The ginger Dollmaker di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Il piccolo Iemitsu ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Magician Doll ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Il principe ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Iemitsu incontra Tsuyoshi ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Sposi troppo giovani ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Il miglior amico di Iemitsu ***
Capitolo 7: *** Cap.7 L’occhio di Atlantide ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Sotto la pioggia battente ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Ripudiato ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Costretto a scacciarti ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Dopo la morte di Manuel ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Nana ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Federico ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Lo spettacolo delle doll ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Pierre e Anya ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Shamal ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Si parla di Xanxus ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Il rapimento di Lussuria ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Distanza nella vicinanza ***
Capitolo 20: *** Cap.20 La morte del cucciolo ***
Capitolo 21: *** Cap.21 Genitori informati ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Al cinema ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Oregano ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Iemitsu e sua moglie Nana ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Oregano e Iemitsu ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Il grande incendio ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Fallen in pieces ***
Capitolo 28: *** Cap.28 Reborn va da Dino ***
Capitolo 29: *** Cap.29 La sorella di Iemitsu ***
Capitolo 30: *** Cap.30 Federico ***
Capitolo 31: *** Cap.31 Non sei rimasta ***
Capitolo 32: *** Cap.32 My candle ***
Capitolo 33: *** Cap.33 Cado nella tua luce ***
Capitolo 34: *** Cap.34 Il ricordo di Manuel ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Il piccolo Iemitsu ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1 Il piccolo Iemitsu
Resta!
Timoteo cercò di allungare
la mano ossuta oltre le sbarre di
metallo, tentando inutilmente di raggiungere la gamba del bambino
dall’altra
parte, lo sfiorò con la punta delle dita. Le sue unghie
erano spezzate, sporche
di sangue rappreso e terra.
Il bambino guardava il viso emaciato
del padre, gli occhi
incavati, le guance scavate e i lividi sulla pelle. Socchiuse gli
occhi, i suoi
capelli rossi erano tagliati da una parte sola, ricci, e la sua
espressione era
grave. Indossava una larga maglietta su cui era disegnata la faccia di
un
alieno, strappata in più punti e dei pantaloncini inguinali.
Timoteo indossava, invece, solo dei
boxer violetti macchiati
di sangue.
“Se vado col principe ti
libereranno” disse il piccolo. Di
sottofondo si udivano delle urla, provenienti dalle altre celle, e il
gocciolio
dell’acqua.
Timoteo fece stridere i denti
ingialliti e negò con il capo,
i capelli gli ricadevano scompigliati davanti al viso, ingrigiti in
più punti.
“Non andare, ti prego.
Preferisco una vita di torture che
perdere il mio unico figlio. Non mi sono sottomesso a Ieyasu Simon per
non
perdere la mia dignità, non per perdere il mio bambino. Al
massimo abbandonerò
io i miei ideali, diventerò il mostro che
vogliono” gemette.
Il piccolo negò con il
capo e si alzò in piedi, con
movimenti lenti.
“Tu sei troppo buono,
papà. Inoltre non hai fiamme né del
vecchio, né del nuovo trinisette.
Farò ciò che
devo, sono io quello d’azione tra noi due”
ribatté.
“No! NO!”
gridò Timoteo.
Vide il bambino allontanarsi e
gridò, le lacrime gli
rigarono il viso, tentò inutilmente di afferrarlo.
“Iemitsu, torna
qui!” ululò Timoteo.
Iemitsu si allontanò e
raggiunse la porta con passi
cadenzati, le urla strazianti del genitore risuonavano
tutt’intorno.
Iemitsu aprì il pesante
uscio di legno.
“Resta! RESTA! RESTA CON
ME!” implorò Timoteo. Era in
ginocchio per terra, quando il figlio uscì dalla porta,
colpì il pavimento di
pietra con entrambi i pugni, graffiandosi le nocche.
Iemitsu si richiuse pesantemente la
porta alle spalle,
guardando i simboli dei polpi viola che coprivano le pareti. Erano sia
dipinti
che su degli stendardi, il simbolo era anche su tutti i mobili.
Le guardie gli puntarono contro delle
lance laser, di colore
violetto. Avevano la pelle nera, ma i capelli bianchi e gli occhi
rossi. I loro
muscoli dirompenti si intravedevano sotto le tute da motociclisti che
indossavano,
avevano dei caschi legati alla cintola.
Il piccolo cadde carponi,
deglutì un singhiozzo. Si passò
una mano sul viso e regolò il respiro, si rialzò
in piedi e allargò le braccia,
fece un sorriso ebete.
“Non
c’è bisogno di minacciare”. Chiuse gli
occhi e
ridacchiò. “Ho tutta l’intenzione di
venire in un posto
in cui si fa la bella vita sulle
mie gambe”.
< Mi dispiace,
papà. Non ho trovato altra scelta, ma me
la caverà, te lo prometto > pensò.
Le guardie annuirono e abbassarono le
lance, spegnendo la
lama laser.
“Ti porteremo al castello
volante del principe in carrozza.
Se proverai a fuggire, non ti riporteremo qui per un nuovo
addestramento, ma ti
uccideremo anche se sei parte della famiglia” disse la prima
guardia.
“Se oserai dire al nostro
‘falso’ Boss che cosa facciamo
davvero noi Carcassa, uccideremo non solo te, ma anche tuo padre per
cancellare
le tracce” ordinò la seconda guardia.
“Sarò muto come
un pesce. Non vedo l’ora di vedere la mia
nuova camera” rispose Iemitsu.
< Avrei voluto rimanere,
papà, ma questo è il mio destino
> pensò.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Magician Doll ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 Magician Doll
Per tutta la mia vita
ho atteso il momento giusto
Il bambino era seduto sul pavimento.
Dei pupazzi umanoidi
alti fino alle sue ginocchia camminavano avanti e indietro per la
stanza,
ripetendo ossessivamente il nome ‘Iemitsu’.
Il piccolo era intento a guardare
degli occhi al
microscopio.
Delle uova bollivano alle sue spalle,
in un contenitore
trasparente che lasciava vedere le innumerevoli bolle che si formavano.
Iemitsu mise gli occhi umani
all’interno di un contenitore
criogenico e li adagiò insieme agli altri contenitori,
sembravano degli
innumerevoli astucci.
Una serie di schermi sulle pareti
trasmettevano dei codici
di DNA, raffigurazioni di corpi umani e foto di diversi capitani dei
Varia.
Ognuno di essi aveva delle lastre accanto che facevano vedere degli
ingranaggi.
C’erano delle bambole di
pezza con gli occhi di bottone sul
pavimento, delle bambole di porcellana sui ripiani di legno della
libreria
insieme a dei pesanti tomi, mentre su una scrivania c’era un
carillon con una
ballerina che girava su una gamba sola. La melodia che proveniva dal
carillon
risuonava piano.
Iemitsu si alzò in piedi e
raggiunse l’uomo che stava seduto
sul letto, aveva un portello aperto sulla schiena. Gattonò
sul letto e inserì
un ‘floppy disk’ dentro un buco sulla schiena
dell’uomo, chiuse il portello e
lo accese.
Timoteo batté un paio di
volte gli occhi e fece un sorriso
bonario, piegando di lato il capo.
“Sarò il futuro
Nono Boss dei Vongola, piacere” disse.
Iemitsu strinse le labbra e
avvertì una fitta al petto.
< Non sono solo, ho i miei
giocattoli. Però lui è uno di
essi, non è davvero papà >
pensò. Avvertì gli occhi diventare liquidi.
“Ancora troppo poco
carismatico. La gentilezza va bene, ma
più animo” ordinò.
Timoteo annuì.
“Porterò forza
alla famiglia” disse secco.
Iemitsu sorrise.
“Meglio, ma non
preoccuparti. Abbiamo tantissimi anni per
prepararti. Il principe ha detto di programmarti per essere
‘Nono’, ma secondo
me ha esagerato. Insomma, Fabio sta ancora diventando
Settimo” borbottò.
Raggiunse in bicchiere colmo di una bibita energizzante arancione.
“E raramente
ci sono stati dei Vongola che sono entrati nell’anello uno
dietro l’altro
diventando numeri”.
“Non devi preoccuparti,
ragazzo mio. Farò il bene della
famiglia e riuscirò a diventare Nono, dovessi aspettare
l’eternità” promise
Timoteo.
Iemitsu si passò la mano
tra i capelli tinti di biondo.
“Così va meglio.
Tu sei la mia seconda doll più riuscita al
momento” si vantò.
Timoteo inarcò un
sopracciglio.
“Chi è la
prima?” chiese.
Iemitsu raggiunse un bambino dagli
scompigliati capelli
tinti di biondo oro, dalle iridi castane che brillavano di riflessi
aranciati,
il viso tondo, la pelle morbida. Indossava un cappello nero da mago
decorato
con una catenella, con una spilla a stella e una a nuvola. Il cappello
aveva
una fascia gialla.
Era identico a Iemitsu solo nel
fisico, ma negli occhi aveva
delle stelline.
“Me stesso”
sussurrò Iemitsu.
La doll bionda ridacchiò e
gli fece un occhiolino.
“Io però sono
meglio di te. Tu invecchierai, Magician Doll,
mentre io, Ginger Bread, resterò giovane in
eterno” disse.
Iemitsu finì di bere il
contenuto del suo bicchiere.
“Almeno io non mi
vestirò mai in quel modo” ribatté,
indicando la camicia di tela di Ginger Bread.
< Per tutta la vita
attenderò il momento giusto per
utilizzare le mie Doll per scappare. Riuscirò un giorno a
convincerli che
Ginger Bread è il vero me ed io fuggirò, per
ritrovare mio padre > pensò.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Il principe ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.3 Il principe
Per dirti quello che
provo.
Iemitsu sospirò, mentre
metteva un cappello da mago bianco
in testa a Ginger Bread, era decorato da una fascia blu. Il ragazzino
era
diventato due volte più alto della sua doll prediletta.
“Io non mi voglio sposare
con una bambina che non conosco”
si lamentò.
“Non puoi conoscerla, non
è ancora nata, ma è nel tuo
futuro” disse il principe.
“Voi Vongola, a furia di
guardare il futuro, non vi rendete
conto del presente” borbottò Iemitsu. Si
portò una lattina di birra alle labbra
e ne sorseggiò il contenuto, gli era venuta una pancetta da
alcol ricoperta da
una peluria che aveva tinto di biondo.
Il principe socchiuse le labbra
sottili e gli soffiò in
viso, Iemitsu arrossì, mentre il principe gli accarezzava
delicatamente la
testa. “Ti ho ospitato, rispettarmi è il
minimo” sussurrò.
Iemitsu abbassò il capo.
“Vostro figlio è
il mio antenato, si può dire che sono di
famiglia” mormorò.
< Una famiglia che voglio non
avere paura di distruggere
> pensò.
“Tu sei un sole. Pian piano
tutti si dimenticheranno di te,
nessuno ti vedrà. Resterai solo, solo i tuoi
‘giocattoli’ sapranno che esisti,
ma basterà premere un pulsante per cancellare
tutto” lo minacciò il principe.
Iemitsu rabbrividì e
deglutì, afferrò dalla parete la
bacchetta da mago e fece ondeggiare la stella.
“Sono sicuro che
‘questa moglie’ non mi dimenticherebbe”
disse, nascondendo il tono di astio.
“Assolutamente no. Vedrai,
sarai lieto di sposarla, anche
perché potrai decidere tu che compagna scegliere per
l’altro matrimonio” lo
consolò il principe. Le sue iridi color dell’oro
brillarono nell’oscurità.
Iemitsu si morse l’interno
della guancia.
“Perché siete
venuto a farmi visita?” chiese.
< Ed io che speravo di
utilizzare questa visita inattesa
per convincerlo a non farmi sposare quella megera di cui mi parla
tanto. Se gli
piace a tal punto potrebbe sposarsela lui, invece di prometterla a me!
>
pensò.
Udì delle urla provenire
da fuori.
“Settimo vi
ammezzerà tutti! Avete capito bene?!
Il Caos vi spazzerà
via!”.
Iemitsu si affacciò e vide
che un bambino si stava
dimenando, legato con una spessa corda.
“Lui perché
è qui?” chiese.
Il principe si alzò dal
letto su cui era steso su un fianco,
si mise in piedi e gli si mise alle spalle, appoggiandogli una mano
sulla
spalla.
“Roberto è qui
per essere giustiziato, come figlio del sole
traditore.
È
l’unico che può testimoniare che non
può avere ucciso
Settimo, visto che era già morto. Potrebbe far sapere che
sono stato io” spiegò.
Iemitsu osservò le labbra
rosse di Reborn, il suo fisico
slanciato, il cappello nero che gli copriva in parte il viso e i
riccioli neri
che ondeggiavano ad ogni suo movimento.
“Tanto è un sole
a sua volta, verrà completamente
dimenticato”. Aggiunse il principe.
< Un sole, come me >
pensò Iemitsu.
“Po-posso modificarlo
io… geneticamente intendo. Non potrà
farlo sapere a nessuno” esalò.
“Uh. Hai già
trovato il tuo regalo di nozze?” chiese il
principe.
Iemitsu negò con il capo.
“Solo di
fidanzamento” esalò.
“Mi piace. Allora
così sia, lo hai salvato e da ora ti
apparterrà” disse il principe.
< Ti ho guardato spesso da qui
su, ma non ho mai avuto il
coraggio di dirti ciò che provo. Forse, divenendo uno dei
miei ‘giocattoli’, mi
permetterai di trovarlo > pensò Iemitsu.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Iemitsu incontra Tsuyoshi ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.4 Iemitsu incontra Tsuyoshi
Sai che sto tentando
di dirti che ho bisogno di te.
Iemitsu si guardò intorno,
allungò un braccio dietro di sé e
allontanò Reborn.
“Dobbiamo salvare Ottava.
Salvatore avrebbe voluto così”
disse quest’ultimo.
Iemitsu strinse un piccone al petto,
avvolto dalle sue
fiamme e negò con il capo, voltandosi verso
l’hitman.
“Ti devo ricordare che io
sono dalla parte dei loro
avversari? Siamo qui perché i Vongola paghino!”
gridò.
Reborn appoggiò una mano
sul calcio della propria pistola.
Iemitsu si piegò in avanti
e gli avvicinò le labbra
all’orecchio.
“Troppo tardi. Sia lei, che
la moglie del fratello, la sua
nuova capitana dei Varia, sono cadute. Devi trovare i suoi figli e
metterli al
sicuro. Però tieni a freno la lingua, ammazza qualcuno della
corte e fingi di
essere dalla loro parte. Il doppio gioco è la nostra unica
speranza” ordinò.
Reborn annuì.
Iemitsu si guardò intorno,
intravide Shamal intento a
lanciare le sue zanzare contro gli uomini dei Vongola.
< Traditore. Suo padre era
proprio il medico personale di
Ottava, un mafioso d’onore. Ed io devo fingere di essere suo
amico > pensò,
avvertendo una sensazione di nausea alla bocca dello stomaco.
Osservò Roberto
correre via e si diresse verso la torre. Salì rapidamente le
scale. < La
stanza di Skull. Se fosse ancora dentro? Negli ultimi anni, ho sentito
dire che
la sua narcolessia è peggiorata. Se avesse avuto uno dei
suoi attacchi, sarebbe
in pericolo. Una minoranza di Carcassa, ormai, gli sono veramente
fedeli >
si disse.
Aprì la porta e
sgranò gli occhi, c’erano innumerevoli
carcasse sul pavimento, in un lago di sangue. Alzò lo
sguardo e il suo battito
cardiaco iniziò ad accelerare. C’era un giovane
dagli occhi intensi, danzava
fendendo la sua spada, la lama era sporca di sangue e l’elsa
era decorata
dall’effige di una rosa rossa. I lunghi capelli vermigli gli
ondeggiavano sulle
spalle, la sua pelle era abbronzata e i suoi occhi avevano la
tonalità
vermiglia di un tramonto.
Iemitsu arrossì e si
lasciò sfuggire un gemito.
< Non ho mai visto niente di
più bello > pensò.
Sotto i piedi del giovane era
divampata una fiamma della
terra, che aveva imprigionato in del cristallo color carminio,
riflettente, i
suoi avversari. Dalle dita della mano libera sprigionò delle
fiamme del cielo,
che, nonostante fossero aranciate, avevano dei riflessi color
cardinale.
I suoi avversari
s’inginocchiarono e lui li decapitò, il
viso piegato in un’espressione sprezzante, la gota sporca di
sangue.
< Iemitsu…
riprenditi! Si tratta di un semplice bambino,
già Roberto era troppo giovane per te > si
richiamò Sawada.
“T-tu…
ecco… s-sei…” balbettò.
Tsuyoshi si voltò verso di
lui e piegò il capo di lato.
“Non sembri uno dei loro,
ma nemmeno dei nostri. Io tento lo
stesso. Hai visto il mio fratellone?” chiese.
“Co-come…
scusa?” domandò Iemitsu.
“Sto cercando di dirti che
ho bisogno di te per trovare mio
fratello. Lui è un pacifista, non vorrebbe vedermi uccidere
tutta questa
feccia.
Nemmeno a mamma piacerebbe, credo. Se
lo aspetterebbe da me,
ma poi mi metterebbe in punizione” spiegò il
più piccolo.
< Diamine, è uno
dei due eredi Vongola! Devo
immediatamente portarlo al loro rifugio attraverso il passaggio
sotterraneo.
Come ha fatto Reborn a farsi sfuggire proprio il più
giovane? > si chiese
Sawada.
“Seguimi”
ordinò.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Sposi troppo giovani ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.5
Sposi troppo giovani
Eccomi
qui, senza di te
Un
giovinetto dai lunghi capelli rossi lisci era
seduto su un trono. Aveva gli occhi liquidi e tremava leggermente.
“Da
adesso siamo sposati, mia regina… ora sei il
signore di questo regno al mio fianco, Tsuyoshi” disse
Iemitsu, passandosi la
mano tra i riccioli rossi.
<
Fratellone l’ha fatto solo perché non poteva fare
altrimenti. Così smetteranno di fare colpi di stato. La
gente muore > pensò
Tsuyoshi.
“Potrai
avere le chiavi di questo regno e del mio
cuore. Anche quelle dell’intero mondo, se solo lo
vorrai” disse Sawada.
<
Seduto lì, così freddo, immobile,
composto… >
pensò.
“Non
mi piace la chiave del tuo regno e non mi piaci
tu” disse gelido Tsuyoshi.
