Molly Weasley e il Torneo Tremaghi

di Claire087
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una normale famiglia magica ***
Capitolo 2: *** Cena alla Tana ***
Capitolo 3: *** Diagon Alley ***
Capitolo 4: *** Il primo settembre ***
Capitolo 5: *** Il Torneo Tremaghi ***
Capitolo 6: *** Lettere e lezioni ***
Capitolo 7: *** Gli ospiti ***
Capitolo 8: *** Il miglior compleanno ***



Capitolo 1
*** Una normale famiglia magica ***


Prima di cominciare, la signorina Claire vorrebbe dirvi alcune parole...

1) La maggior parte dei personaggi qui presente non appartiene a me, bensì alla signora Rowling, ma li sto utilizzando senza alcuno scopo di lucro. A dire la verità, di alcuni lei ha messo solo i nomi e io ho dato loro una personalità, quindi io e la signora dovremmo fare fifty-fifty...
2) Conosco bene l'albero genealogico dei Weasley, so benissimo che non esiste nessun Artie e che Percy e Audrey non hanno un terzo figlio. Ho voluto lo stesso prendermi questa libertà, perdonatemela. In fondo, ammettiamolo, pure la zia Rowling si è presa qualche libertà di troppo nei suoi ultimi lavori.
3) Ammetto di aver preso l'idea del lavoro di Audrey da un'altra fanfiction, così come una parte del suo background. Mi sembrava una bella idea visto che non si è mai sentito parlare di quest'aspetto nel mondo magico. Mi sembrava giusto dirvelo, perdonatemi anche questo.
4) Questa storia tiene in considerazione la saga letteraria, ma non The Cursed Child. Mi dispiace, ma proprio non riesco a considerarlo canon. Tuttavia, ho comunque mantenuto le personalità e le Case di Albus, Rose e Scorpius. Inoltre, userò i nomi e i termini della prima traduzione, l'unica eccezione sarà se dovrò far riferimento ai Mezzosangue e Sanguemarcio.
5) "Ma perchè non hai scelto Rose/Lily Luna/Victoire come protagonista?" Beh, ragazzi, semplicemente perchè tutti scrivono di Rose, Lily Luna e Victoire, ormai quei personaggi sono nell'immaginario comune di tutti i fan, le fanfiction su di loro sono scritte e riscritte. Nella maggior parte delle storie Molly ha pari importanza della cameriera con cui flirta Harry nel sesto film, oppure è descritta come la solita secchiona antipatica. E' un personaggio che si può modellare in ogni modo (visto che non conosciamo la personalità della madre) e non ha precedenti nè nella saga principale nè in The Cursed Child.
6) E' la mia prima storia di Harry Potter che scrivo. Vi prego, siate garbati ("Via, ragazzi, più garbati...").

Per il resto... Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre!

 
Molly Weasley e il Torneo Tremaghi

Capitolo uno: Una normale famiglia magica
 
Chiunque incontrava per la prima volta la famiglia Weasley, che viveva in una grande casa poco lontano da Ottery St Catchpole, si complimentava con Percy e Audrey per aver cresciuto "dei ragazzi così tranquilli, educati e a modo, che vanno d'amore e d'accordo". Proprio come in qualunque altra famiglia magica che si rispetti. I signori Weasley si limitavano a sorridere imbarazzati a quelle affermazioni, senza rivelare che in realtà era quasi impossibile avere un momento di pace se i loro figli si trovavano insieme nella stessa stanza.

Una delle tante discussioni si creò durante gli ultimi giorni di agosto. Le vacanze erano quasi giunte al termine e mancava poco all'inizio del nuovo anno scolastico alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Molly, la maggiore dei tre fratelli, era in camera sua a prepararsi per andare a cena dai nonni paterni, quando all'improvviso sua sorella Lucy entrò senza bussare.

"L'hai presa tu la mia maglietta del Puddlemere?"

Molly, senza distogliere gli occhi dallo specchio, fece le spallucce. "Non so proprio di che cosa tu stia parlando".

"Bugiarda!" Lucy cominciò ad urlare. "Sei sempre tu quella che prende le mie cose senza chiedere!"

Molly, scocciata, si girò verso di lei e le gridò a sua volta:" Spiegami il motivo per cui avrei dovuto prendere una delle tue magliette orrende!"

"Specialmente quando il Puddlemere ha perso l'anno scorso" s'intromise Artie, il minore dei fratelli. Attirato dalle urla delle sorelle, era entrato anche lui in camera di Molly per godersi lo spettacolo o, peggio, per infierire.

Lucy si girò verso di lui. "Stanne fuori tu! Chi ti ha chiesto nulla?"

"E' la verità!" rispose Artie, ansioso come sempre di dire la sua opinione su qualsiasi argomento. "Papà ha detto che il Puddlemere ha giocato male quasi quanto i Cannoni di Chudley!"

"Cosa ne sai tu di Quidditch!" gli urlò dietro Lucy.

"Uscite da camera mia!"

"Prima restituiscimi la maglietta!"

Molly si arrese e indicò una valigia ai piedi del suo letto. "Prova a dare un'occhiata lì dentro. Forse è finita tra le mie cose". 

Erano appena tornati dal loro ultimo viaggio. Ogni estate i signori Weasley sceglievano una località da visitare assieme ai loro figli. Quest'anno Percy aveva proposto di andare in Egitto: l'aveva apprezzato molto quando l'aveva visitato da ragazzo e ci teneva a ritornarci. Tutti erano rimasti entusiasti dalla scelta: sua moglie aveva apprezzato sopratutto i rilievi all'interno delle piramidi; Artie si era improvvisato esperto della cultura egizia, grazie a una piccola guida trovata chissà dove nello studio del padre; Lucy trascinava letteralmente i genitori per andare a vedere prima quella e poi quest'altra cosa; Molly era rimasta affascinata dall'esoticità del posto e l'aveva aggiunto alla lista dei luoghi che avrebbe rivisitato non appena avrebbe avuto dei soldi suoi. 

Lucy borbottò qualcosa e si mise a frugare nella valigia, mentre una terza persona entrò nella stanza ed esclamò, con voce stanca e rassegnata:" Si può sapere, in nome di Merlino, cosa avete da urlare?"

Artie sgattaiolò subito via, senza farsi notare. Lucy si girò, mostrando una maglietta con uno stemma blu e giallo. "Niente, papà," gli rispose lei con un tono ironico, "forse la mia maglietta ha camminato fuori dalla mia valigia ed è entrata in quella di Molly!"

"Sei tu che sei una disordinata!"

Percy sospirò, irritato dalla futilità del litigio. Era un uomo alto e magro, con i capelli rossi che stavano sempre più diradandosi man mano che gli anni passavano. Quando era stanco, stressato o semplicemente irritato aveva l'abitudine di spingersi indietro gli occhiali sul naso. Quando Molly lo vedeva fare questo gesto, capiva subito che aveva avuto una giornata pesante al Ministero e che era meglio non infastidirlo. Sapevano che il mestiere di suo padre era impegnativo e comportava una grande responsabilità: come Capo del Dipartimento dei Trasporti Magici aveva il compito di assicurarsi che tutti i sistemi di trasporto magici funzionassero con regolarità, garantire sicurezza ai viaggiatori e bloccare tutti i mezzi illegali (come i tappeti volanti e le Passaporte non autorizzate). Nonostante lavorasse molto, riusciva comunque a trascorrere del tempo con la sua famiglia e a godersi dei piacevoli momenti insieme a loro. S'intende, quei momenti quando i suoi figli non litigavano. 

Questo non era uno di quei momenti.

"Possibile che dobbiate sempre discutere su qualsiasi sciocchezza?" le rimproverò, "I vostri cugini non litigano quasi mai!"

Ci mancò poco che Molly scoppiasse a ridergli in faccia. Evidentemente suo padre aveva la memoria corta e non si ricordava affatto di tutte le volte che Roxanne aveva urlato a suo fratello Fred (quando andava a casa dello zio George e della zia Angelina era solita assistere a delle battaglie epiche), oppure di quella volta in cui la piccola Lily aveva scagliato un coltello verso Albus di fronte a tutta la tavolata dei parenti. In quelle occasioni non faceva mai commenti, ma aveva sempre da ridire quando era uno dei suoi figli a fare qualcosa o ad aprire la bocca.

"Piuttosto, perché non siete ancora pronte? Fra dieci minuti vi voglio in macchina".

"Colpa di Molly che mi ha preso la maglietta."

Molly alzò gli occhi al cielo. Va bene, lo ammetteva. Era stata lei a prendere la maglietta. Le piaceva il colore. C'era bisogno di farne una questione di stato?

Lucy domandò a suo padre:" Come mai non viaggiamo con la Metropolvere? Ci mettiamo dieci secondi."

"Perchè dopo aver viaggiato su quei trabiccoli infernali," disse Audrey mentre passava per il corridoio e si affacciava alla camera da letto, "l'ultima cosa che mi va di fare oggi è di essere di nuovo sbattuta di qua e di là". Si riferiva alla Passaporta e al Nottetempo che avevano dovuto prendere per ritornare a casa.

In quel momento il suo tono lasciava trasparire stanchezza e sfinimento, ma di solito Audrey era la persona più allegra e rilassata della famiglia (caratteristiche che solo la sua figlia maggiore sembrava aver ereditato). Tutto il suo aspetto dava l'impressione di una persona serena: era bella, bionda e sorridente. Tuttavia, non mancavano le volte in cui lei faceva uscire il lato più sarcastico del suo carattere; ciò accadeva quando era particolarmente stanca o frustrata. Arrivava anche a perdere le staffe quando venivano messe a repentaglio le cose che le stavano più a cuore. Come Percy, era una persona piuttosto rinomata nel mondo magico, anche se svolgeva un lavoro totalmente diverso: era un'artista. Possedeva un negozio di quadri a Diagon Alley, ritraeva streghe e maghi importanti su commissione e ogni tanto teneva una mostra d'arte magica. In apparenza era l'opposto di suo marito, ma chiunque li conoscesse bene sapeva quanto i due fossero innamorati e uniti. In un certo senso costituivano una squadra: nel dare contro ai figli non li batteva nessuno.

"Io pure," replicò Percy, "quindi sbrigatevi".

I genitori ritornarono nella propria stanza. Quando finalmente anche Lucy uscì dalla camera con la sua preziosa maglietta del Puddlemere, Molly finì di vestirsi, pettinarsi e truccarsi. Ci teneva ad essere in ordine ed apparire al meglio. Sapeva di essere una bella ragazza e di piacere alla gente: i capelli lisci e rossi li aveva ereditati dal padre, ma gli occhi e i lineamenti erano della madre.

A volte i suoi fratelli e cugini la prendevano un po' in giro per le sue "manie femminili", senza offenderla più di tanto, anche perché sua cugina Dominique era peggio di lei. Tuttavia, alcuni suoi compagni di scuola sembravano associare i suoi modi a comportamenti frivoli e poco seri. Lei l'aveva capito da alcuni dei loro atteggiamenti; per esempio dal modo in cui Gertrude Gray, una ragazza del suo dormitorio, alzava gli occhi al cielo ogni volta che Molly faceva una battuta sciocca per far ridere le altre. Peggio ancora, da come il suo ex fidanzato di Corvonero, Mark Williams, evitava di coinvolgerla nella conversazione quando parlava con i suoi amici: quando lei dimostrava anche solo l'intenzione di voler dire la sua, lui cambiava argomento o la distraeva con qualcos'altro. Lei se ne era resa conto solo dopo la loro rottura. Tutto questo lo riteneva ingiusto, poiché sapeva benissimo di non essere una stupida: leggeva molti libri su argomenti diversi, non era male come studentessa e ascoltava sul serio (anche se non lo dava a vedere) suo padre quando raccontava qualcosa di importante accaduto al Ministero. Inoltre era riuscita a dimostrare a sé stessa di essere perfettamente in grado di superare i momenti tosti.

L'anno precedente, il quinto, era stato il più duro della sua carriera scolastica: era stata nominata prefetto di Grifondoro. Il fatto aveva sorpreso tutti in famiglia, lei compresa (si aspettava che l'onore fosse toccato a Gertrude Gray). Sua sorella e suo fratello, che aspiravano entrambi a quella carica, avevano spalancato la bocca come se lei si fosse trasformata in un troll. All'inizio Molly era contenta: era la prima volta che qualcuno le riconosceva delle capacità e non le dispiacevano affatto le lodi e i regali di suo padre. Per non parlare di tutti i privilegi che avrebbe avuto (come usare quella grande vasca nel bagno dei Prefetti). Tuttavia, le responsabilità che questa nomina comportava si erano rivelate più pesanti di quello che lei avesse previsto. Inoltre, in quel periodo doveva studiare il doppio del solito per via dei G.U.F.O. che sembravano sempre più vicini. A tutto questo si era aggiunta la sua storia con Mark, il suo primo fidanzato, che l'aveva conquistata alla fine del quarto anno e lasciata nove mesi dopo.

Fortunatamente non si era lasciata abbattere: dopo aver pianto tutte le sue lacrime e aver ascoltato tutti gli improperi che Roxanne aveva rivolto a quel "cumulo di fango", aveva deciso di dedicare anima e corpo allo studio. Una volta finiti gli studi le sarebbe piaciuto lavorare all'Ufficio Misteri, ma per far ciò le servivano voti alti. Alla fine le sue fatiche erano state ricompensate con risultati migliori di quello che si era aspettata: ben 10 G.U.F.O., con Eccezionale in Incantesimi, Trasfigurazione, Rune Antiche e Aritmanzia; Oltre Ogni Previsione in Divinazione, Difesa contro le arti oscure, Pozioni e Storia della Magia; era pure riuscita a strappare un Accettabile in Erbologia e Astronomia, materie in cui faticava un po'. Non aveva superato Cura delle Creature Magiche, ma d'altronde se l'era aspettata: durante l'esame si era categoricamente rifiutata di avvicinarsi allo Schiopodo Sparacoda. Suo padre ne era rimasto estasiato, almeno fino al momento in cui sua sorella aveva di nuovo attirato l'attenzione su di sé con l'arrivo della lettera che annunciava - questa volta senza sorpresa di nessuno - la sua nomina di prefetto di Corvonero. Pazienza, almeno era riuscita a godersi appieno le vacanze ed era pronta per il ritorno a Hogwarts.

Sperava che il sesto anno sarebbe stato diverso dal precedente. Non più tranquillo, ma più avventuroso ed emozionante. Da sempre desiderava vivere un'avventura a Hogwarts insieme ai suoi amici: dopo passato l'infanzia ad ascoltare racconti su racconti dello zio George riguardo a cosa combinavano lui e Fred quando erano ancora studenti; o quelli dello zio Ron su tutto ciò che aveva fatto assieme allo zio Harry e zia Hermione, Molly aveva sperato di poter essere la protagonista di vicende altrettanto rocambolesche. Tuttavia, l'unica vicenda emozionante che avevano vissuto lei e Roxanne era stata quando avevano provato, durante il loro primo anno, ad uscire dal dormitorio durante la notte. Non avevano avuto il coraggio di andare oltre il corridoio, erano tornate indietro ridacchiando e con il cuore che batteva all'impazzata. A quel tempo l'avevano considerata un'impresa eroica, ma poi si erano rese conto di quanto fosse stato infantile (per non dire imprudente e stupido). Quest'anno, se lo sentiva, avrebbe avuto la sua occasione.

Spero almeno, pensò Molly, che non sia un altro quinto anno.

"Siete pronti? Guardate che vi lascio qui".

Sentì suo padre passare per il corridoio. Molly afferrò il regalo che aveva portato per Roxanne dall'Egitto e si affrettò a raggiungerlo. 

Percy era uno dei pochi membri della sua famiglia, assieme a suo padre e suo fratello Ron, ad avere un'auto e una patente di guida. Lui spiegava che, lavorando al Dipartimento dei Trasporti Magici, doveva avere a disposizione più mezzi di trasporto possibile, compresi quelli babbani se la necessità lo richiedeva. Molly era contenta quando i suoi genitori decidevano di viaggiare in auto piuttosto che con la Metropolvere. Detestava sporcarsi. Era anche una fortuna che casa sua non fosse tanto lontana dalla Tana.

Arrivarono di corsa anche Artie e Lucy. Sua sorella teneva in mano il suo manico di scopa, una Starsweeper XXI che suo padre aveva acconsentito a comprare dopo molte richieste. Molly alzò gli occhi al cielo. Una settimana senza il suo amato Quidditch deve averla mandata in astinenza. Lucy giocava come cacciatrice nella squadra di Corvonero. Quelle ore che non passava a leggere e studiare le trascorreva ad imparare nuove tecniche di gioco. Inoltre, come ogni essere umano di cognome Weasley, parlava di Quidditch, guardava le partite di Quidditch e soprattutto amava il Quidditch. Si era pure messa la maglietta del Puddlemere, tutta stropicciata per essere stata in valigia per troppo tempo. I suoi lunghi capelli biondi - ora legati a coda di cavallo - erano una delle poche caratteristiche che aveva ereditato da sua madre. I lineamenti, le lentiggini e gli occhi (che avevano presto avuto bisogno di occhiali) erano del padre. Tuttavia, a differenza di quest'ultimo, era bassina e minuta. Dimostrava meno anni di quelli che aveva in realtà, ciò le causava spesso non poche situazioni imbarazzanti, come quando venivano a cena amici dei genitori o quando aveva fatto il provino per entrare nella squadra di Quidditch. Perfino suo fratello, che aveva un anno in meno di lei, la superava in altezza. 
 
Arthur, chiamato semplicemente Artie dalla famiglia e dagli amici, aveva i capelli e gli occhi della madre. Per il resto, assomigliava sia fisicamente che caratterialmente a suo padre. Era un Tassorosso molto studioso e intelligente, sempre pronto a sorprendere gli altri con le sue conoscenze e a far valere la propria opinione su qualsiasi argomento. Una delle poche volte in cui non aveva niente da dire era quando gli chiedevano quale carriera volesse intraprendere una volta uscito da Hogwarts: i suoi interessi erano innumerevoli e mutavano di continuo. C'era stato un periodo in cui si era interessato alle pozioni, poi era passato all'alchimia e dopo ancora alle creature pericolose... D'altro canto, aveva l'imbarazzo della scelta: i suoi voti scolastici facevano a gara con quelli di Lucy. Entrambi i fratelli condividevano una strana ossessione di voler raggiungere il miglior risultato a ogni costo. Molly, dal canto suo, se ne stava alla larga.

Per ultima arrivò anche sua madre. Sembrava aver ritrovato di nuovo la sua allegria e, come al solito, era molto elegante, ma Molly notò subito qualcosa di strano sulla sua camicetta.

"Mamma, ti sei macchiata di blu".

Audrey si scrutò i vestiti e sorrise imbarazzata, "E' vero. Prima mi sono messa a ritoccare un po' il mio nuovo lavoro. Vado un attimo a cambiarmi".

Percy stava per protestare, ma prima che potesse farlo lei lo baciò sulla guancia. "Ci metto un secondo" disse e filò di sopra. Suo marito rinunciò a discutere e si limitò a borbottare qualcosa sottovoce.

Riuscirono a partire un quarto d'ora dopo. Fu allora che Percy lanciò un'occhiata ai sedili posteriori e si accorse anche lui del manico di scopa. "Lucy, perché te lo sei portato via?" le chiese, anche se conosceva già la risposta.

"Voglio fare qualche tiro con Fred e James".

"Lo zio Harry e la zia Ginny non vengono stasera".

"C'è Hugo?" chiese Artie.

"Nemmeno, la zia Hermione è troppo impegnata in questo periodo". Da quando la loro zia era diventata Ministro della Magia, i ragazzi la vedevano di rado, perlopiù durante le festività. Invece lo zio Ron, che lavorava nel negozio di scherzi assieme allo zio George, lo vedevano spesso a Diagon Alley.

"Stasera ci saranno solo zio George, zia Angelina, Fred e Roxanne".

Lucy alzò le spalle, "Vorrà dire che giocherò con Fred".

"Ora che finiamo di cenare sarà buio" disse sua madre.

Lucy sbuffò spazientita. Artie le disse:" Ma non sai pensare ad altro che al Quidditch?"

"Artie," intervenne Molly, sospirando con aria rassegnata, "dimmi una sola persona che si chiami Weasley e a cui non piaccia il Quidditch".

Sua sorella si girò verso di lei e le rispose sarcasticamente:" Molly Weasley".

"Ma non dire sciocchezze..." rispose Molly evasivamente, passandosi una mano tra i capelli. "Nonna Molly era nella squadra di Grifondoro quando andava a Hogwarts".

"Parlava di te, stupida!" esclamò suo Artie.

"Lo so, genio!" rispose Molly sarcasticamente, frustrata dal fatto che suo fratello non avesse colto la battuta. "Da quel che mi risulta, neanche tu ti interessi così tanto di Quidditch e il tuo cognome è Weasley!"

"Io mi interesso al lato teorico del Quidditch." spiegò Artie, schiarendosi la voce. "Posso fare previsioni sulle probabilità di vittoria di una squadra".

"Ma scusa, come fai a prevedere quale squadra vince?" chiese Molly, incredula. "Rubi le tazze da tè della Cooman?"

Suo fratello le lanciò un'occhiataccia. "Non faccio quel tipo di previsioni! Le mie sono basate più su calcoli di Aritmanzia: la media dei punti segnati da ciascun giocatore, il numero dei boccini presi dai cercatori, i giocatori che più spesso vengono colpiti dai Bolidi...".

"Tutto molto interessante, magari dopo mandami un gufo..." lo interruppe Molly, fingendo un'aria da snob e uno sbadiglio annoiato. Solitamente interrompeva così i suoi fratelli e cugini quando parlavano di argomenti che non le interessavano, il Quidditch in primis.

Lei era una delle poche persone della sua famiglia a non apprezzare quello sport. Oltre a sua sorella che giocava per i Corvonero, i suoi cugini Roxanne, Rose e James erano nella squadra di Grifondoro; proprio come lo erano stati i suoi zii. Sua zia Ginny aveva addirittura giocato professionalmente per le Holyhead Harpies. Tutti gli altri, anche se non giocavano, amavano comunque assistere alle partite e commentarle. Persino suo padre, il quale a prima vista non sembrava affatto un tipo sportivo, si esaltava per le vittorie delle sue squadre preferite. Anche chi non era ossessionato da quello sport (come sua madre o zia Hermione) assisteva alle partite con piacere. A Molly invece, tutto ciò non suscitava il minimo interesse. Prima di tutto, non era in grado di giocare. Ci aveva provato una volta, nel cortile della Tana, assieme ai suoi cugini: nessuno era mai riuscito a capire come lei fosse riuscita a far finire la Pluffa dentro al pentolone di zuppa che stava bollendo sul fornello. Secondo, non era in grado di seguire una partita senza morire di noia: si stancava spesso di guardare dei tizi - anche se ammetteva che alcuni erano davvero attraenti - che si rincorrevano per acchiappare una palla di cuoio. Era stata convinta dai fratelli, da suo padre e da Roxanne a partecipare alla Coppa del Mondo di Quidditch del 2014. Loro l'avevano definita "un'esperienza unica, da fare almeno una volta nella vita". Molly aveva dovuto ammettere che la prima mezzora era stata emozionante (la presentazione delle squadre, le varie mascotte...), tuttavia presto si era stufata. Fortunatamente quella volta aveva avuto la premura di portarsi un libro con sé. Le uniche volte in cui lei faceva il suo "dovere di tifosa" - così lo chiamava - era quando erano sua sorella e i suoi cugini a giocare a scuola.

Audrey, per evitare che nascessero altre discussioni tra i suoi figli, si inserì nella conversazione: "La nostra famiglia potrebbe tranquillamente fondare una squadra, riserve comprese".

Percy sorrise. "Vero. Anche i Potter vantano generazioni di giocatori, pensate che persino il padre dello zio Harry giocava per i Grifondoro".

"Davvero?" disse Lucy, "Capisco perché James passa la maggior parte del suo tempo a cavallo di un manico di scopa".

"Invece Albus," intervenne subito Artie, "il manico di scopa ce l'ha infilato in un altro posto".

"Arthur!" urlò Audrey, girandosi per fulminarlo con lo sguardo. Molly e Lucy invece scoppiarono a ridere: erano rare le volte in cui il loro fratellino se ne usciva con una battuta, ma quando succedeva era epico.

Percy si schiarì la voce: era segno che stava per iniziare una lunga ramanzina. "Molly, Lucy e Arthur..." ogni volta che doveva rimproverare tutti e tre i suoi figli, scandiva lentamente i loro nomi con precisione sillabica - nel mentre, le risate si stavano spegnendo, "... vi proibisco nel modo più assoluto di deridere, prendervi gioco o dire anche una sola parola contro vostro cugino Albus Severus".

"Per quel che gli può interessare..." borbottò Artie.

"Interessa a me!" lo interruppe subito suo padre, "Non è così che vi ho educato. Dovete essere gentili con lui, così come lui lo è con voi".

"Gentile con noi? Questa è bella!" esclamò Lucy, "Si rifiuta di parlare con noi da anni. Anzi, si rifiuta di parlare praticamente con tutti!"

"Sciocchezze! Da quel che vedo, è un ragazzo a modo, tranquillo, educato e non ha mai causato problemi a nessuno".

"Educatissimo, proprio..." replicò Molly con sarcasmo, "Neanche ci saluta. Fino a qualche anno fa non parlava neanche con i suoi stessi genitori. Pure con i suoi fratelli... e con Rose, la sua migliore amica!"

"Beh, sapete... come posso spiegarvelo... lui ha passato una certa fase..." Percy s'interruppe, incapace di trovare le parole.

"Quello che vostro padre intende," intervenne Audrey, in aiuto del marito, "è che Albus ha trascorso un periodo difficile, in cui si sentiva un po' allontanato dalle persone a lui più care per via della Casa in cui è finito. Non giudicatelo, sarebbe potuto capitare anche a voi. Ma piano piano si sta riprendendo e sta tornando ad aprirsi...".

"Ce ne sta mettendo parecchio, di tempo" disse Artie.

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno sapeva cosa aggiungere. Infine il loro padre disse, con un tono di voce calmo e fermo:" Ognuno ci mette il tempo che ci mette, Arthur".

Molly sapeva che i suoi genitori in fondo avevano ragione, tuttavia non riusciva lo stesso a comprendere del tutto il comportamento di suo cugino, né a provare simpatia per lui. Durante la cerimonia dello Smistatmento del suo secondo anno a Hogwarths, Molly aveva visto il cappello parlante assegnare Albus a Serpeverde. Aveva sentito i sussurri di molti alunni, soprattutto di Grifondoro, sconvolti dal fatto che il figlio del famoso Harry Potter fosse capitato proprio nella Casa con la peggior reputazione. Anche lei non era riuscita a nascondere la sorpresa, ricordava gli sguardi che lei e Roxanne si erano lanciate. Alla fine però, lei non se ne era fatta un problema: Serpeverde non contava soltanto maghi e streghe malvagi. Il suo insegnante di Pozioni, il professor Lumacorno, era un Serpeverde bonario e simpatico, aveva addirittura combattuto contro i Mangiamorte durante la battaglia di Hogwarts. Era sicura di non aver mai in alcun modo fatto pesare ad Albus di essere un Serpeverde, e lo stesso poteva dire dei suoi fratelli. Tuttavia, lui aveva deciso comunque di non rivolgere più la parola a nessun essere umano che non fosse Scorpious Malfoy. Artie ne era rimasto piuttosto ferito: prima che Albus andasse a Hogwarts, i due giocavano assieme durante le feste alla Tana. Dopo tre anni di silenzio, Albus aveva ripreso a parlare con i suoi fratelli, i suoi genitori e occasionalmente anche con Rose; ma allo stesso tempo aveva deciso che le altre persone non fossero degne di tale onore. 

Audrey, per smorzare la tensione che si era creata, pensò a qualcosa per sviare il discorso. Alla fine chiese al marito: "Tesoro, ti sei ricordato il regalo per i tuoi?"

"Per la barba di Merlino!" esclamò suo marito, colpendosi la fronte con la mano.

Audrey rise. "Tranquillo, l'ho preso io!"

I tre ragazzi Weasley ridacchiarono. Nel mentre, la loro madre posò la sua mano su quella del loro padre. Lui gliela strinse e le sorrise, come per ringraziarla. Fu uno di quei momenti in cui Molly non poté far a meno di ammettere che la sua, in fondo, era davvero una gran bella famiglia. Va bene, ho dei fratelli che rompono le scatole, una mamma che cambia umore in un secondo e un papà che mi fa sorbire le ramanzine più soporifere... ma in fondo, in quale altra normale famiglia magica non succede?
 
Questo capitolo serviva più o meno a introdurre Molly e la sua famiglia. Dal prossimo apparirà anche qualche altro Weasley.
A proposito, dico subito che non è mia intenzione far apparire Albus come un personaggio negativo o antipatico, descrivo solo la percezione che Molly e gli altri hanno nei suoi confronti. In The Cursed Child lui, Rose e Scorpius non mi sono piaciuti come personaggi, anzi, i primi due li ho detestati (e sono pochi i personaggi che detesto). Qui cercherò di addolcirli un po', ma nella prima parte della storia manterrò comunque le caratteristiche con cui si sono presentati.

Spero che vi sia piaciuto come inizio e spero vivamente di riuscire a finire questa storia, prima o poi. :)


 
 

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Capitolo 2
*** Cena alla Tana ***


Nel caso ci siano errori, avvisatemi. Vi prego, siate sempre garbati come Draco.


Capitolo due: Cena alla Tana

 
La Tana era l'esatto opposto della casa dove si erano stabiliti Percy e Audrey da sposati: quest'ultima era grande, con pareti dai colori chiari, ambienti ampi e luminosi. Non aveva niente di insolito o stravagante, l'unica cosa per cui si distingueva era l'enorme quantità di quadri appesi alle pareti e di libri ammucchiati praticamente in qualunque mobile. Ogni stanza - fatta eccezione per la camera di Lucy e la soffitta in cui Audrey conservava le sue opere non terminate - rispecchiava l'apparente impressione di ordine e di decoro che emanavano i suoi abitanti. Al contrario, la Tana sembrava non aver mai visto né ordine né decoro, sia nella struttura, sia nei vari ambienti. A Molly sembrava una pila di scatole accatastate l'una sopra l'altra. Il giardino era dimora di una colonia di gnomi che non ne volevano sapere di andar via. Alcuni maghi o streghe l'avrebbero giudicata eccentrica ed inelegante, altri meno gentili l'avrebbero paragonata a un porcile, ma nessuno avrebbe potuto negare che la casa trasmettesse l'affetto e la calorosità di coloro che la abitavano.

Percy parcheggiò l'auto vicino al capanno, posto che una volta era occupato dalla Ford Anglia di nonno Arthur. Ancor prima che suonassero il campanello, nonna Molly aprì la porta.

"Finalmente siete tornati!" esclamò. Poi, senza attendere risposta, iniziò a stringere ad uno ad uno prima i nipoti, poi il figlio e la nuora in abbracci soffocanti. Dietro di lei apparve nonno Arthur, desideroso anche lui di abbracciare i suoi famigliari.

Molly si lasciò stringere volentieri e ricambiò l'abbraccio. Era molto affezionata ai suoi nonni paterni, in particolare era molto legata a sua nonna, con la quale condivideva lo stesso nome. Molti dei suoi cugini portavano nomi di parenti, ma sapeva che nel suo caso la motivazione dietro quella scelta non era dovuta soltanto al semplice affetto filiale: durante la guerra, suo padre si era allontanato dalla sua famiglia a causa di un litigio. Aveva provocato un gran dolore a tutti, ma sua nonna era quella che era rimasta più scossa. Alla fine lui aveva deciso di scusarsi con il suo comportamento e di combattere al loro fianco nella Battaglia di Hogwarts. Dopo la guerra Percy era molto cambiato - almeno questo era quello che le aveva raccontato lo zio George. Molly sentiva che dietro al suo nome potevano esserci molteplici significati: forse era un modo per scusarsi ulteriormente, oppure per dimostrare ai genitori che ormai non era più quello di prima e che finalmente aveva capito cosa era davvero importante. Un giorno, quando ancora era bambina, l'aveva chiesto a suo padre e lui le aveva risposto: "Ti ho chiamata così perché spero che anche tu possa diventare una grande strega come lo è lei". Molly, in cuor suo, lo desiderava con tutta sé stessa.

"Scusate il ritardo" disse Audrey ai suoceri. "Colpa mia".

"Oh, non ti preoccupare, cara!" rispose la signora Weasley. "Non è ancora pronto, ci vorrà un bel po' per la mia zuppa. Inoltre, Angelina ha insistito a prepararci il suo piatto speciale".

Entrarono nel soggiorno, piccolo e disordinato: due ferri da maglia erano sospesi a mezz'aria e stavano lavorando a un nuovo maglione, pile di sciarpe e cappelli di lana erano stati buttati nella poltrona e nel divano, sopra al tavolino erano presenti diversi oggetti di cui lei non conosceva la natura - forse erano oggetti babbani collezionati da suo nonno, oppure nuovi prodotti del negozio di scherzi di suo zio, in ogni caso era meglio non toccarli - e nel pavimento c'erano diverse tracce di cenere. Nell'aria aleggiava un vago odore di zuppa, proveniente dalla cucina. Molly lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro: la lancetta sulla quale era scritto il nome di suo padre si spostò verso la parola 'Casa', accanto a quella dello zio George. Lei si era sempre chiesta il perché, dato che suo padre, adulto con moglie e figli, aveva ormai una casa propria. Alla fine lei aveva concluso che la Tana sarebbe stata per sempre casa nel cuore dei Weasley.

"Cosa ti dicevo, mamma Molly?" la voce tonante, proveniente dalla cucina, apparteneva a zia Angelina, la moglie di zio George. Evidentemente li aveva sentiti arrivare, oppure aveva visto la macchina dalla finestra. "Sono riusciti a ritornare in Inghilterra sani e salvi".

Audrey guardò interrogativamente la signora Weasley, la quale spiegò, un po' imbarazzata: "Niente... E' solo che l'Egitto è una meta così lontana... Inoltre, in questi ultimi tempi, ci sono dei disordini, alcuni maghi stanno creando un po' di scompiglio fra i babbani... Poi il viaggio è lungo..."

"Aveva paura che la passaporta vi avrebbe trasportati al Polo Nord invece che a casa..." disse lo zio George, mentre arrivava dalla cucina. Poi aggiunse, ridacchiando, "... oppure che tu, ti Perce, fossi misteriosamente rinchiuso dentro ad un'altra piramide".

Percy guardò sua madre incredulo ed esclamò: "L'Egitto non è una meta pericolosa per i maghi, mamma. Non avrai mica pensato che io stessi mettendo in pericolo la mia famiglia?" 

"No! Certo che no, è solo che..."

"Inoltre, le passaporte sono rigorosamente controllate da me e i miei addetti" aggiunse con tono pomposo. Poi, si rivolse al fratello, questa volta con una traccia di divertimento nella voce, "Comunque, George, verrà il giorno in cui te la farò pagare per quello. Aspetta solo che trovi il modo giusto per farlo".

George rise, scuotendo la testa. "Ti piacerebbe".

"MOLLY!" Una ragazza scese di fretta le scale, corse verso la cugina e la strinse in un modo tale che al confronto gli abbracci di nonna Weasley erano semplici carezze. "Come sta la mia ragazzaccia? Ha fatto follie in Egitto?"

Molly rise e ricambiò l'abbraccio con una stretta più forte. "ROXIE!"

Roxanne era una bella ragazza con la carnagione scura, corti capelli neri e vispi occhi castani. Oltre ad essere una dei tanti cugini, era soprattutto la migliore amica di Molly. Le due erano praticamente cresciute insieme: siccome Percy e Angelina (la quale lavorava al St Mungo come guaritrice) non avevano la possibilità di badare ai bambini; Molly, Roxanne e i loro fratelli avevano trascorso le giornate assieme a George, oppure con Audrey. In entrambi i casi si divertivano: nel negozio 'Tiri Vispi Weasley' erano liberi di giocare e sperimentare con scherzi vari - fortunatamente George stava bene attento a non lasciare nelle mani dei bambini oggetti troppo pericolosi. Era più difficile inventarsi cosa fare quando erano nel negozio di quadri, ma Audrey aveva trovato una soluzione per intrattenerli: permetteva loro di dipingere sui muri di una stanza tutta bianca dove era solita a tenere i colori e le tele in più. Alla fine della giornata, lei si complimentava per i capolavori che avevano fatto, ma poi cancellava tutto con un colpo di bacchetta senza farsi vedere. La volta dopo, quando i bambini vedevano che la loro parete era vuota, Audrey raccontava loro che le figure si stancavano di stare sempre su uno stesso luogo e avevano bisogno di viaggiare. Altri giorni invece venivano affidati alle cure di nonna Weasley: era stato proprio nel cortile della Tana che Fred, Roxanne e Lucy avevano imparato a volare e a giocare a Quidditch con le vecchie scope degli zii.

Roxanne passava volentieri il tempo con tutti i figli di zio Percy e zia Audrey: le piaceva giocare con Lucy e stuzzicare Artie, ma era Molly quella a cui si era legata di più. Avevano la stessa età e gli stessi interessi (Quidditch a parte), soprattutto condividevano lo stesso amore per il divertimento, l'avventura e il mistero. Fin da piccola, Molly ammirava Roxanne perché non si tirava mai indietro alle sfide ed era pronta a intraprendente di nuove insieme a lei. Le piaceva lasciarsi trascinare dall'energia e dallo spirito della cugina. Ad Hogwarts avevano avuto la fortuna di finire nella stessa Casa, quindi pure lì erano inseparabili.

"Ciao zio Perce, ciao zia Audie, ciao cuginetti" salutò gli altri velocemente, senza staccarsi da Molly. "Vi trovo tutti bene".

All'improvviso apparve Fred, che aveva diciassette anni e aveva appena ottenuto la licenza di Materializzazione. Naturalmente, non aveva esitato nel mostrare la sua nuova abilità, smaterializzandosi dal piano di sopra al soggiorno. Condivideva lo stesso aspetto fisico e lo stesso carattere della sorella, anche se non mancava di essere un po' più prudente e protettivo nei suoi confronti. Questo era uno dei tanti motivi per cui i due finivano spesso per discutere e litigare. Tra i due, era Roxanne quella che aveva preso di più dallo zio George. Fred, anche se non mancava di essere simpatico e scherzoso, era molto più incline a farsi trascinare dagli altri, che fossero la sorella o i suoi cugini non aveva importanza. 

"Allora, Nanetta, ti sei allenata per la prossima partita?"

Lucy, ormai abituata a sentirsi apostrofare così dal cugino, gli sorrise sarcastica e rispose a tono: "Vedrai, anche quest'anno i Corvonero batteranno i Grifondoro".

"Ah, sì? Vorrà dire che la mia adorata sorellina dovrà buttare qualche schiappa Corvonero giù dalla scopa!" Detto questo, Fred sollevò la cugina da terra tenendola bene in alto, mentre la ragazza rideva e si divincolava.

"A proposito..." nonno Arthur si rivolse a Lucy con un sorriso, "... congratulazioni per essere diventata prefetto".

"Oh, sì!" esclamò nonna Molly, tutta tenera. "Tuo padre ci ha inviato un gufo mentre eravate ancora in Egitto! Congratulazioni, tesoro!"

"Grazie", rispose Lucy, un po' imbarazzata. Al contrario di Artie, cercava sempre di non farsi vedere troppo orgogliosa, per non farsi prendere in giro dai cugini. Peccato che con i suoi fratelli non fosse così modesta.

"Una figlia prefetta... Mi domando di chi possa..." disse George, pensieroso. Poi schioccò le dita, fingendo di aver avuto un'illuminazione. "Percy! Che sia forse la tua?"

"Certo che è la mia", gli rispose, senza far caso alla battuta. Mentre lui guardava Lucy teneramente, Molly provò un po' di gelosia. Sono finiti i tempi in cui ero io la 'figlia prefetta', pensò. Non che fosse dispiaciuta del successo della sorella, anzi, era contenta per lei. Ma le seccava quando i suoi traguardi personali venivano messi da parte in favore di quelli dei fratelli. Aveva preso dieci G.U.F.O., per la barba di Merlino!

Audrey si schiarì la gola e disse: "Tesoro, forse intendevi la nostra. Quella volta c'ero anche io", disse ridendo.

A questo punto, Molly alzò gli occhi al cielo. "Ehm... forse volevate dire le vostre. Vi ricordo che pure io sono ancora un prefetto!"

"Questa è una sorpresa" disse Fred, con un sorriso malizioso. "Pensavo che l'anno scorso si fossero sbagliati... In effetti anche quest'anno dovremmo festeggiare di nuovo Molly. Con Lucy non c'erano dubbi".

Molly gli mostrò la lingua.

"Ci sono buone probabilità che lo diventi anche io l'anno prossimo!" disse Artie, sentendosi messo un po' da parte.

"Io direi che è quasi sicuro" disse Arthur. Poi sorrise a Percy, mettendogli una mano nella spalla.

George finse di contare sulle dita in maniera confusa. Poi urlò alla moglie: "Tesoro! Quanti figli prefetti abbiano io e te?"

"Lasciamo perdere!" 

Fred e Roxanne ridacchiarono. Diventare prefetti era l'ultima cosa a cui erano interessati. Non andavano male a scuola, però. Roxanne era riuscita a prendere, contro ogni previsione dei genitori, nove G.U.F.O. In parte era stato grazie a Molly, che l'aveva costretta a passare qualche pomeriggio in più in biblioteca, ma non si poteva dire certo che la ragazza fosse un disastro. Se la cavava nella materie in cui sua cugina faticava, come Erbologia e Cura delle Creature Magiche.

George alzò le spalle e sorrise alle nipoti. "Beh, che posso dire... ... Grifondoro e Corvonero sono in buone mani. Io ai miei tempi non sono stato così fortunato. Mi ricordo che c'era un tizio noioso, dispotico, fissato con le regole..." come prima, schioccò le dita e si finse sorpreso, "Percy! Non è che per caso eri tu?"

Tutti si misero a ridere, Percy compreso. Senza aggiungere altro, si diressero in cucina.

 
~ o ~

Quella sera mancavano molti membri della famiglia Weasley, tuttavia non fu una cena diversa dalle altre: all'inizio tutti erano coinvolti in un'unica conversazione che verteva attorno ad un unico argomento, si parlò della vacanza in Egitto e di come se la stavano passando i familiari non presenti (venne fuori, tra le altre cose, che Teddy e Victoire erano andati a vivere insieme e che anche Rose, la figlia di zio Ron e zia Hermione, era diventata prefetto di Grifondoro). Pian piano si formarono dei gruppetti e le conversazioni divennero molte: da un lato del tavolo c'erano Fred, Lucy e Artie che discutevano sulle possibilità di vittoria delle varie squadre di Quidditch. Nonno Arthur, seduto sul lato opposto, parlava tutto eccitato ai suoi figli di un nuovo congegno babbano che era riuscito a trafugare dall'ufficio (non aveva ancora dimostrato alcuna intenzione di andare in pensione, amava troppo il suo lavoro). Nonna Molly era seduta al centro e si divideva tra il marito, al quale non mancava di esprimere il suo disappunto, e le nuore, che si stavano raccontando tutti gli episodi tragicomici accaduti durante i rispettivi lavori. 

Zia Angelina era sollevata dal fatto che una sua collega intrattabile avesse chiesto le dimissioni. "Pensate che si assentava ogni dieci minuti per andare a parlare con quel tipo - Allock! Praticamente lasciava a me tutto il lavoro da fare! Come se non bastasse, l'unica volta che le ho provato a dire qualcosa, lei si è offesa e mi ha tenuto il broncio per tre giorni!"

