Suicide Squad

di Ms Mary Santiago
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

Frost afferrò la tazza di caffè bollente e la posizionò sul vassoio in plastica beige che gli era stato consegnato dall’inserviente della cucina. Erano tre anni che si trovava lì dentro e ancora non aveva fatto l’abitudine a quel pappone disgustoso che veniva servito tutte le mattine, né tantomeno a quella disgustosa brodaglia color fango che gli spacciavano per caffè, ma aveva bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e della sua solita dose di caffeina se voleva sperare di arrivare fino in fondo a quella giornata. Aveva sempre odiato i lunedì mattina, fin dai tempi della scuola, e quando aveva dato il via al suo business la cosa non era certo cambiata: chi aveva a che fare con lui in quel giorno particolare della settimana rimpiangeva sempre più di ogni altro di averlo incontrato sulla propria strada. Adesso che si trovava chiuso tra quelle quattro mura come un animale in gabbia le cose erano rimaste tale e quali.

Pessimo caffè, uova strapazzate mollicce e bacon che sapeva di plastica … lunedì mattina ad Azkaban.

Combinazioni da far schifo.

Raggiunse il suo solito tavolo, il più lontano e riservato tra quelli della mensa, e si lasciò cadere sulla sedia bianca con uno sbuffo.

Giocherellò distrattamente con la forchetta di plastica, spostando le uova da una parte e dall’altra, preparandosi mentalmente a quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Lo stridio delle zampe della sedia contro il freddo pavimento infatti gli annunciò la presenza dell’altra occupante di quel tavolo, appena arrivata con un’espressione fastidiosamente allegra sul volto che contrastava con il suo mood mattutino e con il contesto in cui si trovavano.

La prima volta che l’aveva vista aveva dovuto fare un bello sforzo d’immaginazione per capire se si trattasse o meno di una ragazza, ma era anche vero che il loro primo incontro risaliva a quattordici anni prima.

Erano sull’Espresso per Hogwarts e quell’undicenne aveva fatto irruzione nella sua vita con la stessa allegria che sfoggiava in quel momento.

- Per l’ennesima volta, Magpie, potresti anche alzare la sedia. –

L’amica giocherellò con una ciocca dei capelli corvini, che portava lunghi sul davanti e rasati a entrambi i lati, e gli rivolse un sorrisetto beffardo.

- Mi sembri mia madre, anche lei non faceva altro che dirmi di essere più aggraziata e di sedere in modo composto. –

Occhieggiò alle gambe incrociate sul sedile della sedia, in una di quelle posizioni che solo a guardarle gli facevano venire male a ogni articolazione corporea.

- Puoi darle torto? –

Replicò con una linguaccia prima di attaccare il suo succo di zucca, o presunto tale, e una fetta del toast più pallido che avesse mai visto in vita sua.

- Perché sei così fastidiosamente contenta questa mattina? –

- La domanda giusta è perché hai il broncio … sei in quel periodo del mese? –

Soffocò una risata contro il bicchiere del caffè.

- Spiritosa … dico sul serio, è lunedì e siamo in carcere, che accidenti hai da essere allegra? –

Magpie estrasse una copia della Gazzetta del Profeta da sotto la maglia larga della divisa, passandogliela con fare circospetto.

Ai detenuti non era permesso leggere i giornali, ma lei finiva sempre con lo sgraffignarne uno in un modo o nell’altro.

In prima pagina capeggiava un titolo che, Frost ne era più che certo, aveva scosso un bel polverone mediatico lì fuori: “Il Ministro approva il programma riabilitativo del consigliere Macmillan.”

Persino tra i detenuti era circolata da tempo la voce di quel programma che avrebbe portato alcuni di loro ad abbandonare le mura di Azkaban per la bellezza di un anno. Se fossero riusciti a reinserirsi la loro condanna sarebbe definitivamente decaduta e avrebbero ottenuto l’amnistia.

- Quindi ce l’hanno fatta davvero a farlo passare. –

Quel Macmillan era passato diverse volte per Azkaban, aveva chiesto e studiato centinaia di fascicoli, e aveva sempre avuto quel misto di determinazione e arroganza sul volto che diceva chiaro e tondo che sapeva come fare per ottenere quello che voleva.

E a quanto pareva era effettivamente così.

- Forse tu potresti anche essere selezionata, ma sicuramente non io. –

Il sorriso scemò dal volto di Magpie.

- Con la buona condotta e tutto il resto potresti essere un candidato come chiunque altro, Frost. –

- Ho quindici anni da scontare, Mag, non fanno uscire prima del tempo quelli come me. –

- Io sono ottimista -, insistè incrociando le braccia sotto al seno e rivolgendogli un’occhiata come a volerlo sfidare a contraddirla, - e sono convinta che ci sia speranza anche per te. Se dovessero scegliermi non me ne andrei senza di te. –

- Non essere sciocca. –

- Siamo amici, migliori amici, anzi di più … Sei un fratello, e intendo uno di quelli buoni non come quei tizi che si spacciano come tali che sono fuori di qui. –

Le sorrise e non si oppose quando Magpie cercò la sua mano e gliela strinse sorridendo a sua volta.

Per una volta avrebbe tollerato le sdolcinatezze.

- Detenuti, niente contatto fisico tra uomini e donne, lo sapete! –

La voce dell’addetto alla sorveglianza fece alzare gli occhi al cielo a Magpie, che si voltò sbuffando: - Per l’ennesima volta, quando si tratta di me è al contatto con le donne che devi fare attenzione mica con gli uomini. Il loro gingillo non mi attira affatto, a me piace la … -

- Credo che abbia afferrato il concetto – la interruppe Frost, ormai con le lacrime agli occhi per le troppe risate.

Lei e le sue solite esternazioni schiette, non sarebbe cambiata mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Non dovrei essere qui e non dovrei cominciare un’altra interattiva, ma quando l’ispirazione chiama non riesco a resistere e devo dire che tutta la colpa è di questa serie tv che mi ha preso tantissimo. Dunque in linea temporale ci troviamo una trentina d’anni dopo la seconda guerra magica, quindi ad Azkaban non ci sono più i Dissennatori già da un bel pezzo e il sistema carcerario è stato riformato. Per capirci la zona dove erano tenuti i Mangiamorte e in generale i terroristi sarebbe un po’ come l’isolamento dei carceri Babbani mentre il resto dei detenuti (sia criminali minori che assassini dalle condanne più lievi) si trova in quello che ha tutto l’aspetto di un classico carcere Babbano. Gli unici luoghi in cui i detenuti possono interagire tra uomini e donne sono la mensa e il cortile, tutti gli altri ambienti sono rigidamente sperati. Il progetto di riabilitazione carceraria è una trovata molto recente e che è stata ampiamente discussa all’interno del Ministero fino all’emanazione del decreto ufficiale del Ministro; in pratica si tratta di un progetto della durata di un anno che porterà un numero limitato di detenuti, sia uomini che donne, a vivere all’interno di una casa sicura presso una località ignota in compagnia gli uni degli altri e di un gruppo di Auror addetti alla loro sorveglianza. I detenuti svolgeranno qualsiasi funzione il Ministero voglia loro assegnare, attenendosi scrupolosamente alle regole, pena il ritorno ad Azkaban.

Alcune regole per partecipare:

- potete decidere se rendere i vostri OC dei detenuti o degli Auror;

- potete partecipare con al massimo 3 OC a testa purchè di sesso e ruolo diversi;

- gli OC dovranno essere necessariamente inglesi, australiani oppure irlandesi e la loro età dovrà essere compresa tra i 21 e i 28 anni;

- accetterò tutti gli orientamenti sessuali e anche eventuali parentele tipo gemelli, fratello/sorella oppure cugini;

- non accetterò ibridi, licantropi, Mary Sue, Gary Stu, OC imparentati con i personaggi Canon della saga, prestavolto comparsi nei film della saga di HP o in quella di Animali Fantastici;

- sarà richiesta una presenza assidua (almeno ogni 3 capitoli), pena l’esclusione dell’OC. In caso di assenze prolungate causate da impegni, problemi o altro avvisatemi e non ci saranno problemi;

- il limite entro cui inviare la scheda (solo ed esclusivamente tramite messaggio privato) è l’8 febbraio e la selezione sarà pubblicata uno o due giorni dopo.

 

 

Scheda detenuti

 

Nome e Cognome:

Soprannome (inizialmente verranno chiamati solo con questo, mano a mano scoprirete i loro nomi veri e propri e i vari reati commessi; potete scegliere quello che preferite, può essere correlato alla sua personalità, ai suoi hobby, semplicemente piacergli, etc):

Età (minimo 21 anni e massimo 28):

Stato di sangue:

Orientamento sessuale:

Ex Casa:

Crimine commesso e pena (specificare il cumulo di anni totali e quanti ne ha già scontati):

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere:

Famiglia e rapporto con essa (sia prima dell’incarcerazione che ora; sono ancora in contatto, lo vanno a trovare o lo hanno rinnegato?)

Storia personale (tutto ciò che credete sia rilevante per comprendere meglio la sua storia e le sue azioni):

Motivazione che l’ha spinto a commettere il crimine e come si sente a riguardo (è pentito o no, lo rifarebbe, etc)?

Descrizione in breve del suo percorso scolastico:

Materie che amava e che odiava:

Patronus:

Molliccio:

Paure/Fobie/Debolezze:

Bacchetta:

Hobby/Passioni:

Cosa ama e cosa odia:

Come vive la sua permanenza ad Azkaban dal punto di vista psicologico?

Come ha affrontato il processo della sua condanna?

Cosa faceva prima di essere arrestato (lavorava legalmente, studiava, faceva il mantenuto, delinqueva abitualmente, etc)?

Amicizie (con che tipo di persona andrebbe d’accordo)?

Inimicizie (che tipo di persona non sopporterebbe)?

Amore (se desidera una relazione oppure no; da chi potrebbe essere attratto)?

Frase che lo rispecchia:

Altro:

 

 

 

Scheda Auror

 

Nome e Cognome:

Età (minimo 21 anni e massimo 28):

Stato di sangue:

Orientamento sessuale:

Ex Casa:

Aspetto fisico:

Prestavolto:

Carattere:

Famiglia e rapporto con essa:

Storia personale (tutto ciò che credete sia rilevante per comprendere meglio la sua storia e le sue azioni):

Motivazione che l’ha spinto a diventare un Auror?

Descrizione in breve del suo percorso scolastico:

Materie che amava e che odiava:

Patronus:

Molliccio:

Paure/Fobie/Debolezze:

Bacchetta:

Hobby/Passioni:

Cosa ama e cosa odia:

Come vive la sua assegnazione a questo progetto?

Che tipo di detenuto spera di vedersi assegnato (dal punto di vista caratteriale, etc)?

Amicizie (con che tipo di persona andrebbe d’accordo)?

Inimicizie (che tipo di persona non sopporterebbe)?

Amore (se desidera una relazione oppure no; da chi potrebbe essere attratto)?

Frase che lo rispecchia:

Altro:

 

 

 

Magpie| 25 anni| ex Corvonero| Lesbica.

“I was tired being the black sheep, so I became the big bad black wolf.”


 

Frost| 25 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

“From this moment on you are a rock. You don’t feel anything and nothing hurts you.”


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Prologo 2.0 ***


Prologo 2.0

 

 

 

 

 

Chi ha già avuto modo di partecipare o anche solo leggere delle mie interattive sa che di solito pubblico sempre un “secondo prologo” e anche in questo caso ho deciso di fare così in modo tale da presentarvi, dopo la mia coppia di giovani detenuti, anche il mio terzo OC (ed Auror). Ovviamente chi volesse ancora provare a partecipare è il benvenuto e trova tutte le informazioni del caso nel capitolo precedente.

Vi lascio a questo breve capitolo e poi ci risentiremo intorno al 9 con la selezione.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

 

 

Bloccò la porta poco prima che si richiudesse alle sue spalle, percorrendo l’atrio del ministero della magia a passo svelto. Come sempre era tremendamente in ritardo e immaginava già la ramanzina che gli avrebbe fatto il Capitano non appena lo avesse visto; la verità era che malgrado provasse a puntare la sveglia in grande anticipo finiva inevitabilmente con l’allungare una mano sul comodino e spegnerla bofonchiando imprecazioni, ma ovviamente quando aveva fatto notare la cosa al Capitano quello gli aveva rivolto a malapena un’occhiataccia e gli aveva ringhiato contro di andare a prendere servizio invece di ciondolare in giro.

- Ehy, Jones, in ritardo come al solito? –

Rivolse un cenno di saluto al collega e annuì mentre s’infilava con lui nell’ascensore che li avrebbe condotti all’Ufficio Auror.

- Come mai tutto questo fermento? –

- Non hai ancora letto il giornale? –

- Sto ancora dormendo in piedi in pratica, figurati se ho avuto modo di leggere il giornale. Ho persino perso il conto dei giorni … è venerdì oggi, vero? –

Jamison ridacchiò prima di passargli la sua copia della Gazzetta del Profeta.

- Tieni, informati se non vuoi rischiare che il grande capo ti linci non appena mettiamo piede sul piano. –

Speranza più che vana visto che il Capitano aveva messo in chiaro fin dalla sua promozione che lui non gli piaceva.

“Francis Jones”, gli aveva detto con quel suo tono serio e compassato, “sei la peggior spina nel fianco che mi sia mai capitata in trent’anni d’onorato servizio.”

Inutile dire che gli aveva ricordato tremendamente i discorsi che gli facevano i suoi insegnanti, McGranitt in testa, quando era ancora uno studente con indosso i colori di Grifondoro.

Così come del resto era stato inutile fargli notare che non c’era bisogno di chiamarlo Francis, anzi a dirla tutta che lui quel nome pomposo lo odiava e che la malaugurata idea di affibbiarglielo era venuta a sua madre per onorare la tradizione di assegnare al primogenito il nome del nonno, e che era più che sufficiente un semplice Frank o, se proprio ci teneva alle formalità, l’utilizzo del suo cognome.

A ogni modo decise di mettere da parte le sue considerazioni sul Capitano e si limitò a leggere rapidamente l’articolo in prima pagina con la fronte che di riga in riga si aggrottava sempre di più.

- In pratica noi ci facciamo il culo per prenderli e i pezzi grossi li rimettono in libertà come se nulla fosse? Della serie, anche se hai ucciso qualcuno hai scontato due o tre anni perciò ormai sei un bravo ragazzo e puoi tornartene in giro a far saltare il cervello a qualcun altro -, sbuffò beffardo, - ma che accidenti hanno in testa lì ai piani alti? –

Jamison si strinse nelle spalle, con l’aria di chi condivideva in pieno il suo disappunto ma non sapeva proprio cosa dirgli.

- Cerca solo di non farti sentire troppo in giro mentre sproloqui, Jones. Non sei esattamente popolare lì – concluse, accennando con eloquenza al piano sopra al loro in cui si trovavano gli uffici più importanti.

- Già, anche se in questi anni non sono riuscito a capire cosa esattamente avrei fatto di così grave da essere etichettato come un piantagrane. –

- Sei un idealista. Non è necessariamente un male, ma quando i tuoi ideali finiscono con il pestare i piedi a chi fa entrare soldi in tasca al Ministro va a finire che ti ritrovi a fare da balia a qualche detenuto in libera uscita. –

Frank impiegò qualche secondo a rendersi conto di cosa significavano quelle parole.

Si voltò verso Jamison, scuotendo il capo incredulo.

- Eh, no cazzo! Non starai dicendo sul serio? –

- Io non ti ho detto nulla, ma a quanto si dice ti hanno messo in lista come balia non appena hanno approvato il progetto. Insomma tenerti fuori dai piedi per un anno intero -, emise un fischio flebile, - sarà stato un momento di massimo godimento per il Capitano. –

Ci poteva scommettere, quasi gli sembrava di vederlo quell’arrogante imbecille sorridere compiaciuto mentre apponeva il suo nome alla lista.

- E sai anche chi mi toccherà sorvegliare? –

- Questo no, mi spiace, ma se sei fortunato sarà una bella ragazza. –

- Una bella psicopatica vorrai dire. –

Fece spallucce.

- L’importante è che sia bella, del resto che t’importa? Cerca di accontentarti, Jones. –

Certo, era facile dirlo per lui che avrebbe passato tutto l’anno a svolgere per davvero il suo lavoro mentre a lui sarebbe toccato stare incollato a qualche detenuto che a buon bisogno aveva anche arrestato lui … così avrebbe anche dovuto passare tutte le notti a dormire con un occhio aperto per essere certo che non lo accoltellassero nel sonno.

Fantastico, si prospettava proprio un anno di merda … e lui in aggiunta a ciò non aveva ancora fatto il pieno di caffeina.

Decise di rimediare almeno su quell’ultimo fronte visto che per tutto il resto non c’erano altre soluzioni.

 

 

 

 

 

 

 

Francis “Frank” Jones| 27 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“Sometimes in the morning while sipping my coffee, I think about all the people I’m going to piss off today … and I smile.”

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 & Selezione OC ***


Capitolo 1 & Selezione OC

 

 

 

 

Salve!

Comincio ringraziando tutti quanti per le numerosissime schede che mi avete inviato. Quando ho cominciato il prologo di questa storia mai mi sarei aspettata di riscontrare un così alto livello di partecipazione e ovviamente la cosa mi lusinga moltissimo. Ho cercato di inserire almeno un OC di tutti gli autori, perché praticamente ognuno di voi ne ha inviato almeno uno che mi è entrato subito nel cuore, e devo dire che se non fosse stato per il numero inferiore di Auror che ho ricevuto (e per essermi auto imposta di non superare i 20 OC, anche se poi ho fallito miseramente selezionandone 21 ma dettagli xD) ne avrei sicuramente selezionati un altro paio. Per cui in totale (considerando i miei tre ragazzuoli) ci troviamo con ben 24 personaggi perciò ho pensato di adottare una modalità che ho già sperimentato in altre storie, ovvero quella di dedicare in ogni capitolo un piccolo spazio per i flashback di due OC (un detenuto e un Auror) in modo tale da farveli conoscere e di darvi modo di volta in volta di esprimere la vostra preferenza circa il passato di chi preferite leggere per prima. Ovviamente i primi capitoli saranno più generici per darvi modo di associare i volti ai nomi, diciamo che questo discorso dei flashback lo riprenderemo tra un paio di capitoli. Venendo infine al discorso accoppiamenti Auror/Detenuti troverete qui sotto le coppie di lavoro; ho cercato di seguire il più possibile le vostre direttive e i caratteri degli OC quindi spero che vi scoprirete soddisfatti delle partnership.

Ciò detto vi lascio a questo primo breve capitolo introduttivo.

 

 

 

 

 

- Jonny, ti ho già detto quanto trovo fastidioso questo tuo saltellare da una parte all’altra? –

- Almeno cinque volte da quando ci siamo visti per colazione –, confermò l’anglo spagnolo mantenendo il sorriso ben saldo al suo posto, - ma non è colpa mia se tutta questa storia del programma riabilitativo mi affascina. –

Roberto alzò gli occhi al cielo, roteandoli esasperato, davanti al sorriso smagliante dell’ex compagno di Casa e attuale collega.

Se aveva creduto di essersi liberato delle crisi esagitate dell’amico dopo il diploma aveva dovuto rassegnarsi all’evidenza dei fatti nel momento in cui se l’era ritrovato in Accademia. E, ironia della sorte, anche in quel maledetto programma da balia.

- Lo sai che è come un cucciolo esagitato sotto l’effetto di Artiglio di drago -, intervenne Frank sorridendo suo malgrado da sopra la tazza di caffè che stava sorseggiando, - non puoi aspettarti molto di più da lui. –

- Che dovrebbe essere un modo carino per dire che va rinchiuso? –

Jonathan scrollò le spalle, affatto colpito dal commento dell’amico: - Non è colpa mia se ho quella roba dell’attenzione … la sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività. –

- E non sarà colpa mia nemmeno quando ti rinchiuderò in un armadio con mani e piedi legati. –

- Lo so che in fondo mi vuoi bene … Frank, mi lasci un po’ del tuo caffè? –

- Certo che ti voglio bene -, confermò con un sospiro, - così come ne voglio a Frank … per questo spero che abbia il buon senso di tenerti lontano dalla caffeina. –

- Niente caffè per l’esagitato -, convenne Frank, - specialmente perché tra poco arriverà il Capitano con la lista delle assegnazioni e tu non vuoi che lui abbia un ripensamento e ti rispedisca in ufficio, vero? –

Il sorriso sul volto di Jonathan appassì leggermente al ricordo dell’ultima missione che aveva mandato a puttane per via di una tazza di caffè lasciata incustodita che l’aveva reso ancora più iperattivo del solito e aveva finito con il fargli saltare la copertura; l’indagine era andata a rotoli e lui si era visto spedire in archivio per mesi prima di vedersi assegnato un tranquillo e banale ruolo da addetto alla raccolta denunce.

