Una storia mai raccontata

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A ferro e fuoco ***
Capitolo 2: *** Nemici giurati ***
Capitolo 3: *** Imboscata ***
Capitolo 4: *** Sangue versato per una donna ***



Capitolo 1
*** A ferro e fuoco ***


I disordini nella città parigina andavano avanti ormai da giorni.
La povera gente era stanca delle angherie delle guardie della città.
< Capitano, abbiamo trovato una decina di zingari che stavano tentando di rubare queste cose da mangiare > fece una delle guardie attirando l’attenzione del capitano.
< Molto bene. Sapete che cosa fare. >
< Capitano, noi non abbiamo fatto niente! > tuonò uno di loro < Questa roba che voi vedete è nostra. Ce la siamo guadagnata con il sudore della fronte. >
Ma Febo non aveva nessuna intenzione di credergli.
< Smettete di dire assurdità! >
< Ma capitano… >
< E sentiamo, come ve li sareste guadagnati? >
< Con i nostri spettacoli che organizziamo in giro per la città. >
< Ah davvero? Perfetto. Vorrà dire che da qui in avanti non avrete mai più il permesso di fare simili organizzazioni. >
< Voi non potete farci questo. >
< Io non posso? Allora vuol dire che non mi conoscete affatto… Da questo momento avrete bisogno di permessi scritti e dovrete pagare profumatamente di tasca propria. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Capitano, se voi ci imponete una simile legge sapete molto bene che ci taglierete le gambe. >
< Questi non sono affari che mi riguardano. Cavatevela da soli come avete sempre fatto. >
Quando Febo s’impuntava su una cosa, era impossibile fargli cambiare idea.
< Capitano, allora cosa ne facciamo di loro? >
< Per questa volta sono liberi… Ma la merce rimane qui in caserma. >
< E noi cosa mangeremo? >
< Per me potreste morire tutti di fame. >
Scioccati per come erano stati trattati, le decine di zingari fermati dalle guardie se ne andarono senza dire una parola.
“Se è la guerra che vogliono, guerra avranno” pensò il capitano fissando l’orizzonte da una finestra.
< Capitano, secondo me siamo molto ingiusti con loro. >
< Come hai detto? >
< Insomma, non hanno fatto niente di male. Mi sembra ingiusto trattarli così. >
< Come ti chiami, giovane ragazzo? >
< Jean, Capitano. >
< Quanti anni hai? >
< Vent’anni, Capitano. >
< Sai Jean, devi capire ancora una cosa: questo mondo va avanti solo a causa di cose ingiuste. Perché noi dovremo essere da meno? >
< Capitano, questa gente morirà di fame. Sono i sudditi che dovremmo proteggere. >
< Gli zingari di Parigi sono la peggior feccia della città! > rispose Febo a denti stretti < E se tu non sei d’accordo sul mio pensiero, forse è meglio se ti rinfreschi un po’ la mente. >
< Vi prego Capitano, facevo solo per dire. >
< La prossima volta quando vorrai dire qualcosa, pensa. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Va bene, Capitano. Non succederà più. >
< Molto bene. Adesso puoi andare > replicò il Capitano rimanendo da solo.
 
 
Quasimodo era appena tornato tra le sue campane con appresso alcune vivande da consumare in compagnia.
Girando lo sguardo per vedere che cosa si prospettava all’orizzonte, vide che alcune case in lontananza stavano prendendo fuoco.
< E’ da quando è sorta l’alba che alcune case della città stanno prendendo fuoco.>
La voce prorompente di Esmeralda lo fecero sobbalzare dallo spavento.
< Esmeralda! Credevo che tu fossi ancora a letto. >
< Come posso dormire vedendo la mia città ridursi in quello stato? E tutto per colpa di Febo. >
< Febo non ci vede più dalla rabbia. È il modo in cui l’hai abbandonato… >
< Lui mi vedrà sempre come una zingara! E non come una persona normale! E io questo non posso sopportarlo! >
< Ma Esmeralda, perché non provi a parlarci? >
< Perché appena mi avvicinerei a lui, mi farebbe arrestare senza motivo. >
< Quindi hai deciso di rimanere a Notre – Dame per tutto il resto della tua vita? >
< Non ho altra via di scelta… >
< C’è sempre una scelta in questa vota, Esmeralda. Non scordarlo. >
Alla giovane donna sembrava che Quasimodo non la volesse con sé.