"Beh, ti è andata bene!" disse Audrey. Poi, particolarmente incuriosita da un dettaglio, chiese: "A proposito, Allock è ancora al St Mungo? Non era uscito?"

Angelina scosse la testa. "Si pensava avesse recuperato qualche ricordo della sua infanzia, quindi l'avevano fatto uscire con la speranza che la sua memoria si riavviasse alla vista dei luoghi dove era cresciuto. Ma un paio di settimane dopo dei maghi l'hanno ritrovato che si aggirava da solo per un paesino magico a gridare aiuto perché non trovava più la mamma. E' peggio di prima: non si ricorda cosa ha combinato il giorno precedente". Fece una pausa. "La cosa che mi stupisce di più è che, nonostante gli anni che passano e la mente danneggiata, riesce ancora ad avere delle fan. Purtroppo molte di loro sono infermiere che lavorano lì e, naturalmente, tocca a me tutta la fatica!"

Molly e Roxanne, sedute lì vicino, ridacchiarono. "Papà ci ha raccontato che anche nonna era una sua fan!" disse Roxanne.

"Non dire sciocchezze!" esclamò la signora Weasley, arrossendo. "Beh, ammetto che lo trovavo molto... affascinante, ecco! Ma dopo aver scoperto che aveva imbrogliato tutta quella gente... una vergogna!"

"A proposito di tipi affascinanti...", Molly si girò verso Roxanne. "Devi assolutamente raccontarmi come va con Luke! Quanti gufi vi siete spediti quest'estate?"

Luke Davies era uno dei ragazzi più ammirati ad Hogwarts. L'anno precedente aveva dimostrato un sincero interesse per Roxanne e i due erano andati insieme a Hogsmeade un paio di volte. Roxanne aveva raccontato a Molly che lui l'aveva baciata poco prima di salire sull'Espresso per tornare a casa, approfittando di un momento in cui tutti si stavano salutando.

Roxanne alzò le spalle. "Gliene ho spediti un paio. Ma mi sono stufata subito. Quell'idiota non si è neanche degnato di rispondermi! L'ha fatto solo una volta, mi ha scritto due righe in cui si scusava perché questa estate è stato molto impegnato!" Sottolineò l'ultima parola mimando le virgolette con le dita.

"Cosa?!" gridò Molly, stupita. Era convinta che ormai i due stessero insieme. "Che schifoso ba..." si fermò subito. Anche senza voltarsi, aveva percepito lo sguardo di suo padre su di sé. Si costrinse ad abbassare il tono di voce: "Cosa pensi di fare?"

"Non lo so ancora" le rispose Roxanne, sospirando. Per un momento le era sembrata triste, ma poi sulle sue labbra apparve uno dei suoi soliti sorrisi furbetti. "Ma puoi star certa che gli presenterò un lato di Roxanne Weasley che non ha ancora conosciuto!"

Molly rise, sollevata. Questo era uno dei motivi per cui adorava Roxanne: non si lasciava abbattere facilmente. Continuarono a chiacchierare fitto fitto riguardo ai tipi carini che circolavano a Hogwarts, l'Egitto (sua cugina aveva apprezzato particolarmente il braccialetto che le aveva portato) e i luoghi che avrebbero visitato insieme una volta conclusi gli studi. Loro, fin da quando erano bimbe, progettavano di fare un viaggio assieme. Naturalmente, gli scogli da superare erano due: la mancanza di soldi e i genitori, in particolare Percy che era apprensivo fino allo sfinimento.

Ad un certo punto Roxanne si lasciò distrarre da un commento di suo fratello sui Tornados, una squadra di Quidditch che le stava particolarmente a cuore. Lei gli rispose a tono e i due iniziarono una delle loro solite discussioni. Lucy e Artie intervenivano saltuariamente, indecisi se calmarli o gridare a loro volta le loro opinioni. Se Molly non fosse stata così ignorante - e così poco interessata - all'argomento avrebbe dato man forte a Roxanne, ma fu costretta a lasciare la sua amica a sbrigarsela da sola.

Sua madre stava parlando a zia Angelina e a nonna Molly della Mostra d'Arte Magica che si sarebbe tenuta la prossima estate, il cui tema era 'Mostri Contemporanei'. Per tutta la vacanza aveva cercato di farsi ispirare dalle pitture antiche, voleva trovarne una che somigliasse almeno vagamente a un politico o qualche personaggio di spicco, ma la ricerca non aveva avuto successo. Chiese ad Angelina se per caso avesse una foto della sua collega: sarebbe stato un soggetto perfetto per la mostra. La zia rise. Molly, dal canto suo, aveva già sentito sua madre parlare di quell'evento così tante volte che ormai non sapeva più cosa dire per inserirsi nella conversazione. Si maledì per essersi scordata a casa il libro che stava leggendo. 

"Spero proprio che Hermione si rifiuti nel modo più assoluto!"

Il sentire pronunciare il nome di sua zia - il Ministro della Magia - catturò la sua attenzione. Si voltò verso suo padre: era evidente che non stava più parlando di oggetti babbani con il nonno e lo zio George. Le loro espressioni sembravano tese e preoccupate. C'entrava il Ministero e di sicuro era successo qualcosa di molto grave se anche lo zio - che solitamente si disinteressava a qualsiasi argomento ministeriale - era serio e attento. Incuriosita, si mise ad ascoltarli.

"Ho paura che sia già stato tutto deciso" disse nonno Arthur. Qualcosa nel suo tono di voce indicava una certa rassegnazione.

Suo padre, invece, non sembrava rassegnato. Di qualunque cosa si trattasse, era sempre pronto a lottare fino alla fine per far valere la sua opinione. "Ma nessuno si ricorda cosa è successo l'ultima volta? Ma come possono... Sul serio Hermione..."

"La decisione non è solo nelle mani di Hermione, figliolo" rispose il nonno. "I Ministri stranieri si sono rivelati molto entusiasti al progetto. Secondo loro è un modo per andare avanti, un'occasione per unire di nuovo le nostre culture. Lo so..." Arthur alzò una mano per bloccare in anticipo Percy, che aveva già aperto la bocca per intervenire di nuovo, "... cosa stai per dirmi. Ma vedi, Percy, i Ministri insistono che quello che è successo a Cedric Diggory..."

Molly era sicura di aver già sentito pronunciare quel nome, ma in quel momento non riusciva proprio a ricordare a cosa fosse collegato.

"... non è stato causato dall'evento in sé, ma dalle circostanze. Se non fosse stato per Voldemort, oggi lui sarebbe ancora vivo e vegeto".

La ragazza cercò di elencare mentalmente tutte le morti causate dal Signore Oscuro, ma si arrese subito. Il nome di Cedric, comunque, continuava a dirle poco.

"E' quello che continua a ripetere Clawson", disse suo padre, con una smorfia. "Ecco come deve averli convinti".

"Aspetta, ma stai parlando di Cyrus Clawson?" esclamò lo zio George. "Lo stesso Clawson che è riuscito ad arrivare fino all'isola di Drear e a catturare un Quintaped?"

"E' il Clawson che sostiene di aver catturato un Quintaped" puntualizzò Percy. "Nessuno l'ha mai visto. Lui dice che lo tiene chiuso in una valigia e che non lo vuole far vedere perché è troppo pericoloso".

"Ma come diavolo ci è riuscito?" disse George, con gli occhi che gli brillavano per lo stupore e l'ammirazione. Poi si riprese. "Nel senso, lo so che non è una storia vera... Ma nel caso lo fosse?"

Percy alzò le spalle. "Non ne ho la più pallida idea. E' già difficile arrivare all'isola di Drear, visto che non è segnata sulle mappe... Poi, chi sarebbe disposto a creare una passaporta per quel posto? Se uno vuole tentare, deve viaggiare con mezzi suoi e trovarsela da solo. Nel caso ci riesca, è un miracolo che ritorni vivo per raccontarlo. Per non parlare del fatto che è assolutamente illegale portare qui una creatura del genere. Nessuno comunque gli dà credito. In fondo, non è il primo mago che racconta fandonie gigantesche per farsi notare. Quello che mi chiedo io, piuttosto, è come abbia fatto a diventare il nuovo Capo del Dipartimento dei Giochi e degli Sport Magici..."

L'attenzione di Molly era al massimo: aveva già sentito suo padre parlare di Clawson e ogni tanto compariva anche sulla Gazzetta del Profeta. Non era mai stata menzionato alcun Quintaped (probabilmente erano solo voci che circolavano), ma spesso comparivano interviste o articoli che raccontavano le sue imprese. Anche se non l'avrebbe mai ammesso a nessuno, quel tipo la affascinava: prima di diventare Capo del Dipartimento degli Sport Magici, aveva viaggiato nelle regioni più remote dell'Asia, dell'Africa e del Sud America ed era venuto a contatto sia con comunità magiche che si credevano scomparse, sia con creature pericolose classificate come 'Ammazzamaghi' dall'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Molly era rimasta particolarmente colpita da una frase che aveva letto in una sua intervista: "Non mi piace definirmi un Magizoologo, un Incantatore o con chissà quale altro titolo ti sbattono in faccia i cosiddetti esperti. Sono un avventuriero e un esploratore: supero i limiti che gli altri maghi hanno tracciato. Vedo oltre il possibile e cerco l'impossibile". Che fosse vera o no la storia del Quintaped, sicuramente Clawson era una persona intrigante e intraprendente.

"E' un tipo un po' eccentrico..." disse nonno Arthur, anche se lui stesso non sembrava convinto di quel che diceva.

"Eccentrico?" suo padre alzò il tono della voce, "Ludo Bagman era un po' eccentrico! Quello invece è totalmente folle! Basta sentire le proposte che fa..."

"Adesso non esagerare, però..." disse George. "Sono d'accordo con te che l'ultima volta è successo tutto quel casino... Ma alla fine Clawson non ha tutti i torti. Se ci si pensa, è una tradizione che è sempre stata fatta, altre persone sono morte prima di Cedric. In ogni caso, cosa potrà mai fare Clawson che non sia già stato fatto?"

Percy sospirò. "Non lo so," disse dopo un attimo di pausa, "ma fatto sta che io e te abbiamo dei figli con l'età per partecipare. Fred è già maggiorenne, Molly compirà diciassette anni a ottobre. Ah già, sempre che quel pazzo voglia tenere il limite d'età come era stato stabilito l'ultima volta. Sarebbe persino capace di aprire le iscrizioni a quelli del primo anno".

Molly sussultò appena sentì il suo nome. Quello non era solo un affare del Ministero, era un affare di Hogwarts. Riguardava lei e Fred, e a quanto pare anche i suoi fratelli e tutti gli altri compagni. Ma di cosa si trattava?

"Non è il caso di allarmarsi inutilmente," disse nonno Arthur, "sono sicuro che Hermione farà in modo di garantire la maggior sicurezza possibile per i partecipanti. In ogni caso, chi ve lo dice che i vostri figli vorranno partecipare?"

A questo punto, Molly non riuscì più a trattenere la curiosità. "Partecipare a cosa?"

Suo padre, suo zio e suo nonno trasalirono. Erano stati così presi dalla loro conversazione che non si erano resi conto che qualcuno sarebbe rimasto ad ascoltarli per tutto il tempo. Si guardarono l'un l'altro, indecisi su cosa dirle. "No, niente... non è neanche detto che... niente di serio, comunque" farfugliò Percy. Zio George e nonno Arthur tenevano gli occhi bassi, cercando di evitare il suo sguardo.

Dal loro imbarazzo e reticenza, lei capì che non volevano coinvolgerla nel discorso. Molly detestava questo atteggiamento, tipico di quegli adulti che volevano tenere all'oscuro i loro bambini per proteggerli. Lei, testarda, guardò suo padre fisso negli occhi e disse: "Invece dal vostro tono sembrava qualcosa di serio. Stavate parlando della zia e di Clawson e a un certo punto avete menzionato quel ragazzo... Ma cosa centriamo io e Fred?"

Suo padre si schiarì la gola: "Anche se te lo volessi dire, non sono autorizzato a farlo: è un tipo di informazione che non posso divulgare fuori dal Ministero".

"Ma sono tua figlia! E poi l'hai già divulgata! Lo zio George lo sa!"

"L'ha già saputo da altre fonti, tanto valeva parlarne anche con lui. Inoltre, è giusto informare i genitori degli studenti".

"Inoltre," si affrettò a dire lo zio George, lanciando un'occhiata furba al fratello che però non sfuggì a Molly, "non vogliamo rovinarti la sorpresa".

"Ormai è già rovinata!"

"In ogni caso, scoprirai tutto fra qualche giorno, quando ritornerai a scuola" disse nonno Arthur con un sorriso. "Tuo padre non sembra apprezzare parecchio l'idea, e io nemmeno se devo essere sincero, ma sono sicuro che per te e i tuoi compagni sarà molto interessante".

Con gran sollievo dei tre, nonna Molly annunciò che era pronto il dolce. Nuovamente, tutta la tavolata fu di nuovo riunita in un'unica conversazione, ovvero 'Quanto-brava-è-la-nonna-in-cucina'. Suo padre, lo zio e il nonno la lodavano con un eccessivo entusiasmo, anche se erano solo dei palesi tentativi di distrarre la ragazza dall'argomento precedente. La conoscevano abbastanza da sapere che lei non si arrendeva facilmente; ma Molly non aveva alcuna intenzione di interpellarli nuovamente: aveva già capito che da loro non avrebbe ottenuto alcuna informazione. L'unica cosa da fare era chiedere a Roxanne e a Fred quanto ne sapessero di questa storia. Sicuramente, lo zio George non aveva nascosto nulla ai suoi figli. E loro, anche se non potevano parlarne, non le avrebbero nascosto nulla.

Dopo cena, i cinque ragazzi Weasley si spostarono al piano di sopra, nella stanza che un tempo era appartenuta a Fred e George. Si rifugiavano sempre lì quando volevano parlare tra loro, lontani dalle orecchie degli adulti. Infatti Molly ne approfittò subito per raccontare ai suoi fratelli e cugini quel che aveva sentito. Quando ebbe finito, gli altri si mostrarono incuriositi, anche se non tanto quanto si era aspettata.

"Non ne so niente" disse Roxanne. Spostò lo sguardo verso il fratello: "Tu Fred?"

Anche lui scosse il capo. "Però proveremo a chiedere di che si tratta. Secondo me papà non terrà la bocca chiusa a lungo".

Roxanne sospirò. "Ho paura invece che mamma gli proibirà nel modo più assoluto di parlarcene. Magari vostra mamma..."

"No. Solitamente lei si schiera con papà quando si tratta di noi" rispose Lucy. "Soprattutto se è per proteggerci".

"Ma non c'è ragione di proteggerci!" esclamò Molly. "Il nonno ha detto che scopriremo di cosa si tratta una volta tornati a scuola".

"Se è così non ci resta che aspettare" disse Artie. "Scommetto che si tratta di una cosa ancora non confermata. In questo caso, papà ha ragione a non farci preoccupare inutilmente".

"Invece hanno detto che è già stato tutto confermato". 

Rimasero un momento in silenzio, riflettendo. Alla fine Lucy disse, "Domani dobbiamo andare a Diagon Alley a comprare gli ultimi libri di testo" disse, "se passiamo al negozio degli zii e troviamo Rose o Hugo, magari potremmo chiedere a loro".

Molly non era sicura che Rose e Hugo fossero a conoscenza di qualcosa, dubitava che zia Hermione ne avrebbe parlato con i suoi figli (in fondo, pensò con sarcasmo, si tratta pur sempre di informazioni riservate al Ministero!). Ma era comunque disposta a tentare, odiava essere lasciata fuori dalle questioni che la riguardavano e, stando a quello che aveva detto suo padre, questa questione la riguardava parecchio.

"Secondo me tutta questa faccenda si rivelerà una cavolata assurda" disse Fred, tirando fuori un mazzo di carte. "Io direi di lasciare tutte le preoccupazioni ai nostri vecchi e di goderci il resto delle vacanze".

Giocarono cinque partite di SparaSchiocco: naturalmente non mancò il momento in cui Artie iniziò a lanciare frecciatine alle 'persone che non rispettano le regole del gioco', oppure i soliti insulti tra Roxanne e Fred quando uno dei due vinceva. Il lato positivo era che Molly fosse riuscita ad allontanare la mente dalla questione, almeno per quella sera.

Ecco qui il secondo capitolo. Spero vi sia piaciuta l'introduzione della famiglia di George. Io ho scritto di loro con piacere e, anche se sono appena accennati, vedrò di approfondirli di più con l'avanzare della storia.

Non so voi, ma secondo me la questione del Torneo e la morte di Cedric è abbastanza delicata per il mondo magico, poiché coincide con il ritorno di Voldemort, un capitolo non proprio felicissimo della storia della Magia, ecco perché c'è tutta questa reticenza a fare un nuovo torneo. Inoltre i genitori tendono quasi sempre a nascondere, o essere ambigui, riguardo alle brutte vicende del passato, basta pensare a come la signora Weasley non voleva dire a Harry dell'Ordine, oppure come nel terzo libro nessuno gli abbia raccontato di Sirius. Ecco perché Molly conosce poco o niente di Cedric e ha difficoltà ad indovinare di cosa stiano parlando suo padre, suo nonno e suo zio. Fosse stato Harry, probabilmente avrebbe detto qualcosa ai suoi figli, Percy non ce lo vedo.
Il Quintaped non me lo sono inventato, è presente nel libro "Animali fantastici e dove trovarli".

Stay tuned ;)

 

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Capitolo 3
*** Diagon Alley ***


Ci ho messo un bel po' a scrivere questo capitolo, a un certo punto l'ho anche dovuto riscrivere perchè mi si era cancellato tutto. Come al solito, siate garbati se c'è qualche errore e blablabla...

Capitolo tre: Diagon Alley
 
La mattina seguente, la famiglia Weasley era in cucina a far colazione. Nell'aria aleggiava il profumo di salsiccie e uova fritte che Audrey stava preparando, mentre canticchiava di buonumore. Percy leggeva attentamente un articolo della Gazzetta del Profeta. Lucy, seduta accanto a lui, sfogliava un catalogo di scope da corse, senza far caso allo sguardo accigliato del fratello. Molly, ancora mezza addormentata, ripensava alla misteriosa conversazione avvenuta la sera prima. Non riusciva a capire il motivo per cui l'aveva ossessionata così tanto. Forse perchè, in un certo senso, sentiva che la riguardava. Oppure perchè, semplicemente, era troppo testarda per aspettare il primo Settembre.

"Papà," annunciò Lucy all'improvviso, mettendogli di fronte il catalogo, "ho scelto il mio regalo".

Percy abbassò il giornale e diede un'occhiata veloce alla pagina aperta. "Hai già un manico di scopa".

"Lo so, ma questo è più veloce. La Starsweeper potrebbero usarla i miei fratelli... Sai, anche se non giocano a Quidditch, è sempre utile avere un manico in più..."

Suo padre si spinse gli occhiali indietro sul naso e si schiarì la voce prima di pronunciare l'ovvia risposta: "Non se ne parla nemmeno. Continuerai ad usare quello che ti abbiamo comprato l'ultima volta. Poi, i tuoi fratelli hanno già un manico di scopa".

Molly e Artie avevano ricevuto, un Natale di molti anni fa, un manico di scopa ciascuno da parte dello zio Harry e della zia Ginny: anche se erano modelli ormai superati, sembravano nuovi di zecca da quanto poco erano stati usati.

Lucy lo sapeva benissimo, ma continuò imperterrita: "Ma mi avevi detto che potevo scegliere qualunque cosa! Sono diventata prefetto, non puoi negarmelo! A Molly hai comprato una collana realizzata dai Goblin! Potrei sempre dare la Starsweeper a uno dei miei cugini... Ho sentito che James..."

"Lucy, basta!" s'intromise Audrey, interrompendo il suo canticchiare. "L'anno scorso ci hai fatto una testa così per avere quel modello. Continuerai ad usarlo finchè ci sarà veramente bisogno di cambiarlo".

"Va bene!" sbottò Lucy. "Visto che non posso avere un nuovo manico di scopa, allora voglio Magie e stregonerie nel Medioevo".

Suo padre sbattè gli occhi incredulo, prima di borbottare: "Che cosa vuoi?"

"Magie e stregonerie nel Medioevo, il nuovo libro di Cornelia Babbling".

Percy si voltò verso la moglie e la fissò come se stesse consultando un oracolo. Lei ci pensò su un attimo, poi annuì: "Per me si può fare".

"Va bene, Lucy, puoi avere quel libro" disse suo padre con tono condiscendente, come se fosse stato lui a prendere quella decisione. "In fondo sei diventata un prefetto, te lo meriti".

Lucy balzò giù dalla sedia e corse ad abbracciarli. "Grazie! Siete i genitori migliori del mondo!"

Magie e stregonerie nel Medioevo, uscito da pochi mesi in tutte le librerie magiche del paese, era frutto di un lungo lavoro di ricerca da parte della storica Cornelia Babbling. Il libro aveva suscitato non poche polemiche per i suoi contenuti, ritenuti esageratamente violenti e troppo inverosimili. Senza contare lo scandalo che ne era derivato dopo la pubblicazione: l'autrice, poichè non era stata insignita del premio 'Ordine di Merlino, Terza Classe', aveva accusato il capo del Wizengamot di essere un corrotto e l'aveva definito 'Testa di rapa' durante un'intervista. Per questo motivo Molly era sopresa che i suoi genitori - soprattutto suo padre, che prendeva in antipatia tutti quelli che parlavano male del Ministero - avessero acconsentito senza troppa difficoltà alla richiesta di sua sorella. Anche se, a pensarci bene, era di Lucy che si trattava. La figlia prefetta. Dal modo in cui sorrideva soddisfatta, si capiva benissimo che quel libro non era un ripiego, ma il regalo che aveva in mente fin dall'inizio. Anche perchè era troppo affezionata alla sua Starsweeper per potersene separare. Aveva solo finto di voler un manico di scopa nuovo e, sapendo in anticipo la risposta dei genitori, aveva poi espresso una "seconda scelta", qualcosa che normalmente non le avrebbero mai comprato, ma che in quell'occasione risultava essere la scelta migliore. Trucco che ha imparato da me, naturalmente, pensò Molly solo che quando lo uso io non funziona mai! Anche lei infatti, come la sorella, desiderava leggere quel libro. Imprecò mentalmente contro Cornelia Babbling per non averlo pubblicato con un anno di anticipo.

"Non è giusto!" esclamò Artie, mettendo il broncio. "Molly e Lucy hanno avuto regali per tutta l'estate e io niente!"

"Molly ha preso dieci G.U.F.O. e Lucy è diventata prefetto. Se quest'anno ti impegnerai come al solito, toccherà anche a te" rispose Percy, con autorità.

Ma Audrey, dopo che ebbe posato uova e salsiccie sul tavolo, abbracciò il figlio e lo baciò sulla testa. "Il mio Artie-pulcino!" disse tutta dolce, coccolandolo. "Senti, quando andiamo a Diagon Alley potrai prendere qualcosa anche per te. Che ne dici?"

Solitamente Artie protestava quando sua madre lo trattava come un bambino: Artie-bello, Artie-coccolo e Artie-pulcino erano tutti repertori di quando era piccolo, ledevano la sua dignità. Certo, Audrey non lo coccolava di fronte agli altri parenti o agli estranei; il problema era che le sue sorelle maggiori lo prendevano in giro e lo ricattavano di continuo. Questa volta però, visto che in ballo c'era un regalo, Artie-pulcino si lasciò vezzeggiare senza alcuna lamentela.

All'improvviso un gufo entrò dalla finestra e lasciò tre lettere sul tavolo. Percy le prese e lesse il destinatario e il mittente. "Sono per voi. Vengono da Hogwarts!" disse, consegnandole ai figli.

"Perchè ci inviano altre lettere?" chiese Lucy. "La lista dei libri e il mio distintivo sono già arrivati".

"Forse vogliono ritirare quello di Molly" disse Artie, con un sogghigno.

"O forse vogliono espellere Artie!" gli rispose a tono. "Che pace sarebbe per gli insegnanti, togliersi di mezzo un 'So-tutto-io' che cerca di rubare loro il posto di lavoro. Si risparmierebbero un mucchio di problemi".

Il fratello la fulminò con uno sguardo ed esclamò: "Io non creo problemi! Sono un'ottimo studente! E soprattutto, rispetto le regole! Non come altre persone..."

"Chi di noi due ha la medaglia dei prefetti?" ribattè Molly.

"Io sono ancora al quarto anno!" protestò Artie. "E poi, non è una medaglia, è un distintivo! Non è un premio, è un una cosa molto..."

"BASTA!" esclamò Percy di colpo. Aprì nuovamente la bocca con l'intenzione di far subire ai figli una lunga ramanzina, poi rinunciò e si rivolse gentilmente alla secondogenita:" Lucy, per favore, puoi leggerci cosa c'è scritto nelle lettere?"

Lucy, che nel mentre aveva già letto la lettera ed era subito tornata alle sue salsiccie, alzò le spalle. "Dice solo di portare un abito da cerimonia" rispose con la bocca piena, "niente di importante".

Molly strappò subito la busta e lesse la lettera. Conteneva solo una frase che confermava le parole della sorella:

Tutti gli studenti dal quarto anno in su dovranno portare, oltre al materiale elencato nella lettera precedente, un abito da cerimonia. 

Distinti saluti,

Filius Vitius
Vicepreside


Girò e rigirò la lettera, ma non c'era scritto altro. Era molto strano: a Hogwarts non c'erano mai stati eventi che avessero richiesto l'uso dell'abito da cerimonia. Le uniche occasioni erano le feste del Lumaclub, ma erano esclusive a pochi studenti. Forse il professor Lumacorno aveva intenzione di includere anche lei e i suoi fratelli nella sua collezione... No, era impossibile: Artie era troppo giovane e la lettera specificava espressamente 'tutti gli studenti'. Ma allora, cosa poteva essere? L'abito da cerimonia aveva a che fare con la misteriosa conversazione della scorsa sera?

Sua sorella e suo fratello non mostrarono alcun interesse. Suo padre non aprì bocca, ma si vedeva che c'era qualcosa che lo contrariava. L'unica a parlare fu sua madre: "Certo che potevano avvisarci un po' prima. Pazienza! Vorrà dire che allungheremo il nostro giro a Diagon Alley. In fondo ci dovevamo già andare per prendere i libri nuovi e i vostri regali. Devo anche passare al mio negozio per ritirare la nuova fornitura di tempere..."

E io, pensò Molly con un sogghigno, devo passare da Rose a ritirare le informazioni relative a questa misteriosa faccenda.

 
~ o ~

Dopo aver baciato la moglie e salutato i figli, Percy si smaterializzò al Ministero. La sua famiglia, invece, avrebbe viaggiato con la Metropolvere. Era uno dei mezzi magici di trasporto che a Molly piaceva di meno: non che andasse matta per la Passaporta, il Nottetempo e il manico di scopa, ma almeno con questi non ci si copriva di cenere e non si rischiava di finire nel camino sbagliato se non si pronunciava correttamente il nome del luogo. Non vedeva l'ora di ottenere la licenza di Smaterializzazione. Invidiava i suoi cugini più grandi che già si smaterializzavano. Qualunque fossero le sue preferenze, dopo colazione la ragazza era in fila con i suoi fratelli davanti al caminetto del salotto, ad aspettare il proprio turno per entrarci, prendere una manciata di polvere e gridare "Diagon Alley".

Fortunatamente, tutti riuscirono ad arrivare al Paiolo Magico senza perdersi. A quell'ora, il locale era pieno di maghi e streghe. Hannah Paciock, la proprietaria, era dietro al bancone e chiaccherava con un cliente. Appena li vide, li salutò da lontano. Di solito la loro madre si fermava a scambiare quattro chiacchere con lei, ma quel giorno erano di fretta e si limitò a ricambiare il saluto. Alcuni maghi si voltarono a guardare Audrey: tutti la conoscevano non solo perchè era un'artista rinomata, ma anche per il suo matrimonio con un Weasley. Ormai Weasley era un cognome piuttosto celebre nel mondo magico. Prima della Battaglia di Hogwarts, non aveva goduto della stessa fama: i membri della loro famiglia erano considerati dei traditori da parte delle altre famiglie purosangue, indegni di far parte della comunità magica perchè non condividevano l'idea della "purezza di sangue". Di sicuro c'era qualcuno che la pensava ancora così (questo Molly l'aveva sentito da nonno Arthur), proprio come ci sarebbero sempre stati maghi e streghe con pregiudizi verso Magonò, Babbani e Nati Babbani.

Si diressero verso il cortiletto sul retro del Paiolo Magico, dove Audrey colpì con la bacchetta tre precisi punti del muro. I mattoni iniziarono a spostarsi fino a creare l'ingresso per la via. 

Gli ultimi giorni di Agosto erano quelli in cui Diagon Alley era più affollata: la strada brulicava di giovani maghi e streghe i quali, assieme ai genitori, si affrettavano a fare gli ultimi acquisti per la scuola. Naturalmente, i negozianti ne approfittavano, alzando i prezzi di qualche falce in più. C'era il solito gruppetto di ragazzini con il naso appiccicato alla vetrina che ammirava il nuovo manico da corsa. Mentre passavano per la via, videro un ragazzo di circa tredici anni uscire dal negozio di animali con un pipistrello - Molly si chiese se gli avessero mai permesso di portare a Hogwarts una roba del genere. Di solito chiudevano un occhio per topi, criceti e puffole pigmee, anche se teoricamente non erano ammessi, ma un pipistrello...

La prima tappa fu la sartoria di Madame McClan, dove si fermarono con l'intenzione di comprare degli abiti da cerimonia. La ricerca fu infruttuosa: di solito Molly amava guardare e provarsi i vestiti, tuttavia quel giorno la sua mente vagava altrove, sempre per via della questione misteriosa. Tra i dieci vestiti che provò, nessuno le piacque veramente. Lucy, dopo aver sbuffato e osservato i vestiti con aria annoiata, se ne provò uno bianco con le frange, che tuttavia le era troppo lungo e la faceva assomigliare a un Demiguise. Artie, che come la sorella non vedeva l'ora di uscire, insisteva con il voler andarsene per conto suo, che tanto la sua presenza lì era inutile e che in ogni caso non gli piacevano le cerimonie. Alla fine Audrey, che iniziava anche lei a spazientirsi, comprò un abito blu scuro per il figlio (quello che aveva meno fronzoli) e delle stoffe per cucire dei vestiti che rientrassero nei gusti delle figlie. Era una fortuna che la loro madre se la cavasse anche con l'ago e filo, oltre che con il pennello.

Si recarono poi all' 'Elisir di lunga vita', un negozio dalle pareti color lilla che vendeva creme incantate, prodotti magici per i capelli e pozioni di bellezza. La loro cugina Dominique, che si era diplomata a Hogwarts da un paio d'anni, vi lavorava come apprendista e commessa. Appena entrarono nel negozio, la ragazza corse verso di loro tutta felice, li abbracciò e li baciò sulle guancie - un'abitudine che aveva preso dalla madre, la zia Fleur. Proprio come quest'ultima, era stupenda, alta, con i capelli biondo-argento che le cadevano morbidi lungo la schiena.

"Sono così felice che siate passati a trovarmi!" esclamò con un tono di voce più alto del normale. "Stamattina ho ricevuto una notizia meravigliosa e non vedevo l'ora di dirla a qualcuno! Ve la dico ora a voi! Madame Fanny ha promesso di portarmi con lei alla prossima Fiera Magica di Bellezza e Giovinezza! Pensate a quante pozioni per pelle e capelli mi regaleranno! E a quanti pozionisti famosi potrò vedere dal vivo! Avrò anche l'occasione di incontrare Adolphus Adelophilus!"

Molly non aveva idea di chi fosse Adolphus Adelophilus, ma si lasciò comunque trascinare dall'entusiasmo della cugina e, assieme a sua madre, l'abbracciò. "Congratulazioni, Domi!"

Anche Artie si mostrò interessato, ma per motivi ben lontani dai prodotti magici di bellezza. "Vuoi dire che un giorno ti inviteranno a far parte della Più Straordinaria Società di Pozionisti?"

Dominique rise eccitata. "Chi lo sà! Ma state certi che farò conoscere me e la mia pozione al mondo intero! Pensateci! Dominique Weasley, inventrice della Pozione Snellente! Non solo mi inviteranno a far parte della Società, ma faranno una figurina dedicata a me nelle Cioccorane! Sono così felice che mi metterei ad urlare!"

"Come se non lo stessi già facendo" disse Lucy, facendo segno di abbassare il tono di voce.

Ma la ragazza continuò a chiaccherare imperterrita, senza accorgersi dello sbigottimento degli altri clienti e dello sguardo arcigno di Madame Fanny, la proprietaria. Dominique aveva spesso la testa sulle nuvole, ma questo non le impediva di essere la più brava pozionista della sua generazione. A soli dodici anni era riuscita a replicare una complicatissima pozione per far sparire i brufoli. Oltre al suo talento, aveva una forza d'animo e un ottimismo che Molly ammirava e invidiava allo stesso tempo: era sicura che, se avesse avuto anche solo un quarto della positività di sua cugina, avrebbe affrontato il quinto anno senza soffrire troppo per Mark e senza preoccuparsi eccessivamente per gli esami.

Comprarono un paio di creme e si affrettarono ad uscire, dopo che Dominique li ebbe baciati e abbracciati tutti ancora una volta. Prima di andarsene, Audrey rivolse un sorriso di scusa alla proprietaria.

Con somma gioia di tutti, sopratutto dei due Weasley minori, arrivarono al 'Ghirigoro', un posto dove nessuno aveva mai fretta di uscire. Una delle poche passioni che avevano in comune i cinque membri della famiglia era proprio la lettura. In casa loro, i libri si potevano trovare quasi in ogni stanza: cataloghi d'arte di Audrey, volumoni sulla legge magica di Percy, testi scolastici, manuali sul Quidditch, su animali, libri storici, biografie di maghi e streghe famosi e romanzi babbani. I genitori di Audrey, nati babbani, le avevano trasmesso l'amore per la cosidetta "letteratura babbana"; Audrey, a sua volta, l'aveva trasmesso alla sua famiglia. Suo marito, il quale all'inizio era stato poco propenso a leggerli, aveva detto: "Se mio padre avesse portato a casa qualcuno di questi libri, oltre che a tutti quegli aggeggi, forse non avrei giudicato la sua ossessione troppo severamente".  Anche i loro figli li apprezzavano. Molly amava gli scrittori babbani perchè erano in grado di farle vivere quelle avventure che non riusciva a trovare nella sua vita reale. La magia dei romanzi non era come quella con cui aveva a che fare ogni giorno, era molto più intrigante. Si ricordava delle ore che aveva trascorso a leggere Il giro del mondo in ottanta giorni durante la Coppa del mondo del 2014, come era stata catturata dalle parole a tal punto da non sentire il baccano della gente che esultava intorno a lei.

Certo, il 'Ghirigoro' non vendeva romanzi babbani, ma per Molly non si dice mai di no a un posto pieno di libri, e un volume di storia o una biografia su qualche mago importante bastava a farla contenta.

Come avevano previsto, la libreria era affollata. Si separarono e ognuno andò per conto suo. Molly vagò tra gli scaffali, fermandosi di tanto in tanto a sfogliare qualche libro e rimpiangendo di aver speso tutti i suoi soldi in Egitto. Mentre era intenta a contemplare delle bellissime illustrazioni da Jiggery Pokery e Hocus Pocus di Brian Gagwilde, sentì una voce familiare che la chiamava. Si voltò e vide una ragazza che veniva verso di lei, facendosi largo tra la folla. Aveva quindici anni, capelli castano chiaro e indossava uno strano vestito a fiori pieno di tasche.

"Shirley!"

Molly mise giù il libro e l'abbracciò. "Sembra un secolo che non ti vedo! Come stai?"

"Bene..." rispose la ragazza, anche se dal tono di voce si poteva intuire che nascondeva qualcosa. Prima che Molly potesse fare domande al riguardo, continuò:" Lucy mi ha detto che venivate a Diagon Alley. quindi ne ho approfittato anch'io... Mia madre doveva andare a comprare degli ingredienti per la pozione..."

"Lucy ti ha già detto di essere diventata prefetto?"

Gli occhi di Shirley brillarono. "Oh, sì! Come sono contenta! Lei è così brava, se lo merita davvero. Spero proprio che diventi anche capitano della squadra di Quidditch!"

Molly alzò gli occhi al cielo ed esclamò: "Ti prego, non iniziare anche tu! A casa la venerano come se fosse Merlino, ci manca solo che le facciano una statua".

"Però devi ammettere che se lo merita. Poi ha menzionato anche i tuoi risultati..."

"Gentile da parte sua, condividere la gloria con una povera mortale come me" disse Molly, sarcastica.

"... e penso che sei stata davvero in gamba. Dieci G.U.F.O.! Io non ce l'avrei mai fatta. Siete tutte e due bravissime... anche Artie lo è! A proposito, dove sono?"

"Non ne ho la più pallida idea. Se li conosco bene, Lucy con mia mamma a ritirare il suo premio da prefetto, Artie invece nel reparto delle creature strane".

La ragazza rise, anche se ormai era abituata alle continue battute che i suoi amici si facevano l'un l'altro. I tre Weasley conoscevano Shirley fin da quando erano piccoli: era l'unica figlia di Thaddeus Farley, dipendente all' Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, nonchè caro amico di Percy. I loro padri erano diventati amici mentre si coprivano le spalle l'un l'altro durante la Seconda Guerra Magica, mentre il Ministero era sotto il dominio dei Mangiamorte, i Nati Babbani e i traditori di sangue venivano arrestati ogni giorno. In quel tempo, chiunque non fosse dalla parte dei Mangiamorte era tuo amico, ma l'amicizia tra i due era rimasta anche dopo la guerra. Per questo motivo, Percy aveva sempre raccomandato ai figli di essere gentili con Shirley. Non che ce ne fosse stato il bisogno, in realtà, poichè erano subito andati d'accordo con lei. Pure Shirley era rimasta conquistata dai tutti e tre, anche se quella a cui si era legata di più era Lucy.

Li trovarono vicino alla cassa: Audrey stava pagando i loro libri di scuola nuovi, Artie era davvero riuscito a convincere la madre a regalare qualcosa anche a lui e Lucy stringeva a sè Magie e Stregonerie nel Medioevo. Molly si mise ad elaborare mentalmente un metodo per sgraffignarlo, ma non credeva che entrare nella sala comune dei Corvonero senza farsi notare fosse stato possibile. La cosa migliore sarebbe stata chiederglielo in prestito in un momento in cui era particolarmente di buon umore. Spero proprio che i Corvonero vincano almeno una partita quest'anno...

Dopo i soliti convenevoli tra Shirley e la sua famiglia, Audrey annunciò che doveva recarsi all' 'Impero delle luci', il suo negozio di quadri, a ritirare dei colori nuovi che le erano arrivati. Loro, intanto, potevano dirigersi dagli zii, lei li avrebbe raggiunti dopo. Molly, che non vedeva l'ora di parlare con Rose, non se lo fece ripetere due volte.

Come la libreria, anche il 'Tiri Vispi Weasley' si riempiva di maghi e streghe durante gli ultimi giorni delle vacanze, soprattutto da bambini e adolescenti. Una volta lo zio George gestiva da solo il negozio, qualche anno fa lo zio Ron si era unito a lui nell'impresa, diventando co-proprietario. A Molly era sembrata un po' strana l'idea di un negoziante di scherzi sposato con il Ministro della Magia, anche se, in fondo, la stranezza era proprio ciò che caratterizzava la famiglia Weasley.

Appena entrarono, Lucy trascinò Shirley da una parte e Artie sparì tra la folla. Evidentemente si erano totalmente dimenticati di quello che gli aveva raccontato la sorella ieri sera. Molly provò a cercare Rose con lo sguardo, ma non la vide. Si diresse quindi verso la cassa, per salutare gli zii. Ron, appena vide la nipote, le sorrise e si mise a parlare con lei, mentre serviva i clienti. "Ciao, nipotina. Come stai? Ho ricevuto il gufo di tuo padre..."

"Ti ha già detto..."

"Certo! Scommetto che ha inviato gufi a mezzo mondo magico, da quanto è orgoglioso... Ma non lo biasimo, sei stata brava! Pure Lucy, ma c'era da aspettarselo..."

Già, come al solito.

"... appena la trovo le faccio le congratulazioni! Pure Rosie è diventata un prefetto. Beh, anche per lei non avevo dubbi. Ha il cervello di sua madre, anzi, sono sicuro che la supererà nei G.U.F.O. Comunque volevo mostrarti..." suo zio si mise a frugare nelle tasche del suo mantello, ma la ragazza lo fermò subito. Un ragazzino in coda per le casse li stava fissando infastidito.

"Rose è qui?"

"Sì, certo... Eccola lì" lo zio Ron indicò un punto vicino alla gabbia delle Puffole Pigmee.

Molly lo ringraziò e si diresse verso di lei. Era una ragazza alta, lentigginosa, con un lungo naso come quello del padre e con un cespuglio di capelli rossi e crespi molto simile a quello di sua madre. 

"Ciao, Rose".

Sua cugina si girò. "Oh, ciao Molly. Mio papà ti ha già mostrato la sua nuova invenzione?" chiese con un sospiro.

Molly sorrise: sapeva che sua cugina non apprezzava molto gli scherzi e le invenzioni di suo padre. "Non gliene ho dato il tempo. Ascolta, volevo chiederti..."

"Papà ha detto che sei riuscita a prendere dieci G.U.F.O. Niente male, davvero".

Molly la ringraziò, nonostante sapesse benissimo che dal punto di vista di sua cugina, la quale puntava al massimo, quel risultato non era niente di che. Ma ciò che la infastidì fu il tono stupito con cui lo disse, come se Molly fosse stata una zoppa che aveva appena vinto una gara di ballo. Probabilmente una settimana fa non avrebbe mai creduto possibile che sua cugina potesse raggiungere un tale livello negli esami più importanti. A volte Rose era seriamente convinta di essere l'unica della sua famiglia ad avere un cervello e si dava un po' troppe arie. Da una parte comprensibile, visto che era la figlia di due delle tre persone più celebri del mondo magico - una delle quali era il Ministro della Magia e "la strega più brillante del secolo". Come se non bastasse, era giocava come Cacciatrice dei Grifondoro, era lodata dagli insegnanti per i suoi bei voti e girava accompagnata da una cricca di ammiratori. Una delle sue confidenti era Polly Chapman, una delle ragazze più idiote che Molly avesse mai conosciuto, e ciò non aiutava di certo a frenare la sua vanità. A casa, suo padre non sprecava elogi per la sua "Rosie che è intelligente quanto sua madre". Nonostante questo, non era una ragazza cattiva e negli ultimi tempi sembrava essere diventata un po' meno snob. Questo probabilmente era dovuto al fatto che aveva ricominciato a parlare con Albus, che prima di Hogwarts era stato il suo
 miglior amico. Il suo vero amico.

"Già l'anno scorso ho iniziato ad esercitarmi con gli incantesimi del quinto anno e mi sono riusciti sempre. Sono sicura che non avrò grosse difficoltà..."

"Rose, per caso tua madre ti ha detto qualcosa riguardo Hogwarts?" l'interruppe Molly. Vedendo che la cugina non capiva, si spiegò meglio: "Ho sentito mio padre discutere con nonno e zio George di qualcosa che succederà a scuola. Nel discorso ha menzionato tua madre e Cyrus Clawson, il Capo del Dipartimento degli Sport Magici, e ha detto che stanno prendendo delle decisioni riguardo a una cosa... O che le hanno già prese".

Rose si accigliò. "Sei sicura che riguardi Hogwarts?"