“Sai,
avevo più o meno la tua età quando ho deciso di
prendere in mano la tua vita. Magari ti convincerò a farlo a
tua volta, dandoti
tutto” sussurrò Iemitsu.
Il
ragazzino deglutì rumorosamente, raddrizzandosi la
corona di fiori sul capo.
Sawada
gli premette su un cerchio di magia rossa sul
petto, che lo trasfigurò in una ragazzina, dai lunghi
capelli rossi.
“Io
so già cosa voglio dalla mia vita”
borbottò quest’ultima,
con la sua nuova voce stridula.
<
Ed eccomi qui, senza di te, Manuel. Ho perso me
stesso, non so nemmeno io chi o cosa sono > pensò.
<
… con quel vestito rosso da dama ottocentesca, le
labbra rosso sangue, le gote rosee e piene, tramutato in una
così dolce
creatura… Sembra una delle mie meravigliose bambole
>. Sawada finì di
formulare il suo pensiero.
“Io
ti posso dare ogni cosa. Truccarti, vezzeggiarti”
sussurrò.
“Sì,
e posarmi sulla mensola più alta della tua
libreria. Ti sbagli se pensi che riuscirai a rinchiudermi sulla
maledetta isola
dei Simon. Me ne andrò da qui e realizzerò il mio
sogno: vendere sushi” disse
secco Tsuyoshi. Si alzò in piedi, la spallina del vestito le
scivolò sulla
spalla sottile.
“Un’idea
malsana degna solo di chi è erede di un
ragazzino viziato che ha abbandonato il trono, per diventare un
vigilantes
fallito” borbottò Sawada, scuotendo il capo.
Tsuyoshi
si mise a correre fino alla finestra di
pietra, a piedi nudi e si affacciò, stringendo il davanzale
con entrambe le
mani.
“Sarà,
ma io voglio essere libero. La spada è la mia
unica compagna e sarò il Capitano dei Varia degno di Vongola
Nono!” gridò,
saltellando sul posto.
Iemitsu
raggiunse la piccola e la issò, mentre questa
si dimenava.
“Cosa
ti fa credere che lasci fare una cosa del genere
a mia moglie?” domandò.
La
giovinetta piegò di lato il capo e lo fissò con
le
sue intense iridi rosse.
“Il
fatto che nessuno dice di no al peccatore quando
combatte in nome del suo signore” disse secca.
<
Una bambola perfetta > pensò Iemitsu.
“Allora
verrò con te. Ho sentito che sei allievo del
maestro dello Shigure Soen Ryu, ho sempre desiderato
impararlo” disse.
<
Ottimo, così se ne occuperà Tsukoshi di tenermelo
lontano. Pervertito! > gridò mentalmente.
“Neh,
secondo me tu sei un pessimo spadaccino. Sei
appena capace di tirare qualche pugno decente. Per non parlare del
fatto che
combatti con uno stupido piccone” lo derise.
Iemitsu
lo fece sedere nuovamente sul trono.
“Ringrazia
che io abbia deciso di sposarti, il
principe avrebbe voluto semplicemente ucciderti” gli
ricordò.
“Hehe. Deve
sperare che io non uccida lui! Vedrai che mi
temerà” rispose Sawada.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Il miglior amico di Iemitsu ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.6 Il miglior amico di Iemitsu
Mi sento smarrito, ma
cosa posso fare?
Iemitsu si deterse la fronte sudata
con un fazzolettino,
colpendo con il dorso della mano il cappello di plastica da minatore
che
indossava. Era dentro una grande fossa, nella terra smossa era
conficcata una
pala.
"Dai, è una bella
copertura. Magari trovo davvero il
petrolio e mi arricchisco" scherzò Sawada, stringendo il
legno di una
piccozza con entrambe le mani.
< Inoltre così
posso divertirmi anche io, mentre Tsuyoshi
fa la via della spada > pensò. Conficcò la
piccozza nel terreno.
Iemitsu si sfilò una
lattina dalla tasca della salopette e
l'aprì, facendo scivolare fuori la schiuma candida. Questa
cadde sul terreno,
inumidendolo e scurendolo.
"Lo sai che non ti guardo
così per quello" si
lamentò Reborn, accomodato sulla sua spalla.
< Io rispetterei qualsiasi tuo
lavoro, ti devo la vita.
Però Fabio mi ha insegnato ben altri principi >
pensò.
"Allora è per il caldo?"
chiese Iemitsu.
"Perché stai rubando
fiamme che non ti
appartengono" disse secco Reborn.
"I maledetti Vongola hanno deciso per
noi che diamine
di fiamme ed effetti collaterali debbano capitarci.
È
solo giusto ristabilire una situazione di parità. Come
loro scelgono di avere la fiamma migliore, noi possiamo avere il
diritto di
rubarla" rispose Iemitsu. Finì di bere la sua birra e
premette la lattina
contro il petto, piegando l’alluminio con uno scricchiolio.
< Inoltre le sto rubando da
‘mia moglie’. Mai sentito
parlare di divisioni di beni? > si chiese. Gettò la
lattina a terra e
riprese il piccone.
“Io so solo che Tsuyoshi
non se lo merita. Sarà anche un
tipo inaffidabile, ma penso che questa cosa possa danneggiarlo.
Perché non cambi
semplicemente il DNA anche a lui?” domandò
Reborn.
“Gli sto facendo vedere
che, se non la smette di rifiutare
quello che gli do o non inizia a combattere per quello che vuole,
finirà per
perderlo” rispose Iemitsu, distruggendo una roccia col
piccone.
“Lui combatte per il suo
sushi” brontolò Roberto.
< Non mi piace il modo in cui
sta finendo il nipote di
Settimo > pensò, avvertendo una fitta al petto.
“A proposito. Lo frequenti
così tanto solo per il sushi? Lo
so che il viso di Tsuyoshi è quello dell’amore per
volti” insinuò Sawada,
raddrizzandosi il copricapo di plastica giallo. La luce su di esso era
spenta.
“A me piacciono solo le
donne. Ti devo ricordare che ho avuto
anche il figlio con una delle mie amanti?
Se proprio dovessi pensare a
qualcuno, sarebbe la mia
perduta Luce, la regina di noi Arcobaleno” ringhiò
Reborn.
“Uh.
Ed io che
sapevo ti piacesse Skull” lo derise Sawada.
“Si tratta solo del mio
valletto” borbottò Reborn,
arrossendo.
“Il Punitore? Quello che i
Carcassa chiamano ‘re’?”
insinuò
Sawada.
“De-devo andare da
Shamal”. Chiuse il discorso Roberto.
Balzò giù dalla sua spalla e corse via, il viso
coperto dal cappello a falde
larghe.
< Ci siamo entrambi smarriti
Roberto, ma cosa possiamo
fare? Nessuno può salvare chi è follemente causa
del suo male e riesce solo a
danneggiare chi vorrebbe amare > si chiese Sawada, scuotendo il
capo,
sospirando.
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Capitolo 7 *** Cap.7 L’occhio di Atlantide ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=-Tzumz7I9Bs.
Scritto
per ‘I prompt del lunedì’ di
‘Il giardino di
EFP’.
Prompt
di P.A.V.: ombrelli
colorati durante una tempesta.
Cap.7
L’occhio di Atlantide
Perché
so che questo amore sembra reale
Ma
non so come sentirmi.
Tsuyoshi
scivolò fuori dal dojo di legno e si mise a camminare
sotto la luna. Sospirò, allacciandosi i capelli in una coda
di cavallo.
<
Mi manca mia madre, alle volte. Però lei mi
odiava > pensò, mordicchiandosi un labbro. Si mise a
correre, lasciando che
il vento gli sferzasse il viso, notò che un
teletrasportatore era acceso, lo
raggiunse e vide che emanava una fiamma azzurra. Socchiuse gli occhi e
balzò
all’interno, si acquatto a terra, la pioggia gli
sferzò il viso, si abbatteva
scrosciante.
La
sabbia era umida e il mare si abbatteva
rumorosamente sulla battigia.
Tsuyoshi
si nascose dietro una roccia, l’odore
salmastro gli punse le narici. Notò che davanti a lui
c’era una serie di uomini,
che stavano ritti in piedi, nella tempesta, ognuno di loro aveva un
ombrello di
un colore diverso.
<
Cosa stanno combinando? > si chiese Tsuyoshi.
Iemitsu
stringeva un ombrello giallo intenso, con il
manico violetto. Abbassò lo sguardo e vide Ottavio, che era
legato ai piedi del
gruppetto, tossiva rumorosamente per colpa della pioggia.
Ottavio
incassò il capo tra le spalle, i lunghi
capelli castani gli ricaddero davanti al viso.
Uno
del gruppo sollevò un occhio in ceramica, sporco
di sangue, su cui erano incisi dei simboli.
<
Quella è lingua atlantidese > pensò
Tsuyoshi. L’acqua
gli scivolava sotto la giacca del kimono e i suoi vestiti gli
ricadevano
pesanti sul corpo. Si nascose sotto la sabbia, udendo dei tonfi e un
rumoroso
ronzio. Sgranò gli occhi, vedendo giungere in mezzo al
gruppo di uomini, per fermarsi
di fianco a Ottavio, Gola Mosca.
“I
fiori raccolti ti conducano lontano da te stesso,
che una nuova maschera cali su entrambi.
Scorrono
le lacrime nella diciannovesima notte, quella
dimenticata.
Risorgete
nel corpo ricevuto nel progetto floreale dei
due mondi”. Iniziarono a recitare gli uomini radunati, mentre
l’occhio iniziava
a brillare.
Tsuyoshi
s’irrigidì, mentre Gola Mosca e Ottavio
iniziavano a volare, venendo circondati da un cerchio di luce.
Gola
Mosca iniziò a dimenarsi, cercando di mugolare.
Il corpo di Ottavio s’irrigidì, mentre iniziava ad
emanare un sordo ronzio.
“Alla
settima celebrazione, il possessore dell’unico
cuore si scambia con colui che è figlio dei dieci pezzi.
Dal
vaso rotto, una nuova vita. Nella notte che avete
accolto, lui sarà in te e tu sarai in lui”.
Finirono di recitare.
Il
corpo di Ottavio si mise ritto in piedi, un viso
folle a deformargli il viso, le braccia piegate con i gomiti in fuori e
le dita
rivolte verso il viso.
Gola
Mosca cadde in ginocchio e fece un verso simile a
un urlo prolungato e meccanico.
La
pioggia si fece meno forte, ma l’ululato del vento
continuava e dei fulmini si abbatterono sul mare.
<
Non so bene cosa dovrei pensare o come dovrei
sentirmi > pensò Tsuyoshi. Tornò indietro,
sempre a gattoni, strisciando
nella sabbia densa e bagnata, e balzò oltre la barriera blu.
|
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Capitolo 8 *** Cap.8 Sotto la pioggia battente ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.8
Sotto la pioggia battente
Ci
diciamo addio sotto la pioggia battente
Ed
io cado a pezzi mentre tu vai via.
Tsuyoshi
correva sotto la pioggia battente, la spada
in una mano, il kimono blu gli ricadeva pesante addosso e il vento gli
sferzava
il viso.
Evitava
i colpi dei diversi Varia che si trovava di
fronte. Alcuni di loro venivano spazzati via dal vento dovuto alla
tromba d’aria,
i sandali di legno di Tsuyoshi rimanevano ben piantati a terra. Altri
venivano
mutilati dalla spada del giovane, che continuava a correre.
“Sei
un traditore!” gridò uno degli sconfitti,
tenendosi la ferita sanguinante al viso, lì dove il suo
occhio era diventato
cieco.
“Non
sarai mai più il suo capitano dei Varia!”
sbraitò
un altro. Aveva perso gamba e braccio nello scontro.
<
Non posso permettervi di eliminare il suo
guardiano prediletto, la sua nuvola. Hibari non è solo un
mio carissimo amico,
ma è anche qualcuno di cui ha bisogno
‘lui’! Chiamatemi pure traditore, ma non
crederò mai che l’ordine di ucciderlo sia venuto
da Manuel > pensò.
Si
protesse con il braccio e alzò una barriera di
terra, mentre dei frammenti di vetro cercavano di colpirlo in faccia.
Balzò e
ricominciò a correre, sotto la luce della luna i suoi
capelli divenne corti e
neri. Il suo corpo crebbe, il kimono blu con il nome Lee intessuto
all’interno
divenne da largo a stretto. La sua pelle divenne più
abbronzata, il viso
squadrato.
Tsukoshi,
in lontananza, divenne rosso di capelli e,
mentre il suo corpo cambiava, si nascose nell’ombra.
<
Prenderò il tuo aspetto, ora che sarai il
ricercato e maledetto dei Vongola. In questa triste notte divieni il
‘distruttore
dei Vongola’, giovane ‘Re rosso’ >
pensò.
Tsuyoshi
vedeva a fatica, il suo corpo rabbrividiva
solcato dalle gocce di pioggia. Si arrestò, raggiungendo il
suo maestro, ai
suoi piedi c’era un giovane incosciente. I capelli lunghi e
mori venivano
dimenati dal vento furioso e indossava un kimono gemello a quello del
Vongola.
“Maestro!”
gridò Tsuyoshi.
Tyl
si voltò lentamente.
“Non
dirmi che ti sei finalmente deciso a uccidermi
nel momento sbagliato. Diventerai Capitano proprio nella notte in cui
verrai
chiamato traditore” disse.
Iemitsu
tentò di raggiungerli, vide che dall’acqua
scivolavano
fuori degli Atlantidesi.
<
Ne stanno approfittando per rapire chi pensano
sia più utile ai Vongola. Ogni occasione è buona
per celare le sparizioni
dovute al loro operato > pensò.
“Lui
è mio amico! Non ti permetterò di fargli del
male,
maestro, ma se pensate che vi ucciderò
così… vi sbagliate!” gridò
Tsuyoshi.
Iemitsu
sgranò gli occhi, vedendo Tsuyoshi attaccare.
“Ha
creato una nuova forma dello Shigure Soen!” gridò.
Vide
Tsuyoshi scappare con Lee, ancora incosciente, in
spalla. Tyl era a
terra, privo di un
braccio, svenuto nel suo stesso sangue.
<
Te ne stai andando, abbandonando tutto e tutti.
Dicendo implicitamente addio anche a me.
Io cado a
pezzi, mentre vai via, perché so che da adesso ti sei
maledetto.
Avresti
potuto avere tutto e ti stai dannando.
Ora
corri da Manuel, proprio da lui che ti ha tradito
> pensò Iemitsu. Cadde in ginocchio, mentre il vento
trascinava un muro di
legno sopra di lui, portandolo via.
|
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Capitolo 9 *** Cap.9 Ripudiato ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.9
Ripudiato
Resta,
resta!
“Cosa
vuol dire che Levi per te non è tuo figlio? Mi
avevi promesso che lo avremmo cresciuto insieme!”
sbraitò Tsuyoshi.
<
Da quando sono tornato con Lee non mi hai mai
ringraziato. Non hai fatto che commiserarmi, mi tratti con una dolcezza
stomachevole.
Non
so se mi fa più male questo o sapere che la
‘mia’
guardiana dell’isola si è sposata Tsukoshi. Il mio
corpo va bene solo quando
non sono più ‘io’ a manovrarlo? Fatemi
capire! > pensò. Sentì una fitta al
cuore, i suoi occhi erano arrossati e le iridi more liquide.
Manuel
sospirò, massaggiandosi la testa, aveva le gote
arrossate.
“Ha
ragione Yuki a sentirsi in imbarazzo. Insomma,
hanno quasi la stessa età. Non puoi crescere un
coetaneo” disse. Aveva un tono carezzevole.
“Tu
mi hai cresciuto, Manuel” gemette Tsuyoshi.
<
Ora vuoi ripudiare anche questo?! Se mi consideri
un traditore per non aver ucciso un nostro amico, dimmelo in faccia!
Guardati!
Per realizzare il tuo sogno di fare grande
questa famiglia, hai perso i tuoi guardiani per strada. Questa casa
è piena di oro
e di falsità, ti sei fatto trasformare in una statua
d’oro gelida e lontana!
> pensò. Il suo battito cardiaco era irregolare.
“Ed
è proprio per questo che ti ho spedito in
Giappone. Certo, anche per proteggerti dalla guerra”
ribatté Manuel. Questa
volta con tono più sbrigativo.
<
Tutto questo perché preferisci tua moglie, vero?
Mi hai mandato via perché la volevi per te >
pensò Tsuyoshi.
Madama
Rossa impallidì
vedendo Manuel danzare con Yuki. I lunghi capelli castani della giovane
ondeggiavano intorno al suo viso ogni volta che Manuel la faceva
volteggiare.
Il
gigante stava piegato
in avanti, le labbra curvate in un sorriso e i suoi occhi brillavano
guardando
la giovane.
“Si
vede che stanno per
sposarsi. Sono davvero una coppia stupenda, non trovi?”
chiese Iemitsu alla
Madama Rossa.
Tsuyoshi
nascose il viso
dietro il ventaglio.
“Sì,
proprio stupendi”
mormorò.
Danilo
Scoglio,
Leviathan e Ubbirow fissavano la madama in rosso, sospirando
rumorosamente.
“Ti
amo” disse Manuel e
Yuki gli accarezzò il viso.
Tsuyoshi
si alzò in
piedi.
“Scusate,
penso che
andrò” disse, allontanandosi.
“Ti
amo anche io” sussurrò
Yuki.
“Il
boss non fa altro che danzare con
Yuki. Quei due sembrano una favola” si lamentò
Linda. Incrociò le braccia sotto
il petto prosperoso, mentre degli ombrelli neri le vorticavano sulla
testa,
emanando fulminelli verdi.
“Il
boss ha atteggiamenti meccanici. È
come se la sua felicità fosse finta e il suo cuore
vuoto” penso Lavanda.
“Me
ne vado” ringhiò.
“Fa
pure. Io ho una festa a cui partecipare” rispose
Manuel.
“Questo
vuol dire che mi stai ripudiando come Capitano
dei Varia?!” gridò Tsuyoshi, il viso pallido
stravolto dall’ira.
“Sì.
Prendi le tue cose e vattene, vivi la tua vita
come meglio desideri da oggi” disse Manuel.
Tsuyoshi
guardò il gigante uscire dalla porta e cadde
carponi.
“Resta,
ti prego resta, con me” gemette piano. Iniziò
a recitare una litania in latino, piegandosi in due.
Leviathan
si affacciò dal corridoio nella stanza,
Iemitsu gli mise una mano sulla spalla.
