FORSE FORSE; di rose07 (/viewuser.php?uid=53347)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come al solito guai ***
Capitolo 2: *** Sull'isola di File ***
Capitolo 3: *** Torna da me ***
Capitolo 4: *** L'arrivo dei Digimon ***
Capitolo 5: *** Noi due non siamo amici ***
Capitolo 6: *** Ti staremo sempre accanto ***
Capitolo 7: *** Attacco imprevisto ***
Capitolo 8: *** Emozioni ***
Capitolo 9: *** Emozioni pt. 2 ***
Capitolo 10: *** La foto ***
Capitolo 11: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 12: *** Rivelazione ***
Capitolo 13: *** Amici per sempre ***
Capitolo 1 *** Come al solito guai ***
«Arrivo!»
Izzy
finì di digitare qualcosa al computer, dopodiché,
decidendo di lasciare l’aggeggio incustodito per almeno dieci
minuti, pensò, raggiunse gli altri che stavano iniziando a
pranzare senza di lui.
«Hai
staccato finalmente gli occhi da quel coso?» rise Tai, come
suo solito, prendendolo in giro.
Il
rosso gli fece una smorfia ed andò a sedersi vicino alla sua
ragazza che lo aspettava impaziente.
«Ragazzi»
li chiamò il castano «Questi spiedini sono una
meraviglia! Chi è stato a prepararli?»
«Io»
rispose Matt, bevendo un sorso di birra «Dovresti saperlo
ormai, testina»
«Ehi,
ma come fai? Beh, a cucinare così...
così...» Tai non trovava le parole adatte per
descrivere quegli stuzzichini così gustosi.
«...divinamente!»
continuò Mimi con gli occhi che le luccicavano
«Sono squisiti! Non ne mangio così da tre anni a
questa parte! Matt, ti prego, fa’ il cuoco da
grande!»
«Neanche
per sogno» rispose quello.
«Già,
lui dovrà cucinare solo per me quando ci
sposeremo» aggiunse Sora, sorridendo e poggiando la testa
sopra la spalla del biondo che la imboccava.
«E
dovrà anche imboccarti il cibo» aggiunse Tai,
osservandola masticare «Ma quanti anni hai, sette?»
Sora
fece la linguaccia al castano che nel frattempo si stava affogando con
la birra.
«Amore,
sta’ attento!» lo ammonì Mimi,
tirandogli colpetti sulla schiena «Rischi di contrattare con
la morte in questo modo. Non voglio perderti di già, sarebbe
una tale noia senza di te»
«Ma
devi ammettere che si vivrebbe in pace una buona volta!»
esclamò Matt, ridacchiando.
«Bell’amico
che spera la mia morte!» s’imbronciò
Tai, offeso.
In
quello stesso momento, una figura alta e sbilenca comparve tra i
cespugli, accompagnata da qualcuno e da una grossa borsa piena di
presunte leccornie.
«Oh
ragazzi, scusate, ma sono dovuto passare a prendere Luchia!»
esclamò Joe, correndo «Non si sbrigava
più e ad un certo punto si è messa ad
abbaiare»
La
donna di nome Luchia fece una smorfia di disgusto,
dopodiché, con le mani conserte, dichiarò:
«Non
è vero. E’ voluto salire a casa mia per cagare e
c’ha messo venti minuti per capire dov’era lo
sciacquone!»
Tutti
risero, mentre Joe, imbarazzato, cercava di farli smettere.
«Ma
basta! A voi non capita mai un urgenza?!»
«Se,
se» lo derise Tai «Si
può sapere che cavolo ci fai con quella borsa piena di cibo?
Abbiamo da mangiare per tre giorni qui! Ci mancavi solo tu con altre
porcherie»
«Ma
che vuoi, non mi fido molto della cucina di Matt» rispose
Joe, sedendosi tra Kari e TK.
«Scusa,
Joe» fece il biondino «Ma che fai, ti siedi nel
mezzo?»
«E
che cavolo vuoi? Sono pur sempre un amico che ha bisogno di un
posto!» ribatté quello con l’aria di chi
la sapeva lunga.
«E
tra venti posti scegli proprio questo?» TK lo osservava
accanito.
Joe
era uno scemo, questo lo concepiva, ma il fatto che si sedesse in mezzo
tra lui e la sua ragazza e facesse perfino finta di niente, questo
proprio no.
«Allora,
ti alzi e te ne vai?» lo incitò.
«No!
Io esigo sedermi e subito anche! Non solo mi prendete in giro, ma mi
negate perfino una seggiola?»
«Ma
quale seggiola! Non vedi che siamo seduti per terra?»
s’immischiò Izzy, portandolo nella
realtà.
«Va
be, è la stessa cosa!» si agitò il
maggiore del gruppo «Ed io sto qua, per dispetto!»
TK
sbuffò impaziente e decise di passare alle maniere forti.
Con
Joe o si scherzava o si menava, si disse.
«Sei
sordo? O ti levi o...» fece vedere il pugno destro che faceva
uno scatto vicino alla sua faccia.
A
quel contatto visivo, Joe provò un brivido dietro la schiena
e di certo non era nessuno che gli faceva il solletico ai piedi.
«Eh...
Senti TK, non ti credere forte, va bene? Che con un mio pugno ti
stendo!» tentò di farsi il possente.
«Se,
magari fra cent’anni! Te lo ripeto, o ti alzi di qua o ti
rompo gli occhiali»
«Eh
mamma mia, possibile che tu e tuo fratello dobbiate sempre usare le
maniere forti?!» si arrabbiò Joe, evitando di
mostrare in pubblico la sua paura per il biondino.
Va
bene farsi battere da TK quando stavano tra di loro, ma di fronte a
Luchia e a Frankie che erano le novizie del gruppo, no.
«Senti
Joe, perché non ti alzi e basta?»
s’immischiò Matt «E beviti una birra
così magari ti ubriachi un po’ e ci lasci in santa
pace»
«Bravo,
Matt. Fallo bere, ti prego!» lo supplicò Luchia,
mentre si serviva il piatto di salsicce affumicate.
Sora
e Mimi risero di nascosto.
Joe,
invece, distolse lo sguardo da TK a Matt e da Matt a Luchia; poi da
Luchia passò subito al pugno chiuso e pronto di TK.
«Ehm,
vabbè... Ma sappi» disse alzandosi, sotto i
sospiri di sollievo di Kari «che me ne sto andando solo
perché Matt mi ha offerto una birra!»
«Veramente
te la prendi tu» fece Matt, tranquillamente
«Nessuno te l’ha offerta!»
«Boh,
statti calmo e quieto, okay?!» esclamò Joe verso
il biondo, facendo strane mosse con le mani e, afferrando la
birra, si sedette vicino a Luchia la quale, blaterando qualcosa del
tipo “lo sapevo io che si sarebbe sistemato qua”,
annunciò, clamorosamente a tutti:
«E’
solamente un burino, ragazzi»
«Con
dieci B!» Tai e Matt, si scambiarono un cinque
«B
di botte!»
«Ma
guardatevi voi! Botte a
me? Io vado in palestra ogni giorno!» si difese Joe, mentre
gli altri due si avvicinavano «Botte ditelo a qualcun altro,
ad esempio a Luchia! Lei sì, che-»
«Burino
asiatico dei miei stivali! Non osare dire mai più una cosa
del genere!» esclamò Luchia, arrabbiata.
«Ma
vabbè, Luky, non t’incavolar-eeeeeeh! Lasciatemi
in pace! Andate viaaaaa!»
Il
biondo ed il castano afferrarono Joe dalle braccia e dalle gambe.
«E
vi prego» li supplicò Luchia
«Uccidetelo!»
«Sì,
lo ammazziamo di botte» rispose Tai, rassicurandola.
«Eh,
senti... botte dillo
a tua sorella!» si dimenò il burino,
cioè Joe.
«Intende
botte nel senso che ti pestiamo» aggiunse Matt, precisando.
Joe
spostò lo sguardo dai due ragazzi e, facendo quattro veloci
calcoli mentali, esclamò:
«Oh,
cavolo!»
«Cosa
combinano?» chiese Sora, mentre Joe, per divino miracolo, era
riuscito a scappare dalle loro grinfie.
«Le
solite cose da maschi» commentò Mimi «Ma
Joe se le cerca, però»
La
ramata fece una smorfia.
«Il
cibo è buono, dovrebbe regolare il suo tasso di
acidità, invece»
«Ma
va’» Mimi vide Tai afferrare Joe dai piedi, mentre
Matt gli si sedeva di sopra per bloccarlo.
«Adesso
cerca aiuto. Io dico che quei due insieme formano una bellissima
coppia» continuò Sora con un sorriso.
«In
che senso?» chiese l’amica, guardandola storto
«Mi ci sono appena messa con Tai!»
«Ma
no, che hai capito» Sora ridacchiò
«Intendo che Tai e Matt ammazzerebbero pure un mostro
insieme. Si sapeva che... insomma...»
Mimi
alzò un sopracciglio.
«Che
sono amici per la pelle?» domandò retorica.
«Ma
sì, ormai è ufficiale, Mims. Dovremmo esserne
contente» dichiarò la ramata.
Vedere
Matt e Tai insieme era la sua più grande liberazione. Era da
un bel po’ di tempo che avevano smesso di litigare e
sembravano andare d’accordo più del previsto.
«Sì,
ma pensa che succederebbe se litigassero ancora... Pensa ad una lite
tremenda... Due caratteri così opposti finirebbero per
dirsene di tutti i colori ed anche peggio» La Tachikawa li
guardava inseguire Joe preoccupata, mentre gli altri ridevano.
«Secondo
me durerà» affermò Sora, auto
convincendosi «Se è vera amicizia, sì
che durerà»
La
castana smise di fissarli e si concentrò sul suo spiedino.
«Ma
sì, hai ragione» masticò
«D’altronde sono i nostri fidanzati, no?»
«Appunto!»
Luchia
rise per loro. O meglio, rise perché Joe era inciampato tra
le radici di un albero.
Quest’ultimo,
dopo essersi liberato dalle mani omicide dei suoi amici,
sgattaiolò da dietro un cespuglio e andò lontano.
Arrivò
fino al luogo dove un bel computer portatile giallo e bianco lo
aspettava.
Al
dire il vero, l’aggeggio era di Izzy e questo
l’aveva capito anche lui.
Vide
con suo gran entusiasmo che era aperto e, sedendosi per terra,
incominciò a premere alcuni tasti.
Devo
trovare Paint,
pensò, così
faccio una di quelle scritte che fanno i ladri e scriverò di
essere andato verso destra, mentre io sarò a sinistra... e
Tai e Matt sbaglieranno direzione e... basta, sono un genio!
Illuso.
Trafficò
un bel po’, toccò tasti, accese diversi programmi
di scrittura, aprì perfino la posta e la lesse anche,
(ficcanaso), dopodiché, sbuffò.
«Ma
‘sto computer è una fregatura!»
Continuò
a trafficare, incosciente del fatto che se voleva scrivere qualcosa
poteva benissimo usare Microsoft Word.
«Basta,
sto sudando!» sbottò «Izzy deve cambiare
computer! Questa mezza cartuccia non vale una lira, per di
più non c’ha manco Paint! E adesso come cavolo
faccio a fregare quei due?!»
Dicendo
così, scazzato, tirò una botta sulla parte
posteriore del portatile.
«Vediamo
se così ci senti, razza di-Aaaaah!»
urlò spaventato, indicando una luce verde provenire dallo
schermo.
«Ma...ma…che
cazzo... Santi Dei!» sbiascicò «Che ho
toccato, misericordia santissima?!»
Qualcosa
di veramente losco-almeno secondo lui- era apparso sullo schermo del
computer.
Il
ragazzo con le meches blu guardò per bene
l’immagine; lui la conosceva, l’aveva
già vista.
Spalancando
la bocca, emise un grido simile ad una femminuccia.
«Ma
questo è-Porca merda!»
«Allora
eri qui, burino!» Tai e Matt, nel frattempo, gli si
avvicinarono spuntando, secondo lui, dietro una vasta gamma di boschi
minacciosi.
«No,
state indietro!» esclamò, allargando le braccia.
«Perché
mai dovremmo stare indietro?» chiese Matt, perplesso.
«Cerchi
di squagliartela?» domandò Tai, sarcastico
«E poi perché ti sei parato davanti al computer di
Izzy?»
«Aspettate!»
cercò di fermarli Joe «Ragazzi, è una
cosa seria»
«Ma
va’, quale cosa seria!» lo derise Matt
«Se le tue fossero cose serie allora noi non saremmo
qui»
«Già»
lo appoggiò Tai «Dai, addosso!»
I
due furono pronti a lanciarsi sopra al ragazzo e non con buone
intenzioni, naturalmente.
«VI
DICO DI FERMARVI!» urlò burinamente Joe
«E’ pericoloso!»
«Ma
che pericoloso, cosa nascondi?»
«Ragazzi...
come dirvelo...»
«Basta
che ti spicci, però!»
«E
un attimo! Mmh... allora, ragazzi, io... cioè non
è che sia stata “proprio” colpa
mia...»
«Joe,
si è fatta mezzanotte!»
«Ma
se c’è ancora il sole, bugiardo!»
«E
allora sbrigati!»
«Sì...
allora... è successo che… il computer di Izzy ha
preso fuoco...»
«Sul
serio?!»
«NO!
Ma... urgh, ragazzi... è difficile...»
«Ma
parla, esprimiti, stupido burino!»
«Oooh,
nonsoperchèsièapertoilDIGIVARCO!»
urlò tutt’ad un fiato indicando lo schermo.
I
due ragazzi si avvicinarono immediatamente al portatile.
«Merda
Joe, che cosa hai combinato?!» domandò Tai,
allarmato.
«E
che ne so! Cercavo solamente Paint, io!»
«E
adesso che facciamo?» domandò Matt,
guardando la luce che si espandeva a poco a poco.
«Non
so, credo che dovremmo-»
«Oh!»
Joe osservò la luce che li stava per inghiottire e, facendo
qualche calcolo mentale, li incitò bruscamente:
«Via,
scappiamo!»
Ma
i tre non fecero in tempo a voltarsi che quella strana luce verde
inghiottì loro e gli altri “ex
Digiprescelti” dentro il computer.
Tutti
urlarono, cadendo in un vortice verde acqua. Sembrava un deja-vu quella
scena, ma la cosa che più faceva pensare era: di
nuovo?
Le
uniche due superstiti aprirono gli occhi guardandosi perplesse.
«Mio
Dio, Luchia!» esclamò spaventata Frankie
«Dove sono? Dov’è Izzy?!»
«Sacre
Terre dell’Indonesia!» imprecò Luchia,
avvicinandosi al portatile «Li ha inghiottiti questo ordigno
malefico! Presto Frankie, dobbiamo esercitare l’arte del
Bambù!»
«Che
cosa?!»
«Sbrigati,
porgimi quelle bacchette e quella ciotola, ma rivolgila al contrario.
Dobbiamo ricondurli qui»
Frankie,
con le lacrime agli occhi, credendo Izzy e gli altri intrappolati
chissà dove, obbedì e lasciò che
Luchia preparasse tutto per il rito di cui parlava.
Lei
è una chiromante, forse,
pensò.
Ma
non sapeva che la Van Gogh, stava solo perdendo tempo e che i ragazzi
Prescelti erano al sicuro... o per meglio dire, quasi.
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Capitolo 2 *** Sull'isola di File ***
La Digiprescelta
dell’Amore aprì gli occhi.
Era sdraiata per terra con Tai
sopra le sue gambe e Kari sopra il braccio destro.
Cercando di levare il suo arto
indolenzito da sotto la schiena dell’amica, si mise a sedere
mettendo a fuoco il paesaggio che le si parava davanti.
Spalancò leggermente gli
occhi.
Oh no, quello non era possibile!
«Tai!»
chiamò subito all’amico che intanto borbottava
qualcosa tipo “un altro minuto, mamma”.
«Sveglia, Tai!»
la ragazza lo mosse da un braccio «Svegliati, per
favore!»
Tai sbuffò sonoramente,
dopodiché alzò la testa e mugugnò:
«Uffa mamma, pure di
domenica… ma... Sora?! Ma... Dove siamo?»
Il
castano si guardò intorno.
«Cosa?! Siamo a...
Digiworld?» chiese stupito.
«Che grande spirito
d’osservazione!» commentò
l’amica, sarcastica «Come ci siamo arrivati fin
qui?»
«E che ne so. Se lo
sapessi te lo direi» disse lui, alzandosi e tirando fuori il
monocolo dalla tasca
«Sì,
sì. Siamo proprio a Digiworld, non c’è
dubbio»
Sora lo guardò
preoccupata.
Un’ altra avventura in
quel mondo equivaleva a dire... un’altra volta senza letto,
posto sicuro, cibo e tante altre cose.
Insomma, non potevano restarci!
Ma Tai sembrava perfino entusiasta!
«Sveglia gli altri,
Sora!» esclamò pimpante «Sento aria di
avventura!»
«Come fai ad essere
allegro, Tai?» domandò lei, ignorando
ciò che aveva detto.
«Perché?»
si fermò un attimo quello «Dovrei disperarmi o
cosa?»
«Siamo finiti sulla
presunta isola di File, ancora, dopo quattro anni che non mettiamo
piede! Hai idea di quanto potrà essere pericoloso?»
«Ma che pericoloso e
pericoloso! Io salgo su quell’albero e do un’
occhiata»
Il
ragazzo salì sopra un arbusto e, portandosi il solito
monocolo all’ occhio sinistro, esplorò la zona.
Sora sospirò.
Non sarebbe cambiato mai Taichi
Yagami.
«Sora»
sentì una mano stringere il suo braccio
«Cos’è successo?»
«Matt, non lo so. Ricordo
solo una luce verde. Il varco deve essersi riaperto»
Nel frattempo, anche Izzy e gli
altri si stavano a poco a poco riprendendo.
Mimi cacciò un urlo,
squadrando il paesaggio ed il fiume.
«Ditemi
che sto sognando! Ditemi che è... un incubo!»
«Perché
dovrebbe essere un incubo, Mimi?» fece Tai, sentendola
gridare.
La ragazza alzò gli
occhi verso l’albero in cui era seduto e, irritata,
esclamò:
«Siamo a Digiworld!
Un’altra volta! Non posso sopportarlo!»
«Eddai, mica siamo in
Alaska!»
«Ancora peggio!»
«Ehi, guardate
qua» Izzy li richiamò sull’attenti
«Il varco che collega il mondo reale
è...»
«Rosso?»
esaminò Matt «Cavolo, allora è
chiuso!»
«Ho paura di
sì» constatò il rosso «Ma
fatemi vedere se riesco a fare qualcosa»
«Sbrigati, Koushiro, non
resterò qui un minuto di
più!» si agitava la castana, aggiustandosi il
cappellino bianco.
Izzy annuì e, dopo aver
premuto un paio di tasti e aver cercato di immettere diverse
combinazioni, sbottò:
«Porca miseria!»
«Che succede?»
«Siamo bloccati
qua!»
«NO!» Mimi
sbatté i piedi per terra come una bambina piccola
«Questo no! Voglio tornare a casa!»
«Smettila,
Mims!» la rimproverò Sora «Dobbiamo
cercare un modo per andarcene, anziché disperarci!»
«Come faremo a
sopravvivere!?» chiedeva la Tachikawa, sconfortata
«Resteremo qui per sempre!»
«Deve esserci un
modo» affermò Izzy, riflettendo «Un modo
c’è sempre, ma... non so come»
«E se ci fosse una parola
chiave? Altrimenti questi puntini a che servono?»
tentò Matt, osservando dei puntini accanto
all’immagine dell’isola
«Giusto!»
l’appoggiò Sora «Tentiamo
qualcosa!»
«Ehi» Tai, nel
frattempo, li raggiunse.
«Ho scoperto che siamo
nello stesso posto di sette anni fa! E’ una cosa positiva,
no?»
«Fratellone!»
lo portò alla realtà Kari «Trovi la
faccenda positiva?»
Gli sguardi di tutti si posarono su
di lui. Anche Mimi smise di frignare e l’osservò
interrogativa.
«Sembri contento,
fratellone» continuò la ragazza.
«Beh, non capisco cosa ci
sia da preoccuparsi» alzò le spalle il castano.
Sora alzò gli occhi al
cielo, mentre Matt trasalì, gettandogli uno sguardo di fuoco.
«Cosa?!»
esclamò Mimi «Stai dicendo che non dovremmo
preoccuparci se siamo senza un bagno? E un letto?»
«Ci arrangeremo per
qualche ora»
«Tai, se per caso non lo
sapessi, siamo bloccati qua» aggiunse la ramata «Il
varco è chiuso!»
«Fate vedere»
Il leader si avvicinò al computer.
«Sono sicuro che si
riaprirà» commentò, mentre Izzy
scuoteva la testa.
«Tai, se non troviamo una
combinazione o qualcos’altro, non possiamo tornare
indietro!»
Mimi si tappò le
orecchie «Non lo dire, non lo dire!»
«Ma è la
verità! Se non troviamo un modo resteremo qui»
guardò in faccia la realtà il rosso.
«E se proviamo a trovare
la parola chiave come ha detto Matt?» irruppe TK che non
aveva ancora aperto bocca
«Magari esce fuori
qualcosa»
«Non so, ma è
l’unico modo che abbiamo» disse Izzy, scrivendo
parole vaghe.
Mimi scoppiò in un
lamento fastidioso, Tai ritornò sull’albero e Sora
avvertì una certa irrequietudine che regnava su Matt.
«E’ tutto
okay?»
«Sì, ma
va’ a consolare Mimi. Adesso vediamo che si può
fare»
Il
biondo si avvicinò a Izzy e insieme cercarono una miriade di
parole che potevano funzionare per aprire il portale.
«Mims, zitta!»
Sora le si avvicinò poggiandole una mano sulle spalle
«Sta’
tranquilla, tanto, lo sai che ce la caviamo sempre»
«Macché!»
La ragazza si asciugò le lacrime con la mano «Non
voglio restare qui! Non voglio rimanere confinata in questo mondo!
Voglio tornare al pic-nic! Ti prego, fammi tornare al
pic-nic!»
Sora si sentì come una
madre. Una madre che si ritrovava a consolare la propria figlioletta
spaventata.
«Matt e Izzy stanno
cercando il codice. Vedrai che se ci sforziamo tutti insieme, lo
troveremo!»
«Ma quanto ci
vorrà? Ho paura! E poi... guarda lui!» la castana
indicò Tai «Sembra contento! Guardalo,
Sora!»
«Sai
com’è fatto. Cerca di comprenderlo. Quando
capirà che non c’è nessun modo per
tornare indietro, allora sì che-»
«Ma allora pure
tu!» urlò «Smettila, voglio andare
via!»
«Mimi... Non intendevo
quello» Sora si tappò le orecchie.
«Merda,
niente!» strinse i pugni Matt «Niente di niente!
Abbiamo provato anche con “Digiuova”!»
«Le cifre sono otto
eppure… Uff… Non so che dire» si
scoraggiò Izzy.