< Quasimodo, vorresti forse mandarmi via? >
< Certo che no. Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi… Ma devi risolvere al più presto questa situazione, altrimenti… >
Ad un certo punto, un forte boato scosse i due giovani.
< Ma che diavolo è stato?! >
Sporgendosi per vedere cosa stava succedendo dal campanile, Quasimodo vide che le guardie stavano facendo tutto per entrare nella chiesa.
< Ma cosa… >
< Quasimodo, devi nascondermi alla svelta! Se Febo mi trova qui… >
Ma ormai era troppo tardi.
Le guardie erano entrati fino in cima al campanile circondandoli.
< A cosa dobbiamo il motivo della vostra visita? > domandò Quasimodo.
< Levati di mezzo, campanaro. Dobbiamo portar via Esmeralda. >
< Dovrete passare sul mio corpo. >
Vedendo che Quasimodo stava facendo resistenza, le guardie sguainarono le spade simultaneamente circondando il campanaro.
< Lo ripeterò una seconda volta: dacci immediatamente Esmeralda. >
< Mai. Voi la volete torturare solo per il piacere di farlo. >
< Questi non sono affari tuoi. Dove si trova?! Non abbiamo tempo da perdere! >
Alzando lo sguardo al cielo, vide che Esmeralda era riuscita a fuggire per i passaggi segreti che costituivano le torri campanarie della città.
< Eccola là in cima! Prendiamola! >
Ma ormai era troppo tardi.
La giovane zingara era riuscita a sfuggire dalle grinfie delle guardie.
< Quasi, ti prometto che presto tornerò da te a liberarti! È una promessa! > gridò la donna in modo che l’uomo potesse sentirla.
“Tu vai per la tua strada, Esmeralda. Non aver paura di me…”

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Capitolo 2
*** Nemici giurati ***


Tutta la popolazione di Parigi si erano riuniti dinanzi alla Cattedrale di Notre – Dame dove un piccolo incendio aveva attirato la loro attenzione.
Spaventati sempre di più per la sorte che sarebbe a loro toccata, decisero che non avrebbero fatto niente per aiutare colui che un tempo avevano sempre disprezzato.
< Anche il campanaro è stato arrestato > fece un contadino parlando a sua moglie.
< Che cosa ne sarà di noi? > domandò quest’ultima.
< Non lo so… So soltanto che il capitano delle guardie sta cercando in tutta la città la sua amata. Dobbiamo ritrovarla alla svelta se vogliamo tornare a vivere in pace. >
< Consegneresti Esmeralda ad un uomo senza scrupoli?! >
< Abbiamo forse un’alternativa? >
< C’è sempre una scelta, Pierre. Perché non te ne rendi conto? >
< Mi dispiace Annette, ma non riesco a vivere così… >
< Eccolo che sta uscendo. >
Sentendo le porte della Cattedrale che si stavano aprendo, i due coniugi fissarono il povero campanaro in manette scortato da una moltitudine di guardie.
< Non riuscirete a tenermi imprigionato per sempre. >
< Scommetti? Eppure lo conosci bene il Capitano delle guardie… Non è un tipo che si fa’ convincere molto facilmente. Soprattutto ben sapendo che tenevi nascosto la sua amata. >
< Cercava solo un po’ di protezione. >
< Tutti noi sappiamo che non è vero… >
< E voi che diavolo ne volete sapere?! >
< Io so molte più cose di quello che credete voi, campanaro storpio > ribatté la guardia strattonando le manette < Il Capitano crede fermamente che voi avete giaciuto con lei… Non ve lo perdonerà mai, sappiatelo. >
< Febo può pensare quello che vuole. Io non ho paura… >
< Presto lo vedremo… >
Vedendo che tutta la popolazione non faceva altro che fissarlo, Quasimodo abbassò lo sguardo guardando i suoi passi che l’avrebbero condotto verso un destino inglorioso.
