FORSE FORSE;

di rose07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come al solito guai ***
Capitolo 2: *** Sull'isola di File ***
Capitolo 3: *** Torna da me ***
Capitolo 4: *** L'arrivo dei Digimon ***
Capitolo 5: *** Noi due non siamo amici ***
Capitolo 6: *** Ti staremo sempre accanto ***
Capitolo 7: *** Attacco imprevisto ***
Capitolo 8: *** Emozioni ***
Capitolo 9: *** Emozioni pt. 2 ***
Capitolo 10: *** La foto ***
Capitolo 11: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 12: *** Rivelazione ***
Capitolo 13: *** Amici per sempre ***



Capitolo 1
*** Come al solito guai ***








«Arrivo!»
Izzy finì di digitare qualcosa al computer, dopodiché, decidendo di lasciare l’aggeggio incustodito per almeno dieci minuti, pensò, raggiunse gli altri che stavano iniziando a pranzare senza di lui.
«Hai staccato finalmente gli occhi da quel coso?» rise Tai, come suo solito, prendendolo in giro.
Il rosso gli fece una smorfia ed andò a sedersi vicino alla sua ragazza che lo aspettava impaziente.
«Ragazzi» li chiamò il castano «Questi spiedini sono una meraviglia! Chi è stato a prepararli?»
«Io» rispose Matt, bevendo un sorso di birra «Dovresti saperlo ormai, testina»
«Ehi, ma come fai? Beh, a cucinare così... così...» Tai non trovava le parole adatte per descrivere quegli stuzzichini così gustosi.
«...divinamente!» continuò Mimi con gli occhi che le luccicavano «Sono squisiti! Non ne mangio così da tre anni a questa parte! Matt, ti prego, fa’ il cuoco da grande!»
«Neanche per sogno» rispose quello.
«Già, lui dovrà cucinare solo per me quando ci sposeremo» aggiunse Sora, sorridendo e poggiando la testa sopra la spalla del biondo che la imboccava.
«E dovrà anche imboccarti il cibo» aggiunse Tai, osservandola masticare «Ma quanti anni hai, sette?»
Sora fece la linguaccia al castano che nel frattempo si stava affogando con la birra.
«Amore, sta’ attento!» lo ammonì Mimi, tirandogli colpetti sulla schiena «Rischi di contrattare con la morte in questo modo. Non voglio perderti di già, sarebbe una tale noia senza di te»
«Ma devi ammettere che si vivrebbe in pace una buona volta!» esclamò Matt, ridacchiando.
«Bell’amico che spera la mia morte!» s’imbronciò Tai, offeso.
In quello stesso momento, una figura alta e sbilenca comparve tra i cespugli, accompagnata da qualcuno e da una grossa borsa piena di presunte leccornie.
«Oh ragazzi, scusate, ma sono dovuto passare a prendere Luchia!» esclamò Joe, correndo «Non si sbrigava più e ad un certo punto si è messa ad abbaiare»
La donna di nome Luchia fece una smorfia di disgusto, dopodiché, con le mani conserte, dichiarò:
«Non è vero. E’ voluto salire a casa mia per cagare e c’ha messo venti minuti per capire dov’era lo sciacquone!»
Tutti risero, mentre Joe, imbarazzato, cercava di farli smettere.
«Ma basta! A voi non capita mai un urgenza?!»
«Se, se» lo derise Tai  «Si può sapere che cavolo ci fai con quella borsa piena di cibo? Abbiamo da mangiare per tre giorni qui! Ci mancavi solo tu con altre porcherie»
«Ma che vuoi, non mi fido molto della cucina di Matt» rispose Joe, sedendosi tra Kari e TK.
«Scusa, Joe» fece il biondino «Ma che fai, ti siedi nel mezzo?»
«E che cavolo vuoi? Sono pur sempre un amico che ha bisogno di un posto!» ribatté quello con l’aria di chi la sapeva lunga.
«E tra venti posti scegli proprio questo?» TK lo osservava accanito.
Joe era uno scemo, questo lo concepiva, ma il fatto che si sedesse in mezzo tra lui e la sua ragazza e facesse perfino finta di niente, questo proprio no.
«Allora, ti alzi e te ne vai?» lo incitò.
«No! Io esigo sedermi e subito anche! Non solo mi prendete in giro, ma mi negate perfino una seggiola?»
«Ma quale seggiola! Non vedi che siamo seduti per terra?» s’immischiò Izzy, portandolo nella realtà.
«Va be, è la stessa cosa!» si agitò il maggiore del gruppo «Ed io sto qua, per dispetto!»
TK sbuffò impaziente e decise di passare alle maniere forti.
Con Joe o si scherzava o si menava, si disse.
«Sei sordo? O ti levi o...» fece vedere il pugno destro che faceva uno scatto vicino alla sua faccia.
A quel contatto visivo, Joe provò un brivido dietro la schiena e di certo non era nessuno che gli faceva il solletico ai piedi.
«Eh... Senti TK, non ti credere forte, va bene? Che con un mio pugno ti stendo!» tentò di farsi il possente.
«Se, magari fra cent’anni! Te lo ripeto, o ti alzi di qua o ti rompo gli occhiali»
«Eh mamma mia, possibile che tu e tuo fratello dobbiate sempre usare le maniere forti?!» si arrabbiò Joe, evitando di mostrare in pubblico la sua paura per il biondino.
Va bene farsi battere da TK quando stavano tra di loro, ma di fronte a Luchia e a Frankie che erano le novizie del gruppo, no.
«Senti Joe, perché non ti alzi e basta?» s’immischiò Matt «E beviti una birra così magari ti ubriachi un po’ e ci lasci in santa pace»
«Bravo, Matt. Fallo bere, ti prego!» lo supplicò Luchia, mentre si serviva il piatto di salsicce affumicate.
Sora e Mimi risero di nascosto.
Joe, invece, distolse lo sguardo da TK a Matt e da Matt a Luchia; poi da Luchia passò subito al pugno chiuso e pronto di TK.
«Ehm, vabbè... Ma sappi» disse alzandosi, sotto i sospiri di sollievo di Kari «che me ne sto andando solo perché Matt mi ha offerto una birra!»
«Veramente te la prendi tu» fece Matt, tranquillamente «Nessuno te l’ha offerta!»
«Boh, statti calmo e quieto, okay?!» esclamò Joe verso il biondo, facendo strane mosse con le mani e, afferrando la birra, si sedette vicino a Luchia la quale, blaterando qualcosa del tipo “lo sapevo io che si sarebbe sistemato qua”, annunciò, clamorosamente a tutti:
«E’ solamente un burino, ragazzi»
«Con dieci B!» Tai e Matt, si scambiarono un cinque
«B di botte
«Ma guardatevi voi! Botte a me? Io vado in palestra ogni giorno!» si difese Joe, mentre gli altri due si avvicinavano «Botte ditelo a qualcun altro, ad esempio a Luchia! Lei sì, che-»
«Burino asiatico dei miei stivali! Non osare dire mai più una cosa del genere!» esclamò Luchia, arrabbiata.
«Ma vabbè, Luky, non t’incavolar-eeeeeeh! Lasciatemi in pace! Andate viaaaaa!»
Il biondo ed il castano afferrarono Joe dalle braccia e dalle gambe.
«E vi prego» li supplicò Luchia «Uccidetelo!»
«Sì, lo ammazziamo di botte» rispose Tai, rassicurandola.
«Eh, senti... botte dillo a tua sorella!» si dimenò il burino, cioè Joe.
«Intende botte nel senso che ti pestiamo» aggiunse Matt, precisando.
Joe spostò lo sguardo dai due ragazzi e, facendo quattro veloci calcoli mentali, esclamò:
«Oh, cavolo!»
«Cosa combinano?» chiese Sora, mentre Joe, per divino miracolo, era riuscito a scappare dalle loro grinfie.
«Le solite cose da maschi» commentò Mimi «Ma Joe se le cerca, però»
La ramata fece una smorfia.
«Il cibo è buono, dovrebbe regolare il suo tasso di acidità, invece»
«Ma va’» Mimi vide Tai afferrare Joe dai piedi, mentre Matt gli si sedeva di sopra per bloccarlo.
«Adesso cerca aiuto. Io dico che quei due insieme formano una bellissima coppia» continuò Sora con un sorriso.
«In che senso?» chiese l’amica, guardandola storto «Mi ci sono appena messa con Tai!»
«Ma no, che hai capito» Sora ridacchiò «Intendo che Tai e Matt ammazzerebbero pure un mostro insieme. Si sapeva che... insomma...»
Mimi alzò un sopracciglio.
«Che sono amici per la pelle?» domandò retorica.
«Ma sì, ormai è ufficiale, Mims. Dovremmo esserne contente» dichiarò la ramata.
Vedere Matt e Tai insieme era la sua più grande liberazione. Era da un bel po’ di tempo che avevano smesso di litigare e sembravano andare d’accordo più del previsto.
«Sì, ma pensa che succederebbe se litigassero ancora... Pensa ad una lite tremenda... Due caratteri così opposti finirebbero per dirsene di tutti i colori ed anche peggio» La Tachikawa li guardava inseguire Joe preoccupata, mentre gli altri ridevano.
«Secondo me durerà» affermò Sora, auto convincendosi «Se è vera amicizia, sì che durerà»
La castana smise di fissarli e si concentrò sul suo spiedino.
«Ma sì, hai ragione» masticò «D’altronde sono i nostri fidanzati, no?»
«Appunto!»
Luchia rise per loro. O meglio, rise perché Joe era inciampato tra le radici di un albero.
Quest’ultimo, dopo essersi liberato dalle mani omicide dei suoi amici, sgattaiolò da dietro un cespuglio e andò lontano.
Arrivò fino al luogo dove un bel computer portatile giallo e bianco lo aspettava.
Al dire il vero, l’aggeggio era di Izzy e questo l’aveva capito anche lui.
Vide con suo gran entusiasmo che era aperto e, sedendosi per terra, incominciò a premere alcuni tasti.
Devo trovare Paint, pensò, così faccio una di quelle scritte che fanno i ladri e scriverò di essere andato verso destra, mentre io sarò a sinistra... e Tai e Matt sbaglieranno direzione e... basta, sono un genio!
Illuso.
Trafficò un bel po’, toccò tasti, accese diversi programmi di scrittura, aprì perfino la posta e la lesse anche, (ficcanaso), dopodiché, sbuffò.
«Ma ‘sto computer è una fregatura!»
Continuò a trafficare, incosciente del fatto che se voleva scrivere qualcosa poteva benissimo usare Microsoft Word.
«Basta, sto sudando!» sbottò «Izzy deve cambiare computer! Questa mezza cartuccia non vale una lira, per di più non c’ha manco Paint! E adesso come cavolo faccio a fregare quei due?!»
Dicendo così, scazzato, tirò una botta sulla parte posteriore del portatile.
«Vediamo se così ci senti, razza di-Aaaaah!» urlò spaventato, indicando una luce verde provenire dallo schermo.
«Ma...ma…che cazzo... Santi Dei!» sbiascicò «Che ho toccato, misericordia santissima?!»
Qualcosa di veramente losco-almeno secondo lui- era apparso sullo schermo del computer.
Il ragazzo con le meches blu guardò per bene l’immagine; lui la conosceva, l’aveva già vista.
Spalancando la bocca, emise un grido simile ad una femminuccia.
«Ma questo è-Porca merda!»
«Allora eri qui, burino!» Tai e Matt, nel frattempo, gli si avvicinarono spuntando, secondo lui, dietro una vasta gamma di boschi minacciosi.
«No, state indietro!» esclamò, allargando le braccia.
«Perché mai dovremmo stare indietro?» chiese Matt, perplesso.
«Cerchi di squagliartela?» domandò Tai, sarcastico «E poi perché ti sei parato davanti al computer di Izzy?»
«Aspettate!» cercò di fermarli Joe «Ragazzi, è una cosa seria»
«Ma va’, quale cosa seria!» lo derise Matt «Se le tue fossero cose serie allora noi non saremmo qui»
«Già» lo appoggiò Tai «Dai, addosso!»
I due furono pronti a lanciarsi sopra al ragazzo e non con buone intenzioni, naturalmente.
«VI DICO DI FERMARVI!» urlò burinamente Joe «E’ pericoloso!»
«Ma che pericoloso, cosa nascondi?»
«Ragazzi... come dirvelo...»
«Basta che ti spicci, però!»
«E un attimo! Mmh... allora, ragazzi, io... cioè non è che sia stata “proprio” colpa mia...»
«Joe, si è fatta mezzanotte!»
«Ma se c’è ancora il sole, bugiardo!»
«E allora sbrigati!»
«Sì... allora... è successo che… il computer di Izzy ha preso fuoco...»
«Sul serio?!»
«NO! Ma... urgh, ragazzi... è difficile...»
«Ma parla, esprimiti, stupido burino!»
«Oooh, nonsoperchèsièapertoilDIGIVARCO!» urlò tutt’ad un fiato indicando lo schermo.
I due ragazzi si avvicinarono immediatamente al portatile.
«Merda Joe, che cosa hai combinato?!» domandò Tai, allarmato.
«E che ne so! Cercavo solamente Paint, io!»
«E adesso che facciamo?» domandò Matt, guardando la luce che si espandeva a poco a poco.
«Non so, credo che dovremmo-»
«Oh!» Joe osservò la luce che li stava per inghiottire e, facendo qualche calcolo mentale, li incitò bruscamente:
«Via, scappiamo!»
Ma i tre non fecero in tempo a voltarsi che quella strana luce verde inghiottì loro e gli altri “ex Digiprescelti” dentro il computer.
Tutti urlarono, cadendo in un vortice verde acqua. Sembrava un deja-vu quella scena, ma la cosa che più faceva pensare era: di nuovo?
Le uniche due superstiti aprirono gli occhi guardandosi perplesse.
«Mio Dio, Luchia!» esclamò spaventata Frankie «Dove sono? Dov’è Izzy?!»
«Sacre Terre dell’Indonesia!» imprecò Luchia, avvicinandosi al portatile «Li ha inghiottiti questo ordigno malefico! Presto Frankie, dobbiamo esercitare l’arte del Bambù!»
«Che cosa?!»
«Sbrigati, porgimi quelle bacchette e quella ciotola, ma rivolgila al contrario. Dobbiamo ricondurli qui»
Frankie, con le lacrime agli occhi, credendo Izzy e gli altri intrappolati chissà dove, obbedì e lasciò che Luchia preparasse tutto per il rito di cui parlava.
Lei è una chiromante, forse, pensò.
Ma non sapeva che la Van Gogh, stava solo perdendo tempo e che i ragazzi Prescelti erano al sicuro... o per meglio dire, quasi.







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Capitolo 2
*** Sull'isola di File ***








La Digiprescelta dell’Amore aprì gli occhi.
Era sdraiata per terra con Tai sopra le sue gambe e Kari sopra il braccio destro.
Cercando di levare il suo arto indolenzito da sotto la schiena dell’amica, si mise a sedere mettendo a fuoco il paesaggio che le si parava davanti.
Spalancò leggermente gli occhi.
Oh no, quello non era possibile!
 «Tai!» chiamò subito all’amico che intanto borbottava qualcosa tipo “un altro minuto, mamma”.
«Sveglia, Tai!» la ragazza lo mosse da un braccio «Svegliati, per favore!»
Tai sbuffò sonoramente, dopodiché alzò la testa e mugugnò:
«Uffa mamma, pure di domenica… ma... Sora?! Ma... Dove siamo?»
 Il castano si guardò intorno.
«Cosa?! Siamo a... Digiworld?» chiese stupito.
«Che grande spirito d’osservazione!» commentò l’amica, sarcastica «Come ci siamo arrivati fin qui?»
«E che ne so. Se lo sapessi te lo direi» disse lui, alzandosi e tirando fuori il monocolo dalla tasca
«Sì, sì. Siamo proprio a Digiworld, non c’è dubbio»
Sora lo guardò preoccupata.
Un’ altra avventura in quel mondo equivaleva a dire... un’altra volta senza letto, posto sicuro, cibo e tante altre cose.
Insomma, non potevano restarci!
Ma Tai sembrava perfino entusiasta!
«Sveglia gli altri, Sora!» esclamò pimpante «Sento aria di avventura!»
«Come fai ad essere allegro, Tai?» domandò lei, ignorando ciò che aveva detto.
«Perché?» si fermò un attimo quello «Dovrei disperarmi o cosa?»
«Siamo finiti sulla presunta isola di File, ancora, dopo quattro anni che non mettiamo piede! Hai idea di quanto potrà essere pericoloso?»
«Ma che pericoloso e pericoloso! Io salgo su quell’albero e do un’ occhiata»
 Il ragazzo salì sopra un arbusto e, portandosi il solito monocolo all’ occhio sinistro, esplorò la zona.
Sora sospirò.
Non sarebbe cambiato mai Taichi Yagami.
«Sora» sentì una mano stringere il suo braccio «Cos’è successo?»
«Matt, non lo so. Ricordo solo una luce verde. Il varco deve essersi riaperto»
Nel frattempo, anche Izzy e gli altri si stavano a poco a poco riprendendo.
Mimi cacciò un urlo, squadrando il paesaggio ed il fiume.
 «Ditemi che sto sognando! Ditemi che è... un incubo!»
«Perché dovrebbe essere un incubo, Mimi?» fece Tai, sentendola gridare.
La ragazza alzò gli occhi verso l’albero in cui era seduto e, irritata, esclamò:
«Siamo a Digiworld! Un’altra volta! Non posso sopportarlo!»
«Eddai, mica siamo in Alaska!»
«Ancora peggio!»
«Ehi, guardate qua» Izzy li richiamò sull’attenti «Il varco che collega il mondo reale è...»
«Rosso?» esaminò Matt «Cavolo, allora è chiuso!»
«Ho paura di sì» constatò il rosso «Ma fatemi vedere se riesco a fare qualcosa»
«Sbrigati, Koushiro, non resterò  qui un minuto di più!» si agitava la castana, aggiustandosi il cappellino bianco.
Izzy annuì e, dopo aver premuto un paio di tasti e aver cercato di immettere diverse combinazioni, sbottò:
«Porca miseria!»
«Che succede?»
«Siamo bloccati qua!»
«NO!» Mimi sbatté i piedi per terra come una bambina piccola «Questo no! Voglio tornare a casa!»
«Smettila, Mims!» la rimproverò Sora «Dobbiamo cercare un modo per andarcene, anziché disperarci!»
«Come faremo a sopravvivere!?» chiedeva la Tachikawa, sconfortata «Resteremo qui per sempre!»
«Deve esserci un modo» affermò Izzy, riflettendo «Un modo c’è sempre, ma... non so come»
«E se ci fosse una parola chiave? Altrimenti questi puntini a che servono?» tentò Matt, osservando dei puntini accanto all’immagine dell’isola
«Giusto!» l’appoggiò Sora «Tentiamo qualcosa!»
«Ehi» Tai, nel frattempo, li raggiunse.
«Ho scoperto che siamo nello stesso posto di sette anni fa! E’ una cosa positiva, no?»
«Fratellone!» lo portò alla realtà Kari «Trovi la faccenda positiva?»
Gli sguardi di tutti si posarono su di lui. Anche Mimi smise di frignare e l’osservò interrogativa.
«Sembri contento, fratellone» continuò la ragazza.
«Beh, non capisco cosa ci sia da preoccuparsi» alzò le spalle il castano.
Sora alzò gli occhi al cielo, mentre Matt trasalì, gettandogli uno sguardo di fuoco.
«Cosa?!» esclamò Mimi «Stai dicendo che non dovremmo preoccuparci se siamo senza un bagno? E un letto?»
«Ci arrangeremo per qualche ora»
«Tai, se per caso non lo sapessi, siamo bloccati qua» aggiunse la ramata «Il varco è chiuso!»
«Fate vedere» Il leader si avvicinò al computer.
«Sono sicuro che si riaprirà» commentò, mentre Izzy scuoteva la testa.
«Tai, se non troviamo una combinazione o qualcos’altro, non possiamo tornare indietro!»
Mimi si tappò le orecchie «Non lo dire, non lo dire!»
«Ma è la verità! Se non troviamo un modo resteremo qui» guardò in faccia la realtà il rosso.
«E se proviamo a trovare la parola chiave come ha detto Matt?» irruppe TK che non aveva ancora aperto bocca
«Magari esce fuori qualcosa»
«Non so, ma è l’unico modo che abbiamo» disse Izzy, scrivendo parole vaghe.
Mimi scoppiò in un lamento fastidioso, Tai ritornò sull’albero e Sora avvertì una certa irrequietudine che regnava su Matt.
«E’ tutto okay?»
«Sì, ma va’ a consolare Mimi. Adesso vediamo che si può fare»
 Il biondo si avvicinò a Izzy e insieme cercarono una miriade di parole che potevano funzionare per aprire il portale.
«Mims, zitta!» Sora le si avvicinò poggiandole una mano sulle spalle
«Sta’ tranquilla, tanto, lo sai che ce la caviamo sempre»
«Macché!» La ragazza si asciugò le lacrime con la mano «Non voglio restare qui! Non voglio rimanere confinata in questo mondo! Voglio tornare al pic-nic! Ti prego, fammi tornare al pic-nic!»
Sora si sentì come una madre. Una madre che si ritrovava a consolare la propria figlioletta spaventata.
«Matt e Izzy stanno cercando il codice. Vedrai che se ci sforziamo tutti insieme, lo troveremo!»
«Ma quanto ci vorrà? Ho paura! E poi... guarda lui!» la castana indicò Tai «Sembra contento! Guardalo, Sora!»
«Sai com’è fatto. Cerca di comprenderlo. Quando capirà che non c’è nessun modo per tornare indietro, allora sì che-»
«Ma allora pure tu!» urlò «Smettila, voglio andare via!»
«Mimi... Non intendevo quello» Sora si tappò le orecchie.
«Merda, niente!» strinse i pugni Matt «Niente di niente! Abbiamo provato anche con “Digiuova”!»
«Le cifre sono otto eppure… Uff… Non so che dire» si scoraggiò Izzy.
Il biondo grugnì arrabbiato, mentre alzò lo sguardo verso di Tai che era ancora intento ad esaminare l’ambiente.
«Vuoi scendere da lì e darci una mano, tu?!»
«Eh un attimo, non t’innervosire!» rispose quello.
«Scendi, cazzo!»
Tai fece per obbedire, quando una mano misteriosa lo afferrò dalla gamba.
«Oddio, un cadavere!»
«Ma quale cadavere, sono io!» Joe sbucò da dietro le foglie dell’albero «Non so come, mi sono ritrovato qua su!»
Il ragazzo tirò un respiro di sollievo.
«Mi hai fatto spaventare, Joe! Ma sei uno sfigato allora! L’unico idiota che si ritrova sopra un albero, guarda caso, sei tu!»
«Guarda che ci sei anche tu sopra!»
«Ma io sono salito»
«Va bè, calmati!» Joe fece per sedersi sopra lo stesso ramo su cui era seduto l’amico, quando mise un piede come fallo e scivolò.
«Ahia! Mi sono rotto l’osso sacro!»
«Che cosa?» chiese Tai, scivolando prudentemente.
«Il culo!»
Nel mentre, Matt e Izzy osservavano la scena.
«Ma che cazzo fanno? Non si muovono?» domandò il biondo.
«Sta’ calmo Matt, continuiamo i tentativi» lo tranquillizzò Izzy, continuando a pensare.
«Izzy, ma...» venne in mente a Sora, mentre Mimi era con Kari
«Frankie e Luchia? Che fine hanno fatto?»
«Volete dire che la Luchia mia carissima non è qui? Sacrilegio disumano!» strillò in preda al panico Joe.
«Chiudi il becco, deficiente che non sei altro!» sbottò Matt, mentre quell’altro faceva finta di serrarsi la bocca con una chiave.
«Tai!» lo chiamò TK «Mimi è disperata!»
«Ci penso io» affermò quello, sicuro, andandole incontro.
«Comunque, credo che Frankie sia rimasta sulla Terra. Lei non è una Digiprescelta e probabilmente il vortice virtuale non l’ ha risucchiata» spiegò logicamente il rosso, sperando fosse vero.
«E anche Luchia!» si agitò Joe.
«Sì, anche lei»
«Meno male. Credo che le bloccherebbe la crescita!»
Nessuno aprì bocca per ricordare a Joe che la sua amata aveva già superato la ventina da un bel pezzo.






