Suicide Squad di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Frost
afferrò la tazza di caffè bollente e la
posizionò sul
vassoio in plastica beige che gli era stato consegnato
dall’inserviente della
cucina. Erano tre anni che si trovava lì dentro e ancora non
aveva fatto
l’abitudine a quel pappone disgustoso che veniva servito
tutte le mattine, né
tantomeno a quella disgustosa brodaglia color fango che gli spacciavano
per
caffè, ma aveva bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e
della sua solita
dose di caffeina se voleva sperare di arrivare fino in fondo a quella
giornata.
Aveva sempre odiato i lunedì mattina, fin dai tempi della
scuola, e quando
aveva dato il via al suo business la cosa non era certo cambiata: chi
aveva a
che fare con lui in quel giorno particolare della settimana rimpiangeva
sempre
più di ogni altro di averlo incontrato sulla propria strada.
Adesso che si
trovava chiuso tra quelle quattro mura come un animale in gabbia le
cose erano
rimaste tale e quali.
Pessimo
caffè, uova strapazzate mollicce e bacon che sapeva di
plastica … lunedì mattina ad Azkaban.
Combinazioni
da far schifo.
Raggiunse
il suo solito tavolo, il più lontano e riservato tra
quelli della mensa, e si lasciò cadere sulla sedia bianca
con uno sbuffo.
Giocherellò
distrattamente con la forchetta di plastica,
spostando le uova da una parte e dall’altra, preparandosi
mentalmente a quello
che sarebbe accaduto di lì a poco.
Lo
stridio delle zampe della sedia contro il freddo pavimento
infatti gli annunciò la presenza dell’altra
occupante di quel tavolo, appena
arrivata con un’espressione fastidiosamente allegra sul volto
che contrastava
con il suo mood mattutino e con il contesto in cui si trovavano.
La
prima volta che l’aveva vista aveva dovuto fare un bello
sforzo d’immaginazione per capire se si trattasse o meno di
una ragazza, ma era
anche vero che il loro primo incontro risaliva a quattordici anni
prima.
Erano
sull’Espresso per Hogwarts e quell’undicenne aveva
fatto
irruzione nella sua vita con la stessa allegria che sfoggiava in quel
momento.
-
Per l’ennesima volta, Magpie, potresti anche alzare la
sedia. –
L’amica
giocherellò con una ciocca dei capelli corvini, che
portava lunghi sul davanti e rasati a entrambi i lati, e gli rivolse un
sorrisetto beffardo.
-
Mi sembri mia madre, anche lei non faceva altro che dirmi di
essere più aggraziata e di sedere in modo composto.
–
Occhieggiò
alle gambe incrociate sul sedile della sedia, in
una di quelle posizioni che solo a guardarle gli facevano venire male a
ogni
articolazione corporea.
-
Puoi darle torto? –
Replicò
con una linguaccia prima di attaccare il suo succo di
zucca, o presunto tale, e una fetta del toast più pallido
che avesse mai visto
in vita sua.
-
Perché sei così fastidiosamente contenta questa
mattina? –
-
La domanda giusta è perché hai il broncio
… sei in quel
periodo del mese? –
Soffocò
una risata contro il bicchiere del caffè.
-
Spiritosa … dico sul serio, è lunedì e
siamo in carcere, che
accidenti hai da essere allegra? –
Magpie
estrasse una copia della Gazzetta del Profeta da sotto
la maglia larga della divisa, passandogliela con fare circospetto.
Ai
detenuti non era permesso leggere i giornali, ma lei finiva
sempre con lo sgraffignarne uno in un modo o nell’altro.
In
prima pagina capeggiava un titolo che, Frost ne era più che
certo, aveva scosso un bel polverone mediatico lì fuori:
“Il Ministro approva
il programma riabilitativo del consigliere Macmillan.”
Persino
tra i detenuti era circolata da tempo la voce di quel
programma che avrebbe portato alcuni di loro ad abbandonare le mura di
Azkaban
per la bellezza di un anno. Se fossero riusciti a reinserirsi la loro
condanna
sarebbe definitivamente decaduta e avrebbero ottenuto
l’amnistia.
-
Quindi ce l’hanno fatta davvero a farlo passare. –
Quel
Macmillan era passato diverse volte per Azkaban, aveva
chiesto e studiato centinaia di fascicoli, e aveva sempre avuto quel
misto di
determinazione e arroganza sul volto che diceva chiaro e tondo che
sapeva come
fare per ottenere quello che voleva.
E
a quanto pareva era effettivamente così.
-
Forse tu potresti anche essere selezionata, ma sicuramente
non io. –
Il
sorriso scemò dal volto di Magpie.
-
Con la buona condotta e tutto il resto potresti essere un
candidato come chiunque altro, Frost. –
-
Ho quindici anni da scontare, Mag, non fanno uscire prima
del tempo quelli come me. –
-
Io sono ottimista -, insistè incrociando le braccia sotto al
seno e rivolgendogli un’occhiata come a volerlo sfidare a
contraddirla, - e
sono convinta che ci sia speranza anche per te. Se dovessero scegliermi
non me
ne andrei senza di te. –
-
Non essere sciocca. –
-
Siamo amici, migliori amici, anzi di più … Sei un
fratello,
e intendo uno di quelli buoni non come quei tizi che si spacciano come
tali che
sono fuori di qui. –
Le
sorrise e non si oppose quando Magpie cercò la sua mano e
gliela strinse sorridendo a sua volta.
Per
una volta avrebbe tollerato le sdolcinatezze.
-
Detenuti, niente contatto fisico tra uomini e donne, lo
sapete! –
La
voce dell’addetto alla sorveglianza fece alzare gli occhi
al cielo a Magpie, che si voltò sbuffando: - Per
l’ennesima volta, quando si
tratta di me è al contatto con le donne che devi fare
attenzione mica con gli
uomini. Il loro gingillo non mi attira affatto, a me piace la
… -
-
Credo che abbia afferrato il concetto – la interruppe Frost,
ormai con le lacrime agli occhi per le troppe risate.
Lei
e le sue solite esternazioni schiette, non sarebbe
cambiata mai.
Spazio
autrice:
Salve!
Non
dovrei essere qui e non dovrei cominciare un’altra
interattiva, ma quando
l’ispirazione chiama non riesco a resistere e devo dire che
tutta la colpa è di
questa serie tv che mi ha preso tantissimo. Dunque in linea temporale
ci
troviamo una trentina d’anni dopo la seconda guerra magica,
quindi ad Azkaban
non ci sono più i Dissennatori già da un bel
pezzo e il sistema carcerario è
stato riformato. Per capirci la zona dove erano tenuti i Mangiamorte e
in
generale i terroristi sarebbe un po’ come
l’isolamento dei carceri Babbani
mentre il resto dei detenuti (sia criminali minori che assassini dalle
condanne
più lievi) si trova in quello che ha tutto
l’aspetto di un classico carcere
Babbano. Gli unici luoghi in cui i detenuti possono interagire tra
uomini e donne
sono la mensa e il cortile, tutti gli altri ambienti sono rigidamente
sperati.
Il progetto di riabilitazione carceraria è una trovata molto
recente e che è
stata ampiamente discussa all’interno del Ministero fino
all’emanazione del
decreto ufficiale del Ministro; in pratica si tratta di un progetto
della
durata di un anno che porterà un numero limitato di
detenuti, sia uomini che
donne, a vivere all’interno di una casa sicura presso una
località ignota in
compagnia gli uni degli altri e di un gruppo di Auror addetti alla loro
sorveglianza. I detenuti svolgeranno qualsiasi funzione il Ministero
voglia
loro assegnare, attenendosi scrupolosamente alle regole, pena il
ritorno ad
Azkaban.
Alcune
regole per partecipare:
-
potete
decidere se rendere i vostri OC dei detenuti o degli Auror;
-
potete
partecipare con al massimo 3 OC a testa purchè di sesso e
ruolo diversi;
-
gli OC
dovranno essere necessariamente inglesi, australiani oppure irlandesi e
la loro
età dovrà essere compresa tra i 21 e i 28 anni;
-
accetterò
tutti gli orientamenti sessuali e anche eventuali parentele tipo
gemelli,
fratello/sorella oppure cugini;
-
non
accetterò ibridi, licantropi, Mary Sue, Gary Stu, OC
imparentati con i
personaggi Canon della saga, prestavolto comparsi nei film della saga
di HP o
in quella di Animali Fantastici;
-
sarà
richiesta una presenza assidua (almeno ogni 3 capitoli), pena
l’esclusione
dell’OC. In caso di assenze prolungate causate da impegni,
problemi o altro
avvisatemi e non ci saranno problemi;
-
il
limite entro cui inviare la scheda (solo ed esclusivamente tramite
messaggio
privato) è l’8 febbraio e la selezione
sarà pubblicata uno o due giorni dopo.
Scheda
detenuti
Nome
e
Cognome:
Soprannome
(inizialmente verranno chiamati solo con
questo, mano a mano scoprirete i loro nomi veri e propri e i vari reati
commessi; potete scegliere quello che preferite, può essere
correlato alla sua
personalità, ai suoi hobby, semplicemente piacergli, etc):
Età
(minimo 21 anni e massimo 28):
Stato
di
sangue:
Orientamento
sessuale:
Ex
Casa:
Crimine
commesso e pena (specificare il cumulo di
anni totali e quanti ne ha già scontati):
Aspetto
fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia
e rapporto con essa (sia prima
dell’incarcerazione che ora; sono ancora in contatto, lo
vanno a trovare o lo
hanno rinnegato?)
Storia
personale (tutto ciò che credete
sia
rilevante per comprendere meglio la sua storia e le sue azioni):
Motivazione
che l’ha spinto a commettere il crimine e come si sente a
riguardo (è pentito o no, lo
rifarebbe, etc)?
Descrizione
in breve del suo percorso scolastico:
Materie
che amava e che odiava:
Patronus:
Molliccio:
Paure/Fobie/Debolezze:
Bacchetta:
Hobby/Passioni:
Cosa
ama
e cosa odia:
Come
vive
la sua permanenza ad Azkaban dal punto di vista psicologico?
Come
ha affrontato
il processo della sua condanna?
Cosa
faceva prima di essere arrestato (lavorava
legalmente, studiava, faceva il mantenuto, delinqueva abitualmente, etc)?
Amicizie
(con che tipo di persona andrebbe
d’accordo)?
Inimicizie
(che tipo di persona non sopporterebbe)?
Amore
(se desidera una relazione oppure no; da chi
potrebbe essere attratto)?
Frase
che
lo rispecchia:
Altro:
Scheda
Auror
Nome
e
Cognome:
Età
(minimo 21 anni e massimo 28):
Stato
di
sangue:
Orientamento
sessuale:
Ex
Casa:
Aspetto
fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia
e rapporto con essa:
Storia
personale (tutto ciò che credete
sia
rilevante per comprendere meglio la sua storia e le sue azioni):
Motivazione
che l’ha spinto a diventare un Auror?
Descrizione
in breve del suo percorso scolastico:
Materie
che amava e che odiava:
Patronus:
Molliccio:
Paure/Fobie/Debolezze:
Bacchetta:
Hobby/Passioni:
Cosa
ama
e cosa odia:
Come
vive
la sua assegnazione a questo progetto?
Che
tipo
di detenuto spera di vedersi assegnato (dal
punto di vista caratteriale, etc)?
Amicizie
(con che tipo di persona andrebbe
d’accordo)?
Inimicizie
(che tipo di persona non sopporterebbe)?
Amore
(se desidera una relazione oppure no; da chi
potrebbe essere attratto)?
Frase
che
lo rispecchia:
Altro:
Magpie|
25
anni| ex Corvonero| Lesbica.
“I
was tired being the black sheep, so I became the big bad black
wolf.”
Frost|
25
anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“From
this moment on you are a rock. You don’t feel anything and
nothing hurts you.”
|
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Capitolo 2 *** Prologo 2.0 ***
Prologo
2.0
Chi
ha
già avuto modo di partecipare o anche solo leggere delle mie
interattive sa che
di solito pubblico sempre un “secondo prologo” e
anche in questo caso ho deciso
di fare così in modo tale da presentarvi, dopo la mia coppia
di giovani
detenuti, anche il mio terzo OC (ed Auror). Ovviamente chi volesse
ancora
provare a partecipare è il benvenuto e trova tutte le
informazioni del caso nel
capitolo precedente.
Vi
lascio
a questo breve capitolo e poi ci risentiremo intorno al 9 con la
selezione.
XO
XO,
Mary
Bloccò
la porta poco prima che si richiudesse alle sue spalle,
percorrendo l’atrio del ministero della magia a passo svelto.
Come sempre era
tremendamente in ritardo e immaginava già la ramanzina che
gli avrebbe fatto il
Capitano non appena lo avesse visto; la verità era che
malgrado provasse a
puntare la sveglia in grande anticipo finiva inevitabilmente con
l’allungare
una mano sul comodino e spegnerla bofonchiando imprecazioni, ma
ovviamente
quando aveva fatto notare la cosa al Capitano quello gli aveva rivolto
a
malapena un’occhiataccia e gli aveva ringhiato contro di
andare a prendere
servizio invece di ciondolare in giro.
-
Ehy, Jones, in ritardo come al solito? –
Rivolse
un cenno di saluto al collega e annuì mentre
s’infilava
con lui nell’ascensore che li avrebbe condotti
all’Ufficio Auror.
-
Come mai tutto questo fermento? –
-
Non hai ancora letto il giornale? –
-
Sto ancora dormendo in piedi in pratica, figurati se ho
avuto modo di leggere il giornale. Ho persino perso il conto dei giorni
… è
venerdì oggi, vero? –
Jamison
ridacchiò prima di passargli la sua copia della
Gazzetta del Profeta.
-
Tieni, informati se non vuoi rischiare che il grande capo ti
linci non appena mettiamo piede sul piano. –
Speranza
più che vana visto che il Capitano aveva messo in
chiaro fin dalla sua promozione che lui non gli piaceva.
“Francis
Jones”, gli aveva detto con quel suo tono serio e
compassato, “sei la peggior spina nel fianco che mi sia mai
capitata in trent’anni
d’onorato servizio.”
Inutile
dire che gli aveva ricordato tremendamente i discorsi
che gli facevano i suoi insegnanti, McGranitt in testa, quando era
ancora uno
studente con indosso i colori di Grifondoro.
Così
come del resto era stato inutile fargli notare che non c’era
bisogno di chiamarlo Francis, anzi a dirla tutta che lui quel nome
pomposo lo
odiava e che la malaugurata idea di affibbiarglielo era venuta a sua
madre per
onorare la tradizione di assegnare al primogenito il nome del nonno, e
che era
più che sufficiente un semplice Frank o, se proprio ci
teneva alle formalità, l’utilizzo
del suo cognome.
A
ogni modo decise di mettere da parte le sue considerazioni
sul Capitano e si limitò a leggere rapidamente
l’articolo in prima pagina con
la fronte che di riga in riga si aggrottava sempre di più.
-
In pratica noi ci facciamo il culo per prenderli e i pezzi
grossi li rimettono in libertà come se nulla fosse? Della
serie, anche se hai
ucciso qualcuno hai scontato due o tre anni perciò ormai sei
un bravo ragazzo e
puoi tornartene in giro a far saltare il cervello a qualcun altro -,
sbuffò
beffardo, - ma che accidenti hanno in testa lì ai piani
alti? –
Jamison
si strinse nelle spalle, con l’aria di chi condivideva
in pieno il suo disappunto ma non sapeva proprio cosa dirgli.
-
Cerca solo di non farti sentire troppo in giro mentre
sproloqui, Jones. Non sei esattamente popolare lì
– concluse, accennando con
eloquenza al piano sopra al loro in cui si trovavano gli uffici
più importanti.
-
Già, anche se in questi anni non sono riuscito a capire cosa
esattamente avrei fatto di così grave da essere etichettato
come un
piantagrane. –
-
Sei un idealista. Non è necessariamente un male, ma quando i
tuoi ideali finiscono con il pestare i piedi a chi fa entrare soldi in
tasca al
Ministro va a finire che ti ritrovi a fare da balia a qualche detenuto
in
libera uscita. –
Frank
impiegò qualche secondo a rendersi conto di cosa
significavano quelle parole.
Si
voltò verso Jamison, scuotendo il capo incredulo.
-
Eh, no cazzo! Non starai dicendo sul serio? –
-
Io non ti ho detto nulla, ma a quanto si dice ti hanno messo
in lista come balia non appena hanno approvato il progetto. Insomma
tenerti
fuori dai piedi per un anno intero -, emise un fischio flebile, -
sarà stato un
momento di massimo godimento per il Capitano. –
Ci
poteva scommettere, quasi gli sembrava di vederlo
quell’arrogante
imbecille sorridere compiaciuto mentre apponeva il suo nome alla lista.
-
E sai anche chi mi toccherà sorvegliare? –
-
Questo no, mi spiace, ma se sei fortunato sarà una bella
ragazza. –
-
Una bella psicopatica vorrai dire. –
Fece
spallucce.
-
L’importante è che sia bella, del resto che
t’importa? Cerca
di accontentarti, Jones. –
Certo,
era facile dirlo per lui che avrebbe passato tutto l’anno
a svolgere per davvero il suo lavoro mentre a lui sarebbe toccato stare
incollato a qualche detenuto che a buon bisogno aveva anche arrestato
lui … così
avrebbe anche dovuto passare tutte le notti a dormire con un occhio
aperto per
essere certo che non lo accoltellassero nel sonno.
Fantastico,
si prospettava proprio un anno di merda … e lui in
aggiunta a ciò non aveva ancora fatto il pieno di caffeina.
Decise
di rimediare almeno su quell’ultimo fronte visto che
per tutto il resto non c’erano altre soluzioni.
Francis
“Frank” Jones|
27 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.
“Sometimes
in the morning while sipping my coffee, I think about all the people
I’m going
to piss off today … and I smile.”
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo
1 & Selezione OC
Salve!
Comincio
ringraziando tutti quanti per le numerosissime schede che mi avete
inviato.
Quando ho cominciato il prologo di questa storia mai mi sarei aspettata
di
riscontrare un così alto livello di partecipazione e
ovviamente la cosa mi
lusinga moltissimo. Ho cercato di inserire almeno un OC di tutti gli
autori, perché
praticamente ognuno di voi ne ha inviato almeno uno che mi è
entrato subito nel
cuore, e devo dire che se non fosse stato per il numero inferiore di
Auror che
ho ricevuto (e per essermi auto imposta di non superare i 20 OC, anche
se poi
ho fallito miseramente selezionandone 21 ma dettagli xD) ne avrei
sicuramente
selezionati un altro paio. Per cui in totale (considerando i miei tre
ragazzuoli) ci troviamo con ben 24 personaggi perciò ho
pensato di adottare una
modalità che ho già sperimentato in altre storie,
ovvero quella di dedicare in
ogni capitolo un piccolo spazio per i flashback di due OC (un detenuto
e un
Auror) in modo tale da farveli conoscere e di darvi modo di volta in
volta di
esprimere la vostra preferenza circa il passato di chi preferite
leggere per
prima. Ovviamente i primi capitoli saranno più generici per
darvi modo di
associare i volti ai nomi, diciamo che questo discorso dei flashback lo
riprenderemo tra un paio di capitoli. Venendo infine al discorso
accoppiamenti
Auror/Detenuti troverete qui sotto le coppie di lavoro; ho cercato di
seguire
il più possibile le vostre direttive e i caratteri degli OC
quindi spero che vi
scoprirete soddisfatti delle partnership.
Ciò
detto
vi lascio a questo primo breve capitolo introduttivo.
-
Jonny, ti ho già detto quanto trovo fastidioso questo tuo
saltellare da una parte all’altra? –
-
Almeno cinque volte da quando ci siamo visti per colazione
–, confermò l’anglo spagnolo mantenendo
il sorriso ben saldo al suo posto, - ma
non è colpa mia se tutta questa storia del programma
riabilitativo mi
affascina. –
Roberto
alzò gli occhi al cielo, roteandoli esasperato,
davanti al sorriso smagliante dell’ex compagno di Casa e
attuale collega.
Se
aveva creduto di essersi liberato delle crisi esagitate
dell’amico dopo il diploma aveva dovuto rassegnarsi
all’evidenza dei fatti nel
momento in cui se l’era ritrovato in Accademia. E, ironia
della sorte, anche in
quel maledetto programma da balia.
-
Lo sai che è come un cucciolo esagitato sotto
l’effetto di
Artiglio di drago -, intervenne Frank sorridendo suo malgrado da sopra
la tazza
di caffè che stava sorseggiando, - non puoi aspettarti molto
di più da lui. –
-
Che dovrebbe essere un modo carino per dire che va
rinchiuso? –
Jonathan
scrollò le spalle, affatto colpito dal commento
dell’amico: - Non è colpa mia se ho quella roba
dell’attenzione … la sindrome
da deficit dell’attenzione e iperattività.
–
-
E non sarà colpa mia nemmeno quando ti
rinchiuderò in un
armadio con mani e piedi legati. –
-
Lo so che in fondo mi vuoi bene … Frank, mi lasci un
po’ del
tuo caffè? –
-
Certo che ti voglio bene -, confermò con un sospiro, -
così
come ne voglio a Frank … per questo spero che abbia il buon
senso di tenerti
lontano dalla caffeina. –
-
Niente caffè per l’esagitato -, convenne Frank, -
specialmente perché tra poco arriverà il Capitano
con la lista delle
assegnazioni e tu non vuoi che lui abbia un ripensamento e ti
rispedisca in
ufficio, vero? –
Il
sorriso sul volto di Jonathan appassì leggermente al
ricordo dell’ultima missione che aveva mandato a puttane per
via di una tazza
di caffè lasciata incustodita che l’aveva reso
ancora più iperattivo del solito
e aveva finito con il fargli saltare la copertura; l’indagine
era andata a rotoli
e lui si era visto spedire in archivio per mesi prima di vedersi
assegnato un
tranquillo e banale ruolo da addetto alla raccolta denunce.