- No, certo che no, me ne starò buono e tranquillo fingendo di non esistere neppure. –

- Bravo ragazzo. –

 

 

- Ehy, Chrys! –

Emer allungò il passo per raggiungere la collega che si era incamminata lungo il corridoio che conduceva alla sala riunioni, sorridendole amichevolmente quando la vide voltarsi e sorriderle a sua volta.

- Emer, hanno assegnato anche te al progetto? –

- Già, anche se non so ancora bene cosa aspettarmi da tutto questo. Insomma il Capitano sa essere così criptico che non si capisce mai se le assegnazioni che fa sono per merito oppure semplicemente per punire qualcuno. –

- Non credo che sia il nostro caso -, replicò mentre riprendevano a camminare, - anche se immagino che non si possa dire altrettanto per altri nostri colleghi. –

- Ogni riferimento a Frank è puramente volontario – rise la mora.

- Già, credo che ancora non abbiano imparato a coesistere. –

- Non hanno caratteri molto facili, perciò non posso dire di non capirlo se non riesce ad andarci d’accordo – ammise Emer.

Lei stessa aveva avuto più di una discussione con Frank, dovuta principalmente all’indole battagliera e impetuosa dei loro caratteri e alla loro smania di difendere sempre e a ogni costo le loro opinioni, e doveva ammettere che quando voleva il suo collega sapeva essere proprio una testa dura.

- Comunque hai avuto notizie sull’identità dei prigionieri che verranno assegnati? –

- No -, le rivolse uno sguardo incuriosito, - temi forse che ci sia anche tua sorella nel gruppo? –

Chrystal tentennò, non sapendo bene cosa rispondere.

La verità era che non vedeva la sua gemella da molto tempo e l’idea di incontrarla ai poli opposti la lasciava confusa e nervosa.

Emer le battè una mano sulla spalla con fare consolatorio.

- Vedila così, se anche avessero selezionato Elektra lei di sicuro non verrebbe assegnata a te perciò potresti sempre trovare il modo di evitarla, o di non evitarla a seconda di cosa preferisci. –

Annuì in silenzio, seguendola mentre entravano nella sala riunioni che era stranamente già abbastanza affollata.

La verità era che il pensiero di rivedere Elektra non era l’unico che la preoccupava. Ad Azkaban c’erano due persone che avevano segnato la sua vita in modo irrimediabile, persone che aveva amato sopra ogni cosa, e di sicuro con la fortuna che aveva le sarebbe toccato avere a che fare con almeno uno dei due.

 

 

Tobias fece capolino all’interno della palestra riservata agli Auror, attirato dal rumore metodico dei colpi che s’infrangevano contro il sacco da boxe. Beatrix aveva raccolto i capelli color mogano in una coda stretta e alta che le metteva ancora più in risalto le iridi verdi da gatta, indossava la sua tenuta d’allenamento e picchiava il sacco come se volesse spaccarlo a metà.

La vide fintare un low kick per poi partire con una rapida sequenza di jab, diretto e montante … a seguire una mezza torsione del busto e un calcio rotante ben piazzato a mezz’aria che fece tremare paurosamente il gancio che lo sosteneva.

- Quel sacco deve averti davvero fatto arrabbiare. –

- Buongiorno Brooks -, replicò senza perdere di vista il suo bersaglio, - sto solo facendo un po’ d’allenamento extra visto che non so quando avrò modo di dedicarmi di nuovo al mio allenamento giornaliero. –

- Potresti sempre iniziare a prendere a calci i detenuti che ti fanno arrabbiare – scherzò lui.

Tuttavia dal modo in cui la ragazza stirò le labbra carnose in un sorriso divertito non seppe dire se fosse del suo stesso avviso o stesse davvero meditando sul mettere in pratica la cosa.

- Sai che non è una cattiva idea? –

- Stavo scherzando, Moody. –

- Ovviamente. –

Continuava a esserci qualcosa nel suo tono che non lo faceva sentire molto tranquillo, per cui si arrischiò a insistere: - Dimmi che non hai intenzione di usare davvero uno dei detenuti come sacco. –

Sbuffò appena, allontanando una ciocca sfuggita alla sua acconciatura, e gli rivolse un’occhiata penetrante.

- Se non la pianti con queste domande, Brooks, giuro che userò te come sacco. –

- Ci vediamo in sala riunioni – tagliò corto lui per tutta risposta.

Beatrix Moody sapeva essere tremendamente imprevedibile quando voleva.

 

 

- Giuro sull’onore del beneamato Salazar che se non ti togli dai piedi prima di subito, Prewett, non risponderò delle mie azioni. –

Isabelle e Yuriko si scambiarono un’occhiata eloquente non appena la voce della loro ex compagna di Casa riecheggiò furente nel corridoio.

Poco dopo la comparsa di un Harvey dall’aria decisamente divertita chiarì loro che malgrado le urla che provenivano non c’era nulla di cui preoccuparsi sul serio.

- Fammi indovinare, ha rispolverato quell’argomento? –

- Già -, annuì continuando a sorridere, - si tratta proprio del fantomatico tabù. Inutile dire che Ellis non l’ha presa proprio sportivamente. –

Il famoso argomento altro non era che il campionato di Quidditch inglese, in attuale svolgimento e con risultati a dir poco imprevedibili fino a quel momento, che era diventato il terreno di scontro e bonarie prese in giro per eccellenza all’interno del Dipartimento Auror. Almeno finchè non si toccava il tasto Falmouth Falcons con Ellis Shafiq, specialmente dopo che i Falcons erano stati sonoramente battuti dai Tornados ed erano precipitati al terzo posto in classifica.

Yuriko corrugò la fronte sentendoli avvicinarsi a loro sempre di più.

- Possibile che Sebastian non abbia ancora imparato a non provocarla? –

- Stai parlando di Sebastian Prewett -, le fece notare ironicamente Isabelle, - anche ammesso che gliene freghi qualcosa continuerebbe comunque a fare di testa sua. –

- E io che speravo che avesse il buonsenso di non mettersi a battibeccare quando manca pochissimo a una riunione importante. –

Le labbra strette di Yuri non lasciavano spazio a dubbi: disapprovava totalmente il comportamento del loro collega e ancora di più il fatto che Ellis gli desse in modo del tutto involontario corda.

- Ci penso io a farli smettere – asserì Harvey, raggiungendo i due contendenti e mormorando qualcosa con una certa veemenza.

Isabelle vide Sebastian farsi più compassato e adottare quella sua espressione da cucciolo bastonato che raramente sfoggiava ma che ogni volta aveva il potere di farlo sembrare mortificato e innocente, mentre Ellis annuiva rigidamente e allungava il passo per raggiungerle.

- Ringraziamo Salazar per le capacità di Harvey … ora siamo tutti pronti per la riunione? –

Ellis fece spallucce, aprendo la porta della sala, - Sono nata pronta. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Ti ho forse detto che puoi sederti qui? –

Doc fece per afferrare il suo vassoio e rimettere a posto la sedia, leggermente a disagio a causa di quelle iridi color indaco che lo fissavano con aria glaciale, e si dipinse un sorriso di scuse sul volto.

Tuttavia aveva quasi voltato le spalle alla rossa che questa sospirò, bofonchiando qualcosa tra sé e sé prima di scuotere le lunghe onde: - Aspetta, non intendevo essere così stronza, puoi sederti se ti va … puoi sederti dove vuoi. –

Rimise al suo posto il vassoio e le sedette davanti, osservandola meglio. Non gli piacevano le ragazze, ma non poteva negare che con quelle lunghe onde rosse, il viso dai tratti perfetti e gli occhi incredibili si trattasse di una delle donne più belle che avesse mai visto in tutti i suoi ventun’anni di vita.

Le tese la mano con un sorriso amichevole.

- Io sono Doc. –

La vide soppesare appena la mano prima di accettarla e stringerla con decisione.

- Lo so, sei il novellino … io sono Flame. –

- Sì, sono arrivato da poco -, ammise, - anche se immagino di dovermi ancora abituare a sentirmi chiamare così. –

- Ci farai l’abitudine, quando sei carne fresca qui dentro sei sotto i riflettori di tutti. Vogliono capire se e quanto sei duro. –

- Ho visto che sono parecchie le persone che cercano di attirare la tua attenzione qui dentro … immagino tu abbia combinato qualcosa che dimostra che sei una tosta. –

Flame s’irrigidì tutto d’un tratto.

- Prima regola novellino: fatti gli affari tuoi. Nessuno parla della propria condanna e nessuno che abbia voglia di tenere la testa sulle spalle fa domande. –

La voce che gli rispose era femminile, ma non apparteneva alla ragazza seduta di fronte a lui bensì a una che si trovava sulla sua destra.

Aveva i capelli rossi anche lei, seppure di un tono più scuro di quelli di Flame, e in quanto a bellezza poteva rivaleggiare con la sua. Se non fosse stato per i tratti del viso e per il taglio differente degli occhi avrebbero quasi potuto essere scambiate per sorelle.

- Sissy ha ragione, da queste parti chi fa domande inopportune non vive molto. –

Deglutì nervosamente e annuì appena a indicare che aveva capito perfettamente e anche memorizzato a pieno l’informazione.

Eppure l’attenzione di Flame era ormai altrove, fissava infatti la nuova arrivata con un’espressione indecifrabile.

- Hai fatto quello che ti ho chiesto? –

Sissy annuì, depositando il vassoio sul tavolo e sedendole accanto.

- Sono passata a trovare Foxglove, sta un po’ meglio ma si è rinchiusa di nuovo in quei suoi maledetti libri. –

- L’importante è che stia meglio -, prese un sorso dalla sua tazza prima di stringere le labbra disgustata, - questo caffè peggiora di giorno in giorno. –

- Che stato di sangue ha il novellino? –

- Ci stavamo arrivando proprio prima che c’interrompessi – replicò con un’intonazione improvvisamente più gelida.

Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo prima che Sissy distogliesse lo sguardo, lanciando vincere quella breve guerra visiva da quella che Doc aveva avuto fin dall’inizio l’idea che fosse la leader del loro gruppetto.

- Io sono … -

- Ehy, Doc! –

Venne interrotto dalla voce del suo vicino di cella, un ragazzo dal volto squadrato e la carnagione olivastra, che gli passò un braccio intorno alle spalle con fare confidenziale e lo costrinse ad alzarsi in piedi.

- Ash, cosa c’è? –

- Come cosa c’è? Io e Bon bon ti stavamo aspettando -, accennò al tavolo che divideva con una ragazza dai capelli scuri che Doc era sicuro di non aver mai visto prima di quel momento, - e invece ti sei perso per strada come al solito. –

Sissy assottigliò lo sguardo osservando il novellino dall’alto in basso prima di chiedere con fare sprezzante: - Sei uno di quelli e pensavi di poterti sedere con noi? –

Intuì cosa volesse significare quella domanda retorica, ma decise saggiamente di abbozzare un’espressione mortificata e afferrare il suo vassoio restando in silenzio.

- Rilassati, principessa Sissy, perché nessuno ha intenzione di disturbare i preziosi discorsi della vostra Fratellanza Purosangue … non vogliamo problemi, perciò togliamo le tende. –

Flame prese la parola prima che l’amica potesse obiettare.

- Lasciali andare, voglio fare colazione in santa pace. –

 

 

Raggiunto il tavolo Ash lo fece sedere tra lui e Bon bon, mentre l’amica lo fissava come se avesse davanti a sé un tizio con evidenti manie suicide.

- Hai un desiderio di morte o sei solo completamente sprovveduto, novellino? –

- Bon, è qui da poco … è capitato a tutti di fare errori le prime volte che si entrava a mensa –, le fece notare, - e poi è così carino che non mi dispiace affatto correre in suo soccorso di tanto in tanto – concluse strizzandogli l’occhio e facendolo arrossire vistosamente.

- Non avevo idea di trovarmi davanti alla leader di una gang, sembra così … -

- Bella e affascinante? – Bon inarcò un sopracciglio. – Mai sentito parlare di quelle piante carnivore che attirano le prede con l’aspetto per poi divorarle? C’è un motivo se nessuno gira attorno a Flame e alla sua cricca. –

- Ha capito -, cercò di smorzare i toni il moro, - non c’è bisogno che vai avanti con la ramanzina. –

- Non voglio fare la maestrina, ma se vuole sopravvivere qui dentro deve imparare in fretta chi evitare -, replicò per poi sorridere a Doc, - non voglio essere acida ma solo insegnarti come tenerti la testa ancorata al collo. –

Annuì sorridendo grato a sua volta.

Ogni nozione sulla vita carceraria poteva tornargli utile.

- Lo apprezzo. Mi spiegheresti esattamente cosa … -

- Per cosa sono dentro? Nessuno lo sa con sicurezza, l’unica cosa che è certa è che sono membri della Fratellanza Purosangue. Insomma sono quelli che per definizione dovrebbero essere evitati nelle zone comuni. –

- L’anno che è arrivata ha pugnalato alla gola uno dei detenuti che erano qui da più tempo -, raccontò Ash, - non ha avuto un aumento di pena né l’isolamento solo perché non c’erano prove per incriminarla e quelli che hanno visto hanno tenuto la bocca ben chiusa. –

- Pugnalato? – gli fece eco incredulo.

Usavano persino posate di plastica, non riusciva a immaginare cosa potesse aver usato.

- Hai presente le piume che ci lasciano usare per la corrispondenza? Diciamo che quando ha finito non c’era rimasto più nulla di bianco. –

- Credo che non guarderò più una piuma nello stesso modo. –

 

 

Magpie afferrò la sedia e la rivolse verso di sé, saltandovi sopra con un balzo che attirò l’attenzione dei due ragazzi seduti al tavolo che occupava solitamente con Frost.

- Buongiorno, bella gente. –

Nacht e Phoenix rivolsero un’occhiata all’indirizzo di Frost, a pochi passi dalla migliore amica, che per tutta risposta scrollò le spalle.

- Ignoratela, è da quando ha aperto gli occhi che è più fastidiosamente allegra del solito. –

- Certo che sono allegra, scopriremo finalmente chi di noi lascerà questo posto per un intero anno. Insomma voi non volete rivedere un po’ il mondo vero? Io personalmente ucciderei per un hamburger e delle patatine fritte. –

- Non credo che sia il tipo di commento che vorrebbero sentir fare gli Auror –, rise Phoenix facendole l’occhiolino, - non pensi piccolo canguro tatuato? –

- Come se tu non avessi pensato alla stessa identica cosa da quando hai avuto la notizia -, lo rimbeccò, - razza di uccellaccio infuocato. –

- Veramente non ho pensato agli hamburger. –

- Già, immagino a cosa tu abbia pensato … mi ricordo cosa combinavi ai tempi di Hogwarts. –

- Oh, andiamo, non ho poi avuto così tante storie … -

Nacht tossicchiò alle parole del suo ex compagno di Casa.

Sebbene Frost e Magpie avessero tre anni meno di loro c’era da dire che non sbagliavano affatto quando parlavano delle conquiste del suo migliore amico.

- Immagino che dipenda dal significato che si dà alla parola “tante” – scherzò, ignorando l’occhiata indignata del biondo.

- Ehy, almeno tu potresti difendere un po’ la mia reputazione sentimentale. –

- Spiacente, amico, ma ti sei scavato la fossa da solo. –

Phoenix cambiò bersaglio delle sue rimostranze e tornò a puntare gli occhi chiari sulla ragazza seduta di fronte a lui.

- E comunque non eri un po’ giovane per sentir parlare di certe cose? –

- Sono sempre stata una ragazza sveglia e intuitiva, vero Frost? –

Distogliendo la sua attenzione dal pasticcio che aveva nel piatto, e che doveva vagamente ricordare del porridge nella sfrenata fantasia del capo cuoco, Frost riprese a prendere parte alla conversazione.

- Certo, questo è un modo di vedere le cose, ma un altro modo molto più obiettivo sarebbe dire che sei un’impicciona insistente. –

Magpie gli assestò un buffetto.

- Ehy, sono la tua migliore amica! –

Il ragazzo abbozzò un sorrisetto sghembo prima di far ridere tutti con la sua risposta: - Ognuno ha la sua croce. –

 

 

- Ti ho portato qualcosa da mangiare. –

Foxglove alzò appena lo sguardo dal libro che stava sfogliando, sdraiata sulla branda del cubicolo che condivideva con Ink, solo per osservare la suddetta ragazza che le mostrava un paio di fette di pane tostato con la cosa più simile a della marmellata che servissero in mensa.

Mise il segno al romanzo e le sorrise con riconoscenza.

- Grazie, non avevo affatto voglia di infilarmi in quella bolgia infernale, sembra che tutti siano più chiassosi del solito. –

- È per la notizia del progetto riabilitativo -, replicò sedendosi sulla branda di fronte a lei e incrociando le gambe, - sono tutti curiosi di scoprire i nomi dei dodici detenuti selezionati. –

- Quanti anni ti rimangono da scontare? –

- Sei anni … a te otto, giusto? –

Foxglove annuì, giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli rossi, - Già, ma non so se sia abbastanza per essere ritenuta idonea al progetto. –

- C’è gente con un cumulo di anni impressionante che si esalta per il progetto -, replicò l’ex Tassorosso, - per cui figurati se noi due non possiamo sperare in un po’ di buona sorte. Insomma non siamo mai neanche finite in isolamento. –

- Preferisco essere realista e poi sorprendermi se le cose finissero con l’avvantaggiarmi piuttosto che partire in quarta e poi restare delusa. Non credo che sopporterei l’idea di essermi illusa di poter uscire e poi vedermi le grate sbattute in faccia. Mi farebbe sentire un’illusa. –

- Lo capisco, ma se non esci dal cubicolo non lo scoprirai mai, no? –

La rossa annuì con un sorrisetto lieve.

- Da quando sei così saggia, Ink? –

- Più o meno da mai -, ammise sorridendo a sua volta, - ma sono curiosa di scoprire chi è stato selezionato … perciò alza quel bel sedere dalla branda. –

 

 

Wolf si avvicinò all’elenco affisso sulla parete della sala ricreativa, vagamente consapevole di come un drappello di detenuti a pochi passi da lui si spostò in automatico per lasciargli margine di movimento senza correre il rischio d’incappare sul suo cammino.

Scorse l’elenco, più per curiosità che per reale convinzione di ritrovarsi lì, e sgranò appena gli occhi quando vide il suo nome fare bella mostra nell’ultima riga della colonna di sinistra.

Seguì il nome corrispondente su quella di destra e il cipiglio si rimarcò ancora di più.

Aveva la netta sensazione che quell’anno sarebbe stato molto interessante.

 

 

Flame – Frank Jones;

Ash – Roberto Ishida;

Frost – Emer Sweeney;

Magpie – Chrystal Taylor;

Doc – Tobias Brooks;

Nacht – Harvey Cohen;

Ink – Sebastian Prewett;

Sissy – Isabelle Bauer;

Foxglove – Ellis Shafiq;

Phoenix – Jonathan Reyes;

Bon Bon – Yuriko Nakamura;

Wolf – Beatrix Moody.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Auror

 

 Jonathan Reyes| 27 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“I’m pretty sure the whole ladies first when opening up a door was created by guys like me so we could check out your sexy ass.”

 

Roberto Ishida| 27 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“L’avventura permette che accada l’inaspettato.”


 

Emer Bridget Sweeney| 23 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“You may not control all the events that happen to you, but you can decide not to be reduced by them”


 

Chrystal Lilith Taylor| 23 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

Sapeva ascoltare, e sapeva leggere. Non i libri, quelli sono buoni tutti, sapeva leggere la gente.”


 

Tobias Brooks| 25 anni| ex Grifondoro| Bisessuale.

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.”


Beatrix Moody| 26 anni| ex Serpeverde| Bisessuale.

“I’m a country girl, not a princess. I have an attitude, opinions and one hell of a right hook.”

 

Ellis Shafiq| 25 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

“Being unstable and bitchy it’s all part of my charme.”


 

Harvey Cohen| 26 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“Non si può asciugare l’acqua con l’acqua, non si può spegnere il fuoco con il fuoco, quindi non si può combattere il male con il male.”


 

Sebastian Prewett| 27 anni| ex Grifondoro| Bisessuale.

“Feed your fire.”


 

Isabelle Bauer| 21 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

“This world can hurt you, it cuts you deep and leaves a scar; things fall apart, but nothing breaks like a heart.”


 

Yuriko Nakamura| 27 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

Be bold enough to use your voice, brave enough to listen to your heart, and strong enough to live the life you've always imagined.”


 

 

 

Detenuti

 

Flame| 26 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

“What’s a queen without her king? Well, historically speaking, more powerfull.”


 

Doc| 21 anni| ex Corvonero| Omosessuale.

“Sempre avanti, mai guardare indietro.”


 

Foxglove| 22 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

“If I cannot bend Heaven, I will raise Hell.”


 

Sissy| 24 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.

“Non sono cattiva, è che mi disegnano così.”