"Sì, ad un certo punto hanno anche fatto il nome mio e di Fred. Inoltre, stamattina è arrivata la lettera... a te è arrivata la lettera da Hogwarts, vero?"

Sua cugina annuì. "Sì, anche a me è sembrato sospetto. Forse Lumacorno vuole dare qualche festa... Ma sembra strano che inviti tutti, però..." si fermò un attimo a riflettere, prima di riprendere a parlare, stavolta con un tono un po' infastidito: "Comunque mamma non mi ha detto niente".

Si vedeva che la seccava essere lasciata fuori dalle questioni importanti, non meno di quanto seccasse a Molly. Prima che potesse anche solo elaborare la sua delusione per non aver scoperto nulla, sua cugina esclamò:" Oh, no! Anche qui me lo ritrovo!"

Molly si voltò. Fece in tempo a scorgere una nuca bionda prima che Rose l'afferrasse per un braccio e la trascinasse a sè. "Non voltarti! Non voglio che ci veda!"

Molly alzò gli occhi al cielo. Anche se non l'aveva visto in faccia, sapeva che c'era solo una persona a cui sua cugina poteva riferirsi: Scorpius Malfoy. Ogni volta che il ragazzo entrava in una stanza, Rose mostrava un fastidio esagerato; se osava addirittura rivolgerle la parola, la ragazza lo ignorava o addirittura gli diceva di sparire. Chiunque era cosciente del fatto che Rose stava solo fingendo di odiarlo e che in realtà a lei sotto sotto non dispiacessero quelle attenzioni: passava ore intere a parlare di lui, di quanto la irritasse. Molly non sapeva spiegarsi il perchè di questo comportamento. Forse era solo orgoglio o, molto semplicemente, non voleva farsi vedere assieme a un Serpeverde. Senza contare il fatto che il Serpeverde in questione era un Malfoy e che la popolarità di quel cognome era molto scesa negli ultimi tempi, proprio come quella dei Weasley era salita. Qualunque fosse la ragione, non vedeva l'ora che sua cugina mettesse da parte il suo orgoglio e ammettesse i suoi sentimenti. Non era più disposta a sopportare tutte quelle scene e non era l'unica a pensarla così.

"Rose, sai se qui c'è Roxanne?"

"Non riesco proprio a capire perchè si ostini a seguirmi..." disse Rose, senza neanche ascoltarla. Si era nascosta dietro uno scaffale e non staccava gli occhi dal ragazzo. "Gli ho già spiegato mille volte che tra lui e me non c'è niente..."

"Ci vediamo a scuola, Rose".

Molly si allontanò dalla cugina e si mise a guardare la linea di prodotti dedicati alle streghe: profumi che si trasformavano in puzze una volta spruzzati, creme che facevano diventare viola la pelle e pozioni d'amore. Non sapeva perchè i suoi zii si ostinassero a vendere quella roba: già varie volte avevano avuto problemi con la legge, ma loro l'avevano scampata per un pelo dicendo che il prodotto non fosse assolutamente paragonabile a un filtro d'amore vero e proprio, visto che l'effetto spariva in poche ore. Secondo lei, poche ore erano già troppe: la sola idea di qualcuno in grado di manipolare le emozioni, anche se per breve tempo, la faceva rabbrividire. A Hogwarts era stata severamente proibita, dopo vari casi di ragazzi a cui era stata somministrata. Sapeva che anche suo zio Ron, da giovane, aveva mangiato per sbaglio dei cioccolatini contenenti quel filtro (indirizzati allo zio Harry) e ne era conseguito un grave incidente, ma lui ci scherzava sempre su: "Non mi si può proprio stare lontano".

Distolse gli occhi dai prodotti e si accorse della presenza di un ragazzo dai capelli color sabbia, intento a leggere l'etichetta di una boccetta di vetro blu. Era Jack Hitchens, un Tassorosso del suo stesso anno. Avevano frequentato molti corsi insieme e l'anno precedente avevano stretto amicizia. Si avvicinò a lui.

"Ciao, Jack!"

Il ragazzo sussultò e si lasciò sfuggire dalle mani la boccetta blu, che cadde a terra e si ruppe. Immediatamente il pavimento si riempì di acqua stagnante, con tanto di flora e fauna. Alcune ragazze lì vicino strillarono e altre persone si allontanarono, disgustate. Jack arrossì per l'imbarazzo.

"Mi dispiace!" esclamò. "C-chiedo scusa, n-non l'ho fatto a-apposta..."

Molly, cercando di ignorare la sgradevole sensazione del fango che entrava nelle scarpe, gli sorrise gentilmente. "Tranquillo, non è niente..." gli rispose, con una voce che tradiva un certo disagio.

George si precipitò immediatamente lì e, con un colpo di bacchetta, asciugò tutto il pavimento. Poi puntò il dito contro la nipote e disse con severità: "Sei in un mare di guai, signorina! Aspetta che lo venga a sapere tuo padre!"

"No!" urlò Jack, voltandosi verso di lui. "E' stata colpa mia! S-sono stato io a... L-lei non c'entra, signor Weasley... Io...".

George scoppiò a ridere. Molly si unì a lui. Il ragazzo li guardò con gli occhi spalancati, confuso.

"E' tutto a posto," disse George, sorridendo, "non sgrido mai i miei clienti, soprattutto se sono miei nipoti. Non è la prima volta che qualcuno rompe qualcosa in questo negozio. Piuttosto, sei fortunato che oggi ci sia uno sconto sulle Paludi Portatili!" Fece l'occhiolino alla nipote e se ne andò.

Molly sorrise e scosse la testa. "Mio zio".

Vedendo che il ragazzo sembrava a disagio, disse: "Senti, non ti preoccupare, pago io...".

"No, è giusto che paghi io. L'ho rotta io. Scusa ancora... Io non...".

"Non ti preoccupare. Tanto, ci sono abituata. E' uno degli scherzi preferiti dai miei cugini".

"Ok".

Rimasero in silenzio. Jack, tutto rosso in viso, fissava per terra. Molly non sapeva cosa dire. Non voleva assolutamente ricorrere per l'ennesima volta ai soliti argomenti banali come le vacanze, l'Egitto e i risultati scolastici. Perchè era così difficile parlare con questo ragazzo? Anche l'anno scorso le era sembrato timido, ma non così timido. Forse lei era abituata a interagire con ragazzi un più sicuri di sè. Era una delle caratteristiche che l'aveva attratta in Mark.

 Ringraziò Merlino quando vide Shirley venire verso di lei.

"Molly, guarda cosa ho trovato!" disse, mostrandole un pacchetto di caramelle gommose.

"Mmm... Mou Mollelingua. Scelta interessante. Promemoria per il futuro: non accettare mai alcuna caramella da Shirley!"

Shirley scoppiò a ridere e disse: "Non le darei mai a te. Ma, forse, se qualche compagno mi dà fastidio..."

"Sei impazzita? Potresti finire nei guai!"

"Allora forse è meglio che neanche io accetti una caramella da te o che non ti dia mai fastidio..." s'intromise Jack. Poi allungò la mano e si presentò: "Jack Hitchens".

"Shirley Farley" la ragazza ricambiò la stretta, sorridendo.

Il ragazzo la fissò attentamente e poi le chiese: "Ehi, ma lo sai che non ti ho mai vista prima? In che Casa sei?"

Questa volta fu Shirley ad abbassare lo sguardo. Se prima Molly era stata imbarazzata, ora si sentiva a disagio. Non per lei stessa, ma per l'amica, il che era anche peggio.

"Nessuna" rispose piano Shirley. "Non vado a Hogwarts".

"Ah, no? Allora in che scuola studi? A Beauxbatons? Oppure a Durmstrang? No, aspetta, secondo me vai a Ilvermorny. Parli troppo bene l'inglese..."

"Non vado neanche lì" replicò Shirley in fretta.

Molly cercò di pensare a qualcosa per cambiare argomento, ma non lei venne in mente niente. Ma perchè ultimamente le risultava così difficile parlare con i suoi amici? Con i suoi fratelli ci riusciva benissimo.

Jack, senza accorgersi della tensione che crepitava, continuò: "Ma allora, scusa, se non vai a Hogwarts e non vai a Ilvermorny... vuoi dire che sei australiana? Che scuola magica c'è in..."

"Vuol dire che non vado proprio da nessuna parte" rispose Shirley, brusca. Poi sussurrò piano, senza guardare in faccia il ragazzo di fronte a lei: "Sono una Magonò".

Era la prima volta che Molly sentiva l'amica pronunciare quella parola. Di solito lo evitava e descriveva la sua condizione in altri modi, proprio come decenni fa le persone si rifiutavano di chiamare Voldemort con il proprio nome. In quel momento, non poteva fare a meno di ammirarla, ma sentì anche la vergogna che provava l'amica e quanto le era costato dirlo direttamente senza giri di parole.

Coscientemente, sapeva che non era assolutamente colpa di Jack, che non poteva sapere e che non intendeva assolutamente metterla a disagio. Ma le fu inevitabile infastidirsi lo stesso quando lui, preso alla sprovvista e non sapendo come replicare, finì per dire la cosa peggiore: "Ah, mi dispiace..."

Molly, prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente, prese l'amica sottobraccio e la trascinò via, rivolgendgli un saluto più secco di quel che avrebbe voluto: "Ci vediamo, Jack".

Al ragazzo non rimase altro da fare che rimanere lì imbambolato, a guardare le due che si allontanavano e ad abbattersi per aver fatto l'ennesima figuraccia di fronte a Molly Weasley.

Andarono verso lo scaffale dei prodotti meno venduti, i Broom Broom kit, l'angolo più tranquillo del negozio. Lucy era lì. Solo ora Shirley rivelò quello che l'aveva tormentata per tutta la mattina: "Mamma e papà vogliono che lasci la scuola babbana e che studi quello che studiate voi, ma da privatista".

Entrambe le amiche spalancarono gli occhi. "Vuoi dire che si affideranno a quei corsi farlocchi, tipo SpeedyMagic o CharmYourself?" gridò Lucy. "Dì ai tuoi di non farlo, ti prego! Sono soldi e tempo buttati!"

"Certo che no," rispose Shirley in fretta, "hanno solo detto che è meglio che lasci il St. Claire e che mi metta a imparare... Ovviamente non potrò imparare Incantesimi, Difesa Contro le Arti Oscure e altre cose così... Ma chiameranno un insegnante per materie come Storia della Magia, Rune Antiche, Astronomia... Per quelle non occorre essere streghe, vero?" 

Molly e Lucy sorrisero: il St. Claire era l'istituto babbano che frequentava la loro amica. Sapevano che non era riuscita a integrarsi in quell'ambiente e che lo detestava. 

"Ma è meraviglioso!" esclamò Molly. "Non sei contenta?"

Shirley alzò le spalle. "Non lo so. Sono felice di lasciare quella prigione, questo sì, ma non penso che quella dei miei sia una buona idea. Insomma... Mio padre dice che ora c'è una mentalità più aperta nei nostri confronti. Hanno iniziato ad assumere qualche magonò al Ministero, per fargli fare qualche compito d'archivio o segretaria o cose così... Oppure l'insegnante a Hogwarts... Ma non so se potrei trovarmi bene".

Non ebbero bisogno di chiederle a cosa si riferisse: conoscevano bene la differenza tra quello che diceva la legge e quello che pensava la società. 

"Ma a te, cosa piacerebbe fare?" le domandò Lucy.

Ci fu un momento di pausa da parte di Shirley, la quale poi ammise a bassa voce: "Mi piacerebbe moltissimo lavorare con voi".

"Allora provaci! Non puoi mica passare il resto della tua gioventù nelle scuole babbane! E poi, nel caso volessi lavorare a Hogwarts, sarebbe ora che il professor Rüf schiodasse dalla cattedra!"

"Molly!"

"Che c'è? Dico solo che un fantasma dovrebbe andare in pensione prima di morire!"

Shirley scoppiò a ridere. Guardò il pacchetto di Mou Mollelingua che stringeva tra le mani e lo mise giù. "In quel caso, non penso che queste mi serviranno più. A meno che il mio nuovo insegnante non sia fastidioso come i miei vecchi compagni della St. Claire".

"Quindi hai deciso...".

"Di prendere un anno sabatico dalla scuola babbana e provare a studiare magia. Poi prenderò la mia decisione definitiva".

Molly e Lucy la abbracciarono, tra urletti di gioia. "Tienici informati, mi raccomando! Anche Artie vorrà sapere tutto!".

"Solo se voi mi scrivete tutto quel che accade a Hogwarts".

Molly annuì. Se solo avesse saputo a cosa stava andando incontro!

Prima ho usato il termine Goblin e non Folletti perchè penso che sia più corretto (la prima traduzione si era sbagliata).
Il nome del negozio di quadri dove lavora Audrey, L'impero delle luci, è copiato ispirato dall'omonimo gruppo di quadri del pittore René Magritte. 

 
Per quanto riguarda Rose, vale lo stesso discorso che ho fatto per Albus: non ho intenzione di fare di lei l'antipatica stronza della situazione (non lo è lei in questa storia), cercherò di darle quell'evoluzione che non ha avuto in The Cursed Child.

Ho inserito vari riferimenti a cose menzionati nella saga originale o su Pottermore. Sapete dirmi quali? ;)

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Capitolo 4
*** Il primo settembre ***


Vi chiedo scusa se non ho potuto aggiornare prima. Purtroppo gli ultimi mesi sono stati un delirio. Per fortuna, ora è finito. Scommetto che neanche Dobby ha mai sgobbato così tanto in vita sua. 

Questo capitolo è stato più lungo degli altri. Dovevo introdurre altri personaggi e non sono per niente sicura di come mi sia riuscito. A proposito, sto rileggendo in inglese 'Harry Potter and the goblet of fire'. Di sicuro mi tornerà utile.

Bando alle ciance, vediamo come prosegue la storia...

Capitolo quattro: Il primo di settembre 
 
 "Lo giuro su Ulick Gamp, questa è l'ultima volta che ci svegliamo così tardi!" 
 
Ogni primo settembre, da quando era entrata a Hogwarts, Molly sentiva suo padre pronunciare quella frase. Lo considerava ormai una sorta di rito ufficiale che annunciava la fine delle vacanze, anche più del discorso della Preside McGrannit durante il banchetto di inizio anno. Anzi, a dire il vero era solo una piccola parte di quel rito che vedeva i membri della famiglia, mezzi vestiti e non del tutto svegli, correre avanti e indietro da una stanza all'altra, cercando di raccattare vestiti e oggetti di scuola mancanti. 
 
Il primo settembre aveva uno strano potere sulla sua famiglia, soprattutto su suo padre. 
 
"Possibile che non siate mai pronti?" esclamò Percy, di cattivo umore. "Ve l'avrò detto un migliaio di volte, di preparare i bagagli il giorno prima! Lo sapete che per me è essenziale arrivare in orario! Sono..." 
 
"Sei il Capo del Dipartimento dei Trasporti Magici e devi arrivare in orario per assicurarti che tutto sia al suo posto e funzioni perfettamente affinché non ci siano inconvenienti durante il viaggio!" sbottò Audrey, la quale girava per la casa ancora in camicia da notte. "Tesoro, sono sposata con te da vent'anni. Pensi che possa scordarmi, anche solo per un secondo, che lavoro fa mio marito?" 
Percy si schiarì la voce, spingendosi gli occhiali su per il naso. Molly, che in quel momento stava uscendo dal bagno, si affrettò in camera sua per non sorbirsi la solita paternale sull' essere sempre pronti e organizzati. Doveva assolutamente finire di preparare il suo baule. Sapeva già, che si sarebbe dimenticata qualcosa a casa e che sarebbe stata costretta a farsela inviare via gufo. All'inizio del terzo anno era persino riuscita a scordarsi la divisa. 
 
Mentre infilava in fretta vestiti, libri, fogli di pergamena e boccette d'inchiostro - quel giorno non poteva permettersi il lusso di trovare un ordine a tutto - sentì che nella stanza accanto era scoppiato un litigio. Da quel che poteva intendere dalle urla confuse, Lucy aveva accusato Artie di aver fatto uscire Astrid (la sua civetta, regalo di compleanno da parte dei genitori, chiamata come una famosa giocatrice di Quidditch norvegese che ammirava molto) dalla gabbia. Lui, già nervoso di suo perché non trovava il suo manuale di Erbologia, l'aveva chiamata "Gnomo da giardino". In tutta risposta, Lucy l'aveva colpito con il suo manico di scopa. Altre grida, altri insulti. I genitori che entravano in camera e cercavano di calmarli, senza risultato. Altre discussioni, finché... 
 
"NON MI INTERESSA CHI HA COMINCIATO! VI VOGLIO TUTTI IN MACCHINA! ORA!" 
 
Sospirando, Molly afferrò il suo baule - ancora mezzo aperto - lo trascinò giù per due piani di scale. I suoi fratelli non tardarono a raggiungerla, silenziosi e imbronciati. Percy li seguiva a ruota, tenendo in mano la scopa da corsa. Evidentemente non aveva escluso la possibilità che Lucy servisse qualche altra percossa ad Artie; conosceva troppo bene i suoi figli per lasciar loro il beneficio del dubbio. 
 
I bagagli furono caricati e salirono tutti in macchina. Per ultima arrivò Audrey, spettinata e con la camicetta sbottonata. Era riuscita a trovare il manuale di Artie e a rinchiudere Astrid nella gabbia. 
 
"Ecco qui," disse, consegnandoli ai figli, "il manuale l'avevi lasciato in cucina, Artie. E tu, Lucy, devi imparare a tener a bada la tua civetta".  
 
"Non è colpa mia," protestò la ragazza, "siete stati voi a scegliermi un uccello indemoniato". 
 
"Tale uccello, tale padrona" borbottò Artie, ancora seccato con la sorella per la rissa precedente. Lucy lo fulminò con uno sguardo. 
 
"Sciocchezze. C'è modo e modo di trattare un gufo. Mi ricordo di come Ron trattava il suo: per forza era sempre agitato! Invece io, quando ricevetti Hermes, ci misi solo qualche giorno ad abituarlo..." 
 
"A proposito, caro..." Audrey lo interruppe, porgendogli una bacchetta. "Non vogliamo che il nostro Capo del Dipartimento dei Trasporti Magici arrivi in stazione senza la possibilità di fare magie, vero?" 
 
"Oh, grazie cara..." sorrise il marito imbarazzato. "L'avevo lasciata in camera... Non mi ero reso conto... Grazie".
 
Audrey si allungò verso di lui e gli stampò un bacio sulle labbra. "Lo so," disse sorridendo, "hai la moglie migliore del mondo". 
 
Molly fu impressionata dalla tranquillità con cui sua madre affrontava queste situazioni: c'erano delle volte in cui era già tanto se si ricordava di uscire con i vestiti addosso, ma durante i momenti di crisi in famiglia era l'unica a non perdere la testa. Le dovrebbero fare un monumento solo per il fatto che è in grado di gestire le nostre paturnie... pensò Molly, mentre osservava la madre che si abbottonava in fretta la camicetta. 
 
Il viaggio verso la stazione di King Cross proseguì senza impedimenti. Lucy riuscì a monopolizzare tutta l'attenzione verso di sé, parlando delle mosse che voleva tentare durante gli allenamenti di Quidditch (non aveva dubbi che l'avrebbero tenuta in squadra, sapeva di essere una risorsa preziosa per i Corvonero) e dei risultati che sperava di ottenere nei G.U.F.O., quando Artie annunciò, dal nulla, che voleva uno Snaso. 
 
"Uno Snaso?" esclamò Audrey, sbalordita. "Neanche per sogno faccio entrare uno Snaso in casa mia". 
 
"Ma come ti vengono in mente certe idee?" chiese Percy, senza distogliere gli occhi dalla strada. 
 
"Gli Snasi trovano tesori" spiegò Artie, come se nessuno in quella macchina sapesse di che cosa stava parlando. 
 
"Lo sappiamo, cosa sono gli Snasi..." sbuffò Molly. "... e sappiamo anche che sono in grado di distruggerci la casa". 
 
"Cosa ne vuoi sapere te, di animali fantastici? Hai preso 'Desolante' a Cura delle Creature Magiche". 
 
"Strano, visto che bestie che mi ritrovo per fratelli" replicò la ragazza, sarcastica.  
 
Mentre i figli battibeccavano, Percy sospirò e rivolse un'occhiata al viso esausto della moglie:" Penso proprio, mia cara, di non essere l'unico a pensare che il primo di Settembre non arrivi mai troppo presto." 
 
"Dal giorno in cui sono tornati a casa, faccio il conto alla rovescia" replicò lei, non senza una punta di sarcasmo nella voce. "Fai un po' te".  
~ o ~
Arrivarono alle dieci e un quarto, tuttavia persero tempo a cercare parcheggio. La cosa innervosì Percy a tal punto che i figli non osarono neanche aprire la bocca per dire "A". Non fecero neanche in tempo a sistemare i bauli e la gabbietta di Astrid sui carrelli che erano già in marcia verso l'ingresso della stazione. Percy camminava veloce mentre il resto della famiglia cercava di stargli dietro, cercando di non scontrarsi con gli altri passanti. Un paio di volte Lucy, che tra la folla tendeva a scomparire anche quando spingeva il carrello, venne urtata dai bagagli altrui. Fortunatamente rallentarono non appena si avvicinarono alla barriera tra i binari nove e dieci, fino a fermarsi del tutto. Mentre Molly cercava di riprendere fiato, iniziò un altro di quei discorsi che ormai sapeva a memoria. 
 
"Ora, ricordate la procedura" disse suo padre con tono solenne, "non dobbiamo assolutamente farci notare dai babbani. Andate uno alla volta, non correte e.…" 
 
Molly, la quale non vedeva l'ora di trovare uno scompartimento e posare giù il suo bagaglio, prese la rincorsa e attraversò la barriera.  
 
Rivedere la locomotiva scarlatta, circondata dal nugolo di maghi e streghe che attendeva la partenza, aumentò la sua eccitazione. Tutte le cose brutte che le erano accadute l'anno precedente sembravano appartenere a secoli fa e ora si sentiva pronta come non mai: si prospettava un anno grandioso. O, se non proprio così grandioso, per lo meno non ci sarebbero state levatacce, ragazzi stupidi e Schiopodi Sparacoda a rovinarle l'esistenza. 
 
Fu raggiunta dal resto della sua famiglia. Suo padre non perse tempo e si diresse verso il capotreno, sua madre invece rimase con loro. 
 
Dopo aver caricato i bauli, scesero dal treno per cercare i cugini. Scorsero lo zio Harry, la zia Ginny e lo zio Ron con i rispettivi figli. Hermione non era con loro, erano però accompagnati da Ted Lupin (amico di famiglia e fidanzato della loro cugina più grande Victoire). Si avvicinarono per salutarli e i cugini fecero gruppo tra loro. Tutti sembravano felici di ritornare a Hogwarts, l'unico a dimostrare indifferenza - se non addirittura fastidio - era Albus. L'unica che lo salutò direttamente fu Molly, Lucy tentò di essere più carina del solito e gli rivolse un sorriso forzato, Artie lo ignorò del tutto. Il cugino, dal canto suo, non li guardò neanche in faccia. Se ne stette in disparte e non partecipò alla conversazione, finché alla fine borbottò che andava a cercare Scorpius.  
 
Rose sbuffò e disse: "Non capisco perché faccia così. Pensavo che ormai avesse accettato la sua appartenenza alla Casa più oscura". Scosse la testa. Poi, dopo un momento di esitazione, aggiunse: "Forse è meglio che lo segua". Un attimo dopo era già sul treno. 
 
Hugo, il figlio minore dello zio Ron, scoppiò a ridere. Era un Corvonero di tredici anni, con ricci castani molto simili a quelli di sua madre. "Sì, certo!" disse, rivolgendosi agli altri. "In realtà vuole vedere Scorpius". 
 
"Ma perché non si mette assieme a lui e basta?" gli chiese Lily, infastidita. Probabilmente anche lei, che era molto legata alla cugina, non ne poteva più di tutte quelle scene. 
 
"Perché Scorpius è un..." rispose Hugo, con il tono sospeso, "... Serpeverde dannato!" 
 
James, Lily e Lucy scoppiarono a ridere. Molly replicò:" Seriamente? È più dannato l'animale che abbiamo in casa!" 
Lucy la fulminò con lo sguardo:" Me lo ricorderò, la prossima volta che mi chiederai Astrid in prestito!" 
 
Hugo alzò le spalle. "Che ci vuoi fare... Serpeverde non è certo la Casa più popolare. E chiamarsi Malfoy non giova di certo a Scorpius. Oltre a questo, mia sorella è solo orgogliosa... e testarda". 
 
Detto aver chiacchierato ancora un po', si separarono: James salì sul treno per cercare Louis e i suoi amici, Hugo e Lily per raggiungere Rose e Albus. Molly e i suoi fratelli rimasero con la loro madre ad aspettare Fred e Roxanne. Non c'era ancora traccia di zio George e zia Angelina, ma non si sorpresero, dato che arrivavano sempre poco prima della partenza. Infatti, la voce tonante dello zio non si sentì prima delle undici meno dieci. 
 
"CHE TI DICEVO, ANGIE? QUEST'ANNO ABBIAMO BATTUTO IL NOSTRO RECORD DI PUNTUALITA'! FATE LARGO, SIGNORI! STATE PER ASSISTERE A UN NIENTE COSTRUTTIVO!" 
 
Molte persone si voltarono allarmate e arretrarono al passaggio di quella rumorosa famigliola, che ogni primo di Settembre trovava il modo di farsi notare: quell'anno, George e Angelina gareggiavano tra di loro, spingendo i carrelli. I figli, seduti sui bauli, ridevano eccitati e gridavano ai genitori di correre più veloci.  
 
Il primo settembre aveva uno strano potere su tutti i Weasley. 
 
Audrey si spostò di lato, mentre Angelina tentava di fermarsi. Fortunatamente, Fred ebbe il buon senso di saltar giù prima che sua madre andasse a sbattere contro la rossa fiancata del binario 9 3\4. 
 
L'urto non provocò danni, ma si attirarono comunque gli sguardi sdegnati delle persone lì intorno. Audrey corse ad aiutare Angelina a tirare su il baule. Molly e Lucy stavano ridendo, Artie invece cercava di capire che cosa ci fosse di tanto divertente nella danza della vittoria del cugino. 
 
"Ah!" Fred, cantando e ballando allo stesso tempo, era incurante del fatto che metà della folla lì presente lo fissava. "Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!" Si girò poi verso la sorella e il padre, il quale aveva appena fermato il proprio carrello per evitare di finire addosso alla moglie. "Siete i Cannoni di Chuddley della corsa dei carrelli!". 
 
Roxanne si voltò verso suo padre e disse:" Eri più lento di un Vermicolo!" 
 
"Non ho più l'età per questo" rispose George, ansimante. Poi, ripensando a quello che aveva appena detto:" Nah, è che ho una figlia che non è più una piuma!" 
 
Questa volta rise anche Artie, mentre Roxanne fissava il padre sbalordita. "Ma come osi! Vecchiaccio che non sei altro!" esclamò, colpendolo scherzosamente sul braccio. 
 
In quel momento arrivò Percy. Fissò un attimo la scena, poi scosse la testa:" Non voglio sapere niente". 
 
George sembrava quasi deluso:" Ma come? Non mi rimproveri neanche? Stai perdendo colpi, Perce!" 
"Dopo quella volta che sei arrivato in stazione vestito da Mangiamorte, ho perso ogni speranza". 
 
Molly ricordava quell'episodio: lo zio era persino finito sulla Gazzetta del Profeta per aver scatenato il panico ed era stato sottoposto a un'inchiesta. Era l'unica volta che aveva visto zia Angelina veramente arrabbiata. Anche suo padre, all'inizio, aveva iniziato ad urlargli contro un lungo discorso sulla serietà, sulle procedure di sicurezza, sulle brutte figure che gli faceva fare e.… poi si era bloccato, nonostante nessuno avesse osato interromperlo. Era come se fosse stato colpito da un fulmine invisibile. Per un momento, lei aveva creduto che stesse per scoppiare in lacrime, ma si era subito ripreso e si era... addolcito. Suo zio non aveva fatto commenti, ma sembrava aver inteso qualcosa che agli altri era sfuggito. 
 
Molly li osservò: se non fosse stato per i capelli rossi, non li si sarebbe potuti credere fratelli. Suo zio aveva dedicato non solo il suo lavoro, ma la sua vita intera al divertimento e al far ridere. In quel momento indossava orgogliosamente la maglietta scarlatta del suo negozio. Aveva due figli che gli tenevano testa, in quanto a scherzi e avventure, e una moglie che si lasciava coinvolgere nelle sue follie. Suo padre, invece... tutti i suoi zii avevano giurato che negli ultimi anni aveva subito un cambiamento incredibile, solo che nessuno di loro riusciva a spiegarlo in modo coerente. Sicuramente, rimaneva ancora oggi un uomo attaccato al lavoro e alle regole. Non gli sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello di gareggiare con sua moglie a chi arriva per primo al treno, men che meno l'avrebbe permesso ai figli.  Tuttavia, Molly era anche consapevole del fatto che non aveva mai fatto mancare nulla alla sua famiglia. In un certo senso, era difficile capire come funzionava il cervello di suo padre: a volte la riprendeva lei e i suoi fratelli per delle stupidaggini, altre invece, quando la combinavano grossa, li consolava senza sgridarli e li aiutava a porre rimedio alla situazione. Sembrava che fosse diviso tra il volere una famiglia perfetta, con dei figli tranquilli, educati e a modo, e il voler essere un buon genitore. 
 
Prima di salire sul treno, si scambiarono baci e abbracci. Percy baciò affettuosamente la sua secondogenita nella fronte e le disse:" So già che otterrai dei risultati eccellenti ai G.U.F.O. e che farai vincere alla tua squadra la coppa del torneo!". 
 
Molly alzò gli occhi al cielo e sbuffò:" Ovvio!".  
 
Suo padre le rivolse un'occhiataccia, poi però le si avvicinò e baciò anche lei affettuosamente. "Lo stesso vale per te" sussurrò, "tranne per la parte del Quidditch, ovviamente. Intendevo solo i voti... Tieni d'occhio i tuoi fratelli, mi raccomando". 
 
Quell'ultima raccomandazione era solo pura formalità, la solita frase che i genitori ripetono ai figli più grandi prima dell'inizio dell'anno. Lucy e Artie non erano certo i tipi di fratelli che avevano bisogno di essere tenuti d'occhio, responsabili com'erano. Il vero compito di Molly era assicurarsi che la cugina non rischiasse l'espulsione. Infatti zia Angelina le sussurrò:" Per favore, Molly, assicurati che Roxanne frequenti le lezioni! E che non combini pasticci con i prodotti!" 
 
"Grazie per la fiducia, Ma'!"  
 
"Guarda che ti conosco!" Angelina si girò verso la figlia. "Guai a te se mi arriva un'altra lettera dalla preside!" 
 
"Dai, Angie, lasciala fare!" esclamò lo zio George. "La nostra Ro' è brava a non farsi beccare! Ha imparato dal migliore!" 
 
Angelina sbuffò, rassegnata. Molly si accorse che cercava di contenere un sorriso. Sapeva che sua zia odiava assumersi il ruolo del genitore autoritario. Ma se non fosse stata lei a farlo, chi altro in quella famiglia avrebbe potuto tenere a freno le disgrazie? Anche Angelina, come sua madre, meritava un monumento per sé. Se li immaginava tutti e due vicini, con una targhetta d'oro con su scritto 'Sono sopravvissuta ai miei figli e a mio marito'
 
Quando Artie riuscì a divincolarsi dall'abbraccio soffocante della madre, salirono sul treno ed entrarono in uno scompartimento. Aprirono il finestrino per gli ultimi saluti.  
 
"Buon anno!" disse Percy. "Mi raccomando..." 
 
"Divertitevi!" lo interruppe George. 
 
"Con prudenza!"  
 
"Ma non troppa!" 
 
"Speditemi..."  
 
"... la tazza del gabinetto di Hogwarts!" 
 
"... un gufo appena arrivate!" Percy scoccò un'occhiataccia al fratello, mentre Audrey e Angelina ridevano. 
 
Si udì un fischio acuto e un secondo dopo l'Espresso iniziò a muoversi lentamente. La voce squillante di Roxanne, come al solito, sovrastava quelle degli altri studenti. "Ciao mamma! Ciao papà! Ciao zio Perce! Ciao zia Audie!" 
 
Rimasero ad osservare i genitori mentre il treno prendeva velocità, finché non scomparirono dietro la curva. L'immagine della stazione fu sostituita da quella delle bianche casette di campagna e dei campi verdi. 
 
Artie annunciò che sarebbe andato a cercare il suo gruppo di amici. Anche Fred le lasciò per andare a sedersi in un altro scompartimento con James e Louis. Appena i ragazzi se ne furono andati, Lucy si tolse la maglietta.  
 
"Di già?" disse Molly, fissando sbalordita la sorella che si cambiava. "Siamo appena partite!" 
 
"Devo recarmi al vagone dei prefetti per la prima riunione," replicò lei, "dovresti farlo anche tu!" 
 
"Ah già!" Molly si alzò di scatto, si sfilò il vestito e tirò giù il suo bagaglio per prendere la divisa. Se la infilò in fretta. "Iniziavano a mancarmi quelle stupide riunioni!" 
 
Lucy la guardò accigliata. "Si vede, quanto prendi questo compito sul serio..." 
 
"Non ho bisogno della tua predica proprio ora, Lucy!" Molly continuava a rovistare tra i suoi vestiti, borbottando. Cominciava ad avere un brutto presentimento. "Dove l'ho messa, quella stupida medaglia..." 
 
"E' un distintivo! Ti è caduto per terra, comunque!" 
 
Roxanne si chinò per raccoglierlo e restituirlo all'amica. "Se passa la signora del carrello, ti prendo le cioccorane". Fece una pausa, poi aggiunse:" Magari anche dei Calderotti per tirarti un po' su, nel caso il nostro Caposcuola ne abbia per molto". 
 
Molly le sorrise sollevata. "Roxie, credo proprio che quest'anno sarai tu a dover badare a me!" 
 
La cugina le fece l'occhiolino. "Ora va a fare il tuo dovere. Fai capire agli altri prefetti che non conviene mettersi contro a queste due ragazzacce!" 
 
Le sorelle si incamminarono verso le prime carrozze. Ad un certo punto Molly incrociò Mark Williams. Per un momento si chiese se fosse il caso di salutarlo, ma poi decise di proseguire dritto senza rivolgergli la parola. Era sicura che anche lui, in fondo, preferiva non avere a che fare con lei.

Sentì l'improvviso bisogno di parlare di qualcosa. Di qualsiasi cosa. Si girò verso la sorella e disse:" Scoprirai presto che la vita da prefetto non è tutta questa meraviglia. Insomma, a parte il bagno e i regali di papà non vedo tutti questi lati positivi: il tuo Caposcuola darà la colpa a te se succede qualcosa, per non parlare dei professori, che ti stanno sempre con il fiato sul collo per controllare questo o quello. E poi, quelle lunghe e noiose riunioni a cui sarai costretta ad assistere!" 

 
Lucy sbuffò. "Te l'ho sentito ripetere così tante volte quest'estate. Comunque, lo dici solo perché ti scoccia non essere più l'unico prefetto della famiglia!" 
 
"Lo dico solo perché l'anno scorso è stato un inferno!" la rimbeccò Molly. "Se non avessi avuto questo incarico, sai quanti fastidi mi sarei risparmiata!" 
 
"Ma non ti riempie di orgoglio il fatto che qualcuno ti abbia scelta tra le altre? Che qualcuno abbia deciso che tu vali qualcosa?" 
Ci pensò su. In effetti, l'estate precedente era stata soggetta alle più svariate sensazioni: orgoglio, fierezza, eccitazione... tuttavia, c'era sempre un piccolo turbamento che occupava un angolo della mente. Più cercava di confinarla, più questa sgradevole sensazione si espandeva e sopraffaceva la sua contentezza, come una nube nera copre i raggi del sole. Molly sapeva di essere stata una seconda scelta. 
 
Probabilmente l'onore sarebbe dovuto andare a Gertrude Gray: tra le Grifondoro del suo anno, era quella con i voti più alti, era in gamba in tutte le materie, non trasgrediva mai le regole. Peccato che il suo caratteraccio non le impedisse di tenere a freno la lingua: oltre ai commenti pungenti che riservava per i suoi compagni, rispondeva indietro agli insegnanti con tono saccente e presuntuoso. Il limite l'aveva superato quando aveva litigato con la professoressa di Divinazione per via di una profezia che non le era piaciuta molto. Alla fine si era alzata e aveva chiamato la Cooman "baldracca", prima di andarsene dall'aula. Era stata una scena a dir poco epica, ma la ragazza si era giocata la sua carica di prefetto. Gertrude, naturalmente, non l'aveva presa bene, in particolar modo non aveva gradito il fatto che proprio Molly Weasley - quell'oca giuliva di Molly Weasley - fosse stata scelta. Per consolarsi, non risparmiava neanche la più piccola critica all'operato della compagna e le ricordava constantemente che lei sarebbe stata migliore, come prefetto. 
 
Molly, a suo malgrado, non poteva che darle ragione. 
 
"Certo, che sono orgogliosa di essere stata scelta" rispose alla sorella. "Per fortuna qualcuno si è accorto che anche io ho delle qualità!" 
 
Lucy non le rispose. Ormai erano arrivate al vagone dei prefetti.
 
~ o ~
 
La riunione durò - secondo i gusti di Molly - più del dovuto. Mentre la loro Caposcuola, Norma Cowen, spiegava i vari incarichi che avrebbero dovuto dividersi, osservò le altre persone nello scompartimento. Rose, come già annunciato da zio Ron, era il prefetto del quinto anno. Assieme a lei, era stato scelto un ragazzetto basso e con i capelli color topo, di cui faceva fatica a ricordare il nome. Al contrario di sua cugina, non sembrava troppo entusiasta di essere un prefetto. Molly invece, come l'anno scorso, era affiancata da Edward Cooper. Non era male, come compagno. Era un po' petulante, ma sempre gentile e disponibile, soprattutto per i compiti.  
 
Appena Norma li lasciò andare, Molly incontrò la sorella proprio fuori dalla porta dello scompartimento.  
 
"Io vado da Sophia" disse in fretta. Sophia Phillys era la sua migliore amica ad Hogwarts.  
 
Molly annuì, ma vide che Lucy era un po' rossa in viso e sembrava un po' emozionata. "Tutto bene?" le chiese. 
 
Lucy non fece in tempo a rispondere che furono raggiunte da un bel ragazzo alto, con i riccioli castani. Indossava il distintivo da Caposcuola nella divisa. Molly lo conosceva solo di vista, sapeva che era un ragazzo di Corvonero, più grande di un anno. Nonostante ciò, il ragazzo si rivolse proprio a lei. 
 
"Ciao, Molly. Come stai? Hai passato delle belle vacanze?" 
 
"Ehm, sì, certo..." si sentiva un po' in imbarazzo. Le si era rivolto come se fossero amici di lunga data. In realtà, non ricordava assolutamente di aver mai avuto una conversazione con lui prima di allora. Scusa, come cavolo ti chiami? avrebbe voluto domandargli, anche se non sarebbe stato il massimo della gentilezza. Per fortuna, si trattenne. "... Caleb, giusto?" 
 
Il ragazzo annuì, poi spostò lo sguardo verso Lucy. La ragazza sembrava più piccola di quanto non lo fosse mai stata. Teneva lo sguardo fisso a terra.  
 
"Sai", disse, sempre rivolgendosi a Molly, "non so come tua sorella faccia ad avere dei voti così alti e ad essere una cacciatrice così formidabile. E ora è anche prefetto. Io credo che darei di matto". 
 
Lucy diventò ancora più rossa. Borbottò qualcosa di incomprensibile, senza osare alzare lo sguardo. 
 
Molly era imbarazzatissima, più per sua sorella che per lei stessa. Sarebbe stato molto più semplice se avesse avuto qualche conversazione con quel ragazzo prima di allora. Il problema era che non lo conosceva abbastanza - anzi, non lo conosceva per nulla! Avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi altro luogo, ma non lì. Perché doveva essere spettatrice delle situazioni di disagio altrui? Non era già sufficiente vivere le proprie? 
 
Caleb, che naturalmente non si rendeva conto di nulla, continuava a sorridere e a parlare.  
 
"Io sono completamente negato a Quidditch. Ci giocavano i miei fratelli più grandi, quando erano ancora a Hogwarts. Kevin era..." 
 
"Mia sorella è bravissima, invece" lo interruppe. Fece l'occhiolino a Lucy. "Gioca da quando era al secondo anno ed è la migliore cacciatrice dei Corvonero". Poi aggiunse, non senza una nota di malizia: "Forse potresti chiederle qualche lezione gratis". 
 
Si pentì di averlo detto ancora prima di aver terminato la frase. Lucy si allontanò di fretta, senza degnare i due di uno sguardo. Sapeva che le avrebbe rinfacciato questa sua uscita per tutta la settimana e che per il momento avrebbe potuto scordarsi di chiederle in prestito Magie e Stregonerie nel medioevo. Se non altro, Molly era sollevata. Salutò il ragazzo, contenta di tornare da Roxanne. 
 
Le sembrava strano che sua sorella si fosse presa una cotta per uno che non giocava a Quidditch. Prima di allora, non aveva avuto occhi che per giocatori. Però è carino. Forse è per questo che lei... 
 
Mentre era immersa nelle sue riflessioni, qualcuno l'afferrò per il braccio e la costrinse a girarsi. Non fece in tempo a manifestare la sorpresa che si trovò a faccia a faccia con Mason McLaggen. 
 
"Che problemi hai?" strillò, mentre cercava di divincolarsi. Ma il ragazzo non voleva lasciare la presa. Anzi, la strinse ancora più forte e la costrinse ad avvicinarsi. Sulle sue labbra serpeggiava un sorriso che non le piaceva affatto. Ma era decisa a non lasciarsi intimidire. 
 
"Weasley, dove vai così di fretta?" le si rivolse, con un tono a metà tra il dolce e il minaccioso. 
 
"Dove vado io, non ti riguarda!" gli urlò contro. Più cercava di sfilarsi dalla sua stretta, più lui premeva la sua stretta. Le stava facendo male. "Lasciami subito!" 
 
Il corpo esile della ragazza era a un millimetro da quello muscoloso di lui. Era uno dei cacciatori della squadra di Quidditch di Grifondoro ed era nello stesso anno di Fred, James e Louis. Anni di allenamento l'avevano reso possente e forte (Molly sapeva che si allenava in maniera maniacale anche durante le vacanze). Non si poteva negare la sua bravura nello sport o la sua bellezza statuaria che faceva sospirare molte delle sue compagne, tuttavia lei non si sentiva a proprio agio assieme a lui. Ad essere più precisi, lo detestava. 
 
McLaggen fece come se non l'avesse sentita. Con la mano libera le accarezzò il mento. "Sai, ho pensato molto questa estate..." incominciò lui, con voce melliflua. 
 
"Hai pensato? Deve essere stato un bello sforzo per te". 
 
"Ho pensato molto a te. Sai, mi hanno detto che Williams ti ha mollata. Un cretino, se lo chiedi a me...".
 
"Peccato che non abbia chiesto il tuo parere". 
 
"... fatto sta che, per mia fortuna, anche io ho rotto con la mia ex. E, per tua fortuna, ora sono disponibile". 
 
Molly lanciò un'occhiata al di sopra della spalla di McLaggen, per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi. Purtroppo l'unico presente era Nelson Dodd, suo fiero compagno. Si godeva la scena con un sorrisetto divertito sul volto. 
 
