Please, love me

di credo_nei_sogni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** The beginning ***
Capitolo 3: *** Connection ***
Capitolo 4: *** Fireworks ***
Capitolo 5: *** Hearts ***
Capitolo 6: *** Birthday morning ***
Capitolo 7: *** The love's stone ***
Capitolo 8: *** Back in time - Snake Vs Snake ***
Capitolo 9: *** First contacts ***
Capitolo 10: *** Family and Flowers ***
Capitolo 11: *** Hogsmeade ***
Capitolo 12: *** The Hate ***
Capitolo 13: *** What u really feel (Part 1) ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


SALVE POPOLO DI EFP!
E' la prima volta che mi diletto a scrivere su Harry Potter, quindi avverto che ci saranno diverse incongruenze rispetto alla fantastica saga regalataci da Zia Jay. Questa fanfiction nasce da un'idea piuttosto malsana che ho in mente già da un po', quindi se cercate paring più "tradizionali" avete sbagliato storia.
Concludo dicendo che la storia è in fase di pubblicazione anche su Wattpad e tutti i diritti appartengono alla sottoscritta. Vi prego di informarmi anche con una minuscola recensione sul vostro parere e di lasciare magari qualche critica costruttiva che male non fa. 
Un bacio e buona lettura.


 Prologue

Rose Granger se ne stava con lo sguardo rivolto verso le immense pianure che correvano al di là del vetro, mentre i suoi pensieri vagavano liberi, intrecciandosi come sempre su di un solo nome.
Le guance le si tinsero di rosso e si maledì mentalmente.
Era sempre stata una ragazza all'apparenza fredda e inaccessibile, e molto critica e sarcastica, per cui raramente si era ritrovata immischiata in quei sentimenti troppo ingarbugliati che le ronzavano nella testa.
Erano in pochi i fortunati a conoscere quel cuore orgoglioso e immenso che portava dietro la corazza. Eppure Zabini era riuscito a scorgere quel lato di innocenza dietro l'algida Serpeverde, pezzo dopo pezzo.
E Rose se ne era innamorata, inevitabilmente.
Il ricordo di quel bacio avvenuto prima dell'inizio delle vacanze era ancora impresso nella sua mente, e non riusciva a fare a meno di chiedersi come il loro rapporto si sarebbe evoluto.
I tre mesi di vacanza erano trascorsi con solo qualche breve lettera, sempre troppo sarcastica ed enigmatica per lasciare intendere quali fossero i pensieri che si celavano nella zona più irrazionale della mente dei due.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'ingresso nello scompartimento di James Potter, seguito dai gemelli Albus e Lily.
<< Eccoti finalmente, che fine avevi fatto? >> esordì il maggiore dei tre, gettandosi svogliatamente accanto a lei.
<< Sono una dei Caposcuola, ho fatto un giro di controllo. >>
Subito dopo la porta si aprì nuovamente mostrando i volti sorridenti di Teddy Lupin e Camille Marshall, insieme ad Alice Paciock, Hugo Weasley e Robert Scamander.
<< Sapete? Fino a due secondi fa ero così in pace, sola... Non avete altro da fare? >> chiese Rose sarcastica, stringendosi verso il finestrino per lasciar sedere tutti.
<< Oh non lamentarti piccola serpe, lo sappiamo che non puoi fare a meno di noi >> scherzò Teddy, stringendole le guance per poi prendere posto di fronte a lei.
<< E poi dovresti essere grata dal fatto che sopportiamo qualcuno della casa di Salazar >> gli diede manforte James, sorridendo malandrino ed evidenziando come appartenessero tutti alla casa di Godric Grifondoro, ad eccezione sua e di Lily, Albus e Robert, non ancora smistati.
La Granger fece loro una boccaccia, prima di scoppiare a ridere trascinando tutti con se.
<< Comunque qui dentro non ci entriamo... >> osservò Alice, schiacciata tra Hugo e Camille. 
<< Tu non eri nel vagone con Lisa e le altre? >> fece allora James, come ad intendere che potesse benissimo raggiungere le sue amiche.
Lui ed Alice erano nemici-amici da quando erano appena dei bambini e non perdevano mai occasione di punzecchiarsi tra di loro.
<< Si e ci sarei rimasta, se quelle oche non parlassero tutto il tempo di quanto adorerebbero "visitare i ripostigli di Gazza con James Potter" >> rispose pungente la giovane, imitando la voce zuccherosa e stridula delle sue compagne.
Amiche o meno, quando si trattava di James erano peggio delle anatre.
Che poi, lei non capiva cosa potessero trovarci nel ragazzo di fronte a lei.
Certo, lei conosceva James da una vita e aveva imparato ad apprezzare i suoi pregi, ma soprattutto a conoscere i suoi difetti. Era un maleducato, arrogante, presuntuoso, egocentrico pallone gonfiato.
<< Immagina come ti invidieranno allora, visto che mi stai sempre appiccicata come una calamita. >>
Prevedendo l'ennesima discussione che ne sarebbe nata Hugo si mise in mezzo cambiando argomento, mentre i due continuarono a lanciarsi sguardi di fuoco.
I suoi migliori amici erano davvero caparbi e infantili quando ci si mettevano.
<< Allora ci pensate? Finalmente quel vecchio decrepito del Vladikavkaz è andato in pensione >>
Nessuno sopportava l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, un vecchio mago russo annoiato dalla vita e dal suo stesso mestiere.
Voci circolavano per la scuola, secondo cui l'insegnante avesse accettato l'incarico solo per un grave debito nei confronti del vecchio Albus Silente, a cui aveva voltato le spalle per codardia durante la Seconda Guerra Magica.
<< Chissà chi sarà il sostituto... >> rifletté Camille.
Rose e Teddy incrociarono lo sguardo, ma lo distolsero immediatamente.
Entrambi conoscevano l'identità del nuovo professore, ma avevano promesso di mantenere il segreto.
Anche se la cosa risultava loro piuttosto difficile, vista soprattutto la curiosità sulle molteplici opinioni che avrebbero avuto gli altri.
<< In ogni caso, spero sia bravo nel suo mestiere... >> dichiarò Alice, mettendo fine a quel discorso.
<< Quest'anno ci sarà da divertirsi >> sussurrò Teddy quando tutti erano impegnati in nuove discussioni, richiamando Rose.
<< Non vedo l'ora di vedere la reazione di James >> fece completamente d'accordo la Serpeverde, pregustando il momento in cui il ragazzo avrebbe scoperto tutto.
Uno schiocco secco fece voltare i due che si videro una Alice infuriata nera lasciare lo scompartimento dopo aver dato un sonoro schiaffo al maggiore dei Potter.
Il silenzio invase lo scompartimento prima che Hugo Weasley lanciasse un'occhiata sconsolata a suo cugino e seguisse la giovane Paciock.
<< Sei un idiota James >> fece Camille, senza giri di parole.
<< Sono completamente d'accordo >> assentì Albus beccandosi un'occhiataccia dal fratello maggiore.
Rose e Teddy si scambiarono uno sguardo confuso, ma prima che potessero proferire parola Andrew Zabini si affacciò alla porta.
<< Buon giorno >> fece, appoggiandosi alla parete e incrociando le braccia al petto con un sorriso sghembo.
<< Fra un po' questo scompartimento esploderà >> osservò Lily, dopo che tutti ebbero mormorato un saluto nei confronti del nuovo arrivato.
<< Non preoccuparti piccola Potter, sono venuto a portarvi via quel peso di vostra cugina >> scherzò lui, sorridendo dolcemente alla bambina.
Rose si alzò e, dopo aver salutato tutti i presenti ed aver subito un occhiolino da parte del cugino e un imbarazzante << Mi raccomando non mettermela incinta, Zabini >> di Teddy, seguì Andrew.
Il ragazzo non faceva altro che ridacchiare tra sé per i commenti di quella combriccola di Grifondoro che negli anni aveva imparato ad apprezzare e Rose, seppur indispettita, non poteva fare a meno di osservare ogni suo minimo dettaglio: dalla mascella rigida, il mento rotondo che gli conferiva un'aria da bambino, la linea dritta del naso, gli occhi neri che richiamavano un baratro senza fine in cui rischiavi di esser risucchiata, i denti perfetti e bianchissimi in contrasto con la carnagione olivastra.
Andrew Zabini era probabilmente uno dei ragazzi più attraenti del suo anno, se non di tutta la scuola. Non esisteva ragazza, in tutta Hogwarts, che non avesse mai avuto almeno una piccola cotta per lui o che non fosse affascinata da ogni suo singolo gesto.
<< So di essere bello Granger, ma è maleducazione fissare in quel modo qualcuno >> esordì lui fermandosi di botto e fissandola con un sorriso malizioso stampato in faccia.
Anche lui adorava provocare Rose, spingerla al limite osservando come l'orgoglio fosse sempre al primo posto in quella ragazza che lo aveva stregato anima e corpo, per citare il libro babbano di cui lei non aveva fatto altro che parlare per settimane.
<< Ero solo sovrappensiero Zabini... E, tra parentesi, quanta modestia >> ribatté subito lei.
Andrew scosse la testa, ripetendosi mentalmente quanto Rose lo facesse impazzire con le sue risposte tenaci e fiere.
Le carezzò il viso, spostandole dolcemente una ciocca bionda dietro l'orecchio, e le si avvicinò pericolosamente.
<< Credo di sapere a cosa stessi pensando... >> le sussurrò.
Poi la sua mano destra le alzò il mento, facendo in modo che le loro labbra si sfiorassero.
E la baciò, la baciò come entrambi sognavano da mesi.
Un rumore improvviso li costrinse a staccarsi e, voltandosi, trovarono un ragazzino probabilmente del primo anno che se ne stava accanto al suo baule.
<< Che ci fai in corridoio? >> gli chiese Zabini, in modo forse un po' troppo rude per essere stato interrotto.
<< I vagoni erano tutti occupati, e...non sono molto bravo a farmi degli amici >>
Lo disse con una compostezza ed una serietà talmente austere che entrambi i giovani si domandarono se effettivamente potesse avere 11 anni.
<< Io sono Rose, e lui è Andrew >> si presentò la ragazza, cercando di metterlo a proprio agio e  reprimendo dentro se stessa la parte del suo cervello che le urlava di aver appena baciato nuovamente Zabini.
<< Scorpius >>
<< Bene Scorpius, che ne dici di andare nel nostro scompartimento? >> propose Andrew, afferrando il pesante baule prima che il ragazzino potesse rispondere.
Quando tornarono dagli altri si accorsero che all'interno fossero rimasti solo i tre giovani Potter e Teddy Lupin, impegnato in un'accesa discussione sul quidditch con James.
Dopo qualche presentazione e l'integrazione del nuovo arrivato con Lily e Albus, Andrew si sostituì a Teddy come interlocutore di James, mentre il diretto interessato raggiunse Rose per un giro di perlustramento, eseguendo i loro compiti di Capiscuola.

<< Davvero? Non riesco a crederci... >> stava borbottando Adam Nott nei confronti di un Andrew troppo affamato per poter pensare ad altro.
<< Adoro lo smistamento, ma ho una fame allucinante... >> espresse ad alta voce Milah, guadagnando un consenso generale al tavolo dei Serpeverde.
Il tavolo dei professori aveva ogni membro con gli occhi puntati verso le quattro grandi tavolate, mentre Neville Paciock sistemava la lista con i nomi degli studenti del primo anno.
Oltre all'assenza del professore di Difesa, nulla sembrava diverso rispetto agli altri anni.
<< Tu e James quanto avete scommesso? >> fece divertito Zabini verso Rose, richiamando la sua attenzione
<< L'utilizzo incedibile per due mesi del mantello dell'invisibilità...sono straconvinta che Albus sarà un Serpeverde, quindi vincerò. >> rispose lei, mangiucchiandosi distrattamente le unghie.
La conversazione proseguì tranquillamente al tavolo, mentre lo smistamento ebbe inizio con l'ingresso di almeno quattro dozzine di studenti nervosi ed emozionati.
Rose lanciò un occhiolino verso Albus e Lily, nervosi mentre attendevano il loro turno verso la fine della fila.
Il suo sguardo incrociò anche la figura del bambino biondo che aveva incontrato sull'Espresso, e la ragazza si prese qualche minuto per osservarlo. 
Non ne capiva il motivo, ma sapeva che quel bambino era in qualche modo importante per lei.
Aveva come la sensazione di averlo già visto e, sebbene questo fosse impossibile, si sentiva particolarmente irrequieta.
<< Malfoy, Scorpius >> 
Quando questo nome lasciò le labbra del professor Paciock, l'intera sala ammutolì.
Nessuno poteva aspettarsi che, quello che era senza alcun ombra di dubbio il figlio di Draco Malfoy, fosse stato mandato ad Hogwarts. Non dopo il ruolo frontale che la famiglia aveva avuto in favore di Lord Voldemort.
Gli occhi di Teddy, Andrew e James scattarono verso Rose, e non furono gli unici.
Anche la preside McGranitt ed il professor Paciock rivolsero la loro attenzione alla giovane.
La Granger, dal canto suo, non riusciva a muovere un solo muscolo: si limitava ad osservare quel bambino, Scorpius, salire con fare intimidito al cospetto del Cappello Parlante e poi, avviarsi con il suo solito modo rigido e composto, al tavolo della Casata di Salazar a qui era stato assegnato.
E capì che quell'anno non avrebbe avuto niente a che fare con i precedenti.

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Capitolo 2
*** The beginning ***


SALVE A TUTTI!
Non voglio dilungarmi troppo q
uindi ringrazio Guido per la sua recensione e tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle seguite e preferite. Spero il capitolo vi piaccia, buona lettura.

The beginning

Hermione Jean Granger si gettò sul divano, esausta dopo una giornata di lavoro.
Lo sguardo le cadde sull'orologio appeso alla parete adiacente, mentre si tirava su per scalciare via le fastidiose scarpe col tacco che era costretta ad indossare.
Rose e i ragazzi sarebbero dovuti essere già arrivati ad Hogwarts, e sperò che la figlia avrebbe pensato di mandarle un gufo il prima possibile.
Era sempre stata una madre apprensiva e il carattere ribelle della sua bambina la rendeva più ansiosa di quanto già non fosse, sebbene la ragazza avesse quasi 17 anni.
Un battito di ciglia e il volto sorridente di Ginny le comparve davanti, facendole mettere una mano sul cuore per lo spavento.
 << So che casa tua possa sembrarti estremamente vuota al momento, ma questo non ti autorizza ad entrare in questo modo in casa >> la rimproverò scherzosamente, facendola accomodare accanto a lei.
<< Non so se sono più felice o dispiaciuta in questo momento...>> fece la giovane Weasley.
Anche i gemelli erano partiti e, sebbene una parte di lei ne fosse completamente sollevata, non riusciva a credere di essere rimasta sola.
Aveva sempre concepito la sua famiglia come un modello: l'amore dei suoi genitori rafforzato anno dopo anno, una casa sempre piena di luce e gioia.
E sin da quando aveva 11 anni aveva sempre creduto che insieme ad Harry avrebbe costruito lo stesso. Eppure, dopo quasi quindici anni, il loro grande amore era distrutto. 
Erano infatti passati due anni da quando avevano deciso di separarsi, andando contro tutto ciò che avevano sempre desiderato.
Hermione le passò delicatamente una mano sulla schiena, come a darle conforto.
Sapeva bene cosa si provasse ad essere da sola al mondo, senza una presenza fissa accanto a sé. Anche lei, mentre sua figlia si trovava ad Hogwarts, si sentiva  abbandonata e riusciva a trovare conforto solo nel suo lavoro.
<< Perché non ricominci a lavorare? So che al San Mungo cercano un'infermiera >> le propose.
La rossa annuì, prima che il camino fosse illuminato da una luce color smeraldo che avvisò le due di un imminente arrivo.
Esse ebbero a malapena il tempo di sistemarsi che Ron Weasley fece la sua comparsa, accompagnato da Dean Thomas.
<< Ron, Dean... Come mai qui? >> chiese Hermione, avvicinandosi per salutare entrambi.
<< Ti chiediamo scusa per il disturbo Hermione... Ci sono delle novità dal Ministero e abbiamo pensato che avresti voluto apprenderle da noi prima di domani >> rispose il moro, cercando di nascondere il suo imbarazzo.
Del resto, da Auror qual era, era stato addestrato per affrontare indicibili minacce, non la reazione di Hermione Jean Granger.
<< Qualcosa di grave? >> si intromise Ginny con fare preoccupato.
Era senz'altro strano che Kingsley mandasse due Auror ad avvisare la sua amica di semplici questioni burocratiche.
<< No... È solo che... >>
<< Draco Malfoy è tornato >> concluse Ron, cercando di cogliere anche il più piccolo movimento della sua migliore amica.
Anche gli occhi di Dean e Ginny slittarono verso la donna, in un mix di preoccupazione e comprensione.
Dal canto suo, la vista di Hermione sembrava essersi improvvisamente offuscata.
Non aveva notizie di Draco Malfoy da oltre sedici anni, e sperava di non averne mai.
Con che coraggio era tornato? Dopo quello che la sua famiglia aveva fatto? Dopo quello che lui aveva fatto?
<< Capisco, quante probabilità ci sono che io possa incontrarlo? >> chiese prontamente, cercando di reprimere tutte le emozioni.
Non doveva rivederla, né tantomeno scoprire di Rose.
<< Relativamente poche, è in cerca di lavoro quindi potrebbe girovagare nei pressi del Ministero, ma nessuno è intenzionato ad assumerlo. >> fece il giovane Weasley, tentando di rincuorarla.
Hermione era stato il grande amore della sua adolescenza e l'istinto di protezione nei suoi confronti gli faceva bramare di raggiungere quel furetto platinato e cruciarlo fino allo sfinimento.
Un silenzio pesante cadde nella stanza.
Un silenzio carico di sottintesi, di pensieri proibiti e ricordi passati.
<< Ora dobbiamo tornare a lavoro...Hermione, Ginny... stasera siete entrambe attese a cena >> disse Ron salutando le donne e prendendo Dean per un braccio al fine di smaterializzarsi.

La Sala Grande non era mai stata meno attenta alle parole della McGranitt come in quell'istante.
Bisbigli maligni e pettegolezzi curiosi volteggiavano nell'aria, intrecciandosi sul nome di uno dei nuovi arrivati ad Hogwarts.
Anche che Albus Severus Potter, figlio del Salvatore del Mondo Magico, fosse stato smistato nella casa di Salazar Serpeverde era passato in secondo piano.
Dal canto suo, Scorpius Malfoy cercava di fingere che quegli sguardi carichi d'odio non lo mettessero in soggezione.
Tu sei un Malfoy, nel bene e nel male. Non vergognartene mai, perché ciò che sei dipenderà solo dalle tue scelte, non dal giudizio degli altri.
Queste erano le parole che si ripeteva come un mantra. Le parole che Draco Malfoy gli aveva rivolto stringendolo forte a sé prima che salisse sul treno. Quelle che, durante il viaggio, aveva deliberatamente ignorato per paura di non essere accettato. Poco lontano vide la ragazza che era stata tanto gentile con lui, guardarlo esattamente come tutti gli altri. In un mix di incredulità e sgomento, sebbene intravedesse anche altre emozioni che non riusciva ad identificare.
<< Ciao >> lo salutò con fare nervoso Albus, notandolo in difficoltà.
<< Hey, contento dello smistamento? >>  chiese Scorpius.
<< Diciamo che credevo sarei finito a Grifondoro, ma... almeno non dovrò reggere confronti con James per i prossimi anni >>
Entrambi si rivolsero un sorriso malandrino, mettendo inizio a quella che sarebbe stata sicuramente una grande amicizia.

<< Stai bene? >> sussurrò Andrew, mentre stringeva la ragazza tra le braccia cercando di non dare troppo nell'occhio.
<< Lui... lui è mio... >>.
Quella parola non riusciva a lasciare le sue labbra carnose. Scorpius Malfoy era suo fratello, o almeno in parte. Quei lineamenti così spigolosi, quel ciuffo del suo stesso biondo platino, sapeva bene perché gli sembrassero familiari. Era la copia esatta di Draco nella foto che conservava in un vecchio libro di Incantesimi, la foto che aveva cercato per dare un volto a quel misterioso padre di cui tanto aveva sentito parlare.
Tutti avevano preso a mangiare in tranquillità, sebbene ancora qualche sguardo curioso corresse sul tavolo dei Serpeverde per soffermarsi sul duo Potter-Malfoy.
Solo Teddy Lupin, dal lato opposto della Sala, continuava a guardare verso il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Anche l'identità dell'uomo era fonte di grandi commenti entusiasti da parte di quasi tutti gli alunni, ad eccezione dei fratelli Potter.
Se Lily e Albus parevano soltanto imbarazzati dalla novità, James aveva invece l'aria di essere sul punto di esplodere.
Come aveva potuto suo padre nascondergli che sarebbe diventato un suo insegnante?
Mentre addentava le prelibatezze che la McGranitt aveva finalmente fatto apparire ai tavoli non riusciva a fare altro che pensare alla vita al Castello con la presenza di un suo genitore.
Lo sguardo cadde su Alice, intenta a spiegare qualcosa a Dominique gesticolando animatamente. Come faceva lei a convivere col fatto che Neville Paciock fosse l'insegnante di Erbologia e il direttore di Grifondoro?

Intanto, in un piccolo villaggio magico chiamato Denton's Hill, Draco Malfoy stava passeggiando, diretto alla dimora di un vecchio amico.
Un leggero venticello gli scompigliava i capelli, e qualche foglia ingiallitasi prima del tempo vagava per la via solitaria.
Lo sguardo dell'uomo incontrò il possente cancello in ferro battuto del grande parco e subito una miriade di ricordi gli invasero la mente.

<< Astoria non dovremmo essere qui, i tuoi ci ammazzeranno >> stava sbuffando Draco, nascondendo la paura sotto il suo solito tono apatico.
<< Siamo sopravvissuti ad una guerra Malfoy, credo dovremmo goderci ogni istante >> lo rimbeccò la ragazza con fare saccente.
Erano arrivati accanto all'immenso lago che per anni aveva ospitato le follie ed i momenti di normalità di Draco, Blaise, Pansy e tutti i loro amici. L'estate stava finendo, ma ciò nonostante il sole sempre più alto nel cielo illuminava il paesaggio, facendo sembrare un semplice parco un bosco incantato pieno di luce.
<< Quindi non hai nemmeno un po' paura che i tuoi scoprano che sei con me? >> la provocò lui, tirandola per la vita verso di sé.
La loro relazione andava avanti da poco più di un'anno e, sebbene si nascondessero dal mondo intero, Draco non avrebbe potuto sentirsi più felice.
C'era voluto così tanto tempo prima che il suo cuore assopito trovasse la forza di amare ancora, ma sapeva che ci era riuscito. Non gliel'aveva mai detto, ma amava Astoria Greengrass.
<< Non potranno restare per sempre arrabbiati, no? >> rise lei, carezzandogli delicatamente il segno nero sul braccio.
Draco Malfoy aveva smesso di essere nelle grazie dei Greengrass dopo aver rifiutato di sposare Daphne a sole due settimane dal matrimonio. Sapeva che la sua migliore amica amasse un altro e così, per non compromettere lei, era stato lui a mandare tutto all'aria.
Del resto, non gli importava cosa pensassero di lui. Aveva accettato di sposarsi per volere di suo padre, ma non avrebbe sacrificato mai la felicità di qualcuno che lo aveva aiutato così tanto.
Erano trascorsi quattro anni eppure ancora la famiglia di Astoria non riusciva ad evitare di guardarlo con astio, cosa che divertiva non poco i due amanti.
<< Suppongo tu abbia ragione, soprattutto poiché dovranno abituarsi alla mia presenza sempre più costante >>.
Per un po' il silenzio li avvolse, mentre se ne stavano ai piedi di un grosso abete a stringersi forte l'uno tra le braccia dell'altra.
<< Grazie >> sussurrò d'un tratto Astoria, voltando leggermente la testa per guardarlo negli occhi.
<< Per cosa? >> chiese lui curioso.
<< Per avermi reso parte di ciò che sei. Per avermi aperto il tuo cuore dopo... Hermione Granger >> 
Si bloccò, spaventata dalla possibile reazione di Draco. Mai avevano toccato l'argomento Hermione, lui perché troppo doloroso, lei per non essere invadente.
<< Sei una delle poche persone a conoscere la mia verità Astoria, perché ti affiderei la mia vita. E ti giuro che ora non vorrei stringere nessun altra tra le braccia, se non te >> fece lui, provocando un sorriso alla sua ragazza che non esitò a baciare.
<< Ti amo, Draco Malfoy >>
<< Ti amo, Astoria Greengrass e voglio che diventi mia moglie. >>


Perso nei suoi pensieri, il biondo non si accorse della piccola casetta che gli si era parata davanti.
Il suo orgoglio e la sua coscienza gli urlavano di fare retromarcia, ma se c'era una cose a cui Draco tenesse più che a sé stesso, era la sua famiglia.
E per essa, non esitò un secondo di più a suonare quel campanello.
Pochi istanti dopo la porta si spalancò e gli occhi verdi di Blaise Zabini si spalancarono per lo stupore.