“Il
mondo è un posto davvero terribile e mostruoso”
sussurrò.
“Lo
dice anche m… Tsuyoshi-sama” esalò Levi.
<
Tutto questo è stata colpa mia > pensò.
Dal
piano di sotto iniziò a venire della musica, un alto
vociare e degli scoppi di risa.
Iemitsu
guardò le lacrime rigare il viso di Tsuyoshi.
<
Perché vuoi che quel manipolatore resti con te?
Lasciami stare al tuo fianco, io mi occuperò di te >
pensò.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Costretto a scacciarti ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.10
Costretto a scacciarti
Perché
per tutta la mia vita mi sono sentito così.
Tsuyoshi
sfiorò il tavolo con la punta della lama,
segnandolo, e si voltò di scatto, facendo ondeggiare i
lunghi capelli rossi.
“Cosa
vuol dire che ti sei risposato?” chiese gelido.
<
Ogni tanto, con estrema fatica, riesco a ottenere
il mio corpo. O almeno a creare un paravento di fiamme della terra per
sembrare
di averlo ancora.
Le
mie fiamme si stanno prosciugando, ho quasi perso
il mio cielo. Io, il giovane Vongola, mi ritrovo a sentire quel
soprannome dato
a te, che sei un Sawada.
Non
so come stai facendo ad avere le ‘mie’ fiamme, ma
troverò un giorno il modo per riaverle.
Anche
se… ora che non sono più il Capitano dei Varia
di Vongola Nono, che vivo nel disonore in Giappone, ne vale la pena?
In
fondo, se tutto andrà bene, realizzerò il mio
sogno
di aprire un negozio di sushi. M’importa davvero
così tanto del resto, ora che
la mia vita sembra sul punto di crollare? >
s’interrogò.
“Sei
geloso?” domandò l’uomo davanti a lui,
passandosi
la mano tra i riccioli rossi.
<
Oh, in realtà l’ho sposata prima di te, Yuki.
Però non penso che né lei, né il
principe, verranno a dirti la verità.
Se
mai mi sposassi ancora veramente sarebbe solo
Reborn > pensò Iemitsu. Si deterse le labbra con la
lingua. < Fa così
impressione quando entrambi abbiamo i nostri corpi. Nonostante la
situazione
sia così tragica, in questi momenti mi sento più
legato a te. Se solo potessi
tenerti con me, qui… Se solo fossi anche tu forte, insieme
potremmo farcela
>.
“Sono
il Nono boss dei Simon. Non puoi prenderti il
mio posto” ringhiò Tsuyoshi.
“Oh,
ma ufficialmente adesso sono io. Primo Simon mi
ha sostituito a te. Oh, e tra l’altro, ho già
trovato una regina per
rimpiazzarti, mi dispiace. Si tratta proprio della mia nuova
sposa” rispose Sawada.
<
In fondo, è andata così anche per il
‘mio’
Timoteo e il vero Nono. La mia bambola ha finalmente spazzato via
quell’odioso
di tuo fratello, che a furia di farsi possedere e manovrare, ti
separava da me
> si disse.
<
Una volta almeno la chiave di questo regno
apparteneva a me. Ora mi vuoi tuo, senza niente in cambio >
pensò Tsuyoshi,
lanciò il pugnale e ferì la guancia di Sawada.
<
Ho provato dandoti tutto, ora ti convincerò
togliendoti ogni cosa. In questo modo ti rafforzerò e
ingannerò il principe,
che mi costringe a ferirti come tutti gli altri >
rifletté Iemitsu,
detergendosi la guancia con le dita, sentendo il sangue caldo al tatto.
<
Per tutta la vita mi sono sentito esattamente
così, un fallito che tutti possono solo scacciare. Non so
cosa fare, dove
andare, ora che Manuel è morto.
Ho
solo voglia di bere > si disse Tsuyoshi,
ingoiando un gemito.
“Meglio
così! Ho sempre odiato questa maledetta isola.
Anzi,
scommetto che questo postaccio finirà
male prima o poi” sibilò.
<
Mi auguro proprio di no, perché un giorno,
vivremo insieme qui. Chiuderemo fuori il mondo maligno che entrambi
odiamo e
costruiremo qualcosa di nuovo, con i ‘nostri’ figli
> pensò Iemitsu.
“Ricordati
che non potrai sfuggire ugualmente alle
incombenze che ci si aspetta da te. Non vorrai certo far finire in malo
modo la
dinastia dei Simon” gli ricordò con tono gelido.
Guardò
Tsuyoshi varcare la porta e andarsene.
“Ne
parleremo quando sarò tornato dal battesimo!” si
udì in lontananza.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Dopo la morte di Manuel ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo anche: Nightcore - Zombie (Rock
Version) || Lyrics「Bad
Wolves」https://www.youtube.com/watch?v=nk1dsHFOEy8.
Cap.11 Dopo la morte di Manuel
Ma non sono mai
riuscito a trovare le parole per dirti
Resta, resta!
“Si è lanciato
dalla Scogliera per salvare me… è
morto”
biascicò Tsuyoshi. Era seduto sul letto accanto alla
finestra, la luce del sole
filtrava attraverso le mura del palazzo dei Simon.
< Non ho mai trovato le parole
per dirgli di restare con
me > pensò. Trattenne le lacrime.
< In realtà Manuel
è vivo ed è al castello. Sempre più
spesso i ricordi di Tsuyoshi sono deformati. Tra falsi, incantesimi del
principe e doll che sto creando io, gli stanno facendo perdere contatto
con la
realtà.
Inoltre ai furti di fiamme si stanno
sommando quelli di
memoria. Lo stanno completamente svuotando.
Presto sarà perfettamente
come una delle mie bambole…
Dovrei esserne contento, ma non lo
sono. Se solo la
smettesse di voler tornare al mondo, rimanesse al sicuro nella mia
stanza >
pensò Iemitsu, sedendosi sul bordo del letto.
“Se non ti avessi ripescato
dal fiume saresti morto
annegato. Sei stato incosciente preda della febbre alta per
giorni” disse.
“Il suo ultimo ordine
è stato di non metterti in pericolo.
Quindi non preoccuparti, non morirò, non lo
farò” disse Tsuyoshi. Fu scosso da
brividi e si strinse le braccia intorno al corpo, il suo viso era
segnato da
profonde rughe e i suoi occhi cerchiati da occhiaie.
< Questo corpo non
è il mio. Per la mia protezione Tsukoshi
si rifiuta di ridarmelo.
Ho perso i miei amici, il mio essere
un Varia, la mia vita
ed ora anche Manuel.
Non sono vivo, sono uno zombie!
> pensò. Gli sfuggì un
singhiozzo e nascose il viso tra le mani. “Datemi da bere!
Voglio bere”
piagnucolò, dimenando i piedi. Lasciò cadere la
coperta per terra e boccheggiò,
ansante.
“Ho delle birre, ma non sei
ancora in condizioni” disse
Iemitsu. Gli mise una ciocca di capelli mori dietro
l’orecchio. < Con
qualsiasi aspetto, io ti amerò sempre, ti
riconoscerò. Non ci sarà vita in cui
non mi muterò pur di restarti accanto >
pensò.
“Non posso restare in
questa dannatissima isola, ti ricordo.
Se il tuo maledetto principe se ne accorge…”.
Iniziò a dire Tsuyoshi.
“Hibari ha ottenuto un
piccolo distretto del Giappone, chiamato
Namimori e ora si sta allargando a quello vicino: Kokuyo. Ti ho
comprato una
casetta lì, potrai trasferirti e lavorare lì. Se
ti comporterai bene, potresti
addirittura racimolare i soldi per aprire il negozio. Quella casa te lo
permetterebbe.
Sono convinto che con le
‘giuste leve’, Lee non potrà
rifiutartelo” lo incoraggiò Iemitsu.
< Ho ucciso così
tante volte in nome suo. Ho strappato
madri e padri ai loro figli, ho utilizzato quei bambini per arrivare ai
miei
obbiettivi.
Ho ingoiato il rospo quando li vedevo
venduti o uccisi.
Quelle teste d’infanti mi ‘penzolano’
davanti, lentamente, nella notte, quando
chiudo gli occhi e tento inutilmente di dormire >
pensò Tsuyoshi.
“Aprire il mio
negozio… Un rifugio per i reietti…”
sussurrò.
< Tu non sai quanto mi fa star
male questo silenzio, è
violento. Cos’altro di ciò che farò
fraintenderai questa volta? Quando ancora
sbaglierò con te che sei umano, io che sono solo un
giocattolaio?
Aiutate questo burattinaio a salvare
il suo amore, v’imploro
> si disse Iemitsu.
“Ci sono centri per curare
chi ha qualche disagio
psicologico? Tipo tentare di uccidersi per la mancanza del proprio
Boss? Voglio
aprire il mio negozio, ma evitare di tagliarmi le vene in
pubblico” disse
Tsuyoshi. Cercò di utilizzare un tono ironico, ma la voce
gli tremò.
< La guerra che ho vissuto da
bambino, quella che ci ha
devastato da ragazzi, quella per cui il Nono vuole la pace, risuona
nella mia
testa.
Sì, lì stanno
ancora combattendo, con i carri armati e le
loro bombe. Gli Americani invasori con le loro pistole e le loro
denotazioni.
Nella mia testa, le vittime stanno
ancora piangendo. Ho
ucciso per evitare che succedesse ancora, ma così sono
diventato io il marcio
della mia famiglia, di questo mondo >.
“Sì, ce
n’è uno proprio lì vicino, il migliore
del Giappone.
Sei fortunato” lo tranquillizzò Iemitsu.
< Potrei finalmente liberarmi
la testa. Non ci saranno le
urla strazianti di madri a cui stanno uccidendo i figli, la violenza
non
prenderà più il sopravvento del mio cuore.
Non si ripeterà
più il vecchio tema delle bombe, delle
pistole e dei combattimenti nella mia testa.
In fondo Manuel avrebbe voluto
vedermi star bene > si
disse Tsuyoshi.
“Accetto. Ora prendi da
bere, così festeggiamo” propose.
“Come sempre, hai vinto
tu” esalò Iemitsu, rialzandosi dal
letto. “Però avrei preferito portarti un brodo
caldo” borbottò, grattandosi il
petto sotto la maglia sgualcita.
“Mi chiedo se questo zombie
che non ha saputo dirti ‘resta’,
fratello mio, potrà avere un’altra vita”
bisbigliò Tsuyoshi.
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Capitolo 12 *** Cap.12 Nana ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.12
Nana
Va
bene, va tutto bene.
Iemitsu
camminò sulla punta dei piedi e raggiunse
l’angolo della stanza, in cui era abbandonata una doll, aveva
gli arti
abbandonati e i lunghi capelli castani le ricadevano lungo le spalle.
Si mise
in ginocchio davanti a lei e le prese la mano nella propria,
sporcandosi della
polvere che si era posata in giro e aveva ricoperto il pavimento di
almeno due
dita.
“Tu
eri di Ottavio, vero?” chiese, cercando di avere
il tono più gentile e rassicurante possibile.
La
doll batté lentamente le palpebre, una era rimasta
bloccata a metà, non riusciva ad articolare le parole e
aveva le labbra che si
muovevano freneticamente.
“Tranquilla,
mi occupo io di te” la rassicurò Iemitsu.
Guardò il corpo ignudo della giovane e arrossì,
avvertì il battito cardiaco
accelerare. Le chiuse gli occhi e le palpebre si riattivarono
correttamente.
<
È davvero molto bella > pensò Iemitsu.
Chiuse
le gambe della giovane e si tolse il grembiule che indossava,
mettendolo alla
vita della giovane.
“Sono
un fanatico di questi cosi, penso che
impediscano anche agli imbranati come me di macchiarsi” disse.
<
Riesco ad essere più gentile con i
‘giocattoli’
che con le persone > pensò. Aprì uno
sportellino sul collo della giovane ed
iniziò a sistemare dei fili.
“Io
mi chiamo Nana” biascicò la giovane con voce
meccanica.
“Giusto,
Ottavio chiamava le sue creazioni con i
numeri. Ti è andata bene, le sue armi da guerra le chiama
Gola Mosca più un
numero” spiegò Iemitsu.
“Oniichan
era dolce con me” sussurrò Nana.
Iemitsu
sentì la gola secca e le sue labbra divennero
bollenti.
“Sei
tipo un sogno di loli” esalò.
Nana
gli sorrise.
“Io
sono la controparte di Yuki, è come se fossimo marito
e moglie” disse, mentre la sua voce diveniva squillante e
femminile.
“Uh,
allora alla fine ho fatto un affare” ammise
Iemitsu.
<
Per la prima volta sono felice di aver sposato
quella pazza. Beh, Reborn ringrazierà. Ora non
potrò più sposarlo come secondo
matrimonio, perché non ho intenzione di rinunciare
né a lei, né a Tsuyoshi >
pensò. “Ti porto a casa con me” disse.
<
Il Gola Mosca in cui si è trasformato Ottavio è
stato portato via con la forza, immaginavo che avrebbero abbandonato
tutte le
sue creazioni qui. Non importa, le prenderò con me e le
salverò io.
Altrimenti
potrebbe reclamarle Yuki e le non sa
trattarle le sue creazioni. Non che sappia fare un buon lavoro
già dall’origine,
i lavori del 1400 sono migliori dei suoi. Le sue doll si vede che sono
pupazzi
a molla, come quelli che ha messo intorno a casa mia per controllarmi.
Posso
spegnerle a distanza, povera sciocca > pensò.
“Quindi
ti vado bene come moglie?” chiese Nana,
battendo rumorosamente le palpebre.
“Non
potrei desiderare di meglio. Vedrai, ti farò
vivere una vita romanticissima” promise Iemitsu.
Nana
fece una risata cristallina, coperta ogni tanto
da suoni stridenti come di vetri rotti.
<
Ti aggiusterò io, vedrai. Ti renderò la moglie
che tutti vorrebbero e ti farò felice >
pensò Iemitsu.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Federico ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.13 Federico
Da quando sei
arrivata.
“Fatemi capire bene. Avete
rapito un bambino di un anno per
renderlo il mio collaboratore? Oh, e l’avete reso Atlantidese
per non farlo
scappare” disse Iemitsu. Il suo tono era leggermente ironico
e aveva alzato un
sopracciglio con aria scettica.
Yuki fece una risatina gelida e si
mise una ciocca dietro
l’orecchio.
“Federico di suo padre
Manuel ha solo l’aspetto” disse.
Batté le palpebre, facendo ondeggiare le lunghe ciglia nere.
“Vieni, devi
vedere il suo ‘progetto’”
sussurrò.
Iemitsu schioccò la lingua
sul palato e appoggiò le mani sui
fianchi, scuotendo il capo.
“Il progetto di un bambino
di un anno?” borbottò. Seguì Yuki
lungo il corridoio, fasci di luce e fulmini rischiavano
l’ambiente buio,
scricchiolando. Oltre le finestre si vedevano gli alti palazzi
futuristici di
Atlantide.
Yuki schiuse la porta e Iemitsu
s’irrigidì, sgranando gli
occhi.
Un bambino dai grandi occhi color
fiordaliso e i lunghi
capelli biondi era intento a digitare sui tasti di una piccola
tastiera.
Indossava un pigiamino verde-acqua a pezzo unico e dimenava i piedini.
Davanti a lui c’erano due
neonati, la femminuccia non aveva
una gamba e si vedevano degli ingranaggi, il maschietto aveva uno
squarcio nel
petto sporco di sangue.
“Sono due doll? Ha creato
davvero due doll?” esalò Iemitsu.
Il piccolo alzò il capo e
lo salutò dimenando la manina,
muovendo le dita paffutelle.
Iemitsu raggiunse i due neonati,
prese il maschietto e lo
guardò negli occhi grigio fumo, il piccolo aveva una ciocca
argentea che gli
divideva a metà il viso.
“Gli ultimi figli di Skull.
Questa volta abbiamo dovuto
ucciderli, perché uno dei due aveva la luce. Sarebbero
potuti essere dei veri
eredi per la dinastia dei Borbone.
Però il
‘piccolo’ li ha voluti come giocattoli”
spiegò Yuki.
“Etennal…”
disse Federico.
< Non è un hitman,
quindi la sua innata genialità
dev’essere frutto di altro. Aspetta, un erede con la
luce… la rosellina di
cristallo di Skull. Manuel sogna rose che crede di ghiaccio da quando
sta per
arrivare il suo ultimo erede: Luigi. Si dice che sarà la sua
perla.
Quindi questo potrebbe essere
ciò che la futura perla dei
Vongola desidera. Qualcosa mi dice che questo bambino è
così geniale perché è
destinato ad essere un futuro capitano dei Varia >
pensò Iemitsu.
“Aiuterò il suo
progetto. Come ha detto che si chiama?”
domandò.
“Eternal, il progetto
Eternal” rispose Yuki. Si ticchettò le
dita sulle labbra e ridacchiò.
“In cambio però
voglio poter crescere il maschietto come se
fosse Tsuyoshi” impose Sawada.
“Oh, se non puoi avere
l’originale, ti farai una doll. In
fondo Tsuyoshi ti diceva sempre di attuare questa soluzione”
soffiò Yuki.
< No, sarà come se
fosse nostro figlio. In fondo, sarà il
bene prezioso della perla del suo boss, mi ringrazierà di
averlo trattato bene
> pensò Iemitsu.
Federico gattonò fino alla
femminuccia e la prese in
braccio, porgendogliela.
Iemitsu sentì un rivolo di
sudore colargli lungo il viso,
prendendo entrambi i piccoli in braccio.
< Mi serve qualcuno che mi
dica come diamine si tengono
dei mocciosi in braccio > pensò.
“Ben arrivati nella mia
vita, progetto Eternal e nuovo
‘Programmatore’” disse, sforzandosi per
ottenere un tono gioviale.
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Capitolo 14 *** Cap.14 Lo spettacolo delle doll ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.14 Lo spettacolo delle doll
E prima di te.
“Amo questo nuovo
laboratorio. Venezia, poi, è stupenda in
questa stagione” disse Iemitsu. Si affacciò dalla
balaustra, il ticchettio
dell’immenso orologio conficcato nella parete risuonava per
tutto il salone, ad
ognuno di essi, le doll sul pavimento si muovevano meccanicamente.
“Ricordati che il principe
vuole che utilizzi queste doll
per dare spettacolo” disse Yuki al suo fianco con voce gelida.
Iemitsu annuì lentamente.