-
No, certo che no, me ne starò buono e tranquillo fingendo di
non esistere neppure. –
-
Bravo ragazzo. –
-
Ehy, Chrys! –
Emer
allungò il passo per raggiungere la collega che si era
incamminata lungo il corridoio che conduceva alla sala riunioni,
sorridendole
amichevolmente quando la vide voltarsi e sorriderle a sua volta.
-
Emer, hanno assegnato anche te al progetto? –
-
Già, anche se non so ancora bene cosa aspettarmi da tutto
questo. Insomma il Capitano sa essere così criptico che non
si capisce mai se
le assegnazioni che fa sono per merito oppure semplicemente per punire
qualcuno. –
-
Non credo che sia il nostro caso -, replicò mentre
riprendevano a camminare, - anche se immagino che non si possa dire
altrettanto
per altri nostri colleghi. –
-
Ogni riferimento a Frank è puramente volontario
– rise la mora.
-
Già, credo che ancora non abbiano imparato a coesistere.
–
-
Non hanno caratteri molto facili, perciò non posso dire di
non capirlo se non riesce ad andarci d’accordo –
ammise Emer.
Lei
stessa aveva avuto più di una discussione con Frank,
dovuta principalmente all’indole battagliera e impetuosa dei
loro caratteri e
alla loro smania di difendere sempre e a ogni costo le loro opinioni, e
doveva
ammettere che quando voleva il suo collega sapeva essere proprio una
testa
dura.
-
Comunque hai avuto notizie sull’identità dei
prigionieri che
verranno assegnati? –
-
No -, le rivolse uno sguardo incuriosito, - temi forse che
ci sia anche tua sorella nel gruppo? –
Chrystal
tentennò, non sapendo bene cosa rispondere.
La
verità era che non vedeva la sua gemella da molto tempo e
l’idea di incontrarla ai poli opposti la lasciava confusa e
nervosa.
Emer
le battè una mano sulla spalla con fare consolatorio.
-
Vedila così, se anche avessero selezionato Elektra lei di
sicuro non verrebbe assegnata a te perciò potresti sempre
trovare il modo di
evitarla, o di non evitarla a
seconda
di cosa preferisci. –
Annuì
in silenzio, seguendola mentre entravano nella sala
riunioni che era stranamente già abbastanza affollata.
La
verità era che il pensiero di rivedere Elektra non era
l’unico che la preoccupava. Ad Azkaban c’erano due
persone che avevano segnato
la sua vita in modo irrimediabile, persone che aveva amato sopra ogni
cosa, e
di sicuro con la fortuna che aveva le sarebbe toccato avere a che fare
con
almeno uno dei due.
Tobias
fece capolino all’interno della palestra riservata agli
Auror, attirato dal rumore metodico dei colpi che
s’infrangevano contro il
sacco da boxe. Beatrix aveva raccolto i capelli color mogano in una
coda
stretta e alta che le metteva ancora più in risalto le iridi
verdi da gatta,
indossava la sua tenuta d’allenamento e picchiava il sacco
come se volesse
spaccarlo a metà.
La
vide fintare un low kick per poi partire con una rapida
sequenza di jab, diretto e montante … a seguire una mezza
torsione del busto e
un calcio rotante ben piazzato a mezz’aria che fece tremare
paurosamente il
gancio che lo sosteneva.
-
Quel sacco deve averti davvero fatto arrabbiare. –
-
Buongiorno Brooks -, replicò senza perdere di vista il suo
bersaglio, - sto solo facendo un po’ d’allenamento
extra visto che non so
quando avrò modo di dedicarmi di nuovo al mio allenamento
giornaliero. –
-
Potresti sempre iniziare a prendere a calci i detenuti che
ti fanno arrabbiare – scherzò lui.
Tuttavia
dal modo in cui la ragazza stirò le labbra carnose in
un sorriso divertito non seppe dire se fosse del suo stesso avviso o
stesse
davvero meditando sul mettere in pratica la cosa.
-
Sai che non è una cattiva idea? –
-
Stavo scherzando, Moody. –
-
Ovviamente. –
Continuava
a esserci qualcosa nel suo tono che non lo faceva
sentire molto tranquillo, per cui si arrischiò a insistere:
- Dimmi che non hai
intenzione di usare davvero uno dei detenuti come sacco. –
Sbuffò
appena, allontanando una ciocca sfuggita alla sua
acconciatura, e gli rivolse un’occhiata penetrante.
-
Se non la pianti con queste domande, Brooks, giuro che userò
te come sacco. –
-
Ci vediamo in sala riunioni – tagliò corto lui per
tutta
risposta.
Beatrix
Moody sapeva essere tremendamente imprevedibile quando
voleva.
-
Giuro sull’onore del beneamato Salazar che se non ti togli
dai piedi prima di subito, Prewett, non risponderò delle mie
azioni. –
Isabelle
e Yuriko si scambiarono un’occhiata eloquente non
appena la voce della loro ex compagna di Casa riecheggiò
furente nel corridoio.
Poco
dopo la comparsa di un Harvey dall’aria decisamente
divertita chiarì loro che malgrado le urla che provenivano
non c’era nulla di
cui preoccuparsi sul serio.
-
Fammi indovinare, ha rispolverato quell’argomento? –
-
Già -, annuì continuando a sorridere, - si tratta
proprio
del fantomatico tabù. Inutile dire che Ellis non
l’ha presa proprio sportivamente.
–
Il
famoso argomento altro non era che il campionato di
Quidditch inglese, in attuale svolgimento e con risultati a dir poco
imprevedibili fino a quel momento, che era diventato il terreno di
scontro e
bonarie prese in giro per eccellenza all’interno del
Dipartimento Auror. Almeno
finchè non si toccava il tasto Falmouth Falcons con Ellis
Shafiq, specialmente
dopo che i Falcons erano stati sonoramente battuti dai Tornados ed
erano
precipitati al terzo posto in classifica.
Yuriko
corrugò la fronte sentendoli avvicinarsi a loro sempre
di più.
-
Possibile che Sebastian non abbia ancora imparato a non
provocarla? –
-
Stai parlando di Sebastian Prewett -, le fece notare ironicamente
Isabelle, - anche ammesso che gliene freghi qualcosa continuerebbe
comunque a
fare di testa sua. –
-
E io che speravo che avesse il buonsenso di non mettersi a
battibeccare quando manca pochissimo a una riunione importante.
–
Le
labbra strette di Yuri non lasciavano spazio a dubbi:
disapprovava totalmente il comportamento del loro collega e ancora di
più il
fatto che Ellis gli desse in modo del tutto involontario corda.
-
Ci penso io a farli smettere – asserì Harvey,
raggiungendo i
due contendenti e mormorando qualcosa con una certa veemenza.
Isabelle
vide Sebastian farsi più compassato e adottare quella
sua espressione da cucciolo bastonato che raramente sfoggiava ma che
ogni volta
aveva il potere di farlo sembrare mortificato e innocente, mentre Ellis
annuiva
rigidamente e allungava il passo per raggiungerle.
-
Ringraziamo Salazar per le capacità di Harvey …
ora siamo
tutti pronti per la riunione? –
Ellis
fece spallucce, aprendo la porta della sala, - Sono nata
pronta. –
*
-
Ti ho forse detto che puoi sederti qui? –
Doc
fece per afferrare il suo vassoio e rimettere a posto la
sedia, leggermente a disagio a causa di quelle iridi color indaco che
lo
fissavano con aria glaciale, e si dipinse un sorriso di scuse sul volto.
Tuttavia
aveva quasi voltato le spalle alla rossa che questa
sospirò, bofonchiando qualcosa tra sé e
sé prima di scuotere le lunghe onde: -
Aspetta, non intendevo essere così stronza, puoi sederti se
ti va … puoi
sederti dove vuoi. –
Rimise
al suo posto il vassoio e le sedette davanti,
osservandola meglio. Non gli piacevano le ragazze, ma non poteva negare
che con
quelle lunghe onde rosse, il viso dai tratti perfetti e gli occhi
incredibili
si trattasse di una delle donne più belle che avesse mai
visto in tutti i suoi
ventun’anni di vita.
Le
tese la mano con un sorriso amichevole.
-
Io sono Doc. –
La
vide soppesare appena la mano prima di accettarla e
stringerla con decisione.
-
Lo so, sei il novellino … io sono Flame. –
-
Sì, sono arrivato da poco -, ammise, - anche se immagino di
dovermi ancora abituare a sentirmi chiamare così. –
-
Ci farai l’abitudine, quando sei carne fresca qui dentro sei
sotto i riflettori di tutti. Vogliono capire se e quanto sei duro.
–
-
Ho visto che sono parecchie le persone che cercano di
attirare la tua attenzione qui dentro … immagino tu abbia
combinato qualcosa
che dimostra che sei una tosta. –
Flame
s’irrigidì tutto d’un tratto.
-
Prima regola novellino: fatti gli affari tuoi. Nessuno parla
della propria condanna e nessuno che abbia voglia di tenere la testa
sulle
spalle fa domande. –
La
voce che gli rispose era femminile, ma non apparteneva alla
ragazza seduta di fronte a lui bensì a una che si trovava
sulla sua destra.
Aveva
i capelli rossi anche lei, seppure di un tono più scuro
di quelli di Flame, e in quanto a bellezza poteva rivaleggiare con la
sua. Se
non fosse stato per i tratti del viso e per il taglio differente degli
occhi
avrebbero quasi potuto essere scambiate per sorelle.
-
Sissy ha ragione, da queste parti chi fa domande inopportune
non vive molto. –
Deglutì
nervosamente e annuì appena a indicare che aveva
capito perfettamente e anche memorizzato a pieno
l’informazione.
Eppure
l’attenzione di Flame era ormai altrove, fissava
infatti la nuova arrivata con un’espressione indecifrabile.
-
Hai fatto quello che ti ho chiesto? –
Sissy
annuì, depositando il vassoio sul tavolo e sedendole
accanto.
-
Sono passata a trovare Foxglove, sta un po’ meglio ma si
è
rinchiusa di nuovo in quei suoi maledetti libri. –
-
L’importante è che stia meglio -, prese un sorso
dalla sua
tazza prima di stringere le labbra disgustata, - questo
caffè peggiora di
giorno in giorno. –
-
Che stato di sangue ha il novellino? –
-
Ci stavamo arrivando proprio prima che c’interrompessi
–
replicò con un’intonazione improvvisamente
più gelida.
Rimasero
a fissarsi in silenzio per qualche secondo prima che
Sissy distogliesse lo sguardo, lanciando vincere quella breve guerra
visiva da
quella che Doc aveva avuto fin dall’inizio l’idea
che fosse la leader del loro
gruppetto.
-
Io sono … -
-
Ehy, Doc! –
Venne
interrotto dalla voce del suo vicino di cella, un
ragazzo dal volto squadrato e la carnagione olivastra, che gli
passò un braccio
intorno alle spalle con fare confidenziale e lo costrinse ad alzarsi in
piedi.
-
Ash, cosa c’è? –
-
Come cosa c’è? Io e Bon bon ti stavamo aspettando
-, accennò
al tavolo che divideva con una ragazza dai capelli scuri che Doc era
sicuro di
non aver mai visto prima di quel momento, - e invece ti sei perso per
strada
come al solito. –
Sissy
assottigliò lo sguardo osservando il novellino
dall’alto
in basso prima di chiedere con fare sprezzante: - Sei uno di quelli e pensavi di poterti sedere con noi? –
Intuì
cosa volesse significare quella domanda retorica, ma
decise saggiamente di abbozzare un’espressione mortificata e
afferrare il suo
vassoio restando in silenzio.
-
Rilassati, principessa Sissy, perché nessuno ha intenzione
di disturbare i preziosi discorsi della vostra Fratellanza Purosangue
… non
vogliamo problemi, perciò togliamo le tende. –
Flame
prese la parola prima che l’amica potesse obiettare.
-
Lasciali andare, voglio fare colazione in santa pace. –
Raggiunto
il tavolo Ash lo fece sedere tra lui e Bon bon,
mentre l’amica lo fissava come se avesse davanti a
sé un tizio con evidenti
manie suicide.
-
Hai un desiderio di morte o sei solo completamente
sprovveduto, novellino? –
-
Bon, è qui da poco … è capitato a
tutti di fare errori le
prime volte che si entrava a mensa –, le fece notare, - e poi
è così carino che
non mi dispiace affatto correre in suo soccorso di tanto in tanto
– concluse
strizzandogli l’occhio e facendolo arrossire vistosamente.
-
Non avevo idea di trovarmi davanti alla leader di una gang,
sembra così … -
-
Bella e affascinante? – Bon inarcò un
sopracciglio. – Mai
sentito parlare di quelle piante carnivore che attirano le prede con
l’aspetto
per poi divorarle? C’è un motivo se nessuno gira
attorno a Flame e alla sua
cricca. –
-
Ha capito -, cercò di smorzare i toni il moro, - non
c’è
bisogno che vai avanti con la ramanzina. –
-
Non voglio fare la maestrina, ma se vuole sopravvivere qui
dentro deve imparare in fretta chi evitare -, replicò per
poi sorridere a Doc,
- non voglio essere acida ma solo insegnarti come tenerti la testa
ancorata al
collo. –
Annuì
sorridendo grato a sua volta.
Ogni
nozione sulla vita carceraria poteva tornargli utile.
-
Lo apprezzo. Mi spiegheresti esattamente cosa … -
-
Per cosa sono dentro? Nessuno lo sa con sicurezza, l’unica
cosa che è certa è che sono membri della
Fratellanza Purosangue. Insomma sono
quelli che per definizione dovrebbero essere evitati nelle zone comuni.
–
-
L’anno che è arrivata ha pugnalato alla gola uno
dei
detenuti che erano qui da più tempo -, raccontò
Ash, - non ha avuto un aumento
di pena né l’isolamento solo perché non
c’erano prove per incriminarla e quelli
che hanno visto hanno tenuto la bocca ben chiusa. –
-
Pugnalato? – gli fece eco incredulo.
Usavano
persino posate di plastica, non riusciva a immaginare
cosa potesse aver usato.
-
Hai presente le piume che ci lasciano usare per la
corrispondenza? Diciamo che quando ha finito non c’era
rimasto più nulla di
bianco. –
-
Credo che non guarderò più una piuma nello stesso
modo. –
Magpie
afferrò la sedia e la rivolse verso di sé,
saltandovi
sopra con un balzo che attirò l’attenzione dei due
ragazzi seduti al tavolo che
occupava solitamente con Frost.
-
Buongiorno, bella gente. –
Nacht
e Phoenix rivolsero un’occhiata all’indirizzo di
Frost,
a pochi passi dalla migliore amica, che per tutta risposta
scrollò le spalle.
-
Ignoratela, è da quando ha aperto gli occhi che è
più
fastidiosamente allegra del solito. –
-
Certo che sono allegra, scopriremo finalmente chi di noi
lascerà questo posto per un intero anno. Insomma voi non
volete rivedere un po’
il mondo vero? Io personalmente ucciderei per un hamburger e delle
patatine
fritte. –
-
Non credo che sia il tipo di commento che vorrebbero sentir
fare gli Auror –, rise Phoenix facendole
l’occhiolino, - non pensi piccolo
canguro tatuato? –
-
Come se tu non avessi pensato alla stessa identica cosa da
quando hai avuto la notizia -, lo rimbeccò, - razza di
uccellaccio infuocato. –
-
Veramente non ho pensato agli hamburger. –
-
Già, immagino a cosa
tu abbia pensato … mi ricordo cosa combinavi ai tempi di
Hogwarts. –
-
Oh, andiamo, non ho poi avuto così tante storie …
-
Nacht
tossicchiò alle parole del suo ex compagno di Casa.
Sebbene
Frost e Magpie avessero tre anni meno di loro c’era da
dire che non sbagliavano affatto quando parlavano delle conquiste del
suo
migliore amico.
-
Immagino che dipenda dal significato che si dà alla parola
“tante”
– scherzò, ignorando l’occhiata
indignata del biondo.
-
Ehy, almeno tu potresti difendere un po’ la mia reputazione
sentimentale. –
-
Spiacente, amico, ma ti sei scavato la fossa da solo. –
Phoenix
cambiò bersaglio delle sue rimostranze e tornò a
puntare gli occhi chiari sulla ragazza seduta di fronte a lui.
-
E comunque non eri un po’ giovane per sentir parlare di
certe cose? –
-
Sono sempre stata una ragazza sveglia e intuitiva, vero
Frost? –
Distogliendo
la sua attenzione dal pasticcio che aveva nel
piatto, e che doveva vagamente ricordare del porridge nella sfrenata
fantasia
del capo cuoco, Frost riprese a prendere parte alla conversazione.
-
Certo, questo è un modo di vedere le cose, ma un altro modo
molto più obiettivo sarebbe dire che sei
un’impicciona insistente. –
Magpie
gli assestò un buffetto.
-
Ehy, sono la tua migliore amica! –
Il
ragazzo abbozzò un sorrisetto sghembo prima di far ridere
tutti con la sua risposta: - Ognuno ha la sua croce. –
-
Ti ho portato qualcosa da mangiare. –
Foxglove
alzò appena lo sguardo dal libro che stava
sfogliando, sdraiata sulla branda del cubicolo che condivideva con Ink,
solo
per osservare la suddetta ragazza che le mostrava un paio di fette di
pane
tostato con la cosa più simile a della marmellata che
servissero in mensa.
Mise
il segno al romanzo e le sorrise con riconoscenza.
-
Grazie, non avevo affatto voglia di infilarmi in quella
bolgia infernale, sembra che tutti siano più chiassosi del
solito. –
-
È per la notizia del progetto riabilitativo -,
replicò
sedendosi sulla branda di fronte a lei e incrociando le gambe, - sono
tutti
curiosi di scoprire i nomi dei dodici detenuti selezionati. –
-
Quanti anni ti rimangono da scontare? –
-
Sei anni … a te otto, giusto? –
Foxglove
annuì, giocherellando distrattamente con una ciocca
di capelli rossi, - Già, ma non so se sia abbastanza per
essere ritenuta idonea
al progetto. –
-
C’è gente con un cumulo di anni impressionante che
si esalta
per il progetto -, replicò l’ex Tassorosso, - per
cui figurati se noi due non
possiamo sperare in un po’ di buona sorte. Insomma non siamo
mai neanche finite
in isolamento. –
-
Preferisco essere realista e poi sorprendermi se le cose
finissero con l’avvantaggiarmi piuttosto che partire in
quarta e poi restare
delusa. Non credo che sopporterei l’idea di essermi illusa di
poter uscire e
poi vedermi le grate sbattute in faccia. Mi farebbe sentire
un’illusa. –
-
Lo capisco, ma se non esci dal cubicolo non lo scoprirai
mai, no? –
La
rossa annuì con un sorrisetto lieve.
-
Da quando sei così saggia, Ink? –
-
Più o meno da mai -, ammise sorridendo a sua volta, - ma
sono curiosa di scoprire chi è stato selezionato
… perciò alza quel bel sedere
dalla branda. –
Wolf
si avvicinò all’elenco affisso sulla parete della
sala
ricreativa, vagamente consapevole di come un drappello di detenuti a
pochi
passi da lui si spostò in automatico per lasciargli margine
di movimento senza
correre il rischio d’incappare sul suo cammino.
Scorse
l’elenco, più per curiosità che per
reale convinzione
di ritrovarsi lì, e sgranò appena gli occhi
quando vide il suo nome fare bella
mostra nell’ultima riga della colonna di sinistra.
Seguì
il nome corrispondente su quella di destra e il cipiglio
si rimarcò ancora di più.
Aveva
la netta sensazione che quell’anno sarebbe stato molto
interessante.
Flame
– Frank Jones;
Ash
– Roberto Ishida;
Frost
– Emer Sweeney;
Magpie
– Chrystal Taylor;
Doc
– Tobias Brooks;
Nacht
– Harvey Cohen;
Ink
– Sebastian Prewett;
Sissy
– Isabelle Bauer;
Foxglove
– Ellis Shafiq;
Phoenix
– Jonathan Reyes;
Bon
Bon – Yuriko Nakamura;
Wolf
– Beatrix Moody.
Auror
Jonathan Reyes|
27
anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.
“I’m
pretty sure the whole ladies first when opening up a door was created
by guys
like me so we could check out your sexy ass.”
Roberto
Ishida|
27 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.
“L’avventura
permette che accada l’inaspettato.”
Emer
Bridget Sweeney|
23 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.
“You
may not control all the events that happen to you, but you
can decide not to be reduced by them”
Chrystal
Lilith Taylor|
23 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“Sapeva ascoltare, e sapeva leggere.
Non i libri, quelli
sono buoni tutti, sapeva leggere la gente.”
Tobias
Brooks|
25 anni| ex Grifondoro| Bisessuale.
“Nessuno
ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici.”
Beatrix
Moody|
26 anni| ex Serpeverde| Bisessuale.
“I’m
a country girl, not a princess. I have an attitude, opinions and one
hell of a
right hook.”
Ellis
Shafiq|
25 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“Being
unstable and bitchy it’s all part of my charme.”
Harvey
Cohen|
26 anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.
“Non
si può asciugare l’acqua con l’acqua,
non si può spegnere il
fuoco con il fuoco, quindi non si può combattere il male con
il male.”
Sebastian
Prewett|
27 anni| ex Grifondoro| Bisessuale.
“Feed
your fire.”
Isabelle
Bauer|
21 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“This
world can hurt you, it cuts you deep and leaves a scar;
things fall apart, but nothing breaks like a heart.”
Yuriko
Nakamura|
27 anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“Be
bold enough to use your voice, brave enough to listen to
your heart, and strong enough to live the life you've always imagined.”
Detenuti
Flame|
26
anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“What’s
a queen without her king? Well, historically speaking, more
powerfull.”
Doc|
21
anni| ex Corvonero| Omosessuale.
“Sempre
avanti, mai guardare indietro.”
Foxglove|
22
anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“If
I cannot bend Heaven, I will raise Hell.”
Sissy|
24
anni| ex Serpeverde| Eterosessuale.
“Non
sono cattiva, è che mi disegnano così.”
Ash|
24
anni| ex Tassorosso| Omosessuale.