Ash| 24 anni| ex Tassorosso| Omosessuale.

“Never mock a tender heart.”


 

Nacht| 28 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“Impara ad accettare. Non vuol dire rassegnarsi, ma semplicemente non perdere energia dietro a situazioni che non puoi cambiare, remando contro alla serenità della tua giornata.”


 

Bon Bon| 25 anni| ex Corvonero| Eterosessuale.

La bellezza non ha voce ma scatena interminabili tempeste, è muta ma è densa di silenzi che sommergono.”


 

Ink| 23 anni| ex Tassorosso| Lesbica.

“I will go down with the ship and I won’t put my hands up and surrender. There will be no white flag above my door.”


 

Phoenix| 28 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.

“With every broken bone, I swear I lived.”


 

Wolf| 25 anni| ex Corvonero| Omosessuale.

“Homo homini lupis.”

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

 

 

Roberto lanciò un’occhiata all’indirizzo dell’amico non appena ebbe letto la lista degli abbinamenti, studiando l’espressione sul volto di Frank mentre corrugava la fronte, assottigliava lo sguardo e induriva la mascella tutto nello stesso momento.

Lo conosceva abbastanza bene da sapere cosa gli stava passando per la testa, così gli posò una mano sulla spalla in una pacca virile, stringendo appena un po’ per essere certo di trasmettergli il messaggio: non valeva la pena fare una scenata, visto che di certo il Capitano aveva studiato quella particolare assegnazione proprio per ottenere una sua reazione.

Frank annuì rigidamente, dando segno di aver compreso e assimilato l’avvertimento, così lo lasciò andare e afferrò il fascicolo del detenuto che era stato assegnato a lui.

Ashwinder, o semplicemente Ash, era il prototipo del detenuto con cui non si sarebbe certo annoiato. Ventiquattrenne e appartenente ai Tassorosso ai tempi della scuola, aveva un’aria scanzonata a giudicare dalla foto segnaletica che in un primo momento gli ispirò una simpatia istintiva. Si soffermò sull’imputazione che gli era valsa il carcere, sgranando appena gli occhi.

Non era facile impressionarlo, ma il reato a lui ascritto unito alla sua ex provenienza scolastica lo spinse ad un’associazione immediata che gli strappò un sorriso.

Sì, avere a che fare con quell’Ash sarebbe stato divertente.

- Andiamo a prenderli? –

Frank annuì nuovamente.

Non sapeva come interpretare quel silenzio, ma dubitava che da esso sarebbe uscito qualcosa di buono, così si limitò a camminargli accanto mentre raggiungevano la stanza in cui avevano fatto riunire i detenuti selezionati.

- Ash alzati, vieni con me. –

Il ragazzo si alzò con un sorrisetto ammiccante sul volto prima di voltarsi verso la ragazza dal caschetto scuro seduta accanto a lui e strizzarle l’occhio.

- Hai visto, Bon Bon? Le mie preghiere sono state esaudite, finalmente un bel ragazzone. –

La detenuta rise scuotendo il capo e bofonchiò qualcosa che a Roberto non giunse chiaramente, ma che sembrava essere un ammonimento a non esagerare.

Poco dopo si alzò anche la ragazza seduta al margine destro della sala, circondata dalla sua piccola corte, inarcando un sopracciglio con un misto di sfida e ironia.

- Beh, Jonesy, non mi dici nemmeno “ciao”? Eppure siamo amici di vecchia data noi due. –

Frank rimase impassibile al suo fianco, gli occhi scuri che registravano il cambiamento di colore dei capelli. Il giorno del processo era bionda … doveva aver cominciato a tingerli con qualche prodotto disponibile all’interno dello spaccio carcerario visto che ormai erano di un rosso fuoco che sottolineava ancora di più le iridi dal colore inconsueto. Aveva la stessa espressione di quel giorno, come se nulla potesse toccarla e fosse completamente a suo agio nella situazione in cui si trovava.

- Muoviti, Flame, non ho tempo per i tuoi giochetti. –

- Bene -, gli si fermò davanti fissandolo dritto negli occhi, - perché non ho ancora minimamente iniziato a giocare con te. –

 

 

Se Magpie aveva creduto di veder raggiungere il massimo della tensione dopo l’incontro tra la leader della Fratellanza e Jones dovette ricredersi perché le Auror assegnate a lei e Frost erano comparse poco dopo.

La più minuta delle due aveva raccolto i capelli in una crocchia scomposta e aveva le iridi verdi che saettavano nervosamente da una parte all’altra. Poteva scommetterci la sua collezione di manga che avrebbe voluto trovarsi da tutt’altra parte e la cosa aveva del comico visto che non era certo lei quella che avrebbe rischiato di tornare in carcere alla minima irregolarità.

Le venne quindi quasi spontaneo rivolgerle un sorriso amichevole quando si sentì chiamare da lei.

Erano passati parecchi anni da quando l’aveva vista per l’ultima volta, sette per la precisione, eppure le sembrava ancora di avere davanti una sedicenne Serpeverde alla disperata ricerca di informazioni.

- Eccomi qui, in tutta la mia magnificenza come sempre -, abbozzò un mezzo inchino continuando a sorridere prima di fare una piroetta su se stessa, - pronta per essere impacchettata e spedita fuori da questo mortorio. –

- Bene. –

Se la risposta piatta dell’Auror la infastidì non lo diede a vedere perché con il sorriso ancora saldamente al suo posto afferrò la scatola di oggetti personali e la mostrò alle due ragazze.

- Bagagli fatti. Chi altro viene con noi? –

L’Auror più alta delle due, con quelle iridi grigio azzurre che non avevano smesso per un attimo di studiare tutti i presenti con aria seria, replicò asciutta: - Frost. –

Vide l’amico alzarsi e afferrare le sue cose per poi incamminarsi senza dire una parola. Aveva indossato la migliore delle sue espressioni assenti e indifferenti, ma Magpie lo conosceva abbastanza bene da sapere che quella non era altro che una maschera. Non era a suo agio, ma non lo avrebbe mai ammesso nemmeno morto perciò evitò di farglielo presente. Frost tendeva a diventare alquanto acido quando si manifestava l’intenzione di spingerlo ad aprirsi contro la sua volontà.

Così uscendo dalla sala decise di riprendere a riempire di domande le due Auror.

- Voi due siete amiche? Perché io e mr musone qui presente lo siamo da molto tempo. –

- Sì -, le rispose quella che identificò come Emer Sweeney, - siamo amiche dai tempi della scuola. –

- Ma davvero? Quindi hanno accoppiato due detenuti amici a due Auror amiche … è una bella casualità non trovate? –

- Mag -, la voce gelida di Frost la zittì all’improvviso con decisione, - non siamo qui per fare conversazione perciò quindi il becco per favore. –

In circostanze normali gli avrebbe fatto la linguaccia e ribadito che lei parlava quanto le pareva e piaceva, ma c’era qualcosa nell’amico che la spinse ad assecondarlo una volta tanto.

- Ricevuto, non parlo più. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Sissy passò buona parte della traversata in nave verso la terraferma studiando l’Auror che le era stata assegnata. Isabelle Bauer era arrivata a Serpeverde quando lei era al quarto anno per cui, anche se il cognome le risultava famigliare e sapeva che suo fratello era uno dei detenuti in viaggio con loro, non l’aveva mai degnata della minima considerazione preferendo di gran lunga concentrarsi su personalità più influenti e di età maggiore.

- Non mi sembri molto interessata a questa cosa del programma rieducativo – disse, rompendo il silenzio che era sceso tra di loro non appena si erano unite al resto del gruppo.

- Infatti non lo sono -, confermò la bionda continuando a fissare in cagnesco l’angolo in cui si trovava suo fratello, - e meno che mai di certe compagnie assolutamente non desiderabili. –

Le rivolse un sorriso sornione.

Se c’era un sentimento che Sissy capiva bene quello era senz’altro il rancore nei confronti di coloro che avevano mandato all’aria la perfezione della propria vita.

- Non posso dire di non capirti, tuo fratello non è mai piaciuto particolarmente neanche a me. Cioè -, osservò il suddetto ragazzo dalla testa ai piedi con un pizzico d’apprezzamento, - avete dei gran bei geni in famiglia il che vi rende decisamente attraenti ma ha un modo di fare sempre così maledettamente solare che mi manda fuori di testa. Non mi fido di chi passa la maggior parte del tempo di buon umore, poco importa di quanto volentieri mi ci farei un giro. –

- Prima di tutto … bleah, che schifo, non parlare più di lui in quel senso. E, punto secondo, forse sto cominciando a pensare che tutto sommato non mi è capitata la detenuta peggiore con cui potessi finire. –

Sissy ridacchiò.

- La detenuta peggiore? Tesoro, sei capitata con la migliore e sono certa che io e te ce la intenderemo alla grande. –

 

 

- C’è davvero bisogno di tutta questa sorveglianza? –

Beatrix folgorò con un’occhiataccia il detenuto seduto di fronte a lei prima di sporgersi a stringere ancora di più le manette che lo tenevano saldamente assicurato a uno dei lati dell’imbarcazione.

- Se ti lamenti ancora del trattamento giuro che te le stringo talmente tanto che quando arriviamo a terra dovranno amputarti entrambe le mani. –

Wolf emise uno sbuffo.

- Però e dire che il progetto nasce per garantire un po’ di umanità ai detenuti. –

- So quello che hai combinato perciò no, non fingerò di trattarti come un normale essere umano. Sei un cazzo di sociopatico e per quelli come te non ho la minima compassione. –

- Capisco … così come a me non dispiace particolarmente per quello che ho fatto, ma sono lieto che abbiamo chiarito finalmente le rispettive posizioni. Almeno non passeremo il tempo fingendo di convivere pacificamente. –

Si dimenò leggermente sul sedile per cercare di trovare una posizione in cui stare più comodo.

Le manette cigolarono appena sotto il peso del tirone gli aveva assestato risvegliando l’istinto della ragazza che lo sorvegliava.

- Ti prego, dammi un motivo per prenderti a pugni e rispedire il tuo culo dritto verso l’isolamento di Azkaban. –

- Calma, karate kid, ho solo provato a mettermi un po’ più comodo. –

- Per prima cosa pratico kick boxing e non karate – cominciò, ma venne interrotta in fretta dal ragazzo.

- Le mie scuse, errore mio. E immagino stessi per aggiungere che, per seconda cosa, non te ne frega nulla che io stia comodo o meno. –

Beatrix gli rivolse un sorriso tirato e assolutamente falso.

- Ma che bravo, adesso magari mi sorprenderai chiudendo il becco una volta per tutte. –

Mimò un beffardo cenno militare e poi si rinchiuse nel suo solito silenzio, deciso a non provocare ulteriormente l’Auror.

 

 

Harvey osservò l’uomo che gli era stato assegnato, che in quel momento sfoggiava un’espressione decisamente sofferente e aveva una colorazione verdastra sul volto.

- Ti senti male? –

Nacht annuì appena, non fidandosi nell’aprire bocca perché dubitava seriamente di riuscire a mantenere il controllo e non riversare tutta la colazione sul pavimento.

- Credo che soffra di mal di mare – osservò Sebastian, seduto poco distante da loro, facendo capolino da dietro lo schienale.

Il gemito sommesso del detenuto confermò le sue parole e spinse Ink a intervenire a sua volta.

- Vi prego ditemi che avete qualcosa da dargli perché se vomita di sicuro lo farò anche io. Non sopporto l’odore e il rumore di chi dà di stomaco. –

- Io non ho nulla e non so nemmeno come poterlo aiutare -, sospirò Harvey, - tu hai idee Seb? –

- Zero assoluto. Tobias, tu che sei un pozzo d’informazioni, cosa ne sai di mal di mare? –

- Poco e nulla, so solo che il fastidio non è dovuto al movimento ondulatorio come si pensa di solito, ma alla sensazione di stare fermi anche se in realtà si è in movimento. –

- Grazie, capitan informazioni enciclopediche, ma nel concreto che ce ne facciamo? –

Tobias fece per replicare con fare scocciato, ma la voce di Doc li interruppe.

Il ragazzo mantenne un tono basso di circostanza prima di annunciare: - Io so cosa può aiutarlo a stare meglio … o almeno a non vomitare. –

Si voltarono tutti verso di lui come un sol uomo, ottenendo di farlo sentire leggermente in soggezione.

- Fatelo guardare fisso l’orizzonte, deve farlo finchè non gli sembrerà di guardare sempre lo stesso punto come se non ci stessimo muovendo affatto. E magari una camomilla potrebbe aiutare … o anche del caffè. –

- Non credo che il caffè della prigione potrebbe fargli bene – osservò Harvey con fare poco convinto.

- Quello sicuramente no, ma si dà il caso che ne abbia sgraffignato un po’ alla Shafiq. –

Sebastian gli mostrò il termos con un sogghigno malandrino e all’amico non restò che alzare gli occhi al cielo e suo malgrado accettarlo visto che era l’unico disponibile al momento.

- Ellis prima o poi ti ucciderà. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Perché continui a fissarmi in quel modo? –

Per tutta risposta Ellis continuò a osservare Jonathan come se nulla fosse, studiando i movimenti del ragazzo e le espressioni che si alternavano sul bel viso confuso.

Qualcuno aveva rubato la sua personale scorta di caffeina ed era pronta a tutto affinchè il colpevole venisse punito, specialmente se si trattava di un certo iperattivo folle che doveva mantenersi moooolto lontano dalla suddetta caffeina.

- Sul serio, Hell, mi metti ansia. –

- Come accidenti mi hai chiamata?! –

Jonathan si rese conto solo in quel momento di aver utilizzato il soprannome che gli aveva affibbiato Sebastian, e che tutti si guardavano bene dall’utilizzare quando lei era a portata d’orecchi.

- Oh oh -, sbiancò sotto lo sguardo divertito del detenuto che gli era stato assegnato, - questo non dovevo dirlo. –

- Decisamente no -, convenne sghignazzando Phoenix, - ma ne è valsa la pena anche solo per vedere la faccia che ha fatto. –

- Sì, è stata veramente epocale … no, Ellis ne abbiamo già parlato, Frank ha detto che non puoi rompermi in testa la prima cosa che ti passa per le mani. –

La ragazza continuò a tenere tra le mani l’oggetto incriminato, nella fattispecie una lampada da lettura, soppesandola come se fosse seriamente intenzionata a colpirlo a morte o quantomeno finchè non fosse stata soddisfatta del risultato ottenuto.

- Non vedo Frank da queste parti, perciò non c’è nessuno disposto a proteggerti. –

Anche quello era vero, perciò Jonathan fece l’unica cosa possibile e onorevole in una situazione come quella: scappò correndo per tutto il salone, seguito a ruota da quella furia in scala ridotta.

La voce piccata di Yuriko interruppe il loro buffo inseguimento per il salotto, con incitamenti e risate annesse da parte di Phoenix, riportandoli alla realtà in modo brusco.

- Vi è chiaro che dovreste essere voi a fare i baby sitter ai detenuti e non viceversa? –

Si ricomposero tutto d’un tratto, malgrado il fiatone, e annuirono con fare compassato prima di riprendere possesso dei rispettivi detenuti.

- Le camere da letto sono al primo piano per le ragazze e al secondo per i ragazzi – annunciò Yuriko prima di voltare loro le spalle e indirizzare Bon Bon verso la rampa di scale aiutandola a tirare su il suo baule.

 

 

Foxglove rimase a fissare le tre camere doppie per qualche istante prima di voltarsi verso le sue cinque compagne d’avventura.

- Come abbiamo intenzione di dividerci? –

Bon Bon fece spallucce.

Lei non aveva condiviso la camera con nessuna delle presenti perciò non sapeva bene come volersi sistemare. Di certo non avrebbe espresso la sua preferenza per Flame, che la inquietava, né per Sissy che la indispettiva ma tolte loro non aveva alcun problema.

- Io e Ink potremmo stare nella stessa stanza, siamo abituate a convivere visti gli anni passati nello stesso cubicolo. –

- Già, conosciamo le abitudini reciproche, staremo bene. –

- E due sono sistemate -, sospirò Sissy prima di aggiungere, - ma non chiedetemi di convivere con le due chiacchierone perché finirei con l’ucciderle nel sonno. –

Bon Bon e Magpie si scambiarono un’occhiata eloquente prima di puntare insieme nella stanza alla loro sinistra.

Rimaste sole a Flame e Sissy non rimase che occupare la stanza rimasta, quella che dava l’affaccio sul retro del cortile e permetteva di studiare il movimento degli Auror che si affaccendavano per apporre le protezioni necessarie alla villa affinchè non potessero allontanarsi senza la loro supervisione.

- Come va tra te e Jones? –

- Ancora non ci siamo saltati alla gola a vicenda, ma non è escluso che accada … la tua Auror? –

- Una tipa a posto -, si lasciò cadere sul letto con un saltello, - totalmente diversa dal fratello fortunatamente. –

Flame annuì a sua volta, occupando il suo letto con un sospiro sollevato. Era bello dormire su un letto vero dopo tre anni passati su una brandina bassa e rigida.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Non era assolutamente pianificato un aggiornamento a solo ventiquattr’ore dalla selezione, ma ero terribilmente ispirata e praticamente si è scritto da solo. Diciamo che abbiamo cominciato a intravedere i primi rapporti Auror/Detenuti e com’era prevedibile non tutti vanno d’amore e d’accordo. Ovviamente le autrici dei vari OC sanno già il motivo del risentimento che lega i vari personaggi e i rapporti che ci sono tra loro perciò chiedo loro di mantenere il riserbo finchè non affronteremo l’argomento nella storia in modo tale da non fare spoiler … per tutti gli altri, miei cari non vi resta che provare a supporre chi sia il fratello di Isabelle, come si sono conosciuti Flame e Frank e perché c’era quell’aria così glaciale nel quadrilatero Emer – Magpie – Frost – Chrystal.

Detto ciò visto che molto probabilmente aggiornerò tra qualche giorno vi chiederei di cominciare a mandarmi per mp il nome di un Auror e di un Detenuto di cui volete leggere il flashback tra quelli che vi elencherò qui sotto:

Magpie;

Sissy;

Wolf;

Jonathan;

Beatrix;

Yuriko.

Per ora è tutto.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

 

 

 


 

 

- I maschi fanno schifo. –

Sua madre le accarezzò il volto, ravviandole i capelli scuri dietro le orecchie e aiutandola a ripulirsi le ginocchia sbucciate. Aveva provato a convincere i figli dei vicini a farla giocare a calcio con loro, ma questi l’avevano cacciata asserendo che non era uno sport per le femminucce. Così Clarissa aveva deciso di voler dimostrare loro che si sbagliavano, aveva insistito e alla fine li aveva convinti a farla provare. O almeno credeva di essere riuscita a convincerli, ma quando era stata spintonata a terra e si era graffiata le ginocchia si era resa conto che avevano accettato solo per prenderla in giro.

- Alla tua età tutti i maschi sono stupidi, immaturi e incapaci di relazionarsi con le ragazze -, replicò gentilmente, - ma quando crescono migliorano. Vedrai che quando sarai più grande inizieranno a piacerti. –

Clarissa soppesò le parole della madre prima di scuotere con vigore il capo.

- No, a me i maschi non piaceranno mai, a me piacciono le femmine. –

 

 

- Mi metti a disagio se mi fissi in quel modo. –

Ash si tirò leggermente su e osservò il suo compagno di stanza con un sorrisetto dipinto sul volto.

- Sono curioso e ho un debole per le cose belle, è naturale che ti guardi, novellino. –

Doc combattè l’impulso di arrossire e ricambiò il suo sguardo con decisione. Era bravo a comprendere le persone e aveva capito che Ash flirtava in modo del tutto naturale con qualsiasi persona che rientrasse nel suo canone estetico. Non era una cosa personale, lo faceva semplicemente perché era più forte di lui.

- Bene, immagino di doverti ringraziare per il complimento. –

- Non arrossisci? Niente imbarazzo né bofonchiamenti sul lasciar perdere? Wow, hai appena fatto perdere parecchio del divertimento a questa cosa. –

- Sto solo cercando di affrontare l’evidenza della cosa. Nulla di tutto quello ti convincerebbe a smettere, perciò magari se ti assecondo ti stancherai e passerai a qualcun altro. –

- Mossa intelligente -, riconobbe, - ma non pensi che ora che me l’hai detto il tuo piano sia destinato a fallire? –

- Forse. Oppure la prenderai ancora più come una sfida e quando fallirai l’impatto sarà raddoppiato. –

- Sono veramente colpito, a quanto sembra non sei solo un bel faccino ma anche un tipo sveglio. –

- Già, mi dichiaro colpevole. –

Ash si spinse fino all’orlo del letto e lo fissò improvvisamente con molta più serietà di quanto non avesse fatto fino a quel momento.

- Adesso sono ufficialmente curioso di sapere cosa hai combinato per finire qui dentro. –

Doc fece spallucce.

