Minuto

di AnnabethJackson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue ***
Capitolo 2: *** Stiamo bene ***



Capitolo 1
*** Sangue ***


 

1. SANGUE
 



«Sto morendo.»

«Non stai morendo.»

«Sì che sto morendo, e anche nel peggiore dei modi. Guarda qui quanto sangue! Secondo te avrò il tempo di scrivere il mio testamento?»

«Hai diciotto anni. Che genere di testamento lasceresti ai posteri? L’unica cosa che puoi intestare è quella vecchia felpa grigia che sta marcendo sotto il letto da tre giorni. Non l’accetterei nemmeno io che ti amo, figurati un’altra persona. E poi, per l’ennesima volta, ti ripeto che non stai morendo. È solo un po’ di sangue.»

«Ti sembra un po’ di sangue questo? Dracula si nutriva con molto meno! Oddio, no, ti prego, butta subito quel fazzoletto nel cestino. Sento che da un momento all’altro sverrò. Chiama Manon. Oppure un’ambulanza. Meglio un’ambulanza, sì.»

Con un ovattato plop!, un fazzoletto stropicciato cadde nel cestino del bagno. Quest’ultimo, però, era talmente ricolmo che quel pezzo di carta macchiato rimase ben visibile. Mika si era dimenticato di nuovo di svuotare la spazzatura quella settimana.

Da qualche parte nelle vicinanze, giunse un lungo gemito ben udibile.

«Sento l’anima che sta lasciando il mio corpo. Come è possibile che una persona contenga tutto questo sangue?»

«La tua bellissima anima non andrà da nessuna parte questa sera. Mi spieghi come hai fatto a cadere dal letto?»

«Non sarei caduto dal letto se qualcuno non mi avesse rubato le coperte mentre dormivo! E smettila di ridere, non è per niente divertente. Sarà indirettamente colpa tua se morirò. Come farai a vivere con questo senso di colpa per il resto della tua vita?»

Le spalle di Eliott andarono avanti a sobbalzare ancora un po’ mentre prendeva con delicatezza il mento di Lucas e lo guidava verso di sé, per controllare se il flusso si fosse fermato. Gli occhi di Lucas seguirono lo sguardo del ragazzo, cercando di non far trapelare tutto il terrore che sentiva dentro di sé.

Lucas odiava il sangue. Lo odiava con tutto sé stesso.

Appoggiò una mano sul polso di Eliott e strinse la presa quando lo vide aggrottare le sopracciglia. Era ufficiale: stava davvero per morire. E non aveva fatto nulla di importante nella sua vita se si escludeva la relazione con Eliott. Come avrebbe fatto lui a sopportare la sua prematura dipartita? Non voleva nemmeno immaginare cosa gli avrebbe successo se…

«Per l’ultima volta, tu non stai morendo. Quindi non mi pongo nemmeno il problema. Vedi? Fazzoletto pulito» disse Eliott, alzando come prova il pezzo di carta bianco. Ai lati dei suoi occhi comparvero delle sottili rughe d’espressione e le iridi chiare si illuminarono mentre sorrideva a Lucas con fare rassicurante. In quello sguardo c’era tanto affetto misto a una sorta di divertimento represso.

Passò una mano tra i suoi capelli, scompigliando quello che era già un vero disastro. Lucas adorava sentire le sue dita sul capo, anche se di solito si fingeva infastidito. Lo facevano sentire al sicuro. «Ora possiamo tornare a dormire?» domandò Eliott, indicando con il capo la porta di quel piccolo bagno.

«E se ricomincio a sanguinare?»

Eliott cercò di reprimere una risata alle spalle di Lucas, ma quest’ultimo colse la sua immagine dal riflesso dello specchio, così si girò per fronteggiarlo, incrociando le braccia al petto e aggrottando la fronte. Mancò poco che Eliott gli cascasse addosso. «Non è affatto divertente. Sai quanti casi di morte per epistassi sono state registrate in Francia negli ultimi cinquant’anni? Dieci, Eliott, dieci! Tutte avvenute dopo la prima crisi, quando le povere vittime pensavano che tutto si fosse risolto. Ora dimmi, sei così tranquillo da voler tornare a letto?»