Il biondo grugnì
arrabbiato, mentre alzò lo sguardo verso di Tai che era
ancora intento ad esaminare l’ambiente.
«Vuoi scendere da
lì e darci una mano, tu?!»
«Eh un attimo, non
t’innervosire!» rispose quello.
«Scendi, cazzo!»
Tai fece per obbedire, quando una
mano misteriosa lo afferrò dalla gamba.
«Oddio, un
cadavere!»
«Ma quale cadavere, sono
io!» Joe sbucò da dietro le foglie
dell’albero «Non so come, mi sono ritrovato qua
su!»
Il ragazzo tirò un
respiro di sollievo.
«Mi hai fatto spaventare,
Joe! Ma sei uno sfigato allora! L’unico idiota che si ritrova
sopra un albero, guarda caso, sei tu!»
«Guarda che ci sei anche
tu sopra!»
«Ma io sono
salito»
«Va bè,
calmati!» Joe fece per sedersi sopra lo stesso ramo su cui
era seduto l’amico, quando mise un piede come fallo e
scivolò.
«Ahia! Mi sono rotto
l’osso sacro!»
«Che cosa?»
chiese Tai, scivolando prudentemente.
«Il culo!»
Nel mentre, Matt e Izzy osservavano
la scena.
«Ma che cazzo fanno? Non
si muovono?» domandò il biondo.
«Sta’ calmo
Matt, continuiamo i tentativi» lo tranquillizzò
Izzy, continuando a pensare.
«Izzy, ma...»
venne in mente a Sora, mentre Mimi era con Kari
«Frankie e Luchia? Che
fine hanno fatto?»
«Volete dire che la
Luchia mia carissima non è qui? Sacrilegio
disumano!» strillò in preda al panico Joe.
«Chiudi il becco,
deficiente che non sei altro!» sbottò Matt, mentre
quell’altro faceva finta di serrarsi la bocca con una chiave.
«Tai!» lo
chiamò TK «Mimi è disperata!»
«Ci penso io»
affermò quello, sicuro, andandole incontro.
«Comunque, credo che
Frankie sia rimasta sulla Terra. Lei non è una Digiprescelta
e probabilmente il vortice virtuale non l’ ha
risucchiata» spiegò logicamente il rosso, sperando
fosse vero.
«E anche
Luchia!» si agitò Joe.
«Sì, anche
lei»
«Meno male. Credo che le
bloccherebbe la crescita!»
Nessuno aprì bocca per
ricordare a Joe che la sua amata aveva già superato la
ventina da un bel pezzo.
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Capitolo 3 *** Torna da me ***
«Mimi, dai, vieni
qui!» Tai le si avvicinò, mentre la ragazza si
staccava da Kari e gli voltava le spalle.
«No!»
«Dai, non
arrabbiarti!»
«Ho detto di no!
Vattene!» esclamò Mimi, imbronciata.
Tai sospirò e fece cenno
a sua sorella di allontanarsi.
«Non ti sarai incavolata
perché sembro... mh, com’è che mi avete
definito? Allegro, esaltato?» chiese il ragazzo.
«Io non sono disposta a
restare qui, Tai» disse Mimi, convinta «E non ci
resterò!»
«Ma perché?!
Cosa c’è di così tanto pericoloso e
preoccupante?!» Tai non capiva cosa diamine prendeva a tutti
loro
«Spiegamelo tu,
insomma!» continuò.
Mimi si voltò di scatto.
«Allora non ci arrivi?
Non resterò qui un minuto di più, al di
là del fatto se c’è da preoccuparsi o
no!»
«Almeno dimmi
perché stai facendo tante storie. Sembra la prima volta che
ci metti piede!» esclamò Tai, con un po’
di sarcasmo.
La sua ragazza era lamentosa, lo
sapeva, ma disperarsi in quel modo gli sembrava esagerato.
«Appunto per questo! La
prima volta che siamo stati catapultati qui, non avevamo idea di come
tornare indietro e oggi abbiamo lo stesso problema!»
Lui le fece un sorriso rassicurante.
«Sii ottimista, Mims.
Magari dobbiamo affrontare qualche altro Digimon malvagio, ricordi?
Come i vecchi tempi»
«Io non voglio i vecchi
tempi!» La castana aveva ricominciato a strillare, tanto che
TK si girò preoccupato verso di loro
«Voglio tornare da Luchia
e Frankie! Perché io sì e loro no?!»
Tai l’attirò
verso di sé, cercando di imprigionarla con un abbraccio.
«Noi siamo i
Digiprescelti, amore»
«Lo eravamo!»
«Evidentemente lo siamo
ancora»
«Basta, questo
è troppo!» La ragazza si scansò da lui
e si allontanò a gran passi verso gli altri.
«Mimi, che
succede?» le chiese TK che aveva sentito tutto.
«Non sono costretta a
restare qua!» esclamò.
Tutti alzarono lo sguardo verso di
lei.
«Ma che dici,
Mims!» sbottò Sora «Non te ne vorrai
andare, spero! »
La ragazza stette a rimuginare.
Magari se si fosse allontanata avrebbe trovato aiuto altrove.
«Non ci avevo
pensato» ammise «Ma adesso che me l’hai
detto lo prenderò in considerazione»
«Non era una
proposta!» Sora la fermò da un braccio, visto che
si stava mettendo in cammino
«Devi restare qui, come
anche gli altri! Digiworld è pericoloso, dobbiamo restare
tutti uniti!»
«Non m’interessa di Digiworld! Voglio solo capire il perché non ci
lasciano in pace!»
«Aspetta, Mimi»
tentò Izzy «Forse... forse, abbiamo trovato la
parola giusta!»
«Non prendermi in giro!
Lo so che ci provate da tre ore senza alcun risultato! Non prendetemi
per scema!» s’irritò.
«Aspetta, resta un altro
po’ con noi» fece Kari, poggiandole una mano sulla
spalla «Forse Tai ha ragione»
«Tai non ha ragione! E
adesso vi saluto... JOE!»
«Sì, cosa
c’è? Io non ho fatto niente!» disse
quello, sentendosi in colpa, guadagnandosi un’occhiataccia
dal rosso.
Mimi fece cenno verso la foresta e
lui, con gli occhi che gli brillavano (Mimi era pur sempre carina),
obbedì alzandosi.
«Joe!» lo
chiamò Izzy per fermarlo.
Che diamine stava facendo?
L’assecondava?
Joe guardò per terra,
dopodiché, illuminandosi, fece:
«Ah già,
grazie Izzy, mi stavo dimenticando la borsa» la prese e
seguì l’amica.
«Mimi!
Aspetta!» la chiamò Sora, ma si era già
messa in cammino.
«La fermo io!»
Tai si fece largo e precipitò dietro i due, correndo per
raggiungerli.
«Stupido»
mormorò Matt, osservando il castano con
un’espressione infastidita in volto.
Non lo sopportava quando aveva
quegli atteggiamenti da sbruffone. Pensava solo a quello che voleva lui
senza curarsi se gli altri fossero d’accordo.
«Tutta colpa di quel
burino scemo se adesso siamo qui!» sbottò,
d’un tratto, Izzy.
«Cosa? Vuoi dire che il
responsabile è Joe?» domandò TK con una
faccia stupita, avvicinandosi.
«Ma certo, chi
sennò?» Il rosso fece due più due,
collegando i fatti «Quando Joe dice in quel modo significa
che ha combinato qualcosa. Come avrà fatto,
però?»
Tai inseguì Mimi che
cercava di arrampicarsi sopra un albero.
«Scendi di là,
ti farai male!» le urlava.
«No, va’
via!» rispose lei, aggrappata a metà tronco.
«Mimi, ti ammazzi se
cadi!» Il castano cercò di arrampicarsi per
prenderla, visto che a momenti sicuramente sarebbe scivolata
giù
«Dammi la mano e falla
finita!»
«No,
non-Oh, TAI!» Il ragazzo alzò lo sguardo
«Tai, sto cadendo! Tai,
prendimi! La gonna!»
«Aspetta, non
ora!» Cercò di scendere, ma fu troppo tardi.
Mimi gettò un urlo e
cadde sopra il suo ragazzo che, essendo preso alla sprovvista, non
riuscì a trattenere il peso ricevuto.
«Ehm... Forse non avrei
dovuto arrampicarmi» ammise lei, spostandosi di lui che stava
soffocando.
«Già»
Il ragazzo si alzò barcollando e, porgendole una mano, mise
in piedi anche lei
«Cosa ti è
saltato in mente?»
Mimi s’incupì,
voltando lo sguardo verso un’altra direzione.
«Io e Joe ce ne
andiamo» disse «Così magari troviamo una
capanna da qualche parte»
«Ma quale
capanna!» Tai alzò la voce, scazzato
«Cosa stai dicendo? Torniamo indietro!»
«NO!» Mimi
scacciò la mano di lui «Non ritorno da voi! Sono
stufa di tutte queste avventure!»
«Non capisci? Ora
più che mai dobbiamo restare uniti!» Tai
sospirò, passandosi una mano sulla fronte.
«Vuoi tornare a casa, o
no?»
«Certo, che razza di
domande fai?!»
«E cosa ci ottieni
allontanandoti dal gruppo, allora? Una ragazza da sola in mezzo ad una
foresta popolata da Digimon!»
«Non sono da sola!
C’è Joe con me!» si difese lei,
girandosi, però, e non vedendo anima viva
«O almeno
c’era»
«Già il fatto
che ti porti dietro lui mi fa preoccupare. Uff... Amore, ti
prego» il castano si avvicinò a lei, poggiando le
mani sulle sue guance
«Voglio stare con
te»
«Hai detto che ci sono
gli altri, no?» fece Mimi, provocandolo «E poi mi
spieghi, perché devi sempre avere questo spirito
combattivo?»
«Ma ormai lo sai come
sono fatto! Per me non c’è niente di male restare
qui qualche giorno»
Mimi si arrabbiò,
spingendolo lontano da lei.
«E certo, adesso
piantiamo le tende come sette anni fa! No, non ci sto! JOE!»
chiamò a gran voce l’amico che ancora non si
vedeva.
Tai sbuffò spazientito
e, prendendola dalle braccia con forza, esclamò:
«Non è come
sette anni fa! Non siamo più dei bambini!»
«Perché mi
dici questo? Cosa c’entra?» Mimi lo
guardò dritto negli occhi come volerlo sfidare.
«Lo capisci che ti
amo?» disse deciso lui, avvicinandosi a lei
«Questo qualcosa
cambia»
Senza lasciare tempo di
rispondergli, la baciò prepotentemente, senza darle modo di
opporsi. Mimi
rimase spiazzata, ma ricambiò senza esitare.
«Torna con me»
disse Tai, quando si staccarono, poggiando la fronte sulla sua.
«Forse... Forse hai
ragione. Dobbiamo affrontare tutto questo» ammise finalmente
lei.
Tai sorrise, sornione, e le
tirò un buffetto.
«Te l’ho
già detto che ti amo? Andiamo, su!»
Insieme, mano nella mano, si
allontanarono.
Ma
che m’importa, pensò la ragazza, basta che
c’è lui al mio fianco e mi sentirò a
casa.
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Capitolo 4 *** L'arrivo dei Digimon ***
«Non
ci posso credere che sia stata colpa di Joe!»
esclamò Sora, allibita «E’ sempre stato
con noi!»
«Sì,
ma se ricordate si è allontanato parecchio quando Tai e Matt
lo inseguivano» ricordò, Izzy «Magari
è andato... Ma certo! Avevo lasciato il computer
incustodito, forse lui l’ha trovato e non so come ha aperto
una connessione»
Sora
sospirò, gettando uno sguardo al suo ragazzo che si era
seduto e sembrava immerso nei suoi pensieri.
«Matt,
che ne pensi?» chiese.
«Penso
che dobbiamo sbrigarci» fece «Se non vogliamo
passare la notte qui, dobbiamo muoverci»
«Ma
è inutile!» proruppe Izzy, nervosamente, mentre
provava a riaprire un varco «E’
tutto inutile, cavolo!»
«Una
parola con otto lettere, porca troia!» Matt si
avvicinò visibilmente irritato.
«E
se proviamo con un nome?» propose TK «Un nome di
uno di noi!»
Izzy,
Sora e Matt si guardarono, dopodiché annuirono.
«Prova
con il tuo, Izzy» fece il biondino «Il tuo vero nome,
però»
«Sì,
controlliamo» Izzy scrisse KOUSHIRO nei trattini e, prima di
schiacciare Start, sospirò.
«Speriamo
in bene» incrociò le dita Sora.
Ma
non successe niente.
«Diamine,
erano perfino otto!»
Matt
strinse i pugni e si allontanò. Lo sapeva, erano rimasti
bloccati! E la cosa che più gli menava in testa era il fatto
che il suo migliore amico dovesse essere così contento,
così euforico... Per la miseria, non sapevano come tornare
indietro!
«Matt»
lo chiamò Kari «Dov’è mio
fratello?»
Il
biondo alzò lo sguardo e lo vide arrivare mano nella mano
con Mimi.
«Eccolo»
«L’amore
trionfa sempre» commentò Sora con un sorriso,
vedendoli venire verso di loro.
«Recuperata,
che ti avevo detto?» si pavoneggiò Tai in
direzione della ragazza.
Matt
fece una smorfia. Dava sempre tutto per scontato e se non
l’avesse trovata?!
«Allora?
Torniamo a casa o no?» chiese Mimi, ansiosa, avvicinandosi ad
Izzy.
«Un
attimo di pazienza. Ditemi un nome con otto lettere»
«YAMATO!»
esclamò Tai, ridacchiando e voltandosi verso
l’amico.
Matt,
però, lo guardò male.
«Che
cazzo ridi?»
«Niente...
Ma ehi, stavo solo scherzando!»
«Uff,
Tai, sono solo sei lettere! Sai contare?» irruppe il rosso.
«Scherzavo,
ragazzi!» alzò le mani in segno di resa.
«E
non scherzare, per piacere»
«Ehi,
VOI!» Una figura deformata comparì
all’orizzonte, ovvero tra una massa di alberi e cespugli.
«Ecco
dov’era finito quell’imbecille di Joe!»
esclamò Mimi, notandolo.
«Eri
qua!» esclamò l’altro, prendendo fiato
«Perché cavolo mi hai lasciato da solo nella
prateria!?»
«E’
una foresta, non una prateria!»
«Taci,
TK!» esclamò il più grande in direzione
del più piccolo.
E
poi, rivoltandosi verso Mimi, si agitò:
«Dov’eri?
Mi sono girato e come per magia non c’eri più!
Pensavo fossi andata avanti e mi sono messo a correre, ma non
c’eri! Quindi ho seriamente pensato “niente,
l’hanno rapita i folletti dei boschi!”»
«Mio
Dio, ci butterei te nei boschi!» commentò la
ragazza, passandosi cinque dita sulla fronte «Ma non hai
visto che ero salita sopra un albero?»
«E
secondo te mi interessano queste cose? Ma sai che m’importa
dell’albero e delle scimmie che ci abitano!»
sbottò quello.
«Oh,
andiamo, ti prego!» Mimi lo lasciò stare
avvicinandosi agli altri che intanto si erano affollati davanti al
computer.
Joe
li guardò con nervosismo.
Ma
perché non lo badavano mai?
Decise,
allora, di costruirsi un’ esca con una lunga canna ed anche
di fumarsela, perché no… troppo tardi,
l’aveva già fatto!
Arrivò
in riva al fiume e vi si sedette, gettando “l’amo”, ovvero un legnetto con una foglia,
borbottando:
«Ma
dico io, che gente! Non solo chiedono sempre favori a sproposito, ma ti
prendono per il culo, anche! Basta, io non faccio niente per nessuno da
oggi in poi! Anzi, mi pesco due belle trote e me le faccio arrosto,
senza dirgli niente! Sai come rimangono di merda e mi supplicano di
dargliele? Ma tanto, che ne puoi sapere tu... Sei solo una
pietra!» fece Joe in direzione di un sassolino.
«Infatti»
Sconsolato,
riprese a sputare giù un torrente di parole.
«Che
poi, lo so che è stata colpa mia... Ma, oh, non dirlo a
nessuno! Insomma, ma... ehm... e che cavolo, però, in un
computer Vista moderno non c’è nemmeno Paint per
scrivere!»
«La
vista non è mai stata il tuo cavallo di battaglia,
Joe!»
«Beh,
lo so che la vista non è il mio forte, ma parlavo di una
marca di portatili, idiota! Ma senti un po’, come fai a
sapere che sono mezzo cieco?» si interrogò il
bur-Joe.
«Oh,
figlio, chi più di me ti conosce! Io so tutto di te, della
tua vita, della tua famiglia, di tuo fratello Shin “il
grande”»
«Ah
no, questa te la sei sparata con la merda! Shin è uno
sfruttatore razzista, come puoi dire cose belle su di lui?!»
Joe trasalì.
Quella
pietra sapeva troppo.
«Ma
burino, so più cosa di te di quante ne sappia tu!»
Un
brivido percorse la schiena di Joe. Come faceva a conoscere il suo
soprannome? E come faceva, a sapere quelle cose della sua vita?
Ma
allora il sasso lo spiava!
«Stupidissima
pietra mafiosa e spiona!» esclamò «Te la
faccio vedere io che fine fai!» afferrò il
sassolino e lo gettò in acqua.
«Eccoti
sistemata!» ma vedendo bene «Cavolo, è
una pietra pomice!»
«Quanto
sei scemo!»
Joe
si girò di scatto verso la voce e, guardando vagamente la
creatura che aveva parlato, si rivoltò verso la sua esca.
«Stai
zitto, Gomamon, che mi fai scappare i pesci»
Ma
dopo aver sentito quel nome fuoriuscire dalla sua bocca, si
rigirò di scatto, verso...
«GOMAMON?!?
Ma sei tu? Ma allora... Oh, miseria ladra! Ma perché non ti
sei tagliato i capelli?»
Gomamon
sospirò.
«Come
devo dirtelo che non ho capelli Joe? E’ solo una criniera
arancione questa!»
«Eh
va bè, calmati!»
Dopo
aver pescato un vecchio stivale ed un vecchio cartello con scritto
“Joe Prima Media”, si avviò tutto
contento dai suoi amici.
«Ragazzi,
guardate cos’ ho trovato!»
«Gomamon?»
Chiese Tai, gioioso.
«Ma
che cavolo dici!» prese il cartello da dietro le sue spalle e
fece: «Questo!»
«“Joe
Prima Media”» lesse Sora «E che
cos’è, una pubblicità? Ma non dovresti
fare l’università, tu?»
«Certo,
ma questo l’ho scritto sette anni fa, ricordate? Prima di
partire» raccontò allegro.
«Che
ce ne frega!» esclamò il castano «Hai
trovato Gomamon, quindi questo significa che-»
«Sora!
Sora! Sora! Sora!»
«Sì,
Tai, significa questo» fece Sora, tappandosi le orecchie.
Biyomon
le saltò in braccio, mentre gli altri Digimon fecero lo
stesso volando addosso a tutti i ragazzi.
«Agumon,
ehi, sono qui!» gridava Tai, agitando le braccia.
«Eh
sì, Tai, queste sono le gambe, dammi tempo!» disse
il Digimon correndo e saltandogli addosso «Amico mio
adorato!»
«Piano
con le smancerie!»
Dopo
che tutti si salutarono come si deve, Matt chiese a Gabumon:
«Sai
niente, tu?»
«Di
cosa, Matt?» rispose lui.
«Perché
siamo qui. Lo sai?» continuò il biondo.
«No.
Ma allora non siete tornati a trovarci?!» Gabumon sembrava
offeso.
«Ecco...
noi... no! Siamo stati catapultati qui di nuovo. E non
c’è alcun modo di tornare indietro»
«Avete
chiesto aiuto a Izzy, vero?»
«Sì,
ma è tutto inutile»
«Coraggio,
Matt, sono sicuro che tutto andrà per il meglio!»
Il
ragazzo fece una smorfia. Il coraggio era il simbolo di Tai,
maledizione!
«TK,
il mio figlioccio!»
«Smettila
Patamon, mi metti in imbarazzo» bisbigliò TK,
provocando le risate di Kari e Gatomon.
«Cosa?
Non mi chiami più come una volta?!»
esclamò il Digimon.
«Come
dovrei chiamarti?»
«Mi
chiamavi sempre “Patatamon”»
Le
due ragazze risero di più, mentre il biondino si copriva il
volto imbarazzato.
«Ormai
sono grande per certi soprannomi»
«Già!
Fatti vedere. Ti sei fatto quasi più bello di me,
dannazione! E questa non è una cosa piacevole da dire,
credimi!»
TK
sospirò, afflitto. Patamon e la sua vanità!
«Benissimo!»
Tai batté le mani, sorridente «Adesso ci siamo
veramente tutti!»
«Tai,
ma ti senti al centro dell’attenzione?» fece
Agumon, canzonatorio.
«Tu
chiudi il becco!» gli fece una linguaccia e riprese
«Dunque, direi di incominciare a sistemarci. Tra poco il sole
tramonta, e non vorremmo restare senza cibo, suppongo»
«Se
ti riferisci alle mie trote, te lo dico: sono andate a male!»
esclamò Joe, agitato.
«Ma
quale trote! Al massimo si pescano pesciolini d’acqua
qui» lo derise Gomamon.
«Boh,
tu altro, che ti credi otto cucuzze e mezzo!»
sbottò indignato il maggiore del gruppo.
«Litigherete
dopo. Adesso dobbiamo dividerci i compiti»
continuò il castano con ottimismo, ignorando le numerose
frecciatine che gli stava mandando il suo migliore amico e gli sguardi
preoccupati di Mimi e Sora.
«Signorsì,
sei tu il capo!» disse Joe, leccapiedi «Io sono in
riga!»
«Molto
bene. Allora, tu e Gomamon andate a pescare dei pesci, visto che
possiamo mangiare solo quelli»
«Ma
aspetta, noi-»
«Sta’
zitto, Agumon. Dobbiamo organizzarci» lo ignorò
«Izzy, tu e Tentomon andate a cercare la legna per il fuoco.
Anzi, è meglio se con voi vengono anche TK e
Patamon»
I
due annuirono e si misero in cammino.
«Ma,
Tai-» ritentò il suo Digimon.
«Sorellina,
tu, Mimi e Sora, costruite delle ciotole e procuratevi
dell’acqua»
«E
come facciamo?» domandò Mimi, incrociando le
braccia.
«Arrangiatevi»
rispose quello, alzando le spalle «Io vado ad esplorare la
zona, magari becco qualche caverna dove sistemarci»
«E
nessuno pensa a perché siamo qui?» irruppe Matt,
spontaneamente.
Tai
ignorò la sua domanda, visto che Mimi stava rincominciando
ad agitarsi e non voleva discutere con lei un’altra volta.
«Ah,
Matt, tu magari vai con Joe. Visto che sei bravo a cucinare, ci prepari
quattro pesci allo spiedo»
«Non
l’hai capito, Tai?»
«Che
cosa?»
«Non
eseguo i tuoi ordini!»
Il
castano lo guardò interrogativo e a tratti stupito. Sora e
Mimi notarono la tensione che si era appena creata tra i due e
l’irrequietudine dello stato d’animo di Matt si
palesava benissimo da quando erano arrivati.
