così evidente che si piacciano entrambi da pazzi!»
Ricordava ancora le parole di Momo, quando si era ritrovato in una riunione tutta al femminile con Asui, Jirou, Ashido e quella che sarebbe dovuta essere la sua ragazza, mentre spettegolavano riguardo ogni persona possibile ed immaginabile.
Todoroki Shouto espirò, concentrandosi sull'amico di fronte a lui e scacciando via quell'imbarazzante ricordo. Era rimasto piacevolmente colpito quando Midoriya aveva deciso di esternare i suoi sentimenti proprio a lui, così taciturno e decisamente pessimo nel dare consigli di quel tipo ai suoi amici.
«Quindi, uhm, cosa pensi di fare?»
«Non ne ho idea» Midoriya fissava imbarazzato il suo frappé alla fragola.
«Potresti... - la voce di Todoroki era poco più che un sussurro – potresti dirglielo.»
Per poco Izuku non esplose dall'imbarazzo: era diventato di uno strano colorito rossastro, quasi bordeaux.
«M-ma che ti viene in mente!? Non ho la minima idea di come poterglielo dire, con le ragazze proprio non ci so fare, ogni volta sono loro che propongono a me di uscire e cose simili. Sono terribilmente imbranato.»
«A me non sembra poi così difficile, rispetto all'affrontare un villain»
«La fai facile tu, – borbottò Izuku – Yaoyorozu ha fatto tutto da sola, perché ad aspettare te sarebbe diventata vecchia.»
«Touché»
Finì di bere il suo caffè. Midoriya stava di nuovo osservando il suo frappé, senza gustarne neanche un sorso. Probabilmente anche solo dire a voce alta quello che provava per la sua migliore amica doveva essere grande fonte di imbarazzo e ansia.
«Sai, - esordì di nuovo Shouto – Uraraka-san sta diventando piuttosto popolare tra i ragazzi. Anche i ragazzini più piccoli e quelli già diplomati non fanno altro che osservarla quando passa»
«Questo dovrebbe confortarmi? - domandò afflitto Deku – Lo so benissimo che Uraraka è carinissima. E poi, ha un temperamento così dolce e gentile, ed è così tranquillizzante stare con lei che proprio io non saprei che fare senza...»
«Stai divagando come è tuo solito»
«Il punto è – si riprese l'amico – è che Uraraka è adorabile e popolare.»
«Anche tu. In fondo sei l'erede di All Might»
«Questo è vero ma... Sai, se a volte sono abbastanza speranzoso, altre penso che giustamente ad Uraraka non interessi il suo migliore amico. Potrebbe scegliere un ragazzo molto più bello, o molto più divertente. Io, in fondo, non ho mai avuto nulla di particolare finché non ho incontrato All Might.»
Todoroki si alzò, dirigendosi verso la cassa, senza dire nulla.
Tanto ormai non riesce proprio a berlo quel coso” pensò divertito.
Pagò e poi con tutta tranquillità si diresse di nuovo verso l'amico, afferrandolo per un braccio.
«Sai Midoriya, tu sei un genio, ma a volte ti perdi veramente in un bicchiere d'acqua e ti complichi la vita con ragionamenti assurdi. Ora vieni, usciamo a prendere un po' d'aria.»
Izuku lo osservò stranito, ma obbedì. Ormai era abituato alle frasi ad effetto che Todoroki usava per dargli qualche consiglio.
«Grazie» sussurrò.
Shouto fece spallucce e continuò a trascinarlo fino al parco.