Nella posizione in cui erano, li separava solamente una manciata di centimetri. I loro volti erano allineati e così anche i loro sguardi. Il sorriso divertito di Eliott piano piano scomparve, per lasciar spazio a un’espressione più intensa.

«Comprendo che il problema non sia da prende sotto gamba,» mormorò pacatamente, anche se era difficile stabilire se fosse l’ennesima presa in giro o se fosse serio. Man a mano che parlava, il suo volto si abbassò sempre di più, finché le sue labbra non furono a un soffio dall’orecchio sinistro di Lucas. «Ma mentre aspettiamo di vedere se sarai l’undicesimo sfortunato, potremmo-» e qui il suo tono divenne troppo basso perché qualcuno potesse udire il seguito della frase.

Gli occhi di Lucas rimasero fissi su un punto imprecisato del muro di piastrelle bianco sporco della parete del bagno anche dopo che Eliott tornò a fronteggiarlo. Pian piano, poi, incrociò le iridi chiare del suo ragazzo e, lettovi qualcosa che solo lui poteva cogliere, sospirò. «Okay, d’accordo, ma prova ancora a buttarmi giù dal letto e ti puoi scordare qualsiasi cosa fino alla prossima settimana

Eliott sorrise affettuosamente, poi intreccio le dita della mano destra con quella di Lucas e lo guidò verso la camera da letto, il più silenziosamente possibile per non svegliare tutti gli altri.

Quello che accadde dopo che la porta venne chiusa dietro le loro spalle, non è dato saperlo, ma Lucas si dimenticò molto presto delle dieci vittime, del sangue e tutto il resto.

O per meglio dire, se ne dimenticò per qualche ora…
 
 


 
---




 
«Ma porca p

«C-che succede?»

«Come che succede? Mi hai rubato le coperte un’altra volta e sono caduto dal letto un’altra volta

«Stai bene?»

«Sì, penso di s-»

Pausa.

«O no, no no no. Eliott accendi la luce. Oddio, no, non dirmi che questo è-»

Clik!

«È sangue. È sangue. Sto morendo. Oddio, Eliott, sto morendo. Lo sapevo che non dovevo tornare a letto.»

«Lucas, calmati. Vieni, andiamo in bagno, vedrai che andrà tutto b-»

«No, non ce la faccio. Io… penso di star… di star per sven-»

Bumb!

«Lucas?»



 



Salve a chiunque sia arrivato fin qui!

Non so esattamente cosa sia questa cosa. L'ho scritta nel giro di un'ora senza pensarci troppo.
Sono tremendamente sicura che sia tutto molto OOC, sopratutto per quanto riguarda Lucas, ma tanté.
Questa in teroia dovrebbe essere una piccola raccolta di slice of moment, istanti di vita quotidiana, senza veri e propri collegamenti con la trama, stanziati più o meno circa dopo la fine di questa terza stagione quando tutto si sarà sistemato si spera.
Okay, dunque, vista la mia più che rinomata fama nel non essere costante mia colpa, mia grandissima colpa, ma di qualcosa bisogna pur morire non so se e quando pubblicherò altro, quindi per ora bisogna prendere questa cosa per quel che è, cioè un'emerita cavolata.

Okay, addio, è stato molto bello <3

(Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui, hai avuto coraggio)
 

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Capitolo 2
*** Stiamo bene ***




2. STIAMO BENE
 



I raggi del sole attraversavano senza incontrare ostacoli le tende sottili di cotone bianco che coprivano le finestre del salotto, illuminando il tavolino di vetro posto di fronte al divano. Questo, a sua volta, rifletteva le radiazioni di luce in direzione della parete appena sopra lo schienale, esattamente dove il capo di Lucas stava ondeggiando da un po’ di tempo. A intervalli regolari, la sua testa scivolava pian piano verso destra, finché con uno scatto questa non tornava in posizione eretta.