Spostò di nuovo lo sguardo sul ragazzo che la teneva per il braccio e lo fissò negli occhi. "E a me perchè dovrebbe interessarmi?" 
 
Lui ridacchiò, come se lei avesse fatto una battutina spiritosa. "Perché, ovviamente..." spiegò, sicuro di sé, "... io sono uno dei ragazzi più popolari della scuola. Non c'è ragazza che non vorrebbe uscire con me: sono il miglior giocatore di Quidditch della miglior squadra e sono un Grifondoro, che è la miglior Casa di Hogwarts". 
 
McLaggen era davvero convinto di quel che diceva. Bastava poco a fargli credere di essere il migliore: l'aveva sentito spesso, mentre era in Sala Comune, vantarsi delle sue doti di Cacciatore, del fatto che facesse parte del Lumaclub, di come suo padre avesse affrontato coraggiosamente tre Mangiamorte insieme durante la Battaglia, dei suoi genitori che occupavano un posto importante al Ministero. In verità, Molly era sicura di non aver mai sentito suo padre menzionare un certo Cormac (o era Connor?) McLaggen quando si metteva a parlare delle persone importanti, né una certa signora McLaggen. 
 
"Buon per te. Scommetto che ci sono un sacco di ragazze che sarebbero onorate di farsi stritolare il braccio da te". 
 
Mason allentò la presa, senza però lasciarle il braccio. "Ma io voglio la migliore. Ho pensato che io e te faremo una bella coppia: sei una Grifondoro, come me, sei bella, come me, ti piacciono i giocatori di Quidditch, come lo sono io... e sei una Weasley".  
 
"Ce ne sono molte, di Weasley. Fin troppe". Molly pensò soprattutto a Victoire e Dominique, le quali erano ormai fuori da Hogwarts. Di sicuro, anche se non erano Grifondoro, Mason le avrebbe desiderate come fidanzate per la loro bellezza. Si sentì subito in colpa nei loro confronti per aver desiderato che fossero loro gli oggetti dell'attenzione di quell'individuo, anziché lei. 
 
"Abbiamo visto" intervenne Nelson, il suo disgustoso sorriso ancora sul volto. "Infatti non mi dispiacerebbe conoscere più a fondo quella che ti porti sempre dietro". 
 
Questo fu troppo per Molly. Con tutte le sue forze, spinse McLaggen lontano da sé e gridò adirata a Dodd:" Non ti azzardare a metterle le mani addosso, hai capito? Tu le fai schifo!" 
 
Dodd non si scompose. Anche lui, come il suo amico, era abituato ad avere ragazze che gli sbavavano dietro. "Sarà lei a deciderlo... naturalmente, dopo che avrà avuto un incontro ravvicinato con me" rispose lui. I suoi occhi brillavano maliziosamente.
Fece un passo in avanti per tirargli uno schiaffo ma McLaggen, accortosi delle sue intenzioni, le afferrò le braccia per bloccarla. In tutta risposta, gli diede un calcio agli stinchi. Probabilmente non gli fece niente, ma lui la lasciò andare lo stesso. 
 
"Molly! Che succede?" 
 
La ragazza si voltò. Dietro di lei c'era Jack, che guardava la scena tutt'occhi. Nella mano destra impugnava la bacchetta. 
Ci fu un secondo di tensione, in cui Jack e McLaggen si fissarono negli occhi. Il Grifondoro si mise a ridacchiare e, scuotendo la testa, disse al suo amico: "Andiamocene". 
 
Dodd, che praticamente condivideva il cervello con McLaggen, fu d'accordo. Si girò verso di lei e disse:" Salutami tua cugina". 
Era davvero insolito, per loro, sprecare un'occasione per duellare. Forse non avevano la bacchetta con sè. O, ancora più probabile, non volevano abbassarsi a vedersela con un Tassorosso mollaccione. Molly ne fu comunque sollevata. Prima di allontanarsi, però, McLaggen la trascinò a sé per il polso e sussurrò: "E' inutile che fingi, Weasley. So che in realtà mi adori. Attenderò paziente".
 
Non lo degnò di una risposta. D'ora in avanti, avrebbe dovuto far attenzione a quei due. Sapeva che non erano tipi con cui scherzare.  
 
Si diresse dalla parte opposta, con Jack alla calcagna.
 
"Stai bene, Molly?" le chiese. Si capiva che pure lui era sollevato per non aver dovuto vedersela con quei due. 
 
Molly, ancora furibonda con Dodd, non gli rispose. Il viso del Tassorosso si incupì. 
 
"E-ero venuto a c-cercarti" disse timidamente. Deglutì prima di proseguire. "Tu... cioè, io... v-volevo scusarmi per l'altro g-giorno... al negozio... non volevo offendere la tua a-amica... Io n-non ho n-nulla contro i magonò... anzi, ne abbiamo dozzine in famiglia... beh, non proprio dozzine... sai, io...". 
 
Molly si fermò, guardandolo sorpresa. "Oh, no!" gli rispose in fretta. "Sono io a dovermi scusare con te. Non avevi detto niente di male. È solo che... ecco, diciamo che Shirley non ama parlare del suo... per lei è un po' un peso. Ma non si è offesa con te". 
 
Jack annuì, diventando tutto rosa. Sembrava improvvisamente rianimato. Molly stava per dirgli che Shirley avrebbe iniziato a studiare a casa, ma si trattenne. Di sicuro, la sua amica non avrebbe voluto che quell'informazione fosse divulgata. Invece gli chiese: "Davvero hai molti magonò in famiglia?" 
 
"Sì, cioè... no, in verità ne ho uno. È un mio cugino di secondo grado. Ma non l'ha presa male. In fondo, molti dei miei parenti sono babbani, quindi non è solo... nel senso, non voglio insinuare che Shirley sia sola...".
 
"Capisco cosa vuoi dire" le disse lei, con un sorriso. Ormai McLaggen e Dodd erano solo un lontano ricordo e le era tornato il buonumore.  
 
Ci fu una pausa. Jack fu sul punto di dirle qualcosa, ma proprio in quel momento arrivò la signora col carrello, che intimò a loro di lasciarla passare. Si spostarono di lato. Molly si ricordò improvvisamente di non aver pranzato e che Roxanne l'aspettava con le cioccorane (e i calderotti!). 
 
"Jack, io devo andare. Ci vediamo". 
 
Lui sembrava un po' deluso. "Ah, ecco... sì, ok. A presto". 
 
Molly si affrettò a raggiungere il suo scompartimento. Era convinta che sua cugina fosse rimasta sola per tutto il tempo, invece fu accolta da un coro di gridolini eccitati. Un secondo dopo fu sommersa da un mare di abbracci. Sorpresa, si lasciò trascinare dall'entusiasmo. "Ragazze! Mi siete mancate!" 
 
Kate Alderton, Chloe Macmillan e Lauren Blake facevano gruppo assieme a lei e Roxanne. Come loro, erano Grifondoro in procinto di iniziare il sesto anno. Molly era affezionata a loro: durante le vacanze non avevano molte occasioni di vedersi, tuttavia si scrivevano stesso. A Hogwarts erano un'ottima compagnia contro i piccoli disagi quotidiani, altrimenti conosciuti con il nome di 'Temi da finire', 'libri mancanti' e 'Gertrude Gray'. 
 
"Mols, da quanto tempo!" 
 
"Che bello, ti sei abbronzata!  
 
"Com'è l'Egitto? Io quest'estate sono stata in Corsica..." 
 
"Dove diavolo ti eri cacciata?" Roxanne le lanciò le cioccorane e i calderotti. "Stavamo per denunciare la scomparsa al capotreno". 
 
Molly disse semplicemente: "Perchè? Norma Cowen - la nostra Caposcuola - aveva così tante cose interessanti da raccontarmi".

Non aveva voglia di raccontare dei suoi incontri con Caleb, Jack e i due troll di montagna. Forse dopo avrebbe detto qualcosa a sua cugina, soprattutto riguardo a Dodd, ma non ora. 

 
Incominciò a mangiare, mentre Kate iniziava a parlare senza fermarsi. Era una vera maestra di pettegolezzi. Anche se non era sempre sicura dell'affidabilità delle sue fonti. 
 
"Lo sapete che Norma si è mollata con Trevor White? Era ora, direi! È talmente insopportabile...". Continuò ad aggiornare le sue amiche sulla vita amorosa dei loro compagni. "Ho sentito inoltre che Luke Davies è tornato insieme alla sua ex... quella di Serpeverde, come si chiama... Rhea Hyslop...".
 
Molly lanciò un'occhiata verso Roxanne. Dallo sguardo si poteva capire benissimo che fosse turbata, anche se faceva del suo meglio per non darlo a vedere. Kate lo sapeva che l'anno scorso la loro amica era uscita con lui, come aveva potuto? Ma forse non sapeva del bacio. Può darsi che Roxanne l'avesse confidato solo a Molly. 
 
"Sei sicura che sia vero? Non è che ti sei sbagliata?" le chiese. 
 
"Impossibile, gli ho visti con i miei occhi questa mattina prima di salire in treno. Si stavano baciando. Anche se non capisco come possa abbassarsi a stare con una Serpeverde. Lui che è così bello, poi!" 
 
Roxanne guardava insistentemente fuori dalla finestra, come se avesse visto qualcosa di interessante. In realtà, Molly sapeva cosa la sua amica stesse provando, l'aveva sperimentato lei stessa l'anno precedente. Decise che era meglio cambiare argomento. 
 
"Ehi, questa ve la devo raccontare! L'altra sera è venuto un ospite a cena da noi..." e si mise a raccontare di un episodio divertente con la speranza di tirare un po' su il morale a Roxanne, o almeno di impedire alle amiche di parlare ancora di Luke Davies e della sua ragazza di Serpeverde. 
 
Ormai il paesaggio campestre era stato sostituito dai boschi e le montagne. Hogwarts era sempre più vicina. La misteriosa questione, invece, era totalmente dissolta dalla sua mente. Il primo settembre aveva davvero uno strano potere su di lei.
Spero vi sia piaciuto e che non ci siano errori, inoltre spero di non metterci così tanto ad aggiornare la prossima volta, ma non vi prometto niente. Purtroppo la mia vita è parecchio incasinata, peggio di quella di Molly... ok, non sono messa così male, ma avete capito. xD

Fatemi sapere cosa ne pensate. 

Stay tuned ;)

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Capitolo 5
*** Il Torneo Tremaghi ***


Meglio tardi che mai. Ecco a voi il capitolo nuovo. 

Ringrazio tutti quelli che nei precedenti capitoli hanno lasciato un commento. Nel caso state leggendo la storia per la prima volta, non siate timidi e ditemi cosa ne pensate. Se avete qualche osservazione da fare, mi raccomando, toni calmi e pacati. Vi ricordo che perfino Kreacher è riuscito a diventare gentile... ;)

Capitolo cinque: Il Torneo Tremaghi 
 
Quando l'Espresso si fermò alla stazione di Hogsmeade, il sole era ormai tramontato. Molly e le sue amiche, già vestite nelle loro divise, si recarono verso l'uscita. All'esterno si poteva udire il vocione del professore di Cura delle Creature Magiche che urlava ai ragazzini del primo anno di seguirlo. Molly ebbe una fugace visione del suo esame, dello Schiopodo Sparacoda che puntava il suo pungiglione verso di lei...  
 
No! pensò la ragazza, scuotendo la testa. Ho promesso a me stessa che quest'anno non dovrò avere a che fare con simili bestialità. Quello era l'ultimo mostro che vedrò finchè sono a Hogwarts. 
 
Scesero dal treno e si diressero verso le carrozze. Prima di salire assieme alle sue amiche diede un'occhiata in giro per vedere se Lucy e Artie erano nei paraggi. Non riuscì a scorgerli, in compenso notò qualcosa che la fece ridacchiare. 
 
"Che c'è?" chiese Chloe. 
 
"Oh, niente" rispose lei, continuando a ridere. Poi rivelò: "Scorpius Malfoy e Albus Potter volevano salire in carrozza con Rose e la sua corte, ma lei li ha lasciati a terra". 
 
Le ragazze scoppiarono in una risata fragorosa. A parte Kate, la quale si sporse verso il finestrino e sospirò con aria sognante. "Malfoy quest'anno è diventato così carino! Eccolo lì! Oh, facciamolo salire con noi!" 
 
Lauren e Chloe la fissarono con gli occhi sbarrati, come se lei avesse proposto di aprire un allevamento di Acromantula. 
 
"Credevo che non ti piacessero i Serpeverde..." osservò Molly. 
 
"No, infatti... Ma Malfoy è così carino... Nonostante la famiglia che si ritrova... Perchè doveva nascere proprio in una famiglia del genere? Oh, vi prego, invitiamolo con noi!" 
 
"Per me va bene" disse Roxanne, sospirando stancamente. Ma poi aggiunse:" Basta che non facciamo salire anche il gargoyle che si porta dietro!" 
 
"Albus Potter?" chiese Lauren. "Ma non è vostro cugino?" 
 
"Non ce lo ricordare". 
 
Normalmente Molly sarebbe stata d'accordo con lei, ma sapeva benissimo che Scorpius non avrebbe mai accettato di salire senza Albus. Lo sapeva anche Roxanne, che tuttavia non voleva cedere. Molly allora le lanciò un'occhiata - la famosa occhiata che Percy Weasley le rivolgeva ai suoi figli quando facevano i testardi - e le indicò lo sguardo implorante di Kate.

Sua cugina sbuffò, aprì la porta della carrozza e gridò verso i due ragazzi:" Ehi, stramboidi! Nella nostra c'è ancora posto!" 

 
I due Serpeverde, che stavano aspettando in fila per un'altra carrozza, si girarono sorpresi. Scorpius corse entusiasticamente verso di loro, ignorando i tentativi dell'amico che cercava di trattenerlo. Dopo un breve battibecco sottovoce, il giovane Potter accettò controvoglia di salire assieme a loro. 
 
Kate, entusiasta, afferrò il braccio di Scorpius e lo fece sedere accanto a sé. Il giovane Serpeverde non fece neanche a rendersi conto di che cosa stava succedendo, che quella ragazza carina di Grifondoro, con quei riccioli bruni e gli occhi verdi si era messa già subito a flirtare con lui, come se non si trovassero in presenza di altre cinque persone. 
 
Scorpius sorrideva, ma si vedeva che in realtà era confuso. Non era abituato a ricevere così tante attenzioni. A scuola non godeva certo di popolarità. Come Weasley era ormai un cognome celebre nel mondo magico, non si poteva dire lo stesso di Malfoy. Tutti sapevano che quella era una famiglia di ex Mangiamorte che era riuscita a sfuggire all'incarcerazione - per ben due volte. Inoltre, circolavano strane voci riguardanti i nonni paterni di Scorpius: alcuni sostenevano che avessero tentato di far evadere altri Mangiamorte imprigionati ad Azkaban, altri dicevano che rinchiudevano babbani dentro i sotterranei della loro magione e li torturavano. Molly, onestamente, non sapeva cosa pensare. I suoi genitori sostenevano che quelle voci erano tutte sciocchezze, ma allo stesso tempo non avevano una buona opinione su quella famiglia. Lo stesso si poteva dire dei suoi zii, soprattutto Ron, al quale non era sfuggito l'interesse palese che il giovane Malfoy riservava alla sua Rosie. 
 
La vita sociale di Scorpius non era la migliore ma, se non altro, per una volta era lui ad essere l'oggetto d'interesse di qualcuno. E, da come si era messo a chiacchierare insieme a Kate, si vedeva che ne era lusingato. 
 
Albus, dal canto suo, non pronunciò parola con nessuno. Si limitò a lanciare un paio d'occhiate sospettose a ognuna di loro - come se si aspettasse uno scherzo a danno suo e del suo amico - e si mise a guardare fuori dal finestrino. Molly e Roxanne non fecero alcun tentativo di iniziare un discorso con lui. Sapevano che il cugino avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi altra carrozza, piuttosto che con le sue cugine sciocche e frivole
 
"Ho l'impressione che questo sarà un anno davvero lungo" borbottò sottovoce Roxanne. 
 
Molly, che le sedeva a fianco, sussurrò di rimando:" Non so come fai, ma riesci sempre a leggermi nel pensiero". 
 
~o~
 
Il mastodontico castello emergeva nel panorama serale, illuminato dalle mille luci provenienti dalle finestre. Molly ricordò la prima volta in cui, a undici anni, era rimasta incantata di fronte a quello splendore... Seduta nella barchetta a fianco a Roxanne, mentre attraversavano il lago assieme ad altri novellini... Il momento in cui aveva avuto su di sé tutti gli occhi nella Sala Grande mentre il Cappello Parlante le veniva posato sulla testa... Gli applausi della sua famiglia e degli altri Grifondoro mentre si univa a loro... 
 
Le carrozze si fermavano una alla volta davanti all'enorme ingresso per permettere agli studenti di scendere, poi ripartivano, una dopo l'altra. Sulla soglia del portone c'era Gazza, il vecchio custode, il quale fissava gli studenti con uno sguardo arcigno. Il suo volto era solcato da rughe, molte delle quali erano causate dalle scocciature quotidiane più che dalla vecchiaia, e i capelli grigi erano arruffati. Nella mano reggeva un sacco di iuta pieno fino a metà, contenente tutti gli oggetti proibiti che confiscava agli studenti, una buona parte proveniente dal negozio Tiri Vispi Weasley. Secondo Fred, era una perquisizione abbastanza inutile, visto che il giorno dopo si faceva inviare dal padre un nuovo set di scherzi da utilizzare assieme ai cugini e agli amici. 
 
Albus scese ancora prima che la loro carrozza si fermasse del tutto. Scorpius lo seguì, rivolgendo un cenno di saluto alle ragazze. Kate sembrava delusa, forse si aspettava che Malfoy l'avrebbe accompagnata in Sala Grande.  
 
Seguirono la folla che si affrettava ad entrare. Non appena passarono di fianco a Gazza, quest'ultimo rivolse un'occhiataccia a Roxanne.  
 
"Tu!" sbraitò, puntandole l'indice raggrinzito, "E' meglio che consegni ora le tue cianfrusaglie!"

Il custode sapeva riconoscere a vista la giovane Weasley che combinava guai assieme ai cugini e al fratello maggiore. Roxanne finiva spesso in punizione - era raro che non ci finisse almeno una volta al mese.

"Ti avverto! Dopo non avrai altre possibilità! Convincerò la preside a farti espellere! Quest'anno non sono ammessi disastri in questa scuola!" 

 
Roxanne si fermò e lo guardò in faccia. "Sì, in effetti ho qualcosa per te". 
 
Infilò una mano dentro la tasca della sua divisa, nel posto in cui di solito teneva la sua bacchetta. Per un momento, Molly credette che la cugina gli avrebbe lanciato una fattura - ne sarebbe stata in grado. Invece...
 
"Questo!" gridò Roxanne, tirando fuori la mano dalla tasca e facendogli un gestaccio. 
 
Le persone nei paraggi scoppiarono a ridere. Gazza non si mostrò particolarmente colpito dalla provocazione, né le inflisse qualche punizione. La fissò con un ghigno sgradevole sulla faccia. "Continua pure su questa strada e vedrai che la prossima volta non la passerai liscia..." Gazza spostò il suo sguardo malevolo da Roxanne a Molly "Qualcuno potrebbe anche farsi male..."
 
Molly sentì un brivido che le attraversava la schiena. Forse era solo una sua sensazione, ma le parole del guardiano avevano un che di profetico.  
 
Roxanne invece non si lasciò intimidire. Afferrò la cugina e Chloe sottobraccio ed entrò nell'ingresso. 
 
"Quel vecchio fagiano!" gridò, senza preoccuparsi di abbassare il tono della voce. Molti studenti sussultarono e si girarono. "E' veramente convinto poterci tenere a bada con le sue minacce patetiche! L'ultima persona che è riuscito a spaventare davvero è sua madre quando è na..." 
 
Si zittì di colpo quando vide Luke accompagnato da una Serpeverde dai lunghi capelli castani che gli cingeva il braccio, allo stesso modo in cui un Goblin stringe a sé un baule colmo d'oro. Il ragazzo, accortosi di Roxanne, la salutò imbarazzato. Ancora prima che potesse anche solo pensare di avvicinarsi, la ragazza lo trascinò nella Sala Grande. 
 
"Ve l'avevo detto che erano tornati insieme" esclamò Kate eccitata. "Quella Hyslop non si è fatta sfuggire quel bel..." 
 
"Figlio di buonadonna!" gridò Molly, indignata. Qualunque affronto a Roxie, lo considerava un affronto a sè stessa. 
 
Dietro di lei, Lauren rifilò una gomitata a Kate. Chloe, a disagio, distolse lo sguardo e finse di interessarsi a qualcosa in cima alle scale. 
 
"Non è una gran perdita" commentò Roxanne, facendo spallucce. "Mi dispiace solo per la Hyslop. Potrebbe avere di meglio".

Sorrideva, ma il tono con cui aveva pronunciato quelle parole non era sembrato così allegro. "Ho una fame. Spero si sbrighino con lo Smistamento". 

 
Entrarono nella Sala Grande. Era esattamente uguale all'ultima volta in cui avevano cenato, dal soffitto stellato pieno di candele, fino ai quattro lunghi tavoli sui quali gli studenti - che in quell'occasione indossavano un cappello neri a punta - sedevano. Ai muri erano appesi stendardi con il motto della scuola e con i colori delle quattro Case. Il lungo tavolo degli insegnanti era in fondo alla sala, dove era anche posizionato, affinché fosse ben visibile, uno sgabello e il Cappello Parlante. 
 
Non c'era nulla d'insolito nell'aspetto della sala, eppure Molly avvertiva qualcosa di strano nell'atmosfera... No, strano non era il termine corretto. Non riusciva a descrivere bene questa sensazione, ma era come se un sesto senso le dicesse di prepararsi a delle novità, a qualcosa di eccitante... 
 
Dai mormorii che si diffondevano, capiva che anche i suoi compagni erano elettrizzati come lei.
 
Si sedettero nel tavolo dei Grifondoro. Nella parte centrale, Rose si era già sistemata assieme al suo numeroso gruppo di amici. Accanto a lei, Polly Chapman stava parlando animatamente - senza curarsi di fare una pausa per prendere fiato - di un argomento che Molly non riusciva a intendere completamente: "Quest'anno... mio padre... Clawson...". 
 
La misteriosa questione! 
 
Molly ricordò all'improvviso la chiacchierata tra suo padre, zio George e nonno Arthur. Avevano parlato di Clawson... E se fosse venuto a insegnare a Hogwarts? Lanciò un'occhiata al tavolo in fondo: tutti gli insegnanti erano seduti al proprio posto e non c'erano posti liberi - a parte quello del Professor Hagrid, che però l'aveva visto appena era scesa dal treno. Ripensandoci, avevano anche parlato di un'iscrizione a qualcosa... Un evento - accuratamente non specificato - che a quanto pare era riservato solo ai maggiorenni. 
 
Ma cosa poteva essere? 
 
La cerimonia dello Smistamento fu ancora più lenta delle altre volte. Il professor Vitious, in piedi su uno sgabello, leggeva lentamente i nomi della lista dei nuovi arrivati. Ogni volta che un Serpeverde veniva annunciato, McLaggen e Dodd fischiavano e sparavano palline di carta con delle cerbottane nella direzione del malcapitato. Fortunatamente, il loro passatempo non durò a lungo; la professoressa Turpin si alzò e trasformò le cerbottane in trombette di plastica. 
 
Molly lasciò vagare lo sguardo negli altri tavoli. Lucy, come al solito, sedeva insieme ai suoi compagni di squadra e a Sophia Phillys. Si chiese cosa spingesse sua sorella a girare sempre insieme a quella ragazzina strana, con i capelli e la divisa perennemente in disordine. D'altra parte, c'era anche da chiedersi come facesse la povera Sophia a sopportare Lucy. Artie era al tavolo dei Tassorosso assieme ai suoi migliori amici, Theodore Bentley e Noriko Nomura. Fred, James e Louis erano seduti insieme in fondo al tavolo dei Grifondoro e parlavano a bassa voce. Probabilmente stavano già progettando nuovi a danno di qualche povero innocente - non potevano almeno aspettare che la McGrannit annunciasse l'anno nuovo? 
 
Ad un certo punto, mentre la tavolata accoglieva Amelia Webster con applauso fragoroso, Roxanne si sporse in avanti e le sussurrò:" Rose ci sta fissando come se volesse farci fuori. Probabilmente si è accorta che abbiamo dato un passaggio al suo Serpeverde preferito". 
 
Molly si voltò verso la cugina, la quale arrossì leggermente e distolse lo sguardo.  
 
Fantastico, pensò Molly, prima Lucy e adesso anche Rose. Continua così ed entro la settimana ti farai odiare dall'intera famiglia. 
 
Si voltò ancora una volta verso il tavolo dei Corvonero. Il Caposcuola Caleb Ramsey distava solo pochi posti da Lucy, ma lei sembrava cercare di tenere lo sguardo il più possibile lontano da lui. 
 
Lo Smistamento finì con Alexander Zambini. A quel punto la preside si alzò in piedi. L'ultimo applauso da parte del tavolo dei Serpeverde si esaurì. Minerva McGrannitt non superava né l'età né la fama di Albus Silente. Nonostante ciò, era comunque ammirata e rispettata da tutti i suoi studenti. Tutti sapevano come aveva combattuto valorosamente non solo per Harry Potter o per il mondo magico, ma soprattutto per Hogwarts, per la sua scuola. Ogni giorno sembrava lottare per la sua scuola. Questo era il motivo principale per cui era così rigida e severa con gli insegnanti e gli alunni. 
 
La McGrannitt rivolse il suo sguardo fiero alla Sala Grande, si schiarì la voce e pronunciò il discorso d'inizio semestre che pronunciava ogni anno:" È mio più vivo desiderio che i nuovi arrivati ricevano la più viva e calorosa accoglienza. Benvenuti, nuovi studenti. D'ora in poi, questa scuola sarà la vostra seconda casa e i vostri compagni saranno la vostra famiglia. Posso sperare che voi..." nel suo viso apparve un cipiglio severo, "... siate in grado di sfruttare nel modo più produttivo il tempo che trascorrerete qui. Così come spero che gli studenti più anziani continuino a farlo". Ci fu un momento di pausa, in cui la McGrannitt sembrò sul punto di aggiungere qualcosa. Alla fine sembrò cambiare idea, sorrise e annunciò:" Buon appetito!" 
 
Vassoi stracolmi apparvero immediatamente. Il silenzio fu sostituito dal chiacchiericcio degli studenti e degli insegnanti. Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma del Grifondoro, mostrò immediatamente ai nuovi arrivati il motivo del suo soprannome. La voce acuta e stridula di Polly Chapman non mancò d'informare tutti quelli che appartenevano alla cerchia di Rose Weasley - anzi, tutti quelli che le erano a portata d'orecchio - di tutte le novità e i pettegolezzi, senza escludere dal discorso come lei la pensava su questo o quello. Kate invece, tirò fuori una copia della rivista Teen Witch e si mise a parlare di Katrina Underwood, le cui canzoni erano le prime in classifica su Wizarding Wireless Network. La cantante era l'idolo di Molly e Roxanne, le quali erano costantemente aggiornate sulla sua vita. Chloe si mise a parlare di un episodio riguardante un nuovo tatuaggio e la successiva scoperta da parte dei genitori. La ragazza sembrava avere come unico scopo della sua vita quello di tormentare coloro che l'avevano messa al mondo, colorandosi di viola i suoi capelli biondo scuro, oppure comprendo la sua pelle chiara con i tatuaggi più stravaganti. Ogni tentativo di tenere a bada la figlia da parte di Ernest MacMillan (che per pura coincidenza lavorava nello stesso dipartimento di Percy Weasley) era vano. Lauren si mise poi a raccontare a Molly di tutti i romanzi babbani che aveva letto durante l'estate. Lei, a differenza delle amiche, era Nata Babbana: suo padre era un insegnante di letteratura inglese e sua madre era una bibliotecaria. A Molly piaceva molto scambiarsi consigli letterari con lei.  
 
Finito il dessert, i vassoi scomparirono e i piatti d'oro furono di nuovo immacolati. La McGrannitt fu di nuovo in piedi. La folla si zittì nuovamente.  
 
"Ora che siamo tutti sazi, devo richiamare nuovamente la vostra attenzione su alcune questioni. Prima di tutto, informo i nuovi arrivati e gli studenti più anziani dalla memoria a breve termine..." i suoi occhi indugiarono in particolar modo sul tavolo dei Grifondoro, "... che l'accesso alla Foresta Proibita è vietato a tutti gli studenti, a meno che non siate accompagnati dall'insegnante di Cura delle Creature Magiche. Inoltre è espressamente vietato recarsi fuori dalla propria Sala Comune durante le ore notturne, così sono proibiti duelli magici e altri scontri di questo genere. Chiunque verrà colto in flagrante ne subirà le conseguenze". 
 
Dodd tirò una gomitata scherzosa a McLaggen.
 
La preside si schiarì la gola e indugiò un attimo. Poi continuò:" Prima di augurarvi la buonanotte però, devo rendervi partecipi di qualche altro fatto di estrema importanza e rilevanza. Probabilmente quelli i cui genitori lavorano al Ministero ne sono già al corrente..." 
 
Il cuore di Molly ebbe un sussulto. La sua attenzione - solitamente vacillante nel dopocena - era al massimo.  
 
"Quest'anno la nostra scuola sarà il luogo di un evento estremamente emozionante, un evento che è passato alla storia e che fa parte delle nostre tradizioni più antiche..." pausa di sospensione, "... Hogwarts ospiterà - per la seconda volta di fila - il Torneo Tremaghi!" 
 
Un brusio eccitato si diffuse nella sala.
  
"Come ho fatto a non arrivarci?" Molly avrebbe voluto prendersi a calci. "Era così ovvio!" 
 
"Quei tre babbei!" esclamò Roxanne. "Perchè non ci hanno detto nulla? Domani manderò una Strillettera a papà, lo giuro su... Michael Plumpton!" 
 
“Su chi?” 
 
“Il battitore dei Tornados”. 
 
La McGrannitt richiamò l'attenzione con un gesto della mano e il brusio si spense. 
 
"Mi rendo conto che non tutti sanno in che cosa consiste questo Torneo e a quale terribile tragedia è collegato..." 
 
La preside impiegò più di cinque minuti per spiegare la storia del Torneo Tremaghi, riservando una particolare attenzione alla vicenda di Cedric Diggory e al ritorno del mago che era riuscito, per più di trent'anni di fila, a terrorizzare il mondo magico. Molly si rese conto di quanto poco sapeva su quell'argomento, pur essendo nipote del famoso Harry Potter - il ragazzo che era sopravvissuto a Voldemort per ben due volte e che era riuscito a sconfiggerlo. A casa non era certo l'oggetto di discussione preferito dei genitori: sua madre, la quale era ancora a Hogwarts nell'occasione dell'ultimo Torneo, aveva assistito al momento in cui Harry era comparso all'improvviso davanti all'intera scuola, aggrappato al ragazzo morto. Aveva raccontato ai figli delle grida strazianti dei genitori di quel ragazzo, di come li aveva visti mentre si gettavano sul corpo senza vita del figlio... Era la prima volta che aveva visto una persona morta, in quel momento non sapeva che non sarebbe stata l'ultima... Suo padre ne parlava ancor meno, dato che collegava gli avvenimenti successivi al Torneo a una tragedia più personale: il momento in cui aveva litigato con la famiglia ed era andato via di casa. 
 
Ascoltando la McGrannitt che discorreva, Molly si rese conto di un'altra cosa: per lei la morte era qualcosa di astratto, qualcosa che esisteva ma appariva remota, appartenente ad altri luoghi e a un altro tempo. Da ben ventidue anni che il mondo magico non veniva sconvolto da grandi guerre: ogni tanto accadeva qualche evento infausto all'estero (per esempio, alcuni moti di ribellione dei giganti in America aveva dato più di qualche problema al MACUSA) o qualche fatto di cronaca nera, ma mai nulla di grave aveva sconvolto la quotidianità dei maghi inglesi. Come si soleva dire, andava tutto bene. I suoi genitori e zii invece avevano trascorso la propria giovinezza in una realtà ben diversa, in cui i pericoli erano sempre dietro l'angolo e in cui ogni ora poteva essere l'ultima. Quando lo zio Harry aveva la sua età (in verità, qualche anno in meno di lei), aveva combattuto contro Voldemort e aveva avuto un coraggio che a lei e ai suoi compagni non era mai stato richiesto. 
 
"... ora che sapete tutto questo, voglio mettere subito in chiaro una cosa", la McGrannitt s'interruppe per un attimo. come per soppesare le sue parole. "Non c'è bisogno che vi dica che questo Torneo non è un gioco, e nemmeno una banale competizione. È una faccenda molto seria. Non tutti appoggiano questa iniziativa, anzi, vi confesso che io stessa ero assai dubbiosa..." 
 
Molly ripensò a suo padre e alla rabbia che aveva manifestato nei confronti di Clawson. 
 
"... dato che la scorsa volta sono successe cose che non sarebbero dovuto succedere. Questo perché non sono stati effettuati i dovuti controlli. Ma questa volta non succederà. Non in questa scuola, non finché ci sarò io. Così come mi aspetto la massima serietà da parte del Dipartimento dei Giochi e degli Sport Magici..." una smorfia leggera le increspò le labbra, "... niente di meno mi aspetto da voi. Non solo da chi ci rappresenterà come Campione di Hogwarts, ma da tutti voi". 
 
Una breve pausa. Nella sala non volava una mosca. Nessuno osava distogliere lo sguardo dalla preside. 
 
"Il Torneo Tremaghi..." la McGrannitt continuò a spiegare, scandendo bene le parole con enfasi, "... è un evento che fa parte delle nostre tradizioni, da prima della nascita dei vostri trisavoli. Lo ripeto, non è solo una competizione. È un'occasione. Un'occasione per tutti noi di incontrare maghi e streghe provenienti da paesi diversi dai nostri, di creare nuovi contatti, di ricordare il passato... e di guardare al futuro". 
 
Ancora silenzio.  
 
"Prima di lasciarvi andare ai vostri dormitori, ancora qualche parola," il tono della preside si fece più tranquillo e pratico, "gli studenti di Durmstrang e di Beauxbatons arriveranno qui il 25 Ottobre. Confido in voi nel garantire ai nostri ospiti la massima accoglienza. I tre campioni verranno nominati il 31 Ottobre, dopo il banchetto. Non saranno ammessi campioni di età inferiore ai diciassette anni. Questa volta, non verrà fatta eccezione, nemmeno se il nome dovesse uscire dal Calice". Si schiarì la gola. "Il campione verrà esonerato dagli esami di fine anno, naturalmente. La Coppa di Quidditch e ogni altra attività sportiva verranno sospese per quest'anno". 
 
Questa volta, gli studenti iniziarono a sussurrare tra loro. Qualcuno protestò ad alta voce. McLaggen batté un pugno sul tavolo. Fred si lamentò ad alta voce per come aveva sprecato l'intera estate ad inventare nuovi improperi. Molly si girò immediatamente verso il tavolo dei Corvonero: come aveva previsto, Lucy era delusa e imbronciata. 
 
La McGrannitt alzò una mano e la sala ritornò silenziosa. "Prima di andare a letto, intoniamo l'inno della scuola". 
 
Tutti gli studenti si alzarono e iniziarono a cantare: 
 
Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore, 
te ne preghiamo, insegnaci bene 
giovani, vecchi, o del Pleistocene, 
la nostra testa tu sola riempi 
con tante cose interessanti. 
Perché ora è vuota e piena di venti, 
di mosche morte e idee deliranti. 
Insegnaci dunque quel che è richiesto, 
dalla memoria cancella l'oblio 
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto 
finché al cervello daremo l'addio. 
 
Molly e Roxanne, come al solito, intonarono l'inno della scuola sulla base di una canzone di Katrina Underwood. Alla fine, consapevoli degli sguardi perplessi che stavano attirando, proruppero in una serie di risolini isterici. 
 
"Buonanotte!"  
 
Con quest'ultima parola, preside e insegnanti uscirono dalla piccola porta in fondo alla sala. Gli studenti, invece, si radunarono attorno ai propri Capiscuola e si diressero verso il portone principale. Norma Cowen guidava il gruppo dei Grifondoro, con Rose alle calcagna. Molly invece era rimasta indietro con il suo gruppo di amiche.  
 
Il tragitto fino alla Torre di Grifondoro fu più caotico del solito, ora che gli studenti erano liberi di esprimere liberamente il proprio pensiero riguardo alla faccenda. 
 
"Maledetti vecchiacci!" urlò Roxanne. 
 
"Con chi ce l'hai?" le chiese Lauren. 
 
"Con i miei genitori! E con gli scemi che hanno deciso una regola così cretina! Il mio prossimo compleanno è a gennaio! Gennaio, capite? Possibile che i miei non si siano sbrigati a mettermi al mondo? Scommetto che quell'idiota di mio fratello vorrà iscriversi e che non la smetterà di gongolare per i prossimi due mesi!" 
 
"Fred al Torneo?" esclamò Molly. "Secondo te vorrà sul serio iscriversi?"
 
Roxanne si girò verso di lei, sbalordita. "Vuoi scherzare? Sarà il primo della fila! E subito dopo James e Louis! Figurati se non lo faranno! Lo zio Harry e la zia Fleur erano campioni! Vorranno mandare avanti la tradizione! Non solo lo vorranno, ma potranno! Loro tre sono gli unici della nostra famiglia ad aver compiuto..." 
 
Si fermò all'improvviso in mezzo alle scale, bloccando diverse persone dietro di lei. Afferrò il braccio della cugina e si girò verso di lei.  
 
"Ahi!" gridò Molly, sorpresa. "Ma che ti prende?" 
 
Kate, Chloe e Lauren fissavano Roxanne come se si fosse trasformata in un folletto della Cornovaglia. Diverse persone le superarono, senza risparmiarsi qualche occhiata strana. 
 
"Molly! Il tuo compleanno!" 
 
"Il mio compleanno... cosa?" 
 
"E' il 30 Ottobre!" gridò Roxanne. In quel momento le passò di fianco Edward Cooper, l'altro prefetto del sesto anno, che le chiese se andava tutto bene, ma lei lo ignorò totalmente. "Il 30 Ottobre compirai diciassette anni! E il campione verrà scelto il 31 Ottobre!" 
 
La testa di Molly girava come una trottola. Non sapeva se era per colpa del viaggio, del banchetto, del sonno o del lungo discorso della McGrannitt, ma non aveva ancora digerito appieno la questione del Torneo Tremaghi. "Sì, giusto... ma cosa..." 
 
Un largo sorriso apparve sulla faccia di Roxanne. "Tu compi diciassette anni. Il campione lo scelgono il giorno dopo. Quindi significa che tu potrai iscriverti al Torneo! Per tutte le schiappe dei Cannoni di Chudley! Potresti essere la prossima campionessa di Hogwarts!" 
 
Molly la fissò instupidita per un secondo. "Ok. Penso che tu abbia bevuto Whisky Incendiario al posto di succo di zucca!"
 
Edward Cooper cercava timidamente di esortare Roxanne ad andare avanti, o almeno a spostarsi di lato, per far scorrere la fila. Ma in quel momento, per la ragazza esisteva solo la sua migliore amica.  
 
"Tu. Entrerai. Nel. Torneo."  
 
"Tu. Sei. Fuori."  
 
"Volete essere così gentili da levarvi di torno, quando la gente vuole passare?"  
 
Si girarono di scatto e videro Gertrude Gray, anche lei ferma e immobile, in attesa di passare.  
 
C'era un unico modo in cui Molly e Roxanne descrivevano la loro compagna di dormitorio: Gertrude Gray era - a parole loro - perfetta da far schifo. In qualunque ambito, non importava quando una persona fosse brava, poiché lei non solo lo era di più, anzi, raggiungeva l'eccellenza. Riusciva a far trasmettere la sua perfezione anche con l'aspetto: i suoi capelli castani erano perfettamente pettinati e raccolti in una treccia elegante; la sua carnagione era rosea e perfetta, senza l'ombra di un brufolo o di una lentiggine di troppo; la sua bocca piccola e rossa era perfetta quando si apriva per far capire al resto del mondo che non sarebbe mai stato perfetto come lo era lei. Peccato solo per la sua divisa di Hogwarts, che sarebbe stata perfetta con un bel distintivo da prefetto sopra. 
 
In quel momento, il suo piccolo viso era concentrato in una perfetta espressione di evidente fastidio. I suoi occhi ridotti a fessure indugiarono sul distintivo di Molly. 
 
"Allora è così, entrerai nel Torneo?" le chiese. "Non sprechi occasione per metterti al centro dell'attenzione, vero?"
 
"Che c'è, ti prude ancora che lei sia diventata prefetto e tu no?" sbottò Roxanne. "Gert, te lo dico per il tuo bene: buttati nel lago. Solo così smetterai di soffrire". 
 
Gertrude la fulminò con uno sguardo ma non replicò. I suoi occhi si soffermarono su ognuna delle ragazze del gruppo.
 
"Lauren" disse infine, lentamente, come a soppesare le parole. "Sei più grassa rispetto all'anno scorso". 
 
Ancora prima che Lauren potesse arrossire di rabbia, Roxanne e Molly erano già con la bacchetta in mano.  
 
"Ragazze!" gridò Edward, visibilmente sconvolto ma deciso a far valere la sua autorità. "Per favore, ora... Non perdiamo la testa... Gertrude, mi dispiace, ma sarò costretto a toglierti un punto per aver detto... cioé, quello che hai detto!" 
 
"Ho detto solo la verità" rispose Gertrude con nonchalance. Poi fissò Edward in faccia ed esclamò:" Non puoi togliere punti a me, comunque. Sono la migliore studentessa del tuo anno". 
 
Il ragazzo sembrò un attimo confuso, poi balbettò:" M-ma il r-regolamento è uguale per tutti..." 
 
Gertrude, senza aggiungere altro, li superò e passò oltre.  
 
Edward, soddisfatto di sé, si voltò verso Roxanne. "Visto? L'ho rimessa al suo posto!" 
 
Molly era esausta. Tutto quello a cui aspirava era posare la testa sul cuscino e dimenticare temporaneamente tutti i drammi della sua vita. Sperava con tutta sé stessa che Gertrude si addormentasse presto, solo per non far nascere altre discussioni con lei.
  
"Edward, mi ricordi per favore la parola d'ordine che ci ha dato Norma in treno?" 
 
"Eh?" disse Edward, focalizzando l'attenzione su di lei. "Ah, sì... Algabranchia". 
 
~o~
 
Trovò il dormitorio esattamente come l'aveva lasciato l'ultima volta: sei letti a baldacchino con le tende e le coperte rosso scuro, il piccolo comodino, lo specchio, il poster di Katrina Underwood che aveva appeso sopra la testata del letto assieme alle foto: lei e la sua famiglia davanti al Partenone, lei e Roxanne a undici anni in partenza per Hogwarts, svariate foto di lei e le sue amiche a Hogsmeade e nel dormitorio, altre foto con i cugini, Roxanne che faceva un balletto strano, la foto di lei assieme a Mark Williams (in verità, ormai il suo ex se ne era andato da un pezzo dall'immagine ed era rimasta da sola a sorridere come un'idiota). Per il momento era tutto così ordinato, ma sapeva che presto il suo comodino e sarebbe stato presto coperto da trucchi, smalti e appunti di lezioni, mentre pile di manuali di scuola e romanzi si sarebbero accatastati sopra il suo baule.  
 