 
 
Dopo aver camminato per quasi un’ora, Quasimodo fu rinchiuso in una cella in attesa di essere ricevuto dal Capitano delle guardie nonché ex amico Febo.
“Febo non può essersi trasformato in un mostro… Non fa parte della sua indole.”
Sentendo un rumore di passi che si stava avvicinando a lui, Quasimodo aguzzò l’udito prestando attenzione a quello che gli sarebbe successo.
< Finalmente ci rincontriamo, Quasimodo. >
La voce di Febo era più tetra e minacciosa di come si ricordava una volta.
< Febo, cerca di andare al punto. Che cosa vuoi da me? >
< Semplice, voglio sapere dove si trova Esmeralda. >
< Non lo so. È scappata da Notre – Dame. >
< E’ scappata a causa tua, no? Le guardie mi hanno raccontato che ti sei fatto catturare solo per lasciarla sfuggire… Mossa alquanto azzardata… >
< Non m’interessa. La mia vita non è così importante come tu credi… >
< Ah no? Eppure so quanto tieni molto a lei… Che cosa credi? Che io pensi che i sentimenti d’amore che hai avuto sempre nei suoi confronti si siano assopiti così dal nulla? >
< Quello che mi preme in questo momento è vedere la povera gente che sta morendo di fame a causa delle tue angherie. >
< Credi davvero che io stia diventando peggio di Frollo? >
< Sì. Ci sei già diventato. >
A quel punto lo sguardo fi Febo divenne più serio e accigliato che mai.
< Quasimodo, dimmi dove si sta dirigendo Esmeralda o ti prometto che ogni giorno che passerà ucciderò dieci civili a cominciare da questo momento. >
< Non so dove possa essere andata! Perché non lo vuoi capire?! >
< Perché tu mi stai mentendo! >
< Non ne avrei motivo! >
< Hai più a cuore la gente di questa città o una povera zingara che non ha fatto altro che distruggere le nostre due vite? >
< Lei non ci ha fatto niente, Febo. >
< Questo lo dici tu… Quella sporca zingara mi ha deriso davanti ai miei superiori per il semplice fatto che non mi amava… >
< Ma cosa dici? Lei ti ha sempre amato incondizionatamente. >
< Allora non sai come sono andate le cose… >
< Che cosa stai dicendo? >
Girando lo sguardo per non guardare in faccia il suo ex amico, Febo cominciò a raccontare del momento in cui aveva sorpreso Esmeralda a tradirlo con un altro.
< Ero appena rientrato nella mia umile dimora dopo una lunga giornata lavorativa.
Non ce la facevo più.
Ero sfinito come non mai.
Non curandomi minimamente di dove si potesse essere cacciata Esmeralda, mi diressi verso la mia camera per mettermi a dormire il prima possibile.
Ma quello che vidi sotto le lenzuola mi lasciò esterrefatto e senza parole.
“Esmeralda, che cosa stai facendo?”
Lei era in compagnia di un uomo.
Un uomo che mi aveva sottratto l’unica donna che avessi mai amato… Ed io questo non potevo permetterglielo. >
< Hai visto che era quest’uomo? >
< Purtroppo no. Era nascosto dalle coperte e dal suo corpo e quindi non l’ho visto bene… >
< E dopo che cos’è successo? >
< Dopo che me ne sono andato di casa, lei se ne andò a sua volta senza degnarmi nemmeno di uno sguardo… Se fossi stato molto più lucido, l’avrei uccisa con le mie mani, sai? >
Quasimodo non sapeva come replicare a questa situazione intricata.
Non poteva pensare che la sua amata aveva tradito il suo amico in quella maniera.