- Non sarà così facile farmelo dire adesso che ho capito bene come funzionano le cose tra detenuti. –

- La prenderò come una sfida. –

 

 

Saltò sull’Espresso per Hogwarts giusto in tempo, si affacciò dal finestrino più vicino e vide sua madre che ancora la salutava e le sorrideva agitando una mano a mezz’aria. Le sorrise di rimando, ricambiando il gesto, poi afferrò il suo baule e si diresse alla ricerca di uno scompartimento libero. Ne individuò uno a metà strada della terza carrozza, trovando solo un ragazzino dai capelli castani e gli occhi di un azzurro chiarissimo intento a leggere una copia della Gazzetta del Profeta.

- Ciao, io sono Clarissa … Clarissa Hawthorne. –

- Non ho mai sentito questo cognome. –

- Perché tu conosci tutti i cognomi del mondo? –

Lo vide sorridere prima di annuire. – Mio padre direbbe che conosco tutti i cognomi che contano nel mondo magico, ma decisamente non conosco tutti quelli della Gran Bretagna. –

- Tuo padre deve essere un bel pallone gonfiato -, replicò schiettamente, - e comunque il mio cognome non è inglese perciò anche se fosse non lo conosceresti comunque. –

Questa volta il ragazzino scoppiò a ridere di cuore.

- Hai proprio ragione su mio padre, sa essere veramente insopportabile. Mi sembrava che l’accento fosse diverso … di dove sei? –

- Melbourne. –

- Piacere di conoscerti, Clarissa l’Aussie, io sono Jasper Nott. –

 

 

- Jase? –

- Mph? –

- Stai dormendo? –

- No, sono sdraiato in silenzio e a occhi chiusi perché sto facendo le prove per il mio funerale. –

Clarissa fece capolino dalla sommità del letto a castello per sporgersi verso quello inferiore, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco la sagoma dell’amico.

- Sai cosa mi ha chiesto mia madre questa mattina? –

Jasper sospirò, evidentemente rassegnato a perdere anche quegli ultimi attimi di sonno.

- Cosa? –

- Mi ha chiesto se tu fossi il mio ragazzo. –

Scoppiò a ridere e quasi rischiò di cadere giù dal letto, tenendosi la pancia con le mani finchè l’amica non gli lanciò una cuscinata dritta in faccia.

- Piantala! –

 - Dovresti dirle che ti piacciono le ragazze, almeno smetterebbe di aspettarsi di vederti fare gli occhi dolci a qualche ragazzo. –

- Non è così facile, dopotutto sono la sua unica figlia femmina. –

- Tua madre ti adora -, intervenne bloccando le sue rimostranze, - e non smetterà di farlo solo perché avrà una nuora invece che un genero. –

- Hai ragione, credo che domani mattina le confiderò tutto. –

- Ottimo, ora posso chiederti di pagare questa mia consulenza? –

- Certo, cosa vuoi? –

- Otto ore di sonno ininterrotte. Pensi di potermele concedere? –

- Consideralo fatto. –

 

 

- Stai un po’ meglio? –

Nacht fece capolino da dietro la porta del bagno privato della loro stanza e annuì.

- Sì, una bella doccia ci voleva proprio per rimettermi al mondo dopo quel viaggio da girone infernale. Probabilmente se non fosse stato per il novellino avrei finito con il vomitarmi addosso. –

- E avresti anche innescato una catena non indifferente – scherzò Phoenix, il capo adagiato sulle braccia incrociate sul cuscino, - perciò rendiamo grazie al novellino e alla sua conoscenza da Corvonero. –

- Come fai a sapere che era un Corvonero? –

- Sarei troppo scontato se dicessi che è l’aura da nerd che l’avvolge? –

Nacht scosse il capo ridendo e recuperò una maglia pulita dalla sacca contenente i pochi vestiti che aveva con sé.

- A parte gli scherzi, è troppo giovane per aver frequentato Hogwarts nei nostri anni quindi come fai a saperlo? –

- Abbiamo dei compagni più giovani di noi e le voci corrono -, replicò enigmatico, - e magari è stata proprio Magpie a dirmelo. –

- Mag ha la memoria di un pesce rosso quando si tratta di volti e nomi. –

Phoenix cambiò discorso, tirandosi su e studiando con fare critico il loro guardaroba.

- Pensi che ci porteranno a fare un po’ di shopping? Abbiamo poca roba e di sicuro non ci basterà per un anno intero. –

Ad Azkaban non avevano mai avuto problemi con gli acquisti, era la prigione che si occupava di far trovare loro divise nuove e pulite ogni volta che servivano, ma lì nel mondo reale le cose andavano diversamente e dubitava seriamente che uno degli Auror si sarebbe mai messo a fare loro il bucato.

- Probabilmente sì, ma non è una cosa che mi entusiasma particolarmente. –

- Non ti va nemmeno di farlo per mettere piede fuori da quattro mura? È una vita che non vado a Diagon Alley. –

Nacht corrugò la fronte, perplesso. In effetti non aveva pensato a quella storia: erano un manipolo di detenuti, alcuni dei quali arrestati per crimini piuttosto gravi, potevano davvero girare per la città come se nulla fosse?

- Non credo che ci porteranno a Diagon Alley. –

Phoenix parve perplesso quanto lui.

- E dove allora? –

- Non ne ho idea, immagino lo scopriremo solo quando arriverà il momento. –

- Oppure potrei chiederlo a Jonny. –

L’amico sorrise divertito. – Ve la intendete proprio alla grande voi due, eh? –

- Affermativo signore. –

Gli lanciò una cuscinata. – Scemo … piuttosto, credi che le cose vadano bene di là? –

Seguì il suo sguardo nella direzione in cui si trovava la stanza che dividevano Frost e Wolf.

- Non ho ancora sentito urla né rumore di corpi fatti a pezzi per cui direi che al momento se la cavano bene. –

Quanto ancora sarebbe durata era difficile da stabilire, ma non lo disse perché certe volte quel tipo di illazioni diventavano molto poco divertenti quando si concretizzavano.

 

 

- Oh per le mutande di Merlino, questa non ci voleva. –

- Cosa hai combinato, Clary? –

Si voltò verso la sua compagna di Casa, inarcando un sopracciglio con fare fintamente scandalizzato.

- Cosa ti fa pensare che abbia combinato qualcosa? –

Lucretia ricambiò con un’occhiata eloquente. Dopotutto non era certo la prima volta che si ritrovava a dover fare da spalla all’amica per impedirle di incappare in qualche ex fidanzata dal cuore spezzato.

- Forse il fatto che sei sbiancata appena hai visto Melanie Bones in fondo al corridoio? –

- Guarda che tra me e Melanie non c’è mai stato nulla. –

- Voglio sperarlo, perché quella ragazza è cotta di te a livelli assurdi, è quasi inquietante. –

- Lo so -, replicò con un sospiro, - ed è proprio per questo che sto cercando di evitare quella pazza. È una settimana che mi lascia poesie anonime in giro per il dormitorio … e se trovo chi le ha detto quale fosse la mia camera giuro che lo uccido. –

- Gli inconvenienti di non avere una parola d’ordine come si deve per la nostra Sala Comune. Basta avere un po’ d’intelligenza per accedervi. –

- E poi c’è un’altra cosa … -

- E sarebbe? –

Accennò con il capo alla ragazzina minuta che camminava accanto a Melanie e che come lei indossava la divisa dei Tassorosso.

- No, non dirai sul serio. E poi quanti anni ha?! –

- Guarda che è al quarto anno, ha solo due anni meno di noi! –

- No, Clary … non un’altra Tassorosso, ti prego, io e Jasper siamo stufi di dover evitare ogni componente femminile di quella Casa solo perché hai spezzato loro quel fragile cuoricino buonista. –

Le rivolse un sorrisetto furbo.

- Non ti prometto nulla. –

 

 

- Che piani hai per dopo il diploma? –

Jasper si strinse nelle spalle, soffiando fuori il fumo dalla sigaretta artigianale che avevano assemblato durante l’ora di punizione che teoricamente avrebbero dovuto passare rimettendo a posto i libri della biblioteca.

- Viaggerò un po’ alla ricerca della mia strada, ma di sicuro non finirò al Ministero come insiste mio padre, i lavori d’ufficio non fanno per me. –

- E con la tua bella? –

- Ha ancora due anni di scuola prima del diploma, ci vedremo durante le vacanze in ogni caso. –

- Credo che viaggerò un po’ anche io. –

- Ah, sì? E dove pensavi di andare? –

- Non ho ancora idee … tu che meta hai? –

- Europa dell’Est, magari un viaggio in transiberiana come i Babbani tanto per cominciare, poi da lì deciderò il da farsi. –

Clarissa gli tese una mano come a sigillare un accordo.

- E Russia sia, considerami ufficialmente la tua compagna di viaggio. –

 

 

- Che leggi? –

Frost distolse lo sguardo dalle pagine del libro che stava leggendo, tenendo il segno con l’indice prima di chiudere il libro per mostrare la copertina al suo compagno di stanza.

Wolf lesse il titolo, inciso a mano sulla copertina di pelle a indicare che doveva trattarsi di una prima edizione, prima di replicare: - Non ti facevo un tipo da Jane Austen. –

- Sono un ragazzo dalle mille sorprese – replicò enigmatico.

- Già, ma questo contribuisce di molto ad annullare la tua fama da duro. –

- Non mi serve nessun tipo di fama -, replicò asciutto, - io so perché tu sei in carcere e tu sai perché ci sono finito io. Non abbiamo nulla da dimostrare l’uno all’altro perciò possiamo saltare direttamente tutta questa storia dei machi in preda al testosterone. –

- Il Frost che conoscevo non si sarebbe fatto problemi a mettere in chiaro chi è che comanda. –

Scrollò le spalle.

- Sono cresciuto rispetto al mio arrivo ad Azkaban. Del resto anche tu sei cambiato … e non solo fisicamente. –

Era vero.

Del ragazzino scheletrico e solitario, quello che cercava di rendersi invisibile e di non soccombere quando veniva preso di mira dagli altri detenuti, non era rimasto più nulla e al suo posto c’era un giovane uomo dal fisico asciutto e muscoloso e la lingua tagliente.

- Quindi … come mai proprio Orgoglio e Pregiudizio? –

- Una persona una volta mi ha detto che c’è molto di Mr Darcy in me, ero curioso di scoprire se fosse vero o meno. –

- Hai avuto parecchio tempo per scoprirlo, perché proprio ora? –

- Perché non ora? –

Wolf abbozzò un sorrisetto sghembo.

Anche quella era un’ottima risposta, una che di sicuro a parti invertite avrebbe dato lui. Così alla fine decise che forse poteva anche valerne la pena di continuare quella conversazione.

- E come sarebbe questo Darcy? –

- Un tizio bello e intelligente, molto elegante ma orgoglioso e riservato … un po’ asociale e schifosamente ricco. –

- Direi che dalla descrizione combacia eccome … la persona che ti ci ha paragonato deve conoscerti bene. –

Frost rimase in silenzio per un po’ prima di annuire: - Suppongo di sì. –

 

 

- Clarissa Hawthorne, sei stata portata al cospetto del Wizengamot per essere processata per i crimini da te compiuti. –

Rimase in silenzio, le mani serrate dalle manette incantate che la tenevano ancorata al sedile di fronte al banco della giuria.

- Per i reati di rapina a mano armata, furto e ricettazione di beni e articoli magici della più svariata consistenza ed entità, minaccia fisica a un ufficiale di sicurezza della Gringott e tentata fuga all’atto dell’arresto … come si dichiara l’imputata? –

Si ostinò a guardare dritta davanti a sé, ignorando la presenza di sua madre un paio di banchi dietro di lei che non aveva smesso un attimo di singhiozzare da quando era stata condotta in aula per essere processata.

- Colpevole, vostro onore … mi dichiaro colpevole. –

- In tal caso questa corte, viste le prove raccolte dagli inquirenti e sentita l’ammissione dell’imputata stessa la condanna a una pena di anni otto da scontarsi presso la sezione di minima sicurezza di Azkaban. L’udienza è tolta. Auror, scortate la detenuta Hawthorne. –

Il singhiozzare di sua madre si tramutò presto in un pianto straziante e fu quello, più che la consapevolezza di essere destinata a trascorrere gli anni migliori della sua gioventù in carcere, a procurarle un dolore lancinante al petto.

Incrociò il suo sguardo mentre veniva scortata fuori, trovando solo la forza di mormorarle: - Mi dispiace, mamma. –

   

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Sto letteralmente morendo di fame, pensi che toccherà a noi prepararci il pranzo? –

Bon Bon si strinse nelle spalle mentre scendeva le scale insieme a Magpie.

- Non lo escluderei affatto, dopotutto questa non è certo una vacanza. La domanda giusta è: chi sa cucinare? –

- Non guardate me -, intervenne Ink raggiungendole al pianterreno scivolando giù dal corrimano con un’agilità che aveva dell’invidiabile, - ma se volete mi offro per preparare un po’ di dolci per tutti quanti. –

La cosa parve attirare molto l’attenzione di Magpie, perché si voltò verso di lei con aria carica d’aspettativa.

- Sai cucinare qualsiasi tipo di dolce? –

- Esattamente. –

- Quindi potresti farmi una cheesecake ai frutti di bosco? È una vita che non ne mangio una fetta ed era un po’ come una droga prima di finire a mangiare la sbobba di Azkaban. –

- Potrei … ma in cambio cosa ottengo? –

Magpie tamburellò con le dita contro il labbro inferiore prima di sorridere soddisfatta dall’idea che le era balenata in mente.

- So che ti piace disegnare. Se tu mi fai una cheesecake io ti regalo una delle boccette d’inchiostro del mio kit da tatuaggi. Non è come l’inchiostro che usi di solito, ma immagino che potrebbe andare bene finchè non ci portano a comprare un po’ di roba. –

Se c’era una cosa che davvero mancava a Ink questo era proprio il suo adorato inchiostro con cui ricopriva sia innumerevoli fogli che spesso e volentieri intere porzioni della sua pelle candida quasi fosse una tela da pittrice.

Le tese la mano, stringendola con fare risoluto.

- Abbiamo un accordo. –

- Lieta che voi due vi siate messe a mercanteggiare -, intervenne Bon Bon, - ma resta comunque il problema di chi preparerà il pranzo. –

- La Geisha e il Samurai sono già ai fornelli -, comunicò loro la voce di Sissy da dietro l’ampia colonna che copriva l’accesso al salone, - perciò non credo che mancherà molto all’ora di mettersi a tavola. –

- Wow, quando apri bocca riesci sempre a suonare così razzista. –

- Sta zitta bombolone, o come diavolo ti fai chiamare – la rimbeccò, sventolando una mano a mezz’aria come avrebbe fatto per scacciare un insetto particolarmente fastidioso.

Ci volle la mano di Magpie saldamente ancorata sulla sua spalla per impedirle di scagliarsi contro Sissy.

- Lasciala perdere, sta cercando solo di provocarti. –

Annuì, rossa in viso per la rabbia, lasciandosi scortare in sala da pranzo da lei e Ink. Non l’avrebbe data vinta a quella stronza viziata.

 

 

Frank aveva rivoltato praticamente tutta la villa prima di arrendersi all’evidenza e uscire fuori. Se quella ragazza stava cercando di fargli perdere la calma era paurosamente vicina al riuscirci.

Girò sul retro, che a quell’ora era perfettamente illuminato dal sole alto nel cielo azzurro, trovandola stesa su una sdraio con indosso un paio di occhiali da sole dall’aria tremendamente familiare.

- Cosa sei, una sorta di moderna Cleopatra? –

Flame non accennò a muoversi dalla posizione che aveva adottato, apparentemente incurante di indossare solo un reggiseno a balconcino e una brasiliana invece che un costume, chinando appena gli occhiali per guardarlo meglio.

- Veramente ho sempre preferito Paolina Bonaparte. –

- Pensi davvero che sia un buon momento per mettersi a prendere il sole? –

- Ho passato tre anni senza vedere un sole decente, un po’ di vitamina D mi farà solo che bene. –

Soppesò i tatuaggi incisi sulla carnagione pallida.

Una fiamma sotto forma di tribale dietro al collo, una scritta in latino sul lato del piede destro e un diamante tatuato all’altezza dell’anca.

- Vedi qualcosa che ti interessa, Jonesy? –

- Non ci sono tatuaggi della Fratellanza. –

Flame fece spallucce, sfoggiando un’espressione fintamente sorpresa, - Ah no? –

- Perché non ci sono tatuaggi della Fratellanza? –

- Mi era parso di capire che fossi venuto a chiamarmi per il pranzo, sarà meglio non fare aspettare gli altri. –

Indossò gli indumenti che aveva abbandonato sulla sedia e lo oltrepassò picchiettando con le unghie contro il petto coperto dalla t – shirt scura.

- Muoviti, Jonesy, ho fame e non ho voglia di aspettare che continui a porti domande su cosa pensi che dovrebbe esserci sulla mia pelle o meno. –

 

 

Si sdraiò sulla brandina dell’unica tatuatrice che la minima sicurezza di Azkaban poteva offrire in quel momento e la osservò mentre preparava il kit per mettersi a lavoro.

- Ti avviso che farà più male di tutti quelli che hai già fatto, devo arrangiarmi con quello che riesco a trovare qui dentro, ma ti assicuro che sarà all’altezza di qualsiasi lavoro che riceveresti fuori da queste schifosissime quattro mura. –

- Sono pronta, un po’ di dolore non mi ha mai spaventata. –

La tatuatrice annuì, mettendo mano agli arnesi e cominciando a lavorare con i movimenti sicuri e rapidi di chi aveva già fatto quella stessa operazione centinaia di volte.

- Posso chiederti una cosa? Se è personale puoi anche non rispondere. –

Annuì.

- Perché proprio una gazza ladra? –

- È il mio patronus e sembra proprio che sia tremendamente indicato vista la mia passione per tutto ciò che luccica ed è di valore. –

La ragazza parve moderatamente colpita dalla risposta e continuò a lavorare celermente, scostandosi per permetterle di ammirare il lavoro non appena lo ebbe finito.

- Ecco fatto … ti piace, Magpie*? –

Sulla pelle rossa e leggermente sporca di sangue il tatuaggio si stagliava perfetto in ogni minimo dettaglio.

- Lo adoro. –

 

 

 

 

 

*Mapgie in inglese significa per l’appunto “gazza ladra” e da qui il nome con cui ha scelto di farsi chiamare la nostra Clarissa.

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Ho deciso di dividere il capitolo in due parti dedicando questa prima metà ai detenuti mentre la seconda metà sarà tutta per i nostri Auror con il flashback di Beatrix, visto che altrimenti sarebbe uscita fuori una cosa come venti pagine e passa xD

Spero che vi sia piaciuto e annuncio a chi segue le mie altre storie che nei prossimi giorni vi bombarderò di aggiornamenti visto che sono finalmente fuori dalla sessione invernale.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 


 

 

Beatrix corse lungo il corridoio del piano inferiore, rincorrendo suo cugino Alastair per tutta la casa finchè non si ritrovò davanti suo zio Hector che l’osservava con un cipiglio vagamente divertito. Indossava ancora la divisa da Auror, segno che doveva essere rientrato da poco dal lavoro, e aveva l’aria stanca.

- Cosa state combinando voi mocciosetti? –

- Giochiamo ad Auror e Mangiamorte -, replicò sorridendo fiera, - e io faccio l’Auror. –

Hector le accarezzò i capelli castano ramati, scompigliandole affettuosamente le lunghe onde.

- Brava ragazzina, ma adesso cercate di non fare troppo rumore, ho bisogno di chiudere gli occhi per qualche minuto. –

- Certo zio –, si voltò verso suo cugino nascosto dietro la rampa delle scale, - ti ho visto Al, ma dobbiamo riprendere a giocare più tardi perché tuo padre vuole dormire un po’. –

 

 

Hector fece capolino nella stanza che condividevano i due piccoli di casa, entrando non appena li vide ancora svegli e intenti a chiacchierare animatamente.

- Cosa combinate? Dovreste essere a letto da un pezzo. –

- Non abbiamo sonno e volevamo sentire una storia. –

- Già -, asserì Alastair giungendo le mani con fare di preghiera, - ci racconti una storia delle tue, papà? –

Hector afferrò la sedia davanti a una delle due scrivanie e la posizionò tra i due letti, annuendo con un sorriso.

- Va bene, che storia volete sentire? –

- Una storia sul prozio Alastor – asserirono all’unisono.

- Non vi stancate mai di sentire raccontare dello zio Malocchio? –

Beatrix scosse il capo con risolutezza. Non aveva mai avuto modo di conoscere il loro prozio, che era morto in piena seconda guerra magica, ma aveva visto le foto e aveva passato spesso interminabili pomeriggi a chiacchierare con il ritratto del prozio che era sistemato nella sua vecchia stanza. Alastor Moody era il prototipo di persona che considerava una fonte d’ispirazione e le piaceva pensare che anche a lui piacesse lei.