Per Molly non era un peso condividere il dormitorio con altre ragazze, anzi, stava benissimo con le sue amiche. Gertrude, a parte quando occupava il bagno più del dovuto e lanciava qualche frecciatina di troppo, non era un grosso problema. Ci si doveva solo fare l'abitudine. Per fortuna, per quella sera dovette ricorrere solo una volta alla sua autorità di prefetto per frenare in anticipo una litigata tra Lauren e Miss Perfezione. Nonostante la stanchezza, tutte loro erano eccitate per il Torneo.  
 
"Secondo voi, s'iscriverà?" chiese Lauren, stesa nel suo letto. 
 
"Chi?" chiese Kate sbadigliando. 
 
"Gert" sussurrò la ragazza, lanciando un'occhiata infastidita alla porta del bagno, dove nel momento era rinchiusa la loro compagna di dormitorio, "A fine Settembre compie diciassette anni". 
 
"Sicuro che lo farà" rispose Roxanne. "Spero che non venga nominata, però. Già è insopportabile così... Se quella diventa la campionessa di Hogwarts, giuro che mi farò espellere". 
 
"Ragazze, che ne pensate di James Potter come campione?" chiese Kate, sognante.  
 
"No, ti prego, è un tale idiota!" esclamò Roxanne. "Beh, se sarà lui, immagino che dovrò fare il mio dovere di cugina e tifare per lui... Ma insomma! Non sa pensare altro che a giocare a Quidditch, fare scherzi e combinare guai". 
 
Molly era d'accordo con lei. "Fred e Louis sarebbero molto più seri, come campioni. Ma sinceramente, ci vedrei meglio uno come Caleb Ramsey di Corvonero... o Patricia Dahl di Tassorosso". 
 
"O Heather Abernathy dei Serpeverde... ucciderebbe gli altri due campioni alla prima prova..." rispose la cugina. "Comunque, tu non metteresti il tuo nome nel calice? Penso che avresti qualche possibilità". 
 
"Tu pensi troppo. Cosa ne hai fatto della mia migliore amica?" 
 
Le palpebre le si stavano facendo pesanti. La sua mente vagava e le faceva rivedere tutti i momenti della giornata, come se avesse infilato la testa in un Pensatoio... La corsa trafelata della sua famiglia a King Cross... Sua sorella che aveva una cotta per il Caposcuola dei Corvonero... McLaggen e Dodd che la infastidivano e Jack che tentava di soccorrerla... Il discorso della preside sul Torneo... Tre campioni... Un vincitore... 
 
Prima che potesse rendersene conto, Molly era già nel mondo dei sogni. 
Spero vi sia piaciuto. Mi ci sono voluti due capitoli per scrivere l'inizio dell'anno di Molly. Nel prossimo capitolo inizia la vita a Hogwarts. Oltre a quelli già introdotti, compariranno nuovi personaggi, alcuni molto importanti per la trama. Aiuto. Chissà come é riuscita la Rowling a non impazzire...



 

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Capitolo 6
*** Lettere e lezioni ***


Ormai lo sapete che ci metto una vita ad aggiornare, quindi ormai le mie scuse non hanno più senso. In realtà, questo capitolo è lungo il doppio degli altri, quindi qualche scusa in effetti ce l'avrei... Ad ogni modo, ringrazio tantissimo quelli che hanno commentato la storia in precedenza e chi la commenterà. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Se per caso non lo è, oppure se c'è qualche errore/buco di trama/incoerenza, mi raccomando, riferitemelo con garbo (altrimenti Lucius lo verrà a sapere).
 
Via con il nuovo capitolo...

Capitolo sei: Lettere e lezioni 
 
La mattina seguente, tutti non parlavano altro che del Torneo Tremaghi. Non che Molly fosse sorpresa, era ovvio che una notizia del genere suscitasse un tale scalpore in lei e nei suoi compagni. Tutti erano troppo abituati alla monotonia. Nessun avvenimento di tale portata aveva sconvolto la vita scolastica negli anni precedenti, persino le partite di Quidditch e le gite a Hogsmeade erano ormai considerate parte della routine.  

Ora che era ben riposata e lucida, Molly sentiva l'eccitazione trapelare da tutti pori. Non aveva mai assistito a un vero duello in vita sua (quelli tra Fred e Roxanne non contavano), figuriamoci un vero Torneo. La prospettiva di assistere a delle prove vere e pericolose la riempiva di entusiasmo. Era anche curiosa di incontrare altri maghi e streghe provenienti da scuole straniere. Le altre due scuole di magia erano un mistero per lei: a volte, durante le cene di famiglia, la zia Fleur faceva qualche commento su come funzionava questa o quella cosa a Beauxbatons, o raccontava qualche aneddoto sulla sua vita da studentessa, ma l'argomento cadeva subito poiché non interessava agli altri parenti. Quel poco che sapeva non bastava a soddisfare la curiosità di Molly. Su Durmstrang invece non sapeva nulla. Una volta aveva sentito suo padre criticare quella scuola per il fatto che lì venissero ancora insegnate le Arti Oscure. Dentro di sé sapeva che non era una bella cosa, ma questo aspetto di Durmstrang la intimoriva ed eccitava allo stesso tempo. 

Come Roxanne aveva previsto la notte scorsa, Fred non perse tempo a dichiarare la propria intenzione di iscriversi. Il giorno seguente, la prima cosa che disse quando vide la sorella e la cugina fu:" Io sono dentro! Non posso certo perdere un'occasione del genere!" 

"Beh, buongiorno anche a te!" gli sbraitò la sorella di rimando. 

Lei e Molly erano sedute al tavolo dei Grifondoro a far colazione. Kate era lì con loro, mentre Chloe e Lauren si erano già avviate per chiedere al professor Paciock, Capo della Casa di Grifondoro, delucidazioni sul loro orario scolastico.  

Fred prese posto di fronte a loro. Kate scivolò strategicamente sulla panca per avvicinarsi a lui. "Ciao, Freddie" cinguettò, ma il ragazzo non se ne accorse nemmeno. Era troppo preso dall'argomento del momento. 

"Penso di essere pronto" disse, afferrando un toast e cominciando a mangiarlo senza staccare gli occhi dalla sorella e dalla cugina, "insomma, in Trasfigurazione me la cavo, in Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure sono un asso". 

"Peccato che per il resto fai pena" mormorò Roxanne, versandosi del succo d'arancia.  

"Lo dici solo perché io posso iscrivermi e te no" gli rispose Fred con un ghigno, "Povera piccola Roxie". 

"Chi te lo dice, che sarai tu il campione?" gli chiese Molly. "Quasi tutti i maggiorenni vorranno iscriversi". 

"Nessuno lo dice..." rispose il ragazzo, alzando le spalle. "Ho comunque una possibilità in più rispetto ad altre persone qui presenti. Senza contare la mia dote nascosta". 

"Aspetta, fammi indovinare...?" la sorella assunse un’aria pensierosa, "La demenza giovanile?" 

In quel momento, arrivò la posta. La Sala Grande si riempì di gufi. Priam, l'allocco di suo padre, le passò sopra la testa e lasciò cadere davanti al suo piatto un quotidiano, una rivista e una lettera. Fece la stessa cosa ai tavoli di Corvonero e Tassorosso, dove sedevano i suoi fratelli. Molly non si sorprese: ogni primo giorno di scuola i suoi genitori scrivevano a lei e a i suoi fratelli. Lei non capiva il perché, onestamente. Non potevano almeno lasciar passare una settimana? Sospirando, mise da parte il romanzo babbano che aveva iniziato a leggere (Il buio oltre la siepe di Harper Lee) e aprì la busta. La lettera era inaspettatamente più lunga del solito: 

Cara Molly,  

tua sorella ci ha spedito un gufo ieri sera. Ha detto che il treno è arrivato in orario come al solito, che ha visto te e tuo fratello a cena nella Sala Grande, ma che non ha voluto viaggiare con voi. Non è che per caso avete litigato di nuovo? Comunque, ormai la preside McGrannitt deve avervi già informato del Torneo Tremaghi che si terrà quest'anno. In caso contrario, è comunque su tutti i giornali. Io e papà abbiamo preferito non dirvi nulla poiché sapevamo che ci avreste riempito di domande alle quali non saremo stati in grado di rispondere. Come sapete, non amiamo parlare dell'ultimo Torneo avvenuto, ci riporta alla mente episodi spiacevoli. Inoltre tuo padre non crede che quella di Clawson sia stata una buona idea. Possiamo dire che non ha una buona opinione di lui. È un tipo che non bada molto alla legge, quando vuole ottenere qualcosa. Onestamente non so cosa pensare della faccenda del Torneo, ma per quanto riguarda Clawson, sono d'accordo con tuo padre. Nel caso tu dovessi prendere decisioni avventate, non fidarti assolutamente di Clawson o di qualunque altro segua i suoi ordini. Volevamo inoltre augurarti un buon inizio delle lezioni. Continua ad impegnarti come fai sempre. Solo perché tu non hai esami importanti in vista, non significa che debba studiare di meno. Il sesto anno è solo il primo gradino per i M.A.G.O., almeno questo è quello che dice tuo padre. Se hai bisogno di qualcosa o se hai bisogno di aiuto, non esitare a scriverci. Papà ti manderà un gufo in settimana. 

Baci 

Mamma 


Molly si fermò a rileggere alcuni punti della lettera. Nel caso tu dovessi prendere decisioni avventate... Cosa significava? Sua madre e suo padre avevano paura che potesse mettersi in qualche guaio? D'accordo, era disposta ad ammettere che alcune sue scelte non fossero proprio le più sagge, ma in tutti gli anni che era a Hogwarts non aveva combinato particolari danni. Persino Roxanne riusciva quasi sempre a rimediare ai suoi pasticci. 

Non fidarti assolutamente di Clawson o di qualunque altro segua i suoi ordini... Molly aveva il sospetto che questa frase provenisse da suo padre. Ma perché mai avrebbe avuto motivo di fidarsi di Clawson? 

Hanno paura che tu partecipi al Torneo. 

Scosse la testa. Quel pensiero era ridicolo! Ma come facevano i suoi a mettersi in testa idee del genere? In quale universo lei, Molly Weasley, colei che non era neanche capace di prendere in mano uno Snaso, sarebbe stata scelta per una competizione che riguardava sfide affrontabili solo da maghi eccezionali? Quale calice l'avrebbe mai selezionata? Come se avessi intenzione di iscrivermi...  

"Ragazze! Aprite Teen Witch a pagina sei!"  

L'urlo eccitato di Kate la distolse dai suoi pensieri. Mise da parte la lettera e afferrò la rivista. In copertina, sotto al titolo stampato in oro, c'era una giovane strega dai lunghi capelli neri che sorrideva e faceva l'occhiolino; intorno a lei apparivano e scomparivano diverse scritte a caratteri cubitali, dai colori che andavano dal fucsia più acceso al lilla più tenue, come 'Le migliori pozioni per capelli' oppure 'I consigli dalle dieci streghe più belle del secolo'. All'improvviso la foto fu coperta da un'enorme scritta rossa: 'A pagina 6: Torneo Tremaghi a Hogwarts - L'opinione di Katrina Underwood'

Molly aprì di colpo la rivista su una foto che occupava entrambe le facciate, accompagnata da un piccolo box rettangolare e una didascalia con il nome della cantante. Katrina Underwood, vestita con un abito blu elettrico pieno di paillettes, era semidistesa su un sofà rosso. Continuava a sorridere e ad ammiccare, accavallando di volta in volta le lunghe gambe. I suoi boccoli dorati parevano mossi da vento. 

Sentì la presenza del viso di Roxanne sopra la sua spalla destra mentre leggeva ad alta voce la breve dichiarazione:" Amo il Torneo Tremaghi! È un'idea fa-vo-lo-sa! Se fossi io una dei concorrenti, sicuramente batterei gli altri sul tempo. Ho sempre avuto il dono della Preveggenza, quindi potrei prepararmi in anticipo alle sfide! Donerei la mia vincita ai bambini malati del San Mungo! Comunque, dedicherò il mio prossimo singolo al vincitore...

"Oh, no! Ancora quella lì! Ma chi le ha chiesto nulla?" esclamò Fred, roteando gli occhi con fastidio. "Non capisco come faccia a piacere... Insomma, fa schifo come poche!" 

Sorella e cugina lo fulminarono con lo sguardo. Kate si allontanò leggermente da lui, fissandolo sconvolta come se avesse detto una parolaccia. 

"E' una tosta!" gli rispose la sorella con furia. "Ma d'altra parte, non ci si aspetta di certo che gli idioti capiscano la sua arte!" 

"Arte? Fare versi e muoversi come un ippogrifo in calore lo chiami arte?" Fred scosse la testa drammaticamente. "Mi dispiace, sorellina. Così come nel Quidditch, anche nella musica hai gusti di cacca". 

"Vogliamo parlare di quello che ascolti te?"  

"I Kings, le Crazy Hags, le Sorelle Stravagarie, gli Hobgoblins..." elencò Fred compiaciuto. "Tutti i gruppi migliori in circolazione". 

Molly non si degnò di rispondergli. Si mise a sfogliare la Gazzetta del Profeta, mentre i suoi cugini proseguivano con il loro battibecco. Il giornale non parlava d'altro che del Torneo, dalla prima pagina a quelle interne. Un articolo parlava del Torneo del '94 e un altro ancora descriveva con toni patetici e melodrammatici la 'tragica scomparsa di Cedric Diggory, giovane eroe, ragazzo pieno di promesse, la cui morte segnò l'inizio di una delle ere più buie...' 

Trovò l'articolo abbastanza di cattivo gusto. Mise da parte anche il quotidiano, strappò un piccolo pezzo da una pergamena e scarabocchiò una veloce risposta a sua madre: 

Ho ricevuto la tua lettera. Io e Lucy non abbiamo ancora litigato, per il momento. Tu e papà potete stare tranquilli per quanto riguarda Clawson. Non ho intenzione di mettermi nei guai. 

Baci,  

Molly 


Chissà se Lucy ce l'ha ancora con me per la storia di ieri, pensò Molly, osservando Priam che tornava al tavolo dei Grifondoro, raccoglieva la sua risposta e volava via di nuovo, in ogni caso, quello che succede a Hogwarts, rimane a Hogwarts

"Coraggio Roxie," disse stancamente, alzandosi dal tavolo, "ci aspetta una giornata bella impegnativa". 

Roxanne sbuffò e seppellì la testa tra le braccia. "Non ho voglia di vedere la Turpin. Possiamo saltare la prima ora?". 

"No! Ho promesso a zia Angie non avresti saltato neanche una lezione!" rispose Molly, con un tono di voce che le ricordava terribilmente quello di suo padre. 

"Ma è il primo giorno!" 

"Appunto". 

"Devo riprendermi dal trauma dell'inizio della scuola". 

"Guarda che se non studi, non diventerai mai Auror e finirai a lavorare con l'idiota al negozio degli scherzi" insisté Molly, indicando il cugino che sogghignava tra sé.  

"E sai bene che sarò io a comandare a tu sarai la mia assistente" rispose Fred malignamente. 

Al che, Roxanne sbuffò e si alzò. "Sei proprio la figlia dello zio Perce. Scommetto che sotto sotto sei la sua preferita". 

"Certo, come no. Subito dopo Lucy, Artie, il gufo, te, Shirley e il figlio del suo collega che è un ragazzo così educato, penso che abbia riservato un posto speciale anche per me". 

 
~ o ~

Per diventare Indicibile e poter lavorare al Dipartimento dei Misteri, Molly doveva ottenere voti alti nei M.A.G.O. in Incantesimi, Divinazione, Rune Antiche, Astronomia e Storia della magia. Tutte le altre materie non erano obbligatorie, ma fortemente consigliate. Inoltre, suo padre aveva insistito affinché Molly frequentasse più corsi possibili. Per questo motivo lei, assieme a Roxanne e a Lauren, si diresse verso l'aula di Trasfigurazione per la prima lezione del semestre. 

La professoressa Turpin entrò nell'aula con passo veloce, come se stesse prendendo il treno. Era una strega alta, magra e dall'andatura rigida. Indossava un lungo abito viola scuro e i suoi capelli erano raccolti in uno chignon ordinato. Il suo aspetto dava l'idea di una donna seria, capace e sicura di sé, e il suo carattere lo confermava. Per il resto, sembrava che non ci tenesse a dimostrare molte alte qualità.  

"Tutti quelli che non hanno ricevuto almeno una 'O' ai G.U.F.O., possono pure alzarsi, lasciare l'aula e ritentare con quelli del quinto anno" esclamò acidamente, senza rivolgere loro un ‘Buongiorno’.  

Nella classe calò il silenzio. Un paio di studenti uscirono dall'aula con aria abbacchiata. 

"Tutti gli altri aprano il manuale a pagina cinque. Oggi iniziamo l'Evocazione. Signorina Gray, legga il paragrafo delle 'Cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp', prego". 

Mentre Gertrude leggeva ad alta voce, Roxanne si girò verso la cugina e le fece delle smorfie, mimando il suo modo di leggere. Molly fu costretta a chinarsi per non scoppiare a ridere. Cos'è che diceva sempre suo padre? Che brava tua cugina Roxanne, sta diventando davvero una studentessa diligente... 

Molly andava bene in Trasfigurazione, era persino riuscita ad ottenere un Eccezionale ai G.U.F.O. Tuttavia, non poteva certo dire che le lezioni della Turpin fossero le sue preferite. Quel giorno non fece eccezione. 

Dopo la lettura, la professoressa mostrò loro come eseguire l'incantesimo: pronunciò qualcosa a bassa voce, eseguì uno strano movimento con la bacchetta e immediatamente il bicchiere vuoto che stava sopra la sua cattedra si riempì d'acqua. Poi prese il bicchiere in mano e lo sollevò, come se non fossero riusciti a vedere ciò che aveva fatto. 

Roxanne alzò gli occhi al cielo. 

"Come vedete, non si tratta un incantesimo complicatissimo..." disse la Turpin lentamente, scandendo bene le parole. Non ci provava neanche a nascondere la sua aria di superiorità, "... ovviamente, se riuscirete dipenderà solo da quanto vi impegnate". 

Molly non era sicura di aver capito bene la pronuncia dell’incantesimo, o come eseguire il movimento, tuttavia non si azzardò a chiederle di mostrarlo di nuovo. Sapeva già che la Turpin le avrebbe sorriso malignamente e l'avrebbe rimproverata:" Signorina Weasley, come al solito non prestava ascolto a ciò che stavo dicendo". 

Notò con sollievo che molti altri sembravano non aver capito bene che cosa fare: la professoressa distribuì un bicchiere di vetro a ciascuno, ma nessuno riuscì a far apparire neanche una goccia d'acqua. Persino quelli di Gertrude Gray ed Edward Cooper, i migliori della classe, rimasero vuoti. Subito gli studenti cominciarono a mormorare tra di loro, alcuni si misero a sfogliare velocemente i manuali alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarli. 

"Com'è che aveva fatto a.…" 

"Ma tu ci capisci qualcosa?" 

"Secondo me si fa così..." 

Nel mentre, la Turpin girava tra i banchi e li guardava provare, scuotendo gravemente la testa, come se avesse a che fare con dei mentecatti. Ogni tanto esclamava qualche critica del tipo "Signorina Blake, la sua pronuncia è sbagliata!" oppure "Signor Riggs, migliori il movimento!", senza però spiegare come correggersi. Poi se ne usciva con il suo solito melodrammatico “Eppure pensavo di essere stata chiara!" 

Alla fine della lezione, l'unico che riuscì ad eseguire l'incantesimo fu Edward. Gertrude era rossa in viso dalla rabbia: dal suo sguardo si capiva che avrebbe versato volentieri l'acqua in testa sia a lui che alla Turpin. 

"Beh, sono felice di sapere che almeno uno di voi si è svegliato stamattina" commentò sarcasticamente. Tuttavia, non rivolse nessun complimento al ragazzo, né assegnò punti alla sua Casa come avrebbe fatto qualunque altro insegnante. Ai suoi occhi, Edward non era uno studente eccezionale, ma un mago nella media che impiegava più tempo del necessario ad imparare le cose. Tutti gli altri erano dei troll ritardati. Si limitò ad assegnare la solita mole di compiti appena prima del suono della campanella. 

"Altri due anni con quella lì!" gridò Roxanne, appena uscita dall'aula. "Non lo posso sopportare! Non va bene per la mia sanità mentale! Se esco da Hogwarts viva mi faccio due mesi di cura al San Mungo! Ma perché agli Auror serve la Trasfigurazione?" 

Furono raggiunte da Chloe e Katie, tutte allegre e rilassate per non aver avuto il piacere di trascorrere un’ora con la Turpin. Insieme si diressero verso il terzo piano. 

La lezione di Incantesimi andò decisamente meglio per tutti: Molly e Roxanne adoravano il professor Vitious, il quale era l'esatto opposto della Turpin: disponibile, gentile e simpatico. I suoi studenti erano liberi di chiacchierare mentre si esercitavano con gli incantesimi. Sembrava prendere tutto alla leggera, forse perché non gli mancava molto alla pensione. Molte volte interrompeva la lezione e raccontava loro fatti riguardo le due Guerre Magiche, solo allora la sua aria allegra e vivace veniva sostituita da un'espressione grave e malinconica. 

Quella mattina iniziarono qualche incantesimo non verbale. I risultati molto incerti, tuttavia Vitious li rassicurò che era normale non riuscire subito e che si sarebbero dovuti allenare molto per migliorare. 

Dopo pranzo, Roxanne aveva un'ora libera. Molly s'incamminò insieme a Kate verso la Torre di Divinazione.  

Le lezioni della Cooman erano sempre un po' un enigma. Da una parte, Divinazione era una materia fondamentale per diventare Indicibile. Dall'altra, era difficile prenderla sul serio. Non era neanche sicura che la Cooman - veggente anzianotta il cui canto del cigno si era esaurito molto tempo fa - fosse sicura di quello che facesse o dicesse. Ciò significava, per Molly, doppia fatica e altro studio supplementare oltre a quello di Trasfigurazione. 

Fortunatamente, la Cooman non era insopportabile come la Turpin e le sue lezioni erano abbastanza tranquille. Aveva ormai imparato a non prendere sul serio le predizioni infauste della professoressa. Lo stesso non si poteva dire per Kate. "Lo sapevo che avrei dovuto mollare questa materia" le sussurrò mentre svogliavano il Libro dei Sogni, "E' dal terzo anno che non riesco più a dormire senza assicurarmi che Urano non sia allineato con Saturno!" 

"Basta che chiami 'Baldracca' la Cooman ed è fatta". 

Dopo Divinazione fu il turno di Pozioni: una bella passeggiata lunga dalla Torre ai sotterranei. Mentre camminavano per il corridoio del secondo piano, sentirono delle risate. Corsero più avanti e videro due ragazzi di Serpeverde del quarto o forse quinto anno piegati in due dalle risa. Due ragazzi più piccoli, maschio e femmina, erano ricoperti da capo a piedi da una sostanza nera e maleodorante. Molly sperò che non fosse Caccabomba. 

"Vai pure avanti" disse a Kate, "ti raggiungerò fra poco". 

L'amica non se lo fece ripetere due volte. La salutò e corse via. A Molly non rimase che far valere la propria autorità di prefetto. 

"Ehi!" gridò ai due Serpeverde che si stavano asciugando le lacrime dagli occhi. "Cosa diavolo vi passa per la testa?" 

I due si scambiarono un'occhiata veloce e sorrisero. I due ragazzini, a metà tra il confuso e l'imbarazzato, sembravano non saper bene cosa fare. 

"Incentiviamo l'attività Weasley" disse uno dei due, mentre l'altro riniziava a ridere. "Dovresti esserne contenta, visto che provieni anche tu da quel branco". 

Era Caccabomba. 

"V-volevamo da-da-re il b-benvenuto ai n-nuovi arrivati!" gridò istericamente l'altro, che tra le risate non riusciva neanche a parlare. 

Molly rimase stoica e inflessibile.  

"Dieci punti in meno a testa!" gridò, rendendosi conto di suonare vagamente come suo padre. "Lo riporterò al Vicepreside!" 

"Ohh, che paura!" disse il primo. facendo smorfie esagerate di paura. L'altro era scoppiato di nuovo in una risata acuta. "E poi che altro? Ci sbatti ad Azkaban?" 

Molly aprì la bocca per replicare, ma qualcuno che arrivava dietro di lei la precedette. "Lascia fare a me, bambola! Ci penserò io a metterli a loro posto! Levicorpus!" 

"Mason, cosa... No!" 

Ma fu troppo tardi. McLaggen aveva puntato la bacchetta contro i due Serpeverde i quali, ancora prima di rendersene conto, furono sollevati in aria a testa in giù.  

"Fermati!" gli gridò Molly, furibonda. "Mettili giù!" 

I due ragazzini osservavano lo spettacolo affascinati, dimenticandosi di essere ricoperti di Caccabomba. I due Serpeverde agitavano le braccia disperati mentre la veste ricadeva sui loro volti; uno dei due provò a sfilare la bacchetta infilata nella cintura, ma quest'ultima gli cadde di mano. Era uno spettacolo comico, ma Molly non lo trovava affatto divertente. Mason teneva lo sguardo fisso su di loro, fiero e spavaldo. 

"Tranquilla, piccola. So quello che faccio". 

Molly si sentiva arrabbiata come non mai. Non solo per quello che stava facendo ai due ragazzi, ma anche per il modo in cui la trattava... Anche se razionalmente sapeva che non era così, si sentiva in qualche modo sminuita dal suo intervento e dal modo in cui le si rivolgeva. 

"Mason! Sono seria! Mettili giù! O sarò costretta a togliere dei punti a Grifondoro!" 

Il ragazzo si girò scioccato verso di lei, lasciando i due Serpeverde che atterrarono con un tonfo. Approfittando della distrazione, si alzarono da terra e se la filarono abbastanza in fretta, nonostante la caduta.  

"Cosa?" esclamò McLaggen incredulo. Poi ridacchiò e le posò una mano sulla guancia. "Piccola, stai scherzando..." 

Lei si ritirò indietro al contatto, senza però distogliere lo sguardo da lui. "Che ti è saltato in testa?" 

Lui la guardò esterrefatto. "Perché? Erano dei Serpeverde. Hanno mancato di rispetto sia a me e che a te, che siamo figli di eroi di guerra. Inoltre, stavano bullizzando due Grifondoro del primo anno... A proposito state bene?" di voltò verso i due ragazzini, i quali non si erano mossi di un millimetro da quando era arrivata Molly. Fissavano incantati il compagno più grande, come se si trovassero di fronte a una divinità greca. Il maschio annuì a malapena, l'altra sembrava aver perso l'uso della parola.  

"Ascoltate..." McLaggen si rivolse a loro con un tono affabile, come se fosse il loro fratello maggiore, "... quei Serpeverde non ce l'avevano con voi personalmente. Fanno i prepotenti perché sono solo invidiosi di noi Grifondoro ". 

Molly non provò neanche a contraddirlo, si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Purtroppo McLaggen era veramente convinto di quel che diceva. Ma la cosa veramente triste era che non era l'unico a pensarla così. 

La ragazza puntò la bacchetta contro i ragazzi e pronunciò: "Evanesco". Immediatamente, i loro volti diventarono rosei e tutta la sostanza scura e puzzolente svanì dai loro capelli e abiti. 

"Con chi avete lezione in questo momento?" 

Questa volta fu il ragazzino quello che perse ogni capacità di comunicazione. La sua compagna rispose: "Incantesimi con il professor Vitious". 

"Vi porterò io, così spiegherò al Vicepreside cosa è successo". 

"Ti accompagno, bambola" s'intromise McLaggen, mettendole un braccio attorno alle spalle, "non vorrei che qualche altro Serpeverde marcio spuntasse all'improvviso e vi attaccasse". 

Molly fu offesa da quest'ultima uscita. Come se lei non fosse in grado di fronteggiare un attacco. Cercò di ignorarlo per tutto il tragitto fino all'aula di Incantesimi. La campanella era già suonata e lei era più irritata che mai. 

Il professor Vitious fu stupito di vedere arrivare due del primo anno accompagnati da due studenti più anni e chiese cosa fosse successo. La ragazza cercò di riassumere la vicenda, sperando che Vitious non la tenesse lì. Aveva fretta di andare a Pozioni. 

"Hai idea di chi fossero?" le chiese il professore, con la fronte aggrottata. 

"Pucey e Higgs di Serpeverde, signore..." rispose subito Mclaggen al posto suo, "Li ho già visti più volte fare i prepotenti con quelli di Grifondoro. Questa volta se la stavano prendendo con due studenti più giovani di loro. Due veri codardi - se mi è permesso dirlo - signore. Poi hanno addirittura osato attaccare il nostro prefetto..." 

Molly si girò adirata verso di lui. "Loro non mi hanno..." 

"... per fortuna, sono intervenuto io e li ho fermati prima che potessero farle del male sul serio. Chissà cosa sarebbe successo altrimenti, se non fossi arrivato in tempo". 

Vitious lo guardò impressionato. "Hai agito molto bene, bravo McLaggen. Ci vorrebbero più ragazzi come te, in questa scuola. Venti punti a Grifondoro". 

McLaggen strinse le spalle con aria modesta. Molly aprì la bocca sbalordita. Fece per parlare, ma il professore la bloccò in anticipo. "Dopo ne discuterò con il professor Lumacorno, ma ora ho una lezione da iniziare". Senza aggiungere altro, chiuse la porta. 

Molly fece per andarsene - la campanella era già suonata da un pezzo - ma McLaggen le afferrò un braccio: "Ehi, dove vai così di fretta, piccola? Nemmeno mi ringrazi..." 

Lei lo fulminò con uno sguardo e si staccò da lui con uno strattone. "Per cosa? Per avermi fatta apparire come una povera idiota, un prefetto incapace che non è neanche brava a difendersi o a far esercitare la sua autorità? Per aver colpito quei due ragazzi..." 

"Perché li difendi?" lui si lasciò sfuggire una risatina, "Quei due erano di Serpeverde!" 

"Non li sto difendendo. Quelli erano due imbecilli. Ma tu non sei diverso da loro... Sbaglio o eri tu, insieme al tuo amico, a infastidire i nuovi arrivati ieri sera?" 

McLaggen ridacchiò. "Facevamo per scherzare. Non li abbiamo feriti o sporcati... Mica sono come quel Pucey, che fa degli scherzi veramente pesanti... Ho fatto solo il mio dovere da Grifondoro e ho protetto i nostri". 

"Che eroe" rispose lei, sarcastica. Poi, dopo averci pensato un attimo, aggiunse:" Come hai fatto a capire che erano di Grifondoro, comunque? Erano coperti di... Caccabomba". 

"Ovvio. Siamo sempre noi i loro bersagli" rispose lui, alzando le spalle. Poi le si avvicinò. "Comunque, ho un'ora libera. Che ne diresti se tu e io..." 

"No. Sono in ritardo per Pozioni. Ti saluto". 

Senza aspettare risposta, si voltò e corse via. Mentre si allontanava, lo sentì urlare: "Inutile che fingi. Lo so che sei pazza di me, Weasley. Aspetterò paziente". 
~ o ~
Quando Molly entrò nell'aula di Pozioni, era in ritardo di un quarto d'ora. I calderoni erano già sul fuoco e i suoi compagni stavano già iniziando a preparare gli ingredienti. 

"Scusi del ritardo, professore!" esclamò la ragazza, ansimando. Aveva il fiatone da quanto aveva corso. "E' successo... Ho dovuto..." 

Assieme al professor Vitious, Lumacorno era uno dei pochi professori di Hogwarts ad aver superato la centina: barba e capelli bianchi, occhiali rotondi con montature d'oro e fisico panciuto. A Molly ricordava un po' un gufo. Appena la vide, il professore strinse gli occhi per guardarla, prima di balbettare: "Oh, sì... Mi sembrava mancasse qualcuno... Signorina...?". 

"Molly Weasley". 

"Sì... Certo, entra pure". 

Andò allo stesso tavolo delle sue amiche, le quali le chiesero cosa fosse successo. Lei scosse la testa. "Ve lo racconto dopo... Cosa stiamo facendo?" 

La pozione Felix Felicis era abbastanza complicata e richiedeva più attenzione del necessario, quindi Molly rimandò le chiacchere a dopo. Non che servì a molto: poiché era ancora innervosita per l'incontro con McLaggen e il ritardo, sbagliò un paio di passaggi e la sua pozione diventò azzurra invece che argentea come quella di Roxanne. Peccato. Neanche questa volta vincerò la rapa del professor Lumacorno. 

Il professor Lumacorno aveva l'abitudine di far gareggiare tra loro gli studenti. Chi preparava la pozione migliore, riceveva una pianta o, se le istruzioni erano al di là delle normali capacità di uno studente medio, un filtro magico. In realtà, tutti sapevano che il vero premio consisteva nella considerazione del professore: se non si era figlio di qualche celebrità, era difficile farsi notare. Molly non riusciva a capire come lei, primogenita del Capo del Dipartimento dei Trasporti Magici e di "una delle artiste più creative del ventunesimo secolo" (almeno secondo Witch Weekly), senza contare la parentela con i tre maghi più celebri del mondo magico, risultasse trasparente agli occhi di Lumacorno. Non pretendeva di certo di entrare nel Lumaclub, ma almeno che il professore si ricordasse il suo nome. 

La vincitrice della "rapa" fu Gertrude. Il professore, dopo averle stretto calorosamente la mano, assegnò dieci punti a Grifondoro e le disse che sarebbe stato orgoglioso di averla nel suo Lumaclub. Il sorriso che la ragazza mostrò alla classe fu così altezzoso che bastò a infastidire Molly e Roxanne; ma il peggio fu che quando Gertrude tornò a posto, fece una smorfia derisoria a Edward, il quale non era riuscito a terminare la pozione in tempo. 

Siccome rimanevano ancora dieci minuti, Lumacorno decise di testare un po' le conoscenze dei suoi studenti. 

"Ora, chi mi sa dire qual è la prima legge di Golpalott?" 

Molly, la quale in fondo ascoltava veramente gli sproloqui di suo padre e suo fratello su questo o quell'argomento, alzò subito la mano per rispondere. Sperò di rifarsi sia per il ritardo, sia per la sua pozione disastrosa. 

"Ehm... Polly, giusto?" 

Non era l'unica volta che il professore sbagliava il nome dei suoi alunni, ma Molly fu lo stesso seccata che l'avesse confusa con la Chapman. Ignorò la risatina acuta di Gertrude e lo corresse nel modo più garbato possibile: "Il mio nome è Molly... Molly Weasley... La legge sostiene che un veleno naturale estratto da un vegetale acquatico richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale acquatico, così come un veleno estratto da un vegetale terrestre richiede un antidoto estratto da un vegetale terrestre..." 

"Esatto, Dolly... ehm, volevo dire... Polly... Dieci punti a Grifondoro. Ora, la seconda legge di Golpalott..." 

Le sue amiche ridacchiarono. Molly sorrise e alzò le spalle, per mostrare loro di non essersela presa. In realtà, dentro di sé non poteva immaginare nulla di più umiliante: tra tutte le persone con cui Lumacorno poteva confonderla, proprio Polly Chapman? Per due volte di fila? Anche dopo che lei lo aveva corretto e aveva risposto giusto alla sua domanda? L'aver incontrato McLaggen prima non era una punizione già sufficiente? 

Niente male come primo giorno, pensò tetra, proprio niente male. 
~ o ~
Anche senza frequentare Cura delle Creature Magiche, Molly aveva pochissime ore buche durante la settimana. Inoltre, anche al martedì aveva la giornata piena e, come ciliegina sulla torta, lezione di Astronomia a mezzanotte.  

"Se sopravvivo fino a venerdì," disse Molly alle amiche, durante colazione, "giuro che mi siederò vicino ad Albus alla prossima cena di Natale". 

"Non essere così drammatica" le rispose Roxanne, sollevando un sopracciglio. "Piuttosto, perché non lasci qualche corso?" 

"Fosse per me, mollerei Trasfigurazione e Astronomia..." rispose Molly tristemente, "... ma non posso. Papà dice che fanno una selezione durissima per assumere dipendenti al Dipartimento dei Misteri e più M.A.G.O. ottengo, meglio è. Soprattutto per entrare nella squadra delle Spedizioni Segrete..." 

Il suo discorso fu interrotto da Louis, il quale chiamò lei e sua cugina e fece cenno di sedersi vicino a lui, Fred e James. In mano teneva una lettera aperta. Lei e Roxanne si scambiarono un'occhiata significativa, poi si alzarono e si diressero verso di lui. Anche gli altri cugini furono chiamati. Persino Albus venne a sentire la lettera - trascinato per un braccio da Rose. 

"Fammi indovinare" disse Rose con un sospiro stanco, mentre lasciava Albus e si sedeva vicino a James e a Lily, "è Dominique che vuole aggiornarci sulle sue ultime trovate? O Teddy e Victoire che si sposano?" 

"La prima che hai detto" rispose Louis, con un sorriso smagliante che ricordava quello di sua madre. Senza indugiare oltre, iniziò a leggere le tre pergamene che aveva in mano: 

Caro Louis e cari cugini (Louis, leggi la lettera anche agli altri!), 

sono così felice che dovevo scrivere a qualcuno. Proprio ieri, mentre lavoravo nel negozio di Madame Fanny, è arrivato un mago molto anziano e dall'aspetto strano. Aveva un sacco di rughe, quindi io gli ho subito consigliato prontamente il mio filtro anti-rughe che avevo preparato l'anno scorso - quello che avevo regalato a Nonna Molly l'anno scorso per il suo compleanno. Mi ricordo che Nonna si era un po' offesa, ma quel signore mi faceva talmente pena per le sue rughe che non ho potuto offrirgliene un po'. Madame Fanny è sbiancata e mi ha urlato contro. Non capisco perchè, francamente, mica avevo intenzione di vendere le mie creazioni nel suo negozio, volevo solo regalargli una boccetta. 
 

Tutti i cugini scoppiarono in una sonora risata. Sempre la solita Dominique. Asciugandosi le lacrime, Louis riprese a leggere: 

Ma lei era furiosa, mi ha detto che sono una pasticciona e poi ha minacciato di non portarmi più alla Fiera Magica di Bellezza e Giovinezza, anzi, mi ha proprio detto che si sarebbe liberata di me. Per fortuna, quel signore l'ha subito rabbonita e ha detto di essere - tenetevi pronti, io non volevo crederci - Adolphus Adelophilus in persona!!! Il Giudice del Concorso Nazionale dei Filtri Magici di Bellezza, Membro della Società dei Pozionisti proprio nel negozio dove lavoro io!!! Non potevo crederci!!! Io e Madame Fanny eravamo sul punto di svenire. È stato così gentile con noi. È sembrato molto interessato al filtro che avevo preparato e non solo perché aveva le rughe. Allora io le ho parlato un po' delle mie creazioni e lui... non ci crederete mai!!! Mi ha detto che aspetta di vedermi alla Fiera Magica di Bellezza e Giovinezza!!! A quel punto credo di aver balbettato come una stupida, non riuscivo a mettere due parole in croce. Per fortuna, è intervenuta Madame Fanny che si è messa a elogiarlo e a offrirgli prodotti. Credo che mi abbia perdonato per la questione del filtro anti-rughe, perché non ne ha più parlato. Comunque, manca ancora molto, ma sto già preparando i bagagli... 

"Il prossimo foglio" disse Louis, girando la pergamena "è solo un elenco di tutti i vestiti che si vorrà portare e di tutte le persone con cui parlerà alla Fiera". 

... sono troppo contenta!!! Spero che anche voi stiate tutti bene. Vi saluto tutti quanti e, se avrò fortuna, vi manderò una boccetta della mia pozione Snellente. Sono sicura che questa volta Nonna Molly non si offenderà. 

Baci xoxo 

Dom 


"E brava la nostra Dom," commentò James, "qualunque pasticcio combini, riesce sempre a tirarsi fuori dai guai". 

Albus, Lily e Hugo lasciarono il tavolo. Evidentemente non erano molto interessati al contenuto della lettera. Tutti gli altri rimasero a discutere della loro cugina. Alla conversazione si aggiunse anche Polly Chapman, la quale non perdeva occasione di documentarsi sulle ultime novità riguardanti i parenti di Rose. Rimase un po' delusa dal fatto che non fosse successo niente di così scandaloso su cui fare un po' di gossip. 

"Non mi interessano le pozioni di bellezza..." disse Artie, "... ma pensate a quanto è fortunata Dominique. Insomma, avrà l'occasione di incontrare un sacco di persone importanti". 

"Conosci qualche pozionista famoso?" gli chiese Louis, guardandolo con un sopracciglio inarcato. 

"Un paio" le rispose il cugino, "papà dice che..." 

“È vero che una di voi ha baciato Luke Davies?" chiese Polly, la quale si era già stancata del principale argomento di conversazione. Spostava lo sguardo da Lucy a Molly e infine a Roxanne.  

Lucy la guardò confusa. I ragazzi sbarrarono gli occhi. Rose sembrava improvvisamente interessata alla ciotola di cereali davanti a sé. Era visibilmente imbarazzata, ma non sembrava aver la minima intenzione di far tacere l'amica. Molly, anche se non osava guardarla, sentì il corpo di Roxanne - seduta accanto a lei - irrigidirsi. 

Avrebbe tirato volentieri un pugno a quell'oca giuliva, ma riuscì a trovare quel poco di forza per dominarsi e guardarla dritto negli occhi. "Come l'hai saputo?" le chiese, freddamente. Ignorò gli sguardi interrogativi di Lucy e i ragazzi verso di sé. 

"Oh, ho sentito la Hyslop che parlava con un'amica in bagno" rispose lei, con tutta la sua tranquillità. "Diceva che comunque lui le aveva giurato che quella era una cosa da nulla, che era successo in un momento in cui si erano lasciati..." 

"Polly, io torno un attimo nella sala comune, penso di aver dimenticato una cosa lì" esclamò Rose, alzandosi. 

Polly, interrompendo il discorso a metà, si alzò dal tavolo e le corse dietro. Altre due o tre ragazze, come se non stessero aspettando altro, non tardarono a raggiungerla. 

Tutti rimasero in silenzio, un po' a disagio. Solo Artie aprì la bocca per parlare:" Ma non stavi con Mark, l'anno scorso?" 

"Taci, tu!" gli rispose Molly infastidita. 

James iniziò a parlare del Torneo, per smorzare un po' la tensione. Roxanne rimase silenziosa per tutto il resto della colazione. Molly capiva cosa stesse provando in quel momento: anche lei aveva scoperto di essere stata, agli occhi del ragazzo per il quale si era tanto penata, solo una cosa da nulla. Avrebbe voluto consolarla, ma non poteva farlo di fronte agli altri. Inoltre, a lei non sfuggirono gli sguardi sospettosi di Fred il quale, anche se partecipava alla conversazione, spostava continuamente lo sguardo da lei alla sorella. 
~ o ~
Roxanne era brava in Erbologia. Tuttavia, quella mattina la sua pianta di Mimbulus mimbletonia ricevette un trattamento non proprio adeguato. 

"Stupida, stupida, stupida!" continuava a sussurrare, digrignando i denti. Entrambi Edward e Jack, i quali lavoravano allo stesso tavolo insieme a lei e a Molly, la fissavano perplessi, mentre la ragazza continuava a buttare la terra dentro al vaso. 

"Roxanne, stai esagerando con..." chiese Edward, incerto. 

"La prossima volta che rivedo la scema la impicco per il collo..." disse Molly, "... e impicco anche Rose, se si ostina a portarsi dietro quell'oca starnazzante!" 

"Non sto parlando della Chapman!" esclamò lei furiosa, raccogliendo la terra che era caduta e rimettendola sul vaso strabordante. "Qui l'unica persona scema sono io!" 

"Oh, non dire così!" esclamò Edward. "Sei molto in gamba, solo che... ecco, non per fare una critica... ci va meno terra..." 