Le palpebre e le ciglia tremarono flebilmente prima di aprirsi, rivelando un paio di iridi di un blu scuro come l’oceano assonnate, fisse su un punto imprecisato del pavimento.

Il ragazzo rimase qualche istante immobile, cercando di fare mente locale in quel pomeriggio di metà ottobre sorprendentemente caldo, poi tentò di sbadigliare alzando le braccia verso l’alto, ma quello destro rimase incastrato.

Lucas abbassò gli occhi e vide Eliott con la testa appoggiata sulla sua spalla, il corpo disteso lungo il lato opposto lato del divano, profondamente addormentato.

Si concesse un po’ di tempo per osservarlo: le sue gambe erano così lunghe che una era piegata a novanta gradi in modo che il piede poggiasse a terra e l’altra era incastrata tra il bracciolo e lo schienale, mentre un braccio poggiava molto vicino alla gamba di Lucas, il palmo rivolto all’insù.

Sembrava una posizione tremendamente scomoda, del genere che lasciava intorpiditi i muscoli al risveglio.

Indossava i pantaloni del pigiama e una vecchia felpa con il cappuccio nera che spesso usava anche per dormire. Il suo volto era sereno, sebbene le guance punteggiate qua e là da una corta barba erano rosee e le labbra appena dischiuse soffiavano aria calda sull’avanbraccio di Lucas.

Lanciando un’occhiata all’orologio appeso sopra alla televisione, quest’ultimo apprese ch’erano in quella posizione ormai da un paio di ore e che doveva essersi addormentato facendo esattamente quello che stava facendo ora, ovvero guardare indisturbato Eliott che riposava. Non era sua intenzione dormire, ma aveva passato la notte insonne studiando per un esame importante e, subito dopo le lezioni di quella mattina, era andando direttamente a casa di Eliott dato che non rispondeva ai suoi messaggi. Lo aveva trovato disteso in posizione fetale sul divano con una coperta indosso e il volto sudato.

Posò delicatamente una mano sulla sua fronte e sentì che scottava ancora.

Dentro di sé alzò gli occhi al cielo: non si sarebbe ammalato se non si fosse scordato accidentalmente a casa l’ombrello, decidendo imperterrito da testa dura quale era di farsi metà Parigi a piedi sotto l’acquazzone di due giorni prima per venire a casa sua.

Eliott e gli ombrelli non era quelli che si dicono propriamente migliori amici. Lucas prese mentalmente nota di regalargliene uno per Natale se non gli fossero venute altre idee – e le sue idee scarseggiavano sempre, a differenza di Eliott la cui fantasia non conosceva confini.

«Dovresti smetterla di fissarmi quando dormo.»

Sebbene fosse stato solo un mormorio appena udibile, Lucas ritirò di scatto la mano, preso di sorpresa.

«Non sapevo fossi sveglio. E comunque tu fai lo stesso con me, perché non posso farlo anche io?» protestò a bassa voce.

Osservò Eliott raddrizzare il capo per posarlo questa volta sul suo grembo, sistemare le gambe in una posizione più comoda e spostare lo sguardo per incrociare i suoi occhi. Gli sorrise flebilmente, socchiudendo le palpebre, mentre intrecciava una mano alla sua.

«Come ti senti? Hai ancora la febbre alta» disse, aggrottando la fronte. «Quando imparerai a stare al riparo dagli acquazzoni soprattutto se fuori ci sono meno di dieci gradi?»

Eliott si strinse nelle spalle e ignorò completamente l’ultima osservazione.
«Perché a volte, quando mi fissi, mi sento come se stessi cercando qualche segno di pazzia in me» disse, rispondendo solo alla prima delle domande.