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Capitolo 2
*** II ***


II
 

 

«We wish you a merry Christmas, we wish you a merry Christmas and a happy new year
Bakugou aveva cominciato a sbraitare una serie di parole irripetibili e sconce contro i suoi assalitori: Kirishima, Sero e Kaminari lo stavano addobbando di tutto punto, palesemente per prenderlo con i fondelli.
«Oh, è arrivato Baku Natale!» sghignazzò Kaminari rivolgendosi agli altri. L'intera classe stava festeggiando la vigilia nel dormitorio, agghindato in ogni modo possibile ed immaginabile in nome del consumismo occidentale, come lo aveva definito Tokoyami. E ogni momento era buono per prendere in giro Bakugou, ovviamente.
«Voi... - tuonò il ragazzo, togliendosi una ghirlanda dal collo – Luridi stronzi, pezzi di merda, me la pagherete!»
Era stato bellamente ignorato da tutti, che anzi non facevano che ridere della sua pacata reazione.
Anche Deku rise, anche se non del tutto convinto. Non era decisamente presente in quell'atmosfera natalizia.
«Midoriya?»
Iida era come sempre attentissimo alle reazioni del compagno. Anche Todoroki lo stava fissando incuriosito, forse cosciente del fatto che stava pensando alle parole dette da lui qualche settimana prima.
«Sì?»
«Sei strano, ti senti bene?»
Izuku fece un sorriso tirato: «Non preoccuparti Iida-kun, sono solo un po' stanco...»
Devi dirglielo
Piantala
Ragazzo, devi dirglielo!»
Perché diamine la voce della sua coscienza era terribilmente simile a quella di All Might?
No, ad Ochako non avrebbe detto nulla, non quel giorno almeno. Non avrebbe voluto turbarla e rovinarle la serata con le sue sciocche paturnie. E poi non poteva assolutamente fare la figura dell'idiota di fronte a tutta la classe, si sarebbe sotterrato per la vergogna! Inoltre sarebbe stato assolutamente irrispettoso nei confronti della ragazza, che si sarebbe sicuramente sentita in dovere di rifiutarlo con parole gentili al posto magari di prenderlo a schiaffi o di volersene andare senza dire nulla.
Ma ragazzo, e se ti ricambiasse? Perché sei sempre così pessimista!
Smettila, smettila!
«Oi, Deku!»
L
a voce dura di Bakugou lo aveva tolto da quel turbine di ragionamenti contorti senza capo né coda.
«Kacchan?»
Katsuki lo sguardò per qualche secondo, sotto gli occhi curiosi di tutti. Lo guardò con sufficienza, dai piedi alla testa, soffermandosi poi sugli occhi.
«Se devi stare col broncio tutta la cazzo di serata, vattene da qualche parte a risolvere i tuoi problemi da nerd sfigato e non rovinare la festa pure agli altri. Trova una soluzione alle tue cacchio di grane e poi torna qui»
Con il tempo, il rapporto tra Izuku e Katsuki era migliorato: era difficile definirli con una parola. Erano rivali, entrambi puntavano al primo posto, avevano caratteri completamente diversi, eppure anche con poche frasi riuscivano a capirsi appieno. Izuku non si sarebbe certamente sorpreso se Bakugou un giorno gli avesse detto di aver capito che lui era innamorato di Uraraka.
La stessa Uraraka che ora lo stava fissando confusa dall'altro capo della sala, seduta tra Yaoyorozu e Ashido. Gli sorrise dolcemente e poco ci mancò che Izuku sprofondasse giù nel pavimento. Inspirò a fondo.
Allora ragazzo, glielo dici?
Un moto di coraggio lo pervase. Katsuki aveva ragione, che diamine! Non poteva certo rimuginare in eterno!