“Per questo oggi ho
attivato il grande orologio. Lo stanno
già dando, quando si alzerà il sipario, vedranno
che ognuna di essa compie
sempre le stesse azioni volute e aggraziate andando a tempo”
sussurrò.
“Ti ricordo che dovranno
anche andare a letto insieme”
sibilò Yuki.
Iemitsu strinse così tanto
la balaustra da farsi sbiancare
le nocche.
“Lo faranno, ma continuo a
pensare che sarebbero bastati dei
casti baci. Sono abbastanza poetiche così” disse
gelido.
< Sono tutti fratellastri e
sorellastre Vongola, nella
loro famiglia è normale. Devi rimanere calmo.
In fondo, mettendo su questa
sceneggiata, hai impedito che
venissero comprati e violentati da chissà chi. Anche se non
so quanto durerà,
ho potuto salvare ‘tutti’ i figli di Skull.
Addirittura Basilicum, ho potuto
tenerlo come allievo e non dovrà essere trattato come Doll,
in vista del fatto
che era stato Quinto Vongola.
Pierre sarà felice di
quello che sono riuscito a ottenere
per lui, bambino mio > pensò.
“Qualcosa non
va?” chiese Yuki, accarezzandogli la testa.
“Sì, moglie mia.
Ho scoperto oggi che la gemella di Federico
è stata mandata in Spagna. Non dovresti dividere i tuoi
figli” cambiò discorso
Sawada.
“Mia figlia sarà
felice, la farò crescere come una vera
regina” sibilò Yuki.
< Ogni giorno, sempre di
più, anche più della sorella
gemella Anya, il piccolo Pierre sembra una regina. Come può
un maschietto
sembrare una sovrana più di me? L’invidia mi rode.
Oh, ma insegnerò a mia
figlia ad essere migliore di quella sciocca e stupida doll.
Da quando ha scoperto che ho creato
una porta che
teletrasporta alla culla di Luigi, cerca sempre di raggiungerlo.
Farnetica di
renderlo il suo re. Sciocco! L’unico re sarà il
mio Federico, per nascita
l’unica perla che Manuel potrà mai volere.
Soprattutto adesso che ho reso anche
lui un Atlantidese agli ordini miei e del mio adorato principe >
pensò.
“Devo andare. Iasu ha di
nuovo perso il fazzoletto” disse
Iemitsu. Accorse alle scale, inciampò e si fece la rampa
rotolando e urlando.
Yuki se ne andò scuotendo
la testa, Sawada si rimise in
piedi e fece una fragorosa risata, grattandosi la guancia sporca.
Raggiunse
Iasu e si piegò in avanti, il bambino si guardava intorno
smarrito.
“Dove lo hai visto,
l’ultima volta, piccolo mio?” domandò
Iemitsu.
Iasu alzò lo sguardo.
“Non lo so”
gemette.
Iemitsu gli prese la mano nella
propria.
“Dobbiamo trovarlo prima
dello spettacolo, dobbiamo
sbrigarci” sussurrò.
< Questi bambini mi hanno
ridato un motivo di vita. Devo
ringraziare te, Eternal, ora ho piani e progetti miei, prima di te non
avrei
mai creduto di poter essere sereno > pensò.
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 Pierre e Anya ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo anche: https://www.youtube.com/watch?v=ox0JDwRQjtE;
Nightcore - Shatter Me.
Cap.15
Pierre e Anya
Non
avevo alcun posto in cui correre.
Pierre
alzò
le braccia e chiuse gli occhi, girando su se stesso, muovendo i
delicati piedi.
Balzò e fece tre piroette in aria, facendo ondeggiare la
frangetta argentea che
gli copriva metà del viso, facendo in modo che i suoi occhi
non si vedessero.
La
sua
gemella danzava accanto a lui, facendo gli stessi movimenti
all’unisono, aveva
la medesima frangetta, ma i suoi capelli argentei le arrivavano fino a
sopra i
glutei.
La
melodia risuonava
nella stanza e la luce delle stelle filtrava dalla finestra.
<
Il mio cuore
meccanico è così stanco. Batte, ma non sa quando
potrà incontrarti, mio re >
pensò Pierre.
Iemitsu
fece
ripartire la musica che era finita, guardando i due bambini danzare.
<
Sono
tutti speciali, ma loro… sembrano avere qualcosa di regale.
Tutti i gemelli si
completano, ma loro fanno fluire grazia e regalità da uno
all’altro. Sono due
vere ‘principesse’… va da sé
che il piccolo Luigi, appena nato, è il loro
principe. A dimostrazione il fatto che ha cristallizzato con la luce
l’intero
palazzo dei Vongola, tramutandolo in una rosa di cristallo. Yuki sta
ancora
tentando di farlo tornare normale > pensò.
<
La
notte sogno il mio sovrano, lui ha fatto brillare una luce e so che la
utilizzerà per congelare la paura in me. Mi farà
sentire viva > pensò Anya.
Il
ticchettio di un orologio risuonava piano, coperto dal suono della
musica, ma
ricordava il tintinnio di due bicchieri.
<
Stordito, mi sento frantumato. Giro all’infinito, non voglio
dare spettacolo
per qualcuno che non è il mio amore predestinato >
pensò Pierre.
<
Nonostante
io abbia mio fratello e lui me, ci sentiamo così soli. Siamo
magneti e molle
che bruciano in spirali sconosciute. Vieni a prenderci, nostro
imperatore >
pregò Anya.
<
Sembrano dei burattini che si sono staccati dai loro fili, ma
continuano a
ballare. Una favola di gran lunga più bella di quella di
Pinocchio, però >
si disse Iemitsu.
“Ragazzi,
vi
ricordo che dovete smetterla di scappare. Se continuerete
così, quando
tornerete, non avrete più un posto in cui stare. Finirete
per farvi vendere, o
peggio, non vi faranno più venire sulla terra ferma e vi
segregheranno ad Atlantide”
li rimproverò, mentre la musica cessava.
“Vooooi!”
gridò Pierre.
“Altriii!”
strillò Anya.
“Non
ci
facevano vedere il nostro re!” strepitarono insieme.
Iemitsu
gemette e si premette le mani sulle orecchie.
“Io
non vi
ho cresciuto così indisponenti! Vi farò vedere
Luigi quando sarà un po’ più
grandicello” disse.
<
Anche
perché adesso che Levi e Ricky lo hanno portato via dal
palazzo, per salvarlo
dalle mire di Yuki, dovrà rimanere nascosto. Michela lo ha
già sostituito con
suo figlio per dargli una nuova identità di copertura.
Un
giorno,
quando sarà cresciuto e sarà diventato re, lo
userò come ‘cavallo di Troia’ per
distruggere Agarta > pensò. Piegò di lato
il cappello che indossava e si
deterse le labbra con la lingua. “Ora finiamo di provare,
così vi riporto a
casa. I vostri fratelloni e le vostre sorellone saranno in
pensiero” disse.
“Sensei, è vero che presto
avremo…”.
Iniziò Pierre.
“…
un altro
fratellino?” chiese Anya.
“Sì,
si
chiama Kikyo” rispose Iemitsu.
<
Fingerò
di renderlo una doll, ma questa volta gl’impedirò
di uccidere l’ennesimo figlio
di Skull. Lo renderò solo un po’ più
cyborg, qualche potenziamento qui e là
> pensò.
|
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Capitolo 16 *** Cap.16 Shamal ***
Cap.16
Shamal
Niente
a cui aggrapparmi.
Iemitsu
si appoggiò al muro e incrociò le braccia al
petto.
“Ti
ho giudicato male, sai?” domandò, sorseggiando una
lattina di birra.
Shamal
era intento a far uscire delle zanzare dalla
sua box arma, scrollò le spalle e li controllò.
“Anche
tu quel giorno hai tradito i Vongola. Lottavamo
per lo stesso ideale: i guardiani liberi. Tu sei un sole, io un
fulmine, non
avremmo avuto vita facile altrimenti.
Ho
visto mio padre morire giorno per giorno, l’ho
visto scacciare da Ottava per le sue paranoie. Lui era il vero sole
fedele di
Settimo e questo è stato il ben servito”
sussurrò. Dalla tasca gli spuntava un
giornaletto che ritraeva una donnina nuda.
Iemitsu
lo indicò con un sigaro.
“Ancora
a negare che ti piaccia Tsuyoshi? Io almeno
l’ho accettato” disse.
“Tsuyoshi-sama
resterà sempre il mio Capitano ed io il
suo Vice-Capitano. Come resterà il centro di entrambi e di
Reborn… ma mi
piacciono le donne” borbottò Shamal. I capelli gli
ricaddero davanti al viso,
arricciandosi come tentacoli mori.
“Avresti
dovuto ammettere a lui la tua fedeltà, come
avresti dovuto dire a Lavanda che l’amavi. Sei una silenziosa
invidia
esattamente come il piccolo Leviathan” ribatté
Iemitsu.
<
Crescere Hayato è l’unico modo per non pensare
che il mio fratellastro Danilo mi ha portato via la mia adorata
Lavanda.
In
fondo sono come un naufrago che sta annegando che non
trova nient’altro a cui aggrapparsi > pensò
Shamal, afferrando il sigaro che
Iemitsu gli porgeva.
“Ti
devo ringraziare per esserti occupato di Reborn
dopo che è diventato arcobaleno” lo ringrazio
Iemitsu. Le sue iridi divennero
liquide e un po’ di cenere, del proprio sigaro, gli era
finita nella barba
bionda.
“Non
ce l’avrei fatta senza l’aiuto di Skull e la sua
capacità di tornare adulto a comando… Inoltre sa
diventare proprio una bella
donna” disse Shamal.
Sawada
scoppiò a ridere.
<
Mio figlio Tsuna non fa altro che attirare pretendenti,
è proprio come ‘sua madre’ Tsuyoshi. Mi
chiedo se riuscirà a conquistare ben ‘due
Scoglio’ anche lui.
In
fondo è vero che lo è da parte di madre, ma
comunque scorre in lui quel sangue ‘velenoso’
> pensò.
|
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Capitolo 17 *** Cap.17 Si parla di Xanxus ***
Cap.17
Si
parla di Xanxus
Sono
quasi
arrivato ad arrendermi.
Iemitsu
spalancò la finestra della sala riunioni, che dava sul
grande balcone,
lasciando che la luce del sole illuminasse le innumerevoli poltroncine
rosse.
In
una di
esse, con le dita sporche di polvere nera, stava accomodato Danilo
Scoglio,
intento a fumare lentamente la sua sigaretta.
Nono
Cavallone, accomodato alla sua sinistra, fece una risata simile a un
nitrito.
“Davvero
niente male il ‘figlio del Boss’” disse.
Reborn
balzò
dalla spalla di Iemitsu sul davanzale della finestra.
<
Il
principe è decisamente il tema di dialogo che più
preferisco > pensò.
Iemitsu
si
allontanò dall’Arcobaleno e passò di
fianco al Boss dei Bovino.
Quest’ultimo
stava riverso a faccia in giù, il viso caprino in gran parte
coperto dai suoi
folti capelli neri.
“Finalmente
il dialogo del Concilio entra nel vivo” farfugliò.
"Kukukuku".
La risata del Boss della famiglia Estraneo risuonò nella
stanza.
S’intravedevano i suoi occhi rossi in una fitta nebbia rossa.
“Le famiglie già
temono quel bambino. Lo chiamano trovatello, ma lo considerano un uomo
pe-ri-co-lo-so” cantilenò.
Lee,
in
videochiamata, rabbrividì vedendo che uno dei due occhi gli
facevano un
occhiolino.
Reborn
si
calò il cappello con una mano e con l’altra
sfiorò la pistola, fissando l’ombra
di Dokuro.
“Prima
che
il principe arrivasse in questa casa, ho pensato che saremmo stati
costretti ad
arrenderci.
Sta
mandando
avanti lui tutta quanta la baracca”. S’intromise
Iemitsu.
<
Il mio
cavallo di Troia, non sapete quanto è importante per tutto
il mio vero piano.
Mi ha davvero ridato un po’ di speranza >
pensò.
Reborn
guardò oltre la finestra, una serie di donne stavano in
piedi nel terrazzo,
guardando l’orizzonte.
<
Sembriamo un gruppo di comari di paese, ma è troppo
divertente parlare di
Xanxus. Più di quanto non lo fosse sparlare di Tsuyoshi
> rifletté.
“Avete
sentito che solo adesso sono riusciti a riconoscere con certezza i
resti di
quel fornaio a cui ha dato fuoco?” li interrogò
Nono Cavallone.
“Chissà
chi
saranno le prossime vittime. Falcia i suoi nemici con le fiamme uno
dopo
l’altro…”. Iniziò a
raccontare Dokuro.
<
Cresci
Xanxus… Cresci! Nei tuoi occhi ho visto le stesse fiamme
ardenti, macchiate di
sangue, che caratterizzavano lo sguardo di Tsuyoshi >
pensò Iemitsu.
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Capitolo 18 *** Cap.18 Il rapimento di Lussuria ***
Cap.18
Il rapimento di Lussuria
E
mi domando se sai.
“I
russi sono un bel problema. Il loro boss sta
comprando i nostri uomini” si lamentò il Nono. Era
accomodato sulla sua sedia e
faceva ondeggiare il pesante bastone che teneva tra le mani.
“Sono
le ultime ruote del carro quelle corrompibili,
ma capisco sia un bel problema” ribatté Iemitsu.
<
Se la gente sapesse che quello scettro è pieno delle
fiamme del cielo solo perché un tempo era il fermacapelli di
Manuel perderemmo
molta della presa che abbiamo sul popolo.
Si
parla tanto di pace, ma stiamo fondando tutto sul
terrore > rifletté.
“I
Russi? Non avevamo già sostituito il loro boss con
uno dei nostri?” domandò Iemitsu.
Il
Nono annuì piano.
“Però
gli uomini più fedeli si sono uniti al nuovo re
degli elfi.
L’uomo
con cui abbiamo sostituito Letterman ha deciso di
fare il doppio gioco. Adesso che ha nelle mani tutte le
‘cliniche’ e la
macellazione di carne ‘bovino’” rispose.
Si massaggiò il mento con aria
pensosa.
<
Così ci ringrazia di averlo liberato dalla sua
eterna schiavitù e dall’ombra della perfezione del
fratello? Dannato grassone
> pensò Iemitsu.
“L’unico
modo per fermare uno come lui è fargli fare
la figura dell’idiota. Se lo umili davanti ai suoi uomini,
vedrai che lo
faranno secco loro stessi. E se non lo faranno, sarà
comunque in una situazione
tale che comincerà a fare così tante cazzate che
finirà o dietro le sbarre o in
una bara. Ecco perché faremo sparire una delle cose a cui
tiene di più… il
figlio Erik detto Lussuria” rispose il Nono.
“Lussuria?”
chiese Iemitsu. Camminò avanti e indietro
sul lungo tappeto rosso che si srotolava dalla sedia lungo tutta la
sala.
<
Mi ricordo Erik. Era un bambino che urlava sempre
Estremo. Credevo fosse morto anche lui insieme al fratello Daisy. Mi
sarò
sbagliato, ecco perché non hanno reso anche lui uno zombie.
Lo
abbiamo privato del padre e fatto crescere con un
omofobo. Probabilmente quel soprannome è lì solo
per sancire che non gli
piacciono le donne e non si dimostra il ‘vero uomo’
che suo zio, che si finge
suo padre, vorrebbe che fosse > pensò.
“Sì.
Per essere un elfo prova fin troppo i piaceri
della carne… Anzi, mi hai fatto venire
un’idea” proseguì il Nono.
“Mi
dica” disse Iemitsu, deformando la faccia in un
sorriso sciocco.
“Dì
ad Iris di utilizzare le sue arti per piegarlo e
trasformarlo proprio attraverso le sue debolezze.
Magari
facendogli scoprire i piaceri della necrofilia che
tanto guidano le sue azioni”. Concluse il Nono.
Iemitsu
aggrottò la fronte.
<
Queste idee… La mia doll ormai è così
impregnata
delle venefiche fiamme del Principe, che inizia ad avere le sue stesse
idee.
Considera
ogni cosa un peccato e vede il male ovunque,
tranne che in se stesso >. Chinò lentamente il capo.
<
Affiderò Erik anche a Verde e, se si dimostrerà
competente con le doll, lo farò diventare il mio allievo.
Questo è l’unico modo
che ho per proteggere l’ennesima vittima di questo meccanismo.
Xanxus
è ancora troppo piccolo, ma tutto sta andando
come dovrebbe con lui. Non può sapere che Erik, prima
dell’incidente, attendeva
con ansia la sua nascita dimostrandosi già un sole fedele.
Però le loro fiamme
finiranno per attrarsi e quando si rincontreranno ci penserà
lui a proteggere ‘Lussuria’
> pensò.
“Lo
manderò nel laboratorio a Napoli e dirò a Iris di
raggiungerlo” rispose.
“Iemitsu,
mi domando se sai quanto Iris sia preziosa.
Le tue doll un giorno saranno rimpiazzate dai suoi guerrieri, e questi
ultimi
verranno con il tempo fusi ai Gola Mosca dando vita alla razza perfetta
per
proteggere la mia pace eternamente” spiegò il Nono.
<
Io mi chiedo se tu sai ancora di essere solo una
doll. Oh, se potessi spegnerti. Non vedo l’ora che il
principe Xanxus uccida il
Principe e raggiri Agartha > pensò Iemitsu.
|
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Capitolo 19 *** Cap.19 Distanza nella vicinanza ***
Cap.19 Distanza nella vicinanza
Cosa si prova a
lasciarti andar via.
“Io non ti
riconosco più. Ogni
giorno sei sempre di meno te stesso” disse Iemitsu.
< Ogni giorno
di più mi ricordo
cosa si prova a lasciarti andar via > pensò.
Tsuyoshi alzò il capo,
lasciando che la pioggia battente gli
sferzasse il viso.
“Forse il problema
è sempre stato proprio questo. Io non
sono mai stato nessuno.
Manipolato, ero in mano a chi a sua
volta era una
marionetta.
La mia famiglia crede tanto
nell’unione e nella volontà, ma
tradiscono entrambe le cose. Perciò forse è tempo
che io tradisca loro.
Non mi sono mai sentito
così Yamamoto, sono arrivato a
comprendere le azioni di Ieyasu Vongola” disse.
Piegò di lato il capo.
Iemitsu allungò una mano
verso di lui, ma lo vide
allontanarsi, affondando le scarpe di legno nel fango.
“Ora ho dei motivi per cui
vivere. Sto sfidando le stelle”
disse.