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Capitolo 3
*** Torna da me ***








«Mimi, dai, vieni qui!» Tai le si avvicinò, mentre la ragazza si staccava da Kari e gli voltava le spalle.
«No!»
«Dai, non arrabbiarti!»
«Ho detto di no! Vattene!» esclamò Mimi, imbronciata.
Tai sospirò e fece cenno a sua sorella di allontanarsi.
«Non ti sarai incavolata perché sembro... mh, com’è che mi avete definito? Allegro, esaltato?» chiese il ragazzo.
«Io non sono disposta a restare qui, Tai» disse Mimi, convinta «E non ci resterò!»
«Ma perché?! Cosa c’è di così tanto pericoloso e preoccupante?!» Tai non capiva cosa diamine prendeva a tutti loro
«Spiegamelo tu, insomma!» continuò.
Mimi si voltò di scatto.
«Allora non ci arrivi? Non resterò qui un minuto di più, al di là del fatto se c’è da preoccuparsi o no!»
«Almeno dimmi perché stai facendo tante storie. Sembra la prima volta che ci metti piede!» esclamò Tai, con un po’ di sarcasmo.
La sua ragazza era lamentosa, lo sapeva, ma disperarsi in quel modo gli sembrava esagerato.
«Appunto per questo! La prima volta che siamo stati catapultati qui, non avevamo idea di come tornare indietro e oggi abbiamo lo stesso problema!»
Lui le fece un sorriso rassicurante.
«Sii ottimista, Mims. Magari dobbiamo affrontare qualche altro Digimon malvagio, ricordi? Come i vecchi tempi»
«Io non voglio i vecchi tempi!» La castana aveva ricominciato a strillare, tanto che TK si girò preoccupato verso di loro
«Voglio tornare da Luchia e Frankie! Perché io sì e loro no?!»
Tai l’attirò verso di sé, cercando di imprigionarla con un abbraccio.
«Noi siamo i Digiprescelti, amore»
«Lo eravamo!»
«Evidentemente lo siamo ancora»
«Basta, questo è troppo!» La ragazza si scansò da lui e si allontanò a gran passi verso gli altri.
«Mimi, che succede?» le chiese TK che aveva sentito tutto.
«Non sono costretta a restare qua!» esclamò.
Tutti alzarono lo sguardo verso di lei.
«Ma che dici, Mims!» sbottò Sora «Non te ne vorrai andare, spero! »
La ragazza stette a rimuginare. Magari se si fosse allontanata avrebbe trovato aiuto altrove.
«Non ci avevo pensato» ammise «Ma adesso che me l’hai detto lo prenderò in considerazione»
«Non era una proposta!» Sora la fermò da un braccio, visto che si stava mettendo in cammino
«Devi restare qui, come anche gli altri! Digiworld è pericoloso, dobbiamo restare tutti uniti!»
«Non m’interessa di Digiworld! Voglio solo capire il perché non ci lasciano in pace!»
«Aspetta, Mimi» tentò Izzy «Forse... forse, abbiamo trovato la parola giusta!»
«Non prendermi in giro! Lo so che ci provate da tre ore senza alcun risultato! Non prendetemi per scema!» s’irritò.
«Aspetta, resta un altro po’ con noi» fece Kari, poggiandole una mano sulla spalla «Forse Tai ha ragione»
«Tai non ha ragione! E adesso vi saluto... JOE!»
«Sì, cosa c’è? Io non ho fatto niente!» disse quello, sentendosi in colpa, guadagnandosi un’occhiataccia dal rosso.
Mimi fece cenno verso la foresta e lui, con gli occhi che gli brillavano (Mimi era pur sempre carina), obbedì alzandosi.
«Joe!» lo chiamò Izzy per fermarlo.
Che diamine stava facendo? L’assecondava?
Joe guardò per terra, dopodiché, illuminandosi, fece:
«Ah già, grazie Izzy, mi stavo dimenticando la borsa» la prese e seguì l’amica.
«Mimi! Aspetta!» la chiamò Sora, ma si era già messa in cammino.
«La fermo io!» Tai si fece largo e precipitò dietro i due, correndo per raggiungerli.
«Stupido» mormorò Matt, osservando il castano con un’espressione infastidita in volto.
Non lo sopportava quando aveva quegli atteggiamenti da sbruffone. Pensava solo a quello che voleva lui senza curarsi se gli altri fossero d’accordo.
«Tutta colpa di quel burino scemo se adesso siamo qui!» sbottò, d’un tratto, Izzy.
«Cosa? Vuoi dire che il responsabile è Joe?» domandò TK con una faccia stupita, avvicinandosi.
«Ma certo, chi sennò?» Il rosso fece due più due, collegando i fatti «Quando Joe dice in quel modo significa che ha combinato qualcosa. Come avrà fatto, però?»
 
 
Tai inseguì Mimi che cercava di arrampicarsi sopra un albero.
«Scendi di là, ti farai male!» le urlava.
«No, va’ via!» rispose lei, aggrappata a metà tronco.
«Mimi, ti ammazzi se cadi!» Il castano cercò di arrampicarsi per prenderla, visto che a momenti sicuramente sarebbe scivolata giù
«Dammi la mano e falla finita!»
«No, non-Oh, TAI!» Il ragazzo alzò lo sguardo
«Tai, sto cadendo! Tai, prendimi! La gonna!»
«Aspetta, non ora!» Cercò di scendere, ma fu troppo tardi.
Mimi gettò un urlo e cadde sopra il suo ragazzo che, essendo preso alla sprovvista, non riuscì a trattenere il peso ricevuto.
«Ehm... Forse non avrei dovuto arrampicarmi» ammise lei, spostandosi di lui che stava soffocando.
«Già» Il ragazzo si alzò barcollando e, porgendole una mano, mise in piedi anche lei
«Cosa ti è saltato in mente?»
Mimi s’incupì, voltando lo sguardo verso un’altra direzione.
«Io e Joe ce ne andiamo» disse «Così magari troviamo una capanna da qualche parte»
«Ma quale capanna!» Tai alzò la voce, scazzato «Cosa stai dicendo? Torniamo indietro!»
«NO!» Mimi scacciò la mano di lui «Non ritorno da voi! Sono stufa di tutte queste avventure!»
«Non capisci? Ora più che mai dobbiamo restare uniti!» Tai sospirò, passandosi una mano sulla fronte.
«Vuoi tornare a casa, o no?»
«Certo, che razza di domande fai?!»
«E cosa ci ottieni allontanandoti dal gruppo, allora? Una ragazza da sola in mezzo ad una foresta popolata da Digimon!»
«Non sono da sola! C’è Joe con me!» si difese lei, girandosi, però, e non vedendo anima viva
«O almeno c’era»
«Già il fatto che ti porti dietro lui mi fa preoccupare. Uff... Amore, ti prego» il castano si avvicinò a lei, poggiando le mani sulle sue guance
«Voglio stare con te»
«Hai detto che ci sono gli altri, no?» fece Mimi, provocandolo «E poi mi spieghi, perché devi sempre avere questo spirito combattivo?»
«Ma ormai lo sai come sono fatto! Per me non c’è niente di male restare qui qualche giorno»
Mimi si arrabbiò, spingendolo lontano da lei.
«E certo, adesso piantiamo le tende come sette anni fa! No, non ci sto! JOE!» chiamò a gran voce l’amico che ancora non si vedeva.
Tai sbuffò spazientito e, prendendola dalle braccia con forza, esclamò:
«Non è come sette anni fa! Non siamo più dei bambini!»
«Perché mi dici questo? Cosa c’entra?» Mimi lo guardò dritto negli occhi come volerlo sfidare.
«Lo capisci che ti amo?» disse deciso lui, avvicinandosi a lei
«Questo qualcosa cambia»
Senza lasciare tempo di rispondergli, la baciò prepotentemente, senza darle modo di opporsi. Mimi rimase spiazzata, ma ricambiò senza esitare.
«Torna con me» disse Tai, quando si staccarono, poggiando la fronte sulla sua.
«Forse... Forse hai ragione. Dobbiamo affrontare tutto questo» ammise finalmente lei.
Tai sorrise, sornione, e le tirò un buffetto.
«Te l’ho già detto che ti amo? Andiamo, su!»
Insieme, mano nella mano, si allontanarono.
Ma che m’importa, pensò la ragazza, basta che c’è lui al mio fianco e mi sentirò a casa.








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Capitolo 4
*** L'arrivo dei Digimon ***








«Non ci posso credere che sia stata colpa di Joe!» esclamò Sora, allibita «E’ sempre stato con noi!»
«Sì, ma se ricordate si è allontanato parecchio quando Tai e Matt lo inseguivano» ricordò, Izzy «Magari è andato... Ma certo! Avevo lasciato il computer incustodito, forse lui l’ha trovato e non so come ha aperto una connessione»
Sora sospirò, gettando uno sguardo al suo ragazzo che si era seduto e sembrava immerso nei suoi pensieri.
«Matt, che ne pensi?» chiese.
«Penso che dobbiamo sbrigarci» fece «Se non vogliamo passare la notte qui, dobbiamo muoverci»
«Ma è inutile!» proruppe Izzy, nervosamente, mentre provava a riaprire un varco  «E’ tutto inutile, cavolo!»
«Una parola con otto lettere, porca troia!» Matt si avvicinò visibilmente irritato.
«E se proviamo con un nome?» propose TK «Un nome di uno di noi!»
Izzy, Sora e Matt si guardarono, dopodiché annuirono.
«Prova con il tuo, Izzy» fece il biondino «Il tuo vero nome, però»
«Sì, controlliamo» Izzy scrisse KOUSHIRO nei trattini e, prima di schiacciare Start, sospirò.
«Speriamo in bene» incrociò le dita Sora.
Ma non successe niente.
«Diamine, erano perfino otto!»
Matt strinse i pugni e si allontanò. Lo sapeva, erano rimasti bloccati! E la cosa che più gli menava in testa era il fatto che il suo migliore amico dovesse essere così contento, così euforico... Per la miseria, non sapevano come tornare indietro!
«Matt» lo chiamò Kari «Dov’è mio fratello?»
Il biondo alzò lo sguardo e lo vide arrivare mano nella mano con Mimi.
«Eccolo»
«L’amore trionfa sempre» commentò Sora con un sorriso, vedendoli venire verso di loro.
«Recuperata, che ti avevo detto?» si pavoneggiò Tai in direzione della ragazza.
Matt fece una smorfia. Dava sempre tutto per scontato e se non l’avesse trovata?!
«Allora? Torniamo a casa o no?» chiese Mimi, ansiosa, avvicinandosi ad Izzy.
«Un attimo di pazienza. Ditemi un nome con otto lettere»
«YAMATO!» esclamò Tai, ridacchiando e voltandosi verso l’amico.
Matt, però, lo guardò male.
«Che cazzo ridi?»
«Niente... Ma ehi, stavo solo scherzando!»
«Uff, Tai, sono solo sei lettere! Sai contare?» irruppe il rosso.
«Scherzavo, ragazzi!» alzò le mani in segno di resa.
«E non scherzare, per piacere»
«Ehi, VOI!» Una figura deformata comparì all’orizzonte, ovvero tra una massa di alberi e cespugli.
«Ecco dov’era finito quell’imbecille di Joe!» esclamò Mimi, notandolo.
«Eri qua!» esclamò l’altro, prendendo fiato «Perché cavolo mi hai lasciato da solo nella prateria!?»
«E’ una foresta, non una prateria!»
«Taci, TK!» esclamò il più grande in direzione del più piccolo.
E poi, rivoltandosi verso Mimi, si agitò:
«Dov’eri? Mi sono girato e come per magia non c’eri più! Pensavo fossi andata avanti e mi sono messo a correre, ma non c’eri! Quindi ho seriamente pensato “niente, l’hanno rapita i folletti dei boschi!”»
«Mio Dio, ci butterei te nei boschi!» commentò la ragazza, passandosi cinque dita sulla fronte «Ma non hai visto che ero salita sopra un albero?»
«E secondo te mi interessano queste cose? Ma sai che m’importa dell’albero e delle scimmie che ci abitano!» sbottò quello.
«Oh, andiamo, ti prego!» Mimi lo lasciò stare avvicinandosi agli altri che intanto si erano affollati davanti al computer.
Joe li guardò con nervosismo.
Ma perché non lo badavano mai?
Decise, allora, di costruirsi un’ esca con una lunga canna ed anche di fumarsela, perché no… troppo tardi, l’aveva già fatto!
Arrivò in riva al fiume e vi si sedette, gettando “l’amo”, ovvero un legnetto con una foglia, borbottando:
«Ma dico io, che gente! Non solo chiedono sempre favori a sproposito, ma ti prendono per il culo, anche! Basta, io non faccio niente per nessuno da oggi in poi! Anzi, mi pesco due belle trote e me le faccio arrosto, senza dirgli niente! Sai come rimangono di merda e mi supplicano di dargliele? Ma tanto, che ne puoi sapere tu... Sei solo una pietra!» fece Joe in direzione di un sassolino.
«Infatti»
Sconsolato, riprese a sputare giù un torrente di parole.
«Che poi, lo so che è stata colpa mia... Ma, oh, non dirlo a nessuno! Insomma, ma... ehm... e che cavolo, però, in un computer Vista moderno non c’è nemmeno Paint per scrivere!»
«La vista non è mai stata il tuo cavallo di battaglia, Joe!»
«Beh, lo so che la vista non è il mio forte, ma parlavo di una marca di portatili, idiota! Ma senti un po’, come fai a sapere che sono mezzo cieco?» si interrogò il bur-Joe.
«Oh, figlio, chi più di me ti conosce! Io so tutto di te, della tua vita, della tua famiglia, di tuo fratello Shin “il grande”»
«Ah no, questa te la sei sparata con la merda! Shin è uno sfruttatore razzista, come puoi dire cose belle su di lui?!» Joe trasalì.
Quella pietra sapeva troppo.
«Ma burino, so più cosa di te di quante ne sappia tu!»
Un brivido percorse la schiena di Joe. Come faceva a conoscere il suo soprannome? E come faceva, a sapere quelle cose della sua vita?
Ma allora il sasso lo spiava!
«Stupidissima pietra mafiosa e spiona!» esclamò «Te la faccio vedere io che fine fai!» afferrò il sassolino e lo gettò in acqua.
«Eccoti sistemata!» ma vedendo bene «Cavolo, è una pietra pomice!»
«Quanto sei scemo!»
Joe si girò di scatto verso la voce e, guardando vagamente la creatura che aveva parlato, si rivoltò verso la sua esca.
«Stai zitto, Gomamon, che mi fai scappare i pesci»
Ma dopo aver sentito quel nome fuoriuscire dalla sua bocca, si rigirò di scatto, verso...
«GOMAMON?!? Ma sei tu? Ma allora... Oh, miseria ladra! Ma perché non ti sei tagliato i capelli?»
Gomamon sospirò.
«Come devo dirtelo che non ho capelli Joe? E’ solo una criniera arancione questa!»
«Eh va bè, calmati!»
 
 
Dopo aver pescato un vecchio stivale ed un vecchio cartello con scritto “Joe Prima Media”, si avviò tutto contento dai suoi amici.
«Ragazzi, guardate cos’ ho trovato!»
«Gomamon?» Chiese Tai, gioioso.
«Ma che cavolo dici!» prese il cartello da dietro le sue spalle e fece: «Questo!»
«“Joe Prima Media”» lesse Sora «E che cos’è, una pubblicità? Ma non dovresti fare l’università, tu?»
«Certo, ma questo l’ho scritto sette anni fa, ricordate? Prima di partire» raccontò allegro.
«Che ce ne frega!» esclamò il castano «Hai trovato Gomamon, quindi questo significa che-»
«Sora! Sora! Sora! Sora!»
«Sì, Tai, significa questo» fece Sora, tappandosi le orecchie.
Biyomon le saltò in braccio, mentre gli altri Digimon fecero lo stesso volando addosso a tutti i ragazzi.
«Agumon, ehi, sono qui!» gridava Tai, agitando le braccia.
«Eh sì, Tai, queste sono le gambe, dammi tempo!» disse il Digimon correndo e saltandogli addosso «Amico mio adorato!»
«Piano con le smancerie!»
 
Dopo che tutti si salutarono come si deve, Matt chiese a Gabumon:
«Sai niente, tu?»
«Di cosa, Matt?» rispose lui.
«Perché siamo qui. Lo sai?» continuò il biondo.
«No. Ma allora non siete tornati a trovarci?!» Gabumon sembrava offeso.
«Ecco... noi... no! Siamo stati catapultati qui di nuovo. E non c’è alcun modo di tornare indietro»
«Avete chiesto aiuto a Izzy, vero?»
«Sì, ma è tutto inutile»
«Coraggio, Matt, sono sicuro che tutto andrà per il meglio!»
Il ragazzo fece una smorfia. Il coraggio era il simbolo di Tai, maledizione!
«TK, il mio figlioccio!»
«Smettila Patamon, mi metti in imbarazzo» bisbigliò TK, provocando le risate di Kari e Gatomon.
«Cosa? Non mi chiami più come una volta?!» esclamò il Digimon.
«Come dovrei chiamarti?»
«Mi chiamavi sempre “Patatamon”»
Le due ragazze risero di più, mentre il biondino si copriva il volto imbarazzato.
«Ormai sono grande per certi soprannomi»
«Già! Fatti vedere. Ti sei fatto quasi più bello di me, dannazione! E questa non è una cosa piacevole da dire, credimi!»
TK sospirò, afflitto. Patamon e la sua vanità!
«Benissimo!» Tai batté le mani, sorridente «Adesso ci siamo veramente tutti!»
«Tai, ma ti senti al centro dell’attenzione?» fece Agumon, canzonatorio.
«Tu chiudi il becco!» gli fece una linguaccia e riprese «Dunque, direi di incominciare a sistemarci. Tra poco il sole tramonta, e non vorremmo restare senza cibo, suppongo»
«Se ti riferisci alle mie trote, te lo dico: sono andate a male!» esclamò Joe, agitato.
«Ma quale trote! Al massimo si pescano pesciolini d’acqua qui» lo derise Gomamon.
«Boh, tu altro, che ti credi otto cucuzze e mezzo!» sbottò indignato il maggiore del gruppo.
«Litigherete dopo. Adesso dobbiamo dividerci i compiti» continuò il castano con ottimismo, ignorando le numerose frecciatine che gli stava mandando il suo migliore amico e gli sguardi preoccupati di Mimi e Sora.
«Signorsì, sei tu il capo!» disse Joe, leccapiedi «Io sono in riga!»
«Molto bene. Allora, tu e Gomamon andate a pescare dei pesci, visto che possiamo mangiare solo quelli»
«Ma aspetta, noi-»
«Sta’ zitto, Agumon. Dobbiamo organizzarci» lo ignorò «Izzy, tu e Tentomon andate a cercare la legna per il fuoco. Anzi, è meglio se con voi vengono anche TK e Patamon»
 I due annuirono e si misero in cammino.
«Ma, Tai-» ritentò il suo Digimon.
«Sorellina, tu, Mimi e Sora, costruite delle ciotole e procuratevi dell’acqua»
«E come facciamo?» domandò Mimi, incrociando le braccia.
«Arrangiatevi» rispose quello, alzando le spalle «Io vado ad esplorare la zona, magari becco qualche caverna dove sistemarci»
«E nessuno pensa a perché siamo qui?» irruppe Matt, spontaneamente.
Tai ignorò la sua domanda, visto che Mimi stava rincominciando ad agitarsi e non voleva discutere con lei un’altra volta.
 «Ah, Matt, tu magari vai con Joe. Visto che sei bravo a cucinare, ci prepari quattro pesci allo spiedo»
«Non l’hai capito, Tai?»
«Che cosa?»
«Non eseguo i tuoi ordini!»
Il castano lo guardò interrogativo e a tratti stupito. Sora e Mimi notarono la tensione che si era appena creata tra i due e l’irrequietudine dello stato d’animo di Matt si palesava benissimo da quando erano arrivati.
Oddio amore, pensò Sora, cosa stai facendo, adesso?
Ma Matt sapeva perfettamente cosa stava facendo. Lo poteva assicurare.