I suoi occhi rimasero ben piantati in quelli di Lucas, il cui cuore di perse inevitabilmente un colpo udendo quelle parole.

Eliott non lo stava accusando né si stava lamentando. Si limitava a esprimere quello che credeva fosse un dato di fatto, ma si sbagliava, e non importava quante volte Lucas cercasse di rassicurarlo. Lui rimaneva convinto di star esponendo i fatti ogni volta che affrontavano quell’argomento. E, ogni volta, un pezzo dell’anima di Lucas soffriva quasi quanto soffriva quella di Eliott nei momenti più brutti.

«Quello che dici non è vero, e lo sai molto bene. Ti guardo perché mi piace semplicemente osservarti. Tutto qua. Esattamente come fai tu con me» mormorò Lucas dopo qualche istante, mentre con il pollice accarezzava l’interno del palmo della mano intrecciata alla sua. Risalì piano piano con la punta delle dita fino a sfiorargli le labbra, per poi posarla sulla guancia calda. «Beh, tranne oggi. Oggi ti osservo perché sei obiettivamente malato. Sono un po’ preoccupato per questa febbre» aggiunse poco dopo, accennando un sorriso tutt’altro che sereno.

Eliott si lasciò scappare uno sbuffo divertito in risposta prima di tornare a chiudere gli occhi. Rimasero così, accoccolati in silenzio per qualche istante, senza che nessuno facesse o dicesse niente, persi ognuno nei propri pensieri.

A un certo punto Eliott si liberò dalla stretta di Lucas e cercò di mettersi seduto, chissà per fare cosa. Lo scatto però era stato così repentino che la testa prese a girargli e barcollò per un istante. Lucas se ne accorse e lo costrinse immediatamente a tornare sdraiato, avvolgendolo tra le braccia in una posizione che non gli lasciava scampo di fuga. Lo guidò finché non si trovarono entrambi sdraiati, con lui dietro ed Eliott tra le sue braccia.

Erano nati per incastrarsi a quel modo. Non era la prima volta che Lucas lo notava.

Il modo perfetto in cui la testa di Eliott trovava posto nell’incavo del suo collo e le sue braccia si adattavano per stringersi attorto al suo busto si avvicinava all’arte. I loro corpi erano stati creati in modo che ogni parte di Eliott combaciasse con il corrispettivo di Lucas, e così succedeva nella situazione diametralmente opposta, quando a letto Eliott lo abbracciava poco prima di cedere al sonno.

«Non dovresti stringermi così forte. Ti ammalerai e poi toccherà a me badare a te, come sempre» scherzò Eliott atono, ma non fece nulla per allontanarsi. La situazione gli era chiaramente congeniale così.

Si mosse lentamente, strofinando la punta del naso sul collo di Lucas, molto vicino al pomo d’Adamo. Quest’ultimo scosse la testa, alzando gli occhi al cielo, ma aumentò la stretta delle braccia attorno a quel corpo bollente.

«Shh, sta zitto» disse, muovendo il pollice in cerchio in un punto imprecisato dello sterno di Eliott. Sotto il suo tocco, il ragazzo fece un respiro un po’ più profondo, ma non si mosse. «Non mi ammalerò» aggiunse poi.

«Non ne sono così s-»

«Ho detto sta zitto» ripetè Lucas per bloccare quella flebile protesta. Continuò ad accarezzarlo, mentre inspirava il profumo di Eliott con il naso affondato tra i suoi capelli. «Lascia solo che ti stringa ancora per un po’. Io sto bene così. Noi stiamo bene




 



Buonrisalve, inaspettatamente così presto!

Non ho molto da dire su questa seconda storiella. L'intento era qualcosa di molto fluff e leggero, per quello non ho approfondito certe tematiche... Spero di non essere stata troppo indiscreta o affrettata.

Grazie come sempre per essere arrivati fin qui <3


 

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