Iemitsu abbassò la mano.
< Non voglio vederti
precipitare una volta toccato il
cielo. Non c’è ritorno da una delusione
così cocente, ti farà a pezzi, ma
questa volta definitivamente > pensò, sentendo gli
occhi arrossarsi.
Colonnello gli si affiancò
e gli balzò sulla spalla.
“Ecco dov’eri,
noi al CEDEF ti stavamo tutti cercando. Kora”
disse. Il vento gli faceva ondeggiare il fiocco della bandana e il
ciuccio
azzurro al collo.
Iemitsu fece un sorriso tirato, i
suoi capelli biondi
gocciolavano.
“Mi chiedevo come si fa a
trattenere la pioggia” sussurrò
roco.
Colonnello accarezzò il
suo cannone.
“Semplice, non si
può” rispose.
Gamma corse
lungo il
corridoio di metallo.
“Muoviti”
ordinò.
“Non
ti sento! KORA!”
gridò Steven, accelerando il passo.
“Voi
piogge siete un
portento in tutto, soprattutto a uccidere, ma siete troppo lente quando
ci
vuole azione” disse Gamma. Ghignò ed estrasse una
pistola, accelerò ancora la
velocità. Balzò, la luce delle lampade si
rifletté sul suo volto.
Sparò
ai chiodi che
tenevano in piedi la pesante porta di acciaio e la raggiunse con un
calcio
facendola cadere.
I soldati
avversari
all’interno iniziarono a urlare, correndo verso dei ripari,
estraendo le armi.
Delle ‘Nero volpi’ saltarono dalle spalle del
proprietario ancora in volo e
atterrarono prima di lui.
Fulmini
verdi
raggiunsero tutti gli avversari, facendoli ricadere privi di vita sul
pavimento, squarciati.
Gamma si
raddrizzò, si
passò l’indice sotto il naso e sorrise, guardando
il fratello minore entrare.
“Tu
non sei abbastanza
ESTREMO!” sbraitò il Rogers più giovane.
< E
mi stai
sfuggendo dalle mani. Pensavo che saresti restato sempre accanto a me,
nonostante non ti abbia mai giustificato per la morte di nostro padre.
Invece
nonostante
tutto stai spiccando il volo e io non posso accettare anche solo
l’idea tu mi
possa superare > pensò.
“Però si sbagli
a cercare di farlo. Rischi solo di
contaminarla e sporcarla, rendendoti conto dell’errore troppo
tardi. KORA!
Un vero uomo queste cose non le deve
fare o deve espiare
tutta la vita”. Aggiunse Colonnello.
Iemitsu si voltò,
passandosi la mano tra i capelli umidi.
“Oh, tutti abbiamo
già qualcosa da espiare. Siamo mafiosi,
in fondo” disse.
“Io voglio solo aiutare
Lal. Sono un soldato, kora. Non un
mafioso” ribatté Colonnello.
Le gocce di pioggia che
s’infrangevano sul suo ciucciotto lo
facevano brillare di una tenue luce azzurra.
|
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Capitolo 20 *** Cap.20 La morte del cucciolo ***
Cap.20
La morte del
cucciolo
Tu
dici addio sotto la pioggia battente
E
io cado a pezzi mentre tu va via.
Resta,
resta!
Il
vento faceva
ondeggiare l’insegna di legno del Taki’s sushi.
Takeshi
lanciò una palla
e la riprese al volo con entrambe le braccia, sentì il suo
cane abbaiare.
“Prendila,
cucciolo!”
gridò, lanciandola.
Kojiro
abbaiò e corse
dietro la palla, la raggiunse e la riportò al padroncino a
testate.
Takeshi
sorrise, agitò le
mani in aria.
“Riporta!”
lo invogliò.
Il
cane gli corse incontro e scodinzolano gl’indicò
il
giocattolo.
Tsuyoshi
uscì dal locale,
strofinando le mani sul grembiule.
“Tu
e il tuo cucciolo state attenti a giocare per strada”
raccomandò.
“Certo,
papà” disse
Takeshi.
Lanciò
di nuovo la palla, ma il vento la portò via.
Takeshi
la inseguì.
“Taki,
attento!” gridò Tsuyoshi. Corse in strada,
rischiò di cadere nella pioggia, vedendo il camion andare
verso il bambino.
Il
piccolo, intento a raccogliere una palla, alzò il
capo quel tanto per vedere i fari che andavano verso di lui, gemette
rimanendo
abbagliato.
“Guai
a te se ti oserai di nuovo metterti in una situazione di pericolo.
Non
farlo mai più, Tsuyoshi, questo è un
ordine” disse secco Manuel.
Tsuyoshi
sentì l’aria mancargli e stramazzò al
suolo,
affondando in una pozzanghera.
Il
cane saltò, spingendo via il padroncino.
Il
camion lo prese in pieno, facendo volare la povera
bestia e accelerò, allontanandosi. I guaiti si fecero sempre
più deboli,
coperti dal rumore della pioggia battente, fino a spegnersi.
“Kojiro!”
gridò il bambino. Si rialzò in piedi e corse
verso il suo animaletto. Il sangue si era mischiato al sangue,
annacquandosi.
Tsuyoshi
si rimise in piedi a fatica, vomitò e avanzò,
il suono delle sue scarpe di legno era sordo.
“Lavanda,
chiama un’ambulanza! LAVANDA!” gridò.
La
moglie si affacciò dalla finestra e impallidì, il
figlio singhiozzava con il corpo tra le braccia, mentre il marito stava
raggiungendo il piccolo.
“Chiamo
subito il veterinario!” urlò la donna.
Il
piccolo singhiozzava, ondeggiando.
“Kojiro!
Kojiro!” chiamava a gran voce.
La
palla era stata trascinata dall’acqua, finendo
nello scolo al bordo della strada.
Tsuyoshi
prese il bambino in braccio e corse dentro,
stringendolo a sé.
“No!
No, il mio cucciolo! Il mio cucciolo!” sbraitava
Takeshi, singhiozzando.
“Tranquillo,
piccolo, vado a prenderlo. Ora arriva l’ambulanza,
tu resta qui” disse il padre. Condusse il piccolo a un divano
e ve lo fece
accomodare, recuperò una coperta e uscì fuori.
Il
vento gli sferzò il viso e Tsuyoshi ne venne
accecato, il vento diventava sempre più forte e anche la
pioggia. Raggiunse il
corpo della bestia e ve lo avvolse.
<
Non voglio dirgli addio. Non persino al mio cane,
quando l’ho trovato, così piccolo e dolce, ho
pensato fosse un miracolo.
Pensavo di poter finalmente far felice il mio bambino.
Non
voglio scopra già la morte! Non voglio cada a
pezzi come me, perdita dopo perdita.
Non
è giusto! > pensò.
Rimase
immobile sotto la pioggia, gli occhi sgranati.
“Amore,
il veterinario ha detto che non verrà nessuno.
È in arrivo un ciclone” gemette Lavanda,
affacciandosi.
<
Fino a qualche ora fa c’era il sole > pensò.
“Allora
vado io a portarlo all’ambulatorio” disse
secco Tsuyoshi. Ghignò. “Tranquilla, non mi
metterò a rischio” disse, correndo
via.
Lavanda
impedì a Takeshi di corrergli dietro.
“Papà!
Salva il cagnolino!” implorò il bambino.
La
madre si morse l’interno della guancia a sangue.
<
Non posso dirgli che è già morto, non
c’è già più
niente da fare > pensò.
|
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Capitolo 21 *** Cap.21 Genitori informati ***
Cap.21
Genitori informati
Perché
per tutta la mia vita mi sono sentito così.
“Amore,
stai di nuovo leggendo quella rivista?”
domandò Lavanda.
“Sì,
è il nuovo numero di genitori informati.
Tranquilla, anche questo prestato. Non voglio spendere più
soldi di quanti ne
abbiamo” rispose Tsuyoshi. Era seduto sul pavimento con le
gambe incrociate.
“Vorrei
proprio sapere chi te lo ha consigliato”
borbottò la moglie.
“Mio
marito Iemitsu oggi dovrebbe tornare almeno in tempo per la cena.
Voglio fargli
trovare la cena pronta” spiegò Nana.
Tsuyoshi
guardò il grembiule di lei e si mordicchiò il
labbro inferiore.
<
Alle volte ho un dubbio su di lei, anche considerando di chi
è moglie >
valutò.
“Tutte
queste buste mi vengono pesanti” ammise Nana, facendo dei
versi di dolore.
“Se
vuoi te le porto io fino a casa. Oggi, mia moglie mi ha telefonato dopo
aver
portato mio figlio all’asilo, mi ha detto che passa al centro
anziani per
aiutare i vecchietti” spiegò Tsuyoshi.
“Grazie.
Tu e tua moglie siete sempre così gentili” disse
Nana.
Tsuyoshi
si caricò anche i pacchi di lei.
“Lei
lo è, aiuta sempre gli altri. Si sta facendo benvolere da
tutta Namimori”
rispose.
“Io
e Iemitsu cambieremo quartiere a breve. Magari se si libera qualche
casa nel
vicinato lì te lo faremo sapere” disse Nana.
“Grazie
mille. Fatti ringraziare offrendoti un caffè”
propose Tsuyoshi.
<
Diciamo pure che è Iemitsu che vuole tenermi
d’occhio > rifletté.
“Con
piacere” rispose Nana e lo seguì fino a un locale.
Appoggiarono le buste sul
tavolinetto di metallo, accomodandosi l’uno di fronte
all’altra; ordinarono due
caffè ed iniziarono a parlare in modo fitto, dimenando le
mani.
I
camerieri li osservarono, vociferando, e ridacchiando tra loro.
“Sono
proprio fatti l’uno per l’altra” disse
uno di questi.
“Sì,
ma non è giusto per la moglie. Quell’uomo
è sposato, non dovrebbe tradire la
povera Lavanda, quella casa signora, così”
ribatté una cameriera.
Tsuyoshi
abbassò la voce e distolse lo sguardo.
<
Mia moglie si fa benvolere ed io odiare. Mi sembra di essere tornato a
quando c’era
Manuel > pensò.
Nana
si sporse in avanti e porse un giornale a Tsuyoshi.
“Ecco,
questo è l’aiuto per fare il padre che ti dicevo.
Non ti sentirai più un peso
per tua moglie nel crescere il piccolo” disse.
“Lavanda
mi legge un sacco di libri su come si crescono i bambini, ma sono
troppo grossi
e pieni di parole per me. Non sapevo esistessero anche le riviste
specializzate” disse Tsuyoshi.
Nana
annuì, spiegando:
“Mio
marito si è abbonato perché non sa proprio come
occuparsi di un bambino, ma ne
vorrebbe uno. Sta già comprando tutto il necessario e sta
facendo delle
ricerche, dice che non voglia abbia tare genetiche o qualcosa del
genere.
Sai,
oltre a ricercare petrolio, gli piace ricercare e basta”
spiegò.
Tsuyoshi
prese il giornale e se lo avvicinò al viso, leggendo il
titolo: “Genitori
informati”.
“Vorrei
abbonarmi anch’io” ammise.
Nana
finì il proprio caffè e mise una bustina di
zucchero di quelle che le erano
state fornite nella borsetta.
“Posso
passarti i numeri vecchi, quando mio marito ha finito di
leggerli” propose.
“Sarebbe
fantastico” rispose Tsuyoshi.
“La
moglie dovrebbe sapere che razza di mascalzone è”
brontolò una cameriera.
<
Tutta la vita mi sono sentito così. Giudicato, frainteso,
forse ero diventato
il peccatore che volevano io fossi > pensò Tsuyoshi.
<
Non voglio più essere quello che gli altri
vogliano io sia. Adesso desidero solo essere un buon padre per Takeshi.
Non
voglio più sentirmi in quel modo > pensò.
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 Al cinema ***
Cap.22
Al cinema
Ma
non sono mai riuscito a trovare le parole
per dirti
Resta,
resta!
“Io
non capisco proprio perché hai voluto portarmi al
cinema.
Lo
sai che l’allenamento di Dino procede a rilento” si
lamentò Reborn.
Iemitsu
si poggiò un dito sulle labbra e indicò lo
schermo, facendo ondeggiare i riccioli rossi.
Il
piccolo Enma era addormentato sulle sue gambe e la
figlia, seduta nel sedile accanto a lui, si riempì la bocca
con una manciata di
pop-corn.
“Guarda”
soffiò Iemitsu. Controllò che Nami non
facesse cadere la confezione di carta, le accarezzò il capo
e le baciò la
testa.
Reborn
roteò gli occhi.
<
Sono così rare le volte in cui posso venire
all’isola
dei Simon a incontrare la versione originale del mio migliore amico,
che non
riesco a dirgli di no.
Però
mi chied… >. Iniziò a pensare.
Sgranò
gli occhi, riconoscendo Skull sullo schermo.
Aveva i capelli color dell’oro illuminati dalla luce del
sole, i suoi occhi
azzurri erano liquidi e fissavano nella direzione degli spettatori con
uno
sguardo intenso.
La
sua pelle diafana sembrava impreziosita dagli abiti
medievali che indossava.
“Non
sono mai riuscito a dirti di restare” disse,
accarezzando l’elsa della spada.
L’uomo
davanti a lui serrò un pugno e si voltò verso
di lui, fissandolo con la fonte corrugata.
“Perché
avrei dovuto farlo? Siamo sempre stati nemici.
Estremo!” gridò.
Skull
alzò la spada.
“Se
pensi che sia stato io a tradire e ad uccidere il
nostro maestro, uccidimi.
Se
ci riesci, ma hai la mia parola. Volevo solo
restassi al mio fianco” disse.
“Così
sia, vendicherò il maestro!” gridò
l’altro con
forte accento americano, estraendo un’arma.
Lo
schermo divenne nero e con una scritta in verde: “Dieci
anni prima, Giappone”.
Reborn
si deterse le labbra secche, sentendo la gola dolere.
“Pensavi
davvero fosse un mero stuntman?” chiese
Iemitsu. Socchiuse gli occhi e ridacchiò.
<
Lo sapevo che sarebbe rimasto colpito > pensò.
“Il
valletto sembrava metterci parecchia passione”
esalò Reborn. Si calò il cappello sul viso,
nascondendo il rossore sulle sue
gote.
“Conosce
molto bene l’incapacità di trovare le parole
giuste per convincere la persona che ama a rimanere al suo fianco.
La
storia si ripete e alla fine siamo tutti uguali”
spiegò Iemitsu.
Reborn
ghignò, nella penombra i suoi riccioli
ondeggiarono.
“Intendi
dire che siamo tutti pazzi?” sussurrò.
Enma
mugolò nel sonno.
“Non
fare questi discorsi davanti al bambino” borbottò
Iemitsu.
“Smettetela
di parlare, ci perdiamo il film” si
lamentò Nami.
Reborn
tornò a guardare lo schermo, due attori bambini
correvano in un giardino giapponese, intorno a delle fontane, balzando
da un
sasso all’altro.
Tenevano
in mano delle spade di legno e indossavano
dei kimoni.
Uno
dei due aveva i capelli color dell’oro e gli occhi
truccati di viola, con una goccia sulla guancia; l’altro
aveva i capelli biondo
chiaro e una bandana in testa.
<
Uno dei due sembra Colonnello. Certo che potevano
trovare degli attori che gli somigliassero di più ai
personaggi adulti.
Nonostante il trucco, si nota che non si somigliano per
niente…
Oh,
ecco il maestro. Dev’essere quel vecchio anziano.
Qualcosa
mi dice che se non ci fosse Skull e il suo
collega White, questo film sarebbe terribile >
rifletté.
|
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Capitolo 23 *** Cap.23 Oregano ***
Cap.23
Oregano
Quindi
cambia idea.
Squalo
abbassò lo sguardo e si nascose dietro la gamba
di Iemitsu, rabbrividendo.
Il
preside si alzò in piedi e sbatté le mani sulla
scrivania, facendola ondeggiare e alcuni fogli di carta caddero a terra.
“È
la terza volta questo mese che riceve una nota
disciplinare! Non l’abbiamo ancora buttato fuori solo
perché lo raccomanda lei,
capo del CEDEF!” sbraitò.
Iemitsu
si strinse la cravatta e ridacchiò, si voltò e
mise la mano sulla testa di Squalo.
Le
gote di quest’ultimo si tinsero di rosa.
“Il
mio allievo protegge i suoi amici dai bulletti,
questo è onorevole. Perciò mi aspetto che non lo
puniate” disse Sawada.
“Spero
che lei finisca per cambiare idea. Per ora
potete andare” disse gelido il preside.
“Andiamo,
ragazzo mio” disse Iemitsu. Squalo lo seguì
lungo l’edificio scolastico, camminandogli alle spalle.
“Ora
ho da fare, ma è meglio che per un po’ tu non
faccia danni. Resta con la mia assistente” lo
pregò Iemitsu. Indicò in
lontananza Oregano, comodamente seduta.
“Più
tardi ci alleniamo, sensei?” chiese Squalo.
“Al
mio ritorno” disse Iemitsu, guardò il ragazzino
correre via e si allontanò.
Oregano
si mise l’unica ciocca che era sfuggita dal
suo chignon dietro l’orecchio ed infilò dei
guanti, sopra uno di essi c’era una
gemma violetta.
Squalo
raggiunse la panchina e le sorrise.
“Voooi,
che bello vederti, sorellona” disse. Mostrò i
denti aguzzi, piegando le labbra sottili.
Origano
appoggiò sul legno la carpetta che teneva
stretta al petto e rispose: “Non dovresti sempre finirei nei
guai. Il signor
Sawada non può sempre coprirti in tutto”.
Squalo
si sedette accanto a lei e le appoggiò la testa
sul capo, facendo ondeggiare i capelli grigi, che si stavano allungando.
“Scusa”
sussurrò. Le occhiaie intorno ai suoi occhi si
stavano facendo meno spesse e definite. “Senti, ti prometto
che mi comporterò
meglio, ma tu puoi dirmi cosa fanno gli altri? Non la
smetterò di chiedertelo
finché non avrò risposta”.
Oregano
si premette gli occhiali contro il viso e
riprese la carpetta, sfogliandola.
“Ricardo
è come sempre nel quadro”. Iniziò.
Squalo
si strinse al braccio di lei, rimanendo con la
testa sulla sua.
“Elisa
e Betta sono con Basil, lo stanno preparando
per l’allenamento con Mr. Sawada. La tua gemella Anya
è arrivata da poco in
Russia e si sta ambientando”. Raccontò Oregano.