Oddio
amore, pensò Sora, cosa stai facendo, adesso?
Ma
Matt sapeva perfettamente cosa stava facendo. Lo poteva assicurare.
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Capitolo 5 *** Noi due non siamo amici ***
«Che
succede, Matt?» domandò Tai, perplesso
«C’è qualcosa che non va?»
«Non
so, dimmelo tu!» rispose Matt con acidità.
«Per
me è tutto okay, sei tu che hai problemi a quanto
pare»
Il biondo
strinse i pugni.
«Tanto
che ti frega, pensi solo a dare ordini!» esclamò con
sarcasmo.
«Perché
non dovrei?» chiese il castano.
«Perché
sei l’unico idiota che non pensa a tornare sulla Terra, ecco
perché! Ma ti rendi conto che siamo confinati a File senza
un minimo di speranze? Oppure credi che in quattro e quattrotto
schiocchi le dita e ritorniamo tutti in Giappone?»
«Cosa
c’entra questo, voglio solo rendere le cose più
semplici» si difese Tai «Se dobbiamo passare la
notte qui, dovremo essere preparati!»
«Ma
quale notte!» esplose il biondo, stringendo i pugni
«Non sai neanche cosa ci aspetta qua fuori e già
pensi a come passare il resto dei giorni?»
«E
cosa dovremmo fare?»
«Tai,
lo sai cosa sei?»
«Che
cosa, dai» sbuffò il castano, incrociando le
braccia.
«Sei
un incosciente a pensare che qui siamo i benvenuti. Solo un
incosciente!»
«Bene,
Matt» Tai incominciava a innervosirsi «Fatti
nominare capo del gruppo, allora!»
«Che
cosa?» chiese sarcastico l’altro «Adesso
ti senti in dovere di dare ordini a tutti solo perché sei il
leader?»
Nel
frattempo, Sora, Mimi, Kari e Joe si erano avvicinati per sentire cosa
stava succedendo.
«Mi
avete nominato voi “leader”!» si difese
il ragazzo, guardando il burino.
«Io
non ho nominato nessuno, non incominciare!» si
giustificò quello, spaventato.
Ci manca solo
che Matt se la prenda con me perché avevo proposto a Tai di
diventare il capitano, santo cielo!, pensò dopo.
«Sì,
ma ti ha dato troppo alla testa!» rispose l’altro
«Visto che ti ostini a tenerci col guinzaglio da quando siamo
arrivati e pensi che tutto si svolgerà per il meglio! E se
non sarà così, eh? Col cazzo che
c’è un lieto fine!»
«Beh,
smettila di agitarti. Non mi sembra il caso»
«E’
il caso di dare tutto per scontato e di essere superficiali,
quindi?»
«Ah
no, superficiale, no!» esclamò Tai, offeso.
«Guarda
che lo sei»
«E
tu?!» sbottò il
castano «Non la smetti di fare sempre il
pessimista?»
«Guardo
in faccia la realtà al contrario tuo. Tu sogni,
invece!» rispose Matt.
«Cosa
ti fa pensare che io sogni?»
«Basta
sentirti parlare non appena sono arrivati i Digimon. “ Adesso
che ci siamo tutti...” Solo perché sono venuti da
noi non significa che siano anche capaci di darci una mano, lo sai? Ho
parlato con Gabumon, prima, e nemmeno lui sa perché siamo
qui! Come pretendi che ci diano aiuto se non sanno da che parte
cominciare?»
«Il
mio Digimon è in gamba, mi saprà
aiutare»
«Stiamo
parlando in generale, non solo di te! Capisci, che non ci sei solo tu
in quest’isola? Siamo in otto e tra otto persone non hai
chiesto il parere di nessuno! Ti sei messo a comandare a bacchetta! E
adesso io non faccio niente di quello che hai detto, puoi andare a
fanculo!» Matt gli voltò le spalle e
andò a sedersi sotto un albero.
Sora
gettò uno sguardo preoccupato a Mimi.
«Sento
puzza di litigio» mormorò preoccupata
quest’ultima.
«Oh,
no, speriamo di no!» Sora unì le mani a
mò di preghiera. Era l’ultima cosa che serviva in
quel momento.
«Quindi
volevi che io chiedessi il tuo di parere» canzonò
Tai, avvicinandosi con le braccia incrociate «Non
è così?»
«Ma
smettila, cretino. Cosa vuoi che m’importi della tua cazzo di
benedizione» rispose quello, guardandolo male.
«Sì,
sì» lo scimmiottò il castano
«La verità è che ti brucia che tutti si
fidino di me!»
Matt
alzò lo sguardo, incendiato di rabbia. Come si permetteva a
dirgli una cosa del genere? Chi cavolo si sentiva di essere
quell’idiota?
«Mi
brucia?! Cosa dovrebbe bruciarmi? Il fatto che non sia un bamboccio
viziato come te?!» urlò mettendosi in piedi e
parandosi davanti a lui.
«Non
sono più un bamboccio come sette anni fa. Sono maggiorenne,
ormai, e non ho bisogno delle tue prediche»
«Io
credo il contrario. Sei così immaturo ed infantile che al
confronto una mela acerba è più buona di
te»
«Spiritoso,
Yamato» fece un sorrisino sarcastico il castano.
«Non
chiamarmi in quel modo!» sbottò il biondo.
Non gli
piaceva sentirsi chiamare per intero e quello stronzo lo sapeva.
«Che
c’è? Paura del tuo vero nome?» lo
provocò.
Quello scosse
la testa sospirando, tentando di calmarsi un po’.
«Ma
dai, Taichi. Pensa che un giorno magari avrai pure figli»
«Speriamo
che Sora cambi idea in tuo proposito. Due bambini tali e quali a te,
sai che noia!»
«TAI! »
urlò la ragazza in questione «Come ti
permetti?!»
«Non
te lo difendere Sora, per favore»
«No,
adesso dimmi come ti sei permesso» continuò lei,
avvicinandosi «Tutt’ e due la volete
smettere?»
«Ha
incominciato lui» dichiarò Tai, sbuffando.
«Tipico
di un ragazzino addossare la colpa agli altri» disse
tagliente Matt.
L’altro
si voltò di scatto e strinse i pugni. Odiava chi lo reputava
in quel modo.
«Ancora
con la storia del ragazzino? Cos’è, ti
credi maturo?»
«Più
di te, certo»
«Finitela!
Fate come dice Sora!» s’immischiò Mimi
senza essere sentita.
Tai e Matt si
fecero sempre più vicini e si fronteggiavano bellamente.
«Dì
la verità, Taichi. Ti sei mai comportato da amico con
me?» chiese il biondo, smosso da un rancore improvviso.
Il castano
aprì leggermente la bocca.
«Stai
insinuando di me?»
«Ti
ho fatto una domanda, rispondi»
Sora si
portò una mano sulla fronte, sconsolata.
«Ecco
che incominciano» mormorò.
«Mi
ci sono comportato sempre!» rispose con ardore Tai,
toccandosi il petto.
«Bugiardo.
Sei solo un bugiardo» fece l’altro, scuotendo la
testa.
Tai
s’infuriò, stringendo i pugni e sentendo la rabbia
aumentare.
«Ah
sì? Sentiamo, cosa avresti fatto tu di così
amichevole negli ultimi anni? Ti ho pregato di prestarmi un cd e te ne
sei infischiato!»
«Ti
ho detto diecimila volte che non ce l’ ho più quel
benedetto cd! L’ ho perso, ci senti?»
gridò Matt.
Sempre con
questi rinfacciamenti del cavolo.
«Ti
chiedo un passaggio in moto e mi rispondi sempre che non puoi! Come la
metti, adesso?»
«Cazzo,
mi chiedi passaggi negli orari più strani! Chi ti viene a
prendere dall’altro lato del quartiere alle due del
pomeriggio?» si difese il ragazzo.
«Potresti
venire lo stesso per una volta»
«Quando
mi chiami alle 21.00 di sera per venirti a prendere al campo dopo gli
allenamenti, dì la verità, cretino, non sono
sempre a tua disposizione?» si difese Matt.
Se credeva
che dicendo quelle cose lo avrebbe fatto passare per menefreghista si
sbagliava.
«Ah,
per così poco. Potrei benissimo andarmene a piedi»
rispose Tai, alzando le sopracciglia.
«E
perché non lo fai?»
«Perché
ho con chi andare» non gliela diede vinta il castano.
«Okay,
non aspettarti più il passaggio verso casa, allora»
«Tranquillo,
sopravviverò»
Beh, se aveva
stravolto la conversazione tanto da farla passare a suo favore allora
lo avrebbe fatto anche lui. Non amava rinfacciare le cose, specie
quando si trattava di cavolate, ma non si sarebbe fatto sottomettere da
lui.
«Come
la mettiamo di quella volta che ti sei offerto a stirarmi la camicia ed
hai bruciato il collo? Era una delle mie preferite»
«Avevi
detto che non importava» Tai si stupì quando lo
sentì dire in quel modo, non aspettandosi che avrebbe tirato
fuori quell’episodio.
«E
tu ci hai creduto? Sei un deficiente!» esclamò il
biondo sprezzante.
Sora decise
di avvicinarsi per tentare di calmare gli animi.
«Ma
ragazzi, che cosa c’entrano tutti questi rinfacciamenti,
adesso?» toccò entrambi da un braccio
«Voi
due siete amici!»
Era
così arrabbiato con lui che non lo credeva davvero, non
credeva davvero che Tai fosse suo amico.
«No,
lui non è mio amico. Non lo è mai
stato» lo disse gelido Matt, tanto da far scattare qualcosa
nell’altro.
Tai rimase di
stucco e sentì qualcosa rompersi dentro di sé.
«Che
cazzo stai dicendo?»
Era senza
parole e lo guardava con le sopracciglia aggrottate.
«Quello
che hai sentito. Mi sei sempre stato sulle palle. Sei un bambino
arrogante, non hai capito nulla della vita!»
Forse aveva
esagerato, ma le parole gli erano uscite tutte ad un fiato, non era
riuscito a trattenerle.
Tai strinse i
pugni arrabbiato ed offeso. Se la metteva in quel modo, non avrebbe
risparmiato colpi.
«Ti
credi consapevole del mondo solo perché i tuoi genitori sono
separati?»
Matt
sentì una fitta al cuore quando sentì nominare la
sua famiglia. Era qualcosa di cui non voleva mai parlare e lo
considerava il suo punto debole.
«Come
ti permetti?» mormorò spiazzato.
«Quindi
sarei io quello arrogante? O magari anche egoista?»
«Non
nominare i miei genitori» continuò a dire
avvicinandosi sempre di più.
«E
tu non cambiare discorso!»
Matt lo prese
dalla maglia.
«Parla
come si deve con me, siamo intesi?»
Tai fece lo
stesso.
«Parlo
come cazzo voglio!»
«Basta!»
esclamò Sora, separandoli «Il gioco finisce
qua!»
«No
che non finisce qua, Sora» le disse Matt, continuando a
guardare Tai che si aggiustava la maglietta.
«Coglione»
lo insultò provocatorio, e l’altro socchiuse gli
occhi.
«Ti
spacco la faccia, Tai» grugnì.
«Non
ho paura di te»
Matt si
mollò da Sora.
«E
avvicinati se ne hai il coraggio!»
«Certo
che ce l’ ho!» esclamò il castano,
fieramente.
«E
sperimentalo!»
Tai rise
sarcasticamente.
«Lo
sapevo che non saremmo mai potuti andare bene io e te»
«Hai
ragione, lo penso anch’io. Adesso sai che fai? Strappa la
foto!» Matt era serio, mentre Tai cercava di capire fino a
che punto sarebbero arrivati.
«Non
la tengo nemmeno nel portafoglio, te lo posso assicurare»
mentì.
Quale foto?,
pensò Sora, confusa.
«Più
io ti aiuto,» incominciò il biondo
«più tu rovini tutto. Più ti do una
mano a risolvere i tuoi problemi, più tu fai di tutto per
creartene altri! E ti sono sempre stato vicino nei momenti in cui avevi
bisogno di qualcuno, sempre!»
«Di
certo non sei così affidabile»
«Perché?
Spiegami»
«Solo
una volta, un’ unica volta ti ho lasciato mia sorella e nel
giro di due ore me l’ hai persa.
Bell’amico!» sbottò Tai, ricordando un
episodio in cui aveva provato rabbia nei suoi confronti.
Si fidava di
lui, aveva lasciato la sua sorellina nelle sue mani e non aveva saputo
proteggerla.
«Ma
fratellone, mi aveva rapito Myotismon ai tempi»
s’intromise Kari per spiegare meglio com’erano
andate le cose.
«Zitta,
per favore!» la rimproverò.
«Guarda
come la tratti!» gli disse Matt, lanciando uno sguardo alla
castana che aveva lo sguardo basso.
«Fatti
i fatti tuoi»
«Tu
non ti rendi conto!»
Il castano si
preparò a dargli il colpo di grazia.
«Fai
anche “il buon fratellino” quando poi TK preferisce
me e lo sai benissimo»
Tai fece un
sorrisino, arrogante. Sapeva di averlo ferito e quello era il suo
intento.
«Questo...
tu...» Matt sentì la rabbia esplodere, scorrere
come un fiume in piena nelle sue vene
«QUESTO
NON LO DOVEVI DIRE!»
Alzò
il braccio e lo colpì con un pugno. Tai si lanciò
di sopra, restituendogliene un altro.
«No,
che fate, basta!» urlò Sora spaventata, cercando
di allontanarli, invano.
«Sora,
che cazzolina fai? Torna indietro, vieni qua!» Joe la
tirò da un braccio «Lasciali
perdere, che con una botta ti accoppano!»
«Ma
si stanno pestando! Fermi, BASTA!» Joe la teneva da dietro la
schiena, mentre lei si dimenava in tutti i modi.
«Kari,
aiutami, bella mia! Questa è la forza, come vedi»
disse, facendo fatica a trattenerla.
«Mollami,
Tai!» disse Matt, mentre l’altro lo spingeva verso
un albero «Mollami o te ne faccio pentire!»
«Provaci!»
gli disse ad un palmo del suo viso.
Matt lo
spinse per terra e gli si gettò di sopra, colpendolo.
«Basta...
Vi prego, basta...» lacrimava Mimi, accasciandosi per terra
con le mani nelle orecchie per non sentire gli insulti che volavano via
dalle loro bocche.
Uno, due, tre
pugni. Tai riuscì a liberarsi e si gettò a
raffica alle spalle del biondo, urtandolo contro l’albero.
«Sei
un idiota, Matt!»
Lui,
ignorandolo, mise forza e si liberò, tirandogli un calcio e
prendendolo dalla maglia.
«Mio
fratello... Mio fratello non lo devi nominare! Non devi permetterti mai
più!»
«Fa
male... la... verità...» mormorò il
castano tenendosi la pancia.
Matt non ci
vide più e gli tirò un altro pugno in faccia,
facendolo cadere per terra.
«Sei
uno stronzo!»
«I
tuoi insulti...» fece Tai, asciugandosi il sangue che gli
colava dal naso «mi scivolano addosso»
«Ah,
si?!» Il biondo lo strattonò e imprigionandolo tra
le braccia lo fece rotolare per terra «Scivoli meglio, in
questo modo»
«Pensala
come vuoi» mormorò Tai «Ma una cosa
è certa. Non dovevano affidare a te quel simbolo»
Matt
restò sconcertato da quelle parole. Tai l’aveva
sempre incoraggiato sul fatto che lui e il simbolo
dell’Amicizia che possedeva erano anime gemelle, che nessuno
era più adeguato di lui, e adesso... perché gli
diceva in quel modo?
«E’
vero!» urlò, arrabbiato nero «Tra me e
te non c’è stata mai!»
Si
buttò di sopra ed insieme scivolarono continuando a
prendersi a pugni.
«JOE!
Joe, ti prego, fermali! Fa’ qualcosa!»
gridò Sora, mentre il ragazzo la tratteneva
«Joe,
si fanno male!»
«Sì,
ma non ti agitare che perdo l’equilibrio» fece lui,
chiudendo gli occhi visto che si dimenava in una maniera pazzesca.
«Tai...
Basta... ti prego, basta...» diceva Mimi, disperata, mentre
Kari la sorreggeva da un braccio.
«Smettetela,
vi fate male!» urlava quest’ultima.
Ma i due
ragazzi non ascoltarono le loro parole supplicanti e continuarono ad
azzuffarsi.
«Vado?»
chiese Joe, titubante.
«Vai!»
rispose Sora, convinta.
«Vado,
sicuro?»
«Sì!»
Joe fece per
andare, ma poi tornò indietro.
«Pensate
sia una cosa giusta dividerli?»
«Sbrigati,
BURINO!» urlarono insieme le tre ragazze.
Il maggiore
volò e si posizionò di fronte agli amici.
«Ehm,
Tai... Matt… Basta, su» tentò
di dire, senza ottenere risposte.
«Non
dovete farvi del male. Non concludete niente, anzi, vi spaccate la
faccia e non è una cosa bella!»
I due
continuarono a picchiarsi, ignorandolo.
Joe
s’indignò come suo solito.
«Scusate,
posso sapere il perché vi state massacrando? No,
spiegatemelo, così almeno comprendo e posso dire
“Ah, già, ‘sti babbi si menano per
questo motivo”»
Continuarono
ad ignorarlo, si sentivano solo le urla e gli insulti dei due ragazzi
oltre che ai lamenti delle ragazze.
«Ora
basta, miseria ladra!» s’infuriò, il
ragazzo dai capelli blu, cercando di insinuarsi tra i due
«Cagatemi,
e che cavolo! Non mi sento importante, così!» mise
una mano per separarli, ma si beccò una pugno nel naso.
Urlò
come un pazzo.
«Stanne
fuori, burino!» esclamò Matt, voltandosi a
guardarlo in cagnesco.
«Ti
farai male, imbecille!» lo seguì a ruota Tai.
Almeno su una
cosa erano d’accordo, venne da pensare a Joe, mentre con
tutta la sua teatralità si gettava per terra, simulando un
malore.
«AHI!
Mi hanno rotto il naso... Il mio naso! Come cazzo respiro, adesso?
Giuro che se me lo devono fasciare, vi denuncio! Mio padre fa il
carabiniere, per dinci!» urlava dolorante.
Sia Sora che
Mimi pensarono che non era vero e che suo padre era un dottore, in
realtà, ma lasciarono perdere, anzi, stranamente, andarono a
soccorrerlo.
«Ti
sei fatto male?» chiese preoccupata la castana
«Tirati su!»
«No!
Allontanatevi!» si lamentava quello «Non toccatemi
il naso!»
«Alzati,
Joe!» lo incitò Sora «Riprova a
fermarli!»
«Andate
a spararvi tutti!» urlò, tenendosi il naso
malmesso «Giuro che non fermerò più
nessuno in vita mia!»
E se ne
andò, lasciandole da sole.
Sora
sospirò. Guardò Mimi abbracciare Kari che aveva
chiuso gli occhi.
Si tenne la
testa che stava per scoppiarle e guardò il suo migliore
amico ed il suo ragazzo tirarsi pugni e calci come due matti, senza
fermarsi, se non che per sputare qualche insulto pesante.
«Basta…
finitela, vi prego» farfugliò, lasciandosi cadere
per terra.
Per diamine,
non erano più dei ragazzini che perdevano la pazienza per
ogni cosa! Avevano diciotto anni, e si potevano fare male sul serio.
Doveva fare qualcosa per fermarli. Loro erano amici. Ma non sapeva che
fare...
Mimi aveva
preso a frignare e Kari le accarezzava la testa, incitando debolmente
suo fratello di finirla, ma nessuno dei due, naturalmente, le dava
ascolto.
Trattenne le
lacrime e pensò che forse l’amicizia tra Matt e
Tai stava incominciando ad indebolirsi e che dopo questo litigio niente
sarebbe stato più come prima.
Proprio nel
momento in cui stava sentendo di sprofondare nella più cupa
delle disperazioni, due voci le fecero alzare lo sguardo.
Anche Mimi
stava a guardare “la salvezza” che le si presentava
davanti con gratitudine.
«OH,
che succede?!» esclamò Izzy, lasciando cadere la
legna per terra e prendendo Tai da sotto le ascelle per bloccarlo.
«MATT!
Fermo!» TK fece la stessa cosa con suo fratello.
«Ma
cosa è successo? Perché si picchiano?»
chiese loro Izzy, mentre tratteneva Tai nel lanciarsi sopra Matt.
«Mi
hanno rotto il naso e secondo me lo stanno facendo apposta!»
Joe precedette Sora nel raccontare la vicenda.
«Ma
che diamine dici, cretino!» sbottò quella
«Vi prego, fermateli!»
«Tai…
Tai, sta’ calmo! Perché state litigando?
Rispondimi, TAI!» Il rosso lo afferrò appena in
tempo, visto che si stava liberando dalla presa.
«Diglielo,
Taichi, diglielo!» urlò Matt, mentre TK lo
tratteneva con difficoltà.
«Chiudi
il becco, Yamato!» rispose l’altro.
«Buoni,
buoni» fece TK.
«Posso
sapere che cazzo succede?!» esclamò Izzy, poi si
voltò verso il biondino
«TK,
fermalo!»
Questi
fermò appena in tempo suo fratello e Izzy fece lo stesso con
Tai, visto che i due non avevano proprio voglia di smettere di colpirsi.
Sora
richiamò le due amiche e insieme si avvicinarono per
ascoltare.
«Fratellone,
dimmi, cos’è successo?» domando TK a
Matt che guardava l’altro con rabbia.
«Incoronate
il leader del gruppo! Forza Taichi Yagami, forza, sali sul
trono!» canzonò quest’ultimo, mentre Tai
faceva una smorfia.
«Sei
geloso? Dillo che sei geloso» rispose.
«BASTA!» li
ammonì Izzy «Raccontate come sono andate le cose.
Piano, piano»
«Dobbiamo
andarcene. Dobbiamo trovare un modo per andarcene il più
lontano possibile da qui! Quest’idiota non capisce che
è pericoloso! Hai il cervello di un canarino!»
incominciò il biondo.
«Ah
sì? Ma senti, chi è quello che si altera sul
fatto del capo o non capo? Sei solo un invidioso del cazzo!»
si difese il castano.
«Tu,
TK non dovevi nominarlo! Hai capito?»
«TK?!» chiese
quest’ultimo perplesso «Cosa c’entro
io?»
«Gabumonnnnnn!»
urlò Agumon, vedendo la scena «Rissa, rissa! I pop
corn, cavolo!»
«Oh,
merda!» accusò Gabumon «Torniamo
indietro a prenderli!»
I due Digimon
corsero via.
«Dove
andate, incoscienti?» li rincorse Biyomon «Non
vedete che i vostri padroni sono abbastanza nervosi? Sora vi
sgriderà!»
«Oh,
lasciali stare, piuttosto aiutiamo Mimi» rispose Palmon.
«Allora?»
chiese TK, visto che i due non rispondevano «Cosa diavolo
c’entro io?»