“Never
mock a tender heart.”
Nacht|
28
anni| ex Grifondoro| Eterosessuale.
“Impara
ad accettare. Non vuol dire rassegnarsi, ma semplicemente
non perdere energia dietro a situazioni che non puoi cambiare, remando
contro
alla serenità della tua giornata.”
Bon
Bon|
25 anni| ex Corvonero| Eterosessuale.
“La bellezza non ha voce ma scatena
interminabili tempeste,
è muta ma è densa di silenzi che
sommergono.”
Ink|
23 anni| ex Tassorosso| Lesbica.
“I
will go down with the ship and I won’t put my hands up and
surrender. There will be no white flag above my door.”
Phoenix|
28 anni| ex Grifondoro|
Eterosessuale.
“With
every broken bone, I swear I lived.”
Wolf|
25
anni| ex Corvonero| Omosessuale.
“Homo
homini lupis.”
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Roberto
lanciò un’occhiata all’indirizzo
dell’amico non appena
ebbe letto la lista degli abbinamenti, studiando
l’espressione sul volto di
Frank mentre corrugava la fronte, assottigliava lo sguardo e induriva
la
mascella tutto nello stesso momento.
Lo
conosceva abbastanza bene da sapere cosa gli stava passando
per la testa, così gli posò una mano sulla spalla
in una pacca virile,
stringendo appena un po’ per essere certo di trasmettergli il
messaggio: non
valeva la pena fare una scenata, visto che di certo il Capitano aveva
studiato
quella particolare assegnazione proprio per ottenere una sua reazione.
Frank
annuì rigidamente, dando segno di aver compreso e
assimilato l’avvertimento, così lo
lasciò andare e afferrò il fascicolo del
detenuto che era stato assegnato a lui.
Ashwinder,
o semplicemente Ash, era il prototipo del detenuto
con cui non si sarebbe certo annoiato. Ventiquattrenne e appartenente
ai
Tassorosso ai tempi della scuola, aveva un’aria scanzonata a
giudicare dalla
foto segnaletica che in un primo momento gli ispirò una
simpatia istintiva. Si
soffermò sull’imputazione che gli era valsa il
carcere, sgranando appena gli
occhi.
Non
era facile impressionarlo, ma il reato a lui ascritto
unito alla sua ex provenienza scolastica lo spinse ad
un’associazione immediata
che gli strappò un sorriso.
Sì,
avere a che fare con quell’Ash sarebbe stato divertente.
-
Andiamo a prenderli? –
Frank
annuì nuovamente.
Non
sapeva come interpretare quel silenzio, ma dubitava che da
esso sarebbe uscito qualcosa di buono, così si
limitò a camminargli accanto
mentre raggiungevano la stanza in cui avevano fatto riunire i detenuti
selezionati.
-
Ash alzati, vieni con me. –
Il
ragazzo si alzò con un sorrisetto ammiccante sul volto
prima di voltarsi verso la ragazza dal caschetto scuro seduta accanto a
lui e
strizzarle l’occhio.
-
Hai visto, Bon Bon? Le mie preghiere sono state esaudite,
finalmente un bel ragazzone. –
La
detenuta rise scuotendo il capo e bofonchiò qualcosa che a
Roberto non giunse chiaramente, ma che sembrava essere un ammonimento a
non
esagerare.
Poco
dopo si alzò anche la ragazza seduta al margine destro
della sala, circondata dalla sua piccola corte, inarcando un
sopracciglio con
un misto di sfida e ironia.
-
Beh, Jonesy, non mi dici nemmeno “ciao”?
Eppure siamo amici di vecchia data noi due. –
Frank
rimase impassibile al suo fianco, gli occhi scuri che
registravano il cambiamento di colore dei capelli. Il giorno del
processo era
bionda … doveva aver cominciato a tingerli con qualche
prodotto disponibile
all’interno dello spaccio carcerario visto che ormai erano di
un rosso fuoco
che sottolineava ancora di più le iridi dal colore
inconsueto. Aveva la stessa
espressione di quel giorno, come se nulla potesse toccarla e fosse
completamente a suo agio nella situazione in cui si trovava.
-
Muoviti, Flame, non ho tempo per i tuoi giochetti. –
-
Bene -, gli si fermò davanti fissandolo dritto negli occhi,
- perché non ho ancora minimamente iniziato a giocare con
te. –
Se
Magpie aveva creduto di veder raggiungere il massimo della
tensione dopo l’incontro tra la leader della Fratellanza e
Jones dovette
ricredersi perché le Auror assegnate a lei e Frost erano
comparse poco dopo.
La
più minuta delle due aveva raccolto i capelli in una
crocchia scomposta e aveva le iridi verdi che saettavano nervosamente
da una
parte all’altra. Poteva scommetterci la sua collezione di
manga che avrebbe
voluto trovarsi da tutt’altra parte e la cosa aveva del
comico visto che non
era certo lei quella che avrebbe rischiato di tornare in carcere alla
minima
irregolarità.
Le
venne quindi quasi spontaneo rivolgerle un sorriso
amichevole quando si sentì chiamare da lei.
Erano
passati parecchi anni da quando l’aveva vista per
l’ultima volta, sette per la precisione, eppure le sembrava
ancora di avere
davanti una sedicenne Serpeverde alla disperata ricerca di
informazioni.
-
Eccomi qui, in tutta la mia magnificenza come sempre -,
abbozzò un mezzo inchino continuando a sorridere prima di
fare una piroetta su
se stessa, - pronta per essere impacchettata e spedita fuori da questo
mortorio. –
-
Bene. –
Se
la risposta piatta dell’Auror la infastidì non lo
diede a
vedere perché con il sorriso ancora saldamente al suo posto
afferrò la scatola
di oggetti personali e la mostrò alle due ragazze.
-
Bagagli fatti. Chi altro viene con noi? –
L’Auror
più alta delle due, con quelle iridi grigio azzurre
che non avevano smesso per un attimo di studiare tutti i presenti con
aria
seria, replicò asciutta: - Frost. –
Vide
l’amico alzarsi e afferrare le sue cose per poi
incamminarsi senza dire una parola. Aveva indossato la migliore delle
sue
espressioni assenti e indifferenti, ma Magpie lo conosceva abbastanza
bene da
sapere che quella non era altro che una maschera. Non era a suo agio,
ma non lo
avrebbe mai ammesso nemmeno morto perciò evitò di
farglielo presente. Frost
tendeva a diventare alquanto acido quando si manifestava
l’intenzione di spingerlo
ad aprirsi contro la sua volontà.
Così
uscendo dalla sala decise di riprendere a riempire di
domande le due Auror.
-
Voi due siete amiche? Perché io e mr musone qui presente lo
siamo da molto tempo. –
-
Sì -, le rispose quella che identificò come Emer
Sweeney, -
siamo amiche dai tempi della scuola. –
-
Ma davvero? Quindi hanno accoppiato due detenuti amici a due
Auror amiche … è una bella casualità
non trovate? –
-
Mag -, la voce gelida di Frost la zittì
all’improvviso con
decisione, - non siamo qui per fare conversazione perciò
quindi il becco per
favore. –
In
circostanze normali gli avrebbe fatto la linguaccia e
ribadito che lei parlava quanto le pareva e piaceva, ma c’era
qualcosa
nell’amico che la spinse ad assecondarlo una volta tanto.
-
Ricevuto, non parlo più. –
*
Sissy
passò buona parte della traversata in nave verso la
terraferma studiando l’Auror che le era stata assegnata.
Isabelle Bauer era
arrivata a Serpeverde quando lei era al quarto anno per cui, anche se
il
cognome le risultava famigliare e sapeva che suo fratello era uno dei
detenuti
in viaggio con loro, non l’aveva mai degnata della minima
considerazione
preferendo di gran lunga concentrarsi su personalità
più influenti e di età
maggiore.
-
Non mi sembri molto interessata a questa cosa del programma
rieducativo – disse, rompendo il silenzio che era sceso tra
di loro non appena
si erano unite al resto del gruppo.
-
Infatti non lo sono -, confermò la bionda continuando a
fissare in cagnesco l’angolo in cui si trovava suo fratello,
- e meno che mai
di certe compagnie assolutamente non desiderabili. –
Le
rivolse un sorriso sornione.
Se
c’era un sentimento che Sissy capiva bene quello era
senz’altro il rancore nei confronti di coloro che avevano
mandato all’aria la
perfezione della propria vita.
-
Non posso dire di non capirti, tuo fratello non è mai
piaciuto particolarmente neanche a me. Cioè -,
osservò il suddetto ragazzo
dalla testa ai piedi con un pizzico d’apprezzamento, - avete
dei gran bei geni
in famiglia il che vi rende decisamente attraenti ma ha un modo di fare
sempre
così maledettamente solare che mi manda fuori di testa. Non
mi fido di chi
passa la maggior parte del tempo di buon umore, poco importa di quanto
volentieri mi ci farei un giro. –
-
Prima di tutto … bleah, che schifo, non parlare
più di lui
in quel senso. E, punto secondo,
forse sto cominciando a pensare che tutto sommato non mi è
capitata la detenuta
peggiore con cui potessi finire. –
Sissy
ridacchiò.
-
La detenuta peggiore? Tesoro, sei capitata con la migliore e
sono certa che io e te ce la intenderemo alla grande. –
-
C’è davvero bisogno di tutta questa sorveglianza?
–
Beatrix
folgorò con un’occhiataccia il detenuto seduto di
fronte a lei prima di sporgersi a stringere ancora di più le
manette che lo tenevano
saldamente assicurato a uno dei lati dell’imbarcazione.
-
Se ti lamenti ancora del trattamento giuro che te le stringo
talmente tanto che quando arriviamo a terra dovranno amputarti entrambe
le
mani. –
Wolf
emise uno sbuffo.
-
Però e dire che il progetto nasce per garantire un
po’ di
umanità ai detenuti. –
-
So quello che hai combinato perciò no, non
fingerò di
trattarti come un normale essere umano. Sei un cazzo di sociopatico e
per
quelli come te non ho la minima compassione. –
-
Capisco … così come a me non dispiace
particolarmente per
quello che ho fatto, ma sono lieto che abbiamo chiarito finalmente le
rispettive posizioni. Almeno non passeremo il tempo fingendo di
convivere
pacificamente. –
Si
dimenò leggermente sul sedile per cercare di trovare una
posizione in cui stare più comodo.
Le
manette cigolarono appena sotto il peso del tirone gli
aveva assestato risvegliando l’istinto della ragazza che lo
sorvegliava.
-
Ti prego, dammi un motivo per prenderti a pugni e rispedire
il tuo culo dritto verso l’isolamento di Azkaban. –
-
Calma, karate kid, ho solo provato a mettermi un po’
più
comodo. –
-
Per prima cosa pratico kick boxing e non karate –
cominciò,
ma venne interrotta in fretta dal ragazzo.
-
Le mie scuse, errore mio. E immagino stessi per aggiungere
che, per seconda cosa, non te ne frega nulla che io stia comodo o meno.
–
Beatrix
gli rivolse un sorriso tirato e assolutamente falso.
-
Ma che bravo, adesso magari mi sorprenderai chiudendo il
becco una volta per tutte. –
Mimò
un beffardo cenno militare e poi si rinchiuse nel suo
solito silenzio, deciso a non provocare ulteriormente l’Auror.
Harvey
osservò l’uomo che gli era stato assegnato, che in
quel
momento sfoggiava un’espressione decisamente sofferente e
aveva una colorazione
verdastra sul volto.
-
Ti senti male? –
Nacht
annuì appena, non fidandosi nell’aprire bocca
perché
dubitava seriamente di riuscire a mantenere il controllo e non
riversare tutta
la colazione sul pavimento.
-
Credo che soffra di mal di mare – osservò
Sebastian, seduto
poco distante da loro, facendo capolino da dietro lo schienale.
Il
gemito sommesso del detenuto confermò le sue parole e
spinse Ink a intervenire a sua volta.
-
Vi prego ditemi che avete qualcosa da dargli perché se
vomita di sicuro lo farò anche io. Non sopporto
l’odore e il rumore di chi dà
di stomaco. –
-
Io non ho nulla e non so nemmeno come poterlo aiutare -,
sospirò Harvey, - tu hai idee Seb? –
-
Zero assoluto. Tobias, tu che sei un pozzo d’informazioni,
cosa ne sai di mal di mare? –
-
Poco e nulla, so solo che il fastidio non è dovuto al
movimento ondulatorio come si pensa di solito, ma alla sensazione di
stare
fermi anche se in realtà si è in movimento.
–
-
Grazie, capitan informazioni enciclopediche, ma nel concreto
che ce ne facciamo? –
Tobias
fece per replicare con fare scocciato, ma la voce di
Doc li interruppe.
Il
ragazzo mantenne un tono basso di circostanza prima di
annunciare: - Io so cosa può aiutarlo a stare meglio
… o almeno a non vomitare.
–
Si
voltarono tutti verso di lui come un sol uomo, ottenendo di
farlo sentire leggermente in soggezione.
-
Fatelo guardare fisso l’orizzonte, deve farlo
finchè non gli
sembrerà di guardare sempre lo stesso punto come se non ci
stessimo muovendo
affatto. E magari una camomilla potrebbe aiutare … o anche
del caffè. –
-
Non credo che il caffè della prigione potrebbe fargli bene
–
osservò Harvey con fare poco convinto.
-
Quello sicuramente no, ma si dà il caso che ne abbia
sgraffignato un po’ alla Shafiq. –
Sebastian
gli mostrò il termos con un sogghigno malandrino e
all’amico non restò che alzare gli occhi al cielo
e suo malgrado accettarlo
visto che era l’unico disponibile al momento.
-
Ellis prima o poi ti ucciderà. –
*
-
Perché continui a fissarmi in quel modo? –
Per
tutta risposta Ellis continuò a osservare Jonathan come se
nulla fosse, studiando i movimenti del ragazzo e le espressioni che si
alternavano sul bel viso confuso.
Qualcuno
aveva rubato la sua personale scorta di caffeina ed
era pronta a tutto affinchè il colpevole venisse punito,
specialmente se si
trattava di un certo iperattivo folle che doveva mantenersi moooolto
lontano
dalla suddetta caffeina.
-
Sul serio, Hell,
mi metti ansia. –
-
Come accidenti mi hai chiamata?! –
Jonathan
si rese conto solo in quel momento di aver utilizzato
il soprannome che gli aveva affibbiato Sebastian, e che tutti si
guardavano
bene dall’utilizzare quando lei era a portata
d’orecchi.
-
Oh oh -, sbiancò sotto lo sguardo divertito del detenuto che
gli era stato assegnato, - questo non dovevo dirlo. –
-
Decisamente no -, convenne sghignazzando Phoenix, - ma ne è
valsa la pena anche solo per vedere la faccia che ha fatto. –
-
Sì, è stata veramente epocale … no,
Ellis ne abbiamo già
parlato, Frank ha detto che non puoi rompermi in testa la prima cosa
che ti
passa per le mani. –
La
ragazza continuò a tenere tra le mani l’oggetto
incriminato, nella fattispecie una lampada da lettura, soppesandola
come se
fosse seriamente intenzionata a colpirlo a morte o quantomeno
finchè non fosse
stata soddisfatta del risultato ottenuto.
-
Non vedo Frank da queste parti, perciò non
c’è nessuno
disposto a proteggerti. –
Anche
quello era vero, perciò Jonathan fece l’unica cosa
possibile e onorevole in una situazione come quella: scappò
correndo per tutto
il salone, seguito a ruota da quella furia in scala ridotta.
La
voce piccata di Yuriko interruppe il loro buffo
inseguimento per il salotto, con incitamenti e risate annesse da parte
di Phoenix,
riportandoli alla realtà in modo brusco.
-
Vi è chiaro che dovreste essere voi a fare i baby sitter ai
detenuti e non viceversa? –
Si
ricomposero tutto d’un tratto, malgrado il fiatone, e
annuirono con fare compassato prima di riprendere possesso dei
rispettivi
detenuti.
-
Le camere da letto sono al primo piano per le ragazze e al secondo
per i ragazzi – annunciò Yuriko prima di voltare
loro le spalle e indirizzare
Bon Bon verso la rampa di scale aiutandola a tirare su il suo baule.
Foxglove
rimase a fissare le tre camere doppie per qualche
istante prima di voltarsi verso le sue cinque compagne
d’avventura.
-
Come abbiamo intenzione di dividerci? –
Bon
Bon fece spallucce.
Lei
non aveva condiviso la camera con nessuna delle presenti
perciò non sapeva bene come volersi sistemare. Di certo non
avrebbe espresso la
sua preferenza per Flame, che la inquietava, né per Sissy
che la indispettiva
ma tolte loro non aveva alcun problema.
-
Io e Ink potremmo stare nella stessa stanza, siamo abituate
a convivere visti gli anni passati nello stesso cubicolo. –
-
Già, conosciamo le abitudini reciproche, staremo bene.
–
-
E due sono sistemate -, sospirò Sissy prima di aggiungere, -
ma non chiedetemi di convivere con le due chiacchierone
perché finirei con l’ucciderle
nel sonno. –
Bon
Bon e Magpie si scambiarono un’occhiata eloquente prima di
puntare insieme nella stanza alla loro sinistra.
Rimaste
sole a Flame e Sissy non rimase che occupare la stanza
rimasta, quella che dava l’affaccio sul retro del cortile e
permetteva di
studiare il movimento degli Auror che si affaccendavano per apporre le
protezioni necessarie alla villa affinchè non potessero
allontanarsi senza la
loro supervisione.
-
Come va tra te e Jones? –
-
Ancora non ci siamo saltati alla gola a vicenda, ma non è
escluso che accada … la tua Auror? –
-
Una tipa a posto -, si lasciò cadere sul letto con un
saltello, - totalmente diversa dal fratello fortunatamente. –
Flame
annuì a sua volta, occupando il suo letto con un sospiro
sollevato. Era bello dormire su un letto vero dopo tre anni passati su
una
brandina bassa e rigida.
Spazio
autrice:
Salve!
Non
era
assolutamente pianificato un aggiornamento a solo
ventiquattr’ore dalla
selezione, ma ero terribilmente ispirata e praticamente si è
scritto da solo.
Diciamo che abbiamo cominciato a intravedere i primi rapporti
Auror/Detenuti e
com’era prevedibile non tutti vanno d’amore e
d’accordo. Ovviamente le autrici
dei vari OC sanno già il motivo del risentimento che lega i
vari personaggi e i
rapporti che ci sono tra loro perciò chiedo loro di
mantenere il riserbo finchè
non affronteremo l’argomento nella storia in modo tale da non
fare spoiler …
per tutti gli altri, miei cari non vi resta che provare a supporre chi
sia il
fratello di Isabelle, come si sono conosciuti Flame e Frank e
perché c’era
quell’aria così glaciale nel quadrilatero Emer
– Magpie – Frost – Chrystal.
Detto
ciò
visto che molto probabilmente aggiornerò tra qualche giorno
vi chiederei di
cominciare a mandarmi per mp il nome di un Auror e di un Detenuto di
cui volete
leggere il flashback tra quelli che vi elencherò qui sotto:
Magpie;
Sissy;
Wolf;
Jonathan;
Beatrix;
Yuriko.
Per
ora è
tutto.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
-
I maschi fanno schifo. –
Sua
madre le accarezzò il volto, ravviandole i capelli scuri
dietro le orecchie e
aiutandola a ripulirsi le ginocchia sbucciate. Aveva provato a
convincere i
figli dei vicini a farla giocare a calcio con loro, ma questi
l’avevano
cacciata asserendo che non era uno sport per le femminucce.
Così Clarissa aveva
deciso di voler dimostrare loro che si sbagliavano, aveva insistito e
alla fine
li aveva convinti a farla provare. O almeno credeva di essere riuscita
a
convincerli, ma quando era stata spintonata a terra e si era graffiata
le
ginocchia si era resa conto che avevano accettato solo per prenderla in
giro.
-
Alla tua età tutti i maschi sono stupidi, immaturi e
incapaci di relazionarsi
con le ragazze -, replicò gentilmente, - ma quando crescono
migliorano. Vedrai
che quando sarai più grande inizieranno a piacerti.
–
Clarissa
soppesò le parole della madre prima di scuotere con vigore
il capo.
-
No, a me i maschi non piaceranno mai, a me piacciono le femmine.
–
-
Mi metti a disagio se mi fissi in quel modo. –
Ash
si tirò leggermente su e osservò il suo compagno
di stanza
con un sorrisetto dipinto sul volto.
-
Sono curioso e ho un debole per le cose belle, è naturale
che ti guardi, novellino. –
Doc
combattè l’impulso di arrossire e
ricambiò il suo sguardo
con decisione. Era bravo a comprendere le persone e aveva capito che
Ash
flirtava in modo del tutto naturale con qualsiasi persona che
rientrasse nel
suo canone estetico. Non era una cosa personale, lo faceva
semplicemente perché
era più forte di lui.
-
Bene, immagino di doverti ringraziare per il complimento. –
-
Non arrossisci? Niente imbarazzo né bofonchiamenti sul
lasciar perdere? Wow, hai appena fatto perdere parecchio del
divertimento a
questa cosa. –
-
Sto solo cercando di affrontare l’evidenza della cosa. Nulla
di tutto quello ti convincerebbe a smettere, perciò magari
se ti assecondo ti
stancherai e passerai a qualcun altro. –
-
Mossa intelligente -, riconobbe, - ma non pensi che ora che
me l’hai detto il tuo piano sia destinato a fallire?
–
-
Forse. Oppure la prenderai ancora più come una sfida e
quando fallirai l’impatto sarà raddoppiato.
–
-
Sono veramente colpito, a quanto sembra non sei solo un bel
faccino ma anche un tipo sveglio. –
-
Già, mi dichiaro colpevole. –
Ash
si spinse fino all’orlo del letto e lo fissò
improvvisamente con molta più serietà di quanto
non avesse fatto fino a quel
momento.
-
Adesso sono ufficialmente curioso di sapere cosa hai
combinato per finire qui dentro. –
Doc
fece spallucce.