<
Non ho mai capito chi fosse realmente Oregano.
Dice di essere una delle mie sorelle, però mi ha sempre
detto che Skull non è
suo padre. Non ha minimamente senso > rifletté
Superbi.
“Xian
e Ling hanno trovato lavoro in un ristorante
francese gestito dagli Yamamoto. Probabilmente glielo ha fatto avere
Iasu…”
enumerò Oregano.
<
Meglio non dirgli che Iasu è scappato di casa
qualche giorno dopo e nessuno sa dove sia… Con il suo senso
dell’orientamento
probabilmente nemmeno lui > pensò.
“Marius
ha iniziato a farsi chiamare ‘Mario’
Torricelli. Non capisco la vostra moda di cambiare nome e cognome,
anche se
spero vi tenga al sicuro.
Mariano
è partito per l’India”. Le sue iridi
color
ametista si scurirono.
<
E lì è stato rapito dai pirati. Proprio lui,
così
piccolo e delicato da sembrare una ragazza. Avrebbero dovuto lasciarlo
in
Inghilterra, non so se sopravvivrà >
rifletté.
Squalo
sentì l’odore di lei pungergli le narici,
sembrava pioggia mischiata a incenso.
“Erik
mi dice che lo vede spesso Marius” biascicò.
Sbadigliò rumorosamente.
“Il
piccolo Kikyo è entrato nella scuola per le
divinità. Non si vuole convincere a tornare nel suo tempo,
ormai sta crescendo
qui.
Oscar
continua a travestirsi da ragazzo, in Francia,
mentre Uriel continua a vestirsi da donna, tra gli elfi. Lo capirei se
Oscar si
sentisse un maschio o Uriel un’elfa, invece no, amano solo il
cambio di vestiti”
brontolò Oregano.
“Ti
ricordo che Mariano sembra una ragazza senza
cambiarsi d’abito e Nayana un ragazzo. Alla fine nel nostro
mondo non ha così
importanza” ribatté Squalo. Sbadigliò
ancora, la sua voce era strascicata.
“A
proposito di Nayana, lei è diventata una ballerina.
Dovresti vedere come danza bene al suono dei tamburi, dovrei informarmi
come si
chiama questa tradizione lì in Corea.
Franz
e Karl hanno iniziato ad andare molto d’accordo
ultimamente” disse Oregano.
<
In fondo è nato da poco colui che hanno
prefissato come loro boss. Ognuno di loro ne sta trovando, o
ritrovando, uno.
Però è meglio che Squalo non lo sappia,
finirebbero per litigare tra loro se
sapessero che seguono persone diverse > rifletté.
“Mnh… Mhhh…”
mugolò Squalo, gli occhi gli si chiudevano.
“Ferdinando
si è innamorato del tango, mentre
Stephanos e Khloe si sono dati alla rivoluzione”. Concluse
Oregano,
accorgendosi che Squalo si era addormentato.
Si
ticchettò con la gemma sulla fronte e sembrò
cadere
incosciente, addormentandosi a sua volta.
|
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Capitolo 24 *** Cap.24 Iemitsu e sua moglie Nana ***
Cap.24
Iemitsu e sua moglie Nana
E
dì che sei mia!
Iemitsu
si coricò su un fianco, mugolò e, continuando
a dormire, si rigirò nel letto, il sudore gli scivolava
lungo la fronte. Mugolò
e nel sonno si afferrò alle coperte, le strinse con le dita
sudate e gemette,
scalciò.
“Smettila!
SMETTILA!” gridò.
Tsuyoshi
era a gattoni davanti a Manuel, strusciava le gambe contro il pavimento
e
succhiava avidamente la punta dell’unghia.
“Come
puoi fargli questo?! Come puoi?!” ululò Iemitsu.
La
scena si tinse di rosso
e apparve Tsuyoshi, i corti
capelli rossi e
una ferita aperta sul collo, da cui sgorgava sangue.
“Perché
tu non mi hai forse fatto di peggio?” domandò
gelido Tsuyoshi.
Iemitsu
si svegliò di scatto. Si rizzò seduto e si
voltò, vide che Nana lo osservava con aria preoccupata.
“Tutto
bene, amore?” domandò.
Iemitsu
le accarezzò il viso con dita tremanti.
<
Per me sei più vera di qualunque altra donna >
pensò.
“Dimmi
che mi ami” la supplicò.
“Ti
amo” rispose lei.
“Dimmi
che vuoi che ti baci” gemette Iemitsu.
“Baciami”
rispose Nana con voce tremante e aria
confusa.
Iemitsu
le prese il viso tra le mani e la baciò
appassionatamente.
Le
iridi di Nana erano liquide, brillavano di riflessi
aranciati.
“Stringimi”
supplicò Nana.
Iemitsu
la strinse a sé, tra le braccia e la cullò.
“Sono
un pessimo uomo, un marito terribile. Nemmeno tu
ti meriti uno come me” gemette.
“Le
tue colpe non le hai mai riversate su di me, sei
stato buono” sussurrò Nana. Indossava una camicia
da notte azzurra. Si alzò dal
letto, fece il giro e prese Iemitsu per le mani. Lo condusse con
sé fino al pianoforte
e si mise a suonare.
“Non
so se Yuki abbia mai preso lezioni di piano o
questi siano solo dati, ma, in ogni caso, voglio farti stare
meglio” disse.
Iemitsu
l’abbracciò da dietro, baciandole il collo.
“Continua
a suonare, questo mi farà dormire e, questa
volta, sognerò solo musica” le disse.
|
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Capitolo 25 *** Cap.25 Oregano e Iemitsu ***
Cap.25
Oregano e Iemitsu
Non
andartene stanotte
Resta!
<
Maledetto il Principe!
Oh,
come può quella creatura essere parte di Giotto?
Ha ragione Skull, dietro questo lato di Primo ci dev’essere
dell’altro.
E
se i poteri di mio figlio Tsuna lo portassero un
giorno ad avere una creatura come questa? Non voglio nasca un Principe
con le
fattezze di mio figlio.
Forse
è meglio che usi l’altra mia Doll Timoteo per
sigillarglieli fino a che non avrò trovato una soluzione
> pensò Iemitsu.
Oregano
lo guardava camminare avanti e indietro,
sospirò pesantemente, massaggiandosi il collo.
“Siete
nervoso?” domandò.
“Decisamente”
brontolò Sawada, appoggiando le mani sui
fianchi.
“Non
vi vedevo così angosciato da quando vostra
sorella minore Lal ha deciso di diventare Arcobaleno” disse
Oregano.
“Non
amo si faccia del male alla mia famiglia” ringhiò
Sawada.
Oregano
guardò il suo viso spigoloso, la sua barba
incolta e scese lo sguardo, le sue iridi color ametista divennero
liquide. Si
sfilò gli occhiali, pulendoli sulla maglietta, guardando il
corpo definito di
lui, i pettorali.
<
Cosa darei per fare parte della vostra famiglia.
Ho sempre finito per innamorarmi di ogni vostro corpo e per non
sentirmi all’altezza
di quello vero >. La punta delle sue orecchie divenne vermiglia.
< Cosa
darei per avere le vostre attenzioni. Sono sempre accanto a voi, ma al
contrario di Nana, non potrò mai avere neanche una carezza.
Nonostante
tutto mi vedi come una bambina, vero? >
si domandò.
“Sawada-san,
vi farebbe bene una passeggiata. Posso
occuparmi io degli altri casi del CEDEF” propose.
“Oh,
grazie. Senza di te non so cosa farei” ammise
Iemitsu. Sorrise, passandosi la mano tra i capelli biondi,
scompigliandoli.
“Non
vi saresti ricordato di allacciarvi le scarpe
stamattina” rispose lei atona.
“Vero!
Vero!” gridò Iemitsu. Si sfilò lo
smoking,
piegando la giacca e i pantaloni, si tolse la camicia e la cravatta,
rimanendo
in boxer e canottiera. Infilò un paio di ciabatte, un
cappello da minatore
giallo e posò una piccozza sulla spalla. “Vado a
scavare una tana” disse. Uscì
fischiettando.
Oregano
raggiunse il computer ed iniziò a leggere i
rapporti.
<
Ci sarà una notte in cui riuscirò a pregarti di
non andartene, di restare con me…
Una
notte sola, per una volta, non voglio altro >
pensò.
|
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Capitolo 26 *** Cap.26 Il grande incendio ***
Cap.26
Il grande incendio
Tu
dici addio sotto la pioggia battente.
“Correte!
Correte!” gridò Iemitsu. Stringeva Enma al
petto e Nami con una mano, correndo nei corridoi. I suoi occhi erano
sgranati e
bianchi, i ricci rossi gli finivano davanti al viso.
Alle
sue spalle le fiamme divoravano un corridoio
dietro l’altro, mentre sentiva il battito cardiaco
rimbombargli nelle orecchie.
Urla di dolore e di disperazioni si alzavano da tutte le parti.
Iemitsu
riuscì a trasportare i bambini all’esterno,
sotto la pioggia battente. Nonostante l’acqua le fiamme si
alzavano sempre più
alte, passandosi da una casa all’altra.
“Nessuno
sa chi ha appiccato le fiamme, boss!” gridò
uno dei suoi uomini correndo verso di lui.
“Trovate
mia moglie, ora!” gridò Iemitsu.
Nami
gridò, vedendo che l’intero palazzo veniva
inghiottito dalle fiamme, divenendo un gigantesco rogo nero.
Sempre
più persone correvano via urlando,
completamente ricoperte dalle fiamme.
Iemitsu
vide la sua doll dai capelli biondi far uscire
la testa da sotto terra.
“Presto,
qui. Ho fatto un passaggio sotterraneo dove
scappare!” sbraitò.
Diversi
uomini si gettavano dalle scogliere, ormai
ridotti a torce umane, tra urli strazianti, trovando la morte nella o
durante
la caduta.
<
Siamo in trappola, nessuno può scappare
facilmente da questa isola > pensò Iemitsu originale.
Porse
Enma e l’altro Iemitsu lo prese tra le braccia,
mentre Iemitsu gli porgeva anche Nana ciò che rimaneva della
loro casa gli
cadde addosso.
<
Addio, Tsuyoshi… Nana, Tsuna, Eternal >
pensò
Iemitsu, gridando di dolore, cercando di usare il suo corpo come scudo
alla figlia.
***********
Tsuyoshi
avvertì una fitta al petto e cadde in
ginocchio, ansimando.
<
I… i miei guardiani… > pensò,
vomitando
sangue. Si appoggiò alla parete con la spalla e vide
sfocato, finché tutto non
divenne nero. < … Stanno morendo, uno dopo
l’altro. Lo Sento > pensò.
Crepe su crepe si aprivano sul suo corpo, insieme a piccola squarci,
come se la
sua pelle stesse divenendo insieme una tela e della terra intenta a
franare.
Iniziò
a tremare dal freddo. < … Stanno bruciando!
Tutto il mio mondo sta bruciando!
Taki,
ti prego, non tornare a casa da scuola proprio adesso.
Non trovarmi così! >. Iniziò a gridare a
pieni polmoni e a singhiozzare,
mentre le lacrime gli rigavano il viso.
<…
I miei piccoli Enma e Nami erano con Iemitsu e
comincio a non sentire più nemmeno lui. Oh, no,
divinità vi prego no. Non
prendetevi anche i miei figli! Mi avete già tolto tutto!
> pregò.
Perse
i sensi e crollò a terra.
“Piccolo
Tsu!” gridò Reborn, correndo dentro il
negozio. Lo prese tra le braccia e lo sollevò, poggiandolo
su uno dei tavoli di
legno. Tentò diverse volte di utilizzare le sue fiamme del
sole.
<
Tutti gli esperimenti che mi hanno fatto, hanno
finito per farmele perdere completamente. Ho quel tanto che mi basta
per
sopravvivere io, ma non riesco a curare lui…
Devo
cercare aiuto…. Subito! > pensò. Mise
Lèon
sopra la testa bollente di Tsuyoshi.
“Tu
fagli la guardia, io trovo qualcuno che possa
salvarlo” disse, correndo fuori.
<
Penserai sempre che sono un traditore, ma non è
così, ‘fratellino’ >
pensò.
|
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Capitolo 27 *** Cap.27 Fallen in pieces ***
Cap.27
Fallen in pieces
E
io cado a pezzi mentre tu va via.
Iemitsu
allungò la mano, sfiorò il viso di Tsuyoshi.
Quest’ultimo chiuse gli occhi e
gli sorrise.
“Ho
sempre saputo saresti stato un buon guardiano, alla
fine…” sussurrò. La sua
fisionomia si confuse e si trasformò in sabbia.
Iemitsu
riaprì gli occhi di scatto, scosso da tremiti.
Metà del suo viso era fasciato e il suo corpo era dolorante,
abbandonato sul
letto.
Una
serie di tubi gli uscivano dalla parte sana del
corpo, andando a finire in una serie di macchinari, il loro bip era
continuo e
l’ambiente era illuminato dai loro schermi verdi.
“L’incendio
ha distrutto quasi tutto il nostro corpo”.
Voltò lo sguardo, i suoi occhi erano stinti e i suoi
riccioli rossi ricadevano
confusi sul cuscino.
Vide
la propria Doll in piedi vicino al letto,
passarsi la mano tra i capelli biondi.
Cercò
di parlare, ma gli uscirono solo dei rantoli.
L’altro
Iemitsu abbassò lo sguardo.
“Tranquillo,
ho salvato i bambini” disse.
<
Lo sa che non è vero. Siamo sempre collegati, lo
sa che ho salvato Enma, ma non sono riuscito a prendere Nami in tempo.
Non è
morta, ma dubito si risveglierà mai dal coma >
pensò.
“Al
momento si vede troppo che sono una Doll, quindi
penso che partirò. Non voglio che Tsuna se ne
accorga” disse.
L’altro
se stesso gemette.
“Lasceremo
la Doll di Lee con Tsuyoshi. Ha preso in
fondo il posto di quella di Lavanda” disse la doll.
<
Non sarò mai un buon guardiano, né un buon padre.
Ora il mio corpo riflette la mia agonia interna e la follia che mi
porta a
compiere azioni che non vorrei.
Dannato
Principe, non ti bastava avermi torturato per
tutta l’infanzia? Dovevi rendermi un mostro anche fuori?!
> pensò il vero
Sawada.
Tossì
un paio di volte, ansimando.
<
Tu prendi la tua strada Tsuyoshi, ogni giorno vai
sempre più lontano, via da me... ed io sto cadendo a pezzi
> pensò,
chiudendo gli occhi.
“Nonno!”
trillò Tsuna. Ridacchiò e giocherellò
con la palla che teneva in mano.
Timoteo
gli accarezzò la testa, passandogli le dita rugose tra i
capelli castani.
“Un
giorno sarai il boss dei Vongola, piccolo mio” disse.
Iemitsu
rise di cuore, gettando indietro la testa, facendo ondeggiare i corti
capelli
biondi.
“Oh,
non saprei. Oggi ha pianto per ore quando gli ho fatto vedere quella
mucca. Per
non parlare del fatto che non sa nemmeno controllare le sue fiamme
decentemente. Ha mandato a fuoco e ucciso il cagnolino dei
vicini” disse.
Tsuna
scoppiò a piangere.
“Iiiiih!
Era l’inferno. Tante fiamme” piagnucolo, mentre
lacrimoni gli rigavano il viso.
“Non
fate piangere il mio bambino” disse Nana. Li raggiunse con
una teglia e la
porse al piccolo, che poggiò a terra la palla.
Singhiozzando, prese un biscotto
di quelli che la madre gli porgeva.
Timoteo
serrò le labbra e negò con il capo.
“Questo
non va bene. Ho anche sentito che si ricorda del lato di Eternal
chiamato
Squalo. Dovrò sigillare parte dei suoi ricordi e i suoi
poteri” disse,
poggiando il pollice sulla fronte di Tsuna. Si accese per un attimo una
fiammella arancione tra i suoi capelli, spegnendosi subito dopo.
|
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Capitolo 28 *** Cap.28 Reborn va da Dino ***
Cap.28
Reborn va da Dino
Resta,
resta!
“Io
devo andare ad allenare Dino…” disse Reborn,
sistemando la pistola della fondina. Era in piedi davanti a una vecchia
cucina
a gas.
Skull
era vicino alla finestra, da fuori veniva il
fastidioso e continuo verso di un uccello.
“Non
ti sei ancora ripreso dalla depressione. Non
sarebbe meglio…” provò Skull,
allungando una mano verso l’altro.
Reborn,
ritto in piedi davanti all’altro bambino,
rispose secco:
“Ordini del
Nono”.
“Oh,
andiamo. Lo sai benissimo che quello non è il
vero Nono” disse Skull. Si sfilò il casco e lo
mise sotto il braccio.
<
Non mi sta chiamando Valletto, Leccapiedi o
altro. Questa volta è serio > pensò.
“Il
giovane Cavallone può essere la mia chance di fare
qualcosa. Lo sai che non supererò mai il dolore per aver
perso Luce. Lei era il
mio Cielo, la mia seconda opportunità dopo Settimo e
l’ho persa” disse Reborn
con voce stanca. Sotto il cappello i suoi occhi brillarono.
“Te
ne andrai come gli altri Arcobaleno” esalò Skull,
guardando i capelli arricciati di Reborn ondeggiare.
<
Ci sono cascato di nuovo, solo che questa volta
non con una generazione di Vongola. Non avrò mai una vera
famiglia e ogni
momento di felicità lo pagherò caro. Mi sono
così stancato di cercare qualcuno
che mi possa dare affetto.
Come
posso desiderare l’amore se non riesco ad avere
nemmeno amicizia? > rifletté dolorosamente.
“Sei
abituato a rimanere da solo, no? Hai sempre detto
che non siamo tuoi amici” disse secco l’hitman.
<
Cosa darei per ubriacarmi in questo momento >
soppesò.
“Vuoi
andartene Reborn? Allora vattene” gridò Skull.
Scosse bruscamente il capo, fino a far cadere una delle due lenti a
contatto
viola che indossava.
“Ti
scriverò” si giustificò Reborn,
accarezzando Lèon
accucciato sulla sua spalla. Il piccolo camaleonte arricciò
la coda e sgranò i
suoi occhi gialli e a palla.
<
Ho rischiato di perdere Iemitsu, Tsuyoshi si è
salvato per miracolo. Non è più tempo di
chiudermi nel mio capriccioso dolore.
Io sono il numero uno degli hitman.