- Mai. –

 

 

- Fammi indovinare -, Jonathan fece capolino in cucina per osservare i suoi colleghi mentre si affaccendavano a fare le porzioni per tutti, - io non posso collaborare in alcun modo, vero? –

Yuriko gli rivolse un’occhiata eloquente al di sopra della pentola da cui stava prelevando il sugo mentre Roberto si limitò a battergli una mano sulla spalla con un mezzo sorriso.

- Trovati qualcos’altro da fare, lo sai che Yuri è gelosa della sua cucina. È già un miracolo se la condivide con me. –

- E solo perché sei bravo quasi quanto me – precisò.

- Questa è la tua versione, secondo me sono molto più bravo. –

La ragazza gli puntò contro il mestolo come se fosse una bacchetta.

- Ripetilo un’altra volta? –

- Chiediamo a Jonny. Chi è che cucina meglio? –

L’ex Grifondoro fece vagare lo sguardo da una all’altro cercando in ogni modo possibile di studiare una strategia per tirarsi fuori da quel fuoco incrociato, ma quando vide che non c’era alcuna possibilità di uscirne bene decise per una netta ritirata.

- Vado a dare una mano a finire d’apparecchiare. –

Sfrecciò via, attirando le risate di entrambi.

Si scambiarono un cinque prima di rimettersi a lavoro come se nulla fosse.

Inscenare un dibattito come quello aiutava sempre a convincere quell’esagitato di Jonathan ad allontanarsi e permettere loro di lavorare in santa pace e, soprattutto, senza correre il rischio di vedere rovesciato a terra l’intero pranzo faticosamente preparato.

 

 

- Frank dov’è? –

Tobias accennò con il capo verso il giardino posteriore.

- L’ultima volta che l’ho visto era lì, perché? –

- Mi hanno cacciato dalla cucina ed Ellis e Beatrix hanno detto che se giro loro intorno mentre apparecchiano rischio la vita … speravo in un po’ di compassione da parte sua. –

- Ah, dubito che tu possa avere molta della sua considerazione in questo momento visto che quando è uscito era piuttosto arrabbiato. –

- Non dirmi che ce l’aveva anche lui con me? –

Tobias aggrottò la fronte, visibilmente perplesso.

- Perché avrebbe dovuto avercela con te? –

- Non lo so -, fece spallucce tenendo al contempo il bel viso imbronciato, - sembra che in un modo o nell’altro io finisca sempre con il combinarne una delle mie. –

Gli battè una mano sulla spalla con solidarietà.

- Sei un po’ come mio figlio, ti cacci nei guai anche quando non vuoi, ma ormai lo sappiamo benissimo tutti quanti e non te ne facciamo una colpa più di tanto. –

- Stai dicendo che assomiglio a un bambino di otto anni? –

- Nove –, precisò, - il suo compleanno è stato la settimana scorsa. –

- Già, questo sì che cambia tutto … ti hanno mai detto che fai schifo a consolare la gente e a tirar loro su il morale? –

- Di tanto in tanto. –

- Bene, non avrei voluto essere il primo a farlo. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Beatrix avanzò a testa alta quando sentì la Preside chiamare il suo nome, ignorando gli sguardi del resto degli alunni del primo anno che la circondavano. Sapeva della nomina che la famiglia Moody aveva; era singolare come una delle Sacre Ventotto avesse finito con il produrre un tale numero di Auror estremamente dotati che avevano incarcerato decine di altri Purosangue. E poi c’era la questione del prozio Alastor. Chi più e chi meno sapevano chi fosse e le voci cambiavano a seconda di chi le metteva in giro: un eroe della resistenza, un Auror eccezionale, un uomo coraggioso e pronto a tutto per far valere le sue convinzioni, un pazzo fuori di testa e alcuni lo etichettavano addirittura come un Traditore del proprio sangue.

A Beatrix non interessava, per lei Alastor Moody era un modello da cui prendere spunto e da imitare a ogni costo.

Si diresse verso lo sgabello, sedendo in modo rigido e composto e attendendo che il Cappello le venisse deposto sul capo.

“Dunque dunque … sembra ieri che mi sono ritrovato a smistare il vecchio Alastor*. Aveva una gran testa, lo sai bambina mia? E ce l’hai anche tu … in effetti siete così simili che se non fosse impossibile oserei dire tu sia la sua reincarnazione al femminile. Pertanto so esattamente cosa fare con te: SERPEVERDE!”

 

 

- I tuoi genitori sono ancora fuori in missione? –

Annuì, stiracchiandosi pigramente per poi storcere il naso quando avvertì i muscoli delle braccia dolerle. Quando aveva deciso di fare il provino per la squadra di Quidditch mai avrebbe pensato che fare la Battitrice sarebbe stato tanto estenuante, ma a dispetto della stanchezza fisica adorava il suo ruolo e non vi avrebbe mai rinunciato per nulla al mondo.

- Già, dovrebbero rientrare in tempo per Natale. Secondo te quest’anno riusciremo a vincere il campionato? –

Yuriko si strinse nelle spalle, abbassando la voce per essere certa che il loro Capitano non li ascoltasse. Del resto quella ragazza sapeva essere tremendamente inquietante quando voleva.

- Lo spero davvero, anche perché morirei d’imbarazzo se mi facessi soffiare il Boccino sotto il naso da quell’idiota di Smith. –

- Già, quello sì che sarebbe umiliante. –

 

 

- Ti dico che le posate non si mettono in quel senso – insistè Ellis mentre finivano di apparecchiare la tavola.

- E io ti dico che a casa mia le abbiamo sempre messe così. –

- E allora avete sempre sbagliato. –

Sebastian rivolse un’occhiata in direzione di Beatrix, chiedendo silenziosamente il suo intervento in quella discussione, ma la ragazza scosse appena il capo come a indicare che lei in quella storia non voleva entrarci assolutamente nulla.

- E perché mai dovresti saperne più di me? –

- Perché ho partecipato a talmente tanti ricevimenti di mia madre da averne la nausea. –

- Guarda che a quegli stessi ricevimenti c’ero anche io. –

- Il che potrebbe spiegare perché mi nauseassero, ma di certo non sono una riprova del fatto che tu abbia ragione. –

Le fece la linguaccia per poi perlustrare la sala alla ricerca di qualcuno che potesse esprimere un terzo giudizio e che fosse del tutto super partes.

Lo sguardo gli cadde su Isabelle, intenta a chiacchierare con Sissy mentre alla televisione passavano un qualche programma di organizzazione d’eventi Babbani, così puntò dritto verso le due ragazze per chiedere il loro intervento in quella discussione.

Tossicchiò per attirare l’attenzione, ricevendo in cambio un’occhiata fredda dalla detenuta dai capelli rossi.

- Ti serve qualcosa? –

- Sì, la vostra esperienza in campo di eventi mondani. –

Isabelle si voltò verso la tavola, studiandola con cura prima di decretare: - Per quanto ne so io ha ragione Ellis. –

- Già -, convenne Sissy, - l’Auror dalle unghie fantastiche ha apparecchiato in modo corretto. –

- Grazie mille ragazze -, replicò Ellis con un sorrisone soddisfatto, - anche per i complimenti per le mie unghie. Quanto a te, Prewett, come sempre io ho ragione e tu hai torto perciò ti toccherà sparecchiare. –

Sgranò gli occhi, allarmato.

- E perché mai? –

- Perché chi perde una sfida paga sempre pegno. –

 

 

Emer e Chrystal fecero la loro comparsa in sala da pranzo poco prima che tutti si sistemassero a tavola, prendendo posto nell’angolo più esterno del tavolo in modo tale da avere una buona visuale della televisione.

L’ex Serpeverde aggrottò la fronte, individuando all’istante l’entità della trasmissione in corso.

- Chi è che ha messo abito da sposa cercasi? –

- Di certo non io – replicò Beatrix, lanciando un’occhiataccia in direzione dello schermo come se avesse colpa di chissà cosa.

- E non possiamo cambiare? – chiese Emer, associandosi alle amiche nel suo sdegno per quel programma.

- Hanno monopolizzato il telecomando. –

Chrystal apparve sinceramente stupita dalla cosa visto e considerato che di solito quando la loro collega si metteva in testa di fare qualcosa non c’era nulla che la frenasse dal portare avanti il suo obiettivo.

- E ti sei lasciata sottrarre il telecomando, Trix? –

- Quelle sono ladre, prova a sfilargli da sotto il naso qualcosa e poi ne riparliamo. –

Come a voler raccogliere la sua sfida Frost allungò una mano verso il braccio di Magpie per sottrarle l’agognato strumento. Lo sventolò a mezz’aria, portandolo fuori dal raggio d’azione dell’amica, e abbozzò un sorrisetto ironico.

- Detto fatto. –

- Ottimo lavoro, adesso ti dispiacerebbe mettere Fight Channel? –

Emer emise un gemito, presto imitata dall’amica: dalla padella alla brace.

Eppure Frost stupì tutti porgendo il telecomando direttamente a Chrystal.

– Per me fa lo stesso, decidete voi cosa guardare. –

 

 

Beatrix era in biblioteca quando sentì il rumore delle urla che riecheggiavano nel corridoio, seguite poco dopo da quelli che sembravano i rumori di un’aggressione vera e propria. Chiuse il tomo di Storia della magia con uno sbuffo, stando attenta a lasciare il segno per poter agevolmente tornare a prepararsi per i G.U.F.O, dopodichè uscì per accertarsi di cosa stesse accadendo. Trovò un gruppetto di suoi compagni di Casa alle prese con un paio di Grifondoro del quinto anno che riconobbe all’istante come Thomas Barr e Harvey Cohen. Non era raro che Barr venisse preso di mira dai bulli e la sua amicizia con Harvey, unita al fatto che egli fosse un Nato Babbano, aveva finito con il rendere la coppia di studenti il bersaglio preferito delle vessazioni di quegli idioti dei suoi compagni.

- Cosa sta succedendo qui? –

- Nulla che ti riguardi, Moody – replicò tagliente Mulciber, la bacchetta ancora saldamente in mano, mentre teneva sotto controllo al contempo i due Grifondoro.

- State facendo un casino di proporzioni epocali, non riesco a studiare e tra un mese ho i G.U.F.O. A te potrà anche non importare di passare il tempo a prepararti per gli esami, ma si dà il caso che a me invece importi. Perciò, come vedi, è un mio problema eccome. –

- Non era nulla di grave -, intervenne Rowle, - e comunque non ci vorrà troppo tempo a dare loro una lezione. –

Assottigliò le iridi verde pallido, sfoderando a sua volta la bacchetta e serrando la presa con vigore per dar loro modo di capire che non stava affatto scherzando.

- Te lo ripeto, razza d’idiota: alzate i tacchi o vi rispedisco a sbavare dietro a Lestrange a calci in culo. –

Dopo una rapida occhiata collettiva alzarono i tacchi, ammonendo i due ragazzi che non sarebbe finita lì, e lasciarono soli il terzetto.

Harvey le rivolse un cenno del capo, accompagnandolo con un sorriso che era un misto di apprezzamento e rispetto.

- Grazie, Moody. –

- Figurati, Cohen. Posso tollerare molte cose, ma non che si disturbi la mia ora di studio. –

 

 

- Continuo a non capire come tu possa considerare divertente una cosa del genere. –

Assestò un doppio calcio rotante al sacco da boxe, sorridendo soddisfatta quando lo vide ondeggiare pericolosamente sotto il vigore dei suoi colpi.

- Ti dà una sensazione fantastica, scarica tutte le preoccupazioni e il nervosismo. –

Ellis inarcò un sopracciglio con fare scettico osservando la collega mentre colpiva con una rapida sequenza di montante e jab.

- Se lo dici tu, io sarei molto più preoccupata di vedermi finire il sacco dritto in faccia. –

Rise, tergendosi il sudore dal volto con la parte dell’avambraccio che bendaggi e guantoni lasciavano scoperta.

- Questo perché tu sei una delicata principessina che teme di spezzarsi le unghie. –

- Ehy, una manicure come questa costa un occhio della testa. E poi io faccio parte del settore interrogatori, sono il cervello del gruppo mica i muscoli. –

- Certo, ma allora cosa ci fai qui in palestra? –

- Sono venuta a dirti che pensavamo di andare a bere qualcosa non appena tutto il gruppo finisce il turno ... e viene anche lui – aggiunse sorridendo maliziosa.

Mollò il sacco e slacciò i guantoni, lanciando un’occhiata all’orologio appeso sulla parete opposta. Mancavano venti minuti alla fine del loro turno e se voleva unirsi al gruppo avrebbe fatto meglio a darsi una ripulita il prima possibile.

- D’accordo, dammi un attimo per sistemarmi. –

- Tutto il tempo che vuoi, magari è la volta buona che ti decidi a farti avanti. –

- Ellis … -

- Lo so -, sospirò alzando gli occhi al cielo, - quando si tratta di pestare i cattivi sei sempre in prima linea ma se ti devi fare avanti con un ragazzo sembra che ti si chieda qualcosa di inumano. –

- Ma se non so nemmeno se gli interesso, non voglio coprirmi di ridicolo. –

- Oh, sono certa che tu gli piaccia, avete solo bisogno di una piccola spintarella nella direzione giusta. –

Fece spallucce oltrepassandola.

- Ne riparleremo più in là. –

- Puoi starne certa, non ti lascio andare così mia cara! –

 

 

- Mi hanno chiesto quando sarebbero andati a comprare un po’ di cose, ma non ho saputo dare loro una risposta – annunciò Harvey, facendo capolino in giardino dove trovò Frank intento a fumare sdraiato su un lettino di plastica.

- Non mi hanno ancora detto dove potremmo portarli. Insomma Diagon Alley è fuori questione, alcuni di loro potrebbero essere linciati dalla folla se li vedessero andarsene bellamente in giro a fare shopping. –

- Oh, ti prego, non temere di ferire i miei sentimenti e parla pure liberamente. Insomma non è come se m’importasse davvero di cosa pensano quegli idioti – replicò una voce femminile che lasciò Harvey sorpreso.

Aveva pensato di trovare Frank da solo così non aveva minimamente guardato verso il dondolo.

Flame lo spingeva muovendo le gambe e anche lei stava fumando in tutta tranquillità.

Frank ignorò il suo commento salace e altrettanto fece lui.

- Hai ragione, non è certamente una situazione facile, ma non possiamo lasciarli tutto il tempo con l’unico cambio che hanno. Gli servono vestiti, oggetti personali, prodotti per l’igiene e tutto il resto. –

- Davvero non avete capito qual è la soluzione più ovvia? –

Questa volta entrambi gli Auror diedero peso alle sue parole e si voltarono a fissarla con moderata curiosità.

- Illuminaci allora -, ironizzò Frank, - sapientona. –

- Dove andavamo tutti quanti quando eravamo studenti e avevamo una giornata libera? Un posto dove era possibile tenere sotto controllo tutti e non c’erano pericoli in agguato o troppi contatti con gli esterni. Su … con un po’ di materia grigia messa in azione ci arriverete anche voi. –

- Hogsmeade, ma certo, quel posto è quasi deserto durante l’anno. È un’ottima idea, perché non ci abbiamo pensato prima? –

- Perché siete uomini, pensare non è il vostro forte. –

Frank ingoiò la rispostaccia che gli stava salendo e rivolse un cenno all’amico.

- Vai ad avvisarli che tra poco usciamo, hanno mezz’ora per prepararsi. –

 

 

Beatrix era appoggiata alla parete fuori dall’aula in cui si stava tenendo il processo e di tanto in tanto scoccava qualche occhiata attorno a sé. Era incredibile pensare di essere finalmente fuori da quella storia, ma il fatto che ci fossero ancora così tante persone legate alla Fratellanza Purosangue a piede libero la preoccupava. Erano passati anni dalla fine della seconda guerra magica eppure l’ideologia di Voldemort raccoglieva ancora adepti. Era così persa nelle sue considerazioni che finì con il trasalire quando la porta si aprì e mostrò Frank di ritorno dal processo.

Gli rivolse un’occhiata incuriosita mentre Harvey rispondeva al posto suo: - Condannati. –

- Tutti? –

- Tutti. –

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Non sappiamo quale fosse la Casa di Alastor Moody, ma andando per caratterizzazione del personaggio escluderei Grifondoro dal momento che era fin troppo vigile e attento alle sue mosse e quindi di certo non aveva l’impulsività e l’avventatezza rosso oro e a maggior ragione escluderei Tassorosso data la sua indole a dir poco burbera. Io e l’autrice di Beatrix (che essendo in crisi proprio per la questione “assegnazione Case di zio e nipote” ha chiesto la mia cooperazione) siamo state a lungo indecise tra Corvonero e Serpeverde perché entrambe a nostro avviso ben si addicevano ad Alastor e alla fine abbiamo optato per quest’ultima fondamentalmente perché ci siamo convinte che la sua indole pragmatica, pungente e sarcastica rispecchiasse bene i verde argento. Ovviamente però questa è una personale interpretazione e potrebbe essere del tutto fuori Canon, perciò prendete la cosa con le pinze.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e come al solito vi lascio con un dubbio esistenziale sull’identità della cotta di Beatrix … so di essere una persona malvagia, ma mi diverto troppo a leggere le vostre speculazioni. Volevo domandarvi se ci fosse un posto in particolare a Hogsmeade che il vostro OC visiterebbe e inoltre torno a domandarvi due nomi (uno per i detenuti e uno per gli Auror) per il prossimo flashback tra i seguenti:

Flame

Ash

Nacht

Chrystal

Roberto

Tobias

 

Come sempre prima ricevo i voti e prima riuscirò ad aggiornare.

A presto e buona domenica a tutti.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Eltanin si addormentava solo dopo che uno dei suoi genitori si era seduto sul bordo del suo letto e le aveva raccontato una storia, una di quelle che parlavano di cavalieri e soprattutto di draghi dalle fauci spaventose che sputavano fuoco. Così dopo cena Rabastan ed Erzsébet si alternavano in quel compito e quella sera era toccato proprio alla donna mettere a letto la loro unica figlia.

- Io non voglio che il drago muoia – protestò d’un tratto la piccola, interrompendo la madre mentre questa era arrivata al punto in cui il valente cavaliere si apprestava a liberare la principessa dalla torre.

- Ma in questo modo il cavaliere potrà arrivare dalla sua principessa e vivere per sempre felici e contenti. –

- Ma perché il drago deve morire? Non può vivere insieme a loro? Potrebbe fare la guardia al castello così nessun mal intenzionato si avvicinerebbe. –

Rise, scompigliandole i capelli.

- Potresti scrivere una storia tu così il drago farebbe tutto ciò che vuoi. –

- Oppure potrei ricevere un drago come regalo per il mio compleanno – ribattè, sgranando gli occhi color indaco con fare speranzoso.

- Scordatelo. Se vuoi un cucciolo possiamo parlarne, ma non di certo un drago. –

Fece il broncio, ma l’idea di un cucciolo tutto suo la spinse ad annuire poco dopo.

- Voglio un cane allora, possiamo prenderne uno, mammina? –

- Va bene, sarà il tuo regalo di compleanno. –

Eltanin osservò la neve che cadeva abbondantemente fuori dalla finestra della sua cameretta e in men che non si dica saltò giù dal letto e corse per tutta casa annunciando che stava finalmente nevicando e che avrebbe potuto usare la slitta che gli avevano comprato.

Il cucciolo di american wolf dog che gli era stato regalato appena due mesi prima le saltellava attorno scodinzolando contento come se fosse stato contagiato dall’allegria della padroncina per quell’avvenimento inaspettato.

- Mamma, dove sono i guanti e il capello? Io e Ice vogliamo andare a provare la slitta. –

Glieli porse, osservandola indossarli e poi sistemare Ice per assicurargli addosso tutta la bardatura necessaria a trainare la slitta.

Quando ebbe finito uscirono sul vialetto e mise i piedi sull’appoggio di legno ridendo mentre muoveva le briglie per dare il comando di partire al cucciolo.

- Marsc’ Ice, marsc’! –

Erzsébet osservò lo sguardo divertito del marito, che aveva assistito alla scena dalla finestra della cucina mentre sorseggiava il suo the caldo, inarcando un sopracciglio al suo indirizzo.

- Perché ridi? –

- Nulla, è solo che non avrei mai pensato di vederla divertirsi così tanto con un passatempo Babbano. Se mio fratello e mia cognata fossero vivi avrebbero un infarto. –

- Non riesco a credere che siamo davvero riusciti a tornare a Hogsmeade. Credevo che non ci avrei rimesso piede mai più – commentò Sissy mentre varcavano l’ingresso del villaggio e si guardavano attorno.

La maggior parte dei detenuti aveva il sorriso dipinto sulle labbra e si guardava intorno come un gruppo di scolaretti alle prese con la prima gita della loro vita.