«Niente,
tuo fratello deve sempre esagerare» rispose Tai, facendo un
cenno all’altro per fargli intendere di non tirare fuori la
questione.
«Io
non esagero per niente, sei tu che hai incominciato a fare
l’ottimista del cazzo e a decidere per tutti! Se fosse stato
per me, avrei cercato subito Gennai o qualcun’
altro!»
«Hai
visto che fremi di gelosia? Hai visto?»
«Ma
vaffanculo, io non sono geloso di nessuno!»
«Di
me sì, però»
Sia Matt che
Tai fecero per lanciarsi l’uno sopra l’altro di
nuovo, ma per fortuna gli altri due li tennero a bada.
«E
basta per una volta, porca miseria!» esclamò Izzy
«Ragionate o no? Non avete più undici anni dove
ogni scusa è buona per passare alle mani! Siete grandi e
maturi»
«Lui
non lo è di certo!» esclamò Matt.
«Tu
invece ti credi adulto!» rispose quell’altro,
sarcastico.
«Finitela!»
li scosse TK.
«Vi
rendete conto che vi siete presi a botte per una questione
stupida?» riprese Izzy, l’eterno pacifista.
«Quello
che gli ho detto io, ma loro no! Mi hanno anche picchiato
perché sono così ignoranti e menefreghisti
che… Grrr… Che società del
cavolo!» Joe se ne andò indignato con Gomamon alle
spalle che lo prendeva in giro.
«Vi
prego datevi una tregua, per favore» li supplicò,
Sora.
«Già,
vi prego» fece Mimi, asciugandosi le lacrime.
«Fratellone,
non voglio vederti litigare con il tuo migliore amico»
aggiunse Kari.
«Io
e lui non siamo amici, Kari!» sbottò Matt.
«Non
lo siamo mai stati» gli fece eco Tai con un rammarico che
però non voleva dare a vedere.
«Scherzate,
vero? Dove sono gli inseparabili Tai e Matt, eh? Li avete dimenticati?
Come fate a dire di non essere amici?» li scosse il rosso.
«E’
la verità. Siamo troppo incompatibili, non riesco a starci
con uno come lui!» gli rispose Matt.
«Figurati
io. Sei un idiota!» fece
Tai.
«Idiota
io?! E tu cosa sei?»
«Ma
vattene!»
«Calmatevi,
vi abbiamo detto!» urlò TK «Cosa
significa tutto questo? State esagerando di brutto, datevi una
regolata! Izzy ha ragione, non siamo più dei
ragazzini!»
«TK...»
«No,
Matt, non ho più otto anni, ne ho quindici! Non puoi
proibirmi qualcosa o cambiare discorso per farmi credere che
è tutto okay! Sono grande, e lo siete anche voi. Ma dove
avete la testa? Invece di perdere tempo ad alzarvi le mani, avreste
dovuto fare qualcosa di più utile! D’ altronde
siamo sempre sull’isola di File, sconosciuta e popolata da
mostri, no? E’ logico che vogliamo e dobbiamo tornare a casa,
ma, fratellone, se non troviamo un modo per sistemarci, rimarremo senza
cibo e niente di niente»
«TK,
però...» cercò di dirgli qualcosa di
importante il suo Digimon.
«Patamon,
non è il momento!» sbottò il biondino e
rivolgendosi all’altro
«Capisci,
Matt? Troveremo un metodo domani. Ora siamo stanchi e il sole sta
tramontando. Occupiamoci di noi»
«Hai
visto?» sorrise strafottente Tai «Tuo fratello da
ragione a me»
«Non
da ragione a te!» si agitò il biondo.
«Oh,
sì che la da!»
«Ti
ho detto di no, stronzo!» Matt si divincolò dalla
presa di TK che per trattenerlo si abbassò più
del dovuto e si beccò una gomitata abbastanza forte in pieno
viso.
«Oh,
no!» esclamò Kari «TK! Si è
fatto male!»
«Fratellino»
si voltò Matt, sorreggendolo «Scusa... scusa...
Tutto bene?»
Il biondino
annuì, tenendosi il volto dolorante.
«Colpa
tua!» urlò Matt, indicando Tai
«E’ solo colpa tua!»
«Sganci
un colpo a tuo fratello e dovrebbe essere colpa mia?» si
difese lui.
«Basta!
Basta, va tutto bene» fece TK rassicurante, mentre Sora
allungava le braccia e guardava il punto in cui si era fatto male.
«Tesoro»
disse Kari, dispiaciuta «Le prendi anche quando non
c’entri?»
«Finitela...
Finitela, vi prego» li scongiurò Mimi, mentre
piangeva «Odio le persone che si picchiano. Le
odio!»
«Mimi...»
«Mi
sembra di rivedere la scena di sette anni fa... quando WarGreymon e
MetalGarurumon si combatterono l’ uno contro
l’altro... e voi due... vi prendeste a botte... di nuovo la
stessa scena... Perché?!» Sora
l’abbracciò, confortante
Izzy spostò
lo sguardo da tutti i suoi amici. Da Tai che era serrato tra le sue
braccia e ne diceva di tutti i colori a Matt, che era libero e
rispondeva agli insulti, da Joe che era seduto in riva al fiume e
gettava nervosamente pietre nell’acqua, da Kari che tentava
di fermare TK dall’andare nuovamente da suo fratello, a Mimi
che piangeva fra le braccia di Sora, anch’ essa molto scossa.
«Vattene,
allora!» diceva provocatorio Tai.
«Non
ci sono problemi» rispose Matt.
«E
allora vai»
«Scommettici
pure!»
«VI
HO DETTO DI CHIUDERE QUELLA CAZZO DI BOCCA!» Il rosso
urlò ed il suo grido fece voltare anche Joe che stava
lanciando sassi.
I ragazzi si
fermarono a guardarlo, attoniti. Izzy non perdeva mai la pazienza, era
così saggio e maturo!
«Mi
avete stancato!» lasciò libero Tai, e
continuò «Siete impossibili! Non capite nulla!
Continuate a fare gli sciocchi e non ascoltate nessuno!»
Joe corse
dagli altri sussurrando alle ragazze:
«Questa
non me la perdo»
«Siamo
qui, insieme, dopo tanti anni, e per una cosa o per l’altra
il gruppo dovrebbe essere unito come non mai! Chissà cosa
dobbiamo affrontare qua fuori! E c’e ancora una parola da
scoprire, se forse non l’avete capito»
«Io
l’ ho capito» fece duro il biondo
«E’ lui che non capisce»
«Questa
parola è l’unico modo per andarcene da qui! E voi
invece di pensare a come fare, o perlomeno, a cercare di sistemarvi vi
prendete a pugni? Davanti alle ragazze?!»
«E
a Joe, non dimentichiamo!» alzò la mano quello per
farsi vedere.
«Vergognatevi!» continuò
Izzy «Per quanto Joe possa essere urtante, sì, lo
sanno tutti, gli avete tirato un pugno a quel povero disgraziato. E
voleva solo aiutarvi!»
Joe fece un
“ah-ah”, fieramente.
«E
Matt» si voltò verso il biondo «fai male
a TK che ti stava trattenendo, e se non fosse stato per lui a
quest’ora saresti ancora addosso a Tai. Ringrazialo, mi
sembra il minimo! E poi tu» si rivolse al castano
«non vedi che Mimi piange? Non senti quello che dice? A tua
sorella non pensi?»
«Izzy,
io...» mormorò Tai, senza riuscire ad aggiungere
nulla.
«Piantatela
e stiate bene con voi stessi!» concluse con un sospiro
«Voi
due siete amici, non scordatelo»
Ci furono dei
secondi di silenzio.
Il rosso
aveva compiuto un miracolo; adesso non facevano più per
saltarsi addosso, anzi. Stavano in silenzio, evidentemente riflettendo
sul casino che avevano appena combinato e, di certo, provavano
rincrescimento per essersi comportato in quel modo.
Si guardavano
di nascosto, forse aspettando che uno dei due si facesse avanti.
Nessuno, però, si mosse, fino a quando...
«Va
bene» disse ad un certo punto Matt, mentre tutti si giravano
a guardarlo.
Bravo, amore,
sii tu a fare il primo passo, sperò Sora.
«Me
ne vado» e girando i tacchi, fece per inoltrarsi nella
foresta.
Tai rimase di
stucco, ma non voleva dargliela vinta.
«Nessuno
ti trattiene» disse solo e si voltò
dall’altra parte.
Voleva almeno
risparmiarsi la visione di lui che se ne andava.
Matt scosse
la testa amaramente e s’incamminò.
«Dove
vai?» gli urlò dietro la ramata «Torna
indietro, Matt!»
«EHI,
siamo qui!» Agumon e Gabumon correvano con
due pacchi di pop corn in mano.
«Ma...
ma...» biascicò Agumon squadrando tutti che
stavano in silenzio «E’ già tutto
finito? Miseria, Gabu, abbiamo fatto tardi!»
«Merda»
disse quello, afflitto. Poi si voltò in direzione del suo
padroncino che andava via e lo chiamò
«Ehi,
Matt, dove vai? Vengo con te»
Il Digimon
seguì l’amico che si addentrava nella foresta.
«Aspetta,
Sora» si offrì Joe, cercando di farsi il macho
«Vado io»
«Non
dire stronzate, ci vado da sola!» esclamò la
ragazza «Con te piuttosto scappa. Biyomon, resta qui con gli
altri»
«Ma,
Sora-» tentò di protestare quella.
«Matt,
aspetta!» l’ignorò lei, correndogli
dietro.
«Non
lo fermi?» domandò Mimi, avvicinandosi a Tai ed
asciugandosi le lacrime
«Resti
qui impalato? Fermalo!»
«No»
soffiò lui «Voglio restare solo»
Si
avvicinò alla riva del fiume, toccando la superficie liscia
e calda dell’acqua. Sospirò, malinconico.
Cosa diavolo
avevano combinato lui e Matt? Un casino.
Aveva gli
occhi lucidi, ma non ci fece caso. Le ferite bruciavano e non solo
quelle fisiche.
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Capitolo 6 *** Ti staremo sempre accanto ***
«Matt! Amore,
aspettami!» Sora gli si avvicinò con il fiatone
«Non ce la faccio a correre»
Il ragazzo si fermò,
dandole le spalle. Lei lo
abbracciò da dietro e poggiò la testa sopra la
sua schiena.
«Torna
indietro» fece.
«No, lasciami stare,
Sora» Matt si divincolò dalla presa e
ricominciò a camminare.
Sia la ragazza che Gabumon si
guardarono straniti.
«Matt, aspettaci,
almeno!» gli gridò dietro quest’ultimo.
«Andatevene, vi ho
detto!» rispose quello, sgarbato.
«Non andiamo da nessuna
parte se tu non verrai con noi!» esclamò Sora,
risoluta «Quindi
deciditi»
«Voglio starmene per
conto mio. Voglio riflettere»
«Non
c’è niente da riflettere! Devi solo tornare dagli
altri e fare finta di niente» spiegò lei.
Come se fosse semplice,
pensò il biondo, voltandosi in sua direzione.
«Matt!» si
portò una mano alla bocca Sora «Devi medicarti! Ti
sanguina il labbro e ti si sono formati dei lividi qui» con
un dito toccò le ferite, mentre quello faceva una smorfia di
dolore.
«Cosa vi è
preso?» sussurrò, poi, la ramata.
Il biondo sospirò e si
appoggiò contro il tronco di un albero.
«Non lo sopporto. Non lo
capisco» farfugliò, guardando verso il basso.
«Non è una
buona causa per prendervi a botte, però!» lo
rimproverò la sua ragazza, sedendosi per terra.
«Lo
è» disse fermo Matt «Deve imparare. Deve
capire che nel mondo non c’è solo lui... non deve
essere così precipitoso, deve... pensare... deve...
AHI!»
Sora gli stava accarezzando le
guance doloranti.
«Sei combinato male.
Immagino come sia messo lui»
«Non
m’importa!» sbottò acido.
«Lo dici solo
perché avete litigato» irruppe Gabumon
«Altrimenti saresti corso da lui!»
Matt arrossì leggermente
e si girò dall’altra parte, senza darlo a vedere.
«Non è
vero»
«Sì che lo
è» lo contestò il suo Digimon
«Perché non chiarite?»
«Non hai capito,
Gabumon?!» esplose il Digiprescelto dell’ Amicizia
«Io ho chiuso con quell’idiota, chiaro?! Ho chiuso
definitivamente!»
«Oh, smettila ti
prego!» lo rimbeccò quello «Dite sempre
così! In fondo vorreste tornare amici e
stuzzicarvi!»
«Sta’
zitto!»
«Gabumon ha ragione, lo
appoggio» commentò Sora, mentre Gabumon sorrideva
compiaciuto «Vi volete bene, non c’è
bisogno di tenervi il muso e non parlarvi più»
«E’ quello che
farò, Sora» disse Matt, convinto «Non
gli parlerò mai più!»
«E sbagli,
testone!» esclamò Gabumon
«Perché l’amicizia, va oltre queste
divergenze, va oltre tutto. Tu lo dovresti sapere benissimo»
«E invece...»
Matt sentì gli occhi lucidi «non lo so»
Si tirò su e, prendendo
dalla tasca la sua armonica, incominciò a suonare un pezzo
malinconico.
Sora guardò preoccupata
il Digimon del fidanzato che sospirava.
«Non capisce, Sora, non
lo capisce» le sussurrò «Lui
è il Digiprescelto dell’ Amicizia e se ha una lite
con qualcuno, ne risente da morire»
«Lo so,
Gabumon» disse lei, guardando il suo ragazzo
«E’ duro di testa! Ma dobbiamo almeno tentare di
riportarlo dagli altri. Il sole è tramontato, dobbiamo
cercare un luogo per sistemarci»
«Ma quale
luogo!» esclamò il mostro digitale «Noi
abbiamo affittato una locanda»
«Cosa?!»
«Esattamente»
Gabumon si stupì «Perché, non lo
sapevate?»
«No, per niente»
«Oh, credevo ve
l’avessero detto. Va be, comunque è a vostra
disposizione»
«Hai sentito,
Matt?» domandò Sora, non appena il ragazzo smise
di suonare «I Digimon hanno una locanda. Possiamo passare la
notte là»
«Io non ci
vado» negò con la testa «Andateci
voi»
«No, Matt, ci vieni
eccome!» s’offese Gabumon «Facciamo
ristorante anche, e tu mi devi dare lezioni extra!»
Matt fece mezzo sorriso. Sora
strizzò l’occhio con gratitudine verso il Digimon
che l’aveva fatto sorridere.
«Dammi la mano»
disse la ramata, allungando il braccio «Vieni con me, non
essere sciocco»
«Io...»
indugiò.
«Come farà il
gruppo senza di te?»
«C’è
Tai» rispose duro.
C’era sempre lui che
decideva per tutti.
«Sei tu a possedere il
simbolo dell’ Amicizia, non lui. E senza di te...»
«..tutti ci prenderemmo a
botte e finiremmo col sanguinare come un fiume in piena!»
continuò Gabumon, provocando le risa della ragazza.
Matt ci pensò per un
attimo, ma poi restò immobile sulla sua decisione.
«Non vengo»
Sora e Gabumon sbuffarono.
«Sei cocciuto!»
esclamò quella, esasperata «Ti muovi oppure io e
mio compare Gabumon, dobbiamo prenderti in braccio?»
«Non ce
la fareste!»
«Proviamo?»
Gabumon fece vedere le sue zampe grandi.
«Grazie, ma non me la
sento»
«Perché non te
la senti? Non vuoi rivederlo?» chiese Sora, mentre il Digimon
annuiva alla sua destra.
«No, è
che… uff… Basta, andatevene!»
sbottò, innervosito.
«Non sei obbligato a
restare con lui. Nessuno ti farà pressione, se non vorrai
chiarire» disse la ramata «Ma almeno torna per gli
altri. Lo hai detto anche tu che non c’è solo Tai
in quest’isola!»
«Già»
concordò Gabumon «Devi essere forte. Io ti conosco
così»
«E io sto dalla tua
parte» lo appoggiò Sora «Hai ragione a
preoccuparti. Per questo non ti lasceremo solo»
«Io e Sora rimarremo con
te» aggiunse l’altro.
Matt li guardò con
affetto. Avrebbero davvero fatto quello per lui...
«Grazie»
mormorò, grato.
Si avvicinò
abbracciandoli, mentre Gabumon, nel mezzo tra l’ una e
l’altro, si lamentava con qualche “basta, non
respiro!”
«Vieni,
torniamo» La ragazza lo prese per mano e, con Gabumon alle
calcagna, si misero in cammino per ritornare dagli altri.
Sora e il Digimon si mandavano
occhiatine soddisfatte; era stata dura convincere Matt, ma chi meglio
di loro due poteva farlo?
Il biondo, di fatto, non sapeva se
stava facendo la cosa giusta.
Ma lui tornava per i suoi amici, i
suoi “veri” amici, non per... Tai.
Lui tornava per Sora, la sua
ragazza, a cui voleva un gran bene, anzi, sentiva di amarla, non per... Tai.
Per Gabumon, il suo Digimon fidato
a cui doveva insegnare a cucinare, non per... Tai.
Camminando, gli sembrò
di sentire la sua voce.
Ecco.
Erano vicini.
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Capitolo 7 *** Attacco imprevisto ***
«Maledetti! Sventurati!
Masochisti! Pugili in erba!» Joe sputava insulti di ogni
genere, mentre curava a Tai i lividi sul volto e sulle braccia.
«AHI! Fai piano,
imbecille!» si lamentava il ragazzo, mentre Joe gli
appoggiava con forza un panno bagnato sulle ferite.
«Guarda, chiudi il becco,
altrimenti ti mozzo!» si ribellò l’altro.
Tai fece una smorfia. Voleva
restare solo ed invece Mimi e sua sorella avevano insistito
purché lo curasse con il suo kit di pronto soccorso che,
grazie al cielo, portava sempre dietro.
Solo che, stranamente, gli stava
provocando più male visto che c’aveva la
sensibilità di un elefante e un mammut messi insieme.
«Ahia,
stronzo!» si lamentò per l’ennesima
volta «Vuoi stare attento?»
«Senti, sono io che curo
qua! Non tu! Perciò, stai zitto e moscati!»
esclamò Joe, afferrando una bottiglietta
d’alcol dalla borsa.
«Cosa diamine stai
prendendo?»
«Fatti i cavoli tuoi! I
dottori come me» e qui Tai tossicchiò per non
ridergli in faccia «hanno bisogno di privacy, porca
vacca!»
Dottore, tu? Ma manco tra
cent’ anni, pensò il castano.
Poi, ripensandoci,
constatò che curare le ferite era quello che riusciva meglio
a quel burino del cavolo.
«Oh, ecco
Matt!» esclamò quello «Matt! Vieni qui!
Non ti preoccupare, che è tutto gratis!»
Il biondo lo guardò
interrogativo visto che chissà come mai aveva un siringa in
mano.
«Matt, va' da
Joe» gli consigliò Mimi, non appena lo vide
arrivare «Ti medica dove ti sei fatto male»
«Sono contento che sei
tornato, fratellone» gli sorrise TK.
«Tutto bene,
TK?» chiese notando un grande cerotto sulla guancia sinistra
del ragazzo.
«Mai stato
meglio» disse, toccandoselo «Non fare caso a
‘sto coso gigantesco. Joe ha esagerato. Mi ha diagnosticato
un ematoma»
«Un ematoma?!»
esclamò Matt, preoccupato.
«Naaa, è solo
un livido. Lascialo perdere»
Nel frattempo, il ragazzo chiamato
Joe si avvicinava a grandi passi verso di lui.
«Intanto»
incominciò, tirandolo dal braccio «quando ti
chiamo, devi rispondere!»
«Oh cretino, mollami che
mi fa male il braccio!»
«Senti,
”braccio” a me non lo dici! Semmai sono la
“mente”! E adesso siediti qua di fronte a
Tai!» esclamò, portandolo davanti al castano che
era seduto per terra.
Gli sguardi dei due
s’incrociarono per una manciata di secondi,
dopodiché Tai si alzò e Matt si
sistemò più avanti.
«Ma dove stai
andando?!» urlò Joe «Ti ho detto qua,
davanti a Tai, e che cavolo!»
«Non rompermi i coglioni,
Joe» lo apostrofò Matt, ignorando quel che
ordinava «Se vuoi resto qui, altrimenti non curarmi»
«Ma che
c’è di male se ti siedi davanti a lui?»
I due sospirarono nello stesso
momento. Come
faceva, quell’essere, a sparare cazzate nel raggio di
cinque-sei secondi al massimo?
Non erano pronti per vedersi,
figuriamoci per sedersi di fronte.
«Joe, continua quello che
stavi facendo» lo incitò Tai, per evitare.
«Eh un attimo!»
rispose quello, prendendo del cotone «Voglio solo capire
perché non vi sedete accanto»
Nessuno rispose; troppe parole
sprecate.
Ad un certo punto, un colpo di
genio s’impadronì del ragazzo eguale a Milhouse e,
con carenza grammaticali, sbottò:
«Ma... voi...
cioè... Che cazzarola-?! Mannaggia la miseria! Cosa
cavolo-!? Cioè, figlioli, pensate che io lo faccio per
voi?!»
Ci
fu un interrogativo nell’aria. Cosa stava blaterando?
«Io lo dico per me,
così mi fate ombra!»
Bella cavolata, l’ombra
alle otto della sera!
Ottenne zero risposte.
Incazzato, o quasi, prese due
garze, e con tutta la sua forza, le spiaccicò sopra le loro
braccia.
«AHIA!»
urlarono i due, all’unisono.
«Almeno così
parlate, gasolina ladra!» esclamò il
“medico”, strizzando l’occhiolino.
E adesso avrò la mia
rivincita! Dio, quanto sono molesto e infame! Così la
pagheranno per il mio povero nasino, pensò con
crudeltà.
E uno, e due, e...
«AHIAAA!»
Dopo averli fasciati per bene ed
averli pestati, senza “farlo apposta”, seguendo
direzioni diverse, andarono entrambi dagli altri, mentre il burino li
seguiva scimmiottando.
«Manco grazie! Toh, che
gente!» borbottava.
«Oh Joe, li hai
massacrati!» commentò il suo Digimon.
«Senti, Gomamon, non ti
credere quattro patate e mezzo, okay?!» si agitò
«Io il mio lavoro l’ ho fatto e neanche un
“ ti ringraziamo infinitamente” m’ hanno
detto!»
«Ma quelli hanno altre
cose per la testa! Cosa vuoi che ti dicano?»
«Stai calmo e non
agitarti, stupido mostro!»
«Senti chi
parla!»
Ignorando le loro discussioni, Sora
e gli altri andarono incontro ai due che, naturalmente e con tutta la
semplicità del mondo, s’ignoravano, anche se era
stato un duro colpo ritrovarsi l’uno di fronte
all’altro per curarsi.
Dannato Joe e il suo kit per le
emergenze!
«State bene?»
domandò Izzy, osservandoli.
Erano malconci e fasciati dovunque.
«Io sto bene»
rispose fermo Tai.