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Capitolo 5
*** Noi due non siamo amici ***








«
Che succede, Matt?» domandò Tai, perplesso «C’è qualcosa che non va?»

«Non so, dimmelo tu!» rispose Matt con acidità.
«Per me è tutto okay, sei tu che hai problemi a quanto pare»
Il biondo strinse i pugni.
«Tanto che ti frega, pensi solo a dare ordini!» esclamò con sarcasmo.
«Perché non dovrei?» chiese il castano.
«Perché sei l’unico idiota che non pensa a tornare sulla Terra, ecco perché! Ma ti rendi conto che siamo confinati a File senza un minimo di speranze? Oppure credi che in quattro e quattrotto schiocchi le dita e ritorniamo tutti in Giappone?»
«Cosa c’entra questo, voglio solo rendere le cose più semplici» si difese Tai «Se dobbiamo passare la notte qui, dovremo essere preparati!»
«Ma quale notte!» esplose il biondo, stringendo i pugni «Non sai neanche cosa ci aspetta qua fuori e già pensi a come passare il resto dei giorni?»
«E cosa dovremmo fare?»
«Tai, lo sai cosa sei?»
«Che cosa, dai» sbuffò il castano, incrociando le braccia.
«Sei un incosciente a pensare che qui siamo i benvenuti. Solo un incosciente!»
«Bene, Matt» Tai incominciava a innervosirsi «Fatti nominare capo del gruppo, allora!»
«Che cosa?» chiese sarcastico l’altro «Adesso ti senti in dovere di dare ordini a tutti solo perché sei il leader?»
Nel frattempo, Sora, Mimi, Kari e Joe si erano avvicinati per sentire cosa stava succedendo.
«Mi avete nominato voi “leader”!» si difese il ragazzo, guardando il burino.
«Io non ho nominato nessuno, non incominciare!» si giustificò quello, spaventato.
Ci manca solo che Matt se la prenda con me perché avevo proposto a Tai di diventare il capitano, santo cielo!, pensò dopo.
«Sì, ma ti ha dato troppo alla testa!» rispose l’altro «Visto che ti ostini a tenerci col guinzaglio da quando siamo arrivati e pensi che tutto si svolgerà per il meglio! E se non sarà così, eh? Col cazzo che c’è un lieto fine!»
«Beh, smettila di agitarti. Non mi sembra il caso»
«E’ il caso di dare tutto per scontato e di essere superficiali, quindi?»
«Ah no, superficiale, no!» esclamò Tai, offeso.
«Guarda che lo sei»
«E tu?!» sbottò  il castano «Non la smetti di fare sempre il pessimista?»
«Guardo in faccia la realtà al contrario tuo. Tu sogni, invece!» rispose Matt.
«Cosa ti fa pensare che io sogni?»
«Basta sentirti parlare non appena sono arrivati i Digimon. “ Adesso che ci siamo tutti...” Solo perché sono venuti da noi non significa che siano anche capaci di darci una mano, lo sai? Ho parlato con Gabumon, prima, e nemmeno lui sa perché siamo qui! Come pretendi che ci diano aiuto se non sanno da che parte cominciare?»
«Il mio Digimon è in gamba, mi saprà aiutare»
«Stiamo parlando in generale, non solo di te! Capisci, che non ci sei solo tu in quest’isola? Siamo in otto e tra otto persone non hai chiesto il parere di nessuno! Ti sei messo a comandare a bacchetta! E adesso io non faccio niente di quello che hai detto, puoi andare a fanculo!» Matt gli voltò le spalle e andò a sedersi sotto un albero.
Sora gettò uno sguardo preoccupato a Mimi.
«Sento puzza di litigio» mormorò preoccupata quest’ultima.
«Oh, no, speriamo di no!» Sora unì le mani a mò di preghiera. Era l’ultima cosa che serviva in quel momento.
«Quindi volevi che io chiedessi il tuo di parere» canzonò Tai, avvicinandosi con le braccia incrociate «Non è così?»
«Ma smettila, cretino. Cosa vuoi che m’importi della tua cazzo di benedizione» rispose quello, guardandolo male.
«Sì, sì» lo scimmiottò il castano «La verità è che ti brucia che tutti si fidino di me!»
Matt alzò lo sguardo, incendiato di rabbia. Come si permetteva a dirgli una cosa del genere? Chi cavolo si sentiva di essere quell’idiota?
«Mi brucia?! Cosa dovrebbe bruciarmi? Il fatto che non sia un bamboccio viziato come te?!» urlò mettendosi in piedi e parandosi davanti a lui.
«Non sono più un bamboccio come sette anni fa. Sono maggiorenne, ormai, e non ho bisogno delle tue prediche»
«Io credo il contrario. Sei così immaturo ed infantile che al confronto una mela acerba è più buona di te»
«Spiritoso, Yamato» fece un sorrisino sarcastico il castano.
«Non chiamarmi in quel modo!» sbottò il biondo.
Non gli piaceva sentirsi chiamare per intero e quello stronzo lo sapeva.
«Che c’è? Paura del tuo vero nome?» lo provocò.
Quello scosse la testa sospirando, tentando di calmarsi un po’.
«Ma dai, Taichi. Pensa che un giorno magari avrai pure figli»
«Speriamo che Sora cambi idea in tuo proposito. Due bambini tali e quali a te, sai che noia!»
«TAI! » urlò la ragazza in questione «Come ti permetti?!»
«Non te lo difendere Sora, per favore»
«No, adesso dimmi come ti sei permesso» continuò lei, avvicinandosi «Tutt’ e due la volete smettere?»
«Ha incominciato lui» dichiarò Tai, sbuffando.
«Tipico di un ragazzino addossare la colpa agli altri» disse tagliente Matt.
L’altro si voltò di scatto e strinse i pugni. Odiava chi lo reputava in quel modo.
«Ancora con la storia del ragazzino? Cos’è, ti credi maturo?»
«Più di te, certo»
«Finitela! Fate come dice Sora!» s’immischiò Mimi senza essere sentita.
Tai e Matt si fecero sempre più vicini e si fronteggiavano bellamente.
«Dì la verità, Taichi. Ti sei mai comportato da amico con me?» chiese il biondo, smosso da un rancore improvviso.
Il castano aprì leggermente la bocca.
«Stai insinuando di me?»
«Ti ho fatto una domanda, rispondi»
Sora si portò una mano sulla fronte, sconsolata.
«Ecco che incominciano» mormorò.
«Mi ci sono comportato sempre!» rispose con ardore Tai, toccandosi il petto.
«Bugiardo. Sei solo un bugiardo» fece l’altro, scuotendo la testa.
Tai s’infuriò, stringendo i pugni e sentendo la rabbia aumentare.
«Ah sì? Sentiamo, cosa avresti fatto tu di così amichevole negli ultimi anni? Ti ho pregato di prestarmi un cd e te ne sei infischiato!»
«Ti ho detto diecimila volte che non ce l’ ho più quel benedetto cd! L’ ho perso, ci senti?» gridò Matt.
Sempre con questi rinfacciamenti del cavolo.
«Ti chiedo un passaggio in moto e mi rispondi sempre che non puoi! Come la metti, adesso?»
«Cazzo, mi chiedi passaggi negli orari più strani! Chi ti viene a prendere dall’altro lato del quartiere alle due del pomeriggio?» si difese il ragazzo.
«Potresti venire lo stesso per una volta»
«Quando mi chiami alle 21.00 di sera per venirti a prendere al campo dopo gli allenamenti, dì la verità, cretino, non sono sempre a tua disposizione?» si difese Matt.
Se credeva che dicendo quelle cose lo avrebbe fatto passare per menefreghista si sbagliava.
«Ah, per così poco. Potrei benissimo andarmene a piedi» rispose Tai, alzando le sopracciglia.
«E perché non lo fai?»
«Perché ho con chi andare» non gliela diede vinta il castano.
«Okay, non aspettarti più il passaggio verso casa, allora»
«Tranquillo, sopravviverò»
Beh, se aveva stravolto la conversazione tanto da farla passare a suo favore allora lo avrebbe fatto anche lui. Non amava rinfacciare le cose, specie quando si trattava di cavolate, ma non si sarebbe fatto sottomettere da lui.
«Come la mettiamo di quella volta che ti sei offerto a stirarmi la camicia ed hai bruciato il collo? Era una delle mie preferite»
«Avevi detto che non importava» Tai si stupì quando lo sentì dire in quel modo, non aspettandosi che avrebbe tirato fuori quell’episodio.
«E tu ci hai creduto? Sei un deficiente!» esclamò il biondo sprezzante.
Sora decise di avvicinarsi per tentare di calmare gli animi.
«Ma ragazzi, che cosa c’entrano tutti questi rinfacciamenti, adesso?» toccò entrambi da un braccio
«Voi due siete amici!»
Era così arrabbiato con lui che non lo credeva davvero, non credeva davvero che Tai fosse suo amico.
«No, lui non è mio amico. Non lo è mai stato» lo disse gelido Matt, tanto da far scattare qualcosa nell’altro.
Tai rimase di stucco e sentì qualcosa rompersi dentro di sé.
«Che cazzo stai dicendo?»
Era senza parole e lo guardava con le sopracciglia aggrottate.
«Quello che hai sentito. Mi sei sempre stato sulle palle. Sei un bambino arrogante, non hai capito nulla della vita!»
Forse aveva esagerato, ma le parole gli erano uscite tutte ad un fiato, non era riuscito a trattenerle.
Tai strinse i pugni arrabbiato ed offeso. Se la metteva in quel modo, non avrebbe risparmiato colpi.
«Ti credi consapevole del mondo solo perché i tuoi genitori sono separati?»
Matt sentì una fitta al cuore quando sentì nominare la sua famiglia. Era qualcosa di cui non voleva mai parlare e lo considerava il suo punto debole.
«Come ti permetti?» mormorò spiazzato.
«Quindi sarei io quello arrogante? O magari anche egoista?»
«Non nominare i miei genitori» continuò a dire avvicinandosi sempre di più.
«E tu non cambiare discorso!»
Matt lo prese dalla maglia.
«Parla come si deve con me, siamo intesi?»
Tai fece lo stesso.
«Parlo come cazzo voglio!»
«Basta!» esclamò Sora, separandoli «Il gioco finisce qua!»
«No che non finisce qua, Sora» le disse Matt, continuando a guardare Tai che si aggiustava la maglietta.
«Coglione» lo insultò provocatorio, e l’altro socchiuse gli occhi.
«Ti spacco la faccia, Tai» grugnì.
«Non ho paura di te»
Matt si mollò da Sora.
«E avvicinati se ne hai il coraggio!»
«Certo che ce l’ ho!» esclamò il castano, fieramente.
«E sperimentalo!»
Tai rise sarcasticamente.
«Lo sapevo che non saremmo mai potuti andare bene io e te»
«Hai ragione, lo penso anch’io. Adesso sai che fai? Strappa la foto!» Matt era serio, mentre Tai cercava di capire fino a che punto sarebbero arrivati.
«Non la tengo nemmeno nel portafoglio, te lo posso assicurare» mentì.
Quale foto?, pensò Sora, confusa.
«Più io ti aiuto,» incominciò il biondo «più tu rovini tutto. Più ti do una mano a risolvere i tuoi problemi, più tu fai di tutto per creartene altri! E ti sono sempre stato vicino nei momenti in cui avevi bisogno di qualcuno, sempre!»
«Di certo non sei così affidabile»
«Perché? Spiegami»
«Solo una volta, un’ unica volta ti ho lasciato mia sorella e nel giro di due ore me l’ hai persa. Bell’amico!» sbottò Tai, ricordando un episodio in cui aveva provato rabbia nei suoi confronti.
Si fidava di lui, aveva lasciato la sua sorellina nelle sue mani e non aveva saputo proteggerla.
«Ma fratellone, mi aveva rapito Myotismon ai tempi» s’intromise Kari per spiegare meglio com’erano andate le cose.
«Zitta, per favore!» la rimproverò.
«Guarda come la tratti!» gli disse Matt, lanciando uno sguardo alla castana che aveva lo sguardo basso.
«Fatti i fatti tuoi»
«Tu non ti rendi conto!»
Il castano si preparò a dargli il colpo di grazia.
«Fai anche “il buon fratellino” quando poi TK preferisce me e lo sai benissimo»
Tai fece un sorrisino, arrogante. Sapeva di averlo ferito e quello era il suo intento.
«Questo... tu...» Matt sentì la rabbia esplodere, scorrere come un fiume in piena nelle sue vene
«QUESTO NON LO DOVEVI DIRE!»
Alzò il braccio e lo colpì con un pugno. Tai si lanciò di sopra, restituendogliene un altro.
«No, che fate, basta!» urlò Sora spaventata, cercando di allontanarli, invano.
«Sora, che cazzolina fai? Torna indietro, vieni qua!» Joe la tirò da un braccio  «Lasciali perdere, che con una botta ti accoppano!»
«Ma si stanno pestando! Fermi, BASTA!» Joe la teneva da dietro la schiena, mentre lei si dimenava in tutti i modi.
«Kari, aiutami, bella mia! Questa è la forza, come vedi» disse, facendo fatica a trattenerla.
«Mollami, Tai!» disse Matt, mentre l’altro lo spingeva verso un albero «Mollami o te ne faccio pentire!»
«Provaci!» gli disse ad un palmo del suo viso.
Matt lo spinse per terra e gli si gettò di sopra, colpendolo.
«Basta... Vi prego, basta...» lacrimava Mimi, accasciandosi per terra con le mani nelle orecchie per non sentire gli insulti che volavano via dalle loro bocche.
Uno, due, tre pugni. Tai riuscì a liberarsi e si gettò a raffica alle spalle del biondo, urtandolo contro l’albero.
«Sei un idiota, Matt!»
Lui, ignorandolo, mise forza e si liberò, tirandogli un calcio e prendendolo dalla maglia.
«Mio fratello... Mio fratello non lo devi nominare! Non devi permetterti mai più!»
«Fa male... la... verità...» mormorò il castano tenendosi la pancia.
Matt non ci vide più e gli tirò un altro pugno in faccia, facendolo cadere per terra.
«Sei uno stronzo!»
«I tuoi insulti...» fece Tai, asciugandosi il sangue che gli colava dal naso «mi scivolano addosso»
«Ah, si?!» Il biondo lo strattonò e imprigionandolo tra le braccia lo fece rotolare per terra «Scivoli meglio, in questo modo»
«Pensala come vuoi» mormorò Tai «Ma una cosa è certa. Non dovevano affidare a te quel simbolo»
Matt restò sconcertato da quelle parole. Tai l’aveva sempre incoraggiato sul fatto che lui e il simbolo dell’Amicizia che possedeva erano anime gemelle, che nessuno era più adeguato di lui, e adesso... perché gli diceva in quel modo?
«E’ vero!» urlò, arrabbiato nero «Tra me e te non c’è stata mai!»
Si buttò di sopra ed insieme scivolarono continuando a prendersi a pugni.
«JOE! Joe, ti prego, fermali! Fa’ qualcosa!» gridò Sora, mentre il ragazzo la tratteneva
«Joe, si fanno male!»
«Sì, ma non ti agitare che perdo l’equilibrio» fece lui, chiudendo gli occhi visto che si dimenava in una maniera pazzesca.
«Tai... Basta... ti prego, basta...» diceva Mimi, disperata, mentre Kari la sorreggeva da un braccio.
«Smettetela, vi fate male!» urlava quest’ultima.
Ma i due ragazzi non ascoltarono le loro parole supplicanti e continuarono ad azzuffarsi.
«Vado?» chiese Joe, titubante.
«Vai!» rispose Sora, convinta.
«Vado, sicuro?»
«Sì!»
Joe fece per andare, ma poi tornò indietro.
«Pensate sia una cosa giusta dividerli?»
«Sbrigati, BURINO!» urlarono insieme le tre ragazze.
Il maggiore volò e si posizionò di fronte agli amici.
«Ehm, Tai... Matt… Basta, su» tentò di dire, senza ottenere risposte.
«Non dovete farvi del male. Non concludete niente, anzi, vi spaccate la faccia e non è una cosa bella!»
I due continuarono a picchiarsi, ignorandolo.
Joe s’indignò come suo solito.
«Scusate, posso sapere il perché vi state massacrando? No, spiegatemelo, così almeno comprendo e posso dire “Ah, già, ‘sti babbi si menano per questo motivo”»
Continuarono ad ignorarlo, si sentivano solo le urla e gli insulti dei due ragazzi oltre che ai lamenti delle ragazze.
«Ora basta, miseria ladra!» s’infuriò, il ragazzo dai capelli blu, cercando di insinuarsi tra i due
«Cagatemi, e che cavolo! Non mi sento importante, così!» mise una mano per separarli, ma si beccò una pugno nel naso.
Urlò come un pazzo.
«Stanne fuori, burino!» esclamò Matt, voltandosi a guardarlo in cagnesco.
«Ti farai male, imbecille!» lo seguì a ruota Tai.
Almeno su una cosa erano d’accordo, venne da pensare a Joe, mentre con tutta la sua teatralità si gettava per terra, simulando un malore.
«AHI! Mi hanno rotto il naso... Il mio naso! Come cazzo respiro, adesso? Giuro che se me lo devono fasciare, vi denuncio! Mio padre fa il carabiniere, per dinci!» urlava dolorante.
Sia Sora che Mimi pensarono che non era vero e che suo padre era un dottore, in realtà, ma lasciarono perdere, anzi, stranamente, andarono a soccorrerlo.
«Ti sei fatto male?» chiese preoccupata la castana «Tirati su!»
«No! Allontanatevi!» si lamentava quello «Non toccatemi il naso!»
«Alzati, Joe!» lo incitò Sora «Riprova a fermarli!»
«Andate a spararvi tutti!» urlò, tenendosi il naso malmesso «Giuro che non fermerò più nessuno in vita mia!»
E se ne andò, lasciandole da sole.
Sora sospirò. Guardò Mimi abbracciare Kari che aveva chiuso gli occhi.
Si tenne la testa che stava per scoppiarle e guardò il suo migliore amico ed il suo ragazzo tirarsi pugni e calci come due matti, senza fermarsi, se non che per sputare qualche insulto pesante.
 «Basta… finitela, vi prego» farfugliò, lasciandosi cadere per terra.
Per diamine, non erano più dei ragazzini che perdevano la pazienza per ogni cosa! Avevano diciotto anni, e si potevano fare male sul serio. Doveva fare qualcosa per fermarli. Loro erano amici. Ma non sapeva che fare...
Mimi aveva preso a frignare e Kari le accarezzava la testa, incitando debolmente suo fratello di finirla, ma nessuno dei due, naturalmente, le dava ascolto.
Trattenne le lacrime e pensò che forse l’amicizia tra Matt e Tai stava incominciando ad indebolirsi e che dopo questo litigio niente sarebbe stato più come prima.
Proprio nel momento in cui stava sentendo di sprofondare nella più cupa delle disperazioni, due voci le fecero alzare lo sguardo.
Anche Mimi stava a guardare “la salvezza” che le si presentava davanti con gratitudine.
«OH, che succede?!» esclamò Izzy, lasciando cadere la legna per terra e prendendo Tai da sotto le ascelle per bloccarlo.
«MATT! Fermo!» TK fece la stessa cosa con suo fratello.
«Ma cosa è successo? Perché si picchiano?» chiese loro Izzy, mentre tratteneva Tai nel lanciarsi sopra Matt.
«Mi hanno rotto il naso e secondo me lo stanno facendo apposta!» Joe precedette Sora nel raccontare la vicenda.
«Ma che diamine dici, cretino!» sbottò quella «Vi prego, fermateli!»
«Tai… Tai, sta’ calmo! Perché state litigando? Rispondimi, TAI!» Il rosso lo afferrò appena in tempo, visto che si stava liberando dalla presa.
«Diglielo, Taichi, diglielo!» urlò Matt, mentre TK lo tratteneva con difficoltà.
«Chiudi il becco, Yamato!» rispose l’altro.
«Buoni, buoni» fece TK.
«Posso sapere che cazzo succede?!» esclamò Izzy, poi si voltò verso il biondino
«TK, fermalo!»
Questi fermò appena in tempo suo fratello e Izzy fece lo stesso con Tai, visto che i due non avevano proprio voglia di smettere di colpirsi.
Sora richiamò le due amiche e insieme si avvicinarono per ascoltare.
«Fratellone, dimmi, cos’è successo?» domando TK a Matt che guardava l’altro con rabbia.
«Incoronate il leader del gruppo! Forza Taichi Yagami, forza, sali sul trono!» canzonò quest’ultimo, mentre Tai faceva una smorfia.
«Sei geloso? Dillo che sei geloso» rispose.
«BASTA!»  li ammonì Izzy «Raccontate come sono andate le cose. Piano, piano»
«Dobbiamo andarcene. Dobbiamo trovare un modo per andarcene il più lontano possibile da qui! Quest’idiota non capisce che è pericoloso! Hai il cervello di un canarino!» incominciò il biondo.
«Ah sì? Ma senti, chi è quello che si altera sul fatto del capo o non capo? Sei solo un invidioso del cazzo!» si difese il castano.
«Tu, TK non dovevi nominarlo! Hai capito?»
«TK?!»  chiese quest’ultimo perplesso «Cosa c’entro io?»
«Gabumonnnnnn!» urlò Agumon, vedendo la scena «Rissa, rissa! I pop corn, cavolo!»
«Oh, merda!» accusò Gabumon «Torniamo indietro a prenderli!»
I due Digimon corsero via.
«Dove andate, incoscienti?» li rincorse Biyomon «Non vedete che i vostri padroni sono abbastanza nervosi? Sora vi sgriderà!»
«Oh, lasciali stare, piuttosto aiutiamo Mimi» rispose Palmon.
 