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Capitolo 3
*** Connection ***


Connection

Lily Potter non credeva possibile che lei ed Albus fossero stati separati.
Quando si ha un fratello gemello, ci si sente sempre incompleti a vivere da soli.
Una frase che lo zio George ripeteva spesso, nascondendo l'amarezza dietro un tenero sorriso per la più piccola delle sue nipoti. 
Sebbene tra lei e Albus non ci fosse mai stato quel tipo di rapporto morboso che invece aveva con James, non riusciva a immaginarsi senza la costante del suo gemello affianco.
Per questa ragione, la mattina dopo arrivò in Sala Grande con la faccia troppo scura rispetto ai suoi compagni, elettrizzati per il primo giorno di lezioni.
<< Cos'è questa faccia mogia, Lils? >> le chiese James, quando incrociò lo sguardo della sorella minore.
<< Nulla, sono solo preoccupata per la prima lezione >> rispose, fingendo un sorriso per poi prendere posto accanto a Roxanne e Fred.
Il maggiore dei Potter capì subito che la sorella avesse qualche tipo di problema, ma si limitò ad attribuire la colpa del malumore alla mancanza di Ginny.
Prese l'orario e con orrore constatò che la sua prima lezione dell'anno sarebbe stata Difesa contro le Arti Oscure. Col professor Harry Potter.
<< Vi prego, uccidetemi >> sbuffo senza rivolgersi a qualcuno in particolare,ma attirando l'attenzione del gruppetto che lo circondava.
<< Andiamo James, non è mica così grave.. >> fece Hugo, guadagnandosi un'occhiataccia.
<< Guarda il lato positivo Jamie...non dovrai più preoccuparti della materia >> commentò Lisa, scatenando delle risatine ad Alice e Hugo.
James non riusciva a credere che l'anno prima avesse addirittura intrapreso una relazione con quella ragazza. Era assolutamente frivola e stupida, e faticava a scorgere le qualità che avevano garantito il suo appartenere alla casata di Grifondoro.
Come se il padre gli avesse fatto un trattamento di favore (avrebbe dovuto pregare ogni divinità esistente per sperare che il padre non fosse duro il triplo) o lui desiderasse riceverlo.
Sin dalla prima volta che aveva messo piede ad Hogwarts, James aveva cercato di guadagnarsi ogni singolo riconoscimento che aveva ricevuto per non nascondersi dietro il suo cognome.
Tanti compagni e addirittura docenti gli si erano avvicinati perché figlio del grande Harry Potter, cosa che James aveva sempre evitato di evidenziare.
Era orgoglioso di suo padre, così come di zio Ron e zia Hermione, per le incredibili gesta prima e durante la Seconda Guerra Magica, ma tante volte aveva sperato di non dover convivere con le pressioni che il suo nome gli dava.
<< James è un grande mago, non ha certo bisogno che il padre gli faccia dei favoritismi >> fu il commento di Alice Paciock che mise a tacere la Vanderwall e fece spuntare un sorriso sincero al giovane Potter.

<< Hey Albus, ti siedi accanto a me? >> chiese Rose, indicando al bambino il posto vuoto alla sua sinistra.
Quella notte non aveva chiuso occhio e aveva bisogno di sentirsi a casa, con la sua famiglia. Non c'era nessun legame di sangue tra lei e i Potter, ma a lei non importava. Erano come i suoi fratelli minori e li amava immensamente.
Quando però anche Scorpius Malfoy si sedette, si maledì per aver invitato Albus.
Del resto era stata lei a farli conoscere a bordo dell'Espresso ed era fortemente probabile che, essendo anche compagni di stanza, i due avessero legato da subito.
<< Da quando i figli dei Mangiamorte siedono a tavola con noi? >> fu il commento aspro di Kareem Leigh, un Serpeverde del quinto anno.
Sia Scorpius che Rose si sentirono morire a quelle parole. Entrambi avevano sperato di passare una tranquilla mattina lontano dai loro problemi.
<< Chiudi il becco Leigh, prima che ti lanci una maledizione senza perdono >> sibilò Adam Nott, difendendo suo cugino.
<< Perché dovrei? È la verità. Persone come suo padre e suo nonno dovrebbero marcire ad Azkaban, ma sì sa che i soldi comprano tutto. Lui non ha il diritto di  sedere qui con noi, con quel cognome che si ritrova >>.
<< Ora basta, stai esagerando >> fece Rose, cercando di arginare il peso che sentiva nel petto. Perché in fondo, era d'accordo con la prima parte del discorso.
Ma non poteva sopportare di vedere quel bambino con le nocche tese e il labbro tra i denti, cercando probabilmente di trattenere le lacrime.
<< Andiamo Granger, non è dalla sua famiglia che tua madre è stata torturata? Tu e Potter Junior dovreste essere i primi a stare lontani da questa feccia. Fosse per me dovrebbero essere tutti cruciati fino alla morte, per fare in modo che il nome dei Malfoy scompaia definitivamente.. >>
Fu un attimo e Adam Nott si avventò sul ragazzo, prendendolo a pugni alla babbana.
Fu Zabini il primo ad intervenire per cercare di separarli, seguito subito da alcuni studenti di Corvonero e dai docenti.
In tutto quel trambusto, Scorpius Malfoy raccolse la borsa con i libri e corse fuori, prima di permettere a qualcuno di notare le copiose lacrime sulle guance.
Rose rimase per qualche secondo spaesata prima che, incrociando lo sguardo di Andrew, capisse che doveva raggiungere il ragazzo.

Una volta fuori dalla Sala, non fu difficile trovarlo.
Si era rifugiato in un piccolo spiazzale interno a cui gli studenti avevano vietato l'accesso poiché ospitante di una rara pianta che, se messa a contatto con la pelle,  poteva causare gravi danni. 
<< Scorpius, è vietato stare qui.. >> furono le parole che lasciarono la sua bocca, quando con sollievo notò che era seduto sul muretto di mattoni.
Si sedette accanto a lui, indecisa sul cosa fare o dire.
<< Non voglio la pena di nessuno >> fece il ragazzo freddamente, asciugandosi gli occhi e cercando di tener salda la voce.
<< Non mi fai pena... E non ascoltare le parole di quel deficiente di Kareem, se hai ricevuto la lettera è perché meriti di stare qui >>
Scorpius abbozzò un sorriso prima di rivolgere lo sguardo alle nuvole sopra di lui.
<< So che la mia famiglia ha commesso tanti errori e sapevo che avrei dovuto convivere con tanti pregiudizi, con tanto odio... Ma tutto ha un limite e.. Questo è stato troppo >> mormorò, perdendosi in un ricordo troppo doloroso.

Scorpius non riusciva a capire cosa stesse accadendoNon era mai successo che sua nonna andasse nella loro casa a Berwmoutherano sempre loro ad andare al Malfoy Manor durante le festività.
Quando si era ritrovato Narcissa davanti aveva esultatoadorava sua nonna.
Eppure quel giorno non era il solito sorriso caloroso che le occupava il visoEra nervosae sembrava non ascoltare nemmeno una parola del piccolo Scorpius.
Passarono all'incirca un paio d'ore prima che la serratura di casa scattasse nuovamenteScorpius non vedeva l'ora di ascoltare la storia che sua madre gli avrebbe raccontato per farlo addormentarecosì si mise sotto le coperte attendendo con pazienza che Astoria e Draco andassero da luiMadiversi minuti dopofu costretto ad uscire per il rumore di vetri infranti.
E quello che vide e seppe quella seralo cambiò per sempreDraco Malfoy era tra le braccia di sua madreentrambi in lacrime e accasciati a terraAstoria Greengrass non sarebbe tornata a casa quella sera.

Rose carezzò lentamente il braccio del ragazzo, non osando proferire parola.
Non riusciva ad immaginare quanto peso potesse portare sulle spalle, quante accuse come quella di Leigh aveva subito Scorpius.
<< Ti ringrazio Rose e... Qualunque cosa mio padre abbia fatto a tua madre o ai genitori di Albus, so per certo che se n'è pentito amaramente. È un uomo migliore ora. >>

<< James, posso parlarti un minuto? >> chiese Harry al termine della lezione, bloccando il figlio prima che potesse lasciare l'aula assieme ai suoi amici.
<< Mi dica, professor Potter >> rispose il ragazzo con fare impassibile, calcando con la voce sul 'professor'.
<< Volevo solo chiederti se per te fosse un problema che io sia un tuo insegnante >>
<< Anche se lo fosse, è un po' tardi, non credi? E, per la cronaca, grazie mille papà di avermi avvertito. Scommetto che Rose e Teddy ne fossero già a conoscenza... quando smetterai di trattarmi come un bambino? >> sibilò piccato il ragazzo.
Era il colmo che suo padre volesse fare anche la parte dell'interessato ai suoi desideri. Eroe del Mondo Magico o meno, Harry Potter era un grande idiota quando ci si metteva.
<< Non penso tu sia un bambino. Volevo solo evitare di complicare i nostri rapporti, so che non mi hai ancora perdonato del tutto... >> fece Harry, cercando di calmare l'ira del figlio.
Sapeva che l'età di James era un'età molto particolare, fatta soprattutto di rabbia. C'era già passato e sapeva cosa aspettarsi, ma nonostante ciò voleva far capire al ragazzo che lui era un punto di riferimento, che doveva rispettarlo sebbene non approvasse le sue scelte.
<< Perdonarti di cosa? Di essere scappato di nascosto, come un ladro? Volevi lasciare la mamma e questo posso capirlo, ma aspettare che noi non ci fossimo per fare le valigie e fuggire via... Questo non te lo perdonerò mai. Quindi se non le dispiace, professor Potter, sono in ritardo per Antiche Rune >>.
Detto ciò,  James Sirius Potter lasciò l'ufficio del padre con l'umore nero, mentre il Ragazzo che è Sopravvissuto sospirava sconsolato.

Rose e Andrew cercarono di fare il meno rumore possibile, ma proprio non riuscivano a trattenere le risate.
Il modo in cui il calderone di Milah Gold era esploso sul povero e vecchio Lumacorno era stato troppo comico.
Grazie alla distrazione di Milah, la lezione era stata annullata e ora i Serpeverde e i Corvonero del settimo anno avevano due ore libere prima del pranzo.
I due erano decisi a trascorrere il tempo a loro disposizione sulle sponde del Lago nero e stare un po' da soli quando Ethan Lodge ed Avery Cooper li raggiunsero.
<< Hey Zabini, ti va una partita di Quidditch? >> chiese l'ultimo, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte. 
<< In realtà io... >>
<< Non accetteremo un no come risposta >> lo anticipò Ethan, intento a slacciarsi la cravatta blu che sembrava soffocarlo.
Se si pensa alla situazione scolastica dei genitori di ciascuno di loro, risulta impossibile credere all'amicizia sincera che legava i membri di Case diverse.
Eppure Hogwarts era cambiata e l'antica rivalità si riduceva ad una sana sfida per la Coppa.
<< Va pure Andrew, io andrò a scrivere a Jade >> sorrise Rose, nascondendo la delusione.
C'era sempre per lei, l'aveva ascoltata sfogarsi per la conversazione su Scorpius e non esitava mai nel proteggerla. Era giusto mettesse sé stesso al primo posto, per una volta.
<< Sei sicura? Guarda che non mi importa perdere la partita...>> le chiese lui, stringendo la sua mano tra la propria.
Rose annuì e, prima che potesse dire una sola parola, Andrew inclinò la testa verso il basso e la baciò.
Fu un semplice sfiorarsi di labbra che durò appena pochi secondi prima che, dopo averle morso leggermente il labbro inferiore, si staccasse da lei.
<< Ci vediamo dopo, Granger >> le disse, strizzandole l'occhio per poi allontanarsi accompagnato dai fischi e dalle battute degli amici, lasciandola incredula nel bel mezzo del corridoio.

Draco Malfoy si era svegliato per il fastidioso beccare di Victor, il gufo di Scorpius, contro la finestra.
Prese la lettera e, dopo aver ripagato l'animale con una leggera carezza, tornò a stendersi sul letto.
Aveva passato quasi l'intera notte in compagnia di Blaise ed era piuttosto sorpreso dall'esito della discussione.
Non si sarebbe aspettato che quest'ultimo lo avrebbe aiutato, dopo quegli anni di silenzio.
Eppure, avrebbe dovuto prevedere che Zabini fosse un uomo decisamente migliore di lui.
Avventurandosi in pensieri troppo sentimentali per un Malfoy, Draco non esitò oltre ad aprire la lettera del figlio.

Caro papà,
sono un Serpeverde!
So che è probabilmente la cosa più scontata, ma per un attimo il cappello ha pensato che stessi bene a Tassorosso.
Hogwarts è fantastica papàancora più bella di come l'hai descritta.
Sono un po' preoccupato per le lezionima credo sia normale.
Sta tranquillonon mi guardano così male come avevi pensatoMagari sono ancora sotto shock.
Comunque credo di aver trovato un amicoAlbus PotterSo che tra te e suo padre non è mai scorso buon sanguee spero che la nostra amicizia non ti delusa o infastidiscaLui e sua cugina Rose sono le persone più gentili qui.
AhHarry Potter è il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Ti voglio bene e ti prometto ti scriverò presto.
Per favore  un bacio alla mammadille che la amo e non vedo l'ora di rivederla.
Con affetto,
Scorpius

SALVE A TUTTI, POPOLO DI EFP!
Allora il titolo di questo capitolo è "Connessione" poiché si inizia a capire cos'è che lega i diversi personaggi.
In primis il rapporto tra Lily e Albus, con la loro particolare connessione da gemelli, in cui vediamo la bambina separata per la prima volta dal fratello.
Poi abbiamo un altro spiraglio di rapporto tra Alice e James, molto diverso dall' "odio" del capitolo precedente. In realtà sebbene i due si punzecchino a vicende, sono legati da un forte affetto l'uno per l'altra.
Un altro legame che viene nominato, seppur a malapena, è quello tra Rose ed Andrew. I due sono da sempre interessati l'uno all'altra e stanno finalmente cercando di avvicinarsi, anche se entrambi non hanno la minima idea di cosa fare.
Molto importanti in questo capitolo sono i legami tra Scorpius e Draco, Scorpius e Rose e James ed Harry.
Tra le righe capiamo che Scorpius Malfoy è molto attaccato alla sua famiglia, ma soprattutto a sua madre e che qualcosa è successo pochi anni prima...cosa? Eheh chissà.
Il rapporto tra James ed Harry è invece molto più complicato: da una parte abbiamo James che idola suo padre, è orgoglioso dell'eroe che è e per ciò che gli ha trasmesso, ma dall'altra è anche un ragazzino appena quattordicenne che non ha ancora accettato che l'uomo sia andato via di casa.
Ultimo, ma non per importanza, vediamo la connessione tra Scorpius e Rose. La ragazza sta comunque sviluppando un senso di protezione nei confronti del bambino e, seppur  non voglia ammetterlo, inizia già a vederlo parte della sua famiglia.
Concludo ringraziando nuovamente chi ha aggiunto la  storia alle preferite/seguite/ricordate  e soprattutto Biondina81 per la recensione. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, per favore fatemelo sapere, e ci vediamo al prossimo.
Un bacio.

 

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Capitolo 4
*** Fireworks ***


Fireworks

Blaise Zabini si sentiva giustamente in colpa al solo pensiero di entrare nell'ufficio a pochi passi da lui.
Si domandò perché, tra tante persone, proprio a lui Draco Malfoy avesse chiesto di intercedere al ministero per fargli ottenere un lavoro e, soprattutto, perché lui avesse accettato. Una persona sana di mente, avrebbe rifiutato. E non perché Draco avesse tradito la sua fiducia e fosse scomparso per sedici anni. E nemmeno perché per avere quel colloquio col braccio destro del Ministro aveva dovuto perdere una giornata di lavoro.
La vera motivazione era che nessuno si sarebbe azzardato a chiedere ad Hermione Granger di assumere Draco Malfoy.
I più per l'odio che era circolato tra le loro persone, le loro famiglie, le loro Case. Ma c'era anche chi, come Blaise, conosceva ragioni molto più profonde e compromettenti.
Il pensiero corse a quella ragazzina che gli ricordava terribilmente Draco, sebbene da ogni poro sprizzasse la forza di Hermione.

<< È un piacere conoscerla, signor Zabini >> fece la ragazzina, stringendogli la mano con fare deciso.
Blaise si presentò educatamente a sua volta, prima di lasciarla con Andrew per controllare la preparazione della cena.
Aveva capito subito che il figlio si era preso una grande e bella cotta per la sua amica e non poteva fare a meno di notare  quanto il ragazzo avesse gusti eccellenti.
Aiutò la sua domestica, Ayleen, una vecchia maganò, ad apparecchiare. Poi chiamò i due ragazzi che in un baleno furono in sala da pranzo, chiacchierando delle 
vacanze appena iniziate. 
<< Allora, Rose...parlami un po' della tua famiglia >> le chiese l'uomo, cercando di fare conversazione.
<< Oh non c'è molto da dire signore, sono figlia unica e vivo con mia madre. Mio padre invece non l'ho mai conosciuto >> fu la risposta della ragazza dopo aver ingoiato 
la carne più buona che avesse mai mangiato.
<< Chi è tua madre? >> fece l'uomo curioso.
Quella graziosa ragazzina aveva un qualcosa di familiare che non riusciva a capire, ma pensò giustamente che potesse semplicemente averla notata al binario 9 e 3/4.
<< Hermione Granger >>
Blaise sgranò gli occhi, incredulo. Considerata l'età della ragazza non aveva alcun dubbio che il padre fosse Draco.
I capelli biondi, gli occhi color ghiaccio, gli zigomi evidenti così simili a quelli di Narcissa Malfoy erano solo conferme alla sua teoria. Dettagli a cui non aveva dato alcun peso, perché mai avrebbe potuto credere che Hermione Granger avesse tenuto nascosta una gravidanza. 
Si chiese come fosse possibile e si ripromise di parlare con la donna, con quella amica che lo aveva allontanato tredici anni prima.



Quando la segretaria di Hermione gli fece cenno di entrare, Zabini prese un respiro profondo e varcò la porta, chiudendosela alle spalle.
L'ufficio aveva delle pareti di un arancio delicato, molto diverso dai colori tenebrosi e spenti che caratterizzavano il Ministero.
La donna era seduta dietro una grande scrivania e sembrava tesa mentre leggeva con attenzione un enorme pila di fogli, ma quando sentì il cigolio del legno, alzò lo sguardo.
<< Blaise >> fece, sorridendo cordiale e alzandosi per abbracciare l'uomo, prima di farlo accomodare d'innanzi a sé.
<< Posso offrirti qualcosa? >> chiese, indicando una vasta raccolta di bottiglie sul mobile adiacente.
Zabini accettò ben volentieri un bicchiere di Whisky Incendiario, sperando che l'alcool gli fosse d'aiuto.
<< Cosa ti porta qui? >>
<< Avrei bisogno di un posto di lavoro.. >>
<< Come mai? Credevo la tua azienda andasse piuttosto bene, so che lo stesso Ministro si è rivolto più volte a te, restandone sempre soddisfatto >> fece sospettosa Hermione.
Blaise Zabini era a capo della più grande multinazionale di produzione scope che esistesse in tutta Europa. Perfino squadre di livello mondiale erano in lotta per ottenerlo come sponsor, e i suoi guadagni erano tutt'altro che indifferenti.
<< Il lavoro non è per me, Hermione... Diciamo che un amico mi ha chiesto di intercedere per lui per lui al Ministero >> rispose lui, trattenendo il respiro.
Hermione Granger era abbastanza sveglia da capire a chi si riferisse. Blaise riusciva quasi a sentire gli ingranaggi del suo cervello mettersi in funzione per verificare di aver capito e, quando la vide spalancare gli occhi, capì che ci era arrivata.
<< Non mi starai chiedendo di trovare un lavoro a Draco Malfoy, vero Zabini? >>
<< Hermione sai bene che non te lo chiedersi mai se non fosse necessario, ma ha davvero bisogno di un lavoro >>
<< I soldi di Lucius non bastano più? >> chiese lei, con una punta di sarcasmo nella voce. Aveva un'incredibile voglia di ridere, tanto le pareva comica la situazione. Con che coraggio proprio Blaise le chiedeva una cosa simile?
<< Ascolta, ho rivisto Draco per la prima volta dopo sedici anni. Ne so quanto te sulle sue azioni deplorevoli e capisco tutte le ragioni del mondo per negargli aiuto. Ma è un uomo disperato e sia io che te non siamo quel tipo di persona... Non sarei riuscito a voltargli le spalle, nonostante tutto. >> le disse Blaise, alzandosi in piedi.
Sapeva quanta sofferenza doveva aver patito Hermione e quanta ancora ne provasse. Ma sperava che dietro l'odio che per anni l'aveva divorata, ci fosse ancora quella Grifondoro dal cuore gigante che metteva la giustizia al primo posto.
<< Mi dispiace, ma non ho nulla da offrire a Draco Malfoy. Ed ora, se non ti dispiace, devo rimettermi al lavoro >>



<< Rose, ancora sui libri? >> chiese James, sedendosi con malagrazia sulla sedia accanto a lei.
La biblioteca era deserta come al solito, ad eccezione della ragazza e di un piccolo gruppo di Corvonero, che chiacchierava silenziosamente su una strana ricerca del prof Vitius.
Ciò che risultava fuori posto era proprio la presenza della giovane  seduta a studiare, di sua spontanea volontà, quasi all'ora di cena.
<< Non passerò mai i M.A.G.O se non studio dall'inizio >> fece lei a metà tra il sarcastico  ed il disperato.
Rose non era mai stata una particolare amante dello studio. Aveva una media eccellente, tra le più alte, ma era sempre riuscita ad ottenerla facendo il minimo indispensabile. Del resto aveva ereditato l'incredibile intelligenza di Hermione e, a detta di chi lo aveva conosciuto, la furbizia e la scaltrezza di Draco.
Quell'anno però, un po' in vista degli esami finali ed un po' per tenere la mente occupata dalle molteplici e sconvolgenti novità, aveva deciso di buttarsi a capofitto nello studio.
<< Posso parlarti un secondo? >> fece il ragazzo con fare nervoso.
James si sentiva in colpa per la discussione con suo padre, avevano sempre avuto un buon rapporto di cui aveva terribilmente nostalgia, ma il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di abbattere quella barriera di difesa che si era costruito intorno.
Rose parve accorgersi dal suo tono del suo stato d'animo, perché non esitò a chiudere il gigantesco libri da cui prendeva nozioni per il suo tema e a voltarsi verso il ragazzo.
<< Vuoi parlarmi di Harry, non è così? >> 
Il giovane Potter annuì velocemente, sorridendo al pensiero di quanto quella che per lui era da sempre una sorella maggiore riuscisse a cogliere tutte le preoccupazioni che lo affiggevano. 
<< James, non posso dirti cosa fare con tuo padre. So quanto ti abbia deluso il suo comportamento e quanto tu soffra ancora per la separazione dei tuoi. Ma Harry ti ama, e lo sai bene. Ha sbagliato, però è pur sempre tuo padre. >> gli disse dolcemente Rose.
Era cresciuta con Harry Potter e sapeva bene quanto amore avesse quest'ultimo per i suoi figli. Harry era stato il padre che non aveva mai avuto: quello che da piccola la portava sulle spalle e che allontanava i mostri sotto il letto, quello che la viziava scatenando la disapprovazione di Hermione, l'uomo che l'aveva sempre consigliata e guidata nel corso degli anni, quello che ingaggiava Teddy per tenerle lontano pretendenti sin dal suo terzo anno e che, anche al suo quasi passaggio alla vita adulta, l'aiutava e conduceva in luoghi ed emozioni in cui da sola non avrebbe mai avuto il coraggio e la forza di arrivare.
Non voleva che James tenesse lontano l'uomo, perché lei sapeva bene quanto il ragazzo avesse bisogno di suo padre.
Dal canto suo, James Potter non seppe cosa rispondere. Si limitò a sorridere poco convinto a sua cugina, prima di cambiare argomento. Sapeva bene che la ragazza avesse ragione, ma come tutti gli adolescenti non era disposto ad ammettere di aver sbagliato.
<< Mi dispiace, sono stato così preso da me stesso e non ti sono stato accanto ultimamente... Anche se so che qualcuno è stato ben felice di farlo al posto mio >> commentò, facendole un occhiolino nell'ultima parte del discorso.
<< Non so di cosa tu stia parlando... >> fece Rose con fare innocente, fingendo di non aver capito.
<< Guarda che Cooper non li sa mantenere i segreti, credo tutta la scuola sappia che tu e Andrew vi state frequentando. >>
<< Ma non ci  stiamo frequentando! >> quasi urlò la ragazza, diventando paonazza e maledicendo mentalmente quel pettegolo.
James alzò un sopracciglio con aria scettica, sforzandosi di non riderle in faccia. Persino un cieco si sarebbe reso conto dei sentimenti tra quelle due Serpi.
<< Te lo giuro James. Ci siamo baciati, due volte in realtà, ma tra noi non c'è nulla. Sono sicura che Andrew l'ha fatto senza alcuna ragione, del resto è quello che fa con tutte... >> continuò, ammettendo a sé stessa i propri dubbi.
Certo Andrew Zabini l'aveva baciata, ma non necessariamente significava avesse interesse per lei. Hogwarts era piena di ragazze e nessuna era indifferente al fascino del giovane Serpeverde.
<< Conosci Zabini mille volte meglio di me, e non ti sei accorta di come ti guarda? >> le disse lui, con un sorrisetto malandrino stampato in faccia.



Ginevra Weasley poteva definirsi davvero esausta.
Dopo tanto tempo aveva finalmente deciso di tornare sulla sua scopa. Aveva quindi trascorso la giornata a giocare a Quidditch, sentendosi di nuovo una ragazzina.
Le mancava vivere così liberamente, senza alcuna costrizione imposta dai suoi doveri di madre e di donna adulta.
Dopo essersi lavata e vestita, si recò al San Mungo per incontrare Gideon Blackburn, famoso Medimago. Aveva infatti deciso di ascoltare i consigli della sua amica Hermione e tornare a lavoro. Giunse in quell'ospedale dall'odore di pulito e dalle pareti bianche e si sedette su una delle scomode sedie rosse, in attesa. A malapena notò l'uomo che sedeva accanto a lei, finché quest'ultimo non richiamò la sua attenzione.
<< E' un piacere rivederla, signora Potter >> fece Blaise Zabini, guardando la donna con attenzione.  
Non era cambiata molto: i lunghi capelli rossi le incorniciavano i lineamenti delicati cosparsi di lentiggini, gli occhi erano sempre di quel verde petrolio in cui tante volte si era specchiato ed il fisico era molto più formoso pur restando sempre snello e asciutto come un tempo.
Anche la ragazza non perse l'occasione di osservare l'uomo, era divenuto più attraente di quanto ricordasse.
<< Weasley, non sono più sposata con Harry >> lo corresse con fare indifferente, mentre tornava a leggere la rivista babbana che aveva portato con se per ingannare l'attesa.
<< Perdonami, non ne ero a conoscenza >> mentì lui, con un vero e proprio sorriso da serpe stampato in faccia. Era ovvio che sapesse che il grande Harry Potter, Salvatore del Mondo Magico, e sua moglie non fossero più sposati. La notizia era stata pubblicata sulla Gazzetta del Profeta e, quando l'aveva letta, non era riuscito a trattenere un sorrisetto che rivelava sorpresa ma anche un pizzico di impertinenza.
<< Come mai se posso chiedere? Non era lui il ragazzo che avevi sognato sin da bambina, quello che sentivi giusto per te, quello a cui non potevi rinunciare? >> le chiese sarcastico, ripetendo le parole che lei stessa gli aveva detto molti anni prima. Parole che per lungo tempo si era ripetuto, soffrendo in silenzio.
Non amava più Ginny Weasley, ma non poteva negare che quel rifiuto gli bruciava ancora nel profondo. La rossa era stata l'unica ragazza che avesse mai conquistato il cuore dell'uomo. Negli anni aveva avuto compagne più o meno stabili, ma nessuna era mai riuscita a prenderlo davvero.
La donna alzò lo sguardo, incenerendo il suo interlocutore.
<< Non fare questi giochetti con me Zabini, non siamo più dei ragazzini. Quello che è successo tra me ed Harry, riguarda solo noi due >>
<< Hai ragione, solo mi domandavo se avesse influito il fatto che, nonostante foste sposati, tu sia venuta a letto con me >> continuò a provocarla, senza una precisa ragione. Forse perché per anni si era tenuto quel peso dentro troppo a lungo, o perché semplicemente voleva ingannare l'attesa. Anche lui infatti attendeva il signor Blackburn, per chiarirsi alcuni dubbi che Draco Malfoy gli aveva causato.
<< Questo tuo comportamento non fa altro che confermare quanto abbia fatto bene a scegliere Harry, anziché te >> quasi urlò inviperita, chiudendo la rivista di scatto e voltandosi verso l'uomo.
Blaise avrebbe forse voluto risponderle qualcosa, finché la porta non si aprì e fu costretto ad entrare.
Ginny rimase lì, con le orecchie fumanti e una sempre più crescente voglia di strangolare lui per le sue parole e se stessa per ciò che aveva fatto anni prima.