«Non parlavo solo di
te» lo rimbeccò il rosso con una smorfia.
«Grazie della
considerazione, allora» fece quell’altro.
«Eddai, risparmia i nervi
per qualcos’ altro!» sbuffò Izzy,
posando il computer nello zaino.
Tai incrociò le braccia
e si allontanò da Matt e dal gruppo, raggiungendo il fiume.
«Amore» lo
richiamò sull’attenti Mimi, che lo aveva seguito
«Non mi parli?»
«Scusa,
piccola» si tenne la pancia che gli doleva «Sto
male»
La ragazza lo guardò con
apprensione.
«Ma chi ve lo ha fatto
fare?» si avvicinò, toccandogli il labbro che, per
fortuna, aveva smesso di sanguinare.
«Non ho problemi,
io» rispose il castano, duro «E’ lui che
c’è ne ha!»
«Beh, evidentemente
c’è ne hai anche tu, visto che gli hai alzato le
mani» lo corresse Mimi.
«No, no»
negò «Per me era tutto apposto»
«Ma va’, non
dirmi che adesso non lo volevi picchiare!» esclamò
sarcastica l’altra.
«No, è
che...» Tai osservò di nascosto il biondo che
stava parlando con Sora e gli altri «Non lo capisco»
Mimi alzò gli occhi al
cielo, mentre il ragazzo si faceva abbracciare da lei.
«E adesso?»
domandò lei tra le sue braccia «Che si
fa?»
«Non chiederlo a
me» mormorò il Digiprescelto del Coraggio
«Voglio solo riposarmi»
Dieci minuti dopo, la fame e la
stanchezza si fecero sentire sui corpi di tutti i Digiprescelti
e dei loro Digimon.
«Sora» la
chiamò Biyomon «Ci venite alla nostra locanda,
allora? Così vi riposate»
«Certo. Diteci
dov’è e vi raggiungiamo»
«Oh, non è
tanto lontano» rispose Agumon «Basta che svoltate a
destra dopo quegli alberi» indicò «Vi
ritroverete davanti un piccolo condominio!»
«Ma quale
condominio!» sbottò Patamon «Se
è una locanda è un locanda!»
«Eh va bè, lo
dicevo così» si giustificò il Digimon.
«Allora abbiamo un posto
dove dormire!» esclamò contenta Mimi «E
ci sono anche tutti i comfort?»
«Sì,
c’è una terrazza per fare la
fotosintesi» rispose Palmon alla sua padrona.
«Ma io non sono una
pianta!» ribatté la castana, offesa.
«Bene, allora
presto» li incitò Tai «Che ci facciamo
ancora qui?»
«Aspettiamo Joe che si
sta curando il naso. Dopo un’ ora si ricorda solo adesso di
essersi fatto male!» esclamò Izzy, sconsolato.
«Ragazzi, è
solo scena» li assicurò Gomamon «Non
fidatevi di quello»
«E chi si
fida!» esclamò Sora «Io non di
sicuro!»
«Idem!»
alzò la mano Mimi.
«Va bè, ma vai
a chiamarlo!» sbottò Tai, innervosito «I
Digimon sono già andati»
Voltando lo sguardo, si scorsero
Agumon e Gabumon che facevano a gara su chi arrivasse prima
all’ alloggio.
«Lasciali andare avanti,
magari vogliono prepararci qualcosa da mangiare» gli disse
Sora.
«M’
immagino» commentò lui, sarcasticamente, con le
braccia incrociate.
Matt gli lanciò uno
sguardo di fuoco. Aveva sempre quella voglia di dare ordini, aveva
sempre quell’atteggiamento fiero e superiore che lo irritava.
«JOE!»
urlò Kari ad un certo punto «Cosa diavolo hai
messo sul naso? Cos’è quella sbobba grigia? Non
sarà stucco per i muri?»
Il ragazzo si pulì
subito e, mostrandosi indifferente, disse:
«Ma che dici, Kari?
Secondo te, io mi metterei mai robe del genere? Stai impazzendo,
figliuola!»
«A me sembra esattamente
quello» La ragazza si avvicinò e lo
squadrò meglio «Mio padre lo usa per tappare i
buchi. Non vorrai farci credere che sia del gesso?!»
«Ma
che dici, non ho-» Il ragazzo eguale a Milhouse
alzò lo sguardo in aria appena in tempo per riuscire a
scorgere due figure volanti che si libravano verso di loro.
Socchiuse gli occhi per mettere a
fuoco meglio le immagini, visto che era mezzo cieco e che non vedeva
con tutti gli occhiali.
«AAAAAAH!»
urlò, saltando in piedi e raccogliendo in un attimo tutte le
sue cose «Due… due… insomma, quelle due
cose là!» indicò le due losche figure.
Kari e tutti gli altri si
voltarono all’ allarme del ragazzo, restando a bocca aperta. Due
Digimon volanti, e di certo non erano i loro, venivano proprio verso di
essi.
«Chi diavolo
sono?!» domandò Izzy, cercando di aprire il
computer ed analizzarli «State
giù!» ordinò.
Gli otto si abbassarono appena in
tempo, mentre quei due mostri volavano sopra le loro teste cantando e
danzando.
«Hippymon»
analizzò il computer in direzione di un Digimon di vari
colori, simile ad una pianta carnivora «Digimon a
livello campione in grado di stendere il nemico, grazie alla sua tattica “
Hippy-Hippy”»
«Oh, cielo!»
esclamò Izzy, mentre Hippymon urlava qualcosa «E
l’altro? Come si chiama l’altro?»
«Nicolamon»
analizzò il portatile verso un Digimon più
piccolo a forma di uccello «Digimon a livello
intermedio; il suo attacco: “PeaceAndLove”»
«Ma chi sono
‘sti qua?!» esclamò Joe, tenendosi la
testa «Chi vi conosce, andate via!»
«Pace e amore, ragazzi!
Io essere l’hippy, Nicolamon» si
presentò il mostro, atterrando «E lui essere mio
amico hippy, Hippymon. Holà!»
«Holà!»
ripetè Hippymon, facendo un inchino.
«Questo essere nostro
territorio! Sfrecciare contro al mio tre! Uno… due...
tre!» Nicolamon ed Hippymon fecero per sfrecciare contro i
ragazzi che, al suono di quel comando, scapparono tutti via a gambe
levate.
Sora, TK e Izzy andarono verso
destra, Mimi, Kari e Joe verso sinistra e, stranamente, Tai e Matt
correvano entrambi a fatica lungo la stessa traiettoria.
Hippymon sembrava avercela con Joe,
visto che prepotentemente gli urlava di andarsene a quel paese. Così
si posizionò davanti a lui e sia Mimi che Kari si ripararono
dietro le spalle del maggiore, il quale alzava bandierina bianca come
per volersi arrendere.
«Ma Joe, che cazzo
fai?!» sbottò Mimi, mentre si nascondeva dietro la
sua schiena «Già te la fai sotto?! Stuzzicalo,
intrattienilo!»
«Ma secondo te sono il
tipo che fa cose del genere?!» esclamò il
Digiprescelto della Sincerità
«Per chi mi hai
preso?!»
«Joe, sbrigati, quello ci
attacca!» esclamò Kari, allarmata.
Joe si voltò di scatto.
Cosa poteva fare? Aveva solo
diciannove anni e tra due mesi sarebbe dovuto andare
all’università. Non voleva porre una fine
così presto alla sua vita!
Le gambe tremavano, le braccia
tremavano, tremava tutto, e lui era con le mani davanti agli occhi ad
aspettare la sua morte.
Che burino.
«Ehi,
Hippymon!» urlò d’un tratto TK
«Prenditela con quelli della tua taglia, non con le
donne!» Il ragazzo, gli lanciò uno, due sassi e si
nascose dietro l’ albero davanti a sé.
«Già, noi
abbiamo diritti e siamo indipendenti!» urlò Joe
dietro il Digimon che aveva cambiato bersaglio.
Mimi e Kari lo guardarono strano.
«Joe, ma tu... sei un
uomo!»
«Oh!»
arrossì «Certo, certo, era logico... Lo dicevo in
vostra difesa...»
Mentre TK distraeva Hippymon da una
parte e Izzy dall’altra, Sora corse da loro.
«Venite,
nascondiamoci là dietro!»
«Aspetta!» la
frenò la castana «E Tai?
Dov’è?»
«Sarà
con-» La ramata si bloccò.
Aspetta, con Matt non poteva
essere, pensò, o almeno...
Non rispose e, prendendo le due
dalla mano, le trascinò dietro un cespuglio.
«Aspettatemi, ci sono
anch’io!» urlava loro dietro Joe.
«Muoviti,
fifone!»
«PeaceAndLove!»
Nicolamon, scagliava i suoi attacchi contro Tai e Matt che correvano e,
per fortuna, schivavano i colpi.
«PeaceAndLove! PeaceAndLove,
e che cavolo!» arrabbiato perché da tre ore che
colpiva solo alberi e cespugli, decise di atterrare e di sperimentare
la sua forza personalmente.
I due ragazzi correvano a fatica e,
non appena giratosi, Matt vide il Digimon alle sue calcagna,
inciampò su una radice e cadde per terra.
«Ahi, il
ginocchio!» Aveva ricevuto i calci di Tai là e
bruciava da morire.
Quest’ultimo
continuò a correre, fin quando per puro caso del destino o
solamente perché non sentiva Matt correre accanto a
sé, si voltò vedendolo per terra.
Si fermò un attimo
decidendo che fare.
Non gli
rivolgeva la parola perché si sarebbe
dovuto trattenere a soccorrerlo? Che
senso aveva? Non erano amici...
Vedendo Nicolamon accanito che si
avvicinava, provò ad immaginare Matt colpito da un di quegli
attacchi. Fece una smorfia.
Non poteva lasciarlo lì,
non avrebbe mai sopportato che gli venisse fatto del male.
Senza rimanere a riflettere ancora
sul dafarsi, si precipitò dal biondo che si teneva il
ginocchio dolorante.
«Tirati su»
disse, prendendolo dal braccio.
«Cosa-?» Matt
aveva alzato gli occhi e lo guardava stupito. Quello non se lo sarebbe
mai aspettato da lui, non dopo aver litigato in quel modo.
«Alzati!» lo
ignorò lui, mettendolo in piedi.
Ma non si accorsero che il mostro
era a tre passi da loro e che a momenti li avrebbe colpiti entrambi.
Il castano, instintivamente, si
mise davanti all’altro come per difenderlo.
Chiuse gli occhi e
aspettò l’attacco che non arrivò.
Una luce abbagliante provenne fuori
dal petto di Tai. Una luce arancione che emanava un forte calore.
Sia Tai, sia Matt, rimasero a bocca
aperta.
Nicolamon fu accecato
immediatamente e, insieme ad Hippymon si abbracciarono urlanti,
lasciando perdere le loro prede.
«Fuoco magico!»
«Liane avvolgenti!»
Biyomon e Palmon vennero troppo
tardi, ma appena in tempo per stordirli, legarli e lanciarli al di
là della foresta.
«Pace e Amore,
ragaaaaaaaazzi!» urlava Nicolamon, mentre cadevano.
«Hippy Hippy
Yè!» annuì quell’altro come
per dagli ragione.
Si sentì un sonoro
tonfo. Colpiti e atterrati.
Le grida di giubilo di Joe e i
sospiri di sollievo degli altri si fecero sentire all’istante.
Sia a Tai
che Matt il cuore batteva forte e, nello stesso
momento, si lanciarono uno sguardo misto di perplessità e
stupore.
Primo, perché il castano
avesse aiutato il biondo ad alzarsi e si fosse messo perfino davanti a
lui per... insomma, salvarlo?
Secondo, cos’era quella
strana luce che era appena fuoriuscita dal petto di Tai?
Il ragazzo si toccò
vicino al cuore, ma non disse niente. Appena in tempo, visto che li
stavano raggiungendo gli altri, e i due ragazzi fecero giusto in tempo
a dividersi per evitare domande.
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Capitolo 8 *** Emozioni ***
«E poi
Sora l’ha attaccato! E sono scappati! Sono
scappati!» urlava allegra Biyomon, raccontando a tutti la
vicenda.
Gli altri stavano seduti attorno ad
una tavola imbandita di leccornie preparate accuratamente dai loro
Digimon.
«Ma cosa dici,
Biyomon!» l’ammonì la ragazza,
imbarazzata «Non elogiarmi così! Io non ho fatto
proprio niente, anzi, sono stati Izzy e TK ad allontanare Hippymon. Io
ho solamente portato Mimi e Kari al sicuro»
«E Joe, non
dimentichiamo!» abbaiò il Digiprescelto della
Sincerità dall’angolino più remoto del
tavolo.
«Oh, Sora, quanto sei
coraggiosa!» Biyomon strofinò la testa teneramente
sopra il petto della ragazza che alzava le spalle perplessa.
«A proposito!»
sbottò Izzy, quasi affogandosi con l’acqua
«A parte gli scherzi, chi ha allontanato quei due mostri? Io
e TK no di certo»
«Ad un tratto abbiamo
visto Hippymon correre» aggiunse quest’ultimo
«ma non credo a causa nostra»
«Boh, TK, dillo che ti
senti l’eroe della giornata!» si agitò
Joe «Guarda che se io ero un po’ più in
forma» e si toccò il naso «avrei ucciso
tutti col solo sguardo!»
«Ma smettila!»
lo prese in giro TK «Avresti potuto distrarlo lo stesso, non
ti serviva mica il naso per lanciargli quattro sassolini!»
«Senti,
“sassolini” a me non lo dici! E poi che ne sai se
io utilizzo altri metodi per difendermi? Eh?! Cosa ne puoi sapere tu,
albino platinato?!» si sfogò il ragazzo burino,
mentre si rovesciava addosso il piatto.
«E mannaggia a
‘sti Digimon!» imprecò.
Gomamon, nel frattempo, gli
tirò uno scappellotto.
«Che cavolo ti meni, tu
altro?! Vai a mangiare pesci, vai!»
«Joe, sei proprio
zero» commentò Gomamon, sconsolato «Ti
credevo più intelligente e anche un po’
più sveglio»
«Allora tu non conosci la
storia di Joe!» esclamò Mimi «Io la so e
ti posso assicurare che una caduta del genere non l’ ho mai
fata»
«Boh, tu altra, se ti
riferisci al fatto che sono caduto dal monopattino della Kinder e mi
sono fatto la discesa della Pietra Liscia...»
«Che poi non si chiama
neanche “Pietra Liscia”. E’ solamente la
discesa della villa comunale» ci tenne a precisare Izzy.
«Va bè,
quella... Ma senti, io la chiamo come voglio, okay?» si
agitò e poi riprese a raccontare «E ho colpito
alla testa, cosa vuoi? Tutta colpa di Tai e Matt, che quel giorno mi
hanno dovuto fare uscire per forza! E alla fine l’unico col
monopattino ero io! Loro avevano due Mountain Baick rosso fiammante e
grigio metallizzato! Vi ricordate, ragazzi?» si rivolse ai
due che non stavano ascoltando.
«Boh,
cagatemi!» s’infuriò dopo aver ottenuto
zero risposte «Io sono un bravo figliuolo, credete
che vada da Izzy o da TK e lo prenda a botte di bello e buono? Ma siamo
tra i pazzi? Secondo me avete il cervello foderato, perlopiù
vi ostinate a sentirvi fighi e a compiere atti di bullismo, quando poi
il vero macho qua in mezzo sono IO!» Joe, dopo aver sudato
(certo, dopo che si sparano così tante cavolate è
normale), si sedette di nuovo e bevve tre bicchieri d’acqua,
uno dopo l’altro.
Sora e Mimi si lanciarono uno
sguardo preoccupato, visto che i propri ragazzi non reagivano. Fosse
successo un’ altra volta lo avrebbero massacrato, ma
adesso... Boh, ognuno stava in silenzio, chino sul proprio piatto,
immerso nei propri pensieri.
La situazione era veramente
allarmante, allora.
Se ne accorsero anche TK e Izzy,
abituati a vedere Joe tra le loro grinfie. E
da sottolineare che avevano parlato di nascosto tutti quanti, sotto
riunione di Sora, e avevano deciso che finché i due non se
la sentivano di parlarsi, nessuno avrebbe dovuto aprire
quell’argomento; ma ora che tutti ci pensavano, Joe era
assente al momento...
Nessuno sapeva, però,
che i Digiprescelti del Coraggio e dell’Amicizia pensavano
uno all’altro, chiedendosi come mai il fenomeno della strana
luce li avesse salvati, e come mai Tai avesse aiutato Matt dopo un
litigio del genere.
Era quello che evidentemente si
chiedeva anche il castano stesso, visto che aveva appena sospirato
tanto da far girare la sua fidanzata verso di sé.
«Tai, mi dici che
hai?» bisbigliò preoccupata «Non
mangi?»
«No, è tutto
apposto. Non preoccuparti, Mims» rispose fermo quello.
«Come faccio a non
preoccuparmi se hai davanti una torta al cioccolato e neanche la degni
di uno sguardo?!»
Mimi era stupita. Il suo ragazzo
aveva sempre fame e quella sera aveva lasciato quasi tutto intatto.
«A me preoccupa
più il fatto che l’abbia preparata Agumon,
sinceramente»
«OOOH!» lo
sentì il suo Digimon «Guarda che io sono un cuoco
provetto!»
La castana ridacchiò.
«Dai, mangiane un
po’, così almeno lo fai contento»
«No, non mi va»
negò.
La ragazza sbuffò.
«Si può sapere
che cosa ti prende?»
«Nulla!»
ripeté, alzando gli occhi al cielo «Mangiati tu la
mia fetta»
«Mi vuoi tutta ciccia e
brufoli?! Spero di no, tesoro» rispose sarcastica la
Digiprescelta della Purezza.
Tai se
l’abbracciò, sorridendo.
«Sono stanco,
scusami» si giustificò, anche se in
realtà Mimi sapeva perché stava in quel modo.
Gli si era chiuso lo stomaco a
causa di tutto quello che era successo con Matt; forse non avrebbe
dovuto forzarlo.
«Solo per ‘sta
volta, eh?» gli tirò un buffetto affettuoso.
Per fortuna che
c’è lei, pensò Tai rincuorato, mentre
le accarezzava i capelli.
Sora, nel frattempo, si
alzò dalla tavola prendendo tutti i piatti.
«Biyomon, ti
aiuto» disse.
Ma Biyomon fece una brutta faccia,
come se la ragazza le avesse appena confidato una brutta bestemmia.
«No, Sora, tu devi
riposarti!» cinguettò «Vai, tanto mi
aiutano Palmon e Gatomon»
«Non dire sciocchezze, ti
do una mano io!» rispose la ramata, insistendo.
«No! Sora, tu sei
stanca» ripetette Biyomon, prendendole i piatti dalle mani
«E adesso vieni con me, ti porto nella mia stanza»
«Ma, dai, io
non-»
«SOOORA!» Mimi
si precipitò come un furia dall’amica
«Palmon ha detto che possiamo dormire in camera sua e di
Agumon! Andiamo? Dai, voglio fare una seduta tutta femminile.
Chiamiamo, Kari! Eccola lì! KAAARI!»
agitò le mani.
Quella, nel frattempo, stava
discutendo con suo fratello.
«Perché non
posso dormire in stanza con TK?! Dai, per favore!»
«Neanche per sogno! Dormi
sola con Gatomon!» Tai era con le braccia conserte, dopo aver
origliato i piani di sua sorella e del biondino di condividere la
camera.
«Ma
perché?!» si ribellò Kari
«Uffa! Sei antipatico!»
«Con TK non
dormi!» tagliò corto Tai «Con qualcun
altro sì, ma con lui no»
«Ma non facciamo nulla di
male! TK, diglielo pure tu!»
«Tai, dai... Ti giuro che
non la tocco con un solo dito» cinguettò il
ragazzo, incrociando i piedi.
«Quelli non li devi
incrociare, bello» il castano se ne accorse e rimase risoluto
sulla sua decisione.
TK e Kari sbuffarono nello stesso
momento.
«Se vuoi»
s’intromise Joe, passando di lì «Posso
dormire io con Kari»
Joe sorrideva e a Tai vennero
desideri omicidi in testa. Lui, il burino, voleva dormire con la sua
sorellina?!
«Va bé, TK,
dormi pure con lei» fece sbrigativo, mentre Kari sorrideva
– «E tu, burino del cavolo, smamma!»
Il maggiore se ne andò
alzando le mani in segno di resa.
«KAAARI!» Mimi
veniva verso la ragazza «Aspetta!»
«Cosa
c’è?»
«Lascia perdere TK,
stasera facciamo un pigiama party!» esclamò
sorridente.
La più piccola
guardò Sora interrogativa, la quale alzò le
spalle.
«Davvero?»
chiese stralunata.
«Sì, noi e le
nostre Digimon. Una seduta tutta in rosa!» e rivolgendosi
verso la ramata chiese conferma «Non è
così, Sory?»
«Ehm... Va
bene» tentennò, pensando al fatto che passando la
notte insieme avrebbero lasciati da soli Tai e Matt.
«I maschi se ne stanno
insieme, li chiudiamo tutti in una stanza. Tanto
c’è Izzy che li controlla!» spiegava
Mimi, pimpante.
Sia Tai che Matt, alle spalle della
fidanzata, trasalirono.
Loro due insieme? No. Questo non
sarebbe successo.
Esclamando insieme un
“eh?!” ed un “che cosa?!” nello
stesso momento, il biondo prese per primo la parola:
«Sora, tu devi dormire
con me» affermò duramente.
«Perché
“ deve”?» chiese Mimi, imbronciata
«Chi è, la tua serva?»
Sora cercò con gli occhi
il suo ragazzo e dallo sguardo che le stava rivolgendo capì
che aveva bisogno di lei. Le sue amiche potevano aspettare.
«Mimi, non mi sembra il
caso...» tentò di farle intendere che non era il
momento adatto per fare una cosa del genere.
«Infatti non lo
è!» sbottò Tai, nervoso
«Quindi tu vieni con me»
«Cosa?!» chiese
Mimi, incredula «Volete rovinarci il pigiama party?»
«Andiamo»
insistette il castano prendendola dal braccio, mentre Matt faceva lo
stesso con Sora.
Non erano più amici,
giusto?
Quindi sarebbero andati ognuno per
la sua strada.
Kari e TK rimasero perplessi dopo
aver assistito alla scena, ma poi, sorridendosi, si avviarono in camera
mano nella mano.
D’altronde, loro due
volevano solo stare insieme e basta.
«Ma che ti prende, Tai?
Sei un guastafeste!» si lamentò Mimi non appena
entrarono nella stanza dei loro Digimon.
Il castano si gettò sul
primo letto a tiro.
«Ehi, sta
attento!» lo rimproverò Palmon, entrando
«Quello è il mio, guai se me lo rompi!»
«Peserò in
tutto 70 chili, su!» la rassicurò, mentre il
Digimon gli tirava una botta in testa.
Mimi se ne stava appoggiata alla
porta imbronciata, ma d’un tratto la sua espressione si
ammorbidì. Evidentemente Tai non voleva dormire con Matt e
viceversa; era logico, come aveva fatto a non capirlo!