«Allora?» chiese TK, visto che i due non rispondevano «Cosa diavolo c’entro  io?»
«Niente, tuo fratello deve sempre esagerare» rispose Tai, facendo un cenno all’altro per fargli intendere di non tirare fuori la questione.
«Io non esagero per niente, sei tu che hai incominciato a fare l’ottimista del cazzo e a decidere per tutti! Se fosse stato per me, avrei cercato subito Gennai o qualcun’ altro!»
«Hai visto che fremi di gelosia? Hai visto?»
«Ma vaffanculo, io non sono geloso di nessuno!»
«Di me sì, però»
Sia Matt che Tai fecero per lanciarsi l’uno sopra l’altro di nuovo, ma per fortuna gli altri due li tennero a bada.
«E basta per una volta, porca miseria!» esclamò Izzy «Ragionate o no? Non avete più undici anni dove ogni scusa è buona per passare alle mani! Siete grandi e maturi»
«Lui non lo è di certo!» esclamò Matt.
«Tu invece ti credi adulto!» rispose quell’altro, sarcastico.
«Finitela!» li scosse TK.
«Vi rendete conto che vi siete presi a botte per una questione stupida?» riprese Izzy, l’eterno pacifista.
«Quello che gli ho detto io, ma loro no! Mi hanno anche picchiato perché sono così ignoranti e menefreghisti che… Grrr… Che società del cavolo!» Joe se ne andò indignato con Gomamon alle spalle che lo prendeva in giro.
«Vi prego datevi una tregua, per favore» li supplicò, Sora.
«Già, vi prego» fece Mimi, asciugandosi le lacrime.
«Fratellone, non voglio vederti litigare con il tuo migliore amico» aggiunse Kari.
«Io e lui non siamo amici, Kari!» sbottò Matt.
«Non lo siamo mai stati» gli fece eco Tai con un rammarico che però non voleva dare a vedere.
«Scherzate, vero? Dove sono gli inseparabili Tai e Matt, eh? Li avete dimenticati? Come fate a dire di non essere amici?» li scosse il rosso.
«E’ la verità. Siamo troppo incompatibili, non riesco a starci con uno come lui!» gli rispose Matt.
«Figurati io. Sei un idiota!»  fece Tai.
«Idiota io?! E tu cosa sei?»
«Ma vattene!»
«Calmatevi, vi abbiamo detto!» urlò TK «Cosa significa tutto questo? State esagerando di brutto, datevi una regolata! Izzy ha ragione, non siamo più dei ragazzini!»
«TK...»
«No, Matt, non ho più otto anni, ne ho quindici! Non puoi proibirmi qualcosa o cambiare discorso per farmi credere che è tutto okay! Sono grande, e lo siete anche voi. Ma dove avete la testa? Invece di perdere tempo ad alzarvi le mani, avreste dovuto fare qualcosa di più utile! D’ altronde siamo sempre sull’isola di File, sconosciuta e popolata da mostri, no? E’ logico che vogliamo e dobbiamo tornare a casa, ma, fratellone, se non troviamo un modo per sistemarci, rimarremo senza cibo e niente di niente»
«TK, però...» cercò di dirgli qualcosa di importante il suo Digimon.
«Patamon, non è il momento!» sbottò il biondino e rivolgendosi all’altro
«Capisci, Matt? Troveremo un metodo domani. Ora siamo stanchi e il sole sta tramontando. Occupiamoci di noi»
«Hai visto?» sorrise strafottente Tai «Tuo fratello da ragione a me»
«Non da ragione a te!» si agitò il biondo.
«Oh, sì che la da!»
«Ti ho detto di no, stronzo!» Matt si divincolò dalla presa di TK che per trattenerlo si abbassò più del dovuto e si beccò una gomitata abbastanza forte in pieno viso.
«Oh, no!» esclamò Kari «TK! Si è fatto male!»
«Fratellino» si voltò Matt, sorreggendolo «Scusa... scusa... Tutto bene?»
Il biondino annuì, tenendosi il volto dolorante.
«Colpa tua!» urlò Matt, indicando Tai «E’ solo colpa tua!»
«Sganci un colpo a tuo fratello e dovrebbe essere colpa mia?» si difese lui.
«Basta! Basta, va tutto bene» fece TK rassicurante, mentre Sora allungava le braccia e guardava il punto in cui si era fatto male.
«Tesoro» disse Kari, dispiaciuta «Le prendi anche quando non c’entri?»
«Finitela... Finitela, vi prego» li scongiurò Mimi, mentre piangeva «Odio le persone che si picchiano. Le odio!»
«Mimi...»
«Mi sembra di rivedere la scena di sette anni fa... quando WarGreymon e MetalGarurumon si combatterono l’ uno contro l’altro... e voi due... vi prendeste a botte... di nuovo la stessa scena... Perché?!» Sora l’abbracciò, confortante
Izzy spostò lo sguardo da tutti i suoi amici. Da Tai che era serrato tra le sue braccia e ne diceva di tutti i colori a Matt, che era libero e rispondeva agli insulti, da Joe che era seduto in riva al fiume e gettava nervosamente pietre nell’acqua, da Kari che tentava di fermare TK dall’andare nuovamente da suo fratello, a Mimi che piangeva fra le braccia di Sora, anch’ essa molto scossa.
«Vattene, allora!» diceva provocatorio Tai.
«Non ci sono problemi» rispose Matt.
«E allora vai»
«Scommettici pure!»
«VI HO DETTO DI CHIUDERE QUELLA CAZZO DI BOCCA!» Il rosso urlò ed il suo grido fece voltare anche Joe che stava lanciando sassi.
I ragazzi si fermarono a guardarlo, attoniti. Izzy non perdeva mai la pazienza, era così saggio e maturo!
«Mi avete stancato!» lasciò libero Tai, e continuò «Siete impossibili! Non capite nulla! Continuate a fare gli sciocchi e non ascoltate nessuno!»
Joe corse dagli altri sussurrando alle ragazze:
«Questa non me la perdo»
 
«Siamo qui, insieme, dopo tanti anni, e per una cosa o per l’altra il gruppo dovrebbe essere unito come non mai! Chissà cosa dobbiamo affrontare qua fuori! E c’e ancora una parola da scoprire, se forse non l’avete capito»
«Io l’ ho capito» fece duro il biondo «E’ lui che non capisce»
«Questa parola è l’unico modo per andarcene da qui! E voi invece di pensare a come fare, o perlomeno, a cercare di sistemarvi vi prendete a pugni? Davanti alle ragazze?!»
«E a Joe, non dimentichiamo!» alzò la mano quello per farsi vedere.
«Vergognatevi!»  continuò Izzy «Per quanto Joe possa essere urtante, sì, lo sanno tutti, gli avete tirato un pugno a quel povero disgraziato. E voleva solo aiutarvi!»
Joe fece un “ah-ah”, fieramente.
«E Matt» si voltò verso il biondo «fai male a TK che ti stava trattenendo, e se non fosse stato per lui a quest’ora saresti ancora addosso a Tai. Ringrazialo, mi sembra il minimo! E poi tu» si rivolse al castano «non vedi che Mimi piange? Non senti quello che dice? A tua sorella non pensi?»
«Izzy, io...» mormorò Tai, senza riuscire ad aggiungere nulla.
«Piantatela e stiate bene con voi stessi!» concluse con un sospiro
«Voi due siete amici, non scordatelo»
Ci furono dei secondi di silenzio.
Il rosso aveva compiuto un miracolo; adesso non facevano più per saltarsi addosso, anzi. Stavano in silenzio, evidentemente riflettendo sul casino che avevano appena combinato e, di certo, provavano rincrescimento per essersi comportato in quel modo.
Si guardavano di nascosto, forse aspettando che uno dei due si facesse avanti. Nessuno, però, si mosse, fino a quando...
«Va bene» disse ad un certo punto Matt, mentre tutti si giravano a guardarlo.
Bravo, amore, sii tu a fare il primo passo, sperò Sora.
«Me ne vado» e girando i tacchi, fece per inoltrarsi nella foresta.
Tai rimase di stucco, ma non voleva dargliela vinta.
«Nessuno ti trattiene» disse solo e si voltò dall’altra parte.
Voleva almeno risparmiarsi la visione di lui che se ne andava.
Matt scosse la testa amaramente e s’incamminò.
«Dove vai?» gli urlò dietro la ramata «Torna indietro, Matt!»
«EHI, siamo  qui!» Agumon e Gabumon correvano con due pacchi di pop corn in mano.
«Ma... ma...» biascicò Agumon squadrando tutti che stavano in silenzio «E’ già tutto finito? Miseria, Gabu, abbiamo fatto tardi!»
«Merda» disse quello, afflitto. Poi si voltò in direzione del suo padroncino che andava via e lo chiamò
 «Ehi, Matt, dove vai? Vengo con te»
Il Digimon seguì l’amico che si addentrava nella foresta.
«Aspetta, Sora» si offrì Joe, cercando di farsi il macho «Vado io»
«Non dire stronzate, ci vado da sola!» esclamò la ragazza «Con te piuttosto scappa. Biyomon, resta qui con gli altri»
«Ma, Sora-» tentò di protestare quella.
«Matt, aspetta!» l’ignorò lei, correndogli dietro.
«Non lo fermi?» domandò Mimi, avvicinandosi a Tai ed asciugandosi le lacrime
«Resti qui impalato? Fermalo!»
«No» soffiò lui «Voglio restare solo»
Si avvicinò alla riva del fiume, toccando la superficie liscia e calda dell’acqua. Sospirò, malinconico.
Cosa diavolo avevano combinato lui e Matt? Un casino.
Aveva gli occhi lucidi, ma non ci fece caso. Le ferite bruciavano e non solo quelle fisiche.







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Capitolo 6
*** Ti staremo sempre accanto ***








«Matt! Amore, aspettami!» Sora gli si avvicinò con il fiatone «Non ce la faccio a correre»
Il ragazzo si fermò, dandole le spalle. Lei lo abbracciò da dietro e poggiò la testa sopra la sua schiena.
«Torna indietro» fece.
«No, lasciami stare, Sora» Matt si divincolò dalla presa e ricominciò a camminare.
Sia la ragazza che Gabumon si guardarono straniti.
«Matt, aspettaci, almeno!» gli gridò dietro quest’ultimo.
«Andatevene, vi ho detto!» rispose quello, sgarbato.
«Non andiamo da nessuna parte se tu non verrai con noi!» esclamò Sora, risoluta  «Quindi deciditi»
«Voglio starmene per conto mio. Voglio riflettere»
«Non c’è niente da riflettere! Devi solo tornare dagli altri e fare finta di niente» spiegò lei.
Come se fosse semplice, pensò il biondo, voltandosi in sua direzione.
«Matt!» si portò una mano alla bocca Sora «Devi medicarti! Ti sanguina il labbro e ti si sono formati dei lividi qui» con un dito toccò le ferite, mentre quello faceva una smorfia di dolore.
«Cosa vi è preso?» sussurrò, poi, la ramata.
Il biondo sospirò e si appoggiò contro il tronco di un albero.
«Non lo sopporto. Non lo capisco» farfugliò, guardando verso il basso.
«Non è una buona causa per prendervi a botte, però!» lo rimproverò la sua ragazza, sedendosi per terra.
«Lo è» disse fermo Matt «Deve imparare. Deve capire che nel mondo non c’è solo lui... non deve essere così precipitoso, deve... pensare... deve... AHI!»
Sora gli stava accarezzando le guance doloranti.
«Sei combinato male. Immagino come sia messo lui»
«Non m’importa!» sbottò acido.
«Lo dici solo perché avete litigato» irruppe Gabumon «Altrimenti saresti corso da lui!»
Matt arrossì leggermente e si girò dall’altra parte, senza darlo a vedere.
«Non è vero»
«Sì che lo è» lo contestò il suo Digimon «Perché non chiarite?»
«Non hai capito, Gabumon?!» esplose il Digiprescelto dell’ Amicizia «Io ho chiuso con quell’idiota, chiaro?! Ho chiuso definitivamente!»
«Oh, smettila ti prego!» lo rimbeccò quello «Dite sempre così! In fondo vorreste tornare amici e stuzzicarvi!»
«Sta’ zitto!»
«Gabumon ha ragione, lo appoggio» commentò Sora, mentre Gabumon sorrideva compiaciuto «Vi volete bene, non c’è bisogno di tenervi il muso e non parlarvi più»
«E’ quello che farò, Sora» disse Matt, convinto «Non gli parlerò mai più!»
«E sbagli, testone!» esclamò Gabumon «Perché l’amicizia, va oltre queste divergenze, va oltre tutto. Tu lo dovresti sapere benissimo»
«E invece...» Matt sentì gli occhi lucidi «non lo so»
Si tirò su e, prendendo dalla tasca la sua armonica, incominciò a suonare un pezzo malinconico.
Sora guardò preoccupata il Digimon del fidanzato che sospirava.
«Non capisce, Sora, non lo capisce» le sussurrò «Lui è il Digiprescelto dell’ Amicizia e se ha una lite con qualcuno, ne risente da morire»
«Lo so, Gabumon» disse lei, guardando il suo ragazzo «E’ duro di testa! Ma dobbiamo almeno tentare di riportarlo dagli altri. Il sole è tramontato, dobbiamo cercare un luogo per sistemarci»
«Ma quale luogo!» esclamò il mostro digitale «Noi abbiamo affittato una locanda»
«Cosa?!»
«Esattamente» Gabumon si stupì «Perché, non lo sapevate?»
«No, per niente»
«Oh, credevo ve l’avessero detto. Va be, comunque è a vostra disposizione»
«Hai sentito, Matt?» domandò Sora, non appena il ragazzo smise di suonare «I Digimon hanno una locanda. Possiamo passare la notte là»
«Io non ci vado» negò con la testa «Andateci voi»
«No, Matt, ci vieni eccome!» s’offese Gabumon «Facciamo ristorante anche, e tu mi devi dare lezioni extra!»
Matt fece mezzo sorriso. Sora strizzò l’occhio con gratitudine verso il Digimon che l’aveva fatto sorridere.
«Dammi la mano» disse la ramata, allungando il braccio «Vieni con me, non essere sciocco»
«Io...» indugiò.
«Come farà il gruppo senza di te?»
«C’è Tai» rispose duro.
C’era sempre lui che decideva per tutti.
«Sei tu a possedere il simbolo dell’ Amicizia, non lui. E senza di te...»
«..tutti ci prenderemmo a botte e finiremmo col sanguinare come un fiume in piena!» continuò Gabumon, provocando le risa della ragazza.
Matt ci pensò per un attimo, ma poi restò immobile sulla sua decisione.
«Non vengo»
Sora e Gabumon sbuffarono.
«Sei cocciuto!» esclamò quella, esasperata «Ti muovi oppure io e mio compare Gabumon, dobbiamo prenderti in braccio?»
«Non  ce la fareste!»
«Proviamo?» Gabumon fece vedere le sue zampe grandi.
«Grazie, ma non me la sento»
«Perché non te la senti? Non vuoi rivederlo?» chiese Sora, mentre il Digimon annuiva alla sua destra.
«No, è che… uff… Basta, andatevene!» sbottò, innervosito.
«Non sei obbligato a restare con lui. Nessuno ti farà pressione, se non vorrai chiarire» disse la ramata «Ma almeno torna per gli altri. Lo hai detto anche tu che non c’è solo Tai in quest’isola!»
«Già» concordò Gabumon «Devi essere forte. Io ti conosco così»
«E io sto dalla tua parte» lo appoggiò Sora «Hai ragione a preoccuparti. Per questo non ti lasceremo solo»
«Io e Sora rimarremo con te» aggiunse l’altro.
Matt li guardò con affetto. Avrebbero davvero fatto quello per lui...
«Grazie» mormorò, grato.
Si avvicinò abbracciandoli, mentre Gabumon, nel mezzo tra l’ una e l’altro, si lamentava con qualche “basta, non respiro!”
«Vieni, torniamo» La ragazza lo prese per mano e, con Gabumon alle calcagna, si misero in cammino per ritornare dagli altri.
Sora e il Digimon si mandavano occhiatine soddisfatte; era stata dura convincere Matt, ma chi meglio di loro due poteva farlo?
Il biondo, di fatto, non sapeva se stava facendo la cosa giusta.
Ma lui tornava per i suoi amici, i suoi “veri” amici, non per... Tai.
Lui tornava per Sora, la sua ragazza, a cui voleva un gran bene, anzi, sentiva di amarla, non per... Tai.
Per Gabumon, il suo Digimon fidato a cui doveva insegnare a cucinare, non per... Tai.
Camminando, gli sembrò di sentire la sua voce.
Ecco. Erano vicini.








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Capitolo 7
*** Attacco imprevisto ***








«Maledetti! Sventurati! Masochisti! Pugili in erba!» Joe sputava insulti di ogni genere, mentre curava a Tai i lividi sul volto e sulle braccia.
«AHI! Fai piano, imbecille!» si lamentava il ragazzo, mentre Joe gli appoggiava con forza un panno bagnato sulle ferite.
«Guarda, chiudi il becco, altrimenti ti mozzo!» si ribellò l’altro.
Tai fece una smorfia. Voleva restare solo ed invece Mimi e sua sorella avevano insistito purché lo curasse con il suo kit di pronto soccorso che, grazie al cielo, portava sempre dietro.
Solo che, stranamente, gli stava provocando più male visto che c’aveva la sensibilità di un elefante e un mammut messi insieme.
«Ahia, stronzo!» si lamentò per l’ennesima volta «Vuoi stare attento?»
«Senti, sono io che curo qua! Non tu! Perciò, stai zitto e moscati!» esclamò Joe, afferrando una bottiglietta d’alcol  dalla borsa.
«Cosa diamine stai prendendo?»
«Fatti i cavoli tuoi! I dottori come me» e qui Tai tossicchiò per non ridergli in faccia «hanno bisogno di privacy, porca vacca!»
Dottore, tu? Ma manco tra cent’ anni, pensò il castano.
Poi, ripensandoci, constatò che curare le ferite era quello che riusciva meglio a quel burino del cavolo.
«Oh, ecco Matt!» esclamò quello «Matt! Vieni qui! Non ti preoccupare, che è tutto gratis!»
Il biondo lo guardò interrogativo visto che chissà come mai aveva un siringa in mano.
«Matt, va' da Joe» gli consigliò Mimi, non appena lo vide arrivare «Ti medica dove ti sei fatto male»
«Sono contento che sei tornato, fratellone» gli sorrise TK.
«Tutto bene, TK?» chiese notando un grande cerotto sulla guancia sinistra del ragazzo.
«Mai stato meglio» disse, toccandoselo «Non fare caso a ‘sto coso gigantesco. Joe ha esagerato. Mi ha diagnosticato un ematoma»
«Un ematoma?!» esclamò Matt, preoccupato.
«Naaa, è solo un livido. Lascialo perdere»
Nel frattempo, il ragazzo chiamato Joe si avvicinava a grandi passi verso di lui.
«Intanto» incominciò, tirandolo dal braccio «quando ti chiamo, devi rispondere!»
«Oh cretino, mollami che mi fa male il braccio!»
«Senti, ”braccio” a me non lo dici! Semmai sono la “mente”! E adesso siediti qua di fronte a Tai!» esclamò, portandolo davanti al castano che era seduto per terra.
Gli sguardi dei due s’incrociarono per una manciata di secondi, dopodiché Tai si alzò e Matt si sistemò più avanti.
«Ma dove stai andando?!» urlò Joe «Ti ho detto qua, davanti a Tai, e che cavolo!»
«Non rompermi i coglioni, Joe» lo apostrofò Matt, ignorando quel che ordinava «Se vuoi resto qui, altrimenti non curarmi»
«Ma che c’è di male se ti siedi davanti a lui?»
I due sospirarono nello stesso momento. Come faceva, quell’essere, a sparare cazzate nel raggio di cinque-sei secondi al massimo?
Non erano pronti per vedersi, figuriamoci per sedersi di fronte.
«Joe, continua quello che stavi facendo» lo incitò Tai, per evitare.
«Eh un attimo!» rispose quello, prendendo del cotone «Voglio solo capire perché non vi sedete accanto»
Nessuno rispose; troppe parole sprecate.
Ad un certo punto, un colpo di genio s’impadronì del ragazzo eguale a Milhouse e, con carenza grammaticali, sbottò:
«Ma... voi... cioè... Che cazzarola-?! Mannaggia la miseria! Cosa cavolo-!? Cioè, figlioli, pensate che io lo faccio per voi?!»
 Ci fu un interrogativo nell’aria. Cosa stava blaterando?
«Io lo dico per me, così mi fate ombra!»
Bella cavolata, l’ombra alle otto della sera!
Ottenne zero risposte.
Incazzato, o quasi, prese due garze, e con tutta la sua forza, le spiaccicò sopra le loro braccia.
«AHIA!» urlarono i due, all’unisono.
«Almeno così parlate, gasolina ladra!» esclamò il “medico”, strizzando l’occhiolino.
E adesso avrò la mia rivincita! Dio, quanto sono molesto e infame! Così la pagheranno per il mio povero nasino, pensò con crudeltà.
E uno, e due, e...
«AHIAAA!»
 