- È bello passare un po’ di tempo all’aria aperta -, convenne Foxglove socchiudendo gli occhi con un gemito di piacere quando il calore dei raggi solari le colpì il volto, - cominciavo a essere davvero stanca di vedere il cielo solo da dietro a delle sbarre. –

- Non siamo in gita -, ricordò loro la voce di Beatrix alle loro spalle, - perciò evitate di comportarvi come degli studenti fuori controllo. Potete girare per il villaggio per qualche ora, ma quando sarà l’ora di rientro dovrete farvi trovare qui sul sentiero principale. –

- Possiamo girare da soli? – chiese speranzoso Doc.

- No, ma avrete una sorveglianza leggermente più blanda -, replicò Frank degnandolo appena di un’occhiata mentre perlustrava l’area circostante per essere certo che non ci fossero sorprese dietro l’angolo, - ci divideremo in gruppi a seconda di dove volete andare. Io prendo quelli che vanno alla Testa di Porco. –

Jonathan alzò una mano: - Mi associo. –

- Bene, il resto di voi si senta pure libero di dividersi come preferisce. –

Ink osservò con un cipiglio divertito l’Auror davanti a lei che infilava una manciata di buste dopo l’altra nel carrellino.

- Hai intenzione di svaligiare tutta la scorta di Api Frizzole di Mielandia o ne lasci un po’ anche a me? –

Chrystal le passò una busta con l’espressione di chi le stava facendo una gigantesca concessione.

- Fattela bastare, le Api Frizzole sono una vera e propria droga per me. –

- Voi Auror non dovreste essere puliti da ogni dipendenza? – ironizzò spingendola a sorridere a sua volta.

- Vorrà dire che dovrai tenere un piccolo segreto per me. –

- E il pacchetto di Api che mi hai passato è la ricompensa per tenere la bocca chiusa? –

- Ovviamente. –

Ink ridacchiò: - Va bene, allora ci sto, il tuo segreto dolciario è al sicuro con me. –

- Credi che sia saggio permettere loro di girare qui dentro e di comprare ogni sorta di scherzi? –

Roberto si strinse nelle spalle davanti alla domanda della collega. In un certo senso Yuriko aveva ragione quando diceva che forse non era saggio lasciar rifornire un gruppo di detenuti di ogni sorta di diavoleria creata da Zonko, ma allo stesso tempo non se la sentiva proprio di rovinare il divertimento a quel gruppetto.

- Non saprei, in fondo sono scherzi innocui, cosa vuoi che possano combinare? –

- Meglio non chiederlo. –

Dall’altra parte dello scaffale Phoenix mise via un sacchetto di Caccabombe e si voltò verso Magpie con un sorrisetto malandrino dipinto sul volto.

- Ho intenzione di combinare uno degli scherzi migliori della mia vita, ci stai canguro tatuato? –

La ragazza si voltò verso di lui, un’espressione identica dipinta sul volto, per poi annuire all’istante.

- E me lo chiedi? Non mi tiro mai indietro quando si tratta di uno scherzo, specialmente se presuppone di colpire il maggior numero di persone possibile e se coinvolge anche i nostri angeli custodi. –

- Questo sì che è parlare ragazza! –

Si scambiarono un cinque solidale.

- Continuo a credere che per una bambina non sia normale tutta questa passione per i rettili – considerò Erzsébet mentre osservava la piccola sorridere compiaciuta mentre giocherellava con il serpente che le aveva donato il padre.

Rabastan l’abbracciò, scrutando a sua volta la figlia con un sorriso compiaciuto impresso sul volto.

- Sarà una Serpeverde perfetta, una vera Lestrange, porterà alto il nome della famiglia. –

- Voi inglesi siete proprio fissati con questa storia della famiglia. –

- Noi prima o poi finiamo nel dimenticatoio, ma il nome della famiglia resta per sempre … è importante. –

- Eltanin Lestrange! –

Quando il suo nome venne pronunciato dalla preside il gelo calò all’interno della Sala Grande. Tuttavia lei era preparata; sapeva cos’era accaduto durante la seconda guerra magica, suo padre non le aveva nascosto nulla, ed era consapevole del fatto che tra quelle mura ci fossero persone che disprezzavano il suo cognome e la sua famiglia. Eppure a lei non importava, non quando era letteralmente terrorizzata dall’idea di affrontare lo Smistamento e finire con l’essere assegnata a una Casa diversa da quella per cui si era preparata nel corso dei suoi undici anni di vita.

Avanzò a testa alta, così come le aveva insegnato a fare suo padre, e sedette composta mentre attendeva che il Cappello giungesse alla sua decisione.

“Vedo coraggio da vendere, mia cara, e anche la voglia di mettersi alla prova. Sei intelligente, una mente molto dotata oserei dire, ma al contempo imprevedibile … sei un caso davvero singolare, una scelta difficile da compiere … dove ti colloco?”

“Serpeverde … per favore, Serpeverde … anche Corvonero andrebbe bene, ma non Grifondoro o Tassorosso.”

Sapeva che a suo padre sarebbe venuto un colpo se la sua adorata figlioletta fosse finita in una delle due Case, a dimostrazione che poteva essere differente da come l’aveva sempre immaginata.

“Ne sei assolutamente sicura?”

“Sì, per favore.”

“Molto bene … allora SERPEVERDE!”

Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, attirata dal vociare poco distante che tradiva la presenza di un gruppetto di suoi compagni di Casa che da un po’ avevano preso a gravitarle attorno. Sembrava che fossero desiderosi di vederla eguagliare la reputazione dei suoi parenti, di vederla prendersela con qualcuno solo per il semplice fatto che fosse un Nato Babbano o un Mezzosangue, ma la verità era che a lei non importava. Da quando aveva messo piede a Hogwarts i suoi obiettivi erano stati nell’ordine: prendere ottimi voti ai G.U.F.O e successivamente prepararsi al meglio per i M.A.G.O, entrare nella squadra di Quidditch come Cacciatrice per poi divenirne il Capitano, assumere il ruolo di Prefetto prima e di Caposcuola poi … in altre parole eccellere. E non davano certo premi a coloro che passavano il proprio tempo a fare i bulli in giro.

In quella particolare circostanza un drappello di ragazze stavano attorniando Deimos Mulciber e Antonin Rowle mentre raccontavano di come ne avevano cantate quattro a dei Grifondoro.

- La piantate di starnazzare come oche impazzite? –

Tacquero all’istante, spostandosi un po’ più in là prima di riprendere a parlare con un tono molto più basso, mentre Deimos le si avvicinò e si lasciò ricadere sul divano accanto a lei prima di passarle un braccio attorno alle spalle e trarla a sé.

- Non essere gelosa, Elly. Lo sai che io ho occhi solo per te. –

- Punto primo io sono Eltanin, non Elly, Elty, Tanny né nessun altro stupido soprannome che possa venirti in mente -, replicò gelidamente districandosi dalla sua presa e mettendo una maggior distanza tra loro, - e in secondo luogo non sono minimamente interessata. –

Le iridi verdi del ragazzo si rabbuiarono leggermente.

- Prima o poi ti stancherai di fare la difficile e accetterai il mio invito a uscire? –

- Fossi in te non tratterrei il fiato nell’attesa – lo rimbeccò, tornando a leggere e ignorandolo palesemente finchè non lo sentì sbuffare e alzarsi per tornare dai suoi amici.

Deimos Mulciber era esattamente il tipo di ragazzo con cui non sarebbe uscita nemmeno se ne fosse andato della sua vita.

Mentre varcavano l’ingresso della Testa di Porco ogni singolo sguardo degli avventori presenti seguì il loro incedere con un misto di curiosità mista a ingordigia nelle iridi.

- Mi piacerebbe pensare che stiano guardando me -, decretò Ash stemperando il silenzio che era sceso tra loro dopo aver occupato il primo tavolo libero nell’angolo, - ma credo che tutte queste occhiate siano per la rossa focosa in nostra compagnia. –

- Oh, non saprei -, obiettò Jonny ironicamente, - anche noi tre abbiamo un discreto fascino quindi potremmo anche aver rimorchiato uno o due avventori spaventosi e con la scritta “criminale” incisa in faccia. –

Per tutta risposta Flame si lasciò cadere su una sedia dallo schienale alto e rigido e continuò a ignorare ostentatamente gli sguardi.

Era abituata a essere guardata, ormai non vi dava quasi più peso, e sapeva che non dar loro la soddisfazione di attirare la sua attenzione era uno smacco sufficiente a ridimensionare quella loro indole da macho pieni di testosterone.

- Sembra che un membro del tuo fan club stia venendo qui – le annunciò Ash prima di prendere un sorso dal suo boccale.

Quello sì che ebbe il potere di sorprenderla, tanto più che l’avventore in questione le era tremendamente familiare.

Deimos Mulciber.

- Eltanin? Sei davvero tu? –

In quel momento doveva averlo riconosciuto anche Frank, considerò a giudicare da come l’Auror si era irrigidito, perciò qualsiasi speranza di essersi sbagliata a riguardo morì rapidamente.

- In carne e ossa. –

- Con quei capelli rossi non ti avevo quasi riconosciuta. –

- Pensa un po’ che fortuna. –

Davanti all’ironia della ragazza Deimos non potè fare a meno di ridacchiare.

- Sempre la solita Eltanin … gli anni ad Azkaban non ti hanno cambiata. –

Avevano troppi occhi addosso in quel momento, come se tutti gli avventori stessero cercando di decifrare la loro conversazione, così per la prima volta da innumerevole tempo si sentì nuovamente a disagio.

Incrociò appena lo sguardo di Frank, che parve capire al volo perché s’intromise nella conversazione.

- Non è una rimpatriata, Mulciber, perciò fai dietrofront e levati di mezzo prima che sia io ad assicurarmi che tu lo faccia – concluse con un sorriso tutto denti che più che altro sembrava uno snudare di zanne.

- Non c’è bisogno di essere così ostile -, alzò le mani in segno di resa come se avesse appena realizzato che provocare degli Auror dopo il suo proscioglimento da tutte le accuse per insufficienza di prove fosse una pessima idea, - basta chiedere le cose gentilmente e si ottengono subito. Ci si vede in giro, Eltanin … signori, buon proseguimento. –

Rimasti soli, Frank le rivolse un’occhiata penetrante.

- Strano che sia da queste parti, non trovi? –

- Già -, mormorò lentamente realizzando dove voleva andare a parare, - ma ti risparmio la fatica di dovermi fare la domanda: io non c’entro nulla, la Testa di Porco è sempre stato un ritrovo riservato per certi affari.

- Sei paranoica, non volevo accusarti di nulla. –

- E tu sei uno stronzo, ma non voglio accusarti di nulla nemmeno io. –

Ash rivolse un’occhiata a Jonathan, che per tutta risposta decretò: - E tutto questo è tremendamente imbarazzante. –

Non riusciva a credere nemmeno lei di essere riuscita a finire l’Accademia per Auror. Sua madre aveva preso la notizia in modo abbastanza tiepido a onor del vero, ma dopotutto suo padre era stato arrestato durante il suo sesto anno ed era ovvio che lei non avesse ancora superato il trauma della separazione forzata dal marito, però l’aveva supportata senza farle pesare le sue decisioni. Tutt’altro discorso andava fatto per coloro che lavoravano all’interno dell’ufficio Auror e per i suoi compagni di corso all’Accademia. Lì Eltanin non aveva amici, né se doveva essere completamente sincera con se stessa si era impegnata particolarmente per farsene. Era lavoro, un modo come un altro per tirare avanti e al contempo dimostrare di poter essere diversa da qualunque altro Lestrange.

- Tutta sola? Strano, ai tempi della scuola era quasi impossibile non vederti con un drappello alle spalle. –

Si voltò incontrando le iridi scure di Frank Jones che la studiavano.

- Già, sembra che la mia popolarità sia drasticamente calata negli ultimi anni. E io che credevo che quelli con i pregiudizi fossimo noi. –

- Non puoi biasimarli se sono un po’ sospettosi. La tua famiglia ha prodotto un bel po’ di assassini fissati con la supremazia del sangue puro. –

- Notizia flash, io sono Eltanin … non rappresento la mia famiglia, ma solo me stessa. Rendo conto delle mie azioni, non di quelle degli altri. –

Abbozzò un sorriso ironico prima di incrociare le braccia al petto muscoloso e domandarle: - Allora come mai alla fine hai deciso per una carriera da Auror? Il mondo non si divide in Auror e Mangiamorte, potevi dimostrare di essere diversa in mille altri modi. –

Meditò sulla risposta da dargli. Era una buona domanda, una che nessuno le aveva mai posto prima di quel momento, ma alla fine trovò la risposta dentro sé.

- Il Cappello Parlante ha pensato di mandarmi tra i Grifondoro durante lo Smistamento o magari tra i Corvonero, sosteneva che fossi diversa, ma non gli ho creduto finchè non sono cresciuta. Ho sempre voluto dimostrare di poter andare avanti contando solo sulle mie forze e compiendo le mie scelte senza nascondermi dietro a un cognome. E un giorno ho semplicemente scoperto di essere molto più di quello che mi avevano sempre detto che fossi. Ho scoperto di essere forte, coraggiosa, e di avere un fuoco dentro che nemmeno io riesco a tenere sotto controllo. –

Frank rimase in silenzio ad osservarla.

Il fuoco che ardeva nei suoi occhi raccontava una storia talmente intensa che le parole non avrebbero certo potuto descriverla. Poco importava se Eltanin non l’avesse mai narrata, a lui bastava vedere quell’incendio in lei per sapere che avrebbe lavorato al suo fianco senza alcun problema.

- A me sta bene. –

- Cosa? –

- Prendermi sul groppone la Lestrange con cui nessuno vuole lavorare … a me sta bene. –

- Stai davvero dicendo che vuoi lavorare con me? Che ti fidi? –

Le tese la mano con fare solenne.

- Certo. Andiamo, partner, il nostro turno comincia tra poco. –

Eltanin osservò le manette che la tenevano incatenata alla poltrona davanti all’intera corte in attesa di pronunciare il suo giudizio. Doveva essere uno spettacolo gratificante agli occhi di coloro che avevano sempre saputo che lei era tale e quale a qualsiasi altro membro della sua famiglia. I Lestrange avevano qualcosa che non andava nel cervello, erano carichi di malvagità … le sembrava di sentire nuovamente le chiacchiere del suo primo giorno a Hogwarts quando tutti sembravano essere pronti a vederla dare fuori di matto e iniziare a maledire gente a caso.

Lasciò vagare lo sguardo verso gli Auror che erano presenti, i suoi colleghi, che se ne stavano in un angolo ed erano in religioso silenzio in attesa della condanna. Cercò lo sguardo di Frank e dopo qualche istante lo vide ricambiarla; c’era una durezza incredibile in quegli occhi scuri che aveva visto illuminarsi innumerevoli volte mentre scherzavano e ridevano durante un appostamento particolarmente lungo o quando a fine turno si fermavano a bere qualcosa e la cosa le fece male in un modo che la colse di sorpresa. Non aveva mai dato peso all’affetto che provava per lui, ma quando si erano ritrovati faccia a faccia durante l’interrogatorio e gli aveva giurato che lei era innocente e che era stata incastrata solo per via del suo nome, aveva capito che lui non le credeva … non quando tutto sembrava puntare nella sua direzione. L’unica persona che l’aveva accolta al Dipartimento, che si era fidato nel collaborare con lei e che l’aveva trattata semplicemente come Eltanin le aveva voltato le spalle.

La malinconia venne scacciata e al suo posto sentì montare una rabbia cieca.

Lei si era aperta con lui, gli aveva confidato cose che non aveva rivelato a nessun altro, e Frank l’aveva ripagata non credendole.

Odiava Frank Jones … e odiava ancora di più se stessa per avergli permesso di ferirla.

*Non sappiamo che fine abbia fatto Rabastan dopo la seconda guerra magica, se sia stato ucciso o imprigionato oppure sia riuscito a sfuggire agli Auror approfittando del caos che albergava a Hogwarts. Perciò in questo particolare contesto ci troviamo a seguire l’head canon dell’autrice di Eltanin, che ha immaginato che Rabastan sia riuscito a sfuggire all’arresto e che si sia trasferito all’estero per poi essere rintracciato e arrestato a distanza di anni dalla fine della guerra. Per quanto riguarda invece il riferimento alla costellazione del Dragone esso è dovuto al fatto che Rabastan non sia altro che l’anagramma di Rastaban, la terza stella più luminosa della suddetta costellazione.

*


- Tobias, sai chi ha preso i biscotti con le gocce di cioccolato che avevo preparato? –

La verità era che sapeva perfettamente che era stata Amanda, sua sorella gemella, ma non voleva tradirla per prima cosa perché gli era sempre stato detto che fare la spia non era una bella cosa e poi perché Amanda gli metteva sempre il broncio quando le faceva passare dei guai ed era una cosa che lui non sopportava.

- No, mammina, non ne ho idea. –

Peccato solo che non avesse considerato il fatto di essere notoriamente un pessimo bugiardo. Quando mentiva non riusciva mai a sostenere lo sguardo della persona che aveva di fronte e finiva con l’agitarsi come un ossesso rendendo evidente la sua mancanza di sincerità.

E in quella particolare circostanza guardava fisso i suoi piedi, si tormentava le mani ed era quasi del tutto sicuro di aver scritto “bugiardo” in faccia.

- Lo sai che le bugie non si dicono, vero Toby? –

- Lo so, ma non sapevo cos’altro fare. –

- Non dirò ad Amanda che sei stato tu a tradirla, non preoccuparti, so quanto voi due siate legati. –

Abbozzò un sorriso sollevato prima di annuire.

- Va bene, mammina, non voglio che lei si arrabbi con me. –

- Non lo farà, tesoro, te lo giuro. –

Osservò Parker mentre s’inerpicava sulla scaletta che conduceva all’interno dell’Espresso con un pizzico di nostalgia mista a invidia. Anche lui non vedeva l’ora di essere abbastanza grande per cominciare Hogwarts ed era curioso più che mai di scoprire in quale Casa sarebbe stato assegnato.

- Senti già la mancanza di tuo fratello, campione? –

Alzò lo sguardo verso suo padre e si strinse nelle spalle.

- Un po’, ma in realtà vorrei solo partire anche io. –

William gli scompigliò affettuosamente i capelli.

- Mancano solo due anni, Tobias, e presto anche tu sarai a scuola insieme a tutti gli altri Grifondoro. –

- Credi davvero che potrei essere Smistato lì? – chiese speranzoso.

- Ne sono sicuro. –

- Hai sentito Amanda? Io e te finiremo a Grifondoro proprio come la mamma, il papà e Parker. –

La gemella lo fissò in silenzio senza dire una parola, lasciandolo perplesso. Non riusciva proprio a capire cosa avesse detto di male.

- SERPEVERDE! –

Tobias, appena unitosi al resto dei Grifondoro, sgranò gli occhi quando sentì il Cappello Parlante annunciare la collocazione di Amanda. Incrociò lo sguardo di Parker, altrettanto sconcertato, e poi cercò quello della gemella.

La vide avanzare verso la tavolata della sua Casa con un sorriso compiaciuto dipinto sulle labbra e prendere posto accanto a un gruppetto di ragazze che era stato smistato poco prima.

- Capita anche nelle migliori famiglie di ritrovarsi un Serpeverde in casa – commentò una voce maschile che lo spinse a voltarsi verso la sua destra individuando tre ragazzini del primo anno che gli sorridevano comprensivi.

- Tobias, giusto? Io sono Daniel mentre questi due sono Edward e James. –

Strinse loro le mani, lasciandosi presto coinvolgere dall’argomento che avevano intavolato, certo che dopotutto le cose tra lui e Amanda non sarebbero cambiate solo per una questione di Casa opposta.

Harvey camminava al fianco di Beatrix mentre avanzavano verso i Tre Manici di Scopa, leggermente distaccati da Isabelle che chiacchierava animatamente con Sissy commentando chissà cosa.

- Non è strano che quelle due vadano tanto d’accordo? –

Beatrix fece spallucce.

- In realtà credo che abbiano in comune molto più di quanto sembra, a cominciare dalla non sopportazione del fratello. –

Harvey sorrise amaramente ripensando ai racconti di Nicholas sulla sua sorellina. Quei due erano i poli opposti eppure non riusciva a credere che avessero finito davvero con l’arrivare a non rivolgersi nemmeno la parola.

- Conoscevate suo fratello ai tempi della scuola? –

La voce delicata di Foxglove l’interruppe.

Era condita da una genuina curiosità. Del resto lei aveva imparato a conoscerlo all’interno della vita carceraria, ma Azkaban aveva il potere di cambiare radicalmente le persone.

- Sì, era nella mia stessa Casa anche se due anni più avanti. –

- Ed è sempre stato così … -

- Fastidiosamente casinaro? – le venne in aiuto Beatrix roteando gli occhi.