Dannata lei e le sue voglie
impossibili!
Delle volte era davvero esagerata e
pretenziosa. Doveva badare un po’ meno a sé stessa
e più agli altri.
Evitando di fare domande al
castano, che stava sdraiato a pancia in giù, aprì
la presunta porta del bagno e fece per ficcarsi dentro.
«Dove vai?» le
chiese, d’un tratto, Tai.
«Mi faccio una
doccia» rispose con un sorriso «Tanto
l’acqua c’è»
«Va bene, ti aspetto
qui»
Mimi annuì ed
entrò, pensando con estasi al piacere del bagnoschiuma e
dell’acqua sulla sua pelle. Magari si sarebbe lavata anche i
capelli!
«Arrivo tra un attimo,
Tai» fece Palmon, uscendo «Dico ad Agumon che
rimanete qui a dormire»
Strano, pensò il
ragazzo, lei e quello scansafatiche di Agumon, che adesso sta facendo
un casino di sotto, hanno una storia. Veramente strano.
Beh, che c’era di strano
se si volevano bene? Già.
Lui a Mimi ne voleva, ma il dubbio era su un’altra persona...
Si toccò il petto,
aspettando che ne fuoriuscisse una luce arancione come qualche ora fa,
ma niente.
Cosa gli era accaduto? A parte la
luce, aveva persino aiutato Matt ed ora come ora non
lo voleva più rivedere.
Ma era sicuro che lui a Matt non
voleva bene? Che non lo considerava più il suo migliore
amico? Erano vere tutte quelle stronzate che aveva sparato per
orgoglio, prima?
Eh no, Tai, menti a te stesso.
Di nuovo questa vocina fastidiosa,
pensò, ma aveva assolutamente ragione, non si poteva negare
l’evidenza.
Lui a Matt voleva bene e in quel
momento più che mai.
Avevano ragione a parlare tutti
quei poeti e scrittori, a spiegare che ci si rende conto di voler del
bene a una persona quando si capisce di averla persa.
E lui e il biondo avevano litigato
furiosamente.
E si erano detti un sacco di
idiozie, parole non vere, bugie grosse...
Strana la rabbia, vero? Ti porta a
dire e compiere cose di cui non vorresti esserne il responsabile. Ed
era vero che magari Matt aveva un carattere
suscettibile e permaloso, ma era anche vero che lui aveva sbagliato,
era stato troppo ottimista e sì, superficiale.
L’attacco improvviso di
quei due Digimon ne erano stati la prova.
Si alzò dal letto e
raggiunse il balconcino da dove si potevano osservare le stelle
luminose e, ora che vedeva bene, anche una piccola fontanella posta al
centro del giardino.
Sorrise. Un pomeriggio lui e Matt
si era bagnati dalla testa ai piedi da ragazzini.
La colpa era stata sua che aveva
cominciato a schizzare l’amico che a sua volta
l’aveva completamente bagnato.
Ricordi…
In quel momento si rese conto di
essere uno stupido e di non aver seriamente e minimamente pensato a lui
da quando avevano messo piede a Digiworld.
Che egoista, che stronzo... E forse
era proprio quello che Matt, involontariamente, stava cercando di
fargli capire.
E, naturalmente, aveva fatto
schifo. Lo aveva accusato di essere geloso e di tante altre cose. Cosa
diamine c’entrava prendersela con lui quando alla fine lo
diceva solo per il suo bene?
«...strappa la
foto!»
E poi quelle maledette parole...
Perché avrebbe dovuto strappare la foto di loro due?
E perché aveva detto di
non tenerla più con sé quando la portava sempre
dentro il suo portafoglio?
La tirò fuori e la
guardò intensamente.
Quei bambini erano loro due.
Ricordò i giri in
bicicletta e le corse per chi arrivasse prima al lago del parco.
Una volta ci era quasi caduto
lì sotto ed era stato proprio Matt a dargli una mano per
aiutarlo; quella stessa mano che adesso lo aveva colpito in viso.
Si toccò il livido sulla
sua guancia e fece una smorfia di dolore.
Non si picchiavano così
da quando avevano undici anni...
Ed erano amici da sempre.
Non era possibile... non poteva
essere vero... anni d’amicizia gettati al vento...
Ed era tutta colpa sua...
Sfiorò ancora la foto,
mentre, senza accorgersene, piccole lacrime sbucavano prepotentemente
ai bordi dei suoi occhi nocciola.
Matt…
Matt che non era più accanto a sé…
Matt che gli aveva detto di avere finto… Matt che non gli
voleva bene... Matt che non era più suo amico…
Si sentì uno stupido
piangere a diciotto anni, specie per un litigio, ma... Matt lo voleva
accanto a sé, con Matt non aveva finto, a Matt voleva bene
e...
Matt era
il suo migliore amico e lo sarebbe stato sempre, si disse.
Strinse i pugni e si
appoggiò sul balcone.
Si sentiva debole. Non avrebbe mai
voluto mostrarsi in quel modo, ma stava male.
Stava veramente male.
E voleva parlare con qualcuno,
voleva assolutamente farlo. Sentì Mimi canticchiare
allegramente sotto la doccia.
Si lasciò andare in un
singhiozzo e con un po’ di fatica tentò di posare
la foto in una delle tasche posteriori dei jeans.
Fu scosso, però, da un
rumore e non si accorse di aver mollato prima del tempo la fotografia
che adesso cadeva lentamente di sotto.
«Palmon!» si
asciugò subito le lacrime e si voltò
«Mi hai spaventato!»
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Capitolo 9 *** Emozioni pt. 2 ***
«Piangevi?»
chiese Palmon, guardandolo in volto.
Lui
tentò di nascondersi, ma non riuscì a fare a meno
di tirare su con il naso
«Certo che
no, per chi mi hai preso» sorrise amaramente.
«Mai mentire ad una
donna» disse lei, calma «Che cos’ hai,
litigato con Mimi?»
«No, non è
questo, è che...» biascicò, ma si
fermò d’un tratto.
Aspetta, si disse, stava per
confidare tutto alla Digimon della sua ragazza, che perlopiù
era una pianta parlante che adesso lo guardava con occhi curiosi e
nello stesso tempo sorridenti.
Sorridenti? Ma
va’, che gli importava. Doveva pur parlare con qualcuno!
«E’ per
Matt?» lo precedette Palmon, raggiungendolo sul balcone
«Non è così?»
Il ragazzo esitò un
po’ prima di annuire.
«Perché vi
siete alzati le liane?» domandò
«Cos’è successo di tanto
grave?»
Dopo aver associato
“liane” con “mani”, il ragazzo
parlò:
«Perché sono
un idiota, Palmon! Perché l’ ho trattato di merda!
Perché non l' ho cagato neanche un secondo e ho pensato
solamente a me stesso!» ammise.
«Non è colpa
tua»
«Ah no?!»
sbottò «Lui l’ ha detto per aiutarmi e
io gli ho sparato in faccia un sacco di cose brutte...
Perché non dovrebbe essere colpa mia?»
«Voi due siete come il
caldo e il freddo, caro Tai» disse lei con aria da sognatrice
«E quando entrambi si fondono può succedere di
tutto: acquazzoni, cicloni, tempeste calde... Ed è questo
che è accaduto a voi»
«Quindi stai
dicendo» rimuginò il ragazzo «che noi
due abbiamo litigato proprio perché siamo una... beh, una
cosa sola?»
Faceva un po’ strano
dirlo, ma era così.
«L’ Amicizia e
il Coraggio di essere amici si uniscono spesso» rispose.
Tai si stupì. Come
faceva quell’ochetta di Palmon a dirgli quelle parole
così profonde? E lui che l’aveva sottovalutata!
«Senti, Palmon, secondo
te io e Matt siamo mai stati veramente amici?» Palmon lo
guardò strano.
«Beh, giudica i tempi di
quando eravamo ragazzini, magari»
«Allora eravate piccoli,
ma ti posso assicurare che il vostro era il legame più
solido. Era quello che teneva unita la compagnia»
rivelò lei.
«Davvero?!»
domandò Tai, incredulo «E’ veramente
così? Dici... dici di...»
«Dico di metterci una
pietra sopra. Il passato è passato, ma il presente
può diventare anche il vostro futuro, cara pianta
piangente» Palmon sorrise dolcemente ed enigmaticamente.
Lui scosse la testa, pensando che
non sarebbe stato per niente facile.
«Matt non mi
perdonerà mai» affermò con un sorriso
amaro «Lui è fatto così»
«Matt starà
soffrendo almeno quanto te in questo momento. E’ la regola
dell’amico, la conosci?»
«No» ammise
Tai, aggrottando le sopracciglia.
«“Amico
mio, tu ed io rimarremo estranei alla vita, e l’uno
all’altro, e ognuno a se stesso, fino al giorno in cui tu
parlerai ed io ti ascolterò, ritenendo che la tua voce sia
la mia voce: e quando starò ritto dinanzi a te pensando di
star zitto dinanzi ad uno specchio”»
recitò lei, mentre l’altro rimaneva a bocca aperta.
Come aveva fatto? Come aveva fatto,
cazzo, a fargli capire in due minuti quello che avrebbe dovuto
comprendere fin dall’inizio?
Le prese le
“mani” e gliele baciò con gratitudine.
«Grazie,
Palmon» disse sincero e un po’ sollevato
«Sei fantastica, grazie!»
Mimi, nel frattempo,
uscì fuori con i capelli bagnati.
«Palmon,
dov’è il ph-?» rimase stupita di fronte
la visione del suo ragazzo e della sua Digimon in così tanta
confidenza.
«Oh, Tai» lo
richiamò Palmon «Devo andare a prendere il phun o
il phan...»
«Il phon,
forse?»
«Ah sì, a
Mimi» si dileguò «Vado subito. Ciao,
salice impiegabile!» lo saluto sognante e scappò
via.
«Ciao, pianta saggia.
Ma... Ehi, Mimi!» esclamò il castano, accorgendosi
della sua fidanzata che lo fissava davanti alla porta.
«Mio Dio, Tai!»
si avvicinò notando gli occhi rossi e lo
accarezzò «Piangevi... per Matt?»
Lui si morse il labbro imbarazzato,
ma poi non ebbe paura a mostrare le sue debolezze.
«E’ inutile. Mi
manca» ammise, abbassando lo sguardo.
Mimi lo guardò
dolcemente. Lui voleva bene a Matt. Era solo l’orgoglio che
lo frenava.
«Se ti manca, allora
fa’ tu il primo passo» si abbandonò tra
le sue braccia.
«Palmon mi ha fatto
capire-»
«Palmon?!»
Non credeva che la sua Digimon
fosse così sveglia da dare consigli!
«Sì,
è stata veramente carina» annuì
«Ora ho capito, bisogna solo avere un pò
più di coraggio» disse Tai, sorridendo.
«E quello a te non
manca» rispose lei, prendendolo dalla mano.
«Comunque, dicevo di
Palmon... Da
oggi in poi la guarderò con occhi diversi»
ammiccò scherzosamente il ragazzo con l’intento di
stuzzicarla.
«Non dire
sciocchezze!» esclamò Mimi, accigliata, tirandogli
un orecchio «Le piante sono fastidiose!»
Lui scoppiò a ridere.
Mims aveva ragione. A lui il
coraggio non mancava di certo. Neanche per dire certe cose.
«..strappa
la foto!»
Che stupido. Come aveva potuto dire
una cosa del genere?
Quella foto era un ricordo di
quando erano bambini. Non potevano strappare quel pezzo di carta, e
neanche lui, Matt, poteva pensare di non essere più il suo
migliore amico.
Erano dopo litigi come quelli che
non sapeva più come comportarsi.
Stava pensando da ormai
un’ora sempre al solito argomento. La luce e tutto il resto.
Perché l’aveva
fatto? Se non fosse stato per lui quel Digimon lo avrebbe spiazzato via. E
lui si era fermato ad aiutarlo, ignorando perfino il fatto delle botte
e di tutti quegli insulti che si erano detti.
Non era forse questa amicizia?
Dimmi, Matt... tu che ne detieni il simbolo, non era forse questa una
prova di amicizia?
No, no, no si diceva Matt, per auto
convincersi.
In cuor suo, sapeva che Tai era il
solo amico che aveva. Il solo vero amico. E
quella notte, non sapeva proprio con chi parlare, perché
parlava solo con lui.
Rannicchiato alla destra del divano
letto, strinse le lenzuola con forza.
S’ interrogò
su parecchie cose, si interrogò sul vero senso
dell’amicizia, sul suo amore per Sora, sulla premura che
aveva verso TK...
Cercò di capire se era
stata sua, realmente, la colpa. E in effetti, forse, era
così.
Era stato troppo precipitoso. Anzi,
avrebbe dovuto farsi contagiare dall’ottimismo di Tai.
Ma che importava in quel momento?
Sentiva di essere di troppo ancora
una volta, voleva andarsene...
Se non poteva avere
l’appoggio di Tai, tanto valeva che andare via. Si sentiva
stretto là.
Non face caso alle lacrime che
stavano colando, anzi, le lasciò fare per una volta.
Che c’era di male a
mostrarsi deboli ogni tanto?
Sono una persona, ho sentimenti,
pensò.
Mise le braccia dietro la testa e
si scoprì dalle lenzuola. Faceva
freddo, ma non era questo ciò che lo preoccupava;
perché pensava a Tai?
Ripensava alla lite, alla luce... e
stava singhiozzando.
Nel mentre, Sora, mezz’
addormentata, alzò la testa per associare quel rumorino a
qualcosa.
Impossibile, non poteva essere...
«Matt?» lo
chiamò, interrogativa.
Il ragazzo si girò
dall’altro lato, velocemente. Okay piangere, ma farsi vedere
mentre piangeva non lo sopportava.
«T-tutt’
apposto» biascicò, asciugandosi le lacrime.
Sora non si bevve la balla e si
avvicinò al bordo del letto dov’era gettato. Con
una mano girò il suo viso verso di sé, e disse:
«Questo non me lo sarei
aspettato. Da Tai sì, ma da te...» sorrise.
«Tai è sempre
quello che fa tutto?» tirò su col naso il biondo
«Io non posso sfogarmi?»
«Ehi, non prenderla come
un rimprovero!» esclamò «E’
una cosa positiva. Significa che sei umano!»
Il ragazzo si mise a sedere, mentre
Sora lo imitava.
«Cosa ti
turba?» domandò apprensiva
«C’è qualcosa che devi dirmi?»
Matt fece di
“no” con la testa.
«Bugiardo!»
replicò la ramata sbadigliando «Ormai ti
conosco»
«Cosa dovrei
dirti?» chiese scontroso.
«Ciò che ti
passa per la testa»
Abbassò lo sguardo,
esitando, prima di rispondere.
«Avanti, puoi fidarti di
me» Sora appoggiò la testa sopra il suo petto,
cercando di non addormentarsi.
«Forse... forse ho
sbagliato» ammise a fatica lui.
«Hai reagito come diceva
il tuo cuore. Forse un po’ troppo d’impulso,
ma...» sbadigliò «tu sei fatto
così»
«L’ ho
picchiato, Sora. E’ da tempo che non succedeva» si
sentì in colpa il ragazzo , sentendo nuovamente gli occhi
umidi «Mi sento uno stupido!»
«No!» si
alzò lei «Vieni qua» lo
abbracciò, accarezzandogli la testa.
«Io so quanto
vali» gli sussurrò «Non mi sarei messa
con te, sennò. Ed anche se alle volte sei un po’
brusco, diretto... Stai bene così come sei. E questo lui
l’ ha capito»
«Non so se
veramente» diede voce alle sue paure.
«Sì,
sta’ tranquillo. Devi solo moderarti quando
parli» sogghignò lei, prendendolo in giro.
«Non è vero
che fingevo, Sora. Lui fa tanto l’ antipatico in certe
situazioni, ma l’ ho sempre considerato il mio migliore
amico» disse deciso Matt, stringendosi più a lei.
E bravo, l’amore mio,
pensò la ragazza, ammettere di volere bene a qualcuno
è sempre un po’ difficile.
«Ti amo, Sora. Ti amo
veramente» disse in un soffio il biondo
La ramata rimase un po’
stupita. Di solito il suo Matt non era così esplicito sui
sentimenti che provava per lei. Che il litigio con Tai gli avesse fatto
scattare qualcosa in quella testolina?
«Oh, Yama»
sussurrò la ragazza, prima di sfiorare le sue labbra con un
bacio «Non vivrei senza di te»
«“Matt”,
tesoro mio, chiamami
“Matt”» la corresse quello che non
sopportava il suo vero nome.
Sora rise di cuore.
«Allora, come la mettiamo
col nostro migliore amico?» chiese poi, mettendolo alle
strette.
Voleva che facessero pace, non
avrebbe sopportato di vederli in quel modo ancora per molto.
«Già,
è anche il tuo» sospirò il biondo
«Beh, non so. Non saprei neanche se è disposto a
parlarmi»
«Ed è qui che
sbagli!» esclamò con enfasi la ragazza
«Dici che lui è scontato, ma tu non sei da
meno»
«Sì, ma...
io...» Matt era insicuro. Per l’ennesima volta,
insicuro.
La ramata sbadigliò,
insonnolita. Era tardi, meglio rimandare tutto all’indomani.
«Perché non ci
dormi su, adesso?»
«Va bene» Matt
fece per incastrarla da un braccio «Ma devi patire alcune
pene, prima!»
«NO! E
perché?»
«Mi ha dato dello
“scontato”!»
Lei urlò, cercando di
divincolarsi dalle sue braccia. E alla fine la stava solo baciando.
«Ma chiudete quella
bocca?!» si sentì d’un tratto la voce di
Gabumon provenire dall’oscurità.
I due si fermarono improvvisamente.
«Sì, scusa
Gabu» fece la ragazza, mordendosi la lingua.
«Non permetterti di dare
ordini a Sora, tu!» si agitò Biyomon, tirandogli
uno scappellotto.
Matt e Sora ridacchiarono,
poggiando entrambi la testa sul cuscino.
Il biondo, dopo aver osservato la
sua fidanzata chiudere gli occhi, stette a riflettere. Lei
non c’è l’aveva con lui per quello che
aveva fatto, anzi, stava dalla sua parte.
Doveva solo parlare con Tai, si
disse, ma non ne aveva il coraggio.
Forse era la forza dell’
amicizia a farlo convincere del contrario.
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Capitolo 10 *** La foto ***
«Buongiorno
a tutti, amici miei!» li fece spaventare Joe con un tono
sferzante, entrando in cucina
«Tanto non
c’è l’ ho con voi apposta che mi avete
fatto dormire con Izzy. Che peraltro, oh che indignazione, era
completamente nudo! Nudo! Dalla testa ai piedi!»
«Ma se avevo i
pantaloncini!» sbottò Izzy, arrabbiato. Joe
cercava sempre l’ occasione di metterlo in ridicolo, solo
perché era l’unico che non reagiva alle sue
stronzate.
Guai l’avesse detto a
Tai, o a Matt; gliel’avrebbero fatta pagare!
«Perché ti
lamenti?» sbadigliò Gomamon «Tu parlavi
nel sonno!»
Tutti ridacchiarono, mentre il
ragazzo diventò rosso come un pomodoro maturo.
«E dai, cosa dicevo,
spara!» rispose il blu con aria di sfida.
«Vuoi che ti
imito?»
«No, non posso sopportare
questo plagio!» sbottò Joe con
teatralità, prendendolo dal “bavero”
«Sei antipatico e non ti sei ancora tagliato i
capelli!»
«Ma Joe, leggi il
labiale: non-ho-capelli!» rispose
Gomamon, esasperato, stanco di ripetere sempre le stesse cose.
Tutti sospirarono.
«Basta con questa
confusione!» irruppe Biyomon, entrando «Joe e
Gomamon! A spazzare le foglie in giardino!»
Il ragazzo si fermò un
attimo, lasciando cadere il Digimon per terra.
Lui non aveva scopato mai, (e nel
vero senso della parola) anzi, solo una volta, perché era
stato minacciato.
«Senti,
“spazzare”... eh... Non lo dire neanche per
scherzo!» si arrabbiò «Ha incominciato
‘sto cavernicolo di merda, che io sono un bravo e calmo
figliuolo!»
«EEEH!»
sbottarono sarcasticamente e nello stesso momento sia Matt e Tai.
Subito dopo si lanciarono uno
sguardo eloquente.
Gli altri si mandarono, invece,
delle occhiate furtive. Stessa cosa fecero Sora e Mimi con un sorrisino
sulle labbra.
«Ehi, Sory! Ho una news
da raccontarti» disse la castana, maliziosa.
«Dici, cara»
Mimi controllò che non
ci fosse nessuno vicino e sussurrò:
«Tai piangeva ieri sera.
Per chi, non ci crederai»
«Pure Matt e anche tu non
ci crederai» rispose l’altra.
Si guardarono ed esclamarono nello
stesso momento:
«PER LORO!»
Izzy alzò lo sguardo e
le contemplò con perplessità. Quelle ragazze
erano due piovre!
«Ma allora sono
empatici» mormorò Mimi, stando attenta a non farsi
udire.
«Non lo so, ma una cosa
è certa» fece Sora «Si vogliono
bene!»
«Tanto bene!»
ripeté l’amica con occhi dolci.
«Dobbiamo fare qualcosa
per aiutarli» disse Sora, pensandoci su.
Serviva un diversivo che avrebbe
potuto far avvicinare i due, qualcosa che facesse scattare loro in
testa qualcosa.
Pensò e
ripensò, arrivando alla conclusione che chi li aveva
trascinati in quel luogo avrebbe dovuto salvare la situazione.
«Ci sono! JOE!»
esclamò.
Mimi rivolse uno sguardo scettico
all’amico che stava mangiando con la grazia di un maiale.
«Sicura?»
domandò schifata, visto che si era rovesciato addosso
l’ennesima aranciata.
Di una cosa Sora era certa: non era
il massimo come paciere, ma riusciva sempre a trovare una soluzione,
seppur strampalata, a tutto.
Anche casualmente.
«CHE VITA
SVENTURATA!» urlava Joe con una scopa in mano e Gomamon con
una paletta che lo inseguiva
«Tu dimmi, cosa dovrei
fare io!? Cioè, che c’entro io in tutta questa
storia?! Sai che ti dico? Me la vogliono fare pagare quelle maledette,
oh sì, apposta che, “per sbaglio”, li ho
trascinati qua!»
Gomamon lo guardò come
si guarda un insetto.
«Ma che ti hanno detto?!
Sono tre ore che blateri cose confuse, non capisco che vuoi
dire!»
«Oh, senti,
“dire”... tienitelo per te! Comunque guarda che mi
hanno riferito» prese la scopa ed incominciò a
spazzare le foglie che erano per terra «“ Trova
qualcosa per far riavvicinare Tai e Matt, ma senza combinare
casini” Ora, io dico, come possono mai considerare
l’idea che io combini casini?!»
Gomamon sospirò
sconsolato.
«Secondo»
tuonò burinamente il burino con gli occhiali «Dove
trovo ‘sta cosa per farli riavvicinare? Che m’
hanno preso per 007 che trova le soluzioni a tutti? Ma sanno con chi
hanno a che fare?!»