Molly gli lanciò uno sguardo di avvertimento. Edward abbassò lo sguardo, chiedendosi cosa avesse detto di male. Jack continuava a lavorare alla sua pianta. Aveva provato a far conversazione con lei, balbettando qualcosa di incerto, ma si era subito intimidito dai modi delle due ragazze. 

"Ro', ti prego, non rimanerci male!" le disse. "Ricordi quello che tu mi ripetevi l'anno scorso? ‘È solo un cumolo di fango’. Bene, ora tocca a me dirlo: quello è solo un cumolo di fango!" 

"Tecnicamente, è terra..." disse Edward, cautamente. Fu interrotto da un'altra occhiata di Molly. 

"Non ci sto male!" esclamò Roxanne. La sua voce era tagliente. "E non ho la minima intenzione di star male per un cumolo di fango così!"

Non c'era bisogno di pronunciare il nome di Davies. Anzi, era buona cosa non farlo, visto che in quel momento c'erano anche altre persone. Fortunatamente, oltre a Jack ed Edward, nessuno sembrava essersi reso conto del cattivo umore di Roxanne. Lauren, Kate e Chloe erano ad un altro tavolo con un ragazzo di Corvonero. L'unico captò qualcosa fu il professor di Erbologia, che si avvicinò e chiese se andasse tutto bene. Roxanne non disse nulla, ma si limitò a rimediare al pasticcio che aveva combinato con la sua Mimbulus mimbletonia. 

Tra tutti i professori di Hogwarts, Neville Paciok era sicuramente il preferito di Molly e Roxanne. In realtà, era il preferito della gran parte degli studenti di Hogwarts, i quali lo consideravano una sorta di leggenda vivente - quasi quanto Harry Potter stesso. In realtà, oltre a tutto il discorso della Seconda Guerra Magica, a Molly piaceva anche come persona. Lo riteneva davvero un buon insegnante: era molto paziente e gentile con i suoi alunni, anche con i meno bravi. Molly, la quale non aveva assolutamente il pollice verde, aveva ricevuto più gratificazioni dal professor Paciock che dalla professoressa di Trasfigurazione - materia nella quale se la cavava egregiamente. 

Lei e Roxanne avevano avuto una specie di cotta all'epoca dei loro primi anni ad Hogwarts - una volta gli avevano persino mandato un bigliettino per San Valentino. Normalmente, Roxanne avrebbe fatto di tutto per attirare l'attenzione del professore su di sé, ma quel giorno sembrava a malapena rendersi conto che era a lezione. 

"Comunque Mo', alla fine aveva ragione lui" disse ad un tratto Roxanne, mentre il professore si allontanava. "Era una cosa da nulla. Ora è acqua passata". 

Edward e Jack si scambiarono un'occhiata incerta. Senza riuscirci, cercavano di capire di che cosa parlavano le ragazze.  

"Non fate caso a noi, voi due" disse in fretta Molly. "Parliamo di cose di donne". 

All'improvviso, la Mimbulus mimbletonia di Jack spruzzò fiotti di Puzzalinfa. Loro quattro ne furono inondati, mentre tutti gli altri si sbellicavano. 

"S-scusate!" balbettò Jack, rosso in viso e imbarazzato da morire. "L'ho t-toccata per s-sbaglio... n-non volevo!" 

"Non preoccupatevi!" li rassicurò il professore, che con un colpo di bacchetta fece sparire tutta la sostanza verdognola. "Non è velenosa! Non vi accadrà nulla!" 

Era stato un incidente da nulla, ma fu sufficiente a sconfortare Jack a tal punto che non pronunciò parola per tutto il resto della lezione. Neanche Roxanne aveva tanta voglia di parlare. Appena suonò la campanella, afferrò la borsa e disse semplicemente:" Torno in Sala Comune". 

La lezione di Aritmazia fu di per sé abbastanza tranquilla. La professoressa Vector dettò degli appunti da copiare e non assegnò compiti per quella settimana. L'unica nota negativa fu la costante preoccupazione per sua cugina: il suo comportamento durante Erbologia sarebbe apparso normale per qualunque ragazza, ma non per Roxanne. In fondo, era già uscita con tanti ragazzi che si erano rivelati una delusione, ma non se n'era mai data troppo pensiero. Era vero che sua cugina si era vista spesso con Luke e aveva ammesso che gli piaceva molto, tuttavia ricordava quel che aveva detto durante quella cena alla Tana: gli presenterò un lato di Roxanne Weasley che non ha ancora conosciuto! Cercò di convincersi che le sarebbe passata anche questa, ma non fu facile con Edward che le continuava a chiedere cosa le fosse preso a sua cugina. 

A pranzo, Roxanne parve essersi rallegrata. Raccontò alle amiche come lei e Chloe avessero passato l'ora a far esplodere fuochi d'artificio nella Sala dei Trofei ed erano riuscite a scappare per un pelo da Gazza. Le cinque ragazze scoppiarono a ridere. 

"Era furioso!" disse Chloe, tra le lacrime, "Scommetto che è ancora lì che grida e sbraita!" 

"La prossima volta non la passerai liscia!" Roxanne fece un'imitazione alquanto verosimile del vecchio guardiano. "Sì, credici... non è riuscito a tenere a bada mio padre e lo zio Fred mentre erano ad Hogwarts. Ed è convinto di riuscire a tenere testa a Roxie Weasley!" 

Ecco la Ro' che conosco io, pensò Molly.  

La lezione di Rune antiche si rivelò molto interessante: il professor Eustace Babbling - un gioviale omone sui quarant'anni che sarebbe potuto tranquillamente passare per il nipote di Lumacorno - consegnò alla classe un foglio di pergamena con su scritti dei simboli molto particolari. Alcuni erano sottolineati in rosso. 

"Questo testo..." iniziò a spiegare eccitato, "... proviene da un rotolo di pergamena molto antico - probabilmente risalente verso il I o II secolo d.C. - ed è stato scoperto di recente dalla Società Magica di Interpretazioni e Traduzioni delle Lingue Antiche, della quale sono felicemente entrato a far parte il mese scorso..." Non fece alcun tentativo a nascondere l'orgoglio. 

Non ottenendo commenti da parte dei suoi studenti, si schiarì la voce e continuò con la spiegazione:" Comunque, questi simboli che vedete sono molto antichi. I membri della Società - io compreso, s'intende - stanno facendo il possibile per interpretare questi segni. Purtroppo, il lavoro si è rivelato più arduo di quel che avevamo previsto... Ci vorranno anni di ricerche prima di riuscire a comprendere il significato dell'intero testo". 

Uno studente di Tassorosso alzò la mano:" Professore, questo testo sarà un argomento che potrà venir fuori durante i M.A.G.O.?" 

"No! Certo che no! Non è un argomento del programma! Il fatto è che... beh, per quest'anno volevo proporre una sfida tra di voi..."  

Babbling fece un attimo di pausa. Il suo volto era visibilmente eccitato. L'attenzione della classe era al massimo. 

"Un premio speciale a chi per primo riuscirà a capire il significato di questi simboli in rosso". 

Gli studenti si scambiarono delle occhiate - alcune eccitate come il professore, altre incredule o addirittura perplesse. 

"Mi scusi, ma come può pretendere da noi una cosa del genere?" esclamò Gertrude, senza neanche alzare la mano. 

"Non pretendo nulla..." le rispose il professore, "E' solo una sfida... Non siete obbligati a partecipare, se non lo desiderate. Ho pensato che potrebbe essere una buona occasione per quelli del sesto e settimo anno per lavorare su qualcosa di diverso dal solito programma scolastico. Non sottovalutate voi stessi, ragazzi. Io ho fiducia in voi". 

Un'altra studentessa di Serpeverde alzò la mano. "Cosa facciamo quando siamo sicuri di aver interpretato i segni?" 

"Una volta che pensate di aver risolto il mistero, venite da me. Se la vostra spiegazione mi risulta abbastanza convincente, spedirò un gufo alla Società e attenderò risposta. Naturalmente, includerò il nome di chi è riuscito a trovare la risposta. Sono certo che sia una bella occasione per mettervi alla prova. Purtroppo, questa scuola non vi dà abbastanza stimoli..." 

"Mi scusi di nuovo..." lo interruppe Gertrude, "... ma qui il professore è lei. Dovrebbe essere lei a spiegarci cosa vogliono dire questi segni, non noi insegnarlo a lei". 

"Può darsi che mi sbagli..." disse Babbling, con un tono abbastanza fermo che non gli si addiceva, "... ma sono convinto che da una giovane mente possano uscire cose straordinarie, se viene stimolata e incuriosita. Dovreste essere voi a pregarmi di dimostrare cosa siete in grado di fare, e non io domandarlo a voi, per la miseria!". 

Gertrude si zittì. Edward si girò verso Molly e le sussurrò:" Fa così perché sa che non ha molte possibilità di vincere. Specialmente contro gli studenti con un anno di vantaggio. L'idea che qualcuno possa essere migliore di lei la fa imbestialire". 

Molly fece un sorrisetto: naturalmente, lei non aveva alcuna possibilità di riuscire a tradurre neanche un segno. Ma l'idea di vedere Gertrude Gray battuta da chicchessia le faceva salire il morale alle stelle. 

"Tu potresti tentare," gli disse, "tra tutti quelli di Grifondoro, sei uno dei più intelligenti. A volte mi chiedo perché tu non sia finito in Corvonero". 

Edward alzò le spalle. "Forse tutti noi abbiamo una caratteristica che appartiene alle altre Case, oppure che è in contrasto con la Casa in cui siamo finiti. È inutile tentare di capire i ragionamenti del Cappello Parlante..." 

Molly pensò ai suoi fratelli: Artie aveva l'intelligenza e la voglia di imparare tipica dei Corvonero, mentre Lucy studiava e si allenava come neanche il più diligente dei Tassorosso. Poi le vennero in mente alcuni individui finiti nell'onorevole casa di Grifondoro e concluse che sì, forse è meglio non capire i ragionamenti dietro le scelte di un cappello
~ o ~
Il resto della giornata passò senza particolari drammi. Durante la pausa tra una lezione e l'altra, incontrò Artie per il corridoio, mentre passava accompagnato da Theodore e Noriko. Non appena si videro, fratello e sorella iniziarono una discussione per un motivo stupidissimo - lui era convinto che sua sorella gli stesse sempre addosso, mentre lui non aveva bisogno di babysitter e così via. Tuttavia, i litigi tra i fratelli Weasley non erano da considerarsi dei drammi ma la normalità e già l'ora successiva i due avevano già dimenticato di aver litigato. 

La lezione di Difesa Contro le Arti Oscure fu difficile, poiché la professoressa Spinnet iniziò a insegnare gli Incantesimi Non Verbali. Dopocena invece, lei e Roxanne si recarono alla Torre Nord per la lezione di Astronomia.  

Molly era preoccupata per la pila dei compiti che aumentava sempre di più. Ne aveva iniziati pochissimi e quel giorno non era stata in grado di iniziare nulla, visto che aveva avuto tutta la giornata piena. Durante gli altri giorni, avrebbe dovuto riempire le ore buche per cercare di portarsi avanti. 

Il giorno dopo a colazione, mise da parte - non senza dolore - il suo romanzo babbano per prendere in mano il libro di Incantesimi e una pergamena. Aveva appena iniziato a buttare giù qualcosa quando Lucy la chiamò dal tavolo dei Corvonero. 

"Cosa c'è, Lucy?" esclamò Molly, mentre si avvicinava a sua sorella. Sophia si spostò per farle posto.  

"Ieri Lumacorno mi ha invitata a far parte del Lumaclub!" le rispose la sorella eccitata. "Non me lo sarei mai aspettata. Di solito invita solo quelli del sesto anno in su... Mentre ero a lezione, ha iniziato a girare attorno al mio tavolo e a farmi domande su mamma, papà, sulla mia passione per il Quidditch e i miei voti... A fine mi ha detto che sarebbe bello che mi unissi a.…" 

Molly non poté far a meno di avvertire una fitta di invidia. Perché era Lucy ad essere sempre la più brava in tutto? 

"Se è solo questo che volevi dirmi, me ne torno al tavolo a fare i compiti..." commentò freddamente. Sapeva di non essere stata carina, ma in quel momento non era dell’umore adatto a sorbirsi l’ennesimo successo di sua sorella. 

Lucy le afferrò un braccio mentre si alzava e disse sarcastica: "Grazie per il sostegno. Pensavo fossi contenta per me, dato che non mi era rimasto nulla da quando hanno sospeso il Quidditch. Comunque non volevo dirti solo questo". 

Fece segno anche al fratello di raggiungerle e mostrò una busta aperta. "Shirley ha scritto una lettera". 

Molly si risedette immediatamente. Quando anche Artie si fu accomodato, Lucy iniziò a leggere: 

Cari Molly, Lucy e Artie, 

Avrei voluto scrivervi prima, ma purtroppo non ho avuto molto tempo. Ho tante cose di cui parlarvi: prima di tutto, come vi ho accennato qualche giorno fa, ho iniziato a prendere lezioni private di Storia della Magia, Astronomia, Aritmanzia, Rune antiche, Babbanologia e Divinazione. Pensavo che mio padre scherzasse quando mi ha detto che avrei dovuto imparare anche le ultime due, ma ha detto che non importa cosa farò da grande: è meglio aver imparato e perduto, che non aver imparato affatto. So che sono meno materie di quante ne studiate voi, ma in realtà è un bel carico di lavoro, se pensate che ora come ora non so praticamente nulla. La preside McGrannit mi ha spedita un gufo, ha detto che a giugno potrò dare l'esame e che per quel tempo dovrò essere pronta. Per fortuna, il mio insegnante è molto paziente e disponibile con me. Si chiama Aaron Goldstein. Si è diplomato quattro anni fa, ha detto che si è candidato per un posto da insegnante a Hogwarts, ma gli è stato risposto che è ancora troppo giovane. Mi ha detto che suo zio ha una libreria a Hogsmeade, di sicuro voi l'avrete già visitata parecchie volte. Questa non è l'unica cosa di cui volevo parlarvi: l'altra sera i vostri genitori sono venuti a cena. Hanno parlato di varie cose, tra cui anche del Torneo (comunque so già tutto, ho letto sulla Gazzetta del Profeta tutti i dettagli, vi prego di aggiornarmi in tutto quello che succede). I vostri genitori non sembrano molto felici della cosa, in particolar modo vostro padre. Ad un certo punto lui e mio padre si sono rintanati in soggiorno e si sono scambiate storie strane su Clawson. Sono riuscita a sentire quasi tutto prima che mia madre se ne accorgesse (a proposito, ringraziate vostra cugina per avermi regalato un paio di Orecchie Oblunghe lo scorso Natale!). Mio padre ha detto che una sera i vicini di Clawson hanno sentito delle urla e dei rumori strani provenire in casa di quest'ultimo. Hanno chiamato l'ufficio Auror e hanno detto di andare a controllare. Siccome i vicini continuavano ad insistere che i rumori ricordavano quello di un animale (sostenevano che fosse una chimera o una roba simile), in meno di un'ora è stato mobilitato tutto l'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Anche mio padre è andato lì. Non sono riusciti a trovare nulla e i mobili erano intatti, tuttavia c'erano tracce di sangue ovunque. Clawson era ferito a una gamba, inoltre era visibilmente agitato e balbettava di continuo. Ha raccontato una strana storia di una vecchia ferita che si era riaperta e che aveva provato a medicarsi da solo, ed è questo il motivo per cui aveva urlato. Inoltre ha aggiunto di non dar retta ai vicini perché non hanno tutte le rotelle a posto. Mio padre era quasi imbarazzato per le assurdità che uscivano dalla sua bocca. Anche se quelle erano palesemente bugie, non c'è stata nessuna inchiesta: la casa è stata messa a sequestro per un giorno dagli Auror (non senza proteste da parte del proprietario), ma per quanto abbiano cercato, non sono riusciti a trovare segni che testimoniassero la presenza di creature pericolose. Poi tuo padre ha iniziato a raccontare un fatto che era successo a lui tempo fa riguardante Clawson. Ma a quel punto mia madre mi ha detto di smetterla di origliare e mi ha spedita a letto. So che non sono affari miei, ma tutta questa vicenda mi ha suscitato una certa curiosità. Volevo chiedervi se per caso siete a conoscenza di qualcosa. Chiederò anche ai miei, ma so che sarà come chiedere al muro. 

Comunque, fra poco inizia la mia prima lezione di Babbanologia. Almeno in quello dovrei essere un asso, visto che ho avuto a che fare con loro per troppo tempo. Mandatemi vostre notizie. 

Baci, 

Shirley 


I tre fratelli si scambiarono un'occhiata incredula. La prima ad aprire la bocca fu Lucy: "Voi sapete niente di questa storia di papà?" 

Artie scosse la testa. Molly ci pensò un attimo, poi disse:" Il primo giorno di scuola ho ricevuto una strana lettera da parte di mamma. Parlava soprattutto del Torneo, mi diceva di stare attenta a Clawson, che lei e papà non si fidano di lui e altre raccomandazioni che a me sono sembrate prive di senso... Ma non mi ha raccontato nessuna vicenda riguardante papà o Clawson". 

"Come al solito non ci dicono nulla" sbuffò Artie. "Ci trattano come dei bambini". 

"Questo perché tu sei il bambino di casa..." disse Lucy, poi aggiunse con fastidio "...ma comunque non giustifica il tenerci sempre all'oscuro di tutto". 

Li invase un senso di frustrazione impotente, mista a una curiosità incontrollabile. Mentre Molly si dirigeva verso l'aula di Storia della Magia, pensò ancora a Clawson e a quello che Shirley aveva raccontato loro. Possibile che fosse un individuo tanto pericoloso? Cosa avrebbe mai potuto fare a lei? Cosa avrebbe potuto fare a chiunque? 

Fu l'ultima a entrare in classe. Gli studenti presenti superavano a malapena la decina e provenivano da tutte le Case. Lei era l'unica dei Grifondoro, visto che nemmeno Edward o Gertrude avevano voluto proseguire con gli studi. Questo perché molti decidevano di abbandonare il corso dopo aver ottenuto il G.U.F.O. Anche se le piaceva la Storia, Molly non poteva fare a meno di biasimarli: il professor Rüf sarebbe stato capace di rendere noiosa persino una festa organizzata da James, Fred e Louis. 

L'unico posto libero era quello a fianco di una ragazza Serpeverde dai capelli e dalla pelle scura. Si avvicinò e si sedette. La ragazza si voltò e le sorrise. "Ciao. Tu sei Molly Weasley, giusto?" 

Molly fu presa un po' in contropiede. Fortunatamente evitò per un pelo di fare una figuraccia e riuscì a presentarsi:" Come fai a saper... Ehm, sì, esatto. Sono Molly". 

La Serpeverde che le aveva appena rivolto la parola era Evie Montgomery, una delle ragazze più belle del sesto anno. Non si era aspettata di certo che lei conoscesse il suo nome (per Diana, perfino il professore di Pozioni non si ricordava il suo nome!), né un saluto così cordiale - in fondo loro due non avevano mai parlato prima. In verità, Molly sospettava fossero poche le persone a Hogwarts con cui la Serpeverde aveva parlato. A parte qualche volta in cui era in compagnia delle sue compagnie di dormitorio, Evie stava sempre sulle sue. Faceva pensare a una dall'aria elegante e un po' snob, quel genere di ragazza che ci si limita ad ammirare - o a invidiare - da lontano, ma con cui è difficile fare amicizia. Il fatto che fosse Serpeverde - Molly lo dovette ammettere - non aiutava di certo a procurarsi molte amicizie. 

"Prendete il libro" annunciò tetro il professor Ruf - o meglio dire, il fantasma del professor Ruf, "apritelo al capitolo sul Secondo Periodo d'Oro della Magia". 

Il tono con cui narrava gli eventi avrebbe fatto venir sonno persino a Pix. Molly non poté far a meno di alzare gli occhi al cielo. Con la coda nell'occhio, vide che Evie aveva iniziato a disegnare baffi e rossetto sulle figure del libro. Una particolare del Ministro Grogran Stump riuscì particolarmente buffa. Si lasciò sfuggire una risatina, che cercò di mascherare con un colpo di tosse. Tuttavia, Evie se ne accorse lo stesso, si girò verso di lei e sorrise. Come tocco finale, disegnò alla figura un reggiseno. 

Molly se lo sarebbe aspettato da tutti tranne che da Evie Montgomery. Forse fu proprio per la sorpresa che scoppiò in una risata fragorosa. Il professore si fermò. Parecchi ragazzi si voltarono sorpresi, sembravano essersi appena svegliati da un sonno profondo. La figura del libro non lo trovò divertente quanto loro. Indignato, uscì dal libro, mentre tutti gli altri personaggi battevano le mani e fischiavano. L'effetto fu talmente comico che anche Evie iniziò a ridere. 

"Marie Wesel e Eleanor Montimer" disse Rüf, senza nessuna particolare inclinazione della voce, "posso sapere che motivo si cela dietro la vostra ilarità?" 

Molly si zittì di colpo, il suo viso tanto rosso quanto i capelli. Tutti gli altri studenti avevano gli occhi puntati verso di lei.  

Prima che potesse pensare a qualcosa, Evie alzò la mano. "Professore, Marie e io ci chiedevamo se poteva parlarci del Secondo Periodo d'Oro della Magia". 

Rüf fu confuso. "Ma veramente io... ah, sì... molto bene, Eleanor... dunque, nel 1811..." Nella classe ritornarono la noia e il silenzio. 

Molly la guardò impressionata. Aveva ragione il professor Babbling: da una giovane mente potevano uscire cose veramente straordinarie. 

Oggi comunque è il 30 Ottobre: è il compleanno sia di Molly Weasley (la madre di tutti gli Weasley) che di Molly Weasley (protagonista di questa storia). Auguri a nonna e nipote (e a tutti gli altri che compiono gli anni!)

In questo capitolo avete visto - più o meno - la vita ad Hogwarts della nostra protagonista. Non ho potuto descrivere nel dettaglio tutte le lezioni, ho preferito concentrarmi solo su alcune, almeno per il momento. Spero vi sia piaciuto rileggere di personaggi già incontrati nella saga e aver fatto conoscenza con altri nuovi. ;)

Stay tuned ;)

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Capitolo 7
*** Gli ospiti ***


I morti ritornano. In ritardo, ma ritornano. Come al solito, spero che il nuovo capitolo vi piaccia. Come al solito, siate clementi e pacati come Silente, altrimenti andrete in punizione con la Umbridge a scrivere "non devo insultare" sulla vostra carne.

P.s.: nel secondo capitolo ho modificato un dettaglio: Angelina lavora come guaritrice al St. Mungo, non come infermiera! I maghi hanno paura degli infermieri!


Capitolo sette: Gli ospiti
 
Settembre passò più velocemente di quanto Molly si fosse aspettata. La brezza estiva fu presto sostituita da un vento gelido e pungente che sembrava penetrare attraverso i muri di Hogwarts. 

L'argomento del Torneo era sempre al primo posto nelle pagine di tutte le riviste e nelle conversazioni degli studenti. Ormai non sapevano più cosa inventarsi: i giornalisti continuavano ad aggiornarli senza riuscire a tirare fuori qualche novità. Poiché Cyrus Clawson non era intenzionato a rilasciare dichiarazioni di alcun genere, ricorrevano spesso ai loro cavalli di battaglia - la tragica storia dell'innocentissimo Cedric e il coraggio del famosissimo Harry Potter, troppo giovane per essere stato sottoposto a una prova simile. Una volta furono menzionati anche i due campioni stranieri. A Molly il nome del campione di Durmstrang non diceva nulla, per questo fu aggredita da Fred ("Si tratta solo del più grande campione di Quidditch della storia dell'universo... c'eri anche tu alla Coppa del Mondo... come diavolo fai a chiamarti Weasley?!"). La campionessa di Beauxbatons era nientemeno che sua zia, solo che nell'articolo non era stata descritta con toni molto lusinghieri: la giornalista addirittura suggeriva che la bellissima ma stupida Fleur Delacour avrebbe potuto impiegare i suoi sforzi più nelle strategie che rimirarsi allo specchio. L'articolo suscitò la rabbia e il disgusto in tutti i membri della famiglia. Louis, nonostante fosse schizzinoso, inviò una lettera piena di pus alla redazione della Gazzetta del Profeta.

Si erano diffuse alcune voci - probabilmente la maggior parte false come l'oro dei Lepricani - delle prove a cui sarebbero stati sottoposti i tre campioni: il gruppo di Rose - campeggiato perennemente in Sala Comune - continuava a raccontare a tutti che, come prima prova, si sarebbe dovuto sconfiggere un gigante. James, Fred e Louis blateravano di vampiri, licantropi e altre creature mostruose. Anche loro prendevano molto sul serio tutte le dicerie che circolavano su Clawson. 

"Quello è pazzo!" continuava a dire James. "Dicono che una volta sia sopravvissuto a un attacco di un Lethifold, è riuscito a respingerlo con un Incanto Patronus... ancora un secondo e ci avrebbe rimesso la pelle!"

Tuttavia, le voci circolanti sulla presunta follia del nuovo Capo del Dipartimento dei Giochi e degli Sport Magici non fermarono il loro desiderio di iscriversi. James approfittava di ogni momento libero per andare a far visita all'insegnante di Cura delle Creature Magiche e a farsi rivelare ogni più piccolo segreto riguardo alle bestie più pericolose. Una sera ritornò alla Torre con la divisa strappata e il braccio tutto graffiato. Fred e Louis - ben decisi a salvarsi la pelle almeno fino alla prima prova - si rintanavano spesso in biblioteca per fare ricerca sui più svariati argomenti: animali fantastici, pozioni, maledizioni e contro-maledizioni.

"Non è assolutamente da lui" commentò Roxanne una sera, mentre il fratello arrivava in Sala Comune trasportando una pila di volumi. "Neanche per i G.U.F.O. ha studiato così tanto... Secondo me tutta questa faccenda sta cominciando a dare alla testa ad alcune persone".

"Beh, meglio così. no?" le rispose Molly. "In fondo, ci voleva qualche novità. È da un secolo che non succede qualcosa di emozionante, in questa scuola".

A dire il vero, non era mai successo qualcosa di così emozionante, ad Hogwarts. Lo si capiva dall'atmosfera di eccitazione che aleggiava nelle classi e nei corridoi. Molly stessa era in fibrillazione, e non solo per la faccenda del Torneo: non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma in qualche modo si sentiva più coinvolta nella sua vita scolastica.

Tanto per cominciare, Molly riusciva a gestire - nonostante i numerosi corsi seguiti - tutti i compiti e a riservarsi un po' di tempo libero da trascorrere in compagnia con le sue amiche. Riusciva addirittura a leggere un libro a settimana.

Durante i weekend, lei usciva nel cortile della scuola con i fratelli e cugini, a godersi gli ultimi raggi di sole regalati dal tempo. Anche Lucy e Rose riuscivano ad unirsi a loro, nonostante le ore supplementari che dovevano dedicare allo studio. Molly notò che sua sorella era un po' giù di morale. Ogni tanto lei, James, Rose e Roxanne prendevano le loro scope e facevano delle piccole partite di Quidditch nel campo abbandonato; tuttavia questo non bastava a consolarla dall'assenza di vere partite. Suo fratello divideva il suo tempo libero tra la famiglia e gli amici del Club delle Gobbiglie. Fred, James e Louis - quando non erano impegnati a prepararsi per il Torneo - ne combinavano una delle loro almeno due volte a settimana. Anche Roxanne era già riuscita a mettersi nei guai un paio di occasioni: l'ultima volta aveva lanciato una fattura addosso a Dodd dopo che quest'ultimo aveva tentato di alzarle la divisa. Sfortunatamente, la Turpin stava passando proprio nel momento in cui sua cugina lanciava l'incantesimo, e la professoressa l'aveva messa in punizione seduta stante. Molly trovò la cosa profondamente ingiusta, soprattutto perchè la Turpin non tentò neppure di sentire le sue ragioni.

Le lettere da casa arrivavano regolarmente, tuttavia sembrava sempre che non ci fosse nessuna notizia degna di nota. Contro ogni aspettativa, nessun giornale in circolazione aveva parlato del sequestro alla casa di Clawson da parte dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Nel Cavillo era uscito un articolo che parlava di tutto una strana vicenda riguardante degli apparenti traffici illegali di piante carnivore tra il Direttore dell'Ufficio dei Giochi e degli Sport Magici e dei vampiri della Transilvania, ma nessun accenno alla vicenda narrata nella lettera di Shirley. In ogni caso, chi avrebbe creduto al Cavillo?

"Ma le persone hanno bisogno di essere informate!" continuava a insistere Artie, mentre ne discuteva con le sorelle. "Come possono nascondere una cosa del genere?"

"Secondo me, non vogliono seminare il panico tra la gente" disse Lucy, dopo averci pensato su. "Può essere che Clawson abbia chiesto ti tenere segreta la faccenda, visto che quello dei vicini è stato un falso allarme".

Shirley li teneva aggiornati entusiasticamente su tutto ciò che apprendeva dal suo insegnante, ma non aveva novità da raccontare per quanto riguardava Clawson. Evidentemente i loro genitori preferivano evitare di parlare di lui mentre Shirley era nei paraggi. Molly s'immaginava le conversazioni tra suo padre e il signor Farley mentre erano al Ministero, al sicuro dall'orecchio dell'amica, e non poteva fare a meno di infastidirsi. Più volte pensò di prendere in prestito Astrid e di scrivere a suo padre per chiedergli spiegazioni, ma poi riconobbe l'inutilità dell'impresa. Magari avrebbe potuto parlargli a faccia a faccia durante le vacanze di Natale.

Le lezioni di storia si stavano facendo più interessanti grazie ad Evie Montgomery. Molly non riusciva a credere al fatto che fino a un mese e mezzo prima non sapeva neanche che suono avesse la voce della sua compagna di banco, mentre ora si ritrovava ad aver scambiato più parole con lei che con altri di Grifondoro. I suoi sentimenti verso Evie erano ancora confusi: anche se - per qualche oscura ragione interiore che non riusciva bene a comprendere - non era ancora pronta a offrirle la sua completa fiducia, non poteva non accorgersi che la sua stima verso Evie cresceva ogni giorno di più. Dietro la Serpeverde silenziosa e riservata, in realtà c'era una ragazza piuttosto allegra e intelligente, della cui conversazione era impossibile stancarsi: era informata su un'incredibile varietà di argomenti e sapeva coinvolgere i suoi ascoltatori - almeno i pochi che erano riusciti ad avvicinarsi a lei. Tra le altre cose, aveva scoperto che faceva parte del LumaClub (Molly non si sorprese) e che frequentava molti dei suoi corsi, tra i quali Rune Antiche.

"Dopo Storia, io vado in biblioteca. Sono decisa a risolvere l'enigma di Babbling" le sussurrò un giorno, durante una lezione di storia particolarmente noiosa. "Ti piacerebbe darmi una mano con la ricerca?"

Molly fu presa un po' in contropiede da quella domanda. "In verità... sì, mi piacerebbe, ma non so quanto possa esserti utile. Fino ad ora non avevo mai pensato di partecipare seriamente... ci sono un sacco di persone che lo saprebbero risolvere prima di me".

"Tanto, cosa abbiamo da perdere? Il professore ha ragione, non dobbiamo tirarci indietro alle occasioni che ci si presentano. Possiamo almeno provare. Inoltre, due teste sono meglio di una".

"Beh, questo è vero. Purtroppo la mia testa non è tra le migliori".

Evie rise, ma poi ridiventò subito seria. "Da sola non penso di farcela, ma insieme dovremo riuscire a combinare qualcosa".

A quel punto, Molly alzò le spalle. "Come vuoi. Ma sappi che con me parti svantaggiata. Ti ci vorrebbe una specie di genio..." si fece un attimo pensierosa. Poi riprese a parlare più lentamente: "A proposito... ti dispiacerebbe se coinvolgessimo una terza testa?"

Molly non perse tempo a presentare Evie ad Edward e a chiedergli di partecipare alla loro impresa. Da principio il ragazzo si dimostrò titubante: anche lavorando insieme, non avevano molte probabilità di successo, molti studenti del settimo anno si erano già messi al lavoro e avevano un anno di studi rispetto a loro tre. Questo era quello che disse Edward; tuttavia Molly riuscì a scorgere negli occhi del ragazzo un mix di emozioni che comprendevano dubbio, diffidenza e sospetto: non si fidava della ragazza. 

Non seppe dire se Evie fosse consapevole o meno dello sguardo strano con cui il Grifondoro la esaminava, in ogni caso non diede segno di essersene accorta. Con molta tranquillità, espose al ragazzo tutte le motivazioni per cui era un peccato non tentare. Alla fine, il ragazzo si lasciò convincere e accettò di incontrarsi insieme in biblioteca il giovedì pomeriggio, dopo le lezioni. Per ora, le ricerche non avevano prodotto molti risultati, avevano sfogliato due volumi interi senza trovare informazioni utili; per lo meno Edward iniziava a sentirsi a suo agio insieme ad Evie. 

"Sembra una ragazza a posto" commentò una sera Edward con tono pomposo, mentre lui e Molly facevano la guardia a un corridoio. "Voglio dire, a posto per essere una..."

"Solo perché è una Serpeverde, non significa che sia un mostro" sbottò lei. "Cosa credevi che fosse? Una Mangiamorte?"

"Certo che no!" rispose il suo compagno, indignato. "E' solo che loro - i Serpeverde, voglio dire - sono un po'... Sai come... Beh, non tutti, per fortuna".

Molly non gli rispose ma, segretamente, si sentì un po' ipocrita. Gli stessi sentimenti che Edward aveva provato nei confronti di Evie, li aveva avvertiti lei stessa durante le prime lezioni di storia della magia. Scoprire - suo malgrado - di non essere immune alla visione che la maggior parte degli studenti aveva contro i Serpeverde le ferì l'orgoglio; soprattutto perché si era sempre autoconvinta di non avere alcun problema contro di loro. Si ripeteva sempre che il suo insegnante di Pozioni era una buona persona nonostante avesse fatto parte di quella Casa, che suo cugino Albus non aveva alcun motivo di prendersela, che era stupido giudicare un figlio di un Mangiamorte per le azioni dei suoi genitori o nonni... Ma si rese conto che, nei fatti, lei interagiva di rado con loro. In realtà, non era abituata a relazionarsi con altre persone al di fuori della propria Casa: fino ad allora, quasi tutte le persone con cui aveva stretto amicizia erano dei Grifondoro. Certo, c'era stato Mark che era di Corvonero, ma non si erano mai rivolti la parola da quando lui l'aveva mollata. Era amica di un Tassorosso, tuttavia negli ultimi tempi Jack faticava a pronunciare due parole in croce di fronte a lei. Poi... c'erano Sophia, Theodore, Noriko, che durante le vacanze trascorrevano spesso qualche giorno a casa loro... ma erano amici dei suoi fratelli, non suoi.

Forse, non c'è nulla di male, rifletté tra sé e sé. Insomma, è normale legarsi di più alle persone della propria Casa. In fondo, è quello che ci hanno detto prima dello Smistamento: la vostra Casa sarà la vostra famiglia. E, forse, è anche normale avere dei pregiudizi sui Serpeverde... dopotutto, se quella Casa ha una brutta nomea ci sarà pure un motivo, no?

Quest'ultimo pensiero la fece arrossire di vergogna. Davvero aveva avuto un pensiero del genere? Anche lei, come la maggior parte degli studenti, temeva - o addirittura, disprezzava - i Serpeverde? Si era davvero sentita a suo agio quando suo cugino era stato smistato lì? Aveva veramente provato ad avvicinarlo quando lui aveva smesso di parlare con loro? E lui, aveva forse percepito dei sentimenti da parte di sua cugina - anzi, da parte di tutti i cugini - e ne era rimasto ferito? E lei, era davvero una persona meschina come McLaggen e Dodd?

Per tutta la sera, la sua mente fu invasa da innumerevoli dubbi e domande sul conto della propria persona. A malapena riusciva a seguire quello che Edward le stava dicendo. Solo quando ebbe chiuso le tendine del suo baldacchino e posata la testa sul cuscino, Molly riuscì a mettersi il cuore in pace, almeno un poco.

Non è mai troppo tardi per rimediare! Dimostrerò a me stessa che non ho pregiudizi, che posso tranquillamente essere amica di una Serpeverde senza compromettere la fedeltà a Grifondoro, e... oh Merlino, l'ho pensato veramente?
 
~o~
 
Finalmente, arrivò il giorno previsto dell'arrivo degli ospiti stranieri. Era venerdì. Gli studenti faticavano a rimanere attenti durante le lezioni, che fortunatamente terminarono a mezzogiorno. Per Fred, James, Louis, questo fatto rappresentò una buona occasione per fare festa: con l'aiuto di Roxanne, tirarono fuori tutto l'armamentario dei prodotti Tiri Vispi. Molly dovette ricorrere a tutte le sue qualità di buon prefetto per convincere una contrariata Rose e un titubante Edward che non c'era nulla di sbagliato in quello che stavano facendo. Qualcuno tirò fuori una radio, qualcun altro portò dei dolci dalle cucine. 

Bastarono pochi minuti, perché la Torre dei Grifondoro fosse sommersa dal caos: musica a tutto volume, studenti che esultavano, urlavano e ridevano. Ogni tanto, qualcuno si trasformava improvvisamente un canarino, suscitando l'ilarità generale. La Chapman parlava con Rose ad alta voce per sovrastare gli altri suoni. James imitava i professori (gli veniva particolarmente bene la Turpin con il suo "Eppure credevo di essere stata chiara!"). Kate rimase attaccata a Louis per tutto il tempo.

Fortunatamente, la loro Caposcuola si trovava da qual che parte fuori dalla Torre dei Grifondoro e nessun insegnante vi entrò, dato che erano tutti impegnati a decorare la Sala Grande. L'unica cosa che rovinò il divertimento a Molly fu McLaggen, che continuava a girarle intorno. 

Roxanne non fu così sfortunata: Dodd si era subito stancato di darle fastidio e si era rintanato con una studentessa del quinto anno su un angolo della stanza. Uno spettacolo non proprio piacevole, ma almeno sua cugina fu libera di respirare. Quel giorno, era di ottimo umore: rideva di continuo, manifestava improvvisi slanci di affetto verso le amiche, ad un certo punto si mise a ballare attorno ad un confuso e imbarazzato Edward. Caratterialmente, non era mai stata una persona musona o incline alla malinconia, ma in quel momento sprizzava felicità da tutti i pori.

A Molly invece, privilegio di essere allegra e vivace non fu concesso. Come se non bastasse, si dovette pure sorbire delle occhiatacce di alcune ragazze, invidiose delle fortunate attenzioni che quel campione di Quidditch le riservava.

"Hogwarts ha un sacco di gente talentuosa, non c'è dubbio" continuava a dire, "insomma, Ramsey di Corvonero ha il massimo dei voti in quasi tutte le materie, Marius Finbok di Tassorosso è un asso in Pozioni... Ma, per amore della verità, non posso certo fingere di non essere un mago assai dotato: ho preso nove Eccezionale ai G.U.F.O., volo perfettamente e al quarto anno ho ricevuto una Medaglia al Merito Magico... quel Finnigan mi deve la vita. Mi sorprenderei, se non venissi scelto io come Campione di Hogwarts".

"Tutto molto interessante, ricordati di mandarmi un gufo più avanti..." gli rispose sbadigliando, ma il ragazzo non seppe cogliere la sua ironia e il suo fastidio e continuò ad elencare altre eccellenti qualità.

Era da ben due mesi che cercava di impressionarla con i suoi discorsi sul Torneo, e lei era ormai annoiata fino alla morte. Quel tipo era riuscito a mettere in seria discussione la sua capacità di sopportare i casi umani: neppure Gertrude Gray aveva mai raggiunto un livello simile. Più volte lei aveva tentato di fargli capire in tutti i modi che lei non era assolutamente interessata a lui, ma McLaggen sembrava non riconoscere l'esistenza di una possibilità in cui una ragazza gli diceva di no.

"Lo sai, spero che sia il tuo nome ad uscire dal calice" Molly interruppe nuovamente. "Magari alla prima prova vieni mangiato da un drago, o strangolato dalla piovra gigante... E io sarò lì, a guardare... anzi, a godermi lo spettacolo".

McLaggen, prendendo la sua risposta per un tentativo di flirt, si fece più vicino. "Oh sì, dopo che tu ti sarai goduta il mio trionfo, sarò io a godere te". 

La ragazza indietreggiò, senza neanche nascondere la ripugnanza che provava. Non riusciva a comprendere come in un ragazzo così bello e così talentuoso si celasse un animo così viscido. "Sei disgustoso. Ti avverto, stammi lontano, altrimenti...".

Il sorriso sulla faccia di McLaggen mostrava quanto poco il ragazzo fosse intimorito. Ridacchiò. "Mi piacciono le ragazze difficili. Lo devo ammettere, sei una bella sfida. Nessuna delle mie ex è resistita così tanto. Ma, come ti ho già detto, so essere paziente".

Molly afferrò la bacchetta ma, prima che potesse anche solo pensare alla fattura che intendeva lanciargli addosso, fu trascinata via da Roxanne. "Scusa bello! Questa incantevole signorina è richiesta alla presenza della meravigliosa qui presente. In ogni caso, è meglio che la porti via... mi sembra nell'orlo del suicidio... e del tuo omicidio!"

Molly si sentì improvvisamente sollevata, ma anche se non poté trattenersi dal rimproverare sua cugina: "E' da mezz'ora che cerco di attirare la tua attenzione e proprio sul più bello vieni in mio soccorso! Quando gli stavo per lanciare una fattura!"

Roxanne sbuffò, senza perdere la sua allegria. "La fattura gliela dovevi lanciare mezz'ora fa! Comunque, lascia perdere l'idiota... È tutto il giorno che ti devo raccontare una cosa che mi è successa prima... Però andiamo di sopra".

Le due si rifugiarono nel dormitorio vuoto, lontano dalla musica e dal caos della festa. Roxanne controllò che nel bagno non ci fosse nessuno prima di girarsi verso la sua migliore amica. Gli occhi castani erano luminosi, quasi lucidi per l'emozione, la sua bocca era curvata in un sorriso brillante ed era impaziente di gridare il motivo di tutta la sua felicità. Molly, contagiata da quel sorriso e impaziente anch'essa di ascoltarla, sentì crescere in lei tutta l'eccitazione.

"Roxie, cosa ti succede?" il tono malizioso le uscì spontaneo. "E' forse quello che penso?"

"Mi ha baciata!" gridò Roxanne. "Luke Davies! Prima! Nella foresta! Subito dopo Cura delle Creature Magiche... quando tutti stavano andando via... lui è venuto da me... e mi ha baciata!"

"Ok, Rox, calma!" la interruppe Molly, ridendo. "Fai un bel respiro profondo e raccontami tutto".

Ma Roxanne non sembrava in grado di interrompere il suo flusso di parole neanche per un momento. "Mi ha raccontato tutto! Gli piaccio io! Gli sono sempre piaciuta! Mi ha detto che Rhea Hyslop ha avuto dei problemi in famiglia, che aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino, e che quindi non se l'è sentita di ferirla. Ma ha detto che ha intenzione di lasciarla, deve solo trovare un momento buono!"

Molly spalancò gli occhi. "L'avrai picchiato, spero!"

"Certo che l'ho picchiato!" esclamò Roxanne. "Gli ho tirato la borsa in testa, l'ho chiamato in tutti i modi peggiori possibili... Poi l'ho baciato di nuovo".

Molly non riusciva a credere alle sue orecchie. "Ma Ro', come fai ad essere sicura che non ti stia mentendo? Come mai non ti ha mai scritto durante l'estate?"