Ginny si ritrvava ancora una volta sola.
Come al solito, Harry non c'era.
Erano mesi ormai che la distanza tra loro non faceva che aumentare. L'uomo si era buttato a capofitto nel lavoro e tornava a casa sempre più di rado.
Era un padre amorevole e un marito che cercava di non farle mancare nulla, se non se stesso. Non riusciva a capire cosa fosse accaduto, come avevano fatto a ritrovarsi in quella situazione
Quando l'orologio a pendolo scoccò la mezzanotte, non riuscì a starsene in casa senza fare nulla. Albus e Lily erano a casa di George per stare con il piccolo Fred II e James si trovava ad Hogwarts, così indossò il giubotto e si smaterializzò nella Londra babbana. Camminò per quelle che le parsero ore finché non decise di fermarsi in un bar abbastanza carino. Si sedette al bancone e aspettò che la cameriera si avvicinasse a prendere la sua ordinazione, quando si bloccò.
Cosa diamine poteva ordinare? Non conosceva minimamente le bevande babbane.
Ad un tratto il posto accanto a lei fu preso da un uomo dalla carnagione scura e i grandi occhi verde-azzurri che non esitò a riconoscere.
<< Due Cosmopolitan, per favore >> fece, porgendo alla donna una banconota.
<< Ginny Weasley in un bar babbano a quest'ora della notte... >> le disse sorridendole sghembo.
<< Potrei fare la stessa considerazione, Blaise Zabini >>  replicò lei, afferrando poi il drink che la donna aveva posato d'innanzi a loro e bevendolo tutto d'un fiato.
<< Ehi vacci piano! Sul serio, cosa ci fai qui? >> la rimproverò, afferrandola per un braccio quando fece per alzarsi.
<< Ascoltami Zabini, ti ringrazio per il drink ma non ho bisogno delle tue prediche. >> disse, mentre sentiva la rabbia abbandonarle piano piano il corpo, merito dell'alcool che entrava in circolo.
<< Prometto che la smetterò, fammi compagnia mentre finisco di bere >> le chiese, indicandole il drink ancora mezzo pieno.
Rimasero lì per ore, a bere e parlare del più e del meno, mentre l'alcool li rendeva sempre più disinibiti.
<< Sai.. >> le sussurrò ad un tratto all'orecchio << Se avessi scelto me, non avresti bisogno di ubriacarti. Se avessi scelto me non avrei perso nessun secondo a prenderti e baciarti, a farti capire quanto mi fai impazzire >>
Il petto della donna iniziò ad abbassarsi e ad alzarsi velocemente, mentre credeva di star andando in iperventilazione
. Dentro di sè aveva aspettato quelle parole nel corso di tutta la serata, se non addirittura in tutti quegli anni in cui lo aveva allontanato. Così si volto e lo baciò, stringendo le braccia dietro la sua nuca e avvicinandolo quanto più possibile. In quel momento non le importava della fede che le brillava all'anulare sinistro e nemmeno che il giorno dopo avrebbe avuto dei sensi di colpa immensi, voleva solo averlo, essere sua un'altra volta. Blaise sembrò essere dello stesso parere perchè non esitò a trascinarla in un vicolo isolato dietro il bar e a materializzarsi direttamente nella sua camera da letto, dove finalmente poté riavere la ragazza che anni prima gli aveva rubato il cuore.

SPAZIO AUTORE.
MI SCUSO PER IL RITARDO MA IL PC MI AVEVA ABBANDONATA AHAH
Ringrazio innanzitutto moka_chan2003 per la recensione e chiunque abbia aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate.
Il titolo è fuochi d'artificio poiché richiama le discussioni di Hermione e Ginny con Blaise.
Capiamo come l'uomo abbia conosciuto Rose, perchè lei sia tanto legata alla famiglia Potter e che Blaise e Ginny ebbero una relazione e un piccolo "episodio" mentre lei era ancora sposata con Harry.
So che il capitolo non è molto ricco, ma è di passaggio per il prossimo in cui...
avremo il primo incontro DracoxHermionee!
Spero vi sia piaciuto e vi chiedo per favore di lasciarmi anche una recensioncina piccola piccola.
Un bacio
 

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Capitolo 5
*** Hearts ***


SCUSATEMI L'ASSENZA
Premetto che è quasi del tutto ingiustificata ma a mia discolpa posso dire di aver inizialmente avuto problemi col computer e, in secondo luogo, non avevo ispirazione e non mi sembrava la storia fosse granché seguita. 
Ma ora rieccomi qui, buona lettura!

 

Hearts


<< Perché il mio papà non viene mai a trovarmi? >> chiese la bambina con fare innocenteguardando i due adulti davanti a lei con i suoi grandi occhioni azzurri.
Hermione non riuscì ad evitare di abbassare lo sguardomentre un macigno enorme le attanagliava lo stomaco.
<< Perché lui è molto lontanotesoro mio. >> le rispose la donnarivolgendole un sorriso triste.
<< È lontano perché salva le persone buone dai brutti mostri cattiviCome il principe Philippe? >> insistette ancora Rosepensando alla storia che zia Ginny le aveva letto la sera precedente.
<< Una speciequindi sta tranquilla >> concluse la Grangerscostando una ciocca dei lunghi capelli biondi alla sua piccolina.
<< Allorafinché non tornapuoi essere tu il mio papà Harry? >> sorrise malandrina la principessina di casarivolgendosi all'uomo rimasto in silenzio per non intromettersi.
Il Salvatore del Mondo Magico fece una risataprima di sistemarle le coperte e darle un bacio sulla fronte.
<< Certo che ora dormi streghetta >>
E mentre i due adulti lasciavano la stanzaRose chiudeva gli occhiimmaginando il cavaliere biondo dalla lucente armatura che vegliava su di lei.

Rose Granger, ormai cresciuta, sapeva bene che quella dell'eroe era una fantasia molto più che superata. Eppure, seduta in biblioteca con la foto di Draco tra le mani, non riusciva a smettere di pensarci. Quante volte da piccola aveva aspettato, la notte di Natale, che quel misterioso uomo così simile a lei suonasse alla porta?
Ancora, non riusciva a staccare lo sguardo da quella piccola foto. Immobile, scattata con una macchina babbana.
Scorpius era la fotocopia del padre, del loro padre.
<< Sogni ad occhi aperti, Granger? >> le chiese Andrew, facendola sobbalzare.
Non si era accorta che, da quando era seduta lì, Andrew era rimasto incantato a guardarla, poggiato alla parete adiacente.
Non riusciva a togliersi dalla testa quella ragazza, e la cosa lo terrorizzava.
Non sapeva neppure da dove partisse una vera frequentazione, e se l'avesse ferita con i suoi stupidi modi di fare? Non se lo sarebbe mai perdonato.
Non lei, la sua migliore amica. 
Rose sorrise e ripose la foto nel libro di Incantesimi, prima di voltarsi verso di lui.
C'era qualcosa di diverso, e guardandolo meglio notò gli occhi leggermente arrossati.
Immediatamente, aveva capito che qualcosa non andava.
Rose sapeva leggerlo in un modo in cui nessun altro riusciva, allo stesso modo in cui lui avrebbe voluto capire lei. Ma era troppo enigmatica e schiva, per riuscirci.
<< Mia madre, mi ha scritto dicendo che verrà a Natale >> fece lui, fingendo nochalance.
Pansy Parkinson aveva abbandonato la sua famiglia prima ancora che Andrew iniziasse a parlare.
Era troppo giovane per rinchiudersi in casa con un uomo che non sopportava e un bambino che non aveva mai voluto avere, queste le sue parole.
Così usava il fondo di Blaise per viaggiare, sperperando il denaro in hotel di lusso, ristoranti all'ultimo grido e shopping sfrenato. 
Raramente ricordava di avere ancora una famiglia, e l'ultima volta in cui il giovane Zabini l'aveva vista era stata tre anni prima, al funerale di nonno Parkinson.
Odiava vederla, vedere il modo ipocrita con cui lo abbracciava e cercava di passare per madre amorevole.
<< Mi dispiace Andrew... >> fece la ragazza, alzandosi di scatto e sedendosi in braccio a lui.
Il giovane Zabini le carezzò piano il viso, prima di baciarla.
E in quel momento, fu come se il mondo si fosse raddrizzato e i problemi fossero spariti. 
Esistevano solo loro, giovani e sempre più innamorati, sebbene cercassero di negarlo persino a sé stessi.



 

Quando finalmente un'altra giornata di lavoro finì, Hermione sospirò soddisfatta ed esausta.
Era così impaziente di raggiungere Ron e Calì, che per una volta non si curò di chiudere la porta del suo studio, sicura che nessuno si sarebbe permesso di entrare senza il suo consenso.
Si era costruita una posizione influente e di tutto rispetto tale da infonderle quella certezza, ma probabilmente, vista l'occasione, avrebbe fatto lo stesso anche in caso contrario.
Calì aveva appena chiamata, nervosa ed emozionata, annunciando una seconda gravidanza.
Hermione poteva capire il suo stato d'animo.
Lei e Ron avevano cercato di avere un figlio inutilmente, viste le analisi positive riguardo la sterilità della donna. Poi era arrivato Hugo, la loro più grande gioia.
E, quattordici anni dopo, non riuscivano a credere che il miracolo si stesse ripetendo, cosa in cui non avevano mai osato sperare.
Era ormai quasi arrivata al Paiolo Magico, quando l'orologio che aveva incantato le segnalò la presenza di un intruso in ufficio.
Ebbe solo un attimo di smarrimento, prima che, non poco innervosita, facesse dietro front per controllare chi, quel giorno, stesse ostacolando i suoi piani.
Quando finalmente, quindici minuti dopo - odiava smateriallizarsi se non in caso di emergenza, preferiva di gran lunga camminare come una persona "normale"-, arrivò d'innanzi la sua porta, così diversa e luminosa, rispetto all'ambiente tetro e scuro che l'avvolgeva.
Quando entrò, indiavolata, mai si sarebbe aspettata ciò che il suo cervello rifiutava di accettare.
Hermione respirava a fatica, mentre tutti i suoni scomparivano e venivano sostituiti dal martellare incessante del suo cuore. Draco era lì, diverso dal giovane ragazzo che aveva conosciuto. Anni prima aveva sognato quella scena, in cui lei lo avrebbe stretto forte. Ma in quel momento, non poteva fare altro che starsene in silenzio, ad osservarlo. I suoi occhi di ghiaccio sembravano lanciare fulmini, tanta la rabbia che provava dentro. E la donna fu quasi presa dai sensi di colpa, prima di scuotere la testa e ritrovare la compostezza. Lei non doveva più nulla a Draco Malfoy. L'uomo che le aveva spezzato il cuore. L'uomo che odiava più di tutti. L'uomo che non aveva mai smesso di amare.
<< Ciao Hermione >> fece l'uomo, avvicinandosi cautamente.
Non sapeva nemmeno perché fosse arrivato lì.
Tutto ciò di cui era sicuro era la necessità di un lavoro, di denaro per la sua Astoria, e per ottenerlo aveva bisogno di Hermione Granger, colei che, secondo le parole di Blaise, l'aveva scartato senza sentire ragione.
E la rabbia si era impossessata di lui, non rivolta verso di lei. Ma verso se stesso, verso suo padre, verso chiunque avesse scelto per lui un destino così avverso.
<< Cosa ci fai qui? >>
Quella che parlava, non sembrava nemmeno più Hermione.
Era come se la voce debole avesse pronunciato quelle parole di sua spontanea volontà, perché la donna non riusciva a gestire neanche un singolo muscolo del suo corpo.
<< Lo avrei evitato volentieri, ma ne ho bisogno Hermione...ho un disperato bisogno del tuo aiuto e sono disposto a implorare per ottenerlo >>
La sua Hermione era ancora la stessa, lo sentiva fin dentro le ossa, e sapeva che non lo avrebbe abbandonato.
Non di nuovo.
Non ora che c'era in gioco l'unica parte della sua vita che era riuscito a non rovinare.
<< Come... Come osi! Venire qui, dopo tutti questi anni a implorarmi di aiutarti? VAI SUBITO FUORI DA QUI >> urlò lei, riprendendosi dallo shock.
Aveva un desiderio sfrenato di prenderlo a pugni, ma si trattenne lasciando che calde lacrime di pura rabbia le bagnassero il viso.
Lui le si avventò contro, stringendole i polsi nelle grandi mani.
I suoi occhi, parevano essere ormai del colore del carbone.
Erano spiritati, disperati.
Erano gli occhi di un'anima dannata.
<< CAZZO HERMIONE, ASCOLTAMI SOLO PER UN FOTTUTO MINUTO. DEVO PENSARE A MIO FIGLIO, DEVO SALVARE MIA MOGLIE... PENSI CHE PER UNA COSA MENO IMPORTANTE SAREI QUI ORA? >>
A quelle parole, urlate da Draco con tutto il fiato che aveva in gola, lo sguardo della donna saettò all'anulare sinistro di lui, dove la classica fede dorata sembrava risplendere.
E sì sentì così stupida, per un'ennesima volta.
Lei non era mai stata niente per lui, e quella era l'ennesima conferma.
Aveva costruito una famiglia, mentre lei era rimasta ad aspettarlo per tutti quegli anni.
Lui aveva amato un'altra, tanto da sposarla e averci un futuro, mentre lei non era mai riuscita a superare il ribrezzo di altre labbra che non fossero quelle di Draco.
Si divincolò, mettendo quanta più distanza possibile tra i loro corpi.
<< Mi dispiace...ma non posso fare nulla, non per te. >> sussurrò ad un fil di voce, dandogli le spalle.
Il vecchio Serpeverde rinchiuse la punta del naso tra il pollice e l'indice, cercando di fare respiri profondi per calmarsi.
Fu allora che notò un piccolo disegno, probabilmente di una bambina di non più di sette anni.
Erano semplicemente due donne, che Draco ipotizzò fossero proprio la bambina ed Hermione, mano nella mano mentre alla loro sinistra la protagonista del disegno era la grande scritta "TI VOGLIO BENE MAMMA".
<> si fece sfuggire lui, facendo irrigidire la donna.
<< Cosa non faresti per lei? Puoi capirmi Hermione, ti chiedo solo di ascoltarmi. Da genitore a genitore, per l'amore che proviamo per i nostri figli. >>



 

Alice Paciock era, irrimediabilmente, cotta di Hugo.
Lo era dall'anno prima, quando lui l'aveva consolata durante un attacco di panico dopo una lezione di Cura delle Creature Magiche.
Non aveva mai conosciuto un ragazzo più goffo e timido di lui, ma queste sue caratteristiche non facevano altro che renderlo ancora più carino ai suoi occhi.
Ma era convinta che lui non pensasse a lei in quel modo, così si era rassegnata ad una timida e segreta cotta adolescenziale.
Mentre se ne stava seduta accanto all'accogliente fuoco della caotica Sala Comune, la piccola Lily Potter arrivò di corsa, sul punto di scoppiare a piangere.
<< Che succede Lils? >> le chiese, quando quest'ultima le si buttò letteralmente tra le braccia.
<< James! Non lo sopporto! >> fece col suo fare capriccioso la bambina dai capelli rossi.
Alice alzò gli occhi al cielo, sospirando sconsolata: quando mai quel deficiente di Potter ne faceva una giusta?
Era però stupita che stavolta fosse Lily ad andare contro il fratello maggiore, visto che quei due erano praticamente inseparabili.
<< Che ha fatto stavolta James? >>
<< Non vuole farmi allenare per le selezioni di Quidditch! Dice che sino troppo piccola e bla bla bla, tutte quelle cose lì >>
Lilian Potter sapeva bene di essere sempre stata la più viziata e coccolata nella sua famiglia e, proprio per questo, non poteva accettare che fosse proprio James a impedirle di fare ciò che voleva.
Sognava il Quidditch sin da quando era cresciuta abbastanza da apprezzare i fantastici racconti dei suoi genitori, e non sarebbe certo stato suo fratello a tarparle le ali. O, per meglio dire, la scopa.
<< Dai calmati Lily, sai com'è fatto tuo fratello, probabilmente ha solo paura tu possa farti male. Sai bene che per lui sei peggio di una bambola di porcellana e che vorrebbe tenerti sotto una campana di vetro per tutta la vita. Se vuoi, posso provare a parlargli io... >> tentò di consolarla la giovane Paciock, venendo nuovamente stritolata dalla bambina dagli occhi chiari.
<< Grazie grazie grazie Alis, sei la migliore >>.
In quel momento, proprio James Potter entrò sporco e sudato nella Sala Comune e Lily, notando si stesse avvicinando a loro, se ne andò con fare snob verso il dormitorio femminile.
Il fratello sbuffò, accasciandosi con malagrazia sulla poltrona rossa dove Alice era stata fino ad un minuto prima.
<< È ancora arrabbiata con me? >> chiese con fare scocciato alla ragazza di fronte a lui.
<< Sì lo è, le ho detto che ti avrei parlato io ma... Sinceramente vatti a fare una doccia, puzzi di fango e sudore >> fece lei, storcendo il naso.
James fece un mezzo sorriso malandrino, afferrandole il polso e buttandosela addosso per poi stringerla in un abbraccio.
<< Ammetti che sono figo anche così >> si vantò, iniziando a solleticarle i fianchi.
<< JAMES POTTER SEI DISGUSTOSO >> urlò lei contorcendosi per le risate e tentando di divincolarsi colpendolo alla cieca.
Quando lui le permise di rialzarsi, entrambi avevano il fiatone per le troppe risate.
<< Vado a fare una doccia, ma ora credo ne abbia bisogno di una anche tu. La facciamo insieme? >> la stuzzicò lui mentre si dirigeva verso la sua stanza, beccandosi un dito medio da parte della ragazza.
Rimasta nuovamente sola Alice non poté fare a meno di sorridere fra sé e sé pensando a quel "deficiente di Potter" a cui, però, voleva un bene dell'anima.


ALLORA ALLORA ALLORA
In questo capitolo possiamo vedere il "cuore" di alcuni dei nostri amati personaggi.
Il cuore deluso di Rose e Andrew per i genitori che non hanno mai avuto a pieno, mentre in entrambi nasce sempre di più un amore forte di cui hanno molta paura.
Poi... il tanto atteso (spero ahah) primo incontro di Draco ed Hermione. Entrambi con il cuore spezzato, ma per motivi diversi.
La prima perché, nonostante tutto, non ha mai smesso di amarlo e di sperare in loro, il secondo perché sente di star perdendo la sua famiglia, sua moglie e suo figlio, coloro che ama più di tutto.
Infine passiamo ad Alice, cotta di Hugo, e molto legata ai fratelli Potter e a James in particolare, a cui "vuole un bene dell'anima".
Cosa vi aspettate accadrà? Su chi o cosa vorreste fosse incentrato il prossimo capitolo?
Fatemelo sapere con una recensione.
Un bacio
AlessiaHSFoglia.

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Capitolo 6
*** Birthday morning ***


Birthday morning

Quella del 20 Settembre era una mattina ancora piacevolmente calda, e l'intero castello sembrava circondato da una nube di tranquillità.
Merito degli alunni ancora addormentati, o forse dei professori rilassati per una giornata senza lezioni.
Essendo però Hogwarts, la pace non poteva certo durare a lungo.
Ci pensò Hermione Granger, quella mattina, a rompere quel silenzio idilliaco creatosi.
Usando il camino del suo ufficio, riuscì a mettersi in contatto col suo migliore amico in men che non si dica.
<< Hermione, come mai già in ufficio? >> fece Harry Potter, coprendo uno sbadiglio con la mano.
<< Dovevo parlarti, ora. >>
La faccia scura di Hermione scosse l'uomo che subito drizzò la schiena, sentendo il sonno abbandonarlo velocemente.
<< Quando, di preciso, tu e Rose avevate intenzione di dirmi che il figlio di Draco frequenta Hogwarts? >> 
Il tono di Hermione non aveva subito alcuna alterazione: era piatto, come se stesse descrivendo il cielo grigio di una giornata cupa e triste.
Ed Harry capì subito che stava per esplodere.
<< Ascoltami Herm... Rose mi ha chiesto di non dirti nulla. E sinceramente credo avesse ragione. Non c'è alcun motivo di arrabbiarti... >> cominciò Harry, rendendo le sue parole le gocce che fecero traboccare il vaso.
<< MA COSA DIAVOLO AVETE IN TESTA? DAVVERO CREDEVATE NON FOSSE IMPORTANTE FARMI SAPERE CHE LUI AVESSE UN FIGLIO? CHE ROSE HA UNA SOTTOSPECIE DI FRATELLO A SCUOLA CON SÉ? >>
Il Salvatore del Mondo Magico tacque, lasciando che la sua amica si sfogasse.
Dentro di sé, sapeva di aver sbagliato.
Ma come avrebbe potuto dirle che quell'essere schifoso che non aveva mai dimenticato l'aveva cancellata, rifacendosi una vita?
Rendendosi conto dello stato d'animo dell'uomo, la donna si zittì.
Capiva cosa aveva spinto le due persone a cui teneva di più a comportarsi in quel modo.
<< E Rose.. lei..? >>
<< Sta bene >> la tranquillizzò subito Harry, sorridendole dolcemente << All'inizio era sconvolta ovviamente, ma ora va tutto bene e... credo che semplicemente non sappia come comportarsi con lui >>
Hermione sorrise di rimando: sua figlia era forte e aveva un cuore immenso, poteva cavarsela anche senza di lei.
E sapere che Harry, colui che non l'aveva mai abbandonata, fosse un punto di riferimento anche per la sua Rose la riempiva di gioia.
<< Parlando di Rose... credi sia presto per scriverle? >> cambiò argomento la donna.
L'uomo sorrise, raccontando alla Granger ciò che stavano preparando.

Rose sentiva i raggi del sole attraversare il vetro, ma rifiutò di aprire gli occhi.
Aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, ma era abbastanza certa che quel giorno non ci fossero lezioni. Ergo: poteva restare a letto fino ad ora di pranzo.
Quando sentì dei rumori aprì di scatto gli occhi, già pronta ad incenerire Milah con uno sguardo, ma incontrò subito il verde luminoso di quelli di Harry.
<< Buon diciassettesimo compleanno, streghetta >> le disse l'uomo ridendo per la faccia sconvolta di lei che, dopo essersi ripresa, gli buttò le braccia al collo.
Quando si staccò dall'abbraccio, notò subito il vassoio con la colazione e un piccolo pacchetto di velluto nero.
Il Salvatore del Mondo Magico, notando lo sguardo della ragazza, lo prese per porgerglielo.
<< Spero ti piaccia... >>
All'interno c'era un semplice ciondolo di forma ottagonale di un verde intenso, luminoso.
Prendendolo in mano, non poté far a meno di notare il peso, eccessivo per un accessorio di quelle dimensioni.
<< È un vero smeraldo?! >> fece sconvolta, voltandosi verso Harry, che annuì.
<< Non posso accettarlo Harry, ti sarà costato un milione di galeoni >> continuò, venendo immediatamente zittita.
<< Certo che devi accettarlo, non voglio sentire scuse... Ora tieni, tua madre ti ha spedito questa lettera. Leggila, fai colazione e vestiti. Ti aspetto in Sala Grande fra mezz'ora >>
Le baciò la fronte e poi uscì dal dormitorio femminile di Serpeverde, noncurante delle milioni di regole della scuola che aveva appena infranto per fare gli auguri alla sua Rose. 
La ragazza, rimasta sola, ripose subito il prezioso gioiello nel baule, per poi aprire la lettera mentre sgranocchiava i biscotti al cioccolato.

Amore mio, 17 anni.
Mi sembra solo ieri, quando da bambina ti intrufolavi nel mio letto per la paura dei mostri sotto il letto. Ora sei una donna, anche se lo eri già, nonostante cercassi di ignorarlo.
Ti auguro solamente di essere forte, come lo sei sempre stata, di essere felice, come spero essere riuscita a renderti in questi anni, e di ottenere dalla vita tutto ciò che desideri.
Un bacio, mamma.
P.S. Non mi sono dimenticata il regalo, ma dovrai aspettare le vacanze per riceverlo.


Rose sorrise, abbozzò una breve risposta, e poi si diresse in bagno per una doccia veloce.



<< Ci metterà secoli, ne sono sicuro >> sbuffò James, addentando un toast rubato dai tavoli della Sala Grande.
Avevano programmato una giornata fuori - i pochi vantaggi di avere un genitore a scuola - per i 17 anni di Rose, e lui sapeva perfettamente che lei li avrebbe fatti ritardare.
Sebbene sia Teddy che Harry fossero concordi con lui, quest'ultimo gli lanciò uno sguardo ammonitore continuando a chiacchierare con Albus e Lily.
Ma, per fortuna, la festeggiata comparve circa dieci minuti dopo, nei suoi jeans strappati e una semplice maglia a maniche lunghe azzurra.
<< Auguri Rose! >> urlarono in coro i gemelli, correndo ad abbracciarla.
Fu poi il turno di James, che con il suo solito modo di fare spiritoso (che nascondeva non poco egocentrismo) le ricordava che ormai era entrata nella fase anziana e che sarebbe stata una rompiscatole più del solito.
Teddy rise, prima di stringere Rose in un abbraccio, sollevandola da terra.
<< Auguri R., ti voglio bene >> le fece, facendola girare.
<< Allora, vogliamo andare? >> chiese Harry con un sorriso, mettendosi alla guida di quella loro strana, grande e bellissima famiglia.