Quando alcune ore dopo Aizawa-sensei li aveva dolcemente cacciati nelle loro camere, intimando loro di non fare baccano, Izuku aveva appena fatto in tempo ad avvisare Ochako di volerla incontrare tra un'ora. Lei l'aveva osservato stranita, ma aveva annuito.
Ed eccolo lì a fissare l'orologio in camera sua, tentando invano di riordinare le idee. Mancavano pochi minuti.
Dovresti avviarti ragazzo
Stranamente Izuku obbedì senza replicare, quasi come fosse in uno stato di trance. Aprì piano la porta e percorse lentamente il corridoio, fino a ritrovarsi nella sala comune. Ochako era già seduta sul divano, rigida e con gli occhi chiusi.
«Uraraka-san, ti devo dire una cosa: spero di non turbarti ma...»
«Mi piaci.»
«Sì, fammi finire un attimo... Aspetta, cosa?!»
«Hai sentito benissimo, Deku-kun.»
Non avrebbe mai e poi mai sperato in una frase simile. Fu come ricevere una botta in testa e svegliarsi improvvisamente, mentre osservava il viso di Uraraka diventare paonazzo e iniziare a muoversi verso l'altro. Una vocina nella sua testa gli fece notare che tutto il corpo di lei si stava sollevando: per l'imbarazzo aveva iniziato a fluttuare.
Izuku si mosse inconsciamente. Afferrò le mani della ragazza e la spinse giù.
Poi la baciò.
Non era il suo primo bacio. Era uscito con un paio di ragazze – sempre su loro sollecitazione, lui in condizioni normali non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere ad una donna di uscire – ma era la prima volta che prendeva l'iniziativa. Si sentiva goffo, eppure aveva talmente tanta adrenalina in circolo in quel momento che se non avesse baciato Ochako probabilmente avrebbe iniziato a correre per il dormitorio come un forsennato dalla gioia. O forse l'avrebbe fermato e baciato lei. O forse...
Piantala e goditi il momento, idiota.”
Eccola, la voce di Katsuki che ogni tanto faceva incursione nella sua mente per dargli una strigliata.
Non aveva la minima idea di quanto tempo rimasero lì, appiccicati l'un l'altra, tenendosi stretti. Ochako gli aveva afferrato i capelli con così tanta forza che avrebbe potuto strapparglieli e a Deku non gliene sarebbe potuto fregare un accidenti.
«Odio rovinare questo genere di momenti, ma direi che possiamo anche finirla qui e tornare tutti a letto»
Aizawa-sensei li osservava a metà tra l'assonnato e l'arrabbiato – come sempre – e aveva tutta l'aria di una persona che si sente palesemente un terzo incomodo.
I due ragazzi si staccarono subito, una più rossa dell'altro, ma non dissero nulla. Non che Aizawa-sensei avesse voglia di ascoltare le loro scuse, s'intende. Ochako borbottò un “ci perdoni” e fuggì verso la sua camera. A Deku invece toccò l'ingrato compito di seguire il professore, che lo stava riaccompagnando alla sua stanza.
«Sensei...»
«Non è di certo la prima volta che becco studenti a limonare di notte Midoriya e non sarà sicuramente l'ultima. Mi chiedevo solo quando avrei beccato voi due.»
«Cosa? Chi...»
«Non credo siano affari tuoi.»
Deku annuì, ma il pensiero di Aizawa in veste di Cupido, protettore delle coppie segrete, lo fece inorridire e allo stesso tempo divertire.
Arrivarono in camera sua dopo un tempo che sembrò interminabile.
«Beh, – borbottò – buon Natale sensei. E scusi se...»
«Sì sì, buon Natale anche a te Midoriya. Scuse accettate.»
Aizawa non si dilungò oltre, sembrava decisamente propenso a tornare a dormire in santa pace.
Prima di aprire la porta, Deku realizzò cosa era successo poco prima, la dichiarazione di Ochako, lei che diventava tutta rossa (e sicuramente pure lui), il bacio... Sospirò felice, come se si fosse liberato di un peso.
Avrebbe certamente passato la notte a ricordare gli avvenimenti di qualche minuto prima come un idiota, perdendo ore di sonno preziose. Poco male, a tenerlo sveglio almeno stavolta erano fatti realmente accaduti e non le sue solite elucubrazioni senza senso.

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Capitolo 3
*** III ***


III
 

 

«Tu cosa?»
La faccia di Izuku rappresentava appieno la parola "shock". Non sapeva perché, ma ad Ochako stava venendo una voglia incontrollabile di piangere. E come se non bastasse, in preda all'ansia, iniziò a fluttuare totalmente senza controllo."Sarà a causa di questi stupidi ormoni" pensò una vocina nella sua testa.
Almeno fu sufficiente a far riconnettere il cervello di Izuku, che con gentilezza la ritrascinò giù.