 
Dopo averli fasciati per bene ed averli pestati, senza “farlo apposta”, seguendo direzioni diverse, andarono entrambi dagli altri, mentre il burino li seguiva scimmiottando.
«Manco grazie! Toh, che gente!» borbottava.
«Oh Joe, li hai massacrati!» commentò il suo Digimon.
«Senti, Gomamon, non ti credere quattro patate e mezzo, okay?!» si agitò «Io il mio lavoro l’ ho fatto e neanche un “ ti ringraziamo infinitamente” m’ hanno detto!»
«Ma quelli hanno altre cose per la testa! Cosa vuoi che ti dicano?»
«Stai calmo e non agitarti, stupido mostro!»
«Senti chi parla!»
Ignorando le loro discussioni, Sora e gli altri andarono incontro ai due che, naturalmente e con tutta la semplicità del mondo, s’ignoravano, anche se era stato un duro colpo ritrovarsi l’uno di fronte all’altro per curarsi.
Dannato Joe e il suo kit per le emergenze!
«State bene?» domandò Izzy, osservandoli.
Erano malconci e fasciati dovunque.
«Io sto bene» rispose fermo Tai.
«Non parlavo solo di te» lo rimbeccò il rosso con una smorfia.
«Grazie della considerazione, allora» fece quell’altro.
«Eddai, risparmia i nervi per qualcos’ altro!» sbuffò Izzy, posando il computer nello zaino.
Tai incrociò le braccia e si allontanò da Matt e dal gruppo, raggiungendo il fiume.
«Amore» lo richiamò sull’attenti Mimi, che lo aveva seguito «Non mi parli?»
«Scusa, piccola» si tenne la pancia che gli doleva «Sto male»
La ragazza lo guardò con apprensione.
«Ma chi ve lo ha fatto fare?» si avvicinò, toccandogli il labbro che, per fortuna, aveva smesso di sanguinare.
«Non ho problemi, io» rispose il castano, duro «E’ lui che c’è ne ha!»
«Beh, evidentemente c’è ne hai anche tu, visto che gli hai alzato le mani» lo corresse Mimi.
«No, no» negò «Per me era tutto apposto»
«Ma va’, non dirmi che adesso non lo volevi picchiare!» esclamò sarcastica l’altra.
«No, è che...» Tai osservò di nascosto il biondo che stava parlando con Sora e gli altri «Non lo capisco»
Mimi alzò gli occhi al cielo, mentre il ragazzo si faceva abbracciare da lei.
«E adesso?» domandò lei tra le sue braccia «Che si fa?»
«Non chiederlo a me» mormorò il Digiprescelto del Coraggio «Voglio solo riposarmi»
 
Dieci minuti dopo, la fame e la stanchezza si fecero sentire sui corpi di tutti i Digiprescelti e dei loro Digimon.
«Sora» la chiamò Biyomon «Ci venite alla nostra locanda, allora? Così vi riposate»
«Certo. Diteci dov’è e vi raggiungiamo»
«Oh, non è tanto lontano» rispose Agumon «Basta che svoltate a destra dopo quegli alberi» indicò «Vi ritroverete davanti un piccolo condominio!»
«Ma quale condominio!» sbottò Patamon «Se è una locanda è un locanda!»
«Eh va bè, lo dicevo così» si giustificò il Digimon.
«Allora abbiamo un posto dove dormire!» esclamò contenta Mimi «E ci sono anche tutti i comfort?»
«Sì, c’è una terrazza per fare la fotosintesi» rispose Palmon alla sua padrona.
«Ma io non sono una pianta!» ribatté la castana, offesa.
«Bene, allora presto» li incitò Tai «Che ci facciamo ancora qui?»
«Aspettiamo Joe che si sta curando il naso. Dopo un’ ora si ricorda solo adesso di essersi fatto male!» esclamò Izzy, sconsolato.
«Ragazzi, è solo scena» li assicurò Gomamon «Non fidatevi di quello»
«E chi si fida!» esclamò Sora «Io non di sicuro!»
«Idem!» alzò la mano Mimi.
«Va bè, ma vai a chiamarlo!» sbottò Tai, innervosito «I Digimon sono già andati»
Voltando lo sguardo, si scorsero Agumon e Gabumon che facevano a gara su chi arrivasse prima all’ alloggio.
«Lasciali andare avanti, magari vogliono prepararci qualcosa da mangiare» gli disse Sora.
«M’ immagino» commentò lui, sarcasticamente, con le braccia incrociate.
Matt gli lanciò uno sguardo di fuoco. Aveva sempre quella voglia di dare ordini, aveva sempre quell’atteggiamento fiero e superiore che lo irritava.
«JOE!» urlò Kari ad un certo punto «Cosa diavolo hai messo sul naso? Cos’è quella sbobba grigia? Non sarà stucco per i muri?»
Il ragazzo si pulì subito e, mostrandosi indifferente, disse:
«Ma che dici, Kari? Secondo te, io mi metterei mai robe del genere? Stai impazzendo, figliuola!»
«A me sembra esattamente quello» La ragazza si avvicinò e lo squadrò meglio «Mio padre lo usa per tappare i buchi. Non vorrai farci credere che sia del gesso?!»
 «Ma che dici, non ho-» Il ragazzo eguale a Milhouse alzò lo sguardo in aria appena in tempo per riuscire a scorgere due figure volanti che si libravano verso di loro.
Socchiuse gli occhi per mettere a fuoco meglio le immagini, visto che era mezzo cieco e che non vedeva con tutti gli occhiali.
«AAAAAAH!» urlò, saltando in piedi e raccogliendo in un attimo tutte le sue cose «Due… due… insomma, quelle due cose là!» indicò le due losche figure.
Kari e tutti gli altri si voltarono all’ allarme del ragazzo, restando a bocca aperta. Due Digimon volanti, e di certo non erano i loro, venivano proprio verso di essi.
«Chi diavolo sono?!» domandò Izzy, cercando di aprire il computer ed analizzarli  «State giù!» ordinò.
Gli otto si abbassarono appena in tempo, mentre quei due mostri volavano sopra le loro teste cantando e danzando.
«Hippymon» analizzò il computer in direzione di un Digimon di vari colori, simile ad una pianta carnivora «Digimon  a livello campione in grado di stendere il nemico, grazie alla sua tattica “ Hippy-Hippy”»
«Oh, cielo!» esclamò Izzy, mentre Hippymon urlava qualcosa «E l’altro? Come si chiama l’altro?»
«Nicolamon» analizzò il portatile verso un Digimon più piccolo a forma di uccello «Digimon a livello intermedio; il suo attacco: “PeaceAndLove”»
«Ma chi sono ‘sti qua?!» esclamò Joe, tenendosi la testa «Chi vi conosce, andate via!»
«Pace e amore, ragazzi! Io essere l’hippy, Nicolamon» si presentò il mostro, atterrando «E lui essere mio amico hippy, Hippymon. Holà
«Holà!» ripetè Hippymon, facendo un inchino.
«Questo essere nostro territorio! Sfrecciare contro al mio tre! Uno… due... tre!» Nicolamon ed Hippymon fecero per sfrecciare contro i ragazzi che, al suono di quel comando, scapparono tutti via a gambe levate.
Sora, TK e Izzy andarono verso destra, Mimi, Kari e Joe verso sinistra e, stranamente, Tai e Matt correvano entrambi a fatica lungo la stessa traiettoria.
Hippymon sembrava avercela con Joe, visto che prepotentemente gli urlava di andarsene a quel paese. Così si posizionò davanti a lui e sia Mimi che Kari si ripararono dietro le spalle del maggiore, il quale alzava bandierina bianca come per volersi arrendere.
«Ma Joe, che cazzo fai?!» sbottò Mimi, mentre si nascondeva dietro la sua schiena «Già te la fai sotto?! Stuzzicalo, intrattienilo!»
«Ma secondo te sono il tipo che fa cose del genere?!» esclamò il Digiprescelto della Sincerità
 «Per chi mi hai preso?!»
«Joe, sbrigati, quello ci attacca!» esclamò Kari, allarmata.
Joe si voltò di scatto.
Cosa poteva fare? Aveva solo diciannove anni e tra due mesi sarebbe dovuto andare all’università. Non voleva porre una fine così presto alla sua vita!
Le gambe tremavano, le braccia tremavano, tremava tutto, e lui era con le mani davanti agli occhi ad aspettare la sua morte.
Che burino.
«Ehi, Hippymon!» urlò d’un tratto TK «Prenditela con quelli della tua taglia, non con le donne!» Il ragazzo, gli lanciò uno, due sassi e si nascose dietro l’ albero davanti a sé.
«Già, noi abbiamo diritti e siamo indipendenti!» urlò Joe dietro il Digimon che aveva cambiato bersaglio.
Mimi e Kari lo guardarono strano.
«Joe, ma tu... sei un uomo!»
«Oh!» arrossì «Certo, certo, era logico... Lo dicevo in vostra difesa...»
Mentre TK distraeva Hippymon da una parte e Izzy dall’altra, Sora corse da loro.
 «Venite, nascondiamoci là dietro!»
«Aspetta!» la frenò la castana «E Tai? Dov’è?»
«Sarà con-» La ramata si bloccò.
Aspetta, con Matt non poteva essere, pensò, o almeno...
Non rispose e, prendendo le due dalla mano, le trascinò dietro un cespuglio.
«Aspettatemi, ci sono anch’io!» urlava loro dietro Joe.
«Muoviti, fifone!»
 
«PeaceAndLove!» Nicolamon, scagliava i suoi attacchi contro Tai e Matt che correvano e, per fortuna, schivavano i colpi.
«PeaceAndLove! PeaceAndLove, e che cavolo!» arrabbiato perché da tre ore che colpiva solo alberi e cespugli, decise di atterrare e di sperimentare la sua forza personalmente.
I due ragazzi correvano a fatica e, non appena giratosi, Matt vide il Digimon alle sue calcagna, inciampò su una radice e cadde per terra.
«Ahi, il ginocchio!» Aveva ricevuto i calci di Tai là e bruciava da morire.
Quest’ultimo continuò a correre, fin quando per puro caso del destino o solamente perché non sentiva Matt correre accanto a sé, si voltò vedendolo per terra.
Si fermò un attimo decidendo che fare.
Non gli rivolgeva  la parola perché si sarebbe dovuto trattenere a soccorrerlo? Che senso aveva? Non erano amici...
Vedendo Nicolamon accanito che si avvicinava, provò ad immaginare Matt colpito da un di quegli attacchi. Fece una smorfia.
Non poteva lasciarlo lì, non avrebbe mai sopportato che gli venisse fatto del male.
Senza rimanere a riflettere ancora sul dafarsi, si precipitò dal biondo che si teneva il ginocchio dolorante.
«Tirati su» disse, prendendolo dal braccio.
«Cosa-?» Matt aveva alzato gli occhi e lo guardava stupito. Quello non se lo sarebbe mai aspettato da lui, non dopo aver litigato in quel modo.
«Alzati!» lo ignorò lui, mettendolo in piedi.
Ma non si accorsero che il mostro era a tre passi da loro e che a momenti li avrebbe colpiti entrambi.
Il castano, instintivamente, si mise davanti all’altro come per difenderlo.
Chiuse gli occhi e aspettò l’attacco che non arrivò.
Una luce abbagliante provenne fuori dal petto di Tai. Una luce arancione che emanava un forte calore.
Sia Tai, sia Matt, rimasero a bocca aperta.
Nicolamon fu accecato immediatamente e, insieme ad Hippymon si abbracciarono urlanti, lasciando perdere le loro prede.
«Fuoco magico
«Liane avvolgenti
Biyomon e Palmon vennero troppo tardi, ma appena in tempo per stordirli, legarli e lanciarli al di là della foresta.
«Pace e Amore, ragaaaaaaaazzi!» urlava Nicolamon, mentre cadevano.
«Hippy Hippy Yè!» annuì quell’altro come per dagli ragione.
Si sentì un sonoro tonfo. Colpiti e atterrati.
Le grida di giubilo di Joe e i sospiri di sollievo degli altri si fecero sentire all’istante.
Sia a Tai che  Matt il cuore batteva forte e, nello stesso momento, si lanciarono uno sguardo misto di perplessità e stupore.
Primo, perché il castano avesse aiutato il biondo ad alzarsi e si fosse messo perfino davanti a lui per... insomma, salvarlo?
Secondo, cos’era quella strana luce che era appena fuoriuscita dal petto di Tai?
Il ragazzo si toccò vicino al cuore, ma non disse niente. Appena in tempo, visto che li stavano raggiungendo gli altri, e i due ragazzi fecero giusto in tempo a dividersi per evitare domande.







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Capitolo 8
*** Emozioni ***








«E poi Sora l’ha attaccato! E sono scappati! Sono scappati!» urlava allegra Biyomon, raccontando a tutti la vicenda.
Gli altri stavano seduti attorno ad una tavola imbandita di leccornie preparate accuratamente dai loro Digimon.
«Ma cosa dici, Biyomon!» l’ammonì la ragazza, imbarazzata «Non elogiarmi così! Io non ho fatto proprio niente, anzi, sono stati Izzy e TK ad allontanare Hippymon. Io ho solamente portato Mimi e Kari al sicuro»
«E Joe, non dimentichiamo!» abbaiò il Digiprescelto della Sincerità dall’angolino più remoto del tavolo.
«Oh, Sora, quanto sei coraggiosa!» Biyomon strofinò la testa teneramente sopra il petto della ragazza che alzava le spalle perplessa.
«A proposito!» sbottò Izzy, quasi affogandosi con l’acqua «A parte gli scherzi, chi ha allontanato quei due mostri? Io e TK no di certo»
«Ad un tratto abbiamo visto Hippymon correre» aggiunse quest’ultimo «ma non credo a causa nostra»
«Boh, TK, dillo che ti senti l’eroe della giornata!» si agitò Joe «Guarda che se io ero un po’ più in forma» e si toccò il naso «avrei ucciso tutti col solo sguardo!»
«Ma smettila!» lo prese in giro TK «Avresti potuto distrarlo lo stesso, non ti serviva mica il naso per lanciargli quattro sassolini!»
«Senti, “sassolini” a me non lo dici! E poi che ne sai se io utilizzo altri metodi per difendermi? Eh?! Cosa ne puoi sapere tu, albino platinato?!» si sfogò il ragazzo burino, mentre si rovesciava addosso il piatto.
«E mannaggia a ‘sti Digimon!» imprecò.
Gomamon, nel frattempo, gli tirò uno scappellotto.
«Che cavolo ti meni, tu altro?! Vai a mangiare pesci, vai!»
«Joe, sei proprio zero» commentò Gomamon, sconsolato «Ti credevo più intelligente e anche un po’ più sveglio»
«Allora tu non conosci la storia di Joe!» esclamò Mimi «Io la so e ti posso assicurare che una caduta del genere non l’ ho mai fata»
«Boh, tu altra, se ti riferisci al fatto che sono caduto dal monopattino della Kinder e mi sono fatto la discesa della Pietra Liscia...»
«Che poi non si chiama neanche “Pietra Liscia”. E’ solamente la discesa della villa comunale» ci tenne a precisare Izzy.
«Va bè, quella... Ma senti, io la chiamo come voglio, okay?» si agitò e poi riprese a raccontare «E ho colpito alla testa, cosa vuoi? Tutta colpa di Tai e Matt, che quel giorno mi hanno dovuto fare uscire per forza! E alla fine l’unico col monopattino ero io! Loro avevano due Mountain Baick rosso fiammante e grigio metallizzato! Vi ricordate, ragazzi?» si rivolse ai due che non stavano ascoltando.
«Boh, cagatemi!» s’infuriò dopo aver ottenuto zero risposte «Io sono un bravo figliuolo,  credete che vada da Izzy o da TK e lo prenda a botte di bello e buono? Ma siamo tra i pazzi? Secondo me avete il cervello foderato, perlopiù vi ostinate a sentirvi fighi e a compiere atti di bullismo, quando poi il vero macho qua in mezzo sono IO!» Joe, dopo aver sudato (certo, dopo che si sparano così tante cavolate è normale), si sedette di nuovo e bevve tre bicchieri d’acqua, uno dopo l’altro.
Sora e Mimi si lanciarono uno sguardo preoccupato, visto che i propri ragazzi non reagivano. Fosse successo un’ altra volta lo avrebbero massacrato, ma adesso... Boh, ognuno stava in silenzio, chino sul proprio piatto, immerso nei propri pensieri.
La situazione era veramente allarmante, allora.
Se ne accorsero anche TK e Izzy, abituati a vedere Joe tra le loro grinfie. E da sottolineare che avevano parlato di nascosto tutti quanti, sotto riunione di Sora, e avevano deciso che finché i due non se la sentivano di parlarsi, nessuno avrebbe dovuto aprire quell’argomento; ma ora che tutti ci pensavano, Joe era assente al momento...
Nessuno sapeva, però, che i Digiprescelti del Coraggio e dell’Amicizia pensavano uno all’altro, chiedendosi come mai il fenomeno della strana luce li avesse salvati, e come mai Tai avesse aiutato Matt dopo un litigio del genere.
Era quello che evidentemente si chiedeva anche il castano stesso, visto che aveva appena sospirato tanto da far girare la sua fidanzata verso di sé.
«Tai, mi dici che hai?» bisbigliò preoccupata «Non mangi?»
«No, è tutto apposto. Non preoccuparti, Mims» rispose fermo quello.
«Come faccio a non preoccuparmi se hai davanti una torta al cioccolato e neanche la degni di uno sguardo?!»
Mimi era stupita. Il suo ragazzo aveva sempre fame e quella sera aveva lasciato quasi tutto intatto.
«A me preoccupa più il fatto che l’abbia preparata Agumon, sinceramente»
«OOOH!» lo sentì il suo Digimon «Guarda che io sono un cuoco provetto!»
La castana ridacchiò.
«Dai, mangiane un po’, così almeno lo fai contento»
«No, non mi va» negò.
La ragazza sbuffò.
«Si può sapere che cosa ti prende?»
«Nulla!» ripeté, alzando gli occhi al cielo «Mangiati tu la mia fetta»
«Mi vuoi tutta ciccia e brufoli?! Spero di no, tesoro» rispose sarcastica la Digiprescelta della Purezza.
Tai se l’abbracciò, sorridendo.
«Sono stanco, scusami» si giustificò, anche se in realtà Mimi sapeva perché stava in quel modo.
Gli si era chiuso lo stomaco a causa di tutto quello che era successo con Matt; forse non avrebbe dovuto forzarlo.
«Solo per ‘sta volta, eh?» gli tirò un buffetto affettuoso.
Per fortuna che c’è lei, pensò Tai rincuorato, mentre le accarezzava i capelli.
 
Sora, nel frattempo, si alzò dalla tavola prendendo tutti i piatti.
«Biyomon, ti aiuto» disse.
Ma Biyomon fece una brutta faccia, come se la ragazza le avesse appena confidato una brutta bestemmia.
«No, Sora, tu devi riposarti!» cinguettò «Vai, tanto mi aiutano Palmon e Gatomon»
«Non dire sciocchezze, ti do una mano io!» rispose la ramata, insistendo.
«No! Sora, tu sei stanca» ripetette Biyomon, prendendole i piatti dalle mani «E adesso vieni con me, ti porto nella mia stanza»
«Ma, dai, io non-»
«SOOORA!» Mimi si precipitò come un furia dall’amica «Palmon ha detto che possiamo dormire in camera sua e di Agumon! Andiamo? Dai, voglio fare una seduta tutta femminile. Chiamiamo, Kari! Eccola lì! KAAARI!» agitò le mani.
Quella, nel frattempo, stava discutendo con suo fratello.
«Perché non posso dormire in stanza con TK?! Dai, per favore!»
«Neanche per sogno! Dormi sola con Gatomon!» Tai era con le braccia conserte, dopo aver origliato i piani di sua sorella e del biondino di condividere la camera.
«Ma perché?!» si ribellò Kari «Uffa! Sei antipatico!»
«Con TK non dormi!» tagliò corto Tai «Con qualcun altro sì, ma con lui no»
«Ma non facciamo nulla di male! TK, diglielo pure tu!»
«Tai, dai... Ti giuro che non la tocco con un solo dito» cinguettò il ragazzo, incrociando i piedi.
«Quelli non li devi incrociare, bello» il castano se ne accorse e rimase risoluto sulla sua decisione.
TK e Kari sbuffarono nello stesso momento.
«Se vuoi» s’intromise Joe, passando di lì «Posso dormire io con Kari»
Joe sorrideva e a Tai vennero desideri omicidi in testa. Lui, il burino, voleva dormire con la sua sorellina?!
«Va bé, TK, dormi pure con lei» fece sbrigativo, mentre Kari sorrideva – «E tu, burino del cavolo, smamma!»
Il maggiore se ne andò alzando le mani in segno di resa.
«KAAARI!» Mimi veniva verso la ragazza «Aspetta!»
«Cosa c’è?»
«Lascia perdere TK, stasera facciamo un pigiama party!» esclamò sorridente.
La più piccola guardò Sora interrogativa, la quale alzò le spalle.
«Davvero?» chiese stralunata.
«Sì, noi e le nostre Digimon. Una seduta tutta in rosa!» e rivolgendosi verso la ramata chiese conferma «Non è così, Sory?»
«Ehm... Va bene» tentennò, pensando al fatto che passando la notte insieme avrebbero lasciati da soli Tai e Matt.
«I maschi se ne stanno insieme, li chiudiamo tutti in una stanza. Tanto c’è Izzy che li controlla!» spiegava Mimi, pimpante.
Sia Tai che Matt, alle spalle della fidanzata, trasalirono.
Loro due insieme? No. Questo non sarebbe successo.
Esclamando insieme un “eh?!” ed un “che cosa?!” nello stesso momento, il biondo prese per primo la parola:
«Sora, tu devi dormire con me» affermò duramente.
«Perché “ deve”?» chiese Mimi, imbronciata «Chi è, la tua serva?»
Sora cercò con gli occhi il suo ragazzo e dallo sguardo che le stava rivolgendo capì che aveva bisogno di lei. Le sue amiche potevano aspettare.
«Mimi, non mi sembra il caso...» tentò di farle intendere che non era il momento adatto per fare una cosa del genere.
«Infatti non lo è!» sbottò Tai, nervoso «Quindi tu vieni con me»
«Cosa?!» chiese Mimi, incredula «Volete rovinarci il pigiama party?»
«Andiamo» insistette il castano prendendola dal braccio, mentre Matt faceva lo stesso con Sora.
Non erano più amici, giusto?
Quindi sarebbero andati ognuno per la sua strada.
Kari e TK rimasero perplessi dopo aver assistito alla scena, ma poi, sorridendosi, si avviarono in camera mano nella mano.
D’altronde, loro due volevano solo stare insieme e basta.
 