-
Non sarà così facile farmelo dire adesso che ho
capito bene
come funzionano le cose tra detenuti. –
-
La prenderò come una sfida. –
Saltò
sull’Espresso per Hogwarts giusto in tempo, si
affacciò dal finestrino più
vicino e vide sua madre che ancora la salutava e le sorrideva agitando
una mano
a mezz’aria. Le sorrise di rimando, ricambiando il gesto, poi
afferrò il suo
baule e si diresse alla ricerca di uno scompartimento libero. Ne
individuò uno
a metà strada della terza carrozza, trovando solo un
ragazzino dai capelli
castani e gli occhi di un azzurro chiarissimo intento a leggere una
copia della
Gazzetta del Profeta.
-
Ciao, io sono Clarissa … Clarissa Hawthorne. –
-
Non ho mai sentito questo cognome. –
-
Perché tu conosci tutti i cognomi del mondo? –
Lo
vide sorridere prima di annuire. – Mio padre direbbe che
conosco tutti i
cognomi che contano nel mondo magico, ma decisamente non conosco tutti
quelli
della Gran Bretagna. –
-
Tuo padre deve essere un bel pallone gonfiato -, replicò
schiettamente, - e
comunque il mio cognome non è inglese perciò
anche se fosse non lo conosceresti
comunque. –
Questa
volta il ragazzino scoppiò a ridere di cuore.
-
Hai proprio ragione su mio padre, sa essere veramente insopportabile.
Mi
sembrava che l’accento fosse diverso … di dove
sei? –
-
Melbourne. –
-
Piacere di conoscerti, Clarissa l’Aussie, io sono Jasper
Nott. –
-
Jase? –
-
Mph? –
-
Stai dormendo? –
-
No, sono sdraiato in silenzio e a occhi chiusi perché sto
facendo le prove per
il mio funerale. –
Clarissa
fece capolino dalla sommità del letto a castello per
sporgersi verso quello
inferiore, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco la sagoma
dell’amico.
-
Sai cosa mi ha chiesto mia madre questa mattina? –
Jasper
sospirò, evidentemente rassegnato a perdere anche quegli
ultimi attimi di
sonno.
-
Cosa? –
-
Mi ha chiesto se tu fossi il mio ragazzo. –
Scoppiò
a ridere e quasi rischiò di cadere giù dal letto,
tenendosi la pancia con le
mani finchè l’amica non gli lanciò una
cuscinata dritta in faccia.
-
Piantala! –
- Dovresti dirle che ti
piacciono le ragazze,
almeno smetterebbe di aspettarsi di vederti fare gli occhi dolci a
qualche
ragazzo. –
-
Non è così facile, dopotutto sono la sua unica
figlia femmina. –
-
Tua madre ti adora -, intervenne bloccando le sue rimostranze, - e non
smetterà
di farlo solo perché avrà una nuora invece che un
genero. –
-
Hai ragione, credo che domani mattina le confiderò tutto.
–
-
Ottimo, ora posso chiederti di pagare questa mia consulenza? –
-
Certo, cosa vuoi? –
-
Otto ore di sonno ininterrotte. Pensi di potermele concedere?
–
-
Consideralo fatto. –
-
Stai un po’ meglio? –
Nacht
fece capolino da dietro la porta del bagno privato della
loro stanza e annuì.
-
Sì, una bella doccia ci voleva proprio per rimettermi al
mondo dopo quel viaggio da girone infernale. Probabilmente se non fosse
stato
per il novellino avrei finito con il vomitarmi addosso. –
-
E avresti anche innescato una catena non indifferente –
scherzò Phoenix, il capo adagiato sulle braccia incrociate
sul cuscino, - perciò
rendiamo grazie al novellino e alla sua conoscenza da Corvonero.
–
-
Come fai a sapere che era un Corvonero? –
-
Sarei troppo scontato se dicessi che è l’aura da
nerd che
l’avvolge? –
Nacht
scosse il capo ridendo e recuperò una maglia pulita
dalla sacca contenente i pochi vestiti che aveva con sé.
-
A parte gli scherzi, è troppo giovane per aver frequentato
Hogwarts nei nostri anni quindi come fai a saperlo? –
-
Abbiamo dei compagni più giovani di noi e le voci corrono -,
replicò enigmatico, - e magari è stata proprio
Magpie a dirmelo. –
-
Mag ha la memoria di un pesce rosso quando si tratta di
volti e nomi. –
Phoenix
cambiò discorso, tirandosi su e studiando con fare
critico il loro guardaroba.
-
Pensi che ci porteranno a fare un po’ di shopping? Abbiamo
poca roba e di sicuro non ci basterà per un anno intero.
–
Ad
Azkaban non avevano mai avuto problemi con gli acquisti,
era la prigione che si occupava di far trovare loro divise nuove e
pulite ogni
volta che servivano, ma lì nel mondo reale le cose andavano
diversamente e
dubitava seriamente che uno degli Auror si sarebbe mai messo a fare
loro il
bucato.
-
Probabilmente sì, ma non è una cosa che mi
entusiasma
particolarmente. –
-
Non ti va nemmeno di farlo per mettere piede fuori da
quattro mura? È una vita che non vado a Diagon Alley.
–
Nacht
corrugò la fronte, perplesso. In effetti non aveva
pensato a quella storia: erano un manipolo di detenuti, alcuni dei
quali
arrestati per crimini piuttosto gravi, potevano davvero girare per la
città
come se nulla fosse?
-
Non credo che ci porteranno a Diagon Alley. –
Phoenix
parve perplesso quanto lui.
-
E dove allora? –
-
Non ne ho idea, immagino lo scopriremo solo quando arriverà
il momento. –
-
Oppure potrei chiederlo a Jonny. –
L’amico
sorrise divertito. – Ve la intendete proprio alla
grande voi due, eh? –
-
Affermativo signore. –
Gli
lanciò una cuscinata. – Scemo …
piuttosto, credi che le
cose vadano bene di là? –
Seguì
il suo sguardo nella direzione in cui si trovava la
stanza che dividevano Frost e Wolf.
-
Non ho ancora sentito urla né rumore di corpi fatti a pezzi
per cui direi che al momento se la cavano bene. –
Quanto
ancora sarebbe durata era difficile da stabilire, ma
non lo disse perché certe volte quel tipo di illazioni
diventavano molto poco
divertenti quando si concretizzavano.
-
Oh per le mutande di Merlino, questa non ci voleva. –
-
Cosa hai combinato, Clary? –
Si
voltò verso la sua compagna di Casa, inarcando un
sopracciglio con fare
fintamente scandalizzato.
-
Cosa ti fa pensare che abbia combinato qualcosa? –
Lucretia
ricambiò con un’occhiata eloquente. Dopotutto non
era certo la prima volta che
si ritrovava a dover fare da spalla all’amica per impedirle
di incappare in
qualche ex fidanzata dal cuore spezzato.
-
Forse il fatto che sei sbiancata appena hai visto Melanie Bones in
fondo al
corridoio? –
-
Guarda che tra me e Melanie non c’è mai stato
nulla. –
-
Voglio sperarlo, perché quella ragazza è cotta di
te a livelli assurdi, è quasi
inquietante. –
-
Lo so -, replicò con un sospiro, - ed è proprio
per questo che sto cercando di
evitare quella pazza. È una settimana che mi lascia poesie
anonime in giro per
il dormitorio … e se trovo chi le ha detto quale fosse la
mia camera giuro che
lo uccido. –
-
Gli inconvenienti di non avere una parola d’ordine come si
deve per la nostra
Sala Comune. Basta avere un po’ d’intelligenza per
accedervi. –
-
E poi c’è un’altra cosa … -
-
E sarebbe? –
Accennò
con il capo alla ragazzina minuta che camminava accanto a Melanie e che
come
lei indossava la divisa dei Tassorosso.
-
No, non dirai sul serio. E poi quanti anni ha?! –
-
Guarda che è al quarto anno, ha solo due anni meno di noi!
–
-
No, Clary … non un’altra Tassorosso, ti prego, io
e Jasper siamo stufi di dover
evitare ogni componente femminile di quella Casa solo perché
hai spezzato loro
quel fragile cuoricino buonista. –
Le
rivolse un sorrisetto furbo.
-
Non ti prometto nulla. –
-
Che piani hai per dopo il diploma? –
Jasper
si strinse nelle spalle, soffiando fuori il fumo dalla sigaretta
artigianale
che avevano assemblato durante l’ora di punizione che
teoricamente avrebbero
dovuto passare rimettendo a posto i libri della biblioteca.
-
Viaggerò un po’ alla ricerca della mia strada, ma
di sicuro non finirò al
Ministero come insiste mio padre, i lavori d’ufficio non
fanno per me. –
-
E con la tua bella? –
-
Ha ancora due anni di scuola prima del diploma, ci vedremo durante le
vacanze
in ogni caso. –
-
Credo che viaggerò un po’ anche io. –
-
Ah, sì? E dove pensavi di andare? –
-
Non ho ancora idee … tu che meta hai? –
-
Europa dell’Est, magari un viaggio in transiberiana come i
Babbani tanto per
cominciare, poi da lì deciderò il da farsi.
–
Clarissa
gli tese una mano come a sigillare un accordo.
-
E Russia sia, considerami ufficialmente la tua compagna di viaggio.
–
-
Che leggi? –
Frost
distolse lo sguardo dalle pagine del libro che stava
leggendo, tenendo il segno con l’indice prima di chiudere il
libro per mostrare
la copertina al suo compagno di stanza.
Wolf
lesse il titolo, inciso a mano sulla copertina di pelle a
indicare che doveva trattarsi di una prima edizione, prima di
replicare: - Non
ti facevo un tipo da Jane Austen. –
-
Sono un ragazzo dalle mille sorprese – replicò
enigmatico.
-
Già, ma questo contribuisce di molto ad annullare la tua
fama da duro. –
-
Non mi serve nessun tipo di fama -, replicò asciutto, - io
so perché tu sei in carcere e tu sai perché ci
sono finito io. Non abbiamo
nulla da dimostrare l’uno all’altro
perciò possiamo saltare direttamente tutta
questa storia dei machi in preda al testosterone. –
-
Il Frost che conoscevo non si sarebbe fatto problemi a
mettere in chiaro chi è che comanda. –
Scrollò
le spalle.
-
Sono cresciuto rispetto al mio arrivo ad Azkaban. Del resto
anche tu sei cambiato … e non solo fisicamente. –
Era
vero.
Del
ragazzino scheletrico e solitario, quello che cercava di
rendersi invisibile e di non soccombere quando veniva preso di mira
dagli altri
detenuti, non era rimasto più nulla e al suo posto
c’era un giovane uomo dal
fisico asciutto e muscoloso e la lingua tagliente.
-
Quindi … come mai proprio Orgoglio e Pregiudizio? –
-
Una persona una volta mi ha detto che c’è molto di
Mr Darcy
in me, ero curioso di scoprire se fosse vero o meno. –
-
Hai avuto parecchio tempo per scoprirlo, perché proprio ora?
–
-
Perché non ora? –
Wolf
abbozzò un sorrisetto sghembo.
Anche
quella era un’ottima risposta, una che di sicuro a parti
invertite avrebbe dato lui. Così alla fine decise che forse
poteva anche
valerne la pena di continuare quella conversazione.
-
E come sarebbe questo Darcy? –
-
Un tizio bello e intelligente, molto elegante ma orgoglioso
e riservato … un po’ asociale e schifosamente
ricco. –
-
Direi che dalla descrizione combacia eccome … la persona che
ti ci ha paragonato deve conoscerti bene. –
Frost
rimase in silenzio per un po’ prima di annuire: -
Suppongo di sì. –
-
Clarissa Hawthorne, sei stata portata al cospetto del Wizengamot per
essere
processata per i crimini da te compiuti. –
Rimase
in silenzio, le mani serrate dalle manette incantate che la tenevano
ancorata
al sedile di fronte al banco della giuria.
-
Per i reati di rapina a mano armata, furto e ricettazione di beni e
articoli
magici della più svariata consistenza ed entità,
minaccia fisica a un ufficiale
di sicurezza della Gringott e tentata fuga all’atto
dell’arresto … come si
dichiara l’imputata? –
Si
ostinò a guardare dritta davanti a sé, ignorando
la presenza di sua madre un
paio di banchi dietro di lei che non aveva smesso un attimo di
singhiozzare da
quando era stata condotta in aula per essere processata.
-
Colpevole, vostro onore … mi dichiaro colpevole. –
-
In tal caso questa corte, viste le prove raccolte dagli inquirenti e
sentita l’ammissione
dell’imputata stessa la condanna a una pena di anni otto da
scontarsi presso la
sezione di minima sicurezza di Azkaban. L’udienza
è tolta. Auror, scortate la
detenuta Hawthorne. –
Il
singhiozzare di sua madre si tramutò presto in un pianto
straziante e fu
quello, più che la consapevolezza di essere destinata a
trascorrere gli anni
migliori della sua gioventù in carcere, a procurarle un
dolore lancinante al
petto.
Incrociò
il suo sguardo mentre veniva scortata fuori, trovando solo la forza di
mormorarle: - Mi dispiace, mamma. –
*
-
Sto letteralmente morendo di fame, pensi che toccherà a noi
prepararci il pranzo? –
Bon
Bon si strinse nelle spalle mentre scendeva le scale
insieme a Magpie.
-
Non lo escluderei affatto, dopotutto questa non è certo una
vacanza. La domanda giusta è: chi sa cucinare? –
-
Non guardate me -, intervenne Ink raggiungendole al
pianterreno scivolando giù dal corrimano con
un’agilità che aveva
dell’invidiabile, - ma se volete mi offro per preparare un
po’ di dolci per
tutti quanti. –
La
cosa parve attirare molto l’attenzione di Magpie,
perché si
voltò verso di lei con aria carica d’aspettativa.
-
Sai cucinare qualsiasi tipo di dolce? –
-
Esattamente. –
-
Quindi potresti farmi una cheesecake ai frutti di bosco? È
una vita che non ne mangio una fetta ed era un po’ come una
droga prima di
finire a mangiare la sbobba di Azkaban. –
-
Potrei … ma in cambio cosa ottengo? –
Magpie
tamburellò con le dita contro il labbro inferiore prima
di sorridere soddisfatta dall’idea che le era balenata in
mente.
-
So che ti piace disegnare. Se tu mi fai una cheesecake io ti
regalo una delle boccette d’inchiostro del mio kit da
tatuaggi. Non è come
l’inchiostro che usi di solito, ma immagino che potrebbe
andare bene finchè non
ci portano a comprare un po’ di roba. –
Se
c’era una cosa che davvero mancava a Ink questo era proprio
il suo adorato inchiostro con cui ricopriva sia innumerevoli fogli che
spesso e
volentieri intere porzioni della sua pelle candida quasi fosse una tela
da
pittrice.
Le
tese la mano, stringendola con fare risoluto.
-
Abbiamo un accordo. –
-
Lieta che voi due vi siate messe a mercanteggiare -,
intervenne Bon Bon, - ma resta comunque il problema di chi
preparerà il pranzo.
–
-
La Geisha e il Samurai sono già ai fornelli -,
comunicò loro
la voce di Sissy da dietro l’ampia colonna che copriva
l’accesso al salone, -
perciò non credo che mancherà molto
all’ora di mettersi a tavola. –
-
Wow, quando apri bocca riesci sempre a suonare così
razzista. –
-
Sta zitta bombolone,
o come diavolo ti fai chiamare – la rimbeccò,
sventolando una mano a mezz’aria
come avrebbe fatto per scacciare un insetto particolarmente fastidioso.
Ci
volle la mano di Magpie saldamente ancorata sulla sua
spalla per impedirle di scagliarsi contro Sissy.
-
Lasciala perdere, sta cercando solo di provocarti. –
Annuì,
rossa in viso per la rabbia, lasciandosi scortare in
sala da pranzo da lei e Ink. Non l’avrebbe data vinta a
quella stronza viziata.
Frank
aveva rivoltato praticamente tutta la villa prima di
arrendersi all’evidenza e uscire fuori. Se quella ragazza
stava cercando di
fargli perdere la calma era paurosamente vicina al riuscirci.
Girò
sul retro, che a quell’ora era perfettamente illuminato
dal sole alto nel cielo azzurro, trovandola stesa su una sdraio con
indosso un
paio di occhiali da sole dall’aria tremendamente familiare.
-
Cosa sei, una sorta di moderna Cleopatra? –
Flame
non accennò a muoversi dalla posizione che aveva
adottato, apparentemente incurante di indossare solo un reggiseno a
balconcino
e una brasiliana invece che un costume, chinando appena gli occhiali
per
guardarlo meglio.
-
Veramente ho sempre preferito Paolina Bonaparte. –
-
Pensi davvero che sia un buon momento per mettersi a
prendere il sole? –
-
Ho passato tre anni senza vedere un sole decente, un po’ di
vitamina D mi farà solo che bene. –
Soppesò
i tatuaggi incisi sulla carnagione pallida.
Una
fiamma sotto forma di tribale dietro al collo, una scritta
in latino sul lato del piede destro e un diamante tatuato
all’altezza
dell’anca.
-
Vedi qualcosa che ti interessa, Jonesy? –
-
Non ci sono tatuaggi della Fratellanza. –
Flame
fece spallucce, sfoggiando un’espressione fintamente
sorpresa, - Ah no? –
-
Perché non ci sono tatuaggi della Fratellanza? –
-
Mi era parso di capire che fossi venuto a chiamarmi per il
pranzo, sarà meglio non fare aspettare gli altri. –
Indossò
gli indumenti che aveva abbandonato sulla sedia e lo
oltrepassò picchiettando con le unghie contro il petto
coperto dalla t – shirt
scura.
-
Muoviti, Jonesy, ho fame e non ho voglia di aspettare che
continui a porti domande su cosa pensi che dovrebbe esserci sulla mia
pelle o
meno. –
Si
sdraiò sulla brandina dell’unica tatuatrice che la
minima sicurezza di Azkaban
poteva offrire in quel momento e la osservò mentre preparava
il kit per
mettersi a lavoro.
-
Ti avviso che farà più male di tutti quelli che
hai già fatto, devo arrangiarmi
con quello che riesco a trovare qui dentro, ma ti assicuro che
sarà all’altezza
di qualsiasi lavoro che riceveresti fuori da queste schifosissime
quattro mura.
–
-
Sono pronta, un po’ di dolore non mi ha mai spaventata.
–
La
tatuatrice annuì, mettendo mano agli arnesi e cominciando a
lavorare con i
movimenti sicuri e rapidi di chi aveva già fatto quella
stessa operazione
centinaia di volte.
-
Posso chiederti una cosa? Se è personale puoi anche non
rispondere. –
Annuì.
-
Perché proprio una gazza ladra? –
-
È il mio patronus e sembra proprio che sia tremendamente
indicato vista la mia
passione per tutto ciò che luccica ed è di
valore. –
La
ragazza parve moderatamente colpita dalla risposta e
continuò a lavorare
celermente, scostandosi per permetterle di ammirare il lavoro non
appena lo
ebbe finito.
-
Ecco fatto … ti piace, Magpie*? –
Sulla
pelle rossa e leggermente sporca di sangue il tatuaggio si stagliava
perfetto
in ogni minimo dettaglio.
-
Lo adoro. –
*Mapgie
in inglese significa per l’appunto “gazza
ladra” e da qui il nome con cui ha
scelto di farsi chiamare la nostra Clarissa.
Spazio
autrice:
Salve!
Ho
deciso
di dividere il capitolo in due parti dedicando questa prima
metà ai detenuti
mentre la seconda metà sarà tutta per i nostri
Auror con il flashback di
Beatrix, visto che altrimenti sarebbe uscita fuori una cosa come venti
pagine e
passa xD
Spero
che
vi sia piaciuto e annuncio a chi segue le mie altre storie che nei
prossimi
giorni vi bombarderò di aggiornamenti visto che sono
finalmente fuori dalla
sessione invernale.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Beatrix
corse lungo il corridoio del piano inferiore, rincorrendo suo cugino
Alastair per
tutta la casa finchè non si ritrovò davanti suo
zio Hector che l’osservava con
un cipiglio vagamente divertito. Indossava ancora la divisa da Auror,
segno che
doveva essere rientrato da poco dal lavoro, e aveva l’aria
stanca.
-
Cosa state combinando voi mocciosetti? –
-
Giochiamo ad Auror e Mangiamorte -, replicò sorridendo
fiera, - e io faccio l’Auror.
–
Hector
le accarezzò i capelli castano ramati, scompigliandole
affettuosamente le
lunghe onde.
-
Brava ragazzina, ma adesso cercate di non fare troppo rumore, ho
bisogno di
chiudere gli occhi per qualche minuto. –
-
Certo zio –, si voltò verso suo cugino nascosto
dietro la rampa delle scale, -
ti ho visto Al, ma dobbiamo riprendere a giocare più tardi
perché tuo padre
vuole dormire un po’. –
Hector
fece capolino nella stanza che condividevano i due piccoli di casa,
entrando
non appena li vide ancora svegli e intenti a chiacchierare animatamente.
-
Cosa combinate? Dovreste essere a letto da un pezzo. –
-
Non abbiamo sonno e volevamo sentire una storia. –
-
Già -, asserì Alastair giungendo le mani con fare
di preghiera, - ci racconti
una storia delle tue, papà? –
Hector
afferrò la sedia davanti a una delle due scrivanie e la
posizionò tra i due
letti, annuendo con un sorriso.
-
Va bene, che storia volete sentire? –
-
Una storia sul prozio Alastor – asserirono
all’unisono.
-
Non vi stancate mai di sentire raccontare dello zio Malocchio?
–
Beatrix
scosse il capo con risolutezza. Non aveva mai avuto modo di conoscere
il loro
prozio, che era morto in piena seconda guerra magica, ma aveva visto le
foto e
aveva passato spesso interminabili pomeriggi a chiacchierare con il
ritratto
del prozio che era sistemato nella sua vecchia stanza. Alastor Moody
era il
prototipo di persona che considerava una fonte d’ispirazione
e le piaceva
pensare che anche a lui piacesse lei.