< Le zingare sono tutte uguali, Quasimodo… L’indomani che era successo tutto questo, i mie sottoposti non hanno fatto altro che parlarmi dietro impunemente, aumentando il mio rancore e la mia rabbia… Ma appena riuscirò a scoprire che è stato, la mia furia diverrà incontrollabile e lo ucciderò con le mie stesse mani… Ho alcuni sospetti sui alcuni miei fidati soldati a cominciare dalla giovane recluta dal nome Jean, un ragazzo di circa 20 anni che non fa’ altro che difendere gli zingari a spada tratta… E lui sa molto bene che non lo sopporto… >
< Febo, vuoi forse… >
< No, Quasi. Tu devi starne fuori da questa situazione. Devi solo limitarti a dire dove diavolo si è nascosta, altrimenti ci andrai di mezzo anche tu. Sono stato abbastanza chiaro? Hai 24 ore di tempo nel trovarla, altrimenti rimarrai rinchiuso in questa cella per tutto il resto della tua vita. È una promessa. >
< Ma perché mi metti di mezzo pure me?! >
< Perché non me la racconti giusta… Sono convinto che sai dov’è nascosta… >
< Febo, ma perché… >
< Discuti meno e fai quello che ti ordino. Potrai usufruire delle mie guardie se vuoi. Renderanno la tua ricerca meno difficoltosa. >
< E tu cosa farai? >
< Arresterò i malviventi che stanno rendendo questa città invivibile. >
< Malviventi? Oppure arresterai la povera gente solo per il piacere di farlo? >
< E anche se fosse? Il mio rancore non riesce a placarsi in nessun modo… Solo vedendo quella donna morta riuscirò a tornare a vivere in pace. >
< Febo, ma ti senti quando parli? >
< Comincia la tua ricerca. Non c’è tempo da perdere > disse infine Febo scortando Quasimodo dinanzi alle sue guardie più fidate.
< Ecco. Questi sono gli uomini più bravi e coraggiosi di cui vado più fiero. Loro ti potranno aiutare senza problemi. >
< Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno… >
< Che cosa dici? >
< Dove posso trovare questo Jean? >
< Sì sta allenando con i cadetti, perché? >
< Vorrei parlare con lui. >
< Per quale motivo? >
< Tu lascia fare a me. >
Senza capire le reali intenzioni di Quasimodo, Febo ubbidì alla sua richiesta.
< Tenente! > gridò Febo attirando la sua attenzione.
< Buon pomeriggio, Capitano. Posso fare qualcosa per voi? >
< Dove si trova Jean? >
< Jean? Il giovane cadetto entrato in servizio più di un mese fa’? >
< Sì, proprio lui. Dove posso trovarlo? >
< Non lo so, Capitano. Credo che sia tornato a casa. >
< Che cosa significa questo? >
< Purtroppo non stava molto bene oggi, quindi ho deciso di firmare un permesso per farlo tornare a casa. >
< Sapete dove abita? > domandò Quasimodo.
< Sì. Non è molto lontano da qui. Venite con me. >
Mentre Quasimodo cavalcava in compagnia del Tenente e di Febo, notò che non aveva mai visto il suo ex amico così apprensivo e teso.
“E se fosse quel giovane ragazzo la causa del tradimento?”
Una volta giunti dinanzi alla casa del giovane ragazzo, videro che la porta della sua abitazione era aperta.
< Tenente, controllate immediatamente se si trova in casa. >
< Subito, Capitano. >
Appena Quasimodo rimase solo con Febo, non poté far altro che chiedergli che cosa stesse pensando in quel momento.
< Penso che la mia vita non ha più un senso senza di lei… Tutto a causa di una donna… >
< Una donna che hai sempre amato. >
< Peccato solo che non sono stato ripagato. >
< Vedrai che c’è un motivo dietro al suo tradimento… >
< No, Quasi. Non è come pensi tu. >
Quando il Tenente tornò verso Quasimodo e Febo, disse con grande sorpresa che il ragazzo non si trovava nella sua abitazione.
< I miei sospetti si stanno concretizzando… Quel giovane impiastro non mi è mai piaciuto. E adesso non si trova nella sua abitazione dicendo che stava male… La faccenda sta diventando sempre più intrigata. >
< Capitano, che avete intenzione di fare? >
< Raduna tutti i soldati. Ci dirigiamo verso la Corte dei Miracoli. >
< Ma Capitano, perché andare in quel postaccio? >
< Perché è lì che i vermi si nascondono dalla giustizia. Andate! Non c’è tempo da perdere. >

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Capitolo 3
*** Imboscata ***


Mentre nessuno si curava dei piccoli incendi appiccati dalle guardie che stavano devastando Parigi, Quasimodo non sapeva cosa pensare della situazione tra Febo ed Esmeralda che si era venuta a creare.