«Hai... Hai capito bene. Sono incinta.»
«Sì ma cioè, voglio dire... - iniziò a balbettare il ragazzo - Come hai fatto?»
Una punta di irritazione uscì dalla bocca di Uraraka: «Come abbiamo fatto, vorrai dire. Sai, quando due persone si vogliono tanto tanto bene...»
«L-lo so come si fanno i b-bambini, - quella parola non era mai stata così catastrofica per Ochako come in quel momento - ma voglio dire: come? Quando? Con chi
La ragazza scoppiò a ridere istericamente vista l'ultima domanda: «Beh, direi che il "chi" sia piuttosto evidente. Per quanto riguarda il quando, il test dice da due settimane, confermato dal fatto che sto avendo un ritardo.»
«Oh.»
Deku non disse altro, ma Ochako lo vide rilassarsi un poco contro il loro divano. Poi, dopo uno scatto che lo mise in piedi, iniziò a camminare freneticamente, andando verso il bagno, poi verso la cucina, poi ancora verso il bagno e infine verso la loro camera.
"Che tra poco ospiterà non due, ma ben tre persone" le ricordò una vocina nella sua testa.
«Deku?» chiese la ragazza, raggiungendolo.
«Dobbiamo... dobbiamo cambiare casa. Questa è troppo piccola per noi tre... O forse addirittura per noi quattro! O magari saranno tre gemelli, non credo sia possibile ancora dirlo con certezza, siamo solo alle prime due settimane...»
Era arrivato il solito Izuku che borbottava freneticamente cose assurde con un tono lugubre. Ochako sospirò di sollievo, almeno non era più sotto shock.
«Non sei arrabbiato?» sussurrò lei.
Fu come se Izuku avesse ricevuto una botta in testa: «A-arrabbiato? Ma che dici? Io sono felicissimo!»
Ecco, le lacrime avevano iniziato a bagnarle il viso: erano lacrime di gioia, ma soprattutto di paura.
«P-pensavo che ti saresti incazzato»
Ochako non diceva quasi mai parolacce, ma da quando aveva iniziato a lavorare con Bakugou aveva iniziato ad assimilare qualche raffinato vocabolo dell'amico.
«Deku, io ho paura, seriamente: abbiamo 24 anni, una casa troppo piccola, io non sono minimamente pronta a prendermi cura di qualcuno dentro di me per nove - nove! - mesi e poi per chissà quanti altri anni, io non...»
Lui la interruppe abbracciandola con forza. Poi si scostò dolcemente e le posò un bacio sulla fronte. Era passato un sacco di tempo da quando erano praticamente alti uguali, ora Izuku la superava di una buona testa.
«Senti Ochako, anche io ho paura, okay? Sono terrorizzato, mi ricordo a malapena dove lascio il cellulare, figurati se sono perfettamente in grado di gestire un bebè! Ma questo è... meraviglioso! Cioè, avremo un bambino! - sorrise incoraggiante e sincero - E poi per la casa possiamo trasferirci in una più grande, dove è il problema?»
Uraraka annuì, asciugandosi le lacrime.
«Però - sussurrò poi Izuku - se tu non te la senti, io non ti metterò alcuna pressione.»
Lei lo fissò per un secondo, non capendo appieno il senso di quell'ultima frase. Poi istintivamente si portò una mano sulla pancia, non ancora ingrossatasi.
«Non ci penso nemmeno!» sbottò indignata, riacquistando la sua solita energia, dirigendosi impettita verso il salotto
«Ah, non vedo l'ora di dirlo a Tsuyu-chan!» esclamò poi sognante.
Un bambino!” la sua mente non era riuscita ad elaborare completamente la notizia. “Ah, se All Might potesse vedermi...»