-
Mai. –
-
Fammi indovinare -, Jonathan fece capolino in cucina per
osservare i suoi colleghi mentre si affaccendavano a fare le porzioni
per
tutti, - io non posso collaborare in alcun modo, vero? –
Yuriko
gli rivolse un’occhiata eloquente al di sopra della
pentola da cui stava prelevando il sugo mentre Roberto si
limitò a battergli
una mano sulla spalla con un mezzo sorriso.
-
Trovati qualcos’altro da fare, lo sai che Yuri è
gelosa
della sua cucina. È già un miracolo se la
condivide con me. –
-
E solo perché sei bravo quasi quanto me –
precisò.
-
Questa è la tua versione, secondo me sono molto
più bravo. –
La
ragazza gli puntò contro il mestolo come se fosse una
bacchetta.
-
Ripetilo un’altra volta? –
-
Chiediamo a Jonny. Chi è che cucina meglio? –
L’ex
Grifondoro fece vagare lo sguardo da una all’altro
cercando in ogni modo possibile di studiare una strategia per tirarsi
fuori da
quel fuoco incrociato, ma quando vide che non c’era alcuna
possibilità di
uscirne bene decise per una netta ritirata.
-
Vado a dare una mano a finire d’apparecchiare. –
Sfrecciò
via, attirando le risate di entrambi.
Si
scambiarono un cinque prima di rimettersi a lavoro come se
nulla fosse.
Inscenare
un dibattito come quello aiutava sempre a convincere
quell’esagitato di Jonathan ad allontanarsi e permettere loro
di lavorare in
santa pace e, soprattutto, senza correre il rischio di vedere
rovesciato a
terra l’intero pranzo faticosamente preparato.
-
Frank dov’è? –
Tobias
accennò con il capo verso il giardino posteriore.
-
L’ultima volta che l’ho visto era lì,
perché? –
-
Mi hanno cacciato dalla cucina ed Ellis e Beatrix hanno
detto che se giro loro intorno mentre apparecchiano rischio la vita
… speravo
in un po’ di compassione da parte sua. –
-
Ah, dubito che tu possa avere molta della sua considerazione
in questo momento visto che quando è uscito era piuttosto
arrabbiato. –
-
Non dirmi che ce l’aveva anche lui con me? –
Tobias
aggrottò la fronte, visibilmente perplesso.
-
Perché avrebbe dovuto avercela con te? –
-
Non lo so -, fece spallucce tenendo al contempo il bel viso
imbronciato, - sembra che in un modo o nell’altro io finisca
sempre con il
combinarne una delle mie. –
Gli
battè una mano sulla spalla con solidarietà.
-
Sei un po’ come mio figlio, ti cacci nei guai anche quando
non vuoi, ma ormai lo sappiamo benissimo tutti quanti e non te ne
facciamo una
colpa più di tanto. –
-
Stai dicendo che assomiglio a un bambino di otto anni? –
-
Nove –, precisò, - il suo compleanno è
stato la settimana
scorsa. –
-
Già, questo sì che cambia tutto … ti
hanno mai detto che fai
schifo a consolare la gente e a tirar loro su il morale? –
-
Di tanto in tanto. –
-
Bene, non avrei voluto essere il primo a farlo. –
*
Beatrix
avanzò a testa alta quando sentì la Preside
chiamare il suo nome, ignorando gli
sguardi del resto degli alunni del primo anno che la circondavano.
Sapeva della
nomina che la famiglia Moody aveva; era singolare come una delle Sacre
Ventotto
avesse finito con il produrre un tale numero di Auror estremamente
dotati che
avevano incarcerato decine di altri Purosangue. E poi c’era
la questione del
prozio Alastor. Chi più e chi meno sapevano chi fosse e le
voci cambiavano a
seconda di chi le metteva in giro: un eroe della resistenza, un Auror
eccezionale, un uomo coraggioso e pronto a tutto per far valere le sue
convinzioni, un pazzo fuori di testa e alcuni lo etichettavano
addirittura come
un Traditore del proprio sangue.
A
Beatrix non interessava, per lei Alastor Moody era un modello da cui
prendere
spunto e da imitare a ogni costo.
Si
diresse verso lo sgabello, sedendo in modo rigido e composto e
attendendo che
il Cappello le venisse deposto sul capo.
“Dunque
dunque … sembra ieri che mi sono ritrovato a smistare il
vecchio Alastor*.
Aveva una gran testa, lo sai bambina mia? E ce l’hai anche tu
… in effetti
siete così simili che se non fosse impossibile oserei dire
tu sia la sua
reincarnazione al femminile. Pertanto so esattamente cosa fare con te:
SERPEVERDE!”
-
I tuoi genitori sono ancora fuori in missione? –
Annuì,
stiracchiandosi pigramente per poi storcere il naso quando
avvertì i muscoli
delle braccia dolerle. Quando aveva deciso di fare il provino per la
squadra di
Quidditch mai avrebbe pensato che fare la Battitrice sarebbe stato
tanto
estenuante, ma a dispetto della stanchezza fisica adorava il suo ruolo
e non vi
avrebbe mai rinunciato per nulla al mondo.
-
Già, dovrebbero rientrare in tempo per Natale. Secondo te
quest’anno riusciremo
a vincere il campionato? –
Yuriko
si strinse nelle spalle, abbassando la voce per essere certa che il
loro
Capitano non li ascoltasse. Del resto quella ragazza sapeva essere
tremendamente inquietante quando voleva.
-
Lo spero davvero, anche perché morirei d’imbarazzo
se mi facessi soffiare il
Boccino sotto il naso da quell’idiota di Smith. –
-
Già, quello sì che sarebbe umiliante. –
-
Ti dico che le posate non si mettono in quel senso –
insistè
Ellis mentre finivano di apparecchiare la tavola.
-
E io ti dico che a casa mia le abbiamo sempre messe così.
–
-
E allora avete sempre sbagliato. –
Sebastian
rivolse un’occhiata in direzione di Beatrix, chiedendo
silenziosamente il suo intervento in quella discussione, ma la ragazza
scosse
appena il capo come a indicare che lei in quella storia non voleva
entrarci
assolutamente nulla.
-
E perché mai dovresti saperne più di me?
–
-
Perché ho partecipato a talmente tanti ricevimenti di mia
madre da averne la nausea. –
-
Guarda che a quegli stessi ricevimenti c’ero anche io.
–
-
Il che potrebbe spiegare perché mi nauseassero, ma di certo
non
sono una riprova del fatto che tu abbia ragione. –
Le
fece la linguaccia per poi perlustrare la sala alla ricerca
di qualcuno che potesse esprimere un terzo giudizio e che fosse del
tutto super
partes.
Lo
sguardo gli cadde su Isabelle, intenta a chiacchierare con
Sissy mentre alla televisione passavano un qualche programma di
organizzazione
d’eventi Babbani, così puntò dritto
verso le due ragazze per chiedere il loro
intervento in quella discussione.
Tossicchiò
per attirare l’attenzione, ricevendo in cambio
un’occhiata
fredda dalla detenuta dai capelli rossi.
-
Ti serve qualcosa? –
-
Sì, la vostra esperienza in campo di eventi mondani.
–
Isabelle
si voltò verso la tavola, studiandola con cura prima
di decretare: - Per quanto ne so io ha ragione Ellis. –
-
Già -, convenne Sissy, - l’Auror dalle unghie
fantastiche ha
apparecchiato in modo corretto. –
-
Grazie mille ragazze -, replicò Ellis con un sorrisone
soddisfatto, - anche per i complimenti per le mie unghie. Quanto a te,
Prewett,
come sempre io ho ragione e tu hai torto perciò ti
toccherà sparecchiare. –
Sgranò
gli occhi, allarmato.
-
E perché mai? –
-
Perché chi perde una sfida paga sempre pegno. –
Emer
e Chrystal fecero la loro comparsa in sala da pranzo poco
prima che tutti si sistemassero a tavola, prendendo posto
nell’angolo più
esterno del tavolo in modo tale da avere una buona visuale della
televisione.
L’ex
Serpeverde aggrottò la fronte, individuando
all’istante l’entità
della trasmissione in corso.
-
Chi è che ha messo abito da sposa cercasi? –
-
Di certo non io – replicò Beatrix, lanciando
un’occhiataccia
in direzione dello schermo come se avesse colpa di chissà
cosa.
-
E non possiamo cambiare? – chiese Emer, associandosi alle
amiche nel suo sdegno per quel programma.
-
Hanno monopolizzato il telecomando. –
Chrystal
apparve sinceramente stupita dalla cosa visto e
considerato che di solito quando la loro collega si metteva in testa di
fare
qualcosa non c’era nulla che la frenasse dal portare avanti
il suo obiettivo.
-
E ti sei lasciata sottrarre il telecomando, Trix? –
-
Quelle sono ladre, prova a sfilargli da sotto il naso
qualcosa e poi ne riparliamo. –
Come
a voler raccogliere la sua sfida Frost allungò una mano
verso il braccio di Magpie per sottrarle l’agognato
strumento. Lo sventolò a
mezz’aria, portandolo fuori dal raggio d’azione
dell’amica, e abbozzò un
sorrisetto ironico.
-
Detto fatto. –
-
Ottimo lavoro, adesso ti dispiacerebbe mettere Fight
Channel? –
Emer
emise un gemito, presto imitata dall’amica: dalla padella
alla brace.
Eppure
Frost stupì tutti porgendo il telecomando direttamente
a Chrystal.
–
Per me fa lo stesso, decidete voi cosa guardare. –
Beatrix
era in biblioteca quando sentì il rumore delle urla che
riecheggiavano nel
corridoio, seguite poco dopo da quelli che sembravano i rumori di
un’aggressione
vera e propria. Chiuse il tomo di Storia della magia con uno sbuffo,
stando
attenta a lasciare il segno per poter agevolmente tornare a prepararsi
per i G.U.F.O,
dopodichè uscì per accertarsi di cosa stesse
accadendo. Trovò un gruppetto di
suoi compagni di Casa alle prese con un paio di Grifondoro del quinto
anno che
riconobbe all’istante come Thomas Barr e Harvey Cohen. Non
era raro che Barr
venisse preso di mira dai bulli e la sua amicizia con Harvey, unita al
fatto
che egli fosse un Nato Babbano, aveva finito con il rendere la coppia
di
studenti il bersaglio preferito delle vessazioni di quegli idioti dei
suoi
compagni.
-
Cosa sta succedendo qui? –
-
Nulla che ti riguardi, Moody – replicò tagliente
Mulciber, la bacchetta ancora
saldamente in mano, mentre teneva sotto controllo al contempo i due
Grifondoro.
-
State facendo un casino di proporzioni epocali, non riesco a studiare e
tra un
mese ho i G.U.F.O. A te potrà anche non importare di passare
il tempo a
prepararti per gli esami, ma si dà il caso che a me invece
importi. Perciò,
come vedi, è un mio problema eccome. –
-
Non era nulla di grave -, intervenne Rowle, - e comunque non ci
vorrà troppo
tempo a dare loro una lezione. –
Assottigliò
le iridi verde pallido, sfoderando a sua volta la bacchetta e serrando
la presa
con vigore per dar loro modo di capire che non stava affatto scherzando.
-
Te lo ripeto, razza d’idiota: alzate i tacchi o vi rispedisco
a sbavare dietro
a Lestrange a calci in culo. –
Dopo
una rapida occhiata collettiva alzarono i tacchi, ammonendo i due
ragazzi che
non sarebbe finita lì, e lasciarono soli il terzetto.
Harvey
le rivolse un cenno del capo, accompagnandolo con un sorriso che era un
misto
di apprezzamento e rispetto.
-
Grazie, Moody. –
-
Figurati, Cohen. Posso tollerare molte cose, ma non che si disturbi la
mia ora
di studio. –
-
Continuo a non capire come tu possa considerare divertente una cosa del
genere.
–
Assestò
un doppio calcio rotante al sacco da boxe, sorridendo soddisfatta
quando lo
vide ondeggiare pericolosamente sotto il vigore dei suoi colpi.
-
Ti dà una sensazione fantastica, scarica tutte le
preoccupazioni e il
nervosismo. –
Ellis
inarcò un sopracciglio con fare scettico osservando la
collega mentre colpiva
con una rapida sequenza di montante e jab.
-
Se lo dici tu, io sarei molto più preoccupata di vedermi
finire il sacco dritto
in faccia. –
Rise,
tergendosi il sudore dal volto con la parte dell’avambraccio
che bendaggi e
guantoni lasciavano scoperta.
-
Questo perché tu sei una delicata principessina che teme di
spezzarsi le
unghie. –
-
Ehy, una manicure come questa costa un occhio della testa. E poi io
faccio
parte del settore interrogatori, sono il cervello del gruppo mica i
muscoli. –
-
Certo, ma allora cosa ci fai qui in palestra? –
-
Sono venuta a dirti che pensavamo di andare a bere qualcosa non appena
tutto il
gruppo finisce il turno ... e viene anche lui – aggiunse
sorridendo maliziosa.
Mollò
il sacco e slacciò i guantoni, lanciando
un’occhiata all’orologio appeso sulla
parete opposta. Mancavano venti minuti alla fine del loro turno e se
voleva
unirsi al gruppo avrebbe fatto meglio a darsi una ripulita il prima
possibile.
-
D’accordo, dammi un attimo per sistemarmi. –
-
Tutto il tempo che vuoi, magari è la volta buona che ti
decidi a farti avanti. –
-
Ellis … -
-
Lo so -, sospirò alzando gli occhi al cielo, - quando si
tratta di pestare i
cattivi sei sempre in prima linea ma se ti devi fare avanti con un
ragazzo
sembra che ti si chieda qualcosa di inumano. –
-
Ma se non so nemmeno se gli interesso, non voglio coprirmi di ridicolo.
–
-
Oh, sono certa che tu gli piaccia, avete solo bisogno di una piccola
spintarella nella direzione giusta. –
Fece
spallucce oltrepassandola.
-
Ne riparleremo più in là. –
-
Puoi starne certa, non ti lascio andare così mia cara!
–
-
Mi hanno chiesto quando sarebbero andati a comprare un po’
di cose, ma non ho saputo dare loro una risposta –
annunciò Harvey, facendo
capolino in giardino dove trovò Frank intento a fumare
sdraiato su un lettino
di plastica.
-
Non mi hanno ancora detto dove potremmo portarli. Insomma
Diagon Alley è fuori questione, alcuni di loro potrebbero
essere linciati dalla
folla se li vedessero andarsene bellamente in giro a fare shopping.
–
-
Oh, ti prego, non temere di ferire i miei sentimenti e parla
pure liberamente. Insomma non è come se
m’importasse davvero di cosa pensano
quegli idioti – replicò una voce femminile che
lasciò Harvey sorpreso.
Aveva
pensato di trovare Frank da solo così non aveva
minimamente guardato verso il dondolo.
Flame
lo spingeva muovendo le gambe e anche lei stava fumando
in tutta tranquillità.
Frank
ignorò il suo commento salace e altrettanto fece lui.
-
Hai ragione, non è certamente una situazione facile, ma non
possiamo lasciarli tutto il tempo con l’unico cambio che
hanno. Gli servono
vestiti, oggetti personali, prodotti per l’igiene e tutto il
resto. –
-
Davvero non avete capito qual è la soluzione più
ovvia? –
Questa
volta entrambi gli Auror diedero peso alle sue parole e
si voltarono a fissarla con moderata curiosità.
-
Illuminaci allora -, ironizzò Frank, - sapientona.
–
-
Dove andavamo tutti quanti quando eravamo studenti e avevamo
una giornata libera? Un posto dove era possibile tenere sotto controllo
tutti e
non c’erano pericoli in agguato o troppi contatti con gli
esterni. Su … con un
po’ di materia grigia messa in azione ci arriverete anche
voi. –
-
Hogsmeade, ma certo, quel posto è quasi deserto durante
l’anno.
È un’ottima idea, perché non ci abbiamo
pensato prima? –
-
Perché siete uomini, pensare non è il vostro
forte. –
Frank
ingoiò la rispostaccia che gli stava salendo e rivolse
un cenno all’amico.
-
Vai ad avvisarli che tra poco usciamo, hanno mezz’ora per
prepararsi. –
Beatrix
era appoggiata alla parete fuori dall’aula in cui si stava
tenendo il processo
e di tanto in tanto scoccava qualche occhiata attorno a sé.
Era incredibile
pensare di essere finalmente fuori da quella storia, ma il fatto che ci
fossero
ancora così tante persone legate alla Fratellanza Purosangue
a piede libero la
preoccupava. Erano passati anni dalla fine della seconda guerra magica
eppure l’ideologia
di Voldemort raccoglieva ancora adepti. Era così persa nelle
sue considerazioni
che finì con il trasalire quando la porta si aprì
e mostrò Frank di ritorno dal
processo.
Gli
rivolse un’occhiata incuriosita mentre Harvey rispondeva al
posto suo: -
Condannati. –
-
Tutti? –
-
Tutti. –
*Non
sappiamo quale fosse la Casa di Alastor Moody, ma andando per
caratterizzazione
del personaggio escluderei Grifondoro dal momento che era fin troppo
vigile e
attento alle sue mosse e quindi di certo non aveva
l’impulsività e l’avventatezza
rosso oro e a maggior ragione escluderei Tassorosso data la sua indole
a dir
poco burbera. Io e l’autrice di Beatrix (che essendo in crisi
proprio per la
questione “assegnazione Case di zio e nipote” ha
chiesto la mia cooperazione)
siamo state a lungo indecise tra Corvonero e Serpeverde
perché entrambe a nostro
avviso ben si addicevano ad Alastor e alla fine abbiamo optato per
quest’ultima
fondamentalmente perché ci siamo convinte che la sua indole
pragmatica,
pungente e sarcastica rispecchiasse bene i verde argento. Ovviamente
però
questa è una personale interpretazione e potrebbe essere del
tutto fuori Canon,
perciò prendete la cosa con le pinze.
Spazio
autrice:
Salve!
Spero
che
anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e come al solito
vi lascio
con un dubbio esistenziale sull’identità della
cotta di Beatrix … so di essere
una persona malvagia, ma mi diverto troppo a leggere le vostre
speculazioni. Volevo domandarvi se ci fosse un posto in particolare a
Hogsmeade che il vostro OC visiterebbe e inoltre torno a domandarvi due
nomi (uno per i detenuti e uno per gli Auror) per il
prossimo flashback tra i seguenti:
Flame
Ash
Nacht
Chrystal
Roberto
Tobias
Come
sempre prima ricevo i voti e prima riuscirò ad aggiornare.
A
presto
e buona domenica a tutti.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
Eltanin
si addormentava solo dopo che uno dei suoi genitori si era seduto sul
bordo del
suo letto e le aveva raccontato una storia, una di quelle che parlavano
di
cavalieri e soprattutto di draghi dalle fauci spaventose che sputavano
fuoco.
Così dopo cena Rabastan ed Erzsébet si
alternavano in quel compito e quella
sera era toccato proprio alla donna mettere a letto la loro unica
figlia.
-
Io non voglio che il drago muoia – protestò
d’un tratto la piccola,
interrompendo la madre mentre questa era arrivata al punto in cui il
valente
cavaliere si apprestava a liberare la principessa dalla torre.
-
Ma in questo modo il cavaliere potrà arrivare dalla sua
principessa e vivere
per sempre felici e contenti. –
-
Ma perché il drago deve morire? Non può vivere
insieme a loro? Potrebbe fare la
guardia al castello così nessun mal intenzionato si
avvicinerebbe. –
Rise,
scompigliandole i capelli.
-
Potresti scrivere una storia tu così il drago farebbe tutto
ciò che vuoi. –
- Oppure potrei ricevere un
drago come regalo
per il mio compleanno – ribattè, sgranando gli
occhi color indaco con fare
speranzoso.
-
Scordatelo. Se vuoi un cucciolo possiamo parlarne, ma non di certo un
drago. –
Fece
il broncio, ma l’idea di un cucciolo tutto suo la spinse ad
annuire poco dopo.
-
Voglio un cane allora, possiamo prenderne uno, mammina? –
-
Va bene, sarà il tuo regalo di compleanno. –
Eltanin
osservò la neve che cadeva abbondantemente fuori dalla
finestra della sua
cameretta e in men che non si dica saltò giù dal
letto e corse per tutta casa
annunciando che stava finalmente nevicando e che avrebbe potuto usare
la slitta
che gli avevano comprato.
Il
cucciolo di american wolf dog che gli era stato regalato appena due
mesi prima
le saltellava attorno scodinzolando contento come se fosse stato
contagiato
dall’allegria della padroncina per
quell’avvenimento inaspettato.
-
Mamma, dove sono i guanti e il capello? Io e Ice vogliamo andare a
provare la
slitta. –
Glieli
porse, osservandola indossarli e poi sistemare Ice per assicurargli
addosso
tutta la bardatura necessaria a trainare la slitta.
Quando
ebbe finito uscirono sul vialetto e mise i piedi
sull’appoggio di legno ridendo
mentre muoveva le briglie per dare il comando di partire al cucciolo.
-
Marsc’ Ice, marsc’! –
Erzsébet
osservò lo sguardo divertito del marito, che aveva assistito
alla scena dalla
finestra della cucina mentre sorseggiava il suo the caldo, inarcando un
sopracciglio al suo indirizzo.
-
Perché ridi? –
-
Nulla, è solo che non avrei mai pensato di vederla
divertirsi così tanto con un
passatempo Babbano. Se mio fratello e mia cognata fossero vivi
avrebbero un
infarto. –
-
Non riesco a credere che siamo davvero riusciti a tornare a
Hogsmeade. Credevo che non ci avrei rimesso piede mai più
– commentò Sissy
mentre varcavano l’ingresso del villaggio e si guardavano
attorno.
La
maggior parte dei detenuti aveva il sorriso dipinto sulle
labbra e si guardava intorno come un gruppo di scolaretti alle prese
con la
prima gita della loro vita.