Hermione aveva appena finito di bere il suo caffè mattutino, quando Ginny Weasley entrò di corsa nell'ufficio.
<< C'è qualche problema.. >> tentò di chiedere la donna, per poi essere immediatamente zittita dall'amica.
<< Spiegami perché al San Mungo è arrivato un tuo gufo con un curriculum lavorativo di Draco Malfoy. Ora. >>
La Granger abbassò lo sguardo, maledicendosi per la millesima volta.
Aveva ceduto, com'era prevedibile.
Non avrebbe mai potuto abbandonare Draco, nonostante tutto.
Non dopo averlo rivisto.
Non dopo che il suo sguardo sembrava aver mandato all'aria 17 anni tentando di dimenticarlo.
E lo odiava talmente tanto, perché doveva farlo. Doveva odiare lui, per non odiare sé stessa. Per non odiare il modo in cui, incondizionatamente, stupidamente e irrimediabilmente lo amava ancora.
<< È...complicato Ginny >> si limitò a dire, cercando di chiudere l'argomento in fretta e furia.
Ma la rossa era tutt'altro che disposta a lasciar correre.
<< HERMIONE! PER GODRIC GRIFONDORO! AVRESTI DOVUTO PRATICAMENTE BUTTARLO FUORI DA QUESTO EDIFICIO, SE NON DA TUTTA LA DIMENSIONE MAGICA... QUEL FURETTO PLATINATO, MALEFICO E MISERABILE NON MERITA ALTRO >> urlò e la ricevente di tutte queste grida si chiese se l'avesse udita l'intero Ministero, per poi ricordare che l'ufficio era insonorizzato.
Stava per ribattere, quando dei colpi alla porta le interruppero.
<< Avanti >> fece Hermione, drizzandosi sulla sedia, mentre Ginny continuava a lanciarle sguardi infuocati.
Quando, con un sorriso nervoso stampato in faccia, proprio Malfoy entrò nella stanza, agli occhi della castana parve che la bocca della Weasley quasi toccasse terra.
<< Oh, scusate, non volevo interrompervi... Ginevra, è un piacere rivederti >> disse l'uomo, col suo solito tono austero, cercando di essere gentile.
Non aveva mai apprezzato la Grifondoro, tantomeno quando aveva piantato Blaise per quell'idiota di Potter, ma non voleva certo comportarsi come un despota, quando era la migliore amica di Hermione.
<< Fortuna io non possa dire lo stesso di te, Malfoy >> ribatté la donna, con un sorriso talmente gelido che la temperatura dell'intera stanza parve colare improvvisamente.
Poi, prima di notare lo sguardo astioso dell'uomo e quello sconsolato della mora dagli occhi ambrati, uscì fuori facendo in modo di sbattere la porta.
<< Ehm...ti chiedo scusa...per Ginny >> disse la donna, alzandosi in piedi.
<< Non c'è problema...sono passato solo per ringraziarti e, ho pensato di portarti questi >> fece lui, porgendole un mazzo di peonie.
Hermione spalancò gli occhi alla vista di quel fiore che tanto amava, sorpresa dal fatto che lui lo ricordasse.
Lo ringraziò con un mezzo sorriso, e la stanza si riempì di un evidente imbarazzo; entrambi non sapevano come comportarsi, dopo 17 anni lontani, con le proprie colpe ed i propri rimorsi, erano lì. Come se niente fosse successo. 
Come se non fosse stato mai amore.
L'arrivo di Poppy, la civetta color sabbia di Rose, disciolse l'atmosfera creatasi, portando alla donna la risposta della sua piccola.
Draco, trovatosi di fianco a lei, non riuscì ad evitare di lanciare uno sguardo curioso alla lettera, ma si sorprese a fissare la mano sinistra della Granger: non c'era nessuna fede nuziale.
<< È tua figlia? >> le chiese, con la prima cosa gli venisse in mente.
<< Ehm...sì, è lei...oggi è il suo compleanno >> scattò subito Hermione, conservando la lettera nel suo cassetto e fissando l'uomo con fare nervoso.
<< Tanti auguri allora..sarà meglio che io vada. Buona giornata Hermione >>
Quando Draco richiuse la porta dietro di sé, Hermione si buttò a peso morto sulla sedia, stringendo la punta del naso tra l'indice e il pollice. Come sarebbe riuscita ad uscire da quella voragine chiamata Draco Lucius Malfoy?

Il pub MerissaMagò era perlopiù vuoto, se non per alcuni gruppetti sparsi per i tavoli.
Nato da solo qualche anno, era divenuto un centro di ritrovo molto apprezzato dai giovani, anche per gli studenti di Hogwarts nei giorni loro concessi a Diagon Alley.
Gestito da Merissa e Conrad Marshall, gli zii di Camille, era un normale pub "babbano", che aveva scatenato non poca curiosità nei maghi.
I due coniugi, lui maganò e lei babbana, avevano deciso di iniziare lì la loro attività, sicuri che avrebbero fruttato e così era stato.
Harry, Rose, James, Albus, Lily e Teddy sembravano aver svaligiato l'intera cucina, dato che il cameriere non riusciva più a trovare un posto per posare il quarto piatto di noodles.
<< E questo chi l'ha ordinato? >> fece Harry, nascondendo un sorriso divertito.
James alzò il braccio, avendo la bocca piena del suo MaxiBurger.
<< Spiegami come fai a non prendere neanche un grammo >>  sospirò Albus con fare ironico.
<< Sono una divinità, semplice >> esclamò il maggiore dei fratelli Potter beccandosi uno scappellotto sulla nuca da Rose.
<< Sei solo un buffone >> lo prese in giro.
<< Egocentrico >> continuò Taddy con un sorrisetto.
<< Insopportabile, aggiungerei >> finì Albus.
<< Ma prego, continuate pure.. >> sbuffo James, incrociando le braccia con fare offeso.
<< Dai, Jamie, ti amiamo per quello che sei >> rise Lily, dando un bacio sulla guancia al fratello maggiore che subito la strinse in un abbraccio.
Non c'era una persona al mondo a cui James tenesse più che a sua sorella, un sentimento da lei pienamente ricambiato.
Harry rise, sentendosi in armonia con i suoi figli, cosa che non succedeva da un po'.
Lui e James ancora non riuscivano ad avere una conversazione da soli, ma l'uomo sentiva che il tempo avrebbe aggiustato tutto: i suoi figli erano il suo mondo, la sua felicità.
L'uomo si sentì abbracciare da dietro, e i biondi capelli di Rose gli annebbiarono la vista mentre la ragazza gli baciava la guancia.
<< Grazie di questa bellissima giornata, Harry >> gli disse, per poi tornare al suo posto.




Ad Hogwarts i membri del settimo anno di Serpeverde erano in subbuglio, e tutto a causa di Andrew.
Il ragazzo si era intestardito a voler organizzare una festa a sorpresa per la sua Rose, e voleva che ogni cosa fosse perfetta per la sua ragazza.
Solo a pensarci, un brivido gli attraversava la schiena.
Lo desiderava, desiderava che Rose Granger diventasse la sua ragazza a tutti gli effetti.
Ma non voleva rischiare di affrettare tutto, di rovinare quello che erano, di non essere alla sua altezza così aveva deciso di migliorarsi, di diventare il tipo di ragazzo che lei meritava al suo fianco.
<< Bibite... ci sono, festoni e decorazioni quasi del tutto sistemate...credo che siamo quasi pronti >> gli comunicò Milah, dandogli un colpetto affettuoso sulla spalla.
<< Menomale >> fece lui, lasciando la ragazza ad occuparsi degli ultimi preparativi.
Secondo Taddy, il loro rientro era previsto per le 19.00. Ciò significava che aveva solo tre ore per decidere cosa regalare alla ragazza.
Aveva passato settimane a rifletterci (un vestito? Troppo scontato; un libro? Prevedibile; un accessorio? Troppo insignificante) e ancora non riusciva a decidersi.
Voleva sorprenderla, renderla felice per quanto fosse nelle sue capacità.
Poi si rese conto che c'era una sola cosa che lui potesse donare a Rose, l'unica cosa che le avrebbe dimostrato quanto la amasse.
E, con una carica che non avrebbe mai pensato di poter provare, corse al suo dormitorio.
In attesa di una serata che sarebbe stata indimenticabile.

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Capitolo 7
*** The love's stone ***


The love's stone

Alice era nella Sala Comune, in attesa di Camille. 
Decise a raggiungere insieme il luogo della festa, la giovane Marshall stava facendo spazientire non poco l'amica: era in ritardo di quasi quindici minuti.
Se ne stava quindi, sola e terribilmente annoiata, circondata dal chiacchiericcio dei suoi compagni di casa, quando James scese le scale del dormitorio femminile.
Aveva cambiato il suo maglione rosso per una semplice camicia azzurra a cui aveva abbinato la cravatta, entusiasta dell'idea di Andrew del party per Rose.
Quando si trovò davanti Alice, sgranò gli occhi per lo stupore: i capelli castani erano legati in una crocchia disordinata, gli occhi scuri delineati dal trucco dorato e le labbra di un color prugna - Alice Paciock truccata era un avvenimento meno probabile del volare degli asini -, un vestito color sabbia senza spalline, aderente in vita e più largo nella gonna, che le conferiva un'aura di sensualità facendola apparire più adulta dei suoi quattordici anni, era abbianato a delle calze fascianti nere e, ai piedi -si compiacque il ragazzo con un sorrisetto- delle semplici All Stars.
<< Wow >> si lasciò sfuggire, guadagnandosi uno sguardo curioso dalla ragazza.
<< Allora sei davvero una ragazza! >> la prese in giro con i suoi soliti modi di fare, facendole alzare gli occhi al cielo e ricevendo una piccola spinta.
<< Spiritoso! >> fece lei a tono, fermandolo per un braccio avendolo notato avvicinarsi al ritratto della Signora Grassa.
<< Fammi compagnia, devo aspettare Camille >> si giustificò, osservando lo sguardo confuso dell'amico.
<< Solo perché sono un cavaliere, Hugo mi aspetta..>> 
Le guance di Alice si fecero di un rosso intenso, al pensiero di Hugo.
James, notando la reazione, le rise apertamente in faccia, spostandosi il ciuffo dalla fronte e sedendosi sulla poltrona.
<< Ti piace ancora Hugo? >> le chiese, continuando a ridere sommessamente e tirandola a sedere sul bracciolo accanto a sé.
<< Ma... Che dici James! Ancora con questa storia?! >> fece Alice, negando spudoratamente.
Tutta l'estate il giovane Potter l'aveva presa in giro perché "guardava Hugo con una faccia da pasce lesso", e lei non riusciva a trovare un modo per dissuaderlo.
Era imbarazzante sapere che James fosse a conoscenza dei suoi sentimenti e poi lui era il migliore amico del giovane Weasley, se gli avesse raccontato qualcosa?
La conversazione fu interrotta da una Camille in un abito rosa cipria, lungo fino al ginocchio e i lunghi capelli legati in una treccia laterale.
<< Scusami Alis, ho fatto tardissimo, ma ho perso la cognizione del tempo >> si scusò con fare supplichevole, guardando i due amici seduti d'innanzi a lei.
<< Non fa niente Cami, non preoccuparti >> la rassicurò la giovane Paciock, alzandosi e colpendo per sbaglio James col gomito, piantandoglielo nel bel mezzo dello stomaco.
Il ragazzo trattenne il respiro, inveendo mentalmente contro Godric Grifondoro e rivolgendole uno sguardo assassino.
<< Se devi ammazzarmi, quanto meno usa l'anatema che uccide >> scherzò poi, alzandosi e mettendosi una mano sul punto dolente con fare teatrale.
<< Non mettermi in testa queste idee Potter, potrei metterle in pratica >> lo stuzzicò lei, sotto lo sguardo divertito di Camille.
<< Ti mancherei troppo, Paciock >> le sussurrò, piegandosi vicino al suo orecchio per poi afferrare entrambe le ragazze per il braccio e uscire dalla Sala.




Rose era tornata in camera stanca, ma felice della giornata appena trascorsa. Avere Harry ad Hogwarts si era rivelata una cosa fantastica, e non perchè aveva potuto passare il suo compleanno fuori dal castello
. Da piccola, sebbene si fosse sempre sentita diversa e avesse sempre sognato il ritorno del re biondo protagonista delle sue fantasie, non aveva mai sentito la mancanza concreta di una figura paterna. E questo, lo doveva solo a lui.
Era solo delusa di non aver incrociato Andrew, temendo in cuor suo che il ragazzo avesse dimenticato il suo compleanno, ma scosse la testa come a dirsi che non era poi così importante.
Pensò di trascorrere quello che restava della giornata nel dormitorio, assieme a Milah e alle sue compagne, ma, non appena varcò la porta, si accorse che solo la Gold era in camera. Milah se ne stava davanti lo specchio, intenta ad ammirarsi in una tuta aderente blu notte con una scollatura tutt'altro che indifferente e nei sandali argento.
<< A cosa devo questo look mozzafiato? >> chiese Rose, buttandosi a peso morto sul letto.
<< Sto bene? Ho un appuntamento >> fece l'amica, puntandosi la bacchetta alla tempia e cercando di acconciare i suoi capelli neri come la pece.
<< Chi è questo fortunato pretendente? >> esclamò la Granger, mettendosi a sedere di scatto. 
<< Marcus Fitzgerald >> buttò lì Milah, con fare disinteressato.
<< Marcus Fitz... Quel Marco Fitzgerald? Il ragazzo di Grifondoro, stra-carino, stra-dolce, stra-simpatico e stra-principe di Monaco? >> quasi urlò Rose.
Non poteva credere che la sua migliore amica avesse davvero un appuntamento col nipote del Re di Monaco, prossimo nella linea di successione. Marcus era un ragazzo molto alla mano, simpatico e per niente con la puzza sotto il naso, ma mai nessuno gli si era mai completamente avvicinato in sette anni di scuola per via del suo titolo.
<< Esatto...quindi, mi chiedevo se per favore potresti venire con me. Ha detto che c'è un suo amico e, sai, non vorrei che la serata fosse piena d'imbarazzo >> la pregò la Serpeverde, rivolgendole uno sguardo implorante.
<< Ma..io in realtà non sono interessat.. >>
<< Niente ma Granger >> la inerruppe Milah, agitando la bacchetta verso l'amica che in un secondo si ritrovò vestita, truccata e acconciata di tutto punto.
Rose sospirò rassegnata, prima di esser trascinata dall'amica fuori dal dormitorio.


Le due camminarono silenziosamente per la scuola, fino a raggiungere il settimo piano.
<< Perchè vi siete dati appuntamento quissù? >> chiese senza fiato, appoggiandosi al muro.
Prima che Milah potesse rispondere Marcus fece la sua comparsa, sorridendo calorosamente ad entrambe prima di baciare dolcemente la Gold sulla guancia.
<< Siete entrambe bellissime >> disse e, sebbene usasse il plurale, non aveva staccato gli occhi neanche per un secondo dalla sua accompagnatrice, che lo ringraziò arrossendo leggermente.
<< Mi dispiace Rose, ma il mio amico non è potuto venire...saremo noi tre >> ruppe il silenzio il ragazzo, rivolgendosi alla bionda.
La ragazza si sforzò di sorridere, anche se era non poco infastidita. Okay che la propria migliore amica avesse completamente dimenticato il suo compleanno e che lei non fosse certo interessata a fare nuove conoscenze da quel punto di vista, ma che avesse dovuto passare la serata a fare da terzo incomodo le sembrava decisamente il colmo.
Milah le sorrise a mo' di scuse, mentre afferava il braccio di Marcus, intento a far comparire la porta della Stanza delle Necessità.
Non appena i tre entrarono furono investiti da una folla di allievi che, dopo l'urlo "SORPRESA", fecero a gara ad abbracciare e ad augurare buon compleanno ad un'incredula Rose.
<< Pensavi davvero ci fossimo dimenticati del tuo diciassettesimo compleanno? >> fece Milah, stringendo forte l'amica assieme a Teddy Lupin.
L'intera stanza richiamava una discoteca babbana, dalle luci colorate, al vapore, ai divanetti in pelle bianca, fino all'angolo bar.
<< Siete i migliori amici del mondo! >> esclamò, seriamente commossa.
<< Non siamo stati noi ad organizzare questa fantastica festa >> le disse Teddy, spostandosi per lasciarle osservare Andrew appena arrivato.
Indossava una camicia nera, aperta quasi fino allo stomaco e dei jeans neri aderenti, semplice e bello da morire.
E se Rose non riusciva a fare altro che guardarlo, Andrew non poteva che mangiarla con gli occhi: il vestito che Milah aveva scelto per l'amica era un semplice tubino corto nero, con le maniche in pizzo trasparente e la schiena completamente scoperta.
Era bellissima la sua Rose. Le andò vicino e, prima che la ragazza potesse parlare, la baciò. Fu un bacio lento, ma deciso. Un bacio vero, non come gli altri che si erano scambiati.
Quando si staccarono lui sorrise, poi la afferrò per la vita e la trascinò dolcemente con sè verso la pista da ballo.





Mancava poco a mezzanotte, quando Andrew si avvicinò a Rose, intenta a chiacchierare con Alice ad Hugo, per reclamarla.
<< E' il momento del mio regalo... >> le disse, in risposta allo sguardo confuso della ragazza.
Lasciarono la festa e, lentamente, raggiunsero la Torre di Astronomia, dove Zabini aveva steso una tovaglia da pic-nic su cui vi erano delle semplici candele profumate un mazzo di rose blu.
<< Le mie preferite... >> sussurrò Rose, sedendosi e annusando quella magnifica composizione.
<< Mi sono preparato un discorso, quindi ti prego di non interrompermi >> esordì il ragazzo, sedendosi accanto a lei e fissandola negli occhi. La ragazza rise leggermente, prima di annuire e mettersi in ascolto.
<< Siamo amici da quando ci siamo conosciuti e Dio solo sa Rose quanto tengo alla nostra amicizia, solo che a me non basta più. Mi piaci, mi piaci da impazzire, credo sia la prima volta in cui sento di tenere così tanto a qualcuno. E so di piacere anche a te, vedo come mi guardi, come io guardo te. Ho pensato per giorni a cosa regalarti, ma mi sono reso conto che c'era solo una cosa che potessi donarti. >>
Detto questo, il ragazzo mise davanti alla ragazza un piccolo pacchetto, contenente una sorta di pietra trasparente, grande quanto il palmo di una mano.
<< Cos'è? >> chiese la Granger,  cercando di non piangere per le bellissime parole da lui appena pronunciate.
<< E' una pietra di Luna, conosciuta anche come Pietra dell'Amore. E' magica. Si dice che se qualcuno poggia questa pietra sul cuore di un altro ed essa si illumina, colui che l'ha ricevuta sia innamorato del donatore. >> spiegò Andrew, non lasciando lo sguardo di Rose nemmeno per un secondo.
La ragazza afferrò l'oggetto con le mani tremanti e, sotto gli occhi attenti di Andrew, poggiò la pietra sul cuore palpitante del moro, lasciando che una luminosa sfumatura azzurra si sostituisse all'ordinaria trasparenza.
<< Con questa pietra ti sto donando il mio cuore Rose. E' tuo. Ora, mi daresti la possibilità di essere il tuo ragazzo, di vivere con te questa nuova e bellissima situazione per entrambi? >>
La ragazza gli si sedette a cavalcioni sul petto, prima di baciarlo con tutta la passione che aveva.
<< Avevi qualche dubbio, Zabini? >> gli fece sarcastica, prima di baciarlo nuovamente e di stendersi sul suo petto.
E restarono così, abbracciati e innamorati, ad osservar le stelle.


Spazio autrice:
Dopo una lunga assenza rieccomi, a sperare che ci si aancora qualcuno interessato a seguire questa vecchia storia.
Questo capitolo è molto semplice dal punto di vista del contenuto, ho voluto concentrarmi su Rose, sul suo compleanno e sulla sua storia con Andrew. Piaciuta la dichiarazione del ragazzo? Vorrei tanto un Zabini nella mia vita.
All'inizio piccola parte su Alice e James, cosa ne pensate?
Il prossimo capitolo sarà probabilmente un flashback, quindi tenetevi connessi.
Un bacio

Alessia HS Foglia



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Capitolo 8
*** Back in time - Snake Vs Snake ***


Back in time - Snake Vs Snake


Erano passate poco più di due ore da quando Draco Malfoy aveva fatto il suo ingresso nella stanza, e l'uomo non sembrava intenzionato ad uscirne nonostante le diverse sollecitazioni. Aveva il volto stanco, segno della notte insonne - l'ennesima - che aveva passato. 
Se ne stava seduto, in quella stanza al San Mungo, con lo sguardo fisso su sua moglie.
I capelli color cenere ricadevano disordinati sul cuscino e le palpebre chiuse non lasciavano intravedere quegli occhi grigi che tanto l'avevano stregato: Astoria Greengrass, bella come lo era sempre stata, dormiva profondamente.
Un sonno da cui non si risvegliava da anni, un sonno da cui probabilmente non si sarebbe mai svegliata.
Ogni medimago, curatore, pozionista con cui aveva parlato, aveva consigliato a Draco di interrompere gli incantesimi che la tenevano in vita, ma lui non desisteva: aveva speranza, speranza che qualunque cosa ci fosse dall'altra parte, l'avrebbe salvata. Il senso di colpa per ciò che le era accaduto, gli attanagliava lo stomaco rendendogli a volte difficile persino respirare, sapeva sarebbe dovuto esserci lui in quel letto. Lo avrebbe meritato per tutto il male che aveva fatto, mentre lei... lei avrebbe meritato semplicemente una vita con un uomo migliore di ciò che era sempre stato.
Nuovamente la porta si aprì, ma non era la solita infermiera che gli intimava di uscire. Erano Blaise e Daphne, entrambi lì per lui.
La prima ad entrare nella stanza fu la bionda che, dopo aver passato una mano affettuosamente sulla spalla del giovane Malfoy, si avvicinò alla sorella minore e le baciò la fronte, prima di sedersi sul bordo del lettino. Anche Blaise si avvicinò, tenendo comunque una certa distanza dagli altri. Aveva avuto modo di conoscere e apprezzare Astoria negli anni in quanto sorella minore di una delle sue più care amiche, ma non aveva mai stretto alcun rapporto con la donna, visti soprattutto i suoi anni di lontananza da Draco e non voleva quindi intromettersi nel dolore dei suoi amici. Quando l'amico - poteva nuovamente definirlo tale? - gli aveva raccontato dell'incidente della moglie era rimasto senza parole, sia per la crudeltà del gesto, sia perchè nè Theo nè Daphne avevano fatto parola dell'accaduto in tutti quegli anni. Sapeva bene che in parte dipendeva anche da lui, dal suo essersi staccato definitivamente dai suoi vecchi compagni quando aveva allonatanato Draco diciassette anni prima.
Blaise Zabini ricordava le parole piene di rabbia che aveva urlato al giovane Malfoy, di come si fosse pentito non appena aveva notato l'ombra scura impossessarsi dello sguardo di quest'ultimo, di come Daphne lo aveva rimproverato amaramente per poi seguire Draco, e dello sguardo imparziale di Theo che non riusciva però a dissimulare una sorta di delusione verso l'amico.
Avevano fatto una promessa lui, Draco e Daphne, una promessa a cui arrivati ad Hogwarts aveva preso parte anche Theo: esserci sempre, l'uno per l'altro.
Una promessa a cui proprio lui, aveva voltato le spalle.
Per anni poi aveva finto di aver superato quella parte della sua vita, aveva finto di non cercare più il nome di Draco sui quotidiani, di non aspettarsi più l'amico alla porta di casa. Eppure non era così.
Incrociò lo sguardo dell'uomo, fiero come sempre, ma stanco e distrutto da ciò che aveva passato e non potè non sorridergli, come a dirgli che quella volta sarebbe rimasto lì, al suo fianco. E, nascondendo un sorrisetto divertito, non potè far a meno di pensare a come tutto fosse partito da un loro semplice litigio.