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Capitolo 4
*** IV ***


IV
 

 

In fondo, il lavoro di un eroe era anche quello di dare una mano il giorno della Vigilia di Natale per aiutare i più bisognosi.
E Deku, vestito di tutto punto come quell'omone rosso e grasso, non poteva certo esimersi dall'accettare una simile offerta: lavorare in un centro di beneficenza per offire, almeno quella notte, un pasto caldo a chi non se lo può permettere. Anche Ochako avrebbe voluto seguirlo a dire la verità, ma non avrebbero mai potuto lasciare a casa la loro pargoletta di 6 mesi da sola. A dirla tutta però, la sua compagna era stata più che intenzionata a portarsi dietro la bambina, sotto lo sguardo divertito di Deku.
In compenso, con lui c'erano Shouto e Katsuki, vestiti di tutto punto come lui. In realtà a Todoroki il travestimento da Babbo Natale calzava a pennello «visto che il rosso e il bianco sono i tuoi colori, Sfregiato», aveva shignazzato Katsuki. Era stato proprio lui però quello che aveva più stupito Izuku. Non era più il ragazzino volgare e a tratti violento, lo si notava dai movimenti più pazienti. Non che avesse perso la sua indole impulsiva e a tratti arrogante, ma Katsuki era cresciuto in una maniera che anni prima nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
«Ecco, - stava borbottando verso un clochard seduto su una panca di legno – questo è il suo ramen.»
Quello annuì, quasi commosso, e Deku poté scorgere per un secondo negli occhi di Bagukou una vena di empatia mista a tristezza, cancellata subito dallo sguardo feroce che gli rivolse. O meglio, che rivolse a lui e a Shouto. Entrambi infatti lo stavano fissando curiosi.
«Beh, idioti?! Che cazzo avete da guardare?! Su, muovetevi, che c'è ancora gente che non ha ancora mangiato!»
Entrambi ubbidirono silenziosamente, ma non poterono fare a meno di scambiarsi un sorrisetto complice.
«Deku-san? C'è una ragazza che vuole parlarle» dall'altro capo della sala, uno dei cuochi lo chiamò a gran voce.
«Una ragazza?» sussurò Todoroki. Izuku non faceva fatica ad immaginare chi poteva essere. E infatti mezzo minuto dopo era seduto in cucina a parlare con Ochako.
«Ho lasciato la bambina con tua mamma, lo sai che lei l'adora!»
Izuku la osservò perplesso:«Ochako, domani hai anche un turno di pattuglia, sei sicura di non voler rimanere a casa con lei?»
«Certo! - gli occhi le brillavano – Sai... Forse starò sprecando un'occasione per stare con mia figlia, per assistere al suo primo Natale. Ma io volevo venire da te per aiutarti. Sono una mamma ormai, è vero, ma prima ancora sono un'eroina e se posso devo dare il mio contributo.»
Lui sorrise, non ci sarebbe stato verso di farle cambiare idea: in fondo, anche Ochako a modo suo era determinata. Non puntava mai alla vetta, ma riusciva a superare ogni paletto che si imponeva come ostacolo. La afferrò per le spalle, baciandola sulla fronte.
«E questo per cosa era?» domandò lei divertita, sconstandosi.
Izuku fece spallucce, poi sorrise: «Non lo so, mi andava. Buon Natale, Ochako»
Lei divenne di un adorabile colorito rossastro mentre notava che tutti i cuochi li stavano fissando curiosi.
«V-vado a cambiarmi!» strillò lei, prima di afferrare il costume da Babbo Natale che una volontaria le stava porgendo.
Deku la vide sparire nel bagno delle donne prima di sentire il borbottio duro di Bakugou.
«Mi sembra già di vederli i due idioti, fare i piccioncini»
Shouto lo osservò indignato: «Solo perché tu non puoi stare con Kirishima stanotte, non significa che debba scaricare il tuo malumore sugli altri, Bakugou.»
Così dicendo, e prima di essere ammazzato di botte dall'altro, Todoroki si dileguò verso la sala principale, pronto a distribuire tutto il cibo della struttura pur di sfuggire a Kastuki.