- Già. –

- A quanto ho potuto constatare io sì, ma è Harvey l’esperto … -

- Diciamo che Nick è sempre stato un tipo da prendere in modo rilassato –, chiarì il Grifondoro, - e se preso a piccole dosi è anche piuttosto piacevole. È un amicone. –

Foxglove annuì, ma non sembrava particolarmente convinta di quello che aveva sentito fino a quel momento, per poi cambiare argomento con un sorriso malizioso.

- E voi due invece state insieme dai tempi della scuola o è una cosa più recente? –

Vide entrambi gli Auror arrossire come peperoni e bofonchiare mezze frasi incomprensibili al genere umano.

- Oh -, finse di aver fatto una gaffe involontaria, - non avevo capito che eravate single. Beh, secondo me sareste una coppia veramente ben assortita … insomma tu sembri essere l’unico a non essere terrorizzato quando lei si arrabbia – concluse facendogli l’occhiolino. Dopodiché li lasciò lì a meditare sulle sue parole e allungò il passo per raggiungere le due ragazze che, ancora ignare di tutto, continuavano a conversare.

Vide Charity separarsi dalle sue amiche e avanzare verso di lui con un’espressione strana impressa sul volto.

- Ragazzi -, si voltò verso i tre amici, - ci vediamo più tardi in Sala Comune. –

Poi si avvicinò alla fidanzata, passandole un braccio attorno alle spalle e dirottandola verso una parte del corridoio più tranquilla e riservata.

- Cosa succede, Char? Hai una faccia piuttosto preoccupata. –

- Devo dirti una cosa -, mormorò titubante, - e non ho la minima idea di come potresti reagire. –

- È qualcosa di così grave? –

Nella sua mente passarono centinaia di ipotesi, una più spaventosa e struggente dell’altra, ma s’impose di mantenere la calma finchè Charity non si fosse confidata.

- Per dei ragazzi al quinto anno? Decisamente. Io … io ho un ritardo di tre settimane, Toby. –

Il suo cervello impiegò qualche istante a registrare il significato della frase.

- Sei … intendi dire che sei incinta? –

Charity annuì, mordendosi furiosamente il labbro inferiore, e di riflesso la mano del ragazzo corse ad accarezzarle dolcemente la pancia.

- Faremo quello che vuoi. Se decidi di tenerlo lo terremo e se invece non vuoi … mi dispiacerebbe moltissimo, ma asseconderò la tua scelta. –

- Abbiamo quindici anni, Toby. –

- Troveremo una soluzione, so che la mia famiglia ci aiuterà di sicuro. –

- E tu sei sicuro di volerlo? –

La fissò dritta negli occhi con tutta la serietà e la risolutezza di cui fu capace.

- Ti amo e amo già lui … o lei. Ce la faremo, te lo prometto. –

Tenne stretto il piccolo tra le sue braccia, cullandolo mentre le lacrime gli solcavano il volto. Il piccolo Logan era nato ed era in perfetta salute, ma Charity non ce l’aveva fatta. Qualcosa era andata storta durante il parto e lei aveva perso troppo sangue, era deceduta pochi minuti dopo aver dato alla luce il loro bambino. Quel bellissimo bambino dal volto roseo e i grandi occhioni celesti che lo guardava agitando le manine verso di lui.

- Papà ti ama, piccolo mio, il tuo papà ti ama moltissimo e so che anche la tua mamma da lassù ti ama nello stesso modo. –

Mentre entrava nello studio della McGranitt, deciso a parlare con lei per quanto riguardava uno stage di Trasfigurazione estivo che gli aveva proposto la settimana prima, si rese conto che la donna non era al suo interno ma in compenso c’era un gruppetto di Serpeverde intente a sgraffignare chissà cosa … e tra loro c’era Amanda.

La prese per un braccio, trascinandola fuori di lì come una furia, mentre il resto delle sue amiche scappava via nel terrore di essere denunciate alla preside.

- Si può sapere cosa diavolo ti dice il cervello? –

Sua sorella resse il suo sguardo, le mani sui fianchi e un’espressione di sfida negli occhi chiari.

- Stavamo solo facendo una ragazzata, non avremmo preso nulla di valore, ti preoccupi troppo Tobias. –

- E tu non ti preoccupi mai abbastanza delle conseguenze delle tue azioni. –

- Disse il sedicenne con un figlio a carico. –

Trasalì al sentire quella replica acida e mollò di scatto la presa sul polso della sorella, che al contempo pareva essersi resa conto di quello che aveva appena detto.

- Toby … non intendevo dirlo in quel senso. –

- Lo so. –

Amanda si alzò leggermente in punta di piedi, abbracciandolo stretto e scoccandogli un bacio sulla guancia.

- Prometto che non mi caccerò più nei guai. –

Non era brava a mantenere le sue promesse, Tobias lo sapeva bene, ma volle comunque crederle.

- È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho visto Sebastian – considerò Tobias mentre lui ed Ellis uscivano dal negozio di accessori per il Quidditch.

- Già -, lasciò correre lo sguardo sul manipolo di detenuti prima di incrociare quello di Nacht, - tu hai visto per caso Wolf? –

Il biondo scosse il capo, la fronte aggrottata in modo visibilmente perplesso, mentre Frost diede di gomito a Emer e le indicò una coppia che era stata fermata a pochi passi dalla stazione ferroviaria del villaggio.

- Non ti sembra che siano loro due quelli? –

Emer assottigliò lo sguardo, mettendoli meglio a fuoco, e poi annuì.

- Frost ha ragione, devono essere stati fermati mentre tentavano di salire sul treno. –

Quell’affermazione poteva significare solo una cosa: Sebastian aveva provato ad aggirare il protocollo di sicurezza per aiutare Wolf a evadere.

Ellis imprecò sonoramente prima di lanciarsi in avanti seguita dai suoi colleghi.

C’erano due arresti da effettuare e la gita era drasticamente terminata anzitempo.

- Sei sicuro di volere essere tu a farlo? –

Tobias annuì, prendendo in custodia Amanda e scortandola dritta verso l’aula in cui si sarebbe tenuto il suo processo.

Era stato lui ad arrestarla ed era giusto che portasse avanti la cosa fino in fondo. Sua sorella camminava a testa alta, ignorandolo palesemente, almeno finchè non si ritrovò davanti alla porta. Fu allora che si voltò verso di lui e gli rivolse un sorrisetto ironico.

- Avresti mai detto che sarebbe finito così, Toby? –

- No, non avrei mai immaginato un epilogo del genere per noi due. –

- Io invece ne ero certa. –

Davanti alla sua espressione perplessa chiarì: - Non te lo ricordi? Sei sempre stato tu il gemello buono. –

Spazio autrice:

Salve bella gente!

Purtroppo siamo arrivati a un momento sempre molto triste per me visto che ogni volta che comincio un’interattiva prego che non accada ma puntualmente è un evento che drasticamente si ripresenta; sto parlando dell’eliminazione di due personaggi dal momento che i loro creatori sono scomparsi nel nulla già da un po’. Nello specifico si tratta di due maschietti: Wolf e Sebastian. Fortunatamente non scombina nulla a livello di rapporto numerico detenuti/auror, ma ovviamente comporta una riassegnazione dei ruoli di custodia. In altre parole Ink da adesso in poi sarà assegnata alla vigilanza di Beatrix.

Per quanto riguarda il prestavolto di Nacht visto che in molti non sono riusciti a vederlo ho provveduto a provare a inserirlo nuovamente qui sotto e, nel caso foste curiosi, troverete anche la prestavolto di Amanda e quello di Mulciber.

Inoltre vi anticipo fin da subito che siccome Flame e Ash avevano lo stesso numero di preferenze nel prossimo capitolo sarà presente il flashback dedicato al nostro ragazzuolo pertanto vi chiederei di esprimere un voto di preferenza solo per quanto riguarda gli Auror tra i seguenti:

Harvey

Frank

Ellis

Infine vorrei ringraziare immensamente Strige_LiW che ha messo a disposizione la sua bacheca pinterest semplificando di molto il mio lavoro di raccolta immagini e l’elaborazione degli aesthetics da parte della ragazza che se ne occupa, e al contempo vorrei farvi presente che ho creato una nuova interattiva e che nel caso foste interessati la trovate al seguente link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3824263&i=1

Per ora è tutto, vi auguro un buon fine settimana.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

Nacht


Amanda Brooks


Deimos Mulciber


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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

 

 

 

 


 

 

- Francis? Francis dove ti sei cacciato? –

La voce di suo padre risuonò nel silenzio del giardino di casa loro mentre l’uomo rientrava dal lavoro e perlustrava l’area con lo sguardo alla ricerca del maggiore dei suoi figli.

- Sono sul retro – replicò con uno sbuffo al pensiero che suo padre non avrebbe mai smesso di chiamarlo in quel modo. Dannate tradizioni familiari.

Sorrise pensando a quello che avrebbe detto sua madre se l’avesse sentito imprecare in quel modo. I bambini di otto anni dovevano avere un linguaggio educato, gli ripeteva sempre, c’era tutta la vita per diventare adulti e parlare come uno di loro.

- Ancora davanti a quel sacco? Hai fatto i tuoi compiti almeno prima di cominciare ad allenarti? –

Annuì mentre metteva da parte la sua attrezzatura, riponendola con cura maniacale nell’armadietto che suo padre gli aveva concesso per tenere i guantoni, le fasce e tutto il resto.

Sua madre non approvava, lo riteneva un passatempo troppo violento, ma lui voleva diventare un Auror proprio come il padre e tanto valeva cominciare ad addestrarsi fin da subito.

- Ho studiato tutto quello che abbiamo fatto a scuola -, confermò ricevendo in risposta un buffetto affettuoso sulla guancia, - e non mi sono allenato poi così tanto … ho ancora molta strada da fare prima di diventare forte come te, papà. –

- Già, ma fino a quel momento rispettiamo l’orario di cena oppure tua madre farà la ramanzina sia a te che a me. –

 

 

Quando la porta della sua camera venne aperta lentamente, seguita da un rumore di piedi che avanzavano nell’oscurità, seppe già di chi si trattava senza alcun bisogno di accendere la luce. C’era solo una persona che si rifugiava da lui quando aveva un incubo, la sua sorellina.

- Farrah? –

- Sì, sono io -, confermò la vocina della bambina di cinque anni, - posso venire a dormire con te? Ho fatto un brutto sogno e non riesco più a dormire. –

Scostò il piumone e si spostò per darle modo di rannicchiarsi accanto a lui.

- Coraggio, scimmietta, vieni qui. –

Farrah l’abbracciò stretto, sistemando l’immancabile Mr Orso vicino a lei, e posò il capo sulla sua spalla.

- Devi partire per forza per Hogwarts? –

- Ne abbiamo già parlato, quando avrai undici anni toccherà anche a te, tutti i maghi e le streghe devono andare a scuola. Quando mi sarò diplomato sarò abbastanza in gamba da poter proteggere te e quegli altri due scalmanati, non sei contenta? –

- Lo fai già. –

Era vero.

Frank era tremendamente protettivo con i tre piccoli di casa, difendendoli a spada tratta ogni volta che i loro compagni di scuola o i figli dei vicini li prendevano di mira e provavano a fare loro delle prepotenze, era un punto di riferimento al pari dei genitori.

- E continuerò a farlo per sempre. –

- Promesso? –

Intrecciarono i mignoli con solennità.

- Promesso. –

 

 

Jonathan fece capolino da dietro il divano su cui era acciambellato per rivolgere un’occhiata incuriosita all’indirizzo di Emer.

- Come mai c’è così poca gente in giro per la villa? –

- Ellis, Beatrix e Harvey non sono ancora tornati da Azkaban dopo l’arresto di quei due mentre Frank è stato convocato per una relazione dal Capitano. Yuriko e Roberto sono affaccendati ai fornelli e … -

- Chrys? –

- In camera sua, voleva sdraiarsi un po’, è stata una giornata lunga. –

- Puoi dirlo forte -, le fece spazio sul divano accanto a lui, - ti va di guardare la partita con me? Di solito lo faccio con i ragazzi, ma visto che entrambi siamo stati scaricati dal gruppo tanto vale che ci teniamo occupati in qualche modo. –

Emer sorrise di rimando, accettando la proposta con piacere.

- Sai che anche io gioco? –

- Non lo sapevo -, sgranò gli occhi sorpreso, - e in che ruolo? –

- Difensore, siamo una squadra piuttosto promettente nel campionato femminile. –

- Magari potrei venire ad assistere a una partita, credo che sarebbe interessante. –

Dal sorriso sul volto del collega Emer capì all’istante cosa stava passando per la testa del ragazzo.

- Fammi indovinare, passi solo per le ragazze in pantaloncini vero? –

- Veramente passo per vedere te in pantaloncini – replicò facendole l’occhiolino.

E per la prima volta da un bel po’ di tempo non le rimase che chiudere la bocca a corto di parole; era impossibile stabilire se Jonny stesse scherzando o meno.

 

 

Era appena uscita dalla stanza che condivideva con Emer quando si ritrovò davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata venisse a parlare con lei.

Eppure Frost era lì, appoggiato alla parete di fronte alla sua stanza, e la guardava come se stesse effettivamente aspettando solo lei.

- Ti serve qualcosa? –

- Volevo parlarti se non hai nulla in contrario. –

Avrebbe dovuto replicare che aveva centomila ragioni contrarie e che avrebbe preferito fare harakiri piuttosto che sostenere una conversazione con lui, ma quegli occhi azzurro chiaro che la scrutavano con serietà la spinsero ad annuire rigidamente.

- Ti concedo un minuto, per una volta cerca di non farmene pentire. –

Frost incassò il commento con stoicità.

- Ho letto Orgoglio e Pregiudizio, devo dire che avevi ragione a paragonarmi a Darcy. –

- E? –

- E immagino significhi che tu mi conosca meglio di molte altre persone -, ammise lentamente, - perciò ammetto di essere stato stupido a pensare che non avresti potuto capire. –

- E invece non ho capito -, replicò duramente, - e probabilmente non lo capirò mai perché non ti sei mai dato la briga di spiegarmi la motivazione dietro alle tue azioni. –

- Era semplicemente meglio così per tutti … e direi che i fatti lo hanno abbondantemente dimostrato, nel caso tu non l’avessi notato siamo in due ruoli totalmente opposti. –

- E di chi è la colpa se noi … -

Non ebbe il tempo di terminare la frase perché si rese conto che il ragazzo le si era avvicinato e aveva allungato una mano ad accarezzarle una guancia.

- Posso solo dirti che mi dispiace, Chrys. –

Poi le voltò le spalle e con la stessa repentinità con cui era apparso la lasciò lì da sola a interrogarsi su come fosse mai possibile che ultimamente le loro conversazioni finissero sempre con l’essere avvolte dal mistero.

 

 

- Perché guardano tutti quella ragazzina? –

Seguì lo sguardo di Jonathan individuando una studentessa del primo anno che percorreva lo stretto corridoio che conduceva al carrello dei dolci. Aveva lunghi capelli biondo dorato, la carnagione chiara screziata di piccole e quasi invisibili efelidi all’altezza del naso e degli occhi di un colore indefinito.

- Non ne ho idea. –

- Quella è la figlia di Rabastan Lestrange -, intervenne Roberto, - credo che si chiami Eltanin o una cosa del genere. Immagino vogliano capire se è fuori di testa come tutto il resto della sua famiglia. –

Frank riprese a osservarla con rinnovato interesse.

Suo padre faceva parte della squadra che stava cercando per mari e monti Rabastan Lestrange e il fatto che sua figlia si aggirasse per l’Espresso come se nulla fosse lo lasciava spiazzato. Razionalmente sapeva che non c’era motivo d’impedire la frequenza scolastica a una ragazzina che non aveva certo scelto in che famiglia nascere, ma la trovava comunque una scelta singolare. 

- Sembra abbastanza innocua. –

Roberto inarcò un sopracciglio al di sopra della copia della Gazzetta del Profeta che stava leggendo.

- Non lo sembrano tutti a undici anni? –

 

 

Beatrix si fermò davanti al tavolo dei Grifondoro e rivolse loro un’occhiata visibilmente eccitata, il che non era da poco considerato che solitamente lasciava trasparire poco di quello che le passava per la testa.

- È vero quello che si dice in giro? –

- Dipende da cosa si dice -, replicò Frank pacatamente, - ne girano tante di voci ultimamente. –

- Dicono che hai ricevuto la lettera d’accettazione all’Accademia Auror anche se l’anno accademico non è ancora finito. Quindi il pre test è andato bene? –

Si aprì in un sorriso orgoglioso e ripescò la pergamena che teneva nella tasca interna della divisa.

- Già, sembra proprio che dopo i M.A.G.O. avrà ufficialmente inizio il mio addestramento. –

La ragazza alzò una mano invitandolo a scambiare un cinque vittorioso prima di tornare improvvisamente seria.

- Non osare arrestare tutti i pezzi grossi finchè non sarò entrata anche io in Accademia. –

- Vedrò cosa posso fare. –

 

 

Ripose il giubbotto sullo schienale della sedia e lanciò un’occhiata interrogativa all’indirizzo della sua partner che sembrava tergiversare.

- Non hai fame? L’ultimo appostamento è stato molto lungo, io personalmente staccherei la testa a morsi a chiunque si mettesse tra me e del cibo. –

Eltanin sorrise, ma continuò a rimanere ferma a fissarlo senza proferire parola così provò a insistere.

- Non vuoi andare in mensa? –

- No … togliti la maglietta. –

Aggrottò la fronte, fissandola come se le fosse improvvisamente dato di volta il cervello.

- Come scusa? –

- Mi hai sentita … lo vedo che c’è qualcosa che ti fa male, ti muovi in modo strano. –

Imprecò tra i denti.

Credeva di essere stato bravo a mascherare la ferita riportata dopo l’arresto che avevano effettuato un’ora prima, ma evidentemente qualcosa l’aveva tradito.

- Non è necessario, sto bene. –

- Questo lascialo decidere a me. Coraggio o te la strappo di dosso. –

- Queste affermazioni potrebbero rientrare tra le molestie sessuali del seminario a cui ci hanno fatto partecipare a inizio anno – la prese bonariamente in giro.  

- Certo -, decise di reggergli il gioco, - scommetto che ti piacerebbe da matti se volessi davvero molestarti, Jonesy. –

Per tutta risposta rise.

Tuttavia lui per primo non era sicuro di suonare sincero, consapevole che l’idea di Eltanin addosso al suo corpo non gli dispiaceva affatto.

Così alla fine si limitò ad assecondarla, consapevole che non l’avrebbe mai fatto uscire di lì finchè non avesse fatto ciò che diceva.

Sfilò la maglietta in un movimento fluido, mettendo in mostra il fisico asciutto e muscoloso con un pizzico di auto compiacimento. Era una bella vista a torso nudo, ne era perfettamente consapevole, e la ragazza davanti a lui doveva aver pensato lo stesso perché le iridi color indaco avevano studiato rapidamente i pettorali definiti e gli addominali scolpiti prima di soffermarsi sulla ferita sul fianco.

Allungò una mano, accarezzandola delicatamente con la punta delle dita, mentre la soppesava con serietà.

- Non sembra molto grave, ma di sicuro deve essere ripulita e disinfettata. –

- Non ce ne è bisogno … -

- Non essere ridicolo, certo che ce ne è bisogno, non sei immune alle infezioni “mr muscolo”, perciò mettiamoci a lavoro. Prima ti medico e prima potrai andare a mangiare. –

Quello sì che era un tasto giusto da premere, specialmente quando non mangiava nulla di solido da trentasei ore.

- Devi proprio usare quel disinfettante? In infermeria hanno quello che non brucia – protestò mentre la osservava inumidire un batuffolo di cotone e avvicinarsi alla ferita.

Ridacchiò.

- Sei peggio di un bambino … se ti fai curare come si deve oltre al pranzo ti do anche un bacino così la smetti di frignare, okay? –

- Va bene -, sbuffò rilassandosi contro la scrivania, - basta che facciamo in fretta. Oggi è la giornata dei tacos. –

Eltanin si mosse in modo rapido, coprendo il tutto con una garza, e quando ebbe finito si alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia fresca di rasatura.

La sensazione delle labbra contro la sua pelle gli procurò un calore diffuso un po’ ovunque e sperò con tutto il cuore di non essere arrossito.

- Ecco fatto, bambinone, ora possiamo andare a mangiare. –

 

 

- Hai una pessima cera. –

Quasi sussultò nel richiudere la porta della sua stanza alle spalle.

Eltanin era sdraiata sul suo letto con le braccia incrociate sotto la chioma rossa e lo osservava con un pizzico di curiosità.

- Tu sì che sai come tirare su l’autostima di qualcuno. –

- Da che mi ricordo non hai mai avuto problemi con la tua autostima -, lo rimbeccò rimettendosi seduta con un agile colpo di reni, - e comunque sono qui per un motivo più che valido. –

- Quindi non solo per darmi contro? –

- Sarebbe divertente -, ammise, - ma no. Stavo pensando all’incontro che abbiamo avuto alla Testa di Porco. Non pensi che sia quantomeno una stranissima coincidenza il fatto che Mulciber fosse lì? –

Improvvisamente serio, la raggiunse e si accomodò a sua volta sul letto.