«Sì, con un
burino!» esclamò il Digimon, prendendolo in giro e
saltellando per non farsi prendere, finché non
scivolò sopra qualcosa.
«Ah-ah!»
esclamò Joe alla Nelson «Speriamo che ti sei rotto
tutte le costole! Aspetta, cos’è ‘sto
pezzo di carta che-» afferrando “il pezzo di
carta”, con suo stupore, vide l’immagine di due
ragazzini.
Alzò la testa verso il
balconcino, ma non collegò.
«Ma che cav-Ma
‘sti due froci non sono Tai e Matt quand’erano
marmocchi?» chiese confuso.
«Seee, froci loro? E tu,
Joe?» si alzò Gomamon, dolorante «Devi
essere un finocchio comunista!»
«MA VAFFANCULO,
GOMAMONNNN!» cercò di afferrarlo, ma cadde sopra
la scopa e lasciò andare la foto per terra. Il Digimon
l’afferrò con la bocca.
«Dove cavolino stai
andando?!» urlò Joe, mentre lo inseguiva
«E’ mia, l’ho trovata prima io!»
«E io ci sono scivolato
di sopra!»
«Ma forse è un
“qualcosa per fare riavvicinare Tai e
Matt”!» esclamò, avendo un lampo di
genio «Dammela, devo portarla a Sora e Mimi! O mi
decapiteranno come Luigi XVI!»
«Ma
va’!» lo guardò scettico
l’altro.
«Dai Goma»
disse mieloso, pensando che con le maniere dolci si sarebbe concluso
qualcosa «Ti voglio un bene dell’anima!»
scoccò un bacio verso di lui.
«Non ti prendere troppo
di confidenza, Joe!» se ne andò schiamazzando il
Digimon.
Joe rimase impalato,
dopodiché sbatté i pugni ed urlò:
«MISERIA LADRA!»
Nel frattempo, le due ragazze erano
in cucina che bevevano un caffè e ascoltavano Izzy parlare.
«Se ricordate, Gennai
aveva detto che il tempo si è ristabilito tra Digiworld e la
Terra… Oh, cavolo! Il che significa che Frankie e Luchia non
hanno notizie di noi da ieri!» calcolò il ragazzo.
«Già»
affermò Sora «E non sanno che noi siamo i
Digiprescelti, se non erro»
«Ex, prego!» la
corresse Mimi che ne aveva abbastanza di questa storia.
«Sì,
insomma» sospirò Izzy «il fatto
è che non riesco neanche a mettermi a contatto con quel
vecchio. E la parola chiave non si trova»
Sora sbuffò, ansiosa.
«Siamo fregati, mi
sa»
«Non lo dire!»
si alzò di scatto Mimi «Io tornerò
indietro, costi quel che costi!»
Gli altri due si lanciarono uno
sguardo preoccupato.
«Lasciaglielo
credere» le sussurrò il rosso «Dopo
quello che è successo fa bene un po’ di
speranza»
«Si, ma in
realtà sappiamo che non è
così» sospirò malinconica la ragazza.
«Lo so. E Tai e Matt sono
in game over. Senza di loro, non possiamo muoverci»
Izzy farneticava ancora col
computer, mentre Mimi si era alzata e stava alla porta, stiracchiandosi
le braccia.
«Ragazze!»
si sentì d’un tratto la voce di Gomamon sommessa
da quella di Joe che urlava dei “non lo ascoltate!”.
«Gomamon, che ti
succede?» Sora lo raggiunse, mentre Joe, cercando di
sorpassarlo, cadeva lungo il tappeto.
«Tiè,
Joe!» fece il Digimon al proprio padrone che stava disteso
per terra «Ho trovato qualcosa che potrebbe metter pace fra
Tai e Matt»
Le due ragazze si guardarono, poi
gettarono un’ occhiata all’immagine che il
mostriciattolo stava loro porgendo.
Si sorrisero complici.
«E’ la foto di
cui parlavano» commentò Sora, prendendola tra le
mani «Dove l’ hai trovata, Gomamon?»
«Sotto il balconcino,
vicino la fontana» rispose «Ci sono caduto
sopra»
«Ecco perché
è tutta spiegazzata» La ramata stette a riflettere.
«Ma
sì!» esclamò dopo, ricordando
«Quando stavano litigando, Matt ha detto qualcosa tipo
“strappa la foto” e Tai ha risposto con
“non la tengo più nel portafoglio”.
Perciò è sua!»
«Ma se non la tiene
più nel portafoglio, vuol dire di no» la
contraddisse Mimi, pensierosa.
«Sarà sua per
forza se era sotto il balconcino adiacente alla vostra camera da
letto» venne in mente alla ramata.
«Anche
perché Matt ha dimenticato il portafoglio a casa»
spiegò meglio.
«Quindi gli
sarà caduta» Mimi fece un veloce calcolo mentale
«Dammi qua, faccio io! Tu preoccupati di far restare Matt in
stanza dopo cena!» ordinò e scappò via.
Ho capito cos’ ha in
mente, si disse Sora, mentre aiutava Joe a riprendersi, il quale
mugugnava sconsolato “ l’ho trovata prima
io”.
Gomamon, intanto, se ne
andò fischiettando.
«Tai!» Mimi
fece avanti e indietro non trovando il suo ragazzo.
«Ehi, Agumon!»
chiamò «Aspetta, fermati!»
Il Digimon si fermò.
«Mimi, perché corri per casa?»
«Hai visto
Tai?» chiese.
«No, ma sarà
in bagno che caga!» La castana gli lanciò
un’occhiataccia e scosse la testa.
Era proprio il Digimon di Tai, non
c’erano dubbi.
«Io invece l’
ho visto» s’ immischiò Patamon
«Era seduto a bordo fontana e osservava la statua di mezzo
che, ovviamente, è un mio ritratto!» si
vantò.
Mimi lo guardò scettica,
dopodiché salutò ed uscì nuovamente in
giardino.
Che Digimon sicuro di
sé! Poi dicevano a lei di essere la solita fanatica!
«Ehi, Tai!»
chiamò, vedendolo seduto come le aveva riferito Patamon
«Devo farti vedere una cosa»
Il ragazzo si voltò,
osservandola sedersi accanto e mostrargli la fotografia.
Si alzò in piedi di
scatto.
«D-dove l’hai
trovata?» biascicò stupito.
«Non l’ho
trovata io» rispose lei «L’ha trovata
Gomamon»
Il ragazzo si risedette. Era sicuro
di averla depositata di nuovo in tasca, la sera prima. Controllò
per bene. In effetti non c’era.
La rigirò tra le mani e
infine la guardò.
«Quindi è la
tua?» domandò la sua ragazza, facendogli
distogliere lo sguardo.
«Sì»
ammise in un soffio lui «La porto sempre con me»
Mimi sorrise.
«E’ bello sentirtelo dire. Ed è ora che
anche Matt lo sappia»
Il ragazzo non rispose. Lei
sbuffò. Odiava
essere ignorata. E poi era ora che si dessero una mossa e la
smettessero di fare gli orgogliosi.
«Credevo che Palmon ti
avesse fatto una ramanzina!»
«E in effetti me
l’ ha fatta» rispose Tai «Ma il punto
è un altro»
«Sarebbe?» Lei
sbuffò di nuovo.
Il castano si alzò,
volgendo gli occhi color nocciola al cielo.
«Matt non mi
perdonerà dopo il fatto di TK» mormorò
con afflizione «So quanto tiene a lui e ho esagerato nel vero
senso della parola»
«Stai diventando
paranoico!» sbottò Mimi, incrociando le braccia.
Perché non fare pace e basta?
«Può darsi di
sì» ridacchiò, posando la foto. Poi
ammiccò «Ma tu non scherzi, eh?»
Mimi s’
indignò e si agitò talmente tanto quasi da
precipitare nella fontana.
Per fortuna il ragazzo la tenne
stretta e, spostando lo sguardo da lei alla statua soprastante,
mollò la presa inorridito.
«Aiuto!»
urlò quella, tenendosi per non scivolare. C’era
davvero poco.
«Scusa,
piccola» disse, mettendola in piedi «Ma hai visto
la statua di Patamon? Sembra un' opera di Picasso. Non
l’avevo vista così da vicino»
«Che
obbrobrio!» commentò lei, osservandola.
«VI HO
SENTITI!» urlò Patamon dalla terrazza con due
occhialoni da sole, probabilmente rubati a TK.
I due si guardarono e risero ancora.
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Capitolo 11 *** Ti voglio bene ***
Dopo cena, Sora afferrò dalla mano Matt e salutò
tutti in modo caloroso. Salì
le scale, aprì la porta della loro camera e fece in modo che
si ficcassero dentro.
Dopo essersi
guardata intorno, spinse il ragazzo sopra il letto.
Matt,
confuso, si passò una mano tra i capelli e
domandò:
«Cosa
vuoi fare?»
«Io?»
fece quella, confusa. Poi spalancò gli occhi
«Niente, che hai capito!» si contraddisse.
«Credevo...
Mi hai spinto...» farfugliò lui, ma decise di
lasciar perdere. Se Sora l’aveva portato lì, era
sicuramente per una buona causa.
La ragazza
aprì le tende e gli si sedette accanto.
«Allora,
che abbiamo detto ieri? Ricapitoliamo il tutto»
ordinò seria.
«Ma
ieri mi hai fermato. Volevi dormire!» protestò
quello.
«Ehm,
sì» Sora si grattò la chioma ramata
«Hai ragione. Beh, scusa, ma a volte ho il sonno pesante...
Comunque, cosa avremmo dovuto dire ieri sera che non abbiamo
detto?» formulò meglio la domanda.
«Non
lo so io» disse Matt, alzando le spalle «Dovresti
saperlo tu»
«Ma
io voglio che lo ripeti!»
«C’
entra di fatto Tai?» chiese, incrociando le braccia.
Tanto sapeva
dove voleva andare a parare. Voleva che facessero pace, e al dire il
vero anche lui sentiva l’esigenza di mettere un punto a
quella storia.
«Direi
di si, Yama-Matt» si corresse subito.
«Okay»
sbuffò lui, sentendo addosso il peso di ciò che
era successo «Vuoi che chiariamo adesso?»
Lo ammetteva,
voleva parlare con Tai. Era inutile continuare ad ignorarsi, non erano
più dei bambini; e poi dovevano fare qualcosa per tornare
sulla Terra o almeno capire il motivo per il quale erano stati
convocati.
Il volto di
Sora s’illuminò. Quando voleva, il suo ragazzo
capiva perfettamente ciò che era giusto fare.
Aveva la
testa sulle spalle e un cuore grande.
«Amore
mio, come hai fatt-ehm... Insomma, forse è così,
va bene? Ma non t’ incazzare» si morse la lingua
guardandolo titubante.
Quello era,
però, il suo più grande difetto.
«No,
non m’ incazzo» Matt alzò gli occhi al
cielo, ma sorrise.
Sora gli
diede un bacio sulla guancia ed uscì sbattendo la porta.
Che strana
che è, si ritrovò a pensare il biondo, perplesso.
Prima lo
portava in camera facendogli credere chissà che cosa, e poi
se ne usciva come una furia lasciandolo da solo.
«Oh,
Tai, Tai!» la ragazza, intanto, afferrò dal
braccio il castano che stava andando verso sinistra «Sbagli
direzione!»
«Cosa?»
la guardò strano.
«Sì,
certo. La nostra camera è questa»
indicò lei, sorridente.
Lui rimase un
po’ stupito su come facesse a indovinare sempre tutto, ma non
ci fece caso più di tanto.
«Grazie,
Sora» soffiò.
«Non
c’è di che» rispose la ramata, gioviale,
annusando il profumo che Mimi aveva messo all’amico per le
occasioni importanti. Storse un po’ il naso.
Il ragazzo
fece per entrare, ma la Digiprescelta dell’Amore lo
fermò dalla mano.
«Tai?»
Lui la guardò interrogativo e lei puntò gli occhi
nocciola sopra i suoi.
Era il suo
migliore amico, non l’aveva mai delusa.
Credeva in
loro due, li aveva sempre sostenuti. Sapeva che in fondo quella lite li
avrebbe aiutati a capirsi ancora di più.
«Mi
fido» si raccomandò.
«Non
dipende solo da me» abbassò la testa lui,
intimorito.
«Allora,
mi fido di voi» affermò decisa, lo spinse dentro e
se ne andò.
Il ragazzo si
voltò di scatto verso la porta che era stata chiusa, da dove
si sentivano dei cigolii di chiave.
Li avevano
chiusi dentro!
Questa
è opera sua e Mimi, pensò sentendo
quest’ultima ridere con gusto.
Matt
alzò lo sguardo e lo vide davanti a sé.
Oh merda! E
ora? Che faceva? C’ è l’aveva davanti!
Tai
sentì le pulsazioni delle sue vene andare più
veloci. No, non era adrenalina. Era solo imbarazzo.
Si
avvicinò lentamente, mentre il biondo lo guardava mordendosi
il labbro.
«C-come
stai?» venne da chiedere a Tai, sedendosi di fronte.
«Bene»
rispose lui, schiarendosi la voce «E tu?»
«Bene»
gli diede la stessa risposta.
Matt
annuì e guardò fuori.
Era
difficile, lo ammetteva. Era difficile parlare come se niente fosse, ma
dovevano farlo.
«Ehi,
Matt» lo richiamò l’altro,
improvvisamente. Poi si morse il labbro «Io... volevo solo
passare... a salutarti, ecco»
s’impappinò.
Oddio che
aveva detto! Salutare? No, no, non ci siamo proprio, Yagami, si disse.
«Ah»
fece il biondo, perplesso «Va bene»
Tai
deglutì in difficoltà. Era ridicolo in quel modo.
Non aveva mai usato mezzi termini, perciò doveva andare al
dunque.
«Veramente
volevo parlarti» ammise in un sussurro.
Matt
finalmente alzò gli occhi blu che si posarono sopra il volto
esitante del ragazzo.
«Senti,
Matt, quella luce di ieri... Forse è il caso se ne parliamo
con gli altri. Tu che ne dici?» continuò.
«No,
non è il caso» rispose lui «E’
una faccenda nostra» aggiunse
dopo aver esitato a lungo.
Tai
gioì per quel “nostra” appena detto, ma
si contenne.
«Va
bene» consentì «Ma direi di parlarne tra
me e te. Almeno per cercare un motivo, capire
cos’era»
«Era
una luce» affermò l’altro, semplicemente
«Cosa dobbiamo scoprire?»
Frena Ishida,
che cazzo stai dicendo? Non devi fare il burbero!
«Ah,
beh, lo so» fece Tai, rimasto male «Ma pensavo...
D’accordo non importa. Volevo dirti un’ altra cosa,
comunque»
«Dimmi»
Il castano
inspirò una grande boccata d’aria. Mise la mano
nella tasca posteriore destra dei pantaloni e tirò fuori la
loro foto.
Matt
spalancò gli occhi. Non se lo sarebbe mai aspettato! Non
l’aveva strappata, anzi, la portava con sé.
«Io...
ecco, tieni» gliela porse «Guardala, se vuoi,
altrimenti... Insomma, guardala»
Matt la prese
in mano e la squadrò per bene.
Erano loro
due con il pigiama, sdraiati sul letto di Tai. Sua madre aveva
insistito per una foto e quest’ultimo lo aveva preso per
mano. La sua faccia era imbronciata, lui si vergognava a fare certe
cose davanti agli adulti. Già da piccoli, Tai dimostrava di
avere un certo coraggio.
L’immagine
gli strappò un sorriso; bei tempi quelli.
Tornò
a guardare il castano, che stava pregando con tutto il cuore
affinché non la strappasse.
«Ricordo»
mormorò Matt, restituendogliela.
«No,
tienila tu»
«Che
cosa?» Lo guardò stupito.
«Sì»
Tai sospirò «Erano tempi allegri quelli. Eravamo
dei bambini spensierati e, al dire il vero. lo potevamo essere anche ad
undici anni se solo non ci fosse capitata quest’avventura con
i Digimon. E anche adesso, insomma... so che siamo cresciuti, ma...
potevamo esserlo»
Osservò
Matt per qualche istante, cercando di immaginare la sua reazione, ma
non ci riuscì.
«Volevo
solo ricordarci in quel modo» continuò.
«E
perché l’ hai data a me?» Matt lo
guardò serio.
Tai fece due
più due, ricordandosi delle parole che lo avevano fatto
riflettere molto.
«Perché
“qualcuno” mi ha detto che io e te siamo come una
cosa sola, ecco. Ma non pensare a male, era solamente una similitudine
la mia» farfugliò, imbarazzato.
Matt
ridacchiò, mentre Tai lo guardava allibito.
Era riuscito
a farlo ridere.
Sorrise anche
lui.
«Ma
chi te le dice ‘ste cose?» scosse la testa il
biondo.
«Uhm,
non importa...»
«Dai,
dimmelo!»
«Palmon!»
sbottò «Ma non parlarne con nessuno!» si
raccomandò dopo.
Matt
continuò a ridere sotto i baffi.
Tai era
eternamente grato alla Digimon della sua ragazza. Stava facendo ridere
Yamato Ishida dopo un litigio enorme, come aveva fatto?
Matt si
chiedeva la stessa identica cosa, ma era Tai, come si faceva a non
ridere ai suoi modi buffi?
«Mi
fa piacere che tu stia ridendo» disse sinceramente
quest’ ultimo.
«Già»
affermò quell’altro «Ci
voleva» fece un lungo sospiro liberatorio.
Si guardarono.
Come avevano
fatto a pensare anche solo per un secondo che non erano amici?!
«Matt,
un’ altra cosa» prese del fiato prima di dirlo
«Volevo chiederti scusa»
sussurrò, torturandosi le mani, avendo paura di aver
sbagliato tono.
Matt
tornò serio e s’irrigidì un poco.
«Voglio
fare sempre tutto di testa mia e a volte dimentico che
sbaglio» Il biondo fece parlare, ma l’altro lo
precedette «E poi hai perfettamente ragione a dire che sono
superficiale. Lo so, perché me ne rendo conto da solo, dalle
cose che faccio, dalle cose che dico... So di sbagliare in
continuazione. E mi devi perdonare» Matt sospirò.
Era davvero sincero. «Non nominerò mai
più i tuoi, è la cosa più grave che io
avessi potuto fare. Mia sorella, inoltre, non c’entrava
niente! Ehi, sono stato pessimo» ridacchiò per
spezzare la tensione. Poi si schiarì la voce.
«Comunque,
sai benissimo che TK non vorrebbe altro fratello all’infuori
di te, vero? E che.. insomma... tu sei... sei..»
A Tai venne
da dire “Miguele” come in quella
pubblicità che avevano visto un giorno ed erano schiattati
dal ridere, ma decise di evitare certe scemenze del genere e andare
direttamente al sodo.
«Sei
e rimarrai il mio migliore amico»
Matt si
addolcì sentendo Tai sincero che adesso
lo stava guardando negli occhi.
Annuì,
e si passò una mano tra i capelli, prendendo fiato.
Era ora che
parlasse lui.
«Tai,
ascolta. Anche io sono stato troppo precipitoso su certe
cose» ammise, guardando i suoi lividi sul viso «Ma
ho reagito d’istinto perché eri troppo euforico su
una situazione che a me sembrava grave. Hai incominciato a fregatene su
come ci sentivamo noi e a me questo ha dato molto fastidio»
«Hai
visto sono stato una merda» Tai si sentiva in colpa e
abbassò gli occhi.
«Sì,
ma il fatto è...» continuò il biondo
«che quando io e te facciamo uno sbaglio, sbagliamo insieme.
E’ nella nostra natura e mi
dispiace»
Al castano
luccicarono gli occhi. «Quindi io e te siamo una cosa
sola?!» sorrise.
Matt si
grattò la testa. «Beh, sì... In fin dei
conti, sì»
«EVVAI!»
Tai fece un salto sul letto di Sora e, ingarbugliandosi tra lenzuola,
cadde per terra.
«AHIA!
Ma tutte a me!» si massaggiò il sedere, mentre
Matt sogghignava.
«Non
cambierai mai, Taichi» scosse la testa con un sorriso, e
fondamentalmente preferiva così
«Senti..
Vieni qua»
Tai lo
guardò interrogativo, ma non indugiò ad
avvicinarsi.
I due si
scambiarono sorridenti un cinque, dopodiché Matt
allungò le braccia e lo strinse in un abbraccio.
Non seppe
com’era successo, seppe solo che era il suo
migliore amico.
Il castano
restituì l’affetto che gli stava dando, ma dopo un
po’ si beccò una botta sulla nuca.
«Perché
l’hai fatto?!»
«Così
non ti fai strane idee!» rise di nuovo Matt.
Tai lo
fulminò con lo sguardo. «Non mi chiamo Joe
Kido!»
«Appunto,
ti chiami Taichi Yagami. C’è da
preoccuparsi»
Tai lo
scimmiottò, dopodiché, senza pensarci,
ricambiò nuovamente l’abbraccio, facendo rimanere
il biondo spiazzato.
«Senti,
Yamato...»
«Ma
tu e Sora siete fissati? Matt» precisò.
«Matt.
Non te l’ ho mai detto ma... tiogliene!» farfugliò.
«Eh?»
fece finta di non capire.
«Tivogliobene!»
«Cosa?
Scandisci bene le parole, testina»
«TI
VOGLIO BENE!» urlò.
In quel
momento calò il silenzio. Tai pensò seriamente di
aver sparato un’ emerita stronzata, anche perché,
il solo rumore che si sentiva era la voce di Joe che
gridava “Mary ha una pecorella!”.
Entrambi
fecero una smorfia per quella voce assordante.
«Ma
va’, era solo questo?» lo prese in giro.
«Beh...»
Tai s’offese «Ecco... io... sì,
insomma...»
Matt sorrise.
«Anche
io te ne voglio» gli confidò.
«Amico
mio!» Tai gli saltò addosso, spettinandogli tutti
i capelli «Recupereremo il tempo perduto, vero?!»
«Capirai,
solo un giorno!»
Il castano
rimase a riflettere. Era vero.
«Beh,
sì. Tanto chi piange più?»
alzò le spalle.
«E
chi ha pianto?» mentì il biondo, guardando altrove.
«Mh,
già, giusto... Figurati»
Entrambi
arrossirono visibilmente, fissandosi. Nel mentre, una luce, la stessa
luce di prima fuoriuscì dal petto di Matt. Entrambi la
guardarono. Era blu stavolta ed era accecante come
quell’altra.
Dopo un paio
di secondi si spense, lasciando i due a bocca aperta.
«L’
hai vista anche tu?» domandò stupidamente Tai.
«E’
certo, si espandeva dal mio petto!» disse ovvio il biondo.
«Cosa
diamine significa?» rimase a pensarci su il castano
«Senti, io avverto Izzy, la situazione non mi
piace» affermò dopo.
«No,
aspetta, non siamo nemmeno sicuri» lo ammonì
l’altro «Anzi, direi di andarcene a
dormire»
Tai
s’imbronciò. «Credevo passassimo del
tempo insieme» gli venne da dire.