Ho
un’idea. Inizierò a fare il doppio gioco per il
principe, m’impegnerò seriamente in quelli che
erano gli assurdi piani di
Iemitsu. Timoteo stesso non avrà dubbi sulla mia
fedeltà.
Ho
sempre e solo saputo addestrare altri Hitman, ma è
tempo che io diventi anche il miglior tutor per Boss.
Renderò quel piccolo,
imbranato, impacciato e timido di Dino un vero Decimo Cavallone!
Gl’insegnerò a
difendersi > pensò.
“Esci
da casa! Io non ti ci ho mai invitato. Vi siete
imbucati e basta” ringhiò Skull. Gli occhi gli
divennero liquidi e li sentì
bruciare, mentre si arrossavano.
Reborn
si calò il cappello sul capo, mettendo il viso
in ombra.
“Se
è questo che vuoi” disse, dirigendosi verso la
porta.
Skull
serrò i pugni, fino a conficcare le unghie nei
palmi. Le lacrime scesero sul suo viso, sciogliendo il suo trucco e i
segni che
vi aveva dipinti.
“Non
ho bisogno della tua pietà!” gridò fino
a
raschiarsi la gola.
Reborn
aprì la porta.
“Ti
chiamerò quando avrò bisogno di me”
disse,
chiudendosela alle spalle.
Sull
cadde in ginocchio, appoggiò le mani sul
pavimento e ritornò adulto, singhiozzando con forza.
“Resta,
resta, ti prego. Almeno tu” implorò. Si
sfilò
la parrucca e la gettò a terra con foga.
|
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Capitolo 29 *** Cap.29 La sorella di Iemitsu ***
Cap.29
La sorella di Iemitsu
Perché
per tutta la mia vita mi sono sentito così.
La
luce aranciata del tramonto filtrava dalle
innumerevoli finestre di palazzo Vongola, illuminando anche la giovane.
“Non
venivo qui da quando sono stata chiamata per
diventare Arcobaleno” disse tra sé e sé.
“Non
devi preoccuparti, sorellina. Non ti faremo
niente” disse Iemitsu, infilandosi le mani in tasca.
“Ammettilo,
sei felice che io sia tornata ‘bambina’”
borbottò Lal, schioccando la lingua sul palato.
<
Sono assolutamente convinta che disse lui a
Colonnello come aiutarti e salvarmi dal diventare Arcobaleno completa.
Sapeva
che quel tipo era capace di sacrificarsi per me >
rifletté.
La
luce battente del sole illuminava la raduna circondata da alti alberi
verde
scuro.
Lal
raggiunse Colonnello con un calcio alla spalla, il giovane
indietreggiò e
rischiò di cadere in ginocchio, ansante.
Serrò
i pugni e saltellò sul posto.
“H-ho…
Ho tutto il giorno…” biascicò,
respirando profondamente.
Lal
inarcò un sopracciglio.
<
Dovresti arrenderti, moccioso, se non ce la fai più >
pensò.
Colonnello
cercò di raggiungerla con un pugno, Mirch
Lo
colpì con un calcio alla schiena, mandandolo al tappeto.
“Questo
non vale, Laaal!”
piagnucolò Colonnello, rialzandosi a fatica, pulendosi dalla
terra con delle
manate decise.
Lal
incrociò le braccia al petto e schioccò la lingua
sul palato.
“Se
continui a dimostrarti così scarso, dovrò pensare
che non meriti di stare qui”
disse secca.
Colonnello
si rimise in posizione di combattimento, le sue iridi azzurre
brillarono.
“Dammi
un’altra chance, Lal. Ti dimostrerò che merito di
stare qui, korà!” gridò.
Lal
sorrise.
“Sono
due ore che ci aggiriamo nei corridoi di questa
struttura. La tua dannata doll…” sibilò
Lal.
<
Per tutta la vita mi sono sentita così, inutile,
vogliosa di morire. Solo Colonnello mi ha dato la forza di andare
avanti, di
combattere non solo sul campo di battaglia.
Vorrei
potergli dire tutto quello che rovina la mia
vita, ma non sarebbe al sicuro > pensò.
“Oh,
non parlare così. In fondo è un povero
vecchio”
disse ironico Iemitsu.
“Umph.
Certo, il povero vecchio ‘Nono’ boss dei
Vongola. Che si diverte a farsi servire a riverire, che gioca a carte o
passa
le ore nella sua maledetta serva.
Mi
fa ribrezzo che quell’essere, che non fa altro che
starsene spaparanzato in sedia o in poltrona, con un sigaro cubano o il
suo
modo unticcio di trattare tutti come figli, facendo finta di prestare
attenzioni a pratiche di cui non conosce neanche il contenuto, abbia
l’aspetto
di nostro padre” borbottò Lal.
“Hai
dimenticato il suo essere servizievole con il
principe, sul pedofilo andante e sbruffone con le donne”.
Aggiunse Iemitsu.
"Caporale
Mirch, che gioia rivederla! Si accomodi!" disse Timoteo, sorridendole.
<
Vuole di nuovo tentare di sedurmi. Pensa di poter conquistare ogni
donna in tre
secondi scialacquando il denaro dei Vongola > pensò.
Avanzò a passo di
marcia, rigida.
“Signore,
mi ha fatto chiamare? Le voglio ricordare che il lavoro mi chiama, ho
delle
missioni…” disse Lal.
“Ho
una proposta che non potrai rifiutare. Ti sei distinta come migliore
combattente e stratega di questo mondo. L’uomo con il
Cappello di Ferro ti
vuole come Arcobaleno” disse Timoteo.
“Come
si sta comportando Skull con voi? Oregano mi
chiede sempre di lui e ogni tanto anche Eternal” disse
Iemitsu.
“Per
quanto faccia il codardo e si faccia trattare da
Reborn come un valletto; e per quanto gli Arcobaleno si siano
disgregati dalla
scomparsa di Luce, bisogna dire che è come sempre una
garanzia. Non fallisce
mai una missione e vederlo fare in quel modo è solo
esilarante” rispose Mirch.
“Voi
non mi apprezzate quanto merito. Io non sono un
‘valletto’ o un ‘plebeo’
qualunque!” si lamentò Skull.
Reborn
gli prese la tazza di caffè che gli stava porgendo e la
sorseggiò.
“No,
tu sei il mio valletto”
rispose.
Lal
roteò gli occhi.
Sawada
ghigno.
<
L’immortale Skull. Tutti lo riconoscono, ma
nessuno lo dà a vedere. Più che famoso,
famigerato. Intrappolato
nella ragnatelo dell’incantevole
promessa del suo Angelo della Musica: essere amato e non più
solo. Uno schiavo
pronto a uccidere e a lottare solo per amore…
Come
Tsuyoshi aspetta solo che gli tolgano ogni cosa
> rifletté.
|
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Capitolo 30 *** Cap.30 Federico ***
Cap.30
Federico
Ma
non sono mai riuscito a trovare le parole per dirti.
Tsuyoshi
si appoggiò contro la parete.
“Cosa
diamine significa che mio figlio dovrà
combattere contro un Capitano dei Varia? Una sorta di
scherzo?” domandò gelido.
Il vento gli faceva ondeggiare i corti capelli mori.
<
Odio dover guardare il corpo di Tsukoshi, ma alla
fine è come se fosse una specie di Avatar.
Realtà, finzione, l’importante è che
le nostre anime finiscano sempre per ritrovarsi >
rifletté Sawada.
“Eh
no, mi dispiace. Purtroppo dovrà combattere con
Superbi Squalo. Un vero giovane pazzo assassino. Un tempo era un mio
allievo,
un bravo ragazzo, ma poi Xanxus lo ha deviato” rispose.
<
Fingere di odiare Xanxus e non volerlo accanto al
mio Eternal, quando non vedo l’ora di assistere al loro
matrimonio, è
necessario per fare di lui il mio cavallo di Troia.
Agartha
cadrà e finalmente saremo libero > pensò.
“Xanxus?”
chiese Tsuyoshi, inarcando un sopracciglio.
<
Si macchia del peccato tipico della sua famiglia:
l’ingenuità. Mi dispiace mio piccolo Eternal, non
è mia intenzione offendere il
tuo amore, ma in fondo il compito di un Cavallo di Troia è
proprio d’ingannare
gli sciocchi. Lui, in questo caso, non fa eccezione. Non sa nulla della
verità
> pensò Iemitsu.
“Sì,
un ragazzo che ha fatto finire sotto ghiaccio
Luigi Vongola, il figlio di Manuel” mentì.
“Allenerò
io mio figlio, vincerà” ringhiò
Tsuyoshi.
<
Subito dopo correrò ad Atlantide, devo ritrovare
Luigi > promise.
<
È sempre così facile metterti ‘la
pistola in
mano’ > pensò Iemitsu. Si
allontanò di un paio di passi, guardò Tsuyoshi
irrigidirsi.
<
Non ho mai trovato le parole per dirti la verità
ed anche questa volta t’inganno, ma se dicessi le cose come
stanno, ne
moriresti. Per cosa? Per la stupida ‘perla’ di un
Vongola? Il principe va oltre
queste sciocchezze > rifletté.
“Perciò
ti stai fingendo il ‘principe’? Tsuyoshi crede che
sia tu la perla di Manuel?”
chiese Iemitsu.
Federico
era intento a rimontare il braccio ad Anya, spenta sul suo tavolo.
“Esattamente.
Non voglio che mio fratello sia considerato alla stregua di un oggetto.
Per
quanto osannato, sarebbe comunque solo qualcosa di qualcun altro. Io
voglio che
lui sia trattato come un vero umano, per quanto questo possa essere
doloroso.
Lui merita di più” disse.
Iemitsu
ridacchiò, passandosi la mano nella barba.
“Ahi
ahi, temo di averti deviato verso strade pericolose. Però mi
piacciono” disse.
Federico
assottigliò gli occhi.
“Maria
è peggio di me. La mia gemella si è data ai doppi
giochi per proteggere il
nostro fratellino…
Comunque,
tornando al discorso principale. Tra le continue calibrazioni mentali e
le
punizioni a cui mi faccio sottoporre da mia madre, regina di Atlantide,
Tsuyoshi ha comunque il suo bel da fare” disse.
“Il
tuo rapporto con P è ancora più assurdo di quello
tra Xanxus e Squalo. Se c’è
qualcosa che tu e tuo fratello avete in comune, è che non
impedirete a nessuno,
nemmeno a questo pazzo mondo, di separarvi da coloro che avete deciso
di amare
e sposare” ammise Sawada.
Federico
fece partire un’analisi sullo schermo olografico di uno dei
computer ed annuì.
“Mio
P” confermò con tono
secco.
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Capitolo 31 *** Cap.31 Non sei rimasta ***
Cap.31 Non sei rimasta
Resta, resta!
Tsuyoshi accarezzò la
tomba della moglie e si nascose il
viso tra le mani, sospirando pesantemente. L’incenso che si
alzava dai bastoncini
nel vasetto posato sulla superficie di marmo.
Una lacrima gli rigò il
viso e serrò un pugno, mentre con l’altra
mano accarezzava la fotografia della moglie.
“Mi manchi… Non
sono mai riuscito a dirti di restare…”
sussurrò.
< Resta nei ricordi, almeno,
resta… Perdonami per tutti i
miei sbagli. Avevi ragione tu, ho sbagliato tutto. Non puoi legare a te
una
rondine e impedire che voli, la uccidi > pensò. Un
roco singhiozzo gli
sfuggì dalle labbra sottili.
Tsuyoshi si
strinse il
laccio candido che gli cingeva la testa e si avvicinò al
tavolo.
“Sei
davvero così
arrabbiata?” domandò. Tentò di sfiorare
la moglie, in piedi sulla superficie di
legno, ma lei si ritrasse. Fece una capriola all’indietro,
sfiorando con i piedi
minuti il lampadario, e atterrò su un tavolo tondo,
facendolo ondeggiare.
“Sono
stanca delle tue
bugie” sussurrò. I lunghi capelli argentei le
ondeggiavano intorno alle spalle.
Osservò il corpo abbronzato del marito, i suoi muscoli
appena definiti, la pelle
solcata da diverse cicatrici e assottigliò gli occhi.
“Non puoi far crescere
anche nostro figlio nella menzogna”.
Tsuyoshi si
massaggiò
il collo e sospirò.
“Io
ti amo, ma sono un
ricercato dei Vongola. Non posso certo venire allo scoperto, per non
parlare
del fatto che ora che Tyl è morto, dovrei morire anche io
perché non si venga a
sapere il mio stile di combattimento”.
Lavanda
fletté le
gambe e balzò, atterrando su una trave all’angolo
del negozio, sfiorando il
tetto di legno.
“Lo
sappiamo entrambi che
sono scuse per non affrontare il tuo passato. Però non
riesci neanche a
sbarazzartene, tieni la spada nascosta sotto il mobiletto in cui
cucini…” lo
richiamò.
Tsuyoshi
strinse le
labbra, fino a farle sbiancare, e si arrampicò su per una
trave di legno, si
sporse con la mano verso di lei, rischiando di cadere.
“I
Vongola non ci
avrebbero mai fatto stare insieme… E lo sai che ti
voglio” ribatté. Riuscì a
sfiorare una gamba di lei. “Non è un segreto che
ho mai cercato di nascondere”.
Lavanda
avvolse le gambe
intorno alla trave e si lasciò scivolare a testa in
giù.
Tsuyoshi si
sporse,
facendo sfiorare i loro nasi.
“So
che anche tu mi
desideri…” mormorò.
Lavanda si
aggrappò
con le mani, liberò le gambe e si lasciò cadere.
Tsuyoshi la
vide
roteare in aria e atterrare, iniziò pian piano la discesa.
“Pensi
che ce lo
lasceranno semplicemente fare? Vongola e Yamamoto sono le principali
famiglie
mafiose di questo mondo. Te l’ho detto dall’inizio,
il nostro destino ci
spingerà a miglia di distanza l’uno
dall’altro.
E tu glielo
stai
permettendo, lasciando che nei ‘tarocchi’ del tuo
fato ci siano segnate solo
menzogne” disse Lavanda.
Tsuyoshi
finì di
scendere e si diresse verso di lei, cercando inutilmente di
abbracciarla.
Lavanda
balzò su un
tavolo, allontanandosi.
“Sei
tu che sei fuori
dalla mia presa. Potranno fare qualsiasi cosa, ma tu sei qui, nel mio
cuore.
Nessuno
può fermarmi
quando decido qualcosa. Sei tu il mio unico destino”
ribatté Tsuyoshi. Si
arrampicò sul tavolo, Lavanda gli si mise davanti.
Tsuyoshi
sentì il
fiato accelerare, mentre lei gli passava la mano sotto la giacca del
kimono,
allentandogli di un po’ la cintura, passando le sue dita
sottili sulla sua
pelle. La sentiva accarezzarlo in centri concentrici,
arrossì, mentre il suo
battito cardiaco accelerava.
“Pensi
sia così
facile?
Pensi che io
non
voglia correre da te?
Ma ci sono
montagne e
porte che non possiamo trapassare” ribatté Lavanda.
Ritrasse le
mani di
colpo, lui si sbilanciò e cadde pesantemente giù
dal tavolo, con il viso
rivolto verso l’alto, respirando pesantemente.
Lavanda si
affacciò e
controllò stesse bene, lo guardò sedersi,
massaggiandosi il capo, passando le
dita tra gli aguzzi capelli mori.
“So
che ti stai
chiedendo perché noi siamo capaci di essere solo tu ed io,
ma al di fuori delle
anguste mura di questo negozio, so cosa ci aspetta. Quando usciremo da
qui ti
sveglierai e scoprirai che siamo senza speranza.
Lo leggerai
negli
occhi di tutti” disse Lavanda. Gli porse la mano, Tsuyoshi
l’afferrò, la moglie
lo aiutò a rimettersi in piedi e lo lasciò andare
di nuovo. Fece qualche passo
indietro, continuando a camminare sul tavolo.
< Non
capisco se è
arrabbiata con me, con se stessa o con il mondo che ci ha ridotti a
questo >
pensò Tsuyoshi.
La
seguì, sfiorando
con la mano i bordi dei tavoli, guardandola dal basso
all’alto.
“Se,
invece,
riscrivessimo questo mondo? Riscriviamo le stelle.
Nessuno
può dire chi
siamo e cosa diventeremo. Dipende solo da te e da me” le
disse.
Lavanda si
piegò e gli
accarezzò la guancia, lì dove c’era un
accenno di barba e il mento era
spigoloso.
“Vorrei
fosse vero.
Nonostante tutto, mi sento fatta per essere tua”
soffiò.
<
Nulla ci ha mai
separati veramente. Sei colei che ritroverei anche dovessi perderla
mille volte
> pensò Tsuyoshi.
Si
arrampicò nuovamente
sul tavolo, Lavanda gli prese il viso tra le mani e lo baciò
con foga, Tsuyoshi
con una mano iniziò a slacciarle i nodi delle spalline del
vestito di lei, con
l’altra avvicinò il capo della moglie al proprio.
La lingua di Lavanda forzò la
bocca chiusa di Tsuyoshi, le loro lingue s’intrecciarono,
scivolando l’una
sull’altro, mugolavano con i fiati vicendevolmente mozzati.
Continuarono
a
baciarsi, rischiando di farsi cadere a vicenda, arrossandosi le labbra
e
screpolandole. Tsuyoshi le fece scivolare il vestito fino alle
ginocchia e le
slacciò il reggiseno, una ciocca di capelli argentei di lei
gli solleticò il
viso.
“Perché
non
riscriviamo le stelle?” domandò Tsuyoshi. Si morse
un labbro, incidendolo con i
denti, riprendendo affannosamente fiato, aveva il viso arrossato e le
pupille
dilatate. Si mise in ginocchio davanti a lei e le prese il seno in
bocca,
succhiandolo avidamente, solleticandole il capezzolo turgido con la
punta della
lingua, ricoprendole la pelle chiara di uno strato di saliva.
Lavanda
mugolò di
piacere e gettò indietro la testa, lui si staccò,
accarezzandole i fianchi e le
posò dei baci sul ventre, sopra l’ombelico.
“Forse
il mondo può
essere nostro…” la invogliò Tsuyoshi.
Le abbassò pian piano gli slip e li
lasciò cadere dal tavolo. “…
Stasera”.
Lavanda gli
mise un
piede sulla spalla e lo spinse, facendolo cadere seduto a gambe aperte
con un
rumore secco proveniente dal legno.