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Capitolo 5
*** V ***


V
 

 

Con passo lento, riuscì ad arrivare a destinazione. Non era più giovane come una volta, quando tutta la forza del mondo era nelle sue mani, pieno di vita e di voglia di riscatto.
«Ti ho portato i tuoi preferiti, cara»
Poggiò un mazzo di girasoli sulla tomba e osservò la foto di quella che per quasi 70 anni era stata la sua compagna: non aveva permesso che mettessero una foto di lei da vecchia.
Izuku aveva voluto che ritraessero Ochako come lui l'aveva sempre vista, giovane, piena di vita e sorridente.
Se n'era andata ormai da qualche mese, di notte, nel sonno. Deku aveva sempre temuto che un villain l'avrebbe portata via da lui e dai loro figli, invece avevano vissuto a lungo insieme e quando erano endati entrambi in pensione sembrava che il pericolo fosse scongiurato.
Gli era caduto il mondo addosso la mattina in cui lei non si era più svegliata e aveva dovuto chiamare i suoi figli – ormai già grandi e con dei figli a loro volta – e un'ambulanza.
Quel giorno, il Giappone aveva dichiarato lutto nazionale per Ochako Uraraka, una delle eroine più valorose ed energiche. Al funerale c'erano tutti gli amici di una vita – quelli che erano rimasti. Yaoyorozu senza Shouto, che ormai mancava da quasi 10 anni; Iida, a cui non reggevano più le gambe ed era costretto in una sedia a rotelle, accompagnato da Asui e Tokoyami, ormai prossimo alla cecità; Katsuki era venuto con Ashido e Kaminari, ma senza Jirou, Kirishima e Sero. E lui, da quel momento solo, che come unico sostegno aveva ormai solo un bastone.
E questi un tempo sarebbero stati degli eroi? Questi vecchi?”, ecco cosa aveva tormentato Deku per tutta la durata del funerale. Il fatto che tutti piano piano stessero scomparendo, svanendo nel nulla.
Tra meno di 20 anni sarebbe stati solo un ricordo. Quei ragazzi e quelle ragazze della sezione A, potenti, fieri e al servizio del Bene non esistevano più: ormai erano solo ombre di ciò che erano stati in passato. Ombre vecchie e decrepite, che non ricordavano bene il passato od erano diventate sorde.
«Sai... – disse Izuku alla tomba – dicono che certe persone muoiano dentro dopo che il loro compagno se n'è andato. Credo di sentirmi anche io così.»
Una piccola lacrima gli solcò il viso – era sempre stato un maledetto frignone, a detta di Katsuki.
«Non lo so, alzarmi la mattina diventa sempre più difficile. Vado a trovare i ragazzi e sto con i bambini, mi diverto tanto con loro. A volte vedo Iida e gli altri, ma poi torno a casa e mi sento oppresso dalla solitudine, Ochako...»
Era certo che lei da qualche parte lo stesse ascoltando. Era convinto che lei fosse sempre accanto a lui, a proteggerlo ed incoraggiarlo. Era sempre stato così, da quanto avevano fatto il loro ingresso alla Yuuei.
«Non desidero morire per raggiungerti. Tu non me lo permetteresti mai. Ma a volte, quando mi sveglio nel cuore della notte e non ti vedo accanto, o quando pranzo da solo, vorrei davvero che quel momento arrivasse presto. Perché così potrei stare di nuovo con te. O, nel caso non ci sia nulla dopo, finirebbe tutto.»
Sospirò tristemente, continuando a fissare la tomba di lei. Col tempo il suo vizio di divagare non era affatto sparito. Anzi, forse era peggiorato, visto che ogni tanto tendeva a dimenticarsi di ciò di cui stava parlando. Ochako per questo lo prendeva sempre in giro, ridendo come una bambina.
Si avvicinò alla lapide e sfirò la foto di lei, abbozzando un sorriso triste.
«Scusami se ti ho turbato con questi discorsi tristi da vecchio. Non so se domani potrò venire, dicono che pioverà e lo sai che il maltempo peggiora i miei acciacchi. Ma appena posso verrò sicuramente. A presto cara.»
Esattamente come era arrivato, con passo lento e sorretto da un bastone, Izuku Midoriya si incamminò verso casa sua.

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