1 Settembre 1996 - Hogwarts Express
Il vagone in cui viaggiavano i ragazzi del sesto anno di Serpeverde era carico di un qualcosa che non era ben identificato da tutti i ragazzi dentro seduti.
Daphne ascoltava svogliatamente Pansy chiacchierare su un qualcosa che nemmeno ricordava, troppo presa nei suoi pensieri. I suoi genitori e quelli di Draco avevano deciso: i due ragazzi si sarebbero uniti in matrimonio. Lei e l'amico avevano concordato di mantenere il segreto coi loro compagni e che, soprattutto, il matrimonio non sarebbe avvenuto prima dei 20 anni. Il suo sguardo cadde sulla sua compagna di dormitorio, da sempre innamorata di Draco, e poi, su Theodore Nott: come avrebbe potutuo dichiararsi sapendo di essere destinata ad un altro uomo?
Anche Blaise Zabini era strano, uno sguardo quasi astioso che nascondeva però un velo di preoccupazione gli occupava il volto mentre di sottecchi osservava i suoi amici. Non comprendeva quella che per lui non era nient'altro che codardia, una giustificazione frivola sul prendere la strada più sbagliata che ci fosse.
Draco Malfoy, poi, sembrava un cadavere. Gli occhi vitrei e immobili, il viso più pallido del solito e quella giacca nera a proteggerlo, a nasconderlo dai suoi stessi amici. Solo Daphne sapeva, solo lei poteva capirlo.
E poi c'erano Theo e Pansy, gli unici che apparentemente vedevano in quel tragitto solo l'ordinario inizio di un anno che non aveva nulla di diverso dai precedenti. La Parkinson sembrava quasi infastidita dalla mancanza di attenzione degli amici sul racconto del viaggio estivo in Etiopia e avrebbe probabilmente richiamato l'attenzione su di sè, se dalla porta dello scompartimento non fossero entrati Vincent Tiger e Gregory Goyle.
Quei due, Daphne non li avrebbe mai sopportati: erano due bruti incredibilmente stupidi, idioti all'inverosimile e cafoni oltre l'immaginabile. Nessuno aveva mai stretto un rapporto con quei ragazzi, ad eccezione di Draco. Sia lei che Blaise sapevano che quello era un altro dei desideri di Lucius, tenere il figlio a stretto contatto con la prole dei suoi più stretti collaboratori e, a quanto aveva potuto intendere la ragazza, far in modo che fosse sempre controllato.
Il giovane Malfoy lanciò uno sguardo ai due e si alzò, decidendo che per la conversazione che avrebbero dovuto affrontare dovevano essere soli.
Una volta che il trio fu uscito dallo scompartimento, tutti i rumori cessarono.
Il comportamento di Draco non era normale, non verso di loro. Mai, in sei anni di scuola, il ragazzo aveva dovuto allontanarsi per parlare con quei due celebrolesi.
Lo sguardo di Blaise incontrò quello della sua migliore amica, ed ebbe la conferma a ciò che lo aveva tormentato quell'estate: Draco Lucius Malfoy aveva fatto la sua scelta, aveva deciso la sua fazione. A quel pensiero scattò in piedi, venendo subito afferrato per un braccio da Daphne.       
<< Ti prego... >> lo supplicò l'amica, intuendo le sue intenzioni. Gli stava chiedendo di lasciar perdere, di non intromettersi in qualcosa che era più grande di tutti loro. Ma lui si sottrasse a quel tocco e senza dar spiegazioni andò in cerca di quei tre.
                                                                                           ********
Trovarli non gli risultò difficile, quindi entrò nel nuovo scompartimento lasciando la porta per metà aperta, senza sapere di aver concesso l'ingresso anche ad Harry Potter, nascosto sotto il suo mantello dell'invisibilità. Anche il ragazzo aveva bisogno di confermare i suoi sospetti a quei testoni di Ron ed Hermione, che probabilmente lo stavano prendendo per pazzo.
Draco intimò all'amico di chiudere bene la porta, per evitare che orecchie indiscrete udissero i loro discorsi.
<< Bene Malfoy, come hai detto tu. Vedrai che sarà un lavoretto coi fiocchi! >> ghignò Tiger, pregustando la ricompensa che gli sarebbe spettata.
<< E in cosa consisterebbe questo lavoretto Draco? Anzi, per chi stai svolgendo questo compito? >> chiese beffardo Blaise, incrociando le braccia al petto e guardando il ragazzo con rabbia.
<< Questi non sono affari tuoi, Zabini >> si intromise Goyle con nochalance. 
Draco, dal canto suo, non sembrava esser intenzionato ad alzare lo sguardo. Blaise sapeva, lo aveva intuito, ma non avrebbe mai potuto capire.
<< Stai commettendo un errore Draco, lo sai. Qualunque cosa tu abbia in mente di fare, ripensaci. Non è questa la strada giusta e poi, cosa pensi di fare con Silente a scuola? >> continuò imperterrito il giovane con la pelle olivastra, non smettendo di cercare lo sguardo del compagno.
<< Silente è troppo vecchio e ottuso da accorgersi di noi, pensa a combattere la guerra là fuori e non sospetterebbe mai che dei suoi studenti siano invischiati in qualcosa di tanto losco >> fece il giovane Malfoy, rassicurando più se stesso che Zabini.
<< Silente non è l'unico ad interessarsi delle strane cose che avvengono ad Hogwarts >>
A quelle parole Draco si lasciò andare ad una grassa risata, tutt'altro che divertita.
<< Non dirmi che ti riferisci al Trio dei Miracoli? San Potter, la Mezzosangue e Lenticchia sono l'ultimo dei nostri problemi. Lo Sfregiato è troppo impegnato a salvarsi la pelle dal Signore Oscuro e quegli altri due lo sono a parargli il culo ogni volta... Non ti facevo così codardo, Blaise... >> lo provocò.
<< Ho abbastanza coraggio da scegliere da solo dove schierarmi >> fu la risposta secca del giovane Zabini.
Lo sguardo del biondo si riempì di cattiveria, fulminando il suo interlocutore.
<< Visto che ostenti questa tua dote una volta giunti al castello chiedi al Cappello Parlante di smistarti tra quegli insulsi Grifoni, invece di continuare a disonorare la casa di Salazar con il tuo istinto eroico e suicida >> 
E, mentre Blaise lasciava lo scompartimento con una profonda delusione dipinta in volto, il viso di Draco iniziò a mostrare quel pentimento che non l'aveva mai caratterizzato, ma che gli dimostrava come aveva appena allontanato una delle poche persone amiche che aveva.











Nel frattempo, Hermione Granger aveva appena compiuto il suo ingresso ai Tre Manici di Scopa assieme a Ginny.
Era stata un'idea di Ron quella di riunirsi tutti insieme ad Hogsmade, cosa che il trio con aggiunta di Ginny non faceva da molto tempo, e gli altri ne erano stati a dir poco entusiasti. Solo Harry e Ginny erano quel giorno silenziosi, impauriti dal dire qualcosa di sbagliato: avevano mantenuto la loro amicizia in teoria, ma ben diverso era metterlo in pratca.
Quando le due donne si sedettero a tavola, sia Hermione che Ron decisero di intavolare la conversazione su argomenti neutri quali il Ministero oppure il Quidditch. 
La donna non potè fare a meno di guardarsi intorno, tornando indietro nel tempo con la mente.
Quante ne aveva passate in quel locale! I pomeriggi con Harry e Ron a scherzare, ridere e a dimenticare solo per un attimo le loro folli missioni, la gelosia di Harry ogni volta che vedeva Dean con Ginny, la sua quando Ron aveva scelto Lavanda Brown... gli anni più belli della sua vita.
Abbassando gli occhi sul tavolino, notò una minuscola incisione: Mione. C'era una sola persona che l'aveva chiamata con quel ridicolo diminutivo: Blaise Zabini.
Ritornò alla nascita di quella loro strana, ma forte amicizia che le aveva dato appoggio in più di un'occasione, pensando a quanto fosse assurdo il modo in cui si era avvicinata lentamente a quella scaltra Serpe.



1 Settembre 1996 - Hogwarts
Hermione non riusciva a credere che Harry fosse riuscito a cacciarsi nei guai ancora prima di giungere al Castello.
Si era fatto pestare da quel furetto platinato sull'Hogwarts Express e stava per rimanerci bloccato se non fosse stato per Luna Lovegood. E tutto perchè voleva dimostrare che Malfoy fosse un Mangiamorte, ridicolo!
Da quando lo avevano beccato confabulare in modo losco nel loro pomeriggio a Diagon Alley, l'amico si era stampato in testa che il biondo si fosse unito alla schiera di Voldemort e quando Neville sul treno si era aggiunto a loro poichè il sospettato lo aveva malamente cacciato da uno scompartimento, non aveva esitato a seguirlo sotto al Mantello dell'Invisibilità. La Granger pensò che Harry lo facesse per distrarre la mente dal pensiero di Sirius, dalla guerra in arrivo e, perchè no, anche dalla relazione di Ginny con Dean Thomas. Ma come gli veniva in mente di essere così sconsiderato! I Malfoy erano una famiglia di Mangiamorte, lo sapeva benissimo, e quello Junior era un viscido, arrogante, crudele e stupido essere, ma era troppo giovane per essere marchiato. O almeno, lo sperava. Non poteva credere che la guerra si stesse infiltrando anche tra le mura di Hogwarts, che nemmeno lì fossero al sicuro dagli avvenimenti del mondo esterno.
Dopo la cena, Draco si era deciso a parlare nuovamente con Blaise. Non si sarebbe scusato per le parole da lui pronunciate, ma non poteva lasciare quella discussione in sospeso. Per quel motivo, una volta lasciata la Sala Grande per raggiungere i sotterranei, afferrò il ragazzo per un braccio e lo trascinò in un aula.
<< Cosa vuoi Draco? >> chiese con fare scocciato, osservando l'altro con freddezza.
<< Ho esagerato prima...ma tu non capisci, è questo il mio destino >> fece il ragazzo, osservando il suo riflesso nella parete a vetro adiacente.
<< Bene, abbiamo finito? Ho di meglio da fare >>
Il sangue salì alla testa del giovane Malfoy. Se c'era una cosa che non sopportava era l'indifferenza con cui Blaise, tra tutti, gli si stava rivolgendo. Come se non fosse importante ciò che stava dicendo.
E, prima che se ne rendesse conto, tirò fuori la bacchetta puntandola contro l'amico.
<< Vuoi lanciarmi una Maledizione Senza Perdono? Fa pure Draco, Lucius sarebbe così fiero di te. Stai finalmente seguendo le sue orme, ma sai dove ti porteranno? Ad Azkaban >> 
Zabini continuava imperterrito, senza l'ombra di paura o pentimento nel suo sguardo. Aveva toccato il centro, il pensiero che tormentava Draco.
Fu un attimo e, dopo aver urlato Stupeficium, lo schiantesimo mise k.o. Blaise. Il ragazzo crollò a terra, e il giovane Malfoy fu preso dal panico. Il suo cervello parve smettere di funzionare, impedendogli di ricordare il controincantestimo e lacrime di paura, rabbia e frustrazione iniziarono a solcargli il viso.
Mangiamorte. Proprio come tuo padre. Sei un Malfoy. Traditore. Assassino. Azkaban.
Parole che gli offuscavano i pensieri, mentre stremato prendeva a pugni il vetro, non curandosi del dolore alle mani insanguinate.
Fu solo per uno strano caso, o forse per destino, che Hermione Granger stesse passando per il corridoio, decisa a raggiungere la Torre di Astronomia. La ragazza, sentendo dei rumori, entrò di colpo in Aula, non curandosi minimamente di cosa avrebbe potuto trovarsi davanti.
Lei e il suo coraggio da Grifondoro
Aveva affrontato molte cose nei precedenti cinque anni di scuola, ma di certo non era preparata a ritrovarsi davanti un Draco Malfoy insanguinato e Blaise Zabini inerme sul pavimento.
<< Ma che succede qui? >> fece, avvicinandosi al biondo per controllargli le mani ricoperte dal rosso e da schegge di vetro.
<< Allontanati da me, Sporca Mezzosangue >> gli urlò contro, tirando via le braccia.
Lo sguardo di Hermione si indurì, ma se rimase ferita da quell'appellativo non lo diede a vedere. Si limitò a voltargli le spalle e ad accovacciarsi accanto a Blaise Zabini, pronunciando la formula Reinnerva e trasfigurando un pezzo di vetro in un bicchiere d'acqua.
Il moro aprì gli occhi, blu come l'oceano, e si trovò il sorriso gentile della Granger che gli porgeva da bere; per un attimo pensò di essere morto...era una scena troppo surreale.
<< Grazie mille Grang...Hermione >> le disse, tentando di alzarsi ma fermandosi di botto, troppo indebolito dallo schiantesimo.
<< Appoggiati a me Zabini >> sussurrò Hermione, aiutando il ragazzo ad alzarsi e poggiandogli il braccio sulle proprie spalle.
Non aveva mai parlato con Zabini, ma tutti a scuola sapevano che fosse stranamente gentile con tutti, per essere una Serpe. S
i domandò anche che razza di mostro fosse Malfoy per colpire in quel modo un suo amico, ma si disse che il furetto non aveva amici. Solo accompagnatori, era troppo superiore per mischiarsi agli altri studenti. Che essere spregevole!
<< Malfoy, dovresti andare in infermeria per quei tagli >> gli disse, per poi lasciare in silenzio l'aula insieme all'altro.
 E se quello era per lei e Blaise l'inizio di una grande e strana amicizia, Draco rimase da solo, in una stanza distrutta esattamente come lo era lui in quel momento.

Angolo autrice:
Bene rieccomi in tempo record con questo nuovo capitolo. E' un capitolo flashback, il primo di una lunga serie ahah, che spiega come è iniziato tutto. Cosa ne pensate? Nella prima parte abbiamo invece un momento DracoxAstoria, li amo troppo! Non voglio dilungarmi troppo, ma vi chiedo di lasciarmi per favore una piccola piccola recensione. 
Un bacio
Alessia HS Foglia

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Capitolo 9
*** First contacts ***


First contacts


Ottobre era arrivato.
Il cielo iniziava a dipingersi sempre più spesso di quella tonalità opaca, né azzurra né grigia, tanto fredda quanto malinconica.
Un vento man mano più impetuoso, accompagnato da una pioggerella lieve e gelida, scandiva il passaggio delle giornate, uggiose e monotone per tutti.
Il Castello di Hogwarts, stranamente tranquillo, ospitava alunni e professori, ambedue persi nei loro pensieri, tipici di quelle tristi condizioni climatiche.
Teddy Lupin odiava l'autunno: non era né carne né pesce, né bianco né nero, solo un cupo e indistinto grigio come quello che avvolgeva la sua vita. 
Quel pomeriggio se ne stava seduto in Sala Comune, accanto al fuoco scoppiettante acceso nel caminetto, immerso nella lettura di un vecchio libro polveroso trovato a Grimmauld Place, la casa di Harry.
Adorava passare il tempo a casa del suo padrino: quando sfiorava quegli oggetti misteriosi e i mobili polverosi gli sembrava quasi di avere Remus accanto a sè, così come gli abbracci di nonna Andromeda e le risate di nonno Ted lo inebriavano della presenza di sua madre, Ninfadora. Non sentiva la mancanza dei suoi genitori, del resto non poteva dire di averli mai conosciuti, ma spesso si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se loro fossero stati vivi.
E quando si perdeva in quei pensieri, pensava nessuno fosse in grado di capirlo.
Neppure Harry.
Lui era il Prescelto, aveva avuto uno scopo. Teddy invece era solo un comune ragazzo, definito strambo dai più, ma perennemente invisibile.
La sua lettura fu bruscamente interrotta dall' arrivo di James, Hugo ed Alice che come al solito battibecchavano su poi chissà cosa.<< James Sirius Potter, giuro su Godric Grifondoro che se non la pianti con queste cretinate ti crucio! >> stava sbottando Alice, col volto arrossato e le mani sui fianchi.
James, di tutta risposta le mandò un bacio con la mano per poi correre a sedersi accanto al fuoco
. Lei alzò gli occhi al cielo, emettendo un piccolo urletto strozzato, per poi dirigersi di corsa verso il dormitorio femminile.
<< Cosa diamine è successo? >> fece il giovane Lupin, rivolto ad Hugo, quando quest'ultimo prese posto accanto a lui.
<< Non ne ho la più pallida idea... >> rispose il piccolo Weasley, scuotendo le spalle.
I tre stavano tornando alla Torre di Grifondoro, quando si erano imbattuti in Rose ed Andrew, mano nella mano. James aveva fatto uno dei suoi soliti commenti ed Alice aveva dato di matto, senza un apparente motivo.
Non poteva sapere che la frase di James "Guarda guarda, almeno qualcuno è riuscito ad ammettere di provare qualcosa per il suo migliore amico" fosse stata una frecciatina alla Paciock e che lui stesso fosse il soggetto di quel battibecco.
<< Nulla, nulla... Comunque, non riesco a credere che finalmente Rose e Zabini si siano messi insieme >> cambiò subito argomento il giovane Potter, già stanco di parlare di Alice. Lui stava solo scherzando, se lei voleva fare l'acida schizofrenica non lo riguardava minimamente. E poi, era davvero contento per Rose. Meritava di essere felice, ed era piuttosto sicuro che Andrew Zabini la rendesse tale. A quelle parole, però,  il cuore di Teddy perse un battito, prima di riprendere il suo solito ritmo. La persona che amava non sarebbe mai stata sua, e questa consapevolezza bruciava più di un taglio nel sale.
Ma, nonostante ciò, non avrebbe mai impedito alla sua Rose di godersi quel grande amore.


 

Hermione, seduta sul suo letto, non riusciva a fare a meno di sfogliare le pagine di quel suo vecchio diario. La sua adolescenza era chiusa lì, tra quelle pagine, e il solo sfiorare la carta ingiallita dal tempo le scaldava il cuore.
C'erano i momenti con Harry e Ron, le supposizioni sui misteri che avevano dovuto affrontare, c'erano le emozioni che aveva provato.
Per Ron, il suo primo amore.
Per Victor, il primo che l'aveva vista sotto un punto diverso dalla classica secchiona.
Per Draco, colui che aveva preso il suo cuore e mai gliel'aveva restituito...

6 Settembre 1996 - Hogwarts

La tavola di Grifondoro era caotica come sempre, anche se la mancanza dei gemelli Weasley si faceva sentire.
I Tiri Vispi Weasley erano però decollati, e questo lo si poteva dedurre dalla quantità di prodotti da lì provenienti che riempivano i bauli di moltissimi studenti.
Hermione ricordava quando, poco più di una stettimana prima, era andata ad acquistare l'occorrente per il sesto anno e il negozio risultava essere l'unico spiraglio di luce in una Diagon Alley invasa dall'oscurità.
Coperta dalla presenza di Lord Voldemort.
Attraversata dall'ombra della morte.
Hermione non aveva potuto fare a meno che complimentarsi mentalmente con Harry per la scelta di donare il denaro ai gemelli per avviare l'attività, cosa che il ragazzo ancora nascondeva.
Tutti avevano bisogno di sentirsi al sicuro, anche solo per un fugace momento.
Il suo sguardo corse verso l'amico, trovandolo intento a spostare distrattamente il suo cibo, senza però toccarne un solo boccone. I suoi occhi verdi erano sepolti dentro enormi cerchi neri, simbolo delle sue notti insonni. Sembrava tornare nella Sala solo quando, alzando lo sguardo, trovava la giovane Weasley intenta ad amoreggiare spudoratamente con il suo fidanzato. La Granger aveva deciso di non intromettersi: era sicura Harry stesse sviluppando dei sentimenti per Ginny, ma sarebbe stato lui a parlargliene al momento opportuno.
Non poté fare a meno di lanciare un'occhiata verso Ron, impegnato in un'accesa discussione sul Quidditch con Seamus.
Quell'estate l'aveva capito.
Aveva capito il perché dell'elettricità che le scorreva nelle vene ogni volta che sfiorava la mano del rosso
. Aveva capito perché le sue parole la ferivano o innervosivano più di quelle di chiunque altro e perché ogni volta lui sbagliasse nei suoi confronti, non riusciva a restare arrabbiata a lungo. Si era presa una grande e bella cotta per Ronald Weasley. 
Solo ammetterlo nella sua testa, donava alle sue guance una sfumatura porpora che mai aveva pensato potesse appartenerle.
Non aveva mai pensato al trovarsi un ragazzo (tranne, le costava ammetterlo, con la parentesi Krum) o a qualunque altra cosa non fosse lo studio, eppure il suo cuore aveva deciso, irrimediabilmente, di legarsi alla persona più improbabile.
Lo sguardo continuò a vagare per la Sala, cercando di discostare i suoi pensieri.
Anche al tavolo di Serpeverde l'atmosfera pareva quella di sempre, eppure le sembrava quasi che un'aura più oscura calasse sugli studenti. Ma probabilmente era solo la sua immaginazione.
Draco Malfoy stava con lo sguardo basso, spostando distrattamente il cibo dal piatto. Proprio come Harry, anche Malfoy doveva avere dei pensieri ad occupargli la mente, ma Hermione sospettava i suoi fossero di natura ben diversa.
Blaise Zabini sedeva al lato opposto del tavolo, anche lui pensieroso. Quando il suo sguardo incontrò quello della Grifondoro le sorrise, strizzandole un'occhio. Hermione ricambiò amichevolmente, per poi tornare a concentrarsi sul cibo.
Dopo la lezione di Pozioni Harry, Ron ed Hermione stavano risalendo verso la torre di Grifondoro, quando un giovane dalla pelle olivastra sbarrò loro la strada.
<< Potter, Weasley...Hermione >> salutò Blaise Zabini educatamente, rivolgendo un sorriso alla ragazza.
<< Zabini >> ricambiò scettico il Ragazzo Che E' Sopravvissuto, sorpreso da quel saluto. Soprattutto non era sfuggito nè a lui nè a Ron, il tono gentile e quasi confidenziale che aveva usato con la loro amica. L'aveva addirittura chiamata per nome!
<< Potrei parlarti per un secondo Hermione? Da soli >> le chiese, specificando la seconda parte vedendo lo sguardo diffidente dei suoi due amici.
<< Ehm..certo Zabini >> rispose lei con fare imbarazzato, facendo segno agli amici di incamminarsi senza di lei.
Una volta rimasti soli, Hermione non riusciva ad evitare di guardarsi intorno, per non guardare il ragazzo negli occhi. Era estremamente a disagio, non sapeva come comportarsi. Era la prima volta che si trovava in una situazione quasi piacevole con una Serpe.
<< Volevo solo ringraziarti, per...il primo giorno. Non eri tenuta ad aiutarmi, ma l'hai fatto e ti devo un favore >> le disse, inchiodandola con i suoi occhi blu.
Era così tranquillo e rilassato che la Granger si sentì una completa idiota.
<< Figurati Zabini, davvero. >>
Lui la guardò per un secondo in silenzio, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
<< Che hai da ridere? >> gli fece leggermente irritata, detestava sentirsi presa in giro.
<< E' buffo che tu non riesca a chiamarmi per nome Hermione, tutto qui. Chiami per cognome anche Potter e Weasley per caso? >> la provocò maliziosamente, continuando a ridere. Non sapeva per quale motivo, ma sentiva di dover  iniziare un rapporto con quella Grifondoro testarda e gentile.
Lei ridacchiò, piacevolmente sorpresa da quella conversazione.
Blaise Zabini la stava mettendo a suo agio nel modo in cui nessuno, ad eccezione di Harry, Ron e Ginny, era mai riuscito.
<< Ma cosa significa! Loro sono i miei migliori amici, io e te a malapena ci conosciamo! >> gli rispose gesticolando, col tono di chi professava l'ovvio.
Blaise sembrò riflettere su quelle parole, prima di allungare una mano nella direzione della ragazza.
<< Ciao, io sono Blaise Andrea Zabini e sono al Sesto Anno di Serpeverde >> le disse, con fare serio.
Hermione alzò un sopracciglio, prima di sorridere sinceramente e ricambiare la stretta di mano.
<< Sono Hermione Jean Granger e sono al Sesto Anno di Grifondoro >>.

 

 

I ricordi di Hermione furono interrotti dal suono del campanello.
Abitava in un piccolo quartiere magico della Londra Babbana, protetto da un'incantesimo di protezione. Si trattava di una schiera di palazzi, ciascuno con tre appartamenti: lei era al secondo piano. Al primo, la signora Steeval, una donna anziana e buona come il pane, mentre l'appartamento al terzo piano era stato recentemente acquistato da un certo Eric Slone, un pozionista che aveva incrociato una sola volta. 
Andò ad aprire, e sentì il suo corpo pietrificarsi nel trovarsi annanzi Draco Malfoy.
Anche l'uomo spalancò gli occhi per la sorpresa, segno che non era a conoscenza quella fosse casa sua.
<< Che ci fai qui? >> gli chiese bruscamente, tentando di ricomporsi.
<< Io...abito al terzo piano. Slone mi affitta la casa >> le rispose, tentando disperatamente di non riderle in faccia.
Non sarebbe stato carino, ma era spaventosamente comico il modo in cui il destino non faceva altro che portarlo da lei.
L'unica persona che aveva sperato di non rivedere.
Una parte del suo cervello gli ricordò che quella era una vera e propria bugia. Per anni aveva sperato di rivedere Hermione, di vedere la donna che era diventata e che tipo di vita si era costruita.
Ma la situazione in cui si trovavano era tutt'altro che parte del suo desiderio.
La donna lo guardò, completamente sconvolta. Tra le mani aveva un dolce al cioccolato che, nonostante gli incantesimi che aveva probabilmente ricevuto, non pareva dei migliori.
<< Mia moglie diceva sempre che per fare una buona impressione non c'è niente di meglio di una torta, anche se non credo sia uscito benissimo >> le disse, notandola intenta a guardare ciò che aveva tra le mani.
Alle sue parole Hermione sorrise poco convinta, lasciandolo entrare in casa.
Mentre Draco si guardava intorno, la Granger non faceva altro che rimuginare sulla frase da lui pronunciata. Non le era certo sfuggito l'uso del passato.
<< E anche tua figlia è ad Hogwarts? Potrebbe capitare con Scorpious, anche se scommetto lei sia un'orgogliosa Grifondoro >> tentò di approcciare lui, una volta che si furono seduti sul divano.
La donna sbiancò, prima di fingere una risata.
Ogni volta che Draco nominava sua figlia, la loro figlia, le sembrava difficile persino respirare.
<< E...insomma...suo padre..? >> chiese, cercando di non lasciarle percepire la sua curiosità.
Era contento che anche Hermione fosse andata avanti, ma non poteva ignorare quella minuscola amarezza che lo aveva avvolto quando aveva appreso che lei avesse formato una famiglia.
Era egoista e lo sapeva bene. Ma una parte di lui, da quando l'aveva rivista, non faceva che pensare a ciò che erano stati, a ciò che sarebbero potuti essere.
<< Rose non ha un padre. >> fu la sua risposta secca.