"Perché quest'estate è sempre stato quasi sempre con gli Hyslop. Non voleva rischiare che lo scoprissero... Ha dovuto nascondere tutte le mie lettere... È molto legato alla sua famiglia... Si sentiva come se li stesse tradendo... Ma poi ha capito che non può continuare così e che deve essere sincero con Rhea". 

"Beh, era ora, direi!"

Molly non era totalmente rassicurata. Se quello che le stava raccontando sua cugina era vero, allora Luke non aveva molto fegato. Era rimasto per tutto il tempo con una ragazza per cui non provava nulla e allo stesso tempo era innamorato di un'altra. Tenere il piede in due scarpe non era un atteggiamento che rendeva giustizia né a Rhea, né a Roxanne.

Nella peggiore delle ipotesi era un bugiardo e un manipolatore. E lei, avendo già avuto dei trascorsi con un ragazzo bugiardo e manipolatore, non voleva che la sua migliore amica sperimentasse la stessa brutta esperienza.


Ma Roxanne non la pensava allo stesso modo. "Tu non eri lì! Si vedeva che era sincero, te lo posso assicurare!"

Molly distolse per un attimo lo sguardo dal viso eccitato di sua cugina e guardò fuori dalla finestra, nella direzione della Foresta Proibita. Non era ancora buio. Mancava qualche ora all'arrivo degli ospiti. Ad un certo punto, la ragazza notò qualcosa che la fece distrarre dal discorso. Una figura incappucciata si stava dirigendo verso la foresta. Da come correva, sembrava che fosse inseguito, tuttavia non c'era nessuno dietro di lui - o di lei. Molly provò a stringere gli occhi per tentare di riconoscerlo, ma fu impossibile. Probabilmente era uno studente... ma cosa stava facendo? Perché andava in giro con questo freddo?

"Oh, Molly!" disse Roxanne, distogliendola dalla finestra. "Lui non è come gli altri. È dolce, sensibile, altruista... e se fossi impazzita del tutto direi che è anche intelligente!"

Fece una piroetta e si lasciò cadere su un letto. Molly non aveva mai visto sua cugina così. Era già uscita con molti ragazzi, e nessuno le era piaciuto come Luke Davies. Roxanne non era una che si faceva prendere in giro dagli altri, lo notava subito quando una persona non era sincera. L'anno scorso, più volte l'aveva più volte avvertita che Mark Williams era un bastardo... e ci aveva azzeccato in pieno. Forse non era lo stesso per Luke, se sua cugina ne era sicura. Molly poteva solo sperare che fosse così. Per il momento, non voleva rovinarle il buon umore. Sorrise e si distese nel letto accanto a lei.

"E' anche molto bello. Uno dei ragazzi più belli della scuola. Forse è anche più bello del professor Paciock".

"Siamo seri, nessuno è più bello del professor Paciock!" rispose Roxanne, "Però devo ammettere che gli fa concorrenza. Quando un ragazzo è moro con gli occhi azzurri, è un perfetto candidato per diventare il futuro Signor Roxanne Weasley!"

Dal basso si sentiva la musica a tutto volume. All'improvviso attaccò una canzone di Katrina Underwood. Le due ragazze si guardarono complici, si alzarono e si misero a saltare sul letto e a cantare a squarciagola le parole del loro idolo, stonatissime come solo loro sapevano essere.

~o~

Gli studenti stranieri arrivarono alle sei in punto. Tutti gli abitanti di Hogwarts si radunarono nel cortile per accoglierli. Quelli di Beauxbatons - usciti da una carrozza trainata da cavalli volanti ("Pegaso! Si chiamano pegaso, non cavalli volanti!" continuava a sussurrare Artie alle sorelle) - erano accompagnati da una donna enorme, con folti capelli neri striati di grigio e una carnagione olivastra. In passato doveva essere stata una bella donna. La preside francese avanzò verso la McGrannit e le strinse calorosamente la mano. Le due iniziarono a discorrere animatamente. Sembravano conoscersi da tempo.

Lo stesso non poteva dirsi per la preside di Durmstrang, che arrivò pochi minuti dopo a bordo di una nave - spuntata direttamente dalle profondità del lago - assieme alla sua scolaresca. Era una donna molto più giovane delle altre due (doveva avere all'incirca l'età dei loro genitori, forse qualche anno in più). I lunghi capelli biondi legati in uno chignon, gli occhi e le labbra - pesantemente truccati - facevano da contrasto alla carnagione cadaverica. Non aveva un bel viso. Forse sarebbe stata più carina senza quel mascherone addosso. Strinse la mano alle altre due presidi e ringraziò la McGrannit con formalità. Era sicuramente molto cortese, ma il suo sorriso era privo di calore, i suoi occhi parevano spenti. 

I due gruppetti degli studenti stranieri era composto da una dozzina ciascuno. Mentre si guardava in giro, i loro volti erano attraversati da diverse espressioni di curiosità, eccitazione, sbalordimento, timidezza, derisione, altezzosità e indifferenza. Si stringevano nei loro mantelli e pellicce e si sussurravano tra loro parole incomprensibili, indicando il lago, il castello, la foresta e tutto ciò che passava sotto i loro occhi. Gli alunni di Hogwarts, radunati nel cortile per l'occasione, non potevano fare a meno di fissarli e sussurrare a loro volta. Come al solito, Polly Chapman non perse l'occasione di dire la sua. 

"Ho sentito dire che quelli di Durmstrang sono tutti parenti di Mangiamorte, oppure discendenti di seguaci di Grindewald! Guardate che brutte facce!"

"Che scemenza!" le gridò Lucy, un po' troppo forte. La McGrannit la udì e le lanciò un'occhiataccia.

"Beh, effettivamente, non deve essere piacevole studiare lì" intervenne Rose, sicura di sé. "Mio padre ha una certa antipatia per quel posto. Non ne ha mai parlato bene. Forse perché praticano ancora le arti oscure. In ogni caso, Hogwarts resta la scuola migliore".

Tutta la sua cerchia annuì. D'altro canto, potevano forse pensarla diversamente da Rose Weasley? Invece Scorpius, che si trovava nelle vicinanze assieme ad Albus, intervenne: "Secondo me non è giusto giudicarli così. Non è colpa loro se sono costretti a imparare certe cose, o se hanno dei parenti criminali".

Rose arrossì. La sua amica fece una smorfia di scherno e gli rispose: "E' vero. In fondo, anche qui ad Hogwarts c'è gente che ha delle brutte parentele. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti".

Il volto pallido del ragazzo divenne tutto rosa. Questo fu un colpo basso crudele, anche per una ragazza come Polly Chapman. Albus rivolse a sua cugina e alla sua amica uno sguardo furente. Molly non l’aveva mai visto rivolgerne uno così alla sua famiglia, neanche ai primi tempi in cui si rifiutava di parlare con loro. E mai aveva visto Rose così a disagio.

In ogni caso, la Chapman non aveva finito: "Poi quelli di Beuxbatons... ma chi si credono di essere? Secondo me si credono al di sopra del mondo e non sanno fare un cavolo. La campionessa dello scorso Torneo è stata scarsissima...".

Fu una fortuna per lei che Louis non fosse nei paraggi, altrimenti sarebbe stata trasformata immediatamente in qualcosa di viscido e disgustoso.

Lucy sbuffò e sussurrò adirata a Molly e Roxanne. "A quella lì dovrebbero togliere il diritto di parlare!".

"E di scrivere" gli rispose Molly.

"E di mimare, tanto per essere sicuri" aggiunse Roxanne.

Ulteriori chiacchere vennero interrotte dalla preside di Hogwarts, che intimò i suoi studenti ad accogliere i loro ospiti con l'inno della loro scuola. Centinaia di voci risuonarono incerte nel cortile (questa volta, Molly e Roxanne evitarono di imitare Katrina Underwood) e ne seguì un timido applauso da parte degli stranieri. Il risultato non fu tra i migliori, ma la McGrannit fu comunque soddisfatta. Senza altro indugiò, scortò tutti all'interno del castello.

La Sala Grande era più suntuosa del solito, con gli stendardi di Hogwarts, Durmastrang e Beuxbatons appesi alle pareti. Il soffitto rifletteva un cielo stellato privo di nuvole.
Gli alunni di Durmstrang presero posto al tavolo di Serpeverde, quelli di Beauxbatons si sistemarono all'estremità di quello di Grifondoro. Molly e Roxanne, insieme alle amiche, riuscirono a sistemarsi a poca distanza da loro. Li osservarono: Katie fu delusa nel constatare che ci fossero più ragazze che ragazzi. Sicuramente, erano molto più disciplinati rispetto agli studenti di Hogwarts: erano rimasti in piedi ad attendere che la loro preside si fosse seduta prima di fare altrettanto. Alcuni di loro sorrisero e si presentarono, altri si limitarono a guardarsi intorno intimiditi. L'unica eccezione fu rappresentata da due ragazze, che non degnarono di uno sguardo i loro coetanei britannici. Una aveva un cespuglio di capelli biondi, non molto dissimile da quello di Rose e della zia Hermione, l'altra era una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani che scendevano lungo la schiena.

Il banchetto offriva un'enorme quantità di piatti tipici della cucina inglese, francese e del Nord Europa; nonostante questo le due ragazze trovarono lo stesso qualcosa da ridire. "Sai Angelica", esclamò la ragazza con il cespuglio in testa, rivolgendosi alla compagna, "dicono che gli inglosi cuscinano male. Io ponso invesce che non cuscinino affatto. Quosta carne è cruda".

Era evidente che la sua intenzione era quella di manifestare il proprio disprezzo, visto che aveva parlato con un tono di voce alto e in una lingua che non era la sua. Angelica aggrottò le sopracciglia e piluccò nel suo piatto. "Tu as raison, Monique, non so come riuscirò a sopravvivere qui".

Roxanne alzò gli occhi al cielo. Girandosi verso Monique e Angelica, gridò loro: "Oui, oui, ragazze, nionte paura! E' così che noi inglosi cusciniamo la carne di Acromantula!"

Le amiche sghignazzarono di fronte allo sguardo atterrito delle due ospiti straniere. Fortunatamente, queste ultime non trovarono nulla di cui lamentarsi quando i piatti di carne, pesce e verdure furono sostituiti dal dessert.

Ogni tanto, Molly lanciava un'occhiata al tavolo degli insegnanti. La McGrannit era al centro e cercava di fare conversazione con la preside di Durmstrang. Madama Maxime (Molly sapeva che si chiamava così per via dei racconti della zia Fleur) discorreva con il professor Hagrid. Sembrava esserci una certa simpatia tra loro. Notò anche una presenza nuova: un ometto basso e panciuto, che parlava con Babbling e la Spinnet. Doveva essere un impiegato ministeriale, di sicuro uno che aveva preso parte alla realizzazione del Torneo, anche se Molly non aveva idea di chi fosse. Alla sua destra sedeva il professor Lumacorno. Stranamente, quest'ultimo non stava prendendo parte alla conversazione dell'ospite; non sembrava proprio in vena di chiacchere quella sera. Appariva turbato e distratto, un atteggiamento che non gli si addiceva.

"Ehi, ragazze! Cosa gli è preso a Lumacorno?"

Le sue amiche si voltarono immediatamente, ma nessuna seppe rispondere. Nick-Quasi-Senza-Testa, il quale stava fluttuando nelle loro vicinanze, si avvicinò e sussurrò loro: "Non lo avete ancora saputo? Qualcuno ha rubato degli ingredienti dalla scorta personale del professore!"

"Che cosa?" 

Il fantasma di Grifondoro annuì. "Mentre Lumacorno aiutava gli altri insegnanti a decorare la Sala Grande, qualcuno è entrato nel suo studio e ha forzato l'armadietto".

Molly pensò istintivamente alla figura che aveva visto correre verso la foresta. Si domandò se fosse il caso di avvertire Lumacorno... In fondo, non era sicuro che lui (o lei) centrasse con il furto. Non voleva mettere nei guai nessuno.

Lanciò un'occhiata verso James, Fred e Louis. No, è impossibile... Erano alla festa. Se si fossero allontanati, qualcuno avrebbe notato la loro assenza. Inoltre non arriverebbero mai a rubare, nemmeno per uno scherzo... oppure sì?

Guardò in direzione degli altri tavoli. Osservò rapidamente i suoi compagni di scuola, senza riuscire ad individuare nessun palpabile sospettato. I suoi fratelli erano seduti, come al solito, vicino ai loro amici. Al tavolo dei Serpeverde, Evie era accanto a un ragazzo. Non sembrava godersi troppo la sua compagnia, però.

Non ho proprio idea di chi possa essere... Chi può essere talmente imbecille da rischiare l'espulsione? Aspetta, chi lo dice che il colpevole sia proprio uno studente? E se fosse un insegnante?

Il suo sguardò ritornò verso Lumarcorno e passò in rassegna gli altri professori. Si accorse che, a fianco della Turpin, c'era un posto vuoto. Qualcuno mancava all'appello, eppure tutti gli insegnanti e i presidi sembravano lì. Quale altro ospite era atteso?

Come a rispondere alla sua domanda, le porte della Sala Grande si aprirono improvvisamente.

"Buonasera a tutti! Scusate il ritardo..."

Tutti gli occhi erano puntati verso l'individuo che si stava dirigendo verso il tavolo degli insegnanti. Era un uomo alto e ben costruito. I suoi capelli erano neri e folti, i lineamenti del volto ben marcati, con una mascella squadrata. Anche se zoppicava leggermente, il suo passo era deciso. Qualunque fosse la sua età, non dimostrava più di una trentina d'anni. 

Molly lo riconobbe all'istante. Senza rendersi conto, afferrò il braccio di sua cugina ed esclamò: "Roxanne, è lui!"

"Ahi! Ma che ti prende?"

"Non l'hai riconosciuto?"

"Certo che l'ho riconosciuto... Adesso calmati però!"

Ma Molly non fu l'unica ad aver avuto quella reazione. Kate si era lasciata sfuggire un urletto. Molte persone si erano messe a sussurrare. 

"L'ho già visto nella Gazzetta del Profeta!"

"Per la barba di Merlino, ma è davvero lui?"

"E' davvero... Cyrus Clawson!"

Il Direttore dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici arrivò di fronte al tavolo degli insegnanti e tese una mano alla preside. "Mia cara Minerva, mi dispiace di essermi perso la cena, ma sono stato trattenuto da affari urgenti. In ogni caso, sono lieto di essere qui e ci tenevo a ringraziarla per aver accettato di tenere nella sua scuola questo meraviglioso evento".

La McGrannit lo fissò un attimo sbigottita - forse per la sua entrata improvvisa, o per la confidenza con cui le si rivolgeva - poi accettò la stretta di mano, mormorando un insicuro "Il piacere è mio".

Dopo che Clawson ebbe stretto la mano anche alle altre due presidi, si girò verso i quattro tavoli della Sala Grande. I suoi occhi brillavano di gioia, il suo sorriso era smagliante e sicuro di sé, la sua figura imponente faceva scomparire tutto quello che aveva dietro di sé. Molly, che non aveva dimenticato tutte le raccomandazioni dei suoi genitori, né quello che Shirley le aveva raccontato nella lettera, non poté fare a meno di provare ammirazione per lui. Quell'individuo era - non c'era altro modo per descriverlo - attraente


"Signore e signori" annunciò alla Sala, "il mio nome è Cyrus Clawson. Attualmente ricopro l'incarico di Capo del Dipartimento dei Giochi e gli Sport Magici. Ma, come immagino avrete già letto nella Gazzetta del Profeta e negli altri giornalacci in circolazione, sono prima di tutto un esploratore e un ricercatore. Non lavoro per un capo, ma sono al servizio della società magica".

Parlava con un tono solenne, quasi teatrale. Tutti nella Sala Grande avevano smesso di mangiare e tenevano gli occhi puntati su Clawson. Gli insegnanti lo guardarono increduli, spostando lo sguardo da lui alla McGrannit, la quale riuscì a mantenere un'espressione impassibile.

"Ma adesso basta parlare di quello che faccio" aggiunse poi frettolosamente, "ci tenevo piuttosto a presentarvi l'uomo il cui operato - insieme al mio, s'intende - ha reso possibile l'attuarsi di questo magnifico evento. Signori, facciamo un bel applauso al nostro Direttore dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, il signor Alfred Gibbons".

Partirono alcuni applausi. L'ometto di mezza età seduto vicino al professor Babbling si alzò goffamente, facendo un cenno imbarazzato agli studenti. Il suo aspetto era nettamente diverso da quello di Clawson: oltre ad essere pingue ed avere i capelli diradati, aveva un'aria mite e tranquilla, nettamente in contrasto con quella esuberante del collega.

Molly, anche se non l'aveva riconosciuto all'istante, ne aveva già sentito nominare più volte da suo padre. Percy ne parlava sempre con rispetto, tuttavia molto spesso si lasciava sfuggire dei commenti del tipo "Se solo il signor Gibbons facesse questo" o "Spero che il signor Gibbons sistemi quest'altro", o addirittura "Possibile che il signor Gibbons non si opponga?".

"Bene," continuò Clawson, prima che gli applausi si fossero del tutto spenti. "Ora, è con mio più grande piacere - e onore - che annuncio l'inizio del Torneo Tremaghi. Prima di... Oh, Minerva! Hai anticipato il mio desiderio".

La McGrannit si era alzata e le si era affiancata. 

"Vi ringrazio, signor Clawson" disse con un sorriso forzato. "So bene quanto voi e il signor Gibbons abbiate lavorato nella realizzazione di questo Torneo. Sono certa che ricoprirete l'incarico di giudici in modo ottimo... assieme a me e alle altre presidi".

"Naturalmente...".

"Ora, come ben sapete..." la McGrannit si rivolse alla Sala, interrompendo Clawson prima che avesse nuovamente la possibilità di aprire la bocca. "... nel Torneo verranno selezionati tre campioni, uno per ciascuna scuola. Si possono candidare solamente gli studenti che hanno raggiunto la maggiore età. Ripeto, non verranno fatte eccezioni".

"Giusto, giusto... anche se, per quanto riguarda me, vi farei partecipare tutti", disse Clawson, rimirando la folla studentesca.

"Come stavo dicendo..." disse la preside, lanciandogli un'occhiataccia, "... ci sono delle istruzioni da seguire".

La McGrannit parlò per più di un quarto d'ora. Nel frattempo, Gazza trasportò un baule fino al tavolo degli insegnanti e lo posò sopra: da esso fu prelevato un enorme calice di legno, colmo fino all'orlo di alcune fiammelle blu.

"Questo è il Calice di Fuoco, lo strumento usato per selezionare i campioni. Naturalmente, attorno ad esso verrà tracciata una Linea dell'Età che impedirà ai minorenni di partecipare. Avete tempo fino al pomeriggio 31 ottobre per iscrivervi. Io, mi raccomando di una cosa..." qui la McGrannit esitò per un secondo. "... pensateci bene prima di mettere il vostro nome nel Calice. Questo non è un gioco. Le sfide che dovete affrontare sono vere. Non sottovalutate i pericoli a cui potreste andare incontro e non sopravvalutate voi stessi e le vostre capacità".

"Oh, suvvia, Minerva" disse Clawson, ridendo. "Per me si sta ingigantendo la cosa. Quale altra occasione migliore per i ragazzi di dimostrare il proprio valore? Pensi a quanto sono fortunati. Devo ammettere che li invidio. Se fossi in loro, farei carte false pur di partecipare a questo Torneo".

La preside fu sul punto di rispondergli un modo sgarbato, poi ci ripensò e disse agli studenti: "Vi prego, non fatevi ingannare dal premio. Una somma di denaro, per quanto grande possa essere, non vale di certo la vostra vita, né la vostra salute...".

"Denaro? Ma quale denaro!" esclamò Clawson, con una risata. "Mia cara Minerva, lei banalizza tutto il senso del Torneo e sottovaluta questi ragazzi. Come se si facessero sedurre facilmente da una vile somma di denaro... la sfida, il pericolo, l'avventura, la fama... queste sono le cose per cui vale la pena di vivere la vita".

La McGrannit contrasse le labbra e corrugò le sopracciglia. Sembrava sul punto di aggiungere qualcosa, ma poi concluse: "Credo che questo sia tutto. Mi raccomando, ricordate le mie parole. Buonanotte a tutti".

Gli studenti di Hogwarts attesero l'uscita di quelli di Beuxbatons e Durmstrang, prima di recarsi ai propri dormitori. Fred, James, Louis e Roxanne si misero a discutere energicamente davanti al fuoco. Molly si sarebbe unita a loro, ma in quel momento la sua testa era così colma di tutte le questioni della giornata - Luke Davies, il furto ai danni di Lumacorno, Cyrus Clawson - che preferì andarsene a letto. Per sua fortuna, tutte le ragazze erano ancora giù, e Molly fu libera di svestirsi e lavarsi in pace, dando libero sfogo ai suoi pensieri senza essere disturbata.  
 
~o~

Durante il weekend, Molly riuscì a malapena a concentrarsi sui compiti. Appena iniziava a scrivere un tema, oppure a rileggere un paragrafo, la sua mente iniziava a vagare. Non che fosse una novità. In fondo, le capitava spesso di perdersi nei meandri dei suoi pensieri. Tuttavia, questa volta si stava addentrando in sentieri pericolosi. Un'idea folle le si stava formando nella mente tuttavia, prima che potesse darle la possibilità di assumere una forma definita, lei la scacciava via. Poi però, la stessa idea si rigenerava e le si ripresentava in forme più allettanti.

Molly sperò di distrarsi un po' durante il pomeriggio, mentre era con la sua famiglia. Tuttavia, anche ora i pensieri continuavano ad assalirla. Artie le stava parlando, ma lei non lo sentiva. Fred e Roxanne discutevano ad alta voce, ma sembravano lontani. Lei rideva automaticamente e rispondeva a monosillabi, senza però prestare attenzione a cosa le stavano dicendo. Lucy si accorse che lei stava rimuginando su qualcosa, ma lei rispose di essere solo stanca.

Nel frattempo, il Calice aveva già accolto le prime iscrizioni e rifiutato diversi tentativi da parte di minorenni. I ragazzi di Beuxbatons entrarono ordinati e vi misero dentro i propri foglietti. Lo stesso fecero James, Louis e Fred; suscitando una sorta di baraonda attorno a loro. Mason e Dood aspettarono il momento buono in cui la Sala Grande fosse piena di gente e, soprattutto, di farlo sotto gli occhi di Molly e Roxanne. Anche se non la videro di persona, vennero a sapere che anche Gertrude Gray aveva messo il proprio nome nel Calice. 

Durante la lezione di Rune Antiche, Evie (che si era seduta vicino a lei e ad Edward) disse: "Se potessi, mi iscriverei. Purtroppo il mio compleanno è a dicembre. Triste, eh?"

Molly le chiese: "Te sai chi sono quelli della tua Casa che vorrebbero partecipare?"

"Praticamente tutti. Alcuni minorenni sono finiti in Infermeria per aver tentato di attraversare la linea d'età", Evie ridacchiò, poi aggiunse, "Mulciber aveva una barba lunga tre metri".

Il numero degli iscritti ingrandiva sempre di più. Durante i pasti, Polly Chapman forniva l'elenco ad alta voce di tutti quelli che erano passati - anche per sbaglio - davanti al Calice: "Patricia Dahl e Nathan Smith si sono iscritti questa mattina" diceva tra un boccone e l'altro, "poi ho anche visto che Ralph Finnigan continua a girarci intorno... come se avesse il coraggio di partecipare al Torneo! Anche se mettesse il proprio nome, non diventerebbe mai campione di Hogwarts!"

Molly ascoltava rapita tutti questi discorsi, fissando il vuoto. Era la prima volta che provava interesse per i discorsi della Chapman. 

"Ehi, tutto bene?" fu Roxanne a distoglierla dai suoi pensieri.

Sbatté le palpebre. Si accorse con imbarazzo che le sue amiche la stavano fissando. Si rese conto, suo malgrado, di arrossire. Riuscì a mormorare: "Eh? Ah, sì. Certo".

Chloe le disse: "Non hai toccato cibo".

Molly fissò per un attimo il suo piatto colmo di pollo e patate arrosto che si era servita senza rendersene conto, prima di allontanarlo leggermente. "Lo so, il fatto è che... non ho molta fame. Stavo pensando... che sono un po' indietro con i compiti".

Sua cugina sollevò un sopracciglio. Non se la beveva. La conosceva fin troppo bene. "A cosa stai rimuginando?"

Riuscì ad inventare volo una ragione per spiegare la sua apatia. "Stavo pensando che... è strano che Clawson e Gibbons siano andati via. Non dovevano rimanere qui?"

"Per quale ragione?" esclamò Roxanne. "'Noi uomini del Ministero siamo molto impegnati', come dice lo zio Perce, vero?"

Molly fece un sorrisetto forzato. Lauren la fissò: "Sul serio stavi pensando a quei due? Fossi in te, non starei più nella pelle per domani!"
 
Questa volta, il suo sorriso fu più sincero. I suoi compleanni la mettevano sempre di buon umore, ma questo sarebbe stato ancora più speciale. Ora che ci pensava, quelle erano le ultime ore che trascorreva come strega minorenne. Forse è meglio che mi goda quel che resta di questo giorno. Domani invece prenderò la mia decisione.

In questo capitolo abbiamo conosciuto - anche se non ancora del tutto - gli organizzatori del Torneo. Domani sarà una giornata speciale per la nostra Molly. Non solo perchè compie gli anni, ma anche perchè dovrà fare una scelta che potrà cambiare o meno il corso della sua vita. Sarà una scelta saggia? Vedremo.

Intanto, cosa ne dite di questo capitolo?

Stay tuned ;)
 

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Capitolo 8
*** Il miglior compleanno ***


Buon 25 Aprile a tutti!
Scusate se ci metto tanto ad aggiornare. Purtroppo, la quarantena mi tiene lo stesso occupata. Spero che stiate tutti bene. Ho notato che in molti avete letto la mia storia. Se vi va di dirmi cosa pensate ma non volete lasciare un commento, scrivetemi pure un messaggio in privato. 
Comunque, abbiamo già perso un sacco di tempo: ecco a voi il capitolo otto. Come al solito, se avete qualche critica, siate gentili.

Capitolo otto: Il miglior compleanno 


"Alzati dormigliona!" 

Molly aprì gli occhi. La sua vista annebbiata faticò a mettere a fuoco il volto sorridente della cugina, la quale si trovava in piedi vicino al suo letto. Indossava ancora la camicia da notte. Le tende del baldacchino erano state scostate e la luce flebile luce del giorno riusciva a malapena a illuminare il dormitorio.  

"Che ore sono?" chiese, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio. La scorsa notte non aveva dormito molto. Per la verità, nelle ultime notti aveva avuto qualche difficoltà ad addormentarsi. La sua mente iniziava a perdersi in riflessioni senza né capo né coda, che spesso e volentieri si mischiavano a sogni assurdi e angoscianti. Molly sospettava seriamente di aver ereditato questa abitudine da suo padre. 

Roxanne, a quanto pareva, non aveva avuto problemi d'insonnia. Era ben sveglia e trapelava energia da tutti i pori. Senza neanche badare alla domanda, salì in piedi sul suo letto, mettendosi a saltare. 

"Sorgi e splendi! Sei una strega adulta!" gridò. Poi, visto che Molly non aveva dimostrato la minima voglia di alzarsi, le afferrò il braccio e la tirò su.  

"Perché mi hai svegliata?" mormorò debolmente, prima di lasciarsi sfuggire un lungo sbadiglio. 

"Dai su, un po' di grinta. È il tuo compleanno!" 

Tutto il sonno scomparve di colpo. Il suo compleanno! Il suo diciassettesimo compleanno! Era da quando aveva dieci anni che aspettava questo giorno. Le era sembrato sempre così irraggiungibile e ora, finalmente, era arrivato. Era ufficialmente un'adulta. 

Lei, Molly Weasley. Un'adulta.

Beh, prima o poi capita a tutti... 

Immediatamente, spostò lo sguardo ai piedi del letto, dove erano accatastati circa una dozzina di pacchetti colorati. Erano i regali che erano stati inviati dai suoi parenti ed amici fuori da Hogwarts. Tutti insieme facevano un bell'effetto.  

Sua cugina si mise a cantare a squarciagola 'Rise and shine, witch' di Katrina Underwood, svegliando tutte le altre ragazze del dormitorio. Nessuna manifestò alcuna sorpresa: erano ormai sei anni che, ogni 30 ottobre, Roxanne metteva su quello spettacolo. E ogni anno, il suo canto sembrava farsi più acuto e stridulo. 

In un attimo, Chloe, Lauren e Kate furono fuori dal letto e corsero ad abbracciarla. L'unica che non le rivolse nemmeno una parola fu Gertrude Gray, la quale le lanciò un'occhiata infastidita, come se compiere gli anni fosse una colpa. In realtà, Molly sospettava che non avesse nulla a che fare con il suo compleanno: era da qualche settimana che Gertrude la guardava male, anche quando non faceva o diceva nulla di particolare. Non ne capiva il motivo. Non che di solito godesse della sua simpatia. Anzi, era ben consapevole che Gertrude disprezzava tutte le altre Grifondoro del suo anno, e che preferiva cercare le sue amicizie altrove. Non aveva mai nascosto che la ritenesse una ragazza idiota: l'anno precedente aveva iniziato a vessarla proprio come faceva con Edward, riempiendola di insulti e commenti maligni, senza mancare di sottolineare quanto lei non meritasse l'incarico di prefetto. Negli ultimi tempi, invece, quasi non le parlava più. Non l'aveva neanche rimproverata per aver permesso ai suoi compagni di far festa in Sala Comune. Tuttavia, gli sguardi che le lanciava lasciavano trasparire una rabbia che quasi sfiorava l'odio. Molly si chiedeva spesso se era il caso di chiarire le cose, ma poi lasciava perdere. Anni di convivenza le avevano insegnato a non iniziare discussioni che avrebbero potuto portare a un cattivo esito. 

Mentre Gertrude si chiudeva in bagno, Lauren e Chloe si sedettero sul pavimento ad osservare l'amica che scartava i regali. Kate si era messa invece a frugare nel suo baule, dal quale tirò fuori un pacco regalo. Era grande e leggero come un cuscino. 

"Inizia dal nostro! L'abbiamo ordinato via gufo senza che tu te ne sia accorta!" esclamò Kate entusiasta, mettendole il pacco tra le mani. Poi, facendo una smorfia, aggiunse: "Fosse stato per me, l'avrei preso rosa ciclamino... ma qualcuno ha avuto da ridire!" 

"Era orrendo! Poi non sarebbe stato bene con i suoi capelli!" esclamò Chloe.  

Molly, piuttosto incuriosita, strappò la carta regalo. Era un mantello da strega che faceva parte della linea d'abbigliamento firmata Katrina Underwood. Era di seta leggera di color lilla, con dei ricami argentati e una spilla a forma di stella. Era un indumento che aveva l'aria di rovinarsi anche solo guardandolo. 

"È bellissimo!" Molly abbracciò le amiche una ad una. "Il colore è perfetto! Grazie mille!" 

Anche a Roxanne piacque tantissimo. "Non sapete quanto ho pregato i miei di regalarmi un mantello così. Ma papà sostiene che, piuttosto che dar anche un solo zellino alla concorrenza, va a lavorare al Ministero". 

In effetti era così. Tutto ciò che aveva la firma della Underwood costava più del normale, ma quella non era l'unica ragione per cui la cantante non godeva della simpatia dei loro genitori. Lo zio George si lamentava spesso che le vendite dei prodotti Tiri Vispi della linea per ragazze (per lo più trucchi e smalti magici) si stavano abbassando ed attribuiva la colpa a "quel Demiguise biondo". Si rifiutava di regalare alla figlia qualsiasi cosa fosse prodotto dalla cantante. Percy era più tollerante, tuttavia una volta si era rifiutato di comprare alla sua primogenita un calderone Underwood, poiché non rispettava la normativa sullo spessore. Naturalmente, Molly aveva tentato di far valere le sue ragioni ("Katrina dona il cinque per cento delle vendite alla salvaguardia dei Billywig... sei un essere insensibile... non te ne importa proprio nulla dei Billywig?!"), ma non era risultata molto convincente. 

Appena Molly ebbe sistemato con cura il mantello dentro il baule, sua cugina le consegnò un pacchettino. "Scusami, non sono riuscita ad impacchettarlo bene..." si giustificò. 

Sulla carta regalo stropicciata era attaccato un piccolo bigliettino, scritto con un inchiostro colorato e decorato con disegni di scoppiettanti fuochi d'artificio: 

Buon diciassettesimo compleanno alla ragazzaccia più tosta di tutti i tempi, nonché mia migliore amica e cugina preferita (senza offesa per gli altri diecimila Weasley e Potter). 

Con affetto, 

Roxie  


Molly strappò via la carta e si ritrovò in mano uno specchietto portacipria in ottone. Era piccolo e rotondo, sul dorso c'era un disegno di un fiore di ciliegio. Tuttavia, non conteneva nessuna cipria o trucco.  

"E' uno specchio a doppio senso" spiegò Roxanne. Dal suo baule tirò fuori uno specchietto della stessa forma e dimensione, l'unica differenza era il girasole sul dorso. "L'ho trovato in un negozietto a Diagon Alley. C'era un sacco di roba interessante, ma alla fine ho scelto questo. Serve per comunicare con una persona quando sei lontana, basta pronunciare ad alta voce il nome... Aspetta... Molly!". 

Sullo specchietto che teneva in mano Molly, apparve il viso di Roxanne: "Visto?" 

"Fantastico! Così non dovrò più chiedere in prestito Astrid ogni volta che ho voglia di chiacchierare con te!" 

Tutti i regali dei parenti furono altrettanto apprezzati e ciò non fu una cosa scontata, dato che Molly non era di gusti facili. Quell'anno, invece, sembravano essersi proprio impegnati a cercare qualcosa che potesse piacerle (anche se sospettava che le zie avessero avuto una forte influenza sulla scelta dei regali). Lo zio Ron e la zia Hermione le regalarono un libro sulla storia della magia; lo zio George e la zia Angelina la bellissima edizione illustrata di Jiggery Pokery e Hocus Pocus (nel biglietto allegato, Angelina aveva dichiarato che non era stata una sua idea e che in ogni caso lei non era d'accordo). Lo zio Harry e la zia Ginny le regalarono un Mokessino, ideale per tenere gli oggetti lontano da mani altrui; lo zio Bill e la zia Fleur un paio d'orecchini di perla. Lo zio Charlie (che addestrava i draghi in Romania) e lo zio Robert (che si era trasferito a New York pochi anni fa) le inviarono entrambi una somma di denaro. 

Nonno Arthur e nonna Molly la sorpresero invece con un album fotografico rilegato in pelle di drago: Per il nuovo capitolo della tua vita, diceva la dedica nella prima pagina. Teddy e Victoire le avevano preso un profumo. Dominique le aveva inviato una sua ultima invenzione, una pozione per proteggere i capelli dall’umidità. 

Shirley, la quale tra tutti era l'unica a poterle regalare romanzi babbani, aveva scelto Grandi speranze. Il titolo prometteva bene, chi più di lei necessitava di qualche speranza in più? I signori Farley furono così gentili da spedirle un set di inchiostri che cambiavano colore, che lei adorava. 

Il regalo da parte dei suoi genitori fu l'ultimo ad essere aperto. Molly sapeva non si aspettava alcuna sorpresa: nella sua famiglia era tradizione regalare un orologio al compimento dei diciassette anni. I suoi cugini maggiorenni ne avevano ricevuto uno ciascuno (già danneggiati per la poca cura), e anche suo padre ne aveva avuto uno simile, d'oro con delle stelle luminose al posto delle lancette (che sembrava ancora nuovo di zecca). Rimase però molto colpita dalla lettera. La calligrafia elegante era quella di Audrey, ma le parole erano di entrambi i genitori: 

Carissima Molly, 

Non è facile per noi iniziare questa lettera nel modo giusto. Sappiamo che questo è un giorno molto importante per te. Il diciassettesimo compleanno è una data molto speciale per ogni mago o strega. Si apre un nuovo capitolo della vita, nonostante non se ne percepiscono i cambiamenti. Ancora oggi riusciamo a ricordarci tutte le sensazioni che abbiamo provato, cosa ha significato per noi diventare maggiorenni, senza sentirci veramente adulti. Speriamo che tu lo stia festeggiando in compagnia dei tuoi fratelli, dei tuoi cugini e dei tuoi amici e che sia per te un'occasione di gioia. Ci dispiace molto non poter essere lì con te. Ogni giorno sentiamo la vostra mancanza e non possiamo fare a meno di pensare a come tu e i tuoi fratelli state crescendo in fretta. Forse per te, che non vedevi l'ora di diventare maggiorenne, l'attesa ti sarà sembrata lunga e pesante. Tuttavia, a noi questi diciassette anni sembrano passati in un soffio. Sembra ieri, la prima volta che ti abbiamo presa in braccio. Eravamo felicissimi, ma anche molto intimoriti. Saremo stati in grado di essere dei buoni genitori? Molti dubbi e paure li abbiamo ancora oggi. Tuttavia di una cosa possiamo essere sicuri, ossia della ragazza meravigliosa che sei diventata. Una giovane donna coraggiosa, che non si arrende di fronte alle avversità e che lotta per fare il meglio di sé. Siamo fieri di te, tesoro. Non dimenticarlo. Anche se hai ormai raggiunto la maggiore età, puoi sempre contare sul nostro appoggio e sull'amore della tua famiglia. 

Non vediamo l'ora di rivederti a casa per le vacanze. Per il momento, ti mandiamo un sacco di baci. 

Con affetto, 

Mamma e papà 

P.S. L'orologio, come sai, è una tradizione degli Weasley. L'altro regalo, invece, apparteneva a nonna Elizabeth. Lei l'ha dato a me prima di morire. Ora io lo do a te. Abbine cura. 


Mentre leggeva, fu invasa da un enorme desiderio di averli lì con lei, di sentire quelle stesse parole pronunciate con la loro voce, mentre la stringevano tra le braccia. Le si inumidirono gli occhi, al pensiero che non li avrebbe rivisti prima di Natale. Normalmente, era sempre pronta a lamentarsi dei suoi genitori: li accusava sempre di preferire Lucy a lei, di darla sempre vinta ad Artie, di essere troppo protettivi, di rimproverarla per delle cose di poco conto. Spesso era infastidita dai modi pignoli di suo padre, dalla sua ossessione per le regole, gli orari e per tutto ciò che riguardava il Ministero; così come da sua madre quando si metteva a blaterare interrottamente di questo o quel pittore, quando si dimenticava qualcosa o diventava irritabile e sarcastica. Tuttavia, era consapevole di quanto facessero per lei, di quanto fossero presenti nonostante le loro carriere.  

Rimise la lettera nella busta, senza alzare lo sguardo verso le amiche. Batté le palpebre, cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire allo scoperto. Tuttavia, si arrese quando finalmente aprì il pacchetto: oltre all'orologio, c'era anche una scatolina contenente un anello con un rubino. L'anello di sua nonna. Quello che aveva visto più volte al dito di sua madre, la quale lo custodiva gelosamente. L'aveva passato a lei

Prima ancora di rendersene conto, le sue guance erano già bagnate di lacrime. Con grande imbarazzo, nascose gli occhi dietro il fazzoletto che le aveva allungato Roxanne. Quest'ultima l'abbracciò. Si sentiva la persona più patetica della terra. Commuoversi per un regalo - chi altro lo avrebbe fatto, se non Molly Weasley?  

Fortunatamente, le amiche erano troppo prese dalla bellezza dell'orologio e dell'anello per farci troppo caso. 

"Bel bottino!" sospirò Lauren, rimirando il mucchio di doni.  "E mancano quelli dei tuoi cugini! Vorrei avere anche io una famiglia numerosa come la tua!" 

"Fidati, non è sempre un gran che" le rispose Molly, asciugandosi il viso e forzando un tono più allegro. Si girò per sistemare con cura l'orologio e l'anello dentro al baule, in un posto sicuro. Per evitare di mettersi a piagnucolare un'altra volta, aggiunse: "Puoi stare in pace solo un giorno all'anno. Per il resto, sei tu che devi ricordarti tutte le date dei compleanni, fare gli auguri, scervellarti per decidere cosa regalare... Per non parlare di tutte le altre festività...". Ci ripensò un attimo. "Anzi, io non posso stare tranquilla neanche al mio compleanno, visto che coincide con quello di mia nonna paterna...". 

"È vero!" Roxanne si batté una mano in fronte. "A volte mi dimentico che in famiglia ci sono due Molly Weasley che compiono gli anni lo stesso giorno...". 

"Perché, ne esiste un'altra?"  

Molly trasalì. Sentire la voce di Gertrude Gray per la prima volta da giorni faceva un certo effetto. Dallo sguardo delle sue amiche, intuì che condividevano lo stesso pensiero. Nessuna di loro si era accorta che era uscita dal bagno, con la sua divisa perfettamente ordinata. Era un bel contrasto con le ragazze ancora in vestaglia, spettinate e sedute ai piedi del letto. Da quanto tempo le stava guardando? Anzi, perché la stava ancora fissando con quello sguardo omicida? 

Non si avvicinò alle compagne, manteneva sempre una certa distanza tra lei e le persone che non le piacevano. Tuttavia, appena si rese conto di avere l'attenzione di tutte, aggiunse con tono derisorio: "Una sola non era già troppo?" 

Lasciò il dormitorio. Evidentemente non era interessata a ricevere una risposta. Quello che usciva dalla sua bocca era l'unica cosa degna di essere ascoltata. 

"Sapete, se quella sparisse per l'intera giornata" disse Molly, "non potrebbe farmi un regalo migliore".  

~ o ~

Molly non aveva mai apprezzato il fatto di essere nata in un mese freddo come ottobre, per giunta nello stesso giorno in cui un altro membro della sua famiglia compiva gli anni. Avrebbe preferito di gran lunga festeggiare il suo compleanno in un mese caldo come suo fratello Artie, durante le vacanze estive. Quando era bambina, i suoi genitori le organizzavano una piccola festicciola in casa, in cui invitavano i parenti e i Farley. Non erano le classiche feste all'aperto come quelle che festeggiavano i suoi fratelli o altri suoi cugini, ma a Molly piacevano molto. Da quando era entrata ad Hogwarts, aveva sentito la mancanza di quelle occasioni di spensieratezza, in cui lei era godeva del privilegio di essere la festeggiata. I suoi ultimi compleanni erano caduti proprio durante i giorni di scuola ed erano stati tutti abbastanza monotoni, soprattutto per il fatto che Shirley e parte della sua famiglia non erano lì. Riceveva dei regali, i cugini le facevano gli auguri, ma per il resto erano normalissimi giorni di scuola. 

Tuttavia, lei aveva la sensazione che quel compleanno sarebbe stato diverso. Forse, anche migliore rispetto agli altri. Non solo perché diventava adulta: quello sarebbe stato il giorno in cui, finalmente, avrebbe preso una decisione importante. La prima decisione importante che prendeva in vita sua. 

Nei giorni precedenti ci aveva riflettuto parecchio. Tuttavia, tutte le sue riflessioni le avevano causato più dubbi che altro. Quei pensieri che si erano insinuati nella sua mente la tormentavano di continuo. E il tempo per scegliere diminuiva di minuto in minuto, di ora in ora...  

Tanto, ho già deciso che non lo faccio. È una follia. 

Era una follia. Tuttavia, quell'idea era molto allettante. E ogni volta che decideva per il no, ritornava a chiamarla.  

Quella sera stessa avrebbe valutato tutte le sue possibilità ed avrebbe preso la sua decisione. Tuttavia, per il momento, era determinata a godersi qualche ora di serenità.  