“Ti
sveglierai e
vedrai che dopotutto siamo senza speranza” rispose Lavanda.
Tsuyoshi la
guardò
balzare e appendersi a una sporgenza in legno del soffitto.
“Nessuno
può
riscrivere le stelle” gli disse la moglie, passando da una
trave di legno
all’altra, con un movimento fluido del bacino. Il suo corpo
ignudo sembrava
brillare alla luce della lampada, i suoi muscoli erano tesi.
Tsuyoshi
deglutì,
sentendo la bocca secca e la gola riarsa.
< Non
ti trovo e ti
cerco nei miei sogni, ma… Forse hai ragione. Come posso dire
che sarai mia?
> si domandò. Smise di seguire i movimenti di lei e
alzò il capo sulla trave
sopra di lui, saltò un paio di volte, cercando di
aggrapparvisi, si screpolò le
dita.
<
Iiiih. Questo
dev’essere l’inferno! Tutto ci dicono chi e cosa
possiamo essere. Non dipende
né da te, né da me, quello che succede.
Ti faccio
così
arrabbiare, ma ti giuro che sono stato messo al muro. Niente per me
è più
importante di te e di nostro figlio >.
Lavanda lo
vide
precipitare e lo afferrò per una mano, lo tirò a
sé con un mugolio e gli
permise di aggrapparsi a una sporgenza di legno, Tsuyoshi
salì sopra di essa,
sedendosi a cavalcioni.
“Eheh…
Pensavo che mi
sarei ammazzato” ammise.
Lavanda era
seduta
sulla trave accanto a lui, dimenando i piedi nudi e gli
accarezzò la guancia
con il dorso della mano, posandogli dei baci sul collo.
“Sembri
avere così
tanto ragione tu.
Come
possiamo dire che
sarai mia?
Tutto ci
tiene
distanti… Non faccio che sbagliare… Ed io non
sono colui che eri destinata a
trovare” ammise Tsuyoshi. “Nyuh…
C-che… si-situa…
situazio-situazione…”
balbettò, con gli occhi liquidi.
Lavanda
continuava a
baciarlo, risalendo fino alle orecchie, Tsuyoshi lasciò che
le sue pesanti
scarpe di legno cadessero di sotto, scheggiando qualche trave di legno
del
pavimento.
Tsuyoshi si
voltò e
gli prese le mani nelle proprie.
“Voglio
solo dire che
il mondo può essere nostro stasera” le disse.
Lavanda gli
lasciò
andare le mani e si rimise in piedi, camminò
all’indietro.
Tsuyoshi
strisciò a
gattoni verso di lei.
“Come
possiamo
riscrivere le stelle?” le domandò.
Lavanda si
afferrò al
filo del lampadario, rallentando con la pioggia qualsiasi
sfilacciamento, e si
lasciò ondeggiare al centro della stanza.
Tsuyoshi si
sciolse la
cintura di tela del suo kimono e si spogliò, rimanendo solo
con una fascetta di
stoffa rossa all’altezza del petto e dei pantaloni azzurri
inguinali, i pesanti
vestiti caddero sul pavimento. Legò
un’estremità della cintura e si lanciò,
appeso con una mano all’altro capo.
Volteggiò
intorno alla
moglie, guardandola negli occhi, i loro fili s’intrecciarono
e si ritrovarono
con i corpi aderenti. I loro respiri bollenti si confondevano, mentre i
loro
visi erano a un dito di distanza.
“Tutto
quello che
voglio è volare con te” si sussurrarono a vicenda,
con voce vibrante.
Tsuyoshi scoppiò a
piangere rumorosamente, mentre lacrime e
mugo si mischiavano sul suo viso affilato.
Takeshi lo osservava, nascosto dietro
un albero, con la
spada stretta al petto.
“Io resterò,
papà. Te lo prometto” sussurrò.
Incassò il capo
tra le spalle e si sedette su una radice. < Farò
quello che mamma non ha
fatto con noi > pensò.
|
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Capitolo 32 *** Cap.32 My candle ***
Cap.32
My candle
resta
con me, resta con me.
Iemitsu
intrecciò le dita davanti al petto.
< Vorrei
gridarti di restare con me.
Vorrei implorarti di rimanere al mio fianco, ma so che non
troverò mai il coraggio
di farlo > pensò.
Iemitsu si
passò la mano sulla barba
dorata e incolta, sospirando, guardando fuori dalla finestra del
Taki’s sushi.
“Sono tempi
duri per i nostri figli. Hai
saputo del futuro?” domandò.
Tsuyoshi
sbarrò la porta di legno del
locale e si voltò lentamente, massaggiandosi una spalla
sotto la casacca blu
del kimono.
“Non so
quanto tu sia complice in tutto
questo” disse secco.
Iemitsu
sgranò gli occhi castani e
s’indicò con l’indice.
“Io?! Pensi
che avrei messo così in
pericolo i ragazzi?” domandò.
Tsuyoshi si sedette
accanto a lui sul
proprio futon, adagiato al centro del negozio tra i tavoli tondi, e
sospirò.
“Non
gridare o sveglierai Takeshi” disse
roco.
< Mi ha detto
che nel futuro sono
realmente morto. Mi sembra fin troppo ottimistico, ciò che
ero è morto nel
passato, nel futuro penso che mi aspetti solo altro dolore.
Già…
‘Ieri’ sono morto, ‘domani’
starò
sanguinando > si disse.
Iemistu si
slacciò la cravatta e gliela
passò intorno al collo, annusando il suo odore e gli sorrise
con aria allegra.
“Il futuro
è qualcosa di vasto e
incontrollabile, non c’entro certo io se è
diventato un posto in cui la
speranza muore” disse. Si sfilò la giacca nera e
la piegò, appoggiandola sul
pavimento di legno sopra il cuscino.
“Speranza?
Quando mai ce n’è stata?
Durante la guerra
cercavamo delle risposte
e una volta cresciuti, quando le abbiamo trovate, ci eravamo
dimenticati le
domande” disse Tsuyoshi, slacciando i pantaloni di Iemitsu
con movimenti
sbrigativi.
Iemitsu
iniziò a sbottonarsi la camicia,
muovendo lentamente le dita e guardava con gli socchiusi Tsuyoshi,
indugiando
sul suo corpo man mano che si spogliava.
< Il nostro
è un modo così vuoto. Tu
perdi tutto ciò che possiedi un po’ alla volta,
ogni cosa tu abbia trovato.
Siamo entrambi
sospesi in questo
compromesso di cui mi sento colpevole > pensò
Iemitsu.
Tsuyoshi
scalciò via il suo kimono,
rimanendo solo con i propri boxer e la bandana.
<
L’unico suono che voglio quando siamo
insieme è il silenzio. Se chiudo gli occhi, così,
trovo la pace. Posso pensare
di essere perduto in un tranquillo cielo al tramonto > si disse.
Iemitsu gli fece
adagiare la testa sulle sue
gambe e gliela accarezzò, passandogli le dita tra i ritti
capelli mori, gli
sciolse il nodo della bandana candida che indossava.
“Rilassati,
lascia fare a me. Mi occupo io
di te” lo rassicurò.
Tsuyoshi socchiuse
gli occhi.
“Vediamo di
fare piano, anche se Taki è in
casa a dormire, non voglio ci senta” disse secco.
“Tranquillo,
non ci scoprirà nessuno,
fidati soltanto di me” disse Iemitsu. Gli posò un
bacio sulla fronte e Tsuyoshi
rabbrividì, sentendo le sue mani accarezzare il suo corpo
abbandonato.
Iemitsu
iniziò ad accarezzargli il membro,
sentendolo gemere.
< Dopo la
guerra non ci restano che
tombe, quelle domande erano troppo legate a una casa che non ci
appartiene.
Ai ragazzi
semplicemente succederà quello
che è accaduto a noi, la storia si ripete sempre.
Tu temi di svegliare
Takeshi, ma pensi che
lui non abbia già capito? > si chiese.
< Non dovrei
essere qui, con te, ma…
Un riflesso di una
bugia continua a farmi
aspettare l’amore che ho perso così a lungo e ho
bisogno di qualcuno che mi
sostenga in questa lunga attesa > si disse Tsuyoshi.
“Se sapessi
quanto ti ho odiato…”
biascicò.
“Lo
preferisco all’indifferenza… e poi
spesso me lo sono meritato” disse Iemitsu.
<
Alla fine del giorno, alla fine di
ciò che ero, mi è rimasto solo lui. Per quanto
male mi abbia fatto, almeno non
sono solo > pensò Tsuyoshi.
Tsuyoshi
si affacciò alla finestra, mettendosi sulle punte,
socchiudendo gli occhi.
All’interno
della stanza c’era un soldato intento a leccarsi le labbra,
guardando i seni
scoperti della motociclista davanti a lui. Quest’ultima aveva
abbassato la zip della
tuta fino all’ombelico e indossava sotto solo un reggiseno
scollato di pizzo
nero.
Il
bambino guardò la donna sfilarsi il casco, facendo cadere
all’indietro una
pioggia di capelli biondi.
“Dovresti
riposarti” soffiò all’altro uomo con un
forte accento francese.
Quest’ultimo
le afferrò il polso e la strattonò, facendosela
sedere sulle gambe e appoggiò
sul pavimento la pistola.
“Ho
bisogno di altro” disse con voce roca.
La
donna gli accarezzò le labbra.
“Forse
posso fare qualcosa di speciale solo per te” disse.
La
donna fece girare il pugnale sporco di sangue nella mano e
calciò il cadavere,
i lunghi capelli biondi le ondeggiavano morbidi dietro la schiena.
Tsuyoshi
strisciò via acquattato per terra.
<
Si può usare anche la seduzione per uccidere, anzi forse
funziona meglio >.
Tusyoshi
strinse le labbra fino a farle
sbiancare.
<
Resta con me, ti prego. Resta… Nonostante tutto.
You’re my candle in the dark house > implorò Iemitsu.
|
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Capitolo 33 *** Cap.33 Cado nella tua luce ***
Cap.33 Cado nella tua
luce
Resta
con me, resta con me.
Tsuyoshi si
concentrò sulla sensazione di
oblio che invadeva la sua mente, i suoi arti abbandonati gli
formicolavano.
< La mia
decisione di lasciarmi a lui è
la prova che il tempo ha ucciso tutto ciò in cui credevo,
ogni fede che avessi
conosciuto > stabilì.
Iemitsu lo fece
stendere su un fianco sul
futon.
< Lo splendore
che emani ha sempre
offuscato la mia ragione. L’ho visto svanire e affievolirsi,
come le illusioni
creata dalla luce del sole quando quest’ultimo ormai cala.
Eppure resti
meraviglioso. Una rosa rossa
che appassisce, ma che ha ancora il tuo futuro.
Hai sempre rifiutato
il mio amore, ma ora
che tutto è andato storto, che il tuo cuore si è
rotto, mi permetti di farti
andare avanti giorno per giorno. Mi accontento di questo >.
Affondò il capo
nel cuscino.
< Stanotte,
come ogni notte, muoio di
nuovo. Aspetto, sapendo che il tempo trascorrerà invano, che
questi anni
saranno sprecati.
Ho perso chi sono,
ma… Rimane una
speranza: il mio piccolo Taki, la mia luce, il sole dell’uomo
spezzato che sono
> pensò Tsuyoshi. <
Adesso è lui
la casa cui anela il mio cuore, mentre tutto è perduto
>.
Iemitsu gli morse la
spalla e la leccò
avidamente, dalla sua bocca scivolavano rivoli di saliva.
< Ieri sono
morto, domani starà
sanguinando, ma so che accanto al mio prezioso figlio, la collana di
perle di
me e sua madre, correrò al posto a cui appartengo.
Ho sempre pensato che
l’amore non
esistesse, ma come mi ha conquistato quello di sua madre, ci
riuscirà anche
quello del mio bambino.
Devo solo ritrovare
fiducia in questo >
pensò Yamamoto.
< Cado nella
tua luce > pensò
Iemitsu.
Gocce di sudore erano
rimaste impigliate
nei suoi capelli biondo scuro.
Yamamoto gli
afferrò una mano bollente e
la teneva nella sua spasmodicamente.
Iemitsu fece per
rialzarsi, Tsuyoshi
strinse più forte la sua mano e lo guardò con gli
occhi liquidi, ansimando
piano.
“Re-resta…
con me” lo supplicò.
Sawada
addolcì il sorriso e si sdraiò
nuovamente.
“Sarò
l’unico che non se ne andrà mai”
sussurrò. Gli nascose il viso nell’incavo del
collo, ispirando il suo odore.
< So di non
essere colui che vuoi ed in
realtà… Io sono solo una doll del vero Iemitsu.
Questo è un gioco di ‘doll’ e
noi tutti rimaniamo imprigionati in una rete di corpi senza vita,
fredda
plastica e nudo metallo. Abbiamo perso il calore della vera
fisicità in questa
ragnatela d’inganni che ci avvolge tutti.
Io sono un ragno, il
primo a tesserle,
eppure sono prigioniero di aracnidi più grossi e pericolosi
di me > pensò.
“Resterò
con te” sottolineò ancora.
“Non voglio
restare solo” farfugliò
Tsuyoshi, addormentandosi.
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Capitolo 34 *** Cap.34 Il ricordo di Manuel ***
Cap.34
Il ricordo di Manuel
Resta,
resta, resta, resta con me.
La
sbiadita luce di una lampada elettrica illuminava
l’ambiente, riflettendosi sui tavoli su cui era adagiate
delle falene.
Tsuyoshi
si era sfilato la pesante giacca blu del
kimono che indossava ed era piegato in avanti, a novanta, intento a
sistemare i
bento per la mattina dopo nella ghiacciaia sotto il pavimento di legno.
Alcune
assi erano spostate e si vedeva la superficie di plastica ghiacciata.
“Le
entrate sono di molte inferiori a quanto mi
aspettassi” disse Hibari.
“Perché
ti ostini a contare prima quelle qui a
Namimori. Ti posso assicurare che nella sede centrale a Tokyo stiamo
facendo
incassi d’oro” ribatté Tsuyoshi. Si
rialzò in piedi, la benda candida sulla sua
fronte era madida di sudore.
“Io
considero centrale la sede in cui ci sei tu” disse
Lee. Aveva sistemato le ciabatte di legno accanto a quelle del
proprietario in
una piccola stuoia davanti alla porta.
“Sarò
morto e sepolto, trasportato in una bara, il
giorno in cui entrerò in un covo di feccia mafiosa come
Tokyo.
Odio
la gentaglia come te, ormai. Con quel mondo non
voglio più averci a che fare” disse Tsuyoshi.
Sentì un sapore acido in bocca,
mentre rimetteva a posto le assi.
Lee
si sciolse i lunghi capelli mori, si sfilò il
cappello a falde larghe e appoggiò tutto sul tavolo di
legno, dove c’erano
degli occhiali dalla montatura ovale. Piegò le labbra in un
sorriso e appoggiò
una mano sul fianco, mentre con l’altra si sbottonava
l’impermeabile.
“Tsu-chan,
non credi di essere esagerato?” domandò.
Yamamoto
negò con il capo vigorosamente e si massaggiò
il collo.
“Io
so solo che se osi svegliare il mio Taki, a cui ho
dato il bacetto della buonanotte un’ora fa, per imporgli la
tua putrescenza
presenza mafiosa, farò un’eccezione e ti
ucciderò. Ti scaglierò addosso ogni
singola tecnica che conosco dello Shigure Shoen Ryu”
minacciò. Sfilò un pugnale
da una fascia elastica che portava al petto, con un balenare della lama
lo
nascose dietro la schiena.
“Mi
avresti risparmiato anni fa per uccidermi ora?”
chiese Lee, vedendo che l’altro aveva tirato fuori un futon
da sotto il bancone
del negozio.
“Nessuno
disturba il riposo della mia collanina di
perle” disse Tsuyoshi. Sistemò il giaciglio al
centro del negozio e nascose
l’arma sotto il cuscino.
“Pensi
che te lo lascerei fare?” domandò Lee.
<
Non ti sei mai chiesto il perché del mio cambio?
Io sono una doll alimentata ad oscurità, il vero Lee
è in Cina > pensò.
“Sei
proprio un ingenuo” gli disse.
Sulla
parete c’era la decorazione di uno schizzo
d’acqua a forma di o, con dei kanji all’interno
sopra una foglia a quattro
punte.
Tsuyoshi
iniziò a svestirsi frettolosamente e chiuse
gli occhi.
“Vòì…
Sei tu che mi sottovaluti… Eh eh”
disse in falsetto, con vocetta trillante.
Lee
rabbrividì e si sedette al suo fianco, proseguendo
a spogliarsi a sua volta.
“Comunque,
ribadisco. Cerchiamo di non svegliare Takeshi”
disse secco Yamamoto.
“D’accordo.
Mi convinci per sfinimento… Mi viene
voglia di morderti a morte…
Tutte
queste ripetizioni ledono il mio orgoglio”
borbottò
Lee.
Tsuyoshi
sentì l’eccitazione salire guardando la pelle
liscia di Lee, la sfiorò e rabbrividì,
stendendosi a faccia in giù nel futon.
Lee
si stese su di lui, i loro corpi ignudi
strusciavano tra loro. I lunghi capelli argentei di Hibari sfioravano
il viso
di Yamamoto, quest’ultimo si slacciò anche la
bandana candida, liberando i mori
capelli aguzzi, e la lasciò cadere sul pavimento.
‘
Delle
fauci immense si chiusero intorno a Tsuyoshi, la luce non
filtrò più attraverso
i denti della titanica bocca del gigante.
Il
suo corpo ignudo affondava nella saliva, adagiato sul palato, mentre la
lingua
lo accarezzava.
<
Ti prego, Manuel.
Resta…
Resta con me! Fammi restare per sempre al tuo
fianco, farò qualsiasi cosa, anche
questo… Qualsiasi cosa, se resterai con me >
pregò.
‘
Yamamoto
si tappò la bocca con la mano, soffocando i
gemiti, smozzicandoli tra gli ansiti, cercando di fare meno rumore.
Sul
davanzale della finestra erano adagiate delle
composizioni di fiori fatti di sushi in scatole, da degli spiragli
entrava del
vento gelido che andava a refrigerarli.
Lee
gli morse la spalla.
“Manuel…”
piagnucolò Tsuyoshi, con voce spezzata dal
dolore, stridula e spezzata.
<
Griderei fino a farmi esplodere il cuore, ma non
sveglierò Taki nemmeno io.
Lui
non deve sapere niente di tutto questo. Niente! >
pensò.
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