Angolo autrice.
Bene, dopo un'anno di assenza, rieccomi! 
Cosa raccontate, popolo di efp?
Questo capitolo si intitola "Primi contatti". In primis, poiché per la prima volta iniziamo a considerare il personaggio di Teddy Lupin, anche lui con una grande questione di cuore..Cosa ne pensate? In secondo luogo, per il flashback su Hermione e Blaise. Con esso, vediamo come tra i due sia sbocciata l'amicizia. Io, personalmente, li adoro. E, nella terza ed ultima parte, siamo nel futuro, dove il destino non fa altro che legare sempre Draco ed Hermione. Secondo voi rinascerà l'amore? Come si evolverà la storia? Cosa vorreste vedere nel prossimo capitolo?
Alla prossima, vi lascio un grosso bacione e attendo, se vi fa piacere, una vostra recensione.
Con tanto affetto,

AlessiaHSFoglia

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Capitolo 10
*** Family and Flowers ***


Family and Flowers

12 Maggio 2001

La bambina se ne stava su quelle scomode sedie che odoravano di detersivo, incrociando le piccole braccia al petto e sbuffando annoiata di tanto in tanto.
Sarebbe dovuta essere a casa sua, a giocare con le sue amate Barbie. Oppure dai nonni, a fare la modella coi vestiti eleganti di sua nonna Joanne. O, ancora, l'ipotesi che preferiva, al parco con Harry.
E invece era lì, al San Mungo, e chissà per quanto tempo sarebbe dovuta rimanere.
Non riusciva a comprendere l'euforia di ciò che la circondava: da lì a poco, sarebbe nato James Sirius e tutti erano entusiasti.
Tutti, tranne lei.
Sapeva da mesi che nella pancia di zia Ginny stava crescendo qualcosa e, ovviamente, sperava che rimanesse lì dentro. Non voleva che un neonato qualunque prendesse il suo posto, eppure quel bambino ci stava riuscendo ancor prima di venire al mondo.
Prima la zia Ginny e Harry la portavano a mangiare i dolci nella loro pasticceria preferita ogni settimana, ma avevano dovuto smettere perchè la zia Ginny vomitava ogni volta. Poi avevano smesso anche di giocare a fare la lotta, visto che la donna si stancava facilmente. E poi Harry le aveva dedicato sempre meno tempo, perchè nel tempo libero sistemava Grimmould Place in previsione del lattante in arrivo.
In quel momento tutto ruotava intorno a quel bambino e lei si sentiva estremamente trascurata.
Rose osservò di sottecchi Teddy, seduto accanto a lei, e intento a giocare con il suo Nintendo.
A lui non sembrava importare molto del bambino in arrivo, ma c'era da aspettarselo. Preferiva restare con sua nonna Andromeda che stare dai Potter e, sebbene Harry fosse il suo padrino, non aveva con lui quel legame che legava invece Il Ragazzo che è Sopravvissuto alla piccola Granger.
Rose sbuffò ancora, in attesa che qualcuno la notasse, ma non accadde nulla: Harry era dentro con zia Ginny, zio Arthur e zia Molly, zio Ron era al bar con Neville e Hannah, mentre sua madre era troppo presa a parlare con Calì.
Anche la fidanzata di zio Ron aveva un bambino nella pancia, ma di lui non era gelosa. Voleva bene a zio Ron, ma era Harry l'uomo di cui era innamorata pazza.
Era Harry il suo finto/vero papà. E proprio lui, la stava rimpiazzando.
Dopo quella che parve un'eternità, Harry comparve trafelato e con gli occhi pieni di lacrime di gioia.
<< E' nato >> annunciò, venendo immediatamente stretto da Hermione in un abbraccio caloroso. Era padre, e non aveva capito cosa significasse prima di quel momento, quando aveva guardato suo figlio negli occhi.
<< E' il bambino più bello che abbia mai visto... >> continuò, con la voce rotta dall'emozione.
A quelle parole Rose scattò in piedi e, prima che gli adulti potessero richiamarla, corse all'esterno, sedendosi sugli scalini e abbracciandosi le ginocchia.
Hermione, apprensiva, fece per seguirla ma l'uomo al suo fianco scosse la testa, invitandola a precederlo nella stanza di sua moglie.
Passarono pochi minuti, e poi Harry raggiunse Rose, prendendo posto accanto a lei.
<< Lasciami stare >> gli ordinò con la sua piccola vocina  la babmina, evitando il suo sguardo.
Vedendo che l'uomo non accennava a dire nulla, dopo un po' alzo i suoi grandi occhi azzurri verso di lui, trovandolo intento ad osservarla .
<< Perchè non sei dal tuo bambino? >>
<< Ci sono già tante persone lì, preferisco stare qui con te... >> le sorrise dolcemente, facendole illuminare gli occhi.
<< Ma tu... tu ora vuoi più bene a lui e... non stai più con me >> fece lei, con tono tremolante.
Harry sentì un peso opprimergli il petto alla voce triste di quella bambina vivace e troppo intelligente per la sua età. La prese tra le braccia e se la mise sulle gambe, accarezzandole i capelli biondi.
<< Rosie, tu sarai sempre la mia bambina e io ti vorrò sempre sempre sempre bene, non cambierà niente. E poi io ho bisogno di te, devi darmi una mano a tenere James, altrimenti chissà se diventera bello e bravo come te >> la rassicurò, stringendola forte a sè per qualche minuto.
Rimasero in silenzio, un silenzio carico d'amore come tra un padre e una figlia, un fratello maggiore e una sorellina, uno zio e la sua nipote preferita.
Harry e Rose erano e sarebbero stati sempre tutto l'uno per l'altra.
<< Ora vuoi venire a vederlo? >> le chiese e, quando lei annuì, la portò in braccio fino alla stanza di Ginny.
Hermione era lì seduta sulla poltrona e James era tra le braccia di sua madre. Entrambe le donne si scambiarono un'espressione sollevata nel vedere la piccola tranquilla tra le braccia di Herry, che depose la bambina sul letto, accanto a Ginny.
La zia le sorrise raggiante, sporgendo il bambino verso di lei per permetterle di vederlo.
<< Lo vuoi tenere un po' in  braccio? >> le chiese, ricevendo un timido sì come risposta. La fece sistemare meglio e poi le posizionò delicatamente James tra le braccia, aiutandola a sorreggerlo.
Rose lo osservò per un po', incuriosita: James era minuscolo, al posto dei capelli aveva della peluria chiara e gli occhi erano grandi e scuri, già pieni di vivacità. Gli accarezzò dolcemente la piccola manina, e lui le strinse il dito regalandole  quello che le sembrò un sorriso. Lei ricambiò, continuando a tenergli delicatamente la manina.
<< Sembra che tu gli piaccia >> disse Ginny, sorridendo prima a lei e poi ad Harry che, accanto ad Hermione, osservava la sua famiglia incantato.
In quel momento Il Salvatore del Mondo Magico capì a cosa era valso lottare così a lungo.
Rose ricambiò il sorriso della zia e poi ritornò a prestare la sua attenzione a James: anche a lei piaceva e gli diede un piccolo e delicato bacino sulla fronte, promettendo a sè stessa che lo avrebbe sempre protetto come Harry aveva fatto con lei.


 

<< Sei un rompipalle, James >> sbuffò divertita Rose,  lanciando al ragazzo un pugno d'erba.
<< Ah sì? Chissà da chi ho preso... >> fece a tono lui, lanciandosi sulla ragazza a peso morto e facendola urlare.
Erano sdraiati sul prato, all'ombra di una vecchia quercia, a godersi qualche ora pomeridiana.
<< Siete impossibili, tutti e due >> rise Teddy, scostandosi leggermente per non essere coinvolto nel loro azzuffo.
Si era seduto lì, nei pressi del Lago, per leggere in tranquillità e rilassarsi in quella rara giornata di sole, quando quei due erano arrivati a spezzare la quiete in cui si era immerso.
<< E tu sei noioso >> lo prese in giro la Granger, mostrando la lingua a suo cugino.
Era rassicurante per lei sapere che, anche da parte di suo padre, aveva un legame di sangue a cui voleva bene.
Certo, lei e Teddy erano qualcosa come cugini di terzo o quarto grado, ma il legame che li univa a volte le rendeva il sangue che le scorreva nelle vene più facile da accettare.
<< Possiamo unirci a voi? >>
Ad interromperli fu la voce di Albus, appena arrivato assieme a Scorpius dopo la lezione di Erbologia, a giudicare dalle loro divise sporche di terra.
La ragazza osservò il viso del fratello, incerta sul rispondere. Lui era completamente a disagio, probabilmente aveva pregato Albus di non fermarsi e lui non gli aveva dato retta. Di certo non si sentiva a suo agio con tutti loro, e nessuno aveva fatto in modo di agevolarlo in quel compito.
Nemmeno Rose che, da quando avevano parlato dopo la scenata di Kareem i primi giorni, aveva fatto in modo di evitarlo il più possibile. 
Non doveva legarsi a lui, nè tantomeno poteva permettere che fosse lui ad affezionarsi a lei.
Lui non sarebbe mai venuto a conoscenza del loro legame.
<< Si, certo... >> rispose allora Teddy, cercando di rompere la tensione creatasi.
Gli dispiaceva per quel bambino e anche per Albus che, probabilmente, non capiva quella reticenza ogni volta che si avvicinava a loro.
Era troppo piccolo per sapere.
Quando i due si sedettero, James non potè fare a meno di guardare malamente il giovane Malfoy. Sapeva perfettamente che quel ragazzino non poteva farci niente, ma ogni volta che lo guardava pensava a tutte le cose orribili che aveva sentito su Draco Malfoy e il disgusto che provava traspariva evidente sul suo viso.
Rose lo notò e gli diede una leggera gomitata, ma poi gli sorrise dolcemente.
James lo faceva per lei e non poteva che essergli grata. E poi, capiva perfettamente la sensazione che doveva provare lui, perchè per lei era lo stesso, se non peggio. Ogni volta che osservava Scorpius, nella sua testa compariva nitida l'immagine del giovane Draco dei ricordi dei suoi familiari, il mostro descritto da zio Ron e il padre che non aveva mai conosciuto.
Quei pensieri le annebbiarono la mente, rendendole d'un tratto difficile anche respirare.
<< Io... devo raggiungere Andrew, scusatemi ma sono in ritardo. >> fece improvvisamente, scattando in piedi.
​ Rivolse al maggiore dei fratelli Potter uno sguardo che significava "sto bene, tranquillo" e poi salutò i presenti con la mano e si incamminò verso l'interno del Castello. Dopotutto, le avrebbe fatto bene passare un po' di tempo con il suo ragazzo.



Andrew era intento a giocare a scacchi con Adam Nott nella loro Sala Comune, e quest'ultimo non era affatto disposto ad accettare l'imminente sconfitta.
Lui ed Andrew erano amici da tutta una vita, nonostante i pochi anni di differenza che li separavano.
L'amicizia non era però sufficiente a spegnere il bisogno costante di vincere in ogni cosa costantemente. Del resto, oltre ad essere Serpeverde, era figlio di Daphne Greengrass.
Fortuna volle che Rose giungesse in Sala, assicurandogli la vittoria: era risaputo che il giovane Zabini si scollegava dal mondo, quando c'era quella ragazza di mezzo e Adam non attendeva altro che poterne approfittare.
Rose gli sorrise complice, contribuendo a distrarre Andrew con chiacchiere inutili e baci furtivi.
Lei e Adam avevano un bel rapporto che, pur non essendo particolarmente stretto, si era rinforzato in quegli ultimi mesi.
Era un bravo ragazzo nonostante la sua aria un po' snob e la sua indole maliziosa, e poi non gli era sfuggito il modo protettivo con cui teneva d'occhio Scorpius. Nonostante tentasse di non prestargli attenzione, era contenta che il ragazzino non fosse da solo in quella scuola dove tutti, seppur ormai velatamente, tendevano ad allontanarlo per il suo cognome.
<< Ti ho battuto! >> esclamò alla fine della partita Adam, battendo il cinque alla Granger e sorridendo malandrino ad Andrew che, in tutta risposta, scosse la testa prima di baciare Rose in modo più approfondito, facendosela accomodare tra le gambe.
<< Vi prego, ci sono le stanze >> si finse disturbato il giovane Nott, imitando lo slinguazzamento dei due con fare disgustoso, facendo ridacchiare la ragazza e alzare gli occhi al cielo al giovane Zabini,
<< Però quando mi distrae per farti vincere le smancerie le sopporti, eh? >> replicò il maggiore tra i due, facendogli il verso e un gestaccio con le mani, venendo subito imitato.
<< Che bambini che siete >> commentò allora Rose, dando un colpetto dietro la nuca al suo ragazzo e guardando sconsolata all'altro.
E rimasero lì, a ridere e scherzare, per un tempo indefinito, venendo poi raggiunti da Milah e Victor.
Perché ad Hogwarts erano tutti, seppur non di sangue, un'unica e grande e meravigliosa famiglia.


 

Draco stava controllando gli effetti di una pozione ringiovanente quando il suo datore di lavoro, Hernand Gregory, gli ordinò di portare delle ampolle con effetti curativi al Reparto Malattie Magiche.
Grazie ad Hermione, era stato richiamato dal Reparto Pozioni Curative del San Mungo e lui gliene era estremamente grato.
I toni dell'uomo gli fecero drignare i denti, ma non disse nulla: sapeva dal principio a cosa sarebbe andato incontro tornando a Londra. Sapeva il male che aveva fatto e sapeva anche di meritare quell'astio e quella diffidenza che tutti avevano nei suoi confronti.
Fino a qualche anno prima, non avrebbe mai sottostato agli ordini di qualcuno, nè tantomeno avrebbe lavorato, ma diverse cose erano cambiate da allora.
Lui era cambiato.
Era divenuto un uomo e aveva giurato di mettere la sua famiglia, sua moglie e suo figlio, prima di ogni cosa. Anche di sè stesso e del suo stupido orgoglio.
Fece ciò che gli era stato chiesto, ma prima di poter tornare indietro una voce familiare lo costrinse a fermarsi dov'era.
Affacciandosi in una delle tante stanze, notò Hermione Granger seduta accanto ad un bambino: i lunghi capelli castani, crespi come li ricordava, erano raccolti in modo disordinato sulla testa e qualche riccio ribelle le finiva sui grandi occhi caramello, costringendola più volte a scostarli con le mani per guardare negli occhi il suo piccolo interlocutore.
Dal maglione crema che indossava, intravide quel fisico magro che pareva non aver subito alcun cambiamento nel tempo e subito pensò a quanto fosse bella.
La sua da sempre non era di quella bellezza che faceva girare la testa o che attirava addosso a sé un continuo di sguardi, ma ciò non significava che lo fosse meno di altre donne più vistose.
Era una bellezza segreta, come quella di un girasole, che mostrava tutto ciò che di magico e meraviglioso nascondeva solo al suo Sole.
Astoria, si ritrovò a pensare, era invece un gelsomino, un fiore che non potevi fare a meno di amare, di osservare, di desiderare. 
All'improvviso lei si voltò e incrociò lo sguardo con quegli occhi grigi come la nebbia londinese, perdendosi in essi per qualche secondo.
Si era ormai quasi abituata all'imprevedibilità degli incontri con Draco, eppure ogni volta le sembrava che una mano invisibile le sferrasse uno schiaffo in pieno viso. Aveva passato 17 anni a reprimere, invano, i sentimenti che provava per lui sotto una montagna di rabbia e orgoglio, ma in quel momento, occhi dentro occhi, avvertiva quasi fisicamente le crepe nella sua corazza farsi man mano più profonde.
Perché, le costava ammetterlo, sarebbe stata disposta a dimenticare tutto il male che lui aveva fatto se avesse significato riaverlo.
Contro ogni logica, ogni principio, ogni ragione, amava ancora Draco Malfoy con la stessa intensità con cui un cacoinomane amava la sua ultima dose. Quella letale, quella che l'avrebbe ucciso.
Era un'amore malsano e malato, ed esserne consapevole la terrorizzava ancora di più. 
Draco le accennò un mezzo sorriso e poi scomparve al di là della porta, desideroso di dileguarsi il prima possibile.
Non parlava con Hermione da quando, pochi giorni prima, era stato a casa sua e l'aria era gelata non appena aveva nominato il padre di quella ragazzina di cui neanche sapeva il nome, costringendolo a congedarsi.
Quando l'aveva rincontrata aveva pensato che alla fine avesse scelto Weasley, cosa che avrebbe dovuto fare fin dal principio, e un sentimento ambiguo si era fatto strada dentro di lui.
Non era rabbia, non aveva il diritto di provarla, ma gli si avvicinava molto.
Dalla reazione di Hermione però non doveva essere lui il padre di quella bambina e si chiese chi potesse essere.
Immaginò per un secondo un undicenne magrolina, dai boccoli castani e gli occhi caramello.
Chissà se aveva nello sguardo lo stesso fuoco di sua madre, se anche a lei spuntava una rughetta alla base del naso quando si arrabbiava.
Se fosse stata bella solo la metà di Hermione, sarebbe stata incantevole.
Scosse la testa come a riprendersi da quei pensieri inappropriati e senza senso, facendo per tornare al suo posto, quando lei lo richiamò.
<< Scusami se sono stato invadente, ho solo portato una pozione e non mi aspettavo di vederti >> le disse imbarazzato, cercando di sorriderle cordiale.
Si incantò nuovamente nel vedendola sciogliersi delicatamente i capelli, lasciando che una cascata color cioccolato le coprisse il viso.
Capì che non c'era più traccia della timida e impacciata ragazzina dei suoi ricordi, in lei ogni suo gesto esprimeva ora una sensualità e una sicurezza che raramente le aveva visto addosso e ciò non fece che intrigarlo ancora di più.
<< No figurati, quando posso vengo qui a vedere i bambini... alcuni di loro, come John ad esempio, non hanno famiglia e devono restare qui a lungo. E, mi piace, passare un po' del mio tempo con loro >> gli spiegò, sorridendo tra sé ripensando a quando i bambini la terrorizzavano e infastidivano.
Anche lui si perse nel medesimo ricordo, ripensando alle lunghe chiacchierate con lei sulla Torre di Astronomia o nella Stanza delle Necessità.
Sembrava passata una vita e forse era proprio così.
<< Beh, io vado ora..il lavoro mi aspetta >> fece la donna, sistemandosi frettolosamente il cappotto che aveva tra le braccia e rivolgendogli un cenno di commiato.
<< Hermione io..>>
Draco le prese delicatamente il braccio costringendola a guardarlo, sentendo delle scosse elettriche irradiarsi in tutto il corpo.
Si trovarono vicini, non troppo ma abbastanza perché lui sentisse il suo aroma di vaniglia inebrirgli i sensi.
Si chiese se anche lei, in quel momento, si sentisse fragile e vulnerabile come lui.
Se anche a lei sembrava ogni volta di vedere un mondo alternativo, in cui erano cresciuti felici insieme.
<< Ti va una burrobirra, stasera? >> propose, prima ancora di rendersi conto che quelle parole erano uscite proprio dalla sua bocca.
Non aveva alcun controllo di sé, quando Hermione Jean Granger era con lui, e Draco ne era assolutamente cosciente.

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Capitolo 11
*** Hogsmeade ***


Hogsmeade


Alice aveva sempre amato l'Erbologia.Le piaceva essere a contatto con il terreno, osservare tutte le bellezze magiche che era in grado di donare e scoprire la precisa funzione di ciascuna di esse. 
Eppure quel giorno, non riusciva a concentrarsi e neppure lei ne capiva il motivo. Quella era decisamente una giornata no. 
Sospirò e si affrettò ad annaffiare quello strano fiore azzurrognolo innanzi a lei, di cui non aveva nemmeno ascoltato il nome. 
Al contatto con l'acqua, esso si spalancò, mostrando delle voraci fauci e tentando di attaccarla. Riuscì a malapena a gridare, prima che suo padre lanciasse un incantesimo, riportando il fiore nello stato dormiente. 
<< Alice, avevo appena detto che non andava innaffiata. A cosa stavi pensando? >> la rimproverò Neville Paciock, facendole abbassare il viso arrossato dall'imbarazzo. 
Non era la prima volta che veniva rimproverata durante una lezione di suo padre, ma era la prima volta in cui la colpa era unicamente sua. Solitamente era James a distrarla e a farle i dispetti, ma stavolta non poteva incolparlo di nulla visto che era abbastanza distante da lei, seduto accanto ad Hugo.
<< Mi scusi, professor Paciock >> sussurrò lei, alzando nuovamente lo sguardo.
<< In ogni caso, dieci punti in meno a Grifondoro >> fece lui, tornando poi a prestare la sua attenzione altrove. Non era da sua figlia distrarsi durante la sua lezione e gli dispiaceva togliere punti alla sua Casa, ma non poteva fare favoreggiamenti, nè lasciar pensare agli altri studenti che ne facesse.

La lezione terminò poco dopo, e James ed Hugo le si affiancarono mentre si recavano a lezione di Difesa.
<< Stai bene? >> le chiese il rosso, osservandola curioso. 
Alice fece per rispondere, quando sentì il braccio di James stringerla per le spalle.
<< Si, sta bene. Ed io sono molto fiero di te, Paciock. Per la prima volta, non sei stata un'insopportabile so-tutto-io. Potrei piangere >> la prese in giro, scompigliandole i capelli. Sapeva che si sarebbe probabilmente sentita in colpa per aver fatto perdere dei punti a Grifondoro, era fatta così, e tentò di buttarla sul ridere.
<< Io non faccio la so-tutto-io, sei tu che sei un asino >> borbottò lei, sfuggendo dalla sua presa e fingendosi infastidita dalle sue parole.  
James la osservò per qualche secondo per capire se si fosse davvero offesa, ma quando lei gli fece una linguaccia scosse la testa.
<< Non ho voglia di andare a lezione >> disse Hugo, nascondendo uno sbadiglio. Suo cugino l'aveva tenuto sveglio tutta la notte e la mancanza di sonno iniziava a pesargli.
<< Non dirlo a me.. >> fece il ragazzo, al pensiero di passare un'ora con suo padre. 
L'anno prima, l'ora di Difesa Contro le Arti Oscure era l'ora perfetta per i suoi scherzi contro quel vecchio rimbambito di Vladikavkaz. 
Lui e suo cugino Fred erano imbattibili negli scherzi, e quando anche Hugo si univa a loro, ne usciva sempre qualcosa di esplosivo. 
Ma ora il docente era suo padre e se non voleva una punizione eterna, sia fuori che dentro Hogwarts, doveva evitare di combinare casini.
<< E se andassimo da Hagrid? >> propose allora il giovane Potter, verso i suoi amici. 
Anche lui, proprio come Harry alla sua età, adorava passare del tempo insieme al mezzo gigante, e sapeva per certo che quella mattina non aveva lezione.
Il giovane Weasley annuì entusiasta, ben lieto di aggregarsi a James. 
<< Voi due siete folli. Se lo fate sappiate che non vi coprirò con tuo padre, James! >> tentò di dissuaderli Alice.
Era inconcepibile per lei voler deliberatamente saltare una lezione. E poi era Difesa Contro le Arti Oscure, una materia interessante, non Storia della Magia!
James la guardò con aria angelica, sbattendo le ciglia come un cerbiatto.
<< Ti preeeeeego >> cantilenò, sfoggiando un'espressione da cucciolo bastonato.
<< No, no, e no! >>

 



<< Dove sono James ed Hugo? >> chiese Harry Potter, dopo aver fatto l'appello. Gli sembrava di aver visto il figlio la mattina durante la colazione, ma non ne era sicuro.
<< Loro...si sono sentiti male dopo Erbologia...forse hanno mangiato troppo a colazione... >> mentì Alice, tentando di non balbettare. Era pessima come bugiarda.
Come prevedibile, si era lasciata convincere a mentire per quei due. 
Si maledì per la sua capacità di resistenza pari a zero, ma sapeva bene di non poter dire mai di no a James. Quel ragazzo aveva una capacità impressionante di convincere chiunque a fare qualunque cosa, e quando questa sua dote non bastava riusciva ad essere talmente assillante e petulante, che per esasperazione veniva accontentato. 
E poi, con lui c'era Hugo. 
E per lui, Alice avrebbe mentito anche al Ministro della Magia.
Harry annuì poco convinto, ma decise di lasciar perdere. Anche lui non era stato uno studente diligente e, sebbene avesse avuto motivazioni più che valide con cui distrarsi, aveva deciso di non pressare suo figlio fino a quando non fosse stato necessario.
<< Bene, oggi parleremo dei Berretti Rossi. Qualcuno sa dirmi cosa sono? >> iniziò la lezione l'uomo, appoggiandosi alla cattedra e osservando i suoi studenti.
Prevedibilmente, solo una mano si sollevò: Alice Paciock.
Harry le fece un cenno con la mano, ad invitarla a conferire.
<< Sono creature simili ai Nani, dalla pelle olivastra e gli occhi rossi. Hanno una sorta di randello di ferro, che usano per ferire le loro prede e nutrirsi del loro sangue >>
Aveva letto di quelle creature dopo aver sentito Hagrid accennarle durante Cura delle Creature Magiche ( l'uomo, "stranamente", voleva possederne uno) e, complice il suo desiderio di conoscenza, si era messa ad informarsi.
<< Molto bene, signorina Paciock. 10 punti a Grifondoro >> sorrise lui, segretamente soddisfatto. Del resto era sempre un fiero Grifone e poi Alice gli ricordava spesso Hermione durante il periodo scolastico.
<< I Berretti Rossi popolano maggiormente località del Nord Europa. Dimorano soprattutto in luoghi che sono stati tristemente protagonisti passivi di battaglie, quindi in località nelle quali si hanno avuti grandi spargimenti di sangue. Si possono trovare soprattutto al confine tra Scozia ed Inghilterra in castelli in rovina che hanno assistito ad omicidi e uccisioni violente. In questi luoghi aspettano degli ignari viandanti per colpirli con il feroce randello fino a condurli ad una lenta morte. Imbevendo il cappello, che portano sulla loro testa, del sangue sparso pare che con esso ricarichino la loro energia vitale. Qualora il sangue presente sui loro cappelli si asciugasse queste creature, molto probabilmente, morirebbero.*>> spiegò lui, camminando per i banchi.
Alcuni studenti prendevano appunti, altri lo osservavano, ma si capiva benissimo che erano con la mente altrove.
<< Quindi sono stati anche ad Hogwarts? Dopo la Seconda Guerra Magica... >> chiese un ragazzino di Serpeverde, attirando l'attenzione di tutti.
Dall'inizio dell'anno ogni occasione era stata buona per chiedere dettagli sulla Guerra al famoso Harry Potter, e lui aveva sempre trovato il modo di evitare il discorso.
<< Sì, poi sono stati mandati via durante la ristrutturazione... Il che ci porta alla domanda...Come si sconfiggono i Berretti Rossi? >> eluse l'uomo, riportando l'attenzione sulla lezione. 
Nuovamente, la figlia di Neville alzò la mano.
<< Sì, Alice? >>
<< Il metodo migliore per liberarsi di loro è l'utilizzo dell'incanto Stupeficium >>
Harry annuì.
<< Giusto. Altri dieci punti a Grifondoro. Bene, ora leggete a pagina 197 e, per la prossima volta, voglio una ricerca di almeno tre pergamene su queste creature. Alla prossima lezione parleremo dello Stupeficium >>.
Poco dopo la lezione terminò, e i ragazzi si affrettarono verso l'uscita.
<< Alice? >> la richiamò lui, facendola avvicinare
<< Dì a mio figlio e a Hugo che la prossima volta che saltano una lezione senza motivo, possono scordarsi di Hogsmeade per tutto l'anno scolastico >>
La ragazza annuì ed uscì fuori, lasciando Harry a ridacchiare tra sé: non avrebbe mai davvero punito James in quel modo per una simile sciocchezza, ma niente gli vietava di divertirsi a lasciarglielo credere.