“Esmeralda, perché non mi hai detto di questo peccato? Perché non mi hai raccontato dei tuoi veri sentimenti?”
< Quasimodo, che cosa stai facendo? > domandò Febo una volta ritornati dinanzi alla caserma.
< Niente. Stavo pensando a lei. >
< Ti è venuto in mente dove possa essersi cacciata? >
< No, mi dispiace… >
< Quasi, mi dispiace per te, ma quando mi ritroverò dinanzi a lei non avrò nessuna pietà. Sono stato chiaro? >
Ma Quasi decise di non rispondere, distogliendo lo sguardo da lui.
“Ho paura di questo futuro… Ho paura per te, Esmeralda…”
< Febo? >
< Cosa c’è, Quasimodo? >
< Lei non merita una fine dolorosa > rispose Quasimodo con tono tetro.
< E’ una donna > replicò il Capitano < E merita di soffrire in quanto lei mi ha tradito. >
< Se ti ha tradito ci dovrà essere un motivo, non ti pare? >
< E quale potrebbe essere, secondo te? >
< Vuoi cercare di entrare nella mia mente e dirmi che cosa sarebbe meglio per me? Non ti facevo così… >
< Sto cercando di aiutarti, Febo… Ma tu non me ne dai l’occasione. >
< Se oserai difendere quella donna, non avrò pietà nemmeno per te. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Allora sarà in quel momento che ci scontreremo fino all’ultimo sangue. >
< Può darsi… Ma intanto tu vieni con me. Tenente, voi rimanete qui in caserma. Se ci sono degli sviluppi non esitate a contattarmi. Tanto sapete dove mi sto dirigendo. >
< Sì, Capitano. Come volete voi. >
< Bene… Avanti, Quasimodo, monta a cavallo. >
< Preferisco venire con il mio di cavallo. >
< Smettila di discutere o ti sbatto in cella prima del previsto. >
< Tanto il mio destino è segnato, no? >
< Smettila di rendermi le cose difficili, altrimenti… >
< D’accordo, farò come hai detto tu. >
Una volta partiti al trotto, Febo decise di seguire in incognito un gruppo di zingari che si erano radunati in un vicolo cieco e che parlottavano tra di loro in modo sospetto.
< Eccola là. Sono convinto che quella è l’entrata della Corte dei Miracoli. >
< Ancora non capisco perché siamo venuti solo noi due… Non dovevamo avere un esercito al nostro seguito? >
< Combattere un gruppo di zingari e di storpi non sarà così difficile, te lo garantisco. >
< Allora questo significa che non ci conosci abbastanza. >
< Quasimodo, smettila di parlare. Vuoi forse farci scoprire? >
< Sarebbe una grande benedizione, sai? >
< Perché continui a sfidarmi? >
< Perché è l’unica cosa che so fare… >
< A parte proteggere quella traditrice di una zingara. >
< Smettila di parlare di lei in questa maniera! >
< Chi va là?! >
La voce perentoria di Quasimodo per poco non cacciò nei guai sia lui che il suo ex amico.
< Gerard, non è nessuno. >
< Eppure mi è sembrato di sentire una voce qui nelle vicinanze. >
< Sarà la tua immaginazione… Avanti, entriamo. I nostri compagni ci stanno aspettando. >
< Va bene, come vuoi tu. >
Una volta che i due individui sparirono dentro una botola, Quasimodo poté finalmente respirare.
< Meno male. Ce l’abbiamo fatta > fece Febo tirando un sospiro di sollievo.
< Febo, che cos’è questa puzza di bruciato? >
< Sono le case di quei traditori che stanno prendendo fuoco, perché? >
< Ma come diavolo puoi essere così cattivo nell’anima? >
< Adesso basta discutere, Quasimodo. Abbiamo una donna da ritrovare. >
< Cessa immediatamente questi incendi, altrimenti… >
< Quasi, non sei nella condizione di minacciarmi. >
< Vedere la città di Parigi essere messa a ferro e fuoco mi fa ribollire il sangue. >
< Presto i roghi cesseranno, contento? >
< Se hai provato ad uccidere qualche innocente… >
< Non ucciderei mai una persona solo per il piacere di farlo, sai? >
< E chi me lo garantisce questo? >
< Basta discutere! È meglio entrare. >
Ma appena Quasimodo e Febo si ritrovarono all’entrata della botola, il giovane campanaro non era molto convinto nel proseguire.