«Ma che ti prende, Tai? Sei un guastafeste!» si lamentò Mimi non appena entrarono nella stanza dei loro Digimon.
Il castano si gettò sul primo letto a tiro.
«Ehi, sta attento!» lo rimproverò Palmon, entrando «Quello è il mio, guai se me lo rompi!»
«Peserò in tutto 70 chili, su!» la rassicurò, mentre il Digimon gli tirava una botta in testa.
Mimi se ne stava appoggiata alla porta imbronciata, ma d’un tratto la sua espressione si ammorbidì. Evidentemente Tai non voleva dormire con Matt e viceversa; era logico, come aveva fatto a non capirlo!
Dannata lei e le sue voglie impossibili!
Delle volte era davvero esagerata e pretenziosa. Doveva badare un po’ meno a sé stessa e più agli altri.
Evitando di fare domande al castano, che stava sdraiato a pancia in giù, aprì la presunta porta del bagno e fece per ficcarsi dentro.
«Dove vai?» le chiese, d’un tratto, Tai.
«Mi faccio una doccia» rispose con un sorriso «Tanto l’acqua c’è»
«Va bene, ti aspetto qui»
Mimi annuì ed entrò, pensando con estasi al piacere del bagnoschiuma e dell’acqua sulla sua pelle. Magari si sarebbe lavata anche i capelli!
«Arrivo tra un attimo, Tai» fece Palmon, uscendo «Dico ad Agumon che rimanete qui a dormire»
Strano, pensò il ragazzo, lei e quello scansafatiche di Agumon, che adesso sta facendo un casino di sotto, hanno una storia. Veramente strano.
Beh, che c’era di strano se si volevano bene? Già. Lui a Mimi ne voleva, ma il dubbio era su un’altra persona...
Si toccò il petto, aspettando che ne fuoriuscisse una luce arancione come qualche ora fa, ma niente.
Cosa gli era accaduto? A parte la luce, aveva persino aiutato Matt  ed ora come ora non lo voleva più rivedere.
Ma era sicuro che lui a Matt non voleva bene? Che non lo considerava più il suo migliore amico? Erano vere tutte quelle stronzate che aveva sparato per orgoglio, prima?
Eh no, Tai, menti a te stesso.
Di nuovo questa vocina fastidiosa, pensò, ma aveva assolutamente ragione, non si poteva negare l’evidenza.
Lui a Matt voleva bene e in quel momento più che mai.
Avevano ragione a parlare tutti quei poeti e scrittori, a spiegare che ci si rende conto di voler del bene a una persona quando si capisce di averla persa.
E lui e il biondo avevano litigato furiosamente.
E si erano detti un sacco di idiozie, parole non vere, bugie grosse...
Strana la rabbia, vero? Ti porta a dire e compiere cose di cui non vorresti esserne il responsabile. Ed era vero che magari Matt aveva  un carattere suscettibile e permaloso, ma era anche vero che lui aveva sbagliato, era stato troppo ottimista e sì, superficiale.
L’attacco improvviso di quei due Digimon ne erano stati la prova.
Si alzò dal letto e raggiunse il balconcino da dove si potevano osservare le stelle luminose e, ora che vedeva bene, anche una piccola fontanella posta al centro del giardino.
Sorrise. Un pomeriggio lui e Matt si era bagnati dalla testa ai piedi da ragazzini.
La colpa era stata sua che aveva cominciato a schizzare l’amico che a sua volta l’aveva completamente bagnato.
Ricordi…
In quel momento si rese conto di essere uno stupido e di non aver seriamente e minimamente pensato a lui da quando avevano messo piede a Digiworld.
Che egoista, che stronzo... E forse era proprio quello che Matt, involontariamente, stava cercando di fargli capire.
E, naturalmente, aveva fatto schifo. Lo aveva accusato di essere geloso e di tante altre cose. Cosa diamine c’entrava prendersela con lui quando alla fine lo diceva solo per il suo bene?
«...strappa la foto!»
E poi quelle maledette parole... Perché avrebbe dovuto strappare la foto di loro due?
E perché aveva detto di non tenerla più con sé quando la portava sempre dentro il suo portafoglio?
La tirò fuori e la guardò intensamente.
Quei bambini erano loro due.
Ricordò i giri in bicicletta e le corse per chi arrivasse prima al lago del parco.
Una volta ci era quasi caduto lì sotto ed era stato proprio Matt a dargli una mano per aiutarlo; quella stessa mano che adesso lo aveva colpito in viso.
Si toccò il livido sulla sua guancia e fece una smorfia di dolore.
Non si picchiavano così da quando avevano undici anni...
Ed erano amici da sempre.
Non era possibile... non poteva essere vero... anni d’amicizia gettati al vento...
Ed era tutta colpa sua...
Sfiorò ancora la foto, mentre, senza accorgersene, piccole lacrime sbucavano prepotentemente ai bordi dei suoi occhi nocciola.
Matt… Matt che non era più accanto a sé… Matt che gli aveva detto di avere finto… Matt che non gli voleva bene... Matt che non era più suo amico…
Si sentì uno stupido piangere a diciotto anni, specie per un litigio, ma... Matt lo voleva accanto a sé, con Matt non aveva finto, a Matt voleva bene e...
Matt era il suo migliore amico e lo sarebbe stato sempre, si disse.
Strinse i pugni e si appoggiò sul balcone.
Si sentiva debole. Non avrebbe mai voluto mostrarsi in quel modo, ma stava male.
Stava veramente male.
E voleva parlare con qualcuno, voleva assolutamente farlo. Sentì Mimi canticchiare allegramente sotto la doccia.
Si lasciò andare in un singhiozzo e con un po’ di fatica tentò di posare la foto in una delle tasche posteriori dei jeans.
Fu scosso, però, da un rumore e non si accorse di aver mollato prima del tempo la fotografia che adesso cadeva lentamente di sotto.
«Palmon!» si asciugò subito le lacrime e si voltò «Mi hai spaventato!»







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Capitolo 9
*** Emozioni pt. 2 ***








«Piangevi?» chiese Palmon, guardandolo in volto.
Lui tentò di nascondersi, ma non riuscì a fare a meno di tirare su con il naso
«Certo che no, per chi mi hai preso» sorrise amaramente.
«Mai mentire ad una donna» disse lei, calma «Che cos’ hai, litigato con Mimi?»
«No, non è questo, è che...» biascicò, ma si fermò d’un tratto.
Aspetta, si disse, stava per confidare tutto alla Digimon della sua ragazza, che perlopiù era una pianta parlante che adesso lo guardava con occhi curiosi e nello stesso tempo sorridenti.
Sorridenti? Ma va’, che gli importava. Doveva pur parlare con qualcuno!
«E’ per Matt?» lo precedette Palmon, raggiungendolo sul balcone «Non è così?»
Il ragazzo esitò un po’ prima di annuire.
«Perché vi siete alzati le liane?» domandò «Cos’è successo di tanto grave?»
Dopo aver associato “liane” con “mani”, il ragazzo parlò:
«Perché sono un idiota, Palmon! Perché l’ ho trattato di merda! Perché non l' ho cagato neanche un secondo e ho pensato solamente a me stesso!» ammise.
«Non è colpa tua»
«Ah no?!» sbottò «Lui l’ ha detto per aiutarmi e io gli ho sparato in faccia un sacco di cose brutte... Perché non dovrebbe essere colpa mia?»
«Voi due siete come il caldo e il freddo, caro Tai» disse lei con aria da sognatrice «E quando entrambi si fondono può succedere di tutto: acquazzoni, cicloni, tempeste calde... Ed è questo che è accaduto a voi»
«Quindi stai dicendo» rimuginò il ragazzo «che noi due abbiamo litigato proprio perché siamo una... beh, una cosa sola?»
Faceva un po’ strano dirlo, ma era così.
«L’ Amicizia e il Coraggio di essere amici si uniscono spesso» rispose.
Tai si stupì. Come faceva quell’ochetta di Palmon a dirgli quelle parole così profonde? E lui che l’aveva sottovalutata!
«Senti, Palmon, secondo te io e Matt siamo mai stati veramente amici?» Palmon lo guardò strano.
«Beh, giudica i tempi di quando eravamo ragazzini, magari»
«Allora eravate piccoli, ma ti posso assicurare che il vostro era il legame più solido. Era quello che teneva unita la compagnia» rivelò lei.
«Davvero?!» domandò Tai, incredulo «E’ veramente così? Dici... dici di...»
«Dico di metterci una pietra sopra. Il passato è passato, ma il presente può diventare anche il vostro futuro, cara pianta piangente» Palmon sorrise dolcemente ed enigmaticamente.
Lui scosse la testa, pensando che non sarebbe stato per niente facile.
«Matt non mi perdonerà mai» affermò con un sorriso amaro «Lui è fatto così»
«Matt starà soffrendo almeno quanto te in questo momento. E’ la regola dell’amico, la conosci?»
«No» ammise Tai, aggrottando le sopracciglia.
«“Amico mio, tu ed io rimarremo estranei alla vita, e l’uno all’altro, e ognuno a se stesso, fino al giorno in cui tu parlerai ed io ti ascolterò, ritenendo che la tua voce sia la mia voce: e quando starò ritto dinanzi a te pensando di star zitto dinanzi ad uno specchio”» recitò lei, mentre l’altro rimaneva a bocca aperta.
Come aveva fatto? Come aveva fatto, cazzo, a fargli capire in due minuti quello che avrebbe dovuto comprendere fin dall’inizio?
Le prese le “mani” e gliele baciò con gratitudine.
«Grazie, Palmon» disse sincero e un po’ sollevato «Sei fantastica, grazie!»
Mimi, nel frattempo, uscì fuori con i capelli bagnati.
«Palmon, dov’è il ph-?» rimase stupita di fronte la visione del suo ragazzo e della sua Digimon in così tanta confidenza.
«Oh, Tai» lo richiamò Palmon «Devo andare a prendere il phun o il phan...»
«Il phon, forse?»
«Ah sì, a Mimi» si dileguò «Vado subito. Ciao, salice impiegabile!» lo saluto sognante e scappò via.
«Ciao, pianta saggia. Ma... Ehi, Mimi!» esclamò il castano, accorgendosi della sua fidanzata che lo fissava davanti alla porta.
«Mio Dio, Tai!» si avvicinò notando gli occhi rossi e lo accarezzò «Piangevi... per Matt?»
Lui si morse il labbro imbarazzato, ma poi non ebbe paura a mostrare le sue debolezze.
«E’ inutile. Mi manca» ammise, abbassando lo sguardo.
Mimi lo guardò dolcemente. Lui voleva bene a Matt. Era solo l’orgoglio che lo frenava.
«Se ti manca, allora fa’ tu il primo passo» si abbandonò tra le sue braccia.
«Palmon mi ha fatto capire-»
«Palmon?!»
Non credeva che la sua Digimon fosse così sveglia da dare consigli!
«Sì, è stata veramente carina» annuì «Ora ho capito, bisogna solo avere un pò più di coraggio» disse Tai, sorridendo.
«E quello a te non manca» rispose lei, prendendolo dalla mano.
 
«Comunque, dicevo di Palmon...  Da oggi in poi la guarderò con occhi diversi» ammiccò scherzosamente il ragazzo con l’intento di stuzzicarla.
«Non dire sciocchezze!» esclamò Mimi, accigliata, tirandogli un orecchio «Le piante sono fastidiose!»
Lui scoppiò a ridere.
Mims aveva ragione. A lui il coraggio non mancava di certo. Neanche per dire certe cose.
 
 
 
 «..strappa la foto!»
Che stupido. Come aveva potuto dire una cosa del genere?
Quella foto era un ricordo di quando erano bambini. Non potevano strappare quel pezzo di carta, e neanche lui, Matt, poteva pensare di non essere più il suo migliore amico.
Erano dopo litigi come quelli che non sapeva più come comportarsi.
Stava pensando da ormai un’ora sempre al solito argomento. La luce e tutto il resto.
Perché l’aveva fatto? Se non fosse stato per lui quel Digimon lo avrebbe spiazzato via. E lui si era fermato ad aiutarlo, ignorando perfino il fatto delle botte e di tutti quegli insulti che si erano detti.
Non era forse questa amicizia? Dimmi, Matt... tu che ne detieni il simbolo, non era forse questa una prova di amicizia?
No, no, no si diceva Matt, per auto convincersi.
In cuor suo, sapeva che Tai era il solo amico che aveva. Il solo vero amico. E quella notte, non sapeva proprio con chi parlare, perché parlava solo con lui.
Rannicchiato alla destra del divano letto, strinse le lenzuola con forza.
S’ interrogò su parecchie cose, si interrogò sul vero senso dell’amicizia, sul suo amore per Sora, sulla premura che aveva verso TK...
Cercò di capire se era stata sua, realmente, la colpa. E in effetti, forse, era così.
Era stato troppo precipitoso. Anzi, avrebbe dovuto farsi contagiare dall’ottimismo di Tai.
Ma che importava in quel momento?
Sentiva di essere di troppo ancora una volta, voleva andarsene...
Se non poteva avere l’appoggio di Tai, tanto valeva che andare via. Si sentiva stretto là.
Non face caso alle lacrime che stavano colando, anzi, le lasciò fare per una volta.
Che c’era di male a mostrarsi deboli ogni tanto?
Sono una persona, ho sentimenti, pensò.
Mise le braccia dietro la testa e si scoprì dalle lenzuola. Faceva freddo, ma non era questo ciò che lo preoccupava; perché pensava a Tai?
Ripensava alla lite, alla luce... e stava singhiozzando.
Nel mentre, Sora, mezz’ addormentata, alzò la testa per associare quel rumorino a qualcosa.
Impossibile, non poteva essere...
«Matt?» lo chiamò, interrogativa.
Il ragazzo si girò dall’altro lato, velocemente. Okay piangere, ma farsi vedere mentre piangeva non lo sopportava.
«T-tutt’ apposto» biascicò, asciugandosi le lacrime.
Sora non si bevve la balla e si avvicinò al bordo del letto dov’era gettato. Con una mano girò il suo viso verso di sé, e disse:
«Questo non me lo sarei aspettato. Da Tai sì, ma da te...» sorrise.
«Tai è sempre quello che fa tutto?» tirò su col naso il biondo «Io non posso sfogarmi?»
«Ehi, non prenderla come un rimprovero!» esclamò «E’ una cosa positiva. Significa che sei umano!»
Il ragazzo si mise a sedere, mentre Sora lo imitava.
«Cosa ti turba?» domandò apprensiva «C’è qualcosa che devi dirmi?»
Matt fece di “no” con la testa.
«Bugiardo!» replicò la ramata sbadigliando «Ormai ti conosco»
«Cosa dovrei dirti?» chiese scontroso.
«Ciò che ti passa per la testa»
Abbassò lo sguardo, esitando, prima di rispondere.
«Avanti, puoi fidarti di me» Sora appoggiò la testa sopra il suo petto, cercando di non addormentarsi.
«Forse... forse ho sbagliato» ammise a fatica lui.
«Hai reagito come diceva il tuo cuore. Forse un po’ troppo d’impulso, ma...» sbadigliò «tu sei fatto così»
«L’ ho picchiato, Sora. E’ da tempo che non succedeva» si sentì in colpa il ragazzo , sentendo nuovamente gli occhi umidi «Mi sento uno stupido!»
«No!» si alzò lei «Vieni qua» lo abbracciò, accarezzandogli la testa.
«Io so quanto vali» gli sussurrò «Non mi sarei messa con te, sennò. Ed anche se alle volte sei un po’ brusco, diretto... Stai bene così come sei. E questo lui l’ ha capito»
«Non so se veramente» diede voce alle sue paure.
«Sì, sta’ tranquillo. Devi solo moderarti quando parli» sogghignò lei, prendendolo in giro.
«Non è vero che fingevo, Sora. Lui fa tanto l’ antipatico in certe situazioni, ma l’ ho sempre considerato il mio migliore amico» disse deciso Matt, stringendosi più a lei.
E bravo, l’amore mio, pensò la ragazza, ammettere di volere bene a qualcuno è sempre un po’ difficile.
«Ti amo, Sora. Ti amo veramente» disse in un soffio il biondo
La ramata rimase un po’ stupita. Di solito il suo Matt non era così esplicito sui sentimenti che provava per lei. Che il litigio con Tai gli avesse fatto scattare qualcosa in quella testolina?
«Oh, Yama» sussurrò la ragazza, prima di sfiorare le sue labbra con un bacio «Non vivrei senza di te»
«“Matt”, tesoro mio,  chiamami “Matt”» la corresse quello che non sopportava il suo vero nome.
Sora rise di cuore.
«Allora, come la mettiamo col nostro migliore amico?» chiese poi, mettendolo alle strette.
Voleva che facessero pace, non avrebbe sopportato di vederli in quel modo ancora per molto.
«Già, è anche il tuo» sospirò il biondo «Beh, non so. Non saprei neanche se è disposto a parlarmi»
«Ed è qui che sbagli!» esclamò con enfasi la ragazza «Dici che lui è scontato, ma tu non sei da meno»
«Sì, ma... io...» Matt era insicuro. Per l’ennesima volta, insicuro.
La ramata sbadigliò, insonnolita. Era tardi, meglio rimandare tutto all’indomani.
«Perché non ci dormi su, adesso?»
«Va bene» Matt fece per incastrarla da un braccio «Ma devi patire alcune pene, prima!»
«NO! E perché?»
«Mi ha dato dello “scontato”!»
Lei urlò, cercando di divincolarsi dalle sue braccia. E alla fine la stava solo baciando.
«Ma chiudete quella bocca?!» si sentì d’un tratto la voce di Gabumon provenire dall’oscurità.
I due si fermarono improvvisamente.
«Sì, scusa Gabu» fece la ragazza, mordendosi la lingua.
«Non permetterti di dare ordini a Sora, tu!» si agitò Biyomon, tirandogli uno scappellotto.
Matt e Sora ridacchiarono, poggiando entrambi la testa sul cuscino.
Il biondo, dopo aver osservato la sua fidanzata chiudere gli occhi, stette a riflettere. Lei non c’è l’aveva con lui per quello che aveva fatto, anzi, stava dalla sua parte.
Doveva solo parlare con Tai, si disse, ma non ne aveva il coraggio.
Forse era la forza dell’ amicizia a farlo convincere del contrario.







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Capitolo 10
*** La foto ***








«Buongiorno a tutti, amici miei!» li fece spaventare Joe con un tono sferzante, entrando in cucina
«Tanto non c’è l’ ho con voi apposta che mi avete fatto dormire con Izzy. Che peraltro, oh che indignazione, era completamente nudo! Nudo! Dalla testa ai piedi!»
«Ma se avevo i pantaloncini!» sbottò Izzy, arrabbiato. Joe cercava sempre l’ occasione di metterlo in ridicolo, solo perché era l’unico che non reagiva alle sue stronzate.
Guai l’avesse detto a Tai, o a Matt; gliel’avrebbero fatta pagare!
«Perché ti lamenti?» sbadigliò Gomamon «Tu parlavi nel sonno!»
Tutti ridacchiarono, mentre il ragazzo diventò rosso come un pomodoro maturo.
«E dai, cosa dicevo, spara!» rispose il blu con aria di sfida.
«Vuoi che ti imito?»
«No, non posso sopportare questo plagio!» sbottò Joe con teatralità, prendendolo dal “bavero” «Sei antipatico e non ti sei ancora tagliato i capelli!»
«Ma Joe, leggi il labiale: non-ho-capelli!» rispose Gomamon, esasperato, stanco di ripetere sempre le stesse cose.
Tutti sospirarono.
«Basta con questa confusione!» irruppe Biyomon, entrando «Joe e Gomamon! A spazzare le foglie in giardino!»
Il ragazzo si fermò un attimo, lasciando cadere il Digimon per terra.
Lui non aveva scopato mai, (e nel vero senso della parola) anzi, solo una volta, perché era stato minacciato.
«Senti, “spazzare”... eh... Non lo dire neanche per scherzo!» si arrabbiò «Ha incominciato ‘sto cavernicolo di merda, che io sono un bravo e calmo figliuolo!»
«EEEH!» sbottarono sarcasticamente e nello stesso momento sia Matt e Tai.
Subito dopo si lanciarono uno sguardo eloquente.
Gli altri si mandarono, invece, delle occhiate furtive. Stessa cosa fecero Sora e Mimi con un sorrisino sulle labbra.
«Ehi, Sory! Ho una news da raccontarti» disse la castana, maliziosa.
«Dici, cara»
Mimi controllò che non ci fosse nessuno vicino e sussurrò:
«Tai piangeva ieri sera. Per chi, non ci crederai»
«Pure Matt e anche tu non ci crederai» rispose l’altra.
Si guardarono ed esclamarono nello stesso momento:
«PER LORO!»
Izzy alzò lo sguardo e le contemplò con perplessità. Quelle ragazze erano due piovre!
«Ma allora sono empatici» mormorò Mimi, stando attenta a non farsi udire.
«Non lo so, ma una cosa è certa» fece Sora «Si vogliono bene!»
«Tanto bene!» ripeté l’amica con occhi dolci.
«Dobbiamo fare qualcosa per aiutarli» disse Sora, pensandoci su.
Serviva un diversivo che avrebbe potuto far avvicinare i due, qualcosa che facesse scattare loro in testa qualcosa.
Pensò e ripensò, arrivando alla conclusione che chi li aveva trascinati in quel luogo avrebbe dovuto salvare la situazione.
«Ci sono! JOE!» esclamò.
Mimi rivolse uno sguardo scettico all’amico che stava mangiando con la grazia di un maiale.
«Sicura?» domandò schifata, visto che si era rovesciato addosso l’ennesima aranciata.
Di una cosa Sora era certa: non era il massimo come paciere, ma riusciva sempre a trovare una soluzione, seppur strampalata, a tutto.
Anche casualmente.
 