James ed Hugo, stretti sotto il mantello dell'invisibilità, camminavano a passo spedito. 
Hagrid non era nella sua capanna e i due avevano quindi deciso di passare quell'ora ad Hogsmeade. 
Osservando la Mappa si assicurarono che nessuno fosse presente lungo le scale per l'aula di Difesa, poi andarono alla Statua della Strega Orba e si addentrarono nel passaggio segreto verso Mielandia, pronunciando l'incantesimo Dissendium.
Conoscevano bene quel passaggio segreto, come molti altri, e come sempre si trovarono a ringraziare mentalmente i Malandrini.
Dopo quelli che parsero una decina di minuti, si trovarono nel negozio tanto ambito e sgusciarono fuori dal mantello, che James depose accurato nel suo zaino.
Passarono una ventina di minuti a fare scorte di caramelle e dolciumi di ogni gusto e consistenza, poi uscirono fuori e si incamminarono per le vie del villaggio magico.
<< E se andassimo ai Tiri Vispi? >> propose James, con uno sguardo malandrino. Adorava andare al negozio da suo zio George e poi lì aveva le idee e i materiali migliori per i suoi scherzi.
<< E se ci fosse mio padre? >> sospirò Hugo, scartando quella possibilità.
Ron era solito ad aiutare George quando aveva del tempo libero e di certo non sarebbe stato felice di beccare i due ragazzi al dì fuori di Hogwarts, al contrario di suo fratello che li avrebbe coperti.
<< Succo di zucca ai Tre Manici di Scopa? >> fece allora il giovane Potter, ricevendo subito un cenno di assenso dal rosso.
Quando arrivarono al locale, notarono che era piuttosto tranquillo: solo due o tre tavoli erano occupati da streghe e maghi della terza età. Voltando la testa, James notò però un volto a loro familiare, che subito identificò come zia Hermione.
Stava per indicare ad Hugo la donna e intimargli di andare via, quando la persona che era con lei tornò al tavolo.
L'aveva visto una sola volta in una fotografia in cui aveva quasi vent'anni in meno, ma non ebbe alcun dubbio sul chi fosse.
L'uomo dai capelli biondi e la barba curatissima stava sorridendo ad Hermione e i suoi occhi grigi sembravano illuminati.
Era Draco Malfoy, ne era sicuro.
<< Dovremmo andare Hugo >> borbottò allora, uscendo immediatamente dal locale.
Suo cugino lo seguì confuso, non capendo il motivo di quel ripensamento.
<< Che succede James? >>
<< Nulla, ma dobbiamo tornare ad Hogwarts >>.
Doveva assolutamente raccontare a Rose ciò che aveva visto.

 




<< Scusami per l'attesa >> aveva detto Draco Malfoy, dopo essersi seduto al tavolo.
Hermione scosse leggermente la testa, dicendogli che era lì solo da pochi minuti. 
Del resto era stata lei a rimandare l'invito che lui le aveva rivolto il giorno prima.
Ron e Cali l'avevano invitata a cena, e non aveva potuto rifiutare. Poi, non avrebbe mai potuto raccontare di dover vedere Draco Malfoy: Ron l'avrebbe ucciso e Ginny, di certo, avrebbe ucciso lei. 
I due avrebbero avuto tutte le ragioni per farlo, la Granger ne era consapevole, ma ciò nonostante non era riuscita a rifiutare un momento con Draco. 
Tutto in lui urlava al mondo il suo cambiamento, facendole vedere ciò che avrebbe potuto avere. 
Una nota di amarezza le attraversò il viso, quando realizzò che quel cambiamento era avvenuto per un'altra donna e non per lei. 
Ma il passato era passato, e non si poteva cambiare.
<< Mi fa piacere, passare un po' di tempo insieme, con calma >> le disse l'uomo, distogliendola dai suoi pensieri.
Ed era vero, Draco aveva sperato di parlarle con calma dalla prima volta in cui si erano rivisti.
Voleva sapere di lei, della sua vita, del suo lavoro.
Voleva scoprire se la sua Hermione esisteva ancora o se ciò che le aveva fatto l'aveva cambiata per sempre.
Forse era la sua specialità, distruggere le persone che lo amavano. 
Prima Hermione, poi Astoria.
La cameriera interruppe il momento portando loro le Burrobirre e poi i due iniziarono a raccontarsi.
Hermione gli raccontò di come avesse deciso di non intraprendere la carriera da Auror insieme ad Harry e Ron, e di come avesse concentrato il suo tempo a battersi per i diritti dei Nati Babbani e degli Elfi Domestici nel Mondo Magico, passando sempre più tempo all'interno del Ministero della Magia. Accennò a come Kingsley l'avesse poi assunta, affibbiandole man mano sempre più potere e responsabilità, fino a farle ricoprire l'alto incarico che ora occupava.
Draco raccontò invece del suo aver proseguito gli studi da privatista, di come avesse deciso di intraprendere la carriera del Pozionista e di come, dopo il matrimonio, lui e sua moglie si fossero trasferiti in un villaggio magico irlandese, per consentirgli di seguire il suo sogno.
Nominare sua moglie gli fece spuntare un triste sorriso e le domande di Hermione a riguardo, erano come del sale su una ferita fresca.
Affrontare quell'argomento così doloroso era una delle cose che gli risultava più difficile fare, eppure sapeva che doveva farlo.
Doveva avere la forza di raccontare proprio ad Hermione l'epilogo di quella favola che era stato il suo matrimonio con Astoria.
Così, dopo un attimo di smarrimento, sospirò ed inizio a parlare di quel giorno che gli aveva cambiato la vita.

24 Novembre 2011, Londra Babbana
<< È bellissimo qui... >> sospirò Astoria, stringendosi più forte al petto di Draco, che le carezzò dolcemente un braccio.
Erano sul London Eye e la vista, da lassù, era qualcosa di incredibile pur essendo pieno giorno.
Sua moglie lo aveva convinto a visitare la Londra Babbana, che lei non aveva mai visto, e non aveva potuto dirle di no. 
Non le avrebbe mai detto di no, men che meno nel giorno del suo compleanno. 
Così avevano lasciato il piccolo Scorpius, di 7 anni, a casa assieme alla domestica Mary ed erano andati in Inghilterra. 
Avevano deciso di passare la mattina a Londra, poi passare a Diagon Alley per il pranzo ed infine tornare a casa, dove amici e parenti sarebbero venuti a celebrare sua moglie.
Quando scesero dalla ruota panoramica, camminarono mano nella mano per le strade di Londra. Ogni volta lo sguardo di Astoria si illuminava nel vedere ciò che la circondava, e Draco si beava della donna estasiata al suo fianco. Era stato una sola volta nella Londra babbana, e non aveva visto granché, ma in quel momento gli sembrava tutto estremamente familiare.
Era sua moglie a farlo sentire a casa.
Camminarono per ore, fino a quando le gambe iniziarono a far loro male e si resero conto di essere usciti dal centro e di essersi addentrati in una periferia malridotta.
Stavano per smaterializzarsi, vista la strada deserta, quando Astoria sentì dei versi simili a lamenti.
Ebbe appena il tempo di voltarsi verso Draco, quando una fattura la colpì, facendola crollare sulle ginocchia per il dolore.
Cinque uomini avanzarono verso di loro con sorrisi tutt'altro che amichevoli.
Il biondo tirò fuori la bacchetta ma venne disarmato prima che potesse fare alcunché.
<< Cosa volete? >> fece, mascherando la paura, mentre aiutava sua moglie a rimettersi in piedi.
<< Giustizia >> disse quello che sembrava il capo, avvicinandosi lentamente.
Aveva gli occhi enormi, iniettati di sangue: sembrava una bestia famelica.
<< Tu! Dovresti essere ad Azkaban, non nascosto chissà dove >> sibilò, fissando con disgusto e rabbia l'uomo.
<< Lasciateci stare, per favore... >> li pregò Astoria, mentre lacrime di terrore le inondavano il viso.
Quello che aveva parlato la guardò tristemente, facendo segno agli altri di afferrare Draco.
<< Mia moglie è morta >> disse poi, rivolto verso la donna.
<< Sa la sua colpa? Essere una babbana. Così, un giorno eravamo insieme a Diagon Alley, volevamo trovare qualcosa di particolare per nostro figlio in arrivo, quando dei arrivarono dei luridi Mangiamorte. Capirono subito che non fosse una strega, e Lucius Malfoy la uccise. Veloce come un battito di ciglia, in piena strada, e nessuno mosse un dito >> raccontò.
Draco, stretto da due uomini non riusciva a respirare. Poteva fingersi sorpreso, ma non lo era. Sapeva quante cose terribili aveva fatto la sua famiglia, e lui non era stato da meno.
<< È...orribile... >> mormorò Astoria, abbassando lo sguardo. Sapeva che non sarebbe finita bene, né per lei né per Draco. Non dopo ciò che aveva sentito.
<< Orribile dici? Orribile è che il nome Malfoy sia ancora vivo, che non gli sia stata tolta né la libertà, né il denaro. Questo è orribile. Ma ora che ne ho la possibilità, farò giustizia. Conosci il detto babbano "Occhio per occhio, dente per dente", Malfoy? La tua famiglia ha ucciso mia moglie ed io ucciderò la tua >>
Draco trasalì e tentò di liberarsi dalla stretta, fallendo miseramente. Astoria, invece, si immobilizzò quando la mano dell'uomo le afferrò il viso, mentre con l'altra le scostava i capelli dalla fronte.
<< Anche se, ucciderti sarebbe un peccato. Magari i miei amici, prima, hanno voglia di divertirsi >> fece, afferrandola per un braccio e spingendola verso il resto del gruppo.
Draco sentì le mani che lo avevano trattenuto allontanarsi, solo per poi essere sostituite da catene d'acciaio.
<< Vi prego lasciatela stare, non ha fatto nulla >> supplicò,  quando quello che aveva parlato gli si avvicinò.
<< Ha sposato un assassino, direi che è sufficiente >> sibilò l'altro, costringendo Draco Malfoy a non distogliere lo sguardo da ciò che stavano facendo a sua moglie.
Le urla di Astoria erano come pugnalate, mentre i quattro uomini abusavano di lei.
Parve un tempo infinito, poi la lasciarono a terra in una pozza di sangue, troppo stanca anche per urlare.
Draco sentì allora le catene lasciarlo, ma non riuscì a compiere un solo passo. Gli occhi erano gonfi per tutte le lacrime che aveva versato, e sua moglie pareva più morta che viva. 
Quando un debole singhiozzo lasciò le labbra della donna, lui si riprese e corse verso di lei, ma fu bloccato da un Cruciatus in pieno petto.
Urlò per il dolore, ma poi riprese il cammino. Un'altra fattura, più forte della precedente.
<< Questa è la tua fine, Malfoy >> fece l'uomo, preparandosi a lanciare l'ennesima fattura.
Draco chiuse gli occhi, ma quando l'incantesimo lasciò le labbra dell'uomo, non avvertì nulla.
Alzò le palpebre: sua moglie, con le poche forze che le erano rimaste, si era gettata davanti a lui, facendogli da scudo.
Quello che accadde poi, fu solo confusione.
Arrivarono degli Auror, capitanati da Dean Thomas.
Lui ed Astoria vennero di corsa portati al San Mungo, ed ebbe a malapena il tempo di mandar ad avvertire i suoi, prima di perdere i sensi.

Al termine di quella storia, la voce di Draco si spezzò. Hermione, con gli occhi inondati di lacrime, poggiò la sua mano su quella di lui per dargli conforto.
<< È mostruoso...non so cosa dire >> balbettò scioccata.
<< Non devi dire nulla. È stata la mia punizione per tutte le scelte sbagliate che ho fatto e convivrò col senso di colpa in eterno >>.



 

*Preso da potterpedia.it

Spazio autrice!
Volevo aspettare un po' prima di pubblicare questo capitolo, ma visto che domani riprende la scuola non so quando potrò riaggiornare. Svelato il mistero su Lady Malfoy, ve lo aspettavate? Poi Alice, James e Hugo non vi ricordano qualcuno? Vi chiedo di lasciarmi una recensione, solo per farmi sapere se la storia vi piace. Alla prossima.
Un bacio :)

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Capitolo 12
*** The Hate ***


The Hate

Albus Severus e Scorpius erano gli unici ragazzi in Sala Comune.
L'intero Castello era a cena, ma i due avevano preferito rintanarsi in quelle poltrone smeraldo, mangiucchiando distrattamente alcune cose che Adam aveva portato loro, a studiare Pozioni.
Scorpius, con il mestiere di suo padre, era assolutamente fantastico in quella materia, ma era Albus la vera leggenda.
Insieme avevano fatto vincere, solo in quella materia, quasi 100 punti a Serpeverde e ne erano molto soddisfatti.
«I tuoi parenti non si preoccuperanno, non vedendoti a cena?» chiese il biondo all'amico, che in tutta risposta scrollò le spalle.
Sua sorella era sempre con le amiche, mentre suo fratello, Rose e gli altri parevano evitarlo come la peste. Quella situazione lo buttava estremamente giù, ma decise di tenere quei pensieri per se.
Scorpius avrebbe attribuito la colpa di ciò alla loro amicizia, e avrebbe passato la successiva ora a sentirsi male, quasi fosse la causa di ogni problema esistente.
Forse dipendeva davvero dal loro legame, ma in quel caso Albus non avrebbe potuto far nulla: voleva bene a Scorpius e nemmeno i suoi parenti avrebbero potuto cambiarlo.
Continuarono a studiare, rendendosi conto del tempo che passava solo grazie all'ingresso dei vari studenti.

Rose e Milah stavano tornando in Sala Comune, seguite a poca distanza da Victor, Andrew e Adam.
I tre parlavano, ovviamente, di Quidditch e le due ragazze li osservavano sconsolate.
Milah aveva il terrore di salire su una scopa, mentre Rose amava volare, ma non capiva che cosa ci fosse di bello nel tirarsi una Pluffa rischiando di venir ammazzati dai Bolidi. Era l'equivalente del calcio babbano, ma almeno lì non si rischiava di farsi male sul serio.
Milah pronunciò la parola d'ordine 'drugoso' ed il gruppo entrò nella stanza, trattenendo a stento una risata quando Victor inciampò nei suoi piedi e cadde, trascinandosi la Gold a peso morto.
«Amico, credo non sia la tecnica migliore per portarla a letto» ironizzò Andrew, facendo definitivamente scoppiare a ridere il gruppo che si ritrovò al centro dell'attenzione.
«Zabini, essere il ragazzo della mia migliore amica non mi impedirà di Cruciarti» lo minacciò in risposta Milah, guardandolo storno.
«Restiamo un po' in Sala Comune?» chiese Adam, buttandosi a peso morto sul divano appoggiato alla parete.
Tutti annuirono e, in quel preciso momento, i due primini più discussi di Hogwarts si avvicinarono a loro.
«Grazie ancora per i panini, Adam» fece Scorpius rivolto al cugino, mentre riponeva il pesante libro su cui aveva passato la serata sul tavolo.
«Il primo anno passa le serate a studiare e noi che abbiamo i M.A.G.O a malapena conosciamo l'argomento delle nostre lezioni? La vedo tragica..» borbottò Milah, battendosi una mano sulla fronte.
«Sono sicura che il cugino di Adam e Potter II sarebbero in grado di spiegarci le lezioni di Lumacorno, stando a quello che si dice in giro» commentò Victor seriamente impressionato, invitando poi i ragazzini ad unirsi a loro.
Gli occhi grigio-azzurri di Rose si scontrarono col verde pallido di quelli di Scorpius solo per un momento, facendola rabbrividire.
«In realtà mi sono appena ricordata di aver promesso a James di raggiungerlo »
Rose scattò in piedi, ricevendo uno sguardo comprensivo di Andrew ed uno accusatorio di Albus.
«Ora basta, mi spieghi per quale motivo te ne vai ogni volta che mi avvicino?» sbottò il bambino, perdendo la pazienza.
James a quell'ora era sicuramente ancora in giro per il Castello sotto il Mantello Dell'Invisibilità, a combinarne una delle sue insieme a Fred o Hugo.
«Non è affatto vero» tentò lei, abbassando lo sguardo.
Cosa diamine poteva dirgli?
'Non voglio star con voi perché il tuo migliore amico è il figlio di mio padre, che non sa di avermi come figlia perché è stato un fottutissimo stronzo con mia madre' ?
No, decisamente no.
«Si ch'è vero. É dal tuo compleanno che non mi hai rivolto più di due parole in croce e siamo a Novembre! Ogni volta che tu e James state insieme da qualche parte e mi avvicino vi zittite di colpo e poi tu scappi via neanche avessi visto la Morte»
«Adesso basta Al» esclamò una voce che, stranamente, non apparteneva né a Rose né ad Andrew.
Era stato il giovane Malfoy a parlare, poggiando delicatamente una mano sulla spalla dell'amico.
«É per me che non si avvicina a te. Il problema non sei tu, ma io.» fece, osservando la ragazza come a sfidarla a dire il contrario.
«Come, prego? » si intromise Adam Notte, lanciando alla ragazza un'occhiataccia.
«Stanne fuori, Adam» fece Andrew, fulminando l'amico con lo sguardo.
«Questa cosa riguarda anche me. Scorpius è mio cugino e non permetto che venga trattato così, soprattutto da chi si definisce mia amica» sibilò velenoso il biondino.
«Io sono d'accordo con lui, è il mio migliore amico e  non voglio rinunciare alla nostra amicizia perché tu e James avete chissà quale problema nei suoi confronti!» disse Albus, alzandosi in piedi.
In quel momento, era più simile ad Harry di quanto pensasse.
Rose rimase un attimo colpita: era quel tipo di discorso che ci si aspettava da James, con la sua boccaccia e il suo orgoglio Grifondoro, non dal sempre calmo e scaltro Albus.
«Non ti ho mai chiesto di rinunciare alla sua amicizia » sussurrò lei, evitando di alzare gli occhi e far notare le lacrime che li riempivano. Perché Malfoy non aveva potuto aspettare un altro anno per avere un figlio? Lei avrebbe lasciato Hogwarts e non sarebbe mai venuta a conoscenza di quel ragazzino.
«Però finché sarò suo amico, tu non mi parlerai più. Giusto?»
Il silenzio che avvolse la stanza sembrò anche raggelarla.
Se Albus era arrabbiato, Adam Nott era furioso.
Scorpius era zitto, ma con uno sguardo carico di odio e tristezza.
Rose era al limite, di lì a poco sarebbe scoppiata ed Andrew continuava a spostare lo sguardo tra lei ed Adam, non sapendo dalla parte di chi schierarsi. Avevano entrambi ragione, ma Adam non sapeva e non poteva capire.
E Milah e Victor se ne stavano in silenzio, confusi e incerti sul cosa dire, scambiandosi occhiate preoccupate.
«Quindi tutte le belle parole che mi hai detto erano una farsa?» ruppe il silenzio Scorpius, cercando di non far notare il tremolio nella sua voce.
Era abituato a sentirsi odiato, emarginato e giudicato, ma lei si era finta sua amica, aveva finto di essere dalla sua parte. E faceva male sentirsi traditi così, anche se da una persona che conosceva appena.
«Quando Leigh mi ha accusato quella volta a Colazione, perché sei venuta a cercarmi?» continuò, vedendo che non riceveva risposta.
«Perché non meritavi di essere trattato così, nessuno lo merita. Ma questo non significa che io debba necessariamente voler passare del tempo con te» disse lei, alzando lo sguardo.
Quegli occhi che la guardavano come se fosse stata un'assassina le fecero venire voglia di vomitare, ma non li evitò.
Voleva la verità?
Era quella.
Lei non voleva avere a che fare con Scorpius. Non voleva vedere se, oltre che fisicamente, le assomigliava nei modi di essere. Non voleva sapere di  lui, né di suo padre. Voleva solo fingere che non esistesse per l'intero anno e poi non vederlo mai più.
«Perché?» chiese Albus, alzando il tono di voce.
«PERCHÉ NON VOGLIO AVERE A CHE FARE CON UNA FAMIGLIA DI MANGIAMORTE, IN NESSUN MODO.» urlò esausta, scappando fuori dalla Sala e venendo immediatamente seguita da Andrew.
Scorpius raccolse i libri e poi sparì verso il dormitorio, infuriato e ferito.
Adam ed Albus si guardarono negli occhi e poi, sospirando, andarono dal giovane Malfoy. Lui non sarebbe rimasto solo, aveva loro.
«L'ho detto che quest'anno sarà tragico...» sussurrò Milah, causando a Victor un sorriso amaro.



Intanto, nella Torre di Grifondoro, James Sirius Potter osservava il fuoco scoppiettante con la testa fra le mani. Quella mattina, vedere Hermione e Draco insieme l'aveva scosso. E se inizialmente non aveva pensato ad altro che correre a raccontarlo a Rose, in quel momento non aveva la più pallida idea di cosa fare.
Avrebbe voluto chiedere un consiglio a suo padre, ma come gli avrebbe spiegato che era scappato da scuola?
No, di certo Harry non era la persona migliore con cui parlare.
Sua madre era ancora peggio, si sarebbe come minimo presentata ad Hogwarts e lo avrebbe affatturato davanti all'intera scuola.
Forse doveva parlarne con Andrew, ma sospettava che lui non sarebbe stato di grande aiuto, visto che non avrebbe esitato a riportare tutto a Rose.
Ma cos'era giusto?
Del resto, i due stavano solo parlando. Magari si erano trovati per caso e la zia gli stava intimando di starle lontano? Avrebbe allarmato Rose per nulla.
E poi, di cosa si sarebbe preoccupata di preciso? Di certo sua madre non aveva detto a Malfoy di essere lui il padre di Rose. Non lo aveva fatto in diciassette anni, perché ora avrebbe dovuto cambiare idea?
Sospirò sconsolato, scompigliandosi ancora di più i capelli.
Ogni volta che si nominava Scorpius, Rose diveniva intrattabile. Figurarsi se avesse nominato Draco Malfoy.
Le sue riflessioni vennero interrotte da Alice e Dominique, che scesero le scale del dormitorio chiacchierando a bassa voce.
James le ragazze non le avrebbe mai capite: insomma, quando lui non sopportava una persona (e svariati nomi rientravano in quella lista) la evitava come la peste, loro invece pur odiandosi evidentemente, continuavano a fingersi amiche dietro a sorrisi storti e finta cortesia.
Non che la cosa gli dispiacesse particolarmente (Alice era la sua migliore amica e Dominique sua cugina e convivere con loro due in guerra non sarebbe stato facile), ma non trovava un senso alla cosa.
«Che ti succede, Jamie?» fece Dominique sedendosi accanto a lui, quasi contenta di sottrarsi alla chiacchierata con la Paciock.
«Nulla Domi...e ti prego, smettila con questo fastidioso nomignolo» borbottò, allontanandosi leggermente dalla rossa.
Ogni volta gli diceva quanto lo odiava, e lei puntualmente continuava con ancora più costanza.
«Dai, sai che puoi parlare con noi..» intervenne Alice, prendendo posto sulla poltrona e fissandolo curiosa.
James si leccò le labbra prima di voltarsi verso le due. Infondo un consiglio gli serviva.
«Allora, c'è questa mia amica. Ora io ho visto una cosa che se lei sapesse la farebbe preoccupare. Però, se non gliela dicessi mi sentirei terribilmente in colpa. C'è anche da dire che quello che ho visto potrebbe anche non essere nulla e io le metterei grilli in testa inutilmente.. » spiegò, cercando di tenersi sul vago il più possibile.
Le due stettero in silenzio per qualche istante e il giovane Potter pensò che non avrebbero risposto.
«Devi dirglielo» sentenziò Alice d'un tratto.
«No che non deve» ribatté Dominique, osservando l'altra con fare sprezzante.
'Oh grazie, siete molto d'aiuto'  pensò sarcastico James, rammentandosi mentalmente di non affrontare mai più conversazioni serie con entrambe nello stesso momento.
«L'onestà è fondamentale, soprattutto se tieni davvero ad una persona. E poi, se lo scoprisse da sola e sapesse che tu hai taciuto? Non credo che si potrebbe perdonare una cosa simile» continuò Alice, ignorando bellamente la Weasley.
«Ecco la solita cazzata di chi vede tutto bianco o nero e ovviamente solo una santarellina come te poteva pensarlo» sbuffò la rossa, rivolgendosi poi a James.
«Se non sei sicuro di quello che devi dirle, non farlo. La feriresti e potrebbe anche essere inutile. Quando sarai sicuro lo farai e lei capirà di certo, perché avresti taciuto solo ed esclusivamente perché le vuoi bene. Vuotare il sacco per avere la coscienza in pace è puro egoismo, mentre alcune volte, per il bene dell'altra persona, è necessario tenersi dentro tutto, anche al rischio di esplodere.»
Lo sguardo di Dominique si fece estremamente triste, come se sapesse bene cosa si provava in quella situazione.
James, dal canto suo, non seppe cosa rispondere.
Entrambe avevano ragione e di conseguenza non aveva tratto alcun beneficio dal loro parlare.
«Beh, io non perdonerei mai qualcuno che mi nascondesse qualcosa.» sbottò Alice, incrociando le braccia al petto.
«E allora perché non racconti al mio caro cuginetto che hai una cotta per lui?»
Alice sgranò gli occhi e divenne color pomodoro, prima di voltare di scatto la testa verso il moro che abbassò lo sguardo, colpevole.
Si era lasciato sfuggire davanti a Dominique e Luis quell'informazione, uno dei tanti pomeriggi che avevano passato insieme alla Tana.
La Paciock scosse la testa, prima di correre verso il dormitorio per sfuggire a quei due: che la Weasley sapesse della sua cotta per Hugo la infastidiva non poco, ma che fosse colpa di quel grandissimo cretino di James la faceva sentire tradita come le era capitato raramente.
Rimasti soli, James fissò scocciato sua cugina.
«Era proprio necessario?»
«Si, era proprio necessario. Continua a fare la santarellina e l'ipocrita, quando sbaglia esattamente come tutti noi comuni mortali» replicò Dominique, spostando un ciuffo dei lunghi capelli rossi.
«Sai Domi, sei tu quella che si ostina a fare la prima donna. E anche se sono tuo cugino, comincio a stufarmi dei tuoi atteggiamenti!» la rimbeccò lui, alzandosi e costringendola così a fare altrettanto.
«Se ti infastidisco così tanto vattene pure dalla tua amichetta» fece lei di rimando.
James si strattonò i capelli, cercando di non urlare.
«Si può sapere qual é il tuo cazzo di problema con Alice? Non c'entra nulla lei»
«Ah no?» lo sfido, con gli occhi scuri divenuti quasi neri per la rabbia.
«Morgana, sei insopportabile. Ci credo che non hai amiche e che ogni ragazzo di Hogwarts non ti abbia voluto per più di una notte! Continua a fare la stronza e ti ritroverai completamente sola!»
Dopo aver urlato quelle parole, il ragazzo avvertì il senso di colpa inondargli il petto. Voleva bene a sua cugina e non pensava tutte quelle cattiverie.
Prima che potesse scusarsi, la mano di Domi lo colpì con una forza che non credeva fosse umanamente possibile.
«Vaffanculo James» sussurrò asciugandosi una lacrima;  poi risalì anche lei verso il dormitorio.
James Sirius Potter restò a maledirsi per qualche minuto, con la mano poggiata sulla guancia dolorante, poi andò a letto. E prima di addormentarsi pensò a quanto fosse semplice passare dall'affetto all'odio in pochi secondi.