< Quasi, che cosa stai facendo? >
< Dobbiamo tornare indietro, Febo. >
< Perché? Te la stai facendo addosso dalla paura? >
< Assolutamente no! >
< Allora che cosa ti succede? >
< Se davvero questo è l’ingresso della Corte dei Miracoli, perché non è controllato da nessuno? >
< Per cercare di non dare nell’occhio, furbacchione che non sei altro. >
< Sarà come dici tu, ma io non mi fido assolutamente. >
< Quasimodo, sai che cosa ti succede se torni indietro, vero? >
< Non ho paura della morte. >
< Nemmeno della mia spada? >
< Voi due! Fermatevi immediatamente! >
Sentendo le grida di alcuni contadini che attirarono la loro attenzione, Febo e Quasimodo decisero di darsela a gambe.
Ma non poterono immaginare che il vicolo cieco in cui avevano osato entrare era completamente sorvegliato da alcuni uomini nell’ombra.
< Ecco fatto. Siamo circondati > fece Quasimodo.
< Mai. Non è finita qui… >
< Che cosa credi di fare? >
Guardandosi bene intorno, vide, che alcuni contadini erano completamente disarmati.
< Vieni Quasimodo! >
Dopo essersi fatto largo con la spada, Febo riuscì a montare a cavallo e ad aver salva la vita.
Ma purtroppo Quasi non fu così rapido come volle lui, cadendo così nelle mani dei contadini.
< Ma tu sei il campanaro di Notre – Dame! > esclamò uno di loro.
< Portatemi via con voi. Alla svelta! >
< Ma tu non fai parte… >
< Credete che io sia alleato di un uomo senza scrupoli come quella guardia? Se avete un po’ a cuore la mia sorte, portatemi alla Corte dei Miracoli insieme a voi. Devo ritrovare Esmeralda. >
< Magari per consegnarla a quel dannato Capitano… >
< No! Non farei mai una cosa del genere. Vi giuro. Io e lei siamo molto amici… Non la tradirei mai. >
< Gerard, dobbiamo nasconderci alla svelta prima che quella dannata guardia torni insieme ad altri commilitoni. >
< Sì, hai ragione… D’accordo campanaro, mi hai convinto. Vieni con noi. >

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Capitolo 4
*** Sangue versato per una donna ***


Una volta che Quasimodo si ritrovò nelle fogne di Parigi insieme ai contadini, non riusciva a sentirsi minimamente tranquillo.
“Spero che questi uomini credano alle mie parole ed abbiano pietà di me, altrimenti sono spacciato.”
< Campanaro, da qui in avanti dobbiamo metterti una bandana sugli occhi. >
< Perché? >
< Perché non riusciamo a fidarci di te > replicò un contadino con una voce stridula.
< Sì, e se tu dovessi tradirci e dire a tutti il nostro nascondiglio? >
< La Corte dei Miracoli cadrebbe in mano loro > replicò Gerard < E questo non possiamo permetterlo. >
< D’accordo, fate quello che ritenete giusto. >
Ma appena i contadini erano pronti per mettergli la bandana, la voce di Esmeralda scosse tutti i presenti.
< Quasimodo! >
< Esmeralda! >
Con un moto di gioia irrefrenabile, Esmeralda si diresse verso Quasimodo per abbracciarlo.
< Sono contenta che le guardie di Febo non ti abbiano fatto del male. >
< Mi hanno liberato, Esmeralda. >
< Che cosa? >
< Febo voleva che io gli dicessi il vostro nascondiglio… Ma non mi sono fatto ricattare. >
< E Febo? Adesso dov’è? >
< Secondo me sta cercando altre reclute per cercare di sfondare l’entrata in cui io e gli altri contadini siamo passati. >
< Se fosse davvero così… >
< Non ti preoccupare, Esmeralda. Quell’entrata non esiste più. >
< Ne sei convinto, Gerard? >
< Sì. Siamo riusciti a bloccarla. >
< Ma adesso basta parlare. Non è sicuro stare qui > fece Gerard trascinando al sicuro Quasimodo ed Esmeralda.