 
 
 
«CHE VITA SVENTURATA!» urlava Joe con una scopa in mano e Gomamon con una paletta che lo inseguiva
«Tu dimmi, cosa dovrei fare io!? Cioè, che c’entro io in tutta questa storia?! Sai che ti dico? Me la vogliono fare pagare quelle maledette, oh sì, apposta che, “per sbaglio”, li ho trascinati qua!»
Gomamon lo guardò come si guarda un insetto.
«Ma che ti hanno detto?! Sono tre ore che blateri cose confuse, non capisco che vuoi dire!»
«Oh, senti, “dire”... tienitelo per te! Comunque guarda che mi hanno riferito» prese la scopa ed incominciò a spazzare le foglie che erano per terra «“ Trova qualcosa per far riavvicinare Tai e Matt, ma senza combinare casini” Ora, io dico, come possono mai considerare l’idea che io combini casini?!»
Gomamon sospirò sconsolato.
«Secondo» tuonò burinamente il burino con gli occhiali «Dove trovo ‘sta cosa per farli riavvicinare? Che m’ hanno preso per 007 che trova le soluzioni a tutti? Ma sanno con chi hanno a che fare?!»
«Sì, con un burino!» esclamò il Digimon, prendendolo in giro e saltellando per non farsi prendere, finché non scivolò sopra qualcosa.
«Ah-ah!» esclamò Joe alla Nelson «Speriamo che ti sei rotto tutte le costole! Aspetta, cos’è ‘sto pezzo di carta che-» afferrando “il pezzo di carta”, con suo stupore, vide l’immagine di due ragazzini.
Alzò la testa verso il balconcino, ma non collegò.
«Ma che cav-Ma ‘sti due froci non sono Tai e Matt quand’erano marmocchi?» chiese confuso.
«Seee, froci loro? E tu, Joe?» si alzò Gomamon, dolorante «Devi essere un finocchio comunista!»
«MA VAFFANCULO, GOMAMONNNN!» cercò di afferrarlo, ma cadde sopra la scopa e lasciò andare la foto per terra. Il Digimon l’afferrò con la bocca.
«Dove cavolino stai andando?!» urlò Joe, mentre lo inseguiva «E’ mia, l’ho trovata prima io!»
«E io ci sono scivolato di sopra!»
«Ma forse è un “qualcosa per fare riavvicinare Tai e Matt”!» esclamò, avendo un lampo di genio «Dammela, devo portarla a Sora e Mimi! O mi decapiteranno come Luigi XVI!»
«Ma va’!» lo guardò scettico l’altro.
«Dai Goma» disse mieloso, pensando che con le maniere dolci si sarebbe concluso qualcosa «Ti voglio un bene dell’anima!» scoccò un bacio verso di lui.
«Non ti prendere troppo di confidenza, Joe!» se ne andò schiamazzando il Digimon.
Joe rimase impalato, dopodiché sbatté i pugni ed urlò:
«MISERIA LADRA!»
 
Nel frattempo, le due ragazze erano in cucina che bevevano un caffè e ascoltavano Izzy parlare.
«Se ricordate, Gennai aveva detto che il tempo si è ristabilito tra Digiworld e la Terra… Oh, cavolo! Il che significa che Frankie e Luchia non hanno notizie di noi da ieri!» calcolò il ragazzo.
«Già» affermò Sora «E non sanno che noi siamo i Digiprescelti, se non erro»
«Ex, prego!» la corresse Mimi che ne aveva abbastanza di questa storia.
«Sì, insomma» sospirò Izzy «il fatto è che non riesco neanche a mettermi a contatto con quel vecchio. E la parola chiave non si trova»
Sora sbuffò, ansiosa.
«Siamo fregati, mi sa»
«Non lo dire!» si alzò di scatto Mimi «Io tornerò indietro, costi quel che costi!»
Gli altri due si lanciarono uno sguardo preoccupato.
«Lasciaglielo credere» le sussurrò il rosso «Dopo quello che è successo fa bene un po’ di speranza»
«Si, ma in realtà sappiamo che non è così» sospirò malinconica la ragazza.
«Lo so. E Tai e Matt sono in game over. Senza di loro, non possiamo muoverci»
Izzy farneticava ancora col computer, mentre Mimi si era alzata e stava alla porta, stiracchiandosi le braccia.
«Ragazze!» si sentì d’un tratto la voce di Gomamon sommessa da quella di Joe che urlava dei “non lo ascoltate!”.
«Gomamon, che ti succede?» Sora lo raggiunse, mentre Joe, cercando di sorpassarlo, cadeva lungo il tappeto.
«Tiè, Joe!» fece il Digimon al proprio padrone che stava disteso per terra «Ho trovato qualcosa che potrebbe metter pace fra Tai e Matt»
Le due ragazze si guardarono, poi gettarono un’ occhiata all’immagine che il mostriciattolo stava loro porgendo.
Si sorrisero complici.
«E’ la foto di cui parlavano» commentò Sora, prendendola tra le mani «Dove l’ hai trovata, Gomamon?»
«Sotto il balconcino, vicino la fontana» rispose «Ci sono caduto sopra»
«Ecco perché è tutta spiegazzata» La ramata stette a riflettere.
«Ma sì!» esclamò dopo, ricordando «Quando stavano litigando, Matt ha detto qualcosa tipo “strappa la foto” e Tai ha risposto con “non la tengo più nel portafoglio”. Perciò è sua!»
«Ma se non la tiene più nel portafoglio, vuol dire di no» la contraddisse Mimi, pensierosa.
«Sarà sua per forza se era sotto il balconcino adiacente alla vostra camera da letto» venne in mente alla ramata.
 «Anche perché Matt ha dimenticato il portafoglio a casa» spiegò meglio.
«Quindi gli sarà caduta» Mimi fece un veloce calcolo mentale «Dammi qua, faccio io! Tu preoccupati di far restare Matt in stanza dopo cena!» ordinò e scappò via.
Ho capito cos’ ha in mente, si disse Sora, mentre aiutava Joe a riprendersi, il quale mugugnava sconsolato “ l’ho trovata prima io”.
Gomamon, intanto, se ne andò fischiettando.
 
«Tai!» Mimi fece avanti e indietro non trovando il suo ragazzo.
«Ehi, Agumon!» chiamò «Aspetta, fermati!»
Il Digimon si fermò. «Mimi, perché corri per casa?»
«Hai visto Tai?» chiese.
«No, ma sarà in bagno che caga!» La castana gli lanciò un’occhiataccia e scosse la testa.
Era proprio il Digimon di Tai, non c’erano dubbi.
«Io invece l’ ho visto» s’ immischiò Patamon «Era seduto a bordo fontana e osservava la statua di mezzo che, ovviamente, è un mio ritratto!» si vantò.
Mimi lo guardò scettica, dopodiché salutò ed uscì nuovamente in giardino.
Che Digimon sicuro di sé! Poi dicevano a lei di essere la solita fanatica!
«Ehi, Tai!» chiamò, vedendolo seduto come le aveva riferito Patamon «Devo farti vedere una cosa»
Il ragazzo si voltò, osservandola sedersi accanto e mostrargli la fotografia.
Si alzò in piedi di scatto.
«D-dove l’hai trovata?» biascicò stupito.
«Non l’ho trovata io» rispose lei «L’ha trovata Gomamon»
Il ragazzo si risedette. Era sicuro di averla depositata di nuovo in tasca, la sera prima. Controllò per bene. In effetti non c’era.
La rigirò tra le mani e infine la guardò.
«Quindi è la tua?» domandò la sua ragazza, facendogli distogliere lo sguardo.
«Sì» ammise in un soffio lui «La porto sempre con me»
Mimi sorrise. «E’ bello sentirtelo dire. Ed è ora che anche Matt lo sappia»
Il ragazzo non rispose. Lei sbuffò. Odiava essere ignorata. E poi era ora che si dessero una mossa e la smettessero di fare gli orgogliosi.
«Credevo che Palmon ti avesse fatto una ramanzina!»
«E in effetti me l’ ha fatta» rispose Tai «Ma il punto è un altro»
«Sarebbe?» Lei sbuffò di nuovo.
Il castano si alzò, volgendo gli occhi color nocciola al cielo.
«Matt non mi perdonerà dopo il fatto di TK» mormorò con afflizione «So quanto tiene a lui e ho esagerato nel vero senso della parola»
«Stai diventando paranoico!» sbottò Mimi, incrociando le braccia. Perché non fare pace e basta?
«Può darsi di sì» ridacchiò, posando la foto. Poi ammiccò «Ma tu non scherzi, eh?»
Mimi s’ indignò e si agitò talmente tanto quasi da precipitare nella fontana.
Per fortuna il ragazzo la tenne stretta e, spostando lo sguardo da lei alla statua soprastante, mollò la presa inorridito.
«Aiuto!» urlò quella, tenendosi per non scivolare. C’era davvero poco.
«Scusa, piccola» disse, mettendola in piedi «Ma hai visto la statua di Patamon? Sembra un' opera di Picasso. Non l’avevo vista così da vicino»
«Che obbrobrio!» commentò lei, osservandola.
«VI HO SENTITI!» urlò Patamon dalla terrazza con due occhialoni da sole, probabilmente rubati a TK.
I due si guardarono e risero ancora.










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Capitolo 11
*** Ti voglio bene ***










Dopo cena, Sora afferrò dalla mano Matt e salutò tutti in modo caloroso. Salì le scale, aprì la porta della loro camera e fece in modo che si ficcassero dentro.

Dopo essersi guardata intorno, spinse il ragazzo sopra il letto.
Matt, confuso, si passò una mano tra i capelli e domandò:
«Cosa vuoi fare?»
«Io?» fece quella, confusa. Poi spalancò gli occhi «Niente, che hai capito!» si contraddisse.
«Credevo... Mi hai spinto...» farfugliò lui, ma decise di lasciar perdere. Se Sora l’aveva portato lì, era sicuramente per una buona causa.
La ragazza aprì le tende e gli si sedette accanto.
«Allora, che abbiamo detto ieri? Ricapitoliamo il tutto» ordinò seria.
«Ma ieri mi hai fermato. Volevi dormire!» protestò quello.
«Ehm, sì» Sora si grattò la chioma ramata «Hai ragione. Beh, scusa, ma a volte ho il sonno pesante... Comunque, cosa avremmo dovuto dire ieri sera che non abbiamo detto?» formulò meglio la domanda.
«Non lo so io» disse Matt, alzando le spalle «Dovresti saperlo tu»
«Ma io voglio che lo ripeti!»
«C’ entra di fatto Tai?» chiese, incrociando le braccia.
Tanto sapeva dove voleva andare a parare. Voleva che facessero pace, e al dire il vero anche lui sentiva l’esigenza di mettere un punto a quella storia.
«Direi di si, Yama-Matt» si corresse subito.
«Okay» sbuffò lui, sentendo addosso il peso di ciò che era successo «Vuoi che chiariamo adesso?»
Lo ammetteva, voleva parlare con Tai. Era inutile continuare ad ignorarsi, non erano più dei bambini; e poi dovevano fare qualcosa per tornare sulla Terra o almeno capire il motivo per il quale erano stati convocati.
Il volto di Sora s’illuminò. Quando voleva, il suo ragazzo capiva perfettamente ciò che era giusto fare.
Aveva la testa sulle spalle e un cuore grande.
«Amore mio, come hai fatt-ehm... Insomma, forse è così, va bene? Ma non t’ incazzare» si morse la lingua guardandolo titubante.
Quello era, però, il suo più grande difetto.
«No, non m’ incazzo» Matt alzò gli occhi al cielo, ma sorrise.
Sora gli diede un bacio sulla guancia ed uscì sbattendo la porta.
Che strana che è, si ritrovò a pensare il biondo, perplesso.
Prima lo portava in camera facendogli credere chissà che cosa, e poi se ne usciva come una furia lasciandolo da solo.
«Oh, Tai, Tai!» la ragazza, intanto, afferrò dal braccio il castano che stava andando verso sinistra «Sbagli direzione!»
«Cosa?» la guardò strano.
«Sì, certo. La nostra camera è questa» indicò lei, sorridente.
Lui rimase un po’ stupito su come facesse a indovinare sempre tutto, ma non ci fece caso più di tanto.
«Grazie, Sora» soffiò.
«Non c’è di che» rispose la ramata, gioviale, annusando il profumo che Mimi aveva messo all’amico per le occasioni importanti. Storse un po’ il naso.
Il ragazzo fece per entrare, ma la Digiprescelta dell’Amore lo fermò dalla mano.
«Tai?» Lui la guardò interrogativo e lei puntò gli occhi nocciola sopra i suoi.
Era il suo migliore amico, non l’aveva mai delusa.
Credeva in loro due, li aveva sempre sostenuti. Sapeva che in fondo quella lite li avrebbe aiutati a capirsi ancora di più.
«Mi fido» si raccomandò.
«Non dipende solo da me» abbassò la testa lui, intimorito.
«Allora, mi fido di voi» affermò decisa, lo spinse dentro e se ne andò.
Il ragazzo si voltò di scatto verso la porta che era stata chiusa, da dove si sentivano dei cigolii di chiave.
Li avevano chiusi dentro!
Questa è opera sua e Mimi, pensò sentendo quest’ultima ridere con gusto.
Matt alzò lo sguardo e lo vide davanti a sé.
Oh merda! E ora? Che faceva? C’ è l’aveva davanti!
Tai sentì le pulsazioni delle sue vene andare più veloci. No, non era adrenalina. Era solo imbarazzo.
Si avvicinò lentamente, mentre il biondo lo guardava mordendosi il labbro.
«C-come stai?» venne da chiedere a Tai, sedendosi di fronte.
«Bene» rispose lui, schiarendosi la voce «E tu?»
«Bene» gli diede la stessa risposta.
Matt annuì e guardò fuori.
Era difficile, lo ammetteva. Era difficile parlare come se niente fosse, ma dovevano farlo.
«Ehi, Matt» lo richiamò l’altro, improvvisamente. Poi si morse il labbro «Io... volevo solo passare... a salutarti, ecco» s’impappinò.
Oddio che aveva detto! Salutare? No, no, non ci siamo proprio, Yagami, si disse.
«Ah» fece il biondo, perplesso «Va bene»
Tai deglutì in difficoltà. Era ridicolo in quel modo. Non aveva mai usato mezzi termini, perciò doveva andare al dunque.
 «Veramente volevo parlarti» ammise in un sussurro.
Matt finalmente alzò gli occhi blu che si posarono sopra il volto esitante del ragazzo.
«Senti, Matt, quella luce di ieri... Forse è il caso se ne parliamo con gli altri. Tu che ne dici?» continuò.
«No, non è il caso» rispose lui «E’ una faccenda nostra» aggiunse dopo aver esitato a lungo.
Tai gioì per quel “nostra” appena detto, ma si contenne.
«Va bene» consentì «Ma direi di parlarne tra me e te. Almeno per cercare un motivo, capire cos’era»
«Era una luce» affermò l’altro, semplicemente «Cosa dobbiamo scoprire?»
Frena Ishida, che cazzo stai dicendo? Non devi fare il burbero!
«Ah, beh, lo so» fece Tai, rimasto male «Ma pensavo... D’accordo non importa. Volevo dirti un’ altra cosa, comunque»
«Dimmi»
Il castano inspirò una grande boccata d’aria. Mise la mano nella tasca posteriore destra dei pantaloni e tirò fuori la loro foto.
Matt spalancò gli occhi. Non se lo sarebbe mai aspettato! Non l’aveva strappata, anzi, la portava con sé.
«Io... ecco, tieni» gliela porse «Guardala, se vuoi, altrimenti... Insomma, guardala»
Matt la prese in mano e la squadrò per bene.
Erano loro due con il pigiama, sdraiati sul letto di Tai. Sua madre aveva insistito per una foto e quest’ultimo lo aveva preso per mano. La sua faccia era imbronciata, lui si vergognava a fare certe cose davanti agli adulti. Già da piccoli, Tai dimostrava di avere un certo coraggio.
L’immagine gli strappò un sorriso; bei tempi quelli.
Tornò a guardare il castano, che stava pregando con tutto il cuore affinché non la strappasse.
«Ricordo» mormorò Matt, restituendogliela.
«No, tienila tu»
«Che cosa?» Lo guardò stupito.
«Sì» Tai sospirò «Erano tempi allegri quelli. Eravamo dei bambini spensierati e, al dire il vero. lo potevamo essere anche ad undici anni se solo non ci fosse capitata quest’avventura con i Digimon. E anche adesso, insomma... so che siamo cresciuti, ma... potevamo esserlo»
Osservò Matt per qualche istante, cercando di immaginare la sua reazione, ma non ci riuscì.
«Volevo solo ricordarci in quel modo» continuò.
«E perché l’ hai data a me?» Matt lo guardò serio.
Tai fece due più due, ricordandosi delle parole che lo avevano fatto riflettere molto.
«Perché “qualcuno” mi ha detto che io e te siamo come una cosa sola, ecco. Ma non pensare a male, era solamente una similitudine la mia» farfugliò, imbarazzato.
Matt ridacchiò, mentre Tai lo guardava allibito.
Era riuscito a farlo ridere.
Sorrise anche lui.
«Ma chi te le dice ‘ste cose?» scosse la testa il biondo.
«Uhm, non importa...»
«Dai, dimmelo!»
«Palmon!» sbottò «Ma non parlarne con nessuno!» si raccomandò dopo.
Matt continuò a ridere sotto i baffi.
Tai era eternamente grato alla Digimon della sua ragazza. Stava facendo ridere Yamato Ishida dopo un litigio enorme, come aveva fatto?
Matt si chiedeva la stessa identica cosa, ma era Tai, come si faceva a non ridere ai suoi modi buffi?
«Mi fa piacere che tu stia ridendo» disse sinceramente quest’ ultimo.
«Già» affermò quell’altro «Ci voleva» fece un lungo sospiro liberatorio.
Si guardarono.
Come avevano fatto a pensare anche solo per un secondo che non erano amici?!
«Matt, un’ altra cosa» prese del fiato prima di dirlo «Volevo chiederti scusa» sussurrò, torturandosi le mani, avendo paura di aver sbagliato tono.
Matt tornò serio e s’irrigidì un poco.
«Voglio fare sempre tutto di testa mia e a volte dimentico che sbaglio» Il biondo fece parlare, ma l’altro lo precedette «E poi hai perfettamente ragione a dire che sono superficiale. Lo so, perché me ne rendo conto da solo, dalle cose che faccio, dalle cose che dico... So di sbagliare in continuazione. E mi devi perdonare» Matt sospirò. Era davvero sincero. «Non nominerò mai più i tuoi, è la cosa più grave che io avessi potuto fare. Mia sorella, inoltre, non c’entrava niente! Ehi, sono stato pessimo» ridacchiò per spezzare la tensione. Poi si schiarì la voce.
«Comunque, sai benissimo che TK non vorrebbe altro fratello all’infuori di te, vero? E che.. insomma... tu sei... sei..»
A Tai venne da dire “Miguele” come in quella pubblicità che avevano visto un giorno ed erano schiattati dal ridere, ma decise di evitare certe scemenze del genere e andare direttamente al sodo.
«Sei e rimarrai il mio migliore amico»
Matt si addolcì sentendo Tai sincero che  adesso lo stava guardando negli occhi.
Annuì, e si passò una mano tra i capelli, prendendo fiato.
Era ora che parlasse lui.
«Tai, ascolta. Anche io sono stato troppo precipitoso su certe cose» ammise, guardando i suoi lividi sul viso «Ma ho reagito d’istinto perché eri troppo euforico su una situazione che a me sembrava grave. Hai incominciato a fregatene su come ci sentivamo noi e a me questo ha dato molto fastidio»
«Hai visto sono stato una merda» Tai si sentiva in colpa e abbassò gli occhi.
«Sì, ma il fatto è...» continuò il biondo «che quando io e te facciamo uno sbaglio, sbagliamo insieme. E’ nella nostra natura e  mi dispiace»
Al castano luccicarono gli occhi. «Quindi io e te siamo una cosa sola?!» sorrise.
Matt si grattò la testa. «Beh, sì... In fin dei conti, sì»
«EVVAI!» Tai fece un salto sul letto di Sora e, ingarbugliandosi tra lenzuola, cadde per terra.
«AHIA! Ma tutte a me!» si massaggiò il sedere, mentre Matt sogghignava.
«Non cambierai mai, Taichi» scosse la testa con un sorriso, e fondamentalmente preferiva così
 «Senti.. Vieni qua»
Tai lo guardò interrogativo, ma non indugiò ad avvicinarsi.
I due si scambiarono sorridenti un cinque, dopodiché Matt allungò le braccia e lo strinse in un abbraccio.
Non seppe com’era successo, seppe solo che era il suo migliore amico.
Il castano restituì l’affetto che gli stava dando, ma dopo un po’ si beccò una botta sulla nuca.
«Perché l’hai fatto?!»
«Così non ti fai strane idee!» rise di nuovo Matt.
Tai lo fulminò con lo sguardo. «Non mi chiamo Joe Kido!»
«Appunto, ti chiami Taichi Yagami. C’è da preoccuparsi»
Tai lo scimmiottò, dopodiché, senza pensarci, ricambiò nuovamente l’abbraccio, facendo rimanere il biondo spiazzato.
«Senti, Yamato...»
«Ma tu e Sora siete fissati? Matt» precisò.
«Matt. Non te l’ ho mai detto ma... tiogliene!» farfugliò.
«Eh?» fece finta di non capire.
«Tivogliobene
«Cosa? Scandisci bene le parole, testina»
«TI VOGLIO BENE!» urlò.
In quel momento calò il silenzio. Tai pensò seriamente di aver sparato un’ emerita stronzata, anche perché, il solo rumore che si sentiva era la voce di Joe che gridava  “Mary ha una pecorella!”.
Entrambi fecero una smorfia per quella voce assordante.
«Ma va’, era solo questo?» lo prese in giro.
«Beh...» Tai s’offese «Ecco... io... sì, insomma...»
Matt sorrise.
«Anche io te ne voglio» gli confidò.
«Amico mio!» Tai gli saltò addosso, spettinandogli tutti i capelli «Recupereremo il tempo perduto, vero?!»
«Capirai, solo un giorno!»
Il castano rimase a riflettere. Era vero.
«Beh, sì. Tanto chi piange più?» alzò le spalle.
«E chi ha pianto?» mentì il biondo, guardando altrove.
«Mh, già, giusto... Figurati»
Entrambi arrossirono visibilmente, fissandosi. Nel mentre, una luce, la stessa luce di prima fuoriuscì dal petto di Matt. Entrambi la guardarono. Era blu stavolta ed era accecante come quell’altra.
Dopo un paio di secondi si spense, lasciando i due a bocca aperta.
«L’ hai vista anche tu?» domandò stupidamente Tai.
«E’ certo, si espandeva dal mio petto!» disse ovvio il biondo.
«Cosa diamine significa?» rimase a pensarci su il castano «Senti, io avverto Izzy, la situazione non mi piace» affermò dopo.
«No, aspetta, non siamo nemmeno sicuri» lo ammonì l’altro «Anzi, direi di andarcene a dormire»
Tai s’imbronciò. «Credevo passassimo del tempo insieme» gli venne da dire.
Ma non appena tentò di aprire la porta, ovviamente chiusa a chiave, si rallegrò.
«E mi sa che lo passeremo» gli comunicò.
«Perché?»
«Perché ci hanno chiuso qui, guarda» Tai con un sorriso a trenta denti abbassò la maniglia.
Matt pensò subito alla sua ragazza. Era stata lei. Sospirò e fece:
«Okay, testina» Il viso di Tai s’illuminò «Ma non prenderti tutte le coperte. Siamo a giugno inoltrato, ma qui  la notte si muore di freddo»
«Evvai, dormiamo insieme!» Il castano gli saltò da dietro prendendolo dalla schiena, mentre l’altro tentava di liberarsi.
Ecco che incominciava ad essere il solito di sempre, il suo amico Tai.
Unirono i letti, ed incominciarono a parlare del più e del meno come se non fosse successo niente, come se entrambi fossero una cosa sola. Benedetta Palmon, la sua regola dell’amico e tutte quelle cose che aveva detto! Era come se quella luce, avesse saldato di più il loro legame.
Sembravano quelli di sempre, i soliti Tai e Matt.
I due soliti e inseparabili amici di sempre che adesso dormivano insieme, facendo sogni tranquilli.
Come i Tai e Matt della loro fotografia che giaceva sul comodino; pegno indistruttibile della loro Amicizia.