-
È bello passare un po’ di tempo all’aria
aperta -, convenne
Foxglove socchiudendo gli occhi con un gemito di piacere quando il
calore dei
raggi solari le colpì il volto, - cominciavo a essere
davvero stanca di vedere
il cielo solo da dietro a delle sbarre. –
-
Non siamo in gita -, ricordò loro la voce di Beatrix alle
loro spalle, - perciò evitate di comportarvi come degli
studenti fuori
controllo. Potete girare per il villaggio per qualche ora, ma quando
sarà l’ora
di rientro dovrete farvi trovare qui sul sentiero principale.
–
-
Possiamo girare da soli? – chiese speranzoso Doc.
-
No, ma avrete una sorveglianza leggermente più blanda -,
replicò Frank degnandolo appena di un’occhiata
mentre perlustrava l’area
circostante per essere certo che non ci fossero sorprese dietro
l’angolo, - ci
divideremo in gruppi a seconda di dove volete andare. Io prendo quelli
che
vanno alla Testa di Porco. –
Jonathan
alzò una mano: - Mi associo. –
-
Bene, il resto di voi si senta pure libero di dividersi come
preferisce. –
Ink
osservò con un cipiglio divertito l’Auror davanti
a lei
che infilava una manciata di buste dopo l’altra nel
carrellino.
-
Hai intenzione di svaligiare tutta la scorta di Api Frizzole
di Mielandia o ne lasci un po’ anche a me? –
Chrystal
le passò una busta con l’espressione di chi le
stava
facendo una gigantesca concessione.
-
Fattela bastare, le Api Frizzole sono una vera e propria
droga per me. –
-
Voi Auror non dovreste essere puliti da ogni dipendenza? –
ironizzò spingendola a sorridere a sua volta.
-
Vorrà dire che dovrai tenere un piccolo segreto per me.
–
-
E il pacchetto di Api che mi hai passato è la ricompensa per
tenere la bocca chiusa? –
-
Ovviamente. –
Ink
ridacchiò: - Va bene, allora ci sto, il tuo segreto
dolciario è al sicuro con me. –
-
Credi che sia saggio permettere loro di girare qui dentro e
di comprare ogni sorta di scherzi? –
Roberto
si strinse nelle spalle davanti alla domanda della
collega. In un certo senso Yuriko aveva ragione quando diceva che forse
non era
saggio lasciar rifornire un gruppo di detenuti di ogni sorta di
diavoleria
creata da Zonko, ma allo stesso tempo non se la sentiva proprio di
rovinare il
divertimento a quel gruppetto.
-
Non saprei, in fondo sono scherzi innocui, cosa vuoi che
possano combinare? –
-
Meglio non chiederlo. –
Dall’altra
parte dello scaffale Phoenix mise via un sacchetto
di Caccabombe e si voltò verso Magpie con un sorrisetto
malandrino dipinto sul
volto.
-
Ho intenzione di combinare uno degli scherzi migliori della
mia vita, ci stai canguro tatuato? –
La
ragazza si voltò verso di lui, un’espressione
identica
dipinta sul volto, per poi annuire all’istante.
-
E me lo chiedi? Non mi tiro mai indietro quando si tratta di
uno scherzo, specialmente se presuppone di colpire il maggior numero di
persone
possibile e se coinvolge anche i nostri angeli custodi. –
-
Questo sì che è parlare ragazza! –
Si
scambiarono un cinque solidale.
-
Continuo a credere che per una bambina non sia normale tutta questa
passione
per i rettili – considerò Erzsébet
mentre osservava la piccola sorridere
compiaciuta mentre giocherellava con il serpente che le aveva donato il
padre.
Rabastan
l’abbracciò, scrutando a sua volta la figlia con
un sorriso compiaciuto
impresso sul volto.
-
Sarà una Serpeverde perfetta, una vera Lestrange,
porterà alto il nome della
famiglia. –
-
Voi inglesi siete proprio fissati con questa storia della famiglia.
–
-
Noi prima o poi finiamo nel dimenticatoio, ma il nome della famiglia
resta per
sempre … è importante. –
-
Eltanin Lestrange! –
Quando
il suo nome venne pronunciato dalla preside il gelo calò
all’interno della Sala
Grande. Tuttavia lei era preparata; sapeva cos’era accaduto
durante la seconda
guerra magica, suo padre non le aveva nascosto nulla, ed era
consapevole del
fatto che tra quelle mura ci fossero persone che disprezzavano il suo
cognome e
la sua famiglia. Eppure a lei non importava, non quando era
letteralmente
terrorizzata dall’idea di affrontare lo Smistamento e finire
con l’essere
assegnata a una Casa diversa da quella per cui si era preparata nel
corso dei
suoi undici anni di vita.
Avanzò
a testa alta, così come le aveva insegnato a fare suo padre,
e sedette composta
mentre attendeva che il Cappello giungesse alla sua decisione.
“Vedo
coraggio da vendere, mia cara, e anche la voglia di mettersi alla
prova. Sei
intelligente, una mente molto dotata oserei dire, ma al contempo
imprevedibile
… sei un caso davvero singolare, una scelta difficile da
compiere … dove ti
colloco?”
“Serpeverde
… per favore, Serpeverde … anche Corvonero
andrebbe bene, ma non Grifondoro o
Tassorosso.”
Sapeva
che a suo padre sarebbe venuto un colpo se la sua adorata figlioletta
fosse
finita in una delle due Case, a dimostrazione che poteva essere
differente da
come l’aveva sempre immaginata.
“Ne
sei assolutamente sicura?”
“Sì,
per favore.”
“Molto
bene … allora SERPEVERDE!”
Alzò
lo sguardo dal libro che stava leggendo, attirata dal vociare poco
distante che
tradiva la presenza di un gruppetto di suoi compagni di Casa che da un
po’
avevano preso a gravitarle attorno. Sembrava che fossero desiderosi di
vederla
eguagliare la reputazione dei suoi parenti, di vederla prendersela con
qualcuno
solo per il semplice fatto che fosse un Nato Babbano o un Mezzosangue,
ma la
verità era che a lei non importava. Da quando aveva messo
piede a Hogwarts i
suoi obiettivi erano stati nell’ordine: prendere ottimi voti
ai G.U.F.O e
successivamente prepararsi al meglio per i M.A.G.O, entrare nella
squadra di
Quidditch come Cacciatrice per poi divenirne il Capitano, assumere il
ruolo di
Prefetto prima e di Caposcuola poi … in altre parole
eccellere. E non davano
certo premi a coloro che passavano il proprio tempo a fare i bulli in
giro.
In
quella particolare circostanza un drappello di ragazze stavano
attorniando Deimos
Mulciber e Antonin Rowle mentre raccontavano di come ne avevano cantate
quattro
a dei Grifondoro.
-
La piantate di starnazzare come oche impazzite? –
Tacquero
all’istante, spostandosi un po’ più in
là prima di riprendere a parlare con un
tono molto più basso, mentre Deimos le si avvicinò
e si lasciò ricadere sul divano
accanto a lei prima di passarle un braccio attorno alle spalle e trarla
a sé.
-
Non essere gelosa, Elly. Lo sai che io ho occhi solo per te. –
-
Punto primo io sono Eltanin, non Elly, Elty, Tanny né nessun
altro stupido
soprannome che possa venirti in mente -, replicò gelidamente
districandosi
dalla sua presa e mettendo una maggior distanza tra loro, - e in
secondo luogo
non sono minimamente interessata. –
Le
iridi verdi del ragazzo si rabbuiarono leggermente.
-
Prima o poi ti stancherai di fare la difficile e accetterai il mio
invito a
uscire? –
-
Fossi in te non tratterrei il fiato nell’attesa –
lo rimbeccò, tornando a
leggere e ignorandolo palesemente finchè non lo
sentì sbuffare e alzarsi per
tornare dai suoi amici.
Deimos
Mulciber era esattamente il tipo di ragazzo con cui non sarebbe uscita
nemmeno
se ne fosse andato della sua vita.
Mentre
varcavano l’ingresso della Testa di Porco ogni singolo
sguardo degli avventori presenti seguì il loro incedere con
un misto di
curiosità mista a ingordigia nelle iridi.
-
Mi piacerebbe pensare che stiano guardando me -, decretò Ash
stemperando il silenzio che era sceso tra loro dopo aver occupato il
primo
tavolo libero nell’angolo, - ma credo che tutte queste
occhiate siano per la
rossa focosa in nostra compagnia. –
-
Oh, non saprei -, obiettò Jonny ironicamente, - anche noi
tre abbiamo un discreto fascino quindi potremmo anche aver rimorchiato
uno o
due avventori spaventosi e con la scritta
“criminale” incisa in faccia. –
Per
tutta risposta Flame si lasciò cadere su una sedia dallo
schienale alto e rigido e continuò a ignorare ostentatamente
gli sguardi.
Era
abituata a essere guardata, ormai non vi dava quasi più
peso, e sapeva che non dar loro la soddisfazione di attirare la sua
attenzione
era uno smacco sufficiente a ridimensionare quella loro indole da macho
pieni
di testosterone.
-
Sembra che un membro del tuo fan club stia venendo qui – le
annunciò Ash prima di prendere un sorso dal suo boccale.
Quello
sì che ebbe il potere di sorprenderla, tanto più
che
l’avventore in questione le era tremendamente familiare.
Deimos
Mulciber.
-
Eltanin? Sei
davvero tu? –
In
quel momento doveva averlo riconosciuto anche Frank,
considerò a giudicare da come l’Auror si era
irrigidito, perciò qualsiasi
speranza di essersi sbagliata a riguardo morì rapidamente.
-
In carne e ossa. –
-
Con quei capelli rossi non ti avevo quasi riconosciuta. –
-
Pensa un po’ che fortuna. –
Davanti
all’ironia della ragazza Deimos non potè fare a meno
di
ridacchiare.
-
Sempre la solita Eltanin … gli anni ad Azkaban non ti hanno
cambiata. –
Avevano
troppi occhi addosso in quel momento, come se tutti
gli avventori stessero cercando di decifrare la loro conversazione,
così per la
prima volta da innumerevole tempo si sentì nuovamente a
disagio.
Incrociò
appena lo sguardo di Frank, che parve capire al volo
perché s’intromise nella conversazione.
-
Non è una rimpatriata, Mulciber, perciò fai
dietrofront e
levati di mezzo prima che sia io ad assicurarmi che tu lo faccia
– concluse con
un sorriso tutto denti che più che altro sembrava uno
snudare di zanne.
-
Non c’è bisogno di essere così ostile
-, alzò le mani in
segno di resa come se avesse appena realizzato che provocare degli
Auror dopo
il suo proscioglimento da tutte le accuse per insufficienza di prove
fosse una
pessima idea, - basta chiedere le cose gentilmente e si ottengono
subito. Ci si
vede in giro, Eltanin … signori, buon proseguimento.
–
Rimasti
soli, Frank le rivolse un’occhiata penetrante.
-
Strano che sia da queste parti, non trovi? –
-
Già -, mormorò lentamente realizzando dove voleva
andare a
parare, - ma ti risparmio la fatica di dovermi fare la domanda: io non
c’entro
nulla, la Testa di Porco è sempre stato un ritrovo riservato
per certi affari. –
-
Sei paranoica, non volevo accusarti di nulla. –
-
E tu sei uno stronzo, ma non voglio accusarti di nulla
nemmeno io. –
Ash
rivolse un’occhiata a Jonathan, che per tutta risposta
decretò: - E tutto questo è tremendamente
imbarazzante. –
Non
riusciva a credere nemmeno lei di essere riuscita a finire
l’Accademia per
Auror. Sua madre aveva preso la notizia in modo abbastanza tiepido a
onor del
vero, ma dopotutto suo padre era stato arrestato durante il suo sesto
anno ed
era ovvio che lei non avesse ancora superato il trauma della
separazione
forzata dal marito, però l’aveva supportata senza
farle pesare le sue
decisioni. Tutt’altro discorso andava fatto per coloro che
lavoravano
all’interno dell’ufficio Auror e per i suoi
compagni di corso all’Accademia. Lì
Eltanin non aveva amici, né se doveva essere completamente
sincera con se
stessa si era impegnata particolarmente per farsene. Era lavoro, un
modo come
un altro per tirare avanti e al contempo dimostrare di poter essere
diversa da
qualunque altro Lestrange.
-
Tutta sola? Strano, ai tempi della scuola era quasi impossibile non
vederti con
un drappello alle spalle. –
Si
voltò incontrando le iridi scure di Frank Jones che la
studiavano.
-
Già, sembra che la mia popolarità sia
drasticamente calata negli ultimi anni. E
io che credevo che quelli con i pregiudizi fossimo noi. –
-
Non puoi biasimarli se sono un po’ sospettosi. La tua
famiglia ha prodotto un
bel po’ di assassini fissati con la supremazia del sangue
puro. –
-
Notizia flash, io sono Eltanin … non rappresento la mia
famiglia, ma solo me
stessa. Rendo conto delle mie azioni, non di quelle degli altri.
–
Abbozzò
un sorriso ironico prima di incrociare le braccia al petto muscoloso e
domandarle: - Allora come mai alla fine hai deciso per una carriera da
Auror?
Il mondo non si divide in Auror e Mangiamorte, potevi dimostrare di
essere
diversa in mille altri modi. –
Meditò
sulla risposta da dargli. Era una buona domanda, una che nessuno le
aveva mai
posto prima di quel momento, ma alla fine trovò la risposta
dentro sé.
-
Il Cappello Parlante ha pensato di mandarmi tra i Grifondoro durante lo
Smistamento o magari tra i Corvonero, sosteneva che fossi diversa, ma
non gli
ho creduto finchè non sono cresciuta. Ho sempre voluto
dimostrare di poter
andare avanti contando solo sulle mie forze e compiendo le mie scelte
senza
nascondermi dietro a un cognome. E un giorno ho semplicemente scoperto
di
essere molto più di quello che mi avevano sempre detto che
fossi. Ho scoperto
di essere forte, coraggiosa, e di avere un fuoco dentro che nemmeno io
riesco a
tenere sotto controllo. –
Frank
rimase in silenzio ad osservarla.
Il
fuoco che ardeva nei suoi occhi raccontava una storia talmente intensa
che le
parole non avrebbero certo potuto descriverla. Poco importava se
Eltanin non
l’avesse mai narrata, a lui bastava vedere
quell’incendio in lei per sapere che
avrebbe lavorato al suo fianco senza alcun problema.
-
A me sta bene. –
-
Cosa? –
-
Prendermi sul groppone la Lestrange con cui nessuno vuole lavorare
… a me sta
bene. –
-
Stai davvero dicendo che vuoi lavorare con me? Che ti fidi? –
Le
tese la mano con fare solenne.
-
Certo. Andiamo, partner, il nostro turno comincia tra poco. –
Eltanin
osservò le manette che la tenevano incatenata alla poltrona
davanti all’intera
corte in attesa di pronunciare il suo giudizio. Doveva essere uno
spettacolo
gratificante agli occhi di coloro che avevano sempre saputo che lei era
tale e
quale a qualsiasi altro membro della sua famiglia. I Lestrange avevano
qualcosa
che non andava nel cervello, erano carichi di malvagità
… le sembrava di
sentire nuovamente le chiacchiere del suo primo giorno a Hogwarts
quando tutti
sembravano essere pronti a vederla dare fuori di matto e iniziare a
maledire
gente a caso.
Lasciò
vagare lo sguardo verso gli Auror che erano presenti, i suoi colleghi,
che se
ne stavano in un angolo ed erano in religioso silenzio in attesa della
condanna. Cercò lo sguardo di Frank e dopo qualche istante
lo vide ricambiarla;
c’era una durezza incredibile in quegli occhi scuri che aveva
visto illuminarsi
innumerevoli volte mentre scherzavano e ridevano durante un
appostamento particolarmente
lungo o quando a fine turno si fermavano a bere qualcosa e la cosa le
fece male
in un modo che la colse di sorpresa. Non aveva mai dato peso
all’affetto che
provava per lui, ma quando si erano ritrovati faccia a faccia durante
l’interrogatorio e gli aveva giurato che lei era innocente e
che era stata
incastrata solo per via del suo nome, aveva capito che lui non le
credeva … non
quando tutto sembrava puntare nella sua direzione. L’unica
persona che l’aveva
accolta al Dipartimento, che si era fidato nel collaborare con lei e
che
l’aveva trattata semplicemente come Eltanin le aveva voltato
le spalle.
La
malinconia venne scacciata e al suo posto sentì montare una
rabbia cieca.
Lei
si era aperta con lui, gli aveva confidato cose che non aveva rivelato
a nessun
altro, e Frank l’aveva ripagata non credendole.
Odiava
Frank Jones … e odiava ancora di più se stessa
per avergli permesso di ferirla.
*Non
sappiamo che fine abbia fatto Rabastan dopo la seconda guerra magica,
se sia
stato ucciso o imprigionato oppure sia riuscito a sfuggire agli Auror
approfittando del caos che albergava a Hogwarts. Perciò in
questo particolare
contesto ci troviamo a seguire l’head canon
dell’autrice di Eltanin, che ha
immaginato che Rabastan sia riuscito a sfuggire all’arresto e
che si sia
trasferito all’estero per poi essere rintracciato e arrestato
a distanza di
anni dalla fine della guerra. Per quanto riguarda invece il riferimento
alla
costellazione del Dragone esso è dovuto al fatto che
Rabastan non sia altro che
l’anagramma di Rastaban, la terza stella più
luminosa della suddetta costellazione.
*
-
Tobias, sai chi ha preso i biscotti con le gocce di cioccolato che
avevo
preparato? –
La
verità era che sapeva perfettamente che era stata Amanda,
sua sorella gemella,
ma non voleva tradirla per prima cosa perché gli era sempre
stato detto che
fare la spia non era una bella cosa e poi perché Amanda gli
metteva sempre il
broncio quando le faceva passare dei guai ed era una cosa che lui non
sopportava.
-
No, mammina, non ne ho idea. –
Peccato
solo che non avesse considerato il fatto di essere notoriamente un
pessimo
bugiardo. Quando mentiva non riusciva mai a sostenere lo sguardo della
persona
che aveva di fronte e finiva con l’agitarsi come un ossesso
rendendo evidente
la sua mancanza di sincerità.
E
in quella particolare circostanza guardava fisso i suoi piedi, si
tormentava le
mani ed era quasi del tutto sicuro di aver scritto
“bugiardo” in faccia.
-
Lo sai che le bugie non si dicono, vero Toby? –
-
Lo so, ma non sapevo cos’altro fare. –
-
Non dirò ad Amanda che sei stato tu a tradirla, non
preoccuparti, so quanto voi
due siate legati. –
Abbozzò
un sorriso sollevato prima di annuire.
-
Va bene, mammina, non voglio che lei si arrabbi con me. –
-
Non lo farà, tesoro, te lo giuro. –
Osservò
Parker mentre s’inerpicava sulla scaletta che conduceva
all’interno
dell’Espresso con un pizzico di nostalgia mista a invidia.
Anche lui non vedeva
l’ora di essere abbastanza grande per cominciare Hogwarts ed
era curioso più
che mai di scoprire in quale Casa sarebbe stato assegnato.
-
Senti già la mancanza di tuo fratello, campione? –
Alzò
lo sguardo verso suo padre e si strinse nelle spalle.
-
Un po’, ma in realtà vorrei solo partire anche io.
–
William
gli scompigliò affettuosamente i capelli.
-
Mancano solo due anni, Tobias, e presto anche tu sarai a scuola insieme
a tutti
gli altri Grifondoro. –
-
Credi davvero che potrei essere Smistato lì? –
chiese speranzoso.
-
Ne sono sicuro. –
-
Hai sentito Amanda? Io e te finiremo a Grifondoro proprio come la
mamma, il
papà e Parker. –
La
gemella lo fissò in silenzio senza dire una parola,
lasciandolo perplesso. Non
riusciva proprio a capire cosa avesse detto di male.
-
SERPEVERDE! –
Tobias,
appena unitosi al resto dei Grifondoro, sgranò gli occhi
quando sentì il
Cappello Parlante annunciare la collocazione di Amanda.
Incrociò lo sguardo di
Parker, altrettanto sconcertato, e poi cercò quello della
gemella.
La
vide avanzare verso la tavolata della sua Casa con un sorriso
compiaciuto
dipinto sulle labbra e prendere posto accanto a un gruppetto di ragazze
che era
stato smistato poco prima.
-
Capita anche nelle migliori famiglie di ritrovarsi un Serpeverde in
casa –
commentò una voce maschile che lo spinse a voltarsi verso la
sua destra
individuando tre ragazzini del primo anno che gli sorridevano
comprensivi.
-
Tobias, giusto? Io sono Daniel mentre questi due sono Edward e James.
–
Strinse
loro le mani, lasciandosi presto coinvolgere dall’argomento
che avevano
intavolato, certo che dopotutto le cose tra lui e Amanda non sarebbero
cambiate
solo per una questione di Casa opposta.
Harvey
camminava al fianco di Beatrix mentre avanzavano verso
i Tre Manici di Scopa, leggermente distaccati da Isabelle che
chiacchierava
animatamente con Sissy commentando chissà cosa.
-
Non è strano che quelle due vadano tanto
d’accordo? –
Beatrix
fece spallucce.
-
In realtà credo che abbiano in comune molto più
di quanto
sembra, a cominciare dalla non sopportazione del fratello. –
Harvey
sorrise amaramente ripensando ai racconti di Nicholas
sulla sua sorellina. Quei due erano i poli opposti eppure non riusciva
a credere
che avessero finito davvero con l’arrivare a non rivolgersi
nemmeno la parola.
-
Conoscevate suo fratello ai tempi della scuola? –
La
voce delicata di Foxglove l’interruppe.
Era
condita da una genuina curiosità. Del resto lei aveva
imparato a conoscerlo all’interno della vita carceraria, ma
Azkaban aveva il
potere di cambiare radicalmente le persone.
-
Sì, era nella mia stessa Casa anche se due anni
più avanti. –
-
Ed è sempre stato così … -
-
Fastidiosamente casinaro? – le venne in aiuto Beatrix
roteando gli occhi.