Appena i due si ritrovarono in mezzo alla piazza principale della Corte dei Miracoli, il campanaro non aveva mia visto la popolazione parigina così felice e fiera prima d’ora.
< Qui si respira una nuova aria, Esmeralda. >
< Sì, Quasi. È il posto perfetto per vivere. >
Ma Quasi non poteva pensare che la sua amata avrebbe trascorso la fine dei suoi giorni sotto terra.
< Esme, quale è il tuo più grande desiderio? >
< Perché mi fai questa domanda, Quasi? >
< Tu rispondimi. >
< E’ essere libera, perché? >
< E allora perché pensi che questo posto sia la cosa migliore che ti sia capitata in tutta la tua vita? >
< Ma io non ho mai detto questo… >
< Però l’hai pensato, vero? >
Ma Esmeralda decise di non rispondere, concentrandosi sul suo nuovo vestito che stava cucendo con le sue stesse mani.
< Hai visto Quasi? L’ho quasi finito. >
< Sì, un bel mix di colori non c’è che dire… Tu vuoi essere libera come me, vero? >
< La libertà ha un prezzo troppo grande, Quasi. >
< Non se ce la prendiamo assieme. >
< E come credi di fare? >
Nel mentre Quasimodo era pronto per avvicinarsi a lei, Clopin irruppe nella tenda di Esmeralda.
< Che state facendo qui da soli, bricconcelli? >
< Stavamo parlando in privato > replicò Quasimodo serio.
< Parlando in privato? Che cosa avete da nascondere? >
< Un bel niente. Tu non ti devi preoccupare. >
< Ok, credo di aver interrotto qualcosa di grande… Se avrete bisogno di me sarò in piazza a fare i miei soliti spettacoli. Occhio a no sfornare bambini accidentalmente. Non sarebbe un’azione saggia. >
< Clopin! Vuoi lasciarci soli?! > tuonò Esmeralda prima di vedere il giullare ritornare in mezzo alla folla.
< Che cosa stavamo dicendo, Quasi? >
< Io… non lo so… >
< Adesso però ti faccio io una domanda: quale è invece il tuo più grande desiderio? >
Ma Quasimodo non sapeva che cosa rispondere, rimanendo incantato a fissare la sua amata proibita.
< Penso che tu sappia quale sia la risposta... >
Sentendo quelle parole, Esmeralda si avvicinò all’uomo con fare sensuale e circospetto.
< Lo vorresti davvero? >
< Più di qualsiasi altra cosa. >
< Allora dimostrami tutto il tuo amore. >
Con il cuore che gli martellava all’impazzata, Quasimodo avvinghiò amorevolmente la sua amata baciandola con passione per un tempo che sembrava non finire mai.
< Quasi, fammi sentire una donna libera. Portami via con te. >
< Lo farò, Esmeralda. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
Ma nel mentre i due amata stavamo fuggendo lontano dalla Corte dei Miracoli, le uscite della piazza furono bloccate dalle guardie e da Febo.
< Sapevo che eravate insieme > fece Febo con tono grave appena vide Quasimodo stringere la mano della sua ex amata < Vi giuro che non uscirete mai vivi da qui. >
< Allora dovrai passare sul mio corpo > lo minacciò Quasimodo
Facendosi largo tra la folla, Quasimodo prese con sé Esmeralda cercando invano una via d’uscita.
< Guardie! Bloccate ogni singola via d’uscita e arrestate tutti questi zingari! > ordinò Febo.
Mentre il caos stava degenerando molto velocemente, alcune delle guardie di Febo cominciarono ad appiccare incendi in numerose parti della Corte dei Miracoli, facendo morire soffocati una moltitudine di persone.
< Dove credete di andare? > domandò il piccolo soldato Jean mentre stava impugnando la sua spada contro Quasimodo ed Esmeralda.