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Capitolo 12
*** Rivelazione ***










«BASTA! BASTA! BASTA! BASTAAA!» Koushiro Izumi urlava a perdifiato da più di dieci minuti.

L’esasperazione aveva preso in lui il sopravvento e aveva seriamente pensato di sbattere quel dannato portatile per terra.
Joe, spaventato, stava dietro a fargli aria con un vassoio, visto che di ventagli non se ne vedevano in giro e, a parte questo, era rimasto perplesso non appena il rosso aveva incominciato a deprimersi e a sparare simili sciocchezze come “smettila di farmi aria, burino!”.
Beh, faceva caldo, no? Chi non vorrebbe farsi aria?, pensava Joe tranquillamente. E continuava.
«E’ impossibile! Sono stufo! Dove si è cacciato quel vecchiaccio di Gennai ora che ci serve?! E’ il terzo giorno che siamo qui e la mia ragazza si starà preoccupando a morte!» strillava.
«Prendine il lato positivo. Gesù è resuscitato il terzo giorno. Magari oggi è la volta buona che-»
«Ma chiudi il becco, Joe! Tu e le tue fisse religiose!» lo ammonì il rosso sedendosi  «Il fatto è perché ‘sto dannato varco si è chiuso? Di solito sta sempre aperto!»
«Boh, Izzy, che te la prendi affare?» posò il vassoio Joe, mentre il rosso pensava  “finalmente!”.
 «Noi siamo i “prosciutti”... ehm, i “prescelti”!»
«Grazie, sei molto rincuorante!» Izzy naturalmente era sarcastico, ma Joe l’intese come un complimento.
«Lo so. Chiamami quando hai problemi che Mister Muscolo te li risolve!» Il più grande fece vedere i suoi “muscoli”.
«Ma va’, che sono quelle merde?!» Izzy si risedette, deprimendosi ancora
«Cosa dico a Frankie una volta tornati a Tokyo? Che il mio computer ci ha divorati? Eh? EH?! Joe, rispondi!» Ma il blu era uscito fuori a fumarsi una sigaretta che nemmeno sapeva fumare.
«Nemmeno m’ascolta, quel babbuino in fase d’eccitamento!» sbottò «Ma tu dimmi che vita dannata! Tentomon che ha il sonno pesante... Con chi posso parlare io, eh? CON CHI?!» il ragazzo si girò verso la porta da dove erano appena entrati Tai e Matt ridenti
«AAAAH! E voi cosa ci fate insieme?!» esclamò teatralmente e con una mano sulla fronte. Quante ne doveva vedere!
I due ragazzi si guardarono perplessi.
«Abbiamo fatto pace» rispose Matt con tono ovvio.
«Ma va’! A chi la volete dare a bere? Anzi, andatevene via coi vostri scherzetti che sono abbastanza nervoso» Izzy si rimise a spulciare con il portatile, ignorandoli. Ma tu guarda, se doveva farsi prendere in giro così.
«Ehi, Izumi!» Tai gli mise una mano sulla spalla «Guarda che davvero veniamo in pace»
Il rosso si girò, guardandoli sorridere.
«D-dite sul serio?»
«Più seri di così!»
Izzy stava per mettersi a piangere commosso, ma rimandò le emozioni a dopo.
«Ma allora dobbiamo muoverci! Svegliate le ragazze! Svegliate TK e Kari!» 
«Noi siamo qui!» irruppero le signorine, cinguettando come degli usignoli.
Sora saltò in braccio a Matt e Mimi in braccio a Tai. Entrambi i ragazzi, presi alla sprovvista, si lamentarono per il peso ricevuto.
Il rosso guardò ancora la scenetta stupefatto. Ma quando avevano chiarito?! Sbatté la testa di qua e di là e si avviò a chiamare gli altri due fidanzatini.
«E Joe, non dimentichiamo!» si sentì urlare un burino imbizzarrito.
Tai e Matt si scambiarono un cinque, contenti.
Ce l’avevano fatta a fare uscir Izzy di senno. Un’impresa da campioni!
 
 
 
«Ora che siamo tutti qui riuniti...»
Joe sbuffò. «Dai, aggiungici anche “alla mensa del Signore” e Amen!»
«Cuciti la bocca, buri!» lo ammonirono.
Joe alzò la testa come segno di superiorità.
«Dicevo... se mi lascia finire...» Izzy guardò male il ragazzo con i capelli blu. Quest’ultimo emise uno strillo sdegnato.
Erano tutti nel luogo dove erano arrivati con il computer di Izzy in mezzo e con una stanchezza impressa nei loro occhi. Quella parola non si trovava.
«Ragazzi, come ho detto due giorni fa, c’è un codice che blocca il collegamento col varco per tornare a casa, quindi» a queste parole del rosso, Mimi sospirò afflitta «o collaboriamo o sono cazzi amari!» continuò.
«Senti, Izzy» lo richiamò TK, sbadigliando «La mia idea era quella di scrivere il nome di uno di noi, o magari di qualcuno»
«Bell’idea, Takeru!» sbottò il rosso, sarcastico «Ma ci abbiamo provato e non è successo niente»
«Eppure è l’unico modo» s’immischiò Kari, in difesa del suo ragazzo «Tutti i possibili nomi che abbiamo scritto non coincidevano. Propongo di ritentare!»
«Ci sto, sorellina» approvò Tai e,  rivolgendosi a Izzy, sussurrò «Fa quello che dice Kari, okay?»
«E se scrivete “Joe Kido”?» disse d’un tratto quest’ultimo «Secondo me partiamo!»
Scrisse il suo nome senza che gli altri assentissero, ma accorgendosi che mancava una lettera, prolungò la “o”, scrivendone un’ altra.  Start. Codice errato.
«Mannaggia alla pupazza!» urlò «Ero talmente sicuro!»
«E’ questo il guaio» sospirò Koushiro.
Gli altri incominciarono a discutere su quale potesse essere il codice giusto. TK, invece, era ancora della questione che la parola che stavano cercando coincideva con un nome. Un nome di qualcuno di loro.
Fece alcuni calcoli mentali, ma nessuno aveva un nome lungo otto lettere, anzi, solo Izzy, ma ci avevano già provato inutilmente. Rivolse uno sguardo a suo fratello, che stava parlottando con Tai accanto a sé. Ma allora... avevano fatto pace... e se fosse stato...?
Insomma, era stato l’ultimo avvenimento, no? Poteva essere che... sì, forse coincideva.
«Scrivete i vostri nomi!» esclamò.
«Cosa?» domandò Tai, non capendo.
«Con chi ce l’ hai?» chiese a sua volta Matt.
«TK, ascoltami...» tentò di farlo ragionare Izzy «E’ inutile. Non è un nome. E’ qualcos’ altro!»
«Ma provate a scrivere i nomi di Matt e Tai!» insistette «Proviamo quest’ultima soluzione!»
«Io non ci sto!» esclamò Joe «Vuole solo farci sbagliare!»
«Io invece ci sto» approvò Sora, mettendo una mano sulla spalla del “cognato” «E’ la nostra ultima speranza»
«Forse ha ragione» mormorò Mimi, in fase depressiva. Voleva solamente tornarsene a casa...
Izzy sospirò. «E va bene. Ma non accadrà niente»
Sia Tai, sia Matt si guardarono.
«Pensi che funzionerà?» gli domandò il biondo, insicuro.
«Non lo so, ma proviamoci» rispose l’altro, avvicinandosi al computer.
«Aspetta!» lo fermò «E se non funziona?»
«Fidiamoci di TK. Lui è la nostra speranza» gli sorrise il castano, mentre il biondino arrossiva un po’.
Forse aveva avuto la benedizione di suo “cognato”!
«Altrimenti può scordarsi di vedere Kari» scoppiò a ridere Tai.
O forse no, ripensò il biondino, afflitto, mentre la ragazza si arrabbiava.
«Ben detto!» disse Matt, mentre TK sorrideva «Avanti, Tai, scrivi»
Izzy gli porse il computer, aspettandosi nessuna reazione da esso.
«No, scrivi prima il tuo di nome» disse l’altro «E’ giusto così»
«Ma che dici?» chiese Matt, confuso.
«Vai» Tai spinse Matt in avanti «Digita ‘ste otto lettere e togliamoci il pensiero!»
Matt gli fece un ghigno, dopodiché, abbassandosi, scrisse sulla tastiera“TAIEMATT”.
«Ehi, ti avevo detto prima il tuo!» protestò il castano.
«Sta’ zitto» cliccò “invio” e, con gran stupore di Izzy, furono investiti da una grande luce aurea che a mano a mano si spense, lasciando posto all’immagine di un vecchio che si muoveva lentamente.
«GENNAI!» urlò Izzy. E stava anche per aggiungere “vecchiaccio di merda!”
«Oh, ciao Izzy, come stai?»
Il rosso non rispose, indignato
«Bene, ce ne avete messo di tempo!» esordì.
«Tempo?!» esclamò Tai, stupito «Lei sapeva tutto?»
«Ma certo» rise Gennai «Com’è che ridi tu, ragazzo? Ah sì… Eheheheh!» e lo imitò.
«'Cazzo si ride?» bisbigliò imbronciato a Matt che alzò le spalle.
«E’ stato lei!?» urlò Izzy in preda al panico «Ma lo sa che io ho una fidanzata che adesso sarà in pena per me?!»
«Oh, stai calmo, Izzy» rispose tranquillamente quello «Ho fatto in modo che il tempo passasse più lentamente sulla Terra, ma l’ ho fatto solo per tre giorni. Perciò, se non aveste indovinato la parola oggi, il tempo sarebbe trascorso normalmente»
«E per quale motivo?» domandò Joe, incasinato.
«Io non sono un Dio, caro» sorrise enigmatico «Ma sono contento che abbiate superato la prova»
«Che prova?» domandò Matt «Scusi, di che cosa sta parlando?»
«E’ ovvio. Voi siete tornati qui perché l’ ho voluto io. Sono stato io a ficcare la parola chiave sul tuo computer, Izzy»
 Il rosso grugnì.
«Vuole dire che è stato lei a far litigare Tai e Matt?» chiese Mimi, stupita.
«No, quello l’ hanno fatto da soli»
«Scusi...» irruppe Joe, arrabbiato «E se ne vanta?!»
«Caro Joe, anche tu hai collaborato» sorrise il vecchio «Non potevo aprire un varco da solo. Poi ad un certo punto, mi venne in mente che i vostri Digimon riuscirono a mettersi in contatto con voi, poco tempo fa. Allora aprii il mio computer e trovai il collegamento ancora in corso. Qualcuno deve avere staccato direttamente la spina»
Sora guardò Mimi, la quale sorrise a mò di scuse, pensando a Palmon.
«Verificai le probabilità che avreste avuto per tornare quaggiù. Erano poche. Così, notai un’ ombra buia che si stava abbattendo su Tai e Matt e decisi di rimediare. Vi ho trascinati fin qui in modo tale da scacciare via quella brutta cosa che si stava impossessando di voi» mostrò una luce scura tra le mani.
«Senta, Gennai» fece Matt «Può spiegarci perché d un tratto» si toccò il petto «è fuoriuscita una luce simile da qui? E’ successo sia a me che a lui e non sappiamo cosa significhi»
Tai sbarrò leggermente gli occhi, sentendo quelle parole. E meno male che voleva tenerselo per sé!
«Ma a noi non avete detto niente di questa luce!» esclamò Izzy, mentre gli altri annuivano.
«Ehm» balbettò Tai, non sapendo che inventarsi «Storia lunga, ragazzi»
«La prima luce che vi ha salvato da Nicolamon è stata quella del Coraggio» svelò Gennai.
«Ecco perché mi sono parato davanti. Era il mio Coraggio!» sbottò Tai, incredulo.
«Esatto. E quella fuoriuscita da te Matt, è...»
«… quella dell’Amicizia» continuò lui, poi abbassò lo sguardo «Il simbolo meno appropriato per uno come me» mormorò cupo.
«NO!» esclamò Tai e gli posò un braccio sulla spalla «Io e te siamo amici, giusto? Perché l’ Amicizia non dovrebbe fare parte di te?»
«Il Coraggio e l’Amicizia fanno assolutamente parte di voi anche se non avete più le Digipietre»
«Gennai, ma noi… Siamo ancora i Digiprescelti?» venne da chiedere a Sora.
«Già! Io sono confuso! Non capisco più qual è A e qual è B!» analizzò Joe.
«Come se tu fossi capace a farlo!» esclamò Mimi, molto scettica.
«Magari non lo siete direttamente visto che il vostro compito è terminato» rispose il vecchio «Ma i vostri simboli rimarranno vivi in voi per sempre»
Mimi tirò un respiro di sollievo. «Meno male!»
«Adesso andate!» li incitò Gennai «La vostra prova d’ Amicizia è finita»
«Quindi, lei...» parlò Izzy dopo un lungo silenzio e dopo che si ebbe calmato «L’ ha fatto per rafforzare il rapporto tra Tai e Matt?»
«Sì, ma anche tra di voi, non dimenticatelo. Da adesso in poi imparerete ancora di più a collaborare» spiegò «L’Amicizia è un bene prezioso e tu sei molto fortunato, Matt, a possederne il simbolo»
«E’ quello che gli dico sempre io!» rise Tai, mettendogli una mano sulla spalla.
«Grazie, Gennai» disse il biondo, imbarazzato.
Il vecchio rise a crepapelle. «Non dire così o mi farai arrossire! Bene, è il momento di salutarci. Addio, ragazzi Prescelti. Speriamo di rincontrarci un giorno»
 Gennai stava scomparendo dallo schermo. Il varco stava ritornando verde.
«Ragazzi tenetevi per mano» ordinò Izzy «Non sappiamo se è pericoloso»
Tutti annuirono. Salutarono i loro Digimon, abbracciandoli e facendo loro tante raccomandazioni.
«Stringiamoci la mano, Tai» disse poi Matt, dandogli la sua «Almeno così non ti perdo per strada»
«Simpaticone!» ridacchiò l’altro, afferrandola.
I giovani chiusero gli occhi e la luce verde acqua a tutti familiare li avvolse, mentre riecheggiava nell’aria un “tornate a trovarci” ed un “ certamente” detto con affetto intenso.









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Capitolo 13
*** Amici per sempre ***









Aprirono gli occhi, i ragazzi, e si ritrovarono di nuovo al parco Victory.

«Ehi, ma...» spalancarono gli occhi di fronte alla visione che ebbero di fronte.
Luchia e Frankie indossavano un cappello verde e si erano disegnate un pallino rosso sulla fronte. La prima pestava le bacchette del cibo sopra una ciotola mormorando parole confuse, mentre l’altra lanciava foglie per aria. Forse per creare l’atmosfera.
Non appena si accorse di non essere soli, la bionda, imbarazzata, lasciò cadere il cesto delle foglie e andò incontro ad Izzy.
«NON E’ COME SEMBRA! Io non volevo!» si girò verso l’altra e la indicò «E’ stata lei a costringermi!»
Izzy le squadrò, perplesso. «Che diavolo stavate facendo?»
Luchia si fermò. «Frajiko,» la chiamò per intero «hai visto che con la mia arte del Bambù siamo riusciti a portarli indietro sani e salvi? Ed in poco tempo anche!»
«Sì, boh, Luchia non ti credere l’eroina della giornata!» esclamò Joe «Che tu non sai nulla!»
«Senti, Joe» fece quella «Nessuno ha chiesto la tua opinione. Stupido burino ibernato e sottosviluppato!» se ne andò sculettando e aggiustandosi la folta capigliatura.
«No, Luchia, stavo scherzando!» Quello la inseguì supplicando delle scuse.
Erano finalmente tornati a casa. Mimi sospirò e si gettò sopra le tovaglie del pic-nic.
«E’ una cosa che non auguro a nessuno!» esclamò.
«Ma dove eravate finiti?» si agitò Frankie, mentre Izzy cercava di calmarla «Siete scomparsi cinque minuti fa! Mi sono spaventata a morte!»
«Ehm, una lunga storia, tesoro, una lunga storia...»
 
 
 
«AAAAH! Io vi querelo! Lasciatemi in pace, io vi querelo!» urlava Joe in preda al panico.
Chi erano quelle figure losche ed incappucciate che lo inseguivano? Lui voleva solo continuare il pic-nic tranquillamente!
Ma perché Tai e Matt avevano fatto pace?, si chiese disperato. Era così rilassato senza di loro.
Raggiunse un cespuglio e, acrobaticamente, si gettò tra i boschi per non farsi trovare dai due malviventi.
«JOOOOE? Pistolino? Dove sei?» chiamavano.
«Dai buri, esci fuori!»
Neanche per sogno, si disse Joe, rotolando verso sud. Ovvero, spostandosi di due centimetri.
Tai e Matt camminavano vicini alla sua ricerca, probabilmente per pestarlo.
Joe, nascosto tra un cespuglio pieno di bacche, si domandò se quei due fossero gay come pensava e se le loro ragazze, povere sventurate, avessero fatto male a fidanzarsi con loro.
Ma i due ragazzi non era assolutamente gay, erano solo amici. Solo amici.
«Senti, Matt» fece Tai, fermandosi «Abbandoniamo la ricerca di quel babbuino per un momento»
«Devi dirmi qualcosa?» domandò l’altro, scrutandolo interrogativo.
«Sì» si schiarì la voce il castano e prese fiato «Matt sei il più grande amico che ho. Non voglio litigare mai più con te e neanche... arrivare alle mani»
«Scusa» bisbigliò Matt, dispiaciuto.
«Scusami tu» sospirò quello e poi riprese «Voglio che mi prometti una cosa. Beh, te lo dico adesso perché siamo sull’argomento e poi siamo soli e...»
Non siete soli, ci sono anch’io, pensò Joe, scrutandoli.
«Ho capito, ho capito. Va’ al dunque» Sempre diretto e affilato come una lama, il suo caro Matt.
«Sì, okay. Io voglio che restiamo amici per sempre. Chiedo troppo? Oppure risulto troppo sdolcinato?» Tai sorrise con imbarazzo.
«Ma no» Il biondo ricambiò il sorriso «E’ quello che penso anch’io, Tai. Ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo»
«E io sì, amico!» rise il castano, facendo ridere anche l’altro.
Questi prese un legnetto e, avvicinandosi all’ albero vicino a dove si era infiltrato il ragazzo eguale a Milhouse, incise qualcosa.
Lessero con un sorriso e si unirono ancora una volta in un abbraccio, non come due gay, come pensava il burindeficente là, ma come due veri amici.
«Non sembriamo troppo femmine, così?» ridacchiò Tai, mentre ancora stavano abbracciati.
«No. Siamo amici, giusto?» gli chiese Matt, aspettando l’ennesima conferma.
«Amici... per sempre» ripeté Tai, convinto delle sue parole.
Il sorriso s’increspò sulle labbra del biondo e viceversa.
Il silenzio era assordante e Joe sembrava di poter scoppiare da un momento all’altro.
D’un tratto, in mezzo a loro, una luce si espanse. Una luce argentata, bella, incantevole... La loro.
Un po’ perplessi, ma sorridenti, la presero entrambi tra le mani e da lì si propagò una voce familiare:
«Come una dolce novella che mi rischiara il cuore, mi narrarono di un legame profondo, un sentimento infinito, come il cielo che imponente avvolge la terra»
«PALMON?!» urlò Tai, sbarrando gli occhi «Ehi, Palmon, sei tu?!»
La luce, però, si spense così com’era arrivata e anche la voce si affievolì.
Gli sguardi increduli dei due amici lasciarono posto a due ghigni eloquenti.
Palmon, cara Palmon e i suoi consigli...
«BUAAAAH!» piagnucolava Joe da dietro il cespuglio «Non ho mai sentito parole più profonde di queste! Mai! Mi sembra di essere inutile per l’umanità!»
Tai e Matt si girarono di scatto verso di lui e, non appena si accorsero della sua presenza, arrossirono entrambi.
«Bastardo, tu eri qua!?» esclamò arrabbiato il castano.
«Hai sentito tutto?!» sbottò allarmato il biondo.
«E anche visto! OPS! Che ho detto?!» Joe si tappò la bocca non appena si accorse dei loro sguardi.
I due si avvicinavano, minacciosi
 «Ma... ma... insomma, GAMBEEE!» Il ragazzo fuggì spaventato, mentre gli altri due ridevano di gusto.
Mannaggia alla curiosità, vero Joe?
I due amici lasciarono quell’albero dove in quel momento brillavano quella “T” e quella “M” poste vicine, l’una affianco all’altra. Come stavano facendo loro due adesso all’inseguimento del burino.
La loro promessa d’ Amicizia sarebbe durata, questo era certo; quanto era certo che adesso Joe urlava “MIO PADRE E’ UN POLIZIOTTO!” per intimorirli beccandosi degli  “EEEEH!”scettici subito dopo.














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