-
Già. –
-
A quanto ho potuto constatare io sì, ma è Harvey
l’esperto …
-
-
Diciamo che Nick è sempre stato un tipo da prendere in modo
rilassato –, chiarì il Grifondoro, - e se preso a
piccole dosi è anche
piuttosto piacevole. È un amicone. –
Foxglove
annuì, ma non sembrava particolarmente convinta di
quello che aveva sentito fino a quel momento, per poi cambiare
argomento con un
sorriso malizioso.
-
E voi due invece state insieme dai tempi della scuola o è
una cosa più recente? –
Vide
entrambi gli Auror arrossire come peperoni e bofonchiare
mezze frasi incomprensibili al genere umano.
-
Oh -, finse di aver fatto una gaffe involontaria, - non
avevo capito che eravate single. Beh, secondo me sareste una coppia
veramente
ben assortita … insomma tu sembri essere l’unico a
non essere terrorizzato
quando lei si arrabbia – concluse facendogli
l’occhiolino. Dopodiché li lasciò
lì a meditare sulle sue parole e allungò il passo
per raggiungere le due ragazze
che, ancora ignare di tutto, continuavano a conversare.
Vide
Charity separarsi dalle sue amiche e avanzare verso di lui con
un’espressione
strana impressa sul volto.
-
Ragazzi -, si voltò verso i tre amici, - ci vediamo
più tardi in Sala Comune. –
Poi
si avvicinò alla fidanzata, passandole un braccio attorno
alle spalle e
dirottandola verso una parte del corridoio più tranquilla e
riservata.
-
Cosa succede, Char? Hai una faccia piuttosto preoccupata. –
-
Devo dirti una cosa -, mormorò titubante, - e non ho la
minima idea di come
potresti reagire. –
-
È qualcosa di così grave? –
Nella
sua mente passarono centinaia di ipotesi, una più spaventosa
e struggente
dell’altra, ma s’impose di mantenere la calma
finchè Charity non si fosse
confidata.
-
Per dei ragazzi al quinto anno? Decisamente. Io … io ho un
ritardo di tre
settimane, Toby. –
Il
suo cervello impiegò qualche istante a registrare il
significato della frase.
-
Sei … intendi dire che sei incinta? –
Charity
annuì, mordendosi furiosamente il labbro inferiore, e di
riflesso la mano del
ragazzo corse ad accarezzarle dolcemente la pancia.
-
Faremo quello che vuoi. Se decidi di tenerlo lo terremo e se invece non
vuoi …
mi dispiacerebbe moltissimo, ma asseconderò la tua scelta.
–
-
Abbiamo quindici anni, Toby. –
-
Troveremo una soluzione, so che la mia famiglia ci aiuterà
di sicuro. –
-
E tu sei sicuro di volerlo? –
La
fissò dritta negli occhi con tutta la serietà e
la risolutezza di cui fu
capace.
-
Ti amo e amo già lui … o lei. Ce la faremo, te lo
prometto. –
Tenne
stretto il piccolo tra le sue braccia, cullandolo mentre le lacrime gli
solcavano il volto. Il piccolo Logan era nato ed era in perfetta
salute, ma
Charity non ce l’aveva fatta. Qualcosa era andata storta
durante il parto e lei
aveva perso troppo sangue, era deceduta pochi minuti dopo aver dato
alla luce
il loro bambino. Quel bellissimo bambino dal volto roseo e i grandi
occhioni
celesti che lo guardava agitando le manine verso di lui.
-
Papà ti ama, piccolo mio, il tuo papà ti ama
moltissimo e so che anche la tua
mamma da lassù ti ama nello stesso modo. –
Mentre
entrava nello studio della McGranitt, deciso a parlare con lei per
quanto
riguardava uno stage di Trasfigurazione estivo che gli aveva proposto
la
settimana prima, si rese conto che la donna non era al suo interno ma
in
compenso c’era un gruppetto di Serpeverde intente a
sgraffignare chissà cosa …
e tra loro c’era Amanda.
La
prese per un braccio, trascinandola fuori di lì come una
furia, mentre il resto
delle sue amiche scappava via nel terrore di essere denunciate alla
preside.
-
Si può sapere cosa diavolo ti dice il cervello? –
Sua
sorella resse il suo sguardo, le mani sui fianchi e
un’espressione di sfida
negli occhi chiari.
-
Stavamo solo facendo una ragazzata, non avremmo preso nulla di valore,
ti
preoccupi troppo Tobias. –
-
E tu non ti preoccupi mai abbastanza delle conseguenze delle tue
azioni. –
-
Disse il sedicenne con un figlio a carico. –
Trasalì
al sentire quella replica acida e mollò di scatto la presa
sul polso della
sorella, che al contempo pareva essersi resa conto di quello che aveva
appena
detto.
-
Toby … non intendevo dirlo in quel senso. –
-
Lo so. –
Amanda
si alzò leggermente in punta di piedi, abbracciandolo
stretto e scoccandogli un
bacio sulla guancia.
-
Prometto che non mi caccerò più nei guai.
–
Non
era brava a mantenere le sue promesse, Tobias lo sapeva bene, ma volle
comunque
crederle.
-
È passato un po’ di tempo dall’ultima
volta che ho visto
Sebastian – considerò Tobias mentre lui ed Ellis
uscivano dal negozio di
accessori per il Quidditch.
-
Già -, lasciò correre lo sguardo sul manipolo di
detenuti
prima di incrociare quello di Nacht, - tu hai visto per caso Wolf?
–
Il
biondo scosse il capo, la fronte aggrottata in modo
visibilmente perplesso, mentre Frost diede di gomito a Emer e le
indicò una
coppia che era stata fermata a pochi passi dalla stazione ferroviaria
del
villaggio.
-
Non ti sembra che siano loro due quelli? –
Emer
assottigliò lo sguardo, mettendoli meglio a fuoco, e poi
annuì.
-
Frost ha ragione, devono essere stati fermati mentre
tentavano di salire sul treno. –
Quell’affermazione
poteva significare solo una cosa: Sebastian
aveva provato ad aggirare il protocollo di sicurezza per aiutare Wolf a
evadere.
Ellis
imprecò sonoramente prima di lanciarsi in avanti seguita
dai suoi colleghi.
C’erano
due arresti da effettuare e la gita era drasticamente
terminata anzitempo.
-
Sei sicuro di volere essere tu a farlo? –
Tobias
annuì, prendendo in custodia Amanda e scortandola dritta
verso l’aula in cui si
sarebbe tenuto il suo processo.
Era
stato lui ad arrestarla ed era giusto che portasse avanti la cosa fino
in
fondo. Sua sorella camminava a testa alta, ignorandolo palesemente,
almeno
finchè non si ritrovò davanti alla porta. Fu
allora che si voltò verso di lui e
gli rivolse un sorrisetto ironico.
-
Avresti mai detto che sarebbe finito così, Toby? –
-
No, non avrei mai immaginato un epilogo del genere per noi due.
–
- Io invece ne ero certa.
–
Davanti
alla sua espressione perplessa chiarì: - Non te lo ricordi?
Sei sempre stato tu
il gemello buono. –
Spazio
autrice:
Salve
bella gente!
Purtroppo
siamo arrivati a un momento sempre molto triste per me visto che ogni
volta che
comincio un’interattiva prego che non accada ma puntualmente
è un evento che
drasticamente si ripresenta; sto parlando dell’eliminazione
di due personaggi
dal momento che i loro creatori sono scomparsi nel nulla già
da un po’. Nello
specifico si tratta di due maschietti: Wolf e Sebastian. Fortunatamente
non
scombina nulla a livello di rapporto numerico detenuti/auror, ma
ovviamente
comporta una riassegnazione dei ruoli di custodia. In altre parole Ink
da
adesso in poi sarà assegnata alla vigilanza di Beatrix.
Per
quanto riguarda il prestavolto di Nacht visto che in molti non sono
riusciti a
vederlo ho provveduto a provare a inserirlo nuovamente qui sotto e, nel
caso
foste curiosi, troverete anche la prestavolto di Amanda e quello di
Mulciber.
Inoltre
vi anticipo fin da subito che siccome Flame e Ash avevano lo stesso
numero di
preferenze nel prossimo capitolo sarà presente il flashback
dedicato al nostro
ragazzuolo pertanto vi chiederei di esprimere un voto di preferenza
solo per
quanto riguarda gli Auror tra i seguenti:
Harvey
Frank
Ellis
Infine
vorrei ringraziare immensamente Strige_LiW che ha messo a disposizione
la sua
bacheca pinterest semplificando di molto il mio lavoro di raccolta
immagini e
l’elaborazione degli aesthetics da parte della ragazza che se
ne occupa, e al
contempo vorrei farvi presente che ho creato una nuova interattiva e
che nel
caso foste interessati la trovate al seguente link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3824263&i=1
Per
ora è
tutto, vi auguro un buon fine settimana.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Nacht
Amanda
Brooks
Deimos
Mulciber
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
-
Francis? Francis dove ti sei cacciato? –
La
voce di suo padre risuonò nel silenzio del giardino di casa
loro mentre l’uomo
rientrava dal lavoro e perlustrava l’area con lo sguardo alla
ricerca del
maggiore dei suoi figli.
-
Sono sul retro – replicò con uno sbuffo al
pensiero che suo padre non avrebbe
mai smesso di chiamarlo in quel modo. Dannate tradizioni familiari.
Sorrise
pensando a quello che avrebbe detto sua madre se l’avesse
sentito imprecare in
quel modo. I bambini di otto anni dovevano avere un linguaggio educato,
gli
ripeteva sempre, c’era tutta la vita per diventare adulti e
parlare come uno di
loro.
-
Ancora davanti a quel sacco? Hai fatto i tuoi compiti almeno prima di
cominciare ad allenarti? –
Annuì
mentre metteva da parte la sua attrezzatura, riponendola con cura
maniacale
nell’armadietto che suo padre gli aveva concesso per tenere i
guantoni, le
fasce e tutto il resto.
Sua
madre non approvava, lo riteneva un passatempo troppo violento, ma lui
voleva
diventare un Auror proprio come il padre e tanto valeva cominciare ad
addestrarsi fin da subito.
-
Ho studiato tutto quello che abbiamo fatto a scuola -,
confermò ricevendo in
risposta un buffetto affettuoso sulla guancia, - e non mi sono allenato
poi
così tanto … ho ancora molta strada da fare prima
di diventare forte come te,
papà. –
-
Già, ma fino a quel momento rispettiamo l’orario
di cena oppure tua madre farà
la ramanzina sia a te che a me. –
Quando
la porta della sua camera venne aperta lentamente, seguita da un rumore
di
piedi che avanzavano nell’oscurità, seppe
già di chi si trattava senza alcun
bisogno di accendere la luce. C’era solo una persona che si
rifugiava da lui
quando aveva un incubo, la sua sorellina.
-
Farrah? –
-
Sì, sono io -, confermò la vocina della bambina
di cinque anni, - posso venire
a dormire con te? Ho fatto un brutto sogno e non riesco più
a dormire. –
Scostò
il piumone e si spostò per darle modo di rannicchiarsi
accanto a lui.
-
Coraggio, scimmietta, vieni qui. –
Farrah
l’abbracciò stretto, sistemando
l’immancabile Mr Orso vicino a lei, e posò il
capo sulla sua spalla.
-
Devi partire per forza per Hogwarts? –
-
Ne abbiamo già parlato, quando avrai undici anni
toccherà anche a te, tutti i
maghi e le streghe devono andare a scuola. Quando mi sarò
diplomato sarò
abbastanza in gamba da poter proteggere te e quegli altri due
scalmanati, non
sei contenta? –
-
Lo fai già. –
Era
vero.
Frank
era tremendamente protettivo con i tre piccoli di casa, difendendoli a
spada
tratta ogni volta che i loro compagni di scuola o i figli dei vicini li
prendevano di mira e provavano a fare loro delle prepotenze, era un
punto di
riferimento al pari dei genitori.
-
E continuerò a farlo per sempre. –
-
Promesso? –
Intrecciarono
i mignoli con solennità.
-
Promesso. –
Jonathan
fece capolino da dietro il divano su cui era acciambellato
per rivolgere un’occhiata incuriosita all’indirizzo
di Emer.
-
Come mai c’è così poca gente in giro
per la villa? –
-
Ellis, Beatrix e Harvey non sono ancora tornati da Azkaban
dopo l’arresto di quei due mentre Frank è stato
convocato per una relazione dal
Capitano. Yuriko e Roberto sono affaccendati ai fornelli e …
-
-
Chrys? –
-
In camera sua, voleva sdraiarsi un po’, è stata
una giornata
lunga. –
-
Puoi dirlo forte -, le fece spazio sul divano accanto a lui,
- ti va di guardare la partita con me? Di solito lo faccio con i
ragazzi, ma
visto che entrambi siamo stati scaricati dal gruppo tanto vale che ci
teniamo
occupati in qualche modo. –
Emer
sorrise di rimando, accettando la proposta con piacere.
-
Sai che anche io gioco? –
-
Non lo sapevo -, sgranò gli occhi sorpreso, - e in che
ruolo? –
-
Difensore, siamo una squadra piuttosto promettente nel
campionato femminile. –
-
Magari potrei venire ad assistere a una partita, credo che
sarebbe interessante. –
Dal
sorriso sul volto del collega Emer capì
all’istante cosa
stava passando per la testa del ragazzo.
-
Fammi indovinare, passi solo per le ragazze in pantaloncini
vero? –
-
Veramente passo per vedere te in
pantaloncini – replicò facendole
l’occhiolino.
E
per la prima volta da un bel po’ di tempo non le rimase che
chiudere la bocca a corto di parole; era impossibile stabilire se Jonny
stesse
scherzando o meno.
Era
appena uscita dalla stanza che condivideva con Emer quando
si ritrovò davanti l’ultima persona che si sarebbe
aspettata venisse a parlare
con lei.
Eppure
Frost era lì, appoggiato alla parete di fronte alla sua
stanza, e la guardava come se stesse effettivamente aspettando solo
lei.
-
Ti serve qualcosa? –
-
Volevo parlarti se non hai nulla in contrario. –
Avrebbe
dovuto replicare che aveva centomila ragioni contrarie
e che avrebbe preferito fare harakiri piuttosto che sostenere una
conversazione
con lui, ma quegli occhi azzurro chiaro che la scrutavano con
serietà la
spinsero ad annuire rigidamente.
-
Ti concedo un minuto, per una volta cerca di non farmene
pentire. –
Frost
incassò il commento con stoicità.
-
Ho letto Orgoglio e Pregiudizio, devo dire che avevi ragione
a paragonarmi a Darcy. –
-
E? –
-
E immagino significhi che tu mi conosca meglio di molte
altre persone -, ammise lentamente, - perciò ammetto di
essere stato stupido a
pensare che non avresti potuto capire. –
-
E invece non ho capito -, replicò duramente, - e
probabilmente non lo capirò mai perché non ti sei
mai dato la briga di
spiegarmi la motivazione dietro alle tue azioni. –
-
Era semplicemente meglio così per tutti … e direi
che i
fatti lo hanno abbondantemente dimostrato, nel caso tu non
l’avessi notato
siamo in due ruoli totalmente opposti. –
-
E di chi è la colpa se noi … -
Non
ebbe il tempo di terminare la frase perché si rese conto
che il ragazzo le si era avvicinato e aveva allungato una mano ad
accarezzarle
una guancia.
-
Posso solo dirti che mi dispiace, Chrys. –
Poi
le voltò le spalle e con la stessa repentinità
con cui era
apparso la lasciò lì da sola a interrogarsi su
come fosse mai possibile che
ultimamente le loro conversazioni finissero sempre con
l’essere avvolte dal
mistero.
-
Perché guardano tutti quella ragazzina? –
Seguì
lo sguardo di Jonathan individuando una studentessa del primo anno che
percorreva lo stretto corridoio che conduceva al carrello dei dolci.
Aveva
lunghi capelli biondo dorato, la carnagione chiara screziata di piccole
e quasi
invisibili efelidi all’altezza del naso e degli occhi di un
colore indefinito.
-
Non ne ho idea. –
-
Quella è la figlia di Rabastan Lestrange -, intervenne
Roberto, - credo che si
chiami Eltanin o una cosa del genere. Immagino vogliano capire se
è fuori di
testa come tutto il resto della sua famiglia. –
Frank
riprese a osservarla con rinnovato interesse.
Suo
padre faceva parte della squadra che stava cercando per mari e monti
Rabastan
Lestrange e il fatto che sua figlia si aggirasse per
l’Espresso come se nulla
fosse lo lasciava spiazzato. Razionalmente sapeva che non
c’era motivo
d’impedire la frequenza scolastica a una ragazzina che non
aveva certo scelto
in che famiglia nascere, ma la trovava comunque una scelta singolare.
-
Sembra abbastanza innocua. –
Roberto
inarcò un sopracciglio al di sopra della copia della
Gazzetta del Profeta che
stava leggendo.
-
Non lo sembrano tutti a undici anni? –
Beatrix
si fermò davanti al tavolo dei Grifondoro e rivolse loro
un’occhiata
visibilmente eccitata, il che non era da poco considerato che
solitamente
lasciava trasparire poco di quello che le passava per la testa.
-
È vero quello che si dice in giro? –
-
Dipende da cosa si dice -, replicò Frank pacatamente, - ne
girano tante di voci
ultimamente. –
-
Dicono che hai ricevuto la lettera d’accettazione
all’Accademia Auror anche se
l’anno accademico non è ancora finito. Quindi il
pre test è andato bene? –
Si
aprì in un sorriso orgoglioso e ripescò la
pergamena che teneva nella tasca
interna della divisa.
-
Già, sembra proprio che dopo i M.A.G.O. avrà
ufficialmente inizio il mio
addestramento. –
La
ragazza alzò una mano invitandolo a scambiare un cinque
vittorioso prima di
tornare improvvisamente seria.
-
Non osare arrestare tutti i pezzi grossi finchè non
sarò entrata anche io in
Accademia. –
-
Vedrò cosa posso fare. –
Ripose
il giubbotto sullo schienale della sedia e lanciò
un’occhiata interrogativa
all’indirizzo della sua partner che sembrava tergiversare.
-
Non hai fame? L’ultimo appostamento è stato molto
lungo, io personalmente
staccherei la testa a morsi a chiunque si mettesse tra me e del cibo.
–
Eltanin
sorrise, ma continuò a rimanere ferma a fissarlo senza
proferire parola così
provò a insistere.
-
Non vuoi andare in mensa? –
-
No … togliti la maglietta. –
Aggrottò
la fronte, fissandola come se le fosse improvvisamente dato di volta il
cervello.
-
Come scusa? –
-
Mi hai sentita … lo vedo che c’è
qualcosa che ti fa male, ti muovi in modo
strano. –
Imprecò
tra i denti.
Credeva
di essere stato bravo a mascherare la ferita riportata dopo
l’arresto che
avevano effettuato un’ora prima, ma evidentemente qualcosa
l’aveva tradito.
-
Non è necessario, sto bene. –
-
Questo lascialo decidere a me. Coraggio o te la strappo di dosso.
–
-
Queste affermazioni potrebbero rientrare tra le molestie sessuali del
seminario
a cui ci hanno fatto partecipare a inizio anno – la prese
bonariamente in giro.
-
Certo -, decise di reggergli il gioco, - scommetto che ti piacerebbe da
matti
se volessi davvero molestarti, Jonesy. –
Per
tutta risposta rise.
Tuttavia
lui per primo non era sicuro di suonare sincero, consapevole che
l’idea di
Eltanin addosso al suo corpo non gli dispiaceva affatto.
Così
alla fine si limitò ad assecondarla, consapevole che non
l’avrebbe mai fatto
uscire di lì finchè non avesse fatto
ciò che diceva.
Sfilò
la maglietta in un movimento fluido, mettendo in mostra il fisico
asciutto e
muscoloso con un pizzico di auto compiacimento. Era una bella vista a
torso
nudo, ne era perfettamente consapevole, e la ragazza davanti a lui
doveva aver
pensato lo stesso perché le iridi color indaco avevano
studiato rapidamente i
pettorali definiti e gli addominali scolpiti prima di soffermarsi sulla
ferita
sul fianco.
Allungò
una mano, accarezzandola delicatamente con la punta delle dita, mentre
la
soppesava con serietà.
-
Non sembra molto grave, ma di sicuro deve essere ripulita e
disinfettata. –
-
Non ce ne è bisogno … -
-
Non essere ridicolo, certo che ce ne è bisogno, non sei
immune alle infezioni
“mr muscolo”, perciò mettiamoci a
lavoro. Prima ti medico e prima potrai andare
a mangiare. –
Quello
sì che era un tasto giusto da premere, specialmente quando
non mangiava nulla
di solido da trentasei ore.
-
Devi proprio usare quel disinfettante? In infermeria hanno quello che
non
brucia – protestò mentre la osservava inumidire un
batuffolo di cotone e
avvicinarsi alla ferita.
Ridacchiò.
-
Sei peggio di un bambino … se ti fai curare come si deve
oltre al pranzo ti do
anche un bacino così la smetti di frignare, okay? –
-
Va bene -, sbuffò rilassandosi contro la scrivania, - basta
che facciamo in
fretta. Oggi è la giornata dei tacos. –
Eltanin
si mosse in modo rapido, coprendo il tutto con una garza, e quando ebbe
finito
si alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla
guancia fresca di
rasatura.
La
sensazione delle labbra contro la sua pelle gli procurò un
calore diffuso un
po’ ovunque e sperò con tutto il cuore di non
essere arrossito.
-
Ecco fatto, bambinone, ora possiamo andare a mangiare. –
-
Hai una pessima cera. –
Quasi
sussultò nel richiudere la porta della sua stanza alle
spalle.
Eltanin
era sdraiata sul suo letto con le braccia incrociate
sotto la chioma rossa e lo osservava con un pizzico di
curiosità.
-
Tu sì che sai come tirare su l’autostima di
qualcuno. –
-
Da che mi ricordo non hai mai avuto problemi con la tua
autostima -, lo rimbeccò rimettendosi seduta con un agile
colpo di reni, - e
comunque sono qui per un motivo più che valido. –
-
Quindi non solo per darmi contro? –
-
Sarebbe divertente -, ammise, - ma no. Stavo pensando
all’incontro
che abbiamo avuto alla Testa di Porco. Non pensi che sia quantomeno una
stranissima coincidenza il fatto che Mulciber fosse lì?