Dopo essere state in Guferia a spedire un pensierino per fare gli auguri alla nonna, Molly e Roxanne si diressero a far colazione. Le loro amiche avevano preferito rimanere nella torre ad aiutare Chloe a finire un tema di Difesa Contro le Arti Oscure. In fondo era ancora presto, in Sala Grande non c'erano molti mattinieri. Il Calice di Fuoco era ancora posizionato vicino all'ingresso e, come al solito, emetteva fiammelle blu. Mentre passava vicino, Molly ordinò a se stessa di non guardarlo.  

Alcune persone si erano radunate all'estremità opposta del tavolo di Grifondoro. Era molto curioso. Avvicinandosi, si rese conto che i suoi fratelli e tutti i suoi cugini si erano seduti lì. Anche Edward era lì con loro. La stavano aspettando tutti. Non appena la videro arrivare insieme a Roxanne, iniziarono a cantare una versione molto stonata di 'Tanti auguri a te'. Albus non cantava, ma forzò un sorriso. Probabilmente Rose aveva impiegato ore a convincerlo a unirsi ai festeggiamenti, ma in ogni caso Molly gli fu grata. Anzi, fu grata a tutti loro. La commuoveva il fatto che la sua famiglia si fosse riunita lì per lei, provò un profondo affetto per tutti.  

Finita la canzone, Molly prese posto, ringraziandoli. Edward le si rivolse per primo: "Allora, come ci si sente a diventare maggiorenni?" 

"Più maturi. Molto più saggi. Sai, penso che assumerò io il comando quando facciamo le ronde in corridoio". 

Partirono degli “ohhh” da parte dei cugini.  

"Sentito ragazzi, chi abbiamo contro?" disse James, rivolgendosi a Fred e Louis. "Con questa damigella al comando, non potremo più circolare liberamente". 

"Zitto, Potter. È con una Weasley che stai parlando". 

Altri fischi da parte dei cugini, mentre Roxanne le dava il cinque.  

“Questo è parlare! Noi donne Weasley non ci facciamo mettere in testa da nessuno! E se uno di loro ha qualcosa in contrario, sappiamo come rispondere. Vero, ragazze?” chiese alle altre cugine, che convennero all’istante. 

Fred fece una smorfia e disse: "Sai Cooper, se mai un giorno ti capitasse la remota possibilità di uscire con una ragazza Weasley, ti consiglio di proteggerti le tue parti private!".  

Edward mandò di traverso il succo di zucca e tossì, arrossendo furiosamente. Molly gli diede qualche colpetto sulla schiena per calmarlo. 

 Ad un certo punto, Lucy le si avvicinò. Teneva fra le mani un pacco dalle dimensioni di una scatola da scarpe. Lo appoggiò un attimo sul tavolo, poi la circondò con un abbraccio e la baciò su una guancia. "Tanti auguri, sorellona!" disse, stringendola forte. Ogni tanto era bello ricevere un po' d'affetto da sua sorella. 

La carta era già strappata in un punto (evidentemente, neanche Lucy era brava ad incartare i regali). Quando tolse il resto, il regalo si rivelò essere - come aveva previsto - una scatola da scarpe, tutta decorata con dei glitter colorati, che conteneva gli oggetti più svariati: dei trucchi, una candela profumata, una Cioccorana... piccole cose che sembravano essere di poco conto, ma che in realtà adorava. Ma la cosa più carina si rivelò essere un piccolo album tascabile, che raccoglieva una serie foto in cui comparivano insieme. Nell’ultima pagina era scritta questa poesia: 

For there is no friend like a sister 
In calm or stormy weather; 
To cheer one on the tedious way, 
To fetch one if one goes astray, 
To lift one if one totters down, 
To strengthen whilst one stands
” 

Ne fu sorpresa. Non che fosse un'idea così insolita (anche Dominique ne aveva ricevuta una simile al proprio diciassettesimo da parte di Victoire), ma non se l'era aspettato da sua sorella. Non era esattamente un tipo sentimentale e i suoi regali erano sempre un po' impersonali. 

"Wow, Lucy. Che ti succede?" disse ridendo. "Da quando in qua sei così affettuosa con me?" 

Lucy alzò gli occhi al cielo sbuffò. "Se fai così, me ne torno al tavolo di Corvonero..." 

"Dai scherzavo, sorellina. È stata una cosa carina, da parte tua". 

"Questa sarà l'ultima, te l'assicuro". 

"Va bene, la smetto. Dicevo sul serio, comunque. L'ho apprezzato". L'abbracciò di nuovo. "Forse non te lo dirò spesso, ma ti voglio bene e sono contenta di averti come sorella". 

Lucy finse di vomitare, ma Molly vide le brillavano gli occhi. "Poteva andarmi meglio". 

"Ma anche peggio. Pensa se ti fosse capitata una come Polly Chapman... o come Ruth Smith". 

"Ah, se la metti su questo piano, non posso che concordare. Ma non penso che smetteremo di bisticciare come facciamo sempre". 

"Mai dire mai. Forse un giorno impareremo ad andare d'accordo come Victoire e Dominique". 

Chiunque le avesse osservate si sarebbe accorto che lo scambio di battute non era avvenuto senza una certa intesa. Peccato che il loro fratello avesse un'idea tutta sua di umorismo

"Voi due? Andare d'accordo? Sarebbe come se il presidente del MACUSA stringesse un'alleanza con Min Po" esclamò, mentre si avvicinava. 

Entrambe lo fissarono accigliate. Lui continuò: "Min Po, è il Ministro della Magia della Cina, che..." 

"Abbiamo capito, Artie" disse Lucy. "Forse ti conviene fare gli auguri a Molly e tagliarla corto". 

Molly strinse suo fratello in un abbraccio e ne approfittò per stampargli un bacio sulla guancia, senza alcuna resistenza da lui. Quando si staccò, notò due segni scuri sotto gli occhi e l'aria stanca. Forse l'insonnia era una caratteristica di famiglia. Anche a Lucy non sfuggì. Quando gli chiesero cosa avesse, lui si mise sulla difensiva. 

"Non ho nulla" disse lui in fretta. Sotto lo sguardo insistente delle due sorelle, aggiunse: "Ieri sera ho fatto i compiti fino a tardi, per questo ho dormito poco. Dovete smetterla di trattarmi come un neonato, comunque". 

"Non dirmi che ti stai già preparando per i G.U.F.O.!" gridò Molly, quasi scandalizzata. 

Suo fratello esitò un attimo, poi mormorò: "Papà dice è sempre meglio prendersi un po' in anticipo".  

"Alla faccia dell'anticipo!" esclamò Lucy. "Io ho iniziato solo questo Settembre!" 

Non so se lo facciano apposta, ma i miei fratelli sono sempre dei maestri a farmi sentire una cacca di drago, pensò Molly. 

"Non penso che a papà farebbe piacere, se sapesse che dormi poco. Di sicuro, mamma non vorrebbe che il suo Artie-pulcino saltasse il suo riposino...". 

"Sta zitta!" gridò Artie, impallidendo. Sembrava non aver fatto caso al nomignolo tanto disprezzato.

Molly sorrise furbescamente. "Forse dovrei scriverle...". 

Il viso di suo fratello diventò ancora più pallido di quanto non fosse già. "Non oseresti. E poi so cose su di te che non vorresti far conoscere a mamma e papà...". 

"Ehi, ragazzino" Molly imitò il tono autoritario di suo padre. "Come osi minacciare un prefetto?" 

Ma Artie non rise assieme alle sue sorelle. Tornò a sedersi vicino ad Hugo. 

Nel frattempo, molti altri studenti stavano entrando in Sala per far colazione. La confusione cresceva. Anche se alcuni membri erano lontani, si sentiva l'atmosfera famigliare. Le sembrava di essere tornata alla Tana, e Molly non poteva essere più felice di così. Ringraziò di nuovo tutti per essersi alzati presto e averle fatto quella sorpresa. 

"James aveva proposto di fare esplodere dei fuochi d'artificio in corridoio, come avevamo fatto per il suo diciassettesimo," le disse Louis, "ma l'abbiamo convinto che non era una buona idea. Ti voglio bene, cugina, ma altri due mesi di punizione non li faccio". 

"Io li voglio i fuochi d'artificio per il mio diciassettesimo!" esclamò Roxanne. 

"Per il tuo compleanno, preparerò una bella Palude Portatile" le rispose il fratello, "proprio sopra il tuo letto".  

Continuarono a battibeccare finché Lily non gridò loro di smetterla. Incominciò ad aprire i regali: dai cugini più piccoli ricevette dei dolci, smalti che cambiavano colore e una spilla di Katrina Underwood. Artie le aveva regalato una biografia di Mary Webster (una figura storica che l’affascinava). Edward le aveva preso un'agenda in pelle rossa per pianificare compiti e appuntamenti. Non era proprio il regalo più entusiasmante da ricevere, ma per lo meno aveva scelto un colore che le piaceva. James, Fred e Louis le avevano regalato una confezione di prodotti Wonder Witch. 

"Così potrai mettere del filtro d'amore sul bicchiere di Clawson!" esclamò Artie. 

Molly arrossì, mentre James, Lily e Hugo si sbellicarono. Quell'idiota di mio fratello farà sì e no tre battute l'anno... perché proprio su di me? Come se non bastasse, Fred ci mise del suo: "E' vero! Ultimamente parla sempre di lui! Clawson non c'è... Ma dove è andato Clawson... Secondo me se n'è innamorata!" 

Lanciò una Cioccorana addosso al cugino. "Ma va a sposarti la Turpin!"  

"A proposito di Clawson" li interruppe Rose, pensierosa. "Sapevate che era un Serpeverde?" 

Tutti la guardarono. "E con questo?" ribatté Albus. "Ne parli come se fosse una cosa negativa!" 

Rose rimase un po' interdetta, ma poi si affrettò a dire: "Ma certo che no! È solo che ho una teoria". 

"Teoria su che cosa?" le chiese Hugo, inarcando un sopracciglio. "Non sarà ancora quella storia?" 

"Quale storia?" domandò Molly, curiosa. 

"Beh, ho pensato che potrebbe essere stato Clawson a rubare dalla scorta del professor Lumacorno" disse Rose cautamente. 

I cugini la fissarono. Negli ultimi giorni si era parlato parecchio della storia del furto. Il colpevole non era ancora stato trovato, ma non pochi studenti stavano iniziano ad elaborare delle teorie. Polly Chapman, il cui cervello era un'autentica fabbrica di bufale, sosteneva che erano stati quelli di Durmstrang, con il fine di danneggiare gli studenti di Hogwarts. Nel frattempo, gli altri insegnanti avevano compiuto delle ricerche: inizialmente avevano sospettato di Pix. Quando lo interrogarono, il poltergeist negò veemente e si offese per quelle accuse infondate. Lo lasciarono in pace poiché non avevano prove contro di lui e, nonostante causasse diversi problemi, non aveva mai rubato nulla. Gazza, con l'aiuto di qualche elfo domestico, aveva perquisito le Sale comuni e i dormitori qualche giorno fa, mentre gli alunni erano a lezione, ma non era stato trovato nulla. 

"Provate a pensare" Rose spiegò iniziò a spiegare, "il furto è avvenuto prima dell'inizio del banchetto e lui è arrivato in ritardo, quella sera. Quando siamo ritornati in Sala comune, ho scritto subito a mia madre. Naturalmente, non le ho menzionato la mia teoria, mi sono limitata a riferirle i fatti separatamente. Lei mi ha detto che quella mattina, Clawson doveva andare nel suo ufficio a sistemare gli ultimi dettagli per il Torneo, ma non si è presentato. Ha fatto riferire a Gibbons che aveva un impegno urgente. Secondo me, è arrivato qui in anticipo, è entrato tramite un passaggio ed è andato a nascondere la refurtiva in un posto lontano". 

Molly ripensò istintivamente alla figura incappucciata che aveva visto correre verso la foresta. A occhio le era sembrata abbastanza alta, tuttavia non quanto Clawson. 

"M-ma non hanno trovato prove contro di lui, non è vero?" disse Artie, "Insomma, nessuno l'ha visto?" 

Rose scosse la testa. "No, ma la cosa non mi sorprende. Si sa che più volte si è immischiato in affari loschi ed è sempre riuscito a nascondere tutto, quindi non sarebbe la prima volta". 

"Sì, ma cosa centra con il fatto che fosse un Serpeverde?" disse Albus, alzando il tono. "Adesso tutti quelli di Serpeverde sono ladri?" 

"Non è quello che volevo dire! Io ho solo pensato che..." 

"So già quello che stai per dire!" esclamò Albus. "Quasi tutte le streghe e i maghi che hanno compiuto azioni malvage erano dei Serpeverde. Conosciamo tutti Storia della magia, non abbiamo bisogno del ripasso, Rose!" 

"Oh, scusa!" urlò Rose, esasperata. "Non pensavo che fosse ancora un problema così grande per te! Forse dovresti imparare ad accettare quello che sei e metterti l'anima in pace!" 

"Quello che sono?" gridò Albus. "E cosa sarei, esattamente?" 

Rose aprì la bocca per poi chiuderla subito. Era a corto di parole. 

"Vuoi sapere cosa sei tu, Rose? Sei una vigliacca, ecco cosa sei. Hai paura di prendere un brutto voto, di perdere una partita a Quidditch, di farti vedere assieme al ragazzo che ti piace... Non negarlo!" qui Rose aveva provato a replicare, ma Albus l'aveva bloccata in tempo, "Scorpius ti piace, lo so. Oppure, chi lo sa, magari ti sei davvero convinta che lui sia una specie di Mangiamorte... o che tutti quelli di Serpeverde siano criminali. Non perché ci credi davvero, ma perché hai paura di quello che potrebbe pensare la gente!" 

I cugini non riuscivano a staccare lo sguardo da Albus. Erano sbalorditi. Sicuramente, questo era il discorso più lungo che gli sentivano pronunciare da cinque anni. Tuttavia, oltre a quello, erano scossi dalla rabbia che trapelava dalle sue parole. Tutti si erano resi conto del fatto che Albus si stava sfogando, e, anche se in quel momento era Rose ad essere messa sotto accusa, era come se si stesse rivolgendo a tutti loro. E sapevano che non sarebbe finita lì. 

"Eppure, nonostante tutta la fifa che hai, ti credi al di sopra degli altri solo perché sei una Grifondoro e sei figlia di gente famosa. Forse dovresti esserci finita tu, a Serpeverde, visto che non ti importa altro se non di stare sopra al tuo piedistallo!" 

Per Rose fu peggio che ricevere uno schiaffo. 

"Piantatela!" gridò Lily improvvisamente. Stava per mettersi a piangere. "State rovinando il compleanno a Molly! Stavamo passando un bel momento tutti insieme, in famiglia, e voi avete ricominciato a litigare!" 

Quindi non era la prima volta che ne discutevano. Molly ricordava bene la piccola scenetta avvenuta durante l'arrivo degli stranieri, quando Rose aveva fatto quell'uscita infelice di fronte a Scorpius, all'espressione di Albus. In quel momento non se ne era data pensiero, pensava che avessero già risolto. A quanto pareva, era invece una faccenda seria. Non era volta che capitava qualche bisticcio tra i cugini, o tra i fratelli. Tuttavia, era una questione di tutt'altra portata se Rose e Albus si mettevano a litigare. Avrebbe allontanato il cugino ancora di più da tutti loro e, per quanto talvolta non sopportassero il carattere di Albus, nessuno voleva ciò. Lo sapeva il cielo che la loro famiglia ne aveva avuti abbastanza, di litigi e allontanamenti.  

Per quanto le parole di Albus fossero state dure, il ragazzo non aveva tutti i torti. Forse l'aveva gridato con troppa cattiveria, ma aveva detto il vero: se a prima vista sua cugina sembrava la leader del suo gruppetto di amici, in realtà si lasciava più dominare da loro di quanto si rendesse conto. Amava troppo la sua popolarità e - da ragazza intelligente che era - aveva capito cosa la gente si aspettava da lei. L'aver riallacciato i rapporti con Albus era già stato un fatto che aveva sorpreso i suoi compagni. Qualcuno aveva chiacchierato, ma d'altro canto, erano stati comprensivi: quel ragazzo era suo cugino, ed era pur sempre il figlio di Harry Potter, era ovvio che Rose ci tenesse a lui. Invece, uscire con un ragazzo come Scorpius avrebbe comportato più di qualche chiacchera: la figlia di quelli che avevano combattuto per difendere il mondo che frequentava il figlio di un ex Mangiamorte? E non un Mangiamorte qualsiasi, ma un Malfoy! Tutti sapevano che i Malfoy erano gente poco raccomandabile, sempre pronta a tirare fuori i soldi per passarla liscia. Avrebbero pensato che mancava rispetto ai suoi genitori o a tutte le vittime di Voldemort.  

I cugini capivano in parte il punto di vista di Rose, tuttavia in quel momento quella era una questione secondaria: pace doveva essere fatta ed era la ragazza a dover fare il primo passo. In fondo, era lei che aveva iniziato il discorso. Poteva anche rimanere ferma sulle sue tesi o essersela presa per le parole dure di Albus, ma tra i due era lei quella più ragionevole. In seguito ne avrebbero ridiscusso con toni più civili. Lei sembrò percepire questa muta richiesta dagli sguardi della sua famiglia, ma ciò la indispettì. L'orgoglio e la testardaggine di Rose Weasley non conoscevano limiti.  

"Se qui c'è qualcuno che sta rovinando la festa, non sono io!" disse stizzita. "È Albus che ha..." 

"Rose, per piacere..." Hugo provò a calmarla. 

"NO!" urlò, senza badare al fatto che molti si girarono verso di lei. Si era aspettata che almeno suo fratello sarebbe stato dalla sua parte, che avrebbe zittito Albus per lei. E che dire di James e Lily? Dicevano sempre che il fratello era un idiota, e adesso se ne stavano muti? 

Se non erano disposti a difenderla, avrebbe combattuto la sua battaglia da sola, senza uscirne sconfitta.  

"Non sarò io a scusarmi per non avervi rivolto la parola per cinque anni di fila, per essermi comportato da idiota con tutto il resto della mia famiglia e per aver rovinato il diciassettesimo di mia cugina! Perché questo è quello che lui ha fatto, non io!" gridò, rossa in volto. 

Albus si alzò di scatto. Li fissò uno ad uno. Dai suoi occhi verdi scaturiva qualcosa che faceva abbassare lo sguardo. Da quanto tempo era che non li guardava in faccia? 

"Visto che, come al solito, sono io ad essere quello sbagliato, forse sarebbe meglio che me ne torni alla mia Sala Comune... assieme agli altri ladri e assassini" disse piano, con voce fredda. Poi puntò lo sguardo verso Rose. "Perché è questo che dice la storia, non è vero?" 

Detto questo, si diresse fuori dalla Sala, con passo spedito. Rose scattò in piedi subito dopo di lui e corse verso il portone, superando Albus senza degnarlo di uno sguardo. Alcune persone le lanciarono delle occhiate curiose. 

Molly si sentì male per il cugino. Era la prima volta che succedeva. Avrebbe voluto corrergli dietro, gridargli che non era lui ad essere sbagliato, ma tutto... tutto ciò che loro, in quanto giovani maghi e streghe, stavano vivendo. Non sapeva bene come spiegarlo, tuttavia riusciva a comprendere che quello che tutti i sentimenti di rabbia che Albus stava provando - anzi, che probabilmente covava dentro di sé da troppo tempo - erano causati tutti da un concetto semplice: ingiustizia

Questo era ciò che avrebbe voluto fare. Rimase incollata al suo posto, però. In fondo, chi era lei per Albus? 

Hugo invece sì alzò, per ricorrere la sorella, o forse tutti e due. Tuttavia fu subito fermato da James: "Meglio che per il momento li lasci stare. Li farai solo innervosire di più". 

Hugo, dopo un attimo di indecisione, si risedette, Tutti gli altri rimasero in silenzio. Lily era in lacrime. Edward appariva sconcertato: dal suo sguardo si sarebbe detto che non aveva mai assistito a un litigio del genere in vita sua. Artie non alzava gli occhi dal suo piatto. Persino lui, che di solito non risparmiava mai un commento acido su Albus, ci era rimasto male.  

"Beh, non è un compleanno senza qualche dramma in famiglia, eh Molly?" disse Fred, tentando di scaricare la tensione. Nessuno rise. Imbarazzato, si alzò dal tavolo. "Beh, tanti auguri ancora. Non so voi, ma io adesso vado a lezione, altrimenti mia moglie... cioè, la Turpin, mi uccide". 

~ o ~

Dopo la cena, Molly era rimasta un po' a insieme ai suoi amici e compagni in Sala Comune. Poi, approfittando di un momento di distrazione (James aveva acceso un piccolo fuoco d’artificio, provocando una piccola bruciatura sul soffitto e facendo arrabbiare Norma Cowen), era salita nel dormitorio. Fortunatamente, Gertrude non era lì. Aveva bisogno di stare un po' da sola. 

Non aveva sonno, si stese semplicemente sul suo letto a baldacchino senza cambiarsi. Non chiuse le tendine. Iniziò a rimuginare su tutti gli episodi accaduti durante il giorno. Il litigio tra Rose e Albus era stato il punto più basso. I due, come l'aveva informata Lily a cena, non si erano ancora riappacificati. James disse che ci sarebbe voluto del tempo. Quella sera, Rose non si era unita ai suoi cugini e agli altri compagni di Grifondoro, ma era andata subito a letto.  

Lasciando da parte le crisi di famiglia, nel complesso era stato un bel compleanno. Durante il corso della giornata, aveva ricevuto gli auguri da parte dei suoi coetanei di Grifondoro e anche da altri compagni. Caleb Ramsey, il bel Caposcuola dei Corvonero, la incrociò nel corridoio del secondo piano e insistette per accompagnarla fino all'aula di Storia. Fu un po' sorpresa: dalla breve chiacchierata in treno non si erano più parlati, al massimo si erano scambiati qualche breve saluto durante le riunioni tra i prefetti o quando si incontravano fuori dalle aule. Sicuramente era un ragazzo gentile e piacevole, oltre che attraente. Le fece gli auguri e le chiese come avrebbe trascorso questa giornata. Molly si trovò ad apprezzarlo, tuttavia non poté fare a meno di pensare a come avrebbe reagito Lucy se li avesse visti insieme.  

Evie la rimproverò scherzosamente di non averla avvertita in anticipo del fatto che compiva gli anni. "Perché non me lo hai detto? Ti avrei preso un pensierino!" continuava a dirle. Trascorse il resto della lezione a elencarle diversi oggetti magici, insistendo a bassa voce affinché ne scegliesse uno. Tuttavia, si sentiva in imbarazzo ad accettare un regalo da lei. In fondo, non si conoscevano ancora bene. Dopo la terza volta che furono riprese dal professor Rüf, Molly le disse che prendeva volentieri le sue Gelatine Tuttiigusti+1. Se non altro per calmarla. 

Mentre andava a pranzo, incrociò Mark Williams, che le fece un rapido cenno. Non le disse nulla, ma non si stupì: da quando si erano lasciati - anzi, da quando lui l'aveva lasciata - non l'aveva nemmeno più guardata. Quel segno di riconoscimento era già una soddisfazione, anche se provò lo stesso una piccola fitta al cuore. Anche se ormai il ragazzo non gli faceva né caldo né freddo, la rottura era ancora un ricordo spiacevole per lei. 

Naturalmente, McLaggen non si dimenticò del suo compleanno e contribuì anche lui a renderle questo evento ancora più speciale... a modo suo. Bastò un attimo in cui lei si allontanò dal suo gruppo di amiche per andare a parlare con la professoressa Vector, che lui la tirò verso di sé e provò a infilarle la lingua in bocca. Colta alla sprovvista, si trovò le labbra del ragazzo sulle sue. Riuscì a liberarsi, ma non fece in tempo a lanciargli una fattura poiché proprio in quel momento passò la Turpin. Era l'ennesima volta che quell'individuo la passava liscia e Molly, furente, promise a sé stessa di fargliela pagare.  

Fortunatamente per McLaggen, la rabbia le passò quando Jack, approfittando di un momento in cui si era rifugiata in biblioteca per leggere, venne da lei. Normalmente Molly non avrebbe gradito l'interruzione, ma sospettava che il povero ragazzo aveva aspettato tutto il giorno il momento giusto per andare da lei e dirle "Buon compleanno". A dire il vero, non le dispiaceva neanche così tanto che fosse venuto a cercarla. In fondo, si trovava bene con lui. Molly ricordava quando avevano stretto conoscenza al quarto anno - il professor Neville aveva diviso la classe in coppie e lei si era trovata a lavorare proprio con lui. Fin da subito l'aveva trovato carino e simpatico. Allora era molto più spigliato ed estroverso, ma già l'anno successivo aveva iniziato a comportarsi stranamente e a diventare più timido. Lei, naturalmente, era stata troppo presa dal suo ragazzo e non ci aveva pensato troppo. Discussero sul libro che stava leggendo e Jack, forse perché era felice di essere solo con lei, fu più chiacchierone del solito.  

Molly rimuginava su tutto ciò ad occhi chiusi. Ci sono stati degli alti e bassi, ma sono comunque molto felice. Non poteva essere un compleanno peggiore di quello che ho passato in infermeria, comunque... Anche se non dovrei dare giudizi affrettati. La giornata deve ancora concludersi e non ho ancora deciso se mettere o no il mio nome nel Calice di Fuoco. 

Mettere il proprio nome nel Calice. Quell'idea che le si era presentata nei giorni precedenti in modo vago e indefinito, ma aveva assunto una forma chiara e definita. Probabilmente perché ora era reale, possibile. Ormai aveva raggiunto la maggiore età, era libera di decidere di partecipare al Torneo. Poteva farlo, se voleva.  

E lei, lo voleva? 

La risposta era sì. Ovvio che lo voleva. Se non avesse desiderato iscriversi, la sua mente non sarebbe stata così e non ci avrebbe pensato neppure in quel momento. Tuttavia, c'erano anche molti dubbi che la tormentavano e la frenavano dal mettere in pratica il suo desiderio.  

Se non fosse stata scelta come campionessa, pazienza. Un altro avrebbe rappresentato la scuola e lei si sarebbe goduta il Torneo come spettatrice. Ma nel caso il calice selezionasse proprio lei? Sarebbe stata pronta ad affrontare le prove? 

I suoi zii erano stati selezionati. Ma chi era lei, in confronto a loro? Sua zia Fleur era un quarto Veela, suo zio... beh, era Harry Potter in persona e questo bastava. Il campione di Durmstrang era stato un giocatore per la Coppa del Mondo di Quidditch già da studente e l'altro campione di Hogwarts... 

Le ritornò alla mente il bel volto del ragazzo morto - come si chiamava? - Cedric Diggory. Quella foto che aveva visto apparire numerose volte sulla Gazzetta del Profeta. Quello studente, che come lei aveva compiuto diciassette anni, si era iscritto ed era diventato campione. Era un mago bravissimo, intelligentissimo, dotatissimo e aveva superato le prime due prove in modo brillante (almeno così dicevano i giornali). Eppure, la sua bravura non aveva impedito la sua morte.  

Ok, non è morto a causa del Torneo, pensò, aprendo gli occhi e fissando le tende del baldacchino, ma chi mi assicura che non succederà una cosa simile? Le sembrava quasi di sentire la voce di sua madre: Non fidarti assolutamente di Clawson o di qualunque altro segua i suoi ordini. Se almeno avesse saputo il motivo. Perché quel mago era così sospettato? Che pericolo avrebbe potuto rappresentare, per qualunque partecipante al Torneo? 

Alzò la testa e si girò di fianco. Guardò tutte le foto che aveva appeso alle pareti, tutti i suoi amici e i cugini si muovevano e le sorridevano. La sua famiglia... Già, la sua famiglia. Come avrebbero reagito? E i suoi amici? L'intera Hogwarts? E il resto del mondo magico? 

Avrebbero scritto articoli su di lei, così come era successo ai suoi zii e al ragazzo morto. Nel giornale sarebbero state pubblicate le sue foto. Spostò lo sguardo verso la foto in cui una volta compariva anche Mark. Ora era in piedi, da sola, a sorridere. Che aria da imbecille, che aveva. Molto carina, con quegli occhi azzurri e quei capelli lisci e rossi che le sfioravano le spalle... ma pur sempre imbecille. Era così che la vedevano gli altri, vero? Una bella, ma stupida. Erano convinti che lei non fosse all'altezza di svolgere il suo incarico di prefetto, figuriamoci diventare la campionessa di Hogwarts. 

Che figura avrebbe fatto, se non fosse riuscita a superare le prove? Se fosse arrivata ultima? Se proprio non ce l'avesse fatta?  

Tutte queste motivazioni bastavano a convincerla che quella di mettere il proprio nome nel Calice di fuoco non fosse proprio una buona idea. Probabilmente era l'idea peggiore che le fosse venuta in mente. Però... 

Non ti capiterà mai più un'occasione del genere. Lo sai.  

Molly si lasciò cadere e tornò a fissare le tende. Richiuse gli occhi.  

Che fosse difficile venire selezionati, superare le prove senza sfigurare e vincere il Torneo era un dato di fatto. Tuttavia, se non avesse almeno provato a partecipare, se lo sarebbe rimangiato a vita. Quello era un altro dato di fatto che non poteva assolutamente ignorare. Non era lei stessa, dopotutto, a lamentarsi della mancanza di avventure nella sua vita scolastica? Di non aver mai avuto una possibilità di dimostrare le sue capacità? E ora che le si presentava questa opportunità, la voleva buttare via?  

Ma c'era anche di più: la vittoria avrebbe potuto essere il suo lasciapassare per farsi strada nel mondo del lavoro. Entrare nella Squadra Spedizioni del Dipartimento dei Misteri era difficile anche con voti altissimi ai M.A.G.O., ma con una vincita al Torneo Tremaghi nel curriculum...   

Forse sbagliava a temere troppo il giudizio delle altre persone. Se non altro, il Torneo poteva essere una buona occasione per dimostrare al mondo di non essere un'imbecille. Forse non era una Veela o una campionessa di Quidditch, ma perché non rischiare lo stesso?  

Pensateci bene prima di mettere il vostro nome nel Calice, aveva detto la McGrannit. Ma le era rimasto poco tempo per decidere: il campione sarebbe stato scelto la sera seguente. E di iscriversi durante la mattina, di fronte a tutta la scuola, non se ne parlava neppure. Quindi, che fare?  

"Sei qui!" 

Aprì gli occhi e si alzò di scatto. Roxanne era entrata nel dormitorio. "Perché te ne sei andata? Non sai lo spettacolo ti sei persa! Norma ha dato di matto e.…" la sua allegria si tramutò in preoccupazione non appena notò il volto di sua cugina. "Cos'hai?" 

Molly esitò. Se c'era una persona con la quale poteva esprimere il suo desiderio e tutti i dubbi che ne derivavano, quella era Roxanne. Probabilmente era l'unica persona che non l'avrebbe derisa o scoraggiata. Anzi, una volta le aveva addirittura suggerito di mettere il proprio nome nel Calice. 

"Ho intenzione di fare una cosa" mormorò cautamente, "Però non sono sicura di volerlo fare...". 

Gli occhi di sua cugina si spalancarono. "Dimmi che ti vuoi iscrivere al Torneo!" 

Molly la guardò a bocca aperta. O mia cugina è una Legilimens straordinaria, oppure sono io ad essere troppo prevedibile... 

"Beh, in effetti stavo prendendo in considerazione questa possibilità... Sai, visto che ora rientro nel limite d'età e tutto il resto... ma devo ancora decidere...". 

Roxanne la fissò sconvolta, come se avesse appena proclamato il suo amore per Gertrude Gray. "Cosa c'è da decidere?"  

Si sedette sul letto accanto a lei. 

"Non so se sono in grado!" esclamò. "Sempre che sia io la campionessa. Insomma... I nostri zii hanno fatto cose incredibili e non avevano neanche dodici anni... Mentre io, in diciassette anni di vita, non mi sembra di aver fatto nulla di rilevante... E in questo Torneo si muore...". 

"Sciocchezze" disse Roxanne, scuotendo la testa. "La McGrannit non permetterebbe mai una cosa del genere e nemmeno la nostra Zietta-Ministro. Non crederai mica a tutte quelle storie su quel tizio - come si chiama... Caleb? No, Cedric - sai che i giornali raccontano un sacco di...". 

"Lo so! Ma in ogni caso, non sarà una passeggiata! La McGrannit stessa ha detto di non prenderla con leggerezza. Poi, in ogni caso, non ho alcuna probabilità di venire scelta". 

"Non puoi saperlo!" 

"Mi prenderanno tutti in giro. Già mi avevano guardata strano, quando sono diventata prefetto. Penseranno che sia troppo femminuccia, o stupida, per gareggiare sul serio... Li hai sentiti, James e Fred... come mi hanno chiamata oggi a colazione... damigella. Ho davvero l'aria di una damigella in pericolo?" 

Roxanne scrollò le spalle. "Lo hanno detto per scherzare. Lo sai che prendono in giro tutti. Ma lo sanno che sei brava a scuola. Quella volta erano rimasti sorpresi perché... diciamo che ai loro occhi i prefetti appaiono tutti come dei boriosi e tu invece sei simpatica, ami il divertimento... C'è un abisso tra te e il signor So-Tutto-Io-Cooper". 

Molly dubitava che fosse realmente così. Rimase in silenzio, finché Roxanne continuò: "In ogni caso, che ti importa? Finché ti abbasserai all'opinione degli altri, non riuscirai mai a conoscere la vera te stessa. Guarda nostra cugina, per esempio: rifiuta da anni uno che le piace ed ha pure litigato con quell'idiota di Albus, solo perché ha paura del giudizio di qualche imbecille. Tu fai pure peggio, perché per lo stesso motivo butti via l'occasione della vita!" 

"Lo so!" seppellì il viso nelle mani. "Muoio dalla voglia di farlo e lo farei cento volte... anche se sembra una follia!" 

"Più o meno la mia filosofia di vita" disse Roxanne, poi tornò seria. "Pensa a cosa ti capiterà se venissi scelta! Diventeresti famosa! Potresti venire inserita nelle Cioccorane, come i nostri zii... Non dovrai fare gli esami di fine anno... E vinceresti mille galeoni! Sono un sacco di soldi... Potresti viaggiare per il mondo con quel premio! Lo avrei fatto io, se avessi trovato il modo per arginare quella maledetta Linea dell'Età! Io, se fossi in te, non ci penserei due volte!" 

Molly rimase in silenzio. Ormai nella sua testa c'era solo un'enorme confusione, sovrastata dal vocione alterato del professor Babbling: sono convinto che da una giovane mente possano uscire cose straordinarie... Dovreste essere voi a pregarmi di dimostrare cosa siete in grado di fare... per la miseria! 

"Lo faccio". 

Roxanne la strinse a sé. "Questa è la mia ragazzaccia!" 

"Però..." Molly si svincolò dall'abbraccio e la guardò negli occhi, "...non lo dovrà sapere nessuno! Nemmeno i miei fratelli o la nostra famiglia! È un segreto che ti porterai nella tomba, se non dovessi venire selezionata!" 

Roxanne mimò il gesto di chiudersi a chiave la bocca. Molly guardò l'orologio. Erano le undici e un quarto. La Sala Comune avrebbe dovuto essere quasi vuota. 

"Anche se è tardi, ci vado ora. So che domani mattina non avrò la forza di svegliarmi prima" disse, tirando fuori una pergamena, una penna d'oca e una boccetta d'inchiostro dalla borsa. 

"Vengo anche io!" 

Le due migliori amiche si guardarono complici. Si sentivano come se avessero ancora undici anni, eccitate alla prospettiva di una piccola avventura nei corridoi bui della scuola. 

~ o ~

Molly e Roxanne uscirono dal dormitorio proprio mentre Gertrude, Chloe e Lauren salivano le scale. Come scusa, dissero che volevano ricontrollare un tema di Pozioni prima di andare a dormire. Chloe e Lauren annuirono, Gertrude le fissò in modo strano senza proferire parola. 

Molti dei Grifondoro erano già andati a letto, a parte per paio del quinto anno ancora svegli a finire i compiti. Una ragazzina del primo anno si era addormentata sul divano. In un angolo c'era Kate impegnata ad amoreggiare con Harry Jenkins, un ragazzo del loro anno. 

Nessuno di loro si accorse delle due ragazze che sgattaiolarono fuori dal buco del ritratto. 

"Lumos" sussurrò Molly sottovoce. Era un po' rischioso, ma non avrebbe potuto fare altrimenti: il corridoio era completamente buio. 

È una pessima idea. La peggiore che io abbia mai avuto, pensò, mentre lei e Roxanne si dirigevano velocemente verso la Sala Grande, più in silenzio possibile. Sua cugina pareva divertirsi un mondo. Molly invece era travolta da un altro tipo di eccitazione. Il cuore che le batteva in petto sembrava pronto ad esplodere. Ad ogni angolo che svoltavano, temeva di poter incontrare Pix o Gazza... o ancora peggio, la Turpin. 

Finalmente, dopo quella che era parsa un'eternità, arrivarono davanti al Calice. Attorno ad esso era tracciata un cerchio di luce blu - la Linea dell'età. Le fiammelle danzavano senza fermarsi, illuminando la Sala e parte dell'ingresso di una luce soffusa. Si fermarono poco prima della Linea. 

"Bene. Hai ancora il foglietto, vero?" le chiese Roxanne a bassa voce. Trapelava dall'emozione. 

Molly annuì, stringendolo nella mano sudata.  D'istinto, lo aprì e ricontrollò per l'ennesima volta di aver scritto correttamente: 

Molly Elizabeth Weasley - Hogwarts 

Lo ripiegò e spostò lo sguardo verso il Calice. Le fiammelle sembravano quasi invitanti, come se la sollecitassero a unirsi alla loro danza. Qualsiasi dubbio avesse avuto prima, apparteneva al passato. Il desiderio di venire scelta, di gareggiare al Torneo e di vincere cresceva dentro di lei. Che stupida ero stata prima, pensò, facendo un passo in avanti, tutte quelle paure... per cosa? Questa è la mia occasione. Mi farò valere. Dimostrerò al mondo che Molly Elizabeth Weasley non è una damigella debole e incapace... 

"Aspetta!" gridò sua cugina, afferrandole la mano.  

Molly sussultò. Si guardò furtivamente intorno. C'era qualcuno lì con loro? Erano state beccate? 

Roxanne le strappò la pergamena dalle mani e vi stampò un bacio sopra. "Porta fortuna!" spiegò alla cugina, che la guardava a occhi spalancati. 

Molly sospirò sollevata. "Mi hai fatto prendere un colpo. La prossima volta ti uccido". Ma lo disse senza provare fastidio: era difficile resistere al sorriso coinvolgente della sua amica. Senza contare che era commossa dal fatto che in quel momento era lì, a fare il tifo per lei, nonostante anche altri membri della famiglia (tra cui suo fratello) si fossero iscritti. 

Si riprese il bigliettino e lo baciò. Se lo strinse al cuore. "Ti prego, ti prego, ti prego" sussurrò. 

Oltrepassò la linea e si allungò il braccio verso il fuocherello blu. Appena la pergamena toccò le fiamme, si incenerì improvvisamente, senza lasciare traccia. 

Era fatta. 

Le due amiche si voltarono e corsero verso le scale. Molly era travolta dall'euforia. Le sembrava di far parte di un sogno che non era il suo. Roxanne non sembrava in grado di stare in silenzio. Farneticava di continuo. "Spero che quel Calice sia un oggetto intelligente e che scelga bene - in altre parole, deve nominare assolutamente te o Fred! In alternativa, Louis e James... ma dubito che saranno generosi con me quando vinceranno i mille galeoni... invece tu e Fred sarete obbligati! Potremo usare quei soldi per fare un viaggio insieme!" Era incredibile quanti castelli in aria si stesse già costruendo. E come il tono della sua voce fosse squillante anche quando cercava di sussurrare. "Comunque, voglio vedere che faccia farà la Gray quando uno di voi diventerà campione... Lo sai che anche lei ha messo il suo nome nel Calice? Mi andrebbe bene chiunque, a patto che non sia lei... Glielo sbatterò in faccia! Questo per aver fatto la spia con la Spinnet una settimana fa, quando...". 

Un rumore improvviso le fece arrestare. Proveniva dall'altra parte del corridoio.  

"Pix sta di nuovo rovesciando i banchi in un'aula!" esclamò Molly, spegnendo immediatamente la luce dalla bacchetta e facendo dietrofront. "Per di qua, prendiamo un'altra via prima che arrivi...". 

Gazza era già apparso in fondo al corridoio, tenendo una lanterna in mano.  

"Chi va là!" sbraitò. "Ehi... FERME!" 

Nonostante il buio, le due si erano già defilate. La situazione era così assurda che non poterono fare a meno di ridere a crepapelle. Il vecchio guardiano tentò di ricorrerle, ma non riuscì a star loro dietro. Erano già sulle scale quando si mise a gridare: "FERME! DOVE CREDETE DI ANDARE? VI HO VISTE! STUDENTI FUORI DAI DORMITORI! QUALCUNO CHIAMI GLI INSEGNANTI! STUDENTI FUORI DAI DORMITORI!" 

Molly non temeva la prospettiva di essere presa e punita. In altre occasioni avrebbe avuto paura delle conseguenze, ma in quel momento l'euforia permaneva in lei. Le balenò in testa un'idea: si sporse dalla ringhiera e gli urlò, con tutto il fiato che aveva in gola: "SONO UN PREFETTO, IMBECILLE!"  

Il guardiano si arrestò di colpo e rimase lì imbambolato. 

Molly afferrò la mano di Roxanne, che era piegata in due dalle risate, e la trascinò fino all'ingresso della Torre di Grifondoro. 

"Tranello del diavolo!" gridò Molly al ritratto. Roxanne era scossa dai singhiozzi. "Aprici, siamo rimaste chiuse fuori... Tranello del diavolo!" 

La Signora Grassa brontolò, ma le fece entrare. Strisciarono in fretta attraverso il buco, fino a rotolare sul pavimento della Sala Comune, ormai completamente vuota. Continuarono a ridere per un tempo imprecisato. 

"Credi che ci abbia riconosciute?" chiese Molly, respirando velocemente. 

"Non credo. Era troppo buio. Quel vecchio avvoltoio ha la vista scarsa, comunque" disse Roxanne, riprendendo il fiato. "Comunque, posso dire che la tua uscita è stata la più epica di sempre. Lo zio Perce ne sarebbe fiero". 

"Certo, come no...” disse Molly, ricominciando a ridere, “sai una cosa, Ro’?” 

“Cosa?” 

“Penso che valga la pena di affrontare ogni rischio che la vita ti offre, piuttosto che rassegnarsi a stare seduti in panchina... e che, tra tutti i compleanni che io abbia mai festeggiato, questo sia senza dubbio il migliore”.


Finalmente Molly si è decisa. Chissà come reagiranno i parenti...

Spero abbiate gradito questo capitolo. Se vi va, lasciate un commento... se siete timidi, scrivetemi pure un messaggio privato. ;)

P.s.; la poesia scritta è di Christina Rossetti e si trova nella raccolta "Goblin Market and Other Poems". Mi sembrava adatta a descrivere il rapporto tra Molly e Lucy, che è molto saldo nonostante sia piuttosto burrascoso. Inoltre, ho pensato di dare ai tre fratelli Weasley, come secondi nomi, quelli dei re e delle regine inglesi (un po' anche per riprendere la tradizione della famiglia, non so se ci avete fatto caso, ma hanno tutti nomi di re e regine storici, oppure ispirati alla leggenda di Artù...). Molly porta infatti il nome di due regine piuttosto determinate.

Stay tuned

 

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