- Molto, ma se ricordo bene sei stata tu a dire che era comune che ci fosse quell’affluenza. –

- Non dopo un’assoluzione. –

- Sono passati anni dalla sua assoluzione. –

- Ma non mi dire -, ironizzò, - sai che all’interno di Azkaban il tempo scorre ancora più lentamente? –

Sospirò, fissandola dritta negli occhi finchè non gli sembrò che Eltanin fosse pronta a mettere da parte un pizzico di quell’ostilità che gli riservava da quando quella maledetta storia del progetto riabilitativo era ricominciata.

- Quindi tu cosa pensi? –

- Penso che fosse lì per incontrare qualcuno e che la nostra presenza abbia mandato all’aria i loro piani … magari proprio qualcuno coinvolto in quel casino del mio arresto. Ah, ma che ne parlo a fare con te … dopotutto hai già deciso da tempo che sono colpevole, no? –

Tentennò.

La verità era che non lo sapeva più.

Tutto si era incastrato alla perfezione quando l’aveva arrestata, come se le prove fossero state messe lì apposta.

- Non sono stato io a condannarti. –

- No, tu hai solo scelto di non credermi. –

- Se sei convinta che io non creda a una parola di quello che dici perché sei qui? –

Fece spallucce, alzandosi in piedi e facendo per dirigersi verso la porta.

- Perché ho dato retta a Frost, ma a quanto pare sbagliava: certe cose sono impossibili da dimenticare. –

Si richiuse la porta alle spalle con un gesto deciso, lasciandolo solo a meditare su quelle considerazioni.

 

 

Quella era la prima mattina da quando aveva lasciato l’Accademia in cui non andava a lavorare. Ogni singolo giorno, indipendentemente da quale periodo dell’anno fosse o da quale fosse la sua condizione di salute, aveva sempre varcato la soglia del suo ufficio ma non quel giorno. Era in congedo obbligatorio per colpa di quel grandissimo stronzo del loro nuovo Capitano che, non si sapeva bene per quale motivo, sembrava averlo preso in antipatia fin dalla prima volta che l’aveva visto. Accarezzò il capo del dobermann acciambellato al suo fianco sul divano, il quale socchiuse gli occhi prima di aprirli nuovamente e drizzare le orecchie.

- Cosa c’è Bullet? Hai sentito qualcosa? –

L’animale uggiolò come a rispondere affermativamente e poco dopo il rumore delle nocche che s’infrangevano contro la porta di casa gli confermò che il suo cane aveva perfettamente ragione.

- Chi è? –

- Sono io. –

- È aperto, entra pure, sono in salone. –

Poco dopo Eltanin fece capolino stringendo tra le mani una confezione di cartone e due caffè d’asporto. La scritta sulla scatola diceva chiaramente che era andata a prenderli alla Bakery che aveva aperto da poco all’angolo. E lui adorava quel posto, era il suo preferito per la colazione e il brunch.

- Uno al cioccolato e caffè amaro e semplice per te, uno al lampone e caffè macchiato freddo e dolce per me. –

- Mi conosci fin troppo bene ormai. –

- Abbastanza da sapere che saresti stato di pessimo umore per tutto il congedo obbligato e che solo una bella dose di caffeina e dolci avrebbe potuto migliorarti un po’ l’umore -, confermò prendendo posto sul divano accanto a lui e grattando dietro le orecchie Bullet, - perciò eccomi qui. –

- Non eri di turno? –

- Certo, ma ho preso un po’ di ferie … ne avevo accumulate parecchie così mi avrai tra i piedi per tutta la settimana di congedo. –

- Il Capitano non ne sarà molto contento. –

- Che si fotta. Siamo partner, no? Dove vai tu vado io. –

- Ne sei sicura? Non voglio che se la prenda anche con te. –

Eltanin fece spallucce e si allungò ad afferrare il telecomando. Accese la tv e la sintonizzò su Netflix, sfogliando l’elenco alla ricerca di Orange is the new black.

- Più che sicura, anche perché dobbiamo terminare la sesta stagione. Voglio vedere cosa combinerà Frieda, adoro quella donna. –

- Ed io che ti facevo più tipo da Carol Denning. –

- Ma per favore -, sbuffò, - se mai dovessi uccidere qualcuno lo farei subito, non starei venticinque anni con le mani in mano come lei. –

Poi afferrò il plaid e lo sistemò sulle gambe di entrambi, inarcando un sopracciglio mentre accennava al petto, - Ti dispiace? Mi piace stare comoda quando guardo la tv. –

Alzò il braccio, passandoglielo attorno alle spalle e cingendola a sé, sorridendo di riflesso quando la sentì rilassarsi nella sua stretta e cominciare a inveire contro la stupidità di Piper Chapman e l’antipatia di Madison Murphy.

Era incredibile come momenti come quelli fossero diventati ormai parte della loro quotidianità.

 

 

Non riusciva a credere a quello che avevano visto i suoi occhi, eppure Eltanin era in quella stessa stanza in cui si erano riuniti tutti i membri della Fratellanza Purosangue. Così era stato inevitabile arrestarla, specialmente dopo che avevano rivenuto incartamenti che testimoniavano una serie di attacchi già avvenuti e molti altri ancora in progetto.

- Non è come sembra, Frank. –

- È buffo che tu lo dica, perché sembra che tu fossi parte integrante dei loro piani visto che ti abbiamo trovato in casa loro. –

Eltanin scosse il capo con forza, le iridi indaco arrossate e l’espressione sconvolta.

Sembrava sinceramente colpita dalla cosa e incredula, ma come poteva crederle quando nessuno della Fratellanza aveva aperto bocca per scagionarla e tutto sembrava puntare verso la direzione della collaborazione.

- Ho ricevuto una soffiata e sono andata a controllare. Avrei voluto chiamarti, ma era più facile infiltrarmi da sola che spiegare la tua presenza. –

- Immagino. E chi ti ha fatto questa soffiata? –

- Non lo so, la lettera non era firmata, diceva solo dove andare e a che ora. –

- Ma tu guarda il caso. –

- Frank … -

- La lettera che dici di aver lasciato sul tuo comodino non c’è, Eltanin … questo come lo spieghi? –

La vide tentennare, segno che questa volta non aveva una spiegazione valida alla cosa.

- Non lo so, ma hai la mia parola che non c’entro nulla. –

- Non mi basta, non quando in ballo ci sono delle prove. Eri nel quartier generale di alcuni fanatici che progettavano un attacco, gente che ai tempi della scuola conoscevi molto bene. Cosa dovrei pensare? –

- Nulla. Non dovresti pensare nulla, solo fidarti di me. –

Rimase in silenzio per alcuni secondi, poi spinse la sedia all’indietro e si diresse verso l’uscita della sala interrogatori.

- Questa volta temo proprio di non poterlo fare, Eltanin. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 


 

 

- Mamma? –

Coreen si voltò verso il figlio che arrancava lungo il corridoio che collegava la cucina alla sala da pranzo con le braccia cariche di vassoi.

- Non dirmi che tu e la nonna siete stati tutto il pomeriggio in cucina – sorrise, accarezzandogli la sommità dei ricci scuri con affetto.

Il piccolo annuì, sorridendo fiero.

Gli era sempre piaciuto passare il tempo in compagnia delle due donne della sua vita, specialmente se questo voleva dire poter aiutare la nonna in cucina oppure passare del tempo con loro sul retro dell’abitazione accudendo animaletti di vario genere che erano lì di passaggio.

- E tu l’hai aiutata? –

- Certo -, la voce della nonna annunciò loro che anche lei si era unita alla conversazione, - e questo ometto sta imparando tutto in modo molto veloce. Chi lo sposerà sarà una persona molto fortunata. –

Il sorriso orgoglioso di Milo si allargò ancora di più sul faccino dall’aria vispa e malandrina. Poco importava che suo padre se ne fosse andato, lasciandoli quando la delusione per quel figlio così strano era stata troppa da sopportare a suo giudizio, non avrebbe potuto chiedere una famiglia migliore di quella che aveva in quel momento.

 

 

- Milo? Milo, corri! –

Sua madre era appena tornata da un estenuante turno di notte nell’ospedale in cui lavorava come infermiera, ma la stanchezza sembrava essere improvvisamente scomparsa dalla sua voce per lasciare spazio a una sincera emozione. Così, curioso di scoprire cosa avrebbe potuto contribuire a migliorare il giorno del suo undicesimo compleanno, abbandonò momentaneamente il gattino che stava coccolando e tornò in casa a passo svelto.

Trovò la mamma e la nonna sedute al tavolo, la colazione già pronta, e una lettera deposta a pochi centimetri dal suo piatto. Per un attimo si chiese se non fosse un messaggio da parte di suo padre e la cosa lo lasciò interdetto, non sapendo bene quali fossero i sentimenti più adeguati da provare in una situazione come quella.

- Cos’è? –

- Una lettera da quella scuola di cui ci ha parlato il gentile signore che è venuto a trovarci la settimana scorsa. –

- Hagrid? –

Ricordava bene l’uomo dalla statura impressionante che in un inglese grammaticalmente poco corretto gli aveva rivelato la spiegazione alla sua apparente stranezza. In un primo momento non ci aveva creduto, ma aprendo quella lettera e scorrendo le parole vergate con calligrafia sottile e spigolosa dovette ricredersi.

- Sono un mago … sono davvero un mago – mormorò emozionato.

Sua nonna battè le mani deliziata.

- L’ho sempre detto che il nostro bambino era speciale. –

 

 

Vagava lungo lo stretto corridoio che collegava i vari vagoni dell’Espresso per Hogwarts con espressione perplessa dipinta sul volto. Non conosceva nessuno lì e non sapeva bene dove scegliere di sedersi. Così si limitava a vagare nella speranza che qualche anima pia si accorgesse di lui e lo invitasse a unirsi a loro.

Fu allora che le vide.

Tre ragazze che a giudicare dall’aria spaesata erano del primo anno e al pari di lui non ne sapevano assolutamente nulla sul mondo della magia. Si avvicinò loro, sorridendo amichevole mentre tendeva una mano, - Ciao, sono Milo … Milo Mills. Anche voi non sapete dove andare? –

Una delle tre, la più minuta dai capelli castani, rispose all’istante alla stretta della mano con un sorriso solare.

- Elizabeth Richardson … loro sono Amber e Audrey Lockheart. Anche tu sei un Nato Babbano? –

Annuì.

Una delle due gemelle, non seppe identificare se Amber o Audrey, propose: - Potremmo occupare uno scompartimento tutti insieme. Dopotutto siamo tutti nella stessa situazione e si sa che l’unione fa la forza. –

- Mi sembra un’idea fantastica. –

Era sempre stato a suo agio tra le donne e a quanto pareva aveva appena stretto le sue prime amicizie nel mondo magico.   

 

 

Venne svegliato dalle urla belluine che provenivano dallo studio che gli Auror avevano deciso di adibire a loro personale sala operativa. Uscì dalla stanza per finire con l’imbattersi con Magpie e Phoenix che correvano spediti lungo le scale sghignazzando come un paio di studenti che avevano giocato un tiro mancino ai loro sorveglianti.

Di riflesso pensò agli anni di scuola in cui la vittima finiva sempre con l’essere Gazza.

- Cosa avete combinato? –

- Abbiamo organizzato un piccolo raid al grido di “Attica*” – rise Magpie.

- Un raid? –

- Con le Caccabombe -, spiegò con le lacrime agli occhi Phoenix, - e credo di aver centrato Isabelle in piena faccia. –

Scoppiò a ridere, scambiando un cinque con i due.

- Possibile che quando organizzate queste cose non mi chiamate mai? La prossima volta devo esserci anche io, è tassativo. –

- Sei ancora in tempo per inserire l’essenza di yak nella boccetta dello shampoo di Sissy. –

Davanti all’espressione perplessa dell’amico, Magpie spiegò: - Volevamo limitarci agli Auror, ma coinvolgere tutti sarà ancora più divertente … ti unisci a noi? –

- Certo che sì. –

 

 

 

 

- Milo? –

Elaiza, una sua compagna di Casa di un anno più piccola di lui, gli sedette accanto mentre finiva di fare colazione studiando di tanto in tanto il tavolo verde argento dall’altro lato della sala.

- Uhm uhm? –

- So che tu sei il primo della scuola nel corso di Cura delle creature magiche e tra pochi giorni ho un compito importante … pensi che potresti darmi una mano a prendere un buon voto? –

Amicizia e lealtà erano due delle doti che univano un po’ tutti i Tassorosso e poi Elaiza Anderson con quella sua aria sbarazzina e divertente gli aveva sempre fatto una simpatia immediata.

- D’accordo, nessun problema. –

Elaiza fece per alzarsi e raggiungere la sua amica Serpeverde, ma si fermò sorridendogli con fare malizioso.

- Comunque se te lo stai chiedendo, il ragazzo che fissi da un po’ gioca decisamente nella “tua squadra”. Se vuoi posso chiedere a Chrystal di presentartelo. –

- Fare affari con te è sempre un piacere, Elaiza. –

 

 

Milo aveva cominciato a lavorare alla Testa di Porco dopo la morte di sua madre, non appena aveva concluso il settimo anno e non era riuscito a trovare un impiego che potesse permettergli di mantenere la casa, se stesso e la nonna. Non era un ambiente che nessuna delle due avrebbe mai approvato, ne era consapevole, ma bastava per permettergli di far quadrare i conti e c’erano decine di avventori a dir poco interessanti che ogni giorno passavano da quelle parti per bere e condurre i loro loschi affari lontani dagli sguardi degli Auror. Fu proprio durante uno dei suoi turni al bancone che sentì una conversazione a dir poco interessante.

Erano due uomini sulla trentina che parlottavano fittamente lamentando la difficoltà con cui era possibile procurarsi determinate sostanze da quando il Ministero della magia aveva stretto un giro di vite ai traffici loschi in giro per la nazione.

- Pagherei a peso d’oro per essere certo di ricevere la merce –, stava dicendo uno dei due, - ma con gli Auror con il fiato sul collo i soliti trafficanti non sono più pronti ad assumersi tutti i rischi. –

- Ho sentito di una nuova società che sta emergendo rapidamente -, gli confidò l’altro con fare da cospiratore, - si chiama Fuoco di Ashwinder o una cosa simile, sembra che siano in grado di procurarti praticamente di tutto. –

- Questa società -, intervenne Milo facendoli trasalire, - conosci qualcuno che ne faccia parte di persona? –

Si scambiarono un’occhiata, quasi soppesando il fatto che potesse essere o meno una spia, ma a giudicare da come si era sempre fatto gli affari suoi da quando aveva cominciato a lavorare lì e dal fatto che non aveva proprio l’aria di un infiltrato parvero decidersi per confermare con un brusco cenno del capo.

- Se ti metto in contatto con loro saresti disponibile a fare da tramite per la merce che ci serve? –

- Se pagate abbastanza bene senza problemi. –

 

 

Quando le porte di Azkaban si erano chiuse alle sue spalle, condannandolo a vent’anni per aver infranto le leggi sui beni non commerciabili di classe A, B e C, la consapevolezza di essere prossimo a entrare in contatto con criminali di ogni calibro lo aveva assalito. E ora, mentre sedeva a un tavolo della mensa accanto a Bon Bon, vedendo passare uno dei pezzi grossi del carcere a passo svelto non potè fare a meno di mostrarsi incuriosito.

- Sai cosa è successo, Bon? –

- Sembra che Frost debba risolvere un problema, dicono che ci sia stato un accoltellamento nel corridoio accanto alla mensa. –

- Te lo ha detto Magpie? –

Annuì, girando la forchetta nel piatto con una smorfia davanti a quella poltiglia molliccia.

- Chi è stato accoltellato? –

- La Bestia. –

Ebbe bisogno di un paio di secondi per rendersi conto di quello che aveva effettivamente detto e di cosa significasse.

La Bestia era in carcere da quattro anni per pluri omicidio aggravato dall’odio razziale, era diventato il leader della Fratellanza Purosangue scalando i vertici con una rapidità impressionante dovuta principalmente alla sua spiccata propensione per la violenza, era lo spauracchio di ogni detenuto lì dentro e il pensiero che fosse stato accoltellato era difficile da assimilare.

- Chi è stato? –

- Quella rossa che se ne sta sempre sulle sue. –

- Quella che a volte pranza con Frost e Mags? –

- Già, credo che Frost si stia sincerando che la Bestia non torni mai più in mezzo a noi per raccontare cosa è successo. –

Emise un fischio flebile.

Quel posto era una maledetta gabbia di matti.

 

 

- Sei sicura che per te non sia un peso? –

Ellis gli battè una mano sulla spalla con fare solidale.

- Vai tranquillo, è giusto che passi un po’ di tempo con tuo figlio, e poi io monopolizzerò il televisore e passerò il tempo guardando le puntate di Gossip Girl. –

Tobias la ricompensò con un sorriso enorme.

- Per Natale ti regalerò qualsiasi cosa. –

- Non sbilanciarti troppo con le promesse -, replicò selezionando la serie, - perché proprio come la Regina Blair anche io sono piuttosto esigente in tema di regali. –

- No, chi le ha lasciato il telecomando? –

Mosse pigramente la mano, facendo scintillare le lunghe unghie smaltate di nero all’indirizzo di Beatrix che fece capolino da dietro la spalla di Tobias.

- Me lo sono conquistata perciò gira al largo, Trixie. –

- Come mi hai chiamata? –

- Da come hai risposto so per certo che mi hai sentita. –

- E io che tu non hai il coraggio di ripeterlo. –

Fece spallucce, alzando la voce per raggiungere Harvey nell’altra stanza.

- Cohen perché non la porti al cinema a vedere uno di quegli sparatutto che vi piacciono così mi lascia guardare la tv in pace? –

Beatrix avvampò mentre l’ex Grifondoro faceva capolino e annuiva con un sorriso.

- Perché no, è un sacco di tempo che non vado al cinema, cosa vogliamo vedere? –

Mentre si allontanavano discutendo del film Tobias le rivolse un sorriso divertito.

- Hai deciso di farli finire insieme per caso? –

- Ovviamente, dopotutto è la mia migliore amica, devo fare da Cupido. E adesso sparisci, Brooks, e lasciami guardare la tv in santa pace. –

 

 

- Cosa stai guardando con tanto interesse? –

Il tono divertito di Ink gli disse che la ragazza sapeva chiaramente cosa avesse attirato la sua attenzione, perciò ammiccò sorridendo a sua volta.

- Nulla di particolare. –

- Questo nulla è per caso il novellino dall’aria spaesata che ha appena messo piede in mensa? –

- Forse … -

- Se non fosse che i miei gusti sono decisamente più femminili potrei persino trovarlo carino … di sicuro ha l’aria tenera e innocente. –

- Intendi innocente come tutti i detenuti di Azkaban? – scherzò Bon Bon.

- Forse un po’ più innocente -, rise a sua volta, - ed in effetti è molto ma molto carino. –

- Si chiama Doc -, lo informò Ink, - e se vuoi prestare ascolto al gay radar di Foxglove sembra che sia decisamente il tuo tipo. –

Foxglove non sbagliava mai, sembrava avere effettivamente un sesto senso per certe cose, l’aveva appurato abbondantemente da quando la conosceva.

- Bene, sembra che finalmente qui dentro sia successo qualcosa d’interessante. –

 

 

 

 

 

 

 

*“Attica!” è il grido con cui i carcerati annunciano solitamente l’inizio di una rivolta, è stato scelto poiché utilizzato in occasione della celebre “Rivolta di Attica” nell’omonimo carcere americano. In quest’accezione ovviamente è usato in modo scherzoso da Magpie che essendo Mezzosangue ne conosce bene il significato.

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate per il ritardo, ma è un periodo un po’ pieno quindi di tanto in tanto rallenterò con la pubblicazione. Comunque volevo dirvi che ho deciso, vista la ricomparsa e la spiegazione da parte delle autrici di Sebastian e Wolf, di reinserirli in via del tutto eccezionale (dopotutto avevo aggiornato in modo veramente molto rapido), ma sarà la prima e l’ultima volta che accadrà una cosa del genere visto che in futuro avrete molto più tempo per farvi sentire tra un capitolo e l’altro. Oltre a ciò volevo dirvi che se volete potete cominciare a mandarmi un mp segnalando 3 preferenze per la relazione del vostro OC; cercherò di accontentare quante più persone possibili. 

Infine vi annuncio che il POV Auror del prossimo capitolo sarà dedicato ad Harvey (causa pari merito con Frank) perciò vi chiedo di votare solo per il POV Detenuto tra:

Frost

Doc

Bon Bon

 

Per ora è tutto, vi auguro una buona domenica.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

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