30 Settembre 1996
Hermione sospirò rumorosamente, aggiustandosi un ciuffo ribelle dietro l'orecchio. Se l'anno precedente era stato tosto, quello in corso si prospettava impossibile.
Le lezioni sembravano sempre più difficili, tanto che svariate volte si era ritrovata a chiedere alla McGranitt di rispiegare gli argomenti ed inoltre anche a Pozioni non andava divinamente.
Era non poco infastidita dall'uso di Harry del libro del 'Principe Mezzosangue', ma si era imposta di non dire nulla al riguardo.
Harry..
Hermione cercava di non darlo a vedere, ma era terrorizzata: da quando aveva saputo della Profezia, ogni volta che guardava il suo migliore amico aveva il brutto presentimento che fosse l'ultima.
«Movimentate le selezioni di Quidditch di Grifondoro» esclamò una voce, facendola sobbalzare.
La Granger si portò una mano al petto per lo spavento, fissando contrariata Blaise che aveva preso posto accanto a lei.
«E tu come lo saifece.
«Ero , osservavo la concorrenza» scherzò lui, aprendo un libro di Trasfigurazione.
Erano gli unici in tutta la biblioteca e la cosa inquietava leggermente la ragazza: chissà cosa avrebbero pensato gli altri alunni vedendoli.
«Non ci ho proprio fatto caso» ammise lei, tornando a prestare attenzione al tema di Difesa Contro le Arti Oscure che Piton aveva assegnato loro.
«Eri troppo presa dal festeggiare la vittoria del tuo amico rosso, suppongo » insinuò vago Zabini, facendola nuovamente disconcentrare «è proprio una fortuna che McLaggen abbia mancato l'ultima pluffa in modo così clamoroso e incredibile...Quasi fosse stato Confuso...»
Hermione arrossì vistosamente, sforzandosi di tenere lo sguardo basso.
«Eh già...»
«Credevo che voi Grifondoro infrangeste le regole solo in situazioni di emergenza. Anzi, trattandosi di te pensavo le infrangessi solo quando "costretta" da Potter» la provocò Zabini, smascherandola.
Aveva visto tutta la scena ed era non poco sbalordito.
Una voce salvò la mora da quella situazione imbarazzante.
«Herm, sono ore che ti cerco. Giuro che non sopporto più Ron, la prossima volta che...» stava sbottando Ginny Weasley, interrompendosi poi quando notò il Serpeverde.
«Interrompo qualcosa?…» chiese, alzando un sopracciglio scettica.
«No» rispose velocemente Hermione.
Lo sapeva che tutti avrebbero pensato male!
«In realtà ero venuto per dire ad Hermione se voleva accompagnarmi alla cena da Lumacorno sabato, so che anche lei è stata invitata e che Potter ha la punizione con Piton» disse lui, facendo spalancare ad entrambe le ragazze la bocca per lo stupore.
«Ehm..volentieri» fece lei, sorridendo timidamente. In fondo era contenta di avere un po' di compagnia.
«Hai bisogno d'altro? » si intromise la rossa, lasciandogli intendere di lasciarle sole.
«Si Weasley, avevo bisogno di una mano in trasfigurazione » le rispose, con un sorriso da Serpe stampato in faccia.
Lei lo fissò, indecisa sul lanciargli o meno una fattura.
«Allora vi lascio studiare» disse Ginny, guardando Hermione come a dirle 'dopo facciamo i conti'.
Poi uscì dalla biblioteca, veloce  come era entrata.
«Ti serve davvero una mano col compito della McGranitt? » chiese lei confusa, voltandosi verso Blaise.
«Nah, volevo solo far innervosire la Weasley» sussurrò lui, continuando  a sorridere insolente.
«E poi noi stavamo parlando di come il Prefetto di Grifondoro infranga le regole per aiutare il suo boy-friend» le disse ancora, ricevendo una spinta.
«Io e Ron non stiamo insieme»
«Però lo vorresti»
Hermione stava per replicare a tono, quando un gruppo di Serpeverde entrò in Biblioteca: Daphne Greengrass, Theodore Nott e Draco Malfoy.
Lo sguardo dei tre saettò sui due, e uno sguardo di puro disgusto si dipinse sul loro volto.
«Ormai in questa scuola c'è solo puzza di Mezzosangue e traditori del loro sangue» borbottò ad alta voce Draco, utilizzando quasi le stesse parole che aveva usato quando aveva incontrato il Trio a Diagon Alley.
Hermione non diede peso all'insulto rivoltole, ma pensò a cosa potesse aver portato Blaise a litigare in quel modo coi suoi amici.
Anche Zabini, irrigiditosi, pensò che non ci fosse altro da fare che fingere di non sentire.
«Nulla da dire al riguardocontinuò Malfoy.
«Piantala, Draco» sbottò la bionda al suo fianco, continuando però a rivolgere agli altri due uno sguardo ostile.
«E di fare cosa? "Carina la Weasley, ma non uscirei mai con una traditrice del suo sanguefece il furetto, riportando le parole che Blaise aveva pronunciato in una delle loro conversazioni notturne sulle ragazze di Hogwarts.
Il ragazzo scattò in piedi, deciso a rendere a Draco lo schiantesimo del primo Settembre, ma fu trattenuto da Hermione.
«Non ne vale la pena Blaise» sussurrò e lui annuì.
Daphne guardò i suoi due amici, non sapendo dalla parte di chi schierarsi: era tutto il mese che si divideva tra i due, parlando con Blaise solo quando non era con il biondo. Theodore intervenne, riuscendo a trascinare via Draco dalla biblioteca. Hermione e il ragazzo si guardarono negli occhi, poi come se nulla fosse successo tornarono sui libri: l'odio che separa le persone, non li avrebbe scalfiti.

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Capitolo 13
*** What u really feel (Part 1) ***


What u really feel (Part 1)

Hermione e Draco non riuscivano a guardarsi negli occhi.
Ansimavano, tentando invano che l'aria fredda di fine Novembre calmasse il battito incessante dei loro cuori feriti.
La donna alzò la testa di scatto, nonostante la paura di incrociare quegli occhi grigi che più di una volta l'avevano stregata. Gli occhi di Draco erano unici, nemmeno la sua Rose, tanto e forse troppo simile a lui, aveva ereditato quel colore indefinito e travolgente.
«Mi dispiace » gli sussurrò, tentando di non far notare che era sul punto di scoppiare nuovamente a piangere.
Lui la guardò in silenzio per quella che parve un'eternità, osservandola come se la vedesse per la prima volta.
Hermione non disse nulla, ma riuscì a percepire tutte le emozioni che frullavano nella testa del biondo: era spaventato, esattamente come lei, ma immaginava che le sue motivazioni fossero ben diverse. Era arrabbiato, e cercava di nasconderlo contraendo la sua mascella talmente forte da rendere ancor più spigolosi i suoi lineamenti. Ed era confuso, completamente confuso.
«Non...non devi scusarti Hermione, io...» le rispose, avvertendo la voce abbandonarlo.
Cosa poteva dirle?
Tutto nella sua testa vorticava furiosamente, rendendogli impossibile riordinare i pensieri.
«Io...lo capisco, davvero...non riesco neanche ad immaginare cosa hai provato da quando l'hai saputo...e tutta la situazione é stata un casino... Non ti do colpa di nulla» terminò, passandosi una mano tra i capelli e sospirando.
Gli sembrava che qualcuno avesse improvvisamente schiacciato il pulsante 'fast' sulla sua vita e che lui non potesse fare altro che starsene inerme a seguire i capricci del destino.
«Capirei se fossi arrabbiato, Draco. Ho sbagliato, non avrei dovuto farlo..» gli disse, avvicinandosi leggermente verso di lui.
«Sono io che devo scusarmi, Herm... Visto ciò che è successo..Tu hai agito senza pensare, e viste le circostanze credo sia naturale...sono io che ho sbagliato, ho sbagliato tutto..» la interruppe, alzando il braccio per carezzarle il viso, ma bloccandosi prima di farlo. Si sentiva uno schifo, ma doveva prendersi le sue responsabilità.
E pensò che la vita, a volte, non aspetta altro che l'occasione per metterti a tappeto.

Ottobre 1996 - Hogwarts
«Ci siamo capitisibilò Daphne, mettendo le mani sui fianchi e fulminandolo con lo sguardo.
«Sei una rottura di palle, Greengrass» le disse, alzando gli occhi al cielo ed incrociando le braccia come un bambino capriccioso.
Non riusciva a credere che la sua amica si fosse presentata in camera sua, avesse malamente cacciato tutti i suoi compagni di dormitorio e gli avesse fatto una paternale.
Era Draco Lucius Malfoy, mica poteva farsi mettere i piedi in testa così? Per Salazar!
«Questa rompi palle, come mi hai gentilmente descritta, sarà tua moglie tra una manciata d'anni e ti conviene iniziare a capire fin da ora chi comanderà a casa nostra, Malfoy. O giuro su Salazar Serpeverde e Merlino, che qualunque tortura il Signore Oscuro possa infliggerti ti sembrerà una piacevole vacanza in uno chalet di montagna».
A quelle parole, il biondo irrigidì le spalle.
Daphne sarebbe stata la signora Malfoy, l'aveva quasi rimosso.
A lui non dispiaceva, del resto sarebbe potuta andargli molto peggio: Daphne era bella, intelligente, educata come una vera Lady Purosangue ed era la sua migliore amica.
Certo, non l'amava e mai l'avrebbe fatto, ma l'amore non era mai rientrato nelle sue aspettative o nei suoi desideri.
Al contrario di lei, che invece sperava di trovare l'amore.
«D'accordo, futura Lady Malfoy. Lo farò, ma solo perché non ho intenzione di rivivere mai più una scenata simile»  borbottò, cercando di non far trapelare la menzogna che celava dietro le sue parole disinteressate.
La verità era che a Draco mancava Blaise, più di quanto sarebbe mai stato disposto ad ammetterlo. Gli mancava un amico con cui passare le lezioni e soprattutto le serate a bere di nascosto il Whisky e a parlare della popolazione femminile di Hogwarts o del Quidditch o di qualunque altra cosa.
Certo, aveva Theodore. Ma non era lo stesso. Theodore non riusciva a leggergli nella mente come faceva il giovane Zabini, pur senza Legilimanzia.
«Farò finta di crederci, Mister SonoTroppoFigoPerISentimenti. Ora vado a parlare con quell'altra serpe da strapazzo di Blaise e vediamo di finirla con questo dramma da squallida soap opera babbana!».
Poi sparì come un fulmine, lasciando il biondo a ridacchiare tra e . Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma senza Daphne Greengrass non avrebbe mai potuto vivere.

La bionda fuoriuscì dai Sotterranei e si fermò a riflettere su dove si fosse cacciato Blaise. Iniziò a farsi mentalmente un resoconto di tutti i posti ad Hogwarts in cui avrebbe potuto essere, ma i suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Potter e Weasley, insieme alla sorella di quest'ultimo.
Avevano probabilmente appena finito gli allenamenti di Quidditch, considerando che tutti e tre avevano una scopa sottobraccio.
«Hermionestava chiedendo Potter, voltandosi verso la rossa al suo fianco.
«Credo che sia in biblioteca con Blaise Zabini» scrollò le spalle la ragazza, come al sottolineare una cosa abituale.
In effetti, in quell'ultimo mese non era raro trovarli insieme a chiacchierare o a ridere insieme.
Il rosso sembrò essere dello stesso parere di Daphne.
«Miseriaccia, sta sempre con quella Serpe
«Magari si piacciono» ipotizzò Ginevra Weasley, beccandosi un'occhiataccia dal fratello maggiore.
Harry Potter si inserì nel discorso, ma la giovane Serpeverde non riuscì a cogliere le sue parole, poiché il Trio si dileguò verso la Torre di Grifondoro.
Lei invece puntò dritta alla biblioteca, dove subito intravide i due ragazzi intenti a studiare, scambiandosi di tanto in tanto qualche chiacchiera.
«Blaisefece lei, avvicinandosi al tavolo e osservando torva la Granger.
«Ciao ViVe» fece sorpreso Zabini, sorridendo sghembo alla sua amica.
"Ancora con questo ridicolo nomignolo?" pensò lei, nascondendo un sorrisetto divertito.
Stava per Vipera Velenosa, appellativo che si era meritata un pomeriggio del loro terzo anno, quando una dell'ultimo anno di Corvonero aveva insultato Astoria e la maggiore delle sorelle Greengrass gliene aveva fatte vedere di cotte e di crude.
«Devo parlarti»
«Sono tutto orecchie» le disse, facendole segno di accomodarsi sulla sedia alla sua sinistra.
«Da soli, Mezzosangue » si rivolse freddamente alla Granger, guardandola dall'alto verso il basso.
Blaise fece per dire qualcosa, ma Hermione lo precedette.
«Forse, se me lo chiedessi con garbo, avresti più probabilità che io decida di andare a finire il tema in Sala Comune».
E poi le sorrise, con fare di sfida.
«D'accordo Granger, ho necessità di parlare col mio amico. Potresti, per cortesia, lasciarci da solile disse Daphne, guardandola come se avesse davanti un insetto.
«Con piacere, Greengrass. E, mentre parli con Blaise, attenta a non morderti la lingua. Non vorrei che morissi avvelenata
Con quest'uscita Hermione si alzò, raccolse le sue cose, fece un occhiolino al ragazzo seduto accanto a lei e lasciò la stanza a testa alta.
«L'hai proprio meritata Viverise Blaise, mentre la bionda prese posto accanto a lui.
«C'é qualcosa tra di voichiese la ragazza, fissando l'amico negli occhi blu.
«Come, prego
«Hai una tresca con la Grangerinsistette lei.
«Perché, hai ancora una cotta per mefece lui, beccandosi un non-troppo-finto schiaffo sulla spalla.
«Spiritoso. Smettila di rispondere alle mie domande con altre domande
«No» sospirò lui rassegnato, sapendo quanto poteva essere assillante Daphne.
«No cosa
«No, non ho nessuna "tresca" con Hermione. Siamo semplicemente diventati amici»
«E da quando fai amicizia con quelli col sangue sporcoinarcò il sopracciglio la ragazza.
«Da quando colei che si definisce mia migliore amica, si è schierata dalla parte di Draco, senza nemmeno provare a parlarmi. E, ricordiamocelo, quando sono stato io quello aggredito e non viceversa » la accusò, accantonando definitivamente il suo sorriso.
Daphne abbassò lo sguardo, sentendosi vagamente in colpa. Non aveva scelto di schierarsi come se fossero in una guerra, ma sapeva bene che era Draco quello ad aver bisogno di lei.
«Mi dispiace» disse semplicemente.
Lui la osservò per un po', poi semplicemente le afferrò il braccio e la trascinò su di se, stringendola in un abbraccio.
«Mi sei mancata ViVe» le disse sottovoce, solleticandole delicatamente il fianco.
«Anche tu» ricambiò lei, rendendosi solo in quel momento conto di quanto fosse effettivamente vero.
«Mi sei mancato molto Blaise, e manchi anche a Draco. Ha sbagliato troppo con te, ma non mi sembra che tu ci sia andato leggero. Sai che Draco non è cattivo e non è un assassino o un criminale. E sai anche da che famiglia viene e da che famiglia vengo io. Vuoi davvero fargli una colpa il non voler moriregli disse dopo un po', rammentandosi  perché l'aveva raggiunto.
Blaise tacque, non sapendo bene che cosa dire.
La famiglia Malfoy e la famiglia Greengrass erano due delle più antiche, nobili e ricche casate di tutto il Mondo Magico e, nel corso degli anni, aveva potuto constatare con i suoi occhi il totale controllo che esercitavano sulla loro prole.
Continuava a pensare che Draco avesse un'altra scelta, che aveva optato per la strada facile e non per quella giusta, ma anche lui aveva fatto lo stesso.
Aveva scelto di abbandonarlo al suo destino, anziché essere al suo fianco, a lottare con lui e per lui.
«Credo che, essendo stati amici così tanti anni, ci abbia contagiato la stessa idiozia» ridacchiò, rilassandosi immediatamente e facendo sorridere anche la ragazza tra le sue braccia.
«Finalmente non dovrò più dividermi tra voi due testonisospirò contenta.
E si guardarono, prima di scoppiare a ridere.

Il giorno dopo, pareva che il destino si fosse messo d'impegno per evitare che Blaise e Draco avessero l'opportunità di parlarsi: il biondo si era beccato una punizione con la McGranitt e non avrebbe potuto partecipare all'uscita ad Hogsmeade.
Ciò nonostante, dopo la colazione si appoggiò alla parete della Sala Grande e restò ad osservare tutti gli studenti che, terminato il pasto, si affrettavano a varcare i cancelli della scuola.
Il suo sguardo incrociò quello della Granger, impegnata a parlare con lo Sfregiato, Lenticchia e la sorella di quest'ultimo, mentre si dirigevano all'esterno.
Lei sciolse immediatamente quel contatto visivo e lo ignorò, e lui sentì quasi il desiderio di insultarla, senza motivo.
Insultare il Trio dei Miracoli era il suo passatempo preferito ad Hogwarts, e la sua missione gli toglieva il tempo e la voglia di farlo.
Una parte di lui fu contento di essere costretto a passare la mattina con la McGranitt e non fuori, dove avrebbe avuto inizio il suo tentativo di "eseguire gli ordini".
Gli faceva paura anche solo pensare a ciò che doveva fare, ma non aveva altra scelta.
Era Draco Lucius Malfoy, erede dei Malfoy e dei Black, non aveva scelta.
Doveva rendere fiero suo padre e i suoi zii.
Doveva lottare per la sua vita e per quella di sua madre.
Daphne, Theodore e Blaise lo raggiunsero, allontanando da lui quei pensieri cupi che sempre più spesso prendevano il controllo della sua mente.
«Malfoy, sei un pessimo migliore amico» sbuffò la ragazza, facendo ridere tutti e tre.
«Sai com'è, me la sono fatta dare di proposito la punizione...» ribatté lui, leggermente irritato.
«Non iniziate voi due!» si lamentò il giovane Nott, ridacchiando e afferrando Daphne per le spalle per avviarsi all'esterno.
La bionda guardò per un secondo i suoi due amici e poi sorrise al suo Theo e si lasciò trascinare via.
«É completamente partita..» commentò Blaise, a cui non era sfuggito lo sguardo che la loro amica aveva rivolto al loro compagno di dormitorio.
«Già» concordò Draco, non sapendo cosa dire. Lui e il giovane Zabini non si parlavano da oltre un mese e l'argomento Daphne/Theo non gli sembrava il migliore: loro dovevano sposarsi e la consapevolezza che lei avrebbe potuto essere per sempre infelice poiché innamorata di un altro lo terrorizzava.
«Senti Blaise, per quello che è successo tra di noi, io..»
Non riuscì a finire che l'amico lo abbracciò, lasciandolo per un secondo impietrito. Poi ricambiò la stretta, fregandosene del suo essere solitamente schivo e poco affettuoso.
«Abbiamo sbagliato entrambi. Ci siamo fatti una promessa, e la manterremo» disse Zabini, staccando il contatto.
Draco annuì e poi entrambi si rivolsero un sorriso, dissipando tutto ciò che li aveva allontanati in quel mese.
«Raggiungo gli altri, a dopo Draco»
Poi si separarono, ognuno per la sua strada. Ma con la certezza che la loro amicizia era più forte di qualunque cosa.

Intanto, ai Tre Manici di Scopa, il Trio con aggiunta di Ginny era intento a chiacchierare e a bere il succo di zucca.
Ad un tratto, Dean Thomas comparve alle spalle della sua ragazza, che contenta si alzò e gli buttò le braccia al collo, baciandolo appassionatamente.
Hermione sorrise, mentre Ron iniziò a borbottare maledizioni, e le sue orecchie assunsero un rosso intenso.
«Vieni a sederti con noi?» chiese il moro, indicando il tavolo che aveva occupato con i suoi amici.
«Ragazzi, vi dispiace?» si riferì agli amici la rossa, cercando di non essere maleducata.
«Si» sibilò Ronald
«No, vai pure Ginny» ribatté la Granger, fulminando il rosso e ricevendo un sorriso riconoscente dalla sua amica.
Il giovane Weasley continuò ad osservare Ginevra, stringendo i pugni sul tavolo: era molto geloso della sua sorellina.
«Non lo sopporto Dean, si sbaciucchia mia sorella come se non ci fosse un domani, e lei ci sta pure. É una ragazzina, miseriacciasbuffò, tornando a concentrarsi sui due seduti a tavola con lui.
«Suvvia Ron, tua sorella ha solo un anno meno di noi» intervenne la mora.
«E poi devi ammettere che cresce bene. Al posto di Dean, farei esattamente lo stesso» buttò fuori Harry, che fino a quel momento era rimasto stranamente silenzioso.
Sia Hermione che Ronald spalancarono la bocca.
«Era solo un commento, ragazzi, non prendetela così... Intendevo solo dire che Ginny è una bellissima ragazza e che tu dovresti essere contento che abbia trovato qualcuno che la ami» si corresse, dopo aver notato le loro occhiate sbigottite.
Ron si limitò a scrollare le spalle, ma Hermione continuò a guardare il suo migliore amico, che pareva tornato in quella bolla dove si isolava negli ultimi periodi: di nuovo, il presentimento che Harry provasse qualcosa nei confronti di Ginny, si formò nella sua mente.
E pensò a come la ragazza l'aveva amato invano per anni, prima di arrendersi definitivamente quando l'aveva visto baciare Cho Chang.
Alzò gli occhi e vide Blaise, seduto a tavola con Pansy Parkinson, Daphne Greengrass e Theodore Nott.
Anche lui la guardò e le rivolse il sorriso sghembo a cui si era ormai abituata.
«C'è qualcosa che devi dirci?» la richiamò sottovoce Harry, indicando il Serpeverde.
«Zabini sembra abbastanza a posto, ma è amico di gente come Malfoy ed è una Serpe...Non vorrei che ti facesse soffrire» continuò, notando lo sguardo confuso della sua migliore amica.
«Harry, sei carino a preoccuparti per me, ma ti sbagli totalmente. Mi piace Blaise, ma come amico. Non è il mio tipo»
E, a quelle parole, senza volerlo, spostò per un secondo lo sguardo su Ron, intento ad osservare la prorompente scollatura di Madam Rosmerta.
Gli tirò un leggero calcio e lui, sorpreso, si rovesciò ciò che restava nel suo bicchiere addosso, facendo scoppiare a ridere Hermione ed Harry.
Quest'ultimo parve notare ciò che provava la ragazza, perché rilassò le spalle e si lasciò sfuggire un sorriso, che nascondeva però un velo di preoccupazione: e se tra i due non fosse andata, cosa ne sarebbe stata della loro amicizia?
I suoi pensieri furono interrotti dal lamento di Ron per l'essersi bagnato, così acconsentì al tornare al Castello.
La strada era ancora ghiacciata, ma nonostante ciò il clima lungo il percorso era ancora piacevole e la passeggiata verso Hogwarts era tranquilla e serena.
Ma quella quiete apparente si infranse quando Katie Bell, che camminava d'innanzi a loro, si librò in aria, con un'espressione di puro terrore e dolore stampata in viso.

«Draco, hai saputo cos'è successo a Katie Bell?» fece Daphne, entrando di corsa nel dormitorio maschile di Serpeverde.
«É stata maledetta o qualcosa di simile» fece Theodore, non attendendo la risposta del biondo.
Draco sentì il petto battergli furiosamente.
Non poteva essere.
Lui non voleva che qualcun altro si facesse male.
«E lei è... è.. »
«É viva, almeno per ora» disse Blaise, avvicinandosi all'amico.
Lui e Daphne si scambiarono uno sguardo: conoscevano Draco e qualcosa nei suoi occhi diceva loro che sapeva più di quanto desse a vedere.
«C'entri qualcosa?» gli chiese il ragazzo dalla carnagione olivastra.
«Perché dovrei?»
«Potter l'ha detto alla McGranitt, anche se lei ha replicato che sei stato in punizione con lei la maggior parte del tempo» intervenne Nott, capendo che l'aria stava impesantendosi ad ogni respiro.
«Quando impareranno a farsi gli affaracci loro?» sibilò Draco, gli occhi furenti.
«Perché il plurale?»
«Oh andiamo Blaise, è inutile che provi a difendere la tua amichetta Mezzosangue. Lei e Lenticchia sono ugualmente coinvolti»
«Smettila di chiamarla in questo modo» fece Blaise.
«Altrimenti?» lo sfidò Draco.
«Piantatela, tutti e due. Smettetela di comportarvi come dei bambini in lotta per un giocattolo » si intromise la Greengrass, fulminando entrambi con lo sguardo.
«Tu, Blaise, non dovresti accusare Draco di ogni singolo problema esistente. È tuo amico» fece, rivolta verso Zabini.
«E tu, Malfoy, in quanto amico di Blaise devi accettare i suoi amici...anche se si tratta della Granger» si rivolse a Draco, trattenendo una smorfia di disgusto. Del resto, non le faceva piacere aber a che fare con una come l'amica sangue sporco di Potter. Ma per Blaise, l'avrebbe sopportata.
I due interessati si guardarono ed annuirono in contemporanea, sorpresi di come Daphne fosse in grado di tenerli tutti in riga.
«Io...vado dalla McGranitt » fece Draco,  decidendo di andare nella Stanza delle Necessità per continuare il suo lavoro, avendo bisogno di occupare la mente.
Si sentiva terribilmente in colpa per ciò che sarebbe potuto accadere alla Bell.
Stava mostrando pietà, e non avrebbe dovuto.
"La pietà e l'amicizia, Draco, sono per i deboli. E i Malfoy non sono deboli" gli diceva spesso suo padre, eppure in quel momento non riusciva a fare a meno di sentire la responsabilità di ciò che aveva fatto.
Dopo di lui, anche Blaise uscì, diretto al Lago Nero.
«Greengrass, ti hanno mai detto che sei una forza della natura?» fece Theodore Nott sorpreso, quando rimasero soli.
«Il tuo tuono sorpreso rischia di offendermi, Nott» rispose subito Daphne, sorridendo sghemba e lasciandolo solo nel dormitorio.

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