< Giovanotto, sei ancora molto giovane… Non farmi pentire di cose che conoscono solo rimorsi. >
< Vorreste uccidermi, campanaro? Allora vuol dire che non mi conoscete affatto. >
Ma vedendo gli occhi imploranti della donna ed il coraggio di Quasimodo, non poté far altro che farli passare e farli fuggire.
< Ma cosa… >
< Avete ragione voi, campanaro… Io ho molto da imparare sull’amore… E non sarò io che fermerò la vostra corsa verso la libertà. Adesso andate prima che sia troppo tardi. >
< Come ti chiami, giovane ragazzo? >
< Jean. Per servirvi, signore. >
< Non ti dimenticherò mai, Jena > rispose Quasimodo abbracciandolo.
< Adesso però andate. Non c’è minuto da perdere. >
Mentre Quasimodo ed Esmeralda erano vicini all’uscita, una moltitudine di soldati si frappose tra loro.
< La vostra corsa finisce qui. Non avete nessuna via di scampo. >
Cercando di difendersi come meglio poteva, Quasimodo stava per essere colpito a morte.
Ma l’arrivo in soccorso di Clopin evitò il peggio per Quasimodo.
< Clopin! No! >
Il povero giullare era stato colpito a morte a causa di una freccia vagante.
< No! Non puoi morire così > fece Esmeralda con le lacrime che gli stavano rigando il viso.
< Esmeralda… Quasimodo… Avete ancora molto da vivere… Non fermatevi proprio ora. >
< Non possiamo lasciarti morire così! >
< Ormai la mia ora è giunta. Andate… Io saprò cavarmela. >
Vedendo il povero giullare esalare l’ultimo respiro, la rabbia di Quasimodo fu implacabile.
Dopo aver ucciso una decina di soldati con le sue stesse mani, alla fine riuscì ad aprire un varco e ad arrivare fuori la Corte dei Miracoli.
< Non doveva finire così! > gridò Quasimodo sfogando la sua rabbia.
< La libertà ha un prezzo troppo grande per noi due, Quasi. >
< Nessuno riuscirà a fermarci… Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Infatti sarà la tua ultima cosa che farai, stupido campanaro. >
Sentendo la voce di Febo rimbombare nelle sue orecchie, Quasimodo si girò molto lentamente per fissarlo con odio.
< Se vorrai conquistare la tua libertà, dovrai battermi. >
< Non aspettavo di meglio > rispose Quasi impugnando un bastone malandato.
< Che cosa credi di fare? Io sono armato con la mia spada, mentre tu… >
< Una spada non fa sì che tu sia un prode cavaliere. Io posso difendermi in tutti i modi. >
< Staremo a vedere. >
Vedendo con quale foga Quasimodo si stava avventando contro il suo nemico, Esmeralda non poté Fare altro che aiutarlo come meglio poteva.
< No, Esmeralda! Tu stanne fuori! > gridò Quasimodo.
< Ma Quasi… >
< E’ una questione che riguarda solo me e Febo. Non ti intromettere. >
Esmeralda non aveva mai visto il suo amato così arrabbiato e pieno di collera.
“Buona fortuna, Quasi. Ne avrai bisogno.”
Mentre il giovane campanaro continuava a schivare i colpi del suo nemico, inavvertitamente venne ferito ad una spalla cadendo malamente a terra.
< Quasimodo! >
< Ormai la tua fine è giunta, campanaro… Salutami Satana dal profondo dell’inferno. >
Ma mentre Febo era pronto per dargli il colpo di grazia, Quasimodo fermò la lama della spada con le sue stesse mani per poi rivoltargliela contro il suo nemico.
< No… non è possibile… >
Il Capitano delle guardie cadde a terra sanguinante mentre Quasimodo si rialzò ancora dolorante.
< Quasimodo… ce l’hai fatta… > fece Esmeralda baciando il suo amato < Credevo che non ti avrei mai più rivisto… >
< Adesso possiamo andare e vivere in pace, Esmeralda… Insieme. >
< E dove potremmo mai rifugiarci? >
< Lontano da tutti coloro che ci odiano… Ricominciamo una nuova vita. >
< Sì. Non aspettavo altro > disse infine Esmeralda medicando le ferite del suo amato prima di scomparire nell’ombra di Parigi e non essere mai più visti da nessuno.

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