Ma non appena
tentò di aprire la porta, ovviamente chiusa a chiave, si
rallegrò.
«E
mi sa che lo passeremo» gli comunicò.
«Perché?»
«Perché
ci hanno chiuso qui, guarda» Tai con un sorriso a trenta
denti abbassò la maniglia.
Matt
pensò subito alla sua ragazza. Era stata lei.
Sospirò e fece:
«Okay,
testina» Il viso di Tai s’illuminò
«Ma non prenderti tutte le coperte. Siamo a giugno inoltrato,
ma qui la notte si muore di freddo»
«Evvai,
dormiamo insieme!» Il castano gli saltò da dietro
prendendolo dalla schiena, mentre l’altro tentava di
liberarsi.
Ecco che
incominciava ad essere il solito di sempre, il suo amico Tai.
Unirono i
letti, ed incominciarono a parlare del più e del meno come
se non fosse successo niente, come se entrambi fossero una
cosa sola. Benedetta Palmon, la sua regola
dell’amico e tutte quelle cose che aveva detto! Era come se
quella luce, avesse saldato di più il loro legame.
Sembravano
quelli di sempre, i soliti Tai e Matt.
I due soliti
e inseparabili amici di sempre che adesso dormivano insieme, facendo
sogni tranquilli.
Come i Tai e
Matt della loro fotografia che giaceva sul comodino; pegno
indistruttibile della loro Amicizia.
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Capitolo 12 *** Rivelazione ***
«BASTA! BASTA! BASTA! BASTAAA!» Koushiro Izumi
urlava a perdifiato da più di dieci minuti.
L’esasperazione
aveva preso in lui il sopravvento e aveva seriamente pensato di
sbattere quel dannato portatile per terra.
Joe,
spaventato, stava dietro a fargli aria con un vassoio, visto che di
ventagli non se ne vedevano in giro e, a parte questo, era rimasto
perplesso non appena il rosso aveva incominciato a deprimersi e a
sparare simili sciocchezze come “smettila di farmi aria,
burino!”.
Beh,
faceva caldo, no? Chi non vorrebbe farsi aria?, pensava Joe
tranquillamente. E continuava.
«E’
impossibile! Sono stufo! Dove si è cacciato quel vecchiaccio
di Gennai ora che ci serve?! E’ il terzo giorno che siamo qui
e la mia ragazza si starà preoccupando a morte!»
strillava.
«Prendine
il lato positivo. Gesù è resuscitato il terzo
giorno. Magari oggi è la volta buona che-»
«Ma
chiudi il becco, Joe! Tu e le tue fisse religiose!» lo
ammonì il rosso sedendosi «Il
fatto è perché ‘sto dannato varco si
è chiuso? Di solito sta sempre aperto!»
«Boh,
Izzy, che te la prendi affare?» posò il vassoio
Joe, mentre il rosso pensava “finalmente!”.
«Noi
siamo i “prosciutti”... ehm, i
“prescelti”!»
«Grazie,
sei molto rincuorante!» Izzy naturalmente era sarcastico, ma
Joe l’intese come un complimento.
«Lo
so. Chiamami quando hai problemi che Mister Muscolo te
li risolve!» Il più grande fece vedere i suoi
“muscoli”.
«Ma
va’, che sono quelle merde?!» Izzy si risedette,
deprimendosi ancora
«Cosa
dico a Frankie una volta tornati a Tokyo? Che il mio computer ci ha
divorati? Eh? EH?! Joe, rispondi!» Ma il blu era uscito fuori
a fumarsi una sigaretta che nemmeno sapeva fumare.
«Nemmeno
m’ascolta, quel babbuino in fase
d’eccitamento!» sbottò «Ma tu
dimmi che vita dannata! Tentomon che ha il sonno pesante... Con chi
posso parlare io, eh? CON CHI?!» il ragazzo si
girò verso la porta da dove erano appena entrati Tai e Matt
ridenti
«AAAAH!
E voi cosa ci fate insieme?!» esclamò teatralmente
e con una mano sulla fronte. Quante ne doveva vedere!
I
due ragazzi si guardarono perplessi.
«Abbiamo
fatto pace» rispose Matt con tono ovvio.
«Ma
va’! A chi la volete dare a bere? Anzi, andatevene via coi
vostri scherzetti che sono abbastanza nervoso» Izzy si rimise
a spulciare con il portatile, ignorandoli. Ma tu guarda, se doveva
farsi prendere in giro così.
«Ehi,
Izumi!» Tai gli mise una mano sulla spalla «Guarda
che davvero veniamo in pace»
Il
rosso si girò, guardandoli sorridere.
«D-dite
sul serio?»
«Più
seri di così!»
Izzy
stava per mettersi a piangere commosso, ma rimandò le
emozioni a dopo.
«Ma
allora dobbiamo muoverci! Svegliate le ragazze! Svegliate TK e
Kari!»
«Noi
siamo qui!» irruppero le signorine, cinguettando come degli
usignoli.
Sora
saltò in braccio a Matt e Mimi in braccio a Tai. Entrambi i
ragazzi, presi alla sprovvista, si lamentarono per il peso ricevuto.
Il
rosso guardò ancora la scenetta stupefatto. Ma quando
avevano chiarito?! Sbatté la testa di qua e di là
e si avviò a chiamare gli altri due fidanzatini.
«E
Joe, non dimentichiamo!» si sentì urlare un burino
imbizzarrito.
Tai
e Matt si scambiarono un cinque, contenti.
Ce
l’avevano fatta a fare uscir Izzy di senno.
Un’impresa da campioni!
«Ora
che siamo tutti qui riuniti...»
Joe
sbuffò. «Dai, aggiungici anche “alla
mensa del Signore” e Amen!»
«Cuciti
la bocca, buri!» lo ammonirono.
Joe
alzò la testa come segno di superiorità.
«Dicevo...
se mi lascia finire...» Izzy guardò male il
ragazzo con i capelli blu. Quest’ultimo emise uno strillo
sdegnato.
Erano
tutti nel luogo dove erano arrivati con il computer di Izzy in mezzo e
con una stanchezza impressa nei loro occhi. Quella parola non si
trovava.
«Ragazzi,
come ho detto due giorni fa, c’è un codice che
blocca il collegamento col varco per tornare a casa, quindi»
a queste parole del rosso, Mimi sospirò afflitta
«o collaboriamo o sono cazzi amari!»
continuò.
«Senti,
Izzy» lo richiamò TK, sbadigliando «La
mia idea era quella di scrivere il nome di uno di noi, o magari di
qualcuno»
«Bell’idea,
Takeru!» sbottò il rosso, sarcastico «Ma
ci abbiamo provato e non è successo niente»
«Eppure
è l’unico modo»
s’immischiò Kari, in difesa del suo ragazzo
«Tutti i possibili nomi che abbiamo scritto non coincidevano.
Propongo di ritentare!»
«Ci
sto, sorellina» approvò Tai
e, rivolgendosi a Izzy, sussurrò
«Fa quello che dice Kari, okay?»
«E
se scrivete “Joe Kido”?» disse
d’un tratto quest’ultimo «Secondo me
partiamo!»
Scrisse
il suo nome senza che gli altri assentissero, ma accorgendosi che
mancava una lettera, prolungò la “o”,
scrivendone un’ altra. Start. Codice
errato.
«Mannaggia
alla pupazza!» urlò «Ero talmente
sicuro!»
«E’
questo il guaio» sospirò Koushiro.
Gli
altri incominciarono a discutere su quale potesse essere il codice
giusto. TK, invece, era ancora della questione che la parola che
stavano cercando coincideva con un nome. Un nome di qualcuno di loro.
Fece
alcuni calcoli mentali, ma nessuno aveva un nome lungo otto lettere,
anzi, solo Izzy, ma ci avevano già provato inutilmente.
Rivolse uno sguardo a suo fratello, che stava parlottando con Tai
accanto a sé. Ma allora... avevano fatto pace... e se fosse
stato...?
Insomma,
era stato l’ultimo avvenimento, no? Poteva essere che...
sì, forse coincideva.
«Scrivete
i vostri nomi!» esclamò.
«Cosa?»
domandò Tai, non capendo.
«Con
chi ce l’ hai?» chiese a sua volta Matt.
«TK,
ascoltami...» tentò di farlo ragionare Izzy
«E’ inutile. Non è un nome. E’
qualcos’ altro!»
«Ma
provate a scrivere i nomi di Matt e Tai!» insistette
«Proviamo quest’ultima soluzione!»
«Io
non ci sto!» esclamò Joe «Vuole solo
farci sbagliare!»
«Io
invece ci sto» approvò Sora, mettendo una mano
sulla spalla del “cognato” «E’
la nostra ultima speranza»
«Forse
ha ragione» mormorò Mimi, in fase depressiva.
Voleva solamente tornarsene a casa...
Izzy
sospirò. «E va bene. Ma non accadrà
niente»
Sia
Tai, sia Matt si guardarono.
«Pensi
che funzionerà?» gli domandò il biondo,
insicuro.
«Non
lo so, ma proviamoci» rispose l’altro,
avvicinandosi al computer.
«Aspetta!»
lo fermò «E se non funziona?»
«Fidiamoci
di TK. Lui è la nostra speranza»
gli sorrise il castano, mentre il biondino arrossiva un po’.
Forse
aveva avuto la benedizione di suo “cognato”!
«Altrimenti
può scordarsi di vedere Kari» scoppiò a
ridere Tai.
O
forse no, ripensò il biondino, afflitto, mentre la ragazza
si arrabbiava.
«Ben
detto!» disse Matt, mentre TK sorrideva «Avanti,
Tai, scrivi»
Izzy
gli porse il computer, aspettandosi nessuna reazione da esso.
«No,
scrivi prima il tuo di nome» disse l’altro
«E’ giusto così»
«Ma
che dici?» chiese Matt, confuso.
«Vai»
Tai spinse Matt in avanti «Digita ‘ste otto lettere
e togliamoci il pensiero!»
Matt
gli fece un ghigno, dopodiché, abbassandosi, scrisse sulla
tastiera“TAIEMATT”.
«Ehi,
ti avevo detto prima il tuo!» protestò il castano.
«Sta’
zitto» cliccò “invio” e, con
gran stupore di Izzy, furono investiti da una grande luce aurea che a
mano a mano si spense, lasciando posto all’immagine di un
vecchio che si muoveva lentamente.
«GENNAI!»
urlò Izzy. E stava anche per aggiungere
“vecchiaccio di merda!”
«Oh,
ciao Izzy, come stai?»
Il
rosso non rispose, indignato
«Bene,
ce ne avete messo di tempo!» esordì.
«Tempo?!»
esclamò Tai, stupito «Lei sapeva tutto?»
«Ma
certo» rise Gennai «Com’è che
ridi tu, ragazzo? Ah sì…
Eheheheh!» e lo imitò.
«'Cazzo
si ride?» bisbigliò imbronciato a Matt che
alzò le spalle.
«E’
stato lei!?» urlò Izzy in preda al panico
«Ma lo sa che io ho una fidanzata che adesso sarà
in pena per me?!»
«Oh,
stai calmo, Izzy» rispose tranquillamente quello
«Ho fatto in modo che il tempo passasse più
lentamente sulla Terra, ma l’ ho fatto solo per tre giorni.
Perciò, se non aveste indovinato la parola oggi, il tempo
sarebbe trascorso normalmente»
«E
per quale motivo?» domandò Joe, incasinato.
«Io
non sono un Dio, caro» sorrise enigmatico «Ma sono
contento che abbiate superato la prova»
«Che
prova?» domandò Matt «Scusi, di che cosa
sta parlando?»
«E’
ovvio. Voi siete tornati qui perché l’ ho voluto
io. Sono stato io a ficcare la parola chiave sul tuo computer,
Izzy»
Il
rosso grugnì.
«Vuole
dire che è stato lei a far litigare Tai e Matt?»
chiese Mimi, stupita.
«No,
quello l’ hanno fatto da soli»
«Scusi...»
irruppe Joe, arrabbiato «E se ne vanta?!»
«Caro
Joe, anche tu hai collaborato» sorrise il vecchio
«Non potevo aprire un varco da solo. Poi ad un certo punto,
mi venne in mente che i vostri Digimon riuscirono a mettersi in
contatto con voi, poco tempo fa. Allora aprii il mio computer e trovai
il collegamento ancora in corso. Qualcuno deve avere staccato
direttamente la spina»
Sora
guardò Mimi, la quale sorrise a mò di scuse,
pensando a Palmon.
«Verificai
le probabilità che avreste avuto per tornare
quaggiù. Erano poche. Così, notai un’
ombra buia che si stava abbattendo su Tai e Matt e decisi di rimediare.
Vi ho trascinati fin qui in modo tale da scacciare via quella brutta
cosa che si stava impossessando di voi» mostrò una
luce scura tra le mani.
«Senta,
Gennai» fece Matt «Può spiegarci
perché d un tratto» si toccò il petto
«è fuoriuscita una luce simile da qui?
E’ successo sia a me che a lui e non sappiamo cosa
significhi»
Tai
sbarrò leggermente gli occhi, sentendo quelle parole. E meno
male che voleva tenerselo per sé!
«Ma
a noi non avete detto niente di questa luce!»
esclamò Izzy, mentre gli altri annuivano.
«Ehm»
balbettò Tai, non sapendo che inventarsi «Storia
lunga, ragazzi»
«La
prima luce che vi ha salvato da Nicolamon è stata quella del
Coraggio» svelò Gennai.
«Ecco
perché mi sono parato davanti. Era il mio
Coraggio!» sbottò Tai, incredulo.
«Esatto.
E quella fuoriuscita da te Matt, è...»
«…
quella dell’Amicizia» continuò lui, poi
abbassò lo sguardo «Il simbolo meno appropriato
per uno come me» mormorò cupo.
«NO!»
esclamò Tai e gli posò un braccio sulla spalla
«Io e te siamo amici, giusto?
Perché l’ Amicizia non dovrebbe fare parte di
te?»
«Il
Coraggio e l’Amicizia fanno assolutamente
parte di voi anche se non avete più le Digipietre»
«Gennai,
ma noi… Siamo ancora i Digiprescelti?» venne da
chiedere a Sora.
«Già!
Io sono confuso! Non capisco più qual è A e qual
è B!» analizzò Joe.
«Come
se tu fossi capace a farlo!» esclamò Mimi, molto
scettica.
«Magari
non lo siete direttamente visto che il vostro compito è
terminato» rispose il vecchio «Ma i vostri simboli
rimarranno vivi in voi per sempre»
Mimi
tirò un respiro di sollievo. «Meno male!»
«Adesso
andate!» li incitò Gennai «La vostra
prova d’ Amicizia è finita»
«Quindi,
lei...» parlò Izzy dopo un lungo silenzio e dopo
che si ebbe calmato «L’ ha fatto per rafforzare il
rapporto tra Tai e Matt?»
«Sì,
ma anche tra di voi, non dimenticatelo. Da adesso in poi imparerete
ancora di più a collaborare» spiegò
«L’Amicizia è un bene prezioso e tu sei
molto fortunato, Matt, a possederne il simbolo»
«E’
quello che gli dico sempre io!» rise Tai, mettendogli una
mano sulla spalla.
«Grazie,
Gennai» disse il biondo, imbarazzato.
Il
vecchio rise a crepapelle.
«Non dire così o mi farai arrossire! Bene,
è il momento di salutarci. Addio, ragazzi Prescelti.
Speriamo di rincontrarci un giorno»
Gennai
stava scomparendo dallo schermo. Il varco stava ritornando verde.
«Ragazzi
tenetevi per mano» ordinò Izzy «Non
sappiamo se è pericoloso»
Tutti
annuirono. Salutarono i loro Digimon, abbracciandoli e facendo loro
tante raccomandazioni.
«Stringiamoci
la mano, Tai» disse poi Matt, dandogli la sua
«Almeno così non ti perdo per strada»
«Simpaticone!»
ridacchiò l’altro, afferrandola.
I
giovani chiusero gli occhi e la luce verde acqua a tutti familiare li
avvolse, mentre riecheggiava nell’aria un “tornate
a trovarci” ed un “ certamente” detto con
affetto intenso.
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Capitolo 13 *** Amici per sempre ***
Aprirono gli occhi, i ragazzi, e si ritrovarono di nuovo al parco
Victory.
«Ehi,
ma...» spalancarono gli occhi di fronte alla visione che
ebbero di fronte.
Luchia e
Frankie indossavano un cappello verde e si erano disegnate un pallino
rosso sulla fronte. La prima pestava le bacchette del cibo sopra una
ciotola mormorando parole confuse, mentre l’altra lanciava
foglie per aria. Forse per creare l’atmosfera.
Non appena si
accorse di non essere soli, la bionda, imbarazzata, lasciò
cadere il cesto delle foglie e andò incontro ad Izzy.
«NON
E’ COME SEMBRA! Io non volevo!» si girò
verso l’altra e la indicò «E’
stata lei a costringermi!»
Izzy le
squadrò, perplesso. «Che diavolo stavate
facendo?»
Luchia si
fermò. «Frajiko,» la chiamò
per intero «hai visto che con la mia arte del
Bambù siamo riusciti a portarli indietro sani e salvi? Ed in
poco tempo anche!»
«Sì,
boh, Luchia non ti credere l’eroina della
giornata!» esclamò Joe «Che tu non sai
nulla!»
«Senti,
Joe» fece quella «Nessuno ha chiesto la tua
opinione. Stupido burino ibernato e sottosviluppato!» se ne
andò sculettando e aggiustandosi la folta capigliatura.
«No,
Luchia, stavo scherzando!» Quello la inseguì
supplicando delle scuse.
Erano finalmente tornati
a casa. Mimi
sospirò e si gettò sopra le tovaglie del pic-nic.
«E’
una cosa che non auguro a nessuno!» esclamò.
«Ma
dove eravate finiti?» si agitò Frankie, mentre
Izzy cercava di calmarla «Siete scomparsi cinque minuti fa!
Mi sono spaventata a morte!»
«Ehm,
una lunga storia, tesoro, una lunga storia...»
«AAAAH! Io
vi querelo! Lasciatemi in pace, io vi querelo!» urlava Joe in
preda al panico.
Chi erano
quelle figure losche ed incappucciate che lo inseguivano? Lui voleva
solo continuare il pic-nic tranquillamente!
Ma
perché Tai e Matt avevano fatto pace?, si chiese disperato.
Era così rilassato senza di loro.
Raggiunse un
cespuglio e, acrobaticamente, si gettò tra i boschi per
non farsi trovare dai due malviventi.
«JOOOOE?
Pistolino? Dove sei?» chiamavano.
«Dai
buri, esci fuori!»
Neanche per
sogno, si disse Joe, rotolando verso sud. Ovvero, spostandosi di due
centimetri.
Tai e Matt
camminavano vicini alla sua ricerca, probabilmente per pestarlo.
Joe, nascosto
tra un cespuglio pieno di bacche, si domandò se quei due
fossero gay come pensava e se le loro ragazze, povere sventurate,
avessero fatto male a fidanzarsi con loro.
Ma i due
ragazzi non era assolutamente gay, erano solo amici. Solo amici.
«Senti,
Matt» fece Tai, fermandosi «Abbandoniamo la ricerca
di quel babbuino per un momento»
«Devi
dirmi qualcosa?» domandò l’altro,
scrutandolo interrogativo.
«Sì»
si schiarì la voce il castano e prese fiato «Matt
sei il più grande amico che ho. Non voglio litigare mai
più con te e neanche... arrivare alle mani»
«Scusa»
bisbigliò Matt, dispiaciuto.
«Scusami
tu» sospirò quello e poi riprese «Voglio
che mi prometti una cosa. Beh, te lo dico adesso perché
siamo sull’argomento e poi siamo soli e...»
Non siete
soli, ci sono anch’io, pensò Joe, scrutandoli.
«Ho
capito, ho capito. Va’ al dunque» Sempre diretto e
affilato come una lama, il suo caro Matt.
«Sì,
okay. Io voglio che restiamo amici per sempre. Chiedo troppo? Oppure
risulto troppo sdolcinato?» Tai sorrise con imbarazzo.
«Ma
no» Il biondo ricambiò il sorriso
«E’ quello che penso anch’io, Tai. Ma non
ho mai avuto il coraggio di
dirtelo»
«E
io sì, amico!» rise il
castano, facendo ridere anche l’altro.
Questi prese
un legnetto e, avvicinandosi all’ albero vicino a dove si era
infiltrato il ragazzo eguale a Milhouse, incise qualcosa.
Lessero con
un sorriso e si unirono ancora una volta in un abbraccio, non come due
gay, come pensava il burindeficente là, ma come due veri
amici.
«Non
sembriamo troppo femmine, così?»
ridacchiò Tai, mentre ancora stavano abbracciati.
«No.
Siamo amici, giusto?» gli chiese Matt, aspettando
l’ennesima conferma.
«Amici...
per sempre» ripeté Tai, convinto delle sue parole.
Il sorriso
s’increspò sulle labbra del biondo e viceversa.
Il silenzio
era assordante e Joe sembrava di poter scoppiare da un momento
all’altro.
D’un
tratto, in mezzo a loro, una luce si espanse. Una luce argentata,
bella, incantevole... La loro.
Un
po’ perplessi, ma sorridenti, la presero entrambi tra le mani
e da lì si propagò una voce familiare:
«Come
una dolce novella che mi rischiara il cuore, mi narrarono di un legame
profondo, un sentimento infinito, come il cielo che imponente avvolge
la terra»
«PALMON?!»
urlò Tai, sbarrando gli occhi «Ehi, Palmon, sei
tu?!»
La luce,
però, si spense così com’era arrivata e
anche la voce si affievolì.
Gli sguardi
increduli dei due amici lasciarono posto a due ghigni eloquenti.
Palmon, cara
Palmon e i suoi consigli...
«BUAAAAH!»
piagnucolava Joe da dietro il cespuglio «Non ho mai sentito
parole più profonde di queste! Mai! Mi sembra di essere
inutile per l’umanità!»
Tai e Matt si
girarono di scatto verso di lui e, non appena si accorsero della sua
presenza, arrossirono entrambi.
«Bastardo,
tu eri qua!?» esclamò arrabbiato il castano.
«Hai
sentito tutto?!» sbottò allarmato il biondo.
«E
anche visto! OPS! Che ho detto?!» Joe si tappò la
bocca non appena si accorse dei loro sguardi.
I due si
avvicinavano, minacciosi
«Ma...
ma... insomma, GAMBEEE!» Il ragazzo fuggì
spaventato, mentre gli altri due ridevano di gusto.
Mannaggia
alla curiosità, vero Joe?
I due amici
lasciarono quell’albero dove in quel momento brillavano
quella “T” e quella “M” poste
vicine, l’una affianco all’altra. Come stavano
facendo loro due adesso all’inseguimento del burino.
La loro
promessa d’ Amicizia sarebbe durata, questo era certo; quanto
era certo che adesso Joe urlava “MIO PADRE E’ UN
POLIZIOTTO!” per intimorirli beccandosi
degli “EEEEH!”scettici subito
dopo.
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