–
Improvvisamente
serio, la raggiunse e si accomodò a sua volta
sul letto.
-
Molto, ma se ricordo bene sei stata tu a dire che era comune
che ci fosse quell’affluenza. –
-
Non dopo un’assoluzione. –
-
Sono passati anni dalla sua assoluzione. –
-
Ma non mi dire -, ironizzò, - sai che all’interno
di Azkaban
il tempo scorre ancora più lentamente? –
Sospirò,
fissandola dritta negli occhi finchè non gli
sembrò
che Eltanin fosse pronta a mettere da parte un pizzico di
quell’ostilità che
gli riservava da quando quella maledetta storia del progetto
riabilitativo era
ricominciata.
-
Quindi tu cosa pensi? –
-
Penso che fosse lì per incontrare qualcuno e che la nostra
presenza abbia mandato all’aria i loro piani …
magari proprio qualcuno
coinvolto in quel casino del mio arresto. Ah, ma che ne parlo a fare
con te …
dopotutto hai già deciso da tempo che sono colpevole, no?
–
Tentennò.
La
verità era che non lo sapeva più.
Tutto
si era incastrato alla perfezione quando l’aveva
arrestata, come se le prove fossero state messe lì apposta.
-
Non sono stato io a condannarti. –
-
No, tu hai solo scelto di non credermi. –
-
Se sei convinta che io non creda a una parola di quello che
dici perché sei qui? –
Fece
spallucce, alzandosi in piedi e facendo per dirigersi
verso la porta.
-
Perché ho dato retta a Frost, ma a quanto pare sbagliava:
certe cose sono impossibili da dimenticare. –
Si
richiuse la porta alle spalle con un gesto deciso,
lasciandolo solo a meditare su quelle considerazioni.
Quella
era la prima mattina da quando aveva lasciato l’Accademia in
cui non andava a
lavorare. Ogni singolo giorno, indipendentemente da quale periodo
dell’anno
fosse o da quale fosse la sua condizione di salute, aveva sempre
varcato la
soglia del suo ufficio ma non quel giorno. Era in congedo obbligatorio
per colpa
di quel grandissimo stronzo del loro nuovo Capitano che, non si sapeva
bene per
quale motivo, sembrava averlo preso in antipatia fin dalla prima volta
che
l’aveva visto. Accarezzò il capo del dobermann
acciambellato al suo fianco sul
divano, il quale socchiuse gli occhi prima di aprirli nuovamente e
drizzare le
orecchie.
-
Cosa c’è Bullet? Hai sentito qualcosa? –
L’animale
uggiolò come a rispondere affermativamente e poco dopo il
rumore delle nocche
che s’infrangevano contro la porta di casa gli
confermò che il suo cane aveva
perfettamente ragione.
-
Chi è? –
-
Sono io. –
-
È aperto, entra pure, sono in salone. –
Poco
dopo Eltanin fece capolino stringendo tra le mani una confezione di
cartone e
due caffè d’asporto. La scritta sulla scatola
diceva chiaramente che era andata
a prenderli alla Bakery che aveva aperto da poco all’angolo.
E lui adorava quel
posto, era il suo preferito per la colazione e il brunch.
-
Uno al cioccolato e caffè amaro e semplice per te, uno al
lampone e caffè
macchiato freddo e dolce per me. –
-
Mi conosci fin troppo bene ormai. –
-
Abbastanza da sapere che saresti stato di pessimo umore per tutto il
congedo
obbligato e che solo una bella dose di caffeina e dolci avrebbe potuto
migliorarti un po’ l’umore -, confermò
prendendo posto sul divano accanto a lui
e grattando dietro le orecchie Bullet, - perciò eccomi qui.
–
-
Non eri di turno? –
-
Certo, ma ho preso un po’ di ferie … ne avevo
accumulate parecchie così mi
avrai tra i piedi per tutta la settimana di congedo. –
-
Il Capitano non ne sarà molto contento. –
-
Che si fotta. Siamo partner, no? Dove vai tu vado io. –
-
Ne sei sicura? Non voglio che se la prenda anche con te. –
Eltanin
fece spallucce e si allungò ad afferrare il telecomando.
Accese la tv e la
sintonizzò su Netflix, sfogliando l’elenco alla
ricerca di Orange is the new
black.
-
Più che sicura, anche perché dobbiamo terminare
la sesta stagione. Voglio
vedere cosa combinerà Frieda, adoro quella donna. –
-
Ed io che ti facevo più tipo da Carol Denning. –
-
Ma per favore -, sbuffò, - se mai dovessi uccidere qualcuno
lo farei subito,
non starei venticinque anni con le mani in mano come lei. –
Poi
afferrò il plaid e lo sistemò sulle gambe di
entrambi, inarcando un
sopracciglio mentre accennava al petto, - Ti dispiace? Mi piace stare
comoda
quando guardo la tv. –
Alzò
il braccio, passandoglielo attorno alle spalle e cingendola a
sé, sorridendo di
riflesso quando la sentì rilassarsi nella sua stretta e
cominciare a inveire
contro la stupidità di Piper Chapman e l’antipatia
di Madison Murphy.
Era
incredibile come momenti come quelli fossero diventati ormai parte
della loro
quotidianità.
Non
riusciva a credere a quello che avevano visto i suoi occhi, eppure
Eltanin era
in quella stessa stanza in cui si erano riuniti tutti i membri della
Fratellanza Purosangue. Così era stato inevitabile
arrestarla, specialmente
dopo che avevano rivenuto incartamenti che testimoniavano una serie di
attacchi
già avvenuti e molti altri ancora in progetto.
-
Non è come sembra, Frank. –
-
È buffo che tu lo dica, perché sembra che tu
fossi parte integrante dei loro
piani visto che ti abbiamo trovato in casa loro. –
Eltanin
scosse il capo con forza, le iridi indaco arrossate e
l’espressione sconvolta.
Sembrava
sinceramente colpita dalla cosa e incredula, ma come poteva crederle
quando
nessuno della Fratellanza aveva aperto bocca per scagionarla e tutto
sembrava
puntare verso la direzione della collaborazione.
-
Ho ricevuto una soffiata e sono andata a controllare. Avrei voluto
chiamarti,
ma era più facile infiltrarmi da sola che spiegare la tua
presenza. –
-
Immagino. E chi ti ha fatto questa soffiata? –
-
Non lo so, la lettera non era firmata, diceva solo dove andare e a che
ora. –
-
Ma tu guarda il caso. –
-
Frank … -
-
La lettera che dici di aver lasciato sul tuo comodino non
c’è, Eltanin … questo
come lo spieghi? –
La
vide tentennare, segno che questa volta non aveva una spiegazione
valida alla
cosa.
-
Non lo so, ma hai la mia parola che non c’entro nulla.
–
-
Non mi basta, non quando in ballo ci sono delle prove. Eri nel quartier
generale di alcuni fanatici che progettavano un attacco, gente che ai
tempi
della scuola conoscevi molto bene. Cosa dovrei pensare? –
-
Nulla. Non dovresti pensare nulla, solo fidarti di me. –
Rimase
in silenzio per alcuni secondi, poi spinse la sedia
all’indietro e si diresse
verso l’uscita della sala interrogatori.
-
Questa volta temo proprio di non poterlo fare, Eltanin. –
*
-
Mamma? –
Coreen
si voltò verso il figlio che arrancava lungo il corridoio
che collegava la
cucina alla sala da pranzo con le braccia cariche di vassoi.
-
Non dirmi che tu e la nonna siete stati tutto il pomeriggio in cucina
–
sorrise, accarezzandogli la sommità dei ricci scuri con
affetto.
Il
piccolo annuì, sorridendo fiero.
Gli
era sempre piaciuto passare il tempo in compagnia delle due donne della
sua
vita, specialmente se questo voleva dire poter aiutare la nonna in
cucina
oppure passare del tempo con loro sul retro dell’abitazione
accudendo
animaletti di vario genere che erano lì di passaggio.
-
E tu l’hai aiutata? –
-
Certo -, la voce della nonna annunciò loro che anche lei si
era unita alla
conversazione, - e questo ometto sta imparando tutto in modo molto
veloce. Chi
lo sposerà sarà una persona molto fortunata.
–
Il
sorriso orgoglioso di Milo si allargò ancora di
più sul faccino dall’aria vispa
e malandrina. Poco importava che suo padre se ne fosse andato,
lasciandoli
quando la delusione per quel figlio così strano era stata
troppa da sopportare
a suo giudizio, non avrebbe potuto chiedere una famiglia migliore di
quella che
aveva in quel momento.
-
Milo? Milo, corri! –
Sua
madre era appena tornata da un estenuante turno di notte
nell’ospedale in cui
lavorava come infermiera, ma la stanchezza sembrava essere
improvvisamente
scomparsa dalla sua voce per lasciare spazio a una sincera emozione.
Così, curioso
di scoprire cosa avrebbe potuto contribuire a migliorare il giorno del
suo
undicesimo compleanno, abbandonò momentaneamente il gattino
che stava
coccolando e tornò in casa a passo svelto.
Trovò
la mamma e la nonna sedute al tavolo, la colazione già
pronta, e una lettera
deposta a pochi centimetri dal suo piatto. Per un attimo si chiese se
non fosse
un messaggio da parte di suo padre e la cosa lo lasciò
interdetto, non sapendo
bene quali fossero i sentimenti più adeguati da provare in
una situazione come
quella.
-
Cos’è? –
-
Una lettera da quella scuola di cui ci ha parlato il gentile signore
che è
venuto a trovarci la settimana scorsa. –
-
Hagrid? –
Ricordava
bene l’uomo dalla statura impressionante che in un inglese
grammaticalmente
poco corretto gli aveva rivelato la spiegazione alla sua apparente
stranezza.
In un primo momento non ci aveva creduto, ma aprendo quella lettera e
scorrendo
le parole vergate con calligrafia sottile e spigolosa dovette
ricredersi.
-
Sono un mago … sono davvero un mago –
mormorò emozionato.
Sua
nonna battè le mani deliziata.
-
L’ho sempre detto che il nostro bambino era speciale.
–
Vagava
lungo lo stretto corridoio che collegava i vari vagoni
dell’Espresso per
Hogwarts con espressione perplessa dipinta sul volto. Non conosceva
nessuno lì
e non sapeva bene dove scegliere di sedersi. Così si
limitava a vagare nella
speranza che qualche anima pia si accorgesse di lui e lo invitasse a
unirsi a
loro.
Fu
allora che le vide.
Tre
ragazze che a giudicare dall’aria spaesata erano del primo
anno e al pari di
lui non ne sapevano assolutamente nulla sul mondo della magia. Si
avvicinò
loro, sorridendo amichevole mentre tendeva una mano, - Ciao, sono Milo
… Milo
Mills. Anche voi non sapete dove andare? –
Una
delle tre, la più minuta dai capelli castani, rispose
all’istante alla stretta
della mano con un sorriso solare.
-
Elizabeth Richardson … loro sono Amber e Audrey Lockheart.
Anche tu sei un Nato
Babbano? –
Annuì.
Una
delle due gemelle, non seppe identificare se Amber o Audrey, propose: -
Potremmo occupare uno scompartimento tutti insieme. Dopotutto siamo
tutti nella
stessa situazione e si sa che l’unione fa la forza.
–
-
Mi sembra un’idea fantastica. –
Era
sempre stato a suo agio tra le donne e a quanto pareva aveva appena
stretto le
sue prime amicizie nel mondo magico.
Venne
svegliato dalle urla belluine che provenivano dallo
studio che gli Auror avevano deciso di adibire a loro personale sala
operativa.
Uscì dalla stanza per finire con l’imbattersi con
Magpie e Phoenix che
correvano spediti lungo le scale sghignazzando come un paio di studenti
che
avevano giocato un tiro mancino ai loro sorveglianti.
Di
riflesso pensò agli anni di scuola in cui la vittima finiva
sempre con l’essere Gazza.
-
Cosa avete combinato? –
-
Abbiamo organizzato un piccolo raid al grido di
“Attica*” –
rise Magpie.
-
Un raid? –
-
Con le Caccabombe -, spiegò con le lacrime agli occhi
Phoenix, - e credo di aver centrato Isabelle in piena faccia.
–
Scoppiò
a ridere, scambiando un cinque con i due.
-
Possibile che quando organizzate queste cose non mi chiamate
mai? La prossima volta devo esserci anche io, è tassativo.
–
-
Sei ancora in tempo per inserire l’essenza di yak nella
boccetta dello shampoo di Sissy. –
Davanti
all’espressione perplessa dell’amico, Magpie
spiegò: -
Volevamo limitarci agli Auror, ma coinvolgere tutti sarà
ancora più divertente …
ti unisci a noi? –
-
Certo che sì. –
-
Milo? –
Elaiza,
una sua compagna di Casa di un anno più piccola di lui, gli
sedette accanto
mentre finiva di fare colazione studiando di tanto in tanto il tavolo
verde
argento dall’altro lato della sala.
-
Uhm uhm? –
-
So che tu sei il primo della scuola nel corso di Cura delle creature
magiche e
tra pochi giorni ho un compito importante … pensi che
potresti darmi una mano a
prendere un buon voto? –
Amicizia
e lealtà erano due delle doti che univano un po’
tutti i Tassorosso e poi
Elaiza Anderson con quella sua aria sbarazzina e divertente gli aveva
sempre
fatto una simpatia immediata.
-
D’accordo, nessun problema. –
Elaiza
fece per alzarsi e raggiungere la sua amica Serpeverde, ma si
fermò
sorridendogli con fare malizioso.
-
Comunque se te lo stai chiedendo, il ragazzo che fissi da un
po’ gioca
decisamente nella “tua squadra”. Se vuoi posso
chiedere a Chrystal di
presentartelo. –
-
Fare affari con te è sempre un piacere, Elaiza. –
Milo
aveva cominciato a lavorare alla Testa di Porco dopo la morte di sua
madre, non
appena aveva concluso il settimo anno e non era riuscito a trovare un
impiego
che potesse permettergli di mantenere la casa, se stesso e la nonna.
Non era un
ambiente che nessuna delle due avrebbe mai approvato, ne era
consapevole, ma
bastava per permettergli di far quadrare i conti e c’erano
decine di avventori
a dir poco interessanti che ogni giorno passavano da quelle parti per
bere e
condurre i loro loschi affari lontani dagli sguardi degli Auror. Fu
proprio
durante uno dei suoi turni al bancone che sentì una
conversazione a dir poco
interessante.
Erano
due uomini sulla trentina che parlottavano fittamente lamentando la
difficoltà
con cui era possibile procurarsi determinate sostanze da quando il
Ministero
della magia aveva stretto un giro di vite ai traffici loschi in giro
per la
nazione.
-
Pagherei a peso d’oro per essere certo di ricevere la merce
–, stava dicendo uno
dei due, - ma con gli Auror con il fiato sul collo i soliti trafficanti
non
sono più pronti ad assumersi tutti i rischi. –
-
Ho sentito di una nuova società che sta emergendo
rapidamente -, gli confidò l’altro
con fare da cospiratore, - si chiama Fuoco di Ashwinder o una cosa
simile,
sembra che siano in grado di procurarti praticamente di tutto.
–
-
Questa società -, intervenne Milo facendoli trasalire, -
conosci qualcuno che
ne faccia parte di persona? –
Si
scambiarono un’occhiata, quasi soppesando il fatto che
potesse essere o meno
una spia, ma a giudicare da come si era sempre fatto gli affari suoi da
quando
aveva cominciato a lavorare lì e dal fatto che non aveva
proprio l’aria di un
infiltrato parvero decidersi per confermare con un brusco cenno del
capo.
-
Se ti metto in contatto con loro saresti disponibile a fare da tramite
per la
merce che ci serve? –
-
Se pagate abbastanza bene senza problemi. –
Quando
le porte di Azkaban si erano chiuse alle sue spalle, condannandolo a
vent’anni
per aver infranto le leggi sui beni non commerciabili di classe A, B e
C, la
consapevolezza di essere prossimo a entrare in contatto con criminali
di ogni
calibro lo aveva assalito. E ora, mentre sedeva a un tavolo della mensa
accanto
a Bon Bon, vedendo passare uno dei pezzi grossi del carcere a passo
svelto non
potè fare a meno di mostrarsi incuriosito.
-
Sai cosa è successo, Bon? –
-
Sembra che Frost debba risolvere un problema, dicono che ci sia stato
un
accoltellamento nel corridoio accanto alla mensa. –
-
Te lo ha detto Magpie? –
Annuì,
girando la forchetta nel piatto con una smorfia davanti a quella
poltiglia
molliccia.
-
Chi è stato accoltellato? –
-
La Bestia. –
Ebbe
bisogno di un paio di secondi per rendersi conto di quello che aveva
effettivamente detto e di cosa significasse.
La
Bestia era in carcere da quattro anni per pluri omicidio aggravato
dall’odio
razziale, era diventato il leader della Fratellanza Purosangue scalando
i
vertici con una rapidità impressionante dovuta
principalmente alla sua spiccata
propensione per la violenza, era lo spauracchio di ogni detenuto
lì dentro e il
pensiero che fosse stato accoltellato era difficile da assimilare.
-
Chi è stato? –
-
Quella rossa che se ne sta sempre sulle sue. –
-
Quella che a volte pranza con Frost e Mags? –
-
Già, credo che Frost si stia sincerando che la Bestia non
torni mai più in
mezzo a noi per raccontare cosa è successo. –
Emise
un fischio flebile.
Quel
posto era una maledetta gabbia di matti.
-
Sei sicura che per te non sia un peso? –
Ellis
gli battè una mano sulla spalla con fare solidale.
-
Vai tranquillo, è giusto che passi un po’ di tempo
con tuo
figlio, e poi io monopolizzerò il televisore e
passerò il tempo guardando le
puntate di Gossip Girl. –
Tobias
la ricompensò con un sorriso enorme.
-
Per Natale ti regalerò qualsiasi cosa. –
-
Non sbilanciarti troppo con le promesse -, replicò
selezionando la serie, - perché proprio come la Regina Blair
anche io sono
piuttosto esigente in tema di regali. –
-
No, chi le ha lasciato il telecomando? –
Mosse
pigramente la mano, facendo scintillare le lunghe unghie
smaltate di nero all’indirizzo di Beatrix che fece capolino
da dietro la spalla
di Tobias.
-
Me lo sono conquistata perciò gira al largo, Trixie.
–
-
Come mi hai chiamata? –
-
Da come hai risposto so per certo che mi hai sentita. –
-
E io che tu non hai il coraggio di ripeterlo. –
Fece
spallucce, alzando la voce per raggiungere Harvey nell’altra
stanza.
-
Cohen perché non la porti al cinema a vedere uno di quegli
sparatutto che vi piacciono così mi lascia guardare la tv in
pace? –
Beatrix
avvampò mentre l’ex Grifondoro faceva capolino e
annuiva con un sorriso.
-
Perché no, è un sacco di tempo che non vado al
cinema, cosa
vogliamo vedere? –
Mentre
si allontanavano discutendo del film Tobias le rivolse
un sorriso divertito.
-
Hai deciso di farli finire insieme per caso? –
-
Ovviamente, dopotutto è la mia migliore amica, devo fare da
Cupido. E adesso sparisci, Brooks, e lasciami guardare la tv in santa
pace. –
-
Cosa stai guardando con tanto interesse? –
Il
tono divertito di Ink gli disse che la ragazza sapeva chiaramente cosa
avesse
attirato la sua attenzione, perciò ammiccò
sorridendo a sua volta.
-
Nulla di particolare. –
-
Questo nulla è per caso il novellino dall’aria
spaesata che ha appena messo
piede in mensa? –
-
Forse … -
-
Se non fosse che i miei gusti sono decisamente più femminili
potrei persino
trovarlo carino … di sicuro ha l’aria tenera e
innocente. –
-
Intendi innocente come tutti i detenuti di Azkaban? –
scherzò Bon Bon.
-
Forse un po’ più innocente -, rise a sua volta, -
ed in effetti è molto ma
molto carino. –
-
Si chiama Doc -, lo informò Ink, - e se vuoi prestare
ascolto al gay radar di
Foxglove sembra che sia decisamente il tuo tipo. –
Foxglove
non sbagliava mai, sembrava avere effettivamente un sesto senso per
certe cose,
l’aveva appurato abbondantemente da quando la conosceva.
-
Bene, sembra che finalmente qui dentro sia successo qualcosa
d’interessante. –
*“Attica!”
è il grido con cui i carcerati annunciano solitamente
l’inizio di una rivolta, è
stato scelto poiché utilizzato in occasione della celebre
“Rivolta di Attica”
nell’omonimo carcere americano. In quest’accezione
ovviamente è usato in modo
scherzoso da Magpie che essendo Mezzosangue ne conosce bene il
significato.
Spazio
autrice:
Salve!
Scusate
per il ritardo, ma è un periodo un po’ pieno
quindi di tanto in tanto rallenterò
con la pubblicazione. Comunque volevo dirvi che ho deciso, vista la
ricomparsa
e la spiegazione da parte delle autrici di Sebastian e Wolf, di
reinserirli in
via del tutto eccezionale (dopotutto avevo aggiornato in modo veramente
molto
rapido), ma sarà la prima e l’ultima volta che
accadrà una cosa del genere
visto che in futuro avrete molto più tempo per farvi sentire
tra un capitolo e
l’altro. Oltre a ciò volevo dirvi che se volete
potete cominciare a mandarmi un
mp segnalando 3 preferenze per la relazione del vostro OC;
cercherò di
accontentare quante più persone possibili.
Infine
vi
annuncio che il POV Auror del prossimo capitolo sarà
dedicato ad Harvey (causa
pari merito con Frank) perciò vi chiedo di votare solo per
il POV Detenuto tra:
Frost
Doc
Bon
Bon
Per
ora è
tutto, vi auguro una